Sigarette alla Maionese

di lirin chan
(/viewuser.php?uid=8396)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 義 Gi - Onestà e Giustizia ***
Capitolo 2: *** 仁 Jin - Compassione ***
Capitolo 3: *** 誠 Makoto / 信 Shin - Completa Sincerità ***



Capitolo 1
*** 義 Gi - Onestà e Giustizia ***


Gi
Onestà e Giustizia

image jpg 3780-275

Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri,
credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone,
ma da te stesso.
Il vero Samurai non ha incertezze su onestà e giustizia.
Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
 
 
Fratello
 
Nel cielo rossastro del tramonto, le loro ombre unite sul terreno si allungavano a dismisura, facendoli sembrare un gigante. Dall’alto delle spalle di suo fratello maggiore, Toushiro si sentiva invincibile.
Appoggiò il mento e le piccole mani sulla nuca di Tamegoro, respirando il suo odore, lasciando che il passo lento e ritmato dell’adulto lo cullasse. In quei momenti tutto sembrava lontano; sua madre, suo padre, gli altri fratelli, tutto scompariva e rimanevano solo loro, il sorriso del fratello e la sua mano tesa per lui.
Il pizzicore agli occhi arrivò improvviso e inspiegabile. Era una sensazione familiare, quando gli occhi pieni di vergogna e rabbia lo seguivano nei corridoi della casa In quei momenti Toushiro avrebbe voluto-
“Che cosa vuoi mangiare stasera, Toshi?” La voce di suo fratello era calma e, anche se gli era impossibile vederne il volto, sapeva che stava facendo un accennato sorriso sereno.
Strinse i pugni sui sottili capelli di Tamegoro, nascondendo il volto nella sua nuca, sentendo le lacrime sgorgare senza motivo, rigandogli le guance e bagnando la testa del fratello.
Quello che provava, quello che gli faceva dolere il petto gonfiandolo di un sentimento cremoso e caloroso, era simile ad un’altra sensazione che aveva provato solo un’altra volta nella vita, ma nella sua bocca.
“Maionese.” Pigolò. “Voglio mangiare maionese.”
 
 
Spalle
 
Le spalle di suo fratello erano sempre state larghe e imponenti ai suoi occhi; spalle pronte a sorreggerlo quanto Toushiro, lo stupido fratellastro senza futuro, si fosse aggrappato al suo haori, bisognoso di qualcosa per lui irraggiungibile.
Quelle spalle non avevano mai vacillato, non si erano piegate quando il loro onorevole padre era venuto a mancare, quando si era ritrovato il frutto di un amore disonorevole alla porta, quando le urla dei fratelli erano intrise di veleno, Tamegoro era rimasto con la schiena dritta e lo sguardo fiero.
Per questo, quando Toushiro lo vide cadere a terra piegato su se stesso, per un breve attimo non riuscì ad accettare cosa stesse succedendo.
“Fratello!” Si avvicinò a lui, con mani tremanti cercò di toccare quelle spalle forti, ma fu la vista del sangue a fermarlo e le urla di Tamegoro che riempirono l’aria.
“Sta lontano, Toushiro!” Fu quando il fratello allungò una mano per non farlo avvicinare che lo vide, il taglio profondo sugli occhi malamente coperti dal palmo insanguinato.
Toushiro sapeva già che quelle spalle e quegli occhi non si sarebbero più eretti con fierezza davanti a lui.
La colpa era sua, della sua esistenza, della sua vita inutile e debole che Tamegoro voleva proteggere da tutto, che sognava di veder crescere e guidare, che portava sulle spalle facendogli credere di non aver peso. Ma adesso tutto era scomparso e niente aveva più importanza, né i sogni di suo fratello, né la volontà di Toushiro di stargli accanto.
I suoi occhi da bambino spaventato e pieni di lacrime si posarono sugli assalitori, sulla katana ancora sporca di sangue e comprese che non ci sarebbero più stati tramonti e passeggiate.
Non potevano esistere per un essere nato fra i rovi.
 
 
Voltarsi
 
Il giorno in cui Toushiro sferrò il primo pugno a qualcuno fu lo stesso in cui lasciò casa di Tamegoro.
Quando lo aveva guardato per l’ultima volta aveva una stretta benda a fasciargli gli occhi e ancora si muoveva come se, da un momento all’altro, potesse ricominciare a vederci. A tentoni cercava la coperta, il bicchiere d’acqua, la mano di qualcuno; si voltava, incerto, verso le voci che udiva e si lamentava, con un sorriso, di non riuscire nemmeno a trovarsi le parti basse.
Forse suo fratello faceva solo finta di non aver capito che Toushiro aveva le guance asciutte, ma rigate di strisce salate.
Forse non voleva accettare che tutto era finito, che i suoi sogni erano andati in fumo insieme alla casa, in quel fuoco divoratore.
Forse non voleva pensare agli sguardi velenosi dei suoi parenti mentre fissavano il suo adorato e debole fratellino minore, ormai del tutto incapace di schermarlo con la sua ombra protettrice.
Toushiro avrebbe voluto dirgli che non era colpa sua, che tutto questo era solo a causa della sua vita e che aveva già preso troppo da quel fratello gentile.
Non si voltò più indietro, nemmeno quando, quel primo pugno, gli fece così male da farlo gridare.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 仁 Jin - Compassione ***


Jin
Compassione  

image jpg 3780-275
 
L’intenso addestramento rende il samurai svelto e forte.
È diverso dagli altri,
egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato
per il bene comune.
Possiede compassione,
coglie ogni opportunità di essere d’aiuto ai propri simili e,
se l’opportunità non si presenta,
egli fa di tutto per trovarne una.
 
 
Gorilla
 
Il soffitto della stanza dove si era risvegliato era a lui sconosciuto. A malapena ricordava quando, con vergogna, si era ritrovato a terra, circondato da tutti quei bastardi.
Aveva perso.
Gli venne da ridere, ma quello che riuscì a fare, a causa del dolore alle costole, fu solo gemito strozzato e un ghigno tirato.
“Che hai da ridere? Ti hanno pestato per bene, sai.” La voce profonda proveniva da una figura massiccia in penombra al suo fianco.
Per un solo attimo ebbe l’immagine mentale di uno di quei gorilla dalla faccia arcigna, quasi crudele, ma guardando meglio, si rese conto che il volto dell’uomo era attraversato parte a parte da un largo sorriso.
“Non sono sicuro che tu ci sia ancora del tutto con la testa, hai preso parecchi colpi, ma io sono Kondo Isao. Piacere di conoscerti.”
Continuò ad osservarlo, cercando di capire cosa avesse tanto da sorridere.
“Perché?” Chiese, con la voce strozzata dal dolore. “Perché mi hai salvato?”
Mentre stava perdendo conoscenza aveva pensato che, dopotutto, non sarebbe stato un cattivo momento per morire.
Il gorilla smise di sorridere, si accomodò meglio sul cuscino vicino al futon e si grattò la testa facendo un verso pensante.
“Non saprei, forse ho pensato che fosse uno spreco.” Il sorriso tornò ad arricciargli il naso. “La perdita della tua vita era uno spreco.”
L’uomo rise a pieni polmoni, lasciando che Toushiro stesse in silenzio, beandosi del dolore che percepiva in ogni parte del corpo.
Era vivo.
 
 
Sadico
 
Il nanetto davanti a lui aveva uno sguardo di fuoco, sembrava pronto a saltargli alla gola appena gli avesse dato le spalle.
“Okita senpai.” Gli disse, puntandogli contro lo shinai. “Così dovrai chiamarmi, novellino!”
Lo fissò per un attimo, per poi fare un’espressione annoiata.
“Certo, certo.” Borbottò, sorpassandolo per andare a recuperare il suo guanto.
Il colpo che gli arrivò sul fianco scoperto gli mozzò il fiato, facendolo urlare di dolore e piegare in due.
“Maledetto… Piccolo… Bastardo…” Ringhiò, lanciando occhiate di puro odio al piccolo sadico davanti a lui.
“Che succede qui? State facendo amicizia?” Esordì Kondo san, entrando nella palestra con la sua solita faccia da beota.
“Kondo san! Hijikata san è cattivo con me!” Urlò il bastardo, andando a rifugiarsi fra le gambe del più grande.
“Su, su! Sono sicuro che non lo ha fatto di proposito!”
Il gorilla rise di nuovo, accarezzandogli la testa mentre gli occhi quasi rossastri del bambino si fissarono su Toushiro, ancora dolorante, e un ghigno sadico, di puro godimento del dolore altrui, si allargò sul suo volto.
Fra gorilla pelosi e sadici nanetti la sua vita stava prendendo una piega fin troppo strana.
 
 
Tramonto
 
Il tramonto era diverso da quello che vedeva da piccolo. Sembrava meno importante, più misero e insignificante. Le ombre degli alberi che si allungavano gli mettevano nostalgia del suo tramonto, quello che riusciva a stringere allargando le braccia, al ritmo lento dei passi di Tamegoro.
“Ohi, Toshi! Cosa stai guardando?” La mano sulla spalla di Kondo san lo fece un poco sobbalzare. “C’è qualche signorina con le mutandine al vento?”
Lo osservò guardarsi attorno freneticamente, non riuscì a fermarsi dal pensare che fosse davvero la persona meno portata al comando che potesse esistere.
Kondo san, quando si fu assicurato che non ci fosse proprio nessuna mutandina in vista, fece un’espressione delusa.
“Toshi! Non c’è nemmeno una coscia scoperta!” Si lamentò, mettendo pure il broncio. “Hai visto un fantasma o roba simile?”
Toushiro scosse la testa, rimettendosi a camminare sul sentiero.
“Pensavo ad una cosa del passato.”
Il più grande gli si affiancò nel suo cammino, anche senza guardarlo sapeva che stava facendo un accennato sorriso sereno.
“È un bene ricordarsi la strada che abbiamo percorso, ma se ci si volta troppe volte indietro si rischia di inciampare andando avanti. Vivi la tua vita con lo sguardo dritto sul sentiero, Toshi, solo così potrai osservare ogni cosa bella che ti si para davanti.”
Le spalle di Kondo san erano larghe e, alla luce del tramonto, sembravano montagne indistruttibili.
Forse non era la persona da seguire che aveva sempre aspettato, ma se lo sarebbe fatto andar bene.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 誠 Makoto / 信 Shin - Completa Sincerità ***


Makoto / Shin
Completa Sincerità

image jpg 3780-275
Quando un Samurai
esprime l’intenzione di compiere un’azione,
questa è praticamente già compiuta,
nulla gli impedirà di portare a termine l’intenzione espressa.
Egli non ha bisogno
né di ‘dare la parola’
né di promettere.
Parlare e agire sono la medesima cosa.
 
 
Taglio
 
“Hijikata ha i capelli più lunghi di una ragazza!” Il piccolo Sougo gli puntò il dito, sfoggiando un sorriso di scherno e tronfio.
Hijikata ancora non riusciva a comprenderlo, era un bambino fin troppo intelligente, con uno strano sadismo innato che lo portava a ridere ogni volta che Toushiro batteva il mignolo nello spigolo del tavolino, le due cose combinate lo facevano incazzare più di qualsiasi altro adulto avesse mai conosciuto.
Fece per sbraitargli di tacere, quando una risata timida lo fermò alle sue spalle.
Lei lo stava osservando con occhi dolci e un sorriso accennato.
“Hijikata san ha dei bellissimi capelli, sarebbe un peccato tagliarli.”
Rinunciò ad aprire bocca, preferendo voltarsi di nuovo verso il piccolo bastardo che sembrò aver perso ogni voglia di ridere.
Preferì pensare che il caldo che sentiva alla faccia fosse per la rabbia verso il moccioso.
 
Anni dopo, quando la lama della katana passò fra i sottili fili neri, si sentì troppo leggero; strinse gli occhi per fissare nella sua mente il peso che portava sulle spalle.
 
 
Onigiri
 
“Ti ho preparato uno spuntino, Toushiro san.”
Bloccò di colpo il fendente in aria. Lei era entrata di soppiatto, senza lui si rendesse conto che si stava muovendo alle sue spalle. Se fosse stata addestrata sarebbe diventata un avversario formidabile, doveva esserci qualcosa di strano che scorreva nel sangue della famiglia Okita. Probabilmente sadismo liquido.
“Grazie.” Borbottò, asciugandosi il sudore con la manica del keigoki.
Lei sorrise, porgendogli il piattino di onigiri dalla forma perfetta. Ne prese uno, guardando di sottecchi il sorriso della ragazza, e poi ne prese un grosso morso.
Sentì l’inferno esplodere sulla sua lingua. Era come se il diavolo gli stesse pisciando sulla lingua spellata.
Ebbe immediatamente l’istinto di sputare tutto, ma gli era impossibile.
Lei lo stava fissando con occhi speranzosi e dolci.
“È buono?” Chiese con la sua voce innocente.
Serrò la mandibola e buttò giù l’inferno che gli scivolò per la gola, bruciando ogni cellula al suo passaggio.
“B-Buonissimo…” Riuscì a gracchiare.
Lei rise e poi tossì sangue.
 
 
Felicità
 
“Vorrei venire con voi.”
Silenzio.
“Toushiro san… Ti prego.”
“Sarebbe troppo pericoloso per te.”
“So chan è ancora piccolo eppure lo portate con voi.”
“Tuo fratello è un samurai di grande talento, potrà confrontarsi con ogni genere di sfida per migliorarsi.”
“Mi stai dicendo che sarei un peso?”
Di nuovo, silenzio.
“Cosa dovrei fare, Toushiro san? Io e te-“
“Vivi la tua vita. Vivila senza di noi, trova un buon marito, diventa una brava mamma, se cucini meno piccante vivrai molti anni di serenità.”
“E se io volessi la felicità?”
Hijikata non rispose.
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3776926