Like Young Gods

di Llucre_B7
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 


Premessa del traduttore

Circa un mese fa, girovagando su Archive of Your Own, mi sono imbattuta in quella che, per ora, potrei sicuramente considerare come una delle mie fanfiction preferite. La storia originale è stata ideata e scritta da diasterismse fa parte della raccolta Sword of the Jedi, che comprende anche il seguito To Kingdom Come. Io mi limiterò semplicemente a tradurla, ovviamente dopo che l’autrice mi ha dato il suo esplicito consenso per farlo (potete trovare la nostra conversazione tra i commenti del capitolo 32 di To Kingdom Come oppure, più semplicemente, nelle note a fine pagina).
Per chi volesse leggersi direttamente la storia in lingua originale (cosa che consiglio caldamente), questi sono i link:
È la mia prima esperienza da traduttrice, quindi siate pazienti e pregate per me. La mia speranza è quella di riuscire a trasmettere a voi la bellezza e la genialità che io ho trovato in questo lavoro. Con questo mi dileguo, ma non prima di avervi augurato una buona lettura,
Lucre

 


Capitolo 1

Era selvaggia quando la trovarono su Jakku: un minuscolo uragano che aveva costretto uno straccione come lei a rannicchiarsi per difendersi dai colpi di bastone che continuava a scagliargli addosso con ferocia, nonostante il suo avversario fosse tre volte più grande di lei.
L’uomo aveva dato per scontato che quel bambino con in mano una batteria turbolaser XX-9 sarebbe stato semplice da salvare, ma adesso che quell’esserino continuava a tormentarlo con tutta quella violenza non ne era più così sicuro.
 
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla. Pensando che quel ladruncolo da quattro soldi avesse chiamato rinforzi, Rey ruotò il collo e, istintivamente, morse. Forte
 
Ci fu un lamento soffocato di sorpresa e dolore mentre la mano veniva frettolosamente ritratta. Con i denti digrignati e la bocca che sapeva di sale e pelle, Rey fece un passo indietro portando il suo bastone in posizione difensiva, gli occhi socchiusi che studiavano la nuova minaccia.
 
Il ragazzo che si trovò di fronte doveva avere all’incirca quindici anni: era alto e pallido, con una tunica a maniche lunghe e dei pantaloni larghi di una tonalità opaca che le ricordava l’arenaria bagnata. La vita sottile era delineata da una cintura di pelle dalla quale spuntava un’asta di metallo. Continuava a guardarla torvo, accarezzandosi la mano offesa.
 
"Ben," esclamò una voce divertita, "difficilmente arrivare di soppiatto alle spalle di persone che stanno attaccando ti farà vedere di buon occhio”.
 
Un uomo si stava avvicinando: indossava una tunica uguale a quella del ragazzo tranne che per il colore, di un nero profondo come la notte che lo avvolgeva dal collo ai piedi, e come lui portava una barra metallica appesa al fianco. Camminava con facilità sulle dune irregolari e Rey scorse in lui qualcosa che le ricordava gli abitanti del deserto.
 
"Mi scuso per mio nipote," disse sorridendole "Dedico così tanto tempo al suo allenamento che a volte mi dimentico di affinare le sue capacità sociali".
 
"Maestro," sbuffò il ragazzo – Ben? – che nel frattempo aveva messo il broncio, la voce spezzata dal tono adolescenziale e petulante.
 
Il ladruncolo, rimasto accovacciato dietro a Rey per tutto il tempo, scelse quell’esatto momento per scattare ed afferrarla con un ringhio gutturale.
Più veloce della luce, Ben allungò la mano, le dita allargate, l’impronta dei denti di Rey ancora visibile nella curva tra il pollice e l’indice. Lo straccione si ritrovò completamente paralizzato a parecchi centimetri da terra, le vene della fronte gonfiate dal panico.
 
Finalmente, Rey lo sentì... un ronzio, qualcosa di vasto e pesante che toccava tutte le corde interne dentro di lei.
 
"Piano. Adesso, lentamente" mormorò l'uomo in nero a suo nipote, ogni traccia di divertimento scomparsa dalla sua voce. "Lascialo andare, non farti trasportare."
 
Sugli spigolosi tratti di Ben comparve un’espressione strana. Sembrava… curiosità?... Desiderio?... Con un colpetto di polso la sua mano squarciò una gola invisibile. Gli occhi del ladruncolo rotolarono all’indietro mentre cadeva a terra come un sasso.
 
"Ben," sospirò lo zio a labbra serrate, lo sguardo fisso.
 
Gli occhi del ragazzo sembrarono tornare a mettere a fuoco la realtà, come se fosse appena uscito da uno stato di trance. Guardò il ladruncolo afflosciato a terra con sguardo insolente e inflessibile.
 
"Cosa ... cos'è stato?" Chiese Rey, il cuore che le martellava forte nel petto. "È morto? Hai ... come ...?"
 
"È semplicemente incosciente." Fu l'uomo a risponderle, il tono calmo e rassicurante. "I Jedi non uccidono a sangue freddo".
 
E fu così che Rey incontrò Luke Skywalker e il suo apprendista, Ben Solo.

*
 
Le frullavano per la testa mille domande mentre conduceva i due sconosciuti verso la casa che si era costruita dentro ad un AT-AT defunto. L’interno del Quadropode era crollato creando abbastanza spazio per permettere ad una bambina di sei anni di stare comoda, nonostante tutta la spazzatura che aveva abbandonato in giro, ma inserirvi un uomo adulto ed un adolescente già più alto dello zio rendeva quel luogo ridicolmente angusto.
 
Gli ospiti si sedettero con le spalle ricurve e le lunghe gambe tirate indietro; Rey si allontanò per poterli osservare, studiandoli con occhi più affascinati che diffidenti. Ovviamente aveva già sentito parlare dei Jedi – c’erano alcuni anziani accattoni che ancora ricordavano i tempi della Vecchia Repubblica e molti commercianti arrivavano su Jakku riportando voci sulla rinascita dell’Ordine, ricostruito nientedimeno che dal leggendario eroe della Ribellione. Mai avrebbe immaginato che, un giorno, lo avrebbe visto in carne ed ossa, né riusciva a pensare al motivo per il quale avrebbe voluto incontrarla – come lui diceva così garbatamente – “per fare una chiacchierata” con lei.
 
Luke non sembrava aver fretta di dare spiegazioni. Il suo sguardo sereno esaminava l’AT-AT con interesse mentre, accanto a lui, suo nipote sembrava agitato e irrequieto, spostandosi continuamente da una posizione all’altra. Nell’oscurità, i lineamenti di Ben risultavano più morbidi, meno cupi, ma Rey non riusciva a scuotersi di dosso il ricordo di come i suoi occhi marroni avevano brillato poco prima sotto la luce del sole, quando aveva congelato il suo assalitore e aveva poi allentato qualsiasi presa avesse su di lui, lasciandolo a gemere debolmente mentre si allontanavano.
 
“Quel casco” disse Luke indicando uno dei beni più preziosi di Rey. “Ne avevo uno del genere, un tempo. Ero un pilota di X-Wing, proprio come-” strizzò gli occhi per leggere il nome sull’elmetto, decorato in Aurebesh.
“Raeh” gli suggerì lei “Capitano Dosmit Raeh.”
 
“Dello squadrone Tierfon Yellow Aces.” Annuì soddisfatto “La conosco, sarai contenta di sapere che è stata promossa dopo la Battaglia di Jakku. Ora è un colonnello nella flotta della Nuova Repubblica.”
 
Rey fu assalita da un’improvvisa curiosità. Aveva trovato quel casco nel Cimitero un anno prima, nascosto tra relitti di cacciatorpediniere imperiali e incrociatori Mon Calamari. Da allora, aveva spesso fantasticato ad occhi aperti sul Capitano Raeh – com’era, da dove veniva, cosa le aveva fatto decidere di diventare una pilota di caccia. Nei giorni di serrata routine, tra il caldo cocente del sole del deserto e le notti in preda agli implacabili morsi del freddo e della fame, Raeh era stata la sua salvezza, una piacevole fuga dalla realtà.
 
Si sporse in avanti, pronta ad assillare Luke con altre domande su quella tanto amata e misteriosa donna, ma, durante un attimo di esitazione, questi si era già voltato verso il nipote. “Cosa ne pensi? C’è del potenziale…”

"Mi ha morso, Maestro", fu la dura risposta di Ben. "Qualsiasi mia opinione non sarebbe oggettiva".

“Giusto” ridacchiò Luke, riportando la sua attenzione sulla bambina. “Dimmi, Rey, come sei diventata così abile con il tuo bastone?”

Aggrottò la fronte. Onestamente, non ci aveva mai pensato. “Ho… ho appreso qualche tecnica in qua e là. Osservando gli altri.”

“Non ti ha insegnato nessuno?”

“Ho imparato da sola” mormorò lei. Dal suo angolo oscuro, Ben la stava guardando intensamente; si sentiva impacciata, grezza.

Si rese conto troppo tardi di quanto potesse risultare patetica, ma Luke non mostrò neppure il minimo accenno di pietà, e lei gli fu immensamente grata per questo. “E le lingue?” continuò lui. “Come sei messa con quelle?”

“Ho sempre comunicato bene con tutti quelli che sono passati per Niima Outpost finora” rispose lei, un po’ più cautamente. “Voglio dire, se conosci il basic, il baddi e lo huttese, sei praticamente a posto, no?”. Era una mezza verità – se l’era cavata con qualche chiacchiera anche in kaleesh e snivvian e, una volta, persino nella melliflua lingua di un enigmatico gruppo di bellissimi pirati dell’Huster Cluster. Era in grado di capire anche il binario e lo shyriiwook. Per lei, le lingue erano come respirare, ma nel tempo si era vista rifilare abbastanza occhiate sospettose da capire che il suo fosse in realtà un talento non comune, molto probabilmente persino bizzarro.

Questa volta fu Ben a parlare. “Revan una volta strappò il linguaggio dei Black Rakatan dalla mente del capo tribù”.  Era comparsa una vena di vivacità nella sua voce.

“Non dovremmo guardare a quelli come Revan per farci guidare nell’uso della Forza”, lo ammonì Luke.

“La Forza…” Rey conosceva le vecchie storie, ricordava quello che aveva provato sulle dune, la rete che il ragazzo dai capelli scuri aveva lanciato e che l’aveva sfiorata, seppur fugacemente. “È quella che hai usato per atterrare quell’uomo.”

“È ciò che anche tu usi, Rey” la corresse velocemente Luke, “per combattere, per imparare tutte quelle lingue. La Forza è l’energia che scorre attraverso tutti gli esseri viventi, ciò che lega tutta la galassia. Un mio vecchio mentore, una volta, mi disse che è ciò che ci rende luminosi. Alcuni di noi sono più propensi a percepirla rispetto agli altri. Io lo sono, lo stesso vale per Ben.” Il suo sguardo si fece penetrante. “E così tu.”

“Non capisco…” ma parte di lei già lo faceva. Una parte di lei sapeva già perché questi stranieri erano venuti a cercarla. Serrò i pugni.

“C’è un’accademia su Yavin 4 – un Praxeum”, continuò Luke. “È un luogo in cui gli individui sensibili alla Forza si uniscono per imparare ad affinare i propri poteri, per allenarsi a diventare dei Jedi. A volte io e Ben viaggiamo tra le galassie per trovare nuovi studenti; questa volta, la nostra ricerca ci ha portati nelle Western Reaches. Questa volta, abbiamo trovato te.

Un’ondata di crescente emozione iniziò ad invadere il petto di Rey. Un’ardente felicità, un brivido di eccitazione, una dolce e gloriosa speranza – persino qualcosa di migliore, qualcosa di molto più grande di quanto lei potesse descrivere. Lei, abituata a scambiare rottami per razioni di cibo, a tenere il conto dei giorni sul muro di quella che definiva casa, ad evitare le Sabbie Mobili e inventarsi storie-

“No,” sussurrò. “No. Non posso.”

*
 
L’AT-AT sembrava stranamente silenzioso dopo che Luke e Ben se ne furono andati. E più piccolo, per qualche strana ragione, come se il mondo di Rey, per un momento, fosse stato amplificato da infinite possibilità, per poi tornare di nuovo alle sue dimensioni reali.

Circondata dalle sue varie cianfrusaglie, dall'elmetto di volo, dalla bambola pilota e dai fiori che teneva in una piccola pentola di sabbia, si strinse le ginocchia al petto, cercando di convincersi di aver fatto la scelta giusta. La sua famiglia sarebbe tornata, un giorno. Doveva solamente aspettarli. Non poteva volare su Yavin 4 per diventare un cavaliere Jedi ...

Lacrime calde le affiorarono agli occhi. Sbatté le palpebre e le gocce salate scesero a rigarle le guance, fino nella bocca. Scoppiò a piangere, sussultando e singhiozzando. Una debolezza del genere poteva essere disastrosa in quelle terre desolate, ma Rey aveva solamente sei anni e aveva passato tutta la vita da sola, quindi si poteva concedere un cedimento, almeno per quella volta.
Improvvisamente, la luce metallica che illuminava il Quadropode venne offuscata. Alzò la testa: era Ben, ricurvo sull’ingresso, l’aria di chi non riusciva a decidere se offrire conforto o scappare a gambe levate.

Sentì le guance avvamparle per l’imbarazzo di essere stata sorpresa a piangere come la sciocca bambina che effettivamente era, ma ormai era troppo tardi per nascondersi. “Non sareste dovuti venire,” ansimò in mezzo ai singhiozzi spezzati. “Stavo bene qui. Non è la migliore vita che si possa avere, ma stavo bene… ora invece… adesso mi chiederò per sempre-” 

“E allora smettila di chiederti” rispose lui bruscamente, “e vieni con me.”

“Ve l’ho già detto-”

“Che devi restare ad aspettare la tua famiglia, sì.” Continuò poi esitante. “Chiunque tu stia aspettando, se mai tornerà, pensi che sarebbe fiero di sapere che hai rifiutato una possibilità per essere speciale?"
"Io non voglio essere speciale!" Lo odiava per quel ‘se’, per tutto ciò di negativo che sottintendeva con quella parola. "Voglio semplicemente-"

"Passare il resto della tua vita a gironzolare in questa discarica? Crescendo a ripulire della vecchia ferraglia per rifiuti di galassia come Plutt, che ti fregheranno sempre svalutando il già ridicolmente modesto valore di quello che rubi?"

"Smettila di interrompermi," sibilò, ma il fastidio che le stava provocando aveva finalmente eclissato le ondate di dolore, facendola smettere di piangere. Adesso, al massimo, avrebbe avuto voglia di colpirlo in testa con la chiave inglese più vicina.

Era comunque un miglioramento. Più o meno.

Ben attese che finisse di ricomporsi ed asciugarsi il viso prima di cambiare tattica. “Rey”. Era la prima volta che pronunciava il suo nome, graffiante e imbarazzato e tranquillo. "Maestro Luke ti ha detto di cercare nel tuo cuore. Tu sai già la verità – chiunque ti abbia abbandonata qui non tornerà."

"La Forza non può predire il futuro!" sibila, suonando più come una speranza che una giustificazione. Dopotutto, lei non ne sapeva nulla. E se avesse avuto ragione? Non ti piacerebbe scoprirlo? Continuava a sussurrarle una vocina traditrice interiore. "La Forza può aiutarti a scrivere un futuro, un futuro per te stessa, uno che non si determinato da chi parte e da chi resta. È molto meglio della divinazione, non credi?"

"La mia famiglia tornerà," insistette lei. Era tutto ciò che le era rimasto, l’unica cosa a cui aggrapparsi per riuscire a resistere all’inebriante ardore delle sue parole, quelle argomentazioni che si sgretolavano di fronte ad una certezza – di fronte a ciò che doveva essere una certezza. “Torneranno, ed io dovrò essere qui quando lo faranno. È questa la mia scelta. Luke l'ha rispettata, dovresti farlo anche tu."

La bocca di Ben si strinse in una linea sottile. Si sporse in avanti, le punte dei suoi indomabili capelli neri che quasi sfioravano il soffitto. Era un ragazzo decisamente strano, pensò Rey, così allampanato e a disagio.

E fastidiosamente testardo.

“Ti racconterò una storia.” Si sedette, appoggiandosi contro una scatola di attrezzi. “Quando avevo dieci anni, ho quasi svitato la testa dal droide protocollare di mia madre. Mi stava seguendo come un’ombra, tormentandomi per qualcosa, e io avevo appena litigato con mio pa...” Si interruppe sorpreso, “Stavo avendo una brutta giornata, quindi volevo solo essere lasciato in pace. Tutto quello a cui riuscivo a pensare in quel momento era a quanto fosse irritante, a come gli sarebbe stato bene se l’avessi fatto saltare in mille pezzi, e io–” Fu scosso da un brivido improvviso. I suoi occhi scintillarono, riaccendendosi di quella luce di fame e tormento. “Avevo così tanto potere. Mi sentivo come ubriaco. Fortunatamente, i miei genitori mi fermarono appena in tempo. Visto che quello era solo l'ultimo di una serie di... incidenti, decisero di mandarmi all'Accademia di mio zio. Così che fossi in grado di capire meglio i miei poteri, ciò che ero in grado di fare. Così che potessi imparare a controllarli.”

“Tipo come ti sei controllato con il ragazzo di prima?” gli chiese Rey un po’ bruscamente. Aveva un debole per i droidi.

Ben strinse nelle spalle. “A volte mi lascio prendere la mano. Ed è proprio per questo che continuo ad allenarmi. Ed è proprio per questo che anche tu dovresti farlo, Rey – con un talento come il nostro, qualsiasi bambino cresciuto da solo – può causare cose terribile.”

“Non ho intenzione di andare in giro a staccare la testa dal collo alla gente, se è questo che intendi”, sbuffò.

“Era un droide”, la corresse testardo.

“Senti, perché è così importante per te? Voglio dire – non siamo partiti esattamente con il piede giusto-”

“No, non l'abbiamo fatto.” Si guardò la mano, e Rey fu costretta a reprimere un sorriso. "Ma la Forza scorre potente in te. Lo ha detto anche Maestro Luke, e la sua parola non deve essere presa alla leggera. Non mi piacerebbe vederti gettare via il tuo dono.” Prima che avesse modo di rispondergli, Ben schizzò in avanti con fare feroce e serio, forse persino un po’ disperato.

“Ascoltami, sono stato io a percepirti là fuori. Stavamo esplorando Pilgrim's Road con il Maestro Luke e mi sono allontanato dal sentiero perché percepivo te. Era come se mi stessi chiamando, come posso ignorarlo?”

Questo farebbe di te il primo, pensò Rey, con una sorprendente fitta di acuta malinconia. La prima persona che sia mai venuta quando ho chiamato.

“Suppongo, in un certo modo, di sentirmi responsabile per te”, continuò. A quanto pareva aveva deciso che l’onestà avrebbe potuto convincerla più di quanto la logica non l’avesse fatto fino a quel punto. “Se vieni all'Accademia, ti aiuterò con gli esercizi. Ti insegnerò quello che ho imparato. Non sarai sola.”

“Davvero?” La parola le era sfuggita di bocca prima ancora che potesse rendersene conto.

Annuì. “Ci sono dozzine di altri bambini là. Anche alcuni studenti più grandi. E il primo gruppo di apprendisti – quelli che ora sono diventati dei veri Cavalieri Jedi – ogni tanto passa a farci visita. Può risultare un posto affollato, a volte.” Si accigliò un po’, borbottando “Troppo affollato, se vuoi la mia opinione. Dopo una settimana, implorerai di essere lasciata da sola.”

Rey voleva solo chiudere gli occhi per lasciarsi avvolgere da quel sogno caldo e felice. Persone della sua età, persone come lei. Dei mentori che avrebbero guidato i suoi passi. Non si sarebbe più dovuta guardare costantemente le spalle o mangiarsi le dita fino all'osso solo per sopravvivere. Lo desiderava così tanto che si sentì crescere un enorme groppo in gola.

Cosa farebbe Dosmit Raeh? si chiese guardando l'elmetto di volo e la bambola accasciata accanto. Probabilmente non si diventa capitani evitando le opportunità di avanzamento.

Le venne in mente che, se avesse lasciato Jakku, avrebbe potuto avere davvero la possibilità di incontrare Raeh. C'era un'intera galassia là fuori, piena di nuovi mondi e leggende viventi. E poteva essere sua.

“I miei genitori mi ha mandato via perché avevano capito che ero destinato a qualcosa di grande”, le disse Ben. La sua espressione era solenne, carica di promesse. “Se chi ti ha lasciato qui ti ama davvero, vorrebbe che vederti venire via con noi.”

*
 
Piantò i fiori all’ombra dell’AT-AT. Tornò dentro per raccogliere il poco che aveva: il casco, la bambola, il bastone e poco altro.

Alla fine, si diresse verso la lavagna dove teneva il conto dei giorni. “Mi dispiace” mormorò alla persona che un giorno avrebbe potuto varcare l’ingresso del Quadropode, guidata dalle informazioni degli altri ladruncoli suoi amici. “Vieni a cercarmi, un giorno. Trovami. Ti prego.”

Nello spazio vuoto sotto il suo pseudo-calendario, in Aurebesh, incise Yavin 4.

*
 
Dopo averle lasciato un po' di privacy mentre salutava la sua casa, Ben Solo la stava aspettando in lontananza, proiettando un'ombra lunga e sottile sulla liscia sabbia dorata. Il suo profilo era inclinato verso di lei mentre fissava qualcosa di invisibile sull’orizzonte infiammato.

Rey esitò. Con il sole che gli batteva contro di lui in quel modo, sembra vagamente evanescente - una sagoma distante, invece del ragazzo che l'aveva supplicata di andare con lui solo pochi minuti prima. E se fosse stato tutto un trucco? Qualche elaborata truffa ai danni di orfani ingenui gestita da criminali che fingono di essere dei Jedi?

Ma sapeva già la risposta. Lo sapeva, nel suo cuore, grazie allo stesso infallibile istinto che ogni volta la portava a trovare qualche preziosa ferraglia, lo stesso che guidava il suo bastone quando lottava, quello che le aveva fatto apprendere senza sforzo le varie lingue che parlava.

Era reale.

Accorgendosi in ritardo della sua presenza, Ben si voltò verso di lei, proteggendosi gli occhi dal sole, le labbra ricurve in quello che per lui, probabilmente, contava come un sorriso. Rey gli camminò incontro, sentendosi più leggera ad ogni passo.

 

Note:
1. Note originali dell’autore:
This happened because warnerisms prompted me with a lovely bit of art. I set out to write the specified plot, but my brain took it in an entirely new direction. So, here, have a Young Jedi Knights AU! While the majority of settings, characters, and lore are pulled from the Expanded Universe, I'm playing pretty fast and loose with timelines and events in order to reconcile with the general canon as laid out in The Force Awakens. I extend my deepest apologies to Karen for not sticking to her prompt, and I hope that she won't be too disappointed by this outcome. Comments, suggestions, and constructive criticism would be greatly appreciated so I can deliver the multichapter that this ship deserves.
 
2. Autorizzazione alla traduzione da parte dell’autore:
Lucre – Hi! I read you brilliant work, so terrific! I would love to translate it in Italian, obviously with all the needed mentions and the link to your original story. I’m looking forward to hear good news!
Diasterisms – I would be so honored if you translated this story! Thank you very much

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***





Capitolo 2


La nave che fece uscire Rey da Jakku era uno yacht stellare di classe Horizon lussuoso ed elegante, con motori a ioni e un’unità di controllo hyperdrive militare. Una volta che tutti furono saliti a bordo, Luke iniziò a spiegare che in realtà, quell’astronave, non era di sua proprietà. “I Jedi lottano per la semplicità in tutte le cose, ma la Repubblica è stata così gentile da prestare la Shadow Sabre all'Accademia.”

"Di sicuro aiuta se tua sorella è il Capo di Stato", mormorò Ben sottovoce.

Luke liquidò il sarcasmo di suo nipote con uno dei suoi soliti, miti sorrisi. “Sai bene quanto me che tua madre non fa favoritismi. Esattamente come tutto il resto, la proposta di concederci la nave è passata direttamente per le mani della commissione, che ha deciso che qualche mezzo di trasporto ci sarebbe stato utile per adempiere al nostro ruolo di restauratori della pace nella galassia.”

Rey esaminò i dati sul computer centrale. “Perché dei restauratori della pace hanno bisogno di due cannoni laser Corelliani AG-1G e due Dymek HM-8 per missili a concussione?”

“E non dimentcare il cannone blaster a scomparsa” fece notare un po’ troppo caldamente Ben, lanciando di sbieco un’occhiata cospiratoria a Rey che la fece avvampare.

Non era spiacevole, però. Gli rispose con un sorrisetto malizioso.

Gli occhi blu di Luke brillarono. “La ricerca di una possibile soluzione diplomatica è sempre la nostra priorità, ma – ahimè – ci sono momenti in cui le circostanze richiedono negoziazioni aggressive”, rispose loro, senza lasciare che quel teatrino scalfisse il suo buon umore. “Parte dell'essere un Jedi sta proprio nel saper capire quale delle due sia la giusta decisione da compiere.”
 
*

Questo fu il suo viaggio: migliore di qualunque cosa Rey si fosse mai concessa di sognare.

La Shadow Sabre era una meraviglia dell'ingegneria di Sullustan; scivolava nello spazio. Sentiva il ronzio dei propulsori fin dentro le ossa. La sabbia sfumava nel cielo, nell'atmosfera e, infine, nello spazio.

Proprio così.

Lanciò un veloce sguardo verso il suo pianeta desertico, ridotto ormai ad un minuscolo pallido globo. Dopotutto, era giusto che gli dicesse addio. Una parte di lei supponeva che avrebbe dovuto provare almeno un briciolo di tristezza, o anche solo nostalgia, ma la sua vita tra quelle dune era stata una vita dura e solitaria. La verità era che la prima emozione che aveva provato era stato uno sconfinato sollievo, seguito subito dopo da ondate alterne di senso di colpa e paura. E se la sua famiglia fosse andata a cercarla proprio in quel momento? E se li avesse mancati solo di un giorno, solo per poche ore-

Per distrarsi, spostò lo sguardo sul baldacchino trasparente sopra la sua testa. Un milione di stelle brillava in una sconfinata oscurità, trasportando la nave attraverso una pioggia pulsante di luce argentea.

Rey dimenticò di respirare.

"Successe la stessa cosa anche a me, la prima volta che lasciai il mio pianeta” mormorò Ben. La stava studiando attentamente, un’infinità di costellazioni riflesse nei suoi occhi scuri. “La tua faccia descrive perfettamente il modo in cui mi sentivo.” 

“E poi hai passato il resto del viaggio imbronciato perché Chewie ti aveva battuto a Dejarik” Ricordò Luke con una risata canzonatoria. 

Ben prese quel commento come un affronto alla sua dignità. “Aveva barato, Maestro.”

Luke stava ancora ridacchiando quando fece entrare la nave nell'iperspazio.

 
*
 
Quando la luna boscosa di Yavin4 comparve, a Rey servì qualche secondo per identificarne il colore.

Aveva visto del verde prima - le corazze ruvide e scure dei cacciatori di taglie Rodian, la lucentezza liscia e coriacea dei Nautolani - ma mai un verde come quello, così ricco e cangiante, che ricopriva un intero mondo colorato di blu come l'ozono e centrale come una pietra preziosa su una corona, all’interno di nido nero di stelle metalliche.

“Qui è dove è morto Revan.” Le disse Ben con tono secco e serio. Ricordava uno studioso, adesso. "Dove Anakin Skywalker e Asajj Ventress hanno duellato durante le Guerre dei Cloni, dove l'Alleanza Ribelle lanciò l’attacco contro la prima Morte Nera."

Mentre pronunciava quelle ultime parole, teneva gli incollati su suo zio. Luke, in risposta allo sguardo interrogatorio di Rey, si strinse nelle spalle. “Come ti ho detto su Jakku, ero un pilota di X-Wing, una volta. Far saltare in aria la Morte Nera è stata una delle mie prime missioni.”

“E Anakin Skywalker è… un parente?” ipotizzò Rey.

I due Jedi non sembrarono scomporsi, ma avrebbero potuto tranquillamente farlo, vista l’ondata di tensione che Rey percepì sprigionarsi nell’aria. 

“Era mio padre”, disse alla fine Luke. “Qualsiasi altra cosa sia stato, era prima di tutto mio padre.”

Ben si adombrò in uno dei suoi sguardi persi, la mascella serrata. Prima che Rey potesse chiedere altro, Luke istruì il pilota automatico ad attivazione vocale per l’inizio della sequenza di atterraggio. Ci fu una leggera inclinazione e una serie di eleganti sussulti dei meccanismi, poi atterrarono.

Yavin 4 era una distesa di vulcani, foreste tropicali ed oceani. Fu lì che Rey conobbe finalmente il blu, vellutato e profondo.  Non aveva mai pensato che potesse esistere così tanta acqua in tutta la galassia, una distesa scintillante, con i raggi del sole che ne facevano brillare la superficie. Se non fosse stata legata al suo posto, sarebbe corsa a schiacciare il naso contro la finestra con timore reverenziale.

Durante l’atterraggio della Shadow Sabre, i colori, mescolati fino a qualche istante prima, iniziarono a diversificarsi in foglie smeraldo e rami nodosi. Rey cercò nella sua mente per trovare la parola giusta: alberi. Con chiome folte ed alte. Fu colta dal desiderio ardente di attraversare quelle radure, annusandone l’odore di umidità e rugiada, percepirne l’ombra sulla pelle. Lo avrebbe sicuramente fatto. Lo avrebbe fatto molto presto.

La nave si abbassò su quello stupendo letto verde ed i sui occhi spalancati furono riempiti dalla torreggiante figura di un antico ziggurat, le cui fondamenta in pietra avevano assunto il colore della ruggine con il passare del tempo.

“Questo è il Grande Tempio, originariamente costruito dalla tribù dei Massassi per adorare Naga Sadow, il Signore dei Sith,” le spiegò Ben. “L'Alleanza lo trasformò in una base durante la Guerra Civile Galattica. In seguito, quando Mon Mothma approvò il progetto per il Praxeum e raccomandò Yavin 4 come location, Maestro Luke decise di aprire qui l’Accademia.” Notando lo sguardo vuoto di Rey, aggiunse “Mon Mothma era il Capo di Stato prima dell’arrivo di mia ma- prima di Leia Organa".

Jakku era un pianeta arretrato, ben lontano dagli intricati ideali della politica, ma Rey aveva già sentito quel nome, da degli avvizzi coloni Tuanul che ne parlavano con riverenza, dai piloti che ne deridevano o lodavano qualche nuovo progetto politico, dai membri del clan di Hutt che ne avevano vecchi ricordi ancora rancorosi. “È una principessa, vero? Quindi questo fa di te un principe?” lo schernì lei.

Ben le lanciò una lunga occhiata sofferente, come se quello fosse un argomento estremamente delicato e doloroso per lui. “È un titolo decaduto. Il pianeta di Alderaan venne distrutto dalla Morte Nera. Non è altro che polvere nello spazio, adesso.”

“Per me, Ben, tua madre sarà sempre una principessa,” intervenne Luke. “Quando la salvammo, Leia disse a tuo padre-”

Senta lei, io non so chi sia né da dove venga, ma d'ora in avanti farà quello che io le dico, capito?” recitò Ben. “Sì, Maestro, ho sentito questa storia più di una volta.” 

Rey fu costretta a trattenere l’impulso di colpirlo. Cosa avrebbe dato per una storia come quella! Una storia familiare ripetuta così tante volte – non aveva idea di quanto fosse fortunato -

Luke riprese il controllo manuale della nave, dirigendola sulla piattaforma di atterraggio, fino al livello più basso del tempio, in un enorme hangar. Rey squadrò le due figure che sembravano attenderli: una giovane donna snella in una tunica bianca ed un piccolo droide dalla calottina blu e argento.

“Ma questo è un astrodroide R2 della Industrial Automaton!” Esclamò Rey. “È un classico! Ovviamente gli la mancano potenza di pilotaggio e la personalizzazione del software dell’R8, ma è comunque molto versatile e sento che la matrice è stata progettata bene, quindi deve avere anche un’ottima personalità…”

Ben sbuffò. “Ottima non è il termine esatto con il quale descriverei la personalità di R2”

“Non ti piacciono molto i droidi, vero?”

Le rispose con un’alzata di spalle.

Dopo essere sbarcati, Luke e Ben salutarono il loro comitato d’accoglienza. Rey si bloccò improvvisamente, il piccolo sacco con i suoi pochi possedimenti ancora sulla spalla, improvvisamente intimidita dalla presenza della bella donna dai capelli argentei.

"Rey," disse Luke, facendole cenno di avvicinarsi, "lei è il Maestro Jedi Tionne Solusar, una delle miei prime studentesse. Adesso mi sostituisce nell'Accademia ogni volta che sono fuori in missione. Tionne, questa è Rey. L'abbiamo trovata su Jakku. "

"Jakku? Un posto molto solitario, ma c'è tanto da imparare lì." Tionne sorrise a Rey, gli occhi opalescenti che irradiavano la stessa calma aurea che Luke indossava costantemente come un mantello.

"Magari un giorno avrai voglia di accompagnarmi in uno dei miei viaggi di ricerca."

"Maestro Tionne ha ripristinato praticamente da sola le conoscenze del Vecchio Ordine Jedi", la informò Luke con un pizzico di orgoglio. "Attraversa la galassia raccogliendo canzoni, arazzi, catene di storie, holocron e altri artefatti." Aveva notato l'ovvio interesse di Rey per i macchinari e stava cercando di metterla a suo agio, indicando un altro degli occupanti dell'hangar. "Quella è la sua nave, giustamente chiamata Lore Seeker. È uno-”

“Yacht a vela di sistema, classe Jemlaat," concluse automaticamente Rey, staccandosi dal resto del gruppo per andare a studiarne lo scafo arrotondato color arancio. “Funziona a flussi di tachioni e raggi laser ultravioletti, con un’unità di backup solare.”

“Bene!” il sorriso di Tionne si allargò ancora di più. “Posso solo sperare che i miei viaggetti da un mondo all’altro ti piacciano tanto quanto a Ben, allora.”

“In effetti, è stato proprio Ben a percepire la presenza di Rey, nel deserto,” la informò Luke.

Tionne annuì verso il ragazzo, che fino a quel momento aveva ascoltato la conversazione con espressione impassibile. “I tuoi poteri continuano a crescere, giovane Solo. Abbi cura diusarli saggiamente.”

C’era una solenne gravità nelle sue parole e nel suo contegno che Rey non aveva notato prima. Ben s’irrigì, ma riuscì comunque a rispondere, “Lo farò, Maestro.”

L’unità R2 emise un acuto bipammonitore. Con una risata, Luke mise le dita sulla sua cupola blu. “Mi dispiace se ti abbiamo ignorato, R2. Rey, questo è R2-D2. Durante la guerra mi faceva da copilota. Adesso-” i suoi occhi scintillarono di nuovo – “tiene in riga gli studenti quando io non ci sono.”

Rey si trovava più a suo agio ad interagire con i droidi che con gli umani. Si rivolse a R2, scambiando qualche frase e ricevendo in risposta una serie di acuti biped allegri cinguettii.

“Capisce il binario” sussurrò Tionne in un angolo, rivolta verso Luke “Che bambina straordinaria.”

Luke guardò Ben. “Ho bisogno che Tionne e R2 mi informino sui progressi che le altre reclute hanno fatto mentre eravamo via. Perché non fai fare a Rey un giro, per aiutarla ad ambientarsi?” gli propose.
 
Rey seguì Ben fuori dall’hangar, accelerando il passo per riuscire a star dietro alle sue lunghe gambe. “Pensavo che l'allenamento Jedi iniziasse da bambini. Tionne non sembra molto più giovane di Luke", osservò una volta lei non appena non furono più a portata di orecchio.

“Ha dovuto ricostruire l'Ordine da zero”, le spiegò Ben. “La prima classe era composta dai soggetti sensibili alla Forza che aveva incontrato durante i suoi viaggi o che gli furono raccomandati da quelli che erano a conoscenza del progetto. Kirana Ti delle streghe Dathomir, l'ex ambasciatore Cilghal di Mon Calamari, un cercatore di gas di Bespin di nome Streen... I Jedi dell'epoca della Vecchia Repubblica probabilmente avrebbero disapprovato, ma fu proprio la loro totale al cambiamento e all'innovazione che contribuì in primis alla loro scomparsa.” Le lanciò un'occhiata furtiva da sopra la spalla. “A proposito, sono Maestro Tionne e Maestro Luke. Ora sei un’apprendista, devi mostrare rispetto."

Rey gli fece una smorfia da dietro la schiena, incrociando gli occhi e tirando fuori la lingua. Aveva incontrato altri adolescenti prima di allora, ma nessuno le era mai risultato così serioso e formale.

Ben la condusse in una radura di fronte al Tempio. Sollevò un lungo braccio, indicandole metodicamente ogni livello della piramide mentre le parlava. “Nel livello più alto c’è la Sala Grande, dove seguiamo le lezioni. Subito sotto ci sono gli alloggi, le camere di stoccaggio e le sale di meditazione. Al piano terra c’è il Comando Strategico – per le riunioni militari, le comunicazioni e gli incontri diplomatici – così come le cucine e la mensa.”

Nonostante si stesse sforzando di ascoltarlo, la sua attenzione fu rapita dal fiume che scorreva lungo la piattaforma di atterraggio e dalla fitta giungla che si estendeva oltre di esso. Si lanciò con impazienza verso il confine, ma la voce irritata di Ben la riscosse dalla sua trance. “Dove pensi di andare?”

Lei lo fissò confusa. “Ehm, ad esplorare?!”

“Non puoi semplicemente scappartene via da sola, potresti perderti o imbatterti in qualcosa che vuole mangiarti.” Uno stivaletto martellava con impazienza per terra. “Andiamo dentro, ti mostro la tua stanza.”

Obbedì, senza riuscire però a togliersi dalla faglia un cipiglio ribelle. Stava iniziando a rendersi conto del fatto che non sarebbe più stata in grado di andare e venire come pareva a lei, e si chiese in che diavolo di situazione si era andata a cacciare.

L'interno del Grande Tempio era solennemente silenzioso. “Di solito, a quest’ora del giorno, stanno tutti seguendo le lezioni mattutine,” le disse Ben mentre salivano una rampa di scale coperte di muschio. “Li incontrerai più tardi, quando andremo a pranzo.”

Il suo stomaco brontolò alla menzione del cibo, ma la sua curiosità superava di gran lunga l'appetito. “Cosa fate durante le lezioni?”

“Un sacco di meditazione”, rispose, la sua bocca ridotta ad una linea sottile. “Dipende anche da quanto tempo sei all'Accademia. Le nuove reclute si concentrano sull'imparare ad incanalare la Forza - manipolare piccoli oggetti, cose del genere. Una volta che hai capito come funziona - anche se la conoscenza della Forza è sempre migliorabile, " si corresse immediatamente, come se fosse un’idea che non condivideva ma che aveva interiorizzato comunque, “- ti verrà assegnato il tuo Maestro per imparare ad utilizzare la spada laser e passerai agli esercizi di combattimento.” Toccò l'asta di metallo che portava agganciata alla cintura. “Tuttavia, Maestro Luke pensa che la violenza sia l'ultima risorsa di un Jedi, e che la spada laser dovrebbe essere usata raramente, se non affatto.”

Non era sicura su come doveva accogliere quell’informazione. Aveva combattuto per tutta la vita; apeva che un’arma potente era sempre una fonte di vantaggio. “E tu cosa ne pensi?”

Ben portò una mano al mento, come se stesse soppesando la domanda da più angolazioni. Per un momento, le sembrò più vecchio dei suoi quindici anni. “Sono d'accordo sul fatto che non ci sia bisogno della spada laser, quando si ha la Forza", disse alla fine.

Un ricordo: il ladruncolo congelato a mezz'aria, stordito e spaventato. Rey rabbrividì.

Raggiunsero una sala lunga e umida, fiancheggiata da camere da letto e bagni. La condusse verso una delle porte rotonde proprio alla fine, annunciando “Questa è la tua.”

Non c’era molto. Delle fessure scavate nelle pareti che fungevano da finestre, dalle entravano dei raggi di sole che tingevano di arancione i mattoni di pietra. C'era un lettino basso e stretto con un materasso sottile e spoglio. Nient’altro.

Agli occhi dei Rey appariva come una reggia.

Ben si schiarì la voce. “Prenderemo un paio di lenzuola e dei cuscini dai magazzini. Anche qualche pannello a luce e delle stufe ad angolo – posso aiutarti ad installarli, se vuoi.”

La bocca le si spalancò per lo shock. “Vuoi dire che potrò avere dell’altro?”

Il ragazzo assunse un’aria strana. Troppo profonda per essere pietà, più vicina ad un cuore spezzato, a qualcuno che scopre qualcosa di nuovo e doloroso.

“Sì, Rey.” Ed il suo tono era incredibilmente gentile. “Potrai avere dell’altro.”

 
*

Passarono il resto della mattinata a sistemare la sua stanza. Una volta che il letto fu rifatto ed i sistemi di illuminazione e riscaldamento furono operativi, Ben dichiarò il quartiere ufficialmente “abitabile”. Rey, che fino a quel momento aveva vissuto in un AT-AT per quasi metà della sua infanzia, si dichiarò d’accordo con finta solennità.

Il suo stomaco brontolò di nuovo. Le labbra del ragazzo si incresparono divertite, e dovette ammettere che, forse, c’era qualche somiglianza con lo zio, dopotutto.

Scesero le scale: era l'ora di pranzo e il piano terra era nel pieno della sua attività. Lo seguì nella mensa riservata  agli apprendisti, ma si bloccò nell’istante in cui varcò l’ingresso.

La grande sala era piena di tavoli in legno e una varietà infinita di sedie, progettate per soddisfare le diverse anatomie degli studenti del Praxeum. Sulle pareti laterali si trovavano dei dispenser automatici carichi di cibo e bevande provenienti direttamente dalle cucine. L'aria era carica di chiacchiere vivaci, un’ondata di basic si distingueva costantemente tra i sibili, i clic, i grugniti e le sillabe di altre lingue.

“Questo mi ricorda decisamente la Cantina su Jakku,” mormorò Rey, leggermente inorridita.

“Credimi, la Cantina sarebbe meglio”, rispose Ben insofferente.

Mentre cercavano un tavolo vuoto, un ragazzo dai capelli d'oro che sembrava avere più o meno l'età di Ben si avvicinò dietro di loro. Era vestito con abiti dai colori così appariscente che Rey pensò di essere in pericolo di diventare cieca.

Un paio di imperiosi occhi azzurri la studiarono, canzonatori. “Maestro Luke ha inserito ‘baby-sitter’ alla tua lista di doveri, Solo?”

“Forse dovresti aggiungere ‘inventare insulti più intelligenti' ai tuoi”, scattò Ben in risposta.

Il biondo sbuffò, allontanandosi in pompa magna. “Quello era Raynar della Casa di Thul”, la informò cortesemente. “Ed ecco la tua nobiltà alderaaniana. I suoi genitori non erano sul pianeta quando fu distrutto.”

“Non dovrebbe rispettarti di più, allora? Considerando che tu sei…”

“È un titolo decaduto”, ripetè.

Trovarono un posto libero, che tragicamente non era abbastanza lontano da Raynar ed i suoi amici. Rey ignorò i loro ghigni e gli sguardi aguzzi, mentre rimase affascinata da un tavolo di tre rettiliani Cha'a raccolti attorno a un nido pieno di uova vibranti. Quando dai gusci emersero dei boccioli dai petali rosa, i Cha’a si gettarono su di loro in un vortice di arti e denti aguzzi.

"È maleducato fissare", fu ammonita sottovoce.

Abbassò immediatamente la testa. Il suo bastone da combattimento era nella sua stanza, e quegli artigli affilati come rasoi non sembrano cose con cui impicciarsi.

In un altro tavolo, due femmine Twi'lek stavano raccogliendo mucchi di muffa coltivata e carne di rycrit, le loro lekku che sfioravano con garbo il retro delle larghe tuniche. Era la prima volta che Rey vedeva qualcuno della loro specie indossare qualcosa che non fossero abiti da schiavi.

Accanto alle due Twi’lek, un gruppo di esseri dalla faccia piatta con un solo bulbo oculare, colli ricurvi e la pelle marrone stavano conversando nella loro carezzevole lingua davanti a ciotole di verdure dalle foglie verdi ed i fiori luminosi. Rey confesso a Ben che a volte avrebbe voluto avere anche lei le due bocche e le quattro gole necessarie per parlare Hammerhead, facendo quasi soffocare il ragazzo.

“Non chiamarli maicosì” la avvertì minaccioso. “Sono Ithoriani, l’altro nome è un insulto.”

Per mascherare il suo imbarazzo, Rey cambiò argomento. “C’è qualcosa da bere?”

Senza dire una parola, Ben afferrò al volo da un dispenser l’ultima caraffa di succo di pompelmo fresco proprio mentre girava verso il tavolo di Raynar. Nessuno aveva mai fatto niente per lei, neppure versarle una spremuta. Ponderò l’idea in assoluto silenzio, imbarazzata, finchè il suo il suo bicchiere non fu pieno e Ben non posò la brocca sul tavolo.

“Ehi, potresti ridarci il nostro succo?” chiamò Raynar dal suo posto, la voce un po’ troppo alta che fece girare 
 
"Ehi, potresti darci il nostro succo?” Raynar chiama dalla sua sedia, con molte teste che si voltarono al suono della sua voce troppo alta. “La prossima volta, per favore, chiedi prima di prenderlo." Agitò una mano e la brocca si sollevò in aria, levitante lentamente nella sua direzione.

Gli occhi di Ben si ridussero a due fessure. La brocca si fermò, quindi iniziò a tornare indietro. Con aria di sfida, Raynar si concentrò ancora di più sulla Forza e la caraffa riprese a muoversi verso di lui.

Rey non potè fare a meno di guardare incredula mentre i due ragazzi si lanciavano in un tiro alla fune telecinetico, con una brocca di succo di pompelmo sospesa nel bel mezzo di una mensa affollata. Sì, quell’inutile esibizione di machismo le ricorda davvero la Cantina di Jakku.

All'improvviso, un'esplosione selvaggia e perfida scoppiò dalle labbra di Ben, che scoprì i denti con un ringhio. E spinse. La brocca si schiantò sul viso di Raynar, bagnandolo dalla testa ai piedi di liquido rosso e appiccicoso. Sputando, il biondo balzò in piedi, imitato dai suoi compagni. Uno di loro allungò una mano e un piatto di budino sfrecciò di fronte a Rey per venire catapultato addosso a Ben.

Reagendo d’istinto, Rey scattò in piedi, afferrando la sua scodella di zuppa e scagliandola contro il nuovo assalitore, che venne colpito in pieno petto. Si alzò un grido acuto ed un altro dei suoi compagni rispose rapidamente con un piatto di noodle al miele. Rey fu abbastanza veloce da scansarla, vedendola schizzare sulla pelliccia bianca di un Talz seduto lì vicino, che urlò qualcosa di estremamente musicale prima di caricare il gruppo di Raynar, travolgendo ogni tavolo che si trovava sulla sua strada.

Ben presto, la maggior parte degli studenti si unì alla mischia, alcuni ridendo, altri genuinamente indignati. La stanza fu invasa da pezzi di cibo levitati da un gruppo all'altro. Le femmine di Twi'lek lanciavano giocosamente le insalate degli Ithoriani, che si attaccavano i Cha'a, che si portarono automaticamente indietro in una formazione di attacco a tre punte, sibilando e lanciando occhiate truci.

Mentre un branco di vermi sfilacciati - che erano stati il pasto di due creature blu – le si dimenavano sulle braccia, Rey intravide R2 con la coda dell'occhio rotolare nella sala mensa. Il droide emise un lamento elettronico di allarme e batté in una frettolosa ritirata, ma non prima che un vassoio di pasticcini gli venisse rovesciato sulla sua testa a cupola.

Era un pandemonio. Rey ridacchiava mentre schivava e lanciava contrattacchi con qualunque piatto trovasse a portata di mano. Si stava divertendo.

Ben le si mise di fronte, le guance pallide macchiate di polpa violacea di qualche frutto troppo maturo. "Non dirmi che ti stai divertendo davvero!" le urla sopra al frastuono.

Rey gli spiaccicò un piatto di gelatina traballante tra i capelli corvini.

Fermi!” Una voce potenziata dalla Forza esplose in tutta l’enorme stanza, echeggiando tra le pareti.

Ogni singola particella di cibo volante si fermò a mezz’aria; ogni goccia di liquido si bloccò, immobile sopra i tavoli. Il silenzio calò come una pesante tenda, punteggiata solo dai rantoli di qualche allievo.

Luke Skywalker era in piedi sull'ingresso, un'espressione severa sul suo volto, mentre osservava la mensa congelata.

“Zio,” sussurrò Ben, colpevole.

Non “Maestro” notò Rey.

“Era questo il modo migliore e più impegnativo che potevate trovare per usare i vostri poteri?” chiese Luke ai suoi studenti, suonando arrabbiato e deluso.

E triste.

Rey deglutì mentre una fitta vuota iniziò a corroderle il cuore. Quest'uomo le aveva offerto una nuova incredibile vita, l'aveva strappata alla fatica e agli stenti, e lei lo aveva ripagato aiutando ad istigare una lotta con il cibo nel suo bellissimo tempio.

Luke si girò per andarsene, e, in quel momento, notò le sue labbra piegarsi in un lieve sorriso. “Invece,” disse, "potreste usare le vostre capacità Jedi per ripulire questo casino.”

Agitò la mano e tutto il cibo e bevande sospese in aria si schiantarono, facendo precipitare addosso a Rey, Ben e il resto degli apprendisti una valanga di succo, noodle, zuppe, dolci, verdure, salse, carne e frutta.

Attraverso una foschia di glassa bianca che le ricopriva le ciglia, le sopracciglia di Rey si alzarono alla vista di Luke che si allontanava, le spalle scosse da una risata composta.

*

"Stai avendo ripensamenti?" Le chiese Ben più tardi mentre si univano al flusso di reclute che arrancavano verso i loro alloggi, appiccicosi e stanchi dopo aver pulito il campo di battaglia.

"Stai scherzando? Ci potrei vivere qui." gli sorrise. Aveva i capelli appiccicati alla fronte dalla gelatina e dal succo di frutti di bosco, mentre i suoi le gocciolavano sulle spalle. "Posso decisamente vivere qui."

 
Note originali dell'autore:
1. The name Shadow Sabre is an amalgamation of two ships owned by Mara Jade Skywalker, as my homage to another great character that no longer exists in the canon universe. I've decided to base its appearance on the Jade Shadow because, well, SoroSuub yachts are just so damn sexy.
2. Believe it or not, the food fight really happens in Heirs of the Force. Luke Skywalker: master troll.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



N.B. Questo è l'ultimo dei capitoli che trattano dell'infazia di Rey, dal momento che il resto della storia si concentrerà sul periodo dell'adolescenza e dei vent'anni.



Capitolo 3


Luke aveva concesso a Rey l’intero pomeriggio per abituarsi al posto, prima dell’inizio ufficiale del suo addestramento il giorno successivo, quindi decise di passare qualche ora esplorando i vasti labirinti di pietra del Grande Tempio. Mentre gli altri studenti seguivano le loro abituali lezioni nella Sala Grande o nel cortile, Rey vagava per le stanze interne, trascorrendo decisamente troppo tempo nelle cucine e nei laboratori informatici – non aveva mai visto un così vasto assortimento di cibo abbandonato in attesa di essere cucinato e mangiato, né delle tecnologie così aggiornate e completamente funzionanti.

La vera scoperta, però fu la sala del vecchio Comando Strategico Ribelle, una vera e propria miniera di macchine e pezzi di ricambio abbandonati che le avrebbero fatto guadagnare un numero esorbitante di crediti con Unkar Plutt. Rey aveva già riempito le tasche di ferraglia prima ancora che le potesse venire in mente che probabilmente avrebbe dovuto chiedere a qualcuno se effettivamente poteva farlo.

Ben doveva sicuramente saperlo. Si mise a cercarlo dopo aver ammucchiato con cura i suoi reperti nell'angolo più buio e più polveroso del Commando Strategico, accuratamente nascosti alla vista nel caso in cui qualcun altro avesse deciso di intrufolarvisi.

Nessuno lo avrebbe fatto, ma le vecchie abitudini sono dure a morire.

Il terreno era infiammato dai raggi luminosi delle spade laser da allenamento. Sotto la sorveglianza del Maestro Tionne, cinque apprendisti bendati stavano seguendo timidamente dei globi fluttuanti Marksman-H da combattimento. All’altra estremità del cortile, un gruppo di studenti più grandi si stava divertendo con un droide da battaglia ASP-19, scambiandosi insulti amichevoli mentre tentavano di abbattere l'avversario.

"Usa quei piedi, Ganner", gorgogliò una ragazza Bith ad un bel ragazzo dai capelli neri mentre perdeva l'occasione di un affondo decisivo. "I massi di Fenner si muovono più velocemente di te."

Ganner le rivolse un gesto osceno, voltandosi poi furtivamente per assicurarsi che Tionne non se ne fosse accorta.

Dato che Ben non era lì, Rey si allontanò a malincuore, continuando la sua ricerca al piano superiore. Le spade laser erano davvero fantastiche- non vedeva l'ora di usarne una, anche se temeva di poter trovare qualche difficoltà con un’arma con una sola estremità letale.

In netto contrasto con il rumore e l'azione del cortile, la Sala Grande era un agglomerato di serenità. File di studenti ordinatamente seduti a gambe incrociate sul pavimento, gli occhi chiusi, le mani poggiate sulle cosce. Rey ridacchiò vedendo di tanto in tanto qualche testa abbassarsi e russare pacificamente. Decisamente non meditare.

Continuò a controllare ovunque, non trovando traccia di Ben. Cosa trovò, invece, furono dei turbolift. Era pronta a portarsene uno in camera con un sorriso eccitato stampato in faccia – non ne aveva mai usato uno – quando gli enormi lucernari attirano la sua attenzione.

C'era così tanto da vedere e da fare in quel posto.

Su Jakku, non era mai andata da nessuna parte senza il suo fascio di corde laser e, dopo aver lavato via il cibo dai vestiti dopo la battaglia nella mensa, l’aveva istintivamente riagganciata alla cintura. Lo staccò, usandolo come rampino sul davanzale coperto di muschio. Con un clic, le affilate punte in durasteel si agganciarono in una fessura tra i blocchi di pietra. Rey afferrò le corde con entrambe le mani, testandole e saggiandone la tenuta, per poi iniziare ad arrampicarsi sul muro con la stessa destrezza con la quale un tempo aveva scalato le massicce e ammuffite carcasse degli Star Destroyer.

Con un po’ di fatica, si issò sul lucernario, arrampicandosi su per la superficie larga e grezza della ziggurat. L'aria umida della giungla le si appiccicava al viso mentre l’arancione massa gassosa di Yavin la fissava, proiettando il mondo con un debole bagliore.

Da lì, aveva una vista pulita sulla piattaforma di atterraggio, il cortile costellato con i cerchi di plasma gialli lampeggianti, i fiumi impetuosi attorno al tempio e le foreste pluviali estese all'infinito sull'orizzonte.

Verde. Così tanto verde, ovunque guardasse da quella incredibile altezza. Un albero ondeggiava in lontananza e uno stormo di uccelli si alzò in volo dalle foglie, cantando melodiosi richiami acuti mentre le loro piume radiose si increspavano alla luce del giorno.

Il mio cuore è in pace, pensò Rey.

Alla fine vide Ben camminare sull'altro lato della piattaforma. Lui e Luke se ne stavano in piedi vicino alla base del tempio, profondamente assorti in quella che sembrava essere una conversazione seria. Le braccia del ragazzo erano incrociate sul petto e, anche da lontano, era ovvio che avesse messo il broncio per quello che Luke gli stava dicendo.

Spinta dalla curiosità, Rey si infilò giù per una delle ripide rampe di scale che solcavano i lati della ziggurat, fermandosi una volta giunta a pochi metri dal livello del suolo. Si nascose dietro una sporgenza e drizzò le orecchie.

“- Pensavo fossimo d'accordo sul fatto che saresti stato lontano da strangolamenti con la Forza." Il tono di Luke era grave ma gentile.

"Non l'ho ucciso!" protestò Ben. "Inoltre, è una tecnica Jedi, viene usata anche nel Lato Chiar-"

"Ma quel tipo di controllo su un altro essere umano," ribatté Luke, "quel senso di dominio, per quanto breve, può inebriare. Può far pendere l’ago della bilancia, se non si sta attenti, ed entrambi sappiamo che tu ed io dobbiamo esserlo più degli altri. " Sospirò. "È questo il motivo per il quale Han temeva di farti venire all'accademia, pensava che ti avrebbe avvicinato troppo agli aspetti peggiori della tua eredità ..."

"Mio padre," sputò Ben, "teme la Forza in generale perché non riesce a capirla. È sensibile alla Forza come un cumulo di terra".

"Ciononostante," disse Luke, questa volta con una nota di rimprovero nella voce, "non significa che sia stato un cattivo padre, nello stesso modo in cui essere sensibili alla Forza non ti rende migliore di lui o di chiunque altro."

"Io-" Ben si interruppe bruscamente, sbuffando poi con voce annoiata: "Come si sei arrivata lassù, Rey?"

Spuntò dal suo nascondiglio, confusa. "È impossibile che tu mi abbia visto."

"Infatti non l'ho fatto. Ti ho semplicemente percepita", scattò con fare accusatorio, come se avesse già dovuto capirlo da sola. "Quei gradini sono antichi, potrebbero cedere in qualsiasi momento. Avanti, scendi."

"Ed io che pensavo che sarebbe stato Maestro Luke a darmi ordini," brontolò sottovoce.

Una volta saltata giù, Ben le chiese: "Nessuno ti ha mai detto che non dovresti origliare?"

Rey sbattè le palpebre. "No."

Ben la guardò in modo strano per un momento. "Sei una bambina selvaggia," disse alla fine, con una franchezza calma ed accademica.

"Come ti stai trovando nella mia accademia per ora?" le chiese Luke.

"Oh… meravigliosamente!" cinguettò. "A dire il vero, ho notato che ci sono molti pezzi di ricambio nella sala del Comando Strategico, scatole intere in effetti, e volevo sapere se potrei ..." si interruppe mentre il resto della frase si rincorreva nella sua testa. Sono appena arrivata ma posso fregarti un altro po' di roba? Temeva che Luke potesse reputarla una maleducata, dopo aver origliato la sua conversazione con Ben e chiamato gli Hammerh- gli Ithoriani con l’unico nome che avesse mai conosciuto. Avrebbe dovuto essere cauta, come quando perlustrava le aree attorno alle Sabbie Mobili.

Luke, però, le sorrise. “Prendi tutto ciò che attira la tua attenzione. Se vuoi” la invitò con fare affettuoso “ci sono dei macchinari guasti e obsoleti laggiù. Sarei molto interessato a vedere come li ricicli. Ben può aiutarti a portare le cose più pesanti nella tua stanza".

"Posso?" Chiese Ben ironicamente, alzando un sopracciglio.

"Credo in te", scherzò lo zio. Dette una pacca sulla spalla del nipote, poi si ritirò nel tempio.

Rey osservò Ben che aveva lo sguardo fisso sul fiume, la mascella serrata. Si ricordò il nome che Luke aveva appena menzionato; aveva avuto intenzione di chiederlo a Ben, una volta scoperto il suo cognome, ma nel frattempo c’erano state così tante distrazioni.

Ora, però-

"Sei il figlio di Han Solo," sussurò. "È una leggendadella malavita."

Non ottenne risposta, ma l’espressione sul volto di Ben si incupì ancora di più.

"Tuo zio è Luke Skywalker," mormorò, fissando quel ragazzo alto e dagli occhi scuri con la bocca morbida, i capelli ribelli e il temperamento pungente. "Tuo padre è Han Solo. Tua madre è Leia Organa."

Cosa si prova a portare il peso di questi nomi?

"E mio nonno," aggiunse Ben in tono freddo, aspro e pungente, "era Darth Vader."

Un brivido corse lungo la spina dorsale di Rey. Gli abitanti del villaggio di Tuanul le avevano raccontato delle storie su quell'uomo. I filo-Imperiali, passando per l'avamposto di Niima, avevano sollevato i calici nel sentirlo nominare. Quel nome era sinonimo di atrocità, con l’oscura gloria dell'Impero, presente come una pesante staticità nelle missive fatiscenti immagazzinate sulle banche dati di relitti come il Ravager, la famigerata corazzata-esecutore. Lord VaderIn sua memoria.

Persino in quel momento, quegli orribili echi si increspavano nella aria pesante del tardo pomeriggio, su quella luna boscosa.

"Anakin," si rese conto Rey. "Luke- AnakinSkywalker. Era un Sith-"

"Era un Jedi prima," Ben disse bruscamente. "Poi si convertì."

"PerchéCome?"

"Questa è una storia che deve essere Maestro Luke a raccontarti." Ma non sembrava convinto. "Io... non avrei dovuto... Ma alla fine lo imparerai comunque, tutto questo. Il Lato Oscuro e la Luce, e l'equilibrio - imparerai e capirai perché tutti sono così... diffidenti nei miei confronti."

"Mi hai detto che la tua famiglia ti ha mandato via perché hanno capito che eri destinato a qualcosa di grande." Sembrava un'accusa, anche se non l'aveva pensata come tale. O forse sì?

"Non ho mai detto qualcosa di buono." le sorrise. Era lo sguardo più crudo che gli avesse mai visto. "Solo grande."

Fu scosso da un lieve tremore. L'ombra svanì, sostituita dal suo solito volto pieno di giovinezza. "I miei genitori erano titubanti, anche mio zio aveva i suoi dubbi: c'è troppo di Anakin in me, lo so, forse anche troppo di Vader. Mi tengono sotto controllo... Tionne, Katarn, tutti loro. Cercano di essere discreti, ma è palese che mi considerino una bomba ad olorogeria. Stanno solo aspettando che esploda. "

"Forse..." Rey inghiottì l’enorme groppo che le si era formato in gola. "Forse dovresti dimostrargli che si sbgliano.”

Lo sguardo di Ben fu attraversato da un guizzò di sorpresa. Le sembrò di vedere i suoi occhi addolcirsi.

"Forse", ripeté lui con un'alzata di spalle. "Ora spostiamo quel tuo ammasso di ferraglia".

"Mi aiuterai?" gli chiese sorpresa.

Le labbra di Ben si strinsero impercettibilmente. "Con grande sofferenza".


*
 

La mattina dopo, Rey impiegò mezz'ora per decidere che la meditazione non le piaceva.

"Di nuovo," disse Luke con fermezza quando la colse agitarsi sul pavimento di pietra della piccola stanza insonorizzata.

"Crampo alla gamba", mormorò.

"Perché non stai tenendo la posizione giusta, allinea la tua colonna vertebrale, rilassa i muscoli, apri i canali che fluiscono attraverso il centro del tuo essere".

Non ho idea di cosa tu stia parlando, pensò, ma raddrizzò comunque la schiena e fece del suo meglio per imitare la posa dell'uomo che stava seduto serenamente di fronte a lei. Stavano facendo un allenamento individuale, mentre gli altri studenti, che avevano già familiarità con le basi, si trovavano ai piani superiori

Se mi rimetto in pari potrò percepirli, nello stesso modo in cui Ben percepisce sempre me? Rey chiuse gli occhi e tentò di fare... qualunque cosa facesse Ben, figurandosi la Sala Grande nella testa, le file immobili di giovani Jedi silenziosi...

"Sembri stitica, non in pace", osservò Luke. "Lo scopo di questo esercizio è quello di schiarirti la mente per stabilire una connessione più profonda con la Forza. Svuota la mente, Rey. Metti da parte le tue preoccupazioni. Prova di nuovo."

Durò cinque minuti buoni prima di iniziare a tamburellare le dita sulla coscia.

Luke però sembrava essere davvero paziente. "Il Controllo è sempre la prima lezione di un novizio. È la tua capacità di riconoscere la Forza dentro te stesso. Solo quando avrai imparato a farlo potrai passare alla Sensibilità, l'aspetto con il quale riconosci la Forza nella galassia al di fuori di te. Infine c'è l’Alterazione, ovvero la tua capacità di modificare e ridistribuire l’energia della Forza. Ci arriverai ", promise," ma prima devi imparare il Controllo. "

Rey aprì la bocca per spiegare, ma, con sua sorpresa, Luke la interruppe con un gesto rassicurante. "Capisco. Sono cresciuto su Tatooine. Solo le ossa stanno immobili nel deserto."

"Sì," gracchiò. Su Jakku, l'inattività significava morte.

"Le circostanze sono diverse adesso. Mi piace pensare che siano più felici: qui non c'è nessuno da cui fuggire, nessun calore mortale o fame da cui scappare". Luke annuì di nuovo, questa volta in segno di incoraggiamento. "Prova ancora, giovane padawan."

 

*

 

Più tardi, quella notte, la testa spuntò dalla porta della sua stanza. "Com'è stato il tuo primo giorno?"

Rey alzò lo sguardo da una delle scatole contenti i rottami che il ragazzo aveva fatto levitare per lei dal piano terra fino agli alloggi. "Noioso," rispose sinceramente.

"Temo che sarà così finché i tuoi poteri non si saranno risvegliati."

Lei gemette: i suoi sogni di combattimenti con spade laser e trucchi mentali avrebbero dovuto attendere almeno per il momento. "Mi hai portata qui sotto falsi pretesti." Aggiunse poi casualmente "Non c’eri a cena."

"Ho mangiato nella mia stanza."

"Oh." Tornò ad occuparsi della ferraglia, sistemando minuscoli ingranaggi, pannelli di circuito e cyber-fusibili polverosi e macchiati di ruggine. Non si era mai fatta problemi a mangiare da sole, ma, fino a poco tempo prima, lo aveva sempre fatto nella privacy del suo AT-AT. Quella sera aveva occupato un angolo di un lungo tavolo e cenato in silenzio, mentre tutti attorno a lei chiacchieravano serenamente all’interno dei loro gruppi. Aveva percepito un costante formicolio sulla nuca; per tutto il tempo, si era sentita un bersaglio.

A disagio. La parola che giusta era a disagio.

Quella era stata la prima sera nella quale Ben non aveva mangiato con lei da quando lui e Luke l’aveva portata all’Accademia. Il suo smarrimento doveva essere evidente, perché il ragazzo le fornì una spiegazione: “Di solito mangio nella mia stanza. Ti stavo semplicemente aiutando a sistemarti. Stasera ho pensato che avresti voluto sederti con i tuoi amici".

Amici? Non se ne era fatti, di mici. Quel ragazzo stava palesemente sovrastimando le sue abilità sociali. Non sapeva cosa fare con le altre persone quando non doveva combatterle o contrattare con loro per un po’ di cibo da mettere sotto ai denti. "E perché tunon ti siedi con i tuoi, di amici?" lo sfidò lei.

Lo vide stringersi nelle spalle. Lo faceva sempre- una spalla ossuta si alzava, le dita si aprivano in avanti, come in una supplica.

"Devi averne per forza qualcuno." Era strano che il rampollo di una famiglia così famosa fosse così tanto isolato, soprattutto in una scuola gestita da suo zio.

Ben si guardò teatralmente attorno. "Oh certo, scusami, ​​errore mio, eccoli qua."

Rey scoppiò a ridere, colta alla sprovvista dal suo umorismo asciutto e sarcastico.

Anche lui sorrise, più o meno - o, almeno, così parve a lei. Le augurò la buonanotte e, mentre si voltava per andarsene, vide nella sua posizione rigida e curva una solitudine che le ricordava quella che l’aveva accompagnata per tutta la vita.
 

*
 

Rey durò cinque giorni prima di sgattaiolare fuori dall’Accademia. Il Grande Tempio di Yavin 4 non aveva più segreti ormai, anche se le provocava ancora un infinito senso di meraviglia, e persino il tesoro della War Room non era più sufficiente a tenerla occupata, o almeno non quando c'era un intero mondo da esplorare ad aspettarla, ammaliandola con zampilli di luce arancione.

Inoltre, la meditazione somigliava di più ad una forma di tortura. Luke aveva un approccio un po' apatico nell'insegnare - una volta imparata l'arte di starsene seduta abbastanza immobile da non mettersi in imbarazzo con il resto della classe nella Sala Grande, aveva notato che lasciava più o meno i suoi studenti a sé stessi, incoraggiandoli loro a continuare a cercare la pace interiore per tutto il giorno.

Anche Ben non poteva essere disturbato. Quando non era impegnato a leggere nella sua stanza o ad allenarsi nel cortile, se ne andava chissà dove. Rey non aveva idea di cosa andasse a fare, ma se era fuori a passeggiare nella giungla nonostante le avesse esplicitamente proibito di farlo, allora era davvero scorretto.

Si corse nella sua stanza prendendo il suo bastone al volo, poi uscì.

Rey si divertì per un po’ sulla riva del fiume ad est della ziggurat, studiando i vari pesci, i gundarks acquatici e le anguille corazzate che si nascondevano appena sotto la superficie, ridacchiando serena ogni volta che gli animali cercavano di saltarle incontro. Quanta acqua! Alla fine aveva trovato una secca abbastanza bassa per lei da poter essere guadata, inizialmente inciampando ad ogni passo ma riuscendo a muoversi con maggiore sicurezza una volta che i suoi piedi riuscirono ad abituarsi alla scivolosità delle rocce e del fango bagnati.

Alla fine si ritrovò a correre nella giungla, i rami che le si impigliavano i vestiti e le chiome degli alberi che si chiudevano sopra la sua testa.

Lì la luce del giorno filtrava attraverso la distesa sconfinata di foglie grigio-verdi. La terra era soffice e umida, cosparsa di ramoscelli, gli insetti strisciavano via tra i cespugli sotto il manto erboso, il canto costante degli uccelli riempiva l’aria attorno a lei.

Rey non ne avrebbe avuto mai abbastanza. Continuava a passare le mani sui tronchi degli alberi, le dita impazienti di scoprire la differenza di trama tra la corteccia ruvida ed il muschio pungente. Tracciava le vene e gli angoli delicati delle foglie basse, i graziosi riccioli dei petali dai colori brillanti, la morbidezza rotondeggiante delle bacche.

Mentre si avventurava più a fondo, si ritrovò in mezzo ad una mandria di runyip sorpresa nel bel mezzo del pascolo. Le creature le si avvicinarono minacciose; indietreggiò senza mai staccare lo sguardo stupito da quel loro aspetto così comico e allo stesso tempo tremendamente intimidatorio, vista la situazione nella quale si trovava. Staccò il fascio di corde laser dalla cintura e si agganciò all’albero più vicino, fuori dalla portata degli animali ed al sicuro nel caso avessero deciso di iniziare a correre o fare qualunque altra cosa.

Più in alto, Rey. Più in alto. Si esortò decisa mentre saltava da un ramo all’altro, sospesa tra aria e cielo

Gli alberi di Massassi erano nodosi, antichi, brulicanti di lanamandre panciute e stintarili rapaci. Si tenevano alla larga da lei ed il suo bastone, ma non passò molto tempo prima che si arrestasse nella sua ascesa, notando la presenza di enormi alveari dall'aria sinistra che pendevano a pochi metri dalla sua testa.

Avrebbe osato...?

Rey se ne stava in equilibrio su un ramo, rimuginando sulle sue opzioni. Mentre un galoppante senso di avventura la spingeva ad andare avanti, sapeva bene che nessuno sopravvive a lungo nelle terre desolate di Jakku senza ascoltare il proprio istinto. In questo momento, il suo la stava implorando di tornare a terra.

Una serie di movimenti attirò il suo sguardo sulla terra ferma. Era Ben: si stava spiaccicando contro il tronco di un albero mentre i runyip fuggivano dietro di lui, spaventati dalla spada laser gialla che teneva stretta nella mano destra.

Uno sguardo malizioso saettò sul volto di Rey, che staccò e lanciò un enorme, polposo frutto sulla sua testa.

Il ragazzo reagì con una velocità mozzafiato. Era a malapena girato nella direzione del colpo quando la sua mano si sollevò, sospendendo a mezz'aria.

"Rey". Si accigliò. "Ti ho già detto di non girovagare da sola per la foresta."

Si guardò attorno nella speranza che gli alberi le suggerissero una scusa adatta. "Pensavo che comunicare con la natura mi avrebbe aiutato a trovare la pace interiore?"

"La giungla è tutt'altro che pacifica." Come per enfatizzare la sua affermazione, con un colpetto del polso fece scattare il frutto, che si allontanò da lui schizzando via e spiaccicandosi contro una roccia vicina. Decisamente incline alla drammaticità, quel Ben Solo. "Dubito fortemente che la comunicazione con scarafaggi-piranha che mangiano carne fresca sulle cime degli alberi sia quella che cerchi."

Lanciò un'occhiata nervosa agli alveari.

"Scendi da lì," sbuffò irritato. "E... smettila di arrampicarti su cose."

Sentendosi messa alle strette, Rey scese a terra con movimenti rapidi e precisi. "Che fai qui fuori?" gli chiese una volta arrivata alla sua altezza.

"Su questa luna ci sono un numero incredibile di rovine di Massassi", le rispose misteriosamente lui, estinguendo la sua spada laser. "Le studio nel tempo libero, ma adesso sto tornando al Grande Tempio, e tu verrai con me."

"Non vedo perché tu possa giocare a fare l’esploratore mentre io no", lo accusò.

"Io," rispose con un tono di calma superiorità decisamente esasperante, "sono più grande di te e quasi un cavaliere Jedi. Posso prendermi cura di me stesso."

Il terreno iniziò a tremare.

Ben e Rey recuperarono rapidamente l’equilibrio, gambe e braccia tese nello sforzo di mantenerlo. Il tremore continuò. Il suono delle foglie fruscianti e di rami spezzati suggeriva che qualcosa di enorme si stava dirigendo nella loro direzione. Tra gli animali della giungla calò il silenzio.

"Ho una brutta sensazione ", borbottò Ben.

Il mostro che apparve dal muro verde del sottobosco aveva le stesse dimensioni di un’astronave, era coperto di peli crespi ed arruffati con del muschio primordiale. Dodici tentacoli si contorcevano fuori dalla sua massiccia testa triangolare, ciascuno dotato di un rotondo occhio scintillante senza palpebre. Si avvicinò a Ben e Rey e scoprì le zanne ricurve, lunghe e affilate, abbastanza da fare facilmente un buco nella fiancata di un Sandcrawler.

Rey si spostò in posizione di attacco, ma, prima ancora di rendersene conto, Ben l’aveva già afferrata per il colletto, trascinandola in direzione del Grande Tempio a una velocità quasi vertiginosa.

"Cosa fai?" gli urlò. "Siamo in due, possiamo-"

"Nel nome di ... questa è una spada laser da allenamento, gli potrei a malapena fare il solletico!" replicò lui. "Solo – corri!"

Il Behemoth li inseguì attraverso la giungla, soffiando e ringhiando. Quando superarono una fila di alberi relativamente più giovani e più snelli, Ben fece un gesto con la mano e il tronco si spezzò in due con uno schiocco secco, facendo schiantare la metà superiore contro la testa del mostro.

Rey vacillò. Ben sembrò sorpreso tanto quanto lei.

"Devo ricordarmi come l'ho fatto", ansimò.

Il tronco mozzato riuscì nell’impresa di rallentare il loro inseguitore.  Quando finalmente si scrollò di dosso il peso, Ben e Rey avevano già guadato il fiume. Il mostro saltò sulle zampe posteriori e lì seguì sulla piattaforma di atterraggio di fronte alla ziggurat.

Luke Skywalker emerse dalla porta principale dove stavano riuniti diversi tirocinanti. "Entrate dentro", ordinò a Ben e Rey dopo averli raggiunti.

"Ma non ha nemmeno la sua spada laser!" gemette Rey mentre lei e Ben si univano agli altri studenti.

Coperto di sudore, il respiro affannoso, il ragazzo appoggiò un palmo contro il muro, mentre l'altro si aggrappa ad un punto a caso sul fianco. I suoi occhi marroni erano fissi sullo zio, spalancati per il terrore. Era terribile guardare la sua espressione.

Non voglio, Rey si ritrovò a pensare in quel momento, fissando la faccia pallida e terrorizzata di Ben mentre studiava i movimenti di Luke. Non voglio mai amare qualcuno così tanto.


*
 

Un uomo dai capelli color sabbia con indosso una tunica Jedi nera si alzò in piedi sotto ad un cielo grigio, sminuito dall’animale massiccio che incombe su di lui. Dodici tentacoli si libravano e si flettevano in aria mentre dodici occhi a fessura si concentravano sul nuovo bersaglio.

L'uomo fece un passo avanti. La bestia abbassò la testa per caricare, facendo oscillare le zanne avanti e indietro con una tale malvagità che sembrarono scavare profondi graffi nel crepuscolo stesso.

Imperturbabile, l'uomo continuò ad avvicinarsi, fermandosi solo a pochi passi dalla bestia, che si immobilizzò per la confusione e la rabbia.

Sollevò una mano, ne distese il palmo.

"Vattene." Il sussurro riecheggiò nel silenzio che aveva avvolto completamente il Grande Tempio. "Non c'è niente per te qui."

E la bestia si placò.

 

*
 

La meditazione serale colse Rey in uno stato d'animo pensieroso - che era comunque un netto miglioramento rispetto a tutte le precedenti sedute fatte fino a quel momento, questo andava riconosciuto - ma i suoi occhi si aprirono non appena Ben occupò il posto vuoto accanto a lei. Anche lui sembrava più taciturno del solito.

Aveva ancora impresso nella mente il ricordo del pericolo mortale ed il modo in cui Luke aveva ricacciato la creatura tra gli alberi con nient'altro che poche, calme parole.

"Secondo te saremo mai in grado di farlo anche noi?" chiese a Ben sottovoce per evitare di disturbare gli altri allievi.

"Non si parla durante la meditazione," le rispose Ben muovendo solamente un angolo della bocca, gli occhi ancora ben chiusi.

"Ma ho solo-"

La fronte gli si increspò per la rassegnazione. "È possibile, se lavoriamo sodo ed impariamo l’arte della disciplina. Enfasi su disciplina. E adesso silenzio."

Mi avevi promesso grandi cose, pensò Rey. Lo capisco adesso. Succederanno. Ed io mi trovo proprio all'inizio di una grande storia.

Oggi le era stata mostrata - la grandezza mitigata dalla Luce. Quella storia aveva due lati, opposti e allo stesso tempo complementari, e se il sangue di Darth Vader scorreva nelle vene di Ben Solo, lo stesso valeva per quello di Luke Skywalker.

"Rey," sospirò esasperato, gli occhi ancora chiusi, "Non riesco a meditare se continui a fissarmi."

Colta in flagrante, si rimise nella posizione corretta con la colonna vertebrale diritta ed i muscoli rilassati. Controllo. Sensibilità. Alterazione. Fece un respiro profondo, cercando i canali che passavano attraverso il suo cuore, lasciandosi risucchiare da qualunque cosa la stesse aspettando là dentro.


 


Note originali dell'autore:
This is the last of the baby Rey chapters, as the rest of the story will focus on her teens and twenties. This darling child was an absolute joy to write, though, and I loved discovering Yavin 4 through her eyes.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 



Capitolo 4


Nel Corridoio di Goluud, da qualche parte a largo della Striscia di Daragon, qualcosa si mosse.

Era qualcosa di vasto e senza nome, una coscienza, un pensiero lento ed eterno, appartenente ad un corpo la cui posizione era stata dimenticata tanto tempo prima. Scalpitava con impazienza.

Il ragazzo dovrebbe essere venuto da me ormai.

Che cosa poteva averlo trattenuto così a lungo? Non lo sapeva. Gli aveva inviato i peggiori incubi, la sua oscurità più profonda, un pugno nello stomaco, un colpo dritto al cuore. C'era stato un tempo, sì, c'era stato un tempo – ci era andato così vicino.

Ma, anni fa, un... cambiamento. Quella giovane mente, sempre così ridicolmente malleabile – non si era chiusa, niente di così definitivo. Più come divisa. Adesso gli sembrava di tastarla attraverso una finestra, sempre alla ricerca di una crepa che doveva esserci. O doveva essere creata.

Il ragazzo era quasi un uomo, adesso. Erano in ritardo.

Cambiò. Estese la sua portata ad un'altra rovina, in quella stessa luna boscosa. Passò un diverso labirinto di pietra. Entrò in un altro cuore.

Lord, svegliati.


 
*


Il fischio acuto di Artoo perforò l'aria, seguito immediatamente da un coro di grugniti e grida di battaglia, mentre il campo di allenamento veniva invaso da una vanga di piedi scalpitanti e braccia agitate. Due squadre di apprendisti, tutti adolescenti, stavano usando delle racchette dai manici allungati, blaster stordenti e la Forza per tirarsi sei sfrigolanti palloni jet avanti e indietro.

In piedi in mezzo a quella massa caotica ed indisciplinata, Rey strizzava gli occhi per difendersi dalla luce del sole, nel tentativo di decifrare le strategie nascoste dietro ai movimenti dei giocatori.

Come arbitro di Skorch del giorno, il suo compito era quello di individuare gli obiettivi segreti di ogni squadra ed aiutare a raggiungere una vittoria equa per entrambe le parti.

Odiava quel gioco.

Il blaster di Jysella Horn fece saettare una palla jet dritta verso Bazel Warv, che la rinviò prontamente.  Il pallone volò verso un canestro circolare all’estremità del percorso, ma venne intercettato all'ultimo secondo da Yaqeel Saav'etu, che, allungando una mano pelosa sopra la testa e correndo per tutta la lunghezza del campo, si librò sopra di lei come un’eclissi.

L'intuito - un gelido bisbiglio dietro alla nuca - disse a Rey che non doveva lasciare al Bothan la possibilità di segnare un goal per la sua squadra. Affrontò Yaqeel, finendo per rotolare assieme a lui sull’erba. Con la Forza, Yaqeel attirò la palla verso di sé per poi lasciarla cadere e rimbalzare sulla testa di Rey.

Ugh.

"Uno!" esultò trionfante Natua Wan, calciando la palla jet verso Seff Hellin, che, con un rapido movimento del polso, la unì alle altre due già in orbita attorno a lui, spingendole poi attraverso la porta della sua squadra

"Uno?" chiese Rey, squadrando Natua da capo a piedi. Perché mai aveva passato i palloni a Seff? Non erano in squadre avversarie?

Ancora inchiodato sotto Rey, Yaqeel sbuffò. I crespi peli bruno-rossastri che coprivano il suo corpo si erano rizzati. Dopo dieci anni, Rey aveva abbastanza familiarità con la pelliccia sensibile all'umore del Bothan da capire che era appena stata imbrogliata. 

Nello Skorch non era raro che entrambe le squadre facessero fronte comune contro l’arbitro. Soprattutto quando Maestro Luke era impegnato a sorvegliare gli addestramenti dall'altra parte del tempio.

Rey balzò in piedi per affrontare i giocatori. "TU! Imbroglione -" ma stava ridendo troppo forte per riuscire a terminare la frase.

Una volta che la squadra di Natua si rese conto che Rey aveva scoperto il loro obiettivo, le loro giocate persero ogni minima sottigliezza, abbandonano ogni stratagemma. Il gioco si trasformò subito in uno sfrenato uno-contro-tutti, con la squadra di Seff che si sforzava in ogni modo di fare altri tre gol mentre quella di Natua che sparava verso Rey, cercando di colpirla con le altre cinque palle jet.

Rey era l’unica disarmata. Secondo le regole dello Skorch, doveva assicurarsi che entrambe le squadre raggiungessero i loro obiettivi, provvedendo, quando necessario, a far perdere entrambe le parti. Urlava e parava e schivava e deviava, facendo schizzare palloni verso ogni estremità del campo. Il vento le sferzava il viso mentre correva attraverso il percorso, con i suoi compagni che la inseguivano strillando in protesta. Quell’anarchia le ricordò di una vecchia lotta con il cibo, ed il cielo era così blu –

"Cosa stai facendo?” le domandò Bazel oltraggiato, correndole a fianco. "Sei il peggior arbitro di sempre!"

Stava per ribattere tra uno sghignazzo e l’altro, ma la sua attenzione fu catturata da un bagliore dorato tra le nuvole. Avrebbe riconosciuto quella forma ovunque, quella goccia di luce – era il Lore Seeker in fase di atterraggio.

Rey si bloccò, gli occhi vigili che controllavano i progressi della nave. Sfortunatamente per lei, i giocatori ancora in corsa alle sue spalle non furono abbastanza pronti di riflessi da fermarsi, rotolandole addosso proprio nel momento in cui i componenti dell’altra squadra, vista l’opportunità, caricarono per lanciare i palloni nella sua direzione.


 
*


L'hangar era avvolto da una chiara luce di metà mattina che faceva risaltare le ombre in maniera nitida e pulita. Rey si precipitò all’ingresso, guardando impaziente i passeggeri scendere dalla Lore Seeker - un piccolo gruppo di giovani uomini e donne che indossavano le classiche tuniche marroni dei Cavalieri Jedi.

Alla fine, una figura alta e snella si fece strada lungo la rampa della nave. Rey iniziò a correre.

A venticinque anni, Ben Solo non aveva perso né il suo fisico allampanato né il suo atteggiamento pensieroso. I suoi capelli erano ancora indisciplinati come un tempo, i ricci morbidi che gli ricadevano attorno al viso, ma, in qualche momento nel corso degli anni, aveva abbandonato le sue vesti color arenaria in favore di tonalità più scure. I suoi occhi, tuttavia, non erano cambiati di una virgola, sferzanti come sempre, con quelle lunghe ciglia scure quel color brandy così intenso che adesso Rey si ritrovava incollati addosso mentre gli correva incontro.

"Com’era Vjun?" chiese sollevando il mento con quell'angolazione familiare in modo da guardarlo dritto in faccia. Aveva ormai accettato il fatto che non sarebbe mai stata in grado di raggiungere la sua altezza.

"Bagnato", rispose brevemente con una lieve sottostima delle perenni piogge acide del pianeta. Aggrottò le sopracciglia studiando i suoi capelli arruffati ed il volto macchiato di erba, soffermandosi sul livido che le stava spuntando su una guancia. "Che ti è successo?"

"Skorch."

Emise un gemito di disapprovazione, espirando bruscamente. “Odio quel gioco.”

"Sì, beh" arricciò il naso. "Non sei esattamente uno da giochi di squadra."

"Il lavoro di squadra non ha niente a che fare con quel gioco. L'unico che si allena è l’arbitro. Ulaha."

Al suono del suo nome, la Bith si avvicinò. "Che vuoi, Solo?" Nonostante il suo tono brusco, la domanda risultava comunque piuttosto piacevole pronunciata con il suo accento cadenzato e cinguettante.

"Fai qualcosa a riguardo-" Ben gesticolò vagamente indicando Rey. "Di questo."

"L'ultima volta che ha cercato di guarire qualcuno, la ferita si è squarciata e il paziente si è quasi dissanguato", le confidò Ulaha Kore. "Certo, c’è da dire che il paziente era Raynar."

Delle lunghe dita rosa pallido si posarono sulla guancia livida di Rey, spingendo delicatamente sulla ferita per valutarne la gravità. Dopo aver completato la sua stima, Ulaha le appoggiò l'altra mano contro la tempia, chiudendo poi gli occhi. Rey si abbandonò all'energia che fluì dalla Bith, lasciando che le ricucisse i capillari frantumati sotto la pelle. Il dolore svanì; al suo posto comparve invece un senso di riposo - una pace - che ormai associava istintivamente alla Forza.

"Ecco." Ulaha aprì gli occhi e fece un passo indietro. "Come nuova."

"Grazie", le disse Rey. "Spero che la missione sia andata bene."

"Beh, sarebbe andata meglio se qualcuno non avesse deciso di poter prendere d'assalto il Castello Bast da solo."

"Non è stata colpa mia," borbottò Ben. "Vi muovevate troppo lentamente."

"Perché non volevamo attivare i sistemi di difesa automatica", sottolineò Ulaha. "Hai presente? Quei turbolaser sui quali saresti caduto se Eryl non avesse avuto la prontezza di farti levitare?" Stava per accompagnare la frase con una pacca sulla spalla, ma ci ripensò. A Ben non piaceva essere toccato. "È anche un bravo ragazzo, però", dice a Rey. "Potrebbe fare a pezzi una squadra di ASP-38 prima che qualcuno di noi possa anche solo pensare di alzare un dito."

"Il che non nega il fatto che avrebbe dovuto aspettare il mio segnale", lo rimproverò una voce serena.

Rey si inchinò alla donna dai capelli argentati che stava uscendo dalla nave. "Maestro Tionne."

"Rey". Il dieci anni passati avevanoportato la fronte di Tionne Solusar ad incresparsi con qualche ruga, conferendole una certa solenne autorità che si adattava perfettamente alla sua aura da accademica. "Ti devo ancora un viaggio di ricerca, vero? Le mie missioni sono diventate più rischiose negli ultimi tempi... Forse quando avrai realizzato la tua spada laser." Si rivolse a Ben. "E in quanto a te, Cavaliere Jedi, confido nel fatto che tu abbia imparato la tua lezione. La tua imprudenza su Vjun ha messo in pericolo l'intera squadra. La prossima volta rispetta la catena di comando."

Ben si inchinò in segno di rispetto, ma più a malincuore rispetto a Rey. "Mi scuso, Maestro."

Gli occhi opalescenti di Tionne si ammorbidirono. "Dev'essere stato difficile per te, crescere in quel posto", mormora. "Circondato da tutto ciò che lui era. Ma fatti coraggio - sei cresciuto e diventato potente nella Luce. Continua su questa strada. Arricchiscila di umiltà e gentilezza. Crea un lascito tutto tuo".

Rey guardò la faccia di Ben. Vi lesse sopra la sorpresa, poi la meraviglia ed infine un tentativo di risoluzione. Annuì e si congedò da Tionne e Ulaha.

Lo seguì fuori, al fiume vicino al tempio. Stava morendo per delle risposte, la mente piena di domande e dubbi, ma sapeva che avrebbe parlato solamente quando fosse stato pronto. Quando si trattava di imparare ad essere pazienti, arbitrare un gioco di Skorch non aveva assolutamente niente a che vedere con l’essere amici di Ben.

Diversi ciottoli si sollevarono da terra, oscillando ad altezza petto. Facendo scattare l’indice contro il pollice, li fece schizzare uno ad uno sulla superficie dell'acqua, usando la Forza per correggere la traiettoria di ogni sasso e ottenere più rimbalzi possibili. Era uno dei suoi esercizi di concentrazione; Rey, invece, preferiva smontare e rimontare telecineticamente qualunque cosa le capitasse a tiro, avvitando, torcendo e snodando fili e viti che faceva serpeggiare nell'aria attorno a lei. Piccole azioni, piccole cose pensate per aiutare a trovare la concentrazione, per aiutare a ritrovare sé stessi – quella parte che a volte si perdeva in un vortice di emozioni e sensazioni.

Dopo che il decimo sasso fu affondato, però, non riuscì più a trattenersi. "Di cosa parlava Maestro Tionne?" Circondato da tutto ciò che lui... di chi parlava? "

Ben non rispose subito. Fece saltare un'altra pietra che si mosse più lentamente delle altre, rimbalzando sull'acqua diamantina per poi saltare di nuovo, lasciando dolci increspature nella sua scia.

Rey pensò ai documentari naturalistici che aveva visto dagli HoloNet: ai campi verdi, alle nuvole piovose, alle cavallette di Naboo.

Quando il ciottolo finalmente scomparve, trascinato dalla corrente, si girò a guardarla. Fu una fitta al cuore, lo era sempre, vedere quel viso così espressivo rivelarsi un po’ alla volta, gli zigomi alti, i segni di bellezza che conosceva a memoria. “Vuoi vedere?”

Si sporse in avanti. "Me lo lascerai fare?"

Scivolò a sedere sull'erba, incrociando le gambe nella classica posa da meditazione, eccetto per i gomiti poggiati sulle ginocchia e il mento sulle nocche delle mani, cogliendole un sopracciglio in una silenziosa sfida. La guardò con un sopracciglio sollevato in gesto di silenziosa sfida.

Gli si sedette di fronte allungando con impazienza le dita verso la sua tempia, ma lui si ritrasse velocemente prima che potesse toccarlo. “Niente contatto.” Le sorrise. “Vediamo cosa hai imparato mentre non c’ero.”

"Non sei stato via così a lungo," borbottò. Nonostante le fosse sembrata un’eternità, i giorni passati a fare il conto alla rovescia prima del suo ritorno, non lo era stata –

Controllo, prima di ogni altra cosa. Chiuse gli occhi.

Per Rey, il suo primo senso sarebbe sempre stato l’udito. Jakku era stato un pianeta monotono, il metallo che strideva, a volte il rimbombo del vento nel deserto, il trambusto quando andava in città, ma per lo più si era abituata ad una calma assordante, giorno dopo giorno. Yavin 4, al contrario, era vivo. Un canto d’acqua corrente e grida giovanili, gli uccelli tra gli alberi, il fruscio dei cespugli, il ronzio che solo chi era in grado di percepire la Forza poteva cogliere. Ascoltò i respiri fermi di Ben, il ritmo del suo cuore, il modo in cui i suoi stessi polmoni e le sue vene si adattarono in risposta.

Il secondo senso era il tatto. L'aria della giungla calda e umida sulla sua pelle, l'erba che pungeva attraverso la tunica, la luce del sole che le batteva contro le palpebre chiuse. Si sentì aprire a ciò che le stava intorno, cieca, cercando di aggrapparsi ai fili confusi di quello che stava cercando, ma era tutto sfocatura, troppo lontano-

Sono qui. La voce di Ben, morbida e profonda. Sto aspettando. Trovami.

Diverse figure tutte rivestite della stessa tunica scura correvano lungo un tunnel lungo e stretto. La faccia di Ganner Rhysode, momentaneamente illuminata dal bagliore dei globi di luce mentre si guarda alle spalle. Onde di rabbia e rimpianto, incastonate nelle mura stesse. Qualcosa di familiare.

"Qui?" ansimò Eryl Besa sopra il fischio delle sirene, fermandosi ad una curva stretta, la manica destra bruciata dai blaster. "Penso ci sia qualcosa-"

"Coprimi" disse Ben bruscamente, spingendola per passare.

"Solo!" Era Raynar. "La smetterai mai di fare come t-"

Un cortile chiuso. Pioggia acida contro il vetro. Le rovine di una massiccia statua in pietra nera. Delle mani guantate, un elmo scuro.

Una spada laser verde nell’oscurità. Un giovane uomo inginocchiato.

In sua memoria.

Adesso basta, disse a Rey. Torna indietro. Lasciami andare.

Ma c'era qualcos'altro lì. Una sagoma orribile stava fissando le spalle del giovane. "Gloria, gloria", sembrava canticchiare. "Guarda come è stato venerato, come continua a vive la sua leggenda. Gloria. Trovami. Il Cratere dello Stige. La Striscia di Daragon. Il cielo di mezzanotte".

Andò nel panico. Lo aveva già provato, una volta, quando era ancora molto piccola. Nell'umida alba della giungla, un ragazzo continuava ad urlare, il corpo che si contorceva per gli incubi. Più avanti, alla fine del corridoio, una bambina si svegliava ed urlava con lui.

Rey. La voce di qualcuno, insistente, allarmata. BastaEsci.

Ma lei non ricorda più come correre, solo come combattere. Le torri di Coruscant brillano nel tramonto. Leia Organa calma un disperato bambino di dieci anni. "Devi imparare, tuo zio ti insegnerà: con un talento come il tuo, qualsiasi bambino cresciuto da solo potrebbe causare cose terribili. Verremo a trovarti, cercheremo di venire a trovarti-”

Il bimbo distolse lo sguardo.

Rey! Un grido rauco riecheggiò attraverso i mondi, attraverso gli anni. La sensazione di venire squarciata, di venire divisa in due.

Ansimò. I suoi occhi si spalancarono.

Ben era in piedi, la faccia bianca in risalto contro il fiume, gli alberi ed il cielo. "Questo non credo che lo riproveremo presto", mormorò, allungandole una mano tremante per aiutarla ad alzarsi.
Rey fu quasi sul punto di scusarsi. Era turbata, era andata troppo oltre, ma non si era mai abituata a chiedere scusa, non avrebbe saputo nemmeno da dove iniziare, così decise di alzare docilmente la mano. Le dita di Ben si chiusero attorno al suo polso, tirandola fuori dalla sua stessa ombra, e, per un momento, Rey si perse in quegli occhi marroni.


 
*


Si diressero verso il tempio nonostante Rey fosse ancora leggermente disorientata. Stava camminando sul terreno di Yavin 4, ma i suoi piedi stavano ancora correndo attraverso i labirinti della fortezza di Darth Vader. Non sei lì, si disse con convinzione. Controllo, controllo. Non sei mai stata lì.

"Dopo la sua morte," disse tranquillamente Ben, "il castello di Bast divenne la roccaforte di ciò che restava dell’Impero. Costruirono quella statua in suo onore".

"Chi l'ha abbattuta?"

"Maestro Luke, quando andò lì per salvare il popolo degli Ysanna, nei primi anni dalla fondazione del Nuovo Ordine Jedi".

"Oh," respirò Rey. "Oh, che ironia." Iniziò a ridacchiare.

Ben aggrottò le sopracciglia, ma era il cipiglio di qualcuno chi stava combattendo l'impulso di ridere di gusto. "A proposito di Maestro Luke, devo portargli quello che abbiamo trovato."

"Che sarebbe?"

"Un paio di cose interessanti. L'Holocron di Asli Krimsan. Ce l’ha Maestro Tionne per ora, ma mi ha affidato il compito di portarlo a Maestro Luke e poi... questo". Ben staccò qualcosa che aveva agganciato alla cintura e poi lo lanciò a Rey.

Era una spada laser, con rifiniture in bronzo e nero, un attivatore a farfalla ed una cromo-emittente. Colpì il palmo di Rey che agitò il polso facendo ruotare abilmente l'elsa dalla quale si accese un fuoco zaffiro.

"E vedo che restiamo ancora sul Soresu," sospirò Ben notando la posizione di apertura in cui Rey si era automaticamente messa. “Lo stile più noioso."

"Non sai di cosa stai parlando," ribatté facendo saettare l’elsa per deviare dei colpi di blaster immaginari. "Inoltre, non tutti vogliono auto-punirsi cercando di imparare il Niman."

Fece un passo indietro, dandole spazio sufficiente per eseguire il gioco di gambe necessario per far ruotare la spada. "Guarda caso anche il creatore di quella spada laser era specializzato nel Soresu."

"Davvero?" Si fermò, la lama tenuta inclinata sopra alla testa con una sola mano. Estese i suoi poteri, scavò nella storia contenuta all’interno metallo, finendo per sfiorare i bordi di un dolore smisurato. Si ritrasse. "Di chi era?"

"Obi-Wan Kenobi," rispose Ben. "Vader l'ha tenuta dopo la loro ultima battaglia."


 
*
 

A Maestro Luke iniziano a spuntare i capelli bianchi. pensò Rey con profondo dolore mentre Luke Skywalker si voltava a guardare lei e Ben. Era in piedi vicino alle finestre della Sala Grande, avvolto nel sole del mattino.

Suo nipote gli porse la spada laser con entrambe le mani. Luke la prese, e il suo sorriso mostrò decenni di nostalgia repressa.

"Maestro," mormorò. C'era una vita intera di gratitudine in quella singola parola. Tenne l'elsa in alto. "Eravamo alle strette con il tempo l'ultima volta che sono stato su Vjun. Non avevo pensato a cercarla lì." Guardò Ben. "Ti abbiamo dato il suo nome, sai?"

"Lo so." Per una volta, la risposta di Ben a una vecchia storia di famiglia era priva di qualsiasi sarcasmo. "I miei genitori non riuscivano ad accordarsi, quindi decisero di far scegliere a te."

Il peso di un altro nome che sei costretto a portare, pensò Rey.

"Credo che, in definitiva, sia stata la decisione di tutti," rifletté Luke. "Era l'unica speranza di tua madre."

Tacque. Ben incrociò lo sguardo di Rey e inclinò la testa in direzione dei turbolift.

Quando lo lasciarono, la testa Luke era ancora china sulla spada laser che teneva tra le mani. Il sole continuava ad entrare dalle finestre, avvolgendolo in una luce radiosa.


 
*


"Non hai lezioni?" le chiese Ben mentre lo seguiva nel secondo livello del tempio, quello degli alloggi.

"Non vedi l'ora di sbarazzarti di me?" scherzò. La verità era che si doveva dare prima una ripulita dal fango della partita di Skorch. Stava ancora lasciando sentieri di sporcizia ovunque.

"Effettivamente sei un po' fastidiosa," rispose lui.

Gli dette una gomitata nelle costole. "Mungitore di Moofa.”

Le tirò uno dei tre nodi di capelli. "Wookiee".

Mi sei mancato, fu sul punto di dirgli.


 

Nota del traduttore:
a. Per chi (come me la prima volta che l'ho letto) non ha idea di che cosa siano i Moof, sappiate che sono quei bestioni che Luke munge mentre fissa molto intensamente Rey su Ahch-To (in Star Wars VIII - The Last Jedi)
b. Ho avuto un po' di difficoltà nella traduzione dei termini più tecnici in quanto di alcuni non esiste una traduzione italiana, non essendo tutte parole prese esclusivamente dai film ma dall'intero universo di Star Wars  - quindi anche dai fumetti, dai videogiochi e dai libri. Quando ho potuto, ho cercato di trovare il modo migliore per renderli in italiano; quando non ci sono riuscita (ovvero la maggior parte delle volte), ho preferito lasciare il nome originale.
c. Vorrei ringraziare tutti coloro che continuano a leggere e seguire la storia. Un pensiero speciale va a Satiel e Sakti87 per le gentilissime recensioni. Alla prossima,
Lu


Note originali dell'autore:

  1. Jedi Knights: Ulaha Kore and Eryl Besa. Jedi Apprentices: Jysella HornBazel WarvYaqeel Saav'etuNatua Wan, and Seff Hellin. I tried to align their ages as closely as I could to EU lore, but there's bound to be irregularities, so, for anyone who's familiar with the novels concerning the New Jedi Order, please be kind enough to consider this an entirely new timeline.
  2. Bast Castle on VjunHere is the courtyard where Luke destroys the Vader statue during the mission to rescue the Ysanna in Dark Empire II.
  3. Tionne actually does find Obi-Wan's lightsaber and the holocron of Asli Krimsan on Vjun! One of the apprentices who accompanies her on this mission is Anakin Solo, the youngest of Han and Leia's retconned children.
  4. As for what the heck Ben and Rey are talking about as she tests Obi-Wan's lightsaber, there will be a much more in-depth explanation of the different combat forms in the succeeding installment. I'll provide links and references then, but, in the meantime, you can read a brief rundown on my blog.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***




Capitolo 5



"Qualcuno qui si è preso una cotta", cinguettò Alema Rar.

Rey seguì lo sguardo provocante della Twi'lek puntato su Jysella, intenta a fissare attraverso la frangia di capelli rosso scuri il centro del cortile, dove suo fratello maggiore, Valin, stava combattendo con Ben. Ora che i Cavalieri Jedi erano tornati da Vjun, Luke aveva ritenuto istruttivo per i padawan più giovani osservare i loro diversi stili di combattimento.

Jysella arrossì. "Non è vero."

“Non vergognarti” ridacchiò Alema, facendo arrossire ancora di più la sua preda, che iniziò a cambiare posizione, visibilmente a disagio. “Solo è decisamente un bel vedere.”

Jysella fu salvata da Finn Galfridian, il principe di Artorias dai capelli d'oro. "Ehi, Alema!" la richiamò, le mani tese davanti ai fianchi, la spada laser attivata. "Hai intenzione di fare da baby-sitter per tutto il giorno o mi lascerai prenderti a calci in culo?"

Con un ringhio che le rimbombò in gola, Alema balzò in aria con una capriola Ataru perfettamente eseguita. La sua lama si scontrò con quella di Finn, che aveva alzato il braccio per bloccare il colpo, facendola volare via prima ancora che i suoi piedi potessero toccare terra. I lineamenti delicati del ragazzo dagli occhi azzurri si allungarono in un sorriso pigro; assunse una posizione di difesa Makashi, i piedi distanti tenuti perpendicolari, le ginocchia leggermente piegate, la lama puntata verso Alema. Gli occhi della Twi'lek si ridussero a due fessure mentre portava entrambe le mani sull’elsa della spada. Per qualche istante rimasero immobili a studiarsi l’un l’altro, per poi caricare contemporaneamente, i corpi avvolti in un vortice di luce blu.

"Non lasciarti turbare da Alema," disse sottovoce Rey a Jysella. "È una prepotente, si è sempre divertita a torturare gli studenti più giovani".

"Preferisco sua sorella," confessò timidamente Jysella, come se fosse una mancanza terribile preferire una gemella all'altra.

"Come tutti," scherzò Rey lanciando un'occhiata all'altra parte del cortile, dove Numa Rar era impegnata in un educato duello con Tekli, la minuta Chadra-Fan.

Non è lungo, però, prima che l'attenzione di Rey si trasformi in Ben. Non riusciva a comprendere per quale motivo la provocante allusione di Alema le avesse creato un tale peso sullo stomaco, ma doveva ammettere che la Twi’lek non c’era andata tanto lontana. La figura di Ben risaltava nettamente tra le altre, avvolto nella tunica scura dei Jedi mentre passava da una posizione offensiva a quella difensiva con un’eleganza quasi sovrumana.

È perché è così alto, decise Rey. E ha dei bei capelli. Non poteva biasimare Jysella per la sua infatuazione, anche se le risultava stranopensare a Ben come – come a qualcosa di diverso da Ben.

"Mio nipote sembra preferire la Djem So oggi." Commentò Luke, attirando immediatamente l’attenzione degli studenti raggruppati ai margini del cortile. “Qualcuno l’ha notato?”

Fu Yaqeel la prima a parlare. "Sì, Maestro. Quel movimento-" disse indicando Ben, che continuava ad eseguire delle mezze rotazioni con la spada davanti e dietro, squarciando la difesa di Valin e costringendolo ad arretrare per evitare la lama, "- è Djem So. Tuttavia, quello" continuò lei osservando la mano libera di Ben proiettare improvvisamente con la Forza una spinta contro il petto di Valin, "non lo è".

Luke annuì. "Il Cavaliere Jedi Solo ha deciso di specializzarsi nella Niman, che, come discusso in precedenza, è una combinazione di tutte le altre sei forme di combattimento e richiede di incatenare la Forza alle sequenze di combattimento, rendendo alcune mosse piuttosto… creative." Nel momento esatto in cui Luke finì di parlare, Valin si lanciò contro Ben che eludendo la lama la fece scontrare con la sua, usandola come leva per allontanare l’avversario. "Dovete però ricordare che la Niman, attingendo da tutte le altre forme di combattimento, manca di un focus specifico, cosa che la rende – secondo alcuni – inadatta alla battaglia. Per questo è lo stile preferito dai diplomatici, dagli storici e dai filosofi - quei Jedi che, in generale, hanno deciso di dedicare il loro tempo allo studio e alla diplomazia ".

"E allora perché Ben l'ha scelto?" Chiese Seffs provocando una serie di risate da parte degli altri apprendisti, essendo a tutti ben noti i modi scontrosi di Ben.

"Gli piace la sfida che ne consegue", sbottò Rey. Era una sua abitudine accorrere sempre in difesa di Ben. "Perché la Niman sia veramente efficace, si deve acquisire un buon livello di esperienza anche nelle altre forme di combattimento, giusto, Maestro Luke?"

"Esattamente" rispose lui. "Ogni forma racchiude un'idea: guardate ad esempio le sorelle Rar – quello è Ataru, il movimento. I figli di casate nobili, come Finn e Raynar, tendono a prediligere l’eleganza Makashi. Poi c'è Soresu, la difesa, e Djem So, il potere: chi sceglie la Niman deve comprendere tutte queste idee e imparare quando è più giusto applicarle e quando invece improvvisare le proprie mosse: è la forma più astuta e intelligente, servono dieci anni per padroneggiare... " si interruppe, aggiungendo poi come a sé stesso, "Ben è sempre stato uno dei miei studenti più ambiziosi".

C'è dell'altro, Rey pensò. Le tornò in mente un adolescente imbronciato mentre anni prima le diceva "Non hai bisogno di una spada laser se hai la Forza”. Anche in quel momento, mentre stava lottando con Valin, il modo in cui teneva la mano libera sempre pronta - piegata davanti al petto o distesa davanti a lui – mostrava chiaramente quale abilità prediligesse davvero. Per Ben, la spada laser era un semplice oggetto di scena; la Forza era la vera fonte del potere.

Ma quella era una cosa privata, una debolezza che altri avrebbero potuto sfruttare contro di lui, quindi ad alta voce disse semplicemente: “Inoltre, Ben èuno studioso. Conosce la storia quasi quanto Maestro Tionne".

"Mamma mia, calmati!" sbuffò Seff facendole la linguaccia. "Stavo scherzando."

Alzò gli occhi al cielo e tornò a concentrarsi sul duello. Ben partiva in vantaggio alle sue mosse potenti e imprevedibili, ma c'era una ragione se Valin Horn era il più giovane Cavaliere Jedi dell'era della Nuova Repubblica. Le loro lame si scontrarono ancora una volta, verde contro blu, e poi-

Il blu scomparve-

Ben incespicò. Valin colse al volo l’opportunità riaccendendo la sua arma e attaccando con un colpo diretto che il suo avversario, già sbilanciato, riuscì a malapena a parare.

"L'ha spenta," mormorò Rey perplessa. "Valin ha spento la spada nel bel mezzo del combattimento."

Le mani di Jysella corsero a coprirle la bocca. "È così che combatte nostro padre".

"Sì," disse Luke, l’accenno di un cipiglio turbato iniziava a comparirgli sul volto. "Trakata. È la mossa distintiva di Corran."

"È pericolosa", gemette Jysella. "Un movimento sbagliata..." I suoi occhi avevano completamente escluso bene dal combattimento, restando fissi solo su suo fratello, le pupille dilatate per l’apprensione.

Valin sembrava aver trovato il suo ritmo con il raggio della sua spada laser che continuava ad accendersi e spegnersi deviando gli attacchi di Ben e costringendolo a goffi contrattacchi dell’ultimo minuto, continuando a spingersi a vicenda avanti e indietro attraverso il cortile. La loro danza mortale li spinse verso altri duellanti, ma nessun Cavaliere sembra perdere un colpo, incrociando le proprie spade con i nuovi avversari prima di tornare a concentrarsi a quello originale senza troppo sforzo

Era incredibile da guardare. Sembravano seguire una vera e propria coreografia. Jysella continuava a divorarsi le unghie e a Rey si mozzò il respiro in gola. Un giorno, si ripromise guardando Ben che si abbassava per schivare un colpo di Ganner mentre colpiva Eryl, che a sua volta stava sfruttando la propria spada per dirigere quella di Ben verso Ganner. Si congelarono in uno stallo a tre, scambiandosi ghigni maliziosi, prima di schizzare in direzioni opposte. Un giorno combatterò anche io così.

E poi successe: Valin e Ben corsero l'uno verso l'altro, incontrandosi brevemente nel mezzo - e Valin fece scattare l’interruttore proprio mentre l'elsa sfiorava il braccio di Ben.

Un sussulto si sollevò dal pubblico. Rey sentì un grido strozzato, ma si rese conto solo dopo di essere stata lei ad urlare.

I due avversari si fermano alle estremità opposte dell'area di duello. Ben respirava affannosamente, le dita della mano sinistra strette attorno allo squarcio sul bicipite.

Premette sulla ferita. Il mondo si fermò. I suoi occhi brillarono.

"No!" gridarono contemporaneamente Rey e Jysella mentre Ben allungava la mano libera. Valin venne sollevato in aria, il corpo paralizzato scaraventato verso il bordo verso la spada laser verde di Ben. Questa era la tecnica Niman di "avvicinamento", non si poteva tornare indietro da quella, era la mossa finale-

Un rapido gesto di Luke spezzò la presa della Forza di Ben e spinse Valin in salvo. Si alzò da terra, scosso ma illeso. Il resto dei duellanti estinse le proprie spade mentre il Gran Maestro dell'Ordine Jedi camminava tra di loro.

"Perché?" chiese al più giovane, mentre cercava di rimettersi in piedi. "Perché mai avresti pensato di inserire Trakata in un duello di allenamento?"

Valin scosse la testa. "Io- io non so cosa mi sia preso, Maestro Luke" balbettò. "C'era... un desiderio..."

L'espressione corrucciata di Luke si acuì. "Su questo ci torneremo. Per quanto riguarda te..." La sua voce si alzò notevolmente quando si rivolse a Ben. "Il tuo avversario adesso potrebbe essere morto, e tutto perché hai perso la pazienza. Hai usato il dolore per nutrire la Forza. L'ho visto, Ben. Quante volte dovrò ancora metterti in guardia contro il Lato Oscuro? "

"Lo ha preso da suo nonno." Il silenzioso bisbiglio di Raynar riecheggiò nel silenzio.

Ben non esitò neanche un attimo. Raynar ebbe a malapena la possibilità di schivare l'arco selvaggio della spada laser.

Seduta accanto a Rey, Natua scosse la testa, lo sguardo fisso sui due Cavalieri che continuavano a duellare. "Qualcosa non va. Raynar è un cafone, ma nemmeno lui oserebbe interrompere una ramanzina."

"E mio fratello", insistette Jysella con un accenno di rara ferocia, "non userebbe mai Trakata in uno scontro amichevole".

"E Ben combatterebbe chiunque, in qualsiasi momento", aggiunse Rey, "ma..." Si interruppe per valutare come completare il resto della frase. "No, niente. Combatterebbe chiunque, in qualsiasi momento, punto."

Lo stesso Luke sembrava disorientato mentre Ben e Raynar continuavano a duellare di fronte a lui. Alla fine, rivolse un sorriso mesto agli studenti che stavano continuando ad osservare in silenzio quel terribile spettacolo.

"Alcune lezioni devono essere insegnate nel modo più duro", scherzò.

Poi accese la sua spada laser e si gettò nella mischia.

 

*


 

Non ci fu partita. D’altronde, era Luke Skywalker.

 

*



Ferma all'ingresso del cortile, Rey si morse un labbro per sopprimere la risatina che le stava ribollendo nel petto. Ben e Raynar erano seduti a torso nudo su due brandine separate e si lanciavano occhiatacce mentre i loro compagni li guarivano. Tra le altre ferite, Ben aveva un labbro spaccato, gentile concessione del gomito di suo zio, e Raynar si era guadagnato una lussazione nel momento in cui Luke gli aveva ruotato il braccio dietro alla schiena per disarmarlo.

"Pronti, ragazzi", esclamò Ulaha, il cerchio viola attorno all'occhio sinistro di Ben che scompariva sotto la punta delle sue dita. "Grazie per i più divertenti... tre minuti della mia vita."

"A malapena due," la corresse Tekli. La Chadra-Fan dal muso da roditore era saltata sulla branda di Raynar, la sua fronte ricoperta da pelo dorato corrugata per la concentrazione nel guarirgli la spalla.

Ben inclinò la testa verso la sua nemesi. "Ha iniziato Raynar."

Il biondo sogghignò. "Stavo solo richiamando l'attenzione sul fatto che tusei una bomba a orologeria, Solo."

"Ti dimentichi," disse Ben serenamente, "che in questa stanza c'è un solo nobile alderaaniano la cui famiglia si alleò con l'Impero Sith."

Una vampata di rabbia colorò le pallide guance di Raynar. "Almeno io faccio parte della veranobiltà. Tua madre è stata adottata."

"Lei", replicò Ben, "è la figlia di Padme Amidala."

"Che comunque non era nemmeno una vera regina..."

"State diventando noiosi", li interruppe Eryl, che se ne stava appoggiata al muro accanto a Ganner, osservando il battibecco a braccia incrociate. "Sapete, non siete più degli adolescente."

"Era stancante persino quando lo erano", ridacchiò Ganner. "Riposo, Casata dei Thul e Casata degli Organa, la lotta per il potere è avvenuta molto prima che voi due nasceste. Siamo tutti Jedi qui."

"Alcuni di noi più irritati di altri", osservò Ulaha, fermandosi per esaminare di nuovo il suo paziente. "Bene Solo, vivrai per combattere un’altra battaglia. L'unica cosa che rimane da richiudere è la bocca."

"Sì, cuciamola." sogghignò Eryl. Gli altri Jedi iniziarono a ridere; la tensione sembrava essersi dissolta. Persino Ben le rivolse un’occhiata esasperata che diceva Ok, questa te la concedo.

"Rey". Ulaha le fece cenno di avvicinarsi. "Come vanno le tue capacità di guarigione con la Forza?"

Rey esitò. "Non ho fatto molta pratica."

"Nessun momento è meglio di adesso, allora." Ulaha si fece da parte per lasciare che l'altra prendesse il suo posto di fronte a Ben.

Gli si avvicinò con un peso crescente sullo stomaco. Riusciva a far funzionare la trance di guarigione su sè stessa, ma curare qualcun’altro era una storia completamente diversa. Per di più non si era ancora rimesso la maglietta: Jysella sarebbe andata in fiamme se solo fosse stata lì per vederlo.

Ma Rey era più tenace, quindi, con molta fermezza, si costrinse a non degnare di uno sguardo niente di… di tutto quello. Le spalle larghe, i fianchi snelli, i muscoli magri delle sue braccia – no, decisamente non stava guardando. Era in un'età in cui il suo corpo iniziava a ribollire e traboccare di una serie di bizzarre nuove reazioni: mani sudate, formicolio alla spina dorsale, sangue che confluiva in luoghi inaspettati - trovava tutto terribilmente sospetto quando a volte fissava la sconosciuta nello specchio, una versione distorta di sè stessa.

Ben sollevò il mento per lasciarle ispezionare liberamente il sangue sul labbro inferiore. Non stai dormendo bene?gli avrebbe voluto chiedere vedendo i cerchi grigi che contornavano suoi occhi, visibili anche attraverso le onde disordinate di capelli scuri e sudati che gli erano ricaduti sulla fronte. Gli posò le dita sulle labbra; lui deglutì e l'azione attirò due occhi color nocciola sulla sua pallida gola, che continuarono a studiarlo giù fino alle clavicole affilate come la roccia, nella fioca luce del cortile.

"Fallo un passo per volta", consigliò Ulaha, proprio come le era stato insegnato dai maestri anni prima. Tutti gli altri Cavalieri li stavano osservando con interesse. "Prima la Forza dentro di te, poi Forza in lui."

Controllo. Sensibilità.

Rey si espanse, attraverso la carne, attraverso il dolore, per toccare la Forza. Ciò che era vivo doveva guarire. Ciò che non poteva guarire, doveva resistere.

Ben sorrise. Fu un lampo rapido e incerto all'angolo della bocca. Lo stesso modo in cui le ha sempre sorriso, l'unica cosa che non era mai cambiata nel corso degli anni. Era il suo centro.

Alterazione.

 

*



"Non male, ragazza!" cinguettò Ganner quando Rey tornò in sé. "Efficace. Non ero così bravo alla tua età!"

La mano ricadde al suo fianco. La ferita sul labbro di Ben si era completamente richiusa. Si portò le nocche alla bocca, pulendosi lentamente dalle ultime gocce di sangue rimaste.

Tekli le poggiò una mano sulla spalla. "Diventerai una grande Jedi."

"Una decente," corresse Ben tranquillamente. Sembrava orgoglioso di lei.

 

*


 

Diverse micce si accesero sopra la testa di Rey. Agitò la mano libera dalla pesante chiave inglese - che continuava a cigolare contro il metallo - davanti alla faccia per dissipare il fumo acre degli stoppini bruciati, ma alla fine fu costretta a ritirarsi, lasciandosi scivolare fuori dal condotto di aspirazione corroso.

"Cosa fai?" chiese una voce vibrante da flauto prima che la testa piumata e iridescente di Tiu Zax spuntasse sulla soglia.

Rey puntò la chiave contro il macchinario a forma di barile che aveva recuperato dal Comando Strategico e che stava occupando metà del pavimento della stanza. "Sto ottimizzando questa pompa per la produzione di energia idroelettrica. Quando avrò finito, potremo installarla nel fiume e caricare lì tutte le batterie. Se riesco a trovare un modo per renderla compatibile con i jack di output a fasi, potremmo persino deviare l’energia verso i sistemi di illuminazione del tempio. Stavo pensando anche ad un estrattore di proteine per rimuovere le alghe dall’acqua da utilizzare per la lavorazione del cibo.”

La maggior parte delle persone avrebbe già sollevato gli occhi al cielo, ma le luminose iridi indico del delicato volto di Tiu rimasero accese di interesse. Gli umanoidi dalla pelle blu di Omwat erano dotati di cervelli iper-sviluppati che li predisponevano all'ingegneria e all'informatica, rendendo così Tiu una dei pochi apprendisti in grado di tenere il passo con Rey quando entrava nel suo mondo.

"Alcuni potrebbero dire che abbiamo già abbastanza celle di energia permanente rimaste dalla ribellione", osservò Tiu una volta che l'altra si fu interrotta per riprendere fiato.

Rey si strinse nelle spalle. "Voglio solo vedere se sono in grado di farlo, così non dovrò più chiedermelo."

"Questo è comprensibile e ammirevole: la curiosità apre le porte al progresso". Aggiunse poi in tono di scusa, "Ma dobbiamo andare se vogliamo tornare indietro prima di sera".

"Sì, sì, lo so. Dammi solo un secondo." Rey lasciò cadere la chiave inglese nella cassetta degli attrezzi e ripose il fascio di corde laser e la spada da allenamento sul fianco per poi seguire l'Omwati lungo il corridoio. Una volta raggiunta un’età sufficiente da avere sviluppato un po’ di buon senso – e, teoricamente, essere diventati abbastanza esperti da non farsi uccidere - a Luke piaceva mandare i suoi studenti a camminare nella giungla a coppie, per lavorare sulla propria sensibilità e studiare altre forme di vita.

Rey favoriva già di queste spedizioni, oltre a tutte quelle non autorizzate.

La piattaforma di atterraggio fuori dal tempio era piena di giovani iniziati che iniziavano ad affinare la propria abilità di levitazione. Luke camminava tra di loro, offrendo qualche incoraggiamento e molti suggerimenti per migliorare mentre R2-D2 si divertiva a eliminare le erbacce cresciute tra una mattonella e l’altra. Non passò molto prima che allo sciame di bambini venisse in mente la brillante idea di unire le forze e sollevarelui. Fischiettò abbattuto, le ruotine che giravano a vuoto in aria.

Proprio nel momento in cui Rey e Tiu stavano passando accanto al droide fluttuante, uno dei bambini perse la concentrazione, scatenando una reazione a catena tra gli altri. Artoo emise un segnale di allarme mentre precipitava a terra, ma, prima che potesse schiantarsi a terra, Rey lo immobilizzò con un movimento distratto delle dita, abbassandolo lentamente mentre continuava a camminare.

"Aspettami lì R2," gli disse da sopra la spalla.

Liberami da questo inferno, le fischiettò il droide in binario.

Ben, Ganner e Finn Galfridian stavano parlando al limite della piattaforma di atterraggio. Sembrava qualcosa di serio – le voci basse, le loro espressioni solenni – ma si ammutolirono nel momento stesso in cui entrarono nel raggio uditivo di Rey e Tiu.

“Come se ce ne importasse comunque qualcosa” sbuffò Rey offesa.

"Dove stai andando?" le chiese Ben.

"A fare trekking".

I tre cavalieri si scambiarono una serie di sguardi complici. Alla fine, Ganner disse con tono risoluto "Non andare troppo lontano, va bene?"

"Abbiamo già esplorato la maggior parte della giungla qua intorno e studiato tutte le forme di vita al suo interno", sottolineò Tiu. "Maestro Luke vorrebbe che imparassimo qualcosa di nuovo."

"Non andare oltre il Palazzo di Woolamander", scattò Ben. Era chiaro a tutti che il comando fosse rivolto esclusivamente a Rey.

"Non è nemmeno mezz'ora di cammino, sarebbe inutile ..."

"Per favore, per ora fate come vi diciamo", la interruppe Finn, cercando di tranquillizzarla. "C'è qualcosa... Non siamo ancora sicuri di cosa, ma è meglio prevenire che curare."

"E se invece ci diceste di cosa si tratta?" suggerì Tiu.

"Non ne siamo sicuri", ripetè Finn.

"Sai, c'è una scommessa su chi saranno i prossimi apprendisti a farsi accidentalmente rincorrere da un mostro fino al tempio", disse Rey a Ben.

Le sue labbra si assottigliarono. "Sembra esattamente il tipo di stupidaggine su cui potrebbe scommettere un gruppo di ragazzini."

Le sopracciglia di Rey si sollevarono mentre studiava il duro taglio che avevano assunto i suoi occhi. Era stato irritabile sin da quando era tornato dalla missione nel Castello Bast - beh, in ogni caso più irritabile del solito. Ma comunque. Quei ragazzi non erano maestri; non c’era nessun bisogno che lei li ascoltasse. Fece un cenno a Tiu e proseguirono verso il fitto confine verde.

Le due avevano appena fatto cinque passi quando Ben la chiamò con voce esasperata "Rey".

Alzò gli occhi al cielo, poi gli si avvicinò. "E adesso che vuoi?"

Delle dita lunghe e sottili le scivolarono sotto al mento per sollevarle delicatamente il viso. Le passò il polpastrello del pollice sulla guancia, gli occhi scuri concentrati a sfregarle via il grasso che si era spalmata sulla pelle strisciando attraverso il condotto di aspirazione.

Cosa c’era di tanto speciale in quel gesto da farle aumentare così le pulsazioni? Perché quel tocco le stava facendo crescere un groppo in gola? Perché l'espressione sul suo volto la fece sentire d’un tratto più sola che mai?

Da quando sei in grado di muovermicosì?

Dopo quella che le sembrò un’eternità, ma comunque troppo presto, abbassò la mano. "Stai attenta là fuori."



1. In questo caso ho preferito una traduzione letterale (“Since when have you been able to move me like this?”) in quanto, più avanti nella storia, quel “to move me” sarà ripreso in modo diverso da Ben.

 

*



I rami degli alberi frusciavano mentre alcuni uccelli predatori si alzavano in volo, starnazzando in un vortice di piume e di becchi macchiati di sangue. Rey aggirò cautamente la carcassa del runyip del quale si stavano nutrendo mentre, accanto a lei, Tiu fece scorrere le dita sulle foglie umide di rugiada con movimenti aggraziati e aguzzi.

"Per cosa pensi che siano preoccupati?" chiese l'Omwati, riferendosi chiaramente ai tre Cavalieri Jedi. "Quelli più grandi sono incredibilmente tesi da quel giorno nel cortile, dal duello tra Ben e Valin".

"Forse sono ancora nervosi dalla missione su Vjun?" azzardò mentre si spazzolava le ciocche che l'umidità della giungla le aveva fatto appiccicare alle tempie. "Anche se era a malapena una delle loro prime missioni, è stata sicuramente la più pericolosa."

Tiu si fermò con una calma tale da far pensare a Rey che avrebbe spiccato il volo da un momento all’altro. I suoi lineamenti rapaci risultavano sempre più evidenti quando si trovavano in mezzo alla natura selvaggia, all'ombra degli alberi dei Massassi. "C'è un sentiero più avanti, attraverso quelle viti, ma percepisco... rabbia. E fame. Mille deboli vite, catturate in uno sciame affamato".

Rey strisciò verso il muro di viti e studiò attraverso le aperture. Un percorso libero dagli intralci della foresta serpeggiava attraverso l'oscurità, bloccato solo da un alveare distrutto staccatosi dal suo ramo a mezz’aria. L'aria risplendeva di nugoli di minuscole ali e risuonava dei clic di migliaia di tenaglie.

"Percorso alternativo?" suggerì Tiu.

"Non c'è bisogno." si concentrò, deformando e rimodellando le energie attorno a lei e Tiu in un senso di disgusto e disorientamento. Spinsero le viti da una parte e passarono con calma oltre l'alveare caduto; le api piranha si allontanarono immediatamente, respinte dalle ondate di Forza che Rey aveva appena lanciato.

Mentre il sentiero tortuoso portava le due apprendiste più a fondo nel bosco, iniziarono a camminare più silenziosamente, cercando di nascondere il più possibile la loro presenza nella Forza. Erano ormai andate ben oltre le rovine del Palazzo di Woolamander, il confine arbitrario che aveva stabilito Ben. I suoni della giungla iniziarono a diventare più minacciosi, il cinguettio degli uccelli e squittii dei roditori avevano ceduto il passo a ringhi rochi e ad un lontano, occasionale ruggito. Gli alberi erano pieni di occhi e denti in attesa.

Ci fu un movimento a destra. Rey e Tiu si portarono immediatamente in posizione di attacco, le mani pronte sull'elsa delle loro spade laser da allenamento. Un paio di figure indistinte emersero dall’oscurità del bosco e poi...

Il suono di quattro lame ronzò nell'aria accompagnato dallo sfolgorio di un giallo acceso nell'ombra grigiastra della foresta.

"Oh, siete voi ragazzi." Il sollievo di Seff era palpabile nonostante il raggio della sua spada laser fosse bloccata con quella di Rey a pochi centimetri dalla sua gola.

"Ci siamo un po' persi", spiegò Jysella lasciando ricadere le braccia dalla posizione da affondo che stava per sferrare contro Tiu, a sua volta rilassandosi immediatamente dalla deviazione alla quale si era preparata. "Meno male che siete venute da questa parte."

A una a una, le spade laser si spensero. L’ultima fu quella di Rey, rendendola estenuantemente consapevole del fatto che, sotto sotto, la bambina che lottava costantemente per la sua vita e che si guardava sempre le spalle era ancora lì, ed aveva messo le radici anche in quella terra così verde.

"Dovremmo tornare indietro," disse Tiu incamminandosi. "Presto sarà buio."

Quattro paia di occhi si guardarono a vicenda mentre la stessa idea saettava contemporaneamente nelle loro menti, lo spettro della meditazione serale nella Sala Grande che aleggiava nell’aria.

"Un'altra ora?" chiese cautamente Rey. "Vediamo solo dove porta questo sentiero, ok?"

 

*



Un leggero tremore sotto a della terra nera. Un'increspatura incerta su dell'acqua d'argento.

Nwûl Tash. Dzwol shâsotkun.

Era vasto, ardente e millenario. Il suo corpo morì tra il fuoco e le catene molto tempo prima. Le pietre sul suo altare erano ricoperte dello scivoloso sangue dei Massassi che continuavano a sacrificarsi a migliaia in modo che potesse vivere per sempre.

Shâsotjontû châtsatul nu tyûk. Tyûkjontû châtsatul nu midwan.

Aveva dormito.

Midwanjontû châtsatul nu asha.

Ma poi, una ... chiamata. Un debole segnale, da qualche stella lontana. Si svegliò con così tante giovani ed agitate menti a portata di mano. Menti come lo era stata la sua, una volta. Quale era la parola? Sì, Jidai.

Ashajontû kotswinot itsu nuyak.

Ora sentiva alcuni di loro dirigersi verso di lui. Attraversare la giungla in brillanti bagliori. Signore, disse qualsiasi cosa fosse quella che lo aveva destato. Signore, ecco il mio sacrificio. Le pietre tremarono, lui attese.

Wonoksh Qyâsik nun.

 


 

Note finali:
1. Da ora in poi lascerò in qua e là qualche nota di traduzione all'interno del testo stesso, in modo da rendere tutto più semplice e scorrevole (senza il bisogno di andare ogni volta alla fine del capitolo)
2. Come sempre ringrazio tutti quelli che continuano a leggere e seguire questa fanfic. Un grazie ancora più grande a chi si è preso due minuti per recensirla anche. Cercherò di caricare un nuovo aggiornamento tra domani e dopodomani, quindi #staytuned! Un abbraccio stritolatore a tutti <3


 


 

Note originali dell'autore:
1. I have upped the chapter count to 15, because I realized that 10 chapters is in no way enough for the kind of story that I want to write. Also, I hope no one minds the appearance of an EU character who's also named Finn, but I needed him here. I doubt he will cross paths with our TFA cinnamon roll, so it shouldn't be too confusing!
2. Jedi Knights: Alema RarNuma RarFinn GalfridianValin HornTekli. Jedi Apprentice: Tiu Zax.
The Chadra-Fan.
The Omwati.
Lightsaber forms: AtaruMakashiNimanDjem So.
Valin and Jysella's father, Corran Horn, uses the Trakata technique during the Yuuzhan Vong War.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***





Capitolo 6



"Cosa indossa un cacciatorpediniere imperiale ad un ballo di gala?" chiese Seff.
"Non lo so", gli rispose Jysella.
"Un papillon!1" sbuffò lui, prima di scoppiare in una tempesta di risate.
Jysella gemette. Tiu si limitò ad ignorare la freddura mantenendo il suo sempre dignitoso contegno. Ma Rey, che a volte non riusciva a sopportare Seff, si ritrovò a sorridere guardando il ragazzo costretto ad appoggiarsi ad un albero per sostenersi, piegato dalle risa della sua stessa battuta. Anche in quel momento, dopo dieci anni passati da quando aveva messo per la prima volta piede al Praxeum, vedere delle persone divertirsi le sembrava ancora uno dei più grandi regali della sua vita – ricordava di aver visto raramente delle persone divertirsi, su Jakku.
Il sentiero terminava in una fitta fila di arbusti alti poco più di un metro dalle foglie blu a spirale che impregnavano l'aria con il loro caratteristico profumo speziato. Il gruppetto avanzò attraverso un labirinto di rami e fogliame prima di trovarsi di fronte-
Un cielo aperto, in primo luogo: lo sguardo di Rey schizzò verso l’alto, una voglia di volare che le cresceva nelle vone. Il gigante gassoso di Yavin 1 era sospeso sull'orizzonte viola, un globo arancione che scrutava i loro movimenti da sopra le cime degli alberi che tenevano confinata quell’incredibile radura che la giungla nascondeva. Anche il piccolo Sole del sistema stava per tramontare e le traiettorie di oro rosso dei due astri gemelli si intersecavano in raggi scintillanti sopra la superficie argentea dello specchio d’acqua che si trovava al centro.
Al centro del lago c’era un’isola e, sulla sua cima, un tempio, dominato da una massiccia piramide di ossidiana divisa a metà. Tra l’affilata vegetazione della giungla, un lucido colosso nero incombeva sull’acqua – un uomo dai capelli lunghi tirati indietro esibiva sulla fronte un tatuaggio con un sole e indossava abiti dall’aria antica. Non c’erano dubbi sui suoi indumenti né sulle incisioni che decoravano la piramide e i pilastri circostanti. Era sicuramente un monumento ad un Signore Oscuro dei Sith, eretto probabilmente dalle tribù sue schiave molti secoli prima.
"Un'altra rovina Massassi!" esclamò Jysella. "Chissà se Maestro Luke ne sia ancora al corrente."
"Probabilmente no: la maggior parte della foresta pluviale è inesplorata", disse Tiu. "Potremmo essere i primi a vedere questo luogo da centinaia di anni."
"Vuoi scommettere?" scherzò Rey intravedendo un lampo di familiari capelli biondi che emergeva dal tempio nero.
L'età adulta aveva scavato le guance di Raynar e aggiunto muscoli possenti alla sua figura delicata, ma non aveva scalfito né il suo amore per gli abiti appariscenti né il suo passo sicuro e pomposo. Mentre lo osservavano, Raynar abbassò lo sguardo e-
Le sopracciglia di Seff si unirono nel mezzo alla fronte. "Sta usando la Forza?"
"Occhi su quello che hai davanti, Hellin", disse Rey, nonostante anche a lei fosse servito qualche istante per rendersi conto dell’illusione. "Sta guardando in basso, ci sono dei gradini sotto la superficie. Non sta effettivamente camminando sull'acqua".
 Raynar sembrava turbato dal trovarli in attesa sulla riva. "Non dovreste essere a letto voi?" La voce mancava del suo solito tono graffiante: c'era vaghezza non solo nel modo in cui parlava, ma anche in quello in cui si muoveva. Rey aveva l'inquietante sensazione si star osservando un uomo uscire da un sogno.
"Cosa stavi facendo su quell'isola?" gli chiese.
Fece un piccolo sorriso. "Imparavo."
Era una risposta abbastanza innocente, ma il suo sorriso era strano. Lo studiò ad occhi stretti per cercare di capire, gettando una rete con la Forza per vedere se qualcosa di strano avrebbe abboccato.
Fu colpita da una sensazione che somigliava a quella di una porta sbattuta sul suo viso. "Dovresti sapere che queste cose non funzionano con un Cavaliere Jedi", la rimproverò con la sua tipica aria altezzosa. "Ora, fai la brava padawan e vieni con me."
"Ma noinon abbiamo ancora esplorato le rovine," protestò Tiu.
"Fidati di me, non vuoi che il sole tramonti mentre ti trovi in un posto come questo. È ora che torniate all'Accademia, tutti voi. Specialmente tu." Disse rivolgendosi di nuovo a Rey. La sua voce divenne un borbottio esasperato. "Se Solo dovesse scoprire che ti ho lasciata qui quando iniziava a fare buio, me la farebbe pagare. A vita."
 
 
1. La battuta di Seff è purtroppo intraducibile in italiano: i caccia imperiali (destroyer), vengono chiamati anche più semplicemente con il loro nome di serie, ovvero TIE, che in inglese può significare anche papillon.

 
*
 
 
La notte era scesa da tempo quando attraversarono il fiume. Il Grande Tempio risplendeva dei bagliori dorati delle luci delle stanze che si confondevano nel cielo costellato di stelle. Ben si stava dirigendo verso la piattaforma di atterraggio, il volto pallido un misto di furia e sollievo. Oscurati dalle ombre della foresta pluviale, i suoi occhi scrutarono il gruppo alla ricerca di feriti; dopo essersi assicurato che nessuno fosse smembrato o sanguinante, si girò verso Rey per ringhiarle un teso "Dove sei stata?".
"Te l'ho detto, a fare trekking," ripetè lei testardamente.
Tiu, Seff e Jysella fuggirono verso la sicurezza dell'ingresso principale del tempio. Raynar fece per seguirli, ma il braccio di Ben lo afferrò per il colletto strattonandolo verso di sé. "Cosa ti è passato per la testa per tenerli fuori fino a tardi? I tuk'ata sono in movimento – li abbiamo sentiti ululare, prima. Cos’hai che non va nel cervello?"
"Sei impazzito, Solo," gracchiò Raynar. "Sei decisamente fuori strada, ho trovato i marmocchi che giocavano nella giungla e li ho riportati qui."
"Vorrei che la smetteste di parlare di me come se fossi ancora un ragazzina," borbottò Rey. "Ho sedici anni."
"Esattamente", sputò Ben. "Una ragazzina." Lasciò andare Raynar, che si aggiustò il colletto con fare esageratamente teatrale e lanciò a Rey un’occhiataccia che gridava uno sprezzante te l’avevo detto, prima di marciare verso la ziggurat.
"Ok, che problemi hai?" chiese a Ben non appena furono rimasti soli. "Sei stato incredibilmente insopportabile nelle ultime due settimane. E non abbiamo ancora neppure parlato di quella sessione di allenamento- hai quasi ucciso Valin! Cosa sta succedendo, Ben?"
Lui cadde in uno dei suoi terribili, interminabili silenzi. Sotto la luce delle stelle, le borse sotto gli occhi sembravano più pronunciate del solito, livide mezzelune grigie in risalto sulla sua carnagione pallida. Serrò la mascella e le sopracciglia si unirono mentre corrugava la fronte: aveva sempre avuto un volto incredibilmente espressivo, non era mai stato in grado di tenersi tutto dentro a lungo, Rey riusciva praticamente a leggere i vari processi mentali susseguirsi uno ad uno. Alzò la testa verso il cielo allungando il collo come un uomo in attesa del colpo di grazia.
Rey conosceva quella tristezza, quella paura. L'aveva già visto così, una volta. "Sono di nuovo gli incubi, vero?"
Invece di risponderle, Ben le voltò risolutamente le spalle e si diresse verso il tempio. Non poteva lasciarglielo fare, non poteva permettergli di fuggire da quel confronto, quindi si affrettò per superarlo e piantarglisi saldamente di fronte, costringendolo a fermarsi per evitare di travolgerla.
Altri ululati riempirono l'aria tropicale. Suonavano distanti, ma comunque alti e vasti come le montagne. A Rey venne la peled’oca: i branchi di tuk'ata di Yavin 4 se ne erano sempre rimasti nei loro territori, in agguato nelle caverne delle regioni vulcaniche della luna. Non ne aveva mai visto uno in carne e ossa, ma quella sera qualcosa sembra averli disturbati.
"Dobbiamo rientrare,” la rimproverò Ben. "Non farti portare dentro di peso."
"Come se te lo lasciassi fare", ribattè Rey.
La afferrò per un polso, ma lei fu veloce a liberarsi. "Parla." Odiava il tono della sua voce in quel momento, la pietosa supplica che conteneva sentendo dieci anni d'amicizia che rimbalzavano contro il muro che le stava alzando di fronte. A volte era così difficile preoccuparsi per qualcuno che non voleva essere aiutato. "Sono tornati gli incubi?"
"Non se ne sono mai andati." La risposta fu secca e decisa e la sua gravità era tale da richiedere qualche secondo per essere debitamente elaborata. Quando Rey iniziò ad assimilarla, lui le aveva già preso un braccio, girandola per condurla oltre il morbido splendore del Grandre Tempio.
 
 
*
 
 
Un ricordo:
Il Risveglio fece male.
Era la sua dodicesima notte al Praxeum e stava sognando il deserto. In sè non sarebbe stato niente di nuovo, se non per il fatto che non era mai stata in quel deserto prima. All’orizzonte, due soli si affacciavano su una distesa infinita di dune color ruggine. Una figura con un mantello marrone, alta e sottile, stava salendo da una pianura, il cappuccio tirato indietro che rivelava una massa informe di ricci color rame.
"Qui ero uno schiavo". Stava parlando con qualcuno che non poteva vedere, qualcuno la cui presenza era come un vago sfarfallio colto con la coda dell'occhio. "I Jedi mi ha preso e sono rimasto schiavo." Il mondo iniziò a tremare e la sua ombra cambiò, crescendo e allungandosi sempre di più sul terreno che iniziava a dividersi mentre i ricci si trasformavano piano piano in un rigido elmo. "Con la vittoria, le mie catene si sono spezzate. Ho abbracciato l'oscurità e mi sono libero".
Il deserto si frantumò in un milione di pezzi. Rey rimase a fluttuare da sola nel buio dello spazio, l'ossigeno che veniva lentamente risucchiato dai suoi polmoni. Non riusciva a muoversi e non riusciva a respirare, quindi cercò di gridare. Non uscì alcun suono. Il battito iniziava a rallentare, la vista si stava facendo sempre più sfocata mentre le costellazioni brillanti iniziavano a sbiadire. Nessuno avrebbe pianto per lei, nessuno l’avrebbe ricordare. Aveva sempre saputo che sarebbe morta in quel modo.
La luce non può salvarti da tutto questo. Il pensiero scivolò le scivolò nella mente come una cantilena malvagia. A che serve il potere, se non sai come usarlo? Io ti porto verso la liberazione. Ti porto alla rinascita.
Reagì con un ultimo scoppio di disperazione, l'ultimo soffio di fiato nel petto. Non sapeva come c’era riuscita, ma riuscì a scacciare via tutto: i pensieri, le stelle, il vuoto, tutto il resto, tutto. Strappò il suo corpo dal vuoto e dall’oblio ed il dolore iniziò a consumarle l’anima come una ferità profonda e tagliente.
"Rey?" Il viso allungato e ceruleo di un ragazzo si voltò a guardarla, confuso. "Che ci fai nel mio sogno?"
Quando si svegliò, stava già singhiozzando. Le scatole che aveva recuperato dalla sala del Comando Strategico stavano fluttuando per la stanza, il loro contenuto disperso nell’aria. Le pareti iniziarono a tremare e le luci iniziarono ad accendersi e spegnersi rapidamente. La testa continuava a pulsarle come se volesse scoppiare. Urlò ed urlò ed urlò; anche qualcun altro stava urlando, il rumore di un pianto soffocato dagli strati di pietra che li separavano. Ci furono dei passi nel corridoio-
Qualcuno la stava chiamando. Era una delle due Twi’lek: Numa, la sorella gentile. Si avvicinò a Rey con cautela, evitando l’uragano di rottami di metallo che continuava a turbinare attorno al letto. Sulla porta il ragazzo con gli occhi blu che tutti dicevano essere un principe – Finn Galfridian – le stava guardando, pronto a dare una mano nel caso fosse statonecessario.
"Va tutto bene, stai bene," mormorò Numa. "Sono solo i tuoi poteri che si manifestano. Alcuni di noi ne risentono di più all’inizio, ma va bene, non farti prendere dal panico".
"Maestro Luke sarà qui presto", aggiunse Finn. "È da Ben adesso, ma sarà qui da un momento all'altro."
"Non riesco a farlo smettere!" Rey era terrorizzata - le luci tremolanti, gli oggetti fluttuanti, veniva tutto da lei. Troppo. Troppo presto. Perché. "Non ci riesco-"
"Cavalcala come se fosse un’onda," incalzò Numa, portando il viso alla sua stessa altezza. "Puoi farlo, cavalcala, poi lasciala andare."
Quando finalmente comparve Luke, Rey si stava dondolando avanti e indietro sul materasso, le ginocchia strette al petto, la testa stretta tra i piccoli pugni. La stanza era in disordine, il pavimento pieno di attrezzi e pezzi di ricambio, un pannello a incandescenza era stato sradicato dal muro.
"Rey," disse Luke gentilmente. Lo intravide muovere una mano e una sensazione di calma iniziò a pervaderla. "La parte difficile è finita. Questi sono i primi passi. Il cammino dei Jedi si è aperto di fronte a te".
Tra le lacrime scorse Ben che la scrutava da sopra la spalla di suo zio. "Fa male," lui trasalì nel sentirla sussurare, come se fosse stato colpito al petto da un dardo. "Non mi avevi detto che avrebbe fatto male."
 
 
*
 
 
Erano cresciuti, ma la notte era rimasta la stessa di sempre, un vellutata velo di ombre quasi troppo fitto per essere superato da un singolo pannello luminoso. Si trovavano in una delle sale di meditazione del secondo livello, seduti fianco a fianco sul pavimento, gli sguardi di entrambi fissi sul muro. Alcune cose uscivano più facilmente se non si era costretti a guardare la persona a cui le stai dicendo.
"Ho sempre avuto quei sogni, ogni notte sin da quando ero bambino." Ben parlò come se ogni parola gli venisse strappata direttamente dalla gola, lanciata tra i calci e le urla in pasto alla luce. "Il Risveglio dei tuoi poteri è avvenuto mentre stavi dormendo - un evento insolito. I sensi si erano espansi ovunque nella Forza, e finirono per attaccarsi alla cosa più vicina e più potente che riuscirono a trovare. Ecco come sei stata trascinata nel mio incubo, credo. I nostri segnali si sono… incrociati. E, poiché eri nel bel mezzo del Risveglio, poiché eri così incontrollabile, con tutto quel potere ancora così grezzo, sei stata capace di una cosa che io non riuscivo a fare. Hai scaraventato entrambi fuori dal sogno. Non solo... hai eretto una specie di barriera ". Si sfregò stancamente il viso "Ho sognato di nuovo dopo quella volta, ma gli incubi non erano più così reali. Mi sentivo – più sicuro? O, almeno, non solo come prima." La guardò con un sorriso ironico e storto. "Comunque, grazie per quello che hai fatto. Non scherzavo quando ho detto che diventerai una buona Jedi."
"Ora non addolcirti troppo." Rispose, anche se qualcosa in lei cantò di gioia per quella gratitudine così faticosamente conquistata.
"Ma dopo Vjun è cambiato tutto", continuò. "Gli incubi sono aumentati, sono diventati più intensi. All'inizio pensavo fosse solo una ripercussione rimasta dal Castello Bast, dall'aver affrontato l'eredità di Vader - ma poi ho scoperto che anche gli altri Cavalieri stavano avendo delle... anomalie".
"Come Valin e Raynar?"
"Raynar è sempre stato un idiota", spiegò Ben, "ma Valin - Trakata è una delle tecniche più rischiose, anche Corran Horn, suo padre, la usa solo come ultima risorsa, solo quando le opzioni rimaste sono uccidere o morire. Dopo lo scontro, Valin mi ha detto di non essere sicuro di che cosa potesse averlo spinto a farlo. Ha ammesso che lo avevo irritato, ma qualcosa ha reso quel sentimento… più grande. L'ha trasformato in un desiderio rabbioso di finire il nostro duello una volta per tutte. E la stessa cosa volevo io. Quando ha segnato quel punto, ero... Non l’avevo mai sentita così forte, il desiderio di sangue. Quando ho premuto sulla ferita… Ho sentito qualcuno, Rey. Nella mia testa. Come se qualcuno stesse ridendo." La frase svanì in un bisbiglio rauco; le ombre nella stanza si erano allungate fino a nascondere i suoi occhi. “Ma non è tutto. Rhysode e Galfridian hanno detto di aver visto – cose. È per questo che stavo parlando con loro prima: dicono che c'è qualcuno qui con noi, nel tempio, un uomo oscuro che parla con loro nella notte. Gli dice su di loro cose che nessuno sa ".
Rey si guardò attorno a disagio. Probabilmente era la sua immaginazione, ma la temperatura sembrava essere diminuita. Si accorse con una certa sorpresa che la sua mano era già posizionata sull'elsa della spada laser da addestramento, come se ci fosse volata di sua spontanea volontà. "Maestro Luke saprebbe cosa fare, no?"
Ben fece una faccia così da adolescente che, nonostante la gravità della situazione, Rey non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo. "Oh, andiamo. Ho capito che voi Cavalieri Jedi Fighi pensate di essere abbastanza grandi per gestirla –"
"Noi siamo abbastanza grandi per gestirla-"
"Ma chiaramente non ci riuscite, se siete così vicini dall’uccidervi a vicenda!" scattò.
"È stata l'unica volta, quella nello scontro tra me e Valin," sospira. "La tua inclinazione all'esagerazione-"
"Non è nulla in confronto alla tua, come quando Alema cambia canale HoloNet e la prendi costantemente come una dichiarazione di guerra-" Si fermò sorprsa; litigare era divertente, ma avevano questioni più importanti da affrontare in quel momento. "Senti, la tua opinione su Raynar sta distorcendo i fatti. È irritante, è vero, ma non ti avrebbe mai provocato con Darth Vader proprio di fronte a Maestro Luke tra tutte le persone dell’universo. Qualunque cosa stia influenzando te e gli altri Cavalieri, è arrivata anche a lui. "
Ben aggrottò la fronte e l'espressione sul suo viso si fece più tesa. "Sei diventata tutta... raggiante. Tu sai qualcosa."
So che mi conosci troppo bene, pensò con un pizzico di malinconia. "Solo che ultimamente si sta aggirando tra le rovine Massassi nella giungla."
"Fammi vedere."
 Rey esitò. Nella sua testa c’erano cose che avrebbe preferito non mostrare a Ben – nello specifico pensieri vaghi su di lui che non aveva ancora ben compreso. Se ne avesse trovato uno mentre cercava nei suoi ricordi, beh, sarebbe stato decisamente imbarazzante. Probabilmente non sarebbero più stati in grado di guardarsi mai più negli occhi.
"Potrei portarti lì", tentò cautamente. "Domani mattina?"
"O potresti semplicemente mostrarmelo ora", ribattè lui.
"Io-" Cosa stava succedendo, le sue guance stavano andando a fuoco –
Lui sbattè le palpebre. "Perché stai arrossendo?"
Si allontanò da lui, abbassando la testa mentre cercava furiosamente di tenere sotto controllo i suoi vasi sanguigni. Lui si girò nella sua direzione, seguendola e sporgendosi in avanti con uno sguardo interrogativo sul suo viso. Quando la sua posizione a gambe incrociate le impedì di inclinarsi oltre senza perdere l’equilibrio, allungò il collo di lato, lasciando che il suo sguardo penetrante le scrutasse il profilo.
"Mi stai nascondendo qualcosa." disse incredulo. "Sta davvero succedendo qualcosa in quella tua testolina girovaga di cui non vuoi parlarmi."
Rey optò per il silenzio.
"Beh, va bene," sbuffò alla fine Ben. "Immagino che tu sia grande abbastanza per avere i tuoi segreti ora."
"Non ho bisogno del tuo permesso per essere abbastanza grande!" replicò. Si girò per incontrare il suo sguardo, dimenticando quanto si fossero avvicinate le loro facce e… okay… errore tattico, perché -
- Davanti a lei era tutto lunghe ciglia che adombravano guance pallide, era tutto occhi marroni costellati di pagliuzze d’oro, era tutto carnose labbra increspate –
"Non ti stavo dando il permesso," mormorò. "Stavo solo... venendo a patti." Si ritirò, raddrizzando ancora una volta la spina dorsale nella posa di base della meditazione che, una volta raggiunto il Cavalierato, per tutti gli studenti di Luke era ormai naturale come la posizione eretta.
"Venendo a patti con cosa?" Non aveva davvero idea del perché la sua bocca, tutto d’un tratto, si fosse seccata.
"Con il tempo", rispose con un tono così carico di rimpianti e colorato da un raro affetto che il suo cuore si strinse solo a sentirlo. Prima che potesse rispondergli, tuttavia, tornò all'argomento precedente. "Non mi piace l'idea che tu torni in quelle rovine."
"Ma tu sarai con me", sottolineò dolcemente e scherzando solo in parte.
Sembrò sorpreso, poi a disagio. "Non ti ci abituare." Si alzò in piedi, allunga una mano per aiutarla ad alzarsi, come non dimenticava mai di fare. "Potrei non essere per sempre nei paraggi."
 
 
*
 
 
Partirono all'alba del giorno dopo. I campi di allenamento dell'Accademia erano vuoti salvo per Bazel, Natua e Yaqeel, che si stavano esercitando nelle loro acrobazie. Di conseguenza, i loro occhi si illuminarono quando intravidero la figura alta di Ben che si arrampicava sull'erba umida di rugiada con Rey al suo fianco.
"Cavaliere Solo, aspetta, per favore!" piagnucolò Yaqeel.
"Non credo proprio." Nonostante la sua risposta gelida, Ben si fermò, sembrando abbastanza scontroso e annoiato mentre Bazel si lanciava verso di lui.
Il terreno tremò sotto gli enormi piedi del Ramoan. Con una grazia misteriosa, assistita dalla Forza, il suo corpo gigantesco si sollevò in aria e volteggiò senza sforzo sopra la testa di Ben, prima di atterrare sull'erba con un pesante tonfo.
"Bello." Bisbigliò Rey a Bazel mentre le si avvicinava.
"Grazie." Il muso e le zanne tipiche dei Ramoan rendevano difficile per quelli della sua specie parlare in Basic, ma Bazel aveva perseverato nell’esercitarsi, con quel suo tipico atteggiamento serio, fino a quando non aveva imparato a grugnire con successo le varie sillabe. "State andando a fare una passeggiata?"
"Sì, è bel tempo." Era sciocco, ma non avrebbe potuto essere sincera sulla ragione di quell’escursione senza seminare il panico tra i suoi compagni – o, peggio, farli interessare abbastanza da seguirli. Per di più il tempo era davvero incantevole, con il cielo rosa chiaro e la nebbia mattutina che rinfrescava l'aria tropicale.
"Ciao Rey!" Anche se Yaqeel era rimasta senza fiato dopo la capriola, la sua pelliccia sensibile all'umore si riempì di allegria. "Tiu mi ha detto tutto di quando hai usato un'ondata di Forza per respingere quegli schifosi scarafaggi piranha ieri, devi mostrarmi come hai fatto. Facciamo accoppiare per la prossima escursione."
"Smettila di usarmi per i miei poteri", scherzò Rey titubante, rilassandosi solo quando Yaqeel e Bazel iniziarono a ridere. Dimenticati delle ondate di Forza, pensò soddisfatta di sé stessa. Sei stata eletta Miss Simpatia.
I tre apprendisti osservarono Natua, la rettiliana, mentre scavalcava Ben e completava la sua capriola. Si unì a loro, annuendo verso Rey con un velo della classica arroganza che tutti i Falleen possiedono in abbondanza; Rey aveva imparato a non prendere sul personale quella caratteristica della sua specie.
Dopo qualche chiacchiera, si liberò dal gruppo e li salutò da sopra la spalla mentre si dirigeva verso Ben, che la sta aspettando con malcelata impazienza. Stava giocherellando pigramente con l'elsa della sua spada laser, il mantello marrone aperto che rivelava la tunica nera dei Jedi. I colori più scuri gli donavano, anche se in un certo senso le mancava vederlo indossare le sue vecchie da apprendista che non contrastavano drammaticamente così tanto con la sua pelle pallida, accentuando la sua corporatura allampanata. Queste lo facevano sembrare decisamente più oscuro.
"Non vuoi far esercitare anche me nei salti usandoti come ostacolo?" lo schernì.
"Per favore, no", sospirò l’insofferente Cavaliere sempre assediato da impudenti apprendisti.
Lui continuò a guardarla mentre si dirigevano verso il fiume. "Che c'è?" gli chiese alla fine.
"Sono felice che tu abbia fatto amicizia." Sembrava quasi malinconico.
"Anche tu hai degli amici", sottolineò prima di fermarsi a valutare la frase. Nel corso degli anni, i Cavalieri del Praxeum avevano sviluppato un tipo di cameratismo che poteva scaturire solo dal crescere insieme e dal rischiare la vita e l'uno per l'altro, ma Rey sapeva per certo che Ben preferiva ancora mangiare da solo nella sua stanza e passare il suo tempo libero a studiare gli HoloNet o con il naso sepolto tra i libri. "Beh, hai me, comunque," ammise lei.
"Che fortuna" la punzecchiò lui.
"Non costringermi a spingerti nel fiume."
 
 
*
 
 
Il sole era completamente sorto ed i suoi lisci raggi di cera filtravano insistenti attraverso la volta della foresta quando raggiunsero il Palazzo della Lanamandra. Fedele al suo nome, il tempio abbandonato era ghermito di animali dalle pellicce brillanti color blu notte e oro che risplendevano nel sottobosco. All'arrivo di Ben e Rey, i maschi iniziarono a ringhiare facendo vibrare le gole rigonfie e le femmine sguainarono i grossi artigli anteriori. Ben sollevò una mano e le lanamandre si ritirano gradualmente, sperdendosi tra i pilastri di pietra abbattuti prima di sparire sugli alberi.
"Diverse menti contemporaneamente", notò Rey. "Stai diventando davvero bravo a farlo."
Ben si strinse nelle spalle. "Sono solo semi-senzienti, è più facile."
"Però devi proprio trasmettere paura? Calmarle sarebbe altrettanto efficace." Oltre che più gentile.
"Non sono mai stato bravo a calmare. Ci siamo quasi?"
"Uhm, no."
Le lanciò un'occhiata esasperata. "Ti avevo chiaramente detto di non andare oltre queste rovine, ieri."
"E quando ti ho mai ascoltato?"
Questo le fece guadagnare un’alzata di occhi al cielo, che si trasformò presto in uno sguardo impaziente. "Rey. Spero tu stia scherzando."
"Tra un minuto," sbottò lei. Era sull'ingresso fatiscente dell'edificio, ispezionando i glifi neri dei Massassi incisi sulla pietra marrone della porta. "Mi mancava questo posto." Durante il suo viaggio con Tiu gli aveva a malapena concesso un'occhiata sfuggevole, ma la luce delicata del primo mattino l’aveva irradiata di nostalgia. Queste erano le prime rovine che aveva scoperto – beh, non tanto le prime scoperte, quanto le prime dove aveva seguito Ben.
"Ho visto la pioggia per la prima volta, mentre ero qui", continuò, meravigliandosi di come fossero passati velocemente dieci anni. "Ricordi?"
 
 
*
 
 
Un ricordo:
Era il suo secondo mese su Yavin 4. Si stava esercitando nelle sue capacità di seguire le tracce - o almeno era quello che continuava a ripetersi mentre si infilava lungo il sentiero che Ben stava attraversando.
Lo sentì sbuffare e borbottare poco più avanti. Di soppiatto, fece capolino da dietro ad uno dei grandi fiori rosa che crescevano da quelle parti giusto in tempo per vederlo girarsi verso di lei con un'espressione accigliata.
"Vuoi smetterla di seguirmi?" scattò, con la sua faccia da quindicenne indignato.
"Mi annoio", si lamentò lei. Il suo sguardo cadde sulle rovine dietro di lui e lei scattò in avanti, spingendolo da parte. "Che posto è questo?"
Il fastidio cedette il posto alla sua predilezione per le lezioni accademiche. "È il Palazzo della Lanamandra," le disse con tono riluttante. "Scoperto da Dr’uun Unh, naturalista Sullustan, durante il..." Si fermò, pulendosi via con un dito una goccia d'acqua luccicante dalla guancia.
"So che sei appassionato di storia e tutto il resto," disse Rey cautamente, "ma non devi piangere-"
"Piove", mormorò lui in risposta.
Dall'alto degli alberi arrivò un suono simile al rumore di mille turbine arrugginite. Alzò lo sguardo sorpresa, cercando automaticamente il suo bastone.
"Tuono", spiegò.
E, quando l'acqua iniziò a cadere, le sembrò di sentirla cantare. Un ritmo costante e gocciolante sulle ampie foglie, un fresco sussurro umido lungo i tronchi, un basso gorgoglio nella terra bagnata, un delicato tamburellio sui pilastri di pietra ricoperti dai rampicanti. Allungò le mani, lasciando che la coppa creata dai suoi palmi si riempisse d’acqua. Varie gocce le colarono sul viso e degli spruzzi le colpirono le braccia e la punta degli stivali. Lava via tutto, pensò, lo sguardo fisso sulla volta della foresta mentre la pioggia iniziava già a calare.
 
 
*
 
 
"Te lo ricordi?" ripeté, sorridendo a Ben.
"Sì." La voce roca, incredibilmente gentile. La guardò come se la stesse osservando attraverso gli anni – Rey lo sapeva, era lo stesso modo in cui stava fissando lui. I suoi lineamenti erano morbidi, rischiarati dalla luce color smeraldo. "Si, me lo ricordo."
 


Note finali

Ed eccoci: questo è, a mio avviso, uno dei primi capitoli veramente belli. La storia inizia ad entrare nel vivo e la narrazione si fa più incalzante. Spoiler: da qui in poi, migliorerà e basta. In questo capitolo c’è una delle mie scene preferite, ovvero il momento in cui i poteri di Rey si risvegliano. La prima volta che la lessi mi fece venire la pelle d’oca, quindi spero di aver reso giustizia allo scritto originale.
Come sempre ringrazio chi continua a leggere, seguire, preferire e recensire (<3 <3 per MorganaRosinDubh81 e Lily Pt ) questa storia. Qualsiasi tipo di commento o suggerimento è sempre ben accetto! Alla prossima,
Lu.

 
 
Note originali dell’autore:
Seff Hellin's TIE pun is actually a Jacen Solo (TM) original.
Blueleaf.
Tuk'ata.
The words uttered by dream-Anakin are a riff off the Sith code transcribed in Chapter 5.
Ramoan.
Bothan.
Falleen.
I imagine Ben wearing something similar to Anakin's robes, because reasons.
Dr'uun Unh of Sullust.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Un’onda argentea si increspò sugli stivali di Rey mentre camminava in punta di piedi sul primo gradino, l’acqua che distorceva il riflesso del cielo sereno sopra di lei. Ben era un po’ più avanti, intento a studiare il sentiero sdrucciolevole con cura e non osò rompere il pesante silenzio calato dal momento in cui si erano spinti nella radura finché non furono a metà strada dall’isola.
"Vedi come devi guardare in basso per evitare di cadere nel lago? Questo assicura che ci si avvicini al tempio con la testa china", spiegò. "Rimarcare sempre il loro dominio, in qualsiasi modo possibile – era un atteggiamento tipico degli antichi Sith. Volevano essere adorati come dèi. Molti di loro hanno ottenuto quello che desideravano."
"Che esserini adorabili." La sua battuta cadde nel nulla; non c'era posto per l’ironia di fronte a quelle rovine nere, in mezzo a tutta quella quiete predatoria.
L'isola era formata da dei crateri di roccia vulcanica scura crivellati di chiazze di licheni verdi e arancioni. "È tutto così tranquillo," commentò Rey mentre toccava finalmente la terra. "Niente uccelli, niente insetti ... è come se tutto cercasse..." Si fermò: avrebbe voluto concludere la frase con un "di rimanere il più lontano possibile", ma l'atmosfera era già abbastanza inquietante senza che lei desse voce ai suoi pensieri.
Lasciandosi la statua alle spalle, si girò intorno alla piramide di ossidiana e ai pilastri circostanti. Era frustrante non riuscire a decifrare le millenarie parole scolpite nel vetro nero, ma si sentì in parte sollevata. Sapeva che non le sarebbe piaciuto ciò che quelle incisioni le avrebbero rivelato.
“L'architettura è stata progettata come un imbuto per incanalare la Forza", notò distrattamente Ben, quasi stesse parlando tra sé e sé. "Deve essere stato un luogo di enorme potere, un punto focale per i rituali". Guardò il colosso senza la sua solita intensità critica da studioso, riservata a rovine e reperti storici. In effetti sembrava piuttosto rassegnato.
Come se avesse sempre saputo di essere destinato a ritrovarsi in questo luogo. Il pensiero si insinuò in lei conficcandole gli affilati, gelidi artigli nel cuore. Come se avesse combattuto a lungo perché la sua strada non lo portasse proprio qui, ma alla fine ci fosse arrivata comunque.
Seguì il suo sguardo fino alla statua. Il Signore dei Sith continuava a fissarli con un ghigno scuro e trionfante. Non le piaceva quel posto - c'era qualcosa di sbagliato in tutto ciò che gli stava attorno, anche nel modo in cui scendeva la luce del giorno. "Ben, so che l'hai capito dal momento in cui siamo arrivati ​​qui, quindi, dove siamo?"
"Questa è l'isola di Kun", gracchiò. "Siamo nel Tempio di Exar Kun."
È solo un nome, si disse Rey ma, nonostante questo, non riuscì a frenare il brivido che le serpeggiò lungo la spina dorsale. Dalla memoria iniziarono a riaffiorarle vecchi ricordi, pezzi di lezioni di storia, la voce calma di Tionne Solusar che riecheggiava attraverso la Sala Grande, gli holocron che brillavano rivelando i loro segreti a una stanza piena di occhi affascinati. Exar Kun, l'arrogante giovane Jedi che si era allenato sotto la guida del Maestro Vodo-Siosk Baas nelle sconfinate praterie di Dantooine. Exar Kun, il cui ardente interesse per gli insegnamenti proibiti dei Sith lo attirò nelle antiche tombe di Korriban, dove risvegliò vorticose energie cataclismiche che gli fecero crollare un intero tempio in testa. Lì, su quello spietato pianeta rosso, con le ossa rotte da cumuli di macerie, si era arreso al Lato Oscuro, in cambio di un'altra possibilità di vita.
Exar Kun, che aveva fondato la Confraternita dei Sith e combattuto contro i Jedi nella Crociata delle Ombre. Chi era morto proprio lì, nella giungla di Yavin 4.
"La guerra stava giungendo al termine", mormorò Ben. "Aleema Keto era morto, Ulic Qel-Droma aveva cambiato schieramento e stava guidando migliaia e migliaia di Jedi, in migliaia e migliaia di navi, alla base di Kun. Kun sapeva che non avrebbe potuto resistere alla potenza dell'intero Ordine, così contrattò ancora una volta, un’ultima volta, con l'oscurità. " Indicò le rovine attorno a loro. “Riunì tutti i suoi schiavi e, mentre la flotta Jedi riempiva i cieli sopra di loro, Kun si incatenò ad un altare comandando ad ogni singolo Massassi di sacrificarsi su questa luna, in modo che la loro morte potesse alimentare il rituale che avrebbe fatto vivere il suo spirito anche dopo la distruzione del suo corpo. "
"È orribile," sbottò Rey. "Perché mai avrebbe..."
"Tu no?" le chiese tranquillamente Ben. La sua faccia era ancora rivolta verso il colosso, come se fosse impegnato in una qualche forma di comunione ultraterrena. "Se tutto fosse perduto, se tu fossi disperata e volessi solo sopravvivere, non accetteresti qualunque cosa ti fosse offerta, qualsiasi barlume speranza..."
"Questa non è speranza." La voce aspra di Rey rimbalzò sull'acqua argentata, graffiando le pietre nere. "Non dare a melezioni di sopravvivenza. Ho vissuto su Jakku. So che cosa significhi sperare. Quello che ha fatto Exar Kun – quello vuol dire dimenticare ciò che ci rende umani. C'è un’enormedifferenza, Ben!"
Lo vide rimuginare sulle sue parole, ma, prima che potesse capire se gli fossero effettivamente arrivate, cambiò improvvisamente argomento. "Quindi hai visto Raynar qui. E hai detto che stava... imparando?"
Annuì. "Forse intendeva dire che stava studiando le iscrizioni, l'architettura ..."
"Ma qualcosa ti dice che non è così."
"Si comportava come se stesse uscendo da uno stato di trance", ammise. "Non ne sono sicura, ma secondo me è stato catapultato fuori".
"Fidati sempre del tuo istinto." Lo sguardo di Ben si spostò verso l'ingresso del tempio, un'apertura a forma di cuneo da cui emergeva una costante corrente di vento freddo, come il respiro di una bestia addormentata. "E che cosa ti sta dicendo adesso?"
"Che dovremmo andarcene."
"Bene, torna indietro sulla strada da cui siamo arrivati, muoviti velocemente, stai attenta-"
"Un attimo." Sentì la propria fronte aggrottarsi. "Non puoi voler andare lì dentro da solo."
"Starò bene," disse bruscamente. "Devo scoprire cosa stava combinando Raynar."
"Se è una questione di dovere, allora vengo con te."
"Le rovine dei Sith possono essere pericolose, non sei abbastanza allenata, non hai ancora neppure costruito la tua spada laser."
"Infatti." Gli sorride compiaciuta. "Ecco perché dovrei restare con qualcuno che ne ha una, non credi?"
Per un secondo, Ben sembrò furioso per essere stato incastrato dalla sua stessa logica, ma si riprese immediatamente. "Conosci già la strada per il Tempio, hai esplorato quella parte di foresta per quasi tutta la vita, sei più preparata ad affrontare ciò che c'è là fuori di quello che potrebbe trovarsi qui dentro."
Rey piantò saldamente i piedi per terra. "Non ti lascio da solo."
"Sì che lo farai," ringhiò "Torna all'Accademia."
Si fissarono in silenzio, finché dalla gola di Ben non uscì uno sbuffo carico di frustrazione. "Fai quello che faccio io, okay? Non sto neanche vagamente scherzando su questo: se ti dico di correre, tu corri. Capito?"
"Capito," confermò lei.
Le rifilò uno sguardo infelice, poi varcò l'ingresso. Lei lo seguì, entrando all’interno di un’oscurità che sembrava essere solo in attesa di qualcosa.


 
*


Due menti, giovani, incredibilmente potenti. Lui sta soppesando la sua decisione. La ragazza ha qualcosa di selvaggio, una durezza e una profonda indipendenza che potrebbero essere canalizzate. Ma il ragazzo risplende in confronto, come un condotto: così tanta rabbia. E paura. Così tanti punti deboli in mezzo a tutti quei nodi spinosi.
Lui doveva essere mio, mio Signore. Fagli ricordare.


 
*


Le ombre all'interno del Tempio di Exar Kun sembravano quasi avere una vita propria. Si infiltravano nella gola, spesse e mortali. Proprio quando Rey stava iniziando a credere che la luce del giorno fosse stata solo un sogno lontano, che quella notte fosse l'unica verità mai conosciuta, i suoi occhi iniziarono ad abituarsi e a percepire deboli scintillii tra le pareti. Striature di fulmini, intrappolate tra le lastre di vetro nero.
"Gemme di Corusca", le sussurrò Ben all’orecchio. Si fermò con il braccio sinistro alto di fronte a sé, cingendole la vita quasi potesse usare il suo corpo per farle da scudo. La spada laser si attivò nella sua mano destra accese, il raggio smeraldo inclinato davanti petto che lanciava leggeri riflessi.
"Stammi vicina," mormorò.
Rey soffocò uno sbadiglio. Strano - anche se, beh, effettivamente erano fuori dall’alba.
Sentiva la stanchezza impossessarsi di lei con ogni passo che muovevano. Nel tentativo di rimanere sveglia, iniziò a studiare le pareti, ad osservare le gemme scintillanti, i viticci di muschio verde e alcune di quelle iscrizioni malvage. Le scappò un altro sbadiglio. Sentì una prima vaga ondata di panico, perché quella sonnolenza non era naturale, c’era qualcosache la stava comprimendo.
Le sue dita si aggrapparono alla manica di Ben. Lo sentì irrigidirsi, preso come sempre alla sprovvista dal contatto fisico. "Rey?"
"Io..." Non riuscì più combattere. Si accasciò sul pavimento. Lo sentì ripetere di nuovo il suo nome, questa volta allarmato, spegnere la sua spada laser e, con lo stesso movimento rapido, prenderla tra le braccia, riuscendo a farle scivolare una mano dietro la testa prima che colpisse la pietra.
L'ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi fu il suo viso così vicino, così incredibilmente vicino al proprio. Il suo volto - quel terrore, quel dolore - le ricordò di un altro giorno, molti anni prima. Era la stessa espressione che aveva mentre Luke affrontava la bestia sulla pista di atterraggio.
Chi l'avrebbe mai detto, pensò stupita mentre l'ultima goccia di coscienza iniziava ad abbandonarla. Chi l’avrebbe mai detto che avresti amato così tanto anche me?


 
*


Un sogno di luce e venti selvaggi. Sabbia che si disperde in sottili fili dorati sopra un AT-AT imperiale semisepolto.
Un sussurro: "Perché non mi hai aspettato?"


 
*


Rey si svegliò di soprassalto, schizzando in piedi sul... letto?
La nebbia del sonno stava iniziando a dissiparsi. Si trovava nella sua stanza, i raggi rosso sangue del tardo pomeriggio che filtravano attraverso le tende disegnavano sottili barre sui contenitori dei pezzi di ricambio ordinatamente impilati, circuiti elettronici e ingranaggi presi da droidi smantellati che occupavano un intero muro. Come sono arrivata qui? Dov’è Ben? Si alzò, girò intorno al vecchio macchinario corroso che occupava il pavimento e si avviò giù per il corridoio.
Nella sua fretta finì quasi addosso a Tiu, che la salutò serenamente "Oh, bene, sei sveglia. Stavamo iniziando a preoccuparci..."
"Dov'è Ben?"
"Non è una cosa molto Jedi da dire."
Rey ricacciò indietro un urlo frustrato. L’appunto della Omwati non era stato detto con cattiveria, oltre al fatto che aveva ragione. Controllo. Cercò di calmare il battito irregolare e allungò una mano per cercare l’aura di Ben nella Forza, fin quando non lo trovò nel suo alloggio, dall'altra parte del corridoio.
Mentre correva verso di lui si rese conto di avere la sensazione di essere ancora intenta ad uscire dal suo sogno, il sapore della sabbia in bocca, i limpidi cieli desertici davanti agli occhi. Le porte di diverse stanze erano aperte, permettendole di intravedere gli occupanti con la coda dell'occhio. I più giovani stavano radunati attorno alle storie proiettate dagli holocron, rapiti dal fatto che i loro racconti preferiti potessero prendere la forma di ologrammi tremolanti. Un gruppetto di apprendisti della sua età sgranocchiava qualche snack sgraffignato dalle cucine tra chiacchiere e risate, alcuni sdraiati sul letto, altri seduti sul pavimento. Questa è la mia vita, ricordò a sé stessa, accelerando il passo. Questo è reale.
L'ala che ospitava i Cavalieri Jedi era silenziosa rispetto al resto del secondo livello. La maggior parte delle porte erano chiuse e le poche ad essere aperte rivelano persone intente a meditare con gli holocron, scrivere alle loro scrivanie o semplicemente assorti in una silenziosa contemplazione. Rey si bloccò davanti alla stanza di Ben e lanciò un colpetto attraverso la Forza, un annuncio della sua presenza. Per tutta risposta la porta si spalancò come spinta dal vento ma Ben aveva molto probabilmente a malapena mosso l’indice ed il medio nella sua direzione senza neppure curarsi di alzare lo sguardo da qualunque cosa stesse facendo – e sì, aveva ragione, notò mentre si avvicinava. Se ne stava sdraiato sul letto, la schiena appoggiata contro la testiera e le caviglie incrociate, gli occhi socchiusi intenti a studiare l’holobook che aveva sulle ginocchia.
È proprio per questo che hai una postura così sbagliata, pensò Rey con affetto, prima di ricordare la ragione per la quale si trovava lì. "Cosa mi è successo?"
Ben continuava a rifiutarsi di incontrare il suo sguardo. "Suppongo ci fossero dei residui di energia oscura che ti hanno messa fuori combattimento. Ma potrebbe essere stata anche una causa naturale: uno sbalzo nella pressione dell'aria, un accumulo di zolfo, una sostanza chimica secreta dal muschio... Ci sono molte possibilità."
"E come mai non è successo anche a te, allora?"
Si strinse nelle spalle. "Non ne ho idea"
Il fatto era che Ben Solo era un pessimo bugiardo. Quella faccia non era in grado di nascondere nulla, ma in questo momento era il ritratto di una piattezza studiata, un’imperscrutabilità sospettosa, tranne che... sì, eccola, un tic sotto l'occhio sinistro.
"Cosa è successo dopo che mi sono addormentata?"
"Ti ho riportata indietro."
Sbatté le palpebre perplessa. "Fino a qui?"
"Preferivi che ti lasciassi lì?" chiese, a suo avviso un po' troppo bruscamente.
"No, ma-" Si trattava di diverse ore di cammino su terreni scoscesi e sentieri che attraversavano fitte parti di bosco, circondati da aria calda e umida. Non sapeva come prendere quell’informazione, quindi si concentrò su altro. "Cosa c'era dentro le rovine? Cosa hai trovato?"
"Non c'era nient’altro se non la polvere dei secoli", mormorò.
Mi stai mentendo, avrebbe voluto ribattere, ma la sua espressione testarda e prudente le diceva chiaramente di non stuzzicarlo. E poi, aveva qualche debole mezza immagine, sensazioni sfocate, in agguato poco oltre la sua portata. Quasi sicuramente riguardavano il tempio. Tutto ciò che doveva fare era recuperarle, riordinarle e dar loro un senso.
Probabilmente per la prima volta nella sua vita, Rey non vide l'ora che arrivasse il momento della meditazione serale.


 
*


La notte drappeggiava con i suoi veli argentati l'antica pietra Massassi del Praxeum. Rey uscì dal turbolift ed entrò nell’oscurità della Sala Grande, camminando silenziosamente attraverso i raggi di luce lunare per unirsi alle sagome sedute in file ordinate sul pavimento. Mentre incrociava le gambe accanto a Jysella, la ragazza si voltò verso di lei con un sorriso dolce e per un attimo Rey rimase colpita da quanto il suo volto fosse cambiato nel corso degli anni, rimodellandosi fino ad affilarsi in una bellezza simile a un bagliore lucente nel buio serale. Si chiese se anche lei fosse cambiata così tanto negli anni, e se qualcuno lo avesse mai notato.
"Cosa ti ha trattenuta?" sussurrò Jysella per non disturbare gli altri studenti.
"Ben mi ha obbligata ad andare Ulaha per un controllo." Era preoccupato che, qualunque cosa fosse stata la causa scatenante della sua improvvisa sonnolenza, potesse avere effetti duraturi.
"Stai meglio adesso?"
"Molto meglio." In realtà era talmente stanca da sentirsi fuori luogo, ma non aveva mai visto il senso di lamentarsi per questo genere di cose.
Qualcuno si schiarì la gola. Rey e Jysella seguirono il tacito suggerimento e smisero di parlare, chiudendo gli occhi e allineando i corpi nella posizione di meditazione. Rey fece schioccare la lingua contro il palato, lasciando che la Forza fluisse dalla sua mente per riversarsi lungo la spina dorsale, attraverso il midollo delle ossa, fino alle piante dei piedi. La nebbia che offuscava i vuoti nella sua memoria iniziò a solidificarsi in immagini – lucenti mura nere, cisterne di acqua fredda e limpida, un ragazzo allerta con una spada laser verde in mano che torreggiava sul suo corpo accasciato al suolo.
L'immagine iniziò a dissolversi quasi nello stesso momento in cui comparve. Rey cercò di stringere la presa su quel ricordo. Era priva di sensi, ma era comunque lì. Ecco cosa doveva tenere a mente.
Il ragazzo stava parlando con qualcuno che non poteva vedere, qualcuno nascosto nelle profondità del tempio. "Cosa le hai fatto?" La sua voce era roca, tesa. Anche in quello stato, riusciva a vedere la paura fluire in tutto il suo corpo. "Lasciala fuori da tutto questo."
L’ho già fatto. La risposta arrivò da una voce crudele, imperiosa, carica della potenza distruttiva di milioni di stelle morenti. Siamo soli adesso. Non si sveglierà fino al tramonto. Una pausa. Sei... spaventato, ma non sorpreso. Tu sapevi. Non importa quanto hai provato a combatterlo, nel profondo del cuore sapevi che il tuo destino giaceva in una tomba come questa. A quanto pare non ero io quello in attesa.
"Esci dalla mia testa."
Qualcosa iniziò a ridere, inscrutabile. Perché dovrei? È così simile alla mia.
Nella mente di Rey tutto divenne improvvisamente immobile. Subito dopo iniziarono a susseguirsi una serie di immagini distorte e sconnesse, come se i canali dell’HoloNet avessero iniziato a cambiare senza un senso, in loop. A volte non era neppure il Tempio di Exar Kun quello che si ritrovava di fronte. C’erano le torri di Coruscant, poi l'abitacolo di una nave che somigliava in tutto e per tutto al Millennium Falcon, e il cortile del Castello Bast, dove i resti di un signore oscuro incombevano su un Cavaliere Jedi inginocchiato. Vari frammenti di conversazioni iniziarono ad incontrarsi e sovrapporsi gli uni sugli altri.
"Quando Arca Jeth morì su Deneba, molti iniziarono a ricredersi sull’atteggiamento passivo dei Jedi..."
"Forza, ragazzino. Vai a tutta finché non vediamo delle linee-"
"Gloria. Trovami..."
"Ben, devi andare. Devi imparare-"
"Skywalker non sa sfruttare il tuo potenziale..."
"Wonoksh Qyâsik nun-"
"Rey!"
Aprì gli occhi di colpo, catapultandosi fuori dalla trance. Diversi volti la stavano osservando con un misto di perplessità e preoccupazione.
"Ti stavi agitando", disse Jysella. "Tipo… muovendoti a scatti e borbottando cose senza senso."
"Scommetto che ti sei addormentata e hai fatto un brutto sogno," dichiarò Seff con il tono consapevole di chi aveva già fatto più volte uso della meditazione come comoda scusa per dormire.
Rey lo fissò. Nonostante il suo tono tranquillo, i suoi occhi erano segnati da profondi cerchi neri. "Che ne sai di brutti sogni?"
"Li ho avuti per tutta la settimana", borbottò lui.
"Anche io," ribatté Yaqeel. "Sono iniziati subito dopo le urla nel sonno di Alema." La stanza di Bothan era proprio accanto a quella della Twi'lek. "Ehi, non pensate che ci sia una specie di virus in giro, vero? Qualcosa che causa questi incubi?"
"Un sentimento negativo può essere come un virus, specialmente con così tanti individui sensibili alla Forza sotto lo stesso tetto", rifletté Tiu. "Un'emozione forte può travolgere una folla, trasmettendo una collettiva – follia? – Un'isteria di massa. Ci sono stati studi –"
Venne interrotta dai gemiti esasperati degli studenti più giovani seduti di fronte a lei. Una voce irritata esclamò: "Se la vostra meditazione non sta funzionando, non significa che dobbiate rovinare anche la nostra, sapete?".
"Che branco di scimmie ululanti." Seff si alzò in piedi. "Andiamo a saccheggiare le cucine."
"La cena è stata solo un'ora fa," fece notare Natua, che seguì comunque il suo esempio insieme a Bazel, Yaqeel, Tiu e Jysella.
Non passò molto tempo prima che smettessero di camminare e, come se fossero una persona sola, si voltassero a guardare Rey. Li guardò con sguardo assente.
Tiu prese la parola. "Non vieni con noi?"
Mi stanno aspettando. Strano come un’epifania possa avvenire all'improvviso, dopo così tanti anni. Si alzò in piedi, incapace di sopprimere un sorriso, e si avvicinò al quel gruppo di studenti assieme ai quali era cresciuta. Quei ragazzi che considerava suoi amici.


 
*


Al secondo piano del Grande Tempio parecchi pannelli luminosi delle stanze dei Jedi risplendevano nella notte umida di Yavin 4, quasi a voler tenere a bada le ombre, ma i continui sbalzi di potenza nelle celle di controllo le facevano tremolare costantemente. Erano proprio le cose che l’anima trovava in agguato lì, in quella zona grigia tra la luce e le tenebre, ad essere le più orribili di tutte.
"Ho sognato di stare di nuovo nelle caverne di Kala'uun" sussurrò Numa Rar, agitandosi tra le braccia della sorella. "Stavamo ballando e loro ridevano e ci tiravano per le catene. L'aria puzzava di Ryll1 e malattie. Sapevo che non saremmo mai riuscite a spazzare via quel fetore."
"Quella era un'altra vita," sussurrò Alema, il corpo teso come una corda di violino per evitare di amplificare i brividi della. "Non siamo più lì, Daeshara ci ha salvate. Ricordi?"
"Forse è questo il sogno", disse Numa, gli suoi occhi verdi vuoti e fissi. "Forse domani mi sveglierò e mi ritrovarò nella città sotterranea senza che me ne sia mai andata. Forse tu sarai lì con me."
In un'altra stanza, Finn Galfridian si sedette alla sua scrivania, stringendo i pugni per combatte l'impulso di voltarsi. Qualcuno lo stava osservando; lo sentiva, proprio appena sopra la nuca. Il giovane principe, gridò una voce che sembra fuoriuscire dalle mura dello stesso Tempio, Il principe che ha abbandonato il suo popolo. Il tuo pianeta brucerà. L'ho visto. Fuoco e cenere, e tu, troppo debole per fare qualsiasi cosa, troppo debole per aiutare chiunque.
A poche porte di distanza, il sonno di Ben Solo era tormentato da silenziosi spasmi. Ormai si era abituato così tanto agli incubi da non urlare più. L'unico segno della sua sofferenza era nel tremito dei mobili, i libri e gli effetti personali fluttuanti a mezz’aria. A volte, quando apriva gli occhi, nel breve momento prima di richiuderli, vedeva un lampo di luce rossa.
E, in uno dei laboratori, Raynar Thul stava curvò sulla nuova spada laser che si stava costruendo, questa dotata delle tre gemme che erano staccate dalla parete nera del tempio per cadere ai suoi piedi. Era destinato a averle. La maggior parte delle spade laser aveva un singolo gioiello per canalizzare l'energia dalla cella di potenza in un sottile raggio mortale, ma lui non era come tutti gli altri. Adesso lo capiva. Meritava un'arma micidiale perché era il più forte tra tutti i Jedi. Era stato l’Uomo Oscuro a dirglielo.


1. Ryll: spezia utilizzata come base per numerosi medicinali.



 
*


"Warv attento!"
Nonostante l'avvertimento di Rey, Bazel era stato comunque troppo lento, non riuscendo a deviare il colpo del blaster. Sebbene le impostazioni di potenza dei droidi da allenamento fossero state abbassate per adattarsi ai deboli fasci di energia delle loro spade laser, il colpo fece scappare un grugnito di dolore al Ramoan.
"Vedi di restare vivo Warv!" Gli gridò Seff mentre sposta la sua lama davanti a sé giusto in tempo per deviare un proiettile.
"Non sono in me stamattina," borbottò Bazel, chinando la testa. "Non riesco a concentrarmi, non ho dormito bene."
"In realtà mi verrebbe in mente anche un'altra ragione", commentò Yaqeel con uno sguardo risentito verso il pubblico in disparte.
Quel giorno Luke aveva condotto gli studenti in un'ampia radura ad ovest del Praxeum. Qualche tempo prima, un fulmine aveva colpito quel punto particolare, provocando un breve ma intenso incendio che l'umidità della foresta aveva rapidamente soffocato, lasciando un labirinto opaco di erbacce e fiori a reclamare il suolo carbonizzato e friabile. Era diventato il punto prediletto per l’allenamento con i droidi a comando remoto invece di quello con i cannoni laser fissi, dal momento che la lontananza dall'accademia diminuiva notevolmente il rischio che qualche passante venisse colpito dal fuoco incrociato.
Diversi Cavalieri Jedi avevano scelto di assistere alla sessione di quella mattina. Si erano riuniti a semicerchio ai margini della radura e la maggior parte di loro sfoggiava quel condiscendente divertimento tipico degli ex allievi che osservano una nuova generazione fallire palesemente alle stesse lezioni che loro avevano già superato.
"Usa i piedi, Hellin!" cinguettò Ganner rivolto verso Seff. Rey ricordò che dieci anni prima Ulaha gli aveva detto quelle stessa parole mentre sparavano nel cortile contro un droide ASP-19 da battaglia.
Jysella lanciò un grido sorpreso quando un colpo di blaster bruciacchiò le estremità dei suoi lunghi capelli rossi. "Non così, sorella!" la richiamò Valin, gli occhi color nocciola che scintillavano di divertimento. "Non devi pensare a dove sono i colpi, ma a dove saranno."
"Questo è il consiglio più inutile che qualcuno mi abbia mai dato", sbuffò Jysella.
Rey dovette ammettere che Valin aveva ragione. In quel tipo di esercizio, si doveva incanalare la Forza per prevedere i movimenti irregolari dei droidi svolazzanti. Un raggio laser le venne sparato direttamente in faccia e lei lo parò con la sua spada laser, ma, nel farlo, si scontrò con Tiu, che stava cercando di evitare un altro colpo.
Valin e Alema ridacchiarono e Rey sentì guance colorarsi per l'imbarazzo. Era una cosa normale, persino i Cavalieri Jedi si scontravano tra loro di tanto in tanto, ma non poté fare a meno di sentirsi incredibilmente impacciata, specialmente con Ben come testimone del suo errore.
Lo guardò. Se ne stava appollaiato sul tronco di un albero, le braccia incrociate e le lunghe gambe penzoloni, la fronte corrugata per la civetteria di Valin e Alema. "Se non ricordo male, a voi due servirono due settimane per iniziare anche solo a padroneggiare questo esercizio", disse gelido.
"Oh, come se tu fossi così bravo. Eh, Solo?" sibilò Alema. "Forse, allora, dovresti mostrare a questi ragazzini come si fa."
Ben mosse noncurante una mano ed i telecomandi si bloccarono a mezz'aria. Gli studenti si girarono a guardare Luke, che si limitò ad osservare la scena con un'espressione contemplativa. Tutti si voltarono allora verso Ben, che si stava allontanando dal suo tronco e per dirigersi al centro della radura. I padawan spensero le spade laser e schizzarono via frettolosamente ma, prima che Rey potesse unirsi a loro, Ben la fermò sollevando un sopracciglio con aria di sfida.
Gli sorrise. Oh se sei nei guai, Ben Solo.
Prima che potesse riaccendere la sua arma, Valin la interruppe "Rey, usa questa".
Sconcertata, prese al volo la spada laser che le aveva lanciato. La risposta alla sua domanda inespressa le arrivò nel momento in cui Alema chiuse gli occhi e fece vibrare i droidi congelati, aumentando al massimo le loro impostazioni di potenza.
Quando la Twi'lek riaprì gli occhi, Rey vi scorse un bagliore malizioso. "Ho pensato che avremmo dovuto alzare un po’ la posta in gioco."
Rey guardò di nuovo Luke in attesa di una conferma, ma sembrava che fosse lui ad aspettare qualcosa da lei. Si rese conto che la fiducia del Maestro nelle sue capacità era abbastanza da lasciarle la possibilità di scegliere se mettersi alla prova o meno, ma se non si fosse sentita pronta, avrebbe fermato tutto immediatamente.
"Pronta?" le chiese Ben con una voce riservata alle sue sole orecchie.
Rey prese la sua decisione. "Sono nata pronta".
Lui le sorrise e schioccò le dita. I droidi presero vita ed iniziarono a sparare.


 

Note finali
Rieccomi con un nuovo aggiornamento! Mi scuso per l'attesa di quasi due mesi dall'ultimo capitolo, ma quando gli esami e la tesi chiamano non si può far altro che rispondere.
Il prossimo aggiornamento arriverà entro la fine della settimana, mentre per il nono ed il decimo capitolo dovrete probabilmente attendere almeno fino al 25 (salvo miracoli inattesi).
Ne approfitto per fare una RICHIESTA IMPORTANTE: se qualcuno fosse interessato, mi farebbe comodo trovare una beta che dia una sistemata ai capitoli. Niente di impegnativo, non importano lavori a livello strutturale, giusto qualche correzione grammaticale agli errori più grossolani che possono essermi sfuggiti durante la rilettura. Ripago con incredibile simpatia, molto affetto, "fa curriculum" e lettera di raccomandazione come egregi correttori di bozze.
Come sempre, spero vi sia piaciuto e vi ringrazio per tutte le reazioni, i commenti e i messaggi che mi mandate (continuate a farlo, vi prego: la mia autostima sopravvive solo grazie a voi) <3 

Come avrete intuito dal testo, ci stiamo avvicinando ad uno dei punti cruciali, quindi stay tuned ;)
Alla prossima,
Lu.

 

Note originali dell'autore

- And a wild Exar Kun appears. Kudos to Rinso for guessing right! Here is the Temple, and some more links relevant to Kun's history: Vodo-Siosk BaasDantooineKorriban, the Brotherhood of the Sith, the Shadow CrusadeAleema KetoUlic Qel-DromaArca Jeth, and the Conclave at Deneba.
- Massassi script is actually a simplified version of Sith, so it would look something like this.
- A Corusca gem.
- Rey uses a technique known as Silent Meditation. Just a little homage to my low-key fave, Master Yoda.
- Alema and Numa Rar were slave dancers in the ryll dens of Kala'uun before Daeshara'cor found them and brought them to the Praxeum.
- What the Dark Man says to Finn Galfridian is a reference to the fate of his homeworld during the Yuuzhan Vong War.
- Readers familiar with the events of Jedi Academy will know that Raynar is sort of taking the role of Gantoris by making that OP lightsaber.
- A remote droid.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***





Capitolo 8

 

Otto droidi da allenamento stavano fluttuando intorno a Ben e Rey, ronzando nell'aria come insetti dal guscio cromato e scarlatto. Servì ogni abilità di Rey, tutti i suoi riflessi più acuti, per schivare e parare la raffica di laser che lampeggiò di fronte a loro. L'aumento delle impostazioni di potenza era evidente: persino i bulloni sfrigolavano. Sentiva il calore scaturito dai blaster ogni volta che la sfioravano, conferendo una rinnovata urgenza alla precisione dei suoi movimenti. Quei colpi erano letali.

Negli ultimi tempi aveva iniziato a dedicarsi alla forma IV, Ataru, ma non era adatta ad uno spazio piatto e aperto come quello; per un esercizio del genere doveva concentrarsi sulla difesa. Tornò nella Soresu - i movimenti stretti, elaborati, il passo regolare, un po’ strascicato. Un droide arrivò a pochi passi da lei e sparò dieci colpi, uno dopo l’altro, in rapida successione. Rey avanzò con una serie di giri veloci, l’arma sempre parallela al terreno, allungata di fronte a sé. I bulloni scattarono rumorosamente quando colpirono la lama color zaffiro, schizzando in mezzo alla giungla.

Accanto a lei, le deviazioni di Ben erano meno rigide, a tratti addirittura languide, i movimenti generati quasi esclusivamente dallo spostamento del polso. Se Rey fosse stata meno concentrata sul non morire, avrebbe trovato esasperante vedere quante parti del corpo trasformasse in un bersaglio perfetto, quanti punti lasciasse incustoditi. Come ogni vero utilizzatore della Niman, però, compensava il basso livello della guardia con un prodigioso uso della Forza, fermando le esplosioni a mezz'aria, facendo saettare via i droidi e manipolando contemporaneamente diversi laser per far sì che si scontrassero in esplosioni multiple di tuoni e lampi.

Un colpo rimbalzò contro la sua spada laser e schizzò nella sua direzione. Rey-

- lasciò fluire la Forza, lasciando che la guidasse, spostando lateralmente la lama quel tanto che bastava per colpire il proiettile e spedirlo verso l'alto, tra le cime degli alberi -

I suoi compagni esultarono. Anche i Cavalieri Jedi si guardarono impressionati, anche se evidentemente a malincuore. Ma Luke – Luke risplendeva, e Rey si sarebbe gonfiata d'orgoglio se non fosse stata in uno stato simile alla trance indotto dalla Soresu che esclude ed aliena da tutto ciò che non sia Forza.

Il vorticoso modello d'attacco dei droidi obbligò Ben e Rey a portarsi al centro della radura, ritrovandosi schiena contro schiena. I laser continuavano a colpirli da ogni lato; i loro piedi danzavano in perfetto ritmo - quasi tallone contro tallone - mentre dirottavano le raffiche dei blaster in un disegno di zaffiri e smeraldi. Un droide sulla sinistra sparò troppo presto perché Rey potesse avere sufficiente tempo per riprendersi dopo aver parato un colpo scagliato alla sua destra. Come se avesse percepito la sua difficoltà, Ben si voltò di scatto in suo aiuto: istintivamente, Rey si riparò sotto la lama della sua spada e gli ruotò attorno per bloccare i colpi dei droidi a cui aveva voltato le spalle.

Riadattandosi alla situazione, i sistemi di puntamento dei droidi iniziano a sparare verso i punti in cui i corpi dei due Jedi si trovavano premuti assieme, costringendoli a staccarsi e atterrare agli estremi opposti della radura. Cerchio difensivo, pensò Rey mentre molte delle sfere fluttuanti iniziavano a circondarla, sparando senza pietà. Occhio della tempesta, cinguettò tra sè e sè mentre scivolava sempre più profondamente all’interno della Forza, usandola per prevedere da che parte sarebbe arrivato il colpo seguente o per schivare e rispedirne indietro un altro. Era un tipo di meditazione in movimento, e ciò significava aprirsi a qualsiasi canale percorresse la Forza, nello spazio e nel tempo. Da questi canali potevano scaturire rivelazioni. E visioni.

Per una frazione di secondo, la foresta scomparve. Si ritrovò legata in una fredda stanza di metallo, da qualche parte. Una figura mascherata e scheletrica, vestita di nero, incombeva su di lei. Una voce roca e artificiale le chiese: "Dov'è Skywalker?"

Sconcertata, uscì dalla trance. Il movimento che colse con coda dell'occhio suscitò una reazione automatica - il suo braccio si mosse immediatamente. Una lama blu scintillò contro una verde, e lei e Ben si bloccarono, fissandosi negli occhi mentre le loro armi si serravano, i loro movimenti sincronizzati li avevano portati a scontrarsi l’uno con l’altra.

Tornarono anche i suoi esterni: i cinguettii lontani, l’affanno nel respiro di Ben, un distante crepitio di applausi, i bip dei droidi che venivano spenti. Il mondo trona a fuoco ancora una volta: il groviglio di rami e foglie, il suolo caldo, il cielo limpido del mattino, le macchie d'oro nelle iridi scure di Ben.

Le lanciò un mezzo sorriso. "Non male."

Rey, per tutta risposta, arricciò il naso. Una volta spente le spade laser, lanciò la sua nuovamente nelle mani di Valin, mentre Luke richiamava i droidi al loro posto. Sulla strada di ritorno all’Accademia, Rey affiancò il suo Maestro per raccontargli in tono sommesso ciò che aveva visto.

Luke si accigliò. "Quando il movimento del Cerchio Difensivo viene eseguito mentre ci si trova in uno stato meditativo, il suo uso prolungato può aprire la mente di un individuo allenato ad usare la Forza a visioni del futuro", disse lentamente, "ma possiamo ottenerne sempre e soltanto dei frammenti. Devo confessarti che non sono sicuro di capire che cosa hai visto oggi. Tuttavia, quando diventerai un Cavaliere Jedi, incontrerai molte difficoltà, molti nemici. Quello scontro ti attende da qualche parte nel tuo cammino".

"Stava cercando te, maestro," ribadì Rey a disagio.

"La storia della mia vita," sospirò Luke. "Detesto pensare che venirti fatto del male per colpa mia, ma –" le sorrise rassicurante. "Oggi hai combattuto bene. Continua a farlo. Non ho dubbi sul fatto che sarai in grado di affrontare qualunque ostacolo ti ritroverai davanti. Nel frattempo cercherò di meditare su questo frammento di futuro che hai intravisto – e magari potremmo essere abbastanza fortunati da riuscire a trovare un modo per impedire che accada".

Davanti a loro, Ben improvvisamente smise di camminare e fissò il cielo con espressione severa. Rey seguì il suo sguardo. Immersa tra le nuvole scorse la silhouette ovale dal muso smussato che aveva visto qualche volta nel corso degli anni: una nave da carico corelliana YT-1300 leggera, nonché sua nave preferita in tutta la galassia, capitanata da una delle sue persone preferite.

Ben si rifiutava di condividere le sue opinioni, il che risultava tanto più tragico visto e considerato il suo rapporto con l'uomo. "Maestro," borbottò, "non mi avevi detto che sarebbe venuto."

Luke si strinse nelle spalle. I suoi occhi blu luccicarono. "Volevo che fosse una sorpresa."

 
 

*


 

Quando raggiunsero il Grande Tempio il Millennium Falcon era già atterrato nella radura con lo scafo placcato che ticchettava mentre si raffreddava, il basso ronzio del disco Girodyne di controllo dell’iperspazio che si riduceva in silenzio. Quando Han Solo abbassò la rampa della nave, Luke, Ben e Rey erano già lì per salutarlo, nonostante Ben avesse la faccia di uno che avrebbe preferito essere in qualsiasi altro posto eccetto che lì.

Come Luke, Han aveva numerosi fili grigi tra i folti capelli e molte più rughe di quelle che aveva sfoggiato l'ultima volta che aveva visitato il Praxeum, sei anni prima. Ma i decenni sembrarono cadere dalle spalle dai due uomini mentre si abbracciavano calorosamente, Luke che ridacchiava mentre Han lo intrappolava per sfregargli vigorosamente le nocche sulla testa.

Eroi della galassia, pensò Rey con un sorriso ironico.

"Avevo appena lasciato Nam Chorios quando ti ho chiamato", disse Han non appena si furono districati dall’abbraccio. "Le spie di Leia avevano ragione – gli Imperiali stavano cercando di conquistare Meridian nell’Orlo Esterno... Schermaglia relativamente indolore, comunque. I tuoi Jedi si sono comportati bene – quel Kyp in special modo."

"Il Maestro Durron era lì?" Rey pregò che il suo tono adorante passasse inosservato. Il più giovane Maestro Jedi della Nuova Repubblica era una specie di leggenda nell’Accademia: gli studenti divoravano i racconti del suo coraggio e lo adoravano per la sua bellezza raffinata.

Han annuì. "Ha pilotato il Sundanceda sogno e poi ha fatto uno di quei vostri trucchi mambo-giambo sui cristalli Tsil che alimentavano le armi dei generali imperiali. La battaglia era praticamente finita al quel punto." Spintonò scherzosamente Luke. "Sei un insegnante decente, contadinello. Chi l’avrebbe mai detto?"

"La tua incrollabile fede in me è un grande conforto, come sempre ", ribattè Luke.

Han rispose alla battuta con una breve risata, poi la sua espressione diventò più solenne. "Beh, ioho detto gli Imperiali, e questo è quello che la Repubblica ha ufficialmente diffuso, ma i generali hanno cantato durante l'interrogatorio: hanno menzionato qualcosa... Il tentativo di acquisizione potrebbe aver avuto più a che fare con l'altra fazione, quella della quale Leia continua a ricevere notizie inquietanti a riguardo. "

"Capisco." Luke si strofinò il mento. "Dovremo discuterne più tardi, magari possiamo provare a contattare Leia, se non è troppo occupata..."

"Sì, buona fortuna", sbuffò Han. "Tra le discussioni sulle politiche di smilitarizzazione e quelle per migliorare i rapporti commerciali con i territori di confine, dubito che la Sua Altezza abbia persino il tempo di respirare." Si rivolse a Rey accennando una finta con un doppio giro. "Beh, ragazzina, ma guardati! Hai già spezzato qualche cuore?"

“Nessuno che valga la pena di essere menzionato", risponse lei in modo impeccabile.

La faccia logorata dagli anni di Han si colorò in un ghigno malizioso. "Mi sembra solo ieri che questo piccolo marmocchio sdentato si arrampicava su ogni angolo della mia nave."

Al contrario, la sua riunione con Ben fu imbarazzante. I due uomini si guardano con circospezione per diversi momenti, entrambi tesi, finché Han non tese una mano in mezzo a loro. Ben fissò l'offerta per un attimo di troppo, ma alla fine la accettò la stretta di mano, facendola terminare quasi nel secondo stesso in cui era iniziata.

"È bello rivederti, figliolo," grugnì Han.

"Padre," ribatté Ben rigidamente. "A cosa devo il piacere?"

Rey alzò gli occhi al cielo. Aveva appena stabilito un nuovo record per l’ingresso più veloce nel magico mondo sarcasmo.

"Volevo solo fare un salto a salutare," mormorò Han, suonando terribilmente sulla difensiva. "Sarei comunque dovuto passare in questo sistema per aiutare Lando a organizzare la sua nuova operazione."

"Qual è la nuova truffa che sta organizzando?" chiese Luke. "No, aspetta, lasciami indovinare. Sta... aprendo una stazione spaziale casinò e tu gli porti un carico di carte sabacc."

"No", borbottò Ben. "Sta aprendo una fattoria per il contrabbando di armi e vuole che papà lo aiuti a costruire il recinto."

"Neanche lontanamente." Han indicò la grande sfera arancione, Yavin, sospeso nel cielo sopra la loro teste. "Sta estraendo le gemme di Corusca dall'atmosfera di quel gigante gassoso lassù."

"Peccato. Sarebbe stata la mia seconda scelta", ammise Ben.

Una grande sagoma pelosa scese dalla rampa del Falcon. Un ringhio risuonò nell'aria mentre Chewbecca decantava il suo saluto alla luna boscosa.

Ben si sollevò fino alla sua massima altezza, raddrizzando le spalle e puntando saldamente i piedi per terra. "Non pensarci nemmeno", lo avvertì, ma, nonostante il suo tentativo di sembrare autoritario, Chewbacca si lanciò verso di lui e lo agguantò tra le due enormi braccia coperte di pelo pesante.

"Chewie, no," protestò Ben mentre il Wookie lo lanciava in aria con uno sforzo decisamente maggiore di quello che gli veniva richiesto dieci anni prima. "Non sono più un bambino..." La sua scontrosità vacillò quando Chewbecca lo riprese al volo. Un suono strano si liberò dalla sua gola: uno sbuffo rauco e strozzato.

Il cuore di Rey si serrò. Ben rideva sempre e soltanto quando veniva colto di sorpresa e non abbastanza veloce da reprimerlo e, per un momento – solo per un momento, così fugace che se avesse battuto le palpebre non se ne sarebbe mai accorta – a Rey sembrò di vederlo affondare il viso nella spalla di Chewbacca mentre il wookie arruffava i suoi capelli già incredibilmente disordinati. Han e Luke osservavano la scena sorridenti, con una tenerezza così rara e naturale che Rey si chiese se in quel momento stessero vedendo un ragazzino dagli occhi scuri invece del Cavaliere Jedi alto e dalle spalle larghe che si trovava di fronte a loro. Sei così amato, pensò mentre Ben si liberava dalla presa di Chewbe.Per favore, fa che sia abbastanza. La sua visione del Tempio di Exar Kun fluttuava ancora davanti a lei come un brutto presentimento. Doveva dirlo a Luke. A Ben non sarebbe piaciuto, ma-

Chewbecca si girò verso di lei. Abbiamo un regalo per te, grugnì in Shyriiwook. L'abbiamo trovato in una discarica su Fresia-

"Ehi, l'ho trovato," abbaiò Han. "Tu mi hai solo aiutato a rubarl..." interrotto dal lamento di Ben, si corresse, "riportalo sulla nave."

Rey seguì Chewbecca sul Falcon. Come sempre, non poté fare a meno di studiare ogni angolo ed ogni dettaglio dei corridoi interni disseminati di ogni sorta di attrezzatura meccanica. Sapeva dalle visite precedenti che c’erano parti di carico nascoste sotto le piattaforme del ponte, generatori "salvati" da vari cantieri che fornivano schermature come in ua nave da guerra, potenti trasmittenti truccate di segnali Carbanti e una miriade di altre modifiche illegali ottenute da pezzi comprati al mercato nero. Era la nave di un contrabbandiere, in tutti i sensi possibili.

La stiva principale odorava di carburante per speeder, metallo lavorato e razioni spaziali. C'era un mucchio coperto da una coperta in un angolo, fissato con cavi e cinghie. Chewbecca slacciò i fermagli e la stoffa scivolò giù, rivelando –

– un T-23 Skyhopper smantellato, con uno scafo blu malconcio e ali triedriche sfregiate.

Che ne pensi? Chiese a Rey. Ce la farai a far volare di nuovo questo affare?

"Quella unità E-16 / x sembra funzionante," rifletté indicando il motore montato tra le ali. "Ovviamente, il computer di bordo avrà bisogno di una revisione del sistema, e agli esterni non farebbe male una risistemata, ma dovrebbe essere abbastanza facile lavorarci per rimetterlo in sesto."

Bene, disse Chewbecca orgoglioso. È tutto tuo.

 
 

*

 


"Hai il sorriso più ridicolo che abbia mai visto sulla tua faccia", osservò Ben mentre aiutava Rey portare tutti i componenti nell'hangar. Han e Luke erano scomparsi all’interno del Tempio mentre Chewbacca era rimasto sul Falcon per eseguire revisioni a lungo scadute sul computer di navigazione e sul sistema di supporto vitale.

"È un regalo fantastico", insisté Rey. "È vintage."

"Tu", le disse, "sei strana."

Beh, se non ti comportassi come se ogni regalo che tuo padre ti abbia mai dato fosse al di sotto della tua onorabilità, forse avrebbe portato qualcosa anche a te questa volta.

Rey si bloccò. E da dove era uscito quello? Un pensiero così meschino, senza altro scopo se non quello di ferire quando detto ad alta voce. Non era estranea alle sue cattiverie interiore, ma aveva sempre considerato Ben e il suo difficile rapporto con i genitori come esenti da qual trattamento. Per compensare, gli disse: "È stato carino da parte di Han passare a salutare. Gli manchi molto, lo sai vero?"

Ben alzò gli occhi al cielo. "Vuoi scommettere che mia madre lo ha costretto facendolo sentire in colpa per qualcosa?"

"Ben". Smise di camminare, lasciando cadere l'abitacolo del T-23 sul pavimento dell'hangar.

"Che c’è?" Con un tonfo pesante cadde anche l'abitacolo posteriore che stava facendo levitare il Cavaliere. "L'hai sentito, era di strada per andare su un altro piano a fare soldi, questo è sono solo un pit stop lungo il percorso."

Studiò il suo sguardo pieno di risentimento, il labbro inferiore lievemente sporto in un broncio. La nostra infanzia non ci lascia mai fino in fondo, realizzò. Possiamo crescere, ma i problemi che ci portiamo dietro restano gli stessi. "Dimentica che lo abbia mai menzionato", sospirò lei rumorosamente.

"Già, invece di speculare sulla profondità trascurabile dell'attaccamento emotivo di mio padre nei miei confronti, forse dovresti limitarti a svenire per Kyp Durron."

 "Come prego?!" scattò Rey.

Ben si voltò, ma non prima che lei riuscisse a cogliere il ghigno divertito che gli era comparso all'angolo della bocca. La stava prendendo in giro. Era incredibilmente mortificata. Sentì il sangue affluirle al viso in calde ondate. "Tu- tu! Gran pezzo di Bantha!" schizzò verso di lui mentre batteva in ritirata fuori dall'hangar, trascinandosi dietro gli ultimi pezzi dello skyhopper. 

"Un tale linguaggio", la richiamò da sopra la spalla. "Tu e il Maestro Durron sareste perfetti l'uno per l'altra."

 "Piantala", lo fulminò.

 

*



Più tardi, quando per Han e Chewbecca fu ora di partire, Rey li aiutò a condurre gli ultimi controlli sul Falcon. Qualsiasi scusa era buona per aggirarsi su quella nave. Stava ispezionando le ultime prese d'aria esterne per vedere se vi si fosse incastrato qualcosa nelle ultime ore quando Han le si avvicinò, asciugandosi le mani con uno straccio macchiato di grasso.

"Hai visto Ben in giro?" chiese distrattamente. "È scomparso dopo pranzo." E che pasto teso era stato il loro, padre e figlio in un angolo della mensa mentre mangiavano a capo chino, in silenzio.

"Probabilmente è salito in camera ", gli rispose.

"Figurati", grugnì Han. "Quel ragazzo non lascia mai la sua stanza, una volta venne a farci visita su Coruscant – avrà avuto circa diciassette anni – io e Leia abbiamo dovuto praticamente trascinarlo fuori dal palazzo. Lo portammo a vedere le stalle dei Tauntaun nelle calotte, polari a nord. "

"A cavallo di un Tauntaun," ricordò Rey. "Ben".

"Già. L’ha odiato." Han accartocciò lo straccio e la lanciò attraverso la porta aperta del Falcon. "L’avevo detto a Leia che era una pessima idea, ma – beh, lo capisco, stava cercando di recuperare il tempo perduto. Era Ministro quando nacque Ben, poi Mon Mothma si ammalò e toccò a lei assumersi più responsabilità anche prima di essere eletta ufficialmente come Capo di Stato. Non abbiamo mai avuto molte possibilità di fare gte di famiglia con Ben. E poi ci ha lasciati così presto..." Si allontanò nella luce arancione del pomeriggio con un'espressione malinconica dipinta sul viso.

Il fatto era che Rey in effetti si ricordava di quando Ben tornò dalla visita che Han aveva appena menzionato. E sì, aveva diciassette anni, era cupo, infelice e si aggirava per il Grande Tempio con un ardente desiderio di liberare la galassia dalla minaccia del Tauntaun. All'epoca era stato divertente, ma in quel momento aveva assunto tutta un’altra luce con Han Solo, disonesto contrabbandiere e generale della Ribellione, che sembrava essere diventato tutto d’un tratto incredibilemente vecchio e stanco.

"Posso chiamartelo, se vuoi", si offrì Rey, già pronta a raggiungerlo attraverso la Forza, quando Han scosse la testa.

"Probabilmente è meglio così. Mi trattengo sempre più di quanto Ben effettivamente voglia. Dico sempre la cosa sbagliata." Tossì. "Io e Chewie proveremo a fare di nuovo una visita prima di uscire dal sistema, ma se non dovessimo farcela, chissà, magari la prossima volta che ti rivedrò potresti già essere un Cavaliere Jedi."

 Un brivido di eccitazione le fluì nelle vene, colorato dal terrore lasciato dalla visione della stanza di metallo e del suo oscuro carceriere. C'era qualcosa di terribile in serbo per lei e, nonostante le rassicurazioni di Luke, non sapeva se sarebbe stata pronta ad affrontarlo. Come si combatteva una creatura con una maschera?

Rimase al bordo della pista mentre il Millennium Falcon si alzava da terra con un ronzio, sfiorando il limite del bosco prima di sollevarsi il cielo. Cercò in giro nella Forza l’aura di Ben, percependo uno strano miscuglio di brama e rimpianto. Ritirandosi dal contatto, si chiese cosa stesse facendo in quel momento, in piedi davanti alla finestra della sua stanza, a guardare suo padre che scompariva nel cielo.

 

*

 

Un ricordo:

La precedente visita di Han su Yavin 4, sei anni prima, fu anche la prima volta in cui Rey vide Leia Organa: si staccò con grazia dal Falcon, avvolta da un regale abito bianco, accompagnata da un droide protocollare 3PO dorato. Rey e il resto degli studenti se ne stavano raggruppati fuori dalla ziggurat come un improvvisato comitato di accoglienza; allungò il collo tra le spalle di Bazel e Natua per riuscire a rubare avidamente un’immagine anche fugace della madre di Ben. Adesso capiva da dove venisse l’atteggiamento autoritario di Ben, anche se il fascino di Leia superava di gran lunga quello del figlio.

 "Ben è in isolamento in questo momento, per riflettere sul cammino che sta per intraprendere", disse loro Luke mentre abbracciava la sorella. "Lo vedrete alla cerimonia."

"Spero sia di umore migliore rispetto alla nostra ultima visita ", scherzò Leia. "Anche se in sua difesa questo qua– " inclinò la testa in direzione di Han, si stava avvicinando "- lo stava tormentando".

"Non l'ho mai tormentato, Leia," protestò Han. "Semmai, è lui che tormenta me”.

"Oggi vostro figlio prende i voti come Cavaliere Jedi. Questa deve essere una giornata felice", ricordò Luke alla coppia. "Non roviniamola."

Arrivarono altre navi, punteggiando il cielo per poi abbassarsi sulla pista di atterraggio, una dopo l'altra. Gli studenti sussultarono eccitati quando i passeggeri iniziarono a scendere sulla terraferma: molti membri delle famiglie erano stati invitati come testimoni del rituale, assieme ai numerosi Maestri Jedi che lo avrebbero presieduto. La madre di Raynar, Lady Aryn Dro Thul dell’ormai da tempo perduto Alderaan, si fermò di fronte a Leia, sprofondando in un inchino formale ed elaborato. Daeshara'cor, la Twi’lek dalla pelle verde, il vecchio e raggrinzito Streen e Cilghal di Mon Cala si inchinarono davanti a Luke, seguiti poco dopo da Kirana Ti, con indosso l'armatura di cuoio rettile tipica di Dathomir. Accanto a Rey, Jysella ruppe la formazione per precipitarsi tra le braccia aperte di suo padre, Corran Horn.

 Luke aveva accuratamente ricostruito la cerimonia del Cavalierato dagli antichi testi Jedi sopravvissuti alla purga dell'Impero. "La Forza parla attraverso di noi", recitò solennemente, la sua voce che riecheggiava attraverso la Sala Grande. "Attraverso le nostre azioni, la Forza esplicita sé stessa e la realtà. Oggi siamo qui per riconoscere ciò che la Forza ha proclamato".

Dopodiché chiamò gli studenti uno per uno ed il pubblico osservò in rispettoso silenzio mentre i Maestri li accoglievano nei ranghi dei Jedi. Invece di unirsi agli altri studenti, Rey aveva scalato la ziggurat e si trovava sospesa sopra ad un lucernario: da lì poteva avere una visione perfetta di Ben mentre prendeva il posto di Eryl Besa all'interno della cerchia dei Maestri.

 Se era nervoso, non lo dava a vedere, ma la sua faccia sembrava più pallida del solito. Si inginocchiò; intorno a lui, i Maestri accesero le loro spade laser in un silenzioso saluto verticale. I fasci dai colori diversi brillarono tra le ombre della vasta sala di pietra, illuminando Ben Solo di fili color smeraldo, zaffiro, ametista, topazio e argento.

 Luke fece un passo avanti. Suo nipote lo guardò e, per la prima volta, un barlume di incertezza si fece largo nei suoi occhi scuri. Quanto sembra giovane, pensò Rey. Lanciò un'occhiata ai suoi genitori: Leia aveva le mani incrociate sul cuore, mentre Han teneva le mani in tasca, ma stavano entrambi osservando attentamente, così attentamente da non osare nemmeno sbattere le palpebre.

 Luke tacque per un momento mentre attingeva alla Forza, lasciando che lo guidasse per riportare il messaggio personalizzato che veniva riservato a ciascuno studente. "Per tutta la vita hai distolto lo sguardo", mormorò infine, "al futuro, al passato. Ma devi ricordare, tu che sei del mio sangue, che il presente è altrettanto importante. Io ho dovuto imparare questa lezione nel modo più duro. Come te, ero solito soffermarmi sui miei sogni, ma un Jedi non deve desiderare né potere né gloria, e tu, che sei così potente nella Forza, devi ricordare sempre che non dovrebbe mai essere usata per distruggere. Il tuo percorso sarà difficile, gravato come sei dal peso di tutti i nostri nomi, ma ricorda che la nostra famiglia è sempre tornata alla Luce. Sempre. " Abbassò la sua lama zaffiro sulle spalle di Ben, prima a sinistra, poi a destra. "Per volontà della Forza, nomino questo Jedi Cavaliere della Repubblica."

Ben si alzò in piedi. Era un ragazzo quello che si era inginocchiato in mezzo alla stanza, in un anello di luce; era un Cavaliere quello che si stava alzando per lasciare la Sala Grande nel consueto silenzio, per rimanere in isolamento per ancora qualche ora riflettendo su ciò che gli era stato detto. A Rey sembrò di vederlo sul punto di voltarsi prima di uscire, quasi a cercare i genitori – o lei – ma a quanto pareva le parole di Luke si erano già fatte strada nel suo cuore. Non si guardò indietro.

 

*

 

 Rey vagava per le sale del Grande Tempio, concentrata sull’aura di Luke che sembrava provenire da una delle sale di meditazione del secondo piano. Salendo le scale incontrò Alema, che stava camminando verso il piano terra.

 "Ciao, piccola Jedi", l’apostrofò la Twi'lek. "Stai andando nella direzione sbagliata, Solo è appena sceso al piano di sotto."

"Non sto cercando Ben." Rispose Rey sulla difensiva.

Alema sogghignò. "Beh, questa sì che è una sorpresa."

"e questo cosa dovrebbe significare?"

 "Fin da che ho memoria, lo hai sempre seguito ovunque andasse. Come una seconda ombra. In realtà è piuttosto carino", disse Alema sfacciatamente. "È stato lui a trovarti, giusto? Su Jakku? Si spiega perché tu gli sia così devota. "

 Gli occhi di Rey si ridussero a due fessure. "Arriva al punto."

 "Siamo sempre grati ai nostri soccorritori. Proprio come te, io e mia sorella siamo state strappate da una terra desolata. Vivere di vecchi pezzi di ferraglia rubati è un po’ come essere schiavi, non è vero? E così è ballare. Là, nelle cave di ryll." La voce di Alema si incupì. "A volte mi chiedo se Daeshara'cor fosse a conoscenza dei pericoli della vita in cui ci ha portate. Me lo chiedo ogni volta che io e Numa riusciamo a sopravvivere ad una missione per un soffio."

 "Se non fosse per lei, sareste ancora su Ryloth", sottolineò Rey.

"Forse. Certo, chi può dire, adesso, che non ci saremmo liberate anche da sole? Se non fosse stato per lei, adesso non starei ballando agli ordini della Repubblica. I miei poteri non sarebbero manovrati dai fili dei politici."

 La Twi'lek stava emanando la stessa aura strana che aveva già percepito in Raynar, sul bordo del lago. All'improvviso, Rey si sentì molto spaventata; fece qualche passo indietro, quasi senza rendersene conto. Tutto attorno a loro, le pietre ruggirono di silenzio.

 "Anche tu hai avuto i tuoi guai, no?" mormorò Alema. "Ho visto Solo portarti di qua dal fiume, nel tempio. ri così immobile tra le sue braccia, e lui era così esausto; praticamente strisciava dopo averti trasportata fin qui. Alcuni degli apprendisti vi hanno visti, ma lui gli ha detto che eri semplicemente svenuta per il caldo. Certo, loro gli hanno creduto, ma non ha ingannato me. Mi ha ringhiato contro dicendomi di non riferire niente a Maestro Luke, che lo avrebbe gestito da solo. "

"E perché gli hai dato retta?" chiese.

"Perché capisco cosa ha passato, e dovresti capirlo anche tu." Stava quasi ringhiando. "I Maestri ci trattengono, pensano che siamo ancora dei bambini, che non possiamo combattere o pensare per noi stessi. Ma siamo più forti di quanto loro possano anche solo immaginare".

 "Alema, ma senti quello che stai dicendo?" scattò Rey, frustrata. "Ti sarai sicuramente resa conto del fatto che c’è qualcosa che non va! Qualcosa è riuscito ad entrare, a deformare le menti delle persone, dobbiamo dirlo a Maestro Luke-"

 "Mi deludi", disse freddamente Alema. "Non ti facevo una spiona."

 "Non sono-"

 "Solo non te lo perdonerà mai." Quelle parole si insinuarono nell'anima di Rey, squarciandole il petto con una coltellata di accecante di dolore. "Nessuno di noi due lo farà", continuò Alema. "se agirai alle nostre spalle. Questa è la nostrasfida. La affronteremo alle nostrecondizioni". Rivolse a Rey un sorriso malvagio mentre le passava accanto. "Riflettici su."

Rey rimase da sola sulle scale, vacillando a causa di quello scontro inaspettato. E poi lo sentì - non una voce fisica, più un pensiero disincarnato, che però non era suo.

Ha ragione. Nel profondo del tuo cuore, tu sai che ha ragione.

 Sentì un formicolio sulla nuca. Un istinto primordiale le stava gridando di non voltarsi a guardare, non ci si doveva mai voltare a guardare quando si era da soli su delle scale antichissime dove le ombre erano fitte anche durante il giorno. Mai guardare dietro –

 Rey si girò.

 L’Uomo Oscuro la guardò sogghignando.

 



Note finali
Due capitoli in soli due giorni! *si guarda attorno soddisfatta in cerca dell'approvazione di qualcuno* Questo è stato relativamente tranquillo, ma allacciate le cinture perchè dal prossimo la situazione inizierà a precipitare.
Il miracolo che aspettavo non è ancora arrivato, quindi temo che non riuscirò ad aggiornare di nuovo almeno fino al 25, ma voi incrociate le dita e pregate per me, che non si sa mai.
Un grazie speciale va a Mafalda01, che l'altra volta ho dimenticato di mezionare (spero potrai perdonarmi - l'età a volte gioca brutti scherzi), e la mia ormai fedelissima Morgana, sempre sul pezzo <3 Ovviamente mando tanti gufi con lettere piene di amore anche a tutti quelli che continuano silenziosamente a leggere e seguire questa storia. La Forza scorre potente in voi.
Alla prossima,
Lu.


Note originali dell'autore

For the purposes of this AU, I have condensed the plot of the Expanded Universe novel Planet of Twilight into the "relatively painless skirmish" that Han mentions. The gist remains the same: Moff Tol Getelles tries to take over the Meridian sector, and Kyp Durron flies a light scoutship, the Sundance, during the battle of Nam Chorios. However, in the EU, it is actually Luke who appeals to the tsil crystals that power the needle fighters.
- The Trans-Hydian Borderlands.
- Lando Calrissian's GemDiver Station.
Sabacc.
- The Nerf.
- A T-23 skyhopper.
- The planet of Fresia.
- In the YJK novel The Lost Ones, it is mentioned that an enterprising Bothan stable manager had transported a few tauntauns to the ice caps of Coruscant, intending to offer tauntaun riding as an activity for winter sports enthusiasts. Not a good idea, as the beasts became stubborn and surly at having been taken away from their homeworld.
Aryn Dro Thul.
- The Knighting Ceremony and the circle. Luke's words to Ben are a reference to what Yoda says in The Empire Strikes Back: "This one a long time have I watched. All his life has he looked away... to the future, to the horizon. Never his mind on where he was. Hmm? What he was doing. Hmph! Adventure. Heh! Excitement. Heh! A Jedi craves not these things. You are reckless!" It's one of my favorite quotes and I needed to include it here.

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