Positivity is the way

di Lady Neko Kadar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sguardi ***
Capitolo 2: *** Ciao Sogno ***
Capitolo 3: *** Nipoti ***
Capitolo 4: *** Black Lips ***
Capitolo 5: *** Conforto ***
Capitolo 6: *** Un forno per due ***
Capitolo 7: *** Cielo notturno ***



Capitolo 1
*** Sguardi ***


Sguardi
 
Day 1
Prompt: Stolen Glances
PG o Ship: KLANCE

 
Per Lance McClain Keith Kogane era diventato una fissazione. Il suo compagno Hunk, con il quale Lance aveva un rapporto più forte rispetto agli altri ragazzi della loro età, era costretto a sentire quel nome una decina di volte al giorno.
« Keith ha fatto questo punteggio alla simulazione, ma io lo supererò! »
« Keith ha preso questo voto, ma io lo supererò! »
« Keith ha mangiato cinque polpette, ma io lo supererò! »
Tutti i giorni la stessa storia, la rivalità a senso unico di Lance con Keith si infiammava per ogni piccola cosa e a ogni lezione l'attenzione di Lance era focalizzata sul suo rivale. Lo fissava con sguardo truce, come se l'ignaro ragazzo gli avesse fatto il più grave degli sgarbi. Ma Keith Kogane era sempre troppo preso dai suoi pensieri per accorgersene. 
Lance invece insisteva a guardarlo. Inizialmente per studiarlo e capire come facesse ad essere così prodigioso in tutto. col tempo però non riusciva fare a meno di puntare gli occhi sul ragazzo: sull'espressione buffa che aveva quando si concentrava, sul modo in cui si toccava i capelli troppo lunghi nei momenti di noia, sui suoi sbadigli...
Keith Kogane era insopportabile per Lance, ma era anche qualcosa che Lance si sforzava con tutto se stesso di non ammettere, e se anche avesse voluto farlo, sarebbe stato totalmente inutile. Keith non lo guardava neanche. Keith non guardava nessuno.
 
« Sai quel bravissimo pilota del nostro corso, Kogane? »
« Sì. »
Lance stava camminando per i corridoi della Garrison quando sentì due ragazze parlare del suo famigerato rivale. Sbuffò e si indispettì, non era la prima volta che sentiva giovani cadette lodare in ogni modo Keith e questo lo rendeva tremendamente geloso; Lance McClain era il nome che sarebbe dovuto uscire dalle belle labbra di tutte le ragazze, non Keith Kogane. Stava per avvicinarsi alle ragazze per mettersi in mostra con loro quando le parole di una delle due lo bloccò. 
« Se ne sta andando, lo hanno espulso. »
Lo sguardo spaesato di Lance notò da una delle finestre dell'edificio un folto gruppo di studenti, molti dei quali erano per lo più ragazzi del suo stesso anno, fuori l'ingresso del dormitorio e sembravano tutti aspettare qualcosa o qualcuno. Lance corse a perdifiato nei corridoi per raggiungere l'esterno. Riconobbe Hunk in mezzo alla folla e gli si avvicinò. 
« Dov'eri? Ti ho cercato ovunque! » disse Hunk all'amico. Lance stava per chiedere conferma su ciò che aveva sentito ma non ce n'è fu bisogno. Keith uscì proprio in quel momento dall'ingresso del dormitorio senza indossare la loro divisa, zaino in spalla e la solita espressione rabbiosa. Lance spalancò gli occhi e fissò il ragazzo. Il rivale che avrebbe tanto voluto superare se ne stava andando. Non avrebbe più potuto sfidarlo, né osservarlo ogni giorno, nulla più.
Keith se ne stava andando con sguardo basso ma mantenendo la solita aria di superiorità e Lance neanche questa volta era in grado di staccare gli occhi da lui. Pensava che tanto non se ne sarebbe accorto, Keith non guardava mai nessuno. Eppure, con sua grande sorpresa, il viso di Keith si mosse, si girò e per la prima volta gli occhi di Keith Kogane incontrarono quelli di Lance. Lance spalancò i propri e subito girò al viso altrove. Quando tornò a guardare Keith, questo era già scomparso dentro una macchina che lo avrebbe portato chissà dove.
Lance si pentì subito di aver distolto lo sguardo, aveva perso l'occasione di vedere bene per la prima volta gli occhi di Keith che da sempre lo avevano segretamente incuriosito.
Ma il destino ha voluto regalargli la più grande avventura della sua vita, proprio accanto al suo rivale di sempre e Lance non ha più perso occasione per guardare quella persona che forse così perfetta non è mai stata. E gli andava bene così.
 


~~~~~~~~~~~

Ok, ho praticamente scritto tutto nell'intro. 
è nata questa iniziativa su instagram e siccome dopo l'ultima stagione ho visto solo morte e distruzione nel fandom... Forse sono troppo tragica, ma ci sono state cose che non mi sono piaciute molto, ho deciso di dare anche io un supporto a questa cosa.
Purtroppo non posso partecipare direttamente perchè non sono brava con l'inglese, ma chi là fuori è bravo a scrivere storie in inglese o disegna o qualsiasi altra cosa faccia, partecipi! Seguite l'hashtag 
#ourtwoweeksofpositivity su instagram o @bluberri_pomchi per tutte le informazioni.
Oltre al pubblicizzare l'evento, i motivi per cui è nato questo esperimento è forzarmi a fare qualcosa che mi faceva stare bene ma che per colpa delle mie insicurezze ho abbandonato e perchè ho davvero tanto bisogno di positività dopo la S7 data da altri e data anche da me.
Quiiiiindi, concludo ringraziando la mia migliore amica per aver visionato e corretto e incoraggiato. Spero di riuscire a scrivere qualcosa per ogni giornata, è una sfida con me stessa! E spero venga fuori qualcosa di decente.
A domani!

Shasti Storm

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Capitolo 2
*** Ciao Sogno ***


Ciao Sogno

Day 2
Prompt: Pick up lines
PG o Ship: KLANCE


« Ciao Sogno, come va? »
Lance stava uscendo dalla mensa in quel momento quando Keith, completamente rosso in viso, gli rivolse la parola. Lance guardò il ragazzo con espressione confusa, convinto di aver sentito male.
« Come scusa? » chiese Lance, ma Keith sembrò non ascoltarlo e il viso del ragazzo diventava man mano più rosso della sua divisa da paladino.
«Nel cielo manca un angelo. » dichiarò Keith con determinazione.
« Eh? » Lance invece sembrò più confuso di prima. Allora Keith si mosse verso l’altro e gli toccò le spalle.
« M-ma queste sono scapole. Pensavo fossero ali. » rispose Keith. Sembrava si stesse sforzando tantissimo a dire quelle cose insensate per un qualche ignoto motivo. Lance indietreggiò, scostandosi dal tocco di Keith.
« Ma che quiznack stai dicendo, Keith? » chiese il Paladino, sconvolto da quello strano atteggiamento del suo team leader. Avevano avuto tutti delle belle botte durante l’ultimo scontro con quel robot venuto da chissà dove, erano stati costretti ad almeno una settimana di riposo ma oramai sembravano stare tutti bene e Keith non aveva dato prima di quel momento segni di traumi che potessero farlo delirare in quel modo.
Il viso di Keith assunse un’espressione buffa, tra il determinato e l’imbarazzato.
« Te lo… te lo hanno mai dato il porto d‘armi per quegli occhi? »
Lance li spalancò gli occhi appena nominati da Keith, allibito e in un certo senso orripilato. Dove diavolo aveva sentito tutte quelle frasi Keith? Cosa gli era successo per uscirsene in quel modo proprio con lui? Lance stava per rispondere ma il repertorio del team leader non sembrava concluso, nonostante avesse ormai l'aria di rischiare di implodere da un momento all'altro.
« Hai un corpo bellissimo. Sai cosa ci starebbe bene sopra? Me.» disse quasi tutto d'un fiato, urlando l'ultima parola e facendo saltare Lance. Keith faceva concorrenza a Red per la tonalità delle sue guance e stava trattenendo il respiro, sforzandosi di guardare l'altro ragazzo nonostante si capisse quanto fosse imbarazzato, mentre Lance continuava a fissare Keith a bocca aperta, confuso e spaesato. Il Paladino del Leone nero stava per riprendere la parola ma Lance lo  bloccò subito, portando una mano sulla bocca del ragazzo.
« Mi stai prendendo in giro!? Non so dove tu abbia trovato queste frasi da rimorchio, ma davvero, io non ne uso di così terribili. E poi non è affatto carino Keith. Per niente carino! » Lance alzò la voce all'ultima frase, incrociò le braccia e si allontanò, lasciandosi un inebetito Keith alle spalle.
 
L'unica spiegazione logica che Lance aveva trovato a quello strano atteggiamento di Keith fu la presa in giro, probabilmente in combutta con Pidge ed Hunk che magari avevano assistito a tutta la scena. Lance era solito usare quel tipo di frasi con le belle ragazze e gli altri Paladini lo sapevano bene, quante volte ci avevano scherzato su... Ma questo era davvero troppo! Poi da Keith non se lo sarebbe mai aspettato. Era caduto davvero in basso! Lance aveva iniziato a rispettarlo e a fidarsi del suo ex rivale, ma dopo ciò che era appena accaduto il Paladino aveva capito che Keith non si meritava nulla di tutto questo.
 
Nel corridoio dei dormitori Lance si imbatté in Shiro.
« Ehi Lance, tutto bene? » chiese, vedendo il ragazzo imbronciato.
« Sì » mormorò Lance ma Shiro non sembrò convincersi, anzi intuì in qualche modo quale fosse il problema.
« Hai parlato con Keith? »
Lance spalancò gli occhi e guardò finalmente Shiro in faccia.
« Tu sapevi tutto?  » chiese il giovane Paladino, sconvolto.
« Bhè sì, Keith ne ha parlato prima con me.  » ammise genuinamente Shiro.
« E tu non lo hai fermato! » urlò Lance sull'orlo di una crisi.  Shiro rimase scosso dalla reazione del ragazzo.
«Perché avrei dovuto? » chiese dunque Takashi, senza comprendere tanta improvvisa rabbia da parte di Lance e iniziandosi a preoccupare seriamente.
« Quiznak! Pensavo che almeno tu mi rispettassi un minimo. » Lance si portò una mano tra i capelli, stringendoli forte, come sfogo ai suoi sentimenti che purtroppo stavano emergendo. Nasconderli stava diventando quasi impossibile ormai. Shiro posò le sue mani sulle spalle del ragazzo in un gesto di conforto.
« Lance, cosa è successo con Keith? »
Lance sospirò e raccontò delle frasi di rimorchio terribili di Keith e di quanto questo scherzo stavolta lo avesse infastidito. Shiro fu dapprima perplesso ma successivamente non poté fare a meno di ridere.
« Non posso crederci! È davvero impedito in questo! » commentò. Lance lo guardò inarcando un sopracciglio.
« Keith non voleva prenderti in giro. Ecco...  abbiamo parlato un po' degli ultimi eventi, della situazione sulla Terra, del fatto che mentre eravamo nello spazio, io ho perso una persona molto importante... »
Lance abbassò lo sguardo, aveva sentito qualcosa riguardo il fidanzato di  Shiro e su come fosse morto in battaglia, ma nessuno si era azzardato a chiedergli nulla.
« Non sono riuscito a dirgli addio...pensavo questo quando ho suggerito a Keith di non perdere nessuna occasione per vivere, di prendere le persone che ama è dir loro ciò che prova. E così si è deciso a seguire il mio consiglio... o almeno una parte. Gli avevo detto di essere se stesso quando ti avrebbe parlato ma quelle frasi non sono proprio da lui.»
Lance rise per la battuta di Shiro, smorzando la tensione che lo aveva attanagliato fino a quel momento. Era incredulo, Keith stava tentando di confessarsi... E Lance proprio non lo aveva capito.
« No, per niente. È davvero un idiota. » rispose Lance, notevolmente rilassato. Era felice che le cose fossero diverse da come le aveva immaginate e che Keith non fosse uno stronzo, ma semplicemente un idiota che non ha la più pallida idea di come comportarsi con le persone. Per non parlare poi del vero motivo che aveva spinto il leader dei Paladini di Voltron a rendersi totalmente ridicolo, Lance ne era felice, non poteva nasconderlo.
 
Keith era nella sala comune dei cadetti, aveva l'aria delusa ma quando vide Lance, il viso del leader dei Paladini sembrò illuminarsi di colpo, nonostante il dispiacere. Si alzò subito per andare incontro a Lance.
« Lance... » Keith stava per parlare ma l’altro lo bloccò immediatamente.
« Senti, mi dispiace per come ho reagito. Sai... ho usato tante volte quel tipo di frasi... ma sentirsele dire è davvero raccapricciante! Credo che dovrò eliminarle dal mio repertorio di Loverboy. »
Keith accennò un sorriso, Lance non poté fare a meno di ricambiare.
« Dove le hai trovate frasi così brutte? »
Keith arrossì di colpo, questa volta distolse lo sguardo.
« Ho pensato ai modi in cui tu ti rapporti con le ragazze… E ho cercato qualche frase ad effetto in giro… Ho provato anche ad inventarle, ma non chiedermi quale tra quelle era mia! »
Lance scoppiò a ridere, non credeva possibile che Keith, il ragazzo che allontanava sempre chiunque da sé, avesse fatto tanto per lui. La risata si trasformò subito in un sorriso furbetto.
« Allora, cos'è che volevi dirmi con quelle “frasi ad effetto”? »
« Andiamo Lance, credevo lo avessi capito! » brontolò in risposta Keith ma il Paladino del Leone rosso non sembrò volergliela dare vinta e finirono a battibeccare un po' come i vecchi tempi.
Quella sera non ci furono bisogno di frasi fatte per ripetersi "ti amo" molte volte.



Secondo giorno fatto. Spero di non essere andata troppo OOC... Keith che cerca e dicve frasi del genere è inverosimile, lo so. Perdonatemi.
15 e 16 sarò fuori, quindi non credo di riuscire a mantenere il ritmo, sarà un miracolo se riuscirò a scrivere. 
L'invito è sempre quello di seguire l'hashtag #ourtwoweekofpositivity e portare tanta positività e amore nel fandom! 
Alla prossima,

Shasti Kadar

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Capitolo 3
*** Nipoti ***


Nipoti

Day 3
Prompt: Pillow fort
PG o Ship: KLANCE
Avvertimenti: SPOILER 

 

Dopo l'ultima battaglia contro Sendak, non c'era molto da fare per i Paladini di Voltron. Gli scienziati e gli ingegneri della Garrison e della Coalizione di Voltron erano all'opera per studiare quell'enorme robot venuto dal nulla. C'era, inoltre, bisogno di ideare una strategia per spegnere gli ultimi focolai del dominio feroce dei Galra e i Paladini non si erano ancora del tutto ripresi dagli ultimi combattimenti.
Per tutti questi motivi i giovani Paladini erano stati lasciati a riposo con le loro famiglie. Avevano affidato loro degli appartamenti nei terreni della Garrison in modo da poter essere subito reperibili per ogni emergenza.
Nonostante avessero legato molto durante il lungo viaggio nello spazio, i ragazzi si vedevano poco al di fuori degli edifici della Garrison. Hunk, Pidge e Lance avevano bisogno di recuperare un po' del tempo perso con le loro rispettive famiglie. Allura e Coran cercavano di aiutare la Garrison il più possibile fornendo maggiori informazioni sull'universo da loro conosciuto. Shiro era impegnato ad elaborare strategie. Keith passava il suo tempo di riposo ad allenarsi con Krolia e Kolivan. I due Blades però dovettero ripartire presto e Keith si ritrovò di nuovo da solo, con la sola compagnia di Kosmo.
 
Fu in uno di quei pomeriggi solitari che qualcuno bussò alla porta dell'appartamento che Keith fu costretto ad accettare. Quando il Paladino aprì la port fu quasi travolto dalle urla di tre giovani sorridenti: Lance e i suoi due nipotini Rubí e Javier. Keith li guardò sorpreso, ma non ebbe il tempo di dire nulla poiché Lance entrò in casa senza attendere il permesso, seguito dai due bambini.
« Ehi! » brontolò Keith subito dopo.
« Io e i ragazzi ci stavamo annoiando e così siamo venuti a trovarti. » spiegò Lance, facendosi strada per la casa. Keith sospirò e si chiuse la porta alle spalle.
« Certo che l'hai arredato davvero male questo posto, non c'è niente. » si lamentò l'ospite indesiderato, curiosando ovunque.
« C'è l'essenziale. » rispose Keith seccato, afferrando poi il polso di Lance.
« Perché siete venuti proprio qui? » chiese Keith ma Lance si liberò dalla stretta per poter afferrare il ragazzo a sua volta e trascinarlo in camera da letto, lontano da nipoti. Chiuse la porta e si assicurò che i bambini non li avessero seguiti.
« Vedi, è il compleanno di Javier e gli stiamo organizzando una festa a sorpresa. Hanno incaricato me di tenerlo lontano da casa e questo attualmente è il posto più lontano dove io possa portarli. » spiegò Lance a bassa voce.
« Non potevi portarli da Hunk? »
« È troppo vicino e Hunk si è offerto per aiutare con la preparazione del cibo. »
Keith sembrava contrariato ma Lance si aggrappò alla sua maglietta nera.
«Per favore, faremo i buoni. » mormorò sbattendo le palpebre per sembrare un adorabile santarellino. Il padrone di casa si ritrovò così ad accettare.
« Zio, andiamo via! Qui non c'è niente di divertente da fare. » fu proprio la voce del piccolo Javier che urlava dalla sala a richiamare la loro attenzione.
« Non hai davvero nulla per far giocare dei bambini? » si lamentò Lance, guardandosi intorno.
« Scusa se non ho fratellini, nipoti o figli » risposte seccato Keith, uscendo dalla camera da letto, seguito da Lance che brontolava. In sala trovarono i bambini intenti a osservare Kosmo.
« Non fategli del male! » esclamò Keith, preoccupato.
« Non è lui che deve stare attento, sono loro! » ribatté Lance piccato.
« Kosmo è buono, attacca solo se necessario. »
« Oh, hai iniziato a chiamarlo anche tu Kosmo allora? »
« È davvero bello, cos'è? » chiese la piccola Rubí, interrompendo le solite scaramucce dei due Paladini.
« È un lupo spaziale. » rispose Keith.
« È tuo? » fu Javier a domandare stavolta, sembrava entusiasta di vedere una creatura del genere.
« Sì. »
I bambini non esitarono ad accarezzare il lupo, il quale sembrò gradire quelle attenzioni.
« Scommetto che lo coccoli poco. » commentò Lance, ricevendo solo un occhiataccia da Keith.
Purtroppo però l'entusiasmo dei bambini non durò a lungo e iniziarono presto a lamentarsi di voler giocare. Lance era un ragazzo pieno di fantasia ed era capace di utilizzare qualsiasi oggetto per inventare qualcosa e far divertire i nipotini, ma la casa di Keith non aveva davvero nulla che stuzzicasse la sua fantasia e le lamentele dei nipoti e le richieste di tornare a casa divennero esasperanti. Lance chiamo sua madre, ma i preparativi erano ancora in corso e ci avrebbero messo almeno un'oretta a terminare. Lance era disperato ma quando chiuse la telefonata, vide Keith portare dalla propria camera alla sala un numero spropositato di cuscini e li dispose a terra a formare un piccolo cerchio a due piani.
« Questo è il Castello dei Leoni, dove io, vostro fratello e gli altri Paladini abbiamo passato gran parte del nostro tempo, sconfiggendo i cattivi. » spiegò ai bambini, catturando la loro attenzione; poi mise cinque cuscini più distanti e separati tra loro.
« E questi i Leoni. » Lance si avvicinò a Keith, prendendo la parola subito dopo aver intuito il piano dell'amico.
« Grandi e possenti, tecnologia avanzata e alchimia in grado di sconfiggere qualsiasi nemico. »
« Figo! » urlarono i due bambini all'unisono.
« Vi va di salirci? » i piccoli nipoti urlarono il loro consenso all'invito dello zio e quel gruppo di cuscini bianchi divenne presto il Castello dei Leoni, i Leoni stessi, Voltron, le navi dei Galra... Lance era il narratore principale ma anche Javier ci metteva del suo. I due ragazzi si alternavano nei ruoli di buoni e cattivi e anche Kosmo sembrava aiutarli a fingersi il nemico.
I bambini si divertirono finalmente e il tempo volò via. Il cellulare di Lance squillò, avvisandolo che era tutto pronto per la festa.Rubí e Javier non volevano più andarsene ma da bravo zio, Lance li convinse ad aiutare Keith a mettere a posto e a tornare a casa.
 
« Grazie per oggi. Sei stato fantastico, non me lo aspettavo. » mormorò Lance mentre sistemava i cuscini nell'armadio con Keith.
« Spesso facevo cose simili con mio padre... ero molto piccolo. » un sorriso malinconico apparve  sul viso di Keith ma fece subito cadere il discorso.
Era il momento di andare e Keith accompagnò i tre ospiti alla porta per salutarli.
« Keith, perché non vieni anche tu... alla festa. » chiese Lance, abbassando la voce sull'ultima parola per non farsi sentire dai bambini.
« Dovresti... sì, insomma, staccare un po' dagli allenamenti e ci sarannocanche gli altri.  » aggiunse per giustificare quell'invito improvviso. Keith, sorprendendo Lance, sorrise e annuì.
« Sì, un po' di distrazione mi farà bene. »
Quella non fu l'ultima volta che Lance e i suoi nipotini giocarono con Keith, inoltre  sia Lance che Keith scoprirono un lato dell'altro che mai avrebbero immaginato e ciò li avvicinò di più.
 

Terzo giorno, non ho molto da dire stavolta a parte che amo Lance con i bambini.
Sono le undici quasi e ancora non ho finito di scrivere la storia di domani, poi devo copiarla ed HELP... Essendo fuori casa non trovo molto tempo per scrivere, poi ho anche le prove di uno spetttacolo che ci sarà sabato... Finalmente che ho ricominciato a scrivere, trovo complicazioni.
Spero di non incasinarmi troppo con i giorni.
Alla prossima,

Shasti Kadar

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Capitolo 4
*** Black Lips ***


 
Black Lips

Day 4
Prompt: High School
PG o Ship: KLANCE
Avvertimenti: School!AU

 
Le feste scolastiche possono essere una tortura per chi non ama la compagnia e la musica troppo alta. Keith Kogane faceva parte di queste persone.
Qualcuno, non si sapeva bene chi, aveva preso la decisione di organizzare una festa per tutte le classi dell’ultimo anno della Voltron High School. Keith avrebbe preferito starsene tranquillo a casa sua ma i suoi amici lo avevano quasi costretto a partecipare.
“Dai, è l’ultimo anno questo! Quando ci ricapiterà di divertirci tutti insieme?” gli aveva detto quello che era diventato il suo migliore amico, Lance McClain. E Keith contava su di lui per quella festa: avrebbero chiacchierato, mangiato, sarebbero rimasti insieme e Keith si sarebbe rilassato grazie alla presenza dell’amico E così era stato per metà della festa, finché Lance non si era volatilizzato. Era sparito di colpo senza dire una parola a nessuno. Keith lo aveva cercato dappertutto in quella dannata casa, che ospitava almeno un centinaio di persone  tra studenti e imbucati, e trovare il suo amico in quell’ammasso di ragazzini mezzi ubriachi con il volume della musica altissimo, era un’impresa ardua che Keith non era riuscito a compiere.
Il  ragazzo passò il resto della serata buttato su un divano con un bicchiere di punch in mano, a maledire Lance e a guardare gli altri divertirsi. Non poteva neanche andarsene poiché doveva riaccompagnare a casa il suo amico Hunk, che in quel momento era molto impegnato a conversare con Shay, una ragazza per cui Hunk aveva una cotta dal secondo anno delle superiori e con cui non era mai riuscito a parlare. Interromperlo dopo aver raggiunto finalmente l’obiettivo di rivolgere la parola alla ragazza dei suoi sogni sarebbe stata una carognata terribile persino per Keith. Avrebbe dovuto riaccompagnare anche Lance, ma dopo essere stato lasciato da solo senza neanche un piccolo avviso, per Keith Lance poteva anche dormire nella piscina della casa che li stava ospitando.
Sbuffò per l’ennesima volta, era arrivato al punto di non sopportare più nulla e stava meditando di prendere Hunk con la forza e andarsene, ma qualcosa lo distrasse da suoi piani. Gli si avvicinò qualcuno: aveva una lunga tuta nera intera che metteva in risalto un corpo magro e sinuoso, un cappuccio largo che nascondeva gran parte della testa, una maschera nera a coprire la parte superiore del viso e  un rossetto nero. Su quei colori così scuri, la cosa che risaltò e che colpì Keith dal primo istante furono gli occhi azzurri del misterioso individuo. Keith aveva sempre avuto un debole per gli occhi azzurri, anche se negli ultimi quattro anni di scuola solo un paio di occhi di quel colore intenso aveva tormentato i pensieri di Keith in modo costante: quelli del ragazzo che gli stava praticamente dando buca a quella dannata festa.
Keith non aveva mai pensato di dirglielo. Lance era quel tipo che ci provava con tutte le ragazze carine, dirgli la verità avrebbe significato perdere la loro già precaria amicizia. Per tre anni erano stati rivali.  Lance  aveva dato inizio a tutto, ogni interazione tra loro era diventata una sfida. Solo nell'ultimo anno la rivalità era diventata amicizia e Keith non voleva perdere quella vicinanza con Lance solo per una stupida cotta.
La persona in nero si avvicinò ulteriormente a Keith, gli afferrò il braccio e lo costrinse ad alzarsi.
« E-ehi... No, scusa ma io non ballo » dichiarò all'istante Keith, ma la persona sconosciuta non sembrava volerlo ascoltare. Anzi, trascinò Keith in mezzo ai pochi ragazzi rimasti a ballare un lento. Gli prese le mani e le portò alla propria vita per poi avvolgere le braccia attorno al collo di Keith e muoversi lentamente. Keith era decisamente in imbarazzo; guardandolo da vicino intuì che era un ragazzo quello che stava abbracciando; dalle braccia e dal collo scoperti Keith notò la pelle decisamente più scura della propria, eppure non era in grado di riconoscere il misterioso ragazzo dal rossetto nero. Lo sconosciuto si strinse di più a Keith, il quale si irrigidì ulteriormente. Non si era mai trovato in una situazione del genere, toccando un completo sconosciuto e la cosa, doveva ammetterlo, non gli dispiaceva neanche. Dalla tuta aderente era impossibile non notare che il ragazzo aveva un corpo mozzafiato, di quelli che Keith avrebbe passato ore ad ammirare e accarezzare.
« Posso sapere chi sei? » chiese Keith senza riuscire a tenere a freno la curiosità, ma il ragazzo scosse la testa.
« Perché no? » chiese di nuovo, imbronciandosi appena, ma l'altro fece cenno che non poteva o voleva parlare. Keith sospirò, ma accettò quel silenzio forzato.
La musica proseguiva, i loro corpi si facevano sempre più vicini. Lo sguardo di Keith vagava tra gli occhi e le labbra dello sconosciuto. Cercava di scoprirne l'identità, ma non gli veniva in mente nessuno. O meglio c'era una persona, ma Keith riteneva impossibile potesse essere lui, al punto da scartare e dimenticare quella follia che aveva attraversato la sua mente.
Finì la musica e senza rendersene conto i loro visi erano a un soffio l'uno dall'altro. Mancava davvero poco perché le loro labbra si sfiorassero, ma Keith si allontanò. Prese il ragazzo per il braccio e lo trascinò dietro una colonna della sala, restando un po' nascosti alla vista degli altri invitati.
« Non credere che bacerò un tizio mascherato davanti a tutti! »
Il ragazzo fece capire a Keith di passargli il cellulare. Keith, titubante, lo assecondò, sbloccò il cellulare e glielo passò. Il ragazzo fissò pochi secondi lo schermo con un sorriso, poi digitò e passò di nuovo il cellulare a Keith. Aveva usato le note per poter scrivere.
"Perché non ti rilassi? Si vive una volta sola. Dovresti divertirti stasera."
Keith lanciò un'occhiataccia al ragazzo.
« Non è una giustificazione. » Non ebbe il tempo di continuare perché il ragazzo gli strappò il cellulare dalle mani per scrivere ancora.
"Solo per stasera. Solo stavolta. Lasciati andare, ti prego. So che lo vuoi. Realizza questo mio desiderio."
Keith avrebbe dovuto rispondere, avrebbe dovuto bloccare tutto e andarsene, eppure non ci riusciva: quelle parole, quegli occhi e quelle labbra... Keith ne aveva bisogno. Era necessario per fuggire dalla delusione che sentiva crescere in lui, dai pensieri che continuavano a concentrarsi su Lance. Non si scostò quindi quando le labbra nere del ragazzo si posarono sulle sue. Fu un bacio a stampo, durato pochi secondi, ma Keith si mosse d'istinto, approfondendolo. Se ne sarebbe pentito forse, ma in quel momento aveva davvero bisogno di sentire il sapore di qualcosa di nuovo.
Si staccarono quando nessuno dei due ebbe più fiato, il rossetto del ragazzo misterioso era tutto sbavato.
« Perché ridi? » chiese Keith, riconoscendo un sorriso divertito sul viso del giovane, il quale indicò le sue labbra. Keith si toccò la bocca e si sporcò il dito di nero.
Il cellulare di Keith squillò e a coprire la foto di Lance e Keith sul display apparve il nome di Hunk.
« Sì, dove sei? Ok, arrivo. » Mentre parlava, Keith si mosse appena oltre la colonna per capire la posizione di Hunk. Quando riattaccò e ritornò alla colonna il giovane misterioso se n'era andato. Keith si guardò intorno ma era come sparito nel nulla in mezzo alla folla.
Trovato Hunk, Keith scoprì che Lance aveva scritto loro un messaggio dicendo che aveva trovato qualcuno e che non aveva bisogno del loro passaggio. Keith era infastidito dal comportamento dell'amico, ma aveva altri pensieri ad occupargli la mente.
Quella notte furono due labbra nere ad accompagnarlo nei suoi sogni.
 
Il lunedì successivo alla festa Lance entrò in classe e trovò Keith seduto al proprio banco, concentrato a scrivere. Lance si avvicinò allarmato.
« Cosa stai facendo? Non dirmi che ho dimenticato che abbiamo qualche test! »
Keith si girò verso Lance, lo guardò male, poi tornò a dedicarsi al proprio foglio.
« Nessun test » rispose freddamente. Lance gettò lo zaino a terra e si sedette accanto al suo vicino di banco e amico.
« Che hai? » Chiese, preoccupandosi per quell'atteggiamento scontroso di primo mattino.
« Avresti potuto dirmi che avevi trovato compagnia invece di abbandonarmi in quel modo. »
Lance apparve perplesso, poi annuì di colpo quando comprese a cosa Keith si stesse riferendo.
« Oh, bhè... sì... Se te lo avessi detto, te ne saresti andato e non ti saresti divertito » rispose Lance, sorridendo sornione. Keith sospirò in modo strano e Lance iniziò a fissarlo.
« Perché ti sei divertito, vero?»
« Ti interessa? »
« Ovvio che mi interessa! »
Keith ci pensò su, poi si girò verso Lance.
« Alla festa c'era un ragazzo. Indossava una maschera e aveva un rossetto nero... Poi due occhi incredibili... Ecco... mi ha baciato. » spiegò velocemente Keith, ma con un entusiasmo che raramente mostrava. Lance scattò in piedi.
« Oh! Il primo bacio di Keith! » urlò sorpreso. Keith gli fece cenno di stare zitto e sedersi.
« Sshh, abbassa la voce! E poi non era il mio primo bacio! »
« E... chi è questa persona? » chiese Lance, il cui tono sembrò improvvisamente diverso dal solito, come insicuro.
« È questo il punto, non lo so. Ma voglio scoprirlo » rispose con determinazione Keith.
« E come? »
« Bisognerebbe trovare i nomi di tutti i ragazzi della scuola con la pelle scura e gli occhi azzurri innanzitutto. »
Lance si passò una mano tra i capelli e si morse il labbro inferiore.
« Non sarà facile... C'è tanta gente in questa scuola e sicuramente ci sono stati anche degli imbucati alla festa. »
« Lo so, ma voglio provare davvero a ritrovarlo. Voglio sapere chi è » insistette Keith.
« Potrei chiedere a Hunk di aiutarmi... E a Pidge... »
« Ci... Anche io. Ti aiuto anche io » disse Lance. Keith sgranò gli occhi.
« Ok... Sì. »
« Non mi sembri molti convinto » si lamentò Lance con un piccolo broncio.
« No, è tutto ok. Più siamo, prima lo troviamo. »
 
Le ricerche del ragazzo misterioso dalle labbra nere erano partite subito. I ragazzi misero mano ai loro vecchi e nuovi annuari, Pidge addirittura hackerò i sistemi della scuola in cerca di nuovi studenti che non risultavano dalle foto trovate in giro tra siti e cornici e qualche nome venne fuori. Keith non aveva però la più pallida idea di come agire. La maggior parte erano sconosciuti e se anche Keith avesse tentato con l’approccio diretto, probabilmente il ragazzo misterioso non si sarebbe palesato, altrimenti non avrebbe mostrato tanta riservatezza durante la festa.
Keith, Hunk e Lance si ritrovarono un pomeriggio in biblioteca, dove sapevano che uno dei tre sospettati si recava ogni pomeriggio per un progetto. Era un compagno di classe di Shay e grazie alla confidenza che finalmente Hunk era riuscito ad avere con la ragazza, avevano avuto delle informazioni su di lui.
«Non saprei… fisicamente si avvicina molto… però quel ragazzo aveva un qualcosa di più… » spiegò Keith, continuando ad osservare l’ignaro ragazzo con insistenza.
« Ma qualcosa cosa?» chiese Hunk, cercando di capire.
« Non so come spiegarlo. »
« Non sei molto di aiuto. Ehi Lance, tu lo capisci? Lance? » Hunk scosse la spalla di Lance che si era perso nei suoi pensieri. Gli capitava spesso dopo la festa.
« Eh, sì? Ci sono » rispose, dissimulando la sua distrazione con scarso successo.
« Ma proprio con due amici innamorati mi dovevo ritrovare! » si lamentò Hunk, sospirando.
« Ma se tu lo sei dal secondo superiore e ancora non ti sei dichiarato! » lo prese in giro Lance in risposta.
« Io non sono innamorato, vorrei solo conoscere l’identità di quel ragazzo. Capire chi diavolo ho baciato. »
« E quando lo avrai scoperto cosa farai? » Questa volta fu Lance a prendere la parola con espressione seria, tanto da spiazzare Hunk.
« Io… non lo so » ammise Keith.
« Keith, dovresti lasciare semplicemente perdere. È stato solo un bacio dato a una festa dove eravamo tutti un po’ brilli. Cercare la verità potrebbe essere solo una seccatura. »
Keith assottigliò lo sguardo. Non accettava le parole di Lance, né le comprendeva, per Keith non avevano senso dette da uno come lui.
« Bhè, io non sono come te che prima abbandoni gli amici per chissà chi, ci passi la notte insieme per poi dimenticarla il giorno dopo. » Il ragazzo alzò la voce, guadagnandosi un’occhiataccia dalla responsabile della biblioteca e dai presenti, compreso il ragazzo che stavano pedinando.
« Se tu non te ne fossi andato, questo non sarebbe successo » soffiò in aggiunta Keith.
« Sai una cosa, spero che non riuscirai a trovarlo questo cretino che ti ha baciato. Mi dispiace per lui perché il suo desiderio lo ha portato dal più idiota della scuola. » Lance prese il proprio zaino e se ne andò dalla biblioteca. Hunk rimase sbigottito mentre Keith fumava di rabbia. Non era stato lui a chiedere a Lance di aiutarlo. Si era offerto da solo e per Keith era anche abbastanza imbarazzante, nonostante sapesse che andare avanti con la propria vita era l’unico modo per farsi passare la fissa per  Lance, una fissa che lo avrebbe soltanto logorato.
 
Dopo quel litigio in biblioteca, Keith e Lance non si sentirono per tutta la sera. Era una cosa insolita visto che almeno una o due idiozie se le scambiavano sempre via chat. Lance faceva una battuta o inviava un meme, Keith gli rispondeva in modo serio o scherzoso e si davano la buonanotte. Era così tutti i giorni da quando la loro rivalità era diventata amicizia ma quella sera nessuno dei due sembrò intenzionato a cercare l’altro. Era l’orgoglio che li aveva uniti e l’orgoglio che li poteva distruggere.
Keith se ne stava alla propria scrivania a vedere e rivedere le foto dei ragazzi che avevano trovato. Solo il compagno di classe di Shay corrispondeva all’immagine che aveva del ragazzo della festa, eppure sentiva che non era lui. Gli mancava qualcosa nello sguardo, nel modo di muoversi, nell’atteggiamento che aveva visto in quel ragazzo… Quel qualcosa in più che era sicuro di conoscere a perfezione...
« Cavolo! Non è possibile! »
Come un lampo, la soluzione apparve chiara a Keith Una soluzione che aveva scartato fin dal primo momento che i suoi occhi avevano incrociato quelli del ragazzo della festa. Cos’ inverosimile da fargliela dimenticare, ma Lance quel pomeriggio aveva detto una frase che avrebbe dovuto aprirgli gli occhi.
Non perse tempo, Keith. Corse fuori di casa, prese la moto e in pochi minuti fu sotto la casa di Lance. Fu la madre del ragazzo ad aprirgli e Keith si scusò con lei per l’ora tarda, ma aveva davvero bisogno di vedere il suo amico. La donna lo fece accomodare e Keith si fiondò come una furia in camera di Lance.
Lance era impegnato con un videogame quando sentì la porta sbattere. Si spaventò e perse la partita.
« MA CHE DIAVOLO… KEITH?! » esclamò, arrabbiato per il gioco. Keith chiuse la porta.
« Dobbimo parlare » disse, sedendosi accanto a Lance. Il giovane cercò di calmarsi ma era difficile. Ancora ce l’aveva con Keith per le parole dette quel pomeriggio e non aveva alcuna intenzione di scusarsi.
« Se vuoi delle scusa, te le scordi. »
« Perché non mi hai detto che eri tu il ragazzo della festa?  » Keith partì subito in quarta con quelli che per lui erano non più sospetti, ma certezze. Lance sbiancò improvvisamente e iniziò a sudare freddo.
« N-no, io ero con una ragazza. »
« Il nome. Dimmi il nome. » Keith sembrò determinato a tirargli fuori la verità in ogni modo.
« Non me lo ricordo così su due piedi. »
« Andiamo Lance, l’unica cosa per cui hai memoria sono le ragazze! »
« Sei venuto qui a quest’ora per offendermi? » Lance si mise subito sulla difensiva.
« No, voglio la verità. Perché non mi hai detto che sei stato tu a baciarmi? »
« Perché non è vero! »
« Stai mentendo. »
« No! N-non… Cosa te lo fa pensare? »
« Oggi hai parlato di desiderio, proprio come quel ragazzo la sera della festa. »
Lance tacque qualche secondo prima di rispondere.
« È una parola comune, la usiamo tutti e parecchio. Non prova niente. »
« Il modo e il contesto provano molto Lance… ma non è solo quello. Lance, quel ragazzo si muoveva come te, aveva il tuo sguardo. Io ho eliminato te dalla lista perché mi sembrava impossibile ma solo tu ti muovi in modo così… così… unico: quando balli, quando cammini, quando abbracci qualcuno… Non l’ho capito subito perché sarebbe stato davvero troppo bello se quelle labbra fossero state le tue. Tanto  bello da sembrarmi impossibile, ma con quella frase ho capito. »
Lance ascoltò in silenzio il flusso di parole di Keith. Si vedeva chiaramente come la sua espressione mutasse man mano: sgomento, sconforto, paura, delusione e infine sorpresa.
« Troppo… bello? Come sarebbe a dire troppo bello? Sono stato io a baciarti, cosa ci sarebbe di bello per te?! » Preso dalla sorpresa, Lance confessò. Era inutile andare avanti con la farsa, ora era lui che voleva sapere.
« Tu…Tu… mi piaci. Non volevo dirtelo, non volevo rovinare la nostra amicizia.  Tu perché mi hai nascosto tutto? »
Lance abbassò lo sguardo e sospirò.
« Per lo stesso motivo suppongo… Cavolo, Hunk non è il solo incapace di dichiararsi. »
« Credevo che a te venisse facile » disse Keith, sorridendo appena.
« No, con le ragazze non è mai una cosa seria ma con te… Desideravo tanto baciarti, conoscere la sensazione delle tue labbra sulle mie, sentire se davvero il mio cuore avrebbe accelerato al solo contatto con te e così è stato… È tutto più profondo e intenso con te. »
« È… bello…» disse Keith. Lance annuì. Non ci fu più bisogno di altre parole, era difficile trovarne di giuste per due come loro, uno taciturno e l’altro che straparlava. Perciò lasciarono che i baci comunicassero tutte quelle emozioni tenute a tacere per troppo tempo e fu come la prima volta, forse meglio, con la consapevolezza di ciò che l’uno provava per l’altro.



Rieccomi qui... Stavolta il breve racconto non è stato per niente breve. Sembrava non finire più! Ho ritardato proprio perchè non riuscivo a completare quesa storia ma alla fine ci sono riuscita! 
Ho sonno quindi non mi dilungherò oltre, spero di riuscire a scrivere presto le altre perchè mi sono saltati i giorni.
Ringrazio la mia migliore amica <3 che mi ha aiutato a correggere i tanti obrobri. Quanta pazienza hai!
Ricordatevi di seguire #ourtwoweeksofpositivity.
Alla prossima!

Shasti Kadar

 
 

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Capitolo 5
*** Conforto ***


Conforto
 
Day 5
Prompt: Confort/ Don't cry"
PG o Ship: KLANCE
Avvertimenti: SPOILER


 
Keith non è mai stato un grande osservatore degli atteggiamenti altrui. Eppure da quando è ritornato nel team Voltron ha notato in Lance qualcosa di diverso. È diventato più forte e agile, ma anche più serio. È maturato ma non è solo quello... Sembra più spento.
Il viaggio verso la Terra li ha messi tutti a dura prova, ma Pidge e Hunk hanno mantenuto la loro frizzantezza nei momenti di quiete, mentre Lance è sembrato isolarsi o essere distratto. Keith non aveva avuto modo di indagare durante il viaggio, inoltre era convinto fosse colpa della stanchezza o qualche preoccupazione per il rientro sulla Terra.
Eppure, Lance ha tenuto le distanze anche dopo la sconfitta di Sendak. Keith è il team leader e ha il dovere di capire cosa c'è dietro quel cambiamento drastico, ma lo vuole fare anche perché Lance si è dimostrato inaspettatamente gentile con lui quando ne ha avuto bisogno.
Lance sta per rientrare nella propria stanza dopo una riunione, quando Keith lo blocca.
« Ehi Lance, possiamo parlare? »
Lance scrolla le spalle e gli fa cenno di entrare in camera.
« Allora, come stai? » chiede Keith, cercando di iniziare quella conversazione in modo naturale.
« Bene » risponde Lance semplicemente.
Keith sospira e decide di arrivare al punto.
« C'è qualcosa che non va? Ti vedo... diverso, giù di morale » prova a spiegare Keith. Lance sgrana gli occhi per un attimo, ma li abbassa subito.
« No... Tutto bene. »
Nonostante la risposta, il tono e lo sguardo di Lance non convincono Keith.
« Non mentirmi, Lance. »
Il ragazzo si gira verso Keith.
« Davvero, non c'è nulla che possa interessarti. »
« Mi interessa... Altrimenti non sarei venuto qui a chiedertelo. Lance... tu mi hai aiutato quando ne avevo bisogno. Vorrei per una volta fare lo stesso con te. »
Lance spalanca gli occhi a quelle parole. Si morde il labbro inferiore, poi nasconde il viso tra le mani.
« Io... mi sono sentito solo, Keith. Pidge e Hunk avevano le loro cose fighe da fare, Allura... Allura aveva Lotor finché non l'ha... Ci ha traditi. E io continuo a essere l'idiota del gruppo. » Finalmente Lance inizia a sfogarsi, ha il viso nascosto ma dai singhiozzi si capisce che sta piangendo.
« Tu non sei l'idiota! »
« Andiamo Keith, lo pensi anche tu! Non mi sopporti e non ti fidi delle mie capacità. Come nello show o nella Base One. »
Keith riflette un attimo, cercando di capire perché Lance si sia sentito sottovalutato da lui.
« No. Non lo intendevo davvero Lance. Alla base Galra non ti stavo sottovalutando. Insomma, è sempre stato così tra noi, lo avresti detto anche tu se ci fossi stato io al tuo posto.  Ma ti saresti fidato, come io mi stavo fidando di te. »
« Ma io non l'ho sentita quella fiducia. Sono stanco Keith... Tanto stanco. »
Keith resta senza respiro. Lance lo sta finalmente guardando in faccia, il viso rigato di lacrime che ancora scendono, gli occhi rossi e tanto dolore. Lance si è tenuto dentro quelle cose da chissà quanto. Lui che ha sempre avuto tempo per confortare gli altri non ha trovato nessuno che facesse lo stesso per lui. Vedere Lance in quello stato è un dolore quasi fisico per Keith, il quale in pochi secondi abbraccia il ragazzo.
« Piangi, sfogati. Urlami contro ma sappi che tu sei importante. Mi fido di te più di chiunque altro nell'attuale squadra. Ti ho visto prendere decisioni per il team, combattere, confortarci tutti. Sei un Paladino incredibile e il miglior braccio destro che si possa desiderare. »
 Lance si scioglie in quell'abbraccio, continuando a singhiozzare.
« Abbiamo bisogno del nostro sharpshooter. Io ho bisogno di te, Lance. »
Lance alza il viso per incontrare gli occhi di Keith. Egli sorride, porta una mano sul viso di Lance e lo accarezza.
« Grazie. Io voglio restare con voi. Voglio essere un elemento valido per la squadra. »
« Lo sei già. »
Un altro abbraccio, poi Lance si stacca e si asciuga il viso.
« Guai a te se tiri fuori una parola di quello che è appena avvenuto, Mullet. » minaccia Lance, con un sorriso vagamene intimidatorio.
« Non ti ricatterò... Forse. »
« Keith! »
In quel momento Keith si imprime nella mente che no, non avrebbe più fatto sentire solo Lance.




Salve, questo racconto è uno di quelli scritti proprio perchè avevo bisogno di cose dolci che purtroppo non vedrò mai. Ma vabbè, si va avanti. E sì, sono tornata con una cosa breve come nelle intenzioni iniziali.
Cercherò di recfuperare le varie giornate con calma. 
Alla prossima.

Shasti Kadar


 

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Capitolo 6
*** Un forno per due ***


Un forno per due
Day 6
Prompt: Baking Together
PG o Ship: HUNAY
Avvertimenti: SPOILER


 
Per i Paladini è stata una sorpresa trovare tutti i membri della Coalizione Voltron sulla Terra dopo la loro vittoria.
Vedere tutti gli amici incontrati in quel lungo viaggio e sapere che stanno bene è stato motivo in più di gioia.
Hunk è stato il più sorpreso quando Shay è entrata nella sua camera. Abbracciarla è stata una delle cose più belle in quei giorni.
Durante la convalescenza, Shay è rimasta tutto il tempo accanto ad Hunk. Lei gli ha raccontato come la sua vita è cambiata dopo che i Paladini hanno liberato Balmera; Hunk le ha parlato di tutte le avventure che hanno passato, fino al rientro nel suo amato pianeta. La famiglia Garrett ha accolto l'aliena benissimo. Conoscono Hunk ed è chiaro come il sole quanto Shay sembri importante per il Paladino Giallo. Hunk non si sarebbe mai affezionato a una creatura pericolosa, lui ha da sempre la capacità di leggere nel cuore di chiunque e poi Hunk ha raccontato non si sa quante volte il modo in cui Shay gli ha salvato la vita.
 
Ancora non è uscito dalla convalescenza, ma appena Hunk si è sentito in grado di stare in piedi, è sgattaiolato nelle cucine della Garrison. Sentiva il bisogno di sfogarsi un po' e di riassaporare i sapori della Terra. La Garrison non ha molti ingredienti da offrire, soprattutto dopo una guerra intergalattica stremante come quella appena conclusa, eppure Hunk non si è perso d'animo. Si è, dunque, messo ai fornelli per cucinare di nuovo per la sua famiglia e i suoi compagni come ai vecchi tempi.
Quando poi ha visto il viso dei suoi commensali illuminarsi e ringraziarlo, il cuore di Hunk si è sentito completamente a casa.  
 
E anche il giorno dopo Hunk torna ai fornelli.
 Tra le provviste che sono riusciti a recuperare c'erano gli ingredienti perfetti per una torta. Gli ufficiali della Garrison hanno cercato di allontanare Hunk dalla cucina e lasciar fare ai loro cuochi, ma il Paladino Giallo non ne ha voluto sapere. Ha mandato fuori tutti e si è dedicato alla sua passione da solo.
Quando qualcuno bussa alla porta della cucina, Hunk è già pronto per insistere per l'ennesima volta che non vuole nessuno e che per lui è solo un piacere cucinare per tutti. Ma è Shay a entrare e tutte le parole gli muoiono in gola.
« Che ci fai tu qui? » chiede Hunk, sorridendo all'amica.
« Niente, mi è venuta voglia di vedere cosa stai preparando. Ti disturbo? »
« No, tu non disturbi mai. »
Le fa cenno di entrare e torna a impastare il suo dolce.
Shay si mette accanto al Paladino e ne osserva ogni movimento con curiosità. Nonostante Hunk sia concentrato sugli ingredienti, nota quanto Shay appaia in trepidazione.
« Vorresti assaggiare? » chiede il ragazzo, iniziando a sbattere le uova per la crema.
« No... Cioè sì. Ma vorrei aiutarti. Sei così bravo e mi piacerebbe molto imparare da te! »
Hunk sbatte le palpebre un paio di volte mentre le guance diventano rosse. Sorride timidamente alla ragazza e le fa cenno di farsi più vicina al piano cucina.
« Ti ringrazio. Ecco, allora... Iniziano dalla crema. »
Con calma e gentilezza Hunk spiega a Shay tutti i passaggi che l'aliena sembra recepire al volo. Shay risulta essere una valida e sorprendente aiutante. Oltretutto cucinare insieme diventa più divertente e rilassante per Hunk.
 
A cena si vedono i risultati di quel pomeriggio di dolce divertimento per Hunk e Shay. Tutti i loro amici fanno ai due "cuochi" i complimenti.
« Non hai mai fatto una torta così buona » ripetono ad Hunk sia i Paladini che la sua famiglia.
« Io e Shay l'abbiamo fatta insieme e ci abbiamo messo il cuore » risponde ogni volta Hunk.
« Oh... Il cuore... » Pidge e Lance prendono in giro l'amico che non tarda a imbarazzarsi.
Nonostante le prese in giro, Hunk spera di cucinare di nuovo con Shay. Vorrebbe anche passarci del tempo insieme, farle vedere qualcosa del suo pianeta. Si ripromette che lo farà quando la pace nell'universo sarà una certezza.



 
Premettendo ch faccio schifo con i titoli, eccoci qua. Stavolta con Hunmk e Shay.
Lo so che è contato usare Hunk quando si tratta di cibo, ma quando ho letto i prompt per la prima volta Hunk e Shay insieme a preparare un dolce è stata la prima cosa he ho pensato. Mi piacciono troppo loro due! sono coì dolci e puri e  belli...
Ok, la pianto.
Alla prossima.

Shasti Kadar

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Capitolo 7
*** Cielo notturno ***


Cielo Notturno
Day 7
Prompt: Star Gazing
PG o Ship: HUNAY
Avvertimenti: SPOILER



 
Durante il loro viaggio nello spazio, i Paladini di Voltron hanno visto tante stelle, anche molto più da vicino di quanto avessero mai pensato.
Una notte stellata non dovrebbe più colpirli come un tempo ora che sono di nuovo sulla Terra.
 
Hunk è stato l'ultimo dei Paladini a rimettersi in piedi del tutto e per tutto il tempo la famiglia e gli amici gli sono stati accanto. In particolar modo Shay. L'aliena è rimasta sempre con Hunk, usciva solo quando il ragazzo doveva cambiarsi ma restava in prossimità della stanza. Lo ha aiutato per ogni esigenza e ha sempre rifiutato l'invito a riposare.
 
Quando si è ristabilito anche il Paladino Giallo, i ragazzi hanno deciso di organizzare una festa.
La loro missione non è ancora conclusa, ma sono mesi che i ragazzi non si rilassano come si deve. Ora sono tutti a casa e non c'è il pericolo di un attacco imminente, perciò gli è stato permesso di rilassarsi qualche ora tutti insieme: Paladini, cadetti, ufficiali e alieni alleati. Certo, non c'è molto a disposizione per una festa con i fiocchi, ma per tutti i presenti ciò che è davvero importante è permettersi di essere spensierati per qualche momento.
 
La festa ha, dunque, il successo sperato. Con poche e semplici cose tutti i partecipanti si divertono. Pidge e Hunk hanno tirato fuori dal nulla casse e microfoni e girano tra i tavoli a far cantare o parlare chiunque. Lance è quello che più si sente a suo agio col microfono in mano, tanto da costringere più volte Keith a cantare con lui; il team leader acconsente solo per togliersi Lance di torno, a detta sua.
 
Tra canzoni, scherzi, chiacchiere e risate la serata vola via. I Paladini, le loro famiglie e altri pochi membri della Garrison si occupano di rimettere tutto in ordine.
« Mi occupo io di questi. » Hunk prende due dei quattro enormi sacchi di spazzatura da portare fuori. Osserva gli altri due e sospira. Non ha voglia di fare avanti e indietro ma i suoi compagni sono tutti impegnati e prortarli da solo è molto difficile.
« Ti aiuto. » Una voce cristallina cattura la sua attenzione e vede Shay prendere gli altri due sacchi.
« No, non devi disturbarti » le dice subito Hunk. La ragazza scuote la testa e sorride.
« Non è un problema. Ho fatto lavori più pesanti di questo nelle cave. »
Il Paladino, allora, fa strada a Shay verso l'esterno e lascia i sacchi nei contenitori adibiti.
Hunk si riavvicina all'ingresso per rientrare ma vede Shay immobile con la testa all'insù.
« Non ho mai visto una cosa del genere » sussurra la giovane. Hunk le si fa vicino.
« Non c'è la notte da voi? » chiede Hunk, guardando la ragazza.
« No... O almeno non così. Sembra così magico. »
Hunk resta incantato dal modo in cui Shay osserva il loro cielo. Ha la stessa espressione della prima volta che la giovane ha raggiunto la superficie dopo la liberazione del Balmera dai Galra. Forse sembra anche più stupita.
Da quando si è ripreso, Hunk non ha più guardato il cielo. Teme di vedere qualche pericolo piovere sulla Terra, teme il giorno in cui dovranno di nuovo salire sui Leoni e partire.
Quella sera, con Shay, decide di alzare di nuovo lo sguardo verso il cielo.
« Non lo ricordavo così bello » sussurra Hunk. Si siede a terra, Shay fa lo stesso e insieme guardano le stelle.
« Ti mancava? » chiede Shay, Hunk annuisce.
« Nonostante ci sia andato così vicino, vederle da quaggiù, insieme a una persona speciale ha un effetto completamente diverso. »
Shay si gira verso Hunk e spalanca gli occhi. Poi sorride e gli prende la mano.
 
 
Nello spazio i Paladini hanno visto tante stelle, anche più vicino di quanto avessero mai pensato, eppure per Hunk quella notte stellata resta magica.

 

 

 

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