Hold the line di Liz_Eagle (/viewuser.php?uid=9758)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to the USA! ***
Capitolo 2: *** Sunset Boulevard ***
Capitolo 3: *** La prima sera ***
Capitolo 4: *** Party in the USA ***
Capitolo 5: *** 5. Pranzo tra amiche ***
Capitolo 6: *** Improvvisate ***
Capitolo 7: *** Bad Obsessions ***
Capitolo 8: *** These are crazy nights ***
Capitolo 9: *** Going off the rails on a crazy train ***
Capitolo 10: *** My worst enemy ***
Capitolo 11: *** What now? ***
Capitolo 12: *** Blowing in the wind ***
Capitolo 13: *** 13. Il primo giorno di scuola non si scorda mai ***
Capitolo 1 *** Welcome to the USA! ***
1. Welcome to the USA
WELCOME TO THE USA
Undici ore
che le erano sembrate infinite e ora finalmente, dopo un anno, metteva di nuovo
piede in territorio americano! Le sembrava un sogno..
Gli sforzi e
le rinunce necessarie a raggiungere quel traguardo erano stati tanti e spesso
difficili da sopportare, ma la sensazione che provò una volta uscita dall’aeroporto
con la prima boccata d’aria la ripagò di tutto. Era a Los Angeles! Di lì a poco
sarebbero cominciati i corsi alla UCLA, l’idea che un posto in quelle aule era
riservato a lei la riempì di gioia.
‘Grazie mamma, grazie papà.. sono in
America cazzo!’ fu
il primo pensiero che ebbe Giada, aspirante sceneggiatrice italiana. La sua
passione per gli States, e in particolare per la città degli angeli, era sempre
stata viva in lei, fin da quando, a soli dodici anni, aveva imparato ad amare
il rock n’ roll e l’ambiente al quale era legato. Quando da Milano aveva avuto
la possibilità di specializzarsi negli USA, dopo aver conseguito una laurea
triennale in ‘mediazione linguistica e culturale’ all’Università Statale di
Milano, aveva dato tutto quello che aveva per meritarsi quel posto. E alla fine
ci era riuscita.
Con un
sorriso a trentadue denti, si guardò intorno in cerca di un taxi che la
portasse fino a Sunset Blv., dove avrebbe alloggiato al campus universitario.
La retta da pagare era alta, di lì a poco si sarebbe data da fare per entrare
in una confraternita prima della fine del primo semestre: meglio andare al
risparmio.
Giada era
una bellissima ragazza, i capelli biondi con sfumature castane erano morbidi e
ondulati e le arrivavano almeno cinque dita sotto le spalle, disegnandone il
profilo con morbide curve. Il fisico slanciato avrebbe fatto invidia a molte
ragazze, per non parlare del seno alto e abbondante che aveva sempre attirato
un certo tipo di attenzioni. Occhi grigi luminosissimi, anche se nei giorni
nuvolosi diventavano azzurri, quando pioveva quasi verdi.
Colpita in
pieno dai raggi del sole, abbastanza fastidiosi visto che il suo orologio
biologico era ancora convinto che fosse notte fonda, si avvicinò alla fila di
macchine gialle, spingendo con non poca fatica il carrello carico di valigie.
Il conducente le sorrise, aiutandola a sistemare le valigie nel bagagliaio e
aprendole gentilmente la portiera posteriore.
“Welcome to
Los Angeles” Giada sorrise e rispose cordialmente, per poi riferirgli
l’indirizzo del campus nel suo americano fresco di TOEFL.
Il viaggio
fu abbastanza lungo, Giada si ricordò solo in quel momento di come fosse
trafficata Los Angeles, le macchine formavano lunghe collane con perle di
metallo che brillavano sotto il sole del primo pomeriggio. Ricordava
perfettamente quella strada; in vacanza coi suoi genitori, qualche anno prima,
l’aveva girata da capo a fondo (si fa per dire, visto che Sunset Boulevard era
la strada più lunga della città), memorizzando immagini indelebili nella sua
mente ancora di ragazzina all’epoca. I locali più famosi, la moltitudine di
tatuatori e poi eccolo.. l’Amoeba music, il negozio di musica rock più grande
della città! Aveva intravisto Scott Weiland in quel negozio anni prima, quando
ancora faceva parte dei Velvet Revolver. Dopo qualche secondo in cui aveva
vivamente sperato di vedere Slash o Duff McKagan spuntare da dietro uno degli
scaffali colmi di CD e vinili, si era beata di quell’immagine, pensando a come
dovesse essere bello vivere così a contatto con le star. Sorrise ai ricordi di
quell’estate, la sua prima esperienza oltreoceano, mentre il viaggio continuava
verso Bell Air e gli altri quartieri residenziali in prossimità delle colline
di Hollywood.
Scesa dal
taxi con le valigie alla mano, entrò nel campus, guardandosi intorno con
un’espressione meravigliata dipinta in volto. Era già stata alla UCLA, ma ora
che quell’università era diventata la sua nuova casa, la vedeva con occhi
diversi. L’area riservata alle aule era meravigliosa: gli edifici di mattoni
rossi contrastavano dolcemente con l’erba delle aree verdi dalle quali erano
circondati. Molti studenti si aggiravano tra i giardini con naturalezza, mentre
lei rimaneva ferma a fissare quell’ambiente universitario mai visto in Italia.
***
Procedeva
velocemente, trascinandosi dietro le pesanti borse, col naso all’insù e il
sorriso perenne, quando qualcosa la fece capitolare al suolo: era stata
travolta da qualcuno.
“Oddio
scusa!! Cavolo come sono distratta! Non ti avevo proprio visto! Mi dispiace!”
Ripresasi dallo spavento per la caduta, Giada si alzò, trovandosi davanti una
carinissima ragazza; non molto alza e ben piazzata, con lunghi riccioli neri
come la pece, la pelle color caffèlatte e gli occhi chiari accesi e vispi.
Non fece
nemmeno in tempo a dire alla ragazza che non si era fatta niente, perché questa
continuava a parlare senza sosta: “Cavolo! Mi dispiace davvero tantissimo,
guarda qui.. ti sei sporcata tutta la maglietta! Bella tra l’altro! Mi
dispiace! Ecco.. adesso ti aiuto a portare le valigie..” si fermò di colpo
guardandola negli occhi “Non ti sei fatta male vero?”
“No..”
“Ah bene..
no sai.. devi sapere che io sono davvero molto distratta, combino un casino
dietro l’altro, tutta colpa dei simpatici geni di mio padre! Come hai detto che
ti chiami scusa?”
“Non l’ho
detto”
“Ah.. beh..
io comunque sono Gin!” le allungò la mano sorridendo, aveva davvero un sorriso splendido,
con quelle labbra carnose.
“Giada”
“Sei
italiana?”
“Si.. di
Milano”
“Oh.. dove
c’è la gente ricca!”
“Detto da
una di Los Angeles non suona benissimo..”
“Touchè!”
rise, quella ragazza sprizzava energia da tutti i pori! “Allora.. dove stai
andando?”
“Devo
trovare la segreteria, per farmi dire dov’è il mio alloggio..”
“Oh beh, se
ti serve una mano non hai che da chiedere!”
“Beh, si, in
effetti mi farebbe davvero comodo.. non so bene come muovermi”
“Allora
seguimi! Sarà un piacere farti da guida!”
Gin prese
velocemente una delle due grosse valigie di Giada, malamente abbandonate al
suolo dopo lo scontro, e si diresse a passo sicuro verso un alto edificio
bianco e grigio. Giada la seguì velocemente, con la paura di perdere lei e le
sue valigie, vista la velocità con cui Gin si muoveva.
Entrarono
nell’alto edificio, Gin appoggiò a terra i bagagli, correndo poi a riaprire la
porta a Giada, che si massaggiava il naso, tentando di non far capire che la
mora le aveva letteralmente sbattuto la porta in faccia, per fortuna
accidentalmente.
“Ecco,
questa è la segreteria, chiedi a quella vecchia, ma parla ad alta voce, è un
po’ sorda!”
Giada si
avvicinò al bancone.
“Salve”
“Desidera?”
“Sono Giada
Cavalli, mi hanno detto di venire qui per il mio alloggio”
“Graduate, postgraduate o under graduate?”
“Graduate”
“Che
indirizzo?”
“Tv, film
and television”
“Mi ridica
il suo nome”
“Giada
Cavalli”
“Ecco qui,
questo è il suo alloggio, il primo numero è il dormitorio, il secondo l’ala, il
terzo il piano e il quarto la stanza; le ultime quattro cifre sono la
combinazione della sua porta, non se le dimentichi..ecco le sue chiavi”
“Grazie”
“Dovrà
presentarsi nell’ufficio del rettore entro due giorni, agli studenti stranieri
fa sempre qualche domanda”
“Ok..
grazie”
Prese le
chiavi e tornò da Gin, che se ne stava seduta aspettandola, tenendo d’occhio le
sue valigie.
“Allora?”
“Edificio
cinque, ala quattro, scala uno, terzo piano”
“Ok..
andiamo!”
L’edificio
cinque non distava molto dalla segreteria. Il dormitorio a cui Giada era stata
assegnata era bellissimo, una struttura di mattoni rossi a ferro di cavallo,
con una grande porta principale e diverse porte secondarie.
“Ecco..
dev’essere qui.. sai io non alloggio al campus, ma una volta stavo con uno di
tv e film! Quindi mi so abbastanza muovere qui”
Gin la guidò
attraverso l’entrata principale; come era prevedibile, il posto pullulava di
ragazzi, dai diciannove ai venticinque anni. Salirono con un ampio ascensore
ricoperto di specchi fino al terzo piano, raggiungendo l’alloggio di Giada.
“Eccoci!”
Giada aprì
la porta con la chiave, trovandosi in una stanza con due letti singoli, una
piccola stanza da bagno e una piccola cucina. Non era una suite a cinque
stelle, ma non era poi tanto male, e poi si sa che i giovani si adattano molto
facilmente, e a lei non importava di dormire sotto un ponte.. era in America
adesso!
Oddio ragazze! Non posso credere di aver postato il
primo capitolo di questa storia! So che dovrei andare avanti con ‘Note e
chimica’.. ma in questo periodo sono bloccata e andare avanti con ‘Hold the
line’ era molto più facile. Spero vi piaccia questo primo capitolo e vi metta
la voglia di seguire questo mio esperimento.. aspettatevi di tutto da questa
storia :D!
A presto!!
Liz
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Capitolo 2 *** Sunset Boulevard ***
Capitolo 2
SUNSET BULEVARD
“Ehi Giada..
hai qualcosa da fare questo pomeriggio?”
“No,
perché?”
“Beh, mi
chiedevo se ti andava di fare un giro per L.A. visto che sei appena arrivata, e
poi io non ho per niente voglia di tornare a casa”
“Oh.. certo!
Mi piacerebbe moltissimo! Mi farai da guida?”
“Ci puoi
scommettere!”
Si cambiò
velocemente la maglietta che aveva tenuto in viaggio, ma non i pantaloni e le
scarpe, jeans e all star andavano benissimo per girare in città, così indossò
una canottiera nera e fece per uscire dalla stanza.
“Non vorrai
uscire così vero?”
“Perché?”
“Tesoro, non
andiamo sulla spiaggia, dove fa fresco, che paradosso! Andiamo in centro, ci
saranno almeno quaranta gradi! Coi pantaloni lunghi muori!”
Come non
detto, si tolse i jeans e mise dei corti pantaloncini dello stesso tessuto; non
ne voleva sapere di cambiare le all star.
“Ok,
pronta!”
“Perfetto!”
Uscirono
insieme dalla grande struttura, Gin fermò con un fischio un taxi giallo, si
vedeva che era abituata a girare per Los Angeles; il tassista, da bravo
americano, le accolse con un sorrisone e con modi di fare aperti e amichevoli.
“Salve belle
ragazze! Dove vi porto?”
“Sunset
Bulevard, all’altezza del Roxy!”
“Il Roxy? Ma
non siete un po’ piccole?”
“Eddai, guarda
che li abbiamo vent’un anni! E poi non andiamo al Roxy!”
“Si certo..
e io sono Santa Claus. Farò finta di niente, allora si parte!” manco ad averlo
detto, la strada era completamente bloccata e il viaggio durò parecchio.
“Allora?
Come sei finita sulla West Coast?”
“Sto facendo
il master in sceneggiatura.. Los Angeles mi è sembrata la meta migliore”
“Non potevi
scegliere posto migliore.. se vuoi un giorno ti porto agli studios! Sono
bellissimi, specialmente quelli della Warner Bros.”
“Mi
piacerebbe un sacco vederli! Oddio mi sembra un sogno essere qui!”
“Ahah, sono
contenta che ti piaccia.. quindi quanto tempo resti?”
“Due anni.
Se poi trovo un impiego in fretta, beh, scatta la permanenza a tempo
indeterminato!”
“Fantastico!”
“Cos’è il
Roxy?”
“E’ uno dei
locali più famosi qui a L.A., uno dei tanti templi del rock della Sunset! Fuori
da ogni locale mettono una chitarra gigante disegnata da un gruppo famoso,
vicino al Roxy ci sono i Kiss!”
“Fico!”
“Già..
comunque andiamo lì solo perché è pieno di negozi, e perché se vuoi fare un
giro turistico, non puoi non cominciare dalla Sunset!”
“Credevo che
uno dei posti più famosi fosse la Walk of Fame..”
“Beh si..
non è male, ma non è poi niente di così stravagante, anche se esprime tutta la
cultura americana! Edifici pacchiani e quant’altro, ma che vuoi farci.. siamo
fatti così! Alla fine siamo un paese giovane, non puoi certo aspettarti il
Colosso o come cavolo si chiama!”
“Colosseo”
“Oh si
certo.. mai stata brava in geografia e cultura straniera.. comunque noi siamo
così! Monumenti antichi non ne abbiamo, stili tradizionali nemmeno, inventiamo
sulla tecnologia e copiamo da altre culture, ecco tutto.. ma alla fine uno
stile come il nostro non ce l’ha nessuno! Voglio dire.. un mix del genere lo
trovi solo in America! Mica pizza e fichi! Macchine decapottabili e caldo!
Questa è L.A.! ma anche vita.. molta, molta vita!”
“Ma tu parli
sempre così veloce?”
“Si spesso!
Ho preso da mio padre!”
“Pare che tu
abbia preso un sacco di cose da tuo padre!”
“Si!
Abbastanza! Ma almeno il cervello l’ho preso da mia madre! Santa donna! Come fa
a sopportare papà dopo tutto questo tempo lo sa solo lei!”
“Ahahah!
Parli di tuo padre come se fosse un matto!”
“Oh lascia
stare.. mio padre è matto! Lo era da piccolo e a 40 anni lo è ancora! Dice di
essersi messo la testa a posto facendosi una famiglia, ma non è mica vero! È
pazzo tale e quale a prima.. se non peggio.. sai, con l’età!”
“Ok
signorine, siamo arrivate! Buon giro turistico allora!”
“Grazie!”
Liz fece per
prendere il portafogli, ma Gin aveva già pagato l’uomo che era ripartito
velocemente.
“Dovevo
pagare io!”
“E perché?”
“Perché si..
non sopporto la gente che paga per me!”
“Beh..
abituati perché io sono fatta così! E non cambio per nessuno!”
Scesero dal
taxi cominciando a passeggiare per la Sunset Blv. Giada si guardava attorno
sbalordita! Si sentiva carica e felice, stava cominciando una nuova vita!
Camminarono
in lungo e in largo per quella fantastica strada, piena di vita. Giada constatò
con piacere che il mito sui ragazzi californiani, notoriamente più belli degli
europei (l’erba del vicino è sempre più verde!!), era verissimo! Gin poi era
una pazza scalmanata, e ogni volta che passava un ragazzo carino, dava delle
piccole gomitate a Giada, o faceva delle strane facce che non lasciavano molto
all’immaginazione.
Giada rideva
senza sosta, si divertiva tantissimo con quella ragazza dai boccoli neri e la
battuta sempre pronta, trovandosi ben presto a scherzare e fare la scema come
lei; alla fine le era solo servito il tempo per sciogliersi un po’.
Entrarono in
un negozio di musica e strumenti, il più grande della Sunset; un edificio
bianco con larghe vetrine che esponevano chitarre, bassi, batterie e ancora
poster di gruppi vecchi e moderni, con relativi album e gadget. Giada si
sentiva in paradiso! Era una rockettara da anni e conosceva molte band dei
decenni passati e quelle presenti.
Gin notò con
piacere che quella sua nuova amica, che trovava così simpatica e vitale, si era
subito recata nel reparto rock, spulciando album di alcune delle sue band
preferite: dagli Aerosmith agli AC/DC, dagli Withesnake ai Wolfmother, dagli
Stones ai Queen, dai Radiohead agli Audioslave.
“Vedo che te
ne intendi!”
“Rock n’
Roll da sempre!”
“Bene bene!
Non avrei mai potuto sopportare di vederti comprare un CD di Lady Gaga o peggio
qualcuno di quei nuovi artisti da strapazzo, Miley Cirus e la sua combriccola
di fighette!” scosse le spalle in segno di ribrezzo, facendo ridere Giada.
Uscirono dal
negozio dopo aver setacciato gli scaffali, Gin non aveva comprato niente, Giada
un vecchio album degli Whitesnake che non aveva trovato a Milano.
“Ehi ti va
un caffè?” davanti a loro torreggiava un grande Starbucks.
“Si.. ma non
da Starbucks.. preferisco i bar in stile americano, e poi il caffè in quel
posto non mi piace!”
“Oh!
Finalmente una straniera che non osanna Starbucs! Io lo odio! Il frappuccino fa
schifo!”
“Io bevo
solo caffè nero senza zucchero, figurati se prendo un frappuccino! Bleah!”
“Mi piaci
Giada! Tu si che sei una giusta! Ehi.. non avrai mica frainteso!”
“Gin ti
pare? Abbiamo passato il pomeriggio a commentare ogni esemplare maschile che ci
è passato davanti!”
“Ah già..
beh sempre meglio mettere le mani avanti! Io non sono lesbica!”
“Non lo
metto in dubbio!”
Entrarono
nel piccolo bar di fianco a Starbucks; i clienti erano pochi, la catena di cafè
che avevano aperto pochi mesi prima lì di fianco era stata la rovina di quel
posto, qualche ragazzo giovane c’era, ma per lo più erano clienti affezionati,
rigorosamente americani, la fama di Starbucks era troppa all’estero.
Si sedettero
ad un tavolo vicino alla vetrina, su dei comodi divanetti rossi, ordinando solo
caffè.. beh, in realtà no. Gin ordinò anche tre ciambelle e un muffin! Dio solo
sa come faceva ad essere così magra!
Bene ragazze,
so che questo capitolo è un po’ corto, ma almeno mantengo un certo ritmo di
aggiornamento. Anticipo che il prossimo sarà più lungo e molto più ricco di
eventi.
Grazie mille
per le bellissime recensioni smarties89 e CheccaWeasley!! E grazie anche q
tutte le altre ragazze che hanno letto il primo capitolo, spoerando che vi sia
piaciuto!
Alla prossima
Liz
|
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Capitolo 3 *** La prima sera ***
La prima sera
LA PRIMA SERA
“Allora? Che
mi dici di te Giada?”
“Beh, sono
italiana, sono arrivata qui solo oggi per studiare, ho 19 anni”
“Si si.. ma
a parte questo? Dammi qualche dettaglio interessante!”
“Beh.. che
vuoi sapere?”
“Innanzitutto
come fai ad avere quell’accento! Mannaggia perché non sono nata in Italia! Qui
l’accento italiano affascina chiunque! Me inclusa! Ah.. sai quanti ragazzi
sarebbero già caduti ai miei piedi?”
“Ahahah! Non
penso ti serva l’accento straniero per far impazzire i ragazzi!”
“Beh.. si fa
quel che si può! Tu hai lasciato qualche latin lover col cuore spezzato in
Italia?”
“Avevo un
ragazzo in Italia, si chiamava Robin, mezzo irlandese, ma ci siamo lasciati
quando mi sono trasferita”
“Oh povero..
mi spiace per voi. Beh! Vorrà dire che te ne farai presto un altro!”
“Ahahah!
Sbaglio o sei un po’ libertina?”
“Non sbagli
per niente.. ho preso da mio padre”
“Anche
questo? Mio dio siete due fotocopie!”
“Purtroppo
per me!”
“Ahahah!
Beh.. ti dirò che mi sta simpatico tuo padre!”
“Grazie..”
“Ahahaha! Ad
ogni modo hai ragione, mi è dispiaciuto lasciarlo ma era inevitabile! Ora ho
solo voglia di divertirmi un po’!”
“E non
potevi incontrare persona più adatta di me!”
Passarono un
pomeriggio splendido, ridendo e scherzando, conoscendosi man mano. Giada rideva
tutto il tempo, ed era al settimo cielo: era stata proprio una fortuna
incontrare una persona come Gin già il primo giorno.
Girarono in
lungo e in largo per Sunset Blv. tra negozi di ogni genere. Il sole stava ormai
calando e Giada si rese conto che forse era l’ora di tornare al campus. Doveva
ancora sistemare le sue valigie e ambientarsi un minimo.
Gin si offrì
di riaccompagnarla, questa volta però andarono a piedi, grazie alla loro
passeggiata si erano spostate verso il campus e la strada non era tanta.
Arrivarono sotto l’edificio dove Giada alloggiava.
“Senti.. se
non sei troppo stanca per il viaggio, ti va di uscire anche questa sera? Ti
faccio conoscere un po’ di persone!”
Giada non
vedeva l’ora di conoscere gente, di farsi una nuova vita, e nonostante la
stanchezza per il viaggio si facesse sentire, non ci mise molto accettare
l’invito.
“Perfetto!
Allora passo a prenderti per le nove!”
“Ok.. a
dopo!”
“Ciao Giada”
“Ciao Gin!”
***
La sera
arrivò molto velocemente, Giada aveva cominciato a sistemare le sue cose nella
sua stanza e con tutto il lavoro che aveva da fare il tempo era volato. Per
fortuna era arrivata in America piuttosto in anticipo rispetto all’inizio del
nuovo anno accademico.
Accortasi
dell’ora si fiondò nel bagno per una doccia, sciacquando via la stanchezza
dovuta al lungo viaggio in aereo. Asciugò i biondi capelli arricciandoli
leggermente, si truccò con un filo di matita e un pizzico di ombretto argento
che esaltava il particolare colore dei suoi occhi. Indossò un paio di jeans strappati
in diversi punti, gli stivali di pelle nera col tacco e un top dello stesso
colore.
Quando fu
pronta, con già addosso il leggero giubbotto di pelle, sentì squillare il telefono:
il nome di Gin comparve sullo schermo, così prese al volo la borsa e uscì
velocemente.
“Ehi!”
All’uscita del campus Gin aspettava Giada con una bellissima decapottabile
nera! Si staccò dalla portiera alla quale era appoggiata agitando le braccia in
aria.
“Ciao Gin!”
“Giada! Sei
una favola!”
“Grazie!
Anche tu stai da dio!” Gin indossava una minigonna di jeans, un top bianco e
dei sandaletti dello stesso colore; i colori chiari facevano un magnifico
contrasto con la sua carnagione scura.
“Allora
andiamo?”
“Si! Dove
andiamo?” Gin partì a tutta velocità, non era una di quelle che ci andavano
piano al volante, amava la velocità e l’emozione che derivava dal rombo del
motore del suo gioiello.
“A una
festa, verso Channel Island, non è per niente comodo da raggiungere, dobbiamo
superare le colline, ma almeno non rischiamo che venga la polizia, c’è
parecchio alcool”
“Mi dovrò
abituare a non bere più la birra quando vado a cena fuori.. in Italia basta
avere sedici anni per bere; non ti controlla nessuno.”
“Inimmaginabile
per noi.. beh, comunque ogni bravo ragazzo americano impara a procurarsi alcool
se ne vuole, specialmente per le feste in casa.. lì non manca mai e se non si
fa troppo casino non ti becca nessuno”
“Di chi è la
festa?”
“Di
un mio compagno di corso.. un figo assurdo! Era un sacco che speravo facesse
una festa”
“Mmm..
sembra proprio che ti piaccia!”
“Quando
lo vedrai mi capirai.. Abbiamo passato un po’ di tempo a stuzzicarci a vicenda
ma non abbiamo mai avuto occasione di approfondire, non so se mi spiego!” Gin
strizzò l’occhio in direzione di Giada che rise sommessamente.
“Come
si chiama?”
“Mark”
“Speriamo
abbia qualche amico figo questo Mark”
“Sta
tranquilla! Non ti circonderei mai di cessi, Mark è del giro giusto..”
“La
squadra di atletica?”
“Quella
di nuoto!”
“Fantastico!”
***
Come
previsto, ci misero un bel po’ a raggiungere il luogo della festa, anche di
sera il traffico di Los Angeles non lasciava scampo, ma con un po’ di sano rock
a palla il viaggio passò senza troppi problemi. Erano le dieci passate quando
Gin parcheggiò la macchina di fianco al marciapiede, in una zona per niente
raccomandabile, con lampioni rotti e grandi bidoni della spazzatura. A destra
della strada, dietro ad un piccolo muretto, sorgeva una collina, una delle
prime che dalla parte del mare costituivano il quartiere di Hollywood e più in
basso di Bel Air; dal momento che Gin e Giada si trovavano dalla parte opposta
del promontorio, la collina non era illuminata, e non si vedevano abitazioni di
lusso nemmeno in lontananza.
Dalla
parte opposta della strada sorgeva una serie di edifici a schiera: un
minimarket che di buoni affari non ne vedeva da un pezzo, un lurido pub con
pochi clienti, un paio di alti palazzi di appartamenti e sotto una lunga serie
di garage.
Uno
di questi era aperto e mandava un largo fascio di luce sulla strada interrotto
dall’ombra di una massa di ragazzi fermi a gruppi davanti all’entrata.
“So
che non sembra il massimo, ma almeno qui la polizia non viene.. è una sorta di
Hell’s House del ventunesimo secolo.. sai cos’è la Hell’s House no?”
“I Guns N’ Roses no? Ho letto la
biografia di Slash”
“Bene.. sapevo che l’avresti saputo”
“E
così avete ricreato la Hell’s
House.. incredibile”
“Già,
è il garage di una coppia che abita qui, sono due figli degli anni ottanta,
presente il genere no? Lui tatuato con la barba e i capelli biondo platino,
perennemente con giubbotto di pelle e simili, lei uguale.. non si
distinguerebbero se non fosse per la barba e la stazza. Beh, questi due matti
affittano il garage per delle feste e trovano dei ventunenni che comprano
l’alcool per tutti.. non ci guadagnano niente con questa catapecchia visto
quanto la fanno pagare.. ma a loro non importa, essere padroni della nuova
Hell’s House li rende già abbastanza orgogliosi.. e noi abbiamo un posto dove
nessuno ci dice niente”
“La
polizia non è mai venuta?”
“Nei
primi tempi un paio di volte si sono fatti vedere.. non so cosa abbiano fatto
quei due matti per convincerli, ma pare che ora ci sia un tacito accordo tra i
proprietari e la polizia locale, basta che non giri droga pesante e che non
ricevano chiamate dal vicinato e loro non vengono”
“Però..
che soggetti”
“Già..”
“Vieni
spesso qui?”
“Dipende
da chi organizza le feste.. da cos’altro ho da fare e da quanta voglia ho di
bere o divertirmi”
“Capito”
“Ehi
Mark!!”
Giada
guardò davanti a sé, un gruppo di sei ragazzi stava fermo davanti all’entrata
fumando o bevendo qualcosa; uno di loro si staccò dal gruppo. Era alto.. molto
alto, coi capelli biondi non troppo corti che cadevano morbidi in modo
disordinato. Si avvicinò con fare sicuro alle due ragazze, quando fu a pochi
metri di distanza aprì le braccia tenendo in mano una birra e esordì:
“Gin
tesoro!” Gin andò volentieri tra le sue braccia, era piuttosto bassina rispetto
a lui, ma stavano bene nel complesso.
“Ciao”
“Ti
stavo aspettando tigre.. come mai così tardi?”
“Ero
passata a prendere una mia amica e poi ho trovato traffico.. come va la festa?”
“Bene
bene, la gente beve e fuma tranquilla.. niente risse o cose del genere per ora”
Giada
tossì abbastanza forte da farsi sentire, Gin si girò di scatto ridacchiando.
“Oh
scusa tesoro, Mark lei è Giada la mia amica” Mark passò il braccio attorno alle
spalle di Gin, per poi voltarsi verso Giada.
“Piacere
raggio di sole!” la guardò con un sorriso che avrebbe fatto capitolare
chiunque!
“Piacere
mio”
“Non
sei americana!”
“Si
nota così tanto?”
“No..
siamo noi che siamo abituati a scannerizzare l’accento di chiunque..”
“Sono
italiana comunque”
“Italiana!
Fantastico! Adoro l’Italia! Spero di riuscire a vederla un giorno; vieni che ti
faccio conoscere il resto della truppa”
Si
avvicinarono al gruppetto di ragazzi, erano tutti alti e ben piazzati,
evidentemente Gin non scherzava con la storia della squadra di nuoto; i ragazzi
la salutarono amichevolmente, Gin ogni tanto usciva con quel giro e ai ragazzi
non dispiaceva affatto visto com’era carina.
“Gente,
questa è Giada, un’amica di Gin”
I
ragazzi guardarono Giada fisso per qualche secondo, senza che nessuno dicesse
niente, l’unica cosa che si sentiva erano le risatine di Gin e Mark. Giada
sorrideva abbastanza in imbarazzo, le guancie si erano leggermente imporporate
sentendosi tutti quegli occhi addosso, non che fosse una persona timida, ma una
situazione del genere era davvero imbarazzante.
“Piacere
ragazzi” a quel punto parvero riprendersi dal momentaneo stato di trans e uno
alla volta si presentarono.
“Piacere
Kevin” Capelli castani corti, occhi marroni, lineamenti davvero belli e un
sorriso mozzafiato.
“William,
come va dolcezza?” Capelli biondi legati a coda di cavallo, occhi chiari,
labbra sottili.
“Harry,
piacere di conoscerti” Capelli neri lunghi fino alle spalle, ondulati, occhi
verde smeraldo e delle mani splendide, lunghe e affusolate.
“George”
Più basso degli altri, capelli neri a spazzola e pelle scura, occhi color
nocciola e labbra carnose
“Michael,
sei uno schianto!” Capelli castani disordinati, occhi azzurri, sorriso
perfetto.
Giada
si sentiva in paradiso! Mai visti tanti ragazzi così belli messi tutti insieme!
Sorrise pregustandosi la serata.. doveva solo scegliere tra tutte quelle
meravigliose opzioni e divertirsi un po’!
Passarono
ancora un po’ di tempo fuori, le ragazze intanto fumavano e scroccavano
qualcosa da bere ai ragazzi; le intenzioni di Gin e Mark erano palesi agli
occhi di tutti, mentre gli altri nuotatori erano impegnati in una corte
spietata per Giada, che si divertiva a prenderli in giro e rideva ogni volta
che Gin le lanciava occhiate equivoche o tentava di comunicarle qualcosa a
gesti.
Le
conversazioni volgevano soprattutto intorno a temi come il nuoto e
l’università. Giada provò a introdurre il discorso musica, supportata da Gin,
ma scoprì con rammarico che l’unico che ne capiva davvero qualcosa era Mark,
anche se William e Harry si difendevano bene, gli altri meglio non indagare.
Nonostante
questo però Giada era decisa a divertirsi quella sera, e l’avrebbe fatto a
tutti i costi.. quindi abbandonò il discorso musica prima di sentire qualcosa
di poco piacevole per le sue orecchie e lasciò scivolare la conversazione sul cinema
che era comunque un discorso molto interessante e sul quale i ragazzi erano
abbastanza preparati.
Bene gente. Eccovi un altro capitolo!
Alla prossima
Liz
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Capitolo 4 *** Party in the USA ***
4.PARTY IN THE USA
4.
PARTY IN THE USA
“Secondo
me Shining rimane il suo capolavoro”
“No
no! Arancia Meccanica è molto meglio! Kubrick ha raggiunto l’apice con quel
film”
“2001:
Odissea nello spazio è il migliore”
“Ma
scherzi? Due ore e mezza di film con solo venti minuti di dialogo! Da spararsi”
“Io
ho provato a vederlo un sacco di volte, ma ogni volta mi addormento”
“E
ti credo dolcezza! Senza un termos di caffè e qualcuno che ti tira gli schiaffi
non duri fino alla fine!”
La
serata procedeva senza ostacoli, Gin e Mark erano spariti da una decina di
minuti e Giada stava ancora parlando coi ragazzi della squadra di nuoto. Erano
simpatici, nonostante la maggior parte non fosse particolarmente brillante, ma
Harry e William la intrigavano molto.. anche Kevin era simpatico, ma non
parlava molto, evidentemente era timido e a lei i tipi timidi non erano mai
piaciuti troppo.. troppo impegnativi.
Fu
un attimo e mentre ascoltava distrattamente un monologo di Michael su Tarantino
i suoi occhi incrociarono due fari verdi. Un ragazzo poco lontano dal gruppo di
Giada parlava con un gruppetto di gente. Si guardarono per qualche secondo,
nessuno l’aveva mai guardata così profondamente, sembrava che stesse leggendo
la sua mente come fosse un libro aperto. Non vedeva bene il suo viso, la luce
lo illuminava solo per metà, ma gli occhi brillavano più che mai e rimasero
impressi nella sua mente anche quando William attirò la sua attenzione
facendole interrompere il contatto visivo con lo sconosciuto.
“Ehi,
ti sei incantata?”
“Si
scusate, ero andata in fissa.. dicevate?”
“Beh..
tu chi preferisci? Tarantino o Kubrick?”
“Kubrick,
senza ombra di dubbio!”
“Lo
sapevo, questa ragazza è troppo forte!”
Giada
sorrise e riportò lo sguardo verso la direzione di prima, cercando quei due
occhi verdi, ma il ragazzo sembrava sparito; si guardò in giro nella speranza
di vederlo, ma sembrava essersi dissolto, questione di secondi. Decise di non
pensarci, in fondo chissà chi era quel tipo, e continuò a parlare come niente
fosse agli altri.
Dopo
qualche tempo però il loro corteggiarla cominciò a farla sentire a disagio: era
stata attenta a non far trapelare preferenze verso nessuno di loro e i ragazzi
cominciavano a fare battutine non proprio divertenti per mettere in cattiva
luce gli altri.. ‘maschi.. sempre a
seguire la legge del più forte’
“Scusate
ragazzi, io vado dentro a prendere qualcosa da bere”
“Dimmi
cosa vuoi, te lo prendo io!” Si offrì Michael
“Vuoi
che ti accompagni?” Disse contemporaneamente Kevin
“Vai
tranquilla” Disse dopo poco Harry, vedendo che tutte quelle richieste la pressavano.
Lo
ringraziò sorridendogli, poi si diresse all’interno del garage. Se fuori il
quartiere non era particolarmente bello, dentro quel posto era davvero orrendo.
Bottiglie vuote, mozziconi di sigaretta e ogni altra schifezza possibile ed
immaginabile coprivano il pavimento; l’intonaco giallastro delle pareti a pezzi
cadeva e sul soffitto, nell’angolo destro della stanza, era più che visibile
una macchia di muffa, evidentemente un tubo dell’acqua era guasto, e da
parecchio tempo.
Tuttavia
nessuno sembrava far caso allo squallore generale. In fondo alla stanza erano
stati allestiti tre tavoli pieni di ogni genere di superalcolico e birra in
abbondanza. Un sacco di ragazzi e ragazze erano intorno ai tre tavoli e in
generale la stanza era piuttosto affollata; la gente del giro era composta
soprattutto da rockettari e ragazze punk, con qualche ragazza che aveva
ereditato dagli anni ottanta le attitudini da spogliarellista e andava in giro
con tacchi chilometrici e tubini cortissimi.
Giada
si diresse verso il tavolo dei superalcolici, versandosi un po’ di Jack
Daniel’s in un grosso bicchiere di carta rosso. Con una mano appoggiata al
tavolo e l’altra che teneva il bicchiere guardava avanti a sé, ripensando al
suo primo giorno in America. Era stanca morta, era quasi l’una di notte e lei
non dormiva da più di ventiquattro ore, ma l’energia di quella serata l’aiutava
a tirare avanti.
“Non
è un po’ forte per te?” Una voce profonda le sfiorò un orecchio, si girò di
scatto incontrando quei due magnetici occhi verdi che poco prima l’avevano
catturata. Ora, con la luce della stanza, poteva vedere interamente il viso del
ragazzo, distogliendosi con fatica dai suoi occhi notò i capelli rossicci, la
pelle chiara, le labbra rosa e sottili e i lineamenti delicati e perfetti. Era
abbastanza alto, quasi un metro e ottanta, con un fisico forte e atletico, le
spalle larghe, la vita stretta, le gambe forti.. un ragazzo bellissimo.
Vedendo
che le sorrideva divertito ripensò alla domanda che le aveva appena posto il
ragazzo, si accorse che era rimasta incantata a guardarlo e si affrettò a
rispondere:
“No..
sono abituata”
“Ah
si? Non dovresti bere, è illegale piccola! Non ti dicono niente mamma e papà?”
“Mamma
e papà mi fanno bere senza problemi.. in Italia è legalissimo.”
“E
così sei italiana.. si sentiva che non eri di qui” sorrise divertito facendo un
sorso di quella che aveva tutta l’aria di essere una vodka.
“Piacere,
Steven”
“Giada”
“Come
mai a L.A.?”
“Sto
per iniziare l’università”
“Mmm..
la UCLA? Bene
bene, che studi?”
“Cinema”
“Interessante..”
I suoi occhi sprizzavano malizia, e la sua voce calda e calma contrastava il
frastuono che li circondava.
Giada
non sapeva bene come comportarsi, quel ragazzo aveva l’insolito potere di
metterla in soggezione. Fece un altro sorso di Jack Daniel’s sperando che
l’alcool presto entrasse in circolo e la sciogliesse un po’.
“Quando
sei arrivata qui in America?”
“Questo
pomeriggio”
“Fresca
di fuso orario!”
“Già..
devo avere delle occhiaie tremende”
“Non
si notano poi così tanto e comunque sono giustificate”
“Cosa
fai tu nella vita Steven”
“Chiamami
Steve e bada che è un privilegio per pochi.. Studio anch’io alla UCLA, Arte..”
“Arte?
Non l’avrei mai detto..”
“Già
non sei l’unica a dirlo”
“E
così sei un artista..”
“Già,
pittura e fotografia per lo più..”
“Impressionante”
“Beh..
neanche io avrei mai pensato che potessi studiare cinema.. sei più tipa da
legge o medicina, non certo una regista”
“E
sulla base di che cosa? Comunque non voglio studiare regia, voglio diventare
una sceneggiatrice”
“Scrittrice
quindi? Continui a stupirmi, e ti assicuro che non è facile..” Fece un altro
sorso di vodka; assumeva un’espressione tremendamente sexy nel farlo.
“Alloggi
al campus?”
“Si..”
“Magnifico..
pare che non ti libererai facilmente di me..”
“Giada!
Ci chiedevamo se ti avessero rapita! E in effetti ci siamo andati vicino..
torni fuori?”
“Non
vedi che sta parlando con me?”
“Anche
per me è un piacere vederti Rose”
Harry
era entrato a cercare Giada sotto le insistenti richieste dei suoi amici,
trovarla in compagnia del famigerato Steven Rose, che dal famoso padre aveva
ereditato non solo le caratteristiche fisiche (tranne l’altezza, opera della
madre top model) ma anche il pessimo carattere, non gli aveva fatto per niente
piacere; Rose Junior non era molto apprezzato all’interno del Campus, almeno
dalla componente studentesca maschile.
“Evapora!”
“Mi
spiace ma non me ne andrò, almeno che Giada non torni fuori con noi..”
“Non
sei mica suo padre! Giada fa quello che vuole!”
“Potrei
dirti la stessa cosa”
“Ehi
ragazzi calmi, non litigate.. Steve unisciti a noi”
“Questa
si che è un’idea!” Disse Steven con tono strafottente guardando Harry
“Non
tentare di prendermi per il culo Rose, sai che non sei ben accetto”
“Da
voi.. ma la nostra Giada qui pare sia di un’altra idea, quindi perché non ve ne
andate voi se non mi volete?”
“Perché
non lasc..”
“FINITELA
HO DETTO! Ok visto che non siete in grado di comportarvi da persone civili,
sarò io ad andarmene, tanto ci metto un minuto a trovare qualcun altro con cui
parlare..”
Giada
cominciò ad allontanarsi, Steven non faceva una piega, stava immobile fissando
Harry con un sorriso di scherno sulle labbra, il ragazzo gli lanciò
un’occhiataccia, poi corse dietro alla bionda.
“Giada
aspetta, torna qui! Ok hai vinto! Facciamo venire anche Rose..”
“Bene!
Bella idea Swift!” E passando un braccio intorno alla vita di lei, si avviò con
un sorriso trionfante verso il gruppo.
Gli
altri lo squadrarono in maniera tutt’altro che amichevole, Giada si chiese cosa
avesse fatto di male quel ragazzo per essere così malvoluto. Probabilmente
l’aria da rocker.. la triade ‘sesso, droga e rock n’ roll’ non riscuoteva tanto
successo nella squadra di nuoto, ma sicuramente c’era qualcosa sotto.
Gin
ancora non si vedeva, Giada chiese ai ragazzi che fine avesse fatto, doveva pur
tenerla d’occhio se voleva trovare un modo per tornare al campus.
“Sono
ancora in giro”
“E
speriamo che ci rimangano ancora a lungo..” Disse sottovoce Michael, ma il
commento non sfuggì all’orecchio attento di Giada, sempre più confusa.
I
ragazzi continuarono a chiacchierare, c’era una strana tensione nell’aria, e la
bionda notò che ogni commento fatto da Steven era accolto da sguardi scettici,
irritati se il commento era rivolto a lei. Occhiatacce a parte non ci furono
particolari degni di nota.. almeno fino all’arrivo di Gin.
“Ehi
ragazzi era ora!”
“Che
vuoi McGyllen? Avevamo da fare!”
“Non
lo metto in dubbio man”
“E
LUI CHE CI FA QUI!” A Gin erano usciti gli occhi dalle orbite quando si era
accorta che Steven era presente.
“Però
Gin che accoglienza!”
“Non
mi rivolgere la parola! Qualcuno mi dice perché lui è qui?!”
“L’ho
invitato io” Giada decise di mettersi in gioco, quell’astio diffuso contro
Steve non lo capiva proprio.
Gin
sbuffò alzando gli occhi al cielo.. “Complimenti Rose! Ne hai accalappiata
un’altra! E tu vieni con me” trascinò Giada in disparte in modo da non farsi
sentire.
“Ehi
così mi stacchi un braccio!”
“Come
ti è venuto di invitare Rose a unirsi a noi?”
“Mi
spieghi perché ce l’avete tutti con lui? A me sembra simpatico e non sapevo che
fosse un problema!”
“PERCHè
CE L’HO CON LUI? Ok Gin calmati.. Lei non lo conosceva e non poteva saperlo..”
“La
smetti di parlare da sola??”
“Ok,
senti. Steven Rose, figlio del famigerato Axl Rose, è la persona più odiosa e
stronza del campus.”
“E’
FIGLIO DI AXL ROSE??”
“Shhh!
Non urlare! Ma come non l’avevi capito? Sono due gocce d’acqua!”
“Ma
Axl Rose è bassino!”
“La
madre è una modella”
“Ah..
ora è chiaro..”
“Bene
tesoro non voglio sapere come l’hai conosciuto, semplicemente.. io farò in modo
di sopportarlo fino a fine serata, tu farai in modo di non andarci a letto
almeno per stasera”
“Andarci
a letto ma come ti viene?”
“Avanti
non sei una santarellina! E Steven è obbiettivamente figo”
“Non
è che per questo voglio andarci automaticamente a letto!”
“Si..
certo. Ok ora torniamo con loro”
“Mi
devi delle spiegazioni!”
La
serata continuò senza altri intoppi; certo, Steven e Gin non perdevano
occasione per insultarsi a vicenda, ma per il resto sembrava che la tensione si
fosse un minimo sciolta.
Quando
furono le quattro del mattino e la folla andava scemando, Gin e Giada decisero
di tornare al campus anche perché la bionda non si reggeva più in piedi dal
sonno.
“Ti
accompagno io se vuoi” si offrì Steven
“Non
ci provare Rose! È venuta con me e torna a casa con me! Gira a largo”
“Gin
lo sai che stasera sei di un’acidità insopportabile? Dimmi un po’ hai le tue
cose?” Poco ci mancò che Gin non lo prendesse in pieno viso con uno schiaffo,
fortunatamente fu fermata appena in tempo da Mark che la tranquillizzò
sussurrandole qualcosa all’orecchio che Giada non riuscì a sentire.
“Va
bene va bene.. andiamo Giada, prima che mi incazzi davvero..”
Gin
camminava spedita verso il parcheggio, tanto che Giada faticava a starle
dietro.
“Ehi
puoi rallentare per favore” Gin non la sentì nemmeno intenta a borbottare tra
sé.
“GIN!”
“Eh?”
Si voltò verso la bionda con l’espressione scocciata di chi pensa che l’altro
stia urlando senza motivo.
“Finalmente!
Perché cazzo corri!”
“Per
nessun motivo”
“Ma
non lo vedi che non ti sto dietro! Rallenta cazzo!!” Finalmente la mora
rallentò il passo, permettendo a Giada di raggiungerla.
“Cavolo
quanto ti irriti, bastava dirlo prima!” La bionda alzò gli occhi al cielo,
evitando di risponderle.
Gin
si fermò davanti alla decapottabile, accese una sigaretta per poi entrare
nell’abitacolo, seguita da Giada.
Il
traffico era decisamente diminuito vista l’ora tarda, ma comunque il viaggio
non fu veloce; a Los Angeles la gente vive di notte. Gin fumava una sigaretta
dietro l’altra e non aveva una bella espressione, guidava meccanicamente e non
aveva nemmeno provato a fare conversazione.
“Ok
ora sono stufa” Giada si volto sul sedile quel tanto che bastava per guardare
la mora dritta in faccia, per quanto lo permettesse lei che non ne voleva
sapere di togliere gli occhi dalla strada “Mi spieghi cos’è successo con
Steven? Perché ce l’avete tutti con lui?”
Giada
sbuffò rumorosamente, abbassò gli occhi un secondo per poi sospirare prima di
cominciare a parlare: “Ok, non è che Rose abbia fatto qualcosa in particolare..
almeno non a me.. beh, oddio.. non proprio.. diciamo che non è un campione di
galanteria, si.. anche se quando vuole è davvero romantico..”
“Gin
parla in modo comprensibile!”
“Ok!
Mamma mia quanto sei irascibile.. allora, perché non stia simpatico a Mark and
co. è facilmente deducibile; Steve ha sempre avuto un grandissimo successo con
le ragazze e abbastanza coraggio e strafottenza per rinfacciarlo continuamente
agli altri.. non è uno che gode della simpatia di molte persone”
“Si
questo l’avevo intuito..”
“Già,
e a proposito stai attenta.. non metterti in testa di averci una storia
romantica perché giochi col fuoco.. e puntualmente ti scotti”
“Non
mi sono messa in testa niente! Non è di me che si parla ora! Voglio sapere
cos’hai tu contro di lui.. visto che non credo che ti abbia rubato la ragazza”
“Decisamente
no.. diciamo che io e Steve abbiamo un rapporto complicato.. il nostro odio è..
genetico direi!” Rise inarcando leggermente le labbra per la sua stessa
affermazione, anche se Giada non ne comprese il motivo.
“Ci
sei andata a letto?”
“Si..”
“Cos’è
ti ha scaricata malamente?”
“No..
beh anche, io e lui non siamo mai stati insieme.. per un certo periodo siamo
stati come due calamite, non potevamo rimanere soli in una stanza senza
saltarci addosso. Ma nonostante questo sapevo che lui andava a letto con altre,
e io non ero da meno.. diciamo che non è quello il problema”
“E
allora qual è?” Gin sbuffò per l’ennesima volta alla testardaggine della bionda
“Semplicemente
non siamo compatibili, litighiamo per ogni cosa.. ci punzecchiamo sempre, e la
cosa è andata peggiorando man mano.. fine della questione”
“Amore
e odio?”
“Forse
un tempo.. ora di amore non ne è rimasta nemmeno l’ombra..”
Giada
decise che l’amica le aveva detto abbastanza; era meglio troncare la
discussione prima che le saltassero i nervi.
Quando
arrivarono al campus Giada era caduta in uno stato di dormiveglia; Gin spense
la macchina e si girò a guardarla. Era contenta di aver conosciuto quella
ragazza così particolare, sentiva che finalmente aveva trovato qualcuno con cui
condividere tutto: Gin non era mai stata molto fortunata in fatto di amicizie..
con gli uomini non aveva mai avuto problemi, ma spesso questo la metteva in
cattiva luce con le altre ragazze, oppure provocava in loro gelosia. Sentiva
che con Giada non sarebbe successo, sentiva che lei era una persona capace di
andare oltre certe etichette, e probabilmente non era nemmeno troppo diversa da
lei, il che avrebbe giocato a favore di una loro amicizia.
La
scosse leggermente per destarla, lei quasi saltò su sbarrando gli occhi.
“Ehi
tranquilla! Siamo arrivati” Giada si riprese, strofinandosi leggermente gli
occhi, era davvero esausta: “Oh bene.. grazie mille per la serata Gin”
“Di
niente! Allora che dici? Ci si vede domani? Potremmo fare colazione insieme!”
Giada la guardò con l’occhio spento “Facciamo a pranzo..”
“Ok!
Ti passo a prendere all’una! Buona notte riccioli d’oro!”
Giada
uscì dall’auto salutando debolmente Gin con la mano per entrare nell’edificio
del campus. Entrò nella sua stanza gettandosi a letto senza nemmeno togliersi i
vestiti, addormentandosi quasi all’istante.
Bene
gente, è un secolo che non aggiorno ne questa storia ne "Note e
chimica".. imploro il vostro perdono per questo ma sapere.. la
maturità -.-'
Beh, spero che questo capitolo vi piaccia.. ditemi che ne pensate di Steven! A presto GunsGirls!!
Un bacio, Liz
|
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Capitolo 5 *** 5. Pranzo tra amiche ***
Capitolo 5 nvu
PRANZO TRA AMICHE
Fu svegliata dal fastidioso rumore del suo cellulare in
lontananza; aveva abbandonato la sua borsa a terra la sera prima, così fu
costretta ad alzarsi per recuperarlo. Guardò il numero lampeggiante sulla
schermata: Gin.
“Pronto?” Rispose con voce impastata dal sonno.
“Ehi raggio di sole! Rise and shine!”
“La smetti con questo nomignolo fastidioso?” Non bastava
la seccatura della sveglia spiacevole.. Giada odiava i soprannomi, per di più
la chiamavano ‘raggio di sole’ anche da piccola, non riusciva proprio a
mandarlo giù.. “Dimmi tutto..”
“Dimmi tutto? Giada è l’una e venticinque!”
“Oh cazzo! Il pranzo! Scusa Gin.. ieri ero morta, sai, il
jetlag.. mi sono dimenticata di puntare la sveglia..”
“Figurati, nessun problema; solo che sono qui sotto da un
po’ e comincio ad annoiarmi.. tra quanto scendi? Sto morendo di fame!”
“Cazzo.. sei già qui.. senti sali in camera mia.. così
almeno non stai da sola.. stanza 6011”
“Ok arrivo! Ma tu comincia a prepararti!” Giada ributtò
il telefono nella borsa per poi abbandonarsi nuovamente sul letto. Non aveva
riposato abbastanza e lo sentiva, ma aveva promesso a Gin di pranzare con lei,
così si rimboccò le maniche dirigendosi spedita verso la valigia ancora da
disfare.
Gin arrivò qualche minuto dopo, mentre la bionda sceglieva
cosa mettersi tra i vari vestiti che aveva sparso sul letto.
“Buongiorno!” Esclamò sorridente irrompendo nella stanza.
“Ciao Gin!” nonostante la sveglia e la stanchezza era contenta di vederla,
dopotutto le metteva allegria.
“Come va? Ripresa da ieri sera??”
“Per niente..”
“Beh.. allora farai meglio a farti un bel riposino pomeridiano..
perché stasera si esce di nuovo!”
“Un’altra festa?”
“No! Ti porto in giro per locali sulla Sunset.. sai, ti
ho osservata nel negozio di musica ieri, e visto che hai i miei stessi gusti. È
giusto che tu veda come si vive da rockstar a L.A.!”
Giada era entusiasta ed emozionata anche solo all’idea..
dopotutto, quello era il paradiso di tutti i suoi miti musicali! Non vedeva
l’ora di scoprire quel mondo sul quale aveva fantasticato per così tanto tempo!
Subito dopo però le venne in mente un problema.. “ Ma Gin.. come facciamo coi
controlli? Non abbiamo vent’un anni!” L’unica volta che era stata negli States
coi suoi genitori, ricordava che non l’avevano lasciata entrare in un locale
che voleva vedere perché troppo piccola, anche se accompagnata dalla madre.
“Tranquilla! Ci ho già pensato io” Gin frugò qualche
manciata di secondi nella sua borsa di pelle con le frange, per poi estrarre un
tesserino plastificato che porse alla ragazza.
La bionda prese in mano il tesserino guardandolo con
curiosità.. “ Un documento falso? Ma dove l’hai preso!!”
“Che credi che sia nata ieri? Senza quello non vai da
nessuna parte!”
“Ma questa tipa non mi assomiglia per niente! È mora!”
“Basterà dire ai buttafuori che ti eri fatta una tinta!
La somiglianza c’è!”
“Tu sei completamente matta!”
“Dai vestiti e non rompere.. che ora ho davvero una fame
da lupi!”
***
Gin accostò in una via secondaria nei pressi di Sunset
Blv, entrarono in un piccolo locale di specialità americane.. un McDonald’s
versione bonsai.
“Allora? Cosa fai quando non trovi una nuova arrivata da
perseguitare?” Gin rise di gusto alla domanda di Giada.
“Beh, esco!”
“Ovviamente.. ma non so, non hai una migliore amica o
qualcosa del genere? So così poco di te..”
“Come vuoi.. beh no. Non ho più una migliore amica,
abbiamo litigato mesi fa, da allora non ci parliamo più”
“Come mai?”
“Un ragazzo. A lei piaceva ma lui non la filava nemmeno
di striscio. Quando ha scoperto che aveva una cotta per me ha dato fuori di
matto e ha tagliato i ponti..”
“Mi dispiace”
“A me no.. mi faceva pesare ogni cosa, era spesso gelosa
e un po’ pesante, era da un po’ che non andavamo più d’accordo..”
“Mmm.. Gin..” Giada la guardò con l’espressione di chi la
sa lunga “Si?” chiese la compagna con finta innocenza.. “Ma te lo sei fatto
lui?”.
Gin rise piano.. “Si! Ma solo dopo che abbiamo litigato!”
a quel punto Giada non seppe più trattenere le risate “Ahahah!! Ma sei
pessima!”
“Oh avanti! Quante scene per un ragazzo! Erano mesi che
ci provava con lui senza concludere niente! C’erano state anche un paio di
scene veramente pietose! Così almeno se l’è tolto dalla testa! Era troppo per
lei!”
“Ahah! Povera! Chissà come c’è rimasta male!”
“Cazzi suoi! Se non fosse andata in giro a dire che sono
una puttana forse non l’avrei fatto.. ma dico solo forse!”
“Ah.. cazzo che stronza!”
“Già, meglio perderla che trovarla. So di non godere di
una buona fama nel campus, sai com’è no.. se sei un maschio che se ne gira due
al giorno sei il più figo, se tu femmina osi cambiarne uno ogni tanto sei una
puttana.. ma detto da lei mi ha fatto incazzare come una belva, di solito me ne
infischio”
“Fai bene! Me ne sono sempre fregata anche io..”
“Anche tu una ragazzaccia eh?”
“Prima di incontrare Robin si, poi ho messo la testa a posto, ma le cose non
sono cambiate..”
“E sei arrivata qui con la testa a posto?” Chiese la riccia con sguardo
indagatore..
Giada sorrise furba “No! Per niente!”
“Brava cazzo! Così ti voglio! Lo vedi, sei un ottima
candidata per rimpiazzare quell’ipocrita!” Giada sorrise felice “Ne sarei
onorata!” Rispose ridendo mentre si lanciavano sui piatti appena arrivati.
***
“Ma quanto mangi?” Chiese la bionda scioccata al terzo
cheeseburger che l’amica aveva ordinato.
“Ho preso da mio padre, e poi devo crescere!”
“Ahahah! Ma che dici!”
“Guarda che il sesso brucia energie.. devo riprendermi!”
“Con chi hai fatto sesso stamattina?!?!?!” Chiese Giada
allibita dalla possibilità che la mora fosse riuscita a combinare un
appuntamento mattutino prima di venirla a prendere per pranzo, e soprattutto
avendo fatto le ore molto piccole la sera precedente.
“Stamattina con nessuno! Ma ieri con Mark!” All’amica
brillavano gli occhi “Non puoi capire cosa è stato! Dio quel ragazzo mi fa
impazzire! All’ennesimo round ero davvero provata! E sono andata a letto a
stomaco vuoto! Devo riprendermi!”
“Ahahaha! Dovresti vedere come ti brillano gli occhi! Non
è che ti stai prendendo una cotta colossale per il capitano della squadra?”
“Ma non dirne più! Io una cotta per Mark! Sul sesso ci
intendiamo alla grande, ma siamo tutti e due troppo.. libertini, non
funzionerebbe mai!”
“Sarà, ma tu non mi convinci!”
Finirono di mangiare e pagarono il conto prima di uscire.
Camminarono un po’ senza una meta precisa, Gin parlava a
raffica convinta che a Giada servisse una lezione sui ‘basics’ per sopravvivere
nella città degli angeli.
“E con questo credo di aver finito sul cibo. Passiamo
allo shopping: se non sei tipa da H&M e altre grandi marche, e se non
disponi di liquidi illimitati, il posto migliore e Ross. E una catena di
abbigliamento facile da trovare, di solito dove c’è un mol, nei paraggi c’è
anche un Ross. Vendono vestiti di ogni marca, da quelle sconosciute a quelle
più famose. Coprono ogni stile, in sostanza e un ammasso di vestiti delle
vecchie collezioni.. detto così non suona bene, ma se cerchi qualcosa che non
sia nei grandi negozi, lì lo trovi di sicuro.
Se invece sei in cerca di magliettine e vestitini carini
per uscire la sera, un po’ rock per intenderci, allora ti conviene puntare sui
piccoli negozietti anonimi. Sono una risorsa illimitata! A Westwood vicino al
campus ce ne sono un po’.. potrei portartici un giorno!”
“Oddio si! Non sai che bisogno ho di fare shopping! Col
costo che hanno le valigie in più in aereo ho dovuto lasciare a casa un sacco
di cose!”
“Se vuoi possiamo andarci anche subito, non è mica
lontano!”
“Ti faranno santa!” E ciò detto tornarono spedite verso
l’auto.
***
“Giada, ti dispiace se prima di andare a Westwood
passiamo a casa mia? Tanto è di strada.. più o meno. Devo fare rifornimento di
cash”
“Ma certo, nessun problema!” Così Gin svoltò veloce su
per Laurel Canyon Boulevard, una strada piena di curve che si addentrava nelle
colline di Hollywood.
“Wow, abiti a Hollywood?”
Gin la guardò parecchio stupita, il che lasciò Giada
interdetta: “Certo”.
Dopo una decina di minuti Gin accostò davanti a un grande
cancello di ferro battuto attraverso il quale si scorgeva una villa enorme.
Giada guardava a bocca spalancata l’abitazione mentre Gin cercava le chiavi
nella borsa. In quel momento passò dietro di loro un pulmino turistico, ce
n’erano molto che per 15$ facevano fare un tour tra le ville dei vip.
“And here comes on your left Slash’s house. The
ex-leading guitarist of Guns N’ Roses bought this house in 2002 and is still
living here with his wife and his three children, two sons and a daughter..” Giada non ascoltò una parola
di più dall’altoparlante del pullman, ma si girò agitata verso Gin.
“SEI FIGLIA DI SALSH!!” Urlò col cuore che le martellava
a mille nel petto, mentre la mora la guardava come si guardano i matti.
“Si, non l’avevi capito?”
“NO! Oddio sei figlia di Slash!”
“Da chi credevi avessi preso i ricci? Io e mio padre
siamo due gocce d’acqua!”
“Beh.. non mi era venuto in mente!”
“Ok, ora lo sai. Dai entra non stare lì impalata” La
bionda mosse qualche passo verso il cancello che Gin le teneva aperto, ma si
bloccò di scatto.
“No aspetta! Tuo padre è in casa?”
“Non so, credo di si..”
“Non posso entrare!” Sentiva il cuore martellarle nel
petto e il respiro si accorciava per l’ansia di vedere il suo idolo di sempre.
“Perché no?”
“Perché.. è Slash! Quello Slash! Non sono pronta!”
“Oh avanti Giada non fare storie! Non ti credevo una fan
delirante! E poi scusa.. non vorrai mica perdere l’occasione di parlare con uno
dei tuoi idoli!” Disse col sorriso furbo sulle labbra.
“Questo è un ricatto!” Disse Giada, pur ricominciando a
camminare con l’amica affianco verso il portone d’ingresso.
“Forse.. tanto prima o poi avresti conosciuto comunque i
miei.. spero solo che i miei fratelli siano fuori casa!”
***
“PAPIIIIII, MAMMAAA SONO A CASA!” Urlò Gin a squarciagola
appena varcarono la porta d’ingresso. Giada non se ne stupì, viste le
dimensioni del solo salotto ci voleva un gran fiato per farsi sentire fino alle
altre stanze della casa.
“Tesoro! Non urlare!” Disse una voce femminile da quella
che Giada ipotizzò fosse la cucina. Pochi istanti dopo uscì Perla Ferrar:
perfetta in ogni dettaglio e con un corpo da favola per l’età che aveva!
“Oh! Non sei sola! Ciao, sono Perla!” Si presentò
cordialmente a Giada, sfoderando un sorriso da copertina.
“Piacere, Giada!” Rispose sorridendo la bionda con una
punta d’imbarazzo.. le era capitato di maledire quella donna quando la vedeva
in TV abbracciata a Slash, ma ora che le stava davanti non poteva immaginarsi
diversamente la perfetta compagna per il chitarrista.
“Che strano nome! Di dove sei?” Chiese ancora la donna
senza però perdere il sorriso, si vedeva che era piena di energie!
“Italiana, mi sono appena trasferita!”
“Oh! Allora benvenuta negli Stati Uniti cara. Come vi
siete conosciute Gin?”
“Le sono andata addosso al campus!”
“Ah!”
“GIIIN!” La conversazione fu interrotta da un grido
proveniente dal piano superiore. Il cuore di Giada, che si era calmato un minimo,
riprese a battere furiosamente man mano che i passi si sentivano più forti..
“Ciao papà!” Eccolo! La bionda trattenne il respiro
quando fece il suo ingresso nella stanza. Nella mente della ragazza le immagini
si susseguivano alla moviola, mentre un vento immaginario spostava i suoi
lunghi ricci! Niente cappello per coprirne la caduta, niente pancetta: Slash
era bello e in forma come lo era sempre stato. Ancora selvaggio, dannatamente
sexy, insomma.. un uomo che porta divinamente i suoi quarantun anni!
“Ciao piccola!” Si avvicinò a grandi passi alla figlia,
baciandola affettuosamente sulle guance. Solo allora Giada si accorse della
straordinaria somiglianza tra i due!
“Chi è la tua nuova amica?” Disse poi rivolgendo la sua
attenzione alla nuova arrivata. Giada sentì il calore avvampare fino alle gote,
doveva essere pietosamente rossa in quel momento.
“Papà lei è Giada, una mia amica. Si è appena trasferita
dall’Italia!”
“Adoro l’Italia! Anche se non ho mai avuto il piacere di
vederla fino in fondo! Piacere di conoscerti Giada!”
Bene.. inutile che
stia qui a descrivervi per filo e per segno come reagisce una fan davanti al
suo idolo, credo che l’immagine sia nota a tutti: sudorazione a mille,
rincoglionimento totale, faccia da pesce lesso. Tutto regolare no? Saltiamo
anche la parte in cui Gin prende in mano la situazione spiegando lo stato di
shock dell’amica; arriviamo alla reazione di Slash (decisamente più
interessante).
“Ahahah, grazie tesoro, l’avevo intuito.. ehi Italy!
Riprenditi!” Una mano passata davanti agli occhi e Giada tornò a respirare.
“Si.. oddio, mi scusi..!” Le gote erano in fiamme, e il
suo sguardo vagava freneticamente da Slash, a Gin, a Perla.
“Tranquilla, ne ho viste di peggio.. Volete un caffè? Ah!
E cazzo, non darmi del lei! Così mi sento vecchio!” Ridacchiò il chitarrista
avviandosi verso la cucina, dove Perla stava armeggiando con la macchinetta del
caffè. Slash la prese per i fianchi baciandole sensualmente il collo,
sussurrandole qualcosa all’orecchio che li fece ridacchiare complici, mentre
Perla si girava per rispondere con passione alle avances del marito.
Giada, entrando in cucina vide la scena sentendo partire
un moto d’invidia dallo stomaco, mentre le proteste di Gin non si fecero
attendere:
“Papà per dio c’è gente! Possibile che voi due siate
sempre attaccati?? Avete una certa età! Contenetevi!”
“Tasoro! Io e tua madre abbiamo fatto, facciamo e faremo
sempre scintille!!”
“EHI! È ODORE DI CAFFè QUELLO CHE SENTO?!”
Si sentirono altri passi veloci che scendevano le scale,
Giada si girò curiosa verso Gin che trovò con un’espressione che rasentava la
disperazione dipinta in volto..
“Scusa! Scusa scusa scusa!!” Giada non capiva proprio
l’agitazione dell’amica.. “Per cosa?”
“Mi dispiace! Non avrei mai dovuto portarti senza
prepararti psicologicamente! Ignora tutto quello che ti dice! Non dargli
ascolto! Non siamo tutti così in famiglia eh.. non credere!”
In quel momento fece la sua entrata nella stanza uno dei
fratelli maggiori di Gin: “Ciao sorellina! Nessun ragazzo oggi? Ciao parents!”
“Ciao London” Risposero in coro i due genitori che tutto
avevano pensato meno che a darsi un contegno..
“Ciao stupido fratello..” Disse Gin non proprio con un
tono felice. Lui le si avvicinò cingendole le spalle con un braccio.
“Ehi cosa sono questi toni? Non sei contenta di vedermi?
Il tuo fratellone preferito!”
“Certo! Soprattutto dopo che ti sei..” Ma London non la
ascoltava più, la sua attenzione era stata catturata da Giada; beh, che dire,
London era tale e quale a suo padre, se non peggio. Professava di essere amante
di tutte le donne, convinto che ognuna, per quanto brutta o antipatica, avesse
qualcosa da donargli (non così raramente il tutto si riduceva a un buco).
“PORCA PUTTANA! CHE SVENTOLA!”
Giada vide Gin passarsi una mano sul volto in segno di
disperazione: “London.. ma è possibile che fai sempre la figura dell’idiota?
Sembri uno scaricatore di porto!”
“Da che pulpito viene la predica! Almeno io sono un
ragazzo, ce lo si aspetta! A te a volte scappano dei commenti che fanno gelare
il sangue nelle vene!”
“Ma la smettete di litigare voi due?” Si intromise Slash
per calmare le acque “Gin, smettila di insultare tuo fratello, e tu presentati
come si deve!”
“Ok papino.. piacere dolce ninfa dai capelli biondi! Il
mio nome è London e il mio cuore è già tuo!” Per concludere la sua bizzarra
presentazione il ragazzo mimò di strapparsi il cuore dal petto, avvicinando la
mano stretta a pugno a Giada per poi aprirla in uno sbuffo (gesto difficilmente
interpretabile per altro..).
“Ehm.. ok, piacere Giada”
“Italiana?”
“Già..”
“Italians
do it better!!” Esclamò lui con un sorriso malizioso. Giada sorrise
tirata, visibilmente imbarazzata da quelle avances. Per sua fortuna
l’attenzione fu attirata da un’altra persona e London smise,
almeno per qualche secondo, di corteggiare Giada.
In quel momento infatti si udì la porta d’ingresso
aprirsi: “Ehilà gente!” e il secondo fratello di Gin fece il suo ingresso.
Giada rimase un attimo fissa a guardarlo; tutti e tre assomigliavano
incredibilmente a Slash, ma Cash era quello che più di tutti aveva ereditato i
suoi tratti. L’unica differenza sostanziale tra lui e il padre erano i capelli:
anche quelli di Cash erano neri come la pece, perfetti con la sua carnagione,
ma meno ricci, semplicemente mossi. Il ragazzo li teneva lunghi quasi fino
all’attaccatura delle spalle, con qualche ciuffo ribelle che ogni tanto
spuntava sul suo viso. La ragazza lo trovò incredibilmente bello.. e sexy,
senza alcun dubbio.
“Ciao Cash!” Risposero in coro i quattro parenti; il
ragazzo, dopo aver appeso la sua giacca di pelle in soggiorno, fece il suo
ingresso in cucina, svelando una t-shirt degli Aerosmith con le maniche
arrotolate, jeans larghi e al polso una fascetta nera tra svariati bracciali.
Era così diverso rispetto al fratello maggiore! Lui era molto più casual, per
niente curato visto il soggetto, e indossava un semplice paio di pantaloni
verde militare con una maglietta bianca, e teneva i capelli decisamente più
corti ma altrettanto disordinati.
Cash salutò tutti, poi fu il suo turno di presentarsi a
Giada: non serve dire che i suoi modi furono decisamente più pacati di quelli
del fratello.
“Cash, lei è una mia amica, Giada. Giada, lui è l’altro
mio fratello..” Cash porse la mano a Giada sfoderando un sorriso mozzafiato:
“Piacere, Cash” Giada, vuoi per la somiglianza con Slash o vuoi per la sua
indiscutibile bellezza, rispose tentando di sembrare sicura, ma la sua voce
sfuggì al suo controllo, suonando strozzata e di un tono più alto del normale
nel momento in cui disse il suo nome. Tossì un paio di volte per farla tornare
normale (nda Si, certo.. la voce eh? Ma fare qualcosa per gli ormoni?) e
addusse come scusa un mal di gola.
“Bene.. ora che abbiamo fatto le presentazioni è meglio
filarsela” Disse Gin tentando di tirarsi fuori da quella situazione
imbarazzante “Pà, mi dai un po’ di soldi?” Chiese sfoderando due occhioni altamente
persuasivi.
“Ah.. ecco perché sei tornata a casa!” Rispose Slash,
tuttavia non si fece certo pregare, e andò in soggiorno a prendere il
portafoglio. Gin si girò verso Giada per farle un occhiolino, ma la trovò
impegnata in una conversazione con suo fratello.
“E così sei italiana.. Come ti sembrano fin ora gli
States?”
“Oh.. beh, non è la prima volta che vengo in California.
Mi è sempre piaciuta Los Angeles”
“Hai detto che studi alla UCLA, cosa studi?”
“Cinema, vorrei diventare una sceneggiatrice”
“Che figata! Se sapessi scrivere meglio mi sarebbe
piaciuto un sacco.. ma preferisco i numeri!”
“Tu cosa studi?”
“Ingegneria matematica”
“Wow.. dicono sia tosta”
“Abbastanza.. ma come ogni cosa se ti piace non ti
pesa..”
“Giada! Sto parlando con te!” Gin le sventolò una mano
davanti al volto per attirare la sua attenzione.
“Oh, scusa! Dicevi?”
“Ho preso i soldi, possiamo andare!” Giada non ne fu
sicura ma le sembrò di veder spuntare un sorrisino di scherno sul volto
dell’amica. Non volle sapere perché, semplicemente salutò i due fratelli, Perla
e Slash e seguì l’amica.
Attraversarono i cortile fino alla macchina e si
sedettero. Appena chiusa la portiera, Gin scoppiò in una fragorosa risata.
Lo so lo so.. ormai sono senza scuse. Non aggiorno da secoli! Non recensisco da una vita.. Che brutta persona :_(
Però
oggi vi faccio un regalo. Doppietta! A presto ragazze. Ringrazio
infinitamente chi continua a seguirmi nonostante i tempi lunghi; ancor
di più chi mi recensisce senza poi vedere risposte da parte
mia.. sappiate che sto seguendo tutte le vostre storie anche se non vi
lascio commenti!!
Grazie infinite, Liz.
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Capitolo 6 *** Improvvisate ***
6.Improvvisate
7. IMPROVVISATE
“Perché ridi?” Chiese Giada all’amica guardandola
scettica.
“Ahaha! Quando Steven se ne accorgerà darà fuori di
matto!” E giù altre risate, il che metteva in discussione le abilità di guida
della ragazza, nonostante avesse preso dalla madre. Giada non capiva
assolutamente l’ilarità della riccia, e la guardava come se venisse da un altro
pianeta.
“Di cosa si deve accorgere Steven?”
“Che Cash ti ha puntata!” Giada spalancò gli occhi: “Ma
che dici!!”
“Dai non fare la finta tonta! <> con quella faccia da marpione che conosco fin troppo bene! Credimi
ragazza, hai fatto una gran bella impressione sui miei due fratelloni!”
“Ma smettila! Mi ha solo fatto qualche domanda! Non mi ha
mica messo un anello al dito!”
“Nah.. fidati bionda! Conosco i miei polli!”
“Sarà ma non ti credo.. e comunque cosa c’entra Steven?
Ti ho già detto che non sono interessata!”
“Stavolta sono io che non ti credo.. e anche se fosse,
non vale lo stesso per lui. Quando saprà che anche Cash ti fa il filo ci sarà
da divertirsi!”
“Smettila di dire che piaccio a tuo fratello! E smettila
di dire che mi piace Steven!”
“Ah giusto.. mio fratello ti piace di più!”
“Non è vero!”
“Staremo a vedere.. Dio come vorrei che Steven lo
sapesse!”
“Gin!” Giada non riusciva a credere alle parole della
riccia!
“Sono in competizione dalle elementari quei due! E non
parlo di scuola!” La mora continuò a ridacchiare per tutto il tragitto fino a
Westwood, incurante del palese stato di irritamento che il suo comportamento
causava all’amica.
***
Westwood brulicava di gente a quell’ora. Un via vai
acceso nelle strade piene di negozi. Gin e Giada giravano da quasi un’ora
entrando in continuazione nei diversi shop, anche quelli non particolarmente
interessanti.
“Allora? Hai in mente qualcosa di particolare per
stasera? Non lasciarmi sulle spine!” Chiese Giada mentre uscivano da un negozio
molto vintage.
“Beh.. come ti ho detto pensavo a un giro per locali.
Mark mi ha scritto oggi, stasera lui e gli altri sono in zona Sunset.. anche se
penso vogliano spostarsi sulla Santa Monica a metà serata”
“Ah! Ecco perché mi porti lì! Immagino li seguiremo! Alla
faccia della notte folle per locali storici..” Rispose Giada con una punta di
ironia nella voce.
“Guarda che non li seguiamo mica! Ti porto davvero in
giro per la Sunset.. alla Santa Monica ci penseremo domani! E poi.. anche Cash
esce lì coi suoi amici!” Rispose la mora sorridendo beffarda.
“Non ricominciare! Ti ho già detto che tuo fratello non
mi piace.. Ci ho parlato due secondi cazzo!”
“Sarà.. Comunque non è solo per lui che pensavo di
rimanere lì..” Gin parlò con tono indifferente, ma Giada non la bevve..
sicuramente c’era sotto qualcosa.
“Che vuoi dire? Chi altro c’è?”
“Beh.. diciamo che c’è uno del giro di Cash che.. mi
interessa”
“Ah! Lo sapevo che c’era qualcosa sotto! Fingi di uscire
con me, in realtà mi usi per combinare i tuoi appuntamenti!”
“Non è vero!! Semplicemente ti introduco nei giri giusti!
E non dire che non è vero!”
“Ok ok.. ammetto che fino ad ora non posso lamentarmi..
ma guai a te se mi fai uscire con un gruppo di sfigati per farti l’unico tipo
decente!” Giada le puntò il dito contro per sottolineare il concetto; Gin in
risposta alzò le mani in senso di innocenza “Stasera non rischi.. anche se
fosse pieno di sfigati..” Sorrise maligna “C’è mio fratello!”
Giada la colpì su un braccio: “Smettila!”
“Ok ok Italia! Non te la prendere.. la smetto. Tanto ho
ragione io” Giada sbuffò seccata, ma tanto era inutile discutere con Gin,
quindi lasciò correre e spostò la sua attenzione verso un piccolo negozio
d’abbigliamento. L’insegna recitava “Hot as Hell” (ndA Esiste davvero quel
posto ma non ricordo assolutamente come si chiama.. però la parola hell c’era),
sicuramente avrebbe trovato qualcosa da indossare quella sera.
***
Giada aprì la porta della sua camera per poi gettare un
gran numero di buste sul letto. Quel piccolo negozio era fantastico e lei e Gin
avevano comprato talmente tanti capi da rifarsi il guardaroba. Si svestì
velocemente: col caldo che faceva a Los Angeles, una giornata di intenso
shopping come quella non poteva non finire con una doccia rigenerante.
Uscì dal bagno avvolta solo nel suo candido asciugamano,
coi lunghi capelli biondi ancora fradici che le scendevano lungo la schiena.
Guardò l’orologio appeso sopra la sua scrivania: le sette. Aveva ancora due ore
prima che Gin passasse a prenderla. Si avvicinò al letto iniziando a svuotare i
sacchetti, quando sentì suonare alla porta ‘Maledizione!
Ma chi è? Io ho sonno!’. Non aveva idea di chi potesse essere così, dal
momento che non si era ancora rivestita, aprì la porta quanto bastava per
sporgere la testa.
“Oh..” Si stupì non poco di quella visita “Ciao..”
“Ciao Giada” Steven Rose stava lì, davanti a lei, con
quel suo sorriso malizioso e gli occhi fissi in quelli di lei, che non sapeva
assolutamente cosa dire e lo guardava stando immobile “Mi fai entrare? Perché
se intendi farmi stare qui fuori a lungo cerco acqua e viveri”
“No.. scusa, entra. Non sono particolarmente
presentabile” Disse mentre aprì la porta, il suo viso tinto d’imbarazzo.
“Secondo me sei decisamente presentabile” Ecco, in quel
preciso momento le gote di lei si infiammarono. Prese velocemente due capi tra
quelli appena comprati dal letto, senza nemmeno guardare quali erano, e si
avvicinò al bagno.
“Ok.. io adesso vado a vestirmi. Dopodiché ti farò il
terzo grado per sapere come hai fatto a scoprire dove abito” E scomparse dietro
alla porta. Dopo averla richiusa alle sue spalle ci si appoggiò, per prendersi
un attimo di respiro, visto che le sue gote erano ancora rosse. Si chiese come
avesse fatto Steven a scoprire quale fosse la sua stanza, e ancor di più cosa
volesse da lei in quel momento. Le parole di Gin le ronzarono in testa,
suggerendole una risposta “Non è
possibile..”. si tamponò leggermente i capelli per poi raccogliere da terra
gli indumenti che aveva lasciato cadere poco prima, realizzando suo malgrado
che di trattava di una minigonna decisamente corta e di una canottiera dalla
scollatura generosa. Si maledisse per non aver guardato prima di prenderli,
chissà cosa avrebbe pensato quel matto, ma non potendo fare altrimenti, li
indossò.
Uscì dal bagno dopo qualche minuto, trovando Steven
seduto sul letto che ispezionava i suoi nuovi acquisti. Le venne di nuovo da
arrossire quando notò che il ragazzo teneva in mano un corpetto nero che Gin
l’aveva convinta a comprare.
“Carino questo..” disse lui alzando gli occhi verso la
bionda, quando notò il suo abbigliamento sorrise malizioso.. “Ma anche così non
scherzi”.
Lei tentò di sviare il discorso “Che ci fai qui Steven, e
come hai trovato la mia camera?”
“Ho alcuni amici giù in segreteria.. non sono molte le
ragazze italiane arrivate nell’ultima settimana, è stato facile!”
“Non hai risposto alla mia prima domanda” Precisò lei,
non volendo sapere più di tanto sugli “amici” della segreteria, visto che erano
solo donne..
“Beh, volevo salutarti. L’altra sera sei scappata
via con quella pazza.. non ho nemmeno
fatto in tempo a chiederti il tuo numero. Così non ho avuto altra scelta se non
quello di venire di persona”
“Steven Rose perde del tempo per andare a salutare ogni
ragazza che incontra?” Chiese lei con fare ironico.
“No. Solo quelle carine”
“Ah certo!”
“Ehi rilassati. Non ho intenzione di saltarti addosso, a
meno che tu non me lo chieda esplicitamente!” Giada inarcò un sopracciglio “No
eh? Va beh.. dovevo comunque tamponare i danni che sicuramente quella riccia ha
fatto”
“Che genere di danni?”
“Sicuramente ti avrà parlato di me.. e non credo abbia
usato parole troppo gentili..”
“No, in effetti no. Che fai vuoi discolparti?”
“No. Voglio solo farti capire che non è tutto oro colato
quello che esce dalla bocca di Gin, almeno per quanto riguarda me. Oddio non
voglio dire che sia una bugiarda, non lo è mai stata.. però sai, penso ci sia
rimasta un po’ male per come è finita l’ultima volta tra noi, e questo
inevitabilmente influenza la sua opinione di me..”
“A quel che so io non siete mai stati insieme”
“Tecnicamente no.. è vero. Ma ci siamo frequentati..
Insomma Gin è davvero una bella ragazza e non ho fatto lo stronzo solo io.
Certo non sono l’amante più fedele a questo mondo.. ma nemmeno lei scherza in
quanto a scappatelle”
“Nemmeno tu usi parole troppo gentili”
“Eddai! Non dirmi che non è vero! Comunque non è mai
stato questo il problema.. tra noi è finita perché abbiamo caratteri troppo
diversi, non certo per i tradimenti, se così li vogliamo chiamare..”
“Lo so.. è quello che ha detto anche lei”
“Davvero? Pensavo mi avesse dato tutta la colpa.. ci
scannavamo troppo spesso.. era pesante”
“Steven non devi giustificarti con me. A mala pena ci
conosciamo!”
“Avremo tutto il tempo per conoscerci.. intanto metto in
chiaro le cose.”
“Finito? È tutto?”
“Si.. ho finito di parlare. Ora si passa ai fatti” Disse
lui tranquillamente. Giada sbarrò gli occhi, non poteva credere alle sue
orecchie.. quel ragazzo doveva essere davvero presuntuoso se sperava di
conquistarla con quel misero discorsetto. Lui si accorse del suo stupore e
scoppiò a ridere:
“Ma che hai capito! Non guardarmi così! Ti porto fuori a
cena.. tutto qui”
“A cena? Sono appena le cinque!”
“E allora? In America ceniamo presto..”
“Oh.. giusto.” Si ricordava perfettamente quanta fatica
aveva fatto per stare al passo coi ritmi locali anni prima, quando aveva
soggiornato negli States solo qualche mese, per studiare. Tentava invano di trovare una scusa plausibile per
declinare l’invito: Gin aveva pianificato la serata e sicuramente non sarebbe
tornata presto. Aveva bisogno di riposarsi!
“Senti Steve.. non è che possiamo rimandare? Sono davvero
stanca e vorrei andare a dormire..” azzardò con una punta di imbarazzo nella
voce. Alzò gli occhi verso il ragazzo, che ormai fuori dalla sua stanza la
guardava dubbioso.
“Ma davvero?” Giada abbassò di nuovo lo sguardo.. “Sicura
che sia per questo?” Le chiese lui sapendo fin troppo bene la risposta.
“Beh.. Gin ha fatto dei piani per la serata e io.. ho
bisogno di ricaricarmi un po’” sperò che quelle parole bastassero a
convincerlo, perché in realtà non sarebbe stata in grado di opporsi oltre; al
momento non era ancora stanca e aveva una gran voglia di uscire con lui. Si
disse che era pura curiosità, che voleva solo verificare fino a che punto le
parole di Gin fossero veritiere sul suo conto; in realtà sentiva distintamente
di essere attratta da lui.
Una risata amara uscì dalla bocca del ragazzo: “Oh man!
Scaricato per colpa di Gin! Quante ne devo vedere ancora?”
La guardò sorridendo appena, pochi passi e fu di nuovo
all’interno della stanza, a poca distanza dalla ragazza. La prese per i
fianchi: la bionda si stupì della delicatezza del suo tocco.
“Ok.. mettiamola così. Una parola e me ne andrò, non
voglio darti fastidio. Davvero non vuoi uscire con me?” Giada lo guardò negli
occhi; si poteva davvero perdere sé stessi in quel mare verde. La sua forza di
volontà cedette, costringendola ad abbassare la testa incapace di reggere lo
sguardo del rosso. Stava per dirgli che non importava se aveva sonno e che
sarebbe volentieri uscita con lui.
Fu un attimo, e appena alzò lo sguardo su Steven lo vide
sorridere sornione, già conscio della sua risposta.
Sentì un moto di fastidio crescerle dentro mentre lui la
guardava come se avesse già vinto: “Si, davvero non voglio uscire con te.”
Godette della sua sorpresa.
“Come?”
“Sono stanca Steven. E tu non sei una tentazione
abbastanza forte” Rispose con una punta non ben celata di acidità. La presa sui
suoi fianchi sparì e, senza dire una parola, il rosso girò i tacchi e uscì
dalla stanza.
***
Gin intanto era tornata a casa. Aprì il portone salutando
la famiglia con un sonoro “ciao”.
Slash uscì in quel momento dalla cucina, seguito da
London: “Ciao tesoro! Finalmente a casa eh? Non ti si vede mai in questo
periodo!”
“Ciao pà. Lo sai che sono sempre impegnata, l’università,
le amiche..” rispose lei senza nemmeno ascoltare le proprie parole.
“Ah! A proposito di amiche! London ha avuto un’idea
grandiosa. Perché non inviti la tua nuova amica a cena da noi uno di questi
giorni! Sembra simpatica!” Gin ci mise un attimo a comprendere fino in fondo le
parole del padre, alzò lo sguardo su London che la guardava con una faccia da
schiaffi mai vista!
“Non se ne parla!” rispose secca sulla difensiva,
guardando truce il fratello maggiore.
“Perché? Avanti Gin! Non succede niente di male a portare
ogni tanto qualcuno dei tuoi amici a casa! Io e tua madre non sappiamo mai con
chi sei!” London continuava a guardarla sfidandola a rifiutare!
“Ho detto di no! Non la porterò a casa perché tu te la
possa scopare!” Gridò la riccia in faccia al fratello, il quale mise su la
faccia più innocente che i geni paterni gli permettevano e guardando il famoso
pater familias esclamò: “Ma che dici! Papà non penserai davvero che l’abbia
proposto con dei secondi fini!” “O andiamo! Ti conosco Lon! Tu non fai niente
senza secondi fini!” “Gin calmati! Ti sbagli, London non avrebbe mai fatto una
cosa simile!”.
In quel momento si sentirono dei passi lungo le scale, e
Perla seguita dal fratello mezzano fece il suo ingresso in sala. London sorrise
sicuro di sé, Gin non avrebbe mai detto di no alla madre!
“Ehi ma cos’è tutto questo baccano! Vi si sente urlare
fin dal piano di sopra!”
London non tardò a dare la sua versione dei fatti: “Ho
proposto a papà di invitare Giada a cena. Ma Gin come al solito fa storie!”
“Non ci provare London! Non dare la colpa a me! Tu vuoi solo provarci con
Giada!”
“Chi vuole provarci con Giada!?” Cash, che era andato in
cucina a prendere un bicchiere d’acqua, saltò in piedi come una sentinella a
quelle parole.
“Ecco quell’altro! Non fiatare Cash perché tu non sei
diverso!”
I tre fratelli iniziarono a bisticciare tra di loro, Cash
e London erano in effetti animati da troppo fervore per essere indifferenti
all’amica della sorella. Per la gioia di London e la rabbia di Gin, Perla si intromise
nella discussione:
“Adesso basta! Sono stufa di sentirvi bisticciare per
ogni cosa! Gin invitala a cena! Mi è sembrata tanto una brava ragazza! E sono
sicura che i tuoi fratelli si comporteranno in maniera esemplare. Vero?” Guardò
i figli maggiori con lo sguardo di chi non ammette repliche. Entrambi la
guardarono con aria innocente. Ma appena lei voltò lo sguardo verso Gin la mora
vide chiaramente London ridacchiare soddisfatto! Guardò la madre sapendo già
che non sarebbe riuscita a rispondere di no. London lo sapeva benissimo, in
quanto uniche donne di casa e nemmeno così colpite dalla differenza d’età, Gin
e sua madre avevano un rapporto splendido. Perla non le aveva mai fatto mancare
niente, e Gin l’accontentava in tutto quello che poteva.
“Ok..” rispose sconsolata. Lo sguardo esultante di London
e quello acceso di Cash non passarono inosservati alla sorella, che con un
diavolo per capello salì le scale furiosamente chiudendosi nella sua camera.
Al piano di sotto, Cash guardava suo fratello con diffidenza,
non gli piaceva il fatto che lui avesse mire su Giada; London gongolava
complientandosi con sé stesso per la vittoria; Slash e Perla si erano
abbandonati agli ancora accesi bollori di coppia.
Ecco qui. Spero che questi due capitoli vi siano piaciuti! Al prossimo (anche se non mi azzardo a fare predizioni)!!
Ciao a tutte!!
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Capitolo 7 *** Bad Obsessions ***
7. Bad Obsessions
BAD OBSESSION
Giada era rimasta fissa a guardare la porta. Che il rosso
se la fosse presa? In tal caso la bionda non poteva non dispiacersi. Non era
sua intenzione trattarlo male. Sbuffò inginocchiandosi davanti alla sua valigia
per mettere le cose a posto, tentando di non pensarci.
Dopo pochi secondi però, sentì la porta riaprirsi con
violenza. La ragazza si voltò di scatto per lo spavento.
“Mi spiace, ma non sono uno che accetta certi rifiuti.”
Steven se ne stava di fronte a lei. Giada lo guardò con gli occhi spalancati.
Cosa ci faceva ancora lì?
“Steven! Che ci fai ancora qui!?” “Oh andiamo! Non ci
crede nessuno che mi hai detto di no perché sei stanca! Hai paura di uscire con
me, dì la verità! Hai paura di uscire con me perché Gin ti ha detto di non
farlo!” Il rosso sembrava davvero furioso; Giada fu presa in contropiede dalla
sua reazione. Aveva ragione e lo sapeva. Abbassò lo sguardo rassegnata.
“Steven.. andiamo non costringermi a dire cose che non
vorrei dire!”
Il ragazzo si accovacciò di fianco a lei, il suo volto
vicinissimo a quello di lei: “Allora dì l’unica cosa che vuoi dire. Dimmi di
si”
Giada si perse in quei pozzi verdi; non riusciva a
staccare gli occhi da lui, era come se il ragazzo l’avesse ipnotizzata. Persa
com’era nell’ammirarli non si accorse nemmeno di avergli già risposto. Lui si
alzò piano porgendole la mano. Solo in quel momento lei tornò alla realtà,
prendendo coscienza di ciò che aveva detto. A quel punto era impossibile
rifiutare. Prese la mano del rosso e si fece aiutare a rialzarsi.
“Prometto che non ti mangio!” disse lui in tono ironico
per sdrammatizzare la situazione; niente più collera nei suoi occhi. E senza
che la bionda trovasse qualsiasi risposta, lui la stava già delicatamente
trascinando fuori dalla stanza.
***
Steven l’aveva portata con la sua mustang blu notte in un
locale del centro. Giada doveva ammettere di trovarsi stranamente in imbarazzo
in sua compagnia; insomma, aveva mantenuto le distanze, ma la guardava con
certi occhi! Impossibile non cogliere il messaggio che le mandavano
continuamente! Quello sguardo lussurioso era fin troppo evidente. La cosa da
una parte la lusingava, dall’altra la metteva in soggezione e non solo per ciò
che aveva appreso dall’amica, ma anche per il fatto che si vedeva lontano un
miglio che il rosso avrebbe preferito essere in un altro posto, a fare altro
invece che portarla a cena. Tuttavia il suo comportamento fino a quel momento
era stato impeccabile! Sapeva essere un vero gentiluomo quel ragazzo quando
voleva.
Da parte sua Steven non riusciva a controllare i suoi
pensieri, o forse non voleva farlo. Preferiva viaggiare con la fantasia su cosa
avrebbe potuto fare con quella ragazza una volta conquistata. Certo sapeva che
lei non sarebbe stata una preda facile, con Gin di mezzo sarebbe stato ancora
più difficile entrare nelle grazie della bionda, ma era assolutamente
determinato nel suo intento. Quella ragazza sarebbe stata sua, non c’era Hudson
che teneva.. certo non aveva fatto i conti col fatto che Gin non era l’unico
membro della famiglia rivale coinvolto nella situazione.
“Allora.. raccontami un po’ di te” Chiese lui una volta
che furono arrivati i piatti che i due avevano ordinato. Non ci voleva un genio
per leggere l’imbarazzo nel volto della ragazza, che fino ad allora aveva detto
ben poche parole, limitandosi a rispondere alle sue domande a monosillabi. Era
giunto il momento di rompere il ghiaccio con lei.
“Beh.. non c’è poi molto da dire. Sono italiana, ma
questo lo sai. Studio sceneggiatura, ma sai anche questo.. non ho molto altro
da dirti”
“Avanti! Tutti hanno una storia! Non vuoi raccontarmi la
tua? Va bene.. comincio io: sono figlio di una rock star che continua a girare
per il mondo. Voglio un gran bene a mio padre, ma lui non è granché presente in
casa e quando lo è passiamo il tempo a litigare. Mia mamma dice che è perché
siamo molto simili di carattere..”
“Wow.. devi essere la persona più dolce, tranquilla e
affidabile del mondo allora!” Steven ridacchiò.
“Si beh.. mio padre non ha una buonissima reputazione per
quanto riguarda il carattere. E diciamo che non è così raro che la gente mi
appioppi l’appellativo di ‘testa calda’. Ma che ci posso fare.. siamo fatti
così! Io non vorrei cambiare e non cambierei nemmeno lui. Insomma.. non molti
sanno per intero la sua storia. È uno che si è dovuto guadagnare col sudore
quello che ha avuto dalla vita! Non ha avuto una bella infanzia.. ma se sei sua
fan questo già lo sai. Però è stato un buon padre. Non mi ha mai fatto mancare
niente e quando ero piccolo era molto affettuoso con me.”
“Non dev’essere comunque stato facile crescere senza di
lui”
“Quando ero piccolo era molto più presente. Sai.. i Guns
erano in crisi, si sono sciolti che io avevo pochi anni. Così mio padre si è
preso una pausa, bella lunga per la verità, e si è dedicato alla famiglia per
un po’.”
“Ah giusto.. beh, dieci anni sono una bella pausa!”
“Già.. ma non si può biasimarlo. Non era un bel periodo,
le cause in tribunale contro i suoi amici, la rottura dei rapporti con Slash,
rifare la band da zero. Molti dicono che i Guns sono morti, che mio padre non è
altro che un vanitoso che pensa di essere lui il centro del gruppo, di poter
suonare con altre persone rimanendo sempre i Guns.. non so cosa ne pensi tu ma
io non sono d’accordo.”
“Io penso che innegabilmente non si può dire che i Guns
di adesso sono gli stessi di prima. Ma nemmeno che non sono i Guns.. diciamo
che si sono evoluti e non tutti i cambiamenti vanno per il peggio. Io
personalmente penso che tuo padre stia facendo un ottimo lavoro con la nuova
band. Certo la musica è diversa, ma a me personalmente piace molto. E poi..
anche gli ex-Guns stanno facendo ottimi lavori! Quindi.. tutto è bene ciò che
finisce bene no?”
“Pensi che Slash stia facendo un buon lavoro?” Chiese lui
con non troppo entusiasmo, la sua più che una domanda sembrava un test. Giada
pensò che forse le rivalità tra le due famiglie erano state “trasmesse in
maniera ereditaria” ai figli, se poi si aggiungeva quello che le aveva detto
Gin riguardo ai rapporti del rosso con Cash. Tuttavia decise di lasciare libero
sfogo ai suoi pensieri.. in fondo non doveva per forza accontentarlo dicendo
quello che lui voleva sentirsi dire. Lei era sempre stata una fan più accanita
per Slash.
“Penso che ‘Apocalyptic Love’ sia un ottimo album! Myles
è un cantante strepitoso e Slash continua a sfornare ritmi meravigliosi.” Disse
attendendo poi la risposta del ragazzo.
Steve rimase un attimo zitto. Quella ragazza non si
faceva certo fregare facilmente! Non aveva avuto paura di esternare il suo
palese patteggiare per Slash, nonostante stesse parlando col figlio di Axl
Rose. Per un attimo non gli piacque come risposta.. in fondo si parlava sempre
di suo padre! Poi però apprezzò la sincerità della ragazza.. “Si.. lo ammetto è
un buon album. Non nascondo di essere dalla parte di mio padre nel foro della
discussione, ma chi non lo sarebbe! E comunque riconosco il talento di Slash.”
La conversazione si interruppe mentre i due finivano di
consumare le rispettive cene. Giada guardò l’orologio. Si stava facendo tardi,
ma ce l’avrebbe fatta a prepararsi per l’arrivo di Gin anche senza ingozzarsi e
correre via dal locale, e poi le piaceva parlare con Steven. Si era rivelato
molto più maturo e meno sbruffone di quanto avesse immaginato.
“Allora? Non mi vuoi proprio dire niente di te?” tentò di
nuovo lui quando ormai i piatti davanti a loro erano vuoti. Giada si era
sciolta parecchio, e gli raccontò della sua vita in Italia senza porsi troppi
freni. Gli parlò della sua famiglia, una normale ma bella famiglia di Milano,
che non le aveva mai fatto mancare nulla e l’aveva sempre appoggiata. Gli parlò
del suo amore per la danza e l’equitazione, nonostante al momento avesse
sospeso entrambi gli hobby. Gli raccontò di Robin, il suo ex e di come si erano
lasciati prima della sua partenza.
“Dev’essere stato difficile” commentò lui con
nonchalance. In realtà tentava di capire se la ragazza provasse ancora qualcosa
per il fidanzato italiano. Era un’informazione necessaria, doveva sapere come
muoversi con lei; non era una ragazza facile da abbordare di suo, se poi doveva
combattere coi fantasmi di un ragazzo passato ci sarebbe voluto il doppio
dell’impegno.. e del tempo.
“Abbastanza.. ci volevamo molto bene. Non credo fosse
amore puro, ma mi piaceva molto stare con lui. Comunque è stata una separazione
pacifica, anche se lui non l’ha vissuta molto bene, sapeva di non potermi
chiedere di restargli fedele. Due anni non sono cosa da niente. Non eravamo due
sprovveduti, sapevamo che non avrebbe funzionato. Siamo rimasti in buoni rapporti!
Anche se ci sentiamo raramente.” Lei lasciò cadere l’argomento, era comunque un
argomento molto privato, non le piaceva l’idea di dargli troppe informazioni
sui suoi passati amorosi.
“Bene.. ti riaccompagno a casa allora. Ti aspetta una
grande serata no?” Giada era eccitata al solo pensiero!
“Ah! Non vedo l’ora!”
“Cos’ha pianificato quella serpe dai capelli corvini?”
chiese lui mentre si avvicinava alla cassa per pagare il conto.
“Un giro turistico per i locali storici!! Un’immersione
nella movida della città degli angeli!” Svelò con un mega sorriso sulle labbra.
“Ah si? Sunset allora! Senza alcun dubbio! Beh.. allora
può essere che questa non sia l’ultima volta che mi vedi oggi!” Azzardò lui
senza troppa enfasi, in realtà sapeva benissimo che si sarebbe fatto trovare
quella sera. Giada realizzò cosa aveva appena fatto. Steven sarebbe sicuramente
spuntato fuori quella sera! Gin si sarebbe innervosita di nuovo. Maledizione a
lei e alla sua lingua lunga! Ma non poteva tenerselo per sé? Se Gin avesse
scoperto che era stata lei a dirglielo non sarebbe stata molto felice!
Si morse la lingua prima di rispondere “Beh.. vedremo.
Non abbiamo piani precisissimi. Può essere che ci spostiamo a un certo punto
della serata” tentò di rimediare come poteva, ma Steven non l’aveva bevuta:
“Wow! Se non vuoi vedermi basta dirlo! Non serve che inventi scuse!” Ecco. Ora
era in difficoltà. Da una parte sarebbe stato meglio non incontrarlo quella
sera, dall’altra a lei stava simpatico e non voleva pensasse il contrario.
“Ma no.. che hai capito! Davvero non so bene cosa abbia
in mente Gin. Mi farebbe piacere incontrarti stasera” “Ah si? Allora c’è
qualcosa..” disse ammiccante. In quel momento Giada avrebbe voluto colpirlo in
piena faccia con uno schiaffo! Che razza di sbruffone! “Maledizione! Non ti si
può dire niente che monti tutto nemmeno fosse bianco d’uovo!” lui scoppiò a
ridere per la metafora. Ormai erano in macchina. Il rosso mise in moto e la
riportò al campus.
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Capitolo 8 *** These are crazy nights ***
8.These are crazy nights
THESE ARE CRAZY NIGHTS
Steven riportò Giada a casa
giusto in tempo perché la ragazza si facesse la doccia e si preparasse prima
dell’arrivo di Gin. Appena chiuse la porta dietro di sé la bionda sospirò, era
stata una giornata lunga e non era ancora finita. Di questo passo sarebbe
arrivata stravolta all’inizio dei corsi. Quella era la settimana in cui si
sarebbe dovuta ambientare e rilassare per ammortizzare l’impatto col sistema
scolastico oltreoceano! E invece avevqa dormito si e no dodici ore in due
giorni e non aveva fatto altro che cazzeggiare con Steven e Gin. Si gettò sotto
la doccia ripensando a quello stravagante pomeriggio. Il rosso si era comportato
in maniera così strana; faticava a credere alle parole di Gin, con lei si era
comportato da perfetto gentiluomo, non riusciva a catalogarlo come il classico
stronzo.
Lasciò che il caldo gettò
d’acqua sciogliesse i suoi muscoli: una giornata di shopping e un uscita col
figlio di un divo e chiunque sarebbe provato. Uscì dal bagno avvolta in un
candido asciugamano. Diede un’occhiata alla sua stanza: non aveva ancora
disfatto la valigia, tra quelle quattro mura regnava il caos. Si avvicinò alla
valigia traboccante di vestiti con di fianco i sacchetti dei più recenti
acquisti, pensando a cosa avrebbe potuto indossare. Quella sera ci sarebbe
stato Cash in zona, e sicuramente si sarebbero incontrati; non voleva ammettere
che la riccia aveva fatto centro e che lei era davvero interessata al ragazzo,
non solo per la forte somiglianza col suo divo di sempre. In più anche Steven
le aveva detto che si sarebbero potuti incontrare, che forse lui e i suoi amici
avrebbero fatto un salto da quelle parti.
‘Beh.. chissene frega di chi incontro stasera. Sono a Los Angeles,
circondata da divi e figli dei pilastri del rock n’ roll. Darò sfogo ai miei
desideri più reconditi’. Giada era un’amante del rock, e non solo della
musica, ma anche di stile di vita e abbigliamento. Aveva sempre sognato di
poter uscire di casa vestita anni ottanta, e lì finalmente poteva farlo senza
sentirsi un pesce fuor d’acqua. Estrasse da un sacchetto un paio di shorts
davvero provocanti acquistati il giorno stesso, i suoi fedeli tronchetti con tacco
chilometrico borchiati e una canottiera morbida rossa con la stampa di una
chitarra elettrica ‘Si questa può
andare.. qualcosa di più corto e mi prenderanno per una grupie’. Si truccò
leggermente e si frizionò i capelli con le mani. Uscì dal bagno proprio quando
il telefono cominciò a suonare.
***
Intanto in casa Hudson..
Il telefono squillò. Cash,
distratto dalla sua lettura, si abbassò le cuffie lasciandole appese al collo e
si allungò verso il comodino.
“Pronto?” Una voce bassa ma
allegra gli rispose nell’apparecchio: “Ehi
bro? Come va?”
“Gil! È un secolo che non ti
fai vivo! Come stai?”
“Non c’è male.. anche se a Las Vegas stavo meglio. Dobbiamo tornarci un
giorno man! La concentrazione di figa in quel posto è da capogiro!”
“Ahahah! Immagino ti sia
divertito parecchio!” Dall’altra parte sentì una risata sonora “Puoi scommetterci! Non sono stato fermo un
secondo! Tu che mi dici della città degli angeli? Come sono le cose qui?”
“Sempre il solito: università,
amici..” “..ragazze! Come va con Crystal?
State ancora insieme?” “Chi?” “Ahahah!
Cash sei un mostro! Tutte le migliori ti scopi! E poi le scarichi come niente
fosse! Ahaha! Beh.. devo ammettere che stavolta non ti dirò che hai il pane e
non i denti; quella era proprio una rompi coglioni! Non capisco come tu sia
riuscito a sopportarla così tanto!” “Che ti devo dire man.. aveva due gran
belle tette!” “Ahahah! Puoi dirlo forte!
E ora? Chi è la prossima vittima? So che ne hai già un’altra!” “Per ora
niente bro. Anche se mia sorella oggi me ne ha presentata una mica male!” “Ah si? Come sta Gin?” “Ha sempre voglia
di spaccarti la faccia!” “Ce l’ha ancora
con me? Merda.. volevo farmi perdonare” “Ahah! Troppo hai da farti
perdonare; sai com’è fatta!” “Si. Lo so.
Beh? Allora si esce stasera?” “Certo! Io e gli altri andiamo per locali!
Vieni anche tu!” “Ah adesso è così che si
dice? Andare per locali?” “Ahahah! Ma smettila di fare lo scemo! Ci beviamo
una birra in tranquillità. Poi se ci sono le ragazze anche meglio!” “Si, con te che rubi sempre il meglio sulla
piazza! Sono proprio curioso di vedere questa tua nuova pollastrella! Ci sarà
stasera?” “Non ne ho idea, non so che piani abbiano lei e Gin” “Ma avresti voglia di vederla?”
“Sinceramente? Assolutamente si!” “Ah
Cash, non cambierai mai.. va bene, vediamo di conquistare questa bellezza!”
“Grande man! Ci vediamo stasera! Ti passo a prendere per le nove?” “Ok, a stasera!” “Ciao!”
Cash tornò a leggere il suo
libro, ma dopo poche righe già aveva cominciato a non capire quello che
leggeva, già perso nei suoi pensieri. Quella Giada! Era davvero una bellissima
ragazza. Sexy, senza alcun dubbio, ma non appariscente. Si domandò se l’avrebbe
vista quella sera, sperava di si. Scosse la testa auto ironizzando sui suoi
stessi pensieri e ricominciò a leggere.
***
“Ehi Italy! Sei uno schianto!
Maledizione se non fossero finiti li avrei presi anch’io questi shorts!” Disse
la riccia non appena Giada spuntò dal portone “ti stanno una favola! Non vorrai
mica far girare la testa a tutti i ragazzi che incontriamo eh?” Gin accompagnò
la frase con uno sguardo furbo: la bionda capì subito a chi si riferiva e alzò
gli occhi al cielo.
“Non cominciare per favore!”
“Ok ok. Non scaldarti!”
“Allora? Dove andiamo?” moriva
dalla voglia di sapere dove l’avrebbe portata l’amica.
“Hai cenato?” Chiese l’altra
salendo in macchina.
Giada sentì il sangue gelarsi
nelle vene; avrebbe dovuto dirle che era stata a cena con Steven? Non poteva
sapere come avrebbe reagito la riccia, sapeva ancora troppo poco di quello che
era stata la loro relazione. Decise a scanso di equivoci di sorvolare sul suo
pomeriggio, così da evitare in ogni caso qualsiasi scenata di gelosia: “Si.. ho
cenato alla mensa”
“Maledizione! Io sono scappata
di casa prima di cena pensando che avresti preferito dormire che cenare!
Pazienza.. vuol dire che mi guarderai mangiare! Non posso affrontare la serata
a stomaco vuoto!” la bionda si mise a ridere. “Cos’è? Hai piani movimentati per
questa sera che ti servono energie?” Gin prese parte alla sua risata prima di
rispondere: “Ahah! No.. più che altro non penso mi tirerò indietro davanti a
qualche bevuta e non voglio ritrovarmi sbronza dopo meno di mezz’ora! Poi
certo.. se Justin ha in serbo qualche sorpresa per me.. ben venga!”
“Chi è Justin?” Chiese
l’altra, in realtà sapendo già la risposta.. “L’amico figo di Cash di cui ti
parlavo oggi!” “Ah.. giusto!” “Non fare quella faccetta da
maledizione-mi-tocca-vederlo!! So che non ti dispiace l’idea di incontrare mio
fratello!” La bionda sbuffò senza ribattere: meglio non darle corda.
***
La Sunset Boulevard era piena
di gente a quell’ora: gruppi di ragazzi di ogni età popolavano i marciapiedi. I
più grandi reggevano bottiglie avvolte in sacchetti di carta che sicuramente
non contenevano acqua; i più giovani osservavano i locali fantasticando sul
giorno in cui avrebbero potuto metterci piede o avvicinandosi col viso
preoccupato dal fatto che scoprissero che la loro carta d’identità era falsa.
Gin e Giada camminavano ormai da un po’ di tempo. La riccia non smetteva di
parlare, mentre si improvvisava guida turistica per l’amica, che dal suo canto
non si perdeva una parola. Quanto aveva sognato di far parte anche lei di quel
mondo! Los Angeles era la città dove si poteva fare tutto. Dove non dovevi aver
paura di vestirti in modo diverso, che tu fossi un rapper, un amante del rock o
un fighetto, avesti comunque trovato chi è come te. La cosa che più
entusiasmava la ragazza era vedere così tanti gruppi misti, in cui si vedeva un
po’ di tutto e dove non venivi giudicato dall’aspetto.
“E questo è il whiskey a
go-go. Ne avrai sentito parlare suppongo. Va bene. Basta. Ho parlato troppo, ho
bisogno di bere qualcosa!” Gin prese l’amica per un braccio e la trascinò verso
l’entrata del locale, dove un omone di colore con una mole considerevole le
guardò con fare indagatore:
“Documenti” Gin estrasse
prontamente la sua fake ID, consegnandola con tranquillità all’uomo. Giada la
seguì, tentando di sembrare il più rilassata possibile. L’uomo esaminò le due
tessere per qualche secondo, poi senza dire una parola le restituì alle due
ragazze scostandosi dall’ingresso.
Varcarono la porta. L’interno
del locale era buio, illuminato irregolarmente da faretti di vario colore. Gin
si diresse con passo sicuro verso un tavolo piuttosto decentrato. Giada la
seguì subito per evitare di perderla tra quella folla. Quel posto traboccava di
gente!
Ci mise qualche secondo a
inquadrare i ragazzi al tavolo. Erano gli stessi che aveva conosciuto la prima
sera. Gin salutò velocemente il gruppo per poi sedersi vicino a Mark, a cui certo
non dispiacque quell’incontro in parte inaspettato.
Giada si avvicinò disinvolta
al gruppo, quella sera si sentiva carica! Non c’era spazio per la timidezza!
“Ciao ragazzi!” Una pioggia di
saluti le rispose, lei si sedette vicino a Harry, con cui la prima sera si era
trovata meglio che con altri. I ragazzi la tempestavano di domande di ogni
genere! Quasi a fare a gara chi la intratteneva di più. Harry si avvicinava
spesso al suo orecchio prendendo in giro i comportamenti dei compagni, che la
maggior parte delle volte lo sentivano e lo riempivano scherzosamente di
insulti.
Nel locale la musica era alta,
puro rock n’ roll! Giada non poteva credere di essere al whiskey a go-go a
chiacchierare tranquillamente con un gruppo di amici. Probabilmente tutti i suoi
grandi idoli erano stati lì prima di lei, seduti allo stesso posto. Era una
realtà così diversa da quella alla quale era abituata in Italia!
“Te lo sto dicendo! Quel
piccolo idiota di Justin Bieber sta conquistando il mondo della musica cazzo!”
Urlava Harry, già abbastanza alticcio per i suoi standard. Giada e Gin, che
pure avevano bevuto un po’, ma non tanto da mettersi a strillare, ridevano a
crepapelle ascoltando gli strambi discorsi dei ragazzi.
“Non conquisterà la Sunset!
Questi locali sono stati templi di un’era! Non metteranno mai musica
commerciale qui dentro!” Rispondeva Mark. Poco ci mancava che quei due si
mettessero a dare spettacolo nel locale. Gli altri commentavano di rado la
conversazione, chiaramente più interessati alla fauna femminile del posto
piuttosto che alle star emergenti del mondo del pop.
Ad un certo punto, William,
per la gioia del gruppetto di ragazzi seduti al tavolo a fianco, si alzò in
piedi proponendo di spostarsi sulla Santa Monica. L’idea fu accolta con urla di
entusiasmo e il gruppetto si alzò dal tavolo. Gin e Giada furono ovviamente
invitate a partecipare, ma declinarono cortesemente l’invito. La mora non si
era dimenticata della promessa fatta all’amica. Quella sera solo Sunset. Con la
scusa di doversi incontrare con altri amici si staccarono dal gruppo appena
fuori dal locale. I ragazzi si avviarono a piedi verso l’altro grande polo
magnetico per i giovani della città.
“Non arriveranno mai pieni
come sono!” Rise Gin guardandoli barcollare abbracciati per i marciapiedi,
urtando i passanti e beccandosi non pochi insulti.
“Molto bene.. qual è il
prossimo locale?” Chiese Giada con gli occhi lucidi e un sorriso non troppo
presente sulle labbra. L’alcol era andato in circolo, e la ragazza si sentiva
felice e leggera. Gin la prese a braccetto e le due si spostarono dal whiskey a
go-go.
“Il Rainbow! Ecco qual è il
prossimo locale” disse l’americana. “Oddio!! Quel Rainbow? Quello del video?” “Si!
Quello del video!” e ridendo d’eccitazione si avviarono verso il fantomatico
locale.
Ecco qui un nuovo capitolo.. Grazie a tutte quelle che continuano a seguirmi nonostante i lentissimi aggiornmenti :P
Un bacio *.*
Liz
|
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Capitolo 9 *** Going off the rails on a crazy train ***
9. Going off the rails on a crazy train
10- GOING OFF THE RAILS ON A CRAZY TRAIN
Il Rainbow non era un ambiente
più tranquillo del Whiskey a go-go a quell’ora. Le due ragazze esibirono
nuovamente i loro documenti falsi e si sedettero ad un tavolo centrale,
ordinando da bere e ridendo delle battute dei ragazzi della squadra di nuoto.
“Ahahah! Mark si stava per
mettere a piangere quando ha capito che non saremmo andate con loro! Gli hai
spezzato il cuore Gin!”
“Non è vero! Sa perfettamente
che tra noi non c’è niente e se una sera non mi va di seguirlo non lo seguo!”
“Ma che c’entra? Non ho mica
detto che ti controlla! Solo era chiaro che avesse voglia di finire con te la
serata! Non mi sarei sorpresa se ti avesse chiesto di andare a casa con lui
invece che seguire gli altri!”
“Beh dovrebbe sapere che non
sono sempre libera per lui!”
“Ma se ti ci sei strusciata
contro tutta la sera! Chiunque avrebbe pensato che avevi secondi fini!”
“Ma parli tu poi? Tu e Harry
vi siete sussurrati cose all’orecchio per tutto il tempo! Poi ti stupisci se
dico che piaci ai ragazzi!” Le due cominciarono a ridere senza un buon motivo.
Ad un certo punto Giada prese
un profondo respiro e si alzò: “Devo andare in bagno. Torno subito” e si
allontanò dal tavolo.
I bagni del locale non erano
certo splendenti, ma Giada non si scandalizzava per così poco. Qualche minuto e
tornò nella sala principale, facendo lo slalom tra la folla per raggiungere l’amica
al tavolo. Ma quando superò un ragazzo castano si accorse che l’amica non era
più sola. Di fianco a lei stava un bel ragazzo castano che sembrava conoscerla,
anche se lei non sembrava così felice di vederlo. Poteva sentirla urlare da lì
e sebbene non amasse intromettersi si avvicinò ulteriormente al tavolo per
capire se c’era qualcosa che non andava.
“Ti ho detto di sparire
Gillian!”
“Avanti Gin! Perché sei così
scontrosa?”
“Vediamo, forse perché non mi
hai detto di essere fidanzato prima che andassimo a letto insieme! Hai
aspettato che la tua stupida ragazza mi trovasse e provasse a picchiarmi! Razza
di idiota!” “Non potevo mica dirtelo! E poi che ne sapevo che quella pazza
sarebbe venuta a cercarti!” “Magari la prossima volta che vuoi informare mio
fratello di aver tradito la tua ragazza potresti controllare a chi mandi il
messaggio! E non serve che tu scriva nome cognome e codice fiscale!” “Mi
perdoni?” Chiese lui avvicinando il volto a quello di Gin, che non si spostò di
un millimetro. Giada a quel punto fece per allontanarsi, convinta che i due
avessero bisogno di un po’ di privacy. La mora la vide con la coda dell’occhio
e colse la palla al balzo: “Giada! Sei tornata, siediti! Ecco Gillian, non sono
sola quindi vattene” Il ragazzo guardò per un attimo l’italiana mentre questa
si sedeva al tavolo. Che fosse lei? “Cash conosce questa ragazza?” Chiese
allora a Gin “Si perché?” “Ah! Ora si spiega tutto! Aspettate qui un secondo!”
e partì a razzo perdendosi tra la folla.
“Chi è?” chiese subito la
bionda all’altra.
Quella sbuffò sonoramente: “Un
amico di Cash. E indovina un po’? Non siamo in buoni rapporti..” tagliò corto
quella.
“Come mai? Che hai un passato
con lui l’ho intuito subito.. ma cos’è sta storia della ragazza che voleva
menarti?”
“Non è che voleva menarmi. Ha
letteralmente tentato di farlo! Ma io ho fatto arti marziali per anni e lei era
piuttosto gracilina. Sapevo che lui si era trasferito in Nevada. Non so cosa ci
faccia qui..” Disse quella mogia. Giada stava per chiederle se era in qualche
modo sentimentalmente ancora attaccata al ragazzo. Ma quello spuntò alle sue
spalle all’improvviso. E non era solo.
Giada arrossì fino alle punte
dei capelli quando riconobbe la figura di fianco a lui che la guardava
sorridendo. “Perfetto” commentò Gin. Gillian si sedette di fianco alla mora,
mentre Cash non si era ancora azzardato a fare un passo, semplicemente era
rimasto un attimo fermo a guardare la bionda.
“Ciao”
“Ciao..”
“Ciao fratellone. Chissà
perché non mi stupisco di vederti qui.” Cash distolse lo sguardo dalla bionda
per rispondere alla sorella: “Di che ti dovresti stupire? Te l’avevo detto che
sarei stato qui stasera. Al massimo sono io a dover essere sorpreso” intanto si
sedette di fianco a Giada.
“Si lo so che me l’avevi
detto, ma non sapevo ci fosse anche lui” rispose la mora lanciando
un’occhiataccia a Gillian “..altrimenti saremmo andate da un’altra parte”
concluse acida.
“Non fare l’antipatica Gin.
Non rovinare la serata” la riprese il fratello, che era assolutamente
intenzionato a godersi quell’incontro.
“Si si ok.. mi tratterrò”
“Brava tesoro! Vedi? Mi hai già perdonato ammettilo!” Gillian la guardò con un
sorriso da ebete di fronte al quale la mora gettò le armi e scoppiò a ridere.
In fondo fino a quel momento si era divertita. Giada aveva il diritto di
viversi una bella serata con quello che lei sapeva benissimo essere un ragazzo
che le piaceva. E poi infondo Gillian l’aveva sempre fatta ridere molto. Forse
non era così una cattiva idea quella di sotterrare l’ascia di guerra.
***
“Non ci credo neanche se lo
vedo! Figurati se non sei mai andato a vedere uno spogliarello con tutto il
tempo che sei stato a Las Vegas!” “Te lo giuro! Mai e poi mai! Per chi mi hai
preso?” I ragazzi chiacchieravano e ridevano tranquillamente. Gillian teneva alta
l’ilarità generale con tutte le sue battute! Non si poteva non ridere davanti
alla faccia tosta con la quale sosteneva di non aver mai visto uno spogliarello
a Las Vegas. Cash e Giada erano piegati in due dal ridere!
Il moro avrebbe voluto parlare
da solo con lei, per conoscerla meglio e magari perché no.. farsi avanti un
minimo. Ma aspettava l’occasione giusta, non sarebbe stato carino allontanarsi
improvvisamente dall’amico e dalla sorella. Non voleva forzare le cose. E poi..
visto come rideva Gin probabilmente sarebbe stata proprio lei a fornirgli
l’occasione perfetta.
“Per il puttaniere che sei!”
Rispose la mora ridendo.
“Cash! Difendimi fratello!”
Disse quello dando un colpo sul braccio dell’amico “dille che non sono un
puttaniere!”
Cash tentò di farsi serio:
“Beh..” ma scoppiò subito a ridere! “Nah.. non vali niente man!”
Tutto il tavolo rideva di
gusto! “Ci rinuncio.. cambiamo argomento.. ehi tu! Biondina che prendi parte a
quest’ingiustizia contro di me! Raccontaci un po’ qualcosa!” Giada tornò seria
sentendosi chiamata in causa, arrossì leggermente sentendo già lo sguardo di
Cash su di sé.
“Che vuoi che racconti! Io
l’ho visto uno spogliarello!” Disse ridacchiando. Le risate ancora una volta si
sprecarono.
“Avrebbero tutti preferito che
lo facessi! Credimi piccola!” Cash guardò male l’amico. Va bene ridere e
scherzare ma non voleva che cominciasse a fare il cascamorto con Giada. Spesso
non lo faceva neanche di proposito ma Cash conosceva bene la sua influenza
sulle donne: era meglio non correre il rischio.
Ad un tratto quattro ragazzi
si avvicinarono al tavolo. Gin spostò subito lo sguardo da Gillian ad un altro
bel ragazzo castano. La cosa non sfuggì a Gillian che subito si scaldò; era
tornato nelle grazie della mora, chi cazzo rompeva proprio in quel momento? Poi
si accorse che era Justin l’interessato. Erano vecchi amici, dopotutto prima di
partire per il Nevada aveva fatto parte della compagnia di Cash, ormai quei
quattro erano quasi fratelli per lui. Si alzò insieme a Cash per dare i
benvenuto ai nuovi arrivati e fu fatto l’ennesimo giro di presentazioni per
Giada. I quattro si unirono al loro tavolo e Gin si ritrovò seduta tra Justin e
Gillian. Giada la guardava in modo eloquente, si vedeva lontano un miglio che
la mora non avrebbe potuto ritrovarsi in posto migliore. Ora non le restava che
scegliere con quale dei due ragazzi concludere la serata.
Gillian dal canto suo stava
sempre peggio; fosse stato uno qualunque a provarci con Gin quella sera gli
avrebbe detto qualcosa, risolvendo la questione probabilmente con una
scazzottata. Ma Justin era suo amico! Non poteva credere che Gin se ne stesse
lì a ridere complice con l’amico come poco prima faceva con lui! Guardò Justin
da dietro le spalle della ragazza e incrociò il suo sguardo. Negli occhi dell’amico
leggeva che anche lui aveva perfettamente capito qual era la situazione. Si
sorrisero; se la sarebbero giocata da gentiluomini, a suon di drink offerti e
moine.
Nel frattempo Giada era alle
prese con le abbondanti attenzioni che riceveva dagli altri ragazzi. Cash non
ne era felice, ma non poteva nemmeno pretendere niente, quindi si limitò a
rivolgerle le sue attenzioni alla pari degli amici, confortato dagli sguardi
che la bionda gli riservava.
“Ti va di bere qualcosa?”
Chiese a un tratto Justin a Gin. A Gillian uscirono gli occhi fuori dalle
orbite! E per poco non si mise a urlare quando la riccia accettò l’invito,
alzandosi con l’amico e seguendolo verso il bancone. Lui li seguiva con gli
occhi, indeciso sul da farsi.. finché da cazzone qual era non decise di
seguirli, senza farsi troppi problemi per le eventuali reazioni dell’amico di
sempre.
Si avvicinò a Gin che rideva
per una battuta dell’altro da dietro, avvicinandosi al suo collo e parlando
abbastanza ad alta voce da farsi sentire da entrambi.
“Fate ridere anche me!” Gin si
girò guardandolo male, quell’intrusione non ci voleva. Anche se in fondo non
poteva dire che le dispiacesse seriamente. Due uomini che litigavano per lei..
il sogno di moltissime donne. Sorrise beffarda girandosi verso di lui, i visi
molto vicini: “Ti prendevamo in giro” disse maligna.
Gillian mandò un lampo all’amico;
non era leale sparlare dell’altro. Poi tornò a concentrarsi sulla ragazza per
parlarle con la peggior faccia da schiaffi: “Vedi, sono divertente anche quando
non ci sono!”
“Io direi ridicolo più che
divertente..”
“Non ti crede nessuno babe” le
disse in un soffio. Justin decise di intervenire e riprendere in mano la
situazione.
“Avanti Gillian devi ammettere
che i tuoi aneddoti sono sempre i più divertenti”
“Tzè! Tu non dovresti aver
bisogno di ridicolizzare gli amici per far colpo su una ragazza!”
“L’ho imparato da te. Sei tu
che andavi in giro a dire alle ragazze che ero gay perché temevi la
concorrenza!”
“Non l’ho mai fatto!” Rispose
quello offeso!
“Ah si? Perché sai.. mentre
eri in Nevada abbiamo incontrato Khris e lei sembrava piuttosto convinta di quello
che diceva.. ovviamente ho fatto in modo che si ricredesse. E anche Julie era
dello stesso parere” Gillian si ritrovò alle strette.
“Ok ok, ammetto che non è
stato carino! Ma dopo che ti sei mollato con Karen sei diventato un ciclone!”
Justin lo guardò malissimo, sapeva bene che non doveva nominare la sua ex
ragazza, che per certi versi rappresentava ancora una ferita aperta per lui.
“Chi è Karen?” Chiese Gin, non
l’aveva mai sentita nominare, nonostante fosse uscita parecchio tempo col giro
di suo fratello.
Justin tentennò e Gillian non
perse tempo “La sua ex ragazza.. quanto siete stati insieme? Due? Tre anni?” “Tre
anni e mezzo” Rispose l’altro mogio.
“Però.. è un sacco di tempo”
Commentò Gin. Non aveva mai pensato a Justin come a un ragazzo da fidanzamento,
l’aveva conosciuto e ne aveva sempre sentito parlare come di uno bravo che se
ne girava otto la settimana. “Già.. ma in ogni caso ci siamo lasciati quindi..
Cambiamo argomento. Questo non è granché interessante”
“Io invece lo trovo molto
interessante! Come mai vi eravate lasciati? Se ne era andata con un altro?” Justin
era chiaramente in difficoltà. Guardava torvo Gillian che senza pietà gli
riportava alla mente ricordi spiacevoli. Gin se ne accorse e non gradì affatto
il suo comportamento.
“Gillian finiscila, ha già
detto che non ne vuole parlare” Disse secca guardandolo male. Justin la guardò
sorridendo e avvicinandosi a lei le mise un braccio intorno al fianco, tirandola
verso di sé e facendo appoggiare la sua schiena al suo petto. Sfidò l’amico con
gli occhi.
“Visto Gillian, lei ci è
arrivata subito”
Gillian si stava divorando il
fegato davanti a quella scena. Doveva deporre l’ascia di guerra o sarebbe
finita male.
“Ok ok. Scusa. Cambiamo argomento..
ehi! Volete qualcosa da bere? Tra vodka lemon per favore!” si avvicinò anche
lui a Gin, posandole una mano sul fianco libero. Gin non capiva più nulla.. era
incredibile come quei due stessero esplicitamente corteggiandola!
“Se non sbaglio è il tuo
cocktail preferito no?” Disse lui con voce calda e sensuale. La mora lo guardò
maliziosa limitandosi ad annuire. Gillian guardò l’amico. Justin incrociò il
suo sguardo e capì. Ci rifletté un attimo su.. poi annuì sorridendo. La riccia
notò il cambio di espressione nel volto di Gillian, perché quello di Justin non
riusciva a vederlo in quella posizione, ma non ce n’era bisogno, capì
perfettamente cosa sarebbe successo. Sorrise soddisfatta.. in fondo, perché scegliere
quando poteva averlo tutti e due?
***
Intanto Giada era rimasta al
tavolo a chiacchierare con gli altri. Ogni tanto sbirciava in direzione del
trio fermo al bancone. Guardò ancora una volta in quella direzione e sentì Cash
parlare vicino al suo orecchio “Conoscendo Gin non tornano” Disse ridacchiando,
la bionda sorrise e si girò verso di lui pronta a dire qualcosa, ma le parole
non le uscirono di bocca quando si accorse di quanto effettivamente il viso del
moro le stesse vicino. Studiò i suoi occhi neri, la linea del suo naso e rimase
qualche secondo a studiare quelle labbra carnose, così simili a quelle del
padre e della sorella.. ma inevitabilmente molto più invitanti. Inconsciamente
si morse leggermente il labbro inferiore. Cash la guardava con occhi colmi di
desiderio, seguendo il movimento dei denti bianchi che stringevano la carne del
labbro inferiore di lei.
“Usciamo a fumare una
sigaretta” Non era una domanda, non avrebbe avuto bisogno di risposta. Si alzò,
prendendo la bionda per mano e invitandola a seguirlo. Nemmeno si accorse dei
commenti che si alzarono dagli altri seduti al tavolo.. anche se non si può
dire lo stesso di Giada, che arrossì fino alle punte dei capelli.
Cash puntò dritto l’uscita del
locale. Una volta in strada respirò l’aria della sera e spostatosi dalla massa
di gente che sostava nei pressi dell’ingresso si appoggiò a un muro,
trascinando la bionda verso di sé e posandole le mani sui fianchi.
“Eccoci qui”
|
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Capitolo 10 *** My worst enemy ***
10. My worst enemy
10 MY WORST ENEMY
I rumori della città, di
macchine in corsa, di voci di passanti, e le luci dei lampioni, dei fari, delle
grosse insegne appese ai locali erano uno sfondo così poco adatto a quello che
Cash stava ammirando. E tuttavia così perfetto. Il viso della ragazza veniva
illuminato a tratti da luci di diverso colore e un lampione poco più in là
faceva risplendere i suoi capelli di luce artificiale, ma ad ogni modo
risplendere. Non sapeva quanto tempo era passato da quando aveva appoggiato
pesantemente la sua schiena al muro, tirando contro di sé i fianchi della
ragazza, spinto da chissà quale forte desiderio di sentirla più vicina a sé.
Sarà forse stato il suo sguardo di poco prima, quando aveva inconsapevolmente
portato gli incisivi a torturarsi il labbro inferiore in modo così eccitante?
Non sapeva dirlo. Non sapeva descrivere quali fossero stati i suoi sentimenti
quella sera. Quella che prima considerava semplicemente una bella ragazza, di
quelle per le quali vale la pena spendere un po’ del proprio tempo in cambio di
una notte da favola, in quelle poche ore aveva assunto una luce decisamente
diversa e per certi versi inquietante ai suoi occhi. Il modo in cui l’aveva
vista sgranare i grandi occhi azzurri quando si era avvicinato al tavolo, la sua
limpida risata alle battute di Gillian, i suoi modi così dolci nei confronti di
quelli che era consapevole fossero degli animali più che degli amici, l’avevano
incatenato a un pensiero diverso. La preoccupazione mal celata che gli aveva
letto negli occhi quando, tentando di non farsi vedere, cercava con lo sguardo
sua sorella, che conosceva da così poco; si era stupito di vedere così tanto di
quella ragazza in una sola sera, e quello che aveva visto, l’aveva colpito
profondamente. Ma più di tutto, era stato il modo in cui si era rivolto a lui,
il modo in cui forse senza una vera intenzione gli aveva riservato piccole
attenzioni che l’avevano fatto sentire così diverso da tutte le altre persone
sedute a quel tavolo a fargli realizzare quanto fosse diverso il suo
atteggiamento verso quella ragazza. Anche ora, mentre lo guardava con gli occhi
resi lucidi dalle luci notturne, non poteva non sentire quanto si stesse
avvicinando a lei, alla sua persona, al suo carattere. E aveva paura, aveva
paura perché Giada sembrava aver risvegliato in lui sentimenti assopiti da
tempo, o sarebbe meglio dire mai davvero accesi. Da nessuno.
La sensazione del cuore che
forte martellava nel petto le provocava un forte fastidio. Non le piaceva
l’idea di emozionarsi così alla presenza di Cash. Non era venuta in America in
cerca di storie complicate e casini. Non le piaceva il fatto che sentisse nel
suo stomaco quella morsa che anche Robin era stato in grado di provocarle.
Allora le era piaciuta, si era lasciata andare. Ma ora era diverso; il luogo
era sbagliato, il momento era sbagliato. Eppure quella morsa stringeva sempre
di più man mano che i secondi passavano senza che lui accennasse a distogliere
lo sguardo. E più quella morsa stringeva, più Giada sentiva crescere in lei una
sensazione di tipo diverso, il bisogno quasi fisico di avvicinarsi di più a
lui. Non era sol una questione di chimica tra due corpi; non voleva meramente
accostarsi al suo fisico. Voleva unirsi a lui in modo più profondo; voleva
conoscerlo meglio, scoprire cosa gli piaceva e cosa no. E soprattutto, in quel
momento in cui quelle sensazioni tanto la confondevano e spaventavano, sentiva
il bisogno di udire la sua voce bassa e roca che se non altro avrebbe placato i
suoi sentimenti, così assurdamente alimentati dal suo sguardo penetrante.
“Ho finito le sigarette”
Quanto suonò falsa e stupida quella frase anche alle sue di orecchie! Ma non
riusciva più a sostenere quell’assurdo silenzio. Era chiaro che Cash la
attraeva, ma non era il caso di abbandonarsi a momenti imbarazzanti come
quello; anche se non era per niente sicura di aver letto imbarazzo negli occhi
di lui.
Cash fu come risvegliato da un
sogno ad occhi aperti quando quelle poche lo raggiunsero. Si scosse tornando
coi piedi per terra e senza nemmeno essere sicuro di aver capito cosa la
ragazza gli aveva detto, tirò fuori il pacchetto pieno di sigarette,
offrendogliele in ogni caso. Non poté fare a meno di seguire trasognante con lo
sguardo il percorso della sigaretta fino alle labbra della bionda e il modo in cui
queste si arricciavano per indirizzare la sigaretta verso l’accendino,
saldamente tenuto in una mano mentre l’altra era impegnata a proteggere la
fiamma più per abitudine che non per un’effettiva presenza di vento. Cash la
imitò accendendosi a sua volta una sigaretta, sbuffò fuori dalle labbra carnose
una nuvola di fumo denso, scostando finalmente lo sguardo dalla ragazza e
alzando gli occhi al cielo, un cielo senza stelle, invisibili immersi com’erano
nelle luci metropolitane.
Il silenzio calò di nuovo tra
loro. Giada si sentiva quasi imbarazzata dall’improvviso mutismo nel quale si
era chiuso il ragazzo, ma allo stesso tempo, senza il suo sguardo palpabile su
di lei, ebbe il tempo di ammirarlo più da vicino, mentre lui era distratto da
chissà quali pensieri. Era bellissimo col capo appoggiato al muro e gli occhi
semichiusi, le sensuali labbra che a tratti stringevano la sigaretta, per poi
rilassarsi e gettare fuori il fumo bianco. Passò osservando la linea della sua
mandibola e del suo collo, fino al pomo d’Adamo e più giù, dove la t-shirt
usurata e dal collo stracciato lasciava spuntare i forti muscoli delle spalle e
le clavicole. Inspirò a pieni polmoni tra un tiro e l’altro, sentendo
distintamente l’odore del moro entrarle prepotentemente nelle narici. Espulse
l’aria in un sospiro che arrivò all’orecchio del ragazzo. Lo vide staccare la
testa dal muro e tornare a fissare quei pozzi scuri nei suoi occhi chiari e
sorriderle teneramente mentre aspirava un altro tiro dalla sigaretta. Abbassò
lo sguardo sentendo il calore salirle alle gote.
“Sei di poche parole” Cash non
aveva nessuna intenzione di proferire parola; quel silenzio non gli era pesato
affatto. Sarebbe rimasto lì a lungo, semplicemente godendosi il dolce contatto
della sua mano sul fianco di lei, del suo polpaccio che sfiorava leggermente la
sua gamba. Ma aveva visto con la coda dell’occhio le guance di Giada tingersi
di rosso. A differenza sua la ragazza era evidentemente imbarazzata, così tentò
di alleggerire la tensione che quel momento aveva creato.
“Anche tu” Rispose lei senza
il coraggio di alzare lo sguardo, ma comunque grata per quella domanda che
aveva aiutato ad allentare i suoi nervi. La sua attenzione rivolta alla
sensazione di calore che la mano del moro provocava alla sua pelle col contatto
attraverso la stoffa della t-shirt.
“Ti stai divertendo stasera?”
“Si.. molto. I tuoi amici sono
simpatici” Si sentiva come un’adolescente alle prime armi e la cosa la
infastidiva. Era sempre stata disinibita lei.
“Già.. sono un po’ degli animali,
ma ci si accontenta no? Spero non ti abbiano scandalizzata a suon di rutti”
Ridacchiò lui ripensando alle scene poco ortodosse che Giada aveva visto poco
prima. La risata di lei che si univa alla sua fu un toccasana. “Si insomma,
diciamo che non sono proprio dei principi!”.
Ancora una volta quegli occhi
fermi a fissarla. Ma perché faceva così? Cosa aveva fatto adesso? Suo malgrado
sentiva chiaramente il calore spargersi nel suo corpo anche solo all’idea che
Cash la guardasse in quel modo.. e questa volta non stava arrossendo.
“Sei bella quando ridi” Quel
commento gli uscì spontaneo. Si pentì poco dopo di averlo detto. Come gli era
saltato in mente di esporsi così! Si conoscevano da così poco! Tuttavia non
poté trattenere la propria curiosità di vedere la reazione di lei. Giada dal
canto suo rimase spiazzata. Lo guardò sforzandosi di non far crollare la
mandibola e assumere quindi una faccia da pesce. Perché poi era così
suscettibile ai complimenti maledizione!
Distolse lo sguardo arrossendo
per l’ennesima volta quella sera. Si schiarì la voce nel vano tentativo di
liberarsi dell’emozione che le stava montando dentro. Cash intanto si
compiaceva di quelle reazioni; allora non le era indifferente! Fantastico.
“Ti sei sistemata bene al
campus?” Meglio portare la conversazione su argomenti più neutri, per evitare
di esporsi ulteriormente e magari spaventarla.
“Si si. In realtà non ho
nemmeno disfatto la valigia, tua sorella mi tiene piuttosto occupata!”
“Ahah! Si Gin è fatta così.
Appena qualcuno le sta simpatico si prodiga costantemente per il suo
divertimento”
“Mmm.. è un’affermazione
piuttosto equivoca non trovi?” Ridacchiò lei.
“Già! Ma per Gin vale in
qualsiasi chiave di lettura.”
“Ma guarda un po’ chi si vede”
Giada riconobbe al volo quella voce. Sentì un brivido d’ansia correrle su per
la spina dorsale; adesso sarebbero stati guai. Si girò solo per confermare i
suoi sospetti. Steven Rose se ne stava mani in tasca a qualche metro da lei e
Cash. Guardando il ragazzo, che ancora la stringeva per i fianchi, con una
scintilla di puro odio negli occhi. La bionda sentì chiaramente i nervi del
moro tendersi nonostante il piccolo contatto, e i muscoli delle sue braccia
tirarsi. Cash guardava il rosso con altrettanto astio. Per niente grato
dell’interruzione e ancora inconsapevole dei precedenti incontri dei due.
“Ciao anche a te Rose” lo
salutò tutt’altro che amichevolmente “mi mancavano le tue buone maniere”
aggiunse non riuscendo a trattenersi dal fare quel commento sarcastico.
“Non ho certo bisogno di usarle
con te le buone maniere, me le tengo buone per far colpo sulle signore, come la
nostra bella Giada qui ha avuto modo di constatare!” Eccolo lì, Steven Rose che
non ci pensa due volte a pugnalare direttamente il suo rivale di sempre. Averli
visti così vicini gli aveva provocato un forte moto di rabbia e perché no.. di
gelosia. Non sopportava l’idea che il moretto avesse già avuto modo di
mettergli i bastoni tra le ruote. Non gli avrebbe permesso di rubargli il
proprio giocattolo nuovo; perché era questo per lui Giada, un nuovo giocattolo
con cui divertirsi un po’ prima di stancarsi e rivolgere la propria attenzione
a qualcos’altro. O almeno così credeva, quando senza alcun dubbio attribuì quel
sentimento d’astio evidentemente eccessivo al fatto che fosse Cash quello a cui
Giada riservava attenzioni particolari e non un ragazzo qualunque.
Cash intanto soppesava le
parole del rosso. Si era sentito chiaramente ferito, non solo nell’orgoglio,
nello scoprire che i due si conoscevano, e il sorrisetto beffardo che l’altro
non accennava a togliersi dalla faccia non lo aiutava affatto. Aveva sentito
Giada irrigidirsi alle sue parole e si girò solo un attimo a guardarla. La
ragazza teneva la testa bassa come chi è stato scoperto a combinare un guaio.
Non sarebbe riuscito ad avercela con lei nemmeno se avesse voluto, oltre al
fatto che la bionda non era affatto tenuta a sapere della rivalità dei due.
“Beh.. mi spiace solo che
abbia dovuto subire i tuoi modi poco gentili” Disse il moro tentando di non far
trapelare la sua gelosia. Sperava ardentemente che Steven avesse giocato
l’unica sua arma in possesso, e che non fosse in grado di nuocergli
ulteriormente. “Non mi sembrava che subisse granché oggi a cena. Vero Giada?”
La ragazza alzò gli occhi duri sul rosso; non le piaceva affatto come lui
stesse sfoggiando quell’unica uscita insieme. Gli dispiaceva più che altro che Cash
dovesse scoprire del suo “rapporto” con Steven in quel modo, soprattutto dopo
quello che aveva saputo da Gin e il modo in cui si erano sviluppati gli eventi
di quella sera.
Giada sentì il moro
allontanarla leggermente dal suo corpo e la presa sui suoi fianchi sparire. Lui
non la guardava, teneva lo sguardo fisso su Steven come se avesse potuto
colpirlo con quei suoi occhi scuri. Incrociò le braccia guardando a sua volta
il rosso, cercando disperatamente un modo per porre fine a quella lotta di
sguardi. “Cosa vuoi Steven?” Chiese giusto per attirare l’attenzione del
ragazzo e distoglierlo da Cash “Sai fin troppo bene che voglio.. e poi sei tu
che mi hai dato appuntamento qui. Ricordi?” Ecco, ora che sentiva di nuovo
addosso lo sguardo di Cash avrebbe voluto sprofondare, perché era uno sguardo
ben diverso da quelli che le aveva riserbato per tutta la serata. Sentì il
forte bisogno di difendersi da quelle accuse non vere “Io non ti ho invitato”
disse cercando di sembrare il più convincente possibile, tuttavia senza che il
suo sembrasse un rimprovero agli occhi del rosso.
“Beh, non direi. Mi hai detto
tu che saresti venuta qui e che se fossi stato da queste parti ci saremmo
visti. A me questo suona come un invito”
“Ho solo risposto alla tua
domanda. Tu mi hai chiesto cosa avrei fatto stasera..”
“Mi vuoi dire che non sei
contenta di vedermi?” La bionda tentennò. Come rispondere senza che Cash si
infuriasse probabilmente andandosene e allo stesso tempo senza alterare il
precario umore del rosso? Sorvolando sul fatto che avrebbe mentito se avesse
detto che le dispiaceva vederlo. Certo, i suoi modi spesso la infastidivano e
con Cash si era trovata benissimo quella sera. Ma non poteva negare
l’attrazione quasi magnetica che Steven aveva su di lei.
“Il tuo egocentrismo mi
stupisce!” Tentò di deviare il discorso ed evitare una risposta.. “Fa parte del
mio fascino! Allora? Beviamo qualcosa?” Chiese quello avvicinandosi
impudentemente alla ragazza nonostante il moro. A quel punto Giada si alterò
parecchio. Era un figo impossibile negarlo, e se la situazione fosse stata
altra probabilmente avrebbe accettato senza problemi quell’invito; ma così no.
Non poteva davvero pensarla così persa per lui da lasciare lì Cash da solo. “No
Steven.. forse non te ne sei accorto ma ci hai interrotto.” Lo sguardo sorpreso
del rosso portò di nuovo piacere alla bionda!
“Ma davvero? Interrotto da
cosa?”
“Stavamo parlando” Intervenne
Cash, grato della piega che stava prendendo la cosa.
“Ma certo! Cos’altro potresti
fare con una ragazza come lei Hudson?” Rispose quello guardandolo con sdegno.
“Non fare lo sbruffone con me Rose.. non credo mi serva ricordarti cosa posso
fare con le ragazze che ti piacciono” Affondo andato a segno! Impagabile
l’espressione del rosso.. anche se i tipi come lui non ci mettono molto a
rialzarsi: “Ti ho sempre restituito il favore!”. Ma Cash si era preparato a
questa risposta e non ne fu turbato, capace di rispondere tranquillamente “Lo
so. Non sono io quello che ha messo in dubbio le capacità dell’altro”.
Giada aveva assistito allo
scambio di battute basita. Quei due si odiavano proprio! Impossibile negarlo..
la cosa la eccitava da morire! Pensare che tue ragazzi così potessero litigare
per lei! Il sogno di moltissime donne.. Nonostante questo però, si era stufata
dei battibecchi dei due e voleva rimanere di nuovo sola con Cash.
“Potreste finirla? Io non sono
un oggetto per il quale litigare! Chiaro?” I due si voltarono a guardarla, Cash sorrise piano: “Bene Rose.
Direi che è l’ora che tu ti faccia da parte..”. Il rosso si accigliò: “Perché
doveri essere io a farmi da parte?”. Giada venne in aiuto del moro “Perché ci
hai interrotti, te l’ho già detto”.
Steven le rivolse uno sguardo
che non aveva nulla di buono, quella ragazza stava tirando troppo la corda.. il
suo orgoglio l’avrebbe spinto a rinunciare o a prenderla per sfinimento. E
probabilmente avrebbe optato per la seconda, più allettato dall’idea di
infastidire Cash che per puro sentimento per lei. Non era però il caso di
andare avanti; probabilmente quella sera, con la testa della ragazza inebriata
delle belle parole di Cash, non avrebbe ottenuto granché. La salutò mesto
azzardando un bacio sulla guancia e riservò un’occhiataccia a Cash prima di
allontanarsi dalla coppia. Ferito, ma non vinto..
Eccomi con un nuovo capitolo ragazze! Grazie mille a chi recensisce!
Un bacio! Liz
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Capitolo 11 *** What now? ***
11. What now?
Ciao a tutte!
Dopo
un'eternità sono finalmente riuscita a ritrovare un po' di
ispirazione per questa storia e a mandarla avanti.. anche se di poco.
Questo capitolo non è un granché ma mi serviva
assolutamente per rimettermi in carreggiata.
Se
ancora c'è qualche anima pia (aggiungerei dalla pazienza
infinita!) che ancora si ricorda questa storia e ha ancora voglia di
seguirla, io sarò felicissima di leggere i vostri preziosissimi
commenti!
Un bacio! Liz
11- WHAT NOW?
I due osservarono il rosso che si allontanava. Cash non
aveva niente da dire. Tornò ad appoggiare la schiena al muro con sguardo basso,
immerso nei suoi pensieri. Che odio Rose! Ogni volta la stessa storia, non
faceva in tempo a conoscere una ragazza che in un modo o nell’altro lui era già
tra i piedi. Era strano come ci fosse un triangolo tra loro due e sua sorella
che li portava ad incontrarsi continuamente, nonostante ormai fossero tutti
all’università e non si vedessero più a lezione. Lui era una maledizione.. la
sua croce. Ma questa volta nessun compromesso, non intendeva piegarsi al
carattere del rivale.
“Mi dispiace” La voce di Giada lo riscosse dai suoi
pensieri. Lei stava davanti a lui e guardava le punte delle sue scarpe. Sorrise
dolcemente per il suo imbarazzo: “Non è colpa tua.” Disse sinceramente.
“Non avevo idea che si presentasse davvero qui..”
“Tranquilla Giada, è tutto a posto. Conosco Steven meglio
di te, so soppesare bene le sue parole”
Giada si rilassò un poco, se non altro Cash sembrava convinto
di quello che diceva: “Non voglio che pensi che ho.. insomma.. che ho passato
la serata con te pur avendo invitato un altro.”
“Non penso tu sia quel tipo di ragazza.. ma non nascondo
che mi infastidisce il fatto che voi due vi conosciate.”
“Lo so.. Gin mi ha detto che non siete in buoni rapporti”
Cash ridacchiò “Si beh.. credo si possa dire che è una rivalità genetica.”
Giada sorrise, se non altro lui tentava di buttarla sul
ridere, ma era ovvio ad entrambi che la sua comparsa aveva spezzato per il
momento quell’intimità che si era creata così presto tra loro; era inevitabile.
Stettero ancora un po’ fuori dal locale chiacchierando del più e del meno. Ma
il cambiamento si sentiva e non solo dalla mancanza di contatto fisico tra i
due.
Nel frattempo Gin era ancora alle prese coi due
pretendenti al bancone del bar. Ormai l’alcol cominciava a farsi sentire e la
ragazza rideva per qualsiasi cosa dicessero. La loro complicità si vedeva
lontano un miglio, non era difficile immaginare come sarebbe andata a finire la
serata per quei tre. Gin era stata abbastanza palese nel suo intento, non
lasciandosi scappare nessuna occasione per civettare in maniera più palese con
l’uno e con l’altro. Per sua fortuna i due sembravano non opporsi alla cosa,
anzi.. la prendevano in giro e scherzavano tra loro. Inutile dire quanto la
cosa lusingasse la ragazza, alla quale brillavano gli occhi solo all’idea di
passare la notte con loro!
Non ebbe però il tempo di godersi quelle sensazioni, e lo
capì quando vide un’inconfondibile chioma rossa che si avvicinava al trio.
Sbuffò all’idea..
Non era raro che si incontrassero, visto che uscivano più
o meno nelle stesse zone, ma il fatto che Steven Rose venisse apertamente a
cercarla non significava nulla di buono. Lo vide farsi strada tra la gente con
poca delicatezza, a suon di gomitate quando ne aveva bisogno e poco dopo se lo
ritrovò praticamente davanti. Aveva lo sguardo arrabbiato, il che poteva solo
peggiorare la situazione.
“Ciao Gin” La mora rispose se possibile con ancora meno
entusiasmo di quello che lui aveva mostrato. Inutile dire che Justin e Gillian
non erano per niente grati di quell’interruzione, ma a questo Steven non badò.
“Posso parlarti un secondo?”
Gin sbarrò gli occhi dalla sorpresa: questa si che era
nuova! Steven Rose non chiedeva di poter parlare un secondo, Steven Rose
parlava e basta. “Si.. Scusate ragazzi torno subito”
I due si allontanarono di qualche metro, Steven si
appoggiò al bancone e Gin lo raggiunse.
“Pare che ti stia divertendo!” Disse malizioso. “Adesso
hai addirittura bisogno di due persone per soddisfarti?” Chiese con una punta
di malignità.
“Steven se sei venuto qui per giudicare come passo le
giornate puoi anche tornare da dove sei venuto, non mi interessa la tua
opinione” “Ok ok, niente commentini. Non mi interessa cosa fai e con chi.”
“Allora? Cosa vuoi?”
“Hai presentato Giada a tuo fratello?” Chiese lui
diretto. Gin era un po’ spiazzata; si girò per la prima volta verso il tavolo
dove aveva lasciato l’amica e si accorse che i due mancavano. E brava Giada! Le
venne quasi da ridere all’idea che il rosso fosse geloso. “Perché ti interessa
Rose? Sei geloso?” “Dimmi solo se sei stata tu a fargliela conoscere” Chiese
lui secco. “Non era premeditato se ti può consolare. Giada mi ha accompagnata a
casa ieri, si sono conosciuti lì.. ha conosciuto anche London e i miei.” Steven
si passò una mano sulle labbra frustrato. Troppi elementi convergevano
ostacolandolo: Giada era amica di Gin, avrebbero passato molto tempo insieme.
Era fan di Slash, il che certo non l’avrebbe tenuta lontana da casa Hudson. Il
rapporto con Cash sembrava già troppo intimo per due che si conoscono da un
giorno. E per quanto riguarda London: era la sua specialità assillare le belle
ragazze pur non avendo intenzioni serie.. e questo inevitabilmente portava Cash
ancora più vicino alla bionda, visto che i due fratelli erano molto uniti e
uscivano spesso insieme.
Gin dal canto suo si godeva le espressioni del rosso. Non
la infastidiva il fatto che fosse così interessato alla sua amica. Non era la
prima volta che il rosso prendeva di mira una sua amica. Nei primi tempi dopo
la loro definitiva rottura l’aveva fatto spesso nel tentativo di far ingelosire
la mora, e ogni tanto bisognava ammettere che ci fosse anche riuscito. Ma ormai
era acqua passata; Gin aveva imparato a non preoccuparsi più delle sue bravate.
Ma il fatto che la bionda gli desse del filo da torcere le faceva piacere.. era
ora che Rose trovasse una ragazza non disposta a buttarsi tra le sue braccia ad
una sua parola. Le dispiaceva solo per Cash. Quei due si erano fatti male a
vicenda già troppe volte.. e ogni volta che finivano in una competizione di
qualsiasi genere il fratello si stressava parecchio. Non voleva che accadesse
di nuovo e soprattutto non voleva che Rose vincesse..
“Cavolo Steve.. sei proprio perso!”
“Che cazzo dici?”
“Dico che si legge lontano un miglio che sei geloso di
Giada”
“Non dire stronzate Gin, lo sai che il problema è tuo
fratello.. di lei non mi importa”
“Si certo.. è per questo che oggi hai insistito tanto per
portarla fuori a cena, pur dopo aver ricevuto un sonoro due di picche?” Steven
la guardò con odio.
“Nessun due di picche. Non credere che sia il tipo capace
di correre dietro ad una ragazza solo per il suo bel faccino.. la tua amica fa
solo la difficile. Tutto qui”
“Certo.. allora perché ti preoccupi tanto?”
“Mi preoccupo perché so fin troppo bene che tu e tuo
fratello farete di tutto per mettermi i bastoni fra le ruote”
“Non puoi chiedermi di andare contro mio fratello.. e poi
perché non rinunci? Se lei non ti interessa evita la fatica dell’ennesima
competizione tra voi due no?”
“Non mi tirerò indietro per lasciare campo libero a tuo
fratello! Vuoi farmi incazzare Gin? Vuoi remarmi contro?” Si avvicinò di molto
al suo viso “Fai pure.. poi però non venirmi a dire che sono io quello geloso”
e con un sorriso di scherno la lasciò lì allontanandosi.
Gin rimase un attimo ferma a soppesare le parole del
rosso. Era gelosa? No.. non poteva più permettersi di essere gelosa di Steven.
Fece finta di nulla e tornò da Gillian e Justin.
***
“Comincia a fare freddo. Vuoi tornare dentro?” Cash e
Giada erano rimasti fuori a parlare. Ogni tanto la bionda aveva intravisto la
chioma rossa di Steven che chiacchierava con un gruppo di ragazzi non molto
lontani da loro, poi tornava dentro il bar, poi usciva di nuovo. Anche Cash
aveva osservato i movimenti del rosso, e la bionda questo l’aveva notato bene:
la sua espressione cambiava ogni volta che i suoi occhi riconoscevano la figura
del rivale, e il suo tono si induriva per qualche secondo prima di tornare alla
sua normale tonalità. Sembrava che la rabbia gli rimontasse dentro ogni volta
che l’altro era nei paraggi; sembrava che si sforzasse di non far vedere che il
fatto che lei e il rosso si conoscessero lo infastidiva.
“Ne vuoi parlare?” Chiese con fare un po’ titubante.
“Come scusa?” chiese lui preso nei suoi pensieri.
“Vuoi sapere come stanno le cose tra me e Steven? Come ci
siamo conosciuti eccetera?”
Lui sbuffò una risata: “No Giada. Tranquilla. Non mi devi
nessuna spiegazione te l’ho già detto.. e meno mi si parla di Steven meglio
sto. Quindi meglio tornare dentro”
Giada non voleva tornare dentro. Le piaceva parlare con
lui. Ma dopo quell’interruzione il discorso era ripreso con toni decisamente
più freddi e si vedeva che Cash non era più così a suo agio. Così non protestò
e lo seguì all’interno del locale, sorpassandolo quando lui aprì la porta
scostandosi per lasciarla passare. Cash la condusse di nuovo al tavolo coi suoi
amici, dove non mancarono commentini e frecciatine varie sulla loro lunga pausa
sigaretta. Giada ci rideva sopra e rispondeva a tono, il che fece molto piacere
a Cash: adorava le ragazze capaci di autoironizzare!
“Ehi doveva essere lunghissima quella sigaretta Cash!”
commentò ridendo sotto i baffi Mike, uno degli amici di Cash ancora seduti al
tavolo. Il riccio non disse nulla, ridacchiando e dandogli una non troppo
delicata gomitata in un fianco.
Giada imbarazzata abbassò gli occhi e guardò in un’altra
direzione. Inconsapevolmente rivolse la sua attenzione al bancone del bar, per
vedere come se la cavava Gin. Strabuzzò gli occhi dallo stupore e non fu capace
di rispondere a Cash che la chiamava
Gin era sparita!
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Capitolo 12 *** Blowing in the wind ***
12. BLOWING IN THE WIND
12. BLOWING IN THE WIND
Ok, ok il mio ultimo aggiornamento
risale al lontano 05/03/2014.. poco ci mancava e stappavo la bottiglia per l’anniversario.
Chiedo scusa a tutte le ragazze che seguivano la storia quando i capitoli
arrivavano in tempi ragionevoli, e le ringrazio molto per i loro apprezzamenti.
Spero comunque che a qualcuna possa ancora interessare questa lentissima
storia. Purtroppo ho perso la costanza che avevo nello scrivere.. e non la
trovo più :P.
Ad ogni modo, ecco un altro
capitolo.
Un bacio! Liz
Giada non riusciva ancora a credere ai suoi
occhi. Si guardò intorno per vedere se riusciva a scorgere Gin da qualche
parte.. ma niente. Stava iniziando ad agitarsi; come aveva potuto andarsene
senza dirle niente!?
Inizialmente si arrabbiò. Dopodiché un
altro pensiero la distrasse dalla rabbia. Come avrebbe fatto a tornare al
campus? Di notte i pullman non funzionavano e a piedi ci avrebbe messo un'ora
macinando chilometri.. era ovvio che avrebbe dovuto chiedere un passaggio a
Cash, perché con quello che era successo quella sera non si fidava a chiedere a
Steve.
Pensandoci bene però nemmeno chiedere a
Cash era una meravigliosa idea: già le era andata bene che il ragazzo non si
fosse arrabbiato troppo per la scenetta di Steve, forse chiedergli anche di accompagnarla
a casa era tirare un po' troppo la
corda..
Non sapeva davvero cosa fare.
Stava pensando ad una lunga lista di
insulti da urlare a Gin il giorno dopo quando fu distratta dai suoi pensieri da
un amico di Cash: "Ehi bionda! Ti sei incantata?" Solo in quel
momento Giada si accorse che i ragazzi si erano alzati in piedi e stavano per
andare a casa. Fantastico.. non aveva nemmeno troppo tempo per decidere!
Balbettò qualcosa che l’amico di Cash
nemmeno ascoltò, ma al riccio non sfuggì quell’indecifrabile “cercavo Gin”.
“Ti riporto io al campus se hai bisogno di
un passaggio” il suo tono era dolce e premuroso, Giada si rilassò un attimo
pensando che forse aveva esagerato, che il riccio non si fosse fatto venire il
sangue amaro per Steven. “Non credo che mia sorella tornerà.. e poi sei di
strada” la bionda sorrise riconoscente, alzandosi e raggiungendo il gruppo alla
cassa.
Le fu offerto da bere dagli uomini
presenti, c’era un gran urlare tra loro e alla fine del battibecco non aveva
ben capito chi dovesse ringraziare per quella bevuta regalata. Poco prima di
uscire dal locale, mentre già Cash le aveva aperto la porta, scorse per
l’ultima volta quella sera la chioma rossa. Le dispiaceva per come si erano
messe le cose, ma non se ne fece un cruccio e senza il minimo segno di
esitazione uscì dall’affollato locale.
***
Giada non era un’amante dello sfarzo. Nonostante la sua
famiglia fosse benestante, non era stata cresciuta nel lusso e aveva imparato
ad apprezzare le cose semplici. Tuttavia non poteva negare quanto fosse
piacevole e liberatoria la sensazione del vento tra i capelli mentre Cash
sfrecciava tra le vie illuminate con un’elegante decappottabile nera. Non si
erano detti granché nel tragitto in macchina, il moro aveva acceso la radio e
si era messo a picchiettare il volante con le dita, mentre le note di un cd
molto rock si perdevano nel vento forte, accarezzando lievemente l’orecchio.
Giada pensò di aver già sentito quel gruppo, uno dei grandi pilastri degli anni
80, gli Skid Row. Li aveva sempre adorati, perché erano in grado di
trasmetterle un’energia fortissima. Ma quello era un brano lento.. che la
cullava e la aiutava a rilassarsi.
Non si era nemmeno accorta di essersi addormentata. Fu
svegliata dalla calda voce di Cash e dal suo tocco leggero sulla spalla.
Spalancò i grandi occhi azzurri e guardò il ragazzo. Vuoi la stanchezza, vuoi
la birra che aveva bevuto o vuoi semplicemente il ragazzo in sé, in quel
momento Cash le sembrò ancora più bello. Sorrise lievemente vedendo che anche
lui le sorrideva, un sorriso misto tra il dolce e il divertito. La ragazza
arrossì un po’ trovandoselo così vicino, con quel sorriso mozzafiato. “Non
avresti dovuto lasciare che mi addormentassi..”
“E perché no? Sembravi stanca.. e poi eri ancora più
carina mentre dormivi” Giada sentì nuovamente il calore irradiare le sue gote.
“Mi spiace solo di non essere stata di gran compagnia”
“Nessun problema, mi hai sopportato abbastanza a lungo
per stasera” disse lui facendole un occhiolino e scendendo dalla macchina, fece
il giro della vettura per andarle ad aprire la portiera.
“Non direi di averti sopportato” disse lei afferrando la
mano che il moro le porgeva e uscendo dall’abitacolo “mi ha fatto piacere
chiacchierare con te” disse con un sorriso.
“Anche a me!” rispose l’altro. Ci furono pochi istanti di
silenzio; non era un silenzio pesante, semplicemente ognuno dei due stava
soppesando le parole appena dette.. Cash sembrò riprendersi da un profondo
pensiero quando esordì con un “beh, sei arrivata!”. Si accorse subito che avrebbe
potuto trovare qualcosa di meglio da dire, ma ormai il danno era fatto.
Giada asserì ringraziandolo ancora per il passaggio.
“Beh allora.. ci vediamo domani. Anche tu inizi le
lezioni no?”
“Si. Devo ancora memorizzare dove sono le aule, sarò
continuamente in ritardo domani..”
“Beh se ti serve una mano, sai a chi chiedere!” Il moro
sorrise di nuovo. Bellissimo. “allora buona notte” disse piano. Si avvicinò al
volto della ragazza e le diede un leggero bacio sulla guancia. Giada
istintivamente socchiuse gli occhi non appena sentì il calore del respiro di
Cash che le solleticava il viso. Rispose incerta al bacio, poi, con un
irrefrenabile voglia di assaggiare quelle labbra carnose, rimase voltata verso
di lui, gli occhi ancora semiaperti, in attesa di un caldo bacio che però non
arrivò. Quando aprì gli occhi, vide che il moro la guardava, a un millimetro
dalla sua bocca, con sguardo indecifrabile. Il ragazzo sorrise
impercettibilmente e come se tutt’a un tratto avesse fretta, sospirò un ultimo
leggero “ciao” e tornò in macchina, avviando il motore e sfrecciando via.
Giada rimase in fissa ancora per qualche istante sul
punto in cui la macchina di Cash aveva svoltato scomparendo dietro ad un alto
palazzo. Aveva una strana sensazione addosso che non riuscì subito a decifrare
ma poi finì con l’identificare con l’insoddisfazione. Si, era insoddisfatta.
Quel leggero bacio sulla guancia era stato un colpo basso; dopo una serata così
piacevole, dopo le chiacchiere e il contatto fisico dei loro corpi fuori dal
locale, quel leggero tocco sulla sua gota le risultava fastidioso. Era stato
come guardare un bicchiere con ancora qualche goccia quando si ha sete; ti
porta solo ad avere ancora più sete.
Scosse la testa tentando di non pensarci ulteriormente.
Lei non era tipa che perdeva tempo a rimuginare troppo sulle cose.
Il giorno dopo doveva fare un sacco di cose. Sarebbero
cominciate le lezioni, doveva passare in segreteria a ritirare la lista di
esami inerenti al suo piano di studi, doveva capire bene gli orari delle lezioni
e soprattutto le aule, visto che il campus era disseminato di edifici con
decine di aule all’interno. Doveva capire come arrangiarsi con la mensa del
campus, doveva trovare Gin.. insomma, aveva già abbastanza da fare. Non le
serviva una distrazione su cui perdere tempo.
Rientrò nell’edificio ripassando ancora una volta la
lista di cose che avrebbe dovuto fare il giorno dopo. Doveva anche passare da
quel professore di italiano che le avevano segnalato, si sarebbe occupato di
seguirla nei suoi studi. Entrata in stanza si prese giusto il tempo di mettersi
il pigiama e lavarsi i denti prima di buttarsi sul letto esausta. Pur
provandoci in continuazione, il pensiero per l’ennesima volta era finito sul
bel moro e su quel saluto che l’aveva lasciata con l’amaro in bocca. Si rigirò
nel letto mille volte, prima che il sonno la cogliesse definitivamente.
***
Quel raggio di luce dritto in volto svegliò Giada di
malumore; aveva avuto un sonno agitato, ricco di pensieri. Sogni veloci e
spaventosi si erano susseguiti senza darle tregua, lei che cadeva, lei che si
perdeva in corridoi infiniti, viaggi privi di senso in mondi fatati, ma non si
quel fatato magico e bello delle favole, erano mondi fatti di colori accesi,
troppo accesi e vortici di luce, che le avevano messo addosso un sacco di
agitazione.
Mancavano ancora cinque minuti alla sveglia, ma ormai
aveva gli occhi aperti, tanto valeva alzarsi e prendersi cinque minuti in più
per prepararsi.
Si gettò sotto il forte scrosciare dell’acqua della
doccia nella speranza di sciogliersi un po’ i nervi. Mentre sgranocchiava una
fetta di pane con la marmellata riguardò la sua tabella degli orari. Quel
giorno sarebbero cominciate le lezioni. Doveva seguire un corso di inglese per
stranieri obbligatorio, nonostante avesse un’ottima padronanza della lingua, e
poi c’erano i corsi di storia del cinema, storia del documentario, basi di
regia, basi di scrittura cinematografica.. insomma, non c’erano troppi buchi
bianchi in quella tabella.
Ricontrollò ancora una volta sulla mappa dove stavano
le varie aule; il campus era immenso e
gli edifici talmente pieni di piani e aule da perdercisi. Si preparò e uscì di
corsa dalla sua stanza.
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Capitolo 13 *** 13. Il primo giorno di scuola non si scorda mai ***
13. Il primo giorno di scuola non si scorda mai
13
– IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA NON SI SCORDA MAI
“Building
A, Building B, Central Sqaure, Bruin Centre… mannaggia dove sarà la mia aula?”
Erano
ormai 10 minuti buoni che Giada si guardava intorno, ancora troppo poco
abituata al campus per sapersi orientare. Nessuno dei nomi che leggeva sui
cartelli sembrava darle un indizio sulla direzione giusta da prendere per
raggiungere l’edificio che sulla sua piccola mappa era indicato come History building.
“Che
poi History cosa che ho lezione di inglese?!”
La
frustrazione cominciava a farsi sentire. Fermò un ragazzo con cappellino da
baseball e zainetto sulle spalle che camminava di fretta con le spalle curve,
la testa bassa come se volesse evitare i raggi mattutini del forte sole
californiano: “Ehi! Scusa potresti aiutarmi?”
Il
ragazzo la guardò come se avesse visto un fantasma. Sembrava avesse paura della
sua ombra… figuriamoci di una bella ragazza! Balbettò un “non lo so” quasi
impercettibile, per poi nascondere di nuovo lo sguardo nell’abbassarlo per
osservare la piccola mappa del campus che Giada gli stava mostrando.
“Devo
arrivare all’History building. Sai per caso dov’è?”
Il
ragazzo la guardò con occhi spalancati e scosse la testa in segno negativo
prima di dileguarsi balbettando qualcosa tra sé e sé. Giada sospirò e mosse
qualche passo incerto in direzione di un piccolo incrocio non molto distate da
lei, dove erano stati installati altri cartelli, nella speranza che uno di
questi le indicasse l’edificio giusto.
Arrivata
all’incrocio però, purtroppo, perse la poca speranza che aveva. Nessuno di quei
cartelli indicava la direzione da prendere. Sbuffò di nuovo e con una mano si
sposto i capelli biondi che le ricadevano davanti agli occhi a causa del vento.
Fece un paio di giri su sé stessa cercando di farsi venire un’idea, quando
riconobbe in lontananza una figura familiare.
Accennò
una corsetta nell’avvicinarsi a quel ragazzo che aveva visto solo la sera prima
e che al momento rappresentava la sua unica chance…
“MARK!”
Urlò per essere sicura di farsi sentire. L’amico di Gin si girò di scatto
sorridendole amichevole nel riconoscerla.
“Ehi
Italy! Ciao! Come stai?”
“Bene!
Oh mamma che fortuna trovarti qui. Ti prego dimmi che sai dov’è l’History
building. La mia lezione inizia tra 10 minuti e non ho idea di dove andare!”
Mark
non trattenne una risatina nel vedere la ragazza in agitazione, ma cambiò
subito espressione quando vide lo sguardo stressato e irritato di Giada.
“Ok
ok scusa, niente risate. Allora fammi un po’ vedere quella mappa che ti porti
dietro” aggiunse in tono di scherno “Ok è vicino al campo da baseball, segui
questa discesa fino alla piazza dei Bruins. Non puoi sbagliare, c’è una grande
statua di un orso nel mezzo. A quel punto gira a sinistra, sorpassa il campo da
baseball e di nuovo a sinistra attraverso uno spiazzo verde. L’edificio che
cerchi è più bassi degli altri e ha una grande vetrata centrale” mentre le
descriveva il percorso da prendere, Mark gesticolava come un’hostess per
sottolineare il concetto. “Poi dicono che siamo noi italiani a gesticolare
tutto il tempo” Pensò Giada tra sé e sé, facendo comunque attenzione a non
perdersi la spiegazione del ragazzo.
“Ok,
alla piazza a sinistra e poi di nuovo a sinistra dopo il campo da calcio…”
ripeté lei per memorizzare le indicazioni.
“Da
baseball!! Non confondiamo!” la rimproverò scherzosamente lui. Giada accennò
una pernacchia, lo ringraziò di cuore sorridendo prima di correre via come una
furia.
***
Arrivò
all’aula giusta trafelata e rossa in viso per la corsa. “Maledizione questo
campus è una giungla!” Anche correndo velocemente, Giada ci aveva impiegato più
di dieci minuti a percorrere la strada. Il campus era immenso e i giardini tra un
edificio e l’altro non erano da meno. Si ricompose un minimo e si spostò di
nuovo una ciocca ribelle dalla fronte prima di aprire la porta dell’aula con
delicatezza, sentendo la chiara voce del professore che aveva già iniziato la
lezione.
Il
Professor Stinson era un uomo sulla cinquantina, alto e dalla postura retta.
Nonostante l’età avesse già iniziato ad avanzare i suoi primi segni, incluse
diverse ciocche di capelli brizzolate, la figura in sé non lasciava spazio a
cedimenti. Il Professore teneva la testa alta e le spalle aperte, racchiuso nel
suo abito da lavoro grigio, camicia e cravatta. Si vedeva che era un uomo di
vecchio stampo e non solo dalla ventiquattrore in pelle nera poggiata sulla
scrivania. Aveva due occhi scuri e accesi, fermi ma non severi, abituati dagli
anni di insegnamento ad osservare più elementi allo stesso tempo e a dar peso
alle piccole cose. Si voltò verso la porta dell’aula attirato dal suo movimento
e osservò Giada con sguardo attento mentre quest’ultima muoveva piccoli passi di
ingresso.
“Good morning
Miss…”
“Cavalli, good morning
Sir”
“Cavalli.
Si accomodi prego. Le chiederei di essere puntuale in futuro per l’inizio della
lezione. Per oggi va bene così perché immagino non sapesse dove era situata
l’aula. Da domani sa dove deve andare. Finite le scuse.”
“Certo
Sir, mi spiace per il ritardo”
“Prego
si accomodi, c’è un posto libero proprio in prima fila. Stavo spiegando ai suoi
compagni come verrà valutata la vostra prestazione all’interno del corso. Come
tutti sapete il corso di lingua inglese è obbligatorio per tutti gli studenti
stranieri. Sono anche convinto che molti di voi pensino che sia solo una
formalità e che l’utilità di questa classe sia limitata. Beh, vi consiglio di
ricredervi fin da subito.
So
che molti di voi arrivano con un livello di lingua inglese alto o quanto meno
accettabile, e che probabilmente non farete fatica a seguire i corsi. Ma quello
che la maggior parte degli studenti stranieri fatica a comprendere, è che per
ottenere buoni risultati in questa università non vi basterà una buona
padronanza dell’inglese. Alcuni di voi sono iscritti alla facoltà di Lettere,
altri a Filosofia… e sono abbastanza sicuro che tra voi ci sia anche uno
studente di cinema. Corretto?”
Giada
alzò la mano non troppo entusiasta di essere chiamata in causa fin dal minuto 0
(ok… ormai era probabilmente il minuto 12 visto il suo ritardo, però doveva
chiamare proprio lei?).
“Corretto
Professore, sono io”
“Bene
Cavalli, ragione in più per essere puntuale d’ora in avanti. Allora come stavo
dicendo, in queste facoltà vi troverete ad affrontare continuamente esami
scritti, a consegnare saggi brevi e analisi, se non addirittura, come nel caso
della signorina Cavalli, testi creativi. Dovrete quindi raggiungere un livello
madrelingua per poter competere ad armi pari coi vostri colleghi nativi della
California, anche se non troverete sempre dei poeti. Quindi, questa è la mia
proposta:
Il
corso di oggi si chiama inglese 1 FL perché Come
far credere al tuo professore di storia che sei un americano D.O.C. era
troppo lungo. Quello che cercherò di insegnarvi nei prossimi mesi non sarà solo
come padroneggiare meglio la lingua inglese, ma come pensare con la lingua
inglese. Imparerete a costruire un’argomentazione come farebbe un qualsiasi
ragazzo americano, a pesare le vostre parole come un venditore esperto e ad
utilizzarle a vostro vantaggio come ogni bravo Presidente della Casa Bianca.
Rispetto e ammiro le differenze culturali di ognuno di voi, ma se volete
veramente dare il meglio di voi nei vostri futuri esami, dovrete essere in
grado di decidere quando giocare la carta “io ho girato il mondo” e quando
invece, di fronte a un professore piuttosto antiquato e che passa la domenica
al bar a lamentarsi di quanti stranieri ci sono negli USA, vi conviene
disperdervi nell’americana massa. Almeno eviterete di veder volare D non
giustificate.
A
questo punto la palla passa in mano a voi. Studenti svogliati e senza una
motivazione non ne voglio. Se pensate quindi che, in quanto studenti di
Matematica, questo corso non vi serva, o se pensate di non poter imparare
niente da me, vi pregherei di uscire dall’aula. Se siete qui solo perché il
corso è obbligatorio, o se venendo qui cercavate di farvi nuovi amici e, perché
no, magari di conoscere qualche ragazza carina, seguite pure i vostri compagni.
Chi rimane qui dentro deve essere motivato e pronto a lavorare per migliorarsi.
Per tutti gli altri, una bella B sul corso obbligatorio e non se ne parla più”.
Nell’aula
calò il silenzio per qualche secondo. Tutti cercavano di capire se il
professore stesse scherzando o se le sue parole fossero serie. Dal canto suo,
il Prof Stinson si appoggiò alla cattedra e incrociò le braccia al petto, in
attesa che qualcuno si muovesse.
Dopo
attimi che parvero molto più lunghi di quanto non fossero in realtà, un ragazzo
asiatico si alzò piano dalla sedia e tentando di fare il minimo rumore
possibile, uscì piano dall’aula. “Nerd…” pensò Giada lasciandosi scappare un
sorriso.
La
lezione continuò tutto sommato tranquillamente, anche se le domande
provocatorie del Prof fecero scappare di soppiatto qualche altro studente.
***
“Mamma
mia mi sembra di essermi fritta il cervello” pensò Giada una volta uscita dalla
sua ultima lezione. La prima giornata era stata piena e stancante, non aiutava
il fatto che con le vacanze estive Giada aveva perso l’abitudine allo studio.
Mentre
tornava verso il dormitorio, già pregustando un sano pisolino pomeridiano,
sentì il telefono squillare. Non ebbe nemmeno bisogno di controllare il nome
sullo schermo, sapeva perfettamente che si sarebbe trattato di Gin.
“Ehi
bionda!” sentì la chiara voce dell’amica.
“Non
potresti almeno provare a trovarmi un soprannome meno generico?” Chiese Giada
in tono scherzoso.
“Scusa
hai ragione. Fammi riprovare: ehi Pasta, Pizza, Mandolino! Meglio?”
“Ah.
Ah. Ah. Molto simpatica…”
“Allora
come è andato il primo giorno di lezioni? Quante volte ti sei persa?”
“Cinque!
Una per ogni aula nuova… questo campus è veramente troppo grande”
“Non
preoccuparti, tra qualche tempo lo conoscerai a memoria, e una volta pronta ti
svelerò tutti i posti segreti per ogni evenienza, se capisci cosa intendo…
sempre che uno dei tuoi spasimanti non ti ci porti prima”
Giada
alzò gli occhi al cielo cogliendo al volo l’allusione dell’amica “Non
cominciare per favore!”
“Va
bene, va bene, chiudiamo la parentesi uomini per qualche istante. Dimmi un po’
dive sei?”
“Non
ne ho la minima idea, in un giardino…”
“Ah
beh… chiaro… senti avrei una proposta per te. Penso la troverai piuttosto
interessante”
“Ti
ascolto”
“Questa
domenica mio padre organizza uno dei suoi barbecue. Non sto a raccontarti
quante scene fa per un pranzo… manco fosse Natale. Ad ogni modo ci saranno i
miei fratelli e un po’ di amici di famiglia. Ti va di venire?”
“Wow
e me lo chiedi? Vengo con piacere! Don’t take this the wrong way, ma ogni scusa
è buona per passare tempo con tuo padre” Rispose Giada con entusiasmo.
“Farò
finta di non aver sentito, il tuo entusiasmo mi fa accapponare la pelle! Va
bene allora è deciso. Ora vai a cambiarti, passo a prenderti tra un’ora”
“Come?
Ma non hai detto domenica? Siamo a mercoledì!”
“Si
domenica. Ma che centra scusa? Stasera usciamo comunque! La Hell House ci
aspetta!” e senza aspettare una risposta, Gin chiuse la chiamata.
“Uff… mi farà diventare
matta” pensò Giada tra sé
e sé.
L'ultima volta che ho aggiornato questa storia era il lotano
2015... ormai non ci pensavo nemmeno più. Però ogni volta che ho avuto un
problema a un computer, ogni volta che ne ho comprato uno nuovo, subito
controllavo nel backup di avere tutti i capitoli delle mie storie. Una parte
importante dei miei anni del liceo. Poi una settimana fa... complice il fatto
che è agosto e tutti sono in vacanza oppure la mancanza temporanea di internet
(una bella disitossicazione da Netflix ci voleva...) ho riaperto quella
cartella "STORIE" che non ho mai cancellato. Ho riletto un po' questa
storia di cui ero così entusiasta... non nascondo di aver avuto qualche colpo
al cuore nel leggere parole che ora, 6 anni dopo la data di pubblicazione del
primo capitolo, scriverei in maniera totalmente diversa.
E allora ecco che si riapre il mondo di EFP Fanfinction, che in
passato ha occupato tante mie ore. Ho riletto le storie di ram, di Lau_McKagan,
di Dizzyreads che mi piacevano moltissimo all'epoca (e le trovo ancora geniali)
e così ho deciso di dare una seconda chance alle mie di storie. A Hold the Line
e a Note e Chimica. Non so quanto durerà questa fase e se effettivamente
riuscirò ad arrivare alla fine della mia Note e Chimica e a contiuare questa
storia. Ma per ora sono ottimista. E magari chissà, una nuova generazione di
fans dei Guns mi darà la spinta giusta per continuare ;)
Liz_Eagle
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