Baciare Sherlock Holmes

di httpjohnlock
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 (1st pt) ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 (2nd pt) ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 (1st pt) ***
Capitolo 5: *** Chapter 3 (2nd pt) ***
Capitolo 6: *** Chapter 4 (1st pt) ***
Capitolo 7: *** Chapter 4 (2nd pt) ***
Capitolo 8: *** Chapter 5 (1st pt) ***
Capitolo 9: *** Chapter 5 (2nd pt) ***
Capitolo 10: *** Chapter 6 (1st pt) ***
Capitolo 11: *** Chapter 6 (2nd pt) ***
Capitolo 12: *** Chapter 6 (3rd pt) ***
Capitolo 13: *** Chapter 7 (1st pt) ***
Capitolo 14: *** Chapter 7 (2nd pt) ***
Capitolo 15: *** Chapter 7 (3rd pt) ***
Capitolo 16: *** Chapter 7 (4th pt) ***
Capitolo 17: *** Chapter 8 (1st pt) ***
Capitolo 18: *** Chapter 8 (2nd pt) ***
Capitolo 19: *** Chapter 8 (3rd pt) ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 (1st pt) ***


Baciare Sherlock Holmes




 
TO READ
Questa storia non mi appartiene,
è semplicemente una mia traduzione.
Il racconto in questione è "Kissing Sherlock Holmes" 
di T.D Mckinney e Terry Wylis.
 Qui c'è la loro autorizzazione.




 

"Mio caro Watson, come si bacia una donna?" Il mio amico, il signor Sherlock Holmes, pareva tremendamente serio.
"Mi state prendendo in giro, immagino. Non sapete come dare un bacio ad una donna?" I miei occhi erano fissi nei suoi. Mai mi sarei aspettato una simile rivelazione.
“Difficilmente è materia di studio.” Alzò un sopracciglio, come se avessi dovuto saperlo. Al contrario suo, io non applicavo i suoi metodi di deduzione e ragionamento. Non era la prima volta. Senza dubbio neanche l'ultima.
La primavera del 1896, per il mio amico, fu prospera di casi. La sua fama era cresciuta così tanto che tutto il quartiere chiedeva il suo aiuto, la posta traboccava di lettere dagli stemmi e i sigilli provenienti da tutt'Europa e da tutto l'Impero. La maggior parte venivano cestinate. 
Ricchezza e gradino sociale del cliente non significavano nulla per Holmes. La richiesta del più umile degli spazzacamini era per lui molto più allettante di quella di un re. Spesso pensavo che una persona di basso rango avesse molte più possibilità di venir considerato, perché il mio amico non gradiva molto il vanto della superiorità.
Trovai quindi, con mia grande sorpresa, un invito per recarmi con lui alla tenuta del conte Toddington, appena fossi disponibile. Come al solito, mi aveva telegrafato. 
La mia risposta rimase celata per due giorni, prima che io ritornassi all'appartamento a Baker Street, per tanto tempo condiviso con Holmes, da un lungo viaggio nel Northumberland.
Non ebbi sue notizie per le due settimane successive al mio ritorno.
Prima che lasciassi Baker Street, Holmes era stato profondamente coinvolto in un caso, abbandonando il nostro alloggio in cerca di indizi. Non lo avevo visto spesso, sentendolo rincasare a notte fonda per poi non ritrovarlo al mio risveglio. Nel frattempo, un mio amico dei tempi dell'esercito, mi aveva chiesto di andare a trovarlo nel suo paese e dare una mia opinione riguardo la malattia della sua giovane moglie. Sebbene dubitassi di tornare più utile dell'eccellente medico che avevano già assunto, non potevo ignorare un amico in difficoltà.
Purtroppo, la mia previsione si era dimostrata corretta ed ero stato costretto a concordare col mio collega riguardo la diagnosi di tubercolosi. Non potevo fare molto per il mio amico, ma dovevo restare e aiutare a raccomandare i trattamenti e i consigli per non aggravare la situazione della donna.
Tutto sommato erano passate quasi due settimane da quando avevo lasciato Londra, e quasi un mese dall'ultima conversazione significativa con Holmes. Mi sembrò strano che quel telegramma che chiedeva di recarmi ai confini del Weald, un residuo dell'antica foresta che copriva la nostra bella isola, aveva aspettato due giorni il mio arrivo. Holmes conosceva la mia posizione e avrebbe facilmente potuto inviare il messaggio a Northumberland.
Tuttavia, una chiamata da Holmes era pur sempre una chiamata da Holmes, e indicava il suo bisogno del mio aiuto e della mia compagnia. Raramente rifiutavo. Così, senza preoccuparmi di disfare i bagagli, presi un treno per la valle di Holmesdale, ai piedi dei North Downs di Surrey. La pioggia dissestata di una grigia Londra, tuttavia, non attenuò la brillantezza del verde fiorito della campagna inglese primaverile. 
In effetti, le interruzioni intermittenti tra le nuvole permisero al sole di creare passaggi luminosi tra i fiori brillanti che si mostravano su pascoli e colline.
Mentre il treno attraversava quel paesaggio risvegliatosi, gli sprazzi di luce erano diventati più frequenti, e la tristezza per una dolce giovane con un male incurabile stava liberando la mia anima. La mia precedente inclinazione a rimuginare sulle ingiustizie del destino era svanita, e un vivo desiderio di aiutare Holmes in qualunque cosa lo portasse alla gloria, si fece spazio nel mio cuore.
Questi erano i sentimenti che mi accompagnavano, mentre da Guildford-Redhill Line arrivavo a Shere, un tipico e pittoresco villaggio del Surrey a circa cinque o sei miglia dalla città più grande di Gomshall. Una serie di vecchie case, negozi, una chiesa, una fucina e un paio di pub, lo rendevano il centro della vita locale. Il Tillingborne, un piccolo torrente, scorreva al centro di quel piccolo borgo, rendendo quel luogo affascinante e gradevole.
Scesi dal treno tra la nebbia rischiarata dal sole e il profumo pulito della vegetazione lavata dalla pioggia. Holmes aspettava in stazione, un debole sorriso sul suo viso magro. Mi strinse la mano con un caloroso benvenuto e consegnò le valigie ad un uomo tetro e piuttosto cupo vestito da cocchiere. Holmes disse che quell'individuo avrebbe portato il mio bagaglio a Toddington Oaks in carrozza, mentre noi avremmo approfittato della fine di quel rovescio primaverile per goderci una bella passeggiata. Trovai il suo suggerimento piuttosto allettante. Quel delizioso luogo spazzò via dalla mia anima l'ultimo freddo umido di Northumberland.
Aspettai che quell'uomo taciturno sferragliasse nella sua carrozza nera fuori dalla stazione, prima di rivolgermi a Holmes e chiedergli perché mi volesse in un posto così fuori mano, sebbene pittoresco.
"Mi serve un testimone, Watson." esclamò entrando nel villaggio, il cappotto grigio abbottonato contro l'aria frizzante primaverile. "Mi sposerò tra una settimana."
"Sposarsi!" Lo shock arrestò i miei passi nel bel mezzo della strada. "Holmes, sono stato via solo due settimane." Allora un sospetto mi sfiorò la mente. "Non è un'altra messinscena per un caso, vero? Spero che voi non stiate giocando ancora una volta con il cuore di una povera ragazza, per poi distruggere i suoi sentimenti una volta acciuffato il colpevole. Sul serio, Holmes, non è affatto degno di voi."
"Oh no, assolutamente." Mi afferrò un braccio e riprendemmo a camminare, i gorgoglii del torrente di fronte a noi. "La signora è ben consapevole che io sono il signor Sherlock Holmes del 221B di Baker Sreet. In effetti, è piuttosto affascinata dai racconti delle piccole avventure in chiave romantica che voi pubblicate. Oserei dire che vi chiederà almeno un autografo." 
Le poche case si allontanarono mentre lui mi guidava lungo lo stretto vicolo a ritmo spedito.
"Sono stato corteggiato e conquistato dalla signorina Winnifred Farnham di Toddington Oaks, la nipote più bella di un duca e di un conte, rinomata in tutto il territorio per la sua bellezza e per la sua natura testarda."
Il suo nome mi suonava vagamente familiare, anche se mi ricordava poco più di una solita ragazza giovane e ricca. Anche io ricordavo qualche menzione riguardo la sua bellezza. Niente che poteva avere importanza per Holmes. Dalle qualità che aveva appena elencato, certamente non sembrava il tipo di donna che potesse corteggiarlo e conquistarlo. Non pensavo che esistesse una donna che potesse farlo, neanche l'enigmatica Irene Adler, nonostante tutto il suo coraggio e spiccata sagacia. Non di certo, quindi, un'aristocratica figlia testarda di almeno quindici anni più giovane. Semplicemente non aveva senso.
Provai a ragionare come mi aveva insegnato. Il problema era che mi mancavano i dati, cosa di cui spesso ne lamentava. 
Lo osservai con la coda dell'occhio. Un lieve sorriso abbellì la sua bocca sottile, una scintilla si nascondeva in profondità sotto le palpebre pesanti dei suoi occhi grigi. Tutto il suo essere emanava un senso di gioia trattenuta. Solo una cosa portava il mio amico a quel tipo di eccitazione. "Ma ha qualcosa a che fare con un caso, no? Nient'altro vi avrebbe portato al Surrey. Voi odiate le vacanze."
"È iniziato con un caso, sì." Continuò a camminare a passo lesto. "Un caso piuttosto delicato e serio, causa di grande preoccupazione per Whitehall. Il crimine, mio ​​caro Watson, è spionaggio. "
Nessuno dovrebbe essere così contento di un terribile crimine. Anche se ero stato a lungo abituato alla gioia piuttosto inappropriata di Holmes in queste cose.
"Spionaggio? Bene, questo spiega un po' di cose. Ma perché siamo qui?" Ci eravamo ormai lasciati il villaggio alle nostre spalle, quando ci ritrovammo in una graziosa carreggiata, delimitata da un lato da una massiccia siepe di agrifoglio e dall'altro da un grande tratto di terreno boschivo.
"Il paese non è immune dagli intrighi oscuri, Watson. Ve l'ho ripetuto spesso." Spazzò via quella visuale rurale con un rapido gesto del braccio. "Quale posto migliore per passarsi informazioni? Puoi chiedere solo quelli che ti servono. Uno sconosciuto verrebbe notato immediatamente, e ci sono molte meno possibilità che la polizia o un agente venga a spiarti. Il Paese ha sempre bisogno del crimine".
"Per l'amor del cielo, e come ha potuto un caso di spionaggio portarvi a venir corteggiato?" Feci del mio meglio per non sembrare troppo sconvolto, perché non avevo nessuna intenzione di ferire i sentimenti di Holmes, qualora fossero stati realmente sinceri. 
"Perdonatemi, vecchio amico, è che non riesco a immaginare che voi vi siate lasciato soggiogare dall'amore di una giovane. Avete detto che non bisogna fidarsi delle donne, neanche della migliore di loro."
"Non ho detto che mi fido di Winnifred."
Anche questo sentimento non mi sorprese, anche se mi rattristò. Non mi sarei mai aspettato che Holmes si sposasse, ma se tale fosse il suo intento, una posizione così cinica e quasi spietata riguardo sua moglie, non era poi sconcertante. Anche se non la conoscevo ancora, provavo già grande simpatia per Winnifred. La vita con Holmes poteva essere enormemente gioiosa — salvo in quelle occasioni in cui era assolutamente infernale.
Svoltammo dalla strada principale verso un sentiero che conduceva al parco. A circondarci maestosi alberi, antichi e muschiosi. I raggi del sole filtravano tra le foglie brillanti, la nebbiolina sui loro grandi tronchi. "Davvero, Holmes, non è proprio l'atteggiamento giusto da prendere verso la persona con cui si intende trascorrere la vita."
Holmes si appoggiò al suo bastone da passeggio con grande enfasi.
"Vi sbagliate. È perfettamente razionale. Io, comunque, mi fido più di lei che del suo fratellastro, Robert Adair Chilton, visconte di Stepney.
Le mie indagini mi hanno portato a questa conclusione. Credo che lui abbia sviluppato una rete di spie che gli forniscono informazioni utili, che, pur insignificanti da sole, messe insieme ad altre possono formare un insieme che sarebbe prezioso per coloro al di fuori dell'Impero. Oh, ci vuole una mente acuta per congiungere tutti i pezzi del puzzle, ma non è impossibile. Mycroft è testimone. Ciò su cui non posso mettere le mani ne è la prova, e di come Lord Kingson comunichi le sue scoperte ai suoi acquirenti."
"Quindi avete incontrato la signorina Farnham nel corso dell'investigazione." Sentivo che c'era qualcosa che non mi aveva detto. O non poteva, a causa del caso, o aspettava che ci arrivassi da solo. "E lei... ha attirato la vostra attenzione?"
"Più un forzare, la mia attenzione." Un timido sorriso spuntò sulle sue labbra. "Come mi aspettavo che lei facesse, d'altronde. Indagando su Lord Stepney ho scoperto che, fatto noto a tutti, sua sorella è più che affascinata dai vostri scarabocchi, vecchio amico. Confina con il fanatico. Oserei dire che potreste ricevere una lettera o due in quel sacchetto che il vostro editore invia mensilmente.
"Ho pensato che se mi fossi presentato nello stesso luogo dove poteva esservi la signora, il resto sarebbe andato da sé. E così è stato. Mycroft si è procurato un invito ad un ricevimento, e il resto, come si suol dire, è storia. La signora dopo essersi accorta della mia presenza non si è mai allontanata di un passo da me."
Nell'immaginare la situazione, non riuscii a trattenere un sorriso. "Mi dispiace, Holmes. Non ho intenzione di trattarvi come uno sbruffone. Ma come siete riuscito a passare dalle sue semplici attenzioni al matrimonio?" 
"Winnifred mi considerava una sfida. Vedete, lei è molto determinata e non c'è niente che trova più attraente di qualcosa che non può avere. Ricordo bene le prime parole che mi disse: 'Il dottor Watson dice che non v'importa delle donne. Beh, oserei dire che io potrei essere l'eccezione.' Ammetto che fosse su un livello eccezionale, seppur sfacciato."
Le cose acquistarono un senso. Potevo benissimo immaginare un approccio diretto, quasi maschile, per corteggiare Holmes. Niente finzioni, niente giochetti femminili. Una semplice dichiarazione di intento. Ridacchiai. "Con un tale spirito di caccia, mi sorprende che lei non abbia osato baciarvi per prima."
"Oh, l'ha fatto. Non ho ricambiato. Le ho fatto ricordare il giusto comportamento di una giovane nobildonna inglese ritrovatasi sola con un gentiluomo." Un sorriso increspò le sue labbra. "Winnie, —così insiste che la chiami— mi trova una spina nel fianco, e non così divertente come avrei dovuto, o potuto essere. Ha quindi emesso un ultimatum. Devo dare sfoggio della mia virile prodezza nelle arti dell'amore fisico alla prossima occasione, o lei non ne avrà di me."
"Allora perché la sposate?" Confesso che mi stavo sforzando di non ridere per la sua narrativa così pratica.
"A parte quel traditore di suo fratello, è davvero la creatura più affascinante. Ha una bellezza sorprendente. I più adoratori dei suoi ammiratori scrivono poesie sui suoi capelli color oro pallido e gli occhi fiordaliso, sulla sua pelle lattea e delicata. Eppure c'è tanta delicatezza nel suo corpo quanto poco vi sia nella sua personalità. In effetti, è in vari aspetti molto moderna e si sente all'altezza di qualsiasi impresa che un uomo possa affrontare. Non fa uso di trucchi né sotterfugi, ma piuttosto per raggiungere i suoi scopi conta sulla sua forte personalità. Testimone per il nostro matrimonio. La sua proposta mi aveva piuttosto sorpreso."
"Oh, dite!" Mi fermai sotto l'ombra estesa di un'enorme quercia, la più antica intorno a noi. Una panchina di pietra scolpita si trovava tra le felci e di fronte troneggiavano fiori di un blu intenso. 
Una meritata pausa per una vista della valle.
Grandi distese di colline erbose e di possenti alberi si riversavano su uno specchio d'acqua, scintillando nella fitta luce del sole. Le scie di fumo grigio indicavano le fattorie e le frazioni. "Holmes, non potete semplicemente passeggiare qui intorno e raccontare una storia così interessante omettendo alcuni dettagli."
"Cos'altro volete sapere? Ho assicurato il nostro incontro, sapendo che lei mi inseguiva. E così è stato. Tuttavia, si è rivelata un po' più di quanto mi aspettassi." Il suo lieve sorriso ricomparve. “Onestamente, avevo pensato di ottenere l'ingresso nella casa dei suoi genitori e poco più. Da lì, avrei potuto osservare suo fratello più da vicino, conoscere le sue abitudini, sapere chi frequenta. Winnie ha piuttosto alterato quei piani. Ho guadagnato l'ingresso, ma non nel modo in cui l'avevo previsto. Il suo inseguimento era il più furbo e il più diretto che avessi mai sentito. Mi son trovato abbastanza sbigottito."
"Capisco." Non riuscivo ad immaginare una donna del genere che sopportasse gli orari irregolari di Holmes o che mi vedesse a tutte le ore.
Uno strano nodo mi si formò alla bocca dello stomaco e non riuscivo a scioglierlo.
Holmes notò la mia angoscia. Al contrario, io gli diedi una pacca sulla spalla, constringendomi ad abbozzare un sorriso. "Bene, allora le congratulazioni sono d'obbligo. Ben fatto, vecchio mio. Sarei onorato di farvi da testimone."
"Vero come non mai, mio ​​caro amico. Tuttavia, potrebbe rilevarsi non necessario se non riuscissi a raggiungere gli esigenti standard di Winnie nell'arte del baciare. " Un lucido raggio di sole trafisse le foglie sopra di noi, sistemandosi sulla testa e sulle spalle di Holmes e illuminandolo della più gentile luce. Una strana miscela di divertimento e dispiacere mi agguantò.
“Mio caro Watson, come si bacia una donna?" 
"Mi state prendendo in giro, immagino. Non sapete come dare un bacio ad una donna?" Non potevo tollerare una cosa del genere. Nonostante tutta la sua misoginia, a un certo punto della sua vita doveva pur aver avuto un rapporto con una donna, almeno quanto basta per scambiarsi un bacio.
“Difficilmente è materia di studio.” Non lo misi in dubbio. A meno che non sarebbe risultato utile alla sua capacità di deduzione e alle indagini, non avrebbe potuto avere alcun interesse per lui. Restava il fatto che...
"Certamente da qualche parte nella vostra carriera, tra i vostri travestimenti, quelli secondari se non altro, siete stato costretto a... uhm... rapportarvi con donne di una certa classe?" Non suonava come una domanda, ma le sue sopracciglia alzate lo rendevano tale.
"Ho sempre cercato di evitare rapporti intimi con prostitute, Watson. La sporcizia e la malattia non hanno nessuna attrattiva per me." Proibire era il termine più pacato a cui potessi pensare per descrivere il suo tono e la sua espressione. Poi entrambi si illuminarono e svanirono per far posto ad un sorriso. 
"In ogni caso, non si baciano le puttane, vecchio mio. Semplicemente non è una cosa che si fa."
Presi a parlare ripensando a quell'ipotesi, ma poi scossi la testa. Una moltitudine di cose rendevano la vita con Holmes molto più che comunemente interessante.
"Il gentil sesso è di vostra competenza, mio caro amico. Preferisco lasciare tali argomenti saldamente nelle vostre mani esperte. Fioraie o duchesse, tutte rimangono fortemente attratte da voi. Io non ho nessuna delle vostre considerevoli esperienze, però." Sospirò. "Necessito di un insegnante, Watson. E in fretta, perché mi aspetto che Winnie mi costringerà quando tornerò a casa."
Quindi l'essere tornati indietro, piuttosto che aver preso la carrozza, è stato per altri motivi, che semplicemente godersi la giornata e lo splendido panorama. Comprendevo Holmes; non avrei mai voluto ritrovarmi tra le mani di quella donna. "Bene, nell'interesse di salvarvi dall'esilio, suppongo che potrei darti una lezione."
"Una lezione?" L'espressione piuttosto contemplativa di Holmes aggiunse una smorfia di soddisfazione sugli angoli delle sue labbra. "Non credevo v'importasse così tanto della mia felicità, anche se confesso di aver sperato che voi poteste. Vi siete offerto di fare un grande sacrificio, vecchio mio."
"La vostra felicità e il vostro benessere sono sempre stati di mio interesse. Il cielo lo sa, quanti terribili stimolanti vi ho somministrato." Gli posai una mano sulla spalla e presi tutto il mio coraggio per riaprire bocca. "Non chiamerei sacrificio, aiutarvi a conquistare il rispetto della donna che ha catturato la vostra attenzione." Ancora non riuscivo a comprendere quel concetto: Holmes, sposato. Innamorato. Non più bisognoso del mio aiuto o compagnia. Feci a pugni con quel pensiero indegno per scacciarlo via.
"Infatti." Le sue spalle si sollevarono e si incurvarono in un rapido movimento sotto la mia mano. "Mi avete sempre sostenuto, mio caro amico. Ma ditemi come avete intenzione di insegnarmi l'arte del baciare una donna quando non ci sono donne attualmente in giro, e ho seri dubbi che potrei tollerare la cameriera della vostra signora, che sembra avere interesse per me." Il sole gli illuminò gli occhi, scintillando in superficie, gli strati più profondi nascosti.
Mi chiesi se qualcuno, perfino io che lo conoscevo così bene, potesse mai scandagliare tutte le loro profondità. Il divertimento riflesso sulla superficie.
"Ho pochi dubbi che ci butterebbe nella fontana del cortile."
Ignorai quel lieve crampo che mi colpì allo stomaco e mi concentrai sulla richiesta. "È piuttosto semplice, Holmes. Dovremo usare un sostituto."
Trovare un'idea non poteva essere così difficile. Se quella strana mancanza di respiro mi avesse lasciato, non ho dubbi che l'avrei trovata.
“Hmm... bene. Ci sono svariati alberi più piccoli qui intorno. Voi avete il grande dono di vedere oltre ciò che il resto di noi riesce. Quindi, immaginate che un albero sia la vostra pretendente."
Riuscii a pronunciare l'ultima parola con un nodo crescente nello stomaco.
Mi fissò per un lungo momento, poi il suo sopracciglio sinistro si arcuò.
"Un albero." La fronte si rilassò lentamente. Affondò contro la panca di pietra, le mani strette sul pomo d'argento del suo bastone, così da poter guardare sopra di me. "Davvero, Watson."
"Beh, non posso suggerire una delle mucche del quartiere."
Di tutti suoi toni, quello che insisteva sempre sul fatto che ero l'idiota del villaggio, mi irritava più di ogni altro. Nello stato attuale dei miei nervi, mi sitizzì ancor di più. "E visto che vi conosco abbastanza bene da sapere che non lo fareste, vi prego di suggerire anche solo un abbozzo verbale di un'idea, qui nel bel mezzo del nulla."
"Qualunque cosa possa essere, sono certo che sarà più utile di un albero o una mucca." Si raddrizzò, con lo sguardo fisso tra le felci. "Vedo che le visite in paese non sono salubri per i vostri processi mentali. Dovreste rimanere in città dove il frastuono può stimolare il vostro cervello." Mi lanciò un'occhiata di completo disprezzo dalla fessura degli occhi. "Un albero."
"Bene." Per tutti gli uomini più esasperanti, fastidiosi e ostinati di sempre! "Volete una lezione, va bene." Appoggiai un ginocchio sulla panca, lo afferrai per la nuca e schiacciai la bocca sulla sua, la mia esasperazione prevalsa su tutto. 







ANGOLO DEL TRADUTTORE
Ho sempre amato scrivere, ho sempre amato leggere e ho sempre amato tradurre.
Allora ho mescolato queste tre cose alla mia ossessione per i Johnlock, ed è uscito fuori questo.
Ho deciso di tradurre "Kissing Sherlock Holmes" perché è l'unico (o comunque il migliore) racconto non canon
che tratta dell'amore tra Sherlock Holmes e John Watson... e, a parer mio, è davvero fantastico.
Sono molto soddisfatto del risultato e spero che anche voi possiate apprezzare la storia come il mio lavoro. :)
Ah, e per chi legge *palle di fieno rotolanti*: ho preferito dividere il capitolo in due parti essendo molto lungo, ma ditemi voi come preferite.

Have a nice day,
xo

 

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Capitolo 2
*** Chapter 1 (2nd pt) ***


Chapter 1 (2nd pt) 




 
Per quanto tempo restai con le labbra incollate alle sue, davvero non saprei dire. Ma la consapevolezza dell'assoluta scorrettezza di quel mio gesto si scagliò finalmente su di me e ansimai, barcollando. "Holmes, mi dispiace. Io... mi dispiace." Cosa mi era preso? Non solo avrei rovinato la nostra intima convivenza, ma avrei perso del tutto la sua attenzione.
Agitò una mano, l'altra si strinse intorno al suo bastone. Tuttavia, il suo volto pallido e il torace ansimante tradivano lo shock.
"Va... va tutto bene, vecchio mio." Annaspando, il suo accettare le mie scuse rivelò la sua natura magnanima. Si fermò qualche secondo per riprendere fiato. "È stata, senza dubbio, un'idea migliore di una mucca."­
"Io-" Sentii un calore inondarmi il viso mentre mi sedevo di fronte a lui, molto più distante rispetto all'ultima volta. 
"Sono desolato, Holmes. Ho mancato di autocontrollo e credo di non esser stato molto lucido." Non ero stato davvero in grado di pensare con chiarezza da quando aveva annunciato il suo matrimonio.
"Sciocchezze, Watson. Pensate sempre meglio quando vi sforzate di non farlo. Sembra liberare il vostro estro." Le sue labbra si contrassero. "E' stata un'idea di gran lunga migliore di un albero."
Risi, nonostante il mio imbarazzo. "Beh, non credo di essermi fatto bersaglio della vostra dote nel pugilato. Non l'avrei per niente gradito."­­ 
Holmes emise un forte sospiro, che sarebbe potuto essere una risata. O almeno scelsi di interpretarlo come tale. "Sostengo che abbiate una certa padronanza dei vostri pugni, Watson. Mi siete sempre tornato piuttosto utile nelle situazione difficili." Fissò l'ampia valle visibile attraverso gli alberi. "Perché avrei dovuto aggredirvi quando stavate solo cercando di aiutarmi?" Storse le labbra. "Anche se siete stato un po' più entusiasta del previsto. Credo che il mio labbro ne sia testimone."
"Fatemi vedere." Mi tolsi i guanti e voltai la sua testa verso di me, grato che potessi ancora svolgere il mio ruolo di medico senza sentire la necessità di rabbrividire. Buon Dio, per un momento dovetti aver perduto il senso della ragione. Come avevo potuto pensare una cosa del genere, tanto meno metterla in pratica? "Nessun segno di gonfiore, ma potremmo fare un impacco col mio fazzoletto e l'acqua del torrente." Questa volta rise. 
"Sto bene, Watson." Mi diede una pacca sul ginocchio in modo affettuoso. "Vi stavo solo prendendo in giro." I suoi occhi grigi assorbirono un po' del verde della foresta che ci circondava, scintillanti d'allegria. Stava prendendo tutto molto meglio di me! "Semplicemente non mi aspettavo che voi poteste essere così vigoroso." Rimase seduto per un momento, guardandomi. "Allora... c'è una seconda lezione? Adesso riuscirei a malapena a toglierle il respiro. Sospetto che le donne preferiscano... un tocco più gentile." Un angolo delle sue labbra si sollevò di nuovo. "Credo che risulterebbe ugualmente di mio gradimento."
"Baciare la vostra fidanzata?" Cercai seriamente di non fraintendere la sua affermazione. Certamente non era un invito a baciarlo con più gentilezza.
Un'improvviso bisogno di spazio mi costrinse ad alzarmi per appoggiarmi all'antica quercia. Stavo davvero perdendo il senno. "Beh, certo che lo farete."
"Sì, sono certo che lo farò." Si distese contro lo schienale della panchina, senza scomporsi. "Dovrete insegnarmi come non provocarle una concussione ogni volta, però." Il divertimento nel suo tono di voce mi provocò un brivido, anche se non potrei dire se piacevole o meno.
"Ora come ora, credo che le vostre lezioni portino ad uno spiacevole risultato."
"Devo darvi ragione." Deglutii e pensai, sapendo che non avrei potuto in tutta coscenza farmi guidare di nuovo dalla mia impulsività. Solo a pensarci sentii i polmoni privi di ossigeno. La lezione sarebbe dovuta essere teorica. "Sì, bene. È necessario, almeno, fingere di provare un po' di tenerezza, un po' di affetto, per la persona che si sta baciando." Non intendo soffermarmi ancora su ciò che era successo e su quanta tenerezza crebbe nel mio animo nonostante la tensione. "Che, ovviamente, a giudicare dalla vostra precedente dimostrazione, non provate per me." Holmes sfiorò via dell'erba dal suo cappotto. "Affetto, forse. Ma nessuna, immagino, tenerezza di qualsiasi tipo nei confronti di un uomo che avete chiamato automa in svariate occasioni." Mi guardò, il suo sguardo era indecifrabile. "Non è così?"
"No!" Buon Dio. Avevo inavvertitamente ferito i suoi sentimenti? "Io, voglio dire, vi ho chiamato così solo quando avete oltrepassato il limite della mia sopportazione." Dopo aver per l'ennesima volta schernito il lato romantico dei miei racconti, il mio scrivere e i rapporti personali.
Di fronte alle sue inspiegabili sfuriate di critiche o frecciatine, a volte ho risposto a tono.
"Ma lo pensate sul serio." Un rapido, sprezzante gesto della mano spazzò via la sicurezza che avevo del contrario. "Oserei dire di aver dato un'impressione simile al mondo, ma credevo che voi mi conosceste bene, che il mio più caro e vecchio amico avrebbe visto oltre le apparenze." Si voltò per fissare di nuovo la valle e le sue spalle si strinsero un istante, prima di parlare. "Non vi è mai capitato di dovervi nascondere dietro una parete di ghiaccio per non rischiare di trovarvi di nuovo col cuore infranto?" La sua voce aveva una strana esitazione, leggera ma evidente, che mai avevo sentito prima. "Perché la prima volta era più che sufficiente e ci sono cose molto più proficue con cui occupare il proprio tempo, rispetto alla ricerca infruttuosa di qualcosa che non sarà mai vostro?" Le mie ginocchia cedettero un po'. Era stato innamorato? Holmes? Ma aveva giurato... ah, era parte del suo nascondiglio dietro pareti di ghiaccio? "Perdonatemi, vecchio mio. Non ne avevo davvero idea. Sapete che non vi ferirei mai con nessun tipo di malizia. È solo che a volte è molto difficile vedervi ignorare le mie più tenere emozioni." Sospirai e guardai verso il cielo. In quel tardo pomeriggio, quello sembrava un momento per dare sfogo alle nostre confessioni. "Temo di esplodere. Conoscete il mio carattere."
"Sì, certo." Alzò lo sguardo, una breve occhiata, ma priva di quel precedente disprezzo. Sembrava scrollarsi di dosso qualcosa, mentre sorrideva. "Così come conoscete il mio. L'ho detto, John, anche se forse non quanto avrei dovuto." Il suo sguardo si spostò e posò una mano sulla mia spalla. "Siete l'uomo migliore che abbia mai conosciuto. Il mio amico e il mio Boswell. Lo dirò adesso, visto che forse non avrò più l'occasione di metterla su questi termini. E vi ringrazierò per avermela data."
La sua stima è sempre stata preziosa per me. "Holmes!" Gli afferrai il braccio, i suoi muscoli magri sotto la stoffa del cappotto. "Se qualche volta avremo il modo di scambiarci due parole, beh, non saranno diverse da quelle di due persone che vivono un rapporto così intimo." Non potevo lasciare senza risposta quel gran complimento. "Non ho forse detto alla stampa, in modo che tutto il mondo potesse sentirmi, che voi siete l'uomo migliore e più saggio che io abbia mai conosciuto? La mia considerazione non è cambiata."
"Allora pensate di riservare abbastanza tenerezza per me nel vostro cuore, per aiutarmi ad uscire da questo raro dilemma?" Il familiare bagliore malizioso nei suoi occhi accompagnato da un... potrei chiamarlo solo timido calore, a differenza dello sprazzo di approvazione che raramente ricevevo.
"Non vengo sempre in vostro aiuto, vecchio amico?" Un sorriso insisteva per aprirsi, finché non mi arresi e lo lasciai libero. "Credo di riporre per voi più che sufficiente tenerezza e affetto per aiutarvi."
Raccogliendo tutta la mia volontà e il mio coraggio, lasciai che la mia mano trovasse la curva della sua guancia e l'accarezzasse. Ne conoscevo la consistenza: liscia, calda. Senza muovere un muscolo, il suo sguardo rimase fisso su di me, eppure non era quello freddo che gli vedevo rivolgere ai clienti.
"Dovreste permettere a qualsiasi sentimento reale di avere via libera." Trovai tutto molto più semplice di quanto avessi immaginato. Forse era soltanto una mia impressione, ma i suoi occhi, solitamente freddi, sembravano aver assunto un tono sospettoso, anche se ancora caldo. "Se... se avete intenzione di baciare qualcuno con amore, invece della mera passione, dovrete farlo con tutto il cuore." Mi sporsi abbastanza da sentire l'odore di caffè e tabacco del suo alito. I boschi intorno a noi erano silenziosi, come se stessero aspettando me. "Non è difficile," Le mie labbra sfiorarono appena le sue. "Se amate qualcuno."
Mi fissò per un tempo interminabile. Se non lo conoscessi, avrei pensato che stesse per scagliarmi un pugno. Le sue dita magre scivolarono tra i miei capelli, tenendomi ad un soffio dal suo viso. Di rimando, le labbra incerte sfiorarono le mie. La sua voce si fece morbida e calda. "Infatti. Se amate qualcuno."
"Sì." Una sorta di tensione, una contrazione dei muscoli, mi esplose nel petto. Sapevo cosa fosse, naturalmente. Non ero né un bambino né un eunuco. Desiderio. Dovevo smetterla, finirla prima che dicessi o facessi qualcosa che avrebbe potuto mettere Holmes in imbarazzo, o me stesso ancor di più.
Ma mi scoprii estremamente riluttante nel modificare l'andazzo di quella situazione. Mi arresi alla sconsideratezza e premetti forte la bocca su quella di Holmes.
Non dimenticherò mai il primo vero assaggio di lui. Il bacio precedente era stato frutto dell'esasperazione, privo di una particolare passione, salvo la mia stessa impulsività. Ma questo... quanto mi sbagliavo nel chiamarlo una mente senza cuore! Esitante solo per ingenuità, il sincero affetto nei miei confronti era chiaro dal movimento gentile delle sue labbra sulle mie, il delicato sapore del brandy invecchiato.
Dopo qualche istante si ritrasse, il suo sguardo pensoso e un po' distante. Poi sorrise, un sorriso tenue ma inconfondibile. "Siete un eccellente insegnante."
"Dite?" Parlare si rivelò difficoltoso, la mia voce inaspettatamente roca e agitata. Una mano ancora allacciata alla sua vita, il calore del suo corpo che s'irradiava attraverso la stoffa della giacca. Quel senso di tensione si attorcigliò in me ancor di più. Avevo già provato attrazione per altri uomini: un compagno di classe dell'università, un giovane maggiore in India, anche l'apprezzamento fugace di un estraneo in treno — ma sempre nascondendo quei sentimenti, senza mai rivelarli agli interessati. Non era sempre facile, ma era solo desiderio, non amore. Non quello. 
In quel momento io non volevo nient'altro che baciare di nuovo Holmes. Per ore. Giorni. Dubitavo che avrei mai potuto allontanarmi dalla sua stretta. 
Ma dovevo. Buon Dio, il mio amico era fidanzato, e non potevo neanche sognare di poterlo pretendere, anche se... No, non dovevo neanche pensarci; non avrei mai messo in pericolo la nostra amicizia.
Mi costrinsi a fare un passo indietro e m'infilai le mani nelle tasche del cappotto, attorcigliando la fodera tra le dita. Le parole diventate piombo.
"Beh, potete dire alla signorina Farnham che siete pronto per fare un tentativo, quando ve lo chiederà. Basterà sorridere e sarà la sua bellezza a renderlo naturale." Stavo blaterando. Serrai forte le labbra per evitare un ulteriore umiliazione.
"Ah, ma non sarà naturale." Quel lieve sorriso non aveva lasciato la sua bocca, donando al viso affilato una morbidezza di cui normalmente era privo.
"Una dimostrazione è appena sufficiente per rendermi capace. E i suoi standard di qualità sembravano piuttosto alti. Dovrei fare pratica." Si avvicinò, una mano si posò sulla mia vita. "Com'è andata? Dovrei lasciar libere le mie vere emozioni?" Mi attirò verso il suo corpo snello. "O sbaglio, mio ​​caro Watson?"
Non mi fu naturale inghiottire prima che potessi rispondergli, e non riuscivo ad incontrare il suo sguardo. "N-Non si aspetterà che siate eccellente, Holmes." Il calore del suo respiro mi stuzzicò i baffi, la sensazione rese i miei nervi dei cavalli in corsa. Fu difficile scacciare via l'impulso di stringerlo a me. "In effetti, potrebbe insospettirsi se risultaste troppo esperto."
"Ah, ma voi mi conoscete, mio caro. Punto sempre alla perfezione. L'assenza di abilità può essere finta; la competenza no. Preferirei di gran lunga affinare le mie conoscenze." Mi baciò per un istante. "Dovreste dirmi se risultassi sgradevole, anche se dubito che sarò mai piacevole quanto voi." La mano libera ad accarezzarmi la guancia. Non avevo neanche notato che si fosse tolto i guanti.
Feci un passo indietro, non volendo che si rendesse conto di quanto lo fosse, e quasi mi ruppi il cranio sul tronco della quercia dietro di me.
"John."
Buon Dio, aiutami.
La voce di Holmes era diventata vellutata, morbida e melodiosa. "Non credo di risultare così ripugnante." Premette il suo corpo sul mio quanto bastava perché lo sentissi. Quanto bastava per sentirmi. "O forse sì?"
"No." Non avrei potuto mentire a quest'uomo. Mai, nemmeno se ne valesse la mia salute mentale. Strinsi gli occhi contro l'inevitabile. "Non lo siete. Niente affatto." Quella morsa che sentivo nel petto si strinse, e sapevo che non avrei potuto nasconderla, non premuto tra l'albero e lui. 
"Oh, bene." Mi diede un altro bacio, addolcito dalla sua iniziale incertezza. Le sue braccia mi circondarono in un vero abbraccio e il bacio divenne più deciso. Ad ogni dolce carezza lasciava sempre di più il suo ruolo di scolaro per trasformarsi in un amante passionale. La punta della sua lingua che mi esplorava —oh, così gentilmente, ma abbastanza per farmi tremare come colpito da un fulmine. Niente avrebbe potuto rivaleggiare con la squisita sensazione di lui, la delicatezza delle sue labbra, il calore e il tocco della sua lingua, il gusto di caffè e tabacco, lo stesso profumo forte del cormorano mescolato con il lime della sua brillantina.
Non desideravo nient'altro che abbandonarmi alle sue cure e rimanere lì per sempre. Ma il ricordo delle circostanze che ci avevano portato a quella situazione punzecchiarono insistentemente la mia mente finché non presi Holmes per le spalle. “Holmes? E la signorina Farnham? La donna con cui siete fidanzato?" Annaspai per riprendere fiato.
Benedetto il cielo. La luce nei suoi occhi! Si sporse più vicino ancora. "Winnifred è... niente. Una comodità. Farò semplicemente finta di baciare voi, quando sono con lei. Non le riservo alcun sentimento di tenerezza, quindi dovrò usare quelli che mi rimangono per prolungare la mia messinscena.”
"Messinscena?" Non sapevo se il mio istinto inziale che nessuna donna avrebbe potuto catturare la sua attenzione al di fuori di un caso fosse stato corretto o meno.
Sembrava sincero mentre adulava quell'audace corteggiamento. Forse entrambe le cose erano vere. D'altro canto, conoscendo le sue abilità recitative non mi sarei dovuto sorprendere. "È davvero... una finzione?"
Lo aveva fatto di nuovo.
"Sì. Ma non sono così la maggior parte dei matrimoni? Quelli della classe più alta e più bassa sono accordi puramente finanziari. È solo la classe media che si concede l'idea astratta dell'amore." Le sue braccia si strinsero intorno a me, le lunghe dita si posarono sulla mia vita e sulle spalle. Abbandonai ogni razionalità. 
"
È  rara e preziosa l'esistenza di una reale stima tra due persone." Stava dicendo che intendeva portare a termine un matrimonio fasullo? Assolutamente no! Non poteva stare a significare avremmo dovuto... Stavo combattendo contro la mia stessa mente. "Sì. Ma voi... non potete sposarvi se non provate niente, Holmes. Neanche con una donna forte come la signorina Farnham. La vostra vita sarebbe miserabile."
"Com'è stato il vostro, mio ​​caro amico?" Il suo viso era triste. "Sapete, io non hai mai detto nulla, ma sinceramente, quale uomo felicemente sposato lascia la propria sposa per la compagnia del suo migliore amico? Tra un viaggio con lei o sedervi a Baker Street con me, voi avete sempre scelto me." I suoi polpastrelli lasciarono una scia infuocata lungo la mia guancia e il mio cuore. "E quale uomo felicemente sposato, lascia senza pensarci un istante la sua giovane moglie per attraversare l'Europa per settimane senza la minima idea di quando tornerà a casa? Oh, mio caro, carissimo Watson. Lo sapevo."
"Non ero... beh, non posso dire di esser stato infelice." Mary era stata una brava moglie, specialmente per la sua pazienza nel vedermi andare da Holmes a tutte le ore, Dio solo sapeva per quanto tempo, ma nel nostro matrimonio eravamo stati piuttosto distanti. Non più di altri del nostro stesso rango. Non fu la romantica, appassionata unione di anime che sognavo quando l'amore era sbocciato così rapidamente fra di noi. Tuttavia, era sempre gentile e premurosa. Per me sostegno e conforto. Tutto ciò che un uomo si potrebbe aspettare da una moglie. E io ero abbastanza appagato. La sua morte mi aveva addolorato, anche se mi doleva ammettere che non era minimamente paragonabile all'angoscia di quando scoprii un alpenstock abbandonato nella vegetazione e un portasigarette accanto a un'assordante cascata in Svizzera.
E quella verità mi diede l'ultima briciola di coraggio di cui avevo bisogno per mettere a rischio il mio cuore. "Ma avete ragione come sempre, Holmes." Riempii i polmoni e mi tuffai, dovunque potesse condurre quella folle corsa. “E non era niente in confronto all'essere con voi."
La sua ferma considerazione non era mai stata in grado di turbarmi. Tanto più quando qualcosa di così importante faceva scuotere l'aria intorno a noi. "E se dicessi che le mie imminenti nozze non cambieranno nulla tra noi?" Chinò il capo, l'altezza leggermente superiore alla mia, le sue labbra seguivano la pista che le dita avevano tracciato. Si avvicinò al mio orecchio, il suo respiro mi fece tremare. "Che voi siete e per sempre sarete il mio carissimo Watson?" Il calore lasciato da quel sussurro.
"Holmes!" I miei polmoni si svuotarono in fretta e potei solo aggrapparmi alla sua forte figura, la mia testa reclinata istintivamente contro l'albero, la voce andata via, per l'improvvisa mancanza d'aria. "Santo, dolce Paradiso..."
"No. Voi siete dolce." Mi strinse forte alla quercia. "Ogni cosa di voi è dolce come ho sognato che fosse." Le sue labbra trovarono di nuovo le mie. "Insegnatemi ad apprezzare la vostra dolcezza, John. Mostratemi come baciarvi."
Sognato? L'aveva sognato?
Una singolare passione si sollevò nell'aria e accarezzai il suo viso magro, esplorando la sua bocca con un fervore che non avevo provato con nessun altro, mai nelle mie numerose avventure con donne di tre continenti. Mi permise di guidarlo, assaporando quel nuovo aspetto del nostro rapporto. Il mio mondo si restrinse ancora una volta intorno a lui e a lui soltanto, come non aveva mai fatto con tanta completezza. Il mio Holmes, la cosa più cara e più preziosa a cui potessi mai sperare di riferirmi. 
Gemette, il corpo così stretto al mio che senza dubbio poteva sentire il bisogno che avevo di lui, come io sentivo — con mio piacere e sorpresa — il suo per me. Interruppe il bacio per fissarmi, i miei occhi trafitti da quello sguardo pieno di comprensione e desiderio sul suo viso ossuto. "John." Il mio nome conteneva così tanto. Molto più di quanto un nome così umile avrebbe dovuto.
"S-" Il suo nome di battesimo non sarebbe uscito dalle mie labbra tanto facilmente. Non l'avevo mai usato, neanche pensavo a lui in termini di "Sherlock". Era Holmes, o il signor Sherlock Holmes. Deglutii e pronunciai il nome con cui lo conoscevo meglio.
"Holmes." Nonostante quella mia così immensa gioia, c'era ancora una grave preoccupazione. "Vi amo. Ma non potrei mai finire nell'adulterio e neanche permetto che lo facciate voi. Se dovete affrontare questa sciarada di matrimonio..." Il solo pensiero di quella porta che si chiudeva tra di noi mi fece star male.
"Ah, la mia coscienza me lo impedirebbe." Il suo respiro stuzzicava i miei baffi. “Il vostro affetto nei miei confronti è così superficiale che queste cose sono più importanti dello scoprire cosa potrebbe significare tutto questo per noi?" I suoi denti intrappolarono il mio labbro, tirandolo con la più delicata dolcezza. "Vi sto offrendo il mio cuore, Watson. Non l'ho mai fatto con nessuno."
"Lo so, vecchio amico." Nessuna persona, uomo o donna, mi aveva mai lasciato così tante volte combattuto tra l'esasperazione e la pura adorazione. Mai come quella volta. Ho sempre cercato di avere dei principi morali, e stare con Holmes sposato non sarebbe stato morale.
Tuttavia... se me l'avesse chiesto — se fossi stato costretto a scegliere tra il mio onore e lui — avrei scelto lui. Senza pensarci un instante. Non avrei dovuto rimuginarci su. Lo sapevo. Così anche lui. 
Malgrado tutto, dovevo almeno tentare di proteggere il suo onore. Era di gran lunga più importante del mio.
Mi tuffai in quel mio tentativo, debole come temevo che sarebbe stato. Non potevo fare diversamente dopo che lui mi ebbe offerto il suo cuore.
"La... mia stima... per voi è abbastanza profonda da avere la certezza che cose del genere non potrebbero interferire tra di noi." Feci il gesto audace di premergli un bacio sulla gola appena sopra la cravatta, la pelle liscia e calda a contatto con la mia lingua, tracciando un percorso fino al suo orecchio come aveva fatto con me. "Se dite di non provare assolutamente nulla per Winnifred, allora lasciate che trovi qualcuno che la ami. Per quanto io non desideri condividervi, non vorrei che venisse così brutalmente usata."
Il suo sorriso minacciò la nebbiolina che ci avvolgeva. “Quindi sareste un amante geloso. Ah, Watson.” Mi baciò ancora, lento e intenso e affamato, standomi al passo. “Quando il caso sarà archiviato, Winnifred sarà libera. Non mi serve una moglie.”
Mi sentii estremamente sollevato e lo strinsi forte, la mia bocca cercava la sua, bisognosa di conoscere il suo amore.
Il suo corpo caldo contro il mio, persi la cognizione del tempo tra quei baci e le carezze che ci scambiammo all'ombra dei boschi. Non c'era passatempo più squisito, com'era sempre stato, di condividere la vita con lui.
Un urlo debole e lontano mi riportò in me e mi allontanai con riluttanza. "Suppongo che ci stiano aspettando per la cena." 
Gli ci volle un momento per rispondere. “Suppongo.” Non fece nulla per lasciarmi andare. "Non ho alcun appetito per il cibo e ancor meno per quelle conversazioni che altro non sono che orpelli d'alta classe." Gli angoli della sua bocca si incurvarono all'insù. "Preferirei un semplice sformato della signora Hudson, al nostro tavolo a Baker Street."
"Anch'io." Il piccolo discolo dentro di me uscì fuori e non potei fare a meno di sorridere. "Credo che sia la prima volta nella storia, che a Sherlock Holmes importa così poco del caso in cui è coinvolto."
Scoppiò in una grassa risata. "Lo ammetto, al momento non è al primo posto nei miei pensieri." Mi baciò ancora una volta, gran parte della sua esitazione verginale era scomparsa.
"Bene, possiamo andare a casa, fare quel che dobbiamo e poi ritirarci nella solitudine della nostra suite. Presumo, come vostro testimone, che sarò nella stanza adiacente alla vostra — per un bicchierino e una sigaretta." Scostai la sua mano dalla mia vita e la posai sul mio braccio, come spesso eravamo soliti camminare.
"Potrei perfino essere persuaso a condividere ambedue le cose, a meno che il mio tabacco non finisse per distrarvi. Mi detesterei se finissi per essere la causa della fine del grande signor investigatore. Non ne sentireste mai il finale da Lestrade."
"Accolgo con favore la distrazione. Anche se oserei dire che il vostro tabacco mi distragga molto meno della vostra persona." Holmes sospirò e lasciò che lo portassi via da quel nostro paradiso boschivo. “Dubito che il caso farà qualche passo avanti dopo la cena. Inizio a credere che questa visita sia stata inutile." Mi strinse il braccio. “Salvo questo. Attraverserei volentieri il Tibet per aver trovato ciò."
“Lo stesso anch'io, mio caro Holmes.” Con il suo corpo snello al mio fianco, mi diressi verso Toddington Oaks per incontrare la sua fidanzata.









ANGOLO DEL TRADUTTORE
Okay, mi sto prendendo decisamente bene AHAHAHA
Questa seconda e ultima parte del primo capitolo mi ha davvero soddisfato, e mi piace particolarmente, 
forse per tutto il fluff e i brividini lì nello stomaco.
Spero di esser riuscito a farli provare anche a voi. 
Voglio inoltre ringraziare chi ha recensito il capitolo precedente, chi ha letto in silenzio
e i miei kuorikini che sopportano i miei scleri. Sapete chi siete <3


Marco
xo

 

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Capitolo 3
*** Chapter 2 ***


Chapter 2




 
L'onorevole e maestosa abitazione della famiglia di Charles Willifred Milton Farnham, dodicesimo visconte di Toddington, splendeva della luce giallognola del tardo pomeriggio. Si estendeva in fiero stile Tudor tra alberi troneggianti, la facciata ricoperta di edera e muschio che si affacciava su un antico giardino di siepi curate e grossi cespugli. 
Sorrisi alla vista della spettacolare fontana in marmo colorato posizionata al centro; la visione della fidanzata di Holmes che veniva verso di noi mi provocò una scintilla di divertimento.
"La casa è davvero enorme." Come attraversammo un tratto di prato, calcolai che essa dovesse ospitare almeno una dozzina di camere da letto. "È mantenuta in modo impeccabile. È evidente. Perché il fratello della signorina Farnham dovrebbe vendere segreti di Stato?"
"Fratellastro, Watson. Fratellastro." Il bastone di Holmes ci fece spazio in un percorso d'erba alta fino al ginocchio, splendente di fiori gialli e bianchi. "La madre di Winnie prima di sposarsi con il visconte era vedova. Robert Chilton è il frutto di quell'unione. Lui ha solo una piccola parte dell'esigua eredità del titolo degli Stepney. Tutto questo rimarrà di Winnie, non verrà dato in eredità." Mi lanciò un'occhiata di sbieco. "Con il matrimonio diverrò un uomo ricco, ancor di più con la morte di mio suocero. Niente di ciò cadrà su Lord Stepney." 
“Immagino che Lord Stepney richieda un'eredità ben più corposa per poter vivere come desidera." Cercai di concentrarmi sul caso invece che sul calore del corpo di Holmes accanto al mio, o alla sensazione della sua mano guantata sul mio braccio, così familiare ma ancora sorprendentemente nuova. 
“Ha la passione delle cose eleganti e un gusto superbo per l'arte e la letteratura. La prima non è di certo economica. È anche noto per l'eccellenza della sua cantina e della scuderia. Certamente non sono le abitudini di un uomo che cerca di risparmiare." Holmes mi guidò oltre la fontana, verso la casa dagli imponenti colonnati. “Ha detto di esser stato fortunato in alcune speculazioni sul cambiamento, ma Mycroft non ha trovato nulla, nessun indizio di un investimento che indicasse un ritorno significante."
“Quindi si rivolge allo spionaggio per finanziare il suo comodo stile di vita." Serrai la mascella per la rabbia. "Che farabutto!"
"Più o meno. Trovo che disprezzi i traditori più delle spie. Questi ultimi almeno son patrioti." Le dita di Holmes si strinsero al mio braccio. “Ah, la mia fidanzata ci ha visti arrivare e ha fretta d'incontrarci. Eccola, la bella Winnifred.”
Bella, appunto! Nel colorito e nella forma. Non avevo mai visto donna più bella. La mussola e l'abito di pizzo di un bianco purissimo non facevano che accentuare la sua delicata carnagione. I lunghi ricci color dell'oro le cadevano oltre i fianchi, e tirati all'indietro da nastri stravaganti incorniciavano un viso dalla rara bellezza. Gli occhi di un blu vivo, sorprendentemente limpidi. Le lunghe ciglia scure facevano da contrasto con le sopracciglia bionde. Il naso a punta all'insù e il labbro superiore leggermente più piccolo le davano un tocco di ancor più femminilità. 
Un caldo benvenuto si stese sulle sue labbra carnose e tese le mani verso Holmes. “Sherlock! Siete tornato.”
Accettò quelle piccole dita, accogliendole con entrambe le mani insieme ad un sorriso dal carisma sorprendente. “Come vedete, Winnie. Vi avevo detto che mi sarebbe piaciuto ripercorrere la strada. Soprattutto per il benvenuto alla fine."
L'intero volto della giovane s'illuminò. “Sherlock, siete davvero l'uomo più affascinante.” Poi si rivolse a me. “E questo dev'essere il dottor Watson. I vostri racconti mi appassionano molto, signore, ma non siete riusciti a catturare il suo lato più allegro.”
Gettai uno sguardo al volto sorridente del mio amico. “Forse la colpa è dei casi che ho raccontato. C'è ben poco del lato felice della vita." 
“Giusto.” Holmes la attirò un po' più a sé. “Winnie, mia cara, hai ragione. Lui è il mio caro amico e biografo, il dottor John Watson. Watson, mi perdonerete per non averla presentata a dovere. La mia fidanzata, l'onorevole Winnifred Farnham.”
La signorina Farnham gli lanciò un'occhiata di paziente tolleranza.
“Inoltre, non avete scritto che Sherlock è il più pignolo riguardo convenzioni e decoro."
Mi ritrovai a ridere mentre cercavo di prenderle una mano. “I nostri casi spesso escono fuori da questo tipo di cose. Lieto di averla incontrata, signorina Farnham.”
“Anche per me, signore. Senza il vostro impegno letterario, non avrei mai pensato che Sherlock potesse essere il tipo d'uomo in grado di catturare la mia attenzione. Tra la folla avrei potuto non notarlo." Guardò Holmes corrucciata. “Non saprei dire come io abbia pensato di poterlo non notare." Grazie a Dio non avevo mai nascosto il mio affetto per lui, altrimenti per lo sguardo che gli stavo indirizzando avrei potuto trovarmi in una situazione imbarazzante.
“Ah!” La sua improvvisa risata liberò le farfalle nel mio stomaco. In quel momento sembrava ancor più magnifico. “Come vedete, sono molto amato.” Guardò il suo visino che lo osservava con una tale vivacità. “Lo stesso vale anche per voi, Winnie.” Con mio grande stupore, si chinò e premette un lungo bacio sulle sue labbra sorridenti. Il suo braccio s'insinuò attorno alla vita, sostenendola mentre la stringeva a sé.
Poi aprì gli occhi e mi guardò.
A stento riuscì a guardare lei. Dio santissimo! Il suo viso! Non lo avevo mai visto così luminoso e soddisfatto.
Fingerò semplicemente di baciare voi, quando sono con lei. Quelle parole risuonarono nella mia testa. Risplendevano nel suo sguardo limpido.
Me. Le mie ginocchia si fecero acquose. Doveva avermi guardato, quando l'avevo stretto tra le braccia. La sua luce, quella sua radiosa gioia, era stata merito mio.
Quando lui si ritrasse, lei gli posò una mano sul petto, chiaramente ancora bisognosa del suo sostegno. “Sherlock!” Il suo sorriso s'illuminò e allungò una mano per sfiorargli le dita sulle labbra. “Ne è... ne è davvero valsa la pena aspettare.”
“Sì, beh, sono d'accordo. Ma siete stata molto insistente, anche se non c'è nessuno che lo sappia al di fuori di Watson. Conosce tutti i miei segreti, quindi non importa." Mi sorrise e le prese un braccio. "Ora, abbiamo appena il tempo di far sistemare il caro dottore, vestirci per la cena ed essere puntuali per non rischiare di scatenare l'ira di vostra madre. So che vi ci vorrà del tempo, mia cara, perciò non scomodatevi nel mostrarci la strada. Porterò io stesso Watson di sopra." Indicò la casa. 
I suoi occhi scintillarono nel guardarlo. “D'accordo. Ma richiederò un altro bacio non appena se ne presenterà l'occasione." Sorrise e si rivolse a me. “John, è splendido avervi qui a condividere tutto questo con lui. Vi vedrò entrambi a cena.”
"Signorina Farnham, non aspetto altro." Mi inchinai e la osservai rientrare in casa.
Holmes cercò di nuovo il mio braccio. "La più vivace delle creature, come avrete notato." Abbassò il tono di voce. "Le vostre doti d'insegnante sono superbe, Watson. Il mio matrimonio è assicurato."

 
* * *
 
Un servitore dall'espressione seria si accigliò al nostro arrivo nell'ala est della casa. “Il servitore di Robert, Levi Somersby.” Holmes puntualizzò sottovoce. "Temo che mi abbia preso in antipatia. Un riflesso dell'opinione del suo padrone, non ho dubbi.” Mi voltai per un altro sguardo, sperando di intuire qualcosa riguardo quella nostra caccia. Somersby squadrò la schiena di Holmes, sul volto l'espressione chiaramente disgustata di cui aveva parlato il mio amico. Cercai di scovare quante più informazioni possibili nel breve lasso di tempo cortesemente concesso. Tornai a Holmes con un'espressione virile e mascolina. I capelli scuri e spessi tirati indietro mostrando i lineamenti delicati. Gli occhi scuri, che sotto inclinate e folti sopracciglia brillavano d'ira; le spalle irrigidite per la forte repulsione. Difficilmente avrei pensato fosse un servitore. 
Holmes indicò una porta con il bastone mentre camminavamo. "Le stanze della nostra preda. Finora, non sono stato in grado di esplorarle. Somersby o il segretario della sua signoria sono sempre lì dentro."
“Presumo che ci abbiate provato." Il suo braccio ancora stretto al mio mentre passavamo sotto gli sguardi vuoti e dipinti del passato di Toddington. 
"In tre diverse occasioni. Assolutamente senza successo." Mi lasciò per aprire un paio di porte in fondo al corridoio. "Guardate come verrà trattato il prossimo signore del maniero, Watson."
Un salotto finemente arredato si stendeva davanti a me.
Pareti color crema in stile francese si innalzavano intorno a un alto soffitto di intonaco sottile. Un grazioso lampadario di cristallo brillava nella luce che filtrava attraverso alte finestre dai vetri diamantati. Toni tenui in una tavolozza di divani e sedie color crema e marrone argentato, con il pallido color champagne dei tendaggi di raso, tutto in netto contrasto con i tavoli di legno scuro. Fui accecato da quella meravigliosa luce e ariosità, così diversa da quella che mi sarei aspettato dopo l'oscuro Tudor del salone e dei corridoi. Ne guardai meravigliato la vastità. “Il nostro intero appartamento potrebbe entrare in quest'unica stanza, Holmes." 
“Come ho detto, una volta sposato diventerò ricco. Le condizioni sono più che generose. Il visconte è soddisfatto della mia reputazione e non ha nessun dubbio che il denaro di sua figlia sarà in buone mani." Mi fece cenno di entrare. “Ecco la mia camera da letto. Lì ce n'è un'altra. Sono certo che le vostre valigie vi stanno aspettando.”
Entrai nella suite e affondai nel tappeto.
“Sì. Credo che andrà piuttosto bene."
Qualcosa nella voce di Holmes mi stuzzicò. Fermo, la sua schiena contro la porta adesso chiusa, le mani ancora dietro di sé. I suoi occhi ardevano.
Sembrava che tutto l'ossigeno si fosse precipitato fuori dalla stanza.
“Venite qui, Watson.”
Un ipnotizzatore non avrebbe potuto attirarmi di più verso la sua figura slanciata. Il cuore prese a galopparmi nel petto. “Holmes?"
Le sue braccia magre, seppur in grado di piegare l'acciaio, mi circondarono e spinsero contro il duro pannello di quercia. “Trovo che baciare Winnifred sia estremamente inappagante. Non c'è quel brivido che sento nel toccarvi il braccio.” La voce profonda e cristallina di Holmes mi fece vibrare le ossa. “Trovo che, ora risvegliato, il mio bisogno di voi possa, senza dubbio, eclissare qualsiasi mia dipendenza. Voi siete molto più attraente della cocaina.”
“Mi perdonerete se non prenderò la vostra affermazione come vangelo, vecchio mio.” Gettai i guanti, le mie dita cercarono la sua guancia. “Non desidero altro che diventare un sostituto permanente di quella vostra indegna abitudine, ma è una novità per voi. E la novità può dare alla testa." 
“Ah, ma io ricorro alla cocaina solo quando sono annoiato. Ora posso ricorrere a voi. Quando il mondo criminale non ha nulla da offrire che stimoli il mio cervello, vorrà dire che vi porterò a letto e sfinirò il mio corpo.” La sua bocca scese sulla mia con tutta la tenerezza che gli avevo insegnato e una fame che nel bosco non avevo sentito.
Dubitavo che avesse la più pallida idea di quali immagini quelle sue parole avevano creato nella mia testa. Essendo stato in India e in Asia per qualche tempo durante il mio servizio militare, credevo di saperne di più degli incontri romantici rispetto ad una buona metà della più lussuriosa aristocrazia inglese. Il pensiero di condividere quei segreti esotici con Holmes mi fece tremare. 
Sebbene sapessi che non avrei avuto il tempo per il tipo di incontro che desideravo, a Holmes potevo darne un assaggio. Gli slacciai la cravatta e il colletto, per poi sbottonargli il primo paio di bottoni della camicia.
“Davvero? Credo che mi troverete un po' più forte di una soluzione al sette per cento." Lo baciai lungo la gola, succhiando appena il pomo d'Adamo, straordinariamente compiaciuto del lamento che gli sfuggì.
“Watson…” Nel sentire Holmes così appassionato... il petto pesante... Le sue mani ora nude si aggrovigliarono tra i miei capelli, accarezzandoli. "Oh, mio caro." 
Il morbido incavo della sua gola mi tentava, e ammetto di essermi fatto un po' trasportare mentre lo svestivo di soprabito e giacca. La dolcezza dei suoi sospiri era simile alla trascendenza che vedevo sul suo volto quando ci sedevamo ad un concerto. Le parole che non trovavano via d'uscita dalla sua bocca le sussurai sul pallido raso della sua pelle.
“John!”
Ah, il mio nome in estasi, il corpo vibrante nella mia stretta. Mi fermai un momento per guardarlo semplicemente respirare. Non era mai stato più bello. Spogliandolo gli scompigliai i capelli, gettando frettolosamente il suo berretto di stoffa sul pavimento. Quegli occhi grigi ora semichiusi, scuri dalla passione, facevano capolino da sotto le sopracciglia. Le labbra arrossate, umide dai miei baci, e il rosa che arrossì le sue guance normalmente pallide.
Lasciai il mio pollice raggiungere il suo labbro inferiore, adorando il tremore che aveva suscitato. “Ssh.” Le mie parole successive esitarono appena un istante sulla punta della lingua. "Mio caro Holmes... allerteremo tutta la casa." L'ottone liscio dei bottoni della sua camicia mi elettrizzava i sensi. “Cercate soltanto di sentire."
"Mio caro Watson, sento molto più di quanto non abbia mai fatto prima." Si lasciò andare contro la parete sulla quale lo avevo premuto. "Ma sì, dobbiamo essere cauti. Cercherò di trovare una maggiore calma." Tuttavia, la sua mano tremava poggiata al mio braccio. 
Un'idea piuttosto allettante si fece spazio nella mia testa e portai per un momento le sue dita sulle mie labbra, guardando i suoi occhi farsi più scuri quando ne saggiai ogni polpastrello. “So come trovare il modo di farvi rilassare. Venite.”
Mi prese per mano. “Sapete, se fosse stato chiunque altro, a quest'ora sarei terrorizzato.” Le sue dita s'intrecciarono alle mie.
Mi ci volle forza estrema per condurlo verso il divano piuttosto che su uno dei letti, ma sapevo che se avessimo preso quella direzione non sarei stato più capace di avere controllo sui miei desideri più recònditi. E Holmes meritava il meglio di me. Mi sarei assicurato che la nostra prima volta non sarebbe stata ostacolata da un caso o da un ambiente non familiare. Lo invitai a rilassarsi e a sedersi nella posizione meditativa che era solito usare quando era profondamente immerso nei suoi pensieri. Il suo sguardo si posò su di me mentre finivo di spogliarlo del gilet e della camicia, così fiducioso da riscaldare e accogliere il mio cuore. Mi abbandonai per un momento alla vista del suo corpo, i muscoli definiti, la fine trama della sua pelle. Era come un leopardo pallido e bellissimo. I miei palmi bramavano di poterlo toccare. Ne gioii in anticipo. L'attesa può avere grande fascino. Specialmente quando il premio sarebbe stato così gratificante.
“Vi state occupando di un caso e, anche se non l'avete detto, immagino che sarebbe pericoloso se Lord Stepney sospettasse che siete di più del corteggiatore di sua sorella. Quindi è meglio minimizzare al massimo le distrazioni.” Sorrisi per l'espressione di disappunto che mi rivolse. “Quando torneremo a Baker Street avrò tutto il tempo per amarvi." Sorrise.  
“Sempre la voce della ragione, mio caro Watson. Mi arrendo alla vostra saggezza. Per il momento.”
“Però forse potrei darvi un po' di tempo per farvi immergere nei meandri dei vostri pensieri e dedicarvi al caso." Mi spostai dietro il divano, posando le mani sui muscoli definiti delle sue spalle. “E contemporaneamente farvi rilassare. Abbiamo passato abbastanza tempo nei bagni turchi che credo di poter farvi un massaggio."
Il suo forte sussulto seguito dal rilassamento dei muscoli confermò quella mia idea. “Ho sempre approvato la delicatezza del vostro tocco, dottore. Sono solo i vostri modi prepotenti, a cui occasionalmente ho avuto da obiettare."
Tuttavia, le sue spalle sprofondarono sotto le mie cure.
Ci vollero molti minuti, ma alla fine cadde in quel familiare stato meditativo, gli occhi chiusi, le lunghe gambe posizionate in una variante del loto. Spostai le dita sulle sue tempie, mantenendo una cadenza costante per non farlo uscire dalle sue fantasie. Il suo fascino era fin troppo cresciuto perché mantenessi un tocco platonico; premetti le labbra su una tempia e mi spostai sui tendini del collo, in quel massaggio ch'era ormai una carezza. 
“Watson, temo che questo mi stia portando a pensieri completamente diversi dal caso." Non mosse né aprì gli occhi, ma in qualche modo sentii in lui una maliziosa gioia. “Ma non mi dispiace. Ho avuto quasi due settimane per sedermi qui e pensare. Ho sparso la mia scorta di tabacco e ho inviato qualcuno a Londra a prenderne dell'altro. Due volte. Invano.”
Aprì gli occhi, alzando lo sguardo verso di me. “E adesso, qualche istante sotto il vostro tocco e mi viene in mente una cosa. Winnie aveva accennato al fatto che suo fratello si immaginava un poeta e gli piaceva buttar giù i propri pensieri. Eppure lei non ha mai letto nulla di ciò che ha scritto. E se Lord Stepney fosse un altro Mycroft — oh, senza le sue eccelse abilità, ma qualcosa di simile, e potesse avere un quadro più ampio grazie ai pettegolezzi che gli arrivano? Non avrebbe avuto bisogno di un gruppo di complici, ma solo di orecchie e occhi svegli. Devo riuscire a mettere le mani sul diario di Robert. Ma come?"
“Sono certo che troveremo un modo.” Mi chinai per assaggiare di nuovo la curva della sua gola. "Sono sempre felice di potervi aiutare. Devo confessare, però, che questo è stato progettato per essere un semplice mezzo per trasmettervi... una maggiore calma, come voi volevate..."
Lo sentii teso sotto le mie mani. “E adesso che sono rilassato, cos'avete in mente?"
“Due cose, in verità." Girai di nuovo intorno al divano e lo sciolsi dal suo loto per stenderlo sul prezioso velluto, con la testa e le spalle sostenute da un grande cuscino. Mi sedetti al suo fianco, chinandomi per baciarlo lentamente. Allo stesso tempo, tracciai un percorso con le dita dalle sue spalle fino ad una di quelle sporgenze rosa sul petto. Il suo respiro accellerato provocò in me una meravigliosa eccitazione. “Per prima cosa, pensavo di riprendere da dove mi ero interrotto. Ma dobbiamo assolutamente essere silenziosi."
“Sì. Capisco la necessità. Anche se mi rendo conto che l'amore renda spesso stupide le persone, io non sono uno di quelle." 
“Non ancora.” Non riuscivo a non stuzzicarlo.
Mi lanciò un'occhiataccia. “Potete riuscire a distrarmi, ma ho molto autocontrollo." 
“Oh, certo.” Sorrisi, una scintilla di malizia cresceva sotto il mio sterno. "Un eccellente autocontrollo. Probabilmente il più esemplare che abbia mai conosciuto. Quindi questo non dovrebbe assolutamente influenzarvi.” Mi allontanai leggermente e presi a lambire con la lingua il capezzolo che avevo accarezzato, per poi prenderlo tra le labbra e succhiarlo leggermente.
Un gemito uscì dalla sua bocca, lungo e profondo, con mia somma soddisfazione. Le sue mani arrivarono sulla mia testa, le dita infilate tra i capelli. Il cuore che gli martellava prepotente; potevo sentire i suoi ansiti sulle mie labbra. Quando alzai la testa, riuscii a tenere a bada un sorriso particolarmente soddisfatto e guardai lui con pura innocenza. “Bene, non è stato così difficile da sopportare, no? Tutto sotto controllo.” Non avevo mai visto le sue pupille così dilatate. Si ricompose dopo qualche istante. 
"Ho commentato più di una volta le vostre attitudini piuttosto maliziose. Vedo che sono in pieno vigore, oggi."
"Le mie attitudini? Cosa vi ha dato quell'impressione?" Non potei fare a meno di ridere dello sguardo che mi aveva lanciato. “E avete dimenticato che ho due cose in mente. Quella era solo la prima."
“Questa scintilla nei vostri occhi mi terrorizza.” Allargò le braccia. “Fate del vostro peggio.”
“Oh, non potrei mai ignorare una richiesta così invitante." Guardai i suoi occhi ancora una volta spalancati. “Ma la seconda cosa è di gran lunga più semplice della prima. Ho pensato di poter finire di spogliarvi." Lo baciai e mentre allungavo una mano a sbottonargli i pantaloni non mi staccò gli occhi di dosso. “E voglio che mi guardiate mentre lo farò."
Avevo visto i suoi occhi uccidere meno sospetto. “Sono certo che il vostro obiettivo sia ben più grande del semplice togliermi i vestiti. Vi si legge in faccia. Ma come ho già detto. Fate del vostro peggio, Watson. Qualunque esso sia.”
“Beh, mi auguro che quando avrò finito non lo consideriate il peggio.” Ci volle solo un istante per abbassargli i pantaloni e le mutande e scoprire una pelle delicata. Il calore del suo corpo era delizioso, ma niente in confronto al luccichio dei suoi occhi.
Gli sfilai quegli indumenti, il suo corpo completamente alla mia mercé. Conoscevo la forza in quel suo fisico muscoloso; una volta l'avevo visto piegare un attizzatoio a mani nude. Era in grado di correre con la velocità di un ghepardo e camminare per ore, se necessario. Feci scorrere un dito lungo una sua coscia magra solo per vedere le sue labbra schiudersi.
“Soddisfo i vostri standard, dottore?”
Sorrisi a quel suo raro mostrarsi nervoso. “Oh, molto. E sarò sincero nel dirvi che prima d'ora non ho mai toccato un uomo in questo modo. Penso però di poter ricordare cosa ci fa star bene." I miei sensi sobbalzarono mentre lo accarezzavo più in su, leggermente distante dalla prova della sua passione che accompagnava la mia, e la mia voce vacillò un po'. "R-Ricordo correttamente?"
“In modo eccellente, direi.” Preciso come sempre, ma sembrava senza fiato. “Anche se questa sensazione è nuova per me, posso certamente dire a cuore aperto che è parecchio piacevole."
Il bisogno di baciarlo si fece più forte del guardare le sue espressioni sotto il mio sguardo malizioso. Gli catturai la bocca e avvolsi la sua lunghezza in una mano, accarezzando la dura eccitazione.
Oh, il modo in cui il suo corpo si inarcava, spingendosi nella mia stretta! Le sue braccia mi raggiunsero, tirandomi a sé. La passione della sua risposta fu deliziosa. La sua lingua intrecciata alla mia, l'intensità del suo desiderio trovò voce in un lieve gemito. La sua pelle di seta fremeva, ma non quanto le sue reazioni. Il suo non esser stato mai toccato prima di allora strappò ansiti e gemiti dalla sua gola, lo eccitò talmente tanto, diede legna al mio desiderio infuocato. Serrai la presa, facendo scivolare il pollice sulla punta, soddisfatto di averla trovata già umida. Mi voleva, non avevo alcun dubbio.
Il mio dolce, vergine amante. Come non vedevo l'ora di insegnargli tutto ciò che sapevo e di scoprire insieme a lui ciò che non conoscevo ancora.
Interruppe il bacio, annaspando come se avesse corso per miglia. “John! Non avevo mai pensato…” La sua testa affondò all'indietro contro il cuscino. “Superate di gran lunga tutte le mie fantasie. Il mio tocco non può competere con il vostro.” Si spinse contro la mia mano. “Delizioso.”
Il mio più profondo desiderio era di portarlo all'estasi in quel preciso istante, ma fui prudente e lo lasciai, sorridendo per il lamento di protesta che ricevetti. “Solo un attimo, mio caro, promesso. Non vi lascerò dolorante.” Mi spogliai frettolosamente della giacca, del gilet e della camicia, per poi sfilarmi la canottiera da sopra la testa. “Dobbiamo solo evitare che la cameriera possa sospettare qualcosa.”
Capì quello che volessi dire. “Sì. Usate la vostra valigetta. Nessuno curioserà lì dentro.” Il suo sguardo si posò sul mio petto. “Non l'ho mai detto, ma voi siete un uomo estremamente bello.” Una sua mano mi raggiunse, sistemandomi una ciocca di capelli. “Estremamente.”
Per qualche motivo, non sapevo come rispondere a quella frase così diretta. E non volevo neanche distrarmi nel pensarci. Quindi lo ringraziai e mi chinai a baciarlo di nuovo, appallottolando la mia camicia e stuzzicando ancora una volta la sua passione.
In quel bacio le sue mani mi esploravano, il tocco agitato e delicato. Il suo corpo si muoveva al mio stesso ritmo, il bacino inarcato mentre impugnavo su e giù la sua lunghezza. La mia bocca attutì il suo lieve lamento.
Lo spinsi via abbastanza per guardarlo in viso, strofinando la mia mano libera sulle sue labbra per ricordargli di fare silenzio. Il suo sguardo incatenato al mio, il respiro affannato.
Sentii il mio cuore attorcigliarsi per l'amore che provavo per lui, che per anni avevo provato ma che a quel tempo non sapevo dargli un nome. “Il mio più caro amore.” Le sue labbra stavano per aprirsi ed io premetti la mano su di esse, sentendo le sue grida soffocate. I suoi fianchi si gonfiarono, spingendosi contro di me. Rivoli di crema gli ricoprirono lo stomaco e il mio pugno si rilassò, una sua mano mi stringeva una spalla. Si accasciò sul cuscino, ansimando. “John. Oh mio Dio. John.”
Cercai di farlo rilassare riempiendo il suo viso di gentili carezze. “Respirate. Finirà in pochi istanti.” Non m'era parso mai così bello che in quella sua innocenza liberata per amore. “Vi porto un bicchiere d'acqua, avrete la gola secca.”
“No!” Mi afferrò una mano. “No. Vi voglio vicino.” I suoi ansiti si affievolirono. “Non c'è niente di cui abbia più bisogno, ora.”
“Solo il tempo di prendere dell'acqua.” Si rilassò, gli occhi chiusi, anche se la sua mano stringeva ancora la mia. 
Infatti. Neanch'io riuscivo a pensare a niente di cui avessi più bisogno. Io avevo il suo amore. 


 
* * *
 
“John? E voi?"
Posai la caraffa sul bordo del tavolo e tornai da lui, il bicchiere d'acqua in mano. Holmes giaceva disteso sul divano, glorioso nella sua nudità. I residui di quella passione luccicavano ancora sul ventre piatto e tra le cosce. Gli diedi il bicchiere e mi sedetti dietro di lui, cercando la canottiera per ripulirlo.
“Non siete obbligato a farlo.” La sua voce calda e vellutata mi provocò un brivido.
“Non m'importa.” Non mi preoccupai di trattenere un sorriso. “Ne sono io la causa, dopotutto."
Bevve tutta l'acqua in un sorso e ridacchiò. “Lo siete.” Le sue dita iniziarono a vagare sul mio petto. “Vorreste che io sia la causa di una simile situazione per voi?” Disegnò dei cerchi immaginari intorno al mio ombelico. “Credo di poter fare qualcosa."
“Se volete.” Il suo tocco mi fece rabbrividire. "Lo ammetto, ora come ora mi risulterebbe molto complicato andare a cena."
Il suo sguardo arrivò dritto al mio scroto. “Lo vedo.” Un sorrisetto vago si dipinse sul suo viso. “Piuttosto notevole.”
Ne sarei dovuto restare infastidito. “Bene, avete intenzione di far qualcosa o semplicemente stare qui a parlarne?” La sua risatina non fece che accentuare il ghigno. “Oh, credo propriò che farò qualcosa, in realtà.”
Mi ha sempre spaventato, la velocità con cui era in grado di muoversi. Un secondo era sotto la mia mano, e quello dopo, in ginocchio sul pavimento di fronte a me. Le dita sottili, diafane, armeggiarono con i bottoni, liberandomi. “Ah. Avevo ragione. Come sempre.” Il suo sorrisetto s'illuminò. “Davvero notevole.” “Siete incorreggibile.” Un sorriso scappò dal mio sguardo seccato. “Ed è una delle cose che più amo di voi.”
“Ho notato. Siete spesso in forma smagliante quando siete infastidito per colpa mia.” Mosse senza preavviso un dito lungo la mia lunghezza, nel tocco più sfacciato.
Tornò serio, quasi contemplativo. "Sapete, Watson, c'è un antica parola per descrivere gli uomini che preferiscono altri uomini. Una parola davvero volgare e indecente, solitamente usata come un grave insulto. Ma è altamente esplicita riguardo un atto molto intimo." Tracciò un piccolo cerchio sulla punta, facendomi sobbalzare il cuore. "Non credo mi dispiaccia avere un soprannome. Ho davvero intenzione di sperimentarne tutte gli aspetti." Chinò la testa, la punta della sua lingua a tracciare lo stesso cerchio che poco prima avevano fatto le sue dita. 
“Holmes!” Non avevo voce per protestare, anche se non mi aspettavo di arrivare così oltre prima di sera, quando avremmo avuto il tempo di procedere gradualmente. Ma fedele a se stesso, Holmes desiderava sapere tutto in una volta. In realtà non m'importava; il suo tocco era squisito. Semplicemente non avevo mai immaginato che si sarebbe mostrato interessato a qualcosa di così esotico. Le bellezze brune dell'India e dell'Afghanistan — il loro intero essere della razza più sensuale, sia uomini che donne— mi avevano introdotto nella gloria del piacere orale, e li ringrazio per ciò. Ma persino il catamita europeo, in generale, sembrava inconsapevole del puro piacere che una lingua e una bocca calda potesse offrire.
La sua risata arrivò deliziosamente su di me con un caldo sospiro. “Sembrerebbe che voi siate d'accordo con i miei piani.”
Conoscevo quel suo tono soddisfatto di sé. In quel momento, non sentivo alcun motivo per il quale valesse la pena opporsi al suo ego. E opporsi significava avere l'abilità mentale di pronunciare più del suo nome. Combattevo contro la mia stessa coerenza. “Holmes, siete sicuro?”
“Completamente.” Oh, quel suo sorrisetto non mi era mai parso così incantevole. “Ora, Watson, credo che la cosa giusta da fare sia rilassarvi, — se potete — mentre io... succhio.”
Gli amanti più capaci avevano usato la bocca per darmi piacere, ma non in modo così eccitante come facevano i suoi gesti inesperti. Quella lingua acerba mi accarezzava, le labbra ferme mi tenevano stretto. Il suo pugno mi avvolgeva, impostando un ritmo dolorosamente lento. Avrei protestato, se avessi trovato ossigeno o un pensiero sensato. 
Le mie dita si annodarono tra i suoi capelli, l'unico mezzo per incoraggiarlo. La mia voce si rifiutò di trarre energia dal piacere che stavo ricevendo, il mio corpo aperto al suo volere.
Non mi dava tregua, nessuna possibilità di tornare lucido, ogni colpo della sua lingua mi faceva impazzire. A stento fui abbastanza cosciente da portarmi un pugno alla bocca per soffocare le lacrime. 
Sentii l'ultimo schizzo di passione scuotermi e inspirai abbastanza aria per gemere. “Voi… voi forse… vorreste—”
L'unica cosa che fece fu toccarmi più forte, fissandomi con uno sguardo lucido e indagatore. La mia mano si attorcigliò nella seta scura dei suoi capelli, il mio bacino s'inarcò, affondando nel calore accogliente della sua bocca. Contrassi forte la mascella, soffocando il grido primordiale che mi saliva dal petto. Ogni muscolo e tendine si tesero per l'eccitazione più forte che avessi mai provato. Deglutii, ancora e ancora, le sue labbra mi strinsero, prolungando quella felicità. Crollai sul divano, sfinito. Per parecchi istanti, non riuscii a far altro che accarezzargli una guancia e sforzarmi di riprendere l'uso della vista e del respirare, la pressione delle sue labbra sul palmo della mia mano non migliorava l'impresa. Non che avessi bisogno di guardarlo, per sapere che i suoi occhi brillavano dalla soddisfazione che aveva provato prima di far cadere i miei poveri sforzi ai suoi metodi di deduzione. Gli angoli della sua bocca sarebbero stati all'insù e leggermente contratti. Ma il suo tocco sulla mia pelle possedeva una particolare dolcezza e affetto.
Si sollevò, poi si distese per abbracciarmi, quel corpo caldo sulla mia pelle sudata graffiata da un'aria gelida. "Ho accennato al vostro aspetto, in generale in relazione all'impatto che ha sulle nostre clienti di sesso femminile, ma non vi ho mai visto più bello di come siete adesso. Siete incredibilmente bello in preda alla passione." Mi baciò, tastando la passione di cui parlava.
Lo attirai più vicino, i nostri corpi intrecciati sul prezioso tessuto del divano, il peso della sua testa sulla mia spalla più era la più splendida delle sensazioni. “Non possiamo saltare la cena? Preferirei piuttosto fingere una malattia improvvisa e restare qui.” Gli posai un bacio sulla testa. “Lo dirò abbastanza per entrambi, vecchio mio. Vi amo.” Non disse niente per quasi un minuto. Poi il suo viso si ammorbidì. “L'avete fatto.” Un accenno di sorriso gli curvò le labbra. “Grazie, John.” Mi tenne stretto, tranquillo e sereno per qualche battito del mio cuore. “Temo, per quanto piacevole sia stare qui, che abbiamo un caso. Lord Stepney sarà a cena, e non possiamo giocarci l'opportunità di conoscerlo. Nell'osservare le sue azioni, potrei essere in grado di prevederle e in tal modo scovare i suoi padroni e le sue mosse."
Corretto come sempre. Ed ero serio quando avevo detto che non avrei mai voluto ostacolare la ricerca di qualche dettaglio di vitale importanza.
“Beh, allora faremo meglio a pulire. Dopo ci sarà abbastanza tempo per crogiolarsi.”
“Direi di sì. Il resto delle nostre vite.” Si alzò e mi tese una mano. “Venite, Watson. Il gioco ci aspetta.”

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Capitolo 4
*** Chapter 3 (1st pt) ***


Chapter 3 (1st pt)




 
TO READ
Durante la lettura,
consiglio l'ascolto della composizione no.1 delle sei Suite di Johann Sebastian Bach,
anche perché viene menzionata nel capitolo (soltanto il preludio, però).
Qui per ascoltarla.
Enjoy!

Watson ha l'abitudine di rendere romantici quelli che dovrebbero essere una serie di trattati sulla deduzione, rendendoli nient'altro che avventure.”
Da dove sedevo alla vasta tavola del visconte di Toddington, di Holmes potevo vedere soltanto il suo profilo da falco, ma era abbastanza da far nascere un forte calore dentro di me. La vivacità dei fiori e la brillantezza dei cristalli alla luce di innumerevoli candele, non potevano reggere il confronto con la bellezza e lo splendore di Holmes quella sera. L'opulenta terra d'ombra, il color ruggine e i rossi accesi della stanza sembravano intorno a lui solo uno contorno sfarzoso.
La vastità dello spazio sarebbe stata scoraggiante per una personalità mediocre, ma la sua dizione precisa e il tono baritonale mi avevano catturato facilmente. Tanto più quando, a dispetto delle convenzioni sociali, l'intera tavola abbandonò ogni conversazione per consentire al grande detective di intrattenere la corte.
Io, d'altro canto, ignorai quel suo commento e mi rivolsi al mio commensale. Dopotutto, quella lamentela l'avevo sentita all'infinito. In quel momento, mi sentivo fin troppo in debito con lui per discutere, quindi preferii sorridere all'affascinante donna al mio fianco.
Con mio immenso sollievo, la vicecontessa non mi aveva accoppiato con uno dei giovani compagni di classe di Winnie — ero stato accolto in salotto da molti di loro che mi pregavano di autografare le loro copie dello Strand Magazine — ma con sua sorella vedova, la marchesa di Dalry, Lady Lucy Beatrice Wyre. Una donna matura e sensibile, molto graziosa, anche se non proprio nel fiore degli anni, e composta nell'ammirare il mio lavoro. Accanto a lei mi sentivo più a mio agio nonostante l'enorme voragine sociale. Ne sarei potuto essere molto preso, se non fossi stato così pienamente attento alle sfumature di ogni parola e movimento di Holmes.
Quella sera brillava.
Non l'avevo mai visto così alla mano in un ambiente sociale. Tutti i commensali pendevano da ogni sillaba che pronunciava. Le sue conoscenze nel campo della musica e dell'arte intrattenevano metà del pubblico, mentre la recitazione di un caso di piccolo conto — che aveva, tuttavia, ottenuto un gran successo dal pubblico — affascinavano l'altra metà. Eppure, in tutto questo, non riuscivo a fare a meno di notare l'aura dorata che attirava tutti gli sguardi focalizzati su di lui. Il suo bel viso aquilino s'illuminava ad ogni piccolo e affascinante sorriso rivolto alla signorina Farnham seduta accanto a lui. Lady Simpkins, la nobile vedova, sospirò di un romantico piacere. Non avevo il minimo dubbio che fosse un uomo profondamente innamorato.
Di me. Mi sforzai di trattenere un sorriso.
“Il vostro amico non sembra rendersi conto di quanto i vostri racconti vengano apprezzati, dottor Watson.” Lady Lucy —  così mi diede il permesso di chiamarla — spostò il suo sguardo divertito da Holmes a me. “O quanto siano profondamente illuminanti.”
“Oh, è vero!” Una delle signorine, che aveva quasi fratturato la caviglia del suo compagno nella fretta di essere la prima ad avere il mio autografo, agitò le mani mentre parlava. “Infatti, proprio l'altro giorno mi son ritrovata ad utilizzare i metodi che avete descritto ne "Il paziente interno¹" per aiutare mia madre a ritrovare i suoi guanti da giardinaggio. Erano caduti sotto il carretto e coperti di fango, sapete, e…” Arrossì un poco alla fronte sollevata di Winnifred, chiaramente era tra di loro una cosa frequente. “Ad ogni modo, una storia romantica mi rimane impressa molto più di quanto possa fare un noioso articolo scientifico.”
Mi limitai ad una risatina, finché non vidi Holmes.
Allora fu difficile evitare di scoppiare in una risata fragorosa.  “Gliel'ho ripetuto spesso, Lady Carlisle. Temo che i suoi vari opuscoli e monografie piacciano a un pubblico molto limitato che ha un interesse professionale o puramente accademico riguardo i suoi risultati. Il che è un peccato perché quello che fa è affascinante.” Rivolsi al mio amante un piccolo sorriso. “E parecchio eccitante.”
L'espressione che mi rivolse di rimando l'avevo vista spesso: un sincero desiderio di portare violentemente la propria mano su un lato della mia testa in un gesto di esasperazione.
Ma non avevo mai notato prima il medesimo affetto nel suo sguardo, come se volesse tanto spingermi contro il muro e rendermi cieco di baci.
Non mi preoccupai di contenere un sorrisetto. Il resto dei commensali avrebbero pensato che fosse semplicemente riferito al mio coinquilino.
“Oh, enormemente eccitante.” Gli occhi blu di Lady Lucy luccicarono di un bagliore che non mi fu difficile riconoscere: ammirazione. "Ciò che voi due avete fatto, il pericolo che affrontate così spesso, dottore. È semplicemente fantastico."
“Eppure trovo l'arte del violoncello altrettanto affascinante. Uno strumento meraviglioso, profondo e con un'anima unica." Allungai una mano per accarezzare la sua. "Spero che l'abbiate portato con voi. Sarei molto felice di sentirvi suonare. "
Il suo stupore era tutto ciò che potevo desiderare. “Oh Signore! Oh Cielo. Avete perfettamente indovinato. Sono una violoncellista. Suono da quando ero ragazzina. Come avete fatto? Sicuramente avete applicato i metodi di Sherlock, ma quali sono? Sono certa che nessun altro l'avrebbe capito senza conoscermi.”
Non avevo bisogno di spostare lo sguardo per sapere che le labbra di Holmes si fossero arricciate in un ghigno orgoglioso. Invece, sorrisi alla donna. “Piuttosto semplice, Lady Lucy. L'ho notato quando avete sollevato il calice per brindare alla felice coppia, — i vostri polpastrelli sono leggermente piatti. E avete i calli di chi pizzica le corde molto più spesse di un violoncello rispetto al violino. Inoltre, non avete l'abituale inclinazione della testa che ho visto nei violinisti, dal rimboccare lo strumento sotto il mento." 
“Tutto esatto, mio caro Watson. Elementare, ovviamente, ma ben fatto.” Holmes sollevò il bicchiere per bere. Nonostante prima non avesse fatto cin cin² con me, ebbi l'impressione che l'avesse appena fatto.
“Oh, ma è fantastico.” Lady Lucy mi sorrise. "Sembra tutto magico quando lo si legge, ma lo sembra ancora di più adesso. Anche con la vostra spiegazione. Dovete avere dei sensi estremamente sviluppati, signore."
Neanche in quel momento ebbi la necessità di guardarlo. Sentii le mie guance irradiarsi, ma le risposi con onestà. "A volte ho... dei momenti di chiarezza. Temo che la maggior parte del tempo sono molte più le cose che ignoro che quelle che noto. Però sto cercando di essere un osservatore migliore."
“Ma è meraviglioso, dottor Watson. Ci aspettiamo cose del genere da Sherlock. Temo che questa settimana lo abbiamo trattato come una bizzarria o uno spettacolo. Ma sapere che qualcuno di noi con un po' di allenamento potrebbe fare lo stesso..." Con un gesto aggraziato indicò tutta la tavolata, poi si ricompose con un sorriso soddisfatto. "È meraviglioso."
“Sono d'accordo.” Winnifred sorrise verso Holmes. “Con un po' di esercizio, forse un giorno anche le donne potranno aiutare ad arrestare i criminali e ritrovare tesori perduti.”
Holmes ridacchiò, ignorando i lievi sospiri e rivolgendo lo sguardo alla sua fidanzata. “Sono certo che potranno — se saranno disposte a dedicare la loro vita alla scienza. Watson sottovaluta continuamente il dono che ha; sono rari gli uomini in grado di applicare i miei metodi. Per anni mi sono sforzato di educare il corpo di polizia londinese e vedete com'è andata a finire.” L'onda sprezzante di Holmes indicava quanto poco Scotland Yard avesse imparato. "Sarei stupito se qualcuno, uomo o donna, usasse sistematicamente il vero ragionamento deduttivo per sventare i complotti dei criminali."
Le accarezzò la mano che si posava accanto al suo piatto. "Con la responsabilità di una famiglia e dei figli, dubito che una femmina avrebbe il tempo di diventare come me." Un po' della luce negli occhi di Winnifred sembrò dissolversi e abbassò lo sguardo sul proprio piatto. “Ovviamente.”
“Questo non vuol dire che una donna non possa imparare." Mi affrettai ad affievolire il suo animo offeso per quel poco che potevo. "C'è una vasta gamma di campi, signorina Farnham. E perfino Holmes si consulta con altre persone in argomenti non di sua competenza. Medicina, in alcuni casi. Si rivolge a me. E ci son state diverse occasioni in cui si è rivolto ad altri esperti.” Le sorrisi. “Ma il notare i dettagli... è un'abilità che va davvero affinata. Come può dire una madre dove ha giocato suo figlio senza averlo visto prima? O in che guaio si è cacciato? Ci sono delle osservazioni e dei ragionamenti deduttivi anche in questo."
Lady Lucy rise. “Oh, mille piccoli dettagli, signore. Ora è molto più chiaro. Se avessi usato la stessa cura e diffidenza riguardo le mie osservazioni su tutti quelli che circondavano i miei figli, potrei essere in grado di dire di più.”
Passammo il resto della cena a chiacchierare piacevolmente, del serio e del faceto. Notai che Lord Stepney sembrava contento di osservare, meno di prender parola. Di tanto in tanto, tuttavia, apriva il diario di cuoio che teneva al suo fianco e prendeva una o due note. A cosa poteva risultare utile una normale conversazione per gli oscuri rapporti di spionaggio, non sapevo dire.
Forse era solo il suo modo di mantenere l'immagine di un poeta intrappolato sempre nell'agonia creativa.
Sicuramente dava quell'impressione. Un completo aristocratico. Aveva lo stesso colorito pallido della sua sorellastra, anche se la sua pelle lattea includeva una generosa spruzzata di lentiggini e il rosa delle gote indicava i giorni trascorsi fuori casa. I colore dei suoi capelli era più tendente all'oro che al biondo, e il blu degli occhi assomigliava più a una tempesta che al cielo sereno della sua sorellastra. Aveva lo stesso naso all'insù e le labbra carnose, però. Un'aura di immensa intelligenza galleggiava su di lui, così come una certa arroganza — anche se quest'ultima poteva indicare la consapevolezza della propria discendenza. Era il nipote di un conte e il secondo in fila ad ereditare quel titolo, sebbene non ci guadagnasse del denaro, solo lo status. Considerando i suoi modi nefasti, non sarei sorpreso se avesse ottenuto il titolo per omicidio.
Per quanto avesse un bell'aspetto, si manteneva a distanza dalle giovani donne. Non che potessi biasimarlo. Ci vollero un paio di minuti prima che lo schiamazzo delle debuttanti desse sui nervi agli ospiti maschili. 
Sembrava in ottimi rapporti con tutti gli altri uomini, però. Senza dubbio per come aveva ottenuto le informazioni. Mi sembrava di essere l'eccezione a questo cameratismo, comunque. Evitò qualsiasi conversazione meno superficiale e, di fatto, si allontanò da qualsiasi gruppo in cui fossi presente. Evitò Holmes ancora più assiduamente di quanto non avesse fatto con me. Era evidente che aveva timore del mio amico. 
Le onorevoli signore, dopo il dessert lasciarono noi uomini ai sigari e a qualcosa di più forte del vino bevuto a cena. Winnifred indugiò un attimo — detestava, forse, allontanarsi da Holmes — e provai un distinto senso di colpa. Sebbene Holmes mi avesse assicurato che il suo cuore non era impegnato, non riuscivo ad essere così ottimista. Se fosse stata innamorata di lui, allora sarei stato per lei la causa di dolore e sofferenza. Ero determinato a trattarla quanto più gentilmente potessi. E per sottolineare i lati meno attraenti di Holmes.
“Devo scusarmi di nuovo per mia figlia, Sherlock.” Il visconte, Lord Toddington, scosse la testa dietro il suo bicchierone di brandy. “Speravo che la vostra influenza costante e la prospettiva del matrimonio avrebbero placato alcune delle sue idee più stravaganti. Essere una detective femmina e una cacciatrice di tesori, tra le tante. Dico sul serio."
Holmes accettò con serenità. “È una ragazza adorabile, solo molto vivace di spirito.” Bevve un sorso del suo brandy con un sorriso. “Una volta che avrà una stabilità e dei bambini a cui badare, avrà meno tempo per preoccuparsi delle avventure." Dei bambini. Santo cielo. Non ci avevo mai pensato. Avevo visto Holmes con i piccoli scugnizzi di strada che usava come campo più ampio per ricevere informazioni. Non trattava gli Irregolari di Baker Street³ come dei ruffiani, come dei reietti. Si assicurava che stessero bene, che avessero delle basi per vivere e si comportassero con dignità, ma senza avere le veci di una madre. Li vedeva come bambini, ma capaci di essere guidati e diventare uomini. Che padre meraviglioso sarebbe stato! E rivendicando il suo amore, l'avrei per sempre privato di quel dono. Un malessere improvviso mi avvolse e dovetti scacciare quel pensiero prima che mi potesse sopraffare.
Trovai uno sprazzo di gioia e parecchio conforto nel brandy invecchiato che Lord Farnham fornì e considerai di levarmi dai piedi per il resto della serata. Ma non lo feci. Avevamo un caso, e Holmes avrebbe potuto aver bisogno di me. Così assunsi un'espressione di sufficienza e iniziai a conversare del subcontinente indiano insieme a un paio di uomini ritirati dalla carriera militare. E cercai di non immaginare un bimbo magro con gli occhi di Holmes che scrutavano da sotto un ciuffo di capelli scuri.

 
 
* * *
 

Tornare in salotto con le signore placò un po' quei pensieri, e i miei giovani fan sembravano essersi calmati notevolmente. Dall'aspetto con cui Lady Lucy li seguiva attentamente, sospettavo — con un certo divertimento — che avessero tenuto lezioni sul decoro. Accettai quella distrazione.
Mi sedetti accanto a Lady Lucy, trovando una grande calma nella sua presenza. Anche se era socialmente molto al di sopra di me, sembrava trovasse molto piacevole la mia compagnia, rivolgendosi a me amichevolmente dopo avermi chiesto il permesso in modo affascinante, e indagando sulla mia vita — e non solo di quella con Holmes. Scoprii che aveva vissuto in India per un po' di tempo, con il suo defunto marito, e ci perdemmo in quei luoghi e quella gente che entrambi conoscevamo. 
Dopo un po' di tempo, la vicecontessa si avvicinò a noi. Una donna alta e appariscente, Lady Toddington assomigliava molto a Lady Lucy e ai suoi figli. Anche se per i suoi occhi blu e i capelli biondi mi sembrò un po' più glaciale dei toni caldi e dorati di Lady Lucy.
“Mi vorrete scusare per l'interruzione, ma avevi promesso di suonare per noi, Lucy. Si sta facendo piuttosto tardi.”
“Certamente, Adele. Tempo che mi stia divertendo fin troppo. Il dottor Watson è un interlocutore estremamente affabile e affascinante." S'inchinò, ed io con lei. 
Una sedia era stata posta davanti al camino del salotto e il violoncello era stato portato da una donna che ipotizzai fosse la cameriera della contessa. Di certo, la cura con cui la giovane trattava lo strumento diceva molto riguardo la sua dedizione. Lady Lucy ringraziò gentilmente e rivolse un sorriso ad Holmes. “Mio caro signore, come ospite d'onore di questa festa, posso domandarle se avete qualche predilizione per il compositore? Ho un repertorio abbastanza vasto.”
Holmes si alzò e s'inchinò, con il suo solito fascino. La sua bellezza si mostrò esplicita, e trovai molte donne a guardarlo con sorpresa e ammirazione. "Mia signora, vi assicuro che troverò magnifica qualsiasi cosa suoniate. Ciononostante, credo, troverete che Watson ha una predilezione per i grandi compositori — Bach, Mozart, Beethoven. M'inchino al suo gusto.”
Il sorriso della giovane ritornò a me. “Che ne dite del preludio della 'Suite per violoncello solo' numero uno?”
“Scelta eccellente, mia Lady.” Mi inchinai. “Non mi viene in mente nulla che gradirei ascoltare di più."
“È uno dei miei preferiti.” Si mise seduta, prendendo lo strumento con un gesto estremamente fine, chiaro segno della sua devozione alla sua musica. Ripresi posto sul divano, anticipando la familiare melodia. Con una bellissima raffinatezza nei movimenti, iniziò a suonare.
Mi persi in quei dolci, eleganti suoni per qualche istante, nella grazie delle sue braccia bianche e le dita delicate. Azzardai un'occhiata a Holmes e lo trovai con gli occhi chiusi, le dita seguivano quelle della giovane su uno strumento immaginario. La sua pace mi fece vibrare.
Ma quel che non mi aspettavo era uno sguardo di assoluta furia sul volto della sua futura sposa. Le labbra carnose della signorina Farnham erano serrate così forte che potevo vederle quasi scomparire nella pelle chiara, il suo sguardo... non oso continuare con la parola assassino, ma la descrizione si avvicina davvero molto. Cosa le aveva causato tutto ciò?
Sedevo, apparentemente l'unico consapevole della sua ira, mentre Bach riempiva la stanza. Sicuramente non poteva essere Lucy che tanto irritava la signorina Farnham. Tuttavia la parte femminile della società sembrava fissa sul mio compagno di cena. Non potevo nemmeno farlo notare a Holmes; sedeva troppo lontano da me.
Dopo un secondo, spostai il mio sguardo di nuovo su Lady Lucy, per non portare tutte le attenzioni su di me, e rapidamente mi tuffai ancora nella musica e nell'espressione trascendentale del suo viso mentre suonava. Una creatura davvero, davvero bellissima.
Almeno, la melodia si dissolse e tutti applaudimmo a quella talentuosa esibizione. Mentre mi alzavo per accompagnarla di nuovo sul divano, intravidi la signorina Farnham. Ora sorrideva a Holmes, tutti i segni della sua ira erano scomparsi. 
Come il visconte ringraziò tutti e la festa giungeva alla fine, Holmes si avvicinò a noi con la signorina Farnham al suo braccio.
Prese una mano di Lady Lucy e la portò alle labbra. “Un'esibizione eterea, Lady Wyre. Dovete essere lodata.”
Le guance della marchesa assunsero un grazioso colore rosato e abbassò la testa per un istante per un inchino aggraziato. “Vi ringrazio molto, Sherlock.”
Il fascino che aveva usato così liberamente tutta la sera non s'era affievolito.
“No, no. Sono io a dovervi ringraziare. Avete reso questa serata ancor più piacevole.” Riportò la mano della signorina Farnham nell'incavo del suo braccio. “Invidierei Watson, se non avessi Winnie.”
Un lampo, solo un lampo, di quella precedente rabbia tornò negli occhi della signorina Farnham prima che rivolgesse un luminoso sorriso a sua zia. "A zia Lucy era stato offerto un posto nella Royal Philharmonic, ma a quel tempo era fidanzata con mio zio. Invece poi, come sappiamo, andò con lui in India."
“Il mondo della musica ha subìto una perdita.” Sollevai la sua mano per posare un quanto più appropriato bacio delicato. “Invidio il vostro defunto marito.”
Lady Lucy sorrise, il rosa delle sue guance si accese e ne restai totalmente rapito. “Santo cielo, credevo che i miei anni d'oro fossero finiti, ma devo dire che potrei abituarmi ad essere circondata da bei uomini e dai loro complimenti.”
Risi e le assicurai che le sarebbe stato sempre dovuto.
Prima che potessi dire altro, un gruppetto ci raggiunse, coinvolgendo Holmes e me in una conversazione sui suoi metodi e le nostre avventure passate. Mi sforzai di sfoggiare qualche sorriso e occasionalmente toccare la mano di Lady Lucy. Per tutto il tempo, desiderai essere al piano di sopra — o ancora meglio a Baker Street — da solo con Holmes.
Per quanto piacevole fosse stata la serata, per me non poteva concludersi così presto.


¹ "Il paziente interno" è il titolo di un racconto di Sir Doyle contenuto nella raccolta Le memorie di Sherlock Holmes.
² "While he did not exactly toast me [...]" In inglese, il brindisi è toast; in questo caso ho preferito usare cin cin, perché mi suona più sensato e specifico del "Nonostante non brindò con me".
³ Un gruppo di ragazzini di strada che a volte aiutavano Holmes con le indagini. Quest'ultimo li pagava uno scellino al giorno e con un premio Guinea per un indizio vitale.









ANGOLO DEL TRADUTTORE
Ed eccoci giunti anche al terzo capitolo!
Chissà cosa intende dire Watson con quella frase finale. (!!)
Anyway, lo scoprirete solo dopo il 23, mi disp, bc il 18 raggiungo mio fratello a Berlino;
in questi giorni inizierò comunque a tradurre la seconda parte di questo capitolo.
Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno ringraziato me per questa traduzione,
chi mi trasmette la propria passione e ansia per sapere cosa succederà dopo ogni capitolo,
chi arriva in mio aiuto quando rimangono quelle ultime due/tre frasi che non riesco proprio a rendere comprensibili,
chi ha iniziato a leggere questo racconto e gli ha fatto cagare, e chi lo legge in silenzio.
Alla prossima!


Marco
xo


 

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Capitolo 5
*** Chapter 3 (2nd pt) ***


Chapter 3 (2nd pt) 




 
Holmes chiuse a chiave la porta della stanza alle nostre spalle. “Grazie a Dio, è finita.” Affondò nel divano. “Non c'è nulla di più estenuante di un ricevimento inglese, ve l'assicuro.” Si sgranchì le braccia stendendole dietro di sé. “Non riesco a capire come io sia riuscito a resistere la scorsa settimana. Sono completamente esausto.”
Ridacchiai mentre mi allentavo la cravatta e sbottonavo il panciotto. “Lo immagino, con tutte quelle vivaci donzelle che vi ronzavano intorno. Io devo dire di essere rimasto impressionato da quelle più adulte. Splendide donne, affascinanti.”
“Ho notato che l'avete notato. Davvero, Watson, il vostro fascino è un'arma piuttosto letale per le femmine della nostra specie. Se aveste un'integrità morale minore, sarei preoccupato per loro.” Mi guardò di sottecchi. “Credo che possiate essere accuratamente considerato un flirt.”
“Potrei pensare a cose peggiori per le quali essere considerato.” Sollevò la testa al mio sorriso malizioso e poggiai un ginocchio sul divano, guardandolo dall'alto. “È chiaro che, voi siete assolutamente ignaro del mio fascino, non è così?”
“Totalmente.” Mi guardò da sopra il naso e allacciò le mani dietro la testa. “Il vostro brio e umorismo è meglio lasciarlo alle donne. E, chiaramente, il vostro aspetto fisico non mi attira per nulla.” Chiuse gli occhi. “Non ho fatto particolare attenzione all'impressionante larghezza delle vostre spalle, né alla profondità del petto. La vostra evidente robustezza non provoca nessun effetto su di me. Quando ho notato la forza delle vostre cosce e la lunghezza delle vostre gambe, non posso dire di esserne rimasto impressionato.”
Allungò le gambe, incrociando le caviglie. “Questi baffi e i capelli folti sono piacevoli, ma niente di più.”
Aprì un occhio, percorse il mio corpo, e lo chiuse di nuovo. “Ve lo concedo, la vostra mascolinità è incredibilmente massiccia.” Le sue labbra si arricciarono. “E piuttosto deliziosa, il che è irrilevante. Tuttavia, sì, al vostro fascino sono immune.”
“Lo vedo.” Che piccolo impertinente¹. E assolutamente magnifico allo stesso tempo. “Avrete dimenticato l'agilità della mia lingua.” Mi chinai e ne avvolsi il lobo di un orecchio, adorando il modo in cui il suo corpo sussultò. “Ma a quanto pare siete immune anche a questo.” Soffiai sul lembo di pelle.
“Oh, sì.” Il suo tono di voce saltò un registro o due. “Soprattutto se vi porta a dimostrare il contrario. Potete, con ogni mezzo, continuare.”
Posai una mano appena al di sotto della sua cintura, godendomi il duro rigonfiamento. “Credo che il termine corretto sia che siete stato smascherato, caro mio².” Il battito del cuore gli palpitava contro la gola, un battito d'ali contro i miei baci. “Acciuffato, per così dire.”
Spinse la sua eccitazione contro la mia mano. “Beh, forse non totalemente immune.” Con le braccia mi circondò la vita. “V'interesserebbe vedere quanto siete in grado di rendermi suscettibile?”
“Sospetto che mi piacerebbe molto.” Mi arresi al suo bacio, facendo incontrare la lingua con la sua per lunghi momenti, ritrovandoci entrambi senza fiato, prima di spingerlo indietro quanto bastava per guardarlo. “Perché non scopriamo in quale letto avremmo dormito stasera visto che, come avete detto voi stesso, siete già esausto? Ed io intendo assolutamente finire quel lavoro. Dovremo assicurarci che entrambi sembrino stati utilizzati.”
“Sicuramente. Non ci serve una cameriera ficcanaso per fare due chiacchiere con il visconte. Non desidero essere trascinato in tribunale con l'accusa di sodomia.”
Ora avevamo una nuova preoccupazione. Se ci avessero scoperto, lo scandalo sarebbe stato enorme. La fine della carriera di Holmes e della mia.
Incarcerazione per almeno una decade, anche se non avevo alcun dubbio che Holmes fosse abbastanza popolare da poter sfuggire alla più terribile conseguenza. Avevamo già rischiato la prigione e lo scandalo, ma la causa era più della giustizia che dell'amore. Per entrambi valeva la pena rischiare. Dovevamo prestare massima attenzione.
“Watson, non agitatevi.” Holmes mi tirò un po' più a sé. “Siamo entrambi abituati ad avere una certa cautela nelle nostre vite. Stavolta ne serve solo un pizzico in più.”
Accolsi la leggera pressione delle sue labbra prima di ritirarmi nella mia camera da letto.
Anche se non mi ero ancora cambiato, Holmes si prese qualche minuto per spogliarsi del suo completo nero, indossare la camicia da notte e la vestaglia — e sicuramente far sembrare usato il suo letto — e poi mi raggiunse nell'ambiente decadente della mia stanza, sorridendo alla mia espressione.
“Troppa ricchezza per il vostro sangue, dottore? Devo ammetterlo, vi dà un'aria magnifica.”
Scelsi di ignorare il complimento; non avevo idea di come rispondere.
“Hanno un dono per l'opulenza.” Magnifici pannelli di legno coprivano le alte pareti, i toni dorati risplendevano sul copriletto in broccato di seta dell'enorme letto a baldacchino. La vicinanza di Holmes a quest'ultimo mi rese molto difficile respirare. Distolsi lo sguardo dalle colonne di quercia intagliate, più spesse delle mie braccia, a lui. Lo scintillio del lampadario di cristallo sopra di me brillava nei suoi occhi. I caldi ori, i marroni, e i rossi della stanza potevano completare la mia tavolozza, ma la luce delle candele rendevano Holmes ancor più meraviglioso. 
Le sue mani che scivolarono intorno ai miei fianchi mi provocarono un tremito, il peso del suo mento sulla mia spalla era più che gradito. “Raramente mi sono sentito così ben voluto in una società simile. Lady Lucy è particolarmente gentile. Temo che le... indiscrezioni... di Lord Stepney spezzeranno molti cuori."
“Una conseguenza che lui avrebbe dovuto considerare prima di mettere piede in questa strada.” Le dita di Holmes armeggiarono con i bottoni della mia camicia. “Ma stanotte non c'è niente che possa farci. È inutile riflettere continuamente sugli stessi dati. Quindi rimanderemo il caso a domattina.” Il suo fiato era caldo sul mio orecchio. “Pensavo aveste intenzione di vedermi ulteriormente esausto, mio caro dottore.”
“Oh, infatti.” I miei occhi si chiusero al suo tocco. “Tra un istante. Più o meno.”
Finì con la camicia e me la sfilò dalle spalle, per poi riservare immediatamente lo stesso trattamento alla canottiera. “Ecco, adesso va molto meglio.” Percorse la striscia di peli dal mio ombelico alla cintura. “Siete ancora un uomo davvero impressionante, Watson.”
“Come voi.” Mi girai e lo tirai a me, bramando la sua bocca. La sensazione di Holmes tra le braccia era più dolce di qualsiasi altra donna che fosse mai stata al suo posto.
Baciandoci persi la cognizione del tempo. Ogni parte del mio corpo era calda premuta al suo corpo, il desiderio si faceva largo dentro di me. Le sue mani che sfioravano la mia pelle lasciavano scintille ardenti. Non avrei potuto sognare niente di più perfetto del trascorrere la vita così con lui. 
I miei vestiti scomparvero sotto le sue mani, il mio corpo a disposizione del suo piacere. Lo spogliai della vestaglia, ora nulla tra di noi se non del leggero cotone. Una sottile emozione rese il suo viso normalmente ostile, assurdamente giovane e bello. Mi accarezzò una guancia.
“Portatemi a letto, John.”
Non avevo il minimo desiderio di rifiutare o negargli nulla del mio amore. I baci e le intime carezze che non avevo riservato a nessun altro uomo, le sfogai libere e calorose, finché non lo feci stendere sul fresco cotone delle lenzuola e assaggiai il mio amante per la prima volta.
Quei movimenti delicati, i lievi gemiti che scappavano dalla sua gola, mi facevano tremare. Sentirlo così arreso al mio tocco, così rilassato, mi provocò le vertigini. Le lunghe dita attorcigliate nei miei capelli, il mio nome solo un sussurro sulle sue labbra. 
Quando i suo respiri si fecero rapidi, strinsi forte la base del suo desiderio, impedendogli di lasciarsi andare subito, familiarizzando con quel nuovo sapore senza tirarmi indietro. Meritava il meglio di me, e gliel'avrei dato.
Si sollevò sotto di me, una mano ora stringeva le lenzuola, le nocche bianche, la testa gettata sul cuscino. Osservai, folgorato, come rispondeva alle mie attenzioni. La sua schiena si inarcò quando presi in bocca quanto più riuscissi.
“John!” Un suono lieve, così lieve, ma alle mie orecchie suonò come un grido. 
Sciolsi la presa e, guardandolo soffocare un pianto contro il cuscino, accolsi sulla mia lingua l'ondata salata della sua passione. Non lo avevo mai visto più bello.
Mi tirò alle sue labbra, il corpo ancora fremeva. “Voi…” Dovette fermarsi, senza fiato. “Watson. Mio carissimo Watson.” Qualcosa bruciava in lui, così forte che potevo vederne il fuoco attraverso la pelle. “Non esistono parole per descrivere quanto siete prezioso per me.”
Annuii, capendo ciò che non riusciva a pronunciare. “Va tutto bene, mio caro. Lo so. Davvero. E vi amo anche io.”
“Non l'ho mai dubitato, John.” Si spostò, rilassandosi sui cuscini, con il braccio mollemente posato su di me. “Neanche per un istante. Non ero sicuro che mi amaste in questo modo, ma non ho dubitato neanche una volta della profondità dei vostri sentimenti per me.” 
Un antico senso di colpa mi straziò il cuore. “Di sicuro una volta vi ho dato motivo del contrario. Scegliendovi un caso medico sulla base di nulla se non di un biglietto che sapevate già falso.”
Holmes sventolò una mano. “Sciocchezze.” Il fuoco dentro di lui arse più vivace ancora. “Siete, come siete sempre stato, il migliore degli uomini. Avete una meravigliosa vena eroica. E tenete il vostro ruolo di medico molto a cuore. È ovvio che di fronte a una donna morente correreste subito.”
Quindi sapeva quella volta che gliene parlai. Era ovvio. A quei tempo credevo davvero che mi leggesse la mente, perché convinto che neanche il suo ragionamento deduttivo poteva spiegare la stregoneria delle sue intuizioni. Anche ora, dopo tutti questi anni, l'evento è apparso come il secondo più importante della mia vita. Solo il ritorno da quella che credevo fosse stata una dolorosa morte l'ha eclissato. 
Reichenbach per me rimaneva un incubo e lo sarebbe stato per sempre. Il terrore di quei momenti a volte invadeva i miei sogni, facendomi svegliare tra le mie stesse grida e lacrime. Due anni di lui vivo e vegeto non avevano cancellato la paura o il mio senso di colpa. L'avevo abbandonato, sapendo che si sarebbe scontrato con un nemico implacabile e pericoloso, per aiutare un estraneo. Aveva affrontato il pericolo di Moriarty da solo. Io, che avevo giurato di stargli accanto nel momento dell'estremo bisogno, lo avevo abbandonato, lasciandolo da solo incontro alla morte. Non importava che avesse trionfato; l'avevo abbandonato nel momento in cui aveva più bisogno di me.
“Ah, mio caro Watson.” Holmes si focalizzò sull'ornamento della tettoia del letto, ma dubitavo che lo stesse guardando. “In effetti, sarei stato molto scioccato se aveste agito diversamente.”
“Resta il fatto…” Provai come potei, non ero mai stato in grado di cancellare quella vergogna dalla mia anima. Mi aveva perseguitato quando credevo che Holmes fosse morto perché mi ero innamorato di un inganno, alimentando il mio dolore. Esso è rimasto con me, anche se due anni dopo il suo ritorno la gioia era ritornata nella mia vita.
“Oh, mio caro!” Holmes si spostò per avvicinarmi a sé. “Non potevate saperlo. Non vi avevo mai detto che quel biglietto era falso. Al contrario, vi ho incoraggiato ad andarvene.” Lisciò i miei capelli sulle tempie. “Non potevo lasciarvi venire con me in quegli ultimi passi fatali. Avrei fatto il possibile per allontanarvi. Moriarty avrebbe potuto uccidervi. Vi avrebbe sparato senza alcun rimorso, prima di rivolgere le attenzioni su di me. Se l'avesse fatto, non sarei tornato dal burrone.”
“Forse. O forse avrei dovuto sparargli prima. Ci ho pensato spesso. Quando l'ho visto avanzare a grandi passi verso le cascate, avrei dovuto riconoscerlo. E avrei dovuto semplicemente sparargli come meritava. Mi era passato accanto! Santo cielo, ero così ignaro del pericolo a cui stavate andando incontro. E per colpa della mia negligenza, voi…” Scoprii che non potevo scrollarmi di dosso un ricordo una volta che mi stava riempiendo l'anima, e inghiottii quel masso nella mia gola. Le lacrime mi punzecchiavano gli angoli degli occhi. “Ho pensato... beh, lo sapete cos'ho pensato. Voi mi guardate, dopotutto.”
“Sì.” Qualcosa nel suo tono mi portò ad osservarlo. Aveva ancora lo sguardo puntato sulla tettoia, ma ora la luce dentro di lui sembrava diversa, non più ardente, ma calda e dorata. Deglutii prima di continuare.
“Non ho mai visto niente di così bello da lasciare senza fiato.”
“Bello?” Le sue parole tornarono indietro con una non piccola fitta. “Avete detto che era… ‘più sensibile e inefficiente’… ‘totalmente errato’…” Spostai lo sguardo per un momento. “Non vedo come ‘bello’ possa c'entrare.”
“Ah, non dovreste prendere le mie critiche sui vostri metodi deduttivi come critiche alla vostra personalità. I vostri poteri deduttivi superano di gran lunga quelli di Lestrade e dei suoi simili, ma avete tratto tutte le conclusioni sbagliate, come speravo avreste fatto.” Un accenno di sorriso gli sfiorò le labbra. “Avete urlato. Avete pianto per me.” Deglutì contro i miei occhi chiusi. “Oh, Watson, quando vi ho visto, così distrutto dal dolore, sono quasi tornato da voi. Invece, me ne sono andato rendendomene conto solo all'ultimo minuto.” Spazzò l'aria con un gesto della mano e la rilasciò con altrattanta cura. Qualche grande rivelazione si stava nascondendo dietro quel respiro.
“Il mio lato egoista sapeva che se fossi tornato, se avessi confessato e vi avessi detto come mi sentivo, avreste annullato i vostri voti matrimoniali. Avrei avuto tutto ciò che avevo sognato. E voi sareste morto entro sei mesi. Se una qualsiasi delle creature di Moriarty avesse sospettato dell'amore che provo per voi, l'avrebbe usato contro di me. La vostra vita non sarebbe valsa uno scellino.
“Se fossi fuggito in Asia per assicurare la vostra sicurezza, avreste dovuto abbandonare Mary, lasciandole affrontare lo scandalo e il ridicolo. Avrei potuto inscenare le nostre morti, ma avreste saputo la verità e vi sareste portato dietro quella colpa per sempre. Per quanto vi desiderassi, per quanto sapessi che era la mia sola possibilità di avervi, non potevo farlo. L'immenso amore che provo per voi mi ha fermato.” E con quelle poche parole affievolì quel mio senso di colpa. Il resto probabilmente sarebbe rimasto sempre con me, ma potei tornare a respirare. Lo tirai a me e lo baciai con tutta la tenerezza del mio cuore.
Il bagliore intorno a lui brillò ancora di più quando, con riluttanza, mi allontanai per un po' d'ossigeno. Mi accarezzò una guancia con l'emozione più forte che gli avevo mai visto sul viso. “Dovevo assicurarmi che gli uomini di Moriarty fossero convinti che voi ci credevaste. L'unico modo per farlo era rendere tutto reale. Dovevo proteggervi.” Era tutto ciò che non mi aveva mai detto, lì nel mio studio il giorno in cui la mia vita ricominciò. Tutto ciò che non aveva potuto, fino a quel momento. Le parole suonarono inadeguate, ma dovevo dirle. “Grazie.”
“No, Watson. È a voi che devo la mia gratitudine. Nel vedervi dietro le cascate, in lacrime per me, realizzai che per quanto non potessi — così pensavo — avere il vostro corpo, avevo il vostro cuore.”
La sua mano trovò la mia. “Non vi siete mai chiesto perché ho appeso un quadro di un luogo così orribile sulla nostra mensola del camino? Non è per ricordare Moriarty, mio caro. È per ricordare quanto tanto mi amate. E in questo, c'è grande bellezza.”
I minuti successivi sembravano voler silenzio. Posai la testa sul suo petto, meravigliandomi di nuovo per quanto mi fosse mancato vedere nel profondo della sua anima. C'erano altre cose che avrei voluto chiedergli, ma non era il momento. Avrei aspettato. 

 
 
* * *
 
 
Mi svegliai alla luce della luna che filtrava attraverso le alte finestre, inondando la stanza di argento dorato. Quel corpo caldo abbracciato al mio, il respiro tranquillo di Holmes contro il mio orecchio, completavano la pace di quella scena. Premetti un bacio sull'incavo della sua gola e lasciai vagare la mente, restando fermo per non svegliarlo. Dormiva fin troppo poco.
Non credevo di mi fossi mai sentito così contento. In quel momento, sentivo davvero che non c'era niente di cui avessi bisogno. Avevo guadagnato una certa fama, e con essa una modesta ricchezza che mi permetteva di vivere comodamente. Avevo eccitazione e avventura, amici, e ora il più bell'amore che potessi desiderare. Fluttuavo, assonnato e indescrivibilmente felice, noncurante del resto del mondo che vedeva la mia vita come terrificante e assolutamente immorale. Se non altro, i miei anni con Holmes mi avevano insegnato che c'erano le leggi e le norme sociali e poi la ragione e la giustizia. Mi ero abituato ad essere la nostra stessa legge.
Un lieve suono disturbò i miei pensieri, mi voltai, cercando di catturarlo. Mi svegliai del tutto quando capii di cosa si trattasse e scossi dolcemente il mio compagno, seppur con insistenza, la mia voce non era che un sospiro. “Holmes.”
Gli ci volle qualche istante per entrare nel suo profondo stato di vigilanza. “Cos'è stato?”
“Soltanto qualcuno che è appena uscito a cavallo.”
Alzò un sopracciglio, la sua domanda era chiara, e annuii rassicurandolo.
“Non stavo sognando. Mi ero svegliato e stavo solo pensando. Qualcuno ha preso un cavallo della casa ed è partito a galoppo.”
“Interessante. Al mattino faremo alcune domande discrete. Direi che un giro prima di colazione sia l'ideale. Con la lunga via che porta alla strada principale, suppongo che fosse impossibile dire quale direzione ha preso, no?”
“Non ne sono sicuro.” Ripensai al poco che avevo sentito. “È salito a cavallo così velocemente che il rumore degli zoccoli non si è sentito attraverso le pareti. E il suono è svanito molto rapidamente.”
“Lo sospettavo. Temo che abbiamo perso l'occasione di seguire Stepney. Ciò nonostante, potrebbe tornare.” Si sistemò tra i cuscini con un sospiro. “Non possiamo far niente ora.”
Mi girai e presi il mio orologio da taschino dal tavolino. “Sono le quattro del mattino. Lord Stepney non starà via a lungo, o rischierà di essere scoperto quando i domestici si alzeranno.”
“Sì. Potremmo aspettare il suo ritorno, ma ci direbbe ben poco. Devo scoprire chi ha incontrato.” L'insoddisfazione gli dipinse il viso.
“Tuttavia, abbiamo saputo qualcosa in più grazie alla vostra vigilanza, caro mio. Eccellente, Watson.”
Le sue lodi arrivarono calde al mio cuore e lo attirai tra le mie braccia, i suoi capelli a solleticarmi la guancia. “Mi dispiace di avervi svegliato per così poco, comunque. Tornate a dormire. Ne avete bisogno.”
“Dovremmo cambiare letto. Per assicurarci che entrambi sembrino stati usati. La domestica sta iniziando ad imparare le mie abitudini e resterebbe sconvolta se il mio letto non mostrasse nessun segno di utilizzo.” Un'espressione maliziosa apparve sul suo viso liscio. “Vogliamo assicurarci che il mio letto sia sgualcito come il vostro, caro Watson?”
Certe porzioni della mia anatomia si svegliarono a quel suggerimento piuttosto allettante. “Non siete minimamente intenzionato a dormire, vero?"
“Non in questo momento.” Si alzò e mi tese una mano. “Venite, Watson. Ho dei piani.”
Non avevo mai visto niente di così squisito come il suo corpo al chiaro di luna mentre mi guidava attraverso il salotto verso la sua stanza.
Argentato, sembrava una creatura mistica³, agile e leggiadro in ogni più delicato movimento.
Da sempre, dal momento in cui lo incontrai la prima volta, avevo capito che non era come gli altri; qualcosa di straordinario lo caratterizzava. Dopo tutti questi anni, quell'aura di magia non si era dissolta. Quando si allungò sul letto e mi porse una mano, un brivido mi percorse, rubando tutta l'aria dai miei polmoni e scombussolandomi il cuore.
Lo raggiunsi e portai le sue dita alle mie labbra, guardando i suoi occhi scurirsi nel carezzarne i polpastrelli con la lingua. “E quali grandi piani avete, amore mio?”
“Avevo pensato di amarvi fino allo sfinimento.” Gli scappò un lungo sospiro.
“A quanto pare, comunque, avete dei piani simili per me.”
“Mmh. Forse possiamo farli coincidere, allora.” Mi alzai il tempo necessario per recuperare la maglietta dalla pila ordinata sulla sedia accanto al letto, poi tornai e mi stesi accanto a lui. “Conosco una o due tecniche speciali, anche se non le ho mai sperimentate.” Stesi leggermente la maglietta sul lenzuolo tra di noi prima di attirarlo a me. “Possiamo sperimentarle insieme.”
“Ne abbiamo davvero tante.” Un sorrisetto sfacciato gli dipinse le labbra. “Guidatemi, dottore. Mi metto nelle vostre mani.”
Sorrisi di riflesso. “È esattamente quel che volevo fare. Ma prima, credo che scoprirò un po' voi. Da quel che so questa tecnica funziona meglio se prima siamo entrambi senza fiato.”
Com'era ovvio, il semplice toccarlo mi lasciò tale. Ma non avevo intenzione di alimentare il suo considerevole ego così presto. Invece, mi persi nell'esplorare ogni centimetro del suo corpo. Tutto tendini e muscoli, non finiva mai di meravigliarmi come le sue pessime abitudini non avevano rovinato il suo fisico. Qualunque altro uomo si sarebbe ridotto ad un relitto con quella dieta di oppio o cocaina, pasti irregolari, troppo tabacco e troppo poco sonno. Decisi di raddoppiare i miei sforzi di fargli avere più cura di sé.
Se non altro, forse avrei potuto portare un po' di pace alla sua inesauribile energia. Poiché mi aveva usato così spesso per levigare la sua mente, ora pregavo che mi avrebbe usato per lenire il suo corpo.
Nonostante venissi spesso elogiato per la mia abilità di descrivere scene o persone, mi sembrava impossibile trovare le parole per descrivere il tocco delle sue dita affusolate sulla mia pelle, il suo calore, la delizia dei suoi baci. Così eccitante era il suo tocco, che dovetti afferrare un cuscino per allevviare le mie grida. Nessun angolo di me scappava dalle sue attenzioni, o nessun angolo di lui dalle mie. 
“Santo cielo, John!” Ansimò contro la mia spalla. “Vi prego!”
“Oh sì, amore mio.” Sfregai la sua lunghezza contro la mia nella mia mano, la scossa di sensazioni strappava via ossigeno dal mio corpo. I suoi mugolii mi facevano capire che era nelle mie stesse condizioni. Talmente perfetto.
Una sua mano coprì la mia, il suo tremore mandò nuove scariche elettriche lungo il mio corpo. “John!” Il brivido accompagnato alla sua voce, i suoi polmoni si affannarono, sulla mia pelle ogni ansito della sua calda esplosione.
Il suo pube si gonfiò nella mia stretta, lo scorrere della sua virilità contro la mia era delizioso.
Non posso dire che il suono strappato dalla mia gola potesse essere definito una parola.
Affondai la mia mano libera tra i suoi capelli e lo baciai violento, reclamando la sua bocca con un abbandono che non conoscevo da tempi molto più giovani. Sempre più in alto ci guidavamo, l'un l'altro, in una danza primordiale di passione.
Si irrigidì nel mio abbraccio, inarcando la schiena, stringendo con forza la presa su di me. La crema gocciolò sulla mia pancia, mi coprì la mano, il calore mi mandò ancora più fuori di testa. Ancora e ancora, goccioline di liquido caldo si riversarono da lui, ricoprendo entrambi. Crollò, il petto ansimante e il cuore martellava così violentemente che lo sentivo contro il mio petto. “John.”
L'amore nella sua voce spezzò ogni mio controllo, ed esplosi un pianto contro la sua spalla, il mio corpo si dimenava senza controllo mentre liberavo la mia passione. La più dolce euforia scorreva attraverso ogni cellula. Giacevo, mollemente, pieno di estrema soddisfazione.
Circondai il suo corpo, incurante di niente se non di avvolgerlo. Tornò tra le mie braccia, la sua stretta si fece pigra man mano che il suo corpo si rilassava.
“Avete superato ogni mia aspettativa, Watson. Posso sinceramente dirmi un uomo fortunato."
La semplice azione di formare delle parole sensate in quel momento risultò complessa. “Devo dirlo, l'uomo che mi ha raccontato di queste cose non gli ha reso affatto giustizia. Oh Signore, è stato meraviglioso.” La spruzzata di peli sul suo petto mi solleticava la guancia. “Assolutamente... meraviglioso. Meraviglioso.” Holmes sogghignò. “Siete capace di inventare di meglio, scrittore?” La sua mano leggera sulla mia testa, una carezza gentile. “Tutto ciò è molto più accurato, però.”
“Credo di avere gli ultimi sprazzi di energia per occuparmi di questo disastro appiccicoso e poi collassare nelle vostre braccia per dormire tutto il giorno.”
La sua risata mi fece sorridere. “O le due ore che ci restano prima di metterci a lavoro.”
“Sì. Dovreste segnarlo sul nostro calendario per quando faremo ritorno a Baker Street. Martedì —dormire tutto il giorno stretti l'un l'altro.” Mi baciò una tempia. “Potreste aggiungerlo anche per giovedì. E per ogni altro venerdì.”
Dovetti starmene lì per qualche momento solo per riprendere fiato, e in silenzio, lo sentii chiaramente. “Holmes, Lord Stepney sta tornando. Lo sentite?”
“Sì. Quindi il suo informatore è vicino. Ciò restringe la nostra ricerca. Ho una mappa dell'area nella mia valigia. Domani tracceremo tutte le possibili destinazioni.” Il suo sospirò mi scompigliò i capelli. “Stanotte, temo, non ci sia nient'altro che possiamo fare. Ha già spedito il suo perfido messaggio ed è ritornato.”
Mi alzai per mettere la camicia sporca di Holmes nel lavandino, per sciaquarla per prima cosa al mattino e appenderla nell'armadio ad asciugare. Nel mentre, cercai di ascoltare attentamente qualcosa che indicasse il ritorno di Lord Stepney nella sua stanza, che costeggiava le nostre. Non si sentiva nulla, ma restai un po' accanto al lavabo per assicurarmi di non perdermi un qualche segno. Tornai tra le braccia di Holmes in silenzio, sollevando un sopracciglio e mantenendo la mia voce a un sussurro.
“L'avete sentito? O no?”
Mosse una mano languida. “È molto fattibile muoversi abbastanza piano da fare il minimo rumore. L'ho fatto spesso. Un uomo abituato a strisciare dentro e fuori casa avrebbe ben poche difficoltà. E i cardini delle sue porte sono ben oliati. L'ho appurato quando la scorsa settimana ho cercato di entrare.”
Il coraggio del nostro amore mi diede alla testa, e le mie preoccupazioni per il caso furono spazzate via dalle calde braccia di Morfeo.




¹ L'originale è "saucy (impertinente/sfacciato) imp (folletto/diavoletto/monello/birichino)" ma non son riuscito a dare una traduzione letterale che non fosse... imbarazzante, lol.  
² Si sa che certi termini, pur avendo lo stesso significato, suonano in modo leggermente diverso a seconda della lingua; in origine qui è "darling", ma tesoro tra due amanti uomini, per giunta dell'ottocento, non riesco neanche a scriverlo.
³ Qui le autrici scrivono "he seemed a creature of the Fae": Una fae, nella letteratura antica, è una giovane fata, maliziosa, ma anche una creatura mistica umanoide che esercita un grande potere nella magia e negli elementali.

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Capitolo 6
*** Chapter 4 (1st pt) ***


Chapter 4 (1st pt) 




 
Il mattino dopo mi svegliai con un disperato bisogno di caffè, tuttavia senza rimpiangere l'aver dormito poco. Appesi le camicie ben asciugate nell'armadio e tornai in in salotto. “Holmes, sbrigatevi, vi prego. Ho una fame tremenda.”
Il suo sbuffo arrivò dalla sua camera. “Mi domando perché.” Uscì, cappello e frustino alla mano. “Avete scaricato l'acqua fuori dalla finestra come vi ho detto? E lasciata aperta? Ho paura che le stanze odorino di sesso. Con la mia l'ho già fatto.” Si sistemò la giacca da equitazione del colore dei suoi occhi.
Santo cielo, l'avevo già visto in abiti da equitazione, ma non ne ero rimasto così colpito come in quel momento. Il grigio nebbioso scintillava nella luce del mattino che inondava la stanza. Al chiaro di luna, Holmes mi appariva fatato e selvaggio. Sembrava ancora una creatura di vapori frizzanti e acque illuminate dal sole, ma anche austero e nobile. La giacca aderiva perfettamente alle sue spalle, avvolgendo la forma snella. I pantaloni chiari fasciavano le lunghe gambe rivestite da alti stivali neri. Una piccola perla argentata riposava nelle pieghe della cravatta, la seta quasi della stessa sfumatura del gioiello luminoso. I capelli scuri in netto contrasto con i vestiti chiari.
“Assolutamente splendido, vecchio mio. Sul serio.” Sorrisi alla sua fronte sollevata, nonostante lo sguardo fosse rilassato. “Sì, ho aperto le finestre. E ho gettato l'acqua nelle aiuole dal balcone.”
“Eccellente, Watson.” S'infilò il suo berretto di stoffa sotto il braccio e recuperò i guanti dal tavolo. “Una breve visita alle stalle e partiamo. Ma prima una cosa di vitale importanza.” Con il braccio libero avvolse la mia vita, tirandomi a sé, la sua bocca sulla mia prima che potessi capire quel che intendeva. Mi diede un bacio, lungo e intenso, prima di ritirarsi. “Ora, credo che siamo pronti per affrontare questa giornata.”
“Quasi.” Mi sporsi per sfiorargli un orecchio con le labbra. “Ho promesso che l'avrei detto ogni giorno, abbastanza per entrambi. Vi amo.” Gli spazzolai leggermente il bavero facendolo sorridere. “Adesso siamo pronti. E ho ancora fame, quindi muoviamoci.”
Holmes rise e mi prese un braccio, guidandoci fuori dalla camera. “Allora abbrevierò la cavalcata. Non possiamo farvi morire d'inedia.”
Anche Lord Stepney stava uscendo dalla propria stanza. Le sue pupille si dilatarono impercettibilmente appena ci vide. Somersby, che sembrava svanire nelle pareti, guardava torvo dalla soglia.
Optai per la cortesia. “Buongiorno, Lord Stepney.”
“Dottor Watson. Sherlock.” Il suo sguardo guizzò dal suo futuro cognato ad altrove. “Mi sorprende vedervi alzati così presto, dopo aver fatto le ore piccole, stanotte.”
Sbarrai gli occhi. Ci aveva… ci aveva sentiti mentre andava a cavalcare? 
“Dormo poco, come il mondo sa grazie agli scritti di Watson.” Holmes inclinò la testa. “Mi dispiace avervi disturbato.”
Sua Signoria ci guardò dal basso del suo naso. “L'ho notato di persona da quando siete qui. I miei orari sono irregolari e temo che i momenti di riposo non coincidano con i vostri. Non vi offenderete se chiederò di farmi trasferire in un'altra ala, spero.” Le sue labbra carnose si serrarono in una linea. 
“No, per nulla. Mi rincresce doverla scomodare.” Holmes era al meglio della sua civiltà. “Non avrei problemi a trasferirmi in un'altra stanza.”
Lord Stepney sventolò una mano. “È tradizione che l'erede di Toddington Oaks abbia la vostra suite. La tenuta sarà vostra, quindi è giusto così. Preferirei lasciare intatte queste modalità. Prenderò la suite nell'ala sud che ha un bel panorama, se non avete obiezioni.” Si raddrizzò un po'.
Non riuscivo a togliermi di dosso l'immagine di un nobile guerriero portato dinanzi ad un re nemico. Ero certo che Stepney si sarebbe trovato davanti al cappio con lo stesso portamento. Un brivido gelido mi colse di sorpresa.
“Presumo che potreste non desiderare avere il fratello di vostra moglie a zonzo per il palazzo. Temo di aver preso l'abitudine di considerare questo posto casa mia. Vivo qui da quando avevo sei anni.”
“Non ho nessuna obiezione, Robert. È ovvio che potete restare.” Della sicurezza di Holmes nella propria voce e nell'atteggiamento, il giovane non ne avrebbe trovato in sé neanche una traccia. “È una tenuta molto grande. Ci sono stanze per tutti.”
Chiazze brillanti comparirono sulle guance pallide di sua Signoria.
“Vi ringrazio. Siete molto gentile. Suppongo che sappiate che la mia eredità era modesta. Mi piace vivere in campagna, ma non potrei permettermi di finanziare una tenuta. Perciò vi sono molto grato, signore. Cercherò di non esservi mai d'intralcio o arrecarvi disturbo in alcun modo. Anzi, farò il possibile per rendermi utile.”
Qualcosa nel suo comportamento particolarmente sincero mi disturbava. Sembrava… genuino. Nonostante tutta la sua arroganza a cena, non sembrava affatto turbato nell'offrire gratitudine a Holmes, che poteva pur essere l'erede del maniero, ma per il resto difficilmente era nella cerchia di Lord Stepney. Ma sapevo che era meglio non prendere questi dati alla lettera, quindi mantenni la calma.
“Certamente. Mi rendo conto che riceverò molto più di Winnifred una volta sposato. Pur senza un titolo, la mia è un'antica famiglia e ha buoni contatti. Come voi, ho un certo riguardo per le tradizioni e per quelle cose che differenziano un uomo da un gentiluomo. Sarebbe crudele e inopportuno da parte mia chiedervi di lasciare la vostra casa senza avermi fatto nulla di male.” Titoli e origini a parte, Holmes era alquanto nobile quanto sua Signoria. Il mio cuore si gonfiò, riempiendomi il petto.
Un lieve sorriso spuntò sulle labbra di Lord Stepney e sembrò che parte del ghiaccio che lo circondava si fosse sciolto. “Ben detto, Sherlock. Vedo che Winnie ha scelto davvero bene.” Annuì al servitore. “Somersby, credo che questo fine settimana abbiamo in programma di trasferirci. Potresti insieme a Craye far arieggiare la stanza blu dell'ala sud? Credo che andrà bene.”
La bocca di Somersby si serrò e un muscolo nella mascella squadrata si contrasse. “Certamente, signore.” Non un pizzico della gentilezza di Lord Stepney contagiò il valletto. “Sarà fatto immediatamente.”
Sua Signoria ridacchiò quando la porta si chiuse con un po' di violenza.
“Dovete perdonare Somersby. È con me da quando avevo diciassette anni, e talvolta penso che sia più un cane da guardia che un servitore.”
Una mano ampia, piuttosto elegante, arrotolata attorno al suo onnipresente quaderno di cuoio. “Se vorrete scusarmi, signori, prima di colazione ho un appuntamento con la quiete del giardino.”
“Certamente.” Holmes inclinò leggermente il capo. “Watson e io abbiamo in porgramma di cavalcare un po'. Vi vedremo a colazione, signore.”
Aspettai che il giovane scendesse al piano di sotto prima di stringermi ad Holmes. “Nel fine settimana. Oggi è mercoledì.” Osservò la porta chiusa di Lord Stepney. “Strano. Tutte le prove portano a lui. Eppure…” Gettò via le sue introspezioni. “Andiamo. Una rapida galoppata per i prati ci schiarirà le idee.”
Il mio stomaco sperava che sarebbe stata davvero rapida.
 
* * *

“Siete terribilmente silenzioso, Watson.”
La mia attenzione guizzò dalla profondità dei miei pensieri agli occhi del mio amante. “Sto solo pensando. Mi godo la campagna. E la compagnia.”
“Non siete bravo con i sotterfugi.” Holmes accarezzò il suo cavallo mentre cavalcavamo silenziosamente, avevamo smesso di galoppare. “Non voglio dei figli, Watson. Mi sarei sposato e avrei covato una prole molto tempo fa se fosse stata mia intenzione.”
“Come...” Senza dubbio mille piccoli dettagli. Sospirai, senza preoccuparmi di chiedergli quali indizi lo avevano portato a quella deduzione, e mi fermai un po' più vicino a lui. “Siete molto bravo con i bambini, però.” Guardarlo con uno dei giovani stallieri di Toddington mentre ci preparavamo era stato meraviglioso. Un ragazzo di non più di dodici anni e figlio del capo stalliere, il giovane Lance Naughton aveva ancora molto da imparare e una notevole muscolatura da sviluppare prima di poter sellare con facilità uno dei grandi cavalli.
Holmes non batté ciglio prima di correre in aiuto al ragazzo, parlando con pazienza e difendendolo piuttosto vivacemente dal padre, un uomo terrorizzato dal vasto gruppo di persone che erano discese per il matrimonio. Era stata una gioia per gli occhi.
“Ho una grande predilezione per i bambini. Tanto che non desidero infliggere le mie stirpi a nessuno di loro.” La casa si ergeva maestosa su di noi e Holmes puntò la sua attenzione su di essa. “C'è un tocco di… follia, in me e Mycroft. Sarebbe un'ingiustizia per qualsiasi bambino farlo vivere con me. Voi siete l'unico ad averla mai gestita. Una delicata, piccola mente —no, non sarebbe giusto.”
Di nuovo, avevo sottovalutato la profondità della sua anima. Mi allungai e gli strinsi per un attimo la mano. “Perdonatemi, vecchio mio. Non ci avevo pensato in questo modo.” Una vecchia curiosità mi tornò alla mente, e sentii che forse era il momento migliore. “Holmes, se posso chiedere, e vi prego di sentirvi libero di dirmi che non sono cose che mi riguardano…”
Holmes mi fece ancora quello sguardo come se parlasse con l'idiota del villaggio. “Watson, ho mai accennato che ci sono momenti in cui sento l'urgenza di picchiarvi?”
“Non in tali parole.” L'immagine di quella scena mi fece ridacchiare e mi feci coraggio. “Avete menzionato di avere già avuto il cuore spezzato e di non volervi più sentire così. Sono curioso, ecco. Cos'è successo?”
Cavalcò in silenzio per così tanto tempo che rinunciai ad una risposta.
Alla fine, fermò il cavallo, con lo sguardo su un prato vivace di fiori blu e gialli. “Avevo un… amico, all'università. O così credevo. Un uomo brillante, tre anni più grande di me. Un giorno iniziammo a parlare quasi per caso, ma oh, quella conversazione stimolò così tanto la mia mente. Quella fu la prima. Da conversazioni su classi e studi finimmo su questioni più private.” Deglutì. “Questioni intime. Pensieri. Sentimenti.” La sua mascella era serrata così forte che potei vedere un suo muscolo schioccare¹.
Mi chiedevo se sarebbe stato in grado o disposto a continuare. Holmes era sempre stato estremamente riservato. Dopo un istante, si drizzò maggiormente sulla sella. “Sentivo di aver trovato una persona intellettualmente pari a me, forse anche superiore su certe cose. E l'attrazione verso di lui era intensa. Non avevo mai provato sentimenti così forti. Ma, con mio sgomento, scoprii che la cosa non era ricambiata.”
Per un momento vidi uno Sherlock Holmes molto più giovane e di gran lunga più vulnerabile. Il mio cuore si strinse per quel ragazzo, in preda al suo primo amore, destinato a ritrovarsi col cuore spezzato.
Holmes non mi guardava mentre continuava il suo discorso. Mi chiedevo se riuscisse a vedere le immagini di quei giorni², o semplicemente non riusciva a reggere il mio sguardo mentre parlava di un dolore simile. “Credevo sinceramente che ricambiasse la mia stima. Così raggruppai il mio coraggio e decisi di rivelargli come mi sentivo. Feci il minimo accenno —oh, solo il più piccolo— ai miei veri sentimenti. Nient'altro che un'indicazione che significasse che lo ritenevo più di un semplice amico. Mi rifiutò. Completamente. Con le più dure delle parole. La nostra amicizia, le piacevoli ore di conversazione, non significavano niente per lui. Ero a malapena un diversivo.”
Apparve un cupo sorriso. “Aveva intenzione di sposare una giovane donna ricca e di nobile famiglia. Era già stato deciso dalle rispettive famiglie. Il tutto sarebbe stato annunciato nonappena fosse finito il semestre. Quando protestai così gelosamente contro quell'alleanza, mi disse che l'amore era per gli stupidi. Il mio affetto ormai degenerato era comico, e quando capii che non avrebbe portato a nulla, senza dubbio avrebbe accolto le mie avances³.” Le ultime parole le sputò. “Avrei potuto riscaldargli il letto finché non capii che lui era pensato per cose più grandi di me, e sua moglie e la carriera avrebbero sempre avuto la precedenza. E se avessi osato provocare uno scandalo, me ne sarei presto pentito.” Le sue mani afferrarono le briglie così forte che la pelle dei guanti scricchiolò. “Lo ringraziai, gli dissi che non credevo in una tale alleanza, e non gli ho mai più parlato.”
Benedetto il cielo. Mi sentii come se lo avessi colpito con il suo stesso frustino. Tutto quel tempo non aveva alleviato la sua sofferenza.
L'aveva semplicemente archiviata come fosse un file di un caso. Ed io l'avevo tirato fuori. “Holmes, mi dispiace. Non avrei dovuto dire nulla.”
“No, è stato meglio così. Adesso capite perché non ho mai osato offrirvi il mio cuore, Watson? Se mi aveste rifiutato come lui —beh, sono certo che non sarei sopravvissuto.” Raccolse le briglie. “Vi ho trattenuto abbastanza a lungo. Adesso sì che starete morendo di fame.”
Non potevo tollerare di spingerlo oltre, neanche per scusarmi di nuovo. Mi rammaricai di trovarci troppo vicini alla casa per attirarlo a me in un abbraccio. Probabilmente non l'avrebbe apprezzato, comunque. Si stava comportando come se non avessimo parlato di nulla di più importante dei fiori di campo. “Ora che me l'avete fatto notare, sì. E sono certo che questi bei ragazzoni⁴ vogliano la loro avena.”
“Sicuramente. Venite allora, andiamo alla scuderia. Non ho dubbi che vogliano fare un altro giro.” Così dicendo, infilò i talloni nelle staffe e tuonò via.
Calciai il mio cavallo, e nonostante fossimo lontani abbastanza dalla meta, non avremmo mai accorciato la distanza. E giurai di rendere quel giorno di gran lunga più felice, come avrei fatto con tutti quelli successivi.




¹ "[...] muscle jump" sinceramente un muscolo saltare mi fa strano (?) ma accetto di buon grado suggerimenti.
² "if he saw those long ago days" non riuscivo a rendere il concetto letteralmente, quindi ho preferito aggiungere una parola.
³ "he’d no doubt welcome my charms" non sono assolutamente sicuro della mia traduzione né di quel che le scrittrici volessero dire.
"Fellows" indica tizi/compagni/colleghi, ma riferito ai cavalli la mia mente non è riuscita a trovare una traduzione migliore, lol.







ANGOLO DEL TRADUTTORE
Ue belli! 
Vi ruberò solo un istante (sempre se siete arrivati fin qui vvb):
innazitutto ringrazio ogni singolo lettore, che mi dà più forza per continuare questo lavoro;
se in questo capitolo non avete compreso qualcosa,
sappiate che probably neanche il sottoscritto l'avrà fatto.
Ci son state frasi particolarmente complesse, che neanche dei miei amici 
son riusciti a comprendere.
Spero comunque che il capitolo vi piaccia e che io sia riuscito nell'impresa :)

Have a nice day,
xo

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Capitolo 7
*** Chapter 4 (2nd pt) ***


Chapter 4 (2nd pt) 




 
Urumore piuttosto forte mi arrivò alle orecchie mentre raggiungevamo le stalle. I pallidi lineamenti di Lord Stepney erano diventati rubicondi e la sua voce echeggiava nell'edificio di mattoni.
“Te l'ho detto cento volte, Lance! Non porti fuori i cavalli senza permesso e senza assicurarti che non tornino in quelle condizioni!” Non riuscii a catturare la risposta del ragazzino, se non dei tremolanti versi di protesta. Il suo volto color cenere mi disse molto più di quanto avrebbero potuto dire le parole. Povero ragazzo, sembrava in procinto di darsela a gambe.
“Non solo l'hai lasciato con le zampe bagnate e immerse nel fango, ma sta tremando per il sudore!” Lord Stepney afferrò il ragazzo per il colletto, spingendolo verso il padre. “Naughton, asciuga quel cavallo ed esci, prima di ritrovarci con una colica tra le mani. Poi voglio che Lance pulisca le stalle per il resto della settimana. Nessun giro a cavallo. E che nessun altro tocchi Jack a parte per fare ciò che ho ordinato. Mi occuperò io di lui dopo colazione, quando sarà fresco e pulito.” Gli occhi azzurri luccicarono in direzione del giovane. “Mi aspettavo di meglio da te, Lance.”
Ignorando il balbettio di riposta del ragazzo, si girò per andarsene. Il suo lungo passo vacillò quando vide Holmes e me. Una nuova ondata di colore gli riempì il viso. “Mi dispiace che abbiate dovuto assistere a quella scena, signore. Ma le stalle e la fattoria sono in mia custodia. Non ho intenzione di vedere i miei cavalli, o i vostri, maltrattati.” Guardò in cagnesco il ragazzino oltre la propria spalla. “Io, almeno, cerco di guadagnarmi da vivere correttamente.” Il suo viso segnato da lineamenti truci. “Se vorrete scusarmi, devo darmi una sistemata prima di andare dalle signore.” Si toccò il cappello. “Dottor Watson. Cognato.”
Gli occhi scuri del giovane Lance Naughton seguirono il passo del suo padrone fino alla casa. Il luccichio di una lacrima si mostrò nell'angolo di un occhio, anche se la trattenne. Trasalì per la stretta del padre sulla sua spalla. “Non ho preso Jack. Sono serio, pà¹, non sono stato io. Era già così quando sono arrivato.”
“Lance, non è passata più una settimana da quando l'hai preso senza il permesso di sua Signoria. È un animale troppo grande, ragazzo mio. Finirai per ritrovarti il collo spezzato.” La mano callosa di Naughton si strinse, i suoi lacrimosi occhi blu seguivano Lord Stepney che si ritirava.
“Ma non l'ho preso di notte. Mai.” Lance rivolse a Holmes una dichiarazione di difesa piuttosto disperata. “Jack è il miglior cavallo della contea, signore. Non vorrei mai che s'ammalasse. Un forte colpo di freddo c'ha, signore, forse anche una colica, e non posso neanche aiutarlo a guarire perché Lord Robert pensa sia colpa mia.”
Holmes lo osservò per un momento, prima di sedersi su una panca malconcia per essere più all'altezza degli occhi del ragazzo. “Ti credo, piccolo signor Naughton. Ti dispiacerebbe sederti qui un secondo? Vorrei sentire la tua versione.” Alzò lo sguardo verso il capo della stalla. “Perché non andate ad occuparvi del cavallo, Jed, prima che la situazione peggiori ancora di più? Watson ha un occhio attento per i cavalli; potrebbe volersi unire a voi.”
Conoscevo quel tono; desiderava parlare con Lance da solo. Più tardi mi avrebbe aggiornato su ogni dettaglio riguardante il caso. E dal momento che il cavallo non era stato adeguatamente curato, poteva esserci qualche indizio che potevo cogliere prima che venisse spazzolato via. 
Jedediah Naughton annuì, lo sguardo un po' diffidente verso l'uomo che un giorno sarebbe stato suo Signore e capo. “Sì, signore. È meglio che andiamo dritti da Jack. Lord Robert —scusi, è così che Lance lo chiama, visto che di solito sono grandi amici. C'ho fatto l'abitudine e poco m'importa. Lord Robert ha ragione. Passa molto tempo quaggiù, per controllare. Prende molto seriamente le sue responsabilità di visconte e delle stalle. Ma Jack è quasi come fosse figlio suo. Sarei felice d'aiutare, dottor Watson.”
Seguii l'uomo in quella grande e ariosa stalla, lasciando Holmes con la testa china, ad ascoltare il giovane Lance.
“Lord Stepney è sempre così esigente?” Pensavo che avrei potuto ottenere qualche informazione sul nostro bersaglio.
Naughton mi passò una striglia e ne prese una per sé. “Se non lo fosse, non avremmo i migliori cavalli della contea. Lui è l'unico della famiglia che davvero ne sa qualcosa.” Prese degli asciugamani e iniziò a strofinare il manto dello stallone. “Occupatevi delle gambe. Il vecchio Jack è uno vivace, ma starà buono per voi.”
“È un animale magnifico.” Tenevo quell'asciugamano e la spazzola solo per Holmes. Magari avrebbe guadagnato abbastanza familiarità con la zona per scoprire dove fosse andato Stepney. “Semplicemente splendido. Se Jack è un esempio della vostra scuderia, Holmes non avrebbe motivo di fare dei cambiamenti qui.” E per mettere magari quell'uomo a proprio agio.
“Beh, come ho detto, Jack è la cosa più vicino ad un figlio che Lord Robert abbia in questo momento.” Naughton accarezzò il collo del cavallo mentre lavorava. “Non è vero, bellezza? Ma ho visto sua Signoria là fuori a tutte le ore con un cavallo malato, passeggiandoci o parlandoci. Ha anche consegnato i puledri della scorsa primavera, insegnando a Lance i dettagli. È buono con il ragazzino, ma non gentile. Le cose vanno fatte in un certo modo o avrà da ridire.”
“Sembra un maestro ammirevole. Sono sicuro che sarà una grande risorsa per Holmes.” Pensavo al mio amico, la sua testa scura chinata ad ascoltare il ragazzo. “Credo che troverete Holmes della stessa pasta. Molto competente, ma non gentile.”
Naughton sbuffò leggermente. “Allora potrebbe finire col dire una parola o due alla sua signora. Oh, è una buona cavallerizza e tutto, per essere una donna, ma non sembra importarle granché se i cavalli son tenuti bene o meno. L'ho vista tornare più di una volta che sudava e tremava come se avesse appena attraversato gli inferi, e poi si allontanava solo per andare a rifarsi il trucco.”
Si fermò e si schiarì la gola. “Chiedo scusa, signore. Tendo ad essere un po' nervoso quando si tratta della figlia del visconte². A dire la verità, neanche il visconte stesso si preoccupa molto dei dettagli dei suoi cavalli.”
“Beh, spesso le donne vedono le cose in modo diverso. La mia defunta moglie era una donna poco devota alla moda, ma impiegava ore per prepararsi ad un'uscita. È solo che sembrano non capire l'importanza di certe cose.” Accarezzai gentilmente il collo di Jake. “È raro che una donna riesca ad apprezzare una bellezza come la tua.” Rivolsi un sorriso a Naughton. “Non preoccupatevi. Holmes non lascerà che lei vi maltratti. Come ho detto, non è un uomo gentile.”
“Buono a sapersi.” Naughton si fermò un istante, fissando pensieroso la stalla. “È strano, però. Lance ha ragione; non ha mai preso Jake di notte. E non ha mai lasciato un cavallo in quelle condizioni. Solo un accenno di delusione negli occhi di Lord Robert e il ragazzo sarà angosciato per tutto il resto della giornata. È così orgoglioso che Lord Robert gli abbia dato tanta responsabilità a dodici anni. Lance si occupa di tre puledri quasi da solo.”
“Sembra un ragazzo straordinario.” E naturalmente, non il nostro colpevole. Tuttavia… perché Lord Stepney sarebbe dovuto essere così furioso per le condizioni della sua stessa creazione? Desideravo un po' d'intimità con Holmes per potergli parlare. 
Naughton diede un'occhiata al mio lavoro e annuì. “Lo porterò fuori per una camminata finché Lord Robert non tornerà. La prima stalla da ripulire può essere quella di Jack. Tirerà Lance più su di morale, se lo farà per Jack.” Lanciò un'occhiata a dove prima Holmes e Lance erano seduti. “Sarà sicuramente un buon Signore, il vostro amico. Saremo felici di lavorare per lui.”
Per un momento, la tentazione di vedere Holmes così ben stabilito s'impadronì di me. Sarebbe stato, infatti, un ottimo capo. La comunità avrebbe potuto trarre solo benefici dalla sua guida e dal suo intuito. Ma il suo cuore non sarebbe stato lì. Gli interessavano i suoi casi e i misteri molto più di quanto avrebbe mai potuto interessargli un pezzo di terra, non importava quanto magnifico fosse. Sarebbe stato di gran lunga più felice a Baker Street con me.
Raccolsi la spazzola e l'asciugamano. “Potrebbe prestarmeli? Holmes potrebbe essere in grado di usarli per dimostrare a sua Signoria che Lance non ha maltrattato Jack.”
Le sopracciglia cespugliose di Naughton si sollevarono e lui ridacchiò. “Non posso dire di aver mai immaginato Sherlock Holmes mettere mano ad un caso di così poca importanza, ma sono sicuro che Lance ne sarà grato. Andate, dottore. Ho ancora tante di quelle spazzole.”
“Grazie. Ad Holmes non è mai importato il titolo o la ricchezza di un cliente. Prevalgono solo la giustizia e la verità.” E così facendo, si era guadagnato la mia eterna ammirazione. “Gli importa di Lance quanto il primo ministro. Probabilmente anche di più, visto che il PM non gli va particolarmente a genio.”
La risata fragorosa di Naughton mi accompagnò fuori verso il cortile, dov'erano Holmes e Lance. Notai che il volto del ragazzo era considerevolmente più luminoso di quando l'avevo lasciato. Mi rivolse anche un ampio sorriso prima che lo spedissi ad unirsi a suo padre. 
Quel piccolo senso di colpa riapparve.
“No, Watson. Sono piuttosto certo di non voler diventare padre.” Le labbra di Holmes si corrugarono. “Liberatevi da questa fantasia.”
La mia bocca si curvò. “C'è n'è voluto un po', eh?”
“Oh, lui è un gran bravo ragazzo —coscienzioso, educato, intelligente. Davvero esemplare. Andiamo d'accordo.” Holmes adocchiò gli oggetti che avevo in mano. “Non ho nessun desiderio di esporre un'ipotetica giovinezza alle mie particolari abitudini. Cos'avete lì?”
“Beh, Jedediah Naughton è stato così gentile da assegnarmi il compito di spazzolare le gambe di Jack. Gli ho suggerito che questi due oggetti potrebbero essere molto utili per scagionare suo figlio.” Lasciai il mio sorriso allargarsi. “E magari potrebbero anche dirci dove quel magnifico animale è stato portato via la notte scorsa.”
“Watson! Questa mattina siete positivamente brillante.” Mi strappò gli oggetti dalle mani e li posò sulla panchina. Non mi sorprese quando sfilò la sua lente d'ingrandimento dalla tasca e si chinò per esaminarli.
Di fronte a quella situazione così tranquilla, il mio stomaco mi ricordò, piuttosto rumorosamente, del tempo che passava. Feci il possibile per non sembrare troppo pietoso in quella mia richiesta pretestuosa. “Holmes… colazione? Non sarà meglio analizzare l'asciugamano e la spazzola quando avranno avuto un po' di tempo per asciugarsi?”
“Ah! Vedete, Watson?” Non smise un secondo di esaminarli. “Abbondante verde e terra rigogliosa. Molto poco della miscela utilizzata sulle strade locali.”
“Quindi un fantino abbastanza bravo da attraversare il paese.” Attesi un momento. “Non lasceranno la tavola apparecchiata per sempre, Holmes. Potremmo continuare dopo la colazione?”
“Sì. E indicano la strada che i nostri viaggiatori hanno forse attraversato. Sappiamo per quanto tempo sono stati via e che non hanno toccato alcuna strada asfaltata.” Analizzò la spazzola e l'asciugamano ancora un po', poi riposò in tasca la lente d'ingrandimento. “Bene, oserei dire che una passeggiata per individuare qualcuna di queste erbacce sia necessaria. Pronto per una camminata veloce, Watson?”
“I—” Quell'uomo era inflessibile. Sospirai, e volle il mio cervello non soffermarsi al pensiero di un delizioso pasto che ci aspettava a casa. “Ovviamente, vecchio mio.”
Mi guardò, il suo viso illuminato dall'espressione di chi ha appena fatto una birichinata. “Dopo la colazione, Watson?” 
Se non fossimo stati nel bel mezzo del cortile, l'avrei spinto contro una parete. Se ne avessi avuto l'energia. Invece, dalla mia gola uscì uno squittio di sollievo del tutto mortificante. “Oh, grazie.”
Gettò la testa all'indietro e scoppiò a ridere, quel suono si propagò per tutto il cortile. “Venite, Watson. Non possiamo farvi svenire dalla fame. Credo che vi accorgerete che il mio futuro cognato prepara la colazione come fosse una cena.” Si raddrizzò e mi prese un braccio. “Un pasto sostanzioso e vi sentirete più voi stesso.” 




¹ Il linguaggio del ragazzino e del padre è molto alla buona e sempliciotto, quindi ho sostituito "'da'" (dad) con "pà" continuando con questo stile (sperando che il risultato non sia osceno...).
² "her most honorable" non credo ci sia il corrispettivo italiano: in UK si riferisce ai figli di visconti e baroni, e onorevole non è corretto perché in Italia questo termine è riferito ad un membro del Parlamento. 

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Capitolo 8
*** Chapter 5 (1st pt) ***


Chapter 5 (1st pt) 




 
“Eccovi qui.” La signorina Winnifred si aggrappò ad Holmes appena entrammo in casa, tirandolo via dal mio fianco. “Iniziavo a credere che aveste perso del tutto l'interesse per me, ora che il dottor Watson è qui.” Fece un passo per intralciargli la strada, sorridendogli. “Potrei avere il piacere di un altro dei vostri meravigliosi baci?” 
“Winnie.” La voce di Holmes assunse una nota di rimprovero. “Siamo in una stanza piena di gente e un bacio sarebbe estremamente visibile. Non ci si bacia in pubblico.” Guardò dal basso del suo naso aquilino. “Per quanto riguarda la mia presenza al vostro fianco, non è né appropriato né gradevole che un uomo stia a bighellonare intorno alla propria moglie¹. È, invece, sfrontato e segno di inciviltà.” Posò una mano sul suo braccio nel modo più garbato. “Buongiorno. Permettetemi di accompagnarvi a fare colazione, se non avete ancora mangiato.”
Per un momento, pensai di aver visto negli occhi della giovane una scintilla della rabbia mostrata la scorsa notte, ma era svanita così in fretta che non potevo esserne sicuro. Emise un sospiro, il suo sorriso assorto. “Non potete biasimarmi per averci provato, mio caro. I vostri baci creano una terribile dipendenza.” Si rivolse a me con un cenno del capo molto formale. “Buongiorno, dottore. Confido che abbiate dormito bene.”
“Mi sono trovato molto a mio agio, vi ringrazio.” Povera ragazza. Sarebbe stato meglio concludere il caso il prima possibile, se non altro per salvarla dalla lingua affilata di Holmes.
La curva delle sue labbra e la luce dei suoi occhi si fecero leziosi. “Credo che zia Lucy vi stia aspettando. Di solito, si alza e fa colazione per poi uscire a fare qualche lavoretto nel giardino della madre.”
Uno sbuffo di divertimento sfuggì a Holmes. “Un'altra conquista, Watson? Davvero, il vostro fascino è letale.” Invece, Lady Wyre ci accolse alla porta della sala da pranzo, i suoi graziosi lineamenti si colorarono leggermente. Era ovvio che era stata fuori per una passeggiata mentre noi eravamo a cavallo. “Dottore, buongiorno. Nipote.”
M'inchinai alla sua mano, mentre Holmes offriva un saluto più distaccato, senza dubbio per assicurare a Winnie che avesse un buon esempio da seguire.
“Buongiorno a voi. Sono in tempo per accompagnarvi al tavolo? Temevo che fossimo stati così a lungo alle stalle che avessi perso la colazione.” Sorriderle non era particolarmente difficile.
“Oh, no. Siamo abituati ad un via vai per la maggior parte della mattinata. Il cuoco mette a disposizione brioche² e caffè per coloro che hanno un leggero languorino, ma stiamo per metterci a tavola per la colazione principale.” Poggiò una mano sul mio braccio. “Robert sta scendendo. Temo che sia di pessimo umore questa mattina... qualcosa riguardante i cavalli.”
“Sì. Holmes ed io ne abbiamo preso parte.” Meglio lasciar credere a Lord Stepney che credevamo alla sua versione dei fatti. “Uno degli stallieri ha portato fuori un cavallo e non l'ha adeguatamente curato al suo ritorno.” 
“Oh povero, capisco, allora. Stravede per gli animali. È evidente. Portano un buon reddito aggiuntivo alla tenuta.” Mi sorrise mentre ci avvicinavamo alla tavola apparecchiata con cura. “E voi signori, per quale avventura siete stati fuori questa mattina?”
“Oh, oggi siamo stati sorprendentemente ordinari. Solo un giro a cavallo prima di colazione.” Le spostai la sedia per farla accomodare prima di sedermi accanto. “Il peggio di cui posso lamentarmi è un forte appetito.”
Lord Stepney sembrava essersi composto, anche se i suoi movimenti e la curva delle sue sopracciglia mi lasciavano intendere che la rabbia non gli fosse ancora passata. Si sedette piuttosto vicino al visconte e accettò con un cenno di assenso una tazza di caffè dalla cameriera.
“Non so cosa faremo con Lance, padre. Uno di questi giorni si farà ammazzare. O ferirà un cavallo. O entrambe le cose.”
Il visconte, un impressionante uomo di una certa età, con penetranti occhi color nocciola, una barba bianca ben curata e la testa liscia, inarcò un sopracciglio. “È un giovane troppo spericolato. Temo che abbiate ragione, Robert. Avete parlato con suo padre?” La sua voce profonda riecheggiava in ogni angolo della vasta sala da pranzo.
“Jed era proprio lì quando ho rimproverato il ragazzo. Ma temo che la mia rabbia sia stata un ostacolo per una qualsivoglia conversazione significativa. Dopo la colazione uscirò per badare io stesso a Jack. Poi parlerò con Jed.” Lo sguardo di Lord Stepney si posò su Holmes, poi altrove.
Avrei voluto poter ascoltare i pensieri di quell'uomo. 
“E ovviamente anche con Lance. Vi crucciate troppo per quel ragazzino. Ha già un padre; non serve che vi comportiate da tale.” Il visconte di Toddington stese il tovagliolo sul ginocchio, segno che il pasto era iniziato. Diede una rapida pacca sulla mano del suo figliastro.
“È sopravvissuto all'ultimo graffio con niente di più grave di una ramanzina da parte tua. Smetti di pensare a lui e goditi la colazione, figliolo.”
Per un momento, pensai che Lord Stepney avrebbe protestato, tutto il suo corpo sembrava sull'orlo di uno scoppio d'ira, ma si sistemò con un'espressione accigliata. Bevve un sorso del suo caffè, ma rifiutò ogni piatto con un cenno di mano.
Io, d'altro canto, dovevo ammettere che il banchetto che si parava di fronte a noi avrebbe potuto scacciare ogni distrazione dalla mia testa. Salsicce fresche locali, uova bollite e in camicia, fagioli rossi, dolcetti³ fumanti e brioche con burro fresco, oltre ad altri piatti più elaborati che non saprei nominare.
Dopo una notte di estenuante beatitudine e l'avventura di quella mattina, tutto profumava di Paradiso.
Il mio piatto fu presto vuoto, e poi si riempì di nuovo.  
Con vino e delizioso cibo valorizzati da una bella compagnia, sorrisi ad Holmes. Raramente mi sentivo così soddisfatto.
“John, prima che me ne dimentichi—” Le guance di Lady Lucy si imporporarono ancora una volta.
“Perdonatemi. È che mi sembra così naturale chiamarvi col vostro nome di battesimo. ‘Dottore’ mi sembra troppo formale per un nuovo amico.”
“Sono onorato che la pensiate così.” Sorseggiai un'annata deliziosa e mi concentrai sulla giovane. “Cos'è che temevate di dimenticare, Lady Lucy?”
Sorrise luminosa e mi diede una pacca sulla mano. “Ora, se siamo amici, neanche voi dovete badare al titolo. Chiamatemi Lucy.”
“Certamente— Lucy.” Sul serio, che donna meravigliosa, gentile e affabile. “C'è qualcosa che posso fare per voi? Basta solo che lo diciate.”
“Essendo voi il testimone, devo darvi questo affinché lo manteniate al sicuro.” Frugò nella borsetta accanto a lei e tirò fuori qualcosa, premendolo contro il palmo della mia mano.
“Era della bis-bisnonna di Winnifred, e nella nostra famiglia è tradizione che la figlia maggiore di ogni generazione lo abbia al proprio matrimonio. Dato che ho partorito solo maschi, passerà a Winnifred.”
Osservai l'anello che avevo in mano, di gran lunga più pesante di quanto potesse esserlo uno moderno. “Lo terrò al sicuro.” Lo infilai nella tasca del panciotto, pensando a quanto sarebbe stato facile smarrire quel cerchietto.
“Vi ringrazio. Adesso ho la mente più leggera.”
I minuti successivi passarono piacevoli. Poi sistemò il tovagliolo su un lato del piatto e sorrise di nuovo. “Penso che approfitterò di questa bellissima giornata per andare a scavare nelle aiuole. Adoro la freschezza delle mattine  primaverili.”
“È davvero una giornata superba.” Lasciai un bacio sulle sue nocche. “Aspetterò con impazienza di vedervi al tè, allora.”
Winnifred ridacchiò appena Lucy uscì dalla stanza. 
“Penso che le piacete, John.”
Lord Stepney alzò un sopracciglio biondo. “Winnifred, il dottor Watson non ti ha autorizzato ad usare il suo nome di battesimo. E neanche dovrebbe. Sarebbe altamente fuori luogo.” Sembrava addolorato. “Come ben sai e hai scelto di ignorare.”
“Non ha protestato quando ci siamo conosciuti.” I suoi occhi azzurri brillarono di indignazione. 
“Senza dubbio perché non gli hai dato altra scelta.” Il giovane lord la guardò accigliato. “Cosa diversa quando l'uomo è il tuo fidanzato. Ma con una breve conoscenza e senza permesso, userai il titolo del caro dottore come segno di rispetto.”
Sul suo viso apparve la violenta rabbia che le avevo visto in precedenza. “Non hai più voce in capitolo nelle mie azioni, fratello.” Sputò quell'ultima parola. “Mi sposerò tra pochissimi giorni.”
“Comunque sia, farai come dice Robert.” Il visconte riposò il tovagliolo piegato accanto al proprio piatto. “Ha ragione.”
“Bene.” Si alzò da tavola, tirandosi su dritta e rigida. Quel suo sguardo gelido era così intenso che quasi bruciava. “Le mie scuse, dottor Watson. Me ne andrò in camera mia, padre. Così non avrò l'occasione di mancare di rispetto a nessun altro.” Girò sui tacchi e uscì.
“Non l'ho preso come un insulto, davvero.” Spostai lo sguardo dal visconte al suo figliastro.
“Certo che no, Watson. Siete sempre stato il più accondiscendente degli uomini.” Holmes si appoggiò allo schienale della sedia. “Ma Robert ha ragione. Winnie ogni tanto ha bisogno di darsi un freno.”
“Ed uno di questi giorno incapperà in un uomo dalla indole non così gentile.” Il visconte sospirò forte nella sua tazza di caffè. “Spero che non trascorriate una vita all'insegna del mal di testa, Sherlock. Mi ha logorato per circa vent'anni in più della sua età.”
“Credo di essere all'altezza della sfida. Watson può dirvi che sono una creatura abitudinaria, e una delle mie abitudini è la giusta condotta di coloro che mi circondano. Soprattutto per coloro di cui sono responsabile.” Bevve un sorso di vino. “Winnie si lamenta delle mie buone maniere,  ma credo che sappia che da lei non accetterò nulla di meno.”
Lord Stepney sbuffò leggermente sul suo caffè. “Non aspettatevi che vi apprezzi per questo.”
Mentre finivamo la colazione assistetti ancora un po' alla conversazione dell'uomo con il suo patrigno. Il genuino affetto tra di loro era evidente. Come lo era la chiara fiducia del visconte nel fatto che il figliastro fosse a conoscenza dell'allevamento della tenuta. Alcuna pretesa di comprensione; il visconte faceva domande su Lord Stepeny di fronte a noi senza esitazione. E il giovane rispondeva con entusiasmo, con spiegazioni semplici e logiche riguardo tutte le decisioni relative agli affari. Cosa potrebbe aver indotto un simile giovane al tradimento? Di certo doveva esserci di più del semplice guadagno monetario. Attendevo con ansia un momento per prendere Holmes da parte e chiedergli se avesse visto qualcosa di più, se qualche nuovo ragionamento fosse giunto alla sua mente sempre attiva. Nonostante il volto di Holmes restava impassibile, dalla sua espressione potevo dire che trovava preoccupante la conversazione tra i due uomini. Cercai di trovare uno scenario plausibile, uno che spiegasse il motivo per cui un così solido esempio di virilità inglese facesse ricorso alla vendita di segreti nazionali. Era stato ricattato, forzato a farlo? Se sì, quali segreti valevano la sicurezza del paese? E che tipo di ricattatore paga la sua vittima con una generosa indennità? Non ci trovavo alcun senso.
“Bene, signori, ho diversi affari in città di cui occuparmi.” 
Il visconte gettò il tovagliolo sul tavolo e spinse indietro la sedia. “Dovrei essere di ritorno prima del tè e forse Robert avrà il tempo di mostrarvi l'allevamento, Sherlock.” 
Il sorriso di Lord Stepney illuminò la sala. “Ne sarei felice. Dovete vedere i nuovi puledri e i cuccioli, padre. Sono splendidi. Ma in questo momento, Jack mi chiama.” Fece un cenno del capo verso Holmes e me. “Signori.”
Lo guardai andarsene, avendo l'impressione che mi sarebbe davvero dispiaciuto vederlo impiccato.
Una mano di Holmes si posò leggera sulla mia spalla. “Forza, Watson, andiamo un po' di sopra e scopriamo le carte di stamattina.”
* * *
Restai a fissare le alte finestre del nostro salotto. “È solo che non riesco a capire, Holmes.” Gli avevo già parlato delle mie impressioni su Robert Chilton, Lord Stepney. “Voglio dire, capisco quanto sarebbe facile per lui raccogliere informazioni di valore. In generale è molto benvoluto. Tutti gli rivolgono la parola, anche molti degli anziani e dei gentiluomini. Lui lo trova degno di fiducia. Nessuno lo accuserebbe di tradimento. Ma perché, Holmes? Perché lo sta facendo?” Il silenzio durò svariati momenti. Mi voltai, aspettandomi di vedere Holmes già svestito e rilassato sul divano o ad esaminare l'asciugamano e la spazzola della stalla. Ma il salotto era vuoto. Mi avvicinai alla porta della sua camera da letto. “Holmes?”
Lo trovai che fissava il catino. “Avete mai notato quanto l'acqua possa essere ingannevole, Watson?” Inclinò la testa, osservandola. “Sembra solida, ma non potete afferrarla tra le mani. La superficie riflette tutto ciò che si affaccia su di essa, tuttavia puoi vederci attraverso, se riesci a trovare la giusta angolazione. Troppo poca e un uomo morirà. Troppa e annegherà. Credo che questo caso sia acqua.”
Lanciò la bacinella contro il muro, schizzando il contenuto sui pannelli di quercia. La pesante porcellana non si ruppe, ma cadde sul fitto tappeto giacendo al rovescio, la superficie macchiata di gocce d'umidità. “Sto annegando sul piano teorico, eppure sono assetato di indizi. E non riesco a trovare l'angolazione giusta per vedere oltre la superficie!”
“Bene, allora cambieremo angolazione.” M'infilai la mano nella tasca del panciotto e tirai fuori l'anello che mi aveva affidato Lucy. “Ho un'idea che potrebbe portarvi nella stanza di Lord Stepney per il suo diario.”
Si voltò, il suo sguardo intenso ma con quel pizzico di divertito dubbio a cui mi ero abituato.
Sollevai l'anello. “Ho pensato che sarebbe stato in grado di portare l'intera casa in questa stanza, se riuscissimo a… oh, diciamo… farlo cadere e non riuscire più a trovarlo?”
Prese a riflettere, il suo viso momentaneamente privo d'espressione. Poi gli angoli della sua bocca s'inarcarono. “E presumo che io sia andato alle stalle o a fare una passeggiata?” Una scintilla gli illuminò gli occhi.
“Sicuramente avrete notato che a colazione Robert non aveva il suo diario, quindi dev'essere sotto la protezione del suo valletto.”
“Oh, credo che la perdita di un tale cimelio possa svegliare l'intera casa come avete pianificato. Se mi venisse chiesto perché non siate qui, dirò... mmh...” Riflettei un attimo, adorando il modo in cui mi stava guardando. “Siete certamente famoso, attraverso i miei racconti, per eccellere in qualsiasi campo. Che ne dite dell'avvistamento di un insetto raro o qualcosa che vi abbia fatto scappare a gambe levate? Qualcosa di velenoso?”
“La processionaria della quercia, Thaumetopoea processionea. Le punture dei bruchi a volte sono mortali. Oserei dire che pensavo di averne visto uno ieri durante la nostra passeggiata dalla stazione, ma non ho avuto il tempo di indagare. Non sono autoctoni, un motivo in più per preoccuparmi. Li incontrai nel caso del botanico e della sua amante cieca. Prima che arrivaste voi, caro amico.” Il suo sorriso era pieno. “Sono sicuro che se vi mostrate spaventato dalla mia ira, Somersby potrà essere persuaso ad aiutarvi a cercare l'anello. Amico o no, posso essere un tipo spiacevole.”
“Oh, sì.” Chiusi la porta, avvicinandomi a lui. “Siete spaventosamente terrificante.”
“Sbaglio o state per dimostrare quanto al momento mi trovate ben poco terrificante? O almeno spero.” Un tocco di malizia nel suo sorriso accompagnò un gesto languido. “Andate avanti.”
“Ma solo per un minuto. Adesso la famiglia è fin troppo occupata per altro.” Feci scorrere la punta delle mie dita intorno alla curva della sua bocca, osservando un brivido scuotergli le spalle. “Sapevo che baciarvi mentre eravate in quello stato non avrebbe funzionato affatto, quindi ho prima risolto il problema. Adesso potrei finire di alleviarvi l'umore?”
“Sì. Anche se abbiamo solo qualche minuto. Non possiamo rischiare che Lord Robert torni e riprenda il suo diario. Non ho intenzione di posticipare ancora. Quel quadernino potrebbe benissimo essere la prova della sua condanna.” Holmes si avvicinò di un passo. “O libertà. In ogni caso, il mio istinto è corretto e mi mancano alcune prove.”
Quel semplice, quasi casto bacio, mi elettrizzò tanto quanto la passione di quella nostra notte precedente. Com'era ovvio, il mio cuore era suo.





¹ "[...] for a man to hang about his wife’s skirts" credo intenda questo, di stare appiccicato alla propria moglie.
² Nell'originale "scones". Per chi non lo sappia sono questi piccoli panini in pasta brioche, di origine scozzese, che vengono farciti. Ci sono varianti con uva passa, pezzetti di cioccolato, con mirtilli o in versione salata.
³ "Rolls" credo si riferisca ai famosi cinnamon rolls, o forse questiQualcuno m'illumini lol

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Capitolo 9
*** Chapter 5 (2nd pt) ***


Chapter 5 (2nd pt) 




 
“Che accidenti sta succedendo qui?” Levi Somersby mi fissò dalla soglia della camera di Lord Stepney. Devo ammettere che riuscii a causare un bel po' di scompiglio. Aspettai il tempo necessario per vedere Holmes uscire di casa, prima di dare alla campana un vigoroso e prolungato scossone. Portai poi quella domestica piuttosto graziosa all'isterismo quando le afferrai la parte superiore delle braccia, chiedendole se avesse visto il cimelio di famiglia di Lady Lucy. Non ci volle molto perché apparisse un branco di valletti, domestiche e l'augusto personaggio che portava il titolo di maggiordomo. Furono rapidamente raggiunti dai vari domestici assegnati agli invitati del matrimonio, poi dagli ospiti stessi. In quel momento erano tutti molto occupati ad aiutarmi nel modo più rumoroso possibile.
“Somersby, voi e Craye venite qui e dateci una mano!” La voce della signorina Winnifred scavalcava il frastuono. “Questo balordo ha perso l'anello della bis-bisnonna dopo averlo avuto per quanto? Un'ora!” Nessuna traccia d'isterismo nel suo tono di voce infuriato; al contrario, assomigliava molto al capo del mio vecchio regimento sul piede di guerra. “Il mio anello non ha prezzo!”
“Sono desolato!” Mi ero già scusato una mezza dozzina di volte, ma sembrava una risposta appropriata. “So di averlo messo sulla ribaltina. Ne sono certo.”
Lucy mi diede una pacca su un braccio. “Bene, dev'essere da qualche parte. Si tratta solo di trovarlo.” Calma e tranquilla, aveva insistito affinché svuotassi tutte le mie tasche, poi partì nel coordinare una metodica ricerca nella stanza e poi fuori in corridoio.
“Somersby, per cortesia, venite ad aiutare. Sarei ancora più grata se Craye si unisse a voi.”
Il valletto sembrava immensamente sfruttato, ma fece come richiesto. Tuttavia, appena il suo compagno lo raggiunse, Somersby chiuse a chiave la porta dietro di loro. Niente che io ed Holmes non ci aspettassimo. In ogni caso, il mio amante non aveva intenzione di di entrare nella stanza di Lord Stepney attraverso la porta del salone. Le sue intenzioni erano di arrampicarsi lungo la parete alla fine del balcone dal lato che affacciava ai boschi, dove era improbabile che qualcuno potesse vederlo. L'edera che cresceva fitta e antica doveva offrire sostegno sicuro. Una volta sul balcone, era solo questione di scivolare attraverso la porta della stanza di Lord Stepney e trovare il diario. Nel frattempo, i mobili venivano spostati, i cassetti aperti. Anche Lucy aveva sollevato i tappeti e ispezionato al di sotto di essi. Devo ammettere che provai una fitta di colpevolezza nel metterla a dura prova, ma lei trattò la cosa con una precisione quasi militare. La signorina Winnifred, dal canto suo, restò in piedi a lanciarmi sguardi di fuoco. Giuro che potei sentire il cotone della mia camicia bruciare. Grazie a Dio, Holmes non era davvero intenzionato a sposare quella ragazza. 
Una tale unione sarebbe stata un disastro, lasciando entrambi inconcepibilmente miserabili. Potevo solo sperare che Holmes avesse ragione e che lei non gli riservasse alcun tenero sentimento.
Mi voltai finendo per trovare il valletto di Lord Stepney intento a fissarmi. Un ingiustificato calore mi salì alle guance. “Holmes sarà molto dispiaciuto con me se non troveremo l'anello di Winnifred.” Ecco, quello avrebbbe coperto la preoccupazione che dimenticai di nascondere. “Può essere piuttosto… vivace, quando le cose lo infastidiscono.”
Il più lieve dei sorrisi — più un sorrisetto, in verità — curvò le labbra di Somersby. “Posso capire il tipo, signore.”
Gran faccia tosta. “Ne sono certo. Ho fatto conoscenza col vostro capo.”
“John, siete sicuro di non aver lasciato la stanza dalla colazione?” La mano di Lucy sul mio braccio mi salvò da un'ulteriore conversazione.
“Sì. Sono salito con Holmes. Quando lui è uscito, io sono rimasto indietro. Ho viaggiato per oltre due settimane e avevo pensato di rilassarmi un po'. Io…”
“Che diavolo sta succedendo?” Holmes osservò il trambusto dal centro del corridoio. Ad un osservatore casuale, appariva lo stesso di sempre, ma notai una macchia su un ginocchio e tracce di verde sui bordi delle scarpe e dei guanti.
La signorina Winnifred si piantò le mani sui fianchi e ritornò a puntare lo sguardo su di me. “Questo—” Rimangiò qualsiasi cosa stesse per dire, invece inclinò il naso all'insù, la sua voce fredda. “Il vostro fidato amico e cronista ha perso il cimelio del mio anello nuziale! Nell'arco dei cinque minuti per passare dal tavolo della colazione alla sua stanza.”
“Winnie.” Lucy strinse gentilmente il mio braccio. “Signor Holmes, prima che andaste incontro a vostri bruchi, avete visto John prendere l'anello dalla tasca e posarlo sulla sua ribaltina? Abbiamo capovolto l'intera stanza per cercarlo.”
“Sì. Ho visto Watson poggiarlo molto precisamente all'angolo della ribaltina.” Holmes si focalizzò su Winnie, nei suoi modi una certa freddezza che mi preoccupò. “Watson non perde mai nulla. Riesce sempre a localizzare ciò che perdo e lancio via. È straordinariamente ordinato, vedete. La signora Hudson stravede per lui, dato che è un inquilino di gran lunga migliore di me. Comunque sia, sapevo che avrebbe fatto un sonnellino e non sono incline a mettere tentazioni sul sentiero di qualcuno.” Infilò pollice e indice nella tasca del panciotto. “Così ho preso l'anello per tenerlo al sicuro.” Tirò fuori quell'oggetto luccicante.
Il mio sospiro di sollievo fu solo parzialmente simulato; la signorina Farnham era stata una prova molto più grande da sopportare di quanto non fosse la signora Hudson quando si arrabbiava con Holmes per un motivo o per un altro. “Grazie Signore. Avreste dovuto dirmelo, vecchio mio. Mi avrebbe evitato un attacco di cuore.”
Il suo viso si addolcì quando mi guardò. “Sono davvero dispiaciuto, caro amico. Volevo farlo ma poi l'ho dimenticato.” Quella freddezza riapparve quando ritornò alla sua fidanzata. “Watson è davvero il mio più caro amico. E gli affiderei qualsiasi cosa. Anche la. Mia. Vita.¹” Un muscolo della sua mascella guizzò. “Fareste bene a ricordarlo prima che delle parole affrettate vi mettano nei guai.”
Lucy si mise di fronte a sua nipote prima che altre parole surriscaldassero l'atmosfera. “È tutto finito, caro. Va tutto bene. E John non ha fatto nulla di proposito.”
“No. No, e mi dispiace aver causato tale spavento.” Presi l'anello da Holmes e feci la scenetta di metterlo nella scatola di legno sulla mia ribaltina. “Mi assicurerò che resti qui fino al matrimonio.”
“Se c'è qualcuno da incolpare, quello sono io.” L'ira di Holmes era ancora evidente nella sua mascella e nella rigidità delle spalle. “Avrei dovuto dirvelo, Watson. La mia pessima memoria, lo sapete.” Una fredda occhiata negli occhi della signorina Farnham mentre Holmes dislocava lei e Lucy dalla stanza. “Vi vedrò a cena.” Chiuse la porta dietro di loro con uno scatto deciso. “Per tutte le maleducate e le perfide ragazzine viziate!”
“Holmes, vi sentirà!”
“Bene!”
Il suo temperamento nei miei confronti lasciò un calore lungo il mio sterno, ma doveva continuare quella finzione per il caso. “Va tutto bene, vecchio mio. Era un cimelio di famiglia, dopotutto.” Ridussi la mia voce ad un sussurro. “Potete sbraitare più tardi, Holmes. Lo sapete che era un male necessario.”
“Watson, spero, a prescindere da un matrimonio basato su un forte affetto, anche se in preda all'amore, non permetterò alla mia futura moglie di offendervi in questo modo.”
Fece un rapido giro per la stanza e abbassò drasticamente la voce. “La vostra Mary non mi ha mai trattato così. Anzi, era molto paziente e comprensiva nel concedervi del tempo con me. Avrebbe potuto benissimo incolparmi di qualche... mancanza d'intimità tra di voi. Ma non l'ha mai fatto.”
Si tolse i guanti e li gettò sulla scrivania, con la voce tornata ad un volume normale. “Non sono mai stato un sostenitore della violenza nei confronti delle donne, ma sento un gran desiderio di posare Winnifred sulle mie ginocchia e sculacciarle fermamente il sedere.”
Quell'immagine mi arricciò le mie labbra. “Faccia attenzione, Holmes. Potrebbe davvero piacerle.”
“Dio non voglia!” Holmes batté una mano sul berretto di stoffa accanto ai guanti. “Io…” Si fermò bruscamente e mi guardò sorpreso. “Voi… Cioè…” Deglutì. “Davvero?”
Ah, mio adorabile amico. Molte cose sceglieva di non notare, non importava che avesse sicuramente sentito parlare di certe cose nei vicoli bui e nei ritrovi in cui a volte rintracciava le sue prede. Ma se avessi iniziato a spiegare le pratiche più scandalose che conoscessi, ci saremmo sicuramente distratti dal caso. E noi dovevamo recuperare il diario di Lord Stepney prima che lo facesse lui. “Ditemi che il vostro viaggetto sull'edera non è stato invano.”
Si avvicinò al suo cappotto e tirò fuori il libriccino.
“Come vedete. Grazie ai vostri sforzi.” Si gettò su una sedia e me lo porse. “Ora, vediamo a cosa è dovuta così tanta vigilanza. Leggetelo per me, Watson.” Allacciò le mani dietro la testa e chiuse gli occhi.
Slacciai i lacci di cuoio che lo avvolgevano e trovai delle pagine scritte da Lord Stepney. Un'elegante scrittura vivace riempiva gli spazi. “Qui solo qualche frammento di frasi. ‘Un gran numero di segreti’…‘porterà una deliziosa ricompensa’…‘un luogo perfetto per un incontro clandestino.’”
Holmes sospirò, un'espressione amareggiata sul volto. “Pare che i nostri istinti siano stati ingannati da un atteggiamento aperto e da una premura per gli stallieri.” Le sue spalle si afflosciarono. “Continuate a leggere. In quelle pagine ci può essere abbastanza per condannarlo. Se è così, possiamo immediatamente porre fine a questo losco affare.”
Girai una o due pagine. “Mmh… sembra che l'abbia trasformato in un normale registro di quest'incontro. È datato proprio la notte scorsa.” Mi concentrai sullo scritto. “‘Una notte nuvolosa. Ho incontrato il mio compagno in un cottage abbandonato accanto al fiume, i miei segreti pronti per essere letti. Senza dubbio si sarebbe preso del tempo, come aveva fatto in passato. La sua pignoleria valeva la ricompensa, comunque. Era arrivato, circondato dal buio, e la nostra associazione ha avuto inizio.’”
Gli occhi di Holmes erano aperti. “La notte scorsa non era nuvoloso. Mi chiedo perché l'abbia registrato falsamente.” Un'espressione corrucciata gli corrugò la fronte. “Continuate.”
“Magari è un qualche tipo di codice?” Girai pagina e continuai. “‘La vista di lui nudo ha dato origine alle più piacevoli sensazioni…’ Nudo? Un altro codice? ‘Quando ha afferrato il mio cazzo e io il suo, ho sentito una tale eccitazione che…’ Ossignore, Holmes. Questa è pornografia.” Si alzò bruscamente e si sedette accanto a me, sbirciando da sopra la mia spalla. “Ne siete proprio sicuro?”
“Assolutamente. Leggete questo passaggio.” Gli indicai il basso della pagina successiva. “‘Il suo robusto uccello si era strofinato tra le mie cosce, una sensazione superba, portando il mio cazzo verso una maggiore durezza. Riuscivo a malapena a pensare, così meravigliosi erano i sentimenti che mi avvolgevano.’”
All'improvviso capii tutto e mi dovetti trattenere dallo scoppiare in una fragorosa risata. “Holmes, riconosco lo stile. È opera di Alder Birch. Il nostro operoso e giovane visconte è Alder Birch!”
“Riconoscete lo stile? Davvero, Watson, credo che dovrei fare più attenzione alla vostra libreria personale.” Prese ad osservarmi. “Riconosco il nome, però. Il signor Alder Birch non è famoso per le sue opere indirizzate più ai gentiluomini che portano un garofano verde² che a un medico militare in pensione con un debole per le donne?”
Sentii di nuovo il mio viso accaldato. “Beh, scrive per entrambi… i mercati. Ho letto alcuni dei suoi lavori, tutto qui.” Continuò a fissarmi.
“D'accordo, io li ho letti tutti. È davvero bravo.”
A volte, lo sguardo di Holmes poteva essere un po' troppo penetrante, da mettermi a disagio. “E magari avete avuto la tentazione di un qualcosa a cui non vi sareste arreso con qualcuno che non fossi io. Bene, bene. Almeno adesso so da dove proviene la vostra esperienza. Parlando per me, ho sempre preferito gli uomini.”
Mi accorsi che la mia risposta non suonò come un dato di fatto. “Mi vergogno ad ammetterlo, Holmes, ma ero abbastanza certo che non preferivate nessuno dei due; non era nemmeno un'ipotesi. L'avete sempre sottolineato piuttosto bene.”
“Non avete completamente torto. Per un bell'uomo sento il più effimero apprezzamento. Molto simile a quello che provo per un quadro carino o un vino decente. In realtà, potrei entusiasmarmi di più per il vino. Una buona annata non mi tradirebbe.” Posò di nuovo una mano sulla mia spalla. “Non posso fidarmi delle persone, Watson. Maschi o femmine che siano. Nessuno, a parte voi e mio fratello Mycroft. In una certa misura sono tutti pericolosi.”
“Non potrei essere più d'accordo.” Una voce dura proveniente dalla portafinestra fece girare entrambi. “Sembrerebbe che da ora in poi dovrò impiegare quella particolare mentalità. Sempre che, ovviamente, sarò in vita per farlo. Signori.”
Lo sguardo fisso di Lord Stepney mi arrestò il cuore. Eravamo stati catturati.




¹ "And I trust him implicitly. With. My. Life." non sono riuscito ad adattare decentemente questa - adorabile - frase bc l'ultima parte usciva troppo lunga e cacofonica, quindi perdonatemi la variazione.
² "gentlemen who sport a green carnation". Il garofano verde è un simbolo di Oscar Wilde: la sera dell'inaugurazione, fece indossare a uno degli attori de "Il ventaglio di Lady Windermere" appunto un garofano verde, e disse ad altri suoi giovani appassionati di indossarli anche loro. Il garofano divenne quindi un emblema di Wilde e del suo gruppo. Come sappiamo, Wilde era omosessuale: il verde di quel fiore  colore innaturale  incarnava, forse, lo stesso amore, e si sostiene che il garofano verde fosse di moda tra gli inverts ("intertiti", come venivano chiamati gli uomini gay). Al tempo in cui l'amore omosessuale era illegale e pericoloso, il garofano verde indicava l'omosessualità.

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Capitolo 10
*** Chapter 6 (1st pt) ***


Chapter 6 (1st pt) 




 
Imio cuore tuonò molto più prepotentemente di quanto volessi. Holmes sembrava indifferente, comunque.
“Perché non entrate, Robert.” Indicò una sedia. “Accomodatevi.”
Per diversi momenti, il nostro ospite non invitato rimase dov'era, appoggiato contro lo stipite della porta, l'atteggiamento rilassato, ma con una certa tensione negli occhi. Poi annuì velocemente ed entrò, chiudendo le porte dietro di sé. Prese la seggiola che Holmes aveva indicato e si sedette in silenzio, continuando a fissarci diffidente.
“Quindi adesso sapete.” Stette in silenzio per qualche istante prima di parlare di nuovo. “Signori, mi considero un uomo d'onore, la mia professione segreta non conta. E mentre la pratica del ricatto non mi è mai venuta in mente prima, l'ho studiata abbastanza per il perseguimento della mia professione, e credo che potrei esserne piuttosto esperto.” I suoi occhi si fecero lucidi, quasi febbrili. “Vedete, sono piuttosto consapevole che i suoni che la scorsa notte han disturbato la mia scrittura hanno avuto ben poco a che fare con l'insonnia.”
“Infatti. Ne hanno avuto ben poco.” Come Holmes potesse essere così ottimista era al di là del mio entusiasmo. Io mi sentivo positivamente stordito. “Sembra che custodiamo uno i segreti dell'altro. Watson, siate gentile e portateci da bere. Direi che non sarebbe un errore. Gradite del whiskey, sì? Benissimo. Whiskey per voi e Robert, mentre per me del brandy, se non vi dispiace.”
Non ero certo che le mie ginocchia avrebbero retto.
Lord Stepney sbatté le palpebre una volta sola. Poi le sue spalle si rilassarono e sorrise al mio shock. “Non preoccupatevi. Non per tutti sarebbe ovvio. Ho una piccola esperienza riguardo tale natura, come forse saprete dalle mie storie.”
“Sì. L'ho notato la prima volta che vi ho incontrato.” Holmes si sistemò più a suo agio sulla seggiola. “L'occhio di un uomo che preferisce gli uomini cadrà spesso verso l'inguine, anche se fugacemente, quando incontra qualcuno. Come il vostro quando ci hanno presentati.” Mosse pigramente una mano. “Le vostre inclinazioni personali non sono affar mio, quindi non c'era bisogno di menzionare la mia osservazione.”
“Lo apprezzo.” Lord Stepney si voltò improvvisamente verso la porta, e io notai il valletto sempre in ombra che stava lì con la mano sul pomello della veranda. Lord Robert alzò una mano. “Va tutto bene, Levi. Sembra che io e il mio futuro cognato abbiamo molto da dirci.”
Holmes annuì. “Forse un po'. Ma lasciate che il vostro amante si unisca a voi. Dopotutto, siamo tra amici.”
Levi Somersby si raddrizzò eretto e silenzioso, con un'espressione di totale insulto nei suoi begli e oscuri lineamenti.
Lord Stepney rise. “Levi? Oh, Dio, no, signore. È felicemente sposato con la sarta di mia madre… da anni. Non condivide le mie preferenze, ma è molto tollerante. Ernest Craye è il mio amante. Levi non ci ha mai coperti così bene.” Sorrise verso l'ira del suo valletto. “È tutto apposto. Mi fido di questi uomini. Andate; prendetevi una pausa. Dio solo sa quanto la meritate, prendendovi cura di me tutto il tempo.”
Holmes annuì. “Ho dedotto che fosse uno dei due. Somersby a voi sembra molto più attaccato.” Accettò il brandy che in qualche modo riuscii a versare.
“Come ho detto in precedenza, è un mezzo cane da guardia.” Un sorriso affettuoso seguì Somersby fuori dalla porta e noi tre rimanemmo da soli.
Passai un bicchiere a Lord Stepney prima di affondare nella mia sedia e bere una grossa sorsata dal mio. “Ma perché scrivere certe cose? La Società per la Soppressione Del Vizio non è certo qualcosa con la quale scherzare. Potreste essere condannato ai lavori forzati anche solo per la scrittura, se venite scoperto. La vostra libertà è a rischio.”
L'uomo più giovane si rigirò il bicchiere nella mano. “Credo che sappiate che la mia è una piccola eredità. Bene, con la riduzione dei valori della fattoria nel corso degli anni, ora è praticamente inesistente. Potrei andare da mio padre — cioè, il visconte Toddington — con cappello alla mano e chiedere un'indennità. Ma ha già fatto tanto, così tanto per me.” Chinò la testa, fissando il liquore. “Come potrei caricarlo ulteriormente?” Fece un lungo respiro e issò il capo. “All'università iniziai a frequentare un tipo che conosceva un editore. Sono sempre stato bravo con le parole. Così iniziai a scrivere. La paga era molto buona.”
“Dovete avere un dono.” Lo sguardo di Holmes su di me mi fece arrossire ancora una volta, ma feci del mio meglio per far finta di niente. “Beh, sicuro. Là fuori è di gran lunga la migliore occupazione.”
Holmes gettò la testa all'indietro con una fragorosa risata. “Come dite voi, Watson.” Sorseggiò il suo brandy prima di rivolgersi a Lord Stepney. “Io, per dirne una, sono molto felice che siate coinvolto in questo tentativo illecito e non in un altro. Ciò conferma che i miei istinti funzionano come dovrebbero.”
“Mi chiedevo cosa stesse accadendo.” Le labbra di Lord Stepney si chiusero intorno al vetro. “E raccomando la vostra permanenza, signori. Non tutti riescono ad ingannare Somersby.” Rise alla mia espressione sorpresa. “Dottore, con tutto il dovuto rispetto, voi non mostrate nessuno dei soliti segni di un individuo dalla mentalità assente, quindi per alzare un tale giro losco contro i miei stessi servitori, che sono estremamente protettivi nei miei confronti e nei miei effetti, sarebbe costretto ad assistere... è solo che non è per niente credibile, signore.”  Tese una mano. “Ora posso avere il mio diario?”
Holmes prese il quaderno e lo passò a sua Signoria. “Watson ed io abbiamo una certa esperienza in queste questioni. Siamo professionisti, dopotutto.”
“Bene, grazie per non aver lasciato tracce.” Il giovane si rigirò il diario nell'ampia mano. “Ma ciò che non capisco è cosa stavate davvero cercando. Di certo non le scandalose storie di fantasia di un aristocratico minore. Difficilmente sarebbe degno del vostro talento, signor Holmes. Cosa pensavate che ci avreste trovato?”
Holmes osservò il nostro visitatore per un momento. Un'infinitesimale curva delle sue labbra mi allertò della decisione presa. “Una spia, Robert.”
Quegli occhi blu scattarono sull'attenti e il viso del giovane impallidì. “Una spia? Un traditore?” La sua voce si spezzò un po' e si scolò il drink. “Credevate…”
“Tutte le prove portavano a voi. Ho scoperto che avete una fonte di guadagno segreta che neanche il Whitehall² potrebbe rintracciare. I vostri modi clandestini vi hanno reso sospettabile.” Holmes indicò col capo il diario. “Ciò porta la mia teoria ad essere inesatta. Anche se, in realtà, Watson ed io eravamo arrivati a credervi innocente e speravo di trovarne una prova nel diario.”
“Bene, allora avete il mio sincero perdono per esservi intrufolato nella mia stanza, cognato.” Lord Stepney rimase seduto per un momento, ancora cinereo, prima di balzare in piedi e spostarsi per versarsi altro whisky, che svuotò. Si alzò poi in piedi, il corpo tremante, lo sguardo sul contenuto ambrato del decanter. “Una spia… santo Cielo…”
“Sì. Sono ancora convinto che sia da qualche parte in questa casa. Tutte le prove… beh, dovremo semplicemente riorganizzarci, come a Watson piace dire, e cercare altri indizi.” Holmes mise da parte il suo brandy. “Ho notato le vostre intense osservazioni di tutti i presenti. Ci sono altri sospettati?”
“Nessuno che mi venga in mente. Ma non mi sarei mai sognato…” Il povero ragazzo sembrava ancora sconvolto.
“Quindi non siete stato voi ad uscire a cavallo qualche ora prima dell'alba?” Guardai la sua espressione farsi confusa. “L'ho sentito, molto distintamente. Temo sia stata la molla che ci ha portato a... disturbare la vostra ispirazione.” Le mie guance non avrebbero dovuto prendere fuoco, come lui capì, ma le sentivo comunque scoppiettare.
“A malapena. Vorrei poter aver scoperto chi sia stato il mascalzone, però. Una spia. Che ha cavalcato il mio cavallo! E l'ha fatto anche male. Non m'interessa avere i miei animali maltrattati.” Gli occhi blu ardevano. “Jack, usato e riposto nel modo più trasandato! Avrei dovuto sapere che non era stato Lance. Gli devo le mie scuse.”
“Sono sicuro che le accetterà. Era terribilmente scosso quando siete andato via, Lord Stepney.” 
Mi fece un cenno con la mano. “La prego, dottore, non usi questi titoli con me. Dai vostri racconti, so già che voi e il signor Holmes siete come fratelli. Se lui sarà parte della famiglia, allora lo stesso anche voi. Quindi chiamatemi Robert, per favore.”
“Vi ringrazio.” Il mio sollievo crebbe nel realizzare di nuovo che quell'uomo non era un traditore. “Holmes e io abbiamo stimato quanto lontano sia potuta andare la nostra preda e che ha evitato le strade. Jack era coperto di erbacce e fango ma poca polvere. Quello che dobbiamo sapere è quali strutture rientrano nei parametri che abbiamo trovato. Voi potreste tornarci molto utile. Sono sicuro che conoscete per miglia e miglia le terre che ci circondano.”
Robert fece una pausa, i suoi occhi puntati a lungo su Holmes, il divertimento svanito dai suoi occhi. “Se posso essere d'aiuto, in qualsiasi cosa, ne sarei molto felice. Posso essere uno scandalo segreto, ma sono un fedele suddito della Corona.”
“Come tutti in questa stanza, signore. Sia scandalo che fedeli sudditi di sua Maestà.” Holmes passò poi ad un argomento più pacato. “C'è una casa o un villaggio entro cinque miglia che può essere raggiunta solo attraversando prati e paludi? Ho trovato non meno di una dozzina di frammenti d'erba che si trovano solo in terra paludosa.”
I capelli dorati scoprirono un occhio non appena l'uomo annuì. “C'è un vecchio mulino, da tempo abbandonato, giù dove il fiume si divide a sud-est e ad ovest. In questo periodo dell'anno è in particolare molto paludoso.” La linea della sua mascella si tese. “Jack potrebbe avere una zampa rotta. A volte il terreno sprofonda abbastanza da formare piccole doline.”
“Temo che alle nostre spie non importi dei vostri poveri cavalli più di quanto non facciano per la nostra nazione.” Holmes si alzò e fece un giro per la stanza. “Domattina andremo a questo vostro mulino. Possiamo reggere un'altra cavalcata mattutina, Watson. Ve la sentite di farci da guida, Robert?”
Sua Signoria si alzò, alto quanto Holmes in uno straordinario contrappunto. “Qualsiasi cosa, Sherlock. E forse dovremmo controllare di nuovo intorno alle stalle. Ora che so cosa cercare, potrebbero esserci altri indizi.”
“Un piano eccellente. Accolgo l'aiuto con favore.” Holmes tese una mano. “Dobbiamo persistere in questa questione. Non c'è null'altro da fare.”
“Infatti.” Robert sorrise e recuperò il suo diario. “Farei meglio a tornare indietro come sono arrivato, e chiuderlo in un posto sicuro.” Mi strinse la mano e andò ad aprire di nuovo le porte del terrazzo. Poi si fermò e tornò indietro. “Sherlock…”
“Avete pensato a qualcos'altro?” Holmes si mise in allerta.
“No. Ma temo di avere qualche preoccupazione di natura personale.” Le sue dita magre giocherellavano con la rilegatura del taccuino. “Non credete che io non abbia adeguati sentimenti per mia sorella. So che un altro uomo potrebbe protestare contro il vostro matrimonio, considerando la vostra relazione col dottor Watson. Ma io no. Winnie… beh, sta per avere un uomo migliore di quel che merita, in realtà prego Dio che il vostro cuore non sia occupato, o lei lo distruggerà.” Abbassò lo sguardo sul diario. “Capite che Winnifred non prova del vero affetto per voi? Non prova del vero affetto per nessuno, non per me, non per nostra madre o padre. Rappresentate una sfida per lei, un premio. Mia sorella può essere... piuttosto calcolatrice quando vuole qualcosa. Non in quella classica maniera femminile di piangere e cose del genere, ma... in modo freddo. È del tutto incapace di amare. Ho solo pensato che dovreste esserne consapevole, ecco tutto. Sono certo che non avrete problemi nell'affrontare la cosa.”
“Oh, credetemi, signore, ho assistito ad una dimostrazione del suo freddo cuore proprio stamattina.” La mascella di Holmes così strettamente serrata da poter quasi sentire le sue giunture schioccare. “È stata molto offensiva nei confronti di Watson, un uomo che ha la mia più grande stima e affetto.”
Non riuscii a trattenere un sorriso. “Holmes ne è ancora piuttosto infastidito, anche se è stato un naturale effetto collaterale della nostra piccola sciarada.”
“Mi perdonerete quando dico che vostra sorella non si comporta in alcun modo come una donna.” Holmes girò per la stanza. “Posso solo dire che un comportamento così viziato e pessimo non sarà tollerato.”
Il sorriso di Robert brillò di nuovo, nei suoi occhi blu un bagliore malizioso molto simile a quello del mio amante. “Allora mi preparerò per godermi quest'intrattenimento in arrivo. Datemi un'ora o giù di lì, solo per rassicurare Levi che non mi darò al rudere o alla forca, e torneremo alle stalle. Mi piacerebbe trovarvi lì quando chiederò al povero Lance di perdonarmi. E farò sapere a mio padre che c'è una prova inconfutabile dell'innocenza del ragazzo.”
“Un piano eccellente, ma non ditegli della spia. Solo che sono stato in grado di provare che il ragazzino non è il colpevole. Solo noi tre dobbiamo sapere della ricerca al traditore.”
“Ovviamente.” Robert fece una pausa, il suo viso pallido. “Voi non… voi non pensate che possa essere mio padre, vero? È in affari con diversi governi ufficiali a Londra.” Afferrò il pomello della porta, dondolando leggermente. “Oh, Dio, no. Non potrebbe… Ve lo giuro, non è possibile!”
Holmes andò a posare una mano su un braccio di Robert, un gesto di conforto e familiarità che raramente gli avevo visto fare. “Non credo che sia lui. Ma al momento nessun uomo è al di sopra dei nostri sospetti, salvo voi e Watson. Potrebbe essere qualcuno che sta usando la sua confidenza con il visconte per raccogliere informazioni. Staremo a vedere cosa riusciremo a scoprire.”
Il giovane lord annuì e tornò alla sua camera. Mi alzai dal divano e raggiunsi Holmes alle porte francesi.
“Spero non sia il visconte. Non sono sicuro che Robert supererebbe una cosa simile. Per via di tutta la sua attività con l'allevamento e il suo solido portamento, sembra piuttosto delicato di nervi.”
“Forse. Tuttavia, credo che avrà abbastanza elementi per aiutarci.” Holmes si voltò, prendendomi per mano. “E se così non sarà, io avrò voi.”




¹ La Society for the Suppression of Vice era una società inglese del XIX secolo che si occupava di difendere la moralità pubblica (bere eccessivo, blasfemia, bestemmie e maledizioni, oscenità, pubblicazione di libri e stampe blasfeme, licenziose e oscene, vendere con pesi e misure falsi, bordelli, lotterie illegali, crudeltà verso gli animali ecc.)
² Precedentemente palazzo reale, il Whitehall era il luogo in cui Enrico VIII sposò Anna Bolena nel 1533 e Jane Seymour nel 1536. Durante il regno di Giacomo I, venne aggiunta una Banqueting House (casa dei banchetti) per balli e spettacoli in maschera. Nel 1698 l'intero palazzo fu bruciato e ciò che rimane ora sono piccoli resti come la Banqueting House. Attorno al complesso di Whitehall oggi si trova la sede del governo inglese, per questo l'espressione viene utilizzata per indicare l'amministrazione governativa nella sua interezza.






ANGOLO DEL TRADUTTORE
Okay, questo capitolo l'ho amato particolarmente.
Sarà che sono innamorato dell'ottocento, degli uomini (donne, costumi e via dicendo) dell'epoca,
ma minchia, la scena iniziale m'ha fatto girare la testa. 
Spero sia piaciuta anche a voi!
Btw, so che le mie note son sempre chilometriche,
ma personalmente mi piace poter imparare/conoscere di più (o tutto) riguardo qualcosa :)

Abbraccione elegante e ottocentesco a tutt*
xo

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Capitolo 11
*** Chapter 6 (2nd pt) ***


Chapter 6 (2nd pt) 




 
Mentre Holmes si cambiava i suoi vestiti macchiati, approfittai di quella giornata calda e pulita per scendere alla terrazza proprio sotto le nostre stanze, una bella zona di pietra, in parte ombreggiata dagli ampi balconi superiori, fiancheggiata da aiuole rialzate che fiorivano in un tripudio di colori. Lucy mi salutò con la mano, le pieghe della gonna intorno alle caviglie e le mani che lavoravano il terreno. Sembrava divertirsi molto.
Molte delle ragazze più giovani erano raggruppate intorno a dei tavolini o sedevano ai bordi delle panche delle fioriere, chiacchierando allegramente del matrimonio, degli uomini, e di altre cose da ragazze. Abbondanti risatine sembrano sempre necessarie in questo tipo di raduni. 
La signorina Winnifred Farnham mi sorprese lasciando il suo gruppo di bellissime farfalle color pastello per venire a salutarmi. Ad illuminarle il volto, un sorriso di benvenuto sulle labbra. “Caro signore, chiedo un momento del vostro tempo. Devo scusarmi per le parole di prima. Posso solo rivendicare i miei nervi da sposa e la comune preoccupazione che tutto al matrimonio andrà terribilmente male.”
“È tutto apposto, signorina Farnham. Non sono uno che porta rancore. Ha spaventato anche me, il pensiero di aver perduto così caro tesoro.” Prese a dire altro, ma le toccai appena un braccio per fermarla. “È andato e dimenticato.” 
“Vi ringrazio, dottor Watson. Siete molto gentile. E insisto affinché voi vi rivolgiate a me come un'amica.” Si spostò al mio fianco e mi toccò il braccio, indicando che avremmo dovuto fare due passi. “Pensate che sarà così facile da dimenticare anche per Sherlock? Ha un bel caratterino. È sempre così... irascibile?”
Ridacchiai agli svariati ricordi che fluivano per la mia mente. “Può esserlo, a volte. I suoi sentimenti... beh, ho paura che possano abbracciare questa tendenza. Temo di averlo reso molto chiaro nelle mie storie.”
Annuì. “Suppongo di aver sperato che esageraste. O che l'amore avrebbe ammorbidito il suo temperamento.” Le sue piccole dita mi strinsero il braccio. “Voi ed io dovremmo diventare grandi amici, dottor Watson. Dobbiamo entrambi essere responsabili di prenderci cura di lui. E mi servirà qualcosa per ammorbidire il suo temperamento, a quanto pare.”
Mi fermai pietrificato, fissandola con una certa sorpresa. “Non mi aspetto di diventare una presenza costante nella vostra vita quotidiana, signorina Winnie. Ho un'attività a Londra.” Se alcuni pazienti che si rifiutavano di continuare con il dottor Verner quando glieli avevo affidati poteva essere definita attività. Certamente lei non prevedeva che andassi a vivere lì alla tenuta, anche se non fosse stata una sciarada di Holmes. Quale giovane moglie desidererebbe un tale accordo, per giunta proponendolo come fosse una certezza?
“Pensate davvero che farà altrimenti? Sono giovane e femmina; è vero. Ma ho delle abilità percettive, signore.” Indicò che avremmo dovuto continuare a camminare. “Ho notato un notevole cambiamento da quando siete arrivato voi. Ride di più. Rimugina di meno. Non ho dubbi che insisterà nel farvi trascorrere gran parte del vostro tempo qui.” Mi guardò, e rimasi colpito dal suo sguardo tagliente. “Non avete venduto la vostra attività per stare con lui? Per assisterlo nei casi?”
“Beh… sì. Ma—” Non ero sicuro di dove volesse andare con quella conversazione. Desiderai che Holmes fosse lì intorno, per darmi una muta indicazione con nient'altro che un guizzo delle sopracciglia. 
“Vedete, non ho alcuna intenzione di interferire col suo lavoro. A dirla tutta, farei il possibile per assisterlo. Oh, adorerei condividere le vostre avventure!” Un distaccato sorriso le arricciò le labbra. “Sarà meraviglioso.”
Avevo seri dubbi che Holmes le avrebbe mai permesso di correre con lui nel bel mezzo della notte dietro ad un inafferrabile bandito, ma non mi pronunciai.
“Dovete aver ingigantito alcuni dei suoi stati d'animo, però. Per il bene dei vostri racconti.” Guardò oltre l'ampia distesa di prati. “Tali cupe melanconie avrebbero ormai consumato un uomo. Anche uno brillante come Sherlock.”
“L'hanno quasi fatto, signorina Winnie. Più di una volta. Ho spesso temuto per lui.” Le diedi una pacca sulla mano, realizzando che avevo la possibilità di inasprire un po' i suoi sentimenti per Holmes. “Sento il dovere di dirvi che non è un uomo facile con cui vivere. Il suo animo può essere estremamente nero e il suo temperamento assolutamente terrificante.” Di certo un po' di tergiversazione per risparmiare il suo cuore non sarebbe stato sbagliato. “A volte ho lasciato Baker Street per alcuni periodi di tempo per queste ragioni. Raggiungevano vette in cui non potevo più tollerarle.”
“Ma avete sempre fatto ritorno. Non l'avete mai lasciato permanentemente. E l'avete tirato su dall'abisso.” Si fermò e si voltò, guardando verso la casa. “Ritengo che lui sappia che tornerete sempre. Altrimenti, dottor Watson, non penserei mai di privarlo della vostra compagnia. Credo che potrebbe davvero perdere il senno.”
I miei passi vacillarono. Non avevo mai considerato la nostra relazione sotto quella luce. Scoprii il mio bisogno di Holmes quando il mio animo era straziato, durante quel doloroso periodo succeduto al mio solitario ritorno dalla Svizzera, ma non avevo mai pensato che il suo bisogno di me potesse essere così grande. “Io…” Non c'era una vera risposta a quello. Grazie a Dio, il fidanzamento era una finzione. Presto si sarebbe accorta della vera relazione con Holmes e sarebbe scoppiato lo scandalo. “Beh, metteremo certamente le cose in ordine. Prima avete un matrimonio e una luna di miele a cui pensare.”
“Watson!” La voce di Holmes arrivò dalla terrazza. Fece un cenno con la mano, l'ampio movimento del braccio mi riportò alla mente il segnalatore¹ di quand'ero nell'esercito. 
Winnie sorrise. “A quanto pare siete richiesto, dottore. Andiamo?”
 
* * *
 
Potrei dire che Holmes non era felice di vedere Winnie, il suo saluto meccanico e un po' freddo. Non avevo mentito nel dirle che poteva essere un uomo parecchio difficile con cui vivere. Mi sentii piuttosto grato quando, ignorando Winnie, mi suggerì di recarmi alle stalle per incontrare Robert. Trovavo il suo distacco un insulto più semplice da tollerare rispetto alla ramanzina che sapevo avrebbe riservato a lei.
Ciononostante, raramente mi ero sentito così a disagio per via del comportamento del mio amico. 
La sua mascella serrata ne faceva parte, me lei non disse nulla e non mi lasciò il braccio, mettendosi effettivamente tra di noi. Essendo più alto di lei, riuscivo a vedere la fronte corrugata di Holmes; per quanto mi gironzolasse intorno, avrebbe fatto davvero bene a ricordare che avevamo un caso e che il suo fidanzamento con Winnie ne era parte portante.
Robert ci aspettava alle stalle. Notai con un certo divertimento che a quanto pareva non aveva ancora chiesto scusa a Lance; il ragazzo avrebbe continuamente sbirciato le stalle dal letame, la sua espressione disperatamente speranzosa. Era chiaro che desse molta importanza all'approvazione di Robert. Ricordai il commento del visconte riguardo a Robert che agiva come secondo padre del ragazzo.
“Sherlock.” Robert tese una mano. “Pensavo di mostrarvi le stalle. So che avete già fatto un giro del posto, ma non ho avuto ancora la possibilità di presentarti i vostri animali.” L'allegria nei suoi occhi finì ciò che non aveva detto. Perché ti stavo evitando.
Holmes ricambiò lo sguardo scintillante e la stretta di mano prima di parlare.
“Miei solo nel titolo, cognato. Come vostro patrigno mi sento libero di dire che ho una conoscenza minima di queste magnifiche creature. Rimarranno nelle vostre cure, non ho dubbi. Ma venite, desidero vederne l'economia.”
“La vostra fiducia significa molto per me. Vi ringrazio.” Robert ci condusse alla stalla. “Però, non provate a dirmi che non saoete nulla di cavalli. Vi ho visto cavalcare. Non lo fate come lo farebbe un uomo di città. Avete una grazia e una disinvoltura che provengono solo da una lunga pratica.”
“Perdonatemi. Sono stato impreciso. Avrei dovuto dire che ne so poco riguardo l'allevamento e la cura necessaria.” Holmes si fermò di fronte alla stalla. “Ma questo è un bellissimo esempio del vostro allevamento. Che bella femmina.”
“Già, vero?” Robert diede una pacca alla testa elegante del cavallo. “È un'ottima trottatrice. E un animale da riproduzione ancora migliore.” Il suo manto brillava persino nella stalla, di un bellissimo color castagna. “È un'araba pura, proprio come Jack. Ho intenzione di farli accoppiare quest'anno. La loro progenie dovrebbe essere mozzafiato.”
Il suo lampante affetto per gli animali mi fece sorridere.
“Sono d'accordo. Ho notato che avete per lo più Yorkshire Coach. Fornite diverse compagnie di carrozze in città, vero?”
“Quindi anche voi siete un appassionato di cavalli?” Il suo sorriso raggiante lo faceva sembrare poco più che un giovane. “Sì. Forniamo svariate compagnie tutt'intorno al paese. La tenuta si sostiene di più con l'allevamento di cavalli che da sola.”
“Meravigliose creature, meravigliose.” Attraversammo le stalle ampie e ariose, ammirando singoli esemplari e ascoltando i racconti di Robert sull'industria familiare. I pascoli dietro di noi erano verdi e rigogliosi, con almeno trenta cavalli al pascolo. Un'ambientazione idilliaca. 
“L-lord Robert, s-signore?”
Ci voltammo per vedere il giovane Lance Naughton in piedi sulla soglia della stalla, gli occhi scuri spalancati e supplichevoli.
Robert sorrise. “Cosa c'è, Lance?”
“Ho messo giù della paglia fresca per Jack, signore.” Le spalle magre del ragazzo si sollevavano e abbassavano. “Sarà molto caldo stanotte. Con il vostro p-permesso, signore, potrei dargli un secchio in più di avena?”
“Prima vieni qui.” Quando il ragazzo ci raggiunse, Robert gli posò una mano larga sulla spalla. “Sei in gran debito col signor Sherlock Holmes, figliolo. Ha dimostrato che non hai portato fuori Jack. Che non sei stato tu a lasciarlo in quello stato.” Il suo atteggiamento si fece morbido. “Ti devo delle scuse. Avrei dovuto sapere che ami troppo i cavalli per trattare uno di loro in quel modo.”
Per un momento, credetti che Lance avrebbe lanciato le braccia intorno a Robert, ma all'ultimo momento si fermò e si ricompose, girandosi invece per rivolgersi ad Holmes. “Oh, vi ringrazio, signore! Vi ringrazio!” Si girò di nuovo verso Robert. “Dormirò qua fuori stanotte, così nessuno può prendersi di nuovo Jack, signore. Non gli staccherò gli occhi di dosso, lo prometto!”
Il risolino di Robert riscaldò l'aria. “E ti farebbe sentire meglio? Se sì, allora puoi farlo, se anche tuo padre ti autorizza.”
“Oh, sì, signore.” L'espressione seria di Lance si trasformò in un ghigno sornione e affascinante. “Anche se scommetto che è la madre mia che dobbiamo convincere.” S'irradiò alla risata di Robert. “Posso fargli vedere i puledri, signore? E portare Jack a camminare intorno al ring? Lo so che volete che lo si faccia vedere sempre al meglio.”
Si guadagnò una risata sia da Robert che da me. “Se lo desideri.”
Lance si fece quasi scoppiare i bottoni delle bretelle come ci dirigemmo all'elegante schiera di puledri, animali bellissimi per i quali di certo il ragazzo stravedeva quanto Robert. Anche l'elogio e l'incoraggiamento di Holmes lasciarono il segno. Gli occhi scuri di Lance brillavano di gratitudine.
L'elegante sangue arabo si mostrò evidente quando il ragazzo guidò Jack intorno al ring. L'affascinante stallone s'impennava un po', ma era molto ubbidiente ai comandi gentili di Lance. Un altro affare di cuore, a primo impatto. Davvero uno spettacolo incantevole.
“Vieni, bello, gli mostreremo da vicino quanto grandioso sei.” Lance riportò il cavallo nel cortile delle scuderie. Sorrise a Holmes. “I cavalli migliori della contea intera, signore.”
“Di certo è un animale bellissimo.” Potevo solo concordare, ammirando la testa raffinata e la carnagione color sangue acceso. Una fantastica creatura. Iniziai a dire quando un dolore lancinante mi esplose nella testa, poi nella spalla una frazione di secondo più tardi. La vista svanì in un'accecante agonia bianca.
Sentii Robert chiamare il mio nome, ma non riuscii a rispondere. Ci volle tutta la mia concentrazione per respirare oltre quel fuoco che sentivo nella testa. Ogni battito di cuore era un colpo di martello.
Qualcosa mi spintonò, portando un nuovo dolore nella spalla, e scoppiai in un grido.
“John!” La voce di Holmes risuonava spaventata, e mi sforzai di aprire gli occhi. Qualcosa mi oscurò la vista, e li richiusi rapidamente per il pizzicore. “John. Santo cielo, mi sentite?”
Realizzai di star giacendo tra le sue braccia, le mie spalle sulle sue cosce, la testa tra il petto e un braccio. Mi occorse un grande sforzo per aprire l'occhio che non bruciava per guardarlo. Non avevo mai visto un tale terrore sul suo viso. Le labbra tremolavano, i suoi occhi chiari divenuti umidi. Sentii la sua mano tremare dove stringeva la mia.
“Holmes.” Volevo dire di più, ma anche quel poco era stato uno sforzo.
“Sì. Sono qui.” La sua presa era stretta. “Mio carissimo John, sono qui.”
Robert posò una mano sulla spalla di Holmes. “Ho mandato aiuto per far entrare il dottor Watson in casa. Uno dei miei stallieri verrà a cavallo.”
“Chiedete di Sir Thomas Smith a Great Ormond Street². Verrà se direte che il messaggio è da parte mia.” Holmes mi lasciò la mano e mi sentì la fronte con dita leggere. Per quel che sentivo avrebbe potuto benissimo star usando un manganello.
“No!”
“Piano, John.” La sua preoccupazione di mostrò chiara più che mai. “Mi dispiace tanto, mio caro, ma state sanguinando molto e devo vedere la grandezza della ferita.”
Ferita? “Cos'è successo?” Mi ci vollero due tentativi, ma alla fine riuscii a formulare la domanda.
“Quella dannata bestia vi ha preso a calci.” Una cruda emozione fece capolino, la sua angoscia e paura per una volta non nascoste dietro un'espressione sofisticata. “Ero certo che vi avrebbe ucciso.”
Questo spiegava il dolore. “Mi ha… calciato… due volte?” Le dita di Holmes di nuovo premute sulla mia fronte. “No, apparentemente vi ha dato un colpo alla testa prima di darne uno più consistente alla spalla. Robert vi ha tirato via dal pericolo o lo zoccolo della bestia vi avrebbe…” Strinse forte le labbra e si focalizzò altrove prima di parlare di nuovo. “Ah, ecco i rinforzi per portarvi in casa.”
Rivolse la sua attenzione al farmi issare gentilmente dagli stallieri e dai domestici, posizionandomi sul portello, un cuscino sotto la testa e una coperta ad avvolgermi. Nonostante tutto, era rimasto al mio fianco.



¹ Non sono al 100% sicuro che in italiano si chiami così: il signalman era un membro dell'esercito che si occupava di fare segnali con luci e bandiere; adesso è stato sostituito da apparecchiature elettroniche.
² Nota inutile: il Great Ormond Street esiste davvero ed è un ospedale di Londra, mentre sir Thomas Smith (1833-1909) ne è stato il più importante chirurgo. Nota simpatica: nel 1850 circa andò a lavorare per un amico di famiglia al St. Barts.
 
 
 

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Capitolo 12
*** Chapter 6 (3rd pt) ***


Chapter 6 (3rd pt) 




 
Il viaggio verso la nostra camera passò attraverso una nebbia d'agonia. Ogni passo falso corrispondeva ad un colpo alla testa. Serrai i denti e sopportai meglio che potei. Robert, Holmes, e Somersby si occuparono di svestirmi e di mettermi a letto. Mi sentii meglio una volta che quel movimento perpetuo terminò. Mi sentivo ancora stordito, ma molto meno di prima. Abbastanza per prendere coscienza del danno che Jack mi aveva fatto.
Un livido mi copriva la spalla, sebbene potessi fare ben poco per esaminarlo. Inclinare la testa mi procurò un'ondata di fastidiosa nausea. Lo riferii a Holmes. “Lieve commozione cerebrale. Non fatemi dormire più di un paio d'ore alla volta. Svegliatemi e assicuratevi che io sia coerente, non disorientato o delirante.”
“Come volete, dottore.” Holmes si sforzava di quietarsi, ma nelle linee tese del suo volto rimaneva la preoccupazione. Quest'ultima crebbe quando Robert si ritirò dalla stalla, portando con sé il temibile Somersby. Holmes seduto al lato del letto, la mia mano nella sua, semplicemente a fissarmi.
“Holmes?”
“Devo ammetterlo, Watson, mi avete fatto prendere un colpo nel vedervi lì, immobile, con il sangue che vi colava sul viso.” Un fremito si fece strada lungo le sue ossa, anche se non avevo alcun dubbio che cercò di sopprimerlo. “Mi auguro di non dover mai più rivedere una cosa del genere.”
Faticai a ricordare cosa fosse successo prima del dolore accecante. “Noi… i cavalli… il ragazzino… Lance. Sta bene?” Anche muovere la mandibola per parlare mi provocava delle ondate di dolore dritte al cranio.
“Stiamo tutti bene, salvo voi.” La sua mano stretta intorno alla mia. “Come hanno osato permettere a un animale così pericoloso di starvi vicino?”
Un bussare alla porta fermò momentaneamente la sua invettiva. Andò ad aprire, e Lady Lucy quasi lo travolse. “John! Mi hanno detto che siete ferito!” Si fermò e si dondolò di fronte ad Holmes. “Come posso aiutare? No, lasciate perdere, tornerò tra un momento con dell'acqua calda e un po' di…” S'interruppe nel guardarmi. “Oh, mio caro John…”
“Se poteste ordinare alle cameriere di portare dell'acqua calda,” Holmes ritornò al mio fianco. “E del ghiaccio? Il ghiaccio è uno dei vantaggi di una struttura raffinata come questa. Se ben ricordo, un impacco freddo può alleviare il mal di testa, caro Watson.”
Lei annuì, le labbra in quel momento leggermente tremanti. “Ho sentito Robert urlare affinché qualcuno andasse a tritarne un po' dalla ghiacciaia. Mi occuperò io del resto. Qualcos'altro? Tè, forse del brandy… Oh, mi dispiace, Sherlock. Ci sto provando. So che siete preoccupato quanto me.”
“E vi benedico per la vostra premura, mia cara lady.” Parlò in tono confortante, ma era irrequieto, ovviamente volendo che andasse via. “Ho chiamato il miglior chirurgo di Londra. Verrà subito alla mia chiamata. Il vostro medico di paese dovrebbe presto essere qui per occuparsene nel frattempo. Andrà tutto bene. Deve farlo.”
Lucy gli diede una leggera pacca sulla spalla. “Così sarà. Torno subito.”
Dopo che uscì, afferrai la mano di Holmes. “Fatemi un favore, mio caro. Terminate la vostra paternale prima che ritorni. Non ha bisogno di sopportarla.”
“E neanche voi. Sono certo che avete più bisogno di calma che della mia rabbia per quel disgraziato animale.” Portò la mia mano alle sue labbra, e le sentii tremolare contro il palmo. “Perdonatemi per non aver prima pensato al vostro dolore.” Il suo respiro rabbrividì sulla mia pelle. “Io…” Deglutì, gli occhi si chiusero stretti. “Io…”
“Venite qui.” Lo tirai verso di me. “Avete pochi minuti prima che arrivi qualcun altro. Venite qui.”
Si arrese alle mie suppliche, le sue labbra sfiorarono per un momento le mie. Mi premette un altro bacio sulla tempia prima di sussurrarmi all'orecchio, 
“Vi amo così tanto, John. Il pensiero di perdervi mi rade al suolo.” Gli asciugai una lacrima con la mano buona, cercando un movimento che non peggiorasse la sofferenza.  “A meno che le mie capacità non siano completamente fuori uso, al momento non andrò da nessuna parte.” Lasciai che le mie dita andassero lentamente ad aggrovigliarsi nella seta dei suoi capelli e lo attirai alla mia spalla non ferita così da potermi voltare quel tanto per posargli un bacio sulla curva dell'orecchio. “Sono qui, vecchio mio. Lo sarò sempre.”
“Cosa per la quale ringrazio la provvidenza e Robert Chilton.” Le sue parole erano calde sulla mia pelle. Mi toccò appena la fronte ferita. “Fosse stata anche mezzo centimetro più vicino, non ho dubbi che starei stringendo il vostro corpo senza vita. Noi, più di tutti, sappiamo quanto fragile può essere la vita.”
“Cos'è successo, Holmes?” Lasciai che tornasse al suo posto, dandogli la possibilità di ricomporsi prima che entrasse qualcun altro. E non lasciarlo soffermarsi alla fragilità della vita. “Voglio dire, Jack questa mattina ha lasciato che gli pulissi le gambe senza neanche un tremito. Qualcosa lo ha spaventato? Non… non ricordo nulla di ciò che è successo dopo che Lance lo ha accompagnato da noi.”
“Non ho visto nulla. Non lo so.” Accese una sigaretta con dita tremanti. “Non riesco a riflettere. Ho sempre saputo che una forte emozione sarebbe l'antitesi di un pensiero razionale.” Si soffermò per un momento sul tabacco. “Non ho visto nulla. L'animale era tranquillo, poi ha attaccato senza preavviso, scalciando selvaggiamente. Ho portato via il giovane Lance. Neanche sapevo che prima che tornassi vi avrebbe colpito.” Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, per poi espirare e riprenderne un altro. “Quella dannata creatura è rimasta lì in piedi come se non avesse fatto nulla di disdicevole.”
Un lieve tocco alla porta precedette una voce ugualmente lieve e tremante. “Avete salvato la vita di Lance, però. E avete ragione. Jack non aveva nessun motivo di agire in quel modo.” Robert era alla porta, i suoi occhi erano di un grigio burrascoso colmo di preoccupazione. “Signor Holmes, posso entrare, per favore? Voglio aiutarvi a scoprirne il motivo prima che... debba prendere in considerazione un'orribile scelta.”
“Se avete origliato abbastanza a lungo, avete sicuramente sentito che non sono attualmente in grado di pensare in modo logico.” Holmes gettò il mozzicone di sigaretta in un piatto accanto al letto e ne accese un'altra. “Oh, per l'amor di Dio, smettete di ronzare qui intorno ed entrate. Avete salvato la vita di Watson, amico. Perché adesso v'intimorisco?”
“Soltanto prudenza, fratello.” Un debole sorriso toccò le labbra di Robert. “E ho solo sentito abbastanza per capire che non volevo bussare e possibilmente trovarmi il vostro pugno sul viso.” Entrò nella stanza e chiuse la porta. “Zia Lucy sta ancora radunando le truppe in cucina. Il dottore di qui sta arrivando e il vostro amico a Londra non ha ancora risposto, ma ho mandato Craye in città per aspettare gli ultimi treni, i pomeridiani e quelli del mattino in caso il vostro amico non risponda e salti semplicemente sul primo che trova.”
“Mi telegraferanno e prenderanno il primo treno.” Holmes indicò a Robert una seggiola. “Non ho intenzione di procurarvi una lesione. Invece, ho tutte le ragioni per ringraziarvi. Se non fosse stato per il vostro altruismo e rapidità, il mio Watson sarebbe morto.” La sua mano tornò a tremare, la cenere crollava dalla sigaretta. 
Robert andò a riempire un bicchiere di whiskey dal decanter sulla scrivania e lo portò ad Holmes. “Prendete. Vi aiuterà a ricominciare da qui.” Abbassò lo sguardo su di me. “Come state, amico mio? Avete rischiato grosso.” Indicò la mia spalla ferita. “Posso? Nel corso della mia vita un cavallo o due mi si è ritorto contro.” Il suo tocco non fu mai così delicato e rapido. “Il dottor Owens vorrà confermarlo da sé, e così il vostro chirurgo, ma penso che ve la siate cavata senza nulla di rotto. Clavicola inclinata, forse, ma ogni cosa è al suo posto.”
“Non è inclinata. L'avrei saputo. Probabilmente ci sono dei lividi profondi significativi, forse un muscolo lacerato o due. Il fatto che io sia rimasto cosciente dopo tutto questo è incoraggiante. Probabilmente non ho niente di peggio che una lieve commozione cerebrale.” Aspirare l'aria nei polmoni faceva male. “Mi sento solo come se mi avesse colpito un treno.”
Il viso di Robert acquistò qualche colorazione in più di colore e le sue labbra erano ora curvate. “Non è la prima volta che Jack viene paragonato ad una locomotiva, credetemi.” Il sorriso svanì. “Ma continuo a non capire cosa sia successo. Avevo pensato ad una puntura d'ape, ma non aveva nessun segno. Di solito una puntura si gonfia diventando quanto una delle armi da fuoco¹ di Lance. Suppongo che potrebbe averlo sul ventre o qualcosa del genere…” Le labbra piene si serrarono per un momento. “Non mi piace non sapere.”
“Neanche a me.” Holmes schiacciò il resto della sigaretta. “Così abbiamo un nuovo mistero. Bene, non ho mai creduto alle coincidenze. Se qualcosa o qualcuno ha spaventato il cavallo, è connesso al caso che ci ha portati qui.” Abbassò il suo sguardo su di me. “Perdìo, ne giungerò all'origine. Ora niente mi intralcerà la strada.”



¹ L'inglese shooters si riferisce alle armi da fuoco usate per spaventare gli intrusi.

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Capitolo 13
*** Chapter 7 (1st pt) ***


Chapter 7 (1st pt) 




 
Quando Sir Thomas Smith arrivò per accertarsi delle mie condizioni, Robert fece ritorno alle stalle, Holmes aveva rovistato la mia scorta di tabacco, e Lucy si era affermata come mia infermiera. Di tutto ciò rimasi solo parzialmente conscio, ma l'impacco di ghiaccio che Lucy mi tenne sulla fronte alleviò un po'. 
Avevo sentito Sir Thomas Smith, ovviamente. Quale londinese, o meglio, quale inglese non l'avrebbe fatto? Ero stato fortunato abbastanza da aver ascoltato due sue conferenze. Ma non l'avevo mai incontrato. Se la mia testa non stesse tentando di ridursi a brandelli, non ho dubbi che avrei assaporato quell'opportunità. Fatto sta che riuscii a salutare l'illustre medico, offrirgli la mia gratitudine per esser venuto in paese per una faccenda di così poco conto, e fornirgli una lista dettagliata, ma molto breve, di quella mia attuale situazione e poco altro. Tuttavia, mi colpii che il chirurgo della regina avesse risposto alla chiamata di Holmes.
La visita alla testa e alla spalla non fu particolarmente piacevole, ma si concluse rapidamente. E potrei vantarmi di aver sopportato tutto come avrebbe dovuto fare un qualsiasi soldato. Anche se non era paragonabile al tormento sofferto in India.
Holmes fece del suo meglio per non sembrare che si fosse stazionato lì, ma notai che i suoi passi non andavano mai oltre i bordi del ricco tappeto orientale che ricopriva l'area della scrivania nella mia camera da letto. Ne conoscevo abbastanza bene l'andatura di quando si obbligò a rallentare, quando la preoccupazione ebbe la meglio su di lui e accelerò. Devo ammetterlo, il fatto che fosse agitato per me mi dava una sensazione molto più piacevole di quando non lo fosse per un enigma o per l'oscurità dei suoi stessi pensieri.
Sir Thomas mise via la sua attrezzatura e chiuse la borsa. “Concordo con la vostra diagnosi, dottor Watson. Niente di bucato o rotto. Potete fare a meno dei miei servigi.” Un sorriso gentile gli adornò il viso lungo dalla barba folta e la fronte alta. Non nego che il suo concordare mi sollevò da qualche piccola preoccupazione. “Suggerirei un po' di estratto di corteccia di salice per il mal di testa. Purtroppo, le medicine più efficaci contro il dolore vi faranno solo dormire e mascherare i segni di una più profonda commozione cerebrale.”
“Me la caverò, dottore.” Diedi una pacca sulla mano di Lucy mentre mi sistemava un nuovo impacco sulla fronte. “Ho un'infermiera eccellente e un buon amico che non mi lascerebbero lasciare questo mondo senza combattere. Ma vi ringrazio. È stato molto gentile da parte vostra fare tutta questa strada per venire fin qui.”
“Sono semplicemente lieto che non abbiate bisogno di me. Ho gradito le vostre storie, sir. Specialmente perché così ho conosciuto in minima parte qualcosa del signor Holmes.” Sollevò la borsa. “E sono lieto di aver avuto la possibilità di ripagarlo per la buona azione che una volta ha fatto per me.”
“Allora Watson si riprenderà?” Holmes si sedette ai piedi del letto e si appoggiò con la schiena contro un palo, le dita che si contorcevano — per un'altra sigaretta, senza dubbio, o per la pipa. O forse per evitare di allungare una mano e toccarmi per assicurarsi che fossi ancora lì.
“Completamente.” Sir Thomas toccò il braccio di Lucy. “Come ha detto prima, ha un'eccellente infermiera. Le spalle non sono rotte e, a parte il taglio profondo sulla fronte, che è piuttosto piccolo, non ha ferite aperte. L'unico pericolo starebbe nel colpo che ha preso alla testa. A questo punto, sembra che abbia solo una leggera commozione cerebrale. Mi avete assicurato che il gonfiore è diminuito rispetto a due ore fa, il che è molto incoraggiante. Il dottor Watson dovrà essere sorvegliato per le prossime dodici ore per qualsiasi segno di disorientamento o incapacità di risvegliarsi completamente. Dopo di ciò, avrà solo bisogno di riposare e recuperare le forze.”
“Vi fermerete per cena, ovviamente.” Lucy sorrise, ma tenne metà della sua attenzione su di me. “O avete degli affari urgenti che vi aspettano a Londra? Oserei dire che una cena è il minimo che possiamo offrirvi per ringraziarvi di esser venuto così in fretta. E un alloggio, se vorrete restare per la notte.”
“Un'allettante proposta, sua Signoria. Non sono giovane come un tempo e viaggiare è faticoso.” Le s'inchinò brevemente alla mano. “E il vostro fratellastro è rinomato per l'eccellenza del suo chef.”
Lei sorrise un po' più luminosa e annuì. “Allora mi accerterò che vi si prepari una stanza mentre andrò a riempire la ciotola del ghiaccio e ad organizzare qualcosa di leggero per la cena di John.” Volse il suo bel viso ad Holmes. “Starò con lui a cena, dato che Sir Thomas è vostro ospite. Adele sarà certamente in grado di sistemare i posti a sedere.”
“Madam, siete così amichevole e sensibile. Una combinazione rara.” 
La preoccupazione che irrigidiva il viso di Holmes si affievolì, anche se non del tutto. Gli si indugiava attorno alla bocca e agli angoli degli occhi. Potrei dire che desiderasse solo sedersi e ristabilire una certa calma. Preferibilmente da solo con me. Tuttavia, aveva dei doveri come ospite e gentiluomo da rispettare. “Sir Thomas, lasciate che vi ringrazi di nuovo per essere arrivato così velocemente al momento del bisogno. Sono certo che vi ha arrecato disturbo.”
“Per niente, signore. Non ho nessun caso in cui un mio studente o collega non possa sostituirmi.” Il suo sorriso gentile riapparve. “Per quanto ricordo, per mio conto siete andato incontro a una grande quantità di inconvenienti. Molto più di un viaggio nel Surrey, comunque non previsto.”
Holmes agitò una mano. “È stata una sciocchezza.”
“Non per me.” Lo stimato dottore mi consigliò di riposare lasciando che Holmes lo portasse in soggiorno dove lo aspettava un tè fresco.
Non me la sentii di controbattere, anche perché poi divenne troppo tardi. Pur non essendo assonnato, ero in preda ad una grande stanchezza. Avevo scoperto dall'esperienza che il dolore può essere tanto debilitante quanto lo sforzo fisico. Sentii che se avessi chiuso gli occhi e mi fossi seduto tranquillo in quella lussureggiante camera da letto, mi sarei sicuramente sentito meglio.
Il brusìo della conversazione proveniente dalla stanza accanto, la cadenza della voce di Holmes e il ritmo dei suoi passi inquieti lenivano. C'era sempre stato uno strano conforto nel sapere che lui era vicino. Spesso mi addormentavo per il trapestìo dei suoi movimenti e dei suoi passi. Se non fosse stato per il riscontro di Sir Thomas, avrei potuto immaginarmi di ritorno a Baker Street. Mi immersi in un curioso stato tra la veglia e il sonno, il che mi aveva piuttosto appagato e allontanato dal pulsare della testa.
Il successivo chiaro ricordo fu aver aperto gli occhi alla carezza gentile di una mano sul lato non ferito della mia testa, dalla fronte al mento. Riconobbi il tocco immediatamente, giacché fu lo stesso che due anni prima mi aveva destato da un debole svenimento nel mio studio. Lo sguardo dolce, gli occhi increspati agli angoli per la preoccupazione, sorrise nel vedermi.
“Mio caro Watson.”
“Holmes.” In quel momento parlare faceva meno male. Facevo ancora attenzione nel modulare la voce e a muovere la mascella il meno possibile, però. “Non guardatemi così. Avete sentito il miglior chirurgo d'Inghilterra asserire che vivrò.”
Annuì, spostando lo sguardo per un attimo. Nell'inspirare lo sentii distintamente stridere. La sua presa sulla mia mano sarebbe stata dolorosa se le ferite non si fossero eclissate.
“Per quanto ho dormito?” Qualunque cosa per consentirgli un po' di tregua dall'emozione profonda con cui stava lottando.
“Un'ora e mezza. Non di più. Prima zia Lucy ha portato Sir Thomas nella sua stanza per riposarsi un po' ed ora sta preparando la cena. Uno degli ospiti porta la sua stessa taglia e ha messo a disposizione per lui un abbigliamento adeguato per la sera. Lucy penserà personalmente al vassoio per voi. E anche a qualcosa per cancellare il sapore della corteccia di salice.” La sua presa sulla mia mano non si allentò. “Fa ancora molto male?”
“Mi sento come un palla nel bel mezzo di una ressa di rugby, ma sto meglio di prima. Gli impacchi freddi aiutano.” Il lieve sorriso che avevo sperato di portare alle sue labbra non si materializzò. “Siete stato qui seduto tutto il tempo?”
“No. Solo negli ultimi dieci minuti.” Mi accarezzò di nuovo il viso. “Sembravate… tranquillo. Ho avuto delle novità da Robert, ma non ho avuto il coraggio di svegliarvi.”
“Cosa…” Un gemito sommesso mi superò e vidi gli occhi di Holmes dilatarsi dal terrore, una reazione che non avrebbe dovuto scaldarmi il cuore così. Feci del mio meglio per sorridergli. “Sto bene, mio caro Holmes, ma potrei convincervi ad allentare la presa? Vi prometto che non svanirò se mi permettete un po' di circolazione.”
Mi rilasciò immediatamente. “Io… non me n'ero accorto. Perdonatemi.” Luminose chiazze di colore gli inondarono le guance, diffondendosi su collo e orecchie. Davvero, anche in quella mia infermità, riuscii ad apprezzarne la singolare innocenza. Tutta la goffaggine di cui ero stato vittima durante il mio primo amore era ora manifestata in Holmes. Lo trovai assolutamente tenero.
“Non ho detto di lasciar andare del tutto. Solo di allentare un po' la presa.” Vidi il suo sguardo riposarsi su di me. “Aiuta. Noto che il dolore diminuisce. Con il vostro tocco diventa sopportabile.”
Fece un segno col capo e mi prese di nuovo la mano. “Ho spesso trovato che le vostre cure hanno reso molte cose... sopportabili nel corso degli anni.” Le sue labbra si serrarono strette, come se avesse detto più di quanto intendesse. “Robert ha un po' di informazioni interessanti. Sembra che quel dannato cavallo riporti svariate cicatrici. Ma nessuna ferita.”
“Cicatrici? Di che tipo?” Cercai di far funzionare un po' il mio cervello pulsante. “Non ne ho notata nessuna quando io e Naughton l'abbiamo strigliato.”
“Robert dice sembrano essere piccoli tagli. Preferisco accertarmene da me. Andrò giù una volta che vi sarete ripreso.” Si girò pensoso. “Sono sul ventre del cavallo, molto vicini ai genitali. Quasi nascosti dalle gambe.” La sua bocca si serrò. “Come ben sapete, Watson, non sono un uomo fantasioso, ma non posso fare a meno di pensare che tutto sia in qualche modo aggrovigliato. Vengo qui a cercare una spia, ma non succede nulla d'interessante finché il mio vecchio amico Watson non si unisce a me. Poi un cavallo viene preso a notte fonda per una corsa selvaggia e pericolosa. Il cavallo riporta strane cicatrici da una ferita sconosciuta. E voi, mio caro Watson, venite quasi ucciso, dallo stesso cavallo.” La sua voce si affievolì, ma poi tornò nella sua accuratezza. “Non sarei sorpreso se la nostra spia fosse alla fine di questa matassa intricata. Qualcosa nel vostro arrivo sembra averlo insospettito. Ora cerca di eliminarmi.” Mi strinse gentilmente la mano. “Ancora una volta vi ho messo in pericolo solo per avervi vicino.”
Anche il pensiero di roteare gli occhi mi doleva. “Sapete, vecchio mio, se mi sentissi meglio, potrei perfino restare infastidito da voi.” Lo shock sul suo viso magro portò un'ondata di affetto per lui e gli accarezzai le dita con le mie. “Sono rimasto con voi quando gli uomini di Moriarty volevano uccidervi. Sono rimasto con voi in Svizzera, anche se mi avevate avvertito che avrei fatto meglio ad andare. Avessi saputo che dopo le cascate eravate ancora vivo, allora sarei venuto con voi.” Mi fermai per una boccata d'aria e per godermi lo sguardo tra i suoi lineamenti all'ammissione di quella verità. Disse che credeva che l'avrei fatto, ma sentirlo dalle mie labbra era stato sconvolgente. 
“Non mi avete mai messo in pericolo più di quanto io non lo sia stato durante la guerra, e non sono una bambola di porcellana. Quindi per favore smettetela di rimproverarvi.”
“Non lo sto facendo. Una cosa così sarebbe... irrazionale.” Si alzò e fece un giro per la stanza. “Sono ben conscio del vostro coraggio e abilità nelle situazioni disperate. Ci ho fatto affidamento innumerevoli volte.” Le sue parole suonavano pungenti. Fece un altro giro della stanza, quasi violento prima di fermarsi ai piedi del letto, un braccio intorno al palo. “Pensate che non sappia che verreste con me fino alla bocca dell'Inferno?” La sua mascella serrata stretta, gli occhi penetranti brillavano. “Che se solo l'avessi chiesto mi avreste seguito ovunque?” Il suo petto gravoso a forza di respiri grandi e irregolari. “E ve lo chiedo con una frequenza spaventosa. Vi metto costantemente in pericolo. Quante volte vi ritrovate lividi per il mio bene? Conosco almeno tre cicatrici che avete incassato nel mio nome. Costole incrinate, polso slogato, nocche spaccate... la lista è lunga. Tutto semplicemente perché vi chiedo di starmi accanto.”
Avrei potuto discutere oltre, ma sembrava non esserci nulla da dire in risposta. Aveva ragione, ovviamente. Avrei davvero attraversato l'Inferno al suo fianco, e lui al mio. Non c'era nessun altro posto in cui desiderassi essere. 
Prese il mio silenzio per quel che era. Il suo corpo si rilassò, la tensione fluì via prima che lui tornasse e si sedette accanto a me. “Sarei perso senza di voi.” Con l'indice disegnò dei cerchi sul dorso della mia mano. “Per stanotte son fin troppe emozioni per voi.” Le sue labbra si curvarono. “Posso dire che non sembrate né stordito né confuso. La vostra prognosi è convalidata.”
“Bello sapere che ne sono ancora capace.” Si accigliò e cercai di tenere a bada una risatina. “Vi prendo in giro. Potete attingere al mio tabacco se vi va. A cena vorreste essere... voi stesso.” 
Il suo sopracciglio alzato esprimeva molto. “Ve l'assicuro, al momento non ho bisogno di aiuto sintetico.” La sua aria sofisticata si attenuò un po'. “Non quando siete così evidentemente più voi stesso.”
“Tirarvi un po' su è incredibilmente rigenerante.”
L'espressione sul suo viso mi impedii di trattenere una risata, e feci una smorfia. “Oh! Oh, non fatelo, mio caro. Baciatemi, prima che Lucy faccia ritorno e voi dovrete vestirvi per la cena.”
“Ve la sentite?” Ciononostante, si chinò su di me, nel suo bacio tutta la tenerezza dell'amore di cui raramente parlava. 
Aggrovigliai la mano buona nei suoi capelli, la sensazione di lui contro di me era tutta la medicina di cui avrei mai potuto aver bisogno, e mi abbandonai al suo amore per svariati momenti. Quando si ritirò, leggermente senza fiato, non potei non sorridere. “Mi piacete molto di più così che quando siete terrorizzato per me. Sto bene. Un paio di giorni a riposo e tornerò al vostro fianco.”
“Allora sarà ancora una volta tutto come dovrebbe essere.” Si alzò quando bussarono alla porta esterna della camera, lasciando il mio capezzale per far entrare Lucy.
Sorrisi a quel sentimentalismo. Al suo fianco, come doveva essere. Infatti.

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Capitolo 14
*** Chapter 7 (2nd pt) ***


Chapter 7 (2nd pt) 




 
Era piuttosto affascinante, guardare Lucy attraverso la porta tra la camera da letto e il salotto mentre raddrizzava la cravatta di Holmes. Non si può dire che a lui fosse piaciuto tanto, ma al contrario del suo solito non la spinse via. Forse per la mia amicizia con lei. E quest'ultima sembrò rendersi conto che non gestiva bene la vicinanza con le donne, e che non voleva allontanarsi da me; le sue cure erano brevi e concise, e il suo sorriso comprensivo.
“Mi prenderò cura del vostro collega, Sherlock. Andate ad intrattenere il vostro amico chirurgo che è stato così gentile da venire qui. E il povero Robert può fare da supporto morale. È a pezzi, e la vostra amicizia significa molto per lui.”
“Beh, oserei dire che assicurare che le persone intorno a me mantengano uno spirito gioviale non sia proprio il mio lavoro.” Spazzò via un pelucco probabilmente inesistente dal suo polsino immacolato. “Tuttavia, cercherò di non aggiungere altra tristezza.”
Un rapido bussare alla porta fu seguito quasi immediatamente da una voce e una figura familiare. “Sherlock? Sir Thomas è già in salotto. Non siete ancora pronto per la cena?”
Holmes s'irrigidì, le sue spalle già dritte si tirarono indietro. “Winnie! Una signora non deve mai entrare nella stanza di un gentiluomo senza prima esser stata invitata.” Il suo tono fece peggiorare il mio mal di testa. Lo conoscevo bene, essendone stato vittima vari volte. Generalmente in merito a qualche svarione che avevo fatto riguardo un caso o quando le mie capacità deduttive non raggiungevano i suoi precisi standard.
Povera ragazza.
“Zia Lucy è qui.” Il suo tono non era molto caldo.
“Come di regola ha bussato ed è stata invitata.” Il tono freddo della voce di Holmes rivaleggiava con l'impacco di ghiaccio che avevo usato per la mia testa.
“Ovviamente.” Lucy era tutta tranquilla. “Il signor Holmes ha ragione. Una signora non deve mai entrare nella stanza di un gentiluomo senza prima bussare e ricevere il permesso di farlo. Non sarei mai entrata nella camera di Lord Wyre senza fare così. Anche da una moglie ci si aspetta che in queste faccende mostri la giusta delicatezza.”
I toni calmi e gentili di Lucy sembravano solo star esacerbando la nipote.
“Non mi aspetto delicatezza. Mi aspetto di essere trattata come la sposa di Sherlock, non come la sua serva. Avete ricoperto il ruolo in modo ammirevole, cara zia.  Indietreggiando e precipitandovi al minimo capriccio dello zio. Non vi siete neanche mai permessa di chiamarlo col nome.”
“Winnifred! Ora basta. Lord Wyre ed io eravamo molto felici. Era un uomo nobile e con una decenza.” Lucy si raddrizzò. “Mi rendo conto che sei in procinto di prepararti per un matrimonio e che hai un sacco di cose di cui occuparti. Pertanto, ignorerò questo sfogo.”
“Ignorarlo!” La voce della signorina Winnifred aumentò di tono e volume, e io trasalii.
“Winnifred!” Holmes tuonò interrompendo qualsiasi cosa lei stesse per dire. “Basta.” Modulò considerevolmente il suo tono, senza più minacciare di sgretolare le pareti con la sua ira. “Non permetterò che Watson venga disturbato in questa maniera. Ha bisogno di riposto e tranquillità. Finché non si riprenderà, farete meglio a non farmi visita qui. Nel caso mi voleste, dovrete solo mandare una domestica.”
La bella bocca della ragazza si aprì. “Mi state… mi state vietando di vedervi?” Indirizzò lo sguardo verso di me e poi di nuovo verso Holmes, il suo shock si condensò in una freddezza che rivaleggiava quella di Holmes. “Ovviamente. Capisco perfettamente. Vi vedrò in salotto, se sarete così gentile da presentarvi giù prima che inizi la cena.” Si sforzò di annuire con grazia a sua zia e a me, ma la sua uscita fu ostentata.
Lucy sospirò. “Sherlock, posso solo scusarmi per quest'orribile spettacolo—”
“No, no, cara signora. Non avete nulla di cui scusarvi. Winnifred è tristemente testarda ed eccessivamente schietta. Tuttavia, come mia moglie, imparerà a moderare il suo comportamento verso uno più adeguato per una giovane della sua età e rango.”
Per un istante, avevo quasi creduto che avrebbe davvero sposato la signorina Farnham ed occupatosi di insegnarle le buone maniere. Raramente ero stato così spaventato. Un tale matrimonio sarebbe stato solo un tormento, per loro e per chi li circondava. Mi sistemai più a fondo sui cuscini e desiderai che il caso finisse, così sarei potuto tornare al pacifico caos di Baker Street.
Consapevole dell'ora tarda, Holmes non indugiò. Non riuscii a invidiare coloro che al piano di sotto erano stati costretti a reggere la sua compagnia. Conoscevo tutti i suoi stati d'animo, e quello spiacevole scontro con la sua fidanzata ne portò uno particolarmente tremendo. Si sarebbe alternato tra un'espressione corrucciata e il più tagliente dei commenti. Per le ore successive niente avrebbe potuto soddisfarlo o placarlo. La signora Hudson ed io lo evitavamo quando certe ire gli ribollivano dentro. La noia della mia stanza o l'atmosfera conviviale del mio circolo erano di gran lunga più accettabili dell'essere preda della sua lingua affilata come un rasoio. “Temo che la cena non sarà un affare piacevole.”
“Temo che questo matrimonio non lo sarà.” Lucy si sistemò sulla sedia che Holmes aveva posizionato per lei accanto al mio letto. “Oh caro. So che non sta a me dirlo, ma Winnifred non è il tipo di ragazza di cui il vostro amico ha bisogno.”
“Sono certo che troveranno un accordo.” Grazie a Dio, non me ne dovevo preoccupare. Immaginarlo era già abbastanza preoccupante.
“No. Winnifred dovrà piegarsi alla volontà di Sherlock Holmes o lui la distruggerà.” Sospirò. “Mia nipote è un po' viziata. Ma più di tutto, ha sempre avuto una forte personalità. Anche da bambina, riusciva a dare ordini anche a chi era più grande di lei, tutta da sola. Non aveva mai incontrato nessuno che le tenesse testa. Fino ad ora.”
“Robert a colazione sembrava farlo piuttosto bene. Poi ha avuto il supporto del visconte, di nuovo.” Un solletichio m'irritò la gola e fui costretto a interrompere le mie osservazioni per chiederle un bicchiere d'acqua.
La mia impotenza m'irritava. Con tutta grazia, versò un po' di acqua e limone e insistette per aiutarmi a sollevare la testa per bere. “Non dovete essere il cavaliere errante tutto il tempo. Lasciate che mi prenda un po' cura di voi.” Come potevo non cedere a quella dichiarazione così lusinghiera? La ringraziai e mi godetti l'acqua rinfrescante.
Posò il bicchiere accanto alla caraffa di vetro intagliato prima di sistemarsi al mio fianco. “Charles, visconte Toddington, ha sempre avuto una certa capacità di resistere alle suppliche di Winnifred. Sfortunatamente, trascorre poco tempo con lei. Temo che Charles desiderasse un figlio maschio. Stravede per Robert e per lui è stato un vero padre. Ma non ha questo legame con Winnifred. E la sua gelosia fa spesso capolino.”
“Sembra che stia tentando di essere il figlio che lui desiderava.”
Rimuginai sul suo comportamento nel breve periodo in cui l'avevo conosciuta.
“Sfortunatamente, una simile donna di solito necessita di mantenere la sua forza indiscreta affinché quest'ultima possa piacere agli uomini. Il risultato della signorina Farnham è piuttosto... differente.”
“Estremamente differente.” Lucy sospirò. “È un po' una sfida per tutti noi. Non voglio dir niente di lei, John, ma sta per diventare un aspetto fisso nella vostra vita. E non ditemi che vi aspettate che una volta sposatosi vedrete di meno il signor Sherlock Holmes. È ovvio sia dai vostri scritti che dal suo atteggiamento che un tale evento non si verificherà. Probabilmente una volta diventata la signora Holmes vedrete Winnifred molto più di me.”
Parte di me voleva dirle la verità, per alleggerire i suoi timori; sembrava così preoccupata per tutti noi. Ma Holmes difficilmente mi avrebbe ringraziato, oltre al fatto che dirle che il fidanzamento era una farsa avrebbe significato dirle perché Holmes fosse davvero lì, e non potevo farlo. Così mi sporsi e le diedi una pacca sulla mano. “Sono certo che ce la caveremo. È una casa grande. E ho ancora qualche paziente a Londra, anche se ho lasciato la mia attività generale.”
“Avete pensato di ritirarvi, allora? Di scrivere?” Un sorriso, l'espressione di una tale dolcezza femminile che lo ricambiai. Davvero, era la più piacevole delle presenze. “Potreste considerare di sistemarvi qui nei dintorni. È una graziosa regione. My own property adjourns this one. I will be Sherlock’s nearest neighbor.”
Ridacchiai, anche se quel leggero soffio d'aria mi fece pulsare di nuovo la testa. “Mia cara Lucy, mi sono ‘ritirato’ dalla medicina diverse volte. Non sembra che ne sia capace. Ma non riesco a pensare ad una ragione migliore per la quale visitare quest'area che per continuare la nostra conoscenza.”
Le sue gote si colorarono di un delicato e amabile rosa. “Mi piacerebbe, John. Mi sforzerò di sopperire a qualsiasi spiacevolezza che potreste incontrare con Winnifred.”
Ci fu un leggero bussare alla porta e lei si alzò ad aprire, tutta grazia e bellezza. Sul serio, se non fosse per il fatto che il mio cuore fosse — e sarebbe sempre stato — di Holmes, avrei potuto davvero innamorarmi di Lady Lucy Wyre.
Tornò sorridendo al mio capezzale con un vassoio. “Ora, gestirete questa cosa da solo come un classico uomo, o lascerete che vi aiuti?”
“Holmes giura che sono il peggior paziente mai esistito. Il che devo dire che è improbabile, dato che ho il suo brillante esempio da emulare. Tuttavia, per voi, cara lady, rinuncerò alla mia immagine per le vostre gentili premura.”
“Bene.” I suoi occhi fiordaliso brillarono. “Allora non dovrò provarvi di quanto io possa essere scortese.”






ANGOLO DEL TRADUTTORE
E così vi lascio!
Mi si prospetta davanti un periodo particolarmente intenso
per vari motivi, tra cui il dover studiare
praticamente un intero programma di un anno, 
bc mi son ritirato da scuola per problemi vari.
Non credo che riusciò ad aggiornare prima di settembre, 
perciò ringrazio chi è arrivato fin qui e chi vi arriverà, e auguro buone vacanze a tutti!
(Mi racc, divertitevi e fottetevene di chiunque non merita il vostro pensiero).
... E ovviamente rewatchate/recuperate la qualsiasi serie tv/film di Sherlock e il suo husband.

Marco,
xo

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Capitolo 15
*** Chapter 7 (3rd pt) ***


Chapter 7 (3rd pt)



 
No, credo che sia del tutto prematuro.” La voce di Holmes mi arrivò all'aprirsi della porta, seguita dalla vista del mio amico e di Robert. “In effetti—” Si fermò, fissandoci attraverso la porta aperta della mia camera.
Finii il morso alla macedonia¹ che Lucy mi aveva portato, leccandone il residuo dalle labbra. “La cena è terminata? Temo di aver perso la cognizione del tempo.”
Posò accanto al letto l'elegante piatto e il cucchiaio di porcellana sul vassoio e si alzò, stirandosi le pieghe della gonna con le mani.
Il sorriso che Robert le rivolse fu più un sorrisetto. “Vedo che non avete perso il vostro tocco, zia Lucy. È servito miele o aceto per farlo comportare bene?”
Lucy gli lanciò un'occhiataccia. “John è un paziente perfetto. Anche se sofferente, si comporta come dovrebbe fare un gentiluomo. Non ho bisogno di inganni o minacce.”Inclinò il naso all'insù. “A differenza di certi giovani che quando confinati a letto diventano riprorevoli.”
Lui ridacchiò, affettuoso, e andò a posarle un bacio sulla guancia. “A me avete sempre minacciato di sculacciarmi con un bastone². Non ricordo il miele.” La sua risata alla frecciatina di Lucy illuminò la stanza. “Siete un'infermiera meravigliosa, comunque. È permessa una visita? Al piano di sotto molte persone hanno chiesto di voi.”
“Sì, ho detto che poi sarei scesa. John, state comodo? Se avete bisogno di me è ovvio che resterò.” Il suo sorriso le illuminò il bellissimo volto ovale.
“Sto bene. Vi prego, vi ho tenuto per me fin troppo. Andate a divertirvi. Sono sicuro che Holmes riuscirà a farmi stare fermo, anche se lui è un tantino più bastone che miele.” Lo sguardo che gli lanciò mi fece soffocare una risata, prima che il mio cranio riprendesse a pulsare. “Sto scherzando. Non preoccupatevi, sto molto comodo.” Si fermò un momento, poi mi toccò la mano e si congedò. Holmes la guardò andarsene con una scintilla negli occhi ed una piega sardonica sulle labbra. “Davvero, vecchio mio, anche ad un passo dalla morte la vostra prodezza con il gentil sesso è a dir poco sbalorditiva.”
“La sua era soltanto gentilezza. Non siamo nient'altro che amici.” Mi mossi un po' sui i cuscini per mettermi comodo. “È una splendida donna.”
Robert rise ancora appollaiato all'altro capo del letto, appoggiato al palo. “È sempre amichevole, dottore, ma non come quand'è con voi. Direi che Sherlock ha ragione. Fareste meglio a fare attenzione.” Inarcò un sopracciglio in direzione di Holmes. “È sempre così? Potrei doverlo prendere in prestito come modello per il protagonista del mio prossimo romanzo.”
“Oh, il fascino di Watson è uniformemente apprezzato dalle donne. Lo trovano un uomo affascinante di tutto rispetto. E molto piacevole agli occhi, se i loro sguardi persistenti ne sono una prova.” Holmes prese il posto che Lucy aveva lasciato. “Davvero, John, dovreste essere eletto arma mortale per i cuori femminili.”
“Mi sono appena prefissato di ferire spietatamente o catturare cuori.” Sentii il mio viso accaldarsi di una vivida sfumatura di scarlatto e decisi che il tardo crepuscolo fuori dalla mia finestra era piuttosto interessante.
Il sorriso di Robert seguì la sua voce. “Oh, un casto Lothariano³ che viene sedotto dalle donne che lo venerano. Questa cosa sta prendendo una piega sempre migliore. Ho perfino un titolo provvisorio.” Mi voltai giusto in tempo per vederlo incorniciare le parole con la mano in aria. “‘Il medico galante.’ Ne venderei a milioni.” 
Sul serio! Che faccia tosta. Permisi alla mia espressione di trasmettere i miei sentimenti a riguardo.
“Molto galante! Il titolo perfetto.” Holmes meritava la giusta parte del mio sguardo torvo. “John è davvero un uomo galante. Non ne ho mai conosciuto uno che incarnasse così tanto quest'aspetto cavalleresco. Ciononostante, non sono del tutto certo che 'casto' sia una descrizione appropriata.” Una luce maliziosa gli illuminò gli occhi. “In realtà, sono certo che sia estremamente inaccurata. Nessuna signora se n'è neanche mai lamentata.”
“Appena riuscirò di nuovo a stare in piedi senza avere le vertigini, andrò a cercare uno di quei bastoni e lo userò su entrambi.” Inchiodai di nuovo il mio sguardo su Holmes. “Comunque, come lo sapete? Non è come se—” Un pensiero repentino bussò al mio cervello abbastanza da far male e sentii il sangue defluire dalle mie cavità nasali.
“Aspettate. Voi… non avrete… non avrete chiesto a nessuna delle—” Holmes scoppiò in un riso sguaiato che mi colpì alla testa. Le fragorose risate di Robert non gli avevano fatto molto bene.
“Mio caro John! Quando mai dovrò chiederlo?” Holmes sogghignò, tutto compiaciuto. “Quando vedo che una donna con la quale avete una storiella v'incontra con il massimo ritegno, starvi accanto per quanto ne permetta il decoro e seguire i vostri progressi riguardo una stanza con una vacua espressione studiata e praticata, mentre le sue sorelle meno fortunate la guardano in modo... E quando so che siete tornato a casa più tardi del solito dopo averla riaccompagnata... beh, non è difficile comprendere che potreste aver assecondato un po' di divertimento carnale. Soprattutto quando il giorno dopo eravate di un costante umore vivace. Non ho mai visto nessuna donna tagliarvi fuori dai successivi incontri. In effetti, spesso sembrano contendersi i vostri... servizi per la loro prossima uscita.” Aprì le braccia.
“Un pezzo di deduzione davvero elementare.”
Robert continuava a ridersela sotto i baffi. “Vedete? Siete il perfetto eroe romantico. Se volete lo lascerò perfino solo alle donne. Anche se metà dei miei lettori affogheranno le lacrime nel brandy.”
“Sono sicuro che potreste optare per un valletto o due, giusto per variare.” Le labbra di Holmes si contrarsero. “Una governante. Un tutore. Una domestica. Dei facchini.”
Rise. “Non ho dubbi che il fascino di Watson sia universale.” Iniziai con l'incrociare le braccia al petto in un gesto severo e finii solo per grugnire dal dolore alla spalla. “Se i gentiluomini hanno finito, presumo che abbiano trovato qualcosa d'interessante riguardo il caso.”
La luce furbetta negli occhi di Holmes non era svanita, ma un sottile cambiamento nella sua espressione mi disse che aveva trovato qualcosa. “Il cavallo, Jack, mostra ripetuti abusi. Una serie di cicatrici, come Robert aveva indicato. Cicatrici molto curiose. Credo siano state causate da un coltello molto piccolo. Uno piuttosto inusuale.”
“Un coltello sarebbe troppo corto.” Robert si era rasserenò molto di più, i suoi occhi diventati di un grigio tempesta nel focalizzarsi sul copriletto. “A meno che non fosse stato attaccato a un lungo pezzo di legno o qualcosa del genere. L'angolazione di quelle cicatrici forate fanno sì che chiunque sarebbe dovuto arrivare sotto la pancia di Jack, con spazio sufficiente per togliersi di mezzo quando avrebbe sentito dolore.”
I pugni del giovane lord si serrarono sulle ginocchia. “Dio, non riesco a credere che qualcuno possa essere così crudele da ferire un animale in questo modo. Jack è fortunato a non aver preso un'infezione.”
“Un oggetto del genere non sarebbe stato notato? Nessuno potrebbe vagare per la tenuta con una cosa simile.” Anche con il lieve pulsare della testa, riuscivo a pensare abbastanza da rendermene conto.
Robert emise un gemito, lungo e profondo. “Oh, Dio, no. Non può essere.” Il suo viso divenne di un bianco allarmante. “Non… può…”
“Robert?” Holmes lo raggiunse mentre il nostro giovane ospite barcollava un po'. “Cosa sai a proposito?”
“Craye.” Uscì fuori come un sussurro. Robert tacque per un momento, le mani tremanti dallo sforzo di tornare in sé. Quando tornò a parlare, la sua voce era tesa e ricca d'emozione, ma ad un volume normale. “Ernest Craye, il mio… il mio segretario e mio unico amante negli ultimi sette anni. Oh, Dio, non può essere, ma…” Si fermò di nuovo per ricomporsi. “Ernest e io siamo entrambi molto alti e i nostri bastoni da passeggio sono fatti su misura. Lui ha preparato l'ordine, anche se ho pagato io la merce. Noi... eravamo in una colluttazione, circa tre anni fa, a Londra, dei delinquenti che cercavano quel che presumevano fosse una facile rapina. Fino a quel momento non mi ero nemmeno reso conto che Ernest aveva ordinato... qualcosa di speciale. Sfilò la parte inferiore del suo bastone e c'era una lama. Una lama dall'aspetto malvagio, corta, di circa otto centimetri di lunghezza.” Robert alzò lo sguardo, segnato dall'orrore. “Quella notte mi salvò la vita. Ma i segni su Jack…”
“Potrei vedere questo bastone?” Il viso di Holmes non aveva l'orrore di Robert, ma la precedente leggerezza era svanita. “Adesso, se possibile. Posso presto dirvi se dovete preoccuparvi o meno.”
“Sì… Io… sì.” Robert si alzò, visibilmente tremante. “Io, uh… Non credo che Ernest sia in camera sua. È adiacente alla mia, come quella di ogni segretario. Uh… non l'ho ancora visto oggi. Ho detto a mia madre che sarebbe stato disponibile a dare una mano con gli invitati; al momento non stiamo scrivendo...”
“Watson, vi lasceremo solo per qualche momento, allora. Avete la mia promessa che non ci attarderemo.” Holmes mi afferrò la mano per un attimo prima di alzarsi. “Robert, andiamo subito e mostratemelo. Quest'attesa non fa bene ai vostri nervi.”
Avrei voluto essere d'aiuto. “Per adesso sto bene, Holmes. Ora lui ha bisogno di voi più di quanto faccia io. Non riesco nemmeno ad capire… Andate.”
Per un solo istante, il cacciatore svanì e apparve un Holmes molto più dolce. “Vi ho sempre considerato il migliore e il più gentile degli uomini, mio caro.” Le sue dita mi sfiorarono la guancia, poi guidò via il povero Robert.

Per quanto piacevole fosse stata la serata, per me non poteva concludersi così presto.


¹ Il 
Creamed fruit è un piatto americano basato su una macedonia di frutta tagliata a pezzi e mescolata a panna montata, panna acida e zucchero.
² Hickory switch, si riferisce ad una sottospecie di bastone di legno usato per sculacciare. 
³ Un uomo che si comporta egoisticamente e irresponsabilmente nelle sue relazioni sessuali con donne. 







ANGOLO DEL TRADUTTORE
... Lo so. 
Vedo le vostre espressioni.
Nelle note dello scorso capitolo vi avevo detto
che 
non avrei aggiornato prima di settembre... e invece!
Miracolo di mezz'estate. 
Non so come io abbia trovato un po' di tempo — ma soprattutto voglia — di tradurre,
quindi nada, spero che ne siate felici!
Mi auguro anche che le vostre vacanze stiano andando a gonfie vele e che vi stiate divertendo e/o rilassando. 
Non so quando aggiornerò, quindi ne approfitto per dirvi che ho un "progettino" in corso che spero seguirete:)

Abbraccione sudato,
Marco

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Capitolo 16
*** Chapter 7 (4th pt) ***


Chapter 7 (4th pt)



 
Cvollero solo cinque minuti perché Holmes tornasse. Robert sembrava ancor più agitato, pallido come un fantasma e tremante come un uomo affetto da malaria in preda agli spasmi. Tant'è che non dovetti neanche ricordare a Holmes che un bicchierino a quel poveretto sarebbe stato prudente e cordiale.
Solo dopo che Robert inghiottì la generosa libagione, Holmes mi posò sul grembo tre lunghi bastoni da passeggio. Indicò il punto del manico dove potevano venir separati.
Un'arma quanto un accessorio, come potete vedere. Certamente sono abbastanza lunghi per poter essere usati in sicurezza, causando grande dolore all'animale mentre il suo torturatore resta fuori mano.” Li sfoderò tutti e tre. “Notare che le lame hanno la stessa forma. Corrispondono anche alla dimensione delle cicatrici sul cavallo. Nessuno troverebbe strano un signore con il suo bastone andare e venire dalle stalle. È piuttosto ingegnoso.”
Mi fu difficile ammirare l'ingenuità di Robert mentre si sedeva, in silenzio, con lo sguardo fisso sulle lame e un singolare orrore che gli trafiggeva il volto. Si strofinò diverse volte una mano tremolante sulle guance e sul mento e sembrava star scacciando via le lacrime.
“Ma perché? Cosa potrebbe portare di buono ferire uno stupido animale in questa maniera?” Attenuai un po' il mio tono di voce, dato che mi faceva pulsare la testa. “Cosa ci avrebbe guadagnato?”
Holmes osservò i bastoni. “Ha forgiato un'arma, Watson. Letale come queste. Con tutta probabilità, ha portato il cavallo a rispondere in quel modo facendo un leggero rumore, un segnale se volete, e poi colpendo il cavallo con la punta della spada. Non ci è voluto molto perché Jack identificasse il segnale con estremo dolore. Avrebbe scalciato a comando.”
“Che diavoleria!” Potevo a malapena immaginare una tale mente, o il tipo d'uomo che potesse possederla. Le lacrime ora scorsero dagli occhi serrati di Robert. “Sicuramente… sicuramente non qualcuno così vicino a… Voglio dire, una persona così non sarebbe facile da scoprire? Un tale livello di crudeltà sarebbe stato evidente.”
A Robert ci vollero due tentativi affinché un qualsiasi suono uscisse dalle sue labbra. “È stato… distante ultimamente. Di notte lo aspettavo a letto e lui non arrivava mai. Sostiene di essersi occupato dei miei appunti o di aver dato una mano con gli ospiti ma…” Un singhiozzo sfuggì dal suo debole controllo e si fermò per ricomporsi. “Ernest è il più gentile degli uomini. Non capisco come… come abbia potuto fare una cosa simile. Non solo Jack. Lo spionaggio. Non aveva bisogno di denaro; Gli pago uno stipendio generoso, abbastanza generoso da doverlo difendere di tanto in tanto da mio padre. Non che dovesse lavorare, se potessimo stare insieme apertamente. Condividerei con lui tutto quello che ho.”
Potevo comprendere i suoi sentimenti. Anche quando gli aspetti romantici del nostro legame mi erano sconosciuti, Holmes e io avevamo condiviso qualsiasi inaspettato guadagno e ricchezza che capitasse sulla nostra strada. Holmes toccò uno dei bastoni, la lama illuminata dalla luce delle candele.
“Spero sia qualcosa che possiamo scoprire, fratello Robert. Dove protrebbe essere ora il signor Craye? Prima mettiamo al guinzaglio questo cagnaccio e meglio è.” Quella descrizione piuttosto schietta scatenò un altro singhiozzo da Robert, che si chinò con la testa tra le mani. Violenti tremori gli scuotevano le ampie spalle.
“Holmes.” Strinsi le sue dita sottili. “Piano. Immaginate come vi sentireste se apparentemente fossi colpevole di cose del genere.”
“Non lo sareste. E se così non fosse, saprei che avreste avuto buone ragioni.” Raddrizzò le spalle, la mascella tesa. “Farei di tutto per provare la vostra innocenza. Tanto è ciò che provo per voi.”
“Sì.” Rilassai la presa, accarezzandogli le dita. “Ma Robert non ha la vostra forza. Non sta pensando a provarne l'innocenza. Ha il cuore spezzato per qualcuno che ama come voi amate me e che potrebbe esser capace di tali atrocità. Sto solo dicendo, andateci un po' piano con i suoi nervi, così che possa esservi sufficientemente d'aiuto.”
Mi vennero in mente le svariate volte in cui mi aveva informato che i nostri clienti non venissero da noi per via della sua compassione. Potevo immaginarmi un discorso simile, pronto dietro le quinte che aspettava solo il permesso di poter salire in scena.
“Dato che siete ferito, suppongo di dover recitare anche la vostra parte.” Le sue labbra si contrassero. “Robert! Se volete aiutarmi a sciogliere questa questione…” Un muscolo nella mascella guizzò e i suoi occhi si chiusero in una stanca rassegnazione. “E magari provare l'innocenza del vostro amante.” Fece un lungo respiro. “Allora ricomponetevi. Aiutatemi. State solo prolungando la vostra agonia.”
Ci vollevo alcuni istanti, ma guardai Robert imporre un certo controllo sul proprio dolore, abbastanza da guardarci attraverso un ciuffo dorato e scarmigliato di capelli cadutogli davanti un occhio; ancora acquoso, ma la sua voce assunse un velo d'ironia. “Vedo che nei vostri racconti non avete gonfiato la sua personalità, dottor Watson. Ma è stato un ottimo tentativo.”
Si raddrizzò, asciugandosi il viso e scoppiando in una risata allo sguardo che Holmes gli indirizzò. “Watson è la vostra compassione. In questo modo la vostra non s'interrompe durante il processo. Va bene. Andate bene entrambi.” Guardò di nuovo i bastoni, e poi alzò improvvisamente le sopracciglia. “Aspettate. Manca qualcosa. Non che necessariamente debbano essere quattro, ma quello che aveva la notte in cui mi salvò la vita non è qui. Per maniglia aveva una semplice sfera d'ottone.”
“Un momento. L'uomo vi salvò la vita.” Tornai ad Holmes. “Un uomo del genere non sembra proprio il tipo che possa usare Robert per ottenere segreti di stato.”
Il mio amico valutò per un attimo la lama che teneva ancora in mano. “Forse.” Un po' di fastidio svanì. “Un dato in più per arrivare alla verità.” Holmes spostò lo sguardo da Robert a me, la sua espressione leggermente supplichevole. “Se... se ve la sentite.”
“Sì.” Robert si alzò, ancora reggendosi al montante del letto. “Sì, datemi un minuto per prendere una boccata d'aria alla finestra e starò bene. Non so al momento dove Ernest. L'ha chiamato la madre per aiutare gli ospiti, nel caso abbiano bisogno di qualcosa o debbano inviare posta o telegrammi. So che parecchi amici di mio padre continuano condurre affari mentre sono qui.” Si mosse verso la finestra con un passo più stabile, lasciandola aperta per me. “Dio, alcuni di loro sono dei diplomatici. Non posso… no, non voglio pensarci adesso. Perdonatemi.” Prese dei respiri profondi e poi si voltò, il suo incarnato un po' meno pallido. “Chiedo a Somersby di fare un po' di compagnia al dottor Watson mentre noi troviamo Ernest?”
“Lo apprezzerei.” Holmes si sporse fino a posare una mano sul braccio di Robert. “Mi spiace che l'investigazione abbia preso questa piega.”
“Mi auguro che non sia così e che ci sia una spiegazione logica.” Robert si rivolse poi a me abbozzando un debole sorriso. “So che Levi è un po'… burbero, ma è un brav'uomo. E se ve la sentite, è imbattibile nel cribbage
¹.”
Ridacchiai. “Penso che me lo risparmierò, dato che al momento le mie abilità di gioco non sono il massimo. Ditegli di portare un bel libro. Farò un breve sonnellino.”
Qualche minuto dopo, mi trovai a ridacchiare nell'autografare una copia dello Strand Magazine a quel temibile valletto, poi chiusi gli occhi e ascoltando gli uccelli nella sera mi assopii.



¹ Giusto per curiosità, il Cribbage (o Cribe) è un gioco anglosassone e canadese che si gioca tra due giocatori con 52 carte. 







ANGOLO DEL TRADUTTORE
UELA'! 
Il figliol prodigo è passato per una scappatina.
Finalmente son riuscito a portare a termine questo capitolo che si è protratto
per mesi lasciandosi tradurre a pezzi e a pause.
Btw, sto vivendo un periodo direi complesso, curioso e sofferente,
in più quest'anno ho l'esame di maturità e tante robe, 
quindi non posso assicurarvi un aggiornamento veloce.
Ci tengo a ringraziare chi mi ha atteso fino ad oggi
e che con i suoi complimenti mi ha scaldato il cuore.

Mi manca la Johnlock della BBC.

Alla prossima, compari!

Marco

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Capitolo 17
*** Chapter 8 (1st pt) ***


Chapter 8 (1st pt) 




 
Msvegliai trovando Holmes, vestito della sua camicia da notte e la sciarpa di seta nera, seduto a mo' d'indiano¹ sul letto accanto a me. I cuscini del suo letto e quelli delle varie sedie e divani della nostra stanza gli fornivano un lussuoso nido. Teneva in mano una pipa dal gambo lungo e una debole nuvola di fumo aleggiava tra le travi annerite dell'alto soffitto.
“Come va la testa, vecchio mio?” Non si prese il disturbo di aprire gli occhi, il suo tono pacifico come la sua posizione. 
“Ancora male, anche se al momento sto ancora decidendo se sia una cosa buona o cattiva.” Cercai di cambiare posizione per alleviare un crampo al fianco e sentii la mia spalla protestare gravemente. Il gemito mi sfuggì prima che potessi soffocarlo. “Credo di poter ancora usufruire del vostro aiuto, però.”
Fermò la pipa in un piatto sul comodino. “Stavo proprio per offrirvelo. Su, di cosa avete bisogno? Potrei farvi da fulcro.”
“Ho solo bisogno di stiracchiarmi. Son stato troppo tempo nella stessa posizione.” Con la sua forza mi afferrò da sotto il braccio buono e mi issò abbastanza da poter star comodo di nuovo. Mi offrì un cuscino da mettere sotto la testa, che accettai. “Grazie, amico mio.”
“Non ditelo neanche. A dire il vero, io sono un infermiere esemplare.” Si reclinò contro i cuscini, la testa appoggiata su una mano. “Beh, lo sono quando m'importa del paziente. Altrimenti, non ho dubbi che farei un lavoro atroce.” 
Il mio sogghignare non fece così male stavolta. “Che ore sono? Pensavo che voi e lord Robert avreste fatto un giro in salotto. Avete trovato il signor Craye?”
“È quasi l'una. Ho dato a Robert una dose della mia morfina e l'ho mandato a letto sotto le cure del signor Somersby.” La fronte gli si corrugò. “Il signor Craye non aveva ancora fatto ritorno nella sua stanza quando mi sono ritirato. Tuttavia, mi aspetto una sua visita. Somersby lo convocherà da me alle nove. Non sarà troppo presto per voi, vero Watson?”
L'impulso di scuotere la testa svanì prima che provassi a farlo. “Non credo. Avete ancora in programma di andare al mulino con Robert?”
“Sì. Ho intenzione di farlo all'alba. La dose che ho dato a Robert era piuttosto piccola. Per quell'ora si sarà rimesso in sesto.” Holmes fissò la parete di fronte, ma sapevo che non la stava guardando affatto. “Detesto quando tutti i fatti puntano in una direzione mentre i dettagli mi attanagliano ancora e mi spingono verso un'altra strada.” 
Mi sporsi e gli presi una mano. “Lo so. Ma ne uscirete fuori. Indagherete e scaverete e indagherete ancora, finché non vi sarà tutto chiaro e vi sentirete su di giri come dopo un glorioso orgasmo.”
Arrossii nel vedere il suo sopracciglio alzarsi maliziosamente e il sorriso agli angoli delle labbra. “Per l'avventura. E voi siete incorreggibile.”
“Se vi sentiste meglio vi dimostrerei quanto sono incorreggibile.” Mi guardò, lo sguardò viaggiava lungo il mio corpo. Il calore che m'irradiava il viso aumentò. “Senza avere alcuna fretta.”
“Tempo di poter reggere solo meno di un vostro abbraccio stasera, mio caro Holmes.” Si avvicinò e seguì con le dita il contorno delle mie labbra, il suo sorriso d'improvviso tenero e giocoso.
Rabbrividii involontariamente e grugnii alla spiacevole sensazione che portò alla mia testa. “Molto meno di quello. Mi dispiace.”
“Il mio povero Watson.” Mi posò il più gentile dei baci sulla tempia al lato opposto della ferita. “Riposate, allora. All'indomani vi mostrerò ciò che abbiamo trovato nella camera di Craye.”
“Beh, al momento sono del tutto sveglio. Peccato che sia così tardi. Avrei potuto godermi un po' del vostro violino—” Fui interrotto da un rumore piuttosto forte proveniente dal mio stomaco. “Oh, chiedo scusa.”
Holmes rise e indicò con una mano la direzione di quel brontolio. “Sapevo che ci sarebbe voluto di più di un brodo e della macedonia per sostenere un uomo così robusto.” Sapevo che era impossibile, ma immaginai di poter sentire il calore delle sue dita attraverso le coperte. “La vostra altra devota infermiera ha lasciato un pegno del suo affetto lì.” Indicò la credenza dov'era poggiato un vassoio. La copertura d'argento e un telo di lino nascondevano i particolari del pasto. “Se non fossi certo della vostra monogamia sarei piuttosto preoccupato.”
“Si sta comportando gentilmente. È una donna straordinaria. E oserei dire che questa sera mi ha salvato la vita. Posso persuadervi a condividere tutto questo con me?”
Holmes ridacchiò e si alzò dal suo nido. “Sto bene così, ma sono certo che tra i miei doveri d'infermiere sia incluso l'assicurarmi che voi siate nutrito correttamente.” Mi sistemò in una posizione un po' più eretta prima di portare il vassoio e poggiarlo sul letto tra me e il suo mucchio di cuscini. Poi si sedette. “Ecco. Credo che possa andar bene. Vediamo cosa vi ha lasciato la vostra damigella.” I piatti coperti rivelarono pane fresco e burro, un lungo bicchiere di limonata e del formaggio morbido con delle pesche fresche. Non potetti contenere il mio stupore. “Dove diamine ha preso le pesche fresche in questo periodo dell'anno? Non spunteranno prima di almeno due mesi.”
“Ci sono diverse serre nella tenuta. La vita del nobile, Watson. Frutta fresca dalle tue stesse serre in qualsiasi periodo dell'anno.  Ci sono le fragole se le preferite alle pesche.” Assaggiò un po' di formaggio. “Sapete, se sposassi Winnie potrei sempre offrirvi queste cose. Vi vedrei vivere la vita che meritate.”
“Non ho bisogno di niente più di ciò che abbiamo a Baker Street.” La limonata aveva un delizioso bilancio di asprezza e dolcezza, e notai che il rametto di menta era fresco, o lo era stato quando Lucy aveva portato il vassoio. “Per caso vi verrà improvvisamente voglia di picchiarmi se confesserò il minimo rimpianto riguardo la falsità del vostro matrimonio? Questo è davvero un bello stile di vita.”
“Ha il suo fascino.” Holmes affettò una pesca e sporgendosi ne portò un po' alle mie labbra. “E non ho detto che ne avete bisogno, John. Ho detto che lo meritate.”
“Continuo a non desiderare quell'ostinata giovane donna al vostro fianco, non importa la fortuna che porterebbe.” Osservai per un istante il bocconcino dorato nella sua mano prima d'incontrare il suo sguardo. “Lo condividete con me?.” Un'altra pratica piuttosto esotica di cui mi ero dimenticato. E probabilmente la cosa più romantica che quella notte potessi reggere. Presi un lato della fetta tra le labbra e feci un cenno con le sopracciglia per indicargli di fare lo stesso.
Sbatté rapidamente le palpebre, poi si sporse, le braccia ai lati del mio corpo per reggersi. “Così?” Prese la pesca con i denti, le labbra che sfioravano le mie. La splendida esplosione di sapore venne stuzzicata nel sentirlo sussultare quando mi spostai quel tanto che bastava per approfondire il nostro bacio. La sua deliziosa essenza, tabacco e un goccio di brandy, esaltarono il tutto. Holmes si ritrasse alla fine. Mi fece piacere vederlo senza fiato. “Oserei dire di star sviluppando una forte passione per la frutta.”
“Se vi porterà a mangiar bene, utilizzerò questa tecnica ogni volta che ne avrò l'occasione.” Il suo sguardo mi fece ridacchiare di nuovo. “Mi permettete di persuadervi a condividere un'altra fetta?”
Rimase immobile per qualche istante e la sua occhiataccia svanì. “Sì.” Forse un po' troppo veloce e deciso. Non potei non sorridere. Caro Holmes. Ancora così inesperto alle espressioni fisiche dell'amore, e così insicuro su come accettarle. La cosa più accattivante di tutte era la necessità di sperimentarle. Con le dita gli sfiorai il dorso della mano e lo sentii rabbrividire.
“Aspettate solo che torniamo a casa.” Approfittai spudoratamente della sua momentanea concentrazione con il coltellino mentre affettava il resto della pesca. “Non avete idea del divertimento che potremmo trarre dalla bottiglia di brandy invecchiato che continuate a riservare per una superlativa occasione speciale. Oppure possiamo usare la nostra normale annata. La sensazione è più che... squisita.”
Fece quasi cadere il coltello, ma lo afferrai e riposai con cura. “Vedo che prima questo caso sarà risolto e voi starete in piedi, meglio sarà.” Mi guardò attraverso le ciglia. “Suppongo.”
Oh, quanto stuzzicarlo mi sollevò il morale e alleviò il mal di testa! Gli accarezzai di nuovo il dorso della mano. “Beh, siete voi a darmi la personalità dell'eroe di un romanzo rosa. Pensavo che forse dovrei essere all'altezza dell'immagine del ‘medico galante’.” Guardai i suoi occhi allargarsi mentre quell'immagine si sistemava nella sua mente continuamente in moto.
“Anche se stasera difficilmente riuscirei a strofinarvi una di quelle pesche sulla schiena, per poi seguirla con la lingua.” Il suo respiro si fece corto, e lasciai la mia voce abbassarsi un po'. “Per quanto mi piacerebbe.”
“Sapevo che avevate una vena edonistica. Solo che non ho mai avuto il tempo di...” Il suo petto si sollevò. 
“Sì. Abbastanza.”
“Penso che forse per stasera dovremmo accontentarci di condividere il cibo, però.” Mi sentii meglio di quanto mi fossi sentito nelle ultime ore, a guardarlo pensare. Il mio sorriso si allargò. “Preferisco di gran lunga essere al massimo della forma per tutto il resto.”
Holmes aprì la bocca, la richiuse, poi mi fissò per un istante. “Abbastanza.” Ma afferrò un altro pezzo di pesca.




¹ S'intende nella posizione del loto.

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Capitolo 18
*** Chapter 8 (2nd pt) ***


Chapter 8 (2nd pt) 




 
Quando mi svegliai il mattino dopo, Holmes e Robert erano già andati a cavalcare. La testa mi doleva molto meno e riuscii da solo a cambiar posizione. Stare in piedi, comunque, mi provocava un'ondata di vertigini e rapidamente finivo per crollare sul materasso. Ero indeciso tra il suonare il campanello e il preservare il mio orgoglio, quando sentii dei passi leggeri avvicinarsi alla porta.
“Dottor Watson? Posso esservi utile?” Levi Somersby era in attesa di una mia risposta, tutto impettito nel suo completo nero già a quell'ora del mattino. “Lord Robert ha pensato che potreste volere il mio aiuto, mentre lui e il signor Holmes sono via.” La sua espressione non lasciava trasparire nessuna presa di posizione.
“Se non è di disturbo.” Alzò un sopracciglio al mio tono stanco. “Perdonatemi. Non sono abituato ad essere di tale intralcio. È piuttosto irritante. Sarei più che lieto di ricevere le vostre cure, signor Somersby, grazie. Ieri mattina il gabinetto sembrava molto più vicino.”
La sua espressione severa si rilassò un po'. “Non ne dubito, signore.” Mi raggiunse per aiutarmi. Mi appoggiai a lui un po' più di quanto avrei voluto, ma con il suo aiuto la stanza girava molto più lentamente. Il suo tocco era incredibilmente gentile e possedeva una notevole forza fisica. M'infastidiva quanto mi rendesse goffo il non essere in grado di reggermi con il braccio sinistro, ma nel frattempo Somersby tornò indietro e mi aiutò a sedere sulla sedia. “Credo che per oggi rinuncerò all'abbigliamento elegante, Somersby. Una normale camicia e dei pantaloni andranno bene.”
“Avete intenzione di alzarvi, oggi? Il signor Holmes non ne sarà contento. Ha detto che vuole che riposiate.” Quell'atteggiamento ansioso mi divertì un po'. Holmes riusciva davvero a farsi temere. “Pensavo magari ad una camicia da notte nuova.”
"Non stavo pensando di andare in città. Va bene, ma voglio provare a far colazione in salotto. So che per le scale è meglio rimandare.”
“Molto bene, signore.” Se non fosse per lo scintillio nei suoi occhi scuri, avrebbe avuto l'aspetto e il tono di un comune domestico. “Vi aiuterò a vestirvi e chiamerò per la colazione. Avete qualche preferenza? La cuoca prepara sempre una grande varietà di pietanze, sono certo che troverete qualcosa che vi aggradi.” Lo scintillio aumentò. “Dopotutto, siete l'amico più caro del nostro nuovo padrone.”
Se non fosse stata per la completa discrezione che sapevo che Lord Robert ed Ernest Craye avevano mantenuto, sarei rimasto molto più scosso da quel commento così sfacciato. Un mesto sorriso ebbe la meglio su di me. “Scommetto che non vi perdiate molto, vero, Somersby? E la colazione sembra perfetta. Sarebbe possibile avere delle fragole fresche? Holmes ha menzionato le serre, e devo ammettere che le ho desiderate per tutto l'inverno.”
“Vedrò se ne hanno raccolte. Magari con un po' di panna?” Parlava mentre mi aiutava a vestirmi. Sapevo per esperienza quanto mi rendesse inutile avere un solo braccio. Quando mi abbottonò la camicia si fece pensieroso. “Dottore, Lord Robert era piuttosto sovraeccitato stamattina. In realtà, non l'ho mai visto così agitato. È ovvio che il signor Holmes lo sta aiutando in qualche modo. C'è niente che io possa fare per... aiutarlo?”
Mi chiesi quanto, per quanto poco, potessi dirgli. Le prove contro il signor Craye, per quanto superficiali, erano piuttosto circostanziali e non volevo infliggere accuse. “Credo che ora come ora, la miglior cosa che possiate fare per aiutare Lord Robert sia di assicurarvi che di notte riposi. Vorrei poter dire di più, ma quello è compito di Holmes. So che l'intera faccenda con Jack ha portato Robert al culmine. Povera, magnifica creatura...”
“Non condivido la passione di Lord Robert per i cavalli, ma ammiro il loro essere creature gentili e lavoratrici. Non mi piace vederle ferite.” Mi sistemò sulla sedia, assicurandosi che stessi comodo. “E non mi piace vedere Lord Robert così scosso. È un uomo gentile.”
“Lo è.” Mi assalì un pensiero. Forse potevo ancora aiutare Holmes nella sua indagine senza rivelare troppo. Ci pensai mentre Somersby mi sistemava uno scialle sulle gambe e ne prendeva un altro. “Credo che parte della sua preoccupazione, tuttavia, sia per Mr. Craye. Ha detto che è stato piuttosto distratto di recente.”
Somersby fece una pausa, lo scialle nella mano. “Credo che Lord Robert potrebbe avere ragione.” Sistemò lo scialle lavorato a maglia attorno alle mie spalle. 
"Per qualche tempo Craye è stato una preoccupazione." La bocca sottile di Somersby si contrasse in segno di disapprovazione. “Qualcosa è cambiato nell'atteggiamento di Ernest Craye verso Lord Robert. Non sono certo di cosa sia, ma è evidente.” Un mio debole incoraggiamento fu sufficiente per farlo continuare. “Il mio capo adora Ernest. Se fosse una donna, sarebbe Lady Stepney già da molto tempo. Ho a lungo pensato che l'adorazione di Lord Robert fosse tornata. Fino a quest'anno. Ora mi chiedo se ad Ernest importi affatto.”
“Come mai?” Sorrisi allo sguardo che mi lanciò. “Scusatemi. Il pericolo di stare così tanto a contatto con Holmes. Vi consiglierebbe di indagare su come si sia manifestata questa apparente mancanza di affetto.” 
“Mr. Holmes dev'essere un uomo molto difficile con il quale vivere, dottor Watson. Senza offesa, ma voi avete una straordinaria forza di nervi e la pazienza di Giobbe. Mi servirebbero queste qualità, per non ferire Ernest Craye.” La rabbia colorì il viso di Somersby e un muscolo della sua mandibola scolpita si contrasse.
“Di recente —e con questo intendo circa l'anno scorso— ha trattato il mio padrone con sempre più distanza. Prima di quest'anno, quando erano soli, Ernest era amorevole e attento. Due persone veramente innamorate. Avrei definito così Lord Robert ed Ernest. Ma nora non più. Non credo che Ernest ami affatto il mio padrone. Tocca a malapena Lord Robert. Non gli riserva nemmeno una parola o uno sguardo.” 
“Ha mai detto qualcosa? Scatti d'ira, commenti taglienti?” Avrei voluto aver visto il giovane per più di sguardi fugaci. Non avevo nulla con cui valutare le osservazioni del maggiordomo.
“Oh, no, nulla di simile. Avrei avuto qualcosa da dire, se solo avesse osato. Semmai è tutto il contrario. È del tutto sottomesso. Non incontra mai lo sguardo di Lord Robert; risponde nel modo più docile. Insieme a Lord Robert tenevano lunghissime conversazioni riguardo libri e dipinti, e ognuno esprimeva la sua opinione nei toni più forti. Ora Ernest si accontenta di concordare con qualsiasi cosa Lord Robert dica. È come se non gli importasse abbastanza neanche per discutere.” L'uomo descritto da Somersby non sembrava qualcuno del quale Robert potesse innamorarsi. Non l'uomo degli ultimi mesi. “Sapete se Lord Robert ha provato a parlargliene? A chiedergli direttamente cosa c'è che non va?”
“Ernest giura che non è cambiato nulla; ama il mio capo più di quanto ami la sua stessa vita. Non ci trovo un senso, dottor Watson. Non uno. Ernest Craye non è lo stesso uomo di due anni fa, e non ho idea del perché.”
“È un puzzle. Forse Holmes potrebbe aiutare Robert a capirci di più in questa storia. Grazie per l'aiuto, Somersby. Siete una piacevolissima compagnia. Sono una creatura sociale, e non gradisco i lunghi momenti di solitudine. Le fragole e la panna andrebbero benissimo, e magari quale uovo bollito e un toast. E il tè invece del caffè, finché Sir Thomas non si accerterà del mio certificato di buona salute.”
Il maggiordomo mi fissò per un momento, poi si rilassò. “Volete che resti mentre voi mangiate, sir? La nobiltà è più... diretta, nel dare ordini.”
“Non mi dispiacerebbe affatto, ma credo abbiate dei doveri verso Robert. Non vorrei privarvene.” Sorrisi al leggero colpo alla porta. “Credo di star per avere compagnia, perciò non sarò solo. Se è Lady Lucy, vi prego di dirle che è la benvenuta.”
Gli occhi di Somersby brillarono di nuovo. “Certamente.” Si mosse per far entrare la donna. Non potei non sorridere all'affascinante vista di lei in un delicato abito di mussola pregiata e pizzo. I delicati fiori blu sparsi le donavano davvero molto.
“Buongiorno, John. Vedo che state meglio, o abbastanza da esser così testardo da aver lasciato il letto.” Il mezzo cipiglio sulle sue labbra carnose non sminuì la sua bellezza. “Mi auguro che Somersby sia stato severo come di solito lo è con Robert.”
“Mr. Somersby è molto gentile, specialmente nei confronti di una persona che non ha diritto di richiamarlo. Ha la mia più profonda gratitudine.” Le indicai una sedia. “Sedetevi, cara Lucy. Somersby ha appena ordinato la mia colazione. Gradite qualcosa?”
“Il dottor Watson stava dicendo che delle fragole fresche e della panna sarebbero un'ottima idea, milady. Non è un problema prenderne per due.” La voce di Somersby non era allusiva. Un tale gentiluomo. “Magari anche un tè?” “Ottima idea.” La donna sorrise e si sedette. “Ammetto di essermi svegliata particolarmente tardi, con tutta l'attività di ieri. Chiedereste alla cuoca di aggiungere un piatto di focaccine, Somersby? Temo di essermi abituata ad avere le focaccine insieme al tè. E le sue sono le migliori di tutta la contea.”
“Ne sarà onorata, milady.” Somersby si inchinò ed uscì. Devo ammetterlo: il suo atteggiamento era molto diverso da quello della signora Hudson. Lucy fece il giro del tavolino e toccò la mia mano buona. “Avete un ottimo aspetto, John. Come vi sentite?”
“Meglio. Non mi sono ripreso del tutto, ma sto molto meglio. Credo che il peggio sia passato...” Le strinsi un po' le dita. “E mi sento molto meglio nell'avere una tale compagnia, stamane.”

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Capitolo 19
*** Chapter 8 (3rd pt) ***


Chapter 8 (3rd pt) 




 
Mentre conversavo con Lucy e condividevo con lei una deliziosa colazione, persi la cognizione del tempo. Sarebbe stato perfetto se non fosse stato per il continuo dolore alla testa e alla spalla. Me ne pentii subito quando i sorrisetti di Holmes e Robert prima che Lucy si voltasse per salutarli, mi infastidirono tanto da gettare gli occhi al cielo.
Holmes si chinò alla sua mano con incanto, ed io quasi gettai di nuovo gli occhi al cielo, trattenendomi fino all'ultimo. “Vedo che Watson ha trascorso una mattinata più piacevole della mia. Robert, non vi offenderete se dico che la vostra compagnia, per quanto gradevole, non è paragonabile ad una così squisita e incantevole.”Robert, il viso ancor più pallido di quando non seppe di Mr. Craye, improvvisò un debole sorriso. “Non potrei mai eclissare mia zia, fratello.”
Lucy alzò un sopracciglio verso di lui. “So quando l'adulazione è solo una copertura per liberarsi delle donne in modo che gli uomini possano parlare. Andrò ad occuparmi della prossima aiuola di Adele.” Si inchinò e mi gettò uno sguardo. “Sul comodino c'è una bottiglia di estratto di corteccia di salice. Sir Thomas raccomanda un cucchiaino per il mal di testa. Sono certa che più tardi vi farà visita.”
Holmes, con esagerate effusioni, ringraziò Lucy per prendersi cura di me, facendola ridere per questa sua stravaganza. Il suo sorriso svanì quando chiuse la porta dietro di lei. “Avete fatto bene a restare qui con la signorina. Noi non abbiamo ottenuto che un esercizio mattutino con i cavalli. Il mulino non è stato utilizzato, e non c'è alcun segno che qualcuno si sia avventurato lì. Le zone umide non contengono tracce e il pavimento del mulino è rivestito di polvere.” La sua insoddisfazione per la spedizione era evidente. “A quanto pare, lo strano comportamento di Mr. Craye è la nostra unica strada. Abbiamo poco tempo prima del nostro appuntamento.” Mi guardò, gli occhi aguzzi e accigliati. “Amico mio, siete sicuro di potercela fare?”
“Sto bene, Holmes. E potrei avere delle informazioni aggiuntive per voi.” Guardai Robert. “Somersby è preoccupato per voi. Non è un pettegolezzo.” Robert annuì. “Ne sono consapevole. Cosa vi ha detto? So che è da un po' che è parecchio scontento di Ernest.” Mi ci vollero solo pochi minuti per raccontare i dettagli della mia conversazione con il maggiordomo. Robert annuì varie volte, silenzioso e sobrio. Holmes ascoltava, gli occhi chiusi. Sapevo che la calma esteriore rappresentava la sua completa attenzione. Quando finii, non si mosse. “Robert, ricordate di un qualche evento che abbia potuto far cambiare l'atteggiamento di Mr. Craye? È così strano che possa esser cambiato così radicalmente senza una ragione. Un battibecco con il suo amante, magari?”
“No. Insomma, niente di più che le solite cose che accadono anche tra amici o colleghi.” Robert sorrise, soltanto gli angoli delle labbra in sù, ma uno sguardo di profonda nostalgia gli ammorbidì gli occhi blu. “Non l'ho mai considerato un segretario. Abbiamo frequentato la stessa scuola. Siamo stati migliori amici, prima che uno di noi osasse dire di più. È il terzo figlio, per cui la probabilità di un'eredità era bassa. Mio padre ne rimase affascinato, per cui anche se non avevo necessità di un segretario, Ernest sarebbe venuto a lavorare da noi. Tra i conti della fattoria e la scrittura, è insostituibile.”
“Ancora più curioso, che una relazione così di lunga data improvvisamente vacilli. Non vi viene in mente nulla?” Holmes si alzò in piedi. “Robert, vi considero un giovane degno di stima, uno che sarei onorato di avere come cognato, per cui capirete che non ho alcun desiderio di causarvi dolore: credete possibile che Mr. Craye abbia trasferito il suo affetto verso qualcun altro?”
Il viso del ragazzo impallidì di nuovo e portò una mano al mento. “Non lo so. Credevo... insomma, credevo fosse certo delle sue preferenze, ma... no. No, non può essere.” Sospirò alla muta richiesta di Holmes di continuare. “Quando Ernest arrivò qui per la prima volta, Winnifred si prese una terribile cotta. Aveva solo... tredici anni. Ma conoscete Winnie, quando desidera qualcosa. Se lui le avesse riservato anche la minima attenzione, lei avrebbe obbligato il padre ad organizzare delle nozze. Così, per un paio di anni, le cose sono state un po' strane. Quando Winnifred compì sedici anni, la madre la mandò in Svizzera per completare la scuola. Quando tornò permanentemente a Toddington Oaks, sembrò aver deciso che lui non ne valeva più la pena. Semmai, divenne molto sprezzante nei suoi confronti. Lo trattava peggio di come avrebbe fatto con una sguattera. E avrete notato che il padre non tollera un atteggiamento di superiorità verso il personale. Senza di loro saremmo persi.”
“Il loro rapporto difficilmente sembra poter interferire con la vostra relazione. So che è doloroso, ma che mi dite dell'altro uomo? È possibile che Mr. Craye si sia affezionato a qualcun altro?” Holmes mi guardò, ed ebbi l'impressione che trovò estremo interrogare Robert in quel modo. “Sia voi che Somersby dite che raramente esprime il suo affetto per voi fisicamente.”
“È più di quello.” Robert si sistemò sulla sedia, lo sguardo sul tappeto e le dita a tracciare linee ansiose sui pantaloni neri. “Se lo sfioro nella maniera più innocente che esista, lui sussulta. È come se il mio tocco lo bruciasse. Prima era talmente affettuoso. Potevamo starcene sul letto tutto il giorno senza neanche baciarci, semplicemente stando insieme. Ora passiamo la notte insieme una volta ogni due settimane, e lui si rannicchia il più lontano possibile da me. Un altro uomo...” Tutto il peso che Robert si portava crollò visibilmente nella disperazione, le sue dita affusolate che premevano sul ponte del naso. “Non so che pensare.” Il suo dolore mi faceva male al cuore. Holmes si avvicinò a me e posò per un istante la mano sulla mia spalla non ferita. “Temo il peggio, allora. Ed è quasi l'ora dell'arrivo di Mr. Craye. Robert, non sei costretto a restare.”
“Io voglio restare. Voglio delle risposte. Delle risposte riguardo ciò che abbiamo scoperto e riguardo la nostra relazione.” Robert si lasciò andare in un profondo sospiro, raddrizzando le spalle e alzando finalmente lo sguardo. “Sono stanco di piangerci sopra. Se è finita, allora facciamola finita. Ma non voglio più tirare a indovinare. Forse riuscirete a tirargli fuori qualcosa.”
“Come desiderate.” Holmes guardò per un po' il giovane. “Lasciate che sia io a fare le domande e cercate di trattenere quanto più possibile le emozioni. Io—” Un colpo alla porta lo interruppe e lo lasciò con l'indice a mezz'aria. “Pace, fratello mio. Lasciate fare a me.” Spostò lo sguardo verso la porta aperta. “Ah, Mr. Craye, apprezzo quando un uomo dà importanza alla puntualità. Perché non entrate?”

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