Ritorno alla vita

di Tima_Las
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 
Acqua.
Tanta acqua.
Tanta acqua illuminata d’arancio; il sole che colpiva di striscio la cresta dell’onda prima che questa si scagliasse contro la roccia sotto all'elfo seduto in cima ad essa.
Una volta giunto a Valinor Legolas aveva preteso, nonostante il suo retaggio, di non alloggiare assieme agli altri nel sontuoso palazzo dedicato ai reali dell'ultima era, ma isolato sulla cruna di una scogliera, in una piccola casa di legno con finestre su ogni lato così che potesse sempre scorgere il mare.
“Che cosa fai ancora lì fuori?” disse una voce dietro egli, sulla soglia della porta, cogliendo di sorpresa.
“Valar Gimli, torna a letto.” esclamò Legolas alzandosi di colpo.
“Un vecchio nano che spaventa un elfo...devi essere davvero preoccupato se non mi senti arrivare.”
“Si, sono preoccupato per te. Hai sentito Lord Elrond, devi riposare.” disse avvicinandosi e voltandolo posandogli una mano sulla spalla.
“Lord Elrond vuole farmi riposare da più di vent’anni!”
“Vuole che tu stia bene.” rispose l’elfo accompagnandolo a letto “Ti preparo qualcosa di caldo da bere.”
“Dammi una pinta di birra.” borbottò il nano sedendosi sul morbido materasso.
“Non credo proprio...” sorrise l'elfo lasciandogli una pacca sulla spalla mentre gli sistemò la coperta assicurandosi che fosse ben coperto e che le finestre fossero chiuse. Si voltò subito dopo prendendo una pentola e riempiendola d'acqua.
Il nano lo guardò affaccendarsi nella piccola cucina che l’elfo aveva imparato ad utilizzare per aiutare il nano prima che per se stesso.
“Tu stai aspettando che io muoia...” mormorò il nano sapendo di essere ben udito dall'amico; da elfo il suo udito era comparato, se non superiore, alla sua vista sopraffina.
“Ma che stai dicendo? Non è vero...”
“Oh si...fissi il mare da settimane.” rispose tossendo, si coprì la bocca con la mano serrando gli occhi avvertendo pochi momenti dopo uno un panno coprirgli le labbra.
“Sto bene!” esclamò spostando la mano dell'altro in un gesto colmo d’ira e carico di rassegnazione alla fine ormai vicina "Scusa..."
“Non stai bene...” sussurrò l’elfo.
“Che cosa fai lì fuori ogni giorno?”
“Nulla...”
“Legolas...”
“Nulla ti dico!” sospirò l’elfo “Tutto quello che conta è qui a Valinor dal momento in cui abbiamo deciso di partire.”
“Per me...non per te.” rispose il nano stendendosi sul cuscino prendendo un lungo respiro “Sono rimasto solo io...tu...no...” disse guardandolo negli occhi “Che cosa c’è?”
“Non sento più mio padre...” ammise Legolas sottovoce.
“Fa male?”
Il principe lo guardò, colto di sprovvista da quella domanda.
“Ho imparato qualcosa stando con gli elfi, sai?”
“Non fa male...” ammise l’elfo.
“Allora non è morto...”
“No, non lo è...” annuì Legolas alzandosi spostando la pentola dal fuoco e versandone due tazze in un infuso che aveva già sistemato al loro interno e porgendone una al nano che afferrò lentamente, le mani di un anziano.
“Domani vado da Lord Elrond...sono sicuro avrà un letto per un povero nano morente.”
“Ma che dici?”
“Legolas! Non iniziare, sapevi benissimo già dall’inizio che sarebbe successo. Ti avevo detto di non affezionarti a me!” disse sorridendo provocandogli un piccolo sorriso “Devi andare Legolas...”
“Non si torna indietro da Valinor...”
“Neanche per amore?”
“No...” rispose sottovoce voltando il manico della tazza da una mano all'altra.
“Sicuro? Mi sembra che qualcuno ci abbia provato e ci sia riuscito.”
“Glorfindel è pazzo e non vale come esempio.” rispose Legolas sbrigativo.
“Si, ma c’è riuscito...” disse portandosi la tazza alle labbra.
“La mia risposta è no.” rispose l’elfo sedendosi sul bordo del letto.
“Tuo padre ha bisogno del tuo aiuto...o magari no, ma credo ne abbia bisogno...e tu non devi vedermi morire.” affermò il nano.
“Ho giurato che sarei stato sempre al tuo fianco! Fino alla fine!”
“Las...” sussurrò chiamandolo col soprannome che da anni gli aveva trovato “Non siamo più in guerra, mi hai già donato più anni di quelli che avrei mai sperato nella terra di mezzo...basta...ti stai solo impegnando a trovare una scusa per non partire.”
“Perché dovrei?”
“Perché le tue credenze ti bloccano...non faresti nulla di male partendo...ripetilo...”
“Non posso...”
“Puoi invece.” disse prendendogli la mano “Prepara la mia sacca, domani vado da Lord Elrond.”
Legolas lo guardò abbassando poi il viso.
“No, non...non domani...”
“Ricorda tuo padre...non rimandare...”
“Non sto rimandando...ho bisogno di una nave. E qui da solo, finché non la trovo, non ci torno.” disse sincero guardandolo negli occhi.
“Bravo ragazzo.” sorrise il nano “Vai da Glorfindel...”
“No...”
“Vacci! Lui sa cosa fare. Principino ti serve un esperto di fughe in questo.” sorrise Gimbli tossendo poco dopo.
“E va bene, va bene ci vado! Basta che non ti sforzi!” disse prendendogli la tazza dalle mani fino a quando la tosse non si acquietò di nuovo.
“Grazie...” sussurrò quando glie la rimise fra le mani.
“Bevi, è caldo e ti calmerà la tosse.” disse accarezzandogli il braccio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

“Lord Elrond...” disse Legolas scattando quando la porta si aprì.
“È vero quello che dice?” domanò l'elfo bruno che si palesò sulla porta.
“Non sento mio padre Lord Elrond...” ammise Legolas annuendo e abbassando il capo.
“Ne sei...certo di quello che vuoi fare?” domandò Elrond evidentemente turbato da quelle improvvise rivelazioni.
“Non lo so...Gimli?”
“Poche settimane...un mese al massimo.” rispose sottovoce "Mi dispiace doverti dire questo..."
“Non...non sarò mai di ritorno in un mese.” Legolas rispose spaventato.
“Legolas guardami...guardami bene ora.” disse posandogli le mani sulle spalle “Gimli non ce la farà in nessun caso, nessuno Legolas...vuoi piangerne due o...scoprire dov’e tuo padre e salvarlo e vivere però nel ricordo di un meraviglioso amico? Ne salveresti uno...perché sono certo che tu possa.”
“Ma...”
“Ho capito sai la situazione...” disse Elrond bloccando le sue parole e prendendo un lungo respiro “Posso darti un consiglio? Non ho più le mie visioni da quando sono qui, ma credo di avere ancora sensibilità per certe situazioni.” ammise sincero invitandolo a sedersi.
I due si sistemarono sulla panca al fianco della porta e Legolas rimase in attesa torturandosi le mani.
“Senti...” iniziò Elrond “Ti conosco da quando sei nato...”
“Lord Elrond...”
“Aspetta...sei la luce di tuo padre, per quanto fra me e lui non scorra buon sangue...lo sai, non te lo nego. Sai anche il motivo.”
“Non è colpa vostra...”
“No, ma crede che la morte di tuo nonno sia collegata a me. Ci ho messo secoli per lasciarmi alle spalle quella questione, credevo di esserne il colpevole. Infondo seguivo mio padre...che era mio cugino e lui ha voluto attaccare e...”
“Lord Elrond so della vostra parentela con Gil-Galad...” annuì Legolas.
“Si...si che lo sai e sai anche il motivo di quest’astio. La verità è che tuo padre è più giovane di me ed era mio amico e vederlo soffrire mi hai già ucciso più di una volta...non voglio che soffra di nuovo e tu sei qui...se quello che senti è la verità, parti subito.”
“Ma Gimli...”
“Gimli preferisce che tu non lo veda...in quei momenti...l’ha detto col cuore in mano Legolas. E c’è qualcuno che ha bisogno di te...salutalo ora.”
“Non posso...non posso io...quando tornerò non ci sarà più...se tornerò...”
“Se tu parti è per portare qui tuo padre quindi si, tornerai...ed è vero probabilmente non ci sarà più...” ammise l’elfo prendendogli le mani fra le sue quando lo vide infilarsi le unghie nei palmi “Ma sarà il regalo più bello che farai a Gimli...credimi...non vuole che tu lo veda perché sa...”
“Sa cosa? Cosa?” esclamò sgranando appena gli occhi.
“Sa che poi sarà difficile salvarti! Lo sa! Vive con gli elfi da talmente tanti anni che ha capito ogni cosa! Sa che se lo vedessi morire un po’ ne moriresti anche tu! E non vuole!” esclamò Elrond “Entra, non sta male ora...salutalo...poi parti.” disse Elrond alzandosi “Cercherò Glorfindel, verrà con te. Hai l’intera notte per salutarlo...”
“Io non posso...”
“Credo che ci penserà lui a farti una bella ramanzina, non io...” sorrise Elrond “Anche se...infondo...sei anche un mio congiunto...” disse accarezzandogli il viso “Quanto meno lo sei di mia moglie...”
“Sta cercando di convincermi...” sorrise l’elfo.
“Sto cercando di darti forza principe Legolas, hai la fortuna di poterlo salutare. Io non l’ho avuta...mai...” disse sincero il moro “Resta con lui.”
“Solo un mese?”
“Magari avrà la forza d’attenderti...su queste cose io non posso intromettermi. Ho conosciuto molti nani...sono caparbi...” sorrise porgendogli una mano “Manderò Erestor a portarvi qualcosa di caldo.”
“Grazie Lord Elrond...”
“Grazie a te! Non a me! A te! Sei tu che l’hai salvato, l’hai portato qui...sei tu quello da ringraziare, non io...io seguo solo il corso della sua vecchiaia.” sorrise il moro “Non ho fatto molto di più...solo aiutarlo a non aver dolore...ma sei tu che l’hai salvato...”
Il giovane annuì prendendo un lungo respiro.
“Forse si addormenterà, gli ho dato del calmante per la tosse. Ma non dormirà finché non ti vedrà, glie l’ho promesso.” disse Elrond invitandolo ad avvicinarsi alla porta.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 
Gimli si voltò quando sentì la porta aprirsi e poi richiudersi dietro al principe.
“Sembri ancora più magro senza la sopravveste.” disse serio.
“Sono sempre lo stesso da duemila anni.”
“Si...come la cintura che stringi un buco in più...a chi la dai a bere? Si vede il segno sul cuoio dove si chiudeva.” sbuffò il nano “Elfo o non elfo, se non mangi perdi peso come tutti...”
“Nano o non nano il borbottio non lo perdi mai.” sorrise Legolas avvicinandosi al letto.
“Non tirarla per le lunghe...”
“La tiro per le lunghe quanto voglio.” rispose voltando la testa quando gli occhi lo tradirono.
“Las...l’hai sempre saputo...”
“Lo so...” rispose l’elfo.
“Guarda che se vuoi piangere questa volta te lo concedo, infondo è l’ultima volta anche per me che ti vedrò.”
“La vuoi smettere???” ringhiò l’elfo.
“No! Non la smetto! Non la smetto perché ancora non te ne sei reso conto Legolas!!!” disse afferrandogli una mano e stringendola con tutta la forza che aveva in corpo “Che vorresti fare? Eh? Dimmelo...sono solo vecchio, morirò di vecchiaia...voltati!”
“No...”
“Legolas è il senso della mia vita questo...” sospirò “Non dovevo dirti si, dovevo rimanere a casa mia...”
“Da solo???”
“Si! Da solo! Dovevo vivere come ero nato per vivere! Non con gli elfi...e guardati. Ora non riesci ad accettare quello che accadrà, così...naturalmente e così come dev’essere. Normale Legolas...non sono immortale...” sospirò accarezzandogli il dorso della mano.
“Come faccio a partire lasciando te qui così?”
“Io starò bene...starò...”
“Non dire bene...”
“Starò bene invece, avrò qualcuno che si prenderà cura di me e che ha già affrontato queste cose...si...starò bene...e sarò felice che tu...dopo anni...farai ancora qualcosa di utile per la tua vita.” sorrise “Tuo padre ha bisogno di te per qualsiasi cosa gli sia accaduta. Comunque signorino, il letto è grande e so per certo che non dormi da due settimane. Se domani parti...”
“Mi stai chiedendo di dormire proprio questa notte?”
“Già...proprio questa notte. Legolas di cosa vuoi parlare? Abbiamo parlato per anni, questa notte qualsiasi cosa diremo sarà sul mio stato...non voglio...se vuoi rendermi felice riposa. Sarò contento di vederti riposato alla partenza. Questo mi renderebbe felice e molto più tranquillo di un elfo stanco su una nave.” sorrise guardandolo in volto “E perdonami se non ti scosto le coperte, ma tanto le rifiuteresti.” disse il nano facendolo sorridere “Stenditi biondino dalle orecchie a punta, ti aspetta un periodo intenso. Bosco Atro è dalla parte apposta al tuo approdo nella terra di mezzo, ne avrei di strada da fare...”
L’elfo sorrise stendendosi al suo fianco posando la testa sul cuscino vuoto.
“Pensavo...che...non sarebbe stato così...” sussurrò Legolas.
“E come? Con te in lacrime a tenermi la mano e magari anche la testa sulle tue ginocchia. Non te l’avrei mai permesso in ogni caso.” bofonchiò il nano facendolo sorridere di nuovo “È meglio così...posso ancora parlare...posso anche sedermi se te lo stai chiedendo! Morente si, ma con calma.” ammise ridendo.
“Tu...tu non hai paura?”
“È un pensiero troppo difficile per un immortale Las...no, non ho paura. Sono sopravvissuto a diverse battaglie, a una guerra...ho vissuto più anni di quelli che la vita mi avrebbe mai donato, ho trovato una famiglia che non credevo di poter avere...ora mi ricongiungerò alla mia famiglia...non ho paura. Hai più paura tu di me...” sorrise voltando la testa sul cuscino sorridendo guardando poi la porta quando si aprì.
“Principe Legolas...”
“Lord Erestor, entra...”
“Lord Elrond ha detto di portarvi questo.” disse alzando il vassoio “Se...non lo bevete ora che è caldo posso metterlo vicino al camino. Sarà sempre tiepido.”
“Grazie...” annuì Legolas sedutosi sul letto.
“Se avete bisogno sono nella stanza qui di fianco.” disse inchinandosi e uscendo.
“Si inchina ancora anche se tu hai rinunciato al titolo?” domandò Gimli.
“Non smetterà mai...è Erestor...” sospirò.
“Sto morendo, posso sapere il suo segreto?” domandò il nano notando immediatamente lo sguardo del biondo “E dai! A chi vuoi che lo dica? Non uscirò mai da qui!”
“Taci però! Hai capito?”
“Si che taccio!”
“Erestor è l’amante di Lord Elrond...”
“Grazie lo sapevo questo, era abbastanza evidente.” rispose Gimli.
“Eh???”
“E dai Legolas! Forse fra gli elfi non si parla, ma da nano ho notato come si comporta lord Elrond! Io voglio sapere altro...”
“Chi è?”
“Già! Quando si parla di lui cala il silenzio.”
“È il fratello di lady Celebrian.”
“Cosa???????”
“Già...” annuì Legolas “È...mio cugino...”
“Adottato...”
“No...”
“No, senti Legolas, non sto ancora così male da perdere la testa. È nero!”
“Si...” annuì l’elfo “È nero di capelli, perché concepito durante la cerimonia della notte. Sono molto rari gli elfi come lui, in passato erano relegati ai margini della comunità...lo è stato per molto tempo, Erestor...stava...per morire quando Lord Elrond l’ha trovato. Da allora sono inseparabili.” rispose Legolas “Lady Celebrian aveva nascosto l’esistenza di un fratello, così come lady Gabriel e sire Celeborn di un figlio...lui è il primogenito...”
“E ha sposato la sorella, intendo Lord Elrond..”
“Lord Elrond è venuto a sapere dell’esistenza di Erestor prima della nascita di Arwen. Veramente pure io...” annuì Legolas “È stato Elrond a elevarlo a segretario...” disse guardando la porta “A salvargli la vita...”
“In pratica era trattato come un animale...”
“Si, lo consideravano anche peggio. Per come vedi tu gli animali ovvio...” sorrise l'elfo.
“Mi piace che tu abbia imparato diverse versioni della visione...” sorrise Gimli “Mi meraviglio del comportamento loro...” disse poi serio.
“Lady Galadriel e sire Celeborn? Non glie ne faccio una colpa...così è stato da sempre e...e te lo giuro Gimli...non comprenderebbero le tue parole.” disse guardandolo in viso “Ancora ora non gli parlano...” sospirò stendendosi “Forse non lo faranno mai...”
“È crudele...”
“È sempre stato così.”
“Legolas...non ha chiesto lui di nascere così.” rispose il nano tossendo.
“Si Bhe...” sospirò sollevandosi e lasciandogli piccole pacche alla schiena “Non saremo noi a cambiare il corso delle cose, meglio?” domandò quando la tosse si acquietò.
“Si...mi prometti una cosa?”
“Che cosa?” domandò Legolas.
“Sai che ho da parte una piccola fortuna....”
“Si, ma a miglia da qui.”
“Bhe se tutto va bene, tornando passerai per le mie terre. Sai dove sono i miei ori, vendili tutti e salva questi elfi. Fai una casa per loro, non lo so...usali...a meno che tu non sia come gli altri e che credi che elfi come Lord Erestor siano il male. Dimmelo se è così, incaricherò Lord Elrond.”
“Ma...perché?”
“Perché voi mi avete concesso di vivere qui. Posso sdebitarmi? Tanto a te non serve nulla.” sorrise prendendogli poi la mano “Che cosa potrei mai dare a un principe?”
“Nulla...a me basta questo...” sussurrò Legolas.
“Se torni e sono ancora vivo e non hai quanto ti ho chiesto preoccupati di avere una scusa convincente.” rise chiudendo gli occhi.
“Va bene...” rispose l’elfo chiudendo gli occhi.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4

“Sali!” esclamò Glorfindel “Forza! Issa l’ancora, io spiego le vele, vai al timone.”
“S...si...”
“Testa Legolas!” urlò l’elfo “Rispondi secco! Si!”
“Ci sto provando!” ringhiò il principe.
Il guerriero sospirò avvicinandosi al parapetto della nave e posando le mani sul legno chiaro.
“Perdonami.” mormorò sottovoce “So cosa stai passando...devo farlo per il tuo bene.” disse guardandolo negli occhi “Insultami se ti fa sentire meglio, hai il mio permesso.” disse voltandosi rimettendosi al lavoro mentre il più giovane attese ancora diversi momenti sul pontile prima di salire sull’asse e saltare all’interno della nave.
“Nessuno ci vedrà?” domandò Legolas.
“Al porto? No...per i Valar invece credo che già lo sappiano. Sono qui da questa notte, se non avessero voluto farci partire ci avrebbero già ostacolato.” rispose sincero l’uccisore del Balrog slegando alcune funi “L’ancora. E slaccia quella corda. Ci poteremo via il pontile appena le vele saranno spiegate.”
“Si...scusa...”
Glorfindel si voltò mentre le funi si slegarono lentamente fra le sue mani, guardò il giovane elfo affaccendasi eseguendo quanto richiesto.
“Va bene così...” annuì quando si voltò “Sai guidare una nave?”
“Mai fatto prima...”
“Dobbiamo uscire dal porto, prendi il timone...”
“Io?”
“Legolas!”
“Ma io non...non ne sono capace!”
“Non vorrai dirmi che sei andato in guerra e ora hai paura di questo? Prendi il timone!” disse l’elfo guardandolo seriamente negli occhi “Ora Legolas!!!”
Il principe deglutì avvicinandosi alla ruota del timone afferrandola con le mani.
“Ruota un po’ a sinistra...” indicò Glorfindel “Così...basta...” lo fermò lasciando scendere le vele “Destra ora...ancora...ancora un po’...”
Legolas eseguì fin quando l’imbarcazione non si trovò al centro del canale, sulla via d’uscita.
“Bene...” sussurrò Glorfindel lasciando cadere la vela fin alla fine e avvicinandosi a Legolas “Rilassa le braccia, non sta accadendo nulla di male...” sorrise Glorfindel incrociando le braccia sul petto “Laggiù il canale si stringe, tieni questa traiettoria...”
“Sei sicuro che sia il caso che io...”
“Sono sicuro. Se mi accade qualcosa tu come fai a tornare qui? Ancora a remi?” domandò Glorfindel “Devi saperla usare...se tuo padre ha bisogno di cure non puoi remare per il doppio dei giorni...Gimli ti dava il cambio a volte da quel che so...”
“Si...hai ragione...”
Glorfindel sorrise appena, a labbra unite, posandogli poi una mano sulla spalla.
“Va tutto bene...usciamo da qui poi riposiamo...”

**

Il sole batteva forte sull’imbarcazione, attorno a loro solo acqua. Doveva essere mezzogiorno.
“Legolas...” lo richiamò Glorfindel porgendogli del lembas “Mangia...so che non hai fame. Devi mangiare...”
“Grazie.” annuì il principe prendendo il pezzo di pane elfico fra le mani.
“Sediamoci, il timone è bloccato, dobbiamo continuare così per tre giorni.” sorrise Glorfindel “E se il mare resta piatto non abbiamo altro da fare.”
“Perché...lo fai?” domandò Legolas.
“Fare cosa?”
“Questo...”
“La verità è che mi piace...” sorrise Glorfindel “E che la vita da ex guerriero non mi si addice. Amo Valinor...ma la odio...”
“Anche se non sai nulla di quello che dovremo affrontare?”
“Perché tu si?”
“No...nulla...”
“Bhe...quel che sarà sarà. Andiamo la per scoprirlo, solo sapere che non sentì più tuo padre mi basta. Anche se ho sempre trovato tuo padre troppo irascibile, scontroso e incredibilmente bastardo ma...” disse poi sorridendo al ragazzo “Conosco il figlio ed è tutto l’opposto e merita di rivedere suo padre.”
“Grazie...”
“Bene, abbiamo tempo. Cosa pensi sia successo?”
“Non lo so...”
“Neanche un’idea?”
“No, mi dispiace.”
“Sei stato uno degli ultimi a partire.”
“In verità l’ultimo.” annuì Legolas.
“L’avevi visto? Tuo padre intendo...”
“Anni prima...”
“Sa che sei partito.”
“Ho lasciato una lettera ai gemelli. Glie l’hanno consegnata.” annuì Legolas.
“Miei Valar...quei due...” sospirò l’uccisore del Baldrog.
“Che c’è?”
“Nulla...”
“C’e qualcosa...”
“Si Bhe...Elrond mi ha pregato di convincerli a raggiungerci...”
“Ecco perché del tuo altro viaggio e perché ha acconsentito subito ora.”
“Già...”
“Io devo recuperare una cosa per Gimli invece...”
“Bene abbiamo altri incarichi allora oltre al senso del nostro viaggio.” sorrise Glorfindel.
“Non posso permettermi ritardi.” disse il biondo.
“Gimli immagino.”
“Eravamo in tre...rimarrò solo io.” disse abbassando la fronte sulle ginocchia.
“Siamo immortali...e comunque Aragorn manca anche a me.” disse Glorfindel “Non dimenticare che ho vissuto con quel bambino. L’ho visto crescere, diventare un guerriero, guidare un esercito e prendere il titolo di un re...”
“Perdonami...”
“Quel bambino dormiva sul mio petto quando Elrond non era a Imladris.” rispose prendendo un lungo respiro scuotendo poi il capo “Forse L’eternità vuole da me questo...farmeli vedere uno dopo l’altro e togliermeli...”
“Uno dopo l’altro?” domandò Legolas.
Glorfindel si morse le labbra annuendo.
“Avevo un figlio...a Gondolin...prima della caduta. Era giovane...aveva cinquant’anni. E io un padre giovane e incosciente, dovevo mandarlo via, dovevo mandarlo su una nave verso Valinor...ma cosa può decidere un ragazzino per un ragazzino?” disse alzando lo sguardo pieno di lacrime passandosi nervosamente la mano sugli occhi.
“Io non volevo che...scusami...”
“E di cosa? Come avresti potuto saperlo? Lo sa solo Elrond....” ammise prendendo un lungo respiro “Va bene fammi controllare la nave.” disse alzandosi e dirigendosi al timone.
Legolas rimane immobile diversi minuti prima d’alzarsi e raggiungerlo.
“Perdonami per quello che ti sto facendo passare anche se siamo in viaggio da solo mezza giornata...”
“Non c’è nulla da perdonare. Ho conosciuto anch’io l’amicizia...non con un nano, ma credo che sia uguale.” rispose affaccendandosi su alcune funi prima che Legolas scattasse e gli bloccasse le mani.
“Tre giorni così no, insegnami cosa devo fare e ci daremo dei turni. Ricorda che sono nato su un fiume...tu sul mare.” sorrise.
“Inizio da capo sorpassando i remi...” sorrise Glorfindel.
“Bravo...”

**

“Vai Glorfindel...stenditi sotto coperta e riposa.” sussurrò Legolas quando il cielo fu ormai scuro.
“Sicuro?”
“Sono sicuro. Sicuro soprattutto che se ci fosse qualcosa mi servirà il tuo aiuto e devi essere riposato.” ammise Legolas sorridendo appena.
“Quando inizia a far chiaro chiamami, dobbiamo cambiare rotta. Questa cosa ancora non l’hai vista.” sorrise Glorfindel.
“Certo...” annuì Legolas.
“E per qualsiasi cosa...”
“Ti chiamerò se dovessi aver problemi, ma il mare è ancora piatto. Riposa...”
Legolas si sedette sul piano, in prua alla nave, avvolto nel lungo mantello con il cappuccio calato sulla testa. Non si mosse per diverse ore fino a quando un minuscolo barlume di luce si palesò all’orizzonte. Si alzò guardandosi attorno, il mare si stagliava fra il nero e il grigio di fronte a lui fino a quando un faro non colse la sua attenzione. Vero, non sapeva destreggiarsi nel mare, ma era a conoscenza che nulla doveva trovarsi in quel punto. Scattò scendendo in coperta trovando Glorfindel già seduto sul letto. Sarebbe stato impossibile per un elfo non udire il passo veloce dell’altro, ancora più se si trattava di Glorfindel.
“Devi venire a vedere.”
“Cosa c’è?”
“Non lo so. Una luce...qui non c’è nulla Glorfindel. Vieni a vedere.”
Il guerriero scattò passando di fronte al principe e salendo sul ponte.
Si fermò guardando il faro.
“Qualsiasi cosa sia non è un bel segno...” mormorò l’elfo.
“Umani?”
“Così lontano dalla costa? No...” rispose il guerriero “Avviciniamoci, ci hanno visti è inutile scappare. Ci inseguirebbero e questa non è una nave da guerra.” disse guardandolo.
“Guerra?”
“L’assetto di quel faro...rudimentale.” disse tornano a guardalo “Un popolo che di mare conosce poco...ma è difeso, guarda...” disse indicando “Un faro non è mai così...”
Legolas annuì preoccupato da quelle rivelazioni.
“Se siamo fortunati sapranno dirci qualcosa. Nel caso contrario noi combattiamo...vero?”
“Certo...”
“Non ho ancora visto il tuo arco...ah! Non lo tirare fuori ora...” sorrise scendendo in coperta e tornando pochi momenti dopo con la sua spada al fianco “Bene...si va in scena...”

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

“Ma non c’è nessuno qui?” sussurrò Legolas appena dopo essere sceso dall’imbarcazione.
“Ssssh...il fuoco non si accende da solo...” rispose Glorfindel a bassa voce sguainando lentamente la spada “Va a destra, ci troviamo sull’altro lato.” disse poi muovendosi furtivamente.
Legolas annuì, l’isolotto era piccolo, al centro il solo faro, l’avrebbero attraversato in pochi minuti se non ci fossero stati intoppi.
Non ebbero però il tempo che di muovere qualche passo prima che un piccolo esercito di schierasse di fronte a loro.
“Chi osa scender...”
“Elrohir?” domandò improvvisamente Glorfindel riconoscendo la voce ancora celata alla sua vista.
“Glorfindel?” esclamò questa spostando un elfo in prima fila che gli oscurava il passaggio “Legolas!”
“Miei...Valar...” sussurrò l'uccisore del balrog correndo subito verso l’elfo moro.
“Che...che fate qui?” domandò il figlio di Elrond, completamente spaesato, dando poi l’ordine all’esercito di rompere le righe e ritirarsi. Legolas si avvicinò sorridendo all’amico senza però proferire parola, lo salutò portandosi la mano al cuore.
“Voi...eravate a Valinor...”
“Sai che di me non ci si può fidare.” sorrise Glorfindel “Ma che succede? Che cos’è...questo?”
“Lunga storia...” sospirò Elrohir “E immagino anche la vostra se siete arrivati qui...” disse guardando il sole sorgere “Venite con me...non è sicuro qui fuori.”
“Come non è sicuro?” domandò Legolas guardandosi attorno.
“Venite...”
 
**
 
“Io ed Elladan ci diamo il cambio ogni sei mesi.” disse porgendo a entrambi due calici di vino “Da quando la situazione si è complicata. Avevamo giurato di proteggere Aragorn, dopo di che la nostra missione è diventata proteggere Eldarion dai suoi figli...” disse sedendosi stancamente “Ma voi...non lo sapete.”
“In verità non sapevo che Eldarion avesse avuto figli.” rispose Glorfindel.
“Si...due gemelli, due maschi, poi una femmina e un maschio.” li informò l’elfo moro “Non immaginate la felicità che abbiamo provato io ed Elladan alla nascita dei gemelli. Abbiamo aiutato a crescerli...poi...poi è andato tutto a rotoli.” disse schiarendosi la voce.
“Che è successo?” domandò Legolas.
“In verità me lo chiedo ogni giorno, la risposta è che non lo so ancora...”
“Come si chiamano?” domandò Glorfindel.
“Come mio padre...” sussurrò Elrohir.
“E come tuo zio...immagino.” concluse Glorfindel.
“Mio padre ne morirebbe se vedesse questo...” rispose l’elfo “Elrond è la copia esatta di mio padre, non sto scherzando Glorfindel...ma Elros...no...”
“È lui la causa di...questo?”
“In un certo senso.” annuì “Anche se dubito che un ragazzo, da solo, possa arrivare a tanto.”
“Ma io...non comprendo...” sussurrò Legolas.
“Semplice...” rispose Glorfindel guardandolo “Secondo in linea di successione e qui c’è un trono di mezzo. Mi sbaglio Elrohir?”
“Magari...ma è così...si Elros è sempre stato invidioso del fratello. Negli ultimi tempi la sua ira si è fomentata. Si è scagliata contro al fratello che...al momento...non reagisce, s’incolpa della situazione del fratello...”
“Amore...” sussurrò Glorfindel “È pericoloso l’amore...”
“Glie l’abbiamo già spiegato.” annuì il moro “Eldarion sta iniziando ad invecchiare. Ha tenuto testa al figlio finché ha potuto, ora ha bisogno del nostro aiuto. Non c’è nulla che destabilizzi quel ragazzo, nulla...neanche il dolore del fratello.”
“Sono...umani però...prima o poi dovranno cedere.”
“Quanto vorrei che fosse così, ma sono più simili a me ed Elladan di quanto tu creda. Eldarion si è unito in matrimonio con un’elfa.”
“La storia dei suoi genitori, ma al contrario...” sussurrò Legolas.
“Esatto...si, sono elfi, hanno accettato la vita mortale, lei vivrà...i figli vivranno...al contrario di mia sorella." sussurrò Elrohin abbassando il viso "...ed ora eccoci qua, in guerra con la nostra famiglia.”
“Si ma...dove si trova Elros ora?”
“A nord, c’è chi dice abbia preso Lothlorien come sua residenza ufficiale, ma sappiamo che è molto più vicino a Bosco Atro...”
“Ecco perché mio padre...io...io Elrohir non sento più mio padre, ecco il motivo del nostro viaggio.” affermò Legolas.
“Immaginavo fosse successo qualcosa, sono giorni che sento la preoccupazione di Elladan salire. Stavo per raggiungerlo, qui non arrivano messaggeri.” disse guardandosi attorno, i due erano già ben a conoscenza del forte legame fra i due gemelli; potevano comunicare fra di loro non solo a distanza, ma anche a sentimenti e avvertire se uno di loro veniva ferito o si trovava in pericolo “Ci attaccano dal mare...ci hanno attaccato nel passato. È rimasto quest’avanposto per sicurezza. Elros ha il possesso di quasi tutte le coste, tranne il lato sud, dove si trova Gondor. Mi dispiace...abbiamo fallito...” sussurrò abbassano il capo “Non esisterà più un tempo degli uomini una volta scomparso Eldarion...e non esisterà un altro tempo degli elfi...”
“Non dire così...” sussurrò Glorfindel alzandosi e andandosi a sedere al suo fianco accarezzandogli le spalle “Non è colpa tua o di tuo fratello tutto questo...”
“Mio nipote è un pazzo...e io l’ho cresciuto...”
“Non solo tu...” rispose Glorfindel.
“Puoi venire con noi Elrohir?” domandò Legolas sporgendo sul tavolo.
“Si...certo...” annuì questo riprendendo un minimo di contegno “Mio...padre come sta?”
“Gli mancate.” rispose Glorfindel.
“E...mia madre ricorda o...”
“No...mi dispiace...”
L’elfo annuì unendo le labbra e tirandole appena finché non diventarono bianche.
“Erestor sta bene?”
“Si, Erestor sta bene.” sorrise Glorfindel “E gli mancate entrambi anche a lui...quindi...ora hai rinforzi. Vediamo di dare un taglio a questa situazione e venite con noi, entrambi.”
“Sai che ti dico Glorfindel?” domandò Elrohir “Che questa volta, se sopravviviamo a tutto questo...verrò a Valinor. Immagino anche Elladan. Ma io sicuro. Ho la qualcuno che soffre per la nostra mancanza mentre qui...vengo...denigrato a questo.” disse alzando una mano “E insultato da un nipote che ho amato come un figlio...” disse alzando il viso “Può portarmi in guerra, ma non mi ha mai ferito così tanto, nonostante gli attacchi e le battaglie, come il suo sguardo e le sue parole...e mi dispiace per il nome che porta, non è all’altezza neanche di pronunciarlo...”
“Sono certo che...ci sia altro Elrohir...”
“No Glorfindel...”
“Non può essere solo gelosia verso il fratello, ma lo scopriremo.” disse Glorfindel risoluto alzandosi “Bene...è saggio partire di giorno? Dimmi tu come dobbiamo agire.”
“È saggio partire quanto prima così che il buio non ci colga ancora in mare.” annuì l’elfo.
“Va bene, hai bisogno d’aiuto qui? Devi portare qualcosa o...”
“Solo me stesso. E ordinare al mio secondo in comando di prendere il mio posto.”
“Legolas issa la vela...”
“In veritá...useremo una nostra nave.” disse Elrohir.
 
**
 
“Eldarion!” esclamò l’elfo una volta giunto in cima alla spianata di Gondor.
Il sovrano si voltò colto alla sprovvista da quella voce così famigliare.
“Legolas? Oh miei Valar.” sorrise l’uomo allargando le braccia quando l’elfo gli corse incontro “Che fai qui?”
“Mi hai riconosciuto...”
“Quello cambiato sono io, non tu!” sorrise Eldarion stringendolo in un secondo abbraccio come per assicurarsi che il primo non fosse un illusione "Ma..."
"C'è...tanto di cui parlare..." sorrise l'elfo scostandosi rivelando i due al seguito.
"Zio..." sussurrò Eldarion.
"Lo ricordi?" domandò Elrohir indicando l'uccisore del Balrog "L'hai già visto..."
"No, io...mi dispiace..."
"Glorfindel." rispose Elladan uscendo da palazzo e avvicinandosi velocemente a loro salutando prima il guerriero e poi il principe.
"Elladan..." sorrise Legolas.
"Siete...siete qui tutti e due..." sussurrò il moro guardando poi il fratello "Tutto bene?"
"Solo loro, tutto bene." annuì Elrohir.
"Bhe...en...entriamo qui...fuori non è il caso..."
Eldarion annuì invitando il gruppo a precederlo.
"Perdonatemi Lord Glorfindel..."
"Eri un bambino, è naturale che tu non ti ricorda di me." sorrise l'elfo.
Elladan si affiancò al gruppo, lasciando che continuasse verso l'ingresso per cogliere lo sguardo del fratello.
"Che sta accadendo?" domandò preoccupato.
"Legolas..." rispose Elrohir "Non riesce più a sentire suo padre.
"Miei Valar. E' stato lui?"
"Probabile Elladan." rispose il gemello "Infondo da quel che sapevamo era vicino a Bosco Atro...a che stai pensando?"
"Che se non fosse mio nipote, se non portasse il nome di nostro zio e se non ferissi a morte entrambi i genitori e i fratelli giuro...che non esiterei ad ucciderlo. Ma non posso." sbuffò Elladan.
"Elrond è a palazzo?"
"Si spera." rispose il fratello "...in questi giorni è peggio del solito." disse abbassando la voce guardandolo negli occhi.
"Di nuovo?" sospirò Elrohir.
"Non possiamo presentarlo così a Glorfindel, sai benissimo come reagisce se...se vede una cosa simile. E se la prenderà anche con noi." disse Elladan.
"Che centriamo noi se lui ha manie suicide?" rispose Elrohir "Forse è la volta buona che qualcuno gli scaldi gli ordini." sorrise il fratello minore raggiungendo il gruppo "Ah! Elladan!" si fermò voltandosi "Vallo a prendere e portalo a cena, Legolas e Glorfindel hanno un lungo viaggio d'affrontare possiamo vero offrirgli almeno da bere e qualcosa di caldo da mangiare?" domandò ritornando sui suoi passi.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

 
"Questa è la mia storia." disse Eldarion alzando il bicchiere di vino tenendo gli occhi fissi sul fuoco.
"Le tue sorelle? Tuo fratello?" domandò Legolas.
"Se ne sono andati...oh hanno fatto bene credimi. Se non fossi re l'avrei fatto pure io." disse prendendo un lungo respiro. Glorfindel alzò appena il viso guardandoli entrambi.
"Se vi state chiedendo dove siano i miei figli e mia moglie...ci sono...dispersi qui dentro, probabilmente nascosti nelle zone più buie del palazzo. Una volta passavo le giornate a cercarli ora..." si fermò alzando la mano libera "Non ne ho più le forze e non so più come confortarli...non so più cosa dire. I miei due figli minori se la cavano, ma Elrond...no." ammise sincero "E mia moglie se ne da la colpa, così come Elrond."
"Ma colpa di cosa?" domandò Legolas.
"Del fratello...e lei del figlio..." rispose Eldarion "Forse avrei potuto combattere la situazione se non avessi dovuto badare a loro due. Forse avrei potuto salvare Elros." sussurrò passandosi una mano sul viso prendendo un lunghissimo respiro.
"Eldarion?" domandò una sottile voce proveniente dalla porta alla sua destra.
"Tìnuviel! Vieni..." disse il sovrano alzandosi e aprendole la porta dietro al quale era nascosta "C'è qualcuno che ti vuole conoscere..." sorrise Eldarion prendenole la mano e accompagnandola nella sala.
Legolas e Glorfindel trannero il fiato, una bellissima elfa, capelli chiari, forse più di quelli del principe, pelle diafana e portamento slanciato.
"Tìnuviel, lui è il principe Legolas e lui...sicuramente ne hai sentito parlare...è lord Glorfindel." sorrise Eldarion mentre la donna si portò la mano al petto.
"Mia signora." sussurrò Legolas prendendole le mani "Non inchinatevi..."
"Grazie." sorrise l'elfa.
"Avevi bisogno di me?" domandò Eldarion guardandola.
"Non trovo di nuovo Elrond, è molto che non lo vedo..."
"Arrivo." annuì Eldarion lasciando andare la moglie "Io...credo...che dovrei andare. Legolas tu conosci ancora dove si trovavano le tue stanze, non sono state toccate e per voi Lord Glorfindel..."
"Io e Legolas abbiamo viaggiato sulla stessa imbarcazione, possiamo dividere la stanza. Non preoccuparti." sorrise lasciando che il sovrano uscisse.
"Dove sono Elladan ed Elrohir? Li voglio vedere subito!" disse Glorfindel puntandogli un dito al petto.
"Non lo so!" disse Legolas.
"Ma l'hai vista?" domandò Glorfindel.
"Lei? Si. Si è una sindar come me..."
"Si bhe grazie Legolas, questo l'ho notato, ma hai visto com'è giovane? Ci credo che quella poverina non sa come reagire, è una ragazzina. Ha quattro figli? Miei Valar...io suoi figli hanno quasi la sua età..." disse chiudendo gli occhi "La conosci?"
"No...no, non so chi sia."
"Legolas siete in pochissimi."
"E non so chi sia." rispose annuendo.
“Va bene andiamo in stanza, dobbiamo discutere. È sicuro da te?”
“Si, certo che è sicuro.”
“E allora andiamo.”
 
**
 
“Questo nuovo Elros non fa nulla da solo te lo dico io!” disse Glorfindel.
“Pensi a un nuovo Sauron?”
“No...a qualcosa di più...primitivo...”
“In che senso Glorfindel?” sospirò Legolas sedendosi e incrociando le gambe sulla sedia.
“Credo che abbia avuto contatti con qualcuno, non sappiamo chi sia sua madre. Dobbiamo indagare. Il fratello si dà la colpa...di cosa? Non ho mai visto neanche Elrond a comportarsi così.”
“Ma se non l’abbiamo neanche visto?”
“Dalle descrizioni che ne fanno mi basta per sapere che è alla deriva.”
“Tutto questo una crisi famigliare? Sono in guerra!”
“Ah! Legolas, anche tu avresti mosso guerra a tuo padre secoli fa se Elrond non ti avesse scaldato gli ordini.” disse indicandolo “Ora dobbiamo sapere come muoverci. Non conosciamo le dinamiche, proseguire in due o chiedere a Elladan ed Elrohir degli uomini? Tanto comandano loro l’esercito, non Eldarion.” disse pensoso.
“Primitivo intendi che è stato fuorviato da altri?” domandò Legolas.
“Io e te siamo figli unici, ho conosciuto Elrond e i gemelli però...Elrond amava sui fratello, anche Elladan ed Elrohir si amano, ma a differenza del padre se devono insultarsi o peggio...lo fanno. Questi nuovi gemelli hanno il sangue troppo mischiato per essere totalmente...diciamo sani di mente?”
“Ma che stai dicendo?”
“La verità che ho sempre sostenuto. Non avrei mai permesso a una già mezz’elfa di sposare un umano. Considerando che questo umano già aveva una minima parte del sangue della moglie!
"Eldarion e i suoi fratelli e sorelle stanno bene!!!”
“Si Legolas, stanno bene fino a quando non si presentano problemi, solo lì esce chi sono in realtà. Lui si è unito a un elfa pura, come te...umano, mezz’elfo, noldor, sindar...che cosa sono quei ragazzi?” domandò Glorfindel preoccupato guardandolo negli occhi.
“Dei giovani elfi che hanno bisogno d’aiuto...”
“Vedi sempre il buono tu eh?” sorrise Glorfindel ironicamente “Sai benissimo che questo comporta molto...il potere di Elrond a Eldarion è stato trasmesso...tu non ho ancora capito che cosa sai fare su quel lato, ma tuo padre è un asso del mimetismo...”
“Parli di magia?”
“Si...si e se...se quel ragazzo ha scoperto di avere del potere, se ha conosciuto qualcuno che l’ha incanalato nel lato oscuro...neanche noi possiamo immaginare che cosa sia in grado di fare.”
“Miei Valar...”
“Forse non lo sanno neanche i loro genitori e ringrazio che i gemelli siano qui anche se rimpiango Arwen. Che maledetta testarda!” esclamò sbattendo le mani “Lei aveva il dono puro di suo padre! Ma ha voluto morire con Aragorn! È stata egoista!”
Legolas non parlò abbassando il capo.
“So che ti fa male sentirti dire certe frasi ma è la verità. E loro...” disse indicando la porta “Mi preoccupano ancora di più perché lo difendono e non parlano mettendo in pericolo anche se stessi.”
“Stai dicendo che...è giunta la fine degli uomini?”
“Vedi qualche uomo o donna fra i discenti di Eldarion per caso?” domandò Glorfindel “Ho già passato una fine riconosco i segnali. O riportiamo quel ragazzo alla realtà o non credo che qualcuno resterà qui per raccontarlo.”
“Ha...lui mio padre?”
“Molto probabile, hanno detto che era lì.” rispose Glorfindel “Non voglio restare qui più del necessario, dobbiamo essere pronti a partire domani, dopodomani al massimo.”
“Ma...”
“Ah! Fermo...andiamo a cena giusto per questo.” disse guardandolo negli occhi “Tu non sei simpatico a tutti signorino, lascia parlare me.”
“Come sarebbe a dire?” domandò Legolas.
“Oh caro bellissimo principino, sei troppo impostato.” rise Glorfindel “Ma chi ha vissuto con mezz’elfi e umani? Amano ridere...cosa che tu fai solo con pochissimi. È il tuo carattere non cercare di sforzarti o dire battute, non è da te...tu sii solo te stesso. E siediti vicino a Eldarion che ti conosce...farò in modo di sedermi al tuo fianco o lasciarti uno dei gemelli...ci penso io.”
“E va bene...”
 
**
 
Era quasi ora di cena quando Legolas uscì dalla sua stanza lasciando a Glorfindel l’intimità di cambiarsi d’abito.
“Elladan...” lo chiamò quando vide il moro attraversare il corridoio con un catino in mano. Subito questo lo coprì nascondendolo alla sua vista.
“Legolas!”
“Che nascondi?”
“Valar miei...” sussurrò Elladan chiudendo gli occhi.
“Si può sapere che sta succedendo?”
“Te ne prego Legolas non...io...io ho fatto di tutto, anche Elrohir...”
“Parla con me Elladan. Abbiamo sempre parlato, ricordi?”
Il moro annuì spostando la salvietta dal catino rivelando acqua e stracci intrisi di sangue.
“Che...che è successo?”
“È successo che la prossima volta lo perdiamo se non lo troviamo in tempo.” sospirò Elladan “Ha tentato d’uccidersi di nuovo...”
“Ma chi?”
“Elrond!!! Sempre lui ed è già...ho perso il conto.” disse sospirando “Non farne parola ti prego.”
“Dov’è? Voglio vederlo.”
“No!”
“Oh si! Voglio vederlo. Se permetti, conosco uno dei due nonni alla perfezione, tu conoscevi tua sorella, io conoscevo Aragorn, voglio vedere quel ragazzo ora.”
Elladan lo fissò annuendo subito dopo.
“Vieni con me, devo gettare questa roba...” disse facendosi seguire fin ad una sala da bagno.
"Elrohir?..."
"E' con lui prima che ingoi tutta la mia borsa di medicamenti." rispose Elladan gettando gli stracci.
"Sei diventato curatore alla fine..."
"Lo ero già."
"Si, ma c'è voluto un potenziale suicida per convincerti." disse Legolas.
"Mi piace questo tono di voce." rispose Elladan voltandosi "Potresti parlare così con lui?"
"Non credo sia il caso, oltretutto non mi conosce."
"Sa che eri il migliore amico di suo nonno." disse Elladan.
"Si bhe, per lui appartengo al mito probabilmente." rispose Legolas sorridendo appena ironicamente.
Il moro sospirò adagiandosi con la schiena al muro al suo fianco.
"Ehi..."
"Non so più cosa fare." ammise Elladan quando finalmente riuscì a parlare "Quello è impazzito, questo vuole uccidersi. Gli altri due principi si sono messi in mente di vivere coi servi così se dovesse succedere qualcosa possono scappare."
"Elladan...posso...domandarti una cosa?"
Il moro annuì aspettando che parlasse.
"Come ha fatto quel ragazzino a diventare il sovrano del male?"
"Succede se lasci tuo figlio in balia dei suoi poteri e conosce uno stregone." rispose Elladan "Non dirlo a Elladarion, non dirlo ti prego. Elladarion è...ingenuo. Un bravissimo re finchè...il figlio non è diventato così. Ho cercato di metterlo in guardia, mi si è scagliato contro. Ha risposto che sua madre...mia sorella...se non avesse avuto quel dono non l'avrebbe mai messo al mondo...ed è vero, ma...Arwen era ben diversa dai gemelli..." disse passandosi una mano sul volto "Non si è mai curato del dono dei figli, anzi..."
Legolas annuì iniziando ad assemblare i pezzi.
"Se...se dici di uno stregone io...io devo andare Elladan."
"Lo so..."
"Ma...vi lasceremmo ancora soli."
"O credimi, siete voi a dover andare in bocca al nemico, qui il mio nemico è solo la mente di quel ragazzo." disse spostando la bacinella con un dito.
"Se solo potessi avissare tuo padre..." mormorò Legolas.
"Anche se potessi non vorrei." disse Elladan sollevandosi e sciacquando la bacinella "Vieni con me, devi vedere chi sarà il tuo nemico. Più in carne e meno pallido..." disse indicandogli d'uscire e riattraversando assieme il corridoio.
Elladan aprì lentamente la porta facendo entrare il principe prima di chiudere e andare a posare il catino nuovo.
"Elladan, si lamenta del male ai polsi." l'informò Elrohir.
"Che si arrangi, non glie li ho tagliati io. Ha fatto tutto da solo." disse il maggiore dei gemelli.
"Elladan..." sospirò Elrohir accarezzando la schiena del ragazzo completamente avvolto nelle coperte.
"Hai un ospite Elrond, voltati." disse Elladan sistemando i suoi strumenti nella borsa.
"Elladan te ne prego..." sospirò Elrohir.
"Tenta d'uccidersi una volta al giorno almeno, deve adempiere anche ai suoi doveri da principe...verso un principe. Legolas..." disse Elladan indicandogli d'avvicinarsi.
"Posso tornare dopo se..." Legolas sussurrò guardando i due gemelli.
"No." rispose Elladan "Gli do un calmante per il dolore ed è tutto tuo." disse stancamente chiudendo la borsa e sciogliendo nell’acqua alcune gocce color verde.
“Si fa del male, ma non arriva mai fino alla fine...per ora...” disse girando attorno al letto e sollevandogli la nuca obbligandolo a bere, ancora Legolas non vide il suo volto.
“Se solo ti sforzassi di reagire come ti sforzi per trovare un modo per toglierti la vita.” sussurrò Elladan accarezzandogli la fronte “Zio Elrohir viene con me, qui c’è qualcuno che ti vuole parlare.”
Elrohir annuì alzandosi in piedi.
“Ma sua madre?” sussurrò Legolas.
“Non viene mai quando...fa queste cose...” rispose il più giovane dei gemelli “Torniamo fra poco.”
Legolas annuì rimanendo immobile finché la porta non fu chiusa.
“Ti chiami Elrond, vero?” domandò non ricevendo risposta “Io...io conosco il tuo bis nonno...in verità l’ho visto appena qualche giorno fa...”
Il giovane si mosse appena senza però allentare la presa sul lenzuolo.
“Elladan ed Elrohir hanno detto che gli assomigli molto.” disse Legolas cercando di tenere un tono di voce cordiale e calmo “Posso...posso avvicinarmi e sedermi sulla sedia?”
Il giovane annuì e l’unica cosa che Legolas notò furono i capelli neri, molto simili a quelli dei gemelli.
“Mi chiamo Legolas. Sai chi sono?”
Con la nuca fece segno di sì.
“Puoi parlare, non ti mangio...” sorrise Legolas “Sei grande ormai per aver vergogna.”
“Non è quello.” sussurrò il ragazzo da dietro le coperte.
“E allora cos’è?”
“Non voglio che mi...si...veda...”
“In qualsiasi stato tu sia, credimi....non immagini neppure che cosa ho visto in tutta la mia vita. So che sei magro, so che sei pallido, so che ti fai del male. Non c’è bisogno che tu me lo nasconda, lo so...” disse allungando una mano sulla spalla coperta del ragazzo e con l’altra scostando appena questa dal suo volto, molto lentamente “Sono caduto anch’io nel baratro più di una volta e ci sto cadendo anche ora...” ammise sincero ricordando come solo pochi giorni prima perfino Gimli aveva notato della sua cintura.
“Come?” domandò il ragazzo quando finalmente i suoi occhi si incrociarono con quelli del l’elfo. Avevano ragione, assomigliava a Elrond, lo stesso colore d’occhi che era stato anche della madre.
“Un amico sta morendo e io non sono con lui.” ammise Legolas scendendo dalla sedia e sedendosi a terra, sul pavimento di legno, a gambe incrociate tenendo fra le mani una mano del ragazzo.
“Perché ti fai del male?”
“Magari mi sente...” sussurrò l’altro.
“Se gli importasse qualcosa sarebbe qui, no?” domandò Legolas alludendo al fratello.
“Magari se mi uccido muore anche lui...”
“Ne dubito...” rispose Legolas.
“Tu non puoi essere qui. La mamma dice che chi parte non torna.”
“Bhe...poi ci siamo io e Glorfindel che non seguiamo le regole, conosci Glorfindel? Per nome?”
“Si...”
“È qui...lo conoscerai allora...” sorrise.
"Sei come la mamma?"
"Come la tua nana, si..." annuì Legolas "In verità da principe del mio popolo sarebbe più giusto dire che lei è come me, ma fa lo stesso. E poi ora è una regina." disse sorridendogli "Parli sindar?"
"Poco..." rispose il giovane.
"Elladan ed Elrohir ti hanno insegnato il noldor allora..."
"Si..." rispose dischiudendo appena le labbra "Perchè sei qui?"
"Per mio padre..."
"Sire Thranduil?"
"Lo conosci?" domandò Legolas.
"Non l'ho mai visto, ma so chi è." rispose stringendo gli occhi quando si mosse appena.
"Le ferite ti fanno male?"
"Si!" disse prendendo un lungo respiro.
"La tua guarigione è rapida come la mia..." sussurrò Legolas scostando la coperta dalle braccia del giovane rimanendo pietrificato a quella visione: la pelle diafana completamente costellata da grandi o piccole cicatrici, alcune fresche, altre in via di guarigione.
"Miei Valar..." sussurrò Legolas.
"Mia madre non ha più il coraggio di guardarmi..." rispose il giovane Elrond.
"Io si invece, vuoi aiutarmi in quello che sto facendo? Eh? Ci stai? Troviamo tuo fratello e cerchiamo di salvarlo?"
"Non si può salvare..." sussurrò Elrond.
"Allora se non c'è speranza mettiamo fine a questa follia. Va bene? Lo vuoi un vero aiuto?" disse guardandolo negli occhi.
"Mi porti dal mio bis nonno dopo?" domandò con le lacrime agli occhi.
"Te lo prometto." sussurrò sfiorandogli con la mano la fronte.
 
**
 
"Glorfindel è...è assurdo."
"Assurdo? Solo?" domandò il guerriero guardandosi attorno "Mi sembra di vivere in un incubo! Non posso essere sveglio! Non è la realtà questa."
Legolas lo guardò annuendo pensoso.
"Portiamolo con noi..."
"Chi? Elrond? A parte il fatto che non l'ho ancora visto. No!"
"Tanto si ucciderà!!! Quanto meno forse avrà la speranza di salvarsi...forse...forse si ricrederà. Forse..."
"Forse è solo pazzo anche lui e noi avremo una palla al piede."
"No, noi avremo qualcuno che conosce Elros meglio di chiunque altro." rispose Legolas.
"Si quando è lucido e non tenta di pugnalarsi al cuore." rispose ironicamente Glorfindel.
Legolas si voltò guardandolo di traverso.
“È la verità!” esclamò Glorfindel.
“Ad ogni modo, ci attendono a cena e ho promesso a quel ragazzo che dopo andremo a trovarlo, anche tu.”
“Io?”
“Si anche tu.”
“Un principe che parla così...”
“Un principe a un altro principe.” rispose Legolas “So chi sei, che credi? Faccio parte della vecchia generazione...”
“Vecchia generazione...e io dove vengo classificato?” domandò ridendo.
“Stupido...” rise Legolas.
“La verità è che senza i sovrani gli elfi si sono persi...” sospirò “A parte tuo padre. Che scopriremo dov’è...però senza Galadriel in centro, Elrond nell’ultimo avamposto...si sono persi...”
“Forse hai ragione.” annuì Legolas alzandosi “Bene andiamo...prima finiamo questa cena e prima andiamo da quel ragazzo. Tu puoi capirlo più di me.”
“Io...certo...”
“Si, ne sono certo.” rispose Legolas “Pronto?”
 
**
 
“Elrond sei sveglio?” domandò Legolas aprendo lentamente la porta.
“Si...”
“Ehi...seduto...” sorrise il principe “Glorfindel vieni devo presentarti Elrond...” disse invitando l’amico a entrare.
“Ciao...” sorrise Glorfindel evidentemente in soggezione.
“Che c’è?” rise Legolas “Ti fa effetto il nome? Si anche a me, dopo un po’ ci si abitua.” disse Legolas ridendo andando a sedersi di nuovo a terra vicino al letto.
“Ammetto che si...si mi fa specie parlare col nipote di Elrond che si chiama Elrond...quando ho vissuto a casa sua fino a quattro giorni fa.”
“Tu vivi con mio nonno?” domandò il giovane.
“Si...Bhe più o meno, ho i miei appartamenti, ma vivo con lui.” disse avvicinandosi “Che brutti tagli...”
“Ah, no. Non nascondere le braccia, già lo sa...” disse Legolas tirando il lenzuolo.
“Calmo...dico solo che non devono esserci...bene caro, che sai di me?” domandò Glorfindel sorridendo sedendosi sul fondo del letto.
“Che hai ucciso un balrog...”
“E sai cos’è?”
“Più o meno...”
“Oh Miei Valar, la nuova generazione...”
Legolas rise scuotendo il capo.
“Prima che inizi a parlare, Elrond...devi sapere che Glorfindel quando inizia a parlare è molto ironico e folkloristico...”
Il giovane sorrise abbassando il capo.
Glorfindel parlò raccontando l’intera vicenda prima che Legolas lo interrompesse.
“Credo che sia meglio andare ora, Elrond deve riposare. Torneremo domani.”
“Ma voi...non partite?” domandò il giovane.
“Quando ti sarai ripreso...non vieni con noi?” domandò Legolas notando subito un sorriso.
“A domani...” salutò Glorfindel uscendo.
Camminarono in silenzio fin alla loro camera. Fu solo all’interno che Glorfindel parlò.
“È un figlio della notte, te ne sei accorto vero?” domandò l’uccisore del balrog.
“Nonostante abbia i capelli neri di natura? Si...” rispose Legolas.
“Lui non è Erestor, non metterti neanche in mente strane idee.”
“Che strane idee?”
Glorfindel si voltò guardandolo.
“Non ha la minima di chi sia, di cosa rappresenti! Senza contare che ha del potere, lo percepisco e anche tu!”
“Possiamo salvarlo!”
“No senti Legolas....è finito il tempo dell’aiutare chiunque capiti sul tuo cammino. L’hai fatto, bravo...l’hai fatto più per ripicca a tuo padre che altro a dir la verità! E non negare, avevo diecimila anni ancora prima che tu nascessi. Credi che non veda? Ma l’hai fatto bene, sei perfino diventato amico di un nano! Ma ora tu sei qui per tuo padre...dobbiamo arrivare a lui. E velocemente anche.” disse prendendogli le spalle “La cosa che mi preoccupa è che tu stia accumulando problemi per non pensare a Gimli.”
“A Gimli ci penso in continuazione, non c’è bisogno che tu ti preoccupi. L’ho lasciato morente e lo so.” rispose secco Legolas liberandosi dalla presa “E non è per quello!” disse poi voltandosi “Conosco Eldarion! L’ho istruito io!!! Conosco i due nonni, Elrond ed Aragorn e so che entrambi ne soffrirebbero, conoscevo Arwen...e tu più di me...credi che a vedere questo non starebbe male? Come faccio a ignorare tutto? Elladan è al limite, Elrohir lo mostra di meno, ma è sempre stato così! Lui soffre in silenzio...si aspettano un aiuto.”
“Anche noi abbiamo bisogno d’aiuto!!!” disse Glorfindel “E va bene! Non voglio litigare. Riposiamo ora, prendi il letto io dormo sul pavimento.”
“Non fare l’idiota, ci stiamo entrambi. Siamo stati in guerra, abbiamo condiviso ben più di un letto. Stenditi.” disse Legolas coricandosi.
“Non ti cambi?”
“Non è detto che non mi alzi...” rispose il principe.
“E va bene...” sbuffò avvicinandosi al letto “Destra o sinistra?”
“Dormo sugli alberi, non importa.”
“Allora sarò stato viziato, destra.”
“Stronzo!” rise Legolas “Lo fai solo perché a sinistra il letto è contro a un muro, se mi alzo te ne accorgi.”
“E bravo ragazzino, dovevi dire destra prima. Ho qualche millennio più di te, so sai che quel faccina nasconde ben altro, chi si è presentato adolescente a Imladris scappando dal padre? Tu! Hai attraversato metà terra di mezzo, nonostante i pericoli. Spostati...non m’incanti.” sorrise Glorfindel facendo ridere l’altro.
L’uccisore del balrog si stese sistemando sul materasso.
“Vuoi che ti abbracci caro?” domandò ridendo.
“Ti stupirà sapere che ho dormito spesso abbracciato a qualcuno.” rise passandogli le braccia sulle spalle per poi lasciarlo andare “Aragorn e Gimli hanno sempre considerato la cosa...confortante...perché se scattavo per qualsiasi rumore loro si svegliavano.”
“Ah ecco il motivo...” rise Glorfindel “A me è successo coi gemelli le prime sere al confine. Hanno il sonno più pesante del mio...la cosa che mi piaceva di meno erano le loro gomitate nel sonno però.”
“Allora lo sai...” rise Legolas “Comunque a te non serve.”
“E che ne sai? Magari sono in carenza d’affetto!” rise mentre il principe si voltò verso il muro.
“Legolas?”
“Hum...”
“È sempre bello sentirti sorridere.” disse chiudendo gli occhi.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

 
“Legolas posso parlarti?” domandò Elrohir trovandolo nel corridoio di prima mattina.
“Certo...”
Elrohir lo invitò a seguirlo fin all’esterno.
“Vuoi portare mio nipote con voi?”
“Te l’ha detto...”
“Si, me l’ha detto.” disse fermandosi e guardandolo “Fallo. E se vi serve una mano per fuggire ci sono io.”
“Fuggire?”
“Elladan non è dell’idea.” rispose sincero “Io invece si...”
“È sempre così duro con Elrond?”
“È anche peggio di come l’hai visto, sta diventando sempre più insensibile...” ammise “Mio fratello crollerà un giorno o l’altro. E non voglio che sia così.” disse deglutendo “Si sente il peso di...ogni cosa sulle spalle e la verità è che il ragazzo gli ricorda nostro padre e nostra sorella e...ed è duro con lui perché odia vederlo così.” spiegò Elrohir “Vi servirà qualcuno, ho alcuni elfi pronti a partire.”
“Elrohir...Elrond mi ha fatto promettere di portarlo a Valinor dopo....se...insomma...”
“Si.”
“Ma è il primogenito.”
“Chi se ne importa. Sta male qui, non è un mistero...si portalo da nostro padre e...verrò con voi. Elladan mi seguirà forse, ma io ho bisogno di rivedere mio padre.” ammise prendendo un lungo respiro “Mi fido di te e di Glorfindel, non chiedetemi nulla va bene tutto quello che deciderete di fare.”
“È azzardato Elrohir, noi non sappiamo più nulla di questo posto da dopo la morte di Aragorn!”
“Non importa! Siete i più assennati che sento da anni a questa parte! Vi prego...” disse prendendo un lungo respiro “Portate via quel ragazzo da qui prima che si uccida.”
“Elrohir...”
“Non ne posso più Legolas.” ammise sincero riprendono a camminare.
“Tu non sei qui da più di sei mesi, non è vero che ti scambi con Elladan...” disse Legolas scrutando il suo sguardo.
“Perspicace...non potevo dirvelo Legolas, Glorfindel avrebbe ribaltato il mondo. No io...non tornavo da due anni, la verità è che mio fratello è un curatore ed è l’unico elfo che lo fa.” rispose il figlio di Elrond “Se mando Elladan al faro...io cosa faccio qui con un ragazzo che cerca di suicidarsi? E lui è solo il caso eclatante, non ti dico il resto...”
“Parla...” sussurrò Legolas.
“Non posso, ti arrabbieresti.”
“Parla non mi arrabbio.” rispose Legolas "Ormai...non mi arrabbiato più. E' passato quel tempo..."
“Ha già seguito tre aborti della figlia di Eldarion, non l’hai ancora conosciuta...”
“Tre??”
“Aborti spontanei, non pensare male.” l’Informò “Non è opera di mio fratello, non glie lo permetterebbe mai. Comunque io non saprei salvarla...il figlio invece ama scontrarsi, non sai quanti punti ha suo corpo. Ormai è una stoffa rappezzata.” disse annuendo “Io non ho la competenza, Elladan si...ma non è nostro padre."
"Fermo...tre?"
Elrohir lo giardò annuendo.
"E' furba, ha capito che per lei sarà difficile, troppe...razze...e..."
"Ma quanti anni ha?"
"Cento..." rispose Elrohir "E' pazza, ma logica." rispose Elrohir “E suo padre non ha più il coraggio di dirle nulla...la madre non parliamone.”
“Ma...ha cento anni!” esclamò Legolas sgranando lo sguardo, un elfo di cento anni era considerato poco più che un bambino.
“Si...ecco perché ti dicevo di andare avanti. Ha un comportamento umano, pur essendo un elfo. Anche se è ben conscia che il suo misto di razze gli renderà difficile una gravidanza.”
“Mandala con me!!! Quando...tornerò a Valinor! Valar che...non posso sentire queste cose...”
“Ti ho detto che qui non c’è più nessuno con la testa.” rispose Elrohir “Questo regno è finito...”
“Non è il regno il problema, è l’evidente instabilità dei figli che mi preoccupa.” rispose Legolas “Io ero già considerato troppo sopra le righe...se vedessero questo...”
“Ah no, tu saresti la normalità.” sorrise Elrohir “Per fortuna qualcuno che mi fa ridere...”
“Risolviamo tutto...se potessi mandare i ragazzi già ora a Valinor, ma siamo in due e non ci sono più le navi di Valinor...cioè si...una...ma ci serve se vogliamo tornare...”
“Aspetteranno.” annuì Elrohir.
Legolas sospirò scuotendo la testa.
“E il ragazzo?”
“Se mi porti via Elrond e Miriel...”
“Si chiama Miriel?”
“Si...insomma se me ne porti via due e non ho idea di come andrà a finire con Elros...è l’ultimo maschio...anche se ti farei portare a Valinor anche lui.” rispose Elrohir “Il regno è finito ma un popolo c’è ancora...se non accettano un consiglio...magari un consiglio di saggi...serve un re...Valar non so cosa pensare!!!”
“Per ora nulla, non ho ancora conosciuto questo Elros, non so cosa è successo a mio padre...”
“Da come parli lo vuoi salvare...”
“Se posso si, è un ragazzo di meno di due secoli di vita.”
“Ricorda che è molto più furbo di noi a duecento anni.” disse Elrohir “Noi alla sua età giocavamo ancora, questo va in guerra e ragiona da umano.”
“Aragorn era umano!”
“Si ma cresciuto da noi.” disse sospirando “Qui è l’opposto...un elfo cresciuto da umani...”
“Bhe ha sangue suo e di tua sorella, credo di averli conosciuti abbastanza per sapere dove far leva.”
“Non ha pietà Legolas.”
“Non è vero....avrebbe preso il trono ora che è così vulnerabile. Si sarebbe assicurato della dipartita del fratello...non credermi ingenuo, sono stato dannato prima di lui.” rispose Legolas “E guai a te se riferisci una minima parte di quello che ti sto dicendo. So di poterlo convincere, ho capito il suo gioco, almeno quel poco che so. Ed è comandato da qualcuno, dammi il tempo di capire chi è...” disse guardandosi attorno “Si ferma a Lorien, va verso nord...a Lorien non c’è più nessuno e da me sono rimasti mio padre e pochi elfi. Non ha risorse o sarebbe qui, mi stupisco di te Elrohir. Hai paura di un ragazzino? Questo non è Sauron.”
“Non ho paura di un ragazzo, ci ha attaccato, abbiamo avuto perdite, poi è fuggito. Ci attacca sul mare...”
“E bravi, voi sul mare rispondete?” domandò ironico Legolas.
“Bhe come al solito...come quando c’eri tu...”
“La verità è no! L’unico che ha conoscenze è Glorfindel...io non avevo mai visto il mare prima di andare a Valinor! Tu prima di essere a quel faro?”
“Ho accompagnato mia madre e...e va bene hai ragione.” affermò sbattendo le mani sulle gambe.
“Non ha risorse come ho detto...e sa dove colpire per fare un po’ di danni perché prima di tutto viveva qui, poi come dici tu pensa da umano e poi...sa benissimo dove peccate e se è furbo come dici sa benissimo che sul mare non farete nulla di nuovo. Senza aggiungere che conosce la storia....”
“Portamelo qui!”
“Oh stanne certo. Dopo aver visto Elrond è quello che voglio fare.” rispose Legolas “Tu preoccupati solo che Elladan non esploda, se possibile controlla quella ragazza...”
“Come se fosse possibile.”
“Legala.”
“La principessa???”
“Tuo padre ti ha rinchiuso più di una volta...anche il mio a dir la verità....non siamo principi?”
“Parla per te! Io sono figlio del signore di Imladris. Non re.”
“Fuori da Imladris ti chiamano principe.” sorrise Legolas.
“Chiamami come vuoi.” sorrise Elrohir “Quanti te ne servono?”
“Soldati? Elfi spero...se mi porto degli umani quello ci fiuta a chilometri di distanza.”
“Ho degli elfi qui sulla terraferma.” annuì Elrohir.
“Fidati?”
“Certo...”
“Senti, terrore degli orchi...mi sembri un po’ arrugginito.” rise Legolas.
“Non cominciare a fare l’idiota come tuo solito.” rise Elrohir.
“E va bene...Elrond si è alzato? È in piedi?”
“Più o meno...”
“Devi darmi il tempo di farlo almeno salire a cavallo...” disse Legolas facendosi serio “Credi che ci riesca?”
“Ha il coraggio di tagliarsi i polsi o peggio...”
“Si Bhe...la cosa è differente.” disse Legolas guardando il palazzo dietro di loro.
“Come hai detto tu, hanno il sangue di due che conoscevi molto bene...c’è la farà...ma sei tu ad avere influenza su un lato in particolare, sei sempre stato tu.” disse Elrohir posandogli la mano sulla spalla e lasciandogli una pacca.
"E' un figlio della notte e non me l'avete detto, nè tu, nè tuo fratello..."
"Il padre di mia sorella è un figlio della notte, per me non...vale come per te..." sussurrò Elrohir.
"Già, conosco anch'io Erestor. So chi è...non gli recrimino nulla, ma certe cose devo saperle..."
"Giusto..." sospirò Elrohir.
“Torniamo a palazzo.”
 
**
 
Glorfindel bussò alla porta del ragazzo.
“Posso entrare? Sono Glorfindel...”
“Si...” rispose il ragazzo dall’interno della stanza.
L’elfo aprì correndo poi al fianco del giovane quando questo accennò a cadere.
“Attento! Ehi...”
“Sto bene...sto bene, ho solo avuto un capogiro.”
“Bene? Stavi svenendo! Siediti!” esclamò sistemandolo sul letto obbligandolo a stendersi e alzandogli le gambe con dei cuscini.
“Davvero sto bene...”
“Si certo...hai fatto colazione?”
“Non ancora...”
“Carne? Ne mangi?”
“Carne???” domandò perplesso.
“Si carne. Per tua informazione, non so che curatore ti segua a parte Elladan, ma...”
“Solo Elladan.”
“Bhe Elladan so per certo che la mangia! E tua madre sarà anche un elfo puro, ma tu no.” disse guardandolo negli occhi.
“Mia madre l’ha sempre vietata...tranne a mio padre.”
“A Bhe certo...o non si regge in piedi. Neanche tu per la cronaca. Ecco perché sei così pallido! A parte il sangue che ti cavi volutamente da solo che di certo non ti giova.”
“Tu peró sei un elfo...”
“Si Bhe lo sono, ma vivo da sempre col tuo bisnonno.”
“Com’è?”
“Prima di parlare di lui sinceramente vorrei che quanto meno avessi la forza di muoverti...” disse guardandolo “E va bene...” sbuffò sorridendo “Vado a prendere la colazione, non ti alzare.”
“No...”
“Promettilo.”
“Lo prometto.”
 
**
 
“Sul serio lui è così?”
“Oh si...”
“Non sembra...come gli zii....”
“Bhe loro sono sempre stati abbastanza sopra le righe. Elrond è molto più moderato. Ma tu come fai a sapere tante cose?”
“È quello che è stato raccontato a mio padre...” disse alzando le spalle “Ma so solo quello...”
“Lo conoscerai, hai espresso il desiderio di venire a Valinor no?” disse guardandolo negli occhi.
“È normale che voglia...”
“Scappare? Vedere il mare? Senti addirittura il rumore? Si...si sei giovane per sentirlo, ma si è normale...” rispose Glorfindel.
“Io non capisco più...nulla...” disse passandosi la mano sul viso “E...e non trovo risposte ho...ho...ho letto tutti i libri della biblioteca...io...”
“Calmo!!!” sorrise il guerriero sporgendosi e posando la sua mano su quella del giovane “È normale se nessuno ti segue. Ho visto tua madre, è giovane...e anche lei mi sembra alquanto spaesata...e tu vivi con degli uomini. Ma ora ci siamo io e Legolas...”
“Ma gli zii sono...come voi...”
“Gli zii sono provati da tutto questo ed è tanto tempo che vivono qui.” spiegò Glorfindel sorridendo poi “E il tuo bis nonno fa come te, non mi meraviglio...ha già letto tutte le biblioteche di Valinor...il tuo sangue è molto antico, lo sai vero? Posso parlarti del lato di tuo...nonno...fa strano parlare di Aragorn come un nonno...”
“Aragorn?”
“Ellasar...non conoscevi il suo nome?”
“Ora so chi era...tutte...quelle cose che ho letto...”
“Miei Valar...” sussurrò “Sai che sei discendente di Gil Galad vero?”
“Si e no...”
“Sarebbe il tuo tris nonno come documenti, la verità è che è un tuo lontano cugino di sangue. Poco lontano tu arrivi da Elrond oltre che da Elros...”
“Com’era il primo Elros?” domandò abbassando il viso.
“Oh tesoro...” sospirò guardando la stanza “Io non conosco tuo fratello, ma...Elros, il re...l’ho conosciuto poco, era un ragazzino quando Gil Galad lo adottò...espresse subito il desiderio di diventare mortale e seguì questo regno con cura, vigore, lealtà...ma per la vita di un elfo la sua...insomma hai capito...è dura parlarne anche dopo anni, ho vissuto il dolore di Elrond...so che infondo puoi capirmi...”
“Forse.” rispose il ragazzo.
Legolas aprì la porta sorridendo quando li vide entrambi seduti al tavolo.
“Mangia Elrond arrivo...” disse alzandosi e seguendo Legolas.
“Come sta?”
“Se lo curassero starebbe ancora meglio, non è ancora venuto nessuno! Neanche a chiedere se sta meglio o...non lo so...” sospirò Glorfindel “I gemelli dove accidenti sono?”
“Elrohir era con me, abbiamo parlato fino ad ora...il problema è Elladan.” disse guardandolo negli occhi facendosi poi spiegare la situazione.
“Stai scherzando?”
“No purtroppo.”
“Credi che possa viaggiare entro questa sera?”
“Non lo so, non sono un curatore.”
“Io si però...”
Entrambi si voltarono trovando un elfo in piedi in fondo al corridoio.
“Lì...Lindir?” Sorrise Glorfindel “Oh miei Valar!”
“Non sei stato mai così felice di vedermi.” sorrise l’elfo.
“No è vero! Mi hai sempre ostacolato a ogni trovata da quando sei nato!” rise abbracciandolo “Ma...da dove arrivi?”
“Le voci girano in fretta. Sono ai cancelli nord. Mi occupo dei documenti...e insomma curo qualche disgraziato...”
“Tu...”
“Già...mi limito a occuparmi di quello basta che non mi rinchiudano qui.” annuì Lindir “Elrohir mi ha detto di voi...e si da il caso che vi serva un curatore.”
“Conosci il principe?”
“Mi conosce abbastanza...” rispose in un sospiro “Elladan ha chiesto il mio aiuto più di una volta con lui...purtroppo...”
“Cosa sai Lindir?” domandò Legolas scrutandolo in volto.
“Elrohir mi ha assicurato tutto quello che sapere voi...” disse guardandosi attorno “E che il resto dovevo chiederlo a voi...su come...agire...”
“Si...si sì e si.” disse indicandolo “ah...non so come la prenderanno qui ma se ci segui...”
“Probabilmente verrò tacciato come traditore? Non ho nulla da spartire con gli uomini e presumo che dopo torniate a Valinor...verrò con voi. Basta qui...mi sono fermato solo per Arwen...e poi per pietà, ma...basta...”
“Grazie.” sorrise Legolas.
“Purtroppo non sono un guerriero, non so se potrò esservi d’aiuto.”
“Sei un curatore, sei più d’aiuto di quel che credi.” disse sincero Glorfindel “Entra...devi vederlo...”
 
**
 
“Allora?” domandò Glorfindel.
“È debole, ma nulla che non si possa risolvere in qualche giorno.”
“Lindir noi non abbiamo qualche giorno.” sussurrò Legolas.
“Potete rimandare almeno fino a domani mattina? Cercherò di rimetterlo in sesto...” disse sottovoce “Subito non la prenderà bene, preferirei che ci fosse qualcuno qui a dargli conforto.”
“Resto io, ha parlato con me prima...Legolas tu controlla che nessuno entri qui.”
“Che cosa faccio, il palo???” domandò il principe.
“Oh tesoro, tu hai vissuto in un palazzo. Sei il più affidabile in sotterfugi e fughe.” sorrise Glorfindel seguendo Lindir all’interno della stanza.
“E certo....” sbuffò Legolas.
“Ti ho sentito!” urlò Glorfindel facendolo sorridere.
 
**
 
Legolas salutò Eldarion quando lo incrociò nel dedalo di corridoi del palazzo.
“Ciao...”
“Tutto bene?”
“Specifica...” sorrise il sovrano.
“In generale...”
“Bhe...più calmi del solito. Mi scuso se ancora non hai conosciuto tutta la mia famiglia, almeno chi è qui.” disse unendo le mani e stringendole forte una con l’altra.
“Ho saputo di tua figlia...”
“Miei Valar...mio zio Elladan?”
“Elrohir a dir la verità.”
“Ti prego non giudicarla.” sussurrò dispiaciuto “È che...che da quando ho detto di voler essere umano lei...” disse passandosi una mano sugli occhi “È l’unica femmina che ho, vuole ad ogni costo darmi un nipote e nonostante io mi sia arrabbiato a morte la prima volta e lei mi abbia spiegato che...non ho tempo se aspetto il tempo degli elfi...poi è diventata una sfida con se stessa...”
“Lo so...Elrohir mi ha detto del problema...”
“Forse è solo perché è troppo giovane.” ammise sottovoce “Forse la cosa si risolverà...fra anni...”
“Forse si o forse ha ragione Elrohir che...”
“Ti ha detto quello che pensano? Del miscuglio di sangue e razze...io spero che non sia così. E comunque non approvo cosa sta facendo!” rispose serio.
“Io non giudico, ma non è giusto così...”
“Lo so!!! Lei sta andando a tentativi! Le ho detto che una volta o l’altra si rovinerà! E che so di essere umano, non si deve sentire in dovere di nulla. E specialmente non così...”
“Io non so cosa dire, non sono ancora padre...e a dir la verità...non so quando accadrà...”
“Ma sei un elfo Legolas...tu per la tua razza sei un ragazzo ancora.”
“E lei una bambina...però capisco l’influenza umana.”
“Bhe...comunque voglio che tu la conosca. Oggi dovrebbe salire a palazzo...dovrebbe star meglio almeno...”
“È successo da poco?”
“L’ultimo? Una settimana fa! E io non sono riuscito a vederla! Mi scrive e non vuole che vada da lei.” diss Eldarion abbattuto “Oh Legolas non era così quando c’eri tu...”
“Me ne sono reso conto...”
“Mi stai facendo perdere tempo Legolas? Che sta succedendo lì dentro?”
“Aspetta! Io...io devo parlarti. A te non riesco a mentire Eldarion...ho giurato ai tuoi genitori di proteggerti e nonostante me ne sia andato...le cose non sono cambiate...” disse guardandolo negli occhi.
“Non stai...facendo quel giochino da elfi di entrare nella mia mente o...”
“No...sono io e basta...” ammise Legolas.
“E cosa...c’è?”
“Elrond non sta bene...lo sai vero?”
“Certo che lo so...”
“Ha espresso il desiderio di conoscere il padre di tua madre...Elrond...e di andare a Valinor...”
Il sovrano sospirò abbassando il viso.
“Lo immaginavo...non è mai stato bene Elrond...mai...mai da quando è nato...”
“Allora non fermarlo...”
“Mia moglie ve lo impedirà, ma non io...” disse sincero “Io...io so...cosa hanno passato altri come lui, ho visto mia madre...”
“Tua moglie ai miei occhi è una bambina...”
“Legolas lo so!” esclamò il sovrano “Lo so che è giovane! Non per un umano però!”
“Troppe visioni, non so cosa dirti...io continuo a vederla solo come un’elfa” rispose Legolas.
“Vuoi...portarlo con te?”
“Se è possibile si...si...non...non voglio sostituirmi a te, ma quel ragazzo è molto più elfo di tua madre Eldarion...e ci siamo io e Glorfindel per dargli una via...Sa poco e nulla di quello che è, sente il mare non sapeva di poterlo sentire...”
“Ci sono molte cose che non sa...forse...ha il dono di mia madre...”
Legolas sorrise appena annuendo.
“So come gestirlo quello...Glorfindel più di me.”
“Lo so...” sospirò Eldarion “Era così problematico anche con mio nonno?”
“Eldarion...io sono giovane, tuo nonno ha tremila anni più di me...ma si lo era. Per lui è stato...difficile. Più di tua madre, lei infondo era più elfa di suo padre. Come i gemelli. Hanno tutti e tre sangue mezz’elfo, ma la madre era un elfa...tu...”
“Io sono umano, quasi...e la madre elfa. In pratica mio figlio non solo ne porta il nome, ma è come lui. Come mio nonno.”
“Esatto...i tuoi figli, sono due. Esattamente identici...”
“Già...ma uno...”
“Eldarion davvero non sai cosa gli sia accaduto? A tutti e due! Perché non credo che Elrond stia così solo perché il fratello è leggermente più esuberante di lui.”
“Esuberante? Non lo vedo ridere da quanto aveva dieci anni!”
“Appunto...senti...” disse indicandogli di sedersi “Io...io sono figlio unico, ma sono cresciuto con i tuoi zii...litigavano, ma...se uno stava male, stava male anche l’altro. Com’è ora! I tuoi gemelli non sono esenti da questo.”
“Legolas...io di elfi conosco mia moglie, mia madre ha rinunciato alla vita immortale, ho qui i miei zii che stanno impazzendo e non sanno più cosa dirmi. E Lindir! Qualche soldato giovane nato dopo la guerra che dalla vostra partenza ne sa quanto me. Ho cercato di comunicare con tuo padre, mi ha risposto di arrangiarmi...finché rispondeva.”
“Classico. Dovevi insistere.” sorrise Legolas a quell’accenno del padre.
“Si certo, ha minacciato di farmi guerra.”
“Sono solo minacce.” rispose Legolas “Mio padre si è sempre difeso così, incutendo terrore. Sa di far paura...ma ha attaccato un paio di volte dei nani. Umani mai.”
“Grazie...non lo sapevo. Di sicuro il mio esercito è inferiore al vostro come preparazione...”
“Non credere.” sospirò Legolas “La maggior parte dei miei elfi sono a Valinor. Poi hai saputo qualcosa?”
“No...da anni...che c’è? Ho detto qualcosa?”
“Da quanti anni non ti risponde mio padre?”
“Non lo so...cinquanta?”
“Quando Elros ha...manifestato le sue intenzioni?”
“....cosa? È tuo padre!!! Poi mio figlio è un mezz’elfo per di più nipote di Elrond!”
“Hai finito di dire scemenze?” Esclamò Glorfindel aprendo la porta “Si stavo sentendo, non è tuo padre l’artefice di questo, per come lo conosco io.” Disse avanzando “Tu dovresti andare da tuo figlio e stargli vicino. E noi due...dobbiamo parlare.” disse indicando Legolas.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

“Haldir? Non è possibile. È morto...l’ho visto morire!”

“Se fossero ancora vivi, ci sono elfi che giurerebbero di aver visto me morto!” specificò Glorfindel.

“Giusto...scusa...”

“Ecco appunto.” rispose l'uccisore del balrog “È tornato...ed è arrabbiato...molto...”

“Sicuro che sia lui?”

“Così le parole del giovane lasciano presagire...” sussurrò il guerriero.

“Elrond l'ha visto?”

“Si, così sembra.” annuì Glorfindel.

“Ma...”

“Legolas! Mi meraviglia che debba spiegare ad un principe, informato su ogni più piccolo particolare, come mai il capitano Haldir è arrabbiato col mondo quando non solo comandava le armate di Lorien, ma per di più è stato ordinato da Elrond su consenso di lady Galadriel all’attacco al fosse di Helm. E tu sai benissimo che Haldir era contrario...ma non avrebbe mai opposto alcuna resistenza alla sua dama.”

“E loro due sono i primogeniti...di entrambe le casate...ormai...” sussurrò pensando alle parentele dei due gemelli.

“Bravo inizi a capire...e si ci sono solo loro...” annuì Glorfindel “Sta riversando la sua rabbia in quello...”

“Sicuro che sia lui? Dobbiamo ucciderlo?”

“Si e la seconda risposta è...No!!! Gli serve aiuto! Io sono stato aiutato quando sono tornato! Lui no! Lui cos’ha trovato? Una nuova era, senza elfi, senza appoggi. I suoi signori non c’erano più, Elrond non c’era più....”

“È andato da mio padre...”

“Conosci tuo padre abbastanza per sapere che può aver fatto.” specificò il guerriero.

“Lo avrà mandato via...come minimo...”

“Minimo appunto...”

“Si ma...Haldir non era...”

“Neanche io ero come mi vedi ora...” disse Glorfindel tremendamente serio e guardandolo negli occhi “Non mi riconoscerebbero i miei genitori.”

Il principe lo scrutò completamente muto.

“Non pretendo che tu capisca, voglio solo che non attacchi quando lo vedremo...e capiterà presto perché domani ci metteremo in viaggio. Conosco il tuo carattere, hai tutto di tuo madre, tranne quel barlume di ferocia tipico di tuo padre e anche se non lo vedo dai tempi del consiglio so come agisci...poi te ne penti perché, al contrario di tuo padre, non riesci a reprimere i sensi di colpa, ma prima scatti...lascia andare me. Non fare nulla, anche se la situazione ti sembrerà terribile, fammi parlare con lui, da solo se possibile. E se non è possibile cerca di non ascoltare quello che avvererà, non sarà piacevole.”

“In che senso?”

“Potrei dover ricordare fatti poco...felici e anche passare alle mani...tu occupati di tuo padre. E lascia stare il ragazzo.”

“Ma non sappiamo nulla!!!”

“Lo so io invece, appena sarò con Haldir si sentirà perso. Molto probabilmente...dobbiamo lasciare Elros li...se possibile...dovrebbe essere il gemello a cercarlo.”

“Sono tutte congetture, non puoi pianificare una cosa simile!”

“Non sono congetture...” disse guardandolo negli occhi fin quando Legolas non dischiuse le labbra.

“Mi ha trovato Gil Galad...” annuì Glorfindel “E secoli dopo...Insomma Elrond aveva poco meno dell’età di questo Elrond, ed era...distrutto perchè già sapeva del fratello e...” disse passandosi una mano sul viso “E io odiavo tutto e tutti e...e volevo che...che la pagassero.” rispose con occhi

lucidi “Come se loro, millenni dopo, potessero essere la causa della scomparsa di Gondolin e della morte di mio figlio.” disse annuendo passandosi la lingua fra le labbra “Ma Gil Galad sapeva! Sapeva benissimo cosa mi stava accadendo! Appena ha notato il mio strano comportamento e come...mi si spezza il cuore per quello che ho detto a Elrond in quei momenti, sul serio...Elrond...nonostante soffrisse mi cercava e più io ero...insomma pericoloso forse, per quanto Gil Galad gli dicesse di starmi alla larga, lui cercava me...non avevo ancora capito che io avevo subito una perdita, ma lui ben di più. Madre, padre...e già sapeva del fratello...ti sei mai chiesto come mai io non mi allontani mai da lui o se lo faccio, come ora...guardami. Cerco di salvare i suoi nipoti...e la verità è che Eldarion non ha il polso di fare questa cosa...” disse poi arricciando il

lato del labbro e scuotendo il capo “In special modo quando i figli sono più forti del padre...intendo fisicamente non solo mentalmente...insomma sono quasi elfi non potrebbe neanche pensare di

tenergli testa.”

“Aragorn era umano, comandava eserciti di elfi!”

“Di Aragorn c’è ne uno solo.” rispose Glorfindel “Mi è bastato vedere Eldarion una volta per capire che non ha il carisma del padre...e fermo!” disse indicandolo con un dito “Non insinuo che non sia un bravo sovrano, combattente o padre. Anzi...dico solo che non devi sperare che diventi come Aragorn. Specialmente ora che ormai è in là con gli anni. E considera che Aragorn...o Estel, l'ho cresciuto anch'io...” disse guardandolo negli occhi "E si, sapeva comandare eserciti perchè io glie

l'ho insegnato...Eldarion ne dubito...e poi non c'è mai stata guerra per testarlo."

Legolas lo guardò abbassando poi il viso.

“Con questo...non voglio che tu glie lo dica, sta facendo più delle sue capacità e poi noi siamo qui no? Sistemiamo la questione del figlio, fammi recuperare Haldir, troviamo tuo padre, prendiamo i ragazzi e torniamo a casa...”

“Hai chiamato “casa” Valinor.” sorrise appena Legolas.

“Ormai lo è no? Ma ora devo tornare, Lindir voleva che restassi con il ragazzo.”

“Cosa devo fare?”

“Non posso dare ordini a un principe.”

“Quale dei due principi?” sorrise Legolas.

“Non lo sono più...”

“A me sembra di sì.” sorrise alzandosi “Cosa devo fare?”

“E va bene, tu sei più conciliante di me, vai dalla regina. Parlale, in fondo è del tuo popolo.”

“Giusto...”

“Eh...Legolas...è già depressa...”

“Scemo...” sorrise il principe.

“Un po’ di vitalità.”

“Allora!!!” Rise Legolas.

“Così va molto meglio...”

 

**

 

Quelre...” (Buongiorno) salutò Legolas, in elfico, quando scorse la regina all’esterno del palazzo.

“Buongiorno...” rispose la sovrana allontanando le sue dame con un gesto della mano e inchinandosi al principe.

“No...no non dovete...siete voi la regina...” si sbrigò subito a dire il principe indicando con la mano d’alzarsi.

“Ma voi siete il principe.”

“Principe appunto.” sorrise “Elfa o no voi siete la regina, né rispondete solo a mio padre ora...mi avete risposto nella lingua degli uomini.”

“Perdonatemi...non parlo elfico da molto tempo...” sorrise la giovane elfa “Ormai mi è naturale parlare la loro lingua...”

“Immagino...” rispose Legolas “eh...posso?” domandò porgendole il braccio incerto “Si fa ancora così vero? Su questo dovete scusarmi voi...ho imparato qui ad accompagnare le dame a braccetto, in duemila anni non l’avevo mai fatto.” disse lasciando che la sovrana gli prendesse il braccio.

“Si, si fa ancora così.” sorrise l’elfa.

“Io non mi ricordo di voi...eppure siete una sindar...”

“Non potete ricordarmi; mio padre è uno dei vostri servi...almeno era, ora è a Valinor...”

“Lo conosco?”

“Lavorava in armeria, probabile...Alcarohtar.”

“Mi sembra di sì...” annuì Legolas “C’erano molti elfi in armeria. Si occupava delle rifiniture in cuoio?”

“Esattamente lui...”

“Allora lo conosco.” Annuì Legolas “Sta bene...”

“Grazie...” sorrise la regina “Vi starete chiedendo come sia arrivata qui da umile figlia di un armaiolo...”

“Un po’ si sinceramente, ma conosco Eldarion e non mi meraviglierei di nulla...non dopo suo padre...” sorrise “Ma come comunque?”

“Stavo venendo a Valinor...”

“E vi siete fermata qui...”

“Già...”

“E il richiamo del mare?”

“Non è così impellente, sarei partita solo per la mia famiglia." Legolas annuì camminando al suo fianco.

"Da quando ho avuto i ragazzi il richiamo si è affievolito..."

"Perchè loro sono qui, è del tutto normale." rispose Legolas.

“Cosa volete sapere principe Legolas?” domandò l’elfa una volta giunti alla fine della spianata.

“Beh io...a dir la verità molte cose, ma anche nulla...ho paura delle risposte.”

“I gemelli immagino...” sospirò la sovrana “E come mai...io non ci sia mai...”

“Sui gemelli...a dir la verità si. Sulla seconda affermazioni lo so già...”

“Come fate a saperlo?” sorrise l’elfa intristita da quell’affermazione.

“Perché ho più di duemila anni, ho già passato diverse situazioni simili e...sono un elfo...ed è normale provare dolore per noi anche per cose che...che...” disse guardandosi attorno “Non siete come loro, gli umani riescono a distaccarsi dal dolore...noi no...” affermò guardandola negli

occhi “Non sai nulla del tuo mondo, non è così? Vero Tinuviel?” disse parlandole direttamente e chiamandola per nome.

“Posso...parlare...con....”

“Legolas, sono Legolas. Non del voi, non del principe...Legolas e basta.”

“Non ci riesco Legolas.”

“Non devi sentirti in colpa, è normale...”

“Tu come fai?” domandò scostandosi guardandolo in viso.

“Io...ormai ho visto troppo, ma ero come te un tempo.” ammise il principe.

“Si ma...ma sono i miei figli e io...io non so cosa fare! Non ora che sono grandi abbastanza da pensare e agire da soli...” ammise sospirando “Loro...cosa sono? A cosa ho dato vita?”

“Altro problema di quelli a cui avresti dovuto fra fronte fra anni...immagino...quanto anni hai? Trecento? Quattrocento?”

“Trecentonovantasette...” rispose l’elfa.

“I tuoi figli maggiori ne hanno...centocinquanta?” Domandò Legolas.

“Quasi...centoquarantasei...” rispose lei.

“Beh....considera che quando io ero qui nessuno si sposava e aveva figli prima dei mille anni...”

“Miei...Valar...” sospirò di nuovo passandosi le mani fra i capelli.

“Ma non è nulla di traumatico, abitando con gli uomini è del tutto normale. Ho abitato anch’io qui...ricordi? Beh...i tempi...cambiano...tu devi adattarti ai loro, loro non possono adattarti ai tuoi.”

“Mi stai dicendo che sono una bambina...”

“Beh...”

“Lo so! Lo so non c’è bisogno che me lo confermi...” disse facendosi improvvisamente sicura.

“Non puoi farci nulla, Eldarion ha scelto la vita mortale. Lui...avrebbe potuto essere...”

“Meno di un mezz’elfo...”

“Si, ma avrebbe avuto l’immortalità e non l’ha voluta in onore ai suoi genitori. E tu...tu si, avresti dovuto aspettare ancora qualche anno...ma...ma è così...”

“Eldarion mi ha minacciata.” Ammise velocemente.

“Come scusa?”

“Si io...io non posso rinunciare alla mia immortalità perché...non vuole che abbandoni i nostri figli come ha fatto sua madre.”

“Ma lui lo fa???” domandò Legolas perplesso.

“Ti prego non dirglielo.”

“No...no...io...scusa non volevo turbarti...” disse Legolas alzando le mani davanti a se “Scusa...”

“Sono mondi diversi i nostri...”

“Purtroppo credo che tu abbia ragione.” annuì Legolas sorridendole.

“Insegnami...”

“A fare cosa?”

“A essere come te.”

“Qui...qui è impossibile.” rispose Legolas “Neanche io qui sono me stesso. Ricordi il palazzo?”

“Molto poco...” sussurrò l’elfa.

“Beh...posso...rispondere ad alcune domande se vuoi...”

“Va bene...ora però devo andare.”

“Or...” iniziò a parlare avvertendo poi la voce di Elrohir al suo fianco.

“Legolas possiamo parlare?” domandò il moro.

La regina si era allontanata e quando si voltò Legolas la scorse già lontano.

“Perché scappa?” domandò perplesso guardando il più giovane dei gemelli.

“Oh...deve avermi confuso con Elladan. Fra loro non scorre buon sangue...e a dir la verità non le comunico più chi sono, mi fa comodo così...vieni un

attimo?”

“È successo qualcosa?” domandò il principe.

“A dir la verità no...” disse camminando al suo fianco fin al palazzo.

“Hai visto Glorfindel?”

“Non ancora...” disse indicandogli una via interna.

“Tu non hai le stanze proprio qui?” domandò Legolas salendo una rampa di scale.

“Già...proprio qui...” sussurrò per poi postargli velocemente le mani sulle spalle spingendolo al muro e baciandolo sulle labbra.

“Ma che...Elrohir!!!” sibilò il principe.

“Ti prego dimmi che non hai dimenticato...”

“Sei stato tu a rifiutarmi!” esclamò Legolas.

“Ero un ragazzino! Avevo paura delle conseguenze....”

“Io no? Ero anche fuggito dal mio regno!” disse scostandolo con uno strattone.

“Quando...quando ti ho rivisto...la al largo...non potevo crederci...”

“A beh grazie Elrohir, molto convincente e romantico...per questo hai chiamato prima Glorfindel e per poco non hai pronunciato il mio nome?” ghignò appena il biondo.

“Mi sarei tradito a pronunciare il tuo, ricordo il nostro patto anche se eravamo due ragazzini...” disse il moro poco prima che Legolas posasse le mani ai lati del suo viso baciandolo all’improvviso e dolcemente.

“Elladan?”

“Non entrerà...” sussurrò il moro.

“Allora muoviti.”

 

**

 

Elrohir sorrise ad occhi chiusi quando il biondo gli bacio la guancia sistemandosi poi sulla sua spalla.

“Ti ho fatto male?”

“No...” rispose Legolas sospirando.

“Cosa accade a quelli come me se mi innamoro e si portano a letto il principe di Bosco Atro?”

“Oh...nulla di particolare, vieni solo ucciso da mio padre, direi...per spada...predilige la spada, beh ma sei fortunato, metti se fossi io con l’arco neanche mi vedresti...”

“Scemo.” rise Elrohir.

“Che vuoi che accada? Ormai lo sa di noi due, da almeno un millennio credo...”

“Si bhe...non ho ancora capito effettivamente cosa siamo noi due...”

“Conforto...credo...” sospirò il biondo “Mia madre è morta, la tua non ti ricorda...io voglio

combattere, tu anche...e sapere che quanto meno io capisco te e tu capisci me...credo sia questo.”

“E se ora ti dicessi di essere Elladan?”

“Non lo sei...”

“Ne sei certo?”

“Si...” sorrise baciandogli l’orecchio “Elladan ha un tono di voce più roco...”

“Ma siamo uguali!”

“Ah! Apparentemente, ma io la sento quella piccola nota...che tu non hai...e poi tu hai un dente rotto, qui...in mezzo alla guancia.” Elrohir rise spostando la lingua sul dente.

“Valar me ne ero quasi dimenticato...”

“Tuo padre lo sistemerà...appena arriverai a Valinor.”

“È stato Eldarion, da piccolo...”

“Oh lo so, è sceso da cavallo e ti ha preso in faccia con uno stivale.” rise il principe “Una miriade di orchi e proprio un bambino ti rompe un dente...”

“Taci! Ho sputato sangue per una settimana!” rise stringendolo a se “Partirai domani?”

“Si, pare che sia così...se non abbiamo altri...intoppi...”

“Vengo con voi.” disse guardando il soffitto.

“Ma che dici? Non puoi...”

“Posso...sono io padrone della mia vita, non gli altri.”

“Si beh, se non ci siete voi due qui sembra che le cose vadano leggermente male...”

“Sono stufo di questa storia e se parti poi quando ti rivedo? Ne ho basta Legolas.”

“Mi rivedi quando torno! Poi non vuoi venire a Valinor?”

“Allora facciamo così...io non vengo con voi se, e solo se, prometti di legarti a me e che una volta a Valinor saremo noi due...”

“Mi stai chiedendo di sposarti detto in termini umani?” sussurrò Legolas sollevandosi su un gomito stupito da quelle parole “Pensavo che non ci pensassi neppure...”

“Ormai alla mia età si pensano diverse cose...” sussurrò guardandolo negli occhi.

“Che dovrei dirti?” domandò il principe.

“Di solo di sì.”

“Senti...Elrohir io...ora credevo che...”

“Cosa? È stato ben più passionale di una scopata...”

“Che finezza, ti fa male restare con gli uomini.” rise il biondo.

“Per metà lo sono...”

“No, per un terzo lo sei. Tuo padre è un mezz’elfo...”

“Si Si beh la cosa delle parentele te l’ho già sentita sciorinare una miriade di volte in queste ore...allora?”

“Non lo so...”

“Legolas...” sussurrò accarezzandoli le spalle “Non è successo di nuovo per nulla...sai benissimo che abbiamo un passato...”

“Si beh lo usavo per sfogarmi quel passato, ora che cos’è?” domandò il principe passandosi le mani in viso “Se non torno a te che succede?”

“Se non torni probabilmente sei morto e se sono legato a te...non lo so...” disse Elrohir.

“E va bene si! Si!” Esclamò “Ma giuro che se ti lasci morire e ti ritrovo a Mandos ti uccido una seconda volta!”

Elrohir rise baciandolo immediatamente.

“Si?”

“Si! Elrohir si!” sorrise Legolas guardandolo in viso “Però aspetta...noi non potremo avere figli, lo sai a cosa stai andando incontro prendendo me? Non sono un'elfa...”

“Mio padre è adottato...secondo te per me è un problema adottarne uno? Se non lo è per te...”

“No! Che cosa dici? Aragorn praticamene è come se lo fosse stato per tutti!”

“E allora dove sta il problema? Non possiamo averne uno nostro? Beh ne salviamo uno...o due...o tre...” rise baciandolo di nuovo.

“Si beh ora non esagerare, non passerò l’eternità a crescere bambini...però tre posso concederteli...” rise baciandolo per poi alzarsi “Comunque io devo andare...”

“E il nostro legame?”

“Perdonami Elrohir, ho bisogno di....un momento per...quello. E non fraintendere, non dividevo il letto con qualcuno da molto tempo...”

“Ah...” sussurrò il moro con le guance leggermente imperlate di rosso.

“Già...e poi...parto domani, non ora. Questa sera.”

“Vedi di non rimandare o ti vengo a cercare...”

“Una promessa è una promessa...non rimando...” rispose Legolas vestendosi per poi sedersi sul letto “Tuo fratello...”

“Se gli va bene è così, e tu? Tuo padre...”

“Se gli salvo la vita quanto meno voglio poter decidere per la mia...” disse serio.

“E tutte le storie che...”

“Che si sceglie una sola volta? Storie, l'hai detto tu. E noi siamo la prova che non è così.” rispose Legolas facendosi serio.

“A questa sera...”

“Ah...Elrohir...”

“Si?”

“No fiori, no frasi sdolcinate, no nulla di tutto quello che può venirti in mente. Conosco chi sei.”

“E che può venirmi in mente?” sorrise il moro abbracciandolo poi.

“No!” rise Legolas “Lo so cosa può venirti in mente, no...” sorrise scostandosi “ehi...”

“Va bene! Porto solo un coltello, ho capito...mi abituerò di nuovo alla tua freddezza...”

“Si certo...freddezza...fammi andare prima che Glorfindel mi cerchi...” disse alzandosi.

“Ah...ancora una cosa?”

“Elrohir ho detto questa sera...”

“Guarda nell’armadio prima di parlare...” sorrise facendogli corrucciare la fronte.

Legolas si avvicinò al mobile aprendolo lentamente.

“Il mio arco...”

“Prendilo.”

“Ma non sono vietate le armi qui?”

“Beh...fai parte della sicurezza di Gondor, no?”

“Da quando?”

“Da ora...prendilo...”

“Elladan scoprirà immediatamente la cosa.” Sussurrò voltandosi a guardarlo.

“Tanto lo saprà comunque.”

 

**

 

Legolas uscì nel corridoio tenendo in mano l’arco che Elrohir gli aveva appena restituito fin quando improvvisamente non venne sbattuto contro al muro.

“Hai finito di scoparti Elrohir?” Ringhiò Glorfindel.

“Ma che....”

“Credi che non vi abbia sentiti?”

“Glorfindel!” disse cercando di scostarsi.

“Che intenzioni hai? Eh?”

“Io?????”

“Tu! Si tu! L’hai già ferito una volta, domani ce ne andiamo, ancora???”

“Come lo sai?”

“Miei valar...” sospirò spostandosi “Tu credi davvero che io non lo sappia? È come se fossero nipoti miei!”

“Allora visto che sei così informato è stato Elrohir ad allontanarmi la prima volta!” Disse guardandolo negli occhi “E questa sera avremo il nostro legame, ora...se permetti visto che dirlo non credo gioverebbe a nessuno, non farne parola...”

“Cosa?”

“Già...”

“Tu...voi! Siete pazzi! Tutti e due!”

“Pazzi o no abbiamo passato anche di peggio...” rispose Legolas sorridendo appena poco prima che il guerriero l’abbracciasse.

“Oh miei...no ti prego...Glorfindel no...” rise Legolas lasciandosi abbracciare per qualche secondo e poi separarsi.

“Voi...”

“Già...già meglio tardi che mai no?”

“Se troviamo tuo padre ti uccide.” Sorrise il guerriero.

“Se lo troviamo deve essermi grato di essere tornato da Valinor ed averlo cercato. Direi che non ha nulla da dire.”

“Miei Valar...ma tu sei sicuro che...”

“Glorfindel...”

“Non voglio dire nulla ma ora?”

“O ora o mai più, non aspetterò di tornare a Valinor e di dover spiegare a chiunque la mia scelta...e penso che per Elrohir sia lo stesso. Preferisco che non lo sappia nessuno...a parte te ormai...” sorrise

abbassando il viso.

“Mi sembra azzardato e molto...freddo...ma se volete io non posso fermarvi.”

“Non siamo di certo una copia solita, ci siamo allontanati varie volte. Certe volte ci siamo visti solo per un giorno e poi divisi per anni...siamo un sindar, e della mia razza siamo rimasti in pochi, e un

mezz’elfo con una stranissima genealogia sia passata che nuova....siamo due maschi...e ti sconvolgerà sapere che Elrohir ha espresso il desiderio di adottare dei figli. Con questo, voglio dire che non accadrà subito.”

“Sconvolgere? Dal figlio di Elrond non credo proprio. So benissimo come li ha cresciuti sai? Elrohir a questo punto no, ma Elladan anche se avesse figli suoi so per certo che vuole adottare

dei ragazzi. Non l’ha fatto solo perché è qui e vedi tu stesso com’e la situazione. Elrond era a un passo dal farlo, poi Celebrian...beh lo sai, ma anni dopo è arrivato Aragorn...”

“Già...beh ora su di me basta. Lo sai, te ne prego fa si che questa sera...”

“Ti tengo fuori da ogni casino.” Sorrise Glorfindel.

“Grazie...ora...come va?”

“Beh è in piedi il signorino, ma sicuro di volerlo portare con noi? È così magro che mi fa paura.” Ammise Glorfindel “E difendere te o i gemelli è un conto...ma uno che rischia di essere trascinato a terra dal peso della propria spada...” ammise arricciando le labbra “Non lo so forse stiamo sbagliando...”

“È suo fratello...”

“Si, ma se tutto va bene torneremo qui e lo porteremo a Valinor.”

“No, viene con noi.”

“Testardo come sempre, ecco perché capisci i nani.”

“Non una parola.” sorrise Legolas incamminandosi verso le loro stanze.

Glorfindel lo segui sorridendo.

“Che hai?”

“Ah nulla...”

“Certo...” sorrise.

“Stanco per caso? A meno che non mi sia perso qualcosa, ma conosco Elrohir...”

“Glorfindel quante volte hai intenzione di morire nella tua vita?”

“Perché sei peggio del balrog?“ rise Glorfindel.

Legolas scosse la testa.

“Che fai con l’arco?”

“Lo porto in stanza.”

“Rivoglio la mia spada!”

“Dillo a Elrohir.” Ghignò Legolas.

“Non fare l’idiota...”

“E dai, ti serve...”

“Si Bhe se per riaverla devo andarci a letto...sto scherzando!” Rise Glorfindel.

“Sarà meglio.” Sorrise il principe “Quindi? Com’è il piano?”

“Piano? Ogni cosa che pianifico viene spazzata via.” Si lamentò il guerriero camminandogli al fianco.

“Giusto...Bhe io li distraggo, non è così?”

“Ma che...”

“Quindi tu ora torni da Elrond, io vado a tenere lontano da lì Elladan. Ma dubito di riuscirci fino a pranzo per cui non datevi troppo alla pazza gioia...ah e allontana Lindir fino a questa sera.”

“Senti Legolas...” lo fermò Glorfindel “Aspetta un momento...”

“Che c’è?”

“Io sono contento del tuo legame, davvero...ma...sai cosa ne comporta?”

“Certo che lo so.”

“E...sei sicuro di essere in piedi domani mattina? Non voglio un elfo mezzo morto a cavallo...”

“Sono sicuro.”

“Ma com...”

“Non è la prima volta.” Disse allontanandosi silenziosamente lasciando il guerriero basito.

 

**

 

“Ehi ehi ehi fermo!” Esclamò Glorfindel parandosi di fronte al giovane “Mi vorresti spiegare?”

“No.”

“Fermo principino!” Disse strattonandolo e bloccandolo di nuovo al muro “Hai detto tutto tu io non ho chiesto, ma ora spieghi. So benissimo com’è un legame e toglie energia, oltre che sangue...” disse guardandolo negli occhi.

“Fammi andare.”

“No.”

“E va bene è successo prima dell’anello!” Esclamò.

“Chi era?”

“Un soldato.”

“Ah...è tuo padre...”

“Non lo sa neppure ora.”

“Fermo...c’è solo un caso per cui tu puoi rifare un legame...”

“È morto!” Ringhiò guardandolo negli occhi.

Glorfindel sospirò scuotendo il capo.

“Mi dispiace Legolas...”

“È durata solo sei mesi...poi degli orchi ci hanno attaccato e lui...”

“Si non credo che tu mi debba spiegare questa parte.” Mormorò il guerriero.

“Un mese dopo Lord Elrond ha richiesto io consiglio...”

“Ecco perché ti sei fermato...io avevo avuto il compito di riscortarti nel tuo regno...”

“Già...” Mormorò con occhi lucidi.

“Lo amavi?”

“Avrei fatto un legame altrimenti?” Domandò ironico Legolas.

“Elrohir invece?”

“Non posso comparare le cose, Elrohir mi aveva rifiutato un millennio prima Glorfindel.” Ammise sincero “Non io, lui...”

“Quindi è un si...”

“Che vuoi che sia?” Domandò prendendo fiato.

“E va bene...” sospirò il guerriero alzando le mani e lasciandolo libero “Sicuro principino di farcela domani?”

“Sono sicuro...” annuì passandosi il dorso della mano sotto al naso.

“Elrohir lo sa?”

“No...nessuno lo sapeva. Solo io...”

“Bhe...tu sai di mio figlio, io so di questo...siamo pari.”

“Già...” Sorrise Legolas.

“Elrohir è alla prima volta, vacci piano e fermalo se esagera...ricorda che è un terzo umano.”

“Si lo so...” annuì Legolas.

“E non tentare la sorte, se vedi qualcosa di strano...”

“È imbarazzante Glorfindel!”

“Sarà! Ma tengo alla tua salute, so benissimo come funziona un legame. E sono felice che tu mi dica di farcela, io non mi sono alzato per tre giorni.”

“Tu...?”

“E già Legolas, non sei l’unico sposato a un elfo...e ora sai due segreti di me, me ne manca uno tuo per andare a pari.” Sorrise Glorfindel “Non lo voglio sapere, ovviamente...” disse schiaffeggiandogli il viso “Senti...tengo Lindir nella nostra stanza, non fare l’idiota. Se non ti senti bene avvisa Elrohir e digli di chiamare. Hai capito?”

“Starò bene.”

“Nel dubbio avvisa. Non voglio...che tu stia male e si comprometta la missione.”

“Forse è il caso che rimandi.”

“No! Hai già rimandato per due millenni Legolas. Te lo impedisco.” Disse guardandolo negli occhi “Andrà tutto bene...” sussurrò abbracciandolo “E ora dovrebbe dirtelo tuo padre questo.”

“Non lo farebbe mai...” ammise il biondo beandosi dei pochi attimi di quell’abbraccio.

“Su, forza...” sorrise Glorfindel lasciandolo andare “Abbiamo degli impegni.”

“Si...”

“Tieni Elladan lontano da Elrond, devo...insegnargli qualcosa...”

“Non farlo combattere o non ci servirà solo Lindir.” Sorrise il principe.

“Certo che no, devo solo spiegargli come fuggire...e se fosse così magnanimo da insegnarmi tutte le uscite...”

“Le so io, non preoccuparti. Assicurati solo che sia pronto...”

“Si certo. Che scusa hai per Elladan?”

“Non lo so...gli chiederò di fare un giro...”

“I figli di Eldarion! Abitano con la servitù non è così?”

“Giusto...mi dispiace per Elladan ma...”

“Elladan si deve dare una svegliata. Vedrai che appena non troverà noi e il fratello verrà a cercarci. Ce lo ritroveremo ben presto al seguito. Gli do due giorni...”

“Solo?”

“Solo? Se non riesce a trovarci gli tolgo la parola! L’ho addestrato io!” Esclamò Glorfindel.

“Non hai addestrato un po’ troppa gente?” Sorrise Legolas.

“Prova tu a far combattere Elrond senza motivo se ci riesci! Ha giurato di non temer più in mano una spada e l’ha fatto! Anche con i suoi figli...l’ultima volta ha salvato Galadriel solo perché era in estremo pericolo! L’hai visto tu con l’anello?”

“Io si! Ha dato Narsil ad Aragorn...”

“Ah si grazie, in completo anonimato ed è tornato indietro. Quello non è combattere se usi tutti i poteri che hai per nasconderti, giri vestito da nazgul e torni trascinandoti sui gomiti perché hai finito le forze...non la sapevi questa? Per fortuna è a Valinor perché Elrond è arrivato a questo anche per non combattere. Se ti stai chiedendo da chi ha presto quest’Elrond...immagina.” Disse Glorfindel “Sarà giovane, ma ho ben capito la sua mente e non si differenzia molto da Elrond. Anzi...” si fermò sospirando “A parte il fatto che questo è cresciuto totalmente con gli uomini e l’altro dagli elfi. La loro unica differenza, lascia fare a me.”

“Va bene, vado a cercare Elladan.”

“Non scambiarlo per Elrohir...sarebbe ironico...” ghignò il guerriero.

“Non una parola...”

“Una domanda...”

“Dilla, sarà idiota...” sorrise Legolas.

“Come mai uno si e l’altro no? Sono identici.”

“Non le loro anime.” Rispose Legolas allontanandosi.

“Anime...giusto...ah Legolas! È una scusa del cavolo!” Rispose ridendo.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

Legolas rientrò per pranzo lanciando solo una lunga occhiata al guerriero quando si sedette al tavolo al quale era seduto anche il sovrano.
“Ti hanno accolto bene i miei figli?” domandò Eldarion.
“Oh...si...si non hai nulla di che preoccuparti.” rispose sorridendogli anche se non sfuggì agli occhi di Glorfindel l'espressione falsa che il principe si era dipinto sul volto. Solo un altro elfo avrebbe potuto accorgersene, un elfo della sua stessa levatura.
Legolas era ben conscio di saper mentire molto più che egregiamente al bisogno, ma Glorfindel conosceva il motivo di quella reazione così evidente, mentire ad Eldarion per Legolas era come mentire al padre del sovrano, Aragorn.
Elrohir non era presente al pranzo, evidentemente impegnato con i suoi uomini, mentre Elladan si sedette, presentandosi in sala da pranzo per ultimo, al fianco del nipote, Elrond, guardandolo mangiare lentamente, quasi incitandolo con il suo sguardo a farlo: trattava quel ragazzo quasi come un figlio più che un nipote nonostante la freddezza e la serietà con cui si rivolgeva spesso ad egli.
Elrond non sembrava esserne spaventato, non provava terrore, se mai era più uno sguardo d'aiuto verso quell'elfo così simile ad egli e del quale sapeva di potersi fidare.
Il pranzo si concluse velocemente, il sovrano era atteso per alcuni impegni assieme alla regina, grande sollievo per Legolas che passava il tempo di quegli incontri conviviali a rifiutare gentilmente pietanze. Non per la poca maestria in fatto di cibo, le cuoche erano sicuramente le migliori del regno, ma Legolas da elfo sindar non aveva bisogno di tutta quella quantità di cibo che probabilmente sommatoavrebbe potuto far parte della sua dieta per un tempo minimo di due mesi. Al contrario Glorfindel accettava ben volentieri il cibo che gli veniva offerto, ormai avvezzo alla vita dei noldor e dei mezz'elfi aveva preso anche le loro abitudini durante la vita vissuta a Gran Burrone. Fu solo quando Elladan accompagnò Elrond in stanza, lasciando soli i due nuovi arrivati, che il pranzo si ritenne definitivamente concluso.
“Allora?” domandò Glorfindel.
“Vieni in stanza.” sussurrò Legolas facendosi seguire.
Solo quando la stanza fu chiusa dietro di loro il principe parlò.
“Dov’è Elrohir?”
“Non è un bambino e sinceramente per altro puoi aspettare fino a sera.” lo redarguì Glorfidel corrucciando la fronte.
“Non è per quello!!!” Esclamò a bassa voce “La figlia non si regge in piedi, il figlio...credo che abbia preso una pugnalata questa notte, al più tardi ieri nel pomeriggio.” spiegò Legolas informando l'uccisore del Balrog delle novità che aveva appreso quella mattina durante la visita ai figli minori del sovrano.
“Ed Elladan non dice nulla?” domandò Glorfindel stupito.
“Elladan non sai quanto gli ha urlato contro a tutti e due.” ammise Legolas chiudendo gli occhi alcuni momenti per poi sbattere le palpebre e guardare l'elfo biondo di fronte a lui “E lo capisco...lo capisco eccome. Non si può rovinarsi così senza...miei Valar.”
“Reagire? Qui mi sembra tutto possibile Legolas. Guarda la madre.” disse il guerriero più stanco che allibito dalla cosa.
“Voglio essere sicuro da Elrohir che domani partiremo e che ha effettivamente studiato tutto per la fuga. Ho il presentimento che non ci lasceranno partire così facilmente.” l'informò il principe di Bosco Atro.
“Ma a loro che importa?” domandò Glorfindel “Tu stai cercando tuo padre.”
“Si ma rischio di dover uccidere loro figlio o fratello...o nipote...” rispose pensoso “Se...fosse tuo figlio ad aver preso mio padre e venissi da te a raccontare questa storia...mi lasceresti partire?”
“Ma...ed Elladan?”
“Elladan ancora qualche tempo legato qui e non avrà più abbastanza sanità mentale.” sussurrò Legolas velocemente “Sono i figli e i nipoti di Arwen, Elladan non è logico come Elrohir, è più emotivo e lo sai. E' l'unica cosa che rimane ai gemelli di lei. Soprattutto per Elladan...”
“Ha sempre avuto bisogno di una svegliata quel ragazzo fin da quando è nato...” sbuffò il guerriero “Ma non credo ci ostacolerà...si è vero gli serve una strigliata, parecchie gliene sono giunte dalle mie labbra, questa volta Arwen ed Aragorn sono morti dopo la nostra partenza, Elrohir non l'ha mai redarguito in vita sua e mai lo farà...toccava a me, ma non c'ero. Elrond li ha cresciuti, ma da grandi e dopo la questione della madre non ne ha più avuto il coraggio. Questo è il risultato, ma non credo che ci fermerà e poi...i soldati rispondono ad Elrohir che è con noi.”
“I soldati rispondono ad Eldarion che se ordina di chiudere gli accessi loro lo fanno!” disse Legolas “Dobbiamo partire questa notte.” disse soppesando le sue parole ed avvicinandosi alla porta.
“E il tuo legame?”
“Per questo vado a cercare Elrohir.”
“Non fare cose stupide. Hai capito?”
“Si.”

**

“Ehi...Elrohir...” sussurrò Legolas così che solo l’elfo potesse udirlo.
Il moro alzò il viso dalla corda dell'arco che stava ingrassando.
“Legolas?” Domandò perplesso quando, voltandosi nella piccola via poco sotto la sommità della cittadella, non lo vide.
“Ascolta, non guardarmi. Riesci ancora a sentire i miei pensieri?” domandò Legolas mentalmente.
“Si! E non ti guardo perché non so dove sei!!!” rispose Elrohir fingendosi interessato al lavoro che stava svolgendo.
“Fra mezz’ora nella tua stanza.”
“Cosa?”
“Vieni fra mezz’ora!”
“Che succede Legolas?”
“Tu non preoccuparti, finisci e vieni in stanza.”
“E' chiusa a chiave.”
“Chi ti ha detto che entro dalla porta?” sorrise mentalmente il principe e il moro lo udì molto chiaramente.
“Ah ah, molto divertente. Grazie per farmi notare che sei più agile di me.” ammise in un sorriso “Sta attento, le mie finestre sono in alto.”
“Ci sono abituato alle altezze.”
“Ma dove sei? Perchè mi parli nella mente?”
“Così...”
“Legolas.” “Eh?”
“Perché?” “E va bene, volevo essere sicuro che tutto fosse come un tempo.”
“E' come un tempo.” ammise sottovoce, seppur mentalmente, il moro “Non è cambiato nulla Legolas, solo il tempo. Vieni qui...”
“No io...ci vediamo fra poco. Mezz'ora Elrohir.”
“Inizia a salire, arrivo.” rispose il moro posando l'arco sulle sue ginocchia e tirando un lungo respiro quando fu certo che Legolas non fosse più in ascolto. Avrebbe forse tradito suo padre, ma non avrebbe permesso che il loro odio secolare trafiggesse il suo cuore e se quello era il volere dei Valar avrebbe combattuto affinché quel sogno che bramava da una vita diventasse finalmente realtà.

**

Elrohir entró in stanza trovandovi Legolas seduto sul bordo del letto.
“Pensavo di dover attendere questa sera.” disse il moro sorridendogli con un tono agitato nella voce.
“Partiamo questa notte.” rispose il biondo alzando il viso lentamente, quasi come se si vergognasse ad ammetterlo.
“Come mai questo cambio di programma?”
“Non ci vogliono far partire, vero?” domandò Legolas “Io non posso permettermelo, c’è in ballo la vita di mio padre e non sarete voi a fermarmi.”
“No...non...Valar Legolas, io vengo con voi! Fermarvi perché?” lo fermò perplesso il moro corrucciando la fronte e cercando d'assemblare assieme ogni tassello di quella discussione.
“Chiedilo ad Eldarion. Lui non vuole che trovi suo figlio. Anche se...non me lo dirà mai apertamente...” sospirò Legolas guardando il pugnale al suo fianco, elemento principale del rituale che si accingevano a compiere.
“Ora?” domandò Elrohir quando lo notò, il respiro che gli si mozzò in gola. Visto le parole aveva appena accantonato l'idea di un legame in quel momento.
“Si...se dobbiamo partire fra poche ore...a meno che non decidiamo di rinviare il tutto.” ammise il principe guardandolo negli occhi, l'agitazione era evidentemente in entrambi.
“Bhe...tu guarisci più rapidamente di me e io guarisco più rapidamente di un umano.” sorrise Elrohir.
“Ti stai dando forza flagello degli orchi?” sorrise il biondo più per paura che per altro.
“Se permetti...” rise il moro.
“Forse...è...avventato...sono qui da due giorni, non ci vediamo da anni e...insomma la situazione non è...io...”
“Ah! Fermo, tu mi avresti fermato se non avessi voluto, ma non l'hai fatto...Quindi...insomma tu lo vuoi tanto quanto me e...Legolas...ora o...dopo...insomma io lo voglio e tu?”
“Si...” annuì Legolas sorridendo a quelle incerte parole del compagno.
“E...ho...Forse avevo già preso dei fiori che tu non volevi.” disse sorridendo il moro alzandosi e togliendo un mazzo di rose da sotto al letto “E scusami, ma almeno questo...non volevo neppure darteli così, volevo metterli in qualche vaso ma tu...sei qui...e poi mi sono ricordato che tu odi tagliare fiori e piante e li ho nascosti sotto al letto, ma avrei...fatto dei vasi che...insomma.”
“Cos...che? Fermo Elrohir!” lo richiamò ridendo “Respira...fermo.”
“Mi hai detto non portare fiori prima...”
“Ma che centra? Ah...E va bene posso accettarli...” sorrise Legolas “Io...si...però calmo.”
“Tu sai...tutto?” domandò Elrohir “Perdonami, sembra che abbia cento anni e nessuna esperienza.” disse sottovoce socchiudendo lo sguardo.
“Come si svolge? Si...” disse guardandolo negli occhi posandogli le dita sotto al mento e facendogli alzare il viso.
“Sembriamo due ragazzini! Abbiamo più di duemila anni. Facciamolo, basta pensarci.” annuì Elrohir risoluto “Voglio partire di qua sapendo che siamo legati.”
“Come doveva essere fin dall’inizio.” rispose Legolas.
“Già...” disse prendendo in mano il pugnale e liberandolo dalla fodera di cuoio “Era bellissimo quando ce lo raccontavano da bambini...”
“Ah si.” sorrise il principe “Si trattava sempre e solo di dividere il letto...mai nessuno ci aveva detto questa parte.”
“Appunto...” sorrise Elrohir schiarendosi la voce “Dobbiamo...”
“Si...dobbiamo invocare i Valar.” annuì Legolas.
“A Elbereth Gilthoniel, silivren penna miriel, o menel aglar elenath...” sussurrò Legolas affermando stretta la mano dell’altro “Ricordi vero?”
“Na-chaered palan-diriel o galadhremmin ennorath Fanuilos,le linnathon nef aear,si nef aearon...si ricordo...” disse sussurrando ad occhi semi chiusi.
“Volta la mano...In Ristannen Aear min hain darthanner, A na medui ad gevennir Ar and io hain firnir, Ned i taur linnad ú nîr...” terminò tagliando lentamente il palmo del moro porgendogli poi il coltello “Fallo a me...”
Elrohir annuì incidendo al pelle.
“Farà male Elrohir...” sussurrò guardando negli occhi.
“Lo so, sono un mezz’elfo in qualche modo devo patire.” sorrise passandogli la mano sana sulla guancia “Va bene...” sussurrò unendo le mani ferite sibilando subito dopo e serrando gli occhi.
Un lento e basso dolore si propagò dalla ferità fresca sul palmo all'intero braccio martellandogli in testa.
“Man mathach?” (Cosa senti?) sussurrò Legolas.
“Brucia...” disse il moro sollevando il viso facendosi forza e non ammettendo il vero dolore provato “Valar!” Esclamò sorridendo “Dove...nascondevi questo potere?” Sorrise lasciandosi stringere dall’altro.
Il sangue era il fulcro del legame e l'unione di quello dei due compagni. Legolas, da elfo puro, sovrastava di gran lunga il potere del compagno che, in buona parte mezz'elfo, si sarebbe dovuto adattare a quella nuova realtà, il potere del principe sarebbe scorso nelle sue vene, così come quello del moro nelle vene di Legolas.
“Il nostro sangue ora è una cosa sola, ma il legame non è completo.” sussurrò Legolas accarezzandogli la schiena, il moro tremava fra le sue braccia riprendendo fiato.
“Deve essere fatto ora?” Domandò Elrohir schiarendosi la voce scostandosi lentamente.
“Si...” annuì Legolas.
“Potresti star male.”
“È un eventualità che voglio correre.” Rispose risoluto.

**

Elrohir si svegliò sbattendo lentamente le palpebre, sorrise quando avvertì il calore dell’altro contro il suo fianco. I lunghi capelli biondi si perdevano oltre le sue spalle nude e scoperte dal lenzuolo, sembravano così chiari in quel momento quando il moro li fissò, come se fosse la prima volta che notava davvero il loro colore. Una ciocca dei suoi capelli, insolente forse, si mischiava a quella dell'altro. Giorno e notte, nulla poteva essere così incisivo, meno marcato, la differenza delle loro famiglie che da secoli si portavano dietro il rancore di due lutti a loro quasi inspiegabili.
“Dormi ancora?” domandò Elrohir sottovoce accarezzandogli le spalle. L'atto che avevano compiuto portava il sindarin a dormire, cosa che non avrebbe mai fatto normalmente.
“No...”
“Stai bene?”
“Credo di sì...” ammise Legolas sollevandosi appena.
“Sei pallido.” preoccupato Elrohir lo fissò accarezzandogli il viso poco prima di allentare la coperta nel quale erano avvolti “Fammi vedere.”
“Sto bene, davvero!” lo fermò Legolas “Sul serio...”
“Fammi vedere Legolas!” disse scostando infine le coperte e notando la chiazza di sangue sul materasso.
“Ho smesso di sanguinare.” sussurrò Legolas non guardandolo negli occhi, per quanto sfrontato e sicuro, in quel momento Legolas si sentiva vulnerabile, quasi imbarazzato per quello che, nonostante significasse il loro amore, era pur sempre una chiara presenza di qualcosa che per secoli era stata nascosta fra le mura domestiche.
“Miei Valar...” sussurrò Elrohir accarezzandogli il fianco.
“È normale! Che ti aspettavi? Il legame è così.” rispose Legolas.
“Così tanto?” domandò preoccupato indicando appena il sangue.
“È ancora poco, fidati.” sorrise Legolas notando in quella voce una punta d'incertezza che trovò dolce e tenera, infondo Elrohir era pur sempre un guerriero.
“Sicuro che non ti serva Lindir?” domandò il moro.
“Sono sicuro.” sorrise il principe lasciandosi abbracciare dall'altro quando questo si ristese al suo fianco avvolgendolo con le braccia.
“Non dovevo permettertelo. Dovevo aspettare, anzi dovevamo.”
“Ssssh...entro un'ora sarò in piedi.” disse sottovoce il biondo chiudendo gli occhi, ne era certo che in pochissimo tempo sarebbe stato meglio. Lo sapeva, ne era certo.
“Dimentichi che ora sento quello che senti tu...”
“Dimentichi che sei un mezz'elfo.” sorrise Legolas “Stò bene...”
“Sicuro?”
“Si...se mi vuoi aiutare accendi il camino. Dobbiamo bruciare queste lenzuola.” disse il principe scostandosi dal compagno e guardandolo negli occhi “Allora?”
“Non fa parte del legame.”
“No...” sorrise Legolas “No, hai ragione...ma spiega tu come mai hai lenzuola sporche di sangue nelle tue stanze.” sorrise Legolas appoggiando la fronte alla spalla dell'altro.
“Io chiamo Lindir!” esclamò uscendo velocemente dal letto.
“No!”
“Si!” disse indossando una larga tunica e lasciando subito la stanza.
“Fifone...” sospirò Legolas stendendosi a letto e prendendo un lunghissimo respiro.

**

“Non mi da ascolto.” sussurrò Legolas seguendo le indicazioni di Lindir e sollevano la mano quando questo glie la chiese.
“Per fortuna...” sussurrò Lindir aiutandolo ad alzarsi e testando la sua capacità di sorreggersi in piedi.
“Ma...sarei stato bene...guarda ora! E' lui che...”
“Sssh...Legolas ti prego.” lo richiamò Lindir controllando ancora alcuni momenti la sua guarigione prima di guardarlo negli occhi “Che vi è saltato in mente?”
“Non potevamo aspettare.” rispose Elrohir “Ti prego Lindir lo sai...” disse guardandolo negli occhi.
“Si lo so di voi, ma...ora? Comunque...ormai è fatto.” disse trattenendo per le spalle il principe “Ti reggi in piedi?” “Credo di si...” rispose Legolas.
“Bene, Elrohir accendi il camino, brucia le lenzuola. Forza.” disse scioccando le dita quando lo trovò imbambolato “Non sei tu ad avere qualche problema ora.” sorrise Lindir “E per quanto riguarda te...”
“Sto bene...” sussurrò Legolas.
“Legolas...ancora una volta che sento sto bene e ti arriva un pugno.” disse sorridendogli strappandogli un sorriso.
“Si...” annuì il principe “Sto...zitto.”
“Bene...” disse aiutandolo a cambiarsi per poi farlo sedere sul letto appena pulito.
“Grazie...” annuì Legolas.
“Riposa, al momento tu non hai nulla da fare.” disse Lindir mentre Elrohir si voltò quando avvertì bussare alla porta.
“E' Glorfindel.” sussurrò Elrohir ascoltando con l'orecchio teso verso la porta.
“Apri...lo sa...” annuì Legolas.
Glorfindel entrò chiudendosi la porta alle spalle.
“Ehi...” sorrise scrutandoli tutti e tre in viso.
“Ehi...” sorrise Legolas.
“E' tutto...” mormorò fra l'incuriosito e l'agitato.
“Finito, si.” rispose il principe.
“Le mie congratulazioni allora.” disse guardandolo per poi spostare lo sguardo su Elrohir “Lo lasciamo un momento con Lindir? Vieni con me Elrohir.”
“Ma...”
“Vai...” sorrise Legolas “Ho solo bisogno di riposare.”
Lindir attese che i due uscissero prima di parlare.
“Sicuro di star bene?” domandò l'elfo toccandogli la fronte.
“Mi sento debole, tutto qui.”
“Non è stato così poco il sangue.” sospirò “Ma capisco la smania. Ma...va bene forse non sono il più indicato per dirlo, però...lascia perdere, sto parlando a vanvera perchè, infondo...mi fa impressione vederti così principe.” disse alzandosi e preparando un decotto “Bevi questo, ormai devi solo aspettare di star bene.”
“Entro sera.”
“Fuori discussione, domani sera forse”
“No, questa notte partiamo. Non sono messo peggio di Elrond, posso cavalcare.”
“Io non capisco la vostra pazzia, tu...sei sempre stato pazzo, ma questo...” sospirò Lindir sedendosi sul letto “Io...sapevo di voi due, ma...”
“E allora sai il perchè, non c'era modo d'aspettare.”
“Si che c'era modo.”
“No, credimi...” sorrise Legolas.
“Non capirò mai il vostro pensiero.” sorrise Lindir.
“Se non tornassi...” disse Legolas voltandosi a guardando “Sarebbe stata una promessa non mantenuta...”
“Fatta da due ragazzini.” annuì Lindir “E ora...invece?”
“Sarebbe morto in ogni caso, ora sarà con me. Verrà con noi, potrò sentirlo.” disse Legolas alzando una mano e passandosela sul petto “Mi sono sempre sbagliato Lindir, non è vero che...non volevo sentire nulla...”
“Va bene, accetto questa tua scusante campata per aria.” ammise Lindir sorridendo “Anche se credo che l'abbiate fatto perchè soli e per non doverlo spiegare a nessuno...ad ogni modo...questa notte?” domandò Lindir con un sospiro.
“Si...me ne dai ancora?”
“No!” disse prendendogli il bicchiere dalla mano “Ora dormi, cerchi di dormire quanto meno. Riposi un paio d'ore e poi ceniamo.” disse sicuro alzandosi.
“Va bene...”
“E' strano vederti a letto.” sorrise Lindir.
“E' strano anche per me restarci.” ammise Legolas.
“Vado da Elrond.” “Si...”


**

“E' ora di cena dormiglione.” sorrise Glorfindel toccandogli la spalla.
“Hum...”
“A me non succede nulla...” borbottò il guerriero imitando la sua voce “Certo...Legolas ci sei?”
“Si...Dov'è Elrohir?” rispose sbattendo le palpebre “Perchè l'hai portato fuori prima?”
“Con suo fratello.” rispose toccandogli la fronte “Quanto meno non hai febbre.”
“Ci manca anche questo.” rispose spostandogli la mano “Ehi!” esclamò sbuffando.
“Bentornato fra noi. Come va?” domandò aiutandolo a sedersi sul letto.
“Meglio, molto meglio. Che dovevi dire a Elrohir?”
“Una pazzia dovevi farla. Te l'ho anche concessa...ma ora basta, ora si va a Bosco Atro e poi torniamo a Valinor.”
“Glorfindel...”
“E va bene!!! Dovevo chiedergli delle cose per la fuga che a te non devono importare ora! Intesi? Stanne…lontano ancora un paio d'ore, mangia e rimettiti in sesto poi te ne riparlo. Non sei fuori pericolo ancora sai?” disse Glorfindel sincero ma risoluto “Manca poco, ma...non pensare ad altro.”
“Non morirò dissanguato Glorfindel.” sorrise il principe.
“Lo diremo dopo che che ne dici?” rispose il guerriero “Prima ti devi mettere in piedi su...”
“Si.” annuì Legolas.
“Ed eccolo qua il principe...” sorrise Glorfindel “Sai...io vi ricordo tutti e due che ancora non camminavate.” disse accarezzandogli la spalla quando il biondo si sollevò sedendosi sul morbido materasso.
“Non mi racconterai tutta la storia vero ora?”
“No...volevo...insomma...oh Legolas Stai zitto! Stavo solo per dire che se doveste cadere, tutti e due....io ci sarò. Vi aiuterò...” “Grazie.” sorrise appena Legolas.
“Con calma, prendi il tuo tempo. Poi andiamo.”
“Si...” sorrise il principe.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10
 

Non passò molto prima che Elrohir bussasse alla porta della stanza ed entrasse sorridendo ai due.

“Io...vado da Elrond...” disse Glorfindel passando al fianco del moro e lasciandogli una piccola pacca sulla spalla.

“Grazie Glo...” sorrise Elrohir prima di trovarsi solo con Legolas.

“Ammetto che avrei preferito averti qui fino ad ora.” Ammise il principe “Ti avevo detto che dovevo solo riposare.”

“Scusa...io...sono abituato al sangue, ma sinceramente...”

“Non così. Non preoccuparti, succede solo per il legame. Non accadrà più, puoi starne certo.”

“Mi sono agitato più io di te.” ammise andando a sedersi sul bordo del letto sporgendosi per baciarlo sulle labbra.

“Sai...quando sono partito pensavo di andare diretto a Bosco Atro, fare chissà quale impresa e tornare. Non pensavo di finire a letto...così.” rise Legolas accarezzandogli le braccia mentre il moro lo teneva stretto con le mani sulle sue spalle.

“Già, io non pensavo di sposarmi in due giorni dopo secoli che non ci pensavo sinceramente.” sorrise Elrohir “E non pensavo che sarei arrivato a mentire ad Elladan.”

“Glie lo dovrai dire...”

“Si, lascerò una lettera poco prima di partire.” annuì il moro “Elladan è...un po’...così...sulla questione.”

“Sul fatto di mio padre e vostro padre.” concluse il principe annuendo flebilmente ed unendo le labbra pensoso.

“Già...”

“Bhe ormai...” sorrise l’elfo guardandolo poi dritto negli occhi “Tuo padre lo conosco, su mio padre non assicuro.”

Elrohir rise accarezzandogli la schiena con la mano.

“Come va?”

“Molto meglio, devo solo mangiare e basta.”

“Mi fa impressione, non ti ho mai visto neanche con un graffio. Figurarsi vederti a letto.”

“Me l’ha detto anche Lindir.” sorrise Legolas “Ma sto bene, dai vieni da una famiglia di curatori lo sai come funziona.” disse Legolas “È passata...”

“Chi direbbe mai che un legame elfico comporta, insomma...questo?”

“Il sangue lega, non scordarlo mai.”

“Solo mangiare quindi?”

“Si, solo...” sospirò Legolas appoggiandosi al suo fianco.

“Non stai bene...”

“Sto bene, Elrohir mangio solo verdura e frutta...ho bisogno di mangiare.” sorrise “Forza...” sussurrò alzandosi “Dove sono i miei vestiti?”

“Qui!” Elrohir si alzò afferrando i suoi abiti “È un problema se mangiamo in stanza?”

“Decisamente, desterei sospetti come ospite.” rispose Legolas fermandosi a guardarlo “Ehi...non fare nulla di diverso da quello che facevi prima. Intesi? Non sono in pericolo.”

“Giusto...allora mi odierai.”

“Già lo so.” ghignò il principe “Che c'è per cena?”

 

**

 

“Butta giù Legolas.” rise Glorfindel vedendolo tagliuzzare la carne nel piatto.

“Calma!” sospirò il principe.

“Si certo, muoviti.” lo incitò Glorfindel riprendendo a parlare con Eldarion.

Legolas lo fissò alcuni secondi prima di distogliere lo sguardo e tornare a concentrarsi sul piatto.

“Legolas se vuoi possiamo farti portare altro.” disse Eldarion.

“No!” Esclamò Glorfindel “A lui piacerebbe, ma ha bisogno d’energia per l’imminente viaggio. E iniziamo subito.” disse il guerriero sorridendo “A lui non piace ma...non si fa così per i bambini con le verdure?”

Il principe sorrise notando Elladan annuire.

“Grazie Eldarion, è molto gentile da parte tua, ma va bene così.” rispose Legolas riprendendo a mangiare con tutta la calma che solo un principe poteva avere.

La carne lo ripugnava, poteva sopportarne un po' per necessità, ma spesso era il suo corpo che gli chiedeva venia e avrebbe preferito il digiuno. Certo in guerra aveva accettato quello che gli veniva offerto, ovviamente secondo lo stile elfico di mangiare una volta a settimana.

Mangiò mezza fetta di carne molto lentamente, ma riuscì a buttarla giù, per poi iniziare a tagliuzzarne i pezzi senza trovare la forza di portare la forchetta alla bocca. Sapeva che aveva bisogno di proteine, il legame per quanto ne dicesse, lo aveva sfiancato.

“Ehi...dalla a me, non sprecare la carne.” sorrise Elrohir sottovoce e seduto al suo fianco vedendolo in difficoltà “Dai prendi altro. Spinaci? Ti va?”

“Si ti prego.” sussurrò Legolas porgendogli il piatto “Grazie...” sorrise quando Elrohir prese la carne che mangiò con gusto e Legolas potè servirsi tutte le verdure di cui ne aveva voglia. Glorfindel si limitò a lasciargli delle lunghe occhiate mentre teneva impegnati Elladan ed Eldarion con una lunghissima discussione di cui non ricordava più l'inizio.

 

**

 

“Le armi! Elrohir!” esclamò sottovoce Glorfindel nel pieno della notte.

“Nell’armadio.” rispose il figlio del signore d'Imladris indicando il mobile “Elrond?”

“Lo farà uscire Lindir. Noi passiamo dalla via principale.” disse Glorfindel.

“Come mai?” domandò Elrohir.

“Una passeggiata innocua.” spiegò Legolas rientrando in stanza con una sacca vuota e sistemando i pochi averi che aveva portato con se.

“Io...vado a prendere da bere per il viaggio...” si giustificò Glorfindel uscendo.

“Da bere?” Domandò Elrohir.

“Voleva lasciarci soli...” disse Legolas posando la sacca sul letto e legandola.

“Ah...”

“Già...” sorrise il principe “Guarda che tu lo conosci più di me.”

“Che pensi?”

“In che senso?”

“Questo...insomma tu potresti ordinare e avresti l'esercito al tuo servizio.” disse Elrohir deglutendo “Sei della famiglia reale, sei il principe e...bhe in quanto qui anche successore al trono...”

“Sai che ho sempre odiato la vita da principe...” disse voltandosi cercando la sua sopravveste e liquidando velocemente quel discorso che ricordava averlo messo sempre e solo nei guai. Se diceva di non voler essere principe gli altri elfi si adiravano, avrebbero voluto trovarsi al suo posto e lo consideravano pazzo a negarsi quella fortuna, se per caso e malauguratamente informava suo padre di non volerne sapere del trono nel migliore dei casi sarebbe stato richiuso a palazzo, nel peggiore punito. Solo dopo però razionalizzò che anche Elrohir aveva il titolo di principe, proprio come il fratello e che infondo le loro decisioni di allontanarsi dal governare non erano così differenti.

“Si, lo so bene.”

“Ecco...se torneremo sani e salvi...ti giuro che vivremo tranquilli e pacifici in una residenza ovunque tu voglia, non mi importa. Forse posso anche pensare a tenere il titolo...forse, non te l'assicuro.”

“Oh oh fermo...ci hai già provato Legolas, non è nelle tue corde.” sorrise Elrohir.

“Lo so, ma...voglio provare. Voglio riuscirci ora che ho te...e di certo non posso trascinarti in ogni mia pazzia.” ammise sottovoce voltandosi a chiudere per l'ennesima volta la sacca, già chiusa, quando Elrohir gli afferrò il mento, sollevandolo un poco e baciandolo.

“Se non fossi così non ti amerei.” ammise Elrohir “Guai a te se cambi, hai capito?” sorrise baciandolo di nuovo per poi lasciarlo andare.

“Sarà, ma mi stramaledirai.”

“Non credo...” sorrise strappandogli ancora un bacio “Bene...dove si è cacciato ora? Glorfindel!” Esclamò aprendo la porta e trovandolo sulla soglia “Non c’è bisogno che tu te ne vada, a parte quando siamo a letto. Non che mi disturbi.” disse ridendo.

“Se ti sentisse tuo padre...” sorrise Glorfindel.

“L'ho detto apposta, ehi non fuggire.”

“Sarà fatto.” sorrise il guerriero “Avete roba che si rompe nelle sacche?”

“No...” rispose risoluto Legolas lanciandogli la sua “A te l’onore.”

“Cosa?” domandò Elrohir poco prima di vedere il guerriero buttare fuori dalla finestra la sacca del principe e poi la sua.

“Elrohir ti sei arrugginito.” rise Glorfindel.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 

L’alba guise presto sul cammino dei fuggiaschi.

Lindir si avvicinò al principe col proprio cavallo cogliendo la sua attenzione.

“Tutto bene?”

“Si, non preoccuparti più per me, guarda Elrond.” sorrise lasciando che l’elfo avanzasse e parlasse col giovane.

Glorfindel, in avanguardia, si guardò indietro, il biondo principe di Bosco Atro lo notò annuendogli con la testa ed accostandosi al compagno.

“È spaesato.” disse cercando lo sguardo di Elrohir.

“Elrond? Sai da quanti anni non esce dai confini di Gondor?” domandò il moro sibilando subito dopo e serrando gli occhi.

“Ehi...” sussurrò Legolas sporgendosi e posandogli una mano sulla schiena “Fermi!” urlò facendo bloccare il gruppo e tirando la cavalcatura dell'altro verso di se così che non si muovesse.

“Elladan...” sussurrò Elrohir passandosi le mani in fronte.

“Hum?”

“Si è svegliato...” sospirò guardandosi attorno quando trovò la forza di sollevarsi.

“Glorfindel! Prendi Lindir, Elrond vieni qui!” disse subito Legolas.

“Cosa?” domandò Glorfindel.

“Abbiamo poco tempo per uscire dai confini.” Spiegò avvicinandosi al cavallo del più giovane e accostarlo al proprio “Sali Elrond...”

"Lo prendo io, si ammazza Legolas. Non ce la fa." disse Elrohir strattonando il cavallo del nipote e avvicinandolo al suo "Vieni da me, sali."

"Il mio cavallo?" domandò il giovane preoccupato per l'animale, per quanto avesse vissuto con gli umani manteneva pur sempre, anche se latente, la sua indole elfica.

"Ci segue, non ti preoccupare." sorrise Legolas lanciando il cavallo al galoppo.

"Da dove vuoi passare?" urlò Glorfindel seguendolo.

"Fangor." rispose Legolas.

"Sei pazzo? Siamo sotto alle tue terre. Attraversiamo il Dagorland!"

"No, voglio vedere che cosa si sono lasciati dietro e voglio vedere Lorien." rispose Legolas "Elrohir?" lo chiamò rallentando appena l'andatura.

"Non mi piace, ma accetto l'idea." disse spronando il cavallo.

"Lindir. Ce la fai?"

"Sono più lento di voi, mi dispiace." rispose preoccupato.

"Vai avanti, Glorfindel supera Elrohir."

"Tu resti per ultimo?" domandò il guerriero.

"Sono il più veloce di voi, vai!" rispose fermando il cavallo e posizionandosi infondo aspettando che tutti l'avessero preceduto di qualche decina di metri prima di riprendere il passo.

Corsero per un paio d'ore prima di ritenersi al sicuro, al di fuori dei confini di Gondor dove, senza permesso, le guardie non sarebbero andate.

Legolas avanzò quando Glorfindel si voltò ad incrociare il suo sguardo.

"Fermiamoci." disse il principe smontando poco distante lasciando il cavallo libero di muoversi e rifocillarsi.

Lindir si avvicinò al ragazzo aiutando Elrond a scendere.

Glorfindel guardò la scena unendo le labbra.

"Non possiamo più correre." sussurrò rivolto a Legolas "E' stremato."

"Non intendo più farlo infatti..." rispose Legolas "Ecco perchè le foreste." rispose guardandolo negli occhi."

"Se non sono maledette."

"Non lo sono..." sussurrò il principe avvicinandosi a Lindir ed Elrohir aiutandolo a sistemarsi a terra, seduto contro ad un albero.

"Ehi...sei stato molto coraggioso. Ora riposiamo." disse sollevandosi notando lo sguardo di Elrohir chiedergli di seguirlo.

Il principe si voltò verso l'uccisore del balrog e con un colpo del mento indicargli di vigilare mentre lui si allontanò con il compagno.

"Io ti amo, ma non te lo lascio uccidere." disse Elrohir fermandosi sul limitare di un vialetto all'interno di un piccolo boschetto proprio sul limitare della foresta; la luce del sole ancora filtrava fra le basse fronde.

"Non lo rifaremo più." rispose Legolas "I boschi ci proteggeranno, dovevamo uscire da Gondor prima che Elladan organizzasse una squadra e venisse a cercarci."

"Bhe...l'ha organizzata ed è arrabbiato." sospirò Elrohir "E fa tremendamente male sentirlo così..."

Il principe si avvicinò accarezzandogli il viso.

"Ehi..."

"Ce la faccio." rispose schiarendosi la voce "I boschi? Qui sei tu il maestro..." sorrise appena il moro.

 

**

 

Glorfindel tornò per l'ennesimo giro di ronda.

"Nulla, nulla e nulla." rispose Glorfindel.

"Che ti aspettavi? Orchi? Sono finiti mi dispiace." rise Elrohir.

"Giusto un paio per riscaldarmi." sorrise Glorfindel.

"Un paio? Un paio di centinaia." specificò Legolas.

"Hum si...ci spostiamo?" domandò l'uccisore del Balrog.

"Si..." annuì Elrohir "Siamo troppo vicini ai confini di Gondor, se ricevono il permesso d'uscire qui ci vedrebbero. Ed è quasi buio, meglio non muoversi..." disse il moro alzandosi "E ci serve un fuoco per Elrond, ci serve un posto riparato."

"L'ho trovato!" esclamò Glorfindel indicandolo "Con me." disse fischiando poi ai cavalli che li seguirono. S'addentrarono nel bosco fin a raggiungere una grotta abbastanza profonda e alta per proteggerli tutti.

"Oh...questa...?" domandò Elrohir "Sono uscito spesso dai confini ma..."

"Ma uscivi a cercare posti dove nasconderti Elrohir?"

"Bhe no..."

"E allora." sorrise il guerriero "Non toccate le provviste, ti piace la carne di coniglio?" domandò il guerriero abbassandosi di fronte al più giovane.

"Si..." annuì Elrond.

"Allora vediamo di prenderne uno, Elrohir vieni con me. Legolas accendi un fuoco. Lindir..."

"Immagino prendi dei rami per un letto." sorrise l'elfo.

"Giusto Lindir!" sorrise Glorfindel.

"Mi sei mancato molto Glorfindel, davvero. I tuoi ordini mi sono mancati molto."

 

**

 

Lindir posò a terra delle piccole fascine di legno che avrebbero usato per alimentare il fuoco durante la notte.

Si voltò guardando il giovane profondamente addormentato sul letto di fortuna che si era premurato di sistemargli.

"Legolas..." lo chiamò sedendosi di fronte al fuoco.

"Hum?" domandò il principe.

"Lo sai perchè Elrohir...ti aveva...rifiutato?" domandò Lindir.

"No, ma immagino che tu me lo stia per dire." disse fermandosi e alzando lo sguardo dai ramoscelli di legno secco che stava rompendo per metterli nel fuoco.

"Tuo padre lo scoprì, Elrond ricevette diverse lettere di far desistere Elrohir...ovviamente conosci la tenacia dei gemelli per sapere che non mollano." ammise strappando un sorriso a Legolas "E...diciamo che la questione andò avanti alcuni mesi."

"Si, diversi mesi...credo anni Lindir..." rispose sottovoce il biondo principe.

"Per me mesi o anni è indifferente, finchè non passano i millenni non considero molto il tempo Legolas." sorrise l'altro elfo.

"Vero..." sorrise "Che successe?"

"Delle guardie di Bosco Atro arrivarono a Imladris una notte. Visto che le parole non erano bastate..."

"No..."

"Ebbene si, Elrohir desistette e ti disse di no solo perchè queste puntarono una decina d'archi e due pugnali alla gola di Arwen."

"Valar." sospirò Legolas chiudendo gli occhi e passandosi una mano sulla fronte.

"Non andarono da Elrond, non presero suo fratello...andarono..."

"Dalla più indifesa! Perchè faccio parte di un popolo di maledetti bastardi!" ringhiò il principe sottovoce.

"Ti ha sempre pensato Elrohir..." ammise Lindir "Anche se...non ha mai detto nulla..."

"E io che...no lascia perdere..." sospirò.

"Ormai quel che è fatto è fatto." rispose Lindir "Però era giusto che lo sapessi. Non...parlo dei fatti degli altri, non l'ho mai fatto. Mai. Ma...questo...dovevi saperlo."

"E sono contento che tu me l'abbia detto." ammise Legolas riprendendo a rompere i legnetti “Grazie...”

“Prego...” sorrise Lindir “Io...sono molto legato a loro...e...bhe non farlo soffrire.”

“Non è mia intenzione.” annuì Legolas.

"Cena!" esclamò Glorfindel comparendo all'ingresso della grotta seguito da Elrohir "Chi vuole del coniglio?"

 

**

 

Elrohir raggiunse Legolas sul limite della grotta, il fuoco era stato abbassato così che emanasse meno luce, ma che mantenesse il suo calore dovuto alla brace che bruciava ancora. Si sedette al suo fianco estraendo dalla tasca una piccola pipa.

"Oh no..." sorrise Legolas.

"Solo la sera dopo cena." rise Elrohir.

"Puzza..."

"Non è una cosa da elfi puri infatti." sospirò Elrohir prendendo una prima e lunga boccata.

"Mi ricorda Aragorn." rispose Legolas.

"E' la sua." ammise Elrohir voltandola e mostrandogliela "Almeno...una delle sue."

"Oh..."

"Mi manca..." sussurrò Elrohir.

"Non dirlo a me..." ammise Legolas "E ora Gimli...non so neanche se è ancora vivo."

Elrohir l'abbracciò sistemandolo contro di se, accomodandolo al suo petto e baciandogli la tempia.

Il principe si lasciò cullare del dolce abbraccio, abbracci che spesso gli erano mancati per tutta la sua vita e di cui, col passare degli anni, ne avvertiva sempre di più la mancanza. Forse uno dei motivi per cui non aveva neppure pensato alle conseguenze del suo gesto e aveva detto immediatamente si al legame con Elrohir. Avventato? Forse, ma di una cosa ne era certo: l'amore non sarebbe mai mancato. Poteva essere sopraffatto da una miriade di problemi, ma quello non gli sarebbe mai mancato.

Glorfindel li notò, li guardò per alcuni momento e poi si alzò avvicinandosi ai due.

"Sto io di guardia." disse guardando di fronte a se la fitta boscaglia.

"No, vai a riposare. Noi siamo svegli." disse Legolas.

"No, vai a riposare. Elrohir con lui, forza. Il vostro legame ha solo un giorno, oggi avete già azzardato troppo e domani dovremo muoverci, dai..." disse toccando una spalla ad entrambi fin quando i due non si decisero ad alzarsi.

"Grazie." sorrise Legolas.

"Vai a riposare principino."

Elrohir si rifugiò nella grotta sistemando a terra un mantello per poi stendersi sopra di esso e lasciare che Legolas si stendesse al suo fianco coprendolo con un secondo mantello.

Sorrise quando il biondo l'abbracciò.

"Promettimi una cosa..." sussurrò sfiorandogli con le labbra l'orecchio.

"Cosa?"

"Che faremo di tutto per far si che le nostre famiglie si parlino." disse allontanandosi un poco guardandolo negli occhi "Non devono...amarsi, ma solo parlarsi..."

"Te lo prometto." annuì Legolas.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

"Fangor..." sussurrò Glorfindel trovandosi di fronte la foresta, la scrutò diversi momenti prima di voltarsi lentamente verso il biondo al suo fianco "Sei sicuro Legolas?"

"Si." annuì il principe "A te il mare...a me i boschi."

"E io dove vengo classificato?" domandò Elrohir ascoltando il loro discorso.

"A casa tua!" esclamò Glorfindel girandosi enfatizzando il gesto e facendo ridere tutti i presenti compreso Elrond.

Legolas si voltò notando il giovane sorridere.

"Elrond, vieni con me..." sorrise passandogli un braccio sulle spalle quando si avvicinò ad egli "Voi siete abbastanza grandi da seguirmi." disse per poi tornare a guardare il giovane "Cosa vedi?"

"E' pericoloso?" domandò Elrond.

"Tutt'altro." sorrise il principe accarezzandogli la schiena cercando di dargli forza, sapeva bene che quel ragazzo non aveva mai visto nulla di simile, men che meno una foresta di quelle dimensioni abitando dentro le mura di Gondor.

"Insomma..." sussurrò Glorfindel.

"Era prima della sconfitta di Sauron!" sbuffò Legolas "Non ti spaventare, è solo una foresta molto antica. Hai mai sentito le piante parlare fra loro?"

"No...io..."

“Non ti giustificare, ho visto tuo padre a Mimas Tirith...” sorrise “È normale sei cresciuto in una città di uomini, vieni con me.”

Elrohir si affiancò sfiorandogli il braccio.

“Sono lo zio, se permetti...” sorrise guardando Legolas.

“Oh ma certo...” rise l’elfo “Vedi Elrond...gli alberi parlano e...si muovo...ehi!” Esclamò alzando la voce “Sono sempre io! Vi siete già dimenticati di me?” urlò guadando in alto “Duecento anni fa, un elfo, un nano e un uomo? Buongiorno!”

La foresta subito si acquietò mostrano un passaggio di fronte a loro.

“Così va meglio, grazie.” Sorrise Legolas.

“Che succede?” domandò Elrond “Come fai?”

“E' un'esibizionista.” sbuffò Elrohir tenendosi stretto il nipote a se.

“Sono un sindar.” sorrise il principe “Se il principe Elrond vi chiede qualcosa, come chiunque di chi mi accompagna rispondete come a me, se facessero qualcosa di sbagliato ne rispondo io.” disse calmo guardandosi attorno, scrutando le piante, i rami, le chiome verdi “Va bene?”

La foresta rilasciò solo una breve brezza.

“Grazie...”

“Hanno detto qualcosa?” domandò Elrond incuriosito da quello scambio silenzioso di battute fra il principe e la foresta.

“Che va bene...” spiegò Legolas “Non preoccuparti, neanche tuo zio capisce.” rise guardando Elrohir sbuffare “Ascoltatemi! Dobbiamo arrivare a Bosco Atro, attraverseremo la vostra foresta, se foste così gentili da parlare chiaramente a dei mezz’elfi vi amerei in eterno.”

“Non mi dire.” ghignò Glorfindel alzando poi la voce “Si concordo, parlate anche con loro...”

“Tu li senti?” domandò Elrohir.

“Io e Lindir si...signori è un dato di fatto che abbiate sangue umano.” rispose Glorfindel avanzando vicino al principe.

“Io...” sussurrò Elrond.

“Benvenuto fra gli elfi...” sorrise Legolas avvicinandosi di nuovo al giovane e stringendo un poco la presa sulle spalle “Siamo al sicuro, nessuno ci segue e abbiamo protezione fino all’uscita dalla foresta.”

Elrond sorrise annuendo.

“Dai, avanza...non ti fanno nulla...piano!” rise spostando un ramo “Non è abituato, ha vissuto tra gli uomini fino a ieri sera, vi prego piano...dategli il tempo d’abituarsi, vi darò ogni spiegazione...” sorrise Legolas notando un ramo farsi avanti molto lentamente verso di loro “Così va bene...ci voglio aiutare Elrond...”

“Co...come?”

“Guarda...” sorrise Legolas sedendosi sopra di esso lasciandosi trasportare fin al ramo successivo “Prova Elrond.”

“Vai...” sorrise Elrohir incitando il nipote quando si voltò a cercare il suo consenso e subito dopo, impacciato, seguì il principe.

“Così...state attenti...vai avanti Elrond...” sorrise Legolas.

Glorfindel lo seguì affiancandosi al principe.

“Siamo qui per una missione non per insegnare a un ragazzino a comportarsi da elfo, velocizza i piani.” disse serio, ma sottovoce, guardandolo negli occhi.

Legolas lo fissò annuendo subito dopo.

“So che è dura ma torna alla realtà principe...” sussurrò seguendo il giovane.

“Ti ha già redarguito?” Sorrise Elrohir.

“Ha ragione...” ammise Legolas voltandosi a guardare Lindir che li superò subito dopo.

“Bhe forza!” Esclamò Elrohir.

Il viaggio proseguì senza intoppi fino al tardo pomeriggio quando Legolas scese a terra aspettando gli altri.

“Propongo di fermarci...riposeremo qui.”

“Possiamo continuare.” disse Glorfindel.

“Elrond no.” Rispose Lindir “Scusate se vi fermo, ma non può riuscire ad affrontare una notte ancora...”

“Non si discute ci fermiamo. E soprattutto pensiamo al percorso di domani.” disse Legolas guardando tutti.

“Tu che sei amico loro, chiedigli dei rami secchi per il fuoco.” sorrise Glorfindel.

“Paura?” Sorrise Legolas lasciando cadere la sua sacca dal cavallo che gli si avvicinò. Tutti i cavalli erano stati fatti entrare nella foresta e avevano seguito i propri padroni da terra fin al punto in cui avevano deciso di fermarsi.

“Simpatico...” sbuffò Glorfindel poco prima di trovarsi dei rami secchi ai piedi.

“Avevo detto che qualsiasi vostra richiesta l’avrebbero ascoltata.” sorrise Legolas “Accendi il fuoco, io e Lindir controlliamo al zona, Elrohir aiuta Elrond.”

“Si...” annuì il moro aiutando il ragazzo a sistemarsi.

“Sicuro che vuoi me Legolas? Non preferiresti Elrohir o Glorfindel per controllare?” Domandò Lindir.

“Siamo al sicuro, finché siamo qui dentro siamo intoccabili.” disse Legolas tranquillo voltandosi a guardarlo “In verità non volevo che Elrond mi sentisse, volevo parlare di lui.”

“Ah...” sorrise Lindir “Sta...bene. Stranamente bene. A parte il fatto che si stanca a una velocità impressionante, ma lo avevo previsto.” ammise l’elfo “Deve solo mangiare e man mano si rafforzerà, se la smette di cavarsi sangue ancora meglio. Vedrai il miglioramento da oggi a domani di già. Per tutto il resto ci vorrà tempo, conoscere il vivere da elfo come noi conoscevamo quelli degli umani....sarà abbastanza lungo come...studio.”

“Ma...non ha detto nulla...insomma...non parla.”

“Si bhe...esatto...forse inizia a rendersi conto che è fuggito dai suoi genitori.” disse guardandosi alle spalle “È l’unica cosa che ci deve preoccupare la sua reazione a quando ne sarà pienamente consapevole. Tu sei fuggito varie volte, potresti parlargli...”

“Troverò le parole giuste.” annuì Legolas.

“Quindi Lorien? Siamo sicuri di voler arrivare la considerando che forse c’è suo fratello?” Domandò Lindir.

“Penso che andremo io e Glorfindel in avanscoperta...” ragionò Legolas guardandolo “E torneremo a riferire se possiamo andare o no....”

“Azzardato, starete via un giorno, vi rallenteremo.” Soppesò Lindir “Perderete un giorno prezioso...comunicheremo mentalmente.”

“Non è la comunicazione che mi preoccupa Lindir, è che con voi ci sarà solo Elrohir istruito a quel genere di combattimento. So che te la cavi, ma qui si parla di scontrarsi con soldati se e quando li troveremo.” ammise Legolas.

“Hai ragione anche tu...” sospirò guardandosi attorno “E se tornassimo indietro? Ci troviamo all’ingresso sud di Bosco Atro fra tre giorni.” disse in un barlume di speranza “Passiamo per il Dagorland, è sicuro, un giorno di cammino, ci aiuterà Fangorn e...”

“No, Elladan ci starà cercando.”

“Cercando?” domandò Elrohir raggiungendolo “Elladan è già qui.” l’informò il moro “È più di un’ora che gira attorno alla foresta, non lo lascia entrare.”

“Lo senti?” domandò Legolas scrutando il compagno negli occhi.

“Chiaro e forte...” sospirò.

“È solo?”

“Pare...” disse guardandosi alle spalle quando Glorfindel si avvicinò seguito da Elrond “Che faccio Glo?” sussurrò il più giovane dei gemelli.

“Fallo venire qui...” rispose il guerriero “Proveremo a parlarci.”

Elrohir sospirò annuendo. Legolas si sporse afferrandolo per un braccio e cogliendo la sua attenzione.

“Ehi...”

“Alzerà la voce e cercherà di portarlo indietro.” disse guardando Elrond preoccupato.

“Zio...” lo chiamò il giovane “Tu non sei...responsabile per me...”

“A centocinquanta anni si Elrond!” rispose prendendo un lungo respiro “Come il più vicino a te di sangue sono responsabile per te.”

“Ma io non voglio!” rispose il ragazzo “E per Elros chi è responsabile?” domandò prendendolo alla sprovvista.

“Elrond...” sospirò Elrohir guardando il nipote.

“Fermi.” lì bloccò Legolas “Avete ragione entrambi ed ora non abbiamo tempo per discuterne, Elrohir vieni con me andiamo incontro ad Elladan, voi restate qui. Mangiate nel frattempo e riposate.” disse facendo segno a Elrohir di mettersi in marcia.

“Dovevi portati Glorfindel...”

“Così alle prime urla gli metteva le mani al collo e gli leggeva il libro della sua vita?” domandò Legolas “Lo sai meglio di me che Glorfindel reagisce così.”

“Appunto per questo dicevo che dovevi portare lui...” sorrise appena Elrohir facendosi subito serio “Bene...andiamo.”

 

**

 

Legolas alzò il viso guardando gli alberi.

“È qui fuori...” sussurrò rivolgendosi ad Elrohir.

“E allora forza, prima è meglio è.” disse risoluto voltandosi verso il limitare della foresta attendendo che questa rivelasse la sua uscita.

Legolas si affiancò stringendoli la mano pochi secondi prima di lasciarlo avanzare.

Non passò molto prima che Elladan comparisse alla loro vista rimanendo muro e impassibile di fronte ai due.

“Elladan...”

“Non una parola Elrohir!” urlò il fratello guardando poi Legolas.

“Mi fidavo di te!”

“Si pure io, poi ho cambiato idea quando ho capito che eri contrario a...”

“A cosa???” esclamò avvicinandosi pericolosamente; Elladan, come il fratello, era decisamente più piazzato di Legolas che, mantenendo le fattezze dell’elfo dei boschi era più esile e apparentemente, anche se erroneamente, delicato “A farli uccidere tutti? È questo che vuoi?”

“Uccidere?” domandò Elrohir “Ma stai ragionando su quello che dici, Elladan?” domandò il fratello frapponendosi fra i due.

“Siete voi che non state ragionando!” urlò poco prima di essere afferrato da un ramo dell’albero proprio dietro di se e venire legato al tronco dello stesso.

“No!!!” urlò Legolas “Lasciatelo! Ve ne prego! Non vuole farci del male.” disse ruotando su se stesso guardando le chiome degli alberi fin quando l’albero non lo lasciò andare con un piccolo tonto verso terra.

“Elladan...te ne prego...ascoltami...” disse Elrohir avvicinandosi al fratello.

“Stai fermo!” urlò alzando una mano sollevandosi un poco da terra.

“Ascoltami...”

“E che cosa dovrei sentire?”

“Che sei un idiota piccolo ragazzino emotivo.” Tuonò dietro di loro la voce di Glorfindel seguito a poca distanza da Lindir e dal giovane Elrond “Allora vuoi rimanere qui a urlare perché ti abbiamo escluso dai giochi o vieni con noi e risolviamo questa situazione?” domandò il guerriero.

“Siete tutti tacciati di tradimento...” sbuffò Elladan lasciando cadere la nuca contro il tronco sul quale si era adagiato nel sollevarsi.

“Oh Bhe, non è un problema...” sorrise il guerriero “Una volta in più, una in meno...e dimmi, solo perché siamo fuggiti?”

“Perché avete rapito il principe.” disse indicando col mento il giovane che si morse le labbra e solo a un cenno di Lindir si lanciò fra le braccia dello zio.

“Piccola peste...” sorrise Elladan tenendolo stretto “Perchè mi fai dannare così?” disse lasciandogli un veloce bacio sulla nuca guardando poi il gemello “Ne ho anche per te.”

“Pure io.” sorrise Elrohir porgendo la mano a Legolas che l’afferrò e si adagiò al suo fianco.

“No...”

“Già...quando troveremo sire Thranduil vedi di essere gentile, sai...” disse sorridendo guardando poi Legolas “Sarebbe diventato nostro parente da un giorno...”

“Voi due siete completamente pazzi.”

“Allora Elladan! Sei dei nostri?” sorrise Glorfindel.

“Che dovrei fare?” Sospirò “Si...” annuì accarezzando la schiena del nipote per poi spostarlo e lasciarlo alzare “Stai meglio...” disse scrutandolo in viso.

“Anche a lui serviva una strigliata.” sorrise Glorfindel “Allora, torniamo dov’eravamo. Domani ci aspetta un lungo viaggio.” disse voltandosi.

“Ma voi...due...”

“Ehm...Elladan...dopo...” sorrise Elrohir.

**

 

“Sicuro di non scambiarci una volta o l’altra?” sussurrò Elladan sedendosi al fianco del principe mentre gli altri erano intenti a preparare le ultime cose per l’imminente ed ennesima partenza.

“Sicuro.” annuì Legolas.

“Spero che questo non ci porti più guai di quello che già avevamo Legolas.” rispose serio cercando d’intercettare il suo sguardo “Mio padre ne ha già passate senza venire a sapere dell’ennesimo problema ai suoi figli.”

“Lo impedirò ad ogni costo.” rispose Legolas “E comunque prima dobbiamo trovare l’unico che può causarlo quel problema.” disse guardando le fronde degli alberi sopra di se.

“Tuo padre...proprio...non lo sentì?”

“No...so solo che è vivo.”

“È già qualcosa.” rispose Elrohir raggiungendoli.

“Per quanto valga...” ammise preoccupato schiarendosi la voce.

“Cosa ti turba? A parte insomma...tutto questo?”

“Mio padre non è come sembra.”

“Ah si certo, quello l’abbiamo capito. Anche tu a dir il vero.” sorrise guardandolo.

“Non sto parlando dell’aspetto...o forse si...” disse scuotendo il capo “Si fa forte, ma la verità è che impiega buona parte delle sue energie a nascondere la ferita che...lo sai Elladan.”

“No, non lo so.” disse guardandolo negli occhi.

“Nella Battaglia, quella battaglia...quella che ha dato inizio all’astio con tuo padre...mio padre è rimasto gravemente ferito. A dire il vero pensavano che non sopravvivesse e invece...” si fermò unendo le labbra in una smorfia “È deturpato sul lato sinistro del viso, vede da un solo occhio e ha una bruciatura che gli occupa buona parte del petto, della spalla sinistra e la schiena.” Ammise con non poche difficoltà “Ho paura di scoprire cosa gli abbiano fatto...”

“Se riesce a nasconderle da così tanto tempo, dopo diverse guerre a cui ha partecipato forse non è poi così in pericolo come credi.” disse Elladan cercando di confortarlo.

“Non hai idea dello sforzo che impieghi a nascondersi Elladan.”

“Oh invece penso di comprenderlo.” sussurrò guardandosi attorno assicurandosi che tutti fossero di nuovo impiegati a sistemare le loro cose, per poi sistemarsi di fronte al principe e sollevare la manica della giubba.

“Che cosa fai?”

“Avevo mille anni...” sussurrò mentre una brutta cicatrice comparve sul braccio dell’elfo “Non chiedermi come mio padre abbia fatto, stavo morendo dissanguato e ti assicuro che ogni nervo, tendine, vena era recisa.” disse guardandola ancora pochi secondi per poi occultarla di nuovo “Non l’avrò in viso, ma so qualcosa per quanto riguarda il nascondere.” sussurrò “E so anche che...se dovessi scegliere fra il nasconderla e perdere la vita e il mostrarla ma potermi salvare...la mostrerei e spero che tuo padre non abbia ceduto alla vanità e sia così testardo come sembra.”

“Grazie...” sussurrò Legolas.

“Starà bene.” disse voltandosi a guardare gli altri “Andiamo?”

“Si...” annuì Elrohir avvicinandosi poi a Legolas e posargli le mani sulle spalle “Tutto bene?”

“Si...” rispose Legolas “Sto bene ormai. Su andiamo...” il principe spinse il compagno avanti seguendolo con passo lento così che Elrond non si stancasse di prima mattina.

“Avete legato sotto al mio naso?” domandò improvvisamente Elladan cogliendoli di sorpresa.

“Due giorni fa, si...” ammise Legolas guardando Elladan.

“Hai avuto problemi?” domandò con quel tono che solo un curatore poteva avere.

“No...insomma...quello che deve accadere immagino.” ammise sorridendo ad Elrohir che gli si affiancò portando un braccio attorno alla sua vita.

“Ora...non senti nulla però, insomma...”

“No Elladan sto bene.” disse cercando lo sguardo di Lindir e “Poi c’era lui...”

“Già...” annuì l’elfo alzando una mano fingendo di salutarlo come se lo vedesse per la prima volta quella mattina.

“Elrond vieni qui.” disse Elladan alzando un braccio così che il giovane si appoggiasse a lui camminando a suo fianco.

“Sbaglio o è molto legato ad Elladan?” domandò Glorfindel quando si fermarono per una sosta.

“Si...” annuì Elrohir sottovoce “Da sempre...e da sempre Elladan se deve essere duro con lui lo è, ma Elrond tornerà sempre. È stato lui ad accudirlo per i primi mesi di vita, assieme al fratellino...”

“Lui?” Domandò incuriosito Legolas.

“Si...quando sono nati...insomma...” si fermò schiarendosi la voce e guardandosi alle spalle “Elrond non mi deve sentire, ma la madre non era...così...”

“A posto.” rispose Glorfindel rubandogli le parole di bocca notando il giovane annuire con la testa.

“Ci ha messo mesi per accettare di essere madre, Elladan è convinto che sia il trauma di una gravidanza così giovane e un parto lungo e difficoltoso...” ammise prendendo la borraccia d’acqua che il guerriero gli porse “Grazie...”

“Ma poi ha avuto altri figli.” constatò Glorfindel.

“Bhe...c’è un modo per impedirlo?” sorrise Elrohir “Se dividi il letto con un uomo le conseguenze credo siano quelle.”

“E con gli altri due?” domandò Legolas.

“Era terrorizzata di avere altri gemelli...ma è andata meglio.” ammise Elrohir “Quanto meno li ha presi in braccio appena sono nati...aveva comunque bisogno di sostegno e una mano ma...insomma i gemelli li ha cresciuto Elladan così si può dire. Lo aiutavo io, Eldarion era sempre lì quando aveva ogni singolo momento libero...ma la verità è che loro sono legati ad Elladan più che a loro padre.” sospirò Elrohir “Comunque...siamo vicino a Lorien. Se volete andiamo io ed Elladan a dare un’occhiata. Qualcuno che non è ancora partito per Valinor vive ancora qui. Conosciamo tutti.”

“Rumil è qui giusto?” domandò Glorfindel speranzoso. Rumil era uno dei fratelli minori di Haldir, erano in cinque fin quando la caduta di Haldir al fosso di Helm non li aveva ridotti a quattro. Rumil era il più giovane e sicuramente il più espansivo dei fratelli, secondo lui solo Haldir, gli altri tre non conoscevano altre lingue che non fossero il quenya e non cercavano contatti con gli stranieri.

“Dovrebbe...” soppesò Elrohir “Non l’ho più visto dalla partenza di nostro padre.”

“Gli altri fratelli?” domandò Legolas.

“...sul quel lato siamo parenti principe...” sorrise Elrohir “Tu quante volte li hai visti? Non sei cugino con mio nonno?”

“Celebor?” Domandò Elrond perplesso avendo ascoltato l’ultima parte del discorso “Sei...mio cugino?”

“Alla lunga.” rise Legolas “Molto alla lunga considerando che sei mezz’elfo e hai qualche generazione in più nella tua famiglia, ma si...”

“Lo stai sconvolgendo.” sorrise Glorfindel.

“E...voi...due?” domandò il giovane indicando Legolas ed Elrohir.

“Oh! Fermo!” Lo bloccò lo zio “Non è mai stato un problema prima e pensa ora cosa ce ne importa e poi comunque...a che grado sei tu per me?” Domandò guardando Legolas.

“Chi ci ha mai pensato...” ammise il principe.

“Tuo nonno è suo cugino di secondo grado e primo con il re.” Specificò Elrond.

“Sicuro che abbia preso solo l’aspetto da tuo padre?” domandò Glorfindel ridendo. La somiglianza con il signore di Imladris era davvero impressionante.

“Zitto! Non una parola! Se inizia a parlare così e neanche lo conosce non posso sopportarlo.” disse avvicinandosi al giovane “Al momento Legolas è tuo zio...va bene? Continua a chiamarlo Legolas comunque zio mi fa strano.” sorrise lasciandogli una carezza sulla testa che il ragazzo scostò e rise “E si il tuo bis...bis...?” Domandò guardando i due biondi per avere conferma.

“Era bis per Eldarion per lui bis bis nonno.” Sospirò Glorfindel “Neanche la genealogia...si Elrond sei parente forse vagamente con Legolas, ora possiamo andare? Ci muoviamo tutti non vi lascio indietro...”

“Ma andiamo noi...” disse Elrohir.

“No Elrohir, andiamo tutti.”

“Mi sono perso qualcosa?” domandò Elladan raggiungendoli.

“Una serie di spiegazioni sulla vostra parentela...” mormorò Glorfindel controllando Lindir “Tutto bene?”

“No!” Esclamò l’elfo.

“E...perché?”

“Perché se vogliamo...” si fermò alzando le mani “Nulla...”

“No, Ehi...”

“Vado io Glorfindel.” Lo bloccò Elladan precedendolo e allontanando Lindir dal gruppo.

“Che ti prende?” Domandò quando furono abbastanza lontani da non essere uditi.

“Pensavo che non fossi così idiota da seguirci!” Sussurrò fra i denti.

“Come sarebbe a dire? Mio fratello è qui, mio nipote è qui e tu sei qui!”

“E mio figlio a Gondor!”

“È anche mio figlio per la cronaca.” disse guardandosi alle spalle “E credo che a mille anni se la sappia cavare qualche giorno.”

“Se torniamo.” Disse Lindir guardandolo negli occhi.

“Certo che torniamo! Ora basta, torniamo prima che si insospettiscano.” sospirò Elladan “Diremo che hai avuto paura.”

“Ah Bhe si certo, mai che sia tu ad averne, sempre io.”

“Che dovrei dire ora scusami?” domandò Elladan perplesso “Senti so che sei arrabbiato con me ma...”

“Ma...ma e poi ma...viviamo di “ma” da un millennio, ho rischiato di perderti innumerevoli volte e di nuovo ci riprovi...”

“Ti sembra il momento?” domandò Elladan chiude gli occhi e passandosi una mano sul viso.

“No! Ma non mi hai ancora rivolto la parola da quando sei arrivato.” rispose risentito.

“Ti prometto che a Lorien parleremo, te lo prometto...” sussurrò avvicinandosi abbastanza per lasciargli un tenero bacio sulle labbra “Ma ora dobbiamo andare.”

“Va bene.” Rispose dipingendosi in viso un mezzo sorriso “Ah...senti...”

“Si?”

“Tieni d’occhio Legolas. Sei suo amico...non lo so, ha qualcosa che non va...”

“Legolas?” Disse prendendo un lungo sorriso “So io che non va...” disse guardandolo negli occhi.

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