Frammenti di Storie

di Giechi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Novembre 2015 ***
Capitolo 2: *** Sergio e Roberto ***
Capitolo 3: *** Leonardo ''il Solidale'' Randelli ***



Capitolo 1
*** Novembre 2015 ***


Novembre 2015

-Riccardo, fermati, non ne vale la pena, è quello che vuole- Sergio tratteneva l'amico da dietro, tenendogli le braccia ferme dietro la schiena, la manica destra del completo bianco di Riccardo era macchiata da qualche goccia di sangue, il mare, alle loro spalle urlava, straziante, particolarmente mosso anche per una giornata invernale.

-Che porcopio dici? Lo vedi come ride? E' un bastardo senza morale- disse Riccardo indicando la figura di Ivan nel buio.

-Io credo stia piangendo invece-

Il ragazzo giaceva per terra, nella sabbia umida; il pugno di Riccardo gli aveva rotto un labbro, lacrime, sangue e sabbia si mischiavano in uno spettacolo quasi pietoso.

-Ti meriti il peggio- Riccardo si ricompose, si era levato la giacca e la teneva, piegata, sul braccio destro, per coprire la mano che iniziava a gonfiarsi dopo il colpo sferrato poco prima.

-Hai ragione, il peggio è lì che mi aspetta- la voce del ragazzo era calma e sicura, totalmente in contrasto con il suo aspetto e le sue condizioni; mentre tentava di rialzarsi, ancora intontito sia dal colpo che dall'alcol, supino, indicò una figura dietro gli altri due giovani.

Una ragazza, in lontananza, guardava la scena, immobile. Nonostante la burrasca, rimaneva lì, in piedi, in un punto della riva dove le onde potevano raggiungerla; l'acqua bagnava con delicatezza le sue caviglie, nude.

Riccardo si lanciò come sferrare un altro pugno, Sergio lo fermò prontamente.

-So quanto tieni a Rachele, e nel dirlo mi sento anche una persona di merda, ma devono parlarsi, penso che anche lei voglia spiegarsi, lasciamoli fare...-

-E' Rachele... è mia sorella, Sergio, siamo cresciuti insieme... capiscimi-
-Riccardo, lo so, non devi...-
-Non posso permettergli di fare ancora casino... non puoi chiedermi questo- il volto di Riccardo era distorto dalla rabbia che lo possedeva.

-Per favore, vorrei spaccargli la faccia più di quanto credi, ma per Rachele, se le vogliamo bene...- Sergio strinse i pugni con una violenza spaventosa, avrebbe voluto davvero lanciarsi su Ivan e aiutare Riccardo, ma si trattenne con tutto se stesso -Rachele non ce lo perdonerebbe mai, lo sai- tirò fuori una sigaretta dalla giacca e cercò di accenderla ostacolato dal forte vento.

-L'ha sempre difeso... Lo farà anche ora...- Riccardo sembrava stare per cedere ad una disperazione che nemmeno lui sapeva da dove provenisse.

-Non sono affari nostri, per ora- si rivolse a Ivan -vai, e prova almeno a scusarti-

-Non pensavo...- il ragazzo si rialzò con calma, tentò di ripulirsi, per quanto gli fosse possibile -sono presentabile?- chiese più a se stesso che ai due amici.

-Vai!- urlò Riccardo sul punto di cedere.

-Grazie...- fu solo quello che riuscì a dire.

Il ragazzo raggiunse Rachele, ancora immobile tra la sabbia e il mare.

-Torniamo verso il ristorante, Riccardo-  disse Sergio cercando di essere il più tranquillo possibile.

Si arrampicarono sugli scogli che separavano la strada che costeggiava il mare dalla spiaggia, Riccardo prese posto su delle panchine di pietra, non sembrava stare molto bene.

-La mano come va?- gli chiese Sergio.

-Sto per vomitare- disse guardando per terra -credo che una mano gonfia sia l'ultimo dei miei problemi, ora- aggiunse con il respiro pesante.

-E' inutile che ti chieda se vuoi fumare...- disse Sergio ironico, facendo qualche passo sugli scogli verso la spiaggia, il veno trasportava l'acqua del mare, che si infrangeva sulla barriera di rocce, fino alla strada -non riesci ad arrivare al Lapis? Non manca tanto...-

-Lasciami riprendere qualche minuto- Riccardo parlava a voce bassissima.

-Non mi tirare scemo, vuoi rimanere qua- Sergio guardò l'amico, rassegnato.

-Metti che succede qualcosa? Noi ci siamo...- disse guardandosi i piedi -però devo davvero vomitare- aggiunse.

-Ah, almeno quello- Sergio rise.

Passò qualche minuto in un silenzio che servì ad entrambi per rimettere in ordine quello che era successo fino a quel momento.

-Grazie per prima, mi hai fermato...- Riccardo tossì -potevo arrivare a fargli veramente male- il ragazzo sembrò  essere tornato in sé, almeno mentalmente; il mare intanto si faceva sempre più mosso.

-Vorrei non averlo fatto- Sergio si fermò e iniziò a prendere dei sassi dalla spiaggia, e lanciarli verso il mare, cercando di raggiungerlo nonostante fosse lontano -mmphf- bofonchiò -tutto inutile, non lo si ferma-

-E' una frase da Ivan- Riccardo trovò la forza per scherzare -Rachele lo perdonerà?- si chiese retoricamente.

-Lo sai com'è il rapporto tra quei due, mi chiedo quanto ancora potrà andare avanti una cosa del genere- Sergio si era seduto sugli scogli, dava le spalle all'amico e fissava il nero della notte provenire dal mare.

-E' impossibile da prevedere, magari siamo al capolinea- Riccardo si passò una mano sugli occhi – non so se augurarmelo comunque...-

-Stasera potevamo fare qualcosa...- disse Sergio -avrei potuto parlare ad entrambi, farli chiarire prima che si arrivasse a questo, e a mezzanotte è anche il compleanno di Rachele- prese un po' di sabbia, quella che ricopriva gli scogli piatti, tra le mani e la strinse più che poteva.

-Cosa avresti fatto?“ehi non esplodere, usa la testa”? Il problema di Ivan e che ne usa fin troppa e non sa gestire gli imprevisti, non potevi proteggerlo anche ora, così come io non posso farlo con Rachele- Riccardo si alzò barcollando -pensiamo a cosa fare ora, torniamo da Alice e prepariamole qualcosa, possiamo ancora festeggiare quando ritornano- provò ad essere convincente.

-A me fa rabbia non saper agire, avrei potuto davvero parlare con lui di tutto questo da mesi, non è stupido, avrebbe capito... e invece l'unica cosa che sono riuscito a fare è nascondermi dietro il fatto di avere fiducia in lui. Gli hai visti i risultati?- la voce di Sergio non esprimeva emozioni.

-Perché non mi hai aiutato a picchiarlo allora?-

-Perché sarebbe stato come picchiarmi da solo, l'ennesimo fallimento- disse -e avrebbe fatto anche male-

-Nessuno può darti nessuna colpa, sei stato un amico impeccabile- Riccardo si guardava la mano gonfia.

-Ahimé e guarda a che punto siamo- Sergio sospirò -ma su una cosa hai ragione, possiamo dar loro un bel posto dove ritornare, torniamo al ristorante- Sergio finse un sorriso tentando di convincere Riccardo che potevano almeno lasciare in pace Ivan e Rachele.

Ivan, il loro amico, quella sera non tornò al ristorante, tornò Rachele, da sola, con un sorriso a metà tra la felicità e la disperazione.

Qualche mese dopo, tramite un amico avvocato di Riccardo, scoprirono che Ivan era sotto processo per un reato commesso durante la sua sparizione.


Da qui in poi ha inizio una serie di eventi veramente lunga, per quanto semplice e lineare, che prende in esame la vita di Sergio qualche anno dopo, e che probabilmente vedrà la luce tutta insieme. Questa pubblicazione mi serve anche per capire se dare spazio a Ivan (il vecchio James) e Rachele, se parlare di Riccardo o di altre persone che toccano queste vicende o se dedicarmi ad altro.

Grazie della pazienza e dell'attenzione e, in ogni caso, a presto.

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Capitolo 2
*** Sergio e Roberto ***


1- Sergio e Roberto
 

“...la palla passa da Dybala a Cristiano Ronaldo, ma Miranda anticipa l'azione e l'Inter prova a ripartire in contropiede...”

-Quanto ancora dobbiamo aspettare?- Roberto, l'uomo che si lamentava, aspettava qualche segnale dal suo collega, seduto accanto a lui in macchina; si massaggiò il mento, glabro, come tutta la faccia, controllando il suo aspetto nello specchietto retrovisore.

-Ce l'hai con me?- Sergio era molto più giovane del suo collega, dei grandi baffi adornavano il suo viso, occhi neri come la notte e un viso scavato ricoperto da uno strato di barba ben rasa, completavano il quadretto del giovane che sembrava divertirsi nel prendere in giro il corpulento collega. Un capello di lana cercava di coprire i suoi capelli, castani, troppi per poter rimanere ordinati al loro posto.

-Con chi dovrei avercela, siamo io e te, non c'è nessun altro- risposte passandosi una mano nei capelli seguendo la riga, così come l'aveva pettinata quella mattina, verso destra.

-Sto cercando di seguire la partita...-

-Allora, quanto dobbiamo ancora aspettare?- l'uomo sembrava sempre più irritato.

-Hai organizzato tu l'incontro, cosa ne so io- continuò non curante il giovane -spero 10 minuti, più recupero... Almeno so come va a finire l'anticipo-
-È una partita di calcio-

-Lo so anche io che è una partita di calcio- rise Sergio -non dovremo metterci troppo, comunque, una volta dentro, lavoro con te da abbastanza per dirti che, senza accorgertene, sarai presto a casa, da tua moglie- cercò di tranquillizzare l'amico e collega.

-Lo so, ti sto preparando ad oggi da prima che Sara rimanesse incinta...- 
Sergio lo interruppe -è bello sapere che il mio momento è giunto perché hai fiducia in me e nelle mie capacità, ma devi stare calmo- disse ironico.

-Ma se chiamasse proprio ora?- Roberto ignorò le parole dell'amico e collega.
-Lascerai fare tutto a me- Sergio sorrise con tutti i denti - il tuo primogenito ha la precedenza, ovviamente- sospirò -e io, ormai, credo di aver imparato ad ascoltare le persone senza insultarle per quello che dicono-

-Imbecille, stiamo parlando di Leonardo Randelli non di una persona qualunque-
-Quanto sei tragico...- Sergio si irrigidì, come se dovesse recitare una poesia alla maestra delle elementari -Lasciare parlare lui, ascoltare con cura e se solo, solo! se percepisco una vibrazione di disagio insistere su quell'argomento...-

-Scusami, Sergio, lo sai che normalmente evito di stare addosso, ma ho bisogno di distrarmi- urlò all’improvviso -diventerò padre!- Roberto cercò di giustificarsi.
-Non ti preoccupare, roccia- Sergio rise divertito, più si avvicinava il giorno del parto di Sara, la moglie di Roberto, e più sembrava essere l’omone buono ad aver bisogno di attenzioni -piuttosto cosa ci fa questo Randelli in giro a quest'ora?- chiese per far parlare l’amico.

-Un pranzo di beneficenza, non te l'ha detto Riccardo?-

-Può essere, non mi ricordo- mentì -era il vecchio con i figli sempre appresso?-

-Esatto, si dà da fare nella vita, “il vecchio”- Roberto sottolineò la cadenza 
dell'amico polemicamente -e spegni quella radio, ti prego- Sergio si stava divertendo, Roberto un po' meno -che tutto fa tranne che distrarmi!-

-Ma che vuoi, sto ascoltando il Tramezzani- disse Sergio all'amico, ridendo.

-Chi? almeno abbassa così riesco a leggere- bofonchiò tirando fuori un libro di Fabio Volo.

Sergio assunse un'espressione esasperata.

-Guarda che non è così male come tutti pensano, per me è un visionario, un po' troppo pop per i miei gusti, ma un visionario- Roberto indossò degli occhiali che sulla sua faccia sembravano piccolissimi.

-Ma ti ascolti quando parli? Se non ti piace poi perché lo leggi?-

-Senti qua: “Marco, se dovessi cadere e farmi male, tu saresti in grado di aiutarmi a rialzarmi, di prenderti cura di me?" "Sarò lì prima che tu cada per afferrarti in tempo.” senti che roba-

-È una merda. Sembra una frase presa da internet, scelta da altri-
-Invece è proprio qua, leggi-

-È terribile e lo sai anche tu- disse Sergio schietto -ci avevano dato appuntamento alle tre e sono già passate da un po'- spense la radio, arrendendosi all'amico -puoi mettere via quello schifo, ora?-

-Magari è entrato e non ce ne siamo accorti- disse Roberto lanciando il libro sui sedili posteriori, felice della sua vittoria.

-Siamo davanti casa sua, l'avremmo notato. Sigaretta?- commentò Sergio tirando fuori un pacchetto di Winston blu.

-Volentieri, se me la offri-

-Certo-

Si accesero entrambi la sigaretta quando Sergio riprese a parlare:
-Guarda, stanno entrando, che tempismo...-

-Funziona sempre così no? Dovevi proporre prima di fumare- disse Roberto ironicamente,
-Meno fumi e meglio è, ti si allunga la vita, devi crescerlo o no questo pargolino?-

-Vaffanculo...- risero entrambi -me ne ero appena dimenticato-

Roberto chiuse la macchina alle spalle, si strinse nel suo cappotto, faceva molto freddo anche per essere un pomeriggio di metà novembre. Sergio camminava qualche passo più avanti, voleva entrare il prima possibile.

-Di che si occupa questo Randelli, allora?- chiese Sergio cercando di rimediare al suo errore e intercettando una scenata di Roberto.

-Ma lo ascolti Riccardo quando parla?- disse Roberto battendo i denti -è un grande amico di suo padre, un imprenditore nell'ambito delle energie rinnovabili, hai richiesto lui di essere intervistato-

-Ah, sì, il “boss”- Sergio fece il segno delle virgolette con le mani -della SolarFlare…-

-La più grande compagnia di energia rinnovabili! Stiamo andando dal Solidale!- disse Roberto nervoso, quasi tragicamente.

-Il Solidale?- fece una smorfia, questo fatto se l’era davvero perso.
-Sì, perché si è distinto fin da subito per una serie di attività ed eventi benefici- spiegò con un'ovvietà disarmante - nervoso?- chiese poi.

-Mi hai sempre detto di fare in modo di non farmi influenzare dalle persone che ho davanti- Sergio strinse le spalle, in realtà era irritato da quello che aveva appena sentito, ma cercò di nasconderlo -cerco solo di seguire il tuo esempio, non è tanto diverso dalla mamma della settimana scorsa...-

Roberto si chiese se veramente avesse fatto bene ad affidare a Sergio la situazione, con un cliente del genere, ma le circostanze e l'influenza di Riccardo Leali non gli avevano lasciato scelta.

-Bravo- si arrese a non pensarci, non poteva fare nulla -e ricorda che un “vecchio” -e chi è vicino alla morte, poi, ha la lingua più lunga- il Roberto pre-paternità ogni tanto riusciva a spuntare fuori.

-Eccolo il Roberto che conosco- ammise Sergio soddisfatto -citofono io- aggiunse arrivati sull’uscio del cancello.

-Come vuoi- rise l’omone.

Una voce femminile squillante, palesemente distorta dal microfono del citofono, accolse i due uomini.

-Chi è a quest'ora?-

-Salve, siamo della testata giornalistica “La voce di Mirtilla”, il signor Randelli ci ha dato appuntamento, per un'intervista-

-Non mi risulta, ora chiedo... Papààà...-

-Dobbiamo buttare giù la porta- disse Roberto sottovoce.

-Si vai in macchina, nel vano porta oggetti, sul cruscotto, c'è il mio ariete- rispose ridendo Sergio -Signorina! Mi scusi, ci manda Riccardo Leali, suo padre ci attende...-

-BZZ! Ma sei sicuro? Va bene, va bene-

-Visto, Roberto, veloce e indolore- Sergio era molto soddisfatto.
-Non abbiamo neanche iniziato-

-Ci vuole un po' di ottimismo, no?- Sergio sembrava tranquillissimo.
-Entrate pure, scusate-

Un forte rumore metallico, preannunciò l'apertura del cancello.
-Grazie mille, signorina-

-Ehi, come previsto ci scambiamo totalmente i ruoli, oggi-

-Ma guarda che...-

-Dai fai un po' divertire anche me- Roberto rise -diventerò presto padre!-

La storia completa, è in un link in bio, con calma (magari un capitolo a settimana) pubblicherò tutto anche qui.

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Capitolo 3
*** Leonardo ''il Solidale'' Randelli ***


Si inoltrarono nel cortiletto che anticipava la casa.

-È una bella villetta, sono, uhm, tre piani e hai visto che bel prato verde, si trattano bene- disse Roberto.

 Sergio notò dei nani da giardino, li aveva sempre odiati -sono inquietanti e inutili- commentò ad alta voce.

-Ti preoccupi dei nani davanti ad una casa così? Pensa che è solo una delle proprietà dei Randelli, neanche la più grande, tra l'altro...-

I due uomini, dopo aver attraversato il cortile camminando su di una stradina in selciato, suonarono il campanello, un suono classico li annunciò. Furono accolti da una giovane donna, doveva avere circa l'età di Sergio, 25, 30 anni al massimo, capelli castani e occhi marroni davano un tocco di allegria ad un visetto stanco,  nonostante la giovane età e il fatto che fossero le 3 di pomeriggio. Vestiva con un completo elegante nero, con scarpe firmate.

Squadrò gli ospiti con diffidenza, sembrava essere combattuta su come accoglierli.

-Buonasera, sono la figlia del Leonardo Randelli, mio padre vi aspetta in sala- sospirò -scusate le formalità, sono di casa, qui- disse la giovane in tono quasi tragico-

-Deve avere un mal di piedi non indifferente dopo una giornata in quelle cose- disse Sergio alludendo alle scarpe della figlia di Randelli.

-Non più della testa dopo un pranzo con mio padre, i suoi colleghi e i suoi discorsi... che sono tutti vostri, adesso- la ragazza sembrò un po' più rilassata -trattatemelo bene che poi lui resta qui- sorrise.

Roberto le prese la mano e con galanteria l'avvicinò alla bocca, simulando un bacio, voleva divertirsi più che non sfigurare in un luogo così distante dalla sua quotidianità.

-Buona sera, signorina...?-

La figlia del signor Randelli sembrò sgomenta dai modi così rispettosi di Roberto, un uomo così ben curato, in totale contrasto con il collega anche nell'atteggiamento la confondeva parecchio.

-Matilde, Matilde Randelli-

Il giovane Sergio sbiancò, Roberto capì subito che qualcosa non andava e se ne accorse anche Matilde Randelli.

-Ehm, è tutto apposto?- chiese quasi preoccupata.

-Mi dispiace, Ma...signorina Randelli, il mio amico ha sempre dei modi un po' particolari- Sergio tagliò corto.

Roberto senza capire la situazione, resse comunque il gioco -sa, mio padre era un uomo tutto d'un pezzo, mi ha lasciato questo vizio- disse ridendo.

-Dispiacere? Di cosa?- Matilde Randelli guardò Sergio ritornare in se ancora più divertita e incuriosita.

-Non ha idea di quanto sia difficile, a volte, questo lavoro- il giovane cercò di cambiare discorso, non era pronto ad affrontare quell'argomento con una sconosciuta davanti.

Lanciò un'occhiataccia a Roberto che era stranamente radioso.

-Ehi, Sergione, cosa succede, è la prima volta che vedi una donna?- disse sottovoce mentre si dirigevano in sala dove Randelli padre attendeva.

-Stai zitto, per una volta, ti supplico- 

-Dovresti andare a farti vedere se solo un nome ti concia così- disse tra il serio e il faceto -ora riprenditi che si va in scena- si sistemò il colletto della giacca dopo aver tolto il cappotto.

-È permesso?- disse poi riferendosi, probabilmente, al signor Randelli che doveva trovarsi all'interno della casa.

-Per favore, accomodatevi- una voce calda e decisa rispose dalla stanza difronte alle tre figure, lo studio era uno spazio molto grande, decorato con mobili di antiquariato, uno specchio del XIX secolo rendeva la stanza più imponente di quando già non fosse, i muri erano dipinti di una tonalità di ocra molto scura che si sposava perfettamente con il marrone del legno e i tappeti orientali, qua e là, nelle credenze, sugli scaffali, su enormi comodini erano presenti oggetti provenienti da diverse parti del mondo: statue africane, liuti cinesi, pezzi di rocce di forme e dimensioni diversi, miniature di città di civiltà del sud America precolombiana.

Al centro della stanza, una scrivania intagliata da un grosso albero, dietro la quale si trovava il Signor Randelli, subito vicino divani e poltrone.

-Posso sedermi qui?-

Il vecchio annuì felice a Roberto che, sedendosi, tirò fuori dei fogli e una penna, si sistemò sulla poltrona alla sinistra della scrivania di Randelli.

-Mi presento, sono Roberto Francesi, e da quando le verrà posta la prima domanda, sarò colui che avrà cura di prendere nota di quanto uscirà dalla sua bocca fino a quando io e il mio collega Sergio Sergenti...-

-Lei può chiamarmi Sergio, Signore- disse il giovane sedendosi sul divano difronte il vecchio Randelli.

-...io e il mio collega, non avremmo abbandonato la sua abitazione, chiaro?-
-Cristallino-

-Non si preoccupi del modo in cui evolveranno le cose, abbia solo premura di mantenere un tono di voce udibile dal mio amico- Sergio sorrise.

-Io andrei a mettermi un po' più comoda allora- disse Matilde Randelli già libera delle scarpe, saltellando sulle scale che dovevano portare alle stanze, se poi volete desiderate qualcosa da mangiare o da bere, chiedete pure-

-Per ora siamo perfettamente a nostro agio, grazie- disse Sergio rivolgendosi a Roberto che annuì in segno di assenso.

-Capisco...- Matilde sembrava delusa -allora a tra poco, in ogni caso- aggiunse con un sorriso.

-Direi di non perdere altro tempo- disse Sergio con tranquillità.

Il signor Randelli si alzò, camminò tra i tavoli e i divani sospirando sommessamente.

-Da dove iniziamo l'intervista?- chiese.

-Come sta?- disse Sergio all'improvviso.

-Mmh, direi bene, nonostante l'età che avanza le forze non mi mancano, abbiamo appena concluso un pranzo di beneficenza, siamo arrivati a voler destinare un fondo per le borse di studio per i più meritevoli, un buon passo avanti...-

-C'è un motivo se la chiamano il Solidale- lo incalzò Sergio.

-Un nomignolo che disdegno e che mi accompagna da troppo tempo, mi fa sentire molto un Compagno, pugno in cielo- rise tra sé -e non potrei esserne più lontano-

-Certo le sue politiche aziendali non sono distanti da un certo tipo di pensiero politico- Roberto si intromise con naturalezza.

-Non nego di ritenere tutti i miei dipendenti e la comunità a cui appartengono come una grande famiglia, ma mi prendo semplicemente cura di loro, do loro priorità maggiori..-

-Deve essere una fortuna poter lavorare per lei- ammise, ironicamente, Sergio.
Roberto si passò una mano sugli occhi.

-Cosa vuole insinuare? Mi pare di aver dato prova che quanto stia dicendo non sono solo parole, ci sono fatti-

-Noi siamo qui per raccontare lei, non le sue gesta e le sue imprese-

-Ti sbagli, ragazzo, “Storie scritte nell'infinito”, il vostro progetto, è quello che alle persone come me per spiegarsi alle persone, al mondo, e di lasciare traccia nel cuore di chi abbiamo aiutato, come esempi per le nuove generazioni, come personalità di spicco in questa era di mediocrità- si sistemò sulla sedia -Per sempre- disse perentorio -hai idea di quante copie venda il vostro giornale e di quanta gente acquisterà il libro della raccolta delle vostre, Nostre, storie?-

In quel momento Matilde Randelli scese le scale, sembrava aver ascoltato il discorso del padre, e la sua espressione non sembrava far trasparire armonia con le sue idee. Aveva una sigaretta in bocca, socchiuse la finestra e prese posto, in silenzio, sul divano difronte a Sergio e Roberto, alla destra del padre. Porse la mano con il pacchetto di sigarette verso i tuoi ospiti.

Sergio sorrise e accettò ben volentieri; ancora a disagio per la presenza di Matilde Randelli, evitò il contatto visivo.

Roberto, rifiuto, e prese respiro per parlare in risposta a Randelli ma fu anticipato da Sergio

-Se davvero conosce il nostro modo di fare e di lavorare, sa benissimo che non ci opporremo a quello che vuole raccontarci- si accese la sigaretta -però non siamo qua per dare da mangiare al suo ego, i giornali sono già pieni delle sue foto in Africa con i bambini o in sud America a portare la “luce” a chi, finora, ha vissuto nel buio più cupo- Sergio sembrava contenersi il più possibile, ma era facile intuire che quanto dicesse fosse pervaso da un'ironia pronta a esplodere -a noi e, credo anche alla gente che la vede solo come una figura mistica, interessa sapere chi è lei e cosa la accomuna...- il ragazzo si alzò e raggiunse l'enorme finestra che Matilde aveva aperto poco prima, e da cui entrava aria gelida, fece un tiro profondo dalla sigaretta -guardi, là c'è un giovane che sta portando a spasso il suo cane, lo vede?-

Randelli annuì timidamente.

-Ecco, a noi interessa raccontare il ragazzo Randelli dietro tutto questo Bene, che, è innegabile, sta portando in questo mondo-

Roberto fece una smorfia, per quanto non fosse d'accordo con i toni del giovane collega, Sergio aveva ragione, il loro non era un servizio agli intervistati, ma uno strumento per avvicinare le persone, accomunandole sotto un unico aspetto, le storie che vivono.

Il signor Randelli sembrò essere sbigottito, non si aspettava un intervento del genere. Dopo qualche istante, sorrise -e sia, chieda ciò che vuole-

Matilde Randelli sbarrò gli occhi, Sergio lo tonò e sorrise tranquillo.

-Bene, ricominciamo, con ordine: come se la passa, ultimamente?-

-Non posso lamentarmi, passo molto tempo in famiglia, con i miei figli, alla mia età non credevo che questo potesse essere... piacevole, e mi duole ammetterlo con mia figlia qui con noi- Randelli squadrò Matilde con diffidenza -ma nonostante il periodo non felice, non potrebbe andare meglio-

Matilde Randelli si schiarì la voce

-Signorina Randelli?- Sergio colse al balzo il momento per darle parola.

-Oh, ma chiamami pure Matilde, basta formalità, mi sono anche cambiata- disse sorridendo a Sergio che arrossì senza un apparente motivo -passiamo molto tempo assieme ultimamente, è vero, ma mi stupisce sentirlo parlare così, non è mai stato un padre...caloroso!-

Il signor Randelli emise dei rantolii di disapprovazione.

-È anche vero- Matilde tornò subito seria -che in questi giorni cade l'anniversario della morte di nostra madre, domani ci sarà anche una cena in suo onore e sentire queste parole da papà mi fa un po' strano-

-Non dovevi andartene? È sabato, non hai da fare?-

-Sto aspettando Stefano prima di andare in studio- si rivolse anche a Sergio e Roberto -ci sono ancora un po' di cose da organizzare per l'evento di domani-

-Domani,- disse Randelli -saranno esattamente 5 anni che mia moglie, Dora, è venuta a mancare, è stata una grande perdita per me- il signor Randelli si accarezzava il pizzetto ritmicamente, un gesto che sembrava aiutarlo a dosare le parole -aveva, tra le altre cose, il dono di tenermi ancorato agli anni migliori-

-Le manca la gioventù?-

-Sì, mi manca la gioventù con mia moglie, fin da subito ci fu alchimia, anche se la SolarFlare mi fu affidata abbastanza presto-

-Ma nonno Enzo non...?-

-Matilde, per favore, sto parlando-

-Come vuoi, ma credo debbano sapere che Nonno Enzo soffrisse di dipendenza da alcol, e che dovevi prenderti cura di lui, quando nonna non poteva- puntualizzò Matilde Randelli fumando la sua sigaretta con molta calma-non sono qua per farsi prendere in giro, solo questo, ora mi eclisso- Matilde Randelli si chiuse veramente in un silenzio rispettoso, voleva capire fino a dove volesse arrivare, più che suo padre, quel Sergio, che, come lei sembrava aver capito che non era la verità quella raccontata dal signor Randelli.

-Se mi lasci parlare- brontolò il signor Randelli -Stefano, il nostro primogenito nacque poco dopo l morte di mio padre, ma, al contrario di quello che ti possono aver raccontato i tuoi fratelli- disse rivolto a Matilde -ho vissuto quegli anni con tua madre, al meglio delle nostre possibilità-

Matilde Randelli non rispose, si limitò a ignorare il padre giocando pensosa con l'accendino.

-Mi parli di suo padre- Randelli fissò la figlia severamente, Matilde non se ne accorse e questo irritò l'uomo ancor di più.

-Non c'è molto altro da dire, fondò l'azienda ma ad un certo punto si rese conto che non era quello che voleva- ammise sospirando -niente nella sua vita, ad essere sinceri, secondo lui, era al posto giusto. Io, figlio unico nato per caso; mia madre, un compromesso per vivere bene... la tipica storia dell'alcolista medio, come ultimo atto mi lasciò l'azienda piena di debiti e sul lastrico, per me fu un dovere non farla fallire, ci riuscii, non senza sacrifici...- guardò ancora Matilde -non mi dedicai troppo ai miei figli, la mia famiglia come vi ho già spiegato era più larga-

Si guardarono tutti senza dire nulla.

-L'ultima frase- sospirò Randelli -potete anche far finta che non l'abbia detta- Sergio non si scompose, Matilde Randelli puntò gli occhi al cielo, mentre Roberto, prendendo nota, sorrise divertito -molte delle mie energie le ho spese per la SolarFlare e per i miei figli, questo è innegabile però-

-È tutto un equilibrio tra il volere e il voler bene, secondo me- Matilde Randelli interruppe ancora il discorso e il suo silenzio -a volte questo equilibrio si rompe e accade che una figlia invece di essere fuori casa a divertirsi, è ancora qui con te a prepararti il tè alle mimose. Ne volete una tazza, già che ci sono?-

-Volentieri- disse Roberto.

-No, ti ringrazio- si aggiunse Sergio.

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