Unsteady di J o k e r_ (/viewuser.php?uid=600380)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Oh, Sandman, I'm so alone ***
Capitolo 2: *** 2. The wrong side of heaven ***
Capitolo 1 *** 1. Oh, Sandman, I'm so alone ***
VeteranAU
Note dell'autrice alla fine del capitolo.
______________________________
1
Oh,
Sandman, I'm so alone
Levi non riceveva
visite.
Mai.
Nessuno veniva mai a
trovarlo, a eccezione di Erwin qualche volta, ma questo non significava
che l'uomo fosse il benvenuto, per cui si sorprese non poco nel vedere
un ragazzo poco più che ventenne fermo come un palo
davanti alla soglia di casa sua.
«Non compro
niente!» aveva gridato la prima volta che aveva sentito
bussare, ma, davanti alla crescente insistenza dei colpi battuti contro
la porta, Levi aveva sbuffato e aperto al "visitatore".
Doveva ammetterlo,
chiunque fosse, era un bel ragazzo.
Alto, snello, e due occhi verdi del colore più brillante e
intenso che avesse mai visto.
«Si può sapere chi sei?» chiese pacato,
scrutando l'intruso dal basso della sua sedia a rotelle.
«Ehm, suppongo lei sia il signor Smith-»
«No, non sono il signor Smith e di certo non conosco nessun
signor Smith, buona giornata.»
Stava per chiudere la porta quando la mano del giovane spinse contro il
legno per tenerla aperta, gli occhi aperti per lo stupore.
«Ma abbiamo parlato a telefono qualche giorno fa, non
è possibile!»
Levi stava lentamente cominciando a perdere la pazienza, per cui,
cercando di far comprendere nel modo più gentile possibile
le sue intenzioni allo scocciatore, spinse la porta con ancora
più forza, ottenendo così però
ulteriore resistenza anche dall'altro lato.
Non solo il giovane era carino, ma anche testardo.
«E di cosa avremmo discusso, esattamente?»
«Lei mi paga per farle compagnia e io... beh, insomma, le
faccio compagnia!»
Fu in quell'esatto momento che il ragazzo perse leggermente presa e
Levi riuscì a sbattergli la porta in faccia.
Una frazione di secondo dopo tornò a bussare.
«La prego, mi lasci almeno spiegare! Non mi sono nemmeno
presentato!» gridò dall'altra parte.
Qualche attimo dopo, se lo ritrovò appiccicato alla
finestra, chiusa, della sua cucina, con una mano poggiata al vetro.
A quella vista, il corvino perse completamente la pazienza.
«Togli immediatamente quella schifosa mano di lì!
Lo sai che fatica mi costa pulire i vetri!?» urlò
dall'interno della casa.
Improvvisamente spaventato, il giovane fece quanto richiesto, ma
continuava a guardarlo supplichevole.
«La scongiuro, mi faccia entrare! Voglio solo
parlare!»
«Torna a casa, ragazzo, qui non c'è nessun signor
Smith e io non ho decisamente bisogno di compagnia.»
Oh, povero, bugiardo Levi.
La verità era che si sentiva terribilmente solo in quella
casa, troppo grande per un soldato su una sedia a rotelle.
Per il valore dimostrato
in guerra, gli aveva detto Erwin quando gliel'aveva
regalata. In quel momento, avrebbe apprezzato molto di più
il suo ex generale se gli avesse detto invece per scusarmi di averti mandato
in una missione suicida in cui sei diventato zoppo.
Ma non si può avere tutto dalla vita, del resto.
Voleva fingere che non gli interessasse di qualsivoglia motivazione
quel ragazzo potesse avere per conoscere Erwin Smith ed essere piombato
così all'improvviso a casa sua, ma non riuscì a
frenare il nodo in gola che gli si formò nel vederlo
sospirare e infine, sconfitto e abbattuto, andare via.
Note dell'autrice:
Eccomi di nuovo, gentaglia! Era da parecchio che non navigavo
nuovamente nelle acque del fandom di Attack on Titan, ma ieri
notte mi ha colto una botta di ispirazione e sono corsa a mettere tutto
nero su bianco xD
Non voglio fare spoiler su quello che seguirà, ma per fare
un po' di chiarezza mi limito a precisare un paio di cose.
In questa AU, Levi ha servito da militare e in un incidente in missione
ha perso l'uso delle gambe, per cui ora è fermo su una sedia
a rotelle.
Eren, nel frattempo, cerca un lavoretto per pagare le tasse
universitarie. Ulteriori dettagli su come questi due siano finiti per
incontrarsi verranno dati in seguito.
Premessa: la lunghezza dei capitoli non è fissa e
varierà. Ce ne saranno alcuni più corti, altri
più lunghi, ma è tutto funzionale alla narrazione.
Quindi... niente.
Non posso far altro che ringraziare chi ha voluto dedicare qualche
minuto alla lettura di questo primo capitolo, chi vorrà
recensirlo e chi
attenderà con ansia il secondo ♥
A proposito di secondo capitolo, comincerò a scriverlo per
quel che mi è possibile durante le vacanze (a breve,
ahimé, partirò).
Potrebbero volerci un paio di settimane, temo. O forse no?
Chissà.
Un altro ringraziamento enorme e specialissimo va alla mia carissima
Jill, che oltre a sorbirsi i miei scleri di tanto in tanto è
stata così gentile da betare
questo primo capitolo
♥ (e, soprattutto, andate sul suo profilo - cliccate QUI
- e
leggete le sue bellissime storie, perché è una
scrittrice bravissima
e le sue storie meritano altrettanto ♥)
Detto questo, vi saluto.
With love,
Your Joker.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** 2. The wrong side of heaven ***
VeteranAU2
Note dell'autrice alla fine del capitolo
______________________________________________
2
The wrong side of heaven
Erwin portò una mano alla bocca per nascondere un colpo di
tosse.
Detestava il fumo. Vedere e respirare il fumo gli ricordava i cinque
lunghi anni trascorsi da giovane in Iran, l'odore della polvere da
sparo, la puzza di carne bruciata, la polvere alzata dalle esplosioni
delle granate.
Ma questi erano dettagli che in quel momento il generale Pixis, seduto
davanti a lui nel suo ufficio, non aveva bisogno di sapere.
«Non ti do fastidio, vero, Smith? Se è un problema
smetto.» disse il superiore, tirando un'altra boccata dalla
sua
pipa.
«Affatto, signore. Faccia pure.» mentì.
«Oh,
per piacere.» rispose l'altro con una smorfia, «Sai
che non
mi piacciono queste formalità quando siamo soli, Erwin.
Chiamami
per nome, te ne prego.»
Erwin annuì e Pixis
sorrise compiaciuto.
«Posso chiederti, dunque, il motivo della visita, Dot?»
Un'altra nuvola di fumo si formò in aria, e Erwin trattenne
nuovamente il desiderio di chiudersi in bagno e vomitare.
«Hai presente, vero, i fascicoli che hai ricevuto ieri? Non
so se
ti è stato detto, ma non potrai parlare dei dettagli di
quella
missione con nessuno, Smith, nemmeno con i tuoi sottoposti.»
Il biondo spostò lo sguardo dal generale alle carte che il
giorno prima erano state posate sulla scrivania, poi guardò
di
nuovo Dot.
«Non ho ancora avuto il piacere di leggerli. Di che si
tratta?»
Pixis tirò un'altra boccata.
«Segreto di Stato. Non posso nemmeno parlartene, anche se
siamo gli unici due nella stanza. Mi dispiace.»
«Se sono tanto importanti da essere vincolati dal segreto di
Stato, perché sono stati portati proprio a me?»
Il generale rise, poi controllò l'orologio che portava al
polso
e decise che aveva trascorso anche troppo tempo nell'ufficio del suo
sottoposto.
«Tu leggili, Smith. Io ti saluto, ho una riunione a cui
partecipare a breve.»
Si alzò dalla sedia, fece un cenno con la testa e
lasciò la stanza.
Non appena la porta si fu richiusa dietro di lui, Erwin aprì
l'unica finestra della stanza, dietro la sua scrivania. Sporse appena
la testa di fuori, quel tanto che bastava per respirare un po' d'aria
pulita.
Un attimo dopo, fu richiamato dal suono del telefono che squillava:
sullo sfondo nero del suo cellulare brillava in contrasto il nome
"Levi".
Sospirò, poi rispose.
«Levi! Carissim-»
«Si
può sapere perché cazzo si è
presentato un ragazzo a casa mia dicendo di conoscerti?»
sbraitò dall'altro capo del telefono il suo ex colonnello.
Erwin si passò una mano sul viso.
«Ah! Vedo che hai conosciuto Eren! A tal proposito-»
«È
uno scherzo, per
caso? Mi ha detto di essere stato pagato per tenermi compagnia. Cristo,
ti sembra che abbia bisogno di una badante, Smith? Ho trentasei anni,
non settanta!»
Il biondo si accomodò nuovamente sulla sua
sedia e cominciò a giocherellare con una penna.
«Levi, ne abbiamo già parlato, nelle tue
condizioni
qualcuno che trascorra del tempo con te non può farti che
bene,
hai sentito il medico.»
«Il tuo medico
non è riuscito a farmi camminare di nuovo, quindi cosa cazzo
vuole saperne della mia condizione, eh?!»
Erwin non mancò di notare come il tono di voce dell'altro si
stesse facendo sempre più urgente, più arrabbiato.
«Hai spesso questi sbalzi di umore, Levi?» chiese
pacato.
Passò un minuto buono in assoluto silenzio, ma Levi non
rispose.
«Stai dormendo abbastanza?»
«Gli incubi mi
tengono sveglio la notte.»
Il generale sospirò.
«Ascolta, Levi, è vero. Ho pagato io Eren per
venire da
te. Ti assicuro che non era lì per farti da badante, ma,
come ti
ha detto, solo per tenerti compagnia. Chiacchierare, guardare un film
assieme, aiutarti a pulire, farti il tè, dannazione, quello
che
vuoi.»
Dall'altro lato della linea non arrivava risposta, per cui Erwin
continuò.
«Verrà
solo il pomeriggio, dalle tre alle otto. Sono solo cinque ore, Levi. Lo
pagherò io per te, so che i contributi che lo Stato ti manda
per la tua
pensione non sono moltissimi. Devi solo trascorrere un po' di tempo al
giorno con lui. È tutto quello che ti chiedo.»
Finalmente, udì un sospiro.
«Ci sentiamo,
Erwin.»
Prima che potesse replicare, Levi aveva già interrotto la
telefonata. Erwin sorrise.
_________________________________________________________________________________________________________________________
Eren
ebbe appena
una frazione di secondo per assaporare il suo cappuccino, prima di
scottarsi la lingua e dover allontanare il bicchiere dalla sua bocca
per posarlo in fretta sul tavolo della caffetteria.
«Dannazione, scotta...»
Armin davanti a lui rise mentre portava le mani ai capelli color grano,
ormai piuttosto lunghi, per legarli in una pratica coda.
«Non dire che non te l'avevo detto!»
Sorrise.
«In effetti mi avevi avvertito di non berlo
subito...»
«Allora, com'è andato l'esame avanzato di
letteratura latina?»
«Piuttosto bene, il professore è rimasto sorpreso.
Saprò il voto solo la settimana prossima. E il tuo?
Perdonami,
ho dimenticato di cosa si trattasse...»
«Disegno aerospaziale assistito da calcolatore.»
concluse
Armin ridacchiando, «Sai che non so rispondere quando mi fai
queste domande, ma credo sia andato bene.»
«Oh, per piacere, non hai nulla di cui preoccuparti.
Scommetto che avrai di nuovo preso il massimo dei voti.»
Il biondo arrossì appena e prese un sorso del suo
tè.
«E quel lavoro di cui mi parlavi?» chiese a Eren
dopo, ma
dalla smorfia che vide formarsi sul volto dell'amico capì di
aver toccato un tasto dolente.
«Mi ha sbattuto la porta in faccia. Ero abbastanza sicuro di
aver
parlato con lui al telefono, ma poi ha smentito tutto e- oh, aspetta,
mi stanno chiamando.»
Eren afferrò il telefono dalla sua borsa e lesse il nome sul
display: Erwin Smith.
Fece un cenno con la mano all'amico mentre accettava la chiamata e
usciva dalla caffetteria per un po' di privacy.
«Pronto?»
«Buongiorno,
Eren, sono il signor Smith. Spero di non disturbarti.»
«No, affatto, in realtà volevo parlarle anche io.
Ecco, ho fatto come mi ha chiesto ma-»
«Sì,
Eren, so già
tutto purtroppo. È stato proprio il mio amico a chiamarmi.
Temo
sia colpa mia, l'ho tenuto all'oscuro di tutto ed è rimasto
spaesato vedendoti. Ma è sinceramente dispiaciuto e adesso
è sinceramente interessato. Puoi tornare già
domani.»
Nel sentire quelle parole, rimase spiazzato.
«Lei... lei è sicuro, signor Smith? Il suo amico
non mi sembrava particolarmente amichevole prima.»
«Ti assicuro
che ho chiarito
tutto con lui. E se dovesse darti ancora disturbo, hai il mio numero di
telefono, non farti problemi a contattarmi. Domani
trasferirò il
primo stipendio sulla tua carta di credito, a proposito.»
«D'accordo, signor Smith. La
ringrazio.»
«Buona
giornata, ragazzo.»
«Altrettanto.»
La telefonata si interruppe, e Eren tornò con un sorriso nel
locale.
_________________________________________________________________________________________________________________________
Il giorno seguente, alle tre in punto, Levi sentì bussare
alla porta.
Con uno sbuffo e pochi, veloci movimenti delle braccia, si diresse
verso l'entrata: sulla soglia di casa, lo attendeva nuovamente quel
ragazzo.
«Buon pomeriggio, signor Ackerman. Ieri non ho avuto
esattamente occasione di presentarmi, mi chiamo Eren Jaeger
e-»
«Sì, lo so, ti ha assunto Erwin per farmi da
badante. Accomodati.»
Il corvino spostò la sedia per farlo entrare, quindi Eren si
avvicinò a una delle sedie poste di fronte all'isola della
cucina adiacente all'entrata.
Levi gli lanciò un'occhiata e notò che stava
nervosamente giocherellando con la sua borsa a tracolla.
«Lascia pure la tua roba su uno dei divani
lì.»
La casa non era poi così piccola come sembrava dall'esterno,
notò Eren: dalla porta, attraverso uno stretto corridoio, si
accedeva alla cucina - una normale cucina a isola con scaffali e
armadietti in legno scuro - e al salotto, che coesistevano in un'unica,
ampia stanza.
Dopo la cucina, due divanetti grigi erano accostati vicini, e al centro
figurava un tavolino da caffé in vetro, davanti al quale
c'era un televisore piuttosto ampio. Sulla destra, c'era un altro
corridoio, che presumibilmente conduceva al bagno e alla stanza da
letto.
Infine, adiacente a una delle pareti color crema, sostava un vecchio
pianoforte verticale, affiancato da una libreria.
Eren fece come chiesto, si avvicinò a uno dei divani e
poggiò lì la sua borsa.
«Gradisci una tazza di tè?»
Levi nel frattempo si era accomodato sull'altro sofà, la
sedia a rotelle accanto a lui, e stava immergendo delle foglie scure in
una teiera poggiata sul tavolino.
«No, grazie, ho bevuto un caffellatte prima di venire
qui.» rispose pacato.
«Come ti pare.»
Tra i due calò un silenzio imbarazzante mentre Levi
sorseggiava tranquillo il suo tè - e, era una sua
impressione, o manteneva la tazza in modo strano? - mentre lui restava
in piedi a metà tra il salotto e la cucina.
«Beh, che fai in piedi? Accomodati.»
Il ragazzo annuì e fece quanto richiesto, guardandosi
nervosamente le mani.
«Spero non le dispiaccia-»
«Chiamami Levi. Non sono un tipo formale.»
Lo guardò un attimo continuare a bere prima di riprendere a
parlare.
«Dicevo, spero non le-» scosse un attimo la testa
per correggersi, «spero non ti di spiaccia, ho
portato con me alcuni libri dell'università. Devo solo
finire di sottolineare alcune cose, ci metterò poco,
promesso.»
Il più grande posò la sua tazza sul vetro del
tavolino, gli lanciò un'occhiata e alzò le
spalle, disinteressato.
Eren lo prese per un "sì" e tirò fuori dalla
borsa il suo libro di letteratura inglese. Mentre estraeva un
evidenziatore da una tasca dello zaino, notò con la coda
dell'occhio Levi che avvicinava a sé la sedia a rotelle.
«Ti serve una mano?»
«No.»
Il tono poco cordiale con cui Levi aveva mormorato quella sillaba gli
provocò un brivido lungo la schiena. Le sue orecchie avevano
sentito certamente un "no", ma Eren lo prese più come un
"fatti gli affari tuoi".
In ogni caso, distolse l'attenzione da lui e la rivolse nuovamente al
suo libro, mentre il corvino, ora sulla sedia a rotelle, si avvicinava
alla libreria per prendere un piccolo libro dalla copertina bianca.
Venti minuti dopo, Eren stava nuovamente riponendo tutto nella sua
borsa.
«E così vai all'università,
mhm?» chiese Levi.
Il moro lo guardò.
«Sì, studio lettere classiche.»
«Capisco.»
«E tu?» azzardò, «ti sei
laureato?»
«No.» rispose secco il mggiore, «Non sono
mai stato un fenomeno nello studio.» aggiunse, e, nonostante
il viso impassibile, sembrava divertito mentre parlava.
«Oh... sai, nemmeno io sono un fenomeno.»
Eren rise.
In quel momento, Levi decise che quel ragazzo non era poi
così male. Era carino quando sorrideva.
I suoi zigomi si sollevavano in modo adorabile e i suoi occhi
sembravano improvvisamente più vivi, brillanti.
«Sono uno studente piuttosto mediocre, per la
verità, ma mi piace quello che studio.»
«Mhm.»
Trascorse qualche altro minuto di silenzio prima che Eren parlasse di
nuovo.
«È ancora valida l'offerta del tè? Ha
davvero un buon profumo...»
Sì, decise Levi.
Eren non era affatto male.
Note
dell'autrice:
Nelle note dello scorso capitolo ho scritto che per questa seconda
parte sarebbe dovuta trascorrere almeno una settimana,
e invece non ho resistito alla tentazione e ho aperto di nuovo il pc
lol. Per la terza parte, però, visto che domani parto,
temo che una settimana passerà sicuramente. Mi dispiace ;_;
Come al solito, ringrazio tutti quelli che hanno letto il capitolo, chi
vorrà lasciare una recensione e chi ha inserito la storia
tra le seguite ♥ Il vostro supporto significa tanto per me
♥
Ringrazio nuovamente la mia cara Jill (cliccate QUI
per andare sul suo profilo e leggere le sue bellissime storie!) che
gentilmente
ha betato anche questo secondo capitolo, e spero abbiate apprezzato
questo nuovo capitolo ♥
With love,
Your Joker.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3785989
|