Everything to get her || Juuzou Suzuya x OC

di xvodkaemeless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1: Memories ***
Capitolo 2: *** Chapter 2: Reality ***
Capitolo 3: *** Chapter 3: Alone ***
Capitolo 4: *** Chapter 4: Weak ***



Capitolo 1
*** Chapter 1: Memories ***


Chapter 1: Memories

 

"Dai dai dai, fammi vedere! Cos'è, cos'è?" Urlò il ragazzino, rincorrendo la più bassa. Gli bastò poco tempo per raggiungerla e rubarle lo strano oggetto dalle mani; non aveva mai visto nulla di simile, prima: era morbido, leggero, profumato. L'esatto opposto di ciò a cui era abituato. Lo rigirò per qualche secondo tra le mani, per poi alzare le braccia al cielo, in modo da impedire alla ragazzina di potersene impossessare nuovamente. Con occhi brillanti e curiosi, tipici dei bambini, studiò il nuovo giocattolo a fondo, memorizzandone i colori eccentrici, le forme.

"Lascialo andare! È mio, ti ho detto che è mio!" Gridò la giovane con voce tremante e gli occhi lucidi. Rivoleva indietro il suo gioco, ma il suo metro scarso non si poteva certo definire un ottimo aiutante, anzi, le impedì ancora più evidentemente di raggiungere le mani dell'albino, nonostante saltasse più in alto che potesse.

"Ahhhh! Quindi questo è un mio!" Si illuminò subito il maggiore di tre anni, saltellando entusiasta per la cella. Quella ragazzina era arrivata da qualche giorno ad interrompere la sua noia, e si stava divertendo davvero molto! 

La bambina cercò di stargli dietro, ma l'altro era troppo veloce, troppo abile, ed infatti nel cercare di imitare uno dei suoi passi, la piccola inciampò e precipitò sul pavimento umido e gelido della cella.

"No. Scemo. Sceeeemo! È una giraffa!"  Brontolò con il viso ancora premuto al suolo. "Loro sono altissime." Aggiunse poi, sollevandosi piano "E sono grandissime! " si mise a sedere "Un giorno diventerò una giraffa e ti farò la bua." Concluse poi, mentre si asciugava le lacrime causate sia dalla botta, sia dalla mancanza del suo animaletto.  

"Non è vero, guarda! Sono piccole!" Guardò meglio l'animale e " ECCO!" Sollevò un dito al cielo "Come te!" Sorrise trionfante, abbassando l'indice verso la bambina, che arrossì vistosamente dopo tale gesto. Non era abituata a simili attenzioni. "Quindi tu sei già una giraffa!" 

"EHHHHHH? Questo è solo un pupazzo! Sceeemo!" Rispose con le guance ancora arrossate. "Nella realtà sono tanto tanto tanto grandi. Più grandi di Big Madam!" Enfatizzò il tutto gesticolando con le sue manine.

"OOOOOH. Sembra divertente! Voglio vederle! Ci Andiamo? Vero che ci andiamo! Ti preeeego!" Il ragazzo si inginocchiò di fronte alla bambina, senza però consegnarle il pupazzo.

"Va bene, va bene! Ora dammi la giraffa!"

"Promettilo!"

"Te lo prometto, Rei. " E solo dopo tale promessa, l'albino restituì il peluche alla bambina, sorridendo apertamente.

 



Angolo autrice:

Ciao a tutti, ragazzi! Qui è Maria che parla (o meglio, scrive).

Questa è la prima storia che pubblico, ed è il semplice frutto di uno dei miei numerosissimi filmini mentali su Juuzou, uno dei personaggi di Tokyo Ghoul che più mi ha colpita.  

Vorrei ringraziare in anticipo chiunque continuerà a leggerla; anche se si tratta di una semplice Fanfiction, ci tengo particolarmente.

Detto ciò, è ora di dileguarsi! Spero vivamente che vi sia piaciuto il primo capitolo!

Mi raccomando: se avete suggerimenti, critiche, insulti, urletti da ragazzina da voler condividere, non abbiate timore e commentate pure; vi prometto che non vi mangio (a meno che non siate delle caramelle).

PS. La storia si trova anche su Wattpad. Essendo sempre in giro è probabile che gli aggiornamenti escano prima lì, ma non preoccupatevi: non vi abbandono!!

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Capitolo 2
*** Chapter 2: Reality ***


Chapter 2: Reality

 

"Te lo prometto, Rei. " E solo dopo tale promessa, l'albino restituì il peluche alla bambina, sorridendo apertamente. 

***

Yuki si svegliò di soprassalto e si tirò il più velocemente possibile a sedere. Con occhi sgranati si guardò attorno come per cercare un qualsiasi appiglio che potesse confermarle di essere tornata al presente, ma la cella, nonostante gli anni passati, non era cambiata affatto: c'era la solita puzza di sangue rancido, la muffa che proliferava negli angoli del soffitto e così tanta umidità che per il gelo penetrare le ossa era un giochetto. Difatti, non importava quale stagione fosse: il freddo e l'oscurità avrebbero sempre regnato in quel luogo ostile.

Si portò una mano al petto, stringendo tra le dita quella misera coperta che uno dei suoi tanti "clienti", come li chiamava Big Madam, le aveva regalato mosso da chissà quale moto di pietà, e cercò di calmare il respiro affannoso dovuto a quel sogno, o meglio: quel ricordo.

"Chissà se Rei è salvo" si ritrovò a pensare la prigioniera, ormai quasi sedicenne, preoccupata più per l'albino che per sé stessa. Non ricordava esattamente quanti anni fossero passati dall'ultima volta che aveva visto il sorriso dell'amico, i suoi occhi rossi. Ricordava solo l'imboscata delle Colombe nel Ristorante, e la mano del ragazzo che sempre più velocemente si allontanava, si rimpiccioliva, e spariva nella folla.
 

Un'esplosione. Urla. Persone che corrono. Spari.

Yuki si precipitò fuori dalle quinte, con gli occhi gonfi di lacrime e le gambe tremanti, ed indosso l'abito ingombrante, gonfio e pesante che Big Madam aveva appositamente scelto per lo spettacolo di quella sera. Era alla ricerca dello Scrapper.

"Rei?" Aveva chiamato l'amico esitante, terrorizzata da quella situazione, e non vedendolo da alcuna parte aveva ripetuto il suo nome urlando a pieni polmoni. La sua voce riempì l'intera sala, tanto da attirare l'attenzione di alcune Colombe che presero a gesticolare tra di loro, prima di iniziare ad avvicinarsi lentamente in gruppo. Il panico, a quel punto, si impossessò definitivamente della ragazzina, rendendole difficile sia respirare sia reggersi in piedi. Cominciò a piangere copiosamente mentre si lasciava cadere in ginocchio, senza forze.

"REI, DOVE SEI?" Ritentò Yuki in un ultimo tentativo disperato, rannicchiandosi su sé stessa. Si sentiva come con la testa sotto l'acqua, debole, senza controllo. Tutto ciò che percepiva in quel momento, erano i suoi singhiozzi mal celati dal momento che la vista le si era del tutto appannata dalle lacrime. Non voleva morire a dieci anni. Non voleva che Rei fosse morto. Dovevano ancora andare allo Zoo assieme.

Quei pensieri, quelle sensazioni, non le permisero di rendersi conto che ormai qualcuno le si era avvicinato. Solo quando una spalla venne stretta da una mano forte, si accorse di non essere più sola. La paura crebbe in lei. Sentì quel qualcuno inginocchiarsi dinanzi al suo corpo tremante e sollevarle il viso con urgenza.    

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Capitolo 3
*** Chapter 3: Alone ***


Chapter 3: Alone

 

Sentì quel qualcuno inginocchiarsi dinanzi al suo corpo tremante e sollevarle il viso con urgenza. Quando si rese conto che era l’albino, tirò un respiro di sollievo.

"Yuki? Hai fatto una rima!" le disse il maggiore con il solito sorriso stampato sulle labbra. A lui quella situazione non dispiaceva di certo: poteva divertirsi un po' più a lungo con il suo coltello! Proprio non capiva perché la più piccola, molto spesso, avesse quelle reazioni eccessive. Forse era perché ogni volta che lei veniva premiata, Big Madam non le dava della brava bambina ma della feccia?  O forse perché lei sul palco non poteva divertirsi come lui, e doveva per forza ballare e farsi mordere dai Ghoul?

"Reiii dove seii, possiamo scrivere una canzooone!" le canticchiò il maggiore nella speranza di strapparle un leggero sorriso, mentre si sollevava da terra e cominciava a giocare con il suo oggetto affilato. Non le piaceva quando l’altra stava male. Non era spassoso. "Su Yuki, niente paura! È divertente! Prendi il coltello. È come gli spettacoli che facciamo in stanza!" Aggiunse infine il ragazzo, consegnando nelle mani piccine della ragazza il suo coltello, ridacchiando leggermente.

Quando erano soli in stanza i due infatti si lanciavano coltelli, fingevano combattimenti. Era stato proprio in questo modo che Rei aveva insegnato a Yuki come difendersi, come attaccare, e la ragazza si era rivelata più brava di quanto pensasse: con gli anni era diventata veloce, agile, e i continui spettacoli che Big Madam le imponeva avevano consentito un miglioramento nel suo equilibrio, difatti non inciampava più anche da ferma, e della precisione nei tiri.
Yuki strinse forte il coltello con entrambe le mani, fece per rispondere ma non ne ebbe il tempo. Fu un attimo. Big Madam l'aveva afferrata violentemente per i capelli e a nulla valsero le urla, il dimenarsi. Fu trascinata via mentre Rei, con la mano tesa verso le due, smise di sorridere, quasi incredulo. Si era distratto per un momento, ripensando a quei ricordi, e ora Yuki spariva sempre più. “No..” sussurrò il tredicenne, ma tutto ciò che Yuki poté sentire fu il "Carne, carne, carne! Carne preziosa!" che il Ghoul continuava a ripetere durante la fuga.
 

Yuki sollevò lo sguardo verso l'unico spiraglio che aveva verso il mondo esterno: una piccola finestrella ricavata nella pietra, tanto piccola che anche una persona come lei, le cui dimensioni erano tutt'altro che quelle di una ragazzina di quindici anni, sarebbe riuscita a far passare la testa.
Però, quella fessura era abbastanza per cercare di capire che momento della giornata fosse, e alla ragazza tanto bastava in situazioni pessime come quelle.

Sospirò. Era notte fonda. Non sarebbe riuscita a riaddormentarsi. Non dopo quei ricordi.
"Io voglio ancora andare dalle Giraffe, Rei.." sussurrò nell'oscurità, mentre stringeva le gambe, avvolte dalla coperta, al petto. Le lacrime cominciarono a rigarle il volto.
Aveva letto in alcuni libri dei suoi clienti che quella sensazione veniva definita tristezza, o forse era malinconia?
Non sapeva bene come classificarla, ma una cosa era certa: era l’unico sentimento, seppur negativo, che provava da anni.
 

Angolo autrice:

Ciao ragazzi! Ed eccoci qui con il terzo capitolo. Lo so, sono un po' in ritardo: colpa del lavoro!
Comunque spero vi piaccia! Fatemi sapere che ne pensate, ci conto!

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Capitolo 4
*** Chapter 4: Weak ***


Chapter 4: Weak

 

 

Non sapeva bene come classificarla, ma una cosa era certa: era l'unico sentimento, seppur negativo, che provava da anni.  

***

Yuki non si riteneva forte, tutt'altro. Nonostante fosse prossima ai sedici anni, si sentiva la ragazza più debole ed inutile di quell'universo. Si sentiva superflua. Non necessaria. Che scopo aveva, nella vita? Perché era nata? Come era finita in quella situazione così opprimente che, da tempo immemore, la bloccava in quella realtà fatta di sangue?

Con ogni probabilità, se non avesse avuto quell'odore così particolare e quel sapore che tanto piaceva ai ghoul, era convinta che i suoi genitori non l'avrebbero abbandonata così, di punto in bianco, di fronte un maniero fuori Tokyo. L'avrebbero semplicemente uccisa.

Durante i suoi ormai dieci anni di prigionia, o meglio, durante i suoi quindici anni e nove mesi di vita, gli unici sprazzi di gioia che aveva avuto si potevano contare sulla punta delle dita di una sola mano, e tutti comprendevano Rei. L'albino, difatti, era l'unico che con il suo modo di fare alquanto strambo la trattava normalmente, quasi come un'amica, e non come cibo o come un mostro solo a causa di.. neanche lei sapeva cosa; certo, la sua rigenerazione era fuori dal comune, però questo le sembrava decisamente troppo poco per essere definita un mostro.

Cosa fosse realmente l'amicizia, però, Yuki non lo sapeva. Tra i vari libri che aveva letto, si era ritrovata rispecchiata in una situazione definita in tale modo solo quando ripensava ai momenti trascorsi con Rei: potevano lamentarsi, potevano urlare, condividere i pasti quando si era in punizione, raccontare storie completamente inventate.

 

" [...] così per punizione i due vennero trasformati in due alberi!" disse Yuki sorridendo. Le sarebbe piaciuto diventare un albero, per punizione, e non ricevere più quelle attenzioni così malsane.

"Ma che finale è?! Gli alberi non sono divertenti, sono.. fermi. Yuki non mi piace questa storia!"

"Stai zitto, sceeemo! Non ho fin-!"

"Smettila di chiamarmi scemo, baaassa." Urlò in risposta Rei. Sapeva quanto infastidisse l'altra con quell'aggettivo, e ciò rendeva tutto ancora più interessante. Sogghignò di fronte alla più piccola e prima che questa potesse replicare aggiunse "Stavo pensando ad un nuovo metodo per uccidere durante le aste: prendi l'umano e lo leghi ad un tavolo che si può allungare. Lo so, sono proprio un genio! Immagina quanti punti farei nel tirare il corpo finché BAAAAM" accompagnò con le mani il suono, imitando un'esplosione "in due! Lo voglio usare per la prossima asta!"

Rei, o meglio, Juuzou, era entrato in modalità scrapper. Quando questo succedeva capire i collegamenti dei suoi discorsi era quasi impossibile per Yuki, che si sforzò nel cercare di comprendere cosa accomunasse la sua storia d'amore con quel pensiero di tortura.

"Però prima voglio provarlo.. non voglio far fare brutta figura a Maman! Posso usarlo solo un pochetto su di te?" sussurrò il maggiore infine, avvicinandosi all'amica più piccola con le braccia rivolte davanti al corpo e le dita che si muovevano. Sul viso un ghigno divertito.

"CHEEEEE??" urlò in risposta la ragazza allontanandosi in fretta dallo scrapper "No. sembra doloroso. Non voglio." disse Yuki nascosta nell'ombra della cella. Lei, a differenza dell'amico il dolore lo percepiva ancora. Eccome se lo percepiva. Se poi contava il bruciore dei tessuti che si rimarginavano velocemente, il dolore che provava era fin troppo.

"Fifona. Lo avrei fatto per allungarti non per ucciderti, così nel prossimo balletto sulla corda guadagnavi più punti e ricevevi ricompense migliori! Ultimamente io ricevo solo la rimozione delle unghie. E' noioso.."

"Non mi piacciono i good boy points.. L'altra volta, con 60 punti, hai urlato tantissimo"

"Ohh! Me lo ricordo. Ero proprio stato un bravo bambino. Però non pensavo che la castrazione si potesse fare una sola volta.. Però ehi! Così sarò sempre bello! Tu mi trovi bello, Yuki-chan?"

 

Non gli aveva mai risposto. Gli aveva dato dello scemo, con le guance arrossate nascoste nell'oscurità. Se avesse saputo che quella sarebbe stata l'ultima notte che avrebbe passato in sua compagnia, probabilmente lo avrebbe abbracciato e gli avrebbe detto che sì, anche se era scemo, incosciente, lo trovava carino.

Subito dopo aver perso Rei, per Yuki sopravvivere in quel luogo era stato difficilissimo. Non aveva più nessuno, ora, pertanto aveva cercato di ottenere ciò che mai avrebbe voluto in realtà, ovvero l'approvazione del Ghoul che la teneva prigioniera: si era data della feccia da sola nella speranza di sentire un "brava ragazza" da Big Madam, si era fatta mangiare dai clienti affamati cercando di trattenere le lacrime, si era esibita in complicate danze acrobatiche tra un essere umano all'asta e l'altro. Ma ciò non era mai bastato. Per Big Madam la ragazza non restava altro che "carne preziosa", e il vuoto che Yuki aveva cercato di colmare era finito con l'espandersi e risucchiarla in un vortice di negatività. Lei non bastava mai e mai sarebbe bastata.

Non era mai stata forte come Rei. Lui sorrideva sempre, si divertiva ad uccidere, cercava i lati positivi della loro prigionia. Lei era solo "carne preziosa", carne che dal proprio arrivo non aveva fatto altro che piangere. Piangere per l'abbandono dei genitori, piangere per il pupazzo, piangere per le torture, piangere per gli spettacoli sul palco, piangere per la solitudine. E quando Big Madam se ne accorgeva andava su tutte le furie, e come premio Yuki riceveva molte più botte, una o due settimane di digiuno e più clienti in un giorno. Altro che approvazione.

I numerosi graffi sul viso, causati dai "premi" del giorno prima e dal cliente che le era capitato, le bruciarono a contatto con le lacrime salate. Normalmente quelle escoriazioni le si sarebbero rimarginate nel giro di qualche secondo, ma con il passare degli anni Yuki aveva capito come controllare questa caratteristica a suo favore: meno botte, se si è ancora marchiati dai giorni precedenti. E soprattutto: niente clienti, se non si è perfetti esteticamente. Non importava quanto facessero male quelle ferite. Era giusto così.

"In fondo, è il dolore che ricorda alle persone di essere vive, no?" si ritrovò a sussurrare tra sé e sé nell'oscurità, le ginocchia ancora strette al petto nella speranza di trovare un po' di calore che si potesse definire umano. In momenti come quelli si domandava se il suo nome, Yuki, ovvero Neve, derivasse dal tepore quasi inesistente del suo corpo e non tanto dalla forte nevicata che, durante il parto, imbiancava e rendeva puro il paesaggio esterno.

"È il dolore causato dai sentimenti che ci rende umani, la capacità di poter ragionare, riflettere su un argomento, un ricordo, una persona." aggiunse poi. Ormai era diventata un'abitudine quella di parlare da sola, cosa abbastanza normale vista la totale assenza di esseri viventi, fatta esclusione per quel piccolo topino di campagna che viveva in un angolino e che la quasi sedicenne aveva provato a scacciare più volte, invano.

Tutto era iniziato un giorno. Era stata noleggiata dal primo cliente dopo la perdita di Rei: un certo Tsukiyama Shuu, un ghoul dal palato sopraffino e con gusti decisamente discutibili in fatto di moda. Fu lui a regalarle il suo libro preferito, ovvero "Lo Squalificato" di Dazai Osamu. Certo, una lettura tutt'altro che semplice per una ragazzina, ma con l'aiuto di un dizionario era riuscita a finirlo in soli due giorni.

Fu proprio con quel libro, ormai imparato a memoria, che Yuki iniziò con i suoi lunghi monologhi: leggeva determinati periodi ad alta voce, e successivamente li commentava. Passava ore a ragionare su quel capolavoro, cercava di scappare dalla realtà e allo stesso tempo di restare lucida in quella situazione fin troppo difficile da affrontare: aveva perso tutto. 



Angolo autrice:

Ciao ragazzi!
Eccomi qui con un nuovo capitolo; ebbene, non sono sparita, ho avuto solo un po' da fare, mi dispiace non avervi avvertito.

Comunque, vorrei dedicare questo capitolo ad ___Aliena___ , che ringranzio anche tantissimo: devo ammettere che avevo cominciato a perdere leggermente la voglia di continuare questa storia (sono una che si arrende facilmente, sigh); mi sembrava che nessuno la apprezzasse e che fosse decisamente orribile. La sua recensione è stata quella spinta, quella forza che mi mancava per poter andare avanti.

Spero sul serio di non cadere nel banale con questa storia, e che possa rivelarsi all'altezza delle aspettative!

GRAZIE MILLE, ___ALIENA___ !
E grazie anche a tutti coloro che hanno deciso di leggere la mia storia, siete dei tesori!

 

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