Stay In My Life

di xthestorygoeson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fate ***
Capitolo 2: *** Se mai fossi ***



Capitolo 1
*** Fate ***


Introduzione
 
La prima volta che Mark sentì parlare di anime gemelle fu all’età di sei anni.
Insieme a suo fratello maggiore era cresciuto ascoltando i racconti dei loro nonni, i quali avevano avuto la fortuna di incontrarsi durante la guerra. Era piuttosto raro trovare la propria anima gemella, i suoi nonni furono quindi per molti anni gli unici a poter rispondere alle sue domande.
Al contrario, alle scuole medie sembrava essere l’unico argomento di conversazione tra le ragazze, riunite ai tavoli della mensa a bisbigliare con i visi rossi.
Una sola volta Mark sentì che, forse, aveva trovato la sua. Lee Donghyuck.


 
stay in my life
F a t e
 
 
Il secco rumore dei suoi stessi passi era l'unico suono udibile, quella mattina, lungo il familiare vicolo senza fine. L'aria fredda pungeva sulle spaccature delle sue esili mani e il cielo era coperto di nuvole bianche che filtravano un'intensa luce fredda. Quel giorno, tutto sembrava surreale.
Mark non sapeva perché si stava dirigendo alla stazione. Tutto sommato, poteva restare a letto a godersi il riposo della domenica. Non lo entusiasmava l'idea di prendere il treno per rivedere Hyuck. Lee Donghyuck, pensò, non Hyuck. Ormai non aveva senso cercare di tenere in piedi il loro rapporto. Come sempre, sapeva che sarebbe tornato a casa dopo aver guardato il treno partire.
Tuttavia, per qualche ragione, sentiva di dover recarsi alla stazione.
Davanti alla linea gialla dei binari, Mark guardava i fiocchi di neve che ora scendevano adagio. Non sapeva da quanto stesse fissando il cielo, ma quando l'ennesimo fiocco si posò delicatamente sul suo viso, sciogliendosi lungo la guancia, si rese conto di avere il viso bagnato. A vederlo, qualcuno avrebbe pensato che avesse appena pianto a dirotto. Starnutì, rabbrividendo. Tirando su il cappuccio del cappotto, si ricordò della sciarpa lasciata sul divano all'entrata, maledicendosi. Forse sarebbe stato meglio tornare a casa, pensò, guardando la neve accumularsi sulle rotaie. Fece per voltarsi, i pensieri già altrove, quando notò la persona accanto a lui, che sembrava fissarlo in trance. Mark si irrigidì, stranito alla sensazione che lo pervase. In una situazione qualunque, se la sarebbe data a gambe imbarazzato. Quando il ragazzo sembrò tornare alla realtà, Mark fu sicuro di vedere del rossore sulle punte delle sue orecchie.
"O-oh, scusami," esordì, facendo un breve inchino "Sto distribuendo locandine per uno spettacolo teatrale che si terrà la settimana prossima, Out Of This World, al Teatro Nanta di Myeongdong."
Il ragazzo gli porse un volantino dalla pila che reggeva con il braccio sinistro. "Interpreto il protagonista, per cui spero che faccia una buona riuscita."
Sorrise e, ad un tratto, i suoi lineamenti si addolcirono. Il ragazzo era leggermente più alto di Mark e con tutte le probabilità più grande di qualche anno. Indossava un maglioncino bianco a collo alto, dei jeans e un lungo cappotto nero. Il colore rosa dei suoi capelli, che Mark supponeva fosse per lo spettacolo, contrastava perfettamente con il resto. Il suo viso aveva dei tratti molto forti ma allo stesso tempo delicati: la mascella ben pronunciata, le labbra delineate, il naso esile. Ma ciò che catturava davvero l'attenzione erano gli occhi, grandi, scuri, profondi. La sensazione di averli già visti percosse in un brivido la schiena di Mark.
"Certo, uhm-" Mark guardò la data sulla locandina tra le sue mani "Credo... di poter venire."
Il ragazzo dai capelli rosa sembrò sollevato e si chinò ringraziandolo. Sembrò sul punto di andarsene, ma esitò, portandosi una mano dietro il capo.
"Uhm, so che non mi riguarda, ma..." guardò Mark dritto negli occhi "...Va tutto bene?"
Lo sguardo di quel ragazzo era penetrante. Mark frenò il suo impulso di interrompere il contatto visivo mentre processava la domanda singolare che, a pensarci, gli era stata rivolta da una persona conosciuta qualche minuto prima.
"Sì- sì, certo. Sto benissimo." si portò goffamente una mano alla guancia, chiedendosi se avesse ancora il viso bagnato, ma il freddo lo aveva asciugato.
Quando poco dopo il ragazzo si allontanò, Mark si passò una mano tra i capelli, sospirando. Quanto tempo aveva passato a guardare la neve? Forse quasi mezz'ora. Finiva sempre così.
Il ragazzo si avviò all'uscita della stazione, sovrappensiero.
Ogni volta che arrivava la neve Mark, qualsiasi cosa stesse facendo, si fermava, rimanendo lì a fissare i fiocchi che lentamente formavano un telo bianco sul panorama generale. Una volta, quando aveva undici anni, si stava dirigendo verso casa di Jaemin, un compagno di scuola. Ma Mark non rivide Jaemin fino alla fine delle vacanze natalizie, perché si era beccato la febbre a quaranta dopo aver passato un'ora seduto su un marciapiede coperto di neve con lo sguardo rivolto verso il cielo, a metà strada tra casa sua e quella dell'amico.
Mark non biasimava neanche le persone che, quasi certamente, pensavano che si divertisse a rischiare di ammalarsi per tutto l'inverno. Neanche lui sapeva bene perché succedesse, fatto sta che uno strano tipo di malinconia lo pervadeva non appena vedeva i primi fiocchi di neve.
Crescendo, Mark si accorse che la situazione peggiorava quando a diciassette anni, in una giornata particolarmente fredda di gennaio, si ritrovò a singhiozzare guardando la neve dalla finestra della sua camera, seduto sul letto, con un vuoto al petto e un cuscino stretto tra le braccia.
Quindi, tutto sommato, Mark fu grato di non aver avuto strane crisi di fronte a quel ragazzo e tutta la stazione.
Sulla strada di casa, si rigirò di nuovo la locandina tra le mani, chiedendosi per quale motivo gli avesse detto così prontamente che sarebbe andato allo spettacolo. Proprio sotto il titolo, in primo piano, si leggeva: "Attore protagonista: Lee Taeyong."




Angolo Autrice
Vi ringrazio se siete arrivati fin qui! Probablimente sarete un po' confusi tra Donghyuck e Taeyong ma chiarirò questo punto nei prossimi capitoli. Questa è una sorta di introduzione ad una storia che ho in mente già da molto, quindi questo capitolo come anche gli altri subiranno sicuramente varie modifiche, dato che mi sono praticamente forzata a pubblicarlo. Lo avevo nelle bozze da troppo e per continuare la storia devo avere una motivazione. So che non è nulla di che ma non pubblico nulla di mio da sei anni pieni, quindi ci tenevo a farlo. Magari ditemi cosa ne pensate e se avete domande sono ovviamente ben accette, alla prossima!
Note: il titolo della storia è ispirato alla OST "Stay in my life" di Taeil, Taeyong e Doyoung.
- xthestorygoeson

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Capitolo 2
*** Se mai fossi ***


stay in my life
Se mai fossi


Suo fratello maggiore lo aveva sempre rimproverato di non prestare abbastanza attenzione alle cose che lo circondavano. Nonostante Mark ribadisse costantemente il contrario, si ritrovava spesso in situazioni che gli facevano sorgere dei dubbi al riguardo.
Il giorno della messa in scena dello spettacolo Out Of This World, Mark era sicuro di aver preso la strada giusta per raggiungere il Teatro Nanta, eppure vedeva solo negozi nel quartiere di Myeongdong; fu solo dopo venti minuti che si rese conto di essere esattamente ai piedi dell'imponente edificio del teatro. Forse le parole di Jinhyung avevano un fondo di verità.

Mentre cercava il suo posto al buio della sala, diede uno sguardo ai presenti e si sentì improvvisamente a disagio ad essersi presentato lì da solo. Aveva quasi implorato Jaemin e gli altri del gruppo di amici di andare con lui, ma avevano già organizzato una giornata insieme a casa di Chenle, a cui era stato invitato ovviamente anche Mark, anche se un po' troppo tardi. Proprio quando finalmente intravide quello che doveva essere il suo posto, tra un'anziana signora ben vestita e una giovane coppia, sentì il suo cellulare squillare. Sul display, insieme al nome "Lee Donghyuck", c'era una foto di un ragazzo sorridente dai capelli castani e la pelle che pareva dorata. Dopo un momento di esitazione, Mark spense il telefono. Il silenzio calò solo qualche istante dopo che si fu seduto, togliendosi il cappotto. Il fruscìo dei sipari che si alzavano echeggiò invece nella sala, mostrando un palco ancora buio. Poi, una luce laterale illuminò da destra una figura al centro della scena: capelli rosa, fronte scoperta e un trucco da scena a risaltare i tratti decisi dell'attore, che Mark quasi non riconobbe come Taeyong, se non fosse stato per il colore dei suoi capelli. Diverse persone attorno a lui trattennero il fiato, ne era sicuro. Certo, alla stazione aveva pensato che avesse un viso molto bello, ma adesso, senza la sciarpa di lana e i capelli a coprirgli quasi gli occhi, il ragazzo aveva davvero qualcosa che lasciava a bocca aperta.
Un'altra luce venne puntata su Taeyong, questa volta da sinistra, illuminando interamente la sua figura.
Nella sala si diffuse il suono del violoncello. Era intenso, correva lungo il teatro riempendone ogni angolo, le sue vibrazioni si facevano strada fin nelle ossa di Mark.
Sul palco, Taeyong cominciò a muoversi. Più che ballare - pensò Mark - sembrava piuttosto che la musica lo controllasse, anima e corpo.
Era una storia incentrata sulle emozioni umane, emozioni che Mark riuscì a sentire: solitudine, rabbia, malinconia, felicità, follia. Gli attori secondari erano indubbiamente bravi, ma Taeyong aveva davvero del talento. Riusciva a portare a galla lo squilibrio del suo personaggio anche soltanto ballando, gli occhi di tutti erano fissi su di lui: il ragazzo era più che in grado di catturare l'attenzione del pubblico. Quando iniziò a cantare, tuttavia, Mark si ritrovò a battere più volte le palpebre dallo stupore. Fino a quel momento c'erano stati solo vocalizzi imponenti e acuti che avevano riempito la sala, inoltre Taeyong aveva dimostrato una certa presenza scenica, ma la sua voce era del tutto inaspettata. Era un suono delicato, rassicurante, che gli lasciò una sensazione di familiare conforto. Se si accorse di essere rimasto a bocca aperta, non ebbe occasione di ricomporsi prima che lo spettacolo giungesse al termine.

Il caffè stava cominciando a raffreddarsi. Mark non lo aveva nemmeno toccato da quando il cameriere l'aveva portato al suo tavolo, in un angolo della caffetteria: la sua mano, da quando aveva lasciato il teatro, correva senza sosta sul piccolo block notes sgualcito che non lasciava mai la sua tasca.
"Spero per te che quello sia il finale del tuo nuovo libro." la voce familiare riportò bruscamente il ragazzo alla realtà. Alzando lo sguardo vide il viso di Johnny di fronte a sé, mentre si sedeva al suo tavolo. Aveva la sua ventiquattrore e indossava una giacca blu con una cravatta nera, probabilmente era di ritorno dal lavoro.
Mark sorrise. "Mi dispiace deluderti, è solo un'idea scritta di getto."
"Ma certo. Dopotutto, la data di scadenza è soltanto tra due settimane." Johnny, con un gesto teatrale ma spiritoso, poggiò la fronte tra le sue mani, sospirando "Dovrei smetterla di illudermi con te, Mark Lee."
La risata contagiosa di Johnny mise Mark di buon umore e, mentre prendeva finalmente un sorso del suo caffè, ormai freddo, il suo amico ordinò qualcosa per sé.
Johnny Seo era un punto di riferimento per Mark da ormai quattro anni. Era soprattutto merito suo se il suo primo libro, come anche i successivi, ebbero un discreto successo. Ma oltre ad essere il suo agente letterario, amato e odiato con l'avvicinarsi della scadenza dei suoi manoscritti, Johnny era una figura fraterna per Mark. Con lui sentiva di avere qualcuno su cui contare in qualsiasi momento.
"Cos'è che ti ha ispirato?"
Le immagini dello spettacolo erano ancora vivide nella sua mente, sentiva ancora l'intensità delle emozioni che gli aveva trasmesso e che aveva provato a mettere su carta. "Sono stato a teatro poco fa e lo spettacolo è stato davvero affascinante. Da togliere il fiato."
"Al Nanta? Ho visto il manifesto in questa zona. Pensavo che i musical non facessero per te" disse Johnny, prendendo un boccone della cheesecake appena portata al tavolo "Li escludi sempre a prescindere quando andiamo al cinema."
Mark stava per replicare quando sentì la campanella all'ingresso e, alzando distrattamente lo sguardo, gli saltò subito all'occhio una familiare capigliatura rosa. Forse fu il modo improvviso in cui il ragazzo ammutolì e sgranò gli occhi che portò Johnny a voltarsi e, con totale sbigottimento di Mark, alzò una mano sbracciandosi e gridò un saluto di cui, nello stupore del momento, l'altro non recepì le parole. Solo allora notò che Taeyong - ormai per lui facilmente riconoscibile - non era solo e che Johnny stava infatti salutando il ragazzo al suo fianco, con i capelli scuri e un abbigliamento casual. Mark sentì le mani umide mentre guardava i due avvicinarsi, la tremenda sensazione di goffaggine cresceva mentre prima provava a reggere il bicchiere di caffè, poi a impugnare la sua penna, o comunque fare qualcosa con le sue mani - per l'amor del cielo - pur di non sentirsi smarrito.
"Johnny hyung!" il ragazzo si inchinò al più grande, un amabile sorriso a trentadue denti stampato sul suo viso.
"Non sapevo che fossi tornato a Seoul, Chittaphon."
"Sono arrivato due giorni fa" disse il ragazzo "Dovevo tornare a lavoro, i bambini alla scuola di ballo sono un disastro senza il loro maestro Ten."
Mark si alzò in piedi per l'integrità delle sue buone maniere e, ignorando l'agitazione infondata che lo pervadeva, salutò i nuovi arrivati presentandosi e facendo i dovuti inchini di cortesia. Rialzando il capo notò lo sguardo di Taeyong su di sé.
"Oh?" il ragazzo portò istintivamente la mano sulle labbra, come a trattenere, troppo tardi, una reazione involontaria. L'espressione incerta sul suo viso sembrava cercare conferme in quello di Mark. "Ci siamo già incontrati...?" il tono con cui lo disse era a metà tra dubbio e certezza.
Chittaphon e Johnny, fino ad allora assorti nella loro conversazione, si voltarono verso di loro, sorpresi.
Mark, per qualche breve istante, non riuscì a mantenere il contatto visivo con Taeyong e il suo sguardo si perse lungo la sua figura esile. Era completamente vestito di nero, dalla t-shirt infilata nei jeans agli anfibi di pelle. Dal suo collo pendeva una semplice catenina d'argento e il suo viso, sebbene fosse ormai struccato, scintillava qua e là alla luce calda della caffetteria, le tracce di illuminante non andate ancora via completamente.
"Sì" disse Mark, annuendo forse troppo energicamente "Alla stazione, domenica scorsa."
La sensazione di imbarazzo che aveva provato si dissolse nel sorriso che il ragazzo gli rivolse. I lineamenti definiti di Taeyong parvero distendersi e diventare più delicati, dandogli un'aria mite e quasi innocente.
"Sei venuto a vedere lo spettacolo, oggi?"
"Sì, beh- mi sono quasi perso cercando il teatro ma alla fine era proprio davanti a me e, cioè, ero anche abbastanza vicino al palcoscenico quindi sono entrato più facilmente nella storia e, voglio dire, sì, è stato molto coinvolgente." disse Mark, tutto d'un fiato, realizzando solo qualche istante dopo di essersi espresso in modo davvero confusionario.
Johnny prese la palla in balzo: "Mark lo ha trovato così coinvolgente che quando sono arrivato stava scrivendo come un matto. Vorrei che avesse la stessa passione per i romanzi da consegnare." aggiunse con una punta di ironia, poi riprese il suo posto a sedere facendo segno ai nuovi arrivati di imitarlo.
"Lavori per Mark?" gli chiese Chittaphon.
"Sì, sono il suo agente letterario da qualche anno."
Taeyong, che fino ad allora aveva ascoltato con interesse, si rivolse a Mark: "Che genere di libri scrivi?"
"Fantasy." rispose, "Realtà alternative ispirate agli eventi della vita quotidiana."
Mark sperò che non suonasse pretenzioso, ma il viso del ragazzo, sorridente, lasciava trapelare sincera curiosità.
"Sembrerebbe esattamente il mio genere."

Taeyong e Chittaphon ordinarono qualcosa da mettere sotto i denti e le conversazioni filarono con disinvoltura, soprattutto grazie a Johnny, che conosceva Chittaphon dai tempi delle scuole superiori.
Mark si ritrovò ad osservare Taeyong mentre parlava, tra un boccone e un altro. Lo sorprese notare quanto contrasto ci fosse tra le sue fattezze imponenti e la delicatezza dei suoi modi di fare, le sue espressioni e i suoi toni di voce; eppure tutte le sue caratteristiche contrastanti sembravano unirsi perfettamente in un quadro di generale armonia.
Il ragazzo dai capelli neri, invece, aveva dei lineamenti più dolci, seppur il suo mento fosse appuntito e il naso all'insù. Chittaphon spiegò a Mark di essere un ballerino. "Lavoro part-time come insegnante di danza hip-hop per bambini." disse "I miei alunni mi chiamano maestro Ten, perché non sanno pronunciare il mio nome thailandese, così ho adottato Ten come nome d'arte."

Il resto della serata trascorse in modo piacevole, e quando la caffetteria si svuotò completamente, cominciarono a recuperare i loro effetti personali per lasciare il tavolo ed avviarsi verso l'uscita.
"L'ultimo autobus dovrebbe passare tra dieci minuti," disse Chittaphon, rivolgendosi a Taeyong "faremmo meglio ad andare via adesso, se vogliamo tornare a casa senza seccature."
"Sì, andiamo," convenì Taeyong, prendendo il suo giubbotto "Dovremmo anche portare a spasso Tommy."
Mentre parlavano, Mark li fissò, stupito: quei due vivevano insieme?
Il tintinnio delle chiavi di Johnny interruppe quel filo di pensieri. "Vi do un passaggio" si offrì il suo amico "C'è il rischio che il bus non passi affatto, a quest'ora."

L'abitacolo della Hyundai blu di Johnny profumava di febreze al legno. Mark, seduto nel posto da passeggero, saltava tra le canzoni della playlist di Johnny mentre scorgeva distrattamente gli appunti presi qualche ora prima. Ten e Taeyong, nei sedili posteriori, davano indicazioni a Johnny sulla strada da prendere. Il loro appartamento si trovava quasi nella periferia di Seoul, dunque Johnny, prima di proseguire in quella direzione, decise di dirigersi verso l'appartamento di Mark.

Chiudendosi la porta di casa alle spalle, quella sera, Mark si tastò le tasche dei pantaloni ricordandosi del suo cellulare, spento ore prima. La luce dello schermo, al buio dell'appartamento, inizialmente lo abbagliò, poi con gli occhi ancora un po' socchiusi guardò la schiera di notifiche che quasi mandarono in tilt il cellulare: Mamma (2), Casa Editrice (1), Johnny Seo (1) (il tuo nuovo protagonista combatte il male con dei jeans neri attillati? haha), Chenle e gli altri 5 poveri (852) - quella chat cambiava nome almeno una volta al giorno, pensò Mark -, Lee Donghyuck (1 chiamata persa), Lee Donghyuck (1) (ciao. ti va di parlare?)





 

Note

Ciao a tutti! Ebbene sì, pubblico il secondo capitolo dopo ben quattro anni dal primo. Era nelle bozze da tempo, inoltre questo doveva essere originariamente il terzo capitolo della storia, ma ho deciso di pubblicarlo dato che il secondo - focalizzato su Mark e Donghyuck - non ho mai finito di scriverlo. Non credo riuscirò ad andare avanti con questa fanfiction ma, nel dubbio, volevo pubblicare almeno questo capitolo. Se vi va fatemi sapere cose ne pensate! Anche se, chiaramente, questo è il mio stile di scrittura di quattro anni fa, con qualche aggiusto qui e lì.

PS. Il titolo del capitolo è tratto dalla canzone "Se mai fossi" dei La Maschera. Potete trovare la stessa storia pubblicata su Wattpad.

A presto (spero),

- xthestorygoeson

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