Hold the line

di Liz_Eagle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to the USA! ***
Capitolo 2: *** Sunset Boulevard ***
Capitolo 3: *** La prima sera ***
Capitolo 4: *** Party in the USA ***
Capitolo 5: *** 5. Pranzo tra amiche ***
Capitolo 6: *** Improvvisate ***
Capitolo 7: *** Bad Obsessions ***
Capitolo 8: *** These are crazy nights ***
Capitolo 9: *** Going off the rails on a crazy train ***
Capitolo 10: *** My worst enemy ***
Capitolo 11: *** What now? ***
Capitolo 12: *** Blowing in the wind ***
Capitolo 13: *** 13. Il primo giorno di scuola non si scorda mai ***



Capitolo 1
*** Welcome to the USA! ***


1. Welcome to the USA

WELCOME TO THE USA

Undici ore che le erano sembrate infinite e ora finalmente, dopo un anno, metteva di nuovo piede in territorio americano! Le sembrava un sogno..

Gli sforzi e le rinunce necessarie a raggiungere quel traguardo erano stati tanti e spesso difficili da sopportare, ma la sensazione che provò una volta uscita dall’aeroporto con la prima boccata d’aria la ripagò di tutto. Era a Los Angeles! Di lì a poco sarebbero cominciati i corsi alla UCLA, l’idea che un posto in quelle aule era riservato a lei la riempì di gioia.

‘Grazie mamma, grazie papà.. sono in America cazzo!’ fu il primo pensiero che ebbe Giada, aspirante sceneggiatrice italiana. La sua passione per gli States, e in particolare per la città degli angeli, era sempre stata viva in lei, fin da quando, a soli dodici anni, aveva imparato ad amare il rock n’ roll e l’ambiente al quale era legato. Quando da Milano aveva avuto la possibilità di specializzarsi negli USA, dopo aver conseguito una laurea triennale in ‘mediazione linguistica e culturale’ all’Università Statale di Milano, aveva dato tutto quello che aveva per meritarsi quel posto. E alla fine ci era riuscita.

Con un sorriso a trentadue denti, si guardò intorno in cerca di un taxi che la portasse fino a Sunset Blv., dove avrebbe alloggiato al campus universitario. La retta da pagare era alta, di lì a poco si sarebbe data da fare per entrare in una confraternita prima della fine del primo semestre: meglio andare al risparmio.

Giada era una bellissima ragazza, i capelli biondi con sfumature castane erano morbidi e ondulati e le arrivavano almeno cinque dita sotto le spalle, disegnandone il profilo con morbide curve. Il fisico slanciato avrebbe fatto invidia a molte ragazze, per non parlare del seno alto e abbondante che aveva sempre attirato un certo tipo di attenzioni. Occhi grigi luminosissimi, anche se nei giorni nuvolosi diventavano azzurri, quando pioveva quasi verdi.

Colpita in pieno dai raggi del sole, abbastanza fastidiosi visto che il suo orologio biologico era ancora convinto che fosse notte fonda, si avvicinò alla fila di macchine gialle, spingendo con non poca fatica il carrello carico di valigie. Il conducente le sorrise, aiutandola a sistemare le valigie nel bagagliaio e aprendole gentilmente la portiera posteriore.

“Welcome to Los Angeles” Giada sorrise e rispose cordialmente, per poi riferirgli l’indirizzo del campus nel suo americano fresco di TOEFL.

Il viaggio fu abbastanza lungo, Giada si ricordò solo in quel momento di come fosse trafficata Los Angeles, le macchine formavano lunghe collane con perle di metallo che brillavano sotto il sole del primo pomeriggio. Ricordava perfettamente quella strada; in vacanza coi suoi genitori, qualche anno prima, l’aveva girata da capo a fondo (si fa per dire, visto che Sunset Boulevard era la strada più lunga della città), memorizzando immagini indelebili nella sua mente ancora di ragazzina all’epoca. I locali più famosi, la moltitudine di tatuatori e poi eccolo.. l’Amoeba music, il negozio di musica rock più grande della città! Aveva intravisto Scott Weiland in quel negozio anni prima, quando ancora faceva parte dei Velvet Revolver. Dopo qualche secondo in cui aveva vivamente sperato di vedere Slash o Duff McKagan spuntare da dietro uno degli scaffali colmi di CD e vinili, si era beata di quell’immagine, pensando a come dovesse essere bello vivere così a contatto con le star. Sorrise ai ricordi di quell’estate, la sua prima esperienza oltreoceano, mentre il viaggio continuava verso Bell Air e gli altri quartieri residenziali in prossimità delle colline di Hollywood.

Scesa dal taxi con le valigie alla mano, entrò nel campus, guardandosi intorno con un’espressione meravigliata dipinta in volto. Era già stata alla UCLA, ma ora che quell’università era diventata la sua nuova casa, la vedeva con occhi diversi. L’area riservata alle aule era meravigliosa: gli edifici di mattoni rossi contrastavano dolcemente con l’erba delle aree verdi dalle quali erano circondati. Molti studenti si aggiravano tra i giardini con naturalezza, mentre lei rimaneva ferma a fissare quell’ambiente universitario mai visto in Italia.

***

Procedeva velocemente, trascinandosi dietro le pesanti borse, col naso all’insù e il sorriso perenne, quando qualcosa la fece capitolare al suolo: era stata travolta da qualcuno.

“Oddio scusa!! Cavolo come sono distratta! Non ti avevo proprio visto! Mi dispiace!” Ripresasi dallo spavento per la caduta, Giada si alzò, trovandosi davanti una carinissima ragazza; non molto alza e ben piazzata, con lunghi riccioli neri come la pece, la pelle color caffèlatte e gli occhi chiari accesi e vispi.

Non fece nemmeno in tempo a dire alla ragazza che non si era fatta niente, perché questa continuava a parlare senza sosta: “Cavolo! Mi dispiace davvero tantissimo, guarda qui.. ti sei sporcata tutta la maglietta! Bella tra l’altro! Mi dispiace! Ecco.. adesso ti aiuto a portare le valigie..” si fermò di colpo guardandola negli occhi “Non ti sei fatta male vero?”

“No..”

“Ah bene.. no sai.. devi sapere che io sono davvero molto distratta, combino un casino dietro l’altro, tutta colpa dei simpatici geni di mio padre! Come hai detto che ti chiami scusa?”

“Non l’ho detto”

“Ah.. beh.. io comunque sono Gin!” le allungò la mano sorridendo, aveva davvero un sorriso splendido, con quelle labbra carnose.

“Giada”

“Sei italiana?”

“Si.. di Milano”

“Oh.. dove c’è la gente ricca!”

“Detto da una di Los Angeles non suona benissimo..”

“Touchè!” rise, quella ragazza sprizzava energia da tutti i pori! “Allora.. dove stai andando?”

“Devo trovare la segreteria, per farmi dire dov’è il mio alloggio..”

“Oh beh, se ti serve una mano non hai che da chiedere!”

“Beh, si, in effetti mi farebbe davvero comodo.. non so bene come muovermi”

“Allora seguimi! Sarà un piacere farti da guida!”

Gin prese velocemente una delle due grosse valigie di Giada, malamente abbandonate al suolo dopo lo scontro, e si diresse a passo sicuro verso un alto edificio bianco e grigio. Giada la seguì velocemente, con la paura di perdere lei e le sue valigie, vista la velocità con cui Gin si muoveva.

Entrarono nell’alto edificio, Gin appoggiò a terra i bagagli, correndo poi a riaprire la porta a Giada, che si massaggiava il naso, tentando di non far capire che la mora le aveva letteralmente sbattuto la porta in faccia, per fortuna accidentalmente.

“Ecco, questa è la segreteria, chiedi a quella vecchia, ma parla ad alta voce, è un po’ sorda!”

Giada si avvicinò al bancone.

“Salve”

“Desidera?”

“Sono Giada Cavalli, mi hanno detto di venire qui per il mio alloggio”

“Graduate, postgraduate o under graduate?”

“Graduate”

“Che indirizzo?”

“Tv, film and television”

“Mi ridica il suo nome”

“Giada Cavalli”

“Ecco qui, questo è il suo alloggio, il primo numero è il dormitorio, il secondo l’ala, il terzo il piano e il quarto la stanza; le ultime quattro cifre sono la combinazione della sua porta, non se le dimentichi..ecco le sue chiavi”

“Grazie”

“Dovrà presentarsi nell’ufficio del rettore entro due giorni, agli studenti stranieri fa sempre qualche domanda”

“Ok.. grazie”

Prese le chiavi e tornò da Gin, che se ne stava seduta aspettandola, tenendo d’occhio le sue valigie.

“Allora?”

“Edificio cinque, ala quattro, scala uno, terzo piano”

“Ok.. andiamo!”

L’edificio cinque non distava molto dalla segreteria. Il dormitorio a cui Giada era stata assegnata era bellissimo, una struttura di mattoni rossi a ferro di cavallo, con una grande porta principale e diverse porte secondarie.

“Ecco.. dev’essere qui.. sai io non alloggio al campus, ma una volta stavo con uno di tv e film! Quindi mi so abbastanza muovere qui”

Gin la guidò attraverso l’entrata principale; come era prevedibile, il posto pullulava di ragazzi, dai diciannove ai venticinque anni. Salirono con un ampio ascensore ricoperto di specchi fino al terzo piano, raggiungendo l’alloggio di Giada.

“Eccoci!”

Giada aprì la porta con la chiave, trovandosi in una stanza con due letti singoli, una piccola stanza da bagno e una piccola cucina. Non era una suite a cinque stelle, ma non era poi tanto male, e poi si sa che i giovani si adattano molto facilmente, e a lei non importava di dormire sotto un ponte.. era in America adesso!

 

Oddio ragazze! Non posso credere di aver postato il primo capitolo di questa storia! So che dovrei andare avanti con ‘Note e chimica’.. ma in questo periodo sono bloccata e andare avanti con ‘Hold the line’ era molto più facile. Spero vi piaccia questo primo capitolo e vi metta la voglia di seguire questo mio esperimento.. aspettatevi di tutto da questa storia :D!

A presto!!

Liz

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Capitolo 2
*** Sunset Boulevard ***


Capitolo 2

SUNSET BULEVARD

“Ehi Giada.. hai qualcosa da fare questo pomeriggio?”

“No, perché?”

“Beh, mi chiedevo se ti andava di fare un giro per L.A. visto che sei appena arrivata, e poi io non ho per niente voglia di tornare a casa”

“Oh.. certo! Mi piacerebbe moltissimo! Mi farai da guida?”

“Ci puoi scommettere!”

Si cambiò velocemente la maglietta che aveva tenuto in viaggio, ma non i pantaloni e le scarpe, jeans e all star andavano benissimo per girare in città, così indossò una canottiera nera e fece per uscire dalla stanza.

“Non vorrai uscire così vero?”

“Perché?”

“Tesoro, non andiamo sulla spiaggia, dove fa fresco, che paradosso! Andiamo in centro, ci saranno almeno quaranta gradi! Coi pantaloni lunghi muori!”

Come non detto, si tolse i jeans e mise dei corti pantaloncini dello stesso tessuto; non ne voleva sapere di cambiare le all star.

“Ok, pronta!”

“Perfetto!”

Uscirono insieme dalla grande struttura, Gin fermò con un fischio un taxi giallo, si vedeva che era abituata a girare per Los Angeles; il tassista, da bravo americano, le accolse con un sorrisone e con modi di fare aperti e amichevoli.

“Salve belle ragazze! Dove vi porto?”

“Sunset Bulevard, all’altezza del Roxy!”

“Il Roxy? Ma non siete un po’ piccole?”

“Eddai, guarda che li abbiamo vent’un anni! E poi non andiamo al Roxy!”

“Si certo.. e io sono Santa Claus. Farò finta di niente, allora si parte!” manco ad averlo detto, la strada era completamente bloccata e il viaggio durò parecchio.

“Allora? Come sei finita sulla West Coast?”

“Sto facendo il master in sceneggiatura.. Los Angeles mi è sembrata la meta migliore”

“Non potevi scegliere posto migliore.. se vuoi un giorno ti porto agli studios! Sono bellissimi, specialmente quelli della Warner Bros.”

“Mi piacerebbe un sacco vederli! Oddio mi sembra un sogno essere qui!”

“Ahah, sono contenta che ti piaccia.. quindi quanto tempo resti?”

“Due anni. Se poi trovo un impiego in fretta, beh, scatta la permanenza a tempo indeterminato!”

“Fantastico!”

“Cos’è il Roxy?”

“E’ uno dei locali più famosi qui a L.A., uno dei tanti templi del rock della Sunset! Fuori da ogni locale mettono una chitarra gigante disegnata da un gruppo famoso, vicino al Roxy ci sono i Kiss!”

“Fico!”

“Già.. comunque andiamo lì solo perché è pieno di negozi, e perché se vuoi fare un giro turistico, non puoi non cominciare dalla Sunset!”

“Credevo che uno dei posti più famosi fosse la Walk of Fame..”

“Beh si.. non è male, ma non è poi niente di così stravagante, anche se esprime tutta la cultura americana! Edifici pacchiani e quant’altro, ma che vuoi farci.. siamo fatti così! Alla fine siamo un paese giovane, non puoi certo aspettarti il Colosso o come cavolo si chiama!”

“Colosseo”

“Oh si certo.. mai stata brava in geografia e cultura straniera.. comunque noi siamo così! Monumenti antichi non ne abbiamo, stili tradizionali nemmeno, inventiamo sulla tecnologia e copiamo da altre culture, ecco tutto.. ma alla fine uno stile come il nostro non ce l’ha nessuno! Voglio dire.. un mix del genere lo trovi solo in America! Mica pizza e fichi! Macchine decapottabili e caldo! Questa è L.A.! ma anche vita.. molta, molta vita!”

“Ma tu parli sempre così veloce?”

“Si spesso! Ho preso da mio padre!”

“Pare che tu abbia preso un sacco di cose da tuo padre!”

“Si! Abbastanza! Ma almeno il cervello l’ho preso da mia madre! Santa donna! Come fa a sopportare papà dopo tutto questo tempo lo sa solo lei!”

“Ahahah! Parli di tuo padre come se fosse un matto!”

“Oh lascia stare.. mio padre è matto! Lo era da piccolo e a 40 anni lo è ancora! Dice di essersi messo la testa a posto facendosi una famiglia, ma non è mica vero! È pazzo tale e quale a prima.. se non peggio.. sai, con l’età!”

“Ok signorine, siamo arrivate! Buon giro turistico allora!”

“Grazie!”

Liz fece per prendere il portafogli, ma Gin aveva già pagato l’uomo che era ripartito velocemente.

“Dovevo pagare io!”

“E perché?”

“Perché si.. non sopporto la gente che paga per me!”

“Beh.. abituati perché io sono fatta così! E non cambio per nessuno!”

Scesero dal taxi cominciando a passeggiare per la Sunset Blv. Giada si guardava attorno sbalordita! Si sentiva carica e felice, stava cominciando una nuova vita!

Camminarono in lungo e in largo per quella fantastica strada, piena di vita. Giada constatò con piacere che il mito sui ragazzi californiani, notoriamente più belli degli europei (l’erba del vicino è sempre più verde!!), era verissimo! Gin poi era una pazza scalmanata, e ogni volta che passava un ragazzo carino, dava delle piccole gomitate a Giada, o faceva delle strane facce che non lasciavano molto all’immaginazione.

Giada rideva senza sosta, si divertiva tantissimo con quella ragazza dai boccoli neri e la battuta sempre pronta, trovandosi ben presto a scherzare e fare la scema come lei; alla fine le era solo servito il tempo per sciogliersi un po’.

Entrarono in un negozio di musica e strumenti, il più grande della Sunset; un edificio bianco con larghe vetrine che esponevano chitarre, bassi, batterie e ancora poster di gruppi vecchi e moderni, con relativi album e gadget. Giada si sentiva in paradiso! Era una rockettara da anni e conosceva molte band dei decenni passati e quelle presenti.

Gin notò con piacere che quella sua nuova amica, che trovava così simpatica e vitale, si era subito recata nel reparto rock, spulciando album di alcune delle sue band preferite: dagli Aerosmith agli AC/DC, dagli Withesnake ai Wolfmother, dagli Stones ai Queen, dai Radiohead agli Audioslave.

“Vedo che te ne intendi!”

“Rock n’ Roll da sempre!”

“Bene bene! Non avrei mai potuto sopportare di vederti comprare un CD di Lady Gaga o peggio qualcuno di quei nuovi artisti da strapazzo, Miley Cirus e la sua combriccola di fighette!” scosse le spalle in segno di ribrezzo, facendo ridere Giada.

Uscirono dal negozio dopo aver setacciato gli scaffali, Gin non aveva comprato niente, Giada un vecchio album degli Whitesnake che non aveva trovato a Milano.

“Ehi ti va un caffè?” davanti a loro torreggiava un grande Starbucks.

“Si.. ma non da Starbucks.. preferisco i bar in stile americano, e poi il caffè in quel posto non mi piace!”

“Oh! Finalmente una straniera che non osanna Starbucs! Io lo odio! Il frappuccino fa schifo!”

“Io bevo solo caffè nero senza zucchero, figurati se prendo un frappuccino! Bleah!”

“Mi piaci Giada! Tu si che sei una giusta! Ehi.. non avrai mica frainteso!”

“Gin ti pare? Abbiamo passato il pomeriggio a commentare ogni esemplare maschile che ci è passato davanti!”

“Ah già.. beh sempre meglio mettere le mani avanti! Io non sono lesbica!”

“Non lo metto in dubbio!”

Entrarono nel piccolo bar di fianco a Starbucks; i clienti erano pochi, la catena di cafè che avevano aperto pochi mesi prima lì di fianco era stata la rovina di quel posto, qualche ragazzo giovane c’era, ma per lo più erano clienti affezionati, rigorosamente americani, la fama di Starbucks era troppa all’estero.

Si sedettero ad un tavolo vicino alla vetrina, su dei comodi divanetti rossi, ordinando solo caffè.. beh, in realtà no. Gin ordinò anche tre ciambelle e un muffin! Dio solo sa come faceva ad essere così magra!

 

Bene ragazze, so che questo capitolo è un po’ corto, ma almeno mantengo un certo ritmo di aggiornamento. Anticipo che il prossimo sarà più lungo e molto più ricco di eventi.

Grazie mille per le bellissime recensioni smarties89 e CheccaWeasley!! E grazie anche q tutte le altre ragazze che hanno letto il primo capitolo, spoerando che vi sia piaciuto!

Alla prossima

Liz

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Capitolo 3
*** La prima sera ***


La prima sera

LA PRIMA SERA

“Allora? Che mi dici di te Giada?”

“Beh, sono italiana, sono arrivata qui solo oggi per studiare, ho 19 anni”

“Si si.. ma a parte questo? Dammi qualche dettaglio interessante!”

“Beh.. che vuoi sapere?”

“Innanzitutto come fai ad avere quell’accento! Mannaggia perché non sono nata in Italia! Qui l’accento italiano affascina chiunque! Me inclusa! Ah.. sai quanti ragazzi sarebbero già caduti ai miei piedi?”

“Ahahah! Non penso ti serva l’accento straniero per far impazzire i ragazzi!”

“Beh.. si fa quel che si può! Tu hai lasciato qualche latin lover col cuore spezzato in Italia?”

“Avevo un ragazzo in Italia, si chiamava Robin, mezzo irlandese, ma ci siamo lasciati quando mi sono trasferita”

“Oh povero.. mi spiace per voi. Beh! Vorrà dire che te ne farai presto un altro!”

“Ahahah! Sbaglio o sei un po’ libertina?”

“Non sbagli per niente.. ho preso da mio padre”

“Anche questo? Mio dio siete due fotocopie!”

“Purtroppo per me!”

“Ahahah! Beh.. ti dirò che mi sta simpatico tuo padre!”

“Grazie..”

“Ahahaha! Ad ogni modo hai ragione, mi è dispiaciuto lasciarlo ma era inevitabile! Ora ho solo voglia di divertirmi un po’!”

“E non potevi incontrare persona più adatta di me!”

Passarono un pomeriggio splendido, ridendo e scherzando, conoscendosi man mano. Giada rideva tutto il tempo, ed era al settimo cielo: era stata proprio una fortuna incontrare una persona come Gin già il primo giorno.

Girarono in lungo e in largo per Sunset Blv. tra negozi di ogni genere. Il sole stava ormai calando e Giada si rese conto che forse era l’ora di tornare al campus. Doveva ancora sistemare le sue valigie e ambientarsi un minimo.

Gin si offrì di riaccompagnarla, questa volta però andarono a piedi, grazie alla loro passeggiata si erano spostate verso il campus e la strada non era tanta. Arrivarono sotto l’edificio dove Giada alloggiava.

“Senti.. se non sei troppo stanca per il viaggio, ti va di uscire anche questa sera? Ti faccio conoscere un po’ di persone!”

Giada non vedeva l’ora di conoscere gente, di farsi una nuova vita, e nonostante la stanchezza per il viaggio si facesse sentire, non ci mise molto accettare l’invito.

“Perfetto! Allora passo a prenderti per le nove!”

“Ok.. a dopo!”

“Ciao Giada”

“Ciao Gin!”

***

La sera arrivò molto velocemente, Giada aveva cominciato a sistemare le sue cose nella sua stanza e con tutto il lavoro che aveva da fare il tempo era volato. Per fortuna era arrivata in America piuttosto in anticipo rispetto all’inizio del nuovo anno accademico.

Accortasi dell’ora si fiondò nel bagno per una doccia, sciacquando via la stanchezza dovuta al lungo viaggio in aereo. Asciugò i biondi capelli arricciandoli leggermente, si truccò con un filo di matita e un pizzico di ombretto argento che esaltava il particolare colore dei suoi occhi. Indossò un paio di jeans strappati in diversi punti, gli stivali di pelle nera col tacco e un top dello stesso colore.

Quando fu pronta, con già addosso il leggero giubbotto di pelle, sentì squillare il telefono: il nome di Gin comparve sullo schermo, così prese al volo la borsa e uscì velocemente.

“Ehi!” All’uscita del campus Gin aspettava Giada con una bellissima decapottabile nera! Si staccò dalla portiera alla quale era appoggiata agitando le braccia in aria.

“Ciao Gin!”

“Giada! Sei una favola!”

“Grazie! Anche tu stai da dio!” Gin indossava una minigonna di jeans, un top bianco e dei sandaletti dello stesso colore; i colori chiari facevano un magnifico contrasto con la sua carnagione scura.

“Allora andiamo?”

“Si! Dove andiamo?” Gin partì a tutta velocità, non era una di quelle che ci andavano piano al volante, amava la velocità e l’emozione che derivava dal rombo del motore del suo gioiello.

“A una festa, verso Channel Island, non è per niente comodo da raggiungere, dobbiamo superare le colline, ma almeno non rischiamo che venga la polizia, c’è parecchio alcool”

“Mi dovrò abituare a non bere più la birra quando vado a cena fuori.. in Italia basta avere sedici anni per bere; non ti controlla nessuno.”

“Inimmaginabile per noi.. beh, comunque ogni bravo ragazzo americano impara a procurarsi alcool se ne vuole, specialmente per le feste in casa.. lì non manca mai e se non si fa troppo casino non ti becca nessuno”

“Di chi è la festa?”

“Di un mio compagno di corso.. un figo assurdo! Era un sacco che speravo facesse una festa”

“Mmm.. sembra proprio che ti piaccia!”

“Quando lo vedrai mi capirai.. Abbiamo passato un po’ di tempo a stuzzicarci a vicenda ma non abbiamo mai avuto occasione di approfondire, non so se mi spiego!” Gin strizzò l’occhio in direzione di Giada che rise sommessamente.

“Come si chiama?”

 “Mark”

“Speriamo abbia qualche amico figo questo Mark”

“Sta tranquilla! Non ti circonderei mai di cessi, Mark è del giro giusto..”

“La squadra di atletica?”

“Quella di nuoto!”

“Fantastico!”

***

Come previsto, ci misero un bel po’ a raggiungere il luogo della festa, anche di sera il traffico di Los Angeles non lasciava scampo, ma con un po’ di sano rock a palla il viaggio passò senza troppi problemi. Erano le dieci passate quando Gin parcheggiò la macchina di fianco al marciapiede, in una zona per niente raccomandabile, con lampioni rotti e grandi bidoni della spazzatura. A destra della strada, dietro ad un piccolo muretto, sorgeva una collina, una delle prime che dalla parte del mare costituivano il quartiere di Hollywood e più in basso di Bel Air; dal momento che Gin e Giada si trovavano dalla parte opposta del promontorio, la collina non era illuminata, e non si vedevano abitazioni di lusso nemmeno in lontananza.

Dalla parte opposta della strada sorgeva una serie di edifici a schiera: un minimarket che di buoni affari non ne vedeva da un pezzo, un lurido pub con pochi clienti, un paio di alti palazzi di appartamenti e sotto una lunga serie di garage.

Uno di questi era aperto e mandava un largo fascio di luce sulla strada interrotto dall’ombra di una massa di ragazzi fermi a gruppi davanti all’entrata.

“So che non sembra il massimo, ma almeno qui la polizia non viene.. è una sorta di Hell’s House del ventunesimo secolo.. sai cos’è la Hell’s House no?”

“I Guns N’ Roses no? Ho letto la biografia di Slash”
“Bene.. sapevo che l’avresti saputo”

“E così avete ricreato la Hell’s House.. incredibile”

“Già, è il garage di una coppia che abita qui, sono due figli degli anni ottanta, presente il genere no? Lui tatuato con la barba e i capelli biondo platino, perennemente con giubbotto di pelle e simili, lei uguale.. non si distinguerebbero se non fosse per la barba e la stazza. Beh, questi due matti affittano il garage per delle feste e trovano dei ventunenni che comprano l’alcool per tutti.. non ci guadagnano niente con questa catapecchia visto quanto la fanno pagare.. ma a loro non importa, essere padroni della nuova Hell’s House li rende già abbastanza orgogliosi.. e noi abbiamo un posto dove nessuno ci dice niente”

“La polizia non è mai venuta?”

“Nei primi tempi un paio di volte si sono fatti vedere.. non so cosa abbiano fatto quei due matti per convincerli, ma pare che ora ci sia un tacito accordo tra i proprietari e la polizia locale, basta che non giri droga pesante e che non ricevano chiamate dal vicinato e loro non vengono”

“Però.. che soggetti”

“Già..”

“Vieni spesso qui?”

“Dipende da chi organizza le feste.. da cos’altro ho da fare e da quanta voglia ho di bere o divertirmi”

“Capito”

“Ehi Mark!!”

Giada guardò davanti a sé, un gruppo di sei ragazzi stava fermo davanti all’entrata fumando o bevendo qualcosa; uno di loro si staccò dal gruppo. Era alto.. molto alto, coi capelli biondi non troppo corti che cadevano morbidi in modo disordinato. Si avvicinò con fare sicuro alle due ragazze, quando fu a pochi metri di distanza aprì le braccia tenendo in mano una birra e esordì:

“Gin tesoro!” Gin andò volentieri tra le sue braccia, era piuttosto bassina rispetto a lui, ma stavano bene nel complesso.

“Ciao”

“Ti stavo aspettando tigre.. come mai così tardi?”

“Ero passata a prendere una mia amica e poi ho trovato traffico.. come va la festa?”

“Bene bene, la gente beve e fuma tranquilla.. niente risse o cose del genere per ora”

Giada tossì abbastanza forte da farsi sentire, Gin si girò di scatto ridacchiando.

“Oh scusa tesoro, Mark lei è Giada la mia amica” Mark passò il braccio attorno alle spalle di Gin, per poi voltarsi verso Giada.

“Piacere raggio di sole!” la guardò con un sorriso che avrebbe fatto capitolare chiunque!

“Piacere mio”

“Non sei americana!”

“Si nota così tanto?”

“No.. siamo noi che siamo abituati a scannerizzare l’accento di chiunque..”

“Sono italiana comunque”

“Italiana! Fantastico! Adoro l’Italia! Spero di riuscire a vederla un giorno; vieni che ti faccio conoscere il resto della truppa”

Si avvicinarono al gruppetto di ragazzi, erano tutti alti e ben piazzati, evidentemente Gin non scherzava con la storia della squadra di nuoto; i ragazzi la salutarono amichevolmente, Gin ogni tanto usciva con quel giro e ai ragazzi non dispiaceva affatto visto com’era carina.

“Gente, questa è Giada, un’amica di Gin”

I ragazzi guardarono Giada fisso per qualche secondo, senza che nessuno dicesse niente, l’unica cosa che si sentiva erano le risatine di Gin e Mark. Giada sorrideva abbastanza in imbarazzo, le guancie si erano leggermente imporporate sentendosi tutti quegli occhi addosso, non che fosse una persona timida, ma una situazione del genere era davvero imbarazzante.

“Piacere ragazzi” a quel punto parvero riprendersi dal momentaneo stato di trans e uno alla volta si presentarono.

“Piacere Kevin” Capelli castani corti, occhi marroni, lineamenti davvero belli e un sorriso mozzafiato.

“William, come va dolcezza?” Capelli biondi legati a coda di cavallo, occhi chiari, labbra sottili.

“Harry, piacere di conoscerti” Capelli neri lunghi fino alle spalle, ondulati, occhi verde smeraldo e delle mani splendide, lunghe e affusolate.

“George” Più basso degli altri, capelli neri a spazzola e pelle scura, occhi color nocciola e labbra carnose

“Michael, sei uno schianto!” Capelli castani disordinati, occhi azzurri, sorriso perfetto.

Giada si sentiva in paradiso! Mai visti tanti ragazzi così belli messi tutti insieme! Sorrise pregustandosi la serata.. doveva solo scegliere tra tutte quelle meravigliose opzioni e divertirsi un po’!

Passarono ancora un po’ di tempo fuori, le ragazze intanto fumavano e scroccavano qualcosa da bere ai ragazzi; le intenzioni di Gin e Mark erano palesi agli occhi di tutti, mentre gli altri nuotatori erano impegnati in una corte spietata per Giada, che si divertiva a prenderli in giro e rideva ogni volta che Gin le lanciava occhiate equivoche o tentava di comunicarle qualcosa a gesti.

Le conversazioni volgevano soprattutto intorno a temi come il nuoto e l’università. Giada provò a introdurre il discorso musica, supportata da Gin, ma scoprì con rammarico che l’unico che ne capiva davvero qualcosa era Mark, anche se William e Harry si difendevano bene, gli altri meglio non indagare.

Nonostante questo però Giada era decisa a divertirsi quella sera, e l’avrebbe fatto a tutti i costi.. quindi abbandonò il discorso musica prima di sentire qualcosa di poco piacevole per le sue orecchie e lasciò scivolare la conversazione sul cinema che era comunque un discorso molto interessante e sul quale i ragazzi erano abbastanza preparati.

 

Bene gente. Eccovi un altro capitolo!
Alla prossima
Liz

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Capitolo 4
*** Party in the USA ***


4.PARTY IN THE USA

4. PARTY IN THE USA

 

“Secondo me Shining rimane il suo capolavoro”

“No no! Arancia Meccanica è molto meglio! Kubrick ha raggiunto l’apice con quel film”

“2001: Odissea nello spazio è il migliore”

“Ma scherzi? Due ore e mezza di film con solo venti minuti di dialogo! Da spararsi”

“Io ho provato a vederlo un sacco di volte, ma ogni volta mi addormento”

“E ti credo dolcezza! Senza un termos di caffè e qualcuno che ti tira gli schiaffi non duri fino alla fine!”

La serata procedeva senza ostacoli, Gin e Mark erano spariti da una decina di minuti e Giada stava ancora parlando coi ragazzi della squadra di nuoto. Erano simpatici, nonostante la maggior parte non fosse particolarmente brillante, ma Harry e William la intrigavano molto.. anche Kevin era simpatico, ma non parlava molto, evidentemente era timido e a lei i tipi timidi non erano mai piaciuti troppo.. troppo impegnativi.

Fu un attimo e mentre ascoltava distrattamente un monologo di Michael su Tarantino i suoi occhi incrociarono due fari verdi. Un ragazzo poco lontano dal gruppo di Giada parlava con un gruppetto di gente. Si guardarono per qualche secondo, nessuno l’aveva mai guardata così profondamente, sembrava che stesse leggendo la sua mente come fosse un libro aperto. Non vedeva bene il suo viso, la luce lo illuminava solo per metà, ma gli occhi brillavano più che mai e rimasero impressi nella sua mente anche quando William attirò la sua attenzione facendole interrompere il contatto visivo con lo sconosciuto.

“Ehi, ti sei incantata?”

“Si scusate, ero andata in fissa.. dicevate?”

“Beh.. tu chi preferisci? Tarantino o Kubrick?”

“Kubrick, senza ombra di dubbio!”

“Lo sapevo, questa ragazza è troppo forte!”

Giada sorrise e riportò lo sguardo verso la direzione di prima, cercando quei due occhi verdi, ma il ragazzo sembrava sparito; si guardò in giro nella speranza di vederlo, ma sembrava essersi dissolto, questione di secondi. Decise di non pensarci, in fondo chissà chi era quel tipo, e continuò a parlare come niente fosse agli altri.

Dopo qualche tempo però il loro corteggiarla cominciò a farla sentire a disagio: era stata attenta a non far trapelare preferenze verso nessuno di loro e i ragazzi cominciavano a fare battutine non proprio divertenti per mettere in cattiva luce gli altri.. ‘maschi.. sempre a seguire la legge del più forte’

“Scusate ragazzi, io vado dentro a prendere qualcosa da bere”

“Dimmi cosa vuoi, te lo prendo io!” Si offrì Michael

“Vuoi che ti accompagni?” Disse contemporaneamente Kevin

“Vai tranquilla” Disse dopo poco Harry, vedendo che tutte quelle richieste la pressavano.

Lo ringraziò sorridendogli, poi si diresse all’interno del garage. Se fuori il quartiere non era particolarmente bello, dentro quel posto era davvero orrendo. Bottiglie vuote, mozziconi di sigaretta e ogni altra schifezza possibile ed immaginabile coprivano il pavimento; l’intonaco giallastro delle pareti a pezzi cadeva e sul soffitto, nell’angolo destro della stanza, era più che visibile una macchia di muffa, evidentemente un tubo dell’acqua era guasto, e da parecchio tempo.

Tuttavia nessuno sembrava far caso allo squallore generale. In fondo alla stanza erano stati allestiti tre tavoli pieni di ogni genere di superalcolico e birra in abbondanza. Un sacco di ragazzi e ragazze erano intorno ai tre tavoli e in generale la stanza era piuttosto affollata; la gente del giro era composta soprattutto da rockettari e ragazze punk, con qualche ragazza che aveva ereditato dagli anni ottanta le attitudini da spogliarellista e andava in giro con tacchi chilometrici e tubini cortissimi.

Giada si diresse verso il tavolo dei superalcolici, versandosi un po’ di Jack Daniel’s in un grosso bicchiere di carta rosso. Con una mano appoggiata al tavolo e l’altra che teneva il bicchiere guardava avanti a sé, ripensando al suo primo giorno in America. Era stanca morta, era quasi l’una di notte e lei non dormiva da più di ventiquattro ore, ma l’energia di quella serata l’aiutava a tirare avanti.

“Non è un po’ forte per te?” Una voce profonda le sfiorò un orecchio, si girò di scatto incontrando quei due magnetici occhi verdi che poco prima l’avevano catturata. Ora, con la luce della stanza, poteva vedere interamente il viso del ragazzo, distogliendosi con fatica dai suoi occhi notò i capelli rossicci, la pelle chiara, le labbra rosa e sottili e i lineamenti delicati e perfetti. Era abbastanza alto, quasi un metro e ottanta, con un fisico forte e atletico, le spalle larghe, la vita stretta, le gambe forti.. un ragazzo bellissimo.

Vedendo che le sorrideva divertito ripensò alla domanda che le aveva appena posto il ragazzo, si accorse che era rimasta incantata a guardarlo e si affrettò a rispondere:

“No.. sono abituata”

“Ah si? Non dovresti bere, è illegale piccola! Non ti dicono niente mamma e papà?”

“Mamma e papà mi fanno bere senza problemi.. in Italia è legalissimo.”

“E così sei italiana.. si sentiva che non eri di qui” sorrise divertito facendo un sorso di quella che aveva tutta l’aria di essere una vodka.

“Piacere, Steven”

“Giada”

“Come mai a L.A.?”

“Sto per iniziare l’università”

“Mmm.. la UCLA? Bene bene, che studi?”

“Cinema”

“Interessante..” I suoi occhi sprizzavano malizia, e la sua voce calda e calma contrastava il frastuono che li circondava.

Giada non sapeva bene come comportarsi, quel ragazzo aveva l’insolito potere di metterla in soggezione. Fece un altro sorso di Jack Daniel’s sperando che l’alcool presto entrasse in circolo e la sciogliesse un po’.

“Quando sei arrivata qui in America?”

“Questo pomeriggio”

“Fresca di fuso orario!”

“Già.. devo avere delle occhiaie tremende”

“Non si notano poi così tanto e comunque sono giustificate”

“Cosa fai tu nella vita Steven”

“Chiamami Steve e bada che è un privilegio per pochi.. Studio anch’io alla UCLA, Arte..”

“Arte? Non l’avrei mai detto..”

“Già non sei l’unica a dirlo”

“E così sei un artista..”

“Già, pittura e fotografia per lo più..”

“Impressionante”

“Beh.. neanche io avrei mai pensato che potessi studiare cinema.. sei più tipa da legge o medicina, non certo una regista”

“E sulla base di che cosa? Comunque non voglio studiare regia, voglio diventare una sceneggiatrice”

“Scrittrice quindi? Continui a stupirmi, e ti assicuro che non è facile..” Fece un altro sorso di vodka; assumeva un’espressione tremendamente sexy nel farlo.

“Alloggi al campus?”

“Si..”

“Magnifico.. pare che non ti libererai facilmente di me..”

“Giada! Ci chiedevamo se ti avessero rapita! E in effetti ci siamo andati vicino.. torni fuori?”

“Non vedi che sta parlando con me?”

“Anche per me è un piacere vederti Rose”

Harry era entrato a cercare Giada sotto le insistenti richieste dei suoi amici, trovarla in compagnia del famigerato Steven Rose, che dal famoso padre aveva ereditato non solo le caratteristiche fisiche (tranne l’altezza, opera della madre top model) ma anche il pessimo carattere, non gli aveva fatto per niente piacere; Rose Junior non era molto apprezzato all’interno del Campus, almeno dalla componente studentesca maschile.

“Evapora!”

“Mi spiace ma non me ne andrò, almeno che Giada non torni fuori con noi..”

“Non sei mica suo padre! Giada fa quello che vuole!”

“Potrei dirti la stessa cosa”

“Ehi ragazzi calmi, non litigate.. Steve unisciti a noi”

“Questa si che è un’idea!” Disse Steven con tono strafottente guardando Harry

“Non tentare di prendermi per il culo Rose, sai che non sei ben accetto”

“Da voi.. ma la nostra Giada qui pare sia di un’altra idea, quindi perché non ve ne andate voi se non mi volete?”

“Perché non lasc..”

“FINITELA HO DETTO! Ok visto che non siete in grado di comportarvi da persone civili, sarò io ad andarmene, tanto ci metto un minuto a trovare qualcun altro con cui parlare..”

Giada cominciò ad allontanarsi, Steven non faceva una piega, stava immobile fissando Harry con un sorriso di scherno sulle labbra, il ragazzo gli lanciò un’occhiataccia, poi corse dietro alla bionda.

“Giada aspetta, torna qui! Ok hai vinto! Facciamo venire anche Rose..”

“Bene! Bella idea Swift!” E passando un braccio intorno alla vita di lei, si avviò con un sorriso trionfante verso il gruppo.

Gli altri lo squadrarono in maniera tutt’altro che amichevole, Giada si chiese cosa avesse fatto di male quel ragazzo per essere così malvoluto. Probabilmente l’aria da rocker.. la triade ‘sesso, droga e rock n’ roll’ non riscuoteva tanto successo nella squadra di nuoto, ma sicuramente c’era qualcosa sotto.

Gin ancora non si vedeva, Giada chiese ai ragazzi che fine avesse fatto, doveva pur tenerla d’occhio se voleva trovare un modo per tornare al campus.

“Sono ancora in giro”

“E speriamo che ci rimangano ancora a lungo..” Disse sottovoce Michael, ma il commento non sfuggì all’orecchio attento di Giada, sempre più confusa.

I ragazzi continuarono a chiacchierare, c’era una strana tensione nell’aria, e la bionda notò che ogni commento fatto da Steven era accolto da sguardi scettici, irritati se il commento era rivolto a lei. Occhiatacce a parte non ci furono particolari degni di nota.. almeno fino all’arrivo di Gin.

“Ehi ragazzi era ora!”

“Che vuoi McGyllen? Avevamo da fare!”

“Non lo metto in dubbio man”

“E LUI CHE CI FA QUI!” A Gin erano usciti gli occhi dalle orbite quando si era accorta che Steven era presente.

“Però Gin che accoglienza!”

“Non mi rivolgere la parola! Qualcuno mi dice perché lui è qui?!”

“L’ho invitato io” Giada decise di mettersi in gioco, quell’astio diffuso contro Steve non lo capiva proprio.

Gin sbuffò alzando gli occhi al cielo.. “Complimenti Rose! Ne hai accalappiata un’altra! E tu vieni con me” trascinò Giada in disparte in modo da non farsi sentire.

“Ehi così mi stacchi un braccio!”

“Come ti è venuto di invitare Rose a unirsi a noi?”

“Mi spieghi perché ce l’avete tutti con lui? A me sembra simpatico e non sapevo che fosse un problema!”

“PERCHè CE L’HO CON LUI? Ok Gin calmati.. Lei non lo conosceva e non poteva saperlo..”

“La smetti di parlare da sola??”

“Ok, senti. Steven Rose, figlio del famigerato Axl Rose, è la persona più odiosa e stronza del campus.”

“E’ FIGLIO DI AXL ROSE??”

“Shhh! Non urlare! Ma come non l’avevi capito? Sono due gocce d’acqua!”

“Ma Axl Rose è bassino!”

“La madre è una modella”

“Ah.. ora è chiaro..”

“Bene tesoro non voglio sapere come l’hai conosciuto, semplicemente.. io farò in modo di sopportarlo fino a fine serata, tu farai in modo di non andarci a letto almeno per stasera”

“Andarci a letto ma come ti viene?”

“Avanti non sei una santarellina! E Steven è obbiettivamente figo”

“Non è che per questo voglio andarci automaticamente a letto!”

“Si.. certo. Ok ora torniamo con loro”

“Mi devi delle spiegazioni!”

La serata continuò senza altri intoppi; certo, Steven e Gin non perdevano occasione per insultarsi a vicenda, ma per il resto sembrava che la tensione si fosse un minimo sciolta.

Quando furono le quattro del mattino e la folla andava scemando, Gin e Giada decisero di tornare al campus anche perché la bionda non si reggeva più in piedi dal sonno.

“Ti accompagno io se vuoi” si offrì Steven

“Non ci provare Rose! È venuta con me e torna a casa con me! Gira a largo”

“Gin lo sai che stasera sei di un’acidità insopportabile? Dimmi un po’ hai le tue cose?” Poco ci mancò che Gin non lo prendesse in pieno viso con uno schiaffo, fortunatamente fu fermata appena in tempo da Mark che la tranquillizzò sussurrandole qualcosa all’orecchio che Giada non riuscì a sentire.

“Va bene va bene.. andiamo Giada, prima che mi incazzi davvero..”

 

Gin camminava spedita verso il parcheggio, tanto che Giada faticava a starle dietro.

“Ehi puoi rallentare per favore” Gin non la sentì nemmeno intenta a borbottare tra sé.

“GIN!”

“Eh?” Si voltò verso la bionda con l’espressione scocciata di chi pensa che l’altro stia urlando senza motivo.

“Finalmente! Perché cazzo corri!”

“Per nessun motivo”

“Ma non lo vedi che non ti sto dietro! Rallenta cazzo!!” Finalmente la mora rallentò il passo, permettendo a Giada di raggiungerla.

“Cavolo quanto ti irriti, bastava dirlo prima!” La bionda alzò gli occhi al cielo, evitando di risponderle.

Gin si fermò davanti alla decapottabile, accese una sigaretta per poi entrare nell’abitacolo, seguita da Giada.

 

Il traffico era decisamente diminuito vista l’ora tarda, ma comunque il viaggio non fu veloce; a Los Angeles la gente vive di notte. Gin fumava una sigaretta dietro l’altra e non aveva una bella espressione, guidava meccanicamente e non aveva nemmeno provato a fare conversazione.

“Ok ora sono stufa” Giada si volto sul sedile quel tanto che bastava per guardare la mora dritta in faccia, per quanto lo permettesse lei che non ne voleva sapere di togliere gli occhi dalla strada “Mi spieghi cos’è successo con Steven? Perché ce l’avete tutti con lui?”

Giada sbuffò rumorosamente, abbassò gli occhi un secondo per poi sospirare prima di cominciare a parlare: “Ok, non è che Rose abbia fatto qualcosa in particolare.. almeno non a me.. beh, oddio.. non proprio.. diciamo che non è un campione di galanteria, si.. anche se quando vuole è davvero romantico..”

“Gin parla in modo comprensibile!”

“Ok! Mamma mia quanto sei irascibile.. allora, perché non stia simpatico a Mark and co. è facilmente deducibile; Steve ha sempre avuto un grandissimo successo con le ragazze e abbastanza coraggio e strafottenza per rinfacciarlo continuamente agli altri.. non è uno che gode della simpatia di molte persone”

“Si questo l’avevo intuito..”

“Già, e a proposito stai attenta.. non metterti in testa di averci una storia romantica perché giochi col fuoco.. e puntualmente ti scotti”

“Non mi sono messa in testa niente! Non è di me che si parla ora! Voglio sapere cos’hai tu contro di lui.. visto che non credo che ti abbia rubato la ragazza”

“Decisamente no.. diciamo che io e Steve abbiamo un rapporto complicato.. il nostro odio è.. genetico direi!” Rise inarcando leggermente le labbra per la sua stessa affermazione, anche se Giada non ne comprese il motivo.

“Ci sei andata a letto?”

“Si..”

“Cos’è ti ha scaricata malamente?”

“No.. beh anche, io e lui non siamo mai stati insieme.. per un certo periodo siamo stati come due calamite, non potevamo rimanere soli in una stanza senza saltarci addosso. Ma nonostante questo sapevo che lui andava a letto con altre, e io non ero da meno.. diciamo che non è quello il problema”

“E allora qual è?” Gin sbuffò per l’ennesima volta alla testardaggine della bionda

“Semplicemente non siamo compatibili, litighiamo per ogni cosa.. ci punzecchiamo sempre, e la cosa è andata peggiorando man mano.. fine della questione”

“Amore e odio?”

“Forse un tempo.. ora di amore non ne è rimasta nemmeno l’ombra..”

Giada decise che l’amica le aveva detto abbastanza; era meglio troncare la discussione prima che le saltassero i nervi.

 

Quando arrivarono al campus Giada era caduta in uno stato di dormiveglia; Gin spense la macchina e si girò a guardarla. Era contenta di aver conosciuto quella ragazza così particolare, sentiva che finalmente aveva trovato qualcuno con cui condividere tutto: Gin non era mai stata molto fortunata in fatto di amicizie.. con gli uomini non aveva mai avuto problemi, ma spesso questo la metteva in cattiva luce con le altre ragazze, oppure provocava in loro gelosia. Sentiva che con Giada non sarebbe successo, sentiva che lei era una persona capace di andare oltre certe etichette, e probabilmente non era nemmeno troppo diversa da lei, il che avrebbe giocato a favore di una loro amicizia.

La scosse leggermente per destarla, lei quasi saltò su sbarrando gli occhi.

“Ehi tranquilla! Siamo arrivati” Giada si riprese, strofinandosi leggermente gli occhi, era davvero esausta: “Oh bene.. grazie mille per la serata Gin”

“Di niente! Allora che dici? Ci si vede domani? Potremmo fare colazione insieme!” Giada la guardò con l’occhio spento “Facciamo a pranzo..”

“Ok! Ti passo a prendere all’una! Buona notte riccioli d’oro!”

Giada uscì dall’auto salutando debolmente Gin con la mano per entrare nell’edificio del campus. Entrò nella sua stanza gettandosi a letto senza nemmeno togliersi i vestiti, addormentandosi quasi all’istante.

Bene gente, è un secolo che non aggiorno ne questa storia ne "Note e chimica".. imploro il vostro perdono per questo ma sapere.. la maturità -.-'

Beh, spero che questo capitolo vi piaccia.. ditemi che ne pensate di Steven! A presto GunsGirls!!

Un bacio, Liz

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Capitolo 5
*** 5. Pranzo tra amiche ***


Capitolo 5 nvu

PRANZO TRA AMICHE

Fu svegliata dal fastidioso rumore del suo cellulare in lontananza; aveva abbandonato la sua borsa a terra la sera prima, così fu costretta ad alzarsi per recuperarlo. Guardò il numero lampeggiante sulla schermata: Gin.

“Pronto?” Rispose con voce impastata dal sonno.

“Ehi raggio di sole! Rise and shine!”

“La smetti con questo nomignolo fastidioso?” Non bastava la seccatura della sveglia spiacevole.. Giada odiava i soprannomi, per di più la chiamavano ‘raggio di sole’ anche da piccola, non riusciva proprio a mandarlo giù.. “Dimmi tutto..”

“Dimmi tutto? Giada è l’una e venticinque!”

“Oh cazzo! Il pranzo! Scusa Gin.. ieri ero morta, sai, il jetlag.. mi sono dimenticata di puntare la sveglia..”

“Figurati, nessun problema; solo che sono qui sotto da un po’ e comincio ad annoiarmi.. tra quanto scendi? Sto morendo di fame!”

“Cazzo.. sei già qui.. senti sali in camera mia.. così almeno non stai da sola.. stanza 6011”

“Ok arrivo! Ma tu comincia a prepararti!” Giada ributtò il telefono nella borsa per poi abbandonarsi nuovamente sul letto. Non aveva riposato abbastanza e lo sentiva, ma aveva promesso a Gin di pranzare con lei, così si rimboccò le maniche dirigendosi spedita verso la valigia ancora da disfare.

Gin arrivò qualche minuto dopo, mentre la bionda sceglieva cosa mettersi tra i vari vestiti che aveva sparso sul letto.

“Buongiorno!” Esclamò sorridente irrompendo nella stanza. “Ciao Gin!” nonostante la sveglia e la stanchezza era contenta di vederla, dopotutto le metteva allegria.

“Come va? Ripresa da ieri sera??”

“Per niente..”

“Beh.. allora farai meglio a farti un bel riposino pomeridiano.. perché stasera si esce di nuovo!”

“Un’altra festa?”

“No! Ti porto in giro per locali sulla Sunset.. sai, ti ho osservata nel negozio di musica ieri, e visto che hai i miei stessi gusti. È giusto che tu veda come si vive da rockstar a L.A.!”

Giada era entusiasta ed emozionata anche solo all’idea.. dopotutto, quello era il paradiso di tutti i suoi miti musicali! Non vedeva l’ora di scoprire quel mondo sul quale aveva fantasticato per così tanto tempo! Subito dopo però le venne in mente un problema.. “ Ma Gin.. come facciamo coi controlli? Non abbiamo vent’un anni!” L’unica volta che era stata negli States coi suoi genitori, ricordava che non l’avevano lasciata entrare in un locale che voleva vedere perché troppo piccola, anche se accompagnata dalla madre.

“Tranquilla! Ci ho già pensato io” Gin frugò qualche manciata di secondi nella sua borsa di pelle con le frange, per poi estrarre un tesserino plastificato che porse alla ragazza.

La bionda prese in mano il tesserino guardandolo con curiosità.. “ Un documento falso? Ma dove l’hai preso!!”

“Che credi che sia nata ieri? Senza quello non vai da nessuna parte!”

“Ma questa tipa non mi assomiglia per niente! È mora!”

“Basterà dire ai buttafuori che ti eri fatta una tinta! La somiglianza c’è!”

“Tu sei completamente matta!”

“Dai vestiti e non rompere.. che ora ho davvero una fame da lupi!”

***

Gin accostò in una via secondaria nei pressi di Sunset Blv, entrarono in un piccolo locale di specialità americane.. un McDonald’s versione bonsai.

“Allora? Cosa fai quando non trovi una nuova arrivata da perseguitare?” Gin rise di gusto alla domanda di Giada.

“Beh, esco!”

“Ovviamente.. ma non so, non hai una migliore amica o qualcosa del genere? So così poco di te..”

“Come vuoi.. beh no. Non ho più una migliore amica, abbiamo litigato mesi fa, da allora non ci parliamo più”

“Come mai?”

“Un ragazzo. A lei piaceva ma lui non la filava nemmeno di striscio. Quando ha scoperto che aveva una cotta per me ha dato fuori di matto e ha tagliato i ponti..”

“Mi dispiace”

“A me no.. mi faceva pesare ogni cosa, era spesso gelosa e un po’ pesante, era da un po’ che non andavamo più d’accordo..”

“Mmm.. Gin..” Giada la guardò con l’espressione di chi la sa lunga “Si?” chiese la compagna con finta innocenza.. “Ma te lo sei fatto lui?”.

Gin rise piano.. “Si! Ma solo dopo che abbiamo litigato!” a quel punto Giada non seppe più trattenere le risate “Ahahah!! Ma sei pessima!”

“Oh avanti! Quante scene per un ragazzo! Erano mesi che ci provava con lui senza concludere niente! C’erano state anche un paio di scene veramente pietose! Così almeno se l’è tolto dalla testa! Era troppo per lei!”

“Ahah! Povera! Chissà come c’è rimasta male!”

“Cazzi suoi! Se non fosse andata in giro a dire che sono una puttana forse non l’avrei fatto.. ma dico solo forse!”

“Ah.. cazzo che stronza!”

“Già, meglio perderla che trovarla. So di non godere di una buona fama nel campus, sai com’è no.. se sei un maschio che se ne gira due al giorno sei il più figo, se tu femmina osi cambiarne uno ogni tanto sei una puttana.. ma detto da lei mi ha fatto incazzare come una belva, di solito me ne infischio”

“Fai bene! Me ne sono sempre fregata anche io..”

“Anche tu una ragazzaccia eh?”
“Prima di incontrare Robin si, poi ho messo la testa a posto, ma le cose non sono cambiate..”
“E sei arrivata qui con la testa a posto?” Chiese la riccia con sguardo indagatore..

Giada sorrise furba “No! Per niente!”

“Brava cazzo! Così ti voglio! Lo vedi, sei un ottima candidata per rimpiazzare quell’ipocrita!” Giada sorrise felice “Ne sarei onorata!” Rispose ridendo mentre si lanciavano sui piatti appena arrivati.

***

“Ma quanto mangi?” Chiese la bionda scioccata al terzo cheeseburger che l’amica aveva ordinato.

“Ho preso da mio padre, e poi devo crescere!”

“Ahahah! Ma che dici!”

“Guarda che il sesso brucia energie.. devo riprendermi!”

“Con chi hai fatto sesso stamattina?!?!?!” Chiese Giada allibita dalla possibilità che la mora fosse riuscita a combinare un appuntamento mattutino prima di venirla a prendere per pranzo, e soprattutto avendo fatto le ore molto piccole la sera precedente.

“Stamattina con nessuno! Ma ieri con Mark!” All’amica brillavano gli occhi “Non puoi capire cosa è stato! Dio quel ragazzo mi fa impazzire! All’ennesimo round ero davvero provata! E sono andata a letto a stomaco vuoto! Devo riprendermi!”

“Ahahaha! Dovresti vedere come ti brillano gli occhi! Non è che ti stai prendendo una cotta colossale per il capitano della squadra?”

“Ma non dirne più! Io una cotta per Mark! Sul sesso ci intendiamo alla grande, ma siamo tutti e due troppo.. libertini, non funzionerebbe mai!”

“Sarà, ma tu non mi convinci!”

Finirono di mangiare e pagarono il conto prima di uscire.

Camminarono un po’ senza una meta precisa, Gin parlava a raffica convinta che a Giada servisse una lezione sui ‘basics’ per sopravvivere nella città degli angeli.

“E con questo credo di aver finito sul cibo. Passiamo allo shopping: se non sei tipa da H&M e altre grandi marche, e se non disponi di liquidi illimitati, il posto migliore e Ross. E una catena di abbigliamento facile da trovare, di solito dove c’è un mol, nei paraggi c’è anche un Ross. Vendono vestiti di ogni marca, da quelle sconosciute a quelle più famose. Coprono ogni stile, in sostanza e un ammasso di vestiti delle vecchie collezioni.. detto così non suona bene, ma se cerchi qualcosa che non sia nei grandi negozi, lì lo trovi di sicuro.

Se invece sei in cerca di magliettine e vestitini carini per uscire la sera, un po’ rock per intenderci, allora ti conviene puntare sui piccoli negozietti anonimi. Sono una risorsa illimitata! A Westwood vicino al campus ce ne sono un po’.. potrei portartici un giorno!”

“Oddio si! Non sai che bisogno ho di fare shopping! Col costo che hanno le valigie in più in aereo ho dovuto lasciare a casa un sacco di cose!”

“Se vuoi possiamo andarci anche subito, non è mica lontano!”

“Ti faranno santa!” E ciò detto tornarono spedite verso l’auto.

***

“Giada, ti dispiace se prima di andare a Westwood passiamo a casa mia? Tanto è di strada.. più o meno. Devo fare rifornimento di cash”

“Ma certo, nessun problema!” Così Gin svoltò veloce su per Laurel Canyon Boulevard, una strada piena di curve che si addentrava nelle colline di Hollywood.

“Wow, abiti a Hollywood?”

Gin la guardò parecchio stupita, il che lasciò Giada interdetta: “Certo”.

 

Dopo una decina di minuti Gin accostò davanti a un grande cancello di ferro battuto attraverso il quale si scorgeva una villa enorme. Giada guardava a bocca spalancata l’abitazione mentre Gin cercava le chiavi nella borsa. In quel momento passò dietro di loro un pulmino turistico, ce n’erano molto che per 15$ facevano fare un tour tra le ville dei vip.

“And here comes on your left Slash’s house. The ex-leading guitarist of Guns N’ Roses bought this house in 2002 and is still living here with his wife and his three children, two sons and a daughter..” Giada non ascoltò una parola di più dall’altoparlante del pullman, ma si girò agitata verso Gin.

“SEI FIGLIA DI SALSH!!” Urlò col cuore che le martellava a mille nel petto, mentre la mora la guardava come si guardano i matti.

“Si, non l’avevi capito?”

“NO! Oddio sei figlia di Slash!”

“Da chi credevi avessi preso i ricci? Io e mio padre siamo due gocce d’acqua!”

“Beh.. non mi era venuto in mente!”

“Ok, ora lo sai. Dai entra non stare lì impalata” La bionda mosse qualche passo verso il cancello che Gin le teneva aperto, ma si bloccò di scatto.

“No aspetta! Tuo padre è in casa?”

“Non so, credo di si..”

“Non posso entrare!” Sentiva il cuore martellarle nel petto e il respiro si accorciava per l’ansia di vedere il suo idolo di sempre.

“Perché no?”

“Perché.. è Slash! Quello Slash! Non sono pronta!”

“Oh avanti Giada non fare storie! Non ti credevo una fan delirante! E poi scusa.. non vorrai mica perdere l’occasione di parlare con uno dei tuoi idoli!” Disse col sorriso furbo sulle labbra.

“Questo è un ricatto!” Disse Giada, pur ricominciando a camminare con l’amica affianco verso il portone d’ingresso.

“Forse.. tanto prima o poi avresti conosciuto comunque i miei.. spero solo che i miei fratelli siano fuori casa!”

***

“PAPIIIIII, MAMMAAA SONO A CASA!” Urlò Gin a squarciagola appena varcarono la porta d’ingresso. Giada non se ne stupì, viste le dimensioni del solo salotto ci voleva un gran fiato per farsi sentire fino alle altre stanze della casa.

“Tesoro! Non urlare!” Disse una voce femminile da quella che Giada ipotizzò fosse la cucina. Pochi istanti dopo uscì Perla Ferrar: perfetta in ogni dettaglio e con un corpo da favola per l’età che aveva!

“Oh! Non sei sola! Ciao, sono Perla!” Si presentò cordialmente a Giada, sfoderando un sorriso da copertina.

“Piacere, Giada!” Rispose sorridendo la bionda con una punta d’imbarazzo.. le era capitato di maledire quella donna quando la vedeva in TV abbracciata a Slash, ma ora che le stava davanti non poteva immaginarsi diversamente la perfetta compagna per il chitarrista.

“Che strano nome! Di dove sei?” Chiese ancora la donna senza però perdere il sorriso, si vedeva che era piena di energie!

“Italiana, mi sono appena trasferita!”

“Oh! Allora benvenuta negli Stati Uniti cara. Come vi siete conosciute Gin?”

“Le sono andata addosso al campus!”

“Ah!”

“GIIIN!” La conversazione fu interrotta da un grido proveniente dal piano superiore. Il cuore di Giada, che si era calmato un minimo, riprese a battere furiosamente man mano che i passi si sentivano più forti..

“Ciao papà!” Eccolo! La bionda trattenne il respiro quando fece il suo ingresso nella stanza. Nella mente della ragazza le immagini si susseguivano alla moviola, mentre un vento immaginario spostava i suoi lunghi ricci! Niente cappello per coprirne la caduta, niente pancetta: Slash era bello e in forma come lo era sempre stato. Ancora selvaggio, dannatamente sexy, insomma.. un uomo che porta divinamente i suoi quarantun anni!

“Ciao piccola!” Si avvicinò a grandi passi alla figlia, baciandola affettuosamente sulle guance. Solo allora Giada si accorse della straordinaria somiglianza tra i due!

“Chi è la tua nuova amica?” Disse poi rivolgendo la sua attenzione alla nuova arrivata. Giada sentì il calore avvampare fino alle gote, doveva essere pietosamente rossa in quel momento.

“Papà lei è Giada, una mia amica. Si è appena trasferita dall’Italia!”

“Adoro l’Italia! Anche se non ho mai avuto il piacere di vederla fino in fondo! Piacere di conoscerti Giada!”

 Bene.. inutile che stia qui a descrivervi per filo e per segno come reagisce una fan davanti al suo idolo, credo che l’immagine sia nota a tutti: sudorazione a mille, rincoglionimento totale, faccia da pesce lesso. Tutto regolare no? Saltiamo anche la parte in cui Gin prende in mano la situazione spiegando lo stato di shock dell’amica; arriviamo alla reazione di Slash (decisamente più interessante).

“Ahahah, grazie tesoro, l’avevo intuito.. ehi Italy! Riprenditi!” Una mano passata davanti agli occhi e Giada tornò a respirare.

“Si.. oddio, mi scusi..!” Le gote erano in fiamme, e il suo sguardo vagava freneticamente da Slash, a Gin, a Perla.

“Tranquilla, ne ho viste di peggio.. Volete un caffè? Ah! E cazzo, non darmi del lei! Così mi sento vecchio!” Ridacchiò il chitarrista avviandosi verso la cucina, dove Perla stava armeggiando con la macchinetta del caffè. Slash la prese per i fianchi baciandole sensualmente il collo, sussurrandole qualcosa all’orecchio che li fece ridacchiare complici, mentre Perla si girava per rispondere con passione alle avances del marito.

Giada, entrando in cucina vide la scena sentendo partire un moto d’invidia dallo stomaco, mentre le proteste di Gin non si fecero attendere:

“Papà per dio c’è gente! Possibile che voi due siate sempre attaccati?? Avete una certa età! Contenetevi!”

“Tasoro! Io e tua madre abbiamo fatto, facciamo e faremo sempre scintille!!”

“EHI! È ODORE DI CAFFè QUELLO CHE SENTO?!”

Si sentirono altri passi veloci che scendevano le scale, Giada si girò curiosa verso Gin che trovò con un’espressione che rasentava la disperazione dipinta in volto..

“Scusa! Scusa scusa scusa!!” Giada non capiva proprio l’agitazione dell’amica.. “Per cosa?”

“Mi dispiace! Non avrei mai dovuto portarti senza prepararti psicologicamente! Ignora tutto quello che ti dice! Non dargli ascolto! Non siamo tutti così in famiglia eh.. non credere!”

In quel momento fece la sua entrata nella stanza uno dei fratelli maggiori di Gin: “Ciao sorellina! Nessun ragazzo oggi? Ciao parents!”

“Ciao London” Risposero in coro i due genitori che tutto avevano pensato meno che a darsi un contegno..

“Ciao stupido fratello..” Disse Gin non proprio con un tono felice. Lui le si avvicinò cingendole le spalle con un braccio.

“Ehi cosa sono questi toni? Non sei contenta di vedermi? Il tuo fratellone preferito!”

“Certo! Soprattutto dopo che ti sei..” Ma London non la ascoltava più, la sua attenzione era stata catturata da Giada; beh, che dire, London era tale e quale a suo padre, se non peggio. Professava di essere amante di tutte le donne, convinto che ognuna, per quanto brutta o antipatica, avesse qualcosa da donargli (non così raramente il tutto si riduceva a un buco).

“PORCA PUTTANA! CHE SVENTOLA!”

Giada vide Gin passarsi una mano sul volto in segno di disperazione: “London.. ma è possibile che fai sempre la figura dell’idiota? Sembri uno scaricatore di porto!”

“Da che pulpito viene la predica! Almeno io sono un ragazzo, ce lo si aspetta! A te a volte scappano dei commenti che fanno gelare il sangue nelle vene!”

“Ma la smettete di litigare voi due?” Si intromise Slash per calmare le acque “Gin, smettila di insultare tuo fratello, e tu presentati come si deve!”

“Ok papino.. piacere dolce ninfa dai capelli biondi! Il mio nome è London e il mio cuore è già tuo!” Per concludere la sua bizzarra presentazione il ragazzo mimò di strapparsi il cuore dal petto, avvicinando la mano stretta a pugno a Giada per poi aprirla in uno sbuffo (gesto difficilmente interpretabile per altro..).

“Ehm.. ok, piacere Giada”

“Italiana?”

“Già..”

“Italians do it better!!” Esclamò lui con un sorriso malizioso. Giada sorrise tirata, visibilmente imbarazzata da quelle avances. Per sua fortuna l’attenzione fu attirata da un’altra persona e London smise,

almeno per qualche secondo, di corteggiare Giada.

In quel momento infatti si udì la porta d’ingresso aprirsi: “Ehilà gente!” e il secondo fratello di Gin fece il suo ingresso. Giada rimase un attimo fissa a guardarlo; tutti e tre assomigliavano incredibilmente a Slash, ma Cash era quello che più di tutti aveva ereditato i suoi tratti. L’unica differenza sostanziale tra lui e il padre erano i capelli: anche quelli di Cash erano neri come la pece, perfetti con la sua carnagione, ma meno ricci, semplicemente mossi. Il ragazzo li teneva lunghi quasi fino all’attaccatura delle spalle, con qualche ciuffo ribelle che ogni tanto spuntava sul suo viso. La ragazza lo trovò incredibilmente bello.. e sexy, senza alcun dubbio.

“Ciao Cash!” Risposero in coro i quattro parenti; il ragazzo, dopo aver appeso la sua giacca di pelle in soggiorno, fece il suo ingresso in cucina, svelando una t-shirt degli Aerosmith con le maniche arrotolate, jeans larghi e al polso una fascetta nera tra svariati bracciali. Era così diverso rispetto al fratello maggiore! Lui era molto più casual, per niente curato visto il soggetto, e indossava un semplice paio di pantaloni verde militare con una maglietta bianca, e teneva i capelli decisamente più corti ma altrettanto disordinati.

Cash salutò tutti, poi fu il suo turno di presentarsi a Giada: non serve dire che i suoi modi furono decisamente più pacati di quelli del fratello.

“Cash, lei è una mia amica, Giada. Giada, lui è l’altro mio fratello..” Cash porse la mano a Giada sfoderando un sorriso mozzafiato: “Piacere, Cash” Giada, vuoi per la somiglianza con Slash o vuoi per la sua indiscutibile bellezza, rispose tentando di sembrare sicura, ma la sua voce sfuggì al suo controllo, suonando strozzata e di un tono più alto del normale nel momento in cui disse il suo nome. Tossì un paio di volte per farla tornare normale (nda Si, certo.. la voce eh? Ma fare qualcosa per gli ormoni?) e addusse come scusa un mal di gola.

“Bene.. ora che abbiamo fatto le presentazioni è meglio filarsela” Disse Gin tentando di tirarsi fuori da quella situazione imbarazzante “Pà, mi dai un po’ di soldi?” Chiese sfoderando due occhioni altamente persuasivi.

“Ah.. ecco perché sei tornata a casa!” Rispose Slash, tuttavia non si fece certo pregare, e andò in soggiorno a prendere il portafoglio. Gin si girò verso Giada per farle un occhiolino, ma la trovò impegnata in una conversazione con suo fratello.

“E così sei italiana.. Come ti sembrano fin ora gli States?”

“Oh.. beh, non è la prima volta che vengo in California. Mi è sempre piaciuta Los Angeles”

“Hai detto che studi alla UCLA, cosa studi?”

“Cinema, vorrei diventare una sceneggiatrice”

“Che figata! Se sapessi scrivere meglio mi sarebbe piaciuto un sacco.. ma preferisco i numeri!”

“Tu cosa studi?”

“Ingegneria matematica”

“Wow.. dicono sia tosta”

“Abbastanza.. ma come ogni cosa se ti piace non ti pesa..”

“Giada! Sto parlando con te!” Gin le sventolò una mano davanti al volto per attirare la sua attenzione.

“Oh, scusa! Dicevi?”

“Ho preso i soldi, possiamo andare!” Giada non ne fu sicura ma le sembrò di veder spuntare un sorrisino di scherno sul volto dell’amica. Non volle sapere perché, semplicemente salutò i due fratelli, Perla e Slash e seguì l’amica.

Attraversarono i cortile fino alla macchina e si sedettero. Appena chiusa la portiera, Gin scoppiò in una fragorosa risata.

Lo so lo so.. ormai sono senza scuse. Non aggiorno da secoli! Non recensisco da una vita.. Che brutta persona :_( 

Però oggi vi faccio un regalo. Doppietta! A presto ragazze. Ringrazio infinitamente chi continua a seguirmi nonostante i tempi lunghi; ancor di più chi mi recensisce senza poi vedere risposte da parte mia.. sappiate che sto seguendo tutte le vostre storie anche se non vi lascio commenti!! 

Grazie infinite, Liz.

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Capitolo 6
*** Improvvisate ***


6.Improvvisate

7. IMPROVVISATE

“Perché ridi?” Chiese Giada all’amica guardandola scettica.

“Ahaha! Quando Steven se ne accorgerà darà fuori di matto!” E giù altre risate, il che metteva in discussione le abilità di guida della ragazza, nonostante avesse preso dalla madre. Giada non capiva assolutamente l’ilarità della riccia, e la guardava come se venisse da un altro pianeta.

“Di cosa si deve accorgere Steven?”

“Che Cash ti ha puntata!” Giada spalancò gli occhi: “Ma che dici!!”

“Dai non fare la finta tonta! <> con quella faccia da marpione che conosco fin troppo bene! Credimi ragazza, hai fatto una gran bella impressione sui miei due fratelloni!”

“Ma smettila! Mi ha solo fatto qualche domanda! Non mi ha mica messo un anello al dito!”

“Nah.. fidati bionda! Conosco i miei polli!”

“Sarà ma non ti credo.. e comunque cosa c’entra Steven? Ti ho già detto che non sono interessata!”

“Stavolta sono io che non ti credo.. e anche se fosse, non vale lo stesso per lui. Quando saprà che anche Cash ti fa il filo ci sarà da divertirsi!”

“Smettila di dire che piaccio a tuo fratello! E smettila di dire che mi piace Steven!”

“Ah giusto.. mio fratello ti piace di più!”

“Non è vero!”

“Staremo a vedere.. Dio come vorrei che Steven lo sapesse!”

“Gin!” Giada non riusciva a credere alle parole della riccia!

“Sono in competizione dalle elementari quei due! E non parlo di scuola!” La mora continuò a ridacchiare per tutto il tragitto fino a Westwood, incurante del palese stato di irritamento che il suo comportamento causava all’amica.

 

***

 

Westwood brulicava di gente a quell’ora. Un via vai acceso nelle strade piene di negozi. Gin e Giada giravano da quasi un’ora entrando in continuazione nei diversi shop, anche quelli non particolarmente interessanti.

“Allora? Hai in mente qualcosa di particolare per stasera? Non lasciarmi sulle spine!” Chiese Giada mentre uscivano da un negozio molto vintage.

“Beh.. come ti ho detto pensavo a un giro per locali. Mark mi ha scritto oggi, stasera lui e gli altri sono in zona Sunset.. anche se penso vogliano spostarsi sulla Santa Monica a metà serata”

“Ah! Ecco perché mi porti lì! Immagino li seguiremo! Alla faccia della notte folle per locali storici..” Rispose Giada con una punta di ironia nella voce.

“Guarda che non li seguiamo mica! Ti porto davvero in giro per la Sunset.. alla Santa Monica ci penseremo domani! E poi.. anche Cash esce lì coi suoi amici!” Rispose la mora sorridendo beffarda.

“Non ricominciare! Ti ho già detto che tuo fratello non mi piace.. Ci ho parlato due secondi cazzo!”

“Sarà.. Comunque non è solo per lui che pensavo di rimanere lì..” Gin parlò con tono indifferente, ma Giada non la bevve.. sicuramente c’era sotto qualcosa.

“Che vuoi dire? Chi altro c’è?”

“Beh.. diciamo che c’è uno del giro di Cash che.. mi interessa”

“Ah! Lo sapevo che c’era qualcosa sotto! Fingi di uscire con me, in realtà mi usi per combinare i tuoi appuntamenti!”

“Non è vero!! Semplicemente ti introduco nei giri giusti! E non dire che non è vero!”

“Ok ok.. ammetto che fino ad ora non posso lamentarmi.. ma guai a te se mi fai uscire con un gruppo di sfigati per farti l’unico tipo decente!” Giada le puntò il dito contro per sottolineare il concetto; Gin in risposta alzò le mani in senso di innocenza “Stasera non rischi.. anche se fosse pieno di sfigati..” Sorrise maligna “C’è mio fratello!”

Giada la colpì su un braccio: “Smettila!”

“Ok ok Italia! Non te la prendere.. la smetto. Tanto ho ragione io” Giada sbuffò seccata, ma tanto era inutile discutere con Gin, quindi lasciò correre e spostò la sua attenzione verso un piccolo negozio d’abbigliamento. L’insegna recitava “Hot as Hell” (ndA Esiste davvero quel posto ma non ricordo assolutamente come si chiama.. però la parola hell c’era), sicuramente avrebbe trovato qualcosa da indossare quella sera.

 

***

 

Giada aprì la porta della sua camera per poi gettare un gran numero di buste sul letto. Quel piccolo negozio era fantastico e lei e Gin avevano comprato talmente tanti capi da rifarsi il guardaroba. Si svestì velocemente: col caldo che faceva a Los Angeles, una giornata di intenso shopping come quella non poteva non finire con una doccia rigenerante.

Uscì dal bagno avvolta solo nel suo candido asciugamano, coi lunghi capelli biondi ancora fradici che le scendevano lungo la schiena. Guardò l’orologio appeso sopra la sua scrivania: le sette. Aveva ancora due ore prima che Gin passasse a prenderla. Si avvicinò al letto iniziando a svuotare i sacchetti, quando sentì suonare alla porta ‘Maledizione! Ma chi è? Io ho sonno!’. Non aveva idea di chi potesse essere così, dal momento che non si era ancora rivestita, aprì la porta quanto bastava per sporgere la testa.

“Oh..” Si stupì non poco di quella visita “Ciao..”

“Ciao Giada” Steven Rose stava lì, davanti a lei, con quel suo sorriso malizioso e gli occhi fissi in quelli di lei, che non sapeva assolutamente cosa dire e lo guardava stando immobile “Mi fai entrare? Perché se intendi farmi stare qui fuori a lungo cerco acqua e viveri”

“No.. scusa, entra. Non sono particolarmente presentabile” Disse mentre aprì la porta, il suo viso tinto d’imbarazzo.

“Secondo me sei decisamente presentabile” Ecco, in quel preciso momento le gote di lei si infiammarono. Prese velocemente due capi tra quelli appena comprati dal letto, senza nemmeno guardare quali erano, e si avvicinò al bagno.

“Ok.. io adesso vado a vestirmi. Dopodiché ti farò il terzo grado per sapere come hai fatto a scoprire dove abito” E scomparse dietro alla porta. Dopo averla richiusa alle sue spalle ci si appoggiò, per prendersi un attimo di respiro, visto che le sue gote erano ancora rosse. Si chiese come avesse fatto Steven a scoprire quale fosse la sua stanza, e ancor di più cosa volesse da lei in quel momento. Le parole di Gin le ronzarono in testa, suggerendole una risposta “Non è possibile..”. si tamponò leggermente i capelli per poi raccogliere da terra gli indumenti che aveva lasciato cadere poco prima, realizzando suo malgrado che di trattava di una minigonna decisamente corta e di una canottiera dalla scollatura generosa. Si maledisse per non aver guardato prima di prenderli, chissà cosa avrebbe pensato quel matto, ma non potendo fare altrimenti, li indossò.

Uscì dal bagno dopo qualche minuto, trovando Steven seduto sul letto che ispezionava i suoi nuovi acquisti. Le venne di nuovo da arrossire quando notò che il ragazzo teneva in mano un corpetto nero che Gin l’aveva convinta a comprare.

“Carino questo..” disse lui alzando gli occhi verso la bionda, quando notò il suo abbigliamento sorrise malizioso.. “Ma anche così non scherzi”.

Lei tentò di sviare il discorso “Che ci fai qui Steven, e come hai trovato la mia camera?”

“Ho alcuni amici giù in segreteria.. non sono molte le ragazze italiane arrivate nell’ultima settimana, è stato facile!”

“Non hai risposto alla mia prima domanda” Precisò lei, non volendo sapere più di tanto sugli “amici” della segreteria, visto che erano solo donne..

“Beh, volevo salutarti. L’altra sera sei scappata via  con quella pazza.. non ho nemmeno fatto in tempo a chiederti il tuo numero. Così non ho avuto altra scelta se non quello di venire di persona”

“Steven Rose perde del tempo per andare a salutare ogni ragazza che incontra?” Chiese lei con fare ironico.

“No. Solo quelle carine”

“Ah certo!”

“Ehi rilassati. Non ho intenzione di saltarti addosso, a meno che tu non me lo chieda esplicitamente!” Giada inarcò un sopracciglio “No eh? Va beh.. dovevo comunque tamponare i danni che sicuramente quella riccia ha fatto”

“Che genere di danni?”

“Sicuramente ti avrà parlato di me.. e non credo abbia usato parole troppo gentili..”

“No, in effetti no. Che fai vuoi discolparti?”

“No. Voglio solo farti capire che non è tutto oro colato quello che esce dalla bocca di Gin, almeno per quanto riguarda me. Oddio non voglio dire che sia una bugiarda, non lo è mai stata.. però sai, penso ci sia rimasta un po’ male per come è finita l’ultima volta tra noi, e questo inevitabilmente influenza la sua opinione di me..”

“A quel che so io non siete mai stati insieme”

“Tecnicamente no.. è vero. Ma ci siamo frequentati.. Insomma Gin è davvero una bella ragazza e non ho fatto lo stronzo solo io. Certo non sono l’amante più fedele a questo mondo.. ma nemmeno lei scherza in quanto a scappatelle”

“Nemmeno tu usi parole troppo gentili”

“Eddai! Non dirmi che non è vero! Comunque non è mai stato questo il problema.. tra noi è finita perché abbiamo caratteri troppo diversi, non certo per i tradimenti, se così li vogliamo chiamare..”

“Lo so.. è quello che ha detto anche lei”

“Davvero? Pensavo mi avesse dato tutta la colpa.. ci scannavamo troppo spesso.. era pesante”

“Steven non devi giustificarti con me. A mala pena ci conosciamo!”

“Avremo tutto il tempo per conoscerci.. intanto metto in chiaro le cose.”

“Finito? È tutto?”

“Si.. ho finito di parlare. Ora si passa ai fatti” Disse lui tranquillamente. Giada sbarrò gli occhi, non poteva credere alle sue orecchie.. quel ragazzo doveva essere davvero presuntuoso se sperava di conquistarla con quel misero discorsetto. Lui si accorse del suo stupore e scoppiò a ridere:

“Ma che hai capito! Non guardarmi così! Ti porto fuori a cena.. tutto qui”

“A cena? Sono appena le cinque!”

“E allora? In America ceniamo presto..”

“Oh.. giusto.” Si ricordava perfettamente quanta fatica aveva fatto per stare al passo coi ritmi locali anni prima, quando aveva soggiornato negli States solo qualche mese, per studiare. Tentava  invano di trovare una scusa plausibile per declinare l’invito: Gin aveva pianificato la serata e sicuramente non sarebbe tornata presto. Aveva bisogno di riposarsi!

“Senti Steve.. non è che possiamo rimandare? Sono davvero stanca e vorrei andare a dormire..” azzardò con una punta di imbarazzo nella voce. Alzò gli occhi verso il ragazzo, che ormai fuori dalla sua stanza la guardava dubbioso.

“Ma davvero?” Giada abbassò di nuovo lo sguardo.. “Sicura che sia per questo?” Le chiese lui sapendo fin troppo bene la risposta.

“Beh.. Gin ha fatto dei piani per la serata e io.. ho bisogno di ricaricarmi un po’” sperò che quelle parole bastassero a convincerlo, perché in realtà non sarebbe stata in grado di opporsi oltre; al momento non era ancora stanca e aveva una gran voglia di uscire con lui. Si disse che era pura curiosità, che voleva solo verificare fino a che punto le parole di Gin fossero veritiere sul suo conto; in realtà sentiva distintamente di essere attratta da lui.

Una risata amara uscì dalla bocca del ragazzo: “Oh man! Scaricato per colpa di Gin! Quante ne devo vedere ancora?”

La guardò sorridendo appena, pochi passi e fu di nuovo all’interno della stanza, a poca distanza dalla ragazza. La prese per i fianchi: la bionda si stupì della delicatezza del suo tocco.

“Ok.. mettiamola così. Una parola e me ne andrò, non voglio darti fastidio. Davvero non vuoi uscire con me?” Giada lo guardò negli occhi; si poteva davvero perdere sé stessi in quel mare verde. La sua forza di volontà cedette, costringendola ad abbassare la testa incapace di reggere lo sguardo del rosso. Stava per dirgli che non importava se aveva sonno e che sarebbe volentieri uscita con lui.

Fu un attimo, e appena alzò lo sguardo su Steven lo vide sorridere sornione, già conscio della sua risposta.

Sentì un moto di fastidio crescerle dentro mentre lui la guardava come se avesse già vinto: “Si, davvero non voglio uscire con te.”

Godette della sua sorpresa.

“Come?”

“Sono stanca Steven. E tu non sei una tentazione abbastanza forte” Rispose con una punta non ben celata di acidità. La presa sui suoi fianchi sparì e, senza dire una parola, il rosso girò i tacchi e uscì dalla stanza.

 

***

Gin intanto era tornata a casa. Aprì il portone salutando la famiglia con un sonoro “ciao”.

Slash uscì in quel momento dalla cucina, seguito da London: “Ciao tesoro! Finalmente a casa eh? Non ti si vede mai in questo periodo!”

“Ciao pà. Lo sai che sono sempre impegnata, l’università, le amiche..” rispose lei senza nemmeno ascoltare le proprie parole.

“Ah! A proposito di amiche! London ha avuto un’idea grandiosa. Perché non inviti la tua nuova amica a cena da noi uno di questi giorni! Sembra simpatica!” Gin ci mise un attimo a comprendere fino in fondo le parole del padre, alzò lo sguardo su London che la guardava con una faccia da schiaffi mai vista!

“Non se ne parla!” rispose secca sulla difensiva, guardando truce il fratello maggiore.

“Perché? Avanti Gin! Non succede niente di male a portare ogni tanto qualcuno dei tuoi amici a casa! Io e tua madre non sappiamo mai con chi sei!” London continuava a guardarla sfidandola a rifiutare!

“Ho detto di no! Non la porterò a casa perché tu te la possa scopare!” Gridò la riccia in faccia al fratello, il quale mise su la faccia più innocente che i geni paterni gli permettevano e guardando il famoso pater familias esclamò: “Ma che dici! Papà non penserai davvero che l’abbia proposto con dei secondi fini!” “O andiamo! Ti conosco Lon! Tu non fai niente senza secondi fini!” “Gin calmati! Ti sbagli, London non avrebbe mai fatto una cosa simile!”.

In quel momento si sentirono dei passi lungo le scale, e Perla seguita dal fratello mezzano fece il suo ingresso in sala. London sorrise sicuro di sé, Gin non avrebbe mai detto di no alla madre!

“Ehi ma cos’è tutto questo baccano! Vi si sente urlare fin dal piano di sopra!”

London non tardò a dare la sua versione dei fatti: “Ho proposto a papà di invitare Giada a cena. Ma Gin come al solito fa storie!” “Non ci provare London! Non dare la colpa a me! Tu vuoi solo provarci con Giada!”

“Chi vuole provarci con Giada!?” Cash, che era andato in cucina a prendere un bicchiere d’acqua, saltò in piedi come una sentinella a quelle parole.

“Ecco quell’altro! Non fiatare Cash perché tu non sei diverso!”

I tre fratelli iniziarono a bisticciare tra di loro, Cash e London erano in effetti animati da troppo fervore per essere indifferenti all’amica della sorella. Per la gioia di London e la rabbia di Gin, Perla si intromise nella discussione:

“Adesso basta! Sono stufa di sentirvi bisticciare per ogni cosa! Gin invitala a cena! Mi è sembrata tanto una brava ragazza! E sono sicura che i tuoi fratelli si comporteranno in maniera esemplare. Vero?” Guardò i figli maggiori con lo sguardo di chi non ammette repliche. Entrambi la guardarono con aria innocente. Ma appena lei voltò lo sguardo verso Gin la mora vide chiaramente London ridacchiare soddisfatto! Guardò la madre sapendo già che non sarebbe riuscita a rispondere di no. London lo sapeva benissimo, in quanto uniche donne di casa e nemmeno così colpite dalla differenza d’età, Gin e sua madre avevano un rapporto splendido. Perla non le aveva mai fatto mancare niente, e Gin l’accontentava in tutto quello che poteva.

“Ok..” rispose sconsolata. Lo sguardo esultante di London e quello acceso di Cash non passarono inosservati alla sorella, che con un diavolo per capello salì le scale furiosamente chiudendosi nella sua camera.

Al piano di sotto, Cash guardava suo fratello con diffidenza, non gli piaceva il fatto che lui avesse mire su Giada; London gongolava complientandosi con sé stesso per la vittoria; Slash e Perla si erano abbandonati agli ancora accesi bollori di coppia.

Ecco qui. Spero che questi due capitoli vi siano piaciuti! Al prossimo (anche se non mi azzardo a fare predizioni)!!
Ciao a tutte!!

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Capitolo 7
*** Bad Obsessions ***


7. Bad Obsessions

 

 

BAD OBSESSION

 

Giada era rimasta fissa a guardare la porta. Che il rosso se la fosse presa? In tal caso la bionda non poteva non dispiacersi. Non era sua intenzione trattarlo male. Sbuffò inginocchiandosi davanti alla sua valigia per mettere le cose a posto, tentando di non pensarci.

Dopo pochi secondi però, sentì la porta riaprirsi con violenza. La ragazza si voltò di scatto per lo spavento.

“Mi spiace, ma non sono uno che accetta certi rifiuti.” Steven se ne stava di fronte a lei. Giada lo guardò con gli occhi spalancati. Cosa ci faceva ancora lì?

“Steven! Che ci fai ancora qui!?” “Oh andiamo! Non ci crede nessuno che mi hai detto di no perché sei stanca! Hai paura di uscire con me, dì la verità! Hai paura di uscire con me perché Gin ti ha detto di non farlo!” Il rosso sembrava davvero furioso; Giada fu presa in contropiede dalla sua reazione. Aveva ragione e lo sapeva. Abbassò lo sguardo rassegnata.

“Steven.. andiamo non costringermi a dire cose che non vorrei dire!”

Il ragazzo si accovacciò di fianco a lei, il suo volto vicinissimo a quello di lei: “Allora dì l’unica cosa che vuoi dire. Dimmi di si”

Giada si perse in quei pozzi verdi; non riusciva a staccare gli occhi da lui, era come se il ragazzo l’avesse ipnotizzata. Persa com’era nell’ammirarli non si accorse nemmeno di avergli già risposto. Lui si alzò piano porgendole la mano. Solo in quel momento lei tornò alla realtà, prendendo coscienza di ciò che aveva detto. A quel punto era impossibile rifiutare. Prese la mano del rosso e si fece aiutare a rialzarsi.

“Prometto che non ti mangio!” disse lui in tono ironico per sdrammatizzare la situazione; niente più collera nei suoi occhi. E senza che la bionda trovasse qualsiasi risposta, lui la stava già delicatamente trascinando fuori dalla stanza.

 

***

 

Steven l’aveva portata con la sua mustang blu notte in un locale del centro. Giada doveva ammettere di trovarsi stranamente in imbarazzo in sua compagnia; insomma, aveva mantenuto le distanze, ma la guardava con certi occhi! Impossibile non cogliere il messaggio che le mandavano continuamente! Quello sguardo lussurioso era fin troppo evidente. La cosa da una parte la lusingava, dall’altra la metteva in soggezione e non solo per ciò che aveva appreso dall’amica, ma anche per il fatto che si vedeva lontano un miglio che il rosso avrebbe preferito essere in un altro posto, a fare altro invece che portarla a cena. Tuttavia il suo comportamento fino a quel momento era stato impeccabile! Sapeva essere un vero gentiluomo quel ragazzo quando voleva.

Da parte sua Steven non riusciva a controllare i suoi pensieri, o forse non voleva farlo. Preferiva viaggiare con la fantasia su cosa avrebbe potuto fare con quella ragazza una volta conquistata. Certo sapeva che lei non sarebbe stata una preda facile, con Gin di mezzo sarebbe stato ancora più difficile entrare nelle grazie della bionda, ma era assolutamente determinato nel suo intento. Quella ragazza sarebbe stata sua, non c’era Hudson che teneva.. certo non aveva fatto i conti col fatto che Gin non era l’unico membro della famiglia rivale coinvolto nella situazione.

 

“Allora.. raccontami un po’ di te” Chiese lui una volta che furono arrivati i piatti che i due avevano ordinato. Non ci voleva un genio per leggere l’imbarazzo nel volto della ragazza, che fino ad allora aveva detto ben poche parole, limitandosi a rispondere alle sue domande a monosillabi. Era giunto il momento di rompere il ghiaccio con lei.

“Beh.. non c’è poi molto da dire. Sono italiana, ma questo lo sai. Studio sceneggiatura, ma sai anche questo.. non ho molto altro da dirti”

“Avanti! Tutti hanno una storia! Non vuoi raccontarmi la tua? Va bene.. comincio io: sono figlio di una rock star che continua a girare per il mondo. Voglio un gran bene a mio padre, ma lui non è granché presente in casa e quando lo è passiamo il tempo a litigare. Mia mamma dice che è perché siamo molto simili di carattere..”

“Wow.. devi essere la persona più dolce, tranquilla e affidabile del mondo allora!” Steven ridacchiò.

“Si beh.. mio padre non ha una buonissima reputazione per quanto riguarda il carattere. E diciamo che non è così raro che la gente mi appioppi l’appellativo di ‘testa calda’. Ma che ci posso fare.. siamo fatti così! Io non vorrei cambiare e non cambierei nemmeno lui. Insomma.. non molti sanno per intero la sua storia. È uno che si è dovuto guadagnare col sudore quello che ha avuto dalla vita! Non ha avuto una bella infanzia.. ma se sei sua fan questo già lo sai. Però è stato un buon padre. Non mi ha mai fatto mancare niente e quando ero piccolo era molto affettuoso con me.”

“Non dev’essere comunque stato facile crescere senza di lui”

“Quando ero piccolo era molto più presente. Sai.. i Guns erano in crisi, si sono sciolti che io avevo pochi anni. Così mio padre si è preso una pausa, bella lunga per la verità, e si è dedicato alla famiglia per un po’.”

“Ah giusto.. beh, dieci anni sono una bella pausa!”

“Già.. ma non si può biasimarlo. Non era un bel periodo, le cause in tribunale contro i suoi amici, la rottura dei rapporti con Slash, rifare la band da zero. Molti dicono che i Guns sono morti, che mio padre non è altro che un vanitoso che pensa di essere lui il centro del gruppo, di poter suonare con altre persone rimanendo sempre i Guns.. non so cosa ne pensi tu ma io non sono d’accordo.”

“Io penso che innegabilmente non si può dire che i Guns di adesso sono gli stessi di prima. Ma nemmeno che non sono i Guns.. diciamo che si sono evoluti e non tutti i cambiamenti vanno per il peggio. Io personalmente penso che tuo padre stia facendo un ottimo lavoro con la nuova band. Certo la musica è diversa, ma a me personalmente piace molto. E poi.. anche gli ex-Guns stanno facendo ottimi lavori! Quindi.. tutto è bene ciò che finisce bene no?”

“Pensi che Slash stia facendo un buon lavoro?” Chiese lui con non troppo entusiasmo, la sua più che una domanda sembrava un test. Giada pensò che forse le rivalità tra le due famiglie erano state “trasmesse in maniera ereditaria” ai figli, se poi si aggiungeva quello che le aveva detto Gin riguardo ai rapporti del rosso con Cash. Tuttavia decise di lasciare libero sfogo ai suoi pensieri.. in fondo non doveva per forza accontentarlo dicendo quello che lui voleva sentirsi dire. Lei era sempre stata una fan più accanita per Slash.

“Penso che ‘Apocalyptic Love’ sia un ottimo album! Myles è un cantante strepitoso e Slash continua a sfornare ritmi meravigliosi.” Disse attendendo poi la risposta del ragazzo.

Steve rimase un attimo zitto. Quella ragazza non si faceva certo fregare facilmente! Non aveva avuto paura di esternare il suo palese patteggiare per Slash, nonostante stesse parlando col figlio di Axl Rose. Per un attimo non gli piacque come risposta.. in fondo si parlava sempre di suo padre! Poi però apprezzò la sincerità della ragazza.. “Si.. lo ammetto è un buon album. Non nascondo di essere dalla parte di mio padre nel foro della discussione, ma chi non lo sarebbe! E comunque riconosco il talento di Slash.”

 

La conversazione si interruppe mentre i due finivano di consumare le rispettive cene. Giada guardò l’orologio. Si stava facendo tardi, ma ce l’avrebbe fatta a prepararsi per l’arrivo di Gin anche senza ingozzarsi e correre via dal locale, e poi le piaceva parlare con Steven. Si era rivelato molto più maturo e meno sbruffone di quanto avesse immaginato.

 

“Allora? Non mi vuoi proprio dire niente di te?” tentò di nuovo lui quando ormai i piatti davanti a loro erano vuoti. Giada si era sciolta parecchio, e gli raccontò della sua vita in Italia senza porsi troppi freni. Gli parlò della sua famiglia, una normale ma bella famiglia di Milano, che non le aveva mai fatto mancare nulla e l’aveva sempre appoggiata. Gli parlò del suo amore per la danza e l’equitazione, nonostante al momento avesse sospeso entrambi gli hobby. Gli raccontò di Robin, il suo ex e di come si erano lasciati prima della sua partenza.

“Dev’essere stato difficile” commentò lui con nonchalance. In realtà tentava di capire se la ragazza provasse ancora qualcosa per il fidanzato italiano. Era un’informazione necessaria, doveva sapere come muoversi con lei; non era una ragazza facile da abbordare di suo, se poi doveva combattere coi fantasmi di un ragazzo passato ci sarebbe voluto il doppio dell’impegno.. e del tempo.

“Abbastanza.. ci volevamo molto bene. Non credo fosse amore puro, ma mi piaceva molto stare con lui. Comunque è stata una separazione pacifica, anche se lui non l’ha vissuta molto bene, sapeva di non potermi chiedere di restargli fedele. Due anni non sono cosa da niente. Non eravamo due sprovveduti, sapevamo che non avrebbe funzionato. Siamo rimasti in buoni rapporti! Anche se ci sentiamo raramente.” Lei lasciò cadere l’argomento, era comunque un argomento molto privato, non le piaceva l’idea di dargli troppe informazioni sui suoi passati amorosi.

“Bene.. ti riaccompagno a casa allora. Ti aspetta una grande serata no?” Giada era eccitata al solo pensiero!

“Ah! Non vedo l’ora!”

“Cos’ha pianificato quella serpe dai capelli corvini?” chiese lui mentre si avvicinava alla cassa per pagare il conto.

“Un giro turistico per i locali storici!! Un’immersione nella movida della città degli angeli!” Svelò con un mega sorriso sulle labbra.

“Ah si? Sunset allora! Senza alcun dubbio! Beh.. allora può essere che questa non sia l’ultima volta che mi vedi oggi!” Azzardò lui senza troppa enfasi, in realtà sapeva benissimo che si sarebbe fatto trovare quella sera. Giada realizzò cosa aveva appena fatto. Steven sarebbe sicuramente spuntato fuori quella sera! Gin si sarebbe innervosita di nuovo. Maledizione a lei e alla sua lingua lunga! Ma non poteva tenerselo per sé? Se Gin avesse scoperto che era stata lei a dirglielo non sarebbe stata molto felice!

Si morse la lingua prima di rispondere “Beh.. vedremo. Non abbiamo piani precisissimi. Può essere che ci spostiamo a un certo punto della serata” tentò di rimediare come poteva, ma Steven non l’aveva bevuta: “Wow! Se non vuoi vedermi basta dirlo! Non serve che inventi scuse!” Ecco. Ora era in difficoltà. Da una parte sarebbe stato meglio non incontrarlo quella sera, dall’altra a lei stava simpatico e non voleva pensasse il contrario.

“Ma no.. che hai capito! Davvero non so bene cosa abbia in mente Gin. Mi farebbe piacere incontrarti stasera” “Ah si? Allora c’è qualcosa..” disse ammiccante. In quel momento Giada avrebbe voluto colpirlo in piena faccia con uno schiaffo! Che razza di sbruffone! “Maledizione! Non ti si può dire niente che monti tutto nemmeno fosse bianco d’uovo!” lui scoppiò a ridere per la metafora. Ormai erano in macchina. Il rosso mise in moto e la riportò al campus.

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Capitolo 8
*** These are crazy nights ***


8.These are crazy nights

THESE ARE CRAZY NIGHTS

Steven riportò Giada a casa giusto in tempo perché la ragazza si facesse la doccia e si preparasse prima dell’arrivo di Gin. Appena chiuse la porta dietro di sé la bionda sospirò, era stata una giornata lunga e non era ancora finita. Di questo passo sarebbe arrivata stravolta all’inizio dei corsi. Quella era la settimana in cui si sarebbe dovuta ambientare e rilassare per ammortizzare l’impatto col sistema scolastico oltreoceano! E invece avevqa dormito si e no dodici ore in due giorni e non aveva fatto altro che cazzeggiare con Steven e Gin. Si gettò sotto la doccia ripensando a quello stravagante pomeriggio. Il rosso si era comportato in maniera così strana; faticava a credere alle parole di Gin, con lei si era comportato da perfetto gentiluomo, non riusciva a catalogarlo come il classico stronzo.

 

Lasciò che il caldo gettò d’acqua sciogliesse i suoi muscoli: una giornata di shopping e un uscita col figlio di un divo e chiunque sarebbe provato. Uscì dal bagno avvolta in un candido asciugamano. Diede un’occhiata alla sua stanza: non aveva ancora disfatto la valigia, tra quelle quattro mura regnava il caos. Si avvicinò alla valigia traboccante di vestiti con di fianco i sacchetti dei più recenti acquisti, pensando a cosa avrebbe potuto indossare. Quella sera ci sarebbe stato Cash in zona, e sicuramente si sarebbero incontrati; non voleva ammettere che la riccia aveva fatto centro e che lei era davvero interessata al ragazzo, non solo per la forte somiglianza col suo divo di sempre. In più anche Steven le aveva detto che si sarebbero potuti incontrare, che forse lui e i suoi amici avrebbero fatto un salto da quelle parti.

 

‘Beh.. chissene frega di chi incontro stasera. Sono a Los Angeles, circondata da divi e figli dei pilastri del rock n’ roll. Darò sfogo ai miei desideri più reconditi’. Giada era un’amante del rock, e non solo della musica, ma anche di stile di vita e abbigliamento. Aveva sempre sognato di poter uscire di casa vestita anni ottanta, e lì finalmente poteva farlo senza sentirsi un pesce fuor d’acqua. Estrasse da un sacchetto un paio di shorts davvero provocanti acquistati il giorno stesso, i suoi fedeli tronchetti con tacco chilometrico borchiati e una canottiera morbida rossa con la stampa di una chitarra elettrica ‘Si questa può andare.. qualcosa di più corto e mi prenderanno per una grupie’. Si truccò leggermente e si frizionò i capelli con le mani. Uscì dal bagno proprio quando il telefono cominciò a suonare.

***

 

Intanto in casa Hudson..

Il telefono squillò. Cash, distratto dalla sua lettura, si abbassò le cuffie lasciandole appese al collo e si allungò verso il comodino.

“Pronto?” Una voce bassa ma allegra gli rispose nell’apparecchio: “Ehi bro? Come va?

“Gil! È un secolo che non ti fai vivo! Come stai?”

Non c’è male.. anche se a Las Vegas stavo meglio. Dobbiamo tornarci un giorno man! La concentrazione di figa in quel posto è da capogiro!

“Ahahah! Immagino ti sia divertito parecchio!” Dall’altra parte sentì una risata sonora “Puoi scommetterci! Non sono stato fermo un secondo! Tu che mi dici della città degli angeli? Come sono le cose qui?

“Sempre il solito: università, amici..” “..ragazze! Come va con Crystal? State ancora insieme?” “Chi?” “Ahahah! Cash sei un mostro! Tutte le migliori ti scopi! E poi le scarichi come niente fosse! Ahaha! Beh.. devo ammettere che stavolta non ti dirò che hai il pane e non i denti; quella era proprio una rompi coglioni! Non capisco come tu sia riuscito a sopportarla così tanto!” “Che ti devo dire man.. aveva due gran belle tette!” “Ahahah! Puoi dirlo forte! E ora? Chi è la prossima vittima? So che ne hai già un’altra!” “Per ora niente bro. Anche se mia sorella oggi me ne ha presentata una mica male!” “Ah si? Come sta Gin?” “Ha sempre voglia di spaccarti la faccia!” “Ce l’ha ancora con me? Merda.. volevo farmi perdonare” “Ahah! Troppo hai da farti perdonare; sai com’è fatta!” “Si. Lo so. Beh? Allora si esce stasera?” “Certo! Io e gli altri andiamo per locali! Vieni anche tu!” “Ah adesso è così che si dice? Andare per locali?” “Ahahah! Ma smettila di fare lo scemo! Ci beviamo una birra in tranquillità. Poi se ci sono le ragazze anche meglio!” “Si, con te che rubi sempre il meglio sulla piazza! Sono proprio curioso di vedere questa tua nuova pollastrella! Ci sarà stasera?” “Non ne ho idea, non so che piani abbiano lei e Gin” “Ma avresti voglia di vederla?” “Sinceramente? Assolutamente si!” “Ah Cash, non cambierai mai.. va bene, vediamo di conquistare questa bellezza!” “Grande man! Ci vediamo stasera! Ti passo a prendere per le nove?” “Ok, a stasera!” “Ciao!”

 

Cash tornò a leggere il suo libro, ma dopo poche righe già aveva cominciato a non capire quello che leggeva, già perso nei suoi pensieri. Quella Giada! Era davvero una bellissima ragazza. Sexy, senza alcun dubbio, ma non appariscente. Si domandò se l’avrebbe vista quella sera, sperava di si. Scosse la testa auto ironizzando sui suoi stessi pensieri e ricominciò a leggere.

 

***

 

“Ehi Italy! Sei uno schianto! Maledizione se non fossero finiti li avrei presi anch’io questi shorts!” Disse la riccia non appena Giada spuntò dal portone “ti stanno una favola! Non vorrai mica far girare la testa a tutti i ragazzi che incontriamo eh?” Gin accompagnò la frase con uno sguardo furbo: la bionda capì subito a chi si riferiva e alzò gli occhi al cielo.

“Non cominciare per favore!”

“Ok ok. Non scaldarti!”

“Allora? Dove andiamo?” moriva dalla voglia di sapere dove l’avrebbe portata l’amica.

“Hai cenato?” Chiese l’altra salendo in macchina.

Giada sentì il sangue gelarsi nelle vene; avrebbe dovuto dirle che era stata a cena con Steven? Non poteva sapere come avrebbe reagito la riccia, sapeva ancora troppo poco di quello che era stata la loro relazione. Decise a scanso di equivoci di sorvolare sul suo pomeriggio, così da evitare in ogni caso qualsiasi scenata di gelosia: “Si.. ho cenato alla mensa”

“Maledizione! Io sono scappata di casa prima di cena pensando che avresti preferito dormire che cenare! Pazienza.. vuol dire che mi guarderai mangiare! Non posso affrontare la serata a stomaco vuoto!” la bionda si mise a ridere. “Cos’è? Hai piani movimentati per questa sera che ti servono energie?” Gin prese parte alla sua risata prima di rispondere: “Ahah! No.. più che altro non penso mi tirerò indietro davanti a qualche bevuta e non voglio ritrovarmi sbronza dopo meno di mezz’ora! Poi certo.. se Justin ha in serbo qualche sorpresa per me.. ben venga!”

“Chi è Justin?” Chiese l’altra, in realtà sapendo già la risposta.. “L’amico figo di Cash di cui ti parlavo oggi!” “Ah.. giusto!” “Non fare quella faccetta da maledizione-mi-tocca-vederlo!! So che non ti dispiace l’idea di incontrare mio fratello!” La bionda sbuffò senza ribattere: meglio non darle corda.

 

***

 

La Sunset Boulevard era piena di gente a quell’ora: gruppi di ragazzi di ogni età popolavano i marciapiedi. I più grandi reggevano bottiglie avvolte in sacchetti di carta che sicuramente non contenevano acqua; i più giovani osservavano i locali fantasticando sul giorno in cui avrebbero potuto metterci piede o avvicinandosi col viso preoccupato dal fatto che scoprissero che la loro carta d’identità era falsa. Gin e Giada camminavano ormai da un po’ di tempo. La riccia non smetteva di parlare, mentre si improvvisava guida turistica per l’amica, che dal suo canto non si perdeva una parola. Quanto aveva sognato di far parte anche lei di quel mondo! Los Angeles era la città dove si poteva fare tutto. Dove non dovevi aver paura di vestirti in modo diverso, che tu fossi un rapper, un amante del rock o un fighetto, avesti comunque trovato chi è come te. La cosa che più entusiasmava la ragazza era vedere così tanti gruppi misti, in cui si vedeva un po’ di tutto e dove non venivi giudicato dall’aspetto.

“E questo è il whiskey a go-go. Ne avrai sentito parlare suppongo. Va bene. Basta. Ho parlato troppo, ho bisogno di bere qualcosa!” Gin prese l’amica per un braccio e la trascinò verso l’entrata del locale, dove un omone di colore con una mole considerevole le guardò con fare indagatore:

“Documenti” Gin estrasse prontamente la sua fake ID, consegnandola con tranquillità all’uomo. Giada la seguì, tentando di sembrare il più rilassata possibile. L’uomo esaminò le due tessere per qualche secondo, poi senza dire una parola le restituì alle due ragazze scostandosi dall’ingresso.

Varcarono la porta. L’interno del locale era buio, illuminato irregolarmente da faretti di vario colore. Gin si diresse con passo sicuro verso un tavolo piuttosto decentrato. Giada la seguì subito per evitare di perderla tra quella folla. Quel posto traboccava di gente!

Ci mise qualche secondo a inquadrare i ragazzi al tavolo. Erano gli stessi che aveva conosciuto la prima sera. Gin salutò velocemente il gruppo per poi sedersi vicino a Mark, a cui certo non dispiacque quell’incontro in parte inaspettato.

Giada si avvicinò disinvolta al gruppo, quella sera si sentiva carica! Non c’era spazio per la timidezza!

“Ciao ragazzi!” Una pioggia di saluti le rispose, lei si sedette vicino a Harry, con cui la prima sera si era trovata meglio che con altri. I ragazzi la tempestavano di domande di ogni genere! Quasi a fare a gara chi la intratteneva di più. Harry si avvicinava spesso al suo orecchio prendendo in giro i comportamenti dei compagni, che la maggior parte delle volte lo sentivano e lo riempivano scherzosamente di insulti.

Nel locale la musica era alta, puro rock n’ roll! Giada non poteva credere di essere al whiskey a go-go a chiacchierare tranquillamente con un gruppo di amici. Probabilmente tutti i suoi grandi idoli erano stati lì prima di lei, seduti allo stesso posto. Era una realtà così diversa da quella alla quale era abituata in Italia!

“Te lo sto dicendo! Quel piccolo idiota di Justin Bieber sta conquistando il mondo della musica cazzo!” Urlava Harry, già abbastanza alticcio per i suoi standard. Giada e Gin, che pure avevano bevuto un po’, ma non tanto da mettersi a strillare, ridevano a crepapelle ascoltando gli strambi discorsi dei ragazzi.

“Non conquisterà la Sunset! Questi locali sono stati templi di un’era! Non metteranno mai musica commerciale qui dentro!” Rispondeva Mark. Poco ci mancava che quei due si mettessero a dare spettacolo nel locale. Gli altri commentavano di rado la conversazione, chiaramente più interessati alla fauna femminile del posto piuttosto che alle star emergenti del mondo del pop.

Ad un certo punto, William, per la gioia del gruppetto di ragazzi seduti al tavolo a fianco, si alzò in piedi proponendo di spostarsi sulla Santa Monica. L’idea fu accolta con urla di entusiasmo e il gruppetto si alzò dal tavolo. Gin e Giada furono ovviamente invitate a partecipare, ma declinarono cortesemente l’invito. La mora non si era dimenticata della promessa fatta all’amica. Quella sera solo Sunset. Con la scusa di doversi incontrare con altri amici si staccarono dal gruppo appena fuori dal locale. I ragazzi si avviarono a piedi verso l’altro grande polo magnetico per i giovani della città.

“Non arriveranno mai pieni come sono!” Rise Gin guardandoli barcollare abbracciati per i marciapiedi, urtando i passanti e beccandosi non pochi insulti.

“Molto bene.. qual è il prossimo locale?” Chiese Giada con gli occhi lucidi e un sorriso non troppo presente sulle labbra. L’alcol era andato in circolo, e la ragazza si sentiva felice e leggera. Gin la prese a braccetto e le due si spostarono dal whiskey a go-go.

“Il Rainbow! Ecco qual è il prossimo locale” disse l’americana. “Oddio!! Quel Rainbow? Quello del video?” “Si! Quello del video!” e ridendo d’eccitazione si avviarono verso il fantomatico locale.

Ecco qui un nuovo capitolo.. Grazie a tutte quelle che continuano a seguirmi nonostante i lentissimi aggiornmenti :P
Un bacio *.*
Liz

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Capitolo 9
*** Going off the rails on a crazy train ***


9. Going off the rails on a crazy train

 

10- GOING OFF THE RAILS ON A CRAZY TRAIN

Il Rainbow non era un ambiente più tranquillo del Whiskey a go-go a quell’ora. Le due ragazze esibirono nuovamente i loro documenti falsi e si sedettero ad un tavolo centrale, ordinando da bere e ridendo delle battute dei ragazzi della squadra di nuoto.

“Ahahah! Mark si stava per mettere a piangere quando ha capito che non saremmo andate con loro! Gli hai spezzato il cuore Gin!”

“Non è vero! Sa perfettamente che tra noi non c’è niente e se una sera non mi va di seguirlo non lo seguo!”

“Ma che c’entra? Non ho mica detto che ti controlla! Solo era chiaro che avesse voglia di finire con te la serata! Non mi sarei sorpresa se ti avesse chiesto di andare a casa con lui invece che seguire gli altri!”

“Beh dovrebbe sapere che non sono sempre libera per lui!”

“Ma se ti ci sei strusciata contro tutta la sera! Chiunque avrebbe pensato che avevi secondi fini!”

“Ma parli tu poi? Tu e Harry vi siete sussurrati cose all’orecchio per tutto il tempo! Poi ti stupisci se dico che piaci ai ragazzi!” Le due cominciarono a ridere senza un buon motivo.

Ad un certo punto Giada prese un profondo respiro e si alzò: “Devo andare in bagno. Torno subito” e si allontanò dal tavolo.

I bagni del locale non erano certo splendenti, ma Giada non si scandalizzava per così poco. Qualche minuto e tornò nella sala principale, facendo lo slalom tra la folla per raggiungere l’amica al tavolo. Ma quando superò un ragazzo castano si accorse che l’amica non era più sola. Di fianco a lei stava un bel ragazzo castano che sembrava conoscerla, anche se lei non sembrava così felice di vederlo. Poteva sentirla urlare da lì e sebbene non amasse intromettersi si avvicinò ulteriormente al tavolo per capire se c’era qualcosa che non andava.

“Ti ho detto di sparire Gillian!”

“Avanti Gin! Perché sei così scontrosa?”

“Vediamo, forse perché non mi hai detto di essere fidanzato prima che andassimo a letto insieme! Hai aspettato che la tua stupida ragazza mi trovasse e provasse a picchiarmi! Razza di idiota!” “Non potevo mica dirtelo! E poi che ne sapevo che quella pazza sarebbe venuta a cercarti!” “Magari la prossima volta che vuoi informare mio fratello di aver tradito la tua ragazza potresti controllare a chi mandi il messaggio! E non serve che tu scriva nome cognome e codice fiscale!” “Mi perdoni?” Chiese lui avvicinando il volto a quello di Gin, che non si spostò di un millimetro. Giada a quel punto fece per allontanarsi, convinta che i due avessero bisogno di un po’ di privacy. La mora la vide con la coda dell’occhio e colse la palla al balzo: “Giada! Sei tornata, siediti! Ecco Gillian, non sono sola quindi vattene” Il ragazzo guardò per un attimo l’italiana mentre questa si sedeva al tavolo. Che fosse lei? “Cash conosce questa ragazza?” Chiese allora a Gin “Si perché?” “Ah! Ora si spiega tutto! Aspettate qui un secondo!” e partì a razzo perdendosi tra la folla.

“Chi è?” chiese subito la bionda all’altra.

Quella sbuffò sonoramente: “Un amico di Cash. E indovina un po’? Non siamo in buoni rapporti..” tagliò corto quella.

“Come mai? Che hai un passato con lui l’ho intuito subito.. ma cos’è sta storia della ragazza che voleva menarti?”

“Non è che voleva menarmi. Ha letteralmente tentato di farlo! Ma io ho fatto arti marziali per anni e lei era piuttosto gracilina. Sapevo che lui si era trasferito in Nevada. Non so cosa ci faccia qui..” Disse quella mogia. Giada stava per chiederle se era in qualche modo sentimentalmente ancora attaccata al ragazzo. Ma quello spuntò alle sue spalle all’improvviso. E non era solo.

Giada arrossì fino alle punte dei capelli quando riconobbe la figura di fianco a lui che la guardava sorridendo. “Perfetto” commentò Gin. Gillian si sedette di fianco alla mora, mentre Cash non si era ancora azzardato a fare un passo, semplicemente era rimasto un attimo fermo a guardare la bionda.

“Ciao”

“Ciao..”

“Ciao fratellone. Chissà perché non mi stupisco di vederti qui.” Cash distolse lo sguardo dalla bionda per rispondere alla sorella: “Di che ti dovresti stupire? Te l’avevo detto che sarei stato qui stasera. Al massimo sono io a dover essere sorpreso” intanto si sedette di fianco a Giada.

“Si lo so che me l’avevi detto, ma non sapevo ci fosse anche lui” rispose la mora lanciando un’occhiataccia a Gillian “..altrimenti saremmo andate da un’altra parte” concluse acida.

“Non fare l’antipatica Gin. Non rovinare la serata” la riprese il fratello, che era assolutamente intenzionato a godersi quell’incontro.

“Si si ok.. mi tratterrò” “Brava tesoro! Vedi? Mi hai già perdonato ammettilo!” Gillian la guardò con un sorriso da ebete di fronte al quale la mora gettò le armi e scoppiò a ridere. In fondo fino a quel momento si era divertita. Giada aveva il diritto di viversi una bella serata con quello che lei sapeva benissimo essere un ragazzo che le piaceva. E poi infondo Gillian l’aveva sempre fatta ridere molto. Forse non era così una cattiva idea quella di sotterrare l’ascia di guerra.

 

***

 

“Non ci credo neanche se lo vedo! Figurati se non sei mai andato a vedere uno spogliarello con tutto il tempo che sei stato a Las Vegas!” “Te lo giuro! Mai e poi mai! Per chi mi hai preso?” I ragazzi chiacchieravano e ridevano tranquillamente. Gillian teneva alta l’ilarità generale con tutte le sue battute! Non si poteva non ridere davanti alla faccia tosta con la quale sosteneva di non aver mai visto uno spogliarello a Las Vegas. Cash e Giada erano piegati in due dal ridere!

Il moro avrebbe voluto parlare da solo con lei, per conoscerla meglio e magari perché no.. farsi avanti un minimo. Ma aspettava l’occasione giusta, non sarebbe stato carino allontanarsi improvvisamente dall’amico e dalla sorella. Non voleva forzare le cose. E poi.. visto come rideva Gin probabilmente sarebbe stata proprio lei a fornirgli l’occasione perfetta.

“Per il puttaniere che sei!” Rispose la mora ridendo.

“Cash! Difendimi fratello!” Disse quello dando un colpo sul braccio dell’amico “dille che non sono un puttaniere!”

Cash tentò di farsi serio: “Beh..” ma scoppiò subito a ridere! “Nah.. non vali niente man!”

Tutto il tavolo rideva di gusto! “Ci rinuncio.. cambiamo argomento.. ehi tu! Biondina che prendi parte a quest’ingiustizia contro di me! Raccontaci un po’ qualcosa!” Giada tornò seria sentendosi chiamata in causa, arrossì leggermente sentendo già lo sguardo di Cash su di sé.

“Che vuoi che racconti! Io l’ho visto uno spogliarello!” Disse ridacchiando. Le risate ancora una volta si sprecarono.

“Avrebbero tutti preferito che lo facessi! Credimi piccola!” Cash guardò male l’amico. Va bene ridere e scherzare ma non voleva che cominciasse a fare il cascamorto con Giada. Spesso non lo faceva neanche di proposito ma Cash conosceva bene la sua influenza sulle donne: era meglio non correre il rischio.

Ad un tratto quattro ragazzi si avvicinarono al tavolo. Gin spostò subito lo sguardo da Gillian ad un altro bel ragazzo castano. La cosa non sfuggì a Gillian che subito si scaldò; era tornato nelle grazie della mora, chi cazzo rompeva proprio in quel momento? Poi si accorse che era Justin l’interessato. Erano vecchi amici, dopotutto prima di partire per il Nevada aveva fatto parte della compagnia di Cash, ormai quei quattro erano quasi fratelli per lui. Si alzò insieme a Cash per dare i benvenuto ai nuovi arrivati e fu fatto l’ennesimo giro di presentazioni per Giada. I quattro si unirono al loro tavolo e Gin si ritrovò seduta tra Justin e Gillian. Giada la guardava in modo eloquente, si vedeva lontano un miglio che la mora non avrebbe potuto ritrovarsi in posto migliore. Ora non le restava che scegliere con quale dei due ragazzi concludere la serata.

Gillian dal canto suo stava sempre peggio; fosse stato uno qualunque a provarci con Gin quella sera gli avrebbe detto qualcosa, risolvendo la questione probabilmente con una scazzottata. Ma Justin era suo amico! Non poteva credere che Gin se ne stesse lì a ridere complice con l’amico come poco prima faceva con lui! Guardò Justin da dietro le spalle della ragazza e incrociò il suo sguardo. Negli occhi dell’amico leggeva che anche lui aveva perfettamente capito qual era la situazione. Si sorrisero; se la sarebbero giocata da gentiluomini, a suon di drink offerti e moine.

Nel frattempo Giada era alle prese con le abbondanti attenzioni che riceveva dagli altri ragazzi. Cash non ne era felice, ma non poteva nemmeno pretendere niente, quindi si limitò a rivolgerle le sue attenzioni alla pari degli amici, confortato dagli sguardi che la bionda gli riservava.

“Ti va di bere qualcosa?” Chiese a un tratto Justin a Gin. A Gillian uscirono gli occhi fuori dalle orbite! E per poco non si mise a urlare quando la riccia accettò l’invito, alzandosi con l’amico e seguendolo verso il bancone. Lui li seguiva con gli occhi, indeciso sul da farsi.. finché da cazzone qual era non decise di seguirli, senza farsi troppi problemi per le eventuali reazioni dell’amico di sempre.

Si avvicinò a Gin che rideva per una battuta dell’altro da dietro, avvicinandosi al suo collo e parlando abbastanza ad alta voce da farsi sentire da entrambi.

“Fate ridere anche me!” Gin si girò guardandolo male, quell’intrusione non ci voleva. Anche se in fondo non poteva dire che le dispiacesse seriamente. Due uomini che litigavano per lei.. il sogno di moltissime donne. Sorrise beffarda girandosi verso di lui, i visi molto vicini: “Ti prendevamo in giro” disse maligna.

Gillian mandò un lampo all’amico; non era leale sparlare dell’altro. Poi tornò a concentrarsi sulla ragazza per parlarle con la peggior faccia da schiaffi: “Vedi, sono divertente anche quando non ci sono!”

“Io direi ridicolo più che divertente..”

“Non ti crede nessuno babe” le disse in un soffio. Justin decise di intervenire e riprendere in mano la situazione.

“Avanti Gillian devi ammettere che i tuoi aneddoti sono sempre i più divertenti”

“Tzè! Tu non dovresti aver bisogno di ridicolizzare gli amici per far colpo su una ragazza!”

“L’ho imparato da te. Sei tu che andavi in giro a dire alle ragazze che ero gay perché temevi la concorrenza!”

“Non l’ho mai fatto!” Rispose quello offeso!

“Ah si? Perché sai.. mentre eri in Nevada abbiamo incontrato Khris e lei sembrava piuttosto convinta di quello che diceva.. ovviamente ho fatto in modo che si ricredesse. E anche Julie era dello stesso parere” Gillian si ritrovò alle strette.

“Ok ok, ammetto che non è stato carino! Ma dopo che ti sei mollato con Karen sei diventato un ciclone!” Justin lo guardò malissimo, sapeva bene che non doveva nominare la sua ex ragazza, che per certi versi rappresentava ancora una ferita aperta per lui.

“Chi è Karen?” Chiese Gin, non l’aveva mai sentita nominare, nonostante fosse uscita parecchio tempo col giro di suo fratello.

Justin tentennò e Gillian non perse tempo “La sua ex ragazza.. quanto siete stati insieme? Due? Tre anni?” “Tre anni e mezzo” Rispose l’altro mogio.

“Però.. è un sacco di tempo” Commentò Gin. Non aveva mai pensato a Justin come a un ragazzo da fidanzamento, l’aveva conosciuto e ne aveva sempre sentito parlare come di uno bravo che se ne girava otto la settimana. “Già.. ma in ogni caso ci siamo lasciati quindi.. Cambiamo argomento. Questo non è granché interessante”

“Io invece lo trovo molto interessante! Come mai vi eravate lasciati? Se ne era andata con un altro?” Justin era chiaramente in difficoltà. Guardava torvo Gillian che senza pietà gli riportava alla mente ricordi spiacevoli. Gin se ne accorse e non gradì affatto il suo comportamento.

“Gillian finiscila, ha già detto che non ne vuole parlare” Disse secca guardandolo male. Justin la guardò sorridendo e avvicinandosi a lei le mise un braccio intorno al fianco, tirandola verso di sé e facendo appoggiare la sua schiena al suo petto. Sfidò l’amico con gli occhi.

“Visto Gillian, lei ci è arrivata subito”

Gillian si stava divorando il fegato davanti a quella scena. Doveva deporre l’ascia di guerra o sarebbe finita male.

“Ok ok. Scusa. Cambiamo argomento.. ehi! Volete qualcosa da bere? Tra vodka lemon per favore!” si avvicinò anche lui a Gin, posandole una mano sul fianco libero. Gin non capiva più nulla.. era incredibile come quei due stessero esplicitamente corteggiandola!

“Se non sbaglio è il tuo cocktail preferito no?” Disse lui con voce calda e sensuale. La mora lo guardò maliziosa limitandosi ad annuire. Gillian guardò l’amico. Justin incrociò il suo sguardo e capì. Ci rifletté un attimo su.. poi annuì sorridendo. La riccia notò il cambio di espressione nel volto di Gillian, perché quello di Justin non riusciva a vederlo in quella posizione, ma non ce n’era bisogno, capì perfettamente cosa sarebbe successo. Sorrise soddisfatta.. in fondo, perché scegliere quando poteva averlo tutti e due?

 

***

 

Intanto Giada era rimasta al tavolo a chiacchierare con gli altri. Ogni tanto sbirciava in direzione del trio fermo al bancone. Guardò ancora una volta in quella direzione e sentì Cash parlare vicino al suo orecchio “Conoscendo Gin non tornano” Disse ridacchiando, la bionda sorrise e si girò verso di lui pronta a dire qualcosa, ma le parole non le uscirono di bocca quando si accorse di quanto effettivamente il viso del moro le stesse vicino. Studiò i suoi occhi neri, la linea del suo naso e rimase qualche secondo a studiare quelle labbra carnose, così simili a quelle del padre e della sorella.. ma inevitabilmente molto più invitanti. Inconsciamente si morse leggermente il labbro inferiore. Cash la guardava con occhi colmi di desiderio, seguendo il movimento dei denti bianchi che stringevano la carne del labbro inferiore di lei.

“Usciamo a fumare una sigaretta” Non era una domanda, non avrebbe avuto bisogno di risposta. Si alzò, prendendo la bionda per mano e invitandola a seguirlo. Nemmeno si accorse dei commenti che si alzarono dagli altri seduti al tavolo.. anche se non si può dire lo stesso di Giada, che arrossì fino alle punte dei capelli.

Cash puntò dritto l’uscita del locale. Una volta in strada respirò l’aria della sera e spostatosi dalla massa di gente che sostava nei pressi dell’ingresso si appoggiò a un muro, trascinando la bionda verso di sé e posandole le mani sui fianchi.

“Eccoci qui”

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Capitolo 10
*** My worst enemy ***


10. My worst enemy

10 MY WORST ENEMY

 

I rumori della città, di macchine in corsa, di voci di passanti, e le luci dei lampioni, dei fari, delle grosse insegne appese ai locali erano uno sfondo così poco adatto a quello che Cash stava ammirando. E tuttavia così perfetto. Il viso della ragazza veniva illuminato a tratti da luci di diverso colore e un lampione poco più in là faceva risplendere i suoi capelli di luce artificiale, ma ad ogni modo risplendere. Non sapeva quanto tempo era passato da quando aveva appoggiato pesantemente la sua schiena al muro, tirando contro di sé i fianchi della ragazza, spinto da chissà quale forte desiderio di sentirla più vicina a sé. Sarà forse stato il suo sguardo di poco prima, quando aveva inconsapevolmente portato gli incisivi a torturarsi il labbro inferiore in modo così eccitante? Non sapeva dirlo. Non sapeva descrivere quali fossero stati i suoi sentimenti quella sera. Quella che prima considerava semplicemente una bella ragazza, di quelle per le quali vale la pena spendere un po’ del proprio tempo in cambio di una notte da favola, in quelle poche ore aveva assunto una luce decisamente diversa e per certi versi inquietante ai suoi occhi. Il modo in cui l’aveva vista sgranare i grandi occhi azzurri quando si era avvicinato al tavolo, la sua limpida risata alle battute di Gillian, i suoi modi così dolci nei confronti di quelli che era consapevole fossero degli animali più che degli amici, l’avevano incatenato a un pensiero diverso. La preoccupazione mal celata che gli aveva letto negli occhi quando, tentando di non farsi vedere, cercava con lo sguardo sua sorella, che conosceva da così poco; si era stupito di vedere così tanto di quella ragazza in una sola sera, e quello che aveva visto, l’aveva colpito profondamente. Ma più di tutto, era stato il modo in cui si era rivolto a lui, il modo in cui forse senza una vera intenzione gli aveva riservato piccole attenzioni che l’avevano fatto sentire così diverso da tutte le altre persone sedute a quel tavolo a fargli realizzare quanto fosse diverso il suo atteggiamento verso quella ragazza. Anche ora, mentre lo guardava con gli occhi resi lucidi dalle luci notturne, non poteva non sentire quanto si stesse avvicinando a lei, alla sua persona, al suo carattere. E aveva paura, aveva paura perché Giada sembrava aver risvegliato in lui sentimenti assopiti da tempo, o sarebbe meglio dire mai davvero accesi. Da nessuno.

 

La sensazione del cuore che forte martellava nel petto le provocava un forte fastidio. Non le piaceva l’idea di emozionarsi così alla presenza di Cash. Non era venuta in America in cerca di storie complicate e casini. Non le piaceva il fatto che sentisse nel suo stomaco quella morsa che anche Robin era stato in grado di provocarle. Allora le era piaciuta, si era lasciata andare. Ma ora era diverso; il luogo era sbagliato, il momento era sbagliato. Eppure quella morsa stringeva sempre di più man mano che i secondi passavano senza che lui accennasse a distogliere lo sguardo. E più quella morsa stringeva, più Giada sentiva crescere in lei una sensazione di tipo diverso, il bisogno quasi fisico di avvicinarsi di più a lui. Non era sol una questione di chimica tra due corpi; non voleva meramente accostarsi al suo fisico. Voleva unirsi a lui in modo più profondo; voleva conoscerlo meglio, scoprire cosa gli piaceva e cosa no. E soprattutto, in quel momento in cui quelle sensazioni tanto la confondevano e spaventavano, sentiva il bisogno di udire la sua voce bassa e roca che se non altro avrebbe placato i suoi sentimenti, così assurdamente alimentati dal suo sguardo penetrante.

 

“Ho finito le sigarette” Quanto suonò falsa e stupida quella frase anche alle sue di orecchie! Ma non riusciva più a sostenere quell’assurdo silenzio. Era chiaro che Cash la attraeva, ma non era il caso di abbandonarsi a momenti imbarazzanti come quello; anche se non era per niente sicura di aver letto imbarazzo negli occhi di lui.

Cash fu come risvegliato da un sogno ad occhi aperti quando quelle poche lo raggiunsero. Si scosse tornando coi piedi per terra e senza nemmeno essere sicuro di aver capito cosa la ragazza gli aveva detto, tirò fuori il pacchetto pieno di sigarette, offrendogliele in ogni caso. Non poté fare a meno di seguire trasognante con lo sguardo il percorso della sigaretta fino alle labbra della bionda e il modo in cui queste si arricciavano per indirizzare la sigaretta verso l’accendino, saldamente tenuto in una mano mentre l’altra era impegnata a proteggere la fiamma più per abitudine che non per un’effettiva presenza di vento. Cash la imitò accendendosi a sua volta una sigaretta, sbuffò fuori dalle labbra carnose una nuvola di fumo denso, scostando finalmente lo sguardo dalla ragazza e alzando gli occhi al cielo, un cielo senza stelle, invisibili immersi com’erano nelle luci metropolitane.

 

Il silenzio calò di nuovo tra loro. Giada si sentiva quasi imbarazzata dall’improvviso mutismo nel quale si era chiuso il ragazzo, ma allo stesso tempo, senza il suo sguardo palpabile su di lei, ebbe il tempo di ammirarlo più da vicino, mentre lui era distratto da chissà quali pensieri. Era bellissimo col capo appoggiato al muro e gli occhi semichiusi, le sensuali labbra che a tratti stringevano la sigaretta, per poi rilassarsi e gettare fuori il fumo bianco. Passò osservando la linea della sua mandibola e del suo collo, fino al pomo d’Adamo e più giù, dove la t-shirt usurata e dal collo stracciato lasciava spuntare i forti muscoli delle spalle e le clavicole. Inspirò a pieni polmoni tra un tiro e l’altro, sentendo distintamente l’odore del moro entrarle prepotentemente nelle narici. Espulse l’aria in un sospiro che arrivò all’orecchio del ragazzo. Lo vide staccare la testa dal muro e tornare a fissare quei pozzi scuri nei suoi occhi chiari e sorriderle teneramente mentre aspirava un altro tiro dalla sigaretta. Abbassò lo sguardo sentendo il calore salirle alle gote.

 

“Sei di poche parole” Cash non aveva nessuna intenzione di proferire parola; quel silenzio non gli era pesato affatto. Sarebbe rimasto lì a lungo, semplicemente godendosi il dolce contatto della sua mano sul fianco di lei, del suo polpaccio che sfiorava leggermente la sua gamba. Ma aveva visto con la coda dell’occhio le guance di Giada tingersi di rosso. A differenza sua la ragazza era evidentemente imbarazzata, così tentò di alleggerire la tensione che quel momento aveva creato.

 

“Anche tu” Rispose lei senza il coraggio di alzare lo sguardo, ma comunque grata per quella domanda che aveva aiutato ad allentare i suoi nervi. La sua attenzione rivolta alla sensazione di calore che la mano del moro provocava alla sua pelle col contatto attraverso la stoffa della t-shirt.

 

“Ti stai divertendo stasera?”

“Si.. molto. I tuoi amici sono simpatici” Si sentiva come un’adolescente alle prime armi e la cosa la infastidiva. Era sempre stata disinibita lei.

“Già.. sono un po’ degli animali, ma ci si accontenta no? Spero non ti abbiano scandalizzata a suon di rutti” Ridacchiò lui ripensando alle scene poco ortodosse che Giada aveva visto poco prima. La risata di lei che si univa alla sua fu un toccasana. “Si insomma, diciamo che non sono proprio dei principi!”.

 

Ancora una volta quegli occhi fermi a fissarla. Ma perché faceva così? Cosa aveva fatto adesso? Suo malgrado sentiva chiaramente il calore spargersi nel suo corpo anche solo all’idea che Cash la guardasse in quel modo.. e questa volta non stava arrossendo.

 

“Sei bella quando ridi” Quel commento gli uscì spontaneo. Si pentì poco dopo di averlo detto. Come gli era saltato in mente di esporsi così! Si conoscevano da così poco! Tuttavia non poté trattenere la propria curiosità di vedere la reazione di lei. Giada dal canto suo rimase spiazzata. Lo guardò sforzandosi di non far crollare la mandibola e assumere quindi una faccia da pesce. Perché poi era così suscettibile ai complimenti maledizione!

Distolse lo sguardo arrossendo per l’ennesima volta quella sera. Si schiarì la voce nel vano tentativo di liberarsi dell’emozione che le stava montando dentro. Cash intanto si compiaceva di quelle reazioni; allora non le era indifferente! Fantastico.

 

“Ti sei sistemata bene al campus?” Meglio portare la conversazione su argomenti più neutri, per evitare di esporsi ulteriormente e magari spaventarla.

“Si si. In realtà non ho nemmeno disfatto la valigia, tua sorella mi tiene piuttosto occupata!”

“Ahah! Si Gin è fatta così. Appena qualcuno le sta simpatico si prodiga costantemente per il suo divertimento”

“Mmm.. è un’affermazione piuttosto equivoca non trovi?” Ridacchiò lei.

“Già! Ma per Gin vale in qualsiasi chiave di lettura.”

 

“Ma guarda un po’ chi si vede” Giada riconobbe al volo quella voce. Sentì un brivido d’ansia correrle su per la spina dorsale; adesso sarebbero stati guai. Si girò solo per confermare i suoi sospetti. Steven Rose se ne stava mani in tasca a qualche metro da lei e Cash. Guardando il ragazzo, che ancora la stringeva per i fianchi, con una scintilla di puro odio negli occhi. La bionda sentì chiaramente i nervi del moro tendersi nonostante il piccolo contatto, e i muscoli delle sue braccia tirarsi. Cash guardava il rosso con altrettanto astio. Per niente grato dell’interruzione e ancora inconsapevole dei precedenti incontri dei due.

“Ciao anche a te Rose” lo salutò tutt’altro che amichevolmente “mi mancavano le tue buone maniere” aggiunse non riuscendo a trattenersi dal fare quel commento sarcastico.

“Non ho certo bisogno di usarle con te le buone maniere, me le tengo buone per far colpo sulle signore, come la nostra bella Giada qui ha avuto modo di constatare!” Eccolo lì, Steven Rose che non ci pensa due volte a pugnalare direttamente il suo rivale di sempre. Averli visti così vicini gli aveva provocato un forte moto di rabbia e perché no.. di gelosia. Non sopportava l’idea che il moretto avesse già avuto modo di mettergli i bastoni tra le ruote. Non gli avrebbe permesso di rubargli il proprio giocattolo nuovo; perché era questo per lui Giada, un nuovo giocattolo con cui divertirsi un po’ prima di stancarsi e rivolgere la propria attenzione a qualcos’altro. O almeno così credeva, quando senza alcun dubbio attribuì quel sentimento d’astio evidentemente eccessivo al fatto che fosse Cash quello a cui Giada riservava attenzioni particolari e non un ragazzo qualunque.

 

Cash intanto soppesava le parole del rosso. Si era sentito chiaramente ferito, non solo nell’orgoglio, nello scoprire che i due si conoscevano, e il sorrisetto beffardo che l’altro non accennava a togliersi dalla faccia non lo aiutava affatto. Aveva sentito Giada irrigidirsi alle sue parole e si girò solo un attimo a guardarla. La ragazza teneva la testa bassa come chi è stato scoperto a combinare un guaio. Non sarebbe riuscito ad avercela con lei nemmeno se avesse voluto, oltre al fatto che la bionda non era affatto tenuta a sapere della rivalità dei due.

 

“Beh.. mi spiace solo che abbia dovuto subire i tuoi modi poco gentili” Disse il moro tentando di non far trapelare la sua gelosia. Sperava ardentemente che Steven avesse giocato l’unica sua arma in possesso, e che non fosse in grado di nuocergli ulteriormente. “Non mi sembrava che subisse granché oggi a cena. Vero Giada?” La ragazza alzò gli occhi duri sul rosso; non le piaceva affatto come lui stesse sfoggiando quell’unica uscita insieme. Gli dispiaceva più che altro che Cash dovesse scoprire del suo “rapporto” con Steven in quel modo, soprattutto dopo quello che aveva saputo da Gin e il modo in cui si erano sviluppati gli eventi di quella sera.

Giada sentì il moro allontanarla leggermente dal suo corpo e la presa sui suoi fianchi sparire. Lui non la guardava, teneva lo sguardo fisso su Steven come se avesse potuto colpirlo con quei suoi occhi scuri. Incrociò le braccia guardando a sua volta il rosso, cercando disperatamente un modo per porre fine a quella lotta di sguardi. “Cosa vuoi Steven?” Chiese giusto per attirare l’attenzione del ragazzo e distoglierlo da Cash “Sai fin troppo bene che voglio.. e poi sei tu che mi hai dato appuntamento qui. Ricordi?” Ecco, ora che sentiva di nuovo addosso lo sguardo di Cash avrebbe voluto sprofondare, perché era uno sguardo ben diverso da quelli che le aveva riserbato per tutta la serata. Sentì il forte bisogno di difendersi da quelle accuse non vere “Io non ti ho invitato” disse cercando di sembrare il più convincente possibile, tuttavia senza che il suo sembrasse un rimprovero agli occhi del rosso.

“Beh, non direi. Mi hai detto tu che saresti venuta qui e che se fossi stato da queste parti ci saremmo visti. A me questo suona come un invito”

“Ho solo risposto alla tua domanda. Tu mi hai chiesto cosa avrei fatto stasera..”

“Mi vuoi dire che non sei contenta di vedermi?” La bionda tentennò. Come rispondere senza che Cash si infuriasse probabilmente andandosene e allo stesso tempo senza alterare il precario umore del rosso? Sorvolando sul fatto che avrebbe mentito se avesse detto che le dispiaceva vederlo. Certo, i suoi modi spesso la infastidivano e con Cash si era trovata benissimo quella sera. Ma non poteva negare l’attrazione quasi magnetica che Steven aveva su di lei.

“Il tuo egocentrismo mi stupisce!” Tentò di deviare il discorso ed evitare una risposta.. “Fa parte del mio fascino! Allora? Beviamo qualcosa?” Chiese quello avvicinandosi impudentemente alla ragazza nonostante il moro. A quel punto Giada si alterò parecchio. Era un figo impossibile negarlo, e se la situazione fosse stata altra probabilmente avrebbe accettato senza problemi quell’invito; ma così no. Non poteva davvero pensarla così persa per lui da lasciare lì Cash da solo. “No Steven.. forse non te ne sei accorto ma ci hai interrotto.” Lo sguardo sorpreso del rosso portò di nuovo piacere alla bionda!

“Ma davvero? Interrotto da cosa?”

“Stavamo parlando” Intervenne Cash, grato della piega che stava prendendo la cosa.

“Ma certo! Cos’altro potresti fare con una ragazza come lei Hudson?” Rispose quello guardandolo con sdegno. “Non fare lo sbruffone con me Rose.. non credo mi serva ricordarti cosa posso fare con le ragazze che ti piacciono” Affondo andato a segno! Impagabile l’espressione del rosso.. anche se i tipi come lui non ci mettono molto a rialzarsi: “Ti ho sempre restituito il favore!”. Ma Cash si era preparato a questa risposta e non ne fu turbato, capace di rispondere tranquillamente “Lo so. Non sono io quello che ha messo in dubbio le capacità dell’altro”.

 

Giada aveva assistito allo scambio di battute basita. Quei due si odiavano proprio! Impossibile negarlo.. la cosa la eccitava da morire! Pensare che tue ragazzi così potessero litigare per lei! Il sogno di moltissime donne.. Nonostante questo però, si era stufata dei battibecchi dei due e voleva rimanere di nuovo sola con Cash.

“Potreste finirla? Io non sono un oggetto per il quale litigare! Chiaro?” I due si voltarono a  guardarla, Cash sorrise piano: “Bene Rose. Direi che è l’ora che tu ti faccia da parte..”. Il rosso si accigliò: “Perché doveri essere io a farmi da parte?”. Giada venne in aiuto del moro “Perché ci hai interrotti, te l’ho già detto”.

 

Steven le rivolse uno sguardo che non aveva nulla di buono, quella ragazza stava tirando troppo la corda.. il suo orgoglio l’avrebbe spinto a rinunciare o a prenderla per sfinimento. E probabilmente avrebbe optato per la seconda, più allettato dall’idea di infastidire Cash che per puro sentimento per lei. Non era però il caso di andare avanti; probabilmente quella sera, con la testa della ragazza inebriata delle belle parole di Cash, non avrebbe ottenuto granché. La salutò mesto azzardando un bacio sulla guancia e riservò un’occhiataccia a Cash prima di allontanarsi dalla coppia. Ferito, ma non vinto..

 Eccomi con un nuovo capitolo ragazze! Grazie mille a chi recensisce! 

Un bacio! Liz

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Capitolo 11
*** What now? ***


11. What now?

Ciao a tutte! 

Dopo un'eternità sono finalmente riuscita a ritrovare un po' di ispirazione per questa storia e a mandarla avanti.. anche se di poco. Questo capitolo non è un granché ma mi serviva assolutamente per rimettermi in carreggiata.

Se ancora c'è qualche anima pia (aggiungerei dalla pazienza infinita!) che ancora si ricorda questa storia e ha ancora voglia di seguirla, io sarò felicissima di leggere i vostri preziosissimi commenti!

Un bacio! Liz

11- WHAT NOW?

I due osservarono il rosso che si allontanava. Cash non aveva niente da dire. Tornò ad appoggiare la schiena al muro con sguardo basso, immerso nei suoi pensieri. Che odio Rose! Ogni volta la stessa storia, non faceva in tempo a conoscere una ragazza che in un modo o nell’altro lui era già tra i piedi. Era strano come ci fosse un triangolo tra loro due e sua sorella che li portava ad incontrarsi continuamente, nonostante ormai fossero tutti all’università e non si vedessero più a lezione. Lui era una maledizione.. la sua croce. Ma questa volta nessun compromesso, non intendeva piegarsi al carattere del rivale.

“Mi dispiace” La voce di Giada lo riscosse dai suoi pensieri. Lei stava davanti a lui e guardava le punte delle sue scarpe. Sorrise dolcemente per il suo imbarazzo: “Non è colpa tua.” Disse sinceramente.

“Non avevo idea che si presentasse davvero qui..”

“Tranquilla Giada, è tutto a posto. Conosco Steven meglio di te, so soppesare bene le sue parole”

Giada si rilassò un poco, se non altro Cash sembrava convinto di quello che diceva: “Non voglio che pensi che ho.. insomma.. che ho passato la serata con te pur avendo invitato un altro.”

“Non penso tu sia quel tipo di ragazza.. ma non nascondo che mi infastidisce il fatto che voi due vi conosciate.”

“Lo so.. Gin mi ha detto che non siete in buoni rapporti” Cash ridacchiò “Si beh.. credo si possa dire che è una rivalità genetica.”

Giada sorrise, se non altro lui tentava di buttarla sul ridere, ma era ovvio ad entrambi che la sua comparsa aveva spezzato per il momento quell’intimità che si era creata così presto tra loro; era inevitabile. Stettero ancora un po’ fuori dal locale chiacchierando del più e del meno. Ma il cambiamento si sentiva e non solo dalla mancanza di contatto fisico tra i due.

 

Nel frattempo Gin era ancora alle prese coi due pretendenti al bancone del bar. Ormai l’alcol cominciava a farsi sentire e la ragazza rideva per qualsiasi cosa dicessero. La loro complicità si vedeva lontano un miglio, non era difficile immaginare come sarebbe andata a finire la serata per quei tre. Gin era stata abbastanza palese nel suo intento, non lasciandosi scappare nessuna occasione per civettare in maniera più palese con l’uno e con l’altro. Per sua fortuna i due sembravano non opporsi alla cosa, anzi.. la prendevano in giro e scherzavano tra loro. Inutile dire quanto la cosa lusingasse la ragazza, alla quale brillavano gli occhi solo all’idea di passare la notte con loro!

Non ebbe però il tempo di godersi quelle sensazioni, e lo capì quando vide un’inconfondibile chioma rossa che si avvicinava al trio. Sbuffò all’idea..

Non era raro che si incontrassero, visto che uscivano più o meno nelle stesse zone, ma il fatto che Steven Rose venisse apertamente a cercarla non significava nulla di buono. Lo vide farsi strada tra la gente con poca delicatezza, a suon di gomitate quando ne aveva bisogno e poco dopo se lo ritrovò praticamente davanti. Aveva lo sguardo arrabbiato, il che poteva solo peggiorare la situazione.

“Ciao Gin” La mora rispose se possibile con ancora meno entusiasmo di quello che lui aveva mostrato. Inutile dire che Justin e Gillian non erano per niente grati di quell’interruzione, ma a questo Steven non badò.

“Posso parlarti un secondo?”

Gin sbarrò gli occhi dalla sorpresa: questa si che era nuova! Steven Rose non chiedeva di poter parlare un secondo, Steven Rose parlava e basta. “Si.. Scusate ragazzi torno subito”

I due si allontanarono di qualche metro, Steven si appoggiò al bancone e Gin lo raggiunse.

“Pare che ti stia divertendo!” Disse malizioso. “Adesso hai addirittura bisogno di due persone per soddisfarti?” Chiese con una punta di malignità.

“Steven se sei venuto qui per giudicare come passo le giornate puoi anche tornare da dove sei venuto, non mi interessa la tua opinione” “Ok ok, niente commentini. Non mi interessa cosa fai e con chi.” “Allora? Cosa vuoi?”

“Hai presentato Giada a tuo fratello?” Chiese lui diretto. Gin era un po’ spiazzata; si girò per la prima volta verso il tavolo dove aveva lasciato l’amica e si accorse che i due mancavano. E brava Giada! Le venne quasi da ridere all’idea che il rosso fosse geloso. “Perché ti interessa Rose? Sei geloso?” “Dimmi solo se sei stata tu a fargliela conoscere” Chiese lui secco. “Non era premeditato se ti può consolare. Giada mi ha accompagnata a casa ieri, si sono conosciuti lì.. ha conosciuto anche London e i miei.” Steven si passò una mano sulle labbra frustrato. Troppi elementi convergevano ostacolandolo: Giada era amica di Gin, avrebbero passato molto tempo insieme. Era fan di Slash, il che certo non l’avrebbe tenuta lontana da casa Hudson. Il rapporto con Cash sembrava già troppo intimo per due che si conoscono da un giorno. E per quanto riguarda London: era la sua specialità assillare le belle ragazze pur non avendo intenzioni serie.. e questo inevitabilmente portava Cash ancora più vicino alla bionda, visto che i due fratelli erano molto uniti e uscivano spesso insieme.

 

Gin dal canto suo si godeva le espressioni del rosso. Non la infastidiva il fatto che fosse così interessato alla sua amica. Non era la prima volta che il rosso prendeva di mira una sua amica. Nei primi tempi dopo la loro definitiva rottura l’aveva fatto spesso nel tentativo di far ingelosire la mora, e ogni tanto bisognava ammettere che ci fosse anche riuscito. Ma ormai era acqua passata; Gin aveva imparato a non preoccuparsi più delle sue bravate. Ma il fatto che la bionda gli desse del filo da torcere le faceva piacere.. era ora che Rose trovasse una ragazza non disposta a buttarsi tra le sue braccia ad una sua parola. Le dispiaceva solo per Cash. Quei due si erano fatti male a vicenda già troppe volte.. e ogni volta che finivano in una competizione di qualsiasi genere il fratello si stressava parecchio. Non voleva che accadesse di nuovo e soprattutto non voleva che Rose vincesse..

 

“Cavolo Steve.. sei proprio perso!”

“Che cazzo dici?”

“Dico che si legge lontano un miglio che sei geloso di Giada”

“Non dire stronzate Gin, lo sai che il problema è tuo fratello.. di lei non mi importa”

“Si certo.. è per questo che oggi hai insistito tanto per portarla fuori a cena, pur dopo aver ricevuto un sonoro due di picche?” Steven la guardò con odio.

“Nessun due di picche. Non credere che sia il tipo capace di correre dietro ad una ragazza solo per il suo bel faccino.. la tua amica fa solo la difficile. Tutto qui”

“Certo.. allora perché ti preoccupi tanto?”

“Mi preoccupo perché so fin troppo bene che tu e tuo fratello farete di tutto per mettermi i bastoni fra le ruote”

“Non puoi chiedermi di andare contro mio fratello.. e poi perché non rinunci? Se lei non ti interessa evita la fatica dell’ennesima competizione tra voi due no?”

“Non mi tirerò indietro per lasciare campo libero a tuo fratello! Vuoi farmi incazzare Gin? Vuoi remarmi contro?” Si avvicinò di molto al suo viso “Fai pure.. poi però non venirmi a dire che sono io quello geloso” e con un sorriso di scherno la lasciò lì allontanandosi.

Gin rimase un attimo ferma a soppesare le parole del rosso. Era gelosa? No.. non poteva più permettersi di essere gelosa di Steven. Fece finta di nulla e tornò da Gillian e Justin.

 

***

“Comincia a fare freddo. Vuoi tornare dentro?” Cash e Giada erano rimasti fuori a parlare. Ogni tanto la bionda aveva intravisto la chioma rossa di Steven che chiacchierava con un gruppo di ragazzi non molto lontani da loro, poi tornava dentro il bar, poi usciva di nuovo. Anche Cash aveva osservato i movimenti del rosso, e la bionda questo l’aveva notato bene: la sua espressione cambiava ogni volta che i suoi occhi riconoscevano la figura del rivale, e il suo tono si induriva per qualche secondo prima di tornare alla sua normale tonalità. Sembrava che la rabbia gli rimontasse dentro ogni volta che l’altro era nei paraggi; sembrava che si sforzasse di non far vedere che il fatto che lei e il rosso si conoscessero lo infastidiva.

“Ne vuoi parlare?” Chiese con fare un po’ titubante.

“Come scusa?” chiese lui preso nei suoi pensieri.

“Vuoi sapere come stanno le cose tra me e Steven? Come ci siamo conosciuti eccetera?”

Lui sbuffò una risata: “No Giada. Tranquilla. Non mi devi nessuna spiegazione te l’ho già detto.. e meno mi si parla di Steven meglio sto. Quindi meglio tornare dentro”

Giada non voleva tornare dentro. Le piaceva parlare con lui. Ma dopo quell’interruzione il discorso era ripreso con toni decisamente più freddi e si vedeva che Cash non era più così a suo agio. Così non protestò e lo seguì all’interno del locale, sorpassandolo quando lui aprì la porta scostandosi per lasciarla passare. Cash la condusse di nuovo al tavolo coi suoi amici, dove non mancarono commentini e frecciatine varie sulla loro lunga pausa sigaretta. Giada ci rideva sopra e rispondeva a tono, il che fece molto piacere a Cash: adorava le ragazze capaci di autoironizzare!

 

“Ehi doveva essere lunghissima quella sigaretta Cash!” commentò ridendo sotto i baffi Mike, uno degli amici di Cash ancora seduti al tavolo. Il riccio non disse nulla, ridacchiando e dandogli una non troppo delicata gomitata in un fianco.

Giada imbarazzata abbassò gli occhi e guardò in un’altra direzione. Inconsapevolmente rivolse la sua attenzione al bancone del bar, per vedere come se la cavava Gin. Strabuzzò gli occhi dallo stupore e non fu capace di rispondere a Cash che la chiamava

Gin era sparita!

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Capitolo 12
*** Blowing in the wind ***


12. BLOWING IN THE WIND

12. BLOWING IN THE WIND

Ok, ok il mio ultimo aggiornamento risale al lontano 05/03/2014.. poco ci mancava e stappavo la bottiglia per l’anniversario. Chiedo scusa a tutte le ragazze che seguivano la storia quando i capitoli arrivavano in tempi ragionevoli, e le ringrazio molto per i loro apprezzamenti. Spero comunque che a qualcuna possa ancora interessare questa lentissima storia. Purtroppo ho perso la costanza che avevo nello scrivere.. e non la trovo più :P.

Ad ogni modo, ecco un altro capitolo.

Un bacio! Liz

Giada non riusciva ancora a credere ai suoi occhi. Si guardò intorno per vedere se riusciva a scorgere Gin da qualche parte.. ma niente. Stava iniziando ad agitarsi; come aveva potuto andarsene senza dirle niente!?

Inizialmente si arrabbiò. Dopodiché un altro pensiero la distrasse dalla rabbia. Come avrebbe fatto a tornare al campus? Di notte i pullman non funzionavano e a piedi ci avrebbe messo un'ora macinando chilometri.. era ovvio che avrebbe dovuto chiedere un passaggio a Cash, perché con quello che era successo quella sera non si fidava a chiedere a Steve.

Pensandoci bene però nemmeno chiedere a Cash era una meravigliosa idea: già le era andata bene che il ragazzo non si fosse arrabbiato troppo per la scenetta di Steve, forse chiedergli anche di accompagnarla a casa  era tirare un po' troppo la corda..

Non sapeva davvero cosa fare.

Stava pensando ad una lunga lista di insulti da urlare a Gin il giorno dopo quando fu distratta dai suoi pensieri da un amico di Cash: "Ehi bionda! Ti sei incantata?" Solo in quel momento Giada si accorse che i ragazzi si erano alzati in piedi e stavano per andare a casa. Fantastico.. non aveva nemmeno troppo tempo per decidere!

Balbettò qualcosa che l’amico di Cash nemmeno ascoltò, ma al riccio non sfuggì quell’indecifrabile “cercavo Gin”.

“Ti riporto io al campus se hai bisogno di un passaggio” il suo tono era dolce e premuroso, Giada si rilassò un attimo pensando che forse aveva esagerato, che il riccio non si fosse fatto venire il sangue amaro per Steven. “Non credo che mia sorella tornerà.. e poi sei di strada” la bionda sorrise riconoscente, alzandosi e raggiungendo il gruppo alla cassa.

Le fu offerto da bere dagli uomini presenti, c’era un gran urlare tra loro e alla fine del battibecco non aveva ben capito chi dovesse ringraziare per quella bevuta regalata. Poco prima di uscire dal locale, mentre già Cash le aveva aperto la porta, scorse per l’ultima volta quella sera la chioma rossa. Le dispiaceva per come si erano messe le cose, ma non se ne fece un cruccio e senza il minimo segno di esitazione uscì dall’affollato locale.

 

***

Giada non era un’amante dello sfarzo. Nonostante la sua famiglia fosse benestante, non era stata cresciuta nel lusso e aveva imparato ad apprezzare le cose semplici. Tuttavia non poteva negare quanto fosse piacevole e liberatoria la sensazione del vento tra i capelli mentre Cash sfrecciava tra le vie illuminate con un’elegante decappottabile nera. Non si erano detti granché nel tragitto in macchina, il moro aveva acceso la radio e si era messo a picchiettare il volante con le dita, mentre le note di un cd molto rock si perdevano nel vento forte, accarezzando lievemente l’orecchio. Giada pensò di aver già sentito quel gruppo, uno dei grandi pilastri degli anni 80, gli Skid Row. Li aveva sempre adorati, perché erano in grado di trasmetterle un’energia fortissima. Ma quello era un brano lento.. che la cullava e la aiutava a rilassarsi.

Non si era nemmeno accorta di essersi addormentata. Fu svegliata dalla calda voce di Cash e dal suo tocco leggero sulla spalla. Spalancò i grandi occhi azzurri e guardò il ragazzo. Vuoi la stanchezza, vuoi la birra che aveva bevuto o vuoi semplicemente il ragazzo in sé, in quel momento Cash le sembrò ancora più bello. Sorrise lievemente vedendo che anche lui le sorrideva, un sorriso misto tra il dolce e il divertito. La ragazza arrossì un po’ trovandoselo così vicino, con quel sorriso mozzafiato. “Non avresti dovuto lasciare che mi addormentassi..”

“E perché no? Sembravi stanca.. e poi eri ancora più carina mentre dormivi” Giada sentì nuovamente il calore irradiare le sue gote.

“Mi spiace solo di non essere stata di gran compagnia”

“Nessun problema, mi hai sopportato abbastanza a lungo per stasera” disse lui facendole un occhiolino e scendendo dalla macchina, fece il giro della vettura per andarle ad aprire la portiera.

“Non direi di averti sopportato” disse lei afferrando la mano che il moro le porgeva e uscendo dall’abitacolo “mi ha fatto piacere chiacchierare con te” disse con un sorriso.

“Anche a me!” rispose l’altro. Ci furono pochi istanti di silenzio; non era un silenzio pesante, semplicemente ognuno dei due stava soppesando le parole appena dette.. Cash sembrò riprendersi da un profondo pensiero quando esordì con un “beh, sei arrivata!”. Si accorse subito che avrebbe potuto trovare qualcosa di meglio da dire, ma ormai il danno era fatto.

Giada asserì ringraziandolo ancora per il passaggio.

“Beh allora.. ci vediamo domani. Anche tu inizi le lezioni no?”

“Si. Devo ancora memorizzare dove sono le aule, sarò continuamente in ritardo domani..”

“Beh se ti serve una mano, sai a chi chiedere!” Il moro sorrise di nuovo. Bellissimo. “allora buona notte” disse piano. Si avvicinò al volto della ragazza e le diede un leggero bacio sulla guancia. Giada istintivamente socchiuse gli occhi non appena sentì il calore del respiro di Cash che le solleticava il viso. Rispose incerta al bacio, poi, con un irrefrenabile voglia di assaggiare quelle labbra carnose, rimase voltata verso di lui, gli occhi ancora semiaperti, in attesa di un caldo bacio che però non arrivò. Quando aprì gli occhi, vide che il moro la guardava, a un millimetro dalla sua bocca, con sguardo indecifrabile. Il ragazzo sorrise impercettibilmente e come se tutt’a un tratto avesse fretta, sospirò un ultimo leggero “ciao” e tornò in macchina, avviando il motore e sfrecciando  via.

 

Giada rimase in fissa ancora per qualche istante sul punto in cui la macchina di Cash aveva svoltato scomparendo dietro ad un alto palazzo. Aveva una strana sensazione addosso che non riuscì subito a decifrare ma poi finì con l’identificare con l’insoddisfazione. Si, era insoddisfatta. Quel leggero bacio sulla guancia era stato un colpo basso; dopo una serata così piacevole, dopo le chiacchiere e il contatto fisico dei loro corpi fuori dal locale, quel leggero tocco sulla sua gota le risultava fastidioso. Era stato come guardare un bicchiere con ancora qualche goccia quando si ha sete; ti porta solo ad avere ancora più sete.

Scosse la testa tentando di non pensarci ulteriormente. Lei non era tipa che perdeva tempo a rimuginare troppo sulle cose.

Il giorno dopo doveva fare un sacco di cose. Sarebbero cominciate le lezioni, doveva passare in segreteria a ritirare la lista di esami inerenti al suo piano di studi, doveva capire bene gli orari delle lezioni e soprattutto le aule, visto che il campus era disseminato di edifici con decine di aule all’interno. Doveva capire come arrangiarsi con la mensa del campus, doveva trovare Gin.. insomma, aveva già abbastanza da fare. Non le serviva una distrazione su cui perdere tempo.

 

Rientrò nell’edificio ripassando ancora una volta la lista di cose che avrebbe dovuto fare il giorno dopo. Doveva anche passare da quel professore di italiano che le avevano segnalato, si sarebbe occupato di seguirla nei suoi studi. Entrata in stanza si prese giusto il tempo di mettersi il pigiama e lavarsi i denti prima di buttarsi sul letto esausta. Pur provandoci in continuazione, il pensiero per l’ennesima volta era finito sul bel moro e su quel saluto che l’aveva lasciata con l’amaro in bocca. Si rigirò nel letto mille volte, prima che il sonno la cogliesse definitivamente.

 

***

 

Quel raggio di luce dritto in volto svegliò Giada di malumore; aveva avuto un sonno agitato, ricco di pensieri. Sogni veloci e spaventosi si erano susseguiti senza darle tregua, lei che cadeva, lei che si perdeva in corridoi infiniti, viaggi privi di senso in mondi fatati, ma non si quel fatato magico e bello delle favole, erano mondi fatti di colori accesi, troppo accesi e vortici di luce, che le avevano messo addosso un sacco di agitazione.

Mancavano ancora cinque minuti alla sveglia, ma ormai aveva gli occhi aperti, tanto valeva alzarsi e prendersi cinque minuti in più per prepararsi.

Si gettò sotto il forte scrosciare dell’acqua della doccia nella speranza di sciogliersi un po’ i nervi. Mentre sgranocchiava una fetta di pane con la marmellata riguardò la sua tabella degli orari. Quel giorno sarebbero cominciate le lezioni. Doveva seguire un corso di inglese per stranieri obbligatorio, nonostante avesse un’ottima padronanza della lingua, e poi c’erano i corsi di storia del cinema, storia del documentario, basi di regia, basi di scrittura cinematografica.. insomma, non c’erano troppi buchi bianchi in quella tabella.

Ricontrollò ancora una volta sulla mappa dove stavano le  varie aule; il campus era immenso e gli edifici talmente pieni di piani e aule da perdercisi. Si preparò e uscì di corsa dalla sua stanza.

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Capitolo 13
*** 13. Il primo giorno di scuola non si scorda mai ***


13. Il primo giorno di scuola non si scorda mai

13 – IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA NON SI SCORDA MAI

“Building A, Building B, Central Sqaure, Bruin Centre… mannaggia dove sarà la mia aula?”

Erano ormai 10 minuti buoni che Giada si guardava intorno, ancora troppo poco abituata al campus per sapersi orientare. Nessuno dei nomi che leggeva sui cartelli sembrava darle un indizio sulla direzione giusta da prendere per raggiungere l’edificio che sulla sua piccola mappa era indicato come History building.

“Che poi History cosa che ho lezione di inglese?!”

La frustrazione cominciava a farsi sentire. Fermò un ragazzo con cappellino da baseball e zainetto sulle spalle che camminava di fretta con le spalle curve, la testa bassa come se volesse evitare i raggi mattutini del forte sole californiano: “Ehi! Scusa potresti aiutarmi?”

Il ragazzo la guardò come se avesse visto un fantasma. Sembrava avesse paura della sua ombra… figuriamoci di una bella ragazza! Balbettò un “non lo so” quasi impercettibile, per poi nascondere di nuovo lo sguardo nell’abbassarlo per osservare la piccola mappa del campus che Giada gli stava mostrando.

“Devo arrivare all’History building. Sai per caso dov’è?”

Il ragazzo la guardò con occhi spalancati e scosse la testa in segno negativo prima di dileguarsi balbettando qualcosa tra sé e sé. Giada sospirò e mosse qualche passo incerto in direzione di un piccolo incrocio non molto distate da lei, dove erano stati installati altri cartelli, nella speranza che uno di questi le indicasse l’edificio giusto.

Arrivata all’incrocio però, purtroppo, perse la poca speranza che aveva. Nessuno di quei cartelli indicava la direzione da prendere. Sbuffò di nuovo e con una mano si sposto i capelli biondi che le ricadevano davanti agli occhi a causa del vento. Fece un paio di giri su sé stessa cercando di farsi venire un’idea, quando riconobbe in lontananza una figura familiare.

Accennò una corsetta nell’avvicinarsi a quel ragazzo che aveva visto solo la sera prima e che al momento rappresentava la sua unica chance…

“MARK!” Urlò per essere sicura di farsi sentire. L’amico di Gin si girò di scatto sorridendole amichevole nel riconoscerla.

“Ehi Italy! Ciao! Come stai?”

“Bene! Oh mamma che fortuna trovarti qui. Ti prego dimmi che sai dov’è l’History building. La mia lezione inizia tra 10 minuti e non ho idea di dove andare!”

Mark non trattenne una risatina nel vedere la ragazza in agitazione, ma cambiò subito espressione quando vide lo sguardo stressato e irritato di Giada.

“Ok ok scusa, niente risate. Allora fammi un po’ vedere quella mappa che ti porti dietro” aggiunse in tono di scherno “Ok è vicino al campo da baseball, segui questa discesa fino alla piazza dei Bruins. Non puoi sbagliare, c’è una grande statua di un orso nel mezzo. A quel punto gira a sinistra, sorpassa il campo da baseball e di nuovo a sinistra attraverso uno spiazzo verde. L’edificio che cerchi è più bassi degli altri e ha una grande vetrata centrale” mentre le descriveva il percorso da prendere, Mark gesticolava come un’hostess per sottolineare il concetto. “Poi dicono che siamo noi italiani a gesticolare tutto il tempo” Pensò Giada tra sé e sé, facendo comunque attenzione a non perdersi la spiegazione del ragazzo.

“Ok, alla piazza a sinistra e poi di nuovo a sinistra dopo il campo da calcio…” ripeté lei per memorizzare le indicazioni.

“Da baseball!! Non confondiamo!” la rimproverò scherzosamente lui. Giada accennò una pernacchia, lo ringraziò di cuore sorridendo prima di correre via come una furia.

***

Arrivò all’aula giusta trafelata e rossa in viso per la corsa. “Maledizione questo campus è una giungla!” Anche correndo velocemente, Giada ci aveva impiegato più di dieci minuti a percorrere la strada. Il campus era immenso e i giardini tra un edificio e l’altro non erano da meno. Si ricompose un minimo e si spostò di nuovo una ciocca ribelle dalla fronte prima di aprire la porta dell’aula con delicatezza, sentendo la chiara voce del professore che aveva già iniziato la lezione.

Il Professor Stinson era un uomo sulla cinquantina, alto e dalla postura retta. Nonostante l’età avesse già iniziato ad avanzare i suoi primi segni, incluse diverse ciocche di capelli brizzolate, la figura in sé non lasciava spazio a cedimenti. Il Professore teneva la testa alta e le spalle aperte, racchiuso nel suo abito da lavoro grigio, camicia e cravatta. Si vedeva che era un uomo di vecchio stampo e non solo dalla ventiquattrore in pelle nera poggiata sulla scrivania. Aveva due occhi scuri e accesi, fermi ma non severi, abituati dagli anni di insegnamento ad osservare più elementi allo stesso tempo e a dar peso alle piccole cose. Si voltò verso la porta dell’aula attirato dal suo movimento e osservò Giada con sguardo attento mentre quest’ultima muoveva piccoli passi di ingresso.

“Good morning Miss…”

“Cavalli, good morning Sir”

“Cavalli. Si accomodi prego. Le chiederei di essere puntuale in futuro per l’inizio della lezione. Per oggi va bene così perché immagino non sapesse dove era situata l’aula. Da domani sa dove deve andare. Finite le scuse.”

“Certo Sir, mi spiace per il ritardo”

“Prego si accomodi, c’è un posto libero proprio in prima fila. Stavo spiegando ai suoi compagni come verrà valutata la vostra prestazione all’interno del corso. Come tutti sapete il corso di lingua inglese è obbligatorio per tutti gli studenti stranieri. Sono anche convinto che molti di voi pensino che sia solo una formalità e che l’utilità di questa classe sia limitata. Beh, vi consiglio di ricredervi fin da subito.

So che molti di voi arrivano con un livello di lingua inglese alto o quanto meno accettabile, e che probabilmente non farete fatica a seguire i corsi. Ma quello che la maggior parte degli studenti stranieri fatica a comprendere, è che per ottenere buoni risultati in questa università non vi basterà una buona padronanza dell’inglese. Alcuni di voi sono iscritti alla facoltà di Lettere, altri a Filosofia… e sono abbastanza sicuro che tra voi ci sia anche uno studente di cinema. Corretto?”

Giada alzò la mano non troppo entusiasta di essere chiamata in causa fin dal minuto 0 (ok… ormai era probabilmente il minuto 12 visto il suo ritardo, però doveva chiamare proprio lei?).

“Corretto Professore, sono io”

“Bene Cavalli, ragione in più per essere puntuale d’ora in avanti. Allora come stavo dicendo, in queste facoltà vi troverete ad affrontare continuamente esami scritti, a consegnare saggi brevi e analisi, se non addirittura, come nel caso della signorina Cavalli, testi creativi. Dovrete quindi raggiungere un livello madrelingua per poter competere ad armi pari coi vostri colleghi nativi della California, anche se non troverete sempre dei poeti. Quindi, questa è la mia proposta:

Il corso di oggi si chiama inglese 1 FL perché Come far credere al tuo professore di storia che sei un americano D.O.C. era troppo lungo. Quello che cercherò di insegnarvi nei prossimi mesi non sarà solo come padroneggiare meglio la lingua inglese, ma come pensare con la lingua inglese. Imparerete a costruire un’argomentazione come farebbe un qualsiasi ragazzo americano, a pesare le vostre parole come un venditore esperto e ad utilizzarle a vostro vantaggio come ogni bravo Presidente della Casa Bianca. Rispetto e ammiro le differenze culturali di ognuno di voi, ma se volete veramente dare il meglio di voi nei vostri futuri esami, dovrete essere in grado di decidere quando giocare la carta “io ho girato il mondo” e quando invece, di fronte a un professore piuttosto antiquato e che passa la domenica al bar a lamentarsi di quanti stranieri ci sono negli USA, vi conviene disperdervi nell’americana massa. Almeno eviterete di veder volare D non giustificate.

A questo punto la palla passa in mano a voi. Studenti svogliati e senza una motivazione non ne voglio. Se pensate quindi che, in quanto studenti di Matematica, questo corso non vi serva, o se pensate di non poter imparare niente da me, vi pregherei di uscire dall’aula. Se siete qui solo perché il corso è obbligatorio, o se venendo qui cercavate di farvi nuovi amici e, perché no, magari di conoscere qualche ragazza carina, seguite pure i vostri compagni. Chi rimane qui dentro deve essere motivato e pronto a lavorare per migliorarsi. Per tutti gli altri, una bella B sul corso obbligatorio e non se ne parla più”.

Nell’aula calò il silenzio per qualche secondo. Tutti cercavano di capire se il professore stesse scherzando o se le sue parole fossero serie. Dal canto suo, il Prof Stinson si appoggiò alla cattedra e incrociò le braccia al petto, in attesa che qualcuno si muovesse.

Dopo attimi che parvero molto più lunghi di quanto non fossero in realtà, un ragazzo asiatico si alzò piano dalla sedia e tentando di fare il minimo rumore possibile, uscì piano dall’aula. “Nerd…” pensò Giada lasciandosi scappare un sorriso.

La lezione continuò tutto sommato tranquillamente, anche se le domande provocatorie del Prof fecero scappare di soppiatto qualche altro studente.

***

“Mamma mia mi sembra di essermi fritta il cervello” pensò Giada una volta uscita dalla sua ultima lezione. La prima giornata era stata piena e stancante, non aiutava il fatto che con le vacanze estive Giada aveva perso l’abitudine allo studio.

Mentre tornava verso il dormitorio, già pregustando un sano pisolino pomeridiano, sentì il telefono squillare. Non ebbe nemmeno bisogno di controllare il nome sullo schermo, sapeva perfettamente che si sarebbe trattato di Gin.

“Ehi bionda!” sentì la chiara voce dell’amica.

“Non potresti almeno provare a trovarmi un soprannome meno generico?” Chiese Giada in tono scherzoso.

“Scusa hai ragione. Fammi riprovare: ehi Pasta, Pizza, Mandolino! Meglio?”

“Ah. Ah. Ah. Molto simpatica…”

“Allora come è andato il primo giorno di lezioni? Quante volte ti sei persa?”

“Cinque! Una per ogni aula nuova… questo campus è veramente troppo grande”

“Non preoccuparti, tra qualche tempo lo conoscerai a memoria, e una volta pronta ti svelerò tutti i posti segreti per ogni evenienza, se capisci cosa intendo… sempre che uno dei tuoi spasimanti non ti ci porti prima”

Giada alzò gli occhi al cielo cogliendo al volo l’allusione dell’amica “Non cominciare per favore!”

“Va bene, va bene, chiudiamo la parentesi uomini per qualche istante. Dimmi un po’ dive sei?”

“Non ne ho la minima idea, in un giardino…”

“Ah beh… chiaro… senti avrei una proposta per te. Penso la troverai piuttosto interessante”

“Ti ascolto”

“Questa domenica mio padre organizza uno dei suoi barbecue. Non sto a raccontarti quante scene fa per un pranzo… manco fosse Natale. Ad ogni modo ci saranno i miei fratelli e un po’ di amici di famiglia. Ti va di venire?”

“Wow e me lo chiedi? Vengo con piacere! Don’t take this the wrong way, ma ogni scusa è buona per passare tempo con tuo padre” Rispose Giada con entusiasmo.

“Farò finta di non aver sentito, il tuo entusiasmo mi fa accapponare la pelle! Va bene allora è deciso. Ora vai a cambiarti, passo a prenderti tra un’ora”

“Come? Ma non hai detto domenica? Siamo a mercoledì!”

“Si domenica. Ma che centra scusa? Stasera usciamo comunque! La Hell House ci aspetta!” e senza aspettare una risposta, Gin chiuse la chiamata.

“Uff… mi farà diventare matta” pensò Giada tra sé e sé.

 

L'ultima volta che ho aggiornato questa storia era il lotano 2015... ormai non ci pensavo nemmeno più. Però ogni volta che ho avuto un problema a un computer, ogni volta che ne ho comprato uno nuovo, subito controllavo nel backup di avere tutti i capitoli delle mie storie. Una parte importante dei miei anni del liceo. Poi una settimana fa... complice il fatto che è agosto e tutti sono in vacanza oppure la mancanza temporanea di internet (una bella disitossicazione da Netflix ci voleva...) ho riaperto quella cartella "STORIE" che non ho mai cancellato. Ho riletto un po' questa storia di cui ero così entusiasta... non nascondo di aver avuto qualche colpo al cuore nel leggere parole che ora, 6 anni dopo la data di pubblicazione del primo capitolo, scriverei in maniera totalmente diversa.

E allora ecco che si riapre il mondo di EFP Fanfinction, che in passato ha occupato tante mie ore. Ho riletto le storie di ram, di Lau_McKagan, di Dizzyreads che mi piacevano moltissimo all'epoca (e le trovo ancora geniali) e così ho deciso di dare una seconda chance alle mie di storie. A Hold the Line e a Note e Chimica. Non so quanto durerà questa fase e se effettivamente riuscirò ad arrivare alla fine della mia Note e Chimica e a contiuare questa storia. Ma per ora sono ottimista. E magari chissà, una nuova generazione di fans dei Guns mi darà la spinta giusta per continuare ;)

Liz_Eagle

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