Stelle e grattacieli

di Clan della rosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una tranquillità instabile Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Una tranquillità instabile Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Una tranquillità instabile Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Verità svelate Parte 1 ***
Capitolo 5: *** Verità svelate Parte 2 ***
Capitolo 6: *** Nuovi incontri Parte 1 ***
Capitolo 7: *** Nuovi incontri Parte 2 ***
Capitolo 8: *** Sguardi del passato ***
Capitolo 9: *** Piccoli indizi ***
Capitolo 10: *** I fratelli Jones ***
Capitolo 11: *** Incontro ravvicinato ***
Capitolo 12: *** Ragazze e tartarughe ***



Capitolo 1
*** Una tranquillità instabile Parte 1 ***


Capitolo 1 Parte 1
Sebbene fosse una mattina d’inverno e sebbene fossero solo le 4:00, quattro figure correvano rapidamente e indisturbate, per i tetti di New York City. Le mattinate d’inverno erano l’ideale per eseguire la solita ronda di pattugliamento, il sole sarebbe sorto non prima di 3 ore, di conseguenza la città era ancora celata dietro un velo d’ombra. Ai lati della strada vi erano ancora i lampioni accesi che emanavano un luce tenue. Illuminavano lo spazio circostante a loro, poi, se ci si spostava di qualche metro si ricadeva nell’ombra. Tutte le finestre dei palazzi non erano ancora illuminate se non per poche sparse qua e la: la gente dormiva ancora
I quattro fratelli si muovevano rapidamente, eseguendo salti ed acrobazie in aria a moltissimi metri dal suolo.
L’aria umida e fredda sferzava violenta sulla loro pelle come se mille pugnali tagliassero la loro carne ad ogni movimento.
Leonardo, il maggiore, durante le ronde, rimaneva sempre quattro o cinque metri più indietro, in questo modo si assicurava di tenere sotto d’occhio i fratelli e, nel contempo, di osservare lo spazio intorno a loro.
Michelangelo rallentò il passo, affiancandosi a Leonardo.
-Senti, emh… cosa stiamo facendo esattamente oltre a saltare qua e la per i palazzi?-
La domanda fece rimanere di stucco il maggiore che si fermò di colpo osservando il fratellino, sgomento. Raph e Donnie si accorsero che i fratelli si erano fermati e si scambiarono un’occhiata d’intesa
-Torniamo indietro Raph-
La tartaruga dalla fascia rossa osservò Donatello poi la scena con Leonardo e Michelangelo poco distante e fece una faccia quasi disgustata
-Nah, vado avanti, forse mi fermerò da Casey, dovrebbe andare a lavoro tra un’ora e dev’essere già sveglio-
Senza aggiungere un’altra parola Raph scomparve dietro i profili dei tetti.
-In che senso cosa stiamo facendo? Michelangelo lo sai benissimo cosa!-
-Si, lo so… cioè… voglio dire…. Ora che Shredder non c’è non pensi che dovremo prendercela comoda? Che senso hanno tutte queste ronde? Non c’è più alcun pericolo-
Leonardo venne preceduto da Donatello che si intromise per salvare il minore da un imminente strangolamento
-Emh, quello che Michey voleva dire era…-
-Lo so benissimo quello che voleva dire!-
Leonardo osservò i fratelli e si accigliò
-Dov’è Raph?-
Rivolse i suoi grandi occhi azzurri al fratello in viola, anche quest’ultimo sospiro scuotendo leggermente la testa
-Io gli ho detto di tornare indietro ma ha preferito andare da Casey-
Leonardo cerò di mantenere il controllo, era abituato al carattere ribelle di Raph ma ogni volta che faceva di testa sua, il corpo gli ribolliva di rabbia. Passarono alcuni secondi poi il maggiore prese la parola
-Molto bene, torniamo a casa, tra poco il sole tramonterà e saremmo più visibili agli occhi degli umani-
I tre se ne andarono furtivamente e dopo pochi metri scomparvero all’orizzonte.
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Raffaello era quasi arrivato a casa di Casey. Si appollaiò in uno dei tetti e osservò che non ci fosse nessuno in giro successivamente con un salto atterrò nel piccolo balconcino della casa del suo amico, aprì di poco la finestra ed entrò.
Dentro il caos regnava sovrano, non si poteva certo dire che il ragazzo fosse un mago dell’ordine. La tartaruga si fece strada tra cartoni di pizza, mazze da hockey e bilancieri con cui Casey si allenava. Andò in cucina dove trovò il ragazzo alle prese con il tosta pane.
-Maledetto…. Coso! Perché non funzioni?!-
Raph osservò la scena divertito appoggiando le mani suoi fianchi.
-Non pensi che dovresti attaccare la spina alla corrente, Casey?-
Il ragazzo sussultò e girandosi riconobbe il suo amico
-Si… certo, ma… hei! Come hai fatto ad entrare?-
Rapf sospirò portandosi una mano alla fronte
-Ti sei dimenticato di chiudere la finestra… ancora!-
-Non farmi la paternale! Ero stanco…-
-Io non faccio la paternale proprio a nessuno! ma se qualcuno avesse cattive intenzioni sfonderebbe una porta aperta! Andiamo Casey, lo sai bene quali sono i rischi per essere nostro amico… per essere mio amico!-
-Che vengano pure!-
Prese una mazza da hockey appoggiata poco distante e la roteò in aria con violenza

-Gli aspetterò a braccia aperte!-
Raph preferì non parlare ulteriormente e si diresse al frigo, prese un cartone di latte e lo bevve d’un sorso
-Hei! Era la mia colazione quella!- br /> -Oh, ora è diventata la mia-
rispose con un sorriso sarcastico sulle labbra. Appoggiò la corazza al muro e osservò Casey indaffarato a preparare la borsa da lavoro
-Si può sapere cosa stai combinando?-
-Emh… forse devo andare a lavoro? Tu che ne dici?-
Disse indicando un mucchio di scartoffie
-Wow e quella che roba è?-
-Pratiche che devo finire entro stasera altrimenti, non sono certo ci sarà un altro giorno di lavoro!-
Raph sorrise poi guardò l’orologio appeso al muro: segnava le 6:30. La tartaruga si accigliò osservando fuori dalla finestra: il sole stava per tramontare
Casey si accorse della preoccupazione dell’amico, si schiarì la voce attirando la sua attenzione
-Ti do uno strappo a casa, possiamo usare il mio furgoncino così non ti vedrà nessuno-
Raph lo ringraziò con un cenno del viso.
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Ultima chiamata: treno diretto a Manhattan in partenza dal binario 5
-Forza muoviti! Se perdiamo anche questo giuro che ti ammazzo Lidia! Muoviti!.
-E non correre così!-
-Muoviti! Altrimenti ti butto sotto al treno!-
-Si ti voglio bene anch’io Dominik!-
Le due ragazze fecero appena in tempo ad entrare nel vagone che le porte dietro di loro si chiusero. Dominik lanciò uno sguardo furente all’amica e si morse il labbro inferiore, Lidia dal canto suo sfoderò il miglior sorriso che aveva in repertorio.
Scoppiarono a ridere, una volta trovato un posto dove sedersi Dominik si rivolse all’amica


-Si può sapere perché non hai intenzione di andare a New York?-
- Ti ricordo che abbiamo appena preso l’ultimo treno per New York-
-Lo sai cosa voglio dire… le altre saranno già arrivate, perché tu non ci volevi andare?-
-Hai detto male… non ci voglio andare! Non che le cose siano cambiate adesso-
-Hai paura? Lidia sei una bravissima ginnasta, ti ho visto con la trave e le parallele… non riesco a capire quale sia il tuo problema-
-Non ho paura della gara…è solo che….-
Lidia chiuse gli occhi come a riorganizzare le proprie idee
-E' solo… cosa? Cosa c’è che non va?-
-New York fa parte del mio passato, ho lasciato troppe cose in sospeso in quella città…-
-Dici che sono cose in sospeso… non pensi che sia giunto il momento di sistemarle?-
Lidia non rispose appoggiò la testa al sedile e osservò fuori: il treno divorava le rotaie e i chilometri, in poco tempo avrebbero dovuto scendere. La ragazza sentì una morsa attanagliarle il cuore.
Dominik vide il disagio dell’amica e non parlò più per tutto il viaggio. Mise le cuffiette con la sua playlist preferita e si appisolò.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Una tranquillità instabile Parte 2 ***


È cominciata una nuova settimana: è lunedì mattina e sono le 6:30. April, ancora sotto le coperte, faceva gli ultimi tentativi di rianimazione per, finalmente, uscire dal letto. Dopo dieci minuti abbondanti la ragazza si mise in piedi e con gli occhi ancora assonati si diresse in cucina per fare colazione.
Come sempre, il piccolo appartamento, era vuoto. April viveva da sola da quando suo padre fu trasformato in un pipistrello per colpa del mutageno. Aveva trovato un lavoretto come barista in un locale vicino casa che, però, le impegnava i fine settimana, dal pomeriggio fino a notte fonda e ogni lunedì le sembrava una tragedia. Dopotutto doveva cavarsela come meglio poteva: quelle poche centinaia di dollari erano a mala pena sufficienti per pagare l’affitto e le bollette  e ogni fine mese la ragazza si  vedeva con l’acqua alla gola.
Casey si era offerto più volte di darle una mano ma April aveva sempre rifiutato per non essere di peso all’amico: dopo tutto nemmeno lui nuotava nell’oro.
Finito di fare colazione tornò in camera e si vestì, prese la sua borsa a tracolla con dentro i libri dell’università ed uscì.
Camminava spedita tra la folla, l’aria fredda del mattino riusciva a svegliarla, camminò per una mezz’ora circa e svoltando l’angolo vide, in lontananza, l’edificio grigio dove ogni giorno passava gran parte del suo tempo. All’entrata vi erano numerosi ragazzi, una volta raggiunti, April sentì che parlavano di una certa competizione: si sarebbe tenuta l’indomani.
Non riuscì a capire altro, non ci diede molta importanza ed entrò.
Una volta raggiunto il suo armadietto notò un foglietto bianco: lo aprì e fu felice di constatare la scrittura di Donatello. Il messaggio diceva: stasera ora 9:00, solito posto.
La famiglia di Donnie non sapeva che lui e April si stavano frequentando da almeno 3 mesi. Il mutante preferiva tenere all’oscuro la notizia finché i suoi fratelli, Splinter e Casey non sarebbero stati abbastanza pronti per assorbire il colpo.
A April piaceva quella situazione, era sempre stata brava a sgattaiolare senza che nessuno se ne accorgesse ed era molt0 brava a mentire però, di quest’ultimo punto non ne andava molto fiera.
Ancora immersa nei suoi pensieri non si accorse che erano scattate da poco le 7:00, i corridoio erano deserti, tutti erano in classe. La ragazza si apprestò a raggiungere la propria aula. Sarebbero state 3 ore interminabili. April fece un smorfia, pronta, o quasi, a subire l’ennesima tortura di matematica.
 
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-Oh andiamo Jones! Che ti prende stamattina! Non ti riconosco più, abbiamo fatto le ore piccole ieri sera?-
Disse il maestro con un ghigno sulle labbra. Portò le dita alla bocca imitando una bottiglia
-Giuro, se insinua ancora che ieri sera abbiamo bevuto e ci siamo ubriacate, lo strangolo!-


Dominik rise pensando alla scena poco improbabile, fece spallucce all’amica e la guardò curiosa
-No, seriamente, che fine hai fatto ieri sera? Appena siamo scese dal treno te ne sei andata come un razzo e sei rientrata non prima delle 2:00! Cos’hai combinato?-
-Niente che possa mettermi nei guai o possa alterare la mia reputazione… mamma!-
Era vero: non aveva fatto le sue solite bravate, Dominik le conosceva bene.
-Hei! Voi due! Domani abbiamo una gara! Pensate di vincere standovene sedute? Dominik vai al corpo libero, Lidia alle parallele-
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo d’intesa poi si alzarono e cominciarono a eseguire i propri esercizi.
-Arriviamo! Non scaldarti così tanto Dave!-
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Erano quasi le 4 del pomeriggio: il rifugio delle tartarughe era a dir poco silenzioso, sembrava non ci fosse anima viva:
Nel dojo, Leonardo era inginocchio, gli occhi chiusi, le mani appoggiate sulle coscie: meditava.
Nella propria stanza, Michelangelo, leggeva i propri fumetti di supereroi, nella stanza accanto, Raph, si allenava alle trazioni e nel laboratorio, Donnie, terminava l’ultimo esperimento sul mutageno dei Krang.
April, come al solito, una volta finite le lezioni mattutine, faceva visita alle tartarughe. Entrò indisturbata e si diresse nel laboratorio, una volta dentro, vide la sagoma della tartaruga in viola, il volto chino sul bancone e la fronte leggermente corrugata.
Donnie, sentì la ragazza entrare, alzò di poco lo sguardo e le rivolse un sorriso a 32 denti  che April ricambiò.
-Non ti aspettavo così presto… il messaggio...- Si guardò bene intorno, certo non essere ascoltato poi riprese
-il messaggio diceva alle 9:00-
April sorrise davanti lo sguardo incuriosito di Donatello.
-Lo so bene, l’ho letto… semplicemente sono venuta a farvi visita… come al solito dopo tutto-
Donatello non fece in tempo a rispondere che un Michelangelo divertito entrò nel laboratorio
-Hei April! Ho comparato questo nuovo film! Ti va di guardarlo insieme?-  rivolse alla ragazza un’espressione speranzosa
-Oh, mi piacerebbe… ma sai… sono solo di passaggio…-
-Peccato… bhe allora vorrà dire che lo guarderemo stase…. Ahia! Raph, che ho detto di male ora?-
La tartaruga in rosso, allertata dalla voce troppo squillante del fratello, entrò nel laboratorio e come al solito diede uno scapaccione al minore.
-Scusa, la forza dell’abitudine! –
Anche Leo gli raggiunse, infastidito dal troppo rumore
-Ma che succede qui?... oh, ciao April-


La ragazza fece un cenno al maggiore, poco dopo sentirono una voce troppo familiare, chiamarli.
-Heila! C’è nessuno in casa?-
Donnie si porto una mano al viso, borbottando qualcosa
-C’è Casey! Forse lui guarderà il film con me! Ahia! E smettila Raph!-


I 5 uscirono dal laboratorio, Casey si sistemò nel piccolo divano e accese la tv: notizie sportive, stava per cambiare canale quando April lo fermò
-No, aspetta, oggi all’università ho sentito di una competizione che si terrà domani, qui a New York volevo saperne di più-
Le tartarughe si sistemarono vicino ai loro amici umani e ascoltarono in silenzio, la voce alla tv prese a parlare con veemenza:
Gentili spettatori, eccoci finalmente tornarti all’annuale competizione di ginnastica artistica! In campo si sfideranno le migliori squadre di Manhattan! Riusciranno i nostri ragazzi e le nostre ragazze ad aggiudicarsi il tanto sognato trofeo regionale? Appuntamento per domani nella nostra suola di ginnastica tra la 5° e la Avenue! Non mancate!-
-Wow! Una gara di ginnastica! Ci andiamo vero?-
-Michelangelo non credo che tu abbia afferrato bene l’idea che siamo MUTANTI! Come diavolo pensi di andarci?-
Il minore rivolse un’espressione offesa al fratello in blu. April intervenne
-Bhe, lo fanno sempre in tv… potresti guardare la competizione da li-
Il volto di Michelangelo si illuminò e rivolse una linguaccia a Leonardo che fece finta di non vedere.
-Casey, vuoi venire con me? Mi piacerebbe andare ad assistere alla competizione-
Il ragazzo che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, guardò l’amica e senza proferire parola si alzò e si diresse in cucina. April rimase stupita dal suo comportamento: aveva fatto o detto qualcosa di male? Osservò Donnie seduto accanto a lei, il mutante fece spallucce senza comprendere.
Raph dal canto suo si affrettò a raggiungere l’amico umano, lo trovò spalle contro il muro, gli occhi fissi a terra.
-Hei ma che ti prende?-
-Nulla! Non ci voglio andare a quella competizione!-
-O…Ok… guarda che non te l’ho mica chiesto-
-Ah lasciami stare!-
Detto questo se ne andò lasciando le tartarughe ed April scettiche e sorprese…
-Allora, April lo guardi con me il film?-
-MICHY!!-
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Una volta tornato a casa, Casey si diresse in camera, aprì l’armadio e frugò in fondo ad esso, sotto una pila di vestiti ne tirò fuori una vecchia scatola di scarpe. L’aprì: dentro c’erano numerose lettere mai inviate, oggetti di vario tipo e una foto. Casey la prese in mano:
La foto era stata scattata tanto tempo fa: lui ancora piccolo, teneva per mano una bambina dai lunghi capelli neri e dagli occhi di ghiaccio. Erano così felici un tempo, poi tutto cambiò dopo l’incidente. Casey non rivide più quella bambina così sorridente. Una piccola lacrima scese lungo la sua guancia. Si affrettò a rimettere via la foto, nascose la scatola sotto al letto.
Accese la tv e come per magia nel piccolo schermo riapparve: non più sorridente come un tempo ma era lei, era proprio lei. Dopo molti anni, forse, era giunto il momento di porre fine alle troppe questioni lasciate irrisolte!

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Capitolo 3
*** Una tranquillità instabile Parte 3 ***


Erano al'incirca le 8 e mezza della sera ed April stava per terminare i propri preparativi: finì indossando una collanina con un piccolo ciondolo a forma di tartaruga (strano vero?). Una volta terminata l’opera si osservò allo specchio per essere sicura che ogni cosa fosse al posto giusto; per l’occasione aveva scelto dei jeans chiari, molto aderenti, strappati sulle ginocchia e un maglietta grigia con una scollatura a cuore, anche questa, aderente sui fianchi. Si piaceva, si sentiva bella.
Legò i capelli in uno chignon e mise un po’ di mascara sugli occhi. Prese il suo piccolo zainetto ed uscì.
Camminò per un paio di minuti prima di arrivare in un piccolo parchetto con delle altalene e qualche panchina sparsa qua e là. Ovviamente, qualunque cosa non fosse Central Park, non aveva un filo d’erba e quel parchetto non faceva eccezione. Invece di un bel manto erboso aveva un cupo strato di cemento.
Guardò l’ora nel suo telefonino: indicava le 8:45. Sospirò. Donatello sarebbe arrivato tra pochi minuti.
Per ingannare l’attesa decise di camminare attorno al “parchetto d’asfalto”; quando ebbe completato il 3° giro sentì dei gridolini non poco distanti da dove si trovava. Decise di seguirli e una volta trovato un posticino dove potersi nascondere osservò la scena che le si presentava davanti. Aveva pensato a molte cose sentendo quelle urla, perfino che il Clan del piede fosse tornato… ma questo? No, andava decisamente fuori dai propri schemi
Poco distante da lei c’erano due ragazze, molto belle dovette ammettere, la prima più alta della seconda, aveva dei lunghi capelli biondi quasi bianchi, per quando riguardava l’altra ragazza… era certa di averla già vista da qualche parte ma momentaneamente non ricordava dove.
April sobbalzò quando un gruppo di ragazzine si avvinò alle due: in mezzo al caos creatosi in pochissimo tempo, la ragazza tentò di percepire alcune frasi ma capì solo “Autografo” “Idolo” e “ginnaste”
I pensieri della ragazza si bloccarono quando una mano si poggiò delicatamente sulla sua spalla. April sobbalzò ed estrasse il ventaglio che portava sempre con se e minuziosamente nascosto sotto agli abiti.
Quando i suoi occhi castani riconobbero quelli ambrati di Donatello, April abbassò l’arma scusandosi.
-Devo dire che i tuoi riflessi sono notevolmente migliorati, April-
La ragazza visibilmente imbarazzata pronunciò un timido “grazie”
L’attenzione di Donatello si spostò poi sull’abbigliamento della ragazza e arrossì


-Emh… devo dire… che… sei..-
Altre urla
-Ma che succede qui?-
-Era quello che stavo cercando di capire… da quello che ho sentito quelle due fanno parte di una squadra di ginnaste, sono arrivate ieri mattina per la competizione di domani-


Donnie osservò meglio la scena
-Da quel gruppo di ragazzine indemoniate si può dire che sono abbastanza popolari… quelle due…-
April non parlò, si limitò ad osservare la scena.
I due come si fossero dimenticati del perché fossero li, insieme, da soli, alle 9.00 di sera, cominciarono a fare ipotesi sulle ragazze
-Per me, hanno vinto qualcosa di importante e ora sono l’idolo delle ragazzine-
-Secondo me, invece, hanno salvato qualcuno grazie alla loro agilità nella ginnastica artistica-
Scoppiarono a ridere e solo allora April si strinse a Donnie in un abbraccio che non aveva affatto i caratteri della semplice amicizia.
Si staccarono  di qualche centimetro, Donnie portò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio destro della ragazza e la baciò.
Era una bacio tenue e dolce.
Quando si staccarono i due sorridere, ma in quella sera si poteva fare di tutto tranne che godersi il momento, infatti, le due ragazze cominciarono a correre e con l’agilità di un gatto riuscirono a saltare in uno dei tetti, proprio vicino alla coppia.
-Donnie non devono vederti! Nascondiamoci, veloce!-
 
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- Oh andiamo! Cos’è quel muso lungo? Stiamo per uscire e divertirci non sei contenta? Finalmente vedrò qualcosa di diverso dalle solite parallele-
Dominik era sempre stata un ragazza solare, nei molti anni di amicizia, Lidia non aveva mai visto, una singola nota di tristezza sul suo volto, aveva sempre il sorriso sulle labbra anche quando le cose sembravano prendere una brutta piega, lei non si scoraggiava. Cadeva e si rialzava sempre, non permetteva che niente e nessuno riuscisse a sconfiggerla. Lidia ammirava la sua forza d’animo.
Era la sua ancora nei momenti di tristezza e lei, momenti bui ne aveva passati molti. A volte invidiava la sua amica, anche lei voleva essere forte, anche lei voleva essere una roccia, anche lei voleva avere il sorriso sulle labbra ma da molto tempo quel sorriso era sparito.
-Si… certo… molto felice…-
Dominik non fece caso alla battuta ironica di Lidia e continuò a vestirsi. Una volta finito trascinò la sua amica alla porta ed uscirono.
Camminarono per pochi metri quando in lontananza videro un piccolo locale da dove proveniva della musica.
-Andiamo li! C’è musica e scommetto che servono il tuo cocktail preferito!-


Lidia non ebbe il tempo di rispondere che Dominik era già lontana. Una volta arrivate, trovarono posto in un piccolo tavolino all’esterno. Lidia frugò nella sua borsa e ne tirò fuori un pacchetto di sigarette
-E quello cos’è?-
-Come se non avessi mai visto una sigaretta in tutta la tua vita-
-Ma certo che l’ho vista, quello che voglio dire è…-
-Fumo? Si. Perché? Mi piace, una sigaretta ogni tanto non fa male a nessuno-
Dominik stava per controbattere quando arrivò il barista, la ragazza ordinò per entrambe. Solo quando se ne fu andato riprese
-Lidia, non puoi permetterti il vizio di fumare… sei una ginnasta-
-Si e bla bla bla, Dominik è solo una sigaretta…-
Una volta arrivati i cocktails le ragazze bevvero un lungo sorso, se ne stettero per dieci minuti buoni senza proferire parole. Poi Lidia decise di rompere il silenzio
-Hai paura per domani?-

Dominik bevve l’ultimo sorso poi immerse i propri occhi smeraldo in quelli zaffiro dell’amica
-No, solo un po’ d’agitazione, penso sia normale. Comunque vada sono già felice di essere arrivata fino a qui-
Rivolse un sorriso sincero e questa volta Lidia lo ricambiò davvero
-E tu? Hai paura?-
Lidia non fece in tempo a rispondere che un gruppetto di ragazzine si avvicinarono a loro urlando
-Ahhhhh! Voi siete Lidia e Dominik! In persona? Oh mio dio! Questo è il giorno più bello della mia vita!-
Le due ragazze si guardarono sbigottite, è vero erano molto famose nel mondo della ginnastica artistica… ma così? Entrambe erano visibilmente sorprese
Le ragazze accettarono di firmare alcuni autografi ma quando videro che la situazione stava per prendere una brutta piega lasciarono il denaro per pagare i cocktails sul tavolo e se ne andarono, prima camminando lentamente poi correndo


-Mi dispiace scappare così, ma seriamente? Voglio dire… no!-
Lidia rise, si guardò indietro e notò con suo rammarico che le ragazzine le stavano ancora inseguendo.
Svoltarono l’angolo e videro appoggiate ad un muro delle impalcazioni in acciaio relativamente recenti, visto che ai lati vi erano ancora dei secchi di pittura bianca. Le due si scambiarono uno sguardo d’intesa, si diressero sicure verso quelle aste e con un salto iniziarono ad usarle come fossero delle normali parallele.
In pochissimo tempo si trovarono in cima ad un tetto, lontano da quelle ragazzine assatanate.
Dominik sentì un rumore alle sue spalle, si voltò ma con sua grande sorpresa non vide nessuno, anche Lidia l’aveva sentito, inizio a camminare e dopo pochi passi pestò qualcosa, spostò di poco il piede e sotto alla suola notò una piccola collanina con un tartaruga in miniatura.
Alzò la collanina per mostrarla a Dominik che fece spallucce.
Intanto, in un angolo coperto dall’ombra una ragazza e un mutante rimanevano in silenzio, April guardò la sua collanina con un po’ di tristezza
-Mi dispiace Donnie- sussurrò
Donatello la strinse tra le braccia e le diede un bacio sulla fronte
-Non ti preoccupare, ne comprerò un’altra-
 
 

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Capitolo 4
*** Verità svelate Parte 1 ***


-Tu gli hai uccisi! Hai ucciso i nostri genitori e io non ti perdonerò mai per questo! Vattene e non farti più vedere, vattene!-
La bambina, seduta sul ciglio della strada guardava il suo accusatore con le lacrime agli occhi, i pugni serrati lungo le gambe, il vestitino nuovo era strappato e ricoperto di sangue.
In lontananza si sentivano le sirene delle ambulanze, picchiavano in testa come martelli come a dire “sei stata tu, è tutta colpa tua”
Molti medici le passavano accanto, quasi non accorgendosi della sua presenza, troppo indaffarati a stendere quei dannati teli bianchi. Loro non c’erano più.
La bambina, in un improvviso colpo di terrore, si alzò barcollando, le veniva la nausea, la vista le si era appannata e ogni singola parte del suo corpo le doleva. Fece qualche passo indietro con gli occhi sbarrati.
Si voltò e cominciò a correre, dove? Non lo sapeva ma sperava con tutto il suo cuore che suo fratello la seguisse, la fermasse e l’abbracciasse forte come a dire “ci sono io qui con te”. Non lo fece.
Il ragazzino guardava quella piccola bambina di solo 10 anni correre via, ancora in ginocchio e con le mani insanguinate cercò in tutti i modi di toglierle gli occhi di dosso, solo quando la bambina fu all’orizzonte abbassò lo sguardo: sotto quei teli, ora macchiati di sangue, c’erano i suoi genitori.
Quando i medici gli chiesero se ci fossero state altre persone oltre a loro sentì un ondata di rabbia pervadergli il corpo, guardo il piccolo Pic-Up rovesciato e avvolto dalle fiamme
-Si, mia sorella, ma non è riuscita ad uscire dall’auto-
Il medico guardò la vettura e capì che per la piccola non ci sarebbe stato più niente da fare. Casey aveva vinto, aveva ucciso sua sorella. L’aveva cancellata dalla sua vita, ora non le importava più niente.
 
Il ragazzo si svegliò urlando, piccole gocce di sudore correvano lungo la sua fronte. Il respiro era affannoso, il battito accelerato. Gli ci vollero alcuni minuti per riprendersi completamente. Si fece un doccia fredda.
Sotto l’acqua gelida iniziò a pensare:
“quell’incubo, ero certo di averlo cancellato, di averlo vinto. Ora è ritornato più forte di prima. Il mio passato non mi lascerà mai andare. Devo risolvere le cose altrimenti finirò per uccidermi lentamente. Non posso più nascondermi. La vita mia ha dato una seconda occasione, non la sprecherò come la prima volta!”
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-Alzati! Lidia, dannazione! È tardi tra meno di due ora c’è la gara e te ancora poltrisci! Datti una mossa!-
Lidia si svegliò di soprassalto alle urla dell’amica che le intimava di mettersi in piedi, aprì gli occhi e con sua grande sorpresa notò che Dominik aveva già indossato il proprio body da competizione: era di una tonalità verde-acqua, aveva delle zone vedo – non vedo coperte da un sottile strato di stoffa trasparente, una manica era l’unga mentre l’altra corta ed era disseminato di brillantini in ogni dove.
-Si, eccomi sono sveglia-
-Mettiti il body presto, dobbiamo essere in palestra tra 10 minuti! Vedi di muoverti! Ti aspetto di sotto-
Detto questo si infilò un paio di jeans e una t-shirt bianca ed uscì. Lidia, ancora assonnata, si decise ad alzarsi e cominciò a prepararsi: legò i capelli una coda alta, mise un filo di trucco su occhi e labbra poi indossò il body.
Si guardò allo specchio: era totalmente diverso da quello di Dominik: il suo era composto da un top rosso e dei pantaloncini, con in vita una fascia rossa. Niente brillantini o perline. Semplice ma d’effetto.
Si affrettò ad uscire senza preoccuparsi del caos che regnava in quella stanza d’hotel. Arrivata all’ingresso trovò una Dominik impaziente. Fermarono un taxi e salirono.
-Tra la 5° e la Avenue, per favore-
Il taxista fece un cenno della tessa e si immerse nel traffico di New York
-Non riesco a capire perché a noi è toccato un hotel così lontano dalla palestra, mentre agli altri basta solo attraversare la strada-
-Lidia, ti devo ricordare che è per colpa tua se siamo capitate qui. Siamo arrivate tardi e le camere erano già tutte occupate-
Lidia fece una smorfia, Dominik preferì non parlare, troppo agitata per la gara.
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Erano, ormai le 3:45 ed April stava per perdere ogni speranza di assistere alla gara insieme a Casey. Fece per entrare nella palestra quando il suo cellulare squillò: era un suo messaggi:
“April, aspettami! Sto arrivando!”
“Muoviti! La competizione sta per cominciare”

Dopo pochi minuti vide il ragazzo. Appena raggiunse April si appoggiò ad un muro per riprendere fiato
-Wow, ieri non volevi venire e invece oggi…-
-Si, lo so, ma dovevo esserci-
April non capì il perché di tutto quell’entusiasmo: preferì non parlare oltre per non perdersi nemmeno un minuto della gara. Anche lei una volta fu una ginnasta.
Entrarono e presero posto in alto, riuscirono a trovare due posti liberi. Una volta seduti nessuno parlò, entrambi immersi nei propri pensieri.
La voce al microfono parlò:
Gentile pubblico! È un onore oggi, presentare la competizione regionale di ginnastica artistica! In campo si sfideranno le migliori squadre di  Manhattan! Giovani atleti ed atlete metteranno, in quegli esercizi tutta la grinta e il sudore di cui saranno capaci!
Ma basta parlare! Iniziamo la competizione! La prima squadra ad esibirsi e la A.C.D Accademy!

Alle parallele troviamo Dominik Huston! Al volteggio Cassandra Royal! Al corpo libero Ana Hell e alla trave Lidia Jones!
Il pubblico scoppiò in un applauso fragoroso, Casey osservava solo una ragazza e non le avrebbe tolto gli occhi di dosso, non l’avrebbe lasciata scappare, non ora, non più.
Quando April la vide la riconobbe. Quella ragazza! Era lei che aveva visto la sera prima, era lei che aveva preso il ciondolo! Dove riprenderselo a tutti i costi!
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-Hai preso nota?-
-Certamente! Valentine ne sarà molto felice-
-Quelle ragazze non devono scapparci, sono troppo preziose-
Alex guardò il collega, entrambi erano in un angolino, lontano dalla folla. Avevano lunghi impermeabili neri che coprivano le armi assicurate sotto ai vestiti, per ogni emergenza.
Chriss si mise il cappuccio della felpa sopra la testa e Alex lo seguì a ruota. Fecero qualche foto poi se ne andarono indisturbati così com’erano arrivati.
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Una volta terminata la gara, Casey ed April si affrettarono ad uscire, entrambi dovevano avvicinare la ginnasta ma nessuno dei due sapeva del piano dell’altro.
Uscirono all’aperto, April controllò l’ora nel suo cellulare: la competizione era durata ben 3 ore, era quasi ora di cena.
Casey vide che April non si decideva ad andarsene e tentò qualsiasi cosa per far desistere l’amica.
-Bhe, proprio una bella gara non trovi?-
-Si, hai ragione-
-È ora di cena, non dovresti tornare a casa?-
-Potrei farti la stessa domanda-
Le cose si stavano mettendo male, non voleva che April scoprisse il suo segreto, non così almeno.
Stettero cinque, dieci minuti in silenzio poi il cellulare di April cominciò a squillare.
La ragazza accese lo schermo, Donnie la stava chiamando… che fare ora? Rispondere? Ignorare la chiamata?


-Chi è?- Domando Casey
-Oh, solo… un amico… scusami-
April si allontanò di qualche passo e Casey approfittò della situazione: sgattaiolò via, andò dietro l’edificio, proprio dove gli atleti sarebbero usciti per tornarsene a casa.
Si appoggiò al muro ed aspettò
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Lidia fu l’ultima della sua squadra ad uscire dal camerino, una volta chiusa la sua borsa aprì la porta ed uscì all’aria aperta.
Un movimento catturò la sua attenzione, si voltò di scatto e  per poco non ebbe un colpo al cuore: lui era li! Immobile ad osservarla! Dopo 10 anni si erano rincontrati!

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Capitolo 5
*** Verità svelate Parte 2 ***


Lui era la, immobile a fissarla. La schiena contro un muro le mani nelle tasche dei jeans. Lida era pietrificata da quella visione: non poteva essere realmente lui, stava sognando era l’unica spiegazione logica. Si trattava di una visione, forse si era stressata troppo per la gara e ora ne sentiva gli effetti, si, doveva essere per forza così.
Casey affondò lo sguardo negli occhi di ghiaccio della sorella e quest’ultima ebbe un sussulto, smise di respirare. Cosa fare ora? Scappare? Parlare? Cosa… cosa dannazione COSA?
Dominik era troppo lontana per venirla a salvare. Erano passati 10 anni dall’ultima volta in cui si lasciarono e ora, quel ragazzo davanti a lei le appariva più come un fantasma, un frammento dei suoi ricordi di bambina.
Casey si staccò dal muro e avanzò verso di lei, solo quando si trovò a una decina di passi si fermò. Lidia deglutì, ora che le era più vicino notò che fosse più alto di lei, di almeno due spanne.
-Ciao, Lidia-
Al suona della sua voce chiuse gli occhi istintivamente per poi riaprirli, sentì le lacrime. Ciao Lidia? Era tutto quello che riusciva a dire? Ciao?
-Sono passati molti anni da quando… da quando te ne sei andata-
-Me ne sono andata a causa tua!-
Trovò la forza di parlare e lei stessa si stupì della rabbia con qui pronunciò quelle poche parole. Casey non mosse un muscolo.
-So che sei in collera con me, ma ora sono qui per dirti che mi dispiace-
No, questo era troppo, dopo 10 anni si presentava da lei come niente fosse a dirle “ mi dispiace?” serrò i pugni e la mascella.
-Dopo 10 anni tu ti presenti da me e l’unica cosa che sai dire è “mi dispiace”? le cose non funzionano così Casey!-
-E cos’altro dovrei dire?-
-Tu mi hai accusato della morte dei nostri genitori! Casey! Come hai potuto? Ero così piccola…-
Le lacrime iniziarono a scenderle dal viso copiosamente e non avevano intenzione di fermarsi
-Mi hai… quando me ne fui andata mi hai mai contattato? Mi hai mai cercato? Ti sei mai chiesto cosa mi fosse capitato? Hai preferito uccidermi-
Casey indietreggiò di un passo come ad accusare il colpo
-Ero piccolo anch’io Lidia-
-Tu eri mio fratello! Sei sempre stato la mia ancora e sentire quelle cose, uscire dalla tua bocca, mi hanno pugnalato, Casey non puoi sapere quello che ho passato!-
Un lampo di rabbia illuminò gli occhi del ragazzo
-Sei stata tu Lidia! Dannazione se non ti fossi messa in testa di andare al quel fottuto Luna Park i nostri genitori sarebbero ancora vivi!-
Detto questo diede un pugno al muro, Lidia indietreggiò impaurita ma trovò ugualmente la forza di parlare
-Quindi è così, sei venuto da me per infliggermi il colpo di grazia? Quel pugno…-
Guardò la mano di Casey diventata rossa e con qualche taglio sulle nocche
-Quel pugno era rivolto a me?-
Casey abbassò lo sguardo
-Molto bene, sai non ci volevo venire a New York, non volevo incontrarti, a dire la verità cercavo di dimenticarti ed ora tu vieni da me accusandomi un’altra volta?-
-Tu cercavi di dimenticarmi? Hai idea di cos’ho passato io? In tutti questi anni non ho fatto altro che pensare a te!-
-Casey, risparmiati la storiella a lieto fine, non ti credo più… e si ti voglio dimenticare ma tu… tu Casey mi hai ucciso e questa cosa è più dolorosa della morte stessa-
Lidia fece un respiro profondo ricacciando indietro le lacrime, il suo corpo era percosso da spasmi, tanto la presenza del fratello gli infliggeva dolore
-A volte penso che non avrei mai dovuto conoscerti-
-Lidia non dire così-
-Vattene Casey, vattene e non tornare mai più! Che effetto fa? Questo sono esattamente le stesse parole che mi rivolgesti 10 anni or sono, come ti senti?-
-Sai una cosa? Ero venuto qua per riappacificare gli animi ma ora penso di aver fatto una gran cazzata! Io non ho una sorella, quella bimba sorridente è morta-
In quel preciso istante comparve Dominik allarmante dalle urla della sua amica. Trovò Lidia inginocchiata a terra tremante e un ragazzo in piedi davanti a lei. Non ci pensò due volte e intervenne
-Hei tu! Brutto stronzo che le hai fatto?- disse avvicinandosi a Lidia
Dominik aiutò la ragazza a rialzarsi e insieme gli voltarono le spalle, Casey notò una cosa nella gamba destra di Lidia
-Che hai alla gamba?-
-Oh, ora ti preoccupi per me? Sei patetico-
-Che cazzo hai alla gamba!- disse urlando
Dominik stava per intervenire quando fu fermata dal braccio di Lidia
-Sai, non solo tu porti le cicatrici di quella notte figurate o no che siano-
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Quando April finì la chiamata, la sua attenzione fu catturata da della urla che provenivano poco distanti dal punto in cui si trovava, nello constatare che fosse Casey allertò subito le tartarughe che in poco tempo la raggiunsero e cominciarono osservarono la scena nei tetti, nascosti dall’oscurità.
-Casey ha una sorella?-
-Si Michelangelo ma non penso che per lui valga la stessa cosa-
Leonardo guardò il minore, poi spostò l’attenzione su Raph, la tartaruga dalla fascia rossa percepì il messaggio e fece un lieve cenno di consenso con il capo.
April e Donatello osservarono la scena in silenzio, quasi pietrificati.
Non sapevano come muoversi, cosa dire, cosa fare.
-Capisco la rabbia di Casey-
April si girò verso Raffaello sorpresa
-Raph ma cosa dici?-
I pensieri delle tartarughe furono interrotti quando Lidia riuscì a scappare dall’abbraccio di Dominik e a scagliarsi contro il fratello trascinandolo a terra. Una volta che Lidia gli fu sopra cominciò a tempestarlo di graffi e pugni. Più colpiva più piangeva.
-Ti odio Casey Jones! Ti odio! Devi morire! Non sei niente per me!-
Casey non reagiva, cercava solo di difendersi comprendo con le braccia il proprio viso, sapeva che se avesse attaccato le avrebbe fatto molto male.
Dominik intervenne ma prese un pugno sotto al mento che le fece perdere l’equilibrio
 
In alto, nei tetti di New York 5 figure non sapevano come muoversi, osservavano la scena impotenti.
-Ragazzi dobbiamo fare qualcosa-
Donatello intervenne
-Cosa dovremo fare April? Non possiamo farci vedere da loro-
La ragazza dalla chioma rossiccia guardo i 4 fratelli poi aggiunse
-Molto bene, andrò io- detto questo saltò giù e atterrò a pochi metri dai 3
-Basta smettila! Basta ti prego!-
Lidia sentì le urla di quella ragazza, si fermò guardandosi le mani ancora chiuse a pugno ed il viso di suo fratello tumefatto, si alzò pietrificata e scappò via.
-Vai da lei! Non lasciarla andare via-
-No Casey, ora ti riportiamo a casa-
April guardò Dominik ancora sotto shock, aiutò Casey a rialzarsi
-Dovresti andare dalla tua amica, dirle di darsi una calmata-
Dominik avrebbe voluto controbattere ma era ancora sconvolta dalla reazione di Lidia. Si limitò a fare un cenno con la testa. Una volta che la ragazza bionda fu sparita, le tartarughe uscirono dal loro nascondiglio e aiutarono Casey.
-Ragazzi, avrei voluto dirvelo-
Raph lo guardava con sospetto e Casey lo notò
-Scusa Raph tu saresti stato il primo a cui lo avrei detto e…-
-Ti rendi conto della sofferenza che hai dato a quella povera ragazza?-
-Ora quello sofferente sono io, non credi?-
-Ben ti sta! Dopo tutto quello che le hai fatto passare-
-Aspetta ma voi…-
-Si Casey, abbiamo sentito tutto-
Il ragazzo rivolse uno sguardo dispiaciuto a Leonardo. I sei si allontanarono nella notte.
 

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Capitolo 6
*** Nuovi incontri Parte 1 ***


La ragazza correva disperata, non sapeva dove andare, cosa fare. In fondo non le importava, quello che voleva era mettere più distanza tra lei e suo fratello, tra lei e questa maledetta città. Venire a New York era stato un errore e gli avvenimenti degli ultimi minuti confermavano le sue angosce. Poco dopo, cominciò a piovere, era come se il cielo piangesse con lei.
Con la vista annebbiata dalla pioggia e dalle lacrime andò a sbattere contro qualcosa facendola precipitare a terra
-Ohi! Che male!-
-Oh mio dio! Mi dispiace tantissimo! Io non guardavo dove mettevo i piedi!-
Una volta che la vista della ragazza si fu stabilizzata guardò davanti a lei e fu sorpresa di notare un ragazzo dai capelli d’orati che, per via della pioggia, erano come incollati sulla fronte.
Il ragazzo la guardò teneramente poi l’aiutò a rialzarsi.
-Scusami, veramente, non ti ho fatto male vero?- Si assicurò la ragazza
-Fatto male?-
Il ragazzo sorrise per poi immergere i suoi occhi in quelli di lei, solo ora che le era così vicino notò la loro tonalità smeraldo.
-Ragazzina, questo è solido come la roccia, non mi hai fatto male!- disse battendo il pugno sul suo petto un paio di volte
-Piuttosto, cosa ci fa una così bella ragazza tutta sola, sotto la pioggia, di sera?-
Improvvisamente Lidia ricordò l’aggressione, il volto sfigurato dai tanti graffi e pugni. Il ragazzo,  vedendo che la ragazza non reagiva alle sue domande, preferì evitare l’argomento.
-Mi chiamo Alex, tu sei?-
-Lidia, mi chiamo Lidia-
-Piacere di conoscerti Lidia- ed offrì alla ragazza il sorriso migliore.
Alex si guardò intorno poi spostò l’attenzione sulla ragazza
-Ascolta, non mi va di stare all’aperto un minuto di più, ti va se andiamo a prenderci una cioccolata?-
-Si, mi farebbe piacere-
I due si allontanarono silenziosi, sparendo nel labirinto di strade di New York.
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Una volta tornati al rifugio, Casey si lasciò cadere di sasso in uno dei divani della famiglia Hamato.
Nessuno osava parlare ma tutti gli occhi era rivolti al ragazzo che, con del ghiaccio, portato da April, stava tamponando il gonfiore ad un occhio.
-Ve l’avrei detto, lo giuro, non avrei mai voluto che lo veniste a sapere così-
Casey guardò prima le tartarughe poi April
-Capirai, Casey, che il motivo per cui siamo furenti con te, non è il fatto di averci tenuto nascosto tua sorella ma…-
-Lo so Leo, lo so. Non avrei dovuto reagire così. Sono andato da lei per sistemare le cose invece ho solo peggiorato la situazione-
Il ragazzo osservò, poi, Raffaello.
-Raph mi dispiace-
Il mutante lo guardò e scosse la testa
-Non devi chiedere scusa a me Casey! Ah ma forse questo ancora non lo capisci!- detto questo la tartaruga se ne andò
-Quindi… possiamo considerare la conversazione finita?-
-Si Michey, possiamo-
-Ottimo!-
Michelangelo si alzò e corse verso l’uscita
-Aspetta! Ma dove vai?-
-Prendo lo skate, esco per un po’, non aspettarmi sveglio Leo!-
Prima che il maggiore potesse controbattere, il minore era già lontano.
Guardò Donatello e April poi Casey
-Io vado nel dojo, un pò di meditazione mi farà bene, ti consiglio di provarci Jones!-
Donnie seguì a ruota il fratello e si rifugiò nel proprio laboratorio.
-Me ne vado anch’io-
-April, ti prego aspetta-
La ragazza si voltò osservando quel suo amico così mal ridotto
-Rimani qui con me, ti prego… ho bisogno di te-
-Hai bisogno di me?-
-Si, è da giorni, ormai, che ho notato che alla prima occasione ti rifugi tra le braccia di Donatello, che sta succedendo tra di voi?-
April fu sorpresa da quella rivelazione, era certa che nessuno l’avesse scoperto
-Come fai a saperlo? Anzi no, non voglio saperlo ed in ogni caso non sono affari tuoi! Non pensi di avere altre cose a cui pensare?-
-Ho bisogno di te, non andare via April…-
-Mi dispiace…-
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Michelangelo correva spensierato per le vie della città, nascosto dal buio della sera poteva scorrazzare indisturbato.
Era in giro da ormai una mezz’ora quando, non vide un tombino aperto proprio sotto di lui, cadde rovinosamente sul freddo asfalto e una volta seduto si massaggiò un gomito. Osservò il proprio skate poco più lontano: era spaccato in due
-Ah perfetto! E ora chi glielo dice a Donnie!-
-Hei, ti sei fatto male?-


Michelangelo sentì dei passi avanzare verso di lui, non poteva farsi vedere. Si alzò e corse a nascondersi in una via tra due edifici
-Aspetta non scappare, voglio aiutarti-
-No, sto benissimo, non mi serve il tuo aiuto-
-Sei sicuro? A me sembrava avessi fatto un bel ruzzolone-

Nessuna risposta
-Io mi chiamo Dominik, tu chi sei?-
-Sono Michelangelo-
La ragazza non riusciva a scorgere il volto del ragazzo, troppa oscurità.


-Ti va di venire fuori alla luce dei lampioni cosi posso guardarti?-
-Non è una buona idea-
-Perché no?-
Ancora nessuna risposta
-Ho 20’anni, tu quanti ne hai?-
-22-
-Sicuro di non voler uscire?-
-Non è una buona idea ho detto!-
-Perché?-
-Perché sono diverso-
Dominik non capì il senso di quella dichiarazione ma poi fece un sorriso
-Non c’è nulla di male ad essere diversi, sai? A volte penso che la diversità sia un dono-
-Lo pensi davvero?-
-Certo che si-
La voce dolce di quella ragazza infondeva in Michelangelo un senso di sicurezza, era quasi tentato di farsi vedere ma desistette.
-Non posso uscire… devo andare ciao!-


Dominik avvertì uno spostamento d’aria, accese la torcia del cellulare e illuminò la fine della strada, non c’era nessuno. Un po’ amareggiata tornò sui suoi passi, poco distante vide lo skate del ragazzo e decise di portarlo con se.
Dopo un po’ era quasi sul punto di tornarsene a casa: immaginò che Lidia fosse rientrata in hotel. Quando fu ad un incrocio, notò poco più avanti un locale: all’interno c’era lei… ma cosa ci faceva con un ragazzo?
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April corse verso il laboratorio di Donnie lo sorprese mentre era chino su un esperimento. La ragazza si avvicinò e lo abbracciò


-April non possiamo farci vedere qui… cosa diranno gli altri?-
-Sai una cosa? Non mi interessa più quello che potranno dire. Io sto bene insieme a te e non vedo perché la nostra relazione dovrebbe essere proibita-
-Siamo morfologicamente diversi e…-
-Non siamo diversi Donnie… abbiamo entrambi un cuore e proviamo dei sentimenti… non voglio più nascondermi Don.


Il mutante sorrise alla ragazza, le accarezzò una guancia ed in fine la baciò
-Se è quello che vuoi, lo diremo agli altri-
Nel frattempo, nascosto dietro la porta semi-chiusa, Casey osservò l’intera scena, corrugò la fronte: voleva entrare e cantargliene quattro a quel mutante ma preferì andarsene in silenzio.

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Capitolo 7
*** Nuovi incontri Parte 2 ***


Dominik procedeva sicura verso il locale, continuava a tenere gli occhi fissi su Lidia e su quel ragazzo misterioso. Forse diede troppa attenzione ai due, infatti, non si accorse di essere arrivata davanti alla porta e ci sbatté, con violenza, il naso.
-Ouch! Che male!-
Lidia si accorse della figuraccia dell’amica e fece di tutto per non scoppiare a ridere, Alex si accorse dell’improvviso cambiamento d’umore della ragazza e voltò gli occhi verso quel soggetto, fonte d’umorismo.
Nello constatare che si trattasse dell’altra ginnasta, sulla sua bocca, si disegnò un sorriso carico di perversione che fu, però, molto rapido a tramutare in una smorfia
-Quella è la tua amica?-
-Si, è Dominik, è un po’ impacciata...-
-Si, si l’ho notato- Alex scoppiò a ridere
Una volta che Dominik fu entrata nel locale si diresse sicura verso i due che ora la stavano deridendo. A pochi passi dal tavolo mise le mani sui fianchi e osservò, quasi offesa, Lidia che cercava a tutti i costi di non scoppiare in una risata
-Molto divertente Lidia! Si può sapere dov’eri finita? Sono ore che ti cerco!-
-Scusa, il fatto è che stavo rientrando in Hotel quando ho conosciuto Alex-
Quest’ultimo si voltò verso la ragazza bionda e le tese una mano
-Piacere sono Alex, tu devi essere Domi…-
Dominik scansò la mano del ragazzo, visibilmente arrabbiata
-Si si… Lidia dannazione! Torniamo a casa!-
-Ma… ma perché? Sto bene qui…-
-Ti devo ricordare cos’è successo poco fa? Maledizione!-
Alex guardò Lidia poi Dominik
-Perché? Che è successo poco fa?-
-Niente che ti possa interessare Alex… Lidia muoviti e in fretta!-
La ragazza rivolse una sguardo di scuse ad Alex
-Mi dispiace… Dominik a volte sa essere tremendamente fastidiosa!-
-Mi ringrazierai alla fine della serata!-
-Non fa niente Lidia…-
Una volta che le ragazze furono sul punto di uscire Alex le fermò
-Lidia… mi piacerebbe rivederti, magari noi potremo…-
-Niente da fare! Lidia è al momento impegnata!-
-Dominik!-
L’amica non rispose ed uscì, una volta soli Lidia guardò il ragazzo
-Mi farebbe piacere-
-Perfetto… ti chiamo io-
Lidia arrossì visibilmente in imbarazzo
-Quanto hai intenzione di farmi aspettare qui fuori! Muoviti cazzo!-
-Devo andare-
-Va prima che “Terminator” ti squarti-


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Una volta tornato al rifugio, Michelangelo andò dritto nella propria camera e si distese a letto mettendo le mani dietro la nuca.
Continuava a guardare il soffitto ripensando all’incontro con quella ragazza, come aveva detto di chiamarsi? Dominik? Si giusto!
Dopo tutto era stato gentile con lui, cercava di aiutarlo… ah se solo sapesse cosa fosse in verità… sarebbe scappata urlando. Va sempre così! Ogni volta che gli umani vedono lui o i suoi fratelli scappano terrorizzati e Michelangelo avrebbe tanto voluto farsi un amico.
La tartaruga dalla fascia arancione sospirò portandosi le mani al viso
-Ah ma perché è cosi difficile, Uffa! Se solo gli umani imparassero ad accettarci… dopotutto continuiamo a salvarli da…-
Iniziò a fare una lista immaginaria alzando un dito per ogni punto
-Mostri alieni, ninja impazziti, mutati non del tutto amichevoli…. Ah che rottura!-
Si alzò dal letto e si diresse nel piccolo salottino arredato alla  “ben e meglio”
Stava per mettersi a giocare al suo video-game preferito quando Donatello lo chiamò dal laboratorio
-Mikey! Hei!-
-Uff… cosa?-
-Mi da il tuo skate? Ho appena progettato un motore che dovrebbe dare il doppio della potenza delle sole gambe! Allora dov’è?-


“Maledizione! Lo Skate! E ora come faccio!” pensò il minore
-Ehm… io… lo sto pulendo… si ecco, pulendo molto minuziosamente… era sporco?-
-Va bene.. portamelo quando avrei finito…-


Fiuu! L’ho scampata… devo assolutamente tornare in superficie… devo trovare quella ragazza!”
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April stava rientrando a casa ripensando alle parole di Casey. Era la prima volta che si comportava così, quasi fosse geloso di Donatello.
Nah, impossibile… lui era solo un amico, niente di più.


La ragazza cercava di autoconvincersi, una volta arrivata davanti la porta, infilò la chiave nella toppa ed entrò. Tolse le scarpe e il cappotto poi si diresse in cucina dove si fece un thè caldo.
Mentre aspettava che l’acqua nella teiera bollisse, uscì in terrazza: l’aria profumava di pioggia ed enormi nuvoli minacciavano la grande mela, sovrastando la città. L’aria era fredda e pungente.
Improvvisamente, sentì dei passi sopra la sua testa, in un attimo estrasse ventaglio e con un gesto abile del polso l’apri producendo un rumore metallico.

-Piano! Sono io!-
-Don! Maledizione devi avvertirmi prima!-
-Eh eh… volevo testare i tuoi sensi-
-Io invece stavo per testare la tua testa contro le lame-

Con una rapido movimento atterrò nel terrazzo e solo allora cominciò a piovere, quasi in contemporanea la teiera prese a fumare.
-L’acqua è calda, stavo per fare un thè nei vuoi una tazza?-
-Molto volentieri-


La ragazza servì la bevanda calda ad entrambi, poi si sedette accanto al mutante
-I tuoi fratelli si chiederanno che fine tu abbia fatto-
Donnie finì di sorseggiare il thè
-Nah, quando me ne sono andato Leo era ancora nel dojo, Raph stava apportando delle modifiche alle sua moto e Mikey… non so esattamente cosa stesse facendo… ma so per certo che non si è accorto della mia assenza-
-Meglio così-
-Va tutto bene? Ti vedo pensierosa-
-Oh, no, solo un po’ stanca, non preoccuparti-
Non voleva rivelare a Don della conversazione avuta con Casey, avrebbe solo animato gli animi inutilmente: sapeva che tra lui e il ragazzo non correva buona sangue quindi preferì tenersi per se i propri pensieri, avrebbe scoperto da sola il senso di quelle parole.
Le ore passarono e in poco tempo fu mezzanotte, April sbadigliò, visibilmente provata dalla giornata
-Ti lascio dormire, torno al rifugio-
-Aspetta Don…-
-Si?-
-Ti va di farmi compagnia stasera?-
Il mutante non se lo fece ripetere due volte e rivolse un sorriso dolce alla ragazza
-Ma certo, con piacere-
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Alex era ancora nel locale quando un uomo si sedette accanto a lui
-Avevi la ragazza davanti! Potevi prenderla… che ti è successo?-
-Con calma Chriss, voglio, prima, guadagnarmi la sua fiducia-
-Fa in fretta! Valentine non vorrà aspettare ancora a lungo-
-Non preoccuparti ho la situazione sotto controllo-
-Sarà meglio per te-

Chriss si alzò e così com’era arrivato se ne andò, poco dopo Alex lo seguì a ruota.
 
 
 
 
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Finalmente dopo 7 capitoli mi sono decisa a scrivere poche righe dedicate a me:
 
Dunque volevo ringraziare di cuore mar_lestrange10
per continuare a seguire e a recensire la mia storia: fa sempre piacere sapere che il proprio lavoro piace a qualcuno ed essendo la mia primissima storia, ogni commento mi invoglia a scrivere un capitolo in più. Grazie ^^
 
Detto questo; cosa succederà nel prossimo capito? Michelangelo uscirà allo scoperto con Dominik? 
Donatello ed April riveleranno la loro storia d'amore? 
Alex cos'ha in mente?
 
Alla prossima! ^^

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Capitolo 8
*** Sguardi del passato ***


Era passata una settimana da quando le tartarughe ed April avevano visto Casey. Dopo l’aggressione di sua sorella, il ragazzo aveva preferito starsene a casa ed uscire il meno possibile se non per lavorare e procurarsi qualche genere alimentare.
Raffaello, preoccupato per la situazione dell’amico, decise di fargli visita: erano all’incirca le 9:45 di sera quando la tartaruga in rosso arrivò sotto la finestra dell’appartamento di Casey. Come al solito non era chiusa dall’ interno e Raph entrò senza troppi problemi. Una volta dentro, portò un braccio al naso, tappandosi le narici. Quel posto era impregnato d’alcool e di fumo.
Raffaello si mosse a tastoni per cercare l’interruttore, trovandolo dopo svariati tentativi. Quando la luce del piccolo lampadario illuminò la sala, il mutante rimase senza parole, impietrito e sbalordito dello spettacolo che si apriva davanti ai propri occhi: miriadi di bottiglie, vuote, di diversi alcolici erano sparse per tutto il pavimento insieme ai mozziconi di sigaretta a fare da cornice.
In un angolo notò Casey, visibilmente in uno stato di ubriachezza. Aveva enormi occhiaie sotto agli occhi e la sua pelle era diventata di un colore giallastro.
-Maledizione Casey! Ma come ti sei ridotto!-
Raffaello accorse in aiuto del suo amico, tentò di rianimarlo dandogli piccole pacche sulle guance ma fu quasi tutto inutile
-Coraggio, non farmi brutti scherzi Jones! Apri gli occhi, forza!-
Dopo diversi tentativi di rianimazione, finalmente, Casey riprese conoscenza. La vista del ragazzo era ancora annebbiate e i sensi intorpiditi per via del troppo alcool ma riusciva a scorgere una figura verde
-Casey, mi senti? Di qualcosa!-


L’udito era ovattato e ogni rumore, anche il più flebile, infliggeva un dolore sordo ai timpani del ragazzo.
-Shht… non dire altro. Lasciami dormire-
La voce era rauca e ad ogni respiro si poteva udire un sibilo provenire dai polmoni
-Quante sigaretta hai fumato? Testa di rapa che non sei altro! Lo sai che ti ammazza quella merda?-
Raph aiutò Casey a rialzarsi e, dopo aver tolto un paio di bottiglie dal divano lo coricò sopra quest’ultimo
-Voglio morire Raph-
-Ma che diavolo…? Cosa stai blaterando?-
-Voglio morire, voglio andarmene-
-Ah sei ubriaco! Ora smettila vado a prenderti un po’ d’acqua-
Casey in un momento di lucidità prese il polso della tartaruga impedendogli di andare via
-Sono stato io… è colpa mia-
-Colpa tua?-
-Si, oh povera Lidia-
-Cosa centra ora tua sorella?-
-shht, io non ho una sorella… lei è morta- disse ridendo, il suo alito puzzava di alcool e la sua bocca era impastata, quasi non riusciva a parlare.
-Sono stato io! Hahahaha, è colpa mia…-
Raph sconcertato dello stato in cui si trovava Casey decise di non dare peso a quelle parole dettate dall’ ubriachezza, si alzò e corse in cucina a riempire un bicchiere d’acqua; quando tornò aiutò Casey a mettersi supino ed lo aiutò a bere.
-Ma come ti sei ridotto…-
Poco dopo Casey si addormentò, Raph rimase con lui tutta la notte nella speranza di essere di qualche aiuto al ragazzo. Avvertì i propri fratelli tramite un messaggio poi si accovacciò poco distante e si addormentò.
La notte stessa il ragazzo si svegliò era ancora ubriaco sebbene fossero passate alcune ore. La testa gli girava e gli doleva, provò a mettersi seduto ma ogni parte del suo corpo gli sembrava pesante. Le percezioni uditive e visive erano notevolmente contorte e gli ci vollero 5 minuti buoni per distinguere la sagoma verde che dormiva poco distante. Si alzò barcollando e cadde sopra le numerose bottiglie rompendole e ferendosi alle braccia e alle mani.
Sorpreso, si sedette osservando il sangue fuoriuscire dalla piccole ferite lasciate dai vetri. Sorrise a quella vista. Vide, poi, un collo di bottiglia, lo afferrò pronto per infilzarlo nel proprio addome. Stava per caricare il colpo quando gli arrivò un pugno ben assestato alla mascella facendolo cadere di testa
-Ma che cazzo vuoi fare!-
-Voglio morire Raph! Lasciami morire-
-Ma cosa dici?-
-Sono stato io… sono stato io- Disse immerso nelle proprie lacrime
-Sei ancora ubriaco, possibile? Quanto alcool hai trangugiato?-
Casey si svegliò la mattina seguente e come aprì gli occhi sentì un fitta atroce, si portò la mano alla mascella e ne constatò di quanto fosse gonfia. Non ricordava niente della sera precedente e di quella prima e di quella prima ancora. Aveva rimosso tutto. Provò ad alzarsi dal letto ma un forte giramento di testa lo fece cadere a terra; provò a rialzarsi ma ancora una volta si trovò con il mento incollato al pavimento: le gambe non gli rispondevano. Così al terzo tentativo si aggrappò alla piccola libreria poco distante ma non calcolò una cosa: non era assicurata al muro, così la trascinò con se nella caduta insieme a libri e diverse altre cianfrusaglie. Casey riuscì per un pelo a scampare alla valanga. Guardò la porta della sua stanza: se non riusciva a camminare sarebbe andato a gattoni e così fece. Una volta sotto la porta afferrò la maniglia d’ottone e fece leva per alzarsi. Le gambe tramavano e la vista si offuscò per alcuni secondi costringendo il ragazzo ad avvinghiarsi alla porta per non cadere un’altra volta. Quando la vista fu tornata ricacciò indietro un conato di vomito arrivato alla fine della gola.
Aprì la porta e con le mani appoggiate ai lati del piccolo corridoio, cercò di camminare dritto. Una volta arrivato in cucina la luce gli fece quasi lacrimare gli occhi, poi una volta messo a fuoco il piccolo locale notò Leonardo, Raffaello e Michelangelo alle prese con scopa e paletta per ordinare il piccolo salottino immerso da vetri e bottiglie vuote, poi girando la teste vide Donatello ai fornelli intento a preparare quella che doveva essere la colazione.
-Cosa ci fate qui?-
-Buongiorno idiota!-
Raph gli andò incontro con fare minaccioso, quando fu a pochi centimetri da lui gli rivolse un dito accusatorio
-Che diavolo avevi intenzione di fare? Questa non è la soluzione-
Disse indicando gli innumerevoli sacchetti dell’immondizia pieni di bottiglie
-Ero perso Raph, ho avuto un momento di debolezza e volevo farla finita solo che ero troppo codardo per ammazzarmi così ho deciso di bere ma ogni sera rimandavo e  sono finito così-
-Questo non è il modo! Potevi chiederci aiuto-
-Leo non che non l’avessi fatto… ma sbaglio o ve ne siete andati tutti quella sera al rifugio?-
Casey ricordo il breve passaggio di parole tra lui ed April e indirizzò lo sguardo verso Donni ancora chino ai fornelli
-Ce ne siamo andati perché dovevamo riorganizzare le idee… ma questo non vuol dire che non fossimo disponibili a parlare-
-Michelangelo ha ragione… se non fossi arrivato in tempo probabilmente a quest’ora non saresti in piedi-
-Basta discutere ho preparato la colazione… mettere un po’ di cibo sotto ai denti ti farà bene-
Donatello appoggiò sul piccolo tavolino circolare un’enorme frittata.
I 5 si sedettero a tavola e in silenzio religioso consumarono il pasto, ognuno immerso nei propri pensieri:
Michelangelo pensava al suo povero skate e a quella ragazza
Donatello rifletteva se fosse un buona idea rivelare la relazione con April
Raffaello era troppo incazzato con Casey per proferire parola
Casey voleva dire la verità, togliersi un peso dal petto che per 10 anni l’aveva divorato


-Devo dirvi una cosa!-
Donatello e Casey parlarono all’unisono e sopresi delle parole dell’altro si guardarono scettici
-Bene… chi parla per prima?- Michelangelo aveva la forchetta a mezz’aria e la bocca aperta per divorare l’ultimo boccone di frittata
-Parla tu… io… io non volevo dire nulla di importante- Donnie, che ora aveva perso tutta la sua sicurezza, abbassò lo sguardò e quel piatto sporco, ora, gli sembrava di grande interesse.
-Devo dirvi la verità su me e mia sorella… -
-Ti ascoltiamo- Leo immerse i propri occhi azzurri in quelli neri dell’amico
-Quella sera non fu colpa di Lidia se i nostri genitori morirono… fu mia-
Sentì le lacrime arrivare agli occhi ma riuscì a cacciarle indietro, con la voce insicura continuò
-Eravamo molto piccoli: avevo 14 anni all’epoca e Lidia 10. Avevamo convinto i nostri genitori a passare l’intera giornata in un Luna Park non molto distante da qui: la giornata passò senza troppi imprevisti ma dopo… quando salimmo in macchina per tornare a casa, volli sedermi davanti, accanto a mio padre. Era ancora euforico per i troppi giri fatti nelle giostre del parco-
Casey si fermò per riprendere fiato e riorganizzare le idee
-Mi buttati sul volante e cominciai a girarlo mio padre riuscì a spostarmi ma la macchina era fuori controllo, lui  sterzò nel tentativo di farla fermare ma si alzò in aria e fece quattro giri su se stessa-
Le tartarughe era basite continuavano a fissare l’amico
-Non è stata mia sorella sono stato io-
Quasi leggendo i pensieri dei 4 fratelli aggiunse
-Diedi la colpa a mia sorella perché non volevo essere ricordato come un assassino, avevo paura e in quel momento non riuscì a comprendere il male che le stavo provocando, credevo… credevo che sarebbe tornata ma quando la vidi scomparire dietro le altre auto capì che non l’avrei più rivista, volevo andare a cercarla ma quando mi alzai persi l’equilibrio ed i sensi… mi risvegliai dopo alcuni giorni e da allora non seppi nient’altro di mia sorella-

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Capitolo 9
*** Piccoli indizi ***


Era notte fonda, i newyorkesi dormivano da almeno un paio d’ore, solo pochi erano ancora in piedi.
Lidia, sul tetto dell’hotel dove lei e la sua amica alloggiavano, fissava quel cielo petrolio privo di stelle. Era seduta a terra con il mento appoggiato alle ginocchia e le braccia strette lungo le gambe. Continuava a non darsi pace: non avrebbe voluto aggredire così suo fratello, quell’episodio era stato solo il frutto, segretato troppo a lungo, di una rabbia e di una tristezza incontrollata. Non avrebbe dovuto reagire in quel modo.
Sbuffò, con i ricordi di quella sera a farle compagnia nella mente. Tra pochi giorni sarebbero tornate a casa, avrebbero lasciato New York. Ma qual’era la sua casa? Qui con Casey, con un fratello che l’aveva rinnegata? O con Dominik, l’amica che si era sempre presa cura di lei.
Come se la ragazza avesse avvertito i sentimenti dell’amica la raggiunse sistemandosi accanto a lei
-Brrr, non hai freddo?- disse cercando di scaldarsi le braccia con le mani
-No, a dire la verità a me il freddo piace-
-In ogni caso copriti- disse porgendole una coperta
-Bello o no, il freddo, potrebbe causarti qualche malanno-
Lidia non rispose e rivolse la propria attenzione al cielo
-Devo vederlo-
-Uhm? Vedere chi? Se ti riferisci ad Alex ti avverto io te lo proibi…-
-Casey, mia fratello. Devo vederlo-
Dominik alzò un sopracciglio portandosi una mano alla fronte
-Tuo fratello? Ti devo ricordare cos’è successo dopo la competizione?- -È stata colpa mia e qualunque cosa si successa ormai fa parte del passato, Casey non è mai stato bravo con le parole e c’era un motivo che l’ha mosso a presentarsi da me… solo…-
Lidia strinse gli occhi ricordando l’aggressione
-Solo non gli ho dato il tempo di parlare-
-Vengo con te-
-È fuori questione, per quanto apprezzi il tuo aiuto è una cosa che devo risolvere da sola-
-Ma…-
-No! Ho preso la mia decisione-
Dominik sospirò preferendo non insistere oltre, conosceva bene la testardaggine dell’amica e quando si metteva in mente qualcosa solo un miracolo poteva farle cambiare idea… peccato che lei ne fosse a corto.

-Alex… perché non ti piace?-
-Non lo so, non ci vedo niente di buono in lui-
-Ma se nemmeno ci ha parlato-
-In ogni caso non mi fido… c’è qualcosa… di strano in quel tipo-
Dominik sbadigliò
-Come farai a rintracciarlo? Voglio dire New York non può certo definirsi un piccolo paesino di campagna… come farai a trovarlo?-
-A questo devo ancora pensarci, mi verrà in mente qualcosa-
Le ragazze si alzarono e si diressero all’interno delle loro stanze.
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Poco distante, in una via secondaria, April camminava rapida, accertandosi di non essere seguita.
Arrivò ad un vicolo cieco e in mezzo all’oscurità riuscì a scorgere la figura esile di Donatello.

-Sei in ritardo… hai avuto problemi?-
-Nessuno, solo un piccolo contrattempo-
-Che genere di contrattempo?-
-Una vecchietta mi ha fermato chiedendomi indicazioni e al terzo tentativo ho dovuto accompagnarla-
Don sorrise poi si avvicinò alla ragazza
-Hai parlato con i tuoi fratelli? Lo sanno?-
-No, Casey mi ha preceduto-
-Come preceduto?-
Il tono della ragazza cambiò vistosamente: Casey sapeva qualcosa di loro e della loro relazione.
-Rilassati, April che ti prende?-
-Niente… cos’ha detto-
-La verità…finalmente-
-In che senso?-


Donatello si guardò intorno poi prese la ragazza in braccio
-Andiamo via di qua, potremo essere visti-
*Un paio d’ore più tardi*
-COOOSA?!-
I due avevano lasciato il misero nascondiglio di poco fa per uno più confortevole: erano sotto ad uno dei tanti ponticelli di central park
-Shht! Abbassa la voce ti prego-
-È stato Casey!-
-No, cioè si… voglio dire era un bambino-
-Ma questo non giustifica il fatto che abbia addossato la colpa alla sorella… povera ragazza. Davvero ha cercato di suicidarsi con l’alcool?-
Donatello annuì con il capo

-Deve rimanere un segreto però, oltre a me lo sanno i miei fratelli, Casey non deve mai venire a conoscenza del fatto che anche tu conosci la verità- -Non preoccuparti so tenere la bocca chiusa-

Donatello sorrise accarezzandole le labbra con l’indice -Forse, a volte, troppo chiusa-
Detto questo la baciò ed April si lasciò trasportare dalla felicità e dalle sensazioni che provava in compagnia della sua tartaruga.
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Quella sera il rifugio era stranamente silenzioso: Leonardo e Raffaello dormivano profondamente mentre Michelangelo si preparava ad uscire. Riuscì ad arrivare in superficie con poche difficoltà. Una volta all’aperto si diresse nel punto in cui aveva incontrato la ragazza. Doveva ritrovarla e quello era l’unico indizio dal quale poteva partire.
-Quando vorrei ci fosse qui Don, lui avrebbe già una pista da seguire! Maledizione sono una tartaruga non un segugio!-

Un volta arrivato, si assicurò di non essere visto quindi cominciò a frugare alla ricerca di una qualunque traccia utile a ritrovare Dominik. Dopo diverse ore perse la speranza, tornò indietro quando il suo piede pestò qualcosa: era un piccolo biglietto da visita di una certa palestra. Le parole erano sbiadite per via della pioggia dei giorni scorsi, riuscì comunque a leggere un indirizzo.
-Mmh, interessante. Forse sono ad un svolta-

Aveva già visto la ragazza in tv, nella competizione di ginnastica artistica e ora che ci pensava meglio era la stessa che aveva visto prendere la parti della sorella di Casey.
-Devo andare da lui… forse saprà dirmi qualcosa in più-
 

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Capitolo 10
*** I fratelli Jones ***


*La mattina seguente*


-Razza di stupido idiota ambulante! ti concio per le feste! Vieni qui! FERMATI MICHELANGELO, ORA TE LA FACCIO VEDERE IO!
-Ahhh! Raffaello sii comprensivo non volevo far cadere la tua moto! Ti prego!-
I due fratelli si ricorsero per tutto il rifugio quando dalla porta del dojo sbucò Leonardo, corrugando la fronte osservò quella scena che ormai era diventata routine


-Ma che diavolo sta succedendo qui?- Donnie allarmato dalle urla del fratello minore raggiunse gli altri, nella mano teneva una fiala con del liquido verde
-Nulla di preoccupante Don, semplicemente Raph si sta allenando della corsa- 
I due sorrisero alla vista del rosso che, con i sai puntati, inseguiva il fratellino.
-Ah! Leo salvami!-
Michelangelo riuscì a nascondersi dietro il guscio del Leader
-Michey! Leonardo non sarà sempre li a salvarti!-
Michelangelo sbucò con la testa da dietro le spalle del maggiore e rivolgendosi al rosso gli rivolse una linguaccia
-Questa poi! IO TI AMMAZZO!-
-Ah ma questo è pazzo!-
Nella corsa fece inciampare Don che fece rotolare a terra la fiala, rompendosi
-No! Quello era il mio ultimo campione di mutageno! Michey ora ti disintrego!-
-Ma si può sapere che avete tutti? Leo!-
Il leader guardò Don poi Raph visibilmente adirati, sorrise e rivolse uno sguardo di scuse al fratello
-Niente da fare, questa volta te la vedi da solo-
-Cosa? Non puoi abbandonarmi così!-
-Ora siamo solo tu ed io!-
-E io!-
Michelangelo si guardò intorno cercando una via di fuga, la trovò quando scorse la figura di April entrare nel rifugio: si gettò su di lei facendo cadere supina
-Ahi! Michey ma cosa ti dice il cervello?-
-È questo il problema April- Raph si avvicinò a lei aiutandola a rialzarsi
-Non c’è l’ha un cervello… o forse deve solo essere scosso un po’ per farlo ripartire-
-Siete ingiusti con me!-
Raph ora bolliva di rabbia e strinse talmente tanto la presa sui Sai che le nocche diventarono bianche. La ragazza si avvicinò a Donnie che aveva rinunciato l’inseguimento e ora stava raccogliendo i pezzi di vetro della fiale stando attento a non toccare il mutageno
-Che è successo?-
-Una parola? Michelangelo-

April soffocò una risata
-Ti aiuto a ripulire, vado a prendere la scopa-
Qualche ora dopo, quando gli animi si furono finalmente calmati, Casey fece visita alle tartarughe
-È permesso? Si può?-
-Casey!- urlarono i 4 quattro fratelli all’unisono
-Heilà, straniero!- April agitò una mano nel salutarlo


Il ragazzo si sedette nel piccolo divano
-Ragazzi… e ragazza… devo dirvi una cosa ma ho bisogno del vostro aiuto-
Leonardo lo raggiunse e si sedette accanto al ragazzo seguito da Raffaello, Donatello rimase in piedi appoggiando il guscio al muro e incrociando le braccia sopra al piastrone dorato, Michelangelo si sedette a terra ai piedi di Casey seguita da April
-Ho deciso, voglio andare a parlare con Lidia-
-Lidia chi?- commentò il minore
-April ti prego, puoi menare mio fratello da parte mia?- sbottò il rosso
-Lidia, la sorella di Casey- intervenne la ragazza
-Ah giusto!-
-Razza di idiota- il rosso si portò una mano alle tempie scuotendo la testa
Leonardo rivolse uno sguardo accusatorio a Raffaello poi si voltò verso l’amico
-Perché ti serve il nostro aiuto?-
-Grazie per avermi fatto questa domanda Leo, voi siete ninja, vi muovete di notte…-
-Si grazie, non abbiamo bisogno di un ripasso del…Ahia! April!-
-Ti ringrazio!-
-Di nulla Raph!-
-Quello che voglio dire è che avete maggiori possibilità di trovare mia sorella, io non so nemmeno da dove partire…- Disse abbassando lo sguardo
April ci pensò un attimo poi parlò
-Tua sorella è una ginnasta, forse durante il giorno la possiamo trovare nella palestra per gli allenamenti…-
-Ci avevo pensato anch’io, ma no. Dopo la competizione non si sono più allenati, staranno a New York per un paio di giorni al massimo, poi partiranno per l’Italia per le semifinali-
Donatello, che per tutto il tempo non aveva proferito parola, iniziò a picchiettare a terra con la punta del piede
-Molto bene, posso utilizzare uno di quei radar…-
-Eh genio ti sfugge una cosa… i radar sono utili se prima si è piazzato un localizzatore-
-Ne sono consapevole Raph! il radar in questione è un ultimo esperimento di mia invenzione, basterà inserire una piccola dose di DNA e lui farà il resto: grazie a delle speciali onde sonore stringerà il campo e noi avremmo sempre la posizione esatta dell’oggetto… emh in questo caso tua sorella-
-Non ci ho capito un cavolo del tuo discorso ma dove lo troviamo il DNA di Lidia?- urlò la tartaruga in arancio
-Siamo punto a capo quindi?- intervenne il Leader
-Che razza di stupidaggini! Andremo in ronda notturna stanotte, la ragazza è giovane dovrà pur svagarsi in qualche locale-
-Raph, io sono giovane ma di certo non vado nei locali notturni-
-Questo è perché hai trovato di meglio e cioè ME-
-Michey!- urlarono tutti in coro
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La sera stessa le quattro tartarughe pattugliavano la città di New York saltando da tetto a tetto, ognuno aveva un auricolare collegato ai cellulari di April e Casey che passeggiavano nelle vie più in voga tra i giovani.
-Trovato niente?-
-Ancora niente Don, teniamo gli occhi aperti-

-Credi che la riusciremo a trovare? Non abbiamo molto tempo e questa volta potrei perderla per sempre-
-Sta tranquillo Casey vedrai che prima o poi la troveremo-
April consolò l’amico appoggiando una mano sulla sua spalla.
-Ragazzi! Ci sono due ragazze sospette a ora 9:00-
-Roger! Qui è il comandante che vi parla abbiamo individuato il bersaglio e… ahia!-
-Che diavolo è stato quel rumore-
-Nulla di preoccupante April, era solo Michelangelo-

-Ma la vuoi piantare? Per una volta, te lo chiedo in ginocchio comportati come una persona normale!-
-Don non siamo persone-
-Giusto… allora come… come un mutante normale!-
-Andiamo questo ragionamento non è da te… come fa un mutante ad essere normale? È praticamente illogico!-
-Vuoi vedere un’altra cosa illogica se non chiudi quella bocca?-


Raffaello si avvicinò al fratello in viola
-Wow Don, datti una calmata così mi porti via la scena-
Leonardo intervenne
-Ragazzi! Ora basta! Guardate-
Attirò l’attenzione dei fratelli, insieme iniziarono ad osservare la scena
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Lidia camminava, cercando di farsi largo tra i ragazzi che affollavano le vie della città, insieme a Dominik arrivano in una zona abbastanza “In” tra i giovani
-Forte! Non conoscevo l’esistenza di questo posto, il che è strano…-
-Andiamo Dominik, non vorrai mica perderti la festa-
-Per nulla ragione al mondo!-


Le ragazze avanzarono e quando trovarono un piccolo tavolino ci si avventarono rubando il posto ad una coppia che gli guardò di sbieco.
-Vado a ordinare da bere, aspetta qua-
Lidia fece un cenno del capo e rimasta sola ne approfittò per guardarsi in torno: tra mille facce di sconosciuti lo riconobbe, era in piedi a pochi metri da lei.
La ragazza sospirò cercando di raccogliere il poco coraggio rimasto, si alzò e avanzò verso il ragazzo
-Non credevo che ti avrei trovata qui-
-Ciao Alex, nemmeno io, non sembri un tipo che frequenta questi posti-
-Cosa vorresti insinuare?-
-Che sei… vecchio?_
_Vecchio? Ragazzina ho 27 anni, non 50-
I due risero a quello scambio di battute
-Dimmi, come mai qui?-
-Mi ha costretto Dominik-
-Cosa? Lei è qui? Dove?- fece finta di guardarsi attorno terrorizzato
-Tranquillo, ha già mangiato non ti assalirà-
-Mi proteggi tu?-
Lidia arrossì e lo invitò a sedersi con loro al piccolo tavolino in ferro tipici dei bar
-Sono arrivata, ho ordinato due Blody Mary, non puoi immaginare la fila ce c’è per… oh ci sei anche tu-
-Buonasera-
-L’ho incontrato per caso-
-Ma che fortuna!-
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-Qui non c’è… andiamo via April… non la rivedrò mai più-
-Aspetta e quella chi è?-


Casey si voltò e il suo voltò si illuminò quando finalmente riconobbe la sorella
-Non ci posso credere! È lei!-
-Vai, va e sistema tutto-
Casey non se lo fece ripetere due volte e avanzò verso la sorella, quest’ultima si accorse della presenza di Casey quando il ragazzo fu a pochi passi da lei
-Emh… scusatemi, torno subito-
-Ma dove vai? Non lasciarmi da sola!- protestò Dominik poi, voltandosi vide Casey e smise di fare domande
-Siamo rimasti solo io e te-
-Che gioia!- la ragazza sprofondò nel proprio drink
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-Lidia, prima che tu mi assali volevo dirti che mi dispiace… lo so non è molto ma viene dal cuore, sorellina scusami-
-Casey andiamo a parlare lontano da questa folla-
Il ragazzo annuì. Quando furono lontani alcuni chilometri Lidia si voltò verso il fratello.
-Andiamo su- indicò il tetto di un edificio dietro di lei
-Su?-
-Non vorrai dirmi che hai paura-
-No ma…-
-Allora seguimi!-
Lidia, con l’agilità di un felino sfrutto un cassonetto dell’immondizia per saltare ed arrampicarsi ad una trave: pochi movimenti perfetti e fluidi e la ragazza fu in cima. Casey la seguì a ruota. Una volta in alto guardò gli occhi di ghiaccio della sorella
-Ammettilo che volevi uccidermi-
-Forse un pochino… si-
Lidia tirò fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette e un accendino
-Fumi?-
-Sei venuto fin qui per farmi la predica?-
-No… sono venuto per scusarmi… in tutto questo tempo non ho fatto che pensare a te, avrei voluto tornare indietro nel tempo per fermarti, impedirti di non andare via…-
-Di la verità Casey-
-Sono stato io… gli ho uccisi io i nostri genitori-


La ragazza non mosse un muscolo, si limitò ad aspirare il fumo della sigaretta per poi farlo uscire dolcemente dalle labbra
-Lo so, l’ho sempre saputo… ma al contrario tuo non ti accuso di niente-
-Come? lo sapevi?-
-Quando me ne fui andata, corsi per una decina di chilometri prima di arrivare ad una stazione di servizio, li mi accolse Sarah, la madre di Dominik e mi allevò come fossi sua figlia… non le dissi niente dell’incidente, preferì inventarmi la storia della piccola orfana scappata da un orfanotrofio-


Fece un altro tiro alla sigaretta
-Pochi giorni dopo, la notizia della morte di mamma e papà era sulla bocca di tutti e veniva mandata in onda in ogni canale tv, fu li che scoprì la verità… o meglio che scoprì di non essere la responsabile… perché, a quanto pare, ero perita nelle fiamme… i giornalisti continuavano a parlare di una manovra folle… nostro padre aveva esperienza alla guida-
-Continua-
-Di quella notte mi ricordo solo una piccola parte: avevi insistito per sederti davanti e per tutto il viaggio non parlavi altro delle acrobazie delle montagne russe-
Casey sentì un groppo al cuore
-Perché mi hai mentito per tutto questo tempo?-
-Io… avevo paura-
-Ne avevo anche io Casey, tu avresti dovuto proteggermi ma invece hai preferito proteggere te stesso-


Il ragazzo cadde in ginocchio colpito da quelle poche parole
-Sei consapevole che tra un paio di giorni lascerò la città-
-Si, non voglio che te ne vada, possiamo ricominciare da dove abbiamo terminato, ti prego non andartene-
-Il fatto che abbia accettato di parlarti non vuol dire che abbia accettato di perdonarti, sono ancora in collera con te Casey-
-Ti prego-


Lidia finì la sigaretta spegnendola sotto al piede. Dopo poco la ricetrasmittente del ragazzo cominciò a produrre un rumore fastidioso
-Casey! Hei Casey! Abbiamo un problema!-
-E quello cos’è?-
-Oh, nulla… sono in contatto con degli amici…-
-L’amica di tua sorella è sparita!-
-Cosa? Mi stavi spiando Jones?-
-Era l’unico modo per trovarti-
-Dominik è sparita!- Michelangelo urlò e dall’altro capo Lidia poté sentire l’intera frase
-Cosa? Dov’è andata?-
-Non lo so, ma la ritroveremo… ma prima, devo presentarti delle persone-
 




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Il capitolo è un po' più lungo del solito di conseguenza ho dovuto spezzarlo in due parti.
Spero che la storia vi stia piacendo, come al solito ringrazio mar_lestrange10 per continuare a recensire e se anche "gli altri" non lo fanno sono comunque contenta vi vedere le molte visualizzazioni dei capitoli.
Alla prossima^^

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Capitolo 11
*** Incontro ravvicinato ***


-Dannazione Casey! Dominik è sparita dobbiamo andare a cercarla!-
-Per una volta, una sola volta, Lidia, fidati di me-
I due fratelli scesero rapidi dal tetto
-Non lo so Casey, ho una certa difficoltà a fidarmi… di te-
-Ne sono consapevole ma se veramente vuoi ritrovare la tua amica devi fare come dico io, ora andiamo devo portarti dai ragazzi-
-Ragazzi?-
Casey non rispose, si limitò a camminare dritto. Una volta arrivati al termine della via, il fratello prese il telefono e digitò un numero
-Chi stai chiamando ora?-
-Shht, non parlare-
-Casey! Finalmente! Dov’eri finito?-
-Raph, qui con me c’è Lidia-
-Bene… sbarazzati di lei e andiamo a cercare la bionda-
-Non posso, Dominik è anche una sua amica, stiamo venendo da voi-

Casey chiuse la chiamata poi si voltò verso la sorella e le fece cenno di seguirlo. Camminarono all’incirca un quarto d’ora, poi, si fermarono davanti ad una specie di camper
-Vieni loro sono li, ti avverto però sono dei tipi un po’… particolari-
-Più particolari di te? Ne dubito-
Casey bussò 3 volte poi le porte del piccolo camper si aprirono rivelando 4 individui verdi
Uno di questi saltò giù e si avvicinò alla ragazza che notò una fascia viola a coprirgli gli occhi
-Piacere sono Donatello-
-COSA DIAVOLO SIETE?- urlò poi osservò il fratello e gli rivolse uno guardo carico d’odio
-Casey se questo è uno scherzo non è divertente!-
-Nessuno scherzo te l’assicuro noi siamo…-
-Non parlarmi razza di enorme… coso verde-
-Tartaruga-
-Cosa?- Lidia si voltò verso il secondo essere,  anche lui aveva la stessa fascia ma rossa.
-Siamo tartarughe mutanti-
-Io… io devo sedermi- la ragazza indietreggiò cadendo supina, teneva una mano alla testa
-Lidia, scusa avrei voluto dirtelo prima ma non sapevo come-
-Tu vai in giro con questi esseri… non c’è da meravigliarsi-
-Mi sento tremendamente offeso! Io sono meglio di Casey!- Michey guardò il ragazzo –Si decisamente meglio-
-Lidia, dobbiamo sbrigarci se vogliamo ritrovare la tua amica-
Leonardo avanzò verso la ragazza e gli tese la mano per aiutarla ad alzarsi, Lidia notò le sole tre dita della mano
-Ce la faccio da sola… grazie- con un gesto rapido allontanò la zampa del mutante e si alzò. Una volta in piedi avvertì un forte senso di nausea e la testa cominciò a girarle. Casey la raggiunse prima che la sorella cadesse a terra, un’altra volta.
-Sul serio Casey, non è divertente!-
-Lidia ti assicuro che è tutto vero e…- prima che il ragazzo ebbe il tempo di finire la frase Lidia si divincolò dalla presa del fratello e avanzò verso Michelangelo.
-No, sul serio? Non potete essere veri! Dov’è la maschera?- Lidia portò le mani alla faccia di Mickey e cominciò a pizzicargli e tirargli la pelle
-Oh..oh…Piano mi fai male così!- Il minore si scansò e cominciò a massaggiarsi le guance
-Ma che ti dice il cervello?-
Lidia indietreggiò di un passo con gli occhi sbarrati, non potevano essere reali… stava sognando
-Per quanto questa scenetta mi stia divertendo parecchio dobbiamo andare a cercare la ragazza-
La tartaruga dalla fascia rossa le si avvicinò e poté constatare di quanto lei fosse più bassa del mutante. Gli arrivava a mala pena al naso.
-Non è divertente! Maledizione mi hai fatto male!-
-Scusami… Michelangelo giusto?-
-Se se è giusto-
-Ragazzi muoviamoci, Lidia tu rimani qui, appena…-
-Niente affatto! Dominik è mia amica e non la lascio da sola-
-Leo, fidati non sfidare mia sorella… sa essere tremendamente fastidiosa a volte-
-Casey non ho finito con te! E appena ritroveremo Dominik fidati che ti farò passare un quarto d’ora d’inferno-
-Simpatica la ragazzina- sorrise Raph
-Non chiamarmi ragazzina!-
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Una volta saliti sul piccolo caravan Donatello prese il posto di guida
-Ma sapere guidare?-
-Mi offendi Lidia!-
Casey guardò la sorella così sconvolta e spaesata e gli si serrò il cuore, ne aveva passate tante a causa sua e questa nient’altro era che la ciliegina sulla torta
-Ragazzi ma April?- Casey sgranò gli occhi e guardò Raffello
-È tornata a casa, non preoccuparti-
-Ma sta bene? Non voglio che le succeda qualcosa di brutto!-
Donatello si accigliò
-Chi è questa April? Un altro mutante?-
-No! È un’amica, è amica di tutti n0i-
Donnie sorrise, poteva essere un’amica per loro ma non per lui.
Improvvisamente nel caravan scese un silenzio di tomba, interrotto solo dal rumore del cambio di marcie.
Lidia cominciò a torturarsi le dita delle mani non sapendo cosa fare. In un sprazzo di inconsapevolezza alzò lo sguardo e notò come due mutanti la stessero osservando costantemente.
Michelangelo e Raffaello.
Il primo, una volta incrociati gli occhi della ragazza, rivolse lo sguardo altrove per poi non guardarla più. Il secondo, invece, non distolse lo sguardo. La ragazza poté intravedere un sorrisetto sarcastico stampato nelle labbra del mutante.
-Vuoi una foto?- si rivolse a Raph canzonandolo
-Eh?-
-Mi hanno detto che dura più a lungo-
Raffaello cominciò a ridere, poi, una volta asciugatosi una lacrima dall’occhio sinistro, assunse un espressione seria
-Evita questa battutine da quattro soldi Jones, sei più intelligente di così, so che puoi fare di meglio-


Lidia stava per controbattere ma fu fermata da un “Bip” insistente
-Ragazzi! Ci siamo, la ragazza non dev’essere troppo lontana-
-Donnie, accosta sul ciglio, proseguiamo a piedi-


Una volta spento il motore del caravan le tartarughe saltarono a terra con un agilità che lasciò di stucco la ragazza. Vide anche suo fratello scendere.
-Vengo con voi-
-Non se ne parla, tesoro, tu ora stai buona - buona qui e ci aspetti-
Rapf si avvicinò per chiudere le porte del caravan quando la ragazza afferrò la parte superiore del veicolo e con un colpo di gambe fece un salto all’indietro atterrando sopra a quest’ultimo
-Non me ne sto buona qui! Dominik è mia amica!-
-Scendi subito! Mi ammacchi la carrozzeria!-
La ragazza fece un ulteriore salto in avanti e atterrò a pochi centimetri da Raffaello che guardò Casey
-Hei non prendertela con me! È una ginnasta non dimenticarlo!-
-Va bene signorina!-
Leonardo si intromise separando i due
-Ragazzi ora basta!-
I 4 fratelli e i due ragazzi cominciarono a seguire il leader
-Donnie dimmi la posizione-


La tartaruga in vi0la controllò il radar nel suo T-Phone
-Non siamo troppo distanti, secondo i miei calcoli la ragazza si deve trovare lì-
Indicò un punto oltre i grattacieli
-In aria? Don mi sa che devi aggiustare il tuo telefono-
-Il mio telefono funziona benissimo Michey, quello che volevo dire è che si trova all’ultimo piano-
-E dillo prima!-
Leonardo scrutò a lungo il gigantesco palazzo scuro davanti a loro, prese, dalla borsa di Donatello, dei binocoli e cominciò a scrutare in silenzio. Si accigliò visibilmente quando lesse le 4 lettere a caratteri cubitali sulla fiancata Nord dell’edificio
-TCRI-
I fratelli al suono di quella parola cominciarono a scambiarsi sguardi complici, anche Casey era visibilmente infastidito; solo Lidia non capì.
-Cosa ci facciamo qui impalati? Forza! Andiamo, Dominik è lì dentro- 
La ragazza fece un passo verso l’entrata ma venne fermata da Raph: la tartaruga le teneva la mano con forza
-Non possiamo entrare come se niente fosse, ragazzina-
-Non chiamarmi ragazzina!-
Dimenò il polso liberandosi dalla presa della tartaruga
-Perché non entriamo?-
-Bhe, ecco… la TCRI è solamente il covo del nemico-
-Nemico? Che nemico?-
Michelangelo non parlò più, la sua attenzione fu catturata da una luce che con un bagliore molto tenue illuminava una finestra all’ultimo piano: notò una figura, immobile ad osservarli. Fece un gesto a Leonardo che, di rimando, annuì.
Stavano per entrare quando sentirono un urlo provenire da dietro di loro. Le tartarughe e i ragazzi si voltarono di scatto.
Il cuore di Lidia, a quella vista, saltò un battito. Davanti a lei c’era Dominik. Prima che potesse dire qualcosa si accorse di essere sola. Casey e le tartarughe avevano visto bene di nascondersi.
Lidia le corse in contro e appena toccò la pelle della ragazza constatò di quanto fosse fredda e umida. Dominik tremava, non per il freddo, aveva paura. Paura di cosa?


-Mio dio, che ti è successo?-
-Aiutami… sono dei pazzi-
-Chi? Chi è stato?-
Nessuna risposta, Dominik si accasciò al suolo, stremata.

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Capitolo 12
*** Ragazze e tartarughe ***


Ore 7:00  p.m.
Dominik aprì gli occhi a fatica, una volta che ebbe messo a fuoco lo spazio circostante, notò di essere nella sua camera d’albergo. Tolse le coperte che le avvolgevano le gambe e, una volta in piedi, la testa prese a girarle, in un momento si ritrovò seduta sul materasso.
-Buongiorno!-
Lidia fece il suo ingresso portando un vassoio con una tazza di thè, alcuni biscotti e un succo alla frutta. Si sedette vicino alla bionda.
-Come ti senti?-


Dominik premeva con le mani sulle tempie facendo dei movimenti circolari.
-Abbiamo fatto festa ieri sera, non mi ricordo niente-
-Niente, niente?-
-No, so solo che c’era quel… quel… come si chiama?-
-Alex?-
-Si, lui… poi nient’altro-
Dominik guardò Lidia rivolgendole uno sguardo carico di preoccupazione
-Veramente, cos’è successo?-
-Hai solo alzato il gomito un po’ più del dovuto, ti ho riportato a casa, eri ubriaca-
Lidia preferì non rivelare lo strano incontro della sera prima, di certo quattro tartarughe mutanti non si incontrano tutti i giorni, sarebbe passata per pazza.
-Che ora sono- bofonchiò la bionda
-Sono le sette della sera, ti ho portato qualcosa da sgranocchiare-
-Grazie-
Lidia si alzò e si diresse verso la porta finestra in vetro, prese una sigaretta appoggiata nel tavolino poco distante
-Mi ricordo anche un’altra cosa-
La ragazza si voltò di scatto pietrificata
-Alex, era con me-
-Si, l’hai detto prima-
-Non intendevo quello, lui mi ha portato via-
-Che stupidaggine, sono stata con te tutto il tempo-
Cercò di tranquillizzare Dominik anche se, in cuor suo, era molto più preoccupata di lei. Uscì e si affacciò al balcone. Accese la sigaretta ed aspirò due volte a pieni polmoni ripensando alla notte prima.
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-Casey?-
-Ciao-
-Donatello mi ha detto che avete ritrovato Dominik, come sta ora?-
-Non lo so, è in albergo con mia sorella-
-Va tutto bene?-
-No, April, devo parlarti, sei libera questa sera?-
-Questa sera? Io non…-
-Ti prego-

April sospirò facendo roteare gli occhi
-Alle nove a casa mia, sii puntuale però-
La  ragazza riattaccò, mise il telefono nella tasca dei jeans, poi, guardò il mutante davanti a lei. Donatello l’osservava confuso. Erano nel laboratorio della tartaruga, le porte era chiuse a chiave, erano soli.
-Cosa c’è?-
-Casey, mi ha chiesto di incontrarlo questa sera-
Donatello chiuse le mani a pugno, April lo notò
-Non preoccuparti, è solo un amico-
-Hai detto bene! Un amico-
-Non capisco, Don…-
-Lui è un uomo! Ed è umano! Tu sei umana!-
-Dove vuoi arrivare?-
La voce del mutante si alterò, era visibilmente adirato e infastidito
-Io sono un mutante, una tartaruga… non ne se vedono molto di coppie così…-
-Aspetta… tu stai insinuando che possa innamorarmi di Casey? Di lui?-
-Potrebbe darti una vita migliore… io cosa posso offriti se non questo laboratorio e le fogne?-
April sentì la rabbia ribollirle il sangue
-Ti amo, sia chiaro, ma devo essere realista… lui può darti molto di più-
-Bhe io non lo voglio! Hai capito! Non lo voglio!-


Donatello si allontanò e si sedette in una sedia poco distante
-Sta solo attenta… -
-Sei ridicolo!-
April uscì dal laboratorio sbattendo le porte, una volta fuori, Michelangelo, allertato dal fracasso uscì dalla sua stanza e notò con stupore che gli occhi dell’amica era velati dalle lacrime. Poco dopo uscì suo fratello. I due andarono in direzioni opposte
-Che è successo?-
-Niente Michey, non sono cose che ti riguardano-
-Emh… invece si-
-Lasciami in pace-
Donatello si barricò ancora una volta nel laboratorio e non uscì prima di cinque ore.
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-Ragazzina, non dovresti fumare, lo sai?-
Lidia sussultò e voltandosi riconobbe la sagoma di uno dei quattro mutanti
-Maledizione! Cosa ci fai qui? Come hai fatto a trovarmi? Dominik potrebbe vederti!-
-Chi la bionda? È uscita cinque minuti fa-
Lidia guardò oltre il mutante, l’impermeabile nero non c’era, così come la borsa e gli scarponi
-Sarà andata a prendere una boccata d’aria-
La tartaruga la superò appoggiandosi alla ringhiera in acciaio
-Cosa ci fai qui?-
-Mi assicuravo che foste al sicuro-
-Si grazie, ora puoi andartene!-
-Quanta fretta!-
-Ascolta non fare lo stronzo con me!-
-Altrimenti?-
La tartaruga si avvicinò pericolosamente al volto della ragazza che indietreggiò di due passi
-Raffaello… giusto? Smettila, mi dai sui nervi!-
Raph rise, poi fece roteare un sai nella mano e con la lama tagliò di netto la sigaretta che la ragazza stava per portarsi alle labbra
-Hei! Sei impazzito! Avresti potuto ferirmi-
-Fidati ragazzina, se avessi voluto farti del male, l’avrei già fatto-
-È una minaccia?-
-Libera di pensarla come credi-
-E poi non sono una ragazzina! Smettila di chiamarmi così!-
Raph saltò sulla ringhiera e si accucciò per essere all’altezza della ragazza, le mise un dito sotto al mento, alzandole il capo.
-Ora devo andare ragazzina,  ci si vede in giro-
Lidia avrebbe voluto controbattere ma la sola vista di quegli occhi verdi le smorzò le parole.
Sulle labbra di Raph si disegnò un sorrisetto, la ragazza non seppe dire se fosse sarcasmo o perversione. Il mutante saltò giù, sparendo lungo il profilo dei grattacieli.
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Dominik camminava velocemente, l’aria della sera le sferzava la pelle, per la ragazza fu meglio di una doccia fredda. Si fece strada, abilmente, tra la folla di newyorkesi. Arrivò in un vicolo conosciuto e si fermò.
-Michelangelo? Sei qui?-
Nessuna risposa
-C’è qualcuno?-
Ancora niente, una coppia le passò accanto rivolgendole uno sguardo canzonatorio: certo, vedere una ragazza parlare al vuoto non dev’essere all’ordine del giorno. Sospirò voltandosi, stava per ritornare in albergo quando sentì una voce chiamarla
-Dominik-
La ragazza guardò nel piccolo vicolo buio e scorse una figura nascosta
-Sei Michelangelo?-
-Si… dov’è il mio skate?-
-È al sicuro, ma non ho potuto aggiustarlo-
-Nessuno te l’ha chiesto-
-Volevo solo essere gentile, perché non esci… per favore-
-NO! Ne abbiamo già parlato-
Dominik perse le speranze, si sedette a terra
-Che fai?-
-Me ne sto qui, finché non ti farai vedere-
-È solo tempo sprecato-
-So essere molto testarda…-
-L’ho notato… mi riporti lo skate?-
-Ma lo devo aggiustare!-
-Ci penserà mio fratello… per favore-
-Domani? A quest’ora ora?-
-Perfetto!-
La ragazza sentì uno spostamento d’aria, era il segnale che quel ragazzo misterioso se n’era andato.

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