Due Principi a scuola

di Diana_96writter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi Arrivati ***
Capitolo 2: *** Segretario Studentesco ***
Capitolo 3: *** Principe Prigioniero ***
Capitolo 4: *** Grandi Responsabilità ***
Capitolo 5: *** Preludio di Complicità ***
Capitolo 6: *** Decisioni Complicate ***
Capitolo 7: *** Una Scommessa ***
Capitolo 8: *** Estate Stravolgente ***
Capitolo 9: *** La Scogliera Stregata ***
Capitolo 10: *** Scoppiettio D'Autunno ***
Capitolo 11: *** Aria di Festa ***
Capitolo 12: *** Bianca...come la Neve ***
Capitolo 13: *** Chiave di un Complotto ***
Capitolo 14: *** La Guardia del Re ***
Capitolo 15: *** Favoloso Soggiorno ***
Capitolo 16: *** Danza, un'Intesa ***
Capitolo 17: *** Fiori Sbocciati ***
Capitolo 18: *** Vento Tiepido ***
Capitolo 19: *** Pensieri Nascosti ***
Capitolo 20: *** Equilibrio in Coppia ***
Capitolo 21: *** Ospiti Inattesi ***
Capitolo 22: *** Weekend Regale ***
Capitolo 23: *** Consapevolezze ***
Capitolo 24: *** Esemplari Punizioni ***
Capitolo 25: *** Crisi in Famiglia ***
Capitolo 26: *** Fuga dal Passato ***
Capitolo 27: *** Ballo in Spagna ***
Capitolo 28: *** Scambio di Nobiltà ***
Capitolo 29: *** Bersaglio ***
Capitolo 30: *** Lady Pericolosa ***
Capitolo 31: *** Nobil Donna ***
Capitolo 32: *** Ironia della Sorte ***
Capitolo 33: *** Boicottaggio ***
Capitolo 34: *** Ruolo Compromesso ***
Capitolo 35: *** Resa dei Conti ***
Capitolo 36: *** Preparazione ***
Capitolo 37: *** Preoccupazioni ***
Capitolo 38: *** Alleanza ***
Capitolo 39: *** Sfumature ***
Capitolo 40: *** Prova di Coraggio ***
Capitolo 41: *** Notte Insonne ***
Capitolo 42: *** Confronto Personale ***
Capitolo 43: *** Cambiamenti Inevitabili ***
Capitolo 44: *** Nefasto Presagio ***
Capitolo 45: *** Un Re e Una Regina ***
Capitolo 46: *** Un Nuovo Sole ***
Capitolo 47: *** Acero Rinato ***
Capitolo 48: *** Tenera Gelosia ***
Capitolo 49: *** Cuore Gentile ***
Capitolo 50: *** Complici di Vita ***
Capitolo 51: *** Il Timore del Talento ***
Capitolo 52: *** Genialità Precoce ***
Capitolo 53: *** Fascino Temporalesco ***
Capitolo 54: *** Ghiaccio Reale ***
Capitolo 55: *** Fiocchi di Luce ***
Capitolo 56: *** Regalo Inaspettato ***
Capitolo 57: *** Spalle al muro ***
Capitolo 58: *** Incontri Mondiali ***
Capitolo 59: *** Il Trionfo dell'Amore ***
Capitolo 60: *** "Bentornati!" ***



Capitolo 1
*** Nuovi Arrivati ***


Questa è una storia che vede i protagonisti fuori dalla loro storia, a contatto con la realtà dei giorni nostri, problemi di routine e di rapporti personali. Non ci sono spoiler riguardanti il manga o l'anime, la storia gira intorno a due nuove aggiunte che saranno capaci di sconvolgere un po’ le personalità e le idee di chi già conoscete, o imparerete a conoscere nel corso della storia. Mi auguro che possa essere apprezzata e sarei felice di avere dei pareri su tutto, dai personaggi, al racconto, all'idea e alle emozioni che vi trasmettono. Detto questo, posso solo sperare che per voi sia un buon passatempo da leggere. ^-^
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 Quella mattina aspettavano tutti trepidanti la notizia che era già girata in tutta la scuola, il vicepreside aprì la porta reclamando il silenzio per presentare uno dei nuovi studenti che aveva superato il test d’ammissione con il massimo dei voti ad anno iniziato. Le spalle giovani si raddrizzarono in attesa di sapere quale dei due schieramenti avrebbe ottenuto un nuovo membro: «Vieni pure». La presentazione era passata in secondo piano, pochi erano quelli che avevano ascoltato, guardavano la porta lasciata aperta in attesa, al gesto dell’uomo che invitava lo studente ad entrare trattennero tutti il fiato. I lunghi capelli scuri come la notte svolazzavano alle sue spalle in due trecce alte e fermate da due colorati fiocchetti, la leggera frangia sfiorava appena i due grandi occhi che alla luce del sole brillarono come due pietre di cianite: «Piacere di conoscervi, io sono Yui, spero che andremo meno d’accordo di quanto i ragazzi stanno sperando e molto più di quanto le ragazze si aspettano, lieta di fare di essere parte di questa classe». La presentazione aveva lasciato perplesse molte persone, ma molto di più era l’abbigliamento deviato dalla classica divisa che tutte le ragazze indossavano, la giacca blu di persia accompagnava la camicia chiara e il fiocco dorato legato al collo, la gonna a pieghe illuminata dai contorni dorati, accompagnata dalle calze semi reggenti, era invece resa solo un addobbo del leggins nero che scendeva fino alle caviglie: «Benvenuta Yui, puoi sederti accanto a Zen, è il rappresentante di classe e ti farà visitare la scuola, Zen la affido a te». Il ragazzo si alzò di colpo chiamato in causa, i capelli corti erano di un biondo così chiaro da sembrare bianco, gli occhi lucenti come due pietre di apatite, tirate fuori dall’oceano più profondo: «Sarò felice di mostrarle la scuola». Yui avanzò osservando tutti, salutando le ragazze e sfiorando a mala pena tutti i ragazzi, prendendo posto accanto a Zen: «Spero andremo d’accordo». Zen le sorrise allungandole il libro di cui era ancora sprovvista: «Me lo auguro».

 A lezione conclusa i compagni di classe la circondarono per cercare di ottenere più informazioni possibili sulla nuova arrivata, lontana dall’aspetto femminile che si aspettavano. Seduta a gambe incrociate sulla sedia parlava con tutti chiedendo solo di non assalirla di domande: «Yui, perché ti sei trasferita?». Quella era l’unica domanda che con abilità evitava, lasciava la risposta solo accennata anche quando veniva posta e riposta, cambiava discorso e poi variava come preferiva, Zen ci fece caso più di una volta, aveva anche lui tante domande ma ascoltando quelle dei compagni aveva compreso che quella era una domanda tabù. Finite le lezioni i due ragazzi furono esonerati dalle pulizie dell’aula, Zen fece da guida per tutta la scuola mostrandole i laboratori di pratica, le due grandi palestre, le stanze di alcuni club per la via, scesero poi al piano terra, il giardino era spettacolare curato anche nelle forme dei cespugli, le foglie riuscivano a nascondere gli spazi che venivano usati nella pausa pranzo, il cortile era immenso: «Wao, è enorme. Sembri fremere dalla voglia di chiedermi altre cose, Zen». Il ragazzo accennò una risata per smorzare la tensione mentre indicava e spiegava i luoghi preferiti dai ragazzi: «Non sei la tipica ragazza modello». Yui scoppiò a ridere saltellando in avanti: «L’hai capito dai leggins o da come ero seduta?». Si fermò perplesso, era ben consapevole dei suoi movimenti e risultavano per lei più naturali di quanto dimostrasse: «Non è la prima volta che vengo trattata come la nuova arrivata, vado d’accordo con tutti ma non mi va di essere presa troppo seriamente, per i ragazzi una nuova compagna è come un cielo nuvoloso che si apre all’improvviso, non voglio dar loro dispiaceri ma neanche illusioni, questa volta voglio essere solo me stessa». Zen sorrise per metterla a suo agio, aveva percepito una leggera nota amara nella dichiarazione: «Scegli tu cosa essere e come esserlo, non ti giudicherò ma non ti aspettare altrettanta gentilezza dagli altri, allora penso di averti mostrato tutto della struttura, possiamo tornare dentro». Stavano camminando nell’assoluta tranquillità quando la marea di studenti, disposti a cerchio, bloccarono la loro strada.

Al centro del cerchio un ragazzo era stato accusato dagli sguardi furiosi di altri studenti, i capelli lunghi coprivano le sue spalle fermandosi a metà della schiena, erano scuri e lucenti come il petrolio, la carnagione ambrata accendeva gli occhi scuri di chiastonite, erano ipnotici con la peculiarità sfumata di nero che rendeva più intenso lo sguardo perplesso. Yui si fermò sorpresa, sistemò la giacca scura e il colletto della camicia, avanzò tra gli studenti per controllare la situazione e pensare a come intervenire. Schioccò le dita attirando l’attenzione di Zen, le sue spalle si erano improvvisamente rilassata e il respiro fece intendere che sarebbe intervenuta: «Una scazzottata non è un buon modo di iniziare, proverò così allora». Zen sussultò al sussurro cercando di fermarla, quando tra i ragazzi iniziò a correre verso il centrale. Appena un passo più in là degli sguardi furiosi e pronti all’attacco, prese fiato: «Niiiiiiii-saaaan». Si strinse di peso al ragazzo fermando chi stava preparandosi a colpire: «Trovato!». Il ragazzo sussultò al peso improvviso e sorrise divertito al riconoscere il volto della ragazza riuscendo a mantenere l’equilibrio: «Yui, ben trovata». La ragazza sorrise intimando ai quattro ragazzi di non avanzare: «Cosa sta succedendo?». La voce fredda e profonda, si aprì decisa verso i due ragazzi, intimando gli altri studenti a dilatarsi: «È quello che cercavo di capire anche io, Izana». Uno dei quattro ragazzi ringhiò, avanzando di nuovo sul piede di battaglia: «Izana-sama!». Yui si allontanò dal fratello per osservare il ragazzo tanto importante, i capelli biondi e lisci erano legati scesi sulle spalle in una coda bassa, gli occhi celesti più che l’apatite ricordavano l’acquamarina, cristallini, puri e senza la minima inclinazione, aspettavano una risposta: «Izana-sama, stavo facendo da guida al nuovo arrivato, ma è stato sfacciato nei vostri confronti, irrispettoso nei confronti del vostro titolo». Il ragazzo avanzò verso i due ancora in causa inquadrando gli occhi apatite preoccupati: «Siete i due nuovi studenti, benvenuti». Yui arricciò le sopracciglia avanzando di un passo: «Bel benvenuto, il signor?». Izana arricciò le sopracciglia accettando la sfida: «Izana Wistaria, la signorina?». Yui sorrise compiaciuta: «Yui Maeda, e suo fratello maggiore Kioichi, che in una tranquilla prima giornata di scuola sono stati disturbati da un gruppo di ragazzi che hanno cercato di attaccare briga, per che titolo a proposito?». Il ragazzo alla sua destra li divise indignato: «Izana-sama appartiene a nobile casato, discendente diretto dell’ultimo monarca della nazione, è di sangue reale, modera i tuoi comportamenti». Yui accennò una risata sorpresa: «Davvero, un principe a scuola?». Kioichi sospirò appoggiandole le mani sulle spalle, quasi a fermare quello scambio di sguardi: «Non essere così scortese il primo giorno, Izana-sama perdona la confusione, ci siamo mal compresi, non era mia intenzione mancare di rispetto e porgo le mie scuse se così fosse sembrato. Yui, andiamo». Chinò il capo cercando la strada libera per potersi allontanare dallo sguardo scrutatore che si era sorpreso alle scuse, Yui sospirò accettando di dare la resa, gli voltò le spalle seguendo il ragazzo verso la struttura. Zen rilassò le spalle al circolo di studenti che si andava dileguando: «Appariscenti i nuovi arrivati». Intercettò lo sguardo gelido deviando il proprio per fare retro marcia, non aveva da riferirgli nulla più di quel che già sapeva.
*

Sbadigliò più e più volte mentre insieme percorrevano la strada per la scuola, che alta si stagliava nell’intero quartiere. Davanti all’entrata Kioichi le porse la borsa, che le aveva portato per affetto, augurandole la buona giornata, Yui riusciva a cambiare umore in un attimo, prese la borsa con un grande sorriso correndo verso l’interno, svoltò con una scivolata inquadrando troppo tardi l’impatto con il muro: «Devo imparare a pattinare». Massaggiò la spalla rialzandosi e sistemando la gonna: «Non si pattina per i corridoi, né si corre, si cammina, se quella finestra fosse stata aperta  saresti caduta di sotto». Yui alzò lo sguardo sorpresa dal rimprovero ad un commento ironico, voltò lo sguardo verso l’esterno sorridendo di sfida: «Me la sarei cavata con qualche graffio». Izana sospirò irritato dall’affronto, riprese il cammino cercando di ignorare il luccichio negli occhi: «Fa più attenzione». Yui guardò l’orario, aveva ancora qualche minuto: «Izana, dico bene?».

Il ragazzo si voltò, incuriosito dalla chiara sfida che aveva lanciato assieme alla borsa, la prese al volo sorpreso e perse il fiato quando la ragazza aprì la finestra, prese la rincorsa e con un sorriso, saltò fuori. Si sporse a controllare sbiancato dal gesto eseguito senza esitazioni, era in equilibrio sul ramo dell’albero di fronte alla finestra, guardando con shock dagli studenti che si apprestavano ad entrare: «Da gentil uomo quale sei, custodiresti la mia borsa mentre faccio il giro per tornare dentro a prenderla?». Sorrise divertita scendendo dall’albero a saltelli, lo salutò correndo dentro per rifare la strada, Izana era rimasto ad occhi spalancati, si voltò verso le scale, Yui prese la borsa voltandogli le spalle e riprendendo il cammino in totale normalità: «Senza la minima esitazione». Nella classe la stavano guardando tutti con un viso pallido al coraggio e al rischio affrontati, Zen compreso: «Yui, te ne prego, non fare mai più una cosa simile». Anche il professore, che l’aveva vista lanciarsi nel vuoto, aveva quasi avuto un infarto: «Lo rifarò se deciderà di punirmi, sensei». L’uomo sospirò sistemando gli occhiali e cercando di calmare il battito cardiaco: «Per quest’unica volta passerò, ma non riprovarci». Yui deviò lo sguardo divertita ignorando gli sguardi di disaccordo: «Potevi farti male». Zen sembrava forse l’unico seriamente preoccupato per quel gesto sfrontato, frugò nella borsa con un sorriso e gli allungò uno scatolo di caramelle che aveva comprato quella mattina: «Ieri ti ho abbandonato nel mezzo del giro, mi dispiace, grazie per la preoccupazione». Zen osservò il pacchetto diffidente, ma il sorriso sembrava sinceramente dispiaciuto: «Solo se mi dai la tua parola che non salterai di nuovo fuori dalla finestra». Yui lasciò il pacchetto sul banco arresa: «Hai la mia parola». Come aveva immaginato, la notizia aveva già girato la scuola e Kioichi era corso da lei durante la pausa per rimproverarla, Yui aveva chinato il capo e aveva ripromesso di non farlo più ed era rimasta male quando Kioichi le porse un paio di panini, comprati alla mensa, sottraendogli il buon pranzo che aveva preparato quella mattina: «Non è giusto, lo hai preparato anche per me!». Il maggiore le diede le spalle: «Così ci penserai due volte prima di fare cose simili». Mangiava lentamente demoralizzata: «E così, il secondo nuovo arrivato, è tuo fratello». Si riprese all’affermazione curiosa di Zen, sorrise amichevole abbassando le gambe incrociate: «Kioichi, è tre anni più grande di me, viviamo insieme».

Tutta la classe aveva improvvisamente messo le distanze dopo quella dimostrazione, i sussurri cominciarono a farsi troppo rumorosi e si alzò dal banco per uscire a prendere un po’ d’aria, Zen la ritrovò nel cortile a guardare l’albero di ciliegio ancora in letargo: «Perché mai sei saltata giù?». Yui non rispose iniziando a camminare ad occhi chiusi: «In questo modo, ti isolerai». Yui sorrise incuriosendolo, si fermò assaporando il vento: «Limiterò i problemi e Kioichi potrà pensare ai suoi senza includermi». La risposta lasciò Zen perplesso: «Lo hai fatto per allontanarli tutti?». Yui sorrise tristemente abbassando lo sguardo: «Sono una ragazza Zen, con il suo fascino, con una come me i problemi sorgono ovunque, persone moleste, ragazze invidiose e dispettose, piccoli bulli che si vogliono imporre, è già capitato, Kioichi  ha altre cose a cui pensare, voglio solo una vita scolastica diversa, non mi spaventa la solitudine». Il viso rivolto verso l’alto guardava le nuvole dolorante ma carico di emozione e adrenalina: «Torniamo dentro!» Riprese a saltellare mentre rientravano osservati dall’alto, Izana non aveva fatto altro che rivedere quella scena: «Ah, non pensavo che il posto fosse occupato». Izana riemerse dai pensieri, voltandosi verso la porta che lo riportava nella struttura: «Stavo tornando dentro, fa pure». Kioichi sorrise leggermente deviando lo sguardo: «Non ti farà mai le sue scuse, perciò le faccio io al suo posto, non ho idea di cosa le sia passato per la testa». Izana sorrise allontanandosi dalla rete protettiva del tetto, passandogli accanto: «Era una rivendicazione, non sarà una ragazza facile da gestire». Kioichi sospirò stanco: «Ha un modo di essere tutto a sé».

 
*

Il giorno successivo Yui era già seduta al suo posto a guardare persa il cielo: «È una bella giornata per restare tutto il giorno a scuola». Zen sorrise divertito tirandola su di morale: «Oggi c’è l’assemblea generale, staremo solo qualche ora, poi saremo liberi di andare». Si sollevò dal banco per chiedere più informazioni: «Come ho detto c’è l’assemblea mensile, resteremo un paio d’ore, poi ti andrebbe di scendere in città a prendere qualcosa prima di rientrare?». Sussultò sorpresa dell’invito osservandolo con curiosità, come se cercasse di trovare una trappola, Zen alzò le braccia per discolparsi: «Senza alcun impegno, non sono poi tanto diverso da te, anche io sono un po’ isolato, e non mi va di tornare a casa così presto, non mi va proprio». Yui sorrise comprensiva accennando ad un si: «Allevierò con piacere il tuo isolamento». Seguirono prima l’assemblea che Zen portò avanti assieme alla rappresentante femminile, poi tutti in fila si spostarono nella palestra per ascoltare anche i problemi dei professori, che non mancarono di riprendere il suo comportamento non appropriato, alla conclusione sospirò felice che fosse finita prima del previsto. Attesero che la palestra si svuotasse per uscire, Kioichi si era trattenuto per dare un’occhiata approfondita ai club a cui tutti i professori lo avevano esortato ad iscriversi: «Non conosco la città, quindi sono al tuo seguito, Zen». Il nome fu pronunciato contemporaneamente ad una voce maschile altrettanto sorpresa: «Altezza». Zen sospirò sperando che quel fuoco acceso dal primo giorno si calmasse: «Non siete ancora stati presentati, Yui vorrei presentarti mio fratello maggiore, Aniue vorrei presentarti una mia compagna di classe». Yui sussultò indicando Zen: «Fratello?!» Il ragazzo accennò una risata nervosa incerto sulla reazione: «Un po’ vi assomigliate, aspetta questo significa che sei un principe anche tu». Zen deviò lo sguardo: «All’incirca». Izana gli lanciò uno sguardo perplesso: «Siete in classe insieme?». Zen accennò ad un si: «Questo mese sono il rappresentate, Yui è seduta accanto a me». Izana rimase sorpreso da come le coincidenze li volessero troppo vicini da bruciarsi: «Andavate da qualche parte?». Yui captò qualcosa in quella domanda e decise di assecondarlo per capire quale posizione prendere con quel ragazzo di ghiaccio: «Stavamo andando a mangiare qualcosa». Izana sorrise accogliendo la sfida ancora una volta: «Ottimo, pensavo di rientrare prima, ma credo che vi accompagnerò». Zen sussultò sbiancando di colpo quando i due lo sorpassarono lanciandosi sguardi fulminei: «Mi auguro vada tutto bene».

Fece da divisore tra i due ma con sua sorpresa Izana camminava qualche passo indietro e riusciva tranquillamente a conversare con la ragazza di quella giornata e dell’assemblea appena tenuta, spiegando le varie regole e i vari comportamenti da tenere in particolari occasioni, entrarono in una caffetteria prendendo posto a uno dei tavolini: «Abituata alla vita scolastica?». Yui intercettò la domanda mentre prendeva il menù dalla cameriera: «Un po’ noiosa per i miei gusti». Izana sorrise alzando lo sguardo al frullato cambiato all’improvviso dall’ordinazione che aveva deciso e al menù che con richiesta aveva tenuto: «La scuola dove andavi prima era più movimentata?». Yui alzò la mano simulando uno stop, negando con un dito sorprendendo anche Zen: «No, no, mio signore, le informazioni si pagano». Izana raddrizzò le spalle spiazzato: «E a quanto ammonterebbe la somma, se non sono indiscreto?». Yui aprì il menù indicandogli un piatto di pancake decorati, Izana arricciò le sopracciglia irritato: «Quante domande sarebbero?». Yui sorrise divertita facendo finta di pensarci: «Diciamo una a testa, ma per il primo giro ve ne concedo tre». Zen sospirò deviando lo sguardo, improvvisamente sarebbe voluto tornare a casa: «Così sia». Rimase sorpreso al cedimento del maggiore, richiamò l’attenzione della cameriera, chiedendo di portare tutto il menù dei dolci, riuscendo a far sbiancare anche Yui: «Vuoi portare il conto?». La ragazza scoppiò a ridere negando con la mano, era stata battuta al suo stesso gioco: «Bonus di domande illimitate fa pure le più scomode, un menù di dolci completo ti fa guadagnare punti». Izana allontanò il caffè freddo per farlo durare il tempo necessario: «Rispondi alla prima». Yui sorrise cercando di non mostrare i suoi reali sentimenti: «Ho frequentato diverse scuole prima, tutte con un approccio diverso ma quella più movimentata non era una scuola, era un’ accademia per poliziotti». Izana alzò di colpo lo sguardo improvvisamente incuriosito dalla storia: «Ti risparmio le domande e continuo da me».

Rimase in silenzio a lasciarla parlare, forse in parte voleva che qualcuno conoscesse quel passato, trovò anche Zen interessato: «Mio padre è un capitano della polizia, un bel ruolo nel corpo delle forze dell’ordine, mia madre è invece un’agente teatrale, non sono mai andati molto d’accordo, ai miei sei anni e ai nove di Kioichi si sono separati non ufficialmente, mia madre ha preso mio fratello e io sono rimasta con mio padre. Appena conclusa la scuola mi ha iscritto all’accademia, studiavo quello che dovevo con un insegnante privato in aggiunta a tutti i corsi, a casa tornavo solo in alcuni fine settimana, quindi la scuola e l’accademia erano vissute entrambe nella stessa struttura. Io e Kioichi siamo rimasti in contatto ma mia madre viaggia molto e incontrarci è stato pressoché impossibile, poi un giorno hanno deciso di riprovarci, tornare a vivere insieme mi ha rincuorato, Kioichi mi ha fatto da scudo, siamo sopravvissuti un anno solo, finché i miei hanno deciso di divorziare legalmente e di dividerci di nuovo, Kioichi non l’ha accettato, si è presentato in tribunale ed ha convinto il giudice di essere molto più affidabile di un capitano che a casa non c’è mai per una ragazza che ha bisogno di più attenzioni, e di una madre che viaggia troppo per riuscire a costruire la sua identità, sono sotto sua responsabilità legale, i miei non hanno fiatato e mi hanno lasciato a lui. Riuscire ad abituarsi alla scuola non è stato facile, ho avuto un problema dopo l’altro, cercando di essere la sorellina che avrebbe voluto crescere, ma finiva solo che gli causavo più problemi di quanto volevo, quando anche nella scuola precedente ci sono stati problemi con delle ragazze ha deciso di trasferirsi di nuovo, quando ha scelto la scuola l’ho visto stanco e preoccupato perciò ho voluto smettere di fingere e allontanare i problemi prima che nascessero. Compone canzoni per una casa discografica e aiuta al ristorante a due passi da casa a cucinare, non abbiamo problemi finanziari e se la cava bene ai fornelli. La vostra curiosità è soddisfatta?». Izana era rimasto ad ascoltare mentre Yui mangiava un boccone dopo l’altro i dolci che aveva ordinato: «Non voglio più inscatolare le mie cose e trasferirmi, Kioichi ha vissuto seminando un pezzo di sé ovunque e quel seme è sempre appassito, non voglio essere un ostacolo per lui, risolvere i problemi per conto mio dilaterà un po’ le sue preoccupazioni, se noterà che me la so cavare e che non ho problemi con lo studio, potrà sperare di far nascere qualcosa da quel seme, l’unica cosa che desidero è questa».

Allontanò l’ultimo piatto svuotato, sussultando alla suoneria del cellulare: «Parli di lui, scusate rispondo, non gli ho detto che avrei fatto un giro». Si alzò uscendo fuori a parlare, anche per riprendere fiato da una storia che la turbava: «Ha detto niente in classe di tutte queste cose?». Zen accennò ad un no, aveva abbassato lo sguardo tristemente e sofferente per come si era sforzata di mantenere il sorriso: «Nulla di tutto, ha accennato ai tanti trasferimenti, al divorzio dei suoi, alla convivenza con il fratello, ma tutto a spezzoni, deviava le domande raccontando delle scuole e dei viaggi,  ride e scherza poi un attimo ti distrai e il suo sguardo si spegne e si fa malinconico, poi torna solare euforica, quando la classe si svuota cancella la lavagna sofferente, è un insieme di emozioni che muta repentinamente in base alla situazione, il suo comportamento sfacciato lo usa come scudo al vuoto che si porta dentro, è saltata dalla finestra per mettere un confine tra lei e gli altri, dice che le sta bene ma quando qualcuno le parla, si illumina e si spaventa, non volevo invitarla fuori per farla parlare ma solo per sollevarla un po’, la fa sembrare una cosa facile ma non oso immaginare quanto sia stato difficile raccontarlo, forzando il sorriso». Izana sospirò chiamando la cameriera per il conto: «Sei sempre stato bravo a giudicare le persone, come pensi di comportati, ora che lo sai?». Zen alzò le spalle assicurandosi che non tornasse indietro prima che la conversazione continuasse: «La trovo simpatica infondo, ed ho la sensazione che abbia tanto da dare, mi comporterò come un compagno di classe. E voi? Perché avete voluto sapere?». Izana rese il conto pagato osservando i piatti vuoti: «Mi ha sfidato senza abbassare lo sguardo, non ha avuto esitazioni a saltare già, è una ragazza curiosa, ma è anche una studentessa che potrebbe crearmi dei problemi, volevo sapere di più su di lei per capire come gestirla in un prossimo futuro se a scuola dovesse succedere qualcosa». Zen sorrise divertito dalla previdenza, si alzò al suo seguito, accennò appena un saluto per lasciarli da soli: «Ha dato la resa?». Zen alzò le spalle indicandole il cellulare curioso: «Aveva altri impegni, Kioichi?». Yui spense lo schermo recuperando la borsa: «Ha detto che sta tornado a casa e che devo rientrare prima che faccia buio, per fortuna fa buio quando è sera». Zen accennò una risata indicandole la via: «Ti faccio da guida allora, così saprai muoverti meglio».  

Si erano trovati a passare per un centro di negozi, e Yui stava osservando affascinata le vetrine, quando il sussulto del suo accompagnatore la riportò al suo fianco: «Zen!». La voce femminile dolce e tiepida si avvicinò, sottraendosi all’abbraccio spontaneo: «È raro vederti da queste parti». La seconda ragazza la inquadrò perplessa cercando di capire perché fossero insieme: «Mi sono appena trasferita, Zen mi stava facendo da guida, io sono Yui piacere di conoscervi». La prima ragazza si voltò verso di lei avvolta in un tiepido fuoco rosso vivo dei capelli sciolti, che risplendevano alla luce del tramonto, mai quanto gli occhi verdi come la giara illuminati: «Io sono Shirayuki, lei invece è Kiki». La seconda ragazza chinò il capo, i capelli corti e biondi erano in perfetto contrasto agli occhi azzurri come il mare: «Piacere». Yui sorrise chinando di nuovo il capo: «Non siete della nostra scuola». L’occhio saltò subito alla divisa diversa da quella che indossavano loro: «No, ci siamo conosciuti alle medie e siamo rimasti amici anche dopo il diploma, ogni tanto ci riuniamo, quindi ti sei appena trasferita?». Yui accennò ad un si invitandole a camminare con loro, salutandole poi quando ormai stavano aspettando il treno per tornare: «Ti ringrazio del giro, ci vediamo domani a scuola». Salutò il ragazzo scendendo per prima, chiuse la porta della casa leggendo il modulo lasciato sul tavolo mentre il maggiore metteva in tavola la cena: «Hai deciso di iscriverti ad un club?». Kioichi sorrise invitandola a prendere posto: «Hanno insistito tutti i professori, e potrebbe essermi utile oltre la scuola, anche tu dovresti iscriverti da qualche parte, c’è un club di teatro e uno di canto, ti troveresti bene». Yui abbassò lo sguardo avvicinandosi alla tavola: «Sono troppo impegnativi».
*
 
Kioichi si lasciò cadere sulla sedia esausto dopo aver fatto il giro, attirando l’attenzione di Izana intento a leggere in fondo alla classe, dove poteva vedere tutto e tutti: «Un club?». Kioichi sorrise prendendo posto davanti a lui assicurandosi che nessuno reclamasse la sedia: «Ho parlato con i vari presidenti, penso che sceglierò quello di economia domestica, sono bravo ai fornelli e un po’ di esperienza in più può solo far comodo, però…». Deviò lo sguardo preoccupato: «Non è a rischio come molti altri, ci sono diversi membri che ne fanno parte, non ci dovrebbero essere problemi, a meno che quel problema non abbia un nome femminile». Kioichi sussultò al centro perfetto: «Tu fai parte di qualche club?». Izana tornò a leggere il suo libro: «Sono il presidente del Consiglio Studentesco, ma quando posso vado a fare qualche tiro con l’arco, mi rilassa». Kioichi sembrò illuminarsi e attirare di nuovo la sua attenzione: «Ho visto il bando, c’è un posto vuoto come segretario del Consiglio Studentesco». Izana chiuse il libro, l’argomento lo interessava: «Vuoi fare domanda?». Kioichi accennò ad un no con un gesto tirandosi indietro: «Per me sarebbe troppo complesso da gestire, però Yui ha buone capacità». Izana tornò a leggere ignorandolo all’istante: «Non è qualificata». Cercò di sconfortarlo con un tiro ben assestato: «Quando ci si mette sa fare davvero cose grandiose, per qualche motivo ha deciso di estraniarsi dalla vita scolastica questa volta, e sono un po’ preoccupato, se la cava con lo studio e se non prenderà parte a qualche attività finirà per chiudersi di nuovo al mondo, dalle una possibilità, credimi riuscirà a sorprenderti». Izana sospirò voltando pagina: «Se consegnerà la domanda potrei provare a prenderla in considerazione, ma non voglio perdere tempo se non ha intenzione di impegnarsi». Kioichi tornò al suo posto compilando il modulo per il club di economia domestica. Alla fine delle lezioni erano rimaste poche persone dopo le varie attività dei club, Zen sospirò massaggiando la spalla sbadigliando: «Sei in ritardo». Sussultò balzando indietro alla presenza inaspettata: «C’erano delle cose poco chiare nella lezione di oggi, mi sono trattenuto in biblioteca, questa è la prima volta che mi aspettate alla fine delle lezioni, è successo qualcosa?». Izana riprese il passo puntando alla macchina ferma davanti alla scuola ad attenderli: «Sali». Zen prese un respiro prendendo posto nella macchina, andare e tornare insieme non era routine, capitava solo per emergenze famigliari quasi mai verificate, ma Izana sembrava tranquillo: «Stavo aspettando la tua richiesta per il Consiglio Studentesco». Zen deviò subito lo sguardo all’argomento irrigidendo le spalle: «Ho già rifiutato la carica, e ho già le mie possibilità, preferirei che il posto servisse a qualcun altro della scuola». Izana cercò di intercettarlo osservandolo curioso e un po’ di rimprovero: «Lo stai rifiutando perché sono io il Presidente?» Zen rimase rigido, non voleva ammetterlo, ma avere dei rapporti con il fratello maggiore non era facile da ogni punto di vista, quell’isolamento era anche in parte a causa sua: «In modo relativo, vorrei dedicarmi a cose nuove, ci sarà senz’altro qualcuno adatto a quel posto e io non credo di essere in grado di gestirlo come vi aspettate». Si sporse ad aprire il separé della macchina: «Accosta qui, devo ritirare un libro, non preoccupatevi per me, Aniue». Chiuse lo sportello cambiando strada, Izana sospirò pensieroso, accennando ad un si alla domanda dell’autista sulla partenza.

Yui stava finendo di fare i compiti con l’mp3 a tutto volume, non si era accorta del richiamo del maggiore, solo quando chiuse i quaderni si accorse della sua figura stesa sul letto a guardare il soffitto, sorrise spegnendo la musica e allungandosi sul letto, per potersi accoccolare con un comodo pigiama accanto a lui: «Se ti servivo potevi ticchettare sulla spalla». Kioichi sorrise alzando il braccio per accoglierla in un luogo sicuro: «Ti avrei distratta, volevo parlarti di una cosa». Yui rimase distesa accanto a lui giocherellando con i capelli lunghi, lasciati liberi sulle spalle: «Di cosa?». Kioichi sospirò allontanandosi solo per poterla guardare negli occhi: «Ho consegnato il modulo per economia domestica, Yui tu hai grandi capacità ma non le sfrutti o meglio non vuoi sfruttarle, perché?». La ragazza abbassò lo sguardo stringendo la maglia e le spalle: «Perché quando sei troppo brava iniziano ad esserci problemi, io non voglio essere per te un problema». Kioichi prese un respiro sedendosi, invitandola a fare lo stesso: «Ascolta, io non ti considererò mai un problema, e i problemi nasceranno sempre, è la vita, non puoi pretendere che scompaiano solo cambiando atteggiamento, ne genereranno altri, cambierai e cambieranno anche loro, non svaniranno, ma se impari ad affrontarli si ridurranno, se ti lasci spaventare non farai che accumularli e un giorno saranno così grandi e pesanti che ti trascineranno giù». Yui si sporse in avanti per nascondersi nel suo petto: «È stato così per mamma e papà?». Kioichi la strinse sciogliendole i capelli e accarezzandoli: «Avrebbero potuto risolvere i loro problemi, ma li hanno continuamente rimandati, hanno tentato di tenerli lontani in un angolo messi da parte, e questo è il risultato, non sei una ragazza come le altre e non sei una sorella facile ma tu per me non sarai mai un problema, vorrei che smettessi di scappare da quei problemi e imparassi ad affrontarli, ti aiuterò con tutte le mie forze, ma così non andrai da nessuna parte, da quando ti ho preso con me ti sei sforzata di essere quella che non sei e sono felice che questa volta tu abbia deciso di essere te stessa, non devi nascondere quello che sei ma devi anche crescere, ci vuoi provare?». Yui sospirò arrendendosi alla dolce predica del più grande: «Ci proverò». Kioichi sorrise compiaciuto sfiorandole la fronte con le labbra: «Comprendo che con le tue capacità ti annoi facilmente nei club normali, perché non provi con qualcosa di diverso?». Le porse un foglio in attesa della risposta: «Il Consiglio Studentesco?» Kioichi accennò ad un si tornando a stendersi, Yui rimase a guardare il foglio per ore nel silenzio, quando prese la sua decisione si accorse che Kioichi si era addormentato, sorrise divertita tirando su le coperte e accostandosi a lui per far riemergere il ricordo di quando da piccoli dormire insieme, era routine.

 
*

Al suono della sveglia Kioichi, per primo ruotò a spegnerla: «Mi sono addormentato». Yui sorrise pettinando i capelli con una mano: «Non dormivamo insieme da tanto, compilerò il modulo, mi prepari la colazione?». Kioichi sorrise rassicurato alzandosi per primo per cambiarsi e preparare la colazione e il pranzo a sacco.
Zen stava osservando il viso contorto della ragazza davanti al foglio: «Serve una mano?». Chiese dopo l’ennesima smorfia, Yui gli lasciò visionare il foglio: «È diverso da quello per i club, come dovrei completarlo?». Zen rimase sorpreso della carica indicata e comprese il motivo che aveva spinto il maggiore a riprendere di nuovo fuori l’argomento, aiutò la ragazza a compilarlo, indicandole la strada per la stanza della riunione del Consiglio. Yui prese un respiro davanti alla porta, strinse i pugni facendosi forza: «Buon giorno». Avanzò nell’aula dove i banchi erano disposti a ferro di cavallo e sussultò quando, seduto alla cattedra, trovò Izana a leggere dei fogli. Rimase qualche istante in silenzio osservando il suo sguardo altrettanto sorpreso. Avanzò nella stanza verso le uniche due persone presenti oltre loro due: «Sto cercando il Presidente del Consiglio». I due indicarono il ragazzo alle sue spalle che aveva stretto il foglio irritato alla finta ignoranza, scese di nuovo il silenzio: «Oh, che disdetta, scusate il disturbo». Izana strinse i denti furioso, lo aveva fatto apposta, lasciò andare il foglio stringendo le mani per trattenere la rabbia che aveva già minato la tranquilla giornata. Yui tornò a sedersi annuvolata: «Non sei entrata?».  Incrociò le braccia irritata: «Quel maledetto, sapeva benissimo che era il Presidente, mi ha fatto tutta la bella predica e poi omette un particolare così importante». Zen accennò una risata tutt’altro che divertita: «È mio fratello che prende in carica le richieste, prima di passarle al voto comune, è meticoloso sulle persone che devono lavorare a contatto con lui, evitarlo non ti sarà possibile Yui». Osservò malamente il bando faticosamente completato sospirando e pensando al maggiore.

Al termine delle lezioni era di nuovo davanti alla porta, prima di entrare bussò per avvertire, avanzò nella stanza, Izana e i due ragazzi erano ancora li. Si fermò davanti alla cattedra strinse il foglio per farsi coraggio ad accettare l’incarico quando Izana si alzò distogliendo lo sguardo: «Che disdetta, il Presidente ha chiuso prima oggi, Yuzo, Amane a domani». Chiuse la porta lasciando Yui, ignorata davanti alla cattedra, un fascio di nervi: «Lo ha fatto apposta». China sulla scrivania della sua camera da letto guardava il foglio stropicciato e poi riaperto: «Lo sai che mi è antipatico, perché mi hai spinto lì se sapevi che era il Presidente?» Kioichi sospirò sedendosi sul letto: «Perché è un ruolo impegnativo, e a te piace metterti alla prova, Izana è irrilevante, Yui se vuoi farlo, se vuoi provarci davvero non mollare, non lo evitare, affrontalo».

Izana sospirò lasciando andare anche l’ultimo foglio di richiesta, non c’era nessuno che avesse buone capacità per quel ruolo a parte Zen che continuava a rifiutarlo ogni volta che provava ad aprire l’argomento, tra i tanti scelse due di quelli che sembravano più adatti, non poteva restare vuoto tutto l’anno doveva essere riempito al più presto: «Datele una possibilità». Riemerse dai pensieri sorpreso di trovarlo nel salotto con una tazza in mano: «Può farcela» Porse al maggiore la tazza fumante sedendo al suo fianco sulla poltrona: «Cosa te lo fa pensare?» Zen giocherellò con le mani, non era suo modo cercare di consigliare il maggiore ma per la prima volta anche lui sembrava indeciso: «Ha accartocciato il foglio ma non l’ha buttato, e sta attirando la vostra attenzione più di chiunque altro». Izana appoggiò i fogli restanti sul tavolino di vetro accarezzando la tazza: «Mi incuriosisce te lo concedo, ma è incerta, è una scuola di prestigio la nostra, e dà molto peso agli studenti che riescono a ricoprire un ruolo nei Consigli principali, c’è tanto da lavorare e per lavorarci ho bisogno di un sostegno robusto su cui fare affidamento, non certo di una ragazzina indecisa». Zen sospirò immaginando che gestire tutto non fosse facile neanche per lui: «È solo un po’ insicura, concedetele una possibilità, non giudicatela solo per questo».

 
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Il giorno successivo erano di nuovo faccia a faccia, i ragazzi alle loro spalle stavano sotto voce quasi scommettendo su quello che sarebbe successo, Yui continuava a stringere il foglio tutto stropicciato, Izana la lasciò in attesa più del necessario, sospirò alzandosi  per uscire: «Lascia perdere». Strinse i denti irritata, avanzò alle sue spalle chiudendo la porta che aveva appena aperto, piazzandosi davanti a lui: «È una cosa che non ho mai fatto e francamente non so se ne sarò capace, ma lasciami provare prima di rifiutare». Izana rimase ferreo a guardare il riflesso blu dei suoi occhi: «Non sei qualificata». Cercò di riaprire la porta ma Yui gli afferrò il polso bloccandolo prima che arrivasse alla porta: «Stento a credere che quando ti sei seduto a quella cattedra, tu non abbia dubitato di te stesso e delle tue capacità, non sei nato qualificato hai imparato ad esserlo, non troverai la persona giusta qualificata per quel posto in una scuola, stai cercando qualcosa che qui non troverai perché stai guardando troppo oltre, dimenticando che questa fase della vita è un mutamento continuo di personalità, pensieri e decisioni, non pretendo di essere qualificata come vorresti ma se non lo sono, lasciami capire come lo posso diventare». Izana smise di forzare la presa colpito dalla decisione improvvisa che era nata nel suo sguardo, ritirò la mano restando a guardarla indeciso: «Presidente, perdonate se vi interrompo, ma abbiamo ancora lamentele per quel problema». Prese il foglio leggendo le ultime notizie facendosi passare un’idea per la mente, mostrò il foglio alla ragazza in attesa: «Va bene, se riuscirai a gestire questo problema, riconoscerò e accetterò la tua domanda come segretario». Yui prese il foglio leggendo perplessa: «Entro quanto?». Izana fece retromarcia per tornare alle faccende della scuola: «Hai tutto il tempo che vuoi, purché sia prima del diploma». Yui arricciò le sopracciglia motivata: «Metodi?» Izana si sorprese alla domanda chiedendosi a cosa alludesse: «Evita solo di far loro del male e avvisami prima di agire». Sorrise chinando il capo e uscendo dalla stanza sorprendendo tutti i presenti: «Ne siete sicuro, Izana-sama?» Tornò a sedersi pensando alla richiesta di Zen: «Lasciatele qualche giorno».

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Capitolo 2
*** Segretario Studentesco ***


Yui era seduta sul tetto a leggere l’intero rapporto sui classificati casi di ribellione con danni agli strumenti scolastici, Izana le aveva proposto una sfida e Kioichi la stava incoraggiando ad affrontare quello che sarebbe venuto: «Mettiamoci a lavoro». Dopo la fine delle lezioni, si stiracchiò salutando Zen per prima e tornando a casa a preparare lo schema d’azione.
 
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L’in domani consumò velocemente il pranzo uscendo dalla classe con un blocchetto bianco e una penna, controllò più e più volte l’orario dell’intera scuola che aveva stampato, avanzando in una delle classi sospettata: «Posso parlare con  Ryushi?». Il ragazzo la raggiunse fuori dall’aula curioso della convocazione di un estraneo: «Posso fare qualcosa per te?». Dopo la firma che serviva da consenso alla nota scritta numerò le domande, chiedendo al ragazzo, sospettato come colpevole dei danni, dov’era in quell’orario, cosa stava facendo, se qualcuno poteva testimoniare, quante volte era successo, perché usciva sempre in quell’ora e se c’era qualche altro ragazzo delle altre classi che non lo aveva di buon occhio. Ringraziò per le risposte facendo qualche altra domanda alle ragazze della stessa classe, passò poi a quelle delle classi successive. Il caso vedeva in causa il laboratorio di anatomia e lo scheletro del corpo umano al suo interno, diverse volte lo avevano trovato scomposto e sparso per tutta la scuola, gli studenti avevano iniziato a lamentarsi delle spiacevoli sorprese e del dover ogni volta ricostruire lo scheletro sostituendo i pezzi che non si trovavano più. Si trattenne anche dopo le lezioni per ultimare l’indagine, restringendo il campo a pochi soggetti e riuscendo in meno di qualche giorno a sbrogliare la matassa. Spense il computer con un sorriso compiaciuto e adrenalinico.
 
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Il mattino seguente consegnò a Kioichi un biglietto prima di separarsi davanti all’entrata, un biglietto da consegnare ad Izana. Lo stava leggendo e rileggendo da quando erano finite le lezioni ma non riusciva a capire cosa volesse fare, entrò nel laboratorio chiamandola a voce alta: «Bene, sei arrivato, un attimo e sono da te». Osservò la posizione dello scheletro, il registratore sul tavolo accanto a un telecomando radio comandato: «Posso sapere cosa stai combinando?» Yui sorrise prendendo il telecomando e il registratore dopo aver controllato i denti dello scheletro: «Sto per risolvere il tuo problema, hai detto di chiamarti prima di agire, quindi vorrei che ti nascondessi dietro quella tenda e che resti in silenzio fino a quando saranno tutti e tre resi inoffensivi, sarà divertente». Controllò l’orario nascondendosi dietro la tenda con lui: «Cosa sta succedendo?». Il silenzio era durato poco, non voleva aspettare per sapere cosa aveva ideato: «Domani ti spiegherò tutti i dettagli, ci servirebbe altro tempo ed ho una scadenza da rispettare, resta solo a guardare poi chiama il comitato disciplinare e pensa al resto». Mise un dito sulle proprie labbra per fermare la protesta mentre la porta si apriva: «Comincia lo spettacolo». Sussurrò impercettibile osservando nella piccola fessura della tenda che separava la stanza dal ragazzo, che avanzava minaccioso verso lo scheletro: «Questa volta prendo il femore, tanto sei di plastica stupido scheletro». Yui sorrise accendendo il registratore muovendo i radio comandi: «Parli con me ragazzo?» La voce scura fece sussultare anche Izana, era incorporea e non proveniva da un punto preciso della stanza: «Chi è?». Il ragazzo si voltò verso la porta lasciata aperta, sbirciò fuori senza trovare nessuno: «Uno scherzo?» Cercò di nuovo di avvicinarsi per prendere il femore: «Chi osa disturbare il mio riposo?» Indietreggiò preso dal panico, Yui allungò la mano verso la porta socchiusa chiudendola, il click mise in guarda Izana, era la sicura della porta una volta attivata poteva essere aperta solo dall’esterno, Yui aveva un sorriso quasi diabolico sul viso mentre lasciava a terra il registratore e prendeva i radio comandi: «Questo non è possibile, è uno scherzo non è vero?» Urlò lo studente senza ottenere risposta e movimento, Yui cliccò di nuovo: «Ora non vedrete mai più la luce del giorno, ahahahahaha». Lo studente accennò una risata per farsi scivolare la paura sulla pelle: «Come no». Si avvicinò per prendere un qualsiasi osso del corpo, quando il cranio si sollevò e gli occhi si accesero di rosso, urlò tirandosi indietro al movimento imprevisto: «Mo…mostro!».

Lo scheletro alzò le braccia muovendosi autonomamente verso di lui continuando a ridere di una risata sinistra, lo studente arretrò alla porta bloccata cercando di aprirla: «Aiutatemi, per favore qualcuno mi aiuti, tiratemi fuori!!». Yui lasciò tutti i comandi uscendo dal nulla e colpendolo alla nuca lasciando che svenisse senza aver visto chi lo aveva colpito: «Yui!». Izana cercò di rimproverarla ma stava già spostando il corpo massiccio del ragazzo nell’angolo più nascosto dell’aula, legandogli i polsi con una fascetta di plastica: «Ne mancano due». Izana non riusciva a capire cosa stesse facendo e come aveva intenzione di uscire con la porta bloccata: «Calma, Presidente, chiuderemo il caso tra pochi minuti». Prese il cellulare del ragazzo sbloccandolo con l’impronta digitale, scorrendo tra i vari gruppi sorrise prendendo il cellulare appoggiato a terra, avviando una chiamata da quello sconosciuto mettendo il vivavoce: «Ma si può sapere quanto ci metti a prend…». Non lo lasciò finire di parlare avviando la registrazione del ragazzo che urlava a chiedeva aiuto: «Andiamo!» Le ombre davanti alla porta cercarono di aprirla trovandola bloccata, Yui scosse la porta riavviando la registrazione: «La chiave, andiamo a prenderla». Lasciò finire la registrazione per tornare nascosta ad aspettare nel totale silenzio: «Ehi, non si sente più niente, Nobuo non fare lo stupido, dove sei?!» I due ragazzi entrarono lasciando appannata la porta, lo scheletro era tornato inanimato: «Non ha preso niente, lo abbiamo sentito urlare, Nobuo dove sei?». La voce della prima battuta dello scheletro paralizzò i due nuovi arrivati, che agli occhi rossi e al movimento del cranio cercarono di indietreggiare, inciampando e strisciando verso la porta: «Aiutateci!!» Come aveva fatto con il primo, assestò un colpo preciso ad entrambi, piroettando per la stanza e simulando la risata ancora attiva per sostituirla con la sua: «È stato troppo divertente». Izana avanzò stupefatto dai tre distesi a terra senza sensi, vedendo la ragazza togliere le scarpe e salire sul tavolo: «Grazie dell’incarico, ho sempre sognato di far muovere uno di questi scheletri».

Si sporse a tirare l’anti incendio disattivato, prese una serie di fili sciogliendo i nodi che aveva legato, scese dal tavolo slegando la nuca, la mandibola, le spalle, i polsi e i due femori dai fili, lo scoch di carta perfettamente mimetizzato con il colore dell’osso, arrotolò i fili liberando anche i comandi radio: «Stanno bene?». Yui accennò ad un si smontando la micro sd dal registratore mettendola in una bustina e poi in tasca: «Riprenderanno i sensi tra un’oretta, ho fretta di restituire tutto al club di registrazione, ti spiegherò i dettagli domani dopo le lezioni». Izana continuò ad osservarla armeggiare con lo scheletro, tolse i due occhi che in realtà erano due lampadine colorate di rosso, e dall’interno della mandibola staccò un cip attaccato con lo scoch di carta che rispondeva direttamente al registratore: «Passa nella pausa pranzo, troverai tutti». Spostò la sedia recuperando dai due angoli della stanza altre due piccole casse, mise tutto in borsa riportando alla posizione iniziale lo scheletro: «Bel lavoro Francis, ci vediamo domani allora, li lascio a te». Aprì la porta lanciandogli la chiave e bloccando la sicura, bussò al club di registrazione in attesa: «Puntuale come un orologio, siamo stati utili?». Yui sorrise restituendo tutti gli apparecchi: «Molto, la micro sd ve la riporto domani, cancello i file che ho aggiunto e reinserisco quelli che ho tolto, grazie ancora per l’aiuto, passo domani nella pausa pranzo». I tre ragazzi la salutarono, era tornata a casa saltellante: «Hai l’aria di chi si è divertita». Yui prese posto a tavola emozionata: «Ho fatto una cosa divertentissima, ricordi quando sognasti dello scheletro della scuola che balla con il vice preside mosso dai radio comandi?». Kioichi rimase con la pentola di riso in mano perplesso: «Hai animato uno scheletro?». Yui accennò ad un si passandogli le ciotole: «Izana ha pensato di sottopormi ad una prova prima di considerare la richiesta, ho risolto il problema e devo scrivere un rapporto degno di una scenografia». Kioichi accennò una risata sorpreso della vitalità che si era portata dietro: «Non ti ruberò tempo allora». Chiuse la cartella del computer mettendo la micro sd nella borsa per non dimenticarla, accarezzò la stampa frutto del suo lavoro fremente per il giorno dopo.

 
*

Come aveva detto all’ora di fermo restituì la micro sd assicurandosi che non mancasse niente e poi con il foglio e il rapporto in mano si fermò davanti alla stanza del Consiglio Studentesco, bussò prima di entrare sorpresa di trovare più membri di quanti potesse contenere, Izana le fece segno di raggiungere il centro e iniziare a discolparsi: «Prima di mettermi all’opera per creare la messa in scena a cui il Presidente ha assistito personalmente, ho fatto delle ricerche, ho confrontato tutti gli orari delle varie classi che prima e dopo utilizzavano il laboratorio di anatomia, raccolto testimonianze per delimitare il momento opportuno per danneggiare lo scheletro, ho ridotto le classi a due sole, ho anche chiesto al sospettato di raccontarmi la versione e di rispondere ad alcune domande, limitando chi in una data ora di un preciso giorno poteva agire, le ossa sono state tutte ritrovate nella pausa pranzo quindi la divisione doveva avvenire prima, riducendo a due classi i sospetti, solo pochi nomi potevano indisturbati. Ho tracciato tutti i luoghi in cui sono state ritrovate le ossa e percorso dal laboratorio la strada in tutti i versi, seppure sembrassero delle sequenze casuali c’è uno studio che conferma che dietro allo schema casuale ne esiste uno lineare di scelta e di azione. Seguendo questo pensiero è emerso che i metodi utilizzati differenziavano notevolmente tra loro, l’accaduto è successo cinque volte in due settimane, rispettivamente il martedì tra la seconda e la terza ora, e il giovedì dopo la quarta, e una sola volta il venerdì dopo le lezioni. La prima, la seconda e la terza volta gli schemi erano tra loro differenti, ma la quarta era simile alla prima, e la quinta alla seconda, logico pensare che la sesta sarebbe stata uguale o simile alla terza. Ho quindi individuato tra gli individui i più sospetti e quando ho mostrato foto e nomi al primo sospettato ha sottolineato di aver avuto con loro un batti becco riguardante fatti non inerenti con la scuola, il movente è chiaramente una vendetta, abbastanza studiata nel dettaglio. Detto questo il caso dello scheletro è stato risolto».

 Una delle ragazze, membro del Comitato Disciplinare chiamato ad intervenire, alzò la mano sorpresa da tutte le informazioni: «E a cosa serviva tutta la messa in scena che c’è stata?». Yui sorrise lasciando il rapporto così che Izana potesse leggerlo: «Alcune volte rimproverare o riprendere le persone per uno sbaglio o un dispetto non basta, se li avessimo colti sul fatto avrebbero ottenuto la punizione ma al loro ritorno avrebbero solo cambiato l’oggetto del loro sfogo, non più lo scheletro ma non so, le statue e i busti nel laboratorio artistico ad esempio, la messa in scena è servita per lasciare loro un’impronta profonda e per farli riflettere sulle loro azioni, alcune volte è necessario mettere paura o suscitare una forte emozione per far capire alcune cose, soprattutto quando sono ragazzi di questa età stressati o annoiati dalla loro vita, anche gli oggetti seppur inanimati hanno una storia alle loro spalle e che siano oggetti scolastici o di qualsiasi tipo nessuno ha il diritto di sfregiarli e di rovinarli perché raccontano una storia, ed ogni rimessa a nuovo, ogni cambiamento che subiscono ne cancella una parte, perciò ho ritenuto opportuno non solo far si che ammettessero le loro colpe ma assicurarmi che una volta rientrati, non saranno propensi a rifare una cosa simile». Nella stanza scese il silenzio, un silenzio che le mise pressione sulle spalle finché una risata a gran voce divertita e spiazzante riuscì a far sbiancare tutti: «Izana-sama, state…ridendo…?» Il ragazzo riprese fiato asciugando l’occhio e ritrovando la calma: «Trovo che sia un buon metodo, fuori dagli schemi ma vedremo la sua efficacia quando torneranno dalla sospensione, intanto perché non mi spieghi questa richiesta?».

La risata si era spenta all’istante lasciando sul viso un barlume di disaccordo, Yui indietreggiò di un passo come se un dito accusatorio l’avesse puntata: «Per organizzare tutto ho dovuto chiedere alcune apparecchiature al club di registrazione, in cambio hanno chiesto il permesso di poter uscire un po’ della pausa pranzo per comprare qualcosa alla mensa dei panini, finiscono in fretta e molti ne comprano più di quanti dovrebbero, lasciando gli altri senza opportunità, avevano chiesto un mese ma sono riuscita a patteggiare una settimana  e un permesso per ognuno di chiedere alla mensa di preparare un panino specifico su ordinazione anticipata, sono in tutto cinque membri la signora Ornel ha accettato a patto che i permessi venissero usati solo una volta a settimana, il Consiglio non deve fare altro che approvarlo». Izana alzò un sopracciglio non d’accordo: «Se accettassi, non pensi che anche gli altri club chiederebbero qualcosa del genere?». Yui negò fiduciosa nella sua strategia: «È vero, però in questa scuola quando succede qualcosa le persone voltano le spalle, girano lo sguardo e non si sentono in dovere di avvertire qualcuno di cosa succede, mettendo in giro la voce che il Consiglio Studentesco riconosce gli studenti che aiutano a risolvere i problemi e punisce quelli che li creano forse qualcosa cambierà». Izana ci stava riflettendo attentamente mentre piovevano addosso alla ragazza tutte le lamentele possibili, alzò il braccio e tutti nel Consiglio serrarono le labbra: «Questo modo di fare potrebbe anche causare altri problemi certo, ma se ognuno farà il suo lavoro con attenzione anche gli inganni verranno fuori e se si saprà che non c’è modo di ingannare il Consiglio, che la verità verrà sempre a galla, forse l’idea non è totalmente da scartare, faremo una prova, proviamo a seguire questa strada». Firmò il foglio allungandolo al direttore del disciplinare per lasciarli andare: «Hai fatto un buon lavoro Yui e hai dato delle plausibili spiegazioni, puoi considerarti la candidata migliore per il posto di segretario, ma sei in prova, non ti esaltare, la campanella sta per suonare, presentati anche dopo le lezioni, hai risolto la situazione e mi aspetto un rapporto da poter presentare al preside». Yui sorrise fiera di essere riuscita a fare qualcosa, strinse il polso per trattenere la gioia, gioia che investiva solo lei e che fu subito minata dagli sguardi degli altri membri: «Non li evitare, affrontali». Sussurrò a se stessa uscendo dalla stanza: «Kioichi ne sarà felice».

A lezioni concluse Zen fu il primo a congratularsi: «Ho saputo, mio fratello ti ha passato a membro in prova, è una cosa estremamente difficile venire riconosciuti da lui». Yui sorrise nascondendo la sensazione di sentirsi troppo osservata: «È solo curioso di sapere se provare una nuova strada funzionerà». Kioichi avanzò nella classe richiamando la sua attenzione, la ragazza balzò in piedi saltandogli tra le braccia: «Hai sentito?!». Kioichi la strinse tornando stabile: «Ho sentito, continua ad impegnarti, vieni anche da me se ce ne sarà bisogno, oggi mi trattengo al club, se finisci prima vieni a trovarmi potrei deliziarti con un dolce regalo». Yui saltellò come una bambina ad una fiera: «Sei il migliore, ti adoro, ci vediamo dopo». Prese la borsa uscendo dalla stanza per dirigersi al Consiglio Studentesco: «Da dove l’ha presa l’idea dello scheletro in movimento?». Kioichi accennò una risata seguendo Zen: «Una volta le raccontai di aver sognato il vice preside che ballava con uno scheletro di anatomia radiocomandato, credo l’idea l’abbia presa da li e ha copiato qualche battuta da “Aladdin e la caverna delle meraviglie” modificando la voce con un programma che ha sul pc, ha tante capacità». Zen  sorrise fiero che il maggiore gli avesse dato ascolto: «Spero che vadano d’accordo almeno il minimo necessario, riconosco che mio fratello spesso e volentieri è inavvicinabile, Yui al contrario è esuberante, si irriteranno l’un l’altro, già lo so».

Zen non aveva affatto torto, Izana stava cercando di spiegare a Yui come scrivere un rapporto senza farlo sembrare un romanzo di avventura e lei cancellava ogni parola che non andava fino a strappare il foglio: «Perfezionista!». Izana arricciò le sopracciglia: «Ti sei presa il compito di interrogare metà della scuola per questa tua teoria, hai anche colorato le lampadine di rosso, chi sarebbe il perfezionista?». Yui mise il broncio rifiutandosi di scrivere un’altra parola: «Scrivilo tu allora, Presidente!». Sospirò alzando lo sguardo al cielo lasciandola seduta da sola al banco: «Dove vai?». Izana prese la borsa facendole segno: «Sei tu che vai a casa, finisco io per oggi, va». Yui si strinse nelle spalle a quello che era un ordine sotto inteso, prese la borsa raggiungendo Kioichi nella cucina, appena ripulita: «Sembrano deliziosi». Zen sorrise allungandogli uno dei cupcake: «Lo sono, avete finito?». Yui deviò lo sguardo, essere stata mandata via la fece sentire come un peso di cui liberarsi: «Ho finito, Izana è rimasto a scrivere il rapporto, Zen dopo che il preside li visiona dove vengono messi?». Zen rimase sorpreso dalla domanda: «Nell’archivio della scuola se non sbaglio, ma per accedere hai bisogno del suo permesso». Kioichi la rassicurò distraendola e colorandole il naso di panna blu: «Ehi!». Prese il cupcake allontanandosi: «Zen a domani». Il ragazzo li salutò osservando l’ultimo cupcake rimasto che Kioichi aveva preparato per lui. Sorrise prendendo anche un tovagliolo, aprì la porta della stanza del Consiglio senza bussare: «Vi precedo». Izana accennò ad un si osservando perso la scritta lasciata a metà deviato poi sul colore del dolcetto appoggiato sulla cattedra: «Vi ringrazio per averle dato una possibilità». Chiuse la porta lasciandolo ai suoi doveri.

 
*

Quella mattina richiamò Yui per spiegare al preside la situazione e come aveva pensato di risolverla, Izana le stava dando i giusti meriti, alla ricompensa chiesta in cambio dal club in questione, il preside aveva sorriso divertito: «Un ottimo lavoro e auguriamoci che non ricapiti, per ora almeno». Izana chinò il capo facendo retromarcia: «Yui». La ragazza rimase ferma: «Avrei una richiesta per voi, signor preside». L’uomo si vide stupito, lasciò libero Izana accogliendo Yui per ascoltare la richiesta: «Di cosa si tratta, mia cara». Yui si strinse nelle spalle: «Sono in prova come nuovo segretario del Consiglio Studentesco, sebbene Izana-sama mi abbia lasciato tutti i meriti, è stato lui a preparare il rapporto per lei». L’uomo sorrise stupito: «Lo avevo notato, è ammirevole che tu lo abbia voluto precisare, c’è altro?». Yui accennò ad un si avanzando di un passo speranzosa di poter migliorare: «Vorrei visionare gli altri rapporti archiviati, per svolgere bene il mio compito». Il preside si alzò facendole strada all’archivio sotto chiave accanto alla presidenza, prese una pila di cartelle poggiandole sul tavolo: «Vieni dopo le lezioni, saranno a tua disposizione». Yui sorrise grata chinando il capo, chiuse la porta motivata, degustò il pranzo raggiungendo la stanza del Consiglio, c’era solo Izana: «Non sei obbligata a venire qui ad ogni pausa, ci riuniamo dopo le lezioni e se non c’è nulla di cui discutere andiamo via subito». Sorrise avanzando a grandi passi sfilandogli il cellulare dalle mani: «Yui!». Si allontanò da lui digitando sulla tastiera: «Ero venuta ad avvertire che salterò le riunioni dopo le lezioni per qualche giorno». Izana la avvicinò per riprende il cellulare ma la ragazza le sfuggì avviando la chiamata per fermarsi di colpo: «Così sarà più facile comunicare, questo è il mio numero, ho salvato anche quello di Kioichi, ciao». Restituì il cellulare uscendo dalla stanza: «Ma cos’ha che non va quella ragazza?». Aveva inserito nel contatto anche una foto scattata all’istante.

Quando i membri quel pomeriggio, chiesero la sua presenza Izana negò alzando le spalle, non aveva idea di cosa stesse facendo e sebbene avesse la possibilità di contattarla non lo fece. Alla terza riunione saltata puntò a Kioichi: «È questo il suo modo di lavorare?». Kioichi rimase sorpreso dall’accusa di prima mattina: «Ha fatto qualcosa che non doveva?». Izana si sedette irritato: «Sono tre volte che salta le riunioni, un segretario che non si presenta non è affidabile». Kioichi lo bloccò di colpo: «Le salta hai detto, ero convito che durassero fino a tardi, sono tre giorni che rientra a limite della sera». Izana sciolse l’irritazione sorpreso dal particolare, alla pausa pranzo chiamò a rapporto Zen, era l’unico che poteva saperne di più: «Cosa posso fare per voi?». Izana lo invitò ad entrare in classe: «Yui, cosa fa dopo la fine delle lezioni?». Zen guardò Kioichi perplesso: «Mette a posto come tutti e poi esce, credevo che fosse al Consiglio o al club con Kioichi, gli orari non coincidono?». Il maggiore accennò ad un no: «Torna da sè al limite della sera, Izana mi ha appena detto che non è con loro al Consiglio da tre pomeriggi, è strano, di solito conosco tutto della sua routine, dove andrà?». Zen abbassò lo sguardo preoccupato nessuno sapeva dove andasse: «Io forse posso aiutarvi». Un giovane della classe prese posto accanto a Zen in piedi vicino ad Kioichi appoggiato agli armadietti a muro: «È la ragazza con le trecce e i leggins, tua sorella, giusto Kioichi?» Accennò ad un si curioso: «L’hai vista di recente?». Il ragazzo accennò ad un si incuriosendo anche Izana: «Giusto ieri, l’ho vista entrare in presidenza verso il primo pomeriggio, mi sono trattenuto in biblioteca e l’ho vista uscire solo ad un’ora dalla chiusura dei cancelli, credo che sia rimasta li tutto il pomeriggio». Izana guardò Kioichi in cerca di una spiegazione: «Per le convocazioni il preside si dovrebbe rivolgere a te, che sei il suo tutore legale, perché  va in presidenza senza dirti niente?». Kioichi alzò le spalle perplesso riascoltando la domanda: «Aspetta, come sai che sono il suo tutore legale?». Izana morse il labbro, si era lasciato sfuggire un particolare troppo preciso: «Ci ha raccontato la vostra storia a grandi linee, qualche tempo fa, se non sei chiamato in causa anche tu significa che non è necessario, mi sembra inverosimile che passi il pomeriggio con il preside». Zen sussultò illuminandosi di colpo, un bagliore che a Izana non sfuggì: «L’altro giorno mi ha chiesto degli archivi, per accedere deve per forza passare dalla presidenza».

Izana si irrigidì all’affermazione e al suono della campanella, lasciò passare metà del pomeriggio prima di chiudere il Consiglio e risolvere il mistero, bussò alla porta entrando al permesso: «Izana-sama, il preside è già andato via mi dispiace». Negò chinando il capo: «Non ero qui per lui, volevo sapere se c’è qualcuno negli archivi». La segretaria dell’uomo in carica sorrise scostando leggermente la porta: «Ah si, il preside le ha dato il permesso di accedere, a quanto ho visto sta leggendo alcuni rapporti passati, è sempre molto concentrata, per direttiva del preside devo chiudere gli archivi tra quindici minuti, ha detto di voler finire di leggere il rapporto prima di andare via, devo avvertirla?». Izana negò sorpreso della concentrazione: «No, aspetterò fuori, grazie». Chiuse la porta con un dubbio addosso, attese come aveva detto la donna, Yui saltò fuori respirando l’aria del sole che iniziava a tramontare: «All’inizio pensavo che avessi messo il broncio per i miei rimproveri». Sussultò voltandosi ad osservarlo: «Non pensavo fossi ancora qui, vuoi darmi un passaggio in quella lussuosa limousine?». Izana accennò ad un no invitandola a camminare: «Oggi sono a piedi, la macchina ha avuto un problema». Yui rimase sorpresa fermandosi al suo passo: «Sai come si usa la metro?». Lo sguardo di gelo bloccò in aria la battuta sarcastica: «Non hai detto degli archivi neanche ad Kioichi, perché?».

Era stata scoperta e deviare l’argomento lo avrebbe reso solo più pesante: «Perché mi avrebbe aspettato fino a tardi, dopo le attività del club, fa la spesa, prepara la cena, scrive e compone, se capita scende a lavorare, torna e si mette a studiare il necessario per non perdere il filo, se mi aspettasse perderebbe molto tempo a vuoto, ma ho quasi finito domani è l’ultimo giorno che mi serve, avrei finito oggi ma il preside è andato via prima». Izana entrò per primo nella metro affollata: «Mi chiedevo cosa cercassi in quegli archivi, poi ho avuto un dubbio, è quel che penso tu stia facendo?». Yui deviò lo sguardo perdendo il contatto diretto ma ritrovando lo sguardo di ghiaccio riflesso nel vetro del treno: «Hai troppe cose da dire sui rapporti, ci vorrebbero due giorni per compilarli come vuoi, così ho pensato di leggere quelli che avevi già consegnato per capire le caratteristiche che servivano, le parti importanti e quelle meno, così se una prossima volta dovrò scrivere un rapporto, sarà più facile avvicinarsi allo stereotipo che chiedi e che il preside apprezza». Izana si resse al tubo di ferro lasciando passare le altre persone per scendere: «Hai rivisto tutti i rapporti da quando sono diventato Presidente?». Yui sorrise negando e appoggiato la cartella scolastica sulla spalla stanca: «L’intento era quello, poi mi sono spinta oltre, sono partita da sei anni fa, devi aver preso da qualcuno il tuo modo di fare, come abbiamo già chiarito nessuno nasce pronto a fare quel che fa, perciò ho pensato che spingermi fino al Presidente in carica prima di te potesse essere una buona idea, a domani».

Scese alla fermata senza aspettare che rispondesse e senza voltarsi a controllare che il treno ripartisse: «Hai deciso di prenderla seriamente». Yui lasciò a terra la cartella sospirando e correndo ad abbraccialo: «Solo perché ti fa piacere e non mi va di essere di peso, potrebbe rivelarsi divertente stare al gioco, ma devo considerare anche l’impegno che serve, come dire completare l’utile con il dilettevole». Kioichi sorrise allontanandola con una carezza: «Non crescere troppo in fretta sorellina, se ne hai bisogno vieni da me». Yui sorrise porgendogli il boccone appena messo pronto: «Non potrei mai escluderti dalla mia vita, Kioichi». Afferrò il boccone compiaciuto: «Hai raccontato ad Izana del tutore legale, gli hai parlato anche dell’accademia, e del divorzio?». Yui accennò ad un si abbassando lo sguardo: «Mi ha dato l’impressione di un direttore dell’intelligence che cerca informazioni con sotto metodi su due nuovi arrivati, per capire se sono o meno pericolosi per il suo territorio, e il suo sottometodo si chiama Zen, lui mi è simpatico, è disponibile, divertente ma distante dalla classe, sarebbe per me un buon amico, andiamo d’accordo, perciò se il signor direttore voleva informazioni tanto meglio evitare di girarci intorno e consegnargliele come atto di fiducia, in cambio di un incentivo ovviamente». Kioichi verso l’acqua nei due bicchieri ancora più curioso: «Che tipo di incentivo?». Yui scoppiò a ridere al ricordo, riconoscendogli l’astuzia: «Mi ha offerto l’intero menù dei dolci, ed erano davvero ottimi, penso che tornerò in quella caffetteria se ne avrò occasione». Kioichi sospirò divertito: «Tu e i dolci, amanti inseparabili». Yui sorrise ampliamente addentando il boccone: «Competono con i tuoi pasti, diventano più deliziosi di giorno in giorno».

La luce era leggera per evitare che desse fastidio all’oscurità della notte, Izana sorseggiava un buon bicchiere di vino seduto a guardare il vuoto: «Siete ancora sveglio?». Sospirò lasciando il bicchiere sul tavolino e stendendosi sul divano: «Potrei dire che stavo dormendo ad occhi aperti, al tuo contrario». Zen accennò una risata prendendo posto di fronte a lui: «Ho appena finito di studiare e di sistemare le cose per domani, qualcosa vi turba?». Izana appoggiò la mano sulla fronte perplesso: «La tua intuizione sugli archivi era giusta, ha chiesto il permesso per visionare i rapporti degli anni passati». Zen sorrise fiero della ragazza, per qualche motivo era quasi certo che avrebbe fatto qualcosa di simile: «Al suo posto avrei fatto lo stesso, non sapendo come agire ha pensato di prendere esempio dal vostro passato». Il maggiore si tirò su finendo l’ultima goccia di vino: «Non si è limitata a me, è partita da sei anni fa, quando Marco era il Presidente del Consiglio e io il suo segretario, ha intuito che ho preso il mio modo di fare da chi c’era prima di me e che l’ho adattato e perfezionato quando ne ho preso il posto, ha sicuramente messo a confronto i due metodi trovandone le differenze e le analogie, ha passato l’infanzia in un'accademia di polizia per lei è naturale fare così». Zen sospirò giocando con le mani, sapeva bene perché era preoccupato: «Non le avete ancora detto del precedente segretario?». Izana accennò ad un no alzandosi e sistemando la vestaglia da notte: «Ma preferisco che sappia da me quel che è successo e non interpreti male il rapporto qualora lo avesse letto, va a dormire, portale un messaggio da parte mia, la aspetto sul tetto nella pausa pranzo». Zen sussultò: «Perché devo portarle un messaggio, avrete sicuramente il suo recapito, potete contattarla voi». Izana arricciò le sopracciglia stupendolo: «Non verrà se gli dirò di venire, non gliene importa niente di quel che dico e seppure le importasse troverebbe il modo di criticarmi o di rinfacciarmelo, non è condizionata dal mio carisma ne dai miei sguardi, non riesco a domare né lei né suo fratello, sebbene Kioichi sia più disposto a lasciarmi fare, Yui è tutt’altra storia, sembra che tu ci vada d’accordo, accetterà se sarai tu a chiederglielo, se lo facessi io sono quasi certo che aspetterei a vuoto». Si allontanò irritato verso la porta lasciata aperta, ignorando lo guardo perplesso e sorpreso del minore alle sue spalle, Zen sorrise accennando una risata: «Questa è una cosa nuova anche per lui, immagino di non avere molta scelta per ora».

 
*

Yui era appoggiata sul banco ad occhi chiusi, Zen sorrise entrando e bussando sul banco per avvisare della sua presenza: «Sei arrivata presto». Yui accennò ad un si: «Speravo di leggere qualcos’altro prima delle lezioni, ma il preside ha detto che era abbastanza e che servivo al Consiglio, solo leggere non basta devo fare esperienza adesso». Zen sospirò silenziosamente sperando di non ottenere una reazione esagerata: «Mio fratello vorrebbe parlarti di una cosa, nella pausa lo trovi sul tetto». Yui lo guardò male e Zen si trasse indietro: «Se lo ha detto a te vuol dire che vuole ci vada, spero per lui che sia importante, volevo gustarmi il pranzo nella totale tranquillità». La classe si riempì poco a poco di visi invisibili e Yui seguì le lezioni con noia e un po’ di sonno. Riprese vitalità alla pausa davanti al pranzo pronto preparato dal maggiore, si costrinse a finirlo presto per raggiungere il Presidente del Consiglio in sua attesa: «A dopo». Salutò Zen con un cenno trovando la strada per il tetto e il cartello che proibiva ad ogni studente di salire per sicurezza, si guardò intorno per assicurarsi di non essere vista e scavalcò il cartello uscendo sul tetto, la giornata era ventilata ma il sole brillava così vicino alla primavera da riscaldare anche il vento: «La prossima volta non verrò se userai di nuovo Zen come tuo postino personale, Izana». Sorrise divertito quasi sicuro che lo avrebbe ripreso, si allontanò dalla rete invitandola ad aggirare la piccola struttura della porta per ripararsi dal vento: «Trovo strano che tu non mi abbia ancora chiesto perché a metà anno non c’è un segretario del Consiglio». Yui alzò le spalle appoggiandosi al muro: «Ferie anticipate?». La battuta non gli aprì il sorriso come sperava, quella conversazione doveva pesargli e decise di non scherzarci: «Certo che me lo sono chiesta, starti dietro non sembra affatto facile, e ammetto di essere stata tentata a leggere il rapporto che parlava di lui, ma non ci sono riuscita, l’ho messo da parte, avevo immaginato che se fosse stato importate avresti voluto parlarne di persona, è l’unico rapporto che non ho ancora letto, non mi sembrava giusto farlo senza permesso, sono ancora la nuova arrivata e di certo darebbe fastidio alle persone che sono in questa scuola e in questa città da prima di me, se iniziassi ad impicciarmi di cose che non mi riguardano senza una vera autorizzazione morale».

Nello sguardo gelido non trovò altro che sorpresa e una leggera punta di ammirazione, il viso del ragazzo si sciolse in un leggero sorriso: «Shikito Jurai, era un buon partito, aveva buone idee, sapeva gestire le situazioni e sapeva farsi valere e farsi da parte in base alle occasioni, mi rassicurava il suo modo di fare, poi però ha iniziato a cambiare strada, si è accorto di quanto fosse influente il suo ruolo all’interno della scuola e che effetto facesse sugli altri studenti una sua rassicurazione o un suo rimprovero, un effetto molto più intenso del mio, fare il Presidente non è facile e la maggior parte del lavoro pratico lo svolge il segretario, non mi sono accorto di come stava cambiando, ho lasciato passare qualche piccolo errore nella speranza che riprendesse la buona strada su cui aveva iniziato, ma quel mio lasciar passare gli ha permesso di perdersi completamente». Yui si allontanò dal muro per avvicinarsi: «Ne parli al passato e il suo nome non risulta tra gli studenti, cos’è successo?» Izana prese respiro rialzando il volto: «Fare parte del Consiglio Studentesco permette accesso illimitato a tutte le aule, i laboratori e le strutture con la sola eccezione della presidenza, un giorno è entrato nella sala professori quando le lezioni erano finite per lasciare dei documenti, uno degli armadietti  era rimasto aperto perché difettoso, c’era il compito preparato per il giorno successivo, ha fatto un paio di foto e non ha detto altro, è uscito e il risultato del compito fu perfetto, senza il minimo errore, quello segnò il confine, sapeva dove erano le chiavi, quali erano gli armadietti, gli orari dei professori, prendeva i compiti e li vendeva a chi lo richiedeva». Yui sussultò improvvisamente irrequieta: «Come lo avete scoperto?»

Izana si appoggiò al muro alzando lo sguardo al cielo: «Iniziarono a prendere punteggi altissimi, uno ad uno fino a che tre classi su quattro superarono i compiti con il massimo dei voti, mi sorse spontaneo il dubbio, ma riusciva sempre a deviarlo o a coprirsi da se le spalle, mi sono accorto che nella bacheca compariva un foglietto per delle ripetizioni, mi sono presentato sotto mentite spoglie e l’ho trovato a vendere le foto dei compiti trafugati ad una bella somma per giunta, quando gli ho chiesto spiegazioni ha tentato di convincermi che sarebbe bastato non dirlo ai professori per mantenere alta l’élite della scuola». Yui si strinse nelle spalle non concorde: «Studenti dai pieni voti ma incapaci di applicarsi». Izana accennò ad un si rassicurato che avesse compreso: «Non era il tipo di scuola che volevo fosse, è stata l’unica volta che ho operato completamente da solo ed è stato difficile sentirne addosso l’intero peso e l’intera responsabilità quando il preside lo ha richiamato, lo ha rimproverato ma non gli ha permesso di restare, lo ha espulso senza sentir ragioni, voti fasulli non fanno di una persona una qualificata ad entrare nella società. Ero concorde, ho cercato di fermalo ma era troppo tardi, eravamo buoni amici e ovviamente da allora si è trasferito in un’altra città, è successo quattro mesi fa, quando è stato emesso il bando per il nuovo posto disponibile, le richieste sono piovute da ogni dove, hanno associato la carica alla possibilità di accedere a tutto e a guadagnarci su, non c’era garanzia che anche il più qualificato all’improvviso non cambiasse strada compresa la grandezza del suo ruolo, alla fine mi sono sembrati tutti uguali, ma il Consiglio non poteva restare senza un segretario, Zen sarebbe stato perfetto per quel ruolo, con lui non avrei potuto commettere sbagli, anche tuo fratello non era male». Yui pensò ad Kioichi irritata dal fatto che avesse rifiutato per lasciare a lei il posto: «A pensarci bene uno studente del primo o del secondo anno sarebbe stato più adatto di uno nella tua stessa classe, Zen sa bene di cosa è capace ma sa anche che non sarebbe capace di gestire il ruolo come tu vorresti, è più morbido di te, cerca di restare nell’ombra nella speranza di riuscire ad avere più libertà, capisco perché non si è lasciato convincere, e di me invece cosa ne pensi?». Izana accennò una risata chiudendo gli occhi: «Che hai un modo insolito di fare e un modo di pensare più maturo di quanto dimostri, ma non ti ci vedo a fare la segretaria». Yui scoppiò a ridere attirando la sua attenzione: «Certo che no, sarebbe una cosa noiosa, però non farei mai una cosa simile, è vero che con studenti dai voti alti la scuola manterrebbe la sua reputazione di élite, ma i voti sono solo una parte di quel che serve per diventare élite, comportamento, pensiero, consapevolezza, responsabilità, impegno, un voto è solo un numero e non conterà mai abbastanza per compensare quel che manca, si è perso nell’illusione di poter salire in cima dimenticandosi dell’attrezzatura, dello sforzo e della dedizione, non può considerarsi un traguardo se l’unica cosa che fai è tagliare il nastro senza aver affrontato la corsa e quel che comporta».

Izana sorrise osservandola ormai davanti alla rete a guardare la scuola dall’alto: «Esattamente come hai fatto con il laboratorio di anatomia, hai risolto le cose in un modo formidabile, gli altri hanno giudicato il tuo operato uno scherzo che ha avuto fortuna, credevo anche io che non avessi preso seriamente la proposta e invece poi hai spiegato il tuo ragionamento logico, giustificando ogni tua azione, studiata, soppesata e messa in pratica». Yui si voltò sorpresa della fila di complimenti osservando ad occhi spalancati, il sorriso che le stava chiedendo una conferma: «Non posso certo assicurarti che non farò errori, ma posso assicurarti che mi impegnerò se vorrai accettare la mia richiesta». Izana aggirò il muro aprendo la porta per farla scendere per prima: «Non esiterò a cancellarla se mi rendessi conto che non sei adatta». Yui sorrise accettando la sfida di fiducia scendendo per prima, saltò il cartello scendendo le scale senza aggiungere altro, rientrò nell’aula infreddolita prendendo posto al banco: «È andata bene?». Sorrise rassicurando Zen preoccupato dell’esito della conversazione: «Abbastanza». Accennò una risata rilassato, tornando alla lezione in procinto di cominciare. Si salutarono alla chiusura delle lezioni separandosi per i rispettivi club, Yui aprì la porta tranquillamente entrando e prendendo posto osservata da tutti gli sguardi: «Sei stata assente per quasi una settimana, quale scusa hai nuovo segretario?». Izana intervenne a placare le acque prima che iniziassero ad agitarsi: «Ha avuto il permesso dal preside per leggere vecchi rapporti, è nuova nella scuola è ha voluto conoscere un po’ il nostro modo di fare prima di entrare nel Consiglio Studentesco, Yui ti presento, il tesoriere Moino Yuzo, il vice presidente Haruka Koi, il secondo segretario Luisa Jokin, e il referente Amane Ritsu, conosci già le loro mansioni?».

Yui osservò tutti i presenti accerchiati attorno a lei: «Il vice-presidente si occupa dei rapporti con il comitato disciplinare e quello delle feste eletto dagli studenti ogni anno, il secondo segretario gestisce le varie richieste che avanzano e discute delle punizioni da sottoporre alla visione del preside da parte del comitato disciplinare, il tesoriere si occupa delle finanze del Consiglio come organo centrale riceve mensilmente un contributo dalla prefettura e nel caso servisse può chiedere del denaro in più in determinate emergenze e con le giuste motivazioni, il referente porta alla visione del Consiglio le iniziative dei club per dar loro l’autorizzazione all’organizzazione, poi c’è il Presidente che gestisce il tutto, controlla e sceglie i membri, decide determinate cose e deve essere sempre informato su quello che succede, il primo segretario che sono io gli fa da supporto, in poche parole io sarei le gambe e le braccia e tu il cervello e le sentenze». Il tesoriere la indicò minaccioso: «È opportuno che lo chiami Presidente oppure Izana-sama e devi rivolgerti con più rispetto!». Yui alzò lo sguardo al cielo: «Siamo tutti studenti, in quest’aula siamo tutti sullo stesso piano, sbaglio?». Sorrise provocante verso il centro del bersaglio: «Izana-sama questa ragazza non è adatta». Izana sospirò tornando a sedersi: «Lo so». L’ammissione sorprese anche Yui: «Se lo sai perché sono ancora qui?». Izana sorrise aprendo il libro da visionare: «Perché hai delle buone capacità, va a prendermi una lattina di caffè alla macchinetta». Yui irrigidì le spalle irritata: «Non sono mica la tua cameriera». Izana sorrise lanciandole un sorriso provocante: «Sei un segretario alle prime armi, comincia così». Yui alzò un sopracciglio trattenendo la rabbia, riprese contegno uscendo: «Izana-sama, perché avete scelto lei?». Izana sospirò ritrovando la pagina a cui aveva lasciato la lettura: «Non voglio ripetermi». Senza aggiungere altro tutti i membri tornarono ai loro incarichi da terminare, Izana riusciva a sbrigare tutto quel che doveva con un tempo e una facilità record, passarono una decina di minuti prima che Yui rientrasse: «Ce ne hai messo di tempo».

Appoggiò la lattina sulla cattedra sedendosi al suo posto per mettersi a confronto con un nuovo ruolo, ignorando Izana che aveva sollevato la lattina leggera come l’aria e l’aveva stretta nella mano arrabbiato: «Yui, il caffè è volato fuori dalla lattina, per caso?». La ragazza rimase seria a scorrere la lettura sul foglio che gli era stato passato: «Signor Presidente avete chiesto una lattina di caffè, non avete specificato che ci dovesse essere del caffè dentro, te lo ripeto non sono la tua cameriera, se vuoi da bere va a prenderlo da solo». Gli sguardi non concordi con il suo modo si erano fatti sentire pesanti: «Vado a prenderla io per voi». Izana rimase a sfidare lo sguardo di Yui lasciando ad Haruka la lattina da buttare e quella da prendere: «Izana-sama le ragazze del Club di atletica si sono lamentate per gli attrezzi del club di boxs lasciati in giro, hanno sollecitato il presidente a spostarli ma nessuno lo ha fatto, sono sparsi per tutta la palestra e non possono allenarsi». Izana voltò lo sguardo verso l’esterno, la pioggia aveva rabbuiato l’aria di conseguenza era plausibile che le ragazze avessero ripiegato sulla palestra per allenarsi: «Yui, occupatene tu». La ragazza prese il foglio uscendo senza dire una parola, tornò dopo poco meno di qualche ora: «Perché sei qui?». Sedette al solito posto prendendo uno dei fogli per i rapporti con un sorriso furbo sul volto: «Abbiamo risolto il problema». Il sorriso fece ricordare ad Izana lo scheletro: «Come?». Yui picchiettò la penna sul foglio per decidere come scrivere quel rapporto sulla questione: «Cosa faresti se qualcuno usasse le tue penne senza chiederti il permesso?». Izana lasciò i fogli incuriosito: «Mi arrabbierei». Yui accennò ad un si indicandolo: «Se tu avessi lasciato le tue penne sul banco di un'altra persona non potresti incolparla per una tua svista, ma le rivendicheresti no?». Rimasero tutti perplessi in attesa di spiegazioni: «Anziché mettersi a correre per la palestra ho loro consigliato di usare gli attrezzi che conoscevano e magari di scattare qualche foto per testimonianza, quando il club di boxs lo saprà andrà da loro a rimproverarle e a quel punto basterà dir loro che se non vogliono che i loro attrezzi vengano usati senza permesso dovranno metterli apposto dopo l’utilizzo, sono oggetti costosi che in mani non esperte potrebbero essere danneggiati, automaticamente faranno attenzione a non lasciarli in giro, ci tengono troppo all’orgoglio dell’esclusività». Sorrise tornando al suo rapporto lasciato a metà in attesa del giorno successivo per constatarlo.

 
*

Prima di recarsi al Consiglio quel pomeriggio passò a controllare le ragazze che stavano come previsto discutendo con il club di boxs: «Metteteli a posto se non volete che vengano usati da altri!». Gli attrezzi erano rimasti li a disposizione, dopo gli allenamenti avevano rimesso apposto tutto ripulendo anche la palestra. Yui stava in parte personalizzando il tablet su cui avrebbe lavorato: «È permesso?». La ragazza entrò inquadrando Yui con un sorriso: «Sono venuta a ringraziarvi di persona, hanno rimesso tutto apposto e non è stato necessario riprenderli, Yui i tuoi consigli sono stati utili, grazie dell’aiuto». Chinò il capo uscendo dalla stanza, Yui sorrise firmando il rapporto in attesa di conferma allungandolo ad Izana aspettando il responso, che risultò positivo: «Buon lavoro». Yui sorrise nascondendo la felicità archiviando come il secondo segretario le aveva spiegato il rapporto di quella settimana che si sarebbe aggiunto alla cartella mensile e poi sarebbe stata spostata nell’archivio del preside, passò poi a mettere la copia scannerizzata nell’archivio personale del Consiglio Studentesco, una nuova archiviazione messa in vigore solo dall’inizio di quell’anno, si prese la briga di controllare anche le altre cartelle per sapere dove mettere le mani, trovò anche le schede degli studenti, erano dati riservati a cui quei pochi scelti potevano avere accesso. Allo scoccare dell’ora tardiva spense tutto uscendo insieme a Yuzo e ad Amane che non la degnarono di elogi. Chiuse la porta di casa con un sospiro ma felice, non mancò di raccontare tutto ad Kioichi di quella giornata ascoltando con piacere anche dei suoi progressi nel club di economia, rattristandosi alla notizia che quella sera avrebbe lavorato.

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Capitolo 3
*** Principe Prigioniero ***


In quel mese Yui aveva fatto grandissimi progressi, aveva soddisfatto tutte le richieste lavorative di Izana ignorando quelle personali come il recapitare messaggi a persone specifiche, comprargli da bere o rispondere ai suoi ordini sotto intesi, riuscendo a farlo irritare quasi ogni giorno e ad ottenere ogni tanto qualche reazione furiosa alle negazioni. Vedere Izana alterato, non era una cosa facile neanche per i membri del Consiglio, che alla voce alzata o alle freddure pungenti non avevano mancato di stupirsi: «Potevi avvisarmi di questa ispezione». Izana non aveva dato spiegazioni, aveva iniziato a camminare spiegando solo cosa doveva fare con una cartellina per appunti in mano: «Se mi avessi raggiunto questa mattina, quando ti ho fatta chiamare, lo avresti saputo». Yui deviò lo sguardo sospirando: «Ticchetti sempre su quel cellulare, potresti inviarmi un messaggio, se ti servo non inviarmi le persone, puoi usare i messaggi». Si fermò a guardare l’uscita della scuola, avevano fatto il giro dei club per assicurarsi che fosse tutto in ordine e stavano per chiudere l’ispezione prima che qualcosa attirasse la sua attenzione, Yui voltò lo sguardo incuriosita dalla persona che aveva riconosciuto, aspettava nascosto dietro il muro: «Zen». Il ragazzo sussultò indietreggiando di colpo cadendo nell’ingresso: «Cosa stai facendo?» Cercò di inventare una scusa al volo, bloccato dalla figura che stava cercando di evitare: «Stava cercando di allontanarsi dalla scuola». Izana inquadrò Haruka a braccia conserte di rimprovero: «Prima della fine delle lezioni?». Zen deviò lo sguardo rifiutandosi di spiegare: «Zen, che stavi pensando di fare?». Yui sospirò all’improvvisa severità: «Ehi quella che hai sul braccio è una ferita».

Si avvicinò con naturalezza per controllare il rossore sull’avambraccio: «Potevi avvisarmi che era in giro». Yui sussurrò rimproverata amichevolmente: «Mi ha trascinato senza spiegarmi nulla di quel che stavamo facendo, ti avrei avvertito, se lo avessi saputo». Izana arricciò le sopracciglia alla sottointesa complicità: «Sussurrare sulla mia presenza in giro per la scuola non vi aiuterà, sto ancora aspettando una risposta, perché cercavi di lasciare la scuola così presto?». Zen serrò le labbra allo sguardo severo: «Cosa ne dici di fasciare quella ferita, prima che peggiori?». Aiutò Zen ad alzarsi per seguirla verso l’infermeria: «Spiegagli il motivo, non demorderà». Zen sedette sulla sedia porgendo a Yui il braccio così che potesse medicarlo: «Allora?». Sospirò arrendendosi, nella speranza di riuscire ancora a portare a termine il suo piano: «Gli Spin-off erano una band musicale di cui ero fans, si sono sciolti un paio di anni fa,  si esibiranno nell’auditorium di un centro commerciale nell’ultima reunion, volevo andare a vederli prima dello scioglimento totale, Mitsuide è uscito prima perché mancava un professore, Shirayuki e Kiki hanno fatto assemblea, avevamo deciso di andarci insieme, ma io non posso prendere un permesso». Yui legò la fasciatura assicurandosi che non fosse troppo stretta, prese il cellulare consultando il calendario: «Gli studenti hanno quattro permessi autonomi per lasciare prima la scuola o entrare dopo l’orario, e altri nel caso siano i famigliari a chiedere la loro presenza, perché non puoi prendere il permesso?». Zen arricciò le sopracciglia: «Perché ogni richiesta passa prima per il Consiglio Studentesco, per uscire ho bisogno che il Presidente autorizzi  o che un parente garantisca per l’uscita». Yui accennò una risata spenta alla situazione complicata in cui si trovava, i due ruoli coincidevano con la stessa persona: «E cosa stavi cercando di fare senza un permesso?». Haruka era confuso, era chiaro che stesse scappando ma non sapeva come avrebbe voluto agire, al suo contrario Izana aveva capito: «Voleva uscire e rientrare prima della fine delle lezioni, Zen…». Yui raddrizzò le spalle attirando il suo sguardo: «Hai detto gli Spin-off, sono anche io una loro fans, ero convinta che il concerto di reunion fosse domani sera». Zen sussultò perplesso: «Davvero?». Yui accennò ad un si mostrandogli il cellulare: «Lo avevo anche segnato sul calendario, guarda, possiamo andare insieme domani». Zen si arrese al’impressa che non sarebbe riuscito a portare a termine, arreso all’assenza nel suo gruppo di amici: «Izana-sama, cosa volete fare?». Yui sospirò voltandosi a guardare il ragazzo cercando di muovere in lui un po’ di comprensione: «Sii clemente una volta tanto». Izana massaggiò la tempia indeciso al viso afflitto del minore e alla richiesta del segretario: «Nessuna sospensione come vorrebbe il regolamento, è stato un tentativo fallito, ma resterai in punizione dopo le lezioni». Zen non si mostrò per nulla felice di quella decisione, Yui al contrario lo ringraziò silenziosamente: «Bene, l’ispezione è finita, io e Zen torniamo in classe allora».

Izana accennò ad un si lasciandoli andare, Yui lo incitò ad alzarsi per uscire dopo aver letto il messaggio affermativo. Si guardò intorno, la pausa era quasi finita ed erano già tutti nelle proprie aule, deviò dal percorso afferrando il polso di Zen per trascinarlo con sé: «Che stai facendo?». Yui sorrise indicandogli la porta: «Io distraggo il bidello, tu inizia ad andare, fa attenzione ai vetri e ai rumori, forza». Spinse Zen verso l’uscita mentre distraeva il bidello con sguardo speranzoso: «Salve, dovrei prendere un permesso per uscire, mio fratello ha firmato per me, sono Yui Maeda». L’uomo si distrasse cercando tra i documenti e i pezzi di carta, Zen superò l’ostacolo uscendo fuori anche dal cancello principale e rimase in attesa, Yui ringraziò l’uomo e corse a  raggiungerlo: «Andiamo, e assicurati di tornare prima che la scuola chiuda». Zen sgranò gli occhi salendo al volo sull’autobus: «Non ci credo». Sorrise sedendosi al suo fianco: «Rientra prima che possa costatarlo e andrà tutto bene, se era il tuo piano dovresti sforare di soli pochi minuti». Trovarono gli amici ad aspettarlo all’entrata del centro commerciale: «Yui, anche tu qui?». La ragazza sorrise abbracciando Shirayuki: «Ho pensato che sarebbe stato più diverte della scuola, Kioichi ha accettato il mio capriccio a patto che facessi la spesa al suo posto». Zen accennò una risata prendendo posto trepidante: «Hanno detto che faranno anche degli autografi e delle foto dopo l’esibizione». Zen e Mitsuide si allontanarono per comprare da bere: «Siete venuti insieme, non me lo aspettavo». Yui captò il tremolio della voce femminile: «Diciamo che gli ho dato il biglietto per evadere, e a proposito di biglietti, vorresti scambiare i numeri, da qui non ho una bella visuale». Shirayuki si illuminò scambiando i due posti, Zen le osservò perplesso ma poi accese un grande sorriso consegnando una bibita a Yui e una alla ragazza seduta al suo fianco: «Fai il tifo per loro?». Chiese Kiki mentre la band si preparava a suonare: «Brillano come due lampadine, non voglio fare contatto, il mio voto è un si pieno, Kiki». La ragazza sorrise compiaciuta godendosi lo spettacolo.

Era l’ultimo cambio di insegnanti, poi le lezioni sarebbero finite, il professore stava parlando con il precedente tardando l’entrata in classe, Kioichi sorrise osservando il cellulare e Izana pensò di approfittarne per cercare quella band di cui aveva privato la visione al minore, scorrendo sulla pagina facebook aggiornata a poche ore prima sgranò gli occhi all’immagine perplesso, Zen segnava la vittoria con addosso la maglietta autografata, e il cantante della band che riempiva l’altro pezzo della foto: «Ma cos…». L’entrata del professore lo costrinse a mettere via il cellulare. Terminate le lezioni voleva accertarsi della sua presenza ma aveva da controllare delle cose importati, per andare lì personalmente: «Luisa vorrei che portassi un messaggio a Zen, dov’è Yui?». La ragazza alzò le spalle: «Ho saputo che è uscita prima». Lasciò la borsa accanto alla cattedra perplesso, tra i poteri dei membri del Consiglio c’era anche quello di uscire prima dalle lezioni per motivi legati alla scuola, l’idea che avesse usato proprio quel potere dopo che le aveva spiegato quello che era successo con l’altro segretario improvvisamente sottrasse tutta la fiducia nei confronti della ragazza: «Izana». Kioichi bussò alla porta entrando con attenzione: «Cosa c’è?». Sorrise allungandogli il foglio compilato per la ragazza: «Forse sono un po’ troppo permissivo, ma questo mese si è impegnata davvero tanto, mi ha chiesto di firmarle un permesso per uscire prima, non sono riuscito a consegnartelo prima che scappassi dall’aula, se qualcosa non andasse mi trovi nel laboratorio di economia domestica». Gli lasciò foglio, Izana lesse attentamente il permesso sorpreso di avere una prova scagionante, per la ragazza, proprio nelle sue mani: «Izana-sama?» Sospirò sedendosi al suo posto: «Va da Zen e digli che…deve informare l’infermiera scolastica della ferita sul braccio…prima non c’era…ricordaglielo». Luisa uscì dall’aula diretta verso la classe del ragazzo che aveva appena saputo essere in punizione, aprì la porta trovandolo chino sui libri: «Zen-sama». Alzò lo sguardo felice prestandole attenzione: «Izana-sama mi ha chiesto di ricordarvi di informare l’infermiera della ferita». Zen rimase sorpreso dal ricordo appuntato e sorrise accarezzando la fasciatura: «Lo farò». La porta si richiuse lasciandolo davvero felice e sollevato di non essere finito nei guai.

Quando l’orario lo liberò dalla punizione raccolse i libri, informando l’infermiera come gli era stato richiesto lasciando la scuola per la prima volta felice di esserci tornato in tempo, prese il treno, il sorriso era indelebile anche quando chiuse la porta della villa: «Zen». Izana lo stava aspettando nel corridoio visibilmente arrabbiato, spense il sorriso deviando lo guardo: «Ho avvisato l’infermiera come mi avete chiesto». Izana incrociò le braccia non soddisfatto: «Fa che non ricapiti più». Finse di non sapere di cosa parlava ma sbiancò quando il fratello gli mostrò la foto sul cellulare, della pagina appartenente alla band: «Non ero lì». Izana alzò un sopracciglio alla negazione chiaramente mensoniera: «No, ne sei proprio sicuro?». Zen sorrise accennando una risata, tolse il cappotto lasciandolo al maggiordomo in attesa: «Per quanto mi riguarda, ho passato le ultime due ore di lezione in biblioteca e tutta la punizione a recuperare gli argomenti persi, Luisa potrà confermare che ero in classe alla fine delle lezioni». Gli passò accanto con un sorriso sicuro sulle labbra, sapeva di non poterlo ingannare ma non avrebbe ammesso di essere riuscito nel suo intento, Izana sospirò lasciandolo andare.
 
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Yui era nella sala del Consiglio Studentesco di prima mattina a sistemare le cose che aveva lasciato a metà il giorno prima e a riesaminare gli appunti dell’ispezione condotta da Izana: «Lo hai aiutato a scappare, non è questo il comportamento che dovrebbe avere un membro del Consiglio». Yui alzò lo sguardo al rimprovero contrariato di Izana: «Lo capisco e l’ho fatto per un motivo». Izana accennò una risata: «Un permesso per andare a vedere un band, era così importante da infrangere le regole?». Yui sospirò battendo l’invio fermandosi dallo scrivere: «No, capisco il suo cercare di avere una vita che non giri tutta intorno alle scelte e agli ordini di suo fratello, la voglia di poter fare qualcosa senza doverti chiedere ogni volta il permesso, i tuoi amici collaboratori sono più tosto severi con lui, considerando che suo fratello è il Principe della scuola a capo del Consiglio Studentesco». Izana incrociò le braccia irritato: «Libertà di fare quel che vuole dici, non mi pare di obbligarlo a fare qualcosa per me, lo fa spontaneamente».Yui arricciò le sopracciglia, spegnando l’apparecchio: «Zen ti rispetta per questo risponde subito quando lo chiami, però questo suo modo di aiutarti ha risentito sulla sua vita sociale, mi pare giusto che riceva una ricompensa per quel che per te sacrifica, se è così isolato la colpa è anche la tua, per lo meno non stargli addosso quando cerca di vivere la sua vita». Izana sciolse le braccia colpito dal rimprovero: «Perché arrivare a tanto, solo per lui?». Yui sospirò sistemando il quaderno nella borsa alzandosi: «È un bravo ragazzo e merita tutto il mio rispetto e anche la mia amicizia, sono certa che hai notato quanto ci è rimasto male quando lo hai scoperto, non era la band a cui teneva ma a raggiungere i suoi amici per godersi insieme l’esibizione».

Izana riesaminò nella sua mente la pagina che aveva controllato: «Non c’era nessun secondo concerto oggi, quello era l’unico». Yui sorrise addolcendo l’espressione: «L’ho fatto perché capisco anche te, non puoi essere troppo indulgente con lui solo perché sei suo fratello o non saresti diverso da Shikito, ma in buona fede hai evitato di riprenderlo duramente per qualcosa che effettivamente non aveva ancora fatto e che mai ha ammesso apertamente di voler fare, ho finto di fargli da supporto affinché tu lo costringessi ad un orario prolungato delle lezioni con una punizione, in questo modo sarebbe potuto uscire e tornare in tempo per non essere scoperto, Kioichi mi ha firmato il permesso così sono riuscita a farlo uscire di nascosto, ci siamo divertiti anche se non conoscevo una sola nota di quelle canzoni, non mi pento di averlo aiutato, e anche se provassi a tirare di nuovo fuori la questione negherò di averlo ammesso, così come Zen negherà di averlo fatto, le lezioni stanno per iniziare ci vediamo questo pomeriggio, non ho motivo di passare nella pausa pranzo la passerò nel giardino con Kioichi». Chiuse la porta lasciando il ragazzo in parte sorpreso e in parte irritato, aprì la porta richiamandola: «Yui, solo questa volta, non deve capitare di nuovo». La ragazza strinse la borsa e il cappotto con l’altro braccio sorridendogli di sfida: «Non ti sorprendere se mi alleerò con lui in un prossimo futuro, merita un alleato su cui poter contare in campo sfavorevole».

Non aggiunse altro riprendendo il cammino verso l’aula che ancora vuota profumava di fresco: «Finirai nei guai?». Yui prese posto sistemando i capelli: «Non questa volta». Zen sorrise commosso: «Grazie per avermi aiutato, come posso ricambiare?». Yui accennò una risata negando: «Non devi nulla agli amici che vogliono solo aiutarti». Zen sussultò spalancando gli occhi osservandola illuminato: «Te ne sono grato, Yui». La ragazza abbassò lo sguardo sul quaderno prendendo i primi appunti, con la coda dell’occhio osservò Zen al settimo cielo, era il primo vero sorriso da quando si era trasferita in quella classe, passò la pausa pranzo con il maggiore arreso alla richiesta del giorno prima: «Sto provando un nuovo dolce, se poi riesci a liberarti due minuti passa a trovarmi, vorrei il tuo parere». Yui accennò ad un si salutandolo nel corridoio. Chiuse i libri sospirando mentre i ragazzi uscivano dalla classe diretti verso la loro routine: «A domani». Sorrise salutando Zen davanti alla stanza del club, entrando nella sua: «Ben arrivata». Sorrise a Luisa, sembrava l’unica amichevole, ma in realtà voleva solo assicurarsi che tutto fosse in ordine, i due ruoli erano propedeutici e legati: «Yui, informa i club di quello che devono sistemare». Prese i fogli dalle mani di Izana senza dire una parola.

Sospirò quando chiuse anche l’ultima stanza: «Ho finito». Sorrise approfittandone per passare da Kioichi intento a cucinare: «Sei solo?». Il maggiore accennò ad un si: «Sono andati via prima, quando non sei in vena di metterti a cucinare meglio evitare di fare pasticci, hanno preferito studiare a casa oggi». Porse alla più piccola un cucchiaio di crema al cioccolato trovando la sua reazione entusiasta: «È deliziosa, cosa stai preparando?». Kioichi sorrise controllando il forno: «Vedrai». Izana mise in tasca il cellulare fermandosi alle risate, scorse i due ragazzi dalla fessura della porta, Kioichi farciva la torta con la sacca a poch, Yui gli sottrasse la ciotola assaporando la crema scura al suo interno: «Ora dovrò rifarla». Yui aggirò il tavolo rincorrendolo giocosamente: «La accetto anche se rovinata, la crema è deliziosa». Kioichi scoppiò a ridere lanciandole un fazzoletto di stoffa: «Hai il viso sporco, la prossima volta sarà anche bella non sono buona». Prese l’ultimo cucchiaio di crema porgendoglielo: «Hai del lavoro da finire, tieni, oggi ti aspetto, torniamo a casa insieme». Yui addentò il gentile omaggio salutandolo con un gesto, uscendo dalla stanza: «Accidenti se era buona». Izana prese una lattina alla macchinetta fingendo di averla appena incontrata: «Quindi sai anche camminare per la scuola». Izana sorrise tristemente: «Il mio segretario non rientrava e ho fatto da solo, andiamo così possiamo chiudere e tornare a casa». Yui rimase a guardarlo perplessa, non si era lasciata sfuggire lo sguardo perso: «Qualcosa non va?». Izana accennò ad un no aumentando il passo.

Chiuse il tablet esausta, prendendo la borsa e uscendo assieme a Yuzu e Amane: «A domani». Sorrise salutandoli accostandosi a Kioichi in sua attesa con il pacchetto in mano. Izana sospirò osservandoli lasciare la scuola, chiuse tutto decidendo di sottrarsi ai suoi doveri prima del solito, chiudendo a chiave la porta del consiglio vuota. La settimana si concluse in tranquillità, ma la quiete prima della tempesta è quella più pericolosa che esista.

 
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Il secondo giorno della settimana era soleggiato e la primavera stava velocemente facendosi sentire anche grazie ai primi fiori e ai primi petali di ciliegi, la classe stava facendo educazione fisica fuori, Yui era senz’altro agile e Zen non era da meno, ma gli altri erano tutti un po’ addormentati per impegnarsi nel saltare la cavallina: «Sono tutti un po’ persi di energie». Zen accennò una risata affiancandola: «Succede sempre intorno a questo periodo, da qui inizia di nuovo il ciclo scolastico, i festival, le vacanze, gli esami, sono mesi intensi, risparmiano le forze per quello che verrà dopo». Yui sospirò quando l’ennesimo esercizio si concluse: «Ahi!». L’urlo attirò l’attenzione di entrambi sulla pallina da tennis rotolata a terra: «Da dove…» Prima di formulare la domanda una raffica di palline minò la tranquillità della giornata: «Tutti a terra». Tutti gli alunni si stesero a terra riparandosi dalle palline impazzite che stavano sparando ovunque, quando il silenzio sovrastò il rumore delle raffiche, tutti si alzarono con attenzione per assicurarsi di non correre pericoli: «Da dove sono arrivate?». L’idea che qualcuno avesse sbagliato tiro, poteva valere solo per la prima ma la raffica susseguitasi non era frutto umano: «Quello è un lancia palline, lo avevo notato ma non credevo che fosse una bomba ad orologeria». Yui sospirò picchiettando sulla sua spalla: «Meglio che venga qui». Zen accennò ad un si allontanandosi, sapevano che non lo si poteva evitare: «Perdonate se disturbo la lezione, dovrei parlare con il Presidente del Consiglio, è urgente».

Izana si alzò dopo il permesso, perplesso e incuriosito, Zen non gli spiegò i motivi semplicemente gli fece da guida: «Cos’è successo?». Raccolse una delle palline da terra spiegandogli la situazione: «Stavamo facendo lezione quando il lancia palline lì infondo, ha iniziato a spararne a raffica, smentirei subito l’ipotesi di incedente». Mostrò la pallina al maggiore, con il rosso erano stati disegnati due occhi a X e una seconda linea con una linguaccia: «È su tutte le palline che abbiamo controllato». Yui li raggiunse con un paio di lunghi passi: «Non era un incidente, il timer del lancia palline era regolato a lanciare dopo tre ore alla massima velocità, a giudicare dalle palline direi che è stato riempito fino all’orlo, l’obiettivo eravamo noi». Izana prese la pallina indietreggiando: «Yui a rapporto al Consiglio nella pausa, Zen tienimi informato».
 
Il Consiglio era in sua attesa a discutere dell’accaduto, Izana squadrò la ragazza con i leggins, la maglia della tuta e una felpa troppo larga per il suo dolce corpo: «Quella felpa non è un po’ grande per te?». Yui accennò ad un si dondolando sul posto e facendo vagare lo sguardo: «Perché non è…la mia». Izana si alzò preoccupato dalla pausa: «Di chi è, se non è tua?». Yui morse il labbro continuando a dondolare: «È di Zen». Lo sguardo del Presidente si fece ancora più confuso: «E perché indossi la felpa di Zen?». Yui sospirò rilassando le spalle accarezzando il tessuto blu appoggiato sul suo braccio: «Abbiamo pensato che se era destinato a noi, sarebbe stato il caso di controllare anche la classe prima di far cambiare le ragazze, e non abbiamo trovato una piacevole sorpresa». Distese la giacca blu tutta tagliuzzata e poi la camicia fatta a brandelli: «La gonna è messa molto peggio, e la mia non è l’unica divisa, sono state danneggiate tutte le divise delle ragazze della classe…». Izana accennò ad un no completamente spiazzato dall’accaduto: «Sembra ci sia ancora dell’altro». Yui accennò ad un si continuando ad esitare nelle risposte: «I ragazzi hanno provato ad offrire…le loro felpe alle ragazze…le quali però…». Deviò lo sguardo esitante su come raccontarlo: «Loro cosa, Yui?». Il rimprovero la costrinse a mettere insieme le parole: «Si sono chiuse nel magazzino accanto alla classe, si rifiutano di uscire o di indossare le felpe offese dai ragazzi che, cito le loro testimoniate parole ‘le guardavano come carne sulla brace’». Morse il labbro al sussulto comune: «Sono qui…non come membro…sono qui come loro rappresentante per chiedere…cosa ha intenzione di fare il Consiglio in merito?». Izana sospirò massaggiando le tempie: «Immagino non ci sia scelta, a te sta bene andare in giro così?» Yui alzò le spalle visibilmente agitata: «Per sua fortuna Zen si è istantaneamente privato…della divina visione, mi ha lasciato la felpa e sta rimproverando i ragazzi per il loro comportamento, e per mia fortuna indosso i leggins sotto la divisa e non ho problemi». Luisa alzò un sopracciglio perplessa: «La divisa per fare educazione fisica è standard per tutte le scuole, non possiamo farci niente, e i leggins sono molto aderenti,andrà davvero bene girare in quel modo Yui?». Yui accennò una risata agitata: «Conosco le arti marziali e non ci metto niente a spezzare un braccio o una mano molesta, ed ho un fratello che il primo giorno di scuola ha messo in guardia tutti i ragazzi della mia classe». Izana alzò lo sguardo sorpreso: «Kioichi?». Yui accennò ad un si indicando la porta chiusa: «È abbastanza cauto su queste cose e ha deciso di farmi da guardia del corpo fino a che non saremo tornati a casa, e ha chiesto un taiser per difesa personale o una mazza da baseball per ogni evenienza».

Luisa scoppiò a ridere, Yui non era in imbarazzo per la questione della divisa ma per la presenza del maggiore fuori dalla porta, che osservava dalla fessura tutti i presenti con una luce oscura negli occhi: «Questa è fantastica!». Izana sospirò indeciso se essere colpito o sentirsi in pena per la ragazza: «Torniamo alla questione, quante di loro hanno una tuta per le attività extra scolastiche?». Yui calcolò pensando a tutte le ragazze chiuse nel magazzino: «Quattro fanno pallavolo, una ginnastica artistica e un’altra atletica». Izana prese in mano la situazione: «Bene, recuperate le loro tute e in via straorinaria avranno un permesso per uscire dalla scuola, all’angolo c’è un negozio di abbigliamento, prendano le misure delle altre ragazze e vadano a comprare quel che serve, il Consiglio si occuperà dei costi, il preside penserà ad ordinare altre divise, tutti gli studenti ne hanno due a disposizione quindi non dovrebbero avere problemi per i prossimi giorni, Haruka accompagna le ragazze nel negozio, noi iniziamo a chiarire come ha fatto quello spara palline a trovarsi lì, Yui quando hai fatto torna qui e fa entrare con te Kioichi, se gli è indispensabile tenerti d’occhio, come una guardia giurata». Yui accennò una lieve risata uscendo dalla stanza accompagnata dal maggiore a recuperare dai vari club le tute per le ragazze, riferendo poi come avrebbe agito il Consiglio, accettarono l’operato fidandosi delle altre ragazze accompagnate dal vice presidente con permessi speciali di uscire a comprare dell’abbigliamento più adatto per le ragazze rimaste sorvegliate da Luisa.

Yui era appena tornata con le novità sconsolata: «Lo spara palline manca ovviamente dagli attrezzi del club di tennis, ma affermano che nessuno di loro lo ha spostato così lontano, resta sempre all’interno del campo ed essendo un’attrezzatura importante la rimettono a posto ogni volta che la usano, per spostarla servono minimo due persone che la prendano dalle gambe, una mala presa rischierebbe di fare del male a chi lo sposta, solo la presidente ha la chiave per il magazzino, una chiave che mette al suo posto nel porta chiavi a muro dove ci sono tutte le chiavi dei club e dei magazzini, ho controllato, la chiave è ancora lì e nessuno l’ha prelevata, hanno lasciato la scuola poco prima della chiusura, qualcuno deve averlo spostato o ieri sul tardi o questa mattina presto, deve saperlo anche maneggiare, impostarlo senza le istruzioni non è facile e si rischia di romperlo senza le giuste procedure, la scorsa settimana è sparita un’intera scatola di palline da tennis, l’hanno cercava ovunque ma poi hanno rinunciato e hanno usato quelle nuove, comprate lo scorso anno che dovevano essere inaugurate al festival dello sport di quest’anno». Amane sorrise trascrivendo le informazioni: «Ottimo lavoro Yui e per le divise?». Alzò le spalle leggendo quello che aveva appuntato sul block notes: «Nessuno ha visto nulla, le divise sono state lasciate dopo che ci siamo cambiate quindi c’è stata un’ora abbondante per entrare, distruggerle ed uscire, è successo nelle ore di lezione e ci sono molti assenti oggi e circa quindici persone che non erano nelle loro classi a quell’ora, alcune erano in infermeria, altre sul tetto e qualcuno nel giardino nel retro della scuola, le lacerazioni non sono opera di forbici comuni anche perché non riuscirebbero a tagliare la stoffa in quel modo,  non c’è altro». Izana era rimasto a bocca aperta: «Hai scoperto tutte queste cose da sola?» Yui deviò lo sguardo alla chiara allusione alla preparazione da poliziotto: «Più informazioni precise abbiamo più possibilità avremo di trovare il responsabile».

 
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Senza il benché minimo indizio o testimonianza era difficile avanzare delle ipotesi o trovare dei sospetti in quella settimana, ad aggiungere benzina al fuoco fu il club di giornalismo, che saputo l’accaduto non si era lasciato sfuggire la notizia catturando l’attenzione di molti lettori interessati a sapere come sarebbe finita la storia, Izana aveva avvisato tutti i membri di non parlare finché il quadro non fosse stato chiaro: «Ho qualcosa». Entrò portando dei fogli con sé e una chiave colorata di blu: «Cos’è?» Yui la mostrò al Presidente allungando i fogli anche al vice: «Ho pensato che se le palline erano state prese una settimana prima, la cosa era stata programmata e che la chiave poteva essere stata presa in altri momenti, il blu che la colora è il risultato di un esperimento del club di chimica, la chiave è stata duplicata con un timbro a cuscinetto». Izana alzò lo sguardo in cerca di spiegazioni: «È un cuscinetto stile memory che però registra la pressione dell’oggetto, è stato fatto un calco della chiave e poi è stata duplicata, per farlo servono solo pochi secondi, se si sa come usarlo». Il vice sospirò leggendo dell’esperimento chimico che in cambio chiedeva la possibilità di usare il laboratorio anche per fisica combinata alla chimica: «Siamo sicuri che sia il caso di coinvolgere i club?». Yui si discolpò subito dallo sguardo accusatorio: «C’era una sola persona nel club di chimica che mi ha aiutato con l’esperimento, per un compito di fisica aveva bisogno di riprovare l’esperimento con la supervisione del professore, ho già parlato con lui e si è dato disponibile da sé, quindi la richiesta non vale come dovrebbe, mi ha solo aiutato a portare a termine l’esperimento, non conosce il significato del cambio di colore». Luisa sussultò: «Tu si?». Yui deviò lo sguardo tornando al passato: «L’ho già visto fare, per questo ho pensato all’esperimento, ora sappiamo che c’è un’altra chiave in giro». Izana non si era visto stupito, quella ragazza aveva tante cose da dare: «Continua, ci stiamo lavorando da una settimana e non abbiamo neanche metà della risposta, il preside sta iniziando a farsi ansioso, Yui va al magazzino Yuzo va con lei, vedete se la chiave o il calco sono li, e non dite una parola su quello che sappiamo». Uscirono di nuovo dalla stanza, esaminarono l’intero magazzino dove l’attrezzatura assaltatrice era stata riportata: «Si trattiene sempre qualcuno fino alla chiusura della scuola, quindi se lo hanno spostato è stato di mattina, ma quel giorno nessuno si è registrato prima dell’orario scolastico e ci vogliono certamente due persone per spostarlo, qui non c’è nulla».

Non aveva smesso di revisionare le informazioni in cerca di una svolta per chiudere il caso in cui stavano scivolando, Kioichi aveva provato ad essere di aiuto, ma più di suggerire la clonazione della chiave, non aveva dato altri spunti utili: «Potete andare, riprendiamo domani, non ha senso continuare a rileggerle se non abbiamo altro, siamo stanchi, tornate a casa». Izana lasciò liberi tutti i membri offrendosi di finire di leggere di nuovo il rapporto e di chiudere come volevano i suoi doveri. Yui lo guardò tristemente era quello che più di tutti voleva chiudere il caso, prima di andare fece retro marcia, tornando al magazzino dopo aver prelevato la chiave, rimase ad osservare la disposizione per diversi minuti constatando solo quello che già sapevano, non c’era altro in quel magazzino a parte la macchina spostata, sospirò uscendo e chiudendo la porta: «Appena in tempo, è il Segretario del Consiglio Studentesco, avete risolto il grande caso delle palline da tennis?». Yui alzò lo sguardo irrigidendosi al taccuino primo a prendere appunti e al ragazzo pronto a scattare foto, serrò le labbra messa all’angolo: «Non ho nulla da dire». Nella corsa sfiorò la figura di un ragazzo intento a leggere seduto nascosto al mondo, rimise la chiave al suo posto lasciando la scuola.

 
*

Il giorno successivo sospirò entrando di prima mattina nella stanza, dove erano tutti riuniti: «Yui». Il suo nome suonò come un rimprovero, appoggiò la borsa a terra guardando perplessa tutti gli sguardi che la stavano rimproverando: «Sei andata al magazzino del tennis ieri?». Si sorprese della domanda: «Si, prima di andare a casa ho voluto ricontrollare nel caso ci fosse sfuggito qualcosa». Izana era furioso e non capiva il motivo: «L’unica cosa che è sfuggita è l’informazione sulla chiave duplicata, cosa ti è saltato in mente? Vi avevo avvertito di non dire una parola». Yui negò incerta: «Mi stai accusando di aver dato informazioni sulle nostre ricerche?». Izana le allungò il giornale con sguardo infuocato, Yui lesse la pagina, dove c’era una sua foto vicino al magazzino e una dichiarazione delle indagini che stavano avanzando nella ricerca del duplicato della chiave disperso, accennò ad un no rendendolo: «È vero c’era quella ragazza ieri, mi ha fatto una domanda ma come da istruzioni non ho detto una parola, mi sono allontanata, ho messo a posto la chiave e sono andata via, non è da me che lo hanno saputo». Izana non sembrò disposto ad ascoltarla: «Non so come ti vengano certe idee ma quando dico una cosa deve essere rispettata, far sapere che la chiave è stata duplicata prevederà l’aggiunta di un sistema di controllo per le chiavi di tutte le porte della scuola, ti rendi conto di quanto hai complicato la situazione?». Yui strinse i pugni affrontandolo: «Te la stai prendendo con la persona sbagliata, non sono stata io a dare quell’informazione!» Izana non la ascoltò sbattendo il giornale sulla cattedra: «C’è una tua foto e una tua testimonianza, c’è il taccuino dove le risposte sono state trascritte!» Yui alzò la voce a sua volta: «Ti ripeto che ho accennato a mala pena la frase ‘devo andare’ prima di andare via, non ho detto altro a quei due, non sono io il tuo problema, perché lo stai dando per scontato?!» Izana alzò la voce sulla sua: «Perché tu sei l’unica che fa quel che le pare e dice quel che le pare, non ascolti quando non vuoi ascoltare, eri l’unica davanti a quel magazzino ieri!» Yui arricciò le sopracciglia arrabbiata: «Sei tu quello che non sta ascoltando, ho detto che non sono stata io, smettila di accusarmi, ho sbattuto la testa da ogni parte per trovare informazioni, mi sono informata su come poter duplicare una chiave, ti ho facilitato la raccolta di informazioni come se fosse la cosa più semplice del mondo, ed è accusandomi che mi ringrazi?!». Izana indicò di nuovo il giornale: «Ed è cosi che tratti quelle informazioni, dicendole a chi fa parte del club di giornalismo?!» Lo sguardo scuro si accese di furia: «Ascolta quando la gente ti parla, c’era un ragazzo ieri, ha visto tutto, vuoi una testimonianza della mia innocenza? Parla con lui, è del secondo anno classe 2F, carnagione marroncina, capelli scuri e voluminosi, occhiali a chiazze marroni, occhi come l’oro sciolto, alto circa quando Amane...» Izana avanzò di un passo per farla indietreggiare: «Non lo considerare un gioco, questa è una cosa seria, non mi interessa se hai avuto un’istruzione diversa all’accademia di polizia prima di venire qui, non è un gioco al detective, è una cosa che può mettere la scuola molto più in difficoltà».

Quella frase sembrò colpirla nel profondo, troppo nel profondo per lasciarla indifferente, strinse i pugni oscurando lo sguardo: «Credi che sia stato un gioco?». Izana alzò lo sguardo al cielo cercando di calmarsi: «Occhi come l’oro sciolto, come puoi essere certa di tutto questo, come puoi ricordare qualcuno che non conosci neanche?!» Yui alzò lo sguardo furioso e dolorante, urlando: «Perché li conosco tutti! Credi che basti cambiare scuola per lasciarsi alle spalle l’addestramento militare? Tu non hai idea di quanto sia difficile. Trovarsi in una scuola, memorizzare tutti i visi che sfiori, fare una lista mentale di chi è e chi non è, individuare le vie di fuga, quelle di entrata, immaginare che possa succedere qualcosa, la pressione che mette addosso, tu non hai idea di come sia, ogni passo dentro la scuola è un attentato nella mia mente! Era per questo che non volevo prendere parte a questi ruoli complessi, perché poi divento più brava, più accurata, ho creduto che con uno come te sarebbe stato più facile e invece è l’esatto contrario, sei meticoloso, puntiglioso, sei tutto quel che ho cercato di evitare in tutti questi anni, la cosa l’ho presa sul personale, hanno provato a fare del male alla mia classe, ai miei amici, una pallina sparata a quella velocità con una traiettoria diversa, con un solo oggetto spostato di mezzo millimetro sarebbe potuta essere mortale per metà della classe, mi sono impegnata per loro, ho continuato a cercare una via per permetterti di chiudere il caso, l’ho fatto per la scuola, ho voluto mettere a tua disposizione le mie capacità sebbene io odi averle sviluppate! Ascolta quando ti parlo, diamine! Per me non è un gioco, non lo è mai stato, è un tormento, una tortura, mi rende ansiosa, mi spaventa ma per te, per loro è stato di aiuto, ho messo da parte la mia paura ingoiando l’amaro, non venirmi ad accusare di negligenza, non otterresti da me una sola parola se non te la volessi dire!». Il silenzio che calò subito dopo lasciò anche Izana spiazzato: «Dovevi avvisarmi che ci saresti andata, non saresti dovuta andarci da sola». Yui accennò una risata delusa, riprese borsa alzando le mani: «Sai che c’è? Mi tiro fuori». Izana sussultò preoccupato all’affermazione: «Mi tiro fuori da questo caso, dato che mi credi così stupida da mandare a quel paese tutta la segretezza che abbiamo mantenuto per una settimana, certo, prego accomodati, risolvila tu, quando ci sarai riuscito prenditi tutti i meriti, io non li voglio, sbrigatevela da soli». Izana sospirò lasciando scivolare la rabbia: «Yui». Non rispose aprendo la porta: «Yui!». Lo ignorò totalmente richiudendo la porta: «Come vuoi allora, sei fuori dal caso!».

Prese posto annuvolata  e irritata dalla discussione, deviò lo sguardo ai tentativi di Zen che ci rinunciò quando si accorse che la rabbia era diventata tristezza. Kioichi si era allontanato dal suo posto e insieme ad Aya guardavano Izana e l’atmosfera tempestosa che lo avvolgeva: «Da quando lo conosco è la prima volta che lo vedo così arrabbiato, credi sia per quel che è successo?». Kioichi sospirò alzando le spalle: «Non mi aspettavo che potesse mai perdere le staffe, avrà sicuramente affrontato situazioni più difficili delle palline e delle divise tagliuzzate». Al suo ritorno a casa non c’era traccia di piatti o di cibo in giro: «Yui, scendi, preparo la cena». Dalla stanza superiore la ragazza gli diede il ben tornato ma rifiutò la cena.

 
*

Il giorno successivo uscì prima che Kioichi potesse preparare la colazione lasciandolo perplesso e preoccupato. Bussò alla porta prima delle lezioni allungandole il pranzo preparato: «Scusami, non ne ho voglia». Kioichi si rattristò non era da lei rifiutare il pranzo in quel modo, si arrese quando Zen accennò ad un no: «E così hai divulgato informazioni riservate del Consiglio, Izana-sama ti ha sbattuto fuori?». Yui chiuse gli occhi mettendo le cuffie per la musica, ignorando quello che era uscito scritto sul giornale della scuola, secondo il quale aveva ammesso di aver divulgato informazioni ed era stata cacciata dal Consiglio per aver insultando i membri. Neanche Zen riuscì a distrarla dai suoi pensieri, neanche i richiami del professore riuscirono a farla cedere: «Yui». Tornò a casa prima del previsto, si chiuse in camera a svolgere i suoi compiti e rifiutò il delizioso pezzo di torta che Kioichi le aveva preparato e farcito con la crema di qualche tempo prima: «Yui, qualcosa non va?» Accennò ad un no senza dire altro.
 
*

Il giorno successivo Kioichi era visibilmente preoccupato, tanto da attirare l’attenzione degli altri studenti: «La crema è uscita male?» Negò accarezzando il cellulare con il messaggio visualizzato ma non risposto: «Sono preoccupato per Yui». Il nome riuscì ad attirare anche l’attenzione di Izana: «La tua adorabile sorellina?» Kioichi accennò ad un si sospirando: «È fatta a modo suo, ma ci sono alcuni comportamenti che non riesco a controllare di lei, come quando decide di chiudersi in se stessa». Kurosaki sedette davanti a lui abbandonando l’atmosfera scherzosa: «Perché?». Kioichi prese un profondo respiro, pensando al pranzo abbandonato sul tavolo della cucina: «Lo fa da quando era piccola, una sotto specie di forma di ribellione, quando ha ragione e non le viene riconosciuta o vuole qualcosa e si arrabbia per averla fa sciopero della fame, con oggi sono tre giorni che non tocca cibo, rifiuta le cene, esce prima che possa preparare la colazione e non tocca il pranzo che le porto, speravo che magari volesse dimagrire e mangiasse che so cose energetiche o simili, molte ragazze alla sua età lo fanno, ma Zen mi ha detto che non esce dalla classe e quando arriva è già seduta, a mala pena beve un po’ d’acqua». Izana si voltò di colpo stupendolo: «Non tocca cibo da tre giorni?!». Kioichi accennò ad un si nel totale panico: «Mi dice quasi sempre quello che pensa o quello che succede, ma se decide di fare voto al silenzio io non ho modo di riuscire a smuoverla, non finché non si arrende per prima, è terribilmente testarda, quando decide una cosa non c’è modo di farle cambiare idea, e se decide di non spiegarmi cosa le prende, perché è arrabbiata o delusa, mi impedisce di aiutarla, se poi inizia a non mangiare mi fa andare in agonia, quando le parlo risponde appena e se può non risponde, sono preoccupato». Gli amici si guardarono presi dalla stessa preoccupazione che affliggeva il ragazzo sempre tranquillo, disponibile e solare, il professore di rientro chiese a tutti di riprendere posto. Izana sospirò quando Kioichi abbandonò l’idea di seguire, prese il cellulare scorrendo tra i contatti, più e più volte esitò ma alla fine si arrese inviando un messaggio, che di certo la ragazza avrebbe ignorato ma non si sarebbe rifiutata di leggere: “Vieni in classe nella pausa pranzo, tuo fratello è in agonia per te”. Senza aspettare la risposta tornò al suo lavoro di studente, contando il tempo che mancava all’orario della pausa pranzo.
 

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Capitolo 4
*** Grandi Responsabilità ***


Il comportamento di Yui aveva sottratto tutta l’attenzione alle lezioni, alla pausa non si disturbò ad uscire pur avendo portato il pranzo per entrambi, era appoggiato alla finestra perso nei suoi pensieri quando la voce femminile lo smosse: «Kioichi è qui?». I ragazzi la lasciarono entrare, Yui sfiorò la figura di Izana infondo alla classe, intento a leggere uno dei suoi libri di letteratura, si avvicinò al maggiore a sguardo basso: «Mi dispiace, se ti ho fatto preoccupare». Il maggiore sorrise rilassando le spalle e accarezzandole i capelli, cambiati di acconciatura, Yui gradì le attenzioni e non accennò ad allontanarsi: «Devi smetterla di sospendere il cibo quando le tue emozioni sono alterate, non ti fa bene». Yui si strinse nelle spalle alla dolcezza del rimprovero: «Oggi è venuta a trovarci miss chiave duplicata». Yui sussultò stringendo la presa sul braccio, stupendo Kioichi: «Ehi, ne sai meno di lei». Matsumoto alzò lo sguardo con un sorriso perfido: «Proteggi la tua sorellina?». Kioichi arricciò le sopracciglia stringendola: «Sono suo fratello maggiore, ho tutto il diritto di proteggerla». Matsumoto fece segno agli amici, alle sue spalle, di assisterlo, in quello che stava progettando: «Arriva dal nulla e cerca di proclamarsi la reginetta della scuola, sei solo spazzatura». Izana alzò lo sguardo, le cose si stavano mettendo male ma il commento della ragazza riuscì a trovare tutto il silenzio: «Disse la iena al leone». Il silenzio che calò divise la classe, alcuni indietreggiarono per restarne fuori, altri si schierarono con la provocazione del compagno: «Ma chi si crede di essere?». I sussurri in sotto fondo la circondarono, sussurri che non la sfiorarono: «Non sei altro che una ragazzina con un po’ troppa autostima».

Le afferrò il polso tirandola verso di sé, Kioichi cercò di intervenire bloccato dagli altri due, quando Yui si scagliò in avanti colpendolo con una gomitata nello stomaco, ruotò la presa trovandosi in supremazia: «E tu non sei diverso da me». Il cancellino della lavagna la colpì in pieno, costringendola ad indietreggiare e allontanare la polvere del gesso: «Stai per pentiti di essere venuta in questa scuola». Izana si alzò cercando di calmare la situazione: «Non spingetevi oltre, la pausa è al termine, tornate ai vostri posti». Ma i suoi avvertimenti furono ignorati, Matsumoto la afferrò di nuovo, e improvvisamente le forze sembrarono abbandonare il suo corpo per concentrarsi nel braccio che cercava di riprendere: «Matsumoto, basta!». Izana tentò di avvicinarsi senza riuscirci: «Così impara». Sussultò quando si accorse di quanto pericolosa fosse diventata la situazione. Yui tirò con più forza il braccio e Matsumoto decise di lasciarla andare, il mancato attrito la costrinse ad indietreggiare e a colpire di inerzia il vetro della finestra che si frantumò, il cancellino caduto a terra la fece scivolare in contemporanea e con l’appoggio mancato del vetro, la visuale si eclissò, aprendosi sul cielo: «Yui!!». Urlò Kioichi dopo averla vista in direttiva del piano di sotto, scattò liberandosi dei due ragazzi senza parole, non si curò di graffiarsi o di ferirsi afferrandole il polso ancora disteso, fermando la sua caduta: «Yui!»

In un primo momento non rispose al richiamo, solo quando si accorse che la caduta era stata fermata, alzò lo sguardo spaventata. Izana strinse i denti quando Kioichi si sporse alla finestra pericolosa, scattando fuori dalla classe per correre di sotto, fermò due ragazzi per la via urlando preoccupato: «Il materasso di atterraggio nel magazzino della palestra, andate subito a prenderlo e portatelo fuori, qui dietro, e chiamate i soccorsi». Presi dalla sorpresa scattarono agli ordini, la classe era al secondo piano dell’edificio e il rosso aveva macchiato a gocce il terreno giallo sabbia in direzione della ragazza: «Yui, allungami l’altra mano». Izana inquadrò le ferite bloccando l’ordine: «No, ha il braccio ferito, Kioichi non lasciare la presa al quadro della finestra e cerca di resistere». Si guardò intorno preso dal panico, poteva solo aspettare che i due ragazzi lo raggiungessero: «Eccolo!» Fece segno indicando la ragazza per mettere il materasso in direzione del corpo appeso e tremante: «Più indietro, qui va bene». Se Yui avesse lasciato la presa avrebbe sbattuto la testa contro il muretto che si interrompeva ma neanche lanciarsi sul materassino era consigliabile, i pezzi di vetro avevano lesionato il braccio ed erano ancora lì, la gamba stava perdendo sangue e Kioichi non era da meno. Izana salì sul materasso allungando le braccia facendo un cenno al ragazzo di sopra: «Yui adesso ascoltami, ci sei?». Alzò lo sguardo senza parlare, guardando di sotto Izana pronto a prenderla: «Devi darti una spinta contro il muro, Izana ti prenderà». Strinse la presa spaventata, non riusciva a muovere il braccio destro infortunato e la gamba le stava pesando come se legata ad un’ancora: «Yui, andrà tutto bene, i soccorsi saranno subito qui, ma non potranno aiutarti se resti lì, stai perdendo molto sangue e Kioichi non potrà tenerti su abbastanza a lungo, sei un leone, no?». Sussultò alla domanda di incoraggiamento: «Spingiti contro il muro con la gamba non ferita, ti prenderò io». Yui strinse i denti piegando entrambe le gambe per farsi da appoggio contro il muro: «Vai». Accennò ad un si spingendosi verso il materassino, Kioichi lasciò la presa ad occhi tremanti, Izana accolse il corpo femminile con presa salta evitando che il braccio si lesionasse oltre lasciandosi cadere sul materasso alle sue spalle: «Santo cielo!».

 I due uomini appena scesi dall’ambulanza avevano visto il lancio ed erano accorsi presi dal panico, Izana sospirò rilassato, Yui cercò di alzarsi e di allontanarsi ma il ragazzo la trattene seduta su di sé, bloccandole il viso e il corpo con la fermezza del proprio: «Non muoverti». L’uomo corse subito a controllare le sue condizioni: «Come si chiama?». Izana la lasciò sedersi sul materassino senza allontanarsi dall’abbraccio: «Yui». L’uomo cercò la sua reazione: «Yui, riesci a sentirmi?». La ragazza accennò ad un si sussultando quando un secondo le sfiorò il braccio ferito: «Non aver paura, adesso faremo una veloce radiografia per valutare i danni, poi dovremo estrarre i pezzi di vetro, riesci a resistere?». Accennò ad un si stringendo i denti: «Mandate qualcuno anche di sopra, c’è un altro ferito, voi due, fate loro strada». I due ragazzi chiamati in causa aprirono la strada ad altri due paramedici, Yui era in stato di tras appoggiata al ragazzo, prendeva profondi respiri per calmarsi e tornare lucida: «Ho fatto, non ci sono lesioni gravi, bisogna solo fermare il sangue e purificare le ferite». L’uomo accennò ad un si osservando la gamba ferita: «Bene, Yui, riesci a muovere il collo? Ti gira la testa?». La ragazza leccò le labbra per ritrovare la parola: «Riesco a muovere il collo, non mi gira la testa, ma mi sento debole». Izana le strinse la mano quando si accorse che si preparavano ad estrarre il vetro: «Yui stanno per estrarre il vetro, non aver paura di stringere la mia mano o di piangere se ti facesse male». Accennò ad un si nascondendosi nel suo petto preparandosi al dolore, con attenzione i due uomini estrassero i pezzi di vetro che avevano lacerato la carne, ottenendo solo qualche sussulto e qualche gemito, quando anche l’ultimo non fu più pericoloso passarono a purificarla con i giusti metodi, Yui strinse i denti alle lacrime che scendevano contro sua volontà mentre Izana le stringeva saldamente la mano per farle da supporto: «Abbiamo quasi finito». L’uomo tornò a guardarla, preoccupato al viso impallidito e alla stanchezza troppo evidente: «È anemica per caso?». Izana si sorprese alla domanda, non aveva quella risposta ma forse sapeva perché l’aveva posta: «Non mangia da tre giorni». L’uomo sussultò preoccupato: «Tre giorni? Qualcuno le vada a prendere da bere subito, perché mai non mangia da tre giorni?!» Izana la strinse quasi in colpa: «Una forma di ribellione giovanile». L’uomo sospirò prendendo i succhi che uno dei ragazzi gli aveva portato: «Tieni». Izana la sollevò attirando la sua attenzione: «Su, non fare storie».

Yui si arrese reggendo da sé la scatola, la scarica di zuccheri le ridiede un po’ di energia, con uno sguardo ne chiese un altro che non tardò ad arrivare, mentre l’uomo le fasciava la gamba e l’altro aspettava che la crema applicata facesse il suo effetto riparatore: «La gamba è apposto, il pantalone le ha fatto da protezione, il braccio non conviene muoverlo per qualche giorno, tra un paio di giorni venite in ospedale per una visita di controllo, anche prima se dovesse sentirsi male, deve recuperare con del cibo…». Izana lo fermò con un gesto: «C’è suo fratello di sopra, è opportuno parlare con lui di queste cose, si saranno spostati in infermeria». L’uomo sospirò prendendo le bende per fasciare il braccio ferito: «Saliamo in infermeria, Yui non ti sforzare se non riesci, sei troppo debole». Yui rimase immobile ma cosciente: «Kioichi, voglio andare da Kioichi». Izana attese che il braccio fosse fasciato e che l’uomo lo posasse sulla fascia che passava dietro al collo per reggerlo. Le strinse la vita prendendo con l’altra mano le gambe: «Non c’è…». Bloccò il lamento sul nascere: «È necessario invece». La strinse per assicurarsi di averla presa bene e avanzò assieme ai due uomini, raggiunsero l’infermeria, Kioichi aveva il braccio fasciato come il suo, ma balzò in piedi contro ogni misura di sicurezza quando Izana entrò con Yui in braccio: «Stai bene?». Le accarezzò il viso per assicurarsi che fosse indenne e riuscire a rilassarsi: «Ho avuto paura…». Sussultò voltando lo sguardo e stringendo gli occhi per non scoppiare a piangere: «Tu come stai?» Kioichi mostrò al ragazzo il braccio con un sospiro: «Solo qualche graffio, lei?». Izana indicò con lo sguardo l’uomo che aspettava le presentazioni: «È il fratello di Yui, spiegate tutto a lui, quando avrà fatto vi accompagnerò personalmente a casa, non avrete bisogno neanche di giustificarlo, ci penso io». Yui prese respiro guardando Kioichi: «Voglio tornare a casa». Kioichi sospirò arrendendosi, dopo una cosa del genere aveva anche lui bisogno di calmarsi: «Ti aspettiamo qui». Izana accennò ad un si appoggiando Yui sul letto già semi addormentata: «Torno tra un po’».

Uscì dalla stanza preso dall’ira improvvisa dopo la preoccupazione, tornò in classe dove stavano tranquillamente parlando tra loro: «Si può sapere cosa vi è passato per la testa?!». Prese posto al centro di tutta l’attenzione della classe: «Così impara». Izana lo fulminò con lo sguardo più annuvolato del cielo: «È questo quello che hai da dire? Una persona è caduta dalla finestra, è tutto quel che hai da dire?!» Matsumoto alzò le spalle deviando lo sguardo: «Poteva restarsene nella sua classe o andarsene dalla scuola». Izana arricciò le sopracciglia, il primo caso risolto da Yui tornò alla memoria, doveva far capire a quei ragazzi quanto fosse grave quell’azione di non curanza. Afferrò il suo polso con sguardo oscurato spingendolo di forza contro la parete, vicino alla finestra in frantumi. Matsumoto strinse la spalla sbattuta con sorpresa e spavento: «Guarda, guarda dove sei, i pezzi del vetro frantumato!». Lo avvicinò al pericolo indicando il piano di sotto dove c’era ancora il materasso: «Lo vedi?  Il muro è tinto di rosso, il terreno è sporco di sangue, è stata una fortuna che Kioichi sia riuscito a prenderla, poteva farsi male, poteva anche rimetterci la vita, era questo che volevi insegnargli? Questo volevi fare? Perdere la vita?!». Matsumoto sussultò tirandosi indietro, stringendo la mano che l’aveva violentemente afferrata e che scherzosamente l’aveva lasciata andare verso un grande pericolo: «In fondo lo meritava quella ragazza…». Il commento spostò la sua attenzione dal ragazzo colpevole alla ragazza corsa in suo aiuto, il movimento fu così veloce da spaventarla: «E cosa ti fa pensare che anche tu, non meriteresti di cadere da una finestra e farti male?!» Asako sussultò tirandosi indietro dall’accusa: «Però lei…». Izana la avvicinò minaccioso tornando al centro: «Non ci sono scuse per quel che è successo, Asako! Un giorno potresti esserci tu, appesa lì fuori, sarà forse un’altra persona a dire che lo meriti, che meriti di penzolare nel vuoto incerta del domani, dirai ancora che lo meritava?!».

All’esempio espresso con tanta rabbia, le gambe tremarono al pensiero di ritrovarsi al suo posto, cedettero costringendola a tornare seduta a sguardo basso: «Così farà attenzione la prossima volta». Izana accennò una risata delusa prendendo posizione: «Il punto è questo, non deve esserci una prossima volta, tutta la classe Kioichi escluso, passerà le prossime due settimane privata della possibilità di uscire o di ricevere visite durante la pausa pranzo per riflettere su quel che è successo». Matsumoto accennò una risata non prendendo sul serio il provvedimento, quel ghigno irritò Izana: «E per quelle due settimane, ogni attività extrascolastica sarà sospesa per passare il tempo pomeridiano in punizione». Quel provvedimento destò l’attenzione e le critiche di tutti: «Tra meno di un mese c’è il festival sportivo, e ci sono due settimane di vacanze prima, se non ci alleniamo non potremo partecipare alle competizioni, e arriveremo impreparati al  festival della cultura!». Izana rimase irremovibile: «E così sia, quest’anno la nostra classe non vi prenderà parte, non posso permettere a degli studenti che credono giusto far cadere un’altra studentessa da una finestra, senza alzare un solo dito per soccorrerla, prendano parte ai divertimenti scolastici». Il silenzio li lasciò tutti perplessi e preoccupati di quella decisione: «Concordo». La voce scura e altrettanto profondamente arrabbiata irrigidì tutti: «Preside». L’uomo avanzò al fianco di Izana guardando tutta la classe sbiancata al provvedimento accettato: «Quello che è successo è stato certo un incidente, ma è inaccettabile che un’intera classe pensi che sia stato giusto ed abbia ignorato totalmente chi aveva bisogno d’aiuto, rifletterete a fondo su quel che è successo, Kioichi e Izana sono esclusi». Izana lo bloccò, sorprendendo l’uomo: «Signore, vorrei che includesse anche me nel provvedimento, avrei dovuto fermarli prima, come Presidente del Consiglio avrei dovuto assicurarmi che il mio segretario non corresse rischi, per le dicerie che girano nella scuola, Kioichi è l’unico che non la merita».

Il preside sospirò indeciso se privarsi della sua personalità all’interno del Consiglio per due intere settimane, ma Izana aveva deciso da sé: «Come vuoi, il provvedimento sarà applicato da lunedì, la finestra sarà riparata in questo fine settimana, per oggi le vostre lezioni e le vostre attività extrascolastiche sono sospese, andate a casa». Lasciò la stanza avvolto nel totale silenzio, Izana non si vide tollerante verso gli sguardi che lo supplicavano di ripensarci. Kioichi era seduto sulla sedia a guardare il vuoto: «Non hai una bella faccia, com’è andata?». Izana alzò le sopracciglia sospirando dolorante: «Peggio di quanto avevo previsto, la classe me compreso resterà in punizione per due settimane, saranno proibite le visite nella pausa e le uscite e ovviamente anche le attività pomeridiane, tu hai piena libertà». Kioichi rimase sorpreso dal permesso unico per lui: «Perché sei incluso anche tu?». Izana sorrise tristemente osservando Yui dormire: «Il motivo della sua rabbia è stata una discussione con me, in questi tre giorni non ci siamo rivolti parola, quando hai detto che si rifiutava di mangiare non ho potuto ignorare la cosa, le ho chiesto io di venire in classe per rassicurarti, avrei dovuto fare attenzione, sapevo bene in che situazione fosse ma ho reagito troppo tardi, se lo avessi fatto prima o se mi fossi avvicinato per risolvere la cosa non sarebbe successo, ti devo le mie scuse». Kioichi accennò appena un sorriso: «E io ti devo ringraziare, eri già lì sotto per evitare che si facesse male e l’hai rassicurata in mia assenza, non darti più colpe di quante siano necessarie, il medico mi ha dato un permesso di assenza per una settimana, per entrambi, ce la farà il Consiglio a gestire la scuola senza di te e senza Yui?». Izana sospirò avvicinandosi alla porta: «Aspetta ancora un po’, chiamo l’autista e vi accompagno». Kioichi accennò ad un si restando in silenzio, Izana riprese il cammino verso la stanza del club incontrando Zen a pochi passi in corsa verso di lui, si fermò di colpo piegandosi in avanti per riprendere fiato: «Yui…ho sentito…è vero….sta bene?». Izana lo rassicurò accennando ad un si: «Per fortuna non sono lesioni gravi, adesso sta dormendo, li riaccompagnerò tra qualche minuto». Zen lo fermò prima che avanzasse verso la stanza: «E il provvedimento…perché vi siete incluso?». Izana alzò le spalle, ormai aveva già fatto il giro della scuola: «Era mio compito assicurarmi che non corresse rischi, non è facile avere a che fare con il Consiglio Studentesco, e lei non è di certo una persona facile, avranno un po’ di difficoltà senza di noi ma non posso fare altro». Zen si strinse nelle spalle facendo vagare lo sguardo da una parte all’altra: «Posso farlo io». Izana si bloccò di colpo sorpreso dall’affermazione: «Non sono bravo come voi, ne geniale come Yui, ma una mano in più può fare comodo in questa situazione, solo finché non tornerete». Izana lo guardò perplesso: «Perché vorresti? Hai rifiutato il ruolo». Zen si avvicinò per entrare al suo fianco: «Perché alcune volte siete fin troppo onesto».

Izana sorrise appena entrando e lasciandogli aperta la porta, prese il tablet sulla postazione di Yui porgendolo al ragazzo: «Ha davvero intenzione di sostituirla?». Izana negò sorridendo sicuro che ci fosse lì anche Zen: «Solo temporaneamente, finché non tornerà a scuola o finché non avremo trovato i colpevoli, dovrete lavorare senza di me per un po’». Haruka arricciò le sopracciglia non concorde: «Abbiamo sentito, non era necessario includervi». Izana sospirò spiegando il sorriso rassicurante: «Lo era, fare parte del Consiglio Studentesco non è una scusa o uno scudo, siamo studenti come tutti gli altri e se sbagliamo anche noi abbiamo le nostre colpe, Zen fammi un favore, controlla se nella classe 2F c’è un ragazzo che corrisponde alla descrizione che ha fatto Yui, trovi tutto qui, aggiornami se scoprite qualcosa». Lasciò la stanza con la chiara fiducia, più nel fratello che in chiunque altro in quella stanza, sapevano tutti quanto Zen fosse fidato per Izana. Bussò alla porta dell’infermeria facendo un cenno a Kioichi in attesa, si avvicinò alla ragazza per svegliarla ma Izana lo fermò prendendola in braccio: «Andiamo». Kioichi rimase sorpreso seguendolo nella macchina nera in loro attesa, diede istruzioni su dove fosse l’abitazione e attesero di arrivare, Izana appoggiò la ragazza sul divano rifiutando di trattenersi con i due ragazzi. 

 
*

Come aveva detto la pausa pranzo di quella settimana fu silenziosa e attanagliante come l’intero pomeriggio controllati dai professori, Izana non si sottrasse, pur avendone l’autorità. Impegnò il tempo con la lettura evitando di intrattenere conversazioni con gli altri studenti. Kioichi appoggiò la borsa con un sospiro sul banco: «Pensavo che saresti tornato la settimana prossima». Kioichi sorrise sedendosi: «Sono rimasto il necessario per assicurarmi che Yui si riprendesse, abbiamo fatto la visita in ospedale e per fortuna non ci sono complicazioni, adesso può muovere il braccio ma le hanno consigliato di non fare sforzi ancora per un po’, dopo mi ha chiesto di tornare a scuola per non perdere troppe lezioni, si sfogherà quando non sarò nei paraggi». Izana tornò alla sua lettura, tutta la faccenda delle divise femminili e delle palline di tennis li stava mettendo in difficoltà.

Zen sospirò l’ennesima volta rifiutandosi di rileggere ancora le informazioni che ormai conosceva a memoria: «Ecco perché non ho accettato il ruolo, è stancante». Chiuse gli occhi accasciandosi sul tavolo, si era tenuto in contatto con Yui tramite messaggi e Shirayuki era andata in panico quando l’aveva saputo, mentre vagava nei suoi pensieri tornò alla mente un particolare: «Luisa le divise si possono facilmente tagliare con un qualsiasi oggetto?» La ragazza ci pensò osservando la giacca del completo femminile: «Sono fatte di stoffa di ottima qualità, non credo sia così facile tagliarle, se non con delle forbici specifiche». Zen sfogliò il rapporto cercando un particolare: «C’è un club di cucito tra le attività della scuola, voglio la lista del loro magazzino». Luisa trovò i dati in pochi minuti, li mandò in stampa lasciandoli a Zen: «Immaginavo, andiamo da loro».

Si alzò per primo uscendo dalla stanza per bussare a quella del club in piena attività: «Perdonate il disturbo, devo farvi qualche domanda, posso?». La ragazza sistemò gli occhiali lasciando i fili: «Certo, Zen-sama siamo a vostra disposizione». Zen accennò un lieve sorriso entrando con Luisa al suo fianco: «Per caso è sparito qualcosa da questa stanza? Cerchiamo delle forbiti per tessuti». La ragazza si alzò incerta: «Le abbiamo, vero, ma siamo sono l’ago e filo, sono custodite in un cassetto qui nella stanza». Zen sospirò guardando la stanza: «Potete mostrarcele?». La ragazza alzò le spalle arresa: «Sono in questo cassetto, ho personalmente il conto di tutto quel che c’è in questa stanza, cucire non è facile e si ha bisogno di sapere cosa si ha e cosa no, ci sono tre forbici di tre diverse grandezze». Aprì il cassetto uscendo due paia di forbici agitandosi quando la terza non concluse il conto: «Ragazze qualcuna di voi ha preso le forbici medie per il tessuto?». Le due ragazze sedute accennarono ad un no perplesse, Zen sorrise aveva trovato un'altra strada al vicolo cieco dove si erano fermati: «Solo voi avete accesso a questa stanza?». La presidente accennò ad un si preoccupata: «Si solo i membri, non lasciamo mai la stanza aperta e incustodita, rimane sempre qualcuno dentro e anche se vengono a trovarci altre ragazze non le lasciamo da sole, siamo molto prudenti». Zen captò lo sguardo deviato di una delle due ragazze che aveva lasciato il lavoro in sospeso, con un gesto rassicurante invitò la presidente a farsi da parte: «Se c’è qualcosa che vuoi dire questo è il momento adatto, non finirai nei guai, ma è meglio dirlo adesso che ci sono io, il Consiglio ci arriverà comunque». La ragazza prese un profondo respiro, irrigidendo le spalle ed evitando il contatto visivo con la presidente: «Un po’ di tempo fa mi sono trattenuta per finire di cucire e una mia amica è venuta per portarmi gli appunti del giorno precedente, ho pensato di ringraziarla con una bibita e sono uscita a comprarla, è rimasta da sola pochi minuti, non avevo idea che potesse prendere qualcosa, quando sono tornata stava osservando il mio lavoro, non mi ha dato l’impressione di aver rubato qualcosa, mi dispiace tanto, non avrei dovuto come da regola ma non era mia intenzione». Zen prese appunti: «Come si chiama?». Allo sguardo della presidente arrabbiata si arrese: «Inoue Kiyo, della 3C». Zen le sorrise rassicurandola: «Grazie, sei stata di aiuto, se doveste trovare quelle forbici avvisatemi». La presidente accennò ad un si interrompendo tutti i lavori: «Controlleremo subito che sia tutto in ordine».

Chiusero la porta riprendendo le ricerche ma la ragazza non era presente quel giorno: «Dovremo aspettare l’inizio della prossima settimana». Salutò tutti gli altri bussando al club di economia, dove Kioichi aveva appena finito di ripulire: «Sembra deliziosa». Sorrise mettendo il dolce in una scatola da asporto: «Non ho bisogno di dirti per chi sia, come va la carica da sostituto del re?». Zen scoppiò a ridere all’allusione alzando le spalle stanco: «Un'altra settimana così e diventerò paranoico, Kioichi posso venire a trovare Yui domani?». La richiesta lo sorprese: «Le farà piacere passare un po’ di tempo con degli amici, venite anche in gruppo se gli altri possono». Zen sorrise, aveva dato il permesso a tutti senza che dovesse chiederlo: «Shirayuki, Mitsuide e Kiki, allora verremo domani pomeriggio». Kioichi sorrise salutandolo: «Vi aspetto».

Chiuse la porta della grande villa con un sospiro stanco, voleva fare solo un bagno e andare a dormire: «Trovato qualcosa?». Quella domanda arrivò puntuale come tutti i giorni di quella settimana, Izana fremeva dalla voglia di tornare ai suoi compiti e sperava ogni volta, che Zen gli portasse buone notizie: «Forse, è sparito un paio di forbici da tessuto dal club di cucito, e sappiamo chi potrebbe averle prese, ma non sono state trovate, lunedì parleremo con lei, domani invece passiamo da Yui, continua a lamentarsi che si annoia da sola a casa, ho parlato con Kioichi e ci aspettano domani pomeriggio, anche Shirayuki vuole incontrarla per sapere come sta». Izana rimase visibilmente sorpreso: «Yui e Shirayuki si conoscono?». Zen accennò una risata al legame che subito le aveva unite, avanzando verso il corridoio dopo aver lasciato il cappotto al maggiordomo: «E vanno anche molto d’accordo».

 
*

Il giorno a seguire, Izana riprese fiato dopo la corsa che ogni fine settimana si concedeva di prima mattina, se il tempo prometteva di non fare danni, asciugò il sudore pensando alla proposta sottointesa, rientrò a metà mattinata per cambiarsi: «Vi accompagno». Sorprese Zen mentre stava uscendo per raggiungere il resto del gruppo.

Trovare Izana ad aspettare davanti all’abitazione accanto a Zen sorprese i tre appena arrivati, Shirayuki chinò prontamente il capo trasformando il sorriso felice in uno di decisione, anche gli altri due si inchinarono senza riuscire a rilassare le spalle: «Entriamo». Attesero dopo aver suonato, Kioichi sorrise lasciandoli entrare tutti: «Ben arrivati, venite ho preparato un po’ di tè per tutti». Shirayuki strinse le mani al petto inchinandosi di nuovo: «È il nostro primo incontro Kioichi-san, io sono Shirayuki». Kioichi negò con la mano sorridendole: «Niente onorifico, solo Kioichi, Yui mi ha descritto tutti voi a perfezione quindi è come se vi conoscessi». Zen accennò una risata stupito: «Lei dov’è?». Kioichi sospirò indicando il salotto che precedeva la cucina divisa solo dal bancone: «Ho perso di nuovo». Yui era seduta davanti al grande schermo a guardare la scritta “gamer over” sulla tv con un joystick in mano: «Yui stai giocando dall’ora di pranzo, abbiamo ospiti». Balzò in piedi irrigidendosi di colpo: «Ospiti?!». Sgranò gli occhi quando trovò tutto il gruppo a guardarla: «Non potevi avvisarmi prima?» Kioichi arricciò le sopracciglia all’accusa: «Ti ho detto questa mattina che sarebbero venuti». Yui dimezzò la distanza che li separava arrabbiata: «Lo sai che non devi dirmi cose importanti appena mi sveglio, è la fase rem, la realtà si confonde con i sogni e poi svanisce perché è a breve termine, non devi…». Kioichi le colpì la fronte con l’indice e il medio facendola indietreggiare: «Questa fase rem non dura tre ore». Yui sospirò arresa, pettino i capelli con la mano, erano legati in una coda alta, era vestita comoda e dall’atteggiamento più rilassato di quello che aveva in ambiente scolastico: «Scusate se mi presento così, benvenu…» Si sporse ad osservare Izana infondo al gruppo, ad occhi sbarrati: «Non mi aspettavo di avere ospite anche il grande Principe». Izana ignorò il commento sarcastico prendendo posto dove Kioichi aveva preparato: «Come va il braccio?».

Yui invitò gli amici a sedersi prendendo posto accanto ad Kioichi: «Le ferite devono solo rimarginarsi, il dolore è quasi del tutto sparito». Shirayuki si strinse nelle spalle incerta, Zen sorrise facendole coraggio: «Yui, ecco…questo è per te!» Allungò sul tavolo un barattolo di vetro tondo e schiacciato, non c’erano etichette o marche sopra ma sembrava una crema: «Cos’è?». Shirayuki giocherellò con le punte dei capelli: «Quando ho sentito che ti eri ferita, non sono riuscita a pensare ad altro, è un unguento alle erbe, aiuterà le ferite a rimarginarsi ed eviterà che lascino cicatrici, volevo dartelo prima ma la settimana è stata impegnativa». Yui avvicinò il barattolo sorpresa svitò il tappo osservando la crema: «L’hai fatta tu?». Shirayuki alzò il viso arrossato: «Mia nonna era un erborista mi ha insegnato molto sulle erbe e sui loro rimedi naturali, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere». Yui sorrise commossa porgendole la fetta di torta che Kioichi aveva distribuito: «Grazie infinite del pensiero, tieni». Kioichi sbiancò senza parole quando vide il gesto, ma sorrise fiducioso. Shirayuki tentò di negare l’offerta ma Kioichi poggiò prontamente un altro piatto alla sorella minore: «Lunedì torno a scuola». Il commento bloccò tutti: «Ti era stato detto di riposare per due settimane». Yui sorrise al Presidente del Consiglio: «È vero, ma tecnicamente la seconda settimana serve più per affrontare psicologicamente il ritorno, io non ne ho bisogno, il braccio non fa più male e anche se mi sono spaventata all’inizio ora sto bene, voglio tornare a scuola, ci sono novità sul caso delle palline e delle divise?». Zen sospirò al primo pensiero che aveva espresso: «Ne parleremo quando sarai tornata a scuola». Yui sussultò bloccata da Izana che li allontanò dalla conversazione scolastica per assicurarsi che la ragazza stesse bene, si alzò subito dopo ringraziando Kioichi per l’ospitalità e uscendo lasciando i soli amici a scambiarsi gossip ed opinioni.

Quella visita le aveva fatto molto piacere e stava guardando l’unguento che Shirayuki aveva preparato per lei: «Ha un cuore d’oro». Con attenzione lo spalmò sulle ferite fasciandole di nuovo non troppo strette e assicurandosi di dormire sul lato opposto del braccio.

 
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La domenica del fine settimana passò con trepidanza per il ritorno a scuola, un ritorno che fece sbiancare tutti tranne Zen a conoscenza: «Bentornata». Prese posto appoggiando la borsa accanto al banco: «Yui, ti senti bene?». La sua voce fu sovrastata da quella degli altri studenti, in parte preoccupati e in parte ammirati per la sua presenza prima del tempo, tranquillizzò tutti scherzandoci su: «È vero quel che hanno detto?». Zen accennò ad un si approfittando del cambio dell’ora: «L’intera classe è in isolamento da una settimana ormai, tutti tranne Kioichi, mio fratello è stato molto severo».

La pesantezza della settimana passata era pressante su tutti gli studenti che vedevano Kioichi uscire e rientrare come gli era stato permesso: «Adesso basta, non ce la faccio a passare un’altra settimana così». Matsumoto si voltò irritato verso Izana, preso dalla sua lettura: «C’è un modo per finirla qui?». Izana sospirò, anche lui voleva tornare al Consiglio e a muoversi liberamente durante la pausa pranzo: «Potreste iniziare scusandovi con Yui, è appena tornata a scuola». Matsumoto strinse i pugni arreso: «Va bene, allora». Izana rimase sorpreso dal cedimento, era uno dei ragazzi più testardi della classe, ottenere le sue scuse era un trionfo: «Kioichi».

Yui si strinse nelle spalle alla lettura, non sarebbe stata a suo agio in quella classe confinata anche per la sua testardaggine. Alla pausa pranzo si fermò davanti alla porta stringendo il petto per farsi coraggio, bussò alla porta e il professore incaricato la guardò in attesa, Kioichi si alzò facendole segno di entrare: «Potremmo parlare da un’altra parte?». Kioichi negò portandola al centro della classe davanti a tutti gli studenti, Matsumoto alzò la voce per mettere fine a quella condanna: «In piedi». Tutti compresi Izana si alzarono all’ordine, Matsumoto chinò il capo seguito da tutti gli altri: «Hai le nostre scuse, siamo dispiaciuti». Yui sussultò indietreggiando perplessa, indicò sé stessa guardando Kioichi soddisfatto: «Mi dispiace averti messo in pericolo, non capiterà di nuovo». Matsumoto guardò la ragazza al suo fianco altrettanto arresa: «Nessuno merita di cadere da una finestra, non importa quale sia stato il suo comportamento, ci auguriamo che accetterai le nostre scuse». Yui rilassò le spalle con un lieve sorriso, attese che tutti alzassero lo sguardo per capire la sua reazione, quando anche lei chinò il capo davanti a loro facendo mancare il fiato a tutti e riuscendo a scuotere anche Izana: «Sono anche io dispiaciuta, involontariamente vi ho provocati e non ho reagito da persona matura, accetterò le vostre scuse ma voi accettate le mie». Izana sorrise rilassato quando si trovò al centro degli sguardi che chiedevano la libertà: «Con effetto immediato, il provvedimento ha termine». Scattarono tutti per uscire dalla classe e godersi il tempo restante: «Devo farti anche le mie personali scuse». Yui si voltò verso di lui con un sopracciglio alzato: «Le tue mi sembrano d’obbligo». Izana trattenne l’irritazione: «Zen ha trovato qualcosa riguardo al caso, questo pomeriggio parleremo la ragazza sospettata, immagino tu voglia esserci». Yui accennò ad un si voltandogli le spalle per andare via, Kioichi sospirò divertito dal suo comportamento irritante.

Nel pomeriggio Zen stava aspettando Izana e Yui per fare delle domande alla ragazza seduta a sguardo basso e colpevole: «Hai preso tu le forbici dal club?». I capelli biondi scendevano lunghi oltre la schiena, gli occhi castani erano accompagnati da un piccolo neo vicino l’occhio: «Si, ho preso io le forbici, sono stata io a tagliare le divise». Era una confessione ma forse fin troppo facile: «Perché lo hai fatto?».  Kiyo deviò lo sguardo: «Perché le divise scolastiche sono scomode, pensavo che spaventando le ragazze, avrebbero fatto qualcosa per cambiarle». Izana la guardò perplesso, poteva essere quello l’unico motivo?: «È la divisa che rappresenta la scuola, per cambiarla ci vuole tempo, a cosa servivano le palline da tennis?». Kiyo si strinse nelle spalle: «A deviare l’attenzione di tutti». Izana avanzò sedendosi accanto a Zen: «Hai duplicato tu la chiave?». Kiyo accennò ad un si senza temere: «È stato facile, mi è bastato un attimo imprimere l’impronta sul timbro e rimetterla a posto». Yui arricciò lo sguardo come se la stesse scrutando, come se cercasse di leggere i suoi pensieri o quello che c’era oltre le parole: «Dove hai comprato il timbro?». Dopo aver lasciato ai due fratelli il compito di fare domande ne pose solo una, la ragazza alzò lo sguardo confusa sulla domanda che apparentemente sembra scontata, Yui sospirò aprendo la porta per uscire: «Abbiamo finito». Izana si alzò per primo lasciandola a Zen: «Yui!» La fermò perplesso chiedendo spiegazioni: «Non è lei, un timbro a pressione non può essere comprato in una semplice cartolibreria, quando gliel’ho chiesto ha pensato che fosse scontato, pensa che il timbro sia reperibile facilmente come quello ad inchiostro, credo che lei abbia solo tagliato le divise, ha un fisico troppo debole per spostare un oggetto come quello, ha ammesso le sue colpe ma sembra estremamente preoccupata, ci deve essere altro sotto, indago sul perché trova le divise così scomode da farle a pezzi, nel regolamento testimone presente viene specificata la divisa da indossare nei due periodi, ma non si nega di mettere qualcosa di più pesante sotto o di portarsi una felpa in più, l’importante è avere la divisa, deve esserci altro».

 
*

Yui era nella sala del Consiglio ad aspettare e a riflettere: «Un timbro come quello può essere preso solo in ferramenta, quella più vicina è a quattro isolati dalla stazione ma non è detto che ci sia andata di persona, uno studente che chiede un timbro a pressione desta sospetti, a meno che…». Izana si sedette seguendo il ragionamento: «Cosa?». Yui sussultò alla presenza improvvisa: «Izana, hai da fare dopo?». Prese il cappotto alla negazione, trascinandolo verso l’uscita: «C’è una cosa che dobbiamo controllare». Raggiunsero in fretta la ferramenta di cui avevano parlato attirando l’attenzione del proprietario: «Posso aiutarvi?» Yui sorrise appoggiandosi al bancone: «Dobbiamo portare a termine un progetto scolastico, ci stavamo chiedendo se lei fosse disposto a farci da tester». L’uomo raddrizzò le spalle incuriosito: «Di cosa si tratta?». Yui prese il cellulare pronta a filmare: «Su come duplicare una chiave, pensiamo sia un argomento nuovo da affrontare». L’uomo accennò una risata fermandola subito: «Siete stati battuti sul tempo, ho già fatto questa dimostrazione, ho usato una chiave della ragazza e un timbro a pressione, ho duplicato la chiave della casa e gliel’ho lasciata per metà del prezzo a cui di solito la faccio». Yui sorrise illuminata da una strana luce: «È stato anche ripreso?». L’uomo accennò ad un si indicando il cellulare messo via: «Con una piccola video camera e non con un cellulare». Yui fece finta di rattristarsi: «La ringrazio comunque per la disponibilità, torneremo se avremo altre idee». L’uomo la salutò tornando al suo lavoro, Izana guardò l’orario fermandola: «Controlliamo anche un’altra cosa». Deviò dalla scuola raggiungendo uno dei quartieri vicini, accostò la bicicletta al muro leggendo l’indirizzo sul cellulare: «Ci siamo». Il cognome riportò Yui alla ragazza trattenuta da Zen, suonarono il campanello e attesero di essere accolti, una donna di per se simile alla figlia cercò di capire perché fossero lì: «Signora deve scusarci, ma dovremmo parlare un attimo di Kiyo». Ormai avevano capito tutto, sul perché, sul come e sul chi, dovevano solo tendere una trappola al colpevole. Yui era troppo concentrata sul piano, per salutare Izana alla fermata della metro, passò tutta la restante serata a riflettere per ricucire tutto il caso e trovare la soluzione migliore per agire.
 
*

Il giorno successivo, come da sua richiesta, Izana stava aspettando davanti alla porta del Consiglio: «Devo preoccuparmi della tua idea?». Yui sorrise divertita, porgendogli un foglio: «Annuncialo prima che le lezioni comincino, se andrà tutto secondo i piani, chiuderemo il caso nella pausa pranzo». Attese l’orario di lezione prima di annunciare il comunicato: «Qui è il Presidente del Consiglio che parla, sono lieto di annunciare che è stato identificato il colpevole che nelle settimane scorse ha causato l’incidente con lo spara palline ed ha danneggiato le divise femminili. In quanto alla copia della chiave, confermo la storia, chiunque abbia delle informazioni utili per ritrovarla, il Consiglio sarà pronto ad una ricompensa». 

Attesero la pausa pranzo e quando la porta si aprì, Yui sorrise vittoriosa: «Il mistero è stato risolto». La ragazza sussultò alla voce improvvisa, Izana chiuse la porta impedendole di scappare. Yui era seduta su uno dei banchi nell’aula: «Sei stata fortunata all’inizio, noi abbiamo pensato che la copia fosse stata fatta autonomamente, ma invece a farla è stato un professionista, questo ti ha tradita Ana». La presidente indietreggiò all’angolo: «Cos’è questo?». Yui sorrise divertita: «Sei tu il colpevole di tutto». Ana accennò una risata negando: «Ho solo riportato delle notizie, non è un crimine Segretario, avete già il vostro colpevole, sono venuta solo a prendere un blocco per scrivere». Yui sospirò delusa da tutta quella falsa: «È vero, ma Kiyo ha dato per scontato che un timbro a cuscinetto fosse reperibile in cartolibreria come uno ad inchiostro, potrà aver tagliato le divise, ma ad organizzare il piano, sei stata tu». Ana accennò ad un no decisa a non parlare: «Non hai prove, è un accusa pesante la tua». Yui sollevò la chiave mostrandogliela con la rabbia nello sguardo: «Non era difficile per una come te, sapere quando poterla prendere». La ragazza spalancò il cassetto sorprendendosi a vedere un’altra chiave al suo interno, Yui cliccò un pulsante e partì un video, ritraeva l’uomo intento a spiegare i passaggi e a consegnare loro una chiave duplicata: «Ecco, la prova più lampante, tutto per la banalità di un articolo, Ana, c’erano solo altre due persone che potevano sapere che la chiave era stata duplicata, tu e il tuo cameraman, che scoop hai creato, due super notizie, il nuovo segretario che fallisce nei suoi compiti, e una delle più belle ragazze della scuola con una dermatite imbarazzante, informazioni d’oro nelle mani di una giornalista». Ana strinse la mano al petto cercando una via di fuga per non ammettere la colpevolezza: «Non ho idea di cosa tu stia parlando». Izana sospirò intimandola ad arrendersi: «Sappiamo che conosci il problema di Kiyo dall’anno scorso e che lo hai usato per ricattarla in varie occasioni, è stato un comportamento deplorevole per una studentessa di questa scuola, creare false notizie, mettere in pericolo degli studenti e in imbarazzo delle ragazze, non sei degna di definirti una giornalista». Yui si alzò dal tavolo per avvicinarla ormai in trappola: «Dovrai risponderne al preside Ana».

Le due ragazze furono portate dal preside che non mancò di far loro un’intera ramanzina su come comportarsi e su cosa fosse davvero importante al di là di un semplice disturbo cutaneo a confronto delle ragazze messe a disagio, prese personalmente provvedimenti convocando i genitori di entrambe per il giorno seguente, lasciandoli poi andare in attesa del rapporto: «A domani». Izana accennò ad un si recuperando la borsa per chiudere la stanza e andare via, c’era ancora un dubbio che voleva chiarire e che quel caso aveva portato a galla.

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Capitolo 5
*** Preludio di Complicità ***


Il mattino seguente non si sorprese di trovare Yui già a lavoro, il viso contorto indeciso su come scrivere quel rapporto, da presentare al preside senza chiedergli aiuto, riuscì a strappargli un sorriso: «Non ce la farai a finirlo questa mattina, lascia stare, ci lavoriamo oggi pomeriggio». Yui sussultò arrendendosi alle parole casuali scritte senza un senso, recuperò la borsa uscendo dalla stanza: «Continui a ripetere che questa scuola è prestigiosa, ma c’è una cosa che continuo a chiedermi». Izana chiuse la porta prendendo il suo passo verso le aule: «Cosa?». Yui alzò lo sguardo al cielo elencando quel che aveva contato come prestigioso nella scuola: «La struttura è grande e ben tenuta, le attrezzature sono tutte di ottima qualità, anche il corpo insegnanti e ben preparato, e i club hanno spesso tutto quel che serve e anche più del necessario, anche la mensa non è da meno, i tavoli non sono affollati e ognuno sembra avere il suo posto, anche se molti preferiscono muoversi liberamente e consumare un pranzo in grado di muoversi con loro, quando ho portato il mio pranzo da casa sono rimasti tutti molto sorpresi, perciò mi chiedevo, con tutte queste comodità perché il Consiglio Studentesco, che è l’organo principale per gli studenti, si riunisce una stanza spoglia e molto normale?». Izana si sorprese alla domanda posta, aveva tenuto conto di tutto quello che aveva visto nell’ispezione di qualche tempo prima e non le diede torto per aver notato quel particolare: «Il Consiglio ha una sede formale per le riunioni, ma si trova dietro un piccolo sentiero che dal retro della scuola si incammina tra una serie di alberi, è prestigiosa come la definiresti, ma per volere del precedente Presidente abbiamo spostato la sede nella scuola, perché come pretendi di gestire i problemi interni alla scuola, se l’organo incaricato ad occuparsene è invece situato fuori?». Yui lo guardò sorpresa: «Non ha tutti i torti, è più logico che sia all’interno della scuola, quindi non andate mai?». Izana accennò ad un no: «Abbiamo spostato tutto nell’attuale stanza del Consiglio, probabilmente non è più entrato nessuno dopo che siamo andati via».

Yui alzò la mano come a chiedere il permesso per un’altra curiosità: «C’è un altro costrutto a pochi passi dalla scuola, molto più decadente e inquietante, cos’è?». Izana guardò l’esterno dalle finestre del corridoio: «In passato era usato per le lezioni di recupero, per gli studenti che erano carenti, una sorta di reclusione per punizione, ma abolita quando l’attuale preside fu messo a capo della scuola, da allora le cose vanno meglio, certo ci sono studenti più carenti ma al posto della reclusione, il preside ha messo a loro disposizione un tutorato, dove sono i professori stessi ad aiutarli qualora fosse necessario e le sollecitazioni non bastassero». Yui continuò a camminare soffermandosi a pensare a i pro e i contro della nuova politica: «Posso chiedere io, una cosa?». Si voltò verso il ragazzo fermatosi prima che il corridoio li indirizzasse verso le lezioni: «Ti sei alterata non poco quando ti ho accusata ingiustamente, è davvero così difficile affrontare una normale vita scolastica per te?». Yui deviò lo sguardo sorridendo tristemente: «Lo è, non è solo questione di addestramento, Izana per avere successo pensi che basti solo sapere?». La domanda lo lasciò perplesso: «Serve anche un po’ di talento, non in tutti i campi si può salire in alto solo con studio e pratica». Yui accennò ad un si stringendo la borsa alle spalle: «Io ho talento per quel genere di cose, amo le serie poliziesche, i film thriller, mi piacciono le sfide, sono sempre stata così fin da piccola, l’accademia non ha fatto che affinare il mio talento, e quando c’è qualcosa da fare, qualcosa di difficile, mi esalto, elaboro tutte le informazioni che ho in modo inconscio e comincio a pensare a come posso rimediare, queste capacità mi hanno sempre creato problemi, con le altre persone, con i miei cari, con gli amici, quando mi accorgo di cosa sono in grado di fare è troppo tardi, per rimediare a quello che non sempre puoi recuperare, qualcosa come l’amicizia, o la complicità, o la fiducia, ho tentato di non farmi coinvolgere in club troppo stimolanti per queste capacità, ma fanno parte di me, esistono anche quando non vorrei che ci fossero. Quando Kioichi mi ha proposto di provare ad entrare nel Consiglio, ero spaventata, preoccupata che sarei diventata ancora più brava e che presto sarebbe di nuovo diventato più complicato, tu però hai sfruttato queste mie capacità, hai avuto fiducia in quello che potevo e sapevo fare, perciò sentirmi accusata, mi è sembrato come un invito a smettere di fare quel che so fare». Izana sospirò avvicinandosi: «Ti avevo già detto che la tua formazione all’accademia per me era irrilevante, se sei brava e riesci a risolvere i problemi, quelle capacità vanno sfruttate, sei una buona risorsa per il Consiglio, ma hai ancora tanto da imparare».

La prima campanella del mattino disse loro che era tempo di dedicarsi allo studio: «Ci vediamo oggi pomeriggio». Yui lo lasciò proseguire appoggiandosi al muro con una strana sensazione di liberazione sul petto: «Questo è ingiusto, Presidente».
Quel pomeriggio era seduta a scrivere sul tablet, Izana le aveva dato qualche spunto ma aveva insistito che scrivesse da sé il rapporto più complicato di quello precedente. Dopo qualche ora stampò il rapporto lasciandolo al Presidente e deviando l’attenzione verso il sospiro di Amane: «Cosa c’è in programma?». Il ragazzo lasciò il lavoro per spiegarle nel dettaglio quello che stava chiedendo: «All’interno del ciclo scolastico esistono tre eventi importanti, il festival autunnale che si svolge ad ottobre, quello sportivo che avrà luogo a breve, il festival culturale che arriva a ridosso dell’estate, dopo gli esami di fine semestre ovviamente, manca circa un mese e i club si stanno già organizzando per cosa fare e stanno iniziando a proporre le loro idee». Yui sospirò stanca immaginando il problema: «Le solite case degli orrori, caffetteria, gare a premi e cose simili?». Amane accennò ad un si mostrandole le varie proposte: « Ho sentito anche di un premio School theatre, cos’è?». Amane gesticolò incerto su come spiegarlo, Izana si alzò allungandole il rapporto facendole segno di tornare a sedersi: «Durante i festival culturali si organizza uno spettacolo teatrale, da qualche anno questo premio permette alla scuola di essere rappresentata nelle altre regioni e anche all’estero per entrare a far parte di una serie di élite, scelte e giudicate da una commissione, la nostra scuola è arriva seconda entrambe le volte, tutti i club che partecipano allo spettacolo entrano a far parte del cast se la scuola viene scelta, giudicano molte cose oltre alla presenza scenica e alla rappresentazione, la scuola che è arrivata prima ha messo in scena due spettacoli davvero magnifici, tratti dalla letteratura inglese, a proposito di questo saresti perfetta per scrivere un racconto».

Yui sussultò a quello che non sembrava un complimento e ai fogli macchiati di rosso: «Ma non devi raccontare una storia quando scrivi un rapporto, il preside non ha tempo per lasciarsi prendere dall’enfasi deve solo essere messo al corrente di quel che è successo, usa frasi corte e dirette, evita le intuizioni geniali e scrivi solo quello che è successo, senza aggiungere altro». Yui riaprì il file non archiviato seguendo le indicazioni di Izana al suo fianco: «Cosa hanno deciso di rappresentare quest’anno?». Amane sorrise speranzoso nella scelta: «Conosci il film Yuor Name di Makoto Shinkai?». Yui alzò lo sguardo sorpresa al titolo: «Si, l’ho visto, è un film bellissimo, ogni volta che lo vedo riesce ad emozionarmi, metterlo in scena creando lo stesso effetto sarà difficile». Amane alzò le spalle, le cose erano più complicate di una semplice messa in scena: «Più che una rappresentazione vorrebbero farlo come un musical, oltre alla parte recitata vorrebbero adattare le canzoni e creare una coreografia che porti avanti la storia, è un progetto a grande livello di esecuzione, che se venisse ben giostrato ci varrebbe il primo posto». Izana rimase ad osservarla, si era illuminata di colpo e sembrava aver ripreso tutta la voglia di fare: «Se riesci a finire questo rapporto puoi accompagnare Amane a sistemare le cose con il comitato dei festival». Yui si voltò di colpo verso di lui come una lampadina: «Posso?». Izana accennò una risata alzandosi, fiducioso nell’entusiasmo: «Prima c’è il festival sportivo da organizzare e gli esami da passare». Yui sorrise battendo l’invio: «Nessun problema». Lasciò ad Izana il rapporto concluso prendendo la borsa per uscire: «A domani». Sospirò eccitata rientrando a casa: «Kioichi, vediamo Your Name?». Il maggiore mise in tavola la cena sorpreso: «Non lo conosci a memoria?». Yui negò prendendo posto: «Voglio vederlo sotto un’altra prospettiva, ti va?» Kioichi accennò ad un si accendendo la tv: «Come vuoi».

 
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Passate le lezioni del giorno successivo, era la prima seduta al suo posto nella stanza del Consiglio a riflettere: «Andava bene quello di ieri?». Izana accennò ad un si prendendo posto: «Migliorerai con il tempo, il preside ha deciso da se come agire, quindi noi possiamo passare ad altro». La porta si aprì e un ragazzo nuovo entrò con dei fogli in mano fermandosi davanti a lui: «Posso fare qualcosa per te?». Gli porse la richiesta per diventare segretario ignorando il posto già occupato, Izana lo rifiutò ma il giorno dopo era di nuovo lì, così quello successivo: «Ascolta abbiamo già occupato…». Si fermò al vibrare del cellulare appoggiato sulla cattedra, Yui non lo aveva perso di vista un attimo e si chiese perché guardasse in alto in quel momento, tornò ad abbassare lo sguardo quando Izana lasciò il cellulare, chinò il capo uscendo. Yui era rimasta perplessa ad osservarlo: «Hai intensione di restare a guardarmi tutto il giorno, segretario?». Yui abbassò lo sguardo tornando ai suoi compiti senza parlare, un gesto che fece irritare il presidente, la vena pulsante sulla tempia era ben visibile, grazie al sorriso divertito della ragazza.
 
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Il giorno successivo lo stava ancora guardando incuriosita, alzò lo sguardo all’orologio alle sue spalle spalancando gli occhi, si alzò sbloccando il suo cellulare, inviando un messaggio ad Izana dopo essersi posta davanti a lui, come aveva già fatto milioni di volte, lo prese per bloccarlo con una password, Yui alzò lo sguardo al riflesso e rimase affascinata a guardare in alto, Izana appoggiò di nuovo il cellulare al suo posto tornando al suo lavoro: «Non dici niente?». Continuò a scrivere e a leggere senza guardala: «Mi hai inviato un messaggio chiedendomi di non far caso a te, perciò come vuoi ti sto ignorando, ma se resti li ancora un po’ mi farai ombra, spostati». Yui arricciò le sopracciglia irritata, uscendo dalla stanza al sorriso vendicatorio del ragazzo. Prese una lattina alle macchinette notando, nel ritorno, quello stesso ragazzo che aspettava pazientemente nel corridoio, aprì la porta trovando solo Yuzo a fare il suo lavoro e comprese: «Izana?». Yuzo sistemò gli occhiali, infastidito dall’informalità che non aveva mai abbandonato: «Un problema in una classe, dovrebbe tornare tra un po’». Yui osservò la stanza trovando il famoso cellulare incustodito sulla cattedra, sorrise prendendo il posto di Izana, quando anche Yuzo lasciò la stanza vuota. Si chiese se fosse davvero così facile e quando, grazie alla password intravista, sbloccò il cellulare rimase sorpresa. Scattò un selfie con il suo cellulare assicurandosi che si vedesse anche quel che voleva si notasse, poi aprì lo store delle app scaricandone una e lasciandola visibile sulla schermata appena aperta, bloccò di nuovo il cellulare lasciandolo dove lo aveva trovato, prima di andare da Kioichi.

Kioichi era come sempre impegnato a preparare, circondato dalle matricole alle prime armi, affascinate dal suo modo di fare, non se la sentì di disturbarlo e girovagò per la scuola prima di rientrare nella stanza: «Kioichi lavora questa sera e credo che sarà bloccato al club ancora per un po’, vado a fare la spesa, a domani». Salutò tutti fermandosi accanto alla cattedra, Izana era estremamente tranquillo: «Cosa c’è?» Sorrise alzando le spalle: «L’ultimo numero è un uno». Chiuse la porta lasciandolo perplesso: «L’ultimo numero di cosa?». Tutti i membri alzarono le spalle incerti e tornarono a lavoro. Chiuse la porta del Consiglio restituendo la chiave alla scuola, prima di andare via e tornare a casa, quella settimana di punizione era stata stancante, si concesse un lungo e rilassante bagno prima di uscire sfregando i capelli lasciati liberi e gocciolanti sulle spalle, infilò la maglia assicurandosi di asciugarli bene, il cellulare lasciato sulla scrivania si illuminò attirando la sua attenzione. Lasciò l’asciugamano sulle spalle leggendo il nome di Yui con un sospiro, cercò di bloccare il telefono ma con sua sorpresa il dispositivo non accettò né il primo tentativo né il secondo: «Ma cosa…». La frase di quel pomeriggio suonò come una risposta alla sua domanda inconscia, con stupore digitò ogni numero sostituendo l’ultimo che conosceva con un uno, e il dispositivo si sbloccò lasciandolo basito, aprì il messaggio, era una foto che la ritraeva mentre indicava l’alto, la osservò con attenzione per diverso tempo prima di comprendere che non indicava solo l’alto, ma l’orologio appeso alle sue spalle. Un riflesso lo incuriosì, collegò il cellulare al computer rendendo nitida l’immagine e il riflesso del suo cellulare tra le mani femminili.

 
*

Il mattino successivo era lì a guardare l’orologio perplesso: «Sorprendete vero?» Sussultò alla chiusa della porta: «Come te ne sei accorta?». Yui sospirò alzando le spalle: «Ah non sono stata io». Izana abbassò lo sguardo incrociando le braccia arrabbiato: «Chi allora?». Yui sorrise divertita: «Scoprilo da solo, Presidente». Gli voltò le spalle uscendo, lasciandolo un fascio di nervi, nervi che tutta la classe notò: «Cos’ha fatto questa volta?». Kioichi lo distrasse dalle imprecazioni mentali: «Non so dire se sia arrogante o abbia troppa autostima di sé, come fai a gestirla?».  Kioichi accennò una risata, l’unica a riuscire a smuoverlo tanto non poteva essere altro che Yui: «Diciamo che non fa così la difficile con me e con le altre persone». Izana si strinse nelle spalle ancora più irritato: «E perché sono l’unica eccezione?». Kioichi sorrise tristemente: «Perché le ricordi mio padre». Improvvisamente i nervi si dilatarono e si fece spazio la curiosità di quell’affermazione: «In che modo?». Kioichi chiuse il quaderno sospirando: «Lui è sempre stato molto controllato, dedito al suo lavoro e troppo impegnato per prestarle attenzione, Yui non è mai riuscita a smuoverlo, probabilmente la irrita il fatto che tu abbia le stesse caratteristiche ma a sua differenza riesce a smuoverti e si compiace quando ci riesce, non te lo spiegherà mai il motivo, ma credo sia questo, si diverte ad osservare le tue reazioni». Si ritrovarono seduti a ticchettare sulla tastiera senza rivolgersi parola, quasi a sfidarsi a chi scriveva più veloce, lasciando perplesso il resto del Consiglio, che con invito sottointeso lasciò a loro la stanza: «Allora, vuoi deciderti a parlare?». Yui sospirò lasciando il rapporto sulla sua scrivania: «Te lo dirò, ma se verrai al karaoke questa sera con noi». Izana si bloccò sorpreso dell’invito: «Per quale motivo dovrei?». Yui deviò lo sguardo incuriosendolo: «Vorrei che anche Kioichi si divertisse, voi due siete in classe insieme e sembrate andare d’accordo». Izana negò tornando ai suoi doveri, Yui lasciò la stanza prima del previsto per ritrovarsi con Kioichi e arrivare prima al karaoke. Izana sospirò chiudendo il computer: «Haruka vado via prima, chiudete voi al mio posto». Il ragazzo rimase sorpreso, Izana era sempre l’ultimo ad andare via, per controllare fosse sempre che tutto in ordine.

Attese appoggiato al muro, vicino l’ingresso, che Zen uscisse prima di avvicinarlo: «Zen». Sussultò sorpreso fermandosi al richiamo: «Andate via?». Izana accennò ad un si appoggiando la borsa sulla spalla: «Andate al karaoke?». Lo guardò in cerca di quello che la domanda celava: «Si, Kioichi doveva testare una nuova canzone prima di inviarla alla casa discografica, la voce era femminile e Yui lo ha accompagnato, ha colto l’occasione per invitarci tutti a cantare, ha invitato anche voi?». Accennò di nuovo ad un si indeciso se accettare o meno: «Perché vado d’accordo con Kioichi, ma so bene che vi sentite a disagio quando ci sono anche io». Zen deviò lo sguardo, non poteva negarlo ma davanti alla strada che si divideva, alzò la voce per fermarlo: «Ma credo che a Kioichi farebbe piacere avere un amico e potremmo considerarlo come la celebrazione del caso delle palline e delle divise risolto con successo». Izana irrigidì le spalle, sorpreso alla prima parte della frase: «Un amico? Io per Kioichi?». Zen sorrise invitandolo a riprendere il cammino insieme: «Parlate tranquillamente con lui, l’altro giorno vi siete trattenuti a parlare sulla porta e gli avete lasciato gli appunti della settimana mancata, non siete a vostro agio con altre persone, quando parlate con Kioichi mi sembrate più rilassato, non siete amici?». Izana alzò lo sguardo perplesso: «Non credo di vederla allo stesso modo, devo farmi spiegare alcune cose da Yui, è testarda e non ha voluto saperne di parlarmene, poi andrò via». Zen strinse la borsa senza poter opporsi alla sua totale decisione di mantenere le distanze, non solo con le persone ma anche con lui.

All’entrata nella stanza prenotata, erano già tutti in attesa, Yui stava testando il microfono e Kioichi aveva selezionato il gruppo di canzoni tra cui scegliere: «È un’allucinazione». Si avvicinò ad Izana guardandolo sorpresa: «Sei stata tu ad invitarmi». Yui indietreggiò restando a guardarlo come se potesse dissolversi all’improvviso: «Non mi aspettavo venissi davvero». Shirayuki avanzò per prima appoggiando la mano sulla spalla di Yui: «Siamo lieti che abbiate accettato l’invito». Quella frase sciolse la tensione nella stanza: «Yui, ti va di aprire la serata?». Kioichi le porse il microfono deviandola da Izana, che prese posto sul divanetto accanto a lui: «Ha superato la prova, la nuova canzone?» Kioichi accennò felicemente ad un si: «Non era adatta per Yui, ma è uscita meglio di quanto pensassi, la invierò domani alla casa discografica». Izana pensò alle parole di Zen e si trovò improvvisamente incuriosito verso quel lavoro di cui aveva poco accennato: «Come funziona?». Kioichi cercò tra le canzoni una di cui potersi prendere i meriti, impostandola per Yui: «Mi viene recapitato uno spartito prova, io scrivo un testo che possa abbinarsi con la linea base e poi con un programma al computer realizzo lo spartito generale, per assicurami che la canzone suoni bene la registro su una base di piano cantandoci da sopra, mi accorgo così se qualche parola stona o se qualche nota deve essere cambiata, per le voci femminili mi aiuta Yui, i timbri sono diversi ed è difficile riuscire a capire se sia buona usando una voce maschile, una volta ultimata la canzone la invio alla casa discografica che decide a chi farla cantare, oppure mi viene richiesta per cantanti specifici». Avviò la canzone quando la ragazza accese il microfono pronta a cantare, l’acuto improvviso tolse il fiato a tutti, Yui era a suo agio sul palco e con il microfono in mano, cantava, si muoveva e si divertiva immaginandoli come il pubblico di un palco grande come un’arena. Shirayuki si alzò di colpo illuminata: «Yui hai una voce fantastica». Le porse il microfono invitandola ad  avanzare: «Sarà fantastica anche la tua». Sedette accanto ad Kioichi battendo il tempo e cantando al ritmo di un coro con Kiki: «Brava, sei stata bravissima».

Un giro a turno toccarono tutti il microfono, divertendosi ad urlare o a cambiare tono, senza mancare alle canzoni divertenti e alle risate che generavano: «Izana, vuoi restare incollato lì tutta la sera?». Riemerse dall’atmosfera tranquilla che si era creata: «Non canto». Yui alzò lo sguardo al cielo: «Non è difficile devi solo dare melodia alle parole, puoi anche solo parlare, esiste il rap». Kioichi le scompigliò i capelli per appianare il contrasto: «E tu perché non scegli canzoni più serie? Da qua, Izana facciamo un duetto maschile». Selezionò la canzone porgendogli un secondo microfono trascinandolo sul lieve rialzo davanti al gobbo che lasciava scorrere le parole, Kioichi attaccò per primo: «La prossima strofa è tutta tua». Concluse il ritornello lasciandogli spazio, prese un respiro accogliendo l’invito e le prime parole per lasciarsi trasportare dal ritmo e intonare il secondo ritornello, la terza strofa la smezzarono: «Anche Izana-sama non scherza, ha una bellissima voce». Zen era rimasto incantato da quel fratello, che per la prima volta vedeva fuori dall’immagine che aveva costruito: «Non l’ho mai sentito cantare». Yui sorrise divertita quando la canzone si concluse con una nuova complicità dei due ragazzi: «Bene adesso rendiamo le cose più divertenti e complicate». L’affermazione riportò l’attenzione su di lei, al cambio di registro lasciò tutti a bocca aperta quando si accorsero che il testo era in spagnolo: «Sta cantando in spagnolo?!». Kioichi sospirò arreso riconoscendogli la bravura: «Non mi stupisco, hai viaggiato molto prima di fermarti». Accennò ad un si al ricordo di Izana: «Lo spagnolo è una delle lingue che più preferisco, quando mi ha sentito cantare in spagnolo mi ha chiesto di insegnarle e poi ha proseguito da sola con le canzoni e i corsi online, credo conosca un po’ anche il francese e il portoghese ma entrambi parliamo molto bene l’inglese e l’americano». Izana sorrise alla canzone che esplodeva: «Spiegato il motivo per cui la professoressa di inglese si commuove, quando leggi». Kioichi scoppiò a ridere sorprendendo anche Yui: «Le brillano gli occhi che quasi scoppia a piangere, onestamente mi fa un po’ paura». Mitsuide si alzò seguito da Kiki: «Andiamo a prendere qualcosa da mangiare». Yui esultò spegnendo i microfoni e fermando le basi: «È stato divertentissimo». Zen sorrise felice che si fossero tutti divertiti: «Aniue, è il vostro».

Indicò il cellulare che squillava, Izana rifiutò la chiamata tornando al motivo principale per cui era lì: «Yui, mi devi ancora una spiegazione». Le mostrò il cellulare in attesa, la ragazza cambiò posto sedendosi al centro tra lui ed Kioichi: «Non hai ancora capito?». Negò perplesso: «Chi è che se n’è accorto?». Yui sospirò alzando le spalle: «Significa che non hai aperto l’app che ti ho scaricato». Kioichi sussultò tossendo per il succo andato di traverso: «Cos’è che hai fatto?». Yui avvertì un brivido salirle sulla schiena, forse non era il caso di spiegare tutto con il maggiore alle spalle: «L’ho fatto solo nel suo interesse, la password era difficile quindi ho immaginato che ci tenesse alla privacy, non mi avrebbe creduto se glielo avessi solo detto, così mi sono procurata una prova schiacciante». Allungò la mano per avere il cellulare, Izana glielo lasciò: «Kioichi, prova sbloccarlo». Il maggiore sussultò sorpreso, chiese il permesso ad Izana e digitò alcuni numeri, ovviamente sbagliati: «Bene, adesso». Digitò la password che il proprietario aveva lasciato,  scorrendo per trovare l’applicazione, la aprì mostrandogli una foto di Kioichi: «È un app speciale che grazie al sistema di fotocamera interna, ti permette di fotografare chi cerca di sbloccare il cellulare digitando una password sbagliata, ora tieni a mente che io l’ho scaricata ieri pomeriggio, poi ho lasciato la stanza, sono rientrata con Luisa e poi sono andata via dalla scuola, se Kioichi è stato l’unico a provare a bloccarlo non ci saranno altre foto». Izana lo prese scorrendo di una indietro, trovando il viso del ragazzo che da diversi giorni entrava in quella sala senza ascoltarlo: «È stato lui ad accorgersene, veniva spesso perché voleva trovare la password del cellulare, ovviamente nella sicurezza che nessuno la conoscesse lo avresti lasciato lì per un’emergenza, il momento perfetto per sbloccarlo, me ne sono accorta per caso». Zen si avvicinò per vedere chi fosse il ragazzo in questione: «Come?». Yui si allungò a prendere delle patatine da Kiki di ritorno: «L’orologio posizionato sulla parete alle sue spalle, con la luce del pomeriggio e la sua posizione fa da riflesso alla cattedra, non si vedono chiaramente i numeri pigiati ma si può capire dove sono posizionati, viste le esperienze passate ho preferito dimostrarglielo oltre a metterlo in guardia, a proposito perché quella password complicata? Non sembra una data né un qualche genere di codice, ormai la cambierai, da cosa l’hai presa?». Izana spense il cellulare alzandosi: «Scoprilo da sola, io devo andare, Zen non fare tardi, buona serata».

 
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Zen sedette al banco osservando il viso perso nei pensieri: «Qualcosa non va?». Yui sospirò appoggiandosi sul banco: «Ho continuato a pensare a quella password, ma non c’è verso che assomigli ad una data e sarebbe scontato per lui usare il giorno del compleanno». Zen accennò una risata perplesso: «È davvero così importante capire da cosa l’ha presa?». Yui si arrese, sorridendogli divertita: «Certo che no, ma sarebbe divertente riuscire a capirla». Zen deviò la sua attenzione dal fratello mostrandole una locandina recuperata dalla via: «Hai il fine settimana libero?». Yui si illuminò leggendo le informazioni: «Un caffè d’epoca?». Zen accennò ad un si: «Tra poco inizieranno le vacanze di primavera, e ci sarà anche il compleanno di Shirayuki, da quando la conosco chiede sempre che non le si facciano altri regali se non la presenza e il pensiero, pensavo di organizzare qualcosa di diverso e di andare con lei a fare un sopralluogo». Yui accennò ad un si restituendogli la locandina: «Andiamo». Zen sorrise fiducioso preparandosi alla lezione. Concluse le lezioni Yui si stiracchiò raggiungendo la sala del Consiglio vedendo uscire sconsolato il ragazzo colto in fragrante, non le mancò di notare lo sguardo affilato che gli aveva lanciato.
 
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Incontrarono tutto il gruppo nel fine settimana, il caffè attirò subito la loro attenzione: «Entriamo». Li accolse un’altra epoca, i colori sgargianti, i mobili barocco, i dipinti appesi alle pareti, un tipico salotto da epoche d’oro, elegante e accogliente, sedute ai vari tavoli c’erano diverse persone, alcune delle quali vestite in pendant con l’ambiente, sorseggiavano del té e mangiavano pasticcini o salati con gusto, in fondo c’era anche un divano riservato alla lettura da salotto, dove alcune ragazze stavano leggendo scambiandosi silenziose opinioni: «Buon pomeriggio Lady e Lord, volete favorire?». Yui accennò ad un si indicando gli abiti: «Possiamo cambiarci anche noi?». La cameriera sorrise spiegando i costi, come erano strutturate le stanze, i menù, i vari pacchetti feste, anche Zen si lasciò prendere e dopo un po’ si ritrovarono vestiti come principi e cavalieri, dame e principesse, seduti allo stesso tavolo: «Sembra si possa anche ballare, è un locale…mirabile!». Zen accennò una risata alla parte in cui si era calata: «Vogliamo segnare la sala da ballo?». Porse la mano a Shirayuki che accettò mettendolo in guardia sulla sua goffaggine, tentarono un walzer ma alla fine si scatenarono in giravolte e salti: «Non conosco i passi». Zen deviò lo sguardo tristemente osservando i presenti che li scrutavano malamente: «Lord, vorreste concedermi questo ballo?». Si sorprese alla richiesta e alla riverenza, Zen sorrise portandola al centro dalla sala, la musica riprese e volteggiarono sulle note leggere di un walzer: «Te la cavi bene». Yui sorrise verso la ragazza affascinata: «Grazie, ma la prossima volta riuscirete a ballare, non sono sorpresa del vostro egregio passo, Principe». Zen scoppiò a ridere guidando i passi che per nobiltà aveva imparato fin da piccolo: «Mi lusingate lady, è stato un ballo delizioso». Si inchinò lievemente ricambiato dalla riverenza, Shirayuki balzò in piedi a stringere le mani di Yui: «Sei stata splendida!». Yui sorrise sistemandole il colletto del vestito: «Non è così difficile, ti va di imparare?». Shirayuki la strinse forte carica di emozione: «Voglio ballare la prossima volta che verremo». Yui prese di nuovo posto gustando i pasticcini come una perfetta nobil donna: «Quando sarà la prossima volta?». Shirayuki le avvicinò la tazza per il tè: «Al mio compleanno, sarà divertente e diverso dal solito».

Sorrisero tutti non si aspettavano che rubasse loro l’idea, a quel punto restava solo organizzarlo al meglio: «Non ti avrei mai visto nei panni si una lady così aggraziata». Yui sorrise appoggiandosi alle porte del treno verso casa: «Amo l’arte, la danza, il canto, la dizione, il galateo, le espressioni, amo tutto questo genere di cose, ma sono parte di quella sfumatura del mio carattere non ha fatto funzionare i rapporti con gli altri, è diverte immedesimarsi in una nobile d’epoca e come tutte le ragazze amo i colori e i vestiti, anche l’ambiente mi è molto piaciuto, potremmo passare lì l’intera giornata, ho preso un opuscolo, fanno anche pranzi e cene e il prezzo non sale molto, potremmo inserire anche qualche scena, come un combattimento con le spade, un ballo in maschera, e i cambi d’abito, a lei l’idea sembra piaciuta, rendiamolo un compleanno in stile d’epoca indimenticabile». Zen accennò ad un si prendendo l’opuscolo del caffè aperto da poco che stava facendo grande scalpore, Shirayuki aveva già prenotato il giorno, in vista dei festeggiamenti, seguendo l’idea di Yui, Zen chiamò appena sceso dal treno per il cambio di programma.

 
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Il lunedì appena arrivato era già carico di profumi di primavera, i fiori, i ciliegi, il dolce profumo inebriante della stagione dell’amore, passarono la pausa pranzo quasi tutti nel grande giardino e sul tetto della scuola, le vacanze erano alle porte e più i giorni andavano, più si faceva sentire la voglia di relax prima dell’ultimo scatto che li separava dall’estate. Yui stava guardando persa le foto fatte in quel locale, gli amici che aveva trovato in quella città erano speciali, era felice del rapporto instaurato con la ragazza dai capelli rossi, aveva il suo fascino, la sua fragilità, la sua forza e soprattutto dava un gran valore alle persone, si era incantata a guardare la foto senza accorgersi che Izana stava cercando la sua attenzione, si sporse a guardare la foto tanto venerata e le sottrasse il cellulare, risvegliandola dal trans, osservando con attenzione i dettagli: «Ehi!».  Sfuggì alla presa indicandole Amane che aspettava sulla porta: «Il festival, o vuoi che te lo sequestri?».

Yui rientrò esausta solo a ridosso dell’orario di chiusura: «Allora?». Si sorprese di trovarlo in sua attesa: «Pensavo saresti andato via prima, lasciandomi a chiudere la stanza». Izana si alzò prendendo la borsa e allungandole il cellulare: «Non è un caffè di quelli classici». Sussultò irrigidendo le spalle alla ripresa: «Hai visto le foto?». Izana sorrise provocandola: «Occhio per occhio, dente per dente, si dice così o sbaglio?». Alzò le spalle arresa, prendendo il cappotto leggero e la borsa sistemata: «È un nuovo caffè ristorante, è tutto stile d’epoca, dai vestiti all’arredamento, sembrava una cosa divertente e ci siamo andati, Shirayuki vuole festeggiare e siamo andati a testare l’ambiente». Izana chiuse la porta rendendo la chiave alla sala dei professori: «Hai preso parte anche tu al cambio». Yui sorrise pettinando i capelli: «Guarda che mi piace quel genere di abbigliamento e anche l’atmosfera, non vedo l’ora di tornarci». Izana le aprì la porta lasciandola uscire: «Non vedevo Zen vestito in quel modo da quando era piccolo». La  ragazza rimase sorpresa dall’affermazione nostalgica: «In quel modo?» Izana accennò una risata fermandosi alla macchina, salutando con un cenno Kioichi in attesa della più piccola: «Siamo dei Principi, ricordi?».

 
*

Finalmente l’ultimo giorno prima delle vacanze, non vedeva l’ora di organizzare qualcosa con gli amici, accolse Shirayuki più e più volte insegnandole a ballare il walzer tra tutte le danze, Kioichi stava al gioco quando non aveva da fare e le dava consigli su come ricordare i passi e riconoscere la musica, e finalmente anche il giorno del suo compleanno era arrivato. Zen Chiuse la porta con un enorme sorriso sulle labbra: «Sono in ritardo, Yuiiii». Urlò fermandosi a riprendere fiato davanti alla ragazza in sua attesa, i capelli portati in una splendida acconciatura con il viso illuminato lievemente dai colori, dai gioielli e dal lucido, contrastarono con l’abbagliamento comodo, raggiunsero il locale prima degli altri spiegando cosa avevano intenzione di fare, accollandosi tutto il conto da pagare.

All’arrivo di Shirayuki, Yui era già pronta, scelse per lei uno splendido vestito corallo, oro e bianco in alternanza ampio e non fastidioso, sistemandole i capelli e il viso, Kiki aveva scelto qualcosa di meno appariscente e si era data disponibile alla farsa che avevano organizzato per metà del pomeriggio. A ridere e a parlare passarono tutta la prima mattinata degustando il pranzo come dei veri reali: «Sembra un sogno, a pomeriggio balliamo Zen?». Il ragazzo sussultò guardando Yui perplesso: «Con piacere, lady». Shirayuki appoggiò la mano sulle labbra divertita: «Sarei lieta di farvi da accompagnatrice, altezza». Zen deviò lo sguardo, indeciso se sentirsi in imbarazzo o divertito dalla situazione.

Mentre le cameriere servivano il tè del pomeriggio con i pasticcini Zen porse la mano a Shirayuki per calcare la pista da ballo, con sua grande sorpresa la ragazza riusciva a seguire la musica e i suoi passi meglio della volta precedente: «Siete la gemma più splendida che abbia mai visto». Shirayuki arrossì di colpo perdendo il ritmo, Zen sorrise dolcemente rallentando per rimetterla sulla buona strada.

La porta del caffè si aprì, come aveva già fatto poche volte quella mattina, il club del libro d’epoca era stato sospeso per la festa di compleanno e tutti i presenti furono invitati a prendere parte al party, muniti di spade di legno ben realizzate: «Izana-sama è un luogo magnifico». I tre seduti a guardare e a confabulare sussultarono al nome e si irrigidirono quando Izana incontrò i loro sguardi, sorpresi e spiazzati: «Luisa?».

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Capitolo 6
*** Decisioni Complicate ***


Vederli apparire proprio in quel caffè tra tutti gli altri, lasciò Mitsuide e Kiki senza parole, Yui invece sembrava accusare il ragazzo di interferenza, ma Izana si stava guardando intorno spaesato, lo sguardo scese su Luisa fissa a guardare la pista da ballo: «Zen-sama è intento a ballare con una dama di compagnia, che oltraggio!» Quella frase enfatizzata smentì subito la coincidenza, era stata voluta la loro presenza lì, Yui arricciò le sopracciglia all’allusione. Zen fermò il giro di Shirayuki con un grande sorriso, indicandole la via per tornare a sedersi, la figura del fratello gli rubò il sorriso e il fiato all’istante: «Aniue». Izana era senza giustifica per la sua improvvisa presenza: «Conoscete questo posto?». Yui si alzò per raffreddare la situazione: «È stata mia la colpa, ha visto le foto della scorsa volta e si è sorpreso a vederti vestito come un principe, gli ho accennato della festa ma non credevo che avrebbe partecipato». Izana negò lanciandole uno sguardo in silenzio, Luisa si avvicinò a Shirayuki osservando il vestito scelto per una dama di alta nobiltà: «Credo voi abbiate sbagliato ruolo». Shirayuki si trasse indietro abbassando lo sguardo e Zen le fece da appoggio: «Zen-sama sprecate il vostro tempo con una tale persona». Yui sospirò, dovette inventarsi qualcosa per evitare che la giornata fosse rovinata da quella presenza imprevista, si avvicinò ai due ragazzi alle sue spalle sussurrando a Mitsuide e a Kiki quel che dovevano fare, aggirò il tavolo scostando l’ampia gonna sussurrando qualcosa a Zen, qualcosa che lo fece sorprendere: «Ne sei sicura?».

Yui accennò ad un si fiduciosa nella farsa, Izana attese quel che aveva in mente, Luisa non sarebbe andata via, prima di aver rimproverato a dovere Zen e umiliato Shirayuki: «Signor che ve adunati, per festeggiar gioite cose, attenzione alle parole e ascoltate, la combutta che dir si vuole». Tutti si voltarono all’improvviso tono solenne che richiedeva tutta l’attenzione della sala, Yui fece un inchino con lo stile di un giullare, per iniziare a muoversi nella stanza: «Qui presenti son le maestà da fuori, giunta, impone inquieta presenza, una fanciulla priva di cori, alla corte della nostra valenza». Gesticolò come se stesse rendendo animata la recitazione improvvisata, tutta la sala si alzò in piedi circondandola: «Lady, a voi che da lontan arrivate, porgo gli omaggi in questo locale, sorpresi ci avete a festeggiare, il passaggio d’età di una delle dame». Indietreggiò per chinarsi di nuovo: «Ma aimè chieder perdono vi devo, a questa festa non siete gradita, di andar presto via vi chiedo, non invitata per voi iniziata e finita». Fece un gesto alla porta aperta chiedendole di andar via, Luisa la stava fulminando con lo sguardo: «Non vado da nessuna parte!». Yui si trasse indietro scioccata guardandosi intorno inquieta: «Oibò, mi treman le mani a voi dinanzi, nel forte rimprovero che qui rivolgete, d’entrar improvviso in dolci spazzi, di arretrar dunque non volete?». Chiese, assicurandosi che sarebbe rimasta parte della recita, la ragazza negò incrociando le braccia, Yui sorrise girando per la stanza preda della disperazione e della preoccupazione: «Può esser questa forse una congiura?». All’improvviso balzarono fuori degli uomini vestiti di scuro, le dame presenti tentarono di arretrare e uno degli uomini prese con sé Shirayuki, allontanandola dal gruppo: «Cavalier qui presenti in nome della signoria». Tutti si erano abbassati e tratti indietro all’immobilità della scena: «Alzatevi a difender il vostro sire». Sorrise alzando il braccio verso i due intrusi: «Guardie chiamate, a catturar costoro che non voglion ire!!».

Gli uomini vestiti di nero estrassero le spade per combattere contro i cavalieri chiamati a raccolta da Yui, uno di loro prese Luisa come prigioniera e un altro prese Izana rimasto scioccato dall’aver visto tutta la sala coinvolta: «Ammettete dunque l’ ordita congiura?» Izana sospirò decidendo di reggere il gioco: «Dolce spazio che voi chiamate, altro sire d’accoglier non vogliate?» Yui sussultò alla domanda imprevista ma sorrise all’improvvisata per rispondere a tono: «Sire, siete voi ignaro di questa sciagura?». Izana allontanò l’uomo che lo aveva imprigionato con il consenso di Yui: «Venuto son per sbrigar faccende regali, sorpreso son di trovarvi cosi vitali». Accennò un mezzo inchino, cercando di giustificarsi: «Cosa lieta è saperlo, venite allora, venite a vederlo». Assieme a Yui si fecero strada tra le persone che avevano circondato i protagonisti: «Liberata la lady reale, è ospite d’onore alla mia corte!». Urlò Zen sorprendendo il maggiore, gli uomini in nero lo accerchiarono e come da copione Zen difese i colpi e li ricambiò simulando un vero scontro, Shirayuki sorrideva speranzosa, l’uomo che la teneva in ostaggio le aveva spiegato che era un gioco e che doveva semplicemente lasciarsi portare dalla trama: «Altezza!». Urlò a sua volta allungando la mano verso di lui per essere tratta in salvo, con una finta spinta l’uomo la appoggiò a terra avanzando: «Non siete di lei degno, altezza!». Zen riprese la spada finta circondato dai nemici: «Non c’è altro degno del nostro Sire!». Mitsuide agitò la spada allontanando una parte di loro: «Saremo noi la sua lama contro i nemici e il suo scudo per proteggere gli amici». Kiki si liberò delle vesti da lady indossando quelle di un cavaliere: «Incrociate con me la spada e il fato, decida chi dei due sia degno della sua mano!».

L’uomo accolse la sfida combattendo contro Zen, uscendone chiaramente sconfitto: «Riprendete con voi i vostri uomini, abbandonate questa terra e mai più tornate a disturbare questo regno, non beneficerete della mia indulgenza una volta seconda». L’uomo si alzò, riprese con sé gli uomini svanendo dietro le tende, Zen soccorse Shirayuki sorridendole preso dalla recita: «Non temete milady, mai più faranno ritorno e qual pericolo voglia cogliervi, sarò il vostro scudo, in dono avrete la mia lama». Si inginocchiò alzando la spada verso di lei, Shirayuki si guardò intorno in cerca di aiuto senza trovarlo e fu costretta a improvvisare: «Riprendete la vostra spada, è con quella che proteggerete il vostro regno e sarò io a esservi di sostegno, altezza». Zen si rialzò baciandole la mano, rimasero in silenzio fino all’uscita degli uomini che avevano collaborato, tutta la sala li elogiò battendo le mani: «Yui». Avanzò ad abbracciare Shirayuki ricevendo tutti i ringraziamenti e gli apprezzamenti: «Grata vi son miei prodi, di aver questo regno difeso, lieto sia il trionfo e le lodi, accompagnino il cammino ripreso». La rappresentazione terminò con un inchino da parte di tutti e ognuno tornò a sedersi al proprio tavolo, compresi i ragazzi: «Izana-sama se volete restare…» Il ragazzo la fermò con un gesto: «Infausti consigli che non avrei dovuto seguire, colgo l’occasione solo per farti gli auguri, ho da fare».

Chiuse la porta d’ingresso lasciandoli perplessi, Yui non lo perse di vista neanche dalla vetrata coperta del caffè, in tutta quella confusione avevano costretto Luisa ad uscire e ad aspettare fuori, era chiaro che Izana la stesse rimproverando, alla fine riprese il suo cammino imponendole di andare dalla parte opposta. Le cameriere portarono per Shirayuki la torta deliziosamente decorata e la festa continuò fino a sera: «Shirayuki, ti accompagno». La ragazza sorrise illuminata: «Zen, posso prima scambiare due parole con te?». Kiki e Mitsuide si trattennero il tempo che i due parlassero tra loro: «Ti è sfuggito non devi scusarti, non ha di buon occhio Shirayuki ma non mi aspettavo che si spingesse a tanto». Yui lo fermò afferrandogli il braccio, trattenendolo nella conversazione che aveva dato per scontata: «Questa volta non credo che sia stato lui l’artefice, al contrario credo che sia stato portato qui con l’inganno, era molto più sorpreso di noi, ok?». Zen rimase a guardarla perplesso: «Dici sempre che ti è antipatico, ti diverti a fargli perdere il controllo e non ti pieghi ai suoi sguardi, trovo inconsueto che ti schieri in sua difesa». Yui strinse la mano al petto lasciandolo andare: «È vero, ma questa volta non ha davvero nessuna colpa». Zen sospirò arrendendosi rassicurandola con un sorriso: «Di certo mi sta aspettando, ti farò sapere come è andata, grazie dell’aiuto, se non fossi intervenuta la giornata sarebbe andata a rotoli, Shirayuki si è divertita ed è la cosa più importante, ci sentiamo». Yui lo lasciò andare salutando tutti ancora una volta.

I due ragazzi rimasero da soli a camminare per la strada di ritorno: «Non mi aspettavo che avreste iniziato a combattere». Accennò una ristata al ricordo: «Abbiamo voluto movimentare un po’ la giornata, ti abbiamo spaventata?». Shirayuki sorrise avvicinandosi quando bastava per sfiorargli la mano: «L’introduzione di Yui mi ha messa in guardia e quel ragazzo che mi ha presa in ostaggio, mi ha rassicurata sulla recita, ma è stato divertente vederti nei panni di un vero principe». Zen le afferrò la mano che indugiava a prendere, deviando lo sguardo: «Volevo fosse un compleanno speciale, ah siamo arrivati…». Shirayuki lo fermò a due passi dal lampione che divideva loro, dalla casa della ragazza: «È stato uno dei migliori». Zen arrossì di colpo al viso abbassato e imbarazzato, sorrise di tenerezza avvicinandosi, lo rialzò delicatamente appoggiando le labbra alle sue, Shirayuki strinse anche la seconda mano prendendo respiro quando si allontanò, sorrise dolcemente appoggiandosi a lui per restare in piedi: «È il migliore in assoluto, grazie di tutto Zen». Le accarezzò i capelli di nuovo lasciati sciolti stringendola in un abbraccio che valeva molto di più di quelle tre singole parole. Si allontanarono sorridendo appoggiando la fronte uno contro l’altro: «Buona notte». Shirayuki lo salutò davanti al cancello, rossa in viso: «Anche a te, Zen».

Riprese l’ultimo treno di quella sera scendendo alla fermata, stava cercando di farsi un’idea della conversazione che avrebbe avuto a breve, senza riuscire a farla approdare da qualche parte, alla fine sospirò chiudendo la porta e avanzando nel salotto, dove Izana era appoggiato al balcone perso nel vuoto: «Aniue, sono tornato». Rientrò dal balcone chiudendo la porta finestra, lasciando il bicchiere vuoto sul tavolino: «Siediti un attimo». Zen prese posto di fronte a lui giocherellando con le mani: «È stata Yui a dirvi dove eravamo?». Izana negò lasciando andare un lunghissimo respiro: «Si mi ha detto del locale, ma le foto erano troppo concentrate su di voi per riuscire a capire dove fosse, e anche se lo avessi saputo non avrei avuto motivo per andarci». Zen raddrizzò le spalle, gli occhi di Yui quasi supplicanti di non attribuirgli troppe colpe tornarono nella sua mente: «Perché eravate lì?». Izana si appoggiò allo schienale osservando il bicchiere e indicando il libro sul tavolo: «Dovevo passare in libreria, ho incontrato Luisa alla stazione, ha detto di dover prendere qualcosa e ci siamo avviati insieme, ho pensato che sarei riuscito a sapere quello che Yui continua a raccontare come se fosse un film d’azione sul festival dello sport, prima ancora di arrivare mi ha fermato indicando il caffè, non sembrava esserci nulla di male a fermarsi per prendere qualcosa, finché non vi ho visto ballare». Zen strinse le mani con cui continuava a giocare, in attesa della ripresa: «Personalmente Shirayuki non ha il mio favore ma non sono riuscito a fermare Luisa prima che tentasse di metterla in imbarazzo, ed ho capito che a metterti in quella situazione sono stato io, involontariamente ho permesso ai miei collaboratori di rimproverarti e di riprenderti, un privilegio che spetta di diritto solo a me». Zen rilassò le spalle dando la resa, era il momento giusto per parlarne: «Uno dei motivi che mi ha isolato dai miei compagni, un occhio vigile a controllarmi». Izana alzò lo sguardo perplesso: «Ne eri consapevole, perché hai continuato a seguire i miei ordini? Infondo bastava che tu ti rifiutassi costantemente per farmi ricredere». Zen sorrise tristemente alzandosi per primo: «Perché potervi aiutare mi rende felice e mi permette di avere un rapporto più vicino con voi, quando siamo a casa, entrambi ci rivolgiamo appena la parola, a scuola è più facile avvicinarmi, se siete voi a chiederlo con un ordine, voglio esservi di supporto ma è difficile farlo in questo modo, sono desolato». Izana si alzò con un sorriso lieve sul volto: «‘Non ti sorprendere se in futuro mi alleerò con lui, merita un alleato in campo sfavorevole’». Zen sussultò alla frase che probabilmente non era la sua: «All’inizio non capivo il perché si definisse un’alleata poi è diventato tutto più chiaro, ti volevo nel Consiglio perché ero certo che di te potevo fidarmi, ma prima di averti al mio fianco, forse dovrei essere io, al tuo». Avanzò sorpassandolo passandogli una mano tra i capelli senza fermarsi: «Buona notte». Zen riprese fiato sfiorando i ciuffi ricaduti sulla fronte: «Anche a voi». Sorrise compiaciuto di quella conversazione che tra tutte quelle simulate, era finita meglio di quanto aveva immaginato, chiuse la porta della sua camera rassicurando Yui come promesso, iniziando la conversazione con: “Ma quale incantesimo gli hai fatto?”. E la risposta rassicurata della ragazza: “Si chiama consapevolezza”.

 
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Il pomeriggio successivo Kioichi lo accolse indicandogli il salotto dove Yui stava aspettando: «Sicura di non riuscire a gestirli?». Yui accennò una ristata riconoscendo la finta scusa dello studio: «Com’è andata?». Zen sospirò prendendo posto di fronte a lei: «Non come mi aspettavo, ma avevi ragione è stato portato lì con l’inganno, Yui gli hai detto che meritavo un alleato?». Yui sorrise chiudendo i quaderni invitandolo a sedersi: «È sempre sommerso fino al collo, non mi stupisce che abbia chiesto qualche volta di troppo di riferirti messaggi, così facendo però gli altri si sono sentiti in dovere di fare la sua parte anche quando non era necessario, sei stato gentile con me i primi giorni, ti sei anche preoccupato di una nuova studentessa che appena conoscevi, mi sembrava logico considerarmi come un’alleata in quel covo, ho notato il tenero tra te e Shirayuki dal primo giorno che l’ho conosciuta, vi considero ormai entrambi due amici importanti, anche Kiki e Mitsuide, è la prima volta per me sentirmi a mio agio con altre persone senza fingere, so di potermi fidare di voi, quindi se mai dovesse servirti una mano a scuola, o con Shirayuki o anche con Izana, puoi contare su di me, ci tenevo a dirtelo». Zen sorrise commosso allungandole un pacchetto di caramelle: «Vale lo stesso discorso per me, saremo non solo alleati ma anche complici, grazie Yui, non so come tu abbia fatto a smuoverlo, ma davvero, grazie». Passarono il pomeriggio a ripassare quello che già conoscevano prima di rientrare a scuola dopo le vacanze di primavera con una nuova aria.
 
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All’entrata nella sala del Consiglio colse subito la rabbia nello sguardo di Luisa: «Perché eri con loro?». Yui lasciò la borsa con un sospiro: «Perché era il compleanno di un’amica». Luisa strinse i pugni furiosa: «Considerare quella piccola stracciona un’amica?». Yui si voltò di colpo non precludendosi il sonoro schiaffo: «Non hai il diritto di considerarla una stracciona, è una ragazza che ha molti più valori di te, Zen non poteva fare una scelta migliore». Luisa accarezzò la guancia basita dal gesto: «Del suo comportamento ne risente la figura di Izana-sama, è nostro dovere assicurarci che anche Zen-sama faccia la sua parte». Yui rimase calma e gelida: «Zen e Izana sono due persone diverse, se c’è qualcuno che ha il diritto di rimproverare Zen è solo lui personalmente, tu sei solo una studentessa di questa scuola, non hai nulla a che fare con loro, non sei una parente e non sei la giustizia divina, sono cose che non ti riguardano come credi». Luisa tentò di ricambiare il colpo ma Yui indietreggiò schivandolo: «Dovevi venire a rovinare tutto, ero finalmente riuscita ad isolarlo, doveva solo entrare nel Consiglio Studentesco, sarebbe stato tutto più facile se non fossi arrivata tu, ho lavorato un intero anno sui suoi movimenti, a controllare che Izana-sama non avesse problemi a causa sua, hai rovinato tutto». Yui sistemò la borsa senza farci caso passandole accanto: «Allora direi che è stata una fortuna se sono arrivata nel momento migliore per te».

Chiuse la porta passando davanti al ragazzo rimasto in silenzio ad ascoltare, solo dopo un po’ decise di entrare, Luisa non perse l’occasione: «Izana-sama, Yui non è adatta a questo ruolo chiedo la sua rinuncia». Lo sguardo gelido e affilato, che non vedeva da tempo la penetrò malamente bloccandole il fiato in gola: «Chiedo la tua di rinuncia». Luisa sussultò indietreggiando: «Ma Izana-sama io…». Non ammise repliche restando irremovibile: «Zen è mio fratello, da oggi in poi mi occuperò di lui personalmente, sarà mia unica responsabilità, lo è sempre stata, non sei stata incaricata di isolarlo o di controllarlo, dovevi essere una semplice referente in grado di alleviarmi la fatica degli spostamenti, ti sei spinta dove non dovevi arrivare, non posso fidarmi di chi si muove alle mie spalle, la mia nuova referente sarà Yui solo nel caso non potessi muovermi personalmente, Luisa da domani non sarai più parte di questo Consiglio». La ragazza indietreggiò presa dal panico: «Vice presidente Haruka, eravate al corrente di quello che stava succedendo?». Haruka si strinse nelle spalle senza riuscire a sfuggire allo sguardo penetrante: «Ne ero al corrente, se è vostro desiderio lascerò il Consiglio e vi aiuterò a trovare un sostituto». Izana fece scorrere lo sguardo verso gli altri due infondo alla stanza: «Yuzo, come ti dichiari?». Il ragazzo abbassò lo sguardo: «Sono del parere che Yui abbia ragione in parte, personalmente non ho mai associato Zen-sama a voi e quando ci ha dato una mano in vostra assenza, ho capito che aveva le qualità per entrare nel Consiglio, ma il suo rifiuto è comprensibile se si è sentito da noi controllato oltre il limite». Anche Amane si velocizzò a schierarsi dalla parte della ragione: «Credo Yui abbia ragione, non abbiamo il diritto di prendere parte a faccende che oltre la scuola non ci riguardano». Luisa si voltò verso tutti irritata: «Siete dei traditori, date ragione a quella nuova arrivata e non a chi conosce già tutto della scuola». Izana si alzò decretando finita la conversazione: «Ora basta, Luisa voglio le tue dimissioni entro domani mattina o dovrò far presente la tua condotta al preside, Haruka hai già una macchia, impegnati a non farla espandere o dovrò chiedere anche le tue». Luisa sussultò voltandosi verso Izana: «Non è giusto Izana-sama, ho lavorato sodo per voi». Izana si fermò sulla porta guardandola male: «Non era per me che dovevi impegnarti, ma per la scuola e per gli studenti».

La chiuse dirigendosi verso la sua classe più stanco del solito: «Forse dovresti andare in infermeria non hai una bella cera, Izana». Negò alla preoccupazione di Kioichi massaggiando la fronte, Kioichi arricciò le sopracciglia alzando la mano per interrompere la lezione già iniziata: «Sensei, non credo di sentirmi bene, vorrei chiedere un permesso per riposare in infermeria». L’uomo rimase sorpreso all’alzata improvvisa, segnò la richiesta sul registro: «Se è proprio indispensabile, Izana-sama devo chiedervi di assisterlo». Izana sospirò alzandosi al suo seguito: «Non era necessario». Kioichi lo costrinse ad entrare dopo aver aperto la porta: «Hai le borse sotto gli occhi e sembri davvero esausto, una dormita non ti farà male». Avanzò per primo spiegando la situazione all’infermiere di turno, che dopo un po’ lasciò la stanza per lasciarli riposare, Izana si stese sul lettino coprendo gli occhi con il braccio, bastarono pochi minuti in silenzio per farlo cedere: «Sapevo si sarebbe addormentato». Rimase seduto al suo fianco a scorrere sul cellulare e a dare un’occhiata al nuovo lavoro che gli era stato commissionato. Non si curò di svegliarlo neanche quando l’ora prevista passò oltre: «Come ti senti?». L’infermiere osservò Izana addormentato perplesso, Kioichi gli fece segno di fare silenzio e solo allora comprese che lui era solo una copertura per far riposare il Principe della scuola.

Ad un rumore troppo forte per essere ignorato, sussultò aprendo gli occhi quando bastava per rendersi conto che si era addormentato e che la grande luce del sole stava svanendo nella sera, si sollevò dal materasso voltandosi verso la porta: «Kioichi, quanto ho dormito?». Rimase ad occhi chiusi a riemergere dal riposo che si era concesso: «Le lezioni sono da poco finite». La voce che non apparteneva a chi credeva, lo invitò a riemergere dal sonno, alzò lo sguardo perplesso trovando Zen seduto dove doveva esserci Kioichi: «Zen». Il minore lasciò il libro scolastico allungandogli un bicchiere d’acqua e un’aspirina: «Che ci fai qui? Dov’è Kioichi?». Zen sorrise mostrandogli il braccio fasciato: «Sono scivolato mentre giocavamo, quando sono arrivato Kioichi era seduto al vostro fianco, mi ha detto che era meglio lasciarvi dormire, mi sono proposto di rimanere al suo posto, così è andato al club di economia domestica, non vi sentite bene?». Izana sospirò appoggiando il bicchiere freddo alla fronte: «Ho avuto una notte frastornata e una conversazione difficile al Consiglio, dovrei andare». Zen lo fermò chiedendogli di aspettare ancora un po’: «Haruka ha detto che non c’era bisogno di voi oggi, anche Yui è andata via prima, potremmo tornare a casa». Izana si alzò ma il giramento di testa lo costrinse a fare affidamento alla sedia per restare in piedi: «Aspettate che la medicina faccia effetto». L’infermiere lo sorprese chiudendo la porta: «Sono grato che gli studenti non siano tutti così dediti come voi, a venire con la febbre a scuola». Izana sussultò, sfiorando le guance accaldate: «Febbre?». L’infermiere gli porse il termometro per controllare: «Un raffreddore di stagione forse causato anche dallo stress e dal troppo sforzo, prendetevi la giornata libera domani e poi avrete tutto il fine settimana per riposare, tra un po’ ci sarà il festival sportivo non sforzatevi troppo». Izana diede la resa quando il termometro costatò la verità: «Ho chiamato l’autista, sarà qui tra una decina di minuti». Izana si arrese ma rimase seduto a reggere la testa che scoppiava, quando Zen chiuse la chiamata era in grado di reggere lo spossamento per raggiungere la macchina, il minore aveva già recuperato tutti gli oggetti scolastici e stavano tornando insieme.

 
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Passò la restante giornata a rilassarsi steso sul letto per quanto la testa gli permettesse: «Aniue, vado». Izana sospirò facendogli un cenno: «Buona giornata». Zen sorrise chiudendo la porta della stanza per uscire e raggiungere la scuola: «Come sta?». Zen sospirò prendendo posto: «Sembrava stanco ma non si è ribellato al riposo, raramente riesce a sottrarsi ai suoi doveri». Yui sorrise tristemente speranzosa: «Amane mi ha detto di quel che è successo ieri, ha cacciato Luisa dal Consiglio per essersi presa la libertà di isolarti e di controllarti, Haruka ha ammesso di sapere di quello che faceva ma Izana gli ha dato una seconda possibilità, se dovesse farti sapere qualcosa lo farà personalmente o chiederà a me di farlo al suo posto, quando mi andrà di assecondarlo ovviamente, pensi che possa andare così?». Zen accennò una risata alla nota caratteristica di ribellarsi agli ordini del maggiore: «Sarebbe più di aiuto, ti occuperai del Consiglio al suo posto?». Yui negò divertita: «No, c’è Haruka per questo, io mi sto occupando dei festival». La giornata passò velocemente nella scuola e terribilmente lenta in quella stanza, per la prima volta non lasciò il letto, consumò colazione e pranzo accudito dalla servitù, rifiutò di leggere e si arrese a guardare un film per evitare di addormentarsi: «Aniue». Si sollevò con un sospiro, fermando la tv quando Zen chiese il permesso di entrare: «Sei ancora intero?». Sussultò nascondendo per quanto potesse la seconda fasciatura: «Ho sbattuto contro la ringhiera delle scale, dovrei portarmi un amuleto per la salute dietro, voi come vi sentite?». Izana ricadde sul materasso irritato: «Annoiato, dilata un po’ la mia noia». Fece segno, invitandolo ad entrare: «Non credo che parlare della mia giornata scolastica allevierà la vostra noia». Izana chiuse gli occhi sistemando il cuscino: «Allora parla di quel che vuoi». Zen rimase sorpreso alla libertà di parola ma decise di non allontanarsi dall’ambiente scolastico: «Sono tutti in fermento per il festival sportivo, hanno preso tutti parte alla divisione, voi prenderete parte anche alla competizione di tiro con l’arco?». Izana alzò le spalle indeciso: «In questo periodo non sono riuscito ad allenarmi, ma mi rilasserebbe tirare un po’, non ti senti ancora pronto per lo scatto dei 400 metri?». Zen accennò una risata ironica negando: «Non sono abbastanza veloce, ma quest’anno forse potreste rischiare di non arrivare al traguardo». Izana voltò lo sguardo curioso: «Qualcuno di voi partecipa?». Zen accennò ad un si con un sorriso, bastò quello a farglielo capire: «E quindi pensa di partecipare ai 400 metri». Zen accennò una risata allungandogli il cellulare per avviare un video: «Ha chiesto in via straordinaria di allenarsi con il club di atletica, diciamo che le hanno restituito un favore, è veloce e combattiva, Kioichi dice che si allena anche a casa e che quando può, nel fine settimana corre nel parco fino a metà mattinata». Izana gli rese il cellulare sedendosi a guardarlo curioso: «Kioichi invece, sai se ha deciso?» Zen accennò ad un si: «Prenderà parte alla staffetta, alla corsa ad ostacoli e anche a basket». Una cameriera bussò alla porta interrompendo sorpresa i due ragazzi a parlare: «Perdonate, è orario della medicina». Izana sospirò facendole segno di entrare: «Non trascurare lo studio». Zen si alzò per uscire dalla stanza e concentrarsi sulle materie scolastiche, non riuscì a spegnere il sorriso, quella conversazione gli aveva dato una grande energia.
 
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Il lunedì successivo era tornato alla sua postazione rassicurando tutti i compagni, gli amici e i collaboratori sulla sua salute: «Come procedono le cose?». Firmò le dimissioni della ragazza chiedendo delle novità, Haruka guardò Yui per farle cenno, era suo compito aggiornarlo: «Giusto, allora, abbiamo deciso di rimandare la ricerca del nuovo secondo segretario a dopo il festival ma abbiamo selezionato alcuni elementi, considerando la presenza maschile siamo tutti d’accordo ad affidarlo ad una ragazza, ma c’è tempo, per quanto riguarda il festival è tutto in regola, il club di economia domestica si è offerto di preparare il rinfresco per tutti e abbiamo allungato di un’ora la pausa tra le prime gare della mattina e quelle del pomeriggio, tutte le classi hanno ormai deciso i ruoli ed hanno consegnato le liste, manca solo la tua classe per ovvi motivi, considerando che anche noi siamo tenuti a partecipare Amane, Yuzo e Haruka si occuperanno della sistemazione dei tendoni e delle postazioni per acqua e bibite, il club audio fonico ha messo a disposizione le attrezzature a patto che uno di loro facesse da cronaca alle gare, abbiamo anche controllato il meteo e sembra che non ci siano problemi, però abbiamo deciso di togliere la corsa ad ostacoli poiché la scuola è soggetta ad una ristrutturazione parziale, non vogliamo feriti, direi che è tutto». Izana prese il foglio, dove aveva appuntato la lista dei cambiamenti concorde: «La scuola ha ricevuto il suo mensile contributo dalla prefettura, quindi solo ora il preside ha potuto organizzare i lavori di ristrutturazione, direi quindi che è tutto pronto». Yui sospirò irritata: «Cosa c’è?». Incrociò le braccia mettendo il broncio: «Non posso scegliere io cosa fare?». Izana strinse il foglio irritato, calmandosi al ricordo della gara a cui avrebbe preso parte: «Facciamo così, se riuscirai a vincere nei 400 metri potrai sceglierti gli incarichi». Yui sussultò sorpresa balzando in piedi: «Davvero?» Izana accennò ad un si preparandosi a tornare in classe: «Dovrai prima vincere contro il sottoscritto».

Chiuse la porta lasciandola fremente e perplessa: «Zen, Izana è veloce?». Chiuse la borsa dopo aver consumato il pranzo: «Si allena spesso, ed ha sempre vinto nella gara del 400 metri anche alle medie». Yui si fece attraversare da un dubbio: «Pratica degli sport?». Zen accennò ad un si controllando l’orario: «Tiro con l’arco è quello che preferisce, ma è bravo negli sport in generale». Yui affilò lo sguardo cercando una risposta che aveva lasciato da parte: «Per caso, conosce l’arte della spada?». Zen rimase sorpreso alla domanda specifica: «Si, entrambi sappiamo come maneggiare una spada, da piccolo ha praticato anche scherma». Yui balzò in piedi illuminata, uscì dalla classe seguita da Zen curioso, aprì la porta della classe del maggiore raggiungendo i due che stavano parlando del festival: «Ho capito!» Riprese fiato indicando Izana: «Cosa?». Kioichi si allargò per lasciarle spazio e far entrare anche Zen nella conversazione: «Quella password così complicata». Izana sussultò all’allusione, pensava che l’avesse dimenticata e invece aveva trovato la soluzione: «Sentiamo». Il sorriso sicuro riuscì a confonderlo, poteva davvero averla trovata?: «Esiste una disciplina che combina l’arte della spada con delle posizioni numerate, i numeri della password erano le posizioni dell’arte della spada». Izana sbiancò di colpo alla dichiarazione, Yui esultò alla risposta scritta in viso: «Vado a prendere una bibita per premiarmi». Corse fuori elettrizzata lasciando gli altri due perplessi: «Credo che abbia preso un abbaglio». Osservò il viso ancora pallido del maggiore: «Ha indovinato?». Izana sorrise lasciando andare il respiro trattenuto con un sorriso: «Si, i numeri sono quelli delle posizioni che messe insieme formano uno dei caratteri kanji del mio nome, come ci è arrivata?». Zen indietreggiò controllando di nuovo l’orario: «Mi ha chiesto se praticavate qualche sport oltre al tiro con l’arco, quando ho detto che entrambi conosciamo l’arte della spada è balzata in piedi con la luce negli occhi».

 
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Il festival sportivo arrivò in un battito di ciglia, tutte le lezioni erano state sospese per permettere le gare mattutine: «Siete stati bravi». La classe sorrise al complimento: «Yui ci affidiamo a te per le corse». Scattò in posizione quando venne annunciata la gara dei 100, poi quella dei 200 che vinse senza fatica e con netto vantaggio e infine quella dei 400 dove affiancò Izana sulla linea di partenza. Strinsero entrambi la fascia che distingueva le classi in diversi colori. Si misero in posizione all’ordine e scattarono allo sparo, tutti tranne Yui ancora in carica. Izana non ci fece caso con la vittoria in pugno quando al suo fianco, mezzo passo indietro dal traguardo, Yui apparve con un luccichio negli occhi, si fermò dopo aver lasciato andare lo scatto guardando chi doveva ancora arrivare, era sbucata dal nulla sembrava per un attimo che volesse divorarlo, chiese di vedere i tempi e rimase sorpreso dai pochi istanti che li separavano, Yui riprese respiro irritata dalla sconfitta tornando dalla sua classe rimasta a bocca aperta, nessuno era riuscito a stare al passo di Izana prima di lei: «Sei partita come un ghepardo, sei stata fantastica». Yui sospirò rattristata: «Ma non ho vinto». Zen alzò le spalle cercando di consolarla: «Vinceremo la prossima, fatti forza». Kioichi aveva vinto con la squadra la sua gara e stava prendendo posto per assistere alla staffetta: «Hai vinto?». Izana accennò ad un si affiancandolo: «Per pochi istanti, l’anno prossimo dovrò mettermi d’impegno». I concorrenti presero posizione per la staffetta. Il colpo lasciò partire tutti incitati dalle classi, quella dei due minori si trovò svantaggiata: «Yui, mi dispiace». La ragazza gli sorrise partendo nettamente in ritardo: «Non scusarti, recupero io». Prese il testimone scattando in avanti e recuperando il terreno perso, la classe la circondò quando alzò il testimone come simbolo di vittoria: «Bravissima Yui». Una ragazza le porse la maglia e il pantalone tolti per protocollo: «Abbiamo vinto». Izana si congratulò con lei con un vezzo di superiorità: «Niente male, ma non cambia che io abbia vinto la nostra scommessa, quindi da domani seguirai i miei ordini, congratulazioni per la vittoria».

Yui arricciò le sopracciglia irritata dalla vittoria che credeva avrebbe potuto domarla, strinse il testimone prendendo lo slancio e lanciandoglielo contro colpendolo sulla nuca, Izana si fermò stringendo i pugni irritato: «Congratulazioni anche a te». Sorrise provocante scattando verso Kioichi urlando un palese: «Niisaaaan!». Izana recuperò il testimone guardandola male, Zen indietreggiò allo sguardo e all’atmosfera nera che presagiva un violento temporale, strinse il testimone tanto da spezzarlo: «Zen!». Urlò a tutto fiato chiamandolo a sé, il minore sospirò salutandoli, si erano cambiati e insieme stavano tornando a casa, Izana aveva le braccia incrociate e le gambe accavallate e sembrava minare di minacce tutta l’aria della macchina: «Mi chied…». Lo sguardo gelido lo bloccò all’istante e Zen deviò lo sguardo messo sulla difensiva: «Nulla».

Si allontanò veloce quando la macchina si parcheggiò davanti alla villa, Izana entrò a grandi passi senza cambiarsi, lasciò a terra la borsa uscendo in giardino: «Preparatemi arco e frecce, farò finta di essere a caccia». Zen si irrigidì all’allusione fin troppo chiara, con un occhio curioso osservò il maggiore dalla finestra così concentrato a mirare al bersaglio, troppo lontano per un comune arciere: «Tks!». Schioccò la lingua lasciando andare la freccia che oltre a centrare il bersaglio, lo trapassò come se fosse fatto di burro: «È di umore nero». Rientrò senza farsi sentire ma come se improvvisamente Izana avesse attirato il super udito, gli lanciò uno sguardo fulmineo mentre rientrava a chiudersi in camera: «Meglio tenere le distanze». Rimase a tirare con l’arco fino al tramonto per poi ritirarsi, fare una doccia e andare a dormire.

 
*

Il mattino successivo i collaboratori si erano quasi rannicchiati in un angolo della stanza, costatando quando fosse di umore nero mentre controllava la lista delle candidate sulla sua scrivania. Anche in classe l’umore nero non permise ai professori di fare lezione in tranquillità, persino Kioichi fu zittito prima ancora di provare a parlare. Nella sala del Consiglio la tensione divenne molto più palpabile, quando Yui chinò appena il capo tornando a lavorare: «Hai scelto una candidata tra quelle proposte?». Izana prese posto chiudendo i fascicoli: «No». La risposta coincisa e senza ammissione per continuare la conversazione la incuriosì, Zen l’aveva avvisata, Izana era funesto e leggeva più veloce, scriveva e più che poggiare i fogli, li sbatteva e ticchettava sulla tastiera del portatile quasi dovesse torturare i tasti. Ad ogni concisa battitura Yui sussultava, si alzò fermandosi davanti a lui in attesa del permesso di parlare, un permesso che arrivò con uno sguardo così affilato da riuscire a farla indietreggiare: «Il rapporto». Lo allungò mettendo le distanze, Izana lo sottrasse alle sue mani leggendolo velocemente, una volta finito lo prese e lo strappò: «Ricomincia». Yui rimase sorpresa dal gesto e prese tremante i fogli strappati in quattro parti, tornò al suo posto accarezzandoli tristemente, prese dello scotch per riassemblarli e tornare a scrivere.

Sospirò dopo averlo riscritto così tante volte da dimenticarsi l’argomento, le dita sembravano fare male per tutte le lettere cliccate, si alzò rifiutando di continuare: «Non ho ancora visto il rapporto». Yui aprì la porta rifiutandosi di tornare a lavoro: «Lo hai visto, ma hai pensato bene di strapparlo anziché farmi capire gli errori». La richiuse, la frase fermò le violente battiture, sospirò cercando di calmarsi, l’aria tesa si dilatò lievemente, deviò lo sguardo sul banco che fungeva da scrivania, si alzò riprendendo i fogli che Yui aveva riassemblato e la penna rossa per correggere.

La lattina fredda le aveva dato sollievo all’immaginario dolore alle mani, scriveva e riscriveva da ore senza sapere cosa andasse bene e cosa no, guardò la lattina pensando che al suo posto sarebbe stata arrabbiata anche lei, se qualcuno gli avesse lanciato contro un testimone. Prese una seconda lattina di caffè finendo la prima, al rientro nel Consiglio, Izana non era al suo posto e i collaboratori erano tutti impegnati, sedette trovando il rapporto corretto dove doveva essere corretto, sorrise lievemente prendendo un foglio dal quaderno per scriverci sopra, appoggiò il foglio piegato a piramide sulla scrivania del Presidente accanto alla lattina corresse quello che serviva, stampò i fogli, li lasciò sulla scrivania, prese la borsa, salutò chi era rientrato, uscendo dalla stanza.
Izana tornò ancora annuvolato prese posto alla cattedra notando il rapporto e la lattina che sorreggeva il foglio con scritto “I’m sorry”, sorrise lasciando andare tutta l’irritazione.

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Capitolo 7
*** Una Scommessa ***


Yui aveva trovato divertente lavorare muovendosi come una trottola per tutta la scuola, e aveva trovato una nuova amica su cui fare affidamento, Kiharu il nuovo segretario, l’aveva aiutata a prendere confidenza con il suo ruolo, erano uscite a girare per la città parlando del più e del meno, le aveva insegnato come Izana aveva insegnato a lei, a scrivere i suoi rapporti come voleva il Presidente. Era stato un mese totalmente tranquillo per la vita scolastica, leggero ma anche impegnativo: «Manca solo una settimana al festival culturale, come procediamo?». Anche gli esami erano stati superati con successo, Yui aveva appena controllato i voti di tutti, trovandosi di nuovo tra i primi dieci in classifica, chiuse la pagina per informare Izana della situazione: «Procede tutto secondo i piani, la rappresentazione è ottimo punto, prima del week-end vorrebbero fare una prova generale, le classi hanno quasi finito tutti i progetti, il comitato festa ha già organizzato gli spazi, e quello disciplinare è pronto ad ogni evenienza, Kiharu ha imparato in fretta e anche il nostro lavoro fila liscio come l’olio, siamo a cavallo, mio signore!». Izana sorrise all’esultanza, sembrava entusiasta e adrenalinica: «La rappresentazione ti ha resa molto esaltata».

Yui cercò di mettere freno al suo entusiasmo: «Da quando hanno smesso di litigare, il progetto ha preso forma, e credo che sarà grandioso, Kioichi ci ha aiutato ad arrangiare le canzoni, però dovremo aspettare la settimana prossima per registrarle». Izana sorrise di sfida: «Hanno buone possibilità?». Yui intercettò la sfida, prendendola al volo: «Ottime direi». Izana deviò lo sguardo spegnendo l’entusiasmo: «Non farti coinvolgere troppo, potresti restare delusa». Yui raddrizzò le spalle sicura di sé stessa e di quello che aveva aiutato a creare: «Una scommessa allora». Alzò un sopracciglio perplesso al sorriso sicuro: «Che genere di scommessa?». Chiese più per curiosità che per altro: «Se vinceranno il concorso con il mio parziale aiuto, esaudirai una mia richiesta, se invece perderanno smetterò di lamentarmi e inizierò a chiamarti Izana-sama». Il ragazzo accennò una risata: «Quale sarebbe la tua richiesta in caso di vittoria?». Yui sorrise provocante, mettendolo sulla difensiva: «La saprai solo dopo il verdetto, non sarebbe divertente e non ti interesserebbe altrimenti, hai fino a domani pomeriggio per decidere o tirarti indietro». Prese la borsa uscendo dalla stanza per tornare a casa, era ormai chiaro che tra i due era una sfida sempre aperta.

Izana sospirò chiudendo la porta della villa, Zen spense la tv nel salotto accogliendolo di ritorno dalla scuola: «Bentornato». Sorrise appena sbadigliando: «Domani mattina vieni sul tetto». Lo lasciò con quella frase perplesso fino al giorno successivo, il cartello di ‘attenzione’ era una sorta di ‘non disturbare, conversazione privata’, lo scavalcò salendo sul tetto, Izana era appoggiato alla rete a guardare l’orizzonte: «Eccomi». Gli porse la bibita chiedendosi di cosa volesse parlare: «Accetteresti una scommessa senza sapere la posta in gioco?». Zen sorrise, accennando una lieve risata: «Rifiutate se è stata Yui a proporla, adora farvi irritare e non dirvi la posta in gioco è il modo migliore per farlo, se non avete nulla da guadagnare non la assecondate». Izana strinse la lattina colto nel segno: «Sarebbe utile se smettesse di lamentarsi». Lo lasciò da solo sul tetto a finire di bere la lattina, tornando in classe: «Hai l’aria di chi ha un grande dubbio per la testa». Izana sospirò prendendo posto: «Mi è stata proposta una scommessa ma senza specificare la posta in gioco». Kioichi deviò lo sguardo verso la lavagna come se la risposta fosse scontata: «Dovresti aver capito che sei il suo soggetto preferito, si compiace fin troppo quando riesce a farti irritare». Izana accartocciò la lattina arrabbiato: «È così facile capire che è stata lei a proporla?». Kioichi accennò una risata: «È l’unica in tutta la scuola tanto sfrontata da sfidarti, di conseguenza è naturale pensare a Yui». Izana alzò lo sguardo al cielo indeciso: «Su cosa avete scommesso?» Cambiò la mina alla matita in attesa che la pausa pranzo finisse: «Sulla vittoria al concorso teatrale che si svolgerà durante il festival culturale, è sicura che vinceranno, io invece sono realista, se vincessi smetterebbe di lamentarsi ma se vincesse lei non ha specificato cosa mi avrebbe chiesto in cambio e la cosa mi fa…». Bloccò la frase, passando la mano sul viso, Kioichi scoppiò a ridere quando anche Izana comprese che stava andando tutto secondo il suo gioco: «Li hai aiutati, quali sono le probabilità?». Kioichi tornò serio, ignorando lo sguardo curioso: «Spiacente ho un contratto con mia sorella a riguardo, non posso parlartene».

La campanella interruppe la conversazione e ripresero le lezioni, al Consiglio Yui era in attesa della sua risposta: «Perché dovrei accettarla, anche se ti lamenti, lavori bene». Yui alzò le spalle: «Posso diventare più assillante se preferisci e in oltre credo che sapere che il Presidente ha scommesso contro di loro li motiverà a dare il massimo per dimostrarti quel che valgono, psicologia inversa, è vero che sta andando tutto liscio ma alcune volte sembra che i due anni di sconfitta li spaventino troppo, il tema è di per sé difficile ed è importante che per vincere credano di potercela fare, ma in loro vedo tanto impegno e poca fiducia nelle loro capacità, non è solo un capriccio può essere più utile di quanto sembra, anche se nel caso riuscisse, dovrai risponderne a me». Izana arricciò le sopracciglia indeciso ma alla fine diede la resa, era curioso di sapere cosa avrebbe comportato quella richiesta e se la strategia suggerita poteva funzione: «Va bene, accetto a condizione di essere presente alla prova generale». Yui sorrise indicando anche gli altri ragazzi: «Ci serve un pubblico da emozionare, perciò alla prova generale abbiamo invitato tutti gli organi scolastici, che nel corso del festival saranno impegnati ad organizzarlo e non potranno vedere la rappresentazione, con l’unica eccezione di mio fratello che ci ha aiutati molto».
*

Il pomeriggio in questione tutti gli impegnati organizzatori furono accolti nella maestosa palestra, trasformata in un teatro, Kioichi si rifiutava di parlare del musical con Izana accompagnandolo verso la palestra, deviando su altri argomenti: «Ti trattieni al club dopo?». Accennò ad un si mostrandogli una ricetta: «Vorrei provare questa nuova ricetta potrebbe essermi utile a lavoro, ma concentriamoci sulla rappresentazione, potresti restare davvero sorpreso». Le luci si spensero dopo che le porte accolsero gli ultimi due attese, Yui era riconoscibile in fondo alle sedie, vicino all’uscita, strinse un microfono provando che la voce si sentisse: «Benvenuti a tutti, prendete pure posto, le canzoni saranno registrate la settimana prossima per questo sarò io in persona a dar voce alle canzoni in questione, il tema scelto per quest’anno è Your Name di Makoto Shinkai, il grande film, uscito lo scorso anno, che ha fatto uno dei più grandi successi registrati negli ultimi anni, passo a presentare il club di teatro che ha gestito gli spazi, le scene e la recitazione, il club di musica che in via straordinaria si è occupato delle coreografie e il club di canto con cui abbiamo adattato le basi karaoke già presenti online e i cori, vi auguriamo buona visione e partiamo subito con la storia».

Spense il microfono lasciando alla rappresentazione tutto lo spazio, tutti conoscevano il grande film andato in onda e si ritrovarono a seguire la storia che si evolveva passo dopo passo delle due vite. Izana si chiese cosa aveva in mente lì dietro, quando Yui iniziò a cantare, una calda sensazione prese tutti da dietro,  era partita con una leggera brezza e si stava aprendo in una tempesta veloce e sul palco avevano iniziato ad agitarsi, gli effetti di luci seguivano la voce e i ragazzi ballavano e cantavano secondo le prove. Izana si voltò per inquadrare Yui, l’aveva già sentita cantare, ma quella voce sembrava completamente nuova. Riprese la narrazione e poi una seconda canzone accompagnata dalla chitarra elettrica, era così movimentata da sembrare rubare il respiro di chi guardava, si fermava per riprendere, la coreografia si apriva e si chiudeva in base alle note, muovendosi con i ballerini fingendo gli svenimenti, le cadute e il ritorno in piedi, la chitarra elettrica dava tutto il ritmo ma la voce che Yui sprigionò, diede carica di emozione a tutti sul palco. La recitazione riprese ancora una volta fino allo svanimento come voleva la storia. Yui partì a cappella con una dolcezza fuori dal comune, poi attaccò il piano forte leggero ma la sua voce si fece nostalgica, dolorosa, speranzosa. Si scatenava nella preghiera di tornare insieme con una voce alta piena di sofferenza e di speranza, sembrava cercare di afferrare qualcosa che non c’era e tenerla stretta con tutte le sue forze. Yui seguiva la musica riuscendo a prendere tutti per poi alzare gli acuti e urlare quella preghiera e quella speranza. Tutti gli attori fecero un lieve inchino e attesero l’ultima canzone, che lenta era introdotta dal pianoforte. La protagonista era seduta al centro su un tappeto bianco, cantava con lo sguardo mentre le ragazze vestite di bianco giravano intorno a lei che allungava la mano verso l’orizzonte, pian piano si alzava camminando nel suo piccolo spazio con un’espressione triste bloccata dalle ragazze che continuavano a ballare intorno a lei, impedendole di unirsi al ragazzo al di fuori. La protagonista iniziò a ballare al loro stesso ritmo senza però interferire, si fermò di colpo con il soprano di Yui lasciando scorrere la musica, il protagonista stava ancora ballando, ma all’improvviso si fermò di spalle e la protagonista ballò in duetto con una ragazza vestita di bianco, le tolse il mantello bianco dalle spalle poggiandolo sulle proprie, la ragazza ricadde indietro e riprese a ballare con il suo ragazzo mentre la ragazza vestita di bianco camminava, lasciandoli ballare e scendeva le scale del palco, arrivata a metà della platea, si voltò, indosso il bianco cappuccio del mantello e accelerò il passo per svanire dalla visuale, lasciando i due ragazzi stretti l’uno nell’altro sul palco.

L’emozione salita dalla schiena alle spalle, era stata solo brividi, gli attori fecero un inchino sul palco aspettando un giudizio, Yui batté per prima le mani seguita dai pochi spettatori: «Wao, non so cosa sia successo ma wao». Il Presidente del comitato disciplinare era senza parole: «L’ultima è stata da brivido». Yui si avvicinò ottenendo l’attenzione della ragazza: «Sono felice che sia riuscita a prenderti, Ami». La ragazza sorrise carica di emozione, vibrava sulla pelle quasi volesse fuori uscire dal corpo: «Yui, complimenti anche a te, la tua voce è riuscita a chiuderci in una bolla fuori dal mondo, anche se non ho ben compreso chi era la ragazza che è scesa dal palco». Izana incrociò le braccia per fermare i brividi che salivano sulla pelle: «Era un simbolo, la sua presenza prima sul palco e poi nella platea, rappresentava il tempo che scorre, è un’interpretazione emozionante». Yui sorrise giocherellando con le mani e invitando tutti gli attori a scendere dal palco: «Izana-sama, credete che abbiamo una possibilità?». Izana si trovò messo con le spalle al muro, aveva già perso la scommessa, dopo averlo visto e averlo sentito, esserci entrato, fu quasi scontato che avrebbero vinto: «Non pensate alla vittoria del concorso, pensate e trasmettere le emozioni a chi vi guarderà, se arriveranno come sono arrivate a noi potreste avere una grande opportunità». La ragazza esultò silenziosamente: «Il grande merito va anche a Yui che ha sostituito la nostra cantante, ha una voce meravigliosa capace di toccare i bassi e gli acuti e di modificarsi in base al timbro,  lei ha detto che rinuncia a venire con noi se vincessimo, ma se qualcuno la notasse potrebbe diventare una grande…». Kioichi avanzò bloccando il discorso: «Direi che è stato un successo ma per il festival c’è ancora tanto da fare». Yui accennò ad un si allontanandosi per prima: «Kioichi non aspettarmi alla fine della scuola». Uscì lasciandoli un po’ perplessi, anche Kioichi si dileguò in poco tempo lasciando Izana stranito dalla conversazione interrotta, rimase a congratularsi con ragazze e ragazzi, facendo i conti con la scommessa che poteva davvero perdere.

Dopo aver sbrigato le ultime faccende in giro, si concesse una deviazione prima di rientrare: «Izana-sama». Fece un cenno invitandole a non far caso a lui, inquadrando Kioichi alle prese con la farcitura in preparazione: «Hai eluso la conversazione». Kioichi sospirò mettendo nel forno quello che doveva cucinarsi, impostando il tempo: «Non c’era nessuna conversazione». Izana alzò un sopracciglio sorpreso: «Al karaoke non si era notato ma quella ragazza ha una voce fantastica, potrebbe davvero fare carriera». Kioichi deviò lo sguardo arrendendosi all’argomento tirato fuori: «Ne sono consapevole, Yui ha un dono nel canto che le permetterebbe di sfonderebbe subito, e come hanno notato riesce ad usare la sua voce in tutte le tonalità e le sfumature, mentirei se ti dicessi che non lo sapevo, sono il primo che adora sentirla cantare, ma abbiamo già affrontato l’argomento». Izana rimase ad ascoltare mentre gli porgeva da bere: «Non vuoi che scali il successo?». Negò servendosi in attesa che fosse pronto: «Al contrario, c’è già chi ha messo parola sulla sua carriera, quando era piccola adorava high school musical, ha imparato tutte le canzoni e spesso ci divertivano a cantare insieme, anche io ho una bella voce come avrai notato, ma la sua, la sua era una stella nascente, alla recita scolastica mia madre aveva invitato anche alcuni amici, a Yui fu lasciata la parte centrale in assolo, tutti i genitori trattennero il fiato e tutti i bambini rimasero a bocca aperta quando segnò il palco con un acuto degno di una professionista, le richieste iniziarono a piovere una dopo l’altra, case discografiche, registi, video musicali, ma quando si è trovata sul palco a dover cantare davanti a tanti esperti che la guardavano, è andata in panico, è corsa via, è corsa nelle mia braccia in lacrime urlando che non voleva cantare per gli altri, che voleva cantare solo per se stessa e solo canzoni che le piacevano, l’hanno subito messa davanti alla realtà lavorativa, Yui si è spaventata e ha rifiutato di cantare di nuovo davanti ad altre persone per moltissimo tempo». Izana rimase ad ascoltare, girando il succo da poco spremuto: «Ma adesso la sua voce accompagnerà quei ragazzi». Kioichi accennò ad un si ammirato: «Amava e ama tutt’ora cantare ma teme che se si impegnasse a livello di professionista, perderebbe la sua libertà». Izana allontanò il bicchiere finito: «Centra qualcosa con il tuo lavoro di compositore?». Kioichi accennò una risata alla sua acutezza: «In questo modo posso comporre le canzoni che lei vuole cantare, possiamo scrivere insieme il testo e la musica e non si sentirebbe chiusa in gabbia, tutto però dopo il suo diploma, è una condizione che ha deciso di sua spontanea volontà, ecco perché rifiuterà di seguirli e chiederà loro di non fare il suo nome come cantante, perché non accetterebbe la possibilità prima di sentirsi pronta, non la sentivo cantare così da tempo anche se andiamo spesso al karaoke, Your Name è un film che fin dalla sua uscita è riuscito a smuoverla, lo adora, quindi non devi preoccuparti, so bene che ha un grande talento ma non voglio costringerla a rimanerne intrappolata, non ne parliamo più». Izana si arrese alla richiesta guardando il forno: «Il profumo non sembra male, hai idea di cosa voglia da me nel caso vincessero il concorso?». Kioichi abbassò la temperatura in attesa di sfornarla: «Affatto, ma se non te lo ha detto prima, preparati alla possibilità che sia coinvolto anche Zen e tutto il resto del gruppo». Lo lasciò alla sua cucina tornando ai suoi doveri, gli occhi di Yui non avevano smesso di brillare per quelle canzoni così sentite e così intense.
 
*

Il giorno del festival erano già tutti a lavoro e ad accogliere i visitatori con volantini, spiegazioni dei club, un giro turistico della scuola e tutte le varie attività messe in atto dalle classi: «Sembra sia tutto apposto». Il Consiglio Studentesco stava controllando che fosse tutto in ordine e quando Izana diede la sua approvazione, si soffermarono ad osservare le reazioni nel teatro, i visi affascinati di tutti i presenti avevano già decretato la vittoria: «Sembra che tu abbia vinto». Yui sorrise facendo retromarcia dopo l’ultima canzone e gli applausi emozionati: «Non diamolo per scontato, andiamo anche da Kioichi voglio qualcosa di buono». Uscirono dalla palestra, fuori il cielo si stava colorando di un tiepido rosso mentre il sole iniziava a salutarli, Izana camminava davanti a Yui qualche passo più indietro: «Sarebbe meglio rientrare e smettere di girovagare». Si voltò per avere il suo parere, trovandola ferma a guardare forse oltre la sua figura, alla frase sembrò tornare ad osservarlo intensamente: «Cosa c’è?». Accarezzata dal vento, i capelli venivano scossi con dolcezza e scompigliati con divertimento, la gonna svolazzava ma Yui restava a guardarlo persa, Izana spostò un ciuffo biondo per voltarsi a guardarla curioso della sua improvvisa distanza, avvertendo quella mano invisibile scuotere anche la sua divisa: «Yui, qualcosa non va?». Sorrise dolcemente dopo aver preso un respiro: «Nulla, pensavo solo…porti sempre i capelli legati, staresti bene se li lasciassi sciolti». Izana portò una mano a sfiorare la coda solita: «Sono più comodi, è questa la tua richiesta?». Yui accennò una risata negando: «Affatto». Riprese il passo spegnendo il sorriso di dolcezza, velandolo di malinconia: «Non vuoi neanche accennarmi di cosa si tratta?». Yui si fermò stringendo le mani dietro la schiena, decidendo di scoprire un po’ le carte: «Ti darò un indizio, avete una spiaggia privata, vero?». Senza attendere risposta riprese il cammino lasciandolo in parte illuminato alle sue spalle.

 Zen era rientrato più tardi di lui, si era trattenuto a godere del festival con i compagni di classe: «Bentornato». Si sorprese di trovarlo sulla porta ad aspettare con un dubbio sul volto: «Questa volta non ho fatto nulla». Cercò subito di giustificarsi, Izana accennò una risata lasciandolo entrare: «Hai parlato con Yui della villa sul mare e del mese che passiamo lì?». Zen sussultò bloccandosi di colpo, lo guardò in cerca di una spiegazione ma sospirò allo sguardo che voleva sapere per primo: «Per caso, Kiki aveva proposto di organizzare una vacanza insieme in quel periodo, ed ho detto che non potevo perché passavamo quel mese da un’altra parte, mi è sfuggito di dire che fosse noioso da solo e che se ci fossi riuscito sarei tornato prima». Izana alzò un sopracciglio: «Scappando?». Zen diede la resa alla strategia più evidente: «Onestamente non è divertente andare li ogni anno e restare a goderselo da solo, voi vi rilassate ma per me è difficile riuscirci, e preferirei la presenza anche dei miei amici, non credevo che Yui avrebbe…». Izana tornò a quel pomeriggio, a quell’istante in cui in tempo si era fermato, e dove aveva percepito uno sguardo più intenso di quanto pensasse: «Fa attenzione quando parli con lei presente, potrebbe riuscire a comprendere più di quel che dici». Lo lasciò nel corridoio senza un preciso lascia passare per l’estate alle porte: «Poi ne riparliamo». L’ultimo commento riaccese la speranza che potesse davvero non seguirlo in quel bellissimo posto, per stare con gli amici.
 
*

Kioichi si stiracchiò massaggiando il collo dopo l’ennesima lezione: «Manca poco ormai». Izana sospirò spegnendo il sorriso: «A questo proposito, avete programmi per quest’estate?». Kioichi voltò le spalle alla baraonda di persone che esultavano e ad altre che si disperavano: «Qualche canzone in più, andata e ritorno dal mare, la piscina, le solite cose, voi?». Izana prese il libro fermandolo prima che potesse portare fuori il pranzo: «Io e Zen passiamo un mese su un’isola a sud, abbiamo una villa e una piccola spiaggia privata». Kioichi alzò un sopracciglio perplesso al discorso introdotto: «E immagino che non lo stai specificando per vantarti». Izana sorrise deviando lo sguardo: «Yui ha dato ad intendere che la sua richiesta riguardasse l’estate, Zen tenta spesso di scappare dicendo che si annoia, e non mi va di darle la soddisfazione di chiederlo davanti all’intero Consiglio, gioco di anticipo e lo chiedo io». Kioichi alzò gli occhi al cielo: «Non posso credere che sia arrivata a tanto, sicuro che non sia un problema?». Izana negò fiducioso: «Se i suoi amici fossero con noi sull’isola non avrebbe motivo di rischiare di farsi male, per elaborare il piano migliore per scappare, sempre se anche tu non hai problemi». Kioichi sorrise rassicurandolo: «Nessun problema, hai detto amici, quindi includerai anche gli altri tre?». Izana alzò le spalle irritato: «Quando Yui parla di Zen include anche gli altri tre, ci risentiamo più in la per i dettagli, andremo con l’aereo, nessun disturbo nel volo o simili?». Kioichi negò, felice della proposta: «Assicurati solo che ci sia sempre qualcuno al portello e nascondi i paracadute, c’è stato un tempo in cui mi ha chiesto di iscriversi a paracadutismo». Izana scoppiò a ridere, lasciandolo uscire divertito: «È una ragazza imprevedibile». Yui aveva cercato di aprire il discorso più e più volte ma le cose da fare prima che iniziassero le vacanze erano troppe per riuscire a parlare della scommessa vinta, alla fine si arrese a riprovarci il giorno successivo e uscì dalla stanza salutando tutti.

Zen si stiracchiò dopo aver salutato Mitsuide, prendendo un profondo respiro di libertà, uno strano brivido lo fece voltare verso Izana in sua attesa: «Pensi che sia noioso venire con me nella villa estiva?» Zen sussultò alla domanda senza trovare la macchina che di solito lo accompagnava, deducendo che sarebbero tornati insieme: «Adoro quella villa, il mare, la calma, il sole e la città vicina, ma da solo non ha lo stesso effetto, voi avete i vostri interessi, io preferirei che fosse un’estate un po’ più movimentata…» Izana sistemò la tracolla della borsa: «Saresti meno irrequieto se ti dessi la possibilità di far venire anche i tuoi amici?» Zen si fermò di colpo colto di sorpresa: «Credo di non aver capito». Izana gli sorrise invitandolo a riprendere il cammino: «Shirayuki, Mitsuide e Kiki, se venissero anche loro saresti più tranquillo?». Zen spalancò gli occhi, deviò subito lo sguardo cercando di nascondere la felicità per il permesso che stata sottointendo: «È opera di Yui?». Izana irrigidì le spalle, non poteva negarlo: «In parte, ho invitato Kioichi e Yui di conseguenza, se i tuoi amici vogliono venire fammelo sapere». Zen morse il labbro per evitare di esultare: «Senz’altro, e devo congratularmi con voi siete di nuovo arrivato primo nella finale classifica scolastica». Izana accennò ad un si: «Anche tu sei migliorato dalla posizione dell’anno scorso».

Yui lasciò cadere il pezzo di cibo appena messo insieme alla notizia che le diede Kioichi: «È una candit camera?». Il maggiore accennò una risata negando: «È quello che ha detto».
*

All’assemblea finale tutti i professori augurarono una buona estate invitando tutti gli studenti  a non trascurare lo studio e a non esagerare, alla fine dell’assemblea Yui bloccò la strada di Izana che si preparava ad andare: «È vero quel che mi ha detto Kioichi?». Accennò ad un si senza aggiungere altro e sorpassandola.
Da lì furono solo preparativi per il viaggio che li stava aspettando, un lungo soggiorno in una villa sul mare, un sogno su un’isola, lontani dalla foga delle grandi città, un mese di imprevisti e complicità.

Izana era già seduto sul piccolo aereo a leggere in attesa del decollo, Zen fece accomodare gli amici affascinati, i tre ragazzi non mancarono di inchinarsi davanti al grande re e di ringraziare per l’invito, Kioichi prese posto vicino a lui mentre Yui girovagava per l’aereo come se non ne avesse mai visto uno: «Non hai mai preso un aereo?». Yui esultò al settimo cielo: «Una volta, ma non uno privato, che bello, niente persone, niente confusione, solo un volo fino alla meta, grazie dell’opportunità Izana». Prese posto quando l’hostess li invitò ad allacciare le cinture per iniziare le procedure del decollo. Il viaggio durò alcune ore, ore passate in silenzio o a parlare sotto voce, all’atterraggio Izana fu il primo a scendere e ad entrare nella limousine che accolse tutto il gruppo. Scesero davanti alla maestosa villa, Izana avanzò tranquillamente come fosse niente senza far caso agli sguardi di chi non era abituato a guardare una residenza così grande e dove avrebbero soggiornato: «Ah, addio galateo da scuola, benvenuta libertà!». I domestici li accolsero nella dimora chiedendo le valigie e le borse, spartendole tra i maggiordomi e le cameriere: «Vi accompagneranno alle vostre stanze, riuniamoci per la cena». Seguirono i domestici verso le camere che avevano preparato, camere più lussuose, calde e luminose di quelle che avevano lasciato alle loro spalle, Yui non mancò di saltare sul letto e di osservare ogni particolare di quello che sembrava un lussuoso hotel solo per loro.

Per trovare la sala da pranzo e cena dovettero fare affidamento su una cameriera impegnata nel suo lavoro, che con un sorriso gentile le accompagnò nella sala dove le stavano aspettando, la tavolata lunga era stata preparata con stile, nonostante il lampadario di cristalli che pendeva dall’alto la tavola era adorata da composizioni floreali modeste e delle candele rendevano soft l’atmosfera. I domestici aiutarono gli ospiti e i padroni ad accomodarsi prima di servire la cena. Shirayuki stava guardando perplessa la marea di posate appoggiate attorno al piatto: «Si inizia da fuori per gli antipasti, le centrali per i primi, le ultime per i secondi, la forchettina per la frutta e il cucchiaino per il dessert, il bicchiere più piccolo è per brindisi e apri pasti, e l’altro per l’acqua o il vino». Shirayuki la ringraziò sottovoce all’aiuto subito arrivato. Degustarono la cena in silenzio e con una certa aria tesa, quando anche il piatto del dessert venne portato via, Zen si alzò per rilassare l’atmosfera: «Vi faccio fare un giro, Aniue volete accompagnarci?». Izana negò alzandosi, dando disposizione ai domestici per quella notte: «Ti lascio fare gli onori, buona nottata». Li lasciò da soli ritirandosi nella sua stanza a rilassarsi, solo in quel luogo riusciva a riequilibrare la sua stanchezza e a rilassarsi davvero lontano dai problemi quotidiani della scuola, anche se aveva addosso la sensazione che sussurrava di una vacanza diversa dalle solite. Zen fece da guida agli amici, muovendosi tra le stanze, accompagnate da maestosi dipinti, quadri dai più sgargianti colori a quelli più cupi, vasi e fiori sparsi qua e la, tavolini di legno pregiato che coloravano di tiepido l’atmosfera, le grandi tende aperte sul cielo e su quel che circondava la proprietà. Si fermò indicando lo spiazzale alle spalle della facciata, attraversava un orto curato, oltre gli schizzi d’acqua degli irrigatori serali, un sentiero si apriva verso il parco immerso nel verde, accessibile oltre un cancello che limitava la proprietà. Oltre il sentiero, le onde del mare sembravano cantare per accogliere i nuovi ospiti e la scalinata scendeva verso la spiaggia, tornarono dentro al illuminarsi davanti alla piscina semi racchiusa nell’abitazione e poco oltre gli alberi della classificata area relax naturale, una pineta di tranquillità. Nel giro raccontava la storia di quelle mura, della città vicina, dei negozi, delle persone sull’isola, e delle varie aree al suo interno intrattenendoli fino a notte fonda: «Perdonatemi, è la prima volta che viene qualcuno oltre a me e mio fratello, sono un po’ emozionato che ho finito per parlare di cose che forse non sono neanche interessanti». Shirayuki accennò una risata tranquillizzandolo: «Ascoltarti è interessante, Zen, sai molte cose su questo luogo». Kioichi trattenne lo sbadiglio interrompendo il giro: «Bene, direi che gli onori sono stati ben portati avanti, adesso però credo che sia il caso di andare a dormire, il viaggio ci ha comunque stancato, ci rincontriamo domani mattina per scendere in spiaggia». Zen accennò ad un si concorde: «Se dovesse servirvi qualcosa chiamate pure i domestici, a domani». Quando la villa tornò nel silenzio decise anche lui di tornare nella sua camera, il sorriso era indelebile ma c’era una punta amara in quella fantastica vacanza, una punta amara che c’era sempre stata in quella vita.
 
*

Si ritrovarono tutti seduti a colazione, tutti meno Izana, scesero con le borse alla spiaggia perdendo il fiato alla vista della sabbia bianca e sottile, soffice come un cuscino, un piccolo spiazzale di cemento era coperto da folti ombrelloni di paglia per ripararli dalle ore troppo intense. La spiaggia era libera, tutta a loro disposizione, i domestici avevano già posto tutte le sdraio e i piccoli ombrelloni per accogliere il riposo dalle onde, e i tavolini di legno dove poter poggiare cocktail o cibo. Le onde del mare brillavano come polvere fatata sotto la luce del sole, colorando le conchiglie sotterrate nella sabbia, smosse dalla carezza del mare. Yui fu la prima ad avvicinarsi alla distesa d’acqua con la luce negli occhi, una luce che si spense quando tra i presenti mancò qualcuno da prendere in giro: «Izana non viene?». Chiese Kioichi perplesso alla sua assenza, cogliendo l’attenzione della sorella, Zen alzò le spalle tristemente: «No, di solito scende in spiaggia nel tardo pomeriggio a leggere, o la mattina presto per nuotare, dubito che ci terrà compagnia durante la giornata». Kioichi sospirò prendendo posto sul lettino: «Ti dispiace che non ci sia?». Kioichi si stese dandole un leggero e affettuoso buffetto sulla guancia: «Non vorrei che ci avesse invitato solo per farti contenta, sarebbe triste se noi ci divertissimo e lui tenesse le distanze, è il suo territorio infondo». Yui giocherellò con i piedi nella sabbia: «Segui ancora la regola di non entrare subito dopo aver mangiato?». Kioichi sospirò guardandola male: «Non nuotare prima che sia passata un’ora, resta a riva, anzi restate tutti a riva, poi potrete andare a largo». Yui sorrise dolcemente togliendo il copri costume e raggiungendo gli altri in riva al mare, che avevano già intenzione di seguire il consiglio di Kioichi.

 All’ora di pranzo prima che il sole diventasse pericoloso, rientrarono nella villa: «È assurdo che tu sappia nuotare così veloce». Izana prese posto assieme a loro: «Vi siete divertiti?». Chiese quasi senza interesse, Kioichi sorrise alla frustrazione del più piccolo: «Yui è riuscita a battere Zen in una gara di nuoto, non credo l’abbia presa bene». Izana sorrise appena: «Ho visto la gara, dalla terrazza». Quella frase spense il sorriso a Yui e le agitò la rabbia: «Vieni al mare con noi domani?». Izana negò degustando il pranzo: «Non sono un amante del mare». Yui arricciò le sopracciglia prendendo il bicchiere d’acqua: «Se domani mattina non ti trovo ad aspettare, vengo a svegliarti personalmente». Izana alzò lo sguardo fulminandola: «Non prenderti la libertà di provarci». Yui sorrise di sfida aprendo una competizione a tutto campo: «Non darmene possibilità». Passarono il pomeriggio nel giardino della villa a degustare l’anguria e a giocare con l’acqua.
 
*

 Izana era teneramente dormiente nel grande letto a una piazza e mezzo quando la porta alle sue spalle si aprì senza fare rumore, Yui si avvicinò in silenzio e tirò via le tende scure che bloccavano la luce e il calore del sole per lasciare la stanza fresca, la luce lo infastidì di colpo costringendolo e a sollevarsi per controllare, l’aria calda sfiorò il viso perplesso, con un sospiro e un mugolio cercò il comodo cuscino senza trovarlo: «E dire che ti avevo avvertito». Portò indietro i capelli guardandola male mentre Yui faceva finta di ballare con il cuscino sottrattogli: «Ridammelo!». Negò aprendo la porta, scappando fuori: «Yui!!». Izana balzò in piedi cercandola, ma aveva lasciato il cuscino al domestico ed era scappata avanti: «Raggiungici in spiaggia, so fare di peggio fidati». Riprese irritato il cuscino tornando in camera, si stese di nuovo sul letto affondandoci la testa, quando il cellulare appoggiato sul comodino squillò e continuò a squillare fino a fargli perdere la pazienza: «Ragazzina rompiscatole». Si cambiò, legò i capelli e scese a rimproverarla: «Lo trovi divertente?». Yui saltellò sulla sabbia bianca e sottile della spiaggia: «Ovviamente, cos’è vostra altezza ha paura di perdere il pallido colorito regale?». Izana trattenne la rabbia, era riuscita a farlo scendere: «Aniue, ci avete raggiunto». Izana si fermò quando Zen scese con due cocktail colorati in mano: «Stavo…». Si avvicinò allungandogli uno dei bicchieri: «Faccio aggiungere un lettino». Prese il bicchiere arrendendosi, cercando Kioichi in pena per lui seduto sulla sdraio, scontato era il posto vuoto accanto a lui, vuoto ma occupato da Yui, sorrise vendicativo avvicinandosi, appoggiò il cocktail sul piccolo tavolino sotto l’ombrellone, prese l’asciugamano steso e lo spostò sulla sabbia, sedendosi a gustare il colore arancio della frutta mescolata: «Ti ha svegliato davvero?». Il viso era velato da una furia contenuta mentre guardava la riva: «Già». Strinse pericolosamente il bicchiere godendosi il cocktail e la conversazione con Kioichi che preferiva stare lontano dagli schizzi e gli scherzi dei ragazzi. Yui riemerse dal mare fermandosi davanti all’asciugamano steso a terra e pieno di sabbia: «Ehi». Izana si stese sul lettino lasciando il bicchiere indifferente: «Così impari». Yui gonfiò le guance irritata alzando il telo, lasciando che tutta la sabbia accumulata gli finisse addosso: «Allora!!». Gli fece la linguaccia  scotolando il telo, Izana si alzò pronto a tornare su a metà del pomeriggio, il bicchiere di plastica era molto più comodo da usare per l’acqua che si erano portati dietro, lo riempì di sabbia, avvicinandosi alla ragazza di spalle a guardare gli altri intenti ad uscire, le rovesciò il contenuto sulla testa sporcandole ulteriormente i capelli legati, lasciandola una fascia di nervi, ma quando si voltò per rimproverarlo si era già avviato per il sentiero: «Odioso! Avevo fatto tanto per non riempirli di sabbia!». Izana accennò una risata all’urlo rientrando nella villa per cambiarsi e darsi una veloce pulita. Yui lo aveva guardato male durante tutta la cena, uno sguardo che dopo un po’ iniziò a metterlo a disagio: «Ti consumerai gli occhi, se continuerai a guardarmi». Yui assottigliò lo sguardo minacciosamente: «Sarebbe una benedizione, se servisse a non vederti più». Kioichi sgranò gli occhi alla minaccia non tipica della ragazza seduta a lui di fianco.
 
*

Il giorno successivo era pronta a fargliela di nuovo pagare ma quando aprì la porta per spaventarlo, un getto d’acqua le si rovesciò addosso lasciandola totalmente spiazzata, strinse i pugni furiosa: «Izana!!!». Urlò a pieni polmoni, il ragazzo sorrise ruotando nel letto per tornare al suo riposo fiero della vendetta più che servita.

Izana prese parte al gruppo solo quel pomeriggio mentre stavano consumando l’anguria, ma mentre abboccava all’esca, Yui gli lanciò un secchio d’acqua dritto addosso, bagnandolo totalmente, scattò in avanti fuori di sé afferrandole un polso mentre fermava l’altro, facendo pressione: «Mi è salita una voglia pazzesca di sotterrarti fino alla testa, ragazzina». Yui fece da opposizione rilanciandogli la battuta: «Con una vita come la tua, sotterrata sarebbe molto più divertente!». Kioichi intervenne ad allontanare la sorella e Zen a placare le ire del maggiore: «Usciamo in città, per calmarci». Izana gli diede le spalle prendendo l’asciugamano che subito il domestico gli aveva procurato: «Hai ragione, così posso comprare qualcosa contro gli animali selvatici». Yui incrociò le braccia dandogli le spalle: «Non ti servirebbe, io sono un leone». Si ritrovarono a camminare per la città e a guardare le vetrine nella speranza che i due ragazzi si calmassero, presero posto in un caffè per ordinare la merenda del pomeriggio, presi dallo sfizio dolciario: «C’è una festa». Zen guardò il volantino che indicava: «Si tiene ogni anno, la organizza il tempio sulla collina, c’è gente che viene solo per andarci». Yui si ritrovò davanti al gelato con generose fragole ai lati: «Potremmo andarci». Izana la frenò subito: «Ha una cattiva fama, non ci andrete». Yui strinse il cucchiaino di nuovo irritata: «Ti ricordo che ho ancora una richiesta in sospeso». Izana sussultò guardandola oltre Zen seduto al suo fianco per fare da separé: «Credo di averla soddisfatta quella richiesta». Yui affilò lo sguardo sorridendo: «Tu credi, ma io non ti avevo chiesto niente, hai fatto tutto da solo invitandoci prima che potessi dirti di cosa si trattasse, quindi è ancora in sospeso, o non sei neanche capace di mantenere fede alla tua sconfitta, altezza». Zen si strinse nelle spalle, guardando prima l’uno e poi l’altro nel bel mezzo di due fuochi riaccesi: «La risposta è no, al nostro ritorno ci saranno feste simili e molto più sicure». Yui incrociò le braccia non arresa: «Codardo».

Izana tirò Zen verso di sé per avere la libertà di muoversi affondando la forchetta nella fragola che Yui stava custodendo, addentandola all’istante: «Rendimi la mia fragola!!». Izana deviò lo sguardo: «Richiedila». Yui strinse il pugno arrabbiata si sporse per afferrare la frutta che allo stesso modo voleva gustarsi alla fine: «Sei inappagabile». Le riafferrò il polso per fermarla e Yui passò la forchetta all’altra mano addentando la frutta: «E tu sei insopportabile». Kioichi sospirò sottraendo i due dolci ad entrambi: «Shirayuki, scambia il posto con Yui». Chiamò la cameriera preoccupata per la reazione: «Può portarci altri due ordini?». La ragazza arrossì di colpo alla frase pronunciata sensualmente, corse a prepararli mentre le due si scambiavano di posto, Kioichi prese le due coppe appoggiandole davanti ai due: «Ok?». Quella litigata era il preludio di qualcosa che avrebbe minato la vacanza e che avrebbe aperto la via a qualcosa di più grande.
 

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Capitolo 8
*** Estate Stravolgente ***


Quella settimana iniziata nel migliore dei modi stava continuando nel peggiore, gli scherzi diventavano di volta in volta più complicati e meno prevedibili, ma riuscivano solo a rovinare la giornata a tutto il gruppo. Izana si fermò dalla corsa prendendo un sorso d’acqua, era solito correre nel parco che affiancava la loro proprietà e che a prima mattina era spesso vuoto e rilassante: «Fai jogging?». La voce di Yui lo sorprese, come lui era sudata e in tenuta da allenamento, stava riprendendo fiato ferma su un secondo sentiero che attraversava la via principale: «Mi rilassa». Yui riprese per prima la sua strada e Izana proseguì per il sentiero che percorreva sempre, finché ad una nuova pausa si rincontrarono: «È plausibile questo sentiero è quello principale, tutte le strade secondare ci passano». Yui bevve un sorso camminando verso la villa e asciugando le gocce di sudore con un asciugamano avvolto intorno al retro del collo: «Torno indietro». Izana sospirò seguendola: «Anche io». Un passo un più e uno in meno li portarono dalla camminata, alla marcia, alla corsa, alla sfida.

Kioichi sospirò guardandosi intorno alla ricerca della sorella: «Sarà uscita prima, iniziamo ad andare, ah fate attenzione al terreno, il maggiordomo ha detto che si è rotto un annaffiatore e che risulta fangoso». Uscirono dal retro della villa che passava per l’orto e che scendeva verso il mare, davanti al cancello che li separava dal parco, scorsero i due ragazzi fermi a riprendere fiato, rossi in viso e senza aria: «Aniue». Zen si avvicinò allarmato, Yui era nelle stesse condizioni e comprese: «Non vi sarete messo a correre dal sentiero del parco fin a qui». Izana deviò lo sguardo avviandosi a passo deciso ma lento verso l’orto: «Saranno più di 700 metri!». Yui asciugò il sudore incrociando le braccia: «Sono arrivata prima». Izana avanzò sulla sua strada passando accanto ai ragazzi sorpresi quanto il fratello: «Ero già dentro il cancello quando sei arrivata». Zen cercò di intervenire prima che potessero di nuovo farsi battaglia: «Stiamo scendendo in spiaggia, ci raggiungete?». Izana negò appena puntando alla porta, Yui digrignò i denti deviando lo sguardo sulla pompa verde lasciata a loro disposizione, aprì l’acqua inondando il Principe con un sorriso vittorioso: «Ora sei apposto». Yui scoppiò a ridere quando il getto fu così forte da farlo cadere nel terreno già fangoso e sporcarlo di tutta risposta, Izana si alzò irritato, fece per andarsene verso la villa mentre Yui rideva e dava risposta positiva a Zen fuori dalla traiettoria, fece retromarcia irritato da come lo descriveva, la prese da dietro portandola sulla spalla e gettandola nel fango: «Pari». Yui alzò la mano sporca di fango: «Era la mia tuta nuova». Izana non ci fece caso ma fu costretto a fermarsi quando una palla di fango lo colpì in piena nuca, era ormai allo stremo afferrò il primo ortaggio a sua disposizione lanciandoglielo contro come se fosse una palla da baseball, prendendola in pieno: «Tu!». Si ritrovarono di nuovo a fare pressione uno contro l’altro, Zen sospirò stanco come gli amici vicino a Kioichi con lo sguardo oscurato, avanzò prendendo la pompa dell’acqua, aprendo il getto contro i due ragazzi: «Ora basta!». Si lasciarono per rivolgersi al ragazzo più nero del petrolio: «Vi state comportando come due bambini, smettetela una volta per tutte, state rovinando la vacanza anche a noi, non siamo venuti per vedervi litigare, siamo venuti per divertirci tutti insieme, se oserete darvi contro ancora una volta domani tutti gli aggiunti riprenderanno quell’aereo e se ne torneranno a casa». La minaccia lasciò sorpresi anche chi di loro non c’entrava nulla, ma fu efficace sui due ragazzi più di tutti, Yui tentò di replicare bloccata: «Non ammetto repliche di alcun genere». Fulminò prima la sorella e poi Izana pronto anche lui a replicare ma zittito da chi sembrava l’unico con la testa sulle spalle: «Adesso, voi entrerete, vi cambierete e resterete nella villa fino all’ora di cena, se chiedo ai domestici e sento dire che vi siete messi a litigare, Yui, Shirayuki, Kiki, Mitsuide noi faremo i bagagli e ce ne andremo domani mattina, sono stato chiaro?!». I due deviarono lo sguardo messi all’angolo: «Non succederà». Kioichi lasciò la pompa voltando loro le spalle furioso: «Dimostratelo». Spinse con dolcezza tutti gli altri avanti, Zen si guardò alle spalle trovandoli ancora fermi e silenziosi: «“È riuscito a zittirli entrambi, sorprendente”». Pensò realmente sorpreso al maggiore impossibilitato a replicare.

Al loro rientro, verso il tardo pomeriggio, la villa era nel totale silenzio, Izana leggeva nel salotto e Yui ascoltava musica affacciata sul giardino, chiese conferma ai domestici sospirando al silenzio che era riuscito a mettere: «Dopo cena potremmo scendere il giardino a guardare le stelle». Zen accennò ad un si fiducioso guardando Kioichi che non proibì la richiesta degli occhi smeraldo: «Andiamo a cambiarci». Sorrise appena salendo al piano superiore con gli altri.

A cena Yui e Izana erano seduti rispettivamente in silenzio, l’atmosfera era di nuovo tesa come la prima sera, Zen comunicò ai domestici di preparare uno spazio nel giardino e di mettere a loro disposizione quello che poteva servire, di spegnere le luci del giardino per poter osservare il cielo. Scesero quando il domestico comunicò che era tutto pronto, alzarono lo sguardo al cielo affascinati dal notturno dipinto di stelle, privo delle nuvole e della luna, avevano preparato anche degli spuntini e da bere, guadagnandosi il ringraziamento degli ospiti e dei padroni. Sedettero sul telo in loro attesa ma si sorpresero quando Kioichi porse ai due litiganti un altro telo più piccolo: «Lontani». Indicò il prato alle loro spalle intimando di non avanzare oltre, diedero entrambi la resa sistemando il telo lontani dal gruppo intento a guardare il cielo. Zen li guardò da lontano un po’ in colpa, rassegnandosi alla speranza che Kioichi non avrebbe costretto tutti a ripartire.

Yui osservava le mani che indicavano le costellazioni e le risate sulle sue storie che le stelle inventavano, strinse le gambe al petto rattristata: «Non voglio andare via». Izana sospirò deviando lo sguardo: «Neanche io voglio che andiate via». Abbassò lo sguardo sulle sue mani ferme a giocare tra loro: «Anche se ti do fastidio?». Izana tornò a guardare il gruppo davanti perso nelle storie: «Zen sembrava esplodere di felicità quando gliel’ho detto, perderebbe ogni ragione di restare se voi ve ne andaste». Yui si strinse nelle spalle cercando di mettere da parte i litigi per conversare tranquillamente: «Perché lo costringi a venire qui ogni anno?». Rimase in silenzio ad occhi chiusi era una risposta che voleva rifiutare ma che comunque riconosceva: «Zen non lo fa apposta, al contrario è molto socievole con le persone, ma tu…tu sei completamente isolato, anche a scuola, perché allontani le persone?». Izana sospirò stendendosi a guardare l’immensità che li sovrastava: «Perché sono stato cresciuto così, mi hanno insegnato a vivere in una bolla, a fare attenzione a tutte le persone che mi circondano, a non fidarmi mai completamente di nessuno, mantenere le distanze con gli altri, non permettere a loro di avvicinarsi troppo così da non essere usato, non mostrare i sentimenti per non dargli la possibilità di farmi cadere, questo mi è stato insegnato prima che si spostassero in Europa, Zen è stato cresciuto da maestri e insegnanti molto più transigenti dei miei genitori, dimmi tu una cosa». Yui lo guardò dall’alto in cerca della domanda: «Perché cerchi in tutti i modi di ottenere da me una reazione? Perché ti piace sfinirmi tanto?». Yui sorrise appena prendendo un respiro per spiegarlo: «Perché quando ti guardo…io…vedo…una maschera, una maschera bianca e senza espressione, da quando sono arrivata sono riuscita a farti arrabbiare spesso ma ho anche visto altre sfumature del tuo carattere, sei malinconico, nostalgico, severo, fin troppo onesto, sei giusto ma sei anche dolce, comprensivo, affettuoso e anche i tuoi occhi riescono a brillare dall’emozione, quando queste cose sono successe le persone che ti conoscevano da molto più tempo di me dicevano “non l’ho mai visto così” o “non si è mai comportato così” e mi sono chiesta…se non ti avevano mai visto così, cosa hanno sempre visto di te?».

Alzò lo sguardo per catturare i suoi occhi: «Ti nascondi dietro una barriera e cerchi di tenere tutti distanti ma allo stesso tempo desideri qualcuno di cui poterti fidare, qualcuno con cui non sei costretto a tenere alta la guardia, sfinirti è l’unico modo che ho per intravedere il tuo viso oltre quella maschera, colorarla, cambiarle espressione, e vorrei far vedere anche agli altri che non sei un automa, che anche tu puoi essere ferito e puoi ferire, quando ci penso, la cosa mi mette a disagio…perché posso capire quel che cerchi…ma non posso aiutarti se non me lo consenti». Appoggiò il volto al suo braccio per evitare di guardarlo, era sorpreso delle profonde riflessioni: «Quindi il motivo era questo, non è perché non mi sopporti o mi odi». Yui sorrise appena stendendosi al suo fianco, ignorando il cielo: «Mi sei antipatico quando fuggi dai rapporti, quando preferisci voltare le spalle anziché prendere parte alla conversazione, ma ammiro il modo in cui agisci e come sopporti tutto senza inclinarti, sei come un diamante, incantevole, desiderato, dalle mille qualità ma duro e puro,  io non ci riuscirei, devi avere una grande forza dentro e una grande paura di perderla». Izana appoggiò la testa sul braccio piegato, senza evitare il contatto schiena a schiena con la ragazza: «Come hai fatto?». Yui chiuse gli occhi sorridendo tristemente: «Psicologia, puoi capire tanto da una persona solo guardandola, quando però capisci troppo vieni automaticamente allontanata, perché sai dove mirare, e tutti avrebbero paura a stare vicino ad una persona che ha una visuale perfetta sul tuo punto più debole, mi dispiace se ti riesco a capire anche se non voglio». Izana sospirò rilassandosi: «Cosa ne farai di quel punto debole?». Yui si strinse cercando di rannicchiarsi: «Hanno sempre dato per scontato che avrei usato quel loro punto debole per fargli del male, ci sono state persone che avrei voluto tenere vicine a me e rassicurarle su questa capacità di capirle, ma alla fine l’unica ad essere stata ferita sono stata io e nonostante tutto ho conservato quei segreti, posso aiutarti a migliorare e coprire quella debolezza se qualcuno riuscisse a scorgerla, ma se preferisci evitare che io la possa vedere ancora più chiaramente, non me la prenderò con te». Izana allungò la mano appoggiandola sul suo fianco come a farle forza, Yui la prese impaurita alla risposta: «Se smetterai di sfinirmi in questo modo potrai restare, ma in cambio devo sapere anche io qual è la tua debolezza». Yui sorrise divertita allo scambio: «Sono io la mia debolezza, non so chi sono o cosa voglio essere, sono così tanto e sono nulla». Scese il silenzio su quella confessione, passò tanto che alla fine le parole rimasero sospese in aria in quella notte d’estate.

Kioichi diede uno sguardo al tardo orario, invitando tutti i presenti a prepararsi per rientrare. Si avvicinò al silenzio che aveva coperto le sue spalle, sorprendendosi di trovarli addormentati spalle a spalle, con un sorriso sul volto: «Questa è una cosa inaspettata». Kioichi sorrise lievemente grato che quella guerra senza senso fosse finita: «Svegliamoli o prenderanno freddo se restano a dormire qui». Kioichi si avvicinò a Yui, scuotendola quando bastava per riuscire a svegliarla: «Yui, non dormire qui, vieni ti porto in camera». Distese le braccia mezza addormentata chiedendo di essere portata a letto, Kioichi sorrise teneramente prendendola in braccio: «Zen, a Izana ci pensi tu?». Accennò ad un si scuotendo il maggiore: «Aniue, non potete dormire qui, stiamo rientrando». Izana sollevò le palpebre avvertendo il vuoto alle sue spalle: «Mi sono addormentato?». Zen sorrise aiutandolo a rialzarsi, osservò le stelle ancora qualche istante, non le aveva mai viste così luminose e si chiese se avesse sempre guardato quel cielo. Era ancora assonnato e sussurrò appena la buona notte quando Zen prese la strada per la sua stanza. Si lasciò cadere di peso sul letto affondando la testa nel cuscino, sciolse i capelli infilandosi sotto le lenzuola estive, guardò la mano che aveva stretto quella di Yui, prima che cadessero entrambi addormentati, la strinse con un sorriso sperando che quell’attrito fosse svanito.

 
*

Quando osservò la tenda rimasta aperta, il sole era già troppo caldo, ruotò lo sguardo per scorgere l’orario sulla sveglia digitale appoggiata sul comodino, balzò su di colpo quando l’orario segnò l’inizio del pomeriggio: «Non è possibile». Uscì dalla stanza cercando qualcuno nella villa: «Il signorino e i suoi ospiti sono sulla spiaggia». Izana passò la mano sul viso, legando i capelli: «Tutti gli ospiti?». L’uomo vestito di nero e bianco accennò ad un no molto seriamente: «La signorina Yui è ancora nella sua camera, devo svegliarla?». Izana sorresse la testa che pulsava accennando ad un si, fece un gesto per lasciare andare l’uomo ad eseguire i suoi ordini, mentre Zen e gli altri rientravano: «Ben svegliato». Izana li guardò perplesso: «Perché non mi avete svegliato?». Kioichi sorrise prendendo l’iniziativa: «Ci abbiamo provato, ma avete preferito restare a dormire». Izana avanzò al loro fianco per muoversi nella sala in loro attesa: «Restate?». La domanda era rivolta alla minaccia di Kioichi che con un sorriso lo rassicurò: «Resteremo, non mi aspetto che smettiate di provocarvi, lanciarvi frecciatine e litigare, solo cercate di non farla diventare una questione di stato, mi lasci sorpreso, a scuola la ignoravi semplicemente ma ti sei impegnato per restituirle i dispetti con tanto di interessi». Zen sorrise divertito: «La cosa ha sorpreso anche me». Lo guardarono in attesa di una dichiarazione ma Izana rimase a bere lentamente ancora perso nell’atmosfera della sera precedente: «Perché non ha più bisogno di qualcuno che gli svolga i compiti più fastidiosi». Izana sussultò piegandosi in avanti per tossire l’acqua andata di traverso: «Aniue». Riprese fiato appoggiando il torso della mano sulle labbra: «Ma da dove sei uscita fuori?». Yui indicò il corridoio con un sorriso: «Dalla mia stanza, genio della lampada». Zen sorrise intuendo che non era una provocazione, ma una battuta docile: «Domani siete dei nostri?». Prima che Izana potesse rispondere, il maggiordomo schiarì la voce per attirare la loro attenzione: «Perdonate signori, ma il meteo di domani non sembra promettente per scendere in riva, vi pregherei di restare entro i confini della villa, resto a disposizione per ogni vostro volere». Kiki scoppiò a ridere quando l’uomo si allontanò, cercando di farsi scudo con Mitsuide: «Cosa c’è di così divertente Kiki?». La ragazza riprese fiato indicando il maggiordomo appena andato via: «È lui il vero genio della lampada». Mitsuide cercò di trattenere la risata per evitare di far irritare Izana, il quale però aveva appena accennato un sorriso ed era rientrato a seguito del maggiordomo.
 
*

La pioggia, come aveva avvertito il maggiordomo, li aveva costretti a passare la giornata ad intrattenersi nella villa, sperarono fino al tramonto di poter uscire almeno durante la serata, ma il tuono accompagnato dai fulmini spense quella speranza, accendendo gli occhi cianite accostati alla finestra: «Yui, per favore, lascia stare il temporale e vieni a mangiare». Izana era rimasto nella sua stanza a leggere e a consumare la cena, aveva passato con loro l’intero giorno e Zen iniziava a sentirsi pressato dalla sua presenza, impossibilitato ad avvicinarsi alla ragazza dai capelli rossi. Rimasero a parlare fino a tardi prima di augurarsi la buona notte, Yui era nel letto ad occhi spalancati non riusciva a prendere sonno mentre il temporale tuonava fuori, sospirò cambiando il pigiama leggero con una tuta, per scendere nel salotto. Sedette davanti alla finestra a guardare il cielo mista tra entusiasmo e malinconia. Era davanti a quella finestra da ore seduta a gambe incrociate a guardare la notte illuminata dai lampi temporaleschi, quando un peso le si poggiò sulla spalla, scattò come l’addestramento prevedeva, capovolgendolo e montandolo, pronta a colpire: «Yui!».

Izana afferrò il pugno per calmarla, Yui mise a fuoco il nemico che era invece il padrone di casa, con un sospiro rilassò le spalle ritirando la forza: «Non spaventarmi così, la prossima volta potrebbe finire male, che ci fai sveglio?». Izana alzò un sopracciglio allontanando la sua mano: «Primo dovrei chiederlo io, secondo hai intensione di restarmi addosso tutta la notte?». Yui sobbalzò liberandolo dalle gambe che si erano strette ai suoi fianchi: «Scusami, mi sono svegliata e non sono riuscita a prendere sonno». Izana si rialzò massaggiando la nuca: «E che ci fai davanti alla finestra?». Yui sorrise alzando lo sguardo al cielo: «Guardavo uno spettacolo». Izana scostò la tenda per guardare i fulmini: «Il temporale? È questo lo spettacolo?». Il lampo illuminò le due pietre che lo stavano osservando intensamente, il sorriso si addolcì di colpo lasciandolo perplesso: «Cosa?». La ragazza allungò una mano sorprendendolo e accarezzando i capelli, che sciolti scendevano sulle spalle nascondendo parzialmente le forme del suo viso: «Avevo ragione, stai bene con i capelli sciolti». Izana sussultò quando si avvicinò per scompigliarli con entrambe le mani: «Wao, pensavo che al tatto sarebbero stati ruvidi o crespi invece sono morbidi e voluminosi come un cuscino». Izana le prese le mani fermando le carezze: «Come pensavi che fossero?». Yui abbassò lo sguardo trovando i suoi occhi fin troppo vicini, si allontanò sorpresa accarezzando le mani: «Quelli di Kioichi sono lisci come un tavolo di marmo, li porti sempre legati e pensavo che fossero difficili da gestire e invece sono lisci e voluminosi, se li sistemassi ai lati, faresti strage di cuori».

Izana accennò una risata alzandosi e chiudendo la tenda: «Torna a dormire». Yui si strinse nelle spalle sussultando al rombo all’esterno: «Non ci riesco, volevo vedere un film». Izana sospirò chiudendo anche la porta e accendendo la tv, abbassò il volume al necessario e le lasciò scegliere il film: «Questo mi ispira». Lesse il titolo perplesso: «Sai almeno di cosa parla?». Negò con un sorriso sulle labbra: «Se non so di cosa parla è più divertente, avvia». Izana sorrise guardando la tv: «Va bene, ma ricorda che lo hai scelto tu». Avviò il cd che conosceva e come aveva previsto nelle scene horror Yui si stringeva nelle spalle: «Se vuoi possiamo cambiare». Negò arricciando le sopracciglia: «Non ho paura di un film». Izana prese posto sul divano ma Yui rimase seduta sul pavimento tremante, Izana sospirò togliendo la vestaglia tipica dei nobili: «Mettila». Yui la prese senza fare storie indossandola: «Grazie». Tornò a guardare il film sforzandosi di non mostrarsi spaventata.

 
*

A mattino Zen si stava guardando intorno perplesso: «Zen qualcosa non va?». Shirayuki si avvicinò al turbamento intravisto sul volto: «Mio fratello non è nella sua camera, mi chiedo se sia di nuovo uscito a fare jogging». Il maggiordomo richiamò la loro attenzione: «Se cercate il padron Izana è nel salotto». Zen alzò un sopracciglio perplesso entrando a controllare, Kioichi si era unito a loro altrettanto turbato, Izana era steso sul divanetto con addosso una coperta e dava le spalle alla porta, Yui era invece stesa al suo contrario a terra, con la testa sul cuscino e avvolta nella coperta e nella vestaglia del maggiore: «La cosa inizia a preoccuparmi». Kioichi rimase altrettanto sorpreso: «Izana, sei sveglio?». Il ragazzo mugugnò cambiando posizione, mosse la mano per salutare tutti ancora ad occhi chiusi, sembrava reduce di una notte insonne: «Yui, perché stai dormendo sul pavimento?». La ragazza aprì leggermente gli occhi si sollevò per osservarlo, il viso si contorse in una smorfia e si strinse nelle spalle: «Nii-san, c’erano gli zombie». Kioichi rimase sorpreso accogliendola nelle sue braccia: «Zombie? In tv? Avete visto un film?». Accennò ad un si stringendolo tremante: «Facevano paura». Izana si stese a pancia in giù sul divano: «Sei stata tu a sceglierlo». Yui lo guardò di colpo: «Potevi dirmi che c’erano gli zombie!». Izana affondò la testa nel cuscino: «Hai voluto vederlo senza sapere di cosa parlasse». Yui tirò su con il naso asciugando le lacrime: «Si…però…facevano paura…». Izana sospirò passando una mano tra i capelli per risvegliarsi: «Smettila di piagnucolare, sono rimasto a farti compagnia perché avevi paura, adesso è giorno». Kioichi lo guardò sorpreso in cerca di una spiegazione: «Sei rimasto con lei?». Izana si sollevò sbadigliando e scompigliando i capelli: «Si, dopo il film era terrorizzata, volevo tornare in camera ma era così spaventata che mi ha supplicato con lo sguardo di restare, così sono rimasto, ho aspettato che si addormentasse ma non si è addormentata e sono distrutto».  Kioichi sospirò guardando di nuovo Yui stanca: «La porto in camera a dormire, tu vieni con noi?» Negò tornando a rannicchiarsi sul divanetto: «Divertitevi».

Chiuse gli occhi lasciandosi andare al sonno mancato, quando riaprì gli occhi era pomeriggio, si sollevò con uno sbadiglio guardando l’orario: «Forse la scuola mi sfinisce meno, Tanaka va a svegliarla o stanotte sarà di nuovo insonne». Si ritrovarono seduti l’uno accanto all’altro senza gli altri: «Dove sono?». L’uomo servì la cena: «Hanno riferito che avrebbero cenato fuori e che sarebbero tornati in serata». Izana sospirò gustando la cena, Yui era silenziosa al suo fianco: «Sei ancora spaventata?». Negò pettinando un ciuffo di capelli: «Domani ci sarà quella splendida festa, ma dovremo restare qui». Izana deviò lo sguardo alla richiesta sottointesa: «Inganniamo il tempo mentre tornano».

Yui fu attirata dall’invito alzandosi a suo seguito: «Come?». Izana le fece strada in un'altra stanza larga e quasi vuota di arredamento e mobilio, ma splendente di un beige luminoso, accese lo stereo in un angolo della stanza accendendo le luci del grande lampadario centrale, era una sala da ballo: «Sai ballare giusto?». Yui sussultò sorpresa, sorrise fermandolo: «Non così, aspettami». Corse di sopra lasciandolo perplesso e scese dopo qualche minuto cambiata, l’abito bianco e merlettato, estivo scendeva fino alle ginocchia e lasciava le spalle scoperte ma sorrette dalle spalline sottili, aveva indossato un paio di ballerine rialzate e aveva cambiato gli elastici delle trecce per abbinarli al vestito: «Non puoi pretendere che balli in costume, l’invito è ancora valido?». Izana le allungò la mano avviando la sinfonia classica, presero posizione e insieme iniziarono a muoversi con sorpresa di entrambi, i passi si completavano e a differenza delle aspettative sul ballo per intrattenimento, finirono per farla sembrare una vera danza, ruotando per l’intera sala, ondeggiando a destra e sinistra, girando, scambiando i posti, lasciando e riprendendo le mani.

Si erano così immersi da non accorgersi di Zen, Kioichi e Shirayuki fermi a guardare l’esibizione: «Non si prendevano a fangate qualche giorno fa?». Kioichi sorrise lievemente quando scorse in entrambi i volti una complicità da partner: «Stanno migliorando, questo è certo». Zen sorrise quasi a sfida porgendo la mano a Shirayuki che con divertimento accolse la richiesta, era l’unico modo per rendersi presenti. Presero posizione e partirono sulla musica, Zen la guidava e Shirayuki si lasciava guidare senza prendere troppa autonomia dei passi che conosceva solo per necessario, erano di certo più rigidi e statici degli altri due, più che danzare sembravano pattinare con una tale eleganza, come se fosse uno dei tanti balli eseguiti insieme: «Vi siete divertiti?». Zen sorrise unendosi al giro: «Molto, la città è in fermento per il festival di domani, erano troppo impegnati negli ultimi preparativi per prestarci attenzione». Izana deviò lo sguardo quando gli occhi di Yui incontrarono quelli luminosi di Zen e quelli speranzosi di Shirayuki: «Vorreste davvero andare a quel festival?». Zen perse il ritmo alla domanda ma lo riprese per rispondere: «Siete sempre cauto sui festival, questo però non ha le caratteristiche di uno…». Yui sospirò bloccandolo e stringendosi ad Izana per sfidarlo sguardo a sguardo: «Vuole dire che ci vorrebbe andare ma non vuole farti preoccupare o disobbedirti». Izana accolse la sfida lanciandola indietro in un casquè non previsto dalla danza sul finire della canzone, mentre Zen e Shirayuki simularono un inchino: «All’inizio pensavo che non saresti riuscito a seguirmi poi ho ricordato che stavo ballando con un Principe, è la prima volta che riesco a sostenere un ballo così a lungo». Zen si avvicinò sorpreso dal ballo interrotto sul preludio del successivo: «Shirayuki ha detto che le hai insegnato a ballare, dove hai imparato?». Yui sorrise mettendo l’indice davanti alle labbra: «È un segreto». Izana la guardò perplesso: «È la prima volta che ci riesci, cosa avevano le altre di sbagliato? I tuoi movimenti sono perfetti». Yui si strinse nelle spalle, più che farle piacere il complimento sembrò averla colpita in pieno petto: «I movimenti perfetti erano il problema, una persona cara mi ha insegnato a ballare, fa parte anche lei di una nobile famiglia come voi due, mi ha insegnato tutto quel che so sul ballo e anche sul canto, ma quando ballavo di coppia anche danze più moderne, ero troppo perfetta per i miei accompagnatori, la maggior parte delle volte lasciavano a metà la musica perché non riuscivano a guidarmi, per questo devo ringraziarti, è il primo ballo che riesco a terminare». Fece una riverenza lasciandolo sorpreso invitando Shirayuki e Kiki ad avviarsi alla loro stanza.

 
*

Izana aveva ripensato a quella sera tutta la notte, riuscendo solo a riposare ma non a dormire come avrebbe voluto, alla fine si arrese. Seduti a colazione, notò quanto tutti stessero cercando di mantenere l’euforia e il pensiero del festival serale, lasciò il bicchiere dopo aver bevuto: «Se volete andare a quel festival vi accompagnerò in città e chiederò all’autista di restare a disposizione per riaccompagnarvi entro e non oltre l’una di notte». Gli sguardi presero colore alla dichiarazione e lo strinsero in un abbraccio di gratitudine senza muoversi dai visi di tutti i ragazzi. Yui balzò in piedi spaventandolo: «Cosa stiamo aspettando, andiamo a comprare degli yukata per l’occasione, Kiki, Shirayuki pronte in cinque minuti». Scattarono tutte a prepararsi, Zen sorrise al maggiore arreso e chinò leggermente il capo per ringraziarlo: «Zen, niente yukata». Sussultò prima di alzarsi ma non replicò, aver ottenuto il permesso era anche fin troppo, si sarebbe accontentato di ammirare la ragazza: «Kioichi, su, voi tutti andiamo!». Scesero in città per fare compere, provarono dai più sfavillanti colori ai più strani modelli e per l’ora di pranzo erano tornate con tutto abbinato per quella sera da sogno. Il pomeriggio lo passarono a prepararsi tra acconciature, trucchi, borse, scarpe e accessori, scesero pronte ad essere scortate dai cavalieri. Anche Mitsuide aveva rinunciato allo yukata dopo aver visto quanto fastidioso fosse ma rimase allibito ad osservare le tre ragazze ferme ad aspettare la loro reazione, Kiki splendeva come una dea, il colore lilla sfumato nel glicine le illuminava la pelle e si abbinava perfettamente ai capelli biondi legati in un tuppo e impreziositi da fermagli luminosi.

Yui aveva legato i capelli in una coda alta con un elastico tutto glitterato e che riprendeva un lieve rosa sfumato e la lavanda dello yukata, Shirayuki splendeva avvolta nei colori della natura, un verde lieve che affondava le radici in splendidi boccioli di fiori in procinto di schiudersi e altri così aperti da occupare una gran parte dello yukata, i capelli lasciati liberi e fermati da uno splendido cerchietto di forme e luci sulla fronte: «Sei splendida». Shirayuki arrossì vivamente abbassando il viso per cercare di nascondere il rossore: «Dov’è il vostro?». Zen e  Mitsuide si guardarono giustificandosi alla delusione della ragazza: «Meglio che qualcuno di noi possa liberamente muoversi in caso di emergenze». Izana scese le scale avanzando: «Concordo». Yui sussultò voltandosi pronta a replicare, gli occhi si spalancarono e il fiato si perse quando la avvicinò intuendo la replica, il pantalone scuro e jeansato era stretto abbastanza da delineare tutte le gambe, la camicia scura ma illuminata da accenni di bianco ed oro a maniche corte risaltava le spalle larghe e piazzate, un paio di bracciali maschili stretti al polso e un orologio non poco vistoso sull’altro polso, i capelli classicamente legati in una coda alta sembravano risaltare il chiarore della pelle, ancora presente nonostante il sole: «Volevi dire qualcosa?». Yui trattenne il respiro arrendendosi: «Volevo replicare la tua decisione di proibirgli di mettere lo yukata, ma immagino che sia più sicuro in questo modo, e lo faccio solo perché guadagni qualche punto bonus con la scelta per l’outfit». Izana sorrise avanzando per primo: «Kioichi non è ancora pronto?». La voce del ragazzo arrivò alle sue spalle: «Scusate, non lo trovavo».

Mostrò il ventaglio scendendo le scale e incantando tutti, i capelli scuri lasciati totalmente liberi sullo yukata rosso e nero con alcuni accenni bianchi, le maniche arrotolate come voleva la tradizione e i ciuffi davanti erano legati da un nastro bianco lasciato libero di muoversi: «Possiamo andare». Yui era rimasta a bocca aperta un po’ come tutti: «Nii-san sei stupendo». Kioichi accennò una risata avvicinandosi: «Felice di sentirtelo dire». Uscirono per dirigersi alla limousine che li avrebbe accompagnati in città: «Non pensavo che ti piacesse indossare lo yukata». Kioichi sorrise sventolando il ventaglio: «Un ragazzo che riesce ad attrarre tutti gli sguardi grazie allo yukata e ai capelli lunghi più tipici per una donna e con un fascino innegabile terrà gli sguardi lontani dalla bellezza delle ragazze che si mescoleranno con tutte le altre, in poche parole sono il loro scudo se Mitsuide e Zen faranno la parte della spada». Izana sorrise fiero che non fosse stato solo un capriccio e ammise che non stava così male e che quel fascino era davvero fuori dal comune. Entrarono in macchina e scesero fino al limite che il blocco stradale permetteva: «La macchina sarà qui precisa all’una, mi raccomando siate puntuali, meglio se in anticipo, guardatevi sempre intorno e cercate di restare vicini». Zen lo fermò perplesso: «Pensavo che vi sareste unito a noi». Izana negò sorridendogli: «Ci vediamo dopo».

Diede loro le spalle prendendo un’altra strada, camminarono tra decorazioni, musica, colori, e la vivacità della gente, si divertirono a provare i giochi, a vincere e a perdere, salirono verso il tempio, dove la sacerdotessa stava danzando per ottenere il favore degli dei e per purificare il luogo e i presenti. Ridendo e gustandosi la festa era già arrivata l’ora di rientrare, come aveva suggerito loro Izana, si fecero trovare in anticipo al luogo di incontro: «Ah, mi è scivolato il talismano della fortuna, se arriva la macchina, aspettatemi torno subito». Kioichi cercò di fermala prima che si avviasse da sola ma Yui era già svanita: «Yui!».  Sospirò nella speranza che tornasse davvero subito.

Alla fine rinunciò al talismano che aveva comprato prendendone uno nuovo, che le avrebbe garantito fortuna anche in amore. Ripercorse la strada osservando malamente l’oggetto, deviando per le strade ma quando si fermò ad osservarsi intorno, non c’era la minima traccia del festival: «Credo di aver sbagliato strada, mi conviene controllare sul cellulare la mappa». Cercò il cellulare nella borsetta ricordandosi di averlo lasciato sulla specchiera mentre finiva di acconciarsi: «Accidenti, e adesso?». Si guardò intorno alla ricerca di una qualche indicazione per rassicurarsi, ma la via era tutt’altro che sicura, si avviò per trovare una strada da percorrere per tornare indietro finendo solo nei meandri della città sconosciuta: «Non so neanche dove sono e i locali aperti non so quanto siano sicuri per chiedere informazioni, bella fortuna che mi aspetta». Strinse il talismano per non farsi spaventare dalla situazione e mantenere la lucidità: «Che fortuna!». Sussultò voltandosi di colpo verso la voce maschile: «Una bella ragazza sperduta queste parti». Yui arricciò le sopracciglia riprendendo a camminare. Il ragazzo la tirò indietro per il braccio, si preparò a colpire quando realizzò che se lo avesse fatto sarebbe stata molto più vulnerabile, il vestiario che tanto voleva mettere per godersi il festival come doveva, divenne una trappola per le sue capacità di auto difesa: «Non è appropriato afferrare in questo modo una ragazza, mi stai facendo male». Il ragazzo sorrise lasciandole il braccio ma bloccandola al muro: «Ah perdonami, hai ragione, ma mi vedrò costretto ad afferrarti se non ci asseconderai». Yui si strinse nelle spalle preoccupata quando alle sue spalle altri due ragazzi le sbarrarono la strada: «Vieni a bere con noi». Yui negò stringendo impaurita il talismano: «Sono minorenne, non posso bere». Il ragazzo appoggiò le mani per imprigionarla al muro: «Metteremo una buona parola con il barista, non vuoi essere afferrata no?». Negò abbassando lo sguardo, stava cercando di elaborare una strategia per scappare: «Mi stanno aspettando». Il ragazzo alzò le spalle: «Avvisa che verrai con noi». Sussultò ritrovandosi di nuovo in trappola, se avesse detto di non avere la possibilità di farlo sarebbe stata ancora più alla loro mercede: «Cosa sta…state facendo…?» L’uomo distrasse i tre ragazzi dall’aura di cattive intenzioni, voleva salvaguardare la ragazza bloccata al muro ma quando gli sguardi lo fulminarono cercò di rimangiarsi la domanda: «Non ho detto…». Yui strinse il talismano cogliendo al volo l’occasione, passò nel buco lasciato libero e cominciò a correre dove poteva sfuggirgli, nella speranza di ritrovarsi nella strada dove la stavano aspettando: «Ehi, guarda cos’hai combinato!».

I tre ragazzi partirono all’inseguimento, Yui non si curò dello yukata allargandolo quanto bastava per correre come se avesse una tuta e delle scarpe più comode dei sandali a infradito, strinse i denti al dolore cambiando e ricambiando percorso per cercare di ingannarli senza riuscirci, continuò a correre fino allo sfinimento, l’ultima deviazione sembrava averli confusi, si guardò alle spalle per sicurezza ma nel riprendere la super corsa, si scontrò contro qualcun altro cadendo a terra: «Eccola». Sussultò all’urlo alle sue spalle, cercò di rimettersi in piedi trovando le gambe atrofizzate dalla paura e dal dolore: «Yui?». Il suo nome pronunciato in quel momento fu come un abbraccio di rassicurazione, e la persona che la conosceva le  porse la mano per aiutarla a rialzarsi, ma era paralizzata mentalmente per mettere a fuoco chi fosse: «Togliti di mezzo, l’abbiamo vista prima noi». Voltò lo sguardo spalancato verso i tre ragazzi furiosi, stringendosi nella paura di cosa sarebbe successo, il suo salvatore avanzò facendole da scudo, gli occhi gelidi trafissero con frecce invisibili e ghiacciate i tre ragazzi riuscendo a farli indietreggiare con la sola forza dello sguardo: «Andate altrove». I tre ragazzi strinsero i denti dando la resa e battendo in ritirata, cercò di aiutarla prendendola per il polso, quando Yui cercò di colpirlo in preda al panico: «Yui!». Urlò per calmarla gli occhi dai riflessi scuri riuscirono a mettere a fuoco lo scudo alla fragilità di quella sera: «Izana…». Sussurrò appena, il fiato sembrò mancarle e la testa smettere di cadere nel vuoto, il cuore rallentò i battiti per la corsa e le spalle si rilassarono alla sua presenza: «Questa è una zona pericolosa, ti avevo detto…».

Bloccò il rimprovero quando la ragazza abbassò il viso singhiozzando stringendo le mani al petto, non riuscì a proferire parola scoppiando in lacrime. Izana si inginocchiò avvicinandola per tranquillizzarla: «Ti stavano inseguendo?». Accennò ad un si abbracciandolo stretto: «Paura…». Sussurrò appena tra i singhiozzi e il fluido di lacrime, Izana sospirò accarezzandole i capelli, le strinse la schiena sollevandola da terra come se fosse una principessa. Si allontanò dalla strada entrando in un bar, dal retro: «Morgan, mi serve una stanza». L’uomo osservò il piccolo tesoro spaventato tra le sue braccia e gli fece strada ad una stanza privata indirizzata solo alle bevute: «Posso portarvi qualcosa, Izana-sama?» Accennò ad un si: «Acqua e del succo fresco grazie».

La adagiò sul comodo divanetto cercando di capire quanto fosse spaventata: «Gli altri lo sanno?». Yui negò stringendo la mano al petto, Izana sospirò aprendo la chiamata: «Siamo alla macchina come hai detto, ma Yui si è allontanata e ancora non torna, non riesco a contattarla e siamo preoccupati, vorrei andare a cercarla, tu dove sei?». Izana passò una mano sul volto costretto dallo sguardo femminile a coprire l’accaduto: «Sono in città, Yui è con me, ha sbagliato strada mentre tornava, ha avuto la geniale idea di correre per le strade con i sandali e si è fatta male, torneremo un po’ più tardi, voi andate pure». Kioichi prese un respiro di tranquillità richiamando l’attenzione degli altri ragazzi agitati quanto lui: «Se è con te ve bene, ma mi aspetto delle spiegazioni». Izana guardo la ragazza sorpresa all’allusione: «Sono certo che ti spiegherà tutto, a dopo». Kioichi rilassò le spalle avvicinandosi alla macchina: «Vi aspetto sveglio». 
 

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Capitolo 9
*** La Scogliera Stregata ***


Lasciò a Yui il tempo di calmarsi e di bere l’acqua nel bicchiere, attese di vederla sicura per capire cosa fosse successo, o se fosse psicologicamente pronta a tornare alla villa. Quando prese il bicchiere di succo senza tremare Izana lasciò andare un respiro: «Va meglio?». Yui si strinse nelle spalle accarezzando il bicchiere: «Cos’è successo?». Rimase in silenzio chiusa nella sua gabbia di parole, Izana sospirò prendendo il bicchiere riempito anche per lui di succo fresco: «Parlami». Yui sospirò rilassando le spalle prima di riprendere a parlare: «Ho perso il talismano». Izana cambiò posto, si sedette al suo fianco lasciando che si appoggiasse alla sua spalla: «E ti sei persa?». Yui accennò ad un si appoggiando il bicchiere sul tavolino per sistemare i capelli disfatti: «Volevo controllare la mappa sul cellulare, ma ho ricordato di averlo lasciato alla villa, poi quei ragazzi mi hanno accerchiata». Izana rimase a guardarla perplesso: «Autodifesa?». Yui negò con un sorriso spento stringendo le gambe: «Sarebbe stato sconveniente difendersi con quest’abbigliamento, non immaginavo di potermi mai sentire così…fragile…ho avuto paura, poi un uomo ha cercato di difendermi, ne ho approfittato e sono scappata». Izana scese a guardare i sandali tolti e le ferite che avevano lasciato sulla pelle vellutata: «Sei stata fortunata ad incontrarmi per la via, ti fanno male?». Yui sorrise tremante, bevendo un altro sorso del delizioso succo: «Il dolore mi ha atrofizzato le gambe, a stento riesco a muoverle». Izana le sollevò il viso per asciugare i residui delle lacrime: «Non hai più bisogno di piangere, ora sei al sicuro, e quando ti sarai calmata, torneremo alla villa, Kioichi ci aspetta sveglio». Yui accennò ad un si appoggiandosi alla sua spalla: «Grazie Izana». Sorrise lasciando che si calmasse e smettesse di tremare: «Possiamo andare, non voglio che si preoccupi ancora». Accennò ad un si chiamando la macchina per tornare a prenderli: «Il festival è ancora in corso e la città è bloccata dopo quella via, conosco la strada perciò…» Yui negò stringendogli la mano: «Non credo che riuscirò a camminare». Izana prese i sandali voltandogli le spalle: «Aggrappati allora, ti porto sulle spalle». Yui esitò ma distese le mani attorno al collo per reggersi, Izana si alzò prendendole le gambe avvolte attorno ai fianchi.

Salutò di complicità il barista uscendo dal posto e salendo verso il punto d’incontro: «Se ti addormenti, non ti sveglierò». Sorrise stringendosi a lui: «Il tuo modo di portarmi è troppo brusco, non riuscirei ad addormentarmi neanche se lo volessi». Izana sorrise divertito tirandola su: «Perdonami principessa, preferisci che ti porti tra le mie braccia fino alla carrozza?». Yui sorrise alla complicità senza rispondere alla battuta: «Sei ancora spaventata?». A contatto così stretto riusciva ancora a sentirla tremare: «Non posso negarlo, è la prima volta che mi trovo costretta a non reagire, sono pesante?». Izana alzò lo sguardo al cielo: «Pesante come un essere umano, non tornare a piangere, gli occhi inizierebbero a farti male». Yui sfregò le guance sulla camicia intrisa del profumo maschile: «Potrei, fare una cosa?». Izana si fermò ad osservare gli occhi speranzosi che lo guardavano: «Cosa?». Yui lo strinse allontanando una mano dall’altra per sciogliere i capelli legati: «Così stai molto meglio». Izana sussultò alla carezza sulla guancia dei ciuffi lasciati liberi ma decise di lasciar correre la provocazione: «Ti piacciono così tanto?». Yui tornò a stringerlo lasciandosi sfiorare dal movimento dei capelli lunghi che scendevano fono a coprire il collo: «Tanto, dovresti sistemali».

Izana strinse le gambe piegandosi appena per affrontare la salita: «Una fissa comune con tuo fratello, com’è nata?». Yui spense il sorriso cercando di facilitargli la camminata: «Dall’accademia, avevano regole rigide, con le ragazze in particolare, una delle quali riguardava il taglio di capelli». Izana prese fiato incuriosito da cosa comportasse quella regola: «C’era un taglio base?». Yui accennò ad un si stringendo le mani: «Doveva essere abbastanza corto da somigliare a quello di un ragazzo». Izana si fermò di colpo voltandosi appena a guardarla ad occhi chiusi: «A tal punto?». Yui sorrise rifiutandosi di guardare quello stupore: «In azione le ragazze sono più a rischio dei ragazzi, perciò se gli assomigli non possono distinguere a primo colpo la tua identità, la lunghezza doveva essere sempre uguale». Il ragazzo si soffermò a guardare sui capelli legati che lunghi scendevano a sfiorare la sua mano: «Poi cos’è cambiato?». Yui riaprì gli occhi trovando i suoi ad aspettare, spostò un ciuffo che gli impediva di guardarla: «Kioichi, a causa dei frequenti spostamenti, non è riuscito a tagliare i capelli e si erano allungati molto dall’ultima volta che lo avevo visto, li trovai stupendi, penso che lo abbia intuito e li abbia lasciati crescere di proposito, quando sono tornata in accademia e mi sono guardata allo specchio dopo l’ennesimo taglio, ho capito che non era quello il riflesso che volevo vedere di me, ho iniziato ad impegnarmi e sono diventata brava, ho iniziato a saltare un taglio dopo l’altro finchè…sono evasa». Izana riprese il cammino guardando l’orario tardo: «Evasa? Da un’accademia militare?». Yui accennò ad una risata: «Evasa e mai più tornata, e poi ho iniziato il mio cammino scolastico al fianco di mio fratello, i capelli sono cresciuti velocemente, e anche se non vorrei mai più tagliarli ogni tanto conviene accorciarli un po’».

Izana deviò lo sguardo aumentando il passo alla visione della macchina: «Siamo arrivati». Appoggiò Yui sul sedile prima di sedersi al suo fianco, diede un colpo per partire osservandola composta guardare fuori con un sorriso forzato: «Zen si è divertito». Fu attirato dal commento e al racconto della serata che aveva iniziato: «Voleva prendere un peluche ad una bancarella di tiro, ma per qualche ragione ignota non riusciva a colpire i bersagli, alla fine abbiamo dovuto trascinarlo via, ma si è infuriato quando Kiki c’è riuscita con un colpo solo, ha continuato a borbottare che non era giusto». Izana sorrise appena lasciandola tornare a pensare ai momenti belli di quella serata: «C’era tantissima gente ed erano tutti vestiti con yukata, alcuni erano splendidi e altri fin troppo appariscenti, la danza della sacerdotessa è stata il colmo, uno spettacolo unico, abbiamo preso delle predizioni ma Mitsuide ha preferito non appenderla all’albero, poiché diceva che presto un ragazzo si sarebbe fatto avanti». Izana scoppiò a ridere invogliandola a continuare ad abbandonare la staticità in cui si era rinchiusa: «Kioichi era così ben messo che ha rubato le attenzioni a tutti, alcune ragazze lo hanno fermato dicendo che nella predizione presa avrebbero incontrato il loro amore, o l’uomo dei sogni, o una bellezza rara, sono dovuta intervenire diverse volte per portarlo a loro lontano». Izana affilò lo sguardo divertito: «Gelosa?». Yui incrociò le braccia per protesta: «Ovvio che sono gelosa, sono sua sorella, lui è fin troppo amichevole con le sconosciute anche se è solo gentilezza per non ferirle, alcune volte passa per ingenuo e io devo assicurarmi che si interessi a persone degne di interesse, un po’ come fai tu con Zen». Izana negò aprendo appena il finestrino: «Non sono minimamente geloso di lui». Yui sorrise divertita: «No ma cerchi sempre di assicurarti che le persone intorno a lui non siano pericolose». Sospirò intendendo che stava varcando un confine invisibile: «Non lo nego». Cambiò argomento senza entrare nei dettagli di quell’argomento pesante: «Abbiamo preso anche dei dolci da mangiare tutti insieme».

La macchina si fermò nei cancelli della villa, Kioichi corse fuori per chiedere spiegazioni: «Yui?». Izana indicò l’altro lato, dove stava cercando di scendere da sola: «Di la, muoviti prima che si faccia male». Kioichi aggirò l’auto prendendola un attimo prima che cadesse: «Aniue, siete tornati». Izana si voltò verso il fratello in pensiero: «Siete ancora svegli?». Shirayuki accennò ad un si chiedendo con lo sguardo di Yui: «Eravamo in pensiero per entrambi». Izana indicò Kioichi che rientrava con la piccola principessa tra le braccia stretta a lui: «Questo non è da voi». Si voltò verso Zen con lo sguardo perplesso ad osservarlo: «Non che lo volessi, perché continui a guardarmi così?». Zen si riprese allo sguardo che stava diventando affilato, indietreggiò sorridendo appena: «Nulla, è raro vedervi in giro con i capelli sciolti e stavo pensando che sciolti li preferisco a quando li legate». Izana alzò lo sguardo al cielo passando una mano tra i capelli per toglierli davanti agli occhi: «Per favore, non iniziare anche tu con questa storia». Cercò il laccetto ricordando di averlo lasciato a Yui.

 
*

A colazione Yui e Zen lo stavano guardando male, Izana arricciò le sopracciglia irritato: «Non li porterò sciolti solo perché li preferite, sia chiaro». Aggirarono la tavola per prepararsi a scendere in spiaggia, Kioichi e Izana rimasero seduti: «Ti ha detto cos’è successo?». Kioichi sospirò pettinando i capelli sciolti: «Vagamente, è stata fortunata ad incontrarti prima che la situazione diventasse pericolosa». Yui sbucò dalla porta urlando loro di muoversi, passarono la mattinata a giocare con la palla e a fare castelli di sabbia come dei bambini, sfidandosi a quale fosse quello più bello, interpellando i due più grandi del gruppo per decidere. Si scontrarono in una partita di pallavolo, dove la squadra Izana-Kioichi si rivelò estremamente in sintonia vincendo tutti i turni, malgrado la ferocia dei più piccoli, consumarono il pranzo sulla spiaggia e rientrarono in serata. Per quanto divertente fosse stare tutti insieme sarebbero presto tornati in città, a parte la prima settimana di battaglie il resto del tempo era scivolato nel divertimento e nella complicità, Izana era il più sorpreso di tutti per l’agio che aveva a parlare e a scherzare con un amico e a prendere in giro il gruppo di grandi legami, per le cose più semplici che la quotidianità estiva metteva a loro disposizione: «Domani ho voglia di fare una camminata nel bosco, ho visto che c’è una casa su quella scogliera, potremmo andare ad ammirare l’orizzonte».

Zen sorrise oscurando lo sguardo e cambiando radicalmente l’atmosfera con una sola domanda: «Sicura di volerci andare?». Yui rabbrividì voltandosi verso di lui: «Che…Che vuoi dire…?» Zen sorrise affilando lo sguardo: «Quella casa ha fama di spettri e fantasmi». Izana accennò una risata: «La classica casa sulla scogliera abbandonata che diventa oggetto di fantasia». Kioichi cercò di inquadrare la reazione di Yui: «A me piacciono le storie di fantasmi». Izana alzò le sopracciglia sorpreso dall’affermazione: «Davvero?». Kioichi prese posto sul divanetto dopo la cena: «Si, ne vado letteralmente pazzo, andiamo Zen raccontaci la storia di quella casa, sono curioso». Zen sorrise mettendosi comodo per raccontare: «Tempo a dietro in quella casa viveva un’artista, un pittore, uno dei suoi migliori soggetti era la moglie intenda a confrontarsi con le attività quotidiane, ma l’uomo era così ossessionato dal suo lavoro da non permettere alla moglie di prendere le distanze se non per uscire e fare visita ai suoi cari, così provata dalla vita sedentaria a cui si era ridotto il suo amore giovanile, fu attratta da un giovane uomo che la adulava quando andava al mercato, alla fine si consumarono più e più volte nel loro amore passionale. Un giorno il marito della donna fu costretto a partire per esporre i suoi ultimi capolavori e i due amanti ne approfittarono per consumarsi nel torpore della casa». Kioichi sospirò deluso ma Zen lo invitò a prestargli attenzione, la parte migliore stava arrivando: «Ma l’uomo rientrò a casa prima del previsto e sorprese i due amanti nel suo studio ad ammirare i ritratti della donna, l’ira lo accecò, cominciò ad urlare, sbraitare, incolpare la donna e l’uomo, distrusse i quadri nel suo studio e colpì l’amante facendogli perdere i sensi, la donna cercò di scusarsi ma l’uomo era così furioso che fu costretta a scappare, al limite della scogliera ella perse l’equilibrio e cadde nel mare, l’uomo addolorato per la sua perdita e arrabbiato per il suo tradimento non recuperò il suo corpo e la maledisse, chiuse l’amante nello scantinato vuoto della casa, fece le valigie e andò via lasciando il pover uomo a morire soffocato dal tempo, dal dolore, dalla paura e dallo scantinato. Si racconta ancora che nelle notti più tranquille e serene si possa udire l’urlo della donna e vedere la sua sagoma che cade dalla scogliera e svanisce a contatto con l’acqua, i lamenti dell’uomo nello scantinato che batte contro il legno e chiede aiuto con voce soffocata, è nata la leggenda che i due non si potranno riunire finché lo scantinato non verrà aperto da una donna e che in eterno rivivranno la loro morte finché la loro anima non sarà troppo consumata per essere trattenuta nel limbo».

Yui era diventata un gomitolo, talmente stretta a se stessa da risultare più simile ad una statua, Kioichi invece sembrava essersi entusiasmato al racconto: «Andiamo?». Guardò Izana, ormai sapevano che se volevano fare qualcosa era il caso di avere il suo permesso, sorrise arreso a quella prima richiesta: «Va bene, ma andremo di prima mattina quando l’aria è più fresca e scenderemo nel pomeriggio a ridosso del tramonto, mettete scarpe comode e abbigliamento comodo, c’è comunque un bosco e la strada non ci aiuta, adesso andate a dormire e domani svegliatevi presto, prima partiamo meglio è». Sciolsero la riunione e Yui scattò ad abbracciare Kiki: «Che ne dite se noi ragazze dormiamo insieme?». Shirayuki strinse il secondo braccio cercando di non mostrarsi spaventata: «Dormiamo insieme». Kiki sorrise intenerita accennando ad un si e salutando tutti gli altri.

 
*

Il mattino successivo erano già tutti pronti a partire di prima mattina, i domestici avevano preparato il pranzo al sacco per tutti e ognuno lo mise nel proprio zaino da scalata e partirono alla volta della scogliera stregata. Si aiutarono a vicenda nei punti più difficoltosi prima di ritrovarsi su un tranquillo sentiero che puntava proprio alla casa abbandonata: «Dove hai sentito quella storia?». Si accostò al minore curioso di come sapesse la storia della casa: «Una volta me l’hanno raccontata mentre cercavo di entrare nella casa». Izana gli lanciò uno sguardo: «Un’altra delle tue mete preferite durante la tentata fuga dall’isola?». Zen sussultò accennando una risata divertita: «Era un posto tranquillo e la vista è spettacolare, eccola ci siamo». Avanzarono verso la casa abbandonata, il legno marcio sembrava lugubre e le sbarre di legno alla porta non promettevano bene, la vista però era da mozzare il fiato, si poteva vedere tutto il mare all’orizzonte, le macchie chiare e scure della sua profondità, le onde lievi che riflettevano la luce e il suono che si infrangeva sugli scogli sottostanti: «Entriamo?». Yui strinse il braccio di Kioichi: «Restami vicino però». Shirayuki strinse Kiki: «È solo una diceria quella dei fantasmi». Entrarono da una finestra semi libera dalle assi di legno, il luogo all’interno era freddo e buio nonostante la luce che filtrava dalle assi, proseguirono in gruppo sempre vicini con le torce preparate all’occorrenza: «È solo una casa abbandonata, niente spettri e niente rumori sospetti». Gli scricchiolii erano ben spiegabili dal tempo e dai loro passi, c’erano ragnatele e polvere ovunque: «Ci sono delle orme di qua, i fantasmi hanno le scarpe?». Chiese Mitsuide perplesso indicando un corridoio dove c’erano delle impronte di scarpe: «Non che io sappia, ma probabilmente non siamo gli unici curiosi». Ripresero il cammino ignorando le impronte salendo con attenzione verso il famigerato studio dell’artista, osservarono le tele strappate abbandonate in ogni angolo della stanza, consumate dal tempo e dalla vernice rovinata, scostarono un po’ la polvere e le tapparelle per ammirare il paesaggio celato: «Dipingere qui doveva essere…avete sentito?». Yui si voltò di colpo verso la porta allontanandosi spaventata, rimasero tutti in silenzio con il fiato trattenuto ad ascoltare quelli che erano dei colpi sul legno: «Qualcuno sta battendo dei colpi». Anche Izana fu incuriosito dalla situazione e si affacciò per delineare la direzione: «Sembra provengano da sotto, scendiamo».

Scesero di nuovo al piano di sotto e i soli colpi si tramutarono anche i gemiti ovattati di una voce: «È il fantasma dell’amante». Izana la bloccò: «Non dire sciocchezze, non esistono i fantasmi». Yui si strinse a lui all’ennesimo colpo contro il legno: «Izana…proviene da li…». Indicò tremante lo scantinato chiuso e bloccato con un grande peso, ritrovarono anche le impronte lasciate nella polvere, si avvicinò per scostare il peso quando il cigolio di una porta lo paralizzò, la porta si richiuse con un tonfo facendolo voltare di colpo: «Kioichi, Zen, nascondetevi». Portò Yui con sé dietro la cucina invitandola a fare silenzio stringendo un’asse di legno come arma, trovata per caso: «Questa casa è davvero inquietante, ehi tu lì dentro smettila di fare rumore». Izana si sporse per vedere un uomo in carne ed ossa aprire lo scantinato e parlare verso quello che nascondeva: «Lì sotto non cedo ci sia un fantasma». Tenne stretta Yui per impedirle di attirare la loro attenzione quando il suo stesso cellulare lo tradì, con la sveglia che aveva impostato per il pranzo: «Scappa». Spinse Yui in avanti spegnendo la sveglia e deviando per i corridoi, dallo scantinato l’uomo era risalito veloce come un fulmine per trovare gli intrusi: «Venite qua, voi due». Un colpo di pistola li immobilizzò al piano superiore, Izana fece da scudo a Yui arricciando le sopracciglia: «Forza piccoli ficcanaso, di sotto». Si assicurò di essere sempre davanti a Yui per impedirgli di farsi attraversare da qualche strana idea: «Lasciate i cellulari sul tavolo». Izana appoggiò il cellulare negando lievemente per evitare che gli altri nascosti uscissero allo scoperto: «Ci siete solo voi due?». Izana accennò ad un si stringendo Yui pronta a reagire al momento opportuno: «Due curiosi attratti dalle storie di fantasmi». L’uomo scoppiò a ridere facendo segno allo scantinato: «Di sotto».

Scesero le scale osservando il posto vuoto e umido che tratteneva prigioniero un ragazzo in attesa ai piedi delle scale, la porta si richiuse lasciandoli al buio: «Non riusciremo a vedere niente così». Yui sfregò contro la scintilla accendendo un piccolo fiammifero: «Ho pensato che sarebbero stati utili se le torce avessero subito un influsso spirituale di qualche fantasma, reggi, ho un’idea, tolse la felpa di leggera stoffa che teneva sulle spalle, slegò le mani del ragazzo ignorandolo prima di poter chiedere informazioni, cercò un pezzo di legno, avvolse la stoffa come una palla legandola alla base, il fiammifero si spense e con il secondo diede fuoco alla stoffa creando una piccola torcia come quelle antiche: «Buona idea». Era modesta e non avrebbe attirato l’attenzione dell’uomo, allora si apprestarono a slegare e aiutare il ragazzo intrappolato: «Grazie». Izana gli fece da appoggio: «Come va?». Il ragazzo sospirò: «Ora che posso vedere molto meglio, perché siete in una casa abbandonata?». Izana sorrise indicando Yui intenta ad esplorare il posto: «Storie di fantasmi, eri tu allora che battevi sul legno prima». Il ragazzo accennò ad un si massaggiando la caviglia: «Ho sentito delle voci ed ho cercato di attirare l’attenzione, io sono Miaki». Yui testò le pareti come se potesse trovare qualcosa: «Io sono Yui e lui è Izana, perché sei qui sotto? Un sequestro?». Miaki negò massaggiando anche i polsi: «Ero salito per ammirare il paesaggio e li ho intravisti scavare sul retro della villa, credo abbiano parlato di un tesoro». Izana accennò una risata risalendo le scale per testare la resistenza della botola: «Fantasmi e tesori, siamo in un libro fantasy, niente è bloccato da un peso, non possiamo restare qui, potrebbero trovare anche gli altri, mi auguro che abbiano capito di spegnere i cellulari, Miaki da quanto tempo sei qui?». Negò incerto guardando l’orologio al polso: «Qualche giorno direi ormai e inizio a perdere le forze». Izana tornò di sotto guardandosi intorno senza vie d’uscita, poi si accorse dei movimenti di Yui: «Che stai facendo?». Yui continuò ad ascoltare le pareti: «Secondo le dicerie è stato rinchiuso un uomo qui dentro e il seminterrato non è mai stato aperto da quando è andato via l’artista, così dice la storia, non credi manchi qualcosa?». Izana si guardò intorno perplesso: «È solo una storia». Yui sorrise fiduciosa: «Tutte le storie hanno un fondo di verità, ma qui non c’è nessun resto umano, qui c’è un lieve passaggio d’aria, sui muri ci sono dei piccoli colpi».

Izana si avvicinò alla parete notando il piccolo colpo di cui parlava che ogni due assi di legno si ripeteva nello stesso punto: «Qualcuno c’è stato, non sono lineature del legno, sono stati causati da qualcosa, l’altezza è circa la stessa e l’intensità anche, stava testando qualcosa e infatti vieni qui». Si avvicinò incuriosito osservando le tre assi di legno graffiate ma non scalfite: «Se non ci sono resti, non è morto qui, aiutami». Tirarono insieme le tre assi riuscendo ad allontanarle dal muro in cui era scavato un passaggio: «Ha usato le tele che ha trovato per attutire l’umidità della terra scavata e con il tempo la terra scavata è stata lievemente riassorbita, proviamo a vedere se esce». Accese un altro fiammifero infilandosi nell’apertura che proseguiva bassa e stretta verso l’esterno, si bloccò di colpo quando intravide le ossa consumate e i vestiti strappati: «È morto qui, speravo che fosse riuscito a fuggire ma a quanto pare ha ceduto prima di raggiungere la superficie». Izana lo guardò alla poca luce che avevano: «Quelli sono vestiti troppo comuni, non credo che sia riconducibile alla storia che ha raccontato Zen». Yui si fermò davanti al muro di terra, alzando lo sguardo verso il cunicolo che saliva di qualche metro, Izana la aiutò ad uscire per decidere cosa fare: «Considerando l’altezza delle scale dello scantinato e il percorso che è riuscito a fare dovremmo essere appena fuori la casa, ma ancora diversi metri sotto terra, se scaviamo, forse riusciamo ad uscire in meno di qualche ora». Yui si avvicinò alla torcia assicurandosi del tempo che avevano prima che si spegnesse: «Un corpo nel terreno ci mette dai dieci ai dodici anni a decomporsi tanto, il tesoro potrebbe essere una qualche opera di questo artista nascosto nella casa che vale una fortuna, o che magari hanno loro nascosto qualcosa qui e sono venuti a prenderlo». Izana guardò la porta cercando di capire se fuori c’era qualcuno: «L’autore di cui si parla visse qui più di cinquant’anni fa, sotterrare un suo disegno lo distruggerebbe, perché tornare solo adesso?».

Yui controllò le condizioni di Miaki che aveva chiuso gli occhi e si era rannicchiato a terra, era fin troppo debole per restare lì: «Per utilizzare del denaro sottratto ad una banca servono dai dieci ai dodici anni, i tempi coincidono, credo che abbiano rapinato la banca in città e che abbiano nascosto qui i soldi, uno sfortunato li ha visti e loro hanno deciso di lasciarlo qui chiuso a marcire, mettendo in giro la storia dei fantasmi per tenere lontani i curiosi, dieci o dodici anni dopo sono tornati a prendere i soldi ma hanno trovato un altro testimone e hanno deciso di sbarazzarsi di lui e di noi come hanno fatto con l’altro, ma potrebbero sistemare le cose in modo diverso una volta trovato quel tesoro, se le voci che diventassero più di una la gente si insospettirebbe, torneranno non con buone intenzioni». Prese un’altra trave di legno spezzandola e porgendole un pezzo ad Izana: «Cominciamo a scavare, Zen e gli altri potrebbero essere più in pericolo di noi e Miaki è qui da troppo tempo, forza, portiamo un po’ di giustizia anche a quel poverino e ringraziamolo per il percorso già scavato». Izana sospirò lasciandola andare per prima era l’unico modo per non restare intrappolati, Yui tornò indietro dopo un po’ massaggiando il polso: «Fa attenzione alla terra, dai le spalle da questa parte e non dall’altra se dovesse crollare la terra sovrastante, riusciresti a trarti indietro, la luce non durerà ancora a lungo, dovrò spegnerla tra un po’, se dovesse bruciare anche il legno appiccheremmo un incendio e saremmo ancora più in pericolo». Izana era già entrato per riprendere il lavoro ben portato avanti dalla ragazza, asciugò le mani sui pantaloncini circondando il collo del ragazzo privo di sensi, riuscendo ad ottenere una reazione: «Non mollare, usciremo da qui». Miaki sorrise lievemente godendo dell’umido della terra che le aveva quasi gelato le mani. Si perse nei pensieri cercando di tenere sveglio il ragazzo e controllando che Izana stesse bene, uscì riprendendo fiato asciugando il sudore e lasciando il pezzo di legno, resistendo al dolore delle schegge: «Direi che non manca molto alla superficie, ma non ce la faccio più». Yui gli sorrise avvicinandosi: «Vado io, controlla le sue condizioni, presto saremo fuori, non ho sentito altri rumori quindi forse non c’è più nessuno o forse ne ha solo approfittato per dormire, ma gli altri non possono uscire finché è lì e sono in pericolo».

Yui tornò a scavare e quando stava per fermarsi e perdere le speranze, la terra divenne facile da rimuovere , ma prima che potesse aprire l’uscita fu afferrata per la caviglia e tirata indietro: «Ma cosa…». La zittì spegnendo la torcia improvvisata, la porta del seminterrato si aprì e l’uomo diverso dal primo sghignazzò: «Altri ospiti». Yui prese l’iniziativa: «Non fate loro del male». Izana sussultò al chiaro riferimento di qualcun altro: «Loro chi signorina? Ci sono altre persone qui?». Yui si strinse ad Izana facendo finta di non voler parlare: «Dimmi dove sono, se lo farai potrete stare insieme». Yui strinse la sua mano per evitare che la fermasse: «In una delle stanze di sotto vicino all’uscita, due ragazze e un ragazzo, non fate loro del male». L’uomo chiuse la botola correndo a prendere i tre ragazzi che nascosti cercavano l’occasione per scappare: «Lasciatemi!». Spinsero i tre di sotto, Yui accolse Shirayuki spaventata e l’uomo chiuse di nuovo  il passaggio: «Perché hai detto di loro?». Yui sospirò pulendo le mani tremanti stringendo i denti al rossore che avevano causato le schegge: «Perché così saremo più al sicuro, Zen e Kioichi se la caveranno, ho trovato l’uscita, andranno fuori Kiki e Mitsuide, noi resteremo nel caso riaprissero, noterebbero subito la mia e la tua assenza e ancora di più quella di Shirayuki e Miaki non è nelle condizioni di scappare, così potremo incastrarli di più crimini, effrazione, rapina, omicidio, rapimento e tentato omicidio, la prigione li accoglierà per il resto della loro vita». Sorrise vittoriosa alla luce delle torce accese, Kiki e Mitsuide erano già pronti ad andare: «Da qui, seguite lo scavo dovete solo scostare un po’ la terra e sarete fuori, fate veloce, chiamate i soccorsi e le forze dell’ordine, dite loro che è un codice rosso sapranno cosa fare e accorreranno subito, date tutti i dettagli possibili così avranno chiara la situazione». I due ragazzi entrarono nel tunnel seguendo come aveva detto la strada, scostarono la terra, si assicurarono della posizione e uscirono dal buco correndo a nascondersi nel bosco.

Yui si strinse nelle spalle tremante, Izana sospirò avvicinandola e stringendola a se, per tentare di riscaldarla privata della felpa, in quel posto umido: «Sei stata brava, hai reagito con lucidità e saremo presto tutti fuori a goderci la cena, e se la notte sarà serena faremo un bagno in piscina, non hai ancora avuto l’occasione vero?». Yui sorrise ricambiando la stretta, cercando di fermare i brividi che salivano sulla pelle: «No, ma solo se accetti di gareggiare a nuoto contro di me». Izana accennò una risata accarezzandole il viso: «Ma se vinco dovrai ammettere la sconfitta e non mettere il broncio». Shirayuki sorrise rassicurata dai commenti dei due ragazzi, tenendo sotto controllo le condizioni del loro ospite. Sembrarono passare secoli prima che qualcuno riaprisse la botola intento a decidere del loro destino, le forze dell’ordine circondarono silenziosi la casa e irruppero seguendo le indicazioni e i particolari che gli erano stati raccontati, controllarono tutte le stanze trovando Zen e Kioichi appena messi all’angolo dai rapitori, proseguirono alla cucina spostando il masso che bloccava l’ingresso e sollevando di nuovo le porte: «Voi la giù, tutto bene?». Yui avanzò sulla scala rassicurata: «Noi sì, ma c’è un ragazzo debole qua giù, è disidratato e affamato, è stato rinchiuso diversi giorni e nel tunnel sotto terra ci sono resti umani». L’uomo in divisa li aiutò a salire verso le coperte che li avrebbero accolti al sicuro. Fuori dalla casa Shirayuki corse a stringere Zen e Yui a stringere Kioichi per rassicurarsi sulle condizioni di tutti: «Bravi tutti voi, davvero bravi». La barella portò fuori Miaki che li ringraziò con uno sguardo stanco, i due rapitori e rapinatori arrestati e il bottino ritrovato.

 
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Il giorno successivo, dopo i dovuti controlli erano stati portati alla centrale dell’isola per le deposizioni sulla strana esperienza nella casa stregata, una storia finita bene per loro fortuna. Il capitano si congratulò per il sangue freddo e per il coraggio augurandosi che non ricapitasse ancora, strinse la mano ad Izana lasciandoli andare. Kioichi sospirò in ritorno verso la villa: «Mai mi sarei aspettato che una storia di fantasmi si tramutasse in un rapimento, per nostra fortuna è andata bene». Yui si stiracchiò sbadigliando: «Già, sono dispiaciuta per quel poverino, se avesse resistito solo qualche altra ora sarebbe stato in grado di uscire». Zen la avvicinò per consolarla: «Risultava scomparso da molti anni, adesso la famiglia potrà affrontare il dolore e trarne forza, grazie al fatto che è stato ritrovato, credo sia opportuno andare a fare loro le nostre condoglianze». Izana accennò ad un si concorde: «Se non avesse provato a scappare, noi non avremmo fatto una bella fine, passiamo anche in ospedale da Miaki, è stato molto fortunato». Seguirono le indicazioni lasciate loro dalla polizia per fare le condoglianze alla famiglia che aveva ritrovato il corpo perduto: «Siete voi che lo avete ritrovato?». Izana avanzò accennando ad un si come rappresentante di tutto il gruppo di ragazzi a sguardo basso e dispiaciuto: «Vi siamo grati per averlo ritrovato». Yui si strinse nelle spalle prima di avanzare verso l’anziana donna persa d’animo, le strinse le mani per farle forza: «Siamo noi a doverlo ringraziare, se non avesse avuto la forza di non arrendersi noi non saremmo riusciti ad uscire, non si è perso d’animo fino all’ultimo respiro, non si è arreso neanche quando sembrava non esserci altra via, ora potrà riposare in pace, gli siamo grati per averci mostrato la via. La donna strinse con le sue mani consumate dal tempo quelle giovani e tremanti: «Grazie per essere venuti». Rivolsero una preghiera all’altare che raffigurava il ragazzo pieno di vita, salutando la donna e i parenti che arrivavano per il funerale da organizzare, finalmente dopo anni.

Ripresero il cammino verso la villa osservando il cielo che lentamente imbruniva: «Ha lasciato una certa nota amara». Zen accennò ad un si preso dalla storia: «E manca poco alla fine della vacanza». Il sospiro comune fece sorridere Kioichi: «Andiamo voi tutti, non è ancora finita, organizziamo un barbecue per concludere bene questa vacanza, a parte la nota amara, tutto è stato fantastico, ci siamo divertiti e ci aspetta ancora tanto, non deprimetevi così, la vita va avanti, possiamo dire che tutto e bene quel che finisce bene». Shirayuki sorrise concorde, riprendendo forza: «Kioichi ha ragione, godiamo di quel che resta di questa vacanza e poi organizzeremo altro per quanto torneremo, Izana-sama grazie ancora per la possibilità, grazie per averci accolto in questo bellissimo luogo». Il sorriso riprese vita guidandoli alla villa: « Il barbecue è il massimo per finire in bellezza». Shirayuki tornò a quel mese volato felice di essere lì: «I fuochi d’artificio sarebbero il massimo».

Yui non era riuscita a liberarsi della strana sensazione che pressava sul cuore, osservò l’orto e il mare oltre il sentiero trovando Izana che deviava verso una via che non aveva ancora percorso: «Dove vai?». Si sorprese di trovarla ancora in giro, sorrise indicandole la strada da percorrere: «Avrai notato che c’è un pontile  fatto di rocce che divide la spiaggia dal verde, vado lì ogni anno». Yui prese il passo accompagnandolo e intravedendo il pontile, corse avanti affascinata scorgendo subito le figure dei due amici seduti in spiaggia a tenersi la mano, si voltò intravedendo Izana fermando la sua camminata: «Andiamo a prendere una giacca per stare qui, su». Lo spinse indietro quanto bastava per sporgersi e avvertire Zen e Shirayuki del suo arrivo. Il ragazzo captò il segnale e con la ragazza cercò di sfuggire allo sguardo del maggiore, riapparso sul pontile: «La maglia ce l’hai legata alla vita». Yui sussultò accarezzando le maniche annodate: «Se avrai freddo scordati di averla allora». Izana sorrise intravedendo il movimento alle sue spalle sulla spiaggia: «Perché vieni qui ogni anno?». Izana sospirò lasciandosi accarezzare dal vento: «Mi aiuta a riprendere energia per affrontare quello che verrà nell’anno scolastico, fare quel che faccio è stressante sotto molti punti di vista». Yui sorrise appena afferrando l’elastico e sciogliendo la coda, lasciando che i capelli biondi fossero scompigliati dal leggero vento: «Non vuoi proprio…». Si bloccò quando i lunghi scuri come la notte, che la circondavano, sfiorarono le mani lasciate penzolanti sui fianchi, Yui sorrise sedendosi al suo fianco, lanciandogli indietro: «Andiamo, non dirmi che non lo hai mai fatto». Izana accennò appena una risata tornando a guardare l’orizzonte: «Ti ringrazio». Non distolse lo guardo dal mare che svaniva a contatto con il cielo: «A cosa devo i tuoi ringraziamenti?». Yui sorrise appoggiando il mento sulle ginocchia piegate: «Hai tentato di farmi da scudo sia dai suoi occhi che dai suoi pensieri, hai impedito che si soffermasse a guardarmi troppo e anche nello scantinato ti sei sempre assicurato che non fossi nel suo campo visivo, per questo ti ringrazio». Izana abbassò lo sguardo con un lieve sorriso: «Hai avuto coraggio a sfidarlo, lo stesso coraggio che hai avuto a mandarmi via per avvisare Zen e Shirayuki che stavo arrivando». Yui sussultò al commento deviando lo sguardo: «Non so di cosa tu stia parlando». Izana tornò a guardare il cielo illuminato dalle stelle, stendendosi sulla roccia: «Lo so che quei due stanno insieme, non ci vuole un genio per notarlo, diciamo solo che per ora farò finta di non essermene accorto, ma poiché ti schiererai sempre con lui assicurati che non oltrepassino il limite». Yui si strinse nelle spalle, osservando le nuvole all’orizzonte: «Quando Luisa ti ha portato in quel caffè, ho preso le tue difese, non mi schiero con Zen perché ce l’ho con te, ma perché voglio potermi considerare una buona amica, ma se dovesse errare, se dovesse mal interpretare la situazione gli andrò contro, un buon amico non è quello che ti sostiene sempre e comunque senza un motivo di fondo, ma che lo fa quando lo crede giusto e non lo fa quando comprende che è sbagliato e ti spiega il perché, è un complice non un leccapiedi». Izana scoppiò a ridere riuscendo a stupirla: «Va bene hai vinto, rientriamo». Yui si alzò perplessa: «Tieni». Gli lasciò il laccio scappando avanti per rientrare alla villa, dove la cena stava per essere servita.

 
*

 Il giorno a seguire, l’ultimo di quella fantastica vacanza, stavano aspettando che Kioichi scendesse per andare in spiaggia, quando Izana fece segno a Zen di seguirlo: «Voi andate, Zen viene con me». Lasciò la borsa all’ingresso infilando la felpa sulla maglia a manichine per seguirlo, entrarono in macchina e l’autista partì, solo quando oltrepassarono la città decise di chiedere: «Dov’è che stiamo andando, Aniue?». Izana sospirò guardando il finestrino: «Alla ditta pirotecnica». Zen sussultò voltandosi di colpo: «Perché alla ditta pirotecnica?». Izana lo guardò perplesso come se la risposta fosse scontata: «Volevate dei fuochi d’artificio». Zen scattò in avanti fermando l’autista e chiedendogli di invertire la marcia, non riuscì a trattenere la risata, incuriosendo il fratello: «Non era quello che volevate?». Zen negò sorridendo felice del pensiero: «No, Shirayuki intendeva altro quando ha parlato di fuochi d’artificio, esistono dei fuochi che possono essere accesi senza troppe misure di sicurezza, di solito si usano per concludere in bellezza una serata o una vacanza, ma non è uno spettacolo pirotecnico come quelli che organizzando le ditte, lasciate fare a me». Izana alzò lo sguardo al cielo perplesso, per lui i fuochi d’artificio erano quelli che esplodevano nel cielo illuminando di colori la notte, scese seguendo Zen in un super mercato sempre più perplesso, lasciò fare al fratello osservando i razzetti, i tubi, le scintille e la scatola sigillata che appoggiò alla cassa.

Dopo aver dato istruzione ai domestici sul barbecue serale e sui fuochi d’artificio, raggiunsero il gruppo in spiaggia: «Dove siete andati?» Chiese subito Yui curiosa, Zen accennò una risata mantenendo il segreto: «A fare un giro, che ne dici di una gara?». Yui balzò in piedi indicando il ragazzo che si era seduto accanto a Kioichi: «Izana, noi abbiamo in sospeso una gara di nuoto». Izana negò deludendola: «Appuntala per la prossima estate, la faremo in piscina e non nel mare». Quella frase più che scoraggiarla le illuminò gli occhi, l’allusione alla futura estate le mise addosso una grandissima felicità: «Sta brillando o una mia sensazione?». Kioichi sorrise porgendogli l’acqua: «Non sbagli, non siamo mai riusciti a restare in un posto più di un’estate, un riferimento alla prossima estate l’ha rassicurata sulla nostra permanenza, e ti avverto non lo dimenticherà, quindi assicurati di mettere in conto quella gara». Izana lasciò l’acqua osservandoli mentre a riva lanciavano la palla: «Ricordo dei vostri continui spostamenti a causa delle sue capacità, sono tanto problematiche?». Kioichi si stese all’ombra spegnendo il sorriso: «Non è sempre stata sua la colpa, questa volta non permetterò che accada di nuovo». Izana lo guardò in cerca di spiegazioni ma Kioichi aveva chiuso gli occhi, non avrebbe nuovamente riaperto l’argomento e lasciò perdere. Appena sul filo del crepuscolo i domestici allestirono in spiaggia per il barbecue e Kioichi si preparò a gestire la carne che avevano per loro preparato assieme alle verdure, spensero i carboni lasciando che la piastra si raffreddasse: «E così è finita». Zen sorrise negando e facendo segno ai domestici di portare quel che aveva chiesto: «Non ancora». Mostrò agli amici quel che le buste contenevano e gli occhi di tutti i colori si illuminarono: «Fuochi d’artificio, li hai presi, Zen!!» Il ragazzo prese la scatola sigillata ponendola al centro del cerchio che avevano composto: «In realtà non è stata una mia idea». Porse l’enorme fiammifero al maggiore: «A voi l’onore, Aniue».

Kioichi sorrise trovandolo perplesso su come si usasse, si avvicinò spiegandogli cosa fare con la scatola, Izana seguì le istruzioni e li allontanò quando il primo sprizzo di luce partì verso l’altro esplodendo in una marea di colori, non erano alti e maestosi come quelli che era abituato a vedere ma erano sicuramente quelli più meravigliosi che avesse mai visto, Yui posizionò i razzetti accendendoli uno ad uno, questi partirono orizzontali per poi avvolgersi in delle spirali verso il cielo e ricadere in tante scintille dorate, con i tubi simularono uno scontro di incantesimi attenti a non ferirsi e a non ferire e alla fine rimasero solo le scintille colorate a consumarsi: «Possiamo dire conclusa questa vacanza nel migliore dei modi!». Esultò Shirayuki battendo il cinque con Yui. Rimasero tutti ad osservare il cielo e a godere del silenzio della notte e del saluto del mare prima di essere richiamati a rientrare: «Stai scalando la classifica Izana, vedi di non perdere i punti che hai guadagnato in questo mese». Izana alzò un sopracciglio: «Dovrei considerarlo un complimento?». Yui lo indicò divertita: «Non ti farò complimenti finché quei capelli saranno legati». Izana strinse la sabbia sotto le mani irritato: «Sei assillante!». Yui si alzò saltando sui primi gradini per tornare di sopra salutando i più grandi: «E continuerò ad esserlo, buona notte». 

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Capitolo 10
*** Scoppiettio D'Autunno ***


L’estate era trascorsa veloce dopo quel mese in un altro mondo, aveva preso il meglio della stagione e aveva sottratto al tempo restante il divertimento maggiore, ma lasciarla andare per ritrovarsi di nuovo ad affrontare la realtà scolastica insieme sembrava più allettante che restare distesi sulle onde del mare. Era quello che Yui aveva pensato una volta rimessa la divisa scolastica, l’idea di tornare a scuola, come mai era successo in quegl’anni, le agitava l’adrenalina e le vibrava la pelle. Le prime settimane furono anche più tranquille di quanto si aspettasse, così tranquille che tutta l’adrenalina sembrò tramutarsi in ansia. Yui era annoiata dalla staticità della situazione, sbadigliava nascosta dietro il libro alle lezioni, girovagava per l’edificio prima di entrare nella stanza e scrivere sui rapporti che era tutto tranquillo. C’era qualcosa però, qualcosa che le correva lungo la schiena e che le sussurrava di non lasciarsi ingannare, nascosto nell’ombra, qualcosa tramava la tempesta fingendo di perdersi nella pace. Quando finiva di scrivere deviava lo sguardo e restava a guardare il viso chiaro impegnato a lavorare fino a ché gli occhi luminosi le intimavano di dirigere il suo sguardo perso, altrove.
 
*

Sospirò all’ennesima giornata tranquilla rifiutandosi di andare al Consiglio, si stese sul tetto a guardare le nuvole che passavano davanti al sole, presto avrebbe iniziato a spegnersi per dar spazio all’autunno: «Qualcosa ti preoccupa?». Chiuse gli occhi prendendo un respiro, guardando da seduta il cortile esterno: «È tutto molto tranquillo, non trovi?». Izana le allungò una lattina di caffè sedendosi al suo fianco: «Non ti piace la calma?». Yui giocherellò con la linguetta della lattina prima di aprirla: «Se fosse davvero calma». Cercò di seguire il suo sguardo vuoto oltre il cortile: «Non credi sia reale?». Yui si strinse nelle spalle cercando di non incontrare i suoi occhi cristallini: «C’è nell’aria qualcosa di strano, una lieve tensione che appena si percepisce, immagino che per la maggior parte sia dovuta al rientro dalle vacanze, o al fatto che le abbia vissute come mai prima d’ora, ma sotto quell’apparenza, c’è qualcosa che mi scuote i sensi ma che non riesco a collocare». Il ragazzo allungò la mano per riprendere la lattina stupendola: «Se non la vuoi, la riprendo». Yui strinse il caffè guardandolo male, era riuscito a catturare il suo sguardo: «Quando mi ricapita di essere servita dal Principe?!». Sussultò al sorriso vittorioso di quel ragazzo e sospirò arresa alzandosi in piedi: «Forse sono solo un po’ paranoica, salto le riunioni per qualche altro giorno». Chiuse la porta lasciandolo perplesso a quel comportamento distante che non era riuscito a smuovere.
 
*

Kioichi lo stava osservando quasi con la stessa intensità della sorella mentre aspettavano l’arrivo degli altri compagni: «Il mio fascino ti ha forse abbagliato, Kioichi?». Alla domanda beffarda nascose la testa tra le braccia, appoggiate sul banco: «Sei seduto sempre allo stesso posto, di solito nelle ultime file siede chi non vuole farsi notare». Izana voltò pagina al libro di suo interesse, chiedendosi perché fosse importante saperlo: «Da qui posso vedere quello che succede, gli studenti evitano di giocare con il telefonino, guardare riviste non appropriate all’ambiente scolastico, ascoltare musica durante le lezioni, e dormire nascosti da un libro». Kioichi sorrise massaggiando le spalle: «Ultimamente sembri fremente, ti stai annoiando anche tu, non è vero?». Izana strinse la copertina del libro cercando di non far muovere i muscoli facciali: «Ho sempre tanto lavoro, non conosco la noia». Kioichi accennò una risata aprendo un quaderno carico di ricette: «Yui passerà un po’ di tempo con me al club, se ti va di fare una pausa, passa a trovarci, preparo qualcosa per tutti».

Accolse il suo invito quando chiese i rapporti ma Kiharu disse lui che non c’era nulla su cui fare rapporto, era tutto in ordine. Avanzò nella stanza aspettandosi di trovare le sue fans ad adularlo: «Sei da solo». Kioichi alzò lo sguardo dal pentolino: «Ti sorprende?». Izana prese posto cercando anche Yui: «Abbastanza, sono tutti fuori?». Kioichi negò porgendogli un bicchiere riempito di colore: «Non sono venuti, hanno aperto una ciambelleria vicino alla stazione, hanno preferito andare a testare i sapori, Yui ovviamente ha preferito il dolce a me». Izana sorrise avvicinando il bicchiere: «Deduco quindi che qualsiasi cosa tu stia preparando, non sia dei suoi gusti». Kioichi accennò una risata alzando le spalle: «Faccio quel che posso per accontentarla, ma davanti ai dolci perdo anche io, e sembra quasi che anche tu voglia uscire da questa scuola». Izana roteò la cannuccia nel bicchiere sorridendo appena: «Ammetto che c’è una calma preoccupante, ma sono felice che non ci siano problemi, o troppo lavoro da organizzare». Kioichi prese posto al suo fianco lasciando raffreddare quel che aveva preparato: «A proposito di questo, non c’è la possibilità di organizzare qualcosa?». Izana alzò lo sguardo perplesso alla domanda: «Perché lo chiedi così all’improvviso?». Kioichi sospirò prendendo un secondo bicchiere: «Perché questa calma sembra agitare gli altri, ho fatto un giro per la scuola durante la pausa pranzo, sembrano tutti spenti, privi di forze, potrebbe essere una mia impressione, ma considerando che tutti si impegnano come possono con lo studio e prima dell’estate il festival culturale è carico di energia, le vacanze vengono vissute con entusiasmo, che con il passare del tempo si consuma, al ritorno a scuola è praticamente inesistente, le lezioni diventano noiose e faticose da seguire, anche spostarsi per la scuola sembra pesante, e i club non si impegnano come dovrebbero, è come se fossero tutti privi di energia, se continuiamo così fino alle prossime vacanze, la prima parte dell’anno sarà passata troppo lentamente e quando sarà il momento dei test di fine semestre gli studenti avranno molta più difficoltà a studiare e a concentrarsi». Izana rimase a guardarlo sorpreso dell’analisi approfondita della situazione: «Una cosa simile me la sarei aspettata da Yui non da te». Kioichi scoppiò a ridere sorseggiando il succo ai mirtilli: «Sono anche io figlio di un capitano di polizia e di un agente teatrale, e non serve un’abilità come quella di Yui per capire la situazione, te ne sei reso conto anche tu, sbaglio?». Izana deviò lo sguardo alzandosi e lasciando il bicchiere vuoto: «Non sbagli, ma non ho l’autorità per decidere di inventare una festa».

 
*

Yui era rimasta a pensare tutta la notte, non era riuscita ad addormentarsi completamente. Stava guardando persa un nuovo noioso sole che saliva all’orizzonte, velato dalle tapparelle: «Devo fare qualcosa». Come aveva fatto Kioichi il giorno prima, anche lei girovagò per la scuola preoccupata a quell’improvvisa realtà che aveva perso vitalità, alla fine rinunciò a seguire le lezioni sfogliando il quaderno al contrario, i numeri in successione le accesero luce nello sguardo, tornò a guardare il cielo mentre l’adrenalina iniziava a pompare sangue nelle vene.

La presenza seduta al suo posto sorprese il Presidente del Consiglio, Yui alzò lo sguardo, lo stava aspettando, si fermò davanti alla cattedra con una richiesta in attesa di essere ascoltata: «Hai la chiave di quella sede fuori dalla scuola di cui mi hai parlato?». Izana appoggiò il viso sulla mano scrutandola in cerca di quello che stava progettando: «Farò solo un giro, o preferisci accompagnarmi?». Izana sospirò arrendendosi, cercò la chiave lasciandola andare, quasi speranzoso che riuscisse a rompere quella staticità.

La sede che aveva accolto i precedenti membri si impose davanti a lei come un palazzo, alta su due piani, con tanto di balconata a connettere i due lati del palazzo. Spinse l’enorme portone difeso da due imponenti colonne e sottratto del colore marroncino che lasciava dipinta sola una strana aura marronastra, e il dorato dei battiporta asciutto. La porta si aprì con un cigolio, osservò l’enorme hole che l’aveva accolta, avvicinando un interruttore sorpresa che ci fosse la corrente, il tappeto rosso copriva le due scalinate che salivano verso l’alto coordinandosi con il lampadario pendente al centro della stanza. Prima di salire al piano superiore fece un giro in quello inferiore, stanze vuote e mobili avvolti in dei teli bianchi, la cucina lasciata in ordine e coperta dalla polvere, il piano superiore la invitò a salire dopo un sussulto delle luci. Si trattenne dall’accarezzare la pregiata balaustra lasciata ad impolverare, osservando il grande ritratto che pendeva all’incontro delle due scale, un imperatore, sorrise divertita muovendosi verso la parte più luminosa. La finestra lasciata aperta permetteva alla luce di entrare e di illuminare il cammino, osservò incerta le due porte una di fronte all’altra, la prima portava verso un bagno e la seconda entrava in un salone quadrato, dove erano sparsi divanetti per stendersi coperti dai teli, il grande mobile di legno attaccato al muro chiudeva a chiave luminosi volumi, erano libri, tanti libri tutti in ordine, quella era la sala lettura, una sala riposo per gli abitanti del palazzo abbandonato. Il muro era abbracciato dalla carta da parati giallo ocra e disegnava dei semi cerchi che si aprivano in dei fiori stupendi, accarezzò la carta ruvida al tatto fermandosi davanti ad una balconata, aprì la porta coprendosi le vie respiratorie alla polvere sparpagliata dal vento, avanzò ad osservare il grande spiazzale sostenuto dalle colonne del primo piano.

Poteva vedere oltre gli alberi, la scuola nella sua bellezza, non c’era nulla di tutto quel palazzo nella struttura che aveva imparato a conoscere, ma dopo averla vista, i suoi occhi ricordarono i dettagli dei muri, della segreteria, della presidenza, la biblioteca e i tavoli di legno: «In passato queste due strutture saranno state parte di una regia, se così fosse non mi stupisco che la boscaglia li divida, ricordo la storia della scuola, quel libro che Izana mi ha fatto leggere con insistenza, se non ricordo male è stata donata da un imperatore per agevolare i nobili allo studio, poi trasformata in una scuola aperta a tutti, per questo la considerano d’élite, è la scuola dell’imperatore». Accennò una risata divertita godendosi la vista tornando poi ad analizzare quel palazzo, la balconata accoglieva anche delle sedie e un tavolino per godersi anche l’esterno oltre l’aria consumata. La vetrata interrotta da un piccolo balzo si riuniva con un'altra porta finestra, l’entrata per un’altra stanza: «Ricordo una porta tra i divanetti e i tavolini». Tirò con forza la maniglia della seconda porta finestra riuscendo a smuoverla, la sala era tappezzata di polvere e come gli altri mobili era coperta da teli bianchi, tutti tranne una sedia, le rifiniture dorate e i cuscini rossi le davano un aspetto regale: «Ti stavo cercando, sala degli incontri, così è questa». Anche lì, il muro era adornato da una libreria ma era vuota, probabilmente era il luogo dove erano custoditi i rapporti prima dell’archivio del preside. Qualche foto era rimasta sepolta dalla polvere, foto dei precedenti membri del Consiglio, l’ultima accoglieva anche Izana tra gli altri: «Sempre quel viso corrugato». Lasciò le foto osservando le locandine abbandonate su un tavolino, c’era un apparecchio telefonico al suo fianco ma la presa era staccata: «Comunicavano tramite telefono, per sapere cosa succedeva a scuola, e queste?». Sfogliò le locandine dei precedenti festival trovandone una che le accese un battito nel petto: «Ma certo». Fotografò la grande foglia d’acero rosso lasciandola dove l’aveva trovata: «Hai accolto molti studenti prima di me, vero? Ti piacerebbe tornare nella memoria di chi forse neanche sa che esisti, Sede del Consiglio Studentesco?» Urlò nel vuoto emozionata, il cigolio indefinito sembrò sussurrare un si sibilato, Yui rabbrividì: «Infondo ho posto io la domanda». Strinse al petto il cellulare speranzosa: «Allora lascia che guidi a te gli studenti, potranno ammirarti anche in una bellezza che non ti appartiene, aspettami, tornerò presto a riportarti alla vita». Chiuse la porta correndo di sotto con le idee che straripavano, chiuse a chiave l’ingresso accarezzando i battenti: «Riportiamo un po’ di entusiasmo in questa scuola». Sussurrò saltellando felice giù dalle poche scalinate che separavano l’ingresso dal sentiero.

Corse a retroso assaporando l’aria del tramonto che stava colorando il cielo di arancio: «Izanaaa!». Urlò senza fiato aprendo di colpo la sala del Consiglio: «È uscito poco fa con Haruka». Kiharu indicò la direzione sorpresa dall’urlo, Yui riprese a correre dopo aver sbattuto la porta, deviando tra i corridoi alla sua ricerca. Il bagliore dorato le fece da guida alla coda: «Izanaaa!». Il ragazzo si fermò sorpreso dalla tranquillità spezzata, prima di potersi voltare a rimproverarla, Yui gli saltò sulle spalle stupendo Haruka. Gli strinse le mani al collo attutendo la spinta che lei stessa aveva causato, Izana barcollò in avanti stringendole i polsi prima di ritrovare l’equilibrio: «Che ti passa per la testa?!». Yui lo strinse fremente, lasciandolo andare allo sguardo affilato, saltellò indietro prendendo posizione, in attesa di essere ascoltata: «Non farlo più!». Yui ignorò il rimprovero saltellando sul posto: «Tra poco ci sarà il festival d’autunno, giusto?». Izana massaggiò il collo sorpreso al riferimento: «Tra un paio di settimane». Yui allungò il cellulare verso di lui mostrandogli la foto della locandina recuperata: «Cosa si fa? Cosa si fa?». Haruka sospirò cercando di calmarla: «Nulla di speciale, le lezioni del pomeriggio sono interrotte, è trattato come un giorno di riposo». Yui si avvicinò al Presidente girandogli intorno come una trottola: «Possiamo vivacizzarlo, dai, dai, festeggiamo, a cosa serve un festival se non si festeggia, dai Izana, organizziamo qualcosa, dai, dai!»

Sembrava una bambina incapace di trattenere l’entusiasmo, ma allo sguardo penetrante che la stava rimproverando anche le due codine sembrarono arrestare il movimento, abbassò lo sguardo giocherellando con le mani: «È stata la sede a dirmelo, potremmo coinvolgere l’intera scuola nell’organizzazione». Lo sguardo si bagnò di lucido, gli occhi più grandi, il viso intristito al rifiuto e le mani unite tra loro come in preghiera o in supplica: «Va bene, nulla di complicato però». Yui riprese vitalità esultando: «Prendo in carica l’organizzazione per il festival d’autunno». Izana la fermò afferrandole la spalla prima che corresse a divulgare la notizia: «Comunicalo al Preside prima di tutto, ho detto nulla di complicato, quindi voglio avere l’organizzazione pronta domani mattina sulla mia scrivania». Yui sorrise divertita: «Ma quella dove lavori non è una scrivania, è una cattedra». La battuta fece stringere la presa sulla sua spalla in modo pericoloso, Izana la avvicinò impedendole di sottrarsi allo sguardo irritato: «Contieniti!». La lasciò andare voltando l’angolo, Yui sorrise rilassando le spalle e calmando l’entusiasmo: «Haruka vieni con me dal preside, credo di essermi giocata tutta la sua pazienza per oggi».

Haruka sospirò costretto a seguirla dal Preside che con curiosità e gratitudine approvò l’idea, anche ai suoi occhi non era sfuggita quella calma logorante: «Questa è una vecchia locandina, davvero non si festeggia?». Haruka alzò lo sguardo al cielo, incastrato anche dal Preside ad aiutarla: «Allestisce una vecchia tradizione di quando arriva il tempo del raccolto, ma è ormai da diversi anni che le scuole lo passano come un giorno normale».

Lasciò per prima il Consiglio pensando a come rendere quel giorno speciale senza eccedere, Kioichi si stava già preparando per scendere a lavorare, con i pensieri deviati consumò la cena conservata dal maggiore e dopo aver fatto un bagno, si sedette alla scrivania a guardare il foglio bianco: «Prima mi devo informare». Accese il portatile per navigare su internet cercando tutto quel che poteva ricondurla all’autunno, appuntò tutte le idee che trovava interessanti. Riempito il foglio, chiuse la pagina internet per restare a guardare le idee: «Ho bisogno di un filo conduttore, Izana ha detto nulla di complicato, non c’è tempo per organizzarlo come quello culturale, quindi devo scegliere diciamo…tre attività per riempire la giornata, non troppo complesse». Rimase a lavorare a quel progetto finché persa nei pensieri, si addormentò sulla scrivania.

 
*

Il forte boato la riportò indietro dai suoi sogni: «Yui». La voce di Kioichi arrivò squillante più della sveglia sfiatata: «Non sei ancora pronta? Dai, faremo tardi». Yui si alzò assonnata preparandosi al cambio, pettinò i capelli ad occhi chiusi, abbottonò la giacca e legò il fiocco rosso della divisa, scese a fare colazione con toast e marmellata, per poi uscire al fianco del maggiore: «Sei andata a dormire tardi?». Yui stropicciò gli occhi arrossati dalla notte non goduta: «Ho sognato che una zucca mi rincorreva». Lo sguardo di Kioichi si accese di divertimento: «A che gioco stavi giocando?». Yui accennò ad un no smuovendo il collo: «Ho fatto delle ricerche per il festival d’autunno, idee che possono essere realizzate anche in poco tempo, ho pensato anche ad halloween». Kioichi sorrise ammirato porgendole un pacco di caramelle: «Non avevi molta simpatia per quella festa». Yui prese il gentile omaggio leggendo i gusti sulla scatola: «È vero ma non intendo halloween come mostri, streghe e fantasmi, leggendo ho scoperto che in realtà era una festa che doveva servire agli spiriti per proseguire il cammino verso la pace con le preghiere che dedicavano loro, ma era celebrata come la festa del raccolto, una sorta di rito di passaggio, il travestirsi e tutto il giro che ha è solo consumismo americano, diciamo che è stata influenzata da diversi pensieri nella storia fino ad associarla al macabro, all’oscuro e al freddo, pensavo di riprendere il significato trasformando gli spiriti nelle ansie degli studenti, scacciarle con la paura e l’adrenalina, almeno è il tema principale che ha unito gli altri eventi, sono ancora un po’ confusa». 

Passò la mattinata tra il seguire le lezioni e sistemare il suo progetto, saltò la riunione alla pausa pranzo chiedendo opinioni sia a Zen che a Mitsuide su cosa significava per loro l’autunno. Alla riunione del pomeriggio stavano tutti aspettando che presentasse l’idea per poterla aiutare nella gestione: «Ti ascolto». Yui sorrise porgendogli l’ennesimo foglio che aveva creato per riassumere tutto: «Ho pensato di articolarlo in tre eventi, il primo che avrà luogo nel pomeriggio quando le lezioni si fermeranno, è il gioco del lupo, è una tradizione che mettevano in pratica i contadini per attirare fortuna sul nuovo raccolto, quando il grano era quasi tutto raccolto, si diceva che apparisse l’ombra di una divinità, prendeva la forma di un lupo e in cambio di un ricco raccolto chiedeva l’ultimo fascio di grano da mietere, il gioco invitava a nascondersi a chi raccoglieva l’ultimo fascio di grano, gli altri contadini avrebbero dovuto catturarlo e poi offrire il grano al lupo per sperare che la divinità fosse benevola, se invece non riuscivano a trovarlo entro la mezzanotte del giorno in questione, il lupo non avrebbe dato la sua benedizione e non avrebbe calmato gli spiriti del vento che si divertivano a rubare le spighe di grano. Ho pensato di riadattarlo, sostituendo il raccolto con la carriera scolastica, in pratica il nostro gioco consisterà nell’estrazione a caso di uno studente cui sarà affidato un fascio di grano, ad ogni classe saranno concessi dieci minuti per cercarlo, chi lo troverà potrà offrire il grano al lupo e quindi sperare in un anno scolastico fruttuoso, nel caso nessuno riuscisse a trovarlo, il fascio di grano sarà spartito in tutte le classi, come una sorta di consolazione».

Izana lesse le notizie che aveva trovato e stampato per spiegare quel primo gioco, aspettava il suo consenso per continuare: «Se il Consiglio Disciplinare si prenderà la responsabilità di controllare, non penso ci saranno problemi, va avanti, qual è il secondo?». Yui gli porse un’altra serie di fogli trovando subito la sua perplessità: «La sede è stata abbandonata diversi anni fa, nessuno sembra essere entrato da allora, l’atmosfera la rende perfetta per una casa stregata, non ho bisogno di spiegarti cos’è, riprenderemo la classica tradizione di halloween, gli spiriti guidati nell’aldilà con l’aiuto di una lanterna a forma di zucca, al posto di guidare gli spiriti guideremo le ansie scolastiche, la paura libererà gli studenti dalla pressione delle lezioni, saranno stregati e le aure negative che hanno accumulato in questo tempo svaniranno con le urla, ovviamente cercheremo di non esagerare». Izana sorrise divertito all’idea: «E la sede ha dato la sua approvazione?». Yui si strinse nelle spalle al brivido: «Per dire, ho preso il cigolio come un siiii, sussurrato, quindi credo che le farà piacere». Izana alzò un sopracciglio, stava cercando di prenderla in giro: «È solo una casa lo sai?». Yui sussultò stringendo la chiave: «Quello è un palazzo, altro che casa, eviteremo di fare danni, allestiremo anche il giardino, con spaventapasseri, zucche e metteremo a disposizione dei partecipanti un accompagnatore che rassicuri chi si spaventa più facilmente, la cosa sarà facoltativa». Kiharu prese i fogli curiosa alle ricerche: «Sembra una bella idea».

Izana incrociò le braccia appoggiandosi allo schienale in attesa dell’ultimo evento: «Continua, cos’altro hai pensato?». Yui sorrise illuminata porgendogli solo un paio di bozze disegnate a mano: «L’evento finale sarà un falò, allestiremo in cortile un grande falò con l’aiuto del Consiglio Disciplinare circonderemo l’area del fuoco di banchi, distribuiremo delle lanterne a tutti gli studenti con un bigliettino su cui gli studenti potranno o meno scrivere un desiderio, per legarlo ad un bastoncino, bruceremo il biglietto usando una candela, e accenderemo la lanterna, e poi lanceremo il bastoncino nel falò spento. Quando le avremo accese tutte, accenderemo il falò e le lasceremo volare verso il cielo, in questo modo la forza del desiderio passerà, dal bigliettino, al bastoncino, al fuoco, alla lanterna e poi volerà verso gli Dei che saranno attirati dal calore del fuoco usato al posto delle campane dei templi. Lo concluderemo così, che ne pensi?». Haruka era rimasto sorpreso come tutti, osservò i fogli che aveva consegnato ad Izana perplesso: «Basteranno due settimane per preparare tutto?».

Il bussare alla porta distrasse tutti dall’aria in cui si erano già immersi: «Avanti». Entrò stupendo sia Yui che Izana: «Ana!». La Presidente del club di giornalismo cercava di nascondere la testa tra le spalle agli sguardi perplessi di Izana: «Il Preside mi ha chiesto di aiutarvi con il festival d’autunno, ho commesso un grande errore in passato e vorrei avere l’opportunità di rimediare, vorrei che i miei articoli venissero letti perché interessanti non perché imbarazzanti, posso esservi utile?». Yui sorrise correndo a stringerle le mani per farle coraggio: «La più utile di tutti, diffonderemo la notizia con il giornale di domani, e chiederemo volontari per allestire l’evento, ho il vostro permesso Presidente?». Izana si arrese con un sospiro felice: «Non ti esaltare troppo, lascio l’organizzazione nelle tue mani». Yui esultò portando Ana con sé, Izana si alzò lasciando visionare anche agli altri i fogli di Yui: «Anche il Preside ha visto quel che hai visto tu». Kioichi sussultò alla presenza imprevista, mettendo da parte la teglia per servirgli da bere: «Ho sentito del festival d’autunno». Izana accennò ad un si prendendo posto: «Si è già messa a lavoro, ammetto che da lei mi aspettavo qualche idea troppo bizzarra, invece le proposte hanno un non so ché di tiepido, mi auguro riesca a trasmettere la stessa sensazione anche alla scuola». Kioichi sorrise appoggiando un fazzoletto accanto al bicchiere, poggiando sopra una crostatina con una zucca biscotto affondata nella marmellata e piccoli granelli di zucchero colorato che la facevano risplendere: «Qui abbiamo già iniziato a prepararci, le distribuiremo a tutti gli studenti dopo la casa stregata e in attesa del falò, l’idea ha entusiasmato tutto il club, sono corsi a comprare gli ingredienti e si sono già spartiti il lavoro». Izana sorrise affascinato dalle capacità culinarie e dalla voglia di contribuire con quel che poteva fare.

 
*

In quella prima settimana Yui era riuscita a coinvolgere tutta la scuola nella preparazione, il Comitato feste era subito corso in suo aiuto, e improvvisamente quell’aria di calma apparente si tramutò in fremente attesa per il nuovo evento in programma, la scoperta della sede abbandonata fece grande notizia tra chi non conosceva la storia della scuola come i più grandi, l’idea delle lanterne aveva entusiasmato le ragazze e il fascio di grano aveva indotto tutti a mettersi in forma per lo scatto. Il Preside vegliava sui preparativi con un sorriso fiducioso sul viso, l’entusiasmo di quella ragazza aveva contagiato anche lui. Si presentò nella sala del Consiglio a chiedere di lasciarlo partecipare direttamente alla novità, avrebbe avuto il compito di aprire ogni gioco e ogni evento, di estrarre lo studente a caso, di inaugurare la casa stregata, e di accendere per primo la lanterna. Il gioco del lupo era stato facile da preparare, per il falò corsero in aiuto anche gli insegnanti e i genitori, per creare una barriera di legna intorno al fuoco che avrebbe scoppiettato in varie direzione. La casa stregata la gestirono solo gli studenti volontari, intagliarono le zucche, crearono gli spaventapasseri, le finte balle di fieno, prepararono l’interno già in parte preparato ad accogliere gli studenti.
 
*

Mancavano ormai pochi giorni all’evento: «Sembra che sia tutto pronto». Yui accennò ad un si balzando in piedi: «Vuole controllare di persona, Presidente?». Izana si lasciò attrarre dall’invito e dopo aver lasciato il foglio sulla cattedra, seguì la ragazza verso quel sentiero che non percorreva da anni. Si soffermò a guardare il piccolo giardino adornato come un campo da fattoria, Yui aprì la porta che li accolse con un cigolio sinistro. Izana sorrise avanzando al buio, l’interruttore era stato nascosto e un grande telo nero copriva metà della hole che sapeva dividersi in due scalinate: «Benvenuto nella casa stregata». Sussultò al movimento di quella che sembrava una statua ed era invece una persona, la ragazza scese dal piedistallo porgendogli una lanterna a batteria e una caramella: «Si entrerà a coppie, indifferente la disposizione uomo-uomo, donna-donna, accanto all’entrata ci sarà un accompagnatore uomo come ti avevo anticipato, e lasceremo decidere ai partecipanti da che parte entrare, allora, destra o sinistra?». Izana indicò la destra avanzando davanti al telo in attesa, Yui sorrise alla ragazza entrando al suo fianco: «Bene Presidente, godetevi il giro». La lanterna si accese di una luce spenta e quando si voltò per chiedere spiegazioni, Yui era svanita, un secondo telo nero divideva le due metà coprendo le scale unite. Salì la scalinata guardandosi intorno ammirando il lavoro ben fatto.

 Lo scricchiolio lo attirò dalla parte opposta e un brivido freddo lo intimò a stare attento, le risate dei bambini e il movimento alle sue spalle riuscirono a spaventarlo, ma proseguì senza lasciarsi prendere troppo, doveva ammettere però che l’atmosfera era davvero spaventosa, dai quadri che spostavano lo sguardo alle statue che muovevano il collo per guardarlo passare, gli scheletri pendenti che ridevano, le risate incorporee, le sfere luminose che volavano attraversandolo, il gioco di luci e di suoni, fino al pavimento che sotto i suoi piedi mancava all’improvviso, le presenze che sentiva vive muoversi attorno a lui, il battito delle ali, l’aria fresca della balconata che libera lasciava che gli occhi guardassero la bellezza della scuola, lasciava prendere un respiro d’aria prima di tornare nell’aria consumata della casa stregata. I divanetti che si spostavano da soli, i libri fosforescenti che si illuminavano di colpo, le sagome stese sui divanetti che svanivano improvvisamente, i respiri sulle spalle, e la totale assenza del fattore umano e infine una porta e una scritta accanto ad una zucca di plastica: «Trick or treat, smeel my feel or give me something good to eat» Accennò una risata alla filastrocca, ricordando della caramella che gli era stata data all’inizio: «Questo è crudele».

Lasciò andare la caramella nella vaschetta e la porta a lui davanti si sollevò lasciandolo proseguire per tornare dallo staff, in attesa della sua reazione: «Allora, come ti è sembrata?». Izana negò perplesso voltandosi a guardare i teli stringendo ancora la lanterna: «È stata una strana esperienza, ma trovo che sia ben bilanciata, inquietante al punto giusto, ma non troppo terrificante, avete fatto un buon lavoro». Yui esultò felice che gli fosse piaciuta: «Ottimo direi». Izana indicò la porta da cui era uscito: «Ma fareste bene a sottolineare che la caramella non deve essere mangiata prima di arrivare alla fine». Yui sorrise divertita invitandolo ad entrare da dove aveva scelto: «La caramella sarà posta qui, tra i due teli ci sarà uno di noi che sposterà caramella e zucca in base all’entrata che gli studenti sceglieranno, questo sarà l’avvertimento: «Take me with you, if you want the hope, the sweets guide you, do go out or not?» Izana sorrise curioso di cosa sarebbe successo a chi alla fine del gioco non avesse avuto con sé la caramella: «Se la mangeranno, dovranno rifare il percorso al contrario e tornare a prenderla».

 
*

Il giorno in questione rese tutti trepidanti, dopo le lezioni del mattino e il pranzo consumato in tranquillità, si riunirono per la corsa alla fortuna, il Preside estrasse un nome a caso, un fascio finto di grano fu consegnato allo studente insieme ad una fascia rossa, prima di andarsi a nascondere. Le classi cercarono una a una, rattristandosi quando non riuscivano a trovare la preda, la classe vincitrice esultò innalzando il fascio di grano ma alla fine chiese al Preside di distribuirla a tutte le classi, nella speranza che portasse non solo fortuna ma anche volontà di migliorarsi.

La casa stregata era pronta ad accogliere tutti gli studenti incuriositi alla struttura che alcuni conoscevano e altri no, non mancarono le foto vicino alla scenografia e la richiesta della statua di spegnere i cellulari o di lasciarli al posto della caramella, non mancarono gli avventati che la mangiarono prima del tempo e che furono costretti a tornare indietro a prenderne un'altra per uscire dalla casa stregata, che aveva spaventato, emozionato, divertito e rilassato i partecipanti. Delusi dal dolce prima ricevuto e poi ceduto, furono sorpresi dalle crostatine che gli studenti del club di economia offrivano, vestiti come contadini e con un cesto in mano. La zucca si riempì di caramelle spartite un po’ al Preside e un po’ a chi si era impegnato per realizzare tutto.

A distanza di qualche minuto dalla chiusura della casa, la statua invitava a raggiungere il cortile per il falò, dove Yui assieme al Consiglio aveva allestito la barricata al fuoco. Chiesero agli studenti di mettersi in fila e di prendere una lanterna e di scrivere un desiderio se volevano, accesero le lanterne imponendo a tutti di restare nel confine del cortile, in attesa della grande accensione del fuoco: «A voi l’onore». Izana sorrise prendendo da Kiharu la fiaccola accesa, guardò tutti pronti e ansiosi all’ultimo atto di quella giornata, lanciò la fiaccola e il fuoco si accese teneramente, scoppiettò verso l’alto, richiamando l’attenzione delle stelle in quella serata d’autunno. La scia di lanterne salì verso l’infinito, lasciando libero il desiderio di giungere oltre le nuvole, qualcuno chiuse gli occhi per pregare, ma il sorriso adornò il viso di tutti i presenti, quelle piccole luci avevano illuminato la notte e attirato il sorriso anche di chi le stava guardando da fuori senza comprendere cosa fossero.

Anche Yui lasciò andare una lanterna dopo aver bruciato il desiderio, con emozione nello sguardo, le pietre di cianite erano illuminate, sembravano rapite dalla scia che saliva: «Cos’hai desiderato?». Osservò la lanterna vivida di speranza: «Un anno carico di emozioni». Izana sorrise avvicinandola perplesso: «Non vige la regola che se sveli il tuo desiderio non si avvererà?». Yui accennò ad una risata appagata dalla giornata: «È un desiderio che si avvererà comunque, le emozioni esistono ogni giorno e di ogni tipo, sta a noi viverle come dovrebbero essere vissute, spero che quest’ anno scolastico porti con sé tante emozioni, così quello successivo e quello dopo ancora, non solo per me, ma anche per tutti quelli che mi hanno sostenuto, se in questo giorno possiamo vedere questo spettacolo meraviglioso è solo grazie a chi si è impegnato, e a te per avermi lasciato fare». Izana accennò ad un si osservando le lanterne salire in alto portate dalla mano del vento: «È andata meglio di quanto avessi immaginato, ed è finita ancora meglio, i visi che sembravano spenti adesso hanno tutti un tiepido sorriso sul volto». Yui avanzò verso il tavolino accendendo un’altra lanterna: «Ehi, non è ancora finita, dove andranno se il Re non le guiderà?».

Izana sorrise commosso prendendo la lanterna dalle sue mani, chiuse gli occhi, prese un respiro e la spinse verso l’alto: «Cos’hai desiderato?». Sorrise divertito facendole l’occhiolino: «Segreto». Rimasero in silenzio a guardarle svanire oltre la volta celeste: «Izana, Trick or Treat?». Allungò le mani in attesa di qualcosa cercando di ottenere una reazione da lui, ma il ragazzo la sorprese quando lasciò cadere nelle sue mani una caramella: «Sentivo che lo avresti chiesto». Yui prese la caramella totalmente spiazzata, sorrise felice spingendosi in avanti a stringerlo: «Sei salito nella Top Five, Izana!!». Il singhiozzo lo sorprese e anziché allontanarla e rimproverarla com’era solito, lasciò che lo stringesse: «Hai fatto un ottimo lavoro Yui». La ragazza sorrise al colmo della gioia allontanandosi per asciugare le lacrime di gioia: «Abbiamo fatto tutti un ottimo lavoro, Presidente!». Izana accennò ad un si accarezzandole teneramente i capelli, un gesto che riuscì a cogliere l’attenzione dei due Consigli e quella di Zen. Izana era felice di quel festival vissuto tranquillamente senza intoppi e con una lieve sensazione di malinconia, salutavano un anno per accoglierne uno nuovo.
 

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Capitolo 11
*** Aria di Festa ***


La parte restante dell’anno scivolò velocemente, i problemi minimizzati a dei bisticci risolvibili con una sana chiacchierata, i casi di bullismo ridotti drasticamente, e tutti più concentrati grazie alla forza che il festival d’autunno aveva rinnovato, gli esami di fine semestre furono tra i più positivi registrati negli anni. Sebbene Izana e Yui si lanciassero frecciatine al loro solito, finivano per ridere e parlare la maggior parte delle volte, stupendo dell’agio i membri del Consiglio. Dopo il pensiero degli esami c’erano due grandi eventi che stavano aspettando la loro libertà, il Natale e il capodanno.
 
*

Izana chiuse la porta con un sospiro: «Stiamo procedendo bene, meglio degli anni precedenti, allora, è scomparsa quella strana tensione che avvertivi?». Yui si strinse nelle spalle deviando lo sguardo, la maggior parte dell’aria tesa era stata spazzata via dal festival, ma c’era ancora qualcosa che non riusciva a farle distendere i sensi: «In parte, da domani saremo in vacanza, teniamoci in contatto, vado via prima, stasera ho da fare». Lo salutò con un cenno scappando avanti, per quanto le avesse ripetuto di non correre, Yui era sempre in movimento, prima di lasciare la scuola si trattenne a tirare con l’arco, quella tranquillità gli aveva permesso di riprendere la concentrazione. Ringraziò il presidente lasciandogli chiudere il club, ma si sorprese di trovare Zen fuori ad aspettarlo: «Sei ancora qui?». Zen deviò lo sguardo divertito: «Mi hanno lasciato dormire». Izana scese a guardare la fasciatura, sospirando perso d’animo: «Ti sei fatto di nuovo male?». Zen accarezzò la benda con un sorriso fiero: «Per un buon motivo questa volta, non potevo lasciare che la palla colpisse le ragazze che facevano il tifo, ma non è nulla di grave, vi siete trattenuto a tirare con l’arco?». Izana accennò ad un si indicando la macchina e sotto intendendo la possibilità di tornare insieme: «A scuola sembra andare tutto per il meglio, ed ho tempo per rilassarmi, avete programmi questa sera?». Zen scattò avanti per riprendere il suo passo: «Andiamo al bowling, lo hanno aperto da poco appena in periferia, c’è anche una sala giochi e una pizzeria, pensavamo di cenare lì». Izana sorrise entrando nella macchina: «Non fare tardi». Zen rimase fermò qualche passo indietro dall’entrata: «Vi andrebbe…». Il maggiore lo guardò male stringendo la portiera aperta che lo invitava a prendere posto: «Hai detto qualcosa?». Zen sussultò, sapeva quanto gli piacesse rimproverarlo quando sussurrava tra i denti o non riusciva a comporre la frase, prese un respiro rilassando le spalle: «Vi andrebbe di unirvi a noi? Ci sarà anche Kioichi». Rimase sorpreso dalla richiesta e negli occhi vide solo determinazione, non avrebbe accettato una risposta negativa, pensò al lavoro che doveva ancora svolgere, preferiva declinare l’invito ma alla fine si arrese alla decisione del fratello: «Mi tratterrò poco». Il sorriso che si illuminò sul volto di Zen lo rimase perplesso, il tempo di cambiare d’abito e stavano uscendo.

Tutto il gruppo era riconoscibile da lontani, fermi davanti all’entrata dell’enorme struttura che scriveva ‘Bowling’ con insegna rossa a neon, gli occhi di tutti sembrarono riprendere vitalità quando scesero entrambi dalla macchina, scambiandosi un silenzioso ‘ce l’abbiamo fatta’. Izana ignorò le scintille entrando nella struttura: «Ci sarà da aspettare un po’ per la pista, abbiamo il tempo di cenare». Mitsuide indicò la pista colma di persone con un sorriso fiducioso, ordinarono la pizza gustandola con felicità: «È deliziosa». Yui sorrise felice: «Se anche Kioichi dice così, è davvero buona». Si dedicarono ai giochi a loro disposizione e solo quando notarono che la pista era per la maggior parte libera presero posto portando le scarpe a loro lasciate dall’addetto, Kioichi scrisse i turni sul tabellone assicurandosi che fossero tutti pronti: «Io non ho mai giocato a bowling, come si fa?». Shirayuki accennò una risata affiancandola perplessa sul gioco: «Neanche io so come si fa». Izana avanzò per primo come il turno scriveva, prese la palla lanciandola sulla pista, segnando il primo strike: «Così». Yui saltellò irritata guardandolo male: «Non spieghi niente dicendo solo ‘così’». Izana sorrise passandole la palla, Yui la prese con entrambe le mani per non farla cadere, seguì Izana verso la pista e con il suo aiuto e la sua guida, lanciò la palla segnando lo strike, il viso si illuminò di felicità: «Strike!». Esultò, ma la seconda palla non sfiorò neanche un birillo deludendola e riuscendo a far ridere il ragazzo: «Fortuna del principiante, la pratica fa la maggior parte del lavoro».

Shirayuki era ferma a guardare la pista tremante, prese la rincorsa come suggerito ma lanciò la palla troppo tardi, rotolò sulla pista vuota accanto prendendo uno strike: «Ci vuole un certo talento a fare strike nella corsia affianco». Zen la consolò alla risata di Kiki e Mitsuide, la aiutò con il secondo tiro ma non fu soddisfacente come quello di Yui. Izana sorrise divertito vedendo Zen prendere posizione e buttare giù solo i birilli centrali, lasciando in piedi i due laterali: «Bel colpo, quale pensi di colpire?». Zen sorrise prendendo la palla: «Entrambi naturalmente». La lanciò con un movimento rotatorio, la palla avanzò lenta per colpire il primo birillo che schizzò verso l’opposto, realizzando uno strike: «E quello dove l’hai imparato?». Zen sedette con un grande sorriso sicuro: «Talento, Aniue». Continuarono a tirare, a sbagliare, a prendere solo una parte, a fare strike, a prendersi in giro, a ridere, a lodarsi e a passare una serata di divertimento, finché anche l’ultimo turno fu completato: «Chi l’avrebbe detto, ha vinto Kioichi, ha più talento di te Zen». Il minore arricciò le sopracciglia indicando Kioichi tranquillamente seduto: «Rivincita!». Izana spense il sorriso guardando l’orario: «Io mi fermo qui». I ragazzi sussultarono guardandolo di colpo: «Andate già via, Izana-sama?». Accennò ad un si cambiando le scarpe: «Ho delle cose da fare prima del Natale, continuate senza di me». Si avviò senza rimpianti verso il bancone, Yui colpì lievemente Zen con una gomitata facendo segno di andargli dietro: «Aniue». Izana si fermò vicino alla macchina sorpreso dal richiamo, aveva capito che sotto quella serata era stato organizzato altro: «Ho detto che puoi restare, avete ancora del tempo per giocare». Zen si strinse nelle spalle accennando ad un si: «Tornerò dentro tra un attimo, volevo solo…». Prese di nuovo un respiro, trovava difficile riuscire a parlargli annullando le distanze che avevano messo negli anni, si avvicinò di qualche passo: «So che lo considerate un giorno come un altro, ma mi auguro che vi siate divertito». Gli porse uno scatolino impacchettato con tanto di fiocco, il viso si aprì alla sorpresa e allo stupore di qualcosa che non si aspettava: «Izana-sama?». L’autista chiese la conferma per andare, Izana si voltò accennando ad un si totalmente spiazzato, sorrise appena prendendo il pacchetto: «Ti aspetto a casa». Chiuse la portiera facendo segno di partire, Zen sospiro lasciando andare la tensione ma sorrise speranzoso, tornò dentro per riprendere il gioco con gli amici.

 Izana stava osservando perso il pacchetto, non riceveva un regalo in quel giorno come un altro, da quando era un bambino, il giorno in cui era nato non aveva un particolare significato, non lo aveva mai avuto e dopo che i genitori si erano trasferiti in Europa aveva anche smesso di festeggiarlo o di vedere una torta decorata. Scese dalla macchina per sbrigare le faccende per il Consiglio rimaste in sospeso e leggere le e-mail da parte dei genitori sul lavoro, cosa che faceva continuamente per entrare nell’ottica di salire agli alti piani del governo. Spense il portatile posando lo sguardo stanco sul pacchetto ancora chiuso, si decise ad aprirlo quasi con trepidanza. I ricami argentati avvolgevano un cofanetto in argento, un cofanetto che non vedeva da anni e che conteneva un piccolo pacchetto sigillato di caramelle, scure e ovali. Gli occhi si spalancarono alla comprensione di cosa fossero e al secondo sacchetto di caramelle da una ventina di pezzi riposto nello scatolino: «Ma dove le ha trovate?». La porta dell’ingresso si chiuse attirando la sua attenzione, portò dietro il cofanetto d’argento con le caramelle: «Chi ha vinto?». Zen sospirò sconfitto: «Kiki, ci ha battuti tutti». Rialzò lo sguardo quando si accorse che aveva il cofanetto in mano e chiedeva spiegazioni: «Posso capire il cofanetto, ma queste caramelle hanno smesso di fabbricarle quando sono entrato alle medie, dove le hai trovate?». Zen sorrise togliendo il cappotto avvicinandosi per osservarlo: «C’è un negozio, in Hokkaido, che ha comprato molte ricette di dolci che sono usciti fuori produzione, ha un contratto con un’azienda di caramelle e produce i prodotti fuori produzione su ordinazione, se la richiesta è alta le aziende prendono in considerazione la rimessa in vendita». Izana accennò una risata accarezzando i ricami argentati: «E come ne sei venuto a conoscenza?». Zen sussultò arrendendosi allo sguardo curioso: «Avevo visto il porta caramelle in vetrina e mi sono tornate in mente quelle caramelle che adoravate, mi è sfuggito il pensiero mentre eravamo a prendere un caffè con gli altri, e Shirayuki mi ha detto del negozio, Yui l’ha trovato online, Kiki ha preso informazioni sugli ordini e sulla sua sicurezza e Mitsuide mi ha accompagnato ad ordinarle». Izana sospirò senza perdere il sorriso: «Lo sapevano tutti». Zen accennò ad un si deviando lo sguardo: «Volevano organizzare qualcosa di più simile ad una festa, ma non sapevo se vi avrebbe fatto piacere, alla fine abbiamo ripiegato su una serata diversa, siete arrabbiato?». Izana osservò il porta caramelle, non sapeva dire quanto quel piccolo pensiero lo avesse reso felice: «Ho apprezzato la serata e anche il pensiero, ma quando esci dalla città preferirei saperlo, ad ogni modo grazie, mi ha fatto piacere». Si allontanò voltandogli le spalle per tornare nella sua camera, Zen sorrise trattenendo la gioia, si chinò in avanti mordendosi il labbro: «Felice che sia stato gradito, Aniue».

Izana chiuse la porta appoggiando il porta caramelle con il pacchetto sulla scrivania, optò per fare una doccia prima di andare a dormire. Si stese a leggere fermato dalla suoneria del telefono, roteò lo sguardo al nome di Yui:
«Pronto?».
«Divertito?».
«Abbastanza, lo sapevate tutti e non avete detto niente».
«Lo ha chiesto Zen, ci ha detto che non lo festeggi mai e che lo passi come se fosse nulla»
«Perché è solo un giorno come un altro»
«Non è vero! È il giorno in cui sei nato, ed è speciale!».
«La serata non mi è dispiaciuta, non giocavo a bowling da molto tempo».
«Non lo hai ancora trovato?».
«Cosa?».
«Controlla la tasca esterna della borsa scolastica».

Lasciò il telefono sul letto prendendo la borsa dal suo posto e frugando nella tasca esterna trovando un cofanetto di velluto, sedette alla scrivania aprendolo per controllarne il contenuto sorpreso ancora una volta, sorrise al bigliettino di semplice auguri incastrato nella parte superiore e accarezzò i due oggetti preziosi che conteneva, dei gemelli d’argento semplici ed eleganti: «Kioichi mi ha aiutato a sceglierli, immagino sia difficile fare regali ad una persona che ha tutto, e di certo ne avrai di più preziosi, sono in argento con un punto in oro, potrai usarli in occasioni modeste». Izana sorrise richiudendo il cofanetto: «Avevo intenzione di comprarne per questo motivo, non so se tu mi abbia letto nel pensiero o cosa, ma li apprezzo, ringrazia anche Kioichi per la scelta, temevo ad aprirlo conoscendo la tua stravaganza». La risata all’altro capo lo rassicurò: «Ne avevo visti un paio con un motivo leopardato a forma di testa di tigre, ma Kioichi mi ha fermata dal prenderli». Izana scoppiò a ridere: «Ha fatto bene, ad ogni modo grazie a tutti voi». Yui sorrise felice: «Buona notte». Izana spense il cellulare dopo aver ricambiato e per la prima volta dopo anni i suoi sogni furono fatti di sola felicità e tranquillità.

 
*

Natale era quasi arrivato, seduti al tavolo nel pranzo della vigilia, Izana si accorse dell’agitazione di Zen, guardava a destra e sinistra, poi in alto, giocava con le posate e cercava di non guardarlo: «Cos’hai?». Zen sussultò alla domanda, lasciò ogni intrattenimento irrigidendo le spalle: «Vorrei chiedervi una cosa». Izana sorrise divertito, aveva intuito cosa fosse: «Vorresti passare la vigilia con la tua ragazza?» Zen sussultò allontanando il bicchiere appena avvicinato: «Non…cioè…credo…». Il maggiore accennò una risata spostandosi lievemente per lasciare alla cameriera la possibilità di prendere il piatto: «Puoi anche smetterla di nasconderlo, lo so che state insieme e più in là ne riparleremo, consideralo il mio regalo per Natale, ma dopo la mezzanotte rientri a casa». Zen si illuminò alzandosi di colpo al permesso ricevuto: «Vi ringrazio». Corse di sopra a prepararsi, quel pomeriggio sistemò la sciarpa uscendo: «A domani, Aniue». Izana lo salutò con un cenno, era felice come un bambino che riceve esattamente quel che vuole da babbo Natale, sorrise tornando nella sua stanza a leggere.

Scese a suo tempo per la cena, osservò il camino e il fuoco che scoppiettava e l’albero di Natale tutto addobbato come ogni anno, si rifiutò di pensare in negativo trovandosi per la prima volta seduto da solo nel giorno della vigilia, senza neanche la presenza di Zen. Spense il sorriso sospirando arreso, quando il campanello lo sorprese, si alzò per controllare chi fosse a quell’ora e sussultò quando il maggiordomo aprì la porta lasciandoli entrare: «Buona vigilia, Izana!» Yui saltellò dentro con Kioichi a seguito: «Che diamine ci fate vuoi qui?» Yui porse alla cameriera il pacchetto che sicuramente conteneva una torta e Kioichi lasciò all’uomo tre buste cariche di cibo: «Spero non abbiate già preparato la cena». L’uomo sorresse la spesa sorpreso della presenza: «Stavamo per iniziare i preparativi». Kioichi sciolse la sciarpa indicandolo con un sorriso: «Fermate tutti e lasciatemi la cucina, preparerò io qualcosa, rilassatevi per la serata restante». Yui si liberò del cappotto entrando rimproverando Izana: «Non hai risposto ai miei messaggi ed ho saputo che Zen passerà la vigilia in dolce compagnia, temevo ti sentissi solo e siamo venuti a vivacizzare la serata, Kioichi ha il giorno libero e ha deciso di deliziarci con una cena da ristorante cinque stelle». Izana alzò lo sguardo verso di lui perplesso: «La vigilia ed hai il giorno libero?». Kioichi accennò ad un si sospirando: «Ma sono impegnato domani, ho pensato di approfittarne». Rimasero in silenzio a guardarlo in attesa dell’approvazione: «Accompagnatelo alle cucine». Kioichi sorrise rassicurato seguendo il maggiordomo e lasciando nel salotto addobbato i due ragazzi.

Yui era ferma davanti al camino, osservava tutti i dettagli con attenzione e stupore: «Qualcosa non va?». Yui accennò ad un no accarezzando il camino chiaro e la ghirlanda verde e rossa ad addobbarlo: «È la prima volta che entro». Izana prese posto sul divano perplesso: «Come avete fatto ad entrare dal cancello?». Yui sorrise sedendosi al suo fianco: «Avevo proposto di scavalcarlo, però con la torta, le buste, i cappotti era troppo complicato, ho chiesto a Zen di mettere una buona parola, lo hai lasciato andare». Izana alzò lo sguardo al cielo sistemando il cuscino: «Continuava ad agitarsi come un bambino, se gli avessi detto di no, si sarebbe chiuso in camera a tentare la fuga». Yui sorrise divertita: «Aveva già intenzione di andarci, permesso o meno». Izana accennò ad un si, a tutti i punti di fuga che gli occhi del minore stavano analizzando: «Ho preferito vederlo uscire dalla porta principale che dalla finestra al secondo piano». Yui si alzò frugando nella borsa che aveva portato con sé: «Un pensiero». Izana accarezzò la carta perplesso: «È una tigre?». Yui negò scoppiando a ridere, indicò l’albero decorato ma per qualche ragione spento: «Una decorazione, un segno del nostro passaggio». Il ragazzo sorrise legando il cristallo ad uno dei rami dell’abete: «Aspettiamo insieme il Natale». Izana sorrise voltandosi verso il camino: «Entriamo nell’atmosfera allora».

Yui lo guardò perplesso seguendo il suo sguardo verso il piano forte decorato e nascosto dal buio: «Cantiamo!». Yui esultò avvicinandolo, Izana prese posto, sollevò il copri tasti accarezzandoli prima di iniziare a suonare, lasciandole cantare tutte le canzoni che conosceva. La servitù sollevata dalla cena preparata da Kioichi li osservava dalla porta sorpresi al suono del piano forte che non sentivano da tempo, attirati dalla voce femminile in accordo cantava con le note, risuonando nella villa e nei cuori dei presenti. Kioichi sorrise dolcemente fermandosi ad ascoltarla, traspariva tutta la felicità di quel momento, aveva sempre cantato alla vigilia, ma sempre a cappella, deliziando il fratello con la sola voce. Accompagnata dal piano forte sembrava avvolgere tutti in un tenero e caloroso abbraccio, continuò a cantare e ad incantare finché Kioichi richiamò i domestici per servire i piatti: «Yui, Izana, venite». Fermò la melodia richiamato dal ragazzo, Yui lasciò libero un respiro appoggiando la mano sul cuore: «Dovevo immaginare che sapessi suonare». Izana sorrise prendendo posto a tavola: «È stato bello, non avevo mai accompagnato un canto». Yui sedette al suo fianco, dove solitamente sedeva Zen: «Non avete mai festeggiato in questo modo?». Izana accennò ad un no avvicinando il bicchiere: «Non così, l’ultimo Natale che ricordo, era di quando avevo otto anni, i regali sotto l’albero, ed ero io che leggevo quella storia dei tre spiriti del Natale, Zen adorava quella storia, mia madre si addormentava sul divano quando finivo di leggere e mio padre le restava accanto dopo averci detto di andare a dormire, poi il lavoro è diventato vita, io sono diventato il padrone della casa e il Natale si è spento». Yui abbassò lo sguardo al ricordo che aveva condiviso con loro: «La nostra tradizione invece è il canto di Yui, alla vigilia di Natale, canta tutto quel che conosce, riempie la casa di note, a mezzanotte ci scambiamo i regali e poi restiamo a guardare un film fino a tardi». Izana riprese colore al profumo della cena servita: «Avete portato un pensiero per l’albero, non immaginavo di avervi ospiti, non ho preparato nulla». Kioichi alzò le spalle, non voleva nulla in cambio, al contrario Yui attirò la loro attenzione: «Allora…leggi». Izana la guardò perplesso: «Leggi quella storia per noi, come ci hai raccontato». Izana si arrese a quello che avrebbe considerato un regalo: «Va bene».

Dopo aver cenato e aperto la torta, i due fratelli presero posto sul divano davanti al camino mentre Izana recuperava il libro del Canto di Natale, scese di sotto trovando i due ragazzi in attesa, prese posto al centro del divano riaprendo dopo anni quel libro che conosceva a memoria: «Nella cittadina imbiancata risuonavano le campane della chiesa, i cittadini in festa aspettavano trepidanti il Natale…».

Alla fine della storia Yui stava dormendo appoggiata alla sua spalla e Kioichi si era perso nel racconto guardando il fuoco: «Non riesco a credere che si sia addormentata». Kioichi accennò una risata sfregando gli occhi: «Non mi sorprende, si addormenta anche guardando i film, ma ammetto che l’atmosfera ha messo sonno anche a me, come potevamo aspettarci da un Principe, leggi divinamente». Izana chiuse il libro osservando l’orario, scosse Yui per indurla al risveglio: «È già Natale?» Kioichi accennò una risata alzandosi: «È mezzanotte passata, andiamo a casa anche noi». Chiesero al maggiordomo di portare i cappotti per prepararsi a lasciare la villa: «È stato bello ascoltarti leggere Izana, domani Zen e Shirayuki andranno ai mercatini in città, ti andrebbe di accompagnarmi?». Rimase sorpreso dalla richiesta: «Perché non vai con tuo fratello?». Yui negò con un sorriso speranzoso: «Kioichi è impegnato a scrivere e a preparare le ricette per il ristorante, devo comprare una cosa importante, Kiki e Mitsuide non possono venire, per favore!». Il ragazzo sospirò indeciso: «Sei incontentabile». Yui gli prese la mano quasi con supplica: «Non posso andarci da sola con Zen e Shirayuki, per favore, fammi compagnia, ti compro una creps!». Le afferrò una guancia divertito e irritato: «Potrei avere una creperia intera». Yui gli strinse la mano liberandosi dalla presa: «Sarà solo il tempo di comprarla, poi torneremo a casa, è davvero importante». Izana sospirò arrendendosi: «Va bene, ma non voglio irritarmi, quindi non contestare quello che dico e non provocarmi». Yui dovette accettare le condizioni prima che Kioichi le porgesse la sciarpa: «A domani». Salutò tutti con un cenno e un sorriso lasciando la villa, salutò anche Zen di ritorno in ritardo, riprese fiato dalla corsa fermandosi all’entrata: «Non sapevo li aveste invitati». Izana incrociò le braccia esausto: «Si sono auto invitati, com’è andato l’appuntamento?». Il sussulto lo fece sorridere, Zen stinse la busta felice della possibilità: «È andato bene, domani andremo…». Izana lo fermò conoscendo già i piani: «Ai mercatini, lo so, Yui mi ha chiesto di accompagnarla, ha detto che era importante». Zen sorrise chiudendo la porta e sbottonando il cappotto, togliendo anche i paraorecchie: «Credo di sapere perché, dice che ha trovato il regalo perfetto per Kioichi, ma la bancarella apre solo a Natale e fa sconti su oggetti più particolari».

 
*

Izana si trovò interessato alla storia e il giorno a seguire erano in giro per i mercatini, Yui ignorava tutti quelli che la circondavano alla ricerca dell’unica che voleva visitare, prese respiro quando la trovò aperta e illuminata, corse avanti sperando di trovare quel che aveva intravisto, Izana la raggiunse facendo cenno a Zen di dove fossero: «È questa?». Yui accennò ad un si osservando le forme delle forcine ornamentali per capelli: «Kioichi considera prezioso ogni mio regalo anche se non è di suo gradimento, ho cercato di regalargli anche oggetti di uso comune ma li tratta come se fossero delle reliquie, faccio anche io lo stesso ma i suoi sono sempre bellissimi, perciò ho pensato che se lo tratterà comunque come qualcosa di prezioso tanto vale che lo sia davvero». Izana osservò le forcine che stava esaminando e ammirando con lo sguardo: «Credevo li preferissi slegati». Yui ne accarezzò una accennando ad un si: «Vero, ma mi rendo conto che d’estate, tenerli slegati in una sera calda possano dare fastidio, io stessa li porto legati, in questo modo saranno liberi ma anche comodi, Kioichi ha sempre adorato una forcina che gli aveva comprato mia madre, ma nei continui viaggi l’ha persa e ogni volta che ne parla il suo sguardo si addolora, penso che una di queste possa piacergli davvero». Izana alzò un sopracciglio osservando i modelli più astratti che stava osservando: «Con i tuoi gusti non avrà vita facile». Yui sorrise divertita scendendo a quelle meno particolari: «C’è qualcosa che le piace?». Alzò lo sguardo alla signora anziana che aveva intravisto il primo giorno: «Ha altro da mostrarmi?» La donna tornò dentro il negozio stendendo un rotolo su un leggio di legno lungo e stabile, aprendo la stoffa, Yui si illuminò indicandone una: «Quella». Izana si sorprese alla scelta sobria nel complesso ma particolare nell’aspetto, la forcina era tutta dorata e si apriva in dei rami verso l’alto colorati da delle gemme e da catenine che scendevano in dei simboli e si riunivano alla fine, e la seconda di sostegno con un’unica pietra rossa sul dorso: «Ottima scelta, faccio una confezione?». Accennò ad un si aspettando trepidante di avere l’oggetto perfetto: «Perché hai scelto quella?». Yui si strinse nelle spalle: «I miei gusti sono ottimi e che a volte mi piace scherzarci, e non prenderei mai qualcosa che a colpo d’occhio non mi comunichi sensazioni, e quella forcina splende, il dorato è perfetto per i suoi capelli scuri, i pendenti richiamano la sua personalità calma e tenera, le gemme sui rami sono tutto quel che è diventato grazie ai viaggi anche se non ne va fiero, e la gemma sul dorso della seconda è il colore che ha scelto di diventare, rosso come l’amore e la dolcezza ma anche come sangue, fa paura quando si arrabbia, arriccia gli occhi e le sopracciglia e le vene degli occhi si colorano di un leggero rosso sembra quasi che la pupilla debba cambiare forma, il suo sguardo si fa così penetrante che ti sembra di essere messo a nudo davanti a lui senza possibilità di difesa, la sua presenza diventa così forte e presente che sembra crescere di dimensioni e anche le parole scandite una ad una suonano come una minaccia e lo scatto di una pistola che carica, l’ho visto preda della furia una sola volta e credimi è stato traumatico, ma si sforza sempre di accontentarmi, in ogni cosa che fa riesco a vedere l’amore, quando cucina riesco a intravedere con quanta passione abbini gli ingredienti, è perfetto per lui».  Izana sorrise appena riprendendo il cammino: «Possiamo tornare a casa adesso?». Yui accennò ad un si scattando avanti per fermare i due ragazzi: «Fate un buon giro, io e Izana rientriamo, ci risentiamo per il primo dell’anno, andiamo al tempio tutti insieme». Anche Izana fece segno voltandogli le spalle per tornare alla macchina che li stava aspettando: «Il primo dell’anno?». Yui accennò ad un si sistemando la sciarpa: «Non farti pregare ogni volta, vieni senza fare storie».

Lasciò Yui davanti all’abitazione rientrando a casa, la ragazza tolse i pesi invernali salendo di sopra a nascondere il regalo per il maggiore, avrebbe aspettato molto prima di essere aperto ma di certo ne sarebbe stato entusiasta del pensiero, lo attese sveglia a guardare la tv fino a tardi, Kioichi si sedette sul divano con lei dopo aver preparato i popcorn e si addormentarono guardando la tv e uno dei classici film di commedia natalizia.

 
*

I giorni a seguire furono solo relax, la neve che fuori era caduta impediva di muoversi con troppa facilità e anziché uscire preferivano restare a casa, Yui leggeva distesa sul letto e Kioichi si dilettava tra la cucina, i servizi di casa e la musica, ogni tanto Yui gli faceva da tester per le nuove canzoni, scrivere e comporre era la sua passione più grande mai l’avrebbe sentita come un peso, aveva tutto il tempo per anticipare le canzoni che avrebbe dovuto creare per quando la casa discografica avrebbe riaperto dalle vacanze.
 
*

Il conto alla rovescia lo fecero insieme ad altri clienti nel ristorante dove Kioichi lavorava e il giorno dopo come da accordi con il resto del gruppo si ritrovarono davanti alla stazione per andare a porgere gli omaggi agli dei per il nuovo anno: «Non hai imparato la lezione dal festival estivo?». Yui non si era privata di mettere il kimono tutto decorato come Kiki e Shirayuki, e anche Zen si era unito a loro, scostò l’abito mostrandogli le calze lunghe pesanti e le scarpe comode: «Sono preparata». Izana sorrise prendendo il passo di Kioichi: «Duro il lavoro in questo periodo?» Kioichi alzò le spalle accennando ad un si: «Sono i periodi più richiesti, per mia fortuna, anche se lavoro in cucina, i piatti di maggiore importanza li prendono gli chef, io sono ancora un’apprendista, anche perché non possono assumermi finché non raggiungo la maggior età, la paga è sufficiente per coprire le richieste di Yui e la casa discografica non si risparmia a compensarmi le canzoni se entrano in classifica appena uscite e se qualcuno di loro vince premi come il disco di platino o quello d’oro, sono molto richiesto e non mi lamento, tu ti sarai annoiato senza problemi da risolvere». Izana accennò una risata: «Quel che faccio a scuola è routine anche a casa e mi sto già mobilitando per l’università».

La fila scorreva veloce lasciandoli avvicinare alla grande vasca delle offerte e alle campane da smuovere per esprimere un desiderio per il nuovo anno, passato il momento religioso girarono per le bancarelle che circondavano il tempio prendendo la classica predizione per il nuovo anno e gli amuleti porta fortuna: «Quest’anno avrò fortuna!». Esultò Shirayuki mostrando il foglietto: «E tu Zen?». Il ragazzo le mostrò il foglietto soddisfatto: «Fortuna discreta». Yui esultò innalzando la carta più fortunata di tutte: «A me dice che saprò affrontare le difficoltà che troverò sul cammino con grande forza e che la fortuna mi assisterà in ogni mia azione, Izana a te cosa è uscito?». Il ragazzo sospirò senza mostrarsi esaltato o afflitto: «Sembra che questo non sarà il mio anno fortunato». Yui si sporse a leggere la profezia: «Dice di guardarsi le spalle dalle cattive compagnie che potrebbero metterti in pericolo, un presagio nefasto». Izana alzò le spalle incurante: «Non credo a queste cose, tanto vale farsi leggere la mano da un’indovina». Yui strinse la profezia preoccupata: «Da quando ne ho memoria queste profezie hanno sempre predetto il vero». Izana accartocciò il foglietto mettendo in tasta: «Anche un orologio rotto ha ragione due volte al giorno». Yui sospirò spingendolo e riprendendo vivacità: «Non preoccuparti, ti resterò sempre vicina così la mia grandiosa fortuna mitigherà la tua incredibile sfortuna, appendiamoli ai rami». Zen sorrise rassicurato dalla prima frase, appesero i foglietti ai rami per assicurarsi che le predizioni si avverassero e poi presero a camminare verso il centro, dove la fiera del primo dell’anno si dilungava: «Qualcosa non va?». Izana negò guardando il gruppo camminare davanti: «Qualche pensiero per la testa». Kioichi sembrò intuire i suoi pensieri: «Zen è felice di averti con noi, quest’estate si è illuminato quando ti ha visto in spiaggia, a suo modo credo che voglia averti più presente nella sua vita».

Si fermarono davanti ad una bancarella di tiro a segno, Zen aveva preso fuoco: «Questa volta ci riesco». Shirayuki tentò di fermarlo rivivendo un dejà vu del festival estivo: «Zen non è il caso». Lanciò la prima pallina mancando il bersaglio, Izana roteò lo sguardo al cielo avvicinandolo: «Ehi, cos’è quella posizione? Spalle dritte, polso morbido e non tirare a vuoto, mira, a cosa sono valsi i miei insegnamenti se non riesci a buttare giù una piramide di lattine?». Zen si irrigidì al commento, rilassò la posizione, prese un respiro come se avesse teso una corda prima di lanciare, centrando la piramide: «Ci sono riuscito!». Il padrone sorrise indicando i premi tra cui poteva scegliere, non ci pensò due volte a prendere tra le braccia una tigre di peluche grande quasi quanto lui: «Sei ancora fissato con quella tigre?». Shirayuki guardò la tigre perplessa: «La desiderava da tanto?». Izana accennò ad un si guardando la bancarella: «È stata il suo primo amore, ha voluto imparare a tirare solo per poterla prendere». Zen la strinse lanciandogli uno sguardo: «Ora è finalmente mia». Izana scoppiò a ridere indicandogli la strada: «Vuoi portartela dietro tutto il tempo?». Zen la strinse, voleva camminare libero ma non voleva abbandonarla: «La macchina è dietro l’angolo, aspettateci qui, torniamo subito».

 Raggiunsero insieme la macchina depositando la tigre nel porta bagagli, apprestandosi a tornare: «Zen?». Il minore si fermò richiamato dalla domanda: «Va bene per te, avermi costantemente tra i tuoi amici?». Zen sorrise senza trovare tanta serietà: «Non mi dispiace, e non sono solo miei amici, Yui e Kioichi sono anche vostri, Shirayuki, Kiki e Mitsuide vi rispettano, e anche voi sembrate divertirvi e ne sono grato». Ripresero il cammino per ritrovare gli altri: «In questi anni avete sempre tenuto le distanze, io non ho fatto di meglio, ma ogni volta che vi guardavo mi sembrava di vedere la stessa espressione, un’espressione vuota e priva di sensazioni o sentimenti, non sapevo come affrontarla e desideravo tornare a vedervi ridere o a stupirvi, volevo riuscire a rivedere quello che eravate, più libero e socievole come quando eravamo bambini, se la cosa vi fa piacere, avervi tra noi, fa piacere anche a me». Rimase sorpreso dalla confessione, in parte era simile a quello che Yui gli aveva confessato quell’estate, anche Zen si era accorto della sua barriera ma a differenza della ragazza, temeva di affrontarla e di non riuscire a scalfirla, Yui invece con le sue maniere l’aveva sfondata con la forza, sorrise grato riunendosi con i ragazzi in loro attesa.

Passarono tutto il giorno a camminare ad ammirare le vetrine, le bancarelle e a gustare i deliziosi dolci del primo dell’anno, ormai il sole stava tramontando e stava lasciando all’amica luna la bellezza della notte e dei fuochi d’artificio che non erano nei programmi del gruppo di amici. Zen stava salutando e parlando con tutti in attesa che Izana chiudesse la chiamata, fermò la conversazione quando il maggiore si avvicinò loro con un’espressione indecifrabile mista tra stupore e perplessità: «Yui a te piace sciare?» La ragazza sussultò soggetta alla domanda fuori luogo: «Non ho mai sciato prima ma immagino che non mi dispiacerebbe provare, perché lo chiedi così all’improvviso?». Izana le mostrò il cellulare: «Ho appena ricevuto una chiamata dal Preside, sembra che ci abbiano selezionato per una settimana bianca in un hotel appena revisionato e modernizzato». Yui spalancò gli occhi dalla sorpresa: «Hai detto, settimana bianca? Quella settimana dove si va in montagna e si scia tutto il giorno? Le terme, le montagne, le tempeste, l’hotel, quella settimana bianca?». Izana accennò ad un si trovando stupore anche sul viso di Kioichi: «L’invito vale solo per il Consiglio Studentesco». Yui si voltò verso Kioichi abbassando lo sguardo: «Vai, non preoccuparti per me, hai preso questo ruolo molto più seriamente di quanto avevo sperato e ti sei impegnata sempre di più per la scuola e per gli studenti, te la meriti, va e divertiti». Sorrise grata pensandoci: «Ma non ho niente per una settimana bianca, cosa serve? Scarponi, giubotti…». Izana bloccò la raffica di pensieri rassicurandola: «Mette tutto a disposizione la scuola, dobbiamo solo fare le valigie, tutto quel che serve lo troveremo lì pronto per noi, partiamo all’inizio della settimana, il punto d’incontro è ovviamente la scuola». Yui esultò esplodeva dalla gioia: «Questo si che è il modo migliore per iniziare l’anno, quando torneremo usciamo insieme, devo raccontarvi tutto!».
 

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Capitolo 12
*** Bianca...come la Neve ***


Si ritrovarono alle luci dell’alba davanti ai cancelli chiusi, il Preside in persona era passato a salutarli e ad assicurarsi che fosse tutto pronto per la partenza. Yui rabbrividì di felicità: «Non sono rari gli incidenti quando qualcuno non sa sciare, quindi cerca di fare attenzione». Zen cercò di calmarla, Kioichi ci aveva rinunciato, in quei due giorni era corsa a destra e sinistra preparando la valigia, metteva e toglieva, usciva, rientrava, era un carico di energie che non riusciva a stare fermo: «Mi raccomando, fa attenzione e non esplorare la zona da sola». Yui lo strinse in un abbraccio mentre l’autista caricava le valigie sul pullman: «Ti chiamerò per tenerti aggiornato». Kioichi accennò ad un si baciandole la fronte e con uno sguardo sembrò affidarla ad Izana: «Ci sentiamo, buon divertimento». Presero posto sul pullman, nonostante il presto orario non riuscì a prendere sonno come gli altri, era troppo trepidante all’idea di quella nuova possibilità.

 Arrivarono dopo una lunga giornata di viaggio, scesero le valigie e si fermarono ad aspettare alla reception, la donna consegnò a loro delle schede per le camere doppie e per una singola ad Izana: «Immagino che il Principe sia l’unico ad avere una camera singola». Kiharu sorrise consolandola: «Passeremo poco tempo in camera con tutto quel che c’è, vedrai che sarà diverte anche in due». Yui sorrise stringendole il braccio: «Non lo metto in dubbio». Una seconda donna mostrò loro la strada, consegnando dei braccialetti elettronici e spiegando la loro funzione: «Ecco, teneteli sempre al polso, anche quando sarete fuori e ricordatevi di passarli sul dispositivo che avete notato sulla porta, sia quando uscite sia quando rientrate, questi varranno come pass illimitati anche per la seggiovia e per gli strumenti necessari, se ne aveste bisogno ci sono disponibili anche degli insegnanti per i meno esperti, al piano superiore troverete due piscine termali separate, al piano terra come potete vedere si trova il ristorante che vi accoglierà per i pasti tutta la settimana, nelle vostre camere troverete tutto il necessario dai giubbotti agli scarponi, al secondo piano c’è anche un’area relax e una sala giochi, per qualsiasi cosa restiamo a vostra disposizione, buona permanenza». Chinarono tutti il capo muovendosi verso le stanze che gli erano state riservate, svuotarono la valigia e il primo pensiero fu quello di provare le terme, Izana invece rifiutò l’idea accontentandosi della doccia della camera singola.

 
*

Dopo la rinsanante colazione si ritrovarono imbottiti davanti al negozio degli strumenti, Izana agganciò gli sci prendendo in giro Yui che non riusciva a muoversi e assumeva dalle più possibili posizioni per tenere l’equilibrio, cercando di seguire l’insegnante: «Difficile?». Yui arricciò le sopracciglia: «Certo che è difficile, non ho mai sciato». Izana indietreggiò salutandola: «Allora dubito che ci vedremo su». Yui mise il broncio mentre con gli altri saliva sulla seggiovia, incrociò le braccia rinunciando agli sci. Izana osservò il bianco con un sorriso adrenalinico e affrontò la discesa lentamente per scaldarsi, arrivò a valle assieme ad una scivolata femminile: «Sei lento». Si voltò ad osservarla con lo snowboard agganciato ai piedi: «Hai rinunciato agli sci e usi lo snowboard?». Yui accennò un sorriso indicandogli la seggiovia: «So andare in skateboard, non è tanto diverso, al posto delle ruote c’è la neve, ed è più libero di quei due cosi, allora vuoi diventare vecchio prima di scendere di nuovo?». Presero posto sulla seggiovia: «Sicura di sapertela cavare?». Scesero di nuovo fermandosi sulla montagna innevata: «Guarda e ricrediti». Scese per prima lanciandosi sulla neve, Izana rimase sorpreso da come riusciva a gestire la tavola e come non si sottraeva ai rialzi, atterrando perfettamente: «Non smetterà mai di stupirmi». Si spinse in avanti per prendere velocità e scendere come un campione fino a valle: «Allora ce l’hai un po’ di giovinezza nel sangue». Yui fece per scendere dalla seggiovia ma Izana la bloccò: «Puntiamo a quella più alta».
 
*

Quei tre giorni furono solo sciate dalla mattina alla sera, sfide e divertimento, alla fine lo aveva convinto a consumare i pasti nel ristorante ma Yui era l’unica che intratteneva conversazione di ogni genere, più che conversare Izana la lasciava parlare, raccontava di tutto quel che pensava e vedeva, come se fosse un racconto dei suoi e quando perdeva il filo, le riassumeva le ultime riflessioni prendendola in giro con divertimento: «Sembra che si stiano divertendo». Commentò Kiharu sorpresa: «Così pare».
Il brivido che percorse la sua schiena arrivò anche ai sensi di Yui spegnendole di colpo la risata: «Qualcosa non va?». Yui si guardò intorno perplessa: «Ah no, solo un po’ di…adrenalina». Gli sorrise falsamente ma quel brivido non era adrenalina, no, non per lei che sapeva distinguerli, quello era il brivido di qualcuno che viene puntato, che si trova nel mirino di qualcun altro, accarezzò il braccio per farsi forza con il timore che lo sguardo affilato, che li aveva mirati non includesse lei, era la stessa sensazione che aveva da prima delle vacanze invernali, una sensazione di pericolo.

Lasciarono la sala dopo la cena parlando di quelle giornate passate immersi nel bianco, Izana si fermò davanti alla stanza di Yui, l’aveva accompagnata senza rendersene conto: «Domani è prevista una tempesta di neve quindi non potremo sciare». Yui accennò tristemente ad un si: «Però ci sono le terme, l’area relax e la sala giochi». Izana fece vagare lo sguardo osservando i dintorni: «Penso di leggere nella mia stanza». Yui deviò lo sguardo: «Anche io sto leggendo un libro, la tua mania di leggere ovunque mi ha contagiata, potremmo leggere insieme dopo il bagno alle terme». Izana sorrise appena: «Mi troverai nell’area relax, ma ti avverto se stai leggendo qualcosa di stupido, mi alzo e torno in camera». Yui arricciò le sopracciglia afferrandolo per il colletto della maglia e avvicinandolo tanto da sfiorarlo con il respiro: «Restatene in camera allora, perché è Sherlock Holmes». Izana la provocò spingendola in avanti per bloccarla al muro: «Io leggo Aghata Christie». Yui sorrise senza lasciarsi intimorire: «Bene allora». Il silenzio che passò a dividerli li rese coscienti delle posizioni e della vicinanza troppo stretta, poteva essere annullata con un solo movimento, entrambi trattennero il fiato, solo le voci che salivano spensero l’interruttore facendoli scattare lontani: «Buona notte». Yui gli diede le spalle stringendo la mano al petto: «Anche a te». Entrò in stanza scivolando a terra dopo aver chiuso la porta : “Yui, Yui, non puoi, non tu, è arrogantemente principesco, non è il tuo stile, non è per te, non è quel che vuoi, cosa ti passa per la mente, no, no, non lo è…non è così…. No no e ancora no, riprenditi, è irritante”. Batté le mani sulle guance per scacciare quel pensiero che si stava aprendo nella sua mente.

Izana era rimasto seduto sul letto ad occhi spalancati, aveva di colpo coperto le labbra con la mano al pensiero della conversazione, deviò lo sguardo sospirando: «È stato solo un caso, ci siamo lasciati trasportare, niente di più, lei è irritante, si diverte solo a farmi perdere le staffe, è stato solo un caso, io non posso».

 
*

Come aveva detto il meteo il giorno successivo fu inondato da una classica tempesta di montagna che ricoprì le tracce sulla neve creando una nuova pista percorribile, Yui approfittò delle terme insieme a Kiharu parlando di quei pochi giorni e del Natale e del capodanno passati. Si avvolse nel kimono dell’albergo, legando i capelli in una coda alta, prese il libro dalla stanza raggiungendo Izana seduto a leggere da solo nella sala relax, sorrise appena sedendosi sul divanetto infondo, mettendosi comoda per finire di leggere, chiusero i due libri nello stesso istante: «Allora, come è andata?». Izana aprì la porta per farla uscire: «Come doveva andare, e il tuo?». Yui strinse il libro appagata: «Adoro i racconti di Sherlock Holmes». Raccontando dei due episodi letti con attenzione ed emozione si ritrovarono di nuovo davanti alla camera della ragazza, Izana indietreggiò deviando lo sguardo, Yui prese l’iniziativa salutandolo: «Domani me la prenderò comoda e dormirò di più la mattina, scierò il pomeriggio». Izana sorrise grato che avesse sciolto la tensione: «La neve fresca è la migliore, mi alzo presto e vado a calcare la pista, riprenderemo le nostre sfide nel pomeriggio, ti aspetto su quella più alta». Yui accennò ad un si avvicinandosi alla porta: «Siamo otto a nove». Izana alzò un sopracciglio con un vezzo di superiorità: «Otto a dieci, nell’ultima sei caduta, ricordi?». Yui sussultò riavvicinandolo: «Se per questo, anche tu sei caduto». Izana le fece segno negativo, allontanandola divertito: «No, se fossi caduto non avrei potuto schivare la bandierina».
 
*

Il mattino seguente Yui era davvero rimasta a dormire mentre Izana e pochi coraggiosi godevano della neve fresca, prese velocità nell’ennesima discesa delineata dal percorso ma a metà della corsa qualcuno lo urtò, spingendolo pericolosamente verso il fuori pista, Izana schivò gli alberi ma andava troppo veloce per fermarsi senza rischiare qualche osso rotto e sussultò quando inquadrò il precipizio innevato senza staccionate o ringhiere, l’unico modo per arrivare dall’altra parte, era sorvolarlo.

Yui si preparò ad uscire mentre Kiharu restava seduta sul letto, si risparmiava per l’ultimo giorno, infilò anche il marsupio sulla schiena che portava per necessità negli ultimi giorni ed uscì per raggiungere il ragazzo in sua attesa. La seggiovia era piena ma di Izana non c’era traccia, salì fin sopra cercando di riconoscere il colore del giubbotto identico al suo o qualcuno così bravo da attirare l’attenzione, senza riconoscerlo: «Ma dove sarà finito?». Scese limitando la velocità per osservare gli sciatori che si apprestavano a divertirsi, quando sfiorò appena le tracce degli sci che puntavano verso gli alberi, gli occhi si spalancarono alla paura che fosse proprio lui, fermò la discesa seguendo le uniche impronte che correvano verso gli alberi: «Vorrei non pensarlo ma quel brivido di ieri e quella terribile sfortuna del primo dell’anno…devo controllare». Riprese la discesa nella pista fino a valle, scavalcò la fila cercando di prendere il primo posto disponibile: «Ehi, devi fare una fila, non è buona...». Yui bloccò il custode della seggiovia con supplica: «La prego, è importante!». Lo sguardo preoccupato riuscì a convincerlo e la fece sedere con la protesta di chi era in fila ma non aveva perso altro che un solo posto, di nuovo sulla sommità, prese un profondo respiro per affrontare qualcosa che a Kioichi non avrebbe raccontato.

Prese velocità nella discesa e nello stesso punto deviò verso gli alberi schivandoli abilmente e saltando il precipizio innevato con una tale velocità da riuscire a atterrare indenne, seguì le tracce lasciate dagli sci, intravedendo la figura, appoggiata ad un albero, inerme: «Lo sapevo». Rallentò sganciando lo snowboard: «Izana, ehi, mi senti». La corteggia dell’albero era tinta di rosso, come una macchia di vernice fresca colorava la neve candida, si assicurò che il collo fosse apposto, riscaldò come poteva il viso per farlo riprendere, gli occhi ghiaccio la sollevarono dalla preoccupazione: «Yui…ah…». Sussultò alla testa che pulsava di dolore, era scesa più tardi di quanto avesse previsto e stava velocemente calando il buio e la temperatura, il vento si alzò all’improvviso e le nuvole all’orizzonte la preoccuparono, osservò il braccialetto che segnava l’arrivo di una nuova tempesta: «Izana ti devi alzare, non possiamo restare qui, sta arrivando una tempesta, più sopra ho visto una baita, andiamo». Il ragazzo si fece forza reggendo la testa dolorante aiutato dal corpo femminile a scalare a piedi la montagna investito dalla neve, dal freddo e dal vento gelido: «Forza, ci siamo quasi, non mollare».

Arrivati alla baita, la tempesta aveva ormai coperto il cielo, scosse la porta senza riuscire ad aprirla, prese due forcine dai capelli, armeggiando con la serratura: «Questa è effrazione». Yui scosse la testa aprendo la porta: «Si chiama sopravvivenza, entra». Entrarono nella baita e in pochi minuti la tormenta si fece violenta. Yui tolse il giubbotto imbottito prendendo della legna e disponendola nel camino che appena riusciva ad intravedere, bagnò con dell’alcool lì trovato la legna e le diede fuoco, lasciando che si accendesse e che potesse riscaldarli: «Ehi, dimmi come ti senti e fammi vedere». Izana la afferrò chiudendo gli occhi alle vertigini: «Mi gira la testa». Yui scattò verso il bagno, dopo averlo lasciato seduto in confusione, prese disinfettante e anche delle bende: «Fortuna che è abitata, brucerà un po’». Sollevò i ciuffi di capelli disinfettando e purificando la ferita che si stava trasformando in una pericolosa infezione a causa del freddo, una volta tornata rossa, sbottonò il marsupio prendendo una striscia di garza espandendoci un unguento verdognolo: «Cos’è?». Yui lo invitò a restare fermo: «È una medicina naturale, me l’ha data Shirayuki quando sono caduta dalla finestra, ha fatto miracoli, per tua fortuna sono previdente». Distese la fascia sulla ferita, avvicinandosi quanto poteva per fasciare la testa come una professionista: «Ecco, la ferita dovrebbe essere apposto, adesso vieni vicino al fuoco, devi essere svenuto per qualche ora, sei ancora congelato, forza». Lo trascinò accanto al muro di legno che inglobava il camino, avvolgendolo nelle coperte che aveva trovato nella baita, sedette al suo fianco avvolgendosi anche lei in un'altra coperta.

Izana si lasciò cadere disorientato sulla sua spalla stringendosi nella coperta per recuperare calore, in poco tempo si addormentò ma la sua mente fu tempestata dagli incubi. Sussultò afferrando il braccio della ragazza rimasta accanto a lui, sollevò la testa guardandosi intorno: «Non era un sogno». Yui gli accarezzò i capelli senza muoversi: «Come ha fatto un esperto come te ad uscire fuori pista e a ridursi così?». Izana tornò a chiudere gli occhi respirando il profumo legnoso delle coperte: «Credo di aver urtato qualcuno così forte da deviare dalla pista, non sono riuscito a fermarmi e per evitare il precipizio ho dovuto saltare, ma nell’atterraggio fortuito ho perso il controllo e sono rotolato giù, devo aver sbattuto la testa. Come mi hai trovato?». Yui sorrise cercando di alleggerire la situazione critica: «Sono il tuo segretario, è mio compito sapere cosa fai e trovarti quando mi servi, dovevo vincere quella sfida». Izana accennò una risata, fermandola al colpo di dolore: «Che ore saranno?». Yui guardò la finestra appannata: «Direi che ormai è notte, ho provato a chiamare i soccorsi ma non c’è campo». Sollevò il viso perplesso: «Chiamare? Ti sei portata dietro il cellulare?». Yui sorrise accarezzandogli la pelle dell’avambraccio che ancora stringeva il suo: «Da quel giorno al festival, lo porto sempre con me». Izana cercò di rifletterci: «Sei caduta diverse volte, poteva rompersi o perdersi nelle tasche, per non parlare dei guanti spessi e sportivi che tolgono la sensibilità, si può sapere dove lo nascondevi?».

Yui arrossì di colpo deviando lo sguardo: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere, non sono tenuta a farlo, c’è da dire però che la persona che hai urtato non ha avvertito nessuno». Izana spalancò gli occhi cercando di rialzarsi per osservarla: «Lo scontro è stato forte…non ha…». Yui negò incerta sorreggendo le vertigini: «Se è successo questa mattina, io mi sono accorsa della scia fuori pista solo questo pomeriggio, dubito che una persona abbia dimenticato di avvisare i soccorsi se aveva involontariamente spinto qualcuno fuori pista». Izana la osservò fermando le carezze sull’avambraccio: «Cosa stai insinuando?». Yui si irrigidì al tono accusatorio: «Nulla, però credo non si debba escludere la possibilità che sia stato fatto di proposito, ricordi nulla della persona che ti ha urtato?» Izana negò sospirando arrendendosi a tornare nella posizione che era riuscita a rilassarlo: «No, ero troppo concentrato sugli alberi da evitare per girarmi a  controllare, quindi non sanno che non siamo rientrati in albergo». Yui negò con un sorriso sicuro mostrandogli il braccialetto elettronico: «Ho letto della nuova tecnologia appena arrivati, quando le piste sono in chiusura questo quadretto diventa arancione, quando invece aprono diventa verde, quando c’è una tormenta in arrivo diventa giallo, diventa rosso quando oltre il coprifuoco di rientro non è stato passato nell’albergo, probabilmente si sono già mobilitati per capire chi mancasse, ma con questo tempo neanche i soccorsi possono avventurarsi, dormi ancora un po’ se vuoi, la notte sarà lunga». Izana tornò ad accoccolarsi sul cuscino improvvisato tenendole stretto l’avambraccio, Yui cedette dopo un po’  appoggiata al muro, riusciva a distinguere il profumo dei suoi capelli misto con quello della natura, il calore stretto sulla pelle lo rendeva vicino e riusciva a calmarla.

 
*

Il raggio di sole infastidì lo sguardo, sollevò il viso ricaduto sul petto osservando Izana che dalla sua spalla stava dormendo sul suo ventre, non aveva lasciato andare l’avambraccio, ma gli incubi non lo stavano logorando e anche il colorito sembrava tornato pallido come al solito. Il fuoco si era ormai spento e la tempesta si stava calmando, con attenzione appoggiò Izana a terra senza svegliarlo assicurandosi del tempo fuori, il sole stava appena sorgendo e il vento si stava calmando ma la neve era ancora troppo densa per incamminarsi: «Yui». Si voltò verso il ragazzo steso a terra, prese dell’acqua trovata nel piccolo cucinino porgendogliela: «Ancora un po’ e potremo raggiungere la strada, da lì sarà più facile allertare i soccorsi». Izana accennò ad un si cercando di sollevarsi bloccato dal colpo di dolore: «Pizzica terribilmente, è normale?». Yui accennò ad un si cercando di fargli da appoggio: «Significa che la ferita si sta rimarginando, dovrai ringraziare Shirayuki per le sue conoscenze, se non fosse per quell’unguento quella ferita sarebbe solo peggiorata». Si aiutò con il muro a rimettersi in piedi ma il primo passo fu minato dalla coperta, perse l’equilibrio coinvolgendo anche la ragazza nella caduta. Si resse sul gomito per sollevarsi dalla mala caduta: «Tutto…».

Si bloccò di colpo quando lo sguardo di Yui lo catapultò in una notte stellata, gli occhi erano spalancati, il petto appoggiato al suo riusciva a percepire il battito del cuore accelerato e il respiro troppo vicino si confondeva nel suo. Rimasero fermi a guardarsi e i pensieri rimasero sospesi in aria, la voglia di colmare quella distanza, di stringere quella persona fin a sentirla una parte aggiunta, le labbra che fremevano, gli occhi che non riuscivano a deviare lo sguardo incatenati l’uno all’altro.

Izana fu il più forte e abbassò il viso, appoggiando la fronte alla sua spalla, riuscendo a chiudere gli occhi ma non a cancellare quell’immagine. Yui strinse la mano che aveva sfiorato la sua rilassandosi, il profumo l’aveva già accarezzata durante l’estate ma in quel momento era stretta nella fragranza maschile, virile ma gentile: «Yui…non posso…». La frase sussurrata a forza le spense l’entusiasmo, costrinse le lacrime a non lasciare gli occhi, Izana ricambiò la stretta della mano, sospirò felice che si fosse tirato indietro ma con una punta amara, lasciata da quel desiderio rimasto sospeso in aria: «Va bene così…Andiamo». Izana accennò ad un si sollevandosi e legando i capelli che lei aveva slegato. Mentre aspettavano che il sole sorgesse e che il vento si calmasse, Yui aveva ripulito le loro tracce, Izana diede il via libera per uscire: «Dovremo fare le nostre scuse al proprietario per aver forzato la porta, ce la fai?». Il ragazzo abbottonò il pesante giubbotto porgendole il secondo, Yui si strinse nelle spalle al brivido freddo, si assicurò che riuscisse a muoversi prima di aprire la porta.

La distesa di bianco li sorprese, era pura luce discesa dal cielo, così accecante da riuscire a schiarire i colori delle pietre dei due occhi: «Magnifico». Izana sorrise assaporando il profumo freddo della neve soffice appena caduta: «È questo il motivo per cui amo sciare dopo una tempesta, la neve è candida, non c’è traccia umana, è la natura che respira il freddo e la bellezza». Yui sorrise soffermandosi a guardare quel sorriso perso nella natura, chiuse la porta  recuperando lo snowboard, con attenzione e a piccoli passi discesero verso la strada. Servì tutta la mattinata per scendere, il freddo era ormai penetrato nelle ossa ed ogni passo diventava pesante, sciare da quelle parti poteva essere pericoloso, solo camminare poteva creare una valanga, ma per fortuna arrivarono sulla strada imbiancata esausti ma in buone condizioni. Il rumore meccanico attirò l’attenzione della ragazza, l’immagine dello spazzaneve in avvicinamento le accese un calore nel petto e lasciò andare un silenzioso “grazie” prima di fare segno nella speranza che si fermasse: «Ehi, si fermi». La macchina metallica arrestò la sua camminata pomeridiana, l’uomo scese preoccupato a controllare le condizioni dei due ragazzi: «Siete forse i due studenti dispersi?». Yui accennò ad un si grata a quella nuova tecnologia: «Siamo noi, può darci un passaggio?». L’uomo fece segno di salire a riscaldarsi nello spazzaneve, Yui salì per prima aiutando Izana a prendere posto.

L’uomo rimise in funzione lo spazzaneve accendendo l’aria calda per far riscaldare loro almeno quello che si vedeva oltre i giubbotti: «Siete messi bene per essere dispersi». Yui sfregò le mani rosse, riscaldandole con l’aria della bocca: «Ci siamo rifugiati nella baita più su, abbiamo dovuto forzare la porta, poi ci scuseremo con il proprietario». L’uomo sorrise tristemente rassicurato, dopo aver avvertito i soccorsi di averli ritrovati sani e salvi: «Ah, non ce ne sarà bisogno, al contrario credo che sia stato lui a salvarvi». Quel commento attirò anche l’attenzione di Izana: «Si spieghi, non c’era nessun altro nella baita». L’uomo sorrise deviando dalla strada verso l’albergo: «Quella è una zona in cui molti si perdono o escono fuori pista, è in corso la costruzione di una recinzione, il proprietario di quella baita era solito soccorrere per primo gli sfortunati e allertava i soccorsi che sopraggiungevano subito, molti hanno evitato ferite gravi grazie al suo intervento, pur troppo è venuto a mancare tre mesi fa». I brividi che le salirono dalla schiena cercò di confonderli con quelli del freddo per non pensare alla strana combinazione che li aveva portati nella baita a ripararsi.

Sostenne il giramento di testa del ragazzo quando si accorse che si stava piegando in avanti per limitare la nausea, l’uomo chiamò i medici di soccorso vestiti di arancio appena tornati indietro alla comunicazione, accorsero subito ad aiutare Izana a scendere e a controllare Yui, ringraziarono l’uomo tornando dentro al caldo: «Yui! Grazie al cielo!». Kiharu corse a stringerla preoccupata, gli occhi rossi dalla stanchezza l’avevano aspettata tutta la notte: «Il Presidente?». La fasciatura aveva deviato subito la sua strada verso una stanza dove potessero controllare le sue condizioni: «Sta bene, ha solo preso un colpo alla testa». Kiharu scivolò a terra appoggiando la mano sul petto calmando i battiti e lasciando andare un respiro alla rassicurazione che aveva rilassato anche gli altri tre membri.

Attesero di vederlo uscire dalla stanza di primo soccorso con la testa fasciata e la raccomandazione di non sforzarsi: «Izana-sama». Sorrise sfiorando la fasciatura tranquillizzando tutti: «Non è nulla di grave, mi ha detto di riposare e di non tornare a sciare». Haruka sospirò grato: «Siamo grati che stiate bene, come avete fatto ad uscire fuori pista?». Guardò Yui sospettosa che alla fine deviò lo sguardo a favore della versione che voleva condividere: «Qualcuno mi ha urtato mentre sciavo, ho perso il controllo  e sono uscito fuori pista, per fortuna ho un segretario che non so cosa farebbe senza di me». Yui sorrise trattenendosi dal rilanciare la frecciatina: «Va a riposare». Izana accennò ad un si allontanandosi: «Qualcuno lo ha urtato e non ha chiamato subito i soccorsi?». Anche a Kiharu non era sfuggita quella particolarità, la domanda rimase sospesa, quello che Izana classificava come un incidente per Yui non lo era, ma la cosa importante era essere sani e salvi.

Quella sera consumò la cena nella sua stanza, non aveva fatto altro che rivedere quegl’occhi cianite trafiggergli i pensieri, la mano fremeva quando ricordava il contatto stretto e il profumo mischiato a quello del legno sembrava essersi incollato alla sua pelle: «Non posso». Ripeté a se stesso stringendo gli occhi e abbandonandosi al sonno: «Izana! Izana! Svegliati».

 
*

Si voltò dopo essere stato richiamato dal sonno, lesse l’orario perplesso, erano le cinque e trenta del mattino: «Yui, che diamine ci fai qui e come sei entrata?». La ragazza sorrise sedendosi sul letto: «Questa notte c’è stata un'altra tormenta, le piste vengono controllate all’alba, e alla colazione mancano diverse ore, facciamo un’ultima discesa». Izana rimase a guardarla disteso sul letto, ancora non capiva se stava sognando o quella ragazza gli avesse seriamente proposto un’altra discesa: «È contro le regole». Yui gli sorrise fiduciosa: «Non lo saprà nessuno, non passeremo il braccialetto, avremo il tempo di una sola discesa, torniamo in camera e poi tutto secondo la norma, andiamo, adori sciare e non avremo altre occasioni fino al prossimo anno, vuoi davvero sprecarla?». Izana la guardò per un po’ indeciso poi fece scivolare lo sguardo sul completo appeso nella stanza, sospirò arrendendosi: «Va bene, ma di questo nessuno saprà nulla, va a cambiarti, ci rivediamo giù». Yui esultò silenziosa, l’alba distava  poco, il solo tempo di cambiarsi e di raggiungere la vetta, si accostarono al corridoio controllando che il bancone fosse vuoto, ma la ragazza quasi ad assecondarli inconsapevolmente si allontanò per prendere un caffè, ne approfittarono per evitare il registro elettronico correndo fuori verso il negozio di forniture. L’uomo aveva appena aperto la serranda e stava sciogliendo le attrezzature, Yui prese prima gli sci per Izana e poi lo snowboard, attese che l’uomo rientrasse e gli fece segno di avanzare verso la seggiovia, dove la guardia si stava assicurando il funzionamento: «Lei come la superiamo?». Yui sorrise appena, uscendo allo scoperto: «Non la evitiamo, la rendiamo nostra complice». Lasciò lo snowboard a lui avvicinandosi con leggerezza alla guardia che da prima negò fermamente ma dopo un piccolo discorso sospirò facendo segno di avvicinarsi: «Una sola discesa». Yui sorrise chinando il capo: «La ringrazio».

Sedettero per essere portati fin sopra senza che nessuno, a parte quella guardia, sapesse: «Come hai fatto a convincerla?». Yui sorrise respirando l’aria fresca: «Se adesso te lo dicessi comprometterei la discesa, te lo svelerò quando saremo partiti». Scesero alla vetta più alta osservarono il paesaggio imbiancato che scendeva verso la valle, stava gridando di non essere distrutto: «Vuoi ancora sfidarmi?». Yui stava brillando più della neve, ai suoi occhi era avvolta in un alone bianco e scintillante, il sorriso spense le scintille riportandolo con i piedi per terra, era ancora mezzo addormentato: «Nessuna sfida, è la nostra ultima discesa, godiamocela in ogni onda di vento, in ogni centimetro di neve e in ogni briciola di adrenalina, niente sfide, solo piacere di scendere». Izana sorrise concorde preparandosi a scendere per primo, improvvisamente quella discesa sembrò inghiottirlo, il corpo si era irrigidito al pensiero di scendere e le mani non volevano muoversi, il panico lo avvolse totalmente ma si dilatò quando Yui appoggiò la mano sulla sua per prepararsi alla rincorsa: «Non pensare, lasciati andare». Insieme si spinsero verso la discesa, a primo impatto gli mancò il fiato ma il panico fu sostituito dall’adrenalina, il vento che gli passava le mani sul viso e scuoteva gli abiti, la neve che al suo passaggio accoglieva la prima impronta, la voce alta di Yui che gridava di vivacità e la valle che si avvicinava velocemente. Riprese forza ritrovando la sua abilità di destreggiarsi tra la neve e le bandierine, era la discesa più emozionante che avesse mai vissuto e Yui ferma, a guardare la montagna, al suo fianco, era forse la cosa più splendente che avesse mai visto. Ringraziarono la guardia osservando il negozio pronto a vendere, non ci sarebbe stato modo di non farsi notare: «Lasciateli pure qui, ci penserò io, spero che sia stato utile». Yui sorrise accennando ad un sì e lasciando lo snowboard con gli sci nella cabina: «Non immagina quanto, grazie ancora».

 Corsero fino all’albergo senza farsi vedere dai pochi addetti, nessuno si accorse del rientro, salirono nelle stanze con una risata silenziosa, facendo finta che nulla fosse successo, Yui tolse gli abiti pesanti tornando a prendere il posto del cuscino nel letto: «Yui…» Si voltò luminosa verso Kiharu: «È presto, possiamo ancora dormire».

Dopo la colazione si ritrovarono davanti al pullman, Izana e Yui furono i primi a salire e a prendere i posti iniziali: «Allora quale menzogna hai inventato per convincerla?». Yui sorrise assicurandosi che nessuno potesse ascoltare: «Nessuna menzogna questa volta, le ho detto la verità, era importante fare un’ultima discesa prima di andare, dopo l’incidente, così avresti potuto continuare a sciare senza timore». Izana la guardò perplesso chiedendo approfondimenti: «Non avrei smesso di sciare per questo». Yui negò spegnendo il sorriso: «Ti sbagli, è stato comunque un grande spavento, sei andato fuori pista, hai sorvolato un precipizio pericoloso, hai battuto la testa e rischiato di congelarti, hai avuto paura di cadere nel vuoto, molto spesso questi piccoli spaventi se non vengono subito leniti diventano traumi, sono più che certa che se non avessi fatto quell’ultima discesa, in un prossimo futuro, non saresti più riuscito a sciare per timore di un altro incidente simile, non è stata una menzogna ma la verità, hai affrontato la paura inconscia della discesa sostituendola con l’adrenalina, non negare di dirmi che ti è sembrato come se sciassi per la prima volta, quando hai provato quella sensazione di libertà e di felicità, il trauma non ha avuto tempo di crearsi, e se dovessi di nuovo sciare, pur con la possibilità di uscire di pista, non temeresti la discesa o gli sci, sembra una cosa da nulla ma a livello inconscio è qualcosa di molto più grande, e poi il primo dell’anno ti ho detto che ti sarei rimasta vicina e che avrei mitigato la tua terribile sfortuna con la mia maestosa fortuna, non hai bisogno di ringraziarmi, è mio dovere di segretario assisterti». Izana sorrise decidendo di non contestare la ragione dalla sua parte, presero tutti posto e il pulmino si incamminò per tornare in città.

Izana sbadigliò bevendo un sorso d’acqua, voltò lo sguardo trovando Yui totalmente addormentata, una cuffia pendeva dall’orecchio mentre l’mp4 era appena appoggiato nel suo palmo, prese la cuffia allontanando lo strumento da lei per lasciarla dormire in tranquillità, e per curiosità lasciò andare le canzoni per inquadrare i suoi gusti. Quel pensiero di comprendere i suoi gusti lo sostituì subito con l’idea che la musica lo avrebbe tenuto sveglio. Si sorprese di trovare canzoni di ogni genere e in ogni lingua, non seguiva una linea precisa, passavano dal ritmo della bachata a quello della salsa e del reggaeton a quelli più classici, alla sola musica, alla sola voce, al rap femminile e maschile, solo maschile, a canzoni melodiche di una famosa voce femminile e altre invece di cantanti e gruppi a lui sconosciuti, fino alle sigle di anime e film, aveva un vero arsenale di ritmi e canzoni in quell’mp4: «Sono di tuo gradimento?». Sussultò quando la musica si allontanò dall’orecchio, l’aveva portato in una sorta di trans semicosciente, voltò lo sguardo su Yui ad occhi aperti contrariata: «Ho pensato che come tuo Presidente fosse mio dovere assicurarmi che avessi buon gusto». Yui accennò una risata stiracchiandosi: «Ho superato la prova?». Izana alzò un sopracciglio indeciso: «Non ne sono sicuro, hai di tutto qui dentro». Yui accennò ad un si sbadigliando: «Non ho un genere preferito, potrei dire che il mio genere solo tutti i tipi di canzoni, sono un mix».

Il viaggio continuò nel silenzio e nella musica fino all’arrivo in serata, davanti alla scuola Kioichi stava parlando con Zen in attesa dei due fratelli che scesero per ultimi dal pulmino: «Aniue?!». La benda aveva subito allarmato Zen: «Cos’è successo?». Guardò Yui chiedendo spiegazioni: «Vostra maestà è stato così professionale da uscire fuori pista e centrare un albero». Izana arricciò le sopracciglia: «Vogliamo parlare della tua codardia? Hai rinunciato agli sci a favore dello snowboard, sei scappata». Yui incrociò le braccia: «È più divertente con lo snowboard». Kioichi accennò una risata salutandola con un abbraccio: «Sono grato che non vi siate scannati a vicenda durante la settimana, non fatelo adesso». Izana sorrise appena, più che un litigio quello era un divertente battibecco, entrò nella macchina lasciando all’autista il compito di caricare le valigie: «Mio fratello non sarebbe mai uscito di pista». Yui lo allontanò dal restante gruppo mentre Kioichi recuperava i suoi bagagli: «No, qualcuno gli è andato addosso, per Izana è stato solo un incidente, ma io credo che ci sia qualcosa sotto, non mi crede, mi auguro di avere torto a favore dell’incidente, ad ogni modo teniamo gli occhi aperti anche a scuola».

Zen li salutò rientrando nella macchina: «È andata bene?». L’immagine di Yui si mostrò in primo piano alla pista da sci, accarezzò la ferita coperta: «È stato divertente nonostante l’incidente, mi sorprende sempre di come riesca a reagire istantaneamente ad una qualsiasi situazione e di come metta al primo posto il bene degli altri prima del suo, è venuta a cercarmi quando non mi ha trovato senza pensare minimamente che anche lei potesse farsi del male, non so dire sei abbia un coraggio da leoni o sia solo troppo avventata». Zen sospirò preoccupato: «Non è nulla di grave?». Izana negò appoggiandosi al sedile: «No, la ferita è già quasi rimarginata». Zen non mancò di notare la punta amara e malinconica nello sguardo perso nel vuoto, si disse che era solo stanco ma il viso del maggiore sembrava aver scoperto qualcosa di grande in quella settimana bianca.

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Capitolo 13
*** Chiave di un Complotto ***


Il divertimento della settimana bianca era scivolato via con il freddo della città, l’aria era ancora tinta di festa mentre le lezioni riprendevano la loro normalità. Yui girava per la scuola, quella sensazione di pericolo si faceva di giorno in giorno più forte e preoccupante: «Anche oggi è andato tutto liscio». Izana era distratto a leggere un rapporto dello scorso anno per prestarle attenzione: «San Valentino è così importante?». Riemerse dei pensieri, lasciando che osservasse il rapporto tirato fuori dal passato: «Le ragazze alcune volte sono fin troppo invasive e tra i ragazzi si avvia una sorta di gara a chi riceve più cioccolato». Yui accennò una risata ai sondaggi solo accennati: «Immagino che il Principe detenga sempre il primato». Izana sorrise chiudendo il rapporto: «Non mi interessano le statistiche ma credo che quest’anno non sarò in cima alla lista». Yui lo seguì fuori dalla stanza salutando gli altri ancora a lavoro: «Cedi il titolo a favore di chi?».  Izana alzò le spalle: «A favore di nessuno, vigila in giro, la gara potrebbe diventare troppo spinta e mettere le ragazze a disagio, domani salterò la riunione quindi vedi di non aver bisogno di me». Yui scoppiò a ridere salutandolo davanti alla macchina: «Difficile la vita da Principe della scuola, non vedo l’ora che arrivi domani, Izana». Suonava più come una minaccia quel saluto, avevano ignorato quel minimo contatto che c’era stato sulle montagne nella baita, si erano avvicinati, lo avevano notato tutti ma tenevano le distanze per quello che entrambi avevano archiviato come il classico cliché privo di alcuna importanza, erano semplicemente caduti, non c’era stato altro, almeno così si illudevano che fosse.
 
*

Il giorno a seguire Izana svanì prima che la campanella potesse suonare la pausa, deludendo le nuove compagne che straripavano amore ad ogni movimento, alcune non si arresero e corsero a cercarlo dove potevano trovarlo, sorprese dell’assenza al Consiglio. Izana saltò all’interno del cerchio di cespugli, rifugiandosi dagli sguardi: «In fuga dai cuori?». Alzò lo sguardo sorpreso alla voce che non si aspettava di trovare nello stesso posto: «Chiamalo nascondiglio segreto, che ci fai lì sopra?». Yui chiuse il libro, togliendo le cuffie: «Vengo qui, quando li è troppo rumoroso, la forma dell’albero sembra una sedia ed è più comoda del terreno». Izana accennò una risata allungandole una mano: «Vieni giù prima di costringermi a ricordarti le regole della scuola». Yui saltò giù sedendosi sul terreno per ritrovare la pagina chiusa: «Ero quasi certo che avresti portato del cioccolato a tuo fratello». Yui sorrise divertita: «Non sono quel genere di sorella, c’è da dire che però vengono spesso a chiedermi se abbia un gusto preferito, Kioichi mi impone di dire che preferisce riceve delle tavolette di cioccolato, le utilizza per fare i dolci e lo trova un regalo utile, ma c’è anche chi gli regala pacchi di cioccolatini, lui li accetta per gentilezza ma rifiuta con curanza i sentimenti, restituisce la scatola se le ragazze se la prendono e si scusa, una volta gli ho chiesto perché le accetta se poi deve rifiutarle, ha risposto che così smetto di lamentarmi dell’assenza dei dolci che non compra perché preferisce farli». Yui sollevò lo sguardo dalla lettura curiosa agli occhi chiusi a godersi l’aria fredda: «Aspetta, facevi riferimento a lui ieri quando ne parlavamo?». Izana sorrise divertito: «Potrei dire che se io sono il re inavvicinabile, Kioichi è l’esatto opposto, è il principe azzurro che tutti amano, in classe è sempre disponibile, se c’è qualcuno in difficoltà cerca come può di aiutarlo senza eccedere, ha un modo di fare molto equilibrato». Yui seguì lo sguardo verso le alte finestre coperte dagli alberi: «A volte lo è fin troppo, ma è fatto così».

Izana si stese tranquillamente sull’erba sfiorando qualcosa dalla forma insolita: «Anche tu hai fatto conquiste?». Yui tornò a guardarlo perplessa, sorrise quando le mostrò il piccolo cioccolatino incartato: «Ha fatto tardi questa mattina, ieri ha dovuto finire di arrangiare l’ultima canzone che ha scritto per consegnarla, sono passata al supermercato a prendere il pranzo, considerando la confusione che ci sarebbe stata, me lo ha dato la cassiera in omaggio, ma preferisco i gusti classici a quelli stravaganti come il pistacchio». Izana esaminò la composizione incuriosito: «Non è male come sembra, nel complesso ha un buon sapore». Chiuse il libro ormai deviata dalla lettura al viso che osservava perso quel piccolo dolciume: «Mangialo pure se vuoi, ma ricorda di fare un regalo di ritorno». Izana accennò una risata scartando la confezione: «Mi assicurerò di ringraziare la cassiera del supermercato».

Restarono ad assaporare l’aria del giardino, il profumo dell’erba umida e le voci delle ragazze fin troppo acute, e tutta quell’aria che pulsava di sentimenti, assistettero anche ad una dichiarazione d’amore senza lasciarsi allontanare dalla quiete di quell’istante, il silenzio sembrava parlare più dei loro sguardi: «Facciamo un giro di controllo oggi pomeriggio». La voce di Izana non ruppe la calma, ma la accarezzò con dolcezza: «Ai vostri ordini». Non aveva usato il timbro beffardo com’era solita, la frase scivolò dalle sue labbra come una carezza: «Ti diverte tanto prendere in giro il mio sangue blu?». Yui sorrise senza negarlo, era palese: «In primo luogo il sangue è rosso, e se non ti chiamassi così ogni tanto mi salirebbe la paura che tu possa scoppiare a piangere, Altezza la pausa è finita, perderemo le lezioni se non rientriamo». Ormai si era abituato alla sua ironia e più che irritarlo come i primi giorni iniziava a divertirlo: «Ci si vede nella sala del trono».  Yui sussultò sorpresa all’allusione mentre Izana lasciava quel posto nascosto per primo, non si sorprese di trovare il banco carico di cioccolatini, sospirò esausto notando invece l’aria felice di Kioichi: «Sembri felice del tuo bottino». Kioichi sorrise cancellando l’atmosfera sognante guardando le due buste cariche di dolci: «Yui non potrà più lamentarsi per un anno intero, mangia dolci a non finire eppure mantiene sempre un fisico perfetto, ha un metabolismo da far paura, prepariamo dei dolci con le ragazze del club, venite ad assaggiarli».  Izana riprese posto arrendendosi alla singolarità di quei due ragazzi, sospirò alla fine delle lezioni portandosi dietro la busta di cioccolatini come faceva ogni anno, abbandonandola nella sala del Consiglio mettendola a disposizione degli altri membri: «Posso?».

Yui prese la scatola dopo aver chiesto il permesso, stava brillando come una lampadina: «È il miglior Consiglio Studentesco a cui abbia preso parte, festival, settimane bianche, dolci, e dire che non volevo entrarci, per fortuna che ho insistito». Izana la lasciò sognare con i dolci che aveva ricevuto, dolci che come sempre presero anche gli altri, essendo di famiglia nobile i regali che riceveva erano sempre di alte marche, ma non aveva mai ricambiato nessuna nel giorno dedicato alle ragazze: «Vai di nuovo al club di tiro con l’arco?». Izana accennò ad un si uscendo per l’ispezione: «L’anno scorso sono riuscito appena a sfiorare un paio di frecce». Il giro scorse abbastanza veloce, lasciarono per ultimi due economia domestica dove Kioichi aveva preparato degli squisiti muffin al cioccolato, facendo inebriare tutte le ragazze e i pochi ragazzi del club, ottenendo anche il favore della più piccola e del Presidente, per poi dirigersi al club di tiro con l’arco: «Ci sono molte cose che ti rilassano». Izana lasciò andare la freccia centrando il bersaglio: «Perché ci sono tante cose che mi stressano, se accumulo troppo poi scoppio, vuoi provare?». Yui accennò ad un si avvicinandosi alla postazione, provò a mirare ma la freccia andò in tutt’altra direzione, Izana le resse il braccio aiutandola con la forza che serviva e la freccia colpì il bersaglio ma senza centrarlo: «Non è così facile come credevo». Izana lanciò un’altra freccia centrando un altro bersaglio: «È solo questione di abitudine, per oggi ho finito, Zen mi sta aspettando». Yui sorrise allungandogli l’arco per metterlo apposto: «È raro che sia lui ad aspettare te». Accennò ad un si uscendo dalla stanza del club: «Vero, ma quando finisce la partita scappa via, prima che le ragazze lo possano sommergere».

Uscirono dalla scuola con le borse in mano, Yui raggiunse Kioichi al cancello e Izana fece da salvataggio al minore, sfuggito alle ragazze per qualche istante: «Questa volta ne hai accettato uno». Inquadrò il pacchetto colorato nella borsa mentre la chiudeva: «È di Shirayuki». Izana alzò un sopracciglio perplesso: «Va in un’altra scuola». Zen si strinse nelle spalle, alla fuga riuscita che Izana aveva intuito, in attesa del rimprovero, scoprì invece che il maggiore aveva preferito ignorare l’insubordinazione in cambio della sua rassicurazione: «Ho passato le ultime due ore in giardino a studiare». Izana sorrise divertito lasciando le cose come stavano: «Aniue, avete notato nulla nella scuola?». La domanda lo incuriosì: «Di che tipo?». Zen abbassò lo sguardo preoccupato: «Non so spiegarlo con certezza, ma ho avuto una strana sensazione l’altro giorno mentre parlavamo alla macchinetta, uno strano disagio». Izana sospirò pensando alla ragazza in continua allerta: «Anche Yui continua a ripeterlo e si guarda intorno come se fosse spiata, sarà suggestione». Zen sospirò guardando verso l’esterno: «Sarà come dite».

 
*

Nonostante la calma apparente, Yui era agitata, vedeva chiara la preoccupazione sul suo volto, non aveva smesso di pensarci da quando era uscito fuori pista: «Yui, va a casa, qui abbiamo finito». Riemerse dai pensieri volutamente deviati, spense il tablet alzandosi con un sospiro stanco: «A domani». Prese la borsa salutando tutti e uscendo assieme a Kiharu dalla vita scolastica. Izana aveva preso una lattina di caffè, l’aveva lasciata incustodita mentre informava il Preside della giornata conclusa senza incidenti d’amore. Era rimasto solo Yuzo a finire di sistemare i fogli: «Izana-sama questo lo avete saltato». Prese il foglio ricordando del magazzino che per colpa di Yui aveva dimenticato di controllare: «Facciamo una cosa veloce».

Yuzo aprì la porta lasciandolo entrare alla luce del tramonto: «Ci è stato detto che lo hanno messo a soqquadro ma io lo vedo perfettamente in ordine…». La nausea lo costrinse a fare affidamento ad uno degli oggetti nella stanza per non cadere a terra, lasciò andare la lattina ancora a metà: «Forse bisognerebbe far cambiare l’aria, il Preside… ricordo…del magazzino...». Prima di rendersene conto aveva perso le forze. Al suo risveglio, l’aria era talmente consumata da far paura e l’ambiente fin troppo stretto e soffocante: «Yuzo!». Chiamò a voce alta sentendola solo oppressa dallo spazio in cui non poteva muoversi, con le mani libere cercò di identificare dove fosse, riusciva appena a muoversi e lo sforzo per sollevare quello che sembrava un coperchio fu inutile, salì il panico all’idea che fosse stato tratto in trappola e bloccato lì, la scuola era ormai vuota, chiuse gli occhi cercando di calmare il battito cardiaco all’aria che ad ogni respiro sembrava stringere la presa intorno alla gola, cercò di nuovo di sollevare il peso arreso all’impossibilità di agire, cercò di farsi mentalmente forza per non cedere alla paura e peggiorare la situazione.

 
*

Zen afferrò Yui per il polso portandola lontano dalla conversazione con le ragazze della classe, solo quando chiuse la porta di un ripostiglio dove poter parlare senza essere ascoltato, si voltò a guardarla: «Zen, questo genere di cose non è da te». Il ragazzo prese un respiro, stava tremando: «Scusami non volevo trascinarti, però non posso chiederlo davanti agli altri». Yui massaggiò il polso sorpresa dalla preoccupazione dipinta sul volto: «Sembri davvero scosso, cosa succede?». Zen si strinse nelle spalle cercando di mantenere la facciata calma che non riusciva a sostenere da solo: «Mio fratello non è rientrato a casa ieri, sa bene che se fa una cosa simile i domestici e le guardie si agitano, e non il genere di persona che lo fa al mio contrario, sono rimasto sveglio tutta la notte, ho chiesto ai domestici ma erano spaesati tanto quanto me, non si allontanerebbe mai senza avvertire in anticipo, sono preoccupato». Yui si avvicinò accarezzandogli la spalla che stringeva per evitare di agitarsi più del necessario: «Zen respira, hai provato a chiamarlo? So che voleva trattenersi a tirare con l’arco e che non ha chiamato la macchina». Zen compose il numero mettendo il viva voce: «Fino a ieri sera squillava, ma dopo ha iniziato a rispondere la segreteria, ho controllato il club di tiro con l’arco ed è chiuso, come l’aula del Consiglio, ho paura che possa essere successo qualcosa». Yui si intenerì alla preoccupazione tenuta sotto controllo, si sporse ad abbracciarlo per fargli da sostegno: «Lo troveremo, ci serve un piano d’azione, e servi lucido, pensi di farcela?». Zen accennò ad un si in attesa delle istruzioni da seguire, la mente era troppo annebbiata per muovere il primo passo, Yui prese l’iniziativa: «Faremo così, segui le lezioni, lo cercherò io, se avesse voluto allontanarsi lo hai detto avrebbe avvertito, quindi credo sia ancora qui a scuola». Zen sussultò passando una mano sul viso: «E se fosse successo…mentre tornava?». Yui appoggiò dolcemente le mani sulle guance rialzandogli il viso: «Ehi sei un Principe, fa un respiro profondo, non lasciarti dominare dalla paura, non lasciare che ti blocchi, trasformala in forza, partiremo dalla scuola, lo cercherò durante le lezioni, nella pausa pranzo fa un giro, chiedi a chi di solito parla con lui senza spingere la conversazione, scegli domande semplici e con risposte certe, ricostruiamo i suoi movimenti, non mostrare a nessuno che sei turbato, lo so che è difficile ma devi riuscire a mostrarti impossibile da schernire anche davanti agli altri, se qualcuno capisse cosa sta succedendo scoppierebbe il caos, seppellisci l’agitazione e la preoccupazione, usali per avere nuove idee per trovarlo, ok?».

Zen prese un respiro, chiuse gli occhi stringendole le mani e appoggiando la fronte alla sua, smise di tremare e arricciò le sopracciglia deciso: «Bravo, teniamoci aggiornati, passiamo la pausa pranzo come sempre, io con Kioichi e tu con Mitsuide, a parte noi non dovrà saperlo nessuno». Zen la fermò pensandoci attentamente: «Parlane anche a Kioichi, non si lascerà sfuggire la sua assenza, e se non verranno a chiedere a noi andranno a chiedere a lui, in assenza di mio fratello lui può gestire la classe». Yui sorrise accennando ad un si spegnendo la luce dopo  avergli aperto la porta: «Va».

All’uscita strinse la mano sul petto tremante, quella sensazione che dall’inizio dell’anno l’aveva avvertita era ormai certezza, attese ad occhi chiusi il suono della campanella e il via libera per girare la scuola alla sua ricerca, controllò gli orari sul cellulare per evitare di incontrare classi o professori e spiegare l’assenza alle lezioni. Percorse il cortile, il grande giardino, quel posto segreto condiviso, i corridoi con attenzione, il tetto e diede un nuovo sguardo dall’alto, si spinse anche alla vecchia sede trovandola chiusa, come tutte le aule dei club compresa quella del Consiglio, girò le palestre, i magazzini che conosceva, i ripostigli, chiese di controllare gli archivi con una falsa scusa, cercò anche nei due bagni dei due piani, scese anche nel sotterraneo dove prendevano vita le leggende della scuola, ma non trovò nulla, nessuna traccia del Principe. Aveva girato la scuola due volte ed era ormai la pausa pranzo, restava da controllare una sola aula: «Buon giorno». Entrò silenziosa tra gli insegnanti: «Hai saltato le lezioni». Yui irrigidì le spalle al rimprovero ma fu costretta a mentire, Izana non gliela avrebbe perdonata ma era necessario: «Stavo svolgendo un lavoro importante per il Consiglio, recupererò gli argomenti persi oggi stesso, sono passata a prendere la chiave del Consiglio». La donna responsabile della classe le porse la chiave perplessa: «Izana-sama non è passato a prenderla, so che è assente, è il motivo che ti ha costretto a saltare le lezioni?». Yui alzò le spalle avvicinandosi al porta chiavi custodito nella stanza: «Qualcosa di simile». La donna scrisse il suo nome sul registro che avevano dovuto usare per evitare che un caso come la chiave duplicata si ripetesse: «Risulta che non abbiate consegnato una chiave, lo sai che è sconsigliabile non farlo». Yui rimase sorpresa: «Lo farò presente ai membri, sarà stata solo una dimenticanza, grazie». Sospirò aprendo l’aula e osservando preoccupata la cattedra: «Izana, ma dove sei finito?». 

La pausa pranzo la costrinse a seguire le sue stesse direttive, informò Kioichi di quel che stava succedendo scoprendo che l’assenza ingiustificata del ragazzo aveva destato sospetti tra gli insegnanti. Poco prima delle lezioni ritrovò Zen ad aspettarla nello stesso ripostiglio di quella mattina: «Hai scoperto qualcosa?». Zen si strinse nelle spalle negando e lasciando andare un respiro per liberarsi della maschera costretta a tenere sul viso: «Nulla di rilevante, il presidente del club mi ha detto di non averlo visto, lo ha aspettato per mezz’ora prima di chiudere e andare via, ho detto che mi scusato per suo conto, ho messo in giro la voce che era assente per questioni famigliari e personali, nessuno l’ha più visto dopo che siete andate via, sono passato al Consiglio per giustificarlo e mi hanno detto solo che doveva finire di revisionare il rapporto, diciamo che svaniscono le tracce da quando ha lasciato la stanca con Yuzo». Yui ripercorse mentalmente la scuola perplessa: «Yuzo cosa ti ha detto?». Zen negò rilassando le spalle rigide come una tavoletta: «Non è presente a scuola, mi hanno detto che ha chiamato per avvertire che sarebbe mancato un paio di giorni a causa di un raffreddore, ho detto che ti stavo aiutando in assenza di mio fratello e che volevi sapere di lui, tu hai trovato qualcosa?». Yui negò incerta illuminandosi di una strana sensazione: «Mi hanno detto che il Consiglio non ha restituito una chiave, Zen torna in classe, e tieni il cellulare a portata di mano, appena lo troverò sarai il primo a saperlo». Attese di nuovo di sentire il suono della campanella che costringeva tutti a tornare seduti ai banchi, a passi lunghi e veloci raggiunse di nuovo la sala insegnanti: «Lo so che lavori per il Consiglio, ma non dovresti saltare le lezioni». Yui ignorò il rimprovero osservando il porta chiavi: «Ha detto che manca una chiave, può dirmi chi di noi l’ha presa e cosa apra?». La donna controllò nuovamente preoccupata: «No, vi è scritto solo che è in vostro possesso, apre il vecchio magazzino degli oggetti logori, l’avete persa?». Yui strinse il polso dietro la schiena per evitare di sobbalzare: «Affatto, ero venuta a riferire che probabilmente uno dei membri l’ha inavvertitamente portata con sé, la renderemo appena possibile, e accetteremo il provvedimento che genererà, con permesso».

Richiuse la porta controllando i battiti nel petto e imponendo alle gambe di non correre per attirare l’attenzione, appena chiusa la porta della palestra scattò verso il magazzino che avevano ignorato, com’era prevedibile era chiuso a chiave, si costrinse a scassinare la serratura per entrare: «Izana!» Chiamò a voce udibile ma non troppo alta, la lattina di caffè abbandonata a terra vicino alla macchia, le diede risposta affermativa: «Izana, rispondi!». Solo silenzio, si guardò intorno perplessa quando, tra gli attrezzi, la cavallina bloccata con il fermo e la pila di tappetini logori la richiamò. Strinse i denti spostando i tappetini, sganciò la sicura e iniziò a smontare la cavallina, finché il corpo riemerse dalle profondità di quella trappola: «Izana!». Si avvicinò a controllare i battiti come sapeva fare, il respiro era lento, fin troppo lineare,  lo scosse tentando di svegliarlo senza risultato: «Andiamo, dimmi che stai bene!».

 Prese un respiro per calmarsi poteva fare un’unica cosa, sollevò indietro la testa, gli aprì le labbra e ignorando che quello fosse un bacio, praticò la respirazione bocca a bocca, più e più volte chiedendo da parte del ragazzo privo di sensi una reazione, dopo l’ennesimo tentativo si arrese a chiamare un’ambulanza, quando Izana riprese respiro tossendo e voltandosi di lato tremante: «Grazie al cielo, Izana, sai dirmi dove sei?». Il ragazzo ricadde all’interno dello scompartimento chiedendo aria, Yui si strinse nelle spalle prendendo il cellulare e scrivendo un messaggio a Zen, che appena lo lesse chiese il permesso di uscire, prese dalla macchinetta una bottiglietta d’acqua correndo nel magazzino indicato, fermandosi senza fiato davanti alla porta, Yui era china all’interno della cavallina, si avvicinò intravedendo la figura del maggiore: «Aniue». Yui allungò la mano per la bottiglietta: «È disorientato». La prese come sperava fredda e la appoggiò sul viso di Izana che sembrò gradire il contatto, passò ad appoggiarla sulla nuca riuscendo ad ottenere una reazione più cosciente: «Ho sete…». Sussurrò appena, Yui aprì la bottiglietta sollevandolo: «Tieni». La prese tremante e con il suo aiuto bevve tanto da finirla quasi in un sorso: «Zen aiutami a tirarlo fuori, poi ne serve un’altra». Con attenzione sorresse il ragazzo portandolo fuori dalla cavallina, il contatto con il pavimento fresco riuscì a fargli aprire gli occhi, lo accarezzò come se fosse una fontana d’acqua: «Sai dirmi come ti chiami?». Accennò ad un si forzandosi a parlare: «Izana Wistaria». Yui rilassò le spalle alla risposta senza esitazioni: «Sai dirmi dove siamo?». Chiuse gli occhi portando la mano sotto la guancia: «A scuola, un magazzino credo». Zen rientrò chiudendo la porta e porgendogli la bottiglietta d’acqua fresca che Izana strinse al petto per tornare ad avvertire i sensi: «Dovremmo…». Yui lo fermò dal digitare il numero sulla tastiera: «Non ci farebbe male avere una maschera d’ossigeno, ma se chiamassimo un’ambulanza, la scuola andrebbe in panico e ne uscirebbe un caso nazionale, gestiamola con delicatezza». Izana aprì la bottiglietta respirando velocemente: «Concordo». La campanella segnò la fine delle lezioni: «Zen, resta con lui, io devo fare una cosa, tornerò presto, assicurati che continui a respirare tranquillamente e che non inizi a sudare o a tremare». Accennò ad un si mentre lei usciva, si guardò intorno prendendo i tappetini consumati, li arrotolò e chiese al maggiore di sollevarsi quanto bastava per usarli come cuscini.

Yui si fermò davanti alla stanza, dove erano probabilmente tutti intenti a lavorare impostando come doveva ottenere quelle informazioni senza allarmarli troppo, entrò come niente fosse attirando la loro attenzione: «Stavamo iniziando a preoccuparci, risulti presente ma non sei andata a lezione, che hai fatto tutto il tempo?». Yui alzò le spalle sedendosi sul banco: «Non avevo voglia di seguire e ho girato un po’ per la scuola, recupererò dopo, il Principe non c’è oggi?». Haruka sussultò alla domanda: «No, sembra che sia fuori per motivi famigliari, hai intenzione di fare qualcosa?». Yui negò con un sospiro: «Penso che continuerò a girare per la scuola, faccio un giro per i club per vedere come hanno preso l’ispezione, a proposito sono passata nella sala insegnanti e mi hanno detto di riconsegnare una chiave, se l’avete qui, la riporto subito». Haruka deviò lo sguardo: «Credo che ce l’abbia Yuzo». Yui scese dal banco uscendo dalla stanza per tornare dopo qualche minuto con un sospiro: «A quanto pare Yuzo non c’è, ha lasciato detto che sarà assente per un paio di giorni a causa di un raffreddore, dovremo aspettare che rientri per riconsegnarla, non la prenderanno bene dopo l’ultimo caso sulle chiavi». I visi dei presenti sbiancarono alla notizia, Yui fece finta di non comprendere ma aveva capito tutto fin troppo bene: «È una chiave così importante?». Amane negò cercando di rassicurarla: «Affatto, è solo di un vecchio magazzino che dovevamo controllare». Kiharu entrò di colpo spalancando la porta con il fiatone: «Scusate il ritardo Presiden…te?». Yui le sorrise, forse era l’unica che non sapeva cosa stava succedendo: «Izana oggi non c’è, come mai in ritardo?». Kiharu appoggiò la borsa sul banco grata: «La sensei ci ha trattenuti con la correzione dei compiti per casa, c’è un’aria tesa, è tutto ok?». Yui sorrise allontanandosi dalla cattedra: «Tutto benissimo, allora io continuo a girare lascio a voi il resto, oggi sono in pausa». Chiuse la porta con un sospiro doloroso tornando nel magazzino chiuso: «Zen va al club». Sussultò all’ordine e alla presenza silenziosa di un felino: «Non posso andare e lasciarlo…». Lo sguardo cianite era quasi furioso e chiedeva di essere lasciato solo: «Si insospettiranno, smetti prima del tempo, chiama la macchina, manteniamo la faccenda di basso profilo, tanto non possiamo spostarlo se prima non si riprende, resto io con lui, tu va, devo riflettere». Zen si strinse nelle spalle: «Va bene». 

Yui sorrise ai tappetini scacciati e alla mano appoggiata sugli occhi, si sedette al suo fianco: «Non restare lì steso a terra». Izana accettò l’invito appoggiando la testa dolorante e ancora pulsante sulle sue gambe, in qualche istante si lasciò andare al sonno: «Siamo stati fortunati». Lo osservò dormire e rilassarsi un po’ per volta, pensando a quello che aveva capito, accarezzò i capelli preoccupata chiedendosi come potessero arrivare a tanto: «Yui». Riemerse dai suoi pensieri osservando Zen, era prevedibile che non riuscisse a concentrarsi e che volesse in qualche modo fare la sua parte, Kioichi gli aveva dato la scusa perfetta. Era sulla porta con un’altra bottiglietta d’acqua e quello che sembrava un delizioso pranzo a sacco: «Kioichi ha preparato qualcosa da mangiare, come sta?». Yui sospirò sorridendo tristemente: «Starà meglio, Izana mangia qualcosa». Il movimento sorprese Zen: «Devi smettere…di slegare…i miei capelli…». Sussurrò, Yui sorrise divertita prendendo il pranzo inscatolato: «Scusami ma questa volta era fondamentale, Kioichi ti ha preparato qualcosa, riesci a sollevarti?». Izana si fece forza appoggiandosi alla sua spalla ma senza riuscire a stringere le bacchette tra le mani ancora tremanti, rinunciò al tentativo quando Yui gli porse il boccone, imponendo al suo corpo di non mostrarsi nel panico: «Prometto che non ti prenderò in giro». Izana accennò una risata accettando il gesto: «È buono, fai i complimenti a Kioichi». Lasciò le bacchette nella scatola vuota e Izana tornò a stendersi: «Aniue, vi sentite meglio?». Zen era rimasto a guardarlo indeciso su cosa fare per rendersi utile: «Mi riprenderò, non è nulla di grave». Zen strinse i pugni oscurando lo sguardo e lasciando andare quel terrore che aveva trattenuto: «Nulla di grave dici, ero fuori di me dalla preoccupazione quando non sei tornato a casa, non hai risposto alle mie chiamate, non sapevo se stessi bene o se era successo qualcosa, non è mai nulla di grave per te!».

L’urlo e l’informalità lasciarono Yui sorpresa, Zen gli diede le spalle stringendo i denti: «Chiamo l’autista».  Sbatté la porta uscendo mentre Izana ad occhi chiusi si stringeva nelle spalle alla sfuriata: «‘Nulla di grave’ è la frase che usi per rassicurare te stesso, sai bene quanto sia stato pericoloso, ma per farti forza cerchi di convincerti che non sia così grave come sembra, Zen è rimasto sveglio tutta la notte ad aspettarti, questa mattina era preso dal panico perché ti conosce bene, conosce le tue abitudini, è stato difficile per lui far finta di nulla per non mettere in allarme anche gli altri, ha avuto coraggio ad affrontare la situazione, ma non far finta di nulla con lui, era davvero molto preoccupato, lo eravamo entrambi».
 
Izana sospirò rilassando le spalle e lasciando andare la mano a terra di nuovo steso sulle sue gambe: «Lascia che sia io a rassicurarlo». Yui sorrise accarezzandolo, Zen tornò ad avvisare per il passaggio, Izana sembrava avere ceduto al sonno: «Non essere troppo duro con lui, anche se non sembra, si è spaventato, è solo il suo modo di farsi forza». Zen arricciò le sopracciglia prendendo la scatola vuota da riportare: «Lo so, è sapere che lo dice per farsi forza che mi fa arrabbiare, controllo che non ci sia nessuno, Kioichi è qui fuori, lo faccio entrare». Yui accennò ad un si guardandolo uscire e lasciare la porta aperta al ragazzo: «Come sta?» Yui abbassò lo sguardo: «Bene per fortuna…»

Kioichi si avvicinò a passi lenti, il viso femminile cercava di sorridere per rassicurare tutti ma lui sapeva leggerlo bene: «Yui, tu come stai?» La ragazza rimase a guardarlo dal basso: «Mentre Zen non c’era ho riflettuto, Yuzo sapeva che era qui impossibilitato ad uscire, ha portato con se la chiave del magazzino e ha dato avviso che non sarebbe venuto per due giorni…». Kioichi si avvicinò cercando di capire cosa centrasse: «È stato lui?» Yui allontanò le mani da Izana stringendo il petto: «Quando ho detto della sua assenza, agli altri, sono sbiancati. Succede spesso, nella storia, quando qualcuno ha troppo potere nelle mani o troppi poteri decisionali, qualcun altro si ribelli». Kioichi spalancò gli occhi a quello che stava dicendo: «Una congiura contro di lui?». Yui accennò ad un si stringendo gli occhi al bruciore che sentiva salire: «Congiura, colpo di stato, complotto come lo vuoi chiamare, credo che tutti loro fossero al corrente di quello che stava succedendo, che lo abbiano deciso insieme, forse per farlo spaventare, forse per dargli una lezione, ma due giorni Kioichi…due giorni per riaprire la porta…quando l’ho trovato era già svenuto per mancanza d’aria, due giorni sarebbe…e il Preside aveva preso accordi per liberarsi di questi vecchi oggetti, questa stessa settimana, non voglio pensarlo…ma se…se avesse voluto…se Zen non mi avesse…chiamato…lui ora sarebbe…se non lo avessi trovato…lui…Izana sarebbe…». Morse il labbro lasciando scivolare le lacrime sulle guance senza riuscire a trattenerle, Kioichi si apprestò a rassicurarla: «Yui, è steso dormiente sulle tue gambe, sta bene, perché suo fratello gli vuole bene e perché ha te a vegliare su di lui, perché tu sei il suo segretario e sai sempre cosa fare, qualsiasi cosa loro avessero progettato non è successo perché c’eravamo noi, sei stata brava, non avrei saputo fare di meglio, hai mantenuto il sangue freddo, lo ha fatto anche Zen, Izana sta bene, non gli è successo niente e adesso sta a te mettere le cose apposto per lui, si può ancora rimediare, ora smetti di piangere, non farti vedere così, ti prenderebbe in giro e tu ti arrabbieresti». Yui sorrise stringendogli la mano e lasciandosi asciugare le lacrime: «Hai ragione, per favore controlla che sia arrivata la macchina, starà più comodo nel suo letto». Kioichi accennò ad un si uscendo, Izana si mosse mettendola in allarme: «È vero?». Yui strinse i denti asciugando i residui della lacrime: «Izana, lasceresti me a capo del Consiglio?». Il ragazzo la sfiorò con lo sguardo senza muoversi dalla sua posizione: «Cosa vuoi fare?». Yui arricciò le sopracciglia ritrovando la decisione: «Mi assicurerò che non possano mai più provarci, estorcerò loro una confessione e gestirò tutto, lasciami fare, prendi una settimana di riposo, rilassati e lasciali a me, quando tornerai non ci saranno altre minacce nel tuo regno». Izana sorrise allungando la mano sfiorandole la guancia: «Non esagerare e tienimi aggiornato, non costringermi a doverti chiamare per sapere». Yui sorrise prendendo la sua mano: «Lo farò stanne certo». Kioichi rientrò sospirando: «Zen ha dato il via libera».

Izana si sollevò appena e Kioichi corse in suo aiuto, Zen chiuse la portiera imponendo all’autista di non scendere e di non chiedere sedendosi dalla parte opposta: «Andiamo». Rimase con le sopracciglia corrugate in silenzio mentre la macchina rientrava, senza lasciarsi aiutare più di tanto entrò senza dare spiegazioni: «Vi accompagno in camera». Fermò le domestiche, accorse preoccupate, facendogli da appoggio quando il respiro mancava: «Con permesso». Izana lo fermò: «Zen». Si voltò preoccupato che potesse dire qualcosa di sconveniente, ma il maggiore allargò le braccia con un lieve sorriso: «Vieni qui». Il minore sussultò e un bagliore lucido gli attraverso gli occhi quando scattò in avanti ad abbracciarlo: «Sono felice che stiate bene, Aniue». Izana lo strinse consolandolo: «Mai avrei immaginato che un mio collaboratore potesse arrivare a tanto, grazie per avermi aspettato e per avermi cercato». Zen sfregò gli occhi sulla spalla allontanandosi dalla stretta: «È stata Yui a cercarvi, ero spaventato e vorrei non accadesse più». Izana sospirò sedendosi sul letto stanco: «Dovrai fare i conti con la possibilità che accada di nuovo e che non sia in ambito scolastico, è fondamentale che tu non perda il controllo, solo così potrai venire in mio soccorso se dovesse accadere di nuovo e naturalmente, se dovessi essere tu al mio posto, non dovrai mai andare nel panico, mi auguro anche io che non accada a nessuno dei due o alle nostre compagne o alle vite future, ma dovremo mettere sempre in conto che per la nostra posizione, per quel che siamo, questo potrà accadere più di una volta e che potrebbero non essere semplici studenti, ok?». Zen accennò ad un si trattenendo il singhiozzo: «Ne sono consapevole, domani non andrò a scuola se avete bisogno di qualcosa chiamate pure». Izana sorrise lasciandolo andare e stendendosi sul letto a soffocare quella brutta esperienza nell’inconscio più profondo.  
 

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Capitolo 14
*** La Guardia del Re ***


Il messaggio della nomina di Yui a capo del Consiglio lasciò i membri perplessi, per i primi due giorni la ragazza non fece nulla di diverso da quello che faceva sempre, rimase silenziosa al posto di Izana a navigare sul tablet, finché il terzo giorno iniziò a muoversi senza informare nessuno dei suoi movimenti, aveva un’aura inavvicinabile e terribilmente seria.

Attese pazientemente avvolta nel buio di quel luogo, aprì gli occhi come un felino pronto ad attaccare la sua preda all’apertura della porta, silenziosa come l’ombra diede un colpo secco all’ospite che perse i sensi all’istante. Quando riprese i sensi, era chiuso in quel posto che aveva tanto preparato per il Presidente: «Ehi, fatemi uscire!!». Yui stava navigando sul suo cellulare per raccogliere le prove che le servivano: «Yuzo». La sua voce sembrò una lama affilata che gli trapassò il timpano nonostante fosse ovattata: «Yui, sei tu? Qualcuno mi ha chiuso qui dentro, aiutami». Yui rimase seduta a guardare la cavallina scossa: «Ti ho chiuso io lì dentro, come tu ci hai rinchiuso Izana, cosa pensavi di fare?». Il tremolio si fermò improvvisamente, era stato colto di sorpresa: «Yuzo, non ti farò uscire finché non confesserai, Izana è riuscito a resistere un giorno intero». Yuzo accennò una risata: «Non so di cosa tu stia parlando». Yui rimase in silenzio per qualche istante: «Posso riportare la chiave in sala insegnanti, quanto credi che ci metteranno a capire che sei qui? Dico più di qualche giorno o forse mai, buona permanenza Yuzo». Rimase in silenzio seduta ad ascoltare le sue suppliche finché urlò che avrebbe confessato: «Se la confessione non mi soddisferà me ne andrò davvero». Yuzo scalciò per uscire: «Haruka ti getterà fuori dal Consiglio, è lui in carica in sua assenza». Yui rimase gelida: «Izana mi ha incaricata personalmente di sostituirlo e il Preside ha approvato, hai cinque secondi per confessare poi chiuderò a chiave». Yuzo si agitò spingendo ancora come aveva provato a fare Izana: «Non mi lasceresti qui dentro a morire!». Yui sorrise perfida: «Conosci il detto chi la fa l’aspetti? Non ti ho mai preso in simpatia e per me sei solo feccia della società che verrà eliminata prima che possa diventare dannosa». Si alzò sistemando i capelli, chiuse sonoramente la porta uscendo: «Yui! Aspetta! Non puoi lasciarmi qui, Yui, qualcuno…qualcuno mi aiuti!!».

Lasciò che restasse intrappolato per qualche ora, che la paura gli rodesse dentro prima di tornare ad ascoltarlo: «Yui, confesserò, dirò tutto, ma ti prego liberami». Yui non si lasciò intenerire: «Comincia a parlare». Yuzo rimase in silenzio a pensarci e alla fine si arrese: «Va bene, si volevo fargliela pagare, è sempre il primo della scuola, è sempre il primo in ogni cosa che fa, mi da i nervi, odio il suo modo di fare, altezzoso, crede che questo Consiglio sia una società da gestire, crede che la scuola sia un regno da comandare, aveva bisogno di una lezione, una lezione che non avrebbe dimenticato, una lezione che gli sarebbe costata la vita, niente più Izana-sama, niente più re e altezze, avrei tolto di mezzo la monarchia per sempre, si è vero l’ho rinchiuso qui dentro, ho portato con me la chiave, e aspettavo trepidante che la sua altezzosità lo soffocasse, e si ho anche cercato di farlo cadere sulle montagne, ma tu ragazzina, tu ci sei sempre di mezzo, perché lo proteggi? Perché ti schieri con lui se anche tu lo odi? Dovresti essere la prima a volergli male, spiegami perché!!». Yui strinse i denti mantenendo la calma: «Perché io non sono così codarda da cercare di fargli del male fisicamente, il mondo cambia con i comportamenti, con i muri con cui ci si scontra, con le verità che si nascondono, uccidere è il peggior atto di codardia che qualcuno possa compiere, è la cosa più stupida che qualcuno possa fare, sporcarsi le mani per delle cose stupide fatte diventare più grandi di un’esistenza, rovinare la propria vita per mettere fine ad un’altra, non è così che si fa Yuzo! Dovevi affrontarlo, non colpirlo alle spalle, solo così si sarebbe reso conto di quello che volevi, solo così avrebbe potuto cambiare». Yuzo si dimenò cercando di aprirla: «Ho confessato come volevi, fammi uscire».

Yui abbassò lo sguardo sull’orario, sollevando la sicura della cavallina per lasciarlo uscire, Yuzo scattò in avanti cercando di afferrarla quando due uomini in divisa entrarono di colpo: «Va tutto bene?!». Chiese il secondo entrando, aiutando il primo ad allontanare Yuzo che cercava di strangolarla, Yui tossì riprendendo fiato: «Si, grazie mille per essere arrivati». Il poliziotto la strinse in un abbraccio di rassicurazione mentre il collega bloccava Yuzo, Yui sorrise ad occhi oscurati davanti allo sguardo sorpreso del ragazzo: «La pagherai per questo, la pagherai cara, Yui!». Si strinse all’uomo indietreggiando: «Mi ha spaventata». La pattuglia corsa alla sua chiamata anonima per aggressione attirò anche il Preside a chiedere cosa stesse succedendo: «Signor Preside, posso spiegarle, Yuzo ha tentato di fare del male ad Izana-sama, per fortuna sono riuscita a fermarlo, mi ha chiamato qui per parlarmi e quando gli ho chiesto di ammettere cosa aveva fatto, mi si è lanciato addosso, per tentare di strangolarmi». Il viso rimase sbigottito al racconto, vedeva la rabbia negli occhi di quel ragazzo sempre tranquillo e che aveva svolto un ruolo di supporto nel Consiglio: «Cercherò di risolvere la situazione, andrà tutto bene, Izana-sama come sta?». Yui guardò Yuzo mentre veniva portato via senza rifiutare di sfidare quegl’occhi carichi di rabbia: «Si è solo spaventato, ma sta bene, Preside cosa ne sarà di lui?». L’uomo le accarezzo la spalla: «Non posso tollerare studenti tanto aggressivi nella mia scuola, probabilmente verrà espulso ma mi assicurerò prima che stia bene».  Il viso contorto della ragazza fece intendere che non era l’unico: «C’è altro?». Yui accennò ad un si stringendo la mano sul petto: «Vorrei che la voce non si spargesse troppo in giro, Izana-sama mi ha incaricata di presiedere al Consiglio, ho ancora il vostro permesso ad agire come meglio credo per il bene delle scuola e dei suoi studenti?». L’uomo rimase sorpreso dall’improvviso cambiamento di tono: «Certo, hai tutto il mio appoggio, e ometti pure quel che è successo ieri, non voglio che diventi uno scandalo, quando il signor Izana rientrerà ne parlerò direttamente con lui». Yui chinò il capo uscendo per tornare al Consiglio: «Uno è sistemato, ne mancano tre».

Spalancò la porta del Consiglio allarmandoli: «Eccoti, finalmente, sei sparita all’improvviso, cosa sta succedendo, Yui?». La ragazza prese posto alla cattedra scorrendo sul cellulare che non le apparteneva: «Kiharu va fuori e aspettami nella sala di anatomia, ti raggiungerò tra un attimo». La ragazza uscì senza fare storie prima che iniziasse a leggere:
«“Credo che quel re abbia bisogno di una lezione, ci tratta come se fossimo i suoi sudditi”».
« “Facciamolo spaventare”».
« “Basterà?”».
« “Come?”».
 « “Io ho un’idea, conoscete quel magazzino abbandonato sotto la palestra?”».
« “Ah si, quello dove vengono messi gli attrezzi danneggiati”».
« “Si, ho saputo che il Preside se ne libererà presto, potremmo sfruttare la situazione”».
« “Chiuderlo nel magazzino?”».
« “Meglio, chiuderlo nella cavallina”»
« “Quel posto sarà soffocante, non esageriamo”».
« “Infatti, assicuriamoci che comunque non si faccia male, sarebbe un fastidio se poi volesse indagare”».
« “E se invece ripiegassimo su Zen? Cerca sempre di proteggerlo”».
 « “No è una preda troppo facile, deve provare in prima persona cosa sia il terrore, lasciate fare a me”».
« “Yuzo, te lo ripeto, non esagerare”».
« “Non dite nulla a quella ragazza è dalla sua parte anche se non sembra, agiamo senza di lei”»
Alla lettura della chiara conversazione sul piano messo in atto per Izana i due restanti sbiancarono, controllando che i cellulari fossero al loro posto: «Yuzo è stato sistemato, se confesserete sarò magnanima, e se accetterete il mio provvedimento, eviteremo uno scandalo mondiale, pensateci, traditori».

Uscì dalla stanza lasciandoli nel panico di quel che aveva scoperto, Kiharu era seduta sulla sedia agitata in sua attesa: «Yui, ho fatto qualcosa di sbagliato?». La ragazza non si mostrò transigente: «Sapevi del complotto contro Izana?». Kiharu sussultò abbassando lo sguardo e chinando il capo: «Non avevo prove per dimostrarlo, sono l’ultima arrivata nel Consiglio e nessuno, tanto meno Izana-sama mi avrebbe creduto, sarò espulsa?». Yui sospirò immaginando quando quella ragazza fosse in difficoltà: «No, e ti suggerisco di fare le tue scuse ad Izana, pensa a cosa dire e come, sarà lui a decidere se resterai nel Consiglio, fino ad allora seguirai le mie istruzioni, riceverai comunque una punizione, controllerai personalmente che tutte le chiavi siano al loro posto, anzi temporaneamente sarai tu a chiudere i club e ad assicurarti che nessuna chiave sia più portata via per dimenticanza o per volontà, e se dovesse succedere la recupererai personalmente, sono stata chiara?». Kiharu accennò ad un si preoccupata a quello che stava succedendo: «Se per me deciderà Izana-sama, per gli altri…». Yui negò, non le aveva mai visto un’espressione così decisa sul volto: «A loro penserò io, prima di andare a casa, voglio che assisti anche tu, voglio che tu capisca quanto può diventare pericolosa una scelta che non si comanda, come anche una complicità minima o involontaria possa diventare una macchia indelebile sulla vita».

Kiharu la seguì in silenzio, tremante alle spalle di quella docile e pestifera ragazza che stava bruciando di fuoco vivo, avrebbe incenerito tutti con un semplice sguardo. Rientrarono nella sala dal Consiglio, dove i due avevano avuto il tempo di decidere, Yui riprese posizione sedendo sulla cattedra e guardandoli dall’alto come se fosse il giudice divino: «Allora?». Haruka presa forza avanzando per primo: «Doveva essere solo per spaventarlo, tu stessa hai visto come ci tratta e come si fa trattare, volevamo…». Yui lo bloccò affilando la domanda di risposta: «Come si fa trattare?». Amane guardò Haruka perplesso sulla domanda: «Izana-sama, vuole sempre i rapporti, chiede alcune volte delle cose impossibili, ci manda a correre a destra e sinistra quando lui non vuole e si fa sempre trattare da Principe». Yui accavallò le gambe, incrociò le braccia e rimase a guardarli scrutandoli con un’intensità tale da far loro deviare lo sguardo: «Vi ha mai imposto di chiamarlo Izana-sama, o altezza, o qualsiasi altro attributo che lo riconduca al suo  ruolo nella società? Avete mai pensato che vi affidasse tali compiti perché pensava che foste più adatti di lui e perché avevate buone capacità? O che chiedesse i rapporti così presto per potervi fare andare a casa prima del tramonto? Perché non voleva costringervi a dedicare la vita scolastica solo a questo Consiglio? Perché voleva poter fare qualcosa per tutti? Sacrificando il suo tempo, restando a compilare rapporti e ispezioni fino al limite consentito dalla scuola e che se li portasse a casa per finirli e non darvi altro lavoro? No, voi avete sempre visto una sola faccia della medaglia, io non sono stata condannata al patibolo perché non uso l’onorifico con lui eppure lo prendo in giro, lo faccio irritare, lo sfido, cosa avreste voi di diverso da me? Avete di diverso l’auto classificazione come inferiori, non è lui che vi considera dei sudditi siete voi che vi considerate schiavi, Izana non ha alcuna colpa a parte l’essere nato in una famiglia nobile, cosa che non ha scelto, la colpa è solo vostra e del vostro orgoglio buttato nella spazzatura». Haruka strinse i pugni messo all’angolo: «E adesso cosa farai?».

Yui affilò lo sguardo e pur non avendo la corona del Principe della scuola sembrò guardarli da un trono troppo altro per essere immaginato: «Prima di tutto pretenderò le vostre scuse verso Izana in prima persona e anche verso Zen, poi pretenderò anche le vostre dimissioni da questo Consiglio e soprattutto voglio che vi rendiate conto di quello che sarebbe potuto succedere se non avessi compreso cosa stava succedendo, Izana poteva rischiare molto di più di uno spavento». Amane deviò lo sguardo: «Non potevamo immaginare che Yuzo si portasse a casa la chiave e tornasse dopo due giorni». Yui alzò la voce spaventando Kiharu: «Ma quando vi ho avvisato nessuno di voi ha cercato di liberarlo! Lo avete lasciato lì, avete ignorato quello che sapevate, perché avevate paura di ammettere la vostra complicità, questa è la cosa più grave di tutte! Avreste potuto sacrificare la vita di una persona anziché esporvi e accettare le conseguenze delle vostre azioni, se davvero vi foste sentiti in colpa per quello che aveva fatto Yuzo, sareste corsi dal Preside ad ammettere le vostre colpe e a liberare Izana, ma siete rimasti in silenzio, questo vi fa colpevoli tanto quanto Yuzo, lui ha superato i limiti e oltre a ricevere l’aiuto necessario e a scontare una pena per quello che legalmente è tentato omicidio, sarà espulso dalla scuola e tutti i suoi meriti azzerati». Haruka sussultò al provvedimento dettato dal Preside e a loro riferito dalle sue labbra: «Siamo mortificati, non credevamo che fosse in pericolo, quali sono le condizioni di cui hai parlato?». Yui lo fermò con un gesto: «Da qui a quando vi diplomerete tutto il corpo docente terrà in considerazione questo vostro errato comportamento e vi sarà impedito di raggiungere il massimo conseguimento in ogni materia».

Amane avanzò di colpo spiazzato e irritato: «Questo non puoi farlo!». Yui rimase a guardarli: «In realtà posso, ho il totale permesso del Preside, per i prossimi esami potrete scordarvi di trovarvi tra le prime dieci posizioni». Haruka strinse i denti infuriato: «Questo comprometterà anche il nostro futuro, ne sei consapevole?!». Yui reagì con altrettanta foga: «Quel che avete fatto non è diverso, avrebbe potuto togliere ad una persona il suo totale futuro, ve la cavate solo con dei voti abbassati, ma questa è la vita Haruka, un errore preso in considerazione troppo tardi è irrimediabile, non avrete la possibilità di porvi rimedio come con un voto scolastico, questo dovete capire, la vita non vi farà sconti e ci sarà sempre qualcuno che vi guarderà da sopra a sotto, e allora cosa farete? Lo chiuderete in uno sgabuzzino a soffocare o prenderete atto di quello che avreste potuto fare e rimedierete prima che sia tardi? Quel che è successo non è cosa da niente, è una cosa gravissima, il Preside voleva cacciarvi dalla scuola e questo vi avrebbe impedito di accedere all’università che tanto desiderate, sono troppo buona se vi punisco solo in merito alla carriera scolastica, questo è quanto. Però l’impegno verrà riconosciuto, verrete sempre tenuti d’occhio e se nel tempo, da qui al diploma dimostrerete di aver compreso la lezione chissà questo provvedimento venga meno, ma ce ne vorrà di fatica». Amane alzò lo sguardo quasi rincuorato da quell’ultima frase: «Come faremo a dimostrarlo se ci cacci dal Consiglio?». Yui scese dalla cattedra: «Non è un ruolo nel Consiglio a dimostrare che genere di persone siete ma ogni atto quotidiano che svolgete fuori e dentro la scuola, potete fare molto anche solo come studenti, avete altre obiezioni?». I due abbassarono lo sguardo, chinando il capo: «No». Yui indicò la porta senza dargli scampo: «Ora andate dal Preside, confessate la vostra partecipazione e ditegli che avete accettato le mie condizioni».

Rimase da sola a guardare la stanza vuota, Kiharu era uscita lasciando la stanza nel silenzio: «Chi avrebbe mai detto che avrei affrontato una cosa simile in una scuola normale?». Sussurrò guardando il suo riflesso nel vetro bagnato dalla pioggia. Si voltò verso la porta aperta, Zen le porse una bibita fresca con un sorriso tirato: «Grazie». Fece segno all’uscita per spingerla a lasciare la scuola, Yui chiuse a chiave la stanza rendendo la chiave alla sala professori: «Di solito non torni in macchina». Zen sorrise aprendole la portiera: «No, ma mio fratello vuole gli aggiornamenti di persona e ci ha mandati a prendere». Yui sorrise divertita salendo nella lussuosa macchina, avvisò per messaggio Kioichi della sua deviazione seguendo Zen perfettamente a suo agio in quel giardino, che già a Natale considerava enorme. Trovarono Izana seduto in salotto a sorseggiare qualcosa di caldo: «Siamo arrivati». Alzò lo sguardo invitandoli entrambi a prendere posto, prontamente i domestici versarono altre due tazze di tè appoggiando una fetta di dolce davanti ai due ragazzi: «Come procede?».

Yui cercò di rassicurarlo, ma quello sguardo cristallino la stava invitando ad abbassare le difese: «Non bene, Yuzo era molto più instabile di quanto avevo previsto, pensavo che fosse davvero solo una vendetta troppo sentita, ma nei suoi occhi vive una rabbia repressa che ha preso il sopravvento sulla ragione, oggi ha tentato di strangolarmi». Izana sussultò spalancando gli occhi: «Repressa fino a tal punto…Stai bene?». Yui accarezzò il collo fiduciosa nelle sue idee: «Per fortuna ho dato ascolto ai miei sospetti, ed ho chiamato la polizia denunciando un’aggressione, credo che abbia avuto un vero crollo psicologico. Ho fatto delle ricerche ed ho scoperto che è stato vittima di bullismo prima di entrare in questa scuola, mi hanno detto che in classe è silenzioso quasi impresente e che non è il tipo da farsi valere, per dirla è una persona sottomessa alla vita, sentirsi così costantemente a te vicino lo ha portato a scivolare verso un crollo emotivo che si è liberato usando la rabbia come tramite, il Preside ha detto che si assicurerà di aiutarlo, ma l’espulsione è stata approvata da tutto il corpo insegnanti». Izana lasciò la tazzina senza lasciarsi sfuggire il dolce neanche guardato: «Gli altri?». Yui rifiutò di prendere in considerazione l’idea di deliziarsi chiudendo gli occhi al ricordo: «Kiharu aveva intuito qualcosa, come me del resto, ma ha avuto timore di non essere creduta ed ha preferito tacere, lascerò decidere a te cosa fare di lei, per quanto riguarda Haruka e Amane, il Preside aveva proposto una sospensione ma ho preferito gestirla diversamente, ovviamente non saranno più accetti nel Consiglio e verranno severamente giudicati da qui al diploma, la complicità che avevano nel piano ordito da Yuzo non è giustificabile, i meriti in ambito scolastico verranno per loro abbassati». Il ragazzo incrociò le braccia, era d’accordo con la sua idea di punirli duramente, ma sapere che erano tutti coinvolti gli strinse un nodo allo stomaco. Yui riprese la cartella e il cappotto: «Grazie dell’ospitalità, ci vediamo a scuola». Lasciò la villa rifiutando il passaggio in macchina, Zen sospirò osservando l’ospitalità neanche sfiorata: «È stato un duro colpo anche per lei». Izana si alzò sospirando lasciando la sala altrettanto silenzioso.

 
*

La macchina nera si fermò davanti ai cancelli e tutti si fermarono a guardare Izana e Zen scendere dal passaggio e incamminarsi verso l’entrata: «Izana-sama…». Si fermò al richiamo, ma senza lasciare che Haruka proseguisse, riprese il cammino ignorando anche Amane, le scuse non erano state accettate. Yui lo attese all’entrata affiancandolo mentre entravano, quel gelo che aveva messo tra lui e loro era la punizione peggiore per i due abituati a trattare con lui: «Kioichi ha detto che preparerà uno spuntino delizioso per tutti noi, andiamo a trovarlo mentre svolge le attività del club».
Lo salutò davanti alla sua aula correndo dentro a sedersi accanto a Zen. Alla fine delle lezioni, tutti i rapporti erano sulla sua cattedra mentre Yui scorreva sul tablet e Kiharu sistemava i conti come tesoriere. Si alzò alla sua entrata incuriosendolo dell’unica presenza che non era stata cacciata: «Izana-sama, sono desolata». Si chinò davanti al ragazzo perplesso: «Per cosa?». Kiharu si strinse nelle spalle: «Io…avevo intuito che stavano preparando qualcosa, ma non ho avuto il coraggio di mettervi al corrente delle mie sole supposizioni, se l’avessi fatto forse…» Izana sospirò fermandole il discorso: «Apprezzo le scuse, ma lavoravano con me da molto più tempo di te e dubito che ti avrei dato conto senza delle prove concrete, dobbiamo rimettere in sesto il Consiglio Studentesco prima delle vacanze primaverili, dopo sarà importante avere delle ottime persone per organizzare gli eventi che verranno, torna pure al tuo lavoro». Kiharu accennò ad un si nascondendo la felicità di non essere stata cacciata, Izana prese posto a leggere i rapporti su quella settimana di assenza, chiuse l’ultimo fascicolo sospirando e lasciando l’aula senza comunicare dove andasse: «Deve essere molto scosso».

Yui osservò il posto vuoto, era chiaramente provato dalla situazione, si alzò chiudendo il tablet: «Faccio un salto da mio fratello». Chiuse l’aula guardando il corridoio che portava all’aula di economia domestica ma qualcosa, qualcosa che non sapeva spiegare le stava facendo male nel petto, si voltò per seguire quella sensazione, raggiunse il tetto dove il cartello proibiva di salire, aprì la porta assaporando l’aria ancora fredda: «Izana».
Il ragazzo era appoggiato alla rete a guardare l’orizzonte, da una parte forse si aspettava che lo avrebbe raggiunto: «Mi fidavo di loro, di tutti loro, due espulsi e due penalizzati nel comportamento scolastico, mi chiedo se sia io il problema». Yui sospirò avvicinandosi per fargli compagnia: «Rappresentavi un problema solo per Zen, ma lo hai risolto e gestisci il Consiglio Studentesco nel migliore dei modi, solo che alcune volte i pregiudizi che la gente ha su di noi offuscano tutto quel che di buono puoi fare, si auto convincono che una cosa sia come la percepiscono e restano limitati a quella visione, tutto il resto svanisce, fino a quando qualcuno non gli fa notare che la loro visione non è neanche la metà della risposta che cercano, sei altezzoso è vero ma sei anche amichevole, svolgi il tutto come se fosse un vero lavoro ma non lo fai per metterti in mostra, ma perché vuoi che ogni studente possa passare una vita scolastica priva dei rischi, come il bullismo, la tua visione è molto simile a quella del Preside ed è per questo che lui ti sostiene, non perché sei di famiglia nobile, questo molte persone non lo capiscono perché giudicano da fuori senza mettere in conto tutti gli altri fattori che entrano in gioco». Izana sorrise abbassando lo sguardo: «Mi piace il tuo modo di pensare, è molto più maturo di quanto dimostri, e mi chiedo che vita tu abbia vissuto prima di venire qui per parlare in questo modo, come se avessi affrontato tutte le difficoltà pur essendo solo una ragazzina».

Yui strinse la rete insieme alle spalle: «Ho una spiccata capacità di osservazione lo sai, e riesco a comprendere molti degli errori che fanno le persone credendo e non credendo, prima la consideravo una maledizione, ma da quando sono qui, ho continuato a dirmi che ero fortunata ad averla perché mi permetteva di reagire senza lasciarmi prendere dal panico, dopo Kioichi sei stato il primo che pur capendo quanto in profondità potessi comprenderti ed osservarti anziché allontanarsi si è avvicinato, te l’ho già detto in passato, tu sei un diamante e sono poche le forme e i materiali che riescono a risaltare la tua bellezza senza cercare di eclissarla, non sei stato scalfito ti è solo stata tagliata un’altra parte che ti oscurava, saprai che i diamanti non nascono perfetti ma diventano meravigliosi dopo essere stati lavorati e non c’è pietra più dura che possa eguagliarli». Izana accennò ad un si prendendo un respiro: «Anche i tuoi esempi non sono male, rimettiamo in sesto il Consiglio insieme». Yui sorrise rassicurata aprendo la porta: «Kioichi ci sta aspettando, andiamo». Seguì la ragazza di sotto trovando Zen seduto ad osservare trepidante lo spuntino preparato: «Favorite pure». Passarono il restante pomeriggio a parlare dei più svariati argomenti mentre facevano merenda come un gruppo di amici di vecchia data. Izana spiegò al Preside la situazione senza renderla così drammatica come voleva fare l’uomo, quella settimana rimettere insieme il Consiglio non fu possibile, esaminarono tutti i ragazzi della scuola prima di delineare un gruppo da convocare come se fosse un vero colloquio di lavoro.

Haruka e Amane porsero le loro scuse sia per iscritto sia di persona, Izana accettò le scuse ma limitò con loro il contatto ad appena un accenno di saluto all’entrata nella scuola, Yui ormai aveva preso l’abitudine di aspettarlo, ogni tanto si univano a lei anche Zen, Kioichi e Mitsuide.

 
*

Zen prese la borsa e un pancarré con marmellata al volo per scappare a scuola: «Zen torna qui, ti accompagno io». Si bloccò sulla porta facendo retromarcia e sedendosi a consumare la colazione: «Ultimamente fai tardi, come mai?». Zen sfregò gli occhi, trattenendo lo sbadiglio: «Prendo sonno tardi». Izana alzò un sopracciglio: «Conversazioni sentimentali?». Zen negò massaggiando la tempia, ignorando la frecciatina del maggiore: «No, mi giro e mi rigiro nel letto senza riuscire a prendere sonno, mi sento uno zombie, dopo le lezioni salto il club e faccio un giro in città forse ho addosso troppo stress». Entrarono nella macchina per accompagnarli a scuola: «Fai un giro con la tua ragazza?». Zen sembrò riprendersi da un sonno ad occhi aperti: «Avete tirato ad indovinare?». Izana sorrise appena: «Immagino che la scatola, decorata, firmata da una pasticceria non sia certo per Mitsuide». Zen sussultò guardando la borsa rimasta aperta: «Ah si, sono per Shirayuki, oggi è il white day». Izana si voltò sorpreso alla ricorrenza che non conosceva: «È una festa?». Zen chiuse la porta sorridendogli: «È un’usanza recente, di solito a san Valentino sono le ragazze a confessarsi con dei cioccolatini, un mese dopo nello stesso giorno si tiene il white day, dove sono i ragazzi che regalano dei dolci per ringraziare la ragazza dei suoi sentimenti, va molto di moda negli ultimi tempi, i negozi che vendono dolci ne colgono l’occasione per fare offerte e sconti».

Si ritrovarono a controllare la situazione scolastica nella pausa pranzo e a consumare lì il pranzo, senza due parti del Consiglio avevano più lavoro da fare, e prima ne avrebbero trovati di membri e prima si sarebbero sentiti al sicuro, Kiharu uscì per andare a stampare dei fogli lasciandoli soli, Izana smise di digitare voltandosi verso Yui intenta a gustarsi il pranzo: «Che c’è?». Tornò a guardare lo schermo negando, un altro pensiero fermò le mani, indeciso se fosse una buona idea da proporle: «Pensavo…». Si bloccò facendo mente locale su come soddisfare lo sguardo femminile sorpreso: «Oggi potremmo smettere prima e andare in un caffè». Yui lasciò andare le bacchette perplessa sull’invito: «È una trappola?». Izana accennò ad una risata irritato alla reazione teatrale di lasciar cadere le bacchette: «No, hai fatto un ottimo lavoro quando sono stato assente e non ti ho mai ringraziata a dovere anche per quello che è successo in montagna». Yui sorrise accettando l’invito: «Solo perché ho a casa un cuoco favoloso, altrimenti ti avrei chiesto una cena a cinque stelle in un ristorante di Seattle per ringraziarmi». Izana strinse i pugni improvvisamente incerto di voler portare a termine quella proposta: «Devi sempre scherzarci su?». Yui affilò lo sguardo accendendosi di una luce oscura: «Ma io non stavo scherzando». Izana tornò al suo lavoro ignorandola: «Ehi, non puoi ignorarmi dopo che ti ho minacciato!». Continuò a lavorare senza farci caso: «È ancora valido l’invito al caffè?». Izana sorrise alla sua resa sul ristorante a cinque stelle.

Chiusero l’aula abbastanza presto liberando anche Kiharu, presero il treno scendendo in città, si guardarono intorno osservando anche le persone e i loro vestiari, entrarono in un caffè prendendo posto vicino alla finestra, la donna portò loro le ordinazioni da bere e il menù che Izana aveva richiesto. Osservò tutti i dolci che vendevano richiamandola, fece segno ad ogni dessert che lo ispirava: «Vuoi sfogarti con le calorie?». Izana negò girando con la cannuccia il ghiaccio nel cocktail analcolico alla frutta: «Sono per te». Gli occhi femminili si spalancarono e brillarono alla comprensione che la stava ringraziando con la cosa che adorava di più, il dolce e l’estetica, quando anche l’ultimo dessert fu appoggiato sul tavolo Yui gonfiò i polmoni con l’aria osservando uno ad uno, composizioni di cioccolato, frutta, creme e granelle: «È un sogno!». Esultò attirando l’attenzione, avvicinò il primo prendendo il primo boccone: «È la gioia allo stato puro, così dolce e morbido e la crema che si sposa con il cioccolato e il leggero sapore di fragola, sono in paradiso». Izana scoppiò a ridere riportandola a terra: «Lo trovi divertente?». Spostò il ciuffo di capelli dagli occhi sorridendole: «Il modo in cui lodi i dolci al punto da sentirti in paradiso? Si è abbastanza diverte, ma sono felice che ti piacciano». Yui sussultò deviando lo sguardo al sorriso, il petto si riscaldò all’improvviso e bevve un sorso del tè freddo per cercare di spegnerlo, guardò i dolci sorridendo, prese quello decorato con la frutta porgendolo ad Izana: «Accettalo fino a che mi trovi disposta a lasciartelo». Izana lo avvicinò senza replicare.

I piatti erano svuotati e il ragazzo aveva saldato entrambi i conti: «Potevi lasciarmi pagare almeno il tè». Izana avanzò verso la strada da dove erano arrivati, ormai il pomeriggio era diventato sera: «Non importa». Zen sorrise nascosto dietro l’angolo lasciandosi attraversare da un dubbio: «Questa si che è una sorpresa». Commentò Shirayuki che aveva rinunciato alla caffetteria a favore dei due ragazzi, già seduti: «Sicura di non voler entrare?» Shirayuki negò stringendogli il braccio: «Credi che…». Zen alzò le spalle incerto: «Potrebbe». Shirayuki lo tirò verso la piazza fuori dal vicolo, da cui avevano osservato i ragazzi e parlato del più e del meno come facevano sempre: «Sarebbero una coppia singolare, ma se insieme stessero bene?». Zen alzò le spalle riprendendo la camminata: «Non confesserà mai se Yui gli interessi o meno, ma se è questo l’effetto che ha su di lui, mi dichiarerò a loro favore, ma teniamolo segreto, potremmo anche prendere un abbaglio». Shirayuki accennò ad un si prendendogli la mano: «Faremo finta di non aver visto nulla».

 
*

Il giorno successivo Zen stava osservando Yui nella speranza di capire come fosse andata il giorno prima, ma si era limitata solo a descrivere quanto buoni fossero i dolci e della felicità di averli ricevuti come offerta di ringraziamento per il suo lavoro svolto nel Consiglio, non sapeva niente della tradizione che si stava avanzando sul giorno precedente e il maggiore sembrava aver solo approfittato dell’evento. La pausa pranzo era quasi alla fine quando una ragazza della classe, con due trecce intrecciate e la frangetta chiese la sua attenzione: «Yui, hai un minuto?». Interruppe la conversazione con Zen dedicandole attenzioni: «Dimmi pure». La ragazza stringeva nelle mani qualcosa di carta colorata: «Dicono che tu e Izana-sama andiate d’accordo». Yui alzò le spalle incerta: «Alcune volte si e alcune volte no, ti serve qualcosa dal Consiglio?» Negò stringendosi nelle spalle e allungandogli la lettera: «Vorrei chiederti se puoi consegnarla da parte mia ad Izana-sama». Tutta la classe fece silenzio alla richiesta, non era la prima e di solito le prendeva in carica Luisa, Yui rimase in silenzio scrutata dalla classe, Zen si vide il più incuriosito alla richiesta: «Rifiuto». Il fiato rimasto sospeso si lasciò andare nell’intera aula sorprendendo tutti, la risata maschile fece indietreggiare la ragazza sconcertata dal rifiuto: «Lascia stare Erika, Yui ha una bella fama nella scuola, sai come l’hanno soprannominata dopo la faccenda di Yuzo e del Consiglio?». Yui sussultò sorpresa indicandosi incuriosita: «Ho un soprannome a scuola?». Il ragazzo seduto sul banco accennò ad un si cercando di provocarla per metterla in difficoltà: «Oh si, e lo conoscono tutti, ti chiamano il Cane da guardia del Re, sei un Mastino Reale, Yui». La ragazza non sembrò turbata da quella che sembrava una presa in giro e che poteva compromettere le sue relazioni con gli altri per tutto il periodo scolastico: «Non hanno tutti i torti a pensarci bene, Murasaki accetto il soprannome ma con una variazione». La classe tornò a guardarla di nuovo, in attesa della modifica richiesta: «Non sono un cane, sono un drago da guardia». Murasaki scoppiò a ridete alzando le spalle: «Non cambia poi molto, sei pur sempre da guardia». Yui sorrise di vittoria illuminata dagli occhi celesti: «C’è una profonda differenza, un cane lo puoi legare, un drago no». Il silenzio che seguì tolse il fiato a tutti i presenti finché Zen non scoppiò a ridere, contorcendosi dal divertimento: «Yui, non ti smentisci mai!».

 Izana sorrise divertito appoggiato dietro la porta, era andato lì per lo stesso motivo, non era certo di come avrebbe preso il soprannome ma si era preoccupato per nulla: «Yui, posso sapere perché non vuoi?». Erika stava cercando una ragione e decise di trattenersi per ascoltare la risposta, una risposta che Zen sperava quasi di aver compreso, Yui sospirò guardandola: «Quello che c’è lì dentro è importante?». Erika strinse la lettera facendosi coraggio: «Tutto quel che c’è scritto, ha una grandissima importanza per me». Yui la bloccò prima che mandasse avanti la predica: «Ha perso tutta quella importanza quando hai chiesto a me di consegnarla». Un fulmine sembrò mettere distanza tra loro, tutte le conversazioni si erano spente a favore di quella spiegazione: «Dici così, ti ho forse fatto qualcosa di male?». Yui sorrise lievemente alzandosi per poterla affrontare senza scudi: «Erika ascolta, le parole sono qualcosa di grande possono esprimere così tanto pur avendo poche lettere, ogni frase che pronunciamo ha un significato diverso da persona a persona ed è per questo che sono considerate come l’arma più potente e distruttiva che l’uomo possiede dai più remoti tempi, una lettera è qualcosa di altrettanto grande, è un legame, connette la persona che scrive con la persona che legge, quando si è lontani e si riceve una lettera la cosa rende felici, è un pensiero che arriva da lontano, ma vale solo per la lontananza, comprendo che Izana con il suo modo di fare sia difficile da avvicinare, ma credi davvero che avrà lo stesso valore se gli arriverà da un mediatore?». Yui rilassò le spalle addolcendo il tono di voce: «Probabilmente neanche la leggerà con tutte le cose che ha da fare, se non hai il coraggio di consegnargliela di persona, quel che hai scritto non ha tanta importanza come credi, posso dimostrartelo, Zen potresti scrivere su un foglietto quel che pensi di Erika?». Il ragazzo la guardò di colpo ma Yui lo rassicurò: «Due aggettivi, scrivili su un foglietto e passalo a me». Zen strappò un pezzo di foglio scrivendo e passandolo poi a Yui in attesa, lesse i due aggettivi, porgendolo poi alla ragazza: «Tieni Erika, questo è da parte di Zen». La ragazza sussultò indietreggiando: «Non credi che avresti apprezzato di più il pensiero, se a consegnartelo fosse stato lui e non un mediatore?».

Prese il foglio spiazzata dalla spiegazione mentre la campanella suonava invitandoli a tornare ai loro posti, Izana si allontanò senza intervenire, curioso di cosa sarebbe successo quel pomeriggio.
A lezioni finite Erika corse fuori dalla classe: «Yui!» Si fermò in sua attesa e si sorprese quando la ragazza si chinò davanti a lei: «Perdonami, credevo che non volessi perché non ti ero simpatica, ma ho capito, ci ho pensato molto durante le lezioni e avevi ragione, perde tantissimo il pensiero e il valore se non è consegnata direttamente, grazie per avermelo fatto capire, ma potrei chiedere il tuo aiuto per incontrarlo?». Yui sorrise riprendendo il cammino: «Aspetta alle macchinette, prende sempre del caffè nero, ah solo un accorgimento non ti illudere troppo, Erika». Salutò Zen davanti alla stanza del club entrando in quella del Consiglio Studentesco tornando a visionare le richieste per i ruoli. Come da abitudine Izana si alzò: «Andrai mai a prendermi una lattina senza costringermi a staccare?». Yui sorrise divertita: «La lattina posso portartela ma non garantisco per il contenuto».

 Chiuse la porta dirigendosi con un sospiro divertito alle macchinette trovando esaurite entrambe le lattine: «Hanno bevuto tutti caffè, oggi?» Guardò contrariato la macchinetta indeciso su cosa prendere quando la lattina del caffè avvicinata lo sorprese: «Ce ne sono ancora alla macchinetta di fuori». Izana guardò prima la lattina poi la ragazza chinata, la prese leggendo l’etichetta: «Ti ringrazio». Erika rialzò il capo stringendosi nelle spalle, Izana sembrava aspettare, aveva intuito che voleva chiedere qualcosa: «Ecco…io…». Allungò la lettera chinandosi di nuovo: «Questa è per voi Izana-sama, vi prego di leggerla e di rispondere se potete». Prese la lettera dalle sue mani e la ragazza si mobilitò all’istante per allontanarsi in totale imbarazzo, la mise in tasca rientrando nella sala del Consiglio: «Abbiamo ridotto ancora i candidati, di questo passo la settimana prossima potremo convocare i rimasti per riempire i vuoti».

Solo una volta rientrato osservò la lettera seduto sul letto e si decise a leggerla, era la prima vera lettera d’amore che leggeva, come aveva detto Yui non aveva dato peso alle lettere che Luisa gli portava da parte delle ragazze, erano state rispedite alle mittenti nello stesso modo in cui erano arrivate.

 
*

Il giorno successivo esattamente come quello precedente, Erika lo stava aspettando davanti alle macchinette, giocherellò con le mani davanti a lui con il viso arrossato e un grande timore nel petto, Izana prese un respiro allungandole la lettera e il foglio separatamente: «Apprezzo il gesto, leggere una lettera per la prima volta dopo anni mi ha lasciato una strana e piacevole sensazione, ti ringrazio per i tuoi sentimenti però mi dispiace, non posso ricambiare». Erika sorrise arresa prendendo la lettera: «Vi ringrazio per averla letta». Chinò il capo scappando di nuovo via tra le lacrime, miste fra tristezza da rifiuto e gioia perché l’aveva letta. Chiuse la porta del Consiglio rendendo la chiave a Kiharu, incaricata da Yui di controllare che anche l’ultima chiave fosse sempre al suo posto prima delle lezioni e alla fine delle attività.

Zen lo stava aspettando appoggiato all’ingresso: «Pensavo fossi già andato». Si avviarono verso la macchina in attesa: «Ero curioso per la faccenda della lettera». Izana sussultò immaginando che sapesse di una sua compagna di classe, che aveva seguito le indicazioni di Yui: «L’ho letta, ma sai bene che non posso ricambiare». Zen sedette al suo fianco cercando di spingersi oltre: «Ma se la lettera fosse stata da parte di qualcun altro?». Izana alzò un sopracciglio sorpreso dalla domanda: «Stai insinuando qualcosa o stai cercando di aprire una parentesi sulla mia vita sentimentale?» Zen deviò lo sguardo all’accusa: «Mi chiedevo solo se ci fosse…». Izana lo bloccò con una risposta fredda e sicura: «Non c’è».
 

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Capitolo 15
*** Favoloso Soggiorno ***


Ormai le vacanze primaverili erano alle porte, la lista dei membri era stata ancora dimezzata, mancava ancora poco prima che potessero dedicarsi solo ai due eventi in programma che oltre le vacanze aspettavano di essere organizzati: «Yuiiii!». La voce maschile interruppe la conversazione davanti alle macchinette, Izana si sorprese a veder sbucare Kioichi dal nulla nel pieno di un’esplosione di gioia: «Immagino sia successo qualcosa di fantastico per farti correre in questo modo, Kioichi». Il ragazzo riprese fiato aprendo un enorme sorriso sul volto: «Izana, tu e Zen siete invitati a cena da noi, ho una notizia al limite del fantastico, vado via prima, vi aspetto a casa, Yui puntuali tutti e tre». Fece retromarcia lasciandoli perplessi: «È la prima volta che lo vedo così eccitato». Yui arricciò la lattina gettandola nella spazzatura: «Di solito è così quando una sua canzone riceve un disco di platino o torna prima in classifica dopo un po’ di tempo, ma le sue canzoni non sono ancora uscite, mi chiedo che notizia sia, sbrighiamoci, sono diventata curiosa».

Zen era stato avvisato dell’invito tramite messaggio ed era in macchina con loro diretto verso la casa di Yui, Izana fece cenno all’autista che sarebbe tornato lì a prenderli quando avrebbe ricevuto la chiamata. Entrarono in casa avvertendo della loro presenza: «Kioichi, siamo arrivati!». Avanzarono nel salotto trovando il tavolo apparecchiato e delle pietanze  in attesa e altre tante in preparazione: «Ben arrivati, sedetevi pure, inizieremo tra un attimo». Preparò anche le portate di dolci sedendosi ad inaugurare la cena: «Complimenti, migliori di volta in volta». Zen era rimasto inebriato dal sapore: «Senza precedenti».

Yui gustò boccone per boccone e si perse ad ammirare il dolce che come le piaceva era stato decorato e raccontava quanto il maggiore fosse felice, poggiò gli ultimi piatti nella cucina e tornò a sedersi curiosa: «Allora, come mai tanta euforia, cos’è successo?». Kioichi riaccese il sorriso che non aveva smesso di brillare per tutta la serata, si schiarì la voce per calmarsi e fare un discorso lineare: «Bene, conoscete  il Fabulose Hotel Mirai Stars?». Yui alzò un sopracciglio perplessa: «Il nome non mi è nuovo, è un hotel?». Izana aveva sgranato gli occhi al nome: «Quell’hotel che penso sia?». Kioichi accennò ad un si scrollando le spalle per chiarire anche ai due più piccoli la grandezza della notizia che lo riguardava: «Ryu Masakura è un famoso ristoratore che nel mondo ha aperto alberghi e ristoranti di ogni genere e che è salito subito alle vette, sono posti molto frequentati da vip dello spettacolo, dello sport e della musica, in questo paese, il suo paese di origine, è stato da lui aperto un albergo molto, molto particolare, e di grande lusso». Zen si avvicinò come se servisse a sentire meglio quello che stava illustrando: «Composto da tredici piani totali, dove il primo ha un ristorante, una sala ricevimenti e una pasticceria e altri piccoli negozietti, dal secondo piano fino al dodicesimo sono riservati agli ospiti e c’è un tredicesimo piano, dove si può accedere solo in occasioni speciali ed è un attico, dicono che da lì la vista sia qualcosa di unico».

Yui lo scrollò per fermare i particolari: «Perché è così speciale?». Kioichi la avvicinò per contenere l’entusiasmo: «Perché non si può pagare per accedere, si accede solo se si riceve l’invito, e ogni invito vale un solo soggiorno settimanale, per quanto tu sia ricco o famoso non puoi entrare o prenotare se non hai ricevuto un invito, è un lussuosissimo albergo che fa gola anche ai nobili sparsi per il mondo». Izana accennò ad un si cercando di non mostrarsi troppo curioso: «Confermo, i miei genitori volevano festeggiare lì un loro anniversario ma è stata rifiutata la prenotazione perché non avevano ricevuto inviti, non hanno voluto saperne di cifre o titoli, continua». Kioichi riprese ad aggiornarli sul motivo per cui stava esponendo tutto: «Ogni piano è indipendente, in base al numero del piano tante sono le stanze che contiene per gli ospiti, con un salotto, una cucina, e una vasca termale separata uomo-donna per ogni piano, ma nessuna finestra, ha un impianto interno per far circolare l’aria, caldo e freddo in base al termostato, è tutto completamente autonomo e se vuoi usare la cucina, la spesa che richiedi ti viene procurata dai cuochi ma devi pagarla a parte, ora, per accettare l’invito però c’è bisogno di fare una donazione di 500.000 yen ad un ente di beneficenza, in questo modo cercano di soccorrere chi ha bisogno, lusso bilanciato con la beneficenza, è un hotel unico dove tutti i più grandi sognano di soggiornare, dell’hotel esistono foto solo della facciata e del personale e del primo piano, tutto il resto è off limits, cambiano l’arredamento molto spesso così chi può andarci più di una volta può vivere sempre nuove esperienze, essere selezionati è difficile in quanto i fattori su cui si basano per la scelta sono molteplici e la maggior parte rientrano in una sfera di conoscenze e di una raccomandazione che vale minimamente solo per essere presi in considerazione».

Zen bloccò il sogno che stava prendendo forma cercando di capire: «Va bene, abbiamo capito che è un posto maestoso, ma perché tirarlo fuori?». Kioichi si alzò senza riuscire a trattenere l’emozione: «Una cara conoscente è stata invitata per la settimana prossima, ma è in tour, non vuole sprecare l’occasione ed ha ceduto a me il posto!». Yui balzò in piedi perdendo il fiato: «Ma la donazione, e lei…come…?». Kioichi le appoggiò le mani sulle spalle illuminato dalla possibilità: «È un’occasione unica che neanche lei vuole perdere, mi ha assicurato che verrà per la finale cena di gala, alla fine della settimana ma ha detto che possiamo chiamare e scegliere il piano tra quelli disponibili e godercela fino al suo arrivo, e per la donazione faremo a metà, ho ricevuto conferma e un invito girato proprio questa mattina». Si voltò verso Izana e verso Zen: «Gli unici piani disponibili sono per quattro e per dodici persone, Zen, Izana vorreste soggiornare una settimana con noi al Fabulose Hotel Mirai Stars?».

I due ragazzi si erano alzati al suo sguardo ed avevano indietreggiato sorpresi e stupiti dell’invito in un posto dove neanche i loro genitori erano riusciti ad entrare: «Hai il coraggio di chiederlo? Sarebbe l’onore più grande soggiornare lì». Kioichi esultò con un sorriso ormai indelebile: «L’hotel manderà una limousine a prenderci all’aeroporto, ricordate di portare tutti i documenti e di fare la valigia, ai biglietti aerei…». Izana lo bloccò: «A quelli ci penso io per tutti e quattro, senza problemi». Kioichi si arrese alla voglia di contribuire in parte a quella fantastica esperienza.

 
*

In direttiva dell’hotel lussuoso, sull’aereo nessuno dei quattro riuscì a godersi a pieno la tranquillità del volo, e nella limousine erano ancora più agitati per l’arrivo, lasciarono ai fattorini vestiti di rosso e oro le valigie ed entrarono a prendere la prenotazione: «Benvenuti, mi auguro passiate una splendida settimana qui al Fabulose Hotel Mirai Star, al primo piano è a vostra disposizione un ristorante a cinque stelle aperto nell’ora di pranzo e di cena, la colazione sarà mandata direttamente al vostro piano, questa è la chiave per l’ascensore, in oltre qui troverete una pasticceria aperta fino a sera e che diventerà un bar aperto tutta la notte, una gelateria ed un’area divertimento per bambini e relax per i più grandi, da questa parte è situata la sala ricevimenti che vi accoglierà l’ultima sera con una cena di gala, assieme agli altri ospiti dell’albergo, i bagni comuni naturalmente e per qualsiasi informazione la reception sarà sempre a vostra disposizione, sfortunatamente un problema non ci permette di aprire la piscina esterna coperta ma potrete tranquillamente visitarla, all’interno troverete anche una spa, con bagni di fango, massaggi e idromassaggio, tutto incluso nell’invito, passo a mostrarvi l’appartamento».

Entrarono nell’ascensore e la donna mostrò loro come inserire la chiave che li avrebbe portati direttamente al quarto piano, aprì la porta oltre quelle dell’ascensore lasciandoli entrare: «Questo come potrete vedere è un corridoio comunicante che collega tutte le stanze, da questa parte c’è un salotto con vari confort, la cucina dove potrete tranquillamente preparare, per la spesa potete ordinare a noi della reception, tramite il telefono che trovate in cucina, se preferite una marca in particolare specificatelo, un addetto andrà a comprare il necessario e lo porterà a voi, questo però è un servizio che si paga a parte in base alla spesa che vi serve, venite proseguiamo». Avanzò verso l’unica porta che dava a sinistra: «Questa è la piscina termale, è divisa in uomo-donna e sono messi a vostra disposizione dei kimono, vi consiglio però di indossarli solo all’interno dell’appartamento, dalla parte opposta sono situate le camere». Le placchette in oro scrivevano il nome di ognuno sulla porta della camera, la donna le aprì una ad una mostrandole, il letto a una piazza e mezza, comodino, armadio, la valigia già all’interno, un bagno a parte per ogni stanza, prese elettriche, tapparella automatica per ricreare la luce del sole, scrivania, tappeto e lampadario: «Per qualsiasi cosa abbiate bisogno resteremo a vostra disposizione, buona permanenza al Fabulose Hotel Mirai Stars».

 Era ormai sera quando la donna chiuse la porta per lasciarli rilassare e dopo una leggera cena con quello che avevano portato dietro nella borsa, si concessero un lussuoso sonno nelle stanze, un sonno accolto dalla morbidezza del materasso e del cuscino, l’odore di nuovo ricordava il bianco, privo di macchie o di tempo.

 
*

A sole sorto la colazione era lì sulla tavola ad aspettarli, Kioichi stava riscaldando l’acqua per il tè caldo dalle più svariate aromatizzazioni salite per ognuno di loro, cornetti, marmellate, fette biscottate appena sformate, yogurt, qualcosa di salato e naturalmente di altro dolce. Poco dire che la qualità era così ottima che i vassoi erano rimasti vuoti e si stavano godendo la tazza calda prima di decidere che cosa fare: «Io andrei a visitare la piscina, molte star hanno fatto servizi interi in questa piscina, anche se non la possiamo utilizzare non sarebbe male visitarla». La piscina era grande quasi tutto il piano e non aveva una forma precisa, potevi nuotare dritto oppure divertiti tra le onde del bordo e naturalmente la profondità dell’acqua, aveva una grande spaziosità tra bordo e sedie, sedie che erano contate per il massimo di ospiti che poteva avere l’albergo, passarono ad assaporare il ristorante a cinque stelle impossibile da criticare e il servizio sempre molto gentile, ogni tavolo specificava il tempo di attesa, una sfida allo staff che sapeva gestirla di secondo in secondo: «Si sente che è un cinque stelle, è buono da far paura». Kioichi concordò riprendendo l’ascensore verso il quarto piano: «Non ci conviene usufruirne troppo, conviene alternare pranzo e cena». Zen accennò ad un si concorde: «Stasera si mangia in camera allora».

Kioichi stava già pensando a quello che gli serviva, si diresse in cucina a fare un riepilogo per tutta la settimana, così avrebbero avuto tutto sempre a disposizione, Zen era steso sul divano a guardare un programma televisivo semi addormentato: «Comodo?» Si sollevò alzando il volume della tv: «Molto, è un peccato non poter vantarci con mamma e papà di essere qui». Izana alzò le spalle: «Arriverà la voce, gli arriva sempre, lo sai». Zen balzò in piedi ritrovando Kioichi ai fornelli: «Vorrei provare le terme, andiamo prima di questa notte». Kioichi accennò ad un si porgendogli un assaggio: «Ottimo». Sorrise tornando alla preparazione, consumarono la cena e dopo aver visto un film insieme optarono per le terme, Yui rinunciò tornando in camera, Zen e Kioichi entrarono per primi: «È la fine del mondo». La porta si aprì sorprendendoli e Izana avanzò sedendosi sul bordo della piscina termale dopo essersi preparato all’acqua, rimase qualche istante a guardare la piscina con il sorriso poi si accorse degli sguardi affascinati dei due ragazzi: «Cosa c’è?». Zen schiarì la voce per riprendersi dalla visione: «Non amate le terme». Izana accennò ad un si entrando in acqua: «Non amo la folla alle terme, ma considerando che abbiamo una piscina termale privata ne posso approfittare, insomma perché mi guardate cosi?». Zen spostò lo sguardo su Kioichi incerto, che accennò una risata incuriosendolo: «Nulla è solo che sei…come dire, idillico». Izana alzò un sopracciglio ancora più perplesso: «Idillico?». Kioichi deviò lo sguardo divertito, abbandonando la via della poesia: «Erotico, Izana, il tuo aspetto è sensuale». Il ragazzo sussultò evitando gli sguardi e la soggezione: «Non scherzare». Kioichi sorrise appena immergendosi fino alle spalle: «Anche tu non sei da meno, sai?» Guardò Zen sorpreso: «Ah io lo so, mi hanno chiesto diverse volte di posare per un calendario, ma naturalmente ho sempre rifiutato».

Izana tornò a quel soggiorno incuriosendosi a chi potesse essere così importante da ricevere un invito: «Non ci hai ancora raccontato di questa persona cara che ti ha ceduto il posto, immagino faccia parte del mondo della musica». Kioichi guardò il soffitto chiudendo gli occhi: «È entrata da poco anche nel mondo dello spettacolo, ma ha un grandissimo talento, beh lei…». Izana alzò gli occhi al cielo, aveva capito: «Una ragazza?». Kioichi accennò una risata tornando a sedersi: «Stiamo insieme da alcuni anni ormai». Zen sussultò guardandolo: «Ragazza nel senso di fidanzata, sei fidanzato?». Kioichi accennò ad un si sorridendogli: «Ma abbiamo deciso di tenere segreto il rapporto fino a che non avrò raggiunto il diploma, lei è più piccola di me ma ha molta più fama». Zen si avvicinò incuriosito dalla storia: «Come vi siete conosciuti?». Kioichi bagnò con la mano il collo, tornando indietro con un flash di ricordi: «Molte delle sue canzoni le scrive lei, ma gli album sono difficili da finire da soli, se le idee iniziano a mancare o ce ne sono troppe da mettere insieme, allora una parte del lavoro fu lasciato a me, al secondo album si incuriosì delle mie canzoni e del modo in cui le scrivevo, richiese la mia presenza in studio di registrazione e poi mi chiese se la immaginavo cantata così, le dissi sinceramente dove la sentivo in modo diverso e dopo aver seguito i miei consigli anche il pubblico della sala di registrazione rimase senza fiato, ‘mi piaci’ disse, riferendosi chiaramente al mio modo di comporre, iniziammo a prendere caffè, a lavorare insieme sulle canzoni e sulle basi e alla fine stavamo così bene insieme che abbiamo iniziato a frequentarci».

Zen sorrise ammirato: «Non c’era il rischio che qualcuno la riconoscesse?». Kioichi negò scoppiando a ridere: «Affatto, alcune volte neanche io la riconoscevo, ha un vero arsenale di parrucche, si presentava ogni volta con un taglio, un’acconciatura e un colore diverso, corti, lunghi, medi, scalati, scuri, chiari, ramati, con le mesh, extension, cambiava anche il colore degli occhi, grigi, blu, verdi, dorati, la lunghezza delle ciglia, il modo di vestire, di camminare, il colore dei rossetti e ogni tanto disegnava qualche neo per nascondere il viso poco truccato, è una vera professionista e quando non la riconoscevo si esaltava, da questa capacità ha deciso di tentare anche con lo spettacolo, è una ragazza assai particolare ma che può dare tanto». Izana cercò di farlo cedere ma Kioichi mantenne segreto un qualsiasi riferimento per far loro capire chi fosse e alla fine si arresero: «Yui come l’ha presa?». Kioichi alzò le spalle: «Molto meglio di me, le ha insegnato a giocare con la sua voce e a ballare, ogni tanto ci osservava comporre e diceva la sua come pubblico, non prende facilmente confidenza con gli altri ma con lei, è stato un colpo di fulmine, e la cosa fa piacere anche a me». Zen alzò la mano per restare sull’argomento: «C’era una cosa che mi chiedevo da un po’, Yui sembra avere esperienza in fatto di relazioni, anche lei è fidanzata?». Kioichi negò spegnendo il sorriso: «Non è un argomento che ti consiglio di non aprire con lei, smetterebbe di parlare e cambierebbe discorso, conosco poco del motivo, ha avuto una storia di questo sono certo, una storia anche abbastanza profonda ma il motivo per cui sia finita non lo conosco, è una ragazza forte e sa come consolare se stessa e come riprendere forza e non vuole che gli altri, io più degli altri, la possano vedere troppo debole, e invece con Shirayuki come sta andando?». Zen deviò lo sguardo immergendosi fino al collo: «Molto più che bene, ha stravolto i miei preconcetti così tante volte che ormai non le conto più, è vitale, è un carico di emozioni ma anche di fragilità, stiamo bene insieme e onestamente non mi ci vedo a litigare per un futile motivo con lei». Kioichi sorrise grato che Izana non lo avesse rimproverato come faceva agli inizi: «E tu? Qualche lady in famiglia?». Izana incrociò le braccia sospirando: «I miei genitori sono tradizionalisti, puoi immaginare la risposta». Kioichi balzò in avanti spaventandolo: «Un fidanzamento combinato?!». Izana accennò ad un si: «È di famiglia nobile, la conosco da quando ero bambino, ma è originaria della Spagna, in realtà anche Zen è promesso». Il più piccolo sussultò accennando appena una risata: «Ma non ho intenzione di soddisfarlo, lei lo sa già, quindi non pensi di continuare dopo il diploma Kioichi?».

Il ragazzo sorrise al cambio di argomento sorridendogli: «Prenderò a contratto il lavoro che già faccio e al massimo penso di specializzarmi con qualche corso di cucina, resterò su questa strada, e voi invece quali sono i progetti futuri, già decisi dai sovrani?». Zen si strinse alle spalle: «Diciamo che avevano un’idea di cosa volevano che diventassimo, per me ad esempio volevano che entrassi nell’esercito». Izana entrò subito a smentire la conversazione: «Insubordinato come sei l’esercito ti farebbe l’effetto contrario». Zen scoppiò a ridere senza negare la verità: «Punto ad una carica da funzionario statale, qualcosa di non troppo complicato ma utile, anche se sarà difficile evitare che il nome della famiglia influenzi la mia vita». Kioichi spostò lo sguardo su Izana curioso: «Volevano che prendessi in mano la grande azienda mondiale che hanno aperto in Europa, ma punto alle alte cariche nel governo prima di occuparmi dell’azienda».

Uscirono dalla vasca mettendo il kimono dopo essersi asciugati: «Izana posso chiederti una cosa?». Rimase in attesa, sulla porta, della domanda: «Yui mi ha detto che le hai offerto un menù di dolci il quattordici di questo mese, era per caso un ricambio per san Valentino?». Izana sussultò alla mezza accusa celata: «Era un ringraziamento per quel che ha fatto, ne sono successe dal primo dell’anno e ammetto che se non mi fosse stata vicina forse le cose non sarebbero andate così bene, ho solo colto l’occasione per le creazioni speciali». Kioichi si fermò ad osservarlo: «Ma mi ha detto anche che ti ha ceduto un cioccolatino al pistacchio nella pausa pranzo del quattordici febbraio». Izana sistemò il kimono senza lasciarsi catturare dalla conversazione: «Datole in offerta al supermercato, sono promesso, ricordi?». Zen sospirò guardandolo uscire, trattenendo Kioichi: «Pensi ci sia qualcosa?». Kioichi alzò le spalle incerto: «Io dico di si, anche se non so cosa di preciso, Yui è cambiata da quando sono entrati in sintonia, è diventata più trattabile, meno ribelle, più forte e sembra che abbia trovato una ragione per impegnarsi in tutto quel che fa, è la prima volta, e Izana invece come ti sembra?». Zen accennò ad un si concorde con quella teoria: «Più rilassato quando c’è lei e non cerca più di nascondere le sue emozioni, non troppo almeno, è diventato più gentile, potrei dire anche più tenero nei mie confronti e molto più trattabile di prima, ma se ci fosse qualcosa, cosa dovremo fare?». Kioichi sospirò perplesso su quella possibilità: «Se lo ammettessero sarebbe più facile coprirli se fosse davvero così, prima di andare oltre assicuriamoci che qualcosa ci sia, potremmo fare solo un buco nell’acqua».

 
*

Affrontarono la mattinata successiva con tutta calma, dal fare colazione a scendere nella hole: «Avete visto Yui?». Si erano accorti che Kioichi continuava a guardarsi intorno alla sua ricerca ma Yui era svanita prima ancora che potessero svegliarsi: «Non la trovi?». Kioichi prese posto guardandosi intorno: «L’ho persa di vista questo pomeriggio, è sicuramente da qualche parte a divertirsi, ma ha lasciato il cellulare di sopra». Izana alzò un sopracciglio: «Lo porta sulla neve ma lo lascia in stanza in un hotel di lusso?». Kioichi lo guardò perplesso: «Sulla neve? A sciare?». Izana accennò ad un si chiudendo il classico libro con cui andava sempre in giro: «Lo aveva sempre dietro, anche se non ha voluto dirmi dove».  Zen sorrise tornando a quella avventura: «Ci ha raccontato tutto di quella settimana, non tralascia niente, nota dei dettagli incredibili». Izana aveva spalancato gli occhi alla precisazione: «Tutto, tutto? Anche della…baita?».

 La pausa prima della parola insospettì chi era già sospettoso: «C’era qualcosa che avrebbe dovuto omettere?». Lo sguardo di Kioichi divenne affilato: «Qualcosa che non dovrei sapere?». Izana ignorò lo sguardo e l’aura rossastra che lo aveva circondato in attesa di risposta: «Niente del genere, mi riferivo alla singolarità della situazione». Zen intese il falso riferimento: «L’uomo a cui la baita apparteneva e che soccorreva i dispersi, morto poco prima?». Izana lo indicò, Zen era involontariamente corso in suo aiuto: «Anche se si è soffermata poco su quello che avete fatto nella baita». Izana tornò al libro ignorando l’allusione: «Non c’era niente su cui soffermasi, siamo rimasti avvolti nelle coperte, accanto a fuoco fino all’alba, null’altro, smettetela con le allusioni, non c’è nulla…». La punta amara con cui chiuse la frase nessuno dei due la colse: «Sono rinata».

Yui sedete improvvisamente accanto ad Izana: «Dov’eri finita?». Si stiracchiò accoccolandosi sul divanetto dell’area relax: «Sono andata alla spa, ragazzi è stata da sballo, temevo mi sarei davvero sciolta, dovreste provare, il massaggiatore era wao». Izana sussultò voltandosi a guardarla: «Il?». Yui accennò ad un si massaggiando la spalla: «Aveva le mani soffici come quelle di un gatto ed è riuscito a sciogliere i punti più carichi di tensione». Si accorse dello sguardo contrariato e sorrise provocandolo: «Geloso per caso?». Izana accennò una risata tornando a leggere: «Di mani di gatto? Non di certo». Yui accennò una risata abbandonando la via delle provocazioni: «Rispetto alle donne che hanno le dita sottili e lunghe, gli uomini le hanno più doppie e per i massaggi sono i migliori, ma ci sono anche delle massaggiatrici, ti consiglio di andarci, ah ma se provano a farti rilassare assicurati di non perdere un braccio, ci vorrebbe un miracolo per far sentire rinato ad uno come te». Kioichi era rimasto a guardarli sorpreso: «Sei stata alla spa tutto il pomeriggio?». Yui accennò ad un si: «Ho fatto anche un bagno di fango e l’idromassaggio, una favola, mangiamo al ristorante questa sera, una bella e gustosa pizza?». Kioichi accennò ad un si ignorando tutto il resto: «Preferirei che mi avvisassi di dove vai per un intero pomeriggio». Yui si appoggiò allo schienale: «Te l’ho lasciato scritto in cucina, nii-san, non ce la faccio a stare seduta vado a prenotare il tavolo, a dopo». Zen cercò la reazione di Izana, era rimasto a leggere con un sopracciglio che cercava di non irritarsi: «Ho notato che alcune volte ti chiama nii-san, lo fa a caso?». Kioichi negò sorpreso dal particolare: «Mi chiama così quando è felice o esaltata, oppure quando è spaventata o preoccupata, in tutti gli altri casi mi chiama per nome, non so il perché della divisione, con il tempo ho capito la differenza».

 
*

Come il giorno precedente Yui era di nuovo sparita, dopo aver consumato il pranzo, riapparve solo verso sera: «Adoro questo posto!». Izana sussultò all’urlo improvviso, era seduto sul divano a guardare la tv: «Un’altra visita dal signore mani di gatto?». Yui accennò una risata saltandogli addosso: «No, vostra altezza, oggi ho passato il tempo in un posto molto più delizioso». Izana le bloccò le mani che avevano sciolto i capelli con le proprie, cercò di guardarla male ma si accorse di essere bloccato disteso sul divano, dal peso femminile: «Ti arrendi?». Arricciò le sopracciglia irritato capovolgendo le posizioni: «Niente affatto». La mano sulla spalla irrigidì tutti i sensi: «È la mia sorellina quella lì distesa?». Izana sussultò all’aura infuocata che stava percependo, Yui scoppiò a ridere liberandosi: «Nii-san, Izana mi sta maltrattando». Sfuggì alla presa aggirandoli entrambi: «Smettila di fare quel che ti pare!». Yui sorrise sedendosi sul tavolo e sventolando le gambe: «È troppo divertente prenderti in giro e non riesco a stare ferma in un posto come questo». Zen entrò sbadigliando e massaggiando il collo, Yui gli corse contro allarmandolo ma con una scivolata passò tra le sue gambe puntando alla camera: «Devo video chiamare Shirayuki e raccontarle tutto». Zen era rimasto a guardarla perplesso: «Si è data davvero alla pazza gioia». Kioichi sospirò sistemando il tavolo: «Così sembra, Izana non prenderci l’abitudine». Il ragazzo sussultò ricomponendo i capelli.

Quando Kioichi la chiamò per la cena prese posto con tranquillità: «Ottima come sempre, Kioichi». Sorrise grato di vederla calma: «Allora, qual è stato questo posto magnifico in cui hai passato il pomeriggio?». Yui deviò lo sguardo, bastò quello a farglielo capire: «Tutto il pomeriggio in pasticceria, seriamente?». Yui si strinse nelle spalle: «Ma hai visto che capolavori? È una pasticceria metà italiana e metà francese, è un sogno, tutta piena di colori e di forme, Kioichi era una favola reale, ma mi hanno detto che la pasticceria si paga dolce per dolce, è una condanna, ho visto i prezzi e la mia euforia si è spenta, non potrò tuffarmi nel meraviglioso mondo dei sapori».

 
*

Zen approfittò della spa per l’idromassaggio rifiutando gli altri servizi. Sedettero a pranzo nella stanza e scesero nel pomeriggio nell’area relax, stavano così bene che non sarebbero più voluti andar via: «Izanaaaaa!». L’urlo partì da lontano per diventare più forte in avvicinamento, Yui riprese fiato attirando anche l’attenzione degli altri due: «Vieni, vieni, ti prego». Lo afferrò per il braccio trascinandolo, seguiti da Zen e Kioichi, Yui indicò il manifesto nella sala ricevimenti, illuminata: «Mi serve un partner!». Kioichi avanzò nella sala a leggere il manifesto di una gara di ballo in preparazione per quella sera: «Perché vuoi così disperatamente partecipare?». Yui gli indicò la parte finale che elencava i premi: «I dolci». Di tutti i premi Yui stava indicando il buono che le avrebbe permesso di ordinare un tot di dolci senza pagarli: «Partecipa con Kioichi». Izana le aveva dato le spalle intendo ad uscire, Yui tentò di fermarlo: «Kioichi è mio fratello e pur volendo non si può partecipare con un grado di parentela di mezzo, andiamo tu sei bravo a ballare, per favore, farò qualsiasi cosa vorrai, se vinciamo, partecipa con me!». Izana sospirò guardandola pregante, aveva gli occhi lucidi e sembrava una bambina che chiedeva di poter avere delle caramelle ai genitori: «Quando può ricapitare di poter partecipare ad una gara di ballo di alto livello?». La domanda di Zen cercò di convincere il maggiore a cedere, sospirò di nuovo alzando lo sguardo al cielo, Yui interpretò il gesto come affermativo e lo tirò in avanti per parlare con l’uomo che segnava i partecipanti: «Partecipiamo».

Izana le appoggiò le mani sulle spalle per trattenere l’entusiasmo: «Prima ci spieghi come funziona». L’uomo sorrise divertito accennando ad un si: «I premi come potete leggere comprendono un buono per i dolci della pasticceria, un’entrata speciale per l’attico dove vi accompagnerà uno champagne di ottimissima qualità, un riconoscimento come miglior coppia del Fabulose Hotel e un invito alla programmazione di ‘ballando con le stelle’, e una bottiglia di vino del 1853 di prelibata qualità». Izana rimase sorpreso dalla quantità e qualità dei premi: «Tutto questo per una gara di ballo?». L’uomo negò mostrandogli il programma: «Non è una comune gara di ballo, ci saranno cinque giudici esperti che valuteranno ogni coppia, la gara verterà sulla capacità dei ballerini di adattarsi alla canzone e interpretarla ascoltandola al momento, prenderete a sorte un codice che inserito nella cabina vi affiderà la canzone dell’esibizione, è una prova molto difficile, volete ancora partecipare?». Izana la tirò indietro incerto su come sarebbe finita quella esibizione: «Yui, abbiamo ballato insieme una volta appena». La ragazza lo affrontò senza tirarsi indietro: «Cosa abbiamo da perdere? Dai almeno proviamoci». Izana sospirò guardando l’uomo in attesa: «Se vincessimo, farai tutto quel che ti dirò?». Yui accennò ad un si speranzosa: «Per l’intero anno scolastico?». Si pietrificò alla trappola che lei stessa aveva creato: «Solo se vinciamo».

Kioichi e Zen lo guardarono male e sentì quasi che gli sussurrassero la parola “subdolo” alle spalle. Scrissero i due nomi sulla lista dei partecipanti: «Avete un genere prediletto?». Yui accennò ad un si più che sicura: «Il tradizionale valzer». L’uomo sorrise porgendogli due numeri: «Presentatevi alle sette precise pronti a ballare». Yui sorrise trascinandolo verso la sala costumi alle spalle dell’uomo: «Andiamo a scegliere i costumi!». Izana ne prese uno a caso ma Yui era così affascinata dai colori e dai modelli, terribilmente indecisa su quale indossare, finì per provare tutti quelli che la attiravano, chiedendo l’opinione al compagno di danza: «E quello pensi che ti lascerebbe ballare liberamente?». Arricciò e sopracciglia irritata tornando a provare: «Yui è una gara di ballo non una sfilata carnevalesca». Sospirò tornando dentro il camerino: «Non mi cambio più». Si voltò ormai arreso, quando l’abito di un tenue bianco le avvolse tutto il corpo, la gonna di morbide balze scendeva sul viola, il corpetto era illuminato da una mezza luna di pailette e le spalline fluttuavano ferme sulle spalle: «Questo va bene?». Izana riprese fiato avviandosi: «Va bene». Yui lo fermò porgendogli il numero: «Aiutami, da sola non riesco». Izana tornò indietro attaccando il numero sulla sua schiena.

Presero posto assieme alle altre coppie, ben più preparate e sfarzose, gli ospiti dell’hotel erano tutti in cerchio ad aspettare, non tutte le coppie facevano parte degli ospiti, alcune erano state invitate dopo spettacolari esibizioni e grandi riconoscimenti nel mondo della danza: «Benvenuti a questa lussuosa gara di ballo!». Urlò il presentatore accendendo l’entusiasmo e incitando il pubblico accorso in via straordinaria anche da fuori: «Questa sera i nostri concorrenti si sfideranno in una prova difficilissima, spiegherò a voi tutti e a loro le regole di questa gara di ballo, inizieremo con un valzer comune, dove tutti i concorrenti saranno inquadrati dai nostri accorti giudici di ballo, come noterete sono in numero dispari e il voto per l’eliminazione non vedrà contestazioni, quando il ballo sarà concluso la donna verrà avanti a turno e pescherà un numero da questo recipiente, avremo così l’ordine in cui le coppie si esibiranno, l’uomo invece prenderà il codice della canzone da quest’altro recipiente, seguirà ad ogni pesca una pausa di quindici minuti, i concorrenti potranno ascoltare per la prima volta la canzone che dovranno ballare e non solo riuscire a seguirne il ritmo, ma ad interpretarla e ad osare, le canzoni presenti in questo recipiente sono di ogni tipo di genere, il pop, il rock, il classico, il reggeaton, i caraibici, il rap, insomma pubblico troveranno ogni tipo di canzone e dovranno eseguirla dopo averla ascoltata ripeto una sola volta. Ad ogni fine turno i giudici con voto univoco elimineranno una delle coppie, e il ciclo riprenderà, le donne pescheranno l’ordine di esibizione, gli uomini la canzone da interpretare, le due cabine alle mie spalle accoglieranno i concorrenti per ascoltare la canzone, ringrazio la regia per questa possibilità come ogni anno, favolosa, quando poi, in gara saranno rimaste solo due coppie le regole varieranno un po’ ed io passerò a illustrarvele, presentiamo le coppie».

L’applauso lo accompagnò a chiedere i nomi e i numeri a tutti i concorrenti, salsa, pop, reggeaton, il liscio, la rumba e il valzer, erano gli stili prediletti dalle coppie in ordine di iscrizione, l’uomo prese posto al centro della sala chiedendo alle coppie di disporsi a cerchio: «Credi ce la faranno?». Kioichi sospirò appoggiato alle transenne: «Nel valzer se la caveranno, ma dubito che arriveranno alla fine, la danza è intesa e complicità, loro due sono l’esatto contrario».
 
 

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Capitolo 16
*** Danza, un'Intesa ***


Ballare girando per la stanza senza particolari movimenti, o scatti improvvisi, si rivelò più semplice del previsto. Si fermarono in ordine davanti ai giudici e il presentatore accompagnò con un commento ognuno di loro a pescare numero e canzone: «Ci è andata bene». Yui prese posizione in attesa del terzo turno, osservò con attenzione la ragazza scura di pelle, con uno sfavillante vestito rosso e i capelli ricci legati in una coda tirata, ballare divinamente: «È brava». Izana si guardò intorno al centro dell’attenzione: «È una gara di alto livello, la bravura è essenziale». Yui ignorò la provocazione stringendo le mani: «Non intendevo questo, era coordinata con la musica, riusciva a portare il ritmo con il movimento dei fianchi e il suo compagno e riuscito a farla brillare». La seconda coppia prese posto cominciando l’esibizione, il vestito verde sbarazzino risaltava i biondi capelli lasciati liberi di muoversi portando enfasi all’esibizione: «Lei ha il sorriso di chi è abituata a vincere, tocca a noi». Avanzarono insieme prendendo posizione, per loro fortuna la canzone scelta era sullo stile classico e riuscirono a ben destreggiarsi pur restando molto semplice: «Non sono andati male». Kioichi sospirò preoccupato per il livello della gara: «Non basterà, dovranno fare molto di più di qualche giro e qualche cachet per restare in gara».

La quarta in gara non sembrava particolarmente ambiziosa, il vestito nero richiamava l’eleganza come i capelli scuri lasciati liberi solo in parte, ma quando la musica si velocizzò esplosero in una serie di movimenti sciolti e precisi: «Anche lei non scherza, dai movimenti direi che è la classica ballerina che ha tolto le costole finali per potersi meglio piegare». Prese posto un’altra coppia, la ragazza era bionda e il vestito sfavillava sul blu elettrico, partirono a perfezione ma a metà della canzone ottennero lo sfavore uno dell’altro e dei giudici: «Che razza di ballo è?». Yui sospirò stringendosi nelle braccia: «Una sfida, una sola coppia è riuscita a portarla a termine, una coppia storica, la prima esibizione per sicurezza vedeva solo metà della canzone ballata senza che la donna toccasse terra, quella che poi presentarono in televisione la vide danzare praticamente in aria, ma c’è da dire che molto si doveva all’uomo che la sosteneva e le agevolava i tuffi e i salti, soprattutto le contorsioni, lui è instabile e lei è troppo ambiziosa, se una presa venisse mal eseguita per lei sarebbe molto pericolo, infatti credo che i giudici la pensino come me». Passarono alla penultima coppia, la ragazza castana con i capelli intrecciati ballò divinamente una rumba con il compagno risaltando il vestito corallo: «Wao, lei è stata fantastica». L’ultima coppia in gara era dello stile hip hop era facilmente comprensibile dai movimenti del vestito magenta che in parte era pantaloncino e da come la ragazza scuoteva i ricci capelli rossi divertendosi a scherzare sulla musica con il partner.

Tornarono al loro posto e ai giudici fu chiesto di eliminare la coppia, che come Yui aveva visto era stata troppo sbilanciata nell’osare ad imitare la storica coppia che scrisse un capitolo nel ballo, quasi come se la bionda sapesse del rischio, si allontanò dalla pista dopo la spiegazione dei giudici. Tornarono a pescare il numero e il codice della canzone: «Yui questa non si può ballare con il classico, è troppo sensuale». La ragazza concluse di ascoltare la canzone, pensando a come poterla organizzare, aveva tempo prima di metterla in scesa: «Facciamola sensuale ma senza renderla oscena, un gioco di passione con le note». Izana accennò una risata incredulo: «È stata una pazzia partecipare». Yui gli diede un colpo, sorridendo fiduciosa: «Credici almeno un po’». Osservarono le cinque precedenti esibizioni lodandone le capacità e i piccoli errori intravisti solo dall’occhio femminile: «Vuoi predire la futura coppia eliminata?». Yui sospirò scoraggiata: «Sono state tutte perfette, e noi faremo lo stesso, credici Izana altrimenti non la sentirai». Yui si adattò perfettamente al ritmo sensuale non solo nei movimenti ma anche nelle espressioni, al suo contrario Izana rimase rigido: «Credo siano al capolinea, se non si scioglie, Yui non può ballare da sola». La ragazza lo avvolse fermando la velocità che la danza chiedeva: «Non ti senti all’altezza?». Izana la strinse facendole fare un giro sensuale a testa in giù: «Non sono i miei generi». Yui lo strinse di colpo sfiorandogli appena il naso: «Non esistono i generi, esistono solo le note e le loro composizioni, ascoltala musica e non guardare i miei movimenti, segui il mio corpo e lasciati andare, basterà questo». Si lasciò guidare da lei scoprendo che non era così difficile come credeva e che si stavano comunicando la passione con lo sguardo a pari passo con la canzone, riuscendo anche ad eseguire un sollevamento sulla spalla e un cachet in chiusura: «Visto?». Si esibì anche l’ultima coppia che eseguì una kizomba fin troppo lenta e noiosa, i giudici chiesero l’interruzione dell’esibizione eliminandoli prima ancora che la canzone finisse, ma la mora non se ne fece problemi.

Ancora un turno e un’altra canzone, ballarono per primi destando la curiosità dei giudici, la seconda coppia tentò un ballo fin troppo ritmato sulla base della dolcezza di un piano forte, un azzardo che costò loro l’eliminazione. Con loro stesso stupore erano ai quarti di finale, la ragazza hip hop totalmente impreparata sul classico fu eliminata: «Bene signori siamo arrivati agli sgoccioli, adesso faremo una pausa di trenta minuti, per far recuperare i nostri concorrenti, da qui la sfida diventerà più complessa dovranno riuscire ad abbandonare il loro stile a favore di uno diverso e potranno decidere di cambiare abito, tornate a seguirci!». Yui corse nel camerino a cambiarsi di nuovo: «Yui, non abbiamo tutto il giorno». La ragazza uscì saltellando sulle scarpe adatte al ballo: «Guarda questo Izana, così è uno solo rigonfio  e sul viola, ma così diventa leggero e argentato, non è fantastico? L’effetto sorpresa sarà garantito!». Il ragazzo sospirò accennando ad un si, Yui ricongiunse le partì bloccate con un bottone e una sicura sul petto per tornare sul posto in attesa del suo turno, l’ennesimo sospiro di Izana la irritò, si chiese cosa non andasse: «Tutta questa fatica per un pugno di dolci, la tua golosità è esagerata». Yui si trovò spiazzata dall’accusa: «Scusa tanto se amo le prelibatezze che non potrò più assaggiare da questo posto». Izana le sfiorò il vestito: «Non sai neanche come si usa, non lo cambiare». Yui si strinse nelle spalle: «L’ho scelto apposta per cambiarlo, sai la sorpresa…». Izana negò irritato: «Non servirà la sorpresa Yui, è una follia ballare con te». Indietreggiò abbassando lo sguardo: «È difficile seguirmi?». Izana incrociò le braccia osservando i due ballerini: «Fai tutto quel che ti pare, guidi tutta l’esibizione e non dovresti, dovresti seguire me». Yui replicò a bassa voce stringendo i pugni: «Sei troppo chiuso, se fosse stato per te non saremmo arrivati qui». Izana accennò una risata dandole le spalle: «Non ci saresti qui, se non avessi accettato». Yui gli diede le spalle altrettanto vistosamente: «Vincerei questa gara anche da sola se non fosse stata di coppia, sai cosa ti dico che ballare con te è noioso, tutto quel che fai è noioso, non sei capace di lasciarti andare neanche un po’, saprebbe ballare meglio una porta di legno». Izana strinse i denti annuvolandosi.

Kioichi intravide i gesti cercando di ascoltare la conversazione: «Ahi, credo che stiano litigando a loro solito, sono arrivati quasi in finale perché mettersi a litigare adesso?». La seconda esibizione si concluse e furono invitati ad andare avanti: «Finiamola qui». Yui gli lanciò uno sguardo di sfida: «Credi davvero che fosse solo per i dolci? Speravo di poter ballare con qualcuno alla mia altezza, finalmente, ma tu non sei altro che un codardo». Avanzò da sola nella sala prendendo un respiro stupendo tutti, la musica iniziò a suonare prima che il presentatore potesse ribadire che non poteva ballare sola, ma lei non si tirò indietro e si concentrò solo sulla musica violenta: «Accidenti a lei». Izana fece per andarsene ma quell’ultima frase lo aveva sfidato a campo aperto davanti a tutti e alla fine fece retromarcia afferrandola e tirandola a sé: «Sei sempre la solita». Yui rimase a sguardo arricciato mentre girava e lo provocava: «Io? Sono forse io, che critico tutto quel che faccio? Io quello che prima mi asseconda e poi vuole tirarsi indietro? Sono forse io l’uomo o il codardo?». Izana la allontanò per lo scatto: «Pensi sempre di riuscire a fare tutto, a gestire tutti, senza pensare che certe cose da sola non le puoi fare». Si allontanò preparando il salto: «La parola ‘sola’ non mi ha mai fermato». Gli sorrise di rabbia correndogli contro: «Yui, non ti prendo». Gli saltò sulle spalle scivolandogli sulla schiena e girandosi con la leggerezza di un carillon: «Prendermi? Non ho bisogno che tu mi prenda, vinco questa gara da sola, tu sta pure fermo e chiuso nel tuo mondo».

Izana la fece girare con violenza bloccandola di colpo: «Ti ricordo che se vinci sei sotto il mio controllo». Yui lo allontanò lentamente con una camminata da dominatrice: «Sai cosa succede ai draghi e ai leoni se cerchi di forzare la mano? Ti sbranano». Izana la fece inciampare e con un giro a mezza luna fatto quasi a terra e recuperato dalla bravura della ragazza: «Non sei un leone o un drago, sei un essere umano, e rispetterai la tua parola anche se vincessi da sola». Yui sorrise passando dalla sensualità all’hip hop e al classico: «Tu credi che ti sia tutto dovuto, primo non ti ho dato la mia parola, ho detto che ero d’accordo, io tengo fede alla mia parola ma far si che io prometta qualcosa non è facile, perché sono un essere umano vero, ma sei tu che mi stai guardando dal basso». Riuscì a farlo cadere sulle ginocchia bloccandolo a terra con il suo: «Ricordati che se voglio, ti posso schiacciare». Izana strinse i denti liberandosi dalla presa afferrandola e stringendola per entrambe le braccia, così vicina da poter osservare quanto profondo fosse quell’abisso nei suoi occhi: «Se cado io cadi anche tu, quelle parole che nascondi sono a doppia lama e se schiacciano me, schiacceranno anche te, non negarlo». Si allontanarono, gli sguardi fremevano dal fuoco vivido, avevano consumato l’aria di tutti gli spettatori, i giudici erano rimasti immobili privati, dallo stupore, del respiro. Rilassarono le spalle quando il presentatore chiese di eliminare la coppia non degna di proseguire: «È finita, così potrai salvare almeno il tuo orgoglio, altezza».

Fece per lasciare la sala quando l’uomo al microfono la fermò eliminando un numero diverso dal loro, la ragazza bionda era così sicura di aver vinto anche quella semi finale che rimase scioccata quando venne chiamata all’eliminazione: «Mi prendete in giro?! State eliminando me? Ellie, la famosa ballerina, campionessa indiscussa?». Uno dei giudici si schiarì la voce alzandosi: «In questo hotel la fama conta ben poco, la prego di uscire dalla pista». Ellie indicò Yui e Izana riavvicinati dalla sorpresa di non essere stati eliminati: «Quei due non sono neanche una coppia». L’uomo sospirò preparandosi a spiegare il perché della scelta che aveva sorpreso anche diretti interessati: «Ellie, il suo modo di ballare è sublime, tecnicamente corretto in ogni passo, sopra ogni possibilità, il problema è questo, siete così concentrata ad essere perfetta da impedire al vostro partner quasi di muoversi, vi fa solo da appoggio, una gara di coppia deve permettere ad entrambi di risplendere, non critico il suo modo di ballare ma la sua troppa presenza». Ellie lo fulminò con lo sguardo continuando a replicare: «E loro, ditemi loro, perché sono ancora in gara?». L’uomo sorrise invitando i due ragazzi a restare, nonostante la captata litigata: «Loro sono una coppia curiosa, si trovano in perfetta sintonia quando si tratta di seguire la musica, potrebbero non essere una di quelle coppie affiatate perché sono due caratteri dominanti che si scontrano a vicenda per ottenere il dominio, ho ammirato come in quest’ultima esibizione lui le abbia lasciato spazio ma poi lo abbia rivendicato, la canzone era difficile da interpretare perché vive di una rabbia che nasce dall’amore, era una canzone paradosso, la voglia incommensurabile di affermare la propria presenza ma la stessa voglia di condividere la scena, è qualcosa che loro hanno interpretato a perfezione, grandi nella singolarità dei loro caratteri, ma superbi nel combinarsi, c’è molto di più della bravura nella danza, il ballo è emozione allo stato puro, e non ha valore se non trasmette nulla, il suo sorriso Ellie è un sorriso stampato, un sorriso che non si diverte, un’espressione di abitudine, non vive, per questo non abbiamo intenzione di cambiare il voto, riprendiamo con la gara».

Ellie avanzò minacciandolo, portando il personale dell’albergo a cercare di calmare lei e chi si stava opponendo: «Va bene, signori, diamo ai concorrenti quindici minuti di pausa mentre la questione si risolve». Izana si era allontanato e guardava fuori indeciso su cosa fare: «Aniue». Negò irremovibile stringendo il braccio: «Non balliamo più».  Zen sospirò cercando di interpretare la sua espressione riflessa nel vetro: «Invece dovreste». Chiuse gli occhi sorridendo stanco: «Perché dovrei?». Zen lo avvicinò senza timore: «Perché non vi ho mai visto ballare con tanta enfasi, amate la danza fin da quando io ne ho memoria e sapete più di tutti quando sia doloroso saper ballare così bene e non avere la giusta partner per lasciarvi andare, non vi ho mai visto così felice come quel giorno al mare, o così emozionato come nel primo ballo, tanto meno così furioso in coppia con una ragazza, non lo ammetterete mai perché siete orgoglioso lo so, ma Yui forse è brava quanto voi, quando potrà ricapitarvi di danzare senza limiti e senza metter freno al vostro talento?». Izana gli diede le spalle dando la resa ma Zen gli bloccò la via: «Zen, basta, lei è troppo libera non riesco a controllarla, cambia ritmo da un momento all’altro, non riesco a…». Si bloccò di colpo coprendo le labbra con la mano: «Non riuscite a seguirla, abbandonerete come tutte le lady hanno fatto con voi?» Lo guardò intimandolo di non aggiungere altro: «Quante hanno rifiutato di ballare di nuovo con voi perché non riuscivano  seguirvi, e adesso che siete nella stessa situazione a chi darete la colpa? A lei che è più libera o a voi stesso, che state abbandonando, ora che sta diventando difficile?».

Yui era seduta sul divanetto con una bottiglietta d’acqua in mano e i capelli sciolti: «Yui». Negò deviando lo sguardo: «Non voglio più ballare con lui, è come tutti gli altri, pensavo finalmente di poter ballare senza preoccuparmi delle regole seguendo solo la musica, ci ho creduto davvero, lui è bravo, ha talento, credevo che ci saremmo riusciti e invece ha detto che non riesce a seguirmi, non ci prova neanche, è una guerra persa Kioichi, non mi convincerai del contrario, è impossibile». Il maggiore sedette al suo fianco stringendola: «Izana è attaccato alle regole, non conosce la libertà che tu hai costruito, è solo una questione di equilibrio, guidalo alla libertà dei passi ma non sconvolgere le regole della musica, con un po’ di complicità potreste davvero vincere questa gara, pur conoscendo il tuo talento ero quasi certo che sareste stati eliminati al primo giro e invece siete in finale, non so se vi stia guidando la fortuna o il talento, ma non avrai un’altra occasione, portala a termine finché puoi». Yui lo strinse di ricambio sentendo che stava armeggiando con i suoi capelli: «Perché non ci hanno eliminati all’ultimo turno?». Kioichi le sorrise sistemandole la coda alta con un ferma capelli decorato preso dal dietro le quinte, dove avevano scelto gli abiti: «Voi stavate discutendo di non so che cosa, ma credimi per noi che l’abbiamo visto da fuori è stato da mozzare il fiato, come ha detto il giudice la rabbia e la speranza mixati alla perfezione, siete stati capaci di coordinarvi tra voi e con la musica anche se stavate litigando, per voi è stato un vero scontro ma per noi, per i giudici è stata un’interpretazione sentita, intensa come la canzone, la parte finale è stata la ciliegina sulla torta, erano tutti senza fiato, potete farcela, va a parlargli ma non lo provocare, cedigli un po’ il passo». Yui sospirò alzandosi e lasciandogli la bottiglia, Ellie stava ancora contestando e non c’era modo di farla allontanare dalla sala prima di calmarla o minacciare di chiamare la sicurezza.

Come a chiamarlo Izana le bloccò la via mentre lo stava cercando: «Yui». La ragazza sussultò accarezzando i capelli, si avvicinò a passi sicuri stringendolo in un abbraccio: «Hai ragione, ho cercato di costringerti a fare come volevo, siamo arrivati in finale, dimostriamogli che possiamo fare di più se troviamo un compromesso». Lo lasciò andare, Izana le accarezzò il viso sorpreso al cedimento: «Sono stato troppo duro, ballare da piccolo era come respirare per me, ma non sempre le mie compagne riuscivano a seguirmi, ho rivisto in te qualcosa che avevo abbandonato, ma non posso fartene una colpa, ho esagerato». Yui sorrise stringendogli la mano: «Quando sento la musica suonare mi prende qualcosa di inspiegabile, inizio ad improvvisare, a cambiare, a creare, alla fine mi perdo, e mi rendo conto che neanche un chiromante riuscirebbe a leggermi nel pensiero, ancora meno uno come te riadattato alle regole dell’etichetta, ho visto una scintilla nei tuoi occhi quel giorno al mare, volevo solo rivederla». Izana sorrise stupito rialzandole il viso: «Ci riproviamo?». Yui accennò ad un si fiduciosa, si avvicinarono di nuovo alla pista, il presentatore sospirò riprendendo la sfida dopo aver calmato la ragazza irritata: «Bene signori e signore, riprendiamo con la nostra gara, le regole varieranno un po’ adesso, ai partecipanti saranno assegnate due canzoni da interpretare, una sarà scelta come abbiamo visto fino ad ora con il sorteggio, la seconda sarà a scelta delle due coppie, i giudici non elimineranno la coppia perdente ma voteranno per quella vincente, venite avanti partecipanti a scegliere la vostra canzone». Ascoltarono la canzone come avevano già fatto nei turni precedenti: «Questa è difficile». Yui tolse le cuffie tornando in pista: «Tutto è difficile ma ho già in mente qualcosa, segui me se non sai come proseguire». Izana sorrise appena alla libertà di scegliere e di guidare: «Per la canzone a scelta hai in mente qualcosa?». Yui lo avvicinò mentre la coppia rossa prendeva posizione: «Hai ascoltato le canzoni sul mio mp3, qualcuna ti ha preso particolarmente?». Izana deviò la guardo, quella dolcezza era rimasta a girare nella sua mente tutta la notte: «Una, credo». Si bloccò di colpo al pensiero, guardò la giuria presa da un dubbio: «Devo controllare una cosa».

Si allontanò dalla pista passando tra le persone per raggiungere il presentatore, lasciando Izana da solo in sua attesa: «Cosa stai combinando?». La ragazza sorrise tornando al suo fianco prima che l’uomo li invitasse ad avanzare: «Come sospettavo, le canzoni scelte, è vero che sono di ogni genere, ma sono selezionate in base alla fama, musica di sottofondo per gala, colonne sonore, canzoni di particolare successo, ma quella che hai scelto è abbastanza famosa per partecipare». Izana avanzò verso la sala libera porgendole la mano: «Dovrebbe essere la colonna sonora di un film».
La loro canzone era stata accettata e la stavano ascoltando nella cabina: «Wao, è molto più che fattibile». Yui avanzò tra la gente per tornare alla postazione e osservare i due e la loro scelta: «Ops». Il caffè da asporto le si rovesciò sul vestito bloccandola, lo sguardo inquadrò subito Ellie cambiata e tornata ad assistere: «Che peccato aver rovinato un abito così bello, mi dispiace». Il sorriso perfido era tutt’altro che dispiaciuto: «Non importa». Sussurrò come se fosse una minaccia, avanzando tra la gente per ricongiungersi ad Izana: «Eccomi».

La tirò fuori dalla gente guardando la macchia ben visibile marroncina sull’abito bianco: «E quella?». Yui incrociò le braccia irritata: «Un gentile regalo della famosa ballerina eliminata Ellie». Izana sospirò avvicinandosi al bottone che avrebbe cambiato la fisionomia dell’abito: «Cambialo, per fortuna che l’hai scelto». Yui lo fermò con un sorriso: «Lo posso gestire, la prima parte della canzone è lenta, lo cambierò in diretta, adesso tu devi entrare nel personaggio». Gli afferrò il viso appoggiando la fronte alla sua: «Se non entri nel personaggio non riusciremo ad eseguirla, guida e lasciati guidare, Izana». Le accarezzò la mano chiudendo gli occhi, oltrepassò la mano della ragazza sciogliendo i capelli che lunghi ricaddero a sfiorarle il viso: «Non fare troppo di testa tua». La musica si fermò e l’applauso inondò la sala invitandoli ad entrare: «Performance ottima, tutti i giudici hanno gradito l’interpretazione, sapranno fare di più i concorrenti del nostro hotel?».

Yui diede le spalle ai giudici coprendo la macchia di caffè, prese un respiro e Izana fece cenno per iniziare. Il movimento partì lento e sentito, la strinse delicatamente muovendosi lentamente ed evitando che la macchia si vedesse, fu abile a coprirla nel giro, quando al piano si aggiunsero gli altri strumenti, Yui ruotò liberando l’abito argentato, il colore lucente illuminò anche Izana che la prese, quando a fiducia, si lasciò cadere indietro. I due occhi non si allontanarono neanche un secondo, stavano leggendo le scintille che emettevano e si stavano muovendo come se fossero due respiri e un solo corpo. I movimenti lenti esplosero in scambi di posto, sorrisi d’intesa, cachet, giri e scatti di vicinanza. Yui stava cantando con i movimenti quella canzone che sentiva così intensa, girarono per tutta la sala come voleva il classico per poi di nuovo spegnersi, giri leggiadri, movimenti singoli e di coppia, Izana la accarezzava e Yui si lascia portare, le mani si sfiorarono appena in un giro che ricordava il ticchettio di un carillon per poi esplodere di nuovo in giri, cadute, rialzi, abbracci e con un acuto che la sollevò verso l’alto sulla spalla del ragazzo, scese come una lacrima sul suo corpo, cercava di fuggire mentre Izana la tratteneva nelle sue braccia per farla ricadere in un cachet tiepido, lasciandole sfiorare con la fronte il pavimento, per tornare su e volteggiare per la stanza, muoversi al ritmo lento e allontanarsi per ritrovarsi. Yui saltò come un cigno girando su se stessa con l’appoggio del ragazzo che la spinse avanti, Yui tornò indietro a stringerlo e nelle battute finali le note leggiadre li videro abbracciarsi e ridere di quel miracolo che li aveva trasportati in un altro mondo.

Stavano riprendendo fiato incatenati nello sguardo, il silenzio precedette l’applauso emozionato di tutte le persone presenti trasportate in quel mondo che appena conoscevano, anche i giudici abbandonano la posizione per alzarsi a battere le mani: «Dalla reazione del pubblico direi che il voto è stato deciso». Ellie schioccò la lingua indicandoli di nuovo: «Questa gara è truccata, quella non è famosa! Siete degli incompetenti se la nominerete vincitrice». Yui strinse Izana sospirando, non era resa ma più supplica di trattenerla: «Se è questo quel che pensate, signorina Ellie le verrà revocato all’istante l’invito». Ellie accennò una risata sicura di sé: «Scenderete non poco se ritirate l’invito a una come me». Il giudice si alzò stanco e indignato: «Signorina Ellie, ricordate di lasciare la chiave magnetica alla reception prima dell’ora di pranzo di domani, una come lei non è apprezzata in un luogo come questo, per quanto riguarda l’esibizione, è stata magnifica, la canzone non era di grande fama ma è stata resa a perfezione, le sensazioni, l’interpretazione, lo stile, la complicità e anche il cambio d’abito è stato tutto oltre la mia immaginazione, sono rimasto rapito, complimenti». Tornò a battere le mani, Yui si voltò a guardare la ragazza rattristata, come tutti la stava elogiando per l’interpretazione: «Avvicinatevi per ricevere i vostri meritati premi, ragazzi».

I due si avvicinarono Yui prese il buono per la pasticceria con un grande sorriso, ad Izana fu lasciato il pass per l’attico: «Varrà solo per questa notte, vi invito a renderlo prima delle otto di domani, troverete lo champagne lì in vostra attesa, la bottiglia di vino sarà salita con la colazione di domani, per quanto riguarda il certificato e l’invito televisivo…». Yui lo bloccò con un gesto lasciando ad Izana il buono, prendendo il certificato completo di invito al programma: «Liana, dico bene?». La ragazza si fermò richiamata mentre stava lasciando sconfitta la sala, Yui si avvicinò porgendole il certificato: «Noi abbiamo avuto fortuna, ma tu sei riuscita a coordinarti con ogni canzone, i movimenti erano tutti perfetti sebbene sfumassero nel tango di cui sei esperta, se non fosse stato per questa canzone, avresti di certo vinto, io non sono ancora pronta per la televisione ma tu e il tuo compagno avete la stoffa per partecipare al programma e scalare la cima». La ragazza aprì lo sguardo in un sorriso commosso: «Non è stata fortuna, siete in ottima simbiosi sebbene non ne siete ancora coscienti, siete una coppia di ballerini fuori dal comune e con un grande talento, mi auguro di poterti rincontrare in un'altra competizione, e grazie di cuore, grazie infinite». Prese il certificato osservandolo come se fosse fatto di diamanti: «Seguirò il programma e farò il tifo per te, perciò metticela tutta e se dovesse andare male ricorda che la parola fine non esiste finché non sei tu a metterla, buona fortuna». Liana chinò il capo stringendo il certificato: «Me ne ricorderò, grazie ancora Yui». La salutò appena tornando accanto ad Izana: «Rinunciare a una così grande opportunità». Yui sorrise al presentatore sorpreso quanto i giudici: «A dir la verità puntavo ai dolci».
La sala scoppiò in una sonora risata e in uno applauso divertito ed incitante: «Godetevi la vittoria ragazzi, ah un’ultima cosa, come avrete notato non ci sono paparazzi ma i nostri addetti hanno scattato molte foto della competizione, chiedete ad Arianna di mostrarvele poi potrete sceglierne una da portare a casa come ricordo di questa serata, bene pubblico grazie a tutti per essere venuti a questa fantastica e lussuosissima gara, buona notte e arrivederci all’anno prossimo!».

Attesero che la sala si svuotasse prima di uscire: «Cosa ne vuoi fare del pass per l’attico?». Yui lo guardò rinunciando ai dolci per la chiusura della pasticceria: «Dicono che sia da sogno, non sprechiamolo andiamo a dare un’occhiata, e della bottiglia di vino?». Izana sorrise riunendosi ai due fratelli in loro attesa: «Quella la prendo io». Yui abbracciò Kioichi al settimo cielo: «Abbiamo vinto, hai visto?». Kioichi sorrise accarezzandole i capelli legati: «È stato sensazionale e sono fiero che tu abbia riconosciuto il talento di quella ballerina pur avendola battuta, e il vestito, qualcuno ti direbbe che hai fatto una scelta ottima». Yui sussultò al ricordo del vestito: «Izana vieni a cambiarti con me, devo dir loro della macchia, aspettateci fuori». Nei camerini allestiti nel negozio di abiti erano rimasti solo loro, Yui uscì dal camerino portandosi dietro il vestito preoccupata: «Siete la costumista?». La donna cercò di prendere il vestito ma Yui sospirò appoggiandolo sul tavolo per mostrarle la macchia: «Sono desolata, qualcuno mi ha rovesciato del caffè addosso, l’ho rovinato e lo ripagherò se…». La donna la bloccò con un sorriso: «Direi che sei stata fortunata a scegliere proprio questo tra tutti quelli a doppio cambio». Izana la avvicinò perplesso: «Come mai?». La donna armeggiò sul vestito stendendolo sul tavolo: «Ha un tessuto traspirante anti macchia, basterà trattarlo con le giuste indicazioni e tornerà come nuovo, non è un problema, il problema sarebbe sorto con altri tre vestiti simili, questo fa parte dell’ultima collezione di un famoso stilista di abiti impermeabili, è della nuova collezione anti macchia permanente, una nuova tecnologia molto utile, tranquilla, va pure, non dovrai ripagare nulla, però ricorda di lasciare il ferma capelli diamantato». Yui sussultò sfiorando i capelli: «Sono diamanti veri??». La donna sorrise occupandosi del completo che Izana stava rendendo: «Certo che sono diamanti veri, è stato donato dall’Inghilterra, si dice che facesse parte dei famosi gioielli della corona della regina». Yui si tramutò in statua all’idea di indossare non solo qualcosa di prezioso ma di incommensurabile valore: «Izana, con cautela per favore».

Sorrise avvicinandola e sfilandole il ferma capelli, lasciandolo alla donna e uscendo dalla stanza: «Ma come ti è saltato in mente di mettermi tra i capelli qualcosa che poteva appartenere alla regina d’Inghilterra, Kioichi». Il maggiore sussultò alla rabbia: «Pensavo fosse solo un accessorio, mi piaceva l’aspetto, avrebbe avuto l’effetto di una corona». Yui strinse i pugni spiazzata: «Ma perché proprio una corona?». Kioichi indicò Izana intento a legare i capelli divertito: «Perché ballavi con un Principe». Il ragazzo lo guardo perplesso: «Era una battuta?». Yui sospirò lasciando andare l’idea di aver avuto i gioielli della regina piazzati tra i suoi capelli: «Andiamo Izana». Kioichi la guardò chiedendo dove stessero andando, Yui gli mostrò il pass con un sorriso: «Nell’attico naturalmente».

Riprese il cammino seguita da Izana indifferente, Kioichi scattò afferrandogli la spalla saldamente e crescendo di presenza e minaccia alle sue spalle: «Mi auguro che quella bottiglia di champagne resti integra e che nessuno dei due tornerà con qualcosa in meno….o in più, ci siamo intesi Izana?».  Izana lo scansò riprendendo il cammino: «Sta tranquillo, non staremo su a lungo, tua sorella al massimo perderà la testa per la vista». Kioichi incrociò le braccia preoccupato: «Perché una tale intimidazione? È solo un altro piano, giusto?». Kioichi negò chiudendo gli occhi per trattenersi dal fermarli: «Zen, questo posto è famoso per il suo attico, non solo perché ha limitato accesso, ma perché quell’attico…».

Alla comprensione di cosa fosse scattò a raggiungere i due ragazzi: «Aniue!!» Bloccò la chiusura dell’ascensore: «Siete sicuro di voler salire?». Izana alzò un sopracciglio perplesso: «Abbiamo vinto la gara, tanto vale dargli un’occhiata». Zen forzò le porte a restare aperte: «Ma non resterete fino a mattina». Izana negò sospirando: «Cosa dovremmo farci fino alla mattina? Diamo un’occhiata e poi torniamo giù, sono curioso di assaggiare quello champagne, considerando il ferma capelli di diamanti mi chiedo quanto sia pregiato, guarda che le porte devono chiudersi». Zen si tirò indietro alla spinta: «Vi aspetteremo svegli!» Urlò mentre le porte si chiudevano: «Perché tanto preoccupati per quell’attico?». Yui sorrise deviando lo sguardo: «Un’idea, forse ce l’ho, del perché».

Inserì la scheda guardando verso l’alto, l’ascensore tintinnò l’arrivo lasciandoli entrare nella camera grande quanto un piano intero: «Wao». Izana sgranò gli occhi al letto matrimoniale al centro dalla stanza grande più di due piazze: «È una camera da letto». Yui si lanciò su letto sfregando il morbido cuscino: «Non lo avevi capito?». Izana entrò spaesato comprendendo l’intimidazione di Kioichi e la preoccupazione di Zen, la porta si chiuse alle sue spalle e accese le luci per osservarla, sembrava la camera da letto di un re, tutto splendeva di un tenue ciano, bianco ed oro, lo schienale del letto disegnava delle onde e il baldacchino chiudeva delle tende velate a nascondere i due dormienti. Il divano era piazzato di fronte al letto, centrale nella parte destra della stanza, sembrava morbido e appena cucito a mano, il tavolino di vetro reggeva il porta ghiaccio con lo champagne in attesa, al di sopra di un tappeto dorato ricamato da un motivo floreale, le pareti brillavano del colore delle profondità del mare e aveva tutta l’aria di indurlo al riposo, non c’erano tv o apparecchi elettronici a parte un piccolo stereo, la musica era tutta soft e accanto allo stereo c’erano dei bicchieri, nel caso quelli vicino allo champagne si fossero rotti, piegato in due scatole appoggiate a terra, c’era il soffice e avvolgente tessuto di un accappatoio.

La curiosità lo spinse verso la sala da bagno, era grande metà della stanza, la vasca larga e comoda, con idromassaggio compreso, i profumi, i bagno schiuma, gli shampoo, l’enorme specchio sul lavandino di un bianco luminoso. Richiuse la porta scioccato dalla scoperta e tornò a guardare Yui stesa sul letto avvolgersi nelle coperte e coccolare il cuscino: «Lo sapevi?». Yui negò sedendosi a gambe incrociate: «L’ho intuito, cosa ti aspettavi di trovare? Una gara come quella, attiva tutti i sensi del corpo e della mente, la vittoria va festeggiata in grande, senza contare che la partecipazione è a coppie, puoi immaginare perché possiamo visitarlo solo questa notte, ah questo letto è ancora più morbido di quello nelle stanze, sembra di essere su una nuvola». Izana sospiro evitando di arrendersi all’atmosfera che tutta lo induceva a cedere: «Fa la finita». Yui gli lanciò contro il cuscino mettendo il broncio, Izana lasciò il cuscino sul divano perdendosi a leggere l’etichetta dello champagne: «La vasca è enorme, posso solo immaginare quanto ci starei comoda». Izana la ignorò aprendo la carta dello champagne: «Astieniti, tuo fratello fiuterebbe l’odore e verrebbe a chiedere a me». Yui sussultò sorpresa dalla precisazione: «Perché dovrebbe?». Izana accennò una risata versando il liquido nel bicchiere: «A quanto pare sapeva cosa c’era qua su, è già la seconda volta che mi minaccia su questo campo, come se ci fosse qualcosa». Si accomodò sul divano roteando il liquido, Yui si spense d’entusiasmo, deviò lo sguardo mordendo il labbro e stringendo il braccio: «E non c’è?».
 
 

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Capitolo 17
*** Fiori Sbocciati ***


La domanda rivoltagli quasi con timore e speranza lo lasciò sorpreso, Yui abbassò lo sguardo e percorse il muro colorato fino all’interruttore per spegnere le grandi luci che accendevano il giorno nella stanza, nessuno poteva vederli o sentirli in quel luogo: «Non puoi negare che qualcosa ci sia, la possibilità la stai considerando anche tu, da prima della caduta nella baita, dal primo dell’anno forse, o dal festival estivo probabilmente, qualcosa ha iniziato a brillare. Non ne abbiamo mai parlato, abbiamo ignorato le sensazioni fingendo che fosse tutto com’era prima, ma sappiamo entrambi che il nostro rapporto sta cambiando, questa intesa la stanno notando anche gli altri occhi che ci guardano». Izana lasciò il bicchiere stendendosi sul divanetto usando il cuscino lasciato lì ad aspettare: «Il nostro rapporto è cambiato dall’anno scorso, ma abbiamo chiarito che in quella baita sono solo caduto e mi sono divertito a sciare con qualcuno capace di reggere il mio passo, niente di più, niente di meno». Il tono della voce si abbassò improvvisamente sfumando la fine della frase, Yui aveva aggirato la sua posizione e stava guardando il cielo dalle finestre di vetro che alla luce erano delle mura, ma al buio erano aperte su una vista a dir poco spettacolare, sorrise tristemente: «Quando in quella baita mi hai sussurrato che non potevi, era perché sei promesso, vero?». La domanda lo portò ad aprire gli occhi, sedendosi per guardarla: «Quanto hai ascoltato di quella conversazione?». Yui sorrise accarezzando il suo lieve riflesso nel vetro: «Ero nella vasca accanto, direi tutto circa». Izana sospirò tornando al bicchiere di champagne: «Anche della tua passata relazione?». Yui sorrise camminando a passo silenzioso, sedendosi alle sue spalle e abbassando il viso: «L’ho conosciuto uscendo con delle compagne di classe». Izana le diede le spalle per appoggiarsi a quelle femminili ed evitare di guardare la sua espressione, come aveva fatto capire, non voleva che la guardasse: «Coraggiosa conquista».

Yui accennò una risata negando: «Non ero così qualche anno fa, ero più femminile, più amichevole, legavo i capelli con dei fiocchetti colorati, il leggins non era così lungo e scuro, era all’altezza della gonna e dello stesso colore, passavo un velo di trucco sul viso per nascondere il sonno e illuminarlo, il modo di parlare era più elegante, i gesti erano come quelli di tutte le ragazze, ogni cosa era sempre in ordine, ma vedevo l’invidia negli occhi delle mie compagne, per qualcosa che non puoi sempre scegliere e soprattutto per il fascino di un fratello che ti aspetta alle fine delle lezioni e che non si interessa ad altre ragazze perché ha già trovato la sua musa. Ho sempre finto di non vedere e di evitare di diventare un nemico, poi un giorno abbiamo fatto un’uscita di gruppo, l’ho conosciuto con loro, sembrava un ragazzo gentile, intrigante e tranquillo, abbiamo iniziato ad uscire più spesso, quando eravamo tutti insieme era anche romantico, è riuscito a catturare la mia curiosità, ma quando ci siamo messi insieme sono cominciati i problemi, quello che credevo il suo viso si è tramutato in una maschera che non aveva più bisogno di indossare perché ormai ero la sua ragazza».

Izana rimase in silenzio ad ascoltare una storia che probabilmente neanche Kioichi conosceva: «Non volle più uscire con gli altri, gli appuntamenti diventarono noiosi e abitudinari, privi di emozione, poi mi disse che non voleva uscissi con le mie compagne dopo la scuola, rinunciai alle uscite. Poi disse che gli altri ragazzi potevano cercare le mie attenzioni e che voleva rimanessi in classe, non ci crederai ma ho fatto anche questo, restavo in classe nella pausa pranzo e quando le lezioni finivano, iniziò ad aspettarmi alla fine della scuola, penserai che non c’è nulla di male ad accompagnare a casa la tua ragazza, per un po’ sopportai ma un giorno superò i limiti, gli dissi di non venire, ma venne lo stesso e mi vide andare via con Kioichi, gli spiegai che era mio fratello ma disse che era sempre un ragazzo e che non era adatto per proteggermi. Da lì nella mia mente chiusi il rapporto, iniziai ad ignorare le sue regole, ripresi ad uscire con tante persone, tornavo a casa con Kioichi, non rispondevo ai suoi messaggi o chiamate, ignoravo quando davanti alla scuola mi ordinava con lo sguardo di seguirlo, arrivò a minacciare Kioichi di lasciarmi andare a vivere con lui e decisi di chiuderla completamente, non c’era modo per salvare una relazione simile. Ho continuato a ripetergli che per me era finita ma per lui no, finché un giorno mi trascinò con sé per chiarire la situazione, mi ribellai alla presa ed espressi chiaramente la mia intenzione di allontanarmi da lui, di non averlo più nella mia vita, di smettere di essere la sua ragazza…di tutta risposta…disse…che sarebbe finita solo…quando lo avrebbe deciso…lui».

Lo sforzo del racconto si avvertiva nella voce tremante, Izana sospirò inquadrando il genere di persona con cui aveva avuto a che fare: «Ti ha colpita?». Avvertì il sussulto dalle spalle appoggiate e collegate: «Uno schiaffo in pieno viso, con uno sguardo carico di rabbia, avevo capito, avevo già capito che era un tipo violento e che non si sarebbe limitato ad un solo colpo, ma quel colpo risvegliò la persona che avevo soppresso per essere come voleva, come gli altri volevano, tentò di nuovo di colpirmi…ma io…». Izana accarezzò il bicchiere ormai caldo: «Ti sei difesa». Yui accennò una risata triste: «Gli ruppi il polso. Mi chiamò mostro, fu la cosa che fece più male, sentirsi chiamare così da chi aveva cercato di trasformami in una bambola da collezione sottraendomi la luce della vita stessa, la voce girò veloce tra i suoi amici, e poi alle mie compagne e poi in tutta la scuola, smisi di fingermi diversa e misi le distanze tra me e il mondo scolastico, i loro pensieri mi ferirono tanto che restituì loro il dolore scoprendo le loro paure, avevo distrutto un’altra tentata vita scolastica, quando mi rifiutai di andare a scuola, il Preside convocò Kioichi cercando di convincerlo che l’accademia mi avrebbe volentieri ripresa, e che doveva solo mettere una firma per lasciarmi stare in un posto che potesse controllare le mie capacità, per fortuna Kioichi non si lasciò ingannare dalle sue parole, porse le sue scuse e compilò all’istante un modulo di trasferimento, in meno di qualche giorno eravamo già lontani dalla città, cambiai numero e non lasciai indirizzo neanche a quelle poche ragazze che si fingevano mie amiche, non sono mai riuscita a chiarirgli il motivo e alla fine ha smesso di voler sapere, ho ricominciato totalmente da capo decidendo che non avrei più finto di essere quella che non sono, e questa volta sembra sia andata meglio di quanto avessi previsto».

Izana alzò lo sguardo al soffitto che sembrava costellato di una nuova galassia da scoprire, era rimasto turbato e ammirato dal racconto, sorpreso di quanto poco sapesse di lei e di quanto profonda fosse la conoscenza di sé stessa: «Perché sei riuscita a raccontarlo a me?». Yui sorrise alzandosi, e lasciando vuote e fredde le sue spalle: «Perché conosco le tue debolezze, come io proteggo le tue sento che tu proteggerai le mie, perché posso celarmi ai tuoi occhi e impedirti di conoscermi e al contrario io posso sapere di te tutto quel che voglio solo osservandoti e sentendoti parlare, ora siamo pari, e il resto di quel che siamo decideremo noi se conoscerlo o nasconderlo».

Rimase a guardare fuori per un tempo che sembrò infinito nella stanza chiusa nel suo silenzio, il rumore del ghiaccio scostato per versare un altro bicchiere di champagne lo ruppe: «Non posso negare a me stesso che sento esserci qualcosa, ma con la mia promessa io ho una certezza, conosco di lei quel che mi serve e mi direbbe quel che voglio sapere, tu sei l’esatto contrario, quando credo di aver conosciuto una parte di te mi accorgo che è solo la punta dell’iceberg che sei, se volessi celarmi qualcosa non avrei modo di farti cedere, non ci sono certezze con te, ma c’è qualcosa che mi stupisce ogni volta che ti vedo sotto una luce diversa, riesci a sorprendermi continuamente e mi chiedo, se quel che c’è valga la pena di essere alimentato, e cosa cambierebbe se lo alimentassi, cosa accadrebbe dopo?». Yui sorrise accendendo la luce sul comodino che attenuò l’oscurità della stanza: «Non ho certezze da darti su quello che sarà dopo, posso solo dirti quello che qualcuno tempo fa disse a me, non saprai mai cosa ci sarebbe stato se non provi a farlo accadere, potrebbe essere solo un tentativo fallito ma potrebbe essere anche la più grande meraviglia che tu abbia mai trovato».

Scese di nuovo il silenzio, Yui rimase a guardare le stelle coperte pian piano dalle nuvole e decise di sciogliere la tensione quando Izana versò un altro bicchiere di champagne: «Non potresti bere secondo la legge, sei ancora minorenne». Izana sorrise alzandosi per avvicinarsi: «Non lo saprà nessuno». Yui sorrise alzando il viso verso di lui e sfidarlo com’era solita: «Nessuno a parte me, potrei denunciarti per questo, lo sai?». Izana accennò una risata accarezzando il bicchiere: «Mi assicurerò che non possa succedere». Prese l’ultimo macro sorso rimasto: «Non sarà così che cancellerai…». Si bloccò quando il sapore lievemente amaro-dolce e frizzantino le riempì la bocca e la morbidezza di un paio di labbra la fecero diventare sua complice. Spalancò gli occhi quando la sua mente comprese cos’era accaduto e che gli occhi di ghiaccio sciolto erano troppo vicini ai suoi, riprese respiro solo quando le labbra si allontanarono spegnendo qualcosa che dentro di lei si era appena acceso, coprì le labbra con il dorso della mano tentando di indietreggiare spiazzata ma bloccata dal muro, Izana sorrise indietreggiando per lasciare il bicchiere: «Adesso sei una criminale anche tu».

Si stese sul letto dandole le spalle, Yui rimase ad occhi tremanti ferma nella sua posizione prima di sedersi dal lato opposto: «Dovremmo tornare». Izana chiuse gli occhi sospirando: «Lasciamo che si addormentino prima, o sentiranno l’odore dello champagne». Yui si stese alle sue spalle senza voltarsi a guardarlo: «Mi hai colto di sorpresa». Izana sorrise sistemando il cuscino: «Saresti scappata se non l’avessi fatto, puoi prendermi in giro finché siamo qui». Yui si strinse nelle spalle ruotando per osservare le sue: «Non posso prendere in giro qualcosa che mi è piaciuto». Izana spalancò gli occhi ma rimase immobile, mordendo il labbro che ancora fremeva al contatto o per le bollicine dello champagne, strinse il cuscino quando avvertì la stretta femminile sulla camicia, prese coraggio e in uno scatto ruotò montandole da sopra per impedirle di scappare, Yui rimase sorpresa al movimento ma non cercò di liberarsi osservandogli il viso incerto: «Mi dirai anche adesso che non puoi?». Izana spostò il peso sui gomiti per avvicinarsi al suo viso senza schiacciare il suo corpo: «Se non lo facessi, mi avresti completamente nelle tue mani, e mi è stato insegnato a non mettermi nelle mani di nessuno». Yui sorrise appena allungando la mano verso di lui ad accarezzargli il viso: «Anche se litigheremo o ci prenderemo in giro, hai guadagnato il mio rispetto già da molto tempo Izana, sono stanca di essere allontanata per quel che so fare, e se farlo può aiutare qualcuno o può essere utile a qualcuno lascerò nelle tue mani queste capacità, ti lascerò usarle se ne avrai bisogno, non sei l’unico che si sta affidando a qualcun altro, ho paura di essere di nuovo ferita e non credo che riuscirò a distendere le braccia verso qualcun altro che non abbia paura di essere visto per quel che è». Izana sospirò prendendole la mano e arrendendosi all’evidenza che aveva cercato di negarsi dall’inizio del nuovo anno.

Si lasciò stringere dalle braccia appropriandosi di quelle labbra e ancora fino ad imprimere il suo sapore nella mente. Rimase a guardarla così fragile, diversa dalla ragazza che non faceva che alzargli scudi, quasi ebbe paura di quella fragilità stretta tra le braccia, spezzò il contatto visivo scendendo ad accarezzarle il collo e ad inebriarsi del profumo femminile: «Mi piace il tuo profumo». Yui sorrise stringendolo a sé: «Lo so, quando uso questa fragranza tu ignori anche le mie provocazioni». Izana sorrise stringendola di ricambio dalla schiena: «Capisco perché questa volta hai deciso di non recitare e di difendere il tuo territorio, cosa faresti se ti dicessi che in qualche modo vorrei farti mia?». Yui sussultò sorpresa dall’azzardo imprevisto: «Stai correndo troppo, non credi?». Izana si sporse per rubarle un altro bacio: «Sei tu che stai pensando male, ma dimmi come posso avvicinarti a me ancora di più». Yui sorrise sfregando il naso contro il suo: «Potresti lasciarmi un segno e quella parte di me ti apparterrà sempre». Izana accennò ad un si tornando a dominarla: «Guarda che se Kioichi lo scopre passerò dei guai». Yui scoppiò a ridere capovolgendo le posizioni: «Basterà che non si veda al di fuori del vestiario». Si ritrovarono seduti a guardarsi: «Voltati». Yui sedette sul letto dandogli le spalle perplessa: «Timidezza?».

Il ragazzo le accarezzò la schiena tirando su la maglietta fino alle spalle appoggiando le labbra all’altezza del petto sorprendendo Yui per la scelta, strinse la maglia per evitare che la scoprisse troppo agli occhi che conosceva solo fuori dall’intimità. Izana si allontanò stringendola da dietro: «Perché lì?» Affondò il viso nei lunghi capelli scuri sospirandole sul collo: «Perché così saprai sempre che avrai le spalle protette, saprai che a proteggerle ci sarò io e che con me potrai lasciarti andare e mostrare quelle debolezze che non vuoi far intravedere neanche a tuo fratello». Yui spalancò gli occhi alla spiegazione trovandolo stanco sulla sua spalla: «Non ti facevo così romantico». Izana la lasciò libera tornando a stendersi sul letto, Yui sorrise sistemando la maglia e alzandosi dal materasso: «Faccio un bagno e poi possiamo scendere». Izana si sollevò cercando di fermarla: «Ti ho già detto che…». Yui lo bloccò con una smorfia: «Almeno il profumo del bagno schiuma coprirà il tuo». Izana diede la resa tornando a distendersi: «Fa come vuoi ma non ci mettere un’eternità».

Yui chiuse la porta scivolando a terra preda dell’emozione, le guancie stavano esplodendo dall’imbarazzo e il viso allo specchio si era improvvisamente arrossato al ricordo ma il sorriso era luminoso alla spiegazione che aveva ottenuto. Legò alti i capelli riempiendo la vasca per rilassarsi e fare mente locale. Quando chiuse la porta del bagno passando l’asciugamano sul collo prima di rimetterlo al suo posto, avvisò il ragazzo che aveva finito, ma non le arrivò risposta. Si sporse sul materasso per osservarlo dall’alto, Izana sembrava aver ceduto alla stanchezza, guardò il tardo orario, prima di svegliarlo si soffermò a guardarlo appoggiato su un lato senza coperte e il respiro regolare di chi si era stancato tutta la sera a ballare e ad affrontarla, sorrise dolcemente accarezzandogli i capelli palesemente legati, il sorriso tenero divenne malizioso, si avvicinò senza destarlo dal sonno appoggiando le labbra all’attaccatura scoperta dei capelli.

Izana si svegliò di colpo realizzando che erano ancora lì: «Mi sono addormentato». Yui stava osservando ancora il panorama: «Scendiamo». Accennò ad un si alzandosi dal comodo materasso riprendendo la scheda, in attesa che l’ascensore arrivasse, Yui continuò a guardarlo destando la sua curiosità: «Glielo dirai?». Yui deviò lo sguardo: «Non oggi di certo, più in la se dovesse funzionare, sarebbe inutile allarmarlo se finisse prima di iniziare». Guardò il numero del piano che stavano ancora scendendo e prima che l’ascensore toccasse il piano terra, si sporse verso il ragazzo sciogliendogli i capelli e baciandolo di sua volontà: «Stai meglio cosi, tienili sciolti per un po’». Uscirono a riportare la chiave magnetica alla donna chiedendo la seconda chiave per salire al loro piano, la donna sorrise chinandosi: «Buon riposo». Sussurrò appena mentre riprendevano l’ascensore: «Non ho altri laccetti, potresti rendermelo?». Yui gli allungò il laccetto trasparente aprendo la porta del piano: «Buona notte». Izana accennò ad un si aprendo la porta della sua camera con un sospiro e uno sbadiglio, accese la luce sussultando alla figura estranea con le gambe e le braccia incrociate, seduta sulla sedia: «Zen, mi è preso un colpo, pensavo che stessi dormendo». Zen rimase a guardarlo e a scrutarlo: «Siamo rimasti svegli ad aspettarvi, com’era?». Izana cercò i pezzi del pigiama guardando il bagno e optando per una doccia prima di dormire: «Magnifico, la vista era mozzafiato, lo champagne di ottimissima qualità, come ci si poteva aspettare». Zen gli lanciò uno sguardo senza perderlo di vista: «E il letto?». Izana rilassò le spalle sfregando gli occhi che ormai avevano abbandonato per un po’ il sonno: «Comodo e grande il doppio di uno normale, perché continui a fissarmi? Lo sai che mi infastidisce quando lo fai, se hai qualcosa da dire dilla». Zen deviò lo sguardo rimproverato per la sua preoccupazione: «Cos’è successo con Yui?». Izana sospirò voltandogli le spalle: «Non è successo niente, va a dormire».

Entrò nella doccia coprendo i capelli con l’asciugamano, non era il caso di dormire con i capelli umidi a quell’ora, uscendo dal bagno dopo un po’, trovò Zen seduto nello stesso punto, sospirò arreso abbottonando la camicia da notte: «Vuoi restare qui tutta la notte?». Zen si alzò decidendo di arrendersi quando un particolare rossore alla base dell’attaccatura dei capelli legati di nuovo in una coda alta, lo attirò: «Siete sicuro che con Yui non sia successo nulla?». Izana negò sistemando le maniche della camicia: «Cosa vorresti che ti dicessi, Zen?». Il minore gli afferrò il braccio per tenerlo fermo mentre fotografava le prove, Izana si voltò incuriosito dal blocco: «Questo cos’è, ad esempio?». Avvicinò il telefono per osservare la foto e il chiaro rossore, lo coprì di colpo con la mano comprendendo l’ultima frase nell’ascensore: «È solo…». Zen arricciò le sopracciglia alla chiara menzogna che stava per tirare fuori: «So bene cos’è, Aniue». Izana diede la resa sedendosi sul letto: «Non devo a te le mie spiegazioni». Zen strinse i pugni irritato fronteggiandolo: «Non lo trovo giusto che io debba sempre dirti cosa faccio e dove vado, e tu invece non voglia dirmi cosa avete fatto di sopra, lo trovo ingiusto!». Izana appoggiò il mento sulla mano affrontando il suo sguardo, era raro che Zen abbandonasse le formalità, un chiaro messaggio per il maggiore, ma sorrise divertito decidendo di prenderlo un po’ in giro: «Sei sicuro di volerlo sapere?». Zen si piazzò davanti a lui pretendendo di sapere: «Aniue». Izana sorrise deviando lo sguardo per temporeggiare: «Oppure sei solo geloso e vorresti un trattamento speciale anche tu?». Zen indietreggiò di un po’ oscurando lo sguardo, quella domanda beffarda riuscì a silenziarlo più di quanto aveva previsto: «E se fosse così? La tratti in modo speciale, con lei ridi e mostri le tue emozioni, hai lasciato entrare lei che conosci appena da un anno e poco più e continui a tenere lontano me che sono cresciuto al tuo fianco! Sì, forse è gelosia!». Con rabbia aprì la porta sbattendola alle sue spalle, lasciando Izana sorpreso alla reazione inaspettata.

 
*

Il mattino successivo, chiuse la porta prendendo un respiro dal risveglio, si accorse solo dopo qualche istante che Kioichi era fermo davanti alla sua porta, con la furia nello sguardo, gli occhi sembravano ardere dal fuoco, cercava una spiegazione: «Quindi, cos’è successo?». Izana roteò lo sguardo all’ostinazione dei due ragazzi: «Non è successo niente». Yui chiuse la porta sorridendo all’espressione del fratello, bussò alla stanza di Zen per invitarlo a fare colazione: «Zen?». Chiamò dopo non aver ottenuto risposta, provò ad entrare ma trovò la porta bloccata: «Tutto bene?». Ancora nulla, Yui prese il foglietto che aveva fatto scivolare sotto la porta: «“Andate senza di me”». Osservò Izana perplessa: «Cosa gli hai fatto?». Negò con la mano sospirando alla reazione esagerata: «L’ho solo preso un po’ in giro come faccio sempre, non ho fatto altro». Kioichi avanzò verso i due ragazzi ancora avvolto nell’aura pericolosa: «Perché non cominciate dicendo a me cos’è successo ieri e cos’è quel marchio sul corpo di Yui?». I due sussultarono alla precisazione e alla fine furono costretti ad arrendersi: «Non è successo nulla Kioichi, è stato solo uno scambio di prova e a proposito, dovevi proprio lasciarlo lì?». Yui sorrise divertita: «Non sono riuscita a resistere, ti sei addormentato senza difese e neanche te ne sei accorto». Kioichi tornò a farsi presente chiedendo il soggetto della discussione, Izana si voltò sollevando i capelli per mostrargli il segno: «Yui». Il suo nome fu pronunciato come un’accusa: «Hai la mia parola Kioichi, e come hai fatto a vedere il marchio se sono entrata in bagno vestita e sono uscita in pigiama?». Il sorriso del maggiore la trasse in trappola: «Non sottovalutarmi, ma hai dato la tua parola e ti credo, Zen lo ha visto?». Izana accennò ad un si: «Insisteva a voler sapere, era così provato dal fatto che non volessi dirgli cosa avessimo fatto di sopra, e preciso che non abbiamo fatto nulla, che ho pensato di prenderlo in giro, doveva essere uno scherzo, quando lo prendo in giro in quel modo inizia a fissarmi male, non mi aspettavo che si arrabbiasse davvero».

Yui sospirò avvicinandosi e appoggiando la mano sul suo braccio, un gesto che a Kioichi non sfuggì: «E non hai pensato di aver colto un punto scoperto?». Izana negò abbassando lo sguardo: «Non mi mostra i suoi punti deboli, a sei anni era bloccato sulle mura del cancello, scese da solo sebbene io fossi lì ad aspettare, non sono abituato a trattarlo come…». Kioichi lo inchiodò: «Un fratello?» Izana sussultò accennando ad un si: «Non in questo modo, Zen non si è mai mostrato debole o avverso davanti a me, per questo mi piace prenderlo in giro, perché posso osservare le sue reazioni, ma è la prima volta che succede una cosa simile». Kioichi sospirò arreso alla loro situazione famigliare sempre in bilico: «Ora come ora non si lascerà avvicinare da nessuno, devi sbloccarlo Izana, se per te questa reazione è troppo esagerata per lui potrebbe significare che c’è sotto qualcosa di importante».

Izana accennò ad un si lasciandoli andare verso l’ascensore, sospirò nel silenzio avvicinandosi alla porta del minore, bussò un paio di volte senza ottenere risposta: «Zen, sei lì?». Ancora nulla, alzò lo sguardo al cielo incerto su come iniziare la conversazione: «Non mi aspettavo che rispondessi a quella domanda beffarda con tanta serietà, mi sono sempre divertito a prenderti in giro e a metterti alla prova, quando i nostri genitori si sono trasferiti in Europa hai iniziato a cercare di cavartela da solo, pensavi che non ti avrei aiutato se fossi stato in pericolo, come quella volta sulle mura, sei sceso da solo, avrai pensato che era quello che volevo, che tu trovassi il coraggio di farcela da solo, ma in realtà aspettavo che chiedessi aiuto a me, mi avrebbe fatto felice sapere che potevo aiutarti, ma crescendo sei diventato sempre più indipendente, non mi hai mai dato la possibilità di venire in tuo soccorso e io non l’ho mai chiesta o se l’ho fatto, l’ho fatto alle tue spalle, come quando ti avevano accusato di aver fatto scappare i conigli dalle loro gabbie, sei tornato a casa contrariato e poi i conigli sono tornati esattamente dov’erano, li ho rimessi io a posto ma non te l’ho mai detto, ho passato tutto il pomeriggio a cercarli per la scuola perché non volevo che con qualche assurda idea tu potessi farti male, così come ho dato ordine ai domestici di piantare delle siepi fuori dalle mura della villa per evitare che saltando giù potessi ferirti, ma non te l’ho mai detto, non so il perché tu abbia sempre evitato di venire da me se qualcosa non andava, immagino che se fossi stato un po’ più diretto forse non mi sarei dovuto nascondere per darti una mano, come tuo fratello maggiore ho fallito su ogni punto di vista». Avvertì lo scatto della porta sbloccata: «Non è vero».

Sussurrò Zen bloccandola con il suo corpo nel caso gli avesse tentato un agguato per entrare: «Forse è tardi per iniziare a rimediare adesso, ma se decidessi di tagliarmi fuori mi daresti un grande dispiacere». Zen strinse i denti: «Non voglio». Izana alzò lo sguardo al cielo perso d’animo trattenendosi dall’entrare con la forza: «Yui mi ha fatto capire molte cose ed è grazie a lei se ho infranto quella barriera con cui ti tenevo lontano, tra noi non è successo nulla la scorsa notte, è stato solo uno scambio di prova». Zen alzò lo sguardo incuriosito dal discorso: «Una prova?». Izana accennò ad un si accarezzando la base dei capelli: «Una prova per sapere se poteva nascere qualcosa, innegabile è il fatto che qualcosa ci sia, ma non so dire quanto intensa e sicura possa essere». Zen socchiuse la porta affacciandosi appena per sapere dove fosse: «Innamorati?». Izana accennò una risata: «Non lo so, c’è stato solo qualche…qualche bacio, e tante tante parole, il mio rapporto con lei ti irrita tanto?». Zen rimase confinato nella stanza: «Non mi irrita, al contrario mi rende felice sapere che c’è qualcuno capace di smuovervi, però allo stesso tempo mi infastidisce perché se ci siamo riavvicinati è merito suo, riesce a gestire le tue emozioni celate meglio di quanto possa solo pensare di provare a fare, Yui è una cara amica, lo è stata fin dal primo giorno, ma sono io tuo fratello, eppure sembra che tu preferisca aprirti a lei e non a me».

Izana chiuse gli occhi restando fermo nella sua posizione accanto alla porta: «Perché su Yui non ci sono occhi e giudizi a limitarla, con te è diverso». Zen avanzò curioso della risposta: «Diverso in che senso?». Izana sorrise divertito: «Sono l’erede di una prestigiosa famiglia legata direttamente per sangue all’ultimo imperatore, su di me ci sono tanti progetti, tante aspettative e tanti occhi che guardano, io ormai mi sono abituato a questo costante controllo ma tu, più ti sentivi controllato più sfidavi gli sguardi per riuscire a sottrarti, del resto lo fai ancora con me, quando nei tuoi occhi scorgevo la scintilla di una nuova fuga mi spostavo nella palestra lasciandoti la libertà di provarci e non mettere in crisi la sicurezza, solo quando ci siamo trovati nella stessa scuola e mi sei passato accanto con lo sguardo basso, ho capito che la distanza che avevo messo era diventata troppo grande, ed ho cercato invece di fare l’inverso e di riavvicinarti influenzando la tua vita scolastica, sapevo che se ti avessi detto di fare qualcosa l’avresti fatta senza chiedere, era l’unico modo che avevo trovato per cercare di avvicinarmi di nuovo a te, ma alla fine si è rivelato controproducente, finché non è arrivata Yui a sconvolgere le cose, non so se potrò mai riuscire a farmi considerare un buon fratello dopo tutto». Zen strinse i pugni cercando di colpirlo più e più volte, Izana deviò i colpi sorpreso dell’attacco improvviso: «Non ho mai pensato che non fossi un buon fratello, mai, volevo che tu mi riconoscessi alla tua altezza, volevo ritenermi degno di farti da supporto, volevo avere la tua fiducia, più ci provavo più tu cercavi di proteggermi, alla fine ho pensato che non volessi fidarti di me, finché a scuola hai iniziato a tenermi in considerazione, ero felice che mi mandassi a chiamare e lo ero ancora di più quando mi dicevi personalmente che avevo fatto un buon lavoro, ho sempre voluto guadagnarmi il tuo rispetto e la tua stima ma ogni volta mi sembrava di ricominciare da capo, ad ogni passo che mi avvicinavo tu diventavi più distante, finché Yui…finchè lei ha capito, anche se non sei come Kioichi, ti voglio bene comunque, anche se tieni le distanze, anche se provi a soffocare le emozioni».

Il maggiore sgranò gli occhi alla sfuriata, Zen aveva parlato con il viso rivolto a terra stringendo i pugni per farsi coraggio e quel muro che ormai era stato reso instabile da forze esterne crollò, Izana sorrise teneramente avvicinandosi e appoggiando la fronte alla sua dopo averlo costretto ad alzare il volto: «Ma io non ho mai dubitato di te, proprio perché siamo cresciuti insieme sei sempre stato l’unica persona di cui potessi fidarmi, era per questo che ti volevo nel Consiglio al mio fianco, perché sapevo che di te avrei sempre potuto fidarmi». Zen si strinse nelle spalle rifiutandosi di guardarlo: «Ti ho sempre ammirato, fin da quando eravamo bambini, sempre». Izana accennò una risata lasciandolo andare: «Sono felice che sia stato chiarito, adesso vuoi dirmi perché tanta furia nel tuo sguardo, era davvero solo questo?». Zen si strinse nelle spalle deviando lo sguardo come un bambino appena scoperto del suo dispetto: «All’incirca». Il maggiore sorrise facendo segno all’ascensore: «Allora raggiungiamo Yui e Kioichi, saranno in pensiero». Zen accennò ad un si chiudendo la porta della stanza e aspettando con lui: «Zen, d’ora in poi se dovessi avere bisogno non temere di venire da me, ok?». Sorrise rassicurato entrando nell’ascensore: «Non vi ho mai temuto, ma vi ringrazio». Izana sciolse i capelli ricordandosi del regalo di Yui: «E se non sono strettamente necessarie, elimina pure le formalità». Zen accennò una lieve risata: «Ci proverò anche se non sarà facile farlo così su due piedi, lascia però che continui a chiamarti Aniue, mi ricorda quanta ammirazione ho per voi».

L’ascensore tintinnò l’arrivo, si guardarono intorno alla ricerca dei due fratelli: «Dove saranno?». Izana sorrise ironicamente indicando la pasticceria, aveva intuito che Yui voleva utilizzare il buono per i dolci: «Ehi, buongiorno, ne ho lasciati un paio anche per voi, Zen ti senti meglio?». Izana si avvicinò sospirando passando il pollice vicino al labbro della ragazza, raccogliendo il cioccolato leccandolo via dal dito, Yui sussultò arrossendo di colpo e portando una mano alle labbra: «Potevi risparmiartelo!». Izana prese posto guardando il menù dei dolci e la vetrata ben fornita: «Volevo assicurarmi che fosse degno di esserti rubato». Zen prese posto al suo fianco accennando una risata: «Grazie per il pensiero Yui». Non chiesero cosa fosse successo, semplicemente si rilassarono a sapere che andava tutto bene: «Mi ha raccontato tutto di ieri, e c’è qualche punto che vorrei chiarire». Izana alzò lo sguardo senza temere l’aura protettiva pericolosa: «Dipende da cosa ti ha raccontato». Yui accennò una risata: «Ah gli ho raccontato tutto, dello champagne, del bagno, del letto e delle coccole che mi hai…». Arricciò le sopracciglia tirandole la guancia lontana dal boccone del dolce, sporgendosi a prenderlo al suo posto: «Non inventare cose che non sono successe». Yui massaggiò la guancia contrariata: «Vuoi forse dire che quelle non erano coccole?». Izana incrociò le braccia leccandosi le labbra al sapore: «Non di certo quelle a cui stavi alludendo, però ha un buon sapore». Guardò Kioichi sorpreso indicando la sorella: «Vuoi lamentarti dello champagne e glielo lasci mangiare?». Kioichi sussultò al rimprovero perplesso: «È un dolce». Izana alzò un sopracciglio afferrando Yui per il braccio, impedendole di scappare: «È ripieno di liquore, di ottima marca dire, mai assaggiato qualcosa di così buono». Kioichi si alzò di colpo rimproverandola: «Yui, quanti ne hai mangiati?!». La ragazza incrociò le braccia scoperta della piccola inflazione alle regole del più grande: «Dovevi proprio dirglielo?». Izana sorrise prendendo il dolce lasciato a metà: «Oh gli dirò tutto». Yui arricciò le sopracciglia mentre si godeva il suo dolce, scattò in avanti mordendogli la mano, la forchettina gli cadde dalle mani assieme all’ultimo boccone: «Ti sembra il caso di mordere!?». Yui si sfilò dalla presa correndo davanti alla vetrata per fare un altro ordine. Izana massaggiò la mano dolorante maledicendola e voltandosi verso Zen rimasto perplesso: «E tu saresti geloso di quella ragazza?».

Kioichi si alzò per supervisionare l’ultimo ordine a lei disponibile con il buono vinto alla gara: «Inizio a chiedermelo anche io». Sospirò allontanando il piattino, sorrise alla discussione tra i due fratelli spostando un ciuffo di capelli fastidioso più di una volta, al punto da sbruffare indeciso su come trattarlo: «Non siete abituato a lasciarli sciolti». Izana sospirò portando indietro i ciuffi con la mano: «Dovrò abituarmi, per un po’ almeno». Zen sorrise comprensivo, Yui lo aveva tratto in trappola con l’idea di lasciargli un marchio dietro il collo che i capelli sciolti potevano coprire ma legati lo lasciavano intravedere: «Alla spa c’è anche un percorso di bellezza che include massaggio cutaneo e shampoo, magari riescono a sistemarli loro». Izana si alzò, tanto valeva provare a chiedere.

Girovagò per la spa in cerca di una soluzione, scorrendo tra i vari percorsi quello che poteva essergli utile, decise di approfittare anche dell’idromassaggio per pensare a tutto quel che in due giorni era successo, da Yui, al suo fidanzamento combinato, alla sfogata di Zen e poi a quell’ultima giornata in quel favoloso hotel, una giornata che si sarebbe conclusa con una cena di gala a cui non si erano preparati. Uscì dalla spa soddisfatto, smosse il collo con un sorriso rinvigorito, i tre ragazzi erano appena usciti dalla pasticceria: «Eccoti, si può sapere dove…». Yui fermò di colpo la corsa e la frase, lo osservò qualche istante prima di indietreggiare: «Ho fatto un giro alla spa, stavo pensando alla cena di gala, non ho portato vestiti importanti, come si fa?». Kioichi gli sorrise rassicurandolo: «Il negozio di costumi dove avete preso gli abiti, li noleggia anche per la cena di gala, gli abiti possiamo prenderli lì per l’occasione, il taglio ti sta bene». Zen accennò ad un si concorde sul taglio di capelli che lasciati scesi e liberi non gli coprivano il viso e al contrario valorizzavano il colore degli occhi: «Concordo, Yui tu cosa…». La ragazza si era nascosta dietro Kioichi e stringeva il suo braccio per impedire di farsi vedere: «Se devo tenerli sciolti almeno così non mi daranno fastidio». Aspettava un suo commento sul nuovo look ma Yui rimase nascosta ad evitare il suo sguardo: «Passiamo a scegliere adesso?». Kioichi sospirò arreso avanzando al suo fianco: «Non vieni?». Yui negò restando a loro di spalle: «Vado dopo».

Si diresse veloce verso l’ascensore senza aggiungere altro, Izana sospirò arreso avanzando verso il negozio carico di abiti e accessori: «Ti hanno dato informazioni su questa sera?». Kioichi osservò un completo testandone il tessuto: «No, a parte che ci sarà un ospite speciale alla fine della cena». Izana si voltò verso di lui incuriosito portando dietro il vestito scelto: «Un ospite speciale?». Accennò ad un si mentre si avvicinavano tutti alla ragazza in attesa di documentare i vestiti presi in prestito: «Yui non si è ancora vista». La ragazza fermò ogni movimento attirando l’attenzione dei tre: «Ritirate l’abito anche per lei?». Kioichi alzò un sopracciglio perplesso: «È già venuta a sceglierlo?». La ragazza negò mettendo da parte i tre abiti e prendendo uno scatolone dal bancone di legno con il nome di Yui su un foglietto: «Ci è stato consegnato questa mattina, non appartiene al negozio ma alla signorina Yui, potete portarlo con voi». Kioichi prese lo scatolone e il porta abito sorpreso: «Un omaggio dell’hotel?». La ragazza negò consegnando anche gli altri due vestiti: «Un regalo segreto». Uscirono dal negozio entrando nell’ascensore: «Chi mai lo avrà mandato?».

Yui era seduta sul divano a guardare le tv: «Yui c’è un vestito per te da parte di una persona segreta, ne sai niente?». La ragazza balzò in piedi a controllare: «No, affatto, hanno detto che era per me?». Kioichi le rese lo scatolo e senza guardarli o dir loro qualcosa si voltò, portandolo nella sua camera per provarlo e per prepararsi alla cena di gala in loro attesa.
 

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Capitolo 18
*** Vento Tiepido ***


Avevano passato il restante pomeriggio a prepararsi per la sera galante in loro attesa, erano tutti curiosi di quell’abito apparso dal nulla, Yui non aveva chiesto aiuti e si stava preparando in tutta tranquillità: «Hai buon gusto».  Kioichi richiuse la porta vestito con uno splendido smoking nero lucido con delle cuciture e delle righe rosse come il papillon, i capelli sciolti, pettinati e i soliti ciuffi sopra le orecchie legati sulla nuca: «È pur sempre un gala, Yui sei pronta?». La ragazza rispose dalla stanza: «Un attimo!». Chiuse la porta con un sospiro, gli sguardi dei tre ragazzi si aprirono nello stupore: «Wao». Kioichi la stava osservando affascinato ma mai quanto Izana rimasto letteralmente a bocca aperta. Il vestito indaco scendeva lungo e morbido fino a terra, la scollatura scendeva a V fino a poco prima del centro del petto ed era contornata da pietre di ametista che splendevano assieme a dei cristalli bianchi, legata sulle spalle una lieve mantellina le faceva da copri spalle, i guanti bianchi arrivavano ai polsi e le mani agitate giocavano con la pochette scura e luminosa. I capelli erano stati lasciati sciolti e due fermagli le aprivano il viso illuminandole il bagliore blu degli occhi: «Vi piace?». Kioichi fu il primo a rispondere per rompere l’atmosfera di stupore: «Sei splendida».

Anche il cameriere prese qualche istante per riprendersi dallo stupore: «Benvenuti alla cena di gala, mi auguro che passiate un’incantevole serata, prego». Scortò i ragazzi al loro tavolo aiutando Yui come voleva il galateo a spostare la sedia e a sedere davanti al menù che elencava le portate di quella sera. Degustarono le deliziose portate a base di carne, pesce, pasta, frutta e dessert: «Pensavo sarebbe stata più movimentata, ma sembra abbastanza normale». Kioichi si voltò verso la sala da ballo che con l’accompagnamento del piano forte stava divertendosi ad ondeggiare sul ritmo  della musica: «Andate, anche voi, forza». Yui sussultò guardando la sala: «Perché dovremmo?». Kioichi le sorrise sistemando un ciuffo di capelli: «Perché avete vinto la gara di ballo, e stanno tutti aspettando di vedervi di nuovo in pista». Izana si guardò intorno, non aveva torto stavano tutti aspettando e controllavano i movimenti al tavolo, si alzò un sospiro porgendole la mano, Yui si strinse nelle spalle incitata dal maggiore ad andare, prese la mano di quel principe, che la fece ruotare per stringerla e ondeggiare lentamente sulle note dolci dell’accompagnamento: «Continui a non guardarmi, volevi che li tenessi sciolti e ora non ti piacciono?». Yui sussultò rilassando la posizione: «È l’esatto contrario, non riesco a guardarti perché se ti guardassi…arrossirei e mi…». Izana sgranò gli occhi quando si accorse che era effettivamente arrossita: «Questo è raro». Yui batté il pugno sulla sua spalla impedendogli di lasciarsi vedere in viso: «Tienili sciolti più spesso, ti stanno bene». Izana accennò ad un si tornando a sedersi quando la musica si fermò: «Signori e signore, spero che la cena sia stata di vostro gradimento, è stata per voi preparata una sorpresa speciale, è nostra gradita ospite per questa sera una famosa cantante che oltre a deliziarci con il suo canto e lo spettacolo di ballo ,ci svelerà l’attesissimo nuovo inedito che presenterà ufficialmente tra pochi giorni a Los Angeles, buon divertimento».

Le luci totali si spensero e nel silenzio dei ballerini vestiti di nero entrarono con delle luci a led colorate, il suono esplose in festa e una splendida ragazza avvolta in un vestito rosso paillettato di nero e contornato di bianco e dorato avanzò nella sala intonando un forte acuto, attirando l’attenzione di tutti: «Mi dovevo aspettare un’entrata simile». Yui aprì il viso in un enorme sorriso e gli occhi le brillarono quando l’occhiolino dell’ospite speciale lo colse: «Séline!». La ragazza al centro della sala prese per sé tutte le attenzioni assieme ai ballerini uomini e donne che si scatenavano sul ritmo delle canzoni una di seguito all’altra: «Buona sera a voi tutti, spero la sorpresa sia stata gradita, e sono davvero commossa di aver ricevuto l’invito per questo hotel sensazionale, era appropriato da parte mia fare a voi tutti, sostenitori, amici, sconosciuti e conoscenti un regalo degno di rispetto, presenterò a voi la canzone inedita che darà vita al mio prossimo album, che verrà lanciato ufficialmente tra pochi giorni a Los Angels».

La canzone incantò l’intera sala e il ringraziamento fu restituito non solo dagli applausi, ma dalle sedie abbandonate per elogiarla, e tra le varie coppie ripresero i balli di accompagnamento sebbene la cena fosse conclusa. Séline ringraziò lo staff lasciando il microfono e avvicinandosi al tavolo dei quattro ragazzi: «Permette?». Chiese con un sorriso luminoso, Kioichi sorrise di ricambio arrendendosi alla richiesta, come poterla rifiutare davanti a tanti vip, si unirono nei balli di coppia ammirati e invidiati dai presenti: «Non vi unite?». Izana era rimasto tra tutti forse il più sorpreso, Yui lo stava aspettando, voleva entrare nel giro. Le prese la mano portandola di nuovo nella sala, i suoi occhi non riuscivano a smettere di brillare e di guardare la ragazza apparsa dal nulla, Kioichi si era dimenticato di loro e la risata sussurrata all’orecchio della ragazza scoprì qual era il loro rapporto solo agli occhi dei due principi. I capelli lunghi e scuri sfioravano i fianchi, gli occhi preziosi di quarzo, brillavano di un magnetico rosa, lo sguardo catturò quello acquamarina indecifrabile. Kioichi si voltò verso Izana e con un gesto chiese lo scambio delle coppie, Yui ruotò tra le sue braccia e Séline in quelle del principe. Con sorpresa di tutti i presenti, Zen compreso, i due ballarono coordinati con un sorriso quasi nostalgico sul volto, nel passo che avrebbe dovuto abbracciarla dopo l’allontanamento, Izana chinò invece il capo per riaccogliere la sua dama e renderla a Kioichi.

I camerieri iniziarono a riordinare la sala e gli ospiti si spostarono nella hole per scambiare qualche parola con l’ultima arrivata separandoli da Izana, Zen e Yui che arresi tornarono nell’appartamento ad aspettarli, Izana non disse nulla ma entrambi i ragazzi alle sue spalle avevano captato qualcosa in quel sorriso nostalgico. Attesero un po’ prima che i due salissero: «Hanno voluto salutarti tutti, non mi aspettavo tanta insistenza». Séline gli strinse la mano divertita: «Un invito non è facile da ricevere, ed erano curiosi di sapere perché lo avevo ceduto proprio a te, la scusa del ringraziamento per l’arrangiamento del nuovo album è stato formidabile». Kioichi sorrise aprendole la porta per lasciarla entrare: «Hai solo voluto un’opinione per essere sicura, non ho fatto che cambiare qualche nota e qualche tono». Si fermarono davanti  i visi in loro attesa, Kioichi si schiarì la voce per presentarla: «Immagino sia il caso di presentarvi, lei è Séline Valonesse, la mia fidanzata, loro sono invece Zen e Izana Wi…». La ragazza precedette la presentazione: «Wistaria, che onore». Izana sorrise divertito chinando il capo con un gesto nobile: «Principessa». Kioichi sussultò: «Vi conoscete?». Séline accennò ad un si rivolta solo al maggiore: «Non avrei immaginato di incontrarvi proprio qui, trovarvi invitato per mano mia».  Izana alzò le spalle a suo agio: «La sorpresa è reciproca».  Zen guardò il maggiore in attesa di una spiegazione: «Aniue?». Izana ignorò gli sguardi restando fisso su quello roseo vivido davanti a lui: «Mi sorprende che tu non la conosca Zen, la famiglia Valonesse è una delle famiglie che ha più influenza in Europa, sono lieto di aver danzato di nuovo al vostro fianco». Séline accennò una risata rilassando le spalle: «Non potevo rifiutare, un’occasione così rara». Yui si frappose tra i due incuriosita dal discorso che era uscito: «Avete ballato insieme altre volte?». Séline fece un cenno dando la possibilità al ragazzo di spiegare: «Diverse volte da quando i nostri genitori hanno stretto amicizia in Europa, ho preso parte al ballo indetto per il fidanzamento della Principessa».

Zen sbiancò alla comprensione della nostalgia che aveva avvertito: «Eravate promessi?». Séline incrociò le braccia: «Per le due famiglie eravamo entrambi due ottimi partiti con cui legare, peccato che non ce ne sia stata la possibilità». Izana accennò una risata arreso, Yui cercò ancora di vederci chiaro: «Hanno ritirato la richiesta di fidanzamento combinato?». Izana negò chiudendo gli occhi e rilassando anche lui le spalle: «Affatto, eravamo diretti dalla Francia, dove si era concluso il ballo e i suoi genitori mi avevano scelto come suo futuro sposo, alla Svezia per ufficializzare con i miei genitori, quando l’aereo ha cambiato direzione senza avvertirci, e una voce femminile spacciata e divertita, solo una volta atterrati, ha avuto l’accortezza di avvisarci che eravamo in America e che doveva andare a fare shopping con sua cugina e che non avrebbe portato a termine il fidanzamento, l’ultima volta che vi ho vista stavate ingannando le forze dell’ordine per uscire dall’aeroporto, suppongo che ci siate riuscita». Séline sorrise fiera dell’impresa compiuta: «Non dovevo solo rifarmi il guardaroba, avevo un appuntamento con una casa discografica». Kioichi indicò Séline incerto: «Hai costretto il pilota a cambiare rotta?». Izana negò sospirando con un sorriso di sfida sul volto: «Ha pilotato lei». Séline si vide sorpresa all’accusa: «Cosa ve lo fa pensare?». Izana alzò un sopracciglio per mantenere la sfida: «I libri informativi sul pilotaggio degli aerei non erano un hobby adatto a voi». Séline rialzò il viso lanciandogli una frecciatina: «Fidanzamento annullato alla fine, avevo una vita da vivere e per voi sarebbe andata bene qualunque ragazza, purché nobile e nelle grazie dei Lord». Izana la sfidò a sua volta: «Non vi do torto, al tempo era così, potrei offrirvi da bere Principessa, vorrei parlare con voi». Séline accennò ad un si richiamando l’ascensore: «Anche io ho da parlare con voi, non aspettateci svegli». Le porte si chiusero portando via i due ragazzi: «Ne sapevate niente?». Kioichi e Zen negarono spiazzati da quello che avevano appena saputo.

Séline era seduta al bar a ruotare l’alcolico nel bicchiere come Izana di fronte e lei: «Non mi sarei aspettata di rincontrarti dopo così tanto tempo». Izana appoggiò il bicchiere sul tavolo: «E io non mi aspettavo che tra le tante persone famose Kioichi avesse scelto proprio te, anime gemelle?». Séline accennò ad un si appoggiando come lui il bicchiere: «Una delle mie prime canzoni da dilettante l’ha scritta lui, l’ho sentita così intensa che ho voluto che ne scrivesse una basandosi su di me, così da poterla fare mia, da un incontro ne è uscito un altro, e così via finché abbiamo deciso di riconoscere quel che c’era, ma lo teniamo segreto per vari motivi che svaniranno in futuro, allora con quella frase ‘al tempo’ mi fai capire che non è più come era prima». Izana accennò ad un si spegnendo il sorriso: «Sono nel pieno di un cambiamento di idee e prospettive, prima consideravo le mie candidate tutte uguali ma adesso ce n’è una che è l’esatto opposto di quello che loro sono, che non è uguale a nessuna e che mi fa irritare a morte». Séline scoppiò a ridere silenziosamente, calmandosi dopo un sorso: «Quanto è seria?». Izana negò incerto prendendo un altro sorso: «Non lo so, lo abbiamo riconosciuto appena ieri, non so quanto sia seria, se abbia una possibilità o se finirà per sciogliersi a lungo andare, non credi che sia adatto a lei?». Séline allontanò il bicchiere svuotato: «Considero Yui come una sorella minore, quando Kioichi ci ha presentate ero tesa, di solito le sorelle minori sono assai gelose dei propri fratelli e cercando in tutti i modi di dimostrare quanto siano inferiori, ma con lei è stata tenerezza a prima vista, le ho insegnato a modulare la voce, a ballare e a comporre, recitavamo scene di ogni film divertendoci come due bambine, la considero una persona importante e per questo non tollererò che le venga fatto del male, però non sta a me giudicare se uno come te sia adatto o meno a lei, vorrei solo metterti in guardia, sa che sei promesso?». Izana accennò ad un si deviando lo sguardo oltre la vetrata della pasticceria trasformata in un bar notturno: «Ne è al corrente, ma non so se quello che c’è tra noi possa considerarsi amore». Séline sospirò chiedendo un altro giro: «Per quanto mi riguarda credo che ci siano due tipologie d’amore, il classico colpo di fulmine e quello  vero, il primo è come una scarica di adrenalina che ti lega ad una persona perché riesce a ribaltare la tua vita con la sua sola presenza, il secondo è più complesso viene a crearsi nel tempo scambiandosi fiducia e affetto, ma entrambi hanno un fattore comune, hanno bisogno di essere curati per andare avanti, come i fiori in vaso se non dai loro la giusta cura appassiscono, come credi che sia quello che c’è?».

Izana chiese un altro giro per farle compagnia: «All’inizio litigavamo, e poi credo che ci sia stato quel colpo di fulmine non proprio adrenalinico che ci ha messi sulla stessa strada, svanirà?». Séline sorrise appoggiando il bicchiere vuoto sul tavolo: «Svanirà se lo abbandonerete, ma potrebbe anche durare». Izana impedì all’uomo di riempirle un altro bicchiere: «Da cosa volevi mettermi in guardia?». Séline concordò sul fermarsi al secondo bicchiere: «Yui ha alle spalle una storia molto difficile che l’ha resa complicata da gestire e alcune volte da capire, vorrei avvertirti sulla tua possibile relazione con lei, se non hai intenzione di impegnarti seriamente, lascia perdere, prima che possa diventare rischioso per entrambi, ma se invece hai intenzioni serie vedi bene di non farla soffrire, perché sarebbe una cosa che non ti perdonerei mai, con Yui serve un pugno di ferro ma anche la morbidezza delle piume, prendi tempo se ti senti insicuro ma non la illudere e non superare le sue barriere se non vuoi affrontare quello che potrebbe venire dopo». Izana sospirò alzandosi per tornare al piano: «Quelle barriere le abbiamo già oltrepassate da tempo, ed ogni volta mi sorprendo dell’abisso che intravedo dietro ogni barriera, mi sorprende così tanto che non posso fare a meno che ricambiare i suoi sforzi».

Séline inserì la carta alzando lo sguardo al cielo: «Quando è fissato il matrimonio?». Izana chiuse gli occhi tristemente: «Dopo il diploma». Séline sospirò ormai arrivati: «Te lo ripeto un’ultima volta Izana, se non hai intenzioni serie non provare a stringerla a te, non ferirla». Rientrarono nel piano nel totale silenzio: «Yui vuole che tu dorma con lei». Sussurrò Kioichi rialzandosi dal divano: «Sei rimasto ad aspettarci». Sorrise stringendo la ragazza: «Direi dopo aver scoperto che vi conoscete, che eravate quasi promessi e che hai dirottato un aereo». Séline accennò una risata sporgendosi a rassicurarlo con un bacio: «Domani mattina io e Yui andiamo alla spa, dovete lasciare il piano entro mezzo giorno giusto?». Kioichi accennò ad un si puntando al divano e non alla stanza per riposare, come fece Izana a suo seguito: «Andate d’accordo?». Sistemò il cuscino appoggiando la testa al divano: «Definisci andare d’accordo». Kioichi accennò una risata porgendogli un bicchiere d’acqua: «Vi lasciano bere anche se siete minorenni?». Izana accettò il gesto tornando a sedersi: «Chiamalo permesso speciale, tranquillo abbiamo bevuto qualcosa di leggero, non parlavamo da anni». Kioichi spense la tv guardandolo: «Quando hai capito che non era per te?». Izana sorrise lasciando il bicchiere sul tavolino: «Abbiamo avuto diverse occasioni per conoscerci meglio prima di quel ballo, io cercavo di andarci cauto lei mi prendeva e mi sballottava dove e come voleva senza sentir ragioni, poi un giorno mi ha trascinato con sé dicendo che voleva fare qualcosa di divertente, ho pensato che scappare dalla villa senza essere rincorsi fosse il divertimento, Zen lo faceva sempre, ma mi sono ricreduto quando anziché scappare verso un posto tranquillo, è montata a cavallo trascinandomi per tutta Versailles, al nostro ritorno serale siamo stati sgridati duramente ma lei sorrideva di sfida, ero quasi certo che lo avrebbe rifatto solo per andare contro alla badante, ma anche se non la vedevo a comportarsi come una lady, la sua insistenza e la sua sete di conoscenza mi incuriosiva e alla fine non riuscivo a rifiutare le sue richieste».
*

Il giorno successivo le colazioni per le due ragazze erano state già consumate prima che i ragazzi si svegliassero, le valigie erano pronte per essere scese vicino all’ascensore, di certo erano alla spa, ne approfittarono per un ultimo bagno termale prima di prepararsi ad andare via da quel sogno. Scesero a cercare le due ragazze consegnando le chiavi alla reception: «Izana aspetta, la foto». Alzò un sopracciglio perplesso: «Quale foto?». Yui gli strinse il braccio rivolgendosi alla donna in attesa: «Le foto che hanno scattato durante la gara, avevano detto che potevamo sceglierne una». La donna sorrise accennando ad un si e facendo strada verso l’interno degli uffici: «Le trovate sullo schermo, quando avrete scelto basterà mandarla in stampa e potrete ritirarla al bancone». Osservarono una ad una le foto che li immortalavano a ballare: «Izana, questa, questa è la più bella». Osservò la foto che aveva scelto sorridendo, era uno scatto perfetto dove entrambi si guardavano nel pieno dell’esibizione con un grande sorriso, mostrava quando si stessero divertendo in quel ballo. La mandarono in stampa e tornarono indietro per recuperare le due copie che gli erano dovute, le valigie erano state scese e la macchina aspettava per riportarli all’aeroporto: «Non torni con noi immagino». Séline sospirò entrando in macchina al suo fianco: «No, dall’aeroporto prendo un altro aereo per Londra, il mio tuor è solo a metà».

In un attimo Séline si mescolò tra la folla dopo aver camuffato il suo aspetto da cantante famosa e i ragazzi salirono sul loro aereo di ritorno  con un senso pressante di nostalgia, quel l’hotel aveva lasciato un segno indelebile per molti versi, e fu solo il caso di riposare, in attesa che riprendesse il periodo scolastico.

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Capitolo 19
*** Pensieri Nascosti ***


Il ritorno alle lezioni sembrava aver avviato una corsa contro il tempo, Izana stava controllando i due gruppi candidati ai restanti posti nel Consiglio, ogni tanto si distraeva tornando a quello che era successo nell’attico, alla fine decise di rimandare alla pausa pranzo e di prendere posto in aula a leggere, ma neanche leggere riuscì a distoglierlo da quei pensieri. Anche Kiharu e Yui notarono la sua confusione, sospirò guardando le due ragazze impegnate: «Yui, comunica loro la nomina». Sussultò sorpresa dell’ordine, sarebbe stato compito di Kiharu farlo: «Sarei impegnata a fare altro». Izana le allungò il foglio senza accettare repliche: «Occupati prima di questo». Yui si arrese, prese i fogli uscendo a cercare i ragazzi scelti, Izana appoggiò la fronte alle mani incuriosendo Kiharu, era stata chiara l’intensione di allontanarla dalla stanza. Lasciò a lei la chiave per chiudere la porta dirigendosi al club di tiro con l’arco, doveva scaricare la tensione che appesantiva non solo i pensieri ma anche le spalle: «Presidente, non vorrei dirvelo, ma devo chiudere». Izana guardò l’orario tardo sorpreso, aveva scoccato poche frecce e si era perso a guardare oltre il bersaglio: «Si, hai ragione».

Sistemò la borsa sulla spalla, aveva rinunciato anche alla macchina a favore di una camminata tranquilla, riemerse dai pensieri dispersi quando si accorse che accanto al cancello qualcuno stava aspettando. Non aveva una divisa scolastica e lo stile curato, il vestiario accurato lo rendeva un possibile studente universitario, si voltò a guardare la scuola era rimasta probabilmente sono Kiharu a controllare le chiavi: «Aspetti qualcuno?». Il viso che ricordava solo oltre la maschera protettiva lo sorprese: «Aspettavo te, Izana, potresti dedicarmi qualche minuto?». Sorrise arresa al viso che felice di vederlo nascondeva preoccupazione: «Vieni dentro, avevo voglia di sfogarmi ancora un po’». Kiharu stava contando le chiavi nella sala insegnanti prima di andare via: «Finisco io, va pure». Sussultò all’improvvisa presenza, lasciò il registro chinando il capo: «Come desiderate, a domani». Attese di vederla uscire, prima di prendere la chiave della palestra, lasciò la borsa sulla cattedra e prese due spada di bambù e un paio di maschere: «Una sfida di kendo?». Izana sorrise arrotolando le maniche della camicia, allungandogli la maschera: «Capiti al momento giusto Arturo Keichi, ex capitano del club di kendo, come ho detto ho un po’ di stress da sfogare». Arturo sorrise togliendo la giacca per afferrare la spada e fargli da avversario: «Ti sei ambientato bene?». Arturo prese posizione osservando il suo avversario, avevano combattuto tante volte l’uno contro l’altro: «Ti farò da avversario solo in nome dei vecchi tempi. Mi sono ambientato bene, lo studio è faticoso ma appagante. Vedo, invece, che hai deciso di lasciarli liberi». Izana indietreggiò all’attacco irritato: «Perché avete tutti pretese sui miei capelli?».

Si scontrarono violentemente prima di prendere una pausa e salutarsi come vecchi amici: «Sei migliorato». Izana tolse la maschera protettiva sedendosi a terra: «Sei tu che sei fuori allenamento». Arturo scoppiò a ridere giocando con la spada: «Eri così sfacciato da sfidarmi ogni volta che ti andava senza sentir ragioni, signor Principe. Eri forse il miglior allenamento per il club, non ne risparmiavi uno. Qui a scuola come va? Luisa ti fa ancora la guardia?». Izana deviò lo sguardo asciugando il sudore: «Non è più nel Consiglio». Arturo sussultò sorpreso: «Luisa teneva a bada tutti gli altri, vuol dire che siete tutti uomini in quel posto?». Izana appoggiò la testa al muro: «No, Yuzo ha avuto un crollo emotivo ed ha riversato la sua rabbia su di me, è stato espulso per volere del Preside, gli altri due lo hanno assecondato e sono stati cacciati dal Consiglio e penalizzati nei voti fino al diploma». Arturo sgranò gli occhi intenerendosi al pensiero che balenò nella mente: «Non dirmi che sei rimasto a comandare da solo». Il sorriso sicuro lo tranquillizzò: «Affatto, ho un fidato segretario, una valente collaboratrice e rimetteremo in sesto il Consiglio prima del festival sportivo. Mai avrei pensato di saperti all’università». Arturo sorrise divertito alzandosi per primo invitandolo a concludere la sfida: «Ironica la via, è interessante e stranamente invitante, l’unica cosa che mi spingeva a venire a scuola e a mantenere i voti nella media era il club di kendo, finché non ti sei messo in testa di dimostrarmi che potevo fare molto di più del fermarmi a questo. Non so se ringraziarti o meno, sei stato difficile da gestire». Senza dir nulla riprese ad attaccare fino a vincere il secondo round: «Parla Keichi, dubito tu abbia fatto tanta strada solo per salutarmi». Il ragazzo ammise la sconfitta togliendo di nuovo la maschera: «Ho un problema e credo che tu solo possa risolverlo». Izana sospirò togliendo la maschera scuotendo i capelli costretti a restare sciolti: «Ma forse prima, quello che ho visto è proprio quel che penso sia?». Sussultò coprendo di colpo il collo immemore del segno lasciato da Yui: «Andiamo fuori». Arturo accennò una risata silenziosa sistemando le spade e le maschere.

Sedettero accanto alle macchinette del giardino, non c’era più nessuno a quell’ora e presto la scuola avrebbe chiuso i cancelli: «Un paio di anni fa, una matricola mi sfidò, vinse con un colpo alle spalle, scattò di me alcune foto compromettenti e per non farle girare ho dovuto sottostare alle loro richieste, credevo che una volta andato via sarebbe finita, invece continuano a tenermi legato, le richieste stanno diventando assurde e non penso di poter reggere ancora per molto, ho bisogno che li fermi prima che io possa perdere la calma o che il loro gioco comprometta il mio futuro». Izana gli allungò una bottiglietta d’acqua: «Due anni, perché non ne parlasti con il Presidente in carica?». Keichi negò stringendo la bottiglia: «Avremmo discusso di una matricola, conoscevi la sua politica sulle ‘matricole non si toccano, sono il nostro futuro’». Izana alzò lo guardo alle nuvole: «Puoi dirmi altro?». Keichi sospirò alzandosi: «Poco, se sapessero che te ne ho parlato, sarebbe sicuramente compromessa la mia carriera universitaria, Izana te lo chiedo per favore, fermali, sono più che certo che nella scuola ci siano altri casi simili al mio, fa attenzione però, sono scaltri e senza freni». Si allontanò dopo aver chinato il capo in segno di richiesta e di rispetto, Izana accarezzò il collo sospirando: «Keichi!». Si voltò sorpreso al richiamo, Izana sorrise appena indicando il collo: «È proprio quel che sembra». Sussultò alla conferma che avrebbe potuto evitare di sottolineare, sorrise salutandolo fiducioso.

Il rientro tardivo non aveva distolto l’attenzione dal lavoro da controllare e delle due richieste accettate: «Avete fatto tardi». Non si sorprese all’entrata di Zen, sospirò lasciando i fogli facendogli segno di avvicinarsi: «Devi fare una cosa per me». Zen si sorprese alla richiesta, il volto era velato dalla preoccupazione e si avvicinò per ascoltare qual era il suo compito: «Mitsuide è nel club di kendo, giusto?». Zen accennò ad un si ancora più perplesso: «Devo sapere se qualcuno ha vinto contro Arturo Keichi oltre me, è una cosa importante, vorrei che la questione fosse trattata con i guanti, pensi di riuscire a gestirla?». Lo sguardo fermo e deciso che conosceva gli assicurò la consapevolezza di avere tra le mani qualcosa di delicato: «La gestirò con cura. Vi auguro una serena nottata». Izana accennò ad un si riprendendo i fogli: «A domani».

 
*

Vedere tutti i banchi riempiti dei propri ruoli gli accese un sorriso fiducioso sul volto, i due nuovi arrivati sembravano impegnarsi seriamente e non aver sottovalutato quella possibilità, quando non riuscivano a capire come agire chiedevano consigli ai due segretari, Yui era sicuramente quella più informata e Kiharu la più affidabile. Alla prima riunione Kiharu fa passata a vice presidente ma nel caso Izana fosse stato assente o irreperibile Yui avrebbe preso le redini del Consiglio finché Kiharu non si fosse sentita pronta per procedere da sola.

Tutta quella tranquillità gli permise di concentrarsi su quella richiesta personale ma ottenendo scarsi risultati, non c’erano studenti che rispettassero i canoni dei ricattatori, non c’erano apparenti casi di bullismo o di ricatti, non c’era documentazione che potesse fornirgli spunti. Chiuse la porta della villa stanco: «Ben tornato, Aniue». Rispose appena al rientro, lasciò tutto al maggiordomo salendo a stendersi sul letto, continuava a riesaminare le informazioni in cerca di una nuova via. Lo squillo del cellulare gli chiese di rispondere: «Pronto».
«Usciamo».
«Yui, sono appena tornato e sono stanco».
«Non farti pregare ogni volta, fammi compagnia, ultimamente mi hai evitata, solo un giro».
«Sei alla stazione, vero?».
«Che intuito, allora mi raggiungi o mi lasci in balia del mondo?».

Chiuse il telefono senza rispondere, alla fine cambiò velocemente la divisa uscendo di nuovo, Yui era appoggiata al muretto a guardare l’orario sul telefono, indicò la via illuminata e popolata, ma Izana entrò nella stazione senza darle scelta: «Ti accompagno a casa». Yui gonfiò le guance come una bambina ingannata, ma alla fine si arrese: «Sembri pensieroso, qualcosa ti preoccupa?». Izana massaggiò gli occhi, la testa sembrava esplodere: «Solo un numero infinito di cose». Yui gli accarezzò la guancia riuscendo a cogliere il sussulto: «Stai cercando qualcuno ma non lo riesci a trovare, se è così importante posso darti una mano, gli altri sono molto efficienti ed hanno già iniziato a prepararsi per il festival sportivo». Izana sospirò facendole segno ad un posto libero: «Va bene, ma resti tra noi, ho saputo che a scuola c’è un gruppo che probabilmente molesta fisicamente gli studenti, ma non trovo nulla che mi conduca ad una vittima o ad un molestatore, Zen sta indagando dall’interno ma nulla che ci dia un indizio, due anni fa era una matricola, ma non ho trovato nulla nei profili che corrisponda ad un possibile molestatore». Yui appoggiò il viso sulla sua spalla: «Perché vengono fuori sono adesso? E perché non hanno fatto nulla prima, se c’era questo sospetto?». Izana rimase immobile a guardare i loro riflessi tra i vetri del treno in corsa: «Il precedente Presidente lodava le matricole, prendeva in carica tutti i casi che le riguardavano da vicino e ne uscivano sempre protetti, è in parte una richiesta personale ma se sta succedendo anche ad altri ragazzi, voglio fermarli, usano delle foto per impedire agli studenti di parlare, uno di loro è un vecchio conoscente e vorrei poter fare qualcosa per fermarli prima che la situazione mi sfugga di mano». Yui chiuse gli occhi sorridendo: «Io potrei darti qualche suggerimento, ma come sai le informazioni si pagano». Izana accennò una risata: «Un altro menù di dolci?». Negò con un sospiro allontanandosi dal suo calore: «Vorrei che mi spiegassi perché hai preso da me le distanze». Izana deviò lo sguardo cercando di mentire: «A scuola non possiamo dimostrare quello che siamo». Yui invece non gli diede modo di scappare: «E cosa siamo esattamente?». Izana la guardò di colpo sorpreso alla domanda: «Voglio un appuntamento». Sussultò agli occhi cianite che erano riusciti ad ottenere il suo sguardo contrariato: «Usciamo per un appuntamento e ti dirò come puoi trovare chi stai cercando». Izana sospirò e si arrese alla decisione nello sguardo: «Sabato mattina». Yui balzò in piedi felice di averlo convinto, saltò fuori dalle porte del treno salutandolo: «Alla stazione centrale». Izana rimase a godersi la corsa senza meta prima di tornare.

 
*

Sabato mattina Yui stava aspettando vicino all’albero che avevano concordato come punto d’incontro: «Sono in ritardo?». Yui negò scrutando la scelta degli abiti probabilmente senza uno scopo preciso: «Sono arrivata un po’ in anticipo, cosa si fa?». Izana indicò la strada di negozi: «Iniziamo a camminare intanto». Yui osservava le persone e le loro posizioni, le conversazioni e le vetrine dei negozi: «La tua idea?». Guardò Izana deviato su altri pensieri: «Va bene, se non sei riuscito a trovarli con i profili, allarga il campo visivo, fa prima una ricerca generale degli studenti che hanno sempre voti eccellenti e che sembrano perfetti sotto ogni punto di vista scolastico, e tra tutti gli studenti cerca chi si rispecchia nel classico studente perfetto che non ha molto da perdere anche dopo il diploma, se non sono stati fermati prima è perché sul piano scolastico non ci sono note e nessuno parlerà se prima non saprai con chi parlare, per essere riusciti a non farsi notare per due interi anni saranno persone socievoli con tutti, con ottimi voti pur senza studiare doverosamente, dal comportamento rilassato e sicuro, abitudinari, comincia da lì, il resto verrà da se, probabilmente è il meno sospettabile di tutti».

Avevano camminato in silenzio tutto il tempo, Yui stava iniziando ad irritarsi: «Torniamo a casa, passo al supermercato a fare la spesa per il pranzo». Izana sospirò aveva capito cosa stava cercando di fare e si arrese alla possibilità che gli aveva volutamente concesso: «Mangiamo fuori». Yui si fermò qualche passo più avanti a guardarlo sorpresa: «Siamo in centro facciamo prima a mangiare fuori che a tornare, c’è un posto dove si mangia bene». La ragazza riprese speranza seguendolo in un ristorante modesto: «Per un attimo ho creduto che stessimo andando in un ristorante a cinque stelle, non ti facevo tipo da questo stile». Izana prese posto aprendo il menù: «Non lo sono, secondo Zen è un bel posto e si mangia bene». Yui accennò una risata guardando il menù, ordinarono il pranzo al cameriere e rimasero in attesa, in silenzio a guardare da due lati opposti: «Il prossimo fine settimana potremmo andare da qualche parte». Izana non le prestò attenzione: «Tipo dove?». Yui gesticolò arrendendosi alle idee scappate dai pensieri: «Non importa».

L’uomo servì i piatti lasciandoli da soli, saldarono il conto e uscirono: «Zen non aveva torto, era proprio buono».  Izana accennò ad un si guardando l’orario indicandole la via: «Andiamo». Lo seguì curiosa delle indicazioni, salirono sullo spiazzale di un grande palazzo, Yui illuminò il viso sporgendosi a guardare l’intera città, nel posto non c’era nessuno e con i binocoli posizionati davanti alle finestre di vetro poté osservare tutta la città dall’alto: «Che meraviglia!». Scesero dalla torre quando il posto iniziò a riempirsi di bambini e di gruppi in visita, ripresero il cammino verso l’area dei negozi, Yui si lasciò prendere dall’euforia divertendosi ad osservare e a provare qualche vestito che aveva attirato la sua attenzione, rinunciò al parere di Izana silenzioso quando all’ennesimo vestito negò: «Gusti troppo alti i tuoi». Izana arricciò le sopracciglia: «Ah non trovi strano un vestito che ricorda un salmone grigliato, o uno che ricorda delle pecore?». Yui scoppiò a ridere incuriosendolo: «Avresti dovuto vederti quando ho provato quello a fasce, non sono riuscita a trattenermi quando hai detto che mancava solo il sarcofago e sarebbe stato perfetto». Izana la osservò ridere e sorrise, infondo lo stava prendendo in giro come sempre, quando davanti ad una vetrina si fermò ad osservare un manichino il viso cambiò espressione, la gonna merlettata a balze di un tenue lilla e lavanda, con una maglietta con le maniche scese sulle spalle tenute su da delle bretelle. La luce che l’aveva attirata si spense quando accarezzò il pantalone, sorrise tristemente riprendendo il cammino: «Ne hai provati di più bizzarri perché non provare qualcosa di normale?». Si fermò di colpo alla domanda di Izana, già entrato: «Aspe…». Osservò ancora quel completo e si arrese ad entrare nel camerino: «Non ridere però». Izana deviò lo sguardo: «Non te lo assicuro». Aprì la tenda per uscire ad osservarsi al grande specchio in direzione del camerino: «Come ti sembra?». Si voltò a guardarla e spalancò gli occhi, le guance erano arrossate al vestito femminile che le aveva illuminato gli occhi, Yui deviò lo sguardo verso lo specchio alla reazione: «Immaginavo, non fa per me». Izana la bloccò prima che potesse metterlo da parte: «Ti sta d’incanto». Yui sussultò accarezzando la maglietta decorata: «Anche se mettessi i leggins?». Izana sorrise accennando ad un si: «Di un colore più chiaro credo che andrebbero meglio».

Yui riprese vitalità cambiandosi e comprando il completo, ripresero il cammino in silenzio, un silenzio che a lungo andare divenne imbarazzante: «Tra i fogli che mi hai dato c’è una canzone». La ragazza si bloccò di colpo presa alla sprovvista: «Ecco dov’era finita, mi stavo annoiando durante le lezioni e…vorrei riaverla…non l’hai letta vero?». Izana sorrise divertito: «L’hai davvero scritta tu?». Yui accennò ad un si sperando di poter riavere il foglio: «Kioichi ha preso in commissione una colonna sonora per un film di animazione, il tema è l’autunno e le parole sono scivolate da sole». Izana rallentò per affiancarla: «L’autunno. Ti ispira molto la stagione, ti piace l’autunno?». Yui strinse la busta rallentando il passo: «È la mia stagione preferita, tutto cambia colore, il calore si attenua e la luce diventa tenera, nonostante penso che sia una stagione malinconica per certi versi, credo che sia anche un nuovo ciclo vitale della natura, rappresenta la rinascita, gli alberi tinti di rosso, tutto avvolto nel vento, gli spettacoli che regala ai boschi sono magici, è una stagione che amo, senza togliere nulla alle altre». Izana sorrise guardando il cammino davanti a loro: «Io preferisco l’inverno, mi piace come la neve ricopre tutto e illumina la notte forse meglio della luna, da piccolo quando guardavo dalla finestra il giardino totalmente imbiancato  pensavo la luna fosse qualcosa di simile, un’enorme palla di neve, ma non vado d’accordo con l’estate anche se è comoda per allenarsi e rilassarsi». Sorrisero entrambi, era un'altra parte scoperta di quello che erano l’uno all’altro: «Sta salpando il traghetto». Yui gli afferrò il polso saltando a bordo: «Potresti pensare, che se la luna è un’enorme palla di neve, ora siamo su Nettuno, un’enorme palla fatta solo di acqua e oceani». Scoppiò a ridere appoggiandosi alla ringhiera: «Touchè, non ti azzardare a dire a nessuno della luna». Yui scoppiò a ridere, voltandosi a guardare il mare: «Il vostro segreto è al sicuro con me, vostra altezza». Izana lasciò che il vento gli scompigliasse i capelli lasciati liberi da un po’ di tempo ormai: «Andrà alla casa discografica?». Yui accennò ad un si godendosi la vista di andata e poi ritorno: «Kioichi ci va una volta al mese per consegnare le canzoni che scrive, e un giorno ci sarò anche io a cantarle».

Scese di nuovo il silenzio mentre il traghetto rientrava: «Mi chiedo se sia davvero così un appuntamento». La guardò presa dalla perplessità: «In genere il tipo di appuntamento che conosco io è diverso, dovresti dirmi tu se credi che lo sia». Yui si avvicinò incuriosita: «Mai avuto un appuntamento?». Izana rientrò dalla ringhiera a sedersi in attesa dell’arrivo: «Niente di simile, gli incontri di solito sono tra nobili e si svolgono in una delle dimore dei due, si passeggia all’interno del giardino oppure si esce a guardare le vetrine». Yui prese posto al suo fianco: «Niente di divertente come un giro sul traghetto con la tua promessa?». Irrigidì le spalle al ricordo della ragazza: «No, ha sempre accusato nausea sul mare». Yui si avvicinò ancora più incuriosita in attesa di sapere di più: «È della Spagna per questo conosci lo spagnolo». Accennò ad un si guardando verso l’acqua: «Era necessario che lo conoscessi, come era necessario che conoscessi il francese». Yui si appoggiò alla classificata panchina osservando l’attracco vicino: «E com’è stato il vostro appuntamento?». Izana sospirò, non ne voleva parlare ma si rese conto che Yui gli aveva raccontato del suo ex ragazzo, affidandogli qualcosa di importante, e che voleva sapere di più di lui: «In Spagna, abbiamo camminato per tutto il giardino parlando quasi sempre delle nostre famiglie, abbiamo fatto un giro in città, come oggi anche lei ha provato tanti vestiti, di genere diverso ovviamente, abbiamo cenato in un ristorante con una fantastica vista e siamo rientrati, abbiamo letto insieme, abbiamo ballato, abbiamo suonato, ma a pensarci bene di parole non ce ne sono state molte, da bambini eravamo più aperti, forse di lei non so neanche tanto o non mi interessa saperlo». Il traghetto attraccò invitandoli a scendere: «Rientriamo».

Presero il treno per tornare e un altro per avvicinarsi alle fermate: «Non eri molto entusiasta dell’argomento, se ti ha dato fastidio parlarmene…». Izana negò bloccando le scuse: «Mi ha fatto pensare a quando il fidanzamento è stato ufficializzato». Yui si accostò a lui per ascoltare: «Immagino un qualche scambio di regali». Izana accennò ad un si: «Immagini bene, ho apprezzato il suo, una penna stilografica di ottima qualità, ma non ho soddisfatto ancora quello che ha richiesto a me». Yui aumentò il passo per riuscire a guardarlo in attesa della rivelazione: «Non le piacciono i capelli lunghi, mi ha chiesto di tagliarli come regalo di fidanzamento, ma ovviamente ho rifiutato di farlo, e rifiuto di soddisfarlo ogni anno quando ricorre il giorno». Scese di nuovo il silenzio fino davanti alla casa della ragazza, dove le luci accese fecero intendere che Kioichi era tornato, Yui prese un respiro: «Sono felice che tu non lo abbia fatto». Si sporse in avanti affondando le mani nei ciuffi e sfregandoli scompigliandoli: «Altrimenti non avrei potuto fare questo». Scoppiò a ridere quando Izana le fermò il movimento: «Sono così solo perché hai avuto quella brillante idea». Yui sorrise accusata ritirando le braccia: «Beh se qualcosa ti piace ti vien voglia di baciarla, no?». Izana irrigidì le spalle alla chiara richiesta sotto intesa, allungò una mano sfiorandole appena la guancia: «Buona notte». Le diede le spalle lasciandola delusa davanti al piccolo cancello, Yui rientrò sospirando pesantemente: «Bentornata». Strinse i pugni chiudendo la porta, corse di sopra senza risparmiarsi i pensieri: «Mi irrita così tanto!». Kioichi non riuscì a chiedere altro mentre la ragazza saliva di sopra, sospirò preoccupato per cosa sarebbe successo dopo.

 
*

Poggiò la borsa scolastica sul banco cogliendo lo sguardo contrariato di Kioichi già pronto al suo fianco: «Cosa c’è?». Alzò le spalle ignorandolo, invece stava pensando alla sorella scesa con un’aura nera per niente promettente.
Erano tutti impegnati a preparare gli eventi in programma, Izana invece era alla ricerca del profilo di quel molestatore ancora libero nella scuola, Yui era sulle sue, non aveva detto nulla per quasi metà della settimana, si era limitata a fare i suoi doveri e andare via, alla fine lasciò perdere il caso per dedicarsi al festival sportivo alle porte: «Yui, dovresti…». La ragazza lo bloccò indicando Kiharu: «Ho già da fare, chiedi a Kiharu». Izana alzò un sopracciglio messo in allarme dalla risposta scarna, ignorò l’affronto  chiedendo alla ragazza aggiornamenti sulla situazione.

 
 
 

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Capitolo 20
*** Equilibrio in Coppia ***


Notò come in quei pochi giorni rifiutasse il suo sguardo, o di avvicinarsi troppo, delegando Kiharu agli aggiornamenti: «Quest’anno abbiamo finito i preparativi con molta più facilità dell’anno scorso». Izana colse al volo l’occasione per smuovere quella situazione: «Perché l’anno scorso non sapevi fare il tuo lavoro». Yui arricciò le sopracciglia restituendogli il colpo: «O forse perché non ti schiodavi da quella sedia, lasciando i tuoi compiti agli altri». Izana le lanciò uno sguardo: «È per questo motivo che ci sono più persone in un Consiglio Studentesco». Yui rifiutò di affrontare lo sguardo leggendo quello che aveva sul tablet: «Già per renderti più comoda la vita». Izana si alzò, era stanco di quel continuo rinvio: «Cos’hai che non va ultimamente?». Yui sospirò spegnendo il tablet: «Ho qualcosa che non va e non riguarda la scuola». Avanzò verso la porta chiudendola con uno scatto lasciando gli altri nella stanza perplessi, Kiharu si strinse nelle spalle: «Ah non fateci caso ogni tanto capita, Yui deve essere trattata con i guanti quando è irritata».

La riunione pomeridiana durò poco, i quattro furono quasi invitati a lasciare a loro la stanza, si ritrovarono da soli: «Se hai qualcosa che non va perché non me lo dici chiaramente anziché fare la bambina?». Yui non si lasciò colpire dalla frase: «Perché sarebbe troppo semplice, anzi più semplice di quanto dovrebbe essere, non sei uno stupido sai bene perché sono irritata, ma te ne stai a farti gli affari tuoi, come sempre». Izana arricciò le sopracciglia: «Sto cercando di salvaguardare la scuola». Yui sospirò spegnendo il tablet: «Già, metti al primo posto sempre gli altri, tralasciando quelli che ti stanno vicini, continua pure a far finta di nulla, Altezza». Chiuse la porta uscendo, lasciandolo alle sue spalle furioso. Zen le passò accanto salutandola e Yui rispose con un sorriso, ma la porta del Consiglio era chiusa, raggiunse il club di tiro con l’arco incontrando il presidente sulla porta: «Io vado, fa attenzione a non deviare la sua traiettoria, oggi sembra di pessimo umore». Zen entrò perplesso e preoccupato: «Aniue». Scoccò la freccia centrando il bersaglio con una tale intensità da far accartocciare il foglio, Zen sussultò indietreggiando alla nuvola nera che lo aveva avvolto: «Dimmi». Irrigidì le spalle quando caricò una nuova freccia: «Ah, mi chiedevo se potevo…». Scoccò un’altra freccia come avvertimento alla richiesta intuita: «Se potevo…tornare in macchina con voi». Izana sospirò e la nuvola nera sembrò schiarirsi, lasciò l’arco al suo posto chiudendo la stanza, gli allungò la borsa e Zen la prese senza replicare, non era un gesto che faceva spesso ma sembrava nervoso e l’unica persona a poterlo fare innervosire era Yui, ma aprire in quel momento una conversazione su di lei lo avrebbe solo catapultato nel mezzo di una tempesta.

Gli porse un paio di fogli distraendolo dai suoi pensieri: «Cosa?». Zen sospirò preparandosi a spiegargli la situazione: «Mitsuide si è guardato un po’ intorno, questo ragazzo si presenta spesso a scuola con dei bendaggi, è nel club di musica e a meno che non sia troppo distratto per vedere dove cammina, non penso che siano casuali, quando gli ha chiesto dell’ennesima fasciatura ha sviato dicendo che si era ferito in cucina, da come lo ha descritto andarci a parlare affermando di sapere tutto, rischierebbe di spaventarlo». Izana gli rese i fogli, gli stava lasciando campo libero: «E se fossi io a parlargli si sentirebbe in trappola, gestiscila come meglio credi, ma fa attenzione a non caderci vittima».  

 
*

Il giorno a seguire Yui era completamente a suo agio, parlava con tutti e rideva e scherzava, al suo contrario Izana era annuvolato, Kioichi sospirò sedendogli vicino, era fin troppo visibile la sua irritazione da mettere ansia anche ai professori: «È successo qualcosa?». Chiese cercando di capire perché fosse così arrabbiato, ma Izana rimase fisso a guardare fuori: «all’incirca». Al contrario forse era proprio perché non era successo niente che si trovava a dover affrontare l’irritazione di Yui e i suoi pensieri di conseguenza, sapeva anche che se non avessero trovato un compromesso, presto quella staticità avrebbe riacceso tra loro i contrasti.
 
*

Come aveva previsto Yui continuava a ignorarlo e a rispondere appena alle domande o agli ordini sottointesi: «Izana-sama, parteciperete alla corsa dei 400 metri?». Accennò ad un si firmando i fogli: «Ho sentito che l’anno scorso Yui è riuscita quasi a battervi». Izana arricciò le sopracciglia: «Ha avuto fortuna, quest’anno non le andrà altrettanto bene». Yui sistemò i fogli smentendolo: «Non partecipo agli scatti quest’anno non ho avuto tempo per allenarmi». Izana sussultò guardandola di colpo, dopo averla vista apparire alle sue spalle nello scorso festival, aveva quasi voglia di sfidarla: «Non partecipi al festival?». Yui passò a Kiharu i documenti messi in ordine: «Partecipo alla staffetta e alla corsa ad ostacoli, ascolta quando la gente parla, vado in classe». Chiuse la porta lasciandoli perplessi, Izana deviò lo sguardo dai fogli messo in allarme. Zen scavalcò il cartello del tetto aprendo la porta: «È vero che non parteciperà agli scatti?». Zen sospirò accennando ad un si: «In classe quest’anno ci sono due persone che vogliono partecipare per rappresentanza, ai 400 metri si è candidato un ragazzo che non vuole lasciare il posto alla guardia del re, Yui ovviamente non da peso alle prese in giro ma le prende a sfida, se perde contro di voi dovrà fare cento flessioni come penitenza, ma se vince, Yui ne dovrà fare il doppio, si è acceso un conflitto bello e buono, ho tentato di farla ragionare ma ho solo rischiato di aumentare le fiamme. Ha lasciato perdere anche la corsa dei 200 metri a favore di una ragazza che l’anno scorso non ha potuto partecipare a causa di un raffreddore, Aniue è successo qualcosa tra voi?». Izana sospirò avviandosi per tornare di sotto: «Se me ne desse la possibilità, ne potremmo parlare».

Zen sospirò vedendolo scendere, da una parte era fermo nei suoi pensieri impedendogli di fargli da supporto al problema, ma dall’altra parte non era del tutto chiuso alla possibilità di lasciar trasparire la presenza di un problema. Strinse i pugni raggiungendolo prima che entrasse in macchina: «Aniue, così non andrete avanti, lavorate meglio quando collaborate, oggi scendiamo al caffè d’epoca, vorrei che vi uniste a noi». Izana si fermò a riflettere sulla possibilità: «Voglio parlare con Mitsuide, poi andrò via».  Zen sospirò arreso tornando a prendere la borsa per raggiungere gli altri: «Non ti ha dato ascolto?». Chiese Mitsuide in sua attesa: «Verrà, ma solo per parlare con te».

Erano seduti ad aspettare le ordinazioni, il clima si era appesantito all’improvviso quando Izana aveva presto posto di fronte a Yui. Il sorriso si spense e l’espressione divenne fissa e indecifrabile, Izana si trovò mirato dallo sguardo e di risposta cercò di intimarla a deviarlo. Rimasero a fissarsi malamente tutto il pomeriggio, Kioichi sospirò cercando di smorzare la tensione: «Dobbiamo procurarvi un paio di spade?». Yui e Izana erano a braccia incrociate e a gambe accavallate a guardarsi malamente dritti negli occhi, senza distogliere lo sguardo neanche quando nella stanza gli altri cercarono di distrarli: «Buona idea». Izana rispose a sua volta senza distogliere lo sguardo: «Non la sapresti usare». Yui si strinse nelle spalle arricciando ancora di più le sopracciglia: «Potrei tagliarti accidentalmente la testa, poi mi dispiacerebbe per Zen». Izana si allungò a prendere il bicchiere emulando il suo movimento: «Non riusciresti neanche a sollevarla». Yui si strinse nelle spalle: «Con una pistola saprei essere più precisa». Izana accennò una risata: «La mia spada non ha problemi a tagliare i proiettili». Yui sorrise divertita: «Non ti vantare troppo, non sei Goemon di Lupen, non taglieresti un albero neanche se ti venisse contro». Izana era pronto a rispondere quando Kioichi alzò la voce: «Ehi, stavo scherzando, andiamo, non datevele in questo modo». I due ragazzi rimasero in silenzio focalizzati sugli stuzzichini, gli altri ne approfittarono per tornare a parlare: «Mitsuide, vieni un attimo». Zen lo aveva avvisato che voleva parlargli: «Gli altri sempre prima di tutto!». Izana strinse la sedia ormai furioso: «Sei hai qualcosa da dire dilla, che cosa vuoi esattamente da me?!». Yui allontanò la sedia alzandosi in piedi: «Vorrei che smettessi di giocare». Izana le si avvicinò attirando l’attenzione di chi si era allontanato: «Credi ti stia prendendo in giro? Che stia giocando?». La ragazza negò avanzando di un passo a fronteggiarlo: «No, stai prendendo in giro te stesso Izana, vuoi sapere cosa vorrei? Vorrei che prendessi una decisione e che mi dimostrassi sicurezza in quello che dici e che fai, non solo quando si tratta degli altri o della scuola». Izana alzò lo sguardo al cielo indietreggiando, alzando le mani in segno di resa: «Ho delle responsabilità con cui fare i conti, non ti lasci quasi avvicinare, come pretendi che io possa parlartene se non me ne dai la possibilità?». Yui strinse i pugni alzando la voce: «Sono sempre lì, sempre seduta a due passi da te, se avessi voluto parlarmene lo avresti fatto tempo fa, ma come sempre affronti i pensieri da soli, e ci rigiri e ci rigiri finché non ci affondi per poi non riuscire più a vedere oltre! Rendi complicate anche le cose più semplici». Izana alzò la voce riprendendo la giacca: «Bene, almeno su una cosa siamo d’accordo! Sei la cosa più complicata che mi sia capitata!». Yui riprese la borsa uscendo senza lasciarsi fermare: «Se così allora, non rivolgermi parola oltre la sala del Consiglio!».

Zen e Kioichi non fecero in tempo a fermarli vedendoli svanire dietro l’angolo, Kioichi velocizzò il passo per raggiungerla ma Yui era scomparsa, Zen fece lo stesso ma Izana era già partito in auto, sospirarono ma non si persero d’animo. Accompagnarono a casa Shirayuki e Kiki prima di separarsi: «Yui, posso entrare?». Non sentì risposta ma entrò lo stesso, era seduta a terra davanti alla porta del balcone:  «Ehi». Si strinse nelle spalle irritata: «È indeciso, timoroso, irritante, incomprensibile, mi fa salire i nervi a pelle, non funziona». Kioichi sorrise sedendosi sul letto: «Ma ti piace». Yui passò la mano sul viso stanca: «Non mi piace, lo trovo solo interessante da un diverso punto di vista, ma è talmente rinchiuso nel suo mondo, perché sto sprecando il mio tempo con uno come lui?». Kioichi le accarezzò i capelli per farle forza: «Perché sai che ha qualcosa che nessun altro ha». Yui sospirò sciogliendo i capelli: «Vorrei che smettesse di esitare tanto, sa benissimo perché ce l’ho con lui, a meno che non abbia segatura di legno al posto del cervello, sa cosa vorrei che facesse, ma sembra troppo insicuro, l’insicurezza è pericolosa vicino a me». 

Zen chiuse la porta immaginando dove poter trovare il maggiore: «Aniue». Scoccò la freccia centrando il bersaglio: “Non so se mi inquieti di più il fatto che riesca a centrare un bersaglio a tanta distanza, al buio e con tutta quella forza o che lo faccia nel momento in cui lo chiamo”. Pensò guardandolo riprendere posizione: «Non funziona, vediamo le cose troppo diversamente, è totalmente fuori dal mio controllo, è ingestibile, il suo modo di fare rude e i suoi pensieri troppo complessi nella loro semplicità». Zen sorrise appena, pensava che non sarebbe stato facile intromettersi nella questione ma Izana lo aveva lasciato entrare senza chiudergli il cancello: «Non è forse proprio perché non potete controllarla che vi attrae tanto?». Schioccò la freccia assieme alla sua rabbia, ripose l’arco sedendosi sul muretto: «Se fosse sono un’attrazione passeggera? Se alla base non ci fosse niente?». Zen si avvicinò quando la rabbia lasciò il posto ad un’espressione pensierosa: «Se alla base non ci fosse niente non la prenderesti così a cuore e non ti farebbe irritare e arrabbiare tanto». Izana negò perplesso guardandosi intorno: «Potrebbe essere un rischio troppo grande da correre». Zen si sedette al suo fianco: «Forse è uno dei pochi rischi che vale la pena correre, conosci Yui è testarda ed è una persona dal carattere forte, non aspetterà a lungo, non lascerà che tu la prenda comoda, vuole risposte perché se non le ha…». Izana accennò ad un si concorde: «È bloccata, se non ha certezze su cui camminare non può muoversi, e se non può muoversi va in panico, e se va in panico diventa fragile e poi scoppia, le ho detto una cosa importante in quell’attico e indipendentemente da come evolverà non voglio ritirarla, adesso va a dormire, domani è una giornata impegnativa, con Yui risolverò in qualche modo». Zen sorrise accennando ad un si e tornando dentro per cambiarsi e prepararsi mentalmente al festival sportivo del giorno successivo.

 
*

Prima di dare inizio al festival Mitsuide comunicò tutto quel sapeva su quel ragazzo, Zen gli aveva parlato ma era riuscito a farsi dare solo un luogo, null’altro.
Erano in tuta pronti ad affrontare le sfide: «Eh? Non vuoi più correre?». Yui si sorprese del rifiuto: «Mi avevi chiesto di lasciarti il posto, sembravi convinta e decisa e così te l’ho lasciato, perché non vuoi più, Izumi?». La ragazza si strinse nelle spalle seduta al banco: «Ho preso una storta e non me la sento di sforzare la gamba, perdonami». Yui sospirò arresa: «Se non te la senti, vieni comunque a vedere, vado a comunicare il cambio,  ti dedicherò la vittoria». Uscì dalla classe correndo a comunicare il cambio di programma. La mattinata passò tranquilla così anche il pranzo, al momento delle corse Yui vinse tranquillamente la corsa dei 200 metri cercando Izumi nei dintorni: «Ehi, dov’è?». Un’altra compagna negò tristemente: «Non si sentiva bene ed è rimasta a riposare in infermeria, ti manda le sue scuse». Yui sospirò soffermandosi a guardare la gara dei 400 metri che stava per cominciare, sorrise quando Izana vinse senza nemmeno affaticarsi, neanche riprese il fiato sprecato intercettando lo sguardo della ragazza che subito deviò sul ragazzo della sua classe quarto in classifica, sorrise vittoriosa voltandogli le spalle in un silenzioso ‘come avevo previsto’. Abbandonò il campo presa da un grandissimo dubbio, aprì la porta dell’infermeria spaventando la ragazza seduta sul letto: «Yui, io…». Si avvicinò minacciosa ma le porse l’attestato di vittoria: «Come promesso, adesso voglio vedere quella gamba». Izumi sussultò cercando di nasconderla dietro la seconda: «È solo una lieve storta». Yui negò più che convinta della sua teoria: «Il bendaggio di una storta non parte dal polpaccio, si intravede il nodo della benda, e se fosse davvero stata una storta saresti venuta a vedere, se non sei venuta è perché sarebbe stato troppo non poter correre per qualcosa che non è stato accidentale e veder vincere qualcun altro al tuo posto, mostrami quella gamba o dovrò slacciarla con la forza». Izumi strinse il certificato arrendendosi, tirò su il pantalone lungo della tuta slegando la benda: «È incredibile che tu abbia notato il nodo con un semplice sguardo». Yui si chinò a finire di sciogliere la benda constando che la caviglia stava bene e che non c’erano ferite, ma solo il vistoso segno di un morso umano sul polpaccio: «Com’è successo?». Izumi si strinse nelle spalle: «Non posso dirtelo». Yui sospirò prendendole le mani: «Izumi sono l’unica a cui devi dirlo, non è la prima volta che noto le bende, pensavo che fossi solo un po’ sfortunata o maldestra, ma se la sfortuna o la distrazione non sono la causa non va bene, dimmi come è successo e chi è stato e io ti prometto che la pagherà per averti tolto dalle mani un sogno che hai coltivato per un anno e che dovrà di nuovo essere rimandato». Izumi strinse gli occhi lasciando cadere le lacrime e tutto quel che sapeva.

 
*

Il giorno successivo Yui uscì dalla stanza del Consiglio poco prima della fine della pausa pranzo per raggiungere una classe al secondo piano: «Mimura, c’è una ragazza che ti cerca». Il ragazzo alzò un sopracciglio perplesso, uscì dalla classe individuandola appoggiata al muro: «Oh sei…come ti chiamano? Il drago da guardia del re, Yui, giusto? Perdonami ma non sono interessato alle confessioni d’amore, però puoi riprovare dopo la scuola, magari cambio idea». Yui aprì gli occhi lanciandogli uno sguardo affilato: «L’unica confessione dovrebbe essere la tua, non credi? Mimura Torou». Il ragazzo si fermò alla scansione del suo nome per intero: «È un’accusa?». Yui si allontanò dal muro afferrandogli la cravatta della divisa tirandolo giù per poterlo guardare occhi ad occhi: «Diventerà qualcosa di peggio se ti azzarderai di nuovo a metterle le mani addosso, lo so cosa hai fatto e sta pur certo che non la passerai liscia». Mimura si allontanò dalla presa sorpreso: «Qualcuno ti ha fatto il mio nome?». Yui lo lasciò andare avvertendolo di nuovo:  «Stalle lontano e preparati a pagarla cara». Gli voltò le spalle alla campanella, il pomeriggio si ritrovarono nella sala del Consiglio, Izana sospirò picchiettando sul tavolo: «Vogl…». Bloccò la frase cambiando quello che era un ordine: «Avrei bisogno del rapporto sul festival scolastico, quando sarà pronto?». Alla dolcezza della proposta e non dell’ordine Yui alzò lo sguardo sorpresa: «Lo avrai domani all’ora di pranzo, e riguardo al festival c’è una cosa di cui vorrei parlare con te, Presidente». Izana sospirò guardandola appena: «Sai dove trovarmi».
 
*

Il giorno a seguire Yui entrò sospirando nell’aula sedendosi al suo posto, il pezzo di carta sporgente dal banco si fece facilmente notare, lo lesse e arricciò le sopracciglia. “Vieni da sola nel costrutto abbandonato dietro la scuola e risolviamo la faccenda”. Accartocciò il foglietto concentrandosi sulla lezione. Izana lesse sotto banco il messaggio di Arturo che confermava il luogo di cui Zen aveva saputo, forse erano vicini a chiudere il caso. Alla pausa pranzo Izana attese diverso tempo che Yui entrasse per consegnargli il rapporto, ma della ragazza non c’era traccia e al cellulare non rispondeva. Stanco di aspettare decise di andare a prenderla, entrò nella classe avvicinando Zen, tutti i presenti trattennero il fiato alla visita imprevista: «Yui doveva consegnarmi un rapporto, ma non riesco a contattarla, sai dove sia?». Zen riprese fiato sorpreso come gli altri, si guardò intorno perplesso: «Forse è con Kioichi». Izana sospirò guardando i visi degli studenti: «Lui non è a scuola». Erika alzò la mano come a chiedere il permesso di parlare: «Dopo aver portato i quaderni al sensei, Yui ha detto che andava al costrutto abbandonato dietro la scuola». Zen irrigidì le spalle, Izumi si alzò di colpo coprendo le labbra, una reazione che ai due fratelli non sfuggì, Izana strinse i pugni mantenendo la calma: «Grazie». Chiusa la porta ignorò le regole, iniziando a correre per i corridoi con il timore che quella ragazza si fosse lanciata nella tana dei iene: «Yui».
 

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Capitolo 21
*** Ospiti Inattesi ***


Yui stava camminando nei corridoi del costrutto abbandonato, secondo quello che sapeva, il Preside voleva farlo ristrutturare per renderlo di nuovo funzionante, aprì la porta dell’unica aula movimentata: «Così rendi le cose più difficili». Mimura seduto sul banco sorrise maligno, i ragazzi nella stanza la circondarono per bloccare le vie di fuga ma Yui non si lasciò spaventare: «Non permetto a nessuno di mettermi i bastoni tra le ruote e non mi è piaciuto il tuo tono ragazzina, sistemiamo le cose». Lanciò il bigliettino accartocciato ai suoi piedi: «Sapevo che era una trappola, era fin troppo evidente, sciocco». Alla presa stretta dei due compagni, Yui non oppose resistenza, Mimura la guardava dall’alto, gli occhi pervasi dalla voglia di legare chi nella scuola era la più libera di tutte: «Sei stata tu sciocca a venire qui da sola pur sapendo che era una trappola, non ti farò sconti perché sei una ragazza». Yui accennò una risata dilatando l’aria di vittoria dipinta sul volto maschile: «Ti avverto Mimura, sei ancora in tempo per tornare indietro, ma se continuerai mi vedrò costretta a reagire». Il ragazzo scoppiò a ridere prendendo qualcosa dalle mani di uno dei tanti ragazzi: «Hai osato sfidarmi e minacciarmi davanti alla mia classe, non te la farò passare liscia». Il luccichio della lama le attraversò gli occhi, Mimura le afferrò saldamente la codina legata alta e con un sorriso sinistro avvicinò le forbici per reciderla. Il cuore sembrò risvegliarsi di colpo, i battiti le scuotevano il petto rumorosi, i muscoli fremevano e all’idea che quella lama potesse sfiorare i suoi capelli, il respiro si fece lento e la mente fu avvolta dal vuoto, i pensieri congelati e il controllo perso.

Izana spalancò la porta riprendendo fiato, corse al piano superiore quando i colpi e i gemiti ruppero il silenzio: «Yui!!». Rimase a guardare l’aula nella penombra, le finestre erano oscurato dallo tempo e i ragazzi che le avevano teso l’agguato erano stesi a terra prede del dolore e della paura. Qualcuno perdeva sangue dal naso, qualcun altro stringeva la spalla o lo stinco preda del dolore, Mimura era stato sbattuto contro la cattedra in disuso, gli sanguinava la fronte e tremava come una foglia davanti alla ragazza con una treccia sciolta che lo stava divorando con lo sguardo: «Mo…mostro!». Yui sollevò appena il viso per intimarlo a tacere: «Questo mostro ti aveva avvisato, ma tu non hai voluto ascoltarlo». Mimura era talmente scosso  che davanti ad uno sguardo cianite che sembrava diventato rosso scarlatto, perse i sensi.

Izana non disse nulla anche quando scese il silenzio, si rese conto delle forbici a terra e dei ciuffi femminili lasciati cadere a terra: «Perché…». Sussurrò Yui tremante voltandosi contrariata verso di lui: «Perché arrivi sempre quando voglio che non mi veda nessuno?». Izana lasciò libero un respiro e a passi lenti avanzò nell’aula, Yui indietreggiò veloce, l’espressione contrariata si trasformò in preoccupazione: «Sta lontano…». Addolcì la voce cercando di mettere le distanze con Izana, la mano maschile le afferrò dolcemente il polso e la strinse in un abbraccio di rassicurazione: «Perché sono il tuo…Presidente, e so quando hai bisogno di me, andiamo via, vieni». Yui sfregò gli occhi sulla divisa senza accennare a muoversi, il Presidente prese il cellulare avviando la chiamata mentre accarezzava la ragazza stretta a lui. Kiharu chiese di uscire dalla lezione per rispondere ad una chiamata imprevista: «È così urgente?». Izana sospirò guardando i visi spaventati: «Chiedi a qualcuno dell’infermeria di venire a controllare, c’è stata un’aggressione e molti di loro sono feriti, se è il caso chiama anche un’ambulanza, puoi dire che stai lavorando per il Consiglio così non ti rimprovereranno per le lezioni». Kiharu accennò ad un si avviandosi verso l’infermeria: «Perdonate se lo chiedo, ma di solito chiamate Yui per queste situazioni». Izana la osservò ancora nascosta nella sua spalla, gli occhi leggermente arrossati per le lacrime che si era costretta a fermare sfregandoli: «È Yui la vittima dell’aggressione, lei sta bene, la porto via con me, gli altri li lascio a te». All’affermazione riprese il controllo dei suoi pensieri: «Mi porti dove?». Izana la invitò a camminare verso la porta: «A casa con me, volevi parlarmi di una cosa, ricordi? Ah ma prima…». Non gli servì imporsi quando chiese i cellulari, chi era ancora cosciente si tirò indietro da quei ricatti, si erano già arresi da tempo e aspettavano solo che qualcuno ne scoprisse i misfatti.  Entrarono nella macchina appena arrivata e Izana inviò un messaggio essenziale a Zen chiedendogli anche di recuperare le due borse lasciate a scuola. Arrivati alla maestosa villa Izana fece strada chiedendo ai domestici di trovare dei vestiti per Yui e di assegnarle una camera, Izana si fermò davanti alla porta e Yui abbassò lo sguardo: «Prendo il portatile e ti raggiungo, fa come se fossi a casa tua». Yui sorrise appena: «Come se la dimora di un Principe fosse come casa mia».

Ignorò la provocazione muovendosi per i corridoi, Yui ne approfittò per fare una lunga e rilassante doccia, lasciandosi scivolare da dosso le emozioni negative di quella giornata, uscì dalla doccia trovando dei vestiti comodi appesi ad una gruccia, sorrise ringraziando le domestiche, asciugò i capelli accarezzandoli con molta cura. Li legò in una coda alta mentre usciva dal bagno e riconosceva Izana seduto alla scrivania a guardare il portatile: «Perché hai preso i loro telefoni?». Izana sospirò chiudendo la cartella: «Perché a quanto ne so, c’è abbastanza per poterli incastrare e fermare questa follia, tu più tosto spiegami perché sei andata lì da sola». Yui deviò lo sguardo all’accusa giusta che non poteva rifiutare di accettare, accarezzò i capelli stringendosi nelle spalle: «Non pensavo che fossero gli stessi che cercavi, una mia compagna di classe non ha partecipato alla gara dei 200 metri perché qualcuno le aveva lasciato un vistoso morso sul polpaccio, ha dovuto coprirlo con le bende e fingere una slogatura, l’ho convinta a dirmi tutto ed è scoppiata in lacrime. Volevo solo avvisarlo, so che non sarei dovuta andare da sola, sapevo bene che era una trappola l’incontro che mi aveva proposto, ma se mi avessero aggredito come hanno fatto, avrei avuto la scusa per invocare la legittima difesa e metterli fuori gioco. Quando perlò…ho visto le forbici, quando…ha afferrato i miei capelli, ho perso il controllo, neanche ricordo cosa io abbia fatto, so solo che mi sono liberata e che dovevo…volevo farlo sentire così terrorizzato, mi ha chiamata mostro quando il mostro era lui, come si invertono facilmente le parti quando da cacciatore diventi preda».

Izana sospirò cercando di avvicinarla ma Yui si allontanò: «Mi hai rinfacciato il fatto che non ti sfiorassi, per tutta la settimana e adesso non vuoi lasciarti consolare? Sei tutt’altro che semplice». Yui indietreggiò ancora trovandosi con le spalle al muro: «Potrei non riuscire a controllare i miei istinti, se ti avvicinassi troppo e non voglio che ti avvicini, hai dato la resa con me, no?». Izana alzò lo sguardo al cielo sbottonando la giacca della divisa scolastica: «Non ho mai detto che mi arrendevo, solo che è difficile convincerti quando sei già convinta di tuo, ti riaccompagno a  casa, Kioichi si preoccuperà quando saprà che sei uscita prima». Yui deviò lo sguardo alla vicinanza di Izana: «Non lo saprà». Il ragazzo incrociò le braccia severo: «Non puoi nasconderglielo». Yui strinse la maglia comoda irrigidendo le spalle: «Non lo saprà…non subito almeno». Izana alzò lo sguardo perplesso: «Che significa?». Yui sospirò arrendendosi alla pressione che Izana non avrebbe lasciato andare: «Kioichi non è a casa, è fuori città». Izana sussultò al ricordo della comunicazione che aveva lasciato ai professori: «Ha comunicato un problema di salute, non di essere…». La ragazza bloccò il rimprovero con un cenno negativo: «È una questione di lavoro, non poteva informare la scuola». Izana avanzò di un altro passo preoccupato: «Quanto fuori città?». Yui si strinse nelle spalle, non poteva mentire sotto quello sguardo: «Molto, è a Manhattan». Izana sgranò gli occhi: «Fino a Manhattan per questioni di lavoro?». Yui sospirò di nuovo immaginando che poteva dirgli il vero motivo dell’assenza del maggiore: «Una delle ultime canzoni che ha scritto è sotto accusa di plagio, è capitato altre volte, le persone sono capaci di fare e dire cose di ogni tipo per superare chi è già in alto, fin ora Séline ha sempre risolto con facilità, ha le capacità di un avvocato e ottime conoscenze  del diritto, ma la canzone che ha scritto è stata scritta su di lei e per lei, Kioichi ha pensato che questa volta sarebbe stato meglio essere presente, questa mattina è partito per Manhattan, tornerà solo lunedì pomeriggio». Izana sospirò indietreggiando per lasciarle spazio: «Sei da sola per l’intero week-end, per questo mi avevi chiesto di fare qualcosa la scorsa settimana?».

Yui accennò ad un si restando in silenzio, Izana sospirò facendole segno di non muoversi uscendo dalla stanza per avviare la chiamata: «Aniue, sono in cammino proprio adesso». Izana sospirò al telefono: «Zen, all’inizio della settimana volevi chiedermi qualcosa, non è vero?». Il minore sussultò sorpreso: «In effetti, ma eravate preso da Yui e ho pensato di rimandare». Izana strinse l’apparecchio telefonico: «Di cosa si trattava?». Zen sistemò le due borse sulla spalla per comodità: «Volevamo passare un week-end alle terme qui vicino, perché me lo chiedete?». Izana chiuse gli occhi immaginando che l’idea fosse di Yui: «Si tratta di Yui». Zen sospirò pensando alle voci che giravano: «Ho sentito dell’aggressione, sta bene?» Izana accennò ad un sì, anche se non poteva vederlo: «Abbastanza, ha già fatto il giro della scuola?». Zen guardò la strada che lo separava dalla stazione: «Hanno chiamato l’ambulanza, erano tutte ferite lievi tranne una slogatura alla spalla e un ematoma su uno stinco, tutto lieve, sono stati portati tutti via e comunicheranno le condizioni al Preside, il quale aspetta spiegazioni da entrambi, immagino che Yui non voglia tornare a casa per non affrontare Kioichi». Izana sospirò pensando a qualcosa per evitarle di passare il week-end rinchiusa in quell’aggressione: «Ho appena scoperto che Kioichi rientrerà solo lunedì pomeriggio, resterà a casa da sola, e preferirei che non fosse così, puoi chiamare i tuoi amici e invitarli qui?». Zen si fermò di colpo sorpreso: «Credo di non aver capito». Izana sorrise divertito al dejà vu: «Ho detto che puoi invitare i tuoi amici a passare il week-end alla villa con noi, non abbiamo problemi di spazi, quando rientri fammi sapere».

Chiuse la chiamata lasciandolo senza fiato al permesso mai ricevuto, sorrise appena componendo un altro numero mentre saliva sul treno. Izana sospirò spegnendo il cellulare e rientrando in camera, Yui aveva preparato la borsa scolastica: «Grazie per l’ospitalità, vado». Izana arricciò le sopracciglia: «Non vai da nessuna parte». Yui gli lanciò uno sguardo: «Ho preso una decisione e vado via, non sono come te». Izana le afferrò il polso tirandola indietro in un abbraccio, Yui cercò di colpirlo con una gomitata che fu bloccata dalle abilità del ragazzo: «Devo ancora parlare, non ti permetterò di chiuderti e di non lasciarmi entrare». Le impedì di correre verso la porta per affrontare la questione una volta per tutte: «Sono stanca di questo gioco, sei titubante solo a sfiorarmi non riusciresti mai a tenermi vicina Izana, lasciami andare, ho capito che hai troppe cose per la testa e che non puoi dedicarmi un minimo di attenzioni, perciò lasciamo perdere, collaboriamo solo per la scuola e saremo tutti felici, lontani e felici». Il ragazzo le bloccò la via quando tentò di nuovo di allontanarsi: «Smettila di prenderti in giro, io non faccio per te, tu vuoi una persona da poter tenere sotto controllo, che faccia e dica quel che vuoi, io sono l’esatto contrario di quel che vuoi quindi non vedo motivo per continuare a prenderci in giro in una storia che non è neanche iniziata e che non vuoi che inizi, non sping…».

Aveva ignorato la voce del ragazzo che stava cercando di parlare sulla raffica delle accuse, quando la spinse al muro e reclamò il silenzio con un bacio scoccato come una freccia da un arco: «Lasciami parlare». Yui negò allontanandolo spingendolo con le braccia, Izana le afferrò dolcemente i polsi per poter avere campo libero, baciandola di nuovo: «Non è…». Ancora e ancora finché non si arrese all’insistenza: «Ascoltami per favore, ho capito, ma hai frainteso, Yui». Sospirò appoggiando la fronte alla sua spalla senza fiato: «Frainteso? Va bene, parla allora». Izana sospirò lasciandola andare e rialzandole il viso: «Hai creduto che non volessi sfiorarti perché ero incerto, perché stavo pensando al fidanzamento combinato che non volevo abbandonare, hai ragione su come fare devo ancora riflette, ma hai frainteso, è che io ho tante cose a cui pensare, troppe cose a cui pensare, ma se ti sfiorassi nella quotidianità, non riuscirei più a resisterti, è questo il motivo».

 Yui alzò lo sguardo sorpresa: «Resistermi?». Izana accennò ad un si appoggiando la fronte alla sua: «Il pensiero di baciarti, di tenerti per mano, di vederti ridere e scherzare con gli altri, ricordarmi di quando arrossisci, Yui tutto questo per me è nuovo, fin ora ho sempre pensato che non avrei dovuto cercare altre ragazze perché ero già promesso, con una persona che vive distante da me e con cui non sono a contatto tutti i giorni, con te è diverso. Attiri troppo la mia attenzione, impedendomi di concentrarmi su tutto quello che mi ha reso quel che sono, non è insicurezza intesa in quel modo, io…per me hai una grande importanza, ma devi darmi un po’ di tempo per trovare il giusto equilibrio tra le cose, sei entrata nella mia vita sconvolgendo tutto e ora ci devo fare i conti, non posso andare avanti allo sbando, ho delle responsabilità che condivido e voglio condividere con te, ma devo prima rimettere a posto quello che hai scombussolato, non voglio lasciarti andare, perché con te per la prima volta sento cosa significhi vivere, dammi solo un po’ di tempo, ok? Solo un po’ più di tempo». Yui strinse gli occhi rilassando le spalle, osservò il viso sicuro di quelle parole e diede la resa stringendolo per quando lo spazio libero le permettesse: «Avresti dovuto dirmelo prima». Izana accennò ad un si ricambiando la stretta: «Te l’ho detto adesso, credi di poter aspettare ancora un po’?». Yui sospirò alzando lo sguardo: «Evita di farmi diventare vecchia però». Izana accennò una risata avvicinandosi di nuovo alle labbra: «Se smetterai di farmi venire i capelli bianchi».

Zen rimase fermò davanti alla porta perplesso, aveva ascoltato dal filo della porta lasciata aperta e si stava chiedendo se fosse il caso di interromperli, indietreggiò trovando una soluzione diversa: «Avvisate mio fratello che sono tornato e preparare le stanze per gli ospiti». Le due ragazze si inchinarono e si divisero i compiti: «Izana-sama, vostro fratello è rientrato e desidera conferire con voi». Izana sussultò allontanandosi dalla ragazza: «Sarò nel salone tra un attimo». Yui deviò lo sguardo, Izana le accarezzò il viso baciandole la fronte: «Quando vuoi raggiungici nel salone». Yui accennò ad un si avvertendo il vuoto quando lasciò la stanza, sospirò appoggiando la mano sul petto: «Non poteva essere una persona normale». Sorrise prendendo in giro quella stessa frase detta prima, guardò il portatile lasciato acceso incuriosita dal contenuto dei telefoni. Izana entrò nel salone trovando Zen affacciato al balcone: «Ben tornato». Sorrise rientrando nella stanza: «Aniue, avrei invitato Shirayuki e Yui a passare il week-end in questa villa, Mitsuide purtroppo è già organizzato e Kiki vorrebbe riprendere con lo studio, ho il vostro permesso per ospitarle?». Izana sorrise accennando ad un si: «Non è con te però». Zen negò guardando verso il corridoio: «Arriverà in serata, era ancora a scuola quando gliel’ho detto, quando ho nominato Yui e le ho detto che Kioichi non c’era ha detto che sarebbe venuta e che le serviva solo il tempo per prendere il necessario, Yui come sta?».

La ragazza entrò nel salone sorridendogli: «Sto bene, grazie Zen, gli altri invece?». Zen la avvicinò rasserenato che non avesse vistose ferite: «Lividi e ferite qua e là, una spalla slogata, un ematoma e un colpo alla testa, li hai conciati per bene». Yui si strinse nelle spalle a quello che non vedeva come un complimento: «Dovevamo solo parlare di Izumi ma mi hanno teso una trappola, mi sono solo difesa, Shirayuki verrà più tardi?». Zen accennò ad un si: «Sarete nostre ospiti per tutto il fine settimana, ho dato ordine di preparare le camere». Yui sorrise rincuorata dalla presenza della ragazza: «Izana-sama ci sono ospiti».

Shirayuki attese nell’ingresso rigida come una statua, ma alla visione di Yui si sciolse e corse ad abbracciarla: «Ben arrivata, Zen ha fatto preparare le nostre camere, dopo le andiamo a vedere». Shirayuki accennò ad un si soddisfatta chinando il capo davanti ad Izana in avvicinamento: «Non credo allora sarà un problema aggiungere altre due stanze».

La voce sconosciuta sorprese anche i due Principi, Izana sussultò osservando le due ragazze entrare accolte dai domestici, sbiancando di colpo: «Margareth». Zen indietreggiò alla visuale di chi l’accompagnava: «Lady Eleanor, perché siete qui?». Margareth sorrise scostando il vestito lungo e largo togliendo il cappotto leggero lasciandolo ai domestici, sistemò i lunghi capelli biondo acceso, sfiorandosi regalmente la guancia con un sorriso: «Siamo state invitate a passare il fine settimana con i nostri futuri sposi, Izana-sama è un onore potervi rincontrare, anche se temo abbiate mal preso il nostro arrivo». Izana sussultò fulminato dallo sguardo del minore: «Non ero stato informato del vostro arrivo, siete state invitate entrambe?». Margareth avanzò sicura avvicinandosi e porgendogli la mano: «Lady Lorene-sama ha convenuto che il tempo passato dal nostro ultimo incontro si stesse prolungando troppo, ha invitato entrambe a venire a trovarvi, dopo aver saputo che avevate invitato nella villa estiva un gruppo di studenti». Izana sospirò rilassando le spalle, prese la mano portandola alle labbra: «Avreste potuto avvisarmi, sapete bene che non sono un amante delle sorprese». Margareth alzò le spalle ritirando la mano: «Perdonate il mancato avviso, siamo gradite ospiti?». Izana guardò incerto le altre due ragazze e sospirò arreso: «Siete le benvenute».
 

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Capitolo 22
*** Weekend Regale ***


L’arrivo improvviso di due persone che conoscevano e non conoscevano lasciò nella stanza un’aria pesante, Izana schiarì la voce avanzando le presentazioni che Margareth per prima stava aspettando: «Vorrei presentarvi il mio segretario al Consiglio Studentesco, Yui Maeda accompagnata da Shirayuki Himei, un’amica cara a mio fratello». Yui si chinò lievemente con tranquillità e con un sorriso, Shirayuki sussultò chinandosi di colpo agitata alla situazione che si stava delineando: «Piacere di conoscervi». Izana aggirò le due ragazze per presentarle: «Presento a voi, Lady Margareth Clara Rojas Cortes, figlia unica del Marchese Antonio Ramirez Cortes e la Contessa Dominique Ruan Rojas della Spagna, mia futura consorte». La ragazza fece una riverenza mantenendo il sorriso di cordialità, Izana indicò con un gesto regale la seconda ragazza rimasta in disparte, i capelli erano neri, la pelle chiara, gli occhi scuri e le labbra rosse, sembrava Biancaneve uscita dal racconto: «Lady Eleanor Julia Mayener Steiner secondo genita del Conte Albert Jiulius Steiner e della Contessa Leonia Marie Mayener dell’Austria, futura consorte di mio fratello minore, Zen». Il ragazzo sussultò alla presentazione intravedendo Shirayuki turbata: «Aniue, potrei conferire con voi in privato rapidamente?».

Si allontanarono lasciando le quattro ragazze nell’ingresso: «Entrate non restiamo nell’ingresso,  siamo liete di potervi conoscere». Le due nobil donne avanzarono nel salone prendendo posto sul divanetto: «È ancora presto per l’orario serale, gradireste prendere un tè?». Shirayuki la guardo perplessa dall’offerta: «Un tè?». Yui accennò ad un si alzandosi dal divano: «In Inghilterra esiste un’ora dedicata al tè, l’usanza si è sparsa un po’ in tutto il mondo». Margareth le sorrise concorde: «Convengo con il tè». Yui chiamò il maggiordomo per chiedergli di preparare una merenda in stile inglese, poi tornò a prendere posto accanto a Shirayuki, tesa come una trave di ferro: «Mi auguro che la nostra presenza non vi abbia turbato, Yui-dono». Yui guardò la ragazza totalmente nel panico: «Shirayuki-dono sembrate pallida, vi sentite poco bene?». Negò senza riuscire a mettere insieme una frase e Yui corse a soccorrerla: «Perdonate lady Margareth-sama, Shirayuki non ha un rapporto così cordiale con i nobili e con Zen-sama in particolare, credo che si senta a disagio con tutto questo improvviso tono formale». Eleanor prese la tazzina del tè sorridendole: «Non sarà un dispiacere per noi diminuire le formalità per adagiarvi in nostra presenza». Margareth guardò la porta preoccupata: «Mi chiedo se non sia successo qualcosa». Yui la rassicurò porgendole i biscotti appoggiati sul vassoio decorato: «Saranno solo questioni di routine, non vi cruciate, saranno presto di ritorno».

Zen fermò l’allontanamento guardandolo male: «Entrambe?». Izana alzò le mani per discolparsi dall’accusa silenziosa: «Non ne sapevo niente, non avevo idea che sarebbero venute proprio questa settimana, per fortuna che con Yui ho chiarito prima, è solo un fine settimana non c’è da preoccuparsi, sanno entrambe in che situazione siamo». Il fratello indietreggiò di qualche passo insospettendolo: «Perché Shirayuki sa che sei ancora promesso, vero?». Zen deviò lo sguardo stringendo i pugni: «Non mi era mai passato alla mente di informala che non fosse ancora sciolto, e mai avrei immaginato che un giorno potessero incontrarsi, e c’era bisogno di presentarla come la mia futura consorte?». Izana sospirò irritato: «Si, è la prassi Zen, è così che devono essere presentate, perché non le hai detto niente?». Zen si agitò cercando però di tenere bassa la voce: «Non credevo che ce ne fosse bisogno, non siamo mai entrati nell’argomento e non ho mai messo in conto che potesse incontrare una nobile così facilmente in giro per il mondo, non le farete restare spero». La situazione si era improvvisamente complicata: «Non posso mandarle via, sono arrivate dalla Spagna e dall’Austria per due soli giorni qui, e sono state invitate da nostra madre, arriverebbe in fretta e furia a chiedere spiegazioni, sono due lady di nobile famiglia, non posso mandarle via, Zen». Il minore si aggirò per la stanza preoccupato: «L’ultima volta che ho parlato con Eleanor le ho detto che non avevo intenzione di perseguire il fidanzamento, ma lei mi ha risposto che ci avrebbe riflettuto, non so se si consideri ancora la mia fidanzata, e Shirayuki…lei va in panico con le formalità…». Izana lo avvicinò per calmarlo e decidere come comportarsi con le quattro ospiti: «Per prima cosa prendila in disparte e spiegale tutto, tutto, e cercheremo di non tenerle troppo vicine nel fine settimana, torniamo di là, sono preoccupato anche per la reazione di Yui».

Entrarono nel salotto trovandole sedute a gustarsi un tè e a ridere divertite di qualcosa che non conoscevano: «Izana-sama, Zen-sama, vogliate unirvi a noi nell’ora del tè». Yui sorrise inquadrata dallo sguardo cristallino, Zen si strinse nelle spalle quando Shirayuki abbassò lo sguardo smeraldo: «Shirayuki…dono, vorrei proferire con voi in privato». Margareth lo fermò con un gesto della mano: «Zen-sama ve ne prego, non forzatela in questo modo, non vogliamo che la nostra presenza le dia disagio, non preoccupatevi per le formalità, dico bene Yui-san?».  La ragazza sorrise accennando ad un si: «Vi ringrazio per la comprensione Margareth-sama». Zen rimase sorpreso dall’atmosfera amichevole che si era creata, diversa da quella scontrosa che aveva previsto, Shirayuki si alzò, sembrò cercare di farfugliare la risposta e Yui la soccorse di nuovo: «Va pure, vi aspetteremo qui». La ragazza chinò il capo aggirando il divanetto per affiancare la camminata di Zen, Izana prese posto a capo del giro, Margareth gli offrì del tè e Yui gli avvicinò i biscotti: «Grazie, avete detto di essere state inviate da mia madre». Margareth accennò ad un si riempiendo di nuovo la tazza: «Oh era giunta voce che aveste tirato del fango ad un ospite nella villa estiva ma Yui-san stava puntualizzando che foste solo caduti mentre tornavate dall’abituale corsa mattutina, il terreno era diventato fangoso a causa di un annaffiatoio automatico rotto, dico bene?». Yui accennò ad un si assaporando il profumo del tè: «Esatto, siamo scivolati mentre rientravamo, tirarsi addosso del fango non sarebbe comportamento da Izana-sama».
Il ragazzo alzò un sopracciglio perplesso su quanto gli sarebbe costato quello scudo sul suo comportamento: «Ad ogni modo sono sorpresa che abbiate avuto ospiti quest’estate, avete sempre rifiutato la possibilità di passarla insieme». Yui intervenne di nuovo a metterlo in difficoltà: «In realtà è stato diciamo costretto, ha perso una scommessa, e ha ritenuto più sicura la villa estiva di un qualunque altro posto sconosciuto». Izana la guardò male ma alla fine resse il gioco: «Yui non mi sembrava adatta al ruolo ed abbiamo scommesso sulla riuscita di un musical scolastico, ma alla fine mi sono ricreduto, ha un ottimo metro di valutazione». Margareth le sorrise cordialmente e spostò poi lo sguardo su Izana: «Considerando l’orario potremmo uscire, conosco poco la città nonostante abbia passato diverso tempo con voi in passato, ne abbiamo appena discusso». Izana guardò tutte e tre le ragazze, forse la situazione non era così complessa come credeva: «Avete parlato di molte cose in nostra assenza». Margareth accennò ad una risata: «Quando la compagnia è ottima, gli argomenti scorrono come una penna su un foglio». Yui accennò ad un si concorde apprezzando la similitudine: «Abbiamo convenuto che se voi eravate sorpreso dall’improvvisa presenza, anche i domestici si saranno trovati impreparati, potremmo cenare fuori in quel famoso caffè che anche voi avete apprezzato, la vostra opinione?». Izana si strinse nelle spalle, ormai avevano deciso da sole: «Convengo». Yui si alzò in piedi prendendo il cellulare e uscendo dalla stanza: «Ottimo, prenoto all’istante».  Margareth lasciò la tazzina osservando la porta socchiusa: «È una persona deliziosa». Izana deviò lo sguardo tenendo per sé i commenti su quella ragazza fuori da ogni schema.

 Aveva informato anche Zen e Shirayuki dei piani decisi ed erano tutti in macchina diretti verso l’area di negozi. Come se fossero amiche da una vita provarono, riprovarono, cambiarono e comprarono: «Cosa sono questi adesivi colorati?». Yui sorrise dividendo i colori: «Li attaccheremo sulle buste per distinguere le proprietà e al nostro ritorno non faremo confusione». Izana arricciò le sopracciglia portando il peso di molte più buste di quelle che aveva Zen: «Ci hanno preso per dei fattorini?». Margareth e Yui erano le più attive mentre Eleanor e Shirayuki cercavano di frenare l’entusiasmo. Yui fece strada verso il caffè ristorante, lasciarono le buste vicino al tavolo prendendo posto, in attesa della cena Margareth espresse la sua felicità osservando tutti i particolari del locale stile d’epoca, deliziata anche dalla cena ottimamente preparata, rientrarono a casa sospirando di stanchezza e divertimento, Yui spartì le buste avvantaggiata dai colori augurando a tutti la buona notte.

Izana si trattenne a ripensare alla giornata con il suo bicchiere di vino in mano, le spalle erano doloranti per tutte quelle buste di cui era stato caricato, aprì la porta della camera trovando con sua sorpresa Yui seduta davanti al portatile riportato al suo posto: «Cosa hai intenzione di fare con loro?». Izana si avvicinò chiudendo la cartella di immagini e spegnendo il computer: «Vedrò quando torneremo a scuola, ora vorrei solo riposare». Si stese sul letto facendo una smorfia al dolore pungente: «Mi hai assecondata». Izana sospirò rialzandosi e togliendo la giacca: «Avevo forse scelta? Hai coinvolto anche Margareth». Yui si sedette sul materasso facendogli segno: «Cosa?». Gli sorrise complice abbassando l’intensità delle luci: «Non avrò le mani di un gatto ma me la cavo».

Izana la guardò perplesso prima di arrendersi alla sfida portata avanti, fece una doccia veloce uscendo nella speranza che la stanza fosse vuota ma Yui si era stesa sul letto in sua attesa, era stanco per combatterla e si stese al suo fianco: «Mi sono accorta di quante cose fossero solo quando le ho uscite dalle buste, certo non potevo tornare a casa a preparare il borsone e dovevo rimediare in qualche modo, altrimenti Margareth avrebbe capito che anche noi come ospiti eravamo inattesi, è una ragazza attenta ma anche dolce, una brava persona, mi aspettavo di peggio trattandosi di te». Izana strinse il cuscino affondando la testa, rifiutandosi di rispondere alle sue provocazioni, avvertì il peso della ragazza irrigidendo le spalle doloranti che poco a poco con un lieve e caldo movimento iniziarono a sciogliersi. Rimase in silenzio a guardare la tenda chiusa davanti alla finestra e pian piano gli occhi divennero troppo pesanti per restare aperti, Yui sorrise allontanando le mani dal massaggio al cedimento, alzandosi dal letto: «Grazie Izana, buona notte».

 
*

Il bussare alla porta lo fece riemergere dal sonno, stava osservando la sua mano davanti alle tende chiuse, il pensiero del massaggio tornò subito alla mente ma nella stanza non c’era nessuno e le spalle erano così rilassate che forse aveva dimenticato quanto fossero leggere. Sorrise appena scompigliando i capelli e alzandosi per aprire la porta al maggiordomo incaricato di svegliarlo. Uscì perplesso sull’orario tardo, entrò nel salotto superiore, dedito al relax trovando Yui e Margareth a giocare a scacchi e Zen seduto a guardare il libro su cui Eleanor spiegava le proprietà della medicina moderna a confronto con le capacità vecchio stile di Shirayuki: «Ben svegliato, Izana-sama». Si avvicinò al tavolo curioso di sapere come fosse la situazione: «Siete in vantaggio». Margareth accennò una risata osservando Yui contrariata: «Le sto insegnando a giocare da questa mattina, sebbene abbia sempre vinto, Yui-san impara in fretta. Vi abbiamo lasciato dormire, sembravate molto stanco ieri, ma vedo che oggi siete luminoso, ne sono lieta». Izana guardò Yui totalmente concentrata sul gioco: «Pensavamo di passare il pomeriggio in giardino a passeggiare, sembra una bellissima giornata». Eleanor lasciò la postazione avvicinandosi alle due ragazze: «Io vorrei assentarmi per andare dal parrucchiere, ho saputo che un famoso Styler sia qui per un corso sul taglio di capelli». Yui appoggiò il pezzo degli scacchi dando la resa: «Credo che vi farò compagnia». Margareth sorrise muovendo lo scacco matto come Yui aveva previsto: «Izana-sama volete univi a noi?». Izana negò voltando loro le spalle: «Perdonate, noi abbiamo un incontro importante nel pomeriggio». Zen alzò lo sguardo recependo quel ‘noi’ sottolineato come un ordine a seguirlo: «Shirayuki, volete andare anche voi?». La ragazza chiuse il libro guardando Margareth: «Cammineremo nel giardino domani». Presero posto per il pranzo consumandolo con poche parole ma con un clima sereno, il pomeriggio si divisero per ritrovarsi quella sera a cena.

Margareth aveva cambiato acconciatura era liscia come una stola di seta e alcuni ciuffi erano più scuri a contrasto con l’intensità del biondo. Eleanor aveva accorciato la lunghezza fino alle spalle eliminando anche la frangetta, Shirayuki aveva approfittato solo per la piega, mentre Yui aveva i capelli sciolti e lisci in un taglio scalato a V, che le copriva tutta la schiena, mettendo in risalto anche i ciuffi davanti, lievemente simili ad una frangia. Passò davanti alla porta cercando di capire se i due ragazzi erano entrati, quando Izana aprì la porta del salone per constare il ritorno: «Ho pensato di sistemarli e di provare qualcosa di diverso, come vi sembrano?». Il movimento gli tolse le parole dalla bocca, era rimasto a guardare Yui ad occhi spalancati:  «Di ottimo gusto, venite, la cena è quasi pronta». Presero posto a tavola, Margareth non si era lasciata sfuggire lo sguardo meravigliato: «Avete risolto?». Izana accennò ad un si regalandole un sorriso rilassato. Passarono la serata a giocare di nuovo prima di darsi la buona notte.

 
*

Il giorno a seguire stavano passeggiando nel giardino di fuori divisi a coppie: «Yui-san, andate d’accordo con Izana-sama?». Yui era distratta dalla natura del luogo: «La minor parte delle volte, abbiamo spesso un modo di vedere e di pensare diverso, questo ci porta ad uno scontro di idee ma poi riusciamo a trovare un punto d’incontro che vada bene per entrambi, voi lo conoscete da tanto?».  Margareth accennò ad un si avvicinandosi al ciliegio in fiore: «Lo conosco da quanto era bambino, ma è sempre stato molto riservato e distante sebbene fossimo nella stessa stanza o seduti vicini, vorrei poter fare di più e diminuire le distanze tra noi». Yui le sorrise dolcemente prendendo un petalo che svolazzava, porgendoglielo: «Dove credete che andrà questo petalo quando lo lascerò andare?». Margareth la guardò in attesa della risposta: «Volerà via, naturalmente». Yui accennò ad un si lasciando che volasse libero: «Ma arriverà lontano e troverà una strada diversa, si poserà a terra, poi volerà di nuovo e magari verrà portato via dalla corrente di un fiume, questa è la libertà della natura, forzarsi o forzare non appartiene alla natura, con il tempo tutto troverà il suo posto, stare a lui vicina non dimezzerà le distanze al contrario potrebbe aumentarle, stargli vicina pur essendo lontana, questo potrebbe portarvi a conoscenza di quel che realmente siete». Margareth prese un altro petalo accarezzandolo lievemente: «Come fate?». Yui sorrise divertita voltandosi a guardarlo arrivare: «Sfidandolo, Izana-sama». Alzò la voce per richiamarlo a raggiungerle: «Mi insegnereste a tirare con l’arco?». Izana si irrigidì scendendo a guardarla: «Tirare?». Yui accennò ad un si con i capelli che svolazzavano al vento: «Con l’arco».

Con uno sguardo chiese a Margareth il consenso, la ragazza accennò ad un si sorridendo e seguendoli verso l’interno, prese l’arco caricando la freccia, mirò con attenzione e la lasciò andare centrando l’obiettivo: «È la prima volta che lo vedo tirare con l’arco». Yui avanzò prendendo l’arco e la freccia, cercò di emulare i movimenti ma prima che Izana potesse aiutarla, la freccia scattò contro la struttura tornando indietro colpendo il punto da cui il Principe si era prontamente spostato: «Non so dire se tu abbia una mira pericolosa o se tutto quel che fai diventi pericoloso». Yui accennò una risata discolpandosi: «Non era mia intenzione». Izana sospirò sorridendo divertito aiutandola a tirare la corda dell’arco e a mirare, aggiustando la posizione, Yui scoccò la freccia centrando il bianco al di fuori del bersaglio: «Non male per una principiante». Yui sorrise facendo l’occhiolino a Margareth: «Vi sfido, se faccio centro chiederò ai domestici della cucina di preparare un doppio dessert per la mia cena». Izana arricciò le sopracciglia prendendo un secondo arco: «Se vinco, e non riesci a centrare il centro del bersaglio la smetterai con queste sfide senza un senso». Yui indietreggiò lasciandogli campo libero, Izana ovviamente colpì il centro, lasciando il posto a Yui. La ragazza prese un respiro prima di mettersi in posizione, spense il sorriso e come un petalo di ciliegio sull’onda del vento lasciò andare la freccia con una tale dolcezza e intensità da sorprendere anche Margareth, che al centro perfetto si voltò a guardare il viso sbalordito del ragazzo, Yui accennò una risata saltellando: «Doppia porzione per me». Invitò Margareth a rientrare, Zen si soffermò divertito a guardare il sorriso arreso del fratello.

Alla seconda porzione di dolce Yui sorrise tirata: «Non era quello che volevi?». Accennò ad un si abbassando lo sguardo sul dolce: «Allora perché quel viso abbattuto?». Yui alzò la mano mostrandogli le dita arrossate: «Pensavo che dovete aver tirato troppe volte da contare per dosare la forza». Zen sorrise ammirato al particolare: «Si allena con l’arco da quando ne ho memoria, quando è arrabbiato o troppo concentrato la freccia trapassa il bersaglio, raramente sbaglia, riesce a centrarlo anche al buio». Yui sorrise inquietata dall’informazione: «Dovrò fare attenzione a non trovarmi in traiettoria». Izana sorseggiò tranquillamente mentre Zen lodava quell’abilità: «Non ha difficoltà neanche con i bersagli in movimento, se dovesse acquisirti, dubito riusciresti ad evitarla». Izana sorrise lasciando che la mettesse in guardia da quell’abilità, lo sguardo posò su Margareth pensierosa al suo posto: «Margareth-sama, siete silenziosa». Dopo la dimostrazione aveva abbassato lo sguardo e si era immersa nel silenzio e nei pensieri: «Izana-sama, manterrete la vostra promessa, quest’anno?». Izana la inquadrò perplesso, Margareth comprese la perplessità facendogli chiarezza: «L’anno scorso siete stato assente per questioni scolastiche, ma avevate promesso che quest’anno avreste partecipato al ballo organizzato in onore del mio sedicesimo compleanno». Sussultò al ricordo e deviò lo sguardo, voleva rifiutare di partecipare, Margareth lo anticipò alzandosi di colpo per rivolgersi alle due ragazze: «Yui-san, Shirayuki-san, sarei lieta di avervi entrambe ospiti speciali al mio compleanno, questi giorni in vostra compagnia sono stati deliziosi, lasciate che vi dimostri la mia gratitudine con quest’invito».
 

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Capitolo 23
*** Consapevolezze ***


L’invito aveva lasciato tutti con il fiato sospeso, Shirayuki aveva lasciato cadere la forchettina nel piatto, Yui stava ancora riavvolgendo le parole e Izana era rimasto con il bicchiere sollevato. Lo sguardo di Zen sbloccò Yui per prima: «Volete dire…ad un ballo…tra nobili, tra i nobili…della Spagna?». Margareth accennò ad un si speranzosa, pressando la mano sul petto preoccupata alla risposta: «Sarebbe per me un onore». Izana appoggiò il bicchiere sul tavolo riprendendo lucidità cercando di fermare la possibilità: «Temo di dover…». Yui si alzò di colpo con la mano in alto, facendo tremare la tavola e attirando tutta l’attenzione: «Izana-sama, conferimento in privato, per favore». Lasciò il suo posto afferrandolo per il polso trascinandolo verso l’esterno della sala: «Cosa ti è preso?». Yui stava brillando e cercava di trattenere l’entusiasmo: «Un ballo…in Spagna!». Urlò coprendosi di colpo le labbra, iniziò a camminare su e giù trattenendo l’emozione: «Non avrai intenzione di accettare, spero». Yui saltellò entusiasta avvicinandolo: «Ma non capisci, è un’occasione d’oro, è perfetta Izana». Il ragazzo rimase perplesso: «Perfetta per cosa?». Yui riprese a girare giocando con le mani: «Per Shirayuki e Zen, avere lady Margareth a sostenerla le permetterebbe di guadagnarsi il rispetto di molte famiglie nobili tra cui anche quello dei vostri genitori, e non ci sarebbero più problemi per lei, non capisci, come fratello maggiore Izana è tuo compito  sostenere il loro rapporto. A parte gli scherzi, è davvero l’occasione migliore che potesse capitare, non dire di no, avanti!». Lo scosse per ottenere il suo consenso, Izana sospirò e Yui interpretò il sospiro come un sì, sfuggì alle sue mani rientrando di colpo nella sala sfavillante di gioia: «Vi ringrazio per l’invito Margareth-sama, lo accettiamo con onore». Shirayuki sussultò e Zen cercò di colpo di inquadrare la reazione del maggiore furioso, fuori dalla porta che di bersagli in quel momento ne avrebbe attraversati tre: «Ottimo, l’evento dista due settimane, vi ospiterò personalmente nella mia residenza, comunicherò i dettagli a tempo debito così da trovarci concordi, ah vorrei scambiare anche i numeri di telefono». Yui sorrise felice di quella fiducia guadagnata, prese il cellulare registrando il numero della ragazza che tra tutti sembrava la più felice.

Salvato il contatto si aprì una chiamata che le spense il volto e le pietrificò il respiro al ricordo di cosa aveva tralasciato: «Ho dimenticato di avvisare Kioichi della mia assenza». Disse tutto d’un fiato attirando la preoccupazione di Izana all’improvvisa aria di festa svanita: «Dovrebbe tornare domani, così avevi detto». Yui si strinse nelle spalle stava andando in panico al sol pensiero: «Solo se le cose non fossero andate come avrebbero dovuto, c’era la remota possibilità che potesse prendere il volo precedente anticipando di un giorno, ma non l’avevo messo in conto, ero certa che ci sarebbe voluto di più…ah sarà furioso, terribilmente furioso…». Abbassò la voce guardando tremante la foto del maggiore, immaginando quanto sarebbe stato duro affrontarlo, Izana sospirò notandola veramente terrorizzata alla risposta, stava tremando, avanzò prendendo il cellulare dalle sue mani: «Dovrai assumerti la responsabilità della tua distrazione». Rispose alla chiamata uscendo dalla stanza: «Avete un fratello?». Zen corse a sorreggerla: «Un fratello maggiore, io e Yui siamo nella stessa classe, come mio fratello e il suo». Anche Margareth si intenerì allo sguardo che stava diventando lucido, le accarezzò il viso sperando che non fosse così tragica come la stava facendo sembrare. Izana rientrò dopo qualche minuto appoggiando il cellulare sul tavolo, Yui lo guardò con gli occhi di un cucciolo che aveva fatto un enorme sbaglio: «È furioso, è a casa già da diverse ore, ha provato a chiamarti più volte ma non hai risposto, è preoccupato e pretende che rientri all’istante, gli ho spiegato la situazione e sembra disposto a lasciarla passare in parte. Va a prepararti, ti accompagno, rinuncia al ballo in Spagna, ora come ora non te lo permetterebbe». Yui abbassò lo sguardo alzandosi e dirigendosi verso il piano superiore per preparare la roba da portare via costringendosi a mostrarsi forte: «Torneremo tra poco».

Margareth si strinse nelle spalle guardando il cellulare lasciato sul tavolo, con un atto di coraggio che non era da lei, afferrò il braccio di Izana tirandolo indietro: «Portatemi con voi». Izana sospirò negando: «Non spingetevi oltre, Margareth». La ragazza arricciò le sopracciglia senza lasciarlo andare: «Verrò con voi». La frase cambiata lo lasciò sorpreso, la ragazza prese il cellulare attendo Yui nell’ingresso, salirono tutti e tre in macchina e partirono per tornare a casa, Margareth si sporse ad appoggiare la propria mano sulla sua: «Andrà bene, Yui-san, non temere».  La luce della casa era accesa, Yui scese per prima avanzando e aprendo la porta seguita dai due nobili: «Sono tornata». Sussurrò appena lasciando il borsone con la borsa della scuola a terra.

Kioichi avanzò lento dal salotto calmo e furioso allo stesso tempo: «Sono a casa da diverse ore e trovo tutto esattamente come l’ho lasciato. La cucina brillante. Il telecomando sul mobile. Il letto rifatto e la tua borsa che non c’è vicino alla mia. Mancavi solo tu. Poi ho trovato un’e-mail che mi informava dell’aggressione a scuola e che alcuni studenti erano in ospedale, e di te neanche la minima traccia. Il tuo cellulare non dava segnali di vita e nessuno si è messo in contatto con me». Alzò lo sguardo inquadrando anche Izana alle sue spalle, ignorando la seconda presenza femminile. Kioichi era una furia, quello sguardo era più affilato di una qualsiasi lama, sebbene fosse abituato a trattare con persone più grandi e potenti in quel momento si sentì un bambino indifeso davanti alla presenza crescente del ragazzo, Yui aveva lo sguardo basso tremante stringeva il braccio spaventata:  «Io…». Pronunciò appena senza riuscire a continuare la frase: «È mia la colpa». Margareth aveva preso un respiro riemergendo dalla forte aura arrabbiata, avanzò appoggiando le mani sulle spalle della ragazza per rassicurarla: «Sono certa che sia io la causa della sua distrazione, sono arrivata all’improvviso, e un viso così nuovo mi ha incuriosita, abbiamo passato assieme il fine settimana, la mia presenza ha deviato la sua attenzione dal ricordo di comunicare la sua posizione, vi prego, la colpevole sono io, siate con lei clemente». Kioichi spostò lo sguardo con un movimento degli occhi quasi a rallentatore: «Non importa chi voi siate e quanta attenzione abbiate deviato, riceverà comunque una punizione affinché non accada una seconda volta». Izana avanzò al suo fianco, non poteva lasciare a Margareth la totale colpa: «Devo farti le mie scuse, avrei dovuto assicurarmi personalmente di avvisarti dell’accaduto e comunicarti che sarebbe stata da noi, sono desolato». Kioichi ruotò di nuovo lo sguardo per trafiggerlo e Izana sussultò all’improvviso buco nero che si stava creando sotto i suoi piedi: «Fai bene ad esserlo». Una porta delle camere superiori si aprì dilatando la tensione: «Kioichi, è Yui?». Scese le scale bloccandosi di colpo alla visione: «Séline-sama».

Séline si avvicinò accarezzando Kioichi per indurlo ad essere magnanimo con la sorella: «Lady Margareth-sama, che sorpresa». Margareth strinse Yui facendole coraggio: «Lieta di incontrarvi di persona dopo tanto tempo, Seline-sama, sono onorata». Kioichi guardò Séline perplesso: «Lady?». Séline allungò la mano verso Yui per accoglierla in un abbraccio, Yui avanzò lasciandosi portare in secondo piano: «Vorrei presentarti Lady Margareth Clara  Rojas Cortes, figlia del Marchese e della Contessa della Spagna». Kioichi sgranò gli occhi tornando ad osservarla: «Non è nel continente sbagliato?». Izana intervenne a chiarire la questione: «Lady Margareth è la mia consorte, per invito di mia madre è venuta a passare il fine settimana con noi, hanno velocemente legato e sono lieto che entrambe si siano divertite». Séline guardò Yui ancora a sguardo basso ma tranquillo per quanto riguardava Izana: «E vi siete scomodata solo per accompagnarla?». Margareth avanzò appoggiando la mano sul petto: «Per scusarmi di averla distratta dall’avvertimento alla sua famiglia, ma sono qui anche per un altro motivo». I due ragazzi la guardarono in attesa: «Questi giorni passati con loro sono stati gioiosi e sarei onorata di ospitare Yui-san, e Shirayuki-san, nella mia residenza, in occasione del mio sedicesimo compleanno, l’evento si terrà tra due settimane». Kioichi rimase sorpreso: «In Spagna?!». Margareth accennò ad un si: «Volevo avvisarvi in prima persona dell’invito, considerando quel che è successo, mi auguro che lascerete che ella partecipi». Kioichi rimase senza fiato all’invito diretto: «Sarò presente anche io alla festa». Si affrettò a precisare Izana, Kioichi sospirò incrociando le braccia: «Come ho già detto dovrà scontare una punizione, deciderò al momento opportuno se merita l’invito, immagino che due settimane saranno sufficienti per insegnarle a ricordare le cose importanti, grazie per esservi presi cura di lei in questi giorni, e per averla riaccompagnata». Izana accennò ad un si invitando Margareth a lasciare l’ingresso: «Spero di rivedervi al più presto». Yui avanzò chinando il capo per salutarli privata della parola. La porta si chiuse lasciandola assieme ai due ragazzi pronta a subire i giusti rimproveri.

Izana prese un profondo respiro come se fosse appena riemerso dalle profondità di un buco nero: «Ammiro il vostro coraggio, ma mi chiedo perché vi siate spinta tanto in là, Margareth». La ragazza sorrise appena osservando il proprio riflesso nel vetro, stringendo il cellulare nuovo nella mano: «Mi sono sempre chiesta perché Zen-sama odiasse tanto il suo titolo e tutta l’agiatezza che porta con sé, non riuscivo neanche a comprende perché per voi fosse così complicata la vita sociale, non lo comprendevo affatto, ma non molto tempo fa è arrivato nelle mie mani uno dei nuovi modelli di smathphone immessi sul mercato. Penserete che sia strano cambiare idea solo per un telefonino, ma quando ho salvato manualmente i numeri in rubrica mi sono resa conto che gli unici esterni all’influenza della mia famiglia fossero quelli della vostra, solo allora mi sono resa conto di quanto il titolo condizionasse le persone a me vicine, e in fin dei conti mi sono ritrovata da sola, conosco tutti ma nessuno mi è davvero vicino, mantengono tutti le distanze a causa del titolo, adattano il loro pensiero a quello che esprimo, portano in primo piano la mia opinione sulla loro, si annullano per soddisfare il mio volere. Capirlo è stato doloroso, quando  mi avete presentata ho temuto che anche loro sarebbero state influenzate, ma non sono cambiate, non mi hanno accontentata solo perché ero nobile, hanno espresso opinioni diverse e per la prima volta ho sentito di potermi fidare di qualcuno al di fuori della famiglia, è stata la gioia più grande che mi abbia mai sfiorata».

Izana chiuse gli occhi sorridendo lievemente al pensiero concorde: «Posso comprendere di cosa parlate, anche per me Yui è stata una ventata violenta indomabile». Margareth lo guardò di colpo sorpresa: «Per tale motivo l’avete scelta come vostro segretario?». Izana negò accennando una risata e tornado ad un anno prima: «Ero convinto che non fosse adatta perché era indomabile, il primo giorno non ha abbassato lo sguardo davanti al mio. Al secondo incontro ho pensato che dopo aver saputo chi fossi avrebbe fatto come tutte, mi avrebbe guardato, si sarebbe persa e sarebbe caduta ai miei piedi». Margareth si accomodò sul sedile incuriosita dal racconto: «Lo fece?». Izana deviò lo sguardo verso il finestrino come se stesse rivedendo quella scena: «Al contrario, aprì la finestra, mi lasciò la borsa e saltò giù, dal ramo dell’albero mi disse che anche se fosse caduta non si sarebbe fatta male, ero spiazzato, non si era lasciata affascinare, aveva preso una posizione e mi aveva sfidato. Ha continuato a farlo ancora e ancora, ignorandomi, prendendo in giro il mio titolo, facendomi irritare ma quando ho avuto bisogno di aiuto è corsa a coprirmi le spalle. Non teme di esprimere la sua opinione, anzi tende a farla valere, forse metterebbe in crisi anche la Regina d’Inghilterra solo se si rifiutasse di metterle nel tè più di una zolletta di zucchero, è una persona fuori dal comune, posso capire perché vi ha presa tanto. Lasciate che vi avverta, ha molti punti oscuri ma la lealtà e l’onestà sono i primi valori nella sua lista, uno sbaglio potrebbe farvelo sentire caro prima di voltare pagina». Margareth sorrise rassicurata accarezzando il cellulare come se fosse oro: «Mi assicurerò di tenerla cara indipendentemente dal corso degli eventi».

Scesero dalla macchina rientrando nella villa: «Aniue, ben tornati». Margareth chinò il capo dirigendosi verso il piano superiore: «Vi auguro una serena nottata, mi congedo». Zen guardò il maggiore in attesa di notizie: «Com’è andata?». Izana si strinse nelle spalle tornando a pochi minuti prima: «Non vorrei mai farlo più arrabbiare tanto, mi ha dilaniato con solo un paio di sguardi, Yui non aveva torto a tremare, fa davvero paura, mantiene una calma gelida, affila gli sguardi molto più delle frecce e avvolge le parole in un tono basso, mi è sembrato di annegare in una pozza nera senza fondo, è stato traumatico affrontarlo». Zen si irrigidì alla descrizione, non c’era niente, che fosse mai riuscito ad avere la meglio sugli sguardi gelidi del maggiore: «Ho dato ordine di riaccompagnare Shirayuki, mi ha comunicato che è appena rientrata senza problemi, Lady Eleanor si è congedata poco dopo, entrambe partiranno domattina». Izana gli passò accanto dirigendosi verso la sua stanza forse non lo aveva neanche sentito, dopo un po’ bussò alla porta entrando a controllare, era seduto sul letto a guardare il vuoto: «Vi ha scosso davvero tanto?». Izana sospirò alzandosi: «Allenati con me». Zen sussultò alla richiesta ma lo seguì nella palestra, presero due spade di legno partendo a scontrarsi: «Yui era sotto la mia responsabilità, la lascia a me ogni giorno dopo le lezioni, era mio compito avvisarlo e rassicurarlo, ma ho lasciato che la presenza di Margareth mi distraesse, non era mai capitato». Zen parò il colpo cercando di forzare la presa: «Direi che il motivo non sia stata Lady Margareth ma l’incontro con Yui, eravate preoccupato che potesse non comportarsi a dovere e mettervi in imbarazzo?».  Izana ruotò liberandosi dal blocco: «Non ero affatto preoccupato, se fosse stata turbata avrebbe rivolto la sua rabbia solo verso di me, come ha sempre fatto, ha una grande capacità di comprensione della psicologia umana, non le piace far del male alle persone, preferisce proteggerle, sono certo che anche se fosse la ragazza più arrabbiata del mondo non mi tradirebbe, è la persona più leale e nitida che abbia mai incontrato, Margareth la pensa allo stesso modo per questo l’ha scelta, pensa lo stesso di Shirayuki». Zen indietreggiò saltando lo slancio della spada del maggiore: «Perché avete sempre rifiutato di andare in Spagna in quel giorno?». Izana afferrò la spada sfilata dalle mani di Zen: «Perché una volta presentato al ballo in suo onore, sarebbero partiti i preparativi per il matrimonio». Zen sussultò rilassando le spalle vedendolo rimettere a posto le spade: «Dovrei andar via prima del brindisi per evitare l’annuncio, ma così sarebbe palese davanti all’intera sala, e Margareth penso che abbia intuito qualcosa». Zen lo raggiunse mentre stava tornando al piano terra: «Credete che lo sappia?». Izana sospirò cambiando strada: «Le donne lo sanno sempre, hanno un sesto senso per niente paragonabile con noi, lo sanno sempre».

Si apprestò a salire quando la figura di Eleanor fermò entrambi: «Vorrei conferire con voi, posso avere qualche minuto del vostro tempo?». Izana fece retromarcia lasciandola scendere seguendola dopo Zen nel salone, rimase appoggiato alla parete ad assicurarsi che non ci fosse nessuno in ascolto: «Zen-sama, al nostro ultimo incontro vi avevo lasciato con una questione sospesa». Zen irrigidì le spalle pensando a Shirayuki: «Perdonatemi Lady Eleanor ma non ho…». La ragazza lo fermò con un gesto e un sorriso spento: «All’inizio credevo che fosse solo una scusa, credevo di non essere di vostro gradimento, ma in questi giorni ho compreso ed ho trovato una certezza, vorrei chiudere la questione e darvi la mia risposta definitiva». Izana voltò lo sguardo su di lei in attesa della decisione presa: «Sosterrò lo scioglimento del nostro fidanzamento a favore della lady che ritenete a voi più adatta di me». Zen sussultò cercando di abbassare la questione: «Non è perché…». Eleanor lo fermò di nuovo: «Il vostro sguardo si illumina quando le siete vicino, e la semplicità delle vostre conversazioni diventa intensa se interessa entrambi, ho visto nei vostri occhi e nei vostri gesti quanto Shirayuki-san sia importante per voi, anche forzando un matrimonio non riuscirei mai a far risplendere il vostro volto come con un semplice sorriso è riuscita a far lei, inoltre la trovo una persona di carisma,  interessata dal sapere, dalla filosofia affascinante. Non ha nulla di meno di una lady di nobile famiglia a parte un titolo di differenza, e guardandovi si è acceso in me il desiderio di trovare la felicità prima della nobiltà, devo ringraziarvi ho compreso qualcosa di molto importante, sebbene vi rispetti con tutta me stessa, avrei sacrificato due vite infelici a due avvolte di emozioni, per questo motivo appena farò ritorno nella mia patria, avanzerò la richiesta dello scioglimento del fidanzamento a suo favore, e sosterrò la sua presenza al vostro fianco già al ballo di Lady Margareth e in futuro se sarà necessario, mi auguro che i nostri rapporti resteranno ottimi anche se separati». Zen cercò di trattenere il sorriso chinando il capo: «Ve ne sono grato». Eleanor sorrise stringendosi nelle spalle: «È stato un onore passare con voi tutti questo fine settimana, a presto, Zen-sama, Izana-sama».

Lasciò la stanza con un cenno di rispetto, Izana rimase fermo ad aspettare la reazione che si aspettava soppressa sul viso del minore: «L’ha fatto per Shirayuki, Yui ha accettato per me e Shirayuki, non è forse così?». Il sorriso era indelebile ma era visibile anche la preoccupazione: «Di certo è stato il suo primo pensiero, ma era fin troppo gioiosa per averlo fatto solo per voi, non sarebbe capace di sfruttare la fiducia che Margareth le ha regalato, ma dopo la resa di Eleanor, anche lei sarà dalla tua parte Zen». Strinse i pugni abbassando lo sguardo: «Ma voi…». Izana sorrise teneramente rialzandogli il viso: «Come ti ho detto, loro lo intuiscono molto più facilmente di noi, ne parlerò con Margareth al momento opportuno, hai un’occasione imperdibile, non la sprecare». Gli diede le spalle salendo a riposare con un sospiro stanco, l’unico problema era rimasto solo per lui.
 

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Capitolo 24
*** Esemplari Punizioni ***


Il giorno successivo mentre Margareth ed Eleanor lasciavano il paese su un aereo, Yui ed Izana si preparavano a risolvere un problema scolastico lasciato in sospeso la settimana precedente: «Come intendete giustificarvi? La scuola potrebbe ricevere una denuncia per questo». Yui rimase a guardare il Preside decisa sulla versione che aveva concordato con Izana, unico testimone: «In mia difesa posso solo dire che sono stata attirata con l’inganno e aggredita da un gruppo di studenti, è stata solo autodifesa». Il Preside sfidò il suo sguardo: «Per quale motivo ti hanno aggredito?». Yui sorrise felice di poter risolvere la questione: «Attenda questo pomeriggio e avrà la sua risposta, signor Preside». L’uomo sospirò lasciandola andare in attesa di sapere quale fosse il motivo. Izana nel frattempo stava accordandosi con il club audio fonico scolastico per poter comunicare in tutta la scuola: «Attenzione, un avviso dal Presidente del Consiglio, gli studenti che nominerò sono pregati di presentarsi in Presidenza per denunciare lo smarrimento dei cellulari». Chiuse la prima comunicazione dopo aver letto i nomi tra cui anche Mimura irritato e pronto a vendicarsi, dopo aver ascoltato la comunicazione Yui girò la scuola chiedendo a determinate persone di presentarsi nella sala del Consiglio.

I due ragazzi li stavano aspettando nella stanza: «Cosa significa? Perché siamo stati convocati?». Yui sorrise invitando Izumi ad avvicinarsi: «Il Consiglio ha scoperto tutto sui soprusi che avete subito ed ha recuperato tutte le prove in questione, non vogliamo che i colpevoli restino in puniti ma per farlo dovreste esporvi direttamente, perciò abbiamo deciso di fare così». Prese un respiro per spiegare la decisione discussa di prima mattina: «Le persone che vogliono denunciare il fatto e testimoniare contro di loro anche legalmente, aspetteranno di andare a raccontare al Preside quel che è successo, in questa chiavetta ci sono tutte le foto divise per studenti, la collegherò al computer, è l’unica copia. Chi invece non vuole portare avanti la cosa in modo legale si metta in fila, testimoni l’eliminazione delle foto e poi torni in classe, voglio avvertirvi se cercherete vendetta personalmente non sarete giustificati seppure siate state le vittime, la possibilità di far loro pagare quel che hanno fatto ve la stiamo offrendo noi, chi rifiuterà di farlo e poi cercherà di farlo a modo suo non sarà giustificato. Chi ha rinunciato potrà cambiare idea entro due giorni a partire dall’eliminazione delle foto, oggi. Preciso che tutte le foto saranno cancellate una volta avviata la procedura, è nostro volere rappresentarvi tutti e aiutarvi tutti, ma dovrete aiutarci anche voi». Izumi fu la prima ad indietreggiare e ad aspettare di denunciare il fatto, gli studenti si divisero, Yui cancellò tutte le foto in ordine, molti di loro andarono via senza aggiungere altro e gli altri attesero istruzioni in fila davanti alla porta del Preside: «Entrerete uno ad uno e racconterete al Preside quel che è successo, i dettagli non sono importanti, esprimete la volontà di denunciarli e poi congedatevi». Come aveva spiegato Yui erano entrati, avevano raccontato in breve quel che gli era successo, avevano chiesto di sporgere denuncia e si erano ritirati.

I colpevoli, di nuovo convocati dall’uomo entrarono nella stanza trovando il Preside annuvolato, Yui e Izana di lato erano in attesa: «Cosa sta succedendo?». Il Preside prese parola alzandosi dalla sedia: «Ho ricevuto richieste di denuncia a vostro favore per molestie e aggressioni, non che di ricatto con foto e video di quel che avete fatto». Mimura accennò una risata sicuro di sé: «Siamo tutti studenti modello, non faremmo nulla del genere, dove sono queste foto?». Yui avanzò accanto al Preside: «Se non avete fatto nulla non ci saranno problemi a mostrare la galleria dei vostri cellulari». Mimura accennò una risata di nuovo allungandole il cellulare, era l’unico che era svenuto e non poteva sapere fosse stato Izana a prendere i cellulari smarriti, al contrario i quattro studenti alle sue spalle avevano abbassato lo sguardo ormai arresi e pronti a scontare la loro punizione, ma nessuno di loro avanzò parola sulla trappola chiaramente messa in atto dal Consiglio: «Fa pure se così credi, l’unica ad essere denunciata sarai tu, piccolo mostro». Yui non diede peso alla minaccia ne al soprannome aprendo la galleria, mostrando al Preside quel che c’era: «Mai avrei pensato che nella mia scuola potesse capitare qualcosa di simile». Mimura lo guardò perplesso e Yui ruotò il cellulare per mostrargli le foto incriminanti: «Non è possibile, erano in una cartella protetta, come…».

Guardò di colpo Izana rimasto in disparte, il sorriso gli sfuggì alla vittoria ma fu subito eclissato dalla serietà: «Sei stato tu». Yui sorrise maligna all’ammissione lasciata sfuggire: «Quindi confermi che erano in una cartella protetta? Ho buone capacità in tecnologie e l’ho trovata, signor Preside, sono stata aggredita perché ho tentato di fermarli quando ho scoperto che una mia compagna di classe era stata aggredita, in quanto segretario del Consiglio non ho potuto ignorare la cosa, mi è stato detto che avremmo risolto la faccenda, mi aspettavo un dibattito non un’aggressione». Porse all’uomo un foglio accartocciato dove Mimura aveva anche firmato: «L’avevi buttato…». Sussurrò inquadrando Yui furioso: «Tu non la passerai liscia». Izana avanzò di qualche passo per proteggerla dallo sguardo: «Minacce in presenza del Preside, potresti aggravare la tua situazione, ti consiglio di non dire altro e di confessare, se non vuoi che le cose si complichino». Mimura lo sfidò a portare avanti le accuse indicando i quattro silenziosi alle sue spalle: «Non sono colpevole, sono stato costretto da loro!». Il silenzio all’accusa rigirata gli fece temere il peggio, sapevano tutto fin dall’inizio della giornata,  Izana si aspettava una mossa tanto codarda e aveva già ottenuto il sostegno dei quattro ragazzi e la loro resa, per portarli al sicuro dalla mente contorta che li aveva portati sulla cattiva strada si era procurato prove che Mimura non avrebbe potuto negare: «Ho ritenuto opportuno informarmi, ed ho scoperto che nelle scuole frequentate da quelli che reputi colpevoli nessuno o quasi ha subito aggressioni, a parte le solite risse di routine, mentre nella tua precedente scuola, molti studenti si sono presentati in infermeria spaventati con lividi e morsi sul corpo. L’infermiere ha compreso subito che erano troppo scossi, ha richiesto che un insegnante si occupasse di loro, per proteggere la fragilità delle alunne vittime di segni fisici come morsi e graffi, ha ritenuto opportuno non parlarne prima di averle rassicurate ma quando abbiamo detto che avevamo casi simili, ci ha fatto parlare con le studentesse e gli studenti in questione e hanno fatto tutti un solo nome, Mimura Torou». Il Preside sospirò aveva già letto quelle informazioni che Izana aveva trovato in un solo fine settimana: «Mi vedo costretto a convocare i vostri genitori e a comunicare l’accaduto alla polizia,  i ragazzi sono decisi a denunciarvi e devo prenderne atto ».

Izumi sorrise abbracciandola, quando Izana la lasciò alla sua aula: «Yui, grazie». La ragazza sorrise felice di aver risolto la situazione, Zen intercettò lo sguardo e le sorrise di risposta, fiero di aver accompagnato il maggiore nella sua ricerca: «Come è andata?». Yui accennò ad un si: «Esattamente come avevo previsto, i molestatori non saranno più un problema, Izana ha fatto un ottimo lavoro impegnandosi anche a mantenere segreta la faccenda prima di presentarla al Preside».
Terminate le lezioni Yui attese Izana fuori dalla classe per tornare dal Preside a chiedere come comportarsi con il rapporto, quando tra le ragazze che l’avevano circondata per chiedere di Kioichi, Mimura si fece spazio afferrandola per la camicia: «Tu la pagherai cara, e la pagherai subito». Cercò di colpirla ma il polso gli fu bloccato da una presa ben più salda di quella di un normale studente: «Fatti gli impicci tuoi!». Kioichi alzò lo sguardo fulminandolo: «Lei è un impiccio che mi appartiene». Izana non era riuscito a muoversi e stava aiutando la ragazza spinta a terra a tornare in piedi, Mimura si voltò verso di lui con una risata, Yui si era improvvisamente fatta da parte: «Fa tanto la dura e poi si fa proteggere dal fratellone?!». Kioichi avanzò di un passo e la terra sotto i suoi piedi sembrò capovolgersi mentre passava: «Non ci sono leggi che lo vietano». Mimura indietreggiò allo sguardo affilato urlandogli contro: «Siete tutti dei mostri in questa famiglia!». Alle sue spalle la ragazza spinta a terra strinse i denti prendendo coraggio: «Non osare dare del mostro a Kioichi-san, Mimura». Il ragazzo si voltò a guardarla male intimandola a tacere, la ragazza negò evitando di indietreggiare: «Ascoltatemi tutti, questo ragazzo è cattivo, mi ha umiliato e ha riso di me insieme ai suoi amici, mi ha fatto sentire malissimo, ho pianto tanto da quando l’ho conosciuto, mi ha intimato di tacere per non divulgare delle foto che mi avrebbero messo vergogna, ma non posso restare in silenzio se accusa Kioichi-san solo perché ha protetto sua sorella, non lo nasconderò più, tu non mi fai più paura Mimura, il vero mostro sei tu che ti sei divertito ad umiliarci, Yui-san ho intenzione di aggiungere anche la mia denuncia alle altre contro questo orribile ragazzo!». Avanzò senza temerlo, Mimura le afferrò il polso per fermarla ma Izana gli impedì di stringere la presa: «È finita». Mimura accennò una risata: «E cosa vorresti fare Presidente? Proporre l’espulsione anche per me? Questo succede se vi mettete contro il Principe». Izana negò lasciandolo andare: «Nessuna espulsione, il Preside ha già preso misure, presto arriveranno i poliziotti per formalizzare le accuse, non peggiorare la tua situazione». Yui alle spalle del ragazzo sorrise maligna aveva raggiunto esattamente quel che voleva, Mimura era stato scoperto non solo privatamente ma anche pubblicamente, sarebbe stata quella la sua punizione per aver trattato le persone come se fossero oggetti, ridendo delle loro lacrime.

Era ormai tardo pomeriggio, avevano preso una pausa e stavano parlando davanti alle macchinette: «Mi sorprende come sia andato tutto secondo i tuoi piani». Yui sorrise dirigendosi verso la sala del Consiglio: «I comportamenti di alcune persone sono facilmente prevedibili, e dimentichi che conosco la psicologia, beh non è andato tutto secondo i miei piani, al tuo posto ha agito Kioichi, che sorprendentemente ha reso tutto molto più facile, se avesse accusato te non ci sarebbe stata tanta reazione, infondo è già capitato, ma accusando Kioichi che è sempre stato gentile e disponibile con le persone, l’effetto ha avuto il doppio della portata che avevo immaginato».
 
*

In quella settimana non fu facile affrontare Kioichi, era ancora furioso per quella dimenticanza, ma era così abile da riuscire perfettamente a nasconderla quando parlava con gli altri, la lasciava libera di agire quando era vicino ad Izana o a Yui. Mimura aveva avuto quello che si meritava, oltre alle denunce e al riformatorio da frequentare al posto del club, tutti gli sguardi degli studenti lo sfioravano ma non si permettevano di avvicinarlo, mantenevano le distanze, il Consiglio aveva fatto in modo che pagasse per quello che aveva fatto senza ricorrere all’espulsione, la cosa lo avrebbe logorato fino al diploma e solo la sua volontà avrebbe fatto cambiare idea alle persone su di lui: «Sembra che il provvedimento che abbiamo preso per lui sia stato il migliore». Yui accennò ad un si camminando per i corridoi vuoti: «Mi auguro che cambi in meglio». Izana sospirò guardandola: «È ancora arrabbiato?». Yui accennò una triste risata: «Puoi dedurlo da te». Izana si strinse nelle spalle al ricordo della pressante presenza al suo fianco durante le lezioni: «Qual è la punizione?». Yui deviò lo sguardo tenendo basso il volto: «Kioichi non si permetterebbe mai di sfiorarmi neanche quando è furioso, diciamo che oltre a proibirmi di uscire dopo l’orario scolastico, non mi aspetta all’uscita, non mi prepara il pranzo a sacco, e mi lascia le faccende di casa, mi manda a fare la spesa con i soldi contati, se commetto un errore mi guarda male, mi spiega l’errore e poi mi impone di rimediare, non riesco a guardarlo in faccia quando siamo a casa, e ogni volta che alzò lo sguardo ci sono i suoi occhi che mi fissano». Strinse la presa sulla spalla, non riusciva ad alzare il viso e tremava al sol ricordo dello sguardo che la scrutava, Izana sospirò spingendola lievemente in una stanza non utilizzata ancora aperta: «Ehi». Le prese delicatamente il viso tenendolo alto: «Guardami, non voglio che cammini con lo sguardo basso, non si addice al mio segretario, perciò se alzare lo sguardo ti fa paura, guarda me, guarda i miei di occhi».

Yui gli strinse la mano sorpresa della luce che fioca li stava illuminando: «Non ho paura di lui, se è questo che temi, lo so che mi vuole bene e anche io gliene voglio». Izana si avvicinò appoggiano la fronte alla sua: «Dici di non avere paura, ma tremi quando ne parli e io voglio vederti camminare a testa alta quando sei al mio fianco». Sollevò le palpebre che aveva chiuso messa in allarme dalla vicinanza, osservando i due cristalli di acquamarina che la stavano avvolgendo in un abbraccio di sicurezza: «Avevo dimenticato quanto intensi potessero diventare i tuoi occhi». Izana sorrise accarezzandole la guancia: «Ho anche io le mie colpe per non averlo avvertito, ti affida a me ogni volta che si allontana, gli passerà e vedremo di non farlo più accadere, ok?». Yui lo strinse lasciando che la consolasse: «Margareth ti ha fatto sapere per il ballo?». Izana sorrise rassicurato tirandosi indietro: «Ci ospiterà tutti nella sua residenza, e pagherà i posti in prima classe per te e Shirayuki, ha detto che se vi serve qualcosa basterà farglielo sapere». Yui negò alzandosi sulle punte, sfiorandogli appena le labbra: «Séline mi ha già detto che se Kioichi mi darà il permesso penserà lei ai vestiti e agli accessori, grazie Izana».

Uscirono insieme dalla stanza e voltando l’angolo, una figura dimenticata da tempo, li sorprese: «Izana-sama, Yui, ancora in giro?». Yui si fermò a parlare con lei, come se fosse nulla: «Stiamo facendo un controllo di routine, Luisa, torni a casa?». La ragazza accennò ad un si cercando di trovare lo sguardo di Izana completamente deviato: «Sbrigati se vuoi tornare a casa anche tu». Yui sussultò raggiungendolo con un salto: «Facciamo tardi perché vuoi controllare sempre tutto». Izana le lanciò uno sguardo divertito: «Per evitare che qualcuno resti bloccato e nessuno se ne accorga». Yui lo colpì sul petto per rimproverarlo della battuta non accettata: «Andiamo, sua altezza». Luisa era rimasta a guardarli contrariata: «Come si permette di essere tanto amichevole con Izana-sama, perché lo permette solo a lei?».
 
*
 

Passato il fine settimana si ritrovarono in classe, Kioichi era già seduto, Izana lo salutò appena come aveva fatto in quei giorni prendendo posto, a metà della prima lezione Kioichi prese un profondo respiro: «Così è abbastanza». Rilassò le spalle e all’improvviso tutta l’aria furiosa si dileguò, Izana rimase sorpreso a guardarlo, Kioichi si accorse dello sguardo e gli sorrise di tranquillità: “Questo ragazzo ha un controllo sulla sua presenza davvero impressionante, può metterti in soggezione con un solo sguardo, farti tremare in sua presenza, ma solo quando e come vuole, gli è bastato un respiro per dilatare tutta la tensione che mi ha messo addosso in questa settimana. Significa…che non se l’è presa solo con Yui ma che ha incluso anche me nella sua chiamata punizione, devo fare attenzione con lui, non è una persona da sottovalutare, pensavo che fosse troppo tenero per gestire Yui e invece non solo lei, è riuscito a gestirci entrambi senza minare la sua vita sociale, è una cosa impressionante e inquietante allo stesso tempo”. Pensò spiazzato dalla comprensione di una capacità che apparteneva al ragazzo. Tornò a guardare verso la lavagna lasciando andare un sospiro di sollievo, gli sembrò che tutto il peso che aveva avuto sulle spalle quella settimana si dileguasse assieme al suo umore. Alla pausa pranzo Kioichi si alzò con una scatola avvolta nella tovaglia sebbene ne avesse una appoggiata sul banco, era chiaro che quella non fosse per lui, sorrise rassicurato immaginando che l’avrebbe resa felice: «Yui, hai una visita». La ragazza sussultò voltandosi verso la porta: «Kioichi?» Zen voltò lo sguardo verso il ragazzo, il quale le porse il pranzo con un semplice sorriso e si ritirò, Yui appoggiò la scatola sul banco sorridendo al pensiero che la punizione fosse finita, al primo boccone il viso preoccupato si sciolse in un tenero sorriso a guance arrossate. Alzò lo sguardo perplesso trovando i ragazzi allontananti di un passo sorpresi dalla reazione e le ragazze che l’avevano circondata urlando quanto fosse carina, Yui tornò a sorridere, il suo sorriso che fino alla settimana prima era forzato, si illuminò di felicità.

Finite le attività dei club Izana sorrise intravedendo Kioichi ad aspettarla, gli fece un cenno di saluto entrando nella macchina: «Non sei più arrabbiato?». Kioichi le accarezzò i capelli sorridendo: «No, hai rispettato la tua punizione e sono sicuro che non ricapiterà più». Yui si strinse nelle spalle accennando ad un si: «Non permetterò che capiti di nuovo, mi dispiace tanto averti fatto arrabbiare». Kioichi si fermò al supermercato allungandole un ghiacciolo alla fragola ottenendo il suo sorriso: «Lo so che quando mi arrabbio ti spavento, ma voglio solo che tu capisca…». Yui lo bloccò gettando il bastoncino: «Non hai bisogno di giustificarti, ho sbagliato ed è sbagliando che impariamo a crescere, farò ancora tanti errori e spero che quando li farò, ci sarai a rimproverarmi a dovere e a insegnami a rimediare». Kioichi sorrise stringendola in un abbraccio: «Esattamente, torniamo a casa, ti preparo la cena». Yui accennò ad un si ritrovando la vivacità, lo aiutò a mettere a posto sebbene in quei giorni avesse lasciato a lei il compito di ripulire da sola: «Riguardo alla Spagna, hai preso una decisione?». Kioichi sospirò passandole l’ultimo piatto: «È così importante andarci?». Yui lasciò lo strofinaccio pensandoci: «O meglio, per chi è importante?». Si trovò sorpresa dalla domanda, mise apposto il piatto asciugando le mani: «Credo per tutti, insomma Margareth è venuta a sostenermi, ha insistito personalmente per ottenere il tuo permesso e credo ci tenga alla nostra presenza, forse per il fatto che non siamo delle nobili si sente più sicura delle nostre impressioni, siamo due ragazze a cui il titolo non cambia il carattere, forse giudica onesto un nostro parere più di quello altrui. Anche per Izana è importante, vuole metterla al corrente dei suoi dubbi sul fidanzamento combinato, per Shirayuki così potrà confrontarsi con un ballo nobiliare e iniziare a conoscere l’ambiente, è importate per Zen che potrà presentarla ad altri nobili con fierezza poiché amica di Margareth e appoggiata da Eleanor, ed è importante anche per me, per sostenere delle amiche, rilassare Izana e mettere a suo agio anche Zen». Kioichi sospirò di nuovo chiudendo il frigo: «Immagino che se non andassi, toglieresti una parte importante a tutti». Yui lo guardò in attesa della decisione, Kioichi le sorrise: «Va bene, ma voglio sapere tutto quel che succede, dal momento in cui prendete l’aereo al momento in cui stai tornando, ok?» Yui aprì il viso in un enorme sorriso correndo a stringerlo, baciandogli affettuosamente la guancia: «Sei il migliore».  Corse di sopra ad avvertire tutti del permesso ricevuto, stupendo anche Izana che non si aspettava Kioichi avrebbe davvero ceduto.

Attese che la porta si chiudesse per avviare la chiamata preoccupato: «Non voglio essere protettivo, ma devo chiedertelo, Izana». Il ragazzo sorrise dall’altro lato dell’apparecchio: «Non ne hai bisogno, sarò sempre al suo fianco». Kioichi sospirò arreso all’esuberanza che Yui stava cercando di mantenere: «La affido a te».
 

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Capitolo 25
*** Crisi in Famiglia ***


L’assemblea mensile li aveva lasciati liberi di godersi il pomeriggio, Yui aveva convinto Izana ad accompagnarli nella città vicina, e i due fratelli stavano aspettando alla stazione in attesa delle due ragazze, Zen aveva provato a convincerlo che li avrebbero raggiunti anche gli altri tre ma Izana non si era lasciato trarre in inganno: «Eccovi!». Urlò Yui riprendo fiato, Shirayuki salutò con un cenno prima di piegarsi a riprendere respiro: «Siamo arrivate un po’ prima e abbiamo fatto un giro». Yui ricompose i capelli dalla corsa: «Li hai sciolti». Sorrise divertita sistemando anche la camicetta colorata: «Anche tu». Izana sorrise guardando i due ragazzi camminare avanti, sospirò cercando di convincersi a credere nelle parole del minore: «Dove stiamo andando?». Shirayuki indicò la zona: «Hanno ristrutturato da poco e ci sono negozi molto interessanti, c’è anche una nuova libreria». Quella parola sembrò attirare l’attenzione di Izana. Passarono da un negozio ad un altro senza cambiarsi d’abito, quella sembrava una fiera a tutti gli effetti, bancarelle, negozi, gente che si divertiva, Shirayuki strinse il morbidoso orso di peluche vinto al gioco, e Yui accennò una risata divertita alle sue spalle, sorrise felice che tra loro stesse andando bene, quando sussultò al piccolo portachiavi a forma di orso che penzolava davanti a lei, ci mise qualche istante per rendersi conto che Izana glielo stava porgendo: «Un premio di consolazione?». Arricciò le sopracciglia ritirando l’offerta, Yui si sporse per afferrarlo irritata: «Posso averlo, per favore?». Sorrise porgendoglielo di nuovo, Yui lo prese accarezzandolo e arrossendo al pensiero, Izana si trovò spiazzato alla reazione che non era solito vedere: «Oh, ti faccio tenerezza?». Arricciò di nuovo le sopracciglia: «Tutto tranne che tenerezza». Yui irrigidì le spalle reggendogli il gioco, quel gioco di bisticci e di sfide che adorava: «Che cattivo…grazie». Sorrise appoggiando il regalo nella borsa aumentando il passo per raggiungere gli altri due, fermi davanti al cinema: «Non ricordavo un cinema».

Shirayuki si allontanò da Zen per controllare la programmazione: «Di un po’, non ci raggiungerà nessuno vero?». Zen si irrigidì sussultando a quella che era una certezza e non una domanda e si arrese: «Kioichi ha avuto un richiamo a lavoro come cuoco, Mitsuide deve badare ai cuginetti venuti da fuori città, Kiki ha avuto un problema elettrico e deve aspettare che arrivi un tecnico poiché i genitori sono fuori». Izana crebbe di presenza alle sue spalle: «Cosa aspettavi a dirmelo?». Zen indietreggiò cercando di calmarlo: «Sareste voluto tornare indietro se lo avessi fatto…». Deviò lo sguardo alla freccia che stava affilando, una freccia svanita nel nulla al richiamo delle due ragazze: «Volete vedere un film?». Yui accennò ad un si agitata: «Credevamo che sarebbe uscito la settimana prossima, invece è già al cinema da un po’, oggi è l’ultimo giorno poi dovremo aspettare il dvd, non è tardi, possiamo vederlo e poi tornare». Izana sospirò ai tre sguardi supplicanti: «Poi si torna indietro».

Esultarono alla vittoria prendendo i biglietti, entrarono a prendere posto per guardare il film, un film che subito mise sulla difensiva Izana: «Perché stiamo guardando un film romantico?». Zen accennò una risata, soffocandola di colpo allo sguardo del maggiore che scese a guardare Shirayuki appoggiata alla sua spalla, sospirò arreso cercando di inquadrare la reazione di Yui, era entusiasta e si stava calando perfettamente nella parte, accennò una risata alla scena del film: «Anche lei si lancia dalla finestra». Yui ignorò la freddura ma la restituì poco dopo: «È un Principe anche lui, ti somiglia». Izana arricciò le sopracciglia all’allusione, Zen sussurrò sorpreso delle frecciatine: «Sapete che si mettono insieme alla fine, vero?». Conosceva bene la favola e quando si accorse che i due ragazzi erano fin troppo vicini, afferrò la guancia di Zen allontanandolo dal viso femminile: «Vuoi davvero sfidare la mia pazienza?». Zen chiese la resa massaggiando la guancia e rinunciando al gesto a favore del silenzio, Izana osservò la gente nel cinema presa dalla storia voltando poi lo sguardo su Yui, gli occhi le divennero lucidi quando la protagonista iniziò a galoppare via per salvare il padre, lontano dalla bestia che di lei si era innamorata. Scattò in avanti afferrando la mano di Izana quando la bestia fu colpita a morte e la strinse di più quasi chiedendo assieme alla protagonista: «Ti prego resta…». Izana sorrise dolcemente girando la mano per stringerla: «Non me ne vado». Yui coprì di colpo le labbra al sussurro scappato e rimase sorpresa al calore estraneo che oltre a scaldarle al mano, le colorò il viso di rosso.

Uscirono dalla sala appagati dal film e come promesso si diressero verso la stazione per rientrare:  «Ci rivediamo a casa, Aniue». Izana accennò ad un si aspettando il treno successivo per accompagnare Yui: «Sicuro che vada bene, prendere il treno di dopo?». Izana guardò l’orario: «Risparmiamo mezza città dividendoci, abbiamo un po’ di tempo facciamo un giro nei dintorni». Comprarono un gelato e furono richiamati dalla folla riunita: «È successo qualcosa?». Chiese Izana alla folla che sotto voce parlava agitata: «Sembra che qualcuno abbia deciso di farla finita». Yui alzò lo sguardo al palazzo preoccupata e confusa: «Yui?». La voce le rubò il fiato per rispondere, decisa e maschile la portò ad inquadrare l’uomo tra le divise: «Papà…». L’uomo si avvicinò altrettanto sorpreso: «Capiti al momento giusto». Yui negò prendendo il polso di Izana allontanandosi: «Dobbiamo prendere il treno per tornare a casa». Izana la lasciò fare fino alla stazione: «Tuo padre?». Yui si strinse nelle spalle non sembrava un buon argomento: «Non dirlo ad Kioichi, per ora». Izana sospirò salendo sul treno con lei osservato dallo sguardo non concorde dell’uomo.

Camminarono in silenzio per la via: «Non dovevi accompagnarmi fino a casa, non ci sono altri treni». Izana accennò ad un si senza farglielo pesare: «Ho chiamato l’autista». Yui accennò una risata: «I vantaggi di essere un Principe». Izana sorrise al chiaro riferimento al cinema: «Ma un Principe non può sempre avere tutto quel che vuole». Si fermarono davanti al cancello che la separava dalla casa, Kioichi li intravide dalla finestra, Izana lo salutò con un cenno e il ragazzo sorrise ricambiandolo e allontanandosi dal vetro: «Sono arrivati i vestiti preparati da Séline, il fine settimana si avvicina così in fretta che mi mette ansia, allora ci vediamo domani a scuola». La fermò prima che potesse allontanarsi: «C’è una cosa a cui continuo a pensare da quando siamo usciti da quel cinema». Yui si riavvicinò invitata dal ragazzo: «A non rifiutare mai una rosa?». Izana accennò una risata divertito alla battuta servita su un piatto d’argento: «Oltre quello, quel Principe hai detto che mi somigliava, forse non hai del tutto torto». Yui rimase a guardarlo perplessa, Izana le accarezzò prima i capelli e poi il viso avvicinandosi a poggiarle appena le labbra sulle sue, un bacio ad occhi aperti lieve e rappresentativo: «Come per lui nel film, sei stata la mia primavera, Yui». La ragazza sorrise mordendosi il labbro che formicolava: «Nessun inverno è impenetrabile, tranne quello sulla luna, quello è un inverno che costantemente la trasforma in una palla di neve». Izana scoppiò a ridere riuscendo a stupirla e ad affascinarla, la strinse in un abbraccio  scaricando la tensione, di un gesto che non aveva mai fatto, in quella risata: «Buona notte». Yui accennò ad un si stringendo la giacca e respirando quel profumo che ormai le apparteneva: «Grazie Izana, a domani». 

 
*

Il giorno successivo Izana rientrò dalla pausa pranzo, Kioichi gli sorrise, Yui non era mai stata così gioiosa: «Kioichi, il Preside vorrebbe parlarti nel suo studio». Il ragazzo sgranò gli occhi perplesso al richiamo della segretaria, Izana si apprestò a rassicurarlo: «Va tranquillo, quando il Preside chiede di incontrare uno studente  nel suo studio non centra la condotta scolastica, in quel caso lo chiama ufficio». Kioichi sospirò rilassandosi, dopo le lezioni bussò alla segreteria, la donna avvisò il Preside e lo lasciò entrare. L’uomo era seduto sul divanetto in sua attesa: «Siediti pure». Kioichi prese posto incuriosito dal richiamo: «Di cosa voleva parlarmi?». Il Preside sospirò: «Vi trovate bene in questa scuola, tu e tua sorella?». Kioichi accennò ad un si ancora più curioso della convocazione: «È forse l’unica scuola dove Yui si è ambientata bene». Il Preside rimase a guardarlo perplesso: «Ho letto il fascicolo che la riguarda». Kioichi prese il bicchiere d’acqua che la segretaria gli stava porgendo: «Fa riferimento all’accademia?». L’uomo accennò ad un si guardando il bicchiere sul tavolino: «Ha guadagnato il mio rispetto fin da quando si è impegnata a leggere tutti i rapporti per prepararsi al suo ruolo nel Consiglio Studentesco, un ruolo che, devo dire, al fianco di Izana-sama svolge meglio di chiunque altro, volevo assicurarmi che fosse a suo agio in questa scuola». Kioichi continuò a non trovare il centro della discussione: «Ha fatto amicizia con molti della sua classe e si è affezionata al suo ruolo nel Consiglio, nelle altre scuole rifiutava anche solo di prendere parte ai club, questa volta mi sembra molto felice e a suo agio, ha preso a cuore l’intera scuola, ha fatto qualcosa che non doveva?». L’uomo negò alzandosi e poggiando un foglio davanti a lui per portarlo a conoscenza del punto principale della discussione: «Mi chiedevo perché avessi ricevuto questa richiesta di trasferimento  a favore dell’accademia». Kioichi sgranò gli occhi alla firma, stringendosi nelle spalle: «Signor Preside, questo potrebbe diventare un problema, perdonate, vorrei discutere con lei prima di fornirle le dovute spiegazioni, per ora vi chiedo solo di ignorare la richiesta, cercherò di risolvere la situazione». Uscì dalla stanza senza ascoltare altro, l’uomo sospirò alzando lo sguardo al cielo, Kioichi rientrò in classe a prendere la borsa: «Allora?». Izana lo aveva aspettato: «Volete venire a cena da noi stasera?». Izana sussultò sorpreso alla richiesta, più sott’ordine che un invito: «Va bene». Kioichi prese il cellulare chiamando anche Yui già andata via per invitare tutti.

Erano seduti nel secondo salotto oltre la cucina e la sala da pranzo annessa, a parlare del più e del meno e a raccontare ancora del fine settimana reale appena passato e quello che stava per arrivare, arrivarono anche Kiki e Shirayuki, Yui si alzò per andare a prendere dei bicchieri in più. Izana guardava Kioichi preoccupato, non aveva aperto bocca su quel che gli aveva detto il Preside eppure sapeva che non era nulla di buono, il ragazzo sussultò all’apertura della porta d’ingresso: «Aspetta qui». Impedì ad Izana di accompagnarlo a controllare: «Chi ti ha dato le chiavi?». L’uomo sfidò il suo sguardo chiudendo la porta: «L’agenzia immobiliare, quando ho detto che sono tuo padre». Kioichi si strinse nelle spalle: «Fino a prova contraria questa è casa mia, ho firmato il contratto e il direttore della casa discografica ha fatto per me da garante, cosa ci fai qui?». Noriaki avanzò cercando di entrare, un’entrata impedita dal ragazzo: «Non ti sei ancora arreso?». Noriaki negò deciso sulla sua decisione: «Sono qui per lavoro, se non vuoi lasciarmi entrare chiama tua sorella». Il rumore del bicchiere caduto a terra attirò l’attenzione di tutti nella stanza: «Potrebbe essersi fatta male». Izana appoggiò la mano sulla spalla di Shirayuki fermandola, guardò Zen che subito la tirò indietro, era stato messo in guardia da quell’invito insolito.
Yui si era così sorpresa alla sua presenza che aveva lasciato cadere il bicchiere: «Perché sei venuto fin qui?». Noriaki scansò Kioichi, corso a raccogliere i vetri per evitare che qualcuno potesse camminarci sopra: «Sono vostro padre questo non puoi cambiarlo, Yui vieni con me». La ragazza indietreggiò negando: «Non ho nulla da fare con te». Kioichi tornò al suo fianco per farle da scudo: «Perché hai inviato quella richiesta?». Noriaki lo squadrò incrociando le braccia autorevole: «Sarò franco, lei torna in accademia, è sprecata per una scuola normale». Yui lo bloccò con uno sguardo di gelo e una posizione di difesa: «Prova a rimandarmi in quel posto e gli darò fuoco». Noriaki non prese seriamente la provocazione: «Sono minacce che non mi fanno paura». Yui rimase a fissarlo decisa: «Non è una minaccia, so come costruire una bomba, con solo dello zucchero, rimandami in quel posto e lo farò saltare in aria, non è una minaccia è una certezza». Izana avanzò dal corridoio richiamato dalla sfida: «Ehi, va tutto bene?».

La figura dell’uomo lo sorprese e quasi istintivamente appoggiò le mani sulle spalle di Yui per rilassare l’aria tesa, la ragazza sembrò ringraziarlo: «Eri con lei anche ieri, sono questioni di famiglia, non ti riguardano». Kioichi arricciò le sopracciglia: «Vi siete incontrati e non mi hai detto niente?». Yui indietreggiò per cercare di nascondersi nelle braccia di Izana: «Ci siamo incontrati per caso, stava lavorando». Noriaki intimò Izana di farsi da parte ma il ragazzo strinse la presa senza accennare a muoversi: «Come ho detto non ti riguardano, chi sei?». Izana prese un respiro tenendo stretta Yui: «Sono Izana Wistaria, il ragazzo di Yui, la questione mi riguarda in prima persona». L’affermazione rubò il fiato alla ragazza, tra tutti la più sorpresa, sorrise appena appoggiando la mano sulla sua, Noriaki aveva sgranato gli occhi e si era rivolto a Kioichi: «Wistaria, la famosa famiglia discendente dell’imperatore?». Kioichi accennò ad un si rassicurato dalla fermezza dello sguardo del ragazzo: «Siamo compagni di classe e Yui è la sua segretaria al Consiglio Studentesco, metto in chiaro le cose, non tornerà in accademia, finirà gli studi in questa scuola e deciderà da se cosa vorrà diventare in futuro e io la sosterrò, hai già fatto abbastanza danni non ti permetterò di farne altri, non c’è altro e preferirei che andassi via adesso, ho degli ospiti a cena». Noriaki lo sfidò ancora ma Kioichi resse la sfida, l’uomo ricevette una chiamata rifiutandola ma preparandosi ad andare via: «Voglio che venga alla stazione di polizia questo fine settimana, deve aiutarmi». Yui prese parola direttamente: «Non sarò in paese questo fine settimana». Noriaki si bloccò di colpo voltandosi a guardarla male: «E in quale paese sarai?». Yui non si tirò indietro allontanandosi dalla stretta di Izana: «In Spagna, sono ospite della figlia del Marchese e della Contessa della Spagna, Lady Margareth Clara Royas Cortes, e sarò accompagnata da Izana, suo fratello Zen e da un’amica, ti avviso, nulla mi impedirà di andarci». Noriaki tornò a guardare Kioichi rimproverandolo: «È questo il tuo modo di occuparti di lei? Mandandola in Spagna, ad un ballo dove non centra nulla?». Kioichi alzò le spalle rilassato: «La mia ragazza è una Principessa, è un mondo che già ci appartiene, Izana ha la mia piena fiducia e non è segregandola in un’accademia che mi guadagno il suo rispetto e la sua obbedienza, papà». Yui gli diede le spalle avviandosi verso il salotto senza dire altro, Noriaki le lanciò uno sguardo: «Ora devo lavorare, ma riprenderemo il discorso». Kioichi lo smentì ponendosi a scudo della sorella: «Non ci sarà alcuna ripresa, Yui è sotto la mia tutela, sei stato giudicato non adatto a tutelarla come la mamma, quindi fa il tuo lavoro ma lasciala fuori dai tuoi progetti, ci sono io per lei adesso». Noriaki chiuse la porta ignorando il commento, per lui la conversazione era finita.

Izana sospirò guardando prima il corridoio, le voci che ripresero vivacità, e poi Kioichi appoggiato al muro: «Mi ha chiesto di non dirti subito del nostro incontro». Kioichi sospirò facendogli segno alla sala da pranzo: «Ci prova ogni volta, ad un certo punto ci rintraccia prende un caso vicino a noi e invia alla scuola una richiesta per trasferirla in accademia, il mio rifiuto crea contrasti con il Preside, Yui diventa intrattabile, ferisce le persone che la circondano nella convinzione che tanto le ferirà lo stesso prima o poi, si chiude in se stessa e rifiuta qualsiasi contatto con il mondo, finché non ci trasferiamo e lei ricomincia. Ho pensato che non avevamo nulla da perdere a cambiare città per sfuggirgli ma in questo posto, lei ha molto da perdere e io sono stanco di scappare, il Preside ha voluto chiedermi spiegazioni sulla richiesta che gli ha inviato ma ho rimandato la conversazione perché volevo prima parlarne con Yui, questo è un momento critico e delicato per lei, non voglio che si costringa di nuovo ad abbandonare tutto e a ricominciare, so per certo che questa volta non ce la farebbe. Non voglio più scappare e sono pronto ad affrontare mio padre tutte le volte che servono per proteggerla, sostanzialmente Yui non rifiuta la possibilità di essere d’aiuto in un caso della polizia ma il suo modo di fare non ammette repliche, deve e basta. Lo aiuterebbe volentieri se papà non fosse così deciso con l’accademia, è molto portata per il campo dello spettacolo tanto quanto lo è per quello investigativo, la sfida la esalta, ma papà non vuole capire che non la domerà con il pugno di ferro».

Izana sorrise appoggiandosi al tavolo: «Le lasci la libertà che ha sempre chiesto e lei si rende conto di quanto tu faccia per lei e ti ricambia obbedendo a quello che dici, non si ribella alle tue punizioni perché sa che sono giuste, come si dice la tieni legata a te usando la giusta forza ma anche la giusta dolcezza, è così che comprende cosa può e non può fare senza che tu glielo debba dire ogni volta». Kioichi accennò ad un si: «Papà no, deve essere solo come dice lui, non esistono altri punti di vista, più insiste più Yui lo classifica come un nemico, non si arrenderà e le difficoltà sono solo all’inizio, tienila un po’ più vicina a te a scuola, temo che anche questa volta possa provare a distruggere quello che ha imparato ad amare per paura di essere ferita in seguito, io parlerò con il Preside per fargli capire la situazione, Izana hai davvero la mia fiducia perciò…».

Il ragazzo sorrise allungandogli gli stuzzichini che aveva preparato in attesa dell’orario serale: «Ci sarò io quando non potrai esserci tu, ma non potrò sostituirti, ho intenzione di parlare a Margareth per sciogliere il fidanzamento e se Séline sosterrà Yui, i miei genitori non potranno metterla totalmente da parte». Kioichi sorrise rassicurato prendendo la ciotola di patatine, tornando nel salotto, dove avevano ripreso a parlare e a giocare  tra loro, a nessuno sfuggì la formazione che circondava Yui e la mano che Izana le stringeva saldamente per rassicurarla.

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Capitolo 26
*** Fuga dal Passato ***


Il giorno successivo Kioichi si presentò a prima mattina alla Presidenza per chiedere al Preside di ascoltarlo: «Ha cambiato la richiesta?». Il Preside accennò ad un si preoccupato: «Mi sono rifiutato di accettare la richiesta di trasferimento ma in cambio tuo padre vorrebbe che lei passasse al Comitato Disciplinare, pensi che accetterà?». Kioichi negò sospirando e cercando di spiegare la situazione: «Come le ho già detto Yui è sempre stata apatica verso la vita scolastica prima di entrare nel Consiglio Studentesco e il ruolo lo ha ormai fatto suo, se le chiedesse di cambiare rifiuterebbe a priori, posso comprendere che per lei trattare con un genitore non sia…». Il Preside lo fermò con un sorriso: «Vorrei poter accontentare i genitori di tutti gli studenti sostenendo loro per primi, la questione è delicata da come l’hai presentata, più per tua sorella che per te, ma credo che dobbiate risolverla in famiglia, vorrei proporti di fare un paio di sedute con un consulente scolastico insieme a vostro padre, per cercare di trovare un accordo e appianare questi contrasti che ho visto presenti anche nelle altre scuole, vorrei portarvi entrambi al diploma in questa scuola ma allo stesso tempo soddisfare le aspettative di tuo padre, credi che in questo modo la situazione possa sbloccarsi?». Kioichi sospirò pensando bene alla proposta: «Proverò a parlarne con Yui e convincerla a prendervi parte almeno un paio di volte ma se anche mio padre non lascerà andare un po’ la presa dubito che arriveremo ad un compromesso, la ringrazio per la sua comprensione, sono felice che la scuola voglia d’accordo entrambe le parti». Il Preside sorrise segnando un numero: «Chiama questo numero quando sarai pronto, un mio caro amico cercherà di aiutarvi, mi auguro che si possa risolvere».

Kioichi accennò ad un si prendendo il foglietto, uscì dalla stanza chiedendo di poter parlare con Yui, sottraendola alla lezione: «Ti ha chiamato di nuovo?». Kioichi accennò ad un si sedendosi su una panchina fuori dalla scuola: «Papà ha cambiato la sua richiesta, vorrebbe che passassi al Comitato Disciplinare, ma ho rifiutato anche quella, Yui adesso vorrei che mi ascoltassi a mente aperta e che non rifiutassi a priori l’idea, ok?». La minore si strinse nelle spalle arricciando le sopracciglia facendo attenzione alle sue parole: «Siamo entrambi stanchi di scappare da lui, non si arrenderà perché infondo è nostro padre e da lui, mamma dice, che abbiamo preso la caparbietà, quindi credo che continuando a scontrarci in questo modo non andremo mai da nessuna parte. Qui hai fatto amicizia, hai preso un ruolo ed hai delle cose importanti che non vuoi lasciare e neanche io voglio più dover cambiare città e scuola per colpa sua, perciò il Preside ha proposto di parlare con un consulente scolastico suo amico per cercare di risolvere la cosa. Non rifiutare l’idea, ascolta, so bene che a te piacerebbe aiutare, se puoi, con le capacità che hai, è perché Izana è riuscito a sfruttare quella capacità per il bene della scuola, che tu hai smesso di ribellarti a lui e avete trovato un equilibrio profondo, proviamoci solo un paio di volte, vediamo come va, se c’è la possibilità di raggiungere un compromesso, ti va di provarci?». Yui deviò lo sguardo ma alla fine sospirò: «Non voglio abbandonare queste persone, mi vogliono bene per come sono e non per una maschera che ho creato, non voglio lasciare Izana ora che abbiamo…non voglio lasciare Zen, Shirayuki, né la mia classe, non voglio lasciare nessuno e non voglio più che tu debba ricominciare a causa mia, quindi se pensi che un consulente scolastico possa cambiare le cose con papà va bene, proviamoci ma se lui non cambiasse?». Kioichi le accarezzò il viso cercando di rassicurarla: «Proverò anche io a smettere di sfidarlo e a cercare di farglielo capire con le buone, anche tu cerca di non opporti troppo e cerchiamo di farlo cedere un po’ per volta». Yui accennò ad un si abbassando lo sguardo: «Quindi non vuoi che vada in Spagna?». Kioichi le sorrise negando: «È importante per molte persone la tua presenza, Margareth ci conta molto, ha chiamato più volte Séline per assicurarsi che tu non abbia problemi, e Séline ha chiamato me per assicurarsi che non avessi cambiato idea, hai già tutto pronto e anche per Izana è importante la tua presenza, quindi va, anche se papà non vorrà vacci lo stesso, al tuo ritorno risolveremo la nostra situazione famigliare». Yui sorrise stringendolo in un abbraccio: «Sei davvero il fratello migliore che potessi desiderare». Kioichi la lasciò andare per tornare alle lezioni.

Il sorriso meschino nascosto dietro al muro non prometteva di nascondere quelle informazioni, informazioni che voleva usare per riguadagnare almeno una delle cose che aveva perso a causa sua e del suo arrivo.

Passarono in giardino la pausa pranzo e tornarono pronti alle lezioni del pomeriggio: «Yui è vero?». La ragazza appoggiata al banco guardò le ragazze preoccupate: «Cosa?». Erika deviò lo sguardo chiedendosi se fosse il caso di sapere: «Dello psicologo scolastico, caro drago del re». Murasaki attirò la sua attenzione sorprendendola: «Il grande guardiano del re ha bisogno di uno psicologo scolastico per risolvere con la sua famiglia, non sei tanto libera come volevi, hai una bella catena legata alla caviglia, non è vero Yui?». Zen non fu l’unico ad accorgersi del cambiamento improvviso nell’umore della ragazza: «Chi tra noi ha una vera catena legata alla caviglia, Murasaki?». Il ragazzo fermò la risata guardandola di sfida, indietreggiando di colpo, non era più un drago era diventata un demone, dallo sguardo rosso scarlatto assetata di sangue, aveva in un attimo messo apposto la borsa per andare via: «Tks, tu naturalmente». Yui affilò lo sguardo lasciando andare le porte di quella capacità che temeva più di ogni altra cosa: «È un consulente scolastico, la differenza ha un fondamento non di poco divergente Murasaki, un consulente ti aiuta a migliorare, uno psicologo muta totalmente la visione e forse dovresti essere tu a doverci parlare, tu che ti nascondi dietro ad un piccolo bulletto perché è il tuo unico modo di socializzare, prendi in giro le persone per far ridere i tuoi compagni perché se ci provassi in un modo diverso non saresti altri che una comparsa, quella catena lega il tuo vero io, quello gentile, quello mediocre e con la voglia di superare l’anno entrando nei migliori dieci della scuola, per lasciare spazio a quello capace di socializzare, di avere degli amici e di trascurare lo studio perché troppo complessato dal passato, così spaventato all’idea che nessuno potrebbe accettarti come sei, neanche la tua famiglia. A tua differenza, io so bene chi sono e cosa sono e la mia situazione famigliare è l’unico argomento che non ti riguarda e da cui dovresti stare alla larga se non sai che situazione sia, vedi di risolvere i tuoi problemi esistenziali, prima di usare i miei per accrescere il tuo giro di false amicizie».

Il ragazzo era rimasto paralizzato alla verità che si era illuso di aver nascosto con tutte le sue forze, Yui prese la borsa guardata impaurita da tutta la classe, aprì la porta per andare via: «Yui, asp…». Gli lanciò uno sguardo e anche Zen indietreggiò al dardo che gli aveva sfiorato la guancia e bloccato le spalle al muro, tornò a guardarla trovandola con una freccia puntata dritta al cuore e indifeso dalla sua mira, finché Yui non distolse lo sguardo chiudendo la porta andando via: «Zen-sama». Senza accorgersene era caduto a terra come se davvero fosse stato colpito, stava tremando ed era senza fiato.

Izana firmò l’ultimo documento prendendo la borsa: «Ci vediamo la settima prossima». Kiharu lo salutò con un inchino restando a mettere apposto mentre usciva, passò al club di calcio senza riuscire a trovare Zen, aprì la porta della classe trovandolo seduto al suo posto con la fronte appoggiata alle mani: «Zen? Pensavo di trovarti a giocare, perché sei ancora qui? Mi sembri scosso, è successo qualcosa?». Zen rialzò appena lo guardo: «Yui…». Izana avvicinò la sedia per chiedere spiegazioni: «Il muro…la freccia…il suo sguardo…lei…». Izana cercò di mettere insieme le frasi spezzettate trovandolo solo più confuso: «Posso spiegarvi io, Zen tieni, ho preso dell’acqua». Izana si alzò lasciandolo da solo, seguendo Mitsuide fuori: «Non l’ho mai visto così scosso, Yui ha fatto qualcosa?». Mitsuide sospirò accennando ad un si: «Credo sia stata un’immagine mentale, è successo quasi a tutta la classe. Yui ha, perdonate il modo di dire, messo a nudo uno dei suoi compagni prima di andare via, quando Zen ha provato a fermarla deve essersi sentito preso di mira con alcuna possibilità di sbagliare il centro, per lui a come dice è stato come trovarsi spalle al muro nella mira di arco e frecce, altri ragazzi hanno visto un laser puntato al cuore, altri ancora una mano che glielo stringeva, sembra che Yui abbia traumatizzato tutta la classe». Izana rimase sorpreso a guardarlo: «Per quale motivo?».

Izana guardò la scuola dall’esterno preoccupato, lasciò l’auto a disposizione del fratello per quando si sarebbe calmato, avviandosi verso la metro, la chiamata non lo sorprese: «Non vuole uscire dalla sua camera, ha litigato con te per caso?». Izana sospirò passando lo sportello: «Non con me, sembra che abbia traumatizzato la sua classe, Zen compreso, sono appena passato ed era molto scosso». Kioichi sussultò guardando verso l’alto: «Per quale motivo l’avrebbe fatto?». Avanzò veloce nel treno semi pieno: «Gira voce che debba andare da uno psicologo scolastico, è vero?». Kioichi passò la mano sul viso chiudendosi a parlare nella stanza insonorizzata: «È un consulente scolastico amico del Preside, vorremmo risolvere la cosa con papà, ero certo che quando gliel’ho detto non ci fosse nessuno ad ascoltare ed ho specificato consulente per non metterla in allarme e dire che Yui aveva accettato». Izana lasciò il posto alla donna anziana dall’equilibrio instabile: «Con Zen parlerò io, infondo è solo stupito di esserne diventato cosciente».

Al ritorno del minore era ormai sera tarda, Izana era ancora in piedi ad aspettarlo: «Sono stanco…». Il movimento della testa non lo avrebbe lasciato andare, lasciato il bicchiere si alzò per seguirlo: «Parliamo». Avanzò da sé aprendogli la porta della sua camera, una camera dove raramente entrava e solo per svegliarlo, si sedettero sul letto: «Di cosa volete parlare, Aniue?». Izana sospirò cercando un punto da dove iniziare: «Comincia tu, dimmi cos’è successo». Zen deviò lo sguardo incerto su cosa raccontare: «Alla pausa pranzo, hanno chiesto se era vero dello psicologo…». Izana lo bloccò per precisare la situazione: «Ho parlato con Kioichi, ed è solo un consulente, è stato il Preside a suggerirgli l’idea». Zen giocherellò con le mani: «Yui improvvisamente è diventata…non so bene cosa…ma ho fatto fatica a respirare, ha restituito la presa in giro girando un coltello nella piaga psicologica di un compagno di classe, lui è andato via subito dopo, siamo rimasti senza parole, ho provato a fermarla ma quando mi ha guardato…mi è sembrato che mi scagliasse contro una freccia mancandomi volutamente, e poi davanti a lei mi sono sentito così…». Cercò di esprimerlo senza riuscirci: «Indifeso?». Zen sussultò accennando ad un si: «L’impressione è stata così reale che sono caduto a terra, non sono riuscito a rialzarmi, prima d’ora non mi ero mai sentito così, è stato come se mi avesse avvertito, come se mi avesse detto ‘so dove mirare e la prossima volta non sbaglierò, fa bene a starmi lontano’ questa è stata la mia impressione, con Murasaki ha scambiato giusto due parole, di lui non sapeva niente eppure è riuscita a distruggerlo in un attimo, ma con me…con me…mi chiedo quanto sappia…quanto io sia indifeso davanti a lei…e non so cosa…fare…adesso, Aniue anche voi che siete…». Izana era rimasto a guardarlo con un sorriso arreso sul volto: «So come ci si sente Zen, ne sono stato vittima anche io».

Il ragazzo alzò lo sguardo sorpreso chiedendosi perché fosse ancora al suo fianco: «Ma lei…». Izana accennò ad un si appoggiandogli una mano sulla spalla: «Ti avevo avvisato in passato, lei vede molto più di quel che c’è in superficie e questa capacità la spaventa. L’estate scorsa le ho chiesto perché ce l’avesse tanto con me, mi ha detto che voleva riuscire a vedere oltre la maschera che indossavo, Yui riesce a notare cose che ci sfuggono, un po’ perché è così, un po’ perché quelle capacità sono state affinate dall’accademia, ma Zen non devi aver paura di quelle debolezze, siamo umani, le abbiamo tutti e sta a noi decidere se farle diventare il nostro cruccio o la nostra forza». Zen sospirò deviando lo sguardo: «Come avete fatto, a non lasciarvi spaventare da quando a fondo poteva vedervi?». Izana tornò a quel momento seduti sull’erba in disparte: «Le ho accettate, ero consapevole che non sarei riuscito a nasconderle per sempre e non gliele ho nascoste, non le ho ignorate, ma anche quando abbiamo litigato, anche quando non sembriamo andare d’accordo lei conserva quella visuale, impedisce a tutti gli altri di poter guardare, si pone come uno scudo. Vorrei che la pensassi in questo modo, non lasciare che la cosa ti spaventi, non mettere con lei le distanze perché ti conosce,  proprio perché ti conosce non permetterà a niente e nessuno di ferirti, ok?». Zen sospirò accennando ad un si, gli sorrise alzandosi ed uscendo dalla stanza.

 
*

Izana aveva volutamente rifiutato di passarla a prendere imponendo al più piccolo di chiarire prima della partenza. Kioichi sorrise fiducioso lasciandolo entrare, le valigie furono prese e caricate nella macchina, Yui scese veloce bloccandosi dal salutare il fratello notando Zen al posto di Izana: «Finisco di preparare i panini». Lasciò da soli i due ragazzi nell’ingresso, Yui avanzò a sguardo basso e dopo un respiro chinò il capo stringendo gli occhi: «Mi dispiace, Zen, non volevo, mi sono lasciata prendere e non dovevo prendermela con te, mi dispiace tantissimo». Zen sorrise tranquillizzato che fosse dispiaciuta e la invitò a guardarlo per ascoltarlo: «Tempo fa, c’era un bambino della mia età sull’isola, passavamo insieme l’estate anche se non era gradito a mio fratello. Ignorai che potesse essere un pericolo e gli mostrai i punti deboli della villa, uno dei motivi per cui rispetto e non contraddico Izana». Yui sussultò al nome diretto che mai aveva pronunciato e comprese, voleva affidargli un pezzo del suo passato per non nasconderlo e per fidarsi di lei: «Zen, davvero non è il caso…». Il ragazzo la fermò voleva che lo sapesse, voleva personalmente affidargli il suo errore più grande: «Ho voluto crederci con tutte le mie forze ignorando gli avvertimenti di Izana e i segnali che qualcosa non andasse, ho chiuso gli occhi e mi sono fidato di lui ma a causa del mio chiudere gli occhi, sono riusciti a infiltrassi nella villa ed hanno cercato di ferire mio fratello perché io avevo mostrato loro la via, ancora oggi mi sento totalmente responsabile di quel che successe, lui è riuscito a gestire l’intera situazione, da allora ho avuto paura del rapporto con gli altri, ho abbassato la testa e mi sono rifiutato di farlo accadere di nuovo, ma ben presto mi sono accorto che non potevo vivere in solitudine, prima con Mitsuide, poi con Kiki e con Shirayuki, ho ritrovato fiducia negli amici, e poi grazie a te ho ripreso contatto con mio fratello, perciò va bene se mi vedi, ma vorrei chiederti di non rivolgermi più l’arco contro, possiamo…». Yui gli strinse il braccio, scattando ad abbracciarlo felice che non l’avesse allontanata: «Non lo farò più, lo rivolgerò solo contro chi vorrà provare a farti del male, mi dispiace di essermi lasciata prendere, avevo paura che non mi avresti più parlato». Zen ricambiò la stretta allontanandola: «Mi affido a te, l’aereo partirà nella prima serata, sei pronta?». Yui si voltò di colpo fermata da Kioichi, che aveva preparato per tutti e quattro uno spuntino delizioso, sorrise fiduciosa e Kioichi si raccomandò ancora una volta di tenerlo informato sull’arrivo e sui suoi movimenti: «Buon divertimento». Yui salutò entrando in macchina con Zen: «Siete davvero delle persone straordinarie». Zen sorrise al complimento e le porse un fazzoletto per asciugare le lacrime.

Kioichi sospirò immaginando che a breve avrebbe dovuto affrontare una tempesta: «Tua sorella non è ancora rientrata?». Si voltò a guardare il padre arrivato come aveva previsto dopo l’orario lavorativo: «È appena partita». Noriaki sussultò al ricordo: «Le hai davvero permesso di andare?». Kioichi si voltò verso il frigo per preparare la cena: «Aveva le sue ragioni per andare, papà dobbiamo parlare». Noriaki strinse i denti voltandosi per andare a fermarla: «Non farai in tempo, non puoi fermare un aereo solo per farla scendere». Noriaki avanzò verso di lui furioso: «È in questo modo che pensi di gestirla?». Kioichi si avvicinò per affrontarlo e cercare di farlo riflettere: «Si, è Yui non si è mai ribellata al mio modo di fare, non riuscirai mai a domarla in questo modo, imponendole quello che deve e non deve fare, io ci sono riuscito in poco meno di un mese perché l’ho lasciata libera di fare quel che voleva ma mi sono arrabbiato quando sbagliava o faceva cose che non doveva, Yui mi obbedisce perché sa che può fidarsi di me, rifiuterà sempre di aiutarti anche se vorrebbe farlo, è consapevole di avere una grande capacità e la renderebbe felicissima la possibilità di usarla per fare del bene e non del male, ti aiuterebbe volentieri se tu non la trattassi come una clausola del tuo lavoro. Lei voleva imparare da te, vuole sempre imparare qualcosa, ma tu non potevi occuparti di lei, l’hai abbandonata in quella accademia dove hanno cercato di annullare tutta la sua personalità, di comprimere tutta la sua bellezza umana, l’hai abbandonata li pretendendo che poi ti aiutasse, Yui ti sta sfidando, ti ha sempre sfidato, più cercherai di imporgli le tue idee più lei si ribellerà, è fatta così, ti sarebbe bastato tenerla a te vicina, insegnarle personalmente cosa doveva fare per esserti d’aiuto e lei lo avrebbe fatto. Tutt’oggi guarda le serie poliziesche, si affeziona, risolve i casi assieme ai protagonisti, e sa che può farlo anche nella realtà, ma si rifiuta, si rifiuta perché tu pianti i piedi di piombo e pretendi che viva la sua vita come vuoi tu, arrivando al punto di metterle contro i presidi delle scuole e i suoi amici, ma questa volta non scapperemo, Yui vorrebbe rispettarti perché rispetta quello che fai ma non può farlo, perché sebbene tu sia un ottimo capitano della polizia, non può dirsi fiera di suo padre, mettiti un po’ da parte e prova a trattarla come una figlia prima di pretendere che ti presti le sue capacità, pensaci, cosa hai mai davvero fatto per lei? Prima di chiedere la sua presenza, cerca di essere presente tu quando avrà bisogno».
 

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Capitolo 27
*** Ballo in Spagna ***


Il viaggio era stato molto silenzioso e lungo, aveva lasciato spazio anche al sonno, una macchina li aveva attesi fuori dall’aeroporto e le guardie in giacca e cravatta scortarono i quattro ragazzi fino all’enorme magione che li avrebbe ospitati: «Ben arrivati». Margareth sorrise felice di accoglierli nella tarda mattinata, strinse Yui e Shirayuki in un abbraccio affettuoso, salutando i due ragazzi con una riverenza: «Sarete stanchi, venite, ci attende il pranzo prima della festa serale, portate pure le valigie nelle loro camere». Margareth fece loro da guida verso la sala da pranzo degna di una reggia, presero posto dove era apparecchiato, le posate brillavano, i calici brillavano, anche la tovaglia brillava: «Mi auguro che il viaggio sia andato bene». Yui era rimasta affascinata dall’aura regale del luogo: «Ancora non riesco a credere che siamo in Spagna». La conversazione rimase leggera, delicata, piccole frasi di aggiornamento, l’entusiasmo trattenuto e le risate di complicità: «Questa sera, il tema delle danze centrali sarà Vivaldi». Izana alzò lo sguardo sorpreso: «Un’ottima scelta». Margareth sorrise felice del commento, trovando gli sguardi delle due ragazze meravigliate: «Entrambe vi prenderete parte?». Yui era su di giri, quasi non riusciva a tenere ferme le gambe, ma l’amica al suo fianco sospirò persa d’animo: «Shirayuki ha ancora da imparare ma reggerà la maggior parte delle danze, Margareth-sama, noi…avremmo un regalo per voi, essere invitate a festeggiare un giorno tanto speciale è un onore e vorremo renderlo speciale oltre modo, non sarà d’oro o di pietre preziose, ma speriamo che possa esservi lieto». Aprì il cofanetto mostrandole uno splendido bracciale dorato a molla costellato di luci: «È uno splendore, un pensiero delizioso, grazie di cuore, lo indosserò questa stessa sera, vorrei farvi anche io una richiesta».

Le due ragazze rimasero in attesa mentre si dirigevano verso le scale: «Vorrei avere un vostro parere prima di entrare in sala, conclusa la preparazione vi attendo nella mia stanza». Shirayuki alzò lo mano imbarazzata: «Temo che avrò difficoltà ad esserci, non sono neanche riuscita a provare il vestito». Yui sorrise divertita e Margareth le appoggiò una mano sulla spalla: «Allora ci vedremo in sala, oh metterò a vostra disposizione le mie domestiche se dovessero servirvi». Yui sorrise guardando tutti i particolari del corridoio, compreso il soffitto decorato, chiedendosi come ci fossero arrivati fin la su a dipingere a mano: «Io vi raggiungerò in camera come avete chiesto, se il mio parere può esservi di supporto». Margareth si fermò per prima davanti alla sua camera: «Mi rassicurerete molto, vi attendo».

La lasciò entrare portando gli altri verso le restanti camere, chiusa la porta, prese il cellulare per chiamare il maggiore: «È andata bene?». Yui sorrise stendendosi sul letto: «Oh Kioichi, questo è un sogno, mi sembra di essere nella reggia di una regina, le pareti, i dipinti, i mobili persino le maniglie, è tutto così splendido e posso vederlo grazie a te. Papà come ha reagito?». Kioichi sorrise chiudendo la porta insonorizzata: «Non ne è stato molto concorde, ma mi sembra pensieroso al momento, sono felice che tu ti stia divertendo, la festa è questa sera?». Yui alzò il braccio verso il soffitto come se volesse afferrare quelle radici dorate che lo decoravano: «Si, sto per prepararmi, non so proprio come poterti ringraziare». Kioichi osservò il testo lasciato a metà: «Cercando di non combinare guai, divertiti e fa comunque attenzione, ci risentiamo quando sarà finita, avrai molto da raccontarmi». Yui accennò ad un si ammirandosi davanti allo specchio lungo montato alla parete: «Non mi basterà un’intera notte per raccontarti tutto, a dopo». Chiuse la chiamata curiosa di indossare il vestito nello scatolone in sua attesa.

Dopo un po’ si sporse fuori dalla porta trovando le due ragazze che Margareth aveva messo a loro disposizione: «Avete bisogno?». Yui sorrise divertita lasciandole entrare: «Oh, siete splendida». Yui sorrise accarezzando il vestito che si districava nei colori tenui della lavanda e del glicine, in ricami, fiocchi e balze di stoffa che le avvolgevano il corpo: «Il gusto di Séline non si smentisce mai». Le due ragazze si guardarono perplesse: «In cosa possiamo esservi d’aiuto?». Yui prese posto davanti alla specchiera porgendo ad una delle due una piastra: «Da sola non riesco  per l’acconciatura, mi serve che i capelli siano tirati indietro per i fermagli». Mostrò loro due splendidi semicerchietti con ricami di stoffa dorata e punti luce bianchi, le due ragazze corsero in suo aiuto, bastò poi dar vita al viso e alle labbra, e aggiungere una collanina modesta e un paio di orecchini per essere una vera lady: «Meravigliosa». Yui ruotò su se stessa guardandosi allo specchio come se fosse la prima volta: «Non sono mai stata così bella, vi prego accompagnatemi da Lady Margareth sarà in mia attesa». Scortarono la nuova lady fino alla camera della loro padrona, bussando prima di entrare: «Yui-san arrivi al momento opportuno». Sfuggì al ferro che le stava arricciando l’ultimo ciuffo di capelli, accogliendola: «Sei una visione». Yui sorrise avvicinandosi: «Mai quanto lo sarete voi». Margareth la avvicinò all’armadio aperto dove due splendidi abiti pendevano in attesa della scelta: «Sono terribilmente indecisa su cosa indossare tra i due, cosa ne pensate?». Yui era rimasta abbagliata dalla bellezza: «Cosa dire, sono entrambi splendidi, c’è un motivo in particolare se siete indecisa?».

Margareth si strinse nelle spalle accarezzando la stoffa del primo di un colore dorato, leggero nel tessuto ma ricamato con un motivo floreale, le maniche ferme sulla gruccia libere di muoversi, era una piccola pepita d’oro: «Questo è un regalo di mio padre, viene dall’Inghilterra, ed è sublime la sua bellezza, è rientrato dal suo viaggio d’ affari solo per assistere al mio compleanno portando con sé una tale graziosità». Passò ad accarezzare il secondo, di un azzurro lieve con balze e sottovesti, ritocchi dorati e il corpetto tutto luminoso di pailette: «Questo invece è a me molto caro, sapete Izana-sama non mostra quasi mai la sua concordia sebbene sottolinei quando è contrario, al nostro ultimo appuntamento quest’abito ha destato la sua attenzione e io vorrei nuovamente vederlo sorridere, ma per ballare non è accomodante come credevo, Yui-san cosa ne pensi?». Yui osservò entrambi gli abiti e sorrise negando, Margareth le prese le mani preoccupata: «Non sono di vostro gradimento?». Yui sospirò ricambiando la stretta: «Non è di mio gradimento come vi rivolgete a loro, e ritengo che la vostra indecisione sia senza fondo, in quanto il vostro cuore ha già scelto quale abito indossare». Margareth deviò lo sguardo irrigidendo le spalle: «Ma Izana-sama…».

Yui la fermò con un gesto stupendo le domestiche nella stanza: «Ascoltate, per qualcuno come Izana-sama l’abito in se per se è relativo, indipendentemente da quale indosserete vi dirà che siete splendida perché è la verità, è il contesto a fare la differenza, è molto probabile che il vestito abbia attirato la sua attenzione perché ha attirato la vostra, tanto da fargli notare il vostro desiderio e che poi vi abbia sostenuto quando avrete pensato che non fosse adatto a voi. Nulla vi è più adatto di quello che desiderate tanto da far brillare i vostri occhi, non desterete la sua attenzione costringendovi a rendervi a lui conforme, lo farete se per prima sarete convinta e fiera delle vostre scelte, Margareth-sama questo è un giorno speciale, è un giorno in cui ad essere felice dovete essere voi e non gli altri. Sacrificate quel che volete e il vostro sorriso ogni giorno per essere come dovreste e come gli altri vorrebbero ma questo è un giorno che vi appartiene, un giorno in cui l’unica persona da accontentare siete voi, tutti gli altri non sono che un contorno alla vostra volontà di condividere con loro questo momento, perciò non pensate a questo come un’opportunità, pensatela come una dedica, una dedica a voi stessa. Si suole dire che non si può pretendere di essere agli altri graditi se non si è graditi a se stessi, non vi sacrificate anche oggi, non fate di questa occasione una condanna, vivetela e sarà in futuro la stella più luminosa che abbiate mai potuto sfiorare». Margareth lasciò andare un singhiozzo commossa, la strinse forte in un abbraccio: «In quanto tempo ho sognato di sentire qualcuno che non mi dicesse quello che volevo o quello che dovevo, Yui-san grazie di cuore per la tua opinione, la terrò a me cara e farò come mi avete suggerito, vivrò questo giorno per me prima che per gli invitati, grazie, venite». Le fece strada al comò dove i gioielli stesi erano in attesa di essere indossati, Margareth prese da un cofanetto un bracciale tondo ad aggancio chiedendole la mano: «Margareth-sama non è…». La ragazza negò decisa nella scelta: «Avete la stessa età di Zen-sama se andate nella stessa classe, questo mi è stato regalato da mia nonna alla vostra età, e fatto d’oro e diamanti ma il valore sentimentale che possiede è nettamente superiore al valore economico, vorrei che per questa sera lo indossiate come gesto della mia gratitudine». Yui sfilò la mano porgendole il braccio sinistro: «Sono destrimana e nel ballo non vorrei che possa esporsi troppo, vi ringrazio per la fiducia Margareth-sama». Margareth negò trattenendo un altro singhiozzo agganciandolo al suo polso: «Margareth, potete chiamarmi così, Yui-san vorresti diventare mia amica?». La ragazza illuminò lo sguardo sorpresa agli occhi lucidi: «Yui, e sarei onorata di potevi considerare un’amica ma vi consideravo già tale quando avete deciso di affrontare con me le conseguenze della mia dimenticanza, andate, rendete questa stella la più luminosa del vostro cielo vitale, vi attendo in sala». Margareth accennò ad un si lasciandola andare per prepararsi.

Chiuse la porta lasciando le domestiche che l’avevano accompagnata all’interno della stanza, prese un respiro avanzando veloce verso le scale, si fermò appoggiando la mano sul petto, c’era qualcosa che la colmava di gioia ma qualcosa che le faceva altrettanto male, Izana salì le scale trovandola senza fiato: «Yui». Rimase qualche istante a guardarla avvolta nel vestito, diversa da come era abituato a vederla ma bella come una bambola appena acconciata: «Sei…Séline ha superato se stessa questa volta, non ho mai visto nulla di così mirabile». Yui sorrise accarezzando la stoffa nascondendo il bracciale dietro la schiena: «Margareth sarà meravigliosa questa sera, Izana». Riprese il cammino per risolvere la questione del fidanzamento: «Non farlo». Si fermò di colpo perplesso alla frase che gli aveva bloccato il respiro: «Devo dirglielo». Provò di nuovo ad avanzare ma Yui lo strinse da dietro per fermarlo di nuovo: «Te ne prego, non farlo, non adesso, Margareth ci tiene molto a questo giorno, non posso lasciare che le venga rovinato dopo averle detto di viverlo per se stessa e non per te, lei ha grande stima di te e sta cercando in ogni modo di essere la persona adatta a riempire il posto al tuo fianco, ci sta provando con tutte le sue forze a cercare di strapparti un sorriso, ha fatto tutto questo solo per te, ti prego non rovinarlo rompendo il fidanzamento, ti supplico». Izana si voltò rialzandole il viso sofferente: «Yui, se non lo farò inizieranno ad organizzare il matrimonio». Yui gli strinse la mano supplicandolo di tirarsi indietro: «Ma non vi sposerete domani, ci vorrà del tempo per organizzarlo, lasciale vivere questa sera, diventa il suo cavaliere, il cavaliere che ha sempre desiderato, per una sola sera, non sopporterei di vedere il suo sogno andare in frantumi, non così presto, lascia che sogni ancora per una notte, sorridile, elogiala, danza con lei,  così quando glielo dirai non graverà su di lei il rimpianto di non essersi esposta e averti perso per una ragazza incontrollabile e che ha appena considerato un’amica». Izana sospirò guardandola in pena per quella serata, la strinse in un lieve abbraccio: «Va bene, farò come vuoi, rimanderò a domani la discussione, adesso ritrova la tua vitalità e attendiamo nella sala».

Scesero di nuovo ritrovando anche Zen e Shirayuki in attesa: «Inizio ad essere ansiosa». Eleanor si era unita a loro dopo i regali saluti nella sala, non lo avrebbe detto ma ritrovare la bellezza dei capelli rossi in mezzo a gente che era abituata a vedere, la rese felice. All’idea di poter prendere parte alla conversazione, la felicità si trasformò in adrenalina e tutti i visi sfumarono a favore di quelli che voleva raggiungere: «Zen-sama, Shirayuki-san». I due ragazzi si voltarono rivolgendole un sorriso amichevole: «Lady Eleanor, ben ritrovata». Yui sorrise alla conversazione che scorreva limpida: «Aprirai le danze con lei?». Izana negò prendendo un bicchiere di champagne: «No, aprirà le danze con il Marchese, suo padre, so che è tornato solo per questa sera e che presto partirà nuovamente per affari».

Il vociferare si alzò nel momento in cui le porte della sala superiore si aprirono lasciando scendere Margareth avvolta nell’oro e nella gioia, il padre la accolse nella sala, baciandole la mano: «È una tale gioia vedertelo indosso, figlia adorata». Margareth sorrise stringendolo in un abbraccio: «Grazie padre». Si incamminarono verso il centro della sala e accolsero gli ospiti ringraziandoli della loro presenza e invitandoli al banchetto e poi alle danze. Il cibo servito in un buffet era ottimo e quando Margareth riprese il centro della sala in posizione con il padre partì la prima sinfonia di Vivaldi a riscaldare la sala: «Posso?». Izana allungò la mano per invitare Yui a prendere posizione per il secondo ballo in circolo, seguiti da Zen e Shirayuki: «Chi avrebbe mai detto che avremmo ballato di nuovo insieme». Yui sorrise divertita senza perdere il contatto visivo: «Siete sicuro di riuscire a gestirmi di nuovo in un ballo?». Izana accennò una risata stringendola per il volteggio: «Assicuratevi di mettere in difficoltà tutti gli altri come era solita fare una certa persona di vostra conoscenza, e sì, riuscirò a gestirvi». Yui alzò le spalle ruotando: «Chi vi dice che non metterò in difficoltà anche voi?». Izana seguì la musica insieme a tutto il circolo: «Oh, le difficoltà sono all’ordine del giorno per me». Yui sorrise trovando lo sguardo di Margareth sorpreso: «Risparmiate le forze per la vostra dama, mi ritirerò presto dalle danze». Izana sospirò spegnendo il grande sorriso: «Come desiderate». Nel sostenerle il braccio come voleva la danza si accorse di quel che brillava al suo polso: «Quel bracciale non vi appartiene». Yui negò avvolgendosi prima di passare ad un altro lord: «Mi è stato affidato da Lady Margareth, prima del ballo, glielo renderò alla fine». Izana la lasciò andare per trovare un’altra lady imbarazzata alla possibilità ricevuta.

Dopo un giro completo trovò finalmente Margareth e Yui si tirò fuori dalla danza lasciando che godessero di quel sogno: «Siete splendida oltre modo questa sera». Margareth sorrise seguendo i suoi passi: «È un giorno speciale, volevo esserlo, anche voi siete particolarmente illuminato questa sera». Izana le sorrise stupendola: «Non ballo con voi da tempo immemore e noto con piacere che siete migliorata e che non avete difficoltà a lasciarvi guidare». Margareth accennò una risata: «Questo mi riporta ai nostri primi balli, perdevo tanto l’orientamento nei volteggi da cadere a terra, e voi ridevate di gusto, forse l’unico modo che avevo per farvi ridere». Izana accennò una risata al ricordo passato: «Giravate come una trottola e poi perdevate l’equilibrio, era divertente vedervi mentre cercavate di rimettervi in piedi». Margareth si strinse a lui rallentando il movimento: «Ma venivate sempre in mio soccorso quando ricadevo». Izana ne approfittò per guardarsi intorno e intravedere Yui vicino al buffet dei dolci, sorrise divertito tornando alla ragazza nelle sue braccia: «Izana-sama conosco il motivo per cui avete sempre rifiutato di presentarvi a questo evento». Izana si allontanò per riprendere il giro: «Margareth per questo argomento, io…». Si bloccò tornando alla supplica della ragazza fuori dai balli: «Era per il matrimonio?». Izana sospirò accennando ad un si: «Ho dei progetti…prima di…soddisfarlo». Margareth sorrise rassicurandolo: «Ho pregato mio padre di non dare l’annuncio questa sera, non voglio pensare al futuro, per quello avremo tempo, oggi voglio pensare solo al presente e al passato, e mi ha dato la sua parola che non vi avrebbe fatto alcun riferimento durante il brindisi». Izana rimase sorpreso dalla richiesta, gli aveva dato il tempo necessario per pararle di Yui e non lo aveva messo in difficoltà con la presentazione.

La musica abbandonò Vivaldi per invitarli a procurarsi i bicchieri per brindare alla protagonista dell’evento, Zen intercettò lo sguardo del maggiore e indicò il balcone, Yui stava guardando il giardino e la fontana con un tiepido sorriso sul volto: «Vi invito a rientrare al più presto». Yui sussultò voltandosi a guardare Margareth accompagnata da Izana: «Siete incantevole». Margareth la avvicinò per abbracciarla, non era riuscita a sfiorarla prima e durante le danze: «Grazie ai tuoi consigli, tutto è come dovrebbe essere, io per prima, grazie Yui». Le sorrise chinando lievemente il capo davanti ad Izana rimasto in disparte alle sue spalle: «Andate, sarò presto da voi».

Li osservò parlare mentre rientravano nella sala, una forte malinconia le strinse lo stomaco, quello era il posto di Izana ed era dove Margareth voleva essere, però quel lieve contatto tra loro sembrava freddo, si chiese se davvero Margareth volesse sposarlo, sollevò il braccio accarezzando il bracciale che pulsava di importanza, le aveva affidato qualcosa di grande. Accarezzò le piccole gemme una ad una avvertendo una strana ruvidità: «Credo che li lascerò da soli ancora un po’». Sorrise all’uomo che alzava il bicchiere e parlava di quanto meravigliosa fosse la figlia che stavano festeggiando. Scese nel giardino ad osservare la bellezza della fontana e della residenza, era senza parole, da lontano intravide la sala disperdersi per tornare a conversare e decise di rientrare: «Lucky!».
 

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Capitolo 28
*** Scambio di Nobiltà ***


Margareth era radiosa, tutti gli invitati avevano chiesto perché non ci fosse stato alcun annuncio sebbene fosse presente il suo sposo, aveva deviato la domanda rispondendo che voleva festeggiare il suo compleanno e non il suo futuro. Izana girava nella sala da ballo alla ricerca di Yui, l’aveva persa di vista e non riusciva più a trovarla, neanche Zen e Shirayuki, impegnati a parlare con svariate persone, le avevano prestato attenzione. Margareth si era soffermata ad osservarlo, era preoccupato e sarebbe voluto andare a cercarla, con un nodo alla gola e un peso sul cuore, finse di ignorare quello che forse aveva intuito.

La sala era ormai vuota ed erano rimasti soli, all’assenza di Yui, Margareth aveva dato ordine di controllare la magione, Izana si allontanò salendo verso il piano superiore, per bussare alla sua porta nella speranza che si fosse solo stancata di girare per la sala, ma di risposta ebbe solo il silenzio, prese dalla sua stanza il cellulare rimasto in disparte tornando di sotto dagli altri: «Pronto». Kioichi riprese attività guardando l’orario mattutino: «Era ora che qualcuno rispondesse, è finita la festa?». Izana avanzò nella sala perplesso: «Si, Yui non ti ha chiamato?». Kioichi negò stringendosi nelle spalle: «Avrebbe dovuto, ma non mi risponde poi attacca la segreteria, puoi passarmela?». Izana si guardò in torno cercando di mantenere la calma: «Al momento non è con noi, la residenza è grande credo si sia persa mentre cercava di tornare, appena la ritrovo ti faccio chiamare». Kioichi prese dal frigo gli ingredienti per la colazione: «Izana, c’è una strana sensazione che mi tormenta da qualche ora, dille che deve rispondere quando la chiamo». Izana sospirò chiudendo la chiamata e aggiornando gli altri ragazzi: «Avrebbe dovuto chiamare suo fratello ma non l’ha fatto». Margareth lo avvicinò preoccupata: «I domestici mi hanno appena riferito che nella perlustrazione della residenza non vi è traccia di lei». Izana sussultò alzando la voce: «Cosa significa che non ce n’è traccia!» Si accorse del sussulto prendendo un respiro: «Quando l’abbiamo vista l’ultima volta?» Zen negò cercando di ricordarlo: «Poco dopo che hanno servito i calici per il brindisi, dopo non ricordo di averla vista». Margareth si guardò intorno raggiungendo la balconata che dava sul giardino: «Lady». Si sporse a guardare le due guardie che si chinavano a raccogliere qualcosa: «È uno degli accessori che aveva nei capelli, è dove l’abbiamo vista prima di entrare per il brindisi». Izana accennò ad un si stringendo il tessuto: «Non andrebbe mai in giro con uno solo di questi, in più sono un regalo di suo fratello, non lo avrebbe mai lasciato qui senza cercarlo». Zen si strinse nelle spalle avvicinandolo: «Aniue, cosa state ipotizzando?». Izana continuò a guardarsi intorno cercando di percepire il minimo movimento: «Al momento, sto sperando che sia nascosta dietro i cespugli e che stia per uscire scoppiando a ridere prendendoci in giro, ma considerando che non succede comincerei con guardare i video della sicurezza, Margareth fa strada».

La ragazza rientrò nella residenza guidandoli a quella che sapeva essere la sala comando, chiedendo di visionare i file: «Sono stati manomessi?». La guardia accennò ad un si mostrandole le immagini tutte uguali: «Hanno sostituito l’immagine con una fissa, abbiamo creduto che fosse in tempo reale ma non lo era, sono stati pochi gli ospiti ad affacciarsi al balcone da quando abbiamo registrato la manomissione».  Il Marchese entrò richiamato dal personale a chiedere spiegazioni: «Una ragazza è sparita dalla sala?». Margareth accennò ad un si preoccupata: «Non riusciamo a trovarla né a contattarla, le telecamere di sicurezza sono state manomesse, temiamo che possa essere stata…». Izana chiese il silenzio al numero di Yui che lo stava chiamando, rispose mettendo il viva voce: «Yui?».

Chiese appena ma la voce maschile lo smentì all’istante: «Possiamo partire». Il rumore delle portiere e quello di un motore, Izana appoggiò il telefono sul tavolo impostando la possibilità di sentire ma di non essere sentito: «Si stanno muovendo».
Yui era stordita ma bastò un attimo per distinguere l’odore di qualcosa che non era la villa in cui era ospite, il freddo della notte, il bavaglio sulle labbra, la fascia nera sugli occhi e le mani legate tra loro alle sue spalle, si tirò su cercando di captare qualche suono o di riconoscere dove fosse distesa, dalla mobilità era qualcosa capace di muoversi, prese il cellulare silenziato aprendo, ad occhi bendati, la tastiera, per comporre uno dei numeri che conosceva a memoria. Sentendo poi delle voci maschili che si avvicinavano, tornò distesa stringendo il cellulare per non farsi scoprire: «È stato facile».
«Fin troppo facile, dorme ormai da qualche ora, forse sarebbe il caso di assicurarsi che stia bene».
«Ehi per chi mi hai preso? Mi hanno pagato per un rapimento, non uccido la merce che mi viene commissionata, ha un costo più alto di quello che ho ricevuto e che devo ancora ricevere».

Izana era in ascolto, indietreggiò quando la peggiore delle ipotesi si fece avanti nella sua mente: «È stata rapita». Sentirono dei mugolii, Yui finse di essersi appena svegliata e cercò subito di raddrizzarsi per coprire la chiamata attiva: «Salve, Lady». Qualcuno la avvicinò per togliere il bavaglio: «Urlare non servirà, perciò stia calma». Yui mosse la bocca per lasciarla di nuovo libera: «Ho sete». Una delle voci accennò una risata: «Dovrete aspettare l’arrivo per bere, non abbiamo intenzione di farvi del male, siete importante per il Marchese, Lady».
Izana sgranò gli occhi a quello che avevano tutti compreso, alzò lo sguardo verso la ragazza con le mani a fermare le labbra: «Credono sia Margareth». Sospirò appoggiandosi alla parete, riprese lucidità pensando a Kioichi, fece segno alla guardia al computer: «Ehi, registra tutto e vedi se riesci a tracciare il segnale, Zen il tuo cellulare». Il minore si riprese dalla scoperta: «È di sopra, in camera, vado a prenderlo». Corse di sopra ignorando i commenti di Shirayuki, senza lasciarsi fermare.

Lo porse al maggiore che uscì dalla stanza per prendere coraggio e digitare il numero di Kioichi salvato già in rubrica: «Zen, Yui?». Attese qualche istante prima di rispondere: «Sono Izana». Kioichi sospirò felice di sentirlo: «È con te?». Il ragazzo negò schiarendo la voce: «Kioichi, vorrei che restassi calmo, devo dirti una cosa». Margareth lo avvicinò preoccupata per fargli forza a rivelare cosa fosse successo: «Yui, cosa?».
Urlò Kioichi attirando l’attenzione del padre appena svegliato, guardò l’orario della prima mattinata che in Spagna sarebbe stato a tarda notte: «Che succede, chi è al telefono?». Kioichi riprese fiato mettendo il vivavoce: «Come è possibile?». Izana negò incerto: «Non lo so, era sul terrazzo appena un attimo prima del brindisi, ho pensato che fosse salita in camera, pensavo che si fosse allontanata per chiamarti o per sistemarsi il trucco o i capelli, ma nella residenza non c’era e adesso abbiamo saputo che sembra essere stata rapita, la credono la figlia del Marchese, non so come, l’hanno scambiata per Margareth, sappiamo che sta bene ma non dove sia». Noriaki prese il cellulare: «Contatto la polizia, saremo lì con il primo volo». Margareth alzò la voce per prendere la chiamata: «Vi metterò a disposizione un jet, non ci saranno voli disponibili o così veloci, è colpa mia se è successo, avrete un jet pronto ad attendervi all’aeroporto». Il Marchese autorizzò l’ordine mentre Izana chiudeva la chiamata.

 
*

Quasi con un tempo record Kioichi e Noriaki erano stati accolti con trepidanza da tutti i domestici nel primo pomeriggio, guidati dove tutti stavano aspettando con il fiato sospeso: «Ci sono svolte?». Izana negò indicandogli la stanza, si erano cambiati e avevano pranzato in fretta per tornare a controllare: «No, la chiamata è ancora aperta ma non stanno parlando, non possono sentirci ma non riescono a rintracciarla». Noriaki entrò nella stanza per ascoltare il silenzio e i respiri di qualche ora: «Avete registrato?». La guardia accennò ad un si lasciandogli il posto per ascoltare quello che era stato registrato: «Come diamine hanno fatto a crederla la Lady della Spagna? Non si somigliano affatto». Izana alzò le spalle incerto: «Una delle tante domande». Kioichi guardò il cellulare perplesso, Yui era probabilmente ancora vestita da festa: «Dove aveva il cellulare?». Izana accennò una risata nervosa: «Bella domanda, se l’era portato anche a sciare, non ho la più pallida idea di dove lo abbia nascosto». Shirayuki alzò la mano richiedendo l’attenzione: «Io si, vi faccio vedere». Scese il vestito ripiegato nello scatolone, tirò giù la cerniera sulla schiena, mostrando a tutti una tasca segreta: «Yui mi ha detto che poteva servire in caso di emergenza, doveva chiamare Kioichi e se la festa non era ancora finita poteva farlo senza lasciare la sala, mi ha detto che ha chiesto lei a Séline-sama di creare un buon nascondiglio».

Noriaki lasciò la cuffia inutile guardandolo perplesso, erano stanchi, probabilmente reduci di una notte in bianco e logorati dalla preoccupazione: «Siete rimasti svegli tutti?». Izana sorresse la fronte, la testa faceva male ma non voleva arrendersi all’idea di dormire con Yui in pericolo: «La festa è finita tardi, abbiamo setacciato tutta la residenza prima di sapere cosa le fosse successo». Noriaki sospirò, nessuno voleva lasciare la stanza ma tutti avevano bisogno di un po’ di riposo, chiamò una domestica allontanandola dai ragazzi, quando rientrò nella sala prese in mano la situazione: «È ormai ora di cena, consumatela e andate a riposare». Izana si ribellò a quelli che sembravano due ordini: «Ceniamo, mi cambio e scendo». La cena fu consumata nel silenzio e nell’ansia di sapere cosa stesse succedendo alla ragazza presa in ostaggio, salirono tutti per cambiarsi ma nessuno scese prima dell’alba successiva.

Kioichi era rimasto al suo fianco in cerca di un indizio, ma nessuno parlava, erano solo rumori e movimenti: «Se è riuscita a prendere il cellulare, deve avere le mani legate dietro la schiena, è stato un gesto azzardato, se la scoprissero potrebbe finire male». Sentirono grattare contro qualcosa e le voci maschili si allontanarono: «Che onore avervi come ospite, Lady?». Yui conficcò il cellulare nell’apertura che aveva analizzato in quel tempo: «Margareth Clara Rojas Cortes, è questo il vostro modo di trattare l’erede del Marchese di Spagna?». Kioichi sussultò sorpreso al tono: «Perché si sta fingendo tale?». Noriaki distese il braccio per calmarlo: «È più sicuro che credano di aver raggiunto il loro obiettivo, se scoprissero chi è, non avrebbe più valore, tua sorella è furba, cerchiamo di capire dov’è per soccorrerla».

Yui continuò a camminare scortata dai rapitori, contò i passi, i giri che facevano, i cambi d’aria fino a che il freddo esterno divenne il calore di una casa, poi delle scale e poi di nuovo il freddo, un rumore metallico e poi una spinta dentro il luogo che non profumava come una stanza. La benda sugli occhi si sciolse permettendole di osservare la cella in cui era rinchiusa, gli scheletri negli angoli della stanza, le sbarre e la finestra sbarrata che faceva filtrare l’aria e la futura luce, sfregò la corda contro il muro fino a riuscire a liberarsi quando la porta si aprì e qualcuno scese. Un ragazzo dalle buone forme, alto e abbastanza robusto, gli occhi stretti e chiari come quelli di un gatto, i capelli scuri e corti, e le vesti di chi sa come muoversi nell’ambiente, osservò la cella individuando il colore dell’abito nascondo dietro il barile di legno, Yui si strinse nelle spalle arresa alla stanchezza, doveva dormire per calmarsi e iniziare a reagire alla strana situazione in cui si trovava.

 
*

A giorno innalzato, Izana guardò la camera chiedendosi dove fosse e che ore fossero, il flash di Yui tornò alla mente all’improvviso spaventando la domestica che gli stava portando dell’acqua, era ancora vestito, dopo la cena la mente si era velocemente annebbiata e neanche ricordava di essersi assopito, che quell’uomo avesse fatto qualcosa fu l’unica risposta che ottenne dalla domestica. Si cambiò all’istante scendendo ad alzare la voce, erano ancora in quella stanza Kioichi era rimasto sveglio  a sentirlo parlare e non fermò Izana quando irruppe nella stanza: «Mi ha fatto mettere del sonnifero nel bicchiere, perché?!». Noriaki lasciò di nuovo la cuffia rivolgendosi a lui: «Perché eri stanco e avevi bisogno di riposo, tu come gli altri». Izana arricciò le sopracciglia furioso: «Non voglio essere addormentato senza permesso, non in questa situazione, con Yui in pericolo!». Noriaki alzò la voce a sua volta stupendo Kioichi: «Ho già avuto a che fare con situazioni del genere, ci sono abituato e Yui è mia figlia, la voglio trovare e portare a casa! Hai detto che saresti stato al suo fianco è ora di prendersene le responsabilità, nessuno più di te può aver notato qualcosa che può aiutarci a capire perché è stata scambiata per la figlia di un Marchese quando differenziano, di età, di colore di capelli, di altezza, di occhi e di tutto quel che di diverso esiste tra le persone, probabilmente sono mercenari e per crederla Lady Margareth dovevano aver un preciso motivo, se le sei stato accanto, ti voglio con la mente lucida a lavorarci».

Izana indietreggiò riconoscendo che non era torto il suo ragionamento: «Pensaci bene, riavvolgi tutta la serata, c’è qualcosa che hai notato e che può esserci d’aiuto?». Izana prese un respiro calmando i nervi e seguendo le sue direttive: «Siamo andati tutti a prepararci per il ballo, noi tre eravamo già nella sala, stavo salendo a parlare con Margareth e Yui è scesa, abbiamo scambiato due parole e siamo tornati nella sala, poi il buffet e il ballo, ci siamo separati a metà delle danze, lei è tornata ai dolci e poi è uscita sulla balconata, il Marchese ha iniziato a preparare il brindisi e insieme a Margareth le abbiamo parlato l’ultima volta chiedendole di rientrare e poi nulla, nessuno l’ha più vista, mi sembra che fosse tutto nella norma». Noriaki negò doveva esserci qualcosa: «Riavvolgi di nuovo, parti da quando siete arrivati, pensaci bene Izana, ogni piccolo dettaglio, qualcosa che la collegasse a Lady Margareth». Il ragazzo riavvolse la giornata ancora intontito dal sonno illuminandosi di colpo: «Il braccialetto». Noriaki attese che spiegasse mentre si sedeva sulla sedia che Kioichi aveva prontamente avvicinato: «Margareth è solita indossare un bracciale in particolare in presenza di suo padre, ma ieri Yui e Shirayuki le hanno regalato un nuovo bracciale, ricordo che disse, lo avrebbe indossato quella stessa sera, Yui però…il braccialetto certo, è un bracciale di oro e diamanti molto vistoso, le è stato regalato dalla nonna circa due o tre anni fa, Margareth porta i bracciali pesanti al polso sinistro e quelli leggeri al polso destro e anche Yui ieri lo aveva al polso sinistro». Noriaki lo bloccò perplesso: «Un bracciale di oro e diamanti, così particolare, come è arrivato al suo braccio?».

Margareth si era ripresa dal sonno costretto, avvicinandosi ai due ragazzi in cerca di una spiegazione: «Per ricordo della mia defunta nonna lo indosso sempre in presenza di mio padre, alle feste o alle riunioni, il loro pensiero era modesto e ricco di affetto, non potevo rifiutare di indossare un regalo ricevuto da due amiche ma allo stesso modo non volevo rinunciare al ricordo della mia cara nonna, ho affidato a Yui il mio bracciale come gesto simbolico, ha chiesto di indossarlo sul polso sinistro per evitare che nelle danze potesse notarsi troppo o rovinarsi, non posso credere che sia nato tutto a causa di quel braccialetto». Noriaki si allontanò da Izana per rivolgersi a Margareth: «Chi sapeva che lo avreste indossato?». Margareth accennò ad un no, non era una pista buona da seguire: «Quasi tutti gli invitati, era mia abitudine indossarlo sempre in presenza di mio padre, santo cielo, mai avrei immaginato che potesse causare tanti problemi e adesso per colpa mia Yui è in pericolo, sarei dovuta essere io lì con loro non lei, lei è così fragile così…». Noriaki la avvicinò per evitare che cadesse in panico, appoggiò una mano sulla sua spalla con un sorriso sicuro sul volto: «È stata una fortuna che a cadere nelle loro mani non siate stata voi, le cose sarebbero state molto più difficili e il Marchese sarebbe stato costretto ad assecondare le loro richieste, Yui non è fragile, lei sa reagire, la mia sola preoccupazione è che agisca più di quanto dovrebbe, ma la troveremo, e se non ci riusciremo noi, si farà trovare lei. Adesso è fondamentale che ognuno di voi mantenga la calma e la mente lucida, non fate cose di cui potreste pentirvi, la squadra della polizia si sta già muovendo».
 

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Capitolo 29
*** Bersaglio ***


Yui spalancò di colpo gli occhi al fascio della luce, si guardò intorno costatando che il rapimento non era un sogno ma si sorprese di trovare una giacca che non le apparteneva appoggiata addosso: «Sembravate infreddolita durante la notte, Lady». Yui si voltò ad osservarlo, era rimasto fermo al suo posto, accarezzò la giacca, rialzandosi, la piegò porgendogliela: «Tenetela, se sarà necessario, indossatela». Yui arricciò le sopracciglia appoggiandola a terra: «Se siete così premuroso avreste potuto evitare di rapirmi, comportatevi come tale se siete un vero vile». Il ragazzo accennò una risata: «Cercavo solo di essere gentile, non vi faranno del male e tornerete presto a casa, Lady». Yui sospirò osservando attentamente la cella sorridendo all’idea che le era venuta, doveva capire dove fosse, non conosceva la Spagna, sapeva appena qualcosa sui suoi territori e sulla storia, ma nulla che in quel momento potesse aiutarla a capire dov’era. Rimase seduta dietro il barile tutto il giorno rifiutando di mangiare quello che le era stato offerto: «Mangiate, vogliamo tenervi in salute». Gli diede le spalle senza proferire parola, sapeva resistere alla fame per sfida poteva farlo anche per quel che le serviva fare, attese il calare del sole prendendo dall’ospite, che aveva finito lì i suoi giorni, un brandello di quello che indossava, lo aggrovigliò su se stesso prese un respiro, fingendo una caduta, rimase ad occhi chiusi fino a che il ragazzo non se ne accorse: «Lady?». Attese che si allarmasse, il ragazzo aprì la porta per entrare a controllare preoccupato che fosse per il cibo mancato: «Lady». Appoggiò la mano sulla sua spalla, Yui scattò ad avvolgerla con il tessuto, ruotò le posizioni usando la stoffa come un ninjaku avvolgendola attorno al collo della guardia, cercò di fare forza per farlo svenire ma non aveva tutto il giorno, con una gomitata in un punto critico lo stordì correndo fuori dalla cella, salì le scale assicurandosi che non ci fosse nessuno, ripercorse al contrario la strada uscendo fuori all’aria aperta.

Era tutto buio ed era circondata dalla natura, strinse i denti all’allarme e prese a correre dove poteva, prima per il sentiero poi tra gli alberi di quello che era un terreno montuoso, le sue scarpe con il tacco non erano proprio adatte a quel terreno ma non poteva fermarsi, erano partiti all’inseguimento, anche l’abito era fastidioso, si guardò intorno per cercare di capire dove fosse, la grande casa in cui era stata rinchiusa si prolungava fino a quello che sembrava un mare, mare ovunque intorno a lei, continuò a correre a perdi fiato fin quando il rumore della macchina la mise in allarme ma non la fermò, al contrario la invitò ad infiltrarsi nella boscaglia: «Ohi!». L’urlo fu coperto dallo sparo e poi dal rumore della caduta: «Tenete sotto controllo quella ragazza vale quattro milioni, non vedrete uno spicciolo se scappa, tu mercenario recuperala». Il ragazzo, sua guardia, era rimasto senza respiro e lo stava guardando malamente: «C’era proprio bisogno di spararle?». L’uomo sorrise rientrando nella macchina: «Ferisci qualcuno che sta cercando di scappare e non scapperà più per paura di ritrovarsi morto, recuperala». Il ragazzo sospirò scendendo ad assicurarsi che stesse bene: «Dovevi restare dov’eri». La sollevò delicatamente sperando che non avesse ferite gravi a causa della caduta, a piedi seguì la macchina a rallentatore guardato divertito dagli altri seduti dentro: «E questo cos’è?».    

Erano rimasti in ascolto tutto il tempo e all’improvvisa l’agitazione  Noriaki e il resto circondarono il tavolo in attesa di capire cosa fosse successo: «È riuscita a sc…». La frase rassicurante fu interrotta da uno sparo e dalla frase dell’uomo, ripresero fiato di nuovo al punto di partenza quando: «E questo cos’è?».
«È un cellulare!».
«Ha una chiamata aperta».
Solo un fracasso: «L’hanno scoperta». Kioichi sospirò stringendosi nelle spalle: «Yui». Noriaki chiuse la chiamata ormai era inutile e restituì il cellulare al ragazzo: «Il suo cellulare dovrebbe avere un GPS, perché non riusciamo ancora a trovarlo?». La guardia alzò le spalle: «Sembra che sia disattivato e che serva una password per attivarlo a distanza». Noriaki strinse il tavolo completamente senza possibilità e pensando che ormai scoperta, le cose sarebbero diventate più difficili.

Yui riaprì gli occhi frastornata si sollevò dalla scomoda posizione gemendo dal dolore, si massaggiò la spalla gemendo ancora, poi un intenso bruciore le fece contorcere il viso in una smorfia dolorosa, ma il punto che tanto le bruciava, come se fosse stata marchiata a fuoco, era fasciato: «Non sono bravo con i bendaggi». Sussultò agli occhi da gatto nascosti nell’oscurità nella stessa cella, arricciò le sopracciglia: «Si vede». Il ragazzo si avvicinò fermandola quando cercò di slacciare il vestito: «Ti stai mettendo sempre più nei guai, Lady, non era il caso di scappare, è pronto a tutto per ottenere ciò che vuole e sei stata infausta a piazzare un cellulare sulla macchina, coraggiosa ma anche terribilmente stupida». Yui sorrise liberandosi dalla presa infilando la mano nella tasca prendendo un tubetto di crema verde: «Non me ne starò qui a farmi trattare come una prigioniera, tu hai un buon addestramento, ma non sembri essere pratico di rapimenti, è più facile uccidere le tue prede». Accennò ad un si osservandola slacciare la benda e spargere con il viso contorto la crema sulla ferita alla gamba che l’aveva presa di striscio: «Mi sei sembrato sorpreso quando ha sparato, non è abitudine per te, eh mercenario?». Il ragazzo sospirò aiutandola con il bendaggio a quattro mani: «Obi, è il mio nome». Yui accennò una risata: «Bene adesso saprò chi denunciare». Obi sorrise stringendo un po’ di più la fascia: «Non è certo quello vero». Yui sorrise avvolgendo un altro strato della benda: «Non sei così stupido come credevo, beh perché così premuroso con questa merce?». Obi sospirò lasciando che finisse di fasciarla: «Non è il mio primo rapimento, ma di solito non accetto incarichi che coinvolgono le donne». Yui appoggiò la testa alla parete guardando di nuovo quella cella: «Sentimentale?». Negò guardandola male: «Ne sanno una più del diavolo». Yui scoppiò a ridere indicandolo divertita: «Questa mi è piaciuta, e non hai tutti i torti». Obi arricciò le sopracciglia chiudendo la porta della cella: «Si aspetta delle spiegazioni, farai meglio ad essere accondiscendente, non ha molta pazienza».

Dopo un po’ qualcuno scese a dargli avviso, Obi aprì la porta facendole segno: «È ora, Lady». Zoppicando seguì i due uomini fino al piano superiore, nello studio dell’uomo dal viso contorto e preparato a tutto, boccheggiò un po’ di sigaro e le indicò il cellulare distrutto: «Lady Margareth non è così avventata, chi sei ragazzina?». Yui rimase in silenzio ad occhi chiusi rifiutandosi di rispondere, l’uomo si alzò caricò una pistola e appoggiò la canna alla sua tempia: «Mi stai facendo perdere molto tempo e molte risorse, se non inizi a parlare ti sparo subito, chi hai chiamato?». Yui prese un respiro calmando il battito cardiaco: «Si chiama Izana Wistaria». L’uomo sgranò gli occhi e sorrise prendendo un altro cellulare vecchio stile, non toch ma ancora con antenna e tastiera e pulsanti: «Hai fatto il suo numero ad occhi bendati potrai farlo guardando la tastiera, una mossa, un numero o una parola e sei morta». Yui osservò la canna e la pistola caricata, compose il numero lasciando che fosse l’uomo a rispondere.

Izana era perso nei pensieri quando il cellulare squillò di nuovo, raggiunse la stanza di sicurezza, attirando l’attenzione di tutti: «È un numero privato». Noriaki fece cenno al computer: «Vai». Izana rispose imponendo alla voce di non essere tremante e alla mente di restare lucida:
«Sono Izana Wistaria, chi è il mio interlocutore?».
«Una persona con cui farai un affare, il nome della mia ospite?».
Yui si strinse nelle spalle precedendolo: «Miha». L’uomo le lanciò uno sguardo scandendo minacciosamente la frase: «Il suo nome». Izana sospirò pentendosi di reggerle il gioco: «Miha, sta bene?».
Yui spalancò di colpo gli occhi al fascio della luce, si guardò intorno costatando che il rapimento non era un sogno ma si sorprese di trovare una giacca che non le apparteneva appoggiata addosso: «Sembravate infreddolita durante la notte, Lady». Yui si voltò ad osservarlo, era rimasto fermo al suo posto, accarezzò la giacca, rialzandosi, la piegò porgendogliela: «Tenetela, se sarà necessario, indossatela». Yui arricciò le sopracciglia appoggiandola a terra: «Se siete così premuroso avreste potuto evitare di rapirmi, comportatevi come tale se siete un vero vile». Il ragazzo accennò una risata: «Cercavo solo di essere gentile, non vi faranno del male e tornerete presto a casa, Lady». Yui sospirò osservando attentamente la cella sorridendo all’idea che le era venuta, doveva capire dove fosse, non conosceva la Spagna, sapeva appena qualcosa sui suoi territori e sulla storia, ma nulla che in quel momento potesse aiutarla a capire dov’era. Rimase seduta dietro il barile tutto il giorno rifiutando di mangiare quello che le era stato offerto: «Mangiate, vogliamo tenervi in salute». Gli diede le spalle senza proferire parola, sapeva resistere alla fame per sfida poteva farlo anche per quel che le serviva fare, attese il calare del sole prendendo dall’ospite, che aveva finito lì i suoi giorni, un brandello di quello che indossava, lo aggrovigliò su se stesso prese un respiro, fingendo una caduta, rimase ad occhi chiusi fino a che il ragazzo non se ne accorse: «Lady?». Attese che si allarmasse, il ragazzo aprì la porta per entrare a controllare preoccupato che fosse per il cibo mancato: «Lady». Appoggiò la mano sulla sua spalla, Yui scattò ad avvolgerla con il tessuto, ruotò le posizioni usando la stoffa come un ninjaku avvolgendola attorno al collo della guardia, cercò di fare forza per farlo svenire ma non aveva tutto il giorno, con una gomitata in un punto critico lo stordì correndo fuori dalla cella, salì le scale assicurandosi che non ci fosse nessuno, ripercorse al contrario la strada uscendo fuori all’aria aperta.

Era tutto buio ed era circondata dalla natura, strinse i denti all’allarme e prese a correre dove poteva, prima per il sentiero poi tra gli alberi di quello che era un terreno montuoso, le sue scarpe con il tacco non erano proprio adatte a quel terreno ma non poteva fermarsi, erano partiti all’inseguimento, anche l’abito era fastidioso, si guardò intorno per cercare di capire dove fosse, la grande casa in cui era stata rinchiusa si prolungava fino a quello che sembrava un mare, mare ovunque intorno a lei, continuò a correre a perdi fiato fin quando il rumore della macchina la mise in allarme ma non la fermò, al contrario la invitò ad infiltrarsi nella boscaglia: «Ohi!». L’urlo fu coperto dallo sparo e poi dal rumore della caduta: «Tenete sotto controllo quella ragazza vale quattro milioni, non vedrete uno spicciolo se scappa, tu mercenario recuperala». Il ragazzo, sua guardia, era rimasto senza respiro e lo stava guardando malamente: «C’era proprio bisogno di spararle?». L’uomo sorrise rientrando nella macchina: «Ferisci qualcuno che sta cercando di scappare e non scapperà più per paura di ritrovarsi morto, recuperala». Il ragazzo sospirò scendendo ad assicurarsi che stesse bene: «Dovevi restare dov’eri». La sollevò delicatamente sperando che non avesse ferite gravi a causa della caduta, a piedi seguì la macchina a rallentatore guardato divertito dagli altri seduti dentro: «E questo cos’è?».    

Erano rimasti in ascolto tutto il tempo e all’improvvisa l’agitazione  Noriaki e il resto circondarono il tavolo in attesa di capire cosa fosse successo: «È riuscita a sc…». La frase rassicurante fu interrotta da uno sparo e dalla frase dell’uomo, ripresero fiato di nuovo al punto di partenza quando: «E questo cos’è?».
«È un cellulare!».
«Ha una chiamata aperta».
Solo un fracasso: «L’hanno scoperta». Kioichi sospirò stringendosi nelle spalle: «Yui». Noriaki chiuse la chiamata ormai era inutile e restituì il cellulare al ragazzo: «Il suo cellulare dovrebbe avere un GPS, perché non riusciamo ancora a trovarlo?». La guardia alzò le spalle: «Sembra che sia disattivato e che serva una password per attivarlo a distanza». Noriaki strinse il tavolo completamente senza possibilità e pensando che ormai scoperta, le cose sarebbero diventate più difficili.

Yui riaprì gli occhi frastornata si sollevò dalla scomoda posizione gemendo dal dolore, si massaggiò la spalla gemendo ancora, poi un intenso bruciore le fece contorcere il viso in una smorfia dolorosa, ma il punto che tanto le bruciava, come se fosse stata marchiata a fuoco, era fasciato: «Non sono bravo con i bendaggi». Sussultò agli occhi da gatto nascosti nell’oscurità nella stessa cella, arricciò le sopracciglia: «Si vede». Il ragazzo si avvicinò fermandola quando cercò di slacciare il vestito: «Ti stai mettendo sempre più nei guai, Lady, non era il caso di scappare, è pronto a tutto per ottenere ciò che vuole e sei stata infausta a piazzare un cellulare sulla macchina, coraggiosa ma anche terribilmente stupida». Yui sorrise liberandosi dalla presa infilando la mano nella tasca prendendo un tubetto di crema verde: «Non me ne starò qui a farmi trattare come una prigioniera, tu hai un buon addestramento, ma non sembri essere pratico di rapimenti, è più facile uccidere le tue prede». Accennò ad un si osservandola slacciare la benda e spargere con il viso contorto la crema sulla ferita alla gamba che l’aveva presa di striscio: «Mi sei sembrato sorpreso quando ha sparato, non è abitudine per te, eh mercenario?». Il ragazzo sospirò aiutandola con il bendaggio a quattro mani: «Obi, è il mio nome». Yui accennò una risata: «Bene adesso saprò chi denunciare». Obi sorrise stringendo un po’ di più la fascia: «Non è certo quello vero». Yui sorrise avvolgendo un altro strato della benda: «Non sei così stupido come credevo, beh perché così premuroso con questa merce?». Obi sospirò lasciando che finisse di fasciarla: «Non è il mio primo rapimento, ma di solito non accetto incarichi che coinvolgono le donne». Yui appoggiò la testa alla parete guardando di nuovo quella cella: «Sentimentale?». Negò guardandola male: «Ne sanno una più del diavolo». Yui scoppiò a ridere indicandolo divertita: «Questa mi è piaciuta, e non hai tutti i torti». Obi arricciò le sopracciglia chiudendo la porta della cella: «Si aspetta delle spiegazioni, farai meglio ad essere accondiscendente, non ha molta pazienza».

Dopo un po’ qualcuno scese a dargli avviso, Obi aprì la porta facendole segno: «È ora, Lady». Zoppicando seguì i due uomini fino al piano superiore, nello studio dell’uomo dal viso contorto e preparato a tutto, boccheggiò un po’ di sigaro e le indicò il cellulare distrutto: «Lady Margareth non è così avventata, chi sei ragazzina?». Yui rimase in silenzio ad occhi chiusi rifiutandosi di rispondere, l’uomo si alzò caricò una pistola e appoggiò la canna alla sua tempia: «Mi stai facendo perdere molto tempo e molte risorse, se non inizi a parlare ti sparo subito, chi hai chiamato?». Yui prese un respiro calmando il battito cardiaco: «Si chiama Izana Wistaria». L’uomo sgranò gli occhi e sorrise prendendo un altro cellulare vecchio stile, non toch ma ancora con antenna e tastiera e pulsanti: «Hai fatto il suo numero ad occhi bendati potrai farlo guardando la tastiera, una mossa, un numero o una parola e sei morta». Yui osservò la canna e la pistola caricata, compose il numero lasciando che fosse l’uomo a rispondere.
Izana era perso nei pensieri quando il cellulare squillò di nuovo, raggiunse la stanza di sicurezza, attirando l’attenzione di tutti: «È un numero privato».

Noriaki fece cenno al computer: «Vai». Izana rispose imponendo alla voce di non essere tremante e alla mente di restare lucida:
«Sono Izana Wistaria, chi è il mio interlocutore?».
«Una persona con cui farai un affare, il nome della mia ospite?».
Yui si strinse nelle spalle precedendolo: «Miha». L’uomo le lanciò uno sguardo scandendo minacciosamente la frase: «Il suo nome». Izana sospirò pentendosi di reggerle il gioco: «Miha, sta bene?». L’uomo sorrise abbassando l’arma: «Si per ora sta bene, e ditemi quale prezzo siete disposto a pagare per lei?». Izana si guardò intorno: «Il necessario per riportala a casa sana e salva». L’uomo sorrise di nuovo: «Sette miliardi». Izana si strinse nelle spalle cercò aiuto da Noriaki che gli fece cenno di procedere: «Dove e quando». L’uomo rimase sorpreso dall’accettazione del riscatto: «Plaza Mayor a Madrid, domani a mezzo giorno». Chiuse la chiamata senza accettare altre condizioni, ritirò la pistola ma non si precluse di colpire Yui con un violento schiaffo: «Ringrazia i soldi, ragazzina». 

Izana sospirò lasciando il cellulare sul banco: «Non ha posto altre condizioni, non la consegnerà». Noriaki accennò ad un no: «Ha capito che può guadagnare e alzare il prezzo su di lei, perché non gli hai dato una cifra precisa?». Izana negò guardando il cellulare: «Non ho intensione di abbassarmi al ricatto, Yui non lo accetterebbe. Miha, perché ha scelto questo nome?». Zen si illuminò al ricordo e sorrise divertito: «Hai idea del perché lo abbia scelto, Zen?». Non si era lasciato sfuggire la luce sul volto del fratello: «È la protagonista di un racconto che ha vinto un famoso premio letterario, lo abbiamo letto come compito per casa». Izana lo guardò perplesso sulla scelta: «Di cosa parla il racconto?». Zen accennò ad un no, il brivido di aver capito salì fino alle spalle: «Non è quel che racconta, ma dove è ambientato, su di un’isola della Grecia, Zante, ci sta dicendo che è su un’isola». Noriaki sorrise fiducioso mettendosi al computer a cercare: «Cosa farete con l’incontro?». Chiese Zen preoccupato: «Andarci sarebbe solo più pericoloso, aspettiamo ancora un po’, se non avremo altre notizie prima di domani mattina andrò all’appuntamento, ma dubito molto che verranno per consegnarla».

Yui lanciò uno sguardo di fuoco all’uomo, il quale le puntò di nuovo la pistola contro: «Riportatela in cella, io parto per Madrid, ho un Principe ad attendermi». Salì quasi istantaneamente sull’elicottero sempre pronto e Yui sorrise riportata in cella: «Sta buona, Lady». Obi chiuse di nuovo la porta lasciando di guardia un altro del gruppo. Dopo qualche ora l’uomo sedette a bere con loro: «Non dovresti farle da guardia?». Alzò lo sguardo al cielo: «Non fa che parlare di vestiti, unghia e capelli, mi ha dato alla testa, tanto cosa vuoi che faccia?». Obi lasciò andare il bicchiere appena rientrato al posto di guardia: «Ma sei stupido!». Scattò a controllare la cella, la porta era aperta e di lei la minima traccia: «Per questo non voglio lavorare se c’è di mezzo una donna, setacciate la fortezza, deve essere qui da qualche parte, bloccate la macchina non avrà modo di fuggire». Yui sorrise chiedendo mentalmente perdono a Séline tornando verso l’interno, tolse i tacchi dalle scarpette e le avvolse con delle bende recuperate dalla fortezza abbandonata dal suo datore, sentì il rumore della macchina e rimase nascosta: «Accidenti». Si sporsero a guardare la scogliera dove l’abito era stato abbandonato: «Si è buttata?». Obi mantenne calmi gli altri due: «Non è il tipo». Anche il guidatore scese dalla macchina a controllare, divertito all’idea: «Se ne va in giro in biancheria?». Obi osservò l’acqua non convinto: «No, aveva un pantaloncino sotto la gonna, ora può muoversi più facilmente». Yui sorrise divertita: “Quindi hai sbirciato mentre ero svenuta, mercenario”. Li aggirò nel buio della notte e si sistemò sotto la macchina per tornare alla fortezza, li lasciò scendere per ripercorrere la strada da dentro, doveva esserci un’altra uscita oltre quella con l’elicottero: «Ehi!». Yui sorrise partendo in quinta con il motoscafo: «Al diavolo». Obi strinse i denti montando sul secondo: «Ehi, fermati, ohi!». Prese all’inseguimento, il rumore distante lo portò a guardare verso la fortezza gli altri che si preparavano ad abbatterla: «Ehi, Lady fermati, ti farai uccidere». Yui lasciò al massimo il motore e indossò qualcosa di pensante sulle spalle: «Meglio morta che prigioniera». Colpita dal proiettile a lungo raggio la barca esplose proprio davanti agli occhi di Obi che corse a controllare per trovare il corpo, spiazzato su quanto fosse avventata: «Quella piccola fuori di testa».

Yui sorrise nuotando sott’acqua con la bombola d’ossigeno recuperata sul motoscafo, aveva scelto il primo proprio per la sua presenza, lasciando Obi in superficie a cercare di individuarla. L’acqua era fredda e la ferita non agevolava la sua fuga, ma alla fine riemerse vicino alla costa, si trascinò fino alla spiaggia: «Santi numi». Una coppia di fidanzati la soccorse all’istante, nella casetta sul mare le portarono asciugamani e qualcosa di caldo: «Grazie». Rimase il tempo di riprendersi dal freddo, legò i capelli alti, fasciò di nuovo con bende asciutte e pulite la ferita e le scarpe per tornare a correre, sarebbero giunti presto lì e non poteva restare, chiese di poter usare il telefono, un altro telefono antico senza toch per capire dove fosse: «Andiamo, rispondi».
Izana prese il cellulare: «Pronto». Yui trattenne il singhiozzo alla voce: «Izana sono io».
«Yui, grazie al cielo, stai bene?».
«No, mi stanno ancora cercando, e non so dove mi trovo».
«Yui».
«Papà, tu…sei con Izana?».
«Si, siamo arrivati appena abbiamo saputo, dammi i particolari dove sei?». Yui negò incerta: «Al momento in una casa sul mare, sono scappata nuotando, quel tipo ha preso un elicottero per Madrid ed ho nuotato verso quella direzione, una coppia di fidanzati mi ha soccorsa, diciamo che sono stata meglio. Non so dirti altro, è tutto mare, spiaggia e scogli e quando provo a chiedere dove sono cercano di trattenermi, ho la sensazione che dovrò scappare di nuovo, i tipi che sono arrivati non mi convincono».
«Yui, aspetta…».
«Papà, farò un po’ di casino in giro, guardate i social e i notiziari, mi troverete così».
Chiuse la chiamata senza dire altro: «Voglio tutti i canali dei notiziari a disposizione e controllate anche i social». Kioichi si avvicinò preoccupato: «Le è successo qualcosa?». Noriaki sospirò stringendo il telefono: «Sta di nuovo scappando ma non sa dove si trova senza punti di riferimento, ha detto che farà un po’ di casini in giro».

Yui uscì dal retro della casa risalendo la costa per trovare una strada, corse fino a trovare la pompa di una benzina affiancata ad un negozio: «Iniziamo così». Entrò nel negozio prendendo un paio di bottigliette d’acqua e un pacchetto di patatine, distrasse il commesso al bancone e scappò verso l’esterno: «Ferma!». Sorrise divertita quando uscendo fuori, l’uomo non seppe trovarla e la macchina partì, si accomodò nel bagagliaio lasciato semi aperto per lasciar entrare l’aria, attese che l’auto si fermasse e spegnesse il motore, quando l’uomo sconosciuto aprì il portabagagli per metterci dentro qualcosa Yui saltò fuori: «Ehi, ragazzina!». Scappò lontano dalle sue mani fermandosi di colpo a guardare la piazza piena di persone: «Ehi, ferma». La voce del poliziotto la riportò alla realtà forse farsi arrestare era il modo più sicuro di comunicare la sua posizione: «Non si preoccupi agente, risolvo io». La voce le gelò il sangue nelle vene: «Come è piccolo il mondo». L’uomo con il sigaro in mano la sorprese alle spalle, senza volerlo era arrivata proprio nel luogo dell’appuntamento a Madrid, per fortuna o per sfortuna. Indietreggiò pronta a non lasciarsi prendere e a schierarsi dalla parte del poliziotto: «Se è così, la lascio a voi». Si irrigidì alla frase, un uomo della legge la stava lasciando ad un fuori legge, arricciò le sopracciglia, lasciò perdere anche la polizia doveva farsi trovare da sé, sorrise avvicinandosi al poliziotto in divisa che prontamente estrasse la pistola intimandola di fermarsi, Yui colpì i due polsi sferrandogli una ginocchiata nello stomaco, prese la pistola prima che cadesse a terra e sparò tutti i colpi del caricatore in aria, la gente reagì all’istante stendendosi a terra e correndo ai ripari, sorrise quando qualcuno estrasse il cellulare per filmare, lasciò la pistola a terra scappando in una direzione libera: «Prendetela!». Il poliziotto comunicò l’accaduto chiedendo rinforzi.

Noriaki camminava avanti e indietro per la stanza in ansia: «Ancora nulla dai notiziari?». La guardia  passò in rassegna le notizie: «No, aspettate, è appena stato postato un video di una sparatoria a Madrid, nella piazza dell’incontro». Noriaki osservò le immagini, rispondendo alla comunicazione della polizia sulla richiesta di rinforzi:  «A tutte le unità fermatevi, la ragazza è la vittima, non mirate». La guardia passò le immagini in diretta sulla tv a schermo grande, Yui era circondata e presa di mira dalla polizia, l’ordine di Noriaki fu ignorato: «Perché non mi ascoltano?». Il Marchese avanzò nella stanza prendendo la radio dalle sue mani, fece segno all’uomo, il quale attivò la sicura della stanza chiudendo tutti dentro: «La polizia è nelle mani di un noto boss del cartello spagnolo della droga, tutta la zona è sotto il suo controllo, fatevi da parte». Il Marchese avanzò dettando i suoi ordini: «Sono il Marchese Antonio Cortes, acquisite il bersaglio».
 
 

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Capitolo 30
*** Lady Pericolosa ***


L’ordine del Marchese lasciò i presenti, Izana compreso, privi di parole, stava ordinando agli uomini, che avrebbero dovuto salvarla, di tenerla sotto tiro: «Marchese, è lei che dovremmo salvare». L’uomo lo ignorò, continuando a dettare ordini, Yui era ormai circondata: «Mi dispiace, ma il mio paese ha più importanza di una singola ragazza, avete l’autorizzazione per colpire». Noriaki sgranò gli occhi guardando lo schermo: «Quella ragazza è mia figlia!».

Yui si strinse nelle spalle, era sulla mira di tutti senza vie d’uscita, negli sguardi non vide clemenza, la polizia non poteva aiutarla, guardò di sotto sospirando: «Se mi volete criminale, così sia». Aggirò la ringhiera saltando di sotto: «Yui!». Il Marchese strinse la radio: «Voglio una visuale, dov’è?». Un drone si sollevò per ritrovarla mentre saliva in groppa ad una moto, inseguita appena dal padrone irritato: «Scusami, sono una criminale!». Urlò divertita mettendo in moto e dando gas sull’acceleratore, le auto della polizia partirono all’inseguimento, ma Yui in contro senso sulla strada riuscì ad evitare le macchine e le persone, come una corsa ad ostacoli e a seminare tutti i poliziotti: «Ma cos’è un film d’azione? Da quanto sa guidare una moto?!». Kioichi alzò le spalle completamente spiazzato all’accusa del padre: «Non ne ho la più pallida idea». Zen accennò una lieve e tesa risata: «Può contare la sala giochi come allenamento?». Si voltarono tutti a guardarlo chiedendo spiegazioni: «Nella sala giochi vicino alla scuola c’è un gioco 3D, uno montato su una macchina e uno sulla moto, Yui vince sempre, la moto è realistica con freno, marce e acceleratore, quindi credo si possa dire che abbia imparato a guidare una moto, giocando». Izana urlò preso dal panico: «Mi prendi in giro? Quella è una moto vera e quello che stiamo guardando sembra più la scena di un film e noi dovremmo essere li a soccorrerla, Marchese!». L’uomo rimase calmo a guardare: «Sta uscendo dalla città, fermatela con ogni mezzo possibile, non deve arrivare a questa residenza!». Kioichi arricciò le sopracciglia: «Perché la sta mettendo in difficoltà, perché lo sta facendo?!». Il Marchese lo intimò ad allontanarsi: «Perché non ti riguarda, riguarda il mio paese, non posso permettere che una ragazza porti tanto scompiglio fuggendo da un boss del cartello spagnolo». Izana era senza fiato alla notizia appresa: «Si rende conto che al suo posto poteva esserci Margareth?!». L’uomo rimase a guardare lo schermo: «Ma lei sarebbe stata più facile da recuperare».

Yui guardò nello specchietto, le macchine a suo inseguimento, strinse i denti alla strada bloccata da due camion, le impedivano il passaggio appena dentro una galleria: «Lady, sali». Yui sussultò alla figura di Obi sul tettuccio: «Sei nei guai fino al collo, sia con loro che con noi, scegli, perché di morire morirai lo stesso, hai firmato la tua condanna». Yui sospirò accelerando per saltare dentro il camion, lasciando Obi sorpreso, smontò togliendo il casco: «Troppo facile». Obi la prese sulle spalle bloccandole le braccia saltando sull’altro camion: «Smettila di agitarti!». Yui cercò di scalciare quando la galleria portò i due camion a separarsi su due strade diverse e le macchine inseguirono il primo dove la moto era saltata: «Scusami, ma mi sento più sicura a saltare da me che sulla spalla di un mercenario!». Obi accennò una risata saltando di nuovo dentro un furgone che a sua volta cambio strada: «Tu sei fuori di testa, se fossi rimasta dov’eri tutto questo non sarebbe successo!». Yui cercò di liberarsi prima che le corde le legassero i polsi: «Credi davvero che sarebbe andato tutto liscio? Quel tipo non è un criminale di bassa entità, è un boss, comanda qualcosa di molto grande, tanto grande da intimidire anche la polizia, e considerando che siamo in Spagna, mi viene in mente sono la droga, svegliati Obi quando non gli servirai più si libererà di tutti i possibili testimoni, non avrà scrupoli». Obi la strinse con un altro nodo: «Basta chiacchiere, tieni la bocca chiusa, Lady». Yui rimase seduta a terra in silenzio a pensare a come potersela cavare, era impossibile che non avessero visto quello che stava succedendo, sospirò rinunciando anche all’idea di essere salvata: «Come potete averla persa?!».

Il marchese era furioso mentre impotente guardava il camion e la sola moto al suo interno: «Rintracciate anche il secondo camion!». La seconda immagine gli mostrò il camion vuoto: «Accidenti, ritrovatela». Izana strinse i pugni impotente chiuso in quella stanza: «Sta aspettando noi…». Spostò lo sguardo dispiaciuto su Kioichi trovandolo con un sorriso pericoloso ad illuminare il volto: «Come ha fatto?». La voce del Marchese lo portò a deviare lo sguardo, ma indietreggiò quando l’uomo caricò una pistola mirandolo: «Ehi!». Kioichi bloccò con un gesto il padre pronto ad intervenire: «Quella ragazza non vi stava aspettando, chi è, maledizione». Kioichi alzò le braccia indietreggiando fino al muro: «È mia sorella, Izana non preoccuparti Yui non ci sta più aspettando, ma tornerà, come si dice se non è Maometto ad andare alla montagna è la montagna ad andare da Maometto, non la fermerà». L’uomo lo avvicinò nero dalla rabbia: «Come può una ragazzina riuscire a fare tutto questo?». Kioichi alzò le spalle, altrettanto sorpreso di averla vista in azione: «Guarda troppe serie tv e gioca a troppi video giochi». Ricaricò la pistola cercando di intimidirlo: «Ci sono due sole persone capaci di intimidirmi con le cattive e lei non è una di queste. Yui agisce non ci pensa, o almeno così crede, quando è allo stremo, quando si trova al limite, la sua mente elabora tutte le informazioni che la circondano per aiutarla a portarla in salvo, può chiamarla una specie di trans cosciente, agisce come crede che sia meglio e tutto il resto non esiste, è stata catturata secondo lei? No, si è fatta catturare, è saltata dentro il camion, sono saltati sul secondo e hanno di nuovo cambiato mezzo e destinazione, lo ha detto lei che è un boss del cartello, non è stupido e Yui neanche. Sono certo che se lo avesse voluto, avrebbe preso in considerazione anche l’idea di superare i camion usando una strada alternativa». Zen si strinse nelle spalle immaginando a cosa facesse riferimento: «Il muro della galleria, seriamente?». Kioichi sorrise arricciando le sopracciglia: «Adesso la avviso, se mia sorella non tornerà sana e salva, non mi interessa chi lei sia, la pagherà per mano mia».

Il Marchese si allontanò ritirando l’arma davanti allo sguardo scarlatto tornato dorato: «Si è lasciata catturare?». Kioichi accennò ad un si sospirando e lasciando andare quella forte presenza che sapeva gestire: «Probabilmente». Izana si avvicinò perplesso: «Solo due persone?». Sorrise divertito deviando lo sguardo: «Il padre di Selinè e il mio direttore alla casa discografica, nessun altro ci riesce». Izana accennò una risata tornando a guardare quello che era un notiziario e che stava cercando di informare la Spagna sull’avvenuto.

Yui si lasciò scortare da Obi in una casa nascosta nella natura, fino al piano più alto dove il boss del cartello stava accendendo un sigaro: «Mi hai causato non pochi problemi». Si avvicinò colpendola di nuovo con un sonoro schiaffo che però Obi non difese, Yui mosse la mandibola sfidandolo con lo sguardo di un cavaliere che non perde se non muore: «Tu chi sei? Non puoi essere una ragazza qualunque, servizi segreti, CIA, FBI?». Yui alzò lo sguardo al cielo sorridendo: «Sono quella che non ti perdonerà lo schiaffo, e FBI, CIA, servizi segreti sì li seguo in tv e se fossimo in un episodio, questo è il momento in cui io trionfo». L’uomo accennò una risata sedendosi sulla sedia e sfidandola a provarci mentre gli uomini armati la circondavano: «Oh, grazie del regalo». Con una testata costrinse Obi ad indietreggiare, si liberò dai nodi con la lama di un coltellino portatile, nascosto nella cintura. Assestò due colpi precisi alle guardie presenti sottraendo loro le armi, per poi lanciare il coltellino perso il boss ferendogli la guancia. Tutto in un battito di ciglia, Obi massaggiava il naso sorpreso dall’azione, osservando la sue schiena scoperta: «Non lo farei fossi in te, è così evidente che hai un allarme nascosto lì sotto». L’uomo arricciò le sopracciglia, sorpreso all’azione, sfiorandosi la guancia sanguinante, osservando la pistola che lo mirava: «Hai il fegato, ragazzina?». Yui sparò un colpo mancando la mano solo perché l’uomo l’aveva ritirata: «Certo che ce l’ho, come tutti gli esseri umani, allora, il braccialetto dov’è?». Obi alzò un sopracciglio preso di mira: «Un braccialetto?». Yui sorrise appena: «È tutto per quel braccialetto, di una ragazza rapita che vale quattro milioni, la prima cosa che fate non è certo quella di sottrarle un braccialetto, dov’è?».

Il boss rimase tranquillo alla mira dell'arma, Yui alzò le spalle dando la resa: «Va bene, infondo per te non sono una vera minaccia, avrò tempo per trovarlo». Non aveva paura di lei, rimase seduto al suo posto in attesa dell’occasione per estrarre la pistola da sotto la scrivania e Yui sorrise fiera della fermezza: «Pensavi davvero che non fossi venuta preparata?». Il sigaro fumante cadde dalle labbra e le spalle si irrigidirono: «Quindi hai notato la differenza troppo tardi». Obi rimase a guardarla perplesso sulla conversazione, Yui sorrise ritirando le armi sorprendendo l’uomo, frugò tra i cassetti per trovare la chiave della cassaforte, sorrise impugnando la pistola che stringeva saldamente nella mano: «Grazie». Ricaricò l’arma intimando ad Obi di uscire, bloccò la porta per correre a cercare il braccialetto: «Cosa significa? Ti ha lasciata andare?». Yui sorrise lanciandogli uno sguardo severo: «Certo che no, come ho detto sono venuta preparata, la lama del coltellino era cosparsa di una sostanza paralizzante, riuscirà di nuovo a muoversi tra sei ore circa. Vicino alla finestra, una volta fuori sarai libero anche tu».

Aprì la cassaforte trovata nella scrivania osservando perplessa il contenuto, aveva sottratto una sacca da trasporto nella sua corsa da criminale, avvolse il braccialetto nel tessuto, sfogliò il libro rilegato in cuoio e comprese lo sguardo contrariato che l’uomo le aveva lanciato oltre gli occhiali scuri, prese con sé anche quel libro e richiuse la cassaforte.  Spalancò la finestra, costringendo Obi a restare sul filo del cornicione: «È il quarto piano come…». Sussultò quando la ragazza si lanciò addosso a lui stringendolo facendolo cadere. Obi reagì d’istinto aiutandosi con le finestre e la parete per atterrare indenne a terra: «Hai abilità Obi, avresti trovato il modo, come promesso ora sei libero, grazie della discesa». Mise da parte le pistole correndo verso la boscaglia: «L’hai aiutata a scappare!». Yui si fermò di colpo alla frase e si voltò a guardare se potesse cavarsela senza di lei, Obi si rialzò indietreggiando anche lui verso la foresta: «Questo lavoro mi costerà la vita, mi ritiro». Sfuggì agli sguardi inseguito dagli uomini del boss, Yui sospirò a come gli eventi si erano capovolti a suo favore e a sfavore di quel ragazzo: «Dovrebbero inseguire me».

Corse in suo aiuto quando si trovò circondato e bloccato, lanciò qualcosa dal ramo di un albero: «Scappate, se esplode vi fa secchi». Saltò giù afferrando il polso del ragazzo scappando nel punto cieco, l’esplosione lo sorprese: «Cos’era?». Yui sorrise divertita sbucando sulla strada: «Un candelotto di dinamite». Obi sgranò gli occhi: «Ehh? Dove lo avresti trovato?». Continuò a correre per trovare un riparo, ormai era quasi del tutto buio e correre all’oscuro poteva essere più pericoloso che fermarsi: «Ma quale dinamite, era un cannone spara coriandoli con una candelina di scintille dentro, ahahhah, immagina le loro facce quando non è esploso, ah devo proporla come trama è troppo divertente». Obi riprese fiato quando entrarono nel negozio di benzina abbandonato e in malora, si appoggiò al bancone mucido: «Hai uno strano modo di divertiti, Lady». Yui sorrise controllando i caricatori delle due pistole troppo grandi e pesanti per le sue mani, girovagò nel luogo fabbricando due guanti per i palmi: «È la mia prima esperienza su campo». Riprese respiro guardandosi intorno, fuori non c’era movimento e anche quel filo di luce svanì dietro le nuvole: «Devo tornare a Siviglia». Obi sussultò osservando il luogo: «Ma sei fuori testa!? Hai idea di quanto lontano siamo?». Yui negò spegnendo il sorriso e stringendo la pistola tremante: «Non ho la minima idea di dove io mi trovi! Non ho idea di cosa stia succedendo, né del perché nessuno mi stia aiutando, so solo che devo tornarci, che ci sono persone importanti che voglio rivedere, e non mi importa se devo combattere contro un boss della droga, della mafia o di pattuglia a un supermercato, ci devo tornare e ci devo tornare sulle mie gambe!». Obi sospirò cercando di avvicinarla: «Non ci arriverai correndo a piedi e inseguita da squadroni di uomini, ci serve un mezzo di trasporto». Yui lo guardò di colpo, mirandolo con l’arma: «Ci?». Obi le sorrise allungandole la giacca e alzando le mani: «Ti darò una mano, devo sapere anche io perché sono in questo casino, conosco un’auto officina poco distante da qui, ci muoveremo con il sole e ti aiuterò a raggiungere Siviglia». Yui allentò la presa sulle due armi cercando di calmare il respiro e il battito cardiaco: «Perché dovresti aiutarmi?». Obi accennò una risata lanciando la giacca a terra vicino a lei: «Perché hai fegato Lady, ed ora sono curioso di vederti trionfare, poi ognuno per la sua strada». Yui appoggiò la testa allo sportello indecisa se fidarsi: «Non un solo errore, se provi a fare qualcosa che non dovresti mirerò al tuo cuore e non sbaglierò». Obi sussultò tirandosi indietro: «Ho capito, ho capito».

 
*

Senza neanche rendersene conto aveva preso al volo l’opportunità di riposare, al suo risveglio era sola seduta a terra, sorrise ridendo di se stessa e della possibilità di averlo lasciato fuggire, meglio sola che mal accompagnata, quando il rumore la irrigidì, mirò di nuovo trovando Obi con le mani alzate: «Per essere la tua prima volta, sei più tosto tesa, ho trovato solo queste, non mangi da un po’ no?». Yui si tirò su sistemando le due pistole in una cinta creata all’occorrenza prendendo tremante il piccolo pacchetto di caramelle gommose: «Non sembra ci sia movimento andiamo». Seguì Obi in silenzio, la sua coscienza sembrava ancora addormentata, si stava muovendo per istinto e continuava a chiedersi dove quel ragazzo l’avrebbe portata, fino a che si rilassò notando l’insegna dell’officina, ci avevano messo un’intera mattinata ad arrivare, Obi entrò furioso prendendo per il bavero della camicia l’uomo che metteva a nuovo una macchina, sbattendolo contro il muro: «Perché hai omesso tanti particolari affidandomi questo lavoro, vecchio?». L’uomo alzò le mani in segno di resa: «Eri il più adatto». Obi arricciò le sopracciglia: «Adatto a farsi usare da un boss della droga?». L’uomo sgranò gli occhi tirandosi indietro: «Non sono stato informato di un boss della droga, doveva essere un complotto contro il Marchese, cosa centra la droga?». Obi sospirò lasciando andare la rabbia: «Non importa, lascio il lavoro, voglio una macchina e dei rifornimenti per scortare la Lady dove desidera». Si sporse a guardare la ragazza che stava esaminando il luogo: «Quella? Una Lady?».

Yui sussultò chiudendo la giacca arrossendo di colpo allo sguardo che la stava ispezionando: «Una Lady a modo suo, hai dieci minuti, vecchio». Si riavvicinò alla ragazza incuriosita dal luogo: «È una copertura, il tuo ruolo da mercenario». Obi rimase sorpreso ma decise di non negare: «Qualcosa del genere, e tu Lady? Qual è il tuo ruolo?». Yui accennò una risata aggirando la macchina semi distrutta: «Dovevo essere una principessa, ma al momento mi sento più Lara Croft e voglio tornare dalla mia famiglia». Obi sospirò prendendo le chiavi dell’auto messa a disposizione: «Sai guidare?». Entrò nell’auto arancione mettendo in moto: «Tu no?». Yui prese posto agganciando la cintura: «Certo che no, per chi mi hai preso?». Obi lasciò l’officina guardando male l’uomo, prese la strada cambiando marcia e appoggiando il gomito fuori dal finestrino: «Guidavi una moto e non sai guidare una macchina?». Yui alzò le spalle osservando il paesaggio: «Se per questo non so neanche guidare un motoscafo». Obi accennò una risata: «Fai la modesta, Lady?». Yui negò massaggiando i polsi: «Non sto scherzando, non so guidare una moto, non so guidare un motoscafo, ma so come funzionano le cose, l’ho visto fare in tv». Obi frenò di colpo guardandola sbalordito e con il fischio di un'altra auto alle spalle: «Hai voglia di scherzare spero, tutto in tv, ma la realtà è diversa, Lady!». Sorrise  indicandogli la via: «Ti verrà addosso qualcuno se non riparti, quando la tua vita è in pericolo devi arrangiarti con quello che sai, non puoi permetterti di fermarti a pensare, devi poterlo fare, conosci la strada?». Obi sospirò allungandole un cellulare degli ultimi modelli: «Metti una mappa, conosco poco le strade della Spagna». Yui accese il cellulare con un grande sorriso: «Beata tecnologia, forse dovrei…». Il ragazzo fermò i suoi pensieri alla speranza intravista: «Se chiamassi qualcuno ti rintraccerebbero all’istante, non so cosa stia succedendo ma meglio stare nascosti, se vuoi tornare dalle tue persone importanti, Lady».

Aveva ragione, sebbene volesse poter sentire la voce rassicurante di Kioichi o di Izana, alla fine impostò la mappa e agganciò il cellulare al cruscotto per lasciargli vedere la strada: «Yui, è il mio nome, ma non smettere di chiamarmi Lady, fa effetto detto alla fine della frase». Obi accennò una risata riprendendo a guidare in silenzio, si fermò solo dopo un paio d’ore dalla partenza, per prendere da bere, da mangiare e fare rifornimento: «Prendo solo l’acqua». Non disse nulla riprendendo il cammino, sospirò quando gli abbaglianti delusero la sua visuale: «Non credo di poter continuare in queste condizioni, non vedo la strada, passiamo la notte nel parcheggio dell’autogrill ». Yui fermò il manubrio che girava: «La polizia di passaggio pattuglia gli autogrill, fermati fuori dalla corsia, spegni le luci e metti la sicura, nascosti nella notte non dovremmo vederci, la macchina si mimetizza con il resto della strada». Obi sospirò accostando dove gli sembrava più comodo: «Quanto manca a Siviglia?» Osservò il cellulare e la distanza, trattenendo il pensiero di tornare nelle braccia dei suoi cari: «Qualche ora».
 

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Capitolo 31
*** Nobil Donna ***


Nella residenza i ragazzi erano stati confinati in una sala della grande proprietà, il Marchese aveva preso la direzione delle operazioni e non sapevano se quella ragazza, che tutti aspettavano, sarebbe tornata. Margareth aveva saputo di cosa si erano detti e guardava le sue mani affondata nella tristezza e nella preoccupazione, Shirayuki era al suo fianco ad occhi chiusi, sperava che Yui tornasse. Kioichi era appoggiato al muro a guardare l’esterno pattugliato dalle guardie, Zen faceva vagare lo sguardo nella stanza, Noriaki stava cercando una soluzione e Izana girava nella stanza stringendo il polso dietro la schiena, era il più preoccupato di tutti. Stava sorgendo l’alba ed erano tutti reduci di una notte insonne.

Obi aprì gli occhi istantaneamente assicurandosi che la ragazza fosse ancora lì, sorrise al viso abbandonato sul petto e alle due pistole strette nelle mani, si sporse verso il finestrino cercando di non svegliarla, ma la canna della pistola lo immobilizzò: «Stai cercando di fare qualcosa che non dovresti». Obi sorrise arreso tornando al suo posto di guida: «Volevo metterti la cintura e ripartire, sembri esausta, sei riuscita a dormire?». Yui agganciò la cintura sistemando il sedile: «Più o meno, riparti». Aveva avuto modo di riflettere su tutto quello che era successo e su quello che portava con sé verso Siviglia, scese a guardare la strada sulla mappa, prese il cellulare decisa: «Non lo farei». Doveva fare qualcosa, se nessuno era corso ad aiutarla c’era qualcosa lì che non andava: «Obi, mi serve un numero di telefono».
Margareth sospirò l’ennesima volta, i ciuffi biondi le ricaddero davanti agli occhi, non riusciva più ad aspettare, quando la suoneria del suo cellulare bloccò l’aria nella stanza: «Potrebbe essere Yui, capiranno dov’è». Margareth si alzò avvicinandosi ad Izana per sostenere la situazione, mostrò lui il numero chiedendo se poteva rispondere: «Pronto?»

«Margareth». La voce dolce e tesa la sorprese: «Madre?». La donna sorrise dall’altro capo dell’apparecchio: «Non sai quanto sia rammaricata di aver mancato il tuo compleanno, sarò presto di ritorno, ho saputo che è in corso qualcosa di grande, potresti lasciarmi parlare con Izana-sama?». Margareth rimase sorpresa, lasciando il cellulare al ragazzo: «Contessa». La donna non si vide transigente: «Affido a voi il mio tesoro più prezioso, se Margareth dovesse restare coinvolta non ve lo perdonerei». Izana si strinse nelle spalle: «Dubito lei sia in pericolo, è al corrente di quel che sta succedendo?». La donna sospirò guardando fuori dal finestrino: «Relativamente, è lì con voi un capitano di polizia, vorrei conferire con lui, sono al corrente che la ragazza ricercata è sua figlia». Izana guardò Noriaki attratto dallo sguardo, allungò il telefono invitandolo a prenderlo: «Sono Noriaki, con chi parlo?». La voce femminile si accese d’intensità: «Sono la Contessa, compadrona dell’abitazione in cui siete stato accolto, in primo luogo vorrei scusarmi per le brusche maniere di mio marito nel trattare una situazione così delicata, vostra figlia è in pericolo e farò quel che è in mio potere per salvaguardarla, ma vorrei che mi illustriate velocemente l’intera situazione, ho ricevuto spiegazioni da una sola visione». Noriaki si guardò intorno nessuno aveva preso il cellulare, l’unica possibilità era Yui, solo lei poteva aver detto alla donna quel che stava accadendo, prese un respiro calmando lo sguardo di Kioichi, per spiegare i dettagli alla donna.

Era metà pomeriggio quando oltrepassarono il confine per trovarsi a pochi chilometri da Siviglia: «Gira a destra, da ora seguirai la mie indicazioni». Obi alzò le spalle arreso seguendo le direttive che si limitavano solo alle curve e ai metri da percorrere prima di svoltare di nuovo, si fermarono nella città per poi riprendere il cammino.

Izana stava guardando Kioichi concorde a uscire da quella stanza per andare in contro alla ragazza ovunque fosse, le guardie non riuscirono a trattenerli: «Marchese!». L’uomo li ignorò ordinando di riportarli al sicuro e lontano dai suoi piani: «Padre!». La voce di Margareth lo bloccò: «Yui è una mia cara amica, non fate lei del male». L’uomo sospirò appoggiandole le mani sulle spalle: «Mia cara, è necessario alcune volte un sacrificio per qualcosa di più grande». Margareth si allontanò dalla presa spiazzata da quelle parole: «Signore, è al cancello, cosa dobbiamo fare?». Sentirono urlare, il Marchese sussultò: «Al cancello? Appena ieri era a Madrid come ha trovato questo posto?». Margareth chiese supporto ad Izana e mentre il ragazzo distraeva le guardie, si allontanò dalla loro custodia per correre in suo aiuto: «Margareth!». Il Marchese fu costretto a seguirla guardando male lo sposo, Margareth spalancò la porta ordinando di aprire il cancello: «Yui!». Gli occhi cianite ripresero vita e corsero verso di lei, qualcosa le sfiorò il viso, Obi l’aveva allontanata dalla traiettoria, l’aveva protetta da chi stava mirando alla sua fronte: «Cessate il fuoco, non siete autorizzati a colpire». Izana si liberò della guardia correndo verso l’esterno: «Yui!!». Il Marchese lo afferrò per un braccio impedendogli di avvicinarsi: «Va bene, la farò entrare!». I due ragazzi smisero di ribellarsi, Izana strinse Margareth tremante nella speranza che la ragazza stesse bene, indietreggiarono raggiunti dal restante gruppo.

Obi si rialzò prendendo un respiro di gratitudine: «Attenzione, Lady, non abbassare mai la guardia». Yui era rimasta a guardarlo ad occhi spalancati, le lacrime erano sfuggite al suo controllo, aveva visto troppo tardi l’uomo che mirava, se Obi non l’avesse spinta probabilmente non si sarebbe rialzata: «Grazie…». Sussurrò appena, il ragazzo la aiutò a rialzarsi, il Marchese aveva annullato l’ordine e li stava aspettando, Yui riprese fiato asciugando gli occhi, lanciò uno sguardo all’uomo mentre entrava nella residenza. Kioichi scattò più veloce di tutti a stringerla nelle sue braccia: «Grazie al cielo stai bene». Yui lasciò andare le lacrime ricambiando la stretta: «Ho avuto paura Kioichi, pensavo che non sarei riuscita a tornare, ho fatto un casino degno di una criminale, si può sapere dov’eravate tutti?». Noriaki sospirò avvicinandosi stringendo in un abbraccio grato anche Kioichi: «Mi dispiace, sarei dovuto essere lì ma mi è stato impedito di agire, sono felice che tu stia bene, e sono fiero di te, sei riuscita a tornare con le tue forze, sono veramente grato, Yui». Kioichi sorrise allo stupore sul viso della sorella: «Papà!». Obi sorrise a disagio dalla scena: «Lady, le pistole». Yui si allontanò ricordando di avere le armi ancora addosso: «Si, fa attenzione, questa del boss è scarica, l’altra invece  è carica». Noriaki avvolse la prima in un fazzoletto di stoffa per preservarla come prova: «Mi hai minacciato con una pistola scarica?!». Obi era rimasto senza fiato, dopo tutto il coraggio che aveva tirato fuori mai si sarebbe aspettato che una delle pistole fosse scarica: «Chi avrebbe guidato se per caso ti avessi colpito?». Obi accennò una risata ammirato, il rosso acceso attrasse lo sguardo, si mosse come una mela appena caduta dall’albero, strinse Yui in un abbraccio agitato: «Yui sono così felice che tu stia bene, ero preoccupatissima, hai altre ferite? Dobbiamo medicarle!». Yui la allontanò per rassicurarla: «Sto bene, e ringrazio quella crema miracolosa, grazie a quella non ho sentito il dolore».

Guardò verso la fasciatura sul polpaccio, tornarono tutti allo sparo, era tinta di rosso ma fasciata bene e lontana dall’infezione, ma andava comunque medicata. Margareth spinse via la guardia correndo ad abbracciarla: «Yui santo cielo, sono così dispiaciuta, non sai quanto sia stata in pena per te, sono terribilmente…». Yui rispose all’abbraccio, tutti la stavano aspettando, indietreggiò di un passo fermando la raffica di scuse: «Non potevate saperlo, ho qualcosa per voi». Prese dalla sacca sempre su di se il braccialetto avvolto nella stoffa: «Non potevo tornare senza, tieni». Il Marchese illuminò lo sguardo avvicinandosi per osservarlo deluso nelle sue mani: «Bene, avete riportato un braccialetto molto costoso e molto importante, ve ne siamo grati». Yui arricciò le sopracciglia, aveva il sospetto che fosse coinvolto: «Non si può dire lo stesso di voi, mettere in pericolo Margareth consapevole della sua posizione». L’uomo le lasciò uno sguardo: «Mi stai accusando?». Yui sospirò cercando di non danneggiare troppo la situazione: «Il boss non sarà più un problema, ho recuperato il libro mastro dei suoi conti e degli agenti corrotti, e in buone mani la faccenda verrà presto archiviata e il paese tornerà sotto il vostro controllo». Porse a Noriaki il libro rilegato lasciando a bocca aperta, lo aprì per sfogliare le pagine: «Con questo è firmata la sua condanna». Yui sorrise fiera di non averlo lasciato lì, poi prese dalla sacca un altro tessuto di stoffa lanciando il braccialetto verso l’uomo: «Neanche le intercettazioni saranno più un problema, i file non sono stati scaricati sono ancora nel braccialetto». Margareth si voltò verso il padre sconvolta: «Non era…il mio…». Yui negò cercando di rassicurarla: «Deve essersi accorto che non era quello originale, è stato sostituito con uno identico che registrava le loro conversazioni e veniva poi svuotato e riposizionato, probabilmente non sono riusciti a recuperare i file audio dell’ultima riunione ed hanno pensato di agire durante la festa sapendo che lo avresti indossato, per questo ha chiesto l’aiuto di chi non è interno al governo, si è finto un mercenario per assicurarsi la tua incolumità e riportati a casa sana e salva». Obi deviò lo sguardo, si era illuso di non essere stato scoperto e invece Yui aveva capito: «Non sapevo che aspetto avesse, non dovevo saperlo, il braccialetto era l’unica cosa importante, mai mi sarei aspettato un Lady così audace». Kioichi lo guardò perplesso, Obi sorrise divertito: «Tenerla ferma per più di un paio d’ore non è stato possibile, sono curioso, il motoscafo che hai rubato è andato in mille pezzi come sei riuscita a cavartela?». Yui sorrise segnando la vittoria: «Ho preso quello per le immersioni, c’era una bombola d’ossigeno con boccale, quando ho visto che mi miravano mi sono gettata in mare, ho raggiunto la costa sommersa». Obi sospirò senza parole: «Avevo intuito che avessi nuotato, ma le superi tutte, Lady». Izana le era rimasto lontano sebbene volesse stringerla più di tutti: «Un motoscafo, una moto e una macchina, cos’altro hai rubato in questa missione?»

Yui accennò una risata: «Un pacchetto di patatine, dell’acqua,un passaggio fino a Madrid, una pistola ad un poliziotto, poi quelle dei cattivi, Obi, qualche benda e un fiocchetto per capelli. Avete visto l’inseguimento con la moto? Accidenti, mi sentivo come James Bond in 007, è stato divertentissimo e quando sono saltata sul camion e quando siamo saltati fuori dalla finestra, ho avuto la pelle d’oca». Quei commenti irritarono Izana, aveva la mente annebbiata si sentiva responsabile di non averla soccorsa, ma più di tutto si era sentito inutile, Yui era riuscita a tornare senza aiuti: «Eravamo preoccupati, e spaventati, non esaltarti in quel modo! È stato pericoloso e noi qui eravamo a dir poco in ansia, per te!». Alzò la voce senza riuscire a trattenerla, Yui sussultò al rimprovero spegnendo il finto sorriso, si strinse nelle spalle alle lacrime che pungevano gli occhi: «Voi? Solo voi? Hai idea del panico che mi è salito quando ho capito cos’era successo?  Della paura che ho avuto intrappolata su un’isola? Quando mi hanno sparato e sono ruzzolata giù per la montagna rischiando di rompermi l’osso del collo? Il terrore di impugnare una pistola e mirare contro qualcuno? Non avevo mai sparato con proiettili veri, le mani mi fanno male, i polsi mi fanno male, tutto il corpo mi fa male, ma non è arrivato nessuno, sono rimasta da sola ad affrontare uno che non si fa scrupoli ad uccidere la gente, la polizia mi è venuta contro, mi hanno trattata come una criminale quando ero io quella dalla salvare, cosa potevo fare se non andare avanti e trovare un posto sicuro? E un altro e un altro ancora, per tornare qui, per tornare da voi, da te! Se mi soffermo a pensare a tutte le emozioni negative che ho provato vado in panico, mi si stringe lo stomaco, mi sia annebbia la mente e mi bruciano gli occhi, devo sostituire quelle sensazioni con l’adrenalina, se non lo faccio io…» Izana avanzò stringendola a sé: «Non hai bisogno di fingere di stare bene, non tra noi, non posso immaginare quanto tu sia spaventata, ma so che non puoi tenerteli dentro, lasciali andare». Yui strinse gli occhi, stringendo saldamente la camicia che l’aveva avvolta in un tenue torpore, scoppiando in lacrime: «Perché non c’eri…dov’eravate tutti?!».

Kioichi sospirò guardando il Marchese rimasto ad ispezionare il braccialetto: «Non potevo fare altro, e mi dispiace ma la ragazza non potrà andarsene, sa troppo, non posso permetterlo». Yui sussultò guardandolo di colpo: «Cosa?». L’uomo fece un cenno alle guardie, per prenderla in custodia, Yui indietreggiò sfuggendo ad Izana: «Mi occuperò di lei personalmente». Fermò i passi lasciandosi avvicinare: «Il braccialetto mi sarà utile, la nuova tecnologia è strabiliante, grazie di averlo riportato, prendetela». Una guardia bloccò tutti per evitare che interferissero: «Yui, scappa». La ragazza strinse i pugni e i denti prendendo un respiro: «Sono stanca di scappare». Il Marchese sorrise osservando meravigliato il braccialetto, spalancando gli occhi quando questo andò in frantumi nelle sue mani, lo sguardo ricercò la provenienza del colpo trovando le due guardie sorprese e sottratte delle armi, e quella ragazza dagli occhi di fuoco con la pistola ferma e sicura: «Hai idea di quel che hai fatto?». Yui ricaricò l’arma: «E lei ha idea di quel che sta facendo? Mi ha costretta a scappare da una parte all’altra della Spagna, a cavarmela da sola quando volevo solo vivere un giorno importante con un’amica, adesso sta minacciando la mia vita e la mia libertà, sta cercando di fare del male ai miei amici e io non perdonerò chi prova a far loro del male, c’è anche lei su quel libro mastro, per forza, doveva autorizzare il passaggio alla frontiera». Il Marchese strinse i pugni furioso: «Se non lo avessi…». Yui lo bloccò di nuovo: «Lo so, ha già perso sua madre per essersi messo contro il boss del cartello, non voleva perdere anche sua figlia, ma sta superando i limiti, nascondere la polvere sotto il tappeto non risolverà le cose, le accumulerà soltanto, vuole fare la cosa giusta per il suo paese? Le ho dato la chiave per distruggere i traffici e slegare la Spagna da quella catena o vuole prendere in gestione tutto direttamente?». L’uomo si voltò verso di lei: «Stai minacciando ad un Marchese, sei pronta ad affrontarne le conseguenze?». Yui rimase immobile, costrinse il dito a non sfiorare il grilletto, non voleva fargli del male, voleva solo prendere tempo: «Abbassa l’arma cara, non hai altro di cui preoccuparti».

Yui riprese respiro abbassando la mira, subito disarmata dalle guardie e presa in custodia: «Lasciatela libera, questa ragazza merita solo elogi». Le guardie guardarono la donna, avvolta in un candido verde smeraldo, l’acconciatura legata come una nobile e il portamento regale impedì agli uomini di avvicinarla: «Dominique, sei in anticipo». La Contessa avvicinò Yui severa: «Una chiamata anonima mi ha informato di quel che stava accadendo, pretendo delle spiegazioni Antonio, ma prima devo ringraziarti e devo scusarmi». Voltò lo sguardo castano verso l’unica persona a poter essere padre: «Vostra figlia verrà trattata con cura, sarete ospiti fino alla sua riabilitazione, sono grata che stia bene e che abbia protetto Margareth inconsapevolmente, e sarei lieta se foste voi ad occuparvi del cartello spagnolo». Chinò il capo avvicinando Margareth e stringendola in un abbraccio: «Occupati dei nostri ospiti, io e tuo padre avremo da discutere, Izana-sama successivamente vorrei conferire anche con voi». L’autorità della donna aveva piegato tutti in sua presenza, Yui massaggiò i polsi lasciati liberi: «È arrivata al momento migliore, per…fortu…». Chiuse gli occhi barcollando indietro e lasciandosi cadere: «Ot, Lady?». Obi la prese prima che potesse cadere a terra: «Immagino sia sfinita». Obi sospirò alzando lo sguardo verso le persone che lo circondavano: «Non tocca cibo decente da quando è stata rapita, e probabilmente ha un paio di giorni privi di sonno». Kioichi sgranò gli occhi come tutti i presenti, urlando un sonoro: «Che cosa??».  

Izana sospirò entrando nella sua camera, aveva parlato con i due nobili tutta la sera, era stanco e distrutto, si sorprese di trovare Margareth ad attendere seduta sul divanetto: «Perdonate, ero in pensiero». Izana sorrise rassicurandola: «Non è nulla di grave». Margareth sospirò avvicinandolo per fermare la conversazione che voleva abbandonare: «Lo avete sciolto?». Sussultò alla domanda e comprese: «Sapevi?». Margareth deviò lo sguardo e sorrise tristemente all’intuizione: «Sapevo che tra noi c’era qualcosa che non sarei mai riuscita a sciogliere, all’inizio era insicurezza, poi è comparsa Yui e voi siete cambiato, il mio era solo un sospetto ma al ballo l’altra sera ho compreso, vi illuminate quando siete con lei, perché l’amate». Izana la invitò a ritrovare un posto sul divanetto: «Ero concorde con il nostro fidanzamento, e saresti stata un’invidiabile sposa, ma con Yui c’è stato qualcosa che mi ha fatto credere che ci voglia di più di un paio di anelli per essere coniugi e non sono certo che per noi ci sia un vero futuro su quella strada, ma so per ora che voglio percorrerla al suo fianco, ve lo avrei detto, mai desidererei ferirvi Margareth». La ragazza sorrise accarezzando la mano che si stava scusando: «Eravate raggiante mentre le danzavate accanto e vi siete sempre curato di sapere dove fosse anche senza guardarla direttamente, eravate tra noi forse il più preoccupato, non sopportavate l’impossibilità di agire, mai riuscirei a sfidarvi, mai riuscirei a prendervi in giro e forse per questo mai sarei riuscita ad amarvi come avrei voluto».

Izana rimase sorpreso dalla confessione: «Significa…». Margareth sorrise abbassando lo sguardo: «Avevo dubbi sul portare avanti questo fidanzamento da anni ormai, voi mi sembravate troppo distante, e ad ogni incontro la distanza aumentava, ho cercato di sentirmi degna del vostro fianco, ma ben presto ho compreso che non era lì che volevo essere, vi rispetto immensamente e ho per voi profondo affetto, ma voglio al mio fianco qualcuno che scelga di amarmi, come voi avete scelto Yui, perciò vi sosterrò e cercherò anche io qualcuno che per me non sia come nessun altro, e ve ne prego non fatela soffrire, è una mia cara amica». Izana sorrise ammirato da quanta forza una donna potesse nascondere nel suo animo, consapevole di quello che era e di cosa provava, la avvicinò in un abbraccio: «Restare in contatto mi sarebbe molto gradito». Margareth sorrise radiosa ricambiando la stretta: «Sarete sempre il benvenuto in Spagna, Izana-sama». Izana sorrise agli occhi bagnati dalle lacrime di chiarezza: «E voi sarete sempre la benvenuta nella nostra villa, Margareth». La ragazza si alzò dirigendosi verso la porta, chinò il capo augurando la buona notte, lasciando la stanza. Izana sorrise commosso avvicinandosi al balcone per prendere aria, era stata una conversazione difficile ma rimase la speranza che quel legame non si sarebbe spezzato, anche se non sarebbe potuto evolvere.
 

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Capitolo 32
*** Ironia della Sorte ***


Yui aveva dormito beatamente fino a giorno inoltrato, al suo risveglio le radici dorate dipinte sembrarono abbracciarla e festeggiare il suo ritorno, quello che aveva vissuto pareva un sogno, ma avvertire il corpo ancora dolorante rese subito reale il ricordo di quello che aveva provato. Alla paura che l’aveva avvolta, si sollevò di colpo stringendo la mano al petto: «Ora sei al sicuro». Kioichi era rimasto a vegliarla l’intera mattinata e si era prontamente avvicinato ad abbracciarla al brusco risveglio: «Ho fame». Kioichi sorrise fiducioso in quella frase, le accarezzò il viso per farle forza: «Avviso la domestica di potare il pranzo, puoi approfittarne per fare una doccia, io avviso gli altri». Yui sorrise grata stringendogli la mano prima di lasciarlo andare. Chiusa la porta ed entrò nel bagno per lasciare scivolare quella strana, terribile, ma adrenalinica esperienza sulla pelle. Avvolse i capelli nell’asciugamano osservando il vassoio carico di cibo in sua attesa, sorrise prendendo posto e lasciando che Kioichi curasse i suoi capelli come quando era piccola mentre sfamava lo stomaco in ribellione.

Era di nuovo stesa a forza a riposare quando alla porta bussarono attirando la loro attenzione: «Come ti senti?». Yui gli sorrise accarezzando i polsi e massaggiando le spalle: «Meglio di prima sicuramente, sarò classificata come criminale?». Izana accennò una risata prendendo il posto lasciatogli da Kioichi: «No, il Marchese si occuperà di tutto insieme a Noriaki, ho parlato anche con Margareth». Yui balzò seduta preoccupata alla rivelazione: «Glielo hai detto?». Izana negò sorpreso che alla fine fosse stata Margareth a dirlo: «In verità è stata lei a sperare che lo cancellassi, aveva già compreso da tempo che non sarebbe stata felice al mio fianco e che non sarebbe riuscita a fare quel che hai fatto tu». Yui morse il labbro indecisa, alla fine si sporse in avanti per affrontarlo: «Vorrei parlare anch’io con lei, accompagnami». Izana dovette arrendersi a farle da appoggio per guidarla presentabile alla stanza della ragazza. Avvisarono le domestiche, che prontamente si sostituirono al suo appoggio, richiamando l’attenzione della padrona: «Yui, dovresti riposare». Margareth la lasciò sedere sul divanetto appoggiando una mantella sulle sue spalle preoccupata al tremore che ancora la scuoteva: «Dovevo parlare con voi». Immaginava quale fosse l’argomento della conversazione, chiese alle ragazze di lasciarle sole e attese: «Izana-sama mi ha riferito che avete parlato». Margareth sorrise lasciando andare un respiro e appoggiando una mano sulla sua per rassicurarla: «Mi illudevo che sforzandomi ad essere come voleva che fossi, lo avrei tenuto stretto a me, ma nel momento stesso in cui ho scelto il vestito per il mio compleanno mi sono resa conto che nulla sarebbe cambiato, che infondo quel destino legato al matrimonio era un peso sul cuore per me, perciò prima di scendere in sala ho espresso la mia volontà a mia madre di riflettere sul fidanzamento ed ho pregato mio padre di non annunciare nulla durante il brindisi. Avevo già da tempo dubbi sulla sua riuscita e quando ho visto quanto radioso fosse al tuo fianco solo nel porgerti l’arco o nell’essere da te chiamato, ho compreso che era giusto scioglierlo, provo per egli un grande affetto e un grande rispetto ma nulla che possa assomigliare ad un sentimento così forte come l’amore, cercavo solo di sforzarmi ad essere quella giusta, ma sono sempre stata la prima a pensare di non esserlo, sono felice di essergli rimasta accanto il tempo necessario affinché ci conoscessimo». Yui si strinse nelle spalle abbassando il viso, stringendola in un abbraccio: «Temevo di ferirti, non avrei mai voluto Margareth, non vorrei mai venirti contro, sono grata di potermi considerare una tua amica, hai per me grande importanza, e mi auguro che Izana non sia per noi un ostacolo». Margareth le sollevò il viso stringendo la mano fiduciosa: «Entrambi restate per me care persone, mi auguro che tu riesca dove io non sono mai voluta arrivare e che lui possa non farti mai soffrire, Yui». Sussultò spiazzata stringendola di forza: «Sarò sempre a tua disposizione, Margareth».

 
*

Il giorno seguente erano tutti pronti a tornare alla loro routine, le valige all’entrata aspettavano di essere portate all’aeroporto assieme ad una persona in più: «Resti?». Obi deviò lo sguardo alzando le spalle arrendendosi alla decisione di Noriaki: «Mi servirà un po’ di tempo per sistemare qui la questione, la sua copertura è ormai saltata e mi prenderò la sua responsabilità quando tornerò, fino ad allora lo lascerò al controllo di Kioichi». Il maggiore sussultò indicando Obi sorpreso: «A casa con noi?». Noriaki accennò ad un si fiero dei due ragazzi: «Fino al mio ritorno, se dovesse restare qui dovrei indagarlo per complotto contro il Marchese e per servizio al cartello spagnolo, un vecchio amico mi ha chiamato chiedendomi di non citarlo, l’unico modo è allontanarlo dalla Spagna almeno finché la situazione non sarà tornata sotto controllo». Shirayuki avvicinò Yui quasi a farle da supporto: «Dove hai lasciato l’abito di Séline?». Yui si strinse nelle spalle intristita al pensiero: «Sulla scogliera di quella casa, ho usato un abito meraviglioso come esca, muoversi non era facile mi dovrò scusare con lei, era magnifico e l’ho sprecato in quel modo». Izana sospirò divertito, immaginando che Selinè avrebbe chiesto una spiegazione più dettagliata: «Ti servivano abiti comodi, sei stata fortunata a trovarli». Yui lo guardò si colpo perplessa poi scoppiò a ridere: «Ma no Izana, non erano nella fortezza, li avevo indosso al di sotto del vestito». La guardarono tutti sorpresi all’ammissione: «Indossavi un completo sotto l’abito?». Yui accennò ad un si calmando la risata: «È sempre meglio essere pronti a tutto anche nel giorno più tranquillo che esista». Noriaki sgranò gli occhi prima di incontrare lo sguardo della ragazza: «Quella frase…». Yui accennò ad un si, fiera di non averla mai dimenticata: «È la stessa che mi hai detto quando ho trovato la pistola nel comodino, penso che sia un ottimo modo di pensare ed ho seguito il tuo consiglio». Noriaki accennò una risata guardando Kioichi tornando ai suoi rimproveri: «Contatterò il preside per farmi da parte, dopo aver visto la tua reazione direi che non hai bisogno dell’accademia e che se preferisci restare nel Consiglio Studentesco, approverò la carica». Yui illuminò lo sguardo sorpresa dall’affermazione: «Papà…». Noriaki la avvicinò per salutarla: «Ma con il talento che hai vorrei che mi aiutassi nel lavoro». Yui sorrise correndo a stringerlo: «Se posso aiutare sarò felice di farlo, ai miei tempi però». Noriaki accennò ad un si stringendola e rispondendo al sorriso fiero di Kioichi: «Avvisaci quando sarai di ritorno, preparerò qualcosa di buono, e dovrò preparare anche la stanza per due ospiti». Izana arricciò le sopracciglia tirando Yui indietro dallo scambio di sguardi con Obi: «Noi non abbiamo problemi di spazio, posso tenerlo sotto controllo in attesa del tuo ritorno». Noriaki non si lasciò sfuggire lo sguardo diffidente sul ragazzo a mani alzate in segno di resa: «Immagino che sia più sicuro, così sia, fate buon ritorno».
 
*

Yui entrò nell’aula sospirando osservando la routine a cui era tornata e che le dipinse un sorriso divertito sul volto, appoggiò la borsa sul banco ma sorrise felice che quell’uomo avesse smesso di cercare di dominarla e di annullarne il pensiero, seguirono le lezioni fino alla pausa pranzo: «Yui, come mai sei rimasta assente così tanto?». La ragazza deviò lo sguardo: «Questioni di famiglia». Erika si avvicinò porgendole il quaderno degli appunti: «Non eri in Spagna, ospite della figlia del Marchese?». Yui sussultò alla precisazione, cercando di inquadrare Zen altrettanto sorpreso: «Cosa te lo fa pensare?». Erika alzò le spalle porgendole anche un altro quaderno: «Nella scuola ne hanno parlato tutta la settimana, quindi non sei andata in Spagna?». Yui sospirò arrendendosi, era la cosa migliore non nascondere quel particolare: «Si, ero in Spagna, non molto tempo fa mentre svolgevo il mio lavoro con Izana, ho incontrato l’erede del Marchese, abbiamo stretto amicizia e mi ha invitato al suo compleanno in Spagna, non mi sembrava il caso di rifiutare, e mi sono trattenuta un po’ di più». Uno dei ragazzi della classe la avvicinò incuriosito: «Questa sei tu?». Le mostrò le riprese di quell’inseguimento in moto stupendola: «Cerco che no, non so mica guidare una moto». Il ragazzo la incalzò: «Non è una moto quella dove monti sempre alla sala giochi?». Yui accennò una risata cercando di deviarne l’attenzione: «C’è differenza tra gioco e realtà… ma non ditelo in giro, hai ragione ero io, stavo scappando da un boss della droga». Zen sussultò guardandola di colpo, ma la risata comune della classe lo tranquillizzò: «Tu, certo come no?». Yui alzò le spalle, si era volutamente lasciata prendere in giro: «Puoi anche non credermi ma sono io in carne ed ossa». Enfatizzò la storia che aveva veramente vissuto rendendola un racconto d’azione che potesse convincere la classe a non prenderla seriamente, Yui accennò una risata divertita da come nessuno credesse a quella vera storia, poi alzò lo sguardo all’apertura della porta e scattò fuori: «Murasaki?». Il ragazzo si fermò sorpreso del richiamo, Yui avanzò preoccupata chinando il capo: «Mi dispiace di quel che ho detto l’ultima volta, non era mia intenzione ferirti, posso fare qualcosa per rimediare?». Il ragazzo, come chi stava osservando, rimase sorpreso dal gesto: «Devo ringraziarti, in realtà ero stanco di continuare a prendere in giro la gente, e mia madre vuole rivedere un po’ di risultati positivi, quel che hai detto mi ha dato la spinta per iniziare a muovermi anche se non me lo aspettavo, potresti offrirmi il pranzo, segretario». Yui sorrise rilassata accennando ad un si affiancandolo per dirigersi alla paninoteca scolastica: «Sta andando bene».

Zen scrisse un messaggio allontanandosi dalla classe. Izana sospirò guardando il cartello davanti al tetto, più che avvisare gli studenti della pericolosità del luogo era più un modo per far intendere che era in corso una conversazione privata, scavalcò il cartello aprendo la porta: «Di cosa volevi parlarmi, Zen?». Il minore si voltò perplesso verso di lui in avvicinamento:«Non avete detto a nessuno di Margareth?». Izana sussultò sorpreso alla domanda inquadrando Obi steso su un albero nel giardino: «Certo che no, perché me lo chiedi?». Zen si strinse nelle spalle: «L’intera scuola sa che Yui è stata ospite al suo compleanno». Lasciò perdere Obi guardandolo di colpo: «Lo sanno?». Zen accennò ad un si: «Qualcuno deve aver sentito mentre Kioichi le parlava in cortile, potrebbe aver fatto riferimento anche a voi Aniue, se così fosse si potrebbe venire a sapere di quel che volete nascondere». Izana sospirò appoggiandosi alla rete: «Abbiamo deciso comunemente di smentire un qualsiasi legame, fino a che saremo nel Consiglio insieme è il caso che non si sappia, perché lo hai portato a scuola?». Zen deviò lo sguardo su Obi annoiato sorridendo divertito: «Potrebbe esserci utile». Izana sospirò voltandogli le spalle per tornare ai suoi doveri. Anche Yui era rientrata in classe e stava ridendo e scherzando come alla normalità: «Presto discuterete del festival culturale?». Yui accennò ad un si riprendendo posto: «La settimana prossima, fissiamo l’assemblea, dovremo discuterne prima come classe».

 
*

Obi era di nuovo al suo posto annoiato dalla vita sedentaria scolastica ma si divertiva a tenere d’occhio i tre ragazzi e deviava lo sguardo quando Izana lo inquadrava: «Come procede?». Yui sospirò alzando le spalle: «Che dire? Sempre le solite cose, il caffè, l’osservatorio, la recita, tutto come gli altri anni e come le altre scuole». Izumi sospirò pensandoci: «Ci servirebbe un’idea nuova da proporre, anche io vorrei fare qualcosa di diverso, cosa potremmo fare?». Rimasero in silenzio a pensarci durante quell’ora di assemblea: «Un quiz». Lo sguardo si spostò al lato della stanza: «Potremmo mettere su un quiz come in un talent show, è un’idea nuova». Izumi accennò ad un si appuntandola: «Non è così nuova come idea, è stata proposta diverse volte, ma mai approvata perché difficile da gestire». Zen alzò la mano illuminato: «Usiamo l’ironia, creiamo delle domande inerenti alla scuola e allo studio e altre domande che non centrano nulla, inseriamo anche qualcosa di divertente». Yui lo guardò incuriosita: «Ironico, tipo come?». Zen le sorrise schiarendo la voce: «Ad esempio, qual è il tuo nome?». La ragazza alzò un sopracciglio: «Yui». Zen sorrise accennando ad un si: «Risposta esatta, qualcosa del genere domande di routine trattate come se fossero delle vere domande da quiz, alleggeriamo la possibile tensione e facciamo divertire i partecipanti, puoi proporla al Consiglio, Yui?». La ragazza guardò la classe, si era illuminata alla proposta e l’aveva già approvata, sorrise felice: «La proporrò, però avremo bisogno di qualcuno che costruisca le domande e ovviamente nessuna domanda imbarazzante o troppo personale o non appropriata, evitiamo di farci riprendere per queste stupide cose». Izumi sorrise fiduciosa, organizzando il lavoro: «Faremo così, per partecipare in modo equo, ognuno di noi scriverà venti domande, di ogni genere e per ogni conoscenza che ha, Yui le visionerà deselezionando quelle che non ritiene appropriate, poi dovremo creare dei cartellini». Neila alzò la mano chiedendo la parola: «Posso prepararli io, mio padre ha una cartolibreria, posso procurarmi il materiale che serve,ma ci serviranno anche dei premi per i partecipanti». Un’altra mano alzata propose dei sacchetti amuleti con una frase all’interno: «Stile i biscotti della fortuna senza il biscotto, prendiamo le frasi da classici proverbi o dalle canzoni e invece ai perdenti diamo un origami ». Yui sorrise, l’idea era stata modellata con entusiasmo da tutta la classe: «Ci servirà un presentatore capace di gestire le domande». Murasaki intercettò lo sguardo cianite e alzò la mano divertito: «A quello posso pensarci io». Izumi appuntò tutto per la domanda al Consiglio: «Siamo sulla buona strada, ora serve solo il consenso, Yui ci affidiamo a te». Prese il foglio tornando a sedersi: «Prima del festival però, avete gli esami da sostenere, chi non prenderà la sufficienza non parteciperà ai preparativi».

Il professore in entrata spense tutta l’enfasi, all’ora della pausa pranzo Yui passò al Consiglio per consegnare la richiesta: «Un quiz, come sempre è una proposta interessante, ma come pensate di gestirlo?». Sorrise alla domanda a cui la classe aveva risposto: «Selezioneremo un tot di domande inerenti alla scuola e allo studio e domande più banali e divertiti, le controllerò personalmente prima di dar loro l’approvazione, divideremo i premi in amuleti con frasi all’interno e origami significanti, i concorrenti entreranno tre per volta e in ordine di prenotazione li faremo sedere ai banchi in fila per riprendere il gioco una volta concluso quello precedente, faremo due pause per rimescolare le domande e aggiungere un blocco di domande nuove, che ne pensi?». Izana osservò il foglio, leggendo i particolari: «Non è un’idea classica ma è approvata, mettere insieme il divertimento con l’insegnamento potrebbe rivelarsi un buon metodo per attirare nuovi studenti ad iscriversi». Yui sorrise in attesa dell’approvazione: «Ma spiegami perché hai voluto tutto il Consiglio presente». Yui alzò le spalle: «La richiesta è stata approvata perché il Presidente la reputa una buona idea per divertirsi senza però eclissare il ruolo della scuola, dico bene?». Izana accennò ad un si ancora confuso, Yui si voltò verso i presenti: «Con qui, testimone tutto il Consiglio, posso affermare che l’idea è stata approvata perché utile, sebbene la sua origine sia Zen». Kiharu sussultò ma sorrise come Izana alle sue spalle: «Ci hai voluti testimoni al fatto che il Presidente non l’abbia approvata solo perché è stata proposta da Zen-sama ma perché è davvero una buona idea, Yui sei grande».

La stretta sul foglio appena fuori della porta sembrò non accettare quell’elogio.

Izana sorrise divertito, firmando l’autorizzazione: «Ma ricordate che potrete mettervi a lavoro solo dopo gli esami, va pure». Yui sorrise prendendo il foglio e uscendo dalla stanza: «Congratulazioni, l’idea è stata approvata, ma il Presidente ci ricorda di passare prima gli esami e poi di iniziare a metterla in atto, come specificato dal professore chi non prenderà la sufficienza non potrà partecipare, perciò mettiamoci d’impegno». 

 
*

I risultati degli esami furono positivi anche per i peggiori e la classe esultò all’idea che stava prendendo vita: «Yui, allora alcuni di noi hanno già abbozzato qualche domanda per…». Il professore avanzò mettendo le distanze fermando tutti gli sguardi che già stavano affidando a lei il lavoro: «Mi dispiace, ma la signorina Maeda non potrà prendere parte ai preparativi». Zen sussultò spegnendo l’entusiasmo mentre l’uomo usciva: «Come sarebbe a dire, Yui tu…». Osservò i fogli resi quasi tutti sbagliati: «Tutti insufficienti». Zen era spiazzato: «Questa non è la tua scrittura». Yui era scioccata più di tutti: «Vado a parlare con il sensei». Si alzò riprendendo i fogli per uscire dalla classe: «Andiamo non è possibile che io abbia preso più di lei, deve esserci per forza un errore». Zen sospirò preoccupato e cercò subito risposte quando Yui rientrò sconsolata: «Cos’ha detto?». Negò sospirando: «Che l’unico modo per rimediare è frequentare il corso di recupero e superare il test, mi dispiace non potrò aiutarvi con il festival». Neila la strinse in un abbraccio: «Yui noi…». La fermò con un gesto e con un sorriso arreso: «Emily se la cava bene con le domande, le visionerà al mio posto, andate avanti senza di me». Il resto delle lezioni passò nel silenzio totale di quella sfortuna.

Izana sorrise firmando l’ultimo foglio, alzandosi per riunire tutti: «Tra una settimana ci sarà il festival, le cose diventeranno più difficili adesso, il festival dello sport è stato gestito bene da tutti voi, mi auguro che farete lo stesso con il prossimo, arriveranno presto i risultati della graduatoria». Kiharu alzò il braccio avvicinando il tablet: «Eccoli, Izana-sama». Visionò per primo la lista dei primi dieci: «Yui ti sei forse risparmiata troppo questa volta?». Scese a leggere gli altri nomi sbiancando poco a poco mentre non trovava quello della ragazza: «Dove sei?». Yui era rimasta seduta a sguardo basso, si strinse nelle spalle: «Non ci sono». Izana lasciò il tablet preoccupato: «Non prendermi in giro, Kioichi è nei primi dieci e anche tu sei sempre stata presente da quando sei arrivata, c’è un errore?». Yui sospirò arrendendosi a mostrargli i risultati: «Sicuramente c’è, ma non posso denunciarlo». Izana osservò i fogli senza parole: «Non è la tua scrittura». Yui accennò ad un si concorde: «Ma il sensei ha detto che non può far ripetere tutti i test all’intera classe solo perché qualche carattere è diverso, l’unico modo per rimediare è superare il test di recupero». Kiharu si strinse nelle spalle alla rigidità del Presidente: «Izana-sama non vorrete…». Il ragazzo strinse i pugni messo al muro: «È il regolamento». Kiharu cercò subito di smentirlo: «Ma a una settimana dal festival non ci saranno candidati, quindi…». La sua richiesta fu interrotta dall’apertura della porta: «Sembro capitare al momento opportuno allora».

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Capitolo 33
*** Boicottaggio ***


Si voltarono tutti verso la porta aperta, i capelli biondi e corti svolazzarono di sicurezza sullo sguardo vittorioso, Yui si alzò di colpo spiazzata dal boicottaggio del suo ruolo nel Consiglio. Izana pensò la stessa cosa, la sua presenza era stata di un tempismo troppo perfetto per essere casuale: «Luisa». Sussurrò a voce bassa mentre la ragazza entrava: «Sono venuta a consegnare la richiesta per il caffè, Izana-sama, ma non ho potuto fare a meno di ascoltare, se serve un segretario sostitutivo farò al caso vostro». Izana strinse le spalle davanti alla ragazza sicura di sé, ma dovette dare la resa dopo il sospiro di Yui: «Segretario temporaneo». La ragazza chinò il capo sorridendo lasciando il foglio sulla scrivania: «Scusatemi». Yui uscì dalla stanza dopo qualche minuto: «Perché arrivare a tanto?». Luisa prese la lattina alla macchinetta: «Non so a cosa tu ti riferisca, un’insufficienza può essere solo opera tua». Yui strinse i pugni per mantenere la calma: «Stai percorrendo la strada sbagliata, Luisa». La ragazza alzò le spalle prendendone una seconda: «Per te è più comodo non essere nel Consiglio, in questo modo non dovrete nasconderlo». Yui alzò un sopracciglio perplessa: «Nascondere cosa?». Luisa sorrise di luce oscura: «La tua relazione con Izana-sama, un’incauta relazione». Yui non ebbe reazioni, rimase a guardarla: «Non so che idea tu ti sia fatta, ma io e lui non abbiamo alcuna relazione sentimentale, abbiamo solo trovato un punto d’incontro per salvaguardare la scuola da tutti i pericoli interni ed esterni, non stiamo insieme».

L’ammissione senza reazione la lasciò sorpresa, aveva negato la relazione totalmente a suo agio: «Meglio così allora». La sorpassò per svoltare e tornare a prendere il suo posto: «Izana-sama questa è per voi». Il ragazzo rifiutò la lattina indicandole di proseguire, Yui lasciò andare un respiro per seguire la via e guardarlo: «Da quanto sei qui?». Izana deviò lo sguardo con un lieve sorriso: «Kioichi vorrebbe consolarti con qualcosa di buono, gli ho spiegato la situazione, ti accompagno al club». Obi al di fuori della scuola arricciò le sopracciglia, osservando qualcosa che si muoveva come non avrebbe dovuto. Yui entrò cercando Kioichi senza trovarlo, il club era vuoto: «Sembri contrariato, ero d’accordo a nasconderlo. Se qualcuno avesse chiesto, avrei negato, così mi hai chiesto di fare». Izana chiuse la porta avvicinandola: «È vero, ma sentirtelo dire a voce alta, ha avuto uno strano effetto». Le accarezzò il viso prendendole un bacio nascosto: «Ha fatto male». Yui si lasciò spingere alla parete senza allontanarlo finché la porta non si aprì e abbassò di colpo il viso arrossato: «Dovevate proprio?». Chiese ad Izana entrando nella stanza: «Non c’è motivo per nascondertelo». Kioichi sussultò appoggiando la ciotola sul tavolo arrossendo e sorprendendo Izana: «E perché arrossisci?». Kioichi si strinse nelle spalle cercando di deviare lo sguardo: «Perché sono suo fratello e certe cose non le dovrei vedere». Izana accennò ad una risata accarezzando Yui stretta a lui rossa in viso per lo stesso motivo: «Vi lascio». Sorrise allontanandosi e uscendo dalla stanza, lasciandoli in silenzio: «È vero?». Yui rimase a sguardo basso stringendo il braccio con la mano, l’abbraccio di Izana le aveva fatto piacere: «Qualcuno ha cambiato i miei compiti con dei compiti sbagliati, non posso partecipare alle attività del festival in classe e sono stata sostituita come segretario da Luisa, capitata al momento giusto, posso rimediare solo superando il test di recupero».

Izana avanzò per la scuola impegnato a controllare come sua routine tutta la scuola, sospirò alla presenza troppo vicina: «Ti avevo detto di restare all’esterno del perimetro scolastico». Obi rimase appoggiato nell’angolo: «Avverto una strana sensazione da quando sono arrivato, quella ragazza vuole mettere in difficoltà la Lady». Izana si voltò a guardarlo: «Perché continui a chiamarla così?». Obi accennò una risata avvicinandolo: «Perché me lo ha chiesto lei, osservarla mi diverte, ma vederla in difficoltà in questo modo e non poter far nulla, no». Izana arricciò le sopracciglia all’allusione alla conversazione precedente: «Non ti avvicinare a lei». Obi alzò le spalle in segno di resa quando il suo nome chiamato a voce alta sorprese entrambi: «Capo». Zen sbucò dal corridoio irritato: «Ma dov’eri finito? Sto andando via, andiamo». Izana lo fermò indicandogli il ragazzo rimproverato: «Capo?». Zen sorrise accennando ad un si: «Le sue capacità penso possa farci comodo, ho chiesto a Noriaki di lasciarlo gestire a me». Izana lo guardò male: «Tu hai uno strano modo di scegliere i tuoi compagni». Zen accennò una risata facendogli segno di andare: «I miei compagni non possono essere delle persone comuni dopotutto». Svoltò di nuovo invitando Obi a seguirlo: «Astieniti dal fare o dire cose che non dovresti». Obi sorrise sorpassandolo: «Dirò solo che per ora vi coprirò le spalle, se dovesse essere necessario». Avanzò lasciando Izana da solo nel corridoio: «Certe volte non riesco a capire cosa ti passi per la mente, Zen». Tornò a sedersi per ricontrollare tutto quello che c’era da finire di preparare, stringendo nella mano la penna alla postazione di Yui occupata da Luisa: «Andate a casa, domani ci riuniamo prima delle lezioni per controllare i progressi».

 
*

Come aveva detto, la mattina misero a punto il piano di controllo da portare avanti il pomeriggio mentre Yui seguiva il corso di recupero annoiata, Luisa accompagnava Izana nella sua ispezione: «Sembra proceda tutto bene». Izana accennò ad un si avanzando nella stanza: «Com’è andata?». Kiharu si avvicinò a porgergli il rapporto: «Tutto secondo i tempi e la tranquillità prevista, c’è solo un problema». Izana sgranò gli occhi leggendo i fogli sulla scrivania: «Seriamente?». Kiharu accennò ad un si sorpresa ma fiduciosa: «Credi che si possa fare?». Kiharu si strinse nelle spalle decisa: «Andrò a parlare con il Preside e poi con il professore, sono stati chiari, o questo o niente rappresentazione quest’anno». Izana sospirò incuriosito da come sarebbe evoluta la situazione: «Va bene, va». Kiharu riprese il foglio correndo fuori mentre Izana sedeva di nuovo al suo posto: «Luisa il rapporto generale al più presto possibile».
 
*

Ricevettero quel rapporto solo nella pausa pranzo del giorno successivo: «Izana-sama perdonate ma non riesco a ben capire come trattare questo rapporto». Luisa alzò lo sguardo irritata: «Effettivamente, non ricordavo che i tuoi rapporti fossero così pessimi, immagino sia dovuto alla tua assenza nel Consiglio». Kiharu sorrise avanzando un altro rapporto: «Credo invece sia dovuto al fatto che avete personalmente insegnato a Yui come fare e che poi lei abbia insegnato a noi, Izana-sama». Prese i fogli sorridendo: «Probabilmente». Luisa balzò in piedi: «Non vi piace il mio rapporto?». Shuka indietreggiò deviando lo sguardo: «È solo un po’ confuso, quello di Yui è incredibilmente dettagliato ma lineare, è stata approvata?». Kiharu accennò ad un si felice, Izana si alzò fermandola: «Vado personalmente». Kiharu chinò il capo lasciandolo andare: «Di che richiesta si trattava?».

Izana bussò alla porta entrando e attirando subito l’attenzione di tutti, quella di Zen prima di Yui, si avvicinò alla ragazza seduta al suo posto porgendole i fogli: «Sembra che non vogliano arrendersi». Yui prese i fogli incuriosita, spalancando gli occhi: «Aniue?». Izana gli sorrise indicando la ragazza, erano tutti in attesa della notizia: «Il club di teatro si è rifiutato di mettere in scena qualcosa senza la presenza Yui, anzi vorrebbero che a prendere parte alla rappresentazione sia lei stessa, proponendo l’idea, Yui vogliono che canti per tutta la scuola, te la senti?» Si strinse nelle spalle avvertendo il battito nel petto aumentare la velocità: «Ma con il recupero…». Izana le indicò i fogli ancora non visionati: «Sono stati chiari a riguardo, Kiharu ha presentato la richiesta al Preside e si è visto sorpreso dalla determinazione, un festival culturale non è tale senza un evento centrale, ti lascerà fare l’esame di recupero oggi stesso, se lo supererai potrai prendervi parte». Yui si illuminò stringendo i fogli alzandosi di colpo: «Sono pronta!». Izana accennò ad un si sicuro: «Non ho dubbi, hai qualcosa da proporre?». Yui accennò ad un si pronta a farsi valere.

Attese il pomeriggio per svolgere l’esame concordato con la totale tranquillità nelle sue conoscenze, passò l’ultimo foglio al professore: «Ottimo, saprai…». Yui lo bloccò, non si sarebbe fatta ingannare di nuovo: «Potrebbe correggerli in mia presenza?». L’uomo rimase sorpreso, accennò ad un si facendo strada alla sala professori, il punteggio risultò totalmente corretto, Yui aprì la porta con un sorriso soddisfatto. Luisa era in attesa di entrare, aveva saputo di quello che stava succedendo, e sulla soglia della porta la guardò male, ma la ragazza le passò accanto vittoriosa: «Vieni a vedere la rappresentazione, Luisa». Le diede le spalle per portare i risultati a tutti i compagni in sua attesa, in meno di un pomeriggio terminarono di controllare tutte le domande.

 
*

Era in palestra nella pausa pranzo per la riunione con il club di teatro e pochi volontari per prendere parte al grande spettacolo che avrebbero organizzato sacrificando la partecipazione al concorso School Theatre: «Davvero volete rinunciare alla possibilità?». La ragazza la avvicinò stringendole la mano: «L’anno scorso abbiamo partecipato perché ci hai aiutato e perché hai messo a nostra disposizione la tua voce, quest’anno vogliamo che sia tu a divertirti, essendo le canzoni già pronte non avremo problemi di tempo, dovremo solo riprendere le coreografie e trovare un protagonista». Yui sorrise ammirata guardando qualcuno avanzare dal fondo: «Quel ruolo vorrei averlo io». Sussultarono alla dichiarazione: «Zen!». Il ragazzo salì sul palco: «Il ruolo del protagonista posso interpretarlo io, però limitiamo le parti dove ballo». Le fece l’occhiolino sicuro della scelta, si mossero tutti a mettere in scena i tre film che tutti gli adolescenti inglesi e americani e di ogni altra nazione avevano amato, high school musical, lasciando a Yui la protagonista centrale, scegliendo gli altri quattro che avrebbero riempito la scena.
 
*

Tutto fu tenuto segreto anche al Presidente del Consiglio, senza alcuna prova generale assistita, portarono avanti la preparazione dello spettacolo: «Ci saranno dei giudici a vedere lo spettacolo, sicura di sentirtela?». Yui accennò ad un si felice della possibilità, era seduta sul tetto a riascoltare le canzoni: «Kioichi parlerà con loro prima dello spettacolo, spiegherà che sono già impegnata a lungo termine oltre la scuola e devierà la loro attenzione sugli altri, le coreografie sono magnifiche e riprese quasi perfettamente». Izana sorrise invitandola ad alzarsi avvicinandola: «Le ascolti anche se le conosci a memoria?». Yui sorrise togliendo una cuffia per ondeggiare sul ritmo docile della canzone: «Mi danno energia, sicuro che sia il caso?». Izana accennò ad un si stringendola per il walzer improvvisato: «Non averti intorno fa sembrare tutto troppo tranquillo e noioso». Yui accennò una risata lasciandosi guidare: «Domani sarà divertente, fidati». Conclusero il ballo spegnendo l’mp3: «Izana-sama!». La porta fu scossa violentemente dalla voce femminile, Izana le mostrò la chiave e Yui cercò un posto per nascondersi: «Lady». Si voltò di colpo sorpresa intravedendo Obi saltare sul tetto e bloccarsi alla battuta contro la porta, Yui sorrise lasciando l’mp3 e saltando tra le braccia di Obi: «Vai». Il ragazzo scavalcò la rete per tuffarsi di sotto, Izana si sporse a vedere trovandola tranquillamente camminante per la via, di Obi non c’era traccia: «Molto utile». Sbloccò la porta con la chiave nascondendola dopo l’apertura: «Izana-sama, state bene? Perché avete chiuso a chiave?».  Izana la aggirò controllando l’intera impalcatura: «Non ho chiuso, teniamola d’occhio, salgono spesso, assicuriamoci che nessuno possa restare chiuso fuori, andiamo ci sono ancora delle cose da fare». Luisa uscì sul tetto a controllare, si sporse alla rete senza trovare Yui da nessuna parte nel cortile, arricciò le sopracciglia scendendo dopo aver perso di vista Izana.
 
*

Il giorno del festival era arrivato finalmente e tutti erano in fermento per la possibilità, l’idea di Zen era subito salita alle stelle, la gente faceva fuori la fila per prendervi parte, ridevano delle battute e si esaltavano per le piccole ricompense: «Sembra sia un successo». Zen accennò ad un si controllando l’entrata: «Volete provare anche voi?». Izana negò accennando una risata: «Non credo di aver bisogno di controllare». Zen alzò le spalle osservando i tre concorrenti che ridevano alle domande banali e divertenti: «Zeeen!». L’urlo femminile lo attirò a guardarsi alle spalle, la ragazza inciampò in corsa verso di lui, Obi saltò dentro dalla finestra prendendole la mano per aiutarla a trovare l’equilibrio, l’appoggio la sporse verso il ragazzo che ne attutì l’impatto: «Non si corre per i corridoi». Shirayuki accennò una risata allontanandosi dal ragazzo: «Mi dispiace, è stato più forte di me, voglio partecipare». Kiki sorrise affiancandola assieme a Mitsuide: «Partecipiamo anche noi». Salutarono Obi con disinvoltura e Zen li lasciò accomodare guardando Izana riprendere il suo cammino: «Ricordate di venire allo spettacolo».

Poco dopo si ritrovarono tutti seduti per quel primo spettacolo pomeridiano, avevano deciso di separare i tre film così da permettere a tre rappresentazioni di essere viste da tutti. Izana era seduto accanto ai due esaminatori e Luisa, curiosa di vedere fin dove si fossero spinti. Yui incantò tutti con la sua bellissima voce e Zen sul palco sorprese sia Izana che Shirayuki seduta in prima fila. Le canzoni di per sé cariche coinvolsero una dietro l’altra tutti i presenti che al momento del secondo film lasciarono la palestra per cedere il posto agli altri curiosi del grande successo che aveva avuto.

 Izana si era goduto tutti e tre gli spettacoli, la recitazione, le voci, i sorrisi e il coinvolgimento: «Un vero peccato che abbiano rinunciato, con questa combinazione sarebbero arrivati in alto». Sentì sussurrare dai giudici: «Non posso ignorare tanto talento, non solo della cantante principale ma anche di tutti gli altri, e guarda quella tavola hanno riprodotto tutto quello che potevano fare, voglio farli presente per il prossimo anno è stato uno spettacolo sublime». Izana sorrise ai commenti, ma il viso sconvolto di Luisa canzone dopo canzone che alla fine si era eclissato e arreso alla sconfitta, gli accese una grande fierezza nel sorriso accennato. Concluso il musical scesero a cambiarsi e a salutare i presenti: «Complimenti è stato uno spettacolo magnifico da ogni punto di vista, ci dispiace che abbiate rifiutato di partecipare, ci aspettiamo molto anche l’anno prossimo, bravi». Yui sorrise portando avanti la presidente del club: «Ha curato tutte le coreografie lì dove mancavano e gli spazi, è merito suo». L’uomo le strinse la mano: «Continua così, hai un grande talento». La presidente sorrise stringendola: «Grazie Yui, Izana-sama vi è piaciuto?». Izana accennò ad un si fiducioso: «Ottimo lavoro, non sapevo che anche Zen partecipasse». Yui alzò le spalle allontanandosi dagli esaminatori presi dalla ragazza eccitata di poter esporre il suo lavoro: «Ero altrettanto sorpresa, sembra che quest’anno sia scatenato». Izana la aggirò per raggiungere il minore elogiato da tutto il gruppo che aveva costruito: «Su un palco? A cantare?». Zen accennò una risata stringendo la mano di Shirayuki: «Ho pensato che fosse divertente, ed è stato davvero fantastico, prima di iniziare ero talmente preso che sentivo mancare l’aria, la prima canzone è stata davvero come se fosse la prima della mia vita, tutti gli altri mi hanno aiutato con i movimenti, mi sono divertito come non mai».

Yui ringraziò i due uomini con un inchino spostando lo sguardo su Luisa rimasta a guardarla male: «Ti ci vorrà molto di più di un paio di compiti sbagliati per fermarmi, presto ti renderai conto che quello dove sei non è più il tuo posto». Luisa strinse i denti: «L’unico modo che hai per riprendertelo sono le mie volute dimissioni, la tua rivoluzione è finita».
Si allontanò sfiorando i capelli biondi e corti, dirigendosi verso Izana: «È ora di tornare, dobbiamo assicurarci che sia tutto in ordine». Izana sembrò ignorarla: «Va pure, Kiharu ha già pensato a tutto». Yui tornò nel gruppo quando all’ennesima richiesta ignorata Luisa decise di allontanarsi: «Kioichi sta facendo faville al club di economia domestica, andiamo tutti insieme». Izana accennò ad un si facendole segno di aprire la strada, Obi non aveva perso di vista la ragazza messa da parte annuvolarsi ogni minuto di più: «Accidenti, è una bontà». Kioichi sorrise porgendo il dolce anche agli altri: «Hai un altro fans, Kioichi, ti è piaciuto il festival Obi?». Il ragazzo accennò ad un si assaporando un altro boccone: «È stato divertente, ma sentirti cantare Lady è sembrato un fulmine a ciel sereno, anche il Capo ha una bella voce, spero di sentirvi cantare ancora». Yui accennò ad un si guardando gli altri classificati clienti del maggiore, congratularsi con le sue capacità: «È stato perfetto».

I due fratelli presero posto nella macchina salutando tutti gli altri: «Pensi di cantare anche l’anno prossimo?». Zen accennò una risata deviando lo sguardo verso l’esterno, si era divertito ma il palco non era proprio il suo ambiente preferito: «Cantando al suo fianco ho pensato che avreste meglio goduto lo spettacolo». Izana sgranò gli occhi ma sorrise grato: «Quindi potrà rientrare nel Consiglio?». Spense il sorriso negando preoccupato a come le cose sarebbero evolute: «Non credo sarà così facile, è stata sostituita e finché il posto non sarà di nuovo vuoto non potrà tornare, Luisa l’ha pensata bene, non posso infrangere le regole». Zen scattò cercando di rimproverarlo: «Ma Aniue…». Izana lo fermò chiudendo gli occhi, Yui era certo molto più efficiente, ma il regolamento parlava chiaro: «Non posso infrangerlo per te che sei mio fratello ancora meno per lei che…». Si bloccò all’ammissione che gli stava sfuggendo, deviando lo sguardo alla luce che aveva illuminato gli occhi del minore: «Che lo merita più di chiunque altro».

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Capitolo 34
*** Ruolo Compromesso ***


Era stanco dalle continue riprese della ragazza, la sua voce era diventata ridondante nella sua mente, la sentiva tintinnare ovunque e quei rapporti sgradevoli e non limpidi come quelli a cui si era abituato iniziarono a metterlo in difficoltà: «Luisa occupatene tu, perché questa storia continua a ripetersi, ogni mese?». Kiharu sorrise porgendo alla ragazza il rapporto sulla situazione: «Ci penso io, Izana-sama, vi porto da bere prima». Izana negò invitandola ad andare: «Faccio da solo, va».
 
*

Finalmente silenzio, Luisa non era ancora arrivata, sperò con sua stessa sorpresa che non si presentasse, quando la porta si spalancò con rabbia e due ragazzi in tuta da ginnastica si presentarono a lui, urlando all’unisono: «Izana-sama». Izana sussultò guardandoli sorpreso del richiamo, fermò le proteste con un gesto per evitare confusione: «Uno per volta, chi ha il problema?». Il ragazzo si fece avanti irritato: «Usano il campo nella palestra da due settimane ormai, non possiamo giocare in queste condizioni». Guardò fuori il meteo non promettente: «Se è per questo neanche noi, il campionato per la coppa dell’estate è alle porte ed abbiamo bisogno di allenarci». Il ragazzo la guardò male: «Non siete le uniche, dov’è Yui? Voglio parlare con lei!». Izana indicò la scrivania vuota: «Non è più parte del Consiglio». La ragazza sussultò: «Per questo è venuta Luisa ieri, ma le cose così non funzionano, vogliamo che la faccenda torni nelle mani di Yui». Izana si vide incuriosito alla precisazione: «Come ha fatto a mettervi d’accordo le altre volte?». La ragazza abbassò la voce per spiegare il metodo fuori dal comune: «Con un gioco al quanto strano ma utile, i primi di noi che riuscivano a trovare dove avesse nascosto la palla, prendevano il campo». Izana alzò un sopracciglio: «Nascondeva la palla?». Il ragazzo sorrise: «Le nascondeva entrambe, ci dava dieci minuti per cercarle, un indizio e chi prima tra le due squadre trovava la palla occupava il campo per due ore, chi la trovava dopo, solo per un’ora e si occupava di mettere a posto e di chiudere». Izana li guardò perplesso: «E non potete fare lo stesso anche senza di lei?». I due deviarono lo sguardo: «Lei era imparziale per questo era utile e divertente, ci abbiamo provato da soli l’uno per l’altro ma non siamo riusciti ad essere imparziali come faceva lei». Il ragazzo sospirò accennando ad un si: «Yui riusciva a placare i nostri battibecchi con il gioco, univa la squadra per una ragione comune e i nostri allenamenti andavano molto meglio, ma quella ragazza è entrata mentre pretendevamo il campo dicendo che erano le ragazze a doverlo usare perché sono più fragili, noi cosa siamo?». La ragazza si strinse nelle spalle irritata: «Ha detto che non possiamo allenarci fuori perché la scuola deve vincere, ma io voglio che vincano anche loro, non è giusto che si allenino fuori con il brutto tempo rischiando di farsi male, insomma Yui aveva trovato il compromesso perfetto».

Luisa aprì di colpo la porta contrariata: «Non vi è gradito come ho risolto la questione?». I due la guardarono male: «Affatto, rivogliamo Yui a gestire la questione!». Luisa entrò annuvolata prendendo posto: «Ora ci sono io e farete come dico io». Izana sussultò a quella che sembrava una minaccia, la ragazza le lanciò uno sguardo intimidatorio uscendo: «Andiamo, ce la gestiamo noi». Izana rimase in silenzio a lasciarli uscire: «Izana-sama, possiamo parlarvi?». Rinunciò a riprendere il suo lavoro all’entrata di altre due ragazze: «Il club di boxe ha di nuovo lasciato gli attrezzi dove non dovrebbero, si sono quasi fatte male mentre correvano, perché sono di nuovo li?». Izana alzò le spalle incerto: «Perché spostarli ogni volta è pesante per loro, ho dato io il permesso di non spostarli, potete usarli anche voi». La ragazza negò scioccata: «Una di noi si è fatta male e non potrà correre a causa di quegli attrezzi, Yui aveva risolto la questione dov’è?!». Izana deviò lo sguardo alla tempesta che si stava creando: «Tutti voi ascoltatemi, Yui non è più nel Consiglio, sono io a gestire adesso le questioni e se non vi piace come faccio, potete anche lasciare il club». Izana sospirò alla seconda minaccia in quei pochi minuti: «Luisa». La ragazza avanzò senza temerla minimamente: «Ascoltami, non so chi tu creda di essere ma per colpa tua, una delle mie campionesse non potrà partecipare ad una gara importante, da quando sei tornata seduta a quella sedia, la scuola è caduta nei problemi, problemi che aveva risolto senza scontrarsi con nessuno, io curo questo club da tre anni ormai e non è mai stato in crisi come adesso, quindi se la scuola ha problemi che prima non aveva forse il vero problema sei tu!». Le diede le spalle irritata indicando Izana: «Mi stupisco di voi che la lasciate fare, Yui era la migliore che ci fosse, togliendola dal Consiglio avete perso il mio rispetto Izana-sama». Izana la fermò discolpandosi all’istante: «Sono stato costretto a farlo, aveva preso un’insufficienza». La ragazza lo avvicinò furiosa: «Mi pare che abbia superato il test di riparazione, allora perché non è qui?». Izana deviò lo sguardo stringendo la penna: «Perché il regolamento dice che solo il segretario sostitutivo può decidere quando lasciarle di nuovo il posto». La ragazza accennò una risata spenta: «Parlerò con il Preside, rivoglio Yui a gestire la situazione, lei non ne è capace».

Izana rimase in silenzio sorpreso di come le cose si fossero capovolte a suo sfavore: «Aniue». Zen era rimasto in sua attesa per tornare insieme: «Siete ancora qui?». Obi indietreggiò di un passo per subordinarsi al minore: «Sembra che a breve Noriaki tornerà». Zen sorrise fiducioso: «Aniue vorrei assumere Obi al mio servizio». Izana rimase sorpreso quanto il ragazzo alle sue spalle: «Assumerlo per cosa?». Zen rispose prontamente avvicinandosi alla macchina: «Come guardia del corpo, Shirayuki l’altro giorno è stata minacciata e Obi è intervenuto molto più rapidamente di quanto potessi fare io, non considererò altre ragazze al mio fianco se non lei e vorrei che non corresse pericoli». Izana sospirò esausto legando i capelli sciolti: «Non è questo il posto per parlarne,  e sono stanco per affrontare la conversazione adesso, se pensi che possa esserti utile va bene, resterà ai tuoi ordini ma ne sarai responsabile Zen». Obi deviò lo sguardo lasciandoli proseguire: «Obi?». Chinò il capo indicando un’altra direzione: «Vorrei controllare una cosa, rientrerò in serata, Capo». Zen accennò ad un si lasciandolo andare, entrando a seguito di Izana nella macchina, avvertì il sospiro stanco voltandosi a guardarlo, Izana era appoggiato al sedile esausto: «Aniue, sembrate molto provato, è successo qualcosa?». Izana accennò ad un si massaggiando le tempie: «Tutti i problemi che Yui aveva risolto sono tornati a minacciare la mia tranquillità, i presidenti sono venuti a reclamare contro di me per riaverla a capo della situazione». Zen si strinse nelle spalle: «In realtà anche noi stiamo avendo problemi con le attrezzature al campo, non potete sostituire Luisa con Yui?». Izana negò perplesso, la situazione stava iniziando a scivolargli dalle mani: «L’unico modo per destituire Luisa dalla sua carica è che lei la abbandoni volontariamente o che faccia qualcosa di così esagerato da farmi richiedere le dimissioni, al tempo aveva confessato di aver monitorato la vita scolastica di uno studente per isolarlo dagli altri, così l’ho presentata al Preside, il quale è stato concorde con il fatto che ogni studente deve essere libero di affrontare la vita scolastica con tutto l’agio possibile, riconoscendo i suoi errori davanti al Consiglio e scontando una punizione nel caso i suoi errori siano troppo grandi per essere ignorati, è una scuola d’élite dopo tutto, solo Luisa può restituirle il posto a meno che…». Zen percepì la scintilla di un’idea: «C’è un altro modo?». Izana sorrise facendo vagare lo sguardo e sfiorandolo con la coda dell’occhio: «Se tutti gli studenti o la maggior parte di loro reclamassero il ruolo a Yui non potrei ignorare la richiesta e se tutti i presidenti dei vari club raccogliessero le firme per destituire Luisa dal ruolo perché non credono che lo gestisca bene, il Preside potrebbe intervenire personalmente a riportare l’equilibrio, e davanti ad una petizione firmata a me presentata in aula non potrei fare altro che chiedere a Luisa di rendere il ruolo a Yui». Zen sorrise affilando lo sguardo al favore celato che gli stava chiedendo: «Non sarà una cosa difficile».

 
*

Il giorno successivo la voce girò velocemente tra i club che davanti a Erika e Izumi, personalmente coinvolte, trovò le migliori alleate, nessuno si rifiutò di firmare la petizione tra i presidenti dei club. Bussarono alla porta della stanza del Consiglio attirando l’attenzione di tutti: «Izana-sama!». Entrarono una ventina di persone messe in fila davanti a lui sorpreso: «A voi». Prese il foglio controllando tutte le firme sbalordito alla rapidità con cui Zen aveva messo in piedi tutto senza neanche muoversi dal club, lesse attentamente la richiesta: «Izana-sama, cosa sta succedendo?». Gli sguardi la mirarono malamente, Izana sospirò allungandole i fogli: «Mi dispiace Luisa, devo chiedere le tue dimissioni dal ruolo di segretario». La ragazza prese i fogli leggendo la richiesta: «Come vi permettete, tutti voi!». La ragazza del club di atletica si fece avanti per prima: «La scuola non ti appartiene, e noi tutti vogliamo svolgere le nostre attività nella tranquillità e riporre fiducia nel Consiglio qualora qualcosa non andasse. La situazione parla chiara, con richiesta univoca rivogliamo Yui al ruolo di segretario». Luisa si strinse nelle spalle: «Non potete farlo, prima tutto quello che facevo vi andava bene, può andarvi bene ancora, non avete bisogno di Yui». Izana sospirò decidendo di iniziare a fermare quegli sguardi minacciosi: «È pressoché impossibile chiedere loro di riadattarsi ad una situazione mediocre quando ne hanno conosciuta una migliore, gli essere umani evolvono non retrocedono, a quanto pare Yui con il suo bizzarro modo di fare è riuscita a migliorare la situazione che reggeva appena».

Il Preside bussò alla stanza entrando senza un vero permesso, si soffermò ad osservare la presenza raccolta con sorpresa: «Mi sono state presentate diverse lamentele sul segretario del Consiglio, devo chiedervi di sostituirlo Izana-sama». Luisa si voltò di colpo spiazzata: «Quali lamentele vi sono giunte?». Il Preside lesse il foglio che aveva tra le mani: «Incapacità di gestione dei problemi, violazione della parità dei sessi, maniacalità del controllo, non rispetto verso gli studenti, uso inappropriato dei poteri del Consiglio». Izana lo guardò perplesso: «Sull’ultima parte sono confuso». Kiharu si fece avanti porgendogli un altro foglio: «Sembra che abbia usato diverse volte il permesso dato dal Consiglio per uscire dalla scuola e rientrare, diceva che era per questioni scolastiche ma alcuni studenti testimoniano di averla vista fare tutt’altro». Izana strinse il foglio deluso: «Dopo quel che è successo con Shikito, Luisa in presenza del Preside ti destituisco dal tuo ruolo nel Consiglio Studentesco, per la condotta che hai dimostrato ti sarà interdetto qualsiasi altro ruolo al suo interno fino al diploma». La ragazza strinse i pugni: «Nessuno è più adatto di me!». Izana sorrise prendendo la lista per mostrargliela come fosse un trofeo: «Nessuno prima di lei. Con il suo permesso Preside, vorrei che Yui tornasse ad essere il mio segretario». Porse all’uomo la lista che con un sospiro accennò ad un si, Izana uscì per primo per comunicare il cambiamento, era certo che l’avrebbe trovata ad intrattenersi con Kioichi: «Izana, vieni, oggi mi ha lasciato preparare la crema, che ne pensi?». Assaggiò l’omaggio storcendo la faccia in una smorfia: «Accidenti, è dolcissima da nausea». Kioichi scoppiò a ridere alla smorfia della sorella non concorde: «È davvero così terribile?». Guardò la crema sul cucchiaino demoralizzata, Izana sorrise avvicinandosi di nuovo per prendere anche quell’assaggio, trattenendo la smorfia: «Migliorerai con il tempo». Yui si strinse nelle spalle allo sforzo inaspettato: «Allora quando avrà l’approvazione di Kioichi te la farò assaggiare, sei venuto per un motivo?».

Izana accennò ad un si chiedendo un bicchiere d’acqua: «Quando mi consegnasti la tua richiesta ti dissi che non eri adatta e tu risposi che competenti si diventa con il tempo, congratulazioni Yui hanno riconosciuto tutti la tua competenza, sei di nuovo il segretario del Consiglio». La ragazza lasciò andare il cucchiaio spalancando gli occhi, prese un respiro accendendo pian piano il sorriso alla comprensione di quel che gli aveva detto: «Sono di nuovo…». Izana sorrise alla felicità che le aveva aperto il volto: «Con effetto immediato». Yui esultò saltellando sul posto, si avvicinò velocemente a baciargli la guancia senza trattenere l’entusiasmo: «Vado a risolvere i problemi, a dopo!». Kioichi accennò una risata mettendo via la crema troppo dolce da sopportare: «Allora la affido di nuovo a te». Izana accennò ad un si senza intendere di voler andare via subito: «Zen ha già iniziato a parlarmi dell’estate». Kioichi sospirò arreso: «Non devi per forza soddisfare tutte le richieste di quella ragazza, ti sfinirà molto più dell’anno scorso». Izana accennò una risata: «Forse è proprio perché mi ha sfinito che non ho timore a chiederti quali progetti avete». Kioichi sorrise fiducioso trattenendo l’entusiasmo tradito dagli occhi luminosi: «Quest’estate, se il tour non avrà aggiunte, potrebbe riuscire a passare un po’ di tempo con noi anche lei». Izana sgranò gli occhi: «Che sorpresa». Kioichi accennò ad un si la speranza vibrava in ogni movimento del colpo che cercava di mantenersi calmo: «Devo andare a fare la spesa e devo trovare un modo per usare questa crema estremamente dolce». Izana accennò una risata alzandosi dalla sedia per uscire e lasciarlo al suo lavoro.

 
*

In quei pochi giorni Yui rimise ogni cosa al suo posto e la vita scolastica di tutti tornò nella pace e nella tranquillità, Luisa aveva deciso di ignorare entrambi anche se qualcosa sotto pelle le diceva di non abbassare la guardia con quella ragazza: «Direi di festeggiare, andiamo al bowling». Zen la affiancò accennando ad un si: «Aniue, siete dei nostri?». Izana accennò ad un no sorprendendoli: «Rimandate il bowling domani ci sono molte cose da fare, ci andremo nel fine settimana così parleremo anche della vacanza». I due ragazzi si fermarono di colpo a guardarlo perplessi: «Perché vi siete fermati?». Zen e Yui si guardarono perplessi ma decisero di non provocarlo quel giorno per assicurarsi che quella vacanza combinasse tutto il gruppo: «Yui-chan!».

Il sorriso divertito le morì sul volto appena fuori dai cancelli scolastici, si voltò ad inquadrare il ragazzo alto dai capelli scuri e corti dalla presenza forte e mascolina: «Zack…». Il ragazzo si avvicinò salutandola con un grande sorriso, un sorriso che si macchiò quando si accorse che aveva due ragazzi al seguito: «Yui, una tua conoscenza?». Il fiato le si bloccò in gola per qualche istante, si riprese solo quando Izana le appoggiò la mano sulla spalla: «Tutto bene?». Accennò ad un si stringendosi nelle spalle: «Osi sfiorarla?». La domanda arrivò più come una minaccia e un coltello alla gola: «Yui-chan, chi sono questi ragazzi?». Yui indietreggiò di un passo come pronta a nascondersi: «Il Presidente del Consiglio e un amico». Zack sembrò eclissarsi: «Sei scappata via da me per uscire con loro?». Yui sussultò sorpresa all’accusa negando appena: «Mi hai chiamata mostro». Zack si avvicinò di colpo prendendole il viso tra le mani, un gesto che spaventò la ragazza: «Perché eri fuori di te, sono stato esagerato, ma tu continuavi ad ignorarmi, ho continuato a cercarti per tutto questo tempo, perché ti amo». I due ragazzi alle sue spalle sussultarono, Yui negò allungando la mano indietro per essergli sottratta, cosa che Izana fece molto rapidamente. Il ragazzo arricciò le sopracciglia scontrandosi con lo sguardo di ghiaccio: «Tu chi sei?». Zack afferrò il polso di Yui tirandola a sé: «Stalle alla larga, lei è mia, è sempre e solo stata mia, sono il suo ragazzo». Izana rimase perplesso ma non convinto, cercò di portarla via ma Yui piantò i piedi a terra: «Lasciami andare, per favore». Zack si voltò infuriato: «Tu fai solo quello che dico io, quando voglio io, ti ho detto andiamo, e noi andiamo». Yui rimase ferma: «Ti ho chiesto di lasciarmi andare». Si voltò di nuovo tirandola a sé stringendole il polso: «Zack, smettila, mi stai facendo male, Zack!».

All’urlo quasi disperato, una mano corse ad allontanare quella maschile e ad accogliere il corpo della ragazza al sicuro: «Non sembra volerti seguire». Yui riprese equilibrio guardando Obi spuntato dal nulla: «Obi, non dovresti essere con Shirayuki?». Il ragazzo sorrise ponendosi a sua difensiva: «Lady-Yuki è al sicuro con Kiki-san oggi, ho percepito aria di pericolo intorno a voi e sono tornato a controllare, chi è questo tipo?». Zack caricò un colpo per attaccarlo, ma Obi parò facilmente ogni tentativo: «Yui-chan, mi appartiene!». Obi strinse la mano che aveva trattenuto con un sorriso maligno: «Non credo che voglia seguirti, faresti meglio a stare alla larga da questa scuola». Zen rimase sorpreso dalla minaccia che non comprendeva solo Yui, ma l’intera scuola e i suoi studenti: «Obi, non esagerare». Al rimprovero, spinse il ragazzo diventato per i tre alle sue spalle un muro invalicabile: «Non finisce qui». Zack si allontanò massaggiando il polso ma era tutt’altro che arreso, Yui lasciò andare un respiro grata che fosse intervenuto: «Chi si aspettava di vederlo così agguerrito». Izana la avvicinò preoccupato: «Ti sei paralizzata davanti a lui, stai bene?». Yui sorrise sfiorandogli la mano: «Mi ha solo sorpresa, Obi grazie per essere intervenuto, vorrei chiederti un favore». Il ragazzo sorrise aveva già inteso cosa fare: «Non mi farò notare». Saltò sul muretto svanendo a seguito del ragazzo per controllare i suoi movimenti.

 
*

Rimase a guardare il banco e la sedia come se non li vedesse da anni: «Hai intenzione di restare lì tutto il giorno?». Accennò una risata appoggiando un plico di fogli sulla cattedra: «Salto la riunione della pausa pranzo, devo parlare con una persona». Izana affilò lo sguardo, ma non servì chiederle spiegazioni, Yui non aveva intenzione di nascondere i suoi movimenti: «Quando ci siamo trasferiti, ho tagliato tutti i contatti con quelle amiche e non ho detto a nessuno, tanto meno a Zack dove sarei andata, avevo già notato quel suo carattere ossessivo e violento, c’è un’unica persona che può averlo contattato per nome mio». Izana si strinse nelle spalle, il dubbio aveva preso anche lui: «La affronterai?». Yui sorrise avvicinandolo sicura delle sue scelte: «Li affronterò entrambi, lo so che non hai di buon occhio Obi, ma lo lasceresti restare al mio fianco qualche giorno?». Izana sospirò alla richiesta che forse aveva intuito quando Obi era tornato a riferire dove alloggiava quella minaccia: «Non farti male, Yui». La ragazza sorrise avvicinando appena le labbra alle sue: «Sono un drago, posso sputare fuoco, mio padre inoltre sarà a breve di ritorno, ho già un’idea, fidati di me». Izana sorrise appoggiando la fronte alla sua: «Fa comunque attenzione».
 

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Capitolo 35
*** Resa dei Conti ***


Luisa aveva ignorato la sua richiesta di parlare faccia a faccia e Kioichi aveva riconosciuto il ragazzo che ormai da giorni la aspettava fuori dalla scuola e si era sempre curato di accompagnarla a casa, anche Izana lo aveva messo in guardia e Obi era sempre al loro seguito: «Lavori?». Kioichi sistemò le maniche della camicia accennando ad un si: «Se non ti va di restare sola in casa, puoi chiedere ad Obi di entrare». Yui guardò la porta perplessa sul ragazzo che non aveva mai oltrepassato quella soglia: «Ci ho provato, ma rifiuta di entrare, prova a costringerlo tu, hai preparato la cena per entrambi no?». Kioichi sorrise accarezzandola: «Chiamami se succede qualcosa». Chiuse la porta imponendo in modo indiretto ad Obi di rispettare il suo ruolo da guardia del corpo e di non lasciarla sola in casa, senza prendersi la libertà di salire nella sua stanza, era confinato al piano inferiore ma costretto ad entrare. Yui era seduta sul divano a guardare la tv: «Kioichi lavorerà fino a tardi, ci ha preparato la cena in anticipo». Obi rimase sorpreso dall’inclusione: «Non era necessario». Yui sorrise sedendosi al tavolo davanti la tv per finire i compiti, Obi prese posto al tavolo della cucina mantenendo le distanze, mentre la ragazza studiava si era perso ad osservare i dettagli dell’abitazione: «Mangiamo?».

Chiuse il quaderno facendogli strada alla cucina, apparecchiò mentre Yui riscaldava la cena per poi servirla: «C’è una cosa che mi chiedevo». Yui sistemò l’ultimo piatto per tornare a sedersi sul divano: «Cosa?». Obi prese posto distante da lei: «Voi due state insieme, eppure non è mai venuto in tuo soccorso contro quel ragazzo, perché?». Yui alzò le spalle abbassando il volume: «Se lo facesse, sorgerebbero dei problemi, a scuola». Obi rimase sorpreso dalla precisazione: «È così problematico far sapere che state insieme?». Yui accennò ad un si senza spegnere il sorriso: «Perché siamo entrambi nel Consiglio, secondo il regolamento chi ha un ruolo nei tre organi principali, ovvero il Comitato Feste, il Consiglio Disciplinare e il Consiglio Studentesco deve astenersi da una possibile relazione con altri membri dei tre organi». Obi la guardò perplesso: «Perché?». Yui si stese sul divano cercando un film: «Perché i tre organi mirano a sostenere la vita degli studenti, a difenderla e a migliorarla, avere una relazione all’interno degli organi comprometterebbe la credibilità di chi ne fa parte, ad esempio si potrebbe pensare che Izana mi lascia fare quel che voglio perché sono la sua ragazza, o che io abbia agito contro Luisa per gelosia, tutto quel che faremmo sarebbe interpretato con un doppio fine, per questo non possiamo né ammettere di stare insieme, né dimostrarlo, né trattarci differentemente dagli altri studenti». Obi si lasciò prendere da qualche scena del film che aveva scelto: «Però state lo stesso insieme, se qualcuno dovesse scoprirlo? Tipo quella ragazza?». Yui prese il cuscino per sistemarlo sotto la testa: «Dovrebbe riferirlo al Comitato Disciplinare il quale dovrebbe accertarsi della veridicità dell’informazione e poi prendere delle misure di sicurezza, che possono portare all’espulsione dal Consiglio, ma considerando quel che è successo, dubito che anche se lo facesse le crederebbero, non senza altri testimoni, motivo per cui ha rintracciato Zack, cerca di spingere Izana a fare un passo falso, però potrebbe rimetterci anche lei questa volta, potremo ammettere di stare insieme solo quando uno dei due lascerà il ruolo». 

Obi le passò la ciotola di patatine preparata e lasciata sul tavolo: «Cosa pensi di fare con quel ragazzo? Ha negli occhi sete di sangue». Yui sorrise con il fuoco acceso nelle iridi: «Sarà quella stessa sete a soffocarlo, sto solo aspettando che torni mio padre, e poi potrò liberarmi della sua ombra per sempre, anzi vorrei che domani facessi una ricerca per mio conto nella città dove vivevo prima». Obi sussultò alla richiesta: «Sicura?». Yui accennò ad un si: «Ti scriverò dei nomi e degli indirizzi, parla con loro e chiedi informazioni su Zack, dubito che con il suo carattere non abbia lasciato qualche vittima alle sue spalle, ovviamente mi auguro stiano tutte bene, ma come hai detto ha sete di sangue negli occhi, avrà incolpato qualcuno per la mia, chiamata, fuga, da lui». Obi sospirò arrendendosi alla richiesta. Guardarono insieme il film, Yui spense la tv salendo di sopra augurandogli la buona notte, Obi si stese sul divano approfittandone per riposare.

 
*

 Il mattino successivo Kioichi consegnò il pranzo alla sorella lasciando che Obi la scortasse a scuola dove tranquillamente prese posto accanto a Zen parlottando com’era solita ogni mattina. Luisa si rifiutava ancora di ascoltarla o di passare con lei qualche istante, andava via prima e teneva dentro tutte le parole che voleva rivolgerle: «L’assemblea è fissata per la prossima settimana». Comunicò Kiharu, ottenendo l’attenzione di Izana, l’assemblea finale che chiudeva il ciclo scolastico e che rappresentava il suo limite: «Già». Yui colse la nostalgia nella risposta: «Vuoi che ti stili il discorso, Presidente?». Izana sorrise divertito e grato a quella battuta: «Non disturbarti, anzi prepara qualcosa per quando faremo la prima riunione con il nuovo Presidente dopo l’assemblea». Gli occhi dei presenti si illuminarono al pensiero ma si spensero sentendo già la mancanza di quella grande personalità che aveva guidato egregiamente il Consiglio.  Yui prese la borsa andando via per prima: «Yui-chan non ho più intenzione di aspettare». Sospirò all’ennesima dichiarazione, Obi atterrò subito al suo fianco, e Kioichi prontamente accorse ad affiancarla: «Tu, l’hai portata via da me una volta, non lo farai ancora». Kioichi avanzò senza timore: «Aspetta anche l’eternità, non lascerò mai mia sorella ad uno come te». Gli diede le spalle per tornare al suo fianco, Zack strinse i pugni ma decise saggiamente di tirarsi indietro allo sguardo pericoloso di Obi.

Ripresero insieme il cammino, Kioichi lesse il messaggio sul telefono e sorrise: «Obi, Yui, voi tornate a casa, io faccio una deviazione». Obi accennò ad un si avvicinandosi di un passo alla ragazza vedendolo svoltare l’angolo: «Quindi sei alle dipendenze di Zen». Obi sussultò alla conversazione aperta: «Per ora». Yui lo guardò perplessa: «Non hai intenzione di restare?». Obi sorrise tristemente: «Non sono il tipo che mette radici, preferisco…spostarmi». Yui non si lasciò sfuggire la nota amara ma decise di non chiedere: «Passiamo a fare la spesa, avremo un ospite questa sera».

Kioichi chiuse la porta con un sorriso fiducioso sul volto, Obi era seduto sul divano, Yui aveva sistemato la spesa e lo stava aspettando: «Cuciniamo insieme?». La porta si aprì di nuovo e Obi balzò in piedi pronto a reagire, ma si sorprese quando Noriaki lo squadrò, gli lanciò un passaporto sorridendo: «Ti porta i suoi saluti e le sue scuse, sei libero di fare e andare dove vuoi». Obi sorrise chinando il capo: «Le sono grato per avermi lasciato andare». Noriaki prese posto a tavola aspettando la cena che Kioichi aveva ingegnato: «Ho saputo che hai denunciato uno stalking e un’aggressione questa sera». Kioichi accennò ad un si indicando Yui: «I particolari te li spiegherà lei, questa sera lavoro quindi potrete discuterne con calma».

Kioichi chiuse la stanza insonorizzata, doveva lavorare ad un paio di canzoni quella sera, non li avrebbe disturbati. Obi si propose di mettere a posto per lasciare introdurre il discorso all’uomo: «Allora di cosa si tratta?». Yui selezionò una foto dal cellulare mostrandogliela: «Di lui, siamo stati insieme un paio di anni fa, l’ho lasciato perché aveva iniziato a mostrare un carattere violento, ho provato ad allontanarlo agendo direttamente, ma è tornato a reclamarmi come qualcosa di sua proprietà». Noriaki osservò la foto: «È la tua scuola». Yui accennò ad un si: «Mi aspetta da quasi una settimana, ha cercato di battersi con Izana e Zen, ma Obi per fortuna lo ha fermato, ha cercato di trascinarmi via con la forza, vuole che vada a vivere con lui senza far conto che non stiamo più insieme da anni, oggi ha minacciato anche Kioichi e credo che una mia compagna possa essere presa di mira». Noriaki le rese il cellulare perplesso: «Cosa te lo fa credere?». Yui guardò Obi che con un sorriso le porse una cartella di fogli: «Mi è stato presentato da alcune amiche di scuola, siamo stati insieme poco, poi dopo la rottura ci siamo trasferiti, ho chiuso i contatti con tutti, ho chiesto ad Obi di indagare sulle altre e come avevo immaginato, Zack ha dato loro la colpa quando non è più riuscito a rintracciarmi, per fortuna le lesioni non sono state gravi, ma erano così spaventate che non hanno denunciato il fatto, Obi è riuscito a convincerle a scrivere una dichiarazione, eccole qui, se anche questa volta non riuscirà ad avermi se la prenderà con chi lo ha indirizzato a me». Noriaki lesse le dichiarazioni sorpreso del lavoro accurato del ragazzo: «Vorresti riuscire a coglierlo sul fatto?». Yui accennò ad un si: «Vorrei anche che indagassi su di lui con le risorse della polizia a cui io non ho accesso, penso che sotto ci sia molto di più». Noriaki sorrise prendendo dalla valigia un altro plico di fogli: «Izana mi aveva già contattato, non immaginavo che le due cose fossero legate, è un tipo pericoloso, dal carattere ossessivo, vendicativo, e violento, non dubito che possegga anche un’arma, hai un piano?». Yui sorrise accesa di adrenalina: «Ovviamente».

 
*

Il mattino successivo riprese il cammino con Yui per arrivare alla scuola sorpreso dal piano che gli aveva spiegato. La giornata scolastica passò immersa nell’attesa della stagione che, non solo liberava gli studenti, ma dava inizio ai tornei estivi dei club sportivi per cui la scuola deteneva un’ottima posizione nella classifica della regione: «Oggi hai addosso una certa adrenalina impossibile da ignorare». Yui sorrise sistemando la borsa, erano gli ultimi rimasti: «Sto per sistemare una questione che è durata fin troppo». Izana sorrise ammirato e preoccupato, Kiharu rimase a guardarlo sorpresa, sorrise teneramente facendo finta di non aver intravisto quello che c’era.

Davanti al ragazzo ancora fermo davanti ai cancelli, Yui arricciò le sopracciglia: «Zack voglio parlarti chiaro». Fece segno ad Obi di non intervenire e aprì la strada: «Ti sei arresa vedo». Negò camminando a passo deciso: «No, ma ho preso una decisione». Raggiunsero la strada che affiancava il fiume fermandosi vicino l’albero:  «Avevo visto in te qualcosa quando ci siamo conosciuti, era la maschera più vera che avessi mai incontrato, mi è risultato difficile credere che fossi una persona cattiva, ho fatto quel che volevi, mi sono annullata per farti felice ma per te non era mai abbastanza, volevi avermi solo ed esclusivamente per te per sottomettermi come hai fatto con tua sorella e con le altre ragazze, ma io non sono una vittima e non ho intenzione di lasciati continuare ad infastidire i miei amici, te lo dissi due anni fa e te lo ripeto adesso, la nostra relazione è finita quando hai minacciato mio fratello, non sei una persona con cui voglio avere rapporti anzi mi pento di averti dato ascolto, io non sono tua, io non ti appartengo, io non sono la tua preda». Zack strinse i pugni trovandosi sorpreso: «Preferisci quella feccia a uno come me? Ti darei il mondo Yui-chan tu non lo capisci, prenderei per te anche la luna». Yui negò avanzando per affrontarlo occhi ad occhi: «Il mondo che mi offri non è quello che voglio, la luna sta bene dov’è, quello che voglio tu non puoi darmelo e quella che chiami feccia è la più alta delle meraviglie che desidero, è finita Zack, fattene una ragione, va via dalla città e lasciami in pace». Zack le afferrò un polso trattenendola: «Questo cosa significa?».

La domanda femminile lo sorprese, Luisa era solita fare quella strada ma Yui no, lo sguardo maschile la incluse nelle sue minacce: «È colpa tua, mi avevi detto che era innamorata di me, mi avevi detto che era disperata senza di me, mi avevi assicurato che era ancora mia, ma per colpa tua l’ho persa, avrei dovuto disfarmi di te quando potevo». Luisa indietreggiò spaventata: «Non puoi fare di me la colpevole se non sai come tenertela stretta». Zack avanzò alzando la mano per colpirla con un sonoro schiaffo del dorso, senza lasciare Yui, Luisa cadde a terra tremante massaggiando la guancia rossa, spostò lo sguardo sulla ragazza che non opponeva resistenza: «Ho tentato di avvisarti, ma non hai voluto parlarmi, ti avevo avvisato che era meglio non svegliare il lupo dalla sua tana, se ti fossi resa conto di quello che facevi, se avessi guardato oltre il tuo egoismo e il tuo egocentrismo ora non saresti stesa lì per terra». Luisa strinse gli occhi in lacrime: «Yui…perchè…». Yui  tirò indietro Zack, liberandosi dalla presa e allontanandolo: «Perché tu hai un talento nel trovare le informazioni, ma hai reso la vita impossibile a molti studenti perseguitandoli esattamente come lui ha fatto con me, con il tuo modo di fare tu non avrai mai nessuno che vorrà venire in tuo soccorso, perché li hai sempre e solo usati e controllati per fare quello che volevi, quei lati positivi li rovini con i tuoi atteggiamenti! ». Zack camminava lento, aveva impugnato un coltello e i suoi occhi bramavano non solo il possesso ma il sangue, stava perdendo il controllo, Luisa scoppiò in lacrime arrendendosi: «Ero gelosa del tuo modo di fare, sei riuscita a conquistare Izana-sama in poco tempo, volevo che guardasse me come guarda te, volevo che suo fratello non gli causasse guai, non volevo che la scuola gli causasse guai, volevo proteggerlo, ma tu sei riuscita a fare tutto quello che io non sono riuscita a fare, rivolevo almeno una delle due cose che mi erano più care, ha fatto malissimo quando mi hanno cacciata, quando l’ho visto sorridere al tuo ritorno nel Consiglio, ero invidiosa, ero gelosa, ho sostituito i compiti per tenerti lontana dal ruolo, volevo corrompere il professore di recupero per non darti la sufficienza, volevo mostrare quanto non fossi adatta, ho detto che saresti andata da uno psicologo per portarti a litigare con tutti e a restare sola, ho detto del ballo in Spagna perché volevo che mettessero con te le distanze che ti invidiassero anche loro, ma non ci sono riuscita, ho scavato nella tua vita è ho ricontattato il tuo ragazzo perché ti allontanasse da Izana-sama, tu sei riuscita a resistere a tutto, a riprenderti tutto, per questo non potevo sopportare di non fartela pagare!».

Zack scattò in avanti per colpirla quando la ragazza bloccò la mano costringendolo a lasciare andare il coltello, sussultò quanto estrasse la pistola, schivando il proiettile che non aveva esitato a sfiorarla: «Se non potrò averti io, non ti avrà nessuno». Yui strinse i enti prendendo Luisa e nascondendosi tra gli alberi ai colpi esplosi a raffica: «Guarda i risultati, guarda fin dove sei arrivata, ti sei distrutta con le tue stesse mani, nessuno a scuola può più sopportarti, più nessuno si fida di te, anche Izana ha capito che non sei adatta, guarda le cose che fai e cosa può causare il tuo egoismo, tu hai talento, l’ho visto quando mi hai aiutata i primi giorni, sei brava a trovare informazioni, a convincere la gente, tu hai capacità, e io ho fiducia che se tu abbandonassi quell’egocentrismo che hai messo su, potresti fare la differenza, hai dei doni che stai sprecando, Luisa!». Sparò ancora e ancora avvicinandosi, Luisa era rimasta in stato di tras alla comprensione del vero pericolo in cui era e che Yui stava affrontando con fermezza: «Andiamo papà». Qualche passante aveva visto la scena e aveva chiamato subito la polizia, Noriaki stava aspettando la chiamata per far intervenire la pattuglia già in posizione: «Fermo dove sei, sei in arresto per possesso di armi non registrate, per aggressione e per tentato omicidio di due studentesse, hai il diritto di rimanere in silenzio tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te in tribunale». Disarmato e tratto in trappola, il ragazzo fu arrestato: «Sarò presto fuori!». Yui sorrise uscendo a prendersi la sua vittoria: «Grazie dell’intervento, l’altra ragazza è svenuta». L’uomo tirò su l’arrestato sorridendo divertito: «Bel lavoro, figlia del Capitano». Zack sbiancò alla comprensione, Yui non gli aveva mai parlato del padre: «Sei figlia di uno sbirro». Yui accennò una risata guardando Noriaki scendere ad assicurarsi della sua incolumità: «Il migliore che ci sia, hai deciso di infastidire la persona sbagliata». Noriaki sospirò avvicinandola: «Hai rischiato coinvolgendola». Yui sorrise osservando Luisa svenuta per lo shock, portata via con la barella: «Adesso che è stata vittima di se stessa, cambierà e io mi auguro che lo farà solo in meglio, torniamo a casa». Obi sorrise scendendo dall’albero: «Sono al vostro seguito Lady». Noriaki lasciò il resto agli agenti per accompagnare a casa la promettente secondo genita: «Hai fatto un ottimo lavoro». Yui sorrise fiera di quelle parole: «Cercherò di fare sempre meglio».

Noriaki la fermò a poca distanza dall’abitazione: «Hai già deciso che strada intraprendere?». Yui si fermò chiedendo ad Obi di precederla e avvisare Kioichi del loro ritorno: «Posso sfruttare queste capacità per fare del bene, ma entrare in polizia non credo faccia per me, però se la polizia si rivolgesse a me come consulente esterno non direi di no, in oltre voglio cantare, mi piacciono le canzoni che scrive Kioichi e sogno di salire su un palcoscenico da sempre,  con la volontà di far divertire chi mi ascolta, posso contare sulla mamma e su Séline ed è quella la strada che voglio seguire, certo aspetterò il diploma prima di lanciarmi a capo fitto nella carriera, infondo anche Izana sarà impegnato a inseguire i suoi obiettivi e non voglio essere da meno, ho due grandi talenti e voglio che entrambi possano fare qualcosa per il mondo». Noriaki accennò ad una risata: «Tua madre sarebbe fiera di queste parole, come ne sono fiero io». Yui guardò l’uomo sorpreso dall’allusione: «Anche se non andate d’accordo?». Noriaki sorrise quasi accusato: «Certe volte si va d’accordo meglio lontani che vicini, avevamo entrambi obiettivi troppo discordi, ma ho saputo che è in Germania ad allestire un altro spettacolo teatrale e che le piacerebbe riunirci a cena o pranzo come una famiglia, ogni tanto». Yui sorrise speranzosa: «Non mi illudo che le cose possano andare meglio delle ultime volte, ma sono fiduciosa che sempre e comunque saremo una famiglia».

Corse avanti per entrare in casa e trascinare con sé Obi, che con grande sorpresa, si ritrovò già contato tra gli ospiti, prese posto al tavolo con loro gustandosi la tranquillità di una compagnia che aveva dimenticato da tempo. Guardò Yui spegnendo il sorriso al ricordo di quello che era stato, forse era il caso di far loro sapere con chi erano seduti a cenare, ma l’atmosfera era troppo carica di gioia per spezzarla con quella verità e decise di rimanere in silenzio.

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Capitolo 36
*** Preparazione ***


La borsa era stata abbandonata sul banco e un messaggio lo invitava a salire nel punto più alto della scuola, sorrise davanti al cartello aprendo la porta. Yui guardava la città dall’alto, i capelli svolazzavano e il viso era radioso: «Ti devo ringraziare». Izana sussultò sorpreso: «Non ho fatto nulla per avere i tuoi ringraziamenti». Yui sorrise voltandosi a guardarlo: «Non sei potuto venire in mio soccorso, ma non hai ignorato la situazione che stavo affrontato, hai contattato papà mettendolo già in allarme, grazie». Izana accennò una risata felice che fosse stata risolta: «Non potevo restare a guardare, come è andata?». Yui accennò una risata fiera: «Luisa non sarà più un problema, ho una confessione che ci garantirà il silenzio sulla nostra storia intravista e credo che dopo quel che è successo cambierà il suo modo di fare, Zack è stato arrestato, verrà presto processato e faranno in modo che l’accusa lo condanni all’ergastolo, è stata una vittoria su tutti i fronti». Izana sorrise accarezzandole il viso: «Ne sono rassicurato, mi piace la Yui forte e ironica che non si fa intimidire neanche da un Marchese».

Yui sorrise felice dell’ammissione inconscia di qualcosa di molto importante: «È stato un periodo difficile e ora vorrei solo sentirmi debole per lasciami stringere da te». Izana sorrise stringendola prima in un abbraccio e poi sporgendosi a bloccarla alla rete per baciarla intensamente: «Non posso fare a meno di pensare a quanto vorrei farti mia, più mia di quanto sei stata sua». Yui sorrise stringendogli la mano: «Ti ho già detto come puoi fare». Izana accennò una risata sciogliendole il fiocco della divisa e sbottonando la camicia al minimo indispensabile, appoggiando le labbra sulla sua pelle: «Se continui così mi sentirò morsa da un vampiro più che da un principe». Izana sorrise allontanandosi dal segno che la riconosceva come la sua, tornando a baciarla: «Tu mi appartieni, ma appartieni anche a tutte le altre persone a cui hai lasciato un pezzo del tuo cuore, chiusa in gabbia sfioriresti della tua più grande bellezza e io voglio vederla splendere in tutta la sua radiosità, Yui». Accennò ad un si appoggiandosi al suo petto: «Wao, quanti complimenti in una sola frase, devi esserti sentito molto afflitto per non essermi potuto stare accanto». Izana la strinse accarezzandole la schiena: «Sarà ancora per poco, poi non ci sarà motivo di nasconderci». Yui negò allontanandolo per riabbottonare la camicia: «Come puoi nascondere un sentimento così forte? Quello che c’è, è palese, i nostri collaboratori guardano al bene della scuola e dubito che non abbiano sospetti, i nostri sguardi sono troppi pieni dell’altro per ignorarli». Izana sospirò guardandola preoccupato: «A metà del prossimo anno, quando questo sarà concluso io e Kioichi riceveremo il diploma, e per la prima volta la cosa sembra spaventarmi, non essere più al Consiglio, non essere più accanto a te o a Zen, l’università a cui miro è lontana da tutto questo, andrà bene anche allora?». Yui avanzò di un passo prendendogli la mano: «Non so cosa andrà bene e cosa no, la realtà di non avervi più a scuola spaventa anche me ma c‘è una cosa che ho imparato recentemente Izana, ‘potrai dipendere di meno dal domani se diventerai padrone dell’oggi, perché mentre differisci la vita, essa passa’ perciò pensare al futuro con tutto quello che deve ancora arrivare non è il caso, godiamoci quello che c’è oggi, e con il tempo capiremo se tutto è andato come doveva andare o se possiamo ancora fare qualcosa per cambiare il nostro futuro». Il ragazzo sorrise stringendole la mano: «Avevo notato questa parte di te filosofica, ma mai avrei pensato di sentirti citare Seneca». Yui accennò una risata appoggiando la fronte sulla sua spalla: «Non sei l’unico a cui piace la letteratura straniera». Izana la lasciò andare avanti godendo del salto totale delle scale, contro il regolamento che ormai era per lei un optional.

Nella sala del Consiglio erano tutti preoccupati per il discorso che avrebbero sentito l’indomani e che per prassi vedeva il Presidente passare la carica a chi riteneva il più adatto, gli sguardi inquadrarono anche Yui entrata sorridendo. Izana chiuse la stanza con un sospiro, per la prima volta sentiva un peso che gli bloccava il respiro e improvvisamente si sentì estraneo in quel luogo che pian piano sembra restringersi: «Aniue». Il richiamo lo riportò alla realtà verso Zen e l’ennesima fasciatura, sospirò divertito guardandolo male, il fratello nascose il braccio deviando lo sguardo: «Ho dovuto sostituire il portiere negli allenamenti». Izana sorrise invitandolo a riprendere il cammino: «Una richiesta?». Zen negò rilassando le spalle: «Volevo sapere se Obi è ancora incaricato di sorvegliare Yui». Izana si fermò tornando al pensiero di quel ragazzo sconosciuto: «Di lui cosa pensi, Zen?». Il minore spense il sorriso fermandosi qualche passo più in là: «Ha un buon istinto e un buon addestramento, però credo che stia portando il peso di qualcosa di grande sulle sue spalle, alcune volte sembra perso nel vuoto e credo che non voglia…». Izana arricciò le sopracciglia: «Restare?». Zen sussultò accennando ad un si: «Mi ha detto che non è abituato a trattare con le donne, però da come ha difeso sia Yui che Shirayuki non sembra, la cosa mi fa pensare che sia successo qualcosa nel suo passato che non vuole far riemergere». Izana rimase fermo a doversi comportare da prudente e irremovibile: «Se vuoi assumertene le responsabilità e tenerlo ai tuoi ordini devi sapere tutto di lui Zen, non commettere lo sbaglio di chiudere gli occhi, hai un animo fin troppo tenero con le persone che ti circondano, cerchi di trovare in loro il buono e spesso rischi di cadere nell’illusione che sia più grande del nero che nascondono, hai già fatto questo errore, non farlo ricapitare, prendi il tempo che ti serve per decidere, per ottenere informazioni, per capire o per prepararti ad affrontare l’argomento, e considerando come sei, ti darò un limite di tempo per farlo, hai tutta l’estate per prenderne atto, se non lo farai sarò costretto a farlo io». Senza aggiungere altro riprese il cammino lasciandolo alle sue spalle, Zen strinse i pugni  cercando di mandare giù il boccone amaro: «Ne sono consapevole». Sussurrò appena vedendolo entrare nella macchina, sospirò deviando dalla strada di ritorno: «Zen, allora?». Yui lo stava aspettando e salutando con la mano, Obi era alle sue spalle con un’ombra sul volto che svanì quando si avvicinò sorridendo: «Scusa, mio fratello mi ha trattenuto, domani credo che voglia parlarci di quel qualcosa». Yui accennò ad un si affiancandolo: «Questa volta sarà diverso e ci divertiremo ne sono certa, ah Obi cosa deve fare? Torna a casa con me o con te?». Obi si fermò stupendoli entrambi: «In realtà, dovrei incontrare una persona questa sera, starò fuori l’intera notte». Yui alzò le spalle arresa: «Attento a non farti sparare». Obi accennò una risata: «L’unica persona di cui ho paura con una pistola in mano sei tu, Yui». Si voltò svanendo nel nulla, la ragazza sussultò al nome sostituito, si strinse nelle spalle preoccupata anche allo sguardo spento di Zen, prese un respiro decidendo di cambiare discorso: «Voglio organizzare qualcosa per il compleanno di Kioichi, sarà la settimana prossima, voi ci sarete?». Zen riprese vita accennando ad un si.

 
*

Tutte le classi erano riunite nella palestra in ascolto del Preside che al suo solito invitava a non lasciarsi troppo andare durante l’estate e che augurava le vacanze a tutti gli studenti lasciando poi la parola al Presidente del Consiglio, forse più attesa della sua. Izana aveva legato i capelli prima di prendere posto assieme agli altri membri, avanzò quasi tremante per parlare a tutta la platea, li osservò tutti uno ad uno e non vide sono delle persone ma degli studenti con cui aveva condiviso qualcosa direttamente o indirettamente: «Questo è stato un anno diverso da quelli passati, ci sono stati tanti problemi, molti disagi, ma anche divertimento, complicità e unione, quest’anno ho visto qualcosa in voi e in me che non avevo mai considerato, e mi auguro che questa complicità creata nel tempo possa continuare e portare la scuola dove il Preside vuole che arrivi e anche più in alto, come tutti voi sapete da regolamento, questo è il mio ultimo giorno come Presidente del Consiglio, e mi preme ringraziare tutti quelli che hanno sbagliato, quelli che hanno reagito e chi mi ha aiutato a gestire tutto, quando tornerete qui a scuola ci sarà un nuovo Presidente a gestire il Consiglio a protezione degli studenti e dei loro interessi, e per noi dell’ultimo anno si aprirà la strada per il futuro, prima di lasciare la carica è mio ultimo dovere presentarvi il vostro nuovo Presidente». Prese fiato voltandosi verso i ragazzi in attesa di vedere alzarsi chi credevano la più adatta: «Kiharu, vieni avanti». La ragazza sussultò spalancando gli occhi e perdendo il fiato, Yui la risvegliò con un lieve colpo e balzò in piedi come una molla urlando: «Si!». Al richiamo di Izana avanzò con il cuore accelerato, il ragazzo le cedette il posto invitandola a parlare: «Farò del mio meglio, grazie, l’assemblea è sciolta». Poterlo dire e vedere tutti alzarsi e salutarsi le riempì il cuore di emozione.

Si ritrovarono tutti nella sala del Consiglio, Yui aveva riempito i bicchieri con del succo che porse a Kiharu per ultima: «Al nuovo Presidente e anche al vecchio, e a noi del Consiglio». Alzarono i bicchieri al cielo brindando a quella semi conclusione: «Izana-sama, vi sono infinitamente grata per la nomina ma vorrei sapere perché…insomma ero certa che avreste lasciato la carica a Yui». Anche gli altri due si avvicinarono incuriositi: «Lo credevamo anche noi». Izana sospirò guardando male la ragazza seduta sul banco a sorseggiare tranquillamente rilassata: «Yui a capo del Consiglio? La scuola non avrebbe retto neanche una settimana con la sua sfacciataggine e la sua stravaganza». Yui sussultò rilanciandogli uno sguardo più morbido di quanto sembrasse: «Tu al contrario hai già avuto rapporti con il Preside, hai saputo gestire tutti i ruoli e i nuovi arrivati, riesci anche a frenare Yui quando esagera e sei sociale quanto basta per non lasciarti prendere personalmente, hai delle ottime capacità Kiharu, quando rientreremo a scuola cercherò di insegnarti quel che posso su questo ruolo e se avrai bisogno e Yui non vorrà dirti cosa le passa per la testa, vieni pure a chiedermi consiglio, lascio la scuola in buone mani ne sono certo». Kiharu si strinse nelle spalle, gli occhi lucidi, si chinò di colpo singhiozzando: «Izana l’hai fatta piangere, prenditi le tue responsabilità». Il ragazzo irrigidì le spalle alla reazione imprevista: «Non mi aspettavo si mettesse a piangere!». Kiharu scoppiò a ridere tornando a guardarli: «Mi mancheranno i vostri battibecchi, non avrete di certo una relazione noiosa insieme». I due ragazzi sussultarono alla precisazione, Kiharu asciugò le lacrime indicando gli altri due ragazzi: «Izana-sama siete cambiato tanto da quando Yui è entrata nel Consiglio, siete sereno, avvicinabile e cauto, non ve lo abbiamo fatto notare ma dopo le vacanze di primavera era molto evidente che tra voi due c’era e c’è una complicità che supera i vostri ruoli». Izana sgranò gli occhi messo al muro correndo subito a guardare Yui: «Ti avevo detto che per come li abbiamo addestrati non si sarebbero lasciati sfuggire quello che tentavamo di nascondergli, non ti stupire è il Consiglio che abbiamo messo su insieme, se si sono accorti di noi si accorgeranno anche dei problemi nella scuola». Itoya si avvicinò con un sorriso sul volto: «Sebbene lo avessimo intuito non avete mai fatto dipendere da questo i vostri ruoli, se sbagliava la rimproveravate, se si esaltata la calmavate, non avete permesso alla vostra relazione di interferire con i vostri doveri se così fosse stato Izana-sama saremmo stati noi a rimproverarvi».

Izana spalancò gli occhi sorpreso privato delle parole per esprimere quel che provava quando l’intera aria fu spezzata dalla risata divertita di Yui: «Itoya questa è stata bellissima, detto questo Izana, è l’ennesima dimostrazione che la scuola avrà basi solide per il futuro e continuerà ad averle finché ci saranno persone come loro e come noi, non hai di che preoccuparti, e poi io non ho mai voluto usurparti il trono altezza, è noioso fare quello che hai sempre fatto». Izana sorrise divertito, grato e fiero: «Esattamente perché lo so non ti ho mai presa in considerazione come mio successore, Yui». Si sorrisero a vicenda complici con gli altri tre: «Allora ci salutiamo qui, ci rivedremo dopo le vacanze». Chinarono tutti e tre il capo salutando i due ragazzi, Zen si allontanò dal muretto avvicinandoli: «Siete in ritardo». Yui scoppiò a ridere portandolo avanti per raccontargli quel che era successo, un racconto che lo lasciò sorpreso, Izana sospirò lasciandoli camminare avanti affiancando Obi alle loro spalle rimasto in silenzio: «Non sei tornato la notte scorsa». Il ragazzo deviò lo sguardo: «Mi ha ospitato una conoscenza, avevo avvisato il capo della mia assenza». Indicò Zen che rideva con Yui qualche passo più avanti, si sorprese di vederli entrare nella metropolitana: «Dove andiamo?». Zen gli sorrise quasi forzatamente: «A prendere qualcosa in centro».

Presero posto alla caffetteria ordinando da bere: «Mi sembra di rivivere un deja-vu». Izana sorrise mescolando il caffè freddo: «Sono cambiate tante cose da allora». Zen accennò ad un si mettendo da parte le decorazioni di cioccolata: «Sembra molto più di quanto sia in realtà, e seppure sia una situazione simile è totalmente diversa». Yui accennò ad un si addentando la fetta di torta: «Allora Izana, immagino che l’argomento sia l’estate». Il maggiore accennò ad un si evitando entrambi gli sguardi in attesa, con la speranza che brillava: «A riguardo ho già parlato con Kioichi, mi ha detto che se non avrà problemi con il tour ci sarà anche Séline quest’anno e considerando che Obi è ancora sotto responsabilità di Zen, credo che sia il caso…». Yui balzò in piedi senza neanche lasciarlo finire: «Inviterai anche Séline?». Izana accennò ad un si sorpreso della reazione: «E verrà anche Obi?». Chiese Zen ancora più sorpreso di Yui, anche il ragazzo seduto al suo fianco era rimasto perplesso dall’invito indiretto, Yui aveva già cominciato a sognare: «È fantastico, a questo punto chiediamo anche a Margareth ed Eleanor, sono certa che ne saranno felicissime, ah non mi trattengo le chiamo subito». Scappò fuori senza lasciarsi fermare e senza ascoltare le proteste di Izana tornato a sedersi con un sospiro arreso. Pagarono la consumazione uscendo: «Entrambe hanno detto che partiranno a fare i preparativi, sarà una cosa fantastica, Izana sei un grande». Saltò nelle sue braccia stringendolo, stampandogli un bacio adrenalinico: «Vado a parlare con Kioichi, ci risentiamo per il suo compleanno, ciao!». Saltellò indietro correndo verso la metropolitana, Izana sospirò di nuovo preoccupato: «Obi, precedici».

La richiesta di Zen venne eseguita all’istante e i due fratelli si incamminarono insieme verso casa: «Se la cosa vi infastidisce dovreste fermarla, conoscete Yui si esalta facilmente ma non vorrebbe mai procurarvi problemi». Izana deviò lo sguardo indeciso: «E toglierle tanta felicità? No non è per Yui, l’anno scorso quando abbiamo smesso di…». Zen precedette quello che non voleva ammettere: «Litigare». Izana sorrise appena divertito: «È stato divertente, attraversare il bosco, la storia sulla casa infestata, il giro per negozi, il mare, il barbecue e anche i fuochi, non mi è dispiaciuta la situazione nel complesso, però coinvolgere tante persone legate alla nobiltà non so quanto possa giovarci». Zen sorrise cercando di rassicurarlo: «Mantenere saldi i rapporti con la Spagna e con l’Austria nonostante il fidanzamento rotto e anche con la Francia potrebbe esserci molto favorevole, e per loro non sembra essere un problema la possibilità di vedere oltre gli orizzonti nobili». Izana negò perplesso: «Il problema potrebbe essere questo, anziché promuovere lo scioglimento si potrebbe pensare che lo stiamo saldando, tieni conto che se non sono ancora tornati dall’Europa non hanno ancora preso in considerazione i fidanzamenti sciolti, se sapessero e lo sapranno che siamo tutti lì, non escluderei la possibilità che possano tornare a controllare la situazione». Zen spense il sorriso al punto che non erano loro: «Non siamo noi ospiti quello a cui pensi, temi che i nostri genitori possano tornare a sistemare le cose, perché li temi così tanto?». Izana sospirò fermandosi dal percorrere la via che portava al cancello: «Non li temo, ma immagino la reazione, si aspettano da me forse più di quel che posso dare, se mi ordinassero di non sciogliere il fidanzamento, anzi di allontanarmi da Yui, non potrei fare altro che eseguirlo e se invece mi rifiutarsi, non saprei come giustificare il mio rifiuto». Zen si fermò a sua volta sorpreso dalle tante preoccupazioni di cui lo stava rendendo partecipe: «E se la spiegazione non fosse altro che amore?». Izana negò riprendendo il cammino: «Il loro è stato un matrimonio combinato, sebbene siano sposati e vadano d’accordo dubito che tra loro ci sia mai stato qualcosa di lontanamente paragonabile all’amore, come pretendi di giustificarti con l’amore davanti a chi non sa che sapore abbia?» Entrò lasciandolo  preoccupato a sua volta, non aveva mai personalmente affrontato i due genitori, era sempre stato Izana quello su cui i due contavano, lui si era tenuto sempre lontano dai loro ordini, tentando di scappare da quella realtà che apparteneva ad entrambi.

 
*

Yui correva da una parte all’altra della città per preparare il compleanno del maggiore in arrivo senza lasciarsi scoprire, Shirayuki si era data disponibile ad aiutarla con gli addobbi e Kiki stava scorrendo le ricette di dolci che potessero essere facili da realizzare e non troppo complesse come estetica, Izana aveva ripreso i suoi allenamenti con l’arco e le due ragazze avevano dato conferma per il mese che sarebbe presto arrivato, proponendo di aspettarli sull’isola. Zen si era lasciato coinvolgere nell’organizzazione ed evitava di intrattenere una conversazione con il maggiore se non strettamente necessaria, aveva iniziato ad informarsi su Obi per prendere una decisione alla fine dell’estate. Sebbene Noriaki avesse dato conferma per il compleanno del maggiore quella sera avvisò che avrebbe tardato il ritorno, Yui aveva apparecchiato la tavola con salatini e stuzzichini, nasconderglielo era stato impossibile e Kioichi stava preparando la cena per tutti ma aveva lasciato la soddisfazione del dolce alla sorella, accolse gli ospiti facendoli accomodare, Kioichi tolse il grembiule ringraziandoli del pensiero e degli auguri che arrivarono anche da Alessandria, una delle ultime tappe del tour. Quando della cena rimase solo da pulire, Yui colse l’occasione per correre a prendere quella scatola che aveva gelosamente custodito per quel giorno speciale. Kioichi rimase sorpreso dal pacchetto delicato e dallo scatolino fine in cui era custodito il suo regalo, quasi con timore sollevo il coperchio e il luccichio sembrò riflettersi nei suoi occhi chiastonite, osservò rapito le due forcine per capelli e con cura accarezzò la prima, lo stelo e poi la decorazione che pendeva dalla parte alta ramificata di colori e forme, riprese respiro stupito, la sollevò delicatamente, quasi fosse di vetro, dal tessuto nero accarezzandola: «Yui, è meravigliosa». La più piccola si strinse nelle spalle: «Puoi usarle per legarti i capelli, questa nei giorni di festa e l’altra quando sei in casa o insieme se preferisci, mi sono accorta di come le guardavi quando passavamo davanti al negozio, anche se non so perché tu non abbia mai voluto comprarne una, spero che ti abbiano reso felice». Kioichi la rimise al suo posto, allargando le braccia per nascondere la gioia che gli aveva bagnato gli occhi: «Sono splendide, grazie infinite Yui». Gli strinse le spalle avvertendo il battito cardiaco al suo limite: «Ti devo tanto, Kioichi». Yui si allontanò prendendo la forcina con la gemma rossa, legandogli i capelli felice di averlo imparato.

La serratura della porta scattò attirando la loro attenzione: «Sembra sia tornato papà, ehi, non pensavo facessi così tar…». Si bloccò di colpo davanti all’entrata sorpresa dalla presenza imprevista, sorrise ammirata al padre con la valigia sotto mano, la lasciò avanzare nel salotto: «Yui, era papà?». Kioichi si alzò per controllare l’improvviso silenzio quando sulla porta i capelli neri e lisci adornarono il corpo snello di una donna dalla carnagione pallida, gli occhi di un acceso giallo ocra, tinti di dolcezza: «Volevo farti una sorpresa, oh tesoro sei stupendo con quella forcina». Kioichi indietreggiò preso dallo stupore: «Mamma!». La donna sorrise allargando le braccia per salutarlo, Kioichi si sciolse al gesto stringendola felice: «Non sapevo che fossi in città». La donna sorrise accarezzandogli la spalla che ormai la superava: «Come ho detto volevo farti una sorpresa, sono atterrata poche ore fa, tuo padre è venuto a prendermi, mi fermerò solo pochi giorni, voglio scegliere insieme a te un buon regalo di compleanno». Kioichi sgranò gli occhi: «Sei venuta solo per me, non…non hai da lavorare?». La donna negò sorprendendolo: «Ho chiesto il fine settimana libero, ho prenotato il primo volo ed ho portato con me solo il cellulare dei contatti e non quello di lavoro, Yui mi ha raccomandato la tua cucina, sarei lieta di essere ospite alla prossima cena magari». Kioichi sorrise più luminoso delle stelle: «Non hai neanche bisogno di chiederlo, preparerò per domani». Noriaki entrò richiamandola: «Ho un caso importante per le mani, Yui se mi dessi una mano per cena dovrei farcela, Fusae si sta facendo tardi per la prenotazione in hotel». Fusae accennò ad un si voltandosi verso gli amici: «Perdonatemi, non mi sono ancora presentata, sono Fusae la madre di Kioichi e Yui».

Kioichi corse subito a presentarli tutti, prima di salutarla sulla porta, lasciandola andare con il padre verso l’hotel prenotato: «È stata opera tua?». Yui negò felice di quella sorpresa imprevista: «Quando ha sentito che siamo stati ospiti all’hotel Mirai Stars mi ha chiamata per chiedermi i dettagli e per sapere se avevo cambiato idea sul teatro, la conversazione è scivolata su di te e le ho detto che se fosse riuscita a venire per il tuo compleanno ti avrebbe reso felice, ma credo che il merito vada a papà, non molto tempo fa ha preso per le mani un caso che la sfiorava, con il mio aiuto ha risolto il rapimento della figlia del suo collega di lavoro, al posto del compenso ha chiesto all’uomo di coprirla per il fine settimana che comprendeva il tuo compleanno». Izana alzò un sopracciglio perplesso: «E questo come lo sai?». Yui deviò lo sguardo dando a tutti le spalle: «Ho le mie fonti, domani andate a fare un giro alla spesa penserò io, so che ripartirà domenica nella tarda mattinata, potremmo accompagnarla all’aeroporto». Kioichi sospirò stringendola in un nuovo abbraccio: «Mi soffochi». Kioichi accennò una risata arreso tirandosi indietro: «Vi ringrazio per essere venuti». I ragazzi si erano già preparati per andare via: «Aniue, vi aspetto a casa». Zen avanzò con Shirayuki, Kiki, Mitsuide ed Obi, lasciando Izana sulla porta mentre Kioichi saliva a cambiarsi dopo averlo salutato: «Sei stato un po’ assente questa sera, c’è qualcosa che non va?». Izana negò nascondendole ancora una volta quel motivo che non riusciva ad esporre ma che sapeva avrebbe intuito: «No è tutto ok, ci vediamo». Si avvicinò per sfiorarle le labbra, chiudendo la porta d’entrata: «Chi vuoi prendere in giro, sei logorato dalla preoccupazione, ma se non mi fai capire cosa ti preoccupa non posso aiutarti ad affrontarlo, Izana». Sospirò sussurrando quel rimprovero mentre saliva di sopra a preparare il cambio per il rilassante bagno serale.

 
*

Alla fine si erano arresi a fare solo un giro e un po’ di shopping maschile e per la prima volta dopo anni erano seduti tutti e quattro insieme a gustare una cena favolosa, senza battibecchi o litigi, solo tranquillità.
 
*
 
La domenica accompagnarono la donna all’aeroporto che li salutò entrambi con un sospiro misto tra felicità e tristezza, il suo lavoro la portava sempre lontano, Noriaki l’aveva aiutata a caricare i bagagli prima che salisse sul taxi e poi era tornato al suo lavoro, forse il loro rapporto funzionava più a distanza che in una stessa casa, in fin dei conti i due ragazzi avevano gradito non poco la sorpresa e la temporanea pausa, Kioichi era sicuramente il più felice.

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Capitolo 37
*** Preoccupazioni ***


Séline aveva dato conferma della sua presenza per quel mese che avrebbero passato fuori e che avrebbe rivelato molte cose, erano sull’aereo diretto verso il paradiso marino ma era palpabile la distanza che c’era tra Yui e Izana. Scesi dall’aereo, Margareth corse in contro alle due ragazze abbracciandole affettuosamente, Eleanor si curò solo di salutarle con un abbraccio d’intesa, per poi salutare tutto il resto del gruppo decorosamente, presentandosi a chi non conoscevano. Si ritrovarono seduti a cena per organizzare al meglio la vacanza: «Scendiamo in spiaggia presto domani, Izana sei dei nostri?». Il ragazzo sospirò arricciando le sopracciglia: «Non ti azzardare a svegliarmi come hai fatto lo scorso anno». Yui lo guardò male: «Tu hai un concetto al contrario di riposo, puoi dormire anche in spiaggia». Izana le lanciò uno sguardo visibilmente irritato: «Chi mai riuscirebbe a dormire con tutto quel caldo». Kioichi alzò la mano sorprendendolo: «Io crollo all’istante». Rimase sorpreso quando Yui lo rimproverò: «Tu ti addormenti anche con quaranta gradi sotto il sole e poi ti lamenti se ti scotti». Kioichi deviò lo sguardo senza ribattere al rimprovero, Izana si alzò intento a lasciare la tavola: «Quindi non vieni?». Negò riprendendo il cammino: «Yui se mi svegli te la farò pagare cara». Yui sorrise divertita: «E se invece dormissi accanto a te?». Izana non si lasciò prendere dalla provocazione: «Ti avvolgerei nel piumone e ti metterei sul balcone ad arrostire». Alla risposta che non ammetteva nessuna vicinanza nel giorno successivo, Séline scoppiò a ridere sorprendendo Margareth: «Voi due siete uno spasso!». Zen cercò di andare in suo aiuto nella speranza che non ricominciassero a farsi battaglia: «Yui, abbiamo un mese intero per scendere in spiaggia tutti insieme e quest’anno è stato pieno di problemi e situazioni complicate». Yui sospirò arresa al suggerimento del ragazzo, incrociò le braccia contrariata: «Giusto la predizione lo classificava come il più sfortunato dell’anno». Izana aprì la porta per andare via sorpreso al ricordo di quella predizione mai stata così veritiera: «Diceva di guardarsi le spalle da cattive compagnie, direi che è stata soddisfatta anche troppo, e voi non siete una cattiva compagnia». Yui arricciò le sopracciglia per metterlo sulla difensiva: «La compagnia non è cattiva finché è gradita». Chiuse la porta ignorandola, si stese esausto sul materasso guardando perso il soffitto, si voltò a guardare la tenda e si perse tanto nei pensieri da cadere addormentato.
 
*

Il giorno successivo era da solo nella villa, nessuno lo aveva svegliato come immaginava che sarebbe successo, dalla balconata li osservò tutti in spiaggia a divertirsi e il sole troppo caldo da sopportare, Margareth era seduta sulla sdraio con un ombrello a coprirla dal sole e Yui era stesa al suo fianco a parlare, Shirayuki porgeva dell’acqua ad Eleanor accaldata, Kioichi dormiva beatamente sotto l’ombrellone, Séline e Zen erano in acqua assieme agli altri. Spense il sorriso lieve che lo aveva portato a quel balcone tornando in camera.
 
*

Le prime due settimane lo videro totalmente distante da tutti gli altri per sua volontà, Zen cercava di alleggerire la pressione ma Yui riusciva spesso ad allontanarsi per provocarlo senza riuscire ad ottenere una reazione. Seduta sulla riva a guardare l’orizzonte di prima mattina decise di non lasciarsi spegnere e di reagire con quel che aveva a disposizione, la sabbia: «Yui non è nella sua stanza?». Margareth negò preoccupata: «Sarà andata a correre». La porta si aprì stupendoli: «No, l’avrei incontrata se così fosse stato». Izana asciugò il sudore passando accanto al gruppo come se fosse routine: «Provate sulla spiaggia». Kioichi si strinse nelle spalle intuendo che non si sarebbe di nuovo lasciato convincere: «Perché non vieni a controllare con noi?». Izana si voltò ad osservarlo stavano tutti aspettando una risposta positiva, Zen si era già arreso alla sua assenza e alla risposta scontata che ormai iniziava a deluderli: «Domani forse». Quel domani continuamente rimandato irritò Séline: «Domani faremo un giro in città. Ci farebbe piacere la tua presenza». Lasciarono tutti la villa, una volta cambiato uscì sul balcone ad osservare quello che gli altri stavano osservando sulla spiaggia a bocca aperta: «Yui, vuoi regalargli una reggia di sabbia per farlo scendere in spiaggia?». Yui si rialzò scotolando le mani sorpresa del commento guardando il castello alto quanto una casa di legno, arricciò le sopracciglia entrando attraverso la porta come se fosse vero: «Ne ha fin troppe, questa è la mia, resterò su questo trono finché non scenderà in spiaggia».

Per quanto sembrasse uno scherzo Yui non si mosse dalla sedia di sabbia neanche quando Kioichi la minacciò per farla salire a cenare, chiuse gli occhi, incrociò le braccia, accavallò le gambe e arricciò le sopracciglia decisa, non si sarebbe mossa. Furono costretti a salire senza di lei, Izana li stava aspettando nell’ingresso, lo sguardo di Kioichi lo mise sulla difensiva e sussultò quando a grandi passi lo avvicinò, fu costretto ad indietreggiare fino a trovarsi bloccato al muro: «Sei complicato da gestire!». Izana cercò di mettere le distanze cercando di capire quale fosse il problema: «Io? Complicato?». Kioichi accennò ad un si irritato, indicando la porta e quel che c’era oltre: «Sai bene come è fatta, sai bene quanto sia testarda, insomma devi per forza costringermi a fare la voce grossa, devo per forza rimproverarti come fratello maggiore per fartelo capire?!». Izana cercò la risposta negli altri e trovò Zen indisponibile a spiegare, ma nascosto a ridere da come Kioichi riuscisse a metterlo al muro: «Non capisco a cosa stai facendo riferimento». Kioichi incrociò le braccia arricciando le sopracciglia: «Ha costruito un castello di sabbia ed ha dichiarato che non uscirà dalla sala del trono finché non scenderai in spiaggia!». Izana sussultò alla dichiarazione, Kioichi fece retromarcia sedendosi irritato a consumare la cena: «Vedi di fare qualcosa!». Séline rimase ultima seduta al tavolo, sperava quanto gli altri che si arrendesse: «Non sta scherzando, Yui non si è mossa da quel trono di sabbia anche quando ha tentato di farla uscire con il pranzo e con i dolci, non li ha toccati finché non sono entrati nel perimetro del castello di sabbia, resterà lì Izana».

Il ragazzo sospirò alzandosi e componendo il suo numero al cellulare che sapeva avere con sé: «Pronto».
«Devi sempre inventarne una nuova?».
«Sì se tu continui a dire domani domani e domani e intanto sono passate due settimane, non mi parli, non vuoi essere disturbato, svegliato, accompagnato, come faccio ad avvicinarti se continui a scappare senza farmi capire il motivo? Devo inventarmi qualcosa».
«Restare segregata in un castello di sabbia? Non sai fare di meglio?».
«So fare di peggio, ma Zen mi ha chiesto di non stressarti troppo, perciò finché non scenderai in spiaggia, resterò qui».
«Solo perché non mi piace passare la giornata in spiaggia, sotto il sole a non far nulla?».
«Sì, perché non è divertente se non ci sei anche tu, e arrovellarti il cervello in questo modo finirà per fonderlo, codardo di un principe».
«Va bene, allora, resta lì tutta l’estate se vuoi. Testarda!».
Chiuse la chiamata salendo di sopra irritato, Séline sospirò immaginando che fosse il caso di abbattere quel muro che aveva innalzato, quando la mano di Zen la fermò dall’avanzare: «Ci penso io, voi andate pure a riposare».

Attese che scendesse la notte, Izana era disteso a guardare il soffitto, non c’era verso di addormentarsi senza pensare a quella ragazza irritante ancora seduta al suo posto e che probabilmente aveva avuto il coraggio di addormentarsi. Sospirò chiudendo la porta del balcone per scendere a rilassarsi, cosa che per la prima volta lo irritò ancora di più, la freccia non riusciva a colpire il centro e ogni tanto usciva anche fuori dal bersaglio, schioccò la lingua ancora più irritato ai pensieri che gli annebbiavano le mente, riprese posizione cercando di concentrarsi: «Aniue».
Scoccò la freccia centrando con sorpresa il rosso del disegno: «Zen». Si voltò a guardarlo altrettanto sorpreso: «Perché sei ancora sveglio?». Il minore avanzò porgendogli un calice di vino: «Sapevo che non saresti riuscito a dormire, ti stavo aspettando». Izana accettò l’offerta e la pausa dai tiri senza senso: «Per quale motivo?». Zen sospirò appoggiandosi al suo fianco: «Conosco il motivo per cui tieni da noi le distanze, credo che dovresti parlarne con Yui, sarebbe più facile avere il suo sostegno nel caso arrivino davvero come temi». Izana deviò lo sguardo, non aveva torto, era meglio avere quella stravagante ragazza dalla sua parte che contro di lui: «Quello che è successo l’anno scorso non ci ha messo molto ad arrivargli, sono preoccupato non te lo nego, non sono riuscito a centrare un solo bersaglio da quando siamo arrivati».

Zen sussultò sorpreso osservando l’unica freccia perfettamente centrale: «La tua distanza preoccupa tutti, mi chiedono come possono aiutarti o farti da sostegno, ma non lo permetti neanche a me o a Yui, nessuno vuole essere per te un peso e al contrario ti vorrebbero di nuovo presente tra noi». Izana sospirò osservando il riflesso nel bicchiere mezzo pieno: «Una reggia di sabbia…quella ragazza non ha limiti». Zen sorrise divertito: «È l’unico modo che ha trovato per protestare e attirare la tua attenzione». Il silenzio lo invitò a cambiare discorso se voleva restare a intrattenere conversazione, sospirò arreso alzando lo sguardo alle frecce conficcate nel terreno: «Mai avrei creduto di vederti sbagliare con l’arco». Izana sorrise appena giocando con il bicchiere: «Sai perché ho scelto di imparare a tirare con l’arco?». Zen negò incuriosito dalla storia che lo riguardava: «Perché non mi piaceva la scherma». Il minore sussultò: «Eppure con la spada non hai pari». Izana accennò ad un si osservando l’unica freccia al centro: «Solo dopo aver visto un certo incontro di kendo mi sono appassionato, ho lasciato il fioretto ed ho preso la spada, ma prima di quel torneo di kendo odiavo dover prendere lezioni di scherma, con l’arco invece se dovevo centrare qualcosa o qualcuno sarebbe bastato mirare e lasciare la corda, la freccia avrebbe fatto da sé, sarebbe andata esattamente dove avrei mirato, all’inizio è stato difficile, non riuscivo a tendere la corda e a mettere la giusta forza nello scoccare, sebbene sembrasse facile, non lo era». Zen rimase in attesa a guardarlo: «Amo il tiro con l’arco perché è stata l’unica sfida che ho vinto contro nostro padre». Il minore sussultò guardando la freccia centrata: «Una sfida?»

Izana accennò ad un si appoggiando di nuovo il bicchiere quasi vuoto: «Era sufficiente che imparassi la scherma e le arti marziali, il resto era irrilevante, una freccia poteva essere spezzata una spada no, ma volevo che qualcosa mi appartenesse, come te volevo avere qualcosa di mio e non solo quel che volevano loro, ho imparato tutto quel che riguardava il tiro con l’arco da solo, si rifiutò di chiamare un insegnate per aiutarmi e io decisi di sfidarlo, ci misi mesi solo per riuscire a  mirare, quando venne a chiedermi i progressi e la freccia non arrivò neanche al bersaglio a poco meno di dieci metri da me mi rimproverò di lasciar perdere e di tornare alla scherma, ma continuai a tirare fino a farmi male, con il sangue sulle dita, più forte, più preciso, arrivai a scoccare quasi quattrocento frecce al giorno fino a consumare il respiro, fino ad arrivare allo stremo, è stata la battaglia più dura che abbia mai combattuto e quando ancora una volta mi sfidò la freccia arrivò al bersaglio ma non lo centrò. La sua opinione mi irrigidiva troppo per riuscire a mostrargli i miei progressi, finché un giorno dopo tutta quella fatica stavano partendo per l’Europa lasciandomi detto che ero il padrone di casa e che non avevo più tempo per allenarmi con l’arco, partirono senza sentir ragioni». Zen si strinse nelle spalle preoccupato: «Cosa successe?». Izana sorrise stringendo la mano: «C’è una soffitta nella villa che si affaccia pericolosamente sul giardino, non ha ringhiere, sono salito li sopra con l’arco e una sola freccia in mano, la scoccai mirando alla ruota in movimento forandola a quasi quattrocento metri di distanza, il suo sguardo sorpreso e spaesato è stata la mia vittoria, da allora nessuno è più venuto a rimproverarmi di lasciare l’arco e riprendere la scherma finché non l’ho deciso da solo e considerando quanto fossero duri i maestri sono diventato tanto bravo da poterti insegnare personalmente ed essere duro quanto bastava ma senza portati allo stremo, da allora ci siamo visti solo in rare occasioni e parlati ancora meno, mi preoccupa che possa farsi valere proprio ora che abbiamo entrambi trovato qualcosa di importante per cui valga la pena combattere». Era la prima volta che sentiva quella storia e rimase affascinato dal coraggio e dalla paura: «Allora combatteremo, ci sono con noi dei valenti alleati, non perderemo questa battaglia». Izana sorrise sospirando: «Torniamo a dormire».

Zen lo fermò ancora preso dalla curiosità: «C’è una cosa che volevo chiederti da un po’, capita spesso che quando ti alleni, io ti chiami, il fatto che scocchi la freccia quando lo faccio è solo un caso o è fatto apposta?». Izana lo guardò perplesso, guardò la freccia e poi scoppiò a ridere preoccupandolo: «Te ne sei accorto». Zen sussultò irrequieto: «Lo facevate apposta». Izana sorrise riprendendo l’arco: «Un riflesso condizionato, lo faccio a posta ma non consapevole, ti ho detto che all’inizio era difficile anche solo farla arrivare al bersaglio, la prima freccia che lo ha centrato, è stata scoccata mentre mi chiamavi». Zen lo guardò di colpo invitarlo a prendere posizione: «Come?». Izana sorrise caricando l’arco con una freccia: «Era il modo in cui lo scandivi che mi ha fatto trovare la posizione giusta per non sbagliare mai». Scoccò la freccia centrando l’obiettivo: «In quel periodo studiavo anche piano forte quindi immagino che la scansione delle sillabe mi abbia fatto trovare un ritmo di tiro, diciamo che all’inizio è stata la mia guida, con il tempo non ne ho più avuto bisogno, perciò quando mi sto allenando e mi chiami scocco la freccia spesso senza neanche mirare per riflesso condizionato». Zen sospirò lasciandogli l’arco: «E sarebbe Yui quella stravagante? Vado a dormire». Izana mise al suo posto l’arco rientrando nella villa per abbandonarsi al riposo.

 
*

Yui stava ancora rifiutando di uscire all’alzata di voce di Kioichi: «Quel castello non durerà». Si voltò sorpreso di vederlo in costume con addosso una camicia bianca a piedi scalzi sulla sabbia, Yui si alzò di colpo destabilizzando con una testata il castello di sabbia che rischiò si sotterrarla, Izana le afferrò il polso tirandola fuori: «Davvero, non so proprio cosa fare con te». Yui arricciò le sopracciglia guardandolo male: «Se metti il broncio, salgo di nuovo alla villa». Sciolse la smorfia in un sorriso ma si spense quando Izana si stese sulla sdraio con un libro in mano: «Ti ho fatto preparare una colazione a base di dolce, la vuoi?». Yui prese posto al suo fianco e tutto il gruppo lasciò libero un sospiro di sollievo: «Alla fine sei sceso». Izana sospirò aprendo la pagina iniziale: «Avevo scelta forse?». Yui lasciò lo scatolo di plastica trasparente per stendersi sulla sdraio: «Io e te abbiamo una gara in sospeso». Izana accennò ad un si stupendola: «Stanno sistemando i filtri della piscina, la faremo quando sarà riparata, Yui non resterò tutto il giorno in spiaggia, quando il sole comincerà ad alzarsi tornerò su, non amo il caldo». La ragazza sospirò: «Come preferisci». Gli diede le spalle rannicchiandosi per crollare in un sonno rilassante, il trono non era stato così comodo come lo aveva creato: «Si è addormentata». Izana chiuse il libro lasciandola sedere: «Cosa pretendevi? Ha passato la notte seduta su una sedia di sabbia». Séline sorrise appena vedendolo prepararsi per salire: «Oggi pomeriggio, scendiamo in città, vieni con noi?». Izana negò sfregando il viso accaldato e sudato: «No, ho delle cose da fare oggi, fate attenzione nel rientro».

Zen fermò Shirayuki dal protestare il suo rientro avvisato: «Sembra estremamente pensieroso». Osservò Séline preoccupata alla reazione, anche Margareth la avvicinò preoccupata: «Non vorrei che sia la nostra presenza il motivo». Zen sospirò decidendo di chiarire i dubbi: «In parte, quest’anno c’è la possibilità che avendo invitato tante personalità nobiliari possano raggiungerci anche i nostri genitori per verificare la situazione, Izana è preoccupato per la loro reazione quando sapranno dei due fidanzamenti annullati e degli insegnamenti che sta trasgredendo, per questo motivo si è tenuto distante nelle ultime due settimane». Séline sospirò evitando di commentare prendendo il suo posto accanto a Yui, Obi aveva finto di non ascoltare badando a chi c’era in acqua lontano dalla conversazione.

A pomeriggio si erano cambiati e stavano navigando per la cittadina osservando le vetrine e le persone, presero posto in una caffetteria aspettando le ordinazioni: «Oh, pensavo che fosse la prossima settimana». Zen guardò il volantino negando: «Il sindaco della città è cambiato all’inizio dell’anno ed hanno pensato di anticiparlo, ma non so se ci lascerà andare». Yui sorrise fiduciosa: «Rispetto all’anno scorso non dobbiamo preoccuparci delle aggressioni, basterà mettere qualcosa di leggero e comodo sotto lo yukata e siamo più o meno tutti capaci di difenderci, non avremo problemi neanche a dividerci considerando quanti siamo, ho un amuleto da recuperare». Zen sorrise alzando le spalle arreso.

Rientrarono in serata per la cena, una cena a cui Izana non si presentò, Yui sospirò salendo nella sua stanza, per la prima volta si curò di bussare prima di entrare: «Mangerò dopo». Negò avvicinandosi e afferrandogli le spalle trovandole rigide e tese: «Perché non mi hai detto che ti preoccupavi per l’arrivo dei tuoi genitori?». Izana sospirò alla verità che alla fine Zen aveva rivelato, decise di fare una rapida pausa: «Perché poi mi avresti fatto mille paranoie, è una cosa che riguarda me e Zen». Yui negò appoggiando una mano sulla fronte portandola indietro per poter osservare i suoi occhi: «Riguarda anche noi, non volevo essere un problema per Kioichi non lo voglio essere neanche per te, non ti allontanare così, manca una grande parte del divertimento se non ci sei». Izana accennò una risata liberandosi dalla presa: «Ti diverti troppo a prendermi in giro e a farmi irritare, da quando sei arrivata la mia calma è sparita». Yui si strinse nelle spalle deviando lo guardo, Izana riprese il suo lavoro: «Domani scendiamo al festival del tempio in città, lo hanno anticipato, se poi cambi idea raggiungici». Chiuse la porta senza aspettare la risposta sicuramente negativa. Non sarebbe riuscita a dormire quella notte e fece affidamento sulla musica rilassante classica per prendere almeno un po’ di sonno.

 
*

A primo mattino si cambiò scendendo a chiedere se Izana fosse uscito e sorrise quando il maggiordomo negò, poteva correre tranquilla senza incontrarlo, tornò solo all’ora di pranzo trovando tutti seduti: «Io mangio dopo, faccio una doccia rilassante». Sorrise per non farli preoccupare ma il sorriso forzato sembrava più una smorfia, salì in camera passando la mano tra i capelli lasciando scorrere l’acqua, sfregò con l’asciugamano fino a renderli umidi e lasciando al caldo la possibilità di asciugarli in delle onde mosse, leggere e voluminose. Alla fine dimenticò anche di pranzare indossò lo yukata portato apposta per quell’evento sistemando i capelli solo parzialmente sollevati della loro lunghezza, ricordò di prendere il cellulare e scese ad aspettare gli altri, con sua sorpresa tutti i ragazzi erano vestiti normali Kioichi compreso, ma aveva acconciato i capelli con le due forcine per l’occorrenza. Erano tutte splendide avvolte nei loro colori sgargianti, si trattenne dal voltarsi a guardare il corridoio e raggiunse chi stava già uscendo per entrare nella macchina e godersi il festival. Camminarono lenti ammirando le luci e i colori della gente, prendendo occasionalmente il cibo sulle bancarelle che li attirava alla fame, più si addentravano nella festa più gli sguardi aumentavano presi dallo stupore: «Stiamo attirando molto l’attenzione, sarebbe meglio dividersi». Kioichi accennò ad un si concorde: «Concordo, io e Séline con…». Margareth alzò la mano fermando la divisione forse scontata, cambiando i gruppi: «Zen-Sama e Shirayuki-san voi divertitevi, Séline-sama e Kioichi-san non vi vedete spesso approfittatene, Kiki-san, Mitsuide-san mi piacerebbe conoscervi meglio, Obi-san posso affidare Yui ed Eleanor a voi?». Obi sussultò sorpreso dell’affidamento e notò veloce la preoccupazione sul volto di Zen che decise di non intervenire, quando Yui gli strinse il braccio rassicurando: «Se dovesse servire proteggeremo noi Eleanor-sama». Si salutarono per ritrovarsi alla fine della festa in quel punto d’incontro. Margareth era riuscita ad intravedere molto tra i suoi nuovi amici di avventure in quella splendida isola e voleva davvero conoscere meglio quelle persone, la domanda di Kiki non la sorprese: «Volete conoscerci meglio?» Margareth sorrise tristemente pensando alle due coppie lasciate sole: «Non capita spesso che possano apprezzare un festival insieme, ed ho intravisto tristezza sul volto di Yui e rigidità in quello di Obi-san, questa vacanza non è come l’avevo immaginata».
 

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Capitolo 38
*** Alleanza ***


Margareth aveva visto giusto, dopo la separazione Yui aveva abbassato lo sguardo, scuoteva la testa per liberarsi dei pensieri distraendosi a parlare con Eleanor che a disagio le chiese di eliminare l’onorifico, insieme presero gli amuleti tanto ambiti mentre Obi le proteggeva dalla folla e dagli spintoni: «Sembra che da questo lato ci sia meno gente». Yui osservò gli alti archi rossi che delineavano una strada all’interno dei giardini del tempio, forse qualcosa di sacro o legato alla sfera del divino, erano poche le persone che passeggiavano per la strada illuminata teneramente dalle lanterne bianche: «È bellissimo». Eleanor era affascinata dall’equilibrio naturale all’interno della strada sacra, ma ogni tanto doveva fermarsi a sopportare il dolore di un paio di scarpe a cui non era abituata: «Non credo che ci convenga terminare il cammino, non sono abituata a questo vestiario». Yui sorrise colpevole dell’insistenza, le indicò una panchina rinunciando a procedere: «Fermiamoci a riposare e poi rientriamo a cercare gli altri». Eleanor prese posto togliendo i sandali infradito con un sospiro: «Non eri costretta». Eleanor negò felice: «Volevo, non mi aspettavo che potessero causarmi dolore, ma mi basterà riposare, Obi-san?». Si guardò intorno alla ricerca del ragazzo, Yui si sporse ad osservarlo poco più giù affacciato su quello che sembrava un laghetto: «Andate, sembra che qualcosa lo turbi, vi attenderò qui». Yui le strinse la mano: «Chiama se dovesse servire».

Scese i pochi scalini che li dividevano leggendo il cartello che spiegava la funzione del laghetto dove giravano delle camelie, all’interno ardeva un filo che a suo tempo avrebbe bruciato il fiore: «Obi». Sussultò voltandosi a guardarla: «Arrivo». Si avvicinò prima che potesse tornare indietro e sorrise all’acqua limpida: «Sembra che da quando siamo arrivati tutti abbiano qualcosa da portare sulle spalle». Obi tornò a guardare il laghetto: «A cosa ti riferisci, Lady?». Yui si strinse nelle spalle: «Izana, Zen, io, Margareth, Eleanor, tu, Kioichi, Séline sembriamo tutti molto meno rilassati di come dovremmo essere e non voglio che le cose continuino così, non ora che ci siamo tutti a condividere questo luogo». Obi sorrise appena tirandosi indietro: «Allora dovremmo tornare per parlarne con gli altri». Yui lo bloccò sorprendendolo dell’affilata verità che aveva notato: «Gli altri con cui non ti senti a tuo agio?». Obi perse il respiro alla domanda voltandosi a guardarla sorpreso: «Sono una Lady dai mille talenti, ma non c’è bisogno di un genio per capire che tra te e Zen qualcosa non va, immagino che il motivo sia il tuo essere al suo servizio, Izana è meticoloso su chi lo circonda, immagino che lo abbia esortato ad assicurarsi di chi o cosa tu sia ». Massaggiò la spalla guardando verso Eleanor intenta a gustare i dolci presi poco prima: «Ho notato anche che quando qualcuno dice qualcosa che ti mette a disagio o a cui preferisci non rispondere tendi a massaggiarti la spalla, come se servisse a farti forza e a cercare una risposta diversa o meglio ancora a deviare la domanda». Obi sospirò avanzando di nuovo al suo fianco: «E la tua domanda sarebbe?». Yui si strinse nelle spalle: «Sapere perché davanti a questo laghetto una ferita mai ricucita sembra averti tinto il cuore di dolore». Obi sussultò spalancando gli occhi e sorridendo arreso: «Non c’è niente che ti si possa nascondere, perché lo vorresti sapere?». Yui tornò a guardare il fiore di camelia che bruciava: «Perché stai disperatamente chiedendo che qualcuno ti ascolti senza giudicare il tuo operato, temi che se Zen indagasse più a fondo su di te prima o poi troverebbe quella macchia e che a priori ti classificherebbe come qualcosa che non sei». Obi si appoggiò all’arco facendo voto al silenzio, Yui strinse il polso preoccupata a fin dove poteva spingersi: «Se non vuoi, smetterò di chiedere».

Obi deviò lo sguardo verso l’acqua arrendendosi a quella personalità che gli aveva mostrato un nuovo cammino: «Ho svolto tanti lavori nella mia vita, e non nego di averne recise tante per giusti o sbagliati motivi che a me non competono».
«Eri al servizio di chi aveva bisogno di non sporcarsi le mani».
«La maggior parte delle volte, sono stato addestrato per questo, per vivere fuori dal mondo e per ricoprirmi delle colpe di gente che non poteva ma doveva fare qualcosa».
«Qualche legame particolare?».
«No, prima d’ora non sono mai rimasto con le stesse persone così a lungo, potrei dire di essere un nomade e forse mi sono stancato di girare a vuoto, quando ci siamo rifugiati in quell’autogrill abbandonato, ho ammirato come lottassi non per la tua vita ma per tornare da chi ti era caro, da chi avrebbe sofferto alla tua scomparsa. Io non ho nulla del genere, persone che mi aspettano, persone che mi accompagnano, persone che si fidano di me, non ho nulla di tutto questo eppure sono rimasto affascinato da come impugnavi la pistola quasi con le lacrime agli occhi imponendoti di non cedere prima di essere al sicuro. Quando sei corsa verso di loro mi sono sentito felice di averti aiutata a tornare in quel posto sicuro, tra le braccia di persone importanti, mi bastava, non potevo immaginare che alla fine mi sarei ritrovato con quelle stesse persone a condividere qualcosa come del tempo e della routine».
«Quindi qual è il problema? Ti spaventa il cambiamento? O il rifiuto?».
«Nessuno dei due».
«Ma qualcosa ti spaventa, altrimenti non saresti preoccupato per il tuo passato, c’è un motivo se sei diventato un nomade».
«Un motivo c’è in effetti, il motivo che per primo mi ha sporcato le mani».
«Vuoi parlarmene?».
«Non ne ho mai parlato con nessuno, e sinceramente non mi va di farlo, ma tu ti avvicini a me con tanta naturalezza, anche la Lady-yuki mi sorride come se fossi la persona più fidata di tutte, Kiki-san e Mitsuide-san hanno riso e scherzato con me, Zen…il Capo mi ha affidato il suo tesoro più prezioso, poi mi ha affidato una rosa piena di spine e tuo fratello mi ha lasciato entrare nel suo territorio e mi ha accolto alla sua tavola senza batter ciglio».
«Obi mi hai protetta dagli spari rischiando la tua vita, hai protetto Shirayuki da avance troppo spinte, hai allontanato Zack coprendo Izana e sei costantemente a vigilare su Zen, cosa ti fa pensare di non essere nel posto giusto per smettere di scappare…da quel passato che tanto ti addolora?».
«Anche lei si fidava di me, mi aveva dato una casa, mi aveva accolto alla sua tavola, si era proclamata un’amica, un appoggio ed io l’ho ripagata lasciandoli entrare, nell’illusione che volessero solo parlarle e poi…è morta…nelle mia braccia…avevo giurato di proteggerla davanti a chi si fidava di me, e invece mi è stata sottratta così facilmente, così ingenuamente, non ho potuto fare nulla, quando sono arrivato era già troppo tardi, ho tradito la sua fiducia e il suo affetto».
«Ed ora credi che la tua punizione sia continuare a vagare senza poterti affezionare a nessuno?».
«Era mio dovere, come mi è stata affidata Shirayuki, come mi era stata affidata Margareth, come mi eri stata affidata tu, dovevo proteggerla, dovevo solo proteggerla e invece lei…è morta per colpa mia».
«Obi, non puoi colpevolizzarti per aver sbagliato, hai ancora una vita intera davanti, non puoi viverla nel rimpianto».
«La sua vita era più giovane e candida della mia, avrebbe meritato di viverla molto più di me».
«Adesso non dire così, lei ormai è morta e non puoi fare altro che accettarlo e renderle onore, non vivere una vita inutile».
«Non capisci Yui, ho fatto del  male a tante persone, ho strappato troppe vite, ormai ho disonorato anche il suo ricordo».
«Non è vero, ma non lo vedi?».
«Cosa?».
«I segni che ti sta inviando».
«Segni?».

Yui sorrise avvicinandolo al cartello che spiegava la funzione del laghetto: «Hai tagliato tante vite, la tua punizione è proteggerne altre e tante, Obi, la tua punizione è andare avanti, trovare l’affetto e combattere ogni giorno per non farlo spegnere, e credimi è difficile riuscirci, quando trovi il modo il problema cambia e lo fa in continuazione, non smette di metterti alla prova, hai scelto di aiutarmi in Spagna e in quel momento ti è stata data la possibilità di rimediare, non lasciarla sfuggire dalle mani, accetta il tuo passato e impegnati per vivere come avresti dovuto, riprendi la via e indipendentemente da come andrà e dove ti porterà, in me, in Kioichi e chi riuscirai a proteggere avrai un alleato su cui fare affidamento, e già che siamo qui…». Si voltò prendendo dai cespugli che circondavano il laghetto una camelia, prese un filo da sotto la lanterna dandogli fuoco e appoggiandolo all’interno del fiore: «Promettile che proteggerai noi come avresti dovuto proteggere lei, auguragli la pace e chiedile di vegliare su di te, in questo modo salderete i conti». Obi rimase sorpreso alla camelia accesa nelle sue mani, la prese delicatamente osservando la fiamma muoversi a destra e sinistra imprigionarlo nel suo colore e nel suo calore, chiuse gli occhi prendendo un respiro avvicinandola al laghetto, con attenzione posò il fiore sulla superficie dell’acqua lasciandolo andare per la sua via: «Grazie, Lady». Yui sorrise lasciandolo da solo qualche istante ad affrontare quel passato di cui sapeva ancora poco, tornò da Eleanor per assicurarsi che il dolore fosse sopportabile, ma alla fine Obi la prese sulle spalle prima di ripercorrere la strada che avevano fatto per inoltrarsi e trovare gli altri in loro attesa: «Eleanor cos’è successo?». La ragazza li rassicurò cercando di nascondersi dietro Obi: «Non sono abituata a questo genere di scarpe».

Margareth scoppiò a ridere rassicurata sulla gravità delle ferite, raggiunsero la macchina e una volta dentro fecero segno di poter partire, Obi avanzò più veloce insieme a Shirayuki per portare Eleanor di sopra ed evitare di incontrare il padrone di casa, invano fu colto in fragrante: «Cos’è successo? Perché la porti sulle spalle Obi?». Il ragazzo sussultò fermandosi di colpo allo sguardo affilato: «Non sono abituata ai sandali e Obi-san si è offerto di portami in spalle». Accennò ad un si mal inquadrato da Izana, Shirayuki arrivò prontamente ad applicare una pomata lenitiva e fresca per alleviarle il dolore: «Vi ringrazio, a domani». La salutarono chiudendo la porta: «Io ho voglia di qualcosa di fresco, resti con noi Shirayuki?». Lo sbadiglio parlò da sé, Yui le augurò la buona notte salutando anche Margareth e Séline, cercò Kioichi senza trovarlo: «Per qualche motivo sembrava molto stanco al ritorno, ha preferito andare a dormire». Yui alzò le spalle cancellando dalla mente le possibili motivazioni: «E tu?». Zen negò deludendola: «Scusami sono molto stanco anche io, vorrei andare a fare una doccia, buona notte, non trattenetevi a lungo». Yui lo rassicurò alla frase sottointesa alla presenza di Obi: «Beviamo un bicchiere d’acqua e saliamo». Obi sospirò porgendole il bicchiere nella cucina: «Dovrai rimandare la tua sete di mirtillo, Lady». Yui sorrise divertita prendendo il bicchiere: «Così pare, e tu quanto pensi di rimandare il discorso con i due principi?». Obi sussultò deviando lo sguardo: «A quale discorso ti riferisci?». Yui sospirò lasciando il bicchiere e slacciando lo yukata: «Lady….ohi…».

Sorpreso di vederla spogliarsi tentò subito di fermarla ma si rilassò quando si accorse che aveva una maglia smanicata nera e un pantaleggins lungo fino alle ginocchia: «Non ti aspettavi forse qualcosa di più…». Obi negò con le mani per fermare il discorso fuori dai suoi obiettivi: «No, no, no, affatto, a pensarci indossavi qualcosa di simile anche sotto il vestito da festa, perché lo fai?». Yui sorrise piegando lo yukata: «Perché così posso difendermi se qualcuno provasse ad aggredirmi, sono alcune rimanenze dell’accademia militare che mi fanno comodo». Obi spalancò gli occhi sorpreso ad un particolare che non si era spinto a conoscere: «Accademia militare?». Yui accennò ad un si rilassata sull’argomento ormai chiuso: «L’ho frequentata da piccola, è il motivo per cui so maneggiare una pistola, so come trovare le vie di fuga, come tramortire la gente, ho si può dire un’ottima preparazione e sebbene sia scappata combinando qualche disastro alcuni insegnamenti mi sono utili, il vestiario comodo è uno di questi». Rimasero in silenzio qualche istante prima di decidere di andare a dormire: «Obi, né Zen né Izana se lo lasceranno sfuggire, se la cosa ti preoccupa dovresti parlargliene, e se non dovessero accettarlo vieni da me, ti sarò alleata, ok?». Obi sospirò: «Lady non voglio rovinare questa vacanza, sembra che io abbia tempo fino alla fine dell’estate per essere giudicato, e devo ancora decidere se voglio davvero fermarmi, se così fosse glielo dirò quando lo riterrò opportuno». Yui sorrise fiduciosa lasciando il bicchiere: «Dire cosa?».

La domanda li immobilizzò entrambi, si voltarono a guardare la porta, Izana li stava scrutando a braccia incrociate, Obi si strinse nelle spalle ma Yui gli andò in soccorso: «Qualcosa che in parte ti riguarda, ma se fosse questo il momento te lo direbbe, io vado a dormire, grazie della serata Obi, buona notte Izana». Lasciò la stanza accompagnata dallo sguardo del ragazzo: «Quanto hai ascoltato di quella conversazione?». Obi sospirò lasciando il bicchiere: «Involontariamente tutto». Izana arricciò le sopracciglia indietreggiando senza aggiungere altro: «Yui». Le impedì di chiudere la porta entrando: «Sono stanca e vorrei dormire». Sistemò lo yukata nella busta da viaggio appoggiandolo nella valigia sotto il letto: «Di cosa stavate parlando?». Yui arricciò le sopracciglia: «Ah mi ignori per due settimane, mi accontenti per sola mezza mattinata, quasi non mi parli e pretendi che ti dica di cosa abbiamo parlato, saresti potuto venire con noi e forse lo avresti saputo». Avanzò minaccioso bloccandola al muro: «Non mi muoverò finché non me lo dirai». Yui sorrise divertita alla messa in pratica di quella che era la sua tattica: «Puoi restare lì tutto il mese se vuoi, non te lo dirò, ma intanto posso dirti che ti ho preso questa». Izana si allontanò osservando la forcina per capelli: «Ho notato come guardavi quelle che ho regalato a Kioichi». Izana la strinse irremovibile su quello che voleva sapere: «Yui». La ragazza negò rilassando le spalle: «Cosa faresti se Obi mi bloccasse al muro e mi chiedesse di rivelargli la tua debolezza?». Izana sussultò sciogliendo l’espressione arrabbiata: «Debolezza?». Yui accennò ad un si deviando lo sguardo: «Non è un cattivo ragazzo, ha solo perso la via ed ha paura di non essere in grado di affrontarla, o ti aspettavi un’altra risposta, altezza?». Gli afferrò il polso spingendolo di peso sul letto: «Ti aspettavi che dicessi che magari sto meglio con Obi che con te, è vero, lui è più abbordabile di te ma è anche più presente di te, hai deciso di rinchiuderti tagliandomi fuori e allora cosa pretendi da me? Che cosa vuoi da me Izana?». Il ragazzo sospirò sistemandosi sul materasso: «Vorrei…vorrei poterti stringere a me». Yui sospirò abbandonando l’aggressività di quella che temeva una sfuriata: «E allora fallo». Izana negò rialzandosi: «Non posso». Yui arricciò le sopracciglia lasciandolo libero di andare: «No, Izana, tu non vuoi, perché se lo avessi voluto lo avresti già fatto».

Chiuse la porta rinunciando al sonno ormai irritata, scese verso l’esterno, l’idea di fare un tuffo la sfiorò ma alla fine era troppo stanca per affrontare le conseguenze del salto in piscina, si sedette sul bordo e si accontento di muovere solo i piedi. Izana sospirò appoggiandole una maglia sulle spalle sedendo al suo fianco: «Non è per questo». Yui sospirò confusa: «E cos’è allora? Non ho paura ad affrontare i tuoi genitori, non ho paura ad affrontare nessuno che non sia Kioichi arrabbiato, cos’è che ti frena tanto Izana?». Sospirò alzando lo sguardo al cielo: «Yui per me la situazione non è così facile come la vedi tu, qui ci sono due mie ex spose e la mia ragazza attuale, non mi è facile comportarmi come niente fosse, Séline a parte con cui ho un rapporto molto meno informale di quanto ricordassi e Margareth, non riesco a comportarmi normalmente». Yui negò sorpresa accennando una risata: «Il problema te lo stai creando da solo, non è Margareth la difficoltà ma quello che tu pensi possa essere difficile, se non volevi averle qui, se volevi andare per gradi perché non mi hai fermato quando mi sono esaltata? Lo sai che quando mi prende l’emozione la ragione si fa da parte, se non volevi perché non me lo hai detto?». Izana si strinse nelle spalle prima di alzarsi e invitarla ad allontanarsi dalla piscina: «Perché non voglio vederti spenta, quando ti fai prendere riesci a brillare, e non ce la faccio a spegnerti». Yui rispose all’abbraccio appoggiando il viso sulla spalla: «Non voglio che sacrifichi la tua pace, la tua calma, solo per me, la cosa deve essere bilanciata perché anche io voglio vederti felice, a continuare così non ce la faccio, mi sembra di averti costretto a fare quello che volevo, ma voglio che anche tu ti diverta, come tu non riesci a vedermi spenta, io non riesco a vederti così agonizzante Izana». Il ragazzo sospirò accarezzandole i capelli per assaporarne il profumo: «Dammi una mano allora, tirami dentro». Yui alzò lo sguardo perplessa: «Mi hai chiesto di non darti fastidio, e ora voi che sia io a tirarti dentro? Non posso essere sempre io a tirarti dentro, devi scioglierti un po’, non mantenere le distanze con noi, anche noi siamo qualcosa di importante, come stai lottando per i tuoi obiettivi puoi farlo anche per esserci vicino, non tanto, quanto basta per poter dire di esserci, stai tornando ad avere quella maledetta maschera sul volto, credevo bastasse riuscire ad abbassarla e invece ora credo sia necessario distruggerla». Izana si sedette sulla sedia a sdraio invitandola ad avvicinarsi: «Non riesco più a metterla, ora come ora mi va stretta, la distruggerò». Si avvicinò appoggiandosi nelle sue braccia: «Smettila di forzarla, lasciala andare».

 
*

Stavano cercando Yui per decidere come passare la giornata ma quando il maggiordomo disse loro che Izana era con lei in piscina si incuriosirono, raggiunsero velocemente la piscina trovandolo addormentato e rannicchiato sulla sdraio: «Questa scena mi è famigliare». Kioichi accennò una risata guardandosi intorno: «Allora, Yui sarà qui intorno, Izana siete rimasti svegli insieme vero?». La risposta mancata lo sorprese stava dormendo davvero: «Questa è bella». Si avvicinò per scuoterlo ed evitare di spaventarlo: «Posso avere la tua attenzione?». Il ragazzo si sollevò appena assonnato cercando di abbandonare la sdraio, sfregando gli occhi dopo uno sbadiglio: «Attenzione…cosa vuoi?». Kioichi sorrise un po’ in colpa per averlo svegliato: «Sai dove sia mia sorella?». Izana si alzò slegando i capelli, smuovendo le spalle alla scomoda posizione: «Tua sorella…Yui?». Kioichi alzò un sopracciglio divertito: «Ne ho solo una e pare sia la tua ragazza». Izana riprese lucidità osservando l’intero gruppo sorpreso: «Ah…lei è…». L’urlo improvviso accompagnato dall’improvvisa alzata del telo che copriva quella che credevano la sdraio, fece sussultare tutti alla scoperta improvvisa: «Sono sveglia!!». Kioichi rimase a guardarla perplesso: «Perché eri lì sot…». Si bloccò di colpo alla comprensione: «Quindi non stava abbracciando un asciugamano, c’eri tu sotto, Izana spero che tu…».

Lo cercò con lo sguardo senza trovarlo, Zen scoppiò a ridere sorprendendoli, nessuno aveva visto la scena tranne lui: «Zen, perché stai ridendo, dov’è tuo fratello?». Cercò di riprendere respiro asciugando le lacrime: «Non lo immagineresti mai». Izana sbucò dall’acqua della piscina aggrappandosi al bordo: «Ti sembra modo di saltare fuori!». Si voltarono a guardarlo perplessi per poi comprendere, al balzo della ragazza si era spaventato ed era caduto in acqua, a quella comprensione anche Séline scoppiò a ridere. Yui si avvicinò guardandolo dall’alto: «Eh? Così anche tu puoi spaventarti, principe?». Izana arricciò le sopracciglia afferrandole il polso tirandola giù: «Certo se urli all’improvviso in quel modo». Yui tornò su a schizzarlo per vendetta: «Non ho neanche fatto colazione». Izana rispose agli schizzi lanciandole contro altra acqua: «Io mi ero appena svegliato». Quella sfida che si accese commosse Séline che per la prima volta lo vedeva divertirsi come se non fosse altro che un ragazzo in vacanza, cercava di spingere giù Yui e a sua volta veniva allontanato e schizzato, Kioichi sorrise rassicurato: «Che ne dite se restiamo in piscina oggi?». Nessuno obiettò, Yui saltò sul bordo guardando verso l’interno, Izana si appoggiò alle sue gambe impedendole di uscire: «Dove vorresti andare?». Yui mise il broncio e quando Izana scoppiò a ridere sciolse l’espressione addolcendola in un sorriso, spostò lievemente i ciuffi biondi dal viso accarezzandolo: «Così mi piaci». La confessione a cuore aperto sorprese anche diretto interessato che di colpo diede a tutti le spalle, Séline non si fece scappare l’occasione saltandogli sulle spalle: «Izana in imbarazzo non posso perdermelo». Yui accennò una risata rinunciando alla colazione per saltargli addosso insieme a Séline, Izana le allontanò con un getto d’acqua nuotando lontano: «Non fateci l’abitudine». Margareth rimase sorpresa dall’ammissione di qualcosa che apparentemente lo avrebbe reso debole, sorrise ammirata dal gruppo di persone che aveva conosciuto, legò i capelli prendendo la rincorsa: «Arrivo anche io!».

Saltò in acqua all’improvviso senza alcuna raffinatezza, riemergendo vicino alle due ragazze: «Margareth di nuovo!». Uscirono insieme portando dietro anche Eleanor e Shirayuki in un tuffo congiunto che smosse l’acqua bagnando anche Kioichi tenutosi distante a studiare la situazione, alla fine diede la resa tuffandosi di testa per raggiungerli: «Manca qualcuno o è una mia impressione?». Zen sedette sul bordo osservando Kiki, Mitsuide e Shirayuki: «Obi ha detto che preferiva non venire, che ne avrebbe approfittato per dormire un po’ di più». Izana riemerse al suo fianco costringendolo a scendere in acqua, prese Kioichi sospirando e nascondendosi dietro di loro: «Non vi muovete». Zen osservò le tre ragazze in sua ricerca: «Vi stanno mettendo in difficoltà?». Izana sospirò appoggiandosi al bordo: «Siamo appena entrati ed ho già fatto un record di vasche per sfuggire a quelle tre, ho la sensazione che si divertano a mettermi in difficoltà». Zen alzò un sopracciglio osservando le tre ragazze cercare di individuarlo, si scambiò uno sguardo con Kioichi trattenendo la risata: «Non sono le uniche». Il commento lo sorprese e il gesto ancora di più, Zen allontanò Kioichi nuotando lontano da lui: «Questo può essere considerato alto tradimento!». Zen sorrise indicando alle ragazze la sua posizione: «No, Aniue, si chiama rivincita». La corsa che stava iniziando per sfuggirle di nuovo fu arrestata da quel commento beffardo che anziché irritarlo lo rese felice, lasciò che Yui gli saltasse sulle spalle e che Margareth e Séline lo circondassero: «Va bene avete vinto».

Yui lo strinse con un grande sorriso sul volto, un sorriso che si spense al richiamo del maggiordomo: «Izana-sama c’è una lettera per voi». Il ragazzo sospirò guardando l’uomo impassibile, imporgli di tornare ai suoi doveri: «Devo andare». Séline arricciò le sopracciglia decisa a fermarlo: «Questa è l’ultima, avete la mia parola». Si voltò sfiorando le labbra della ragazza che lo aveva stretto: «Da domani mi unisco perennemente a voi, e che venga quel che deve venire lo affronteremo insieme, lasciami andare Yui». Decise di fidarsi e lo lasciò libero di allontanarsi, fermando Séline dal rimproverarlo: «Fidiamoci». Izana prese l’asciugamano sfregando i capelli e seguendo l’uomo, guardato da tutto il gruppo con la preoccupazione che quel domani non fosse altro che uno dei tanti domani rimandati.

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Capitolo 39
*** Sfumature ***


Izana non li raggiunse neanche per la cena consumandola in camera, una camera che ormai sembrava troppo silenziosa e solitaria. Batté l’invio della conclusione sul computer sospirando all’apertura della porta: «Stanco?». Le sorrise lasciando che si appoggiasse alle sue spalle: «Un po’, siete rimasti in piscina tutto il giorno?». Yui accennò ad un si aggirando la sedia: «Ti unirai davvero a noi?». Izana accennò ad un si senza muoversi dal suo posto: «È vero che ho voluto mantenere le distanze, ma hanno sfruttato la situazione per caricarmi di lavoro e dovevo sistemare alcune cose per i corsi universitari pomeridiani che inizieranno dopo l’estate, e credo che ormai neanche Zen possa più tirarsi indietro dai suoi compiti all’interno della famiglia, ma per ora il grande l’ho fatto e anche io voglio godermi questa vacanza fuori dal mio comune. La lettera comunica che entro la fine del mese verranno per motivi di lavoro chiaramente una copertura per venire a controllare la situazione, ciò però non toglie che il caldo eccessivo non lo gradisco». Yui sorrise allungandogli la mano: «Vieni». Izana la prese curioso: «Dove?». Non gli disse dove stavano andando, semplicemente prese la via verso il piccolo passaggio e poi verso il mare fermandosi al suo fianco: «Non dobbiamo per forza venire quando c’è il sole, anziché abbronzarci ci tingeremo dei raggi della luna, andiamo». Lo tirò avanti ma Izana la bloccò lasciandole la mano, indietreggiò togliendo le scarpe lasciandole sullo spaziale di cemento, tolse la maglia a maniche e il pantalone restando in costume, lo aveva messo nella speranza di riuscire a raggiungerli nel pomeriggio. Avanzò in acqua riprendendole la mano, si spinsero a largo quanto bastava per non sfiorare la sabbia: «Credo sia una buona soluzione». Yui appoggiò le braccia sulle sue spalle per avvicinarlo non solo come viso ma anche come cuore, Izana prese l’iniziativa baciandola  profondamente. Nuotarono per un po’ come due delfini prima di arenarsi sulla riva appoggiati tra le braccia dell’altro a respirare il profumo del mare, a godere del calore serale e della pace del cielo, senza precludersi le stelle che li stavano illuminando dolcemente: «È stata una bella idea». Yui sorrise accarezzandogli la mano: «La serata deve ancora accendersi». Izana alzò un sopracciglio perplesso sentendo i passi alle sue spalle, si sollevò assieme alla ragazza: «Una nuotata di gruppo?». Si sorprese ad intravedere Obi nel gruppo di ragazzi, appena fuori dall’acqua le ragazze erano corse verso Yui, Kioichi alzò le spalle alla ricerca di una risposta: «Ci hanno trascinati senza darci spiegazioni, voi che facevate stesi sulla sabbia?». Lo sguardo si affilò e Izana sorrise rassicurandolo: «Stavamo guardando le stelle, non amando il caldo Yui ha pensato che nuotare di sera sarebbe stata una buona soluzione, mi ha fatto scendere in spiaggia ma credo che si sia altro sotto».

Zen si avvicinò porgendogli un asciugamano prima di sedersi ad osservare le ragazze che confabulavano, all’improvviso si misero in fila, Séline fece segno, a qualcosa o qualcuno, e una base musicale li sorprese. Yui avanzò per prima saltando in acqua alzando la voce per cantare, il balletto accompagnato da tutte le altre alle sue spalle sembrava quasi presentarle una ad una, i movimenti sincronizzati aprirono gli occhi allo stupore, avevano organizzato uno spettacolo, a turno avanzavano cantando chi da sola chi insieme, muovendosi e muovendo l’acqua, schizzando con le mani e con le gambe accompagnando elegantemente il balletto con l’acqua che alla luce della luna risplendeva come se fosse divisa in fasce di magia. Una canzone dopo l’altra ascoltarono tutte le voci femminili inserirsi nelle coreografie illuminate da neon fosforescenti colorati diversi per ogni ragazza, anche Kiki e Shirayuki si lasciarono trasportare incantando Zen e Mitsuide sorpresi, muovendosi a destra e sinistra come se fosse un palco inabissato nel mare: «Grazie dell’attenzione, passo a presentarvi le cantanti che hanno preso parte a questa rappresentazione, Kiki, Shirayuki, Eleanor, Margareth e Séline grazie alla quale è stato possibile avere le basi e le luci e creare dei balletti adatti ad ogni canzone!». Séline si avvicinò abbracciandola: «L’idea è stata la tua Yui, tenerlo segreto per due settimane non è stato facile». Izana balzò in piedi: «Due settimane? Lo stavate preparando da due settimane?». Séline accennò ad un si invitando tutte ad allontanarsi dall’acqua: «L’idea è venuta quando parlando ci siamo trovate a discutere di un anime che abbiamo visto tutte alcuni anni fa, Yui ha pensato che riprodurre le canzoni di qualcosa che avevamo amato tutte potesse unirci ancora di più, e avevamo bisogno di un pubblico che assistesse». Kioichi sorrise divertito: «Avete usato il mare e l’acqua per creare degli effetti speciali naturali e le luci dei neon per i personaggi, senza contare la luna e le stelle che vi ha fatto da sfondo, una bella combinazione». Séline prese posto sulle sue ginocchia felice: «È stato divertente preparare uno spettacolo solo per noi». Yui usò le gambe di Izana come se fossero una sedia: «È stato fantastico cantare tutte insieme, ed abbiamo scelto una giornata perfetta per metterlo in scena». Izana arricciò le sopracciglia lasciandola cadere sulla sabbia: «Quindi la nuotata notturna è stata solo una scusa per mettere in scena il concerto canoro?». Yui lo guardò male per l’improvvisa caduta ma non accennò a muoversi: «Non era prevista la nostra nuotata».

Sorrise al volto corrugato, appoggiò la mano sulla nuca inducendole ad alzare la testa tanto da poterlo guardare al contrario, ma prima che potesse rinfacciarglielo, Izana si sporse a baciarla: «Non mi è dispiaciuta». Yui arrossì di colpo liberandosi della presa, Izana accennò una risata divertito, appoggiandole l’asciugamano sui capelli ancora bagnati: «Quindi anche il drago da guardia del re può arrossire». Yui si strinse nelle spalle farfugliando il rimprovero: «Se lo fai così all’improvviso davanti a tutti come non fai mai, mi prendi di sorpresa». Izana sospirò scendendo a sedersi alle sue spalle: «È interessante sapere come poterti sorprendere». Yui si strinse nelle spalle, appoggiandosi al suo petto: «Non ci fare l’abitudine». Kioichi sorrise ammirato decidendo di imitarli stendendosi sulla sabbia stringendo a se Séline, Obi al contrario si alzò: «Torno alla villa, restate tutti?». Eleanor negò avvicinandosi: «Avrei un po’ di fame, torno su anche io». Margareth le strinse le spalle: «Potremmo far preparare uno spuntino serale, ho anche io un po’ di fame». Kiki si allontanò da Shirayuki indecisa su cosa fare prendendo per il braccio Mitsuide: «Saliamo anche noi». Rimasero stese sulla sabbia solo le tre coppie del gruppo, Zen sorrise allo sguardo del maggiore che per la prima volta non doveva eludere per stringere a se la ragazza dai capelli rossi. Rimasero a guardare il cielo e il mare fino a che una lieve brezza fredda li indusse a rientrare: «Bella comoda lei».

Kioichi accennò una risata osservando la sorella beatamente dormiente avvolta nel torpore di un amore che aveva scoperto per caso, Kioichi si avvicinò prendendola in braccio lanciando uno sguardo affilato al ragazzo immobile: «Resto sempre suo fratello, ho la precedenza». Izana si rialzò sorpreso guardandolo salire senza aspettare Séline che nel frattempo stava ridendo: «Ho fatto qualcosa che non dovevo?». Negò sorridendogli intenerita: «Affatto, credo sia solo geloso di come riesci a gestirla, è la prima volta che lo vedo accigliato in quel modo, immagino che sapere di non essere l’unico con cui Yui si confida non sia stata una bella scoperta, al contrario se l’è presa quando ha detto a te di Zack e non a lui». Izana sospirò intimando a Zen e Shirayuki di seguirli: «Gli ho spiegato il perché, dovrò sempre essere mirato da quello sguardo affilato quando saremo insieme?». Séline negò appoggiandosi al suo braccio: «Ci farà l’abitudine, e se riesci a gestire Yui riuscirai a gestire anche Kioichi, lo spettacolo di stasera mi ha resa davvero felice». Izana la guardo sorpreso: «Canti in ogni parte del mondo una sera si e una no, cos’aveva di diverso questa esibizione?». Séline lo strinse di più spegnendo il sorriso: «Lo sai Izana, tutti i nobili che sono qui hanno dovuto fare i conti con le relazioni da cui guardarsi le spalle, ho tanti collaboratori, molti conoscenti fidati al di fuori della mia famiglia ma avere degli amici è diverso, mai avrei pensato che Margareth fosse una ragazza così grintosa o che Eleanor fosse così impacciata, in queste due settimane siamo state a contatto quasi tutto il giorno, ci siamo conosciute e ci siamo impegnate insieme, mi ha resa felice perché per la prima volta l’ho fatto insieme a degli amici e non con degli esperti di scena che a loro volta lo facevano per un pubblico che non conoscevano, per la prima volta mi sono esibita insieme e per delle persone che conosco, non era mai successo e l’amore per il canto ha assunto un’altra sfumatura, ultimamente avevo perso i colori. Cantare in giro per il mondo, le coreografie, la musica, il calore del pubblico è diventato qualcosa di abitudinario e pian piano stava iniziando a spegnersi, a decolorarsi, oggi invece ho sentito qualcosa che non sentivo da tempo, qui nel petto, una sensazione che mi ha scaldato il cuore e che mi ha fatto ritrovare la bellezza di un’esibizione. L’emozione di essere ascoltati e l’adrenalina di fare del mio meglio per soddisfare gli occhi che mi guardavano, anche se ti ha creato grandi preoccupazioni averci qui per via dei tuoi genitori, devo davvero ringraziarti Izana, è stata la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi anni, sono in debito con te per avermi inclusa in questa fantastica vacanza e per avermi regalato delle amicizie che da sola non avrei mai trovato».

Lasciò andare il suo braccio correndo avanti verso la villa dove Margareth le faceva segno. Shirayuki sorrise ammirata lasciando la mano di Zen: «Izana-sama avete anche i miei ringraziamenti, per il secondo anno consecutivo, ancora più di Séline vi sono grata per la possibilità, è stata un’esibizione emozionante». Salutò Zen con un cenno correndo avanti: «Siete sorpreso?». Izana sospirò guardandole entrare senza aspettarli: «Di Séline che mi ringrazia con gli occhi lucidi? Certo che sono sorpreso, neanche io avrei mai pensato di arrivare a tanto, di vedere Margareth saltare in piscina in quel modo, tanto meno di sentire Eleanor cantare o di vedere Shirayuki ballare, non avrei immaginato nulla di tutto questo un paio di anni fa». Zen sorrise affiancandolo: «Devo ringraziarvi anche io». Izana alzò lo sguardo al cielo: «E cosa avrei fatto per meritarmi anche i tuoi ringraziamenti?». Zen alzò le spalle deviando lo sguardo: «Non ho dovuto nascondermi ai vostri occhi, tanto meno eludere il vostro controllo, e se venissimo a passare l’estate qui anche da soli, non mi dispiacerebbe più così tanto». Anche lui aumentò il passo lasciandolo camminare tranquillamente alle sue spalle: «Siamo uno strano gruppo».

Sorrise sfiorandoli appena con lo sguardo a degustare lo spuntino serale avanzando verso l’ala esterna designata per l’allenamento, si sorprese alla freccia scoccata dall’arco: «Sai tirare?». Obi sussultò voltandosi a guardarlo: «Tra le tante cose». Lasciò l’arco per andar via quando Izana diede ad intendere che voleva parlare: «Ti sei improvvisamente estraniato dal gruppo, presumo centri il festival, Yui non mi ha ancora raccontato nulla, cos’avete fatto?». Scoccò la freccia centrando il bersaglio con un sorriso: «Abbiamo mangiato cose deliziose, girato tra le bancarelle, poi ci siamo divisi, le ragazze erano così belle che tutte insieme attiravano troppo l’attenzione». Izana riprese posizione interessato al discorso: «Di chi è stata l’idea?». Obi deviò lo sguardo accennando un sorriso: «L’ha proposta Margareth-sama, ha deciso la divisione aggregandosi a Mitsuide-san e Kiki-san lasciando Séline, Kioichi, il capo e Lady-yuki da soli». Izana lasciò andare la freccia facendo i conti: «Sei rimasto con Yui ed Eleanor». Obi accennò ad un si senza nasconderlo e al silenzio intese che poteva continuare a raccontare: «Hanno preso gli amuleti, altro da mangiare, volevano farsi leggere la mano ma c’era troppa gente e siamo andati verso il tempio, abbiamo camminato nel giardino nel retro tra gli archi rossi e le lanterne gialle, non c’era molta gente, Eleanor-sama aveva male ai piedi per i sandali ad infradito e ci siamo fermati a riposare prima di tornare». Izana scoccò un'altra freccia voltandosi a guardarlo: «Il tempio non era così grande, il giardino è stato adornato solo qualche anno fa». Obi si vide incuriosito dalla storia: «Così all’improvviso?». Izana accennò ad un si tornando a preparare le altre frecce: «Un tributo alle sacerdotesse e alle ancelle del tempio morte tutte serenamente in una notte tranquilla d’inverno». Obi si strinse nelle spalle percorso da un brivido: «Tutte?».

Riprese posizione e mira tranquillamente: «Dissero che avevano confuso una pianta velenosa con una da cucina, servita a tutte le ancelle e alle sacerdotesse è stata mortale per l’organismo, il giardino è stato costruito nell’anno di lutto della cittadina come tributo alle loro anime e al loro ricordo. Al centro dell’intero costrutto di archi c’è un laghetto di camelie». Obi sussultò deviando lo sguardo: «Un laghetto?». Izana sorrise abbassando l’arco: «A giudicare da come hai sussultato lo avete trovato». Obi strinse il braccio nascondendosi nell’ombra della colonna: «Credo». Izana scoccò la freccia riattirando la sua attenzione: «Nessuno aveva fatto caso al laghetto quando il tempio è stato costruito, molti lo considerano ancora una leggenda, si narra che non lo si riesca a trovare quando lo si sta cercando a meno che non si venga accompagnati da un’ancella, ma che invece lo si riesca a trovare per caso quando si ha un’anima sulla coscienza a cui riconoscere i propri sbagli». Obi alzò lo sguardo sorpreso: «C’era scritto qualcosa di simile sul cartello prima della riva, e come si fa a capire se quell’anima ti ha perdonato oppure no?». Izana sorrise divertito: «Se il filo acceso dal fuoco e posato all’interno della camelia la brucia prima di averle fatto percorrere un giro nell’acqua, l’anima non ti ha perdonato. Se invece ci mette tempo a bruciarla l’anima non è arrabbiata con te ma vuole che rimedi agli errori che hai commesso, se invece la camelia compie un giro e poi brucia, l’anima ti ha perdonato». Obi avanzò riprendendo l’arco per tirare: «Ci credi?». Izana alzò le spalle lasciandolo tirare per primo: «Ho già troppe cose da spartire con i vivi per pensare ai morti, e poi nessuno è senza peccato, pensare che la camelia compia un solo giro e poi bruci è una possibilità su un milione, ma sono comunque sorpreso che abbiate trovato il laghetto». Obi scoccò la freccia dritta al centro: «Mi stavo chiedendo se fosse davvero giusto restare qui con tutti voi per uno come me, non mi hai preso molto in simpatia». Izana sospirò alzando lo guardo al cielo: «Non prendo in simpatia nessuno all’inizio, è uno dei difetti dei nostri ruoli, non puoi fidarti di nessuno, spesso e volentieri, neanche di te stesso». Obi fermò la corda guardandolo curioso: «Hai detto che il capo ha chiuso gli occhi in passato, è già successo che un servitore vi tradisse?». Izana accennò tranquillamente ad un si: «Zen si da l’intera colpa, ha sbagliato a far finta di niente ed è giusto che ne faccia un’esperienza da cui guardarsi le spalle, ma ho avuto anche io le mie colpe, non ho controllato e l’ho lasciato fare, è stato anche un mio errore, e non voglio che capiti di nuovo, anzi». Stese la corda tirando la freccia con una tale potenza da perforare non solo la freccia appena scoccata da Obi ma anche il bersaglio: «Non permetterò che capiti di nuovo». Lasciò l’arco dirigendosi verso l’interno, Obi era rimasto a guardare il bersaglio con l’arco in mano a bocca aperta: «Accidenti, quella era una minaccia bella e buona». L’immagine della camelia nel laghetto lo riportò a Yui, aveva capito la funzione di quel luogo senza averlo mai visto, sorrise lasciando l’arco e tornando dentro per salire a dormire, la villa era avvolta nel silenzio, di Izana non c’era traccia, ma quella notte non gli permise di riposare come voleva.

 
*

Come aveva promesso già dal mattino successivo Izana si era unito a loro e Obi cercò di evitare il contatto visivo con il ragazzo che lasciò sospesa la conversazione che avevano avuto, ignorandola, come se non fosse mai stata affrontata. Fu costretto ad abbandonarli a metà della mattinata, Obi strinse i pugni allontanandosi dal gruppo con la scusa di voler riposare. Con un paio di scatti raggiunse Izana a due passi dalla villa: «Non succederà!». Urlò bloccandolo dal rientro, lo sguardo gelido sembrò bloccare l’estate: «Cosa?». Obi si fece coraggio, se doveva rimediare ai suoi errori quello era il primo passo: «Non succederà che io vi tradisca». Izana rimase a scrutarlo: «Ieri non sapevi neanche se fossi degno di essere accolto tra noi, perché adesso ne sembri così sicuro?». Obi arricciò le sopracciglia rifiutandosi di indietreggiare davanti all’aura di superiorità che tutto meritava: «Perché…ho trovato qualcosa che non avevo mai trovato, e voglio proteggerlo, non ho più intenzione di scappare, Izana-sama». Sorrise di sfida voltandogli le spalle: «Vedremo». Obi rimase immobile: «Se è per quel che Yui vi ha detto…». Izana lo bloccò alzando la voce riprendendo il cammino: «Non mi ha detto niente! Non lo fa mai, quella ragazza ha visto la tua debolezza e sebbene sembri un indomabile spirito libero, quando si tratta di proteggere la fragilità delle persone è estremamente leale, che siano buone o cattive con lei, ed io ho altro a cui pensare adesso, hai tempo fino alla fine dell’estate dopo non ci saranno più scuse per il passato o per il presente».

A metà del pomeriggio le onde del mare si erano increspate e il tempo stava malamente mutando, costringendoli a rifugiarsi nella villa in previsione di un temporale. Yui scese cercando qualcuno con cui aspettare la cena ma non c’era nessuno nei dintorni, avanzò verso l’esterno guardando le nuvole accumularsi: «Sei in anticipo». Yui sorrise voltandosi a guardarlo: «Organizziamo un barbecue per domani?». Kioichi la guardò sorpreso ma sorrise concorde: «E per questa sera cosa vuoi fare?». Yui alzò le spalle: «Potremmo vedere un film». Il maggiore alzò lo sguardo verso la scalinata della villa pensando ad Izana: «Ad avvisarlo ci penso io, ma non scegliere film con zombie o fantasmi, non troppo spaventosi almeno». Kioichi accennò una risata rientrando per primo.

Izana guardò l’orario sospirando, mancava poco alla cena, era riuscito a finire in tempo i compiti che i genitori gli avevano assegnato in attesa del loro arrivo. Si alzò con un fascio di fogli in mano bloccandosi di colpo alla figura vista di sfuggita: «Si può sapere come sei entrata!». Urlò riprendendo il controllo dei battiti cardiaci alla presenza che non aveva minimamente avvertito: «Non volevo disturbarti». Lasciò i fogli sulla scrivania guardandola male: «Yui mi hai fatto quasi venire un infarto, preferisco sapere che sei in stanza, e a proposito da quanto sei li?». Yui era distesa a pancia in giù davanti ad un libro appoggiata al cuscino: «Circa mezz’ora». Izana passò una mano sul viso indeciso se arrabbiarsi con lei o rivedere i suoi sensi che non l’avevano avvertita: «A pensarci anche in montagna sei entrata in camera mia, e la porta era chiusa a chiave». Yui sorrise divertita: «In montagna è stato facile scassinare la serratura». Il ragazzo si sedette di peso sulla sedia sorpreso: «Sai scassinare una serratura?!». Yui accennò tranquillamente ad un si: «Altrimenti come avrei potuto prendere le cesoie nel magazzino dell’accademia?». Izana sussultò fermandola dal racconto che voleva cominciare: «Non voglio neanche sapere cos’hai fatto con le cesoie, ma la porta era aperta perché non ti ho sentita entrare?». Yui indicò la porta finestra aperta: «Perché sono entrata dal balcone, ti ho visto concentrato e non ho voluto disturbarti, volevo solo dirti…». I tre tocchi alla porta bloccarono la conversazione: «Yui, è mezz’ora che ti cerco». La ragazza balzò in piedi pronta a scappare: «Domani vogliamo fare un barbecue e stasera vedere un film tutti insieme, a dopo». Si voltò correndo verso l’esterno, Kioichi sussultò avanzando a sua volta: «Yui, non ti azzardare…».

Non concluse la frase prima di vederla saltare giù dal balcone: «Yui!». Senza neanche pensarci scavalcò la ringhiera saltando giù a sua volta lasciando Izana alle sue spalle un fascio di nervi: «Fermati!». Obi aveva perso il fiato ad averla vista saltare giù seguita dal fratello, che avanzando veloce riuscì ad afferrarle prima il polso poi le spalle: «Non saltare più giù dai balconi!». Yui cercò di liberarsi dalla presa: «Sei diventato più veloce, non riuscivi neanche a sfiorarmi da piccoli, giochiamo…». Bloccò la frase, spaventata quando una freccia divise i due volti centrando l’albero appena alle loro spalle. Kioichi lasciò andare la presa sbiancato al colpo che si era piantato nell’albero, voltarono impauriti lo sguardo verso il balcone osservando quell’aura gelida e pericolosa che li stava mirando ben oltre l’arco e le frecce: «Devo ricordarvi dove siete?». La domanda scandita con tono basso rabbrividì anche Obi: «Non lo farò più… hai la mia parola…Izana». Il ragazzo abbassò l’arma rientrando a prepararsi per scendere a cenare: «Fa paura…». Sussurrò Obi ancora più sorpreso da quel luogo e quelle persone a cui stava cercando di conformarsi: «Perché ha arco e frecce in camera?». Yui accennò una risata allontanandosi dalle braccia del maggiore, sfilando la freccia dall’albero: «Ho visto che ha anche una spada, immagino sia per difesa personale, andiamo a cenare, Obi forza».

Dopo la gratificante cena presero posto nel salotto, chi a terra sui cuscini e chi sul divano davanti alla tv, bastò il titolo e la prima scena per mettere sulla difensiva Yui e Shirayuki. Mentre il film procedeva Yui stringeva il braccio di Izana che guardava la tv annoiato, poi si accorse delle vibrazioni negative che stava emanando Kioichi seduto accanto a Yui e che stringeva la mano di Séline emozionata alle scene di paura, sorrise teneramente smuovendo Yui dal suo braccio: «Ehi, fa caldo, lasciami respirare». Yui lo strinse preoccupata: «Ma ci sono i fantasmi». Izana sospirò fingendosi irritato: «E allora stringi tuo fratello, ha scelto lui il film no?». Yui lasciò il suo braccio stringendo quello di Kioichi sorpreso, ma sorrise complice lasciando che la sorella lo tenesse stretto. Séline accennò una risata silenziosa ammirata dal gesto che lo avrebbe reso non più il nemico del maggiore ma suo complice e alleato. Alla conclusione del film Yui era crollata addormentata come Kioichi e Séline, Shirayuki era una tavoletta di legno terrorizzata dal film, Margareth ed Eleanor si erano semplicemente alzate appagate e stanche, Kiki appoggiò la mano sulla spalla di Shirayuki facendola balzare indietro: «Dormiamo insieme?». Margareth illuminò lo sguardo all’idea svegliando le altre due ragazze lievemente assopite: «Che idea splendida, ragazze dormiamo tutte nella stessa stanza». Yui sollevò il viso assonnata riprendendo vita: «Un pigiama party». Margareth accennò ad un si prendendole le mani: «Séline siete dei nostri?». La ragazza sbadigliò accennando ad un si: «In quale stanza?». Eleanor alzò il braccio stupendole: «Nella mia, ho portato un gioco divertente che potremmo provare».

Ignorarono completamente i presenti ragazzi chiudendo la porta del salotto: «Si stanno divertendo più di quanto avessi previsto». Zen accennò una risata distendendosi: «E se le imitassimo anche noi?». Kioichi sospirò sbadigliando: «O potremmo vedere un altro film con più alta adrenalina». Izana lo indicò, incuriosito dalla proposta: «Concordo con il film». Zen alzò le spalle arreso: «Vada per il film, hai qualcosa in mente?». Kioichi sorrise pericolosamente mostrando la custodia di un cd: «È uscito al cinema un paio di mesi fa, ho scritto la colonna sonora ed ho avuto il dvd in esclusivo anticipo, non l’ho ancora visto ma secondo la critica è l’horror più destabilizzante degli ultimi tempi, avrete voi il coraggio di perdere le speranze una volta partito?». Obi non ci pensò un attimo a prenderlo per sostituirlo a quello appena visto: «Sfida accettata».

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Capitolo 40
*** Prova di Coraggio ***


Ripresero comodità per iniziare a guardare i titoli che già promettevano male. La storia con sorpresa del più piccolo riuscì ad accendere anche gli occhi di Izana, che cercava di trattenere i sussulti e Kioichi che sfogava l’ansia stringendo una gamba al petto, Obi al contrario aveva un sorriso adrenalinico stampato sul volto, un sorriso quasi macabro, Mitsuide sembrava sul punto di scoppiare a piangere e Zen stesso ogni tanto tratteneva il respiro alle scene che sembravano lasciare l’aria immobile. E alla visione improvvisa sullo schermo balzarono tutti indietro stringendo la prima cosa sotto mano, ai titoli di coda erano tutti stati privati dell’energia vitale: «Ti prego accendi la luce». Kioichi riprese il controllo degli arti cercando di raggiungere l’interruttore: «Lo ammetto, questo mi ha messo i brividi». Izana sorrise tremante cercando di scorgere la reazione di Zen rimasto immobile nella sua posizione: «Spaventato?». Si voltò lentamente ad osservarlo, era più pallido della luna e stava cercando di non tremare: «Tan…tanto…». Sussurrò balbettando, Obi era crollato a terra con un tonfo facendoli sobbalzare: «E se penso che si evolveranno ancora, mi verranno i capelli bianchi». Mitsuide cercò di riportare la situazione alla tranquillità spegnendo la tv: «Puoi riaccendere la luce, Kioichi?». Il ragazzo stava premendo il pulsante ma nulla rispondeva: «Non si accende». Izana si avvicinò messo in allarme: «Che significa non si accende?». Aprì la porta cercando di accendere la luce principale senza riuscirci: «Un guasto elettrico?». Sussultò al vestito bianco in cima alle scale, voltò subito lo sguardo senza trovare altro che buio: «È solo suggestione». Tornò dentro ad avvertire gli altri trovandoli in cerchio pronti ad un attacco: «Che state facendo?». Zen indicò la balconata: «C’è stata un’ombra sul balcone».

Izana alzò un sopracciglio, aprendo la tenda e poi la porta controllando sul balcone bagnato ma sorpreso di trovare un brandello di stoffa bianca asciutta quando fuori stava ancora piovendo. Il colpo lo fece tornare dentro: «Cos’è stato?». Kioichi indicò la porta: «Si è chiusa da sola». Izana avanzò ad aprirla cercando qualcuno, nei dintorni non c’era neanche la servitù: «Andiamo a controllare le ragazze». Salirono tutti di sopra ma ai discorsi e alle luci dei cellulari preferirono non disturbarle intravedendo una figura camminare infondo al corridoio ma quando svoltarono per ritrovarla non c’era niente: «Ci stiamo solo lasciando suggestionare». Obi cercava di avvertire il pericolo ma tutto era tranquillo attorno a loro, la risata femminile fu troppo vicina per associarla alle risate nella stanza, dove la voce di Margareth invitò chiaramente tutte ad andare a dormire, e i rumori svanirono poco a poco, lasciandoli solo prede della notte. Un altro colpo al piano inferiore. Scesero di corsa ad osservare la porta della villa aperta: «Che ci fosse un intruso?». Obi negò guardandosi intorno: «Ne dubito». Izana chiuse la porta bloccandosi di colpo: «Aniue?». Zen si avvicinò a controllare stringendosi nelle spalle, vicino alla maniglia c’era un’impronta fosforescente disegnata perfettamente, ma quando la sfiorò non lasciò tracce sulla sua mano e sotto i loro occhi svanì, Zen strinse di colpo il braccio: «È suggestione?».

Anche Izana era rimasto sorpreso alla visione e quasi per sicurezza spinse la porta trovandola bloccata: «Non è possibile». Mitsuide corse ad aiutarlo ma era irremovibile: «Era aperta fino ad un attimo fa, cosa sta succedendo?». Il suono di un piano forte attirò di nuovo l’attenzione all’interno della villa, corse a controllare trovando la stanza nel silenzio e la copertura dei tasti abbassata: «Voglio controllare quelle ragazze». Tornarono di sopra e aprì la porta pronto a rimproverarle trovandole tutte addormentate sparse per la stanza: «Loro almeno stanno bene». Richiuse la porta confuso era quasi certo che fosse opera loro, di nuovo una figura si mosse alle loro spalle e di nuovo non trovarono nessuno: «Aniue». Zen lo tirò a guardare verso la scalinata dove una figura scura fluttuava sulle scale e scendeva di sotto: «Ma che diamine». Si affacciarono sulle scale per intravederla attraversare la porta. Irritato scese di sotto per aprire la porta che un attimo prima era chiusa a chiave senza vedere altro che pioggia, le voci li fecero rabbrividire. Nel salotto la tv era stata riaccesa nel momento in cui i protagonisti erano circondati dai demoni. Le ombre da nere si fecero bianche e li circondarono, lo stridio di un suono non identificato li costrinse a portare le mani alle orecchie e ad indietreggiare davanti alle figure sconosciute che avanzavano. Nella tv qualcuno urlò e le figure corsero contro le loro prede, gli schizzi furono associati al sangue e le urla dei protagonisti coperte con le loro. La luce si accese di colpo assieme alla risate femminili: «Spavento riuscito!».

Yui batté il cinque con Séline, mentre si liberava del passa montagna nero, Margareth non riuscì a trattenere le risate, i cinque ragazzi erano seduti a terra senza fiato, pallidi dalla paura: «Le urla sono state più forti della tv, non riesco a smettere di ridere». Ci volle qualche istante ai ragazzi per comprendere che erano stati vittime di uno scherzo ordito dalla mente malvagia delle ragazze: «Voi…eravate di sopra…nella stanza…». Cercò di accusarle Izana riprendendosi dallo spavento: «Dimentichi che qui c’è qualcuno esperto di scena e qualcun altro esperto di effetti speciali». Zen indicò la porta confuso: «Ma l’impronta, fosforescente, poi è scomparsa!». Shirayuki accennò una risata mostrandogli la mano: «È un composto particolare di spezie, la fosforescenza dura pochi secondi prima di diventare granuli». Mitsuide guardò Kiki con le maniche bagnate: «La porta e il balcone?». La ragazza alzò le spalle: «Avevo un impermeabile, abbiamo messo la stoffa dal balcone superiore, sono scappata fuori e l’ho chiusa a chiave, sono passata dal retro». Obi si guardò intorno: «E il pianoforte?». Yui sorrise indicando Eleanor: «Era nascosta dietro la tenda, vestita di nero non siete riusciti a distinguerla». Kioichi si alzò cercando di riprendere il controllo: «Vi abbiamo sentite parlare». Izana passò la mano sul viso pensando a Yui: «Avete registrato i discorsi». Yui accennò ad un si mostrandogli il cellulare: «L’ho fatto durante il caso dello scheletro». Zen balzò in piedi arrabbiato: «Ma perché lo avete fatto?!». Margareth incrociò le braccia lasciando spiegare a Séline: «Perché avete scelto un film per spaventarci, io e Margareth lo avevano già visto ma le altre erano spaventate quando siamo salite di sopra, soprattutto Shirayuki, allora abbiamo pensato di vendicarci, sapevo che Kioichi era appassionato di horror e paranormale gli ho portato il dvd come un piccolo regalo, abbiamo deciso di sfruttarlo». Obi scoppiò a ridere per allentare la tensione: «Ce l’hanno fatta, con tutti gli interessi». La porta si aprì di colpo spaventandoli tutti: «La stanza è in vostra attesa». Yui era scattata a stringere Séline, mentre tutti erano balzati in piedi pronti ad attaccare: «Ah la stanza». Guardarono Séline perplessi: «Ho pensato che dopo una serata del genere nessuno sarebbe riuscito a dormire da solo ed ho chiesto di prepararci una stanza dove aspettare il giorno tutti insieme». Stanchi delle emozioni che avevano provato quella notte quasi istantaneamente crollarono addormentati nella sicurezza di essere vicini con il corpo e con lo spirito.

 
*

A giorno inoltrato Izana era rimasto unico nella stanza a dormire, sospirò uscendo per fare colazione: «Zen, allenati con me, devo scaricare la tensi…». Si bloccò mettendoli a fuoco tutti davanti alla porta: «Andate da qualche parte?». Kioichi gli sorrise: «Volevamo andare a comprare gli ingredienti per il barbecue oltre alla carne a cui penseranno i domestici, vuoi venire anche tu?». Izana negò rinunciando all’idea: «Mi allenerò con l’arco in attesa del vostro ritorno». Cercò di indietreggiare per andare a cambiarsi: «Se permetti vorrei farti da avversaria». Si voltò sorpreso al commento: «Che nostalgia, uno scontro contro di te Principessa». Séline sorrise avanzando: «Eravamo dei bambini l’ultima volta». Izana accennò una risata: «Non avresti dovuto neanche impugnarla quella spada». Séline alzò le spalle: «È ora che l’allievo superi il maestro». Izana sorrise di sfida lasciandole fare quel che voleva: «Se pensi di essere pronta, te lo concedo». Yui avanzò sorpresa: «Séline?». La ragazza si strinse nelle spalle al ricordo: «Ero stanca di passare il tempo solo a leggere in una stanza, mi avevano proibito di entrare nelle scuderie privata di un accompagnatore adulto dato la precedente fuga per Versailles, e vedendo Izana intento ad allenarsi gli ho chiesto di insegnarmi ad usare la spada». Izana alzò un sopracciglio allo sguardo sorpreso di Margareth: «Chiesto? Mi hai costretto, non ho potuto fare altro che accontentarti per salvaguardare la mia tranquillità». Séline accennò una risata: «Ma alla fine sono diventata così brava da vincere la gara mondiale di kendo, mi sei sembrato molto fiero di quella vittoria». Il ragazzo sorrise tornando al passato: «Mi sembra naturale essere fieri quando qualcuno a cui hai insegnato vince contro qualcuno più bravo, mi sono sentito fiero anche quando Zen è arrivato in finale al torneo nazione delle medie». Zen sussultò deviando lo sguardo: «Ma ho perso». Izana negò sorridendogli di fierezza: «Per me hai vinto quando hai scelto di arrenderti e di non continuare con la spalla ferita, sono stato io ad insegnarti ad usare la spada e quando hai vinto contro il maestro che ti avevano assegnato i nostri genitori è stata la vittoria più grande».

Zen sorrise al celato complimento e all’ammirazione sottointesa: «Séline puoi aspettarmi in palestra, mi cambio prima di raggiungerti, ci vediamo dopo». Salutò gli altri salendo di sopra mentre uscivano dalla porta: «Séline sa usare la spada?» Kioichi accennò ad un si, conosceva le sue capacità: «Mi ha raccontato che ovviamente per sfida ha partecipato ad un torneo mondiale di kendo, della spada non conosceva nulla prima che Izana le insegnasse, e quegli insegnamenti uniti al suo senso dell’istinto sono riusciti a farle vincere il torneo e a permetterle di girare il mondo». Zen sorrise tornando al discorso del fratello sul tiro con l’arco: «Dopo averla vista trionfare, ha cambiato idea sulla spada, mi ha raccontato che prima di quel torneo odiava la scherma». Yui accennò una risata: «Ma è un bene che non l’abbia abbandonata a mio parere». Al loro ritorno i due ragazzi erano ancora intenti ad allenarsi e nessuno dei due voleva abbandonare quella che ormai era diventata una sfida finché Izana riuscì a disarmarla facendola cadere a terra: «Temo che sia ancora presto per superare il maestro». Séline sorrise arresa lasciandosi aiutare ad alzarsi: «Per qualche motivo, mi rincuora saperlo, c’è ancora qualcuno che non posso vincere». Yui porse ad entrambi un asciugamano: «Fuori sta ricominciando a piovere». Izana guardò l’esterno accennando ad un si: «Ma non sembra che lo farà per molto, Yui se smette di piovere ti va di fare un giro oggi pomeriggio?». Sussultò sorpresa: «Noi due?». Izana accennò ad un si: «Vorrei mostrarti una cosa».

Davanti alla porta non c’era traccia di pioggia e stava aspettando Izana curiosa di cosa dovesse vedere, uscirono insieme osservati curiosi dagli amici: «Deve essere importante se mi hai chiesto di venire». Izana sorrise negando: «Non così tanto, Obi mi ha detto che vi siete fermati al laghetto delle camelie l’altro giorno al festival». Yui sussultò deviando lo sguardo quando Izana la fermò dal prendere delle scuse: «Non ti chiederò di dirmi quel che sai, in parte lo sto mettendo alla prova, se sarà importante sapere per chi era quella camelia dovrà avere il coraggio di farcelo sapere». Yui diede la resa seguendolo verso la torre più alta della cittadina, si sorprese di essere stata portata nel piano più alto da cui poteva osservare tutto, si sporse emozionata chiedendo spiegazioni ad Izana: «Cosa volevi farmi vedere?». Izana le indicò il tempio perfettamente visibile e il giardino alle sue spalle e il laghetto di camelie, Yui sussultò quando riuscì a scorgere cosa stava cercando di indicare: «È una figura». Izana accennò ad un si: «La sacerdotessa con le sue ancelle non morì proprio accidentalmente, era incinta, quasi nessuno sa che gli archi formano la figura di una madre che stringe al cuore un bambino e che il cuore è rappresentato dal laghetto e dai fiori di camelia, ogni anno che intercorre il festival le persone si recano lì, quando riescono a trovare la strada, prendono una camelia e la bruciano, prima della fine del mese il cuore si spegne». Yui sospirò stringendo la ringhiera: «Vuoi rimproverarmi di avergli permesso di prendere parte a questo rito?».

Il continuo negare la incuriosirono su cosa voleva che capisse: «Non ti rimprovero, non lo sapevi e immagino tu l’abbia fatto in buona fede, ma c’è gente che compie questo gesto più volte all’anno nella speranza di essere perdonata dal passato, ti ho portata qui perché voglio che tu capisca una cosa, la tua percezione ti aiuta a classificare le persone ma come Zen alcune volte ti illudi che quello che brilla in loro sia più forte di quello che le oscura. Yui la mia posizione diventerà nel tempo sempre più complicata così quella di Zen, non ci potremo permettere di basare la scelta delle persone sulle sensazioni, vorrei che tu capissi che se staremo insieme ufficialmente questa selezione sarà pretesa anche nella tua vita, non fraintendere sono quasi certo che ti rifiuterai di farlo ma vorrei che prestassi più attenzione ai tuoi istinti, ti ho portata qui per farti comprendere come le cose cambino cambiando prospettiva e che forse sono già cambiate quando pensi di averne compreso il significato, le persone sono anche peggio, cambiano prospettiva spesso per come gli fa comodo senza curarsi dei sentimenti altrui, non voglio che resti delusa dal tuo modo di vedere il mondo, è quello che cerco di far capire anche a Zen». Yui sospirò tornando a guardare il cuore sfiorire: «Credi che Obi non valga fiducia?». Izana alzò le spalle perplesso: «Non lo so ancora, ma il discorso non vale specificatamente per lui, è molto più in generale, Obi ha tempo fino alla fine dell’estate per decidere e dimostrare, ma devi fare più attenzione quando ti proclami alleato di qualcuno, tutto qui, gli riconoscerò i meriti se saprà dimostrarmeli, va bene?». Yui si strinse nelle spalle: «Sembra che ci sia ancora qualcosa che ti rende perplesso». Izana la avvicinò appoggiandosi con la schiena alla ringhiera: «Perché vuoi essere sua alleata? Con me lo hai fatto per abbattere una maschera, con Margareth perché aveva bisogno di una spalla, e lui di cosa ha bisogno?».

Yui sorrise sciogliendo la smorfia che il discorso le aveva disegnato sul viso: «Di smettere di correre via dal suo dolore, è un bravo ragazzo Izana, ha capacità eccezionali ma si è smarrito quando il suo cuore si è spezzato, a differenza di una camelia che può rifiorire di anno in anno, un cuore una volta rotto non è più lo stesso, puoi aggiustarlo e lasciare che il tempo lo curi dal dolore, ma se prendi i pezzi di quel cuore e li usi per ferire imponendo ai tuoi sentimenti di non tremare, immergendoti così tanto negli errori da diventare apatico alla vita, alle persone, agli affetti, non c’è modo che il tempo lo curi. In Spagna mi sono salvata da sola però lui non ha smesso di restarmi accanto anche quando aveva capito che non ero Margareth, ha tentato di proteggermi, di indurmi a non reagire per evitare di complicare la situazione e senza di lui ci avrei messo molto di più per tornare anzi forse non sarei riuscita a tornare, per lui sono stata la prima scarica che lo ha smosso da quell’isolamento che si era auto imposto. Adesso non sono più solo io, quando si è visto di nuovo dall’altra parte, quando si è sentito visto come un pericolo, lo hai notato, ha rialzato un muro e nessuno di noi gli ha lasciato una porta aperta su cui poter contare, si stava preparando a scappare di nuovo a dirsi che saremmo stati meglio senza di lui e che non era degno di rifarsi una vita, per questo sono voluta diventare la sua porta sempre aperta, con qualcuno a guardarti le spalle diventi più sicuro e inizi a cercare una strada per andare avanti perché sai che chi c’è dietro di te seguirà i tuoi passi, a maggior ragione se non è una persona che si perde d’animo, nel nostro gruppo siamo tutti delle grandi personalità e per lui credo sia il posto migliore essere tra persone che non sono deboli, che però hanno anche bisogno di protezione, persone che possono dimostrargli che esiste ancora un mondo che può accettarlo, non sei così diverso da lui, non credi, Izana?». Il ragazzo sorrise commosso accarezzandole il viso preoccupato: «Un’analisi simile potevo aspettarmela solo da te, stai proteggendo le sue debolezze». Yui negò afferrandogli la mano: «Te lo dissi l’anno scorso, non solo le posso proteggere ma posso aiutarlo a superarle e a migliorarsi, guarda te, sei una persona completamente diversa da quella che conobbi nel cortile della scuola, non solo tu. Zen è diverso, Margareth ed Eleanor sono diverse, anche Kioichi è diverso, io sono diversa, insieme abbiamo preso quelle paure nascoste e un po’ per volta le abbiamo superate, le abbiamo trasformate, e vorrei che anche Obi ci riuscisse, naturalmente può farlo solo se decide di farlo». Izana sospirò avvicinandosi per baciarle la guancia: «Sei senza precedenti». Yui sorrise abbassando lo sguardo lasciandosi stringere: «Torniamo alla villa».

Al loro ritorno stavano tutti preparando l’esterno per godersi il barbecue e il fresco della sera che per un po’ li avrebbe liberati dal caldo afoso: «La prossima volta andiamo a mangiare lì». Si sorpreso di vederli rientrare con delle buste in mano: «Abbiamo preso del gelato rientrando». Gli sguardi si illuminarono al pensiero che fu subito conservato in freezer: «Nessun litigio questa volta?». Yui accennò una risata negando felice: «Nessun litigio, ah ma c’è un ristorante thailandese in città, mangiamo lì un giorno di questi». Scesero nel giardino e trovarono Zen alle prese con il fuoco: «Kioichi, ho fatto bene?». Il ragazzo si avvicinò per controllare l’operato: «Ottimo, ora dobbiamo solo aspettare che si scaldi». Séline alzò la voce attirando l’attenzione: «Yui vieni a darmi una mano a scegliere la playlist». Corse a raggiungerla dietro la postazione dj: «Quelle casse sproporzionate da dove sono arrivate?». Kioichi accennò una risata: «A quanto pare in previsione della sua presenza Margareth le ha fatte caricare sul jet, ha fatto un paio di chiamate ed erano qui in meno di un’ora, voi nobili avete un’influenza pazzesca». Izana accennò una risata vedendo gli altri portare su dei piatti quello che bisognava mettere sulla griglia: «L’hai tagliata meglio di quanto riesca a fare io Obi, bravo». Sorrise appena appoggiando il piatto di carne: «La fortuna del principiante, siete tornati?». Yui si allontanò da Séline per osservare la cena: «Giusto poco fa, Obi a te piace il thailandese?». Il ragazzo sussultò sorpreso: «Non ti so dire se mi piace o meno, ma mangio tutto». Quella risposta più che tranquillizzarla le spense il sorriso aprendole un dolore nel petto: «Non hai un cibo preferito?». Obi negò distribuendo i bicchieri di carta: «No, ma non avevo assaggiato nulla di così buono come quel dolcetto al festival scolastico, considerando che ha preparato Kioichi non sto più nella pelle». Kioichi accennò una risata preparando le griglie: «Grazie del complimento, ancora un po’ e sarà pronto anche qui, passami le verdure». Izana non si era lasciato sfuggire la conversazione tanto meno lo sguardo rattristato della ragazza, affiancò Kioichi incuriosendolo: «Eh…il principe vuole provare?».

Sentirsi chiamare così da Kioichi lo fece sussultare e deviò lo sguardo senza rispondere per tornare poi a guardarlo con una pinza in più in attesa che si arrendesse. Cercò di imitarlo ma i tempi non erano gli stessi e spesso le verdure uscivano troppo crude o totalmente carbonizzate accendendo le risate nell’intero gruppo, finché si arrese alla carne finita. Soddisfatti dalla carne passarono al dolce, il gelato: «Obi-san». Si voltò prendendo il gelato dalle mani della ragazza: «Grazie». Eleanor gli fece segno di seguirla: «Sei stato li seduto tutta la sera, unisciti a noi». Obi si guardò intorno indeciso ma alla fine lasciò la sedia avanzando al suo fianco aprendo il gelato: «Non ho ancora avuto modo di ringraziarti per avermi portata sulle spalle e per non aver detto nulla di quel che avevamo organizzato». Obi sorrise divertito osservando lo stecco bianco: «Avete spaventato anche me se può rasserenarti, è stato divertente e ben congegnato, ma mi sono accorto di voi solo quando abbiamo aperto la porta per controllare». Eleanor sorrise fiduciosa: «Grazie, spero che una volta conclusa questa vacanza ci sia ancora modo di passare del tempo tutti insieme». Obi accennò ad un si spegnendo il sorriso: «Ci sarà…». Sussurrò appena avvicinandosi al gruppo: «Si può sapere che fine avevi fatto, non riuscivo a trovarti!». Sussultò al rimprovero di Zen, indicò il luogo dove era rimasto seduto: «Pensavo fosse una statua». Commentò Mitsuide pensandoci, Kiki accennò una risata: «Anche io, era così immobile che non ho pensato affatto potesse essere una persona». Obi indietreggiò improvvisamente a disagio: «Io credo che…». Quando ottenne l’attenzione qualcuno gli salto addosso: «Obi, sei riapparso!». Saltellò indietro cercando di mantenere l’equilibrio: «Lady, non farlo più». Yui scoppiò a ridere lasciandolo andare: «Ti sei perso la carne carbonizzata di Izana». Il ragazzo incrociò le braccia: «Non ho mai avuto a che fare con un barbecue, la prossima volta saprò gestirlo anche da solo». Yui si illuminò alla frase avvicinandosi di colpo a stringergli la mano: «E quando sarà la prossima volta?». Izana deviò lo sguardo incastrato dalla domanda, sorrise osservando la griglia ormai spenta: «Un domani dei giorni che verranno». Shirayuki sbadigliò pettinando i capelli, Izana sorrise sciogliendo i propri fermati con la forcina che gli aveva regalato Yui: «Direi che andare a dormire un po’ prima non ci farà male». Yui si fermò a guardare la porta attirando l’attenzione: «Domani inizierà l’ultima settimana». Izana le allungò la mano negando, invitandola a salire: «Non farla finire prima del tempo, vieni».   
 

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Capitolo 41
*** Notte Insonne ***


Aveva passato la notte avvolto nel sonno, quando un lieve rumore e una presenza troppo vicina lo costrinsero a reagire prima di mettere a fuoco se fosse pericolosa, lo schianto lo risvegliò dal sonno e corse ad aiutarla a rimettersi in piedi preoccupato che avesse fatto del male a chi non voleva. Scesero insieme a raggiungere gli altri in attesa: «Yui perché quella fasciatura?» La ragazza deviò lo sguardo mentre Obi chinava il capo scusandosi: «È stata colpa mia, mi dispiace». Izana avanzò messo in allarme: «Come?». Obi rialzò il viso preoccupato: «Si è avvicinata mentre dormivo, ho reagito istintivamente e…». Yui incrociò le braccia sorpresa dell’attacco: «Mi sono ritrovata schiantata contro l’armadio». Kioichi arricciò le sopracciglia: «E che ci facevi in camera sua?!». Yui alzò le spalle indietreggiando: «Volevo svegliarlo, non pensavo si accorgesse di me, Izana non riesce a percepirmi quando entro in camera, non mi aspettavo reagisse». Kioichi si voltò verso il ragazzo a braccia incrociate: «Non la percepisci?». Negò sospirando: «In modo relativo, quando mi accorgo di lei è già a suo agio». Zen rimase sorpreso: «Hai un’ottima percezione di quel che ti circonda, mi sorprende che tu non riesca a percepirla». Izana accennò ad un si altrettanto sorpreso: «Forse sono troppo rilassato per riuscirci». Obi alzò la mano per richiamare l’attenzione: «Al contrario penso sia perché sei preoccupato, non è raro che quando i pensieri sono occupati o costantemente sforzati la percezione degli spazi e delle presenze diminuisca». Yui accennò ad un si concorde: «Ma succede solo con me, non hai di che preoccuparti, facciamo quella gara che ne dici?». Izana accennò ad un si dirigendosi verso la piscina, dove passarono l’intera mattinata: «Mi par di capire che la piscina ti è molto più gradita del mare». Izana sorrise rientrando in acqua: «La preferisco al mare».

A metà del pomeriggio decisero di tornare dentro a cambiarsi per uscire la sera e andare nel ristorare thailandese adocchiato il giorno prima, presero posto alla grande tavolata a disposizione degustando le specialità di un luogo diverso. Una volta fuori rimasero a girare per la città: «Shirayuki sei pensierosa, qualcosa non va?». La ragazza negò avvicinandolo: «C’era una spezia che mi ricorda qualcosa, ma non so cosa». Si intrattennero in una serata tranquilla tutti insieme prima di rientrare stanchi e storditi alla villa. Si salutarono con la buona notte per stendersi sul letto e cedere ad un sonno fuori dal comune.

“I genitori di Izana erano appena arrivati e si stavano presentando al gruppo in loro attesa, sembravano gentili e per niente dallo sguardo affilato come credeva, degustarono un tè insieme ad Izana e Zen quando ci fu un’esplosione a distruggere la pace, la villa fu avvolta dalle fiamme e cercando di correre fuori si ritrovarono bloccati da Luisa, stringeva nella mano un detonatore con un sorriso sinistro sul volto, il pavimento cedette sotto i loro piedi facendoli sprofondare nel vuoto, le pareti iniziarono a stringersi rubandole l’aria fino a schiacciarla”.

Yui si svegliò di colpo tremante e sudata, si guardò intorno era tutto nella calma più totale, sospirò appoggiandosi di nuovo sul cuscino ma fu preda di un altro incubo, balzò di nuovo seduta rifiutando di tornare a dormire, sconvolta da quelle sensazioni così reali provate sulla pelle e sulla mente, si cambiò velocemente uscendo nel corridoio per scendere a bere qualcosa di fresco, la sensazione non la lasciò andare e tornò di sopra, aprì la stanza avanzando silenziosa: «Izana?». Chiamò evitando di spaventarlo ma con sua sorpresa il ragazzo era sveglio: «Hai sbagliato stanza». Yui si strinse nelle spalle: «Posso restare qui con te, per un po’?». Rimase sorpreso alla richiesta e sospirò pensando a Kioichi: «Solo un po’». Yui salì sul letto stringendosi al cuscino: «Grazie». Passò poco prima che un altro incubo distruggesse il suo sonno, arricciò le sopracciglia quando anche Izana si svegliò preso dal panico: «Un incubo?». Accennò ad un si scosso da quello che aveva provato: «Si…devo…». Yui si strinse nelle spalle: «Continuo a fare incubi uno dietro l’altro, sono così reali da fare paura». Izana sospirò alzandosi prendendole la mano: «Usciamo a prendere un po’ d’aria». Per la via che portava alle scale trovarono Obi appoggiato alla ringhiera: «Perché sei ancora sveglio?». Negò accennando una risata per nulla divertita: «Qualche incubo che non mi lascia dormire». Yui strinse la mano di Izana preoccupata: «Controlliamo anche gli altri». Scesero di sotto per prendere dell’acqua trovando Zen e Mitsuide svegli con la stessa idea: «Aniue». Izana si avvicinò preoccupato: «Incubi?». Zen accennò ad un si stringendosi nelle spalle: «Ogni volta che mi riaddormento, sono diversi, ma terribilmente reali». Izana sospirò, non sembrava essere una coincidenza: «Obi va a controllare Kioichi, Zen va da Shirayuki, io vado da Margareth, voi due restate qui e preparare qualcosa di fresco per tutti, qualcosa che ci tenga svegli».

In poco meno di qualche minuto si ritrovarono tutti svegli a guardarsi preoccupati, tutti con la comune versione sugli incubi che li tormentavano ogni volta che gli occhi erano chiusi, decisero di tenere accese le luci per cercare di capire cosa stesse succedendo, il tè freddo aveva fatto effetto e le palpebre riuscivano a non chiudersi involontariamente: «Insomma cosa sta succedendo? Tutti che non riusciamo a dormire per degli incubi non può essere una coincidenza». La porta in apertura li richiamò tutti a prestare attenzione e alla difensiva: «Siamo nel cuore della notte!». La voce femminile gli rispose con malo tono: «Lasceremo le valigie qui, devo sapere se stanno bene». Izana sussultò spiazzato: «Madre». La donna si voltò di colpo osservandolo sorpreso nel corridoio: «Madre?». Zen lo avvicinò altrettanto sorpreso: «Cosa ci fate qui?». La donna li avvicinò velocemente stringendoli in un abbraccio preoccupato: «Per fortuna state bene». Izana guardò Zen perplesso: «Cosa ti avevo detto? Tutta questa corsa solo per un incubo?». I due sguardi cristallini si incontrarono dopo tanto tempo: «Padre, ben arrivati». L’uomo sospirò decidendo di rimandare i discorsi di famiglia: «Perdona se ci presentiamo nel cuore della notte, tua madre era preoccupata che potesse capitarvi qualcosa dopo aver fatto un incubo». Margareth stringe la mano sul petto: «Anche voi siete stata preda di un incubo, Lorene-sama?».

La donna si voltò di nuovo per avvicinarla: «Margareth sono lieta di vedervi, Séline-sama anche voi qui?». Séline sorrise appena: «È una lunga storia, abbiamo preparato del tè, ne volete?». Izana sospirò guardandosi intorno alla ricerca della ragazza: «Dov’è Yui?». Chiese a Kioichi assonnato: «È svanita un attimo fa dicendo che doveva controllare una cosa». Obi la riportò davanti ad Izana impedendole di correre fuori: «Credo sia delirante». Yui si liberò dalla presa: «Non può essere una coincidenza, è qui sono certa che quella vipera è qui, devo trovarla». Izana intercettò lo sguardo: «Yui, di che stai parlando?». La ragazza continuò a tentare di aggirare Obi: «Deve essere così, ci sono i tuoi genitori, poi c’erano le bombe, la villa che bruciava, e Luisa è stata lei ne sono certa, e devo trovare un modo per uscire da li!». Izana le afferrò le spalle cercando di calmarla: «Yui, Luisa non è qui, non ci sono bombe, né fiamme, nulla di tutto quel che stai immaginando è reale, era solo un incubo». Yui gli strinse le mani: «Anche i tuoi genitori sono un incubo?». Izana si bloccò di colpo alla domanda, Zen cercò di trattenere la risata ai due adulti che la stavano guardando perplessi: «No, loro sono reali…». Yui riprese ad agitarsi: «Se sono reali loro, può essere reale anche tutto il resto, e io…devo…devo…farvi uscire…perché poi le pareti…le pareti si stringono e poi…». La carezza sulla nuca sembrò risvegliarla dal trans: «Sta calma, le pareti non si stringeranno, svegliati Yui, ci servi lucida». Alzò lo guardò verso il maggiore e si arrese alla dolcezza della carezza, Izana rimase sorpreso dalla calma ritrovata da quel semplice gesto di Kioichi: «Tende a drammatizzare, nella sua mente ci sono sempre problemi di sicurezza nazionale da risolvere, però è strano che siamo tutti vittime di incubi così reali». Yui aveva ripreso lucidità e si era allontanata dalla stanza per accendere la tv nel salotto: «Non siamo gli unici».

La seguirono per osservare le notizie del telegiornale notturno che comunicava caos in tutto il mondo: «Pronto?».
«Yui, dove sei?».
«Sull’isola in vacanza, papà che sta succedendo?».
«Non lo so speravo potessi illuminarmi, qui la situazione ci sta sfuggendo di mano, sono tutti fuori controllo».
«I dettagli, siamo vittime di questi incubi anche noi».
«Posso inviarteli per e-mail tra qualche minuto, voi state bene, al sicuro?».
«Sì, siamo nella villa, ti scrivo l’indirizzo a cui mandarli, la mia casella postale è da svuotare, ci aggiorniamo».

Si voltò verso il gruppo rimasto a leggere le notizie: «Izana, prendo il computer e l’e-mail, devo capire che sta succedendo, gli incubi sono di forte impatto emotivo, così reali da far emergere vere preoccupazioni, se non capiamo la situazione si farà pericolosa, la psiche della gente che non riesce a dormire diventerà instabile, devo trovare la causa, intanto fate una lista di tutto quel che avete fatto oggi, tutti quanti, se siamo vittime anche noi ci sarà un denominatore comune». Avanzò verso le scale senza aspettare una risposta: «Aspetta, come accedi alla mia e-mail?». Yui alzò il braccio come a salutarlo: «Conosco la password». Izana sospirò alzando lo sguardo al cielo: «Certo, ha capito da dove derivasse quella del cellulare, cosa vuoi che sia una password per il suo super cervello?». Kioichi accennò una risata alla sfuriata silenziosa: «Dormire è sconsigliato, Séline andiamo in cucina prepariamo qualcosa da mangiare, gli zuccheri ci aiuteranno a restare svegli». Accennò ad un si seguendolo verso la cucina vuota mettendo ordine negli ingredienti, cercando una ricetta che potevano preparare per tutti in poco tempo.  Tutte le liste, compresa quella dei due genitori, furono consegnate ad Izana che dopo aver preso il piatto con i dolci raggiunse Yui nella sua stanza: «Come procede?». Negò rileggendo le informazioni: «Non come dovrebbe, ho chiesto anche a papà di prelevare un campione di persone più lucide e di fargli redigere una lista di quel che avevano fatto nella giornata». Izana le porse i fogli e il dolce: «Queste sono le nostre». Yui gli diede un’occhiata arresa: «Non c’è nulla che le colleghi a quelle dei tuoi genitori, li ha fatti Kioichi?». Accennò ad un si prendendo posto al suo fianco: «Con Séline». Yui addentò il fresco dolciume aprendo la nuova e-mail da parte del padre, leggendo qualcosa che subito le saltò all’occhio: «Possibile?».Izana osservò le liste trovando il suo dubbio: «Possibile». Yui si alzò invitandolo ad uscire: «Dobbiamo controllare, andiamo».

Scese di nuovo dove tutti aspettavano di avere notizie su cosa fare in quella notte insonne: «Shirayuki, hai notato qualcosa quando siamo usciti dal ristorante?». La ragazza sussultò riemergendo dai pensieri persi nella stanchezza: «Nulla di particolare». Zen la affiancò suggerendole il ricordo: «Si invece, continuavi a dire che c’era un sapore strano». Shirayuki si illuminò sporgendosi verso di lei: «È vero, c’era qualcosa che pizzicava quando siamo usciti, non so bene cosa fosse, ma credo si tratti di una spezia». Yui arricciò le sopracciglia: «Ok, tutti qui, ascoltatemi, voglio che rimaniate svegli, cercate di distarvi, più proviamo a dormire più gli incubi distruggeranno la nostra psiche, non uscite dalla villa finché non avremo capito come comportarci, Shirayuki tieni il telefono a portata di mano per comunicare con me, Kioichi va a prendere il portatile di Izana e resta in costante contatto con papà, Obi tu vieni con noi». Il ragazzo si voltò di colpo perplesso: «Dove esattamente?». Yui legò i capelli pronta all’azione, si era cambiata prima di leggere l’e-mail ed era pronta ad uscire: «Scendiamo in città, andiamo nel ristorante thailandese di prima, è aperto 24 ore su 24, Izana la macchina lunga non è l’unica che c’è vero?». Negò perplesso su cosa volesse fare al ristorante: «No, ce n’è una più piccola e più abbordabile per il paese, non avrai mica intenzione di guidare in questo caos?». Yui sorrise sistemando le ciocche dei capelli che ricadevano sul viso, indicando poi Obi al suo fianco: «Sarà lui a guidare, nessuno di noi ha la patente, Obi si, una patente internazionale dico bene?». Obi sussultò arrendendosi allo sguardo di Izana: «Si ce l’ho». Yui sorrise indicando la via verso il garage che proteggeva le due macchine, ignorando i due adulti che cercavano di inquadrarla: «Andiamo allora, ci teniamo in contatto per telefono».

Prese dal portachiavi quelle della macchina più piccola, quattro posti e modesta, lanciandole ad Obi e lasciando ad Izana il posto davanti: «Come sapevi della sua patente?». Yui sorrise controllando la situazione con il cellulare: «Mi ha accompagnato a  Siviglia in auto, se la sua età si aggira intorno alla tua era logico che per guidare avesse bisogno di una patente speciale e internazionale, conducendo operazioni solo al di fuori del governo ma per il governo delle nazioni». Obi accennò una risata sigillando le labbra sui suoi ruoli già intravisti dalla ragazza: «Impressionante, Lady». Yui gli fece segno di seguire le sue indicazioni per evitare le stradine della città pericolose più per le persone in delirio che per la loro inagibilità: «Obi, di guardia alla macchina, Izana andiamo». Scesero correndo nel locale, Yui si sporse al bancone chiedendo di parlare con il direttore in carica, dopo uno sguardo gelido di Izana la donna accompagnò i due ragazzi all’ufficio del direttore: «Cosa succede?». Yui prese posto scrivendo su un foglietto quel che voleva sapere: «Voglio leggere gli ingredienti di questo piatto». L’uomo accennò una risata negando: «Le ricette sono segrete». Yui chiuse la porta con fuori la donna riavvicinandosi: «Sa di quel che sta succedendo lì fuori?». L’uomo sospirò alzando lo sguardo al cielo: «Quella che chiamano la notte degli incubi?». Yui accennò ad un si: «C’è la possibilità che la causa si trovi all’interno delle sue ricette, mio padre è un capitano della polizia e io sono un consulente esterno autorizzato a collaborare ufficialmente e ufficiosamente ai casi che richiedono un consulente, se vuole controllare chiami questo numero e digiti il codice che le detterò, in caso contrario sarò costretta a dire che non ha voluto collaborare, questa di cui fa parte è una catena alimentare sparsa in tutto il mondo, cosa succederebbe se si sapesse che la polizia la indaga per il disastro che c’è lì fuori e lei si rifiuta di collaborare?». Con le spalle al muro fu costretto ad arrendersi e a consegnarle il ricettario. Yui si concentrò solo sul piatto che aveva preso quella sera, scattò una foto e la inviò a Shirayuki in attesa.

La ragazza stava sforzandosi di ricordare cosa fosse quel sapore pungente che aveva riconosciuto, scattò alla luce del cellulare, visionò il messaggio leggendo gli ingredienti: «Eccola». Aprì la chiamata aspettando che Yui rispondesse: «C’è?». Shirayuki accennò ad un si scossa: «La salvia, è possibile che sia stata usata quella chiamata divinorum, è la pianta con una sostanza psicoattiva naturale più potente di tutte le altre, veniva usata dagli sciamanti per indursi in una specie di trans per ottenere visioni sul futuro, comunemente non differenzia dalla normale salvia tranne per il colore del fiore che crescendo si macchia di blu. I suoi effetti sono molto potenti e agiscono sulla psiche della gente, non c’è dubbio che sia questa la causa, ma di solito l’effetto non dura a lungo, potrebbe esserci un passo nella preparazione che ne amplifica l’efficacia e la indirizza a rendere psicologicamente reali le paure o le preoccupazioni». Yui sospirò rasserenata, avevano trovato la causa: «C’è un modo per annullarne l’effetto?». Shirayuki prese un foglio scrivendo quel di cui aveva bisogno: «Posso preparare una tisana che avrà l’effetto di un sonnifero annullando quello della salvia». Yui sorrise rassicurata: «Invia la ricetta anche a mio padre, chiedi aiuto a Kioichi». Chiuse la chiamata leggendo la preparazione: «Perché avete deciso di usare la salvia?». L’uomo la guardò perplesso: «La usiamo spesso per coprire i sapori troppo tipici che ai clienti non sempre piacciono». Yui incrociò le braccia non convinta: «L’avete sempre usata?». Al cenno positivo ringraziò l’uomo lasciando la stanza, Izana era rimasto in silenzio a farle da supporto ma era visibilmente stanco.

Al loro ritorno alla villa, la trovarono immersa nel silenzio notturno, erano rimasti nella sala pranzo solo Shirayuki e Kioichi in loro attesa: «Sembra abbia funzionato». Shirayuki prese un bicchiere mentre Kioichi porgeva gli ultimi rimasti ai tre appena rientrati: «Vi consiglio di berla in camera, l’effetto sonnifero è quasi istantaneo». Yui sorrise prendendo il bicchiere in attesa di notizie: «Ho comunicato a papà quel che hai scoperto e anche la ricetta per preparare la tisana e la situazione sembra essersi calmata, vorrebbe i dettagli domani appena puoi». Yui accennò ad un si salendo di sopra assieme ad Izana.

 
*

Il mattino seguente era seduta al tavolo dove era rimasto il computer in attesa di risposta per chiamare, aveva ricontrollato tutto diverse volte e c’era qualcosa che non quadrava: «A lavoro di prima mattina?». Prese la tazza senza distogliere lo sguardo: «Sei l’ultima persona da cui potrei accettare rimproveri per il lavoro, signor Principe». Izana sorrise assaporando l’odore del caffè ancora caldo: «Come va?». Yui negò bevendo il cappuccino, al primo sorso si rese conto che i domestici non erano ancora attivi: «Lo hai preparato tu?». Izana accennò ad un si: «Alzarsi presto per studiare o lavorare lo ha reso necessario, qualche obiezione?». Yui si strinse nelle spalle con un tenero sorriso sul volto: «Nessuna».

Appena il padre rispose all’e-mail prese il cellulare per chiamarlo, mentre ancora intontiti dal sonno gli ospiti prendevano posto a tavola: «Papà?».
«Hai fatto un ottimo lavoro su quella salvia, cosa non ti convince?».
«Il thailandese è presente in città e nel mondo da diversi anni, non sono convinta che non abbiano mai avuto problemi simili, e poi metà del mondo che mangia thailandese, tutti in una notte? Ti sembra credibile?».
«A tal proposito sembra che ci fosse uno speciale evento mondiale e che i ristoranti festeggiassero l’apertura della centesima struttura».
«Quella che c’è qui».
«Il motivo dell’afflusso di gente potrebbe essere questo, ma non trovo credibile che la salvia abbia avuto un effetto così devastante solo ieri».
«Il direttore e il capocuoco confermano che usano quasi sempre la salvia nei loro piatti anche se nel menù non viene riportata la sua presenza, considerando l’evento potrebbero aver acquistato più salvia in via straordinaria, fa un controllo sui fornitori penso ci sia sotto qualcosa di più di un incidente».
«Ti terrò aggiornata».
«Grazie».

Izana rimase a guardarla ordinando ai domestici al lavoro di preparare una cospicua colazione per tutti: «Non pensi sia stato un incidente». Yui negò spegnendo il portatile per renderlo al proprietario: «No, penso sia stata una strategia per tagliare la catena fuori dal mercato, se la salvia fosse sempre stata la stessa ci sarebbero stati più casi isolati simili, ma che sia successo tutto in una notte smentisce l’incidente, beh almeno non dobbiamo preoccuparci di chiudere gli occhi, quella tisana è stata un miracoloso sonnifero». La colazione ridiede a tutti le forze per tornare a godersi il mare e l’estate: «Il caso non ci riguarda più, possiamo passare ad altro». Si alzò Kioichi per primo felice che per loro fosse risolto: «Convengo, e sarebbe il caso di avanzare delle spiegazioni». Il tono formale lo portò ad abbandonare l’idea di uscire presto,Yui fu l’unica a restare seduta: «Spiegazioni in merito a cosa, madre?». La donna rimase composta a guardare il maggiore: «Su quel che sta accadendo, ero vivida della convinzione che fosse un ritrovo per i promessi, e invece ritrovo il viso della Principessa della Francia e di sconosciuti non autorizzati». Izana sospirò cercando il punto da cui iniziare con le cattive notizie per i due genitori: «Siete fuori strada Lorene-sama». Gli occhi chiari mirarono Séline affiancata da Margareth: «Siamo qui per uno scopo comune, passare del tempo tra amici». Lorene sussultò sorpresa: «Amici?». Margareth accennò ad un si: «È stata una decisione comune». L’uomo avanzò alle spalle della moglie, la stanza sembrò sigillarsi e impose alle due ragazze di non giustificare chi doveva giustificarsi: «Lasciar presenziare alla vostra convivenza degli sconosciuti?». Izana irrigidì le spalle al rimprovero, era ora di chiarire: «In merito a questo, Margareth ed Eleanor non sono qui in veste di fidanzate, abbiamo sciolto comunemente il fidanzamento». L’uomo sussultò guardandolo di colpo: «Avete? Entrambi?». Izana accennò ad un si restando in posizione quando la madre avanzò scioccata: «Da Zen avrei potuto sospettarlo, ma Izana confidavo che lo avresti dissuaso da mali propositi, sono sorpresa di te, perché mai?».

Zen avanzò al fianco del maggiore intento a non tirarsi indietro ed essere semplicemente spettatore: «Perché nel corso del tempo abbiamo entrambi trovato qualcosa che va ben oltre un titolo, l’amore». Quella risposta annuvolò entrambi i genitori, Izana sospirò alla reazione scontata, mettere in guardia il fratello dal non pronunciare quella frase non era servito a nulla: «Se la vostra spiegazione è questa, temo che il vostro soggiorno sia giunto al termine, Izana mi auguro che riprenderai la via che sembrate aver smarrito entrambi». Il sospiro non era stato una resta, ma più un prendere coraggio per negare quell’ordine celato: «Ho rispetto per voi e per quel che siete seppure non ci sia un sentimento profondo alla base del vostro rapporto, ma ho progetti diversi dai vostri per il mio, per il nostro futuro, non intendo tornare indietro ma andare avanti». Lorene era sorpresa quanto sconvolta, ma non persa d’animo: «Il matrimonio era ormai quasi ultimato, è fondamentale per nobili della vostra età essere già promessi, non ci sarebbe stato tanto impegno nella vostra infanzia altrimenti». L’uomo spostò lo sguardo dai due decisi ragazzi verso Yui tranquillamente seduta: «La ragazza a cui stringi la spalla immagino centri qualcosa con questo improvviso cambiamento di prospettiva». Yui sorrise lievemente mentre Izana rispondeva deviando lo sguardo: «Direi che ne è la totale artefice». Arricciò le sopracciglia colpendolo con una gomitata sul fianco: «E questo cosa significherebbe?». Izana arricciò le sopracciglia cercando di contenersi al colpo subito: «Era proprio necessario colpirmi?». Lorene avanzò preoccupata alla smorfia di dolore: «Izana, ero fiduciosa che avessi accettato l’idea del matrimonio, manca poco al diploma, siamo ancora in tempo per rimediare». Negò riprendendo respiro e contegno: «Non l’ho mai accettata, ho già preso contatti con l’università e completato la maggior parte dei documenti ad essa relati…». Yui balzò in piedi di colpo spaventandoli: «Aspetta, aspetta, il matrimonio era programmato dopo il diploma?». Izana la squadrò malamente: «Ti avevo detto che sarebbero partiti subito i preparativi una volta presieduto al ballo in Spagna». Yui allontanò la sedia: «Infatti partiti, un matrimonio non si organizza in due giorni, non credevi fosse il caso di dirmi che era previsto dopo il diploma?!». Kioichi sospirò alzando lo guardo al cielo: «Ci risiamo». Izana si voltò verso di lei, forse aveva compreso forse invece no, ma le resse il gioco: «Era praticamente organizzato da quando il fidanzamento è stato reso ufficiale». Yui scompigliò i capelli sorpresa dal poco tempo rimasto: «Pensavo dovessi aspettare la maggior età di Margareth per sposarla, ma che razza di priorità avete in questo mondo!». Izana sospirò per calmare la situazione: «Non far finta di nulla, le persone non le ascolti, fai solo quello che ti pare senza pensarci, sei fatta così!».

Yui incrociò le braccia ma prima che potesse ribattere Zen fece valere la sua presenza: «Dovete inventare le cose per mettervi a litigare? Fate la finita una volta tanto!». Sospirò riprendendo la calma che aveva sorpreso anche il maggiore intento a lasciarsi trasportare: «Detto questo, in questa stanza noi vogliamo scegliere con chi passare il resto della vita, che sia una Principessa». Indicò Séline appoggiata tranquillamente a Kioichi: «O qualcuno a cui il titolo non importa». Strinse la mano di Shirayuki tirandola a sé, la ragazza cercò di nascondersi nella sua spalla allo sguardo degli adulti: «Claus-sama siamo anche noi concordi e siamo a sostegno di Yui-san per Izana-sama, e Shirayuki-san per Zen-sama». Margareth aveva cercato di alleggerire la tensione ma l’uomo era rimasto immobile: «Izana, Zen conferirete con noi in privato in merito alla questione». Izana sospirò legando a Yui i capelli ottenendo di ricambio solo una smorfia: «Andate in spiaggia, vi raggiungeremo dopo». Yui abbassò lo sguardo lasciandoli andare e seguendo gli altri verso l’esterno, Zen sorrise a Shirayuki invitandola ad andare.

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Capitolo 42
*** Confronto Personale ***


L’aria in spiaggia era tesa, aspettavano tutti delle notizie da parte dei due ragazzi che li raggiunsero solo a metà della mattinata: «Vi siete trattenuti un bel po’». Izana prese posto sulla sdraio: «Farsi valere con loro non è facile». Yui sorrise indicandogli il telo che prendeva tutta l’ombra del grande ombrellone e che aspettava di essere occupato: «Non ha in simpatia Séline». Izana scoppiò a ridere: «Dopo aver dirottato un aereo annullando il primo fidanzamento già deciso, non credo la perdonerà mai, sai loro sono stati promessi dai nonni promessi a loro volta, non credo comprendano a pieno il perché abbiamo spezzato la tradizione». Yui si avvicinò appoggiandosi accanto a lui per non stargli addosso: «Ma sono ancora insieme, qualcosa c’è ed è grande». Izana negò osservando il colore dell’ombrellone: «C’è di certo, ma non è la stessa cosa che c’è tra noi, per ora abbiamo destato la loro curiosità, quindi non vi costringeranno ad andare via, ma quest’ultima settimana sarà come essere costantemente osservati da dei giudici». Yui gli sfiorò l’orecchio accarezzando un ciuffo di capelli: «Siamo abituati a vivere nei giudizi, sappiamo sopportarlo abbastanza bene, e non vogliamo tagliarli fuori dalla nostra relazione ma farli diventare nostri complici, giusto?». Izana alzò il braccio prendendole la mano stringendola nella propria: «Esatto». 

Presero posto per la cena dopo essersi cambiati, parlarono tranquillamente di cosa fare il giorno successivo. Lorene stava vagando nella villa alla sua ricerca trovando solo Zen nel salotto a parlare dei dettagli del giorno successivo con Mitsuide mancato alla cena per un colpo di sole e di stanchezza: «Zen». Al richiamo Mitsuide indietreggiò chinando il capo: «Siete agitata, posso fare qualcosa per voi?». Lorene avanzò guardandosi intorno: «Dove posso trovare tuo fratello?». Zen rimase sorpreso dall’assenza nei dintorni e il lieve rumore che ormai era parte della routine lo fece sorridere lievemente: «Lo troverete a tirare con l’arco». Lorene voltò le spalle uscendo dalla stanza per dirigersi nell’area dedita ai suoi allenamenti: «Ancora non ci credo, non ne hai centrato uno!». Alla voce maschile la donna si fermò di colpo, sporgendosi quanto bastava per osservarli: «Te l’ho detto, non è facile come sembra, e quella volta dovevo dimostrare a Margareth come riuscivo a provocarti». Izana sorrise divertito porgendole un'altra freccia: «Sei senza speranza, perché vuoi continuare a provare?». Yui deviò lo sguardo abbassando l’arco: «Perché ci sono ancora tante cose di te che non conosco, e non voglio restarne all’oscuro solo perché non ci riesco». Izana le sorrise avvolgendola in un abbraccio per aiutarla a prendere posizione e mirare: «Non c’è fretta, vuoi sempre fare tutto subito e istantaneamente, ma anche l’attesa è importante, rallenta il respiro e sentila prima di lasciarla andare». Yui lasciò andare un respiro lasciandosi guidare dalle mani più esperte, scoccò la freccia centrando il bersaglio: «Ci sono riuscita». Esultò saltellando sul posto bloccandosi di colpo: «In passato mi avresti esortata a riuscirci da sola». Izana si allontanò per prendere l’altro arco: «L’espressione che assumi quando ci riesci è raggiante, e mi piace vederla splendere, non vorrei che la spegnessi». Yui spense il sorriso lasciandolo mettersi in posizione: «Ultimamente ho notato che tendi a sottolineare il non vorrei o il vorrei, senza usare l’imperativo, ci pensi prima di farlo e mi sembri molto più accondiscendente con me, è ancora per Zack?». Izana scoccò la freccia mancando il centro, mentirle non sarebbe servito: «Tu sei uno spirito libero, ho ammirato come l’hai affrontato, ma anche se seguirò un cammino diverso da quello che i miei genitori progettavano resto comunque di sangue nobile, questo è un mondo governato da precise regole». Yui sorrise cercando di rassicurarlo: «Posso abituarmi a quelle più importanti, se la cosa può procurarti preoccupazioni o problemi». Izana abbassò l’arco sospirando: «Non ne sei consapevole, come immaginavo». Yui si avvicinò perplessa alla frase: «Di solito sono abbastanza consapevole di quella che sono e di quel che sento». Il ragazzo sorrise arreso prendendo la freccia dalle sue mani: «I primi giorni, prima che reagissi, ti sei spenta, mi hai detto che per accontentarlo ti sei annullata, in quei giorni mancavi di vitalità, mi sembravi priva di energie, come se improvvisamente fossi stata rinchiusa in una bolla accettando l’idea di non poterne uscire o addirittura di soffocarci dentro». Yui deviò lo sguardo stringendo la spalla, sorrise appena: «Non te lo nego, vederlo tornare all’improvviso mi ha spaventata, perché come hai detto stavo soffocando in quella bolla, ho avuto paura di non riuscire a liberarmi, però tu non sei come lui, per niente, tu sei un vento, a volte tiepido, a volte gelido, ma sempre piacevole. E se mai quelle regole, che deciderò se seguire, rischieranno di soffocarmi tu sarai il primo a correre in mio soccorso per ridarmi respiro, giusto?».

Izana sussultò al sorriso fiducioso, abbassò lo sguardo giocando con la corda dell’arco: «Ti stai preoccupando per nulla di serio, Izana, mal che vada chiederò aiuto a Zen per scappare». Izana accennò una risata: «Nonostante tutte le mie precauzioni, riesce sempre a farsi male in qualche modo, anche se ultimamente di fughe non ne ha tentate. Perché allora ti sei annullata con lui?». Yui sospirò inducendolo ad abbassare l’arco: «Perché credevo che conformandomi a come mi voleva, come mi volevano, Kioichi compreso, sarebbe stato meglio per tutti, ho soppresso me stessa è una cosa che in diversi modi e casi succede a tutti, anche a te, non ti sei forse soppresso per proteggere Zen?». Izana accennò ad un si riconoscendolo: «Quindi puoi assicurarmi che non succederà?» Yui negò allontanandosi: «Non c’è nulla di sicuro nella nostra esistenza Izana, dall’oggi al domani può tutto svanire, però posso dirti che ti resterò accanto». Il ragazzo ricaricò la freccia: «E se non dovesse funzionare?». Yui sorrise arresa nella speranza che non fosse così: «Ti resterò vicina comunque, come con Obi ti sarò alleata, indipendentemente da come le cose si evolveranno, quel che c’è tra noi non può essere soppresso, è complicità fuori dalle regole comuni e non svanirà neanche se decideremo di darci le spalle, esiste ed è innegabile». Izana sorrise fiero di quella ragazza lasciando andare la freccia in un centro perfetto: «Mi piace questo tuo modo di filosofare». Yui sorrise lasciando l’arco per stringerlo in un abbraccio seducente: «Perché non lo dici chiaramente senza celarlo, una volta sola?». Izana accennò una risata appoggiando la fronte alla sua osservando le perle cianite: «Mi piace il tuo modo di essere, Yui». La ragazza sospirò arresa alla frase inserita per evitarlo di nuovo di dirlo: «Andiamo, non mi sembri timido». Izana negò stingendola: «Nessuna timidezza, ma un semplice ‘mi piaci’ perderebbe di valore detto ad una con un animo poetico come il tuo, perciò sto cercando un modo per dirlo senza lasciare che sfiguri». Yui si sporse in avanti per ringraziarlo della premura con un bacio: «Andiamo al pontile, potremmo vedere qualche stella cadente stanotte». Izana si lasciò prendere per mano e portare fuori dalla villa. Restarono ad osservare le stelle fino a tardi per salire quando erano quasi tutti nel mondo dei sogni.

 
*

Il giorno successivo furono trattenute Margareth ed Eleanor per la questione del fidanzamento sciolto, presto sarebbe toccato alle due ragazze attuali confrontarsi con l’uomo dagli occhi di ghiaccio e la presenza pressante: «Yui, Séline saliamo prima». Salutarono il mare per salire all’ora di pranzo e passare il pomeriggio nella villa, era troppo calda la temperatura per restare a goderne il calore. Dopo le due ore passate per conto proprio, si riunirono tutti nel salone: «Se ballassimo?». Izana negò con un sospiro: «Preferirei entrare in una cella frigorifera a ballare». Séline li invitò ad alzarsi: «Allora, lasciate che vi faccia un regalo, Kioichi». Seguirono i due ragazzi in una seconda sala dove l’anno prima avevano ballato il primo valzer, libera dal mobilio ma adornata da un piano forte e dai divanetti sistemati per l’occasione e un tavolino dove stavano depositando da bere: «Più tardi ci porteranno uno spuntino, venite». Kioichi prese posto al piano mentre Séline schiariva la voce per deliziarli con uno splendido nuovo singolo: «È l’inedito del nuovo album?». Kioichi accennò ad un si in attesa della reazione: «Lo abbiamo appena composto al computer, che ve ne pare?». L’entusiasmo non si trattenne tranquillizzandoli per la presentazione al ritorno  da quell’ultima settimana rimasta: «Izana». Aveva già appreso la richiesta e stava prendendo il posto di Kioichi per accompagnare Yui nelle sue canzoni a cappella che emozionarono tutti i presenti Séline compresa: «Yui appena farai il tuo debutto vorrei duettare con te, hai una voce splendida, mi faresti l’onore?». La ragazza sorrise fiduciosa: «A patto che la canzone la scriva Kioichi». Séline le allungò la mano: «A fare fatto». Izana era rimasto a suonare di accompagnamento: «Era da Natale che non ti sentivo suonare».

 Zen seduto accanto a Shirayuki sorrise commosso: «E dire che non sopportava il piano forte». Kiki si sporse curiosa: «No?». Zen negò avvicinandosi: «No, odiava il maestro di pianoforte, quando è andato via esplodeva dalla felicità, ha chiuso tutti gli spartiti che conosceva con gli esercizi in un baule e si è dilettato a suonare solo raramente per non sprecare i sacrifici fatti». Rimasero ad ascoltarlo suonare una classica sinfonia: «Chi odia uno strumento non può suonarlo così melodiosamente». La voce femminile e concisa non li sorprese: «Non era lo strumento che odiavo, ma il maestro, ogni volta che sbagliavo o uscivo fuori tempo mi costringeva a riprendere l’intero brano dall’inizio e a solfeggiarlo mentre suonavo, non riuscivo a concentrarmi e sbagliavo, li avevo imparati ormai a memoria e riuscivo a suonarli ad occhi chiusi ma se non gli piaceva come lo facevo mi costringeva a ripeterlo sebbene potessi riprenderlo dalla pausa, era davvero soffocante, non sono mai stato così felice di vedere qualcuno lasciare la villa e non tornare più». Lorene sospirò guardandolo suonare accarezzando con dolcezza i tasti accompagnando di nuovo un canto di Séline: «Questa non l’ho mai sentita». Séline sorrise restando ad ascoltare la musica: «Perché il brano non è mio, come Principessa della Francia il mio unico impegno era con il flauto traverso, ma quando l’ho sentito suonare al piano mi sono ripromessa che quando ci saremmo di nuovo incontrati avrei saputo suonare anche io come lui». Izana sorrise nostalgico: «E io la sfidai a suonare una sinfonia di Beethoven, la più complessa per intenderci e che se ci fosse riuscita avremmo composto una canzone insieme, con mia sorpresa neanche due mesi dopo riusciva a destreggiarsi tra le note come una foglia smossa dal vento e fui costretto a comporre l’accompagnamento con lei e a sentirla cantare». Séline accennò una risata accarezzando i tasti non sfiorati: «Con le conoscenze che ho adesso potrei riadattarla per il nuovo cd, riscoprirla mi ha riempito di gioia». Lorene ignorò il clima nostalgico avvicinando Yui incantata: «Yui-san ti prego di seguirmi, vorrei parlarti».

Yui era totalmente persa nella melodia per prestarle ascolto, prese un respiro e senza neanche accorgersene stava cantando sull’improvvisata di Izana che accompagnò la voce a sua volta, quando fermò le dita la guardò sbalordito: «L’hai composta semplicemente ascoltando». Yui rilassò le spalle: «Le sensazioni non possono essere elaborate, sono vere se espresse all’istante, la melodia era così dolce e calda che non ho saputo resistere». Izana sorrise riprendendo a suonare trovando Zen seduto al suo fianco: «Era da tanto che non vi sentivo suonare». Il maggiore accennò ad un si: «Già è passato tanto dall’ultima volta che ci siamo seduti davanti ad un piano». Shirayuki si avvicinò sorpresa: «Avete suonato insieme?». Izana accennò ad un si invitando il fratello a suonare: «Sono stato io a insegnargli a suonare, appena il maestro voltava lo sguardo Zen riusciva a scappare e quando se ne accorgeva, era già uscito dalla villa o si era nascosto per non farsi scoprire a giocare, a leggere o ad allenarsi». Il minore sorrise irritato: «Parlava e basta, non ho quasi sfiorato nota durante le sue lezioni, erano una noia mortale». Kioichi riprese lo spartito del suo lavoro lasciandoli liberi di suonare: «E sei riuscito ad insegnargli a suonare?». Izana accennò una risata: «Solo perché da me non poteva scappare». Zen sospirò guardando il leggio vuoto: «Erano dure, ma suonare insieme mi piaceva, anche se vi divertivate a mettermi in difficoltà». Izana fermò i suoni guardandolo malignamente: «Ti senti pronto ad accettarla?». Zen sussultò ma arricciò le sopracciglia pronto a rispondere alla sfida, ripresero posizione nel silenzio del gruppo e Izana per primo diede l’attacco dopo un quattro sussurrato.

Il ritmo veloce e lieve allo stesso tempo li sorprese, Izana stava avanzando da solo Spring Waltz di Chopin, guardò Zen che prese a suonare su sua indicazione, portarono avanti insieme e a turno la sinfonia, commuovendo anche la madre in loro ascolto, alla tenerezza di quella che sembrava una scena dell’infanzia dei due fratelli seduti a suonare dopo tanto tempo. Di colpo Izana variò compositore con un sorriso beffardo che Zen ignorò seguendolo nella velocità e nell’intensità variando per primo, il sorriso del maggiore incantò anche la donna e quando entrambi smisero di suonare tutti si guardarono curiosi di quella esibizione, Izana corse a spiegare: «Quando gli insegnavo a suonare fremeva dalla voglia di uscire e così gli proposi una sfida, se riusciva a seguirmi al piano fino alla fine di quattro componimenti avrebbe avuto la libertà di andarsene, se non ci fosse riuscito sarebbe rimasto a seguire la lezione». Zen arricciò le sopracciglia tornando a suonare di intrattenimento: «Già, ma a metà del primo componimento scelto cambiavi con uno che appena conoscevo, riuscivi a cambiare brano e autore senza darmi il tempo di capire di chi fosse o in che punto avessi iniziato». Izana accennò una risata facendogli da supporto: «Lo facevamo ogni volta prima di iniziare la lezione, questo lo indusse a studiare da sé tutti gli accordi e i compositori, solo per cercare di vincermi». Yui spalancò gli occhi: «In pratica hai lasciato che trovasse in quella sfida l’interesse per studiare da solo». Izana accennò ad un si: «Era il mio modo di coinvolgerlo, in poco tempo l’idea di riuscire a fare qualcosa meglio di me e di stupirmi o di essere riconosciuto per le sue abilità divenne il mezzo migliore per tenerlo sotto controllo e indurlo a fare anche quello che non voleva, mi bastava metterlo sulla sfida per incastrarlo». Kioichi lo guardò misto tra delusione e ammirazione: «Un subdolo fratello maggiore». Izana negò per rispondere quando fu Zen a rubargli le parole: «Al contrario, un fratello che mi voleva alla sua altezza e che voleva sentirsi fiero di essere riuscito dove tutti gli altri fallivano, un fratello che oggi ammiro ancora di più». Izana sorrise felice di quella ammissione, Yui rilassò le spalle voltandosi verso Lorene in attesa: «Perdonate ero avvolta nella musica, volevate parlare se non erro».

La donna riemerse dalla sinfonia accennando ad un sì e indicandole la via da percorrere, alla chiusura della porta Zen guardò il maggiore rilassato: «Non vi preoccupa il loro confronto solitario?». Izana spense il sorriso rallentando i suoni: «Certo che mi preoccupa, ma lascerò fare a Yui, è brava ad affrontare le persone, sai che chiamerà anche Shirayuki, vero?». Il gruppo si era allontanato per lasciarli suonare e parlare per quanto potessero in modo privato: «Cosa le chiederà?». Izana negò riprendendo i classici compositori: «A Shirayuki probabilmente quello che avrei chiesto io, a Yui temo che cercherà di metterla con le spalle al muro».

Yui avanzò nella sala trovando l’uomo seduto a leggere qualcosa, Lorene rimase ferma al suo fianco in attesa di attenzione: «Lorene, lasciaci soli».  Rimase sorpresa della richiesta, aveva voluto costante la sua presenza con gli altri quattro, senza dir nulla chinò il capo uscendo dalla porta lasciando l’uomo a scrutare la ragazza immobile al centro della stanza: «Hai avuto il coraggio di mirare contro il Marchese della Spagna». Yui sorrise al ricordo di quella battaglia vinta: «Stava minacciando la mia vita e miei amici». L’uomo si alzò avvicinandola lentamente per cercare di indurla al disagio girandole intorno come se la stesse scrutando nei minimi dettagli: «Ad oggi saresti potuta diventare un’ottima risorsa per il paese». Il fascicolo aperto sulla scrivania la indusse a pensare che aveva preso informazioni su di lei e che stava alludendo a quella preparazione militare che ormai non più malediva: «Ho preferito la libertà all’annullamento delle mie emozioni». Claus si fermò sorridendo come se le avesse appena fatto ammettere una colpa: «Questo è un mondo che non concede la libertà». Yui negò irrigidendo le spalle per sostenere la sfida che sarebbe presto arrivata: «La libertà non è preclusa a nessuno, è avere il coraggio di crearla la difficoltà». L’uomo si fermò davanti a lei ad osservarla, Yui alzò lo sguardo senza tirarsi indietro davanti ai due cristalli che brillavano, li fissò per un tempo indefinito prima di avvertire i polmoni dell’uomo gonfiarsi per tornare a parlarle: «Non hai intenzione di distogliere lo sguardo?». Negò appena senza allontanare gli occhi dai suoi: «Non davanti ad una persona che mi sta giudicando basandosi su dei fogli scritti senza conoscermi davvero, tanto meno senza neanche presentarsi». La risposta sembrò sorprenderlo: «Non sai chi io sia?». Yui sorrise, aveva vinto il primo round con quella risposta: «Date per scontato che lo sappia, Claus-sama?». Tornarono a fissarsi e poi quella che era nata come una sfida sfumò nella curiosità: «Non sei adatta per affiancare mio figlio». Yui sorrise divertita mentre osservava le sue spalle allontanarsi da lei per concludere la conversazione: «Queste sono le stesse parole che suo figlio mi ha rivolto quando ho presentato la domanda per il Consiglio Studentesco, vi risponderò come risposi a lui, nessuno nasce adatto a fare quello che fa, lo diventa con il tempo, come lei nessuno nasce pronto ad affrontare quello che gli si porrà davanti si prepara nel tempo, suo figlio ha accettato la sfida e l’ha persa quando l’intera scuola mi ha riconosciuta più adatta di chi c’era prima di me, c’è altro che vuole sapere?». L’uomo accennò un sorriso incuriosito a quella ragazza che sembrava un soldato pronto ad uscire le armi per difendere il suo territorio: «Izana è stato educato da noi personalmente, vorrei sapere cosa mai può aver visto in te per indurlo a mettere in discussione gli insegnamenti ricevuti».

Yui rifiutò di allontanarsi quando fece cenno che poteva andare: «Se stesso». La risposta lo portò a tornare a guardarla in attesa della spiegazione: «Quel che vede in me, è la possibilità di essere libero di essere se tesso». Claus lasciò i fogli prestandole attenzione: «Gli altri nobili mi hanno risposto dicendo che erano qui per saldare la loro amicizia, con della gente comune, tu sembri essere l’anello di congiunzione che lo ha permesso, loro come li hai convinti?». Yui sospirò rilassando le spalle avanzando fino ad un passo dalla scrivania: «Il motivo per cui sono qui va ben oltre l’amicizia, non ne sono forse totalmente consapevoli, ma quel che cercano tutti è un luogo a cui appartenere, un posto che non sia dato dal titolo o dal prestigio, qualcosa che li riconosca come parte di una vita che non li vede solo come un lord o una lady in più nella scala gerarchica del mondo, ma come parte di qualcosa, un posto a cui possono dire di appartenere perché lo hanno scelto e lo hanno creato, hanno trovato persone comuni che non hanno paura di rimproverarli, di sfidarli, di consolarli, di essergli complici anche contro la loro stessa famiglia, per questo sono tutti qui. Quelli che chiamano amici non sono altro che un luogo in cui non devono temere il giudizio della società e dove possono liberarsi delle maschere create dell’educazione nobiliare e lasciarsi andare, un luogo che li riconosce come parte di un’esistenza al di fuori del loro titolo, Signore». Chinò il capo senza aggiungere altro accogliendo l’invito dell’uomo ad uscire. Chiuse la porta prendendo un respiro alla battaglia affrontata, sorrise esausta correndo a cercare gli altri ancora intenti a suonare e a parlare: «Com’è andata?». Alzò le spalle alla preoccupazione di Margareth: «Come doveva andare lo sapremo solo in futuro, è ancora presto che ne dite di un giro in città?».

 
*

 A mattino si ritrovarono seduti a colazione senza i due adulti, solo quando si riunirono davanti all’entrata per uscire si accorsero delle valigie: «Ripartite?». Claus accennò ad un si guardando i due figli sorpresi di vederlo andare via: «Ero tornato per scopi lavorativi, in Europa necessitano della nostra presenza». Lorene scese le scale con un grande sorriso: «Saremo di ritorno alla fine dell’estate per un breve periodo, è stata una gioia rivedervi». Accarezzò con tenerezza le guancie dei due ragazzi affiancando il marito pronto ad andare: «Quando sarà tempo riprenderemo il discorso con calma». Yui avanzò prendendo la mano di Izana contemporaneamente a Shirayuki che strinse quella di Zen, gli sguardi affilati riuscirono a strappare un sorriso all’uomo, il quale riprese il cammino senza aggiungere altro, Lorene accennò una risata avvicinando Yui: «Non so di cosa abbiate discusso ma le tue parole sembrano avergli causato molti dubbi, è rimasto sveglio l’intera nottata brontolando». Yui sorrise rilassata avanzando di un passo: «Alla prossima, Lorene-sama». La donna le strinse la mano fiduciosa: «Vi affido i miei tesori in attesa del nostro prossimo incontro». Lasciò la mano richiamata dall’uomo a partire, salutò con un cenno tutti gli altri uscendo dalla porta: «Significa che…». Shirayuki aprì il viso in un grande sorriso: «Che restiamo!». Strinse Zen tremante, Izana era rimasto perplesso a guardare la porta, strinse la mano di Yui lasciando andare un respiro: «Per ora sembra sia andata bene, per curiosità posso sapere di cosa avete parlato?». Yui gli diede le spalle: «Solo se mi fai preparare una torta al gelato tutta per me». Izana arricciò le sopraciglia guardandola male mentre correva fuori: «Yui!». Kioichi scoppiò a ridere stringendo Séline: «Questo posto mi piace». Séline si lasciò stringere osservando le risate e i sorrisi che li circondavano: «Piace tanto anche a me, l’anno scorso avete organizzato una festa per concludere in bellezza vero?». Kioichi accennò ad un si prendendo la borsa frigo per scendere in spiaggia: «Quest’anno abbiamo anche le casse, possiamo organizzare qualcosa di più».

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Capitolo 43
*** Cambiamenti Inevitabili ***


Non si erano risparmiati a terminare nel migliore dei modi, Izana aveva sorpreso Kioichi riuscendo a gestire insieme il barbecue, Margareth non si era allontanata dal microfono condiviso con la famosa cantate ormai sua profonda amica, Eleanor e Shirayuki parlavano da tutta la serata di vari argomenti entusiaste di trovarsi concordi e discordi,  Kiki, Yui e Mitsuide erano andati a comprare i fuochi d’artificio per l’ultima domenica, ed Obi guardava dall’alto il mare: «Una bella vista?». Obi sussultò alla presenza ma sorrise appena abbassando lo sguardo sul gruppo nel giardino: «Vasta». Zen si avvicinò porgendogli un bicchiere di succo all’anguria, un’invenzione di Kioichi che all’ultimo li aveva incantati: «Obi, dobbiamo parlare». Strinse il bicchiere fermando quella conversazione: «Lo so». Zen sussultò sorpreso, il ragazzo sorrise alzando lo sguardo al cielo privo della luna, immenso e in attesa di attenzioni: «Ho sentito quella volta, non vi do torto, è naturale che vogliate sapere di più sul mio conto e su quanto io possa essere affidabile, l’estate è quasi finita ma non voglio affrontare questa conversazione adesso, tutti si stanno divertendo e voglio che questo resti un ricordo memorabile, comunque vada». Zen sorrise appena illuminando lo sguardo al passare di una stella cadente, il maggiordomo accolse i tre ragazzi appena rientrati e decise di assecondarlo: «Allora scendi a festeggiare con noi». Chiuse la porta lasciandolo da solo correndo a visionare quali divertimenti avevano scelto. Niente era avanzato, nessun pezzo di carne bruciata o nessuna verdura troppo cruda, Kioichi si era congratulato con Izana per essere riuscito ad aiutarlo e lui era riuscito a fermare la maratona di canzoni delle due ragazze, avevano lasciato che la musica li accompagnasse quando spegnendo le luci rimasero ad osservare il cielo gustando il gelato.
 
*

Anche l’ultimo giorno non si erano risparmiati il mare e la piscina e finalmente l’ultima sera stava battendo d’ansia nel petto di tutti, per paura ed emozione. Paura che non ci sarebbe stata un’altra estate come quella ed emozione perché era stata la prima ad avergli fatto vivere una delle esperienze più belle di una vita da adolescenti. Come l’anno precedente l’onore di accendere la grande cassa di fuochi fu lasciato tutto ad Izana, era grazie a lui se erano li. Rimase ad osservare i colori e si tenne lontano dalle rincorse dei più giovani, quelle risate non erano mai state così cariche di vita, al punto che si erano addormentati in spiaggia dopo aver esaurito le energie. L’aereo di ritorno li avrebbe già separati, ma erano tutti carichi di gratitudine, nostalgia ma soprattutto speranza.
 
*

Le lezioni stavano per ricominciare e avevano preferito separare Zen e Yui, a pochi mesi da quel primo giorno Izana e Kioichi si sarebbero diplomati lasciando a loro la scuola: «La cosa mi fa sentire un po’ triste, mi annoierò senza poterti far irritare». Izana sospirò sfogliando il libro: «Come se una come te possa annoiarsi». Yui sospirò scendendo dal banco, ormai non era più necessario nascondere la loro relazione e la classe che li circondava non si era stupita più di tanto, era fin troppo visibile come erano a loro agio insieme: «Quando andrai via, ci sarà bisogno di un altro membro, e poi arriveranno le nuove matricole, e per l’università come va?». Izana non fece caso alla raffica di informazioni: «I corsi inizieranno domani e sono nella città vicina». Yui si strinse nelle spalle: «Ti trasferirai quando entrerai all’università?». Izana accennò tranquillamente ad un si: «Ma solo per seguire i corsi che mi interessano, gli altri posso seguirli online e ho da fare anche come membro dei Wistaria, il fine settimana lo passerò comunque qui, perché tutta questa preoccupazione?». Yui sospirò alzando le spalle e uscendo dalla stanza: «Perché non ci sono abituata». Chiuse la porta tornando nella sua classe, Izana rimase a guardare la porta con sospetto: «Ho sentito che non è più in classe con Zen». Izana irrigidì le spalle alla risposta alla domanda che si stava mentalmente ponendo: «Yui è estroversa, farà subito amicizia». Kioichi prese posto al suo fianco portandolo fuori rotta dagli studi: «Non credo sarà così semplice per i compagni starle dietro, le cose cambieranno quasi tutte insieme». Izana chiuse il libro ormai arreso: «Se la caverà, dovrà solo trovare il giusto equilibrio, poi sarà tutta in discesa, è fatta così, no?». Kioichi sorrise alla fiducia riposta nella ragazza. Yui guardava fuori dalla finestra perplessa, diede un’occhiata alla classe di visi nuovi per la maggior parte sospirando: «Meglio se non ci sono troppi problemi».
 
*

 Izana era impegnato a illustrare cosa fare a Kiharu, aveva preso seriamente il suo lavoro, si sentiva onorata di essere stata scelta come erede del Consiglio e cercava di seguire il re con molta attenzione: «Yui, mi sembri assente oggi, qualcosa non va?». Shuka non aveva del tutto torto era silenziosa e pensierosa: «Si libererà presto un posto nel Consiglio, le richieste sono piovute dal cielo, però credo che l’ideale sarebbe assegnare il posto ad una matricola, abbiamo già visionato tutti i migliori candidati lo scorso anno e credo che sia la scelta migliore». Itoya prese posto curioso: «Non ti convincono i selezionati?». Yui negò allontanando quell’idea: «No, non è che non mi convincano, però penso che un membro del primo anno possa portare una nuova visuale alla nostra». Izana la squadrò perplesso: «Spiegati». Yui accennò ad un si preparando la cartella per andare via: «Puoi capire meglio di tutti i presenti, iniziare un nuovo corso di studi spesso è visto come l’inizio di una nuova vita, un nuovo modo di affrontarla, se entrassi per la prima volta in un luogo che non conosci e cercassi di prendere una posizione, non lo vedresti in modo più obiettivo rispetto a chi si è già adattato da qualche anno?». Izana sussultò sorpreso della riflessione: «Effettivamente, con le matricole non sono sorti molti problemi, ma si sono verificati poi negli anni seguenti, pensi che facendo un po’ più di attenzione ai nuovi arrivati si possano evitare problemi negli anni futuri?». Yui accennò ad un si sistemando i capelli: «Non solo, come Consiglio Studentesco è nostro dovere assicurarci che si adattino bene alla scuola, se fai un giro delle classi ti accorgi che ci sono persone che sono state isolate e che non sono riuscite ad inserirsi nel gruppo, quando perdi le prime occasioni diventa difficile a lungo andare e poi finiscono spesso per essere vittime di qualche malefatta di qualche gruppo che si è ambientato fin troppo bene, con il testimone passato al trono credo che dovremmo dargli più importanza, infondo se non abbiamo avuto problemi negli anni precedenti è stato perché c’eri tu a fare scena». Izana osservò l’orologio prendendo la borsa: «Un’idea non male, a domani». Kiharu accennò ad un si salutandoli: «A domani».

Lasciarono insieme la scuola trovando Zen e Obi ad aspettarli al cancello: «Un’altra fasciatura?». Zen sussultò, aveva cercato di nasconderla all’occhio attento del fratello inutilmente: «Non so dire se tu sia fortunato che siano sempre piccole cose o sei troppo sfortunato per poterle evitare». Zen deviò lo sguardo stringendo il braccio: «Forse sono io che cerco di fare cose che non dovrei, Yui oggi sei spenta che ti succede?». Yui rialzò il viso sorridendo di tristezza: «Nulla di importante, sono solo un po’ dispiaciuta di come è iniziato l’anno, a proposito di questo». Sembrò riprendere vitalità dopo la confessione sul suo entusiasmo spento: «Izana, lo sai che io e Zen siamo nati a pochi giorni di distanza, non è fantastico!» Izana alzò un sopracciglio: «Fantastico? Per quale motivo?». Yui esultò stringendo Zen per il braccio: «Potremo festeggiare due volte in una settimana, cosa farai Zen?». Il ragazzo accennò una risata liberandosi: «Nulla di speciale, non l’ho mai festeggiato con tanta enfasi Yui, penso che una serata in pizzeria o al bowling andrà più che bene, tu stai progettando in grande?». Yui accennò ad un si: «Adoro quel giorno, e voglio festeggiarlo prima in quel caffè d’epoca, e poi al karaoke, questa volta sono più eccitata del solito perché lo passerò con delle persone importanti e non devo fingere di essere quella che non sono». Obi si voltò a guardarla: «Perché è così importante? Infondo è solo un giorno come un altro, non ha nulla di speciale». Yui si fermò al commento del ragazzo forse più incupito di lei: «Ti sbagli Obi, è il giorno più speciale che esista, è il giorno in cui sei nato, il giorno in cui il mondo ti ha accolto e ti ha dato la possibilità di cambiarlo, è un giorno unico, ti appartiene e hai la piena libertà di urlare ‘questo è il mio giorno, posso decidere di fare tutto quel che voglio, perché in questo giorno sono nata’, quindi credo che gli si debba dare un valore e considerarlo come un traguardo e l’inizio di una nuova corsa». Izana sorrise commosso tornando all’anno precedente, quando nella sua semplicità quel giorno era tornato a splendere: «Andiamo o perderemo il treno». Obi era rimasto tra i tre il più stupito, la stava osservando con estrema curiosità, per un attimo l’aveva avvolta un alone luminoso carico di forza e di affetto. Yui li salutò scendendo per prima: «Ti ha sorpreso?». Sussultò all’accorgimento di Zen: «Un po’». Il ragazzo prese posto al suo fianco: «Certe volte riesce a stupire anche me, ogni sua parola ha un peso e le sceglie con molta cura anche se spesso non se ne rende conto».

 
*

Il giorno successivo Yui si stiracchiò dopo le lezioni pronta alla pausa pranzo: «Di un po’, quando il re non ci sarà più di chi sarai la guardia?». Yui si voltò ad osservare il ragazzo che stava cercando di sfidarla, sorrise divertita, addolcì lo sguardo cambiando la modulazione della voce: «Forse la tua, Gregory». Il viso maschile arrossì di colpo trattenendo il respiro: «Con lei entri in un campo minato». Il commento sorprese anche diretta interessata: «Oh…questa è una sorpresa…». Rimase a guardarlo seduta sul banco ad occhi spalancati: «Izana-sama non era mia intenzione…». Avanzò indicando la ragazza: «Sfidala e ti attaccherà per prima, ignorala e ti irriterà fino allo sfinimento, trattala bene e troverai un alleato in cambio, è fatta così, ad ogni modo non hai ancora alcun rispetto per il regolamento?». Yui sussultò deviando lo sguardo: «Esiste un regolamento?». Izana la fulminò con lo sguardo: «Non legare la divisa in vita, il Preside ci tiene alla loro cura, per il resto cerca solo di non darti troppe libertà». Yui sorrise arresa scendendo dal banco e slegando la giacca appoggiandola sulla sedia: «Se per il Preside è importante la tratterò con cura, allora, cosa porta il principe nella nostra classe?». Izana incrociò le braccia facendole cenno di uscire: «Sono venuto a prenderti per assicurarmi che non saltassi la riunione con il Consiglio, come lo scorso anno, sui ruoli». Yui indietreggiò messa all’angolo, si guardò intorno ma tra i presenti non trovò nessuno su cui fare affidamento e alla fine si arrese a seguire Izana. Quella consapevolezza le aveva acceso un dolore nel petto, non prestò attenzione alla riunione e si rifiutò di schiodarsi dalla sedia di segretario, lasciando ad Itoya il vice presidente, a Shuka il secondo segretario. Guardarono le due scrivanie vuote, mancavano un tesoriere e un referente all’interno del Comitato Feste che lavorasse con loro, l’ultimo aveva lasciato vuota la carica e Yui lo aveva coperto con la sua voglia di fare ma era stato minimizzato anche grazie all’impegno di Izana, Kiharu non sarebbe riuscita così presto a fare altrettanto: «Quindi dobbiamo reclutare altre due persone, Yui vorresti occupartene tu?». La ragazza sussultò sorpresa indicandosi: «Io?». Kiharu accennò ad un si allungandole dei fogli: «Sei brava a giudicare le persone, penso che tu possa molto più di noi, ti va?». Yui sospirò pensando alla sua capacità di osservazione: «Ci proverò».
 
*

Ci aveva riflettuto parecchio ma alla fine chiese di mantenere sospesa la richiesta per riempire i due vuoti fino all’arrivo dei nuovi studenti. Si dedicò a cercare un approccio nella sua classe che andasse oltre la relazione con Izana e Zen: «Ehi, piccolo otaku, di nuovo in classe insieme!» Alzò lo sguardo incuriosita dal gruppo di ragazzi che ne circondava un’altro con i capelli biondo acceso lunghi ma legati in una coda: «Lasciami in pace, Arutaka!». Si allontanò urlando al ragazzo divertito: «Otaku?». Arutaka tornò indietro a sedersi al suo posto, davanti a lei: «Uno fissato con anime, manga e video giochi, un asociale, signor drago». Yui lo guardò perplessa: «Il mercato di affari che li circonda è grande abbastanza per creare dei veri e propri eventi». Arutaka la indicò ridendo: «Infatti, ci sono ragazzi che si vestono da ragazza e vice versa, che sfigati, più tosto, perché la principessa del re non è a capo del Consiglio?». Yui alzò le spalle insofferente alla provocazione: «Non riuscirei mai a fare tutto quello che faceva Izana, tanto meno a restare seduta a scrivere rapporti per il Preside, preferisco restare in movimento e occuparmi di quello che c’è di divertente in una scuola, i problemi, e fossi in te farei un po’ più di attenzione alle parole e alle accuse». Arutaka accennò una risata, la stava prendendo in simpatia: «Ho sentito che aiuti anche la polizia, è vero?». Yui accennò tranquillamente ad un si trovandosi improvvisamente accerchiata dalla curiosità: «Mio padre è un capitano e si sposta spesso, ogni tanto gli faccio da consulente, ma nulla di così emozionate come state immaginando». La curiosità dei ragazzi fu sostituita da quella delle ragazze sulla situazione sentimentale con Izana, ma a quelle domande Yui cercava di essere evasiva accontentandole il necessario per vederle brillare e sognare. Tornò a casa con Kioichi più esausta del solito: «È dura?». Yui alzò le spalle cercando di non farlo preoccupare: «Un po’, ma siamo solo all’inizio, tu invece sei pronto?». Kioichi accennò ad un si pensando al corso che avrebbe seguito per specializzarsi in economia domestica iniziando subito a prepararle la cena.
 
*

Dopo aver salutato la ragazza, rimase perso nei pensieri senza far caso ad Obi seduto a guardare la gente, avevano rimandato ancora quella conversazione, forse da una parte non voleva essere il primo ad aprirla ma dall’altra non voleva che fosse Izana a prendere una decisione. Chiuse la porta della villa stendendosi sul letto con un sospiro stanco: «Rinunci?». Zen si sollevò sorpreso alla domanda osservando il maggiore pronto ad uscire e sorrise slacciando la cravatta della divisa: «Affatto, siete tornato prima?». Izana negò avanzando e porgendogli una scatola decorata: «Hanno interrotto il corso per altri motivi, sbrigati o faremo tardi». Zen rimase ad osservare lo scatolo perplesso, sollevò il coperchio accennando una risata: «Non sapevo cosa aspettarmi ma questo…è troppo divertente anche per voi…». Izana sorrise alla fila di bende che oltre lo scherzo Zen aveva apprezzato: «Guarda meglio». Uscì dalla stanza per lasciarlo rovistare e quando lo sentì urlare entusiasta sorrise: «I biglietti erano esauriti da mesi!». Izana sorrise divertito prendendo il cappotto davanti alla porta: «Ho chiesto ad una persona un favore». Zen non riuscì a trattenere il sorriso correndo in camera a prepararsi per la serata iniziata bene, chiuse lo sportello della macchina cercando di non mostrarsi più felice di quanto dovesse: «Va davvero bene?». Izana deviò lo sguardo preoccupato: «Assicurati che vada bene, ma ci andrai con il nostro autista a farti da scorta». Zen sorrise divertito senza opporsi, scesero davanti al bowling, gli altri erano già in pista ad aspettare e a scaldarsi. Quasi come se la fortuna lo avesse abbracciato vinse anche la partita, così stanco e divertito si appisolò durante il ritorno in macchina: «È stato divertente». Izana spostò lo sguardo su Obi assente: «Conoscendo quel che sai fare sono sorpreso che il bowling non si tra queste cose». Obi deviò lo sguardo irrigidendo le spalle: «Non sono abituato a questo genere di cose, ma non mi è dispiaciuto, il capo era molto felice». Izana deviò lo sguardo lasciando passare anche quella serata.
 
*

Yui era la prossima in lista, trasmise entusiasmo anche a scuola senza negare uno sguardo a quella classe che all’apparenza sembrava tranquilla ma che temeva nascondere qualcosa, la maggior parte di loro erano già stati in classe insieme, lei forse era una dei pochi estranei. Erano fin troppo chiari i gruppi già formati, ogni tanto qualcuno la guardava e sussurrava, ma quando era in movimento le sorridevano come fosse nulla. Al suono della campanella balzò in piedi raccogliendo tutto e correndo verso l’uscita, aveva chiesto di essere sollevata da suoi impegni quel pomeriggio per festeggiare in un’altra epoca, sapeva che Izana poteva raggiungerli in serata, cercò di mantenersi felice senza farsi prendere dalla sua assenza alla torta servita. Lasciarono il caffè a ridosso della sera dirigendosi verso il karaoke: «Eh?». Si fermarono alla domanda appena accennata, Yui stava parlando al telefono: «Ho fatto tardi ed ho perso il treno, dovrò aspettare il prossimo, l’autista ci metterebbe lo stesso tempo ad arrivare, Yui mi dispiace». Sospirò cercando di non abbattersi: «Non importa, non è colpa tua». Izana si strinse nelle spalle, dalla voce traspariva profonda la delusione e la tristezza: «Divertitevi al karaoke». Chiusero la chiamata: «Tutto bene?». Yui sospirò negando: «Ha perso il treno e non riuscirà a raggiungerci in serata». Nonostante lo sforzo notarono tutti la tristezza che gli occhi cianite esponevano per l’assenza di una persona importante. Kioichi sospirò sulla via del ritorno, non sapeva come consolarla, ma aveva lo strano presentimento che non sarebbe finita lì e per tirarla su decise di lasciare che si rilassasse per prima con un bel bagno caldo. Un bagno in cui confuse le lacrime che sfuggivano al controllo, ogni volta che lanciava l’acqua contro il viso per cancellarne il percorso si ripeteva che non era colpa di Izana ma riconosceva  che quella mancanza era stata forte da sopportare. Sedette sul divano a guardare la tv, mentre Kioichi occupava il bagno, neanche la tv le dava pace, alla fine smise di girare a caso ma prima di spegnerla il cellulare squillò trovando la sua attenzione: «Yui, esci». Sussultò sorpresa dall’ordine: «Mi sono appena fatta il bagno, sono…aspetta…non sarai qui fuori?». Si sporse a guardare dopo la risata accennata trovandolo davanti al cancello in attesa: «Dammi solo un secondo». Corse di sopra a cambiarsi per non uscire in pigiama, raggiungendolo sorpresa fuori dalla casa: «Non c’era bisogno di…». Sussultò al piccolo mazzo di fiori tra le mani, Izana deviò lo sguardo accarezzando i capelli legati: «È vero, però…ci tenevo».

Yui si strinse nelle spalle prendendo tra le mani i fiori, sporgendosi a stringerlo in un abbraccio tremante: «Non è stato lo stesso senza di te, Izana». Il ragazzo sorrise accarezzandole i capelli, le sollevò il viso per regalarle un bacio di profondo affetto, lasciando andare il pendente dopo averlo agganciato. Yui abbassò lo sguardo cercando di osservarlo ma sfiorandolo solo con le mani: «È una varietà di quarzo chiamata occhio di tigre, ho pensato che ti si addicesse». Yui lo strinse ringraziandolo con un grande e carico sorriso: «Una bella scelta». Le asciugò le lacrime stringendola in un abbraccio, salutando con un cenno Kioichi fiero del gesto che li osservava dalla finestra: «A domani». Yui accennò ad un si sfiorandogli di nuovo le labbra: «Buona notte». Chiuse la porta accarezzando i fiori, avvampò di colpo al sorriso di Kioichi: «Mi servirebbe un vaso». Il maggiore lo aveva prontamente preparato senza dir nulla felice che avesse recuperato la serata nel migliore dei modi. Yui osservò allo specchio il delicato pendente che trasmetteva forza, si stese sul letto ad accarezzarlo guardando i fiori nel vaso, felice del regalo si addormentò stringendo il pendente come se stesse accarezzando Izana.
 
 

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Capitolo 44
*** Nefasto Presagio ***


Sostenere le lezioni mattutine e seguire quelle universitarie preparatorie pomeridiane era più impegnativo di come l’aveva immaginato, in una città lontana da quella dove viveva, ma che non aveva problemi nel ritorno con l’autista o con il treno. Tutto quel tempo dedicato al suo futuro stava togliendo il tempo da dedicare al presente, l’assenza alle serate con gli amici, veder gestire il consiglio a Kiharu tenendosi fuori dalle questioni che ormai non lo riguardavano più e Obi ancora un punto aperto, stava di nuovo cambiando la sua prospettiva. Sospirò avviandosi verso la stazione: «Izana-sama?». La voce sconosciuta lo fermò, si voltò a guardare l’uomo dall’aspetto coperto dagli occhiali da sole, la testa rasata e un completo nero da guardia del corpo: «Chi vuole saperlo?». L’uomo vestito di scuro fece segno alla macchina parcheggiata dalla parte opposta della strada, una macchina scura che nascondeva il richiedente, Izana non diede segno di fuga cercando prima di capire chi fosse la minaccia, l’uomo aprì uno sportello invitandolo ad entrare: «Devo chiedere il suo cellulare». Più che una richiesta quella sembrò una minaccia: «Sono atteso e sono costretto a rifiutare l’invito». La voce all’interno dell’auto era calma e sicura: «Comprendo, ma forse vorrebbe prima scambiare due parole con la nostra ospite». Il femminile lo mise in agitazione, l’uomo che gli aveva aperto lo sportello avanzò verso il retro della macchina, aprì il porta bagagli e il fiato gli mancò, i capelli rossi erano scompigliati, le labbra bloccate e i polsi legati, collegò quasi istantaneamente: «Zen». Sussurrò appena, Shirayuki accennò ad un si deviando lo sguardo come se si stesse scusando per l’accaduto: «Il cellulare». Izana sospirò lasciando all’uomo il suo cellulare, prontamente spento, entrando poi nell’auto: «Lasciate libera». L’uomo di media statura, in carne quanto bastava e con un luccichio sinistro negli occhi fumé prese un sigaro aprendo appena il finestrino: «Quando saremo arrivati». Izana si strinse nelle spalle voltando lo sguardo verso l’esterno sorpreso di vedere solo il suo riflesso, non avrebbe potuto sapere dove stavano andando, si appoggiò allo schienale, non poteva fare altro che aspettare e sperare che Zen stesse bene.

Yui guardava l’esterno preoccupata, il ritorno dei due genitori aveva alzato la tensione tra le due coppie, Claus aveva deciso di affrontare la questione invitando i quattro ragazzi ad una cena di accordi: «Sarebbe già dovuto tornare, il tramonto è ormai passato, anche Zen è in ritardo». Lorene era in ansia quanto lei al contrario di Claus tranquillamente seduto, guardava attentamente tutti i presenti, squadrando malamente Obi che parlava con Mitsuide e Kiki, stavano tutti aspettando Zen e Shirayuki non ché Izana di rientro dalle lezioni per iniziare a contrattare. Passarono ore da quando il sole svanì all’orizzonte e qualcosa batteva di preoccupazione nel petto di Yui: «Lady». Sussultò al richiamo: «Obi, ho una brutta sensazione a riguardo, Izana non mi risponde, Zen non mi risponde, Shirayuki non risponde, vorrei non dover sempre pensare male, ma ormai è sera». Il cellulare squillò riaccendendole la speranza: «Izana?». Chiese prontamente ma la voce maschile sconosciuta confermò la sua teoria: «Voglio parlare con il Lord». Yui si strinse nelle spalle chiedendo allo sconosciuto un secondo, porse il cellulare all’uomo ormai stanco di aspettare: «Per lei». Si sorprese di vederle negli occhi una sicurezza, accostò all’orecchio il cellulare attivando il vivavoce, così che anche i presenti potessero ascoltare: «Sono Claus Wistaria, con chi parlo?». La voce maschile senza nome non rispose alla domanda: «I due ragazzi saranno miei ospiti per un po’, se qualcuno proverà a cercarli non garantirò più la loro sicurezza». Chiuse la chiamata senza aggiungere altro o lasciarlo parlare: «Non sarà che…». Yui sospirò alla preoccupazione di Mitsuide: «Temo che sia proprio così, Kiki quando ti sei separata da Shirayuki?». La ragazza sussultò  pensandoci: «Dopo il club, ha detto che aveva un appuntamento con Zen prima di venire a cena, l’ho lasciata alla stazione, un paio d’ore prima di presentarmi». Mitsuide deviò lo sguardo: «I tempi coincidono, Zen aveva ordinato un vestito adatto all’occasione, una volta cambiati ci avrebbero raggiunto, anche io l’ho lasciato alla stazione poche ore prima di venire qui, ma Izana-sama…». Yui si strinse nelle spalle: «È un effetto domino».

Lorene la guardò preoccupata riprendere il cellulare per comporre un altro numero: «Effetto domino?». Yui accennò ad un si guardando Obi in attesa dei suoi ordini: «Effetto domino, usare la pedina più esposta per far cadere tutta la struttura, tra noi Shirayuki è l’unica che non conosce tecniche di autodifesa, con lei come ostaggio Zen non ha potuto fare altro che arrendersi, la presenza di Shirayuki ha messo in allarme anche Izana che a sua volta ha dovuto cedere, se fossero stati solo loro due avrebbero prontamente reagito. Papà sei a casa?». L’uomo rispose sorpreso: «Si, sono appena tornato, tu non sei alla residenza dei Wistaria?». Yui accennò ad un si abbassando lo sguardo: «Sembra che ci sia un problema, posso contare solo su di te». Sospirò chiudendo la chiamata dopo essersi allontanata da tutti gli altri: «È tardi, domani abbiamo scuola, andiamo». Claus si alzò irritato ordinando con un gesto di bloccare le uscite: «Nessuno di voi andrà da nessuna parte in questa situazione». Yui alzò un sopracciglio sorpresa: «Intende non farci neanche andare a scuola?». Avanzò per fermare la sua strada e affrontarla di nuovo: «Una ragazza è sufficiente. Resterete qui sotto il mio controllo, le mie guardie si mobiliteranno all’istante». Yui gli sfilò il cellulare dalle mani: «Non l’ha chiamata per un riscatto, l’ha avvertita di non farli cercare, questo significa che non sono stati presi per quello che sono ma per qualcosa che possono fare, altrimenti avrebbe chiamato per organizzare uno scambio, lo ha fatto per avere una scusa, le ha detto che non potrà garantire per la loro incolumità se li farà cercare, la trappola è proprio qui, se lei inizierà a farli cercare avrà la scusa perfetta per liberarsi di loro dopo aver raggiunto il suo obiettivo, mio padre sta venendo qui ed ha già mobilitato le pattuglie per girare tra le strade in modo da non insospettire nessuno, e non è mettendo a ferro e fuoco la città che li troveremo e anche li trovassimo potrebbe essere troppo tardi per intervenire». Claus arricciò lo sguardo riprendendo il cellulare: «E chi sarebbe tuo padre?». Yui sospirò riconoscendo l’orgoglio e la testardaggine di Izana: «Non intendo affrontarla adesso, ha preso informazioni sa benissimo chi è». Claus le diede le spalle per informare le guardie del suo arrivo: «Dai forse per scontato che io lo sappia?».

Sussultò alla frase lanciata come avvertimento, Yui diede la resa negando: «È un capitano della polizia molto bravo nel suo lavoro,il suo nome è Noriaki, ha risolto casi importati tra cui quello del boss della droga in Spagna con il mio aiuto, arriverà presto a chiedere tutte le informazioni, a tenervi aggiornati sulla situazione, noi non abbiamo altro da fare qui». Claus chiuse la porta non aveva intenzione di lasciarli andare: «Non voglio ripetermi». Yui strinse i pugni cercando di non perdere la calma: «Una cosa simile è già successa all’interno della scuola, l’assenza di Izana ha messo in allarme tutta la scuola, se domani non si presentasse neanche Zen potrebbero pensare che l’assenza riguardi i due genitori appena tornati dall’Europa, ma se oltre a loro ci assentassimo anche io e Mitsuide e poi si venisse a sapere che anche Shirayuki e Kiki sono assenti sarebbe inevitabile pensare alla spiegazione e si ritroverebbe i giornalisti piazzati ai cancelli in meno di mezza giornata e per Zen e Izana le cose si complicherebbero». La porta si aprì attirando l’attenzione: «Meno destiamo sospetti più possibilità avremo di trovarli in buona salute». Yui sorrise rassicurata avvicinandosi al padre: «Kioichi?». Noriaki negò consegnandole qualcosa: «A lavoro, non sa ancora nulla». Yui sospirò allontanandosi: «Meglio che non lo sappia per ora, Obi vieni con me». Il ragazzo avanzò ma Claus lo bloccò con uno sguardo: «Perché un sicario professionista è ancora qui?». Obi si strinse nelle spalle al sussulto dei due ragazzi al suo fianco: «Sicario?». Deviò lo sguardo senza smentire quello che l’uomo sapeva: «La cosa potrebbe riguardarlo più di quanto non ci dica». Tutte le uscite bloccate fecero presumere che non lo avrebbe lasciato andare, Yui lo avvicinò chiedendo che non reagisse: «Ci sentiamo domani, Kiki, Mitsuide, andiamo, papà lascio a te la situazione, aggiornami».

Izana stava guardando male l’uomo che gli stava porgendo una benda nera: «Il bagagliaio non è molto arieggiato, e resteremo qui finché non la metterai». Izana sospirò lasciando la borsa scolastica, prese la benda legandola stretta sugli occhi: «Assicuratemi che verrà con noi». L’uomo scese dalla macchina lasciandolo a chi poteva vedere, la voce femminile che lo chiamava preoccupata lo rassicurò: «Izana-sama sono…». Izana la bloccò: «Zen era con te?». Shirayuki si strinse nelle spalle: «Ci dovevamo incontrare ma loro sono arrivati prima e Zen…». Avanzarono incitati da chi li aveva presi in ostaggio, fino all’interno di quello che sembrava un palazzo in decadenza, il tonfo attirò lo sguardo verso il fondo: «È ancora intero?». L’uomo sospirò scalciandolo indietro: «Ha tentato di scappare, ma è ancora tutto intero come volevi, capo». Izana si guardò intorno in cerca della via di fuga che aveva intravisto: «Aniue, Shirayuki stai bene?». La ragazza accennò ad un si con le lacrime agli occhi, Zen non si era lasciato bloccare e aveva cercato di reagire procurandosi ferite e lividi: «Controllatela». Afferrarono Shirayuki spingendola verso altri due uomini armati che la costrinsero a sedersi in un angolo, lontano da Zen a sua volta lontano da Izana: «Qual è il prezzo per tutto questo?». L’uomo caricò una pistola indicandogli il tavolo dove era appoggiato un computer: «Sei abile con le decodifiche tecnologiche, sei riuscito a modificare le impostazioni di quei cellulari, questo sarà un gioco allora». Lanciò una pennetta viola come il completo di marca che indossava: «La scuola…». L’uomo accennò ad un si accendendo un monitor con un telecomando mostrandogli un cellulare ad antenna: «Siamo entrati nella vostra scuola e abbiamo lasciato loro dei piccoli regali, sta a te evitare che vengano aperti, decripta quel file».

Izana era sconvolto non erano solo loro i bersagli, l’intera scuola era a rischio, prese posto guardando Zen arreso quanto lui, accese il portatile inserendo la pennetta curioso di cosa avrebbe dovuto fare, lo schermo si tinse di verde e spalancò gli occhi: «File secretati della sicurezza nazionale?!». Alzò lo sguardo senza parole per quello che gli stavano chiedendo di fare e che non centrava niente con i genitori o con la sua famiglia: «Comincia». Gli puntò contro la pistola, Izana irrigidì le spalle: «Prima devo avvertirti, sono bravo in queste cose ma non a livello di sicurezza nazionale, potrebbe volerci del tempo per riuscire a decriptarli anche per un esperto». L’uomo non si vide turbato: «Hai tutto il tempo che vuoi, ma assicurati di usarlo per decriptare, perché non so se lo stesso tempo sia concesso a tutti loro». Izana sospirò messo all’angolo: «Va bene». Osservò la schermata e poi la tastiera, non aveva scelta.

 
*

Yui aveva passato la notte in agonia, pensava e ripensava a cosa poteva fare per aiutare i tre ragazzi senza sapere nulla, strinse il pendente che Izana le aveva regalato, l’occhio di tigre, doveva fare qualcosa: «Obi mi senti?». Il ragazzo appoggiò la mano sulla ricetrasmittente a lungo raggio: «Forte e chiaro Lady». Yui legò i capelli per prepararsi ad uscire: «Potrebbe metterti in una scomoda situazione, ma devi diventare il mio corpo la fuori, non so cosa vogliano da quei due ma una volta ottenuto non avranno scampo, devi trovarli». Obi si strinse nelle spalle alle guardie che lo guardavano: «Non importa se la situazione sarà scomoda, li troverò, con questa ci terremo aggiornati?». Yui accennò ad un si guardandola invisibile allo specchio: «Si, userò il codice morse quando non potrò risponderti direttamente e farai anche tu lo stesso, le pattuglie stanno ancora girando non farti prendere, va nella città vicina e chiedi se qualcuno ha notato qualcosa di strano, Izana finisce verso il presto di solito, ieri si è trattenuto oltre per fare delle ricerche, non passa inosservato e fammi sapere cosa scopri». Obi chiuse il contatto svanendo dalla visuale delle guardie come se fosse un mago con il sorriso sul volto, cercare di fermarlo fu inutile era già fuori ad eseguire i suoi ordini: «Sapevo che quel ragazzo centrava qualcosa». Noriaki sospirò immaginando il perche Yui avesse chiesto delle ricetrasmittenti a lungo raggio: «No, probabilmente sta eseguendo gli ordini di mia figlia, concentriamoci sul perché hanno scelto loro due, ci aiuterebbe a capire cosa cercano».

Izana smise di digitare con un sospiro chiudendo appena gli occhi per riposarli dalla nottata in bianco: «Ho bisogno di un altro computer». Il commento sussurrato inavvertitamente allarmò l’uomo che continuava a fare su e giù in attesa: «Perché?». Izana alzò lo sguardo rendendosi conto di aver parlato ad alta voce: «Perché non è una cosa facile». L’uomo strinse i denti deviando la mira, Zen era quasi in stato di trans non voleva cedere al sonno ed era rimasto a dormire ad occhi aperti, quando all’improvviso uno dei cattivi lo afferrò tirandolo su stringendolo nelle braccia muscolose, con le mani legate non poteva neanche impedire il movimento tanto meno evitare la pistola puntata alla gola, Izana si alzò di colpo distendendo la mano per fermalo: «Ascolta, ascoltami, è un sistema di criptazione a chiocciola, ha sette livelli di sicurezza, i primi due sono stati facili da eludere, ma senza una connessione ad internet gli altri saranno impossibili, le chiavi di decriptazione sono troppe per provarle alla rinfusa e se più di qualche tentativo fallisse il file si bloccherebbe e automaticamente sarebbe cancellato da un virus interno, non ho mai messo le mani su qualcosa di simile e per trovare le chiavi giuste ho bisogno di provarle in sicurezza su un altro dispositivo, c’è un sito apposito per testare le chiavi e la loro funzionalità, non posso continuare se non ho almeno l’ottanta per cento di possibilità di riuscirci senza attivare il virus». L’uomo riprese la calma trovando la verità negli occhi fermi ma nell’espressione preoccupata: «Procuragli un altro computer, muoviti». Uno degli uomini corse di sopra lasciandoli in silenzio nella stanza: «Sarà meglio che sia vero quel che hai detto, la mia pazienza non sopporterebbe una presa in giro». Premette il grilletto e allo sparo sembrò mancare un battito a tutti e due i ragazzi, Zen sussultò ad occhi spalancati al bruciore sulla guancia troppo vicino per non smuoverlo: «Zen!». Shirayuki tentò di avvicinarsi ma l’uomo glielo impedì: «Sta buona». Zen riprese respiro stringendo i denti e imponendo al suo cuore di smetterla di assordarlo: «Shirayuki calma, sto bene, è solo un graffio».

La ragazza smise di ribellarsi stringendosi nelle spalle e cedendo alle lacrime, Izana rimase sorpreso e intenerito quando notò gli occhi lucidi del minore che stavano ritirando la paura che voleva uscire colando sulle guance, l’uomo non allontanò la presa stringendolo nel muscolo del braccio: «Eccolo». Tornò a sedersi riprendendo il suo lavoro preoccupato, non era gente che poteva controllare, ne intimorire, avrebbe potuto provare ad inviare un messaggio ma lo sparo sentito poco prima lo dissuase dal provare qualcosa di azzardato osservato da due uomini alle spalle e con Zen nel mirino, aprì il sito di cui parlava provando le varie chiavi che aveva ipotizzato, nell’attesa che un’altra fosse controllata esaminò la situazione. Stavano cercando di aprire un file di sicurezza nazionale, l’uomo in viola era agitato continuava a fumare e a boccheggiare fremente, gli altri uomini potevano essere solo mercenari ben addestrati anche se non era poca la somiglianza con quelle guardie del corpo che vagavano nella villa. Rispetto agli altri due era stato trattato con i guanti, avevano usato Zen per fare pressione, anche Shirayuki era al sicuro, non sapeva cosa volevano ma era certo che non ne sarebbero usciti vivi. Che avessero scelto proprio lui per decriptare quei file poteva significare che volevano lasciare alla sua famiglia la colpa e coinvolgere tutti gli altri nobili dell’Austria, della Francia e della Spagna: «La chiave è giusta». Izana tornò a guardare lo schermo e sospirò passandola al primo computer: «Può chiedergli di allentare la presa? Sta soffocando».

L’uomo sorrise stringendo la gola di Zen il quale cercò di scalciare stringendo i denti: «Ehi, lascialo respirare». Izana lo guardò male quando non obbedì agli ordini e un secondo sparo macchiò il viso del minore di un sangue che non gli apparteneva, cadde a terra con il corpo dell’uomo centrato in piena fronte, le corde delle mani si erano sciolte ma era fin troppo paralizzato per muoversi, deviò lo sguardo per farsi forza e si trascinò in stato di trans fino al divano abbandonato e semi distrutto alle sue spalle, l’uomo in viola fece cenno a uno dei due che controllava Izana, abbandonò la postazione prendendo quella dell’uomo appena defunto, si avvicinò a Zen porgendogli una bottiglia d’acqua: «Non era previsto, riprenditi ragazzo». Prese la bottiglietta guardando Shirayuki spaventata ma con sguardo fermo e Izana che lavorava ma non si perdeva d’animo: «Sto bene, non ne ho bisogno». L’uomo sorrise divertito: «Tienila lo stesso». Appoggiò un’altra bottiglietta davanti ad Izana per indurlo ad arrendersi ma neanche lui cedette.

Seguire le lezioni con quella pressione addosso non era facile, Obi non aveva ancora trovato nulla, alla pausa pranzo sospirò alzandosi per uscire prima che qualcuno chiedesse qualcosa, prese dalla sala professori le chiavi del Consiglio raggiunta da Itoya: «Sostituisci Kiharu, vero?». Yui accennò ad un si fingendo che fosse tutto normale, Kiharu era assente per un raffreddore, l’aveva chiamata quella mattina sforzandosi di nascondere la voce rauca: «Finché non ti sentirai pronto per farlo senza di me, Itoya». Davanti alla stanza del Consiglio stavano aspettando che Yui aprisse la porta come avrebbe dovuto fare Kiharu, prima di inserire la chiave si fermò ad osservare la serratura: «Yui?». Negò aprendo la porta e lasciandoli entrare: «Nulla». Prese posto alla cattedra ma era troppo persa nei pensieri per ascoltare quel di cui parlavano: «Itoya, facciamo un’ispezione». Il ragazzo sussultò sorpreso, prese la tabella per gli appunti seguendola perplesso: «Un’ispezione dal nulla?». Yui accarezzò la serratura graffiata del Consiglio con un brutto presentimento: «Sembra che la porta sul tetto avesse la serratura difettosa, alcuni ragazzi hanno fatto fatica ad aprirla, controlliamole tutte». Bastò poco per controllare che tutte le porte fossero apposto, Yui si fermò a pensare, non aveva senso che solo quella del Consiglio fosse stata forzata, nella stanza non mancava nulla e tutto era in ordine come lo avevano lasciato, l’idea che fosse collegato ad Izana la portò a controllare anche una porta che non era di loro competenza e come aveva presupposto la serratura presentava gli stessi graffi: «Yui?». La ragazza aprì la porta invitandolo ad entrare: «Già che ci siamo devo controllare una cosa negli archivi».

Chiesero il permesso sia alla donna che al Preside, anche la serratura di quella porta era stata forzata, Yui avanzò tra gli schedari che sembravano in ordine, prese quelli dell’ultimo anno accorgendosi che non erano stati messi in ordine come dovevano e che ce n’era uno con le pagine confuse, fece finta di nulla rimettendolo al suo posto, e controllò tutti gli scatoloni presenti incuriosendo Itoya, ne prese uno appoggiandolo sul tavolo: «Questo è più pesante di quanto dovrebbe». Sollevò la scatola senza aspettarsi minimamente quello che trovò: «Yui, tutto bene?». Rimise a posto lo scatolo accennando ad un si: «Possiamo andare». Le lezioni erano appena riprese ma non poteva fingere di non averla vista, lasciò andare avanti Itoya chiedendo a Kioichi di raggiungerla sul tetto della scuola: «Le lezioni sono riprese, che succede?» Yui si strinse nelle spalle: «Kioichi, ho bisogno di aiuto, non so cosa fare». Il maggiore chiuse la porta perplesso avvicinandosi: «Tu che chiedi aiuto così disperatamente mi preoccupa, cos’è successo?». Yui deviò lo sguardo stringendo il fiocco di tessuto della divisa: «Izana, Zen e Shirayuki sono stati sequestrati da persone ignote, papà ci sta lavorando da ieri sera». Kioichi si avvicinò stringendola: «Sei preoccupata per Izana?». Yui negò allontanandolo: «No, Obi sta cercando altre tracce e lui ha una grande forza di volontà, resisterà, ma noi no, siamo in pericolo». Kioichi la guardò preoccupato in attesa di sapere di più: «Ho notato la serratura della porta del Consiglio forzata, gli stessi segni ci sono solo su quelle della presidenza e degli archivi, ho controllato per scrupolo e Kioichi…li dentro…c’è una bomba». Il maggiore si paralizzò di colpo alla rivelazione: «Ne sei sicura?». Yui accennò ad un si spaventata: «Si, è stata messa in uno scatolo che per l’assenza di casi risalente a diversi anni fa sembrava troppo pesante, ed è attiva, non ha un timer e c’è un cellulare attaccato, la cosa è pericolosa». Kioichi le afferrò le spalle: «Aspetta, non conosco tutte queste cose come te, spiega velocemente». Yui sospirò calmando la voce tremante, doveva reagire: «Quando la bomba ha un timer di solito sai quanto tempo hai a disposizione prima che esploda, ma se al suo posto ha invece un cellulare significa che può essere azionata solo da un detonatore a distanza, la detonazione avviene quando il cellulare legato alla bomba riceve un segnale su una stessa frequenza da un altro dispositivo. Siamo in una scuola, i ragazzi usano i cellulari continuamente e se uno dovesse inviare un messaggio che si avvicina anche di poco alla frequenza innescherebbe una reazione a catena che porterebbe la bomba ad esplodere». Kioichi prese respiro per aiutarla a trovare una soluzione: «Una prova d’evacuazione».

Yui accennò ad un si: «Non posso permettere che vadano in panico con un allarme bomba, avevo pensato anche io alla prova di evacuazione ma quando la metteremo in atto tutti invieranno messaggi ad amici o famigliari per avvertenza o per altro e sarà ancora più pericoloso se quella non fosse l’unica presente nella scuola, con quale autorità posso costringere tutti a spegnere i cellulari e a consegnarli?». Kioichi irrigidì le spalle: «Con l’autorità del Consiglio, è a questo che servono tutti quei poteri speciali, invierò un e-mail a papà e alla polizia con tutte le informazioni dalla sala di informatica, tu intanto fa quello che farebbe Izana al tuo posto, prendi il comando della situazione». Scese di sotto lasciandola da sola: «Non sappiamo neanche dove sia Izana». Obi aveva ascoltato tutto e aveva aspettato per parlare: «Riguardo a questo ho qualcosa Lady, un ragazzo uscito prima di Izana-sama dice di aver visto una macchina di lusso fermarsi a parlare con lui, non era la solita macchina che veniva a prenderlo, ho già contattato tuo padre a riguardo e mi farà sapere il percorso, forse dovrei…». Yui alzò la voce fermando la commiserazione: «Hai un dovere verso quei due non dimenticarlo! Se c’è qualcuno che può fare qualcosa senza farsi notare sei tu, sono nelle tue mani Obi, se la polizia iniziasse a muoversi saremmo nei guai, anche papà la pensa allo stesso modo». Obi sussultò all’urlo improvviso: «Perché non si sta muovendo?». Yui sospirò alzando lo sguardo al cielo: «Perché come me ha capito che sotto c’è di più, smettila di piangerti addosso e proteggi quel che hai trovato, se è davvero importante». Obi sorrise chiudendo il dialogo dandosi dello stupido per aver dubitato della fiducia che riponeva in lui.

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Capitolo 45
*** Un Re e Una Regina ***


Yui aveva lasciato libero un respiro prima di iniziare ad agire, aveva inviato un messaggio ai due membri del Consiglio presenti, che al richiamo avevano chiesto un permesso e la stavano aspettando nell’aula dedicata: «Yui che succede? Perché siamo qui?». La ragazza li guardò indecisa se mentire, ma alla fine si arrese a dir loro la verità: «Stiamo per affrontare una situazione molto delicata, mantenete la calma, nella scuola ci sono delle bombe». Il fiato mancò a tutti i presenti per quanto volerlo considerare uno scherzo Yui era tutt’altro che seria, era concentrata, irrigidirono le spalle in attesa d’istruzioni: «Ottimo, le bombe sono collegate ad un cellulare, un qualsiasi messaggio o chiamata o connessione effettuata a scuola tramite un dispositivo cellulare potrebbe innescarle, ecco quel che faremo, ci divideremo le classi, consegneremo loro dei fogli bianchi illudendoli che sia una qualche verifica, imponete a tutti di spegnere i cellulari di scrivere i propri dati su un foglietto e di inserirli in queste buste di plastica, chiedete anche quelli dei professori, spiegherò io la situazione agli altri professori e al Preside, assicuratevi che ci siano tutti e controllate che non ne abbiano un secondo nascosto. Metteremo i cellulari in una scatola e li restituiremo fuori dalla scuola, una volta fatto questo passo, chiederemo ai professori informati di inventare qualcosa per la verifica in attesa, fingeremo una prova di evacuazione nel pieno dello svolgimento di un test, tornate anche voi nelle vostre classi per non insospettire nessuno e assicuratevi che tutti seguano velocemente le istruzioni, la polizia sarà informata a breve. Ragazzi per quello che vi sto chiedendo serve sangue freddo, se non vi sentite di farlo, ritiratevi, non vi condannerò se lo farete, se dovessimo sbagliare o essere i primi a cadere nel panico gli studenti non sarebbero più al sicuro, come Consiglio Studentesco è nostro compito proteggerli anche da eventi esterni che potrebbero danneggiarli, posso contare su di voi?».

Distese la mano in attesa della risposta, Itoya si fece avanti dopo aver preso forza: «Conta su di me». Shuka sospirò stringendo i denti: «Ci sono». Yui sorrise grata: «Forza, non sappiamo quanto tempo abbiamo, facciamo tutto con velocità ma senza destare sospetti, io mi occupo dei professori e del Preside, voi iniziate la raccolta». Si divisero, il primo ad essere informato fu il Preside che alla notizia balzò in piedi perdendo le parole, ma alla rassicurazione di come il Consiglio stava già agendo decise di assecondarla e di dare ordine di evacuazione alla segretaria come gli stava spiegando Yui, poi accompagnò la ragazza in sala professori, attirando l’attenzione di tutti coloro intenti a lavorare: «Signori, vorrei la vostra attenzione, questa non è un’esercitazione». Yui si strinse nelle spalle vedendoli tutti sulla difensiva: «Nella scuola sono stati trovati degli ordigni esplosivi, in quanto educatori è nostro compito proteggere i ragazzi anche dalla paura, ho bisogno di tutta la vostra collaborazione per non dilagare il panico, Yui ». La ragazza avanzò accennando ad un si: «Devo chiedervi di spegnere i cellulari, di scrivere il vostro nome e di metterli in questi sacchetti, vi saranno resi fuori dalla scuola, il Consiglio sta eseguendo le stesse procedute in tutte le classi, che al momento attendono una verifica a sorpresa, il pericolo è grande ma non crediamo repentino, quindi se riusciremo a fare tutto con calma e lucidità nessuno rischierà di farsi male, in caso contrario la nostra negligenza o la nostra agitazione potrebbe nuocere a molti ragazzi. Trovate il prima possibile una verifica da sottoporre, scrivetela alla lavagna e lasciate al professore in carica la gestione dei ragazzi, poi preparatevi all’evacuazione, è fondamentale che restiate lucidi, chi di voi non crede di riuscire a gestire la situazione si faccia avanti, non gli saranno attribuite colpe e non influirà in alcun modo sul vostro profilo lavorativo, ma chi non si sente all’altezza di questa emergenza esca dalla scuola e vada ad attendere gli studenti al di fuori della struttura, nel piccolo parco oltre la strada».

Tra gli uomini e le donne presenti furono pochi a restare per l’emergenza, Yui sospirò felice che quei pochi rimasti avessero fermezza nello sguardo e che gli altri si stessero mobilitando per fare da guida a chi sarebbe uscito dalla scuola: «Vado». Uscì dalla stanza aiutando gli altri ragazzi a prendere in custodia tutti i cellulari, una volta raggruppati uscì dalla scuola per prima portandoli al punto di incontro sistemato, sorridendo ad altri professori che bloccavano le strade che passavano vicino alla scuola: «Lady». Si bloccò di colpo alla voce di Obi: «Credo di averli trovati». Yui alzò lo sguardo alla scuola: «Porta con te delle spade se le trovi, studia la situazione e se vedi che si fa pericolosa intervieni, chiama mio padre e digli tutto quel che sai, poi fai come ti ho detto». Obi guardò la macchina parcheggiata poco distante dall’unico luogo che poteva nasconderli: «Ricevuto».

Yui rientrò nella scuola e nella sua classe, e poco dopo furono consegnate le verifiche idealizzate, i ragazzi presero a scrivere curiosi di quel test in parte facile in parte difficile, passati circa dieci minuti dall’inizio, la voce del Preside comunicò una prova di evacuazione e lasciando sospese le verifiche agirono tutti secondo le norme, dirigendosi non solo verso l’esterno ma anche verso i professori in fila: «Capo, la scuola». L’uomo si voltò di colpo osservando i ragazzi mobilitarsi in grandi gruppi: «Cosa?». Izana alzò lo sguardo dal file e sorrise fiero che quella ragazza riuscisse a captare anche il minimo cambiamento: «Cosa sta succedendo?». Izana alzò le spalle: «Era prevista una prova di evacuazione in questi giorni, sfortuna forse». Un altro uomo si avvicinò smentendolo: «Sembra che sia arrivata un’e-mail dalla scuola riguardo un allarme bomba negli archivi della presidenza». L’uomo arricciò le sopracciglia caricando l’arma: «Come lo hanno saputo?». Izana alzò le mani lasciando che esaminasse il portatile in più: «Non sono stato io». Zen accennò una risata attirando l’attenzione lontana dal maggiore: «C’è una persona nella scuola, non si può nascondere nulla ai suoi occhi, avrà notato anche il più piccolo graffio se l’avete lasciato, è in gamba». Gli occhi fumé si caricarono di rabbia: «Chi è?». Zen sorrise guardando lo schermo: «Il drago da guardia del re». Izana accennò una risata immaginando che non ci fosse soprannome migliore a descriverla: «Se è così allora». Prese il cellulare che avrebbe fatto da detonatore inviando un messaggio: «No!». Ma l’agitazione fu inutile, nulla esplose nelle immagini: «Perché? Stupido aggeggio!». Lanciò il telefono a terra lontano dagli sguardi, Obi sorrise lasciando il disturbatore di frequenze, prendendo il cellulare per nasconderlo a successivi tentativi: «È stata un’ottima idea, Lady».

Rimase nascosto ad osservare la scena in attesa della polizia e della squadra speciale: «Tu! A che punto sei?». Izana riprese a digitare: «Mancano gli ultimi due livelli». L’uomo agitò la pistola: «Il loro tempo sta per scadere, muoviti». Izana sospirò riprendendo a lavorare sulla codifica, la porta si aprì di colpo lasciando entrare gli uomini in divisa di Noriaki: «Fermi dove siete, giù le armi». Izana afferrò la pennetta disarmando la guardia alle sue spalle sfuggendo agli spari dell’uomo  che diresse la sua attenzione su Zen liberatosi della guardia e corso a proteggere Shirayuki: «Zen!». Cercò di trovarsi nella traiettoria dello sparo per proteggerli, il tempo passò troppo lento da quando aveva chiuso gli occhi per resistere al dolore del colpo: «Questo è compito mio». Riaprì gli occhi indietreggiando: «Obi!». Urlò Shirayuki preoccupata al sangue che stava colorando la spalla: «Non è nulla Lady-yuki, il proiettile è uscito, non sono in pericolo». Tutte le mire si spostarono su di lui: «Ho pensato che potessero esservi utili». Lasciò andare due spade vicino ai ragazzi alzando le mani in segno di resa: «Shirayuki, resta qui». Zen impugnò la spada pronto a seguire Izana nell’attacco congiunto che rese inoffensive tutte le guardie che li stavano mirando:  «Noriaki, tra loro c’è un traditore!». Urlò diretto verso  l’uomo sorpreso: «Non solo uno». Noriaki fu disarmato e preso in ostaggio dai suoi stessi uomini: «Che cosa state facendo?». Il ragazzo al suo fianco avanzò riprendendo la mira: «C’è chi paga meglio e senza offesa non mi sei mai stato simpatico, come ti sei accorto della talpa?». Izana fu costretto a lasciare la spada come Zen e ad indietreggiare presi di mira dall’uomo: «Solo uno della polizia poteva dirgli che avevano ricevuto un’e-mail con le istruzioni sull’ordigno».

Il poliziotto sorrise caricando l’arma, osservando la scuola libera: «È stata quella ragazza vero? Quella piccola arma vivente, Yui, dico bene?». Izana arricciò le sopracciglia: «È una persona dalle grandi qualità, nulla da invidiare al padre». L’uomo si avvicinò velocemente per riprendere supremazia: «Già, hai decriptato il file?». Izana indietreggiò stringendo i denti: «Ne ho trovato uno migliore, quindi ridammi quel che hai preso». Arricciò le sopracciglia pronto a farsi valere, quando il poliziotto non ci pensò due volte a sparare un colpo a lui troppo vicino, Obi scattò così veloce da non essere percepito deviando la traiettoria del proiettile, allontanò l’uomo con un colpo prendendo la pistola carica preparandosi a sparare come aveva sempre fatto: «Obi!». L’urlo nelle orecchie bloccò ogni movimento, sorrise rilassando le spalle e deviando la mira mortale, limitandosi a renderli inoffensivi, sparò un colpo dopo l’altro senza neanche batter ciglia colpendo anche chi teneva bloccato Noriaki senza sfiorarlo, ricaricò la pistola difendendo i ragazzi anche da chi era nell’ombra, quando gli spari cessarono si ritrovò a guardare le espressioni sconvolte dei tre ragazzi, sospirò arreso: «Lady, non credo di poter redimermi». Un’altra serie di spari costrinse Obi a coprirli di nuovo per farli scappare verso le scale: «Andate!». Lanciò ad Izana la spada coprendo loro le spalle mentre salivano per trovare una via di fuga: «Quanti ce ne sono?!». Il maggiore aprì la strada porta dopo porta: «Non lo so, potrebbero essercene altri, attenti». Indicò il buco davanti a loro per aggirarlo: «Andate da qualche parte?».

Il mitra puntato su di loro li intrappolò in un altro piano: «Sapevo che era una buona idea spargere qualcuno per i piani, voglio solo quel file, tu decriptalo e io vi lascio andare». Izana accennò una risata cercando di proteggere i due ragazzi alle sue spalle: «Ma fammi il piacere». L’uomo sorrise di ricambio appoggiando il mitra sulla spalla: «Non ho bisogno di sprecare proiettili». Due altre mani afferrarono Zen alle loro spalle spingendo Shirayuki a terra verso i vetri, con una velocità da professionista il nuovo nemico avvolse una corda attorno al collo di Zen spingendolo verso il buco profondo, Zen afferrò la stoffa del suo braccio per non cadere, era in bilico, sarebbe bastato che l’uomo lasciasse la presa per farlo cadere dritto verso la fine: «Aniue…». Izana indietreggiò di nuovo messo al muro: «Forza, damerino». Sospirò di nuovo arreso sedendosi alla postazione di computer in attesa di decriptare il file, inserì di nuovo la pennetta assicurandosi che Zen  fosse ancora lì. Shirayuki era seduta a terra accanto a lui, aveva qualcosa nello sguardo che si stava facendo spazio, era stata impotente, l’unica in tutto il gruppo ad essere impotente: «Ehi sta calma, era tutto fin troppo progettato, rilassati». Cercò di calmarla Izana nell’illusione che fosse paura ma invece stava brillando di decisione, una decisione che Zen conosceva bene e che mai avrebbe voluto sfidare: «Non ci lasceranno andare». Izana sospirò ritrovando la schermata: «No, non lo faranno». Shirayuki guardò i due uomini concentrati su di lui: «Izana-sama sto per fare una pazzia, distraeteli per me». Sussultò sorpreso alla richiesta ma forse in quel momento poteva essere la loro unica via per scappare, riprese la pennetta alzandosi di colpo indietreggiando: «Mi dispiace non posso violare dati di sicurezza nazionale, non io». Il mitra lo puntò di nuovo mentre l’uomo lo avvicinava: «Se è questo quel che vuoi, lascialo andare».

Il secondo pericolo lasciò andare Zen ma spalancò gli occhi quando la ragazza dai capelli rossi saltò nello stesso momento tagliando la corda con due pezzi di vetro affilati come una spada, caddero di sotto rotolando nel piano inferiore, la scena aveva stupito entrambi e Izana con un sorriso vittorioso si allontanò dalla mira per scendere ad assicurarsi che stessero bene: «Zen, Shirayuki, saliamo». Zen riprese respiro gettando via la corda rimasta al suo collo, prese la mano sanguinante di Shirayuki: «Che diamine ti è saltato in mente?». La ragazza sorrise di forza seguendolo: «Non voglio lasciare a Yui sempre il merito, voglio poterti proteggere anche io, Zen, a mio modo». Strinse la presa ammirato di quell’amore che l’aveva spinta a reagire con quel che aveva a disposizione. Izana spalancò la porta del tetto guardando di sotto: «La scala anti incendio dovrebbe essere ancora agibile». Allontanò Zen dal bordo quando intravide delle mani: «Venite di qua, ma fate attenzione». Avanzò verso Obi che faceva segno alle scale, Shirayuki scese per prima, Obi la aiutò a coprire il pezzo mancante della scala, fece da sostegno anche ai due fratelli: «La squadra di supporto sarà qui in due minuti». Izana continuò a scendere: «Due minuti sono troppi per noi». Spinse i due ragazzi verso l’auto della polizia parcheggiata: «Obi». Entrò al posto di guida mettendo in moto: «Stanno scappando, prendeteli». Dal tetto i due uomini fecero segno preparandosi a sparare: «Parti!». Obi ingranò la marcia partendo di colpo: «Quelle auto non promettono bene».

 Cercò di confonderli ma seppur lontani erano ancora alle loro costole: «Evita le strade trafficate, se sono armati non si faranno scrupoli a sparare». Obi guardò i cartelli cercando di trovare la strada giusta: «Lady, dove vado?». Al nome Izana si voltò a guardarlo: «Quella Lady?». Obi sorrise cambiando marcia per distanziarli: «Esiste una sola Lady, la rice trasmettente». Izana la prese dall’orecchio senza alcuna delicatezza: «Yui».
«Izana, dove siete?».
«Dal tempo che ci abbiamo messo a metà strada, non ci sono città nei dintorni, Obi hai un cellulare?».
Obi negò tenendo sotto controllo i nemici all’inseguimento: «L’unico che ho potrebbe far saltare la scuola».
Izana lo guardò di colpo: «Che cosa? Pensavo che fossero state disinnescate!».
Obi negò sorpassando velocemente accendendo la sirena per avere la precedenza: «No, ho usato un disturbatore di frequenza per impedire al cellulare di mandare il messaggio, ma è ancora attivo».
Yui guardò la scuola preoccupata: «Gli artificieri sono appena arrivati, gli studenti la credono un’esercitazione, siete al sicuro?».
zana negò spingendo Zen a nascondersi dai finestrini: «No, ci sono due macchine che ci stanno inseguendo, la squadra di supporto recupererà Noriaki, ma noi siamo in trappola».
Yui cercò di pensare velocemente: «Posso tracciare la ricetrasmittente ma potrebbe essere pericoloso per la scuola».

Izana distrasse Obi indicandogli un cartello e una strada alternativa: «Siamo diretti all’eliporto». Yui si strinse nelle spalle: «Prendere un elicottero è ancora più pericoloso Izana». Il maggiore negò cercando un'altra soluzione: «Lo so, ma se iniziassero a sparare, come temo che si stiano preparando a fare, non coinvolgeremo altre persone». Yui saltellò sul posto in cerca di qualcosa da poter fare per aiutarli: «Farò arrivare lì una squadra il prima possibile». Izana sospirò reggendosi alla curva presa a tutta velocità: «Come pensi di farli arrivare tanto lontani?!». Yui sorrise guardando quel che anche Kioichi aveva visto: «Fidati di me». Corse verso la moto della polizia accorsa a controllare: «La prendo in prestito, è un’emergenza». L’uomo non riuscì a fermarla chiedendo spiegazioni, Kioichi sorrise divertito sperando che potesse aiutarla. Accese la sirena evitando tutto il traffico, attraversando metà della città, lasciò la moto correndo dentro la villa, cercando l’unica persona con i mezzi per poter fare qualcosa: «L’eliporto, in quanto riusciamo ad arrivarci?!». Chiese senza fiato, Claus si voltò di colpo sorpreso al boato e la squadrò perplesso alla domanda: «Non ho più avuto…». Yui lo bloccò distendendo la mano: «Risponda, in quanto tempo?». Claus guardò le guardie pensandoci: «Dieci minuti».

Yui sorrise riprendendo la rice trasmittente: «Izana, in quanto tempo arriverete?». Il ragazzo si abbassò agli spari: «Non so neanche se ci arriviamo, si sono aggiunte altre due macchine, ma credo che a questa velocità saremo lì in poco meno di dieci minuti». Yui sorrise sicura sbottonando la giacca della divisa: «Preparati, stiamo per andare a caccia, appena arrivate nascondetevi e cercate di raggiungere il punto più alto». Chiuse il collegamento correndo per la villa, prendendo tutto quel che poteva: «Una macchina presto». Lasciò alle guardie le armi togliendo anche la gonna, era pronta a combattere: «Vengo con voi». L’uomo le afferrò il braccio, non si sarebbe lasciato fermare: «Potrebbe essere per lei spiacevole». Lo sguardo deciso la stava sfidando: «Ma dovrà restare a guardare, non posso permettermi di mettere in pericolo l’intera famiglia e in cambio mi servono quattro pistole comprese di caricatori». Entrarono nelle macchine pronte a partire, in un attimo erano usciti dalla città, Yui sciolse le trecce legando i capelli in una coda alta, infilò i guanti da palmo testando le pistole, prese anche la cinta con fondine infilandone solo due, tenendo le altre due pronte: «Ma tu chi diamine sei?». Yui sorrise osservando l’eliporto ancora silenzioso: «Di solito sono la ragazza di Izana, ma a scuola mi chiamano il drago da guardia del re». Scese dalla macchina ancora in moto facendo segno per allontanarsi, li avevano accompagnati solo quattro guardie ed erano state incaricate di proteggere l’uomo. Prese dal bagagliaio quel che le serviva e salì in alto, tanto da riuscire a vedere le luci della sirena silenziata: «Dobbiamo saltare, non la reggo più». Izana guardò l’eliporto silenzioso: «Zen, Shirayuki, salite in alto. Fuori». Saltarono per primi correndo al sicuro nel capannone che conservava gli elicotteri. Obi aveva preso una seconda strada come Yui gli aveva suggerito nella rice trasmittente ripresa.

Gli uomini armati scesero dalle auto avanzando sicuri: «Setacciate l’area». Claus era rimasto in silenzio anche quando quelle stesse guardie che dovevano proteggerlo lo costrinsero a camminare: «Che onore, finalmente ci conosciamo». Riconobbe il viso di quella pericolosa risorsa del governo e arricciò le sopracciglia, era stato usato per portarli allo scoperto, prima ancora di poter dire una sola parola, il braccio della guardia che stringeva il suo fu trapassato da una freccia, urlò dal dolore indietreggiando spaventato: «Mai avrei immaginato un tradimento tale!». Urlò Izana dall’alto del capanno, lo sguardo era furioso, le guardie indietreggiarono e i due mercenari prepararono le armi: «Uccidetelo!». Izana sorrise quando al suo fianco Zen caricò una freccia con il fuoco che bruciava la punta: «Forse faresti bene a vedere dove sei». L’uomo si voltò a guardare i barili infiammabili sconvolto: «Dimentichi forse che c’è anche tuo padre, ragazzo». Izana spense il sorriso raggelando lo sguardo di superiorità con una luce oscura: «Hai riempito la mia scuola di bombe, ti ho reso il favore». Caricò l’arco prendendo la mira, era tutt’altro che serio, l’uomo fece segno di allontanarsi e Obi sottrasse ai loro occhi la figura del grande uomo mentre Izana lasciava andare la freccia.

I barili esposero in delle fiammate altissime ferendo chi li era troppo vicino: «Ma cosa?». Le altre guardie rimaste a sorvegliare la seconda entrata corsero a verificare la situazione, Obi fece da scudo all’uomo, ma una ad una le guardie furono disarmate e rese impotenti, i proiettili erano stati così precisi e silenziosi da non aver destato sospetti: «Era tutto fin troppo perfetto, avete sfidato la famiglia sbagliata. Claus-sama state bene?». L’uomo si rialzò scioccato: «Mi hai usato come esca». Yui avanzò verso l’esterno per verificare il piano che tutti avevano seguito senza conoscerlo: «Voi me lo avete permesso». Izana guardava ancora in mondo dall’alto di quel capannone mentre Yui usciva felice a salutarlo, sorrise divertito: «Yui, attenzione!». Sussultò voltandosi a guardare l’uomo ferito che la stava mirando preda dell’ira: «Lady». Aveva totale campo libero, nessuno avrebbe fatto in tempo a proteggerla, nessuno tranne una freccia così precisa da centrare lo spazio del grilletto e allontanare la pistola dalla mano omicida: «Nessuno ha il permesso di mirarla oltre me, lei è mia!». Zen sussultò alla dichiarazione a cuore aperto sorpreso al sangue freddo, osservò la freccia che oltre ad aver allontanato la pistola aveva affondato il finestrino del suv nero con il vetro antiproiettili: «Aniue…».

Obi fermò i movimenti pronto a correre in sua difesa, Yui lasciò libero un respiro alzando lo sguardo con un sorriso fiero e grato, appoggiò la pistola alla spalla segnando la vittoria, una follata di vento accompagnò lo sguardo fin ad avvolgere Izana che risplendeva in un abbraccio lontano, Obi sorrise ammirato: «Un re e una regina che difendono il loro regno, altro che principi e draghi». L’uomo avanzò accigliato: «Sapevi che non seguivano i miei ordini». Yui accennò tranquillamente ad un si invitando Izana e Zen a scendere mentre in lontananza si sentivano le sirene della polizia e delle ambulanze: «Pochi sapevano che Izana avrebbe tardato, era tutto troppo preciso, Shirayuki alla stazione, Zen a quella più avanti, la cena in programma, Izana in ritardo, la scuola sotto attacco, erano coincidenze troppo fortuite per esserle davvero, a parte noi solo loro sapevano dei nostri spostamenti, le hanno imposto di non cercarli perché così avrebbero potuto decriptare file senza problemi, Izana è bravo in queste cose, a livello di un tecnico informatico. I segreti militari rubati alla sicurezza nazionale appena la settimana scorsa, sarebbero valsi milioni, molto più della paga di una famiglia nobile». Prese un fazzoletto dalla tasca pulendo accuratamente le pistole prima di lanciarle lontano: «Obi liberatene anche tu». Il ragazzo si mise in moto per sviare le prime indagini e ricostruire la scena a loro favore, scampati ad un’imboscata.

La porta del costrutto lo lasciò scendere dal piano, Yui si illuminò e corse ad abbracciarlo: «Fortunatamente nessuno ha saputo di questa fuga». Izana accennò una risata stringendola: «Sei riuscita a farmi da supporto senza sapere nulla, non hai precedenti. Se non fosse stato per te molti si sarebbero fatti male». Zen si lasciò cadere a terra esausto: «Zen!». Yui sussultò osservando le mani di Shirayuki insanguinate: «Sta arrivando l’ambulanza, sono stati loro?». Shirayuki negò facendo da appoggio al ragazzo: «Non so sparare, ne tirare con l’arco, non conosco tecniche di auto difesa, ma non voglio essere l’anello debole del gruppo, diventerò più forte e lo farò a modo mio». Zen sorrise accarezzandole la mano: «Ci riuscirai, però te ne prego Shirayuki, se dovessi avere una corda al collo non ti lanciare su di me, e poi Aniue lo avete indotto a lasciami andare». Izana fece segno alla ragazza con un sorriso fiducioso: «C’era un’aquila che voleva essere liberata e sapevo che ti avrebbe afferrato, non darmi la colpa, con uno sguardo carico di fuoco come quello nessuno sarebbe riuscito a fermarla, a scuola stanno bene?». Yui accennò ad un si sorreggendolo mentre si lasciava cadere sulle ginocchia esausto: «È andato tutto bene, la stanno controllando con attenzione per evitare che qualcosa sia sfuggito, il Preside ha quasi avuto un infarto quando gliel’ho detto». Izana arricciò le sopracciglia: «Come te ne sei accorta?». Yui affilò lo sguardo: «Vorresti saperlo ex presidente?». Izana le tirò un orecchio irritato: «Certo che voglio saperlo, è la mia…la nostra scuola». Il tono di rimprovero si era improvvisamente addolcito: «Te lo racconterò più tardi, adesso andate in ospedale, vi raggiungo li, papà sarà qui a breve e devo chiamare Kioichi». Si aiutarono a vicenda a raggiungere il mezzo che si assicurò non avessero ferite gravi: «A dopo». Shirayuki fermò la porta: «Obi anche tu». Yui lo guardò perplessa accorgendosi della giacca tinta di sangue e del pallore del viso: «Obi…». Il ragazzo sorrise ma prima di poter scherzare perse i sensi, Yui corse a sorreggerlo affiancata da un paramedico, spalancò gli occhi quando il foro del proiettile bagnato di sangue venne alla luce: «Una ferita così grave e non ha fatto una piega».

Lo caricarono sulla barella portando via tutti quanti, mentre Noriaki appena arrivato dettava ordini: «Yui, stai bene?». Accennò ad un si allontanandosi dal sangue a terra: «Si, non è mio, credo sia necessario assumere nuove guardie». Claus sospirò alzando un sopracciglio: «Ammesso che servano». Indicò il finestrino della macchina trapassato dalla freccia: «Quella è…perché c’è una freccia dentro quel finestrino?». Yui accennò una risata: «Papà l’ironia è che dovrebbe essere anti proiettile, quella freccia mi ha salvato la vita». Claus spalancò gli occhi: «Sapevi che ti avrebbe coperto le spalle, sapevi che l’avrebbe scoccata?». Yui accennò ad un si reggendosi all’uomo: «E sapevo che non avrebbe sbagliato, non dopo non aver potuto fare nulla in Spagna, e so che continuerà a coprirmi le spalle e io continuerò a proteggerlo». Prese il cellulare allontanandosi avviando la chiamata: «Claus-sama quello che c’è tra me e Izana, si trova una volta su un milione, siamo due anime disperse che si sono ritrovate e che non si perderanno più, due anime uniche e complete solo insieme. Kioichi? È finita».
«Grazie al cielo, i ragazzi sono tornati a casa senza sospettare nulla, hanno recuperato e disinnescato tutte le bombe, ma stanno facendo un doppio controllo per sicurezza».
«Per fortuna è andato tutto bene».
«Yui, non ti da fastidio?».
«Cosa?».
«Sventare un attacco del genere e non poterti prendere il merito».
«Il mio merito lo ottengo ogni volta che quelle persone che sarebbero potute morire continuano a ridere e a sorridere davanti a me, la mia ricompensa più grande è vederli più pieni di vita di quanto fossero prima».
«Ti aspetto a casa per cena?».
«Ne ho un grande bisogno, Kioichi».
«Allora preparerò anche la torta al cioccolato che adori».
«Sei tu quello che adoro».
«Sbagli persona, Yui».
«No, Kioichi, lui lo amo».

 

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Capitolo 46
*** Un Nuovo Sole ***


Salve a tutti lettori, vi do il benvenuto nell'anno nuovo, lo apro con un altro capitolo di questa storia di vita, lo apro augurando a tutti voi non la serenità come gli auguri classici ma la determinazione e la forza per affrontare un altro anno, e vi auguro di ricordare sempre che c'è un posto per tutti e che bisogna solo avere il coraggio di afferrare la mano che ci invita a restare e a combattere. La vita è una battaglia ma se trovi gli alleati giusti può diventare un incredibile stimolo viverla, perciò cari lettori vi auguro di trovare gli alleati giusti e anche i nemici giusti così che possano aiutarvi a crescere e a trovare la strada che sicuramente vi sta aspettando. Buon Anno!

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Izana e Shirayuki erano stati visitati e lasciati liberi di andare, Zen era stato trattenuto per altre visite di sicurezza ed Obi si stava annoiando a guardare il soffitto in attesa di poter essere dimesso: «Non hai fatto una piega quando ti ho dato le pistole, ed avevi una ferita così grave». Obi sorrise tirandosi su: «Ne ho affrontate di peggiori». Yui sistemò i fiori sedendosi sul letto guardando la spalla fasciata e l’unguento lasciato dalla ragazza preoccupata per lui: «Sei stato eroico, Izana mi ha detto che ti sei lasciato ferire al suo posto». Obi accarezzò la spalla tristemente: «Lady, se non fosse stato per te, io avrei ucciso i nemici, lo sai questo?». Yui appoggiò la mano sul braccio fasciato: «Lo so, ma non l’hai fatto, li hai protetti e non è morto nessuno, hai fatto un ottimo lavoro Obi, ma adesso c’è un’altra sfida che ti attende». Accennò ad un si stringendosi nelle spalle: «L’estate è finita da un po’ ormai». Yui negò tristemente: «C’è stata una falla nel sistema di sicurezza e Izana con insistenza di Claus-sama ha dovuto rivedere tutti i profili della sicurezza per capire dove c’è stata la falla, quelli rimasti sono stati tutti rivisti e tra loro ci sei anche tu, Zen ti ha considerato come la sua guardia del corpo personale e oltre all’estate finita credo che tu non possa nascondergli il tuo passato, se lo farai Zen non potrà tenerti accanto a se e papà dovrà incriminarti per diversi reati». Obi sussultò deviando lo sguardo: «Io…». Yui lo interruppe porgendogli un cioccolatino: «Per restare dove hai deciso di vivere devi essere disposto a smettere di scappare, Obi». Scese dal letto lasciando la stanza e lasciandolo riflettere su quello che lo aspettava tornato alla residenza.

 
*
 
Guardò la porta dove era stato convocato, cercò di restare indifferente a quel batticuore che per la prima volta gli stava mozzando il respiro mentre avanzava verso il tavolo dove seduti, Izana e Zen stavano discutendo: «Mi avete convocato?». Izana guardò Zen per capire se aveva la forza di farcela da solo: «Si, vorremmo che ci chiarissi alcuni punti oscuri Obi». Il ragazzo irrigidì le spalle pronto a quello che aveva le basi di un interrogatorio, Izana sospirò dopo la resa di Zen allungando ad Obi una foto: «Parlaci di Sofia». Obi trattenne il respiro alla domanda posta a brucia pelo, accarezzò la foto stringendosi nelle spalle: «Lei…». Si fermò tornando all’incoraggiamento di Yui, lei più di tutti stava credendo in lui e sorrise ricompensando quella fiducia arrendendosi a quello che era: «Io…sono stato lasciato ad un orfanotrofio quando ero ancora in fasce, all’età di cinque anni degli uomini vennero a prendere alcuni di noi per un programma governativo segreto che prevedeva di addestrare dei bambini per renderli dei sicari in grado di fare le cose scomode, Sofia…non era il mio primo lavoro di protezione, avrei dovuto farle da guardia del corpo come copertura e liberarmi del padre, lei…era…mi aveva scoperto mentre cercavo di finire il mio lavoro e in lacrime mi supplicò di non farlo, poco dopo avvisò il padre del complotto ordito senza però fare il mio nome, dopo quell’episodio il programma governativo fu reso pubblico e chiuso. Rimasi incaricato della sua protezione, finché quello stesso padre che aveva protetto ordinò la sua morte, cercai di proteggerla portandola lontano, per un po’ viaggiammo insieme con nomi falsi, poi decise di smettere di scappare e accettò un incontro con il padre per trovare un accordo su quel che sapeva, mi illusi che potesse andare bene, finì nel peggiore dei modi… Non sopportai di essere rimasto immobile mentre quell’uomo le toglieva la vita, e preda del dolore la vendicai istantaneamente uccidendo suo padre, quel gesto mi impedì di ascoltare le sue ultime parole, spirò tra le mie braccia con gli occhi in lacrime, da li…». Allontanò la foto prendendo un respiro per affrontare quel doloroso ricordo: «Da li ripresi la strada come sicario».

Izana recuperò la foto, Obi non avrebbe detto altro e lui non sapeva più cosa chiedere: «Puoi andare». Sussurrò appena vedendolo uscire: «Aniue…cosa ne pensate?». Izana sospirò osservando la porta chiusa: «Yui lo ha descritto come un bravo ragazzo che ha perso la via, ma direi più che quel ragazzo la via non l’ha mai trovata». Claus osservò l’esterno intransigente: «Come ne siete entrati in contatto?». Izana chiuse il fascicolo passandolo a Zen: «In Spagna, il marchese lo aveva ingaggiato come infiltrato tra i mercenari agli ordini del boss del cartello spagnolo, doveva proteggere Margareth e riportarla sana e salva». Claus si voltò stupito: «Margareth?». Izana sorrise divertito: «Peccato che poi Yui sia stata rapita al suo posto e sembra che voglia credere in lui». L’uomo arricciò le sopracciglia avvicinando i due ragazzi: «È un sicario». Izana si alzò senza negarlo: «Padre, dobbiamo a quel ragazzo non solo le nostre vite, se non ci avesse trovato e non avesse interrotto la frequenza di quel cellulare sottraendolo a quell’uomo, l’intera scuola sarebbe stata vittima di un’esplosione, Yui è riuscita a gestire il panico e nessuno sa cosa sia successo di preciso, ha protetto entrambi dagli attacchi nemici ponendosi nel mezzo della sparatoria, lasciandosi colpire al mio posto, il suo passato non si discute ma il suo futuro può essere ancora recuperato». Lasciò la stanza senza aggiungere altro: «Zen, sei d’accordo con tuo fratello?». Il minore si alzò allungandogli il fascicolo: «Se avesse voluto farci del male di occasioni ne avrebbe sprecate troppe, ha trovato una possibilità di riscattarsi e quello che ho visto in lui è solo la preghiera di poter avere una possibilità».

 
*

Il giorno successivo si ritrovarono a prendere un caffè tutti insieme, la tensione da parte di chi era esterno al discorso era palpabile, Obi aveva fatto voto al silenzio e per quanto Yui tentasse di coinvolgerlo si tirava indietro: «Domenica prossima vorrei che veniste con me in un posto». Dichiarò Yui senza aggiungere altro lasciando tutti perplessi in attesa della domenica in arrivo.
 
*
 
 La ragazza sorrise ad Izana chiedendo all’uomo che li stava aspettando di aprire la strada: «Questo è un campo di addestramento, papà lo ha messo a nostra disposizione, voglio farvi vedere una cosa». Mitsuide si guardò intorno affascinato. Si fermarono davanti ad uno schermo che riprendeva l’interno del palazzo perfettamente ricostruito davanti a loro, Yui tolse la camicia infilando i guanti da palmo, legò alti i capelli e prese le due pistole pronte, avanzando verso l’edificio: «Cosa sarebbe questo?». Kiki indicò lo schermo perplessa, l’uomo in divisa sorrise spiegando: «Una simulazione di irruzione, Yui di solito la affronta da sola, la sua richiesta mi ha sorpreso molto». Izana rimase a guardarlo perplesso quando la ragazza prese un respiro lanciando una delle due pistole verso di loro: «Obi, dentro!». Il ragazzo prese al volo la pistola sussultando: «Dentro, con te?». Yui accennò ad un si allungandogli una maschera di protezione: «Mi coprirai le spalle, andiamo». Lo sguardo fulmineo lo costrinse ad avanzare al suo fianco, mentre gli altri osservavano il loro avanzare nello schermo, si nascosero dietro ad un muro preparandosi ad irrompere: «Lady, non sono a mio agio con queste cose». Yui sorrise stringendo i guanti ai polsi: «Obi, sai all’inizio Izana non era così aperto, aveva attorno a se una barriera impenetrabile». Obi sussultò guardandola perplesso: «Non so dove vuoi arrivare». Yui sorrise alzandosi mettendolo in allarme: «Voglio dire che i muri e le barriere se non riesco ad aprirle, le sfondo». Avanzò stupendo anche l’uomo in divisa: «Ma cosa fa?!». Prese la radio per comunicare con i due all’interno: «Ehi fermala, si sta gettando nelle mire nemiche senza coperture, i proiettili sono a salde e senza protezione rischiano di farle male, ragazzo fermala!».

Obi non riuscì ad afferrarle il braccio prima che disarmata avanzasse nel campo nemico: «Yui». Strinse i denti prendendo la seconda pistola lasciata a terra correndo in suo soccorso, in meno di qualche istante aveva colpito preciso tutti i bersagli e neanche un colpo era riuscito a lasciare la pistola per colpirla: «Sei fuori di testa Lady!». Yui sorrise avanzando verso l’esterno: «Questo già lo sapevi, ma non hai esitato a coprirmi le spalle». Lo invitò ad uscire calmando l’uomo corso a rimproverarla, Obi sospirò rendendo le pistole osservando i visi sbigottiti di chi lo aveva visto in azione: «Obi». Tornò a guardare Yui che gli faceva segno di avvicinarsi e con sorpresa parò l’attacco: «Non trattenerti!». Di nuovo provò ad attaccarlo e di nuovo parò il colpo: «Forse ho capito cosa vuole fare». Osservò Kioichi sorpreso di vederla lanciarsi in quel modo senza risparmiarsi: «Forse ho capito anche io». Izana si avvicinò all’uomo chiedendo informazioni, osservando Obi che cercava di allontanarla senza contro attaccare: «Zen, preparati». Gli lasciò un bastone di legno preparandosi ad entrare in gioco, allo sguardo di Yui avanzò lanciandogli contro un altro bastone: «Cosa sta succedendo?». Izana ruotò il bastone come se fosse una spada: «Imparerai a capirlo». Scattò in avanti Obi parò il colpo indietreggiando: «Preferirei capirlo adesso!». Allontanò il bastone cercando di farlo cadere ma Izana saltò l’attacco preparandosi a colpirlo, Obi lo schivò tornando in posizione: «Cosa sta succedendo qui?».

La voce non li distrasse dallo scontro: «Izana!». Claus era rimasto sorpreso a guardarlo mentre attaccava Obi: «Yui, non era questo che mi aspettavo quando ci ha chiesto di venire». Yui alzò le spalle indicando Zen pronto ad entrare in azione: «Fidati». Gli fece l’occhiolino allungando a Kiki e Mitsuide due spade di legno: «Sapete combattere anche voi giusto?». I due ragazzi rimasero sorpresi mentre affiancavano Zen per dargli il cambio: «Io non ho ancora capito». Kioichi sorrise decidendo di darle una mano: «Credete che Obi sia pericoloso perché avete saputo che è un sicario professionista?». I tre ragazzi sussultarono alla domanda: «Yui sta cercando di farvi capire che non siete da lui poi così diversi, affrontatelo e ne avrete coscienza». Obi allontanò Izana riprendendo fiato: «Dopo aver visto quella freccia forare un vetro anti proiettili mi aspettavo molta più forza da voi». Izana rilassò le spalle: «Quella è una forza che va usata per proteggere qualcosa di importante». Obi sussultò a quello che era un riferimento alla sua situazione, saltò di lato quando Zen cercò di colpirlo: «Anche il capo?!». Zen sorrise di adrenalina e di concentrazione, come quelli di Izana gli attacchi erano precisi e carichi di forza, Obi si trattenne a schivarli e a rispondere il necessario per liberarsi della presa, Claus rimase a guardare sorpreso: «È migliorato dall’ultima volta».

Izana sorrise accennando ad un si fiero degli attacchi, osservò Kiki prepararsi ad entrare in campo e Yui sussurrarle qualcosa: «Cosa sta cercando di fare?». Izana sorrise stringendo ancora il bastone di legno: «Credo stia cercando di fargli capire che non deve temere le persone che gli sono accanto, Obi teme che per un suo errore potrebbe far del male alle persone che protegge, Yui sta cercando di fargli capire che non deve temere che accada perché le persone che lo circondando non sono deboli». Claus aprì gli occhi alla comprensione delle direttive che dava: «È una ragazza curiosa». Izana sorrise divertito: «Ma ha delle grandi capacità, efficiente ed affidabile». Claus sorrise osservando Kiki prendere il posto di Zen e cambiare lo stile impugnando la spada come un fioretto deviando elegantemente gli attacchi e mantenendo la distanza mettendo Obi in difficoltà: «Non la ritenevi adatta ad affiancarti nel Consiglio Studentesco mi disse, cosa ti ha fatto cambiare idea?». Izana rimase sorpreso dall’allusione: «Il suo modo stravagante di affrontare la situazione con saggezza ed equilibrio, e il suo impegno, i suoi rapporti sembravano dei romanzi quando li consegnava, dopo aver capito che non andavano bene ha studiato tutti quelli consegnati nei sei anni precedenti, si è impegnata più di quanto avessi immaginato e riesce ancora a risolvere i problemi senza complicarli ulteriormente, alla fine anche la scuola l’ha riconosciuta adatta e si sono lamentati quando non le ho passato la carica». Claus rimase a guardare quando Kiki indietreggiò per lasciar il posto a Mitsuide: «Mantenere il sangue freddo in caso di pericolo non è da tutti, ho ammirato il modo in cui ha affrontato il vostro rapimento malgrado non abbia gradito di essere trattato come un’esca, non hai intenzione di lasciarla andare?». Izana negò più che deciso preparandosi al segnale di Yui: «Non una come lei, perdonatemi padre».

Si avvicinò chiedendo il supporto di Zen: «Voglio provarci anche io!». L’urlo bloccò Mitsuide e Obi a guardare verso Shirayuki rimasta seduta, le sopracciglia corrugate e il fuoco negli occhi, Yui scoppiò a ridere avvicinandola: «Hai portato quel che ti ho chiesto?». Shirayuki accennò ad un si seguendo Yui verso Obi, chiedendo a Mitsuide di allontanarsi: «Che vuole fare?». Yui sorrise indietreggiando lasciando a Zen e Izana l’attacco: «Vuole diventare più forte, non vuole dipendere troppo dagli altri e sta affrontando le difficoltà a modo suo, Izana lo portiamo all’estremo». Accennò ad un si preparandosi, Obi scoppiò a ridere davanti a Shirayuki in posizione: «Non ce la faccio». Izana scattò per primo seguitò da Zen, Obi sussultò voltandosi di colpo ed evitando l’affondo: «Per un pelo».

Sussultò all’attacco di Mitsuide e a quello di Kioichi unitosi all’improvviso, l’eleganza di Kiki lo confuse e poi tornò a parare gli attacchi di Yui trovandosi messo all’angolo, quando la spada di legno si mosse per colpirlo, arricciò le sopracciglia liberandosi di Yui, con un colpo, fermò la spada a mani nude respingendo Zen e allontanando Izana, riprese respiro all’istinto di sopravvivenza che aveva preso il sopravvento, osservò preoccupato i tre ragazzi stesi a terra: «Quello era un bel colpo». Obi si strinse nelle spalle ma prima di poter correre in loro soccorso sfiorò la figura dai capelli rossi che si nascondeva nel fumo nebbioso, i sensi si intropidirono rifiutando i comandi della sua mente, Shirayuki gli saltò addosso cercando di fare pressione per farlo svenire senza la forza necessaria, le afferrò il braccio pronto a spezzarlo per liberarsi quando il calore e la soffice pelle femminile bloccarono i suoi movimenti, sorrise accarezzandola: «Mi arrendo!». Shirayuki lasciò la presa riprendendo respiro, Obi si sollevò sorpreso accarezzandosi il collo tremante: «Quella era…erba paralizzante…».

Sussultò alla nebbia che si dilatava mentre la ragazza respirava tramite una maschera di tessuto, si rialzò aiutata da Kiki, lo avevano circondato tutti: «Perché mi avete attaccato?». Yui sorrise allungandogli una mano: «Obi, pensi che tra noi ci sia qualcuno debole?». Sussultò sorpreso alla domanda: «Lady non scherzarci, avrei potuto…». Yui lo bloccò: «Ma non l’hai fatto, dimmi, quanti di noi hai considerato tuoi nemici?». Obi si strinse nelle spalle pensandoci con sua stessa sorpresa: «Nessuno». Mitsuide si avvicinò prendendo il posto di Yui per tirarlo su: «Scoprire cosa sei stato ci ha messi in guardia, ma nessuno di noi ti ha mai considerato un nemico». Kiki sorrise accennando ad un si: «Saresti il nostro migliore alleato». Shirayuki accennò ad un si massaggiando il polso: «Nessuno di noi è debole, Obi». Zen accennò una risata avvicinandola: «Non devi essere solo una guardia del corpo, voglio che tu sia un amico che coprirà la parte scoperta delle nostre spalle». Yui spinse Izana in avanti per parlare: «In quell’edificio mi hai salvato da un colpo pericoloso e non hai esitato a dimenticarti delle tue condizioni mentre ti urlavo di continuare a guidare con il rischio maggiore di essere colpito, è stato sufficiente come dimostrazione». Kioichi gli appoggiò una mano sulla spalla: «Quello che è stato è stato, quello che conta e cosa farai e come lo farai». Yui avanzò tra tutti allungandogli la mano: «Obi, puoi smettere di scappare, in questo luogo c’è posto anche per te».

Il ragazzo sorrise appena coprendo con una mano gli occhi sbigottiti da quello che aveva davanti, allungò la seconda mano per afferrarla: «Farò del mio meglio». Yui sorrise guardando Claus altrettanto sorpreso: «Ritiro quel che ho detto, Noriaki. Tua figlia ha tutto il mio rispetto». Noriaki sorrise accennando ad una risata: «Izana-sama è in buone mani». Claus si voltò per lasciarli al loro pomeriggio organizzato in quel posto, un pomeriggio fuori dal comune.

Obi osservò la stanza immacolata all’interno della villa e sorrise fiducioso in quel luogo che aveva trovato e che riuniva tante strane personalità, scese a guardare la mano che aveva afferrato Shirayuki stringendola a pugno: «Sofia, questa volta ho trovato delle persone importanti, le proteggerò come avrei dovuto proteggere te». Si stese sul letto preda della felicità che quell’attacco simultaneo e quella mano tesa ad attenderlo gli avevano provocato: “Non preoccuparti per me, Obi, lo sapevo, vivi per favore, e grazie per essermi stato vicino, voglio che almeno tu passa trovare la felicità”. Si alzò di colpo portando una mano alle labbra ad occhi spalancati, uscì dalla stanza guardandosi intorno spaesato, bussò alla porta nel pieno della notte: «Obi cosa ci fai ancora sveglio?». Si chinò di colpo stupendo Zen: «Devo parlare con una persona». Zen sussultò all’inchino imprevisto: «Con chi?».

Attese nella sala camminando avanti e indietro preso da quel dubbio: «Spero che sia importante, se hai mandato mio fratello a svegliami». Obi sussultò voltandosi verso Izana irritato dalla chiamata: «Ah…mi dispiace di aver svegliato anche il capo…temevo che se lo avessi fatto io…». Izana sospirò chiamando il maggior domo ancora in giro: «Non dilungarti, perché mi hai svegliato?». Obi gli diede le spalle per osservare l’esterno dalla porta finestra: «Non sapevo se avevate parlato a Yui del mio passato». Izana ritrovò l’attenzione guardandolo curioso: «Perché avrei dovuto? Quella ragazza non dice mai niente quando vuole, perché dovrei dargliela vinta raccontandole tutto?». Obi si voltò sorpreso: «Ma il campo…». Izana sospirò versando il vino in due calici: «Yui percepisce molte cose, vede le debolezze delle persone e sa come trasformale in forza, Yui è fatta così, avrà notato la tensione che c’era ed avrà deciso di testa sua di fare come voleva, per questo mi hai fatto svegliare?». Obi negò guardando perplesso il secondo calice: «Vi ho detto che ero troppo preso dalla furia per ascoltare le sue ultime parole, ma è possibile che io le abbia sentite e abbia solo deciso di dimenticarle?».

Izana roteò il vino nel bicchiere pensandoci: «Probabile, il cervello umano è superlativo, registra così tante informazioni molte più di quante riusciamo a percepire, avrà di certo registrato le sue parole, si sarà servito di uno sguardo per decifrare il labiale e l’udito per distinguerne i suoni, ma non te ne ha reso cosciente, perché d’un tratto questo dubbio?». Obi deviò lo sguardo: «Perché credo di averle ricordate, e mi chiedo perché solo adesso». Izana sospirò allungandogli il calice che evitava di prendere: «L’anno scorso siamo andati a sciare con il Consiglio Studentesco, ho avuto un incidente e sono rimasto incosciente per diverse ore prima che Yui mi trovasse, abbiamo passato la notte in una baita prima di tornare all’albergo, so sciare in modo ottimo e l’ho sempre fatto con naturalezza, quando mi sono trovato davanti alla discesa il giorno seguente, le mani mi tremavano e il cuore mi bloccava il respiro, ho avuto paura di fare quello che avevo sempre fatto senza pensarci troppo, e quando ho trovato il coraggio di scendere mi è sembrato fosse la prima volta, tutta la paura era diventata adrenalina». Obi rimase a guardarlo senza comprendere dove volesse arrivare: «Non vi seguo». Izana sorrise avvicinandosi alla finestra: «Spesso forti sentimenti negativi causano un trauma che con il passare del tempo diventa paura di riviverlo, era una persona importante per te, vederla morire ti ha alterato così tanto che hai avuto paura di restare in un posto convinto che sarebbe potuto accadere di nuovo, eri traumatizzato, troppo spaventato per lasciare andare il dolore, probabilmente ti sono tornate in mente perché quel trauma si è sciolto, questo ti sto dicendo».

Obi sussultò stringendo il calice: «Ho smesso di scappare». Izana negò prendendo l’ultimo sorso: «Non solo Obi, hai accettato il dolore della sua morte, ed hai riconosciuto che hai ancora un valore in questa vita, hai trasformato quella debolezza in forza». Lasciò il bicchiere sul tavolo tornando in camera, ignorò il sorriso di Zen in attesa dietro la porta, sorpreso della richiesta di Obi: «Va a dormire». Zen alzò le spalle all’ordine sottointeso, sai sporse a guardare Obi perso davanti al bicchiere offerto, seguì la strada aperta dal maggiore per ritrovare il sonno.

Obi era rimasto seduto a gustare il vino, pensava e ripensava, continuava ad ascoltare quelle parole dimenticate e quando decise di salire nella sua stanza, era ormai l’alba, un nuovo sole si stava innalzando su quella villa e gli stava illuminando il cammino, per la prima volta era esattamente dove voleva essere.
 

 

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Capitolo 47
*** Acero Rinato ***


La cerimonia del diploma si era appena conclusa per dare il benvenuto alle matricole nella scuola, Yui cercava di trattenersi, voleva congratularsi con i due ragazzi ma non era riuscita ad allontanarsi dai suoi impegni di membro del Consiglio Studentesco, quando l’assemblea si concluse corse a cercare Izana senza trovarlo: «È già andato via, ha detto che aveva da fare». Yui sospirò sorridendo a Kioichi felice del diploma nella mano, la salutò con un cenno per tornare a casa a preparare la cena, sarebbe rimasta tutto il pomeriggio a fare da guida alle matricole: «Lady». Obi la salutò dall’albero durante la pausa che poi l’avrebbe lasciata libera di tornare a casa: «Devo ringraziarti».

Yui prese un sorso dal succo in scatola sorpresa di trovarlo ad aspettare lei e non Zen, già andato via: «Non devi ringraziarmi, ormai sei dei nostri dovrai meritarti questa posizione ogni giorno». Obi accennò una risata concorde: «Lady, posso farti una domanda fuori luogo?». Yui gettò il succo nel cestino prendendo il giaccone e la borsa scolastica che Obi aveva recuperato con maestria: «Chiedi pure». Passò assieme a lei una carta per la metro saltando nel treno in partenza: «Izana-sama è per caso un tipo geloso?». Yui rimase a guardarlo sorpresa prima di scoppiare a ridere: «Perché me lo chiedi così?». Obi deviò lo sguardo alla poca gente nel treno: «Perché quando ti nomino, arriccia le sopracciglia e irrigidisce le spalle, ma quando deve parlarmi è calmo, perciò non credo mi odi e mi chiedevo se fosse per gelosia». Yui accennò una risata divertita: «Penso che tutti sarebbero un po’ gelosi dei propri affetti, anche se è estremamente orgoglioso e non lo ammetterebbe mai, e dubito se ne preoccuperebbe troppo conoscendo le capacità della sua ragazza». Obi sorrise osservandosi intorno: «E tu invece?». Yui rispose a bruciapelo: «Lo sono, è un principe pieno di difetti, ma ha carisma e nel tempo è diventato più avvicinabile».


Si erano lasciati da poco ed era arrivata davanti alla sua casa ma c’era qualcosa che non riusciva ad accettare, qualcosa che non poteva ignorare. Rimase a guardare il cielo qualche istante indecisa finché si accorse di Kioichi appoggiato alla finestra del salotto che la guardava divertito: «Il fiume, ti ho invito le coordinate». Yui sussultò guardando il telefono e la foto di una cartina della città: «Come lo sapevi?». Kioichi accennò una risata alzando le spalle: «Sono tuo fratello, non fare tardi, ti aspetto per la cena». Sorrise di gratitudine riprendendo la strada che aveva già percorso.

Izana scompigliò i capelli dopo il rinsanante bagno osservando il buio fuori, legò i capelli ma prima di poter svolgere qualche compito famigliare il cellulare squillò: «Pronto». Yui si strinse nelle spalle osservando il cielo: «Mi dispiace se non siamo riusciti ad incontrarci questa mattina». Izana sorrise lasciando il potatile: «Eri impegnata con le matricole, non devi scusarti». Yui prese un respiro sistemando il necessario: «Izana dalla tua stanza si vede il fiume, vero?». Sussultò sorpreso alla domanda, istintivamente raggiunse il balcone osservando appena l’acqua del fiume: «Lo vedo bene ma se mi saluti dalla riva non lamentarti se non ricambio». Yui scoppiò a ridere osservando la luce: «Così dovrebbe andare, non potevo venire alla villa senza un vero motivo, Lorene-sama me lo avrebbe rimproverato, quindi provo così». Izana rimase a guardare fuori incerto su cosa significava quella chiamata: «Izana spero che i tuoi sogni si avverino e spero di essere presente quando succederà, adesso dovresti vederla». Gli occhi di ghiaccio si spalancarono quando una lanterna si innalzò dal fiume verso l’alto: «Congratulazioni per il diploma». Rimase a guardare la lanterna salire in alto prima di realizzare che era stata Yui a lasciarla andare, abbassò il cellulare appoggiando la mano sul viso rosso dall’imbarazzo e dalla felicità, riprese contegno accostando di nuovo l’apparecchio all’udito: «Se non ci sarai verrò a prenderti». Yui sorrise felice di essere riuscita a sorprenderlo: «Spero che ti abbia fatto piacere, se preferisci i fiori però posso portarteli dom…». Izana la bloccò negando con un tiepido sorriso sul volto: «Vale molto di più di un mazzo di fiori, grazie infinite Yui». Chiusero la chiamata, rimase a guardare il cellulare alzando lo sguardo alla lanterna che svaniva nel cielo: «Splendido…».

Il sussurro lo sorprese, abbassò lo sguardo per trovare il viso di Obi meravigliato seduto sul ramo dell’albero di fronte al balcone, si voltò senza dir nulla e uscì poco dopo caricando l’arco preso dalla stanza con la minaccia dipinta sul volto molto più che splendido: «Se provi solo a dirle quel che hai visto, ti faccio fuori». Obi alzò le braccia in segno di resa, con un paio di balzi raggiunse il balcone: «Sono solo rimasto sorpreso, una lanterna può fare così tanto?». Izana lo fulminò malamente e Obi tornò sulla difensiva: «Avete la mia parola che nessuno saprà nulla». Izana sospirò riponendo l’arco e la freccia: «Farai bene a mantenere quella parola». Obi rimase a guardarlo perplesso: «Ho qualcosa sul viso?». Obi sorrise distogliendo lo sguardo: «Solo la felicità, Izana-sama voi siete un tipo geloso?». Izana si appoggiò alla balaustra guardando il cielo: «Abbastanza, farai bene a mantenere le distanze». Obi accennò una risata smentendo la possibilità: «Non dovete preoccuparvi di questo, ero curioso, state insieme da quando vi ho conosciuti e non ho mai visto gelosia in voi, ma solo preoccupazione». Izana sospirò incrociando le braccia: «Yui non è facile da gestire ma ha un cuore grande, io le ho fatto una promessa, sappiamo quali sono i pregi e i difetti dell’altro e che non smetteremo di coprirci le spalle, a discapito di quel che troveremo sul nostro cammino, penso sia la forma più alta dell’amore». Obi tornò a guardarlo e lo sguardo minaccioso lo raggelò all’improvviso: «Questa conversazione non è mai esistita, ricordalo, anzi dimenticala».

Chiuse la porta del balcone e le tende senza assicurarsi che scendesse, Obi era rimasto pietrificato, la risata carica di divertimento lo sorprese: «Capo». Si sporse dal balcone trovando Zen appoggiato nell’ombra a fargli segno di silenzio: «Io non ho sentito nulla e Obi, tu non mi ha visto». Scavalcò le mura per allontanarsi dalla villa ma il messaggio di  Izana lo colse in pieno rimproverandolo di non tornare tardi e di usare l’entrata di servizio per non allarmare le guardie.

 
*

Ormai era passata una settimana dall’arrivo delle nuove matricole, ma non era ancora riuscita a parlare con nessuna di loro, in classe la situazione era strana oltre modo, si guardava intorno in cerca di quel pezzo che non riusciva a trovare, le persone parlavano con lei ma mettevano una certa distanza senza farle capire il motivo. Senza Zen seguire le lezioni era diventato noioso, anche quelle esercitazioni erano noiose, alzò lo sguardo dal foglio arricciando le sopracciglia al ragazzo dai capelli biondi e lunghi legati alti che giocava con un videogioco il banco mentre il professore si apprestava a passare per controllarli, sospirò scrivendo qualcosa su una pagina strappata piegandola per renderla un aeroplano, attese che il professore si distraesse per farla appoggiare sotto gli occhi del ragazzo: «Ma cosa…». La aprì sorpreso che nessuno l’avesse notato “metti via quel gioco prima che ti veda”. Sussultò alzando lo sguardo verso l’uomo troppo vicino, Yui alzò la mano richiamando la sua attenzione: «Sensei, non capisco questo passaggio». L’uomo si avvicinò osservando quello che indicava perplesso che non avesse prestato attenzione al nuovo argomento: «Vuoi risolverlo alla lavagna?». Yui si alzò prendendo il quaderno e ricopiando l’esercizio alla lavagna, forse una dei pochi che aveva capito come risolverlo. Il ragazzo era riuscito a nascondere il gioco tra i libri sotto il banco e stava riprendendo l’esercizio quasi concluso: «Eri a buon punto, Kazuki, ottimo Yui, per favore esercitatevi per la prossima volta». Yui si stiracchiò sistemando i libri, prendendo il pranzo preparato da Kioichi per uscire a passare il tempo da qualche parte con Zen: «Yui, giusto?». Si fermò al richiamo degli occhi d’oro: «Sono di fretta». Kazuki chinò il capo con un sospiro: «Grazie per avermi coperto, con il gioco». Yui sorrise arresa osservando l’orologio del cellulare: «Non farlo ricapitare, sono nel Consiglio Studentesco e non lo potrei ignorare in un prossimo futuro, tecnicamente è proibito portali a scuola, ma tecnicamente anche i cellulari dovrebbero essere spenti durante l’orario scolastico, quindi assicurati di usarlo solo nel tempo della pausa pranzo o dopo le lezioni, chiuderò un occhio questa volta». Kazuki sussultò indietreggiando: «Quindi sei davvero nel Consiglio». Yui accennò ad un si salutandolo senza ignorare i tre ragazzi appoggiati alla porta che lo stavano squadrando.

Zen e Mitsuide la stavano aspettando nel giardino: «Ti eri persa?». Yui alzò le spalle sedendosi a gambe incrociate: «Una persona mi ha ringraziato». Mitsuide addentò il boccone perplesso: «Ultimamente sembri…non so come dire». Chiese aiuto a Zen per definire la sua staticità: «Sembri un po’ preoccupata e annoiata». Yui sorrise al pranzo colorato e saporito: «Non hai tutti i torti, c’è qualcosa che vaga nell’aria ma non capisco cosa, in classe mi sento come se fossi parte del tutto ma anche del niente, è una sensazione strana, è come se tutti sapessero qualcosa che io non so ma poi fingono che non ci sia, è un’atmosfera che mi lascia perplessa, magari è solo la malinconia dell’autunno che sta passando a renderla così, magari la sto solo immaginando». Il Consiglio non era certo più allettante delle lezioni, Kiharu era troppo carismatica per essere oggetto del suo divertimento, guardava quella sedia con nostalgia, ammise che tutto il divertimento il quel posto più degli incarichi e dei festival, era dovuto alla presenza di Izana: «Yui, tra poco ci sarà il festival autunnale, hai ancora voglia di organizzare qualcosa?». Si riprese alla domanda di Shuka che sperava potesse inventarsi qualcosa: «La casa stregata per quanto successo abbia avuto sarebbe scontata, l’idea del fascio di grano potremmo tenerla, penserò a qualcosa, scusatemi vado via prima oggi, a domani».

Si stese sul letto con un sospiro, in casa c’era solo Noriaki che presto sarebbe andato a lavoro, il telefono squillò riportandola alla realtà: «Ehi». Izana lasciò la penna rilassando le spalle: «Ehi, come va?». Yui si raggomitolò sul letto: «Come dire, c’è qualcosa che mi accende i sensi ma non so cosa, e improvvisamente la scuola sembra essersi spenta, e a te?». Izana sorrise appena osservando i fogli: «Carico di impegni come sempre, pensi che ci sia qualche problema in arrivo?». Yui sospirò affondando la testa nel cuscino: «Sento che c’è qualcosa ma non so quanta portata abbia, mi sto annoiando, Izana, e tra poco c’è anche il festival d’autunno». Izana osservò l’esterno e le foglie tingersi di rosso cadere a terra e creare un tappeto di colori: «Se ti stai annoiando, allora porta un po’ di scompiglio, sai come fare, tingi l’aria di quel colore rosso acero dell’autunno, Yui». La ragazza strinse il cuscino sorpresa del consiglio: «Tingere tutto d’acero». Izana accennò ad un si prendendo una boccata di quell’aria fredda: «Hai detto che l’autunno è la stagione della rinascita, allora rinasci anche tu, se non riesci a capire cosa non va guardala da un’altra prospettiva e prova a scioglierti un po’, probabilmente ti senti inchiodata a terra perché non c’è più la mia corona che devi lucidare, o i dolci che ti preparava Kioichi, non c’è Zen a rallegrarti di prima mattina e il Consiglio collabora bene, quell’inquietudine che senti è il presagio che hai bisogno di cambiare Yui, di adattarti ad una nuova visuale». Yui sorrise dolcemente felice di sentirlo parlare: «Immagino tu abbia ragione, scendo a preparare la cena, ci sentiamo domani». Izana sorrise deviando lo sguardo: «A domani».

 
*

Il giorno successivo sospirò di nuovo pensando alle parole del ragazzo e tornando ad osservare la classe, dopo l’ora di palestra pettinò con una mano i capelli per avviarsi verso la sala del Consiglio era ormai quasi pausa pranzo: «Ah, eccola». Recepì il sussurro alle sue spalle prima della voce maschile che cercava di ribellarsi alle spinte, saltellò in avanti per non cadere davanti a Yui ad occhi spalancati. Il viso arrossato e l’abbigliamento femminile al posto di quello maschile la sorpresero: «Kazu…ki?». Il ragazzo deviò lo sguardo nel panico: «Ridi pure, ridono sempre!». Yui alzò lo sguardo ai tre ragazzi in attesa della scena: «Capisco». Sussurrò irritata, avanzò di un passo rialzandogli il viso e accarezzandogli una guancia: «Ridere dici? Di una bellezza così vivida come la tua? Non potrei fare altro se non accarezzarla». Gli occhi dorati si spalancarono alla risposta inattesa come quelli infondo al corridoio, Yui non si tirò indietro passando ad accarezzare una ciocca di capelli: «Quel che più attira la mia attenzione sono i tuoi occhi». Avanzò ancora di un passo mettendo in allarme gli altre tre: «Gli occhi?». Chiese Kazuki immobilizzato dalla audace seduzione in atto: «Perché posso vedere l’immensa luce della tua anima». Lasciò andare la ciocca di capelli voltandogli le spalle con un saluto: «A dopo». Kazuki la fermò sorpreso: «Non lo trovi strano…io sono…». Yui sorrise voltandosi appena: «Un otaku?». Kazuki sussultò al sorriso accennando ad un si: «L’avevo capito, ma non ci trovo nulla di male, è un interesse come un altro, fa solo attenzione a non calarti troppo nel personaggio ricorda sempre chi sei prima di diventare qualcun altro».

Riprese il suo cammino felice che la risposta a quell’aria strana forse emersa da se. Alla ripresa delle lezioni i sussurri misero in agitazione Kazuki sulla natura amorosa di Yui, ma lei non ci fece caso più di tanto: «Ti piacciano le ragazze, eh?». Yui alzò lo sguardo perplessa: «Si sono simpatiche». Arukata indicò Kazuki stretto nelle spalle: «Anche i ragazzi vestite da ragazze?». Yui sospirò alzandosi dalla sedia sedendosi sul banco come se fosse niente: «Si, i cosplay sono famosi e su anime, manga, giochi e vestiti c’è un vero mercato, quindi perché dovrebbe essere strano se una ragazza si comporta da ragazzo o se un ragazzo si veste da ragazza? Una passione come un’altra». Arukata scoppiò a ridere indicandola: «Certo, dovevamo aspettarcelo da una come te, sei nel Consiglio e ignori il regolamento, che razza di ragazza sei?». Yui alzò lo sguardo al cielo: «Ora che mi ci fai pensare il regolamento non l’ho ancora letto». La classe scese nel silenzio mentre tornava a sedersi composta per seguire le lezioni.

Si ritrovò ad osservare la schermata bianca della pagina del computer indecisa su cosa fare: «Kiharu, cosa ne pensi degli otaku?». La ragazza sussultò chiamata in causa: «Cosa ne penso? Nulla in particolare, certo se fosse qualcosa di ossessivo penserei che sia strano, ma infondo siamo tutti un po’ strani, non credi?». Yui sorrise ritrovando in quella domanda Izana, Kiharu era perfetta per quel ruolo, si stiracchiò pensando al festival in arrivo, ma l’idea che aveva scelto risultò più difficile del previsto: «Kazuki, che fai dopo la scuola?». Il ragazzo balzò in piedi all’improvvisa domanda: «Non mi catturerai!». Yui lo guardò perplessa poi accennò una risata: «Nessuna cattura, volevo sapere se ti andava di prendere un caffè insieme dopo». Kazuki abbassò le mani in difensiva guardandola sorpreso: «Con me?». Yui accennò ad un si ignorando il silenzio nella classe: «Invita me a prendere un caffè, non quest’otaku». Yui arricciò le sopracciglia fulminandolo: «Fatti da parte, codardo». Arukata indietreggiò di colpo allo sguardo scarlatto  intravisto: «Non ho molto da fare al Consiglio, non scappare, Kazuki».

Tornò a sedersi ignorando tutte le dicerie che cominciarono a girare, alla fine delle lezioni presero insieme il treno e si sedettero nella caffetteria in attesa delle ordinazioni: «Posso sapere cosa vuoi?». Yui roteò con la cannuccia il ghiaccio nel thè: «Un consiglio, devo avanzare un’idea per il festival autunnale, gli altri sono impegnati con i rapporti giornalieri e io comincio ad annoiarmi, avevo pensato a qualcosa di diverso della casa stregata, ma che non si allontani molto, conosci il gioco escape to the room?». Kazuki le sorrise quasi di sfida.

 
*
 
Alla pausa pranzo del giorno successivo Yui consegnò il rapporto a Kiharu spiegando la presenza del ragazzo che aveva accettato la sua idea: «Sicura di poterlo gestire?». Yui accennò ad un si: «Non faremo giochi troppo complicati e prenderemo spunti direttamente dal gioco per ricreare la stanza a grandezza naturale, e vorrei anche dare una lezione a qualcuno, Presidente». Kiharu sorrise divertita, non poté che arrendersi: «Non esagerare però». In quella settimana con il nuovo comitato feste misero a punto il disegno, i giochi, gli attrezzi che servivano e non mancava mai di raccontare tutto ad Izana nella telefonata serale, mancava solo una settimana al festival e si fermò ad osservare le persone che la stavano aiutando sorridendo di dolcezza a quelle foglie che si stavano rigenerando.
 
*

Izana chiuse la porta irritato: «Bentornato». Accennò ad un si togliendo il cappotto: «Non entri neanche quest’anno nel Consiglio?». Zen accennò una risata negando: «Non fa per me, ma il festival autunnale di quest’anno si prospetta divertente». Izana accennò ad un si avanzando: «Yui mi ha raccontato tutto». La nota amara non gli sfuggì e ancora meno si fece scappare la chiamata rifiutata: «Aniue, domani faremo un giro in città volete unirvi a noi?». Izana negò avanzando sulle scale: «Passo». La risposta era indice che qualcosa non andava, sospirò tornando ai suoi compiti da svolgere.
 
*

Yui si sorprese di non vedere Izana dei loro quel pomeriggio: «Non è tornato?». Zen si strinse nelle spalle: «È tornato ieri, ma sembrava irritato, avete litigato?». Yui guardò il cellulare perplessa: «Non credo, ma negli ultimi giorni non ha risposto alle mie chiamate e risponde scarno ai miei messaggi, non ti ha detto nulla?». Zen negò preoccupato: «Non è solito dirmi troppo se non vuole dirmi nulla». Passarono il pomeriggio e la serata in giro, Izana rifiutò tutte le chiamate anche quelle di Zen. Si salutarono alla fermata, Yui rimase a guardare il cellulare appoggiato sul tavolo indecisa su cosa fare: «Ehi, lo fissi da un’ora, tutto ok?». Yui negò perplessa: «Izana mi evita e non so il perché, non ho fatto nulla di compromettente e non l’ho preso in giro più del solito, non capisco perché o se è arrabbiato, non vuole parlarmi direttamente, si limita a rispondermi appena ai messaggi dicendo che sta studiando, non so cosa fare, anzi un’idea ce l’ho ma potrebbe farti arrabbiare». Kioichi sospirò porgendole una tazza di cioccolata calda: «Se non risolverai non farai che pensarci, e domani pomeriggio tornerà all’università, in una settimana le cose possono peggiorare, quindi va ma vedi di non farmi preoccupare, Yui». Gustò la cioccolata con affetto e dopo avergli lasciato la tazza, averlo ringraziato e aver salutato il padre chiamò Obi.

Il ragazzo sorrise chiudendo la chiamata, il cellulare glielo aveva procurato Zen e aveva accuratamente registrato tutti i numeri importanti, dovevano riuscire a contattarsi anche a distanza. Izana era concentrato sui libri quando qualcuno bussò ai vetri del balcone: «Che vuoi?». Chiese senza aprirgli la porta, Obi simulò la frase lentamente per fargli capire il sussurro “non se ne andrà”, si spostò il necessario per indicare Yui alle sue spalle a braccia incrociate: «Sto studiando, torna a casa». Gli diede le spalle tornando a sedersi: «Lady». Yui negò facendogli segno: «Va, io resto». Passarono ore da quello scambio di sguardi, Yui si era seduta e guardava il cielo speranzosa, Izana la sfiorava appena con lo sguardo, non voleva perdere quella sfida, ma quando Yui cercò di riscaldare le mani tremanti con il fiato della bocca si arrese e aprì la porta del balcone preoccupato: «Dovevi tornare a casa». Yui si alzò avanzando verso l’interno, si strinse nelle spalle al caldo che le accarezzò la pelle, si voltò a guardare male Izana: «Chiamo l’autista per farti accompagnare, Kioichi se la prenderebbe con me se ti ammalassi».

Yui tolse la sciarpa e il cappotto prendendo la rincorsa per stringerlo in un abbraccio e fermarlo: «Lasciami andare». Negò tenendolo stretto, singhiozzò alzando lo sguardo: «Non mi piace quando fai così». Izana sussultò alle lacrime: «Così?». Yui sfilò il cellulare appoggiandolo sul tavolo e spingendolo un colpo dopo l’altro fino a farlo cadere sul letto: «Quando smetti di parlarmi, fa male Izana». Strinse i denti restando a guardarlo dall’alto, il ragazzo sospirò accarezzandole il viso infreddolito facendo voto al silenzio: «Perché hai smesso di parlarmi? Cosa ti ha dato fastidio?». Il freddo delle guance lo sorprese, cercò di riscaldarle con entrambe le mani sfiorando i capelli bagnati dall’umidità.  Yui fermò le carezze guardandolo arrabbiata: «Non ho fatto tanta strada per niente, non sono rimasta ad aspettare al freddo per non avere una risposta, cosa ti ha dato fastidio?!». Izana deviò il volto stringendosi nelle spalle: «Ti stai divertendo…». Sussurrò appena appoggiando il braccio sugli occhi: «Hai ritrovato vitalità, ma parli parli e parli solo di Kazuki, delle sue idee, del suo entusiasmo, dei suoi interessi, non fai che parlare di lui e io non aspetto di rispondere ad una tua chiamata o chiamarti per sentir parlare di lui!». Yui rimase sorpresa dall’ammissione, si sedette di peso sul suo ventre prendendo un respiro, anche se aveva minato la loro comunicazione quella punta di gelosia sfuggita al suo orgoglio la fece sorridere: «È solo l’argomento del momento, lo sai che mi esalto quando ho un’idea per le mani, lo sto aiutando come ho già fatto in passato con altri al tuo fianco, ma Izana ti prego non emarginarmi così, non voglio amare questo silenzio, voglio amare quando parliamo, ci prendiamo in giro e scherziamo, non voglio silenzi tra noi, non se non hanno significato». Izana sospirò tornando a guardarla: «È difficile». Yui accennò ad un si stringendosi nelle spalle: «Terribilmente difficile, e mi manchi ogni giorno di più, non è lo stesso non averti qui ogni giorno, guardare quella scrivania e vedere Kiharu sedersi al tuo posto, anche per me è difficile ma se vogliamo che questa relazione funzioni, per il mondo in cui vivi e per quello in cui io voglio vivere anche la distanza dovrà essere superata, ma se lo facciamo in silenzio quel filo si spezzerà, e non voglio che succeda». Izana le accarezzò di nuovo il viso: «Va bene».

La avvicinò per rubarle un bacio dalle labbra ancora fredde, Yui lo strinse rassicurata: «Izana, spogliati». Sussultò all’ordine ma dovette rifiutare di eseguirlo: «No». Yui sorrise alla negazione, gli accarezzò il collo: «Neanche se ti dicessi che in qualche modo vorrei farti mio?». La speranza negli occhi cianite era troppo luminosa per riuscire a fermarla e non la fermò quando sbottonò i primi bottoni della camicia: «Fa che non si veda». Yui accennò ad un si appoggiando le labbra più verso la spalla che verso il collo, rimase stretta a lui fino a riscaldarsi: «Devo tornare a casa, Kioichi mi sta aspettando». Izana accennò ad un si accarezzandole la spalla: «Ti faccio riaccompagnare». Yui sorrise liberandolo dalla presa: «Mi riaccompagna Obi, si chiederebbero da dove sono entrata e perché ero con te». Izana prese il cappotto che aveva lasciato sulla sedia sistemando poi la camicia, aprì la porta del balcone per salutarla, Obi la aspettava seduto di sotto: «Fa che torni sana e salva». Obi sorrise prendendo in braccio la ragazza per saltare di sotto e accendere la moto, Izana alzò lo sguardo al cielo rifiutandosi di chiedere dove l’avesse presa. Tornò a sedersi per concentrarsi sui suoi studi, accarezzò la spalla perso nel suo profumo: «Accidenti».
 

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Capitolo 48
*** Tenera Gelosia ***


Zen lasciò cadere la bottiglietta dopo la spiegazione, e scoppiò a ridere senza riuscire a trattenersi: «Mio fratello…geloso…». Era ormai disteso sul prato preda della risata, Yui deviò lo sguardo sorpresa: «La cosa ha stupito anche me, ma non gli dire niente, ferirebbe il suo orgoglio se ridessi per questo». Zen sorrise asciugando le lacrime: «Non dirò nulla, certo però pensare che possa arrivare a non rispondere per gelosia mi sorprende davvero». Yui sorrise alzandosi: «È pur sempre un ragazzo, io vado al Consiglio ci si vede».

*

 Passarono la restante settimana nella tranquillità mattutina e a finire di preparare la stanza chiusa a chiave, il rompicapo che a gruppi avrebbero dovuto risolvere: «Yui, siamo pronti». La ragazza allungò al preside i biglietti accuratamente chiusi per scegliere lo studente che avrebbe dovuto nascondersi nella scuola, nessuno riuscì a trovare la matricola scelta per puro caso, un po’ demoralizzati per la sconfitta totale gli studenti si apprestarono a dirigersi verso l’attrazione del festival autunnale curiosi di sapere cosa li aspettava all’interno di quella stanza chiusa: «Cos’è questa storia? Io pensavo fosse una casa stregata». La voce metallica spiegò quello che dovevano fare chiudendo a chiave tutte le porte: «Avrete da ora dieci minuti per trovare la chiave che apre la porta, risolvete gli indovinelli e i rompicapi per trovare la chiave, a tempo scaduto se non sarete usciti verrete ricoperti di bava di lumaca, con spruzzo di alito di orco e unghie di minotauro, prego divertitevi, inizio del conto alla rovescia». Kiharu si voltò verso di lei preoccupata: «Yui, quelle smorfie non mi piacciono, cosa avete fatto?». Kazuki al suo fianco aveva la stessa espressione: «Stiamo per sfaldare un mito, nessuno che non abbia giocato online o visto l’anime di One Piece può trovare la chiave per uscire, ho visto tutte le stagioni e i film, ho giocato fino all’ultimo livello e Kazuki mi ha dato una mano, voglio vedere la loro faccia quando usciranno». Kiharu irrigidì le spalle preoccupata: «One Piece, è quel famoso anime sui pirati? Izana-sama le mie condoglianze». Sussurrò sentendo le persone nella stanza urlare assieme al grido di una ragazza e a sonori tonfi.

Nessuno riuscì a vincere la sfida finché Kazuki non avvicinò un gruppo di persone, che si divisero e presero parte alla sfida, risolvendo gli indovinelli e trovando la chiave portando fuori le persone da quel mix di cose mollicce, fantasmi e rompicapi: «Come hai fatto a trovare la soluzione?». La spiegazione dettagliata su come e perché c’erano riusciti portò tutti a ricredersi sul ruolo isolato dei ragazzi appassionati di qualcosa che non era per tutti, Yui scambiò un cinque d’intesa con Kazuki fiera del risultato. Aiutarono a ripulire la palestra allestendo il falò e distribuendo agli studenti un sacchetto di caramelle vestiti da streghe e stregoni, le risate furono di solo divertimento e anche quel giorno si spense velocemente, lasciando un lieve amaro sapore in bocca: «Come al solito ti sei impegnata molto». Yui sorrise osservando il falò: «Variare rende le cose più diverti, beh questa volta forse ho esagerato, ma volevo dargli una lezione». Zen sorrise allungandogli un sacchetto di caramelle: «Ha seguito le lezioni online, e freme per sapere come è andata e cos’hai organizzato». Le mostrò le foto e i video che aveva inviato alla chat del fratello, Yui accennò una risata prendendo la borsa che Obi le stava porgendo: «Dolcetto o scherzetto?».

Izana alzò lo sguardo alle mura del cancello trovandola seduta ad attendere: «Cosa ci fai la su?». Yui sorrise mostrandogli una scopa: «Non sono ancora brava con le stregonerie». Izana sorrise allungando le mani: «Ti farai male». Yui saltò giù presa al volo come una principessa: «Divertita?». Accennò ad un si allungandogli un sacchetto di caramelle: «È stato divertente, oggi sono buona». Izana prese il sacchetto osservando Zen e Mitsuide che uscivano dal giardino: «Alla fine sei rimasta vestita da strega». Yui esultò montando la scopa come se potesse volare: «Infondo è halloween non possono criticarmi, andiamo?». Izana non era riuscito a trattenere la risata e li lasciò andare avanti di qualche passo: «Questa scuola non ti appartiene più». Sussultò alla voce voltandosi verso il ragazzo biondo dagli occhi dorati: «Tu devi essere Kazuki». Spalancò gli occhi sorpreso che lo conoscesse: «Sai chi sono?». Izana rimase ad osservarlo ritrovandolo nella descrizione fantasiosa di quella ragazza: «Hai gli occhi liquidi come l’oro e i capelli che splendono come il sole, descrive bene le persone, mi ha raccontato tutto». Kazuki strinse i pugni mentre si stava voltando per raggiungerli: «Mi sono innamorato di lei!».

La dichiarazione lo bloccò di colpo, tornò a voltarsi verso l’oro perplesso: «Di chi?». Kazuki arricciò le sopracciglia: «Di Yui, mi candiderò al Consiglio Studentesco come referente e me la prenderò». Izana sorrise stringendo il sacchetto di caramelle: «Lei appartiene a me, è fuori dalla tua portata». Gli diede le spalle riprendendo il passo per raggiungere i tre ragazzi fermi ad aspettarli all’angolo. Obi saltò nel treno dopo aver salutato Mitsuide: «Hai un viso che fa paura, tutto bene?». Izana scartò la caramella masticandola accigliato: «È successo qualcosa?». Chiese Zen sotto voce guardando Yui altrettanto perplessa: «Era tranquillo davanti alla scuola, una doppia personalità? Lo studio lo starà facendo impazzire?». Izana strinse la carta irritato: «Vi posso sentire benissimo e ancora meglio su un treno vuoto». Yui si avvicinò per osservarlo meglio: «Vorresti illuminarci?». La domanda beffarda sembrò irritarlo ancora di più, si sporse in avanti per bloccarla alla parete del treno in corsa e baciarle il collo per lasciarle un segno: «Asp…Izan…». Il gesto sfrontato lasciò gli altri due sorpresi: «Aniue!». Zen gli diede le spalle allo sguardo perplesso: «Perché stai arrossendo?». Zen si strinse nelle spalle: «Perché sono tuo fratello e alcune cose non le dovrei vedere». Izana sorrise al ricordo di Kioichi, divertito leccò le labbra al sapore dolce, non si era accordo che Yui era diventata così rossa da spiccare nel vestito nero da strega, sollevò  i baveri del mantello scuro per nascondere il rossore, guardava a terra preda dell’imbarazzo, alla fermata corse fuori senza salutare: «Audace da parte vostra, Izana-sama». Obi aveva trattenuto la risata e aveva alzato le spalle alla fuga femminile: «Fin troppo, Aniue è successo qualcosa?». La frase di quel ragazzo più sfrontato di lui salì alla memoria irritandolo: «Nulla di rilevante».

Yui chiuse la porta prendendo un respiro dalla corsa: «Ben tornata, è andata b…Yui?». Il viso arrossato e le lacrime agli occhi preoccuparono il maggiore corso a soccorrerla nella caduta: «Tutto bene?». Accennò ad un si coprendo le labbra con il polso, nel deviare lo sguardo Kioichi riuscì a scorgere il segno rosso sul collo e sorrise divertito: «È uscito allo scoperto?». Chiese invitandola ad alzarsi: «È stato improvviso, non me lo aspettavo!» Urlò con la voce stridula graffiata dall’imbarazzo: «Non è la prima volta, no?». Yui si rialzò togliendo il cappello che le aveva nascosto il viso arrossato: «Non davanti ad altre persone, mai mi sarei aspettata una tale iniziativa davanti a Zen e  Obi». Kioichi rimase altrettanto sorpreso: «In effetti non è da lui». Lasciò a lui la cartella scolastica salendo di sopra a cambiarsi, restando a pensare a cosa potesse averlo portato a comportarsi così.

 
*

Il giorno successivo rifiutò di essere svegliata e Kioichi si arrese a lasciarla dormire giustificando il motivo con il padre perplesso. Zen bussò alla porta del Consiglio durante la pausa pranzo: «Zen-sama, cosa posso fare per voi?». Zen negò sorridendole: «Ho saputo che Yui è rimasta a casa, e sono venuto a dare una mano nel caso servisse». Osservò Kazuki fermo davanti alla cattedra sorpreso: «Ah, giusto, Kazuki ti presento Zen Wistaria, Kazuki si è proposto al Consiglio come referente, il lavoro che ha svolto con Yui è stato ottimo e stavo considerando la sua candidatura, una mano più esperta ci farebbe comodo, vi invito a rimanere se lo desiderate». Zen accennò ad un si prendendo in carico l’ispezione della scuola per assicurarsi che tutto fosse al suo posto assieme a Kazuki, parlarono poco e niente e finirono il giro velocemente: «Come mai non è venuta?». Zen alzò lo sguardo al cielo pensando a Yui: «Probabilmente è rimasta sfinita, quando qualcosa la prende tutto il resto passa in secondo piano». Scese di nuovo il silenzio e Zen si fece attraversare da una perplessità: «Kazuki, per caso ieri hai parlato con mio fratello?». Il ragazzo aumentò il passo: «Probabile». Zen si fermò sorpreso: «Posso sapere di cosa?». Kazuki mosse la mano per salutarlo: «Cose che non ti riguardano». Zen rimase fermo a pensarci, forse aveva trovato la soluzione al suo strano comportamento ma sospirò lasciando da parte la questione.
 
*
 
In quella settimana Izana era tornato sulla difensiva mentre Yui cercava di insistere per sapere di più sul suo cambio improvviso: «Izana!». La voce di Yui lo richiamò alla realtà: «Ci sei riuscito!». Accennò ad un si osservando gli occhi cianite avvicinanti di colpo: «Avevo poche lezioni e le altre le posso seguire online, cosa volevi?». Yui mise il broncio: «Devo aver bisogno di una scusa per invitarti ad uscire?». Shirayuki accennò una risata avanzando con Zen: «In assenza delle lezioni, volevamo andare a prendere un caffè insieme». Izana osservò tutti i presenti arricciando le sopracciglia alla nuova figura nel gruppo: «C’è una nuova aggiunta». Yui accennò ad un si indiandolo: «Kazuki si è candidato al Consiglio, è in prova da metà della settimana». Kazuki gli lanciò uno sguardo che Izana sfidò: «Spero sia consapevole del peso che ha il suo ruolo nell’organo principale della scuola». Il ragazzo arricciò le sopracciglia: «Quella non è più la tua scuola». Izana ignorò la provocazione: «La mia come la vostra, andiamo vorrei tornare a casa prima di sera». Yui non si era lasciata sfuggire lo scambio di frecciatine, seduti al tavolo osservò in silenzio prima Izana alla sua sinistra e poi Kazuki alla sua destra, avvertiva le vibrazioni negative così forti da farle rifiutare il pezzo di torta: «Non la vuoi?». Yui negò sorprendendolo, Izana sospirò avvicinando il piattino: «Allora mi prendo la frago…». Yui lo bloccò addentando la fragola: «Il resto puoi prenderlo». Sorrise divertito prendendo il primo boccone: «Come vuoi». Yui si strinse nelle spalle per trattenersi dalla reazione naturale: «E va bene, la voglio!». Sorrise prendendo l’ultimo boccone: «Troppo tardi». Yui sussultò abbassando lo sguardo tristemente: «Ah, Yui, prendi la mia se vu…». Si bloccò quando la cameriera appoggiò un altro pezzo di torta davanti a lei: «Ecco a voi». Yui spalancò gli occhi guardando Izana che le sorrise di complicità, gli sorrise divertita e imbarazzata di quella sua grande debolezza ben gestita da un principe a volte subdolo: «Grazie».

Kazuki arricciò le sopracciglia richiamando la sua attenzione a farle vedere il livello superato del gioco che avevano iniziato: «Sei riuscito a superare il livello, bravissimo Kazuki». Le porse il cellulare per invitarla a provare quello successivo: «Non giocavo a questi giochi da tanto, e ce ne sono tantissimi, ah ci sono riuscita». Tutti si erano accorti di quello che stava succedendo, Kiki alzò la mano per attirare l’attenzione: «Domenica siete liberi?». La domanda sorprese tutti, Kiki sorrise mostrando un volantino virtuale: «Il parco compie un anno, i miei genitori hanno finanziato l’iniziativa per una nuova attrazione ed ho alcuni biglietti omaggio, vi va di andarci tutti insieme?». Shirayuki accennò ad un si lasciando il bicchiere vuoto: «Yui, verrà anche Kioichi?». La ragazza negò tristemente: «Non potrà, è impegnato a comporre nuove canzoni per l’ultimo album di Séline, si è lasciato prendere dal corso di cucina e si è dimenticato di scrivere il testo e correggere le bozze, e sovraccarico di lavoro e preferisco non disturbarlo, quindi credo dovremo fare a meno di lui, signor principe mi dispiace se mancherà il tuo cavaliere». Izana sussultò sorpreso: «Il mio cavaliere?». Yui accennò ad un si diventata: «Insomma, Kioichi è per te come Mitsuide è per Zen, i cavalieri che proteggono i principi». Obi scoppiò a ridere alla divisione e alla similitudine: «I ruoli si addicono ad entrambi». Kazuki strinse il pugno alla conversazione deviata: «Allora io sarò il cavaliere di Yui».

Il gruppo si zittì all’ammissione: «Vero, Yui?». Alzò lo sguardo al cielo pensandoci: «Mm, Obi si addice meglio ad una come me». Lo sguardo di Izana lo fulminò al punto che Obi balzò a nascondersi da un possibile attacco: «Lady, non credo di essere adatto». Yui sorrise dolcemente tagliando un altro pezzo di torta: «Insomma i cavalieri proteggono i loro protetti e lo fanno spesso per ordine superiore, quindi proteggono più di una sola persona, ne proteggono due, e considerando i trascorsi con Zack, in Spagna e anche con l’evacuazione della scuola, Obi penso tu sia l’unico candidato possibile, perché ti sei mosso per proteggere me ma anche per coprire le spalle al principe, a questo punto Kioichi è più un consigliere che un cavaliere». Izana accennò una risata distruggendo quell’attribuzione di ruoli: «Penso che nessuno più di tuo fratello possa farti da cavaliere, anche io ho timore di incombere nella sua rabbia dopo tutto». Yui scoppiò a ridere chiudendo la conversazione: «Allora a domenica». Tornata a casa sorrise trovando il maggiore steso sul divano a guardare la tv: «Mi dispiace se non sono potuto venire». Yui negò appoggiando la cena comprata sul tavolo: «Non importa, Kioichi chi pensi possa interpretare il ruolo del cavaliere al mio fianco?». Il maggiore si sedette scartando l’involucro: «Io, ovviamente». Yui sussultò sorpresa, sorrise divertita porgendogli i bicchieri. Izana guardava fuori ancora irritato: «Per il discorso di prima, io davvero…non sarei adatto». Obi cercò di discolparsi guardato male nel riflesso, Izana lasciò andare la pressione appoggiandosi al sedile: «Sempre meglio di quell’ingenuo ragazzo appassionato di videogiochi, infondo sono poche le persone che riuscirebbero a coprirle le spalle in una vera sparatoria».

 
*
 
La domenica era arrivata con grande attesa da parte di tutti, i tre ragazzi scesero dalla macchina avvicinandosi alle due ragazze in attesa davanti all’entrata: «Kiki non è ancora arrivata?». Shirayuki avvicinò Zen indicandogli la biglietteria: «Si è trattenuta a parlare mentre arrivavate». Zen rimase a guardare la ragazza davanti a se, avvolta in un tenero cappotto color panna che nascondeva l’abito rosso acceso appena visibile oltre l’orlo: «Ti dona molto». Shirayuki sussultò stringendo il bottone che continuava ad aprire e chiudere: «Stai bene anche tu». Yui attirò l’attenzione salutandolo con la mano: «Mancano solo Mitsuide e Kazuki». Izana era arrivato con Zen ma si era tenuto in disparte fin all’arrivo dei restanti componenti del gruppo: «Quello è il completo che abbiamo comprato insieme». Yui accennò ad un si sistemando i capelli acconciati diversamente dalle solite trecce, stringendo il cappotto chiaro che le copriva le spalle: «L’inverno si avvicina ed ho pensato che era la giornata giusta per metterlo prima di usarlo in primavera, ah il nero ti sta proprio bene sai?». Izana accennò ad un si avvolto nella camicia nera elegante a maniche lunghe, con appena un giubbotto scuro, sul jeans aderente che non era nel suo stile: «Yui, sei bellissima». Sorrise di gratitudine al complimento di Kazuki appena arrivato: «Vogliamo entrare?».

Seguirono Kiki all’interno consultando la mappa delle attrazioni per decidere da dove iniziare e come portare avanti il programma fino al pomeriggio. Kazuki non perse tempo a cercare di deviare l’attenzione di Yui da Izana offrendole da mangiare e invitandola a giocare alle bancarelle: «Non hai la faccia di chi si sta divertendo». Izana si guardò intorno osservando le montagne russe per cui erano in fila: «Non sono mai venuto ad un parco divertimenti». Yui si  strinse nelle spalle indecisa su cosa fare, quando tra i posti in loro attesa Kazuki la portò avanti sedendosi al suo fianco irritando Izana costretto a sedersi vicino ad Obi, non perse di vista i due ragazzi davanti ignorando Zen e Shirayuki seduti alle sue spalle: «Dovresti fare qualcosa». Si voltò verso Obi tranquillo come lui sul giro della morte: «Non ho portato l’arco con me». Obi accennò una risata alzando le braccia al cielo: «Se state insieme ci deve essere un motivo che ai suoi occhi ti rende più speciale di lui». Izana alzò un sopracciglio perplesso: «Elimini le formalità?». Obi alzò le spalle arreso: «Dovreste dirgli quel che sentite, di certo lo avrà notato, ma sono certo che c’è qualcosa che solo voi potete fare per lei, Izana-sama».

Scesero dalle montagne russe riprendendo il cammino, Yui sospirò all’ennesima frecciatina e alla vicinanza troppo stretta tra i due ragazzi: «Zen, andiamo a prendere da bere». Si aggrappò a lui portandolo verso la bancarella e prendendo posto alla fila: «Che succede?». Yui abbassò la voce: «Quanto tempo ci ha messo a prepararsi?». Zen sussultò alla domanda: «Prepararsi? Ti riferisci a mio fratello? Non so, perché lo vuoi sapere?». Yui si strinse nelle spalle: «Andiamo, guardalo, si è sistemato i capelli e li ha lasciati sciolti, ha optato per lo stile casual-elegante che mi piace, ha messo i gemelli che gli abbiamo regalato lo scorso anno, e anche il profumo è quello che mi piace, insomma Zen, quella è la combo ottimale». Il ragazzo sospirò avanzando nella fila: «Non capisco cosa intendi con combo ottimale, ma anche tu hai fatto lo stesso, indossi il completo che avete preso insieme, la collana che ti ha regalato e ti sei truccata quanto basta per farglielo notare, qual è la differenza?». Yui pettinò un ciuffo della pettinatura preoccupata: «L’ho fatto perché non usciamo da un po’ e pensavo che gli avrebbe fatto piacere, è vero che potrebbe averlo pensato anche lui ma non è solito mettere tutto insieme, alcune volte mette i gemelli, altre volte si veste come mi piace, altre volte mette solo il profumo, e i capelli li scioglie raramente, li alterna per non darmi la soddisfazione di sentirmi corteggiata e mettendo tutto insieme non so, è come se volesse cercare di fare colpo, mentirei se dicessi che non mi sono accorta della sfida che c’è tra loro due perciò mi chiedevo se ci avesse messo tempo a prepararsi».

Zen non aveva fatto caso a quel particolare, Izana era già sulla porta quando era sceso: «Un’ora e trenta minuti». Si voltarono verso Obi apparso alle loro spalle: «Lo stai spiando per caso?». Sorrise divertito: «Quando finisce di studiare prendere un profondo respiro di aria fresca prima di dedicarsi ad altro, e io sono non ho molto da fare se non guardare quello che succede nella villa». Yui si strinse nelle spalle: «Quindi è come pensavo, la cosa mi fa piacere certo però non capisco come possa smuoverlo tanto». Obi sospirò probabilmente sapeva il motivo ma non lo voleva ammettere: «Ha trovato un rivale che può starti vicino più di quanto possa lui Lady, il giorno del festival Kazuki gli ha detto che ti avrebbe portata via da lui, ha notato che riesce ad attirare la tua attenzione e a sostenere il tuo entusiasmo, sente la minaccia nel suo territorio, per questo sta cercando di reagire». Yui si voltò a guardarlo nascosta dalle persone preoccupata: «Non mi piace quando si forza, lo preferisco quando fa le cose in modo naturale non quando si forza ad essere qualcuno che non è, per questo mi sono innamorata di lui». Zen sussultò all’ammissione con l’emozione sul volto: «Potresti provare a stuzzicarlo». La fila riprese a scorrere e il cellulare le squillò: «Scusa Zen, Obi pensateci voi».

Si allontanò dalla folla per parlare tranquillamente al telefono: «Yui, dove sei?». Si guardò intorno osservando gli alberi alle sue spalle: «Sono ad un parco divertimenti». Noriaki sospirò chiudendo il fascicolo: «Va bene, allora ne parleremo quando sarai rientrata».Yui sorrise grata di come la situazione fosse migliorata con l’uomo: «A dopo». Aggiustò la camicetta prima di tornare dal gruppo: «Non dirmi che sei qui tutta sola». I due ragazzi la stavano squadrarono voracemente mentre si  avvicinavano: «Certo che no, sono in compagnia». Cercò di aggirarli per non ricorrere all’autodifesa ma trovò la strada bloccata: «Che ne dici di accompagnarci in giro per un po’?». Yui arricciò le sopracciglia pronta a reagire, quando una mano soffice le ruotò il volto prendendole un bacio: «Lei è con me, se non volete stare da soli, la prossima volta venite in compagnia». I due schioccarono la lingua arrendendosi allo sguardo di ghiaccio: «Rovinano l’atmosfera del parco divertimenti». Yui si strinse nelle spalle rossa in viso: «Yui?». Negò voltandogli le spalle: «Si dammi un attimo, il tuo profumo mi ha sopraffatta, ne hai messo più del solito». Izana osservò la manica perplesso: «Ah si, il bottone si è rotto ed è caduta qualche goccia in più, ti da fastidio?». Negò di nuovo voltandosi verso di lui: «No, mi piace fin troppo». Izana le sorrise allungandole la mano: «Andiamo».

Si riunirono al gruppo, Kazuki non li aveva persi di vista e stava cercando di intimidire Izana, il quale gli passò accanto con un verso di superiorità, Kazuki provò a riprendere la sua attenzione mirando a prendere l’orsetto di peluche, Yui sorrise al ricordo del portachiavi che custodiva gelosamente, alla mancata fortuna riprese il giro allungando a Kazuki l’orsetto decidendo di iniziare a tagliare qualche filo: «Ci tenevi tanto, Kazuki sembri tanto un fratellino». Sussultò spegnendo il sorriso: «Un fratellino?». Yui accennò ad un si lasciandogli l’orso: «Con te mi diverto, mi piace anche giocare, perciò dato che ho un fratello maggiore ho pensato che mi sarei sentita come mi sento con te se avessi un fratello minore, è quasi sera, abbiamo ancora un paio di attrazioni». Obi era rimasto ad ascoltare la lama che non voleva colpirlo in modo troppo affilato, Yui tornò tra loro, variando i compagni di carrozza, finché davanti alla ruota panoramica si ritrovò accanto a Kazuki tutt’altro che arreso: «Vostra altezza, credo sia il caso di fare qualcosa adesso». Izana arricciò le sopracciglia, osservando la cabina che passava: «Questa volta ti do ragione». Avanzò per primo prendendo la mano di Yui entrando nella cabina e chiudendola impedendo agli altri di salire, sorprendendo anche gli addetti: «Quel maledetto…». Zen sorrise divertito guardando Obi arreso e Kazuki preso dall’irritazione di aver visto sottrarsi Yui all’ultimo.

Izana guardava fuori godendosi lo spettacolo: «Ti sei divertita?». Yui accennò una risata: «A vederti così preso a cercare di conquistare qualcosa che già hai? Sicuramente». Non poteva nascondergli quella sfida a tutto campo: «Cosa ti ha dato questa impressione?». Yui sospirò appoggiandosi al sedile: «Izana è fin troppo evidente, credevi non avrei notato la battaglia che avete dato inizio tu e Kazuki?». Tornò a guardare fuori accigliato: «Ti infastidisce?». Yui sorrise divertita: «Sta facendo emergere un’altra parte di te che ancora non conoscevo, però preferisco quando sei spontaneo a quando ti forzi ad essere quello giusto, ed è incredibile come tu riesca a sorprendermi facendo cose che spesso non mi aspetto, riesce davvero a smuoverti tanto?». Izana alzò le spalle cercando una risposta, allungò una mano per avvicinarla a se, Yui non ci pensò un attimo a lasciarsi abbracciare: «Sono geloso del tempo che passa con te, adesso sarà anche nel Consiglio e non sembra volersi arrendere». Yui chiuse gli occhi stringendogli la mano: «Tu hai visto qualcosa di me che volevo celare agli occhi degli altri, non mi hai giudicata ne hai provato a cambiarmi come volevi, mi hai accettata libera com’ero, quello che sei tu per me è unico, e io ormai non sono più il tuo drago, sono la tua regina, Kazuki ha delle idee interessanti, una visione più aperta, e l’entusiasmo giusto per fare, quel suo sentimento è qualcosa di momentaneo, nel tempo svanirà».

Izana sorrise al ricordo delle due definizioni d’amore che Séline gli aveva proposto: «Si sente solo valorizzato, ma quando sarà circondato da altre persone che esalteranno il suo talento io resterò solo la sua mano verso la realtà, ma quella mano tu sei l’unico che potrà prenderla, non mi piace fare del male e vorrei provare a farglielo capire senza ferirlo, ma se non dovesse bastare la gentilezza userò la forza, perciò non ti costringere a tenermi stretta perché io sono già qui, non hai bisogno di spingerti più del necessario, ho imparato ad amare i tuoi lati negativi e quelli positivi mi sorprendono ancora, non devi temere, questa vicinanza non ha pari». Izana sospirò stringendole la mano di ricambio: «Pensare di non averti al mio fianco in futuro mi fa andare in panico, vorrei essere io l’unico a farti sorridere e a godere di quei sorrisi». Yui sorrise appoggiandosi alla sua spalla: «Non posso sorridere solo per te, voglio regalare quei sorrisi anche al mondo, ma puoi essere sicuro che i sorrisi in tua presenza saranno diversi dagli altri, saranno speciali perché saranno dipinti dall’amore che ho per te, e anche se non lo sai mi fai sorridere ogni volta che ti penso». Il ragazzo sorrise avvicinandola: «Ho perso la calma con troppa facilità, ciò non toglie che voglio essere più presente ora che ne abbiamo la possibilità e devo trovare un modo per renderti tutto questo Yui». Si sporse a prendere quel bacio atteso da entrambi prima di scendere dalla ruota di nuovo in sintonia: «Kiki grazie, ci vediamo presto».

Kiki li salutò lasciandoli andare insieme nell’auto: «Non vai con loro?». Obi negò massaggiandosi la spalla: «Volevo passare un po’ di tempo con te». Kiki gli diede le spalle: «Grazie del pensiero ma preferisco stare da sola». Obi accennò una risata alla presa in giro: «Andiamo?». Chiese il permesso a  Mitsuide per avviarsi verso il ritorno assieme a Kiki e Kazuki.

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Capitolo 49
*** Cuore Gentile ***


Kiharu sorrise grata alla calma dell’intera giornata, avrebbero potuto chiudere prima i loro impegni e godersi il restante pomeriggio: «Possiamo andare via prima oggi». Kazuki si strinse nelle spalle richiamando Yui dal suo lavoro: «Avresti voglia di fare un giro con me dopo?». Yui sospirò fermandosi dallo scrivere: «Per quale motivo?». La domanda fermò Kiharu dall’uscire dalla stanza: «Per quale motivo chiedi…nulla di importante, volevo so…». Yui spense il tablet sistemando la cartella: «Kazuki, posso chiederti perché sei entrato nel Consiglio?». La domanda lo lasciò perplesso: «Perché c’era…ah e va bene, Yui, tu mi piaci e voglio conoscerti meglio». La dichiarazione non la sorprese quanto invece preoccupò Kiharu: «Kazuki, ascoltami, mi piacciono le tue idee originali e apprezzo molto il tuo entusiasmo e onestamente penso che all’interno del Consiglio potresti fare molto, ma devo fermarti, questo Consiglio è qualcosa di importante per la scuola e lavora in funzione degli studenti e dei loro problemi, vuole rendere la vita scolastica tranquilla per la maggior parte delle persone, ovviamente non possiamo accontentare tutti ma qui ognuno fa del suo meglio per la scuola, perciò se il motivo della tua presenza qui sono io allora devo chiederti di ritirare la tua candidatura». Un’altra freccia lanciata che il ragazzo ignorò, strinse i pugni per non demordere: «Ma hai visto cosa siamo riusciti a fare insieme per il festival scolastico, siamo riusciti a lavorare insieme conoscendoci appena, Yui questa…».

La ragazza lo bloccò decidendo di affilare la spada: «Non è rilevante, ci siamo riusciti perché io mi sono imposta di riuscirci, perché ho trovato in te un’idea e perché volevo che gli studenti imparassero ad apprezzare capacità lontane dalla realtà, per gli studenti Kazuki, e tu sei uno studente, collaborare mi piace, farmi prendere dall’entusiasmo mi accende, vedere tutti che si divertono mi rende felice, ma questo è diverso da quello che vedi tu, sono due cose diverse e che non ho intenzione di unire». Il ragazzo non si arrese cercò ancora di capire: «Perché? Stavi insieme a lui quando lavoravate nel Consiglio, uno come lui è troppo serio e distaccato per una come te». Kiharu provò ad intervenire ma lo sguardo scarlatto di Yui la costrinse a farsi da parte: «E cosa ne sai tu di me? Cosa ne sai della gentilezza celata di Izana, della mia complicatezza emotiva, del suo testardo orgoglio, Kazuki, quello che c’è tra me e Izana non ti riguarda, tu non saresti capace di stare al mio passo, ammiro il tuo modo di essere e le tue passioni, ma nulla di più, non voglio ripeterlo, se il motivo che ti ha portato qui sono io allora ti invito a lasciare la carica». Mise la borsa sulla spalla uscendo ignorando lo sguardo dolorante, chiuse la porta mordendosi il labbro: «Lady». Obi le porse una lattina di caffè facendole forza: «Non mi piace fare così, Obi, non mi piace per nulla». Il ragazzo sorrise porgendole anche un fazzoletto: «Ma alcune volte è necessario, ti accompagno a casa, il capo è ancora impegnato e mi ha detto di passare da Lady-yuki dopo». Yui accennò ad un si sfregando gli occhi avviandosi al suo fianco.

Kiharu sospirò silenziosamente vedendola uscire: «Kazuki». Sussultò stringendo i pugni: «Perché lui va bene e io no…». Kiharu prese coraggio recuperando il tablet lasciato sul tavolo: «Hanno ufficializzato la loro relazione solo dopo che Izana-sama ha lasciato a me il posto di Presidente, sebbene avessimo notato la loro vicinanza, nessuno dei due l’ha mai anteposta alla scuola, quando erano in questa stanza lavoravano solo per gli studenti, non si sono mai lasciati prendere da quello che c’era, se sbagliava Yui veniva amaramente rimproverata e Izana-sama non era transigente con lei se esagerava, se invece Izana-sama era troppo carico di lavoro Yui rivedeva i compiti e li riassegnava così da bilanciare gli sforzi, si occupava dei problemi quando lui non poteva, tutto in funzione degli studenti e della scuola, mi dispiace doverlo dire ma Yui ha ragione non posso permettere che il Consiglio devi dalle sue priorità, se l’unico motivo che ti ha spinto a candidarti era lei, allora devo chiederti anche io di lasciare il posto, adesso va a casa e rifletti». Chiuse la porta dirigendosi a controllare che tutte le chiavi fossero al loro posto prima di tornare a chiudere e consegnare anche quella del Consiglio.

 
*

 La distanza era palese a tutta la classe, Yui uscì alla pausa pranzo senza aspettarlo: «Yui si è già stancata di te, Kazuki?». Il ragazzo si strinse nelle spalle uscendo dalla classe con le sopracciglia arricciate. Yui prese posto osservata da Kiharu: «Presidente, potrebbe dargli un po’ di tempo?». Kiharu sussultò sorpresa: «A Kazuki, pensi tornerà?». Yui appoggiò la testa sul banco: «Penso che abbia buone capacità per il ruolo, intanto mi concentro sulla matricola, a dopo». Lasciò la stanza sospirando: «Ma come faccio, se le matricole mi evitano e non so perché? Prenderò un libro in biblioteca». Con un cenno salutò la donna incaricata di controllare i libri, avanzando tra gli scaffali, scorse i titoli indecisa su cosa portare fuori e a cosa rivolgere le sue attenzioni, nel camminare si accorse di un ragazzo seduto a terra a leggere, alzò lo sguardo chinando il capo in segno di rispetto tornando a leggere, Yui fece un cenno a sua volta prendendo un libro a caso, firmò per la registrazione uscendo perplessa: «Dove l’ho già visto….non mi ricordo…un fascio…ah era la matricola del grano al festival autunnale, neanche io sono riuscita a trovarlo, beh non che dia nell’occhio, la prossima volta dovrò ricordami di lui, asp…perché leggeva seduto a terra se i tavoli erano vuoti? Mi sa che mi toccherà anche rimproverarlo». Sospirò tornando in classe: «Eccola». Alzò lo sguardo perplessa quando una delle ragazze la indicò: «Cosa c’è?». Gli sguardi femminili erano fin troppo curiosi per trattenersi a lei lontani: «È vero che Kazuki si è messo tra te e il principe, Yui?». Le notizie giravano fin troppo in fretta ma leggeva negli occhi che la guardavano, la speranza, una speranza meschina: «Affatto, io e Izana stiamo ancora insieme se è questo che vuoi sapere, Kazuki sta meditando se entrare nel Consiglio e Izana voleva vedere che tipo fosse tutto qui, infondo ha lasciato la scuola solo da pochi mesi». Scoppiò a ridere irritandola: «Kazuki nel Consiglio?». Yui arricciò le sopracciglia: «Qualche problema?». Negò con disinvoltura lanciando uno sguardo al ragazzo: «Certo che no, cosa mai potrebbe fare un tipo come lui nel Consiglio?». Yui sospirò accarezzando la copertina del libro voltando lo sguardo verso l’esterno: «Mi piacerebbe scoprirlo».

Sfogliò il libro appena preso, non aveva neanche fatto caso all’argomento di cui trattasse: «Yui». Voltò lo sguardo alla porta trovando Zen con un grande sorriso: «Kiharu mi ha detto che oggi è tranquillo, che ne dici di fermarci alla nuova pasticceria sulla via della stazione?». Yui illuminò lo sguardo alla proposta: «Hanno aperto una nuova pasticceria?». Zen accennò ad un si: «Ci troviamo sulla strada con Shirayuki e Kiki, ti va?». La fermò prima che potesse scappare via: «Non hai gli allenamenti?». Il sussulto fu quasi come darle una risposta che voleva evitare: «Vorrei evitare di farmi male oggi». Yui accennò una risata facendo un cenno di saluto: «Se è così, a dopo». Zen si accorse della sua confusione ma non disse nulla presero un assaggio dei dolci tornando a casa.

 
*

Non variò il suo umore in tutta la settimana, era sempre troppo assorta e lasciava presto il Consiglio per tornare poi a casa da sola, destando la curiosità di Obi e di Zen: «Yui». Chiuse la porta del corridoio stringendo il libro: «Zen, ho da fare al Consiglio oggi». Il ragazzo alzò le spalle preceduto nella richiesta: «Come vuoi». Si fermò ad osservare i tre ragazzi che stavano camminando verso l’interno, si avvicinò perplessa: «Avete un attimo?». Si voltarono a guardarla, la ragazza sussultò nascondendosi dietro al secondo con due libri stretti al petto: «Possiamo fare qualcosa per te, senpai?». Yui sussultò alla prima volta, era insolito che qualcuno la chiamasse in quel modo: «Ah, nulla di serio, volevo solo congratularmi con te, sei la matricola che nessuno è riuscito a trovare al festival autunnale». Il secondo ragazzo tirò indietro la prima: «Ehi, andiamo via, lei è quel drago se ci parli troppo sputerà fuoco, andiamo Ryuu». Si voltò perplesso a guardarli: «Non succederà». La ragazza si fermò incuriosita: «Lo dicono tutti in classe, Ryuu». Il ragazzo negò aprendo il libro: «È anatomicamente impossibile per un essere umano sputare fuoco a meno che non ingerisca prima una sostanza in grado di generare una combustione istantanea, gli organi non sopporterebbero un tale calore all’interno dello stomaco e…». Il ragazzo sospirò portandola indietro: «Dimenticavo con chi stavamo parlando, noi ti precediamo». Ryuu accennò ad un si senza mostrarsi coinvolto da quella che era una sorta di distanza: «Scusami devo andare». Yui sussultò sorpresa dalla spiegazione: «Ah, aspetta…ero curiosa di sapere dove ti fossi nascosto durante la caccia». Ryuu si fermò ad osservarla: «Non mi ero nascosto, sono rimasto in biblioteca a leggere». Chinò di nuovo il capo riprendendo il cammino: «Non credo avesse capito che doveva nascondersi per non farsi trovare». Yui si strinse nelle spalle pensandoci: «Invece è stata una bella mossa, nessuno ha pensato a cercare in biblioteca». Zen riprese il cammino al suo fianco: «Ricordo che l’anno scorso hai proposto di guardare in biblioteca, e io quest’anno ho controllato ma non c’era nessuno». Yui negò con un sorriso divertito: «Perché non era seduto al tavolo, probabilmente era seduto a terra tra gli scaffali, è li che l’ho incontrato, e da come ha esposto la teoria anatomica credo che sia anche molto intelligente». Zen sorrise allo sguardo che si era acceso di curiosità: «Ci vediamo». Avanzò lasciandolo indietro riprendendo la fuga nei suoi pensieri: «Capo, posso restare ad aspettarla?». Zen rimase sorpreso dalla richiesta: «È ovvio che qualcosa la preoccupa, ma se non ne parla neanche con me, non so quanto convenga insistere». Obi rimase perplesso a guardare la porta: «Mi limiterò ad osservarla». Zen sorrise salutandolo con un cenno: «Non farti notare».

Obi balzò indietro nascondendosi prima che le studentesse potessero notarlo, era per certi versi divertente di come nessuno si fosse ancora accorto della sua presenza. Yui guardava fuori da tutta la lezione ignorando le continue richieste che Kazuki riceveva sulle lezioni, al suono della campanella uscì senza poter ignorare il cedimento del ragazzo alla richiesta di offrirsi volontario alle lezioni del giorno successivo, si strinse nelle spalle preoccupata, concluse in fretta i suoi compiti e Kiharu non riuscì a trattenerla oltre per chiederle delle sue preoccupazioni. Obi non l’aveva persa di vista e la seguiva a distanza, spalancò gli occhi quando si accorse di quel che stava facendo, rimase ad osservarla per qualche ora prima di essere raggiunto da Zen: «Che succede?». Indicò la fessura della palestra invitandolo a guardare dentro, Yui stava tirando pugni e calci contro un sacco da box, sudata ma carica di dubbi: «Da quanto va avanti?».  Obi si strinse nelle spalle: «Da due ore ormai, e sembra che lo faccia già da qualche giorno, ma per lei non è abbastanza, un sacco non può tenergli testa, sono già diciotto volte che cade dall’attacco, sembra voler scaricare le preoccupazioni». Zen sospirò alzando lo sguardo al cielo: «Tu pensi di riuscire a gestirla?». Obi sorrise fiducioso nelle sue capacità: «Abbastanza bene nel corpo a corpo». Zen gli voltò le spalle: «Bene, andiamo». Seguì il ragazzo abbandonando l’idea di scortarla a casa.

 
*

Il giorno successivo Yui stava stringendo il braccio per fermarsi dall’agire ancora una volta quando Kazuki si alzò di nuovo per offrirsi volontario, alla pausa pranzo sembrava sfinito: «Kazuki, è vero che andrai anche a quella di inglese e storia?». Il ragazzo sussultò sorpreso: «Non mi sono preparato anche per quelle, non mi…». Si bloccò deviando lo sguardo: «Ci andrò». Yui si alzò di colpo al colmo quando la porta si aprì raffreddando la scarica che stava per scatenare: «Ehi». Rimase a guardarlo perplessa: «Ultimamente vieni spesso». Zen sospirò porgendole un quaderno: «Lo noti solo perché l’anno scorso eravamo in classe insieme ed era più facile, vorrei fare un ripasso generale di chimica, verresti alla villa con me oggi pomeriggio?». La classe rizzò le orecchie all’invito: «Puoi chiedere ad Izana domani». Zen incrociò le braccia irritato: «Deve per forza esserci mio fratello per invitarti alla villa?». Yui sussultò all’accusa e sorrise divertita: «No di certo, pensavo solo che lo avrebbe preferito». Zen arricciò le sopracciglia: «Si diverte a mettermi alla prova e a prendermi in giro quando sono in difficoltà, non te lo avrei chiesto altrimenti, ti aspetto dopo il club». Andò via guardandosi velocemente intorno, Yui sfogliò il quaderno bianco perplessa, sospirò uscendo a prendere un po’ d’aria. Incrociò le braccia davanti alla confusione della mensa, non c’era modo di riuscire a tenere sotto controllo tutta quella baraonda di affamati, scese a guardare Ryuu che cercava di entrare respinto dalla folla accanita come se non avessero mai visto da mangiare, alla fine sospirò rinunciando alla possibilità.

Spense il tablet con un sospiro: «Yui, prima del nuovo anno dobbiamo coprire i due posti rimanenti, sei ancora convinta su Kazuki?». Yui si strinse nelle spalle avviandosi verso la porta: «Sono un po’ confusa al momento». Kiharu sospirò guardata anche da Itoya e Shuka: «Sembra che qualcosa la preoccupi». Itoya accennò ad un si revisionando la scheda di Kazuki: «Presidente, vorrei fare una ricerca su di lui, c’è qualcosa che preoccupa anche me». Zen attese che uscisse per guidarla alla macchina: «Su sali». Fu quasi una minaccia quell’ordine ma decise di non combatterlo, osservava fuori mentre si avvicinavano alla villa e scese per prima ad aspettare il suo arrivo: «Va bene, la richiesta di studiare poteva essere credibile, ma inizio ad avere qualche sospetto, non chiami mai l’autista e Obi non è con te che sta succedendo?». Lasciò al maggiordomo la cartella scolastica e il giubbotto: «Zen?». Non rispose lasciandosi seguire verso l’interno del primo piano che non aveva ancora visitato, la lasciò entrare e Obi la salutò al centro di uno spazio ampio simile ad una palestra per combattere, indicò Obi accigliato: «Un sacco da box non risolverà i tuoi problemi, avverto Kioichi che ceni da noi e faccio preparare una camera nel caso servisse». Le diede le spalle lasciandola da sola con Obi: «Vogliamo cominciare, Lady?». Yui sospirò decidendo di usufruire del cambio messo a sua disposizione prima di intraprendere uno scontro corpo a corpo con Obi. Zen scese dopo qualche ora a controllare la situazione nella speranza che Obi fosse riuscito a sbloccarla ma sbiancò quando osservò i due ragazzi stesi a terra: «Zen!».

Sentirsi chiamare non riuscì a smuoverlo finché Izana aprì la porta: «Se ci sei perché non rispondi?». Sussultò voltandosi a guardarlo: «Non vi aspettavo, ah è solo che…». Lo avvicinò perplesso osservando Yui stesa a terra probabilmente addormentata in un bagno di sudore e Obi con gli occhi  girare a spirale: «Cos’è successo qui? Si sono uccisi a vicenda?». Zen sospirò portando una mano a sorreggere il viso: «Non pensavo che finisse così, Obi hai capito qualcosa?». Negò appena cercando di muoversi: «Non ho cavato un ragno dal buco…ah….non riesco a muovermi…ho dolore ovunque…». Izana alzò un sopracciglio perplesso: «Yui?». Chiamò ma non ci fu risposta, quando si avvicinò constatò che stava dormendo: «Ma tu guarda, hai fatto preparare una stanza giusto?». Zen sospirò accennando ad un si: «Obi, devo chiamare qualcuno?». Negò accennando appena una risata: «Vorrei fare un bagno e morirci dentro». Izana sollevò Yui da terra sorpreso di vedere Obi totalmente distrutto, salì di sopra adagiando la ragazza esausta sul letto, lasciandola riposare con una cameriera a vegliare su di lei: «Avvisatemi quando si sveglierà». Scese di nuovo di sotto,Obi era ancora disteso a terra ma Zen aveva cambiato posto: «È raro trovarti a fissare i bersagli con mente assente Zen». Si strinse nelle spalle deviando lo sguardo: «Pensavo saresti tornato domani». Izana prese l’arco caricando la freccia: «Sono riuscito a prendere l’ultimo treno, allora vuoi dirmi perché si sono ridotti in quel modo?». Zen sospirò prendendo un arco per fargli compagnia: «Credo che il motivo sia Kazuki».

Izana lasciò andare la freccia prima di mirare senza riuscire a sfiorare i colori interni al cerchio bianco, Zen sorrise caricando il primo colpo: «Sembra che Yui abbia deciso di mettere le distanze però non abbia rinunciato ad averlo nel Consiglio, ultimamente qualcosa la tormenta però la tiene per sé, non parla con Kiharu, non torna a casa con me, non ride alle battute di Shirayuki, spesso non risponde neanche alle domande, si sorprende se le voglio parlare in classe o se Mitsuide la invita a pranzare insieme, smette dal Consiglio prima del previsto e si sfoga con un sacco da boxs nella palestra della scuola, Obi ha pensato che potesse provare a sbloccarla facendole da avversario ma a quanto pare non è servito, quando le chiedo se qualcosa la preoccupa dice che non è importante, passa il tempo libero in biblioteca e sembra che neanche Kioichi ne sappia niente, dice che torna cena finge di sorridere racconta il necessario e sale in camera sua, ho come la sensazione che non voglia parlare di cosa la preoccupa perché non sa chi la possa ascoltare in modo obiettivo e non vuole far stare male nessuno, forse non sa come comportarsi e cerca una risposta che nel suo silenzio non troverà, l’unica ragione che mi è venuta in mente è Kazuki, altrimenti avrebbe parlato delle sue preoccupazioni e lo avrebbe fatto anche con me, però se non vuole non c’è modo di costringerla». Lasciò andare la freccia centrando il giallo: «Lo immaginavo». La risposta lo lasciò sorpreso, Izana sorrise ricaricando la freccia: «Parliamo poco al cellulare per riempire i momenti in cui ci vediamo, ma non ci sono mai stati silenzi, nell’ultima settimana invece i suoi racconti si sono azzerati, quando le chiedo come va a scuola ogni volta lascia passare diversi secondi prima di rispondere, seleziona la cose importanti da raccontare e quelle che non vuole raccontare, direi che ormai la conosco bene». Lasciò andare la freccia centrando il bersaglio: «Ha sempre fatto tanto per aiutarmi, ma non riesco ad aiutarla allo stesso modo». Izana sospirò lasciando l’arco scompigliandogli i capelli: «Non è colpa tua, se decide di chiudersi non hai colpa, Obi ha avuto una buona idea ad affrontarla, adesso non potrà più nascondersi, da qui ci penso io». Zen sorrise appena ricaricando la freccia mentre Izana lasciava il campo.

Cenarono da soli, Obi era abbandonato sul letto mentre Yui aveva optato per un bagno. Izana si alzò per primo quando il vassoio inviato alla ragazza tornò indietro vuoto, bussò alla camera senza aspettare il permesso: «Non ti ho sognato allora». Izana accennò una risata al viso sorpreso: «Sono riuscito a prendere l’ultimo treno, come va?». Yui saltellò muovendo le spalle: «Bene, non dovresti aver bisogno di chiedermelo». Izana alzò le spalle avvicinandosi al balcone per chiudere le tende: «Obi non riesce a muoversi, allora vuoi dirmi che ti succede?». Yui sussultò deviando lo sguardo: «Non è nulla di importante, volevo solamente smuovermi un po’». Izana si avvicinò a grandi passi bloccandola al muro: «Non ti credo». Yui si strinse nelle spalle affrontando il suo sguardo: «Perché non mi credi?». Izana sospirò silenziosamente accarezzandole la guancia: «Perché sei tu la prima che non ci crede». Perse il fiato alla risposta sincera e non beffarda come si aspettava, abbassò lo sguardo lasciandosi accarezzare, Izana si allontanò sedendosi sul letto: «Qual è il problema?». La mancata carezza sembrò pesarle troppo per ignorare un contatto che desiderava ogni volta che Izana tornava dai suoi studi, rimase in silenzio qualche istante prima di arrendersi: «Come aiuti qualcuno senza illuderlo dopo che lo hai distrutto?».

Izana alzò lo sguardo perplesso osservandola allontanarsi dal muro e fermarsi davanti a lui in attesa forse di un rimprovero: «Con quale coraggio proveresti a difendere qualcuno dopo che tu stesso l’hai distrutto? Come ti comporteresti se l’unica persona a cui non sta bene la situazione è lui ma tu non hai diritto di cambiarla, come?». Singhiozzò nel panico sorprendendo il ragazzo: «Come faresti a parlare alla persona che ami, di qualcuno che ha trovato il coraggio di confessarsi? Come puoi pretendere che si ribelli a qualcosa che non gli sta bene se ha imparato a conviverci e tu l’hai abbandonato quando ha teso la mano verso di te, Izana?». Sospirò riprendendosi dalla sorpresa, si alzò per allungarle un fazzoletto: «Non hai voluto parlarne con me perché questa persona è Kazuki?». Yui singhiozzò asciugando le lacrime: «Non posso aiutare tutti, sarebbe presuntuoso da parte mia illudermi di riuscirci, non posso ignorarlo, ma non voglio farti stare male. Non voglio allontanare Zen e farlo preoccupare, ma non voglio che si arrenda agli altri. Non voglio deludere le aspettative di Kiharu, ma non voglio adattarmi a quello che c’è in classe. Non voglio rinunciare a stare con Zen e Mitsuide, ma non voglio vederlo sacrificarsi ogni volta. Non voglio coinvolgere Kiki e Shirayuki in tutto questo, non voglio distrarre Kioichi dai suoi sogni, non voglio che papà mi dica di andare a casa perché sembro assente, ma non voglio neanche vedere quell’espressione dolorante che cerca aiuto per liberarsi dalle catene che lo hanno imprigionato. Non voglio fare del male a nessuno e non far preoccupare i miei amici, allora perché…perché se non voglio tutto questo…non sto facendo altro…perché se non lo voglio è quel che sta accadendo?!». Prese la rincorsa gettandosi nelle braccia di Izana pronto ad attutirla, lo slancio lo fece tornare seduto sul letto: «Non so cosa fare, Izana, non so come fare…».

La strinse tremante nelle sue braccia accomodandosi sul materasso per stringerla:  «Yui tra tutte le persone a cui non vuoi fare del male o causare problemi ti stai dimenticando di quella più importante». Le rialzò il viso rigato dalle lacrime: «Dimenticare?». Izana sorrise accarezzando le guancie: «Tra quelle persone ci sei anche tu». Rimase a guardare i suoi occhi sorpresa: «Anche io…». Accennò ad un si appoggiando le labbra sulla sua fronte: «Il motivo per cui sta accadendo tutto quel che non vuoi, è che lo stai affrontando da sola, prima di tutti gli altri sei tu quella che sta male, e gli altri se ne sono accorti e di conseguenza si preoccupano per te, il tuo entusiasmo è contagioso e aiuta tutti noi ad affrontare le difficoltà, ma quando quell’entusiasmo si spegne e nessuno di noi riesce a riaccenderlo, è inevitabile che stiamo male, tu dai il tuo cuore alle persone a cui vuoi bene ma rifiuti quel poco che noi altri cerchiamo di darti, hai capito il problema?». Yui abbassò lo sguardo: «Cosa dovrei fare?». Izana le sorrise appoggiando la fronte alla sua: «Prima di tutto non smettere di parlarmi, tu stessa mi hai detto che non vuoi silenzi non significativi, allora parlami e non smettere mai di farlo, comincia così». Yui sospirò lasciandosi stringere: «Gli ho detto che la nostra relazione non era di sua competenza e che se l’unico motivo della sua presenza al Consiglio ero io doveva lasciare la carica, non l’ha ancora fatto ufficialmente ed ho chiesto a Kiharu di aspettare, da allora mi ignora, ma non ho potuto fare a meno di notare la sua posizione in classe». Izana si mise comodo restando ad ascoltare: «Gli chiedono di fare quello che non vogliono fare, i compiti, la fila alla mensa, le pulizie, i messaggi alle altre classi, oggi gli hanno chiesto di offrirsi volontario a tutte le interrogazioni e lui lo ha fatto, lo usano e lui si lascia usare».

Izana la accarezzò guardando il soffitto: «Perché credi che lo faccia?». Yui sfregò gli occhi contro la spalla: «Perché credo sia l’unico modo che ha per sentirsi parte di una realtà che non sa come affrontare, non ha una posizione e si arrende ad essere quello che capita, quando gli ho chiesto di aiutarmi ho visto nascere la speranza di aver trovato un posto in cui poter fare e poter essere e poi ho distrutto quel posto». Izana sospirò comprendendo il problema: «Vorresti aiutarlo ma ti senti in colpa per aver distrutto quella speranza». Yui accennò ad un si: «So che può fare di più, può usare quella creatività per dar vita a idee fantastiche, ma come posso avvicinarlo di nuovo senza illuderlo? Ho dovuto essere schietta perché ho già scelto chi lasciar entrare nel mio cuore, se mi conoscesse davvero non sarei più la sua dea, diventerei un mostro, non sono tutti come te, persino Zen quando ha capito cosa potevo fare si è spaventato, voglio aiutarlo ma non ne ho il diritto, ancora meno se accetta quel ruolo che gli è stato assegnato». Izana le accarezzò i capelli con dolcezza: «Yui stai sbagliando approccio, non devi per forza affrontarlo da sola e di petto, se ti fermassi un attimo a pensare ti renderesti conto che se chiedessi aiuto verrebbero in tuo soccorso tanti ottimi alleati, non sei da sola a scuola tanto meno fuori, stanno cercando tutti di aiutarti ma tu sei troppo arrabbiata con te stessa per notarlo, smetti di affrontare il problema da sola e vedrai che la soluzione arriverà da sé e sarà molto più facile di come la immaginavi». Yui sorrise sporgendosi a catturarlo in un bacio atteso, Izana rispose accarezzandole il mento: «Grazie Izana».

Rimase stretta a lui pochi minuti prima di realizzare che erano troppo vicini per controllare i battiti, avevano parlato di quel problema, si era svuotata, ogni sua carezza era controllata dalla volontà e solo allora si rese conto che la pelle fremeva. Alzò lo sguardo per sapere se anche Izana avvertiva quel fremito scuotere le labbra, l’acquamarina vibrava intensa nei suoi occhi, la flessione appena accennata della sopracciglia sostituì una domanda silenziosa, e improvvisamente quel vuoto chiese di essere riempito di affetto, chiese più di uno sguardo e una carezza, lo scintillio nei suoi occhi le disse che anche lui chiedeva di più.
 

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Capitolo 50
*** Complici di Vita ***


Avvicinò appena il viso per sentirlo più vicino, aveva bisogno di sfiorare quelle labbra, un bacio casto quasi come a chiedere un permesso, poi un altro, un altro e un altro ancora, fino a perdere il respiro, guardarsi negli occhi non bastava a colmare quella distanza che li separava: «Potrebbe essere pericoloso». Izana si sporse per dominare il corpo femminile stringendolo a sé: «Basterà che uno dei due non perda il controllo». Prese un respiro scendendo ad accarezzare il collo con le labbra: «Dovrei prendermi la responsabilità dato che ti ho costretto a prendere un treno per tornare prima, saltando l’ultima lezione». Izana accennò una risata accarezzandole la schiena non più a consolarla ma per reclamare ogni centimetro della sua pelle: «Conoscevi i miei orari». Yui sorrise accarezzandogli il viso luminoso stendendolo di peso sul letto: «Non avresti dovuto». Le prese la mano bloccandole la gamba capovolgendo le posizioni: «Puoi biasimarmi?». Yui accennò una risata mordendosi il labbro spingendolo indietro passando la mano tra i capelli sciolti: «Non credo di volerlo». Izana la tirò in grembo dimenticandosi di quanto pericolosa fosse quella provocazione: «E cosa avrei dovuto fare?». Yui spinse le mani sotto il gilet di lana aiutandolo a sfilarlo: «Magari dire che non dovresti farlo più, la prossima volta potrei non lasciar correre». Sciolse il fiocco della divisa che aveva di nuovo indossato dopo essersi cambiata, profumava di fresco, appoggiò il viso nell’incavo tra il collo e la spalla assaporando la pelle liscia: «Mm e se dovessi rifarlo cosa mi aspetterebbe?». Yui accennò una risata al sorriso sulla pelle che stava giocando accarezzandola: «Qualcosa di cui potresti inebriarti a tal punto da diventarne dipendente». Izana la spinse sul materasso osservandola all’alto superando la stoffa della canottiera che separava le sue carezze dai brividi della ragazza tra le sue braccia: «E se ne fossi già diventato dipendente?». Yui inarcò la schiena al contatto freddo portando indietro il mento che fu subito coperto da un bacio: «Ti stai esponendo?». Con le labbra dischiuse scese ad accarezzare la spalla allontanando la stoffa della divisa: «Magari solo un po’, ma mi sei mancata». Yui sorrise arrossendo vividamente, quando il petto rimase scoperto ai suoi occhi: «E così anche questo leone può arrossire».

Yui arricciò le sopracciglia liberandosi della presa invertendola di nuovo: «È un campo che non conosco e non vorrei cadere in qualche crepaccio durante la scalata». Izana resse la caduta con le braccia lasciandosi baciare e lasciandole sbottonare la camicia: «Quando ti sentirai pronta a scalare l’intera montagna porterò con me i giusti attrezzi». Sussultò al tocco freddo e soffice, alle carezze a cui non era abituato e ai ciuffi che gli solleticavano il petto: «Ti amo». Si fermò a guardare i due occhi acquamarina, sorrise dando la resa e lasciando che fosse lui a sovrastarla: «Ti amo anche io». Erano ormai quasi spogli a contatto diretto in una stanza che li aveva avvolti in uno strano torpore, la magia sembrò spezzarsi quando tre lunghi tocchi bussarono alla porta.

Zen sulle scale si accorse della cameriera che si apprestava a controllare la ragazza a cui era stata affidata, sospirò avanzando da sé prima che bussasse di nuovo chiamando Izana: «Mio fratello è già andato in camera, mi ha detto che Yui si è addormentata e preferisce non svegliarla, ed ha richiesto che domani non lo si svegli, sembrava molto stanco». La donna rinunciò all’entrata allontanandosi dalla porta: «Come desidera, vi invito a non attardarvi Zen-sama». Zen scese le scale rassicurandola con un cenno: «Andrò a breve nelle mie stanze». Prese un profondo respiro quando la donna svoltò verso la cucina, Izana era scattato al primo richiamo, aveva velocemente ripreso la camicia ma si era bloccato dietro la porta alla voce di Zen, sorrise aprendola appena per poterlo guardare: «Non voglio sapere perché siete ancora lì, ma immagino che Yui tornerà ad essere quella che conosco domani, assicuratevi di tornare in camera nel buio della notte». Izana sospirò aggiustando il ciuffo di capelli: «Non è per il motivo a cui stai pensando». Zen incrociò le braccia rifiutandosi di guardare in che condizioni fosse: «Ovviamente». Izana scrollò i capelli curioso sistemando la camicia: «Quanto mi costerà questa copertura?». Zen sorrise voltandosi per intravederlo nella fessura, l’espressione meschina lo sorprese: «Chissà». Si voltò senza aggiungere altro, Izana accennò una risata: «Mai avrei pensato di dovermi proteggere anche da mio fratello».

Chiuse la porta accarezzando la pelle che ancora vibrava, avvicinandosi al letto: «Izana?». Si sedette al suo fianco accarezzandole i capelli scombussolati: «Sei nei guai?». Izana sorrise stendendosi sul letto: «Zen mi ha coperto le spalle ed ho la sensazione che me la farà pagare cara in futuro, resterò con te ancora un po’, va meglio?». Yui sorrise avvicinandosi per lasciarsi stringere giocando con uno dei bottoni lasciati aperti: «Mi dispiace se ti ho fatto preoccupare». Izana accennò una risata stringendola per i fianchi avvicinandola quanto più poteva per sostituire i brividi con la presenza: «Non fa nulla, sono qui anche per questo, adesso dormi» Yui negò accarezzando il segno visibile al di sotto del colletto: «Mi sono lasciata prendere e l’ho fatto in un posto vistoso». Izana le prese la mano stringendola: «È quasi inverno, non si noterà se abbottonerò la camicia fino a sopra, cerca di non farti scoprire da Kioichi però». Yui accennò una risata accoccolandosi accanto a lui: «Difficile dato che è il figlio di un poliziotto e un agente teatrale, domani mi interrogherà sul perché ho dormito qui e aspettati un interrogatorio per messaggi». Izana sorrise appoggiando il viso sulla nuca, Yui allungò l’altra mano per accarezzargli le punte dei capelli sistemati: «Unisciti a noi, vorrei scusarmi anche con gli altri». Izana sorrise accennando ad un si aspettando che si addormentasse prima di andare via.

 
*

A mattino appena accennato, Zen irruppe nella sua camera sorprendendolo a metà vestiario: «Non si usa neanche più bussare?». Gli diede velocemente le spalle senza riuscire a nascondere quello che si aspettava di trovare: «Che c’è?». Era rimasto a braccia incrociate a scrutarlo, alzò un sopracciglio alla domanda, Izana sorrise: «Non ti devo spiegazioni, non invertire i ruoli». Zen rimase a guardarlo affilato, voleva sapere fin dove si fossero spinti. Izana sospirò sistemando il colletto: «Non fraintendere, non sono così avventato». Sorrise compiaciuto voltandogli le spalle: «Vi aspettiamo al caffè in centro, questo pomeriggio». Izana sospirò irritato all’attacco a sorpresa studiato al momento giusto. Conclusero le lezioni per ritrovarsi al Consiglio, vedere Yui in attesa davanti alla cattedra di Kiharu mise in allarme gli altri due appena entrati: «Yui, che succede?». Kiharu chiuse la porta con la lattina in mano, Yui si strinse nelle spalle chinandosi di colpo: «Kiharu, mi dispiace per questa settimana, sono mortificata».

Il tonfo la indusse ad alzare il capo sorpresa della lattina ormai vuota caduta a terra: «Per…per…per…perché…mai…mai..ti…ti… st…stai…scus…scusa…scusando?». Itoya aveva lasciato cadere i fogli altrettanto sorpreso e Shuka stava prendendo respiro dalla saliva di traverso: «In questa settimana sono stata assente mentalmente, avete cercato di aiutarmi e io vi ho ignorato, perciò mi sto scusando». Kiharu riprese fiato recuperando da terra la lattina: «Qualcosa ti turba?». Yui accennò ad un si stringendo la giacca all’altezza del petto: «Credevo che il problema riguardasse solo me e che avrei dovuto risolverlo da sola, ho pensato che non era giusto coinvolgervi ma sbagliavo, Kiharu permettimi di chiedere il tuo aiuto per sostenere Kazuki al ruolo di referente». Kiharu sorrise avvicinandola per stringerla in un abbraccio: «Yui, bentornata». Sorrise sorpresa dall’abbraccio: «Mi dispiace di non averlo fatto subito». Kiharu si allontanò indicando Itoya: «Abbiamo pensato di agire già da un po’». Yui sgranò gli occhi sorpresa alla documentazione che Itoya le stava porgendo: «Ho preso informazioni su di lui, da quando è arrivato ha legato con poche persone ma ha un senso creativo e un grande spirito nel fare le cose, la gente ha iniziato a prenderlo in giro perché aveva fatto un cosplay che era finito in rete, da allora Kazuki si è offerto di fare quel che poteva per non far risalire alle voci quello che era successo, ed è diventato potremmo dire un servo a disposizione della sua classe, per fortuna o per sfortuna si è trovato a cambiare classe tutti e quattro gli anni, potremmo dire che è vittima di un apparente bullismo». Yui sfogliò la documentazione sospirando: «Si l’ho notato, penso di risolvere la questione del cosplay con il festival culturale, ma non posso anticipare i tempi, se entrasse nel Consiglio come gli gioverebbe?». Itoya sorrise riprendo i documenti: «Yui, potresti lascarmi gestire Kazuki, almeno all’inizio, ero con lui alle medie». Yui sorrise accennando ad un si: «Allora lo lascerò a te, io cercherò di entrare in contatto con una matricola». Shuka guardò il banco indicato preoccupato al termine di scadenza: «Hai trovato qualcuno?». Yui accennò ad un si con un grande sorriso: «Probabilmente».

Kiharu sorrise lasciando andare un respiro, il clima era tornato sereno e collaborativo, chiuse la porta lasciandoli discutere sui nuovi membri, in dovere di scrivere un messaggio: “Immagino il merito sia vostro, vi ringrazio dell’intervento, non sapevo come gestirla”. Izana alzò lo sguardo a vibrare del cellulare e sorrise leggendo il messaggio: “Sono a tua disposizione se ne avrai bisogno”. Kiharu prese una lattina per tutti felice che fosse risolta ma con la voglia di imparare a gestire anche quelle situazioni: “Sono in debito con voi Izana-sama, per colpa mia avete perso una lezione, sono mortificata, come posso sdebitarmi?”. Izana alzò lo sguardo al porta caramelle sulla scrivania: “Dopo il Consiglio, andremo a prendere qualcosa in una caffetteria, vorresti unirti a noi?”.

Chiusero l’aula del Consiglio salutando Itoya e Shuka per scendere con l’autobus fin in città dove davanti alla caffetteria Izana e Kioichi li stavano aspettando: «Ben arrivate». Yui era grata a Kiharu per averla sostenuta da invitarla a prendere un caffè insieme emulando senza saperlo la richiesta di Izana: «Si sente la vostra assenza». Kioichi sorrise nostalgico: «Manca anche a me il caos scolastico». Izana accarezzò il bicchiere con un sorriso malinconico: «Mi raccontano che te la cavi bene». Yui esultò stringendole il braccio in un gesto di affetto: «Kiharu è fantastica, non abbiamo avuto problemi come l’anno scorso, ed è molto efficiente, potrebbe anche superarti Vostra Altezza». Izana accennò una risata alla negazione della ragazza: «Ti auguro di riuscirci, Kiharu». Sorrise abbassando lo sguardo alla lusinga: «Farò del mio meglio».  Passarono il pomeriggio a parlare del più e del meno prima di separarsi: «So che forse è troppo da chiedere ma domani sei libero?». Izana sospirò accarezzandole la guancia: «Mi spiace, ma non posso muovermi per un appuntamento». Yui deviò lo sguardo già arresa: «Immaginavo». Kioichi sorrise cercando di andarle incontro: «Allora che ne dici di venire a cena? Domani sono libero e tornerà anche papà prima del solito, Zen sei invitato anche tu». Il minore deviò lo guardo stringendosi nelle spalle: «Ho già un invito per domani». Izana aveva studiato le sue espressioni mentre rispondeva ai messaggi di chi non era potuto essere presente quel pomeriggio: «Prepara lei?». Zen sussultò cercando di non arrossire al pensiero: «Così ha detto, i suoi nonni torneranno tardi». Yui sorrise indietreggiando: «Salutala da parte mia, la prossima volta usciamo tutti insieme».

Attesero in silenzio il treno per tornare a casa: «Quindi sarete soli». Zen sospirò a quell’aria tesa dilatata dal particolare: «Non del tutto, Obi pattuglierà la zona». Izana affilò lo sguardo avanzando verso la via del ritorno: «Non è stato invitato?». Zen restituì lo sguardo senza dare più dettagli di quanto il fratello volesse sapere: «Voleva mangiare altro». Scese di nuovo il silenzio, Izana era curioso e forse si stava divertendo a stuzzicarlo come a Zen dava fastidio: «Pensi di passare lì la notte?». Irrigidì le spalle negando fermamente: «Le terrò compagnia finché non torneranno i nonni, Aniue siete l’ultima persona che può permettersi di rimproverarmi». Prese un respiro prima di correre verso l’entrata della villa e per evitare altre domande: «Non alludevo a nulla del genere». La risata alle sue spalle gli fece assumere istintivamente una posa difensiva: «Era più tosto evidente». Sospirò rilassato osservando Obi prendere il suo passo: «Da dove sei uscito fuori?». Obi indicò la via appena lasciata: «Ho lasciato Lady-yuki e sono tornato, avete qualche ordine da farmi eseguire?». Izana sorrise aumentando il passo: «Assicurati solo che la serata non venga disturbata da malintenzionati, ultimamente si è sentito di furti in quella zona». Obi accennò ad un si rallentando il passo: «Ai vostri ordini».

 
*

Attese che il fratello lasciasse per primo la villa per raggiungere in un silenzioso imbarazzo l’abitazione dalla ragazza dai capelli rossi, il viso si illuminò quando lo accolse nella dimora, Zen rimase ad osservarla divertito nella tenuta da cucina, una nuova sfumatura che sfiorava i suoi occhi: «Entra pure, Zen». Tolse il cappotto appoggiandolo sul divano, perdendosi ad osservare lo stile del salotto come se non ne avesse mai visti, era la prima volta che in quell’abitazione si trovavano da soli: «Posso aiutarti?». Alla voce troppo vicina Shirayuki sussultò indietreggiando e la padella vuota cadde a terra rimbombando nella sala, abbassò lo sguardo arrossato e Zen sorrise di tenerezza porgendole l’attrezzo recuperato: «Fa con calma, se posso aiutarti mi piacerebbe farlo». Shirayuki sorrise invitandolo a seguirla nella preparazione della loro cena.

Izana aveva accolto la silenziosa richiesta di andar via prima, Kioichi aveva già preparato tutto, Yui lo accolse con un sorriso felice e poco dopo rientrò anche Noriaki, non commentò la presenza lo salutò con un semplice gesto del capo. Kioichi migliorava di giorno in giorno e trovarono la cena più che soddisfacente, non erano a disagio ormai erano tutti complici della relazione: «Come va all’università?». Riemerse dai pensieri guardando Noriaki: «Bene, infondo mi ero già preparato, ma ammetto che non avere accanto una certa persona irritante a rendermi più leggera la vita non è facile». Yui sussultò all’allusione, sorridendo di sfida: «Non hai più dove nasconderti, i cuori delle ragazze ti troveranno». Izana accennò una risata al ricordo del posto segreto condiviso: «Potrei aver trovato un posto segreto anche lì, come va il lavoro?». Tornò a prestare attenzione all’uomo rilassato: «Tranquillo, anche se c’è una banda di ladruncoli che mi causa qualche problema». Kioichi riprese i piatti per sistemarli nel lavandino: «Si è fatto molto tardi, domani riparti, vero?». Izana accennò ad un si alzandosi dopo l’accorgimento: «Devo finire di preparare alcune cose, parto nel primo pomeriggio, ma come sai sarò qui durante il fine settimana, allora grazie per la cena, vi saluto».

Noriaki si alzò accompagnandolo alla porta: «Ti do un passaggio, non è prudente tornare a casa a tarda notte». Izana rimase sorpreso dall’offerta: «Zen mi ha detto che hai lasciato a sua disposizione l’autista e che saresti stornato con la metro, con un capitano della polizia è più sicuro non credi?». Sorrise lasciandolo uscire per primo, si avvicinò per accarezzarle il viso:  «Allora vado, ci sentiamo per telefono». Yui accennò ad un si stringendo il polso, Izana si sporse in avanti sorprendendo Kioichi ma senza accarezzarle le labbra quanto più baciandole la fronte: «Buona notte, alla prossima Kioichi». Salutò con un cenno chiudendo la porta ed entrando nell’auto: «Non c’era bisogno di accompagnarmi». Noriaki sorrise frenando al semaforo rosso: «Ti stai prendendo cura di Yui, era una settimana che aveva quell’ombra sul viso, te ne sono grato». Izana accennò ad un si controllando il cellulare: «Non deve ringraziarmi». Noriaki rimise in marcia deviando per le strade: «Dopo avervi visto fare tanto per dare fiducia ad Obi al campo di addestramento, tuo padre mi ha chiesto di darvi un’occhiata in sua assenza e di insegnare a Shirayuki le tecniche base della difesa». Izana sussultò sorpreso: «Le ha chiesto questo?». Accennò ad un si sorridendo al ricordo: «Mi ha raccontato del fidanzamento combinato che avete sciolto e del gruppo di nobili che avete creato, si è visto sorpreso da come avete gestito le vostre vite senza di loro e che resti tra noi si è detto fiero di avervi visto proteggervi le spalle come due fratelli, è molto fiero di voi Izana, in quanto padre di Yui e capitano di fiducia di Claus-sama mi assicurerò di fare il mio dovere». Il ragazzo accennò una risata stringendosi nelle spalle e guardando fuori: «Mi fa piacere sentirlo». Scese dall’auto ringraziandolo entrando nella villa con un sospiro e un sorriso sul volto: «Zen». Il minore era appena rientrato, sussultò salendo di corsa le scale accennando appena alla buona notte.

 
*

Di ritorno a scuola Yui prese un profondo respiro sedendosi al suo posto, Itoya aveva chiesto di gestire la situazione, incontrava Kazuki regolarmente e qualcosa era già iniziato a cambiare, non si sforzò di entrare nel progetto, lasciò fare a chi poteva più di lei, non rifiutò di essere interrogata sebbene tutti avessero acconsentito a non rispondere, almeno un po’ voleva iniziare a dilatare le nuvole perenni in quella classe. Alla pausa pranzo trovò il Consiglio ancora chiuso, prese qualcosa da bere alla macchinetta nel cortile voltando l’angolo: «È finito…». Sentì sussurrare alle sue spalle e il brontolio la sorprese, si sporse ad osservare quella matricola ricorrente, i capelli erano scuri come gli occhi e altrettanto ombrati da un talento che non lo entusiasmava né lo metteva a disagio: «Tieni». Gli porse l’ultimo drink energizzante preso qualche istante prima con un sorriso: «Sei la ragazza drago». Yui accennò una risata allungandogli il drink: «Ho cambiato sopranome all’inizio dell’anno e poi non pensi che starebbe meglio a te? Il tuo nome non significa drago?». Ryuu sussultò sorpreso captando qualcosa in quella frase, ma Yui lo salutò senza approfondire riprendendo il suo giro. Al Consiglio nessuno accennò nulla e svolti i suoi compiti lasciò l’aula per tornare a casa, Zen e Mitsuide la stavano aspettando: «Obi?». Zen deviò lo sguardo: «Con Shirayuki e Kiki, sono uscite prima e ne hanno approfittato per fare un giro in città».
 
*

Il giorno successivo Kazuki iniziò a rifiutare di fare da copertura agli altri e Yui sorrise fiduciosa nei suoi incontri con Itoya, quel ragazzo lo stava convincendo poco a poco, fece un giro dopo aver finito il pranzo trovando davanti alla paninoteca scolastica Ryuu che cercava invano di entrare e quando riuscì a farsi spazio non c’era più nulla che valesse la pena comprare, arricciò le sopracciglia arreso: «Dovrebbero dividere la fila per gruppi e singoli e mettere due donne in più a servire». Sospirò cambiando strada, Yui rimase a guardare la folla che diminuiva: «Ne abbiamo provate tante dopotutto». 
 
*

Il giorno successivo chiese a Kioichi di prepararle un pranzo in più e cercò il ragazzo nel giardino trovandolo a fissare male la macchinetta: «Le riforniranno tra qualche giorno, tieni». Ryuu sussultò osservando il pranzo in sua attesa: «Non hai bisogno di darlo a me». Yui gli sorrise indicando la panchina: «Non posso certo mangiare in compagnia di qualcuno a cui brontola lo stomaco». Ryuu deviò lo sguardo in imbarazzo prendendo la scatola: «Ti ringrazio». Presero posto insieme: «È delizioso». Yui sorrise felice: «Li ha preparati mio fratello, da quando si è diplomato, al club di economia domestica sentono molto la sua mancanza, ti sei ambientato bene?». Ryuu si strinse nelle spalle:« Più o meno, Yui-san perché continui a parlarmi?». La ragazza alzò le spalle decidendo di non nascondere il motivo: «Perché vorrei sapere come vanno le cose per i nuovi arrivati, se qualcosa ti preoccupa o non va in classe o con gli altri vieni pure a parlare con me, volevo dirlo un po’ a tutti ma per quella diceria che sputo sfuoco mi evitano e non riesco neanche ad iniziare il discorso». Ryuu chiuse lo scatolo vuoto rendendolo alla proprietaria: «Grazie». Senza aggiungere altro lasciò il cortile per entrare nella scuola: «La tua nuova preda?». Yui accennò una risata porgendo ad Obi una lattina di caffè: «Ma quale preda, mi ha solo incuriosita, tu che ne pensi?». Obi alzò le spalle nascondendosi dietro la panchina: «Cammina spesso da solo fuori dalla scuola nelle pause, mi sembra un po’ isolato dai suoi compagni, Lady penso che tu debba fare attenzione, alcune volte la gentilezza può essere la peggiore delle armi».
 
 
 

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Capitolo 51
*** Il Timore del Talento ***


Il giorno seguente si preparò di corsa senza aspettare che il pranzo fosse pronto, Kiharu aveva loro chiesto di riunirsi a prima mattina per un annuncio importante: «Presidente, sono arrivata». Il bagliore dorato la sorprese, davanti alla cattedra Kiharu aveva appena preso la sua richiesta: «Yui appena in tempo, Kazuki ha deciso di unirsi a noi». Yui sorrise entrando nella stanza affiancandola per leggere quel che aveva scritto: «Non hai risposto alle motivazioni». Kazuki deviò lo sguardo: «A quello devo ancora pensare». Yui guardò Itoya che le fece cenno negativo arreso: «All’ora di pranzo fa un giro insieme a me, ti aiuterò a trovarla». Kazuki sussultò sorpreso dall’offerta ma prima che la potesse rifiutare Yui lasciò la stanza.

Suonata la campanella si voltò per assicurarsi che sarebbero usciti insieme dalla classe, dove l’aria del suo cambiamento aveva già agitato le acque, Yui aprì la porta per fargli da guida: «Come troveremo la motivazione?». Yui sorrise guardandosi intorno indicandogli il corridoio: «Alcune volte quando mi osservo intorno mi sembra di ritornare ai primi giorni, quando ero appena arrivata e Zen mi mostrava la scuola, il primo caso che Izana mi ha assegnato era per il laboratorio di anatomia, da allora lo scheletro non è stato più smontato, i ragazzi che facevano confusione ora mettono a posto quello che è fuori posto». Passarono davanti al laboratorio di anatomia dove quattro ragazzi stavano ridendo indicando lo scheletro, Kazuki continuò a seguirla perplesso: «Yui, la notizia ha fatto scalpore, questa idea forse funzionerà!». Salutò Ana con un cenno felice al sorriso esaltato che l’aveva cambiata: «Ana cercava l’attenzione delle persone ed ha dato vita ad un pericoloso incidente, un organizzato piano per avere tra le mani uno scoop, poi ha capito che poteva fare molto di più e adesso le sue notizie cercano l’interesse della gente e non solo l’attenzione. Izumi che portava il peso di un’imbarazzante dermatite si è adoperata per non esserne dipendente, ed è entrata nel club di chimica e come motivazione ha scritto che non voleva più essere un imbarazzo per se stessa, anche se devo ancora capire cosa cerchi nella chimica». Un sussulto dell’aria la portò a controllare se quel fumo che usciva dalla porta fosse pericoloso, ma le risate la tranquillizzarono.

Sorrise a Kazuki indicandogli la via verso le palestre: «I club di pallavolo e di basket, ormai non litigano più per la palestra, hanno imparato a gestirsi e alcune volte giocano come avversari per migliorarsi, le squadre sono diventate molto più unite, anche il club di box e quello di atletica vanno d’accordo, quando le ragazze vogliono usare la palestra a causa del mal tempo i ragazzi liberano metà del campo, al condividere gli attrezzi le ragazze li ringraziano con degli spuntini che i ragazzi apprezzano e condividono volentieri alla fine dell’allenamento». Kazuki osservò anche la seconda palestra, gli stava mostrando una storia che aveva ignorato, una prospettiva di quanto avessero fatto in quel luogo, riprese a seguire i suoi passi verso le scale del piano superiore: «Siamo riusciti ad installare anche una rete intono al campo da calcio e c’è sempre un assistente medico che assiste agli allenamenti insieme all’allenatore, in questo modo è pronto ad intervenire se uno dei ragazzi si facesse male, ovviamente è reperibile anche per gli altri club». Salirono le scale passando tra gli studenti che sottovoce parlavano di quel ragazzo che aveva sfruttato le debolezze degli studenti per legarli, al suo passaggio chinò il capo rinunciando alla vendetta: «Anche lui ha imparato che ottieni in cambio quello che dai, dall’incidente con le foto e la sospensione temporanea si è reso conto che essere deriso dalle persone non è bello, ha chiesto scusa a tutte le vittime ed ora si offre volontario nel caso qualcuno avesse bisogno di aiuto. Le chiavi sono tenute sotto controllo da Kiharu prima di tutti e da ogni presidente dei club, l’anno scorso una di quelle chiavi ha messo in pericolo l’ex-presidente motivo per cui facciamo sempre un giro della scuola prima di andare via e i rappresentanti di classe controllano che ci siano tutti gli studenti prima di andare via».

Continuarono a camminare diretti verso la seconda scalinata che scendeva verso il giardino e il cortile: «La porta del tetto ha rischiato di chiudere fuori alcuni studenti e la serratura è stata aggiustata senza causare vittime o feriti. Anche chi ha fatto degli errori enormi all’interno del Consiglio si impegna ancora per rimediare e rendersi utile per chi cerca il suo aiuto, è diventata una persona molto più morbida». Haruka alzò lo sguardo dal quaderno salutandola da lontano tornando a spiegare alcuni passaggi ad una studentessa: «Chi si è fatto prendere dalla gelosia ed ha usato il Consiglio come un’arma si è resa conto di avere grandi capacità e di poterle usarle per avere in cambio gentilezza e complicità». Sorrise intravedendo Luisa dare direttive ad un membro della squadra di calcio che in cambio le offrì un pranzo preparato: «E chi si sentiva oppresso ed isolato ha dimostrato di essere gentile e di voler aiutare in caso di bisogno». Zen non si accorse del passaggio, era impegnato a parlare con un gruppo della sua classe: «Il preside non ha deciso di credere o cedere a delle richieste prima di parlare con Kioichi della nostra situazione famigliare, ha a cuore la scuola sia per gli studenti che per i genitori. All’inizio i miei metodi sembravano troppo stravaganti e c’era chi dubitava che fossi idonea al ruolo, ma alla fine mi hanno apprezzato per come ha saputo gestire i problemi e di problemi ce ne saranno sempre tanti, ecco perché il Consiglio non smette di lavorare per i suoi studenti, e quel che ottiene in cambio è la loro maturazione a livello sociale, morale, psicologico e sentimentale».

Si fermarono davanti alla paninoteca in ordine, le persone erano divise in fila e i tempi di servizio ottimizzati da un ordine precedente: «È molto più ordinato». Sorrise osservando Ryuu con una busta in mano meravigliato di essere riuscito nell’impresa: «Di solito le persone che vengono a prendere il pranzo sono divise in chi lo prendere per un gruppo e chi per se stesso, il preside ha detto che era impossibile in un giorno aumentare il personale così Ana ha scritto sul giornale scolastico che la paninoteca accettava le prenotazioni dei panini, ti dispiace che abbia usato la tua idea, Ryuu?». Sussultò alla spiegazione, stringendo la busta: «È la prima volta che riesco a comprare il pranzo qui, è stata una buona idea». Yui sorrise facendo segno a Kazuki di proseguire lasciando Ryuu alle sue spalle: «Yui,perché tutto questo giro?». Si fermò a guardare gli alberi mossi dal vento: «Pensavo che potesse ispirare i tuoi motivi per entrare nel Consiglio». Kazuki spalancò gli occhi sorpreso: «E il tuo motivo, qual è stato?». Yui deviò lo sguardo divertita alla sfida che Kioichi le aveva proposto, assaporando l’aria fredda in mutamento per l’inverno: «Temevo ad usare i miei talenti, temevo che se avessi preso parte a ruoli troppo importanti questo talento mi avrebbe distrutta, ma ho trovato una persona che ha saputo sfruttarli al meglio e frenarli quando andavano oltre, si sono rivelati vitali per proteggerlo e poi sono stati apprezzati e valorizzati dagli altri membri, sono cambiata e sono grata di aver trovato qui qualcuno che mi abbia aiutata a rimettermi in piedi e a non lasciarmi cadere, se sono ancora nel Consiglio è perché voglio che gli studenti godano a pieno questo tempo, si è giovani una volta sola, e la vita è troppo breve per rimpiangerla. Si dice che non è mai tardi per ricominciare ma alcune volte quando ci si incammina sulla strada sbagliata è difficile uscirne, ecco perché vorrei che gli studenti di questa scuola facessero tesoro di quello che sono e che scoprano quanto possono fare per migliorare se stessi e chissà, forse un giorno miglioreranno anche il mondo, un passo dopo l’altro, anche solo un po’ per volta. Ogni studente che lascia questa scuola con la gioia e la nostalgia nel cuore porta con sé un ricordo prezioso. Credo in ognuno di loro anche in chi ha fatto degli errori o non si è comportato bene, questi sono gli anni in cui iniziamo a decidere chi essere e come essere, perciò vorrei che tutti gli studenti di questa scuola, indipendentemente dalla strada che sceglieranno, siano fieri delle loro scelte e le correggano qualora le credano sbagliate, non si lascino abbattere dalle difficoltà e imparino cosa significa essere responsabili, così che da grandi possano guardarsi indietro e ringraziare chi li ha incoraggiati e io voglio fare il possibile per meritare quei ringraziamenti, è questo il motivo per cui sono entrata nel Consiglio, l’ho capito solo dopo averne visto i risultati». Kazuki rimase a bocca aperta e ad occhi spalancati a guardarla accarezzata dal vento rivolta verso la scuola, sorrise arrendendosi: «Allora se è questo quel che desideri, mi impegnerò per aiutarti in questa impresa e per trasmettere quel desiderio a tutti gli altri così che la scuola diventi d’elite non per chi la frequenta ma per chi lo ha già fatto e per chi la frequenterà, una scuola che forma gli studenti alla vita futura ma non li priva di una serenità scolastica». Yui sorrise fiera di quella risposta: «Trovo che sia un’ottima motivazione, Kazuki». Con un sorriso ispirato chinò il capo a ringraziarla di averlo aiutato in quel cammino: «Grazie per il giro». Yui sorrise allungandogli la mano: «Fa del tuo meglio, quella fiamma che hai dentro, se alimentata bene, potrà illuminare molto più di una stanza ne sono certa». Kazuki le strinse la mano quasi tremante: «Se avrò difficoltà chiederò il vostro aiuto, vado a finire di compilare la richiesta, ci vediamo al Consiglio oggi pomeriggio».

Si allontanò di corsa per cambiare vita prima che la campanella suonasse, Yui rimase ad osservarlo con un sorriso fiero sul volto: «Izana-sama sarebbe fiero di te, Lady». Si strinse nelle spalle asciugando le lacrime che erano sfuggite al suo controllo: «Non glielo dire, se ne farebbe un vanto troppo grande, Obi». Le porse un fazzoletto sorpreso della felicità di quella difficoltosa riuscita: «Il tuo nome è Obi». Sussultarono alla voce estranea che nessuno dei due aveva percepito, prese dalla busta un panino appena acquistato offrendolo alla ragazza paralizzata: «Si aggira spesso per la scuola, ma nessuno sembra rendersene conto, Obi è quindi il tuo nome». Yui prese il panino in cerca di una risposta ad una domanda che non riusciva a comporre: «Da quando eri lì?». Ryuu sorrise appena indietreggiando di qualche passo: «Ti ho seguita dopo che mi hai salutato, l’altro giorno mi hai offerto il pranzo, volevo ricambiare». Non sembrava voler andare via e rimase a guardare a terra in attesa, Yui lasciò libero un respiro indicando la panchina nel giardino: «Abbiamo ancora un po’ di te, ti va di pranzare insieme?». Obi sorrise arreso saltando sull’albero per vigilare la situazione nascosto agli occhi degli altri: «Hai ascoltato il discorso che ho fatto a Kazuki?». Ryuu accennò ad un si scartando la confezione e rimase in silenzio: «Non sei un tipo di tante parole». Il ragazzo rimase a guardare il panino dimezzato sorpreso dal gusto profondo che lo distingueva da quelli commerciali: «Se non hanno uno scopo le parole, non ha senso parlare». Yui sussultò alla freccia quasi amara lanciata ad occhi chiusi quasi senza sensibilità: «Dubito che tu mi abbia seguita solo per il pranzo, c’è qualcosa che posso fare per te?». Ryuu si strinse nelle spalle quasi a cercare il minor numero di parole per spiegarglielo: «Quando hai chiesto se mi dispiaceva che avessi usato la mia idea». Yui prese un respiro alla pausa a metà della frase e decise di scoprire le carte: «Era per ringraziarti di averla esposta, cerchiamo un’idea che funzioni da tanto e tante ne abbiamo provate, alla fine la prenotazione è quella migliore, c’è un posto libero nel Consiglio, ti piacerebbe unirti a noi?». Ryuu accartocciò l’involucro titubante alla proposta: «Perché io?». Yui accennò una risata poco divertita: «Perché per tutti gli altri io sputo fuoco». Obi scoppiò a ridere attirando entrambe le attenzioni: «Il fuoco potrebbe essere anche una metafora, Lady». Yui sorrise divertita allungando la mano per prendere l’involucro e gettarlo nel cestino: «Credo che tu abbia del potenziale, non solo a livello di studio, penso che la tua presenza potrebbe dare una nuova svolta al Consiglio». Ryuu si alzò di colpo spaventandola: «No».

Yui irrigidì le spalle allo sguardo improvvisamente oscurato e alzò le mani come a difesa di un’accusa: «Non è un obbligo, non ti costringerò se proprio non vuoi, ma se ci ripensi puoi anche solo venire ad osservare, ad ogni modo resterò disponibile per qualsiasi problema, se qualcosa ti turba o trovi non vada nella scuola, ti ascolterò». La sorpresa negli occhi scuri non fece che assicurarle che sapesse quanto avesse da dare: «Torniamo in classe prima di ritrovarci nei guai, ah solo una cosa, mantieni segreta la presenza di Obi». Gli fece segno mettendo un dito davanti alle labbra accompagnandolo con un occhiolino per poi lasciare per prima la panchina, Obi sorrise arreso osservando quanto ancora sorpreso fosse il ragazzo: «Ehi Boy, qual è il tuo nome?». Alzò lo sguardo stringendosi nelle spalle: «Ryuu». Obi sorrise salutandolo con la mano: «Ryuu, se ti serve una mano chiamami pure, ho un orecchio fine e ti sentirò anche a distanza». Sussultò al suono della campanella, si guardò intorno agitato in cerca di una strada più veloce, Obi accennò una risata sollevandolo da terra e con un paio di balzi si ritrovò dentro il corridoio: «Buona lezione». Svanì come una foglia catturata dal vento: «Ehi Ryuu la lezione sta per cominciare, sbrigati». Chiuse la finestra prendendo posto nella classe, osservò la mano che ancora tremava per l’adrenalina che lo aveva invaso per un solo istante.

Yui si stiracchiò rabbrividendo al vento gelido, si sporse alla finestra per osservare le nuvole minacciose: «Sembra che pioverà». Sospirò accarezzando i capelli: «Farà non pochi danni a chi non ha portato l’ombrello». Kiharu le appoggiò le mani sulle spalle scuotendola felice dei risultati: «Io ne ho uno in più, torniamo alla stazione insieme?». Yui accennò ad un si felice quando un fulmine illuminò la stanza con un bagliore, gli occhi cianite si accesero di adrenalina: «Vado sul tetto». Kazuki sussultò cercando di fermarla: «Yui, non è il…». Chiuse la porta prima di poter finire la frase, Kiharu sospirò: «Non sono riuscita a deviare la sua attenzione». Kazuki guardò verso l’esterno perplesso: «Sapevi sarebbe corsa sul tetto?». Kiharu accennò una risata mostrandogli una chiave quasi con un sorriso malefico: «Izana-sama mi ha avvisata del suo amore per i temporali, ho chiuso la porta del tetto per precauzione, ma dubito che una serratura la fermerà, le porteresti l’impermeabile?». Kazuki alzò le spalle chiedendosi perché ci fosse un impermeabile nell’armadietto degli oggetti.

Kiharu aveva ragione la porta era aperta e Yui guardava il cielo in attesa: «Da parte della Presidente». Yui sussultò voltandosi a prendere l’impermeabile: «Non ce n’è bisogno, torna Izana a fine settimana e non voglio ammalarmi, ha degli esami da preparare e non ci vedremo per un po’, non voglio sprecare l’occasione per un piccolo capriccio, prima di conoscerlo lo avrei fatto senza pensare alla conseguenze». Kazuki sorrise chiudendo la porta di nuovo a chiave: «Non scassinare più le serrature, da parte di Kiharu». Yui scoppiò a ridere aspettandolo per tornare indietro: «Yui, in classe, iniziano tutti a guardarmi male, con l’entrata nel Consiglio cambierà?». La ragazza sorrise stringendo l’impermeabile: «Non devi temere quello che sei e non limitare quello che puoi fare, anzi gioca sul fatto che senza di te loro sono persi, non scappare, affrontali, è così che ho iniziato a mutare, una persona mi ha detto che scappare dai problemi non farà che crearne altri, non fuggirli, affrontali, alle tue spalle ci sarò io e gli altri membri a sostenerti». Un fulmine bloccò entrambi alla finestra: «Hai visto?». Yui accennò una risata al volto illuminato: «Una folgore, e tre…due…uno…». Il tuono rombò in tutto il corridoio passando come un brivido sulla pelle: «Meraviglioso». Kiharu sorrise fiera di vederle rimettere a posto l’impermeabile per poi sedersi a lavorare sui rapporti: «Accetto la tua offerta, Kiharu». Sorrise firmando un altro foglio: «Aspettami all’uscita».

Yui chiuse la porta con un sospiro stanco: «Ben tornata». Sorrise al fratello togliendo il cappotto: «Alle prese con una nuova ricetta?». Kioichi accennò una risata facendole segno di sedersi: «Com’è andata la giornata?».  Yui prese posto alla tavola imbandita solo per due: «Ottimamente, Kazuki si è unito al Consiglio e non c’è imbarazzo tra noi, ho parlato con Ryuu del posto libero ma mi è sembrato spaventato all’idea, per un attimo ho rivisto la me stessa che indugiava davanti alla porta del Consiglio, carica di talenti ma terrorizzata alle responsabilità». Kioichi appoggiò il piatto davanti a lei sedendole di fronte: «Hai intenzione di insistere?». Negò appena osservando cosa le aveva presentato la mente culinaria del maggiore: «No, mi limiterò a stargli vicina e se non ci sarà modo di convincerlo, esaminerò altri candidati tra i nuovi, entro la fine dell’anno il Consiglio dev’essere completo».  Kioichi sorrise osservandola ammirato: «Séline mi ha parlato dell’ultimo album, il tour è finito ormai e forse per le feste natalizie si fermerà da noi, può rallegrarti l’idea?». Addentò la cena illuminando lo sguardo: «Non più della tua cucina, è delizioso!».

Attese stesa sul letto avvolta nel pigiama la chiamata quasi di routine, i tuoni si erano fermati, non c’erano lampi ad illuminare la notte, solo il rumore della pioggia: «Ehi».
«Il temporale ti ha delusa?».
«Solo un po’».
«Kiharu mi ha detto che hai scassinato la porta del tetto».
«Vero, ma alla fine non sono uscita a bagnarmi, Kazuki si è unito al Consiglio».
«Ti rasserena?».
«Tanto, ma c’è qualcos altro che ora mi preoccupa».
«Hai sempre tante cose per la testa».
«La mia mente ha bisogno di attività».
«Di cosa si tratta?».
«Izana, quando hai capito cos’ero in grado di fare, all’interno del Consiglio, hai ignorato la mia preparazione rimproverandomi, non apertamente, di non farmi influenzare, perché infondo il mio limite era quello che pensavo di poter fare. È stato facile?».
«Certo che no. Sono rimasto spiazzato quando ti ho trovata a leggere rapporti di sei anni prima, ma tutto mi è stato chiaro quando hai raccolto informazioni per il caso dello scheletro, non ti accorgevi di quanto ti rendesse felice essere rimproverata per aver fatto bene il tuo lavoro. Sfidavi te stessa a spingerti al limite senza capire che non avevi bisogno di arrivarci, ti bastava apprezzare le tue capacita, ami la tua mente, il tuo talento, ma ti sei accorta di quanto ne fossi dipendente solo quando l’hai sfruttato a pieno. Nello stesso momento ti sei resa conto che non ne eri prigioniera ne volevi essere dipendente, perché infondo ami quello che puoi fare. Io ho solo cercato di fartelo capire».
«Hai nascosto tanto sotto i miei occhi».
«Perché guardavi troppo il dettaglio per osservarne la banalità. C’è qualcuno che ti assomiglia?».
«Una matricola, sembra riservato e con un’intelligenza sopraffina eppure penso che come me in passato porti il peso del suo talento. Oggi non mi sono accorta che mi aveva seguito e non ha avuto difficoltà a notare Obi, nessuno nella scuola si è ancora reso conto della sua presenza, gli ho detto che credevo avesse possibilità nel Consiglio ma improvvisamente si è messo sulla difensiva».
«Se è così non stargli troppo addosso, lascialo respirare e lascia che capisca quanto quella tua richiesta lo attiri, quando capirà che tutti in quella stanza hanno imparato ad essere idonei vorrà far parte dell’elite della scuola per imparare a gestire il suo talento, con te è successa la stessa cosa, anche per Kazuki è stato così, non avrebbe indugiato tanto altrimenti».
«I tuoi consigli sono sempre ottimi».
«Chi credi che io sia?».
«Credo che tu sia la persona più fantastica che io potessi incontrare. Buona notte».

Chiuse la chiamata prima che Izana potesse rispondere, sorrise ammirato osservando lo schermo: «Grazie».

 
*

Non si era impuntata su Ryuu come lui aveva creduto, non si era appostata fuori dalla classe, non lo aveva cercato in biblioteca, né gli aveva chiesto di pranzare insieme, l’idea della paninoteca funzionava alla grande e si ritrovò a guardare la busta con più cibo di quanto servisse, prese posto alla panchina in solitaria: «Potrei chiedere ad Obi». Sussurrò appena esaminando il contenuto della busta: «Chiedere cosa?». Sussultò alzandosi di colpo lanciando il pranzo in aria: «Da dove…». Obi prese al volo i panini allungandogli una mano: «Non volevo spaventarti». Ryuu accettò l’aiuto per rialzarsi: «Mi hai chiamato?». Si strinse nelle spalle deviando lo sguardo: «Un sussurro». Obi sorrise roteando il panino: «Mi sono sempre chiesto perché tanta gente facesse la fila per i panini quando c’è una mensa che ha dell’incredibile per una scuola». Porse la busta con tutto all’interno al ragazzo, Ryuu si strinse nelle spalle allungandogli il panino appena recuperato: «Puoi prenderlo». Obi lo osservò curioso indicandogli l’albero circondato dall’erba: «Mi fai compagnia?». Ryuu osservò l’albero indeciso: «Non so arrampicarmi». Obi accennò una risata tirandolo su assicurandosi che il ramo reggesse: «Non è male». Ryuu rimase a guardarlo: «Ti ascolto». Sussultò stringendo il ramo per non cadere: «Non mi ha più cercato». Obi sorrise guardando in lontananza le persone che si disperdevano: «Non ha voluto insistere per timore di farti reagire malamente, ma se vuoi che insista puoi anche cercarla tu, ha detto che sarebbe rimasta a tua disposizione, il pomeriggio di solito gira per la scuola tra i laboratori e le palestre, nella pausa pranzo si divide tra i compiti del Consiglio e gli amici, però se preferisci incontrarla fuori dalla scuola posso portarle il messaggio». Negò guardando verso il basso:  «Devo tornare in classe». Obi sospirò aiutandolo a scendere: «Sembra pioverà anche oggi». Senza aggiungere nulla, gli diede le spalle per rientrare nella struttura: «Forse dovrei dirglielo».

Attese che la ragazza girovagasse per i corridoi: «Lady». Sussultò prendendo una bibita al distributore subito dopo averla già presa: «Raro che mi chiami per parlare». Obi prese la lattina riconoscendo che quel messaggio poteva preoccuparla: «Sembra che Ryuu si aspettasse di essere corteggiato un po’ di più». Irrigidì le spalle chiedendogli più dettagli: «Voleva pranzare con qualcuno, sembra che voglia il tuo aiuto ma che non si senta degno di averlo se non sei tu a corrergli dietro». Yui lasciò andare la lattina perplessa: «Izana mi aveva detto di lasciargli spazio non di abbandonarlo del tutto, sai se è ancora a scuola?». Obi negò riprendendo da terra la lattina ancora semipiena: «Credo sia andato via poco fa, non ha un club quindi lascia la scuola quando finisce di studiare». Yui sussultò al tuono scattando verso il corridoio: «Avvisa Zen che torno da sola». Spalancò la porta del Consiglio mettendo a posto in fretta: «Kiharu esco prima, con permesso». Senza spiegare altro corse fuori guardandosi intorno: «Forse riesco a raggiungerlo prima che arrivi in stazione». Decise per istinto quale via prendere correndo tra le strade a perdi fiato anche quando la pioggia stava ormai bagnando tutto: «Ryuu!».

Urlò fermandolo prima che avanzasse al portello della stazione: «Yui?». Riprese fiato bagnata fradicia, strinse i denti avanzando abbracciandolo di colpo: «Scusami, ho detto che sarei rimasta a tua disposizione e ti ho abbandonato, non dovevo e ho deciso, insisterò per averti al Consiglio, lo farò finché non mi dirai chiaramente che non vuoi, voglio essere tua amica». Ryuu lasciò andare la cartella scolastica sorpreso dalla stretta gelida, ma sorrise grato: «Stai tremando, prenderai un malanno».

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Capitolo 52
*** Genialità Precoce ***


Attesero insieme il treno mentre tutto intorno la pioggia bagnava ogni dove e i tuoni temporaleschi facevano da sfondo al silenzio quasi di imbarazzo, sceso a far loro compagnia: «Mi hai rincorso sotto la pioggia?». Chiese Ryuu per primo ancora incredulo, Yui sorrise accarezzando i capelli fradici: «Non sarei riuscita a raggiungerti altrimenti, vorrei che entrassi nel Consiglio». Ryuu si strinse nelle spalle, era evidente quanto quella richiesta lo allettasse: «Perché?». Il treno sfrecciò a loro davanti avvisando i passeggeri che erano arrivati a destinazione: «Perché sento che ne hai bisogno, al suo interno anche Izana ha appreso qualcosa di importante per la vita fuori dalla scuola, ed io ho trovato degli alleati su cui contare, ho visto i tuoi voti è sono superbi, però sono freddi, il Consiglio può aiutarti a riscaldarli». Ryuu alzò lo sguardo perplesso al discorso che stava abbozzando: «Riscaldarli?». Yui accennò una risata indicando l’entrata aperta in attesa dei nuovi passeggeri: «Non volevo forzarti perché ho notato che la richiesta ti ha un po’ alterato, il discorso che ho fatto a Kazuki vale anche per te, il Consiglio può aiutarti a vedere tutto quello che hai sempre visto da una nuova prospettiva, però prima di convincerti vorrei conoscerti un po’ di più, ti va?». Sussultò stringendo la cartella scolastica: «Potrei osservare come mi hai consigliato».
Yui sorrise fiduciosa trattenendo uno starnuto, guardò verso l’esterno pensando ad Izana: «C’è una materia che ti piace più delle altre?». Presero posto ai sedili appena liberati godendosi il viaggio di ritorno: «La medicina…credo». Yui sussultò sorpresa della scelta: «Non mi intendo molto di medicina, però conosco una persona che sa creare delle creme e degli sciroppi che fanno miracoli, la sua medicina direi che è naturalistica, conosce tantissime piante e tutte le proprietà benefiche per il corpo e l’organismo, inoltre è  una persona solare, ti piacerebbe conoscerla?». Gli occhi scuri si erano illuminati alla descrizione, accennò appena ad un si chiedendo silenziosamente quando potesse avere quella grande occasione: «Domani ci incontreremo in città, vuoi venire?». Sorrise lievemente senza rispondere osservando i loro riflessi nei vetri del treno: «Scendo alla prossima». Yui sorrise alzandosi per prima: «Anche la mia è la prossima». Scesero insieme dal treno per avviarsi sul ritorno, la pioggia si era calmata in quel poco tempo e accelerarono il passo per evitare di bagnarsi senza ombrello: «Ci vediamo domani».

La salutò con un cenno cambiando strada, avvertì i brividi salirle dalla schiena e rabbrividì ricordando di essere bagnata fradicia, prese un respiro per correre verso un posto caldo, chiuse la porta di fretta: «Sei tornata prima, ehi sei tutta bagnata!». Yui accennò una risata togliendo il cappotto stringendosi nelle spalle: «La pioggia mi ha sorpresa, vado a fare un bagno caldo». Salì di corsa lasciando tutto nell’ingresso compresa la borsa scolastica che Kioichi corse subito a controllare, i libri si erano bagnati me erano recuperabili, li lasciò aperti sul tavolo per lasciare che anche loro si scaldassero: «Grazie per averli usciti». A metà pomeriggio aveva già addosso il pigiama e sfregava i capelli mentre si assicurava che le pagine non fossero troppo zuppe per sollevarle: «Dovresti fare più attenzione». Yui accennò una risata lasciando che il maggiore le sfregasse i capelli come faceva la madre quando era piccola: «Fa freddo per camminare sotto la pioggia, ti preparo qualcosa di caldo». Yui fermò le sue mani abbracciandolo di colpo: «A cosa lo devo?». Rimase stretta a lui felice di poter sempre contare sulla sua presenza: «Non deve per forza esserci un motivo per abbracciare mio fratello». Kioichi sospirò arreso ricambiando la stretta, anche se cercava di nasconderlo era scossa da improvvisi brividi e tratteneva un’euforia fuori luogo.

Gustò la cena a base di brodo quasi costretta dal maggiore a non peggiorare la condizione della sua salute già messa a rischio dalla pioggia: «Sembra che sarà così tutta la settimana». Sospirò spegnendo la tv dopo aver ascoltato il meteo: «Porta l’ombrello e non tornare più in quello stato». Yui si strinse nelle spalle colpevole della sua preoccupazione giustificata: «Grazie». Kioichi sistemò la tovaglia passando una mano tra i capelli lasciati liberi di svolazzargli alle spalle: «Di cosa?». Yui si stese sul divano ad osservarne i movimenti: «Di essere quel che sei e fare quel che fai, la tua presenza mi rassicura sempre, le tue attenzioni mi viziano di gentilezza, e la tua preoccupazione mi ricorda che c’è sempre qualcuno che mi aspetta a casa». Kioichi incrociò le braccia curioso del discorso: «Non sei solita fare osservazioni simili ad alta voce, vuoi parlarmi di qualcosa?». La sorella sorrise lasciando il cuscino per prepararsi a salire di sopra: «Sento la tua assenza a scuola, mi manca, sei impegnato con il lavoro e con i corsi, mi manchi un po’, però sapere che ti preoccupi nonostante tutto e che mi rimproveri quando sbaglio mi ricorda che ci sei, con Izana lontano, con te impegnato, papà fuori città e il poco tempo ho avuto ultimamente per gli altri, credo di sentirmi un po’ malinconica, ma ogni tanto fa bene ricordarsi di quanto si ha, quindi grazie Kioichi». Sorrise salutandolo con un cenno per poi salire di sopra nella sua stanza a recuperare lo studio messo in secondo piano: «Sei cambiata, tanto e in meglio, Yui, sono fiero di te».

La chiamata arrivò puntuale come sempre: «Ho finito quel che dovevo fare, possiamo passare insieme il fine settimana».
«Mi fa piacere sentirlo, ti impegni sempre tanto».
«Sei in vena di lusinghe? Perché se fosse così…».
«Non fraintendere presuntuoso di un principe, direi che possiamo passare la domenica tutti insieme e uscire, andiamo da qualche parte magari all’acquario, so che hanno riaperto da poco e che l’hanno ristrutturato».
«Non mi avevi mai proposto l’acquario, sei interessata alla fauna marina?».
«Pensavo solo che avrebbe affascinato e divertito tutti, mette pioggia l’intero fine settimana e un posto al chiuso era più sicuro di un parco divertimenti o di qualcosa all’aperto».
«Già ho visto il meteo, stavo pensando ad una cosa».
«Tu pensi?».
«Spiritosa. Stiamo insieme da un po’, siamo usciti spesso e il Consiglio ci ha dato svariate occasioni per restare da soli, il nostro…primo appuntamento non è stato un granché, magari possiamo approfittarne per andare a cena in un posto adatto, che ne dici?».

Si era di colpo coperta le labbra e aveva nascosto il cellulare sotto il cuscino, la proposta l’aveva sorpresa e le aveva acceso l’emozione nel petto, se Izana si fosse accorto di quella reazione entusiasta l’avrebbe tratta in trappola. Prese un respiro per calmare il battito cardiaco prima di rispondere: «Ora ti sento, parlavi di un appuntamento?».
«In un ristorante di mia conoscenza, e vorrei parlarti anche di un’altra cosa, vedi di non mancare».
«Non mancherò, non sia mai ti sentissi troppo solo, ci vediamo».
«Avvisa Zen dei programmi per domenica, ho il cellulare scarico».
«Ci penso io, buona notte».
«Notte».

Chiuse la chiamata sopprimendo l’urlo silenzioso nel cuscino, scoppiò a ridere senza riuscire a mantenere ferma una parte del corpo: «E chi dorme più». Sussurrò al settimo cielo, erano usciti insieme tante volte e altre e tante si erano ritrovati soli in intimità, ma la parola appuntamento le riusciva a scuotere la pelle dalla felicità. Senza rendersene conto, sognando quel giorno che sarebbe arrivato presto si addormentò appagata dall’intera giornata.

 
*

Ryuu la stava aspettando al bivio per percorrere la strada assieme a lei: «Buon giorno». La salutò con un cenno iniziando a camminare: «Sembri felice». Deviò lo sguardo, non riusciva a nascondere quella felicità neanche a lui e si arrese a mascherarla quanto bastava per non irradiare i dintorni: «Abbastanza, allora, raccontami un po’ della classe come ti trovi?». Ryuu sorrise accettando la sua guida: «Bene, i compagni sono socievoli anche se preferisco la biblioteca, non mi dispiacciono, gli insegnanti sono severi ma anche molto disponibili, continuano a ripetere che se non capiamo qualcosa possiamo chiedere spiegazioni. C’è qualcuno che tralascia lo studio ma siamo solo all’inizio, devono ancora abituarsi  all’ambiente, non c’è nulla da segnalare al Consiglio». Yui accennò una risata: «Izana avrebbe apprezzato qualcuno come te a scrivere rapporti, vai dritto al punto senza girarci intorno». Ryuu la guardò perplesso: «Non sai scrivere rapporti?». Yui scoppiò a ridere tornando a pensare ai primi giorni: «I miei sembravano più dei romanzi, non facevano che rimproverarmi e tutt’ora Kiharu mi fa notare che ci sono cose che posso omettere, gli ultimi periodi sono stati tranquilli e i rapporti iniziano ad essere noiosi ed io odio la noia, talvolta non riesco neanche a riempire una pagina e copio e incollo quello che ho scritto il giorno precedente». Ryuu sorrise entrando nel treno: «È una cosa positiva». Yui sorrise sedendosi a guardare il cielo grigiastro: «Molto, alla pausa pranzo ti unisci a noi?». Accennò lievemente ad un si in ansia per tutti quei nuovi incontri che gli stava promettendo.

Quando suonò la campanella riemerse dalla profondità dei suoi pensieri, si era persa a guardare il foglio e sulle sue spalle era scesa un’insolita pesantezza, salutò Kazuki uscendo dalla stanza con meno vitalità di quanto volesse dimostrare, parlò a Zen e Mitsuide del nuovo membro e curiosi la seguirono per conoscerlo: «Ah eccolo, Ryuu!». Chiuse il libro allontanandosi dalla parete: «Sei in ritardo». Yui sorrise appena indicando i due ragazzi alle sue spalle: «Il professore ci ha trattenuto qualche minuto in più, ti presento Zen e Mitsuide». Chinò il capo irrigidendo le spalle: «Lieto». Zen sorrise guardandosi intorno: «Troviamo un posto tranquillo, fuori inizierà a piovere da un momento all’altro». Osservarono l’esterno tempestoso: «Lady, Capo». Obi saltò giù dall’albero sorprendendoli: «C’è anche Ryuu, Kioichi mi ha chiesto di portarvi questo». Sollevò  un porta pranzo alto metà della gamba: «Kioichi?». Obi sorrise appoggiandolo sulla spalla: «Ha detto che ci ha lavorato tutta la mattina, non aveva nulla da fare ed ha preparato il pranzo per tutti». Yui sorresse la fronte con la mano sorpresa dalla premura: «Resti con noi?». Obi accennò ad un si seguendo la direzione indicata: «Conosci Ryuu?». Obi accennò ad un si sorridendogli di saluto: «Abbiamo pranzato insieme ieri». Zen si vide sorpreso da quel particolare. Presero posto nascosti agli occhi degli altri studenti per gustare il capolavoro di un cuoco già grande quando era a scuola: «Accidenti, è delizioso, se continua così troverà lavoro in un ristorante cinque stelle in men che non si dica». La parola ristorante era riuscita a far sussultare Yui, chiuse fuori il pensiero di Izana in arrivo per godersi il momento con gli amici: «Per il caffè i piani sono invariati?». Zen sorrise sistemando la scatola vuota in cima alle altre: «Tutto come previsto, Shirayuki e Kiki ci aspetteranno già sedute».

Ryuu li aveva seguiti in silenzio ma nessuno di loro ignorava la sua presenza, rispondevano ai suoi sguardi con dei sorrisi e qualche battuta sulla conversazione che portavano avanti senza problemi, presero posto al caffè vicino alle tre ragazze: «Kiharu, non sapevo che saresti venuta». Fece spazio sulla panca colorata indicando Shirayuki seduta a lei di fronte: «Un cambio di programma all’ultimo minuto, vedo che ci sono due persone in più». Obi deviò lo sguardo, era bravo a non farsi notare: «Io sono Obi, e lui è Ryuu». Si alzò chinando il capo come se fosse il loro primo incontro: «Io sono Kiharu». Ryuu illuminò lo sguardo: «Il Presidente?». Yui prese posto accanto alla ragazza facendogli segno di sedersi al suo fianco: «Kiharu è la Presidente del Consiglio, Presidente ti presento Ryuu, la matricola a cui ho chiesto di fare domanda per il posto vuoto nel nostro Consiglio». Kiharu sorrise fiduciosa nel suo sorriso: «Sarò lieta di averti tra noi, se dovesse servirti qualcosa non esitare a chiedere, tutto il Consiglio è a tua disposizione». Ryuu deviò lo sguardo leggendo il menù per scegliere cosa prendere, osservato dalla lady dai capelli rossi con attenzione e curiosità, sussultò quando si accorse del chiaro fastidio: «Io sono Shirayuki e lei è Kiki, piacere di conoscerti Ryuu». Chiuse il menù guardando Yui, in cerca di un posto sicuro dove potersi nascondere: «Lieto».

Parlarono del più e del meno tutto il tempo, riuscendo a coinvolgerlo meno di quanto speravano, alla fine la pioggia aveva preso il sopravvento sulla stabilità e stava inondando le strade, Ryuu non si era lasciato fermare ed era tornato a casa senza aspettarla: «Forse forzarlo in questo modo può fare più danni del previsto». Zen sospirò guardando la direzione che il ragazzo aveva appena lasciato: «Hai un certo radar per puntare persone fuori dal comune». Yui sussultò deviando lo sguardo: «Quel ragazzo ha qualcosa di unico e mi ha dato la sensazione di volerlo sopprimere, mi rivedo in lui Zen». Shirayuki era rimasta silenziosa per tutto il cammino finché alla stazione tornò attiva nella conversazione: «Hai detto che è una matricola della vostra scuola». Si fermarono ad osservarla armeggiare sulla pagina web del cellulare: «Pensavo di averlo già visto». Ruotò l’apparecchio per lasciare che anche gli altri leggessero quello che aveva sospettato: «L’anno scorso, ha ricevuto un encomio per il suo contributo ad una ricerca medica sugli effetti dannosi dello smog in città con un livello troppo alto come Londra.  È riuscito a dimostrare l’effettivo male che causa alle persone, però ha rifiutato di condividere la restante ricerca lasciando in un vicolo cieco gli altri studiosi, hanno dovuto approcciare la ricerca in modo diverso». Scese il silenzio nel gruppo, tutti provarono quell’indiscutibile voglia di aiutarlo, Yui più di tutti, ma il silenzio era l’unica cosa che potevano dargli in quel momento.

Yui appoggiò le scatole del pranzo sulla tavola, le luci erano accese e probabilmente Kioichi era a lavoro nello studio insonorizzato, aprì la porta abbracciandolo da dietro per sporgersi a leggere la nuova musica: «Ben tornata». Yui sorrise lasciandogli le spalle: «Grazie per il pranzo, era senza precedenti». Kioichi lasciò il foglio per osservare il viso che era di nuovo preso dalla preoccupazione: «Non è andata come volevi?». Yui negò indietreggiando, la notizia di Ryuu l’aveva colpita ma il suo corpo sentiva troppo pesante lo sforzo di restare in piedi: «La risolveremo, volevo solo avvisarti che sono di sopra, ci siamo intrattenuti fuori tutta la sera e non c’è bisogno che prepari, buona notte». Richiuse la porta lasciandolo avvolto dalle note silenziose, si stese sul letto osservando lo schermo che la invitava a rispondere, ma alla fine rifiutò la chiamata e scrisse un messaggio avvisandolo che era stanca e che avrebbero parlato l’in domani, all’appuntamento. Accese il portatile per ricontrollare quella notizia e farsi un’idea su come affrontarla.

 
*

Ryuu la stava aspettando all’angolo come il giorno precedente: «Ieri sei andato via di fretta, non pensavo mi avresti aspettata». Chiuse il libro sistemandolo nella cartella: «Avevo delle cose da fare, è stato divertente». Yui sorrise dolcemente, almeno non si era annoiato: «Avevo detto che volevo conoscerti meglio prima di convincerti ad entrare nel Consiglio, ti va di parlarne?». Ryuu si strinse nelle spalle: «Fai riferimento ad un argomento?». Yui sospirò lasciando scivolare la tensione con un brivido, non sarebbe servito evitare l’argomento: «Shirayuki si è ricordata di averti già visto, sappiamo della ricerca sullo smog di Londra e del tuo rifiuto a condividere i dati della ricerca». Strinse la cartella scolastica deviando lo sguardo, la gente intorno a loro iniziava a farlo sentire a disagio: «Non qui, resterò a studiare tutto il pomeriggio in classe». Aumentò il passo dopo aver lasciato il treno, Yui accolse la richiesta camminando a passo lento, sorresse la testa tormentata da un martellante tormento. Attese con trepidanza spenta quel pomeriggio: «Yui». Sussultò al richiamo: «Sembri stanca, va tutto bene?». Sorrise appena alzandosi per sistemare la cartella: «Si sono solo concentrata, non passo al Consiglio oggi pomeriggio, avviso Kiharu con un messaggio, ci vediamo la settima prossima». Kazuki la salutò con un cenno ignorando gli sguardi di disprezzo che ancora avvertiva alle sue spalle.

Yui chiuse la porta dell’aula trovando Ryuu chino a studiare matematica seduto al suo posto: «Se ti serve una mano, sono brava in matematica». Chiuse il quaderno degli esercizi lasciando la matita: «Ho finito, stavo ricontrollando». Yui rimase in attesa di ascoltare quella storia: «Hai lo sguardo spento, sei stanca?». Accennò ad un si senza nasconderlo: «La pioggia se perdura mi spegne l’entusiasmo, ma passerà, allora, di cosa vuoi parlare?». Gli aveva dato la possibilità di tirarsi indietro da quella conversazione se non voleva affrontarla, gli riconobbe il coraggio quando il ragazzo decise di non fuggirla: «Non era destinata alla pubblicazione». Yui prese posto davanti a lui per lasciargli dire quello che voleva: «Era solo una ricerca per la scuola, mi sono lasciato prendere ed ho sintetizzato una formula chimica per un farmaco sperimentale che avrebbe ridotto gli effetti dello smog sulle persone già compromesse». Gli occhi cianite si illuminarono ai termini tecnici che un ragazzino stava usando, ma rimase in silenzio: «Era incompleta, ero pur sempre solo un ragazzo che aveva fatto delle ricerche, non potevo testarle e pubblicarle sarebbe stato…non volevo, ho riassunto la ricerca il più possibile per non lasciare che qualcuno vedesse fin dove ero arrivato con del materiale preso solo da internet, ma il mio professore di riferimento ha trovato i miei appunti, tutto il materiale che avevo omesso, l’ha rimessa insieme ed ha contattato una rivista a mio nome, la ricerca è stata pubblicata e il mio professore si è detto fiero di avermi guidato, mi ha lasciato i meriti e la scuola è passata su tutte le prime pagine, mi sono trovato…». Yui sospirò immaginando perché raccontasse con il viso basso: «Circondato di persone e di domande, i tuoi come l’hanno presa?».

Ryuu deviò lo sguardo stringendosi nelle spalle anche quella era una domanda difficile: «Mia madre è una ricercatrice farmaceutica, osservandola ho appreso le basi, quando l’ha scoperto ha cercato di continuare il mio lavoro senza successo, alla fine l’ho completata io per lei, voleva presentarmi alla comunità scientifica prima del tempo, mio padre non era d’accordo, hanno litigato e alla fine mi ha portato via con sé, dopo qualche mese mia madre ha avuto un malore e non è sopravvissuta, mio padre si è preso tutta la colpa pensando che il motivo fossi io e ha iniziato ad allontanarsi». Yui aveva irrigidito alle spalle, stava scavando troppo a fondo, c’era una preoccupazione molto più grande del suo talento: «Vivi con lui?». Ryuu negò smentendo il terrore che le aveva bloccato il fiato in gola: «Lavora a tempo pieno in un’altra città, mi invia i soldi per le spese, vivo da solo».   

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Capitolo 53
*** Fascino Temporalesco ***


Il respiro che aveva lasciato libero dopo quanto le aveva detto sembrò durare dei minuti, Ryuu aveva lo sguardo coperto incerto sulla sua reazione alla comprensione della situazione problematica in cui riconosceva di essere: «Puoi prestarmi il tuo cellulare?». Sussultò alla domanda insolita, ma le allungò il dispositivo lasciandole libero accesso, Yui armeggiò qualche istante prima di lasciarlo sul quaderno chiuso: «Ho salvato in rubrica i numeri di Kiharu, il mio, di Zen, Mitsuide, Obi, Shirayuki, Kiki, se dovesse servirti qualcosa di qualsiasi tipo puoi chiamarci quando vuoi, in questa scuola hai degli amici su cui puoi contare, e se mai dovesse succedere una cosa simile sarò la prima a schierarmi a tuo favore, ho capito perché ti spaventava l’idea di entrare nel Consiglio, ma sono certa che anche noi riusciremo a darti tanto, io sono cambiata proprio grazie a questo, hai talento non si discute ma come usarlo e per chi sta a te deciderlo. Ti lascio studiare io torno a casa prima, pensaci e anche se rifiutassi di fare la richiesta ti resterò comunque amica, sarò tua alleata, ci vediamo».

Chiuse la porta con un sorriso sereno sul volto, Ryuu strinse tra le mani il cellulare sorpreso e ammirato da quel comportamento, la carezza del vento gelido deviò la sua attenzione sul ragazzo appena entrato dalla finestra: «Obi». Sorrise guardando verso la porta: «È bello sentirsi dire che qualunque cosa accada lei sarà tua alleata». Strinse il cellulare ancora di più: «Perché?». Obi accennò una risata avvicinandosi tranquillamente lasciando che sfogasse il pianto silenzioso: «Perché puoi essere un mercenario che ha fatto del male, un Principe che sopprime se stesso, un ragazzo appassionato a cose diverse, oppure un genio per lei non fa differenza, non ti tratterà diversamente, e sapere di avere qualcuno al tuo fianco che ti accetta per quello che sei e non per quello che hai fatto ti fa sentire apprezzato, felice. Se ho tutto questo ed ho smesso di scappare dal mio passato è solo grazie a lei e al gruppo che ha intorno. Se cerchi una nuova strada per superare quello che ti sei lasciato alle spalle, afferra la sua mano, saprà portarti in alto». Chiuse la finestra osservando dall’alto la scuola e tutte le persone che aveva memorizzato trovando Yui all’uscita: «Lady». Sussultò alzando di colpo lo sguardo: «Zen sta ancora giocando, io ho un impegno con Izana stasera, me la cavo». Obi spense il sorriso osservando il viso pallido: «Dovresti riposare, non sembri messa tanto bene». Yui sorrise percorsa da un brivido salutandolo: «Dedica anche a Ryuu un po’ del tuo tempo».

Chiuse la porta di casa allentando il fiocco della divisa, era diventato improvvisamente troppo stretto e l’aria troppo poca per riempirle i polmoni: «Kioichi?». La porta dello studio si aprì invitandola ad entrare: «Sei ancora impegnato?». Il ragazzo negò sistemando i fogli: «Ho appena finito, stasera sono di turno al ristorante, tu dovevi uscire, vero?». Yui sorrise slacciando i capelli: «Mi incontro con Izana alle otto, andiamo a cena fuori, vado a prepararmi, avvisami quando esci». Salì le scale quasi con fatica, strinse i denti alla stanchezza depositata nelle gambe: «Forse mi conviene dormire un po’ prima».

Passarono ore, Kioichi aveva finito di registrare la base da inviare alla casa discografica, chiuse la porta prendendo la borsa da sistemare per il lavoro, prima di salire le scale si fece prendere da un dubbio, erano le nove passate e il cappotto della sorella era ancora lì in sua attesa, la preoccupazione lo portò a controllare: «Yui? Sei ancora qui? Non sei in ritardo?». Bussò un paio di volte senza ottenere risposta, entrò senza permesso per assicurarsi che fosse in camera, era stesa sul letto tremante ancora con la divisa addosso: «Yui». Sussultò al richiamo sollevandosi dal materasso, la testa era pesante e la vista aveva difficoltà a mettere a fuoco, lesse l’orario sulla sveglia scattando in piedi: «Sono in rita…». La frase perse la forza insieme al suo equilibrio, Kioichi corse a sorreggerla preoccupato, le accarezzò la fronte stringendola: «Sei bollente!». Yui negò allontanando la sua mano: «Sono solo stanca, non è nulla di…». Quando si accorse di essere troppo debole anche solo per reggersi in piedi le lacrime si fecero strada agli occhi: «L’appuntamento…». Kioichi sospirò facendole da sostegno per riportala a sedersi sul letto: «È più importante la tua salute, Izana capirà, metti il pigiama e riposa». Yui alzò lo sguardo spaesata: «Tu devi lavorare…». Kioichi accennò ad un si accarezzandole la guancia: «Io ho ancora tempo, tu devi riposare». Quasi con la mente assente accolse la sua richiesta chiudendo gli occhi arresa alla stanchezza, Kioichi la stese sul letto sollevando le coperte fino alla spalla, si sarebbe cambiata in seguito, il cellulare appoggiato sulla scrivania vibrò accendendosi: «Finalmente ti sei degnata di rispondere, aspetto da un’ora, devo mandare la carrozza a prenderti?». Kioichi sorrise divertito guardando la sorella addormentata: «Questa volta non ha colpa, sii magnanimo». Izana sussultò alla voce maschile: «Kioichi?». Chiuse la porta della stanza scendendo a preparare il necessario per lei: «Ha la febbre, alta da quanto ho notato, non ha avuto neanche le forze per cambiarsi prima di addormentarsi di nuovo, e al suo risveglio si sentirà terribilmente in colpa per non essere riuscita a venire. In merito, vorrei chiederti un favore».

Appoggiò un fazzoletto bagnato sulla sua fronte dopo aver controllato la temperatura più alta del previsto, il campanello suonò rassicurandolo: «Entra». Izana avanzò verso il salotto in cerca della sua approvazione: «È in camera sua, sono chiamato a lavoro e non c’è nessuno che può andare al posto mio, con te è in buone mani, ho avuto tempo di prepararvi la cena è in forno, ci sono le medicine sul tavolo e le ho preparato il divano nel caso volesse cambiare aria, ho sistemato anche il lettore dvd se volesse vedere un film, ha una bottiglia d’acqua in camera e un altro paio in cucina, ora sta dormendo, se ti serve qualcosa chiamami, avrò il cellulare sempre dietro». Izana sorrise ammirato: «Sei anche fin troppo premuroso con lei, ci penso io». Chinò il capo in segno di ringraziamento uscendo dalla porta lasciandoli da soli. Anche senza avere un vero permesso entrò nella camera della ragazza ad assicurarsi che stesse bene: «Izana…». Sussurrò tra sogni e realtà: «Come ti senti?». Yui allungò una mano per stringere la sua: «L’appuntamento…mi dispiace». Sorrise ricambiando la stretta: «Pensa a stare meglio, adesso, se ti serve qualcosa chiamami, sono di sotto». Richiuse gli occhi sussurrando di nuovo le sue scuse: «Non devi dispiacerti, non farmelo ripetere».

Era ormai sera inoltrata quando riprese coscienza della sua situazione, si sollevò dal letto sudata, osservò la divisa che ormai si era attaccata alla sua pelle, sospirò alzandosi per cambiarsi, il giramento di testa la costrinse a fare attenzione ad ogni movimento, dopo aver messo il pigiama controllò l’orario sospirando pesantemente, scese le scale per far cambiare aria alla stanza: «Kioichi?». Nello studio non c’era nessuno e il salotto era in ordine: «Kioichi?». Chiamò di nuovo riconoscendo la presenza di qualcuno in cucina: «È a lavoro». Sbiancò di colpo quando Izana avanzò verso di lei accarezzandole al fronte per controllare la temperatura: «Sei un’allucinazione». Sorrise divertito negando: «Tuo fratello mi ha chiesto di assisterti al suo posto, la serata era ormai andata ed ho accettato». Yui abbassò lo sguardo stringendosi nelle spalle: «Mi dispiace, avevi prenotato e mi avevi invitata formalmente ad un appuntamento ed io…». Izana sorrise teneramente stringendola in un abbraccio: «Continui a scusarti da quando sono arrivato, non potevi prevederlo, ci andremo un altro giorno. Kioichi ci ha preparato la cena quindi il ristorante non ci mancherà di certo, sarà un appuntamento diverso dal classico». Yui alzò lo sguardo asciugando gli occhi: «Dovevi parlarmi di una cosa importante».  Izana negò con un cenno impercettibile: «Importante ma non urgente, ti va di mangiare?». Yui accarezzò i capelli arrossendo di colpo, si era resa conto di non essere del tutto presentabile ma il ragazzo aveva ignorato il rossore trattenendo la presa in giro. Sedettero al tavolo per gustare l’ottima cena che nessuno dei due commentò, non c’erano parole per descrivere quanto fosse buona: «Ti ha preparato il divano e il lettore dvd». Yui sorrise sedendosi sul divano a sfogliare i film: «Pensa sempre a tutto». Izana prese posto all’angolo appoggiando il cuscino sulle gambe, il gesto non lasciò Yui indifferente: «Quello sarebbe un invito?».

Non ottenne nessuna risposta a parte un sorriso malizioso e quasi di sfida, inserì il cd nel lettore non ricordava neanche il titolo scelto, era troppo concentrata ad analizzare quella situazione fuori dal comune. Tirò su la coperta alle prime immagini e mentre il film iniziava lanciava qualche sguardo ad Izana curiosa della sua reazione, ma era fin troppo a suo agio, decise di assecondarlo. Distese le gambe sul divano appoggiando la testa sul cuscino appoggiato a  sua volta sulle gambe maschili, ma fece attenzione a non incontrare il suo sguardo anche se sentiva sulla pelle il sorriso vittorioso apertosi alle sue spalle. Non si lasciò prendere dal film come sperava e alla fine chiuse gli occhi chiedendo al mal di testa di fermarsi, sprofondò in un silenzio troppo denso. Un suono distante e una luce improvvisa la fecero sussultare, sospirò esausta sfregando la guancia contro il cuscino, la pelle era calda anche se rabbrividiva stringendosi nelle spalle, il calore estraneo la rassicurò in quel silenzio. Voltò lo sguardo verso le spalle trovando Izana fermo dove lo aveva lasciato e che la osservava perplesso: «Ti sei addormentata subito». Yui sospirò chiudendo gli occhi per evitare di guardarlo: «Capita raramente che io mi ammali, di solito non sono vittima dei raffreddori di stagione, ma questa volta glielo devo». Izana rimase appoggiato al divano ad osservarla: «Dici di averlo meritato?». Yui accennò una risata pensando Ryuu: «Ne è valsa la pena, sono riuscita a stabilire un contatto con la matricola di cui ti parlavo si chiama Ryuu, ed è…letteralmente un genio, è divertente pensare a quante varie persone ci siano nel nostro gruppo, Principi, guardie del corpo, erboristi, proprietari di parchi divertimenti, nobili da ogni parte del mondo, artisti, e adesso anche un genio, pensi sia strano?». Izana le accarezzò la fronte: «Non più di tanto, attiri persone che non sono comuni e ti guadagni l’ammirazione di tutti, sei in grado di vedere le debolezze e di aiutare le persone a migliorarle, non è una cosa da tutti, il tuo talento si è evoluto nel migliore dei modi, ho contribuito in parte a farlo evolvere quindi non penso sia strano. Presenterai il nuovo membro anche a me?». Yui ignorò la dolcezza della carezza guardandolo male: «Non devo presentarti tutti quelli che conosco, però per il Consiglio e per la scuola sarà un valido sostegno».

Un tuono improvviso scosse l’intera casa e la luce abbagliante reclamò l’intera attenzione: «C’è un temporale». Izana accennò una risata guardando la finestra e la stanza al buio: «Da un po’, anche la luce è andata via». Yui sussultò guardandolo di colpo: «Siamo senza corrente?». Izana accennò ad un si arricciando gli occhi per delineare le forme nell’oscurità: «Siamo al buio». Yui sospirò alzandosi dal divano per muoversi verso la stanza accanto: «Yui». A tendoni raggiunse uno sgabuzzino, dopo qualche minuto riapparve sull’uscio della porta: «Quello da dove esce?». Sorrise divertita appoggiandolo sul tavolo e accendendo con dei fiammiferi le tre candele sistemate nel candelabro: «Kioichi lo ha trovato a poco prezzo, dicendo che se fossimo rimasti al buio sarebbe stato divertente fingere di essere nel passato e girare per la casa con un candelabro». Izana rimase a guardarla ad occhi spalancati, una sorpresa che non si aspettava: «E da dove quest’idea?». Yui alzò le spalle ridendo dell’unicità di quel fratello: «In fondo si usano spesso sulle scene teatrali, immagino che i viaggi con mia madre gli abbiano lasciato qualche fantasia bizzarra». Rimasero in silenzio nel silenzio per qualche minuto prima che Yui smorzasse la distanza: «Non ti ho mai formalmente invitato ad entrare nella mia stanza, vero?». Izana sorrise alzandosi dal divano: «No, ed è la prima volta che siamo soli in casa, vuoi farmi strada?». Appoggiò le mani bloccandola contro il tavolo: «Sei insolitamente felice di questa situazione, o sbaglio?». Prese il candelabro osservando i dettagli d’argento che disegnavano foglie e linee curve: «Trovo che abbia un certo fascino, il temporale fuori, un candelabro in epoca moderna, una ragazza in pigiama che continua ad evitare il mio sguardo, la casa vuota e silenziosa. Avrei detto che sarebbe stata la perfetta ambientazione per un horror, immagina i rumori inspiegabili, la sensazione di essere osservati, le ombre delle candele, Kioichi avrebbe gradito l’atmosfera, magari c’è un mostro nella cantina». Yui si strinse nelle spalle alzando la voce: «Non abbiamo cantine!».

Il tuono non riuscì a coprire il tonfo interno, Yui era scattata a stringersi all’unica sicurezza di quel silenzio: «Non ci sono mostri». Sussurrò tremante, Izana sorrise divertito: «Magari il candelabro era di un fantasma». Yui gli diede un colpo sul petto arrabbiata: «Lo fai apposta per spaventarmi, smettila!». Izana scoppiò a ridere non era riuscito a resistere a quella tentazione, Yui tremava per la febbre e per la paura tra le sue braccia: «Ehi, c’è un Principe qui con te». Yui lo allontanò malamente prendendo il candelabro per  far luce: «Senza armi al suo seguito, non ci sono mostri o fantasmi, voglio dormire». Izana alzò le spalle arreso seguendola verso il piano superiore, sorrideva quando ai tuoni  sussultava e ad ogni rumore interno stringeva il candelabro come se fosse l’unica arma a portata di mano. Aprì la porta della camera verificando che la luce fosse davvero assente, sospirò appoggiando il candelabro sul comodino sedendosi sul letto, rimase in silenzio mentre Izana si osservava intorno: «Ti aspettavi pupazzetti e riviste?». Sorrise felice di quella possibilità, non era l’appuntamento che aveva programmato ma era un’altra parte della vita di quella ragazza che esplorava: «Mi aspettavo di trovare attrezzi da palestra sparsi in giro e un sacco da box nell’armadio». Yui accennò una risata mordendosi il labbro: «Mi chiederai ancora di uscire?». Izana smise di osservarsi intorno per avvicinarsi a lei: «Avevi paura che per un appuntamento mancato smettessi di invitarti fuori?». Yui si strinse nelle spalle giocando con una ciocca di capelli: «Non sei il tipo di persona che mi invita ad un appuntamento». Il ragazzo sorrise allungano una mano per accarezzarle i capelli: «Mi piace questo appuntamento». Yui arricciò le sopracciglia irritata: «Non a me, adesso sarai impegnato con gli esami e ci potremo rivedere solo nelle vacanze natalizie, non potremo festeggiare neanche il tuo compleanno insieme, ci tenevo che oggi fosse speciale».

In pochi istanti si ritrovò stesa sul letto a guardare gli occhi acquamarina illuminati dalle candele: «Si è fatto tardi, dovresti dormire». Yui arrossì di colpo ma non riuscì ad allontanare lo sguardo dal suo viso: «Come se potessi dormire avendoti tanto vicino». Izana sorrise scendendo sui gomiti per avvicinare i due visi: «Ci farai l’abitudine, riposa». Alzò la mano per accarezzargli i ciuffi biondi lasciati liberi e che facevano da cornice al viso, si perse ad osservare i suoi particolari al buio, accarezzando le labbra schiuse: «Vorrei baciarti». Si lasciò sfuggire senza rendersene conto, prese un respiro per calmare i battiti inebrianti: «Ma rischierei di passarti il raffreddore, e non voglio rischiare». Izana le prese la mano accarezzando la pelle percorsa dai brividi, sorrise avvicinandola ancora un po’: «Chiudi gli occhi». Yui rimase a guardarlo perplessa: «Non mi prenderò la responsabilità se poi tra qualche giorno mi dirai di essere a letto con la febbre, è a tuo rischio e pericolo». Chiuse gli occhi senza ribellarsi a quella possibilità, qualcosa di delicato le si posò sulle labbra, profumava di fiori, un profumo diverso da quello dolce e pungente che la avvolgeva e che amava. Attese ad occhi chiusi e qualche istante dopo avvertì la pressione delle labbra maschili sulle sue, aprì appena gli occhi per trovare quelli di Izana fin troppo vicini, un brivido diverso le accarezzò il corpo, colmo di adrenalina e di emozione, l’istinto di stringerlo fu più forte di lei.

Quando Izana si allontanò liberandola dalla presa stendendosi al suo fianco, Yui portò una mano al viso per liberarlo da quella sofficità che aveva velato il bacio, accarezzò il tessuto pregiato colorato di scuro chiedendo con uno sguardo delle spiegazioni: «Ero incerto se avrei saputo resistere al baciarti, mi sono preoccupato prima del raffreddore ed ho comprato quello, nessun rischio di contagio». Yui osservò il fazzoletto di seta illuminata dalla sorpresa e scoppiò a ridere voltandogli le spalle, Izana rimase perplesso ad ascoltare la sua risata: «Ti diverte?». Yui asciugò le lacrime di divertimento accarezzando le labbra, si avvicinò a lui per inebriarsi ancora un po’ di quel profumo: «Sto scoprendo un lato di te che riesce a sorprendermi, ti ho già detto una volta che ti amavo, ma adesso mi sono innamorata». Alzò un sopracciglio perplesso: «Prima non lo eri?». Yui negò accennando una risata: «Prima ero solo attratta da te, il tuo fascino mi ha fatto confessare il mio amore, ma adesso caro Principe, non sperare di liberarti più di me, ora che sono innamorata di te diventerai mio e mio soltanto». Izana rispose con uno sguardo alla provocazione: «È una minaccia?». Yui sorrise stringendo al petto quel piccolo pezzo di stoffa: «È una dichiarazione». Si lasciò cullare dal profumo, dal temporale e dalle carezze celate negli sguardi e nella vicinanza che avvertiva, pian piano si lasciò andare e cedette di nuovo alla febbre in rapida alzata, non le importava più del mal di testa, aveva ricevuto un dono e valeva più di tutto il male che il raffreddore aveva portato.

Izana attese che si addormentasse del tutto prima di alzarsi con un sorriso soddisfatto sul volto, la coprì con le lenzuola e chiuse la porta qualche minuto dopo il ritorno di Kioichi: «Tu hai delle strane passioni». Il ragazzo sussultò di colpo voltandosi a guardarlo sulle scale con il candelabro in mano a illuminare i dintorni: «E tu sembri divertiti a spaventare le persone in situazioni come questa, faresti più paura di un fantasma». Sorrise divertito ammettendo di averlo fatto quasi apposta: «La corrente ancora non torna?». Negò liberando i capelli dalla coda alta per lavorare senza intoppi: «No, ma il temporale sembra calmarsi, tornerà entro domani, Yui?». Izana alzò lo sguardo alla stanza chiuse sorridendo appena al ricordo: «Dorme, Kioichi vorrei parlarti di una cosa, a breve ne parlerò anche con Yui, volevo dirgliela oggi ma forse è meglio che la sappia prima tu».    

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Capitolo 54
*** Ghiaccio Reale ***


Quella strana serata passata al fianco di Izana le aveva lasciato un profondo e dolce ricordo, si era lasciata guidare dal sonno e non si era neanche accorta di quando lui era andato via, Kioichi le aveva detto che non poteva aspettare il suo risveglio e che la salutava, un po’ ne rimase dispiaciuta, ma non poteva fare altro che aspettare arrivasse Natale per passare meravigliosamente un altro giorno insieme. Con sua sorpresa Shirayuki si era precipitata a casa da lei per controllare le sue condizioni insieme agli amici: «Non ce n’è bisogno, mi sento già meglio». Il campanello suonò di nuovo e Obi la salutò con un gesto: «Voleva venire a trovarti, così sono andato a prenderlo». Ryuu aveva saputo del suo raffreddore e come l’amica si era precipitato a controllare quasi certo che fosse colpa sua: «Un pensiero gentile, entrate pure».

Rimase avvolta nella coperta ad osservare Shirayuki e Ryuu parlare e discutere su come preparare qualcosa che fosse salutare, curativo e buono da mangiare: «Ce la stanno mettendo tutta». Yui sorrise rassicurata dalla presenza di tante persone amiche nella stanza: «Ne sono felice, Izana è già ripartito?». Zen accennò ad un si seduto sul tappeto a guardare lavorare i due ragazzi: «Abbastanza velocemente». Yui si strinse nelle spalle al ricordo della notte passata: «Ha dormito qui da noi, mi ha sorpreso saperlo». Il sospiro del ragazzo non le sfuggi, c’era qualcosa di speranzoso in quei pensieri lasciati vagare: «Qualcosa non va?». Zen sorrise negando: «Non tornerà prima di Natale, mi ha regalato due biglietti per un concerto sold out da mesi prima, non ho idea di dove li abbia trovati, ma considerando che l’anno scorso lo abbiamo festeggiato segretamente, quest’anno volevo organizzare qualcosa di più…sfarzoso». Yui lo invitò con un gesto a sedersi sul divano: «Non ci lasceremo sfuggire l’occasione, prima però abbiamo degli esami da superare, una volta liberi dai nostri doveri organizzeremo qualcosa, sono certa che lo stupirà, ci penseremo ma diamo priorità allo studio». Zen accennò una risata arrendendosi: «Un Segretario del Consiglio che fa un discorso da Segretario del Consiglio». Yui scoppiò a ridere al ruolo che ormai sentiva suo: «Yui». Ryuu chiese la sua attenzione porgendole una tazza fumante di tè alle erbe: «Compilerò la richiesta per entrare nel Consiglio». Prese la tazza ricambiando la gratitudine con un sorriso: «Una notizia fantastica, ti darò il benvenuto quando torneremo a scuola».

 
*

Da quando erano insieme a capo del Consiglio i casi a scuola non facevano che diminuire riducendosi a solo qualche rimprovero, nulla che la costringesse ad usare il suo talento come agli inizi. Ryuu era diligente, silenzioso e interessato ad imparare, chiedeva quando non capiva o qualcosa lo rendeva perplesso, e non temeva di esprimere la sua opinione nelle riunioni. La media dei risultati degli esami si alzò notevolmente di livello, quello era un altro trionfo per il Consiglio, quando anche l’ultimo ostacolo poté dirsi superato si dedicarono ad altro.
 
*

Nessuno bussava mai alla sua porta a quell’ora, chiuse i libri per alzarsi a scoprire l’ospite misterioso che aveva appena bussato: «Zen». Rimase a guardarlo sulla porta della stanza perplesso e confuso: «Posso?». Lo lasciò entrare nella stanza chiudendo la porta alle sue spalle, il fratello la osservò incuriosito, non era abituato a visitarla: «Una classica camera d’albergo, più comoda di un appartamento e molto più vicina all’università». Zen sorrise appena accennando ad un si, Izana rimase a guardarlo perplesso: «Perché sei qui?». Zen sistemò il cappotto senza accennare a toglierlo: «Passavo da queste parti, usciamo a fare un giro?». Izana sorrise divertito immaginando il vero motivo: «Sarei tornato a casa domani, potevi avvisarmi se volevi venire». Prese il cellulare mostrandogli la schermata scura: «Scarico, ero troppo preso dall’incontro con gli altri ieri che ho dimenticato di metterlo a caricare, hai ancora da fare?». Izana si arrese alla silenziosa richiesta di seguirlo in un posto non specificato: «Dove vuoi andare?». Prese il cappotto uscendo per primo, Zen sorrise divertito avanzando alle sue spalle. Decise di far voto al silenzio, Izana aveva già capito qualcosa ma poteva solo prendere tempo.

Quando salirono sull’ennesimo treno il maggiore divenne irrequieto: «Questo è il quarto treno che prendiamo per andare dall’altra parte della città, intendi mettermi al corrente della meta o no?». L’unica risposta fu solo uno sguardo deviato: «Zen!». Camminava a lui davanti senza ascoltare i richiami, lo aveva ignorato e non aveva intenzione di rispondergli mentre continuava a fare strada: «Non accennerò più un passo se non mi risponderai». Si fermò al centro della strada a sfidarlo, Zen sorrise senza voltarsi, lo avrebbe seguito comunque, era una strategia suggerita da Yui, non avrebbe fallito e quando svoltò Izana alzò lo sguardo al cielo avanzando a suo seguito.  

Era ormai pomeriggio inoltrato quasi sera quando Izana si accorse di riconoscere la strada, un’imponente struttura alberghiera divise il cielo dalla strada, Zen si fermò davanti al cancello aperto sorridendogli. Sebbene avesse compreso il motivo e lo scopo ancora si chiedeva che ruolo avrebbe avuto quell’albergo in quel giorno. Zen riprese il cammino entrando nella hole con l’agio sulle spalle: «Zen-sama, Izana-sama, ben arrivati, vi attendevamo, è tutto pronto, prego». L’uomo porse ad entrambi una scatola di scarpe facendo strada verso l’interno, aprì una porta finestra in un salone accomodante indicandogli l’esterno: «Fate attenzione, se dovesse servire qualcosa siamo a vostra disposizione».  Izana sgranò gli occhi alla lastra di ghiaccio immacolata, le voci troppo vicine e troppo famigliari riuscirono a farlo sorridere: «E c’era bisogno di smettere di parlarmi?». Zen sorrise dispiaciuto: «Ordini intrattabili». Sollevò il coperchio della scatola osservando i pattini chiari lucidi come la neve: «Zen, siete arrivati». Yui si alzò in piedi dopo aver allacciato i pattini a Shirayuki: «Ottimo tempismo, su mettete i pattini ed andiamo in pista». Izana sussultò osservando Kioichi, Shirayuki, Obi, Mitsuide e Kiki pronti a scendere in pista e poi Zen sedersi sulle panchine per sistemare i pattini: «Eccoci, abbiamo sistem…».

Portò la mano a fermare la frase riconoscendo Izana a guardarle, sorpreso della loro presenza: «Margareth, Eleanor e c’è anche Séline, la vostra presenza non l’avevo messa in conto». Margareth sorrise arrendendosi allo sguardo di Yui concorde con il rivelare tutto quel che avevano tenuto segreto: «Passeremo qui le vacanze invernali, qui per questa notte, domani ci attende una prenotazione nella vostra città, passeremo insieme il Natale e per il Capodanno c’è ancora da discutere». Izana sospirò guardando male prima Zen pronto ad entrare in pista e poi Yui con gli occhi luminosi: «Nessuno ha pensato di avvisarmi di qualcosa in questo gruppo?». Yui si alzò cedendogli il posto: «Eri impegnato con le ultime lezioni, non volevamo disturbarti». Attese che anche lui potesse abituarsi ai pattini e con gli altri si diresse verso l’entrata della pista da pattinaggio, scivolando sul ghiaccio con la naturalezza di una farfalla: «Yui arrivo». Séline entrò senza difficoltà fermandosi ad aiutare Margareth, Eleanor si resse all’impalcatura di legno per girare sul perimetro della pista, Kioichi si spinse in avanti rigido sulle gambe per trovare l’equilibrio senza cadere, Zen entrò con maestria porgendo la mano a Shirayuki per aiutarla a stabilirsi sui pattini, Kiki corse ad aiutarla con Mitsuide, mentre Obi stava pattinando sull’enorme pista come una nave sul mare.

Izana si fermò davanti al ghiaccio stringendo il legno degli appoggi, guardò male la pista osservando chi era a suo agio: «Vuoi restare lì tutta la sera?». Chiese Yui perplessa avvicinandosi alla smorfia: «Non so pattinare e non ho mai provato prima d’ora». Yui scoppiò a ridere allungandogli una mano: «Ci prenderai la mano dopo un po’, vieni». Izana la guardò male indeciso: «Cadremo entrambi». Zen sorrise in colpa lasciando Shirayuki a Kiki per correre in suo soccorso: «Appoggiatevi a me». Izana gli lanciò uno sguardo ma alla fine sospirò prendendo prima la sua mano e dopo la prima spinta quella di Yui per trovare l’equilibrio: «Piega lievemente le gambe e i piedi rivolgili verso l’esterno, questo ti aiuterà con l’equilibrio, il resto verrà da se». Yui accennò una risata al viso contorto: «Sai sciare e non sai pattinare, che storia è questa?». Izana la guardò male: «Sciare e pattinare sono due cose diverse, come lo snowboard e lo skateboard». Yui arricciò le sopracciglia lasciando la sua mano, Izana fu costretto a reggersi alla spalla di Zen per non cadere: «Yui!». Lo salutò con un cenno: «Buona fortuna principiante». Sospirò guardandola muoversi egregiamente in pista: «Seguo l’esempio di Eleanor». Zen lo aiutò a raggiungere la sicurezza prima di allontanarsi: «E tu, da quando sai pattinare?». Zen sorrise perfido deviando lo sguardo, pensando agli allenamenti che avevano fatto nel pala ghiaccio di una città vicina dopo le lezioni per abituarsi: «Da poco, è davvero solo questione di equilibrio e abitudine». Si allontanò ancora un po’ per cercare il volto di tutti: «Wooo». Si voltò verso l’urlo femminile in caduta: «Shirayuki tutto bene?». Le porse le mani per aiutarla a rialzarsi: «Tutto bene, devo solo riprenderci la mano».

La frase insospettì Izana che lontano dagli sguardi iniziò a costeggiare il legno per trovare l’equilibrio sui pattini, dopo qualche giro riusciva a non assumere pose imbarazzanti per non cadere, si soffermò a guardare tutti, Zen che tirava Shirayuki, Kiki che aiutava Mitsuide, Obi ancora intento a fare la nave, Margareth che sosteneva Eleanor, Séline che pattinava da una parte all’altra insieme a Yui e Kioichi fermo a guardarli come lui dal lato opposto: «Non sapevo montassero una pista così grande». Osservò l’hotel perplesso: «Non hai ancora imparato, Izana?». Le sorrise lasciando andare il legno per spingersi più vicino in perfetto equilibrio: «Bravo, facciamo un giro lontano dalle ringhiere?». Izana rimasse fermo e indeciso alla proposta e alla mano tesa, prese un respiro per raggiungere la mano di Yui, ruotarono insieme nello stesso punto, la risata rassicurò Zen: «Ottimo, Aniue». Izana sorrise cercando di muoversi in autonomia verso di lui: «Questo non spiega quella faccia accigliata che mi hai tenuto tutto il giorno». Zen deviò lo sguardo alzando le spalle decidendo di non rispondere, Izana arricciò le sopracciglia stringendolo in un abbraccio pericoloso: «Aniue, così cadremo!». Izana lo tirò indietro dall’equilibrio, voleva sapere la risposta: «Va bene, se vi avessi detto dove andavamo non sareste venuto, e se mi fossi mostrato troppo felice al pensiero avreste sospettato qualcosa, non è facile nascondervi qualcosa, quindi ho dovuto ignorarvi e tenere il broncio, era l’unico modo per non rispondere alle domande». Izana sospirò aiutandolo a ristabilirsi lasciando la presa: «Avevo progettato tutto per prendere l’ultimo treno del giorno, avresti dovuto avvisarmi, sei stato fortunato che non sono riuscito a liberarmi prima, non dovevi nasconderlo, ero quasi certo che avreste organizzato qualcosa». Zen sussultò sorpreso: «Davvero?». Izana sorrise accennando ad un si: «Volevo invitarle per le vacanze natalizie, non capita spesso di poterci riunire, e dopo l’estate passata insieme speravo di trovare un'altra occasione simile». Yui sorrise avvicinandosi stringendolo di colpo: «Non ti ho ancora visto pattinare, Izana!». Lo spinse verso il centro della pista lasciandolo in balia dell’inesperienza: «Yui, asp…come…come si frena?».

Kioichi corse in suo aiuto cercando di rallentare la spinta offrendogli il braccio ma alla fine Izana lo travolse come un treno in corsa e si ritrovarono a terra tutti e due, avvolti nelle risate degli amici: «Scusa, ti ho atterrato». Kioichi negò divertito rialzandosi cercando di aiutarlo, ma Izana lo trascinò di nuovo a terra: «Izana, sei una frana». Il silenzio preoccupò il gruppo, ma la risata liberatoria riuscì a farli sorridere di tranquillità: «È la prima volta che pattino, mi chiedevo quando sarei caduto». Zen accennò una risata rilassato dal regalo accettato, Izana si rimise in piedi assicurandosi di non essersi fatto male. Pattinarono al punto da riuscire a muoversi in autonomia tutti quanti, Izana riuscì a frenare aiutandosi poi con il legno a restare in piedi, sorrise alle giravolte in aria di Yui, alle trottole sul ghiaccio di Séline e all’eleganza dei movimenti di Margareth. Zen colse al volo l’occasione per uscire dalla pista fuori dalla sua visuale, accese un computer nella capannetta di controllo, accendendo le casse posizionate agli angoli della pista. Izana sussultò al suono improvviso ma sorrise quando la musica dolce e lenta li invitò a riprendere i movimenti, osservò la mano tesa di Séline perplesso: «Permette questo ballo, Principe?». Sospirò arreso all’iniziativa, spingendosi lontano dal legno per avvicinarla: «Questa volta potremmo cadere». Séline accennò una risata appoggiando la mano sulla sua spalla: «Ci rideremo su».

I movimenti limitati non furono un ostacolo per quel ballo fuori dagli schemi, tutti avevano smesso di pattinare in giro e si erano disposti a cerchio intorno a loro: «Tutto organizzato a  perfezione». Séline si allontanò inducendo un giro, facendo un inchino per ringraziarlo: «Non ti aspettare che ricambi, se cadessi non mi rialzerei più». Séline scoppiò a ridere indietreggiando per lasciare posto a Margareth, meno sicura di lei: «Hai fatto allenamento anche tu per questa sorpresa?». Margareth sorrise divertita: «Era una proposta troppo divertente per rifiutarla, vi burlavate di me quando cadevo nel ballo, volevo solo ridere un po’ di voi, sempre perfetto in ogni movimento». Izana la strinse per la vita rassicurandole l’equilibrio: «Mi auguro che la caduta sia stata di vostro gradimento». Margareth lo strinse in un abbraccio prima di chiedere il giro come Séline per poi allontanarsi e lasciare il posto a Kiki: «Sono l’anima della festa, ballerete tutte con me?». Kiki sorrise mostrandosi più sicura di Margareth: «I tuoi genitori possiedono anche un pala ghiaccio oltre ad un parco divertimenti, se non erro». Kiki accennò una risata: «Sono stati felici di collaborare indirettamente, ma l’allenamento non fa l’esperienza». Izana accennò una risata guardando i ragazzi, un passo indietro alle ragazze, girare lentamente: «Ora capisco, ti ringrazio per il ballo, se così si può chiamare». Kiki chinò il capo e con due giri cambiò posto invitando Eleanor ad avanzare: «Sono lieta di poter danzare con voi e vi ringrazio per averci incluse nei vostri inviti per questo Natale». Izana alzò le spalle muovendosi appena: «Siamo tutti sulla stessa barca, mi auguro che questo rapporto d’amicizia persista anche in futuro». Eleanor sorrise chinando il capo di lato com’era usanza nel ballo per il suo fidanzamento, si allontanò senza chiedere il giro di chiusura. Kiki si fece di nuovo avanti porgendo la mano di Shirayuki al festeggiato: «Hai fatto enormi progressi dalla prima volta che ci siamo incontrati». Shirayuki strinse la presa tremante alla possibilità: «Non voglio essere un peso per Zen, ma neanche una preoccupazione per voi, Yui mi aiuta a migliorare e sono davvero felice di poter avere degli amici speciali, voi compreso». Izana sospirò alzando lo sguardo verso Zen preoccupato: «Continua a migliorare, così un giorno non dovrai temere per reclamare il posto al suo fianco, neanche davanti a mio padre».

Shirayuki sussultò rischiando di perdere l’equilibrio, Obi intervenne prontamente a fermare la caduta: «Senza fretta, Lady». Shirayuki sorrise riconoscente ritrovando il movimento: «Lo reclamerò e mi auguro che voi sarete al nostro fianco quando accadrà». Izana accennò ad un si regalandole il giro finale: «Vieni anche tu?». Tese la mano verso l’ultima persona rimasta, Yui sorrise prendendola e cinse le spalle con entrambe le mani per avvicinarlo: «È stata una bella sorpresa, ti sei…vi siete impegnati tanto, e ve ne sono grato». Yui sorrise restando in silenzio a guardarlo, prima di abbandonarlo nel giro finale si avvicinò a sussurrargli la verità: «Sono stata solo un sostegno e un aiuto, il vero merito va a tuo fratello, Izana». Gli diede un bacio sulla guancia per allontanarsi, la musica lenta sfumò per lasciare posto a quella movimentata che li invitò a tornare a divertirsi separatamente.

Dopo qualche minuto la musica si fermò e guardarono tutti verso l’entrata della pista: «Siamo in vostra attesa». Zen sorrise uscendo per primo invitando tutti gli altri a seguirlo, lasciati i pattini presi in prestito al loro posto, solo Izana portò con se lo scatolo: «Il programma cosa prevede, adesso?». Zen sorrise porgendogli una chiave magnetica: «Un cambio d’abito». Avanzò fuori dall’ascensore senza aggiungere altro, Izana trovò il numero della stanza entrando a guardare la camera singola e il porta abiti nero appeso vicino allo specchio.
Chiuse la porta accarezzando la giacca elegante sistemando i capelli lasciati sciolti, Zen osservò l’orologio sistemando il papillon avanzando per primo al tintinnio dell’ascensore verso la sala ristorante: «Sono sorpreso che non ci sia nessuno». Izana si guardò intorno trovando la sala preparata solo per loro: «Non vi sono graditi troppi sguardi». Izana si bloccò di colpo alla comprensione: «Hai prenotato l’intera sala?».  Zen sorrise accennando ad un si: «Una volta tanto non fa male ricordarsi di poterlo fare». Avvicinò gli altri cambiati, vestiti eleganti in sua attesa: «Vogliamo accomodarci?».

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Capitolo 55
*** Fiocchi di Luce ***


La sala era sempre stata maestosa, ma in quel momento dove il tavolo stava aspettando solo loro sembrava immensa, gli amici erano raccolti vicino al tavolo e lo aspettavano per sedersi, erano tutti vestiti eleganti, l’occhio non poté restare indifferente alla bellezza che avvolgeva Yui in un tenue lilla, scendeva lungo fino a terra ed era semplice nella sua particolarità a mono spalla, i capelli legati erano lasciati liberi sulle spalle e mossi in piccole onde vivacizzando i suoi movimenti: «Prendiamo posto?».

Chiese di nuovo dopo Zen cercando di risvegliarlo dai pensieri: «Siete tutte splendide, accomodiamoci». Anche le altre ragazze avevano optato per vestiti semplici ed eleganti, senza chiedere indicazioni prese posto a capo tavola, Yui si sedette per prima alla sua destra, ma rimase sorpreso quando Zen prese posto infondo alla tavolata lasciando alla sua sinistra Kioichi, seguito da Séline, Kiki e Shirayuki prima del fratello. Lo guardò male ma Zen ignorò lo sguardo con un sorriso, dalla parte opposta Margareth occupava il posto accanto a Yui, Mitsuide la divideva da Eleanor e Obi finale, una strana combinazione per quel gruppo dalle coppie già formate. Sospirò arreso senza chiedere spiegazioni, probabilmente nessuno le avrebbe sanate: «Allora qualcuno vuole farmi un riassunto di come è stata organizzata questa serata?». Kioichi accennò una risata stringendo la mano di Séline: «Ognuno ha fatto la sua parte, l’anno scorso non sono potuto venire alla serata bowling, volevo esserci quest’anno». Izana sorrise osservando Zen che dava segnali per iniziare a cenare: «E tu sei scesa dalla Francia per oggi?». Séline alzò le spalle guardando Margareth a lei di fronte: «Ho terminato da poco il mio tour, ha avuto un grandioso successo e ho deciso di passare un po’ di tempo con le persone che amo, avevo già avvisato Kioichi che probabilmente avrei passato il Natale qui, quando Yui mi ha spiegato cosa avevano organizzato non ho voluto tirarmi indietro». Margareth le rese il sorriso con dolcezza: «Siamo arrivate insieme dalla Spagna, Eleanor ci ha raggiunte poco dopo, come ho detto anche noi speravamo di passare il Natale insieme, i preparativi erano partiti qualche mese fa, alla proposta di Yui non abbiamo potuto dire di no, siete venuto in Spagna per presiedere al mio compleanno, volevo ricambiare».

Eleanor accennò una risata stringendosi nelle spalle al sussurro che Obi si era lasciato sfuggire sul posto dov’era seduto e dal ruolo che avrebbe avuto in quell’organizzazione: «Nessuno di noi voleva mancare». Zen sorrise senza aggiunger nulla: «Vi siete presi il disturbo di imparare a pattinare solo per quella scena sulla pista?». Yui scoppiò a ridere felice che tutti ci fossero riusciti: «È stata dura, dovevi vedere la prima volta che siamo scesi in pista, Zen, Mitsuide e Shirayuki sono caduti giù come birilli al boliwng, è stato divertente». Kioichi sorrise spostando il tovagliolo per far spazio alla cena: «Oggi non hai preso possesso della cucina, come mai?». Alzò le spalle osservando il piatto assaporandone il profumo: «Fa bene assaggiare la cucina di altri ristoranti, aiuta ad espandere le idee sui sapori e sull’estetica, sono ancora un cuoco provetto, non capita tutti i giorni di essere ospiti in un hotel di lusso come questo. Hanno addirittura una pista di pattinaggio personale, come potevo perdermi il divertimento?».

Tutti avevano sottolineato il ruolo fondamentale di Yui, se lei stessa non gli avesse detto che era merito di Zen avrebbe pensato che l’idea fosse nata da lei, decise di non precisare per chiedere più avanti. La cena fu alimentata dalle storie di quei mesi separati, di come le vite si erano evolute e traspariva da ogni sguardo quanto fossero felici di essere lì riuniti, si sorprese dell’agio tra Obi ed Eleanor, dopo quello che gli aveva raccontato su Sofia, sembrava davvero che avesse superato i suoi mostri, Zen al contrario restava ad ascoltare e osservava Shirayuki intervenendo appena nelle conversazioni, evitava accuratamente di incontrare il suo sguardo. Lasciò spazio al cameriere per portare via il piatto della frutta.

Zen ed Obi si alzarono simultaneamente per uscire dalla sala e organizzare la parte finale di quella serata: «Smettila di guardarlo come se volessi interrogarlo, goditela e basta». Il rimprovero di Yui fu dolcezza sussurrata, stava deviando la sua attenzione da quello che stavano preparando. Obi tornò a sedersi per primo, lasciò a Shirayuki qualcosa prima di passare qualcos’altro ad Eleanor. Tutti presero qualcosa tenendolo nascosto ai suoi occhi. Zen portò in sala un piatto su un rialzo coperto da un coperchio di plastica scuro, sorrise sollevando il coperchio. Izana spalancò gli occhi alla torta decorata di panna e sfumature, sorrise divertito. Si chiese perché l’avesse poggiata lì e aspettasse qualcosa per farla arrivare a lui. Spinse il supporto che scivolò sul tavolo davanti ad Obi che per primo si alzò a posizionare una scritta di cioccolato, passò la torta ad Eleanor e Shirayuki che conclusero la composizione della frase di cioccolato che scriveva “Tanti Auguri Izana”. Mitsuide e Kiki si alzarono ad affondarla con due piccole spade colorate, le incrociarono dietro la scritta lasciandolo sorpreso. Passarono la torta a Séline e Margareth che sulla parte ancora immacolata appoggiarono due corone dorate. Sorrisero emozionate passandola agli ultimi due, Yui prese un cuore appoggiandolo nello spazio rimasto vuoto. Kioichi si alzò a posizionare una candelina sul supporto che Zen aveva preparato, prima di lasciarla arrivare a lui accese la candelina e le luci nella sala si spensero: «Tutto questo è esagerato». Sussurrò trepidante di emozione, si alzarono tutti in piedi invitandolo a fare lo stesso.

Lo sguardo inquadrò Séline prima che potesse iniziare ad intonare la canzone, Yui la seguì di seconda voce e il resto fece da coro: «Esprimi un desiderio Izana».  Sorrise appoggiando la mano su quella di Yui avvicinandola in un abbraccio: «Non potrei desiderare altro, grazie a tutti voi». Spense la candelina divertito da quel gesto che non faceva da anni, ma più della sala che tornava ad illuminarsi erano luminosi gli occhi di Zen e il sorriso che gli regalò affrontando lo sguardo che per tutto il giorno aveva deviato: «Yiuji». Richiamò l’uomo che con un sorriso tiepido aspettava infondo alla sala: «Scatta una foto, per favore». Gli porse il cellulare ruotando la torta verso l’obiettivo: «Zen avvicinati». Chiese che rientrasse più vicino nella foto, Yui era diventata importante, ma suo fratello non era mai stato da meno. L’uomo sorrise rendendogli il cellulare facendo segno ai camerieri rimasti a servirli di portare il necessario per tagliare la torta, Kioichi si era offerto di farlo in diretta: «È squisita». Sorrise deliziato mentre Kioichi appoggiava l’ultimo pezzo tagliato al suo posto: «Non potevo lasciare tutto all’hotel, volevo contribuire alla cena anche io». Izana sussultò guardando la torta che aveva dato per scontato fosse stata fatta dall’albergo: «L’hai fatta tu?». Kioichi accennò ad un si porgendo un boccone a Séline in attesa: «Ho seguito un corso speciale per pasticceria, sono stato promosso a pieni voti». Indicò Yui sognante che non si precluse il bis: «Ti adoro sempre di più». Izana accennò una risata godendo di tutti i visi felici di essere a quella tavolata.

Quando anche la torta fu portata via si divisero: «Ti va una passeggiata?». Yui sorrise avvolgendosi nel cappotto per uscire al suo fianco nel giardino dell’hotel: «Non ho bisogno di commentare, mi basta guardarti per sapere che ti è stato tutto più che gradito». Aumentò il passo per prenderle la mano: «Non mi aspettavo niente del genere, sapevo che in qualche modo avreste organizzato qualcosa, ti confesso che ero curioso, ma mai mi sarei aspettato un ballo sul ghiaccio, una sala solo per me, e una torta decorata all’istante». Yui sorrise felice ricambiando la stretta: «Lo sai che quando mi faccio prendere dall’entusiasmo tendo ad esagerare». Izana la fermò perplesso: «Ti hanno dato tutti i meriti, ma non hai fatto altro che sostenere mio fratello». Yui addolcì lo sguardo sedendosi sulla panchina di pietra: «Non voleva mostrarti quanto fosse ansioso di terminare, se tutti gli avessero dato i meriti non sarebbe potuto passare in secondo piano per muoversi lontano dai tuoi occhi, cosa che come immaginavo non gli è riuscita più di tanto, così mi sono offerta di fare da copertura, infondo gli altri non hanno bisogno di sapere di chi sono i meriti, bastava che lo sapessi tu. Credimi mantenere il segreto e la compostezza quando chiamavi è stato difficile per entrambi, era fin troppo ansioso che oggi arrivasse al punto da prendere il treno precedente a quello che avevamo concordato». Izana alzò lo sguardo al cielo: «Quindi i quattro treni che abbiamo preso non erano programmati». Yui scoppiò a ridere negando: «Gli avevo detto di studiare la mappa della città ma aveva così tanto nella mente che non si è ricordato di quali treni prendere, alla fine mi ha scritto per chiedermi quale fosse quello migliore e a che orario». Alzarono lo sguardo al cielo grigio scuro: «Anche Kioichi era ansioso, quando gli ho chiesto di fare la torta ha cercato il corso migliore e non ha fatto che provare e riprovare. Era indeciso sul design e tutti volevano donarti qualcosa, alla fine abbiamo optato per qualcosa di teatrale per dimostrarti quanto contributo ci fosse nella festa, e si è rivelata l’idea migliore, ma anche la più difficile, l’abbiamo provata quasi una decina di volte per farla uscire perfetta». Izana portò una mano alla fronte come a sorreggerla: «Vi siete impegnati anche più di quanto avreste dovuto, ma mi ha fatto piacere, grazie».

Yui si sporse a catturare quel grazie che Izana ricambiò, il freddo improvviso sul viso lo indusse ad allontanarla per osservare il cielo, un brivido di emozione aspettava: «Cosa c’è?». Chiese Yui preoccupata, gli occhi acquamarina si accesero: «Sta nevicando». Lenti e brillanti fiocchi di luce stavano accarezzando l’aria e si stavano posando a terra: «A quanto pare anche il cielo ha deciso di contribuire, Izana, per il tuo compleanno, tanti auguri». Sorrise stringendole la mano restando a guardare il cielo e i fiocchi di neve che danzavano cadendo dalle nubi. Rimase a guardarli per qualche minuto perso nel ricordo di quella serata, una serata che per nessuna ragione al mondo avrebbe mai dimenticato, poi sorrise abbassando lo sguardo: «Rientriamo».  Chiusero la porta osservando la neve che colorava di bianco tutto quello che c’era fuori, le luci dell’hotel si erano attenuate, Margareth e Séline parlavano nella hole sui divanetti, Obi e Mitsuide bevevano qualcosa al bar ridendo alle reazioni di Eleanor all’amaro gusto degli alcolici scelti. Kiki e Shirayuki erano probabilmente salite a dormire, Kioichi sorrise salutandoli indicando la cucina da dov’era appena uscito: «Salgo anche io, torniamo a casa tutti insieme domani, buona notte». La lasciò andare a seguito del fratello, cercò Zen nella sala intendendo il gesto di Kioichi, si raccomandò a tutti di non salire tardi e al secondo ascensore salì anche lui.

Zen aveva ringraziato tutti i cuochi che erano rimasti oltre l’orario per quella cena fuori programma, il direttore si era detto felice di averli di nuovo accolti dopo tanto tempo, quando decise di tornare a riposare nella hole non c’era più nessuno e le tracce della loro presenza, come i bicchieri e le ciotoline di noccioline, stavano svanendo. Sciolse il papillon selezionando il piano dov’erano situate le camere, sospirò stanco aprendo la porta, ma si sorprese della luce già accesa: «Ci hai messo più del previsto». Sussultò alla presenza nella stanza: «Era dovuto un profondo ringraziamento a tutti, hanno soddisfatto le richieste egoistiche di un Principe, non potevo salire senza ringraziarli». Non si era ancora cambiato, lo stava aspettando da quando era salito prima di lui: «Ti sei impegnato». Zen sussultò sbottonando arreso la giacca: «Yui ti ha raccontato tutto?». Izana accennò ad un si sedendosi sul letto: «Fingere di non ricordarlo mi aiutava a renderlo un giorno come tanti, a non aspettarmi niente, quando sono partiti per l’Europa dopo il fidanzamento ufficializzato ha perso il senso festeggiarlo, l’anno scorso mi ha reso felice anche solo il pensiero che ci avete messo, speravo che quest’anno potessi davvero considerarlo un compleanno, ti sei spinto molto più in la di quanto avevo previsto».

Zen sorrise sedendosi sulla sedia che Izana gli aveva lasciato: «Ricordo a stento quando festeggiavamo, tutto non solo il compleanno, anche il Natale quando sono tornato a casa l’anno scorso e Yui mi ha raccontato di quello che avete fatto, ho desiderato di essere presente, avevo nostalgia di quella vicinanza che avevamo quando erano a casa, volevo impegnarmi per renderlo indimenticabile per non averne solo un ricordo nostalgico, mentre ci pensavo la pista di pattinaggio mi è praticamente venuta addosso». Izana alzò un sopracciglio alla precisazione: «Venuta addosso?». Zen accennò una risata scompigliando i capelli sistemati all’occasione: «Un ragazzo in bici distribuiva volantini, mi ha travolto mentre giravo in città, ero distratto e non me ne sono accorto, per fortuna me la sono cavata solo con un torci collo. I volantini pubblicizzavano l’inaugurazione della pista di pattinaggio, mi sono ricordato di quante riunioni abbia portato avanti nostro padre in questo posto ed ho contattato Yiuji. Poi l’idea ha preso forma ed è diventata terribilmente impegnativa, Margareth ed Eleanor qui per le vacanze, Séline e il tour terminato,  Kioichi e la torta, l’idea teatrale di Yui, e il pattinaggio». Izana accennò una risata: «Il tuo essere disperso nella città». Zen sussultò stringendosi nelle spalle: «In un piano così complesso non avevo messo in conto la possibilità di perdermi, ma è andata meglio di quanto avessi sperato ed è sufficiente». Izana sorrise alzandosi dal materasso per lasciarlo dormire: «Speriamo di poter lasciare l’albergo, ha iniziato a nevicare, buona notte». Zen si alzò per accompagnarlo alla porta: «Passeremo un Natale tutti insieme e cercate di pescare un po’ di fortuna a Capodanno». Il viso del maggiore si velò di una lieve preoccupazione: «In merito al Capodanno, ne parleremo a casa». Chiuse la porta senza aggiungere altro lasciando Zen preoccupato a quella frase finale.

 
*

Per loro fortuna la neve aveva solo deciso di spolverare le strade, li aveva lasciati liberi di lasciare l’hotel per prendere il treno e tornare a casa per prepararsi a festeggiare anche il Natale: «Resterete in albergo?». Margareth accennò ad un si guardando Eleanor al suo fianco: «Non vogliamo recarvi disturbo, sarà divertente, in più ho deciso di viaggiare al lato di mio padre, c’è così tanto che devo sapere, dovrò iniziare ad abituarmi alle camere d’albergo più di quelle delle ville». Izana sorrise arreso ammirando la sua decisione di intraprendere un nuovo percorso: «Ma qui sarete sempre la benvenuta, se lo desiderate». Séline era del tutto irriconoscibile, Kioichi aveva loro raccontato del suo talento nel travestirsi, ed era perfettamente estranea all’immagine della Principessa della Francia. Scese a guardare Yui pensieroso di quel che doveva dirle prima che arrivasse il nuovo anno. Si salutarono alle varie fermate e Séline si offrì di accompagnare Margareth ed Eleanor all’hotel in loro attesa. Yui chiuse la porta con un sonoro sospiro: «Ci siamo riusciti».

Izana chiuse la porta con un sospiro sciogliendo la sciarpa lasciandola al maggiordomo in attesa, avanzò verso il salotto notando l’albero accesso: «Quello cosa sarebbe?». Zen osserverò le strane forme che stava indicando scoppiando a ridere: «Abbiamo organizzato la maggior parte delle cose qui in salotto, Yui ha detto che pensava meglio quando aveva le mani occupate e ha deciso di addobbare l’albero mentre discutevamo. Le ha messe a caso ma ha il suo fascino». Izana sorrise accarezzando la decorazione che aveva ricevuto lo scorso anno: «Hai intensione di passare la vigilia in compagnia di Shirayuki?». Zen negò sedendosi davanti al camino acceso: «Non quest’anno, suo padre tornerà per qualche giorno, quest’anno voglio restare qui, ma forse è stata solo la presenza di Yui a farmi invidiare quella dello scorso anno». Izana scostò la tenda per osservare di nuovo l’esterno coperto di fiocchi di neve: «Vuoi che ti legga quella storia?». Zen sussultò deviando lo sguardo: «La conosco a memoria, ma non mi dispiacere sentirvi suonare». Izana non gli negò la richiesta restando ad osservare l’esterno: «Mi piacerebbe sentire suonare anche te».

Aprì la porta del balcone lasciando entrare Obi rabbrividito: «Ogni tanto potresti anche passare dalla porta d’ingresso». Obi accennò una risata sedendosi davanti al camino: «I domestici farebbero troppe domande, Lady Margareth e Lady Eleanor sono arrivate senza problemi, anche Lady-Yuki è a casa, Kiki e Mitsuide mi hanno abbandonato a metà strada e anche la Principessa Séline è arrivata a casa con Kioichi e Yui. Mi ha lasciato detto che per Natale vuole organizzare un party e invitare anche il Consiglio Studentesco, aspetta il vostro consenso , Altezza».  Izana sorrise accennando ad un si: «Ne parleremo dopo, chiamerà di sicuro verso sera. A tal proposito, Zen vieni di sopra, Obi seguici anche tu, parliamo di una cosa».   
 

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Capitolo 56
*** Regalo Inaspettato ***


Sapeva che prima o poi avrebbero affrontato quella conversazione, quella conversazione che riguardava entrambi i futuri nella società, durante l’estate Shirayuki non era stata chiamata a parlare con il padre, ma era scontato che prima o poi sarebbe dovuto succedere, non durante le festività Natalizie ma presto. L’avvertimento gli aveva messo addosso una certa pressione e per i due giorni successivi limitarono le conversazioni a solo degli scambi di opinione, Izana gli aveva dato un po’ di tempo per pensarci, ma Zen non voleva rovinare l’atmosfera alla ragazza intenta ad aspettare il padre: «Esco». Chiuse la porta senza aspettare una risposta, aveva continuato a nevicare a tratti, la neve non si decideva ad appoggiarsi e a dipingere di bianco l’intero paesaggio si divertiva solo a spruzzarlo senza causare problemi di movimento alle persone ma costringendoli a vestirsi più pesanti del solito: «Zen».

Sorrise salutandola con un abbraccio, camminarono nella via tutta decorata di luci prima di entrare a scaldarsi in una caffetteria: «La tua chiamata mi ha sorpresa». Zen sorrise appena slegando la sciarpa: «Era importante e non potevo aspettare, mi sarà difficile girarci intorno quindi cercherò di essere diretto». Consegnarono i menù con le ordinazioni alla cameriera riscaldandosi le mani con le tazze di cioccolata calda: «Pensi di poter pensare seriamente al tuo posto accanto a me?». Shirayuki strinse la tazza abbassando lo sguardo: «Il momento è arrivato». Zen sussultò chiedendo che rialzasse il viso: «Il momento per cosa?». Shirayuki prese un respiro per raddrizzare le spalle: «Durante l’estate Claus-sama ha chiamato a colloquio Margareth ed Eleanor dopo di te, poi ha chiamato anche Yui da sola, infine sono ripartiti. Immaginavo che sarebbe arrivato il momento anche per me, sono pronta». Zen accennò una risata fiero della determinazione che viveva nei suoi occhi: «Mio fratello ha ritenuto opportuno parlare anche di noi due, le nostre intenzioni sono diventate serie già da un po’, anche se ho cercato di evitare spesso l’argomento, però adesso è necessario che siano serie anche per gli altri che mi circondano, per mio fratello, per i miei genitori e per la società in generale. Pensi di poter reggere la pressione che genererà nella tua vita?». Shirayuki sorrise stringendogli la mano: «Ho dei valenti sostegni e non ho intenzione di lasciar andare la tua mano». Zen rispose alla stretta portando la mano alle labbra: «Se questa è la tua risposta, sarai pronta per quando mio padre vorrà parlarti».

Tornò a casa con un senso di sollievo nel petto, non aveva dubitato di quel rapporto ma la possibilità di parlare di qualcosa di ufficiale per l’intero mondo forse preoccupava più lui che la ragazza. Obi era seduto davanti al camino a godersi il caldo del salotto: «Ben tornato, Capo». Sorrise di ricambio prima di salire verso il salotto superiore dove avrebbe trovato Izana a leggere: «Ben tornato, Zen». Chiuse la porta rilassando le spalle: «Ho parlato con Shirayuki, ne sentivo il bisogno, anche se è la vigilia». Izana non aveva turbamento sul volto, aspettava che gli desse una risposta: «Quando ci siamo conosciuti non immaginavo minimamente che le cose arrivassero a tanto, era stato solo un gesto di gentilezza proteggerla dalle molestie di quel tipo a scuola. Non ho mai smesso di credere che un giorno sarebbe sfumato il nostro rapporto, invece, da quel giorno che ci hanno sequestrati in lei vive una forte determinazione, forse dovuta anche all’influenza di Kiki, di Obi e di Yui naturalmente, non posso chiederle di spegnere quella determinazione e mi impegnerò per tenerla vivida. Perciò la risposta alla vostra domanda è pienamente positiva».

Izana voltò la pagina aprendo il sorriso: «Ne sono sollevato, quella determinazione deve ancora crescere e plasmarsi, ma è sulla giusta strada per diventare grande». Zen accennò ad un si giocando con le mani: «Yui come l’ha presa?». Izana negò chiudendo il libro: «Non ho avuto opportunità di parlarle ancora, ma conoscendola non ne farà un dramma, gliene parlerò domani al momento opportuno, sono certo che capirà». Zen si strinse nelle spalle preoccupato che quella notizia potesse avere un effetto contrario all’equilibrio di coppia che finalmente avevano trovato. Passò qualche ora da quella conversazione Zen era seduto a guardare l’esterno preoccupato: «Sta ancora nevicando?». I piccoli fiocchi dei giorni precedenti erano diventati una tempesta, aveva girato tutta l’Europa ed era arrivata anche da loro: «Se continua così domani potremo nuotare nella neve, la festa è alle otto da Kioichi, forse è il caso di affittare uno spazzaneve». Izana accennò una risata scostando la tenda per guardare fuori: «Potrebbe essere divertente, Obi è ancora davanti al camino?». Zen deviò lo sguardo: «Lo avrei associato più ad un animale dal sangue freddo ma a quanto pare adora il caldo, quasi temo che voglia lanciarsi tra le fiamme, non mi stupisco, è abituato ad un alto livello di sopportazione, credo che ormai sia a suo agio». Izana inarcò un sopracciglio perplesso: «Ho notato che va d’accordo con Eleanor, mi auguro di non avere altre sorprese». Zen sorrise divertito, anche lui aveva notato quegli scambi di sorrisi: «Non è nulla del genere, Izana-sama».

Si voltarono entrambi verso il ragazzo in entrata: «Sei a tuo agio in sua compagnia». Obi alzò le spalle senza accennare a sedersi: «Non ho alcun interesse sentimentale nei suoi confronti se è questo che può allarmarvi, voleva sapere di più sul programma governativo di cui vi ho parlato, sospetta che qualcosa del genere stia avvenendo anche in Austria, mi ha chiesto il permesso per indagare sul mio passato. Sembra interessata a fermare chiunque stia cercando di creare dei sicari professionisti, io la aiuto a delineare un profilo che possa corrispondere ad alcuni ragazzi svaniti dagli orfanotrofi, il nostro rapporto non va oltre». Zen mise a posto la sedia vicino al tavolo: «Sono sorpreso che tu abbia accettato». Obi massaggiò la spalla deviando lo sguardo: «Se posso esserle di aiuto la aiuterò, potrei evitare che qualcuno arrivi dove sono arrivato io, non ho nulla incontrario se uno decide di propria iniziativa di diventare un sicario, è consapevole dei rischi e  dei sacrifici, ma sfruttare il senso di dispersione di quei ragazzi non lo accetto, non più ormai, stare al vostro fianco mi ha cambiato e se ci voglio restare, voglio poterne essere fiero». Izana sorrise compiaciuto: «Stanno tutti intraprendendo strade difficili, tutti con quella forza nello sguardo, sembra un bel futuro quello che si sta prospettando». Zen sorrise accennando ad un si: «Ma per oggi basta argomenti pesanti, godiamoci questa noiosa vigilia di Natale in attesa della festa di domani». Obi sorrise indietreggiando e salutandoli con un cenno: «Dubito che sarà così noiosa, sono nella mia camera».

I due fratelli erano rimasti perplessi dalla frase, forse non era salito di sua volontà, forse aveva dovuto spostarsi per qualche motivo. Il movimento di agitazione li attirò a scendere di sotto: «Grazie al cielo, non vedevo una tormenta simile da quando ero giovane, caro  sarà opportuno cambiarsi d’abito prima di cenare». I due ragazzi erano rimasti senza fiato a guardarli da metà scale: «Madre». La donna lasciò il cappotto al maggiordomo aprendo le braccia per accogliergli in un abbraccio: «Venite a salutare i vostri genitori». Si lasciarono abbracciare appena com’erano soliti quelle poche volte che riuscivano a riunirsi: «Come mai siete qui?». Chiese Zen più sorpreso di Izana, l’uomo smosse le spalle libere dal peso del freddo: «Dopo la festa dell’azienda abbiamo pensato che tornare non sarebbe stata un’idea malvagia, saremmo arrivati prima ma la tormenta ha reso i voli pericolosi ed abbiamo dovuto aspettare il permesso di decollo, come state?». Izana rilassò le spalle incerto su cosa risponde ad una domanda insolita: «In salute, e voi?». Lorene avanzò verso il camino a scaldarsi: «Infreddoliti dal viaggio, oh! Decorazioni curiose». Osservò l’albero che aveva attirato anche l’attenzione di Izana: «Frutto della fantasia di Yui». La donna sorrise divertita: «Una fantasia degna di nota». Claus sospirò avvicinandosi al fuoco per osservare il salotto abbandonato anni prima: «Ho saputo che avete passato del tempo da Yiuji, è stato un lieto compleanno, Izana?». Sussultarono alla precisazione suonata più come un rimprovero, Zen avanzò con un sorriso sicuro sulle labbra: «Ha coinvolto tutti dalla Spagna all’Austria, se era vostro desiderio partecipare avreste dovuto avvisare». Claus accennò una risata al contro rimprovero, Izana sorrise divertito: «Quanto vi fermerete?». Lorene sorrise sedendosi sul divano: «Partiremo insieme per l’anno nuovo, mi auguro che non ci saranno imprevisti».

Izana deviò lo sguardo all’invito che aveva ricevuto un mese prima e di cui doveva ancora parlare: «Non ho avuto modo di informare Yui al riguardo, domani siamo invitati a festeggiare il Natale in compagnia, saranno presenti Margareth, Eleanor e Séline, in più sarà presente anche il Consiglio Studentesco che Yui ha costruito in mia assenza. In merito alla seconda questione non avete da temere, siamo affiancati da donne dalla grande determinazione». Zen sorrise fiero di quelle parole speranzoso in quella vigilia riaccesa di nostalgia: «Avevate dei programmi per questa vigilia?». Izana negò guardando i domestici in agitazione per un ritorno non previsto: «Nulla di complicato». Zen alzò le spalle c’era qualcosa a cui non voleva rinunciare: «Pensavamo di suonare in attesa della cena». Lorene si alzò dal divano illuminata: «Sarò felice di accompagnarvi». Izana spinse Zen in avanti per dargli la precedenza: «A te l’onore, io devo riportare un po’ di calma tra i domestici». Claus sorrise vedendolo uscire dalla stanza: «Prima di dilettarci, Lorene un cambio d’abito è indispensabile». La donna sorrise avanzando verso la scala per salire a cambiarsi, Zen prese posto al piano forte osservando i tasti bianchi e neri, una strana pressione gli stava stringendo il cuore, non aveva mai suonato davanti ai genitori, non era paragonabile alla limpidezza con cui ci riusciva Izana, il battito nel petto assordò la mente coprendo le melodie che conosceva: «Preferisci che sia io a cominciare?». Zen sussultò stringendosi nelle spalle: «Sono solo…agitato, quando voi mi deste l’approvazione, quando fui promosso nei miei studi di pianoforte desideravo poter dimostrare loro che avevo compiuto il mio dovere, ma non ne ho mai avuto occasione e adesso che ne ho la possibilità…le mani tremano».

Izana sorrise accarezzando il piano scuro e lucido: «Era quel che accadeva quando volevo dimostrargli che avevo imparato da solo a tirare con l’arco, non riuscivo a rilassarmi e le mani tremavano, è normale non temere». Zen alzò lo sguardo cercando un aiuto: «Poi però ci siete riuscito». Izana accennò ad un si: «Ma da lontano, non erano a me vicini quando ho dimostrato di aver raggiunto i risultati che chiedeva, l’ho superato immaginando che ad aiutarmi ci fosse un vento di un’immaginaria radura, mi rilassava, trova nei tuoi ricordi qualcosa che ti trasmetta calma e vedrai che una volta iniziato l’ansia non ti impedirà di continuare, non aver fretta di dimostrarlo». Zen chiuse gli occhi in attesa di sentire i passi dei due adulti tornare: «Che gioia!». Izana alzò una mano per fermare la madre dal precipitarsi al lato del minore per iniziare a cantare, Zen si stava concentrando aveva le mani sui tasti ma non riusciva ad iniziare. Izana si avvicinò per scuoterlo da quella bolla di silenzio, Zen sorrise grato seguendo i passi della musica che conosceva a memoria, quando la mano del maggiore si allontanò dalla musica, il viso si aprì in un sorriso e tutto il tremore e il rumore lasciarono il posto alla melodia. Accarezzò l’ultima nota lasciando andare un respiro di sollievo: «Incantevole, Zen». Sorrise emozionato alla gioia sul viso della madre: «Cosa preferite cantare?».

Quelle canzoni e quella voce erano per loro un ricordo tanto dolce quanto lontano, la cameriera non ebbe la forza di interromperli e rimase davanti all’entrata incerta su come invitarli a prendere posto: «Direi che possiamo accomodarci». Izana si alzò indicando la ragazza rimasta affascinata, raggiunsero la sala da pranzo apparecchiata per tutti e quattro. Claus appoggiò la mano sulla sedia alla destra del capo tavola guardando Izana: «Ormai sei tu il padrone di questa casa». Izana negò scostando appena la sedia: «Questa dimora sarà felice di invitarvi a capo tavola, Padre». L’uomo prese posto osservando la famiglia riunita a quel tavolo dopo tempo passato lontano per motivi di lavoro. Si limitarono a raccontare il necessario senza vivacizzare troppo la conversazione divertendosi ad osservare come le cameriere fossero spaesate e in tensione per quell’improvvisa riunione: «Izana, ho nostalgia della tua narrazione, vorresti deliziarci ancora una volta davanti al camino?». Rimase sorpreso alla richiesta della donna ma non poté negargliela, non avrebbe mai immaginato che avrebbe di nuovo ripreso quel libro dopo lo scorso anno. Prima si scendere a prendere posto si soffermò a guardare la porta della camera assegnata ad Obi, Yui sembrò sussurrargli un rimprovero e sorrise arreso, bussò prima di entrare: «Posso fare qualcosa per voi?». Izana lo invitò ad uscire: «Raggiungici in salotto o va a far visita a Yui, costringerti a passare la vigilia in questa stanza sarebbe anche scortese da parte mia». Obi illuminò lo sguardo all’invito: «Sarò di sotto tra qualche istante».

Izana richiuse la stanza, Yui non avrebbe potuto lamentarsi, prese posto sul divano osservando la madre in attesa. Cominciò a leggere la storia e poté permettersi anche di animarla con frasi esterne alla lettura, tanto la conosceva. Claus voltò appena lo sguardo intravedendo Obi seduto allo sgabello del piano forte silenzioso in ascolto, sorrise all’uomo chinando il capo per poi essere ignorato. Alla fine della storia Lorene si era addormentata con un sorriso sul volto e con sua sorpresa anche Zen aveva ceduto al sonno, il padre sorrise arreso alzandosi per primo per parlare con Obi rimasto in silenzio. Izana chiuse il libro lasciando la stanza, aveva anche lui della tensione da svagare. Lasciò andare la freccia centrando il bersaglio: «Ci riesci anche al buio?». Sorrise accennando ad un si: «Mi sono abituato, sono rimasto sorpreso della vostra presenza, ma immagino non sia solo per la vigilia». Claus si avvicinò per osservarlo tirare: «Questa volta sei in errore, abbiamo concluso l’anno lavorativo con la festa aziendale, molti dei nostri dipendenti hanno famiglia da poco, gli occhi di tua madre si accendevano di emozione e di dolore quando le raccontavano della vigilia di Natale da passare in compagnia dei bambini. Era raggiante quando quest’estate vi ha potuti incontrare e quell’incidente accaduto mesi fa le ha lasciato nel cuore troppa preoccupazione. Il mio lavoro l’ha portata lontano dai suoi figli forse troppo presto, ma non ha mai espresso il suo dissenso, ha adempiuto al suo compito di moglie meglio di quanto potessi prevedere, ho pensato che avrebbe gradito tornare a casa per passare la vigilia in vostra compagnia». Izana sorrise scoccando la freccia ammirato dalla verità che gli stava raccontando: «Anche Zen cela spesso il suo desiderio di passare con voi del tempo nei giorni importanti, la distanza che abbiamo tenuto per diversi anni è iniziata a sfumare quando abbiamo trovato entrambi qualcosa di importante e che poteva di nuovo avvicinarci, motivo per cui ha deciso di organizzare il mio compleanno nell’hotel di Yiuji, sono lieto che abbiate deciso di tornare e di restare fino all’inizio dell’anno». Claus spense il sorriso pensando a quell’inevitabile notizia da dare al mondo intero: «Intendi soddisfare la mia richiesta?». Izana abbassò l’arco: «Sono consapevole che è indispensabile farlo, Yui non è facile da gestire, non l’è mai stata, vorrei parlargliene con calma, suo fratello mi ha raccontato che quando da piccola si è trovata di fronte ad occhi che volevano vederla brillare nell’industria della musica è corsa via in lacrime, vive di libertà e non intende abbandonare i suoi sogni, non vorrei che possa vedere la cosa come una gabbia che la imprigiona, non riuscirei a sopportare di vederla spegnersi tra le mie braccia, non di nuovo». Claus sospirò porgendogli un’altra freccia: «Fa come meglio credi, ma la tua presenza non può mancare, il tempo a tua disposizione è al suo limite».

 
*

Pensò a quella conversazione tutto il giorno, abituarsi a vedere la madre girare per la villa e sentire la voce del padre fu difficile anche per Zen, ma erano entrambi felici di sentire la casa ricca di quella vecchia presenza. Obi li stava aspettando sulla porta per scortarli a casa dei due ragazzi, salutarono i genitori entrando nella macchina: «Non riesco ad abituarmi, ogni volta devo ricordarmi che sono davvero a casa, prima di pensare che sia la mia immaginazione». Izana accennò una risata alla comune ansia: «Avete parlato di qualcosa, Obi?». Accennò ad un si senza nasconderglielo: «Eleanor lo ha messo al corrente della sua ricerca, mi ha rimproverato di mettermi a sua completa disposizione e di svolgere bene il mio lavoro di guardia del corpo».

All’arrivo Yui gli saltò addosso stringendolo in un abbraccio prima di fare gli auguri per Natale, era vestita di rosso e il capellino da babbo natale tintinnava ad ogni movimento del capo, Kioichi non riusciva a calmarla, saltava di stanza in stanza come un folletto. Alla notizia dei genitori tornati tutti i presenti ammutolirono per poi aprirsi in sola gioia, scambiò informazioni e storie con i membri del Consiglio, conoscendo anche il novello pupillo di Yui, Ryuu era timido solo Shirayuki riusciva a coinvolgerlo, in quei pochi giorni era successo tanto che le storie e le voci non smisero di parlare finché rimasero solo i due padroni di casa, Séline e i due principi: «È stato il Natale più bello che abbia mai festeggiato». Izana le porse una tazza di cioccolata calda, stavano parlando sul balcone osservando il bianco della neve: «Quando mi parlerai di quella cosa che continui a rimandare?». Strinse la tazza non sorpreso che l’avesse intuita: «Anche adesso se vuoi, mi auguro solo di non rovinarti la serata». Yui sorrise alzando lo sguardo ai fiocchi che di nuovo scendevano: «Allora lascia prima che ti dia il mio regalo di Natale». Izana si voltò verso di lei perplesso, si sporse in avanti per accarezzargli le labbra: «Ora nulla potrà rovinarlo». Izana sorrise ricambiando il gesto con un bacio sulla fronte: «Lo spero, si tratta della nostra relazione».    

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Capitolo 57
*** Spalle al muro ***


Yui era rimasta in silenzio a guardare la tazza ancora fumante, Izana riuscì a notare le spalle irrigidirsi alla frase che l’aveva messa in guardia dalla conversazione, per un attimo pensò di tirarsi indietro, che forse non era pronta, ma continuare a rimandare non sarebbe servito: «Detto in questo modo, è preoccupante». Sorrise appena al sussurro che aveva cercato di diminuire la tensione: «Claus-sama non si è ancora arreso?». Izana negò osservando il cielo nuvoloso di quell’inverno: «Difficile esserne sicuri, ma più che ostile sembra voglia avere la certezza che sarai all’altezza dei tuoi compiti al mio fianco». Yui strinse la tazza: «Neanche tu sembri tanto rilassato alla notizia». Sospirò voltando le spalle al cielo: «Dopo l’inizio dell’anno ripartiranno per l’Europa e si aprirà un nuovo anno per quell’azienda mondiale che gestiscono, e tutti i soci e i clienti che ne fanno parte hanno saputo del fidanzamento annullato con Margareth e sono subito sorte delle domande, a cui mio padre dovrà rispondere». Yui evitò lo sguardo diretto ritrovandolo nel vetro che rifletteva l’immagine: «Come?».

Izana era titubante a procedere il discorso, quasi a volerla rassicurare di pausa in pausa: «Con un nuovo ballo di fidanzamento, sarai invitata anche tu come mia fidanzata, ma l’annuncio di chi sarà scelto lo darà solo alla fine della serata, e ci saranno nobili da ogni parte del mondo, sarà confusionario e di grande impatto. Non posso evitare di partecipare e se non gli dimostrerai di essere adatta, sceglierà un’altra sposa». Yui era rimasta ad occhi spalancati, la stavano mettendo davanti ad una complicata situazione da gestire: «Pensi di poter gestire un ballo, senza portarti dietro le armi? Letteralmente intendo». Non si sorprese dell’improvvisa posizione di difesa, stringeva le spalle come se volesse ripararsi da quella notizia: «Sconvolgerà la tua vita e non te lo chiederei se non fosse indispensabile per stare insieme. Però se andrà diversamente da come spero sarò sposato entro pochi anni, che io voglia o meno. E la cosa sarà per te ancora più difficile perché ha deciso di non portare sicurezze». Yui sussultò sorpresa del particolare: «Sicurezze, di che genere?». Izana negò preoccupato: «A Zen sarà affidata la gestione della villa, Shirayuki a suo tempo affronterà la stessa scelta ma come sai non sarà presente, Séline e Margareth sono già state scelte e rifiutate sarebbe inutile invitarle di nuovo, per Eleanor vale lo stesso concetto, Obi sarà costretto a restare qui, Kioichi non ha un titolo per potervi partecipare. Sarai…da sola». Rimase in silenzio a trattenere il respiro, Claus non aveva avuto clemenza, Izana era preoccupato del terrore che le aveva letto nello sguardo, si avvicinò per baciarle la fronte: «Ho fiducia in te, hai conquistato me puoi farlo con il mondo intero, non sarà facile ma ne hai tutte le capacità. Perdonami se ho aspettato a Natale per dirtelo, ora devo andare. Buona notte». Le accarezzò il viso baciandole anche le labbra, aprì la porta del balcone per invitare Zen a rientrare: «Glielo avete detto?». Chiuse la portiera alzando lo sguardo al balcone, Yui era rimasta immobile: «Si, mi aspettavo che avrebbe fatto qualcosa per metterla alle strette, mai avrei pensato che avrebbe organizzato un altro ballo dall’altra parte del mondo invitando tutte le altre candidate, inutile dire che la sta mettendo alla prova, nel modo più crudele che esista». Zen sistemò la sciarpa preoccupato quanto lui: «Cosa farete se dovesse…andare male?». Izana appoggiò la testa al sedile, pulsava dal dolore: «Non lo so».

Yui era rimasta a guardare il vuoto, la cioccolata si era del tutto congelata e le spalle stavano iniziando a tremare: «Torna dentro o prenderai di nuovo il raffreddore». Sorrise appena alla premura del fratello lasciandogli la tazza per salire di sopra: «È successo qualcosa?». Kioichi sospirò chiudendo la porta per tornare in cucina a finire di sistemare: «Credo che Izana le abbia detto del ballo di fidanzamento».

 
*

A sole sorto Yui stava guardando l’orario sulla sveglia, la conversazione del giorno precedente suonò nella sua mente come un disco rotto e un profondo timore le stava stringendo il cuore e bagnando gli occhi, singhiozzò sfregandoli prima di cambiarsi e scendere a fare colazione: «Nella via principale hanno aperto i mercatini, Yui facciamo un giro?». Kioichi le sorrise appoggiando il piatto a lei davanti: «Esci?». Accennò ad un si legando alti i capelli: «Lavoro tutto il giorno, divertitevi». Strinse Séline in un abbraccio lasciandole la sorella, Yui lavò i piatti preparandosi per uscire guidando Séline trasformata per la città: «Vuoi qualcosa?». Negò guardando assente tutti gli oggetti che esponevano scaldando le mani con l’aria della bocca: «Non sono adorabili?». Le mostrò due splendidi fermagli argentati ma Yui era in altri pensieri. Sospirò arresa appoggiando i fermagli nella borsa: «Prendiamo qualcosa di caldo?». Presero posto ad una caffetteria in silenzio: «Posso aiutarti con i tuoi pensieri?». Solo in quel momento si accorse che aveva quasi del tutto ignorato la sua presenza: «Scusami, ti sto rovinando la giornata». Séline allungò la mano stringendo la sua: «È più importante il tuo umore, c’è qualcosa che ti preoccupa?». Yui strinse la mano accennando ad un si: «Com’è stato il tuo ballo con Izana?».

Séline sorrise appena comprensiva: «C’erano tante nobili che non vedevano l’ora di avvicinarlo, Izana parlava con tutte, le trattava tutte con gentilezza come dovrebbe fare un protagonista, ma a quei tempi per lui eravamo tutte uguali».
«Perché hanno scelto te?».
«Perché con me le sue conversazioni erano limpide, ero quella che aveva passato più tempo con lui ed era riuscita a stabilire un contatto. Anche se gli dissi chiaramente che non ero lì per mia volontà e che non volevo essere la sua sposa. Quando mi scelsero lui non fece una piega, sorrise e chinò capo».
«E i tuoi quando hanno accettato Kioichi? Senza titoli o altro».
«Non l’hanno ancora accettato, mia madre tra tutti. Mio padre ha avuto modo di parlarci e di metterlo in guardia e si è detto imparziale. Ma so che con il suo carisma riuscirà a far cambiare idea anche a mia madre. Certo mi auguro prima di sposarci, perché lo sposerò comunque che lei voglia o meno».
«Non ne dubitavo. Perché sei così sicura che riuscirà a portare avanti i suoi compiti quando sarà un nobile anche lui?».
«Non ne ho certezza. E in tutta sincerità non mi interessa, ma tu lo conosci più di me, può fare di tutto mi fido di questo. E tu sei come lui, anzi puoi fare anche quel che credevo impossibile».
«Del tipo?».
«Far innamorare Izana. Sventare un rapimento. Affrontare suo padre di petto, neanche io sono riuscita a rifiutare davanti a Claus-sama, tanto che ho dovuto dirottare l’aereo per oppormi. Yui sono convinta che tu possa fare tutto quel che vuoi, quando lo desideri. Allora perché sei così preoccupata?».
«Non sono così diversa da Shirayuki. Non so cosa comporta essere una nobile o quali compiti deve portare a termine una moglie di un Principe. Io posso solo immaginare come sarà ma non lo so davvero. Claus-sama farà di tutto per mettermi alle strette, ed è già partito in grande. Non dubito di avere molto di più da dare ad Izana rispetto a tutte quelle candidate, ma solo noi lo sappiamo, doverlo dimostrare a tante altre ragazze sarebbe come tradire quelle che erano le sue debolezze per dichiarare cos’ho potuto fare. E non voglio arrivare a tanto, non voglio che sia come il trofeo di una gara. È stato difficile trovare un equilibrio, ma funziona ed è…sorprendente quanto ci sia nascosto in lui. Cosa posso fare per essere degna senza però tradire le spalle che fin ad oggi ho coperto con il silenzio?».

«Pensi troppo intensamente, l’amore è molto più semplice, Yui. Saranno complicati i problemi che genera ma ci stai pensando troppo. Ho conosciuto tanti nobili ma credimi quasi nessuno ha un animo nobile come lo hanno quei due Principi, tutti che cercano di dimostrare chi sono, come lo sono diventati. Conversazioni solo sull’io sono, io ho fatto, io ho avuto. Le ragazze sono anche peggio, è perché tu vedi oltre te stessa che sei riuscita a trovare la bellezza in lui, persino adesso. Il problema che ti poni non è ‘come dichiaro di essere la sua ragazza’, ma ‘come posso farlo senza esporlo o ferirlo’. Questo fa la differenza, e Izana lo sa come Claus-sama, devi solo sorprenderle tutte e sono certa che potrai farlo».

Yui sorrise con le lacrime agli occhi, cambiò posto per stringerla in un abbraccio: «Sono felice che tu abbia scelto Kioichi, felice di averti qui accanto a me». Séline sorrise gioiosa stringendola di gratitudine: «Ed io sono felice di sentirtelo dire. Ormai sei parte anche della mia famiglia, Yui. E farò creare per te un vestito che ti farà brillare, te lo prometto». Rimase stretta a lei singhiozzando: «Grazie, Séline, ti voglio bene». Lo squillo del cellulare ruppe quell’incantevole dolcezza: «Ah è Shirayuki, anche Ryuu». Séline sorrise finendo il tè caldo che aveva ordinato: «Raggiungili, ti aspetto a casa». Sussultò sorpresa: «Sicura?». Accennò ad un si alzandosi: «Mi rilasso un po’ leggendo qualcosa, è da tanto che non ho del tempo per me stessa e preparerò la cena al posto di Kioichi». Yui sorrise tristemente: «Tornerò in serata».

Uscì di corsa per raggiungere gli amici in sua attesa: «Scusatemi lo avevo dimenticato». Girarono tra i mercatini fino a sera, osservò tra i tanti oggetti una penna stilografica tutta decorata e sorrise chiedendone il prezzo.

 
*

Kioichi non aveva bisogno di regali aveva sottolineando che non voleva nulla a parte passare insieme la serata, lasciò il pacchetto vicino al letto, Séline era ancora nella vasca a rilassarsi e decise di prendere tempo creando dei biscotti da consegnare agli amici. Kioichi era rimasto a guardarla lavorare ai dolci e lasciò a Séline la possibilità di aiutarla con il kimono festivo: «Davvero non ti dispiace?». Negò sedendosi sul divano aprendo una lattina gassata: «No, però fate attenzione e se per qualcosa chiamami». Sorrise felice del permesso, avevano deciso che avrebbero festeggiato l’arrivo dell’anno nuovo tutta la notte e il mattino successivo: «Allora vado». Séline la salutò chiudendo la porta: «Sicura di non volerla seguire?». Séline sorrise sedendosi al suo fianco: «Andremo domani al tempio, per questa sera avrei altri progetti». Kioichi sorrise lasciando sul tavolino la bibita stendendosi sulle sue gambe: «Ci sono anche io in questi progetti?». Séline accennò una risata accarezzandogli la fronte: «Oh, hai il ruolo principale». Scese a baciargli le labbra lasciandosi accarezzare da quelle mani capaci di scrivere meraviglie: «Così sia».

Yui continuava a guardare il cellulare presa dal ritardo dei treni pieni di persone e di sguardi che la stavano mettendo a disagio, scese di corsa per raggiungere gli amici: «Eccoti, ci siamo tutti». Yui sorrise avvicinandolo perplessa: «Izana non verrà?». Zen si strinse nelle spalle per quanto avesse insistito il maggiore non aveva ceduto: «No, ha detto che ha da preparare per il ballo e la partenza». Lo disse quasi sotto voce con il timore di spegnerle l’entusiasmo, Yui lasciò libero solo un respiro prima di cambiare argomento: «Da quale spettacolo iniziamo? Quello degli dei sarà appena scoccherà la mezzanotte, i fuochi d’artificio saranno subito dopo, quindi cosa facciamo?». Zen sorrise grato che avesse intenzione di godersi la serata: «A parer mio, è meglio giocare, domani mattina saremo troppo stanchi per provarci, quindi direi che appena sarà sorta l’alba preghiamo e prendiamo la predizione, poi andiamo a fare colazione».

Avanzarono tra la gente illuminata dagli sfavillanti colori dei kimono, tra le borsette che ondeggiavano e i vari regali presi alle bancarelle la serata sembrava evolversi nel migliore dei modi. Yui rifiutò di giocare a quelli che per lei erano giochi troppo semplici e preferì mangiare qualcosa di delizioso, divertendosi ad osservare le espressioni confuse di Ryuu, le spiegazioni di Shirayuki, le vittorie di Kiki contro Zen e le sue sfuriate improvvise calmate da Mitsuide: «Ragazzi!». Yui si voltò al richiamo illuminando lo sguardo: «Kiharu sei bellissima!». Sorrise fiduciosa ruotando su se stessa: «Vi divertite?». Yui sorrise indicando gli altri sparsi in giro: «Abbastanza, progettiamo di restare tutta la notte, sei da sola?». Kiharu negò giocando con un ciuffo di capelli: «Non proprio, sono in compagnia». A Quella reazione di imbarazzo Yui affilò lo sguardo per scovare il compagno: «Non sapevo avessi una relazione». Kiharu sussultò deviando lo sguardo: «Non siamo ancora…cioè insomma, siamo ancora…amici». Yui sorrise divertita tirandosi indietro dall’insistere: «Allora ti lascio al tuo…amico».  Kiharu arrossì alla parola cambiata all’ultimo secondo ma sorrise vivida di felicità: «Buon divertimento». La salutò con un cenno tornando accanto a Kiki: «Vuole ancora provarci?». Kiki accennò una risata indicando Shirayuki: «Non è l’unico». Yui alzò le spalle arresa guardandosi intorno: «Kazuki, Itoya!». Salutò i due ragazzi che giravano tra le varie bancarelle con due kimono maschili: «Yui, sei da togliere il fiato. Vi trattenete a vedere la cerimonia?». Sorrise felice che quel complimento non fosse più intenso di quanto dovesse: «Ci tratteniamo in giro tutta la notte, vediamo i fuochi tutti insieme?». Kazuki sospirò negandole con tristezza l’opportunità: «Siamo in giro già da un po’ e i miei restano a casa solo questa sera, domani lavorano, non capita spesso e usciamo a mangiare qualcosa». Yui alzò le spalle, non conosceva la sua situazione famigliare ma era felice per lui: «Divertiti». Li salutò di nuovo sospirando alle risate dipinte su tutti i volti e che improvvisamente sembrarono darle fastidio, osservarono con interesse il ballo dedicato agli dei. Quella magia che sperava di vedersi compiere rimase invece solo suoni e movimenti alcune volte sbagliati da chi si era impegnato tanto per prepararsi al massimo: «Zen, vi aspetto sulla collina per i fuochi».

Si allontanò prima che potesse chiederle di aspettare, sospirò tristemente tornando a guardare il palco fiducioso degli occhi che non li avevano mai lasciati da soli. Yui saliva le scale lentamente osservando chi intorno si divertiva ed amoreggiava, il vuoto della sua presenza si fece doloroso e cercò di fuggire a quel pensiero allontanandosi dalle coppie. Aveva scelto un luogo vuoto dove aspettare, non c’erano luci festive o gente vestita da festa, c’era solo silenzio e natura. Sospirò alzando il viso al cielo nuvoloso che copriva la bellezza delle stelle: «Non sembri una che si gode il festival». Sorrise arresa voltandosi verso di lui: «Potevi unirti a noi». Obi avanzò porgendole una mela caramellata: «Troppa gente, da lontano posso vedere di più e il ballo era noioso». Yui accennò una risata prendendo l’offerta: «Dovresti essere la guardia del corpo di Shirayuki o di Zen». Obi prese posto sulla ringhiera a guardare il vuoto: «Per un po’ se la caveranno senza di me. Sei assente, pensierosa, preoccupata, non volevo lasciarti sola». Ruotò lo stecco nelle mani rifiutandosi di addentare la mela: «Pensavo a cosa sia davvero l’amore e perché bisogna dimostrarlo per renderlo tale». Obi alzò le spalle abbassando lo sguardo: «Domande complesse». Yui affilò lo sguardo cercando di provocarlo: «Tu come risponderesti?». Obi sussultò alla domanda rivoltagli con curiosità: «Vediamo, direi che è volere il bene della persona che ami, dimostrarlo credo sia per stabilire un rapporto di fiducia reciproca. Perché ti chiedi una cosa simile?». Yui sorrise concorde con le due definizioni ammirata dalla profondità a cui aveva pensato: «Io e Izana, abbiamo una sfida davanti, una sfida molto difficile. Questa volta temo di non sapere come affrontarla».

Obi sorrise teneramente allungando la mano per riprendere la mela: «Lady, quella volta quando stavano scappando dai quei loschi tipi e Izana-sama ti ha coperto le spalle e tu lo hai guardato con la piena fiducia nello sguardo sono rimasto abbagliato, neanche io so se sarei mai riuscito a fare una cosa del genere. Quel che ho visto mi ha portato a credere che voi due foste perfetti l’uno per l’altra e che sareste stati delle basi solide per chi vi circonda. Se voi siete la spada che non esita ad avanzare quando ce n’è bisogno, il Capo e Lady-yuki sono come uno scudo, sono troppo affidabili. Sono certo che un modo lo troverai, guardati intorno, guarda il posto che hai creato, avresti mai pensato di poter tanto?». Yui rimase a guardarlo titubante: «Questa volta è diverso». Obi sospirò scendendo dalla ringhiera per raggiungere gli altri del gruppo: «Yui, puoi vincere ogni sfida, perché tu sei una Lady». Yui si strinse nelle spalle all’incoraggiamento, quella parola la riportava ogni volta in quel autogrill abbandonato dove avevano patteggiato l’alleanza, poi ripercorreva tutto quel che era successo e che aveva affrontato senza batter ciglio: «Non avrò armi con me». Obi sorrise divertito salutandola con un cenno: «Non si potranno impugnare, ma lei hai e sono forti. Raggiungici».

Rimase a guardare il cielo ancora un po’ prima che Obi guidasse gli amici da lei e il primo boato colorò il cielo di luci. Osservarono insieme i fuochi d’artificio decidendo dove sarebbero andati e a che ora fare ritorno. Pregarono al tempio e ognuno prese la propria predizione: «Quest’anno dovrò fare attenzione». Si avvicinò a leggere quella di Zen su grandi responsabilità da sostenere e sorrise divertita guardando Shirayuki: «La mia sarà discreta e sembra dovrò fare attenzione allo studio». Il sorriso di Ryuu la invogliò a leggere e si sorprese agli amici e alle belle giornate che prometteva: «Obi, tu come te la caverai?». Il ragazzo gli mostrò il foglietto segnando la vittoria: «Sarò il più sfortunato!». Zen sorresse la fronte perplesso: «Perché ne sembri felice?». Obi accennò una risata mangiando una caramella presa poco prima per la via: «Non mi annoierò». Il gruppo scoppiò a ridere: «Ci sono modi e modi di vederla. Infondo la nostra fortuna dipende anche da come decidiamo di andare avanti. Speriamo che la tua sfortuna non ci coinvolga tanto come l’anno scorso quella di mio fratello». Obi spalancò gli occhi alla storia che non conosceva: «Era sfortunato?». Zen guardò Yui ancora indecisa: «Ne ha passate non delle migliori, ma Yui è riuscita a contrastare tutti i presagi nefasti con il suo entusiasmo e le sue capacità». Quella risposta la portò a ricordare quanti pericoli aveva sventato e quanto fosse riuscita a fare con le abilità che aveva maledetto. Alla fine scelse la sua predizione e quasi con il cuore che batteva troppo per un foglietto ne lesse il contenuto: «Dubitare di te stessa è una sfortuna. Potresti perdere qualcosa che ami. Credi di più nelle tue emozioni». Era incredibile quanto quei foglietti sembrassero precisi, come se qualcuno stesse seguendo i loro passi uno dietro l’altro e suggerisse le strade da prendere, come se ci fosse una forza superiore che scriveva la loro storia e ogni tanto si soffermava a dar loro consigli.

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Capitolo 58
*** Incontri Mondiali ***


Avevano passato la nottata a divertirsi e di nuovo tutti insieme stavano guardando il sorgere di una nuova alba che avrebbe portato avanti la loro vita in un nuovo anno ricco di sorprese, si erano trattenuti a fare colazione in una caffetteria della zona aperta tutto il giorno. Le bastò spogliarsi per poi stendersi sul letto e cedere al sonno. Zen aveva chiuso la porta con un sospiro stanco: «Quando hai detto tutta la notte, non mi aspettavo fosse davvero fino a mattino». Sorrise arreso lasciando il cappotto all’entrata: «Il tempo è volato, la prossima volta potresti unirti a noi». Izana gli lanciò uno sguardo: «Dubito ci sarà una prossima volta». Zen alzò le spalle al pensiero che a breve sarebbero partiti: «Tornerai? Qui, dopo il ballo?». Izana si strinse nelle spalle preoccupato anche a quella possibilità di restare lontano: «Certo che tornerò, i corsi ricominceranno dopo le vacanze e saranno più impegnativi». Non c’era sicurezza in quella risposta: «Yui era molto pensierosa, questa è per te». Gli allungò il foglietto preso alle predizioni, prima di andare gli aveva invitato una foto chiedendogli quale volesse e Izana aveva deciso di assecondarlo: «Obi sembra sarà quello più sfortunato». Gli voltò le spalle senza aspettare il responso, Izana aprì la predizione sorprendendosi alla grande fortuna: «Yui?». Chiese ad alta voce, Zen si fermò sulle scale: «Sarà sfortunata». Izana sorrise divertito senza chiedere i particolari, finalmente aprì il messaggio di buon anno che Yui gli aveva invitato mentre rientrava a casa, non sapeva come rispondere dopo il peso che le aveva caricato sulle spalle. Fotografò la predizione inviandole la foto per poi tornare a preparare quel che era rimasto da sistemare.

Al suo risveglio era ormai pomeriggio, si sollevò stanca sbadigliando e prendendo il cellulare, si soffermò a leggere il messaggio di Izana “Con la mia grande fortuna annullerò la tua, restami vicina”. Il viso si colorò di un rosso accesso e il sorriso divenne indelebile, strinse il cellulare al petto tremante “Voglio vederti”. Aveva risposto e si era velocemente cambiata nella speranza che non gli negasse quell’incontro. Sorrise emozionata quando Izana le rispose che la stava aspettando alla stazione, scoppiò a ridere divertita dei due ruoli invertiti e del dejà vu che il ragazzo aveva volutamente ricreato: «Esco». Avvisò appena correndo fuori dalla casa verso la stazione. Izana era appoggiato al muretto avvolto nel cappotto scuro mentre controllava l’orario, si voltò per intravederla arrivare di corsa, si allontanò dal muretto quando la velocità non diminuì. Yui si tuffò tra le sue braccia bisognosa della sua vicinanza: «Calma, non scappo». Sorrise a denti stretti sollevandosi per baciarlo e chiedere più passione: «Sembra che tu non mi veda da una vita». Gli accarezzò il viso sorpreso stringendolo di nuovo: «Potrei non vederti più». Izana sospirò accarezzandole i capelli: «Non farla così tragica, facciamo un giro». Le prese la mano stringendola fermamente, Yui sorrise emozionata, non era più insicuro come quell’estate, era chiaro quanto dimostrasse di volerla al suo fianco: «Quando partirete?». Izana sussultò alla domanda a cui cercava di non pensare: «Tra un paio di giorni, cos’hai deciso?». Yui si strinse nelle spalle a sguardo basso: «Verrò, non posso lasciarti tutti i meriti, devo fare qualcosa anche io. Immagino però che tuo padre non la renderà semplice». Izana negò diminuendo la velocità per camminare al suo fianco: «Per nulla. Dovrai arrivare al ballo con le tue forze e mi è stato proibito di aiutarti, posso solo mettere a tua disposizione una macchina che ti porti alla villa ma niente di più». Yui ricambiò la stretta preoccupata: «Quindi dovrò vedermela da sola con l’aereo, il passaggio, l’hotel e il resto?». Accennò ad un si sospirando pesantemente: «Il ballo sarà nel fine settimana e temo che sotto ci sia molto di più». Si fermarono ad un chioschetto per prendere una cioccolata calda: «Comunque congratulazioni, avrai grandiosa fortuna quest’anno». Izana sorrise avvicinandola: «Speriamo di non dover correre da una parte all’altre del mondo a causa tua».

Yui gli diede un colpetto sulle spalle irritata: «Non vantarti troppo di quella fortuna, potrebbe prenderla male e decidere di abbandonarti». Izana le afferrò la mano tenendola appoggiata alle labbra nel silenzio. Il cellulare squillò rompendo l’atmosfera: «Devi rientrare?». Accennò ad un si alzandosi per primo prendendo i due bicchieri da buttare: «In teoria mi è stato proibito anche di vederti prima del ballo, ma non potevo lasciarti senza salutarti, ho detto che avevo delle cose da fare e se non torno lo capiranno, anche se penso che già lo sappia». Yui sorrise divertita tornando a stringergli la mano: «Un modo di evadere diverso da quello di Zen, ma altrettanto simile». Accennò una risata avviandosi verso la stazione appena lasciata: «Meno pericolosa e sicuramente più raffinata delle sue fughe». Camminarono nel silenzio fino alla casa di Yui vivacizzata dalla presenza di Séline: «Allora, ci vediamo». Izana accennò ad un si ma rimasero entrambi immobili indecisi su come salutarsi, alla fine Izana avanzò di un passo e Yui lo strinse in un abbraccio: «Non voglio che sembri più intenso di quanto sia». Il ragazzo accennò ad un si concorde: «Non vorrei lasciarti ora chi siamo riusciti a capirci. Non costringermi a doverlo fare, prendi quel posto e usa tutto quel che hai a disposizione». Yui chiuse gli occhi stretta tra le sue braccia poteva sentire il suo cuore battere e il desiderio di tenerla stretta: «Ma guarda quindi lo hai un cuore che batte». Izana accennò una risata allontanandola, le diede un bacio sulla fronte: «Assicurati che non smetta di farlo». Si sollevò di nuovo per accarezzare le sue labbra quasi con il timore che svanisse in un’illusione: «Verrò a rianimarlo se dovesse fermarsi». Izana sorrise indietreggiando: «Ti farò uno squillo se non dovessi trovarlo nel petto». Si salutarono con un cenno e quando guardò l’orario prese un respiro per correre verso il treno in arrivo, salendo con uno scatto: «Appena in tempo». Calmò il fiatone per rispondere alla chiamata già rifiutata e comunicare che stava rientrando.

 
*

Non gli fu concesso neanche di portare con se il cellulare con i numeri degli amici registrati, Claus non era stato clemente e in ogni modo cercava di isolarli per portarli entrambi con le spalle al muro, Zen chinò il capo vedendoli uscire, avvertiva sulle spalle gli sguardi sorpresi e preoccupati per quella partenza, osservare le spalle del fratello mentre chiudeva la porta con la possibilità che non l’avrebbe riaperta per molto tempo gli strinse lo stomaco. Aveva sempre cercato di sfuggire al suo sguardo e si divertiva ad eluderlo per irritarsi all’essere scoperto, eppure in quel momento non c’erano sguardi da eludere, sarebbe potuto uscire senza dover dare spiegazioni a nessuno e improvvisamente quella possibilità gli bloccò il respiro: «Capo?». Sussultò riemergendo dai pensieri voltandosi verso Obi altrettanto serio: «Va fin dove ti è stato concesso». Obi sorrise uscendo dalla porta per raggiungere Yui che a breve sarebbe partita. Aveva fatto il possibile per selezionare gli alberghi più adatti e scegliere quello giusto, ma ogni prezzo che scorreva la scoraggiava nell’impresa: «Sono tutti fuori dal mio budget».

La porta si chiuse alle sue spalle costringendola a cambiare di nuovo hotel: «Non sei ancora riuscita a trovarlo?». Sussultò alla presenza che pensava fosse Kioichi e invece era del padre: «Potrei ripiegare su una qualche pensione a basso costo, ma da come mi sta mettendo alla prova devo essere all’altezza, per lo meno mi serve un albergo che non sfiguri, ma i prezzi sono troppo alti per me e non voglio essere un peso per Kioichi». Noriaki si avvicinò sedendosi al suo fianco: «Del prezzo non preoccuparti a quello penserò io, il tuo contributo nei vari casi è stato importante, consideralo un mio regalo di ringraziamento. E L’aereo? Ce la farai da sola?». Yui si strinse nelle spalle: «Devo, vi chiamerò appena sarò atterrata». Finalmente scelsero insieme l’hotel dove avrebbe alloggiato e ringraziò il padre con un abbraccio, prima di caricare le valigie nell’auto: «Lady». Noriaki sorrise arreso lanciando ad Obi le chiavi: «Riportala integra». Il ragazzo sorrise salutando Kioichi e Séline alla finestra: «Andiamo?». Salì in auto partendo verso l’aeroporto: «Sei in ansia?». Yui si strinse nelle spalle: «Troppo per riuscire a pensare, sono partiti?». Obi accennò ad un si: «Questa mattina, anche il Capo è in ansia. Nessuno di noi sa come aiutarti». Yui sospirò felice che tutti avessero pensato a lei: «Mi aiuterete aspettando il nostro ritorno, prenoterò l’aereo dopo il ballo, andrete alle terme questi tre giorni, giusto?». Obi sistemò lo specchietto retrovisore rilassando le spalle al semaforo rosso: «Il Capo ha pensato che tutti insieme avremmo affrontato meglio la situazione, il ballo sarà tra due giorni, cosa farai nel frattempo?». Yui deviò lo sguardo all’unico volo disponibile per arrivare puntuale a quella data: «Quello che faccio sempre, darò un’occhiata all’hotel per sapere come muovermi in caso di pericolo, farò anche un giro nei dintorni e prenderò informazioni su quell’azienda e quella villa. Non ho modo di contattare Izana e poi passerò a prendere il mio abito, Séline si era offerta di disegnarlo ma a Claus-sama non farebbe piacere, quindi ho deciso di sceglierlo da sola». Obi strinse il volante riprendendo la via: «Ti sta mettendo in difficoltà».

Accarezzò i capelli preoccupata a quella prospettiva lontana dai suoi occhi: «Da una parte lo capisco e dall’altra mi chiedo cos’abbia in mente». Obi sospirò premendo sull’acceleratore: «Siamo quasi arrivati». La aiutò a scendere le valigie e la lasciò davanti al check-in, aveva chiesto che nessuno della famiglia la accompagnasse, sarebbe stato più difficile pensare che non l’avrebbero accompagnata e aveva chiesto ad Obi di non aspettare che salisse.

Prese posto sul sedile più scomodo di quelli aveva conosciuto in precedenza e si strinse nelle spalle alle persone che lo riempirono, scacciò dalla sua mente qualsiasi guasto o qualsiasi emergenza che richiedesse aiuto e si concentrò nel guardare il cielo dopo il decollo, si mise comoda e chiuse gli occhi, ci sarebbero volute diverse ore prima di arrivare in Europa, Vienna. Non era quella la città dove aveva sede la grande azienda mondiale di azioni ma era il posto migliore per organizzare un ballo.

 
*

Le turbolenze non avevano reso il viaggio tranquillo per dormire ma fu grata di poter scendere dall’aereo sulla terra ferma, attese di recuperare la valigia dalla stiva e con il cellulare in mano si mosse verso i taxi fuori dall’aeroporto, comunicò la meta e attese di arrivare chiamando Noriaki per avvisare che era arrivata e che il volo era andato bene. Era stanca e non vedeva l’ora di sistemarsi, l’autista la aiutò a scendere la valigia e la borsa e da sola si diresse alla reception, non conosceva il tedesco ma l’inglese era la salvezza in tutto il mondo. Prese la chiave della camera e scortata dal facchino entrò ad osservare la stanza elegante e regale, che con l’aiuto del padre non aveva pagato neanche tanto come negli altri hotel. Svuotò la valigia il necessario per fare una doccia e stendersi sul letto a dormire, c’erano sette ore di differenza tra il Giappone e l’Austria, ci pensava e ripensava non capiva perché avessero organizzato tutto lì quando Zen aveva rotto il fidanzamento con Eleanor, l’unica spiegazione era che non fosse l’unica candidata, sospirò voltandosi sul fianco, voleva solo dormire.
 
*

Al suo risveglio il sole era ancora timido, tra il volo e il fuso orario non aveva avuto tempo di pensare alle vie di fuga, da una parte ne fu grata avrebbe solo aumentato l’ansia ma dall’altra sentiva il tempo scivolarle dalle mani, doveva andare a trovare il vestito e tutto quel che serviva. Inserì la via che Séline le aveva scritto e seguì la mappa sul cellulare per orientarsi nella nuova città, sospirò di sollievo quando il nome dell’atelier le apparve davanti: «Buon giorno».

Izana aveva appena sistemato la giacca, era passato tanto dall’ultimo ballo a cui aveva partecipato e sapere che tutti lo stavano aspettando nella sala di sotto dipinse sul viso un’espressione accigliata: «Sei un incanto». Sussultò voltandosi verso la porta, il completo chiaro non era proprio dei suoi gusti, rifiutò di legare i capelli sciolti osservandosi allo specchio: «Ci sono tutti?». Lorene avanzò avvolta nel suo abito di un tenue celeste: «Non ancora, lascia che ti aiuti». Si avvicinò per sistemare il bavero della camicia: «È fin troppo visibile il tuo dissenso a quest’evento». Izana deviò lo sguardo lasciandola fare: «Anche se lo esprimessi cambierebbe poco». Lorene prese la cravatta da annodare avvolgendola attorno al collo per equilibrarla: «Sei fiducioso nella tua dama?». Izana accennò ad un si osservando la porta chiusa: «Ma dovrò essere imparziale anche se l’ho già scelta». Lorene sospirò annodando la cravatta e sistemandola alla giusta altezza: «Tuo padre vuole solo sicurezza, Yui ha dimostrato di avere grandi capacità, ma non di essere all’altezza dei compiti di una nobile, al fianco di uno dei discendenti dell’imperatore. Comprendi la sua apprensione». Rimase in silenzio a pensare, comprendeva perché l’avesse fatto ma era innegabile quanto non volesse essere lì: «Non avete dubitato neanche una volta al suo fianco?». Lorene sorrise tristemente: «Innumerevoli volte, ma il suo carisma ha sempre avuto la meglio e la sua premura mi ha rassicurata. Adesso, allontana dal tuo volto la contrarietà e sii accomodante con tutte le ospiti». Izana sospirò di nuovo vedendola uscire, si guardò allo specchio accarezzando la cravatta, diede le spalle alla sua immagine per avvicinarsi al balcone: «Siamo in tua attesa». Sussultò al richiamo severo del padre: «Sarò da voi a breve».

L’uomo chiuse la porta, si avvicinò ai pochi libri che aveva portato con se e che nascondevano un tesoro, una foto, quella foto che avevano scattato mentre liberi dalle regole ballavano in una competizione di alto livello. Sorrise divertito al ricordo e spense il sorriso all’ennesima macchina che si fermava davanti alla villa. Ripose la foto tra le pagine pensando al cellulare sottrattogli, non poteva contattare ne gli amici, ne il fratello ne tanto meno Yui, sembrava quasi intrappolato. Quel pensiero rese pesante il respiro e all’ennesimo richiamo si decise ad affrontare quel ballo, nella speranza che sarebbe finito nel migliore dei modi. Yui non era ancora nella sala, rimase a guardare le ragazze qualche istante dall’entrata prima di prendere un bicchiere e rimettere sul volto una maschera per celare i suoi reali sentimenti, seguendo il padre nelle varie presentazioni prima di lasciar andare tutti i giovani alla danza ancora in attesa che tutte le ospiti arrivassero. Erano troppe le famiglie per poterle contare, ognuna di loro aveva una figlia che poi sarebbe stata invitata a cambiare sala per dedicarsi al fidanzamento e non alle conversazioni d’affari. Accarezzò il bicchiere guardandosi intorno scambiando poche ma precise parole con chi voleva stringergli la mano: «Che onore essere stato invitato, mia figlia parla costantemente di voi, quasi vi considero di famiglia, chissà la sorte voglia che lo diventiate davvero». Izana gli strinse la mano irritato: «La sorte avrà poco peso in questa scelta, mi auguro sia generoso con il prossimo». L’uomo sussultò alla frase affilata che sembrava aver rifiutato la proposta, Claus lo guardò male: «Naturalmente si burla di voi. Così dico, Izana?». Lasciò la mano deviando lo sguardo con un sorriso: «Naturalmente, padre».

Rimase sorpreso di come la frase fosse fluita, con Yui si era ormai abituato a dire tutto quel che pensava senza essere ripreso che in quel momento fu difficile frenare l’irritazione, accennò una risata divertito al ricordo di quando la sopprimeva fin quasi a non sentirla più: «Sarà lieto di aprire le danze con Katrina, vorresti accompagnare le nostre ospiti nella sala accanto?». Izana roteò il bicchiere cercando di prendere tempo: «Non siate precipitoso, padre. Sarebbe il caso di presentarmi a tutti i vostri soci e colleghi prima di chiedermi di ballare con delle sconosciute». Claus arricciò le sopracciglia, quella frase era stata un affronto che gli dava ragione, dopo averlo detto davanti alla famiglia della miglior candidata non poteva tirarsi indietro dal fare tutte le presentazioni: «Ottimo, allora perdonateci». Avanzò per primo lasciando libero un respiro, Yui era stata invitata al ballo e non alle presentazioni che sarebbero durate ore, il padre aveva cercato di dimezzare i tempi per metterla in secondo piano ma Izana era riuscito a volgere a suo favore la situazione costringendosi a sacrificare la sua pazienza per conoscere tutti e dare una vera possibilità a quella ragazza.

Yui aveva perso quasi tutto il giorno per abbinare tutto al vestito, chiuse di corsa la porta dell’hotel prendendo un respiro e guardando l’orario: «Appena in tempo». Fece veloce una doccia per iniziare a prepararsi, la macchina sarebbe arrivata presto a prenderla, il trucco rimase leggero, non voleva esagerare nell’apparire e rimase a guardare i capelli lisci e asciutti cadere oltre le spalle, osservò l’immagine della capigliatura scelta sul cellulare indecisa. Era un cliché che ai balli nobili avessero tutte i capelli legati alti e avvolti su loro stessi, e a quel pensiero l’immagine dei capelli corti uguali a tutti gli altri gli strinse il cuore, colpì dolcemente le due guance con le mani: «Risvegliati Yui, tu non sei una di loro, non devi forzarti ad essere quella giusta, tu già lo sei, non hai bisogno di cambiare, come puoi averlo dimenticato! Non aver fiducia in se stessi è una sfortuna. Sei diversa e per questo hai conquistato Izana».  Dopo aver cambiato idea su come acconciare i capelli rimase a guardarsi allo specchio, mancava solo l’abito e il contorno. Appoggiò la mano sul petto dove la canottiera scura assomigliava ad un top da allenamento e scese a guardare il pantaloncino che in Spagna l’aveva salvata, sospirò prendendo coraggio: «Non questa volta, andrà bene, farò in modo che vada bene». Tolse anche gli indumenti da battaglia per vestire solo l’eleganza che le era stata richiesta.

La macchina aspettava il suo arrivo, lasciò la chiave all’hotel per evitare di perderla, sapeva che chiunque avrebbe trovato in quella sala escluso Izana avrebbe fatto di tutto per emarginarla. Il cuore batteva mentre l’esterno sfrecciava davanti ai finestrini, divenne assordante quando parcheggiò davanti all’entrata e l’uomo le aprì lo sportello chinando il capo, ma senza aggiungere indicazioni su dove andare andò via: «Sembra proprio Cenerentola, se così fosse, dovrei andare a salvare il Principe dalla sua noia».

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Capitolo 59
*** Il Trionfo dell'Amore ***


Aveva ritardato il più possibile l’entrata nella sala da ballo ma era arrivata l’ora per iniziare a scegliere tra le candidate: «Izana-sama, lieta di rivedervi». Sorrise all’ennesima riverenza che lo salutava, visi che non conosceva o che aveva rifiutato di ricordare, prese un bicchiere di champagne offerto a tutte le invitate e si guardò intorno, sembravano tutte uguali nei loro vestiti dai diversi colori e diversi stili. Claus aveva deciso di non perdere di vista quel ballo e dopo il congedo da tutti i conoscenti si nascose agli occhi del figlio per assicurarsi la riuscita di quell’evento. Izana era impassibile a tutte le ragazze che lo circondavano, come Lorene si accorse di quel sorriso troppo falso per essere nascosto. D’improvviso raddrizzò le spalle e lo sguardo si illuminò, quasi per istinto avanzò di un passo ma si fermò a schiarire la voce per riprendere compostezza e un bicchiere nuovo di champagne anche se quello che aveva in mano era ancora mezzo pieno. Claus aveva seguito il suo sguardo e poi la direzione che a passo veloce stava raggiungendo. 

Guardava con disinteresse tutta la sala e i sorrisi come le parole sussurrare tra le altre divennero assordanti e fastidiosi, alzò lo sguardo verso la porta e tutto il rumore svanì, rimase solo il silenzio nella sua mente. Il vestito giallo ocra splendeva di un tenue velato, abbracciava il busto e il seno libero dalle spalline riempiva il collo legandosi all’attaccatura dei capelli, scendeva sinuoso ma morbido in una coda da sirena e ad ogni movimento si illuminava di pietre e ricami. I guanti arrivavano fino ai bicipiti ma erano velati e leggeri, i capelli scuri ne risaltavano l’intensità, non erano legati alti come quelli di tutte ma raccolti in boccoli scendevano sulla schiena con la forma di un uragano, i ciuffi davanti lasciati liberi di adornarne il viso lasciando visibili gli orecchini lunghi e delicati in perfetto abbinamento con la collana occhio di tigre che le aveva regalato e che trovava perfetto il suo posto tra la stoffa che riempiva il petto, non aveva bracciali o anelli come tutte le altre ma era riuscita a catturare l’attenzione di molte: «Ben arrivata». Prese un respiro alla voce di Izana che in un attimo l’aveva raggiunta: «Lieta di rincontrarvi, Principe». Quella frase detta da lei riuscì ad accendergli un sorriso: «È andato tutto bene?». Yui accennò ad un si prendendo un bicchiere offerto dal cameriere: «Il volo sembrava non terminare più, l’hotel è vicino e accomodante, ammetto che ero un po’ incerta sulla scelta del vestiario». Scese ad osservare l’abito troppo aderente per nascondere qualcosa: «Non sei…». Yui deviò lo sguardo arrossendo all’accorgimento: «Avrebbe stonato». Izana sorrise dolcemente accarezzandole la guancia: «Sei splendida». Sussultò al contatto e strinse il bicchiere accorgendosi che li stavano tutti osservando: «Come…come procede la festa?». Izana la invitò ad avanzare nella sala sotto gli occhi di tutte: «Deve ancora iniziare, come puoi notare». Yui si strinse nelle spalle guardandosi intorno: «Sei davvero in una sala piena di ragazze?». Accennò una risata avvicinandola di nuovo: «Ma ne aspettavo solo una». Yui sorrise appoggiando la fronte alla sua: «La tua agonia è finita, sono venuta a salvarti».

La musica iniziò a suonare riportandoli nella sala: «Izana-sama, potrei avere l’onore di essere presentata?». Sospirò osservando la ragazza avvolta nel rosa antico lanciargli mali sguardi: «Certo, Yui vorrei presentarti Katrina Stefania Karlez, duchessa della Svizzera. Katrina vorrei presentarti Yui Maeda, la mia fidanzata». Yui sussultò ma rimase sulla difensiva quando la ragazza non ebbe reazioni: «Mi avevate promesso il primo ballo, erro?». Izana negò allungandole la mano: «Affatto, Yui, dopo ti inviterò a ballare non sparire». Sorrise divertita chinando il capo: «Come sua altezza desidera». Izana accennò una risata avanzando verso il centro della sala, avvolgendo la ragazza irritata tra le sue braccia: «Ho tutto quel che compete ad una moglie, la mia preparazione è di certo migliore di quella di tutta la sala». Izana rimase impassibile: «Non ne dubito». Lo sguardo correva sempre a guardare Yui tra le ragazze, era riconoscibile a miglia di distanza e ad ogni sguardo ricambiato si sorridevano, Katrina lo allontanò fermando i movimenti: «Non vi sono gradita?». Izana sospirò alzando le spalle: «Siete gradita a mio padre, non significa che vi ritenga la più adatta per la mia vita». A quella risposta scarna la ragazza inarcò le sopracciglia voltandogli le spalle arrabbiata, Izana sospirò seguendola verso il corridoio: «Katrina, aspettate. Vi prego, fermatevi». La ragazza si fermò di colpo per rimproverarlo: «Per essere umiliata a tal modo? Non lo permetto! Sono oltraggiata e non presiederò oltre se non avrò delle scuse». Izana sospirò costretto a tirarsi indietro per il bene dell’azienda: «Perdonate, non era mia intenzione oltraggiarvi. Un pensiero sfuggito al mio controllo, non accadrà ancora, avete la mia parola». Katrina si avvicinò con il sorriso dipinto sul volto: «Mi concederete più di un ballo?». Izana accennò ad un si, non aveva modo di allontanarla senza offenderla e se si fosse dichiarata offesa il miglior cliente del padre avrebbe preso le distanze: «Purché non precluda l’opportunità alle altre».

Katrina rientrò nella sala lasciandolo annuvolato alle sue spalle, si era allontanata per lasciarlo ballare con qualche altra candidata, si illudeva di averlo in pugno: «Avete fatto un profondo salto di qualità, dalla divisa militare all’abito elegante. Questo è un ballo di alta grazia, la vostra presenza ne rovina l’atmosfera, vi pregherei di andar via prima di mortificare voi stessa». Yui si strinse nelle spalle all’invito rivoltogli con perfidia, arricciò le sopracciglia stringendo il bicchiere. Come Izana non poteva usare la sua lingua affilata per capovolgere la situazione senza mettere in conto le conseguenze: «Vi ringrazio per la vostra preoccupazione. Farò attenzione». Sorrise falsamente allontanandosi da quelli sguardi, li sentiva pressanti ad ogni movimento mentre Izana si destreggiava a ballare con chi chiedeva di essere guidata. Sospirò ancora una volta prendendo qualche istante per osservare la sala, il ricordo del palcoscenico dove tutti stavano aspettando la sua voce vibrò nella sua mente troppo forte per scacciarlo: «Anche se non si possono impugnare ci sono e sono potenti». Sussurrò tra se chiedendosi a  cosa Obi facesse riferimento con quella frase, lo sguardo fu attirato da chi, tra tutte quelle ragazze, procedeva a sguardo basso in cerca di un nascondiglio: «Tutto bene?». Quasi mossa dalla tenerezza aveva avvicinato la ragazza, i capelli legati alti in due trecce avvolte su se stesse, gli occhiali sul viso lentigginoso nascondevano gli occhi verdi: «Nessun problema». Yui sorrise cercando di rassicurarla: «Sono Yui, lieta». La ragazza sorrise appena chinando il capo: «Amelie Liang Wang, sono la figlia del Barone Wang della Cina». Yui cercò di metterla a suo agio anche se la lingua non era delle pronunce migliori: «Izana-sama».

Sussultò voltandosi di colpo verso il ragazzo di nuovo in avvicinamento che al richiamo sospirò irritato: «Volevo invitarvi a ballare, ma temo di dover rimandare, ancora». Yui sorrise guardando la ragazza pronta a tutto per sottrarlo alle sue attenzioni: «Prenderemo aria sul balcone». Accennò ad un si avvicinandosi a Katrine: «Yui». Chiamò fermando la sua avanzata: «Non farti rapire questa volta». Sorrise divertita indicandogli con un cenno chi lo aspettava: «E tu attento a non farti mangiare». Katrine riprese posizione per il ballo interrotto all’inizio e Yui chiuse la porta della balconata con un sospiro, Amelie l’aveva seguita silenziosa: «Siete a vostro agio con il Principe». Yui alzò le spalle incurante al particolare: «Abbiamo avuto modo di conoscerci. Voi al contrario non sembrate a lui interessata». Amelie deviò lo sguardo stringendo il bicchiere quasi vuoto: «Non sono qui di mia volontà, ma non posso andar via prima di aver danzato con lui». Yui spalancò gli occhi al particolare che non conosceva: «Come mai?». Amelie le sorrise dolcemente rilassando la tensione: «Ogni candidata può lasciare la sala solo dopo aver ballato con lo sposo o sposa. Lasciare la sala significa ritirare la propria candidatura e infine chi rimane ed ha danzato più volte al suo fianco viene svelta». Yui deviò lo sguardo verso la sala e il secondo ballo che Katrina aveva già finito, sorrise vendicativa, aveva in mente un’idea per allontanare qualche ragazza di troppo. Obi le sussurrò all’orecchio e rimase sorpresa dal rendersi conto che non aveva bisogno di pistole, coltelli o altro per attaccare, aveva già tutto quel che le serviva nelle sue mani: «Rientriamo in sala, è freddo l’esterno». Richiusero la porta avanzando verso le ragazze raccolte che tra loro sussurravano e sparlavano, Katrina decise di non lasciare il lato del Principe per assicurarsi che altre candidate si avvicinassero troppo per vincere quella che per tutte era una sfida senza esclusioni di colpi: «Sembri infreddolita, non credo sia una buona idea passare del tempo sulla balconata». Katrina rese pesante la sua presenza stringendosi al suo braccio, Yui arricciò lo sguardo ma tenne salde le mani al bicchiere, non doveva lasciarsi provocare: «Non vi avevo forse consigliato di allontanarvi prima di sentirvi a disagio?».

Yui sorrise lasciando il bicchiere ancora pieno su uno dei vassoi che passavano: «Non posso certo lasciare la sala prima di aver danzato con il Principe Izana, sarebbe un oltraggio alla sua persona». Katrine sorrise mascherando la perfidia: «Prego allora». Yui indietreggiò avvicinandosi  alla nuova amica: «Non potrei, non ho alcun titolo, sono rispettosa nei confronti di tutte le ospiti, lascerò loro l’onore di ballare prima di me, non ne ho il diritto, anche se mi duole sarò l’ultima a porgere la mia mano». Izana sorrise divertito, con quel passo indietro aveva avvisato tutte che non sarebbe andata via prima della fine della festa: «Ma se posso Izana-sama, Amelia Liang Wang, baronessa della Cina, avrebbe piacere di danzare al vostro lato». Sussultò sorpreso dall’invito e decise di reggerle il gioco: «Ne sarò lieto». Le porse la mano mentre Yui la incoraggiava ad avanzare. Izana la riaccompagnò dopo aver concluso il ballo vicino a lei e Katrine chiese nuovamente di danzare, ma si rifiutò invitando un'altra ragazza a seguirlo: «Perdonami se all’improvviso ti ho presentata, adesso però sei libera di andare, se è tuo desiderio farlo». Amelia illuminò lo sguardo alla comprensione di quel che le aveva regalato, il biglietto per andar via. Sorrise gioiosa accennando ad un si: «Vi sono grata, se mai doveste, entrambi trovarvi in Cina, sarò lieta di avervi cari ospite». Yui le strinse la mano salutandola davanti all’entrata che velocemente lasciò libera dalla costrizione.

Claus aveva osservato tutto celato nell’ombra, il sorriso dipinto sul volto aveva ormai trovato il modo per vincere la partita, era una calamita per lo sguardo di Izana e si muoveva nella sala entrando di conversazione in conversazione per aiutare chi voleva andar via e chi invece voleva ballare con lui. In poco meno di qualche ora erano rimaste solo una decina di ragazze a circondarlo, Katrina non attese oltre per avere un terzo ballo ed essere mal guardata da tutte: «Avrei detto che le eravate sostenitrice». La ragazza sussultò guardando Yui al suo lato: «Avete quasi svuotato la sala, volete mandar via anche me?». Yui sorrise rilassata negando: «Affatto, non ho costretto nessuno ad andar via, ma vedo il segno lasciato da un anello altro vostro dito. Perché siete qui se avete già un consorte?». La ragazza si strinse nelle spalle deviando lo sguardo: «Guardatela, è splendida». Yui negò appoggiandole una mano sulla spalla: «Non avete nulla a lei di meno, anzi avete molto di più. Siete qui contro la vostra volontà, perché dovreste sacrificarvi tanto per non avere in cambio neanche gratitudine?». Gli occhi zaffiro si lasciarono portare sulla buona via da quelle parole, quando il ballo si concluse e Katrina si avvicinò Yui vinse un’altra mossa: «Cala, portami da bere, per favore». La ragazza si strinse nelle spalle negando: «Izana-sama, potrei avere l’onore?». Izana rimase sorpreso dalla rabbia quasi tattile, guardò Yui perplesso ma non negò alla ragazza il ballo: «Cala, non credo sia il momento migliore». La ragazza sorrise prendendo la mano maschile: «Perdonatemi Katrine, vi sono cara amica dall’infazia, ma non intendo presiedere oltre, ho un consorte che attende il mio ritorno, saprete gestire la situazione anche senza di me». Avanzarono nella sala osservati male dalla ragazza: «Come hai osato?».

Yui sorrise sistemando i capelli con un gesto, le diede le spalle per riprendere la sua caccia, ormai si stava divertendo a usare quelle capacità come asso nella manica per aiutare Izana a diminuire le candidate e poi stupire le restanti con qualcosa di grande. Ignorò i mali sguardi che la ragazza le stava lanciando da quando Cala aveva abbandonato la sala, dilettandosi a ridere e parlare con le altre ragazze: «Sembrate divertirvi. Volete rendermi partecipe ai pettegolezzi?». Yui accennò una risata guardando le tre ragazze che avevano deviato lo sguardo alla conversazione: «E se foste voi al centro del nostro scambio di idee?». Sottolineò la frase finale per sostituire la parola pettegolezzi: «Allora sarei curioso di conoscere le vostre idee». La risata di chi gli era vicino lo sorprese, il disagio era svanito con quella risposta: «In verità parlavamo di come foste cambiato». Izana guardò la ragazza perplesso: «In positivo mi auguro». Lasciò il bicchiere sul tavolo porgendogli la mano: «Sarò felice di rivelarvelo se mi concederete questo ballo». Lasciò anche lui il bicchiere appena recuperato invitandola ad avanzare: «Sono qui per questo». Non chiese un ballo movimentato ma qualcosa di più simile ad un lento per evitare di concentrarsi sui passi: «Dubito ci sia qualcuna disposta a rinunciare a voi in questa sala, ma concluso il ballo andrò via». Izana nascose il sorriso scendendo a guardarla, voleva dire molto di più: «Quando vi incontrai al vostro secondo ballo non immaginavo ci sarebbe stata una terza volta. Il tempo passato mi ha permesso di comprendere cose che al tempo non capivo, come il posto al vostro fianco. Non l’ho mai veramente desiderato, ma sono felice di aver avuto la possibilità di ballare nuovamente con voi e mi auguro di potervi considerare una persona amica». Izana sgranò gli occhi e il sorriso ricordò quello che tutte le altre nobili gli avevano regalato come libere da un terribile incantesimo: «Ne sarei più che lieto, vi sono grato per esser venuta, buon rientro». Si chinarono entrambi, salutò Yui e si diresse verso l’uscita felice, così fecero le tre ragazze successive. Yui era rimasta forse l’unica a non aver ballato al suo fianco, Katrina avanzò di nuovo pronta a prendere la vittoria e Claus nascosto nell’ombra si preparò ad intervenire: «Questo è troppo…».

«Caro». La voce di Lorene lo bloccò dall’intromettersi nella festa che veloce stava finendo: «Lasciala fare e non spingerti oltre. È riuscita ad arrivare qui con le sue forze, avvolta nella sua bellezza. Non ha offeso ne provocato nessuna delle ospiti, ha invece guadagnato il loro rispetto e la loro gratitudine sostenendo le conversazioni e gli scambi di idee. Ha dato grande prova di se stessa e guarda, mai ho visto nostro figlio così a suo agio tra lady ad un ballo, mai l’ho visto così raggiante. Dai la resa, non potrai separarli con la forza, ormai è tardi, ne hai avuto già la certezza». Claus sospirò indietreggiando per affiancare la moglie felice che le avesse dato ascolto e rimase a guardare come sarebbe finita. Katrina gli porse nuovamente la mano davanti agli occhi di Yui: «Manterrete la vostra parola?». Yui sospirò ritirando la mano pronta a prendere quella di Izana, ma sorrise al sospiro stanco di Izana. Era chiaro a tutti quanto aspettassero di potersi avvicinare, non ci sarebbero stati abbastanza balli per separare quel desiderio che urlava da ore: «Osate ancora ignorarmi?». Izana sospirò stringendo la presa quasi spaventandola all’improvvisa serietà: «Potrete chiedermi tutti i balli che vorrete ma la notte finirà e la mia scelta non cambierà». Sciolse la posizione avanzando verso l’orchestra, aveva visto qualcosa negli occhi cianite che volevano stupire tutti: «Ho tutto quel che compete ad una moglie, sono la più adatta ai doveri che lo attendono. Posso dar lui le più grandi certezze, cosa puoi tu? Cosa potresti mai donargli?».

Yui arricciò le sopracciglia era ora di mettere in chiaro le cose e smettere di recitare quella farsa: «La domanda giusta sarebbe “cosa potresti donargli oltre te stessa?”». Katrina, come Claus nascosto, sussultò alla domanda affilata: «Oltre ad essere una moglie perfetta, cosa puoi fare per lui che esista anche nella tua assenza? Chiedi cosa potrei mai donargli? Gli ho donato degli amici, un sorriso, la gioia, la rabbia, la gelosia, la delusione, la speranza, la libertà. L’amore. Forse non sarò la moglie perfetta ma nessuno più di me è adatta a prendere la sua mano. Non credere alle mie parole, sarebbe troppo facile convincerti solo con quelle e c’è grande sicurezza in te. Allora lascia che te lo mostri, che ti mostri l’evidenza che hai cercato di negare tutta la sera». Attese il suo arrivo nella sala e tutti notarono il volto ammorbidito, e il walzer che sembrava aprire una serata appena conclusa, la risata dei trabocchetti nei movimenti e la carezza di uno sguardo che aveva già scelto: «Danzano meravigliosamente, che invidia!». Izana chinò il capo chiedendole con uno sguardo quale fosse il primo passo, Yui sorrise chiedendo all’orchestra di accompagnare il suo canto. Un canto dolce e tenero che gli riempì il cuore di gioia, la accolse in un lento mentre la voce richiamava le persone in attesa nella sala accanto: «Voglio danzare!». Le ragazze rimaste si guardarono intorno alla ricerca di compagni per prendere parte a quel ballo e godere solo della musica, li circondarono di coppie padri-figlie, fratelli e sorelle, sconosciuti tra loro per seguire i due ragazzi nel loro mondo. Yui strinse Izana senza accennare a lasciarlo andare, erano ormai agli sgoccioli, la festa era finita ma l’orchestra rifiutò di farla finire come in bilico e concesse ai due un terzo ballo che con passione e vitalità animò di nuovo tutta la sala, e un altro e un altro ancora. I sorrisi che li avevano circondati erano così pieni di divertimento ed euforia che Katrine fu costretta a dare la resa e con sguardo basso si diresse verso l’uscita. Raggiunse il padre scioccato sulla porta che al suo cedimento le afferrò il braccio per trattenerla ma le lacrime negarono, si liberò dalla presa per lasciare la sala. Dopo qualche minuto Izana alzò la mano per fermare la musica, era finita, Claus ricercò con lo sguardo la ragazza senza riuscire a trovarla: «Ha lasciato la sala pochi minuti fa. Se hanno affascinato anche la vostra attenzione, possiamo concludere questa festa con speranza, Claus».

Ormai erano rimasti solo loro due a guardare il silenzio: «Sei stata brava». Yui sorrise stringendogli la mano: «E tu sarai sfinito. Dovrei andare anche…». Non le lasciò finire la frase attirandola in un bacio e mettere fine a quella battaglia, Yui sorrise accarezzandogli il viso, avevano vinto: «Ti accompagno. Attendi all’entrata». La lasciò davanti alla porta per salire di sopra, Yui deviò lo sguardo rossa in viso con un sorriso emozionato sul volto accarezzò le labbra euforica. Si sorprese quando Izana la raggiunse con un borsone: «Dove vai con quello?». Izana sorrise divertito prendendo il cappotto: «Avevo già previsto di restare con te, o forse non vuoi?». Yui sussultò all’idea che sarebbero nuovamente restati insieme intimamente in un hotel a Vienna, negò nel panico quando Izana avanzò verso di lei bloccandola al muro, nessuno lo avrebbe fermato: «Potresti aver scelto un hotel infestato e chi ti terrebbe compagnia fino all’alba, se così fosse?». Yui rimase a guardarlo e poi scoppiò a ridere appoggiando la fronte alla sua: «Se la metti cosi non posso rifiutare. Assicurati che non sia io a doverti salvare questa volta». Si allontanarono per avanzare verso la porta in loro attesa: «Izana». Fermò i passi con un sospiro: «Resterò con Yui, per sicurezza». Claus arricciò le sopracciglia avanzando di un solo passo ma prima che potesse dire una sola parola Izana strinse Yui per le spalle: «Farò ritorno…». Gli lanciò uno sguardo di sfida nella sicurezza che non avrebbe combattuto: «Prima che il sole raggiunga il mezzo giorno». Claus rimase in silenzio a guardare la porta chiudersi: «Intendi lasciarli andare?». Sospirò stanco e ammirato da quella sfida vivida nei suoi occhi: «Conosco quello sguardo, non esiterebbe a scoccarmi contro una freccia dopo aver guadagnato il suo permesso senza chiedere il mio». Lorene sorrise fiduciosa nei due ragazzi augurando silenziosamente che riposassero bene. 

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Capitolo 60
*** "Bentornati!" ***


Scesero dalla macchina davanti alla porta dell’hotel, la temperatura era fredda, Yui prese la chiave magnetica facendo strada verso la camera. Izana lasciò il borsone nell’ingresso per osservare i dettagli della scelta e come aveva lasciato in ordine la stanza: «Io sono apposto, vuoi fare una doccia?». Accennò ad un si portando con se la borsa scura per entrare nel bagno e togliere dalla pelle i troppi profumi femminili e la stanchezza di quella sera. Yui ne aveva approfittato per cambiarsi prima di togliere gioielli, ferretti e trucco, rimase a guardare l’abito appeso ammirata: «Soddisfatta?». Sorrise voltandosi verso di lui, si avvicinò al letto dove si era seduto per montargli sulle gambe e sfregare i capelli con l’asciugamano: «Dimmelo tu, signor Principe». La lasciò fare per un po’ ripensando a cos’era successo e a come aveva gestito la serata, le fermò le mani sorprendendola con un bacio che le fece perdere l’equilibrio. Si ritrovarono stesi sul letto a guardarsi a distanza ravvicinata: «Non credo di essere ancora…». Izana la strinse assaporando il profumo del collo: «Ti ho desiderata tutta la sera e non ho potuto avvicinarti, ora non ti lascerò andare». Sussultò quando si accorse che stava sollevando la maglia per accarezzarle la schiena: «Potrebbe non essere il mome…». Bloccò la frase e il sorriso sulla pelle fu un brivido più grande della mano che accarezzava la gamba: «Non ho forze per essere così avventato». Gli sollevò il viso per prendere quel bacio, lo voleva vicino tanto vicino da imprimere il suo profumo nel cuore.

Si erano addormentati stretti l’uno nell’altra con la pelle fremente di passione, la stanchezza li aveva raccolti per la via ma sapevano entrambi che presto avrebbero ceduto a quella tentazione troppo grande per fermarla e mentre la notte passava li stava ammirando. Era lieve la luce che filtrava dalla tenda del balcone, Izana ruotò dalla parte opposta liberandosi dei capelli sparsi sul cuscino: «Mi chiedo perché sia così facile dormire con te vicino». Yui sorrise senza accennare a muoversi: «Ti sei addormentato velocemente». La avvicinò di nuovo per baciarle il retro del collo: «Puoi biasimarmi? Che ore sono?». Yui lo lasciò fare prendendo il cellulare per controllare l’orario: «Le sei appena, puoi dormire ancora un po’».

La suoneria la fece sussultare riportandola indietro dal sonno, si liberò del braccio alzandosi per rispondere: «Pronto?».
«Ti aspetto all’Effeir 16 tra due ore».
«Chi parla?».
«Non riconosci la mia voce?».
«Ah, la voce. No, io sono…Claus-sama. Può ripetere?».
«Effeir 16 a mezzogiorno. Sii puntuale».

Senza aggiungere altro chiuse la chiamata, solo in quel momento si accorse che aveva solo un’ora per capire cosa fosse e come raggiungerlo e soprattutto come presentarsi. Corse a fare una doccia e in accappatoio si soffermò a guardare Izana affondato nel sonno, sorrise tornando al pensiero di cosa mettere. Una volta pronta accarezzò il viso del ragazzo e i capelli scompigliati dal sonno, rinunciò a svegliarlo prendendo la borsa per uscire. Ancora una volta sistemò i capelli in ascensore e nuovamente dubitò dell’abito nascosto dal cappotto chiaro. Digitò su internet il luogo e seguì il percorso calcolato dall’app. Riprese respiro a soli cinque minuti dall’appuntamento: «Ho fatto bene a scegliere questo». Non si era soffermata a vedere cosa fosse mentre lo cercava ma il ristorante si fece riconoscere dall’eleganza dell’entrata: «Ha una prenotazione?». Yui sussultò stringendosi nelle spalle alla domanda poco compresa: «È mia ospite». L’uomo sorrise chinando il capo e invitando Yui a seguirlo verso il tavolo prenotato: «Può lasciare a me il cappotto e la borsa». Comprese dai gesti cosa le aveva detto, il cameriere scostò la sedia per lasciarla sedere consegnando ai due dei menù: «Sarebbe preferibile presentarsi in anticipo a questo genere di inviti». Yui affilò lo sguardo incerta: «Siate clemente, è stata una serata stancante». Sollevò lo sguardo per notare il colore rosso sul collo nascosto dal trucco, sorrise spostando il tovagliolo: «Prego». Yui lesse preoccupata le portate senza prezzi, le stelle facevano storia: «Ordina quel che preferisci». Scese a leggere quel che per la maggior parte non conosceva e non riusciva a capire, decise di andare a tentativi: «Il vino non è di tuo gradimento?». Stava studiando ogni sua mossa ed ogni sua espressione in quel pranzo, sorrise grata al cameriere quando lo versò: «Violerei la legge se bevessi alcolici, sono ancora minorenne, mio padre non lo perdonerebbe facilmente ». Claus prese il suo bicchiere ruotandolo per assaporare il profumo del distillato: «Non hai avuto esitazioni con lo champagne, il ballo ti è stato gradito?». Yui sorrise al bicchiere riempito solo per educazione e prese l’acqua divertita: «Vienna ha un tipo particolare di champagne con bassa dose di alcool al suo interno, spesso viene usato in questo tipo di eventi. Avete dato vostro figlio in pasto a delle nobili, l’alcool avrebbe potuto rendere inopportuna la serata e mettere a rischio i rapporti con le vostre conoscenze». Claus sgranò gli occhi all’acutezza che mai le era mancata: «Dimmi, conosci anche il motivo per cui sei qui a pranzo con il sotto scritto?». Yui si guardò intorno in cerca di indizi utili: «Avevo previsto un pranzo in un ristorante di lusso, ma ho sbagliato Wistaria».

Claus sorseggiò il vino, non conosceva il motivo dell’invito e poteva tenerla lì seduta fino alla fine: «Sono stato presente a tutta la durata del ballo».
«Lo sapevamo. Entrambi».
«Non ne ho avuto la sensazione».
«C’era altro a cui pensare. Io diminuivo la lista, vostro figlio ballava».
«Come le hai convinte a lasciare la sala?».
«In nessun modo. Ho solo pensato che come Séline al suo fidanzamento, molte di loro non fossero lì per loro scelta. Le ho solo aiutare a godere una serata senza sentirla pesante. Infondo conosciamo entrambi il motivo per cui erano lì».
«Quindi l’hai intuito?».
«Non sottovalutate Izana, era certo che ci fosse molto di più di un ballo. Vorreste chiarire a me data la sua assenza, per vostra scelta?».
Claus osservò il piatto divertito: «Sai bene come usare le parole. Il cuoco è un caro amico, prego».
Degustarono le prime due portate in silenzio commentando solo il cibo e i vini che lo accompagnavano: «Quando ancora prolungherete la nostra conversazione? Posso rassicurarvi che non correrò via prima di essermi congratulata con il cuoco».
Claus deviò lo sguardo sui piatti ancora in preparazione e si arrese: «La favorita al fidanzamento è figlia del mio miglior investitore che incautamente ha deciso, a mia insaputa, di provare ad aprire un’azienda simile alla nostra. Questo è un campo che richiede oltre alle conoscenze anche un certo…impegno». Yui lasciò il bicchiere sorpresa dalla resa: «Con il matrimonio sarebbe diventato comproprietario dell’azienda, immagino ci sia un ma». Claus accennò ad un si: «È una persona che rischia spesso più di quel che può. Un solo sbaglio può fare grandi danni in tutto il mondo. Avevo necessità di allontanarlo senza compromettermi». Yui accennò una risata, finalmente il quadro era chiaro: «E avete pensato di usare me e Izana». L’uomo le lanciò uno sguardo profondo: «Dovrei biasimarti per avermi usato come esca?». Yui sorrise battendo in ritirata: «Non avrebbe scelto nessuno a parte me e io avrei combattuto per dimostrarmi degna, alla fine Katrina si sarebbe arresa. Tutto come progettato, avete la mia stima. Quindi il ballo non è valso quello che doveva, era solo un diversivo».

Impedì al cameriere di versare un altro bicchiere sorridendo arreso: «All’inizio, lo avrei interrotto se non fosse andato come volevo. E non volevo riconoscerti. Ma siete andati ben oltre i miei progetti, hai conversato e conosciuto molte figlie di soci e clienti che ti hanno lasciata con l’augurio di rivederti e con gratitudine. Izana lo ha compreso e ti ha assecondata sciogliendo anche la tensione che aveva creato precedentemente. Infine Lorene ha deciso di sostenervi entrambi e contro mia moglie a tuo favore non posso altro».
«Siete assai permissivo con una moglie che è frutto di una combinazione».
«Sono consapevole che mio figlio creda che io non capisca cosa lo ha spinto a fare tutto questo per te. Ad affidarsi alle tue mani e a chiederti di seguirlo».
«Aspettate non mi direte che…».
«Sono diventato suo pretendente quando mio cugino la rifiutò a favore di chi poteva portarlo più in alto. Lorene lo amava e io amavo lei, con il tempo ha accettato la scelta anche se consapevole che non avrebbe mai dimenticato quei sentimenti, lo stesso vale per me».
«Nessuno dei due ne è al corrente».
«Nessuno dei due è mai stato a noi così vicino da comprenderlo. Ma prima o poi avrebbero capito».
«Vostro cugino come la prese?».
«Morì. Pochi anni dopo quando un guasto fece precipitare il jet su cui viaggiava».
«Mi dispiace, non ne avevo idea».
«Come voi, Lorene avrebbe voluto dar voce al suo cuore ma quel tragico incidente non le diede alcuna possibilità. La rispetto e rispetto il suo coraggio e la sua dedizione in questo matrimonio e spesso non ho la forza di combatterla quando in lei nasce la stessa decisione che vive nei suoi figli».
«Trovo che siate entrambi ammirabili ed entrambi i vostri figli possiedono tanto di voi, credo che meritino più di me di conoscere queste storie».
Passarono ai piatti conclusivi lasciando che finissero il pranzo: «Cosa dovrò fare per essere accettata da voi?». Claus mise il soprabito aspettando alla porta: «Dubito che il mio parere serva a qualcosa». Yui si fermò sul tappeto rosso felice della bella giornata: «Vi sbagliate. Izana tiene al vostro parere e anche per me ha grande importanza». Claus sorrise accettando l’invito che con dolcezza gli aveva lanciato.

Era del tutto sprofondato nel sonno, non aveva sentito altro che i muscoli che chiedevano riposo, la mano calda lo scosse dal torpore e sollevò di colpo il viso affondato nel cuscino: «Ci sono. Sono sveglio. Che ore sono?». Yui sorrise comprensiva: «È pomeriggio». Rimase qualche istante a guardare il vuoto prima di voltarsi a riconoscere l’uomo che aveva risposto: «Padre, cosa ci fate qui? Yui…sei uscita?». Scompigliò i capelli voltando ad  entrambi le spalle:«Mezzogiorno passato, accidenti». Yui gli accarezzò i capelli con tranquillità: «Sembravi stanco ed ho preferito lasciarti dormire. Siamo appena tornati dal pranzo». Izana sospirò prima di sussultare di nuovo: «Pranzo? Voi due?». Yui alzò un sopracciglio sorpresa e perplessa: «Davvero un ballo ti riduce in questo stato? Tu dovresti andare a cena con lui, il verdetto ricordi?». Izana affondò di nuovo nel cuscino mugugnando la risposta: «Ah quello. Katrina ha lasciato la sala. Ballo riuscito». Claus spalancò gli occhi al gesto informale di chi si era sforzato a mantenere alto il nome della famiglia: «Avevi compreso». Izana gli lanciò uno sguardo contrariato: «Ovviamente». L’uomo sciolse le braccia indietreggiando verso la porta: «Rientrate alla villa prima di sera, ripartiremo subito. Tuo fratello ti  attende trepidante alle terme. Ha aggirato anche questa volta le sue responsabilità». Izana sorrise richiudendo gli occhi: «Dategli tempo è sulla buona strada ora più che mai». Yui balzò in piedi indicandosi perplessa: «Significa che tornerò insieme a voi?». Claus le sorrise voltando le spalle ad entrambi: «Serve al più presto la conferma del tuo tutore, che con mia sorpresa non è tuo padre, per ufficializzare il fidanzamento».

Chiuse la porta della stanza lasciandoli senza fiato, Izana balzò seduto a guardare la ragazza scioccata quanto lui: «Ha detto…ufficializzare?». Esultò saltando sul letto per poi stringerlo in un abbraccio: «È fatta, abbiamo…staimo insieme!». Il ragazzo sorrise rispondendo all’euforia con un bacio lungo e fiducioso passandole la mano tra i capelli: «Dovremmo festeggiare.» Yui rimase a guardarlo ad occhi troppo vicini per ignorare il bagliore di felicità che cercava di contenere: «Forse so come. Siamo a Vienna, che ne dici di organizzare qui il primo ufficiale appuntamento? In Giappone sono stata male ma oggi, abbiamo ancora un pomeriggio, che ne dici?». Izana ruotò al cielo gli occhi arrendendosi alla speranza: «Sembra una bella idea, mi preparo». In poco meno di un’ora erano entrambi pronti ed eleganti per uscire a passare il restante pomeriggio insieme, lasciarono le valigie alla macchina a loro disposizione per scendere poi al centro e passeggiare per le vie viennesi di storia e romanticismo: «Non ho avuto modo di vedere i posti migliori per un appuntamento, guidami tu». Izana sorrise prendendole la mano: «C’è un giardino che toglie il fiato e poi troviamo un ristorante, mi infastidisce che tu sia andata a pranzo con mio padre e non sei ancora venuta a cena con me». Yui scoppiò a ridere accarezzandogli la mano: «Se non avesse chiamato sarei rimasta a guardarti dormire, eri dannatamente affascinante». Izana alzò un sopracciglio contrariato: «Da sveglio non lo sono?». Yui deviò lo sguardo divertita dalla provocazione: «Molto meno di quanto credi». Passeggiarono nel giardino inebriato di rose di ogni colore, si divertirono a perdersi e a ritrovarsi nel labirinto di piante e rimasero ad osservare la fontana centrale, era un luogo magico che li aveva trasportati in un’altra era. Seduti su una panchina coperta dai fiori ascoltavano il silenzio, Yui si strinse nel suo petto lasciandosi accarezzare, mai avrebbe immaginato un epilogo migliore per una storia che sembrava non avere alcuna via per procedere: «Quasi non ci credo». Izana le accarezzò la spalla sospirando e alzandosi per farle segno di andare: «Dovrai farci l’abitudine».

Si fermarono davanti ad un ristorante elegante diverso da quello che aveva conosciuto ma altrettanto adatto ad un Principe che portava a cena la sua dama, anche se era tutto pieno, al nome della famiglia non esitarono a liberare un posto per lasciar godere ai due ragazzi una serata romantica. La musica in sottofondo era lenta, il locale soffuso e le chiacchiere basse, era tutto come in un film, Yui si osservava intorno ansiosa, Izana non era poi diverso dal padre, eppure quel che provava in sua compagnia era ben diverso da quello che aveva provato la mattina a pranzo. Sorrise emozionata quando poggiarono i piatti davanti a loro, rimase perplessa a guardare quel che aveva ordinato e non conosceva, Izana aspettava la sua reazione che al sapore troppo piccante si arrese al vino: «Non lo aspettavo così…». Accennò una risata riuscendo a metterla a disagio: «Vuoi provare il mio?». Quasi con sfida accettò l’offerta decidendo di cambiare ordinazione, si soffermò non poco a scegliere per entrambi il dolce, alla fine vinse il classico tiramisù smezzato: «Questo è buono». Izana sorrise allungandole il cucchiaino: «Solo?». Yui scostò i capelli dalla guancia arrossata sorpresa dal gesto: «Il più buono che abbia mai mangiato». Il cellulare di Izana suonò interrompendo l’appuntamento, richiamandoli a tornare.

La macchina li stava aspettando dove aveva dato appuntamento all’autista per riportarli alla villa e prepararsi a partire per tornare in patria. Lorene era un raggio di sole in loro attesa, era chiaro cos’avevano passato quel pomeriggio: «Bentornati, siete pronti?». Accennarono entrambi ad un si preparandosi a partire, il viaggio sarebbe stato lungo e avrebbero avuto modo di parlare meglio, Lorene era troppo curiosa di sapere di più, lasciò ad Izana e a Claus lo spazio per parlare focalizzando tutta la sua attenzione su Yui: «Avete passato un bel pomeriggio?». Izana sorrise guardando Yui cercare di accontentare la donna con le storie che sapeva un po’ avrebbe inventato e un po’ le avrebbero fatto piacere: «Ci siamo divertiti». Claus alzò lo sguardo dal giornale cercando di scorgere la sua reazione: «Mi auguro che la terza sia la volta buona». Izana accennò una risata alzando le spalle: «Me lo auguro anche io. Riguardo al ritorno, è permanente?». Claus sospirò chiudendo i fogli: «Per ora. Hai dei progetti oltre quelli di famiglia, progetti che non intendi abbandonare, come te anche tuo fratello. Riparleremo del tuo futuro nell’azienda quando parte di quegl’obiettivi sarà raggiunta». Rilassò le spalle al sorriso forzato che lo aveva lasciato libero di proseguire: «Resterete anche voi?». Accennò ad un no chiedendo assistenza al personale privato di bordo: «Pochi giorni, come avrai intuito c’è instabilità tra i soci e i clienti, ripartiremo entro la settimana. Affido di nuovo a te la villa e metti in guardia tuo fratello sulle sue responsabilità. Al nostro prossimo ritorno sarà suo il turno».

 
*

Poche furono le parole per il restante viaggio, al contrario delle due donne ormai prese dai racconti delle due relazioni a confronto. Scesero stanchi ma una macchina era già pronta per portarli a casa di Yui dove Kioichi e Séline stavano preparando la cena: «Non vi aspettavo così presto». Claus sospirò avanzando solo nell’ingresso: «Sono Claus Wistaria e sono qui per ufficializzare il fidanzamento». Kioichi sussultò alla mano allungata, guardò Yui al settimo cielo e Izana arreso: «Non ho obiezioni, ma apriremo questa conversazione in un posto più adatto, sarete stati e provati dal viaggio, riprenderemo contatto in settimana. Sono Kioichi il fratello maggiore di Yui e sarei lieto che prendessero parte a questa decisione anche i miei genitori, al di la del tutore legale». Si strinsero la mano concordi, Claus fu il primo a lasciare la casa fiducioso in quella risposta: «Allora, raggiungiamo gli altri alle terme». Yui sussultò e Séline le sorrise scendendo da sopra le borse: «Aspettavamo solo voi, andiamo». La macchina era già fuori ad aspettarli per portarli alle terme dove Zen e tutto il gruppo aspettavano il responso: «Ben arrivati». Stringeva il cellulare tra le mani davanti all’entrata, era forse tra tutti il più ansioso non ebbe modo di chiedere Yui gli corse contro abbracciandolo euforica: «Torniamo trionfanti! Corro a cambiarmi, devo raccontare tutto alle altre, che viaggio è stato!».

Zen rilassò le spalle lasciandola andare verso le ragazze che in stanza la stavano aspettando e in quei giorni avevano ipotizzato di tutto: «Sembra si andata bene». Izana sorrise sciogliendo i capelli scompigliandoli dal nodo: «Meglio di quanto avevo previsto, alla prossima toccherà a te lo sai?». Zen deviò lo sguardo divertito, voleva sapere tanto quanto Yui voleva raccontare, ma non da lei voleva che fosse Izana a raccontargli cos’era successo: «Mi farò trovare pronto. Posso sfidarti?». Izana fermò i suo passi colto di sorpresa dallo sguardo affilato: «C’è un motivo?».  Zen negò divertito ma non gli avrebbe permesso di tirarsi indietro:  «Se vinco esaudirete una mia richiesta, se perdo esaudirò io una vostra». Izana sorrise arreso, sapeva che era stanco per giocare ma quello sguardo ormai aveva imparato a conoscerlo: «Spero tu sia preparato a mantenere la tua parola».
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Così finisce la storia, per ora almeno, sappiamo tutti che al di là del racconto c'è una vita a disposizione, questa si ferma qui, è stata lunga, sofferta, divertita e riscritta. Spero possa in qualche modo aver fatto sognare qualcuno tra le righe, ringrazio chi l'ha seguita, chi l'ha solo sfiorata con gli occhi e anche chi ancora non l'ha letta. Posso però assicurarvi che quando qualcosa finisce qualcosa di nuovo sta già iniziando, Diana tornerà presto a raccontare nuove storie, alla prossima. ^-^

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