Ruby

di LittleWhiteLies_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Moving on ***
Capitolo 2: *** Welcome home, Kenya ***



Capitolo 1
*** Moving on ***


Erano ormai anni che non salivo su un aereo, non mi ricordavo quanto fosse scomodo prendere sonno. 

Il viaggio sarebbe durata una ventina di ore, zero scali, e chiunque può capire il motivo per cui non fossi poi così euforica all'idea di affrontare un volo simile. 

Bene o male mio padre mi concesse la prima classe, non che cambi qualcosa da essa all'economy, se non fosse per il bicchiere di champagne che offrono alla partenza e per la pseudo poltrona-sedile sulla quale devi posare il culo per l'intera durata del viaggio. 

A conti fatti, il cibo fa schifo uguale e la stanchezza è equiparabile.

 

Durante la mia permanenza pensai a quanto potesse essere cambiato il quartiere in cui vivevo, ormai la gente del posto difficilmente mi avrebbe più riconosciuta, erano trascorsi ben 10 anni dall'ultima volta in cui passeggiai per quelle strade. Allora ero ancora una bambina di otto anni.

Probabilmente mrs. Polly, l'anziana vicina, che mi regalava sempre raccolte di fumetti, non era neanche più fra noi.

Un senso di malinconia mi pervase il petto. 

 

Pensai a mio fratello, ormai diventato un ragazzo fatto e finito. 

 

Quando si separarono i nostri genitori, fu dura. 

Non eravamo quel genere di fratelli che litigano per cazzate, a me piaceva insegnargli ciò che avevo appreso fino a quel momento, volevo che non ripetesse i miei stessi errori, volevo proteggerlo da tutto. 

Per quello fu una situazione difficile. 

Inizialmente ci tempestavamo di chiamate ogni benedetto giorno, col tempo le telefonate si erano ridotte ad una volta a settimana, poi al mese ed ora solo durante le festività o per augurarci buon compleanno. 

 

Pensai a quanto fossero cambiate le nostre vite da quando i nostri genitori ci annunciarono il divorzio, la scelta di andare a vivere con mio padre la presi soprattutto per Cameron, sebbene fosse ancora piccolo, detestava nostro padre e per qualche bizzarra ragione, papà, non provava neanche a dimostrare simpatia nei suoi confronti. 

Cam non sarebbe resistito neanche un mese con lui, e conoscendo papà lo avrebbe sommerso di botte. Già.

 

 

Casa di mia madre distava circa una mezz'ora da Melbourne, ed il taxi era talmente immerso nel traffico dell'ora di punta che ne approfittai per farmi una dormita.

"Signorina, siamo arrivati... signorina!" 

L'uomo di colore alla guida mi scosse dal mio stato di dormiveglia. Presi coscienza e scesi dalla macchina. Sebbene non fossero pesanti, l'autista mi aiutò a scaricare le valigie dall'auto ed in seguito mi lasciò sola con i miei pensieri sul quel cemento caldo. 

Presi un respiro profondo, ero nervosa ma non mi seppi spiegare il motivo. 

Avanzai passo dopo passo verso il cancello di casa quando notai un ragazzo a petto nudo e con i ricci raccolti in uno chignon disordinato, trasportare assi di legno a destra e manca. Era così sulle sue che non mi degnò di uno sguardo. Feci per chiedergli spiegazioni quando una giovane donna sbucò dalla dépendance alla mia destra, "Key Key! Amore, sei arrivata!" 

Mi sentii travolta da un abbraccio caloroso e familiare. 

 

Mamma, mamma. 

Ricambiai con una stretta che mi fece affondare nel suo fragile grembo. 

 

"Cameron, che fai lì in piedi? Vieni a salutare tua sorella! Come è andato il viaggio amore?" 

Il ragazzo avanzò verso di me con la velocità di un bradipo storpio, lo squadrai dalla testa ai piedi con aria confusa.

"Cameron? No ma aspetta... dove sono finiti gli occhiali e l'apparecchio piccolo Cam?!" 

Mi sorrise e in lui riconobbi l'innocenza di quel bambino che, quando in casa rimaneva l' ultima fetta di torta, correva verso me per offrimene la metà.

 

"Ti abbraccerei ma sono sudatissimo" la sua voce roca mi vibrò nei canali uditivi e feci fatica a riconoscerla.

Non me ne curai un minimo e lo stritolai affettuosamente. 

"Dai basta, Kenny, fa troppo caldo!"

 

Era cresciuto tanto, era quasi alto quanto me. Lo osservai parecchio e suppongo anche di averlo messo a disagio però ero così fiera di lui, senza alcuna causa. 

Mi era mancato.

 

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Capitolo 2
*** Welcome home, Kenya ***


"Suppongo tu muoia dalla voglia di fare un giro turistico della casa, giusto?" sussurrò al mio orecchio la Mamma. 

 

Era davvero affettuosa nei miei confronti, con gli anni mi sono abituata alla rigidità di mio padre e del nonno che questi attimi madre-figlia mi scombussolano parecchio. 

 

Era tutto decisamente cambiato, s'era aggiunta una grossa veranda in legno, che ospitava un enorme tavolo da pranzo, un soppalco spazioso e una deliziosa dépendance. 

"Ha fatto tutto Cameron, non trovi che sia grandioso?"

Mi guardai intorno, non c'era più nulla a me familiare e forse la cosa mi intimoriva, mi sentivo un pesce fuor d'acqua.

L'interno mi rassicurò, sostanzialmente c'era stata una modifica nei mobili e nella cucina ma per il resto era rimasta la vecchia home.

"Bene K, vatti a dare una lavata e poi vieni che vi preparo una bella merenda, di sicuro non ti avranno fatto mangiare come si deve su quel aereo!"

 

Mi rinfrescai il viso, nello specchio si rifletteva un volto stanco, avevo terribilmente bisogno di dormire. 

 

Salii le scale, curiosa di vedere come la mia camera fosse diventata negli anni. Conoscendo mamma, l'aveva probabilmente lasciata così come era, con i miei peluche e i disegni sugli scaffali. 

 

E invece no.

Le pareti erano state ridipinte di un bordeaux opaco, un badiale letto a baldacchino occupava gran parte della stanza, era assurdo. 

Nulla di tutto ciò era mai appartenuto alla sottoscritta.

 

"Mamma... non mi dire che hai buttato via tutte le mie cose! Che fine hanno fatto i miei disegni, i fumetti della signora Polly e tutte gli oggetti che avevo lasciato qua?" 

"Tesoro, calmati"

 

Ecco, odio quando la gente mi dice di calmarmi. 

 

"Le tue cose sono di sotto, nel mio studio." 

"Il tuo studio?" 

"Esatto, avevo bisogno di uno spazio da dedicare ai miei progetti e così ho riedificato la tua vecchia camera." 

"Se ci dormi tu ora, dove andrò a stare io?" 

Mio fratello sbucò da non so quale parte, "ti abbiamo preparato la dèpandance. È comoda..." sottolineò con fare indifferente. 

"Cameron ci organizza le feste ma tu puoi tranquillamente dormirci." 

Ero spazientita e una parte di me anche offesa, ma forse andava bene così. 

Erano volati anni, sarebbe stato inutile tenere una camera vuota, si sarebbe riempita di polvere.

 

Consumai la dose di pancake e succo all'Ace senza proferir parola. 

 

Ottimo inizio, insomma. 

 

Decisi infine di farmi una doccia e filare a letto. Avrei disfatto le valigie più tardi. 

"Il jet lag si sta facendo sentire quindi andrò a farmi una dormita. A più tardi." 

Mi congedai e mi diressi verso la dependance, mio fratello non scherzava, era stupenda. 

Pensandoci, Cam si è dato davvero da fare per costruire una cosa simile. Non era enorme, giusto una ventina di metri quadrati ma bastava. 

Ebbi qualche difficoltà con il divano letto, non voleva proprio aprirsi. 

"Lascia, faccio io tesoro." 

Dentro di me, mi sentivo ancora offesa ma cercai di non dare nell'occhio. 

"Kenya, lo so che ci sei rimasta male ma se ci pensi sono passati anni..." 

"Papà lascia sempre una stanza in più nell'eventualità che Cam ci venga a trovare..."

"Tesoro ma il vostro loft è abnorme, lo sai anche tu. Qui abbiamo due camere da letto e una sottospecie di stanzetta. Mi serviva quella stanza..." 

 

Sapevo che non voleva farmi pesare la cosa, così cambiai argomento.

"È stato bravo Cameron, non sarei mai stata in grado di fare una cosa simile io."

"Già, è quasi un uomo ormai. Ha anche quei due peletti sulla faccia che lo rendono molto buffo. Beh, ora ti lascio. Buon riposo..." 

le sorrisi cordialmente. 

 

"E sono contenta che tu sia con noi."

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