Il circolo letterario delle lettrici

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritrovo ***
Capitolo 2: *** Impegni ***
Capitolo 3: *** Idee di scrittori e lettori ***
Capitolo 4: *** Anima e cuore ***
Capitolo 5: *** Il conforto del romanzo ***
Capitolo 6: *** L'incendio ***
Capitolo 7: *** La cassaforte nascosta ***
Capitolo 8: *** Segreti da confessare ***
Capitolo 9: *** Il romanzo delle lettrici ***



Capitolo 1
*** Il ritrovo ***


Era una domenica come tutte le altre.
Il sole faceva capo ad una giornata meravigliosa di primavera.
L’aria era fresca e piacevole.
Insomma, doveva essere una bella giornata a tutti gli effetti.
Sandra, una giovane donna di trent’anni, arrivò dinanzi alla libreria dove si riunivano le sue amiche.
«Sei in anticipo oggi» fece la titolare della biblioteca nonché sua amica «Sono appena le nove. Avevamo appuntamento alle dieci, giusto?»
«Sono voluta venire prima perché volevo fare una passeggiata in completa solitudine.»
«La vita di mamma è così stressante?»
«Puoi ben dirlo, Anita. Non hai più tempo per te stessa. Dal lunedì al sabato fatichi come una matta. E per di più, arrivi a casa con un marito che non ti aiuta minimamente e un figlio discolo che non vede l’ora di giocare con te.»
«Sembra la tipica cornice di una casalinga disperata… Ma ti dirò una cosa: coccolati tuo figlio finché è ancora piccolo.»
«Tu dici? Io non vedo l’ora che se ne vada di casa.»
«Tornando a noi, cosa vuoi parlare oggi?»
«Ho portato con me un libro che secondo me piacerà a tutte noi: Uccelli di Rovo.»
«È quella storia dove la protagonista si innamora di un reverendo nei prima anni del ‘900 in Nuova  Zelanda?»
«Esatto. L’hai per caso letto?»
«No. Non mi piacciono le storie d’amore che finiscono male.»
«Ma questa non finisce male!»
«Ah no? Se non ricordo male, Padre Ralph decide di seguire la via della chiesa invece del suo cuore…»
«Se sai questa cosa, vuol dire che l’hai letto.»
«Gli ho solo dato una sbirciatina…»
«E non ti piace minimamente?»
«Mi dispiace.»
«Uffa! Perché quando porto un libro non piace mai a nessuno?»
«Questo non è vero, Sandra. Ti ricordi quando hai portato “I ragazzi della Via Pal”? È stato un successo. E tutte noi l’abbiamo letto e ne siamo rimaste affascinate.»
«Davvero? Non mi avevate dato questa impressione…»
«Invece se ricordi, il mio libro che ha riscosso maggior successo è stato “Piccole donne.”»
«Lo devo sempre finire, sai?»
«E cosa aspetti?»
«Il tempo, Anita. È sempre quello che mi manca.»
«Giusto… Hai già fatto colazione?»
«Sì. Insieme alla peste di mio figlio.»
«Poverino. Non dovresti chiamarlo così.»
«Se cerchi un lavoro di baby – sitter, te lo cedo volentieri.»
«No, ti ringrazio. Il lavoro alla libreria mi impegna già molto.»
«Comunque se vuoi andare un attimo a fare colazione posso accompagnarti.»
«Non ce n’è bisogno. Mangerò più tardi.»
«Come vuoi tu.»
Mentre le due giovani donne parlavano felicemente tra di loro, una giovane donna con qualche anno in più di loro di fece avanti.
«Buongiorno, Simona.»
«Ciao ragazze. State uscendo?»
«Non più. Stiamo attendendo le altre» rispose Sandra.
Una volta tornate dentro, Simona si sedette sulla prima sedia che trovò.
«Sono stanchissima. Questa settimana è stato un vero supplizio» fece Simona massaggiandosi le caviglie.
«Troppo lavoro?»
«In ufficio siamo stati riempite di pratiche d’auto che tu non puoi nemmeno immaginarti. Ho bisogno delle ferie.»
«Delle ferie? Ma se sei stata più di tre mesi fa’ in Australia!»
«Se ci fosse state anche voi, sicuramente non vedreste l’ora di tornarci.»
«Può darsi. Ma la nostra vita è qui» fece Anita.
«Purtroppo…»
«Se tu ti fossi trasferita in Australia, il nostro gruppo delle lettrici non sarebbe più lo stesso.»
«Avete ragione, ragazze» replicò Simona ritrovando il sorriso.
«Allora, quale libro hai portato tu oggi?»
«Ecco qua.»
Anita e Sandra lessero la copertina con attenzione.
«Il libro della giungla? Ma Simona! Non siamo mica delle ragazzine!»
«E con ciò? Questo libro è adatto a tutte le età. Dai più piccoli ai più grandi.»
«Non so se mio figlio amerebbe leggere questo libro.»
«Grazie Sandra… Forse perché tuo figlio ha due anni e preferisce giocare alle macchinine o a qualcosa del genere?»
«Oppure rompere le scatole a sua madre» ribatté Anita sorridente.
«Ah ah ah. Simpatiche… Quando avrete anche voi un figlio, me lo saprete ridire.»
«Ok.»
«Io ho quarant’anni, ragazze. Non ci tengo più minimamente ad avere un figlio.»
«Ma Simona… Tiziano cosa ne pensa di questo tuo pensiero?»
«Se ne dovrà fare una ragione… La mia vita è stata splendida fino a questo punto. Non ho voglia di perdere ulteriormente tempo con uno o più marmocchi da accudire.»
L’indifferenza e la freddezza di Simona lasciò alquanto stupite le sue amiche.
«Se ti dessi mio figlio per un certo periodo, sono sicura che cambieresti radicalmente idea.»
«Tu che mi dai tuo figlio? Ma se non lo sopporti!»
«Forse in questo periodo… Ma prima era una vera gioia poterlo accudire.»
«Ecco, hai visto? È quando iniziano a diventare grandi che è un problema!»
«Ma se tuo marito ne volesse avere almeno uno?»
Simona squadrò con sguardo accigliato la sua amica Anita.
«Scusami… Non sono fatti miei.»
«Non mi piace che usiate la parola marito… Sembra che sia un uomo imprigionato a me… Preferisco che lo chiamiate compagno… E comunque ne abbiamo già parlato. Nemmeno lui vuole dei figli.»
Dall’espressione di Simona, si riusciva a capire che non stava dicendo la verità.
Le ragazze evitarono di insistere ulteriormente per non farla agitare o arrabbiare.
«Ma dove sono finite le altre? Sono quasi le dieci.»
«Vedrai che saranno qua a momenti.»
«Infatti ecco che sta arrivando Lucia.»
Con la sua chioma splendente e con il suo sorriso contagioso, Lucia incontrò le altre tre amiche.
«Ciao! Come state?»
«Molto bene ora che siamo tutte assieme» rispose Sandra.
«Hai assolutamente ragione. Una settimana senza di voi è troppo snervante. Dovremmo vederci più spesso.»
«Ci piacerebbe davvero… Ma come facciamo? Siamo sommersi dagli impegni» fece Anita seria.
«Scusate. Avete ragione.»
«Tu non sei così impegnata come noi, vero Lucia?»
«Il lavoro da impiegata in banca mi lascia fortunatamente molto tempo libero.»
«Sei la ragazza più fortunata del gruppo... Un marito brillante che ti ama alla follia e un lavoro che ti gratifica.»
«Perché dici questo, Simona? Per te non è così?»
«Magari… Ho un compagno che ultimamente non mi sopporta e il mio lavoro mi fa schifo. Se non ci foste voi, credo che impazzirei.»
«Simona, se possiamo fare qualcosa per te…»
«Se qualcuna di voi vuole prendere il posto della mia vita incasinata, glielo cedo volentieri.»
«Simona…»
Per cercarla di consolare al meglio, Sandra, Anita e Lucia l’abbracciarono amorevolmente.
«Tornando a noi, quale libro hai portato Lucia?»
«Ecco qua. È un classico del fantasy.»
Quando le altre ragazze lo videro, non credettero ai loro occhi.
«Il Signore degli anelli?»
«Bello, vero? Da alcuni giorni ho finito di leggere i tre libri e per di più ho visto anche i film.»
«E ti sono piaciuti tutti i libri e pure il film?»
«Sì. Adoro i personaggi e chi le interpretano… Viggo Mortensen è perfetto del ramingo che poi diventerà re.»
«Lucia, si può sapere di cosa stai parlando?»
«Scusa, Simona. Tu non l’hai letto e non hai visto nemmeno il film, vero?»
«Arguta osservazione.»
«Ciao bellezze!»
La quinta ragazza del gruppo attirò la loro attenzione con la sua voce perentoria.
«Stefania! Finalmente ce l’hai fatta» fece Sandra andandogli incontro.
«Scusate il ritardo, ma sono rimasta a letto. Ieri sera in discoteca ho staccato molto tardi» rispose la giovane donna sbadigliando.
«Ora ne manca solo una.»
«La ritardataria per eccellenza: Michela.»
«L’ho vista ieri sera in discoteca in compagnia di un uomo.»
«Una nuova fiamma?»
«Chi lo sa…»
«Eccola qui!»
Alla fine, anche l’ultima ragazza del gruppo arrivò all’appuntamento.
«Scusate il ritardo, ragazze.»
«Ciao, piccola. Come stai?» gli domandò Sandra gettandogli le braccia al collo.
«Un po’ assonnata ma bene. E voi?»
«Mai state più contente di ritrovarci tutte assieme… Allora? Siete pronte?»
«Certo. Iniziamo.»

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Capitolo 2
*** Impegni ***


Le sei ragazze si riunirono in cerchio con in mezzo un tavolo ovale mentre stavano sorseggiando una tazza di thè.
«Sembriamo le cavaliere della tavola rotonda» fece Michela sghignazzando.
«È un tavolo che ho avuto in dotazione quando ho aperto questa libreria.»
«Una libreria di successo» fece Stefania.
«Sembrerebbe di sì… I clienti che entrano qua dentro sono molto contenti per tutti i libri che dispongo e per il loro prezzo. Infatti ogni cliente che entra, compra sempre qualcosa. Anche una piccola stupidaggine.»
«Siamo molto contente per te, Anita.»
«Grazie, Simona» replicò la donna stringendogli le spalle in segno di affetto.
«Allora, chi vuole mostrare il proprio libro?»
«Io! Io!» esclamò Michela alzando la mano.
«Vai, Michela.»
«Ecco il mio libro che ho scelto per questa settimana: After.»
«Non lo conosco…» ribatté Lucia seria.
«Come? È il fenomeno del momento dopo la trilogia di “Cinquanta sfumature.”»
«Ne ho sentito parlare… Praticamente nasce come fanfiction sulla band degli One Direction.»
«Brava, Sandra.»
«Fanfiction? Ma che roba è?»
«Sono delle storie che alcune persone pubblicano su un forum su internet tra cui Wattpad o EFP.»
Simona ci fissava come le sue amiche stessero parlando arabo.
«Si vede che sei una vecchietta, Simona» la prese in giro Michela.
«Cosa?!»
«Stavo solo scherzando, Simona. Non te la prendere.»
«Anche se sono la più anziana del gruppo, questo non vuol dire che sono vecchia» ribatté risoluta la donna.
«Ahahah lo so… Tornando a noi, io vi consiglio di leggerlo. Sono solo cinque libri… Vedrete che vi appassionerete come è successo a me.»
«Ma questo è un libro troppo giovanile…»
«Tranquilla, Simona. È anche adatto per la tua età.»
«Tu Stefania cosa hai portato?»
«Anche se è un libro enigmatico e molto difficile da capire, è uno dei libri più famosi e interessanti che io abbia mai letto: Il nome della rosa.»
«Il libro italiano più venduto al mondo?»
«Proprio quello, Lucia.»
«Sinceramente non l’ho mai preso in considerazione… Anche se è un libro famoso.»
«È davvero molto intrigante. Vi consiglio di leggerlo.»
«Bene. A questo punto manco solo io…»
Anita si assentò un attimo per andare a prendere il suo libro.
«Per questa settimana ho scelto Hunger Games.»
«Bello!» esclamò entusiasta Michela.
«Ti piace? Da quando sono usciti il film, questo libro è andato letteralmente a ruba. Ha spinto la mia curiosità nel leggerlo. E dico a gran voce di essere rimasta molto soddisfatta.»
«Uccelli di Rovo, Il libro della giungla, Il signore degli anelli, Il nome della rosa, After e infine Hunger Games… Accidenti! Questa settimana è molto difficile da scegliere.»
«Hai ragione, Sandra… Non so perché, però credo che vincerà il Libro della giungla.»
«Mi prendi in giro, Michela?»
«Non sia mai, Simona.»
Le cinque ragazze misero i loro rispettivi libri sul tavolo.
«È giunto il momento dei voti, ragazze.»
Ma prima che andassero alle votazioni, un giovane ragazzo entrò in biblioteca interrompendo le sei ragazze.
«Mi scusi, ma siamo chiusi.»
«Mi dispiace. Ho visto la porta aperta e… Avrei bisogno di un libro che non riesco a trovare da nessuna parte.»
«OK. Come si chiama il libro?»
«Il naufragio del Titan di Morgan Robertson.»
Anita fissava il ragazzo con sguardo confuso.
«Non ho mai sentito questo libro…»
«Quindi vuol dire che non ce l’ha?»
«Vado a vedere in archivio. Aspetti un attimo qui, va bene?»
«Certo. Grazie mille e mi scusi per l’interruzione» fece il ragazzo vedendo le cinque donne radunate intorno a confabulare tra di loro.
«Nessun problema» rispose Anita sorridente.
Mentre il giovane ragazzo attendeva, il suo sguardo incrociò quello di Michela.
La ragazza, arrossendo al suo sguardo, tornò a concentrarsi sul libro che doveva scegliere e sulle sue amiche.
«Mi dispiace, ma non ho trovato niente sul libro che sta cercando. Ho altri libri sul Titanic, se vuole.»
«No, la ringrazio infinitamente. Vedrò dove posso trovarlo.»
«Su internet non c’è?»
«Purtroppo no. Grazie ancora lo stesso.»
«Prego. Arrivederci.»
Dopo aver richiuso la porta, Anita tornò verso le sue amiche.
«Perché hai chiuso la porta?» domandò Stefania.
«Perché così nessuno ci potrà disturbare… Allora? Avete scelto?»
«Non ancora.»
«Chi è stato l’ultima volta a scegliere?»
«Ha vinto il libro “Piccole donne”.»
«Che ne dite se scegliamo tra un racconto fantasy?» propose Sandra.
«Allora i casi sarebbe due: Hunger Games o Il Signore Degli Anelli.»
«Andiamo alle votazioni: chi vorrebbe leggere Hunger Games?»
Le ragazze che alzarono la mano furono Anita, Simona e Michela.
«Tre contro tre. Siamo in perfetta parità» fece Lucia.
«E quindi? Cosa facciamo? Li leggiamo tutte e due?»
«Leggere questi due mattoni? Ci vorranno settimane, ve lo garantisco.»
«Cosa credete di fare?»
«Perché non facciamo pari o dispari?» propose Anita.
«Mica siamo dei bambini!»
«Che cosa vuol dire? Almeno prenderemo una decisione giusta, non trovate?»
«Va bene. Propongo che siano Lucia e Anita a giocarsi in tutto e per tutto visto che sono state loro a scegliere questi due libri.»
Dopo essersi squadrati con occhi pieni di sfida, le due ragazze iniziarono a giocare.
«Io dico pari» fece Anita.
«Ed io dispari.»
«Bene!»
Dopo aver fatto la conta, la vincitrice risultava essere Lucia.
«E vai! Ho vinto!»
«Solamente fortuna» ribatté sconsolata Anita.
«Quindi vada per Il Signore Degli Anelli.»
«Spero che sia un libro interessante, altrimenti avremmo solo perso del tempo» fece Simona.
«Non sia mai per la nostra vecchietta» replicò sorridente Michela.
«A proposito, credi che non me ne sia reso conto di come guardavi quel ragazzo che è entrato in biblioteca? Ho visto come lo mangiavi con gli occhi.»
«Da quando in qua si mangia qualcuno con gli occhi?»
«E’ solo un paragone, stupida.»
«Lo so, sciocchina… E comunque ti sbagli di grosso. Io non fissavo proprio nessuno.»
«Di’ la verità: ti piace?»
«Ma se non lo conosco nemmeno!»
«Non ti capirò mai…» fece sconsolata Simona.
Mentre le due ragazze stavano scherzando tra di loro, Simona ebbe una chiamata dal suo compagno.
«Che succede?»
«Dove sei?»
«Con le mie amiche in biblioteca, perché?»
«La mi auto ha avuto un problema e non riparte più. Dovresti venirmi a prendere.»
«Per andare dove?»
«Ricordi che oggi è il compleanno di mia madre? Dobbiamo andare a casa sua.»
«Certo… Vengo subito» disse infine la donna riattaccando il cellulare sbuffando seccata.
«Che succede?»
«Devo andare. Mio marito ha un problema.»
«E non può risolverselo da solo?»
«Purtroppo no, Lucia. E come se non bastasse, mi sono pure dimenticata che devo andare a pranzo dalla mia suocera.»
«Capisco…»
«Accidenti! Perché quando siamo insieme succede sempre qualcosa?»
Mentre Simona stava imprecando per la sua vita insoddisfacente, anche Sandra ricevette una telefonata.
«Ciao, Renzo. Che succede?»
«Mi dispiace disturbarti con le tue amiche Sandra, ma purtroppo mancano i pannolini per il bimbo.»
«Cosa? Oh no.»
«Vorrei poterci andare io, ma non ho l’auto. E non posso lasciare nostro figlio da solo.»
«Va bene. Vado subito a prenderli.»
«Grazie. Sei un angelo. A più tardi.»
«Ciao» fece Sandra riattaccando il suo cellulare.
«Non dirmi che anche tu hai dei problemi…»
«Devo andare a comprare i pannolini per il bimbo. Siamo rimasti senza.»
«Molto bene. Quindi rimaniamo solo noi quattro?»
«Mi dispiace tanto, ragazze.»
«Non vi preoccupate. Può succedere.»
«Se ce la faccio torno più tardi, altrimenti ci riaggiorniamo per il prossimo incontro» fece Sandra mettendosi il giacchetto e salutando di fretta e furia le sue amiche.
«Io vi dico subito che ci rivediamo la prossima domenica. Sperando che non ci siano altri contrattempi.»
«Ok. A presto, Simona.»
«Buona giornata a tutte voi.»
«Grazie. Speriamo.»
Erano rimaste Lucia, Anita, Stefania e Michela.
«Ecco che le nostre due donne impegnate ci hanno lasciate sole…»
«E’ davvero uno strazio la loro vita» fece Michela sbuffando «Non vorrei mai avere una vita così.»
«Eppure a loro piace…»
«Solo a Sandra… Ma a Simona…»
«Quando la capisco. Secondo me ha un vuoto che non riesce a colmare.»
«E sarebbe?»
«Potrebbe essere dato dalla mancanza di un figlio… O dalla freddezza di suo marito… In questi giorni mi ha spiegato che il rapporto tra lei e Giacomo non è più lo stesso» spettegolò Anita.
«Ma perché non lo lascia? Sarebbe molto più facile.»
«Ti sembra facile, Michela… Ma la nostra amica ha dei doveri precisi di cui non può sottrarsi.»
«Comunque spero vivamente di non fare la loro fine…»
«Sei ancora molto giovane, Michela. Hai ancora tutta una vita davanti.»
«Puoi dirlo forte, Stefania… Visto che siamo rimaste solo noi, che cosa facciamo?»
«Che ne dite di lasciare da parte i pettegolezzi e di iniziare a leggere il libro che abbiamo appena scelto?»
«Credo che saremmo le uniche ragazze che preferiscono leggere che spettegolare, sai?»
«E quindi? Almeno facciamo qualcosa di utile, no?»
«Ahahah. Hai ragione, Stefania.»

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Capitolo 3
*** Idee di scrittori e lettori ***


Era quasi ora di pranzo.
Le ragazze aveva letto per la maggior parte del tempo, evitando numerose distrazioni.
«Accidenti! Si è fatto tardi!»
«Cavolo. Devo tornare a casa subito. Ho promesso a mia madre che avremmo pranzato insieme» fece Michela guardando l’orologio.
«Andate pure. Oggi pomeriggio devo aprire la libreria, quindi non potremmo rimanere insieme.»
Le ragazze furono alquanto dispiaciute vedendo come il tempo fosse trascorso così velocemente.
«Ci aggiorniamo per il prossimo incontro, va bene? A presto, bimbe» li salutò Anita baciandole e abbracciandole calorosamente.
Dopo essersi salutati a vicenda, Michela s’incamminò verso il suo appartamento.
I primi capitoli letti del Signore Degli Anelli gli erano talmente rimasti impressi che non vedeva l’ora di leggerlo di nuovo.
«Ciao, mamma. Sto rientrando a casa» fece la ragazza dopo aver composto il numero sul cellulare.
«Vai con calma, tesoro. Io ho ancora da fare un po’ qui in negozio. Rincaserò più tardi.»
«Quindi non pranziamo insieme?»
«Certo che sì. Ma tornerò verso le due, va bene?»
«Ok, ti aspetto. Ciao.»
«Ciao, Michela.»
Avendo ancora tempo a disposizione, Michela si mise su una panchina e continuò a leggere il suo libro.
“Davvero interessante… E’ pieno di termini fantastici… Non credevo che questo genere mi sarebbe piaciuto.”
Mentre era immersa nella sua lettura, un giovane ragazzo si avvicinò a lei.
Quando alzò lo sguardo, vide che era il ragazzo che era venuto nella biblioteca di Anita.
«Ciao. Ti disturbo?»
«No, no» disse frettolosamente la ragazza.
«Posso sedermi?»
«Certo. Accomodati pure.»
«Grazie. Sto aspettando un mio amico. Le panchine nelle vicinanze erano tutte occupate.»
Nel mentre il ragazzo gli disse ciò, Michela adocchiò una panchina libera nelle vicinanze.
“Meno male erano tutte libere… Che vuole fare? Provarci con me?”
«Se non sono troppo indiscreto, che libro stai leggendo?»
«Il Signore Degli Anelli – La compagnia dell’anello.»
«Davvero? Io ho visto tutti e tre i film. Sono davvero eccezionali.»
«Anch’io li ho visti» replicò la ragazza senza mostrare il minimo interesse.
«Però anche a me piacerebbe leggere i libri… Purtroppo non sono uno che ama questo genere di hobby.»
«Sono sicuro che se proverai a cimentartici, ti piacerà molto.»
«Tu dici?»
«Provare non costa nulla» replicò Michela lanciandogli un sorriso.
«Va bene. Accetterò il tuo consiglio… A proposito, il mio nome è Daniele.»
«Piacere. Il mio nome è Michela» replicò la ragazza stringendo la mano al ragazzo.
Daniele fissava la ragazza con sguardo ammirato.
«Mi è piaciuto stamattina vedere te e le altre tue amiche che parlavate di un nuovo libro da leggere…»
«Ci hai sentite parlare?»
«Oh, scusa. Non sapevo che i vostri incontri fossero segreti.»
«Non lo sono… Soltanto che non siamo abituati a ricevere visite…»
«Vi vedo delle ragazze molto unite. Non è facile trovarne che amano la lettura come voi.»
«E’ proprio questo che ci unisce: la lettura.»
«Se non sono troppo indiscreto, mi sarebbe venuta in mente un’idea…»
«E sarebbe?»
«Visto che vi piacciono così tanto i libri, perché non decidete di scrivere un libro a dodici mani?»
«Dodici mani? Vuol dire tutte noi assieme?»
«Esatto. Potrebbe uscire un ottimo libro. Qual è il genere che vi piace di più?»
«Ci piacciono tutti i generi: dai libri romantici ai libri fantasy.»
«Sono convinto che unendo le vostre forse potreste scrivere un nuovo best seller.»
Michela fissava il ragazzo come se stesse dicendo una grande stupidaggine.
«Sarebbe troppo bello» fece la ragazza sorridente.
«Tentare non costa nulla, no?» rispose Daniele facendogli l’occhiolino.
«Cosa fai? Mi copi le battute?»
«Parlane con le tue amiche. Vedrai che saranno d’accordo.»
 «Lo spero tanto.»
«Adesso devo andare. È stato un piacere averti conosciuto» fece il ragazzo stringendo ancora la mano di Michela.
«Lo stesso vale per me.»
Appena Daniele si fu allontanato, Michela non perse tempo a chiamare una delle sue amiche.
«Anita, chiama immediatamente tutte le altre.»
«Che cosa succede?»
«Il ragazzo che è venuto oggi in biblioteca mi ha fatto venire in mente un’idea brillante che coinvolgerà tutte noi.»
«Hai rincontrato quel ragazzo? Allora è proprio destino!»
«Anita, concentrati su di noi… Non stiamo parlando di me e lui.»
«Va bene. Che cosa ti ha detto perché tu voglia riunirci tutte così presto?»
«Lo scoprirete molto presto.»
 
Le sei ragazze furono riunite malgrado i loro impegni.
«Eccomi qua. Ho lasciato Cristiano alla cassa. Così può controllare i clienti che entrano o che vogliono qualcosa» fece Anita raggiungendo le altre.
«Benissimo. Ora che siamo tutte qui, aprite tutte le orecchie.»
Le cinque ragazze erano intente ad ascoltare la sua amica.
«Visto che ci piace molto leggere e scoprire nuovi libri, che ne dite se ne scriviamo uno tutto nostro?»
«Cosa?»
«Michela, non so se è una buona idea…» fece Stefania.
«E poi io non so nemmeno da dove si comincia!» esclamò Sandra spaventata.
«E ci hai riunite qui solo per dirci questo?»
Simona era la più indignata di tutte.
«Sentiamo, da cosa ti avrei distratto? Non hai mai tempo per noi!»
«Perché non me lo posso permettere! E voi lo sapete bene.»
«Comunque l’idea di Michela non è così male come si possa pensare…»
«Ma Anita…»
«La nostra bibliotecaria ha ragione. Potremmo provarci. Può essere una bella cosa.»
Le uniche d’accordo sull’argomento erano Lucia, Anita e Michela.
Stefani, Sandra e Simona non ne volevano assolutamente sapere.
«Ok, putiamo caso che sia una bella idea… Che tipo di libro scriviamo?»
«Io avrei pensato ad un libro romantico… Magari parlando di una coppia di protagonisti che si rincontrano dopo tanti anni…»
«Non ti sembra una trama un po’ troppo banale?»
«Allora sentiamo cosa dici tu, Simona.»
«Leggere IL Signore Degli Anelli non vi basta?»
«Ascoltatemi bene. Chi non è tenuto a partecipare alla scrittura di un libro, può benissimo continuare nella sua lettura. Mentre le altre che sposano il mio progetto, sarò felice di accettare le loro idee.»
«Bene. E così sia.»
«Anita, Lucia… Solo voi volete…»
«Con molto piacere, Michela» ribadì Anita sorridente.
«Puoi considerarmi nella tua squadra, tesoro.»
«Grazie ragazze. Questo significa molto per me.»
«Michela?»
«Cosa c’è, Sandra?»
«Spero che non ce l’avrai con noi per aver rifiutato il nostro aiuto.»
«Nessun rancore. Tranquille.»
Nelle sguardo di Michela si vedeva un velo di dispiacere.
Ma adesso non poteva pensarci.
Aveva una storia da portare alla luce.

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Capitolo 4
*** Anima e cuore ***


Essendo la ragazza meno impegnata delle altre, fu Michela a volere iniziare a buttare giù le prime pagine della storia.
Si era rinchiusa in camera sua spremendo le sue meningi.
Ma più ci pensava, più non gli veniva in mente nessuna parola.
“Non so nemmeno come poterli chiamare…”
Pensò ai nomi Lorenzo e Annalisa, essendo per lei cugini molto stretti.
 
 
Capitolo uno:
 
 
Era una domenica molto lugubre e scura sulla piccola cittadina di Saleti.
Il sole era scomparso da alcuni giorni.
Era finito il periodo della calda estate e delle ballate in piazza.
Gli abitanti che popolavano quel luogo, erano tornate alle loro umili mansioni.
Da chi faceva il fabbro a chi faceva il pastore.
Malgrado fosse un periodo di crisi, la gente non smetteva di andare avanti.
Non si disperava nessuno.
Pensavano giorno per giorno.
Ma cosa sarebbe successo se tra quelle persone, ci fosse stata una giovane ragazza sognatrice che voleva scoprire l’amore?
“Mamma, ne ho abbastanza di piegare questi panni!” brontolò la ragazza.
“Sei una vera scansafatiche” ribadì la donna anziana.
“Ma mamma…”
“Niente ma. Lo sai che tuo padre non vuole vederti circolare nei campi insieme a quel tuo stupido libro che ti porti sempre appresso.”
“Via col vento non è uno stupido libro. È un classico della letteratura mondiale.”
“Certo. Perché non lo vai a spiegare a tuo padre?”
“Perché lui non capirebbe. A differenza tua…”
“Io non voglio capire proprio un bel niente. Sono una donna di casa. E come donna di casa, non ho tempo per queste fantasticherie.”
“Ecco perché rimarrete così triste per sempre. Perché non siete una donna libera… Sei solo schiava del tuo lavoro.”
“Annalisa!”
Ma la ragazza non aveva voglia di vedere sua madre che si spaccava la schiena dalla mattina alla sera.
Era molto diversa.
Vivace e sfuggente.
Ma cosa sarebbe successo se qualcuno gli avesse provato a distruggere i suoi sogni per sempre?

 
 
«Come prima bozza del capitolo non è male…» fece Michela «Chissà cosa ne pensa Anita.»
Ma prima di parlare con la sua amica, decise di continuare a scrivere ancora un po’.
Era in piena ispirazione.
E non poteva farsi sfuggire tutte le sue idee.
 
 
Durante la sua passeggiata in paese per comprare alcuni viveri, la giovane ragazza s’imbatté in uno stalliere.
«Buongiorno, signorina.»
«Buongiorno.»
La ragazza era molto timida quando si trattava di parlare con gli uomini.
«Vi posso aiutare in qualcosa? Avete un carico molto pesante.»
«Vi ringrazio, ma ce la faccio da sola.»
Ma appena Annalisa fece uno sforzo per prendere il pesante sacco di farina che aveva appena crollato, ella crollò a terra dolorante.
«Vi sentite bene?»
I due ragazzi si guardarono intensamente negli occhi.
Sembravano ammaliati dai loro sguardi.
«Venite, vi do una mano.»
«Ma ce la faccio…»
«Nessun disturbo. Dov’è che abitate?»
«In cima a quella collina» rispose la ragazza indicandogli il posto.
«Molto bene. Andiamo.»
«Siete sicuro che non vi sto sottrando ad un altro lavoro importante?»
«Certo che no. E poi aiutare una fanciulla come voi, è molto più importante.»
La giovane ragazza fu molto ammirata da come veniva riempita di lodi da quel ragazzo.
Dopo aver camminato per circa un’ora, Annalisa e il giovane uomo arrivarono dinanzi la casa della ragazza.
«Non so davvero come ringraziarvi» fece Annalisa sorridente.
«Di niente.»
«Vi posso offrire qualcosa?»
«No, vi ringrazio. Devo tornarmene a casa prima che faccia buio.»
Prima che il ragazzo se ne potesse andare, Annalisa lo prese per un braccio guardandolo dritto nel suo sguardo misterioso.
«Sono una vera maleducata. Non vi ho nemmeno chiesto come vi chiamate.»
«Il mio nome è Lorenzo. Il vostro?»
«Annalisa.»
«Piacere di conoscervi, Annalisa.»
«Il piacere è tutto mio…»
Ma mentre i due ragazzi si stavano conoscendo meglio, uscì fuori di casa il padre della ragazza.
«Padre…»
«Annalisa, chi è questo ragazzo?»
«Il suo nome è Lorenzo. È stato così gentile da aiutarmi a portare fin qua questo sacco di farina.»
«Se era così pesante per te, perché non me l’hai chiesto? Sapevi che ero anch’io in città. Potevi lasciare la merce in negozio e io sarei andato a prenderlo.»
«Non ce n’è stato bisogno. Sono stato felice di aiutarla.»
Il padre della ragazza aveva capito il suo sguardo sorridente.
«Annalisa, va in casa. Devo parlare con questo ragazzo.»
«Ma padre…»
«Ho detto vai.»
Quando il padre impartiva un ordine a sua figlia, non c’era possibilità di fargli cambiare idea.
«Buon uomo, spero che non abbiate frainteso i miei buoni…»
«Io non ho frainteso un bel nulla… Conosco i tipi come te. Non vedono l’ora di gettarsi tra le lenzuola di mia figlia. Ma farò tutto in mio potere per impedirvelo.»
«Scusate, ma state sbagliando di grosso…»
«Vattene dalla mia proprietà prima che tu possa pentirtene.»
Senza poter rispondere alla minaccia dell’uomo, Lorenzo lasciò la proprietà, consapevole che non l’avrebbe più rivista.

 
 
«Ecco. Per oggi ho finito.»
Mentre Michela stava salvando sul computer il suo primo capitolo appena concluso, vide sul cellulare la chiamata di Anita.
«Ciao, Anita. Come va?»
«Tutto bene. È appena passato il famoso ragazzo che ti ha dato l’idea per il libro.»
«Ah sì?»
«Ti stava cercando»
«Cosa?»
La ragazza rimase pietrificata dalla notizia della sua amica.
«E tu cosa gli hai detto?»
«Niente di chè…»
Michela ascoltava attentamente la sua amica.
«Michela, non è che devi dirmi qualcosa?>»
«Su quel ragazzo? Assolutamente no. Anzi, dovrei parlarti del libro che sto scrivendo.»
«E cioè?»
«Ho appena finito il primo capitolo.»
«Di cosa parla la storia?»
«Di una coppia di giovani ragazzi che si sono appena conosciuti…»
«Quindi hai scelto il filone romantico.»
«Esatto. E come se non bastasse, come antagonista della storia ho scelto il padre della ragazza. Egli non vuole assolutamente che si rivedano.»
«Sembra interessante.»
«Poi te lo farò leggere» fece Michela frettolosamente «Ora devo andare.»
«Come mai questa fretta?»
«Devo continuare questo libro. Ora che ho iniziato a scrivere questo romanzo, non voglio smettere.»
«Ah ok. Allora buona scrittura.»
«Grazie. Ci sentiamo più tardi. Buona giornata.»
«Anche a te» disse infine Anita prima di riagganciare per tornare al lavoro.
 
 
Stanca e stremata, Michela si era risvegliata sulla sua scrivania.
Si era addormentata sulla sua scrivania mentre stava continuando con il suo romanzo.
"Accidenti. Ho un gran mal di testa" pensò toccandosi la fronte.
Quando si alzò dalla sua postazione per andarsi a preparare, notò anche delle borse sotto i suoi occhi.
Era completamente sconvolta.
Salvò il file sul suo computer e lo trasferì sulla sua pennina.
Dopo essersi sistemata parzialmente, fece colazione molto velocemente per poi uscire e recarsi dalla sua amica in biblioteca.
Per essere appena le nove e mezzo, molte persone avevano affollato la biblioteca.
«Ciao, Anita.»
«Ehi, Michela! Se già qui?»
«Sì. Vorrei farti vedere la mia prima bozza. Ma vedendo tutte queste persone che devi servire, credo di aver scelto un momento sbagliato.»
«Non ti preoccupare. Ci pensi tu, Giacomo?»
«Certo. Vai pure, Anita.»
«Grazie.»
Anita guidò la sua amica nello studio che usava come stanza per riposarsi.
«Hai un computer?»
«Eccolo.»
Dopo averlo acceso, il computer ci mise alcuni minuti prima di caricarsi.
«Credo che per il prossimo tuo compleanno, un nuovo computer sia un regalo adatto.»
«Assolutamente no. Mi basta questo.»
«Questo catorcio potrebbe rompersi da un momento all'altro.»
«Comunque finché va, mi tengo questo.»
«Contenta te.»
Appena il computer si fu caricato, Michela inserì la sua pennina USB per far vedere cosa aveva scritto tutta la notte.
«Accidenti, Michela. Ma queste sono più di dieci pagine! Sei stata alzata tutta la notte?»
«In un certo senso sì.»
«Tu sei pazza.»
«Mi sono addormentata sulla scrivania.»
«Questo non ti fa assolutamente bene alla tua salute.»
«Sono giovane. Non li sento ancora gli acciacchi della vecchiaia» replicò Michela guardando di sottecchi la sua amica.
«Aspetta qualche anno...»
Anita lesse con attenzione le prime pagine del racconto.
«Devo dire che mi piace molto» fece La donna fiera della sua amica «Scrivi davvero molto bene.»
«Grazie... Ma adesso tocca a te.»
«Cosa? E che centro io?»
«Ti ricordi che è un racconto che dobbiamo scrivere tutte assieme?»
«Sì, ma...»
«Ti consiglio di passare le prime pagine anche alle altre ragazze. Ti lascio la mia copia.»
«Michela, sai bene che non abbiamo tempo per scrivere un libro... E poi potremmo non essere portate.»
«Questo non lo saprete mai se non tenterete.»
Alla fine Michela riuscì a convincere la sua amica.
«Va bene. Vedi cosa ne pensano le altre. Invierò le pagine che hai scritto per e - mail a tutte loro.»
«Grande! Fammi sapere cosa ne pensano appena lo sai.»
«Senz'altro.»
«Adesso vado. Ti lascio al tuo lavoro» disse infine Michela salutando calorosamente la sua amica.
«Michela?»
«Dimmi, Anita.»
«Tu tienimi aggiornata sul tuo nuovo ammiratore.»
Michela fissava la sua amica con sguardo stranito.
«Quale ammiratore?»
«Lo sai benissimo. Non fare la finta tonta con me» mormorò Anita facendo l'occhiolino alla giovane ragazza.

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Capitolo 5
*** Il conforto del romanzo ***


Dopo che Anita aveva mandato la bozza che aveva scritto Michela alle sue amiche, non dovette attendere molto per ricevere le risposte.
Tutte le ragazze erano contente dell'inizio del racconto, anche se Simona aveva espresso un po' di scetticismo.
"La nostra Simona... Non è mai contenta" aveva pensato Anita leggendo la sua risposta via e - mail.
Nel leggere la prima bozza di Michela, ad Anita venne voglia di scrivere.
Aveva appena aperto la biblioteca ma non era entrato ancora nessuno.
Di conseguenza aveva ancora tempo per buttare giù nuove idee.
Ma il giovane ammiratore di Michela entrò nel negozio con il suo solito sorriso sfavillante.
«Buongiorno.»
«Buongiorno. Desidera qualcosa?» domandò la donna con indifferenza.
«Non vorrei essere troppo sfacciato o curioso, ma vorrei sapere se Michela aveva già iniziato a scrivere qualcosa.»
«Perché lo vorrebbe sapere?»
«Così.»
Nello sguardo di Davide c’era qualcosa che ad Anita non piaceva.
Era troppo enigmatico e misterioso.
«Per ora non ha iniziato a scrivere niente. Ma se vuoi puoi domandarglielo di persona.»
«Non credo che sia una buona idea. Risulterei troppo invadente.»
“Perché? Ora che stai facendo? Stai facendo l’invadente con me disturbandomi molto.”
«Posso chiederti una cosa?»
«Certamente.»
«Ma quali sentimenti nutri per la mia amica Michela?»
«S-sentimenti?»
«Sì, esatto. Ti piace?»
«Beh, non lo so.»
«Ti confido un segreto: a lei non piacciono gli uomini poco convinti. Lei vuole un uomo irremovibile che sa prendere sempre ogni sorta di decisione… Ti consiglio di rivelargli i tuoi reali sentimenti se non vuoi che la mia amica trovi un altro ragazzo. Sempre che lei significhi qualcosa per te.»
«Certo… Naturalmente.»
«Se vuoi posso lasciarti il suo indirizzo. Purtroppo per ora è una ragazza disoccupata in cerca di lavoro, quindi sarà molto probabile che tu la trovi a casa.»
«Capisco.»
«Ecco qua. Segnatelo pure.»
Dopo essersi segnato l’indirizzo e il suo numero di casa, Daniele prese il foglietto e se lo infilò in tasca.
«Grazie mille. Lei è davvero gentile.»
«Nessun problema. Se faccio questo, è perché voglio molto bene alla mia amica. Ha bisogno di trovarsi un uomo valido e sono convinto che quell’uomo possa essere lei… Ma l’avverto: se prova a farla soffrire, ne dovrà rispondere principalmente a me. E l’avverto che non sarò tanto buona e accondiscendente.»
«In questi casi si dice: uomo avvisato, mezzo salvato.»
«Esatto. Vedo che mi ha capito.»
«La ringrazio ancora per tutto… A proposito del libro che stavo cercando qualche giorno fa’, sa per caso se gli è arrivato?»
«Purtroppo no. La mia biblioteca non tratta libri poco famosi. Deve cercarlo solo su internet.»
«Ci ho già provato, ricorda?»
«Aspetti che magari possa uscire. Io purtroppo non posso aiutarla in nessun modo.»
«Grazie lo stesso. Arrivederci.»
«Arrivederci» replicò la donna con sorrisetto compiaciuto fissando il giovane ragazzo uscire dalla sua libreria.
Appena il ragazzo se ne fu andato, Anita non perse tempo e continuò il racconto.
“Vorrei tanto sapere quale titolo Michela ha in mente di dare a questo romanzo…” pensò ad un tratto.
Ma non era il momento adatto a pensare al titolo.
Doveva continuare a scrivere.
Il titolo del romanzo sarebbe arrivato all’improvviso.
 
 
Lorenzo se ne stava nelle scuderie a dare da mangiare ai cavalli del suo padrone e a ripulire la stalla.
Non era un lavoro ratificante per le sue aspirazioni.
Ma almeno si poteva permettere di portare ogni giorno il pane in tavola.
«Allora, Lorenzo? Cosa mi dici del mio cavallo?»
«Oggi è molto in forma, signore» replicò il ragazzo inchinandosi al suo padrone.
«Molto bene. E’ così che deve essere trattato.»
«Però se mi posso permettere, è da alcuni giorni che non cavalca in aperta campagna. Ha bisogno di sfogarsi. Rimanere qui dentro non gli farà bene.»
«Purtroppo in questo periodo sono stato molto impegnato con alcuni affari della mia tenuta. Ma vedrai che adesso potrò rimanere molto tempo con il mio cavallo… Ah, sai dove si è cacciata mia figlia?»
«No, signore. È da ieri che non la vedo.»
«E’ sparita improvvisamente e non so dove andarla a cercare.»
«Perché non prova in paese? Forse è andata a fare un giro.»
«Eppure sa che non mi piace quando si allontana dalla proprietà. Se la vedi, fammelo sapere. Io intanto vado qualche ora a cavalcare.»
«Molto bene, signore.»
Il padrone del ragazzo montò sul suo cavallo fissando intensamente il suo stalliere.
«Ho saputo che ieri hai aiutato una giovane donna con il suo sacco di grano…»
«Esatto, signore.
»
«E’ stato un bel gesto il tuo. Non si incontrano molti gentiluomini in questo periodo, sai?»
«Credo che l’avrebbe fatto chiunque… Nel senso di aiutarla, s’intende.»
«Questo non ci giurerei… E poi mi hanno detto che per poco non distruggevi il tetto della stalla con la scala…»
«E’ stata solo una piccola distrazione, signore. Le prometto che non succederà più.»
«Ne sono convinto. Ci vediamo oggi pomeriggio sul tardi quando ti riporterò la mia giumenta.»
«Senz’altro, signore. Buona cavalcata.»
«Grazie… Comunque, se vuoi uscire prima per andare a trovare quella ragazza di paese, potresti farti sostituire da un tuo aiutante… Negli ultimi anni hai lavorato molto e un po’ di riposo non può che farti bene.»
«La ringrazio del pensiero, signore, ma per ora sto bene così.»
«Come vuoi tu. A più tardi.»

 
 
Anita era talmente immersa nella scrittura che non si era nemmeno accorta che i suoi clienti erano entrati.
«Buongiorno, Anita» fece il suo aiutante.
«Oh, Buongiorno Giacomo. Da quanto sei arrivato?»
«Da alcuni minuti… Che cosa stai scrivendo?»
«Niente d’importante. Mi sto solo appuntando alcune cose che mi devo ricordare.»
«Talmente importanti che non riesci a staccare gli occhi di dosso dal computer?»
Anita stava per essere colta sul fatto.
Ma non aveva voglia di parlare del libro che lei e Michela (per ora), stavano scrivendo.
Anche se si fidava molto del suo aiutante bibliotecario.
«Comunque se vuoi rimanere ad appuntarti le tue cose, penserò io alla biblioteca.»
«Grazie, ma non ce ne sarà bisogno. Bisogna sistemare ancora i cartoni di libri che sono venuti ieri.»
«Va bene. Vado subito.»
«Grazie mille.»
Nel mentre Anita era occupata a convincere una signora a comprare un libro per la sua nipotina che aveva appena imparato a leggere, Simona entrò nel suo negozio sbattendo violentemente la porta.
«Mi scusi signora, mi assento un attimo.»
«Prego, faccia pure.»
«Intanto dia un’occhiata ai libri per bambini che ci sono qui intorno… Dopo le saprò dire quale secondo me è il più carino.»
«Va bene, grazie»
Dopo aver liquidato una sua cliente, Anita di diresse verso una Simona molto arrabbiata.
«Ciao Simona, cosa ci fai qui?»
«Ho bisogno di un posto tranquillo che non mi permetta di pensare a quello stronzo del mio compagno.»
«Perché? Cosa è successo?»
«Continua ad insistere che vuole un figlio e che si sente un vuoto dentro… Quando lo capirà che io non sono assolutamente d’accordo su questo argomento?»
«Ne possiamo parlare dopo? Devo finire di servire una signora.»
«Fai pure. Tanto non ho intenzione di muovermi da qui.»
«Aspettami nel reparto di fantasy, ok? Tra poco sarò da te.»
«Certo. Nessun problema.»
 
 
Una volta che Anita tornò dalla sua amica, vide Simona intenta a leggere Le Cronache Di Narnia.
«Davvero un bel racconto, non trovi?»
«Cosa?»
«Eri talmente assorta nella lettura che non ti sei resa conto che stavo tornando da te?»
«Scusami, ma oggi sono molto distratta.»
«Ora che ho un momento di pausa, vuoi parlarmi della tua situazione sentimentale?»
«Non c‘è molto da dire a parte che mio marito è un vero rompipalle.»
«L’hai appena chiamato marito!» esclamò sorpresa Anita.
«Ma per poco… Se continuerà a stressarmi con questa storia, non potrò fare altrimenti che chiedere il divorzio.»
«Simona, cerca di ragionare…»
«Perché non capisce che voglio essere libera? Già è stato un sacrificio potermi unire a lui… Ma se poi ci mettiamo che devo partorire un figlio e poi guardarmelo, non ci penso nemmeno.»
«Non sarai solo a badare a tuo figlio.»
«Davvero? Già mi vedo la vita con un marmocchio frignone: mio marito che va in giro per il mondo per il suo lavoro ed io che rimango a casa 24 ore su 24 a badare ad un bebè… No. Questa non è la vita che voglio.»
«Da quando in qua il tuo compagno va in viaggio per lavoro?»
«Ultimamente la sua cartiera organizza viaggi per promuovere i suoi lavori. Infatti la prossima settimana, il mio compagno deve partire per la Germania per una riunione importantissima con i funzionari delle cartiere più importanti del paese e dell’Europa.»
«Accidenti. Questa è un’ottima possibilità per lui e per la sua carriera.»
«Ci puoi scommettere. Soprattutto io non lo vedrò per un paio di giorni.»
«Simona…»
«Tornerò ad essere una donna tranquilla. In attesa del suo ritorno, s’intende.»
«Vuoi davvero tornare ad essere una donna tranquilla? Perché non cominci a scrivere una parte del romanzo che stiamo scrivendo io e Anita?»
«Io? Scrivere un romanzo? È già tanto se leggo.»
«Fidati. Scrivere qualcosa libererà la tua mente e ti farà sentire molto meglio.»
«Non credo di essere portata per questo genere di cose… E poi sinceramente, il racconto che sta scrivendo Michela non mi piace granché.»
«Davvero? Prova a leggere quello che ho scritto stamattina.»
Anita porse la sua bozza che aveva appena stampato.
Simona la lesse accuratamente un paio di volte prima di dare il suo giudizio.
«Allora? Che ti sembra?»
«Da quello che ho letto, non succede niente d’interessante.»
«Siamo solo all’inizio, Simona.»
«Lo vedo… Questo romanzo ha bisogno di un po’ di brio e d’azione…»
«Ti avverto che questo libro è di genere drammatico, non d’azione.»
«E quindi? Nelle situazioni drammatiche non deve succedere niente d’interessante?»
«Certo che no.»
«Visto che oggi ho la giornata libera, che ne dici se continuo questo racconto?»
«Mi sembra un’idea fantastica!» esclamò Anita contenta.
«Però potrei rimanere a scrivere nella tua biblioteca? Non ho voglia di tornarmene a casa.»
«Certo! Nessun problema! Puoi metterti nascosta là in fondo. Nessuno ti disturberò.»
«Grazie.»
«Tornerò più tardi a sapere quali idee hai usato per il romanzo.»
«Va bene.»
 
 
Era ora di chiusura per la biblioteca.
Era da più di quattro ore che Simona era incollata la computer che Anita gli aveva prestato per scrivere il romanzo.
«Simona?»
«Dimmi, Anita.»
«E’ ora che io chiuda. Puoi continuare a casa tua, se vuoi.»
«No. Ho paura che la mia ispirazione venga a mancare… E’ un problema se chiudo io?»
«Non so. Devo mettere l’allarme…»
«Te lo posso mettere io, se vuoi. Mi lasci il codice?»
Con sguardo restio, Anita consegnò il codice alla sua amica.
«Cerca di non fare tardi, va bene?»
«Tranquilla. Ho ancora una mezzoretta e poi vengo via.»
«Va bene. Buonanotte, Simona.»
«Buonanotte Anita e grazie di tutto.»
«Figurati. Adesso ti senti un po’ meglio?»
«Assolutamente sì. Avevi ragione, sai?»
«Dovresti accettare più spesso i consigli dalle tue amiche.»
«Hai ragione. Domani ti aggiorno su quello che ho scritto, va bene?»
«Ok. A domani.»

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Capitolo 6
*** L'incendio ***


Una volta che Anita aveva lasciato il suo negozio, Simona si era rimmersa nel suo racconto.
Era completamente concentrata.
Se non fosse per il fatto che stava sentendo dei rumori provenire al piano di sotto.
Con passo circospetto, Simona andò a controllare cosa potesse essere stato.
Due persone stavano parlottando tra di loro proprio davanti alla biblioteca.
A causa del buio, Simona non riusciva a vederle in viso.
Spaventata, chiamò subito Anita.
“Accidenti! Risponde la segreteria!”
A quel punto, si nascose dietro gli scaffali dei libri tenendo d’occhio ogni singolo movimento dei due misteriosi soggetti.
Poco dopo, tirarono fuori una specie di bastone che poi fecero prendere fuoco.
“Vogliono appiccare l’incendio alla biblioteca!”
Simona provò a ritentare chiamando la sua amica.
Ma inutile.
Entrava sempre la segreteria.
Preso dallo sconforto, chiamò subito la polizia.
«Pronto?»
«Due uomini stanno tentando di dare fuori ad una libreria del centro storico.»
«Dov’è che si trova di preciso?»
«In Via Ferilli n° 269. Fate presto.»
«Una pattuglia sarà subito sul posto» fece la poliziotta prima che Simona potesse riagganciare il telefono.
Ma non sarebbe mai arrivata in tempo.
Mentre era al telefono, i due piromani lanciarono il bastone che aveva preso fuoco, infrangendosi con la biblioteca.
Subito dopo il fatto, i due malviventi scapparono a gambe levate.
Per evitare di rimanere intrappolata tra le fiamme, Simona chiamò anche i vigili del fuoco.
Fissava la libreria con sguardo sconcertato.
Non poteva aiutarla nessuno.
La biblioteca si trovava in un punto isolato.
Ma fortunatamente i pompieri fecero molto in fretta ad arrivare.
«Signora, qualcuno è rimasto dentro l’edificio?»
«No. C’ero solo io» rispose Simona trattenendo a stento le lacrime.
«Ok. Stia indietro adesso. Potrebbe essere pericoloso.»
Per fortuna, le fiamme erano solo divampate all’ingresso, distruggendo gran parte del reparto bambini.
Simona continuava a chiamare la sua amica, ma ella continuava a non rispondere.
“Dannazione! Dove sei finita?”
Mentre i pompieri erano impegnati a spegnere le ultime fiamme appiccate in biblioteca, la polizia arrivò sul fatto.
“Era ora.”
«Buonasera. Sono l’ispettore Riccardi. È stata lei a chiamarci per l’incendio?»
«Sì, ispettore» replicò Simona con voce strozzata.
«E’ suo questo edificio?»
«No, è di una mia amica. Mi trovavo dentro la biblioteca perché dovevo finire di riordinare alcune scartoffie» mentì la donna senza menzionare che era rimasta là dentro per scrivere il romanzo.
«Ci parli dell’accaduto. Ha visto chi è stato?»
«Erano due persone ma non posso dirle se erano uomini o donne… Era buio.»
«Nessun particolare che ci possa aiutare?»
«Mi dispiace. Posso solo dirle che erano incappucciate e che hanno appiccato l’incendio grazie ad un bastone che hanno dato fuoco.»
«E subito dopo sono scappati?»
«Sì. Non mi hanno dato tempo di identificarli… Ero spaventatissima. Prima di chiamare voi e i vigili del fuoco, ho provato a contattare la mia amica… Ma purtroppo entra sempre la segreteria.»
«Sa dove abita la sua amica?»
«Ad un chilometro da qui. Se è a casa, molto probabilmente ha visto il fumo nero divamparsi in questa zona.»
Mentre Simona stava raccontando i fatti spiacevoli dell’incendio, Anita si fece strada tra la folla che si era radunata a guardare la distruzione causata dalle fiamme.
«Simona, ma cosa è successo?» domandò sbalordita Anita non credendo a quello che stava vedendo.
«Ho provato a chiamarti… Perché non mi hai risposto?»
«Ero a farmi la doccia e non ho sentito il cellulare.»
«E’ lei la titolare della biblioteca?» domandò l’agente.
«Sì. Mi può spiegare cosa diavolo è successo?»
«La sua amica ha visto due piromani appiccare l’incendio alla sua biblioteca.»
«Oh mio Dio…»
«Sapete per caso dirmi se qualcuno ce l’aveva in qualche modo con voi?»
Le due donne non sapevano cosa pensare.
«No… Era una tranquilla biblioteca di città… Nessuno poteva avercela con noi…»
«L’incendio appiccato potrebbe essere stato causato per una vendetta o qualcosa del genere… Indagando più a fondo, potremmo dirvi di più. Vi prego di rimanere a disposizione.»
«Certamente, agente.»
Dopo che l’ispettore se ne fu andato, Simona e Anita rimasero da sole.
«Simona, ma è proprio vero quello che hai visto?»
«Purtroppo sì… Due malviventi si stavano aggirando dinanzi alla tua biblioteca… Insospettita, sono andata a vedere cosa stava succedendo e ho visto quelle due persone incappucciate.»
Nelle parole di Simona, Anita intravedeva ancora il suo spavento.
«E’ stato davvero terribile. Ho avuto tanta paura di essere scoperta.»
«Stai tranquilla, Simona. È tutto passato.»
«Ti prego. Portami via da qui.»
«Sì. Andiamo a casa mia.»
 
 
La casa di Anita era molto piccola e accogliente.
La giovane donna abitava da sola e molte volte gli sembrava che la sua casa fosse già molto per lei.
«Hai molte chiamate senza risposta da parte di tuo marito» fece Anita guardando il cellulare della sua amica.
«Lascia perdere. Lo chiamerò più tardi.»
«Secondo me dovresti chiamarlo immediatamente. Molto probabilmente si sta preoccupando per te.»
«Lascia che si preoccupi. Di solito è molto contento quando non mi vede rientrare in casa.»
«Simona…»
«Va bene. Se insisti così tanto, lo chiamo subito.»
«Brava.»
Nel mentre Simona era impegnata ad avvertire suo marito che era tutto apposto e che avrebbe rincasato tardi, qualcuno suonò il campanello alla casa di Anita.
Non stava aspettando nessuno, a parte gli sviluppi sull’incendio causato alla sua biblioteca.
«Ragazze! Che sorpresa!»
Sandra, Stefania, Michela e Lucia stavano sull’uscio di casa di Anita con sguardo serio e preoccupato.
«Anita, è proprio vero quello che abbiamo sentito alla tv? Qualcuno ha dato fuoco alla tua biblioteca?»
«Purtroppo sì…»
Per cercare un po’ di conforto a vicenda, le cinque ragazze si abbracciarono tra di loro.
«Ma chi può aver fatto una cosa del genere?» domandò con la voce che gli si smorzava in gola la piccola Michela.
«Non lo so. Simona era rimasta nella mia biblioteca per finire il capitolo del romanzo che stiamo scrivendo quando ad un certo punto ha sentito dei rumori sospetti che avrebbero portato all’incendio del negozio.»
«E’ Davvero terribile» fece Lucia.
«E’ riuscita a vedere i piromani?»
«Purtroppo no, Stefania. Era molto buio.»
«E adesso come farai con il negozio?» gli domandò invece Sandra.
«Essendo un incendio di natura dolosa, l’assicurazione coprirà gran parte dei danni che, fortunatamente, non sono stati molti. Le fiamme hanno solo divorato i due scaffali all’entrata dove tenevo alcuni libri per bambini.»
Mentre Anita stava spiegando l’accaduto alle sue amiche, Simona aveva concluso la chiamata.
«Il mio compagno era molto spaventato e arrabbiato perché non lo avevo avvertito prima dell’incendio…»
«Simona, come stai?»
«Bene, Sandra… Grazie.»
«Sei ancora molto scossa, non è vero?»
«In questo momento sono molto più scossa per come il mio compagno ha alzato i toni con me. E che cavolo! Poteva essermi successo qualcosa di più grave per cui non potevo parlarci prima! Invece no… ha voluto farmi una ramanzina sul perché non l’ho avvertito prima…»
«Mi dispiace tanto, Simona.»
«Per fortuna che ci siete voi a consolarmi, altrimenti starei fresca.»
«Adesso basta pensare a questa nottataccia… Parliamo del nostro romanzo…» propose Michela.
«L’ho salvato sul computer della biblioteca. Non ho la copia qui con me» fece Simona <« poi sono molto stanca per gli ultimi avvenimenti… Anita, visto che non ho voglia di tornarmene a casa, non è che potrei rimanere a dormire qui da te?»
«Certo. Ho un letto nella stanza degli ospiti.»
«Grazie. Sei una vera amica… Buonanotte ragazze» disse infine Simona con tono assonnato.
«Andiamo via anche noi. È molto tardi.»
«Se volete posso farvi un caffè o un thè.»
«No grazie» rispose Lucia per tutte «Magari un’altra volta.»
«Va bene.»
«Anita, ricordati che per qualsiasi cosa, puoi sempre contare su di noi.»
«Grazie, Stefania. È bello sentirtelo dire… Dovrò solo fare alcuni lavori di ristrutturazione e poi potrò continuare con il mio lavoro.»
«Io ti consiglierei anche di farti installare delle telecamere. Non si sa mai.»
«Ci penserò, Sandra.»
«Bene… Buonanotte, Anita» fecero in coro le sue amiche.
«Buonanotte a voi e grazie per il vostro supporto.»
«Se non ci facciamo forza a vicenda, che amiche saremmo?»
«Ahahah, hai ragione Michela.»
«Spero che gli appunti del nostro romanzo non siano andati perduti…»
«Stai tranquilla. Simona mi ha assicurato che ha salvato il tutto sul computer della biblioteca che si trova lontano dalle fiamme. Domani mattina andrò a controllare.»
«Quando tutta questa storia sarà finita, anche noi vorremmo leggere quello che per ora avete scritto» fece Lucia entusiasta e curiosa.
«E magari continuare il racconto…» fece Michela strizzando l’occhio a Lucia.
«Vedremo.»
«Ancora buonanotte» fece Anita accompagnando le sue amiche all’ingresso

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Capitolo 7
*** La cassaforte nascosta ***


Una volta che Anita si ritrovò dinanzi all’entrata della sua biblioteca completamente distrutta, il suo cuore mancò un battito.
Non poteva vedere tutta quella distruzione.
Era troppo per lei.
Ma doveva andare avanti.
Andare avanti e scoprire la verità.
E voleva provare a farlo da sola.
Dopo quella notte, era uscita di casa molto presto lasciando Simona ancora a dormire.
Gli scrisse un biglietto dicendogli che sarebbe andata in biblioteca a fare un accurata perlustrazione e che per qualsiasi cosa, di chiamarla senza problemi.
S’eppure con alcune macerie pericolanti, Anita volle entrare lo stesso.
Si diresse verso il fondo dell’edificio con aria seria e circospetta.
Alla fine di un lungo corridoio, fissava un grande quadro raffigurante una donna addormentata.
«Fortunatamente le fiamme non sono arrivate fin qui…»
Una volta levato il quadro dai suoi cardini sotto di esso si celava una cassaforte.
Anita si guardò intorno per vedere se qualcuno la stesse spiando.
Dopo aver digitato la combinazione, la cassaforte si aprì.
Ma un rumore sospetto nelle vicinanze la mise in allarme,
Spaventata, richiuse la cassaforte in fretta.
Si muoveva lentamente nella sua biblioteca, senza fare il minimo rumore.
Girato l’angolo del lungo corridoio che portava alla cassaforte, vide una sagoma nascosta nell’ombra.
«So che mi stai guardando. Vieni subito fuori da lì.»
La sagoma misteriosa non si mosse minimamente.
«Non te lo dirò due volte. O esci subito allo scoperto o te ne farò pentire amaramente.»
La figura nascosta in questione era Davide.
«Dovrei fidarmi molto più spesso del mio istinto…» fece Anita smorzando un sorriso.
«Non ci credo che sospettavi di me fin dal principio.»
«E tu cosa ne vuoi sapere?»
Davide e Anita si fissavano con sguardo carico d’odio.
«Confessa: sei stato tu ad appiccare l’incendio questa notte?»
«No» rispose il ragazzo senza mezzi termini.
«Il criminale torna sempre sul suo luogo del delitto…»
«Ma io non sono la persona che tu stai cercando.»
«Allora dimmi, cosa ci fai qui?»
«Ti ho visto entrare stamattina e ho voluto seguirti.»
«Per quale motivo?»
Davide capì che era inutile mentire.
Doveva andare subito al sodo senza usare giri di parole.
«Che cosa nascondi dietro la cassaforte?»
«Questi non sono affari tuoi.»
«Se solo le tue amiche sapessero che razza di donna sei…»
Anita scoppiò a ridere improvvisamente.
«Credi di farmi paura?»
«Ne dovresti avere.»
«E sentiamo, cosa diresti alle mie amiche?»
«Hai ucciso i miei genitori qualche anno fa’ a causa di questa biblioteca… Loro erano i veri padroni di questo edificio, ma invidiosa di tua sorella, hai ucciso lei e suo marito senza pietà. Non ho forse ragione, zia?»
«Caro nipote, dovresti smetterla di fantasticare… Cerca di essere più realista.»
«Ormai non puoi nascondermi più niente. Quando vedrò cosa contiene la cassaforte nascosta, i miei sospetti saranno finalmente realizzati.»
«E che cosa pensi di trovare nella mia cassaforte?»
«La pistola con cui hai ucciso i miei genitori… Una magnum calibro 9.»
Anita fissava con sguardo rancoroso Davide.
«Ti consiglio di andartene immediatamente da qui se non vuoi che chiami la polizia.»
«Me ne vado me ne vado… Ma stai molto attenta: appena abbasserai la guardia, la mia vendetta sarà spietata.»
«E cosa vorresti farmi? Uccidere?»
«Non voglio sporcarmi le mani di sangue per una come te… Il tempo farà il suo corso. Non ti preoccupare.»
Davide uscì dalla biblioteca guardandosi dietro le spalle.
Anita rimase qualche secondo immobile e pensierosa, prima di ricevere la visita di Simona.
«Buongiorno dormigliona» fece la donna ritrovando il sorriso.
«Chi era quel ragazzo che è appena uscito dalla tua biblioteca?»
«Nessuno d’importante.»
«Eppure mi sembra di averlo già visto…»
«Ti starai confondendo con un’altra persona…»
«Può darsi…»
«Tornando a noi, hai già fatto colazione?»
«No. E tu?»
«Vogliamo farla insieme?»
«Va bene.»
 
 
Da quando erano entrati in un bar a fare colazione, Anita sembrava immersa nei suoi pensieri.
«Anita, sei sicura che vada tutto bene?»
«Sì. Perché?»
«Ti vedo alquanto strana… Stai pensando alla tua biblioteca?»
«Non vedo l’ora di scoprire chi ha appiccato l’incendio per mettergli le mani addosso.»
«Vedrai che la verità salterà fuori. Non ti preoccupare.»
«Lo spero tanto… Parlando di cose più felici, a che punto sei arrivato del romanzo?»
«A quando i protagonisti fanno per la prima volta l’amore.»
«Davvero? Allora sei a buon punto! Come pensi di continuare?»
«Nel mentre sono immersi nel momento più bello della loro vita, il padre di Annalisa entra nella sua stanza e da lì in poi scoppierà un vero putiferio.»
«Nooo! Ma come? Perché vuoi far sì che i protagonisti abbiano di questi problemi?»
«Perché non saprei come continuare la storia… Ci deve essere qualcuno che proverà a minare la loro felicità, no?»
«Sì. Hai ragione.»
Mentre Anita e Simona parlavano amichevolmente tra di loro, Davide li stava fissando.
Non si erano accorti di lui.
La vendetta del giovane ragazzo non riusciva a trovare pace.
Come sarebbe potuta andare a finire?

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Capitolo 8
*** Segreti da confessare ***


Era passato all’incirca una settimana e i lavori alla ricostruzione della biblioteca procedevano molto velocemente.
«Tra pochi giorni potrò riaprire al pubblico» fece Anita al settimo cielo alle sue amiche.
«Grande! Devo dire che è venuto meglio di prima, sai?»
«Anch’io ho questa impressione, Sandra.»
«Quando ricominceremo con il nostro circolo letterario?»
«Possiamo farlo anche qui in casa mia, se volete.»
«Perché no? Mi sembra una buona idea» fece Stefania.
«Preparo i caffè. Sarà una giornata molto lunga.»
Mentre Anita si diresse in cucina, il suo cellulare cominciò a squillare.
Il numero che gli venne scritto sul display era sconosciuto.
«Pronto?»
«Quando dirai alle tue amiche la verità?»
Nel sentire quelle parole, Anita sbiancò improvvisamente.
«Con chi parlo?»
«Con il tuo peggiore incubo se non ti decidi a parlare.»
«Smettila di importunarmi o chiamo la polizia.»
«Puoi chiamare chi vuoi… Sono io che ho il coltello dalla parte del manico.»
«Lasciami in pace!»
«Non urlare. Non voglio che le tue amiche ti sentano.»
«Come fai a sapere…»
Scossa dalla conversazione tra lei e Davide, Anita guardò immediatamente fuori dalla finestra per vedere se il ragazzo la stesse spiando.
«Dove sei? So che ti trovi nelle vicinanze.»
«Abbastanza al rifugio senza che tu possa trovarmi… Parla con le ragazze e digli chi sono veramente e che cosa hai fatto. Altrimenti, ci parlerò io.»
«Non oseresti…»
Ma dopo l’ennesimo avvertimento del ragazzo, egli aveva riagganciato la chiamata.
Anita tornò dalle sue amiche visibilmente scioccata.
«Anita, tutto bene?»
La ragazza fissò le ragazze con sguardo inespressivo.
«Vi devo dire una cosa…»
Le ragazze erano visibilmente preoccupate.
Non avevano mai visto Anita in quello stato.
«Qualcuno mi sta stalkerando…»
«Cosa?»
«Michela… tu lo conosci molto bene…»
«Di chi parli, scusa?»
La giovane del gruppo pensò a chi poteva essere.
«No… Non può essere Davide… È impossibile.»
 «Non so perché ma mi ha preso di mira… Mi dovete aiutare.»
«Certo che ti aiuteremo» fece Lucia abbracciando la sua amica.
«In questo momento sono sicura che ci sta spiando… Dobbiamo trovarlo. Al più presto.»
«Lascia fare a noi» fece Sandra.
«Quando lo scoveremo, vedrai che non ti darà mai più fastidio.»
«Grazie… Grazie di tutto» fece Anita sfogandosi con le ragazze e iniziando a piangere disperatamente.
 
 
Dopo la notizia sconvolgente di Anita, Michela prese le sue cose per andare a cercarlo.
«Michela, ma dove stai andando? Dobbiamo parlare del nostro libro.»
«Per non parlare del nostro romanzo.»
«Mi dispiace Simona, ma mi sono ricordata che ho un impegno... Continuate pure senza di me.»
«Ne sei sicura?»
«Mai stata più sicura prima d’ora» disse infine la giovane ragazza prima di richiudere la porta d’ingresso.
Michela era furibonda.
Non riusciva proprio a credere di aver trovato un giovane uomo di cui piano piano si stava innamorando che potesse fare lo stalker.
Inorridita, ogni minuto si guardava attorno per vedere se la stava seguendo.
Fino a quando non lo vide dietro un lampione mentre la stava fissando con il suo sguardo rancoroso.
«Ti ho visto, Daniele. Vieni immediatamente fuori.»
Il ragazzo, senza battere ciglio, acconsentì alla richiesta di Michela.
«Devi spiegarmi un sacco di cose, sai?»
«Non qui. Andiamo in un posto più appartato.»
«Non ci penso nemmeno a venire con te.»
«Che cosa ti ha detto quella vipera di Anita?» domandò il ragazzo furioso.
«Non osare parlare così della mia amica.»
«Lo vuoi sapere cosa ha fatto? Ha ucciso i miei genitori.»
«Tu sei pazzo!»
«Davvero? Allora ti racconterò questa storia: Quando mia madre e mio padre stavano per prendere la biblioteca di Anita, lei si è messa di mezzo provando a corrompere il venditore.
Quando mia madre è venuta a conoscenza di questo, è andata su tutte le furie.
Voleva denunciarla.
Voleva fargliela pagare.
Ma purtroppo mia madre non era riuscita a capire che razza di sorella aveva…»
«Cosa? Sorella?»
«Mia madre, di nome Angela, aveva una sorella di nome Anita.»
«Non può essere la mia amica…»
«Ah no? Perché allora non provi a interrogarla su questa storia?»
«Perché so che mi direbbe che è tutta una bugia!»
«La vostra amicizia è una vera bugia! La biblioteca doveva essere dei miei genitori! Non di quella sporca assassina.»
Esasperata, Michela cominciò a piangere.
«Quando interrogherai la tua amica, fissala intensamente negli occhi… A lei non piace.»
«Ma cosa vuoi che capisca dal suo sguardo?»
«Fidati. Capirai se ti sta mentendo oppure no.»
Michela non sapeva a cosa pensare.
Davvero la sua amica era un’assassina?
«Se è così come dici tu, tutta la nostra amicizia è una farsa…»
«Mi dispiace vederti soffrire in questo modo… Ma devo fargliela pagare. Sono passati fin troppo anni perché questo omicidio sia ancora impunito.»
«E adesso dimmi, perché vuoi giustizia proprio ora? Dov’eri quando sono morti i tuoi genitori?»
«La mia cara zietta mi aveva rinchiuso in un orfanotrofio nel sud Italia… Quando ho ritrovato le mie origini facendo alcune ricerche, sono tornato qui in cerca di vendetta.»
«In certi casi si dice meglio tardi che mai…»
«Ho aspettato fin troppo… Adesso è il momento di agire. »
«Michela! »
Una voce alle loro spalle mise in allarme la ragazza e Davide.
Anita si stava avvicinando a loro con sguardo furioso.
«Che cosa ti ha detto questo maledetto? »
«Non parlarmi in questo modo! »
«Zitto! Non ti permetto di rovinare la mia amicizia con le tue bugie! »
Anita e Davide stavano litigando furiosamente.
Ma Michela non poteva sopportare oltre.
«Adesso smettetela! Tutti e due! »
«Michela…»
«E’ vero quello che mi ha detto Davide? Hai ucciso i suoi genitori per impossessarti della loro biblioteca? »
«No! Non è vero! »
«Guardami negli occhi. »
Anita stava diventando sempre più nervosa.
Non si era mai sentita così.
Non riusciva a guardare la sua amica.
I sensi di colpa la stavano attanagliando.
«Allora è vero…»
«Ti prego Michela, non rendermi le cose più difficili. »
«Sei un’assassina!» gridò Michela «Lo so e me ne pento tuttora…»
«Bugiarda! »
«Tu stanne fuori, Davide! »
«Davide, ci potresti lasciare un attimo soli? »
«Va bene…»
Il giovane ragazzo si allontanò con sguardo cupo.
«Devi spiegarmi un sacco di cose, sai Anita? »
«Talvolta la mente umana è molto stupida è irragionevole. Se io potessi tornare indietro…»
«Come pensi di pagare tutto ciò?»
«Se devo andare in prigione, ci andrò. »
«Andare in prigione non risolverà niente. »
«Allora cosa dovrei fare, secondo te? »
«Dai la tua biblioteca a Davide. Gli appartiene. »
Anita rimase in silenzio per qualche secondo mentre le lacrime gli inondavano gli occhi.
«Ok. Farò come mi hai detto tu. »
«E’ la cosa migliore. Fidati. »
«Ma adesso cosa dirai alle nostre amiche? »
«Ci parlerò io. Non ti preoccupare di questo. »
«Ok…»
«Sei una donna molto coraggiosa, Anita. Ricordatelo. »
«No. Sono solo una vigliacca. »
«Adesso basta pensare a questo. La vita va avanti. »
«Ci proverò» disse infine Anita abbracciando la sua amica.

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Capitolo 9
*** Il romanzo delle lettrici ***


Dopo che Anita si era costituita alla polizia, Michela parlò con le sue amiche.
Erano tutte visibilmente scosse.
Il tutto era successo come un fulmine a ciel sereno
«Anita? Un’assassina?» domandò Lucia.
«Tutto ciò è davvero incredibile» ribatté Stefania incredula.
«Non me lo sarei mai aspettato» fece Sandra.
«Nessune di noi se lo sarebbe mai aspettato» mormorò Simona.
«E adesso chi prenderà la sua biblioteca?»
«Davide.»
«Il tuo ragazzo?» domandò maliziosamente Sandra a Michela.
«Non è il mio ragazzo! È il rispettivo titolare di questa libreria» rispose seria la giovane ragazza.
«Va bene. Non ti agitare.»
«E tu non fare domande sciocche.»
«Era solo una domanda…»
«Non fare la furba, Simona. Io ti conosco.»
«Adesso basta litigare» fece Lucia interrompendo la loro conversazione «Piuttosto, cosa ne sarà del nostro romanzo?»
«A che punto siamo arrivate?»
«Che Annalisa sta per andare all’altare con il rivale d’amore di Lorenzo: Alessandro.»
«Bello! Il momento più avvincente della storia!»
«Come fate a pensare al romanzo in un momento del genere? Anita è in prigione! Non riuscite a capirlo?»
«Lo capiamo benissimo, Lucia… Ma Anita vorrebbe che la nostra vita continuasse come se niente fosse.»
«Come se niente fosse? Questo vorrebbe dire abbandonarla!»
«Assolutamente no» ribatté Michela «Anita fa parte di noi. Non potremmo mai farle questo.»
«Ma da come l’hai detto…»
«Ho un’idea! Che ne dite di andarla a trovare tutte assieme?»
«Potremmo andarci questo pomeriggio» propose Stefania.
«O magari quando il nostro romanzo sarà finito» fece Michela «Così vedrà tutti gli sforzi che abbiamo fatto.»
«Ma manca ancora un po’ alla fine del nostro libro.»
«Lasciate fare a me. Ho io in mente un finale adatto» fece Sandra.
«Ovvero?»
«Mica vuoi che finisca male, spero.»
«Certo che no!»
«Chissà cosa ne viene fuori…»
«Ah ah ah, come sei simpatica Simona.»
 
 
Sandra si mise dinanzi al computer della biblioteca fissando intensamente lo schermo.
Doveva preparare il finale perfetto.
Il finale che tutte le persone vorrebbero leggere.
«Tu devi essere Sandra» fece Davide spaventando la ragazza «Scusami… Non volevo.»
«Tranquillo.»
Sandra lo fissava con indifferenza.
Non poteva avercela con lui.
In fondo aveva fatto tutto ciò per giustizia.
«Non vedo l’ora di leggere il vostro romanzo. Come ho detto a Michela, il vostro libro potrebbe essere un nuovo best seller.»
«Sarebbe troppo bello per essere vero» rispose Sandra ritrovando il sorriso «Se abbiamo scritto questo libro, è solo per divertimento.»
«Tutte insieme avete scoperto la passione di scrivere, non è vero?»
«Sì, esatto.»
«E vi state preparando per scrivere il finale?»
«Chi te l’ha detto, scusa?»
«Me ne ha parlato Michela.»
«Ah, certo.»
«Bene, ti lascio sola.»
«Toglimi una curiosità, Davide.»
«Dimmi pure.»
«Sei stato tu ad appiccare l’incendio alla biblioteca?»
Il ragazzo sbiancò di colpo.
«Vedi di non mentirmi. Odio le bugie.»
«Se io ti dicessi di sì?»
«Con quali soldi stai ristrutturando la biblioteca?»
«Con i miei risparmi, è ovvio.»
«Ti confesso che è stato un tentativo davvero subdolo da parte tua.»
«Lo so bene… Ma ognuno di noi commette molti sbagli.»
«Ma non di questo genere.»
«Stai cercando di dirmi qualcosa?»
«No. Volevo solo sapere la tua versione dei fatti… Adesso torno al romanzo… Se ti può interessare, qui ho stampato le pagine del libro. Vuoi leggerle?»
«Perché no? Mi farebbe davvero piacere.»
«Ecco. Prendi» fece Sandra porgendogli una moltitudine di fogli.
«Accidenti! Sono tantissimi!»
«È un romanzo. È normale che sia così lungo.»
«Certo… Puoi rimanere in biblioteca quando vuoi. Fai come se tu fossi a casa tua. Anita avrebbe voluto così.»
«Ti ringrazio» disse infine Sandra tornando al romanzo.
 
 
Era una bellissima giornata di sole.
Annalisa si guardava allo specchio con gli occhi pieni di lacrime.
Stava per sposare un uomo che non avrebbe mai amato.
“Lorenzo… Mi dispiace tanto…”
Non faceva altro che pensare a lui.
Ma suo padre non gliel’avrebbe mai permesso.
Sposare Alessandro avrebbe sistemato la sua rispettiva primogenita.
Alessandro era un uomo ricco, bello e colto.
A parte la sua bellezza.
Sarebbe voluta scappare.
Fuggire da tutta quella falsità.
Ma era in trappola.
Intrappolata nella sua camera mentre le sue lacrime stavano rovinando il trucco.
«Avanti, Annalisa. Il tuo sposo ti sta aspettando.»
Annalisa si alzò per fissare suo padre con sguardo carico d’odio.
«Non guardarmi così. Non lo sopporto.»
«La vostra crudeltà è pari soltanto alla vostra arroganza, padre.»
«Non ti permetto di parlarmi così!»
L’umo stava per mollargli un sonoro schiaffo.
Ma la madre della ragazza entrò appena in tempo a fermare suo marito.
«Nunzio, che cosa stai facendo?»
«Sto solo facendo capire a mia figlia che non può parlarmi in questo modo.»
«Ti sembra questo il momento adatto?»
«Insegnare l’educazione è…»
«Stai zitto. Hai già fatto fin troppi danni» tuonò sua moglie «Vieni con me, tesoro. Devo parlarti ora.»
«Il matrimonio!»
«Lo sposo può aspettare, Nunzio!»
Madre e figlia si rifugiarono al di fuori della chiesa senza che nessuno li potesse disturbare.
«Annalisa, se non vuoi sposare Alessandro, io posso aiutarti nella tua fuga.»
«Madre, ma cosa…»
«Tu ami Lorenzo, non è vero?»
«Più di qualsiasi altra cosa.»
«Molto bene… Allora scappa finché sei in tempo.»
Annalisa rimase in silenzio per alcuni secondi riflettendo.
«Allora? Mi hai sentita?»
«Vi ringrazio per tutto quello che fate per me… Ma mio padre ha ragione. Devo sposare quell’uomo. È la decisione più saggia e più giusta.»
«Più giusta per te? O per tuo padre?»
«Per la nostra famiglia.»
«La nostra famiglia può benissimo andare avanti anche se tu non ti sposi, Annalisa.»
«Ma io…»
«Eccovi qua! Vi stanno aspettando» tuonò l’uomo.
«Arrivo, padre.»
«Annalisa…»
Ma la ragazza non rispose, facendosi prendere sotto braccio dal padre per farsi accompagnare all’altare.
«Annalisa! Non lo fare!»
Gli occhi della ragazza si inondarono di lacrime.
«Smettila di piangere. Questo dovrà essere il giorno più felice della tua vita.»
«Scusatemi, padre.»
La giovane donna si asciugò le sue lacrime frettolosamente, evitando di macchiare il vestito da sposa.
La marcia nuziale partì appena padre e figlia varcarono il portone della chiesa.
Sembrava un cammino lunghissimo.
Un cammino estenuante.
Alessandro fissava tutta la scena con sguardo carico di gioia.
Ma appena vide la tristezza che veleggiava negli occhi della sua promessa sposa, si ricredette immediatamente.
«La lascio a voi, Alessandro.»
«Vi ringrazio» rispose lo sposo all’uomo.
Alessandro avrebbe voluto parlarci.
Capire cosa la stesse affliggendo.
«Va tutto bene?» gli sussurrò.
«Certo.»
Appena il prete iniziò a parlare della parola di Dio, ad Alessandro gli venne in mente cosa gli disse una volta la sua promessa sposa:

“Il mio cuore apparterrà sempre al cavaliere che mi saprà conquistare.”
Il cavaliere in questione era Lorenzo.
Alessandro aveva capito che per lui non c’era posto nel cuore della sua amata.
L’aveva capito prima che fosse troppo tardi.
«Fermatevi» fece l’uomo al prete.
«Come avete detto?»
Annalisa scrutò il suo sposo con sguardo indecifrabile.
«Annalisa, smettiamola di mentirci a vicenda… Tu ami il tuo cavaliere, non è vero?»
La giovane donna rimase allibita dalla domanda del suo sposo.
«Rispondimi, ti prego.»
«Sì. Io amo solo lui.»
«Allora vai. Non potremmo mai rimanere insieme… Io ti amerei, ma tu non ricambieresti mai… Non voglio forzarti di sposarmi. Tu devi seguire il tuo cuore e la tua vita.»
Le poche parole che Alessandro gli sussurrò fecero capire alla ragazza che stava sbagliando tutto.
«Ma la mia famiglia…»
«Segui il tuo cuore e il tuo istinto… Vai.»
Detto questo, Annalisa sorrise ad Alessandro, baciandolo sulla guancia.
«Grazie di tutto» disse infine la ragazza correndo fuori dalla chiesa sotto gli occhi increduli di tutti i presenti.
Il padre e la madre della ragazza non credevano ai loro occhi.
La donna era felicissima della decisione della figlia.
Mentre il padre andò dallo sposo per farsi dare delle spiegazioni.
«Che significa tutto questo?»
«Lei non sarebbe mai stata felice con me… È giusto che sposi lo stalliere.»
«Ma cosa…»
«La faccenda si chiude qui. Che vi piaccia o no» disse infine il ragazzo prima di parlare a tutti i presenti che il suo matrimonio e quello di Annalisa non si sarebbe mai celebrato.

 
 
Annalisa corse verso la tenuta dei Ronghi in cui il suo amato Lorenzo lavorava.
Ella lo vide, intento a pulire la stalla.
Appena i suoi occhi incontrarono quelli del ragazzo, il suo cuore mancò un battito.
Senza dirsi neanche una parola, Annalisa corse verso il suo uomo baciandolo con passione.
«Ma allora… non ti sei sposata…»
«Come potrei sposare un uomo che non amo?»
«Anna... Ti amo.»
«Ti amo anch’io… Ma basta parlare. Baciami» mormorò la ragazza unendo le sue labbra a quelle del suo amato sotto gli occhi di tutti i contadini della tenuta.

 
 
Il romanzo si era concluso nel migliore dei modi.
Sandra era felice del suo operato e di quello delle sue amiche.
Ma mancava ancora qualcosa.
 
 
Ad Anita. Forza e coraggio di questo gruppo.
 
 
«Adesso ti manca da scrivere solo il titolo del romanzo.»
«Hai già letto tutto il libro?»
«Sì, e mi è piaciuto moltissimo.»
«Ne sono felice… Tu hai qualche idea?»
«Potresti chiamarlo così: Nel segno dell’amore. Ti piace?»
«Moltissimo… Grazie dell’aiuto.»
«Figurati.»
«Non vedo l’ora di dirlo alle mie amiche.»
«Non ce ne sarà bisogno» fece Michela alle loro spalle.
Appena Sandra girò lo sguardo, notò che insieme a loro c’era anche Anita.
«E tu cosa…»
«In attesa del processo, mi hanno lasciata libera.»
«Sono davvero contenta di vederti!» esclamò Sandra abbracciando la tua amica.
«Anch’io... Allora? Hai finito il romanzo?»
«Sì. Proprio ora… E ho voluto dedicarlo a te» fece la ragazza facendogli vedere la dedica.
«Grazie Sandra… E grazie ancora per il vostro sostegno. Significa molto per me» fece Anita piangendo dall’emozione prima di venire immersa dall’abbraccio delle sue amiche.

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