Unsteady

di J o k e r_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Oh, Sandman, I'm so alone ***
Capitolo 2: *** 2. The wrong side of heaven ***



Capitolo 1
*** 1. Oh, Sandman, I'm so alone ***


VeteranAU


Note dell'autrice alla fine del capitolo.
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1
 Oh, Sandman, I'm so alone


Levi non riceveva visite.
Mai.
Nessuno veniva mai a trovarlo, a eccezione di Erwin qualche volta, ma questo non significava che l'uomo fosse il benvenuto, per cui si sorprese non poco nel vedere un ragazzo poco più che ventenne fermo come un palo davanti alla soglia di casa sua.
«Non compro niente!» aveva gridato la prima volta che aveva sentito bussare, ma, davanti alla crescente insistenza dei colpi battuti contro la porta, Levi aveva sbuffato e aperto al "visitatore".
Doveva ammetterlo, chiunque fosse, era un bel ragazzo.
Alto, snello, e due occhi verdi del colore più brillante e intenso che avesse mai visto.
«Si può sapere chi sei?» chiese pacato, scrutando l'intruso dal basso della sua sedia a rotelle.
«Ehm, suppongo lei sia il signor Smith-»
«No, non sono il signor Smith e di certo non conosco nessun signor Smith, buona giornata.»
Stava per chiudere la porta quando la mano del giovane spinse contro il legno per tenerla aperta, gli occhi aperti per lo stupore.
«Ma abbiamo parlato a telefono qualche giorno fa, non è possibile!»
Levi stava lentamente cominciando a perdere la pazienza, per cui, cercando di far comprendere nel modo più gentile possibile le sue intenzioni allo scocciatore, spinse la porta con ancora più forza, ottenendo così però ulteriore resistenza anche dall'altro lato.
Non solo il giovane era carino, ma anche testardo.
«E di cosa avremmo discusso, esattamente?»
«Lei mi paga per farle compagnia e io... beh, insomma, le faccio compagnia!»
Fu in quell'esatto momento che il ragazzo perse leggermente presa e Levi riuscì a sbattergli la porta in faccia.
Una frazione di secondo dopo tornò a bussare.
«La prego, mi lasci almeno spiegare! Non mi sono nemmeno presentato!» gridò dall'altra parte.
Qualche attimo dopo, se lo ritrovò appiccicato alla finestra, chiusa, della sua cucina, con una mano poggiata al vetro.
A quella vista, il corvino perse completamente la pazienza.
«Togli immediatamente quella schifosa mano di lì! Lo sai che fatica mi costa pulire i vetri!?» urlò dall'interno della casa.
Improvvisamente spaventato, il giovane fece quanto richiesto, ma continuava a guardarlo supplichevole.
«La scongiuro, mi faccia entrare! Voglio solo parlare!»
«Torna a casa, ragazzo, qui non c'è nessun signor Smith e io non ho decisamente bisogno di compagnia.»
Oh, povero, bugiardo Levi.
La verità era che si sentiva terribilmente solo in quella casa, troppo grande per un soldato su una sedia a rotelle.
Per il valore dimostrato in guerra, gli aveva detto Erwin quando gliel'aveva regalata. In quel momento, avrebbe apprezzato molto di più il suo ex generale se gli avesse detto invece per scusarmi di averti mandato in una missione suicida in cui sei diventato zoppo.
Ma non si può avere tutto dalla vita, del resto.
Voleva fingere che non gli interessasse di qualsivoglia motivazione quel ragazzo potesse avere per conoscere Erwin Smith ed essere piombato così all'improvviso a casa sua, ma non riuscì a frenare il nodo in gola che gli si formò nel vederlo sospirare e infine, sconfitto e abbattuto, andare via.




Note dell'autrice:

Eccomi di nuovo, gentaglia! Era da parecchio che non navigavo nuovamente nelle acque del fandom di Attack on Titan, ma ieri
notte mi ha colto una botta di ispirazione e sono corsa a mettere tutto nero su bianco xD
Non voglio fare spoiler su quello che seguirà, ma per fare un po' di chiarezza mi limito a precisare un paio di cose.
In questa AU, Levi ha servito da militare e in un incidente in missione ha perso l'uso delle gambe, per cui ora è fermo su una sedia a rotelle.
Eren, nel frattempo, cerca un lavoretto per pagare le tasse universitarie. Ulteriori dettagli su come questi due siano finiti per incontrarsi verranno dati in seguito.
Premessa: la lunghezza dei capitoli non è fissa e varierà. Ce ne saranno alcuni più corti, altri più lunghi, ma è tutto funzionale alla narrazione.
Quindi... niente.
Non posso far altro che ringraziare chi ha voluto dedicare qualche minuto alla lettura di questo primo capitolo, chi vorrà recensirlo e chi
attenderà con ansia il secondo ♥
A proposito di secondo capitolo, comincerò a scriverlo per quel che mi è possibile durante le vacanze (a breve, ahimé, partirò).
Potrebbero volerci un paio di settimane, temo. O forse no? Chissà.
Un altro ringraziamento enorme e specialissimo va alla mia carissima Jill, che oltre a sorbirsi i miei scleri di tanto in tanto è stata così gentile da betare
questo primo capitolo ♥ (e, soprattutto, andate sul suo profilo  - cliccate QUI - e leggete le sue bellissime storie, perché è una scrittrice bravissima
e le sue storie meritano altrettanto ♥)
Detto questo, vi saluto.
With love,
Your Joker.



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Capitolo 2
*** 2. The wrong side of heaven ***


VeteranAU2
Note dell'autrice alla fine del capitolo
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2
The wrong side of heaven




Erwin portò una mano alla bocca per nascondere un colpo di tosse.
Detestava il fumo. Vedere e respirare il fumo gli ricordava i cinque lunghi anni trascorsi da giovane in Iran, l'odore della polvere da sparo, la puzza di carne bruciata, la polvere alzata dalle esplosioni delle granate.
Ma questi erano dettagli che in quel momento il generale Pixis, seduto davanti a lui nel suo ufficio, non aveva bisogno di sapere.
«Non ti do fastidio, vero, Smith? Se è un problema smetto.» disse il superiore, tirando un'altra boccata dalla sua pipa.
«Affatto, signore. Faccia pure.» mentì.
«Oh, per piacere.» rispose l'altro con una smorfia, «Sai che non mi piacciono queste formalità quando siamo soli, Erwin. Chiamami per nome, te ne prego.»
Erwin annuì e Pixis sorrise compiaciuto.
«Posso chiederti, dunque, il motivo della visita, Dot
Un'altra nuvola di fumo si formò in aria, e Erwin trattenne nuovamente il desiderio di chiudersi in bagno e vomitare.
«Hai presente, vero, i fascicoli che hai ricevuto ieri? Non so se ti è stato detto, ma non potrai parlare dei dettagli di quella missione con nessuno, Smith, nemmeno con i tuoi sottoposti.»
Il biondo spostò lo sguardo dal generale alle carte che il giorno prima erano state posate sulla scrivania, poi guardò di nuovo Dot.
«Non ho ancora avuto il piacere di leggerli. Di che si tratta?»
Pixis tirò un'altra boccata.
«Segreto di Stato. Non posso nemmeno parlartene, anche se siamo gli unici due nella stanza. Mi dispiace.»
«Se sono tanto importanti da essere vincolati dal segreto di Stato, perché sono stati portati proprio a me?»
Il generale rise, poi controllò l'orologio che portava al polso e decise che aveva trascorso anche troppo tempo nell'ufficio del suo sottoposto.
«Tu leggili, Smith. Io ti saluto, ho una riunione a cui partecipare a breve.»
Si alzò dalla sedia, fece un cenno con la testa e lasciò la stanza.
Non appena la porta si fu richiusa dietro di lui, Erwin aprì l'unica finestra della stanza, dietro la sua scrivania. Sporse appena la testa di fuori, quel tanto che bastava per respirare un po' d'aria pulita.
Un attimo dopo, fu richiamato dal suono del telefono che squillava: sullo sfondo nero del suo cellulare brillava in contrasto il nome "Levi".
Sospirò, poi rispose.
«Levi! Carissim-»
«Si può sapere perché cazzo si è presentato un ragazzo a casa mia dicendo di conoscerti?» sbraitò dall'altro capo del telefono il suo ex colonnello.
Erwin si passò una mano sul viso.
«Ah! Vedo che hai conosciuto Eren! A tal proposito-»
«È uno scherzo, per caso? Mi ha detto di essere stato pagato per tenermi compagnia. Cristo, ti sembra che abbia bisogno di una badante, Smith? Ho trentasei anni, non settanta!»
Il biondo si accomodò nuovamente sulla sua sedia e cominciò a giocherellare con una penna.
«Levi, ne abbiamo già parlato, nelle tue condizioni qualcuno che trascorra del tempo con te non può farti che bene, hai sentito il medico.»
«Il tuo medico non è riuscito a farmi camminare di nuovo, quindi cosa cazzo vuole saperne della mia condizione, eh?!»
Erwin non mancò di notare come il tono di voce dell'altro si stesse facendo sempre più urgente, più arrabbiato.
«Hai spesso questi sbalzi di umore, Levi?» chiese pacato.
Passò un minuto buono in assoluto silenzio, ma Levi non rispose.
«Stai dormendo abbastanza?»
«Gli incubi mi tengono sveglio la notte.»
Il generale sospirò.
«Ascolta, Levi, è vero. Ho pagato io Eren per venire da te. Ti assicuro che non era lì per farti da badante, ma, come ti ha detto, solo per tenerti compagnia. Chiacchierare, guardare un film assieme, aiutarti a pulire, farti il tè, dannazione, quello che vuoi.»
Dall'altro lato della linea non arrivava risposta, per cui Erwin continuò.
«
Verrà solo il pomeriggio, dalle tre alle otto. Sono solo cinque ore, Levi. Lo pagherò io per te, so che i contributi che lo Stato ti manda per la tua pensione non sono moltissimi. Devi solo trascorrere un po' di tempo al giorno con lui. È tutto quello che ti chiedo.»
Finalmente, udì un sospiro.
«Ci sentiamo, Erwin.»
Prima che potesse replicare, Levi aveva già interrotto la telefonata. Erwin sorrise.

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Eren ebbe appena una frazione di secondo per assaporare il suo cappuccino, prima di scottarsi la lingua e dover allontanare il bicchiere dalla sua bocca per posarlo in fretta sul tavolo della caffetteria.
«Dannazione, scotta...»
Armin davanti a lui rise mentre portava le mani ai capelli color grano, ormai piuttosto lunghi, per legarli in una pratica coda.
«Non dire che non te l'avevo detto!»
Sorrise.
«In effetti mi avevi avvertito di non berlo subito...»
«Allora, com'è andato l'esame avanzato di letteratura latina?»
«Piuttosto bene, il professore è rimasto sorpreso. Saprò il voto solo la settimana prossima. E il tuo? Perdonami, ho dimenticato di cosa si trattasse...»
«Disegno aerospaziale assistito da calcolatore.» concluse Armin ridacchiando, «Sai che non so rispondere quando mi fai queste domande, ma credo sia andato bene.»
«Oh, per piacere, non hai nulla di cui preoccuparti. Scommetto che avrai di nuovo preso il massimo dei voti.»
Il biondo arrossì appena e prese un sorso del suo tè.
«E quel lavoro di cui mi parlavi?» chiese a Eren dopo, ma dalla smorfia che vide formarsi sul volto dell'amico capì di aver toccato un tasto dolente.
«Mi ha sbattuto la porta in faccia. Ero abbastanza sicuro di aver parlato con lui al telefono, ma poi ha smentito tutto e- oh, aspetta, mi stanno chiamando.»
Eren afferrò il telefono dalla sua borsa e lesse il nome sul display: Erwin Smith.
Fece un cenno con la mano all'amico mentre accettava la chiamata e usciva dalla caffetteria per un po' di privacy.
«Pronto?»
«Buongiorno, Eren, sono il signor Smith. Spero di non disturbarti.»
«No, affatto, in realtà volevo parlarle anche io. Ecco, ho fatto come mi ha chiesto ma-»
«Sì, Eren, so già tutto purtroppo. È stato proprio il mio amico a chiamarmi. Temo sia colpa mia, l'ho tenuto all'oscuro di tutto ed è rimasto spaesato vedendoti. Ma è sinceramente dispiaciuto e adesso è sinceramente interessato. Puoi tornare già domani.»
Nel sentire quelle parole, rimase spiazzato.
«Lei... lei è sicuro, signor Smith? Il suo amico non mi sembrava particolarmente amichevole prima.»
«Ti assicuro che ho chiarito tutto con lui. E se dovesse darti ancora disturbo, hai il mio numero di telefono, non farti problemi a contattarmi. Domani trasferirò il primo stipendio sulla tua carta di credito, a proposito.»
«D'accordo, signor Smith. La ringrazio.»
«Buona giornata, ragazzo.»
«Altrettanto.»
La telefonata si interruppe, e Eren tornò con un sorriso nel locale.

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Il giorno seguente, alle tre in punto, Levi sentì bussare alla porta.
Con uno sbuffo e pochi, veloci movimenti delle braccia, si diresse verso l'entrata: sulla soglia di casa, lo attendeva nuovamente quel ragazzo.
«Buon pomeriggio, signor Ackerman. Ieri non ho avuto esattamente occasione di presentarmi, mi chiamo Eren Jaeger e-»
«Sì, lo so, ti ha assunto Erwin per farmi da badante. Accomodati.»
Il corvino spostò la sedia per farlo entrare, quindi Eren si avvicinò a una delle sedie poste di fronte all'isola della cucina adiacente all'entrata.
Levi gli lanciò un'occhiata e notò che stava nervosamente giocherellando con la sua borsa a tracolla.
«Lascia pure la tua roba su uno dei divani lì.»
La casa non era poi così piccola come sembrava dall'esterno, notò Eren: dalla porta, attraverso uno stretto corridoio, si accedeva alla cucina - una normale cucina a isola con scaffali e armadietti in legno scuro - e al salotto, che coesistevano in un'unica, ampia stanza.
Dopo la cucina, due divanetti grigi erano accostati vicini, e al centro figurava un tavolino da caffé in vetro, davanti al quale c'era un televisore piuttosto ampio. Sulla destra, c'era un altro corridoio, che presumibilmente conduceva al bagno e alla stanza da letto.
Infine, adiacente a una delle pareti color crema, sostava un vecchio pianoforte verticale, affiancato da una libreria.
Eren fece come chiesto, si avvicinò a uno dei divani e poggiò lì la sua borsa.
«Gradisci una tazza di tè?»
Levi nel frattempo si era accomodato sull'altro sofà, la sedia a rotelle accanto a lui, e stava immergendo delle foglie scure in una teiera poggiata sul tavolino.
«No, grazie, ho bevuto un caffellatte prima di venire qui.» rispose pacato.
«Come ti pare.»
Tra i due calò un silenzio imbarazzante mentre Levi sorseggiava tranquillo il suo tè - e, era una sua impressione, o manteneva la tazza in modo strano? - mentre lui restava in piedi a metà tra il salotto e la cucina.
«Beh, che fai in piedi? Accomodati.»
Il ragazzo annuì e fece quanto richiesto, guardandosi nervosamente le mani.
«Spero non le dispiaccia-»
«Chiamami Levi. Non sono un tipo formale.»
Lo guardò un attimo continuare a bere prima di riprendere a parlare.
«Dicevo, spero non le-» scosse un attimo la testa per correggersi, «spero non ti di spiaccia, ho portato con me alcuni libri dell'università. Devo solo finire di sottolineare alcune cose, ci metterò poco, promesso.»
Il più grande posò la sua tazza sul vetro del tavolino, gli lanciò un'occhiata e alzò le spalle, disinteressato.
Eren lo prese per un "sì" e tirò fuori dalla borsa il suo libro di letteratura inglese. Mentre estraeva un evidenziatore da una tasca dello zaino, notò con la coda dell'occhio Levi che avvicinava a sé la sedia a rotelle.
«Ti serve una mano?»
«No.»
Il tono poco cordiale con cui Levi aveva mormorato quella sillaba gli provocò un brivido lungo la schiena. Le sue orecchie avevano sentito certamente un "no", ma Eren lo prese più come un "fatti gli affari tuoi".
In ogni caso, distolse l'attenzione da lui e la rivolse nuovamente al suo libro, mentre il corvino, ora sulla sedia a rotelle, si avvicinava alla libreria per prendere un piccolo libro dalla copertina bianca.
Venti minuti dopo, Eren stava nuovamente riponendo tutto nella sua borsa.
«E così vai all'università, mhm?» chiese Levi.
Il moro lo guardò.
«Sì, studio lettere classiche.»
«Capisco.»
«E tu?» azzardò, «ti sei laureato?»
«No.» rispose secco il mggiore, «Non sono mai stato un fenomeno nello studio.» aggiunse, e, nonostante il viso impassibile, sembrava divertito mentre parlava.
«Oh... sai, nemmeno io sono un fenomeno.»
Eren rise.
In quel momento, Levi decise che quel ragazzo non era poi così male. Era carino quando sorrideva.
I suoi zigomi si sollevavano in modo adorabile e i suoi occhi sembravano improvvisamente più vivi, brillanti.
«Sono uno studente piuttosto mediocre, per la verità, ma mi piace quello che studio.»
«Mhm.»
Trascorse qualche altro minuto di silenzio prima che Eren parlasse di nuovo.
«È ancora valida l'offerta del tè? Ha davvero un buon profumo...»
Sì, decise Levi.
Eren non era affatto male.






Note dell'autrice:
Nelle note dello scorso capitolo ho scritto che per questa seconda parte sarebbe dovuta trascorrere almeno una settimana,
e invece non ho resistito alla tentazione e ho aperto di nuovo il pc lol. Per la terza parte, però, visto che domani parto,
temo che una settimana passerà sicuramente. Mi dispiace ;_;
Come al solito, ringrazio tutti quelli che hanno letto il capitolo, chi vorrà lasciare una recensione e chi ha inserito la storia
tra le seguite ♥ Il vostro supporto significa tanto per me ♥
Ringrazio nuovamente la mia cara Jill  (cliccate QUI per andare sul suo profilo e leggere le sue bellissime storie!) che gentilmente
ha betato anche questo secondo capitolo, e spero abbiate apprezzato questo nuovo capitolo ♥
With love,
Your Joker.

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