Targaryen one time, Targaryen always

di Mary Raven
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Targaryen ***
Capitolo 2: *** La Ribellione di Robert (parte prima) ***
Capitolo 3: *** La Ribellione di Robert (parte seconda) ***
Capitolo 4: *** Io sono Nessuno ***
Capitolo 5: *** La nuova Dany ***
Capitolo 6: *** Gli Stark ***
Capitolo 7: *** Il Porcello Baratheon a Grande Inverno ***



Capitolo 1
*** I Targaryen ***


I Targaryen

 

Daenerys accarezzò dolcemente i capelli di suo nipote, capelli argentei e belli come chi appartiene alla casata dei draghi. Aegon era intento a giocare con qualcosa che gli aveva regalato suo zio, il principe Oberyn da Dorne, un dono simbolo di una solida e longeva alleanza fra i Martell e i Targaryen.

« Quello non è un giocattolo Aegon » disse il guerriero dorniano, prima di posare gli occhi sulla piccola Dany. « Quello è un gioiello di Dorne, ma se il principino ereditario vuole giocarci credo che noi dovremmo annuire e stare zitti. »

Daenerys rise e Oberyn sorrise di ricambio. Pensò che quella bambina da grande sarebbe diventata sicuramente una delle Targaryen più belle mai viste. Per adesso era soltanto una bambina innocente, era molto piccola e Oberyn vedeva quella creatura quasi come una terza nipote.

« Cosa ne dite se andiamo a fare due passi? »

Prese entrambi i bambini per mano e li condusse nel corridoio, fra i muri di pallida pietra rossa e armature nere accatastate alle estremità della Fortezza. Dalle poche finestre presenti entrava una luce soave e si scorgevano le piccole abitazioni che circondavano l'alta collina su cui poggiava il castello. Dopo aver sceso numerose scale Oberyn e i bambini incontrarono Lord Varys che si inchinò davanti ai più piccoli.

« Non so dove stiate portando i cuccioli di drago ma devo fermarvi, il Re li aspetta nella Sala del Trono » disse il consigliere con il suo solito pacato. « Seguitemi per favore. »

Daenerys rabbrividì e strinse Aegon a sé. Negli ultimi tempi suo padre non si era comportato in maniera normale, anzi molto spesso aveva degli scatti di rabbia o iniziava a farneticare. Ancora non aveva fatto del male ai suoi figli, specialmente a Viserys e Daenerys, ma non per questo risparmiava Rhaella: la regina subiva costantemente la follia di suo marito e lo faceva in silenzio, per non far pesare sui figli gli abusi perpetrati. Poi c'era Rhaegar: a Westeros giravano voci riguardanti il suo interessamento per un’altra donna, Lyanna Stark già promessa a Robert Baratheon, e l’insistente corteggiamento del principe stava stuzzicando dei rancori.
Daenerys a quei tempi era troppo piccola per capire e mettere insieme tutti i pezzi di quella complicata situazione; tuttavia qualsiasi uomo esperto politico avrebbe sostenuto che la dinastia dei Targaryen correva il pericolo di tramontare una volta per sempre.

« Prego, i piccoli Targaryen possono entrare con me » affermò Varys quando furono fermi davanti alle porte chiuse della Sala del Trono.

« Io che faccio? » domandò Oberyn dubbioso.

Il consigliere rise e disse: « Scusi principe Oberyn ma lei non è stato incluso. Questa è una riunione di famiglia e di pochi altri uomini fidati scelti appositamente. »

Oberyn storse il muso contrariato: era pur sempre il fratello della sposa di Rhaegar Targaryen e, con il suo carattere libertino, avrebbe volentieri fatto irruzione nella stanza a proprio piacimento. Tuttavia adesso aveva dei nipoti, cioè qualcuno da proteggere, e per ciò voleva evitare gesti avventati. Salutò Aegon e anche Daenerys e infine si allontanò.
Varys intanto aveva fatto cenno alle guardie di aprire e lasciò entrare i due Targaryen nella Sala del Trono. Daenerys notò subito sua madre vicina a suo padre, Elia Martell ai piedi delle scale, suo fratello Viserys e l’altra figlia di Rhaegar, Rhaenys. Gli ultimi due erano in mezzo alla stanza e furono subito affiancati da lei e da Aegon. La figlia più piccola del Re guardò suo padre e provò un poco di paura, giusto quel poco necessario per capire cosa provasse sua madre giorno dopo giorno, quando rimaneva da sola fra le grinfie di Aerys. Quella mattina il Re sembrava leggermente più lucido rispetto alle sue ultime apparizioni, ma aveva sempre i capelli scomposti e gli occhi rossi e grandi, quasi allucinati, ormai segni distintivi della sua instabile persona.
Quella era senza dubbio una riunione intima, infatti, a parte i membri principali della famiglia, vi erano soltanto i consiglieri Pycelle e Varys e due cavalieri della Guardia Reale, Ser Barristan Selmy e Jaime Lannister.
Daenerys incrociò lo sguardo di Ser Jaime, il più giovane dei cavalieri di suo padre anche se molto più grande di lei, e si sentì avvampare, quindi tornò a guardare i suoi genitori.
Ogni giovane dama di Approdo del Re non faceva altro che parlare di Jaime Lannister, di quanto fosse abile con la spada e straordinariamente bello con i suoi tratti nobili, i capelli biondi e gli occhi verdi. Ovviamente Daenerys era solo una bambina ma trovarsi davanti a un uomo tanto bello riusciva a metterla in soggezione e in imbarazzo. Aveva scambiato qualche parola con lui in varie occasioni, nulla di più che brevi e semplici chiacchierate. Jaime Lannister era un ragazzo tanto determinato e schietto quanto cinico e insensibile, però con lei e gli altri bambini si era sempre dimostrato gentile.

« Figli e nipoti » cominciò il Re con voce roca, « ormai è impossibile nascondervi che Rhaegar è sparito, scappato via senza dire nulla. » Prima di aggiungere altro colse gli stati d’animo dei quattro piccoli: Viserys altezzoso e rimproverante, Daenerys preoccupata, Aegon e Rhaenys spaventati. « La situazione della nostra famiglia è apocalittica, bisogna prepararsi alla catastrofe. »

Rhaella roteò lievemente gli occhi: nei Sette Regni girava voce che Rhaegar avesse rapito Lyanna Stark e Rhaella sapeva che il gesto di suo figlio avrebbe scaturito delle reazioni, tuttavia non era giusto mettere in pensiero gli altri, soprattutto con quei termini esagerati.

« Mio Re perdonatemi ma state spaventando i più piccoli » intervenne Ser Barristan.

Aerys sbatte una mano contro il bracciolo del Trono di Spade e guardò male il suo cavaliere. « Ho chiesto il tuo intervento, Selmy? »

Daenerys intanto osservò Elia Martell che stava in silenzio, a testa bassa e ai piedi delle scale. La moglie di suo fratello aveva un’espressione indecifrabile, sembrava a prima vista priva di emozioni. Purtroppo però i suoi occhi tradivano dei sentimenti, quelle due pozze scure parlavano per lei e, persino nella penombra della sala, si intravedeva una lacrima. Daenerys intuì che dovesse essere successo qualcosa. Elia non poteva stare così male solo per Rhaegar.
Dany amava suo fratello, ovvero il membro della famiglia a cui era sicuramente più legata, però con quella presunta fuga si sentiva quasi tradita: l’unica persona di cui si era sempre fidata, verso cui non aveva mai avuto dubbi o incertezze, spariva senza dare spiegazioni. E quando sarebbe tornato? O meglio, sarebbe tornato?

« Cosa c’entriamo noi con la fuga romantica di Rhaegar » chiese Viserys, quasi sprezzante, e sua sorella rimase stupita da cotanta insensibilità e indifferenza.

« Potrebbe cominciare una guerra » disse il Gran Maestro Pycelle senza mezzi termini, « in tal caso dovrete andarvene e Roccia del Drago è pronta per accogliervi. »

« Tutti? Anche Elia e i suoi figli? » domandò Daenerys.

Rhaella guardò sua figlia e fece un cenno negativo: « No, Elia ha scelto di restare qui con i bambini e, in caso di attacco, verranno trasferiti nel Fortino di Maegor. »

Daenerys vide finalmente Elia alzare il capo -prima volta da quando erano entrati- e incrociò il suo sguardo: era decisamente successo qualcosa che lei non sapeva. « Se ci sarà una guerra io non partirò, resterò qui con Aegon e Rhaenys, voglio essere certa che staranno bene » affermò Dany.

Il Re si agitò nella sulla sua postazione e Jaime Lannister capì che Aerys stava per perdere la pazienza e intervenne subito: « No principessa, sono ordini di tua madre e di tuo padre. La Fortezza Rossa e Roccia del Draco comunicheranno tutti i giorni, sarai sempre informata sulle condizioni dei tuoi nipoti. »

« Così ho deciso e così sarà » dichiarò Aerys, segnando la fine della riunione.




Note dell'autrice: Salve a tutti, è la prima volta che scrivo in questa categoria. Mi chiamo Mary, sono una grande fan della serie tv e presto comincerò anche i libri. Per adesso tutto ciò che scriverò sarà più attinente alla serie.
In seguito potrebbero spuntare avvertimenti come l'OOC o qualche avvertimento su scene violente o di sesso, deciderò con l'evolversi della storia.
So bene che Daenerys era appena nata a quei tempi, anche Aegon (il figlio di Rhaegar) aveva solo un anno, ma per motivi di trama ho dovuto cambiare le varie età.
Spero vi piaccia e fatemi sapere se sarà così, se è scritta bene o se volete che continui. Baci.

Mary

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Capitolo 2
*** La Ribellione di Robert (parte prima) ***


                          La Ribellione di Robert (parte prima)

 

Le peggiori previsioni di chi era vicino ai Targaryen si avverarono: effettivamente cominciò una guerra e gli uomini di Robert Baratheon, nonostante fossero in inferiorità numerica, si dimostrarono efferati e capaci di vincere.
Jon Arryn, Signore della Valle, e Eddard Stark, Lord di Grande Inverno e fratello di Lyanna Stark, si schierarono dalla parte dei Baratheon.
Tuttavia, sia Jon che Robert incontrarono qualche resistenza alla Vale e a Capo Tempesta dove molti restarono fedeli ai Targaryen; invece a Grande Inverno tutti i vessilli del Nord risposero immediatamente alla chiamata di Lord Stark. Hoster Tully, Lord di Delta delle Acque, si unì agli insorti e fece sposare sua figlia Catelyn a Lord Stark. Nonostante questo, ancora una volta, non tutti gli alfieri dei Tully si schierarono dalla parte dei ribelli.
La svolta decisiva avvenne durante la Battaglia delle Campane e, al termine dello scontro, Re Aerys si rese conto che Robert non era solo un arrogante Lord, ma forse una delle peggiori minacce alla sua dinastia.
I Targaryen vivevano quei giorni come se il loro mondo potesse precipitare a momenti. Rhaella e i suoi figli abitavano ancora nella Fortezza Rossa e assistevano inesorabilmente alla perdita di lucidità di Aerys, ormai preda della follia e della paranoia.
Elia, invece, si dimostrava sempre più debole e cagionevole di salute. Tanti uomini a Corte parlavano male di lei, dicevano che non fosse degna di Rhaegar e capivano perché lui fosse fuggito. Daenerys li trovava scortesi e orribili.
Ormai i Targaryen non uscivano più dalla Fortezza; Elia Martell e i suoi figli nemmeno dalle proprie stanze. Daenerys passava il tempo con Aegon e Rhaenys, giocava e li osservava mentre apprendevano. Aveva una responsabilità verso loro, soprattutto perché la consideravano come un esempio da seguire, si fidavano di lei e avevano bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi finché Rhaegar non sarebbe tornato.
I Targaryen non erano mai stati tanto uniti quanto allora, in quei momenti bui quando erano schiacciati dall'insicurezza e il timore di uno di loro assomigliava al timore degli altri; se Dany sperava riusciva a donare parte di quella speranza ai suoi familiari. Persino Viserys era diventato taciturno e quasi disponibile.
Il clima percepito ricordava sia ai grandi che ai piccoli che c’erano tanti pericoli lì fuori, ma i loro cuori si nutrivano di piccole cose, degli affetti familiari, di gioie quotidiane e questo li teneva fermi e solidali.
Daenerys voleva avvicinarsi a un consigliere o a un cavaliere della Guardia Reale e chiedere chi fosse effettivamente in vantaggio, se avessero notizie di suo
fratello Rhaegar, voleva interessarsi alla politica e alla guerra ma veniva esclusa da chiunque poiché considerata troppo piccola e, in più, una femmina.

 

Un giorno, mentre Elia dormiva, Daenerys uscì dal Fortino con Aegon e Rhaenys. Lì portò nella Sala da Ballo della Regina. Grande, piena di specchi d’argento e illuminata come nessun altra camera, rappresentava senza dubbio il suo posto preferito nella Fortezza Rossa.
« Vi piace questa stanza? »

Aegon, che aveva solo due anni, riuscì a dire: « Grande. »

« Non avevo dubbi Aegon, sei sempre molto loquace. Rhaenys tu cosa ne pensi? »

« Una stanza da regina, ci possiamo organizzare un ballo? » domandò la figlia di Rhaegar. Daenerys sorrise tristemente.

« Magari un giorno. »

« Prometti? »

Dany esitò un attimo prima di replicare: « Prometto. Presto Rhaegar tornerà e metterà fine a quest’inutile guerra. Dopo avremo tutto il tempo per ballare e divertirci. »

« Ce lo auguriamo tutti » disse qualcuno alle loro spalle. Jaime Lannister aveva visto i tre bambini percorrere i corridoi della Fortezza e li aveva seguiti per controllare che non gli accadesse nulla di male. « Non dovreste girovagare per il castello da soli, sono tempi bui. »

Daenerys guardò il cavaliere incerta, poi intimò ai nipoti di aspettarla lì, in mezzo alla stanza, e si avvicinò a Ser Jaime. « Posso farti una domanda? »

« Certo, Principessa. »

« Mi risponderai onestamente? »

Il cavaliere tentennò un poco, poi annuì: « Ovviamente. »

« Avete notizie di mio fratello? »

« No, ma il Re ha mandato tre uomini alla sua ricerca. »

« Chi sono? » domandò ancora Dany. Jaime sospirò intuendo che non sarebbe scappato tanto facilmente da quello pseudo interrogatorio: quella giovane Targaryen era minuscola ma testarda.

« Gerold Hightower, Oswell Whent e Arthur Dayne. Probabilmente avrai già sentito i loro cognomi, sono dei grandi cavalieri. »

« Pensi che troveranno mio fratello, Ser Jaime? »

« Lo faranno, ne sono certo. »

« Bene » disse Daenerys con un sospiro e il cuore più leggero. Ser Jaime era un grande cavaliere e in più sembrava essersi legato ai Targaryen: per questo Dany si fidava delle sue opinioni.

« Purtroppo devo dirti che forse non sarai qui quando questo succederà. »

« Cosa? »

« La cara Regina, tu e il Principe Viserys verrete mandati presto a Roccia del Drago » annunciò Jaime. « Il piano resta quello originale. »

Daenerys storse il muso: non capiva l’utilità di quello spostamento. Era piccola, non stupida e poi Roccia del Drago non sembrava il posto più sicuro dei Sette Regni. Era un’isola che poteva essere raggiunta facilmente con delle navi e soprattutto non protetta da tanti soldati quanti ne aveva Approdo del Re. Allora perché li mandavano lì? Solo alla fine capì.
« Nessuno si aspetta che ci mandiate via in un momento come questo. »

« Sei molto intelligente, nessun uomo sveglio ti sottovaluterebbe » decretò il cavaliere con un sorriso cortese. Dany arrossì e sorrise a sua volta: non aveva mai ricevuto un complimento tanto bello. In effetti Ser Jaime era stato il primo a mettere da parte i suoi anni. Agli occhi di Daenerys, il Lannister simboleggiava il cavaliere perfetto e ideale. Lei ne era assolutamente abbagliata. « Questo piano è segreto, ma so che tu sei brava a mantenere i segreti. Se i Targaryen dovessero perdere solcherete il Mare Stretto. »

« Verso dove? Verso Essos? » domandò preoccupata. Non aveva sentito belle voci su quella terra sconosciuta e sulle popolazioni che vi abitavano. Barbari, aveva affermato qualcuno. Le donne di Corte dicevano che vi viveva un’orda di Dothraki, uomini primitivi che facevano male alle fanciulle e massacravano gli schiavi.

« Solo in caso di sconfitta. »

« Quindi non stiamo vincendo. »

Jaime scosse il capo e mormorò: « Però non state neanche perdendo. »

« State? » irruppe lei. Quella parola stonava con il ruolo in cui era calato Ser Jaime e il Lannister capì di aver fatto un errore: aveva parlato troppo. Suo padre non aveva deciso da che parte stare. « Con chi stai tu? Da che parte stanno i Lannister? »

Il loro discorso fu interrotto da Rhaenys. « Dany torniamo in camera? Mamma si starà preoccupando. »

« Ce ne andiamo subito » disse Daenerys senza smettere di fissare il cavaliere. Infine si voltò e cominciò a camminare. Avvertiva una sensazione negativa, forse un presagio.

 

 

Un mese dopo arrivò il momento della partenza. Daenerys, sua madre e suo fratello furono costretti a prepararsi per il viaggio. Quella mattina salutarono Elia e i suoi bambini.
« Non te ne andare » mormorò Aegon con i suoi piccoli occhi cupi.

« Hai detto quattro parole, mi ritengo onorata » rise Daenerys, poi abbracciò il nipote e affondò il viso nei suoi capelli. « Mi mancherai tesoro, ma ci rivedremo. Siamo i Targaryen in fondo, no? Noi non perdiamo. »

« Adesso papà è tornato » fece notare lui.

« Bravissimo Aegon, adesso Rhaegar è tornato. Non permetterà che vi accada nulla, e infatti chi avrebbe il coraggio di farvi male? Siete i bambini più adorabili del mondo. »
Detto questo lasciò andare Aegon, abbracciò Elia e infine anche Rhaenys.

Prima di lasciare il Fortino guardò un ultima volta parte della sua famiglia, quei bambini a cui voleva tanto bene e che aveva preso a cuore. Non voleva partire ma allo stesso tempo non poteva lasciare andare sua madre senza di lei: Rhaella era malata come Elia e i maestri guaritori erano negativi sulla sua condizione.
Non sapeva, però, che non avrebbe mai più rivisto i visini paffuti dei suoi nipotini.
Dirigendosi poi verso l’uscita della Fortezza, finalmente incontrarono Rhaegar. Daenerys tentò di contenersi davanti a tutti ma fu inevitabile scoppiare a piangere: aveva temuto di non rivedere suo fratello, di non potergli dire addio prima di andare via. Invece era lì, scortato dai tre cavalieri che l’avevano cercato in lungo e in largo e che non l’avevano fatto per Aerys, ma perché credevano e amavano il Principe. Rhaegar sorrise, felice di rivedere i suoi fratelli e sua madre, gli corse incontro e abbracciò subito Dany.

« Rhaegar sta andando tutto in pezzi » balbettò la bambina continuando a piangere. Fu un pianto liberatorio, finalmente dopo mesi di contenimento. « Ho cercato di essere positiva mentre tu non c’eri, di far stare tranquilli i tuoi figli ma in realtà avevo tantissima paura. »
E se prima si vergognava di piangere davanti ai membri della Corte presenti, lì, fra le braccia di suo fratello, non temeva più nulla. Solo di perdere chi amava.

« Non dire così sorellina. Finché sarò in piedi io combatterò con ogni mezzo per vincere questa guerra e, quando sarà finita, tornerete qui e vivremo tutti insieme, felici. »

« Con nostro padre non sarà mai possibile » sussurrò Daenerys, attenta a non farsi sentire da alcuno.

Rhaegar allontanò il corpicino della sorella con decisione e la guardò negli occhi. « Fidati di me Dany, andrà tutto bene. Mi occuperò di nostro padre. Io te lo … »

« Non promettere se non sei certo » implorò lei.

« Ti prometto che farò del mio meglio per portarci alla vittoria e per far cessare ogni ribelle. »

I due fratelli si riabbracciarono e restarono così per quello che sembrò un tempo infinito, fin quando Rhaella non chiamò il figlio maggiore.
Così mentre il Principe Ereditario abbracciava sua madre, Daenerys ne approfittò per salutare i presenti. Il Maestro Pycelle, senza dire una parola, si esibì in un semi inchino. Lord Varys sorrise e salutò Daenerys a bassa voce, con un’enigmatica frase: « Questo non è un addio ma un arrivederci, uccelletto reale. »
Ser Barristan rispose al saluto della Principessa con un profondo inchino e poi stringendola in un goffo abbraccio. Jaime Lannister baciò il dorso della sua mano, si inchinò e infine si congedò augurandole buon viaggio.
Daenerys gli sorrise, dimenticando persino il presentimento di giorni prima, e salì sulla carrozza con Viserys e Rhaella. Mentre il mezzo si allontanava trainato da cavalli bianchi, Dany si prese tempo per guardare fuori dalla finestrella e salutò Rhaegar con una mano. Il Principe sorrise intenerito e ricambiò il gesto con affetto, mandando un bacio in direzione della carrozza.
Nella luce della prima alba i Targaryen in partenza videro sbiadire sempre di più il contorno nobile e fiero di Rhaegar, fermo davanti alla Fortezza Rossa, quasi sollevato che parte dei suoi cari si allontanassero da quella tragedia.

Quella fu l'ultima volta in cui Daenerys vide suo fratello.


Il Principe venne ucciso da Robert Baratheon in persona nella decisiva Battaglia del Tridente. La notizia della sua morte arrivò a Roccia del Drago in una serata tempestosa, dopo svariati giorni trascorsi senza ricevere notizie.
Viserys e sua sorella ormai si erano adeguati alla vita lì, meno ricca di privilegi e con pochi uomini armati nelle vicinanze. Senza contare che quei pochi armati non trasmettevano il senso di stabilità che, invece, traspariva dai cavalieri della Guardia Reale.
Per Rhaella, malata di un malanno corrosivo e già in fin di vita, ricevere il messaggio della morte di Rhaegar fu un colpo durissimo. Quella notte infatti, oltre il beneamato Principe, morì anche sua madre completamente annullata da anni di violenze e di soprusi, lasciando i figli più piccoli da soli e nella disperazione delle loro perdite.
Quella notte Viserys e Daenerys rimasero vigili e in silenzio. Inizialmente avevano rifiutato quella realtà. Il ragazzino sfogò tutta la frustrazione sugli arredi del castello, mentre lei pianse come non mai, finché non restò altro che un vuoto incolmabile e un dolore sordo. Un dolore che attutiva qualsiasi altra sensazione. Daenerys passò tutto il tempo a pensare ai momenti belli che aveva trascorso con Rhaegar. Le risate, i giochi, gli abbracci, lui che suonava e cantava, lui che leggeva spesso, lui e il suo talento in combattimento, il coraggio e il sacrificio, onore e nobiltà d'animo. Pensò anche a sua madre: il sorriso, il cuore puro, il bellissimo viso, gli occhi dolci e grandi. Sua madre che li proteggeva, cresceva, educava. Infine il vuoto succhiò via anche i ricordi e lasciò il suo corpo in uno stato di assenza.
Quella notte i due fratelli non chiusero occhio e il giorno seguente non toccarono cibo. L’unico gesto di Viserys a pranzo fu quello di versare il vino addosso alla figlia della cuoca, poi si alzò e uscì infuriato dalla sala. La bambina, della stessa età di Dany, rimase ferma a guardare il proprio vestito macchiato.

« Perdona mio fratello Balye, ti regalerò un mio abito » disse Daenerys con aria affranta, quasi assente.

L’altra bambina bisbigliò educatamente: « Non ce n’è bisogno Principessa Daenerys. »

« No, voglio farti un regalo. »

 

Con il passare delle settimane si susseguirono notizie differenti. Chi vinceva una battaglia e chi perdeva quella seguente, il numero dei morti in aumento. Ormai contava poco per Daenerys. Viserys invece sosteneva che era essenziale restare informati sulla guerra e Ser Willem Darry, il cavaliere migliore che proteggeva Roccia del Drago, si occupava di comunicare gli aggiornamenti della situazione ai fratelli.
Sembrava che i Lannister volessero appoggiare Aerys e il pensiero di Dany volò a Jaime, a quando gli aveva chiesto da che parte sarebbe stato. Sapeva bene che i Lannister erano potenti e avevano tanto denaro, il loro appoggio poteva essere determinante per i Targaryen.
Forse presto avrebbero potuto tornare a casa per riabbracciare Aegon e Rhaenys, rivedere i membri fidati della Corte e il popolo. I giorni che i giovani Targaryen avevano trascorso rintanati nella Fortezza erano parsi interminabili, ma stare da soli a Roccia del Drago si era rivelato anche peggio. Opprimente e detestabile. Dopo la morte di Rhaella, inoltre, non facevano altro che litigare.
Le settimane divennero mesi e, proprio durante un loro litigio, Willem Darry entrò nella stanza madido di sudore e completamente sconvolto. Ciò che disse spiazzò tutti i presenti.

« I Lannister ci hanno tradito, ora stanno dalla parte di Robert Baratheon. Jaime Lannister ha ucciso il Re Aerys e il suo Primo Cavaliere. I Tyrell, nostri migliori alleati, sono stati battuti come anche i Martell. »

Nella sala si sentì un brusio e, poco dopo, ci fu il caos più totale: alcune persone della servitù e due o tre uomini armati si schierarono contro gli altri.

« Consegniamo il Principe e la Principessa ai Lannister, così Robert Baratheon ci risparmierà. »

« Siete impazziti? Bisogna restare fedeli ai Targaryen, come ha fatto tanta gente di Westeros. »
« Il Re è morto, abbiamo perso. Non c’è nulla a cui restare fedeli. »

« Finché ci sarà un Targaryen su questa maledetta terra io servirò un Targaryen » concluse Ser Willem Darry.

« Fate silenzio » gridò Daenerys. Oltre allo shock per quella notizia e per il pensiero di Ser Jaime –il fidato Ser Jaime- che uccideva suo padre, una paura si era fatta strada nella sua mente. « Elia e i bambini? »

La servitù e gli altri presenti si voltarono verso Willem Darry. Il cavaliere aveva gli occhi lucidi, il volto contorto.

« Non so se posso. »

« Parla e dicci tutto, non voglio che tralasci o addolcisci i dettagli. »

« Ciò che è successo potrebbe sconvolgervi. Siete troppo piccola … »

« Mia sorella ti ha dato un ordine » ribadì Viserys.
Nella stanza calò il silenzio, non si sentì nemmeno il fiato di un uomo. Tutti erano in attesa.

« Elia è ferita, i suoi figli anche … »

« Stai mentendo » sbottò Daenerys, con gli occhi lucidi e la voce rabbiosa. « Perché mi menti? »

Viserys spazientito prese con foga il biglietto che Willem Darry stringeva in mano e lesse il messaggio insieme a sua sorella.

Ser Darry,
dopo il primo messaggio che comunica notizie negative, ecco il secondo con notizie ancora più atroci.
Tywin Lannister voleva dare prova di lealtà a Robert Baratheon e per questo due uomini dei Lannister, Gregor Clegane e Amory Lorch, sono entrati nel Fortino di Maegor. Mi fa male scrivere in dettaglio cosa è successo ma è giusto che sappiate. Il Principino Aegon è stato trucidato da Ser Clegane sotto gli occhi di sua madre.

Un lamento rotto fuoriuscì dalle labbra di Daenerys. Avvertì un groppo in gola. Non fu facile riprendere a leggere.

Lo spregevole subito dopo ha violentato Elia Martell e l’ha uccisa. Intanto Ser Armory ha pugnalato più di cento volte la Principessa Rhaenys.
Vedere i loro corpi in quelle condizioni è stato orribile. Orribile è stato quando Tywin Lannister li ha portati davanti a Robert Baratheon e lui era soddisfatto, quando persino il suo amico Eddard Stark ne è rimasto sconvolto.
Mi auguro che tu addolcisca questi racconti quando ne parlerai con i giovani Targaryen e soprattutto che tu continui a mantenere il segreto di Re Aerys su Elia e i figli.
Lord Varys

La violenza di ciò che era successo lasciò i Targaryen totalmente shoccati. Daenerys sentiva il suo cuore spezzarsi. Il pensiero di Aegon assassinato, Rhaenys pugnalata, Elia stuprata e uccisa dopo aver visto cosa avevano fatto ai suoi figli … Si sentì talmente male che dovette appoggiarsi a una sedia lì vicino. Nemmeno suo padre che trattava male sua madre era riuscito ad abituarla a un tale livello di crudeltà.

« Qual è il segreto di nostro padre? » sbottò Viserys sprezzante. Prima che Willem Darry potesse confessare, Daenerys ci arrivò da sola.

« Elia
voleva venire con noi a Roccia del Drago, ma non poteva. È stato nostro padre a trattenerli? »

Ser Darry annuì, senza preoccuparsi di negare: « Era paranoico, ossessionato dalla paura che i Martell potessero tradire i Targaryen. Per questo teneva Elia Martell e i suoi figli come ostaggi. Elia non poteva scappare perché era malata, e vostra madre è riuscita a fare niente per lei. »

« Sono senza parole, perché non ci avete detto niente? »

« Principessa » proruppe Ser Willem autoritario, « voi siete ancora una bambina e vostro padre, con i suoi difetti e i suoi scatti, restava pur sempre il nostro Re. »

« Faceva male a
mia madre, ha fatto uccidere i miei nipoti a causa della sua paranoia » sibilò Daenerys a denti stretti. « Forse è un bene per tutti i Sette Regni che sia morto. »

Prima che potesse rendersi conto di cosa aveva detto, Dany sentì un dolore bruciante sulla guancia e la forza di un colpo la scaraventò a terra. Molte donne e Balye sussultarono, Ser Willem Darry strinse i pugni. Viserys aveva appena colpito sua sorella con tanta forza quanta ne aveva in corpo.
Daenerys voleva piangere e, allo stesso tempo, si odiava per essere così fragile. Aveva solo sei anni ma gli eventi l’avevano obbligata a crescere, a prendersi delle responsabilità e a maturare più in fretta. Si disse che no, non si sarebbe arresa davanti alla violenza, non come faceva sua madre con suo padre.
Così alzò il viso con fierezza e guardò Viserys dritto negli occhi: « Rhaegar mi avrebbe dato ragione. »

« Torna in te sorellina, e comunque devi ringraziare quello stupido di Rhaegar per questa guerra. »

« Rhaegar non ha colpe della follia di nostro padre o della cattiveria dei Lannister e di Robert Baratheon. Lui era buono e coraggioso, rappresentava tutto ciò che c’è di bello in questo mondo » disse alzando la voce. Viserys forse poteva colpire lei ma non doveva permettersi di gettare fango su Rhaegar e sulla sua memoria. Lei non glielo avrebbe permesso.

« Certo e dava sempre ragione a te mentre leggeva i suoi stupidi libri, suonava il suo inutile strumento e assecondava i tuoi ridicoli capricci. »

Daenerys strinse i denti e fece per andarsene, poi ci ripensò e guardò di nuovo suo fratello. « Non sarai mai alla sua altezza Viserys, non sarai mai degno quanto lui. »

« Neanche tu » gridò Viserys mentre il suono delle sue parole riecheggiava negli angoli vuoti della sala.

 

Note dell'autrice:

Salve, ringrazio chi ha messo la mia fanfiction tra le seguite. Sono felice di sapere che continuerete a leggere e spero in futuro di avere qualche opinione, consiglio, critica, insomma qualcosa che mi faccia sapere cosa ne pensate e se per voi è una storia interessante. Comunque ecco il nuovo capitolo e preparatevi al prossimo dove incontreremo un personaggio caro a tutti noi.
Baci, Mary

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Capitolo 3
*** La Ribellione di Robert (parte seconda) ***


La Ribellione di Robert (parte seconda)


Dopo il litigio, Daenerys aveva cominciato a rispondere in maniera secca a suo fratello e ogni risposta da parte di lei era seguita da una minaccia da parte di lui.
Senza nessuno che li tenesse uniti, cosa che faceva Rhaella, si comportavano come due estranei. In fondo erano diversi, diversi come il giorno e la notte: Daenerys si ispirava a Rhaegar e ai suoi insegnamenti; mentre Viserys, avido e scostante, assomigliava sempre di più a loro padre, il Re Folle.
Dany aveva trascorso gli ultimi giorni chiusa nelle proprie stanze, usciva soltanto per mangiare o quando sapeva che suo fratello non era nelle vicinanze. Balye passava molto tempo con lei, sorrideva amichevole e si divertiva a intrecciare i capelli della Principessa.
Tuttavia affrontare quella reclusione fu difficile: i pensieri di Dany correvano da Rhaegar a Aegon e a Rhaenys. La notte faticava a dormire a causa degli incubi mentre il giorno non riusciva a concentrarsi, si sentiva nervosa o in un perenne stato confusionale. Piangeva. Sapeva che le stava succedendo qualcosa ma si vergognava troppo per parlarne con qualcuno.
Insomma era depressa, ma anche arrabbiata. Provava rabbia nei confronti di Tywin Lannister, Robert Baratheon e tutti i loro soldati, soprattutto Ser Amory e Ser Gregor Clegane. Si convinse che suo fratello, Elia e i loro piccoli meritassero di essere vendicati, meritassero giustizia e cordoglio. Inoltre pensava a Ser Barristan, Lord Varys, il Maestro Pycelle e tutti i loro uomini rimasti alla Fortezza; si chiedeva se Robert Baratheon li avesse almeno risparmiati.
Infine c’era lui, Jaime Lannister. L’uomo di cui si era fidata –di cui tutti si erano fidati – e che aveva ucciso suo padre. Si domandava perché si fosse comportato così, chi o cosa avesse spinto il cavaliere a tradire il Re, per quale motivo non era riuscito a proteggere Elia e i suoi figli o se almeno ci avesse provato.

« Mia signora come state oggi? » chiese Balye con tono gentile e i suoi luminosi occhi azzurri. Era entrata nella camera in punta di piedi e senza fare rumore, indossava il bellissimo vestito azzurro che aveva ricevuto in dono. Tuttavia rabbrividì quando guardò Daenerys: quella luce mattutina metteva in evidenza il viso smunto della Principessa su cui galleggiavano due occhi spenti e vuoti, circondati da pesanti occhiaie. Sembrava quasi una bambola di porcellana, qualcosa di assente come un contenitore senza anima.

« Sto bene, cosa fai sveglia così presto? »

« Vostro fratello vuole vedervi. »

« Perché? » domandò Daenerys, gli occhi serrati e la mascella contratta. « Io non voglio vederlo. »

« Capisco, ma si tratta di qualcosa di importante. » Finalmente Dany annuì e cominciò a mettersi in piedi; tuttavia i suoi legamenti non ressero il peso e barcollò. Per fortuna Balye fu pronta a sorreggerla.

« Grazie amica mia, e ora aiutami a cambiarmi. »

Quando scese ai piani inferiori, precisamente nella Sala Grande, vide Viserys seduto sul trono e vari cavalieri attorno a lui, tra cui il fidato Ser Willem Darry. Daenerys notò che suo fratello era visibilmente agitato con gli occhi che vagavano a destra e sinistra mentre batteva le unghie sulla fredda roccia. Fredda roccia che sembrava scolpita dalla magia: non era azzardato dire che ci fosse ancora della magia Valyriana presente in quei luoghi.

« Dobbiamo andarcene » disse Viserys quando si accorse della sua presenza. « Ser Jaime Lannister o uno di quei maiali ci hanno tradito e hanno rivelato dove ci troviamo. Stanno venendo a prenderci. »

Daenerys rabbrividì. Lo sapevano che sarebbe successo, sapevano da sempre ma avevano preferito rimandare e procrastinare il piano di fuga. Tuttavia stava accadendo e loro non avevano ancora una strategia. « Chi? Robert Baratheon? I Lannister? »

« Il fratello di Robert, Stannis Baratheon, con gli uomini di Lord Tywin Lannister » aggiunse Viserys.

« Questa è casa nostra, non possono cacciarci » affermò Dany, puntando i piedi per terra. Suo fratello non replicò.

Ser Willem Darry, invece, si schiarì la voce e intervenne: « Mia signora avete ragione, questa è casa vostra come i Sette Regni erano di vostro padre. Purtroppo a questi uomini non importa a chi appartengano Westeros e Roccia del Drago. Loro verranno, vi uccideranno, si prenderanno tutto e voi non servite a nulla da morta. »

« Quindi ce ne andremo? »

Viserys saltò in piedi. « Hai un’idea migliore sorella? »

« Da quando ascolti i miei consigli? » domandò perentoria lei. Il fratello inarcò un sopracciglio incoraggiandola a parlare. « Preferirei morire a Essos piuttosto che in mano a quegli avvoltoi assassini, quindi il mio suggerimento è sì, partiamo. »

« Per una volta siamo d’accordo sorella. Prepara ciò che ti serve, i servitori prepareranno il nostro veliero e domani mattina salperemo. »

Il mattino seguente tutto sembrava pronto per la partenza. Fratello e sorella attendevano pazienti davanti alla nave, mentre i servitori finivano di caricare gli ultimi pezzi di scorte. Quando Stannis Baratheon sarebbe arrivato non li avrebbe trovati.

« Dove andremo? »

« Braavos » disse Viserys. « Per ora andrà bene ma presto dovremo diventare dei nomadi e spostarci in continuazione. »

« I nobili Targaryen … e ora eccoci qui, pronti a fare i nomadi » commentò lei con un sorriso triste. « Com’è Essos? » domandò poi.

« Come ti ha sempre raccontato Lady Marysa. » Daenerys si voltò verso suo fratello confusa. « Non ricordi i racconti della nostra nutrice? Ma se fino a pochi giorni fa ti preoccupavi dei Dothraki! »

« Dothraki? » Lo sguardo confuso della Principessa persistette.

Viserys iniziò a sentirsi agitato. « Stai scherzando, vero? »

Daenerys scosse il capo e tornò a guardare il mare, poi mormorò: « Ho dei vuoti di memoria ultimamente. » Suo fratello non replicò –anche perché non sapeva cosa dire. « Torneremo a casa un giorno? »

« Quando saremo sposati, in possesso di un esercito e di tante navi. Per riprenderci il trono ovviamente. »

Dany sussultò ma rimase fredda nelle espressioni. « Sposati? Io e te? » domandò con voce fiacca.

« Ovviamente, come fanno da secoli i nostri antenati. »

« Ma io non voglio sposarti » replicò lei senza peli sulla lingua. Non solo Viserys era suo fratello, ma non aveva mai incontrato una persona più viscida di lui. Sapeva di non potersi sposare per amore, di essere una donna da vendere ai migliori offerenti. Tuttavia la peggiore delle sorti sarebbe stata quella di sposare Viserys.

« Non hai altra scelta sorellina cara. O mi sposerai e soddisferai tutti i miei desideri a letto, oppure ti costringerò con la forza » sibilò il Principe fra i denti. « Il Gran Maestro Pycelle disse che siamo destinati a stare insieme. »

Ci fu un lungo momento di silenzio, seguito infine dalla domanda di Dany. « Chi è Pycelle? »

Viserys si girò verso sua sorella, con gli occhi strabuzzati e a bocca aperta. « Mi prendi in giro o fai sul serio? » sbottò con voce isterica. Ora sì che si poteva definire allarmato.

« I-io ho come dei buchi neri nella mente … non riesco a ricordare questa persona. » Daenerys cominciava a sentirsi a disagio, il cuore che batteva fortissimo e i palmi delle mani manditi di sudore.

« Ovviamente, insomma Pycelle non è nessuno di importante, è soltanto un uomo che ci ha praticamente visti crescere » ironizzò Viserys. Dopodiché andò a cercare Ser Willem Darry e lo trovò vicino alla nave. « Mia sorella ha dei vuoti di memoria, dovremmo preoccuparci? »

Il cavaliere rimase di stucco. « Sono dimenticanze gravi o semplici sciocchezze? »

« Non ricorda il Gran Maestro Pycelle, ti sembra una sciocchezza? »

« Vostra Altezza, a volte quando la mente subisce un trauma reagisce nella maniera più plausibile per difendersi: cancella ciò che fa male. In questo caso qualsiasi ricordo di una vita felice, ormai lontana e dolorosa. Ci si può dimenticare di un caro, come un fratello, o persino di se stessi. »
Viserys rimase a bocca aperta: « Quindi potrebbe dimenticare tutto? »

« Sì e potrebbe rimanere senza memoria a lungo, precisamente finché non supererà il trauma. »

« Ne sei certo? »

« Successe a un mio amico e collega. Sono passati venti anni dalla guerra e ancora non ha recuperato i ricordi, ma almeno si è creato una nuova vita. Mi dispiace Vostra Grazia, è una cosa orribile. »

Viserys scoppiò a ridere e Ser Willem rimase sconvolto dalla follia che vide nei suoi occhi. « A me non dispiace affatto. Potrò manipolare mia sorella, plasmare i suoi ricordi, farle credere che ha promesso di sposarmi. Potrò cambiare il suo pensiero su Rhaegar, farle capire quanto fosse stupido nostro fratello e diventare IO l'eroe della storia. »
Ser Willem Darry non replicò ma pensò che Viserys Targaryen fosse diventato pericolosamente identico a suo padre, il Re Folle, e che lui non avrebbe potuto fare nulla a riguardo. Non avrebbe mai fatto del male a un Targaryen, come qualsiasi fedele della Casata dei Draghi.

« Siamo pronti a partire » annunciò Viserys, poi avanzò verso il veliero e fece segno a sua sorella di seguirlo. Era convinto di poter trionfare, di fuggire lontano e sopravvivere alla furia dei ribelli. Credeva di poter tornare un giorno per riprendersi il trono di suo padre, il Trono di Spade. Quello che gli spettava di diritto.

« Troppo tardi Vostra Altezza » mormorò uno dei cavalieri indicando un punto preciso nel mare. Viserys e Dany aguzzarono gli occhi e videro due navi in lontananza mentre navigavano a vele spiegate verso di loro.
Gli stemmi esposti sulle brigate erano chiari: cervi, simbolo della Casa Baratheon. Stannis Baratheon e i suoi uomini, insieme a quelli di Tywin Lannister, erano in piedi sui loro vascelli con le spade già sguainate e gli occhi inferociti.

« Ser Darry come è possibile? Il Gran Maestro Pycelle ha scritto che sarebbero arrivati più tardi » gridò Viserys in panico, quasi isterico.

« Mi sembra chiaro che ci ha ingannati. Non dovevamo fidarci di lui, non dovevamo fidarci di nessuno. »

Il panico si diffuse fra i presenti. Scappare non sembrava più un’opzione possibile su di un’isola. Quindi cosa fare?

« Consegniamo di nostra volontà i Targaryen, ci risparmieranno » urlò una donna della servitù. Alcuni concordarono, altri invece protestarono.
Ser Willem e moltì uomini estrassero le proprie spade, e gli oppositori fecero lo stesso. Si scatenò una rissa. Clangori di armi che si scontravano e grida si diffusero tutto attorno. Le due navi nemiche, intanto, erano ormai prossime alla riva.

« Stupida non stare lì impalata » sibilò Viserys afferrando sua sorella per un braccio, e corse via trascinandola con sé. Balye li vide allontanarsi e li seguì chiamando a gran voce il nome di Daenerys.
Il principe, però, era forte e continuò a strattonare Dany spingendola a correre veloce, sempre più veloce fin quando il rumore metallico delle spade non sembrò lontano, quasi ovattato. Nessuno si era accorto della loro fuga.

« Viserys fermati, non ce la faccio più » gridò Dany con quanto fiato aveva in gola. Le sue gambe non avrebbero retto a lungo quella volata.

« Corri o ti lascio qui a morire! »
I due reali e Balye continuarono a scorrere velocemente lungo la costa, inconsapevoli di avere alle calcagna tre soldati di Tywin Lannister: due uomini, uno biondo e l'altro moro, e poi un ragazzo più giovane. La fuga dei Targaryen non durò a lungo poiché Viserys inciampò in un sasso trascinando sua sorella con sé.

Balye si fermò a pochi passi di distanza e domandò: « Mia Principessa, state bene? »

Daenerys, senza fiato, non riuscì a rispondere mentre suo fratello constatò con orrore di essersi slogato una caviglia. « Sorella buona a nulla, alzati e sollevami! »

Dany si mise a sedere a fatica e guardò suo fratello incredula. « Cosa? »

« Non posso correre con una caviglia fuori uso. Non mi importa se sei debole. Sollevami, trascinami, renditi utile una buona volta nella tua inutile vita! »

La serva Balye non riuscì a credere alle proprie orecchie. « Dovreste dire a vostra sorella di scappare, di mettersi in salvo finché è in tempo » obbiettò.

« Zitta insulsa sguattera! Ora come ora mi interessa solo di me stesso e della MIA salvezza » sibilò Viserys.

La bambina ignorò il Principe e si rivolse direttamente alla Principessa: « Mia signora, dovete salvarvi. Dovete vivere per Rhaegar, per i vostri nipoti, per me e per tutti quelli che credono ancora nella vostra dinastia. Non arrendetevi così. »
Daenerys sentì gli occhi pizzicare. Era sfinita e in stato confusionale, non sapeva neppure che cosa ci faceva ancora lì, ma in mezzo al buio che regnava nella sua mente quel nome –“Rhaegar” – riuscì a darle una grande forza. Rhaegar. Così inspirò e, con uno sforzo non indifferente, si mise in piedi.

« Prendiamoli » sentirono gridare. Gli uomini dei Lannister erano arrivati a pochi metri di distanza da loro.
Un soldato moro e tarchiato si rivolse a un uomo biondo, per dirgli: « Io uccido il Principe. Tu e il ragazzo occupatevi della Principessa e della servetta. »
Gli occhi di Dany si spostarono sul più giovane dei tre: un ragazzo di circa diciotto anni alto e massiccio, capelli lunghi e fini. Lo contraddistingueva una tremenda ustione che gli sfigura metà viso.
L’uomo biondo e il ragazzo sfregiato cominciarono a correre nella sua direzione.

« Via » sussurrò Dany e, prima di scappare insieme alla sua amica, guardò un’ultima volta suo fratello. I due soldati avevano delle gambe slanciate e di conseguenza erano più veloci della Principessa e della sua serva; mentre lei e Balye si allonavano, sentirono il grido di Viserys e il suono di una spada che storpiava il suo corpo. Viserys era ufficialmente morto.
Le due bambine si ritrovarono bloccate davanti a uno strapiombo scosceso che si tuffava nel mare, con scogli e superfici appuntite come unica via di fuga. C’era solo un sentiero scolpito nella roccia: sembrava decisamente pericolante e richiedeva lentezza e cautela per essere attraversato. Non c'era tempo.

« Ora cosa facciamo? » domandò Balye spaventata, guardando Daenerys come fosse un'ancora di salvezza. Dany sapeva di essere intelligente, sapeva di poter escogitare qualcosa per sopravvivere ma non aveva abbastanza tempo per pensare.

« Ferma Principessa, Tywin Lannister ti vuole morta » gridò il soldato biondo e esile. Poi si scaraventò addosso a lei. Balye sapeva che Dany non avrebbe retto il colpo – fragile e scarna com’era- quindi si lanciò sopra il nemico. Il soldato dei Lannister non aveva previsto quel gesto e, persino sotto il leggero peso della bambina, vacillò – agli occhi della Principessa furono dei fotogrammi di durata infinita – e infine cadde dal dirupo trascinando con sé Balye. Daenerys lanciò un urlo, chiamò Balye con tutto il fiato che aveva in gola ma non servì a nulla: Balye era scomparsa, come Rhaegar e gli altri, tutto a causa dei tiranni bramosi di potere che avevano ufficialmente mandato in pezzi la sua infanzia.

Il ragazzo dei Lannister con il volto sfigurato si avvicinò alla strapiombo e guardò in basso: « Cavolo, che caduta! Si sono sfracellati sulle rocce. »
Dany provò di nuovo l’irrefrenabile desiderio di piangere, piangere fino a quando non sarebbe rimasto altro che il vuoto dentro di lei. Perché andare avanti?

« Mi dispiace Principessina ma devo uccidervi » disse infine il ragazzo, senza mezzi termini. Tuttavia rimase stupito dall’inerzia della bambina. Non gridava, semplicemente fissava il suo inseguitore con degli occhioni enormi e disperati, e taceva. « Questo dovrebbe essere il momento in cui piangete e mi supplicate. » Silenzio. « Non volete dire nemmeno un’ultima frase prima di morire? » Dany non riuscì a trattenere un singhiozzo ma, di nuovo, rimase zitta. « Parlate! Insomma dite qualcosa. »

« Cosa vi è successo alla faccia? » chiese lei con voce tremante.

Il ragazzo sbuffò. « Davvero? È questa la vostra ultima richiesta prima di morire? » Daenerys annuì.

« Mio fratello mi ha schiacciato contro un braciere senza pietà. Ecco. E ora devo uccidervi. » Avanzò.

« Anche mio fratello era cattivo e mi picchiava » ammise con assoluta sincerità. Il ragazzo si fermò, senza parole: aveva qualcosa in comune con quella Targaryen dopotutto. « Come si chiama il vostro? »

« Gregor Clegane. » Il nome rimbalzò nelle pareti della memoria di Daenerys. « Sì, colui che ha ucciso i vostri nipoti e Elia Martell. Mio fratello è un mostro. »

Dany ammirò gli occhi pacati di quel ragazzo, provò pietà per lui e in un istante capì cosa avrebbe dovuto dire. « Ma voi non siete come lui, giusto? Non ucciderete una bambina indifesa. »

Clegane grugnì contrariato. « Non mi intenerirai Principessina. Dannazione ho degli ordini e dei padroni a cui obbedire! »

« Ti riferisci ai Lannister? A loro non importa nulla di te. La tua lealtà è ammirevole ma ciò che farai oggi non ha nulla a che vedere con essa. Il mio unico crimine è quello di essere nata sotto il cognome sbagliato, riesci a capirmi? »

« Io non sono mio fratello, non provo gusto a uccidere » gridò il ragazzo. Poi sospirò e assunse una voce più pacata. « In più siete buona e intelligente, non avete fatto del male a nessuno e non credo meritiate di morire. »

« Allora non uccidermi. »

Il ragazzo sbuffò, scosse il capo e cominciò a camminare avanti e indietro. « Avete perso tutti Principessa, perché non volete morire? »

« Vorrei morire, ma non ti supplicherò. Non dormo, gli incubi mi tormentano e mi arrenderei volentieri per trovare un poco di pace. C-credimi sono così confusa, i miei ricordi sono annebbiati e non so perché sono ancora in piedi ma una mia amica si è appena sacrificata per me e, prima di farlo, mi ha detto che devo continuare a vivere per coloro che credono nella mia dinastia » disse Dany tutto d’un fiato. I due si guardarono a lungo, senza proferire una parola: lui ragionava, lei attendeva. Intanto, in lontananza, qualcuno chiamava il nome di Sandor Clegane. Dany non supplicò ma guardò il soldato con occhi di speranza, spaventati ma pieni di speranza.

Fu allora che il Mastino sentì qualcosa, compassione forse? Provò compassione – sentimento di solito sopito - per quella piccola fanciulla, così innocua e pura davanti alla perfidia nera e spietata dei suoi padroni. Con preoccupazione, il Mastino realizzò che non avrebbe ucciso Daenerys Targaryen. Non ci riusciva. « Svelta, nascondetevi dietro quella roccia » sussurrò.

Dany strabuzzò gli occhi. « Tu cosa farai? I tuoi padroni vorranno delle prove. »

« Nascondetevi dannata ragazzina, penserò io a cosa fare! »

La Principessa obbedì, si nascose dietro un masso e aspettò con ansia. Il soldato moro che prima si era occupato di Viserys raggiunse il Mastino e si guardò attorno confuso. « Dov’è Nicolas? Dov'è Daenerys Targaryen? » Dany rabbrividì, in attesa di sentire il vocione di Clegane.

« Daenerys Targaryen è caduta dalla costa insieme a Nicolas. La serva è scappata, ma non credo che ci creerà dei problemi. »

« Non mi importa della serva, piuttosto preoccupati di recuperare il cadavere della Targaryen. Tywin Lannister vuole consegnarlo a Re Robert. »
Daenerys trattenne il respiro: Re Robert.

« Tu comincia a portare sulla nave il corpo di Viserys Targaryen. Io ti raggiungerò più tardi con quello della bambina. »

Il cavaliere annuì e si allontanò di corsa. Quando fu sparito alla vista, il Mastino raggiunse Dany dietro il suo nascondiglio e trovò quella bambina pallida come un fazzoletto. « Re Robert » ripeteva.

« Maledizione riprendetevi » disse Sandor afferrandola per le spalle e scuotendola con poca grazia. «Ascoltatemi attentamente, mentre circumnavigavamo l’isola ho visto una barca a remi. Prendete il sentiero a destra che scende e entrate nella barca. »

« Essos è troppo lontana per arrivarci in barca. »

« Non andate a Essos, tornate a Westeros e nascondetevi. Vi aspetterò stanotte alla Baia delle Acque Nere. »

« Cosa farai con Balye? »

« Posso effettuare uno scambio di persona. Il suo viso è tumefatto e rovinato dalla caduta. Ha un vestito elegante come il vostro. Posso schiarire i suoi capelli e farli assomigliare ai vostri, ci sono erbe qui intorno? »

« Nelle cucine ci sono dei limoni di Dorne. »

« Bene. Ora andate via. »

« Come farò a orientarmi? »

Il Mastino ci pensò per qualche secondo, poi indicò un punto alla bambina. « Non avrete bisogno di remare, la corrente vi porterà verso Westeros. »

Dany annuì pensierosa, leggermente più sollevata ma con il cuore ancora in gola. « Grazie mille Ser Clegane. »

« Non sono un cavaliere, cucciola di drago. »

« Per me siete un cavaliere » disse lei onestamente. « So che state con i Lannister ma non dimenticherò mai di come mi avete salvata. »

Sandor sospirò. « Non si tratta di Lannister o di Targaryen, ma di voi. Non vi avrei mai uccisa, non sono come mio fratello e voi non siete come vostro padre. I nostri cognomi non dicono chi siamo dannazione. »

Daenerys gli sorrise, il primo sorriso sincero che faceva negli ultimi mesi. « Grazie doppiamente allora. »




Quando si fece buio Sandor Clegane arrivò alla Baia delle Acque Nere come aveva promesso, in attesa della Principessa. Si guardò attorno, cercò e aspettò ma non vide nessuno. Aspettò ancora e cercò ancora. Infine si rese conto che non sarebbe arrivata, strinse i pugni e si arrese. Non poteva aver perso quella fanciulla dopo tanta fatica. Che fosse fuggita, o forse era stata rapita?
"Rapita un corno" pensò tra sé e sé, "evidentemente non si fidava di me e ha preferito fuggire. Infondo chi potrebbe fidarsi di un cagnaccio?" Preoccupato, poiché aveva disubbidito ai Lannister e complottato implicitamente contro Robert Baratheon, si diresse verso le Terre della Corona.
Si diede dello stupido, si chiese se avesse commesso un errore e pensò che ora la sua vita dipendeva da quella bambina.
Sperò con forza che almeno si fosse nascosta bene.



Un paio di sere dopo, due contadini si recarono verso il mare nei pressi del loro villaggio a Maidenpool, nella Terra dei Fiumi.

« Theresa, aspettami » borbottò l'uomo.

« No Josef, ho bisogno di fare due passi perché mi sento soffocare in quella casa. »

Il marito della donna sbuffò ma continuò a camminare dietro alla moglie. « Sai che è pericoloso allontanarsi? Da quando Casa Mooton ha annunciato che sarebbe rimasta fedele ai Targaryen, i ribelli ci tengono d’occhio. »

« Cosa devo fare? Chiudermi in casa perché quello pseudo Re ha deciso che deve essere lui il porcello reale? Se solo si permetterà di darmi un ordine ... i-io lo colpirò in testa con qualcosa di pesante. Ripetutamente. »

« Tesoro … »

« Sta zitto! »

« Potresti almeno abbassare la voce? » insistette Josef cercando almeno di stare al passo della sua amata. Ormai erano vicinissimi al mare, si poteva già annusare il profumo della salsedine.

« Se continui a darmi ordini comincio a urlare “lunga vita ai Targaryen”, e poi ci deve provare quel cinghiale di Robert Baratheon a farmi stare zitta. Gli faccio mangiare dei serpenti così che si nutrano delle sue cervella sproporzionatamente minuscole. » Theresa avanzava imperterrita verso il mare con i suoi lunghi capelli mori al vento e gli occhi scuri come la pece che lampeggiavano nel buio. Quella donna a primo impatto avrebbe intimorito chiunque, visti i suoi modi bruschi e rozzi. In realtà si trattava semplicemente di una contadina modesta, cresciuta in una famiglia fedelissima ai Targaryen e che adesso vedeva i propri legittimi sovrani spodestati da un usurpatore. Una situazione difficile da accettare agli occhi di una donna orgogliosa e testarda come Theresa. La sua lingua lunga e quella bellezza grezza avevano conquistato il contadino che aveva sposato, Josef. Lui ci aveva provato a diventare soldato, aveva persino combattuto in guerra ma, nonostante fosse bravo con una spada in mano, il campo di battaglia non sembrava il suo posto. Josef in realtà era un nobile, un Cerwyn che aveva lasciato il Nord per servire i Targaryen. Aveva i capelli rossi e gli occhi verdi, un carattere mite e l’aria da buon samaritano di cui tutti si fidano. In effetti, era una persona di cui fidarsi, come sua moglie: testardi e leali. Ecco cosa li accomunava e univa.

« Non erano ordini … »

« Sta zitto. »

« Theresa sono sempre tuo marito, stai esagerando con questi toni … »

« Sta zitto! »

« Theresa! »

Sua moglie gli afferrò un braccio con poca delicatezza e Josef ammutolì. « Guarda lì » sussurrò Theresa indicando un punto preciso nel mare. Josef seguì il suo dito e capì. In acqua c’era una barca.
La coppia si guardò stupita e infine corsero verso il mare. Nella barca, con gran stupore da parte di entrambi, videro una bambina svenuta. Doveva essere arrivata sin lì grazie alle correnti del Mare Stretto. In un primo momento si chiesero chi fosse, poi Josef utilizzò una lanterna per illuminare il viso della piccola e rimase impietrito.
« Theresa, guarda i suoi capelli. È una Targaryen! »

Sua moglie sollevò il busto della piccola e strinse il corpicino fragile a sé. « Josef è fredda. »

« Respira? »

« Sì ma il suo fiato è debole. Oh caro sembra così esile e patita. »

« Credo che venga da Roccia del Drago, deve aver perso i sensi mentre era ancora in alto mare. »

« Ma sei un genio, non ci sarei mai arrivata da sola » canzonò Theresa.

« Donna, non è il momento di fare sarcasmo. Piuttosto cosa facciamo con lei? »
La contadina ragionò e poi cominciò a scuotere Daenerys. Dopo un poco Dany aprì i suoi grandi occhi viola e guardò i due sconosciuti con aria sperduta.

« Mia signora, come state? » domandò Josef preoccupato. Ormai anche lui era vicinissimo alla Principessa e tentava di scaldare i palmi delle sue piccole mani stringendole in mezzo alle proprie, più grandi e callose.

« Signora? » domandò Dany con voce fioca e indistinta.

« Sembrate confusa e disorientata. Riuscite a ricordare cosa vi è successo? »

La bambina deglutì a fatica e scosse il capo, mentre brividi di freddo percorrevano il suo corpo provato. Josef si tolse il mantello e cercò di comprirla meglio che poteva. « Non ricordo niente. Non ci sono delle immagini nella mia testa, è tutto buio. » I due coniugi si guardarono preoccupati. « Chi sono? Da dove vengo? E chi siete voi? »

« Mia cara » mormorò Theresa pensierosa, « davvero non ricordi nulla? » La piccola scosse di nuovo la testa e i contadini tornarono a guardarsi. Ormai vivevano insieme da così tanto tempo che avevano imparato a leggersi nel pensiero, insomma bastò uno sguardo e avevano già elaborato un piano. « Sei una bambina del nostro villaggio, tua madre è deceduta a causa di una pestilenza mentre tuo padre è morto eroicamente alla battaglia del Tridente. Noi eravamo suoi amici e gli abbiamo promesso di occuparci di te. »

« Non temere » aggiunse Josef risoluto, « siamo brave persone e tu presto recupererai i tuoi ricordi. »

« Vuoi venire a casa con noi piccola? Ti preparerò una buonissima zuppa calda mentre mio marito accenderà il fuoco, poi ti metteremo a letto e domani mattina sarà tutto passato. »
Dany, ancora in stato confusionale, disse un flebile “sì” e i contadini le sorrisero. L’ultimo pensiero di Theresa quella sera, come disse a suo marito prima di addormentarsi, fu rivolto con trionfale gioia a Robert, il da lei rinominato porcello Baratheon. Ci aveva provato a sterminare tutti i Targaryen ma, a quanto pare, non c'era riuscito.





Note dell'autrice :

Salve, per cominciare ringrazio tanto chi ha recensito e ringrazio anche chi ha messo la storia fra i seguiti o fra i preferiti.
Piaciuto il capitolo? E vi aspettavate questo dal Mastino? Devo dire che in un certo senso lui e Dany mi hanno ricordato Biancaneve e il cacciatore, un uomo burbero e apparentemente spietato che si fa prendere dalla pietà e risparmia una fanciulla.
Ricordiamo che lui non è quello che vediamo da adulto, è ancora un ragazzo qui.
Come vi sembrano Josef e Theresa? Faranno scelte giuste?
Il Mastino è riuscito a camuffare Balye e a farla passare come Daenerys o è stato scoperto?
Secondo delle mie ricerche già in tempi remoti non era raro che una dama si tingesse i capelli e molte volte bastava utilizzare erbe alla portata.
Tutto questo si scoprirà con i prossimi capitoli, fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacio.
Mary

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Capitolo 4
*** Io sono Nessuno ***


Io sono Nessuno

 

Il giorno seguente al ritrovamento della Principessa, e mentre questa risposava indisturbata, Theresa e Josef ne approfittarono per discutere della situazione. Ovviamente non potevano tenere Daenerys al villaggio o gli altri abitanti si sarebbero insospettiti; ma allo stesso tempo non potevano vivere come dei nomadi e spostarsi per i Sette Regni con una piccola dai capelli biondi e dagli occhi viola – entrambi tratti ricollegabili solo alla famiglia dei Targaryen.
Nascondendo Daenerys stavano commettendo il crimine di alto tradimento. In realtà non avevano impiegato tanto tempo a decidere: Josef si era battuto per i Targaryen, aveva visto Rhaegar morire alla battaglia del Tridente, e, come lui, anche Theresa non aveva dubbi sulla propria fedeltà. Per loro Robert Baratheon era un Usurpatore e sarebbe divenuto un pessimo regnante. Ci credevano fermamente. Come credevano che Rhaegar Targaryen non fosse un rapitore ma un uomo buono e nobile d’animo: insomma agli occhi dei due contadini non aveva rapito Lyanna Stark come tutti credevano. Doveva trattarsi di una macchinazione volta a macchiare la reputazione del principe ereditario. Rhaegar avrebbe meritato il Trono di Spade e sarebbe potuto diventare un Re migliore di suo padre o di un qualsiasi Baratheon. Purtroppo era morto per mano di Robert e tutto ciò che restava ai Sette Regni era sua sorella.

« Non dobbiamo decidere subito » ragionò Josef. « Teniamo Daenerys in casa fino a quando non avremmo trovato una soluzione. »

Theresa sospirò e si massaggiò i polsi doloranti. Ogni giorno i contadini della Terra dei Fiumi lavoravano tanto. Lei guardava suo marito e ricordava quanto fosse coraggioso e determinato: Josef aveva abbandonato i propri familiari, fedeli a Robert Baratheon, il proprio titolo nobiliare per servire i Targaryen e per vivere con lei nei campi, dove si faticava sotto il sole pur di mangiare un mero pasto.

« Allora, è il momento di parlarne. Sappiamo che una Targaryen è ancora in vita e, se è come credo, siamo gli unici a conoscenza di questo segreto. »

« Possiamo salire su una nave per andare a Essos. »

« Con quali soldi? Non credo che i tuoi genitori ti presterebbero denaro per aiutare una Targaryen dopo che li hai abbandonati per combattere con un Targaryen. E comunque Essos è troppo pericolosa, la tua spada e la mia lingua lunga non basterebbero a salvarci. Servirebbe un poco di fortuna ma, purtroppo per Daenerys, io e te ne siamo abbastanza sprovvisti. »

 

 

I giorni passarono e i due contadini non avevano ancora fatto uscire Daenerys. Anzi, furono costretti a lavorare a turno in modo che ci fosse sempre qualcuno in casa a tenere compagnia alla bambina. Le aveva raccontato ovviamente delle bugie: avevano detto che i suoi capelli erano di un colore insolito, il colore delle streghe e che dovevano nasconderla dagli occhi dei malpensanti. In effetti non era del tutto una bugia. Le donne del villaggio erano grandi pettegole e presto i vicini iniziarono a diventare sospettosi attorno ai due contadini.
Molti abitanti avevano sostenuto i Targaryen durante la ribellione di Robert Baratheon, ma ora non conveniva a nessuno stare dalla parte dei perdenti.
Quando i sospetti dei vicini, però, si fecero più forti arrivò il momento di prendere una decisione definitiva. La soluzione ai loro problemi si presentò inaspettatamente sotto forma di un viandante.
Josef stava vendendo al mercato del villaggio i prodotti che lui e sua moglie avevano coltivato, quando gli si avvicinò un signore molto ambiguo.
« Un uomo vende buoni prodotti » disse il viandante che indossava dei vestiti simili a stracci. Josef guardò il viaggiatore con curiosità e con stupore: che razza di accento aveva?

« Certo, verdure coltivate personalmente da me e mia moglie. »

« Un uomo e sua moglie sono dei bravi contadini. »

« Grazie mille, anche se non so come possiate farci simili complimenti senza conoscerci » osservò il contadino sospettoso. Lo straniero continuò a fissarlo in silenzio e con un sorrisino enigmatico. « Amico mio, o compri qualcosa o puoi anche andartene. »

« Di solito un uomo è gentile e disponibile, ma ultimamente è inasprito dalle preoccupazioni » disse il viandante. « Tenere un segreto non è mai facile. »

Josef rimase pietrificato ma cercò di non allarmarsi. Come sapeva certe cose, li aveva spiati o tirava a indovinare?  « Io non ho segreti. »

Il viandante sorrise, quasi divertito. « Parlo della bambina con il sangue di drago che nascondete in casa. » Il contadino sobbalzò, si guardò attorno e disse allo sconosciuto di abbassare i toni.

« Chi siete e come sapete della bambina? »

« Il mio nome è Jaqen H’ghar e il Dio dai Mille Volti mi manda. »

« Siete un Uomo senza Volto? » domandò il contadino pensieroso. Aveva letto delle storie sugli Uomini senza Volto. Si trattava di un Ordine antichissimo che rispondeva a un solo Dio, ovvero alla Morte. Non poteva crederci di trovarsi davanti a uno di loro.

« Quest’uomo senza volto ha una soluzione che risolve tutti i vostri problemi. Jaqen può aiutare Daenerys Targaryen a trasformarsi per assumere una nuova identità. »

« Cosa volete in cambio? »

« In cambio? Se il Dio mi manda non è per uno scambio » precisò Jaqen. « Noi insegniamo a mentire, a diventare Nessuno. Daenerys è già un Nessuno. Deve solo diventare qualcun altro. »

Josef ascoltò attentamente e storse il muso. « Quindi dovremmo lasciartela? So bene chi sono gli Uomini senza Volto, sono assassini. »

« Jaqen non uccide gli innocenti e non torcerà un capello alla bambina, se è questo che interessa a un uomo. Il Dio dei Mille Volti è interessato a lei. »

« Ma è un Dio di Morte, giusto? Perché un Dio della Morte sarebbe interessato a una bambina? »

« Prima della Morte c’è la Vita e quella bambina ha avuto tanto da entrambe. »

« Tu parli ma allo stesso tempo non dici nulla, Jaqen H’ghar » osservò il rosso.

« Tu sei un nobile del Nord ma allo stesso tempo un contadino delle Terre dei Fiumi, Josef Cerwyn » replicò Jaqen con un sorrisino sardonico.

Josef ignorò la provocazione e non si chiese come Jaqen sapesse tutte quelle cose. « Resterà per sempre con te? »

« No, non per sempre. Il Dio dei Mille Volti ha un piano per lei. »

« Devo pensarci. »

« Un uomo ha tutto il tempo per pensarci. Presto Daenerys compirà otto anni e proprio sotto quella luna, il giorno del suo ottavo compleanno e in riva alle acque dove l’avete trovata, io vi aspetterò. »

Josef si mise a sedere e si coprì il viso. Gli Uomini senza Volto erano degli assassini ma Jaqen non aveva motivo di mentirgli: avrebbe fatto prima a uccidere lui e sua moglie per poi prendersi Dany, invece aveva preferito parlargli e metterlo davanti a una scelta. Infondo che prospettiva potevano dare lui e Theresa alla bambina? Una vita segregata in casa o meglio una vita in fuga? Per cosa, per vivere senza gioie, senza fare nuove amicizie e senza potersi innamorare. Quella non era vita.

« La porterai a Braavos? » chiese alzando di nuovo il viso. Le parole gli morirono in gola quando vide di essere rimasto da solo. Jaqen H’ghar era sparito, come un fantasma, così come era arrivato.

 

 

Quando Josef tornò a casa raccontò tutto a Theresa. Inizialmente sua moglie si impuntò in negativo: non avrebbero mai affidato Daenerys a un estraneo, non a un assassino fanatico di un Dio della morte. Tuttavia né lei né suo marito si preclusero il diritto di decidere, e continuarono a pensarci.
Intanto i vicini continuarono a sospettare. Molti sostennero che Theresa fosse rimasta incinta, altri affermarono che lei era sterile e che ciò non sarebbe stato possibile. I contadini si sentivano con il fiato sul collo, costantemente giudicati e vittime di occhi indagatori. La casa stava sempre più stretta a Daenerys che chiedeva di uscire. Come se non bastasse, Josef cominciò a fare dei sogni molto strani, tutti che si concludevano con Dany diretta a Braavos.
Il giorno prima dell'ottavo compleanno di Daenerys i contadini presero una decisione. La bambina non poteva vivere reclusa fra quattro mura. Avevano bisogno dell'aiuto di Jaqen.
Quella notte coprirono Dany con un mantello e uscirono di casa in gran silenzio. I contadini e la bambina si mossero in mezzo alle tenebre e strisciarono nella notte come tre ombre, senza lasciare traccia. Non ci volle molto prima che raggiungessero il mare, in quel punto dove i coniugi avevano trovato Daenerys circa un mese prima.
A lei avevano detto che sarebbe  andata a vivere per un poco con un uomo potente che sapeva tante cose e Dany aveva provato una sorta di inspiegabile entusiasmo davanti a quella prospettiva: un uomo che sapeva tutto avrebbe potuto dirle chi era, da dove veniva e soprattutto se aveva dei familiari ancora in vita, informazioni che lei bramava come un uomo assetato brama acqua nel deserto. Non sapeva ancora di sbagliarsi. Jaqen non aveva alcuna intenzione di dirle la verità.
Come promesso, il braavosiano li attese in riva al mare e quando ci arrivarono si avvicinò alla bambina.

« Non hai bisogno di nasconderti con me » sussurrò e rimosse il mantello per guardarla negli occhi. Dany gli sorrise, credendo alle proprie sensazioni. Le stesse sensazioni che incitavano il suo cuore a fidarsi di Jaqen H’ghar. « Quest’uomo conosce bene il tuo viso. »

« Mi chiamo Dany. »

« Il nome che i contadini ti hanno dato non ha alcuna importanza finché per te sarà solo un nome » affermò il braavosiano con risolutezza. « Non ti avrebbero portata da me altrimenti. »

« Scusa, era solo un modo per rompere il ghiaccio » ammise Daenerys intimidita.

L’Uomo senza Volto sorrise comprensivo e scosse il capo. « Il mio nome è Jaqen, dolce fanciullina. »

« Quando ce la riporterete? » intervenne il contadino, estremamente apprensivo.

« Esattamente tra un anno » replicò Jaqen. « Vi aspetterò qui, allo scoccare del suo nono compleanno, e vi restituirò una bambina sana e salva, ma diversa da quella che vedete oggi. » Daenerys deglutì.

« La tratterete bene? » domandò Theresa con apprensione materna.

« Quest’uomo non ha intenzione di fare il contrario. »

I due contadini abbracciarono Daenerys; Josef quasi si commosse. Le ricordarono che si sarebbero visti presto, a distanza di un anno.

Daenerys appariva dispiaciuta ma, allo stesso tempo, tranquilla e decisa. « Grazie di tutto e scusatemi se sono stata un peso in questi giorni. »

« Non devi scusarti, ci scusiamo noi per non essere in grado di proteggerti. »

« Non fa niente. »

Infine Josef l’aiutò a salire sulla barca e poi i due contadini, tenendosi stretti, rimasero fermi a guardare lei e Jaqen che prendevano il largo. Presto si fecero sempre più lontani, sempre più piccoli fino a dissolversi nella vastità del mare come una visione, e Dany rimase sola con il suo nuovo compagno di viaggio.

 

 

Piccolo fiore, sarò io una carezza
il fuoco non brucia, il fuoco è amico
lascia che il suo potere cancelli ogni tua debolezza

senza farti paura
lascia che il mio canto ti desti
tenendoti sicura
da quando nascesti.

Daenerys sorrise, coccolata dalla solita voce maschile, mentre il sogno si dissolveva e lei si svegliava.

« In piedi bambina, siamo quasi a Braavos » annunciò una voce più dura e roca, eppure sempre tranquilla. Daenerys aprì gli occhi che furono colpiti dalla violenta luce del sole di mezzogiorno e si mise seduta stiracchiandosi. Dopo essersi allontanati in barca, erano saliti su una nave e su questa avevano trascorso i giorni precedenti. Dany però odiava dormire sottocoperta dove c’erano tanti uomini strani, preferiva stare con Jaqen a prua e proprio lì si era addormentata il giorno prima.

« Per quanto tempo abbiamo viaggiato? » domandò. « Ho perso il conto dopo il terzo giorno. »

« Il tempo non ha importanza bambina, è solo un argomento che si infila nei discorsi poveri. Invece io e te abbiamo tanto da dirci. »

« C’è qualcosa che importa per te? » chiese Dany stizzita, prima di scusarsi per il suo tono impertinente.

« Non devi scusarti, perché … »

« Perché scusarsi non ha importanza » scherzò Daenerys, ma il suo compagno di viaggio non rise, anzi sembrò assorto e pensieroso. Dany notò che era cambiato rispetto al loro primo incontro sulle coste della Terra dei Fiumi: era più scuro in viso, sfuggente. D’un tratto non si sentiva più così tranquilla e fiduciosa ma Jaqen aveva detto che non le avrebbe fatto del male. L’aveva detto e ripetuto quindi tanto valeva credergli e poi non si poteva più tornare indietro.

« Jaqen voleva dire che non devi ripetere sempre ‘grazie’e ‘scusa’ come se il mondo fosse perfetto e tu sbagliata » affermò guardandola negli occhi e Daenerys si sentì completamente nuda, esposta come se il suo ‘io’ fosse un libro aperto a Jaqen, « perché non è così e perché il mondo è un posto brutto e spietato. Se fosse fatto di rose tu non saresti qui con un estraneo di cui non sai se fidarti o meno, ma con i tuoi genitori nella tua casa a gustare un buon pasto. »

Dany fece un sorrisino triste e abbassò gli occhi. Jaqen aveva ragione in tutto e per tutto.  « Ti prometto che non ripeterò ‘scusa’ tanto spesso. »

« Neanche grazie. Impara a pretendere poco e sarai sempre soddisfatta, impara a non aspettarti troppo e rimarrai meno delusa. Non avrai sempre qualcuno a proteggerti quindi impara a cavartela da sola. »

« Non mi parlerai della mia famiglia, vero? Theresa e Josef mi hanno mentito ma hanno creduto che fossi troppo ingenua per rendermene conto. »

« Mai visto errore più grosso, una bambina è sorprendentemente sveglia e intelligente. So che imparerà in fretta e io non dirò bugie alla bambina. »

Quelle affermazioni fecero sorridere Dany. « Cosa imparerò? »

« Tutto ciò che ho detto poco fa e molto di più. Se i contadini ti hanno mentito c’era un motivo, se io ti addestrerò per diventare Nessuno si tratta dello stesso motivo. Sappi solo che non ti hanno mentito su una cosa: vogliono il tuo bene e tutto ciò che farò io sarà a fin di bene. »

« Tu cosa vuoi invece? » domandò furbamente lei. Jaqen non rispose, sorrise misterioso e scese dalla nave per inoltrarsi in città. Daenerys seguì il suo esempio e iniziò a guardarsi attorno. Braavos era una città di Essos, non che lei ricordasse Westeros, ma percepiva un cambiamento. Nella parte bassa della città era allestito un mercato circondato da pescatori e venditori. Nessuno prestava attenzione a lei o a Jaqen, tutti erano impegnati a fare qualcosa. Tanti mercenari combattevano per le strade, quasi a vantare la propria abilità, mentre i comuni braavosiani indossavano abiti dai colori sgargianti e le cortigiane apparivano come donne bellissime e affascinanti. Gli uomini ricchi, invece, indossavano molti gioielli e  portavano abiti grigi e blu, di un blu talmente scuro da ricordare una notte senza stelle.

La Casa del Bianco e del Nero sorgeva su un ripiano roccioso, appariva come un edificio enorme e senza finestre. Sulle porte in legno intagliato metà in bianco e metà in nero appariva simbolica una luna. Dany si fermò davanti alle porte principali, quasi intimorita, e obbedì in silenzio a Jaqen quando le fece segno di entrare. In mezzo alla stanza principale vi era una piscina, il pavimento appariva lastricato e vicino alle pareti della stanza erano posizionate varie statue di presunte divinità. Daenerys si guardò attorno affascinata, poi non sentì più i passi di Jaqen e si voltò per scoprire che si era fermato dietro di lei. La fissava con un’espressione impassibile e una faccia scura.

« Chi sei? »

Dany ci pensò un attimo e capì. « Nessuno. »

« Bene, da oggi in poi ti farò questa domanda ogni mattina al tuo risveglio e voglio che tu lo ripeta cento volte prima di andare a letto. Dovrò vederti sempre più convinta. Chi sei dunque? »

« Io sono Nessuno » asserì Daenerys con maggiore decisione. Infondo allo stato attuale delle cose era davvero Nessuno.

Jaqen sorrise e annuì. « Già meglio » disse. « A breve ti insegnerò a cambiare il tuo aspetto, a travestirti a tuo piacimento. I tuoi occhi e i tuoi capelli cambieranno colore e i tuoi vestiti saranno come i miei. Le nostre lezioni si divideranno in tre fasi: fuggi, nasconditi e difenditi. Domani inizieremo da ‘fuggi’, quella che renderà i tuoi riflessi più svelti. Terminata codesta, passeremo a ‘nasconditi’ che è divisa in due piani, uno fisico e uno mentale. Per ultima quella più difficile, ovvero ‘difenditi’ e lì ti chiederò di scegliere un’arma. Sei pronta? »

« Credo di sì » mormorò lei e Jaqen alzò un sopracciglio. « Volevo dire, certamente » si corresse, tuttavia ancora incerta.

« Per quanto riguarda i contadini sai che ti hanno mentito ma non sai su cosa. Sappi che Nessuno ha dei nemici a Westeros. I nemici di una bambina sono dei codardi assassini di bambini ma hanno cose che una bambina non ha. I nemici di Nessuno hanno sterminato i suoi cari e hanno rovinato la sua infanzia. » Daenerys trattenne il respiro. « Per questo una bambina ha dimenticato ma un giorno ricorderà senza bisogno di fare domande. Detto ciò, ogni fase di questo allenamento ti potrebbe tornare utile a Westeros. Sei pronta? »

Dany strinse i denti e guardò il suo nuovo amico dritto negli occhi. « Lo sono. »


Piccolo uccellino, sarò per te un aiuto
non sarai mai sola
finché ascolterai il mio canto

 

Quella mattina Daenerys fu svegliata da un rumore, un secco bussare alla porta. Non aprì gli occhi perché sapeva già di chi si trattasse. Non si mise in piedi, ma restò ferma e distesa in attesa.

« Chi è questa bambina che ancora riposa? »

« Sono Nessuno. »

« Bene » proruppe Jaqen, entrando nella stanza, « appari già più convinta di ieri. » Si avvicinò a lei e fissò pensieroso il suo viso.

« Ho fatto qualcosa di male? » domandò Dany a disagio. Gli occhi inquisitori di Jaqen sembrarono recepire qualcosa.

« Cosa sogni di notte? » La domanda lasciò di stucco Daenerys. Si chiese come facesse il suo nuovo amico a sapere cose tanto private e intime. Quasi si sentì violata.

« Niente. »

« Non sai mentire, il tuo corpo dice che è una menzogna. »

« Sogno una voce maschile » ammise Dany costernata. « Non so a chi appartenga. »

« Non è importante, tu sei Nessuno e il proprietario di quella voce che canta per quanto ne sappiamo è anche esso un Nessuno. Capisci cosa intendo? » chiese l’uomo guardandola attentamente. Dany annuì in silenzio e Jaqen riprese: « Seguimi, ti presento uno di noi. »
L’Uomo senza Volto scese numerosi gradini e condusse la bambina nella sala principale, completamente deserta se non fosse per un uomo fermo in mezzo alla stanza e un ragazzo, vicino alla piscina, che aiutava una donna a bere. Daenerys aveva visto una cosa simile il giorno precedente: un uomo anziano aveva bevuto acqua della piscina e poche ore dopo era morto. Jaqen aveva detto che chiunque soffrisse e, di conseguenza, volesse dire addio a quella vita, poteva ricevere il Dono dal Dio dai Mille Volti e morire in maniera indolore. Il Dono veniva concesso solo a chi chiedeva; gli Uomini senza Volto non potevano quindi donarlo di propria iniziativa. Tuttavia ancora un dubbio martellava nella mente della bambina.

« Diventerò una di voi? » chiese mentre scendeva gli ultimi gradini. Jaqen si fermò e lei per poco non gli andò a sbattere addosso.

« Non resterai con noi quindi non ti addestreremo per questo. »

« E allora per cosa mi addestrerete? »

« Una bambina è troppo curiosa » disse Jaqen e, insieme a Daenerys, raggiunse l'uomo coperto da una cappa metà nera e metà bianca che li attendeva in mezzo alla stanza. « Lui controllerà il tuo addestramento, io ti accompagnerò qui ogni mattina e ti riporterò in camera ogni sera. »

Detto ciò Jaqen si voltò e se ne andò. Dany lo guardò allontanarsi e restò sola con il nuovo Uomo senza Volto conosciuto, che appariva molto alto e magro sotto il suo mantello. La bambina si avvicinò timorosa e, sotto il cappuccio a faldoni, notò una cosa a primo impatto terrificante: l’uomo era in realtà un teschio ingiallito e dai lati della sua bocca pendevano dei pezzi di pelle. Dany sobbalzò e deglutì.

« Hai paura, bambina? Il mio aspetto ti spaventa? » chiese il signore con voce gentile. Quella voce tranquillizzò un poco Daenerys anche se non riuscì a placare il suo timore.

« Mi dispiace signore » sussurrò con un filo di voce.

« Vorresti essere più coraggiosa, vero? » domandò e vide Dany annuire. « Sappi che noi uccidiamo gli uomini, ma non abbiamo la presunzione di giudicarli quindi non ti giudicherò come tu non giudicherai me. »

« Vorrei diventare una persona più forte » ammise lei.

L’Uomo Gentile, come aveva scelto di chiamarlo Daenerys, annuì comprensivo. « Sei una bambina, non è già tanto che tu sia stata mandata qui? »

« Non avevo dove altro andare e i contadini che ho conosciuto non sapevano come tenermi. »

« Sai perché? »

Dany scosse il capo. « No » mormorò, « loro mi hanno mentito e Jaqen ha detto che non ha importanza. »

« Jaqen H’Ghar dice sempre il giusto. Qui non importa chi eri ma chi diventerai, e diventerai ciò che più ti piace e ciò che ti permetterà di sopravvivere. Sei stata molto fortunata bambina, lungo il tuo percorso hai incontrato persone che ti hanno protetta e si sono prese cura di te. Il Dio dai Mille volti ha voluto così. Ma non ci sarà sempre qualcuno a guardarti le spalle. Sappi che la morte non è la cosa peggiore, è un Dono che Lui ci fa, la fine delle nostre miserie terrene. »

Daenerys ascoltò in silenzio. Da troppo tempo sentiva parlare del Dio dai Mille Volti e sapeva cosa rappresentasse; però ancora non sapeva cosa volesse la Morte da lei secondo i suoi credenti, come facevano a comunicare con essa e in che maniera lavoravano. « Posso sapere cosa fate qui? »

« In questo tempio offriamo il Dono e pratichiamo il culto dei morti. Tuttavia tu non sei qui per diventare una di noi, tu sei qui per essere addestrata. Ragazzo! » chiamò alla fine. Il ragazzo che era nella stanza con loro, alto e molto più grande di Daenerys, si avvicinò e inclinò il capo in segno di rispetto verso l’Uomo Gentile. « La prima fase consiste nella fuga. Domani mattina ti manderemo a comprare qualcosa al mercato. Il ragazzo senza volto reciterà il ruolo del tuo inseguitore e spunterà quanto meno te lo aspetti. Il tuo compito è quello di seminarlo, con la velocità oppure con la furbizia. »

« Quindi appena vedo lui devo iniziare a correre? » chiese Dany dubbiosa. Si domandava quale fosse lo scopo di quella prova: sapeva di essere esile e quindi già agile e veloce, non aveva bisogno di fare pratica. Di astuzia ne aveva poca, ma, a suo parere, non era acquisibile in pochi mesi.

« No, tu non vedrai il ragazzo » disse l’Uomo Gentile e Daenerys corrugò la fronte, senza capire. « Lui utilizzerà un altro viso, tu non saprai mai da dove spunterà e con che faccia. Più tardi lui ti mostrerà i volti e capirai cosa facciamo qui. »

« Anche io utilizzerò un altro viso un giorno? »

L’Uomo Gentile negò. « Non sarà necessario, basterà modificare i capelli, gli occhi, il tono e il portamento. Senza questi sembrerai già un’altra persona. Durante quest’anno cambierai e chi ti conosceva prima non ti riconoscerà tanto sarai diversa. »

Quella sera il giovane mostrò a Daenerys un posto dove c’erano tante facce strappate dalle teste, tutte appartenenti a persone diverse. Dany rabbrividì in parte disgustata ma soprattutto incuriosita. Ora capiva in cosa consisteva il compito degli Uomini senza Volto: praticavano il culto dei morti, prelevavano i loro visi e li utilizzavano per essere i famosi assassini di cui si sentiva spesso parlare.

« Sei fortunata mocciosa » affermò il ragazzo con un tono poco cortese. « Io per diventare un ragazzo senza volto ho impiegato tanto tempo, prima di vedere questo posto ho dovuto aspettare settimane mentre tu arrivi e sai persino cosa facciamo qua dentro. »

« Io non sono fortunata, sono una bambina senza ricordi e senza famiglia. Se mi è capitata della fortuna non so che farmene a questo punto. »

« Credi di suscitare pena con queste lamentele? » Dany sospiro e pensò “io non voglio fare pena”. « Sei qui per imparare a cavartela da sola e da domani comincerai a farlo. Punto. »

 

Il giorno seguente Daenerys incontrò l’Uomo Gentile nella sala principale e questo le insegnò a travestirsi. La bambina fissò una massa di capelli neri e lunghi sulla propria testa. Era certa appartenessero alla donna che era morta il giorno prima. In seguito imparò a parlare in maniera più decisa, con un tono di voce maggiormente convinto e duro. L’Uomo Gentile le suggerì di stare meno dritta, più curva e rilassata, soprattutto quando si metteva a sedere.
Poi fece una lezione sulla lingua di Braavos, sottolineando che gli accenti erano utili per non far intuire il proprio luogo di nascita.
Infine Dany venne mandata al mercato di Braavos per comprare della frutta, in attesa di essere inseguita per quello che sarebbe stato il suo primo giorno di allenamento.

Inizialmente rimase in attesa, agitata e costantemente attenta. Ogni passo che faceva si guardava intorno, ogni volta che un venditore gridava, sobbalzava. Insomma non riuscì a stare tranquilla. Passò circa un’ora e il ragazzo ancora non si era visto, tanto che Dany cominciò a rilassarsi perdendo concentrazione. Continuò comunque a guardarsi attorno, senza prestare realmente attenzione. C’erano tante facce, visi arcigni, altri simpatici, altri ancora evasivi. Come faceva a capire chi se qualcuno volesse farle del male? D’un tratto intuì quanto fosse importante e utile quella fase di addestramento.
Provò a recuperare concentrazione quando un sacco di folla attirò la sua attenzione. Applaudivano, urlavano. Minuta com’era si infilò in mezzo alle persone e riuscì a sgusciare avanti a tutti. Sulla piazza c’era un enorme tendone e, a fare scena, degli attori. Lo spettacolo doveva trattare una guerra perché molti personaggi avevano delle spade finte, costumi simili ad armature e fingevano di combattere, in particolare due erano i protagonisti della scena: un uomo dai capelli biondi e l’altro con una barba scura. La loro parrucche non sembravano reali come quella che indossava lei, anzi erano visibilmente fittizie, sbiadite e rovinate. Tanto che il biondo di uno dei due protagonisti appariva quasi come il colore naturale di Dany. Che strana scelta di capigliatura, pensò Daenerys, forse a Essos era normale.
Il ragazzo dai capelli biondi si scontrò con il moro. La folla incitò i combattenti.

« Arrenditi Rhaegar, il tempo dei Targaryen è finito. »

« Non mi arrenderò mai. Io lotto per la mia ossessione, la bellissima Lyanna Stark. »

« Lei è mia, è promessa in sposa a me » gridò il moro e con un colpo di ascia fece cadere quello che doveva chiamarsi Rhaegar. Daenerys deglutì mentre il biondo cadeva a terra e fingeva di morire. Quella scena era palesemente finta, eppure così triste. O almeno lei percepiva tanta desolazione.
D’un tratto i suoi sensi si fecero vigili, si acuirono e Dany percepì qualcosa. Istintivamente guardò alla propria destra e vide un uomo inquietante che fissava. Senza aspettare una reazione della bambina il signore scattò, e Dany iniziò a correre facendosi spazio tra la folla.
Una volta lontana dalla gente corse in mezzo alle bancarelle, convinta di riuscire a seminare il suo inseguitore battendolo in velocità. Tuttavia questo era veloce, anche più veloce della bambina, e più agile. Daenerys, mentre correva, avvertì un senso di deja-vu*, come se quella fuga fosse già avvenuta in un luogo diverso e in un tempo passato.
Improvvisamente vide il termine della strada ma invece di rallentare aumentò in velocità e, con un lungo balzo, arrivò dalla parte opposta del pontile. Purtroppo inciampò a cadde a terra. Provò anche a rialzarsi ma il signore che aveva visto prima la sovrastò e le suonò un ceffone. Lo schiaffo rovesciò il corpo esile della bambina a terra, con una guancia rossa e bruciante. L’uomo si tolse il finto viso che indossava e rivelò, sotto di esso, il ragazzo Senza Volto.

« Sei veloce, ti faccio i miei complimenti, ma sei anche impacciata » disse. « Non ti avrei mai raggiunta se tu non fossi inciampata. Inoltre devi mangiare per diventare più resistente. »

« Non c’era bisogno di colpirmi. »

« Ti abituo alla crudeltà di questo mondo mocciosa, un giorno mi ringrazierai. »

« Hai altri appunti da farmi? » domandò con sarcasmo.

« Devi diventare più astuta, se ti fossi infilata da qualche parte invece di saltare forse non ti avrei presa » spiegò il ragazzo. « Astuzia, agilità e resistenza. Insomma, devi migliorare, hai ancora tanta strada da fare. »

« Una nota positiva? »

« Nessuna » asserì, poi ci ripensò. « Eri distratta a guardare uno spettacolo ma il tuo istinto è forte, ti ha indicato la mia presenza, quindi è un punto a tuo favore. »
Daenerys sorrise e lui l’aiutò a rimettersi in piedi. In fondo il ragazzo non era male, ma Dany sapeva che avrebbe continuato a colpirla ai fini dell’addestramento. Era necessario che lei imparasse.

I giorni trascorsero in fretta fra le sveglie di Jaqen, le lezioni con l’Uomo Gentile e l’addestramento con il Ragazzo. Una mattina Daenerys guardò il proprio riflesso specchiato nell’acqua e notò che stava davvero cambiando. La sua postura, i suoi modi di fare erano cambiati. Si sentiva più sicura, decisamente fortificata. Inoltre era diventata più resistente e agile.
Infine arrivò il fatidico giorno, dopo due mesi. Il giorno in cui concluse il suo primo addestramento. Ancora una volta percepì il pericolo prima che questo si palesasse, scattò verso un vicolo, attraversò un ponte e, con un gesto di furbizia, corse a zig zag fra alcune bancarelle di venditori, prima di infilarsi sotto una di queste e sbucare da tutt’altra parte. Scivolò sotto un carro, girò due angoli e prese una scorciatoia per giungere al Tempio del Bianco e del Nero. Corse a lungo ma una volta saliti i primi gradini percepì che il ragazzo gli stava alle calcagna. Tuttavia continuò a correre, spalancò il portone e raggiunse l’Uomo Gentile in mezzo alla sala principale.

« Ci sono riuscita » disse con il fiatone, poi sorrise vittoriosa. « L’ho seminato e ho vinto. Sono pronta a passare alla seconda fase. »

 









Angolo autrice:

Ciao, mi scuso per il ritardo ma ho avuto molti impegni in questo periodo. Finalmente ora sono più libera e ho terminato il capitolo.
Cosa ne pensate? Avevate immaginato questa soluzione per Daenerys e secondo voi può funzionare? Perché Jaqen l'ha presa con sé?
Nel prossimo capitolo vedremo l'addestramento di Daenerys in cosa consiste e che affetti avrà su di lei.
Un bacio e alla prossima!
 

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Capitolo 5
*** La nuova Dany ***


La nuova Dany


Un mese prima dell’arrivo di Daenerys a Braavos, Stannis Baratheon e i suoi uomini marciarono verso Approdo del Re per portare i Doni a Robert, il nuovo Re dei Sette Regni e, allo stesso tempo, per ottenere il proprio premio. Stannis avrebbe ricevuto da suo fratello il castello di Roccia del Drago e l’intera isola che si era impegnato a prendere per la Corona e per i Baratheon. Insieme a lui marciarono anche gli uomini dei Lannister che trasportavano i due Doni: i corpi di Viserys e Daenerys Targaryen chiusi in un baule. Ovviamente Stannis aveva lasciato i soldati dei Lannister nelle retrovie perché voleva essere il primo a varcare le soglie della città, e poi non voleva che i Leoni si prendessero tutto il merito.
Quando fu ormai vicino alle porte della Fortezza Rossa vide venirgli incontro proprio Tywin Lannister.

« Dove sono i miei uomini? » chiese il capo della Casata. I suoi capelli non si erano ancora ingrigiti ma il viso mostrava già i primi cedimenti a causa dell’avanzare dell’età; i suoi occhi azzurri brillavano di crudeltà e il portamento esprimeva un’assoluta sicurezza, come se in fondo fosse seduto lui sopra Trono di Spade e non Robert. Si sentiva chiaramente responsabile della disfatta dei Targaryen, il vero responsabile. Credeva che tutti gli esseri umani fossero inferiori ai membri della sua Casata. Era un uomo davvero spietato e camminava, parlava e si comportava come tale.

« Li ho lasciati nelle retrovie, si saranno pure occupati dei Targaryen ma nessuno di loro mi ha aiutato a prendere il castello. »

Tywin Lannister sorrise furbamente e socchiuse gli occhi compiaciuto. « Tranquillo Stannis, so di avere gran parte del merito, ma sono anche consapevole del lavoro che hai fatto lì giù. Tuo fratello ti darà il giusto riconoscimento, non c’è bisogno di fare questi giochetti di potere. »

« I miei sarebbero dei giochetti? » domandò stizzito Stannis. « So che tua figlia sposerà Robert e ti faccio i complimenti, ma mi sorge spontaneo un dubbio. Questo è il solo premio che chiedi? Insomma hai fatto tanto. »

« Forse mi basta » affermò il Lannister con fermezza e Stannis deglutì. Il modo di parlare di Tywin incuteva timore in Stannis, però gli suscitava anche molta invidia. Chi non avrebbe voluto avere almeno metà della sicurezza, delle ricchezze o anche solo dei poteri di Tywin Lannister?

« Hai saccheggiato Approdo del Re, tuo figlio ha ucciso Aerys il Folle Targaryen e i tuoi uomini si sono occupati della sua discendenza. Non comincerai proprio ora a fare il modesto. »

« Leggo il tuo sguardo di superiorità Stannis, e noto che fingi sfrontatezza. Non fare il puritano con me mio caro, non sei migliore di quanto dai a vedere. Sei soltanto uno dei tanti. »
Stannis strinse i denti ma non replicò, non ne sarebbe stato in grado.

Ser Barristan arrivò in tempo per intromettersi nella discussione. Il suo viso appariva nero, rabbia mista a disgusto e di certo non cercò di nascondere i propri sentimenti: aveva saputo della morte di Viserys e Daenerys.
Ser Barristan era stato sempre fedele ai Targaryen; aveva visto Rhaegar diventare un uomo, sua sorella e suo fratello crescere, i suoi figli venire alla luce. Era disgustato da Tywin Lannister, da Robert Baratheon e dalla maggior parte degli uomini che si erano impossessati dei Sette Regni. Tuttavia faceva parte della Guardia Reale perché aveva fatto un giuramento verso la Corona; non aveva intenzione di violare il patto sacro come un Jaime Lannister qualsiasi.
« Miei signori, il Re vi aspetta nella Sala del Trono » disse con voce dura e incolore.

Tywin ridacchiò e appoggiò una mano sulla spalla del cavaliere, dicendo: « Grazie caro Selmy. »
Ser Barristan provò il forte, allettante e poco nobile desiderio di staccargli quella mano. Ignorò questa malsana fantasia e condusse Stannis e Lord Tywin davanti a Robert Baratheon. Il Re era seduto sopra il Trono e  insieme a lui c’erano il suo Primo Cavaliere, Jon Arryn, vari uomini della Guardia tra cui Jaime Lannister e membri del consiglio quali il Maestro Pycelle e Lord Varys.

« Stannis, fratello » tuonò Robert con il suo vocione e con un cenno di saluto. « Hai fatto un ottimo lavoro in guerra,  quindi, come promesso, ti cedo Roccia del Drago. Spero tu mi sia grato. »

« Grazie, mio Re » mormorò Stannis con una riverenza, tuttavia storcendo il muso. Si aspettava qualcosa in più per i risultati ottenuti sul campo di battaglia.

« In quanto a te, Tywin, so che hai due doni per me che mio fratello ti ha aiutato a trasportare. » Il tono del Re sembrava leggermente brillo, come se prima di arrivare lì avesse bevuto vari bicchieri di vino.

« Certo, Vostra Maestà. » Tywin indicò il portone principale. « Entrate con i Doni. »
Due soldati, uno di loro era un ragazzo, entrarono nella stanza trasportando un baule. Ser Barristan guardò il baule e deglutì, immaginando cosa ci fosse dentro e percependone il valore emotivo.
« Loro sono Leon Greyworm e Sandor Clegane, il primo si è occupato di Viserys e il secondo di Daenerys. »

« Clegane? Parente alla Montagna? » domandò il Re incuriosito.

« Fratello » precisò Tywin. Sandor sospirò. Per prima cosa, odiava essere paragonato a suo fratello, poi temeva ancora di essere scoperto. Con i limoni di Dorne aveva schiarito i capelli della servetta, già chiari, fino a farli diventare di un biondo argenteo simile a quello di Daenerys. Il vestito si era rovinato nella caduta ma ricordava ancora quello di una donna dalle nobili origini. Il viso … beh, quello era tutt’altra storia.

« Raccontami i dettagli ragazzo. »

Sandor si schiarì la voce e cercò di darsi un contegno: era ora di cominciare a recitare e di farlo come gli Dei comandavano. « Il mio collega si è fermato per occuparsi di Viserys mentre io sono rimasto da solo con la bambina che sembrava denutrita, esile, i suoi occhi erano vuoti come se non avesse più vitalità. Tuttavia, quando ho afferrato i polsi di lei, ha opposto resistenza e io ho iniziato a strattonarla. » Cercava di rendere i dettagli più sgraziati possibile per soddisfare il Re, in modo che quest’ultimo non ponesse troppe domande. « Fra un tiro e una spinta ho rischiato anche io di perdere l’equilibrio. Per fortuna mi sono retto, è caduta solo lei. »

« Caduta dalla scogliera? »

« Caduta e frantumata sopra i massi. Da un’altezza rilevante. Forse era il punto più alto della costa. È arrivato il mio collega e gli ho raccontato cosa è successo, gli ho detto di occuparsi di Viserys e che io avrei recuperato il corpo della bambina. Attraversando a un viottolo sono sceso verso il basso e ho trovato il suo cadavere, il viso completamente rovinato. »

« Rovinato dalla caduta? »

« Come ho detto e ripetuto, era alto. Ha rotolato e sbattuto, sentivo i colpi e il corpo della bambina che si frantumava sopra i massi. »

« Credo che il racconto sia sufficiente Ser » borbottò Barristan che ne aveva abbastanza di quella storia.

« Non sono un Ser e non ci tengo a essere chiamato così. »

« No, tuttavia mi sembri un ragazzo in gamba » proruppe il Re. « Ti concederò un pegno d’onore, sarai la guardia personale del mio primogenito. Sicuramente genererò un erede più degno rispetto allo stupido Rhaegar Targaryen. »
Ser Barristan strinse i denti e rimase in silenzio, anche se avrebbe voluto parlare, avrebbe voluto difendere Rhaegar a spada tratta. Quella boccaccia da ubriacone non era degna di pronunciare il suo nobile nome. Lord Varys notò quella reazione nervosa e fece finta di niente.

« Clegane apri il baule e mostra i corpi dei Targaryen a tutti i presenti » ordinò Tywin. Sandor annuì con un poco di esitazione, aprì il cofano e poi rovesciò il contenuto. Due corpi senza vita scivolarono sopra il pavimento. I membri della vecchia Corte di Aerys Targaryen reagirono in maniera differente; Ser Barristan sentì gli occhi diventare lucidi ma cercò di soffocare i propri sentimenti, Jaime Lannister rimase pietrificato, Varys abbassò tristemente lo sguardo mentre il Gran Maestro Pycelle non mostrò alcun dispiacere.

« Gira il viso della mocciosa verso di me » grugnì Robert e di nuovo Sandor esitò, ma alla fine obbedì. Prese il viso della bambina e fece in modo di mostrarlo bene ai presenti. Molti sobbalzarono. Il volto della creatura praticamente non era un volto, non esisteva. Ben in vista c’erano solo dei brandelli di carne.

“Quando Robert Baratheon vide i corpi dei figli di Rhaegar era chiaramente soddisfatto ma non sorrise” pensò Ser Barristan, “giuro sul mio onore che se sorride davanti alla faccia rovinata di Daenerys né io né lui usciremo vivi da questa stanza”. Per sua fortuna, Il Re non reagì davanti allo scenario ma rimase a guardare con un’espressione mista di soddisfazione e liberazione.

« Non che non mi fidi, ma siamo certi che siano loro? » domandò dopo un poco. Tywin non sapeva come rispondergli. « Propongo che verifichi qualcuno che li conosceva. Jaime Lannister! »
Il cavaliere avanzò in maniera forzata e affiancò il nuovo sovrano dei Sette Regni.

« Sono loro » asserì prontamente.

« Non li hai nemmeno guardati » constatò il Re. « Guardali » ordinò ma Jaime non gli diede retta. Fissava il muro della parte opposta della stanza, il portone d’ingresso, gli altri presenti. Tutto, pur non guardare lei. « Ho detto guardali! »

« Jaime guardali » sussurrò pazientemente suo padre. Jaime deglutì e abbassò gli occhi per osservare il viso vitreo e pallido di Viserys Targaryen. Il muso da furetto, il volto magro, il naso lungo. Era ovviamente il Principe, il figlio di Aerys il Folle che lui aveva personalmente ucciso.

« Lui è Viserys, mentre lei è irriconoscibile quindi non riesco capire » disse frettolosamente e fece per andarsene ma il Re obbiettò.

« Guardala meglio, avvicinati. » Jaime fissò Robert come se avesse tre teste. Perché insisteva tanto? Poteva far aprire gli occhi dei Targaryen e verificare da sé se fossero di colore viola, mentre preferiva torturare tutti i presenti con quello spettacolo triste.

« No » sbottò, innervosito. Ser Barristan rimase interdetto.

« Come prego? » sibilò Re Robert.

« Jaime! » intervenne Tywin, che ormai di pazienza ne aveva ben poca a disposizione. « Avvicinati a Daenerys Targaryen, il tuo Re ti ha dato un ordine. » Sapeva che suo figlio era stato a lungo insieme ai Targaryen e che, anche se odiava il Re Folle, non provava gli stessi sentimenti per gli altri membri di quella famiglia. Jaime, d'altro canto, fu costretto a obbedire a suo padre. Con un groppo in gola guardò la bambina.
Indossava il vestito che Daenerys amava mettere quando faceva leggermente più freddo - e a Roccia del Drago ne faceva parecchio; i capelli erano i suoi, il corpo magro e minuscolo anche. In un angolo della testa di Jaime c’era una vocina che si rifiutava di crederci ma i suoi occhi vedevano Daenerys morta e il cuore gli si strinse.

« Penso proprio che sia lei. » Era lei. Era morta. Quella bambina che guardava spesso nella sua direzione, con gli occhi impauriti e incerti, e che si dimostrava sempre sveglia e intelligente, che gli faceva domande per scoprire se avrebbe rivisto suo fratello o se i suoi familiari avevano una possibilità di salvarsi. Non si erano salvati, e lui non aveva potuto fare nulla per aiutarli.  I Targaryen si erano ufficialmente estinti.

« Bene. Ora bruciate i corpi. »

 



Mesi e mesi dopo, a Braavos, Daenerys affrontava una delle parti più difficili dell’addestramento. Nascondersi, mentire, ingannare. Per quella fase Dany era stata riaffidata a Jaqen.

« Anche oggi una bambina mi racconterà una storia e se capirò che mente dovrà ricominciare da capo. » Daenerys sospirò: odiava quella fase perché lei non sapeva mentire. Gli addestramenti precedenti erano serviti a fortificarla, a renderla più astuta, paziente e agile. Dire bugie in maniera convincente, però, era tutt'altra cosa.

« Stamattina una bambina è andata al porto » iniziò a raccontare « e ha visto due uomini che si allevano con le spade. Si sono presentati a lei, uno ha detto di chiamarsi Rick -»

« Bugia » fece Jaqen pazientemente. « Ricomincia. »

« Uno ha detto di chiamarsi -»

« No, devi ricominciare da capo. »

« Stamattina una bambina è andata al porto e ha visto due uomini che si allenavano con le spade. Si sono presentati a lei, uno ha detto di chiamarsi Syrio Forel. Diceva che una bambina sembra esile ma che potrebbe imparare a combattere come lui … »

« Stai mentendo e non sembri nemmeno realistica, perché neanche un cieco penserebbe che puoi imparare a combattere a livelli alti. Ricomincia. »

Daenerys scosse il capo sconsolata. Non ci riuscirò mai, pensò. Lei era un libro aperto e Jaqen era troppo intelligente per farsi ingannare. Dany aveva conosciuto meglio il suo nuovo amico in quei mesi, si era quasi affezionata a lui, così come aveva fatto con l’Uomo Gentile e con il Ragazzo Senza Volto. Aveva imparato due lingue, diventando più disciplinata e determinata.
Quindi si sentiva maggiormente sicura, anche se aveva ancora dei momenti di debolezza. Non sarebbe mai diventata come gli assassini con cui viveva, e infatti Jaqen ripete che il Dio dai Mille Volti non voleva questo. Le era stato spiegato che il Dio dai Mille Volti era il Dio che raccoglieva tutti gli altri, quelli in cui credevano a Essos e a Westeros, perché alla fine di tutto c’era sempre lui con il suo lungo mantello nero, pronto a prendersi ciò che restava della tua anima. Quando una persona moriva, dall’ultimo respiro emanato scaturivano i resti della sua anima, con il male e il bene che aveva fatto in vita; e quest’anima volava in cielo, verso il Muro Mortale per essere accolta dalla Morte, giudicata e infine attraversare finalmente il Mare delle Anime. Meno peccati appesantivano un’anima, prima ancora questa giungeva alla Casa Eterna per vivere in pace e in armonia con il Principio di Tutto.
C’erano momenti in cui Daenerys si chiedeva che fine avessero fatto i suoi familiari, com’erano stati giudicati dal Dio dai Mille Volti e se fossero stati proprio loro a chiedergli di accoglierla. Poi si ricordava che lei era un Nessuno, senza ricordi e senza famiglia, e tornava a pensare agli insegnamenti di Jaqen.
Quest’ultimo sembrò capire quanto fosse difficile mentire alla bambina. « Prova a raccontare una storia diversa, una storia che ti ha colpita tanto. Anche se tu pensi che sia andata in un modo, prendila e plasmala a tuo piacimento. Mentire significa rendere tua una verità e darne una versione tutta nuova agli altri. »

Dany ragionò, pensò a tutto quello che era capitato in quei mesi e alla fine decise di raccontare quella cosa che aveva catturato maggiormente il suo sguardo, durante i primi giorni a Braavos. Elaborò i ricordi, cercò di modificarli e di renderli realistici persino nella propria mente. Quindi cominciò il racconto: « Quando una bambina ha iniziato il suo addestramento, ha visto una cosa in piazza a Braavos. C’erano degli attori che sembravano raccontare un episodio storico. C’erano due uomini, uno nobile e dai capelli argentei. Combattevano. Il biondo ha vinto, ha battuto l’uomo con l'ascia e l’ha ucciso. Poi è tornato a casa dalla donna che entrambi amavano, si chiamava Lyanna Stark. L’ha baciata. Si amavano. Lyanna aveva dato alla luce un bambino, e sembrava in salute. Dopo aver abbracciato il figlioletto appena nato, il guerriero ha annunciato che avevano vinto e che ora potevano vivere felici e contenti insieme agli altri membri della famiglia. Lì si è concluso lo spettacolo. »
Dany si sentì molto coinvolta di ciò che aveva raccontato e per poco non si commosse. Aveva immaginato quella scena nella propria testa: il cavaliere biondo e i suoi familiari, felici come ogni famiglia dovrebbe essere. Per tutta la durata del racconto aveva gesticolato, era riuscita a guardare Jaqen dritto negli occhi senza battere un ciglio. In quegli occhi ci aveva visto una scintilla, un guizzo simile alla fierezza; per un secondo Daenerys pensò che il suo nuovo amico fosse orgoglioso di lei. 

« La storia non andò così, è risaputo. Tuttavia sei stata molto convincente » disse. « Impari in fretta, piccola Nessuno. Ora puoi andare. »
Daenerys gli sorrise prima di raggiungere l’Uomo Gentile che attendeva paziente nella sala centrale.

« Come è andata? »

« Bene » esclamò Daenerys. « Presto passerò alla prossima fase, ne sono convinta. Oggi faremo un’altra lezione di Antico Valyriano? »

« Non ci sono più lezioni di Antico Valyriano bambina, hai praticamente imparato quella lingua a una velocità impressionante. »

« Sì, mi piace molto. È come se fosse da sempre impressa nella mia testa. »

« Non importa ciò che hai saputo prima, importa cosa sai oggi per il domani » disse saggiamente l’Uomo Gentile. « Sei molto diversa rispetto a quando ti abbiamo accolta, ma devo avvertirti che l’Ultima Fase sarà dura. »

« Difendersi? »

« Esatto, difendersi. Imparerai a usare un’arma e, per accettarci che tu sappia cavartela da sola, dovrai affrontare una prova finale. Si tratta di una missione pericolosa, che potrebbe cambiarti per sempre. »

Daenerys rabbrividì. « Perché io sono Nessuno, e voi volete che diventi Qualcuno. Chi devo diventare? »

« Dany, figlia dei contadini. Colei che è intelligente, coraggiosa e sa combattere. Ha una passione per molte cose, mentre ne odia altre. Sa mentire e, quando percepirà il pericolo, mentirà. »

La bambina annuì soddisfatta. « Sì voglio diventare lei, voglio essere sicura di me stessa, con il senso della giustizia e determinata nelle mie scelte. »

L’Uomo Gentile sembrò sorridere. « Questa sarai, e una volta diventata lei indosserai una maschera, una maschera che porterai a lungo. Sei pronta? »

 

 

« Farà male? » chiese Daenerys, deglutì e guardò il Ragazzo Senza Volto, preoccupata dalla possibile risposta.

« Non so, non l’ho mai fatto » ammise il più grande. « È un’operazione semplice però. »

Jaqen si avvicinò a loro, prima che Dany potesse aggiungere altro. « Una bambina non voleva diventare coraggiosa? » la schernì divertito.

« Io sono già coraggiosa » si affrettò a replicare Daenerys e sentì il Ragazzo Senza Volto ridacchiare. « Perché ridi? »

« Coraggio? Tu non sai nulla del coraggio, né della forza. »

« Imparerò, sono qui per imparare. »

« Non sono cose che si imparano. Sei diventata furba, ringrazia il tuo spirito di sopravvivenza. Sei diventata agile e resistente, addestramento e duro lavoro portano a questo. Sei più paziente e disciplinata, imparare nuove lingue ti ha aiutata. Ora sembri determinata, perché ti abbiamo insegnato a capire cosa vuoi e ti abbiamo spiegato quanto è importante lottare per ottenere ciò che desideri. Purtroppo per te, però, coraggio e forza non arriveranno da soli. Non pensi di aver perso i ricordi proprio perché non eri abbastanza coraggiosa e forte per affrontare la realtà? »

« Basta così » sbottò Jaqen e il più giovane ammutolì. Daenerys però aveva ascoltato bene e pensò che il Ragazzo Senza Volto avesse ragione: non era mai stata forte e coraggiosa e senza mettersi alla prova non sarebbe mai diventata tale. « Una bambina può diventare tutto ciò che desidera » aggiunse, invece, Jaqen e sorrise a Dany, che ricambiò.

« Non ho paura, giuro » sussurrò determinata mentre l’Uomo Gentile si avvicinava con un grosso ago incandescente. Il colore dei suoi occhi doveva cambiare, lei doveva diventare irriconoscibile.

L’Uomo Gentile avvicinò quella luce alla faccia di Daenerys. « Il rito farà male ma vedrai che il bruciore caccerà tutto il blu che c’è sotto ai tuoi occhi, nessuno vedrà mai più il viola. » Detto questo appoggiò una mano sulla testa di Daenerys e avvicinò l’ago alla pupilla destra della bambina. Daenerys avvertì una sensazione fastidiosa, poi dolorosa ma per niente bruciante.

« Fa male ma non brucia, non sento il calore » precisò Daenerys. Tuttavia cominciò a vederci appannato. Con l’altro occhio osservò Jaqen: il suo amico era pensieroso, quasi turbato. L’Uomo Gentile, invece, appoggiò il piccolo spillo anche sulla pupilla sinistra. Daenerys sentì di nuovo dolore ma ancora nessuna scottatura. Dopo un poco vide appannato da entrambi gli occhi e, trascorso circa un minuto, diventò cieca. « Non vedo più niente » ammise, con il cuore in gola.

« Non vedrai niente per qualche settimana » disse l’Uomo Gentile, estraendo l’ago e bendandole gli occhi.

« Come imparerò a combattere? »

« Imparerai meglio » intervenne Jaqen e Dany non riuscì a replicare. 

 

 

Il tempo trascorse e a Braavos il mercato, i combattimenti e le pesca procedevano indisturbate come attività quotidiane. Daenerys invece stava chiusa da giorni dentro il Tempio, non voleva uscire neanche per un secondo: era determinata a imparare a combattere. Come arma aveva scelto due daghe, di media lunghezza e molto affilate. Il giorno si allenava con Jaqen e alla sera con il Ragazzo Senza Volto. Fra i due preferiva di gran lunga il primo che non si prendeva gioco di lei, anzi era di grande aiuto, al contrario del secondo.
Proprio mentre stava combattendo con il Ragazzo inciampò e cadde sulle proprie ginocchia. Il maggiore scoppiò a ridere.

« Peccato che non riesci a vederti! » esclamò e rise. « Quando ho pensato a te, con due pugnali in mano e senza vista, ho creduto che avresti potuto accecare qualcuno. Per fortuna sei un’imbranata. »

« Preferisco allenarmi con Jaqen. Grazie a lui almeno imparo qualcosa, e poi non mi deride in continuazione. »

« Dovresti lamentarti di meno. »

« Dovresti capire che non è facile imparare una cosa che non hai mai provato prima » borbottò Dany, « da cieca inoltre. »

« Hai ragione » ammise il Ragazzo Senza Volta, serio come non mai. « Senti anche un cieco noterebbe che non sei portata a combattere, … scusa la battuta di pessimo gusto, ma volevo dirti che la determinazione può tornare utile. Il fatto che non ci vedi ti aiuta a usare meglio gli altri sensi, sono essenziali in duello. »

Daenerys ragionò sulle parole dell’amico e giunse a una conclusione molto semplice: « Colpiscimi. »

« Sei diventata per caso masochista? »

« Non combattere come se fossi tua amica, combatti come se fossi tua nemica. Colpisci, così imparerò in fretta come ho fatto nelle fasi precedenti. »

« Sei impazzita? Jaqen non approverà questa cosa. Ha scoperto degli schiaffi che ti davo in città e mi ha fatto una filippica. »

« Jaqen non è mio padre, decido io per me stessa. Quando mi davi uno schiaffo, mi faceva male ma in cambio imparavo una lezione e diventavo più risoluta per il giorno seguente. Mi allenavo duramente, ragionavo in maniera astuta pur di evitare i tuoi colpi. Quindi colpiscimi! »
Il Ragazzo Senza Volto annuì e come gli era stato ordinato iniziò a combattere come se lei fosse sua nemica. Dany non vedeva nemmeno il contorno di una figura ma sentiva i rumori, e parò persino un colpo. Poi percepì un fruscio alla propria destra e qualcosa, simile a un bastone, la colpì alla schiena. « Ahia! »

« Troppo forte? Vuoi che smetta? »

« No, riproviamo » insistette. Riprovarono più di una volta. Un colpo alla spalla, uno all’anca, un altro alle caviglie, due alle gambe. Dany cadde spesso dolorante, ma si rimise sempre in piedi e il suo nuovo amico rimase stupito da cotanta risolutezza. « Percepisco i tuoi spostamenti, ma non mi sento abbastanza sicura » commentò Dany, in attesa di un consiglio.

« Non arrenderti, abbiamo già visto di cosa è capace il tuo istinto quindi cerca di parare i miei colpi. Se vuoi posso rallentare. »

« No, ti voglio ancora più inferocito invece. Altrimenti non imparerò. » Ripresero. Stavolta Dany riuscì a parare un colpo ma, con un movimento fulmineo, il Ragazzo colpì una costola della bambina, facendola gridare.

« Utilizza entrambi i pugnali » la rimproverò lui, « cerca di coordinarli con il tuo corpo, come se fossero un prolungamento delle tue braccia. » Riprovarono ancora una volta. Dany piantò i piedi a terra e si mise in posizione di combattimento, lateralmente come aveva spiegato Jaqen. Rimase in ascolto e riuscì a percepire che il suo avversario scorreva verso sinistra. Avvertì uno spostamento d’aria e si voltò in tempo per parare un colpo, grazie alla daga nella sua mano destra. Il Ragazzo si allontanò da lei e cominciò a girare intorno. Dany sentiva i suoi passi. Quando lui riprovò a battere, stavolta fu pronta. Si scansò di lato, ben due volte. Alla terza volta, il Ragazzo lasciò cadere il bastone e si sciolse in un applauso. Dany esultò con gioia.
« Brava mocciosa » disse il Ragazzo. Dalla voce si intuiva che sorrideva. « Da domani io e Jaqen passeremo alla spada, vedrai che non sarà tanto facile destreggiarsi contro quella. »

 

 

Durante la notte che seguì il giorno, Dany sognò ancora quella voce maschile, calda e dolce, quasi familiare. Cantava sempre la stessa melodia ma con parole diverse.

Piccolo angelo, sarò io il tuo protettore
il fuoco delle stelle brucia il mio amore,
ma io farò sii che il male e il terrore
 non danneggino il tuo cuore.

Nulla potrà ferirti sotto il mio scudo,
nessun ombra di questo mondo potrà renderti vittima
e cancellare il fuoco dalla tua anima.

 

Dalla voce colorita che cullava i suoi sogni, Daenerys si risvegliò e si ritrovò dentro il buio più pesto, dentro il suo mondo incolore. Stavolta, invece di trasmettere tranquillità, quella canzone era riuscita a trasmettere nostalgia e malinconia. Si sentiva così anche lei: un grosso vuoto, grosso quanto una voragine, aleggiava dentro il suo petto. Faceva più male degli aghi agli occhi e delle bastonate in allenamento. Una sensazione di assenza, quasi un arto mancante, come se il destino le avesse sottratto una cosa importante con la forza.
Nel buio percepì la presenza di Jaqen, vicino al proprio letto. « Andiamo a combattere » disse lui e non aggiunse altro. Questa volta utilizzò una spada e si mosse con maggior prudenza per non ferire Dany. Lei finalmente parava i colpi, anche se Jaqen pretendeva che iniziasse ad attaccare, oltre che a difendersi. Quel giorno fu strano rispetto agli altri: Jaqen era più taciturno del solito e sembrava meno paziente nei confronti degli errori di Dany. Per la prima volta in quei mesi alzò i toni e si arrabbiò con Daenerys.
Dany reduce di un malinconico sogno, sconfortata e scoraggiata dentro il suo mondo solitario e buio, scoppiò a piangere senza contegno. Si sentì infantile, si sentì stupida e cercò di mascherare, con le mani in viso, il proprio peccato di debolezza. Senza dire altro, si voltò, e a sprazzo del pericolo, si allontanò di lì. A tentoni uscì dal tempio e si accomodò sugli scalini davanti alla porta principale, continuando a versare lacrime come se non ci fosse un domani. Poco dopo sentì che qualcuno si stava sedendo vicino a lei e capì immediatamente di chi si trattasse.

« Mi dispiace se sono scoppiata a piangere, ma sentivo e sento che mi manca qualcosa » disse con la voce rotta dai singhiozzi.

« Sei semplicemente stanca. »

Daenerys si voltò verso Jaqen, anche se non poteva vederlo. « No, ho sognato ancora quella voce. »

« Ti ho detto cosa penso dei tuoi sogni bambina » sussurrò lui, « devi andare avanti se vuoi diventare qualcun altro. Altrimenti il tuo cuore rimarrà bloccato e con esso i ricordi, e finché soffrirai giacerai in un limbo. »

« Come faccio a liberarmi di questa sensazione? È come se non avessi più un braccio. Ho iniziato a sentirmi così da quando non ci vedo e da quando sento ogni notte quella voce. »

Jaqen sospirò costernato, e al suo sospiro seguì un lungo silenzio. « La tua famiglia non vorrebbe questo. Il limbo in cui ti trovi limita le tue capacità. Se tu provassi una volta per tutte a sgombrare il cuore e a portare la tua mente in una nuova direzione, finalmente diventeresti un’altra e riusciresti a realizzarti. »

Dany tirò su con il naso. « So che non importa chi ero prima, ora sono Nessuno e posso diventare chi voglio. Spero mi insegnino a essere una persona buona e capace di compassione, non voglio far soffrire gli innocenti perché non auguro a nessuno il mio dolore. »

Jaqen rimase in silenzio, poi affermò: « Nessuno deve insegnarti bontà e compassione bambina, tu sei così dalla nascita e vedrai che un giorno tutto il bene che emani ti tornerà indietro. »

Dany sorrise e si sentì meglio. « Non so da quanto tempo non ricevo affetto. Forse ho solo bisogno di un abbraccio per andare avanti, posso abbracciarti? » domandò senza peli sulla lingua, diretta. L’Uomo Senza Volto non si mosse e non rispose quindi Daenerys agì d’istinto e l’abbracciò. Jaqen non rispose ma accadde qualcosa: mentre Daenerys si allontanava da lui, ponendo fine alla stretta, i suoi occhi tornarono a vedere.
Da allora si addestrò meglio, con il doppio della determinazione e con ogni forza di cui disponeva. Non divenne una maestra dei pugnali, ma in pochi mesi imparò a duellare come si deve. Fino a quando arrivò il giorno degli addii.

« Ci salutiamo qui mocciosa » bofonchiò il Ragazzo Senza Volto. Non si abbracciarono. Dany, dopo il momento di debolezza di qualche mese prima, si era concentrata per diventare chi voleva e apparire più forte e dura. Ogni mattina si era recata al porto per combattere: a volte si esercitava da sola, mentre in altre occasioni sfidava i ragazzi braavosiani con risultati quantomeno sufficienti. Ogni sera si era seduta vicino alle piscine, a occhi chiusi, e aveva meditato. Non si abbracciarono, ma quella sera nei loro occhi si lesse un grande rispetto reciproco. Dopo il Ragazzo Senza Volto, Dany raggiunse il caro signore Gentile che si era occupato della sua istruzione.

« Grazie di tutto » disse e l’Uomo Gentile abbassò la cappa, rivelando il teschio senza carne né espressione. Stavolta però Daenerys non provò terrore e disgusto, ma nobile rispetto e ferma ammirazione e in quelle sensazioni vide specchiato il riflesso del proprio cambiamento.

« Di nulla bambina, e non dimenticare i miei insegnamenti. Soprattutto non dimenticare chi sei ora e di cosa sei capace, altrimenti questi mesi saranno stati vani. »

Salutati gli Uomini Senza Volto, Daenerys lasciò il Tempo con un pizzico di rammarico ma con una grande voglia di ricominciare. Lei e Jaqen si sarebbero recati a Valyria dove avrebbe affrontato una prova finale contro i famigerati uomini di pietra e, terminata quella prova, sarebbe tornata dai contadini alla volta di una nuova avventura.



Note autrice:
Eccomi tornata, destreggiandomi fra l'università e i vari impegni. Spero che questo capitolo vi piaccia, è abbastanza di transizione ma mi è piaciuto scriverne soprattutto l'inizio. Il prossimo celerà delle sorprese.
Ringrazio chi legge, siete tanti, e ringrazio più di tutti chi recensisce, ma anche chi semplicemente segue o preferisce la storia.
Un bacio e alla prossima!
Mary

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Capitolo 6
*** Gli Stark ***


Gli Stark

 

Valyria era un’isola circondata da scogliere che sorgeva all’estremo meridione del Continente Orientale. L’acqua apparentemente era cristallina ma emanava un odore strano, sapeva di putrido. La zona era silenziosa, fin troppo in realtà poiché tutti sapevano chi ci vivesse.
I malati di morbo grigio venivano spediti lì perché, una volta affetti, non solo diventavano contagiosi, ma si trasformavano in vere e proprie bestie. Erano ritenuti creature pericolose in terra perigliosa e, di conseguenza, Valyria appariva come il luogo adatto per affrontare una prova. Daenerys e il suo maestro si erano recati proprio lì e senza fare rumore camminavano in mezzo alle rovine della città caduta.

« Una bambina ha paura? » domandò Jaqen che ormai fissava Dany da quando aveva messo piede nei territori di Valyria. L’Uomo Senza Volto, per una volta, non riusciva a interpretare i sentimenti della piccola.

« Una bambina è impavida e non ha paura. »

« Se stai mentendo non lo dai a vedere. Ho praticamente creato un mostro. »

« L’allieva ha superato il maestro » scherzò Daenerys, prima di tornare a concentrarsi. « Mi lascerai da sola, vero? E quando tornerai a prendermi? »

« Il tempo di assicurarmi che hai imparato abbastanza, poi ti riporterò a casa. »

« Casa … non so più cosa sia casa » constatò Dany. Cos’era casa per una bambina che non ricordava i suoi cari? Gli Uomini Senza Volto, il Tempio del Bianco e del Nero erano stati in un certo senso casa, ma non era destinata a crescere lì. Cercava un posto dove poter vivere, avere una famiglia, amare e tornare a crearsi dei ricordi. Il timore di non ritrovare certe belle cose, di non essere mai più felice, era più grande della paura di morire lì, in mezzo alle bestie contagiose.

« Vedrai che un giorno troverai un posto da poter chiamare così. » « Bambina, se devi uccidere uccidi. Non farti scrupoli morali, non c’è spazio per il buonismo in questo mondo spietato, e soprattutto non esitare. »

L’Uomo Senza Volto si allontanò e in un attimo Daenerys fu sola. Fece un respiro profondo e riprese a camminare. I suoi occhi scrutavano il paesaggio con circospezione, nessun dettaglio sfuggiva alla sua attenta visione. Si sentiva determinata ma inquieta, camminava con sicurezza ma, allo stesso tempo, con prudenza. La cosa più strana era che non si sentivano uccelli cinguettare, acqua fluire o vento soffiare: persino l’ambiente restava muto.
D’un tratto Dany percepì qualcosa di diverso: un rumore come uno scricchiolio di foglie. Qualsiasi altra persona non l’avrebbe sentito ma lei era stata cieca a lungo e gli altri sensi si erano sviluppati di conseguenza.
Quando un uomo alto e ricoperto di scaglie rocciose spuntò da un angolo non rimase stupita, anzi si mosse velocemente e, con un movimento in scivolata, evitò il nemico. Subito gli fu dietro e gli lasciò un taglio sopra il polpaccio. L’uomo grigio cadde a terra senza emettere neanche un grido, come se fosse un sacco vuoto. Purtroppo ne arrivarono altri sette che costrinsero Daenerys alla fuga. Si nascose sotto un rifugio e rimase in attesa. Quando gli uomini grigi iniziarono a passare di lì li colpì alle gambe tutti quanti, tranne tre. Questi tre cominciarono a correre verso di lei e Dany si ritrovò bloccata contro una roccia, in trappola. Doveva stare attenta: sarebbe bastato un tocco e sarebbe diventata come loro.
Furbamente individuò un albero alla sua sinistra quindi afferrò uno dei suoi rami e lo protese verso di sé, poi lo lasciò andare e la fronda colpì gli uomini di pietra.
Subito Dany si lanciò nella direzione in cui aveva visto sparire Jaqen ma, prima che potesse raggiungere il suo amico, qualcosa si lanciò sopra di lei. Dany scivolò rovinosamente e guardò verso il cielo. Sopra di lei troneggiava uno degli uomini grigi che aveva tentato di colpire con il ramo. Velocemente si spostò roteando il busto e con una gamba colpì la caviglia del nemico, strinse la daga e lo pugnalò al petto.
Rimase così, ferma a guardare ciò che aveva concluso e il coltello pregno di sangue. Aveva appena ucciso un uomo. Poco importava se era malato e pericoloso, si trattava comunque di un uomo e lei aveva compiuto il suo primo assassinio. Perché non mi sento in colpa?, si domandò.

« Ottimo lavoro » esclamò Jaqen alle sue spalle. Prese l’arma dalle mani della bambina e ne ripulì la lama. « Non provare pietà per i cadaveri, prova pietà per ciò che erano prima. »

« Non mi sento in colpa. »

« Perché non era un essere umano, vegetava e basta. »

« Ho comunque ucciso » precisò Dany. « E sarò costretta a farlo ancora. »

« Lo farai quando sarà necessario, e il tuo cuore accetterà che era necessario » affermò Jaqen e appoggiò una mano sulla spalla di Daenerys. « Vieni, ti riporto dai contadini. »

 

 

 

Theresa e Josef aspettavano Dany lì dove l’avevano trovata priva di sensi, tempo orsono. Prima di uscire di casa avevano caricato due cavalli di provviste e ora erano pronti per il viaggio.
Quando finalmente videro Daenerys rimasero senza parole: davanti a loro c’era una bambina con le fattezze di Daenerys ma che non sembrava lei.  Le era stata costruita una maschera. I suoi capelli non erano più argentei ma neri come la pece, simili a quelli di Theresa. I suoi occhi non erano più viola ma azzurri come il cielo di primavera, identici a quelli di Josef. Anche il suo portamento, il suo modo di camminare erano diversi. Era come se qualcuno si fosse concentrato per creare un inganno.

« Ciao bambina » sussurrò Theresa piegando un ginocchio per abbracciarla. Inizialmente Dany rimase rigida, ma poco dopo si lasciò andare e ricambiò l’abbraccio.

« Piccola » disse Josef, unendosi alla stretta, « stai tranquilla, ti porteremo a casa mia. »

« Dove? »

« Andremo a Nord, dalla mia famiglia. I Cerwyn sono i più fedeli alfieri degli Stark e il Lord di Grande Inverno ci accoglierà a braccia aperte. »
Dany annuì. Non conosceva quei luoghi, né i loro abitanti ma era certa di potersi fidare dei contadini. Prima di andare con i suoi tutori, però, si voltò per un’ultima volta verso Jaqen H’ghar.

« Mi ha fatto molto piacere stare con voi in questi mesi, soprattutto con te. »

L’Uomo Senza Volto sorrise. « Per essere una bambina ti sei destreggiata bene, piccola Nessuno. »

« Io non sono Nessuno, da oggi in poi sarò Dany » affermò lei, a voce alta. 

« Allora in bocca al lupo, piccola Dany. Sono certo che un giorno ci rivedremo. »

 

 

I contadini e Daenerys galopparono in direzione nord-est, diretti a Castle Cerwyn, sede della famiglia di Josef. Dany era stata vestita come una semplice contadina, indossava un mantello di un materiale per nulla pregiato mentre i capelli, ormai scuri, erano tenuti insieme da una treccia rustica.
I due contadini e Dany in viaggio videro passare i giorni e, a poco a poco, mentre avanzavano, percepirono dei cambiamenti: il vento cominciava a diventare freddo, il terreno appariva più nudo e il cielo si colorava di sfumature grigiastre. Josef capì, con molta commozione, di essere vicino a casa. Sembrava passato un secolo da quando se ne era andato lasciandosi alle spalle i suoi familiari per condurre una vita che aveva scelto di vivere. Non si era mai sentito parte della nobiltà, ma il Nord gli scorreva nelle vene.
Era certo che i suoi genitori sarebbero stati felici di rivederlo, soprattutto se gli avesse portato una presunta nipotina.
Daenerys era stranamente silenziosa e per tutto il viaggio non pose domande, sorprendendo i due coniugi. In passato era stata una bambina molto curiosa. Una sera, proprio mentre sostavano, Josef ne approfittò per aprire il discorso.
« Dany, non hai domande da farci? »

« Che domande? »

« Su chi sei, chi sono i tuoi veri genitori, da dove vieni. »

Dany guardò il contadino con affabilità, come se vedesse qualcosa che lui non era ancora in grado di vedere. « Gli Uomini Senza Volto mi hanno insegnato che conta chi sono oggi, non chi ero ieri. »

Josef sospirò e tornò a ravvivare il fuoco che aveva accesso. « Il sapere è un’arma a doppio taglio. Da una parte ti permette di vincere contro gli ignoranti, tuttavia può anche ferirti. »

« In ogni caso un giorno potresti ricordare chi sei e cosa ti è successo, e credimi allora sarà molto dura » continuò Theresa.

« Quando ricorderò sarò pronta. »

Dopo quella conversazione ripresero il loro viaggio e in mattinata arrivarono a destinazione. Quando fecero il loro ingresso a Castle Cerwyn un sacco di sguardi stupiti e commossi li accompagnarono. Gli abitanti avevano riconosciuto Josef. Sussurravano, dicevano che il secondogenito di Lord Cerwyn era tornato a casa con una bambina che tutti credevano sua figlia.
Subito Lady Cerwyn andò incontro a Josef e gli diede un bacio di bentornato. Lui corse da sua sorella Jonelle e da suo fratello Cley e li abbracciò.
« Che bello che sei tornato, vedo che hai portato anche tua moglie » esclamò Lady Cerwyn, prima di abbracciare Theresa. « Non mi sono mai perdonata il nostro litigio, allo stesso tempo non sapevo dove cercarvi. »

« Sono passati dieci anni madre, non importa! Ora ciò che conta è che siamo di nuovo tutti insieme » disse lui allegro, poi si rivolse a Jonelle. « Dov’è nostro padre? »

Sua sorella sorrise orgogliosa e disse: « Nostro padre serve gli Stark a Grande Inverno da molti anni, anche se ormai è vecchio e fa fatica. »

« Fatica? Io posso prendere il suo posto, posso lavorare per gli Stark. »

« Perdonami ma tu non stavi dalla parte dei Targaryen? » intervenne sua madre. Theresa osservò Dany, come se si aspettasse una sua reazione alla nomina dei Targaryen, ma lei rimase impassibile. « Sappiamo che hai combattuto contro Ned durante la Battaglia del Tridente. »

« I Targaryen sono caduti, e io e Lord Stark non ci siamo neanche sfiorati in quella battaglia » precisò Josef, gli occhi lucidi e commossi. « Il nostro affetto reciproco non ce l’avrebbe permesso. »

Il più piccolo dei Cerwyn, Cley, si voltò verso Daenerys. « Chi è questa bambina? »
Lady Cerwyn e Jonelle sembrarono improvvisamente accorgersi della piccola. Josef pensò che quella fosse una prova più che sufficiente: gli Uomini Senza Volto avevano fatto un ottimo lavoro con Daenerys, tanto che aveva attraversato il Nord inosservata.

Theresa sorrise e prese la parola per la prima volta da quando erano arrivati. « Lei è nostra figlia, si chiama Dany. » Poi aggiunse: « Cara questa è tua nonna paterna, Lady Margaret Cerwyn. »

Lady Margaret si inginocchiò per guardare Dany dritta negli occhi. « Sono molto felice di conoscerti Dany, benvenuta al Nord » disse con un sorrisino affettuoso che la bambina si affrettò a ricambiare. Sapeva bene che quella donna non era sua nonna ma, come i contadini, sembrava una grande persona e quindi meritava il suo rispetto.

Quella sera Dany e i contadini si fecero un bagno e si vestirono con abiti migliori. Per fortuna Lady Cerwyn aveva ancora dei vestiti di Jonelle da bambina per vestire Daenerys. I tre viaggiatori gustarono un pranzo che nessuno dei tre aveva assaporato per tanto tempo, una cena da nobili. Con loro sedettero anche il maestro dei Cerwyn e vari membri della Corte che riempirono i coniugi di domande e Dany di attenzioni.
Concluso il pasto, Lady Cerwyn mandò suo figlio e Theresa nelle loro stanze, dicendo che avrebbe messo lei a letto Dany.
« Lasciatemi fare il mio dovere da nonna » aveva esclamato.
Prima di chiudere gli occhi propose a Daenerys un racconto della buona notte e la bambina, stupita ma intrigata, accettò di buon grado.
« Bene, stasera parleremo di Aegon Targaryen e delle sue sorelle che conquistarono i Sette Regni. »

« Targaryen? »

« Mi lascia a bocca aperta il fatto che mio figlio non ti abbia mai nominato i Targaryen, sai? Lui li ha sempre ammirati tanto »  disse Margaret Cerwyn. « Mio marito non vorrebbe che ti raccontassi questa storia perché Aerys Targaryen ha assassinato il padre e il fratello di Lord Eddard Stark, ma so che il racconto piace molto ai bambini quindi ti dirò come è andata. »
Lady Cerwyn cominciò a raccontare di Aegon I e delle sue sorelle Rhaenys e Visenya. Tutti e tre nati a Roccia del Drago e tutti e tre cavalcavano dei draghi, quando ancora esistevano quelle splendide creature.
Aegon in particolare cavalcava Baelon il Terrore Nero, un drago enorme. Con il proprio esercito riportò vittoria dopo vittoria, ovunque tranne che a Dorne dove i Martell resistettero.
Terminata la guerra, fondò i Sette Regni e costruì la Fortezza Rossa e il Trono di Spade. Inoltre instaurò una Guardia Reale, quella che durava ancora oggi, e scelse come Primo Cavaliere un Baratheon.
Concluso il racconto, Margaret diede un bacio sulla fronte di Dany e uscì dalla stanza da letto. Quella notte Daenerys sognò i draghi e il fuoco. Dentro il sogno lei era una semplice bambina che assisteva alla vittoria di Aegon il Conquistatore. Solo che Aegon appariva molto diverso da come era stato descritto da Lady Cerwyn: i suoi capelli erano neri e ricci, gli occhi scuri e profondi, e il drago che cavalcava non era nero, ma verde.

Il giorno dopo venne svegliata da Theresa a tarda ora, entrambe si recarono a fare colazione e alla fine raggiunsero Josef nelle stalle.
« Preparatevi ragazze mie, andiamo a Grande Inverno. Mio padre ha una certa età e ora tocca a me servire gli Stark. »

« Cosa dirà Eddard Stark? »

« Nulla. Ho messo in discussione Robert, non gli Stark perché ai lupi sono sempre rimasto fedele. »

« Nonna dice che i Targaryen hanno ucciso i parenti di Lord Stark » obbiettò Dany mentre giocherellava con il proprio vestito.

Josef sospirò e prese Daenerys in braccio. « Non i Targaryen, solo Aerys il Folle e, ricorda bene piccina mia, una Casata non si giudica da un componente. »

« Questo Robert Baratheon è così terribile? » chiese, cercando di capire il loro punto di vista.

« Non è durata molto vedo, ti è già tornata la curiosità » osservò il nobile e tutti e tre scoppiarono a ridere.

Più tardi i coniugi e Dany salutarono Lady Cerwyn e gli altri membri della Corte di Castle Cerwyn e partirono per Grande Inverno. In mezza giornata di cavalcata giunsero alle porte della grande tenuta degli Stark. Durante il viaggio, Josef aveva raccontato a Dany chi erano i lupi e, a grandi linee, come si erano sempre confermati una grande Casata. Li rispettava troppo e temeva una reazione negativa da parte di Lord Stark, che aveva ritenuto per tanti anni suo amico.
Una volta annunciati a Grande Inverno, Lord Medger Cerwyn raggiunse suo figlio davanti ai cancelli.
« Figlio mio, cosa ci fai qui? »

« Sono tornato a casa, padre. »

« Questo mi rende felice, anche se intendevo dire cosa fai qui, cioè a Grande Inverno. »

« Jonelle ha detto che sei sfinito, scommetto che lavori il doppio di quanto dovresti. Sono qui per sostituirti. »

« Sfinito? Sciocchezze, sono più pimpante io di quei morti viventi che sono tua sorella e tuo fratello » sbottò il Lord di Castle Cerwyn, offeso.

« Padre, quando ti riposerai? »

« Quando sarò morto. »
Dany sorrise: il sarcasmo di Medger Cerwyn era piuttosto spiccato. Un bambino della sua stessa età si avvicinò a lui e gli tirò i calzoni.
« Giù le mani dalle mie tasche, pezzente. Ah sei tu Theon! »

Il bambino storse il muso per il termine con cui era stato apostrofato e poi borbottò: « Lord Stark ha detto che vuole incontrare tuo figlio. »
Quindi Medger Cerwyn e il bambino di nome Theon, scortarono i viaggiatori dentro il castello e li condussero nella Sala Grande. Josef riconobbe tutti i luoghi che attraversava e, una volta davanti a Eddard Stark, trattenne il fiato. Daenerys invece si era guardata tutto il tempo attorno, incuriosita dalla maestosa dimora. Una volta giunti nella Sala Grande, ampia e piena di tavoli, osservò i presenti.

Davanti a lei c’era un uomo molto alto, possente, dai lineamenti fieri e cupi. La barba era corta, gli occhi grigi e il viso allungato. Dany capì subito che doveva trattarsi di Lord Stark, il capo della possente Casata, e questo la intimorì. Pensò alle perdite che aveva subito, alle sue sofferenze e provò tanta tristezza per lui. Tuttavia poteva vantare già una numerosa famiglia. Dietro di lui c’era sua moglie, una donna bellissima, alta e snella, con zigomi alti, dai capelli rosso rame e occhi azzurri. In braccio teneva una bambina di circa un anno, molto diversa dalla madre mentre invece ricordava di più suo padre. Carnagione olivastra, occhi grigi e capelli marroni. Accanto a loro sedevano altri due bambini. Il maggiore, di circa cinque anni, occhi azzurri e lunghi capelli castano ramati, stava composto con sguardo pacato. Vicino sua sorella, con uno o due anni in meno, assomigliava in maniera incredibile alla madre e guardava gli sconosciuti incuriosita.
Soltanto più tardi Daenerys notò il bambino che stava distante dagli altri Stark ma che vestiva come loro. Di tutti i bambini era quello che assomigliava di più a Eddard Stark, quindi sembrava scontato che fosse suo figlio. Piuttosto non aveva nulla della madre e questo insospettì Daenerys. Capelli neri e ricci, viso allungato e occhi grigi. Si trattava di una bambino di circa tre o quattro anni, che se ne stava per conto suo, taciturno. Qualcosa dentro il petto di Dany si sciolse come un fiocco di neve in estate: provò un moto di affetto e voglia di protezione nei suoi confronti.
Quel bambino esile e minuto gli ricordava un altro bambino, una persona a lei cara appartenente a un passato remoto, una figura che i suoi ricordi non riuscivano a evocare nella sua completezza.
Invece il ragazzino di nome Theon della stessa età di Dany se ne stava ancora più lontano dai membri della famiglia, non assomigliava a nessuno di loro e a nessun uomo che Daenerys aveva incrociato a Nord. Semplicemente stava lì e osservava gli Stark, quasi volesse compiacere i loro desideri. Trasudava arroganza, convinzione e sicurezza.

« Non posso credere di rivederti in queste stanze » affermò Eddard a voce forte e chiara. Non era arrabbiato, soltanto stupito. « Sei un uomo d’onore come me, credevo servissi un’altra Casata. »

« Io non servivo i Targaryen amico mio » disse Josef, il tono incerto. Daenerys immaginò che codesta conversazione fosse molto difficile per lui. I contadini affrontavano quello per lei? Si chiese se ne valesse la pena, e soprattutto si chiese il perché. « Io servivo un uomo ma è morto, insieme a tutti i suoi cari e agli ideali di un mondo migliore. »

« Rhaegar Targaryen ha rapito mia sorella Lyanna. » Stavolta Lord Stark sembrava arrabbiato ma di nuovo non nei confronti di Josef, piuttosto sembrava irritato contro il passato. Intanto un’ondata di consapevolezza invase Dany. Lyanna.

« Ci deve essere una spiegazione » continuò Josef. « Rhaegar era un uomo nobile. »

Lyanna. Stark. Lo spettacolo a Braavos, pensò Dany e improvvisamente collegò tutto. « Io ho già sentito questa storia. »

Ned Stark si accorse della bambina e il suo viso si addolcì. « Chi è lei? »

« Mia figlia, si chiama Dany. »

Lord Stark sorrise a Dany, che ricambiò, e poi tornò serio. « Mi dispiace. Qui siamo dalla parte di Robert Baratheon, e so che a te e a tua moglie potrebbe non andare bene. »

« Ora gli siamo fedeli anche noi, è lui il Re » intervenne Theresa, il tono convincente nonostante stesse dicendo una bugia.

« Qui non discutiamo di Casate » obbiettò Lady Stark. « Comunque, se mio marito è d’accordo, per me potete restare e sono certa che ci servirete bene. La politica dei Sette Regni può restare fuori da Grande Inverno. » Detto questo si voltò verso suo marito in attesa di una conferma.

« Sarei più che felice di riaverti qui » decretò Ned, dopo averci riflettuto.

Josef sospirò rincuorato e annuì. Si sentiva più tranquillo ora che aveva ricevuto il perdono di Ned. « Ti dimostrerò che puoi ancora fidarti di me. »
Lord Stark fissò il suo vecchio amico, poi scese i gradini e gli diede una pacca sulla spalla. Guardò Dany e accarezzò una delle sue guancie paffute. Theresa rabbrividì a quella vista: il Lord di Grande Inverno stava coccolando una Targaryen anche se, per fortuna, Daenerys indossava una maschera infallibile.

Lord Cerwyn venne rimandato a Castle Cerwyn, per prendersi un periodo di pausa, e suo figlio cominciò a servire gli Stark in tutto e per tutto. Theresa iniziò a lavorare dentro il castello come dama mentre Dany venne spesso lasciata in compagnia degli Stark più piccoli. Trascorreva tanto tempo con Sansa ma ancora più tempo insieme a Robb e Jon. Insieme ai maschietti, imparò a cavalcare, a leggere e studiò la Storia dei Sette Regni con il sostegno di Maestro Luwin.
Oltre agli insegnamenti basilari, si allenava con i maschi anche per quanto riguardava i combattimenti e il tiro con l’arco. Durante una passeggiata pomeridiana, vide Theon sconfiggere Jon e Robb in un duello.

« Facile battersi con i più piccoli » intervenne Daenerys a braccia conserte. « Posso sfidarti io? »

« Ma sei una femmina » ribatté Theon, metà divertito e d’altro canto dubbioso.

« Lascia che dimostri di cosa è capace » replicò Robb.

« Ma è una femmina. »

« Hai paura, Theon? » domandò Jon andando dritto al punto.

« Zitto bastardo. »
Quella volta Daenerys sfidò Theon con i pugnali e vinse, meritandosi gli applausi da parte di Jon e Robb. Dany andò incontro a Jon e gli diede un bacio sulle guancie.
« Dove diavolo hai imparato? » sbraitò Theon.

« Non mi crederesti » scherzò lei.
In quei momenti riusciva a essere sé stessa, o meglio quella che aveva scelto di diventare. Ogni tanto però aveva bisogno dei suoi spazi, della parte femminile e per questo raggiungeva Sansa nelle sue stanze.

« Hai dei bellissimi capelli, possiamo farci una meravigliosa acconciatura » disse Daenerys accarezzando i capelli ramati della bambina, che si voltò verso di lei e sorrise compiaciuta.

« Anche i tuoi sono belli. » Fu allora che Daenerys pensò ai suoi veri capelli, più lunghi e argentei. Avrebbe tanto voluto togliersi la parrucca per mostrarli a Sansa e lasciarla a bocca aperta. Purtroppo non poteva. Ogni mese vedeva i contadini che si impegnavano, sudavano e lavoravano per gli Stark e desiderò apportare un contributo, di fare qualcosa anche lei.

« Vorrei fare qualcosa anche io, Lady Catelyn. »

« Sei piccola, cosa vuoi fare? »

« Potrei occuparmi di Arya » propose, entusiasta ancor prima di aver ricevuto l’incarico.

« Per questo ci sono delle donne adulte. »

« Ma io posso giocare con lei, e in più sono responsabile. »

Lady Catelyn ci ragionò su, poi annuì. « Ti farò fare un periodo di prova e poi deciderò. »

Da allora Daenerys si prese in carico Arya, che aveva un solo anno ma era più tranquilla di molte altre bambine, irrequiete e pretenziose. Arya aveva una presa forte e decisa, esprimeva una marcata emotività e, allo stesso tempo, brillava di una ferma determinazione quando desiderava qualcosa a tutti i costi. Se non stava con sua madre, era sempre in braccio a Dany e Dany amava osservarla per scoprire le mille sfaccettature che fiorivano dal suo carattere.
Si era affezionata a lei, ma più ancora di Arya si era legata a Jon Snow, il figlio bastardo di Lord Stark. In lui riconosceva un’indole pacata, malinconica e solitaria. Tuttavia era un bambino con un gran cuore e un forte coraggio, si dimostrava sempre pronto a difendere i più deboli. Quando Dany stava con Jon sentiva il proprio passato tornare in vita: non erano dei ricordi ma semplici sensazioni. Era come se riconoscesse qualcun altro in lui, qualcuno che doveva aver conosciuto prima di perdere la memoria.

« Ciao, cosa fai qui da solo? » chiese una volta, raggiungendo Jon nelle stalle. Il bambino si stava allenando con la spada in solitudine.

« A volte ho bisogno di stare da solo, mi aiuta a riflettere » spiegò Jon fermandosi e guardando a terra, come se provasse vergogna.

Dany sapeva che lui era molto riservato, ma voleva che si confidasse con lei, che si aprisse su certi argomenti. « Su cosa deve riflettere un bambino piccolo come te? »

« Prevedere gli eventi mi fa sentire tranquillo. »

« Non rimuginare troppo Jon, lascia semplicemente accada ciò che deve accadere. »

« Lady Catelyn mi odia » sussurrò Jon, mettendo il broncio. Daenerys capì subito e si diede della stupida per non esserci arrivata prima: Jon era un piccino così sensibile, logico che soffrisse perché veniva trattato come un bastardo.

« Non ti odia, odia il pensiero di non essere lei tua madre. »

« Mi fa sentire sbagliato, sembra che tutti cerchino di farmi sentire così. Soprattutto Theon. »

« Non puoi stare qui a preoccuparti di ciò che dice Theon Greyjoy e poi tu non sei sbagliato, tu sei speciale » replicò Dany con decisione.

« Lo dici perché mi vuoi bene. »

« Jon, siamo proprio noi che ti vogliamo bene a cui dovresti dare retta. »

Il bambino sospirò e alzò gli occhi da terra. « Come faccio a ignorare Lady Stark? »

Daenerys sospirò a sua volta. Che suggerimento poteva dargli a tal proposito? « Il mondo è spietato Jon, non aspettarti che il bene cada dalle stelle. Alzati e procurati il tuo futuro. »

Jon, stupito, strabuzzò gli occhi e chiese: « Come fai a essere così saggia? »

Dany ridacchiò. « Non sono saggia, ho semplicemente imparato dalle persone giuste. »

Detto questo abbracciò Jon e, in seguito, raggiunse Sansa e Arya nella camera delle ragazze. Scovò proprio Sansa mentre si provava un abito, precisamente un abito da matrimonio.

« Cosa fai Sansa? »

Sansa sussultò, sorpresa. Poi fece un giravolta e disse: « Questo è il vestito di matrimonio della mamma. Un giorno ne indosserò anche io uno e sposerò un bellissimo cavaliere. »

« Ti auguro che sia anche un gran cavaliere e che ti tratti bene » replicò Dany accarezzandole i capelli. Intanto Arya aveva iniziato a lamentarsi e Daenerys fu costretta a prenderla in braccio, dalla sua culla.

« Shh piccola Arya, non piangere » disse e Arya sorrise, come se non aspettasse altro che essere presa in braccio. Dany capì e aggiunse: « Non ti va di stare chiusa in casa, vero? Ormai ti conosco troppo bene. Andiamo a fare una passeggiata. »



Angolo autrice:

Salve, ho cercato di fare presto anche se l'università mi tiene impegnata ma eccomi qui.
Daenerys ha ucciso una prima volta, ha sognato Aegon il Conquistatore (o meglio, era lui?), ha sentito nominare i Targaryen e, infine, vede in Jon qualcosa di familiare.
Cosa più importante, sta legando con gli Stark e vi dico già che nel prossimo capitolo incontrerà Robert Baratheon perché Sì, siamo giunti alla prima puntata della serie.
Come sempre ringrazio chi segue, chi preferisce e Emma_Peverell che ha recensito.
Alla prossima!

 

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Capitolo 7
*** Il Porcello Baratheon a Grande Inverno ***


8. Il Porcello Baratheon a Grande Inverno



Grande Inverno appariva come un luogo freddo anche se, in realtà, emanava tanto calore umano. Il calore non era precluso alla famiglia degli Stark ma si estendeva a tutti i loro amici. Era impossibile non sentirsi sicuri, a casa. Le mura di quella dimora sembravano in grado di fungere da scudo contro tutti i mali.
Fra quelle mura, con il passare degli anni, Robb Stark divenne un prode uomo, il degno successore di Grande Inverno.
Invece Jon Snow, superati gli ostacoli,  si trasformò in un giovane lupo e si dimostrò il più coraggioso di tutti, sempre riservato e pronto a difendere i deboli.
Sansa crebbe soprattutto in bellezza mentre continuava a sognare di principi fantastici e di cavalieri dalle armature lucenti.
Arya appariva come una ragazzina cocciuta, indipendente e matura. Era sempre pronta a combattere, attività per cui nutriva un amore recondito.
Il quinto figlio degli Stark, Bran, era un bambino altruista, molto intelligente e sempre dinamico.
Rickon, il più piccolo e quello che attirava di meno gli occhi, era dolce e modesto.
Ovviamente ognuno di loro aveva anche dei difetti, ma Daenerys non ci faceva tanto caso. Jon sosteneva che lei fosse troppo impulsiva e permalosa, ovvero il contrario di lui, spesso riflessivo e pacato. D'altro canto Daenerys non riusciva proprio a criticare Arya: forse perché si occupava di lei da una vita.
Gli Stark riuscivano a farla sentire come una sorella; Eddard Stark quasi come una figlia. Grande Inverno o il Nord non erano di certo casa sua, ma si erano dimostrati comunque una meravigliosa dimora in cui crescere.
Theon e Daenerys, invece, non si sopportavano. Il giovane Greyjoy, suo coetaneo, era comunque il miglior amico di Robb e, di conseguenza, passava tanto tempo con loro.
Così avevano imparato a convivere e a diventare complici nelle gioie e nelle sofferenze.
Intanto Josef e Theresa si erano ambientati bene a Grande Inverno, entrando nella vita dei suoi proprietari e mischiandosi ai suoi meccanismi sociali. Theresa era diventata una dama da compagnia per Catelyn Stark, stava sempre con lei. Josef invece era uno degli alfieri di Eddard e serviva il suo Lord Protettore con spada e ingegno.
Tutto sembrava procedere per il meglio, insomma. Nella semplicità e nella quotidianità a Grande Inverno c’era sempre qualcosa da condividere con il prossimo, come il buon cibo o una semplice avventura. Nulla sfuggiva allo schema della realtà monotona. O almeno nulla era riuscito a sconvolgere Grande Inverno e gli equilibri dei suoi abitanti. Sino a quella mattina.

Daenerys era nelle stalle con i più piccoli e con Jon. Bran aveva strappato un arco dalle mani di Arya e continuava a scappare mentre sua sorella minore gridava e Rickon rideva. Jon e Dany se ne stavano in disparte, divertiti dallo spettacolo.
Dopo svariati strilli, Arya riuscì a prendere suo fratello, facendolo cadere dritto dentro una pozza di fango. Bran si sporcò tutti i vestiti e, mentre cercava di rialzarsi, fece peggio e scivolò nuovamente nella pozzanghera. Questa volta fu il turno di Arya per ridere.
« Qui ci vorrà un bel bagno » scherzò Dany e Bran sbuffò, anche se alla fine si unì allo sghignazzo collettivo. 

Furono interrotti da un improvviso rumore. Theresa era entrata nelle stalle come una furia, viso pallido e occhi strabuzzati. Sembrava avesse appena visto un fantasma in effetti. « Robert Baratheon è in arrivo a Grande Inverno. »
Jon e Dany si guardarono, senza reagire. Bran e Arya, invece, si sentirono piuttosto euforici: un Re a Grande Inverno era una notizia meravigliosa.

« Perché viene qui? »  domandò Bran.

« Ci porterà dei doni? » chiese Rickon.

« Chissà se ci saranno tutti i membri della Corte » esclamò Arya, eccitata.

« Il porcello Baratheon a Grande Inverno » sussurrò Theresa e Dany, che era abbastanza vicina, sentì tutto.

« Come hai detto? »

Theresa sobbalzò e si affrettò a precisare: « Nulla. » Daenerys invece aveva capito perfettamente.

« Dobbiamo andare a prepararci » concluse Jon, nemmeno toccato dalla notizia.
Almeno lui non si innervosisce come Theresa, pensò Daenerys. La coppia di ex contadini non aveva detto delle belle cose su Robert Baratheon, anzi. Theresa diceva che fosse un ghiotto ubriacone, che si era fatto troppe amanti e ancor più figli. Sosteneva che i successori di Robert sarebbero stati dei Re simili a lui, se non peggiori, e diceva di odiare il fatto che lui sedesse sopra il Trono di Spade.
“Rhaegar meritava il Trono” ripeteva e Dany non riusciva a replicare. Non avrebbe avuto molte argomentazioni perché, anche se si era interessata alla politica, non ne sapeva ancora abbastanza.
Mentre tornavano dentro il castello scelse di parlarne con Jon: di lui si fidava ciecamente.

« Perché qui sono tutti fedeli a Robert Baratheon? »

Jon si fermò e si voltò verso di lei, dubbioso. « Forse perché ha combattuto per Lyanna Stark, rapita da Rhaegar Targaryen, e per gli altri parenti di mio padre uccisi da Aerys Targaryen. »

Dany storse il muso, insoddisfatta della risposta. « Non può essere. Avrà agito per sé stesso. Nessuno scatena una guerra per altruismo. »

Jon ci ragionò su. « In effetti lui ci ha guadagnato più di tutti, è diventato Re. »

« Non girano belle voci su Robert Baratheon. » Jon fece un cenno della testa per incoraggiarla a proseguire. « Dicono che sia un ubriacone, che pensa solo alle prostitute e che non è un Re, ma un uomo che ha vinto una guerra grazie a dei sotterfugi. »

« Chi ti ha detto queste cose? »

« Non ha importanza Jon » obbiettò Dany. « Piuttosto perché il Nord, fatto da gente dura e fiera, serve un sovrano simile? »

« Il Nord serve gli Stark, Dany. Qui a nessuno interessa davvero cosa succede nei Sette Regni. Quella guerra fu una mossa di vendetta e il coinvolgimento politico della nostra gente iniziò e terminò lì. »

Daenerys scosse il capo contrariata. « Non possiamo farci i fatti nostri! Ho saputo che molte persone muoiono di fame negli altri Regni. »

« "Dicono", "ho saputo". Parla chiaro Dany e, soprattutto, spiegami perché ti preoccupi tanto. »

Daenerys trattenne il fiato, colpita, senza una risposta pronta. Perché mi sta tanto a cuore?

« Ragazzi, andate a prepararvi » gridò Sansa per attirare la loro attenzione. « Ci sarà anche il principe Joffrey Baratheon. Che bello, incontrerò un principe! »

Più tardi tutti gli Stark, i loro alfieri e i dipendenti, si radunarono in cortile e attesero il Re pazienti.
Dany notò che i suoi genitori adottivi erano molto nervosi, più di tutti i presenti, e non facevano altro che scambiarsi sguardi furtivi. L’odio di Theresa per il Re era stoico, quasi ammirevole nella sua perseveranza.
Più tardi si rese conto che mancava una Stark. Per fortuna Arya li raggiunse in fretta, con un elmetto in testa, e proprio mentre il Re stava per arrivare. Ned fermò sua figlia e sbottò: « Arya, togliti questo! »
Dany e Jon, che stavano vicini e proprio dietro agli Stark, ridacchiarono.
Nessuno fece in tempo a dire altro che un sacco di cavalieri dalle armature lucenti fecero il loro ingresso. Insieme a loro, a cavallo c’era un ragazzo biondo e minuto, che Dany riconobbe immediatamente come il principe di cui aveva parlato Sansa. Non sembrava un bravo ragazzo, per così dire; anzi il suo ghigno ambiguo inquietò Daenerys che sperò sinceramente che Sansa non fosse interessata a lui.
Subito dopo apparve una carrozza e, a suo seguito, colui che doveva essere il Re. Finalmente Dany osservò Robert Baratheon e provò una strana sensazione. Non era rispetto, quello che suscita un potente Re, ma nemmeno disgusto. La sua mente era come paralizzata, bloccata da qualcosa di intangibile. Robert Baratheon era un uomo paffuto, dai capelli lunghi e dalle guancie rosse, colorite dallo sforzo di stare a cavallo. Dovevano aver fatto un lungo viaggio per essere lì e Dany si chiese perché si fossero recati a Grande Inverno.
Quando Robert Baratheon fu abbastanza vicino tutti si inchinarono, compresa Daenerys.
Infine si rialzarono e Robert Baratheon si avvicinò a Lord Stark per fare una battuta. I due si salutarono come amici, poi il Re abbracciò Lady Stark e diede un buffetto a Rickon, che stava vicino a sua madre.
Passò in rassegna dei figli legittimi di Lord Stark e, con gioia di Jon e Dany, ignorò quest’ultimi due.
In contemporanea una donna era scesa dalla carrozza. Dany capì che era la Regina e pensò che fosse molto bella, di una bellezza severa e potente con i suoi bei capelli biondo oro e il vestito regale. Sapeva che il suo nome era Cersei Lannister, i contadini avevano avuto modo di raccontare anche dei Lannister. Di Jaime Lannister, il Traditore, Sterminatore di Re. Di Tywin Lannister, colui che aveva ingannato Aerys Targaryen, era entrato come amico nella Capitale e poi aveva l'saccheggiata come un nemico. Colui che aveva ordinato l'uccisione dei figli di Rhaegar Targaryen: sotto suo ordine, la Montagna violentò Elia Martell e sfondato il cranio ai piccoli Targaryen.
Accanto a Joffrey, invece, Daenerys vide un’altra figura famosa, un uomo nominato spesso nei racconti dei contadini. Si trattava di un cavaliere con il viso sfigurato e i capelli scuri e lunghi. Sandor Clegane, il Mastino, fratello della Montagna. Dany sapeva che si era conquistato il posto uccidendo Viserys e Daenerys, i fratelli di Rhaegar. Quello non gliel’avevano detto i suoi genitori adottivi ma il Maestro Luwin di Grande Inverno, e il racconto le aveva lasciato uno strano amaro in bocca.
Infine un ultimo cavaliere attirò il suo sguardo, quando si tolse l'elmo e mostrò il viso. Daenerys sentì sussurrare Arya: « Jaime Lannister, fratello gemello della Regina. »
Dany deglutì e provò una strana sensazione: pensò che fosse a causa dei racconti, aveva così tanto sentito parlare di lui che ormai gli era diventato familiare. Ecco Jaime Lannister, lo Sterminatore di Re e colui che aveva dato in pasto a Robert Baratheon tutti i piccoli Targaryen, uccidendo Aerys il Folle.
Non sapeva cosa provare a tal proposito. Non voleva schierarsi come i contadini senza conoscere bene i fatti politici, quindi non aveva ancora deciso da che parte stare.
Si voltò verso Jon e notò che anche lui era impressionato dalla figura di Jaime Lannister. Così tornò a fissare il cavaliere. Cosa si nascondeva dietro quella maschera di saccenteria? Purtroppo Ser Jaime si guardò attorno e finì per incrociare il suo sguardo. Daenerys deglutì e abbassò gli occhi, imbarazzata di essere stata beccata da un cavaliere mentre lo fissava. D'un trattò trovò molto interessanti le proprie scarpe. Avrebbe volentieri scavato un buca per tuffarcisi dentro. Pensò a Jaqen, ai suoi rimproveri se avesse visto tanta spudoratezza.

« Tutto bene, Dany? » domandò Jon. Lei si sforzò di sorridere, per rassicurare il suo amico, e annuì. « Sembra che tu abbia appena visto un fantasma. »

« No Jon, ti sbagli. Giuro che sto bene. »

Intanto Cersei Lannister si avvicinò agli Stark e li salutò con un sorriso. Dany pensò che fosse molto falso ma decise che non avrebbe avuto dei pregiudizi nei confronti dei Lannister, quindi ignorò il proprio stesso pensiero.-
Robert Baratheon chiese a Lord Stark di accompagnarlo nelle cripte e insieme si allontanarono. Arya invece si voltò verso lei e Jon. Daenerys sapeva benissimo che gli avrebbe chiesto di Tyrion Lannister, il nano fratello della Regina.

« Secondo voi dove si trova il folletto? »
Sia Dany che Jon sorrisero: entrambi si erano aspettati quella domanda.

« Lontano dai vostri adorabili occhi Mia Signora » scherzo Jon, dandole un buffetto sulla guancia. « Andiamo a cercare il vostro amato folletto nelle stalle? »
Le stalle era un messaggio in codice che significava armi e allenamento. Arya scoppiò a ridere e subito seguì Jon. Daenerys sorrise, guardandoli mentre si allontanavano: ammirava tanto il loro rapporto. Molte volte aveva sognato di incontrare una persona con cui condividere tutto; con Jon e Arya condivideva parecchio ma era normale, infondo li aveva visti crescere.

« Dany » chiamò Lady Stark. « Vai da Bardo il Gaffiere a ordina otto barili di vino. Stasera terremo una grande festa in onore di Re Robert. »

Dany esitò, dubbiosa. « Non conosco quella zona, nonostante io viva qui da tanto non ci sono mai stata. »

« Lo so cara e so che non è una zona facile da raggiungere, ma tutti gli altri sono occupati nei preparativi quindi tocca a te » ordinò Catelyn.
Daenerys sospirò ma annuì, obbediente, e subito parti alla volta della zona più brutta dei villaggi nei pressi di Grande Inverno. Si sentiva infastidita da quella richiesta: sapeva di essere al servizio degli Stark, però non era bello mandare una giovane ragazza in una zona dove c’erano solo brutti musi e uomini ubriachi. Non intendeva disturbare Jon chiedendogli di andare con lei. Lady Stark non le aveva dato neanche il tempo di prendere i suoi pugnali per questione di sicurezza. A volte avrebbe voluto essere una principessa, per fare e dire ciò che desiderava e non dover risponderne a nessuno.
Prima di andarsene vide che Sansa fissava il Principe e si allontanò ancora più desolata di prima. Quanto avrebbe voluto mettere nella sua testa un uomo, non per forza un cavaliere ma una persona di buon cuore in grado di proteggerla. Purtroppo però non poteva pilotare i sentimenti della giovane Stark.
Con passo indeciso e traballante chiese indicazioni ai presenti, fino a quando non riuscì a giungere nella zona richiesta da Lady Catelyn. Il vicolo era buio, si sentivano lamenti di uomini ubriachi e puzza della peggior specie. Odori forti, maschili e disgustosi. Dany sperò di non vomitare quando entrò nella via. Il terreno era marcio, e qua e là spuntavano delle bottiglie rovesciate. Per fortuna non venne importunata da nessuno. Trovò una serie di locande, tutte molto simili e senza scritte sulle porte. Fra due di esse c’era un cartello. “Bardo il Gaffiere”. Dove sarebbe dovuta andare però? In quella a destra o a sinistra?
Per sua sfortuna scelse quella a sinistra, e incappò in uno spettacolo a dir poco sconvolgente. Entrò nella casa a sinistra, si chiuse la porta alle spalle e si ritrovò davanti a un letto. Sopra il letto c’erano un nano e una prostituta, nudi. Daenerys si coprì gli occhi, scandalizzata, e iniziò a scusarsi.

« Non ti scusare mia bella fanciulla, unisciti a noi » disse il nano con un sorrisino malizioso.

« Primo, non sono una prostituta » sbottò Dany indignata. Stavolta guardava il Lannister dritto negli occhi. « Secondo, non ti vergogni a fare questa proposta a una ragazza? »

Il nano la squadrò come se avesse tre teste. « Hai una bella lingua mia cara, nonostante penso tu abbia capito chi sono. In ogni caso mi chiedo in che mondo vivi. Dentro il mio mondo ogni giorno delle ragazzine sposano uomini vecchi o semplicemente accettano di andare a letto con uomini vecchi. »

« Non sono tua e non sono cara, e non mi interessa se sei un Lannister. Il rispetto deve essere una cosa reciproca. Il mio mondo è quello di Grande Inverno, sono cresciuta qui a servizio degli Stark. »

« Impertinente » osservò Ros. Daenerys aveva capito chi fosse quella prostituta: Theon si vantava spesso di andare a letto con lei. « Comunque il mio nome non è prostituta, ma puttana. Chiama le cose con il proprio nome. »
Daenerys storse il muso, infastidita dal linguaggio e dalla nudità senza pudori dei due. Avrebbe voluto sparire, o semplicemente non essere mai entrata in quel bordello. Inveì interiormente contro Lady Catelyn, senza freni e senza ritegno.

« Dimmi, fanciulla degli Stark, cosa ti conduce in questo posto indecoroso? » domandò Tyrion Lannister con aria divertita. Dany capì che si stava prendendo gioco di lei. Insomma quella giornata non poteva andare peggio.

« Cercavo Bardo il Gaffiere. »

« Sì, i cartelli non sono molto chiari. Pensa tu, volevo arrivare subito qui ma sono finito a bermi tre boccali di vino » disse il nano e Ros scoppiò a ridere. « Non ti facevo tipa da ubriacatura, mia cara fanciullina. »
Ros rise di nuovo e Daenerys desiderò che arrivasse qualcuno a tirarla fuori da quella situazione assurda. Come se chiamato, Jaime Lannister entrò nella stanza. Dany rabbrividì alla sua vista e, per un momento, prese in considerazione di lanciarsi fuori dalla finestra. Tanto si trovava al piano terra, non sarebbe morta. Certo aveva sperato che arrivasse qualcuno, ma di sicuro non lui.

Jaime Lannister guardò suo fratello, poi guardò Dany. « Cosa ci fa una ragazza degli Stark con te? L’hai corrotta? »

“Questo è troppo” pensò Daenerys. « Io non sono una prostituta, sono finita qui per sbaglio. »

« E come avrai notato ha una bella lingua lunga » ribadì Tyrion.

Jaime ignorò suo fratello e si rivolse alla ragazza: « Come ti chiami? »

« Dany. »

« Dany » ripeté lui, pensieroso. Il suo sguardo si fece più cupo, come richiamato da un lontano ricordo. « Sei di famiglia nobile? »

« Sono una Cerwyn. »

Il nano sorrise. « Se sei una Cerwyn perché poco fa hai detto di chiamarti solo Dany e non Dany Cerwyn? » domandò furbamente, e Daenerys capì quanto il Lannister fosse intelligente. Come uomo politico sarebbe diventato un asso.

« Perché non credevo di subire un interrogatorio » si difese. Tyrion sorrise sinceramente: sembrò apprezzare il suo acume. Così si alzò e cominciò a vestirsi mentre Daenerys cercò di non guardare e si ritrovò, ancora una volta, a fissare Jaime.

« Perché mi fissi? » domandò il cavaliere senza peli sulla lingua.

« Io non ti fisso. »

« Sì invece, anche prima a Grande Inverno mi fissavi. »

« Forse, per sbaglio, i miei occhi guardavano in quella direzione. »

Tyrion scoppiò a ridere, assolutamente divertito e deliziato dalla risposta di Dany. « Mia cara, sono felice di averti conosciuta. Se permetti io e mio fratello ti scorteremo da Bardo il Gaffiere e poi a Grande Inverno. Questo non è posto per una fanciulla. »

Dany trovò sospetta quella forma di gentilezza. « Che cosa vuoi in cambio? »

Di nuovo Tyrion rimase colpito. « Per chi mi hai preso? Non era una richiesta, io e mio fratello ti accompagneremo a casa e senza chiederti nulla in cambio. »
Finalmente Daenerys si rilassò e si sciolse in un sorriso. Forse i Lannister non erano così terribili come le erano stati descritti.

« Non ha i piedi per tornarci da sola? Io devo andare da nostra sorella » borbottò Jaime e Tyrion replicò guardandolo male. Certe volte era stupito dalla mancanza di tatto di suo fratello. Daenerys ricambiò quella scortesia andandosene senza salutare e, ancora una volta, lasciò il nano di stucco. Si dimenticò persino di ordinare i barili di vino.

Arrivata a Grande Inverno per distrazione andò a sbattere contro Bran. Il bambino correva verso una torre, sicuramente per arrampicarsi. Prima Sansa, ora Bran. Perché doveva stare sempre in pensiero?
« Non avrai mica intenzione di arrampicarti? »

Bran fece il finto tonto. « Chi? Io? »

Daenerys gli sorrise e scosse il capo. « Tua madre ti ha detto che non devi, quindi ora vieni con me. »

« Anche se vengo con te ora, domani potrei riprovarci. »

« Domani cadrai se ti arrampicherai » scherzò Dany afferrandolo per una mano e trascinandolo dentro il castello. Bran sorrise: non poteva immaginare quanto fossero vere quelle parole.

 

Quella sera si festeggiò una grande festa in onore di Re Robert. La Sala Grande era piena di gente, i tavoli imbanditi e il cibo servito. Oltre alle prelibatezze della cucina arrivò anche il vino. Daenerys si era ovviamente dimenticata di andare da Bardo il Gaffiere ma Tyrion Lannister sembrava averlo fatto al posto suo. Pensò che più tardi lo avrebbe ringraziato.
Alla Festa era seduta con Arya e con altre due ragazzine, anche se spesso passava da Sansa per chiacchierare e per capire qualcosa sulla sua situazione. Sembrava che fosse riuscita a fare un passo avanti, verso Joffrey.
« Sai che forse mio padre mi prometterà in sposa a Joffrey? »

Daenerys per poco non sputò il proprio idromele, a quella rivelazione. « Che cosa? »

« Non è magnifico? Un giorno potrei diventare Regina … » disse, quando improvvisamente una poltiglia marrone gli schizzò in faccia. Molti uomini nella stanza scoppiarono a ridere. Daenerys non aveva bisogno di voltarsi per capire che fosse stata Arya. Lady Catelyn fece un cenno di assenso a Dany: era ora di mettere a letto Arya, e così lei fece. Prese quella piccola Stark in braccio e la portò nelle sue stanze.

« Dovresti smetterla di dare fastidio a tua sorella » rimproverò rimboccandole il piumone.

« Ora stai anche tu dalla sua parte? Potevi prestarmi un poco di attenzione in più lì giù. »

Daenerys sorrise: ora capiva il problema di Arya. Gelosia. « Ascoltami, tua sorella ha cose che tu non hai e tu hai cose che non ha lei. Non sarà mai brava come te nei combattimenti e non cavalcherà con destrezza come invece fai tu. Tuttavia Sansa è in una fase delicata e ha bisogno di essere frenata. »

« Ti riferisci a Joffrey? Non mi piace quello, ha una faccia da sadico arrogante. »

« Non piace neanche a me e, a quanto pare, presto saranno promessi. »

« Dici davvero? » domandò Arya disgustata. « Buon per lei, diventerà Regina e comincerà a trattare male tutti i suoi servitori. Come fa quella presuntuosa di Cersei Lannister. »

Dany trovò incredibile quanto lei e Arya si somigliassero. Avevano notato gli stessi difetti nella Regina e in suo figlio. « Forse Sansa diventerà Regina, ma non sarà una bella cosa. Per questo devo stare con lei. »

Stava per uscire dalla stanza quando Arya aggiunse: « Ho sentito che Re Robert desidera mio padre come Primo Cavaliere. Se accetterà alcuni di noi dovranno partire. Tu resterai con me, giusto? »

« Io sarò sempre con te, Arya » sussurrò Daenerys e corse sopra il letto per abbracciarla. Rimasero così a lungo, con Dany che si dondolava e accarezzava i capelli della bambina, finché Arya non si addormentò.  

 

Tornata ai piani inferiori, in mezzo alla confusione, cercò i genitori adottivi. Doveva parlare con loro di Sansa e di Lord Stark. Perché improvvisamente venivano coinvolti nella vita politica della famiglia reale? Non poteva trattarsi di semplici coincidenze.
Si guardò attorno ma tutto ciò che riuscì a vedere fu il Re ubriaco che baciava una donna, Sansa che cercava di ripulirsi il vestito e Robb e Theon che ridevano a crepapelle. Jon non si era presentato alla festa. Il nano era sparito. Dei contadini proprio nessuna traccia.
« Cerchi ancora il Gaffiere? » scherzò una voce alle sue spalle. Daenerys non si voltò neanche, non aveva tempo da perdere dietro un Lannister.

« Spiritoso » disse solamente e continuò a guardarsi attorno, mentre sperava che il disturbatore se ne andasse. Infine individuò i contadini. Ci volle poco che non prese un colpo: Theresa e suo marito stavano discutendo con Robert Baratheon. “Non si può stare tranquilli oggi” pensò concitata. Fece anche per andarsene, quando improvvisamente una mano si strinse attorno alla sua spalla e Dany fu costretta a voltarsi e a fronteggiare Jaime Lannister.
« Che problemi hai Ser? »

Jaime strinse i denti. « Allora hai capito che sono un Ser, e spero tu abbia capito anche che sono un Lannister. Davvero non ti conviene parlarmi con una simile sfrontatezza. »

Daenerys non voleva piegarsi, scusarsi. Il suo atteggiamento derivava dalla scortesia ricevuta quella mattina. Purtroppo Jaime aveva ragione: lei era Nessuno anche se aveva scelto di essere Dany Cerwyn, mentre lui era un Lannister. Non c’era altra soluzione che scusarsi, anche se Jaqen diceva che non doveva farlo e che non era sempre lei a sbagliare. Stavolta sapeva di non aver commesso errori ma scelse di essere umile e di piegarsi. « Scusami. »

Jaime sembrò allentarsi un attimo, come scottato. « Ci siamo già conosciuti io e te? Hai una tonalità di voce familiare. »

Daenerys sentì il battito aumentare e i palmi delle mani sudare. « Non credo, altrimenti me ne ricorderei. » Doveva mentire bene, come aveva imparato dagli Uomini Senza Volto. Come aveva fatto quella mattina con Tyrion Lannister. Ma Jaime aveva iniziato a scrutarla attentamente e sembrava davvero convinto di averla già incontrata. « Forse ti confondi. In realtà ho una voce abbastanza comune, anonima. »

« Può essere, o può non essere. Il tuo viso mi è comunque familiare. »

« Forse assomiglio a qualcun altro » propose. Jaime fece un passo verso di lei, e Dany iniziò a tremare in maniera immotivata. Il Lannister sembrò rendersene conto ma non indietreggiò.

« Ser Jaime! » esclamò a gran voce Lord Stark, frapponendosi tra lui e Dany. « Importuni una delle mie dame? Proprio quelle che si occupa delle mie bambine? »

« Non importuno proprio nessuno, ci sono dame più carine » replicò con un sorrisino, prima di voltarsi e sparire in mezzo alla folla. In tutto ciò Daenerys era rimasta immobile come il ghiaccio della Barriera: non gli avrebbe dato il piacere di mostrarsi ferita.

« Non gli dare retta, tu sei molto bella » rassicurò il Lord Protettore. Dany gli sorrise. Apprezzava e rispettava molto il padre di Arya e Sansa: si curava di lei come fosse figlia sua, ma soprattutto non era mai scortese. Quanto desiderò che i suoi veri genitori fossero simili agli Stark e che i suoi fratelli, se ne aveva avuti, assomigliassero a Jon o ad Arya.

« Non gli darò retta, Mio Signore. Mi basta il vostro complimento. »

« Brava, hai capito tutto » ridacchiò Lord Stark. « Vieni con me, Re Robert ha parlato con i tuoi genitori e ora vuole conoscerti. »

« Conoscere me? » chiese stupita. Quella non era assolutamente una giornata tranquilla. Non ne sarebbe uscita viva.

« Certo, seguimi. »
Fece come gli era stato detto e seguì il Lord fino alla tavola dove era seduto Robert Baratheon. Il Re era tornato accanto a sua moglie e a Lady Catelyn. Theresa e Josef se ne stavano lì in silenzio. Dany li conosceva bene e sapeva che, per qualche arcana ragione, non erano tranquilli.
« Vostra Maestà, ecco a voi Dany, figlia dei Cerwyn. »

Robert Baratheon scrutò la ragazza da capo a piedi. « Che bella giovane, molto attraente. »
Dany vide i suoi genitori adottivi stringere i denti e Lord Stark scuotere il capo, contrariato.
« Troppo giovane per me, state tranquilli » disse a gran voce e scoppiò a ridere. I contadini non ci trovarono nulla di divertente, anzi il contrario. Erano ancora più tesi e infastiditi.
« Ho saputo che i tuoi genitori si sono convertiti dopo aver combattuto per Rhaegar Targaryen. In quanto figlia di ribelli cosa ne pensi? »

“Siete voi il ribelle, voi e chi vi seguiva” pensò. « Io servo i miei Lord Protettori, e ovviamente sono fedele a chi siede sopra il Trono. »

« Ottima risposta » concesse Robert. « Sai, non assomigli molto ai tuoi genitori. »

Dany si mise dritta e guardò il Re negli occhi, senza timore. « Sono i miei genitori, che io gli assomigli o no, il mio affetto è immutabile. Come il loro per me. »

« Adorabile » osservò Cersei e Dany riuscì a guardare di nuovo sotto alla sua maschera di finta gentilezza. Non sarebbe mai riuscita a capire a fondo Cersei Lannister se non avesse vissuto per un anno intero con gli Uomini Senza Volto; ma c’era vissuta.
Con un inchino si congedò ai sovrani e uscì a prendere un poco d’aria fresca. Vide Jon e gli andò incontro. Prima di arrivare a lui, però, incrociò Tyrion Lannister.

« Grazie per il vino, me ne ero dimenticata. »

« Non sono stato io, è stato mio fratello » precisò Tyrion e, quando Dany fece una faccia scettica, aggiunse: « Costretto da me. Dovevo farci perdonare, dopo i nostri modi pedanti e sgarbati. »

« Lui non sembra averli corretti parecchio. I tuoi familiari non sanno chiedere scusa, vero? »

« Non mio padre, non i suoi figli. Credo di aver preso questa caratteristica da mia madre, in effetti » ammise il nano. « Tu da chi hai preso, giovane Dany? »

La ragazza ci pensò un poco. « Da Jaqen. »

« Chi è? »

« Un mio amico » disse semplicemente, prima di allontanarsi per raggiungere Jon. Il ragazzo si stava allenando con un manichino, come suo solito quando era arrabbiato.
« Intendi spiegarmi perché non sei alla festa? »

« Sono un bastardo, non ricordi? » chiese retorico Jon. « E il tuo amico me l’ha appena ricordato. »

« Ti riferisci a Tyrion? Lui è un nano, non giudicherebbe uno Snow. Poi non è mio amico. Tu sei mio amico. »

Il giovane Snow sospirò. « Scusami Dany, non sono in vena di chiacchiere. »

« Lo sei mai stato? » domandò Daenerys con un sorrisetto, e riuscì a strappare una risata persino a lui. « Cosa ti prende? Perché non eri con Robb e Theon? »

« Non volevo rovinare una festa a Lady Stark, irritare il suo umore. »

« Jon » sussurrò Dany tristemente. Sapeva cosa aveva intenzione di fare, voleva partire con suo zio Benjen per andare alla Barriera. « Ti unirai davvero ai Guardiani della Notte? Nessuna famiglia? Niente figli? »

« Perfetto, no? Che futuro potrei darei ai miei figli? »

« Jon, ti prego non dire così. Mi fai stare male. Vorrei poter fare qualcosa per te. » Era vero, quella sofferenza che il ragazzo si portava dietro pesava anche su di lei. Perché teneva a Jon, vedeva quanto fosse grande il suo dolore e perché credeva appartenesse anche a lei, racchiuso in un passato difficile da ricordare.

« Grazie Dany, ma non puoi. La vita di un bambino bastardo non è facile. »

« Eppure io ti prometto, con tutto il cuore, che un giorno ti aiuterò. » Dicendo questa frase si appoggiò una mano sul petto, in segno di giuramento.

« Il meglio che puoi fare adesso è accettare che io vada alla Barriera con zio Benjen. »

« Arya ne soffrirà molto. »

« Arya se ne farà una ragione, presto diventerà grande e incontrerà un Lord da sposare. Si dimenticherà di me. »

« Proprio ora che Sansa ha iniziato a vederti sotto una nuova luce » disse, usando le giovani Stark come ultimo appello, pur di trattenere Jon.

« Voglio bene alle ragazze come voglio bene ai ragazzi, tuttavia non riuscirai a farmi cambiare idea mettendole in mezzo » disse il giovane, il suo sorrisino triste.

« Almeno ci ho provato » replicò lei con una risatina. « Comunque ti auguro buona fortuna e di trovare ciò che meriti. »

 

Quella sera Daenerys fu tormentata da uno strana sensazione. Non riusciva a prendere sonno e si sentiva inquieta, quindi passò gran parte della notte a rigirarsi dentro il letto. Era quasi certa che il mattino seguente non sarebbe riuscita a svegliarsi tanto presto, e sperava che Lady Catelyn non richiedesse subito i suoi servigi.
Quella notte Theresa entrò nella sua stanza, dopo aver sentito un poco di confusione. Dany chiese scusa, disse che non riusciva a dormire. La donna assicurò che sarebbe andata personalmente da Lady Stark per comunicarle che sua figlia stava male e che non sarebbe stata in grado di adempiere ai propri compiti in mattinata.
Daenerys ringraziò e tornò a letto, senza riuscire comunque a chiudere occhio.
Soltanto più tardi fu abbastanza sfinita da cedere alla stanchezza, nonostante il tormento interiore, e sognò. Il sogno assomigliava molto a quello che aveva fatto su Aegon il Conquistatore. Soltanto che stavolta si trattava di lei che passeggiava a Grande Inverno. Non sapeva dove le sue gambe la stessero portando ma si lasciò trascinare dalle sensazioni.
Uscita dalla grata, vide quella famosa torre su cui Bran si arrampicava spesso. Soltanto che Bran stava cadendo, spinto da una mano. Precipitava, fino a sbattere contro il suolo come un pupazzo di pezza.
Daenerys si svegliò urlando, in un bagno di sudore. Il sogno era stato così realistico.
« Daenerys, cosa è successo? » domandò Josef che, come una furia, era entrato nelle stanze della figlia adottiva.
Lei non rispose, si precipitò fuori dalla camera e giù dalle scale in vestaglia da notte. Molti uomini di Grande Inverno la videro correre e si girarono a fissarla, ma lei li ignorò. Doveva scoprire se il suo sogno era un semplice incubo o qualcosa di reale.
Arrivata sotto la torre si ritrovò davanti il corpo di Bran, inerte sopra il terreno. Dany gridò, chiamò aiuto. Pensò che fosse morto. Intanto si era accovacciata accanto a Bran, scuoteva il suo corpo inerme pur di svegliarlo ma lui non dava segnali di vita.

« Bran! Aiuto, aiuto! » gridava disperata. Molti uomini, tra cui il Maestro Luwin, accorsero preoccupati e accerchiarono il piccolo di Casa Stark.
In tutta quella confusione Dany si toccò il viso e scoprì di aver pianto.


Angolo autrice !
Salve, non mi sono dimenticata della storia, giuro.
Purtroppo sono una matricola ma il nuovo capitolo è arrivato. Spero che vi piaccia!
Ciò che preferisco è che coincide con l'inizio della serie e Dany deve solo inserirsi nei meccanismi che già conosciamo.
Per adesso, ovviamente. In futuro potrebbero cambiare delle cose. Lei stessa influenzerà gli eventi perché in questa storia non è a Essos ma a Westeros, dentro il Gioco dei Troni.
Ringrazio chi segue questa fanfiction e soprattutto i buoni ShessomaruJunior e Em_Uma che mi fanno sapere spesso cosa ne pensano. Un bacio!

 

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