Filo Rosso, Legame Assurdo

di Theaeht
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ero, a quei tempi, una ragazzina di 21, che veniva da una situazione familiare difficile e a volte violenta. Ero stata costretta a lasciare l’università perchè non volevo assolutamente piegare la testa alle volontà dei miei genitori. 

I miei genitori, agli occhi di tutti sembravano persone normali, ma a noi figli sembravano più due Hitler. Erano apatici con noi  e molto egoisti; se loro erano apposto non c’era nulla che potesse eliminare le loro convinzioni. Questo era brutto da percepire soprattutto per chi, esattamente come me, è sensibile e credulone. Ogni volta ci speravo, ogni volta credevo che tutto si sarebbe aggiustato anche con loro, ma se mi cercavano era solo per dirmi che senza laurea non avrei fatto nulla e che ero una figlia davvero orrenda. 

I miei fratelli erano molto simili a loro, egoisti e pensavano solamente ai soldi. Una qualità molto brutta, ma purtroppo apparteneva alla mia famiglia da sempre; basti pensare che mio zio era in prigione perché era stato beccato a dare delle mazzette. 

Io ero diversa da loro e si evinceva sia dall’aspetto esteriore che dal carattere. Ero uno spirito libero dagli occhi verdi che sognavo di fare fare qualcosa che piacesse davvero. 

Non somigliavo ai miei parenti in nessun modo, tutti dicevano che ero uguali a mio nonno, e questo un po’ mi rincuorava. Avevo diverse passioni che andavano dall’ambito del mangiare a quello del ricamo. A 21 anni trovai lavoro in una pizzeria della mia piccola città, e appena possibile scappai da quella realtà paurosa di casa mia.

Il lavoro da pizzaiola, non era sicuramente quello più importante del mondo, ma mi piaceva, mi entusiasmava. Ero cresciuta in quel l’ambito; avevo imparato a spianare ed a impalare usando il forno a legna. Sembrava facile, ma posso assicurare che non lo era per niente. Tutto era importante dalla quantità della farina sul banco, alla potenza del fuoco, ogni particolare non poteva essere assolutamente trascurato, sennò il prodotto non sarebbe venuto perfetto. Sul posto di lavoro eravamo in due: io e il mio capo; Thomas. Thomas aveva 47 anni ed una situazione difficile da tenere a bada. Negli occhi aveva molto tristezza, profonda come i suoi occhi azzurri, ma non si abbatteva mai, era agguerrito, pronto a farsi valere nelle cose in cui credeva, è una di quelle ero io. Spesso mi chiedevo come un uomo, soprattutto se affascinate come lui si potesse annullare per 17, non capivo come era possibile. 

“Non si parla di amore” mi diceva “ma di bontà,  come posso lasciarle sole, come posso abbandonarle, da sole non faranno mai nulla, senza di me non possono stare. Sono la mia famiglia, anche se mi sento di non aver concluso nulla. Ho pensato spesso di scappare da lì, non potevo farlo, il senso di colpa mi avrebbe ucciso”. Ogni volta che mi parlava in questo modo, capivo che persona avevo accanto: amorevole, sincera e molto rispettosa. Era sicuramente una persona stupenda. Mi sentivo stranamente legata da lui, come se ci fosse qualcosa che ci univa, che ci attraeva uno all’altro, come se lo conoscessi da tutta la vita. Questo legame era nato dal mio primo giorno di lavoro, e mi aveva dato davvero moltissime libertà, che nessun altro avrebbe mai concesso. Mi stava dietro e mi insegnava ogni cosa con passione. Era davvero incredibile quell’uomo. La notte dormiva sul divano, perché non voleva abbandonare la famiglia, ma la compagna non lo voleva nel letto, e dalle 13 a mezzanotte passata stava in pizzeria a pensare come poter migliorare il lavoro, in un modo o nell’altro. Lo stimavo davvero molto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Lavoravo tutti i giorni tranne il lunedì, facevo un orario veramente distruttivo ma ero felice, come non ero mai stata in 21 anni. Avevo vissuto la mia adolescenza fra film, libri e disegni; avevo avuto pochissimi amici e amori infatti, ora ero sola, avevo un’amica su cui contare che si chiamava Rosa. Era sempre allegra e solo la sua presenza mi rendeva tranquilla. Ci sentivamo spesso, ma purtroppo non ci vedevamo spesso perché lei stava lontano da me. Rosa fortunatamente aveva le mie stesse passioni ed il nostro rapporto risultava quindi sincero al 100%. Stavano giornate intere a disegnare o ricamare o guardare film, senza annoiarsi o sentire il bisogno di uscire per forza per stare bene. Con lei mi sentivo completa. Quando però eravamo divise dalla distanza mi sentivo sola, quasi abbandonata, passavo le mie ore libere alla scrivania e pensando molto più spesso a Thomas. Lui non mi aveva dato segnali di interesse o d’attrazione, ma sentivo una forte e profonda connessione. Ero in casa mia, un appartamentino che mi ero trovata vicino alla pizzeria; era un semplice monolocale, ma molto grazioso e con un affitto davvero basso. Mi ero appena sdraiata sul letto quando mi arrivò un messaggio. “Thomas Hei che fai? Io sono in zona ti va di vedersi?” Il cuore mi si fermò un secondo, lessi e rilessi il messaggio, questa non me l’aspettavo proprio, che voleva? “Certo, dimmi te quando” “Fra 20 minuti sono da te” La risposta fu immediata come la risposta del mio cuore. Non sapevo che fare, ormai erano 7 mesi che lavoravamo insieme ed il rapporto si era intensificato. Mi preparai velocemente, non volevo essere eccessiva, ma neanche sudicia e banale come lui era abituato a vedermi. “Thomas Sono sotto casa, quando vuoi scendi” Non risposi neanche, mi misi un filo di rossetto e scesi velocemente. Quando mi vide mi sembrava abbastanza confuso. Tutti gli uomini mi aveva sempre definito sexy, viste le mie forme eleganti e sinuose, mentre le mie amiche affermavano che non sapevo valorizzarmi al massimo, visto i miei vestiti e capelli. Mi dicevano che con i capelli rossi e mossi come avevo, e la forma a clessidra del mio corpo potevo averlo tutti ai piedi se solo mi fossi “conciata” meglio. Bene quel giorno ci avevo provato. Thomas mi piaceva, ero attratta sempre di più da lui. Non capivo come mai: ma quegli occhi azzurri e quelle labbra mi chiamavano ogni giorno sempre di più. In più ero molto attratta dal suo modo di pensare, anche se era molto più grande di lui, eravamo d’accordo su molte cose. Io non ero come le mie coetanee un po’ zoccole. Io avevo scelto di aspettare la persona giusta, perché l’intimità, e il proprio corpo nudo, era troppo prezioso per poterlo mostrare a chiunque. Ma questo pensiero non veniva capito. Io ero vergine, anche se avevo avuto un paio di ragazzi, perché avevo saputo aspettare, ma loro no, non mi avevano aspettato; avevano preferito la strada semplice. Non mi bastava che mi piacesse l’aspetto fisico di una persona, aspettavo che la sua mente mi completasse al 100%, che mi coinvolgesse. Quando esternai questo pensiero a Thomas, rimase stupefatto e mi fece sentire una canzone ORO di MANGO. Questa canzone esternava completamente il mio pensiero sulla donna e sul sesso in generale, era davvero incredibile. Eravamo in macchina in uno stranissimo silenzio, che non faceva parte di noi. “Tutto okay Thomas?” Lo guardavo e mi sembrava davvero afflitto e nervoso, cos’era successo? “No Atena, oggi non è tutto okay, ma preferisco non pensare e vivere tranquillamente almeno le ultime ore di questa giornata infernale”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Stavamo semplicemente in macchina. Il nostro silenzio ci circondava in maniera opprimente ma non imbarazzante. Stavamo semplicemente in silenzio cercando di capirci, ascoltandoci. Era un bel silenzio, questo. Il silenzio dei chiarimenti, il silenzio dei “ho capito, quando vuoi sono qui”. Ci fermammo ad un bar, e un po’ stanca di questa situazione dolorosa durata anche troppo a lungo, decisi che si doveva divertire stasera. Presi velocemente le chiavi della macchina. Sapevo cosa gli piaceva, cosa avrebbe voluto fare, così attaccai l MP3 alla radio della nostra carrozza e presi l’autostrada. “Atena dove stiamo andando?” “ Thomas non ti preoccupare ora basta musi lunghi e depressione, ora ci andiamo a divertire” Anche se era un uomo di 47 anni, voleva vivere, voleva essere tranquillo nei suoi momenti fuori dal lavoro, e la sua famiglia non lo permetteva, almeno io dovevo cercavo di farlo star bene. “Ora stai zitto e goditi il viaggio!” Lo senti ridere e alzai la musica. Si mise a cantare le canzoni che l’MP3 aveva in memoria, le sapeva tutte. Era tranquillo finalmente, fumava la sua sigaretta come niente potesse colpirlo o affliggerlo. Era tranquillo nel suo essere, ed era davvero perfetto davanti ai miei occhi. La camicia blu scuro faceva risaltare i suoi occhi azzurri e le spalle larghe e potenti. Era bello, davvero l’uomo più bello del mondo. Uscimmo dall’autostrada e impostai come arrivo un locale che frequentavo quando ero un po’ più piccola. Era un locale tranquillo e mi piaceva per quello, lui si guardava in torno cercando di capire dov’eravamo diretti. Il suo sguardo era curioso e cerca una scintilla nuova, che non riuscivo ancora bene a capire. Mi faceva strano vederlo così, euforico, così pronto a vivere. Parcheggiai la macchina e scendemmo velocemente. Facemmo un giro nella nuova città, che era abbastanza lontana da farci scordare i dolori, ma vicina per ricordarci il presente. Ci guardavamo mentre parlavamo e scherzavamo. Lui aveva capito che stavamo andando in un locale e voleva sapere per forza quale fosse. Continuai a camminare cercando di evitarlo, anche se era davvero difficile. Finalmente arrivammo. Era sempre uguale, leggermente spento da fuori, ma dentro c’era un mondo intero. Mi ci ero sempre rivista. Quando entrammo dentro lui rimase senza parole “È stupendo” disse Le pareti di colore rosso erano intense e forti, mentre i tavoli neri mettevano una certa distanza fra i clienti, creando una situazione intima. I quadri facevano capire l’amore per l’arte e la musica di tutti i generi. Il banco del bar, invece, trasmetteva amore per il lavoro. Era sempre perfettamente pulito ed ordinato. Quel locale era davvero bellissimo. Trovammo un tavolino e ordinammo da bere e qualcosa da mangiare. Mi sembrava di essere in un sogno. Eravamo dentro il locale ormai da un bel po’, stavamo bevendo un drink e lui mi prese la mano, mi tirò a se e mi mise la mano infondo alla schiena. Voleva ballare. Cominciammo a muoverci lentamente, il cuore mi scoppiava nelle orecchie, mentre lui si muoveva con me ascoltando delle note leggere. Cominciò a ridere e i nostri movimenti si fecero sempre più rilassati. I nostri corpi entrarono in simbiosi. Ci scordammo dell’orario, del telefono, di tutto. Stavamo appoggiati uno all altro cercando di sostenerci e rallegrarci. Ballavamo per scordare tutto e cercare di ricominciare tutto da capo. “Alla fine il sole sorgerà anche per noi Thomas”. Gli sussurrai all’orecchio

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