Lo strano caso della moneta di Jared e della legge da lui applicata

di Spensieratezza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il potere di una moneta ***
Capitolo 2: *** Non mi ama? Mi amerà!! ***
Capitolo 3: *** lo strano caso della moneta che ti fa scegliere con il cuore ***
Capitolo 4: *** Cambiare pagina!! ***
Capitolo 5: *** La moneta fredda ***
Capitolo 6: *** Jared e la storia del fratello ***
Capitolo 7: *** Terrore al lunpark ***
Capitolo 8: *** Moneta sì o moneta no? ***
Capitolo 9: *** La vincita al Casinò ***
Capitolo 10: *** Lenzuola strette convulsamente ***
Capitolo 11: *** Voglio essere il tuo supereroe ***
Capitolo 12: *** Di monete Maledette e principi misteriosi ***
Capitolo 13: *** L'incidente e l'Ombra! ***
Capitolo 14: *** Jared e Alan all'ospedale ***
Capitolo 15: *** La dama gentile e il deltaplano ***
Capitolo 16: *** L'uomo con la bombetta ***
Capitolo 17: *** Per amore o per denaro? O per amore del denaro? ***
Capitolo 18: *** La grotta ***
Capitolo 19: *** Siamo un pò tutti come Icaro ***
Capitolo 20: *** Chi è debole, è sempre crudele ***
Capitolo 21: *** L'uomo con il fazzoletto ***
Capitolo 22: *** La rabbia di Jared ***
Capitolo 23: *** il ragazzo dell'ascensore ***
Capitolo 24: *** Amnesia ***
Capitolo 25: *** Anche Misha ha un gemello? ***
Capitolo 26: *** Strani ciondoli e strani discorsi ***
Capitolo 27: *** Jared e Jensen e la visione in sincrono ***
Capitolo 28: *** Chi sei tu, davvero, per me? ***
Capitolo 29: *** La riunione dei doppi ***
Capitolo 30: *** Sei TU, il gemello del MIO Jared! ***
Capitolo 31: *** Il ritorno di Alfred ***
Capitolo 32: *** I due Jensen riuniti ***
Capitolo 33: *** Non ho mai smesso di amarti ***



Capitolo 1
*** Il potere di una moneta ***


 
Si stava consumando un piccolo dramma all’High School del Colorado.

In una piacevole giornata d’autunno, mentre le foglie cadevano e c’era un tiepido venticello, ma ancora un sole caldo, una giornata di bei colori, e fiori appena sbocciati, dei ragazzi stavano litigando contendendosi un unico ragazzo.
Protagonisti della curiosa vicenda: Jensen Ackles e Chad Michael.

Oggetto della contesa: Jared Padalecki, uno dei ragazzi più belli della scuola, forse pari solo a Jensen Ackles.
Erano alle superiori, dovevano dimostrare maturità, ma si sa che quando vai ancora alle superiori, credi solo di essere maturo.
A quei tempi è tutto amplificato e non ti vergogni di umiliarti per una cotta.

E Jensen e Chad non si vergognavano di contendersi Jared.
 
Chad era il migliore amico di Jared da più tempo, erano molto legati, poi per Chad un giorno diventò qualcosa di più e trovò il coraggio di dichiararsi a Jared, lasciandolo confuso e spiazzato.
Soprattutto perché nel frattempo era arrivato Jensen. Jared e Chad erano molto legati, ma con Jensen….era diverso.
Con Jensen c’era stata alchimia da subito. Fuoco. Anche solo guardandosi.
 
Entrambi ora avevano chiesto a Jared di scegliere.

Jared avrebbe dovuto scegliere con chi voleva stare e tutto senza neanche aver prima baciato uno dei due.
Certo, aveva passato del tempo con loro, ma baciato no.
 
Quel giorno erano entrambi stufi e avevano deciso di mettere alle strette il bel moro nel giardino della scuola, sotto lo sguardo di tutti.
 
 
Tutto era cominciato prima con l’esitazione di Chad però.

“Jensen,  non dirmi che fai sul serio!” gli disse Chad dopo che Jensen acconsentì ad aspettare la decisione di Jared, dopo che Jared disse a loro due che avrebbe scelto.
“Non sono mai stato tanto serio, Chad, levati di mezzo.” Lo scansò Jensen.

“Jensen, andiamo, piantala! Non prestiamoci a questo gioco!! Noi dobbiamo implorarlo di fare una scelta?? Non umiliamoci in questo modo! Se deve scegliere, se è indeciso tra noi due, mandiamolo a fanculo entrambi e lasciamolo da solo!!” disse Chad arrabbiato.
Che bell’amico… pensò Jensen con sdegno, ma disse:

“Vaffanculo, Chad! Perché non te ne vai tu, da solo?? Io aspetto!! “ disse.

Chad aveva un’espressione ancora più arrabbiata.

“Così avresti campo libero? Eh no, mi dispiace, non ti renderò le cose più facili!!” disse, puntando i piedi e spintonandolo con i gomiti.
Jensen ricambiò il gesto e i due continuarono così per qualche minuto, sotto lo sguardo incredulo degli altri ragazzi.
 

Jared nel frattempo si era allontanato e aveva tirato fuori una moneta.

L’aveva fatta saltare e aveva guardato cosa era venuto fuori.

Aveva sospirato e l’aveva rimessa in tasca.
 
Chris Kane era incredulo. JARED si giocava il nome del suo eventuale fidanzato, con una moneta??? Ne aveva sentite di ogni sui giocatori, ma questa, questa non l’aveva mai vista!

















 Note dell'autrice: 

Lo so, sono inarrestabile ahhah

mi è venuta in mente questa storia oggi al supermercato ahhah dovevo scegliere che cioccolato prendere e ho tirato fuori una moneta ahhahah xd

questa sarà una storia leggera ma divertente, forse di solo due capitoli, se riesco a non spezzarla, credo che vi piacerà ^^

E non giudicate subito Jared, non avete idea di cosa succederà nel prossimo capitolo ahhahah

Ps il "questa" ripetuto due volte alla fine del capitolo, non è un errore mio, l'ho scritto due volte, per enfatizzare il pensiero di Chris ahhah

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Capitolo 2
*** Non mi ama? Mi amerà!! ***


Jared tornò dai suoi due contendenti e disse davanti a loro:

“Chad, tu sei da sempre stato il mio migliore amico, noi due abbiamo da sempre nutrito dell’affetto sincero e vero nei confronti l’uno dell’altro…”

Chad lo guardava speranzoso ma anche intimorito. Jared abbassò lo sguardo, poi lo rialzò.

“Ma non scelgo te. Scelgo Jensen.”
 
L’espressione preoccupata ed ansiosa che aveva Jensen fino a qualche minuto prima, diventò raggiante e felice.

Chad aveva sul viso un’espressione delusa e arrabbiata.

“Chad, mi dispiace..io..”

Chad neanche gli rispose, se ne andò solo via.
 
Jensen fece per andare da Jared e reclamarlo finalmente come suo ragazzo ufficiale, con il loro primo bacio finalmente, ma…

“Aspetta, non qui.” lo fermò Jared accarezzandogli le spalle, abbracciandolo molto dolcemente.

Jensen lo guardò con un sorriso, ma temendo che Jared voleva tenerlo ancora sulla corda.

Ma Jared lo fece solo spostare in modo da portarlo dietro un cespuglio lontano da sguardi indiscreti.

“Il nostro primo bacio..non deve essere davanti a tutti.” si giustificò Jared.

Jensen con il cuore che faceva bum bum bum, lo baciò, intrecciando le dita sul suo collo.

Fu un bacio romantico, come se fossero degli amanti che vivevano un amore clandestino e proibito.
 
 
Non potevano sapere però che qualcuno li stava spiando.

Chad.

“Bastardi..” disse con rabbia Chad, ferito dal rifiuto.

Si avvicinò il suo amico Chris e gli disse:

“Ehi amico, non buttarti giù. Sono sicuro che è stata una scelta così, neanche ben ponderata.”

“Non cercare di indorarmi la pillola, Chris. Se mi avesse voluto avrebbe scelto me. Sarà innamorato di quel bastardo biondo, che, sono convinto, non è neanche biondo naturale. Ho sempre odiato quelli che si tingono i capelli, sempre pronti a soffiarti il ragazzo o la ragazza…” disse Chad asciugandosi un occhio.

Chris gli mise le mani sulle spalle.

“Senti, sicuramente Jared non è innamorato di Jensen!! Se lo fosse, non se lo sarebbe giocato con una moneta!”

“Lui ha fatto COSA??” Chad chiese incredulo.
 
 
 
Stava per finire l'intervallo e Chad beccò Jensen da solo mentre rientrava in classe.

“Se fossi in te non mi gaserei troppo di essere la sua scelta, Ackles. Lo sapevi che per scegliere chi dei due avrebbe scelto, ha lanciato in aria una moneta? Neanche i bambini delle elementari lo fanno!” disse Chad deridendolo.

Jensen rimase spiazzato.

“Menti.” Disse.

“No, invece.è la verità, ho visto io Jared lanciare una moneta e poco dopo arrivare da voi dicendo che avrebbe scelto.” Disse Chris.

Jensen li guardò entrambi, poi con coraggio disse:

“Sapete che c’è? Non mi importa!” disse.

“Che cosa???” dissero in coro i due.

“Siamo alle superiori e a quest’età l’amore vero è davvero difficile da provare e ancora di più l’amore a prima vista! Jared non mi ama? Non mi importa! Mi amerà. Imparerà ad amarmi!” disse sicuro di sé.

Rimasero tutti interdetti e diverse ragazze che avevano assistito al suo discorso sospiravano, incredule che un simile ragazzo non sarebbe mai potuto essere loro. C'era anche Jared, arrivato appena in tempo per sentire il discorso di Jensen. Gli occhi gli brillavano per la bellezza del discorso di Jensen.
 
Jensen contento di averli lasciati senza parole, decise di tornare da Jared.

Chad però non aveva nessuna intenzione di lasciar perdere. Decise di cambiare strategia.

"Jared!! Jensen potrà anche accettare di fare il tuo cagnolino perchè è cotto di te, ma che mi dici di te? Come puoi lasciar decidere ad una moneta, con chi devi stare?? Jared, non ti riconosco! Questo...questo non sei tu!"

Jared si voltò verso Chad, consapevole di aver fatto un gran casino, inoltre nessuno aveva capito davvero come stavano le cose e anche se non ne aveva voglia, anche se le uniche spiegazioni che voleva dare erano a Jensen, si trovò costretto a dire la sua.

















Note dell'autrice: 

e niente, la storia si allunga..xd è sempre così con le mie storie xd

non vi aspetterete mai la spiegazione di Jared xd è un ragionamento che applico anche io quando devo decidere e non so decidere xd vedrete xd

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Capitolo 3
*** lo strano caso della moneta che ti fa scegliere con il cuore ***


“A prescindere dal fatto che vorrei proprio sapere chi ha messo in giro questa voce della moneta..” cominciò Jared.

“Sono stato io. Ti ho visto.” Disse pronto Chris.

Jared lo guardò male. “Comunque, anche se non sono affari di nessuno e dovrei solo giustificarmi con Jensen e al massimo proprio con Chad, spiegherò questa cosa della moneta, che non è come avete pensato tutti quanti voi. È una cosa ben diversa!”

“Ma dai, che cosa c’è da fraintendere?” ridacchiò una ragazzetta.

Jared la guardò storto.

“C’è molto da fraintendere. Innanzitutto, tu, Chad…e anche te, Chris…avete dato tutti per scontato, che, la moneta avesse scelto JENSEN e invece NO. Aveva scelto CHAD.”

Rimasero tutti a bocca aperta, compreso Chad.

“Stai bluffando!” disse Chris.

“E invece è la verità! Testa per Jensen…croce per Chad! Ed è uscita croce!” disse Jared.

Questo fece arrabbiare ancora di più Chad.

“Quindi mi stai dicendo che, ti faccio così schifo che…hai addirittura ignorato il risultato della moneta pur di non scegliere me? Ma bravo Jared! E bravo anche te, Chris, che mi hai detto…”

“ Sei fuori strada!!” riprese Jared, interrompendolo. “Non ho ignorato niente, non nella maniera che credi tu. Il fatto è che voi non sapete da che ragionamento parto io, quando faccio testa e croce, perché è una cosa che non ho mai detto a nessuno, perché troppo strana da raccontare!”

“Spiegacela ora.” Insisterono gli altri.
 
Jared sospirò e si apprestò a spiegare.

“Sono sempre stato un ragazzo molto indeciso, quindi per fare una scelta, faccio il lancio della moneta, ma quando mi capitava spesso di essere scontento della scelta che faceva la moneta per me, cominciai a fare delle riflessioni profonde. Sembra infatti che ti accorgi che forse era meglio scegliere la via opposta solo una volta dopo che avevi fatto la tua scelta, prima di scegliere non sai bene quello che vuoi e questo si applica anche quando stai per fare il lancio alla moneta, ma quindi, come fare per essere sicuri di fare la scelta che veramente vogliamo, se non lo capiamo prima di avere scelto e quindi sbagliato? Ed ecco che qui entra in campo la moneta. Io non lancio la moneta perché scarico su di lei la scelta che io non sono in grado di fare.”

“E allora perché la lanci se non per farla scegliere al tuo posto?” chiese Misha.

“Per capire come mi sento io.” Disse Jared.

“Quindi ci stai dicendo che quando lanci in aria la moneta capisci esattamente in quel momento quello che vuoi veramente?” chiese un’altra ragazza.

“Neanche.” Scosse la testa Jared. “Ho proprio bisogno di vedere il risultato prima di capire come mi sento. Quando guardo il risultato, provo all’istante, un’emozione. Questo avviene sempre ed è una cosa automatica. È una cosa irrazionale. Guardare il risultato della moneta scatena in me un’emozione e a volte è delusa. In quel caso capisco che il mio cuore sperava che uscisse l’altro risultato. Se invece provo sollievo, vuol dire che il risultato che è uscito, era esattamente quello che volevo! Purtroppo non riesco a capire i miei sentimenti fino a quando non faccio questa operazione, è solo allora che le emozioni diventano più chiare e il mio cuore parla in un linguaggio più comprensibile per me.”

“è….è davvero la cosa più assurda che ho mai sentito…” disse un altro ragazzo, ma la verità era che erano tutti impressionati dalla spiegazione di Jared.

“La verità è che non sono così fatalista dal lasciar decidere ad un pezzo di metallo, della mia vita. E non credo neanche al fatto che il destino possa dipendere da quale faccia cadrà la moneta! È solo una serie di casualità e fortuna o sfortuna! Se prendo la moneta da una certa faccia e gli faccio fare due giravolte è molto probabile che uscirà croce oppure testa, dipende tutto da quale faccia ho cominciato a girare. Non ho fatto saltare la moneta credendo che chi sarebbe uscito sarebbe stato destino. L’ho solo utilizzata affinchè mi facesse capire quello che sentivo davvero.” Disse, mostrando la moneta.
 
Chad era più amareggiato che mai.
 
“E da qui hai capito che ti disgusto. Ti disgusto così tanto che anche se la moneta ha scelto me, tu hai sentito che comunque non mi volevi, è così, vero?” chiese Chad davvero ferito stavolta.

Jared gli andò più vicino dicendogli gentilmente.

“Non è vero, tu non mi disgusti. Tu sei un bel ragazzo, Chad…e non ti ammorberò neanche con le solite frasi che si dicono per friendzonare qualcuno. Non ti dirò cose come: ti vedo come un fratello o per me sei solo un amico. Forse avrebbe potuto nascere del sentimento tra noi, non lo so. Ho provato affetto per te, ma…vedi, quando ho visto Jensen, da quando l’ho visto e conosciuto… quando stiamo insieme…mi sento come se volessi stare sempre con lui..come se fossimo…anime gemelle.” Disse Jared.

Chad annuì, senza guardarlo.

“Sarai sempre mio amico, Chad.” Disse Jared.

Non dissero altro perché arrivò un professore che era arrivato a sostituire l’ora buca.

















Note dell'autrice: 

Di sicuro non vi aspettavate una cosa del genere! ahhah . Ed è una cosa vera! Confermo perchè da tempo la applico anche io e fino adesso non mi sono mai pentita xd

Magari alcuni di voi saranno dispiaciuti che la moneta aveva scelto Chad, ma, pensateci e vi renderete conto che è meglio che sia andata così...perchè così abbiamo visto Jared che davvero ha scelto a prescindere da una moneta e poi da come ha detto giustamente lui, non si può ragionare in termini di destini riguardo a come si gira una moneta :))

il prossimo capitolo dovrebbe essere l'ultimo :))

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Capitolo 4
*** Cambiare pagina!! ***


Quando la scuola finì, Jared e Jensen tornarono a casa insieme, a piedi. Le loro case erano vicine, dovevano fare lo stesso tragitto.

“Jensen, io…sono molto imbarazzato per quello che è successo oggi a scuola.” disse Jared.

“Non devi. A me non importa e neanche a te deve importare cosa dicono gli altri.” Disse Jensen.

“Sì, però…tutta questa storia della moneta…è stata molto imbarazzante….mi dispiace se ti ho messo in imbarazzo…”

“No..perchè? Anzi mi è piaciuta molto la spiegazione che gli hai dato. È affascinante.” Disse Jensen allegro.

“Jensen, ti prego, fermati.” Disse Jared, fermandosi.

Jensen si bloccò a sua volta, temendo che Jared volesse fare un passo indietro.

“Io voglio che tu capisca che non è stata una scelta tanto per fare.”

“J, l’ho capito…tranquillo, io..”

“No, no…tu non lo sai…” disse Jared, poi fece un sospiro. “Chad è stato da sempre mio amico…non ho voluto dire più del necessario, per non ferirlo, ma…il fatto è che, ho detto molto meno di quello che penso. La verità è che quando tu e io…stiamo insieme…sento l'elettricità tra di noi…non è solo attrazione, è come se fossimo fatti per stare insieme. Come se avessi trovato la mia metà.”

“Jared…”

“Io credo di amarti, Jensen…”

Gli occhi di Jensen quasi si inumidirono.

“ Credo di amarti anch’io, J…”

Si diedero un bacio romantico e pieno di sentimento, mentre il sole piano si stava abbassando, ma ancora riscaldava le loro figure.
 
 
 
 
 
A scuola, Chad temporeggiava ancora, nel giardino della scuola. Seduto sul muretto, forse aspettava il pullman. Forse aspettava ancora di riprendersi da quel rifiuto.

Si avvicinò e si sedette vicino a lui, Misha.

Un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi blu come il mare.

“Hai intenzione di piangerti addosso ancora per molto?” gli chiese.

“Vaffanculo, Misha.” Lo salutò l’altro.

Misha per tutta risposta gli sorrise.

“Ho fatto la figura dell’imbecille a scuola.” disse.

“Questo è quello che succede a tutti quelli che danno retta alle cretinate di Chris. Ci sono passato anch’io. Tempo qualche settimana e sarà un altro lo zimbello della scuola, abbi pazienza.” Disse Misha sorridendo e mettendogli una mano sulla spalla.

Chad sorrise. La strategia di Misha era quella di fare il finto cinico per tirare su di morale gli altri. Era carino a farlo.

“La cosa non mi consola, però. “

Misha lo guardò.

“Ti butti troppo giù. Non capisco perchè uno bello, carismatico, fascinoso come te, possa buttarsi giù. La mente è proprio strana.” Disse Misha, sinceramente confuso.

Chad si girò curioso nella sua direzione.

“Pensi che io sia fascinoso?” chiese sorpreso.

“Beh…sì. Non ho mai visto nessuno capace di indossare una camicia così spiegazzata e fuori dai pantaloni e non essere preso in giro da metà classe…se lo facessi io probabilmente verrei preso in giro da tutti, ma tu…”

“La mia camicia non è…”

“E i jeans! Per l’amor del cielo, indossi quei jeans da settimane,chiunque lo sfotterebbero per questo, ma poi ti fai quel ciuffo da parte così e ti perdonano tutto…” disse Misha sorridendo.

Chad era rimasto a bocca aperta. Sul viso l’espressione, la sorpresa e l’ammirazione di chi scopre qualcuno per la prima volta, o forse di qualcuno che vede in maniera diversa qualcuno per la prima volta.

“Vedo che mi hai osservato bene.” disse con espressione iperscrutabile.

“Ma guarda!! È arrivato il pullman finalmente!! Ha finito la sua lunga chiacchierata con Trenitalia e si è degnato di venirci a prendere!! Muoviti, Chad!” disse Misha velocemente, avviandosi, un pò imbarazzato di essersi lasciato sfuggire tante cose.

Chad sorrise sornione e si apprestò a seguire l’amico.

Una volta dentro, si sedette vicino al suo sedile dicendo:

“Misha, mi sono appena ricordato che ho due biglietti per il concerto di Sabato. Vieni?”

Le guance di Misha si colorarono un po’ di rosa, ma si voltò e disse:

“Ho sempre amato i concerti.”
 
















Note dell'autrice: 

E anche questa storia è volta al termine!! ^^

Ve l'avevo detto che era una storia corta!! ^^ Sono contenta di averla scritta e spero che sia piaciuta anche a voi ^__^

Ps Daisy pensavi ad una coppia Chris - Chad e invece no! ahhahah ti ho stupito ancora :ppp

Ciaoooo Ps ancora alcune cose: so che ci sono tante ff in cui compare anche Chad...io ne ho lette forse una o due , so solo che era un amico molto stretto di Jared ^^ mi è piaciuto scrivere per la prima volta anche su di lui e Chris!! (altro amico di Jared)

Poi....come vedete forse dal finale, dà l'impressione come se ci fosse ancora altro da scrivere e in effetti questa coppia improvvisa mi ha fatto venir voglia di scrivere ancora su questa storia, magari su misha e chad ahha ma non lo so. Forse più avanti potrò riprendere questa storia con dei sequel e tornare a scrivere su questa simpatica comitiva. Vedrò <333

ps ci sto pensando ora e i prossimi capitoli potrebbero essere sull'appuntamento di misha e chad e su jensen e jared che fanno l'amore <3

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Capitolo 5
*** La moneta fredda ***


FLASHBACK


Quando la scuola finì, Jared e Jensen tornarono a casa insieme, a piedi. Le loro case erano vicine, dovevano fare lo stesso tragitto.

“Jensen, io…sono molto imbarazzato per quello che è successo oggi a scuola.” disse Jared.

“Non devi. A me non importa e neanche a te deve importare cosa dicono gli altri.” Disse Jensen.

“Sì, però…tutta questa storia della moneta…è stata molto imbarazzante….mi dispiace se ti ho messo in imbarazzo…”

“No..perchè? Anzi mi è piaciuta molto la spiegazione che gli hai dato. È affascinante.” Disse Jensen allegro.

“Jensen, ti prego, fermati.” Disse Jared, fermandosi.

Jensen si bloccò a sua volta, temendo che Jared volesse fare un passo indietro.

“Io voglio che tu capisca che non è stata una scelta tanto per fare.”

“J, l’ho capito…tranquillo, io..”

“No, no…tu non lo sai…” disse Jared, poi fece un sospiro. “Chad è stato da sempre mio amico…non ho voluto dire più del necessario, per non ferirlo, ma…il fatto è che, ho detto molto meno di quello che penso. La verità è che quando tu e io…stiamo insieme…sento l'elettricità tra di noi…non è solo attrazione, è come se fossimo fatti per stare insieme. Come se avessi trovato la mia metà.”

“Jared…”

“Io credo di amarti, Jensen…”

Gli occhi di Jensen quasi si inumidirono.

“ Credo di amarti anch’io, J…”

Si diedero un bacio romantico e pieno di sentimento, mentre il sole piano si stava abbassando, ma ancora riscaldava le loro figure.

FINE FLASHBACK.




Jared e Jensen stavano continuando a camminare diretti verso casa sua. Quando arrivarono a casa del moro, Jensen sembrò combattuto, come in preda a un sentimento sofferto.

“Io..forse dovrei..sì..ecco..”

“Ti andrebbe di entrare?” gli domandò Jared carinamente.

Sembrò che Jensen stesse annaspando in cerca d’aria.

“Mi piacerebbe, sì. Sei sicuro che non ti disturbo?”

“Siamo fidanzati adesso, no? O era solo un gioco per te?” scherzò Jared, facendogli l’occhiolino.

“Ovvio che no!” rispose pronto l’altro.

“Scherzo.” Rise Jared. “Lo so che dobbiamo frequentarci per capire se siamo anime gemelle o no.”

“Quindi tu scherzavi quando l’hai detto?” chiese Jensen.

“Mmm..lasciami pensare..” disse Jared, sorridendo divertito.

Prese la sua moneta e la lanciò in aria.
 

“Hai bisogno della moneta per capire se scherzavi?” chiese Jensen, ora davvero offeso.

“Non ho chiesto quello alla moneta, scemo. Le ho chiesto se sei un tipo permaloso e la moneta ha risposto di si. Sono d’accordo.”

Molto più contento, ora, Jensen accettò di farsi baciare dal suo bello.

“Vorresti ora entrare dalla porta sul retro o dalla porta principale?” lo stuzzicò Jared.

“Retro.”
“Anch’io.”

Lanciò in aria la moneta e quella propese per la porta principale.

“Oh, beh, freghiamocene.” Disse Jared alzando le spalle.

“Sei sicuro? La tua moneta potrebbe offendersi.” Lo provocò Jensen.

“Le passerà. Avaaaaantiii..”
 
Purtroppo la madre di Jared aveva passato la lucidatrice e Jared scivolò sul pavimento.


“Jared!!!” cercando di prenderlo, Jensen scivolò a sua volta e finì addosso a lui, così caddero entrambi, la moneta scivolò via dalle mani di Jared e finì sul fuoco del fornello, ancora acceso per la pasta.

“NO!”

“Oddio, Jared, la tua moneta.” Disse Jensen dispiaciuto.
 
Jared andò a prendere la moneta, facendo attenzione a prenderla con un cucchiaio di legno, spegnendo il fuoco.

“È intera? “ chiese Jensen.

“Non solo. Sembra anche…fredda..” disse Jared, sbalordito.






















Note dell'autrice: 

ciao ragazzi! Allora! ^_^ questa è una storia che ho scritto anni fa! Sono mesi che stavo progettando il suo ritorno e ho sempre rimandato perchè non sapevo come dirvelo xd Beh, il momento è arrivato. Ho colto al volo l'occasione che ci fosse un momento di calma apparente nella saga delle favole, se non lo facevo ora, allora quando? xd la decisione è stata presa quando all'improvviso mi è saltata in testa una trama più ampia per questa storia e non sono più riuscita a levarmela dalla testa, inoltre sarà anche collegata a una delle mie storie in corso, quindi è abbastanza importante ^_^  sono abbastanza contenta e un pò emozionata, di riprenderla dopo tanto. Spero di non fare casini!! xd 

a presto! 

Daisy, non te l'aspettavi eh? xd

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Capitolo 6
*** Jared e la storia del fratello ***


“Jared, che sta succedendo? Ho sentito gridare.” Disse la madre di Jared, una signora minuta con i capelli biondi arruffati in una coda.

“Mi era caduta la moneta nel fornello, mamma, niente di grave.” Disse Jared.

“Una moneta? Fammi vedere.” Disse la madre, inaspettatamente curiosa, protendendo la mano, ma Jared allontanò la moneta da lei.

“È caduta sul fuoco, mamma, non è il caso.”

Ma tu la stai toccando! Potresti ustionarti, DAMMELA SUBITO!”

Jensen rimase impressionato e anche un po’ intimorito dall’esplosione di rabbia della madre di Jared, il figlio invece guardava la madre con un’espressione scioccata, confusa e di feroce rabbia, molto probabilmente era molto arrabbiato che Jensen dovesse vedere quella scena.

La madre sembrò tornare in sé dopo pochi secondi, come se qualcuno le avesse dato una botta in testa.



“Oh, io..mi..mi dispiace, perdonami ragazzo, non volevo gridare..”

Jensen corrucciato, ritenne che era assai curioso che la madre si scusasse con lui e non con il figlio.

“Non si preoccupi, nessun problema.” Disse.

Jared, che guardava ancora la madre con sguardo omicida, sembrò ritenere che il problema c’era invece ed era grosso!

E TU..” disse ancora lei rivolgendosi al figlio. “non dovresti raccogliere le cose dopo che finiscono sul fuoco. Poi non ti lamentare se finirai bruciato!” detto questo, si allontanò a grandi passi, con lo strofinaccio ancora in mano.
 
Jensen era ancora sbalordito, poi vide l’espressione di Jared e si sbrigò a distogliere lo sguardo nel punto in cui la madre era svanita.



“Le mie scuse. Sono profondamente addolorato.”

“Jared, tu non hai fatto niente, non..”

“Ti ho portato qui.” disse semplicemente lui. “Credevo che lei non ci fosse oggi, ma deve avere cambiato il turno al lavoro. Ero così contento di noi due oggi che…non ho pensato suppongo..”

“Eri contento?” gli disse Jensen, dolcemente, trattenendo a stento la contentezza e la voglia di baciarlo in quel momento.

“Andiamo via. Non è il caso di rimanere ancora qui. Mangiamo qualcosa fuori.” Disse Jared, riponendo lo zaino in un armadio sgabuzzino del corridoio.

“Jared, non devi farlo solo per me..”

“Lo faccio ANCHE per me. Non rimango mai qua a lungo in questa casa, se posso evitarlo..” disse semplicemente, poi prendendo per mano Jensen, uscì assieme a lui.

“Non saluti tua madre?” chiese Jensen, ma Jared aveva già sbattuto la porta con violenza.

“No. Siamo abituati ai non saluti.”

Jensen lo guardò stranito. Jared era il ragazzo più popolare della scuola, tutti erano convinti che avesse TUTTO. Era bello, affascinante, talentuoso, eppure nessuno sapeva, che in casa sua vigeva una tale miseria e infelicità.
 
 
 
 
*

“Suppongo che ti ho deluso, vero?” chiese Jared, mentre in un locale, con le sedie a sgabelli, mangiavano dei panini. Uno vegetariano per Jared.

Jensen smise di mangiare il suo cheeseburger per rivolgergli un’occhiata sorpresa.

“Ma che cosa stai dicendo?”

“Sì, insomma, mi vedi come un piccolo Voldemort, adesso, vero?”

Jensen, da grande divoratore di libri di Harry Potter, qual era, aveva apprezzato la citazione, ma non il fatto che era rivolta proprio a lui.



“Tu Voldemort? Non ti ci vedo proprio ad uccidere delle persone. Perché dici una cosa del genere?”

“Non intendo quello, intendo.. sì..insomma..sappiamo tutti che a scuola sono il più popolare..e anche uno dei più bravi, se vogliamo..sono certo che nessuno, compreso te, si aspettava un simile scenario a casa. Non noti delle somiglianze?”

“I litigi ci sono in tutte le famiglie, Jar..” disse Jensen. “Questo non fa di te una persona cattiva..o con delle frustrazioni. Insomma, si vede come sei cresciuto.” Disse ancora senza poter fare a meno di guardarlo ammirato.

Jared gli rivolse un sorriso grato ed amorevole.

Forse fu per le belle parole di Jensen, che decise di aprirsi di più con lui sulla sua famiglia.
 
 
“Mia madre…lo scatto che ha avuto, non è stato casuale..ha un perché. Mio padre è un grande collezionista di monete, perlopiù antiche e ne ha di tutti i tipi, alcune molto strane, con strani segni sopra. Le tiene nello scantinato, perché mamma non gli ha permesso di tenerle nella loro camera. Non le piacciono.”

“Come mai?” chiese Jensen curioso.

Jared scrollò le spalle. “ A quanto pare, erano felici, una volta..poi papà ha preso questa fissazione per la collezione di monete, trascurando lei, da quel momento lei ha cominciato a odiare lui e le monete.”

“Stai scherzando!!” disse Jensen che non poteva credere che un matrimonio potesse finire in crisi semplicemente per una passione o un hobby.

“Per niente. Non ha mai digerito questa sua passione, ma in realtà io ho sempre pensato che il disprezzo per la passione di papà, fosse una scusa. Secondo me non gli ha perdonato ancora oggi, la..la morte di mio fratello.

Jensen sentì un lungo brivido freddo attraversargli la spina dorsale a queste ultime parole. Jared forse si immaginava la reazione costernata e silenziosa di Jensen, perché guardava il tavolo davanti a sé senza fissarlo.
 
“Non sapevo che tu..” disse Jensen lasciando la frase in sospeso.

“Avessi un fratello? “ chiese Jared, sorridendo tristemente. “Infatti ho scelto di non dirlo mai a nessuno. È stata una scelta difficile la mia, ma al contempo quella che mi provocasse meno dolore. L’ho fatto per me, rinnegando per sempre la sua memoria. Non sarebbe orgoglioso di saperlo e sono certo che lui mi starà odiando, da lassù..tu sei il primo a cui…lo dico..”

Jared tremava visibilmente. Era chiaro che dire quella cosa, era molto difficile per lui. Jensen gli accarezzò il braccio, cercando di calmarlo.

“Perché hai scelto di dirlo proprio a me?”

“Perché io ti amo davvero Jensen.”

Quella frase colpì profondamente Jensen.
 
“Eravamo in due. “ disse Jared, asciugandosi una lacrima da un occhio. “ io e mio fratello, ma alla nascita, solo io sopravvissi. Lui NO. Credo che la mamma non si sia mai ripresa del tutto, sai. Credo che mi ritenga responsabile della sua morte e ha ragione. Perché io merito di vivere e lui NO? Ha ragione ad odiarmi. Mi odio anche io!” disse e un’altra lacrima gli uscì di nuovo. “Non parlo di lui, perché non voglio che nessuno abbia pena di me, perché non lo merito. Non merito di essere consolato, quando ho già la vita e lui non ha avuto neanche quella!”

“Basta, basta, ti prego!” e dicendo così, Jensen lo abbracciò.

Jared però sciolse l’abbraccio abbastanza in fretta.

“Ti capisco se hai cambiato idea. Credevi di fidanzarti con un ragazzo perfetto, mentre invece ti capita un ragazzo con una famiglia disastrata. Non ti serberò rancore se tu..”

“Allora forse non mi hai capito…come posso fare per convincerti che ti amo? Ti ricordi quello che ti dissi riguardo al fatto che mi preoccupava ancora molto l’omofobia nel mondo riguardo all’amore?”

“S-sì..ma questo cosa..”

“Sono felice che lo ricordi, perché…” e dicendo così, non finì la frase, ma lasciò che il suo bacio improvviso, eppur dolcissimo, finì la frase per lui.
 
Jared reagì al bacio con dolcezza e – con grande felicità di Jensen – una sorta di gioia incontenibile per quello che Jensen aveva appena fatto.

“Sei un pazzo. Sei un pazzo.”disse Jared, prendendogli il viso tra le mani.

“Voglio essere pazzo con te. Forse non avevi ancora capito che ho preso molto seriamente il nostro fidanzamento davanti a tutta la scuola.”

“Anche io!” disse Jared e riprese a baciarlo.
 






















Note dell'autrice: 

eccomi qua, capitolo inaspettato, dall'ancora più inaspettato contenuto eh?? :ppp sono certa che dopo un capitolo così scarso (nel senso di corto ) come il precedente e dopo che non aggiornassi più, pensavate che la prendessi alla leggera, invece la sto prendendo MOLTO seriamente, come potete vedere :D ho solo bisogno di raccogliere le idee e poi parto a pianta spedita, questo in generale :D baciii 

ps Jared non è adorabile?? *_*

ps quello che dice Jensen riguardo alla frase sull'omofobia, rassicuro tutti, non è una cosa che dice nei capitoli precedenti, quindi non è un passaggio che vi siete persi o che non ricordate. La sto dicendo per la prima volta <3

ps scusatemi se cambio il rating così di punto in bianco ma quando iniziai questa ff l'avevo pensata per una storiella leggera, ora invece la storia è cambiata e non me lo aspettavo neanche io, ho capito quindi, che avendo una svolta inaspettattamente angst, è giusto mettere arancione.

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Capitolo 7
*** Terrore al lunpark ***


A scuola, Chad temporeggiava ancora, nel giardino della scuola. Seduto sul muretto, forse aspettava il pullman. Forse aspettava ancora di riprendersi da quel rifiuto.

Si avvicinò e si sedette vicino a lui, Misha.

Un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi blu come il mare.

“Hai intenzione di piangerti addosso ancora per molto?” gli chiese.

“Vaffanculo, Misha.” Lo salutò l’altro.

Misha per tutta risposta gli sorrise.

“Ho fatto la figura dell’imbecille a scuola.” disse.

“Questo è quello che succede a tutti quelli che danno retta alle cretinate di Chris. Ci sono passato anch’io. Tempo qualche settimana e sarà un altro lo zimbello della scuola, abbi pazienza.” Disse Misha sorridendo e mettendogli una mano sulla spalla.

Chad sorrise. La strategia di Misha era quella di fare il finto cinico per tirare su di morale gli altri. Era carino a farlo.

“La cosa non mi consola, però. “

Misha lo guardò.

“Ti butti troppo giù. Non capisco perchè uno bello, carismatico, fascinoso come te, possa buttarsi giù. La mente è proprio strana.” Disse Misha, sinceramente confuso.

Chad si girò curioso nella sua direzione.

“Pensi che io sia fascinoso?” chiese sorpreso.

“Beh…sì. Non ho mai visto nessuno capace di indossare una camicia così spiegazzata e fuori dai pantaloni e non essere preso in giro da metà classe…se lo facessi io probabilmente verrei preso in giro da tutti, ma tu…”

“La mia camicia non è…”

“E i jeans! Per l’amor del cielo, indossi quei jeans da settimane,chiunque lo sfotterebbero per questo, ma poi ti fai quel ciuffo da parte così e ti perdonano tutto…” disse Misha sorridendo.

Chad era rimasto a bocca aperta. Sul viso l’espressione, la sorpresa e l’ammirazione di chi scopre qualcuno per la prima volta, o forse di qualcuno che vede in maniera diversa qualcuno per la prima volta.

“Vedo che mi hai osservato bene.” disse con espressione iperscrutabile.

“Ma guarda!! È arrivato il pullman finalmente!! Ha finito la sua lunga chiacchierata con Trenitalia e si è degnato di venirci a prendere!! Muoviti, Chad!” disse Misha velocemente, avviandosi, un pò imbarazzato di essersi lasciato sfuggire tante cose.

Chad sorrise sornione e si apprestò a seguire l’amico.

Una volta dentro, si sedette vicino al suo sedile dicendo:

“Misha, mi sono appena ricordato che ho due biglietti per il concerto di Sabato. Vieni?”

Le guance di Misha si colorarono un po’ di rosa, ma si voltò e disse:

“Ho sempre amato i concerti.”
 






*

Al concerto…

“I pInk hair. Hai mai sentito un nomignolo più…”

“Gay?” chiese Misha sorridendo.

Chad sembrò arrossire. “Io non volevo dire..forse un po’..”

“Mi vedresti bene biondo?”

“Biondo? Tipo..platino?” chiese Chad facendo una smorfia.
“Sì.”
“Penso che sia..”

“Credi che un giorno la gente possa andare in giro con il colore dei capelli che preferisce, senza che qualcuno si chieda se gli piacciono i ragazzi o le ragazze?”

Chad rimase un po’ attonito, chiedendosi se quello fosse un rimprovero,

“Penso che potrebbe succedere nel raro caso in cui comincino a nascere nuove generazioni in cui i neonati nascano da subito con capelli rosa, azzurri, verdi..”

“Come un anime? Non sarebbe fantastico?? Negli anime è così normale la cosa!” disse Misha.

“Sì, penso di sì.” Disse Chad, sorridendo imbarazzato. Misha sorrise a sua volta e gli mise  un braccio attorno al collo, teneramente.

Misha era così dolce e sicuro di sé, che gli aveva fatto scordare la sua infatuazione per Jared molto velocemente.
 
 



Mentre stavano ascoltando il concerto, arrivò una chiamata da parte di Jensen, sul telefono di Misha.

Chad sorrise tra sé nel realizzare che sentir nominare il suo precedente rivale, non gli provocava più lo sconvolgimento di prima.

“Jensen? Che bello sentirti. Sì, noi siamo a due passi dal lunapark, siete qui anche voi?? Cos'ha fatto Jared? Ma che cos’hai? Ti sento..oh mio dio.  State bene? Arriviamo subito!”

Mise giù la chiamata e si voltò a guardare Chad che nel frattempo era impallidito. Non si sentiva più innamorato di lui, ma aveva ancora a cuore il suo benessere e avvertendo che potesse soffrire, gli faceva male.

“Misha..cosa..”

“Si tratta di Jared e Jensen! Lui e Jared sono andati al lunapark qui vicino, ma la giostra su cui erano saliti, ha subito un guasto e ora sono bloccati laggiù.” Disse sbrigativo. “Io vado a vedere!”

"Ma che cosa c'entra Jared?" chiese Chad preoccupato, dopo che l'aveva sentito nominare al telefono.

"Io non lo so. Non ho capito bene. Jensen era molto agitato e pronunciava parole sconnesse, ho sentito solo che la giostra si è bloccata e il nome di Jared. Oddio, speriamo che non gli sia successo niente. Vado a vedere!"

“Vengo con te!” disse subito Chad, che non gli importava più niente del concerto. Jared e Jensen erano degli amici, considerava anche Jensen un amico, nonostante fosse stato il suo rivale.

Insieme a Misha, si precipitò verso il lunapark.
 
 
 
 
*

Quando arrivarono , rimasero paralizzati dalla paura. Jared, con una imbragatura fissata stretta al suo corpo esile, aiutandosi con una corda fissata alla ruota, stava “scalando” la ruota, portando stretti a sé, i passeggeri, uno a uno.

“Ma che diavolo  fa?? è impazzito?? Vuole fare l’eroe per caso??” chiese Misha incazzato.

Dopo aver portato a terra un bambino spaventato, Jared tornò su e i due amici seppero di essere arrivati in tempo per vedere Jared afferrare Jensen.

Ci fu un momento in cui i due amici temettero che i due stessero discutendo e forse litigando. Misha e Chad credettero che forse Jensen voleva fare il temerario e suggerire a Jared di portar in salvo prima gli altri. Una scelta che Jared non voleva prendere neanche in considerazione. Per fortuna uno dei due decise di smettere di fare lo stronzo e a vincerla fu Jared. Stretto a Jared come un innamorato, fu portato insieme a Jared, giù insieme a lui.
 
Misha e Chad accelerarono il passo per raggiungere i due amici, trovandosi davanti uno spettacolo singolare.

Nel momento in cui toccarono terra, Jensen sembrò come se volesse togliere l'imbragatura fissata al corpo del giovane, ma il giovane non l’aveva presa bene e ora sembrava che stessero litigando, fino a quando il giovane Jared non lo spinse piuttosto brutalmente.
 
Ehi!! Ma che cosa vi prende? Vi sembrano scene da fare in pubblico?” disse Misha, visibilmente incazzato da tutta quella agitazione.

“Misha! Per favore, convincilo tu. Vuole tornare lassù. Digli anche tu che è meglio che vada io. Sono più allenato.

“State litigando su chi deve salire lassù??” chiese Chad.

Sei pronto?? Ti faccio salire.” Disse la voce del ragazzo delle giostre.

“Sono pronto!” disse Jared in tono di sfida.

Jensen aveva ancora l’aria di voler cercare di dissuaderlo, ma fu fermato da Misha.

“Adesso basta, Jensen, stai esagerando. Non facciamo figuracce in pubblico. Sediamoci su quella panchina e raccontaci quello che è successo.”

“S-sì. Scusatemi.”
 
 

Dopo che si furono seduti sulla panchina, Jensen cominciò a raccontare.

“Io e Jared avevamo deciso di andare al lunapark. Fu una sua idea, ma all’improvviso, sembrò come se ci avesse ripensato. Aveva qualcosa che gli girava nella testa, ma quando gli ho chiesto cos’avesse, mi disse semplicemente che non se lo ricordava, o meglio, mi disse di aver avuto un incubo riguardante qualcosa con il lunapark, solo che non era in grado di dire cosa accadeva. Io mi misi a ridere ovviamente, ma lui era serissimo.” Disse Jensen.

“Aveva previsto che la giostra si sarebbe bloccata?” chiese Chad.

“Io..non lo so. Non credo! So che ad un certo punto..eravamo in dubbio se prendere delle frittelle calde, a dire la verità, io l’ho visto un po’ pallido e speravo che un po’ di dolce potesse fargli bene..lui però sembrava restio. Alla fine ha fatto volare quella moneta e quella disse che era una buona idea andare a prendere le frittelle. Solo che lui voleva che facessi la fila con lui, cosa che non mi sentivo di fare, l’altra scelta della moneta sarebbe stata quella di andare sulla ruota panoramica insieme e nonostante non fu la scelta della moneta, Jared decise di venire con me, ma dopo un paio di giri..si è bloccata, ecco.”

“Cosa successe poi?” lo incoraggiò Chad.

“Beh, il ragazzo della giostra ci disse che non c’era da preoccuparsi, ma che ci sarebbe voluto molto tempo prima che fosse riuscito a farla funzionare, a meno che qualcuno non si offrisse di farsi calare con la corda e portare tutti giù. Doveva esserci qualcuno che tirava giù con la corda però, quindi non poteva.”

“E Jared si è offerto di farlo?” chiese Misha allibito.

“NO. Io mi sono offerto di farlo. Ho un forte senso dell’equilibrio e non soffro di vertigini..insomma..non avevo paura. La gente era spaventata e quindi..ma Jared quando ha saputo che volevo offrirmi io, andò nel panico e cominciò a diventare isterico, si è addirittura offerto al posto mio, per impedirmelo.”

Misha e Chad ascoltavano piuttosto sorpresi quel racconto.
 
 

Poco dopo,Jared aveva portato tutti in salvo. Il tempo che si tolse quell’imbragatura e gli amici lo raggiunsero, con Jensen, un po’ timoroso, dopotutto avevano appena discusso.

Voleva chiedere scusa al giovane per esser stato stupido e di intralcio, ma Jared non disse niente e lo abbracciò forte.

Jensen rimase sorpreso ma ricambiò, quasi emozionato da essere stretto così tanto dal ragazzo che sentiva di amare.

“Ehi, amore, sei sicuro di sentirti bene? Stai tremando.” Gli disse Jensen dolcemente.

Jared non fece in tempo neanche a sorridergli, che si allontanò per sporgersi da uno steccato e vomitare.
 
“JARED!” gridò Jensen.

“Numi!” disse Misha.
 


Andarono subito dal giovane, che stava ancora vomitando. Quando finì, Misha gli porse una scatola di salviette.

Chad lo guardò interrogativo.

“Sapevo che prima o poi sarebbero risultate utili.” Disse lui.

“è tutta colpa di quella maledetta giostra e di tutto quel sali scendi. Te l’ho detto che avrei dovuto andare io. Guarda come stai adesso.”

“NO. Il mio sogno..” disse Jared.
“Sogno?” chiese Jensen.

“Mi sono sentito strano per tutto il giorno, ma non riuscivo a ricordare..quando siamo andati su quella giostra, mi è tornato in mente. Tu saltavi, agrappandoti alle sbarre della giostra,  come un..un trapezista..una volta, poi un’altra, come se VOLASSI, ma poi..ti sfracelli al suolo.” Disse Jared indicando la giostra.

Rimasero tutti di stucco.

“Per questo mi hai impedito di offrirmi?” chiese Jensen.

“Io..”

“Jared, questo..era solo un sogno.”

“Un sogno molto realistico però, comprendo la paura di Jared.” disse Misha.

“Direi che ora è il caso di prenderci un gelato, ok? Per dimenticare questa brutta esperienza.” disse Jensen.

Ehi tu.” Disse il ragazzo delle giostre.
 
Tutti si voltarono.

“Mi chiamo Samandriel. Non so come avrei fatto senza di te. Sei stato molto coraggioso. Spero che non farete cattiva pubblicità a questa giostra. È la prima volta in tanti anni, che capita una cosa del genere.”

“Una è già più di abbastanza.” Mormorò Jensen risentito.

Samandriel sembrò imbarazzato.
“Ecco qui, la ricompensa.”

“Cosa? No. Io non li voglio.” Disse Jared, rifiutando la mazzetta.

“Oh, va bene.” disse il ragazzo. “Grazie allora. Sai che ti hanno fatto delle foto, sì? Domani sarai sul giornale e al tg, credo. “

Jared scambiò uno sguardo terrorizzato a Jensen.

“Io non voglio. Non c’è un modo per bloccare questa cosa?”
Samandriel sembrò sorpreso.

“I fotografi sono già andati via. Non sei uno abituato a stare sotto i riflettori eh? Andiamo, amico, goditi quest’attimo di celebrità. Non capita a tutti di essere trattati come un eroe.”

“Quello che ho fatto io avrebbero potuto farlo tutti.”

“Ma non l’hanno fatto tutti, l’hai fatto te.” Disse il ragazzino sorridente. “è questa la differenza tra la gente, tutti potrebbero essere grandi eroi, ma non tutti lo sono.” E con questa massima, turò fuori dei bigietti. “Questi sono biglietti gratis per le prossime giostre, che sono ovviamente con i piedi ben piantati per TERRA. Immaginavo che avreste rifiutato il denaro, così ho portato un’alternativa.”

“Grazie.” Disse Jared.


 
 
Quando Jared tornò a casa quella notte, non riuscì a dormire. Continuava a pensare al sogno che aveva fatto e che aveva quasi rischiato di far uccidere Jensen.

Non aveva infatti raccontato tutto agli amici, temeva di esser preso per un mitomane, ma non poteva fare a meno di dare la colpa di tutto quello che era successo, alla moneta.

Era stata infatti la moneta a fargli scegliere il lunapark come centro di svaghi per quella sera e quando Jensen aveva proposto le frittelle, si era presentato un caso STRANO.

Ancora in fila, non ricordava lo strano sogno che aveva fatto, ma ricordava che Jensen era in pericolo. Succedeva qualcosa al lunapark ma non riusciva a ricordare cosa. Sapeva solo che all’improvviso l’idea di perderlo per via di un pericolo imprecisato, gli aveva fatto cambiare idea e si era tolto dalla fila, decidendo di accompagnare Jensen sulla giostra.

Era stata sempre la moneta a decidere che si sarebbe dovuto allontanare da Jensen per prendere le frittelle e non potè fare a meno di pensare che se non fosse stato con lui sulla giostra, Jensen avrebbe potuto mettere in atto la sua idea bizzarra di giocare a fare il trapezista.

Era stato solo ascoltando il suo cuore, che aveva impedito quella tragedia, quindi a conti fatti, la moneta l’aveva tradito.

Quando poi aveva visto Jensen offrirsi volontariamente, il ricordo preciso di lui che si sfracellava al suolo, lo aveva invaso con terrore.

Ma non poteva raccontare questo agli amici. Lo avrebbero preso per pazzo.




 






















Note dell'autrice: ragazzi come avete visto, ho fatto un capitolo più lungo. Stiamo rimanendo molto indietro con la storia e volevo rimediare. Da ora in avanti cercherò di scrivere capitoli in cui succede sempre bene o male qualcosa, non solo qui, ma in tutte le mie storie :)) anche a costo di scrivere di più. L'inizio se vi sembra strano è perchè è un flashback riferito ancora ai primi capitoli in cui Chad c'era rimasto male che Jared aveva scelto Jensen invece di lui, li avevamo lasciati che aveva l'appuntamento con Misha! Mi sembrava assurdo dopo due anni riprendere da li, senza mettere almeno un flashback, per chi magari non ricorda che i duea vevano un appuntamento. per fortuna il flashback era corto xd anche perchè i due si parlano solo in quell'occasione! :)) quando anni fa pensai a scrivere quellappuntamento, me l'ero immaginata più roamntico, non così veloce ahha xd poveri xd 

Qui vediamo che Jared comincia a pensare che la moneta sia un danno per lui, se notate, si è convinto che la moneta volesse quasi spingerlo ad allontanarsi da Jensen, chiaramente  non ha prove di questo ma gli da inconsapevolmente la colpa. Per fortuna ha seguito il suo cuore! A presto!

ps scusate eventuali strafalcioni, ero piuttosto nervosa mentre scrivevo, perchè c'era il vicino di sotto fissato con il giardinaggio (che rompe le scatole ogni fine settimana d'estate con sta mania ) che falciava l'erba e mi ha irritato moltissimo! Certa gente non dovrebbe vivere in società,dovrebbero chiuderli tipo su un monte, impedendogli di dar fastidio alla gente civile xd (ps mentre vi scrivo ora, sta tagliando i prati degli altri condomini, il rumore è più basso, ma si sente xd gli va di lusso che il cortile è proprietà di tutti se no una bella denuncia non gliela leva nessuno ) xd

scusatemi lo sfogo ma il caldo mi rende più nervosa del solito

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Capitolo 8
*** Moneta sì o moneta no? ***


Cammino in una foschia bianca. Non so cos’è. Forse la mia mente.
Uno spazio vuoto, come il Paradiso, o forse come il nulla. È questa forse la mia mente?
E io che ho sempre immaginato fosse rosa, la mia mente, con delle farfalle colorate che svolazzavano intorno, oppure gialla, come tutti mi vedono. Solare, allegro, popolare.
E allora cos’è questo vuoto? Questa sensazione indefinita che sento dentro di me.
Cammino e mi ritrovo davanti a uno specchio.
Il mio riflesso ghigna senza che io lo faccia.
È terrificante.
Poi la mia faccia comincia a diventare rossa, come ustionata, trasfigurata!

“NO. NOOOO.”

Ma io sono normale, la mia faccia è ancora lì.
Cosa significa?
 
 
Jared si svegliò da quell’incubo, con un sussulto, sentendosi tutto sudato e pieno di brividi allo stesso tempo.
“Che cosa stai cercando di dirmi? Forse vuoi punirmi?? Io non sono..non sono malvagio!” disse Jared tenendosi la testa tra le mani, rivolto a nessuno in particolare.
 
 
 
 


*

“Ahhh…ahhh..ah…AHHH..”

“Oddio, Jared, sei stupendo, sei..perfetto!!” sussurrava Jensen mentre lo prendeva.

I gemiti che rilasciava il suo fidanzato erano dolcissimi, mentre cercava di trattenersi dal non gridare, si lasciava andare a lui completamente, accogliendolo fino alla fine, come se non volesse lasciare niente di lui fuori, come se volesse lasciarsi conquistare totalmente da lui.
“Oh, Jared..” sospirò Jensen, mentre si liberava dentro di lui, sull’onda dell’orgasmo.
Quando venne, si sdraiò sopra di lui, per baciarlo, poi fece per uscire, ma Jared lo trattenne ancora, gentilmente con una mano. Jensen, ancora con la testa china su di lui, non potè fare a meno di sospirare e lasciarsi andare a tutta quella dolcezza.
 
“Ti amo così tanto..” gli diceva, mentre era abbracciato a lui.
“Anch’io ti amo, Jensen. Tantissimo.” Disse  Jared, baciandolo ancora.
 
Quando Jensen uscì da lui, i due rimasero così abbracciati, ancora per un po’, fino a quando Jared dal nulla espresse a Jensen i suoi turbamenti e gli raccontò del sogno che aveva fatto.


“Forse..è il senso di colpa per il tuo gemello..ti senti in colpa per lui..” disse Jensen.
“Credi che sia davvero così? Credi che dall’aldilà lui mi incolpi della sua morte?” disse Jared tristemente.
Jensen lo fissò sbalordito.
“Assolutamente no, penso che sia TU che non riesca a perdonarti, ma c’è una cosa a cui puoi pensare per stare meglio.”
“ E sarebbe?” gli chiese Jared.

“Pensare che se tu non fossi qui con me, io non ti avrei mai avuto e solo al pensiero di tutta questa felicità che mi avresti privato, mi sento male. Vuoi farmi forse soffrire?”
“Stupido.” Disse Jared ridendo e baciandolo di nuovo, ma aveva avuto un brivido, alla parola “soffrire.” E Jensen se n’era accorto.

“Ehi, piccolo, stai tremando?”gli chiese Jensen.
“Io..io spero di non deluderti mai, Jensen. Non lo sopporterei.”
“Ma che sciocchezze dici? Perché mai dovresti deludermi?” gli chiese Jensen dolcemente, abbracciandolo.

“Perché sono una persona, Jensen, e le persone deludono. Sempre.” Disse Jared, mentre una lacrima gli cadeva da un occhio.
 
 
 
 
 


*

Erano diversi giorni che Jared veniva a scuola un po più pallido e con un pallore che spaventava Jensen, inoltre aveva dei strani segni rossi sul viso.
“Sarà che sono allergico a qualcosa. Ti preoccupi troppo, amore. Cos’è, non sono più abbastanza bello per te?” gli chiese stuzzicandolo ma baciandolo dolcemente.
“Jared, non dire stupidate, ma qui siamo abituati tutti a vederti sempre al top, ti chiamano tutti raggio di sole, qui, non so se te ne sei accorto.”
Jared ridacchiò. “Non saprei, io il sole lo vedo quando guardo te, quando vedo i tuoi occhi invece mi sembra di vedere le stelle.”
Jensen si imbarazzò un po’. “Sono tutti un po’ preoccupati. Non è che stai male?”
Jared sembrò ombreggiarsi.
“Inoltre sei più insicuro da un po’ di tempo, sembra che ogni piccola decisione, ti costi fatica. Dov’è la tua moneta?” chiese Jensen come se gli fosse venuto in mente un pensiero improvviso.
Jared sembrò agitarsi,
“è a casa.”
“ A casa? Credevo non te ne separassi mai..”
“Credi davvero che un oggetto di ferro possa influenzare la mia psiche o il mio fisico?? Allora sei uno stupido o credi che io lo sia!!”
Jensen rimase frastornato da quella risposta. Non si aspettava una risposta così, dal suo dolcissimo ragazzo.
“Mi..mi dispiace, io non volevo offenderti..scusa.” disse, allontanandosi dal prato in cui erano seduti, di fronte alla scuola, lasciando il moro davanti a una serie di sensi di colpa.
 
 


Quando la campanella segnò la fine delle lezioni, Jensen fu uno dei primi a lasciare l’edificio. Stava ancora attraversando febbrilmente il cortile, quando dei passi dietro di lui, lo fecero girare.

Jensen, Jensen, aspetta!”
Jensen lo fissò, un po’ distaccato.
“Hai dimenticato qualcosa?”
“Sì. Ho dimenticato di dirti che sono un idiota!”
Dicendo così lo baciò di istinto, tenendogli le mani sul viso.


“Jared..non che non apprezzi le tue scuse, ma tutta questi cambiamenti di umore, mi confondono. Ho forse fatto qualcosa di sbagliato che ti ha offeso o..”
“Tu non hai fatto niente, Jensen. Sono io quello sbagliato.”
“Jared, non ricom..”
“Quando mi hai parlato della moneta, mi sono sentito punto sul vivo, perché..è proprio da quando la lascio a casa e non la tocco neanche per sbaglio, che mi sento..non proprio al top!”
Restò lì a fissare l’espressione corrucciata di Jensen.

“Quindi? Credi che la moneta abbia una sorta di potere magico che ti influenzi? Un po’ come l’anello di Mordor?” e non potè fare a meno di scoppiare a ridere.

“Sapevo che non l’avresti presa sul serio! Però io mi sento diverso da quando non ce l’ho sempre con me! Sono irritabile, non riesco più a prendere decisioni semplici..è come se quell’oggetto mi donasse..avvenenza e intelligenza e salute, non so spiegarlo.”
“Se ne sei tanto convinto, perché non la porti più con te?”
“Io..” ora Jared sembrava vergognarsi molto. “Non oso più toccarla da quando..da quando è successo l’incidente al lunapark!”
 
Jensen lo fissò sbalordito e poi con una nota di biasimo.
“Jared, ne abbiamo già parlato..”
“Mi dispiace, Jensen, non posso fare a meno di pensarci..quel sogno era fin troppo realistico e ..”
“E tu dai per scontato che mi sarei messo a fare l’eroe, emulando l’uomo ragno, sì? Beh, non ti sei mai domandato se io, senza di te, mi sarei offerto di tirare giù  quelle persone? Beh, la risposta è no. So che ti deluderà rispetto a come mi vedi, ma NO. Non sono coraggioso come te. Sei più tranquillo adesso?”
Jared lo fissò. “Stai mentendo.”

“Questo lo dici tu." disse Jensen, ma evitò di guardarlo. "Comunque parlare con te è come parlare al muro, anche se non cambierei nemmeno questo di te.” Disse il biondo, cingendogli il collo con un braccio.
In realtà aveva mentito. Non sapeva cos’avrebbe fatto e non sapeva se l’avrebbe fatto davvero o no, ma era vero che l’aveva detto solo per farlo stare tranquillo.
“Senti, amore, sono contento che non ti ossessioni per del vile denaro, come tuo padre. Tra me e te non deve esserci un terzo incomodo, neanche se si tratta di una monetina, ma te ne sbarazzi per dei motivi sbagliati.” Continuava a dire il biondo.
 
 
 


*

Jared aveva deciso di seguire il consiglio di Jensen. Aveva ripreso a toccare la moneta e nel giro di un paio di giorni si sentì automaticamente meglio, anche quei noiosi sfoghi sul viso, andarono via subito.
Allo stesso tempo però, era Jensen a non passarsela bene. Lui e la sua famiglia avevano problemi economici.
Una notte, Jared sognò di scendere una scalinata larga bianca e di venire sommerso da una pioggia di denaro.
Si sentiva FELICE.
Non avrebbe voluto dare retta a questi sogni, ma questa volta non sembrava ci fosse chissà quale significato. Forse avrebbe fatto una grossa vincita.
Tutto a un tratto la sua moneta non gli sembrava più una minaccia.
La prese e la fece saltare in aria!
La moneta sembrava aver deciso che fosse una buona idea andare al Casinò con Jensen!
 
 
 
 
*
“Come sarebbe a dire che i soldi sono finiti?? Ti rendi conto che siamo senza spesa?? E se viene mia sorella a mangiare qui da noi, che cosa le dico??”
“Quando si è poveracci come noi, non bisognerebbe invitare gente a casa” rispondeva una voce maschile.
“Siamo poveracci per causa tua!! Chissà dove li sperperi i soldi dello stipendio! Dì la verità che vai a puttane!”
 
“Jensen..sono capitato in un brutto momento?” chiese Jared, allibito, mentre Jensen visibilmente imbarazzato, stava sulla soglia con la porta aperta.
“Io..aspetta un momento! Potreste degnarvi di fare le persone civili solo per trenta secondi? C’è qui un mio amico che non vuole sentire le vostre grida!”
“Jensen, non è necessario.” Disse Jared sconvolto, ad un tratto le voci si erano zittite.
“E invece sì. “ disse Jensen, prese la sua giacca e si chiuse la porta alle sue spalle.
 
 


Insieme, passeggiarono un po’ per la strada. Jensen si sentiva ancora nervoso.
“Senti, J, hai ancora le sigarette al profumo di vaniglia che ti ha dato Susan?”
“Io..sì, certo..ma a te non piace fumare.”
“Beh, neanche a te, se è per questo, ma stavolta ne ho davvero bisogno.”
Jared gli rivolse un sorriso e gliene diede una.
Jensen tirò una bella boccata.
“Ahhh ogni tanto ci vuole. Mi dispiace che tu abbia visto quelle scene.”
“Sai, per pochi secondi, credevo di essermi sbagliato e di essere arrivato senza accorgermene,  a casa mia.” Disse Jared sorridendo ed entrambi scoppiarono a ridere.
 
 






















Note dell'autrice: 

ohhhh è molto più liberatorio non staccare più ogni benedetta riga xd e poi qualcosa mi dice che si legge meglio così! xd tutti quegli spazi bianchi mettono ANSIA, non trovate ? ahhah xd comunque mi dispiace per il capitolo corto ma non sono riuscita a scrivere di più. Questa ff genera in me dei conflitti, da un lato ho fretta di arrivare ad un certo punto, dal'altro è così tanto che non scrivo dei j2 o di sam e dean a scuola (tranne in beyond ) che..vorrei godermela assieme a voi, prima che passi anche questa xd

ah, comunque le sigarette alla vaniglia non sono canne eh, precisiamo! xd anche se io non le ho mai provate! Mai provato neanche quelle normali, figuriamoci! xd

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Capitolo 9
*** La vincita al Casinò ***


Jared e Jensen si divertirono molto al Casinò, tra slot machine, bowling e festa in generale.


“Oh, Jared, se potessi fermare questo tempo, lo fermerei per sempre a questo momento.” disse Jensen, mentre seduto di fronte a un tavolino nero con sedie verdi, beveva un drink chiamato “L’angelo azzurro.”
Jared ridacchiò. “Così, ami a tal punto il gioco d’azzardo?”

Amo te.” Rispose il giovane. “E sembra sempre che tu sappia quello di cui ho bisogno. Io desidero fare queste cose con te, non c’è nessun altro con cui vorrei farle. Sei tu il mio compagno.”
Jared si sentiva commosso e forse per questo cercò di buttarla sull’ironia.
“Che peccato di sdolcinato sentimentalismo, questa non te la perdonerò, Ackles.”
“Sei tu che mi ispiri sentimenti tanto potenti, mon amour, puoi prendertela solo con te stesso.”

Jared sorrise, prendendogli la mano e lo trascinò fuori.
“Ehi, dove mi stai portando?”
 

Jared l’aveva portato nel giardinetto del Casinò, dove c’era una grande piscina a fare da cornice a quel giardino stupendo.

“Siediti qui con me, Jensen.” gli disse Jared.
“Tu e io a guardare le stelle? E questo non sarebbe un peccato di..”
“Oh, sta zitto.” Disse Jared, baciandolo, mentre erano entrambi seduti sulla piscina.

Si baciarono così per due minuti, poi Jensen gli disse dolcemente:
“Non avevo mai immaginato di poter davvero amare qualcuno così, per sempre.”

“Promettimi, che sarà per sempre.” Sussurrò Jared.
“Io prometto di essere tuo, per sempre.” Disse Jensen, intrecciando le dita della mano con la sua, prima che riprendessero a baciarsi.
 
 

Alla fine Jared vinse ben 10.000 dollari al Casinò, sotto lo sguardo stupefatto e gli “Woaaa!” di Jensen che si congratulava con lui, tra roulette russian e poker.

“Non credevo che fossi così bravo a poker, complimenti, ragazzo.” disse Jensen, orgoglioso.
Jared gli sorrise e gli diede un bacio veloce, prima di mettergli i soldi in mano.

“Jared, mi hai lasciato..questi..” disse, cercando di ridarglieli.
“Lo so.” Disse Jared con un sorriso.
“Se lo sai, perché…Jared, riprenditeli, non fare scherzi!”
“Non farli tu. Ci ho messo tanto a vincerli, vuoi davvero rovinare tutti i miei sforzi?”
Jensen era allibito.
“Hai fatto tutto questo PER ME?”
“Yep.”
“Ma, Jared, è una follia, non voglio i tuoi soldi! Te li sei guadagnati, prenditeli e va a cagare!”
 
Jared scoppiò a ridere, mentre Jensen si allontanava, offeso.

“Così il piccolo lord Jensen dice anche le parolacce?”
“Sei tu quello raffinato tra i due e poi mi hai offeso, pensando che io..”
“Jensen..” riprese Jared più dolcemente. “L’unica cosa che voglio guadagnare io, è il tuo amore, non questi soldi.”
“Lo hai già!! Non hai bisogno di..”
“Voglio essere l’uomo che ti rende felice, voglio che la tua felicità dipenda da me.”
Jensen lo guardò un po’ sconvolto.

“Io..so che suona un po’ arrogante, ma..voglio essere io a renderti felice. So, che, tu e i tuoi genitori non ve la state passando bene economicamente e quindi ne hai più bisogno te che io.”
“Maledizione, Jared! Sapevo che non avrei dovuto farti entrare quel giorno.”
“Prendi questi soldi, Jensen, e mi renderai felice.”
“Io non..”
“Sapere che sei capace di amare qualcuno più del denaro, che eppure amano tutti, mi fa sentire completo e questa felicità è merito tuo. Voglio fare qualcosa per ripagarla.”
“Se io accettassi questi soldi quindi vorrà dire che non ti amo come tu ami me?”
“No, vorrà solo dire che l’ho vinta io.” Disse Jared sibillino.
Jensen sembrava imbarazzato.

“Non avrei dovuto aprirti la porta quel giorno..”
Jared gli tenne il viso tra le mani. “Amare è aiutarsi l’un l’altro e aiutare le persone che sono vicine a coloro che amiamo.”
Jensen prese i soldi tremando.
“Prendine almeno una parte.”
“No! Le cose non si fanno a metà!” protestò Jared.
Jensen lo guardò e il suo labbro tremolò, poi gli mise le mani a coppa e lo baciò profondamente.


“Io non so cosa dire..grazie! Troverò il modo di restutuirteli..o di..ripagarti per questo.”
“Non devi preoccuparti di questo.”disse Jared sorridendo e insieme si apprestarono ad uscire dal locale.
 


Mentre stavano ancora camminando, Jared fece un gesto che sorprese molto Jensen.
Lanciò la moneta per terra.

“Jared. Hai lanciato la tua moneta sul prato.” osservò il biondo.
“Sì.” Disse Jared divertito.
“Perché l’hai fatto?”
“Qualcun altro forse la troverà e la userà come ho fatto io. A me non serve più.”
Jensen lo guardò ancora più sorpreso.
“Perché?”

“Perché ho capito che ora sono in grado di prendere le mie decisioni e non ho bisogno che una moneta lo faccia per me. Tu mi fai sentire così.” Disse Jared mettendogli le mani sulle spalle.
“Eppure, hai aspettato comunque che vincessi al Casinò.”
Jared rise.
“Volevo un ultimo regalo dalla fortuna.”
Jensen lo fissò basito.

“Hai usato la moneta, per ME?
Jared rise ancora.

“La moneta non la prenderà bene. Si sentirà usata.” Disse Jensen scherzando. “Sei sicuro di non volerla più? Potresti pentirtene.”
“Io voglio solo te.” Disse Jared.






















Note dell'autrice: grazie a Daisy, che mi ha detto che la moneta in America è il dollaro, io mica lo sapevo xd

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Capitolo 10
*** Lenzuola strette convulsamente ***


“Jared, ma sei sicuro di voler mangiare un doppio cheeseburger a quest’ora?” aveva riso Jensen.

“Ho una fame da lupi. Tanto lo so che lo vorrai anche tu, lo prendo anche per te.”

“D’accordo,mammina.” Disse Jensen, ridacchiando mentre Jared gli dava un pugno giocoso sul braccio. “ma pago io, no, non cominciare proprio, se no stavolta mi arrabbio sul serio, dopo quello che hai fatto, non puoi pretendere di pagare anche tu.”
“D’accordo.” acconsentì Jared dolcemente ed entrò nel negozio di pasticceria, l’unico ancora aperto a quell’ora.

“Jensen, non entri?” gli chiese curioso.
“Mmm..no..preferisco stare qui all’aria aperta.” disse il biondo.

Jared aveva annuito e mentre ordinava un cheeseburger per lui e per Jensen, una strana inquietudine lo prese all’improvviso. Si diede dello sciocco sentimentale e patetico, in fondo lui e Jensen non erano mica gemelli siamesi che non potevano stare separati per qualche secondo o minuto..smise subito di pensarci perché il pensiero dei gemelli gli faceva male allo stomaco.

Eppure… si ritrovò a pensare mentre stavano per venirgli consegnati i cheeseburger Jensen non è tipo da lasciarmi da solo in un negozio, neanche per poco..lui vuole accompagnarmi sempre..

“Ecco a lei.” Disse il pasticciere consegnandogli i panini e il resto. Jared guardò la moneta che aveva tra le mani e sbiancò.
“Dove, dove ha preso questa moneta?” gli domandò ad alta voce, cercando di non farsi prendere dal panico, fissando il dollaro, la moneta che solo pochi minuti prima, aveva gettato per terra.
“Questa? Oh, mio figlio l’ha raccolta da per terra, vicino al Casinò. Dopo averlo sgridato per aver raccolto una cosa che era caduta, ho pensato che non valeva la pena sprecarla. Chissà perché l’hanno buttata via, la gente è strana.” Disse il pasticciere.
 
Jared guardò con orrore, dove il pasticciere stava indicando. Un bambinetto che avrà avuto circa cinque o sei anni, dormiva sdraiato su due sedie nel locale. Aveva indosso una salopette e nell’insieme era davvero grazioso. Jared in un’occasione normale, sarebbe stato diviso tra avere il cuore pieno di letizia e scattargli quindi una foto, o sgridare il pasticciere perché quello non era posto per bambini di cinque anni a quell’ora della notte, ma un nuovo orrore lo invase e il suo pensiero andò dritto all’uomo che amava.

Jensen.” mormorò.

“Prego?” chiese educatamente l’uomo.
“Io..io devo andare. Mi scusi. Grazie dei panini e buonanotte.” E scappò dal negozio come se avesse avuto le ali.
“Come ti stavo dicendo, Damian, la gente è parecchio strana nel ventunesimo secolo.” Disse l’uomo rivolto al bambinetto che continuava a dormire.
 
 


*

Jared continuava a correre, pregando che l’oppressione che sentiva nel petto, fosse solo indice del suo avere un animo troppo fantasioso, ma quando vide Jensen che si apprestava ad attraversare la strada, l’oppressione aumentò.

“Jensen!” sperava che la sua voce lo avrebbe fermato, ma non fu così. Il rumore delle macchine sembrava sovrastarlo. Chi diceva che le strade erano silenziose di notte?
 
“Ehi!!!” fu l’esclamazione sorpresa di Jensen, sentendosi afferare da due braccia muscolose e gettato volutamente a terra, poco prima di sentire un rombo acuto segnalare che per un pelo non fu quasi investito dal grande camion sulla strada. (* per la scena mi sono ispirata alla 3 x 11 di Spn dove il povero Dean viene salvato da Sam, prima di essere investito da un camion, in quel loop infernale del mistery spot )
 
“Ouch….” Ansimò Jensen, che era fermo sdraiato sulla strada, tenuto giù dal moro. Accusava un po di dolore al petto per essere caduto nel freddo cemento della strada, ma resosi conto all’istante di quello che era appena successo, sentiva che non aveva il diritto di lamentarsi.

“Guarda dove vai, deficiente!! Dovrebbero ritirarti la patente!” gridò dietro al camionista che non pago della tragedia sfiorata, si era anche messo a strombazzare al loro indirizzo,.

“Diosanto, stava pe….oddio..Jared, Jared, piccolo, come stai? Se non fosse stato per te..Jared, mi senti?”

Un brivido lungo percorse Jensen, quando vide che il moro non rispondeva e rimaneva a occhi chiusi.

Jared? Jared? JARED!!” ripetè una terza volta, gridando, continuando a scuoterlo.
 
 
 
 
*

Jared si risvegliò nel letto di Jensen, dopo un tempo che non riuscì a quantificare. Il biondo continuava a guardarlo con stato apprensivo, mettendo a disagio il moro.

“Smettila di guardarmi così, Ackles. Non sono ancora morto.” Scherzò.
“Mi hai fatto prendere un grossissimo spavento.” Proruppe Jensen, prendendogli le mani.
“Lascialo respirare, caro. Si è appena svegliato.” disse la madre, entrando nella camera.

Jared guardò con curiosità la madre di Jensen.

Essa, con suo grande imbarazzo, gli prese le mani tra le sue, facendolo avvampare.

“Jensen ci ha raccontato che gli hai salvato la vita. Ti saremo sempre debitori in eterno.”

“Signora, io..non è necessario..” disse Jared imbarazzato dalla piega che avevano preso quegli eventi. L’unica volta che aveva sentito le voci dei genitori di Jensen, era stato quando li aveva sentiti litigare.

“Mary ha ragione, ragazzo, non sentirti in imbarazzo e già che siamo in argomento, cos’è questa storia del denaro che gli avresti offerto?”
Jared arrossì e gettò un’occhiataccia a Jensen.

“John! Ti sembra il momento?”
“Se non adesso, quando? Ragazzo, ascolta, è una cifra troppo grossa, non possiamo proprio..”
“Non sarà mai abbastanza grande quanto l’amore che provo per vostro figlio.” Disse Jared, con sguardo basso.
 
Piombò un silenzio fitto tra tutti loro. Jensen era diventato decisamente bordeaux e i genitori sembravano aver perso le parole.

“Avevo sempre pensato che quando Jensen mi avesse confessato di aver trovato una fidanzata..o un fidanzato, sarei stato geloso e avrei fatto passare l’inferno al povero sventurato..o sventurata. Non mi sarei aspettato di sentirmi così orgoglioso.” E lasciò la stanza, incapace di sostenere  un secondo di più quelle emozioni.

Mary invece scoppiò a piangere, prima di lasciare la stanza seguendo il marito.

“Mi..mi dispiace, io non volevo..far piangere i tuoi.” Si scusò Jared, sentendosi in colpa.
“Vuoi scherzare?” disse Jensen guardandolo sconvolto. “Sai quand’è stata l’ultima volta che ho sentito mio padre dire queste cose e piangere così?”
“Ehm..no?”

“Beh, MAI.” Disse Jensen, sporgendosi per baciarlo. Jared ricambiò il bacio felice, felice di aver avuto un impatto così positivo sui genitori di Jensen, felice di averlo reso felice, anche se inconsapevolmente.

“Jensen, ma dimmi di te. Stai bene? Quando ho visto che stavi per essere investito, io..”disse Jared apprensivo, spettinandogli i capelli.
“Io sto bene, amore mio, grazie a te, ma dimmi, come hai fatto a quella distanza, capire che..insomma..”
“Io..io non lo so.” Mentì Jared con uno sguardo tremulo. Era una bugia. Non sarebbe stata l’unica che gli avrebbe raccontato.

Jensen lo guardò perplesso.
“Perché..perchè non mi hai aspettato, Jensen?” gli domandò Jared.
“Io..io non lo so..davvero..” disse Jensen, posando la testa sulle sue gambe, lasciandosi accarezzare dal suo ragazzo.
 
Delle voci affettate e dolci provenivano dal salotto. I due, a malincuore, vinti dalla curiosità, si staccarono per andare a vedere.


C’erano i genitori di Jensen, che si scambiavano delle tenerezze. Erano abbracciati, accarezzandosi.

“Era diverso tempo che i miei erano in crisi. Sembra che tu hai fatto il miracolo.” Sussurrò Jensen, abbracciando il suo ragazzo da dietro.
“Sembra?” chiese Jared stranito.
“Forse sei un angelo.” Disse Jensen, sempre più intenerito e sempre più innamorato.
“Credi?” ridacchiò Jared, intrecciando le mani alle sue che rimanevano cinte alla sua vita.

“Oh, Jared, prima vinci dei soldi per noi, poi fai questo per me..hai intenzione di rimettere in sesto tutta la mia vita?”

“Mi piacerebbe.” Disse Jared, accarezzandogli i capelli.
 
 
 
 
*

Jared non aveva fatto parola a Jensen della moneta. Quando la nominava, diventava molto emotivo e angosciato e non voleva che Jensen si preoccupasse o si guastasse l’umore. Era stata inaspettatamente una serata positiva, malgrado quell’incidente in cui Jensen rischiò di essere quasi investito.Non voleva rovinargliela.

Quella notte, però, quando tornò a casa, sembrò quasi che tutta l’angoscia di cui aveva evitato di caricare il suo amato, si ripercosse su di lui.

Ebbe un incubo.
Camminava in una lunga nebbia bianca, come una specie di enorme edificio, ma senza porte né finestre.

Continuava a camminare, poi a correre, con affanno, fino a ritrovarsi di fronte a una specie di scala che si ergeva sospesa nel vuoto e che saliva sempre più in alto, le scale non erano semplici scale. Avevano la forma di grandi dischi bianchi.

O forse di monete??
 
Vieni da me…vieni da me…
“Chi sei?? Mostrami il tuo volto!” gridò il moro.

Se mi vuoi davvero, vieni da me. Cercami.
“Io..io non..”
Trovami!!

Jared deglutì, poi tirò fuori la moneta e la guardò sul palmo della sua mano. Era incandescente, ma stranamente non gli recava dolore.
“Va bene. Sto arrivando!”
 
Salì, salì, continuava a salire. Sembrava non dovesse finire mai, alla fine non ce la fece più e si accasciò su uno dei grandi dischi bianchi circolari.
“Basta. Non ce la faccio più!”

Nel momento in cui disse quelle parole, le scale svanirono e si ritrovò di nuovo al pavimento.
Bastava dirlo.

“Cosa..Era tutta una presa in giro???” gridò Jared.

No..ma bisogna esigere da tutti, ciò che ognuno è in grado di dare.

“Basta con questa sceneggiata, dimmi chi sei e perché hai cercato di uccidere il ragazzo che amo!!” gridò il moro.

Una lunga e tetra risata accompagnò quelle parole.

Jared rabbrividì e si strinse nelle spalle.
 
Sono lo spirito della moneta.
“Cosa?? Mi prendi in giro??”

Hai cercato di buttarmi via per sostituirmi con quell’umano e io non perdono i tradimenti.

“Tutto questo non ha senso! Gli oggetti non hanno un’anima.”

E tu credi che tutti gli uomini ne abbiano una invece?
Jared rabbrividì ancora, senza sapere perché.
Si abbracciò le spalle.

“Tu..non puoi aspettarti che io ti creda…però..però non fare più del male a Jensen, ti prego, lui non c’entra niente, NIENTE!”
La voce riprese a ridere più forte.

Se tuo fratello potesse vederti adesso, forse sarebbe geloso di tutto questo amore che a lui è stato privato.

“Cosa?? Mio..fratello? Mio fratello è morto! MORTO!” urlò Jared, nervoso che la questione stesse andando ben oltre al livello di dolore che era in grado di sopportare. Tutto, ma non mettere in mezzo il suo povero fratello. Quello NO.
 
La voce non si azzardò a ridere di nuovo.

È quello che forse a te è più facile credere. Tuo fratello, il tuo gemello, VIVE IN ME.”
“Cosa? Che stai dicendo?”
All’istante, davanti a lui, comparve un’immagine sfocata di un ragazzo gemello a lui.

Anche se sembrava diverso. I capelli liscissimi gli coprivano quasi del tutto il viso, sembrava più piccolo di lui, ma gli occhi verdi che filtravano da sotto i suoi capelli, erano così simili ai suoi.
“No..” disse Jared con un respiro mozzato.

Ora sai…non tenterai di nuovo di disfarti di me..altrimenti, oltre ad uccidere il tuo ragazzo, non potrai più vedere neanche LUI.

“Questo..è solo un sogno..” disse Jared con la testa tra le mani, cominciando a piangere.

Jared..

Jared volse il capo in direzione del suo gemello, a bocca aperta.
Jared..mi hai dimenticato..

“No!! Come avrei potuto farlo? Te lo giuro, non l’ho fatto! Non l’ho mai fatto!”

Mi hai lasciato solo. È tutto così buio e triste qui, senza nessuno che mi ricordi..che mi ami come tu ami lui..”

“NO!! NON DIRE COSÍ!” gridò Jared e tra le lacrime si precipitò a cercare di abbracciare, stringere il suo gemello, ma afferrò il nulla, come se fosse un fantasma.
 
 
In quel momento, Jared, nel buio della sua stanza, aveva stretto le lenzuola convulsamente tra le dita, sognando di stringere il fratello defunto. Delle lacrime sgorgavano dalle sue guance, ma lui non aprì gli occhi né sembrò svegliarsi apparentemente.

Una sagoma trasparente, intanto, si era avvicinata a lui e piano gli stava dolcemente accarezzando i capelli.

Non ti preoccupare, fratellino..non vado da nessuna parte..ma tu devi fare il bravo..se farai il bravo..io resterò per sempre con te..

Jared mosse appena la testa a quel tocco e sembrò lasciarsi sfuggire un gemito sofferto.
 






















Note dell'autrice: ciao ragazzi! questa volta ho spaziato un pò di più, perchè la storia era così intensa che lo richiedeva xd so cosa state pensando, ma credetemi, non è la solita ficcina che parla di gemelli, sarà una cosa molto originale e vi sorprenderà, non credo nessuno può immaginare cosa c'è dietro a tutto questo. Credetemi che se riprendo questa storia dopo due anni, non è un semplice capriccio :)) 
ho cercato "dollaro moneta" su google ma sembra chiedere la luna, che mi vengano fornite immagini PRECISE su come sia fatta la moneta americana, quindi..se qualcuno volesse aiutarmi in questo senso gli sarei eternamente grata! Non posso evitare di non fornire informazioni su cosa raffigura la moneta, in eterno! xd

spero il capitolo vi sia piaciuto <3

  nel frattempo cosa pensate, è davvero il gemello di Jared, o solo un'allucinazione?  

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Capitolo 11
*** Voglio essere il tuo supereroe ***


“Ti ho telefonato ieri alle 18:00 ma non mi hai risposto…” gli aveva fatto presente Jared, quando si erano incontrati di nuovo a scuola, una mattina.
“Scusami, cucciolo, avevo..ehm..dimenticato il cellulare in macchina.”
“Avresti potuto richiamarmi. Volevo solo salutarti.”
Jensen sembrò schernirsi. Si grattò la testa.
“Ero troppo stanco.”
“Stanco?”
Jensen lo fissò a disagio.

“Sì..ecco io..stavo facendo delle commissioni per mia madre. Niente di importante, davvero.”
Jared capì che Jensen non voleva parlarne, ma si sentì allarmato.
Dovette riflettersi nel suo sguardo, perché Jensen aggiunse, dandogli un bacio:

“Non sarai mica geloso, eh, piccolo?”
“Perché dovrei? Dove lo trovi uno bello quanto me?”
“E adorabile.” Precisò Jensen.

Jared sospirò, mentre aspettavano che la professoressa arrivasse in aula. Sapeva che Jensen non gli avrebbe mai fatto una cosa del genere, non lo avrebbe mai tradito, eppure un senso di angoscia gli pervadeva lo stomaco, assieme alla paura. In fin dei conti solo qualche giorno fa, gli aveva praticamente salvato la vita. Non voleva che gli nascondesse cose che avrebbero potuto metterlo in pericolo.

Ma chi era lui, per caso? Il salvatore di Jensen?
 
 
 
 
 
 
*

Una sera, non riuscì più a trattenersi. Erano le 17:55 e aveva fatto una breve chiamata al suo amato, che stavolta aveva risposto ma gli aveva anche detto che era impegnato a studiare e ne avrebbe avuto ancora per un paio d’ore. Peccato che dieci minuti dopo stava uscendo con un grande borsone a tracolla.

“Ora scoprirò finalmente cosa mi nascondi, Jensen.” disse Jared tra sé e sé, sopra la sua moto, apprestandosi a seguirlo, nascosto in un angolo, mentre Jensen prendeva in prestito la macchina di suo padre per raggiungere chissà cosa e chissà chi.
 
 

Fu difficile per Jared, riuscire a stargli dietro senza farsi vedere, con il senso di colpa che lo attanagliava per il fatto che lo stesse spiando senza il suo permesso. Tuttavia, il suo senso di colpa, lasciò spazio allo stupore, quando vide quello che si stagliava davanti a lui.

UN CIRCO??
 
 
 
Jared amava i circhi da bambino. Erano sempre stati nel suo immaginario, come una componente essenziale del mondo delle fiabe. Animali amici che ti tenevano compagnia e ti aiutavano in esercizi complicati e affascinanti, un modo tutto originale per estraniarsi dalla realtà, un MONDO A PARTE, dove rinchiudersi, dove esibirsi su un palcoscenico e poter fingere di essere qualcun altro. Maschere. Pagliacci. Giochi seducenti, giochi affascinanti, giochi pericolosi.

Cosa ci faceva Jensen in un posto come questo? Davvero gli mentiva per andarsene tutti i giorni al circo? Perché??

Cercò di entrare anche lui, senza farsi vedere, ma qualcuno cercò di fermarlo.
“Deve pagare il biglietto per entrare.” Lo fermò la guardia.
“Quanto?” sbuffò Jared. Riteneva di aver già dato abbastanza soldi al suo amato.
Fanno cinque bigliettoni.”

Se Jared pensò che fossero dei ladri, non osò comunque fare commenti. Prese il biglietto ed entrò.
 
 
Non riuscì a trovare Jensen da nessuna parte e si disse tra sé, che era irragionevole il tempo di attesa che stavano aspettando, ma in fin dei conti, lui era venuto per Jensen.
Dopo aver vagato alla cieca sperando di trovarlo e preparandosi già alla sua faccia sorpresa, gli venne un dubbio.

Oddio, Jensen non sarà..non lavorerà mica con loro??

Senza più pensarci, si sbrigò a lasciare i posti a sedere e a raggiungere il circo e andare dietro. Una guardia sola, cercò di fermarlo.
“Dove crede di andare, ragazzo? Non si può stare qui.”

“Per favore, devo vedere il mio ragazzo. Lavora qui.” disse, decidendo di rischiare, non volendo pensare a cosa avrebbe rischiato, se si fosse sbagliato.
La guardia lo guardò con sospetto.
“Dimmi il suo nome.”

“Jensen Ackles.” Disse l’altro con coraggio.
La guardia ad avviso di Jared, finse di pensarci.
“Sssì, ma lei non può comunque stare qui. Potrà vedere il suo ragazzo quando comincerà lo spettacolo.”

“Non capisce, lui non deve sapere che sono qui.” disse Jared agitato.
La guardia cominciò a ridere e il moro seppe due cose. La prima era che non sapeva affatto i nomi di chi faceva lo spettacolo e che aveva semplicemente annuito fingendo di saperlo, la seconda era che quella guardia era un perfetto idiota.
“Bastano per il disturbo??” chiese Jared, dando alla guardia idiota altri dieci bigliettoni.
La guardia lo guardò esterefatto.

“Vada, vada, ma non dica che sono stato io a lasciarla passare.”
“Certo, sicuro, non dirò niente, grazie!”
Idiota pensava il moro, mentre correva di dietro.

Quanto mi costi, Jensen! pensava ancora.
 
 
 
*

Jared riuscì a trovare Jensen in un camerino, vestito con una strana tuta nera elasticizzata che parlava con un clown in un camerino pieno di luci. I suoi sospetti furono fondati.

Perché non hai voluto dirmelo, Jensen?
 
Immaginò che i preparativi andassero ancora per le lunghe e decise di prendersi un caffè alla macchinetta che si trovava in corridoio. Certo, il caffè non era il massimo per uno che aveva già il cuore a mille, ma comunque, ormai aveva fatto trenta..
Prese il caffè e rimase stranito che nessuno sembrava badare a lui, sembravano tutti così concentrati sullo spettacolo. Si mise a visitare i corridoi, quasi sperando che da un momento all’altro, Jensen lo avesse riconosciuto, ma non accadde, ovviamente.
Qualcos’altro però, attirò la sua attenzione.

Su di una porta, c’era una targhetta curiosa.
Stanza maschere.
 
Jared si sentì attirato ad entrare dentro, senza sapere perché e rimase affascinato da quello che trovò.
Una miriade di vestiti in maschera dai colori verdi, azzurri, blu, grigi, tutti brillanti e una miriade di maschere appena più in là, appese con ordine agli appendini.

Ne prese una, marrone, molto elegante, con i pizzi ricamata e se la mise al volto.
Era quasi confortante.

Fu però distratto da un cartellino affisso alla parete, davanti a tutte quelle maschere.
La scritta diceva:

“Imparerai a tue spese, che nel lungo tragitto della vita, incontrerai tante maschere e pochi volti.”

Jared provò un lungo brivido su per la spina dorsale e lasciò andare la maschera, che cadde a terra.

Fece per raccoglierla, ma all’ultimo momento ci ripensò e uscì dalla stanza, lasciandola lì.
 
 
 
Jared riuscì infine, per una sorta di generosa fortuna, a sbirciare lo spettacolo dal tendone del circo, dietro le quinte, poco prima che Jensen iniziasse e per qualche secondo, dovette farsi forza per non svenire.

Il suo fidanzato era un trapezista!
Ed era anche molto bravo!

Il suo fidanzato continuava a lanciarsi nel vuoto, afferrando quelle asti di legno, come se l’avesse fatto da tutta una vita.

Jared era al contempo affascinato e allo stesso tempo, spaventato a morte.
Jensen era davvero uno spettacolo della natura. Sembrava NATO per quello.
Era elegante, era flessuoso, era NATURALE.

“Perché me l’hai nascosto, Jensen?” si domandò il moro, al nulla.
 

Jared continuò a guardare lo spettacolo, sentendosi geloso di tutti i colleghi di Jensen, che lo lanciavano e lo riprendevano. Lui affidava a quelle persone la sua vita, da chissà quanto tempo, chissà da quanto lo conoscevano e lui si era sentito importante perché lo aveva salvato da un rischio investimento.
Avvertì che le forze sembravano venirgli meno, ma non voleva svenire, no.


Malgrado la rabbia e la delusione che provava, non avrebbe rovinato lo spettacolo al suo ragazzo. Non avrebbe rovinato tutto, come faceva sempre con le persone a cui teneva!
 
 
Lo spettacolo sembrò durare all’infinito, ma alla fine finì.

Vide Jensen scendere e ringraziare, vestito di quella tuta nera che lo rendeva ancora più grazioso ed elegante di quanto non fosse già e sentì che doveva sbrigarsi, perché Jensen stava per venire nella sua direzione, per uscire dal palco e lui doveva correre a nascondersi, per non farsi vedere. Doveva muoversi, ma quando provò a farlo, si accorse che non riusciva a muovere un muscolo, le forze sembravano sotto zero, la fronte sembrava scottare, la vista..

“No…no..no..non adesso..no..”

Sentiva Jensen sempre più vicino, non riusciva a tenere gli occhi aperti, sempre più vicino…
Cadde a terra.
 
 
Jensen stava ancora ridendo insieme ai suoi colleghi, mentre apriva le tende per uscire dal palco, forse non fu un caso che fu il primo ad accorgersi che qualcosa non andava.

“C-chi c’è lì?” domandò.
“Lì dove Jensen?”
Era molto buio e c’era scarsa illuminazione. Non c’era da stupirsi che fosse difficile vedere Jared, ma Jensen avrebbe riconosciuto tra mille bui, la sagoma del suo corpo.

“Lì!!” gridò Jensen, correndo a vedere, un brutto presentimento a piombargli sullo stomaco.

Nell’istante in cui gli altri ci misero ad illuminare di più la stanza accendendo più interruttori, sei paia di occhi sgranati si misero  a vedere la scena.

Jensen stava tenendo tra le braccia un ragazzo svenuto e lo stava pregando di svegliarsi.
 
“Jared! Che ci fai qui? Oddio, svegliati, ti prego, sveglia! Voi cosa state aspettando? Andate a prendere dell’acqua.” Sbraitò.

“Jensen, tu conosci questo ragazzo?” chiese la ragazza mora con i capelli corti che era con loro. Non gli era sfuggito il modo amorevole con cui Jensen accarezzava il viso e i capelli del ragazzo. “Chi è?”
“Lui è il mio ragazzo.
“Che cosa??”

“è l’amore della mia vita.” disse Jensen senza vergogna, poco prima che un altro ragazzo, gentilmente, si offriva di aiutare Jensen a portarlo in braccio per trasportarlo in uno dei camerini.
 
 
 
 

*

Quando Jared si risvegliò sul divanetto in pelle verde, gli sembrò come di rinvenire dopo una lunga sbronza.

“Mmm..che cosa mi è successo..dove sono?”

“Mangia.” Disse una voce famigliare. Jared stava per rifiutare il cioccolato che il biondo gli porse, ma quando vide la sua espressione, con gli occhi lucidi, decise di accontentarlo.

Si guardò intorno e vide tutti quegli occhi che lo guardavano e si sentì un po’ in colpa. Anzi, molta.
“Puoi dirci cosa ti è successo? Ti abbiamo trovato svenuto dietro il tendone.” Disse un’altra delle ragazze.
“Io..mi dispiace così tanto di avervi fatto preoccupare. Ero venuto per..”e lasciò la frase in sospeso, guardando Jensen.
“Va tutto bene, Jared, sanno che sei il mio ragazzo.”

“Oh..” Jared non sapeva cos’altro dire. “Io..spero tanto di non aver rovinato lo spettacolo.”
“Perfino per questo, hai aspettato la fine. Tu non rovini mai niente, Jared, piuttosto sono io a farlo.”

“Jensen!” lo rimproverarono gli altri compagni.

“Ragazzi, se volete scusarmi, io vorrei parlare da solo con il mio fidanzato. Jared, se riesci  a caminare, ti va di uscire, di fare una passeggiata fuori?”

Jared era ancora piuttosto arrabbiato, ma accettò, scusandosi ancora per quello che era successo.

Quando uscì, sentì le voci delle ragazze sussurrare divertite “che cariniiii..”
 
 
 

*

Quando furono fuori dal tendone, Jared cominciò a tremare dal freddo. Jensen senza porgli alcuna domanda, gli mise la sua giacca sulle spalle.
Jared lo guardò basito.

“Perché sei così gentile con me? Io ti ho seguito, di nascosto..ti ho fatto fare una brutta figura..con i tuoi compagni..”
Sei tu il mio compagno.” Rispose Jensen, ammutolendolo.

“E poi..tu ti sei comportato bene, come farebbe qualsiasi persona innamorata, sono io l’infame a non averti detto niente..di questo.” con una mano indicò i tendoni del circo.

Jared seguì il suo gesto con aria triste.

“Perché non l’hai fatto?” non potè fare a meno di chiedere.
“Perché mi vergognavo.
Questo non era quello che Jared si aspettava di sentire. Si voltò verso Jensen, confuso.

“Mi lancio nel vuoto, da quando avevo sei anni. “ confessò a quel punto, guardando il cielo stellato. “All’inizio erano solo piccole cose..poi ho cominciato a fare esercizi da metri più alti. Mi piaceva il circo, ma non era per quello che lo facevo, no, la verità era che mi piaceva..lanciarmi nel vuoto!”

“Perché?”

“Per sfidare la morte.
Jared lo fissò basito.

“Mi faceva sentire vivo. Invincibile. Come un supereroe. Come se fossi in grado di volare. Poi smisi. Così, senza una ragione. Smisi due anni fa.”
Jared lo guardò con tanto d’occhi.

“Due anni fa?”

“Ho ripreso da quando è successo quell’incidente del lunapark.”
 

Jared spalancò ancora di più la bocca a sentire quello.
“Io..io non capisco..”

“Ho ripreso, ma non con le motivazioni di allora.” Disse Jensen tornando a guardarlo. “Quello che avevi fatto tu, seguito poi dal tuo sogno, è stato come..come una fiammella che ha scosso qualcosa in me. Tu mi hai fatto sentire..con quello che hai fatto..come se in fondo stessi perseguendo la cosa giusta, ma con le motivazioni sbagliate. Il circo, il trapezio, è la mia casa, ma non era la morte, che io stavo sfidando, ma la VITA.

Jared continuava a guardarlo confuso e con qualcos’altro di indefinito. Deglutì.

“Quando ti ho visto riportare quelle persone a terra, mi sei sembrato…un eroe..
“Jensen..”

“E ho capito che era così che io ti vedevo da quando ti ho conosciuto, dovevo solo rendermene conto. E mi sono reso conto che forse se io ti vedo come un eroe, l’amore che tu invece hai per me, mi fai sentire come un eroe.
 
Jared aveva perso le parole e fu così che capì che l’emozione che non aveva saputo definire era commozione.
“Perché non me l’hai detto?” ripetè di nuovo.

“Io..io non lo so..come fai a dire al ragazzo che ami e che è tutto per te, che da ragazzino avevi questa oscurità dentro, che ti faceva desiderare di saltare il trapezio, per sfidare la morte? Come fai a dirgli che, hai deciso di ricominciare, perché, a differenza di allora, lui ti fa sentire VIVO? “

“Io..”

“Credevo ci fossero tante cose di cui aver paura, dire a qualcuno che..ti fa sentire VIVO..io non credevo fosse così..spaventoso..per la sua enormità. Ho avuto..paura. Perdonami.” Disse Jensen senza guardarlo.
“Lo pensi ancora?”
“Cosa?”
“Che io ti faccio sentire vivo?”

“Sì. E la cosa mi spaventa tanto, ma mi rende anche tanto felice, sono così vigliacco, Jared, come fai a stare con un vigliacco come me, che non è neanche capace di..”

"Tu non sei un vigliacco, Jensen." "Invece sì..io..volevo essere un supereroe per te, ma io non.."

"Dire a qualcuno che ti fa sentire vivo, è la cosa più spaventosa del mondo.  altro che i mostri dei telefilm, Jensen, in questo momento, sei stato..un eroe!"

Jensen lo osservò a occhi sgranati, mentre i suoi occhi tremavano.

"Anche tu mi fai sentire vivo, Jensen e sono contento che finalmente ne abbiamo parlato." concluse Jared emozionato, dandogli un bacio appassionato.

E i due continuarono a baciarsi sotto il cielo trapunto di stelle.
 
 
 

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Capitolo 12
*** Di monete Maledette e principi misteriosi ***


Tutto sembrava procedere bene tra Jared e Jensen, certo, non fosse per il particolare dettaglio, che Jared vedeva il suo gemello perduto, tra una lezione e l’altra, a volte tra un pranzo di famiglia e l’altro. Spesso il gemello non diceva niente, sorrideva, guardandolo e basta e stava vicino a lui. Jared a volte dubitava perfino che esistesse. Si stava convincendo che non fosse reale, che fosse tutto frutto della sua immaginazione.

Avrebbe voluto chiedere aiuto ai suoi genitori e a Jensen, parlargli di queste visioni, perché magari si trattava di qualcosa di più grave, magari aveva subito un danno al cervello o aveva una malattia terribile, ma la moneta non gli aveva dato forse già dimostrazione del suo potere? Se avesse osato di nuovo metterlo in dubbio, non avrebbe cercato di nuovo di fare del male alle persone a lui care? Non se la sentiva di rischiare.
E poi..voleva davvero smettere di vedere suo fratello? Ma era davvero suo fratello poi? Gli aveva chiesto tante volte il suo nome, ma lui non aveva voluto dirglielo, perché chiunque fosse davvero, continuava a sostenere che fosse morto ancora prima che avesse potuto avere un nome.
 
Il destino comunque, aveva altri progetti per il ragazzo. Un giorno in salone, vide suo padre, con una faccia scura che lo guardava a braccia conserte.
Suo padre, Alan, era ancora un bell’uomo. Viso pulito e occhi azzurri, profondi ma non freddi, curiosi.

In quel momento sembrava avere qualcosa che lo tormentasse.

“Cosa c’è, papà?” gli domandò cauto.
“La moneta che porti sempre con te, dammela.”
Non sembrava una richiesta. Jared indietreggiò istintivamente, preoccupato.
“Cos…p-perché?”
“Voglio vederla.”
Fu allora che Jared realizzò.
“Tu e la tua ossessione per le monete. Vorresti anche la mia, non è vero?”
“No. Voglio solo vederla.”
 
Jared non si fidò, quindi la tirò fuori e gliela fece vedere a distanza. Suo padre sembrò impallidire, anche se cercò di dissimulare, con scarsi risultati, meglio che potè.

“Quindi? Ora l’hai vista. Mi dispiace per la tua collezione, ma ora è..”
Dove l’hai trovata?” gli domandò.
“Io..io..per terra. In uno scantinato. Diverso tempo fa..ma cosa ti imp..”
“Non ti rendi conto..io ho già visto quella moneta.” Disse Alan prendendolo per le spalle.
Jared sembrò scioccato.
“Dici sul serio?” Disse il moro.
“Una moneta così non si trova da nessun’altra parte.”
“Io..credevo fosse solo lo scherzo di qualche buontempone.” Disse Jared, notando la falsa moneta che in realtà non aveva niente a che vedere con il dollaro vero. Invece della faccia dell’uomo, c’era una dama con un cappuccio. “Mi è sempre piaciuta per questo, per la sua peculiarità.”

“Jared, figliolo..non ti rendi conto, questa moneta è maledetta. Porta sfiga a chiunque la tenga con sé, è per questo che io..”
“Che tu…” chiese Jared sempre più spaventato.
Il padre però sembrava incapace di fare altre rivelazioni.
“Non credo al malocchio. O alla sfiga in generale. Sono cose che non esistono, perciò o mi dai delle buone ragioni per credere a questa storia o non ti avvicinerai a questa moneta. Sei già abbastanza ossessionato da quelle che hai.”
Fece per andarsene, infuriato, ma il padre lo bloccò a parole.
“Tutte quelle monete..stavo cercando questa..”
“Credevo portasse sfiga!”
“La cercavo per distruggerla.”
“Come vuoi.” Disse Jared, preoccupato che forse al più vicino manicomio avrebbero avuto più compagnia di quello che pensava.
 
“Jared, tu non capisci, tu devi darmela, prima che ti faccia del male!!” disse, scrollandolo.
Lasciami andare!” gridò Jared, spingendolo via da lui.
“Ti senti quando parli? Secondo te cosa può farmi questo minuscolo oggetto? Sono stanco delle tue fantasie, papà, mio fratello è morto, MORTO. Devi fartene una ragione. Io sono qui. Sono vivo, VIVO.”
 

Aveva gli occhi offuscati e  pieni di lacrime. Suo padre lo stava ancora guardando sconvolto, quando la porta si spalancò di botto ed entrò a sorpresa Jensen.
“Jared!! Che cosa sta succedendo?? Ho sentito gridare!!” disse il biondo, poi girò lo sguardo da uno e l’altro, sconvolto. “Ma che cavolo è successo qui?”
“Jared! Chi è questo ragazzo?” chiese Alan, guardando storto il ragazzo che si sentì piccolo piccolo.
“Lui è una cara persona, per me!” disse Jared, asciugandosi gli occhi e mettendo una mano attorno al braccio di Jensen. “Adesso noi ce ne andiamo.”
“Jared, per favore, ascoltami..”
“No! Ascolta tu me, non toccherai questa moneta. Se fosse davvero come tu dici, allora non è prudente che ci metti le mani addosso, no? Domani devo andare via con Jensen, non la porterò neanche io, ma stai sicuro che, neanche tu.”
“No. Io devo distruggerla.”
“Come hai distrutto tutte le altre che tieni nello scantinato?” e su quell’ultimo urlo, lasciò la casa assieme al suo ragazzo.
 
 
 
“Jared! Non ti avevo mai sentito gridare in quel modo, a maggior ragione con uno della tua famiglia. Si può sapere cos’è sta storia della moneta maledetta?”
“Mio padre è convinto che questa moneta porti sfiga.” Disse Jared, guardandola.
Jensen sgranò ancora più gli occhi. “ Quindi tutti quei discorsi sul fatto che non volevi tenerla..erano per tuo padre?? Ti sei fatto influenzare da lui??”
“No! Questa è la prima volta che lui si mostra interessato alla mia moneta, non me ne aveva mai parlato, né si era mostrato mai interessato alla moneta, eppure ne sono entrato in possesso poco prima dell’inizio della scuola. “
“Come?” chiese Jensen.

“Un giorno, stavo giocando a pallone con dei miei amici e la palla è caduta dentro la finestra aperta di uno scantinato vecchio..e putrido..io sono l’unico che ha avuto il coraggio di andare a prenderla, entrando in quel posto. Mi sono accorto praticamente subito della moneta. Era buio..ma sembrava brillare. Mi piaceva. È caratteristica e palesemente falsa. Non credevo che avrebbe creato tutte queste paturnie.”
“Sei sicuro che siano solo paturnie?”
“Cos’altro potrebbe essere? Non credo alla magia, tantomeno alla teoria assurda che degli oggetti così piccoli, possano contenerne così tanta.”
“Eppure sembravi assolutamente convinto che volesse farmi del male.”
Jared si aggrappò di nuovo al suo braccio, schernendosi.

“Lo so, quando si tratta di te, tutta la mia razionalità svanisce. Non so che incantesimo mi hai fatto.”

Jensen gli accarezzò il braccio e il viso. “Secondo te perché tuo padre è così ossessionato da questa moneta?”
“Lui è ossessionato da TUTTE le monete. Pensa che mi ha addirittura detto di averla già vista! Ti rendi conto? Se fosse vero, starebbe ancora a fare la muffa assieme a tutte le altre. Non riesco a credere a che menzogna si è aggrappato per portamela via."
 
Jensen sembrò irrigidirsi mentre stavano camminando.

“Jared..hai appena parlato di questa moneta come se fosse la tua creatura.”

Jared sentì un brivido attraversarlo. Jensen stava cominciando a pensare che stesse impazzendo, sapeva che sarebbe successo prima o poi, tuttavia non poteva dirgli del suo gemello. Se l’avesse fatto, avrebbe compreso meglio, ma, non sapeva se fosse la scelta giusta, e se LUI si sarebbe sentito adirato con Jensen? In fin dei conti aveva già cercato di fargli del male.
No, non lui, La moneta!!
Per qualche ragione, gli piaceva di più, credere che non fosse il gemello a cercare di fare del male, che in realtà fosse in qualche modo prigioniero della moneta maledetta, scampato per qualche ragione alla morte.
In questo modo sarebbe stato davvero Innocente.
 
Poi sgranò gli occhi. Tempo fa aveva confessato a Jensen di sentire dei parallelismi con Voldemort. Affascinante ma oscuro.
Jensen aveva sminuito il tutto, ma ora la cosa della moneta e dello spirito di suo fratello, sembrava pericolosamente avere delle similitudini con i famigerati Horcrux.
L’anima di mio fratello è davvero imprigionata dentro una moneta?
Poi quasi rise di sé stesso.
E meno male che è mio padre a lasciarsi andare alle fantasie..
 
“Jared, stai ancora pensando a tuo padre??” disse Jensen, con una nota di rimprovero.
“Io..sono una persona orribile, Jensen, come ho potuto dirgli..ricordargli che mio fratello è morto e io sono vivo? Chissà come si è sentito. Gli ho spezzato il cuore. Se mio fratello fosse qui, si vergognerebbe di me!”
“Invece credo sarebbe molto fiero di avere un fratello come te.” Gli disse Jensen dolcemente.
 
 
 
 
*
Il giorno dopo, mentre i due ragazzi erano partiti per andare a visitare una città caratteristica molto bella, due figure si imbatterono in loro, a distanza.
Uno di essi, si sconvolse, quando vide il ragazzo castano, togliersi il cappuccio.

“Quello è il Principe…” disse l’uomo e fece per andare da lui, ma venne trattenuto dal secondo uomo.

“Non fare l’idiota, resta qui dove sei!” gli disse.
“Ma il Principe…
“Non è lui.” Disse l’uomo.

“Cosa??”
“Guardalo bene.”
L’uomo lo fece.

“Sì, hai ragione..sembra identico..ma non lo è..quindi allora credi che sia..”
“Probabile. Andiamo, dobbiamo lasciare che segua il suo destino.”
 


Il povero Jared non sapeva che suo padre era riuscito a trovare la moneta che lui aveva nascosto - nella cassaforte - e l'aveva presa con l'intento di distruggerla.  






















Note dell'autrice: 

scrivo le note per spiegare cos'è successo a distanza di 4 giorni dalla pubblicazione. All'inizio avevo preso Matt (Cohen) come figura del padre di Jared, ma ho cambiato idea xd il padre è Alan, fisicamente immaginatelo come il vero padre di Jensen Ackles, magari un pò più rotondo ^^ 

bacii e grazie a Team che mi ha avvertito di correggere anche qui il nome dopo aver deciso di cambiargli il nome negli altri capitoli xd

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Capitolo 13
*** L'incidente e l'Ombra! ***


Jared si stava godendo una bella passeggiata in centro a mangiare un gelato con Jensen nella piazza, quando ad un tratto sentì un brivido attorno alla schiena.

“Jared, tutto bene?” gli domandò Jensen, a cui non era sfuggito il gesto.

“Io..sì..ho avuto..un brivido..”
“è colpa del gelato.” Disse Jensen con aria consapevole.
“Sì..probabile..”

Ma Jared continuava a non sentirsi tranquillo e qualche secondo dopo, gli sembrò di sentire una voce agghiacciante.

“Ti avevo avvisato di non mettere a dura prova la mia pazienza, la prossima volta che mi metterai da parte, qualcuno morirà.”

Jared fece un sussulto ben udibile stavolta e Jensen gli riservò uno sguardo preoccupato.
“Jared!! Ma che cos’hai??”
“Non..non l’hai sentita tu??”
“Che cosa?”
“Quella…voce…

Jensen sembrava perplesso e anche un po’ preoccupato.
“Nessuno ha parlato, Jared..”

Jared non fece in tempo a rispondere che il suo telefonino squillò.
“No! è una persecuzione.”
“Jared, chi è al telefono?”
“Io..non lo so. Non voglio rispondere!”

“Dai a me.” disse il biondo, capendo che Jared era sconvolto.
 

Jensen a quel punto prese il telefono, ma la sua espressione da corrucciata a seria, si trasfigurò piano piano in terrorizzata, man mano che passavano i secondi.

“Jared..è qui con me..chi parla? Cosa? Ma ne è sicuro? Dove? Sì, sì, certo, arriviamo subito.” e mise giù.
Prima ancora che Jensen potè preferire parola, Jared si aggrappò a lui, terrorizzato.
Chi è rimasto ferito??”

Se Jensen trovò strana quella domanda, non lo lasciò vedere. Con espressione mortificata, rispose:

è tuo padre, Jared. Ha avuto un incidente.”
 
 
 


Dopo quella sconcerttante rivelazione, Jensen e Jared si erano affrettati a tornare indietro, per fortuna erano usciti in moto e nel giro di pochi minuti erano già tornati. Mentre scendevano da essa, Jensen non avrebbe mai pensato nella sua vita che avrebbe mai potuto sentire tanto dolore.

Tanto dolore per giunta per via trasversale, infatti non era un dolore suo, ma quello del suo compagno. In quel momento la persona che amava di più al mondo, stava correndo per la strada, cercando di raggiungere il padre, che era stato messo su una barella.

“Papà…” Jared sembrava paralizzato, straziato in due, alla vista del padre che veniva trasportato nella barella. Cercò di raggiungerlo, ma i ragazzi del pronto soccorso glielo impedirono.

“No. Io sono il figlio!” cercò di protestare, ma qualcosa lo bloccò, ancora, fino a mozzargli il fiato in gola.

Jensen.

Jensen che aveva notato un luccichio per terra.

Jared strabuzzò gli occhi. La moneta?? In quel momento realizzò.
In quel momento capì il perché di quell’incidente.

“Jensen, no. NON FARLO!
 
Ma Jensen l’aveva già raccolta e la teneva sul palmo della mano.
Alzò il capo verso Jared al suo richiamo e all’istante Jared si sentì sbiancare.

Qualcosa di simile a una gigantesca ombra nera, come un’aura, sembrava emanare dal corpo di Jensen.

“Cosa c’è, Jared?” gli domandò il biondo.






















Note dell'autrice: 

nonostante il capitolo è molto corto, ho avuto serie difficoltà, credetemi xd infatti oggi ho aggiornato in ritardo xd
per favore, se vedete una anche seppur minima incongruenza, tipo le tempistiche tra telefonata - ambulanza - arrivo dei j2, sentitevi liberi di dirmelo, io sono andata a occhio, ma non so bene se ho scritto qualcosa di anche solo plausibile xd (all'inizio i due dovevano andare in una città lontana ma poi ho pensato che altrimenti non sarebbero riusciti ad arrivare in tempo per vedere il padre andare via ) 

se credete che dovrei modificare qualcosa di questa scena (eccetto vabbè il finale xd ) ditemelo, la sequenza mi preoccupa molto ahha xd sono seria xd anche a costo di ricevere critiche! xd

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Capitolo 14
*** Jared e Alan all'ospedale ***


Fortunatamente L’Ombra, svanì com’era apparsa, lasciando Jared disorientato e confuso, ma non c’era tempo per le riflessioni. Alan era stato portato all’ospedale e i due ragazzi decisero di seguire l’ambulanza in moto.
Per fortuna non si trattò di un incidente mortale, anche se comunque Alan era rimasto ferito.


Per diverso tempo, quando si fu ripreso, si limitava a scherzare con i due ragazzi e a minimizzare l’accaduto.

“Ma una torta?? Insomma, uno penserebbe che almeno potrebbe approfittare di qualcosa dopo un investimento, no?” si lamentava.
“Io ho cercato di convincerli, signore, ma non mi hanno dato retta. “ disse Jensen convinto.

“Ho sempre pensato che tra me e te ci fossero delle affinità, figliolo!”
“Ma se quando è entrato in casa nostra, volevi sbatterlo fuori!” disse Jared, facendo scoppiare tutti a ridere.
 


Quando fu il momento dei saluti per lasciar riposare un po’ Alan, il padre si rivolse al figlio.

“Vorrei parlare un po’ con mio figlio, da soli, se non vi dispiace.”
Jared guardò confuso il proprio compagno e la madre.
“Sì, non c’è problema. Allora, arrivederci.” Disse Jensen, congedandosi dall’intera famiglia.

Quando rimasero soli, Jared guardò il proprio padre con apprensione.

“Papà, mi dispiace di aver litigato con te..” disse prendendogli la mano.

Alan capì e sorrise dolcemente stringendogliela. “Figliolo, non ti ho chiamato per questo, ma per la moneta.”

Jared si irrigidì.

“Figliolo, mi dispiace, io l’ho rubata..”
“Lo so..Jensen l’ha raccolta..era per terra..”
Alan strabbuzzò gli occhi. “Oh..oh no, oh no..”
“Papà, per favore, non devi agitarti!”
“Va bene, va bene, però..è tutta colpa mia..mia..”

“Cosa? No..è stata mia invece..cosa mi è saltato in mente di tenerla nella cassaforte..avrei dovuto portarla con me..almeno tu non..”
“No, sono stato io, ho sbagliato. È chiaro che la moneta ha scelto te, adesso.”

Silenzio.
 
“Papà…stiamo parlando di una moneta, un oggetto inanimato..”

“Non so se questa cosa abbia un’anima o no..non sono nessuno per dirlo..ma sicuramente c’è una forza potente all’interno..mi ha punito perché non ti ho dato ascolto e ho cercato lo stesso di prenderla..peggio..non stava difendendo te, ma sé stessa..sapeva che volevo distruggerla..” disse chiudendo gli occhi.

Jared gli strinse più forte le mani.

“Chi ti ha messo in testa queste cose, papà? Hai detto che hai già visto questa moneta.”
“Sì..e non mi hai creduto..”
“Hai ragione..e mi dispiace molto…ma voglio crederti ora..se tu..vuoi ancora raccontarmi..”
 
Alan sospirò profondamente.

“Ti farò un breve riassunto di com’è andata anni fa. Prima che tu nascessi, tua madre, mia moglie e io, non riuscivamo ad avere figli..”
“Non me l’avete mai detto..”

“Le abbiamo provate tutti..guaritori..stregoni..alla fine ci siamo avvicinati a un tizio strano..che parlava di possedere una moneta in grado di compiere i miracoli più arditi..bastava toccarla e tenerla con sé, per qualche numero di settimane ed esprimere il desiderio..”
“E voi ci avete creduto??”

“No..ma abbiamo provato quasi per sfizio. La prova era gratuita, in fondo..dopo due mesi e mezzo..tua madre rimase incinta..”
Jared spalancò gli occhi all’inizio.
“Quindi la moneta..”
“Non so se fosse magica o no..eravamo solo felici di questa grande FORTUNA.. “
“C’è un MA, vero?”

“Sì. Purtroppo sembrava anche che la moneta riservava benessere soltanto a chi ne entrava in possesso, chiunque altro che vi gravitava intorno che non fosse il possessore, ancora peggio se erano persone amate dal possessore della moneta, subivano piccoli o grandi atti di sfortuna.”
“Perché??”
Alan scrollò le spalle.

“Il tizio che me l’ha data, mi ha avvertito. – come tu stabilirai un legame possessivo con la moneta, la moneta sarà estremamente possessiva con te – non ci credevo o comunque non sapevo cosa volesse dire..sembrava però che quella moneta tendesse a diventare..quasi..aggressiva e vendicativa, soprattutto se aveva il pensiero che qualcuno cercasse di allontanarlo dal possessore.”

Jared ripensò alla sensazione che Jensen, il suo amato Jensen, fosse in pericolo.

“Come sai queste cose?”

“Le ho vissute sulle mia pelle. Ho dovuto allontanarmi dai miei amici, dalla mia famiglia, per non rischiare di infastidire quell’oggetto demoniaco. Non poteva neanche sopportare che avessi un lavoro!!”

“Ma..non capisco..perchè non te ne sei sbarazzato? Non era comunque tua no? Perché anche solo te l’hanno regalata così senza un..”

“Non era mia.” Precisò. “Era un prestito. Quel tizio mi consigliò di tenerla per tutta la gravidanza di tua madre, poi avrei dovuto fare una scelta, se continuare a tenerla o no.”
 

Jared ascoltava suo padre a occhi sgranati. “La gravidanza….” Ripetè in un sussurro.

Alan annuì. “Stai cominciando a capire…”
“No..non dirmi che..mio fratello..”

“Non ho alcun modo di sapere se sia stata la moneta o una tragedia casuale..so solo che dopo la tua nascita e la morte di tuo fratello nato morto, restituì la moneta, dicendo che non volevo averne più a che fare. L’avevo tenuta soltanto per proteggere la gravidanza di mia moglie. Ancora adesso mi chiedo se LEI lo sapesse..e abbia voluto vendicarsi…”

“Non c’è nessuna LEI, papà..” disse Jared, rincuorandolo. Era una mezza verità, visto che la voce che aveva sempre sentito lui, era maschile. 

“Ad ogni modo..non ho più pensato a questa storia da allora..”
“Ma la collezione di monete, allora..”

“Un semplice hobby che mi era venuto prima di tutta questa storia..tua madre da la colpa a quello, solo perché è convinta che c’entri qualcosa con l’arrivo della moneta maledetta, ma non fu così. O forse sì. In fondo niente arriva per caso, no? Forse SAPEVA che l’unico pollo che avrebbe potuto abboccare a una simile trappola, sarei stato io…ma non rimpiango niente, sai?” gli disse Alan, accarezzandogli la guancia e guardandolo dolcemente. “Se non fosse mai arrivata da noi, non avremmo mai avuto il figlio meraviglioso che ci è arrivato come un dono dal cielo.”
 
Era la prima volta che gli occhi di Jared divennero lucidi mentre suo padre parlava implicitamente della sua nascita e della morte di suo fratello, non per tristezza, ma per commozione. Prima volta che non si sentiva bruciare dai sensi di colpa.


“Papà..volevi solo proteggermi..e io ti ho trattato male..”

“è quello che fanno i figli..è il ciclo della natura..essere viziati e scontrosi e arrabbiati con il mondo.lo scopo dei genitori è quello di proteggerli e amarli..”

“Papà..io vedo LUI.” Disse Jared, piangendo.
Il volto di Alan si trasfigurò.
“Lui chi.”

“Vedo mio fratello..”

“Questo è impossibile.”

“Lo vedo..faccio dei sogni..in cui lo spirito della moneta mi dice che se voglio continuare a vederlo..non devo riprovare mai più a sbarazzarmi di lei. E ora è successo questo solo perché l’hai presa..e quando Jensen l’ha toccata..ho visto come un’ombra scura agitarsi su di lui. Ho tanta paura, papà. Ha cercato di fare del male a te e non voglio pensare a come mi sentirei se ferisse Jensen. Lui non c’entra nulla in tutta questa storia.  È innocente!!”
 
Alan era totalmente stravolto dalle rivelazioni del figlio. Era chiaro che non si aspettava che la faccenda fosse così grave. Abbracciò il figlio e per qualche minuto restarono così, senza dire una parola, poi il padre parlò di nuovo.

“Figliolo, io non ti ho detto tutto, perdonami..”

Jared si alzò subito in piedi, forse da una parte sperava che gli dicesse che suo fratello era ancora vivo. Almeno qualcosa da dare un senso a tutto quel dolore!

“Di che cosa si tratta, papà?”

“Io conosco la donna che è raffigurata in questa moneta.”
“Che cosa??”

“è la donna che ha creato la moneta. E se vuoi, ti ci posso far parlare.”






















Note dell'autrice: allora che dite, sono migliorata con le spiegazioni, no? :ppp non sono più così tanto prolissa! ahha xd e non preoccupatevi per il capitolo dopo, neanche quello sarà pesante, anzi, potrebbe essere anche piuttosto piacevole ^^

ps dopo tanti tentennamenti e dubbi, ho deciso che il nome del padre di Jared, ufficialmente è ALAN xd immaginatelo pressapoco come il vero padre di Jensen Ackles, solo magari un pò più rotondetto <3

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Capitolo 15
*** La dama gentile e il deltaplano ***




Jared era partito tre giorni dopo per la Cina. Fortunatamente un amico di suo padre gli doveva un favore ed essendo amico della bella Shunrei, la dama raffigurata nella moneta, fu ben contento di cavarsela così, con un viaggio pagato.
Jared aveva raccontato a Jensen di dover fare un viaggio per sbrigare una commissione per conto del padre, senza fornire ulteriori spiegazioni, il povero Jensen non aveva avuto neanche modo di esprimere il suo dissenso più di tanto, che Jared era già partito.

Era strano, si disse Jared, mentre guardava fuori dal finestrino, sentirsi così in pace. Forse era il paesaggio, l’aria nuova, ma non si sentiva come se stesse per buttarsi nelle braccia del nemico, anzi.
 
Quando arrivò a Suzhou, si disse che probabilmente la meraviglia di quella città, doveva riflettersi nel suo animo e nel suo cuore perfino a distanza di chilometri, visto che aveva cominciato a sentirne l’essenza fin da quando era sull’aereo.

Era davvero una cittadina incantevole. Il verde era intenso e perfino l’acqua dei canali sembrava così pulita e di un colore così chiaro che forse non aveva mai visto nelle superfici d’acqua. Tutto sembrava così pulito e fresco.

Jared stava per perdersi in una delle sue elucubrazioni su quanto sono stupidi gli esseri umani nel loro razzismo non volendo neanche concepire la possibilità che possa esistere qualcosa di più bello della LORO CITTà, del LORO mondo. Eppure esistono così tante bellezze inesplorate che potrebbero essere conosciute se solo non fossero prigionieri del loro ego smisurato. Poi però si rese conto che era venuto laggiù per un motivo e quindi decise di sbrigarsi ad avviarsi alla casa prevista.

Quando bussò alla carina casetta in pietra, una dolce fanciulla con lunghissimi capelli lunghi lo accolse.



“Oh, Jared, vero?” e gli diede due baci sulle guance.
Jared non era stupito. Alan, suo padre, gli aveva rivelato che la ragazza sapeva parlare bene un sacco di lingue. Rimase piacevolmente stupito di constatare la sua dolcezza. Aveva un po’ paura di dover incontrare una vecchia strega e acida.

“Lui è mio fratello Simue.” Disse la ragazza indicando un ragazzo cinese sorridente. “E io sono Shunrei. Sei arrivato in tempo per il pranzo.”
“Perfetto.” Scherzò Jared, in realtà aveva una fame da lupi.


Jared fu stupito di quanto buono potesse essere un piatto a base di riso e della fantasia nell’arricchirlo, ma la sorpresa più grande fu scoprire che amava il sushi!
“Il sushi è per noi come è per voi, uh..flittula di male, sì?”
“Frittura di mare.” Sorrise Jared, vedendo Shunrei ridere, accarezzando la guancia del fratello.



Finito il pranzo, Shunrei spiegò a Jared la faccenda della moneta.

“Quando ero bambina, cominciai ad avere delle visioni di un giovane. Un giovane molto speciale che per qualche ragione, il suo destino era legato a una moneta. I sogni erano sempre accompagnati da una voce che sosteneva che il giovane fosse speciale e avrebbe avuto in futuro un nemico che avrebbe cercato di fermarlo e ostacolarlo nel suo destino.”

“Un nemico?” domandò Jared stranito.

Shunrei annuì. “La voce diceva che i destini dei due uomini sarebbero stati collegati, per questo la moneta avrebbe cercato di proteggere il possessore di essa e il suo destino, da chi avesse cercato di intralciarlo. C’era bisogno di un sigillo però, una specie di marchio, per infondere magia alla moneta, non qualcosa di oscuro, ma di puro.”

Jared la guardò con aria interrogativa, a quel punto intervenne Simue, il fratello.
“Mia sorella sta parlando di sé stessa.”
Jared spalancò la bocca nella realizzazione. “Il marchio era la sua immagine..”

Shunrei annuì. “All’improvviso i sogni si sono interrotti e mi dimenticai di essi. Tornarono ANNI dopo. Degli strani tizi, accompagnati da un uomo che si definiva uno stregone, si presentarono alla nostra porta, dichiarando che io fossi una veggente che aveva previsto l’avvento di questa fantastica moneta anni prima che fosse realizzata e che all’opera finale mancava solo un mio contributo. Un mio ritratto.”

“Non capivamo come, se anche quei tizi dicesseeo la verità, come avessero fatto a risalire a noi, ma quegli strani personaggi non si preoccuparono di spiegarcelo. Lo stregone si congratulò con noi perché a quanto pare, eravamo parte di una lunga discendenza di veggenti e in noi risiedevano tracce di magia bianca. Chiesi cosa volevano da noi, loro dissero –solo un ritratto di questa dolce fanciulla – e volevano fossi io a farglielo. Un marchio così potente fatto con amore, avrebbe avuto risonanza maggiore, dissero.”

“Lasciai che Sinue mi facesse il ritratto. A mano, come si faceva una volta! Ero così felice di prestare il volto per qualcosa che avrebbe potuto cambiare la vita di molte persone. Ci avevano convinto che la moneta portasse fortuna e che l’amore che mio fratello avesse messo nel farmelo, avrebbe contribuito a…a…” Shunrei sembrava entusiasta per poi divenire sempre più triste al ricordo.

“Mi dispiace, io non volevo..” disse Jared, vedendo Shunrei scoppiare in lacrime, subito coccolata dal fratello.

“Mi dispiace.” Disse Simue, rivolgendosi a Jared. “Questa è stata più o meno la sua reazione – e la mia – quando un giorno un giovane uomo riuscì  a rintracciare mia sorella e me, chiedendo spiegazioni su questa moneta. Abbiamo sempre pensato che questa moneta sarebbe stata adoperata per il bene, quando scoprimmo grazie a tuo padre, che invece con molta probabilità, era maledetta, ci siamo sentiti tremendamente in colpa, per mesi.”

“Mi dispiace, deve essere stato tremendo per voi convivere con questo peso e adesso io vengo qui a rispolverare una vecchia ferita, mi sento così in colpa..” disse Jared.

“No, non devi!” lo fermò Shunrei. “Noi siamo davvero sollevati di poter finalmente riscattarci da questo grande peccato di aver ceduto all’ingenuità, raccontando a te queste cose.”

“Inoltre, forse il ragazzo che aveva sognato mia sorella, sei proprio tu. Lei lo descrisse come un ragazzo giovane, con i capelli castani del tuo taglio e dei profondi occhi verdi.” Disse il ragazzo.

“Io..io non lo so..non credo di voler essere questo..ragazzo..spero che vi sbagliate. Non ho mai fatto del male a nessuno, l’idea di avere dei nemici è..” poi si fermò. “Forse quegli uomini non vi hanno detto tutte menzogne, forse parte della tua bontà, è dentro di questa moneta, Shunrei. Forse mi proteggerà, in tal caso, vi sarò riconoscente per tutta la vita!”




*

Jared aveva lasciato la casa dei due fratelli e ora si stava consumando la testa a forza di pensare e pensare.

Era stato bello conoscerli, erano due persone dolcissime e l’idea che fossero stati manipolati per lo sporco traffico di alcuni individui loschi, era inaccettabile.

Non si sentiva però di buttare la moneta. Qualcosa gli diceva che avrebbe trovato il modo per tornare da lui e gli avrebbe fatto pagare quel gesto, facendo del male a qualcuno che amava.

Ma era davvero lui il ragazzo speciale di cui parlava Shunrei? In fin dei conti prima di lui era appartenuto a suo padre, forse la moneta doveva passare in tante mani prima di trovare il possessore definitivo, quello SPECIALE.



*

Jared si trovava in montagna, preoccupato. Aveva sentito Jensen al telefono, durante il ritorno in aereo e ovviamente il biondo aveva capito che il vero motivo del suo viaggio, era dato dalla moneta misteriosa. Jared gli promise che ne avrebbero parlato meglio al suo ritorno e Jensen si era arrabbiato con lui per non esser stato coinvolto.

“Sono il tuo ragazzo!” gli aveva gridato, alchè Jared aveva ribattuto che non era giusto questo, visto che lui non gli aveva fatto pesare i suoi trascorsi da trapezista tenebroso!

A Jared non piaceva litigare con Jensen. Si sentiva spossato dal viaggio e anche abbastanza in colpa, per fortuna poi, Jensen lo richiamò, scusandosi e dicendogli che aveva una sorpresa per lui, ma che avrebbe dovuto raggiungerlo in montagna, una volta tornato dalla Cina.

Jared non si sentiva in vena di essere stravolto una volta di più, ma quando fai arrabbiare il tuo ragazzo e se sei tu a essere in torto, e questo ti dice che vuol farti una sorpresa, non è giusto protestare, ma devi ringraziare soltanto e muto.
È giusto così.

Così, ora stava aspettando di conoscere la sorpresa del suo fidanzato. Quasi scoppiò a ridere pensando che dopotutto era impaziente di vederlo. Non vedeva l’ora di rivederlo, i suoi occhi, il suo viso. Fare quel viaggio da solo gli fece capire ancora di più quanto lo amava e quanto gli era mancato.



“Jareeeed!” 

Jared restò a bocca aperta davanti allo spettacolo che gli si prospettò.

In alto, Jensen, bello come il sole, stava VOLANDO.
Stava volando con un deltaplano!

Planò dolcemente poco più in là in uno sprazzo verde e quando si girò verso Jared, era radioso.


“Sei..pieno di sorprese!” commentò il moro.
“Mi piace sorprenderti e poi se non posso costringerti a raccontarmi tutto con gli strepiti, ci provo con le buone.”

“Jensen..” cominciò Jared, sentendosi in colpa.

“Schhh..adesso non voglio più litigare..ci sono rimasto male quando non mi hai portato con te, ma sai che c’è? A maggior ragione voglio farti vedere quanto puoi star bene con me.”
“Ma io lo so già!”
“Ancora non del tutto. Dai monta.”

Jared lo guardò con tanto d’occhi.

“Qualcosa mi dice che non è una proposta indecente..”

“Ti piacerebbe!” scherzò Jensen. “Dai su, prova l’ebbrezza del volo con me!”

“Jensen, ma io NON SO VOLARE!”

“Non occorre una disciplina e poi tu non devi fare niente. Devo fare tutto io!”

“Jensen, questa ossessione del volo, è..”

“Spettacolare? Inaspettata? Sorprendente? Amabile come me?” chiese Jensen, baciandolo.

Jared ricambiò il bacio, allacciando le braccia al suo collo.




“Cavolo..sei..travolgente. Forse dovrei sparire più spesso.“ disse Jared.

“Provaci e vedrai cosa ti succede. Non potrai alzarti più dal letto per una settimana perché ti legherei caviglia e braccia al letto!”
“Mmm..lo prometti?”
“Dai, vieni con me.”

Jared si arrese e lasciò che Jensen guidasse lui e Jared a sovrastare al mondo, allacciati al deltaplano.

E fu meraviglioso!

Fu come se la sua anima finalmente libera da costrizioni, volasse felice, via dal suo corpo.

Fu come liberarsi da ogni peso, abbracciato però dalla tua anima gemella.

Fu come la sensazione di essere liberi, appoggiandosi però a qualcun altro.
Fu come essere finalmente liberi.
Come gli uccelli.
Come gli angeli.

Jared non aveva parole per dire quanto amava quello straordinario ragazzo che gli aveva cambiato così la vita e che sapeva, non aveva ancora finito di cambiargliela.


























Note dell'autrice: mamma mia ragazzi non avete idea di quanti rompimenti di balls per pubblicare oggi xd e prima era venuto tutto il testo in grassetto, una faticaaaa per rimetterlo normale, solo perchè se copi e incolli una sola parola da internet, come il nome di una città, ti sballa tutto il carattere e non VIENE VIA EH!! Fare i salti mortali per ripristinare il testo normale (non basta solo cancellarlo e riscrivere le frasi )
POI dover mettere le immagini, il'immagine è troppo grossa, allora cancella pure su tumblir, rimetti l'immagine modificata

Fare tutta sta fatica per un capitolo dove accade ben poco mi girano altamente! Scusate se son volgare, oggi va così xd

ps non ho abbandonato le altre storie ma se non aggiorno tutti i giorni sta storia, non va più avanti, ancora per qualche giorno va così!

pps il cambiamento di Jensen avrà a che fare con il volo, ecco perchè tutti sti riferimenti!

vi ringrazio sempre per continuare a seguirmi ^^

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Capitolo 16
*** L'uomo con la bombetta ***


“Non sai davvero quanto conta per me, Jared, ti ringrazio tanto.”
“Ma stai scherzando, Jensen? Sul serio mi stai ringraziando perché ti sto accompagnando in banca??
“Sì. Mi rendo conto che è una seccatura..ma ultimamente mi sento così stanco..” disse Jensen toccandosi gli occhi.

Jared gli toccò il viso preoccupato. “Anche per questo sono felice di accompagnarti. Sia mai che tu abbia un colpo di sonno in questo momento, ma sei riuscito a capire perché non riesci più a dormire? Magari uno dei vecchi rimedi della nonna..”
“Le sto provando tutte..niente sembra funzionare..di giorno dormo però..infatti ho molto sonno adesso..”
“Jensen..se non te la senti di andare..”
“No, no, sono sveglio, andiamo!”
 


Dopo poco che entrarono però, Jared e Jensen erano ancora in fila, quando sentirono una voce raggelante tuonare:


“FERMI TUTTI, QUESTI è UNA RAPINA!”
Jared e Jensen si guardarono pietrificati, alzando le mani nello stesso momento.

“Tutti a pancia a terra, voi!” gridava una donna della banda.
“Stai tranquillo..andrà tutto bene..” sussurrava Jensen a Jared, mentre facevano come detto.
“S-se lo dici te..” diceva Jared di rimando.
 
“Ehi, tu stronzetto. Che cosa stavi combinando con la mano là sotto eh?” tuonò uno dei ladruncoli.
“N-niente.”
“Niente eh? Invece scommetto che volevi fregarci. A-ahh lo sapevo! Questo pulsante apre senz’altro un cassetto pieno di sterline, eh??”
“Pulsante? Hai detto pulsante? NO NON TOCCARLO!” cercò di avvertirlo la donna complice che era con la banda.

Troppo tardi, il ladro stupido aveva fatto scattare erroneamente il pulsante della sirena.
 


WEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE

“è l’allarme, hai premuto l’allarme, maledetto stupido!”
“Cos’ho premuto??”
 
 
I ladri si sbrigarono a prendere la valigetta del tizio che avevano appena ucciso e mentre uscivano, si accorsero che la macchina era stata portata via con il carro attrezzi.
“La macchina!”
“Ehm, in effetti, credo di averla lasciata in divieto di sosta.”
 
 


I ladri si misero a scappare a piedi, mentre tutt’intorno il rombare delle sirene della poizia, riempiva la città.
Uno dei ladri era soddisfatto. Era un uomo con una bombetta e un ombrello.

“è l’ora dell’uscita degli impiegati della City, una folla di bombette, ombrelli e valigette..ce l’ho fatta.” E fece un ghigno felice.

“Non direi!”

Prima di beccarsi un pugno sul muso!

SOCK
 
“Ma cosa..” disse l’uomo a terra.

“Il vero ladro è chi fonda una banca, d’accordo, ma chi va in galera è quello che la rapina.” Disse Jensen.
“All’inferno!” disse l’uomo sparando dal finto ombrello che aveva con sé e colpendo Jensen di striscio. Per fortuna indossava una giacca.

“AAH!”


“A terra, tutti a terra!” urlava Jensen, mentre l’uomo continuava a sparare.
 


Jensen non si scoraggiò e continuò a inseguirlo. Riuscì anche a farlo cadere, acchiappandolo da dietro ma l’uomo gli diede un calcio sul viso.

“E ora all’inferno ci vai davvero!” urlò l’uomo, ma non riuscì a compiere la mossa, che una seconda voce, gridò.
“No, ci vai tu all’inferno!”

STUNF
BANG
 
Fortunatamente fu Jared ad avere la meglio, riuscendo a colpire l’uomo, che barcollò all’indietro.

“M-male….detti..”

TLAK
RRRRRRRRRRR

“NO ATTENTO!” gridò Jensen, vedendo che l’uomo si era appoggiato inconsciamente al pulsante di un marchingegno e..
 
SWIIISSS TUNK

Venne infilzato dalla lancia di una gru. Che lo sollevò fino in alto.
 
“Mio dio..che fine orribile..” dissero i poliziotti che erano con loro, mentre Jensen abbracciava Jared per le spalle.

Ma non finì qui, l’uomo teneva ancora in mano la valigetta misteriosa, che per via di tutti quegli spostamenti, si aprì, riversando tutto il denaro che era contenuto all’interno.

Migliaia, migliaia di banconote che cadevano sul cielo della città!
 
 

“Blooody Hell.”
“Piovoni soldi!”
La gente si rotolava in mezzo alla città, raccogliendo le banconote.
Una banconota, arrivò dritta tra le mani di Jensen.

“Tutto bene, Jensen?” gli chiese Jared, abbracciandolo da dietro.

“S-sì..” disse Jensen, con lo sguardo un po’ sbarrato. “Ma ci sono stati due morti per questo maledetto denaro.” Disse, accartocciando la banconota.
 
 
 
 






















Note dell'autrice: non vi aspettavate un capitolo così, vero? :ppp vi spiego, non sono scene a caso, segue tutto una scaletta precisa, anche il fatto che non sia stato Jared a fermare il ladro, ma Jensen :ppp ci sarà una seconda parte. Mica è finita qui!
Se non avete riconosciuto il mio stile in questo capitolo, è per due motivi: sia perchè durante le scene di azione preferisco sfumare un pò, sia perchè...queste scene, compresa quella della rapina alla banca e i dialoghi dei furfanti, sono scene prese dal fumetto di Dylan Dog : Per un pugno di sterline n 173 

Anche nel prossimo capitolo ci saranno scene riferite a quel fumetto. Ho trovato che per questa storia, prendere spunto da quella storia, ci stesse bene ^^ naturalmente è una cosa di passaggio solo, ma che servirà per avvicinare ancora di più i nostri eroi al loro destino! 

Spero vi sia piaciuto il capitolo nonostante un pò di confusione xd nel prossimo capitolo chiarirò meglio certe parti e anche come mai Jared aveva una pistola xd
baciii (ne capiteranno delle belle nel prossimo!)

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Capitolo 17
*** Per amore o per denaro? O per amore del denaro? ***


Jensen aveva una piccola medicazione alla spalla, mentre a casa sua, ascoltava con attenzione Jared, che gli raccontava com’erano andate le cose.

“Quando ti ho visto scappare in quel modo, ho avuto paura, ti ho inseguito ed è stato solo a istinto che ho sfilato la pistola dalla mano di quell’agente per sparare al tizio. È stato un gesto istintivo dettato dalla paura. Sapevo che la tua vita non significava niente per loro, così come per quei furfanti, ma per me…non potevo rischiare..un attimo di esitazione in più sarebbe stato fatale.” Disse Jared, cambiandogli la medicazione, sotto indicazione del medico.

“E hai agito molto bene, se non fosse stato per te, probabilmente non sarei qui a raccontare e ascoltare questa assurda storia.” Disse Jensen intenerito mentre Jared gli curava ancora la ferita. “Mi hai salvato la vita.”

“Tu avresti fatto lo stesso per me..” minimizzò Jared,
“è stato un ottimo tiro..” osservò Jensen.

“Quando ero piccolo, mi allenavo al poligono.” Disse Jared compiaciuto, poi si fece pensieroso.
 
“Il tuo amato Jensen sarà il tuo peggior nemico. È scritto nel suo destino. Devi allontanarlo prima che sia troppo tardi.”

“Jared? Cosa ti sta succedendo?”
“Eh? Cosa?”
“Avevi lo sguardo perso nel vuoto.”

“Sssi..un giramento di testa, deve essere il caldo, non preoccuparti.” Disse Jared con un sorriso, mentre dentro di sé, si sentiva morire. La voce era tornata e stavolta sosteneva che era Jensen il più grande pericolo di Jared, che cosa voleva dire?
 
 
 


*

Il fatto della rapina – cominciata male e finita anche peggio – non rimase senza conseguenze. Una strana scia di strani omicidi seguì quello che era successo quel giorno, nei giorni seguenti.
 
 
 
Scena 1

Un omino comune,trasandato e un po’ ubriacone, entrò una sera in un bar.

“Offro da bere a tutti!” disse allegro.
“Piano, Bart. Prima voglio vedere i soldi,  non hai mai un penny e di solito chiedi a TUTTI di offrire da bere a TE.”

“Bah..i soldi..la rovina dell’uomo....dell’uomo che non li ha! Guarda qui. 50 dollari!” disse l’uomo sventolando la banconota.
Così l’omino offrì a tutti da bere, ma ad un certo punto disse:

“Salute, amici e godetevi la vita..finchè dura.” Disse con un ghigno e all’istante si trasformò in un mostro, cominciando a sgozzare tutti i presenti con i suoi lunghi artigli.
 
 
 

*

Scena 2

“AAAAAH.”

Jared stava camminando di sera tardi, perso nelle sue elucubrazioni su sèstesso, Jensen e il loro improbabile destino, quando sentì un grido di donna squarciare l’aria.

“Zitta o ti buco, sgualdrinella!”
“E molla sta borsetta.”
“Se vuoi restare viva, devi pagare con i soldi..e IN NATURA.”

“All right, ragazzi, il divertimento è finito.”

Era stato Jared a parlare, ma non fece nessuna paura ai due manigoldi, che risero come invasati.

E tu chi saresti, damerino??”
“Non lo vedi? Un idiota!”

“Può darsi, ma un idiota della polizia, quindi filate tutti e tre.” Disse Jared, che stava esibendo un vecchio tesserino di un vecchio amico poliziotto, amico di suo padre, che aveva tenuto come ricordo.

Oooh , una tessera di Scotland Yard. Che paura.”

Se tu sapessi che è scaduta da dieci anni, te ne farebbe ancora meno.. pensò jared, tenendola in alto.

“Calma, amico, credo che ci sia un equivoco, hai detto di filarcela tutti e tre, ma noi..SIAMO IN QUATTRO.” Disse e all’istante un quarto uomo nascosto colpì Jared alla testa facendolo cadere.

“AAH.”

“Ah, ah, ah.” Ridevano i manigoldi, dando calci al povero ragazzo.
 
“L-lasciatelo stare, lasciateci stare tutti e due..”

“Tu stai zitta, ho detto, mi hai rotto. Ti taglio la gola e bast..”

TSOCK

Il manigoldo rimase senza parole quando il braccio della ragazza gli trapassò il petto e  lo alzò con la forza di un rinoceronte, poi lo scaraventò dall’altra parte del muro, teneva in mano il suo cuore.

Guardò gli altri con aria minacciosa, poi si avventò su di loro e cominciò a morderli sul collo.

“N-non può essere..sto delirando..” disse Jared, a terra, con gli occhi gonfi e il labbro squarciato.
 
Il viso della donna si trasfigurò, come quello di un mostro, al posto delle mani aveva dei lunghi artigli e non si fermò fino  a che tutti loro non furono morti.

È la fine..ucciderà anche me… pensò Jared, mentre la donna stava per avventarsi su di lui.
 
“Grazie.” Quel sussurro lo sorprese.
La ragazza era tornata normale e gli diede un lieve bacio sulle labbra.
“Io mi chiamo Meg.” Disse lei poco prima che Jared svenisse.
 
 
 
 

*

Jared e Jensen stavano parlando con il commissario, sulla scena del delitto, fornendo loro informazioni su quello che era appena accaduto.
“Che ne sarà della ragazza?” volle sapere Jared.

“Si è costituita, da quel che si è capito, stando alle sue dichiarazioni, ha fatto una strage ma per difendere sé stessa e te, l’imputazione sarà al massimo di eccesso di legittima difesa. Molto eccesso. Lei c’era, conferma questo?”

“Io..ero semisvenuto..mi è sembrato di vedere qualcosa..ma credo sia stata un’allucinazione..” disse Jared, ripensando alla forma demoniaca assunta dalla ragazza.

“Signore, se permette, vorremmo andare a casa, adesso. È stata una serata dura per il mio ragazzo. è stato massacrato di botte..” intervenne Jensen, ancora turbato per la telefonata che Jared gli fece qualche minuto fa. Non era stato molto chiaro per non spaventarlo e quando era arrivato e aveva visto la polizia e lui massacrato di botte, si spaventò molto.

“Mmm..d’accordo..ma credo sia meglio che il ragazzo vada all’ospedale..” disse il commissario.
“Non è necessario..” disse il ragazzo.
Un corno! Adesso andiamo all’ospedale o ti prendo a calci pure io! Mi scusi per il tono.” Disse Jensen, che era ancora molto turbato.

Il commissario sembrava perplesso ma anche intenerito dalla coppietta.

“Vada, vada. So molto bene come ci si sente quando le persone che amiamo, sono in pericolo, ma non sia troppo duro con il suo ragazzo, si è fatto menare per salvare una fanciulla che poi è diventata la strega cattiva. Ha bisogno di comprensione.”

“Sì, certo, sicuramente.” Disse Jensen, vergognandosi un po’.
 
 
 

*

Fecero il tragitto a piedi, Jensen continuava a scusarsi con Jared, per aver perso il controllo.

“Non è da te, ma posso capire che vedere il tuo fidanzato aggredito da una banda di malviventi e protetto da un demone, non è cosa di tutti i giorni.” Disse Jared ancora perplesso, chiedendosi se quello che aveva visto era davvero un demone.

“è così assurdo che anche la stua storia potrebbe essere vera. In questi giorni sta capitando la qualunque, sembrano tutti impazziti. Persone comuni che all’improvviso diventano mostri.  Andiamo fino all’edicola? Vorrei prendere il giornale prima.”
Jared lo guardò perplesso.

“Ti sembra il momento di pensare al giornale del giorno?”

“Sì, voglio saperne di più su questi omicidi, La polizia non sembra volersi sbottonare con noi al riguardo, ma li capisco, in fondo siamo solo quelli che hanno fermato uno dei malviventi della rapina in banca qualche giorno fa, non gente importante.”

Jared, suo malgrado, sbuffò divertito davanti al sarcasmo di Jensen.

“Va bene, ma..ti scoccia se io aspetto in macchina? Mi fanno male tutte le ossa al momento e ho bisogno di sedermi.”

“Certo, la macchina è proprio qui..a pochi passi..e non pensare di svignartela così, dopo l’edicola, un salto al pronto soccorso lo facciamo. Non sono un medico e voglio assicurarmi che tu stia bene.”
 
Jared sorrise alle premure del suo compagno e salì in macchina, da quella postazione, poteva vedere il suo ragazzo avvicinarsi all’edicola.
 
 
 
“Vorrei l’ultima edizione dell’observer per favore.”

L’uomo era abbastanza scocciato, visto che stava per chiudere l’edicola.

“Mpf..prenditela da solo.”
Jensen stava per pagare, ma l’uomo sbraitò.
“Quelli sono cinquanta dollari, non ho il resto, rimettilo a posto! E togliti dai piedi, rompiballe!”
Jensen rimase impietrito, ma poi si fece scuro.

“Io..odio..chi..non è…gentile… IO UCCIDO CHI NON è GENTILE!”
 
E all’improvviso non fu più Jensen, la sua faccia era trasfigurata come quella di un mostro, lo sollevò con forza e lo buttò contro l’edicola, buttandolo contro le persiane.

“N-no, ti prego, non farmi del male.” disse l’uomo spaventato.

Jensen era ancora furibondo, ma venne riportato alla calma da un trafelato Jared, che gli mise le mani sul viso.



“Jensen, calmati, lascia andare quest’uomo. È solo un giornale, mi senti? Non ne abbiamo bisogno, noi dovevamo tornare a casa, ti ricordi? Vuoi tornare a casa con me? Perché io..non vedo l’ora.”

Il tono di Jared diveniva sempre più tranquillizzante e colmo d’amore e dolcezza, allacciava i suoi occhi a quelli di Jensen, preoccupandosi di mantenere il contatto visivo. Non importava che il suo amore avesse l’aspetto di una bestia in quel momento.

“J-Jared?”
“Sì, Jensen, sono qui.”
“C-che cosa mi sta succedendo?”
Jensen sembrava davvero terrorizzato.

“Niente, non ti sta succedendo niente, sei sempre il mio Jensen, ma adesso devi calmarti, fallo per me, vuoi?” Jared continuava a sorridere, anche se dentro di sé voleva piangere.

“N-non ci riesco. C’è qualcosa che…sento così tanta rabbia. Mi fa male, J..”
“Dammi le mani, Jensen..”
Trovò però un muro.

“Jensen, le mani..” ripetè Jared con tono fermo, guardando la sua mano destra stretta a pugno.

“Non posso, LEI mi trattiene. Lei non vuole!”
“Lei?”
“Lei..la..La banconota..
Jared capì.

Deglutì poi con coraggio accarezzò la mano del compagno, passando più volte sopra, intrecciando le loro dita., incoraggiandolo ad aprirle.

“Fidati di me..dammela..ci penso io..”
“Jared, io non credo che..”
“Fidati..di me..”

La sua mano si aprì, Jared afferrò la banconota e la gettò a terra, accartocciandola.

Non toccate quel denaro se non volete finire come lui. Credo sia avvelenato!” disse Jared, avvertendo l’edicolante ancora esterrefatto.
 
“Ehi, ve lo do, l’observer, se lo volete ancora!” gridò il vecchio ma Jared, impegnato a sostenere Jensen fino alla macchina, non lo degnò di uno sguardo.

Quella notte stessa, si presentò alla stazione di polizia, ignorando le proteste di Jensen e dicendo di farsi chiudere in una cella, aveva toccato una delle banconote che erano con molta probabilità infette e voleva evitare di aggredire e fare del male a chiunque si trovasse davanti. Jensen si calmò solo una volta che ebbe ottenuto di chiedere che Jared venisse - con le dovute precauzioni - almeno curato per le brutte ferite che aveva sul viso.
 
 
 

*

Con grande sorpresa di Jared, non si manifestarono sintomi di rabbia e perdita di controllo in lui,ciònonostante, la polizia aveva deciso di credergli e cominciò a diramare al tg un comunicato speciale. Ovviamente Jared non era stato così stupido di parlare di mostri e demoni, sostenne la tesi delle banconote infette, adducendo l’ipotesi che le banconote fossero state trattate con sostanze chimiche antirapina e che per qualche ragione fossero dannose alla salute.

Il servizio invitava quindi i cittadini a restituire le banconote che trovassero alla più vicina stazione di polizia, senza toccarle. Per chi l’avesse fatto, era previsto un premio di dieci dollari.
 
 
Quello che né Jared, Jensen e la polizia potevano aspettarsi, era che prima che questo servizio facesse il giro del mondo, un altro ragazzo, misterioso, all’apparenza giovane, vagava nella città con sguardo perso e si imbattè proprio in una di quelle famose bamconote.

Non è dato sapere se il ragazzo dai brillanti occhi verdi, sapesse del pericolo che correva, quando raccolse la banconota.

In quel momento, un uomo dai capelli un po’ grigi e dall’aria un po’ abbacchiata, gli passò davanti e il ragazzo parlò.
“Signore..”
L’uomo lo osservò accigliato.

“Signore..ho trovato questa banconota per terra, ma a me non serve il denaro. Non ne ho bisogno, lei però sembra di sì. Ho notato il suo sguardo, è lo sguardo di chi aspetta tutti i giorni che una mano, anche sconosciuta, gli porga un aiuto. Forse era destino che ci trovassimo su questa strada nello stesso momento, la prego, lo accetti.”

L’uomo sembrò frastornato, colpito e forse anche un po’ offeso dalle parole del giovane.
“Mi ha preso per un barbone, ragazzo?”

Era palese dal suo tono, la tentazione di accettare che lottava contro la vergogna.
“Se l’infelicità fosse questo, allora saremmo tutti barboni, non crede?”

Aveva ancora la mano tesa, gli occhi dell’uomo si fecero un po’ lucidi, incredulo che potesse davvero esistere una persona così.

“Io..non so cosa dire..grazie..”

Il ragazzo sorrise e fece un cenno di salute, per poi andare, ma l’uomo lo fermò.
“Perché?? Perché io??”

Il ragazzo si voltò e i suoi occhi verdi sembravano brillare come non mai.

“La domanda giusta sarebbe : perché lei no?” e dicendo così, se ne andò, lasciando l’uomo basito.
 
 
 
*

L’uomo che aveva accettato la banconota del giovane, pensò a lungo nei giorni a venire a quel ragazzo. Quel ragazzo che gli aveva mostrato così tanta gentilezza.

Quell’uomo non ebbe nessuna reazione violenta né attacco aggressivo nei confronti di nessuno.

Dopo quell’episodio, si interruppero tutti gli attacchi violenti cominciati in quei giorni. Tutto era tornato improvvisamente alla normalità.

Era bastata una parola gentile, un atto di sincero e vero altruismo di quel ragazzo.

Quel ragazzo che, era la copia esatta di Jared Padalecki.























Note dell'autrice: 

tutte le scene che descrivono il denaro assassino, compresi i dialoghi, sono presi sempre dal fumetto di dylan dog per un pugno di sterline xd anche il breve pezzo dove si parla della scusa trovata per non parlare di banconote stregate! Il pezzo in cui però Jared cura la spalla di Jensen e il finale con il ragazzo che assomiglia a Jared e il vecchio, sono scene che ho inventato io xd so che non ho propriamente svelato che senso avevano questi capitoli, ma la soluzione arriverà xd non ha comunque un'importanza incisiva nella trama, serve solo per far capire alcune cose: che Jensen ha un lato oscuro e che può cedervi, che Jared misteriosamente non è stato colpito dalla maledizione del denaro e il finale..beh sarà o non sarà il famoso gemello creduto morto? :ppp inoltre manda un messaggio importante! l'altruismo che ferma il male!
nel prossimo capitolo ci avviciniamo ancora di più a quello che accadrà a Jensen!

ps cosa importante : L'ULTIMA SCENA è stata modificata da me sul finale, al posto di Jensen, nella versione originale c'era dylan, che non è stato fermato da nessuno quando stava per perdere il controllo, si è solo fermato da solo. Dovevo specificarlo xd

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Capitolo 18
*** La grotta ***


Jared stava avendo un altro dei suoi incubi.
Questa volta riguardava Jensen.

Era completamente nero, come vestito della notte, con un lungo mantello. Jared cercava di avvicinarsi a lui, di raggiungerlo, ma quando ci provava, Jensen lo colpiva duramente sul viso con un lungo pugnale, facendolo gridare.
Il suo grido straziante si perdeva in quella sorta di nulla che c’era attorno a loro.

“Perché mi ha fatto questo, Jensen? Io ti amo!” diceva Jared, tenendosi il viso tra le mani, mentre gocciolava sangue dal viso.

“Ti amo anch’io e vorrei che questo bastasse,ma tu sei il mio peggior nemico, Jared e io devo sconfiggerti, prima che tu sconfigga me.”

“Cosa..cosa stai dicendo! Io non potrei mai farti del male! MAI!” disse Jared gridando e guardando per terra sotto di sé. Era inginocchiato e ora poteva vedere chiaramente che quello che credeva essere sangue, erano pezzi di carne e altri pezzi metallici. Come potevano essere DENTRO la sua faccia?

“Non ancora, ma lo farai, solo che io non te lo permetterò, perché tu, amore mio, tu NON SEI UMANO!”

“NO, NO, NON è VERO!!”

“Sicuro? C’è uno specchio là in fondo, puoi guardarti se non mi credi.” Disse Jensen.

Jared si voltò e notò un grande specchio posato a terra. Era sicuro però che fino a poco fa non c’era!
 
Jared corse trafelato verso lo specchio e quando finalmente si guardò, emise un grido.

“NO, NON è POSSIBILE!” gridò. Mezza parte del suo viso era normale, l’altra metà era orribilmente trasfigurata, come ustionata e orribilmente mutilata.
 
 
Jared si risvegliò da quell’orribile incubo, gridando.
“Un incubo..solo un incubo..Jensen…” disse tra sé, prendendosi la faccia tra le mani.

Fino a che i suoi incubi riguardavano sé stesso e suo fratello era un conto, ma questo era un pessimo scherzo della sua mente includere anche il ragazzo che amava. Perché??

“Jensen non può essere un mio nemico. Non mi ha fatto niente né io gli ho fatto niente. Non può odiarmi. Non ha ragioni..” disse ancora tra sé, mentre si rimetteva a letto, piangendo.
 
 
 

*

Jared nei prossimi giorni non aveva detto niente a Jensen, temeva quasi che se gli avesse raccontato tutto, avrebbe scatenato una specie di sigillo che avrebbe fatto avverare davvero quella sorta di nefasta premonizione, se la ignorava..beh, forse c’era qualche possibilità che sarebbe riuscito a scongiurarla.

Ripensò ai due fratelli del ritratto della moneta. Loro hanno ignorato per tanto tempo..e a distanza di anni..si è dimostrato che non è servito a nulla..questa cosa..non le importa..quanto tempo passa..è capace di lasciar passare ANNI…

Non aiutò neanche il fatto che Jensen sembrava DAVVERO cambiato. Era più sicuro di sé, non che fosse mai stato insicuro, anzi gli era piaciuto proprio per questo, perché era bellissimo, intelligente, sicuro di sé…ma aveva mantenuto anche sempre una certa dose di umilità, ora invece sembrava essere diventato eccessivamente sicuro, a tratti arrogante.
 
“Forse è stata l’esperienza con quei poliziotti ad avermi gasato..o forse è la gioia perché la scuola è FINALMENTE FINITA, o forse sto solo crescendo..” ridacchiò Jensen, camminando assieme a Jared, mentre il suo ragazzo gli esponeva quelle perplessità.

“Forse..o forse ti è venuto il complesso dell’eroe..” disse Jared perplesso. “Jensen, mi dici dove stiamo andando?” stavano camminando ormai da un bel po’ e non gli piaceva questa cosa, sembravano in un posto molto isolato da tutti. Ripensò ai suoi sogni e all’improvviso l’idea di restare in un posto deserto con Jensen dopo quello che sapeva, lo riempiva di paura. Dopo qualche attimo tuttavia, si vergognò egli stesso di questi pensieri.
 
Jensen ribattè pronto. “Senti chi parla. Quello che è sceso da una giostra per giocare a fare il pompiere.”
“Non stavo giocando.” Disse Jared con tono più acido di quanto avesse voluto.

“Scusami, hai ragione, amore..” disse Jensen, sbaciucchiandolo e allentando un po’ quella morsa nel suo cuore.

“Credi davvero che io sia un eroe? Cioè, credi che potrei diventarlo? Non ci ho mai pensato..ma con mia grande sorpresa mi sono accorto che..da un po di tempo non riesco a pensare ad altro..come vedresti la cosa?”

“Penso che..” disse Jared, scegliendo con cura le parole da dire. “Mi farebbe paura, ecco..gli eroi sono sempre a rischio pericolo e conoscendomi, mi preoccuperei sempre per te..”
Jensen sorrise. Un sorriso meraviglioso.

“Io cercherei sempre di non farti preoccupare, non salverei solo i deboli e gli oppressi, ma salverei anche te dalla paura..”

Jensen si sentì quasi felice di quella frase, ma subito dopo si incupì.

Chi crede di essere più forte della paura, finisce per precipitare in nuove e più terribili angosce.” (citazione tratta da un fumetto di dylan dog ) L’aveva detta così a bassa voce che credette di averla detta solo a mente, ma sentiva lo sguardo di Jensen su do sé e si maledì. L’aveva intristito.
“Ascolta, Jens, mi dispiace, io..”

“Siamo arrivati!” disse all’improvviso Jensen.
Jared sollevò lo sguardo sorpreso.
“Una grotta??



“Siiii..piaciuta la sorpresa’?” chiese Jensen euforico.
“Uhhh..non so..cosa dovremmo farci?”
“Entrarci, magari??” lo prese in giro Jensen.

Stai scherzando? Io non entro in quella cosa..è tutto bu…Jensen!! Jensen! Torna indietro! Mannaggia a te e a me!!”
 
Jared era entrato dentro la grotta e rimase meravigliato di quello che vide. Era davvero stupenda! Era piena di cristalli, azzurri e bianchi, appesi al soffitto come stalattiti

La meraviglia dei cristalli donava una luce azzurrina alla grotta.
“è stupenda., Jensen..”
“Sì, è meravigliosa…” disse lui.

Visitarono ancora un po la grotta, fino a quando un pipistrello volò nella direzione di Jensen.

“Jensen!!! Tutto okay??” gli domandò Jared, accorrendo al suo fianco. “Oh mio dio, era un pipistrello, ti ha…fatto del male?” gli domandò subito il moro.
Jensen sembrava sorpreso, un po stranito.

“Tranquillo, amore, è tutto a posto.”
L’urlo di Jared interruppe le sue parole.
Cos’è quello?? Un morso? Ti ha morso??”

Jensen si volse e notò che c’era un piccolo segno rosso sul braccio.

“Niente di cui preoccuparsi..”
“Stai..stai scherzando, vero?? Dobbiamo subito disinfettarti!”

Jensen sospirò con aria delusa.
“E la gita delle grotte è andata a puttane.”
Jared lo guardò come se non lo riconoscesse.

Jensen gli sorrise di rimando.

“Ma se serve per farti star tranquillo, che sia.”
 
Una visione potentissima però, stavolta ad occhi aperti, travolse Jared.


Rivide l’uomo vestito come la notte. Lo vide volare.
Come un pipistrello.

E poi una voce

“Il tuo peggior nemico…il tuo peggior nemico…”
 
 

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Capitolo 19
*** Siamo un pò tutti come Icaro ***


Erano passati dei giorni durante la gita alle grotte e quella sera avrebbe incontrato Jensen alla festa in piscina di un loro amico comune.

Non erano venuti insieme, lo aspettava in giardino, come tutti. Era una festa in maschera, quando lo vide arrivare, però, trattenne il fiato.

Jensen era vestito completamente di nero con un lungo mantello e una maschera.

L’uomo del suo sogno!

“Jared. Ti piace il mio costume?” gli disse sorridendo, togliendosi la maschera.
“S-sì.” Tremò Jared. “E a te piace il mio?”

Jared era vestito un po come arecchino. La tuta che aveva indosso era per metà come un clown e l’altra metà raffigurava metà pantaloni classici e metà camicia bianca con metà cravatta.

Jensen lo guardò con un sorrisino sbieco.

“Sembra il completamento di un’opera di un artista che non è mai riuscito a finire o decidere quale delle due dovesse prevalere sull’altro.”

“Rappresenta la dualità, Jensen.” spiegò il moro. “Lo sdoppiamento dell’anima. Rappresenta crudeltà e debolezza.”
Jensen lo guardò perplesso.
“Ti chiederei quale delle due prevarichi l’altra.”
“Sono complementari. Chi è debole, è sempre crudele.”(citazioni dal libro "l'ultima riga delle favole )
 

Jensen fissò Jared e per qualche attimo ci fu il gelo tra loro.

“Non è quello che mi hanno insegnato.” Sbuffò. “A me hanno insegnato che la cosa più importante è la giustizia e la giustizia punisce chi è crudele, se ne frega se l’uomo è stato crudele, perché debole.”
 

Rimanemmo così a fissarci per qualche istante, poi Jensen se ne andò da solo a prendere qualcosa da bere.
Notai che si girò di nuovo a fissarmi.

Ci eravamo lasciati così, senza comprenderci, ma in questo mondo, è difficile comprenderci.(citazioni dal libro "I dolori del giovane Werther" )
 
Mi sentii strappare il cuore, come se lo stessero portando via da me.

Mi avvicinai a grandi passi, veloci, verso Jensen che sgranò appena gli occhi a vedermi in quel modo.
Era seduto a bordo piscina con gli altri.

Mi inginocchiai a lui e lo abbracciai da dietro, singhiozzando contro la sua spalla,piano, incapace di frenare i sentimenti che mi laceravano dentro.
Lo amavo così tanto…

Jensen da parte sua, mi accarezzava i capelli, mi guardava con i suoi occhi meravigliosi, che erano diventati liquidi e mi sussurrò di perdonarlo, mi confessò che non era sé stesso in quei giorni. Era tutta colpa sua, non mia, diceva.
Come poteva essere colpa sua? Ero io, IO la causa di tutto, dicevo.

Jensen scuoteva la testa, mi diceva che non capivo, doveva mostrarmi una cosa, diceva.
Mi prese per mano, mi portò nella palestra immensa del nostro amico e chiuse a chiave la porta.
 


Se la situazione non fosse stata drammatica, avrei perfino potuto pensare che Jensen avesse intenzioni sconce, ma quando si voltò verso di me, i suoi occhi brillavano d’oro.
 
“Jensen…i tuoi occhi…cos’hai? Cosa..sono?? Quel luccichio..”

“Posso fare delle cose, Jared, da quando quel pipistrello mi ha morso io sono..cambiato. Non sono un vampiro.” Disse con un sorrisetto. Lui e Jared avevano preso in giro molte volte tutti quei film che andavano di moda adesso sui vampiri e il biondo sapeva a cosa il moro avrebbe immediatamente pensato.

“E quindi..cosa sei?” chiese Jared sarcastico, tenendogli il gioco.
Jensen lo guardò sospettoso.
“Se te lo mostro, mi prometti che non cambierà niente tra di noi?”

“Te lo prometto..” sussurrò Jared, ma non era sicuro di poter mantenere la promessa, non proprio.

Jensen sembrò lottare per prendersi coraggio, poi spiccò un salto.
Solo che non fu un salto qualunque.


Fu un salto enorme. Riuscì ad aggrapparsi alla trave di legno situata sul soffitto e da li, spiccare un altro salto come una scimmia sugli alberi.

Jared lo fissava a bocca aperta, poi Jensen fissò il materasso di gomma poco distante e con agilità ci atterrò sopra seduto, con grazia.
Jared era allibito.
Jensen gli stava sorridendo.

“Non..non credevo che..un trapezista sapesse fare cose del genere..”
“Non le sa fare, infatti..” disse Jensen, tranquillo.
“Jensen..”
“Non mi credi, bene, ma magari crederai a questo..” Jensen lo prese per una mano e si mise a correre davanti alla finestra aperta, Jared fu costretto a correre per stargli dietro, la finestra era sempre più vicina…..



Jared era a bocca aperta, incapace di fermarlo o di fermarsi, era terrorizzato, ma nonostante tutto non gridò per fermarlo, perché irrazionalmente si fidava di Jensen.
E poi saltarono.
 
Quel salto sembrò durare secoli, attimi, secoli di attimi infinitesimali, epoche lontane e diverse, non fu niente di tutto quello che Jared avesse mai provato, perfino il deltaplano non era paragonabile a un’esperienza come quella di lanciarsi in quel modo nel vuoto, con il vento tra i capelli e il terreno che ti manca sotto i piedi.
Poi atterrarono.

Su un altro tetto.

Incredibilmente, atterrarono con grazia senza frantumarsi i piedi, Jared però dovette essere sostenuto poi da Jensen, perché l’atto del volo lo frastornò un po, barcollava.


“Ehi, tutto okay?” gli chiese Jensen sorridendo.
“Che..che..che cosa cavolo è appena successo?” ansimò Jared.
Jensen gli sorrise in maniera radiosa.

“Io volo, Jared.”
“Che..che cosa??”

“Non proprio completamente, ma per buona parte i miei salti assomigliano a questo, mi dispiace di averti spiazzato così, ma non mi avresti creduto mai altrimenti.”

“Che..mio dio, Jensen! potevamo cadere, potevamo sfraccelarci entrambi al suolo!!”
Jensen scosse la testa.
“Sapevo che non sarebbe successo. Da quando quel pipistrello mi ha morso, il mio corpo è cambiato, Jared.”
“Cambiato..in che senso??

“Mi sento potente, come non mi sono mai sentito così in tutta la mia vita. Le mie funzioni vitali non sono più le stesse di un tempo, i limiti che prima concepivo non ci sono più, posso..VOLARE..quasi! Avevo così paura di dirtelo, temevo che mi considerassi un mostro, ma non voglio esserlo, Jared, capisci? Con questo che posso fare, con le mie capacità ho capito che..voglio fare del BENE, perché POSSO, capisci? Io..posso cambiare il mio destino! “

Jared lo fissava sempre più spaventato. Non sembrava dalle sue parole, un suo possibile nemico.
“Ora che sai..mi accetti ancora?” chiese Jensen con un sorriso titubante.

Jared accettò la sua mano tesa e dopo pochi istanti, sentì un altro tuffo al cuore.
Avevano di nuovo saltato. Jensen lo aveva trascinato di nuovo con sé, nel vuoto.
 
Ma proprio come la prima volta, non si sfracellarono al suolo!
Atterrarono di nuovo su un altro tetto!
E poi un altro, un altro.


L’adrenalina di Jensen era la sua adrenalina, il suo entusiasmo era il suo, la sua gioia era condivisa, era al passo con lui, perfettamente simmetrici, con il cuore e la mente, come non avrebbe mai creduto potevano essere. Non capiva niente, vedeva le immagini delle case, sfrecciare, la vista offuscarsi, ma la stretta nella mano di Jensen, rimanere salda e non dubitò neanche per un istante, che Jensen lo avrebbe fatto cadere.
 
Poi, una discesa più lunga delle altre e Jared si acorse che erano di nuovo a terra, erano scesi da tutti quei tetti ed erano uno di fronte all’altro, in piedi, in un vicolo buio.



“Oddio! È stato..è stato..merviglioso.” ansimò Jared, ma le sue parole parevano essere smentite dal giramento di testa che ebbe in quel momento.

“Piano, piccolo.” Lo sostenne Jensen. “Accidenti, forse ho esagerato.” Disse con un sorriso dolce, sentendosi un po in colpa.

“No. No. mi è piaciuto..” disse Jared, sconvolto. “Dio, non avrei mai potuto pensare di provare delle sensazioni, delle emozioni del genere!” disse Jared, aggrappandosi a lui.

Jensen ridacchiò. “Volevo che le provassi, volevo che sentissi quello che provo io.”

“Perché? Ti fidi così tanto di me, da cedermi una parte così intima di te?”

Ti amo così tanto, da farlo. “ disse Jensen.
 

Jared non credette di poter essere più felice di così. Dimenticò di tutto, della moneta, della maledizione, delle visioni strane che aveva avuto sul loro destino nefasto, le voci, perfino suo fratello, in quel momento c’era solo Jensen e l’amore che provava per lui, che sapeva ormai, essere diventato immortale e forse, lo era sempre stato.

Ti amo, Jensen.” disse, prendendogli il volto e baciandolo con passione, sotto le stelle.

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Capitolo 20
*** Chi è debole, è sempre crudele ***


Jared e Jensen dopo quell’esperienza del volo, sembrarono più uniti di prima, erano davvero felici, inoltre Jensen era gasato per questo suo nuovo potere, diceva che si sentiva come un supereroe dei fumetti e che voleva diventarlo davvero, ma per riuscirci, doveva esercitarsi, quindi andava nelle radure deserte o nei boschi ad esercitarsi a volare, scoprendo di riuscire a fare dei salti sempre più lunghi.

Diceva di adorare sempre di più la notte e le tante piccole creature che scopriva esistere, tra gli alberi, in aria, sul terreno, nascoste, che lottavano ogni giorno per nutrirsi, per esplorare, per sopravvivere, che si amavano anche, a modo loro.

Jared adorava ascoltarlo, lo reputava affascinante e adorava sostenerlo, seppur con sempre dei malcelati timori, Jensen lo amava ancora di più da allora, il suo sguardo con cui Jared lo seguiva, durante quei voli, lo faceva sentire come se Jared fosse orgogliosissimo di lui, fiero, non era invidioso dei suoi poteri.

Era il ragazzo giusto! Quello perfetto, la sua anima gemella.
Jensen decise, era quello definitivo.
L’unico!

Aveva intenzione di chiedergli di sposarlo,non gli importava che fossero ancora entrambi giovanissimi, doveva solamente trovare il momento giusto.
 
 
 
 
*

Jared, intanto, stava cercando sempre di più di dimenticare tutto quello che era successo nelle settimane passate, avrebbe voluto essere come quei tizi che si lasciavano scivolare le cose addosso, che non pensavano e rimuginavano sulle cose, lui non era così, era fin troppo analitico, seppur passionale per quanto riguardava i sentimenti, la cosa era strana visto che di primo impatto poteva sembrare che fosse Jensen quello più razionale tra i due, ma non era così, o forse lo era stato così, una volta, prima dei poteri, prima di….tutto.

Jared si sforzò di pensare che era giovane, aveva diritto a farsi una vita e a non farsela rovinare dagli eventi passati, voleva dimenticare tutto, lasciarsi scivolare tutto alle spalle, pensava che ripetendoselo cento volte al giorno, avrebbe finalmente potuto dimenticare..
Ma non ci riusciva e quindi si prendeva le mani nei capelli e piangeva.

Che ne era stato del ragazzo affascinante e che a scuola tutti volevano come ragazzo, quello capace di fare dimenticare agli etero che gli piacevano le ragazze e convincere i gay, che lui era il partito migliore e i bisex che i maschi erano meglio ed era lui il migliore?

Non volva essere così, sciocco, piagnucoloso, un peso per tutti, anche per Jensen, ora lui era così..SUPER e ben presto si sarebbe accorto anche lui che meritava di avere qualcuno al suo livello, che fosse SUPER quanto lui, non si sarebbe accontentato di qulacuno che fosse MENO.

Maledetta moneta..maledetta moneta…è tutta colpa tua…
 
 
 



La moneta, Jared, ne fu convinto, gli fece pagare caro, quegli insulti, la notte stessa. Ebbe la febbre, nonostante avesse fatto di tutto per farsela scendere, durante la notte ebbe un sonno molto agitato, preda ancora della febbre.
Una voce nella sua testa risuonò.

Jared, Jared, io continuo a esserti fedele, nonostante tu continui a insultarmi..non mi fermerò..
Bugiarda! Tu cerchi solo di allontanarmi dal ragazzo che amo..guardami! Non sono più lo stesso..

E sarebbe colpa mia? Tipico di voi umani, cercate di scaricare la responsabilità al primo che trovate davanti e che si presenta come un vero capro espiatorio, incuranti di cercare di capire la vera causa, che magari è molto più nascosta..

Belle parole, ma io so quello che tu hai fatto..e hai detto..hai minacciato il mio ragazzo di morte, hai minacciato tutti loro, tutte le persone che amo, perché poi??
È vero, l’ho fatto, ma tu non riesci a capire, io non sono la VERA minaccia, tutto quello che ho fatto, è per proteggere TE, dalla vera minaccia!
Jared rise.

Sarebbe Jensen, il ragazzo che amo, la vera minaccia?? Ritenta!

Non lui, stolto! L’organizzazione di uomini potenti e malvagi di cui ti hanno parlato i due fratelli.
Loro?? Non li conosco nemmeno, non gli ho fatto niente!

Purtroppo per te, loro conoscono TE. E non esiteranno ad usarti, per i loro scopi, così come stanno usando ME. Il mio compito è quello di guidarti verso il tuo destino..e non esiterò a fare del male alle persone che ami, se continuerai a rifiutarti di seguirlo, per questo sono stata creata e d’altro canto se non lo facessi, molte persone soffrirebbero e altre verrebbero meno al proprio destino, compreso quello del tuo amato Jensen..

Cosa stai dicendo? Cosa c’entra LUI? Non ho intenzione di intralciare il suo destino!!

Ma lo farai! È scritto nel tuo FUTURO. Tu seguirai una strada oscura e Jensen una strada di luce. Se vi ostinerete a restare insieme, Jensen sceglierà te, arrivando a rinnegare sè stesso, questo non deve accadere. Il destino e la vita di molte persone dipende da questo..

Quindi è vero…Jensen è destinato a diventare un eroe. Non riesco a crederci. Disse Jared, ma in realtà non l’aveva forse sempre saputo? L’aveva sempre saputo che Jensen era la sua LUCE.

Sto aiutando anche te stesso, Jared, se rifiuterai il tuo destino, spontaneamente, arriveranno degli uomini a prenderti e ti costringeranno con la forza, credimi, non vuoi sapere quello che potrebbero farti per costringere a collaborare..possono farti soffrire in modi che non puoi nemmeno immaginare, facendo soffrire anche qualcuno che ti è mancato ancora prima di nascere. Tuo fratello.

Mio…ma lui è morto!! Disse Jared gridando.
 
Ci fu un silenzio irreale.

Lui è VIVO.
No, non è vero!!

Lui è vivo, Jared, lo senti dentro di te, nella tua pelle, nel tuo cuore, non è vero? Ha i tuoi stessi occhi, anche se non la stessa vitalità. Non ti piacerebbe vedere il suo viso, finalmente?

SMETTILAAAAA!!!
 
Jared si svegliò, di nuovo angosciato, di nuovo in lacrime.

E sapendo che sbagliava, prese la moneta appoggiata sul comodino e la guardò sul suo palmo.

La donna della moneta sembrò quasi rivolgergli un sorriso triste.

E sapendo che sbagliava, la ritirò nel comodino.
Sentirla vicina, era come sentire la sua anima gridare.
E lui voleva davvero dormire quella notte.

Peccato che non ci riuscì comunque. Passò tutta la notte a piangere e verso le quattro, fece una telefonata a Jensen.
 
 
 
“Jared, ti prego, adesso calmati, mi distrugge sentirti così…no, no, no, aspetta, non volevo dire, non volevo farti sentire in colpa, ascolta, vuoi che vengo li da te? Non dobbiamo per forza dormire. Jared, ma che cazzo dici? Credi che potrei dormire adesso, dopo questa telefonata? Okay, ascolta, domani mattina presto faccio le valigie e anche tu! Non voglio sentire discussioni e voglio vedere quando avremmo gettato quella COSA nel vulcano più bruciante dell’universo, se riuscirà ancora a tornare. Lo faccio io ok? Così non sarai tu a beccarti la maledizione nel caso. Jared, non fare così, stavo solo ironizzando. Ok..pessima battuta..Jared, sta tranquillo, verrò con te, non ti abbandono e se tuo fratello è ancora vivo, vedrai, lo troveremo insieme. Io non ti abbandono, Jared."
 
Sembrò che la telefonata finì lì, ma verso le quattro e mezza di notte, qualcuno bussò alla sua finestra.

Jared scattò a sedere, non era ancora addormentato, ma si spaventò comunque.
“Jensen?? Mi hai spaventato!” disse andando alla finestra.

Jensen ridacchiò. “Te l’avevo detto che ormai non sarei riuscito a chiudere più occhio,e a quanto vedo, neanche tu.”

“Mio dio..come..come hai fatto a…” disse Jared, guardando fuori dalla finestra, dopo averlo aiutato a scavalcarla, notando l’altezza della sua finestra e l’albero davanti a sé.

“Ho fatto come Tarzan.” Ammiccò Jensen.
“Sei pazzo! Potevi farti male!” lo rimproverò Jared. “E a proposito, sei venuto a piedi?”
“A piedi??” disse Jensen ridendo.

“IN VOLO??” urlò Jared.

“Schh. Cerchiamo di non svegliare i tuoi, mh? Dio non ci ha donato le ali per volare, ma avrebbe dovuto, si fa molto più in fretta.”
“E se qualcuno ti avesse visto?”
Jensen fece spallucce.
“Prima o poi lo scopriranno comunque, non mi dispiacerebbe essere un eroe come Superman.”

“Già, prima che qualcuno non riconosca la tua voce o il tuo volto, o la tua altezza o ti tiri via la maschera. “ disse Jared cominciando a innervosirsi.

“Ah già…non ti ho insegnato il mio nuovo trucchetto..” disse Jensen.
 
Jared spalancò gli occhi. Dove prima c’era Jensen, ora sembrava esserci solo una sagoma nera, fatta di buio, che si era mimetizzata con l’ambiente circostante, sembrava fatta d’ombra, il suo viso era completamente all’ombra, i suoi occhi erano nascosti, si intravedeva solo una specie di mantello e le forme del suo corpo erano appena visibili, era impossibile riconoscerlo così.

“Come hai fatto?”

“Non lo so!” rispose Jensen. “Ho solo pensato che avrei dovuto avere qualcosa che mi avrebbe impedito di essere riconosciuto, un po più efficace dei vestitini di Sailor Moon! Ma..” disse cambiando discorso e tornando visibile. “smettiamo di parlare di me, al telefono mi hai spaventato molto e sappi che nemmeno per un istante ho pensato di non crederti, adesso sono qui con te e affronteremo tutto insieme, non pensare nemmeno per un istante, di tagliarmi fuori, hai capito Padalecki?” gli chiese, alzandogli il mento.

Jared lo guardò languido e gli gettò le braccia al collo.

“Ma dicono tutti che io sarò il tuo peggior nemico!”

“Dicevano tutti anche che la terra fosse piatta! Come disse una persona fantastica una volta, Francamente me ne infischio!
Jared non potè evitare di ridacchiare e poi baciò Jensen e lo accompagnò nel letto vicino a lui.
Jensen lo abbracciò da dietro, sussurrandogli:

“Se vuoi parlare ancora, io sono qua, ma se vuoi semplicemente dormire, io sono comunque qua.”

“Ora che sei qui, non ho bisogno più di niente..” sussurrò Jared e nel giro di due minuti si addormentò.

Jensen non sciolse l’abbraccio.
 
 
 
 
*

L’indomani mattina, Jared si svegliò abbastanza presto. Erano le otto del mattino e vedeva Jensen leggermente su di giri con i capelli bagnati e affaccendato, che gli mostrava due valigie vicino l’armadio.
“Prima però, mangia.” Disse il biondo, porgendogli un vassoio con un cappuccino e dei croissant.

“Hai fatto anche la tua valigia..” disse Jared.

“Sì, beh, bisogna fare le cose per bene, no? Volare con due valigie era imposibile per non dire rischioso il mio travestimento, in pieno giorno, così ho usato la mia macchina, ma prima di venire qui, mi sono fatto una doccia, non volevo che mi vedessi tutto sudato e..”

Jared non lo lasciò finire che lo baciò con passione, buttandolo sul letto.

“Sei meraviglioso. Non mi perdonerei mai se ti succedesse qualcosa, ti supplico, ripensaci.”

“Neanche per idea, tesoro, perché IO non mi perdonerei mai, se ti lasciassi scappare via da me e poi tu hai BISOGNO di me, ricordi? E ora bevi quel cappuccino, prima che si raffredda.”
 
 
 
 
*

Jared e Jensen convennero che era inutile mandare messaggi o bigliettini che avrebbero solo allarmato i loro genitori, decisero che come prima tappa, sarebbero andati a casa dei due fratelli per farsi dare altre informazioni sulla moneta e un alloggio in cui stare, dopodiché avrebbero trovato una scusa per assentarsi per un po di tempo, la moneta non la teneva nessuno dei due, Jensen gli aveva consigliato di inserirla in una busta di plastica per precauzione.

Era una bella giornata di sole, tra qualche chilometro, avrebbero raggiunto l’aeroporto per prendere l’aereo che li avrebbe portati in Giappone, ma….

Craaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaash


 
La cosa più brutta al mondo era accorgersi che sta arrivando la morte, guardarla in faccia, sapere che stai per morire ed essere impotente.

No, la cosa peggiore al mondo era guardare la morte in faccia, sapere che sta arrivando e che sta per prendere qualcuno che ami.
Jared capì tante cose in quel momento. Prima fra tutte, di essere stato uno sciocco.

Uno sciocco illuso a pensare di poter scappare, a pensare di poter scegliere di non rinunciare a Jensen.

Ebbe solo qualche secondo di buio, mentre pensava di stare per morire e chiese mentalmente a Jensen, perdono.
 
Ma..non ci fu nessuna fine.

Si risvegliò e si accorse di trovarsi ancora in macchina, i vetri del parabrezza erano completamente infranti e sparsi sulla macchina, non c’era traccia del camion che era andato addosso a loro, volontariamente.
E Jensen…
“NO. NO. NOOOOO.”

Lo tenne tra le braccia, lo scosse, cercò di svegliarlo, malgrado avesse il viso sporco di sangue.
 
JENSEN. JEENSSSEEEE.”
E piangeva.
Jensen…è MORTO. Disse una voce.
 
Jared alzò il viso e vide una sagoma fatta di luce scintillare davanti la sua auto distrutta.
“No..no..tutto questo non è vero..Jensen, JENSENN!!”


Tutto questo è colpa tua e del tuo sporco egoismo, non volevi rinunciare a lui, malgrado tutti gli avvertimenti e adesso lui è MORTO.

“NOOOOOOOOO!”

Stai zitto, sciocco ragazzino, mantieni ancora un briciolo di dignità, per dio!

Jared deglutì e si limitò a piangere silenziosamente, accarezzando ancora la testa del suo ragazzo.

Forse puoi ancora salvarlo.. disse lo spirito dopo qualche interminabile secondo di silenzio.
 
“Cosa? DAVVERO?? Dimmelo! Lo farò! Farò qualunque cosa!!”

Non ti piacerà e se stavolta non farai come ti dico, Jensen DAVVERO soccomberà. Il patto è solo se tu accetterai di fare quello che ti dico.

“Tutto! Farò qualsiasi cosa!” continuò l’altro. Sapeva che sarebbe stato qualcosa di terribile, ma Jensen non doveva pagare per colpa sua.
Molto bene.
 
 
 
*

Jared si trovava in ospedale e guardava il suo ragazzo attaccato al suo respiratore con il volto coperto da una benda, i vetri gli si erano conficcati nella carne. I dottori dissero lui che c’era purtroppo la grave possibilità che Jensen rimanesse con il volto segnato da cicatrici orrende, per metà sfigurato e questa cosa fece male a Jared.

Lui invece ne era uscito un po ammaccato ma tutto sommato, illeso e questo lo faceva bruciare dai sensi di colpa.

Andiamo..è ora.. disse quello che ormai chiamava “lo spirito della moneta.”
 
Jared deglutì e posò una mano sul torace di Jensen, lo spirito posò una mano a sua volta sulla sua mano e una luce irradiante si estese dal corpo di Jensen e andò a finire in lui.

Non temeva per la vita di Jensen, sentiva che lo spirito della moneta fosse sincero, inoltre se Jensen avesse perso la vita, lo spirito sapeva che si sarebbe giocato per sempre di ottenere quello che voleva.

Jared si sentì letteralmente bruciare. Un bruciore che fluì nello stomaco fino ad andare a finire sul suo viso.

Fatto.. lo scambio è stato fatto.. disse lo spirito.

Jared guardò il volto del suo fidanzato,in apprensione. Notò subito, che malgrado la benda ancora visibile, sembrò comunque diverso. Più riassato, più…IN SALUTE. Seppe allora che la moneta aveva detto il vero.
 
Non vuoi guardarti?

“Non..non qui..” sussurrò Jared.



Andò in una stanza vuota, si mise davanti a uno specchio e dovette lottare per non gridare.

La parte destra della sua faccia era sfigurata come se fosse finita bruciata in un incendio e non avesse più un grammo di pelle.

Jared aveva spalancato metà della sua bocca sana e sentiva le lacrime riaffiorare agli occhi ma si trattenne.
Lo spirito sorrise, vedendo lo shock del ragazzo, vedendo il suo viso orribilmente mutilato. Gli esseri umani erano così.

“Jensen..era ridotto così?”

A queste parole, lo spirito sembrò preso in contropiede, stralunato. Per qualche secondo non trovò le parole.

Non riesco a crederci. Sei ridotto come uno zombies e ancora tuttavia questo è quello che ti preme?

“Ti prego, rispondi alla domanda.” Lo supplicò Jared.

No..certo gli sarebbe rimasta qualche cicatrice ma non certo il disastro che vedi ora..

“E allora perché io sono così ora?”
Non ti piace quello che vedi? Molto bene!
 
Uno schiocco di dita e la faccia di Jared tornò di nuovo normale.
“Ma cosa…”

Ricordi la maschera da cui eri attratto quel giorno al circo? Ricordi quando dicesti a Jensen che il tuo costume rappresenta uno sdoppiamento? Crudeltà e debolezza, chi è debole è sempre crudele, dicesti.

“Quindi io sarei crudele perché sono DEBOLE? Ma tutto questo cosa c’entra con il mio volto?”

Decidendo di salvare Jensen, hai solamente deciso finalmente il tuo destino. Il dolore da cui hai salvato lui, sarà una ferita che ti rimarrà addosso, ma per tua fortuna, io posso curarti, l’ho appena fatto no? Sei di nuovo normale..

“Ma qualcosa mi dice che la ferita è ancora lì..”

Esatto..ma è una ferita che può essere psicologica, se tu deciderai che sia così. Da questo momento in poi ti chiamerai Due facce. L’altra metà del tuo viso apparentemente sano, ti farà compiere azioni che non sempre potrai controllare, sarà come avere una seconda personalità..

“E se io non dovessi accettare di essere così? Se dovessi rifiutarmi??”

In questo caso, tornerai così..
 
Jared tornò a vedersi allo specchio con quell’orribile mutilazione facciale. Sgranò gli occhi.

Sei sicuro che Jensen potrebbe amarti anche così?
 






















Note dell'autrice: non ve l'aspettavate tutto questo angst eh? spero vi piaccia xd Daisy il tuo amato duefacce è arrivato xd




ps la foto è solo per darvi un'idea della faccia di Jared xd

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Capitolo 21
*** L'uomo con il fazzoletto ***


Quando Jensen si risvegliò, tra lui e Jared ci fu un lungo e profondissimo abbraccio, mentre il biondo era ancora nel letto.

“Che bello sentire ancora il tuo profumo.” Disse Jensen, perso nell’abbraccio del moro.

“Non hai idea di quanta paura ho avuto, amore mio.” disse Jared, poi, contro ogni previsione, cominciò a togliergli la fasciatura.

“Jared, no! Che stai facendo??”
“Questa non ti serve più.”

“Cosa significa che non mi serve? Jared, FERMO!”

Ma Jared gliel’aveva già tolta e l’aveva portato davanti allo specchio per mirarsi.

“Guardati, sei sano e in salute, amore.”

Jensen fissò il suo viso perfettamente integro tastandosi le guance.

“Com’è possibile? Non posso essere guarito così in fretta..io..” e subito si girò verso il fidanzato. “Jared, che cos’hai fatto???”

“Ho solo dato una mano al destino.”

“Che cos’hai fatto? Hai venduto la tua anima a quella bastarda di moneta? DIMMELO!”

“Non proprio, abbiamo solamente fatto un accordo.”
“Che..genere di accordo?”
“Io non cerco più di scappare e lei ci lascia liberi e in pace.”

“L-liberi? LIBERI?

“Jensen, calmati adesso..l’importante è che tu stai bene e..”

“Al diavolo la mia salute!! Avrei preferito morire!!!”

“Jensen!!”
 
Fuori dalla stanza, ormai stavano accorrendo gli infermieri, allarmati dalle grida,soprattutto del biondo.

“Signore, la prego, deve lasciare la stanza!”
“Sta allarmando il paziente!”
“Signore, la prego, si calmi, o dovremmo sedarla.”

Il mio fidanzato sta bene, lasciatemi, LASCIATEMI, HO DETTO!”

Finalmente lo lasciarono e Jared approfittò di quel momento per spiegare, sistemandosi meglio la camicia.

“Il mio fidanzato è stato ricoverato qui per sbaglio, Gli è stato diagnosticato erroneamente che la parte sinistra del suo viso fosse orribilmente sfigurata, ma non è stato così. A me sembra che il mio fidanzato stia perfettamente, il suo viso è guarito completamente, quindi, o qui c’è una sorta di congiura all’interno o qualcuno qui dentro è un incapace e un inetto.”

Le infermiere rimasero basite e cercarono di giustificarsi e venire a capo del problema, ripetendo che non era possibile e chiedendo di ricontrollare meglio il viso di Jensen, che continuava a guardare Jared, sprezzante e rancoroso.

“Non permettetevi di toccarlo!” sbraitò Jared. “Ora, se volete continuare a fare le vostre elucubrazioni mentali, fatele pure da soli, noi ce ne andiamo. Jensen, vieni?”

Jensen rimase fermo li a fissarlo, astioso, pregustando per qualche attimo di dirgli che no, non sarebbe andato da nessuna parte con lui, così solo per rivincita.
Jared sospirò, intuendo i suoi pensieri.

“Oppure potresti rimanere qui con questi idioti che nell’attesa di capire il problema della tua guarigione miracolosa, ti sottoporranno a esami e quant’altro e chissà quanto ti tratterranno qui. Davvero accetteresti un simile supplizio solo per farmi un dispetto?”

Jensen si sbrigò subito a prendere le sue robe.

“Bravo ragazzo.” disse Jared sorridendo.
 
“Dove credete di andare?”
“Andate a chiamare un dottore. Per favore.”
“Non potete lasciare l’ospedale, è pericoloso.”

Jared a quel punto aveva già perso la pazienza.
Sbattè al muro due infermieri alla parete con entrambe le mani.

“Ora voi ci lascerete andare, perché avete già commesso abbastanza errori e non volete compierne altri, siamo intesi?”

Le infermiere ed infermieri, erano terrorizzati, ma li lasciarono andare senza dire una parola, anche Jensen, sebbene terrorizzato dal comportamento di Jared, aveva capito che era meglio eclissarsi subito.
 


“Questa volta hai davvero esagerato. Si può sapere che ti è preso?” sussurrò nei corridoi.

“Fidati, è meglio abbandonare subito questo posto.” Sussurrò l’altro.
 
Nel frattempo, poco distante, c’era un tizio che stava avendo una discussione con la recepitionista.

“Non le sembra anche a lei, graziosa signorina, che andare in un ospedale, per cercare di disdire un contratto lavorativo, sia quantomeno bislacco? “
“Signore, purtroppo le cose oggi funzionano così.”

“E quindi non funzionano direi. Un pover’uomo fa tanti sacrifici per dimostrare di voler un lavoro, per poi farne altrettanti, per dimostrare di non volerlo più. è quasi come un patto siglato con il sangue, non trova? È un modo per mettere alla prova la mia convinzione? Beh, non ce n’è bisogno, sono molto convinto. Ho capito che fare il maggiordomo non è più qualcosa che voglio fare, non saranno dieci scartoffie in più che mi fermeranno..”
“Signore, mi dispiace, ma l’ufficio sta per chiudere..”

“Che cosa? E lei mi ha fatto parlare tutto questo tempo per cosa? Perché non me l’ha detto subito?”

TUMP.
 
Jensen passando aveva urtato con il braccio, l’uomo che stava parlando.
“Scusi.” Disse Jensen.

“Mh-mh..” disse l’uomo, riservandogli un’occhiata, per poi continuare a fissare la receptionista.
“Ragazzini…" disse con un sorriso radioso, per poi riprendere "Beh, allora me ne vado, signorina..”

“Buona giornata, signore, ci vediamo domani..”
“Domani? Chi ha parlato di domani?”
“Non doveva ancora firmare i documenti per ottenere la disabilita del contratto?”
Il tizio la guardò con un sorriso adorabile.

“Mia cara, le sembro un tizio che si fa manipolare?”

“Ma..”

“Buona giornata, miss!” la salutò l’uomo, allegro. Dopo che l'uomo sparì dalla sua visuale, la ragazza cominciò a brontolare contro i perditempo.
 
 


*

L’uomo si trovò a condividere l’ascensore con il ragazzo che l’aveva urtato e un altro ragazzo moro, che pareva particolarmente nervoso.

Gettò ai due solo un’occhiata, il biondino era in lacrime e teneva la fronte appoggiata all’ascensore, come se avesse voluto sprofondarvi dentro e fondersi con essa.

L’uomo non sapeva che cosa avesse portato il biondino all’ospedale, ma qualsiasi cosa fosse, stabilì che probabilmente non si era ancora ripreso.

La porta dell’ascensore si aprì, ma prima di uscire, sfilò un fazzoletto bianco dalla tasca e lo porse al biondo.
“Prego, signorino.”

Jensen lo fissò stupito, alzando lo sguardo finalmente da quando erano entrati nell’ascensore.
Anche il moro sembrava paralizzato.
“G-grazie.” Rispose Jensen, prendendo il fazzoletto.

“Non si preoccupi di restituirmelo. Ne ho così tanti.” Rispose l’uomo con lo stesso sorriso cordiale, andando via e lasciando i due giovani basiti.
 
L’uomo pensò che in fondo, forse ci sapeva fare molto di più con i ragazzi che con le faccende domestiche.

Ma in fondo,non ho aspettato di raggiungere mica la mezza età, per fare il babysitter , pensò.






















Note dell'autrice: 

allora, io non volevo neanche fare le note a sto giro, confesso ahha xd
però mi preme che non voglio prendermi la responsabilità di far circolare informazioni false!
Per farla breve, non so se davvero per rescindere un contratto lavorativo di qualsiasi tipo, bisogna dirigersi in ospedale ahha xd
è una cosa che mi sono inventata io, non so se esiste!
mi premeva specificarlo! ^^

baci

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Capitolo 22
*** La rabbia di Jared ***


La rabbia di Jared aumentava sempre di più, anche se si sforzava di trattenersi, per amore di Jensen. Il suo ragazzo capiva che c’era qualcosa che non andava in lui, che era sempre nervoso e faceva sempre più fatica a trattenere gli scatti nervosi, ma non riusciva a capire che cos’avesse e Jared non sapeva come dirglielo.

Non sapeva come dirgli che all’improvviso anni di sopruso e prevaricazione mentale sul più debole, sembrarono d’un tratto piombargli addosso come piombo, anni in cui lui restava a guardare, perché non si poteva fare altro davanti alle ingiustizie, all’ignoranza, agli schemi limitativi dei pensieri altrui, gli sembrarono anni buttati al vento, anni persi in cui avrebbe potuto fare QUALCOSA.

C’era quella volta, per esempio, che aveva visto un bambino a scuola, piangere disperato per le prese in giro di un compagno. Avrebbe potuto dire qualcosa, reagire in qualche modo, ma non fece nulla.

Tutti i giorni qualcuno veniva umiliato, ferito, abbandonato, usato da qualcun altro e tutti loro, cittadini del mondo, Lì A GUARDARE.

Istinti sempre più bassi e sempre più incontrollabili, presero a impadronirsi di lui. Si immaginava nella foga del mondo a vendicare tutti i soprusi, le ingiustizie del mondo, con la violenza, il sangue, quello che nessuno aveva capito in millenni di civiltà, avrebbe dovuto capirlo per forza con il sangue.

Poi pensava a Jensen. Lo avrebbe amato ancora così? E quindi si sforzava di nascondere questa nuova parte di sé.
 
Fino a che…

Era una giornata nervosa, più delle altre, per Jared.

Con il senno di poi, il biondo pensò che fermarsi in quel bar, fu stato davvero un grande, grandissimo errore.

Con il senno di poi, avrebbe voluto tornare indietro nel tempo, impedire a sé stesso di dire di entrarci e permettere al sé del futuro di rovinare per sempre le loro vite.

Ma non si poteva tornare indietro nel tempo e se anche si poteva, non lo avevano ancora inventato.
 
È così che funziona. A volte basta una parola di troppo.
Per scatenare un abisso.
 
Jensen con il senno di poi non riuscì più  a ricordarsi come iniziò il discorso con quel tipo che conoscevano di vista – un vecchio ubriacone – molto razzista e anche molto ignorante.

Sapeva solo che ad un certo punto il tipo aveva iniziato a delirare e a fare discorsi razzisti.



“Peccato che non ci sono più le camere a gas per rinchiudere tutti questi negri di m…”

Jensen era rimasto allibito e paralizzato davanti a una frase del genere. Com’era possibile che nel ventunesimo secolo, ANCORA esistesse gente che facesse discorsi così razzisti? Dunque erano rimasti fermi al medioevo? A cos’erano serviti anni e anni di progresso e apertura mentale – a parole – per accettare le persone “diverse “ da noi, tutto quel buonismo, mascherato solo da falsità e ipocrisia, se poi niente era servito a far morire l’ignoranza di pensieri troppo astrusi e infami, per poter accettare che davvero fossero partoriti da qualcuno?

“Come hai detto?” chiese Jared all’improvviso.

Jensen avvertì un brivido dentro di sé. Sperava che Jared non lo sentisse e invece non era successo. Ultimamente Jared sembrava sentire TUTTO, tutto il male del mondo, la falsità, i’ipocrisia, il veleno delle persone.

Lo sconosciuto non conscio del tutto del pericolo che correva, cominciò a chiacchierare liberamente e a spiegare che per lui aveva ragione Hitler, lui sì che era un grande, aveva capito tutto, aveva dei metodi un po ortodossi, è vero, ma almeno ci teneva davvero a stabilire l’ordine, a dare una lezione ai criminali, se lui fosse ancora vivo, tutti questi negri non avrebbero invaso l’italia, diceva.

“Quindi tu trovi NOBILE ammazzare tanta povera gente che non ha fatto niente di male, con il gas, mentre piangono e invocano PIETà?” chiese Jared con una nota minacciosamente calma.

L’uomo cercò subito di giustificarsi, di dire che no, non era giusto, ma se l’erano andata a cercare, perché dovevano restarsene a casa loro, nel loro paese, non dovevano venire a invadere gli altri paesi eccetera eccetera.

“Vi prego, basta con questi discorsi.” Cominciò Jensen, cercando di intromettersi, allarmato, ma Jared partì come un razzo.
 
Un pugno.



Ma Jensen sapeva che Jared si era trattenuto solo per non affondarlo subito, perché voleva dargli ancora energia sufficiente a parlare.

“Mi chiedo” disse Jared, con uno sguardo folle. “Se fossero stati tuoi figli a fare quella fine, cosa ne penseresti.”


L’uomo cominciò a piagnucolare, ma aveva ancora fiato per dire le sue stronzate.

Cominciò a dire che si erano fatti incantare tutti dal vittimismo di questa gente di colore. Marocchini, negri, africani..loro la violenza ce l’avevano dentro, diceva. Venivano in italia ad ammazzare gli italiani, stupravano le loro donne. Era questa la riconoscenza che loro davano agli italiani per aver offerto loro una casa, un alloggio, soldi, ecc ecc.
“Sai” disse Jared ancora calmo.

“Vorrei che fossi nato NERO, per dirti che meriti una camera a gas, ma evidentemente non hai bisogno di una carnagione scura, per essere un perfetto idiota.”
Un altro pugno.

“JARED, BASTA.”

No, Jensen! Basta lo dico io. Sono ANNI che ascolto stronzate, che vedo bianchi compiere atrocità e sento dire: è un caso perso, ci sono tante persone buone al mondo, se un’atrocità la compie però chi fa parte di una nazionalità detestata, è perché è fatto così.è perché è colpa di uno sporco negro! E intanto c’è ancora qualche sporco ipocrita che guarda le stelle e dice: speriamo che un giorno gli alieni vengano tra di noi, pregustando l’incontro come se stessimo attendendo la venuta di Gesù Cristo, ma sai qual è la verità?”

“No..” rispose Jensen con gli occhi lucidi, ma la sapeva, la sapeva eccome.

“La verità è che se venissero, sarebbero massacrati. Tutti quanti. Non ci sarebbe nessun comitato di accoglienza per esseri che non sanno parlare una lingua a noi conosciuta e per giunta con la pelle verde e molto più avanti di noi. Perché la gente ODIA chi è diverso, la gente UCCIDE chi è diverso. Beh, forse dovremmo amalgamarci anche noi tutti e cominciare anche a uccidere chi la pensa in modo non consono.” Disse Jared sbattendo il tizio al muro.

“Jared, basta!!!” gridò Jensen e qualcosa dentro di lui, lo fece fermare.

Lasciò andare l’uomo che cadde a terra e cominciò a inveire contro di lui, chiamandolo pazzo, comunista, violento e amico dei negri e minacciando denunce.

Ma entrambi sapevano che il tizio era un cagasotto che non avrebbe fatto proprio nessuna denuncia.
 


Jared si voltò verso Jensen e il biondo sussultò dallo spavento.

Metà della faccia di Jared era rovinosamente sfigurata come se si fosse gettato nelle fiamme.

la tua faccia..no…no..NO.”

“Jensen..no..aspetta!!”

Jensen era però già scappato via.
 
Jared si accasciò al muro, piangendo disperato.
Jensen l’aveva visto. L’aveva visto com’era veramente.

Un mostro.
La moneta aveva ragione.
Adesso gli rimaneva solo una cosa da fare.
L’ultima.






















Note dell'autrice: allora, il capitolo è un po forte e mi rendo conto che tocca corde delicate, ma io avevo bisogno di una scusa per far sbroccare jared xd lo dico proprio fuori dai denti e purtroppo mi serviva anche che Jensen - forse l'ho fatto andare anche un po OOC - non fosse li pronto come sempre a consolarlo!

Per quanto riguarda le frasi razzistiche, confesso che sono frasi vere che ho avuto la sfortuna di sentire con le mie orecchie, di persona, e mi sono sentita morire. Mi sono sentita impotente e inutile, contro tanta ignoranza e incredula che nel duemila e passa ci potesse ancora essere gente che ragiona in questo modo. Preferisco non dilungarmi troppo per evitare di dire cose che non devo dire xd ma devo dire che la frustrazione di Jared è anche la mia, ANCHE SE, ci tengo a sottolinearlo, non incoraggio nè voglio incoraggiare alla violenza, con questo capitolo. Come ho già spiegato, mi serviva una scusa per far sbroccare Jared e ho trovato un argomento che, anche io sento molto.

A prestooo

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Capitolo 23
*** il ragazzo dell'ascensore ***


Jared era riuscito a convincere Jensen ad uscire con lui quella sera, anche se c’era voluta parecchia insistenza del moro e anche una volta che Jensen aveva accettato, il biondo sentiva comunque una strana tensione provenire da Jared, da tutti e due.

“Perché questo invito, la cena..tutto quanto..mi grida che non l’hai fatto solo per far pace o per passare un momento tra di noi?” chiese Jensen, mentre passeggiavano di sera.

“Hai tenuto il broncio tutta la serata..” disse Jared, senza rispondere alla sua domanda.

“Certo. Vorrei vedere.” Ridacchiò Jensen. “Dopo quello che è successo, tutto mi aspettavo, tranne che tu mi invitassi a cena per una serata romantica!”
“Ho fatto di tutto affinchè fosse tutto perfetto..ho ordinato tutte le tue pietanze preferite, ho messo la musica che ti piace..eppure non eri…felice..”

Fanculo le pietanze preferite!” disse Jensen, fermandosi e facendo bloccare anche Jared sorpreso.

“E fanculo anche alla musica e alla location, Jared! E fanculo anche a te!!” gridò Jensen.
“Jensen..”
“Perché non cacci fuori le palle e mi lasci senza tante cerimonie eh?? Perché è questo il tuo scopo, non è vero? Lo scopo della serata perfetta, tutto come piace a me…a noi! La tua ossessione compulsiva di rendere tutto perfetto, questo è quello che penso del tuo desiderio di indorare la pillola!”

Jensen afferrò una pietra e la gettò nella pozzanghera vicino. Alcuni schizzi d’acqua macchiarono un po l’orlo dei pantaloni di Jared.
“Stai rendendo tutto più difficile, Jensen..”

“Quando si lascia qualcuno, non gli si regala un mazzo di fiori o una cena, Jared, carissimo e tanto per la cronaca, cosa ti ho fatto per meritare di essere lasciato? È perché sono scappato l’altro giorno vero? Beh, scusa. SCUSA se non sono abituato a vedere l’uomo che amo,trasformarsi davanti ai miei occhi, scusa se non ho massacrato quell’uomo assieme a te, scusa se non sono il ragazzo perfetto che vuoi al tuo fianco, scusa!”

“Jensen, non capisci, non hai fatto niente di sbagliato, sono io che..”
“No. Non dire che sei tu che è quello sbagliato..non fare la parodia della parte che lascia la parte lesa..o giuro che ti prendo a pugni..”
Jared sospirò.
Jensen cercò di sorridere.

“Io lo so che sei spaventato..lo so che ti ho deluso..ma sono umano..questo non vuol dire che non ti amo..e che voglio abbandonarti..quindi tu non abbandonare me..ti prego..” disse Jensen, prendendogli il vis tra le mani. “Ecco lo vedi? Ti sto supplicando, sono patetico. Non costringermi ad umiliarmi ancora, ti prego..resta con me..”
“la moneta dice..”

“Fanculo anche quell’oggetto! Dammela, la distruggerò in pezzi così piccoli, che di quella non resterà nemmeno il ricordo. Non puoi farti influenzare da un oggetto, Jared.”
“Quell’oggetto, come lo chiami tu, mi ha permesso di salvarti.”
Jensen impallidì e Jared si pentì all’istante di quella rivelazione.
“Quindi è vero..quello che sospettavo, era vero..i tuoi eccessi di rabbia..sono dovuti a…io quindi..cosa hai fatto?”
“Non sono pentito di quello che ho fatto, Jensen..tu dovevi vivere, io non potevo..”

“VAFFANCULO, JARED! NON VOLEVO SALVARMI A SPESE TUE!!”
 
Jared guardò negli occhi verdi di Jensen e glieli vide ricolmi di lacrime, allungò una mano ad accarezzargli la guancia, sentendo i suoi occhi anch’essi umidi.

“Ti faccio sempre piangere…io non ti merito, Jensen, ma..”
“A-aspetta..” sussurrò Jensen, prendendo qualcosa dalla sua giacca.

Ne tirò fuori una collana con una pietra bellissima e luminosa.

“L’ho comprata per te. Tutti pensavano che fosse per una donna, ma a me non importava.”

Jared lo guardò come se fosse impazzito, Jensen incurante, gliela mise delicatamente al collo.

“è d’argento, si chiama pietra di luna. Affinchè se deciderai davvero di lasciarmi, possa comunque tu avere la luce del mio amore, sempre con te..e magari..sentire di tanto in tanto la nostalgia riguardo a quello che hai voluto rinunciare..affinchè ti accompagni nei momenti bui..”



Jared si tastò la catenina e accarezzò la pietra, lasciando che le lacrime scendessero dal suo viso.

“Io non merito il tuo amore, Jensen..ma ne sono molto grato..” disse il moro, guardandolo.

Jensen scrollò le spalle e poi lo guardò.
 
“Ma tu mi ami, Jared?”
“Più di qualsiasi altra cosa al mondo.”
“Perché mi stai lasciando allora?”

“Perché io..lo spirito dice che tu sei destinato a essere un eroe..e io sarò l’impedimento al tuo destino, ti impedirò di essere chi davvero tu sia, sarò un NEMICO. Non posso permetterlo, Jensen, hai già sacrificato troppo per me.”

“Fanculo a questo cazzo di spirito. Non sa niente di me, non sa niente di noi!! Vuoi davvero permettere a un oggetto di decidere della tua vita e della mia?? Beh, IO NO, io so decidere per ME e non mi importa cosa ne pensi tu, non avresti dovuto dirmi che mi ami, perché dopo questo, sappi che non ti lascerò mai andare, non rinuncerò mai a noi, dovessi tirarti per i capelli e costringerti a rivedere le tue idee, io..”

“Avrei voluto che tu non mi costringessi, Jensen, ma se è questo che pensi..”
Jensen lo guardò impallidito.
“Cosa..cosa vuoi dire?” chiese spaventato.

“Ti amo più della mia stessa vita, Jensen..morirei per te..” dicendo così gli prese il viso tra le mani e lo guardò negli occhi. “Dio, quanto vorrei che tu non dovessi dimenticarlo..”
“N.no..no..no..”
“Ma devi..

I suoi occhi si fissarono in quelli di Jensen, una lacrima solitaria e angosciata, scivolò dall’occhio di Jared.



Tante, tante altre lacrime, cominciarono a scivolare invece dal viso di Jensen, che era rimasto fermo, paralizzato, senza parlare.
 
Jared lo lasciò andare, deglutendo.

Jensen restò in trance ancora per qualche secondo, poi sembrò riaversi.
“Che…” scosse la testa. “Chi..chi sei tu?”

Jared trattenne il fiato. Sapeva che sarebbe successo, ma il vederlo reale, gli faceva più male di quanto avrebbe pensato.
“Jensen, calmati..”

“Come fai a sapere il mio nome??”  gridò, isterico, poi si alzò lentamente. Si tastò il viso. “Perché sto piangendo? Cosa mi hai fatto??”

Jared lo fissò con curiosità. Jensen lo guardava come se lo avesse appena spezzato in mille pezzi, probabilmente la sua anima non riusciva a perdonargli quello che aveva fatto, nonostante non si ricordasse di lui.

“Stavo solo parlando con te..ad un tratto ti sei sentito male e io..non..”

“Sta lontano! Sta lontano da me! Tu..mi hai fatto qualcosa..lo sento..ma non..io non ricordo!” disse con orrore guardando Jared come se fosse il mostro del lago.
Jared si sentì straziato a vederlo così.

Allungò una mano verso di lui ma non lo toccò e Jensen cominciò a scappare.
Via.
Jared si sedette sul marciapiede, tenendosi la testa tra le mani.
 
 
 
 
 
*
Jensen correva.
Correva
Correva.
Correva come un pazzo.
Come se dovesse correre fino alla fine del mondo.
Correva mentre le lacrime continuavano inarrestabili a non finire.

Correva ancora e ancora.

Perché sto piangendo?
Cosa mi ha fatto quello sconosciuto??
Perché non ricordo niente??
 
Era come posseduto.

Correva senza una meta precisa.
Voleva solo correre, correre,
fino ad ammazzarsi dalla fatica.

Correre fino a veder dove la sua anima lo avrebbe portato.
Correre fino a non sentire più niente.
 
Alla fine la casualità lo portò in un palazzo.


Senza sapere come ne perché, fini addosso contro il portone

Invocando aiuto nel pensiero, quasi desiderando di fondersi con esso.
Il portone si aprì, era solo accostato.
Incapace di fermarsi, Jensen continuò a correre.

C’era un ascensore davanti a sé.
Premette il pulsante.

E poi si accasciò alle pareti.
Inerme.
 
 
 
 

*

“E così quell’impicciona della signora Durmstrang l’ho beccata ancora una volta a spiare verso la mia finestra, non ha niente di meglio da fare che spiare in casa mia, quell’impicciona.”

“I vicini sono strani. Le suggerisco delle tende spesse anti curiosoni, signora Mildred.”

“Oh, lei è sempre così gentile e un buon ascoltatore, Alfred.

“Si figuri, signora Mildred. Buona serata.” La salutò l’uomo che Jensen aveva incontrato all’ospedale.
 
Alfred rimuginò di nuovo sulle sciocchezze del vicinato e dei coinquilini, pettegolezzi e dispettucci di basso conto per scacciare la noia e scosse la testa divertito.

Premette il pulsante per richiamare l’ascensore e restò di sasso quando le porte si aprirono.
 
Rannicchiato su sé stesso, piangente e angosciato, c’era un ragazzo.


“Dei dell’Olimpo.” Disse l’uomo, chinandosi sul ragazzo.

Gli spostò un ciuffo biondo dalla fronte, gentilmente e sgranò gli occhi.
TUMP.
 
Jensen passando aveva urtato con il braccio, l’uomo che stava parlando.
“Scusi.” Disse Jensen.

“Mh-mh..”

 
“Prego, signorino.”

Jensen lo fissò stupito, alzando lo sguardo finalmente da quando erano entrati nell’ascensore.
Anche il moro sembrava paralizzato.

“G-grazie.” Rispose Jensen, prendendo il fazzoletto.

 
È il ragazzo dell’ospedale.. pensò tra sé e sé, sgomento.


Gli fece una fuggevole carezza, cercando di svegliarlo.

“Ragazzo, mi senti? Ehi, sei sveglio? Ce la fai a camminare?”
“Mmmm..”
L’uomo pensò, non a torto, che il ragazzo fosse in pieno delirio e che di sicuro non era in grado di camminare, ma non poteva certo lasciarlo lì.

“Okay..ho capito..” disse e con tutte le sue forze lo sollevò di peso e lo prese in braccio.
 
“Ouff sei pesante, ragazzo, e io non ho più l’età per queste cose.” Disse, dirigendosi nuovamente alla porta del suo appartamento.






















Note dell'autrice: 

vediamo se il nome "Alfred" vi fa scattare qualche campanello d'allarme ahhah xd 

Daisy, Team, Lovely ditemi se vi piace la collana e come vedete la comparsa di Alfred <3
 

per il resto, ve l'avevo detto che questa storia sarebbe stata piena di sorprese! E non sono ancora finite! xd
mi sa che avete pensato che Jared intendeva farla finita, di sicuro non vi aspettavate questo risvolto xd

“Dio, quanto vorrei che tu non dovessi dimenticarlo..” lo dice Damon ad Elena in The Vampires Diaries

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Capitolo 24
*** Amnesia ***


Jensen si risvegliò dopo lungo tempo, su un comodo divano, sentendosi stravolto. Si toccò le guance,erano umide.
“Si è svegliato, signorino.” Lo salutò Alfred.

Jensen ancora confuso, notò che aveva una copertina addosso, morbida. Tutto intorno a lui aveva un profumo come di buono, compreso perfino il divano su cui era sdraiato, nonostante fosse abbastanza semplice. Guardò ancora l’uomo.

“Mi presento, mi chiamo Alfred.”
“Io mi chiamo Jensen.. Dove mi trovo?”

“Sei a casa mia.”disse l’uomo, sorridendo. “Sta tranquillo, non sono un rapitore.” Aggiunse sempre sorridendo. “Non ricordi come sei arrivato qui? Ti ho trovato accasciato nell’ascensore.”
Jensen l’ho guardò confuso e poi con una nota di allarme e di panico.

“Tranquillo, sistemeremo tutto, non preoccuparti ragazzo, puoi darmi il numero di telefono dei tuoi genitori, così li avviso che sei qui da me? Saranno preoccupati, credo.”

Jensen annuì distrattamente, poi guardò di nuovo l’uomo.
“Sei il tipo dell’ospedale..quello che mi ha dato il fazzoletto..”

L’uomo annuì sorridendo, non potendo nascondere un sorriso compiaciuto.
“Ti ricordi di me..”
“E tu di me..”

“Non mi capita sovente di dare fazzoletti a ragazzi sconosciuti.”

“A me non capita di ricevere fazzoletti dagli sconosciuti con le loro iniziali sopra..” disse Jensen, mettendo una mano sulla tasca ed estraendo il fazzoletto bianco, indicando la lettera A di Alfred, ricamata sopra.

Alfred sembrò strabiliato.
“L’hai conservato?”

“Non ho mai ricevuto atti di gentilezza disinteressati così..a parte i miei genitori e…e…”
“Va tutto bene, ragazzo?”

Jensen sembrò completamente smarrito.

“Io…mi è successo qualcosa..qualcosa che non riesco a capire..” disse Jensen, alzandosi e barcollando.
“Fermo, dove stai andando?” si preoccupò l’uomo.

“Devo trovare quel ragazzo, in qualche modo lui sa cosa mi è successo. Se lo costringo a parlare, forse capirò cosa..”

“Un momento, un momento, quale ragazzo? Parli del tizio moro e tanto alto che era con te quel giorno all’ospedale?” lo fermò Alfred.
Jensen si paralizzò a quella frase.
“Tu l’hai visto??”

“Sì.” Annuì Alfred, tenendogli le mani sulle spalle. “Era con te quando ti porsi il fazzoletto.”

“E..e io..com’ero con lui? Te lo ricordi?”
Alfred lo guardò perplesso.
“Santo cielo, ragazzo, hai un’amnesia..”

“Ti prego, dimmelo! È importante per me! Come mi comportavo con lui??”

Alfred cercò di fare mente locale e di sforzarsi a ricordare.

“Voi mi siete passati accanto..non so cosa dicevate, io parlavo con la signorina della reception e ammetto, mi divertivo a farla impazzire, tu mi hai urtato

Jensen passando aveva urtato con il braccio, l’uomo che stava parlando.

“Scusi.” Disse Jensen.

“Mh-mh..” disse l’uomo, riservandogli un’occhiata, per poi continuare a fissare la receptionista.

“Ragazzini…" disse con un sorriso radioso


“Le ho dato l’impressione che non volessi seguire quel ragazzo?” lo pregò Jensen.

“No, affatto. Sembravi un po nervoso e di sicuro arrabbiato, ma non sembrava affatto che ti costringesse a seguirlo, poi sono entrato nell’ascensore con voi e..

L’uomo si trovò a condividere l’ascensore con il ragazzo che l’aveva urtato e un altro ragazzo moro, che pareva particolarmente nervoso.

Gettò ai due solo un’occhiata, il biondino era in lacrime e teneva la fronte appoggiata all’ascensore, come se avesse voluto sprofondarvi dentro e fondersi con essa.
 
“Mi dispiace, avrei dovuto fermarmi, chiedere spiegazioni, non pensavo che quel ragazzo ti stesse facendo del male..”

“Io..io ero con lui..ma perché?” disse Jensen, tenendosi la testa tra le mani.

“Questa storia è molto inquietante, forse ti ha fatto assumere della droga. Dobbiamo andare immediatamente dai tuoi genitori. Ti porto io.” Disse Alfred cominciando a vestirsi.
 
 
 
 
*

“Siete stati come dei genitori per me, voi forse vi dimenticherete di me, ma io non potrò mai scordare quello che avete rappresentato per me..” diceva un Jared in lacrime davanti ai genitori di Jensen.
“Jared, tesoro, ci stai spaventando..” disse la madre.

“Mettiti seduto, così parliamo di quello che è successo. Chiamo Jensen e..” cominciò il padre.

“No!” disse Jared alzando la voce e tremando vistosamente. Si avvicinò a loro e toccò i loro visi, facendo la stessa cosa che aveva fatto poco prima con Jensen.
 
 

*

“Mamma, papà!! È successa una cosa!!” disse Jensen, aprendo la porta del loro appartamento, ma uno strano silenzio irreale, circondava la casa.
“Mamma? Papà? Ci siete??” gridò di nuovo.

Appena mise piede in salotto, vide i genitori, suo padre sul divano e sua madre seduta per terra, come bambole di cera, a fissare il vuoto.
M-mamma?? Papà!!”

Jensen accorse subito da loro cercando di scuoterli.
“Vi prego, risvegliatevi!”
“Allontanati da loro.” disse Alfred fermo.

“No! I miei genitori!”
“Non sono morti.” Disse Alfred fermo.

Jensen guardò l’uomo senza capire, Alfred allora gli mise le mani sulle spalle e abbozzò un sorriso più gentile.

“Non sono morti, respirano, ma sembrano in uno stato di trance. Dobbiamo portarli in ospedale, posso contare sul tuo aiuto, Jensen? Sul fatto che manterrai la calma?”

“S-sì.” Disse Jensen, grato dell’aiuto.
“Molto bene.”
 
 
 

*

Una volta portati i genitori all’ospedale, Jensen avvertì il tempo passato nella sala d’attesa, come un tempo cristallizzato all’infinito. Il peggiore della sua vita.

Nessuno si degnava di andare da loro e dirgli cosa gli era successo.
Cosa sarebbe capitato a lui se i suoi genitori…
Aveva solo loro al mondo!

Senza neanche accorgersene, cominciò a singhiozzare piano e poi ad appoggiare la testa sul petto dell’uomo  seduto al suo fianco.
Che vergogna. Aveva diciassette anni, non dieci.

Eppure quell’uomo gli ispirava una fiducia naturale, come se avesse potuto affidare la sua vita a lui.
Non sapeva perché.

E Jensen pensò che fosse una fortuna che l’uomo accolse bene quella assurda richiesta di rassicurazione.

Non sapeva come si sarebbe sentito se l’avesse improvvisamente spostato da sé, imbarazzato.
Sarebbe forse crollato al pavimento.

Ma Alfred, così si chiamava l’uomo, non si scompose, né si imbarazzò, anzi,

appoggiò una mano al suo braccio

e in qualche modo, Jensen pensò che
sarebbe andato tutto bene.
 
 
 
*

Finalmente dopo quelle che parvero ore, si degnarono di informare Jensen ed Alfred, che i suoi genitori stavano bene, ma purtroppo avevano subito una parziale perdita di memoria. Tutto quello che sapevano dire era che, un intruso si era intrufolato nel loro appartamento e loro non ricordavano cosa avesse loro detto.

Forse volevano derubarli. Lo shock dell’intrusione doveva esser stato tanto forte, che non ricordavano niente. Conservavano solo un vago ricordo di un ragazzo moro, che diceva loro che al loro risveglio non avrebbero ricordato niente e che era molto meglio così.
 
“Alfred, che cosa vuole questo tizio da me? Che cosa vuole dalla mia famiglia? Che cosa ci ha fatto?”

“Non lo so, signorino Jensen.” disse il tipo. “Ecco, prendi.” Dicendo così, gli porse un bicchierino di cioccolata calda preso dalla macchinetta dell’ospedale- “Io vado a parlare un po con i tuoi genitori. “






















Note dell'autrice: 

eccomi ragazzi/e! Come avrete capito, questo è Alfred ^^ eh si, il misterioso uomo dell'ascensore che aveva incontrato i nostri due eroi in ospedale, era nientepopodimeno che il maggiordomo famoso! xd alla fine meno male che ho svelato la sua identità abbastanza presto xd come la sua strada si intreccerà con Jensen..beh lo scopriremo molto presto!

Avevo intenzione di cominciare a spiegarlo già alla fine di questo capitolo, che doveva finire in maniera diversa, ma non sono riuscita a scrivere di più

come al solito, la mia testa se ne frega di quello che voglio fare io e mi ha impedito di scrivere di più, questo capitolo mi ha sfinito. Spero almeno che vi sia piaciuto!
Il prossimo sarà migliore, lo prometto.

Baci.

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Capitolo 25
*** Anche Misha ha un gemello? ***


La vita di Jensen fu sconvolta quella sera.
Quella sera chiese ai medici di poter riportare i genitori a casa con lui, ma i medici furono categorici. Per sicurezza e accertamenti che non avessero subito dei danni al cervello, era meglio trattenerli ancora una notte o due.

Una notte o due..

Udì solo distintamente, i medici e le infermiere, chiedergli se avesse qualcuno da cui andare.
Jensen non aveva nessuno a parte i suoi genitori, forse dei lontani parenti, ma cosa avrebbe potuto dirgli, al telefono? No, non ne aveva nessuna voglia.
Senza ascoltarli, lasciò la stanza.

“Ha me.” sentì una voce rispondere loro.

Era forse un miracolo o un desiderio? Aveva sentito davvero Alfred pronunciare quelle parole?
 
 


Dopo un tempo che gli parve interminabile, Alfred raggiunse Jensen su una panca bianca di plastica, nei corridoi dell’ospedale.

“Mi chiedo sempre come mai le panchine degli ospedali siano sempre così informi e incolori, omologate..io se fossi il medico di un ospedale, darei ordini di verniciarle di viola, per dare un tocco di allegria e vivacità a questo posto, che ne dici?” chiese Alfred sedendosi vicino a lui sorridendo.

“Chissà se è lui poi che decide..” disse Jensen.

Alfred ridacchiò. “Sì, anche questo è vero.” Convenne.
“Alfred..” disse Jensen voltandosi. “Resteresti con me, stanotte?”
Il tono di Jensen fu così innocente che sciolse il cuore di Alfred.
“Ma io sono uno sconosciuto per te..”

“Dopo quello che hai fatto per me oggi, non lo sei più..i miei genitori  resteranno qui..e io non posso restare solo, Alfred, ti prego!”

“Oh, signorino Jensen..” sospirò Alfred toccato. “Dopo quello che ti è successo…la fiducia nelle persone tuttavia è rimasta immutata, non so come poter fare per ripagare una simile dimostrazione di fiducia incondizionata..”

“Puoi ripagarla, non lasciandomi solo. Quel ragazzo..quello che ha fatto questo..potrebbe tornare..ti prego, Alfred.”

E Alfred annuì, anche se si rese conto in quel momento, che quello strano ragazzo dai capelli biondissimi, aveva tanta, forse troppa fiducia nelle persone. Un’anima così candida avrebbe potuto ferirsi nel corso della sua vita.

Lui aveva tutta l’intenzione di proteggerla, ancora non sapeva come, ma ne aveva l’intenzione!
 
 
 
 

*

Jensen non tornò al suo appartamento. Fu per insistenza espressa di Alfred, che non voleva far rivivere a Jensen il brutto ricordo di quella serata. Gli lasciò la camera da letto e il letto matrimoniale, mentre Alfred occupò il divano con una copertina indosso.
Davanti ai sensi di colpa di Jensen, l’uomo disse che il divano era molto comodo e sapeva di buono.
E in effetti era proprio così, ricordò Jensen.
 
 
 
*

Quando il giorno dopo tornarono all’ospedale, vennero subito messi al corrente delle novità del giorno, ma innanzitutto chiesero se i due avessero visto il telegiornale.
Alfred rispose subito di no, dopo quello che era successo, accendere la tivù era proprio l’ultima cosa che desideravano fare.
Una volta che Alfred capì che a Jensen piacevano molto i libri, gliene passò qualcuno per aiutarlo a conciliargli il sonno, dopodiché entrambi erano andati a letto.

Tuttavia quello che accadde, fu trasmesso dai tg di tutto il mondo, solo la mattina dopo, mentre loro erano occupati a svegliarsi.

A quanto pare, un’intera SCUOLA , tra alunni e insegnanti, aveva subito come una specie di amnesia di massa.

Alfred chiese al dottore di ripetere e stavolta più lentamente, ma lui sembrava restio a dilungarsi troppo sulla questione, sembrava imbarazzato, come qualcuno che sta per raccontarti che ha assistito alla discesa degli alieni sulla Terra.

Forse per il troppo imbarazzo, cercò di giustificare l’improvvisa amnesia, parlando di allucinogeni o ipnosi strane, anche se ripeteva, tutta la faccenda era circondata nell’oscuro mistero. I tg dicevano solo che in questa scuola, gli alunni e gli insegnanti riferivano di avere come dei vuoti di memoria che non sapevano spiegarsi, probabilmente lo stesso tizio che aveva cancellato la memoria a lui e ai suoi genitori, aveva fatto lo stesso con un’intera scuola.

Jensen quasi cadde sul pavimento, quando seppe che si trattava della SUA SCUOLA.
 
 
 
 
*

Anche i genitori di Jared, avevano dimenticato di avere un figlio, erano stati interrogati, ma ogni piccola traccia dell’esistenza di Jared, era stata cancellata o almeno sembrava così.
A parte una stanza. Una stanza chiusa che non si riusciva ad aprire in nessun modo, sembrava quasi MURATA.

“Non c’è niente lì, agenti. Mio marito avrebbe voluto farci la cameretta per nostro figlio, quando ne avremmo avuto uno..ma non è successo..” disse la signora in lacrime.
 
 
 
*

Jared, nel frattempo, aveva affittato una camera in un motel, fornendo un nome falso.
Sam Winchester.
Quando entrò però nella sua stanza, venne aggredito e piantato spalle al muro da una forza sovrumana.

“Ouch. Non farmi del male! Misha???” boccheggiò Jared, sbalordito. Era l’ultima persona che si sarebbe mai aspettato di vedere.

“Che cos’hai fatto alla nostra città? Ai nostri compagni di scuola? alle nostre famiglie, a Jensen?? Sei un alieno o cosa?? perché SONO L’UNICO CHE RICORDA??” lo aggredì Misha senza dargli il tempo di replicare, alzando sempre più la voce soprattutto sull’ultima frase.

Jared era rimasto talmente sbalordito che sembrava che la bocca dovesse cadergli a terra.
“Tu…ti ricordi di me..?”

“Certo che mi ricordo di te!! Sei il mio migliore amico!!” gridò Misha e Jared restò di stucco.

“Tu non hai idea..di cosa significa..risvegliarsi in un mondo in cui nessuno sembra ricordare l’esistenza di qualcuno che tu conosci. Ti sembra di essere diventato pazzo, o di essere piombato su una candid camera, o di essere in un manicomio..soprattutto se si tratta di qualcuno a cui vuoi molto bene”
Jared aveva gli occhi lucidi a sentire questo.

“Intorno a me TUTTI avevano perdite di memoria, strani vuoti..ogni traccia di TE sembrava cancellata..quando ho provato a dire che andavo a trovarti, mi sono sentito dire da mia madre: chi è Jared? Ho pensato a uno scherzo, poi ho visto il tg. Ho cominciato a cercare tra le cose che mi hai regalato. Non ho trovato più niente, neanche un regalo, J. Al tg parlano vagamente del fatto che qualcuno rammenta di un ragazzo..altissimo, moro, con gli occhi color smeraldo..che sembra sparito dalla faccia della terra, nessuno sembra ricordarsi il suo nome..beh, DICONO ANCHE che questo ragazzo, pare, abbia fatto qualcosa al ragazzo biondo che era con lui..e alla sua famiglia..si sia intrufolato a casa loro.. e chissà cosa gli ha fatto..”
“Misha, ascolta..”

“Non ho finito di parlare. Adesso arriva la parte più interessante, perché, vedi, io..tutto sommato volevo ancora credere che tu fossi una delle solite vittime di cui va tanto di moda inneggiare nei telefilm…sai quelli che finiscono chissà come, cancellati dall’universo! Ho iniziato a provare pena per te, mi sono disperato..ma poi..ho pensato…questo figlio di puttana ha cancellato la memoria a tutti quelli che ha conosciuto, perfino al ragazzo che amava. Perché a me no?”
“Misha..”

“perché A ME NO, JARED?? Voglio una risposta! Perché hai cancellato il ricordo della tua esistenza da tutti quelli che hai conosciuto e a me no?? E come diavolo hai fatto? Questo è un potere che potrebbe avere solo un DIO!”
Jared si accasciò al suolo e cominciò a singhiozzare.
“Sono stato costretto..l’ho fatto per proteggere Jensen..”

“Proteggerlo da cosa?? E vedi di essere convincente. Sono a tanto così da denunciarti alla polizia, finora non ho fatto il tuo nome,ma il tuo ridicolo castello di carte minaccia di crollare molto presto.”
Jared gli raccontò tutta la storia, compreso il fatto che personalmente aveva cancellato la memoria solo di Jensen e dei suoi genitiori, mentre degli altri se n'era occupata la moneta chissà come, ovviamente Misha non ci credette e Jared non potè fare a meno di mostrargli la faccia trasfigurata.

Per lo spavento, Misha arretrò fino a far cadere l’attaccapanni al suo fianco e cadde con esso.

“Sei diventato il diavolo??” chiese Misha spaventato.
“Non lo so più che cosa sono diventato, amico mio..”
Misha andò da lui e gli accarezzò i lineamenti del viso.
In pochi secondi la sua faccia divenne di nuovo normale.

“Due carezze bastano a farla andare via..non sei il diavolo, J..sei ancora il mio migliore amico..”

E dicendo così, scoppiarono a piangere insieme, singhiozzando l’uno contro l’altro.
 
 
 
*

“Quindi Jensen è destinato a diventare un supereroe? Come Superman? “
“Credo di sì..”
“Credevo fossero solo fantasie..”

“Anch’io, ma se è per questo non credevo nemmeno che potesse esistere uno spirito di una moneta che mi dicesse cosa devo fare..”
“Credi sia buono o cattivo?”

“Non lo so, Misha..so solo che è bene ascoltarlo..ha già cercato di fare del male alle persone che amo..e non si sarebbe fermato fino a che non le avrebbe viste morte..per questo ho dovuto fare quello che ho fatto..quello che non capisco è solamente questo. Perché anche tu non hai dimenticato me.”
“Forse perché sono il tuo best friend ever?” scherzò l’amico.

“Jensen è il ragazzo che amo, a meno che non pensi che segretamente amo te molto più di lui, senza offesa..ma è qualcosa che dobbiamo scartare..”

“Figurati, amico, lo so che non sono così speciale, ho solo dovuto mantenere la farsa dell’amnesia anche con Chad, solo per pararti il culo..”
“Scusami..”

“Non importa..sei mio amico..non avrei mai potuto tradirti..”
Jared sentendo questo si sentì più in colpa che mai, abbracciò di scatto ancora Misha e in quel momento vide dei bagliori.

Dei bagliori nel buio, delle immagini confuse che gli danzavano in mezzo agli occhi.

E poi lui..MISHA..ma sembrava in un qualche modo diverso.
Più OSCURO..e con una tunica lunga
e…
“Dio santissimo!!”disse, lasciandolo andare.
“Jared?? Che c’è? Che ti succede?”

“Misha, devi dirmi una cosa e voglio che tu sia assolutamente sincero con me.”
“Certo, perché tu lo sei stato..”
“Ti prego!”
“Mpf..va bene, che vuoi sapere?”

Che tu ne sappia..tu hai un gemello??”
Misha impallidì e non rispose, anzi, si aggrappò allo schienale della sedia, senza guardarlo.

“Misha, ti prego, rispondimi, è importante.”
“Come..come lo sai..?”
Jared si sentì mancare l’aria.

“Dov’è? Come posso fare a parlare con lui??” gli chiese, tirandogli la maglia.
“Puoi andare al cimitero.”
Jared restò senza fiato.

“Mio fratello è morto alla nascita, Jared. Io sono venuto fuori vivo, lui no.”
Silenzio.

“Perché tiri fuori questo dolore del mio passato? Chi te l’ha detto??”
Misha sembrava attraversare cent’anni di dolore.

“Misha, ascoltami..non pensare che io sia pazzo, ma..credo che lui sia VIVO..”

“Cosa??” chiese Misha strabuzzando gli occhi.
“Quando ti ho abbracciato..ho avuto una visione…Misha, non te l’ho mai detto, perché è una cosa che mi ha sempre fatto soffrire, ma ANCHE IO avevo un gemello che è morto alla nascita..”

Misha lo guadò a bocca aperta.
“Io non..non riesco  a capire..cosa..”

“Misha, quando ti ho abbracciato, ho avuto una visione di NOI DUE, non so dove ci trovassimo, ma sembrava come in qualche modo non fossimo davvero NOI..avevamo due lunghe tuniche..e i capelli erano diversi, più scuri..gli occhi tuoi erano più scuri..Misha, io credo che..”
“No..”

“Misha, io credo fossero i nostri gemelli. “ disse tenendogli le mani sul viso.
“No.. tutto questo non ha senso..”

“Eppure spiega perché tu sia l’unico che ricorda. Perché sei collegato a me in qualche modo..questa cosa del mio gemello e del tuo..in qualche modo crea un legame anche tra di noi..”
“Ma un legame di che genere??”

“Non lo so..ma qualcosa…c’è qualcosa di molto più grande in tutto questo e ne sei coinvolto anche tu, amico mio..mi..mi dispiace tanto..”
“Ti..dispiace?? Stai scherzando? Mi hai appena detto che forse mio fratello, il mio gemello, è ancora vivo e..ti dispiace?? Dio santo, Jared, sono venuto qui per prenderti a pugni, e ora..quasi voglio baciarti..”

Jared ridacchiò ma Misha vide il dolore nei suoi occhi.
“Ma non lo farò..hai appena riunciato all’uomo che ami, per amore..e io probabilmente sto per fare altrettanto..”
Che diavolo dici?”
“Non stai per partire o ho capito male?”

“Se io me ne vado non è giusto che anche tu stravolga la tua intera vita, hai dei genitori, un fidanzato che ti aspetta!”
“Sì..e un fratello disperso nel mondo che ho appena scoperto essere ancora vivo..tu cosa faresti al mio posto? Oh, aspetta un momento..espanderesti un’amnesia di massa e lasceresti il paese..io però non ho i tuoi superpoteri amico e posso solo lasciare il paese..”

“Misha..” disse Jared con le lacrime agli occhi. “Jensen ha bisogno di te..è anche tuo amico..”
“Voglio bene a Jensen..ma credo sia più tu ad avere bisogno di aiuto..e poi se sarai impegnato a ritrovare il tuo fratello disperso, non puoi preoccuparti del mio, giusto?”

“Oh, Misha..” disse Jared riprendendo ad abbracciarlo.
E in quel momento si sentì in colpa.
Sì per Jensen.
E per la famiglia di Misha.

Quanti sacrifici, quanti abbandoni, nel nome di un amore fraterno che non sapevano se avrebbero mai ritrovato.

Nella disperata ricerca di due fratelli senza nome, senza voce, ma con la loro stessa faccia che non sapevano se avrebbero mai conosciuto.
 
 
 
 
*

In qualche modo, quello che era successo, era stato per certo che i colpevoli erano la famiglia di Jensen.
Gli Ackles.

Gli Ackles, dicevano, avevano un passato torbido e oscuro alle spalle, pieno di macchinazioni, congiure, complotti e corruzioni con un’associazione segreta da cui avevano cercato di sfuggire.
Evidentemente però, adesso era giunta l’ora della resa dei conti e qualcuno aveva cercato di fargliela pagare.

Si diceva che questa strana amnesia che aveva colpito alcun abitanti, erano guarda caso tutte persone collegate al giovane figlio della famiglia.
Jensen, che era completamente all’oscuro del fatto che la sua famiglia aveva qualcosa da nascondere, un passato oscuro, restò molto male della cosa.

Rimase ancora più sorpreso quando loro confessarono che per motivi di sicurezza, dovevano lasciare la città e tornare nella loro vecchia città.
Gotham.
“Ma dove vivremo??” domandò Jensen.

“Abbiamo una villa..che abbiamo dovuto lasciare, ma ci torneremo.”
“Una villa???”

La sua famiglia era ricca, un’altra di quelle cose che gli era stata tenuta nascosta.

“Alfred vivrà con noi, se lo vorrà, sarà il nostro maggiordomo.” Dissero loro. Si erano affezionati all’uomo dopo quello che era successo.

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Capitolo 26
*** Strani ciondoli e strani discorsi ***


Durante quei lunghi mesi, Jensen non riusciva a smettere di pensare a cosa gli era successo.

Aveva lasciato il paese, si era trasferito a Gotham, una città che per lui non significava niente.

Una città da cui i suoi genitori erano scappati.
Ed era RICCO.

Jensen non capiva. Aveva sempre creduto che ricchezza equivaleva a felicità, ma i suoi genitori erano fuggiti da quella ricchezza, avevano finto di essere persone normali..da cosa erano fuggiti..?

E quella villa, più la guardava, più ne era affascinato, quasi come se ci fosse di più da vedere, che i soli suoi occhi non gli permettevano di vedere.

C’era un bel pianoforte nel bel salone della villa e Jensen si ritrovò a suonarlo. Aveva preso lezioni di piano una volta, da bambino..

La musica del piano, lo tranquillizzava.
 
Era sempre più ossessionato dal ragazzo dagli occhi verdi, che quella sera di mesi fa, quando era crollato tutto, l’aveva fatto piangere, crollare in quel modo.

Jensen voleva scoprire chi fosse, cosa ci faceva con lui, se ne sentiva affascinato.

Non l’aveva più rivisto..ma forse non avrebbe dovuto desiderare di rivederlo, dopo che aveva terrorizzato la sua famigiia..forse era un terrorista..forse gli aveva fatto qualcosa..

Detestava non riuscire a ricordare quello che lo sconosciuto aveva detto, ma gli sembrava di rammentare che sembrava confuso, quasi turbato di vederlo spaventato..

Che senso ha tutto questo??

Poi Misha era scomparso..e lui ne soffriva immensamente..anche se di certo immaginava che Chad stava molto peggio.

Si chiese se Misha avesse a che fare qualcosa con quel ragazzo misterioso..si sentì assurdamente tradito.. e forse in un certo modo, quasi geloso.

Credeva di essere speciale, credeva che quello sconosciuto avesse a che fare qualcosa con lui, ma forse si era sbagliato…forse si era sbagliato su tutto..

Cominciò a sentire un dolore forte, cieco, e quasi sordo, pulsargli alla testa, che sembrava irradiare calore, calore fortissimo, in men che non si dica, gli sembrò come se la sua testa stesse andando a fuoco.
“AAAAAAAAAAAAAAARRRRRGH!”

Signorino Jensen!! Signorino Jensen! Signorino!”

Alfred era arrivato velocissimo e cercava di tirargli via le mani dalla testa, ma Jensen non voleva saperne.

“Signorino, la prego, mi faccia vedere, buon dio!” disse lui, quando si accorse che la sua testa fumava.
Nooooo. Lasciamiiii!”

Alfred incurante delle regole della galanteria, se lo caricò sulla schiena e si mise a correre.

Corse fino al bagno fino a buttarlo senza tanti complimenti nella vasca e facendo uscire il getto dell’acqua gelida sulla sua testa.
Jensen gridò di più. Le sue grida erano strazianti.

“ è finita, signorino. È quasi finita, ancora un po. Ancora un po.” Disse Alfred, bagnandogli e massaggiandogli la testa con le mani.

Le sue urla cominciarono a diminuire sempre di più di volume, fino a ridursi a un lamento.
“Basta..basta..” si lamentava.
“Sì..sì..è finita..adesso è finita..” diceva Alfred.

Quando vide che Jensen si era lasciato andare e sembrava essersi calmato, lo prese di nuovo in braccio, fasciandolo in un asciugamano e portandolo sul letto.
 
Alfred sembrò titubante. Tolse a Jensen, la maglia e i pantaloni zuppi e gli passò un paio di mutande, Jensen le afferrò e se le infilò da sotto l’asciugamano, un po imbarazzato. Alfred fu contento che gli avesse facilitato il compito, ma dopo esso, Jensen sembrò crollare di nuovo a letto.

“Oh no, signorino, così non va bene, deve finire di vestirsi, signorino!” lo scrollò.

“Fallo…tu..” mormorò Jensen.
“Prego?”

“Aiutami..mi fa male dappertutto..” disse Jensen allungando le braccia.

“Oh buon dio.” Sospirò Alfred e da bravo genitore infilò la maglietta bianca a maniche corte, pulita e linda, aiutando Jensen a infilarla dalla testa e facendo lo stesso con i pantaloni.

“Oh, ringrazio che i signori non siano in casa, altrimenti chissà cos’avrebbero pensato.” Disse Alfred passandosi una mano sul viso.

“Grazie Alfred, sei il migliore.” Disse Jensen abbracciandolo e baciandolo sulla guancia.


“O-ok..basta con l’espansività, per adesso. Perché non mi dici che cosa ti è successo, adesso?”

Jensen chiuse gli occhi, ripensando a come si era sentito.

“Ho pensato che forse Misha, il mio migliore amico..possa essere con il ragazzo moro in questo momento..e mi ha dato fastidio..ho creduto assurdamente di essere SPECIALE..e quando l’ho pensato io..ho cominciato a..BRUCIARE..”

“Buon dio!” disse Alfred vedendo un chiarore luminoso venire dalla mano di Jensen.
Jensen si fissò la mano terrorizzato.
“Alfred..m-ma che diavolo mi succede?”

Alfred gli prese la mano che brillava come un faro e stette a guardarla ammirato e spaventato.

“Non lo so, signorino Jensen, non lo so proprio.”
 
 
 
“AHHHHHHH.”

“Jared! Jared, tutto okay?” chiese il ragazzo moro che dormiva nell’altro letto del motel.
“è successo di nuovo, Misha. Il ciondolo ha cominciato a brillare!” disse Jared, stralunato.

“Ma che diavolo significa?? Jared, ti prego, buttalo via..”
“NO!” ruggì rabbioso l’altro.
“Ma ti ha quasi ucciso prima!!!” disse Misha scandalizzato.

“Solo perché mi ero lasciato trascinare dall’ardore, dalle emozioni! Non è colpa del ciondolo, lui..me l’ha dato Jensen. Non potrebbe mai farmi del male. Lui..quando me l’ha dato, è come se avesse creato una specie di legame per me e lui quando siamo lontani..me lo sento..”

“Jared, stai delirando, è soltanto un ciondolo e se vuoi il mio parere, non è neanche tanto bello, credo sia bigiotteria e..”

“Non toccarlo!” sbottò Jared facendo il giro del tappeto. “Il legame che ho con Jensen..è talmente forte che si concentra in quest’oggetto..lo so perché ho visto LUI, quando ho cominciato a sentire caldo, un caldo terribile..e poi DOLORE..l’ho visto in una specie di villa..e poi sotto il getto dell’acqua fredda..cercando di scacciare via il dolore..è colpa mia se lui si sente così…oppure..”

“Oppure..?”

“C’è qualcos’altro..qualcosa che non riesco a capire…io..devo andare da lui.”
“COSA?”

“Devo assicurarmi che lui stia bene.”
 
 
 
*

Alfred aveva insistito per dire ai genitori, almeno a loro, quello che gli era appena capitato.

“La sua testa fumava, signorino! È una cosa molto grave, potrebbe avere qualcosa..”

“Non mi fido di loro.” disse Jensen, asciutto.
Alfred rimase basito.
“Ma sono i tuoi genitori..” disse rammaricato.
(Alfred varia dal Lei al Tu, è voluta la cosa )
“Alfred, tu non capisci..quando stavo pensando..poco prima di sentire dolore..poco dopo aver pensato alla mia gelosia..io..ho pensato anche a qualcos’altro…era un pensiero..un pensiero su cui non ci ho fatto granchè caso..ma ora..”
“Cosa? Cos’hai pensato?” chiese lui.

“Ho pensato che rimpiangevo di non avere un fratello.” disse Jensen.
Alfred restò a guardarlo perplesso.
“E..quindi? Questo cosa ha a che fare con..”

“Non lo so..ma ho avuto una brutta sensazione, Alfred…”
 
 
 
*

Quando i genitori tornarono per cena, Jensen chiede con nonchalance, perché mai non gli avevano mai dato un fratellino.
I genitori si guardarono quasi increduli e un po pallidi.

“Perché te ne vieni fuori con questi discorsi, tesoro?” chiese la madre.

“Non vedi che siamo vecchi?” chiese il padre.
“Sei grande per desiderare un fratellino.” Disse la madre.
“Ma io ho solo fatto una domanda..sono grande ora..ma parlo di quand’ero piccolo..non avete mai desiderato un altro bambino?”

“Basta con questi discorsi. Mangiamo che si fredda.” Disse il padre in tono un po duro e la madre piuttosto remissiva, andò a prendere la carne.
 
 
 
 

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Capitolo 27
*** Jared e Jensen e la visione in sincrono ***


Erano passati sei mesi da quando Jensen e i suoi genitori, assieme al maggiordomo Alfred, si erano trasferiti a Gotham.

Quella sera, Alfred era fuori, mentre i genitori e Jensen, stavano uscendo dal cinema, quando un uomo misterioso, inquietante, si parò davanti a loro.
 
“Non un fiato!” disse l’uomo, puntando loro la pistola.

“Sta calmo, Jensen.” disse suo padre.
“Fuori i soldi!”

“Non c’è problema..” disse il padre, passandogli il portafoglio.”Non ti ostacoliamo.”

“La collana.” Disse il rapinatore coperto dal cappuccio.

La donna se la tolse e gliela diede, ma la collana cadde e le perle si sparpagliarono.

Il rapinatore sparò prima a lui, poi alla madre.
Jensen rimase inerme a bocca aperta.

Il rapinatore puntò la pistola anche a Jensen, sembrò indeciso per un momento, poi qualcuno gli si gettò alle spalle, atterrandolo.

Un pugno. Un altro.
Jensen era rimasto paralizzato dal terrore.

Il ladro rifilò uno sganassone a Jared e scappò, senza la pistola.

Jared meditò per un attimo di sparargli, ma l’esitazione di qualche secondo, non gli fece centrare bene la mira.

Il ladro sparì nel buio e lui tornò a guardare Jensen.
 
Jensen che lo fissò smarrito e con le lacrime agli occhi, poi il biondo sembrò riprendersi e corse dai suoi genitori, che erano in una pozza di sangue.

“Mamma, papà!”

Jared si sentiva come se avessero sparato anche a lui, si avvicinò a loro, benché avesse ancora il viso con la faccia rovinata a metà.



Jensen quando vide la sua faccia illuminata dal lampione, soffocò un grido muto.

Ma tutto quello che Jared fece, fu di piangere e per qualche strana ragione, questo aumentò il dolore di Jensen.
I genitori stavano guardando Jared, adesso, con un’espressione interrogativa.

Mi dispiace.. riuscì a dire loro, telepaticamente., tornando con la faccia normale.
Jensen vide i suoi genitori spalancare gli occhi.

“ Mamma, papà, resistete, adesso chiamo l’ambulanza!” disse prendendo il cellulare.
Jared però sapeva che non restava a loro molto tempo.
 
Perdonatemi..vi ho voluto bene proprio come un figlio… pensò il moro, mettendo le mani sulle loro fronte e illuminandole di una luce e di un calore iridescente.

Fu come se quei mesi non fossero mai passati, milioni di flash di ricordi trapassarono i loro occhi come dei lampi velocissimi. I loro occhi si ingrandirono sempre di più nella consapevolezza.



“Perché..?” chiese il padre, dando voce alla domanda di entrambi.

“Resisti, papà.” Disse Jensen, pensando chiaramente che il padre si domandava perché di quella brutale aggressione.
Chiuse il cellulare e si avvicinò di nuovo a loro.

“Perché io dovevo proteggere il vostro bambino..” sussurrò Jared con le lacrime agli occhi.

"Tu...ti sto RICONOSCENDO adesso.."
"Sì, perchè gli ho ripristinato i ricordi. La prego, non deve dire niente a Jensen, non deve sapere che mi conosce. Che ci conosciamo. "No..tu non capisci..più indietro..ti riconosco da più indietro.."

"Stia calmo, per favore non deve agitarsi. è stato sparato."
"COSA GLI STAI FACENDO?"

“Il padre di Jensen aveva afferrato la maglia di Duefacce e gli aveva detto: “Devi riportarlo indietro. Devi riportare indietro, TUTTI LORO. TI PREGO…”

"EHI."
“HANNO RAPITO I BAMBINI. TUTTI QUEI BAMBINI. TUTTI,.”

"Non c'è nessun bambino, papà. Calmati, ti prego, l'ambulanza sta arrivando.” Disse Jensen andando da lui, lasciando un Jared più scioccato che mai, che incespicava per andare via, per chiedere aiuto.
Jensen li prese tra le braccia, li cullò, piangendo silenziosamente.
“Vi prego..non mi lasciate..dovete resistere..non posso farcela senza di voi..” “Ce la farai, sei un ragazzo coraggioso..” disse il padre.
“Sei il nostro..cough..il nostro ometto.” Disse la madre dolcemente. “Ci dispiace, figliolo..di non essere stati sinceri con te..” disse lui. A queste parole, Jensen tremò.
“Cosa state dicendo..? Io..aspetta..qualche giorno fa..io vi ho chiesto..papà..il ragazzo che era qui prima e che ha pianto..non è mio fratello, vero? Vero?”
Jensen era così terrorizzato. Era una cosa che si portava dentro da giorni e giorni. Quel dubbio non lo faceva dormire la notte. La scomparsa improvvisa, l’amnesia collettiva, il dubbio atroce che lui c’entrasse con quello strano ragazzo..il dolore accecante appena aveva desiderato di avere un fratello..la loro strana reazione..”
“No, Jensen…no..certo che no..” disse il padre, sorpreso che il suo ragazzo pensasse una cosa del genere.

E Jensen si sentì assurdamente sollevato, nonostante i suoi genitori erano quasi vicini alla morte. Sollevato perché sentiva un legame con quello strano ragazzo e non voleva scoprire che fosse suo fratello e che avevano chissà come avuto una relazione e che la sua scomparsa fosse dovuta a quello. “Ma allora cosa..”
“Ma non sei tanto lontano dalla verità..” disse l’uomo e toccò con la mano la fronte del figlio.
Quando lo fece, una luce venne irradiata dalla fronte di Jensen e gli scaturì una visione stranissima.
Una visione inquietante.

In quel momento Jared che si stava allontanando venne fermato come se qualcosa lo avesse colpito. Sussubito pensò fosse un infarto, ma poi percepì il ciondolo bruciare.
“N-no..”
Dei flash gli bruciarono la testa!


C’era un luogo oscuro, avvolto dall’oscurità, ma sopra quello che sembrava un lungo tavolo, erano adagiate delle ceste, con delle coppie di bambini.
Tre ceste per ogni coppia di bambini.

“No..guarda…meglio…” disse il padre che, chissà come, aveva captato i suoi pensieri.

Jensen e Jared si sentirono come se guardassero attraverso un televisore che stesse scattando una specie di ZOOM. Si sentirono avvicinare come se fosse li presente e guardarono MEGLIO.
Non tre coppie di gemelli.

DUE coppie di gemelli per due ceste, ma nella terza..TRE.
Tre gemelli.

“Che significa?” ma la visione svanì e anche Jared fu libero. Cadde sull’asfalto.
“Papà? No, per favore, riportami là, devo vedere ancora..io..”

“Ti vogliamo bene, figliolo..” sussurrò il padre, la madre sussurrò un “Perdonaci.” Accompagnato da una carezza alla guancia e poi spirarono tutti e due.

Jensen rimase scioccato a vedere l’ultimo respiro dei suoi.

Aveva perso l’ultima occasione per salutarli un’ultima volta, per dirgli quanto gli voleva bene e tutto per assistere ad uno supido sogno ad occhi aperti.

“No..no….NOOOOOOOOOOOOOOOOO!” gridò, inginocchiato in mezzo alla strada.
Jared era in ginocchio. Distante, ma non abbastanza per non sentire le grida di Jensen che sfrecciarono nell’aria. E non aveva bisogno del ciondolo telepatico per quello.
   
 
 
*

Quando arrivarono i poliziotti, cercarono invano di interrogarlo, ma Jensen non era molto collaborativo, aveva detto il minimo, poi era rimasto come un vegetale, con su una copertina indosso per il freddo, sopra delle scale di un magazzino, davanti alla scena del crimine, l’investigatore si avvicinò a lui con l’intento di fargli qualche domanda e forse ci sapeva fare, perché Jensen si aprì un po di più, ma quando vide una sagoma famigliare avvicinarsi, si buttò tra le sue braccia.

ALFRED.

 
 

*


Fu solo per istinto, che quando Jensen cominciò a interrogarlo riguardo a un possibile suo fratello, che l’uomo gli toccò la fronte.

Sperava che il calore che era sprigionato da quel ragazzo che gli aveva restituito la memoria, potesse essere sfruttato da lui, come potere trasversale, per trasferire a sua volta una visione importante a Jensen.
Di un passato oscuro e troppo a lungo, rimasto sepolto.
John sapeva che stava per morire, ma non gli importava in quel momento.

Si dispiaceva sì, per sua moglie e avrebbe voluto che almeno lei vivesse, ma a quanto pare avrebbero affrontato quest’ultima avventura insieme.
La cosa importante era però che Jensen capisse che Jared non era suo fratello.
Suo figlio aveva sofferto così tanto già a quell’età, non meritava di soffrire di un dolore ancora più intenso, pensando che il ragazzo che tanto amava, avrebbe potuto essere suo fratello.
Non era giusto.
Sperò che alla fine ricordasse e riuscissero in qualche modo a ritrovarsi e a ritrovare anche quel loro bambino andato perduto.
Perché non era giusto quello che era capitato, a tutti loro, non era giusto per nessuno.

Quella visione, fu l’ultimo regalo.
L’ultimo.
 
 
 
 



*

L’indomani mattina, qualcuno suonò il campanello. Suonarono a lungo.
“Signorino Jensen, forse dovrei rispondere.” Disse Alfred.

“E va bene. Ma se chiedono di me, dì che sono morto assieme ai miei genitori. E non fare entrare nessuno.”

Alfred grugnì qualcosa e si avviò alla porta.
 
“Il signorino Jensen non vuole vedere nessuno. È ancora a lutto. Arrivederci e addio.” Disse, sbattendo la porta in faccia alla ragazzina bionda.
“Ti avevo detto di dire che ero morto,” disse Jensen, ombroso, dal divano.
“Nessuno ti ha mai detto che un vero lord non origlia alle porte?” ribattè Alfred con un sorriso.
 

Poco dopo, qualcosa bussò alla finestra.
“Ma che diavolo..”

Andò alla finestra e fu sorpreso di trovarsi davanti una ragazza bionda e slanciata, vestita completamente di nero.
“Ciao. Piacere, Bela.
“Che diavolo stai facendo?? Come hai fatto ad arrampicarti sulla mia finestra?” disse Jensen.

“Dall’albero.” Rispose lei con sfacciataggine. “Il tuo maggiordomo non voleva farmi entrare.”

Fuori subito di qui o chiamo la polizia.” Disse Alfred irrompendo nella stanza.

Bela incrociò le braccia facendo una smorfia da bambina viziata.

“Non dovreste trattare così dei testimoni oculari.”
“Testimoni??” chiese basito Jensen.
“Io ho assistito all’aggressione che hai subito..” disse la ragazza un po imbarazzata. “Ci ho messo due giorni per decidermi a venire qui da voi..ma eccomi qui..”

“Hai assistito all’assassinio dei miei genitori??” urlò Jensen.
Il maggiordomo però, prese Bela per la maglia e la allontanò dal biondo.

“Non le dia ascolto signorino, è una ladra. Tutti sanno chi è in paese, come osi venire qui e sfruttare una tragedia come questa per spillare qualche soldo? Non sei altro che ..”

“Sono tante cose, maggiordomo, ma non permetto a nessuno di darmi della bugiarda! Se dico che l’ho visto..l’ho visto..anche se..avrei preferito forse non vedere..” disse aggiustandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Cos’hai visto?” volle indagare Jensen.

“Il tizio con la maschera..che..spara ai tuoi..e poi un altro tizio..che lo fa scappare..non ho visto altro..scusate se non sono intervenuta, ma..ehi..non ci tenevo a farmi sparare anche io..” disse imbarazzata.

Alfred e Jensen si guardarono.

“Sembra che dica la verità..ma se non sai chi è il tipo con la maschera..non ci sei di nessun aiuto.la prego, adesso vai via, stai turbando il signorino Jensen ancora di più..”

“Va bene, comunque se vuoi, ci vediamo.” Disse facendo un timido sorriso al ragazzo.
 
La ragazza uscì dalla finestra e poi cominciò a saltare come una scimmia.
Alfred le gridò dietro.

“E non tornare!” sbattendo la finestra con un esplicito messaggio.
 
“Alfred..perchè ti sei comportato così con quella ragazza? Voleva solo farmi un favore.” Disse Jensen.

“Ti suggerisco di non farti ingannare da quella ragazza e dal suo faccino angelico, Jensen, quella ragazza è una LADRA. è molto famosa in paese, come dicevo prima, tutti la conoscono, ma la polizia finge di non vedere perché..beh, è minorenne, ma è tutt’altro che innocente. Sfrutta le conoscenze degli ambienti loschi, per fare da spia, in cambio di denaro. Mi rincresce che sia riuscita ad entrare qui dentro.

“Credo che tu stia un po esagerando, Alfred, a me non sembrava pericolosa.”
Alfred alzò gli occhi al cielo.

“Capisco..il bel faccino inganna..è sempre così..”
“Alfred..non sei costretto..”

“Costretto? A fare cosa?”
“A farmi da padre..sai..adesso che loro non ci sono più..”

Alfred gli fu subito vicino, poggiandogli le mani sulle spalle.

“Ma sei tu che mi hai scelto..ricordi quando sei comparso in quell’ascensore, mesi e mesi fa? Sei venuto inconsciamente da me, quindi non potrei mai abbandonarti adesso..io VOGLIO essere qui.e non è per la villa..o per la ricchezza..signorino Jensen..” disse il maggiordomo.

Jensen non potè fare altro che commuoversi e abbracciare il maggiordomo che ormai da mesi era più di questo, era un amico.
 
 
 
 
*

Jensen aveva chiesto ad Alfred di insegnargli a combattere, aveva scoperto che il maggiordomo era un esperto combattente e sapeva molto sulle arti marziali.
“Aiutami a combattere. Aiutami a vendicare i mie genitori. Aiutami a farlo, aiutami ad averne la forza!”
E Alfred lo aiutava.

Si allenavano in giardino, un ottimo posto per allenarsi senza essere visti.

All’inizio, Jensen si era allenato con un punging ball, poi con Alfred, usando sempre i guanti, poi erano passati alle arti marziali.

Poi avevano cominciato a farlo anche di notte.
Jensen non sembrava mai stanco. Mai.
 
Una notte, però, successe qualcosa di impensabile.

Si stavano allenando, quando gli occhi di Jensen sembrarono brillare di rosso, nell’oscurità.



“Buon dio! I tuoi occhi..” disse Alfred,

Jensen sembrò che non l’avesse neanche sentito.

Poi spiccò il volo, come un pipistrello, lasciandolo di stucco.
 
“Jensen!! Jensen!! Scendiiiii!” cercò invano di acchiapparlo, ma Jensen sembrava in trance e alla fine non sembrava neanche più Jensen!

Alfred non sapeva come spiegarselo. Forse era uno scherzo della notte che impediva di distinguere il corpo del suo figlioccio, ma ad un certo punto sembrava proprio che Jensen si fosse fuso con la notte stessa.

“ALFRED!”

Per fortuna, o forse qualcuno dall’alto aveva voluto aiutarli, Jensen passò vicino alla lanterna che illuminava un angolo della villa e Alfred riuscì a precipitarsi appena in tempo per evitare che Jensen cadesse rovinosamente al suolo.
 
Lo prese al volo, anche se Jensen era troppo pesante, non essendo più un bambino e quindi entrambi caddero a terra, sul prato.

Jensen sopra Alfred. Gli aveva fatto da materasso.



“Scusa, scusa, scusa. Stai bene?”
“Mai..stato meglio.” Disse Alfred, dolorante.

“Dio, Alfred, ma cosa mi è successo?”
“Direi che lei ha volato, signorino.” Disse Alfred guardandolo.
“Ma questo è impossibile!” disse Jensen alzandosi.

“Le è già capitato di volare prima di oggi?”

“No! cioè..io non credo..” e subito si preoccupò.
“Il ragazzo moro che mi ha salvato..credi che sia come LUI?”

“No, signorino, a meno che non abbia una doppia faccia nascosta da qualche parte sotto la pelle, ma è talmente candido e puro che non credo!” disse con un sorriso.

Jensen gli sorrise a sua volta.

“Sei sempre troppo gentile con me, Alfred.”
 
Insieme si incamminarono di nuovo all’ingresso della villa.
Il maggiordomo gli cingeva il collo con un braccio.

“Alfred..ma se davvero sono in grado di volare..credi che sia un ANGELO?”

“Gli angeli stanno in cielo, padroncino Jensen.”

“Ma se lo fossi, tu mi aiuteresti comunque a combattere? Mi insegneresti tutto quello che sai?”

“Certo, padroncino Jensen. Non ho mai avuto un angelo come figlioccio, ma se lo fossi, non ne sarei poi così sorpreso.”

"Sei troppo gentile con me, Alfred!"
 
 
 
*

I voli di Jensen furono sempre più frequenti e anche con l’aiuto di Alfred, riuscì a destreggiarsi meglio con il “volo.”

Imparò a combattere e cominciò ad uscire sempre più spesso di notte.

Spesso Alfred lo attendeva sveglio, sul divano, leggendo un libro.

Una leggenda cominciò a crearsi dopo qualche tempo.

Un nome…
 
“Alfred, avrò bisogno di un nome, per mascherare la mia vera identità..che ne dici di Batman?”

Una leggenda.

Batman.
 
 






















Note dell'autrice: eccomi ragazze!!! Finalmente ho svelato il grande mistero! Certo, oramai lo avevate già capito ma finalmenteeee è Ufficiale xd 
ho mantenuto il segreto tutto questo tempo ma ho seminato di indizi tutti i capitoli! xd Jensen..il trapezista..il pipistrello nella caverna!!! e il deltaplano ahha e poi i voli tra i tetti con Jared xd forse sono stata troppo vaga ma credevo che la presenza di Duefacce facesse indovinare che Jensen sarebbe stato Batmannnnnnn xd

Daisy  non è stato facile mantenere il segreto anche con te tuto sto tempo ahha so quanto sei affezionata all'anime <333 e al fumetto. Volevo proprio fosse una sorpresa!! Non so se Robin potrò inserirlo..di certo non subito, ci sono troppe cose prima.. ma dimmi, ti piace sta svolta? Non te l'aspettavi proprio? Delusa? Curiosa? :ppp e non ti preoccupare di dirmi anche quando e se dovessi andare OOC, purtroppo non ho mai visto batman, ho solo visto Gotham, quindi credo che purtroppo un po ci andrò!

Team, tu da qualche capitolo sapevi, ma in realtà sarei stata curiosa di vedere se alla fine indovinavi se non dicevo niente xd mai più spoiler!  complimenti comunque per aver capito subito che il tipo del'ospedale era Alfred xd 

Ragazze comunque sono abbastanza emozionata, vedrete che ci saranno altre novità e spero che la storia non vi annoi, per adesso non posso anticiparvi nulla ^^


altre precisazioni:

- temevo di rendere Alfred toppo smielato, ma lui è proprio così , almeno in Gotham, anzi, certe scene le trovavo anche un po imbarazzanti ahha e per dirlo io!!! xd

-non so bene se Batman vola, qualcosa mi dice che è una cosa a metà strada ahha ma qui ho voluto fare che volasse, o perlomeno ci prova xd

- Bela! novità dell'ultimo momento ma mi piace lei. Non riesco a immaginarmi nessuno di spn che potrebbe fare la donna gatto, se non lei! xd

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Capitolo 28
*** Chi sei tu, davvero, per me? ***


Due facce era tornato nei paraggi e Jensen scalpitava nervoso.
Ormai erano ANNI che si trovava in quella condizione, anni che faceva incubi su quello strano uomo con la faccia trasfigurata.

Nella sua mente continuava a rivivere il ricordo di anni prima, quando quel ragazzo misterioso, era intervenuto durante l’omicidio dei suoi genitori, quando era ancora solo un ragazzo.
Poi il sogno cambiava, si trovava in mezzo al nero più nero che poteva esserci e quello sconosciuto lo guardava con una sorta di vacua dolcezza, triste dolcezza.

La metà della sua faccia cominciava a disgregarsi e lui allargava le braccia come a supplicarlo di aiutarlo.
Aiutami
“Dimmi come! Dimmi cosa devo fare!”

Ma il ragazzo non lo faceva. Anzi, si inginocchiava come un cucciolo ferito fino a toccare la testa con il pavimento.
E poi ancora altre visioni. Ceste di bambini, neonati.
 
Non sapeva cosa significavano quei sogni, ne aveva parlato con Alfred, gli aveva descritto lo strano ragazzo moro, ma Alfred sosteneva che era una rivisitazione dello strano ragazzo che era con lui quando si erano ritrovati all’ospedale in ascensore.
Ma Jensen non RICORDAVA quel ragazzo, anche se flash nervosi e veloci lo trafiggevano.

Sì, quei flash dell’ospedale, li ricordava, ricordava che era scappato nella notte, la notte che aveva rincontrato Alfred a casa sua, ricordava che aveva conosciuto quel ragazzo il giorno dell’omicidio dei suoi, ma nient’altro!

Continuava a chiedere in giro ma il ragazzo sembrava SCOMPARSO dal mondo, nessuno si ricordava di lui e presto nel mondo cominciò a spargersi la voce di una strana inquietante amnesia collettiva, dove moltissime persone sostenevano di avere dei vuoti di memoria strani.
Jensen pensò che quel ragazzo misterioso avesse cancellato dalla memoria di tutti, la sua esistenza, ma non riusciva a capire perché.
E lui che cosa c’entrava con lo strano ragazzo? Perché Alfred li aveva visti insieme?

E cosa significava quello strano ciondolo che portava al collo?
 
 
 
Tempo dopo, uno strano personaggio cominciò a infestare la città di Gotham, nessuno riusciva mai a vederlo all’opera, si accorgevano di lui solamente quando se n’era andato, cominciò a fare diversi casini nella cittadina.

A quanto pare aveva uno strano potere, quello di OBBLIGARE le persone a MOSTRARE LA LORO VERA NATURA.
Difficilmente lo vedevi arrivare, ma quando in città accadevano dei disordini, era perché c’era stato quell’uomo, che ormai tutti soprannominavano DUE FACCE.
I disordini erano di varia natura.
 
Un giorno un alunno, prese in ostaggio una scolaresca.

Come giustificazione, disse che era da anni che desiderava farlo, BRUCIARE, dare alle fiamme, quell’edificio che gli aveva provocato tanto dolore, il ragazzo soffriva di bullismo, ma nessuno lo aveva mai aiutato, perché nessuno lo prendeva mai sul serio.
Invece un’altra volta, una donna molto invidiosa della ragazza più popolare della scuola, tagliò a fettine tutti i suoi vestiti, era invidiosa della sua bellezza.
Ma capitavano anche fatti molto più gravi.

I crimini e le aggressioni erano raddoppiati, i furti anche, le persone in presenza di Duefacce, sembravano cambiare personalità, o come diceva lui stesso, tramite i suoi biglietti criptici, mostravano la loro VERA faccia.

Dipendenti delle banche che rubavano per le banche a cui lavoravano, poliziotti che non credevano più nel sistema, aiutavano i detenuti a fuggire per svaligiare banche insieme e dividersi il malloppo, uomini sposati che esibivano le loro amanti davanti alle mogli senza più nascondersi, uomini sposati che facevano coming out e fuggivano con l’amante, e poi c’erano di tanto in tanto, i politici che ammettevano candidamente di aver truffato il loro stesso governo, o di aver rubato all’interno dello stesso, altri ancora che ammettevano  di rubare dalla macchina che fabbricava i soldi.
Ormai Gotham sembrava essere diventata una città criminale.
 
In tutto questo, ormai Jensen era diventato a tutti gli effetti l’eroe mascherato che, insieme a Bela e ad altri eroi, provvedeva a risistemare l’ordine.

Di solito la gente tornava normale dopo, anche se normale era un eufemismo, dopo che molti avevano dato libero sfogo ai loro istinti primari e liberato il loro vero IO, Jensen credeva che non sarebbero mai potuti tornare alla loro vecchia vita, in tanti accettavano di andare in cura da uno psichiatra, alcuni in manicomio, altri dicevano di aver subito un’illuminazione.

Jensen da una pare si diceva che avrebbe dovuto ODIARE dUe facce, aveva infatti pensato che quest’uomo giocasse con le vite e con l’anima delle persone, liberando i loro peggiori istinti, la loro parte oscura, i loro DEMONI, ma dall’altra , quando riprendeva a sognarlo, lo vedeva ancora come un bambino sperduto.
Un bambino bisognoso di aiuto.
Che cosa poteva mai essergli successo, quale poteva mai essere la sua storia, se faceva quelle cose?

Eppure più tentava di indagare sulla sua storia, più sembrava DIMENTICARE, infatti ogni volta che si avvicinava a scoprire qualcosa su di lui, aveva dei nuovi vuoti di memoria, come una specie di blocco, una magia che annullava tutti i passi in avanti fatti fino a quel punto.
 
Per tanto tempo era andata avanti così, lui sognava in un certo senso, il giorno in cui avrebbe acchiappato una volta per tutte quell’uomo, non per la sicurezza della gente, se ne rendeva conto e si vergognava per questo, ma solo per avere finalmente una volta per tutte, le risposte che cercava da ANNI.
 
 
 
 
*

“AHHH.”
Maledizione, perché era inciampato? Proprio adesso?
Gli erano addosso, di nuovo, e questa volta era circondato. Perchè diavolo era scivolato così, in strada? Era finita, non l’avrebbero lasciato andare e lui era ferito.
Ma un colpo di scena, si palesò davanti ai suoi occhi.

Al secondo pugno, con la vista che gli si appannava, vide Due facce, sollevare l’uomo che lo stava colpendo e buttarlo di peso contro una macchina.
Lottò per non perdere i sensi, non doveva. Doveva sapere..perchè..
Duefacce si inginocchiò davanti a lui .
“Maledetto..”
Jensen corrugò l’espressione in maniera confusa, non sembrava rivolgersi a lui.

“Vattene subito via di qui, prima che ti ammazzino.”
“Perché ti importa di me?” gli domandò, la bocca impastata di sangue.
Jared sussultò, la sua metà della faccia si disgregò e quell'orribile deformazione scomparve facendogli vedere il suo bellissimo viso.

Jensen lo guardò basito, gliela accarezzò.
“Non farlo.” Disse Jared, discostandosi da quella carezza.
“Perché fai questo? Sei così bello..perchè ti rovini così il viso?”
Cercò di alzarsi ma barcollò e Jared dovette sostenerlo, poi lo prese in braccio come se non avesse peso.

“Perché mi tormenti? Da anni infesti i miei sogni, ti vedo sempre. Chi sei tu davvero?”
“Perdonami.” Disse Jared e i suoi occhi si inumidirono.
“Se almeno sapessi..cosa..” poi si sentì svenire.

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Capitolo 29
*** La riunione dei doppi ***


“Chad, tu sei da sempre stato il mio migliore amico, noi due abbiamo da sempre nutrito dell’affetto sincero e vero nei confronti l’uno dell’altro…”

“Ma non scelgo te. Scelgo Jensen.”

“Il nostro primo bacio..non deve essere davanti a tutti.”

Fu un bacio romantico, come se fossero degli amanti che vivevano un amore clandestino e proibito.

 "A quest’età l’amore vero è davvero difficile da provare e ancora di più l’amore a prima vista! Jared non mi ama? Non mi importa! Mi amerà. 

"Avete dato tutti per scontato, che, la moneta avesse scelto JENSEN e invece NO. Aveva scelto CHAD.”

“La verità è che non sono così fatalista dal lasciar decidere ad un pezzo di metallo, della mia vita."

"Quando ho visto Jensen, da quando l’ho visto e conosciuto… quando stiamo insieme…mi sento come se volessi stare sempre con lui..come se fossimo…anime gemelle.”
 
Una dolcissima musica di sottofondo, accompagnò quei dolci ricordi (Nd: U2 - With Or Without You )

“Io credo di amarti, Jensen…”
“Eravamo in due. “ disse Jared, asciugandosi una lacrima da un occhio. “ io e mio fratello, ma alla nascita, solo io sopravvissi. Lui NO.
Quello che ho fatto io avrebbero potuto farlo tutti.”


“Ma non l’hanno fatto tutti, l’hai fatto te.” Disse il ragazzino sorridente. “è questa la differenza tra la gente"
Io..io spero di non deluderti mai, Jensen. Non lo sopporterei.”
“Ma che sciocchezze dici? Perché mai dovresti deludermi?” gli chiese Jensen dolcemente, abbracciandolo.

“Perché sono una persona, Jensen, e le persone deludono. Sempre.”


“Io volo, Jared.”
 dicono tutti che io sarò il tuo peggior nemico!”

“Dicevano tutti anche che la terra fosse piatta! Come disse una persona fantastica una volta, Francamente me ne infischio!

Craaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaash

JENSEN. JEENSSSEEEEN” 

“Che cos’hai fatto? Hai venduto la tua anima a quella bastarda di moneta? DIMMELO!” 

“Jensen, calmati adesso..l’importante è che tu stai bene e..”

“Al diavolo la mia salute!! Avrei preferito morire!!!” 

“è d’argento, si chiama pietra di luna. Affinchè se deciderai davvero di lasciarmi, possa comunque tu avere la luce del mio amore, sempre con te..e magari..sentire di tanto in tanto la nostalgia riguardo a quello che hai voluto rinunciare.
“Ti amo più della mia stessa vita, Jensen..morirei per te..” dicendo così gli prese il viso tra le mani e lo guardò negli occhi. “Dio, quanto vorrei che tu non dovessi dimenticarlo..” 
“N.no..no..no..”

“Ma devi..

 
 
Jensen si svegliò con un sobbalzo da quel lungo sonno.
Si guardò attorno. Si trovava in un ospedale.
All’improvviso si sentì angosciato.
“Jared…lui..dov’è? LUI DOV’è?

Senza pensarci due volte,si alzò dal letto, strappandosi i tubicini, senza badare a eventuali rischi. Si sentiva bene, certo, se non si contavano le palpitazioni esagerate e lo stato di angoscia nel quale versava.
Incespicò due volte nel corridoio e si trovò davanti Jared.
E Misha.
Li guardò a bocca aperta, Jared aveva i capelli VIOLA ma era lui, era assolutamente LUI, e sembrò impallidire quanto lui, vedendolo.

Ebbe un capogiro e rischiò quasi di svenire di nuovo.
“Jensen, ehi, ehi, ehi, tranquillo, è tutto a posto.”gli disse Misha raggiungendolo e tenendolo stretto.
“Anf, anf, no, lui..”
“Infermiera!!”
“NOOO!” gridò Jensen.

Non voleva dormire di nuovo, non voleva!!
 
 
 
*

“Mmmmm…maledetti…maledetti..”
Jared e Misha si scambiavano occhiate significative, era da una buona mezz’ora, quasi quaranta minuti, che Jensen nel dormiveglia, continuava a smozzicare insulti a mezza bocca al personale dell’ospedale, per quei tranquillanti che gli avevano dato.
Jared non si sentiva di dar loro torto.
“Figli di puttana..”

L’ennesimo insulto fece sorridere un po Jared, che gli accarezzò una guancia dolcemente, ma Jensen si ritrasse, bruscamente, sempre a occhi chiusi.
“Traditore..”
Jared assunse un’espressione addolorata e si alzò, voltandosi dall’altra parte.
“Jared!” lo richiamò Misha.

“Lui ricorda, Mish. Ricorda ogni cosa!”
“Non puoi esserne sicuro..”

“Davvero??  Più volte nel sonno ha mormorato: perché mi hai abbandonato? Perché mi hai fatto questo..perchè te ne sei andato..”
“Potrebbe ricordare soltanto che l’hai lasciato, non che tu..sia..insomma, hai capito..”

“E credi davvero che cambi qualcosa per me, Mish? Lo credi davvero??”
“….”
“Il ragazzo che più amo al mondo si ricorda che io l’ho tradito, abbandonandolo a sé stesso per anni!! E chissà da quanto lo sa! Magari lo sa anche da molto tempo e io lo scopro adesso solo perché è finito in coma per una fottuta settimana!! L’hai vista la sua espressione quando mi ha visto in corridoio! Mi ha riconosciuto, cazzo Mish! E ora io sono qui, gli ho provocato un altro dolore dopo che si è appena risvegliato da un coma e inganno tutti, tutto il personale dell’ospedale, che grazie alla magia della moneta, non sanno chi sono in realtà! Perché se lo sapessero non permetterebbero a Duefacce “ disse quel nomignolo a bassa voce “di restare in compagnia dello stesso ragazzo che gli ha provocato un coma! Inganno tutti! faccio del male a tutti! Dio, quanto vorrei che questa moneta mi avesse ucciso ANNI FA!!”

Misha non lo schiaffeggiò  ma gli scrollò bruscamente le spalle e lo attaccò alla parete, in un brusco movimento che lo fece gemere e sorprese Jared.

Ai tempi della scuola, Misha era un ragazzo così tranquillo e mingherlino, non aveva tutta quella forza. Ma da quando era andato con Jared in viaggio per le galassie, la sua forza era aumentata. Era cambiato. Tutti erano cambiati per colpa sua.

“Non ti schiaffeggio soltanto perché verrei bloccato dalla sicurezza e comandato a lasciare immediatamente l’ospedale, lasciando solo il mio amico, ma sappi che desidero TANTO farlo.” Gli disse con una calma glaciale ma la furia negli occhi.
Jared lo guardò affranto.

“Credi che tu sia l’unico ad aver sofferto?? Tutti noi siamo stati male, tutti noi abbiamo sofferto, non ti ho mai condannato o giudicato per aver abbandonato Jensen e per quello che gli hai fatto cancellando i ricordi di te, costringendomi a fare altrettanto, ma adesso piantala di autocommiserarti e di piangerti addosso! Il ragazzo che tu ami, che ami ANCORA, giace in un letto d’ospedale. Sarà già abbastanza dura per lui quando dovrà fare i conti con questo, non farti vedere da lui così, sii forte e se non ci riesci, faresti meglio ad andartene adesso perché saresti solo un problema in più. Che cosa decidi?”
Jared deglutì.
“Io resto.”

“Bene.” disse Misha bruscamente e poi altrettanto bruscamente lo abbracciò.
Jared ricambiò profondamente. “Grazie amico.”
 
 
 
 
*

Quando Jensen si risvegliò di nuovo, era da solo, o meglio c’era Misha nella sua stanza, che leggeva una rivista.
“Oh, ben svegliato, bell’addormentato.” Disse lui.
“Mish..do..dov’è lui?”

“Lui..chi!?” chiese Misha ma la sua voce tremava benché cercasse di suonare indifferente.
Jensen era troppo addolorato per arrabbiarsi anche con lui.
“Lui..Jared..il mio ragazzo..

Misha attraversò tutte le diverse tonalità di bianco, Jensen decise di toglierlo da quell’imbarazzo.

“Puoi anche smetterla di fingere. So che lo stai coprendo, ho avuto dei flash, come dei lampi di ricordi, mentre dormivo..sono assolutamente sicuro di non essermeli inventati, è la mia VITA, una parte della mia vita che avevo dimenticato..Jared è..era il mio ragazzo..e io non so cosa è successo in tutto questo tempo..ma ho capito che tu sai qualcosa..vi ho visti insieme e..ho capito che tu lo stai coprendo.”
“Jensen, sei ancora molto confuso, perché non ti riposi e ti prometto che ne poi parleremo meglio."

“NO!!” urlò Jensen disperato.”LUI è DUEFACCE VERO?”
Misha trasalì a quel nome.

“è sempre stato lui. Ce l’ho sempre avuto davanti e non lo sapevo!”

“Jensen, ascoltami, lui l’ha fatto per proteggerti..” cercò di prendergli le mani ma Jensen le scostò senza alzare lo sguardo.
“Tutte quelle persone con la memoria cancellata, tutti quei vuoti di memoria..è stato lui non è vero? Ha cancellato e modificato la memoria di tutti, anche la mia..e tu..DIOSANTO, tu ne hai fatto parte. Sei andato via con lui!!”
“Stai travisando ogni cosa!!”
“Come osi mentirmi!!!!!”

Misha sospirò e guardando la faccia affranta di Jensen, sospirò:
“Non intendo negare..quello che tu hai detto..ma tu devi sapere che Jared ha avuto le sue buone ragioni..tutto quello che ha fatto, l’ha fatto per proteggerti! Temeva che la moneta avrebbe finito per distruggerti, forse ucciderti, se fosse rimasto al tuo fianco. Lui non poteva sopportarlo.”

“E così mi ha reso più morto che vivo. Bella trovata, non è vero? O forse nessuno di voi due geni, l’ha capito, che in tutti questi anni io anche se non lo ricordavo, sono stato tormentato dalla sua assenza? Mi ha ucciso comunque! Avrebbe potuto dirmi la verità in qualunque momento e non l’ha fatto. E TU, gli hai retto il gioco!”disse infine puntando un dito indice contro di lui.
Misha scosse la testa, non sapeva come fare per spiegargli il patto che aveva stretto con Jared, non era quello il momento e avrebbe fatto uscire di testa Jensen del tutto.

“Hai intenzione di dire a tutti chi è LUI?”
Jensen lo fissò basito.
“è solamente questo che ti interessa? Che VI interessa?”
“Jensen, devi capire che malgrado quello che tu provi adesso, e non sto dicendo che i tuoi sentimenti non contano, Jared non può controllare quello che è, non è colpa sua e quindi non merita..”
“Vattene via.”
“Ma..Jensen..

Vattene – via. Adesso. Non voglio vederti. E non ti azzardare a far venire LUI qui.”
Misha sospirò e reprimendo le lacrime, si allontanò dalla stanza.
Jensen passò tutta la giornata a piangere sul letto.
 
 
 
 
 
*

Il giorno dopo, di pomeriggio, si svegliò, ancora con le lacrime agli occhi e vide tre figure osservarlo.
Ma per un attimo, pensò di vederci doppio.

C’era quello che sicuramente era Jared, vestito normalmente, tutto di nero, e vicino a lui, c’era, oddio..c’era il ragazzo che in corridoio aveva scambiato per lui, quello con i capelli VIOLA, che non sembravano tinta, ma semplicemente naturali assolutamente identico a lui, . Ma stranamente anche se non era il suo Jared, avvertì una spina nel cuore a guardarlo, perchè? E..oh, erano magnifici, i due ragazzi si tenevano la mano e dall’altra parte, c’era un tizio biondo che sembrava il suo doppio, ma con anche il doppio dei capelli, molto arruffati.
“Oh…oh mio dio…”
“Jared..” disse il ragazzo con i capelli viola, con una nota di panico nella voce.
“Sì..” rispose lui.

Tutto a un tratto, tutta l’angoscia e la paura che aveva cominciato a provare, sembrarono lasciare spazio a una sorta di tranquillità innaturale, quasi forzata.
“Mi state…drogando?” ebbe la forza di dire.

“Dio, no..” disse Misha e solo a quel punto si accorse della sua presenza in quella stanza, era appoggiato al termosifone. “Hanno solo fatto in modo che non avessi una crisi di nervi, Jensen. abbiamo anche tracciato qualche..magia..per impedire che venga qualcuno a disturbarci, almeno per un po. E non guardarmi così, ho provato a dire loro che ti serviva del tempo, ma purtroppo i tempi stringono e loro volevano parlarti subito.”
“Io..non capisco quello che tu dici..e perché quelle persone sono uguali a me e a…lui? Oddio, sto impazzendo..”
“Jensen..voglio presentarti il mio gemello.” parlò il tizio dai capelli viola.

“Cos…non era morto?” chiese Jensen a bocca aperta, rendendosi conto solo di sfuggita che la sua prima impressione fosse GIUSTA, non era l'altro tizio, il SUO Jared, ma il tizio dai capelli viola, e l'altro al suo fianco, doveva essere il fantomatico gemello di Jared.
“A quanto pare no.” rispose Jael, stringendo la mano del suo gemello e a quella vista, nonostante la rabbia, il cuore di Jensen si riempì di letizia. “Ci sono tante cose che ci sono state tenute nascoste, Jensen..e lui non è neanche l’unico gemello..”

Gli occhi di Jensen vagarono subito a incontrare quelli del SUO.
“Stai dicendo che anche io ho..”
Il gemello di Jensen si gratto la testa imbarazzato.
“Sì.” Disse Misha.
“No..no..non è possibile..l’avrei saputo..non si può nascondere e far sparire un gemello..l’avrei saputo..io..”

“Non se non faceva parte di questo mondo. Jared, non ho mai detto che loro ne fanno parte.”
Jensen fissò Jael stralunato.
“Quindi non sono dei nostri fratelli, ma sono..”
“No, no, siamo proprio vostri frat..” cominciò Jared, ma Misha lo interruppe

“Ok, basta, ragazzi, così lo fate confondere ancora di più, francamente non era così che doveva andare questa chiacchierata.” Disse Misha.
“Perché non spieghi tu allora tutto, visto che sei un genio?” chiese il doppio di Jensen.
“Già, pensi che sia come bere acqua fresca, spiegare una cosa tanto assurda?” disse Jael.

“Ascoltaci, io e lui.” Cominciò Jared con dolcezza. “Veniamo da mondi differenti, ma io sono comunque suo fratello, lui è il tuo, siamo stati separati alla nascita e portati in mondi diversi, ma abbiamo tutti dei poteri magici specifici e dobbiamo unirci tutti contro una minaccia più grande.”
Guardarono tutti allibiti Jared.

“Beh, che c’è? Voi continuavate a girarci intorno e non abbiamo mica l’eternità. Tutta questa situazione sta diventando noiosa, visto che quando me la immaginavo nella mia mente, era una scena molto più strappalacrime!”
Si sentì un conato e Jensen si toccò lo stomaco.
“Devo andare a vomitare.” Annunciò.
 
Jael fece per seguirlo, ma Misha glielo impedì e lo cacciò dal bagno, anzi, mentre accarezzava la schiena di Jensen, cacciò tutti dalla stanza, dicendo che aveva avuto abbastanza emozioni per quel giorno.






















Note dell'autrice: 

Spero di non essere stucchevole o noiosa, ma sono sinceramente sbalordita dal fatto che ho scritto di più in questi due giorni che ho dato la priorità alle mie storie rispetto a quei sei mesi in cui la storia è stata ferma perché prima di tutto pensavo ad aiutare gli altri con le loro fan fiction (faccio anche da beta e corretrice ) e a leggere e recensire le storie degli altri quando la maggior parte della gente neanche pensa di ripagarmi recensendo le mie ) intanto le mie storie ci andavano di mezzo, lo so a nessuno frega niente di questa cosa, ma io ho sofferto tanto per questa cosa, perchè mi faccio sempre in quatto per aiutare tutti e pochissime persone (quasi nessuno) pensa di ripagarmi un minimo per l'aiuto che do, facendo che ne so, qualche recensione a qualche mia storia, il risultato è che per stare dietro alle ff degli altri, ci rimetto sempre io, ma ora ho deciso che vedendo il risultato di questi due giorni metterò sempre come priorità le mie storie e dopo arriveranno quelle degli altri;

chiusa questa parentesi che non frega a nessuno , ma mi dovevo sfogare, sono davvero contenta di aver scritto questo capitolo , non immaginate neanche da quanto tempo lo avevo progettato, fin da quando avevo immaginato la storia del giocattolaio e avevo deciso che ci sarebbe stata quella dei gemelli, purtroppo per cause di forza maggiore ho procrastinato un bel po' questa scena, devo dire la verità quando me la sono immaginata oggi che l'avrei scritta , dentro di me doveva concludersi con un bel po' di scene successive a questa scena dell'ospedale , non si sarebbe conclusa così ma con un'altra scena che non sono riuscita a mettere perché è già tanto che sono arrivata a 2000 parole, non sono riuscita a scrivere altro perché già la lucidità stava andando di nuovo via, (stare la computer mi stanca e mi viene mal di testa, anche perchè non porto mai gli occhiali) però è comunque un capitolo molto più lungo di quelli che faccio di solito .

Spero che vi sia piaciuta la scena dell'ospedale, sinceramente quando me la immaginavo, era molto più di così , mi immaginavo che Jensen si svegliava direttamente con tutti lor davanti e che loro gli spiegavano tutta la storia e magari ci sarebbe volato qualche abbraccio !! Cioè non mi immaginavo che la prendesse così male, dico " Mi immaginavo" perché anche se sono io l'autrice, penso che le cose vadano in modo ma poi quando le scrivo diventano tutt'altro , non so perché è venuta così angst, ma ormai sono abituata che quando penso una scena è così, poi diventa tutt'altro. LE REAZIONI DI JENSEN: spero siano state credibili, non me la sono sentita di far reagire Jensen che buttava le braccia al collo del suo amato, l'avrei tanto voluto ma ho pensato non fosse realistico perchè il dolore dell'abbandono è ancora molto presente, anche se sono stata molto tentata, non so sinceramente come reagirebbe chiunque di noi in una situazione così, trovandosi davanti tutti questi gemelli, ho cercato di farla più realistica possiile, esagerando anche un po nei termini, perchè farlo più tranquillo sarebbe stato paradossale. ma non potevo farlo gridare, ovvamente, se no sarebbe intervenuta la sicurezza davero e mi implodeva la trama xd

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Capitolo 30
*** Sei TU, il gemello del MIO Jared! ***


Avviso!! MOLTO IMPORTANTE!

Duefacce, è 
JAEL. Una volta che Jared ha incontrato il suo gemello in un altro pianeta, hanno deciso che uno dei due dovesse cambiare nome, per non confondersi, visto che hanno i nomi uguali, MA non sarà un cambiamento definitivo, ci sarà un ulteriore cambio di nomi, tra qualche capitolo, perchè ovviamente non hanno chiesto a Jensen se lui sia d'accordo. Il Jensen di questa storia xd

 Se volete più delucidazioni su questo, leggete l'altra mia storia "Il giocattolaio" che è collegata a questa, in particolare il capitolo 13:

TI PRESENTO JAEL

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3999094&i=1













Jensen ascoltò Misha.
Per un po.
Ascoltò dei suoi viaggi spaziali con l’amore della sua vit…no! Con Jared.
Con Due facce!
 
Fino a quando non lo sopportò più e Misha dovette lasciarlo da solo.
“Misha, aspetta.”
“Sì?”
 
“Chad…LUI lo sa? Di tutta questa storia?”
Misha gli fece uno sguardo carico di sensi di colpa.
“Lui l’ha scoperto. Si tratta di una storia lunga che ti racconterò. Ho dovuto dirglielo.”
“Lo sapeva perfino lui..”
 
“Devi sapere che lui non ha mancato mai di dirmi un giorno che sbagliassi, che sbagliavamo a non dirtelo..”
“Fino a quando anche lui si è arreso. In fondo voi due avevate la vostra felicità…io invece..”
“Jens.”
 
“No, Mish, è tutto a posto. Sai cosa? Ho sempre ammirato e stimato quelli che non si piangono mai addosso e io mi sono trasformato nell’esatto opposto, sono un bambino piagnucoloso che non riesce ad accettare di essere entrato a far pare di un fottuto film di fantascienza. Per favore..lasciami solo.”
E Misha lo lasciò solo.
 
 
Poco più tardi, Jensen prese le sue robe e lasciò l’ospedale.




Quando tornò a casa, crollò a piangere, accasciandosi contro la porta.
“Resisti, Jensen, resisti..sei batman, cazzo!”
“Esatto, lo sei.”
Jensen si alzò subito in piedi.
 
“E tu chi cazzo sei??” ma impallidì subito trovandosi davanti il gemello del suo ragazzo.
“Non sono il tuo Jared, Sono suo fratello.” Rispose il ragazzo.
 
“Tu..credi che voglia vederti se non voglio vedere neanche lui?? Vattene subito fuori dalla mia casa!!”
 
“Senti, credi che sia piacevole per me? Dovrebbe esserci mio fratello qui al mio posto e invece ci sono io, perché mio fratello o almeno uno dei miei fratelli, è un cazzone codardo che pensa di non meritare di essere amato. Sono qui solo per dirti una cosa che lui non ha il coraggio di dirti: tu ricordi perché lui l’ha voluto.”
 
Quella cosa scioccò Jensen più di ogni altra cosa.
“Cosa??”
 
“Ti stupisce questa cosa? la magia della moneta era troppo FORTE affinchè tu potessi riuscire da solo di liberarti del suo influsso, se alla fine hai ricordato è perché lui ha ceduto. Non riusciva più a sopportare di starti lontano e venendo meno la sua volontà, è venuto meno anche l’incantesimo.”
 
“Così adesso gli fai anche da avvocato difensore? Perché lui non è qui a dirmi queste cose?” lo aggredì Jensen.
Jared sospirò.

" Mio fratello..crede che tu non lo voglia più, in tutti i sensi, ma vorrebbe essere qui con ogni fibra del suo essere e riabbracciarti.”
Jensen sbuffò in un modo che ricordò molto il suo Jensen, e Jared fece un sorriso tenero.
 
“Ascoltami, ti prego” e quel ti prego era così dolce e struggente che Jensen si incantò a fissarlo.
 
“Il mio ragazzo..” fece una pausa, ancora non se la sentiva di rivelargli che il suo fidanzato era proprio il gemello del suo. “Darà una..grigliata a casa sua, domenica. Per discutere di tutta questa storia, avremmo molto piacere che tu venga.”
 
Prima che lui potesse replicare, Jared disse:
“Ci sarà anche LUI.
Jensen si paralizzò. Si sentiva come se si fosse trasformato in batman.
“Se vuoi venire..”
 
Ma rimase paralizzato anche lui, vedendo gli occhi di Jensen colmarsi di lacrime.
“Jensen..tu stai..piangendo?
“Oddio..non ci posso credere..sei proprio TU.”
“Io?”
 
“Sei il gemello di Jared! Il mio Jared! Sapessi come ha parlato di te, quando ci siamo conosciuti, ai tempi della scuola..ha sofferto così tanto perché pensava tu fossi morto..si sentiva così tanto in colpa..” cercò di asciugarsi gli occhi, ma era inutile, poi alzò lo sguardo e si accorse che anche le lacrime del gemello, gli avevano riempito gli occhi.
 
Non ci fu bisogno di tante parole, i due volarono ad abbracciarsi e a Jensen sembrò come se si fosse ricongiunto con una parte di sé.
Non aveva mai pensato che sarebbe un giorno potuto ricongiungersi con il gemello di Jared e che farlo, stringerlo a sé, gli avrebbe fatto traboccare il cuore così.
 
In quel momento una consapevolezza lo colpì con un uragano.
 
Amava Jared. Con la potenza di mille SOLi e tutto ciò che veniva da lui, che aveva i suoi stessi geni, meritava, DOVEVA essere protetto, adorato e venerato quanto lui, perché irradiava la stessa bellezza. Provava affetto per quel ragazzo, che non conoscendolo, era venuto in casa sua, solo per intercedere per un gemello che non aveva mai conosciuto.
 
Le lacrime stavano ancora scorrendo quando un’altra novità lo fece sussultare:
Il gemello di Jared si stava inchinando davanti a lui.
“Ma cosa fai?”
 
“Mio caro ragazzo, nel mio mondo sei una celebrità.Permettimi di inchinarti davanti a te.”
“Cos…cos…io..mi conoscono??” chiese,annaspando.
 
“Non te!” disse prendendogli le mani. “Ma Batman, sì. È una leggenda nel mondo dei fumetti, un po come Superman. L’uomo pipistrello. Ci hanno fatto anche un cartone animato.”
Jensen era tutto confuso riguardo a questa cosa. Sì, anche nel SUO mondo, esistevano i fumetti e i supereroi, ma..non aveva mai pensato di essere addirittura in un fumetto.
 
“Un giorno ti farò vedere qualcosa.” disse facendogli l’occhiolino. “Fai sapere a Mish se vieni alla festa eh. Ci conto!” poi si fermò un attimo e aggiunse "Ci sarà anche il TUO gemello" e dicendo così, se ne andò, lasciando Jensen sgomento.

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Capitolo 31
*** Il ritorno di Alfred ***


La notte di Jensen fu molto agitata, dentro di sé milioni, trilioni di immagini non facevano che invadergli la mente, facendogli male.
Fece sogni misti a ricordi, tutte le volte che aveva incontrato Duefacce, erano ricordi di tutti quegli anni, ma modificati, in ogni versione modificata, Jensen gli urlava contro, ad un certo punto:

“Sei tu JARED! Perché? Perché mi hai abbandonato?”
E lui rispondeva, scattoso:

“Perchè io non sono Jared, io sono JAEL!

Si risvegliava con un balzo, madido di sudore.

E Alfred, che sembrava dormire, ma in realtà stava sempre con un occhio vigile, attento a ogni sbalzo di umore del “Signorino” scattava nella stanza, ansioso, chiedendogli se era l’ennesimo incubo.

“Per favore, Alfred, rimani con me.”
E Alfred lo faceva, lo faceva sempre.
Si metteva nel letto con il suo “Padroncino.” E lo cullava tra le braccia, fino a quando non si addormentava.
Era come un figlio per lui, malgrado fosse grande ormai.
 


Quando Jensen tornò dall’ospedale, era rimasto da solo, per poco, lo stesso giorno, Alfred arrivò con una furia, con i capelli all’aria, una valigia in una mano, buttandola all’aria sul divano con un gesto secco.

Hai  - la minima idea – di come – mi hai fatto stare – in pensiero? Non rispondevi al telefono e non c’erano voli per..”

Alfred stava per dirgli che aveva scoperto in ritardo che era all’ospedale e aveva minacciato tutto lo staff dell’ospedale di fare una bella denuncia a tutti, al suo ritorno, visto che l’avevano informato con così tanti giorni di ritardo, quando aveva espressamente detto che per le emergenze doveva essere chiamato SUBITO.
Poi in assenza di un volo per tornare indietro, aveva pagato fior di quatrini, un tassista, per tornare indietro.

Voleva dire tutto questo, ma vedendo Jensen in lacrime, si raggelò.
“Padroncino..”

Jensen si precipitò da lui abbracciandolo e seppellendo il viso tra le sue braccia, come se fosse ancora un bambino e Alfred mise da parte i suoi sentimenti per accarezzare e consolare quelli di quel ragazzo che ormai da tanto tempo era come un figlio per lui.

Avere figli, biologici o no, era fonte di preoccupazione sempre e comunque, ma Alfred avrebbe compiuto quella scelta sempre e comunque, tornando indietro. Non si era pentito di nulla.
E poi a Jensen non importava.

Più tardi, raccontandogli quello che era successo, gli avrebbe detto che non importava quell’unica volta che non c’era stato in ospedale per lui, importava tutte quelle volte che lui era andato in ospedale per lui, a vegliarlo. Tutte quelle volte che usciva fuori ferito da un combattimento.






















Note dell'autrice:Volevo solo dire che in realtà Alfred vive ancora con Jensen eh! Non c'era perchè era in viaggio x lavoro, affari.. ma sarebbe tornato presto per disgrazia, proprio quando non c'era, Jensen è finito all'ospedale :)

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Capitolo 32
*** I due Jensen riuniti ***


Jensen alla fine era stato sollecitato e incoraggiato da Alfred ad andare alla festa, MA aveva preteso espressamente di andare anche lui. Jensen chiese a Misha per telefono, se erano d’accordo – è la mia famiglia – disse Jensen al telefono e subito si morse il labbro, capendo che non era una cosa bella da dire se nei paraggi ci fosse stato il suo presunto fratello scomparso da tempo.

“D’accordo, lo capisco. Lo capiamo.” Disse Misha dolcemente.

Jensen avrebbe voluto chiedergli cosa aveva passato per tutto quel tempo, lontano da lui, da LORO, nello spazio..ma non l’aveva fatto per tutto quel tempo, perché Misha avrebbe dovuto rispondergli ORA?
Stava per dire ancora qualcosa, ma Misha riagganciò.

Non sapevo come toccarlo, come raggiungerlo….il Paese delle Lacrime, è così misterioso. (Piccolo Principe.)
 
 
 


*

Era una bella giornata di sole, che illuminava l’intero giardino della villa cui il fratello di Jensen, si era ritrovato ad invitarli.
Come può venire da un altro MONDO e avere una casa già pronta? È un trucco. Jensen ti stanno ingannando. Ti stanno ingannando tutti.

“Sono qui, Padroncino.” Disse Alfred, stringendogli la mano teneramente e Jensen si ritrovò a guardarlo sorridendo con un moto di gratitudine. Amava quell’uomo che per lui era come un padre, fin da quando era rimasto orfano, e forse anche da prima.
 
Si guardò intorno, vide Misha che guardava il barbecue, l’altro fratello di Jared, che potava il prato con una falciatrice silenziosa e distolse lo sguardo.

Jensen!” Misha smise di guardare il barbecue e si avvicinò a lui, abbracciandolo, quasi soffocandolo.
Jensen rimase sorpreso, ma annegò in quell’abbraccio e strinse forte il suo amico, quasi volendo fondersi con lui. Si odiava per quella debolezza, ma si sentiva così vulnerabile in quel momento.
“Do..dov’è…lui?” chiese tremante.

Misha cominciò a parlare: “Jared..” e si voltò verso l’abitazione, cui Jared era appoggiato come se avesse desiderato fondersi con il muro, Jensen scrollò freneticamente il muro.
“No. Non lui. Mio..mio fratello.” disse quell’ultima parola come se gli stesse mancando l’aria e Misha gli mise le mani sulle spalle.

Quando Jensen guardò negli occhi di Misha, vide che il suo amico aveva gli occhi lucidi.
“è nel giardino delle rose. Vuoi che ti porti da lui?”
“S-sì.”
 
Misha lo fece, sembrava più esaltato ed emozionato di Jensen, felice del fatto che Jensen volesse vederlo, lo prese per mano e lo trascinò con sé, Jared li vide passare e riservò loro un’occhiata infelice, purtroppo intravista da Jensen.
“Misha, calmati, ti ho detto solo che voglio vederlo..”

“Lo so, lo so, ti sto solo portando.” La sua felicità sembrava incontenibile.
Si fermarono. Il doppio di Jensen stava irrigando uno stuolo di rose blu come se fossero state delle sue crature.
Ci mancava solo il maniaco dei fiori…
Ma uno strano groppo alla gola lo prese.
“Jens, se vuoi, io..”

“No, va pure Misha, ho bisogno di restare da solo..con LUI.”
“Sei sicuro?”
“Assolutamente.”
 
Il ragazzo smise di innaffiare le rose e si irrigidì, si alzò, voltandosi lentamente.

Jensen lo vide in faccia. La sua faccia era una faccia d’angelo, spaurita quasi, come quella di un bambino. Sembrava più giovane di lui, di lui che aveva passato anni a combattere contro l’amore della sua vita. I lineamenti del suo gemello sembravano così delicati..i suoi erano appena più duri, forse combattere L’AMORE rende duri, abbruttisce.
“è incredibile..” disse il suo gemello con un sorriso.
“C-cosa?”

Stavo pensando a te, prima che arrivassi, ho detto: voglio che Jensen veda queste rose. Avrei voluto dartene qualcuna, ma, non sopporto l’idea di farle soffrire, strappandole alla terra.”

“Frena, chi ti ha detto che io..”ma non concluse la frase. Le guardò.
“Sono meravigliose. “ disse.
“Vuoi venire a vederle?” lo invitò dolcemente l’altro.

Jensen lo fece. Si inginocchiò a loro e le accarezzò con la mano.
“Credevo non esistessero in natura le rose blu.” Disse.
“Infatti.” Disse, poi aggiunse in risposta a un suo interrogativo. “Oh no, non le ho colorate, semplicemente hanno cominciato a germogliare, cambiando loro colore, quando sono arrivato qui.”
Jensen si alzò, provato.
“E ti aspetti che io ti creda?”

“Perché fin da subito ho pensato che dovessi donartele? Fartene un dono? Tu sai rispondere a questo?”
Jensen vacillò. Rimase per un lungo attimo, in silenzio.
“è..è il mio fiore preferito.” Ammise senza guardarlo.

“Lo sapevo!” disse l’altro, emozionato. “E io lo sapevo. In fondo l’ho sempre saputo. Ho sempre provato un’adorazione per queste rose, troppa per essere solo mia.

“Senti, io..tu sei davvero molto..molto simile a me..ma se pensi che la predilezione per un fiore che abbiamo in comune e un aspetto identico al mio, possano convincermi, ti sbagli di grosso!”
“Ma..”

“In tutti questi anni ho avuto a che fare con molti mostri che hanno finto sembianze di persone per bene, mutaforma, e non mi stupisco più di nulla..”

“E della verità, Jensen? Della verità te ne stupisci ancora?” gli chiese il suo gemello alzandosi.
Jensen vacillò.
“La verità..ne ho vista così poca..”
“Non ti ho chiesto quello..ti ho chiesto se ti stupisce ancora.”

Jensen si toccò la radice del naso, sospirò, le lacrime stavano per fuoriuscire, poi, con un balzo scattò ad abbracciare l’altro ragazzo.
Si sentì come affogare e salvare allo stesso momento, nel momento in cui l’altro ricambiò l’abbraccio. Non capì più nulla. I suoni, gli odori, i colori, era tutto mescolato.
Tanta felicità era impossibile da contenere.
 
Poco più in là, Jared non visto, piangeva.

Si sentiva un verme ad essere geloso, Jensen meritava quella felicità.
Ma non riusciva a fare a meno di esserne invidioso.

Lui in quel momento poteva stringere Jensen, avere il suo amore, stringerlo a sé.
Lui invece, dell’amore di Jensen, ne aveva fatto cestino.
E ora il biondo lo odiava.

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Capitolo 33
*** Non ho mai smesso di amarti ***


Avviso: per avere una visione più chiara di tutto, leggete anche la mia fanfiction "Il giocattolaio." la trovate all'interno della serie in alto "Fiaba oscura" così conoscerete anche l'altro fratello di Jared e l'altro fratello di Jensen :)) questo è l'ultimo avviso che faccio, volevo farlo ancora una volta, ma ora non lo farò più, perchè poi divento noiosa :)










Jensen rimaneva lì, a tavola, durante la grigliata ad ascoltare tutti parlare ed illustrare la situazione.
Ascoltava tutto, come in un sogno. L’altro Jared, raccontava di come aveva conosciuto il suo, di come avevano scoperto di avere altri fratelli sparsi per il mondo, dell’altro loro fratello “rapito” da un’organizzazione segreta, di questa grande scacchiera che prevedeva il farli combattere tutti uno contro l’altro per determinare chi avrebbe vinto e conquistato la Terra.

Il suo Jared era l’unico che parlava poco, ma si limitava a fissarlo intensamente, spesso gli diede l’impressione che si asciugò gli occhi, come a scacciare delle lacrime.
Voleva delle spiegazioni ma non davanti a tutti, no.

Faceva fatica a restare concentrato sul racconto, tutto gli sembrava avvenire come in un sogno, gli facevano le domande ma non riusciva a sentirle, immaginava che avrebbe dovuto farsi spiegare tutto da capo quando sarebbe stato più lucido.
Ma tutti non sembravano badare a lui, forse avevano capito che aveva bisogno di tempo.

Di contro, Alfred, tempestava tutti di domande e sembrava che non finisse mai di parlare, Jensen gli fu grato di questo. Sentiva che un po lo faceva anche per lui.
 
Alla fine, scappò durante il caffè.

 
 
 
Si chiuse dentro una delle stanze da letto. Quella villa era davvero enorme.
Aveva il fiatone e la tachicardia, Jared l’aveva seguito. Lo sapeva.
“Jensen..”

Fu un attimo, lo agguantò per la collottola e lo trascinò nella stanza e lo spinse contro il muro.
Jared gemette.

“Perché cazzo continui a seguirmi???”
La sua furia gelida era più dolorosa di mille coltellate.
“IO..io non ce la faccio più, Jensen, dovevo venire a palarti..io..”
“Parlarmi???”
Jensen rise. Una risata spettrale, da far venire i brividi.

Con una forza sovrumana, lo spinse dall’altra parte del muro.
“Adesso vuoi PARLARE??”
Jared ansimò.
Hai avuto ANNI per parlare. Razza di infimo codardo.

“Ti prego, non dirmi queste cose, io non ho mai smesso di amarti..”
Jensen si aggrappò alle sue spalle quasi usando degli artigli invisibili.

“Quando mi amavi, Jared? Quando eri Duefacce? Quando manipolavi quei poveretti per fare cose che non volevano fare? Quando ti divertivi a giocare con le loro menti? Con il mio cuore? Oppure ogni volta che giocavi con me con il gatto con il topo? Ridendo di me, ridendo dei miei fallimenti, delle mie sconfitte..della mia DEBOLEZZA!” ruggì quella parola con ferocia.

Stavolta Jared reagì, spingendolo con furia, lontano da sé.
“Non ho MAI RISO DI TE! Io soffrivo, ogni dannata volta che dovevo misurarmi con te! Non volevo farti del male, non ho mai voluto!

“Sei riuscito a manipolarmi..quante volte ho pensato..non è così cattivo..c’è del buono in lui..oh, non sei così cattivo! Sei soltanto l’uomo che mi ha spezzato il cuore!! L’uomo che amavo e che si è preso i miei ricordi!! Chi tei ha dato il diritto?? CHI??
“L’ho fatto perché ti amavo troppo!!”

Jensen ruggì di frustrazione, prese un fermacarte tagliente e lo sbattè al muro.
“Se ora io VOLESSI, potrei squarciarti la gola con QUESTO!!”
Jared lo guardò, inerme, gli occhi pieni di terrore.
“Jensen..ti prego…”

Questo è volere o non volere, Jared, QUESTO. Sei ancora convinto di non aver avuto una scelta?”
“Io volevo solo evitare che la moneta ti facesse del male. Mi disse che dovevo scegliere. Che tu potevi morire, se io avrei continuato a starti accanto, tu DOVEVI essere Batman, e io non potevo intralciarti, se fossimo rimasti insieme, non saremmo potuti essere…quello che siamo..”

Jensen rise, una risata amara.
“Credi davvero che io sia stato qualcuno in tutto questo tempo?”
“Cosa?”
Jensen lasciò cadere il fermacarte a terra.

“Non ho avuto un’identità..in tutto questo tempo..ho assunto quella di batman, ma in realtà ero l’uomo invisibile, io senza di te..non esistevo.” (ND: "non c'è nessun me se non ci sei anche tu" citazione di Supernatural)
Jared restò a bocca aperta.

“Volevi sapere cosa provavo? Eccolo qui. Non ho mai smesso di amarti, facendomi dimenticare di te, non mi hai salvato, mi hai annullato.”
Le parole di Jensen erano troppo strazianti, Jared gli accarezzò il viso con le dita, gli occhi lucidi di lacrime. Si sentiva così in colpa.
A quel gesto, Jensen fece qualcosa di inaspettato, poco dopo aver sentito il contatto delle sue dita sul suo viso, incollò le labbra a quelle del moro, sbattendolo di nuovo contro il muro.

Per fortuna non ci fu bisogno di richiedere l’accesso alla sua bocca, Jared la aprì immediatamente e le loro lingue si trovarono immediatamente.
Sentì Jared sospirare e subito dopo allacciare le gambe alla sua schiena.
Era incredibile.
Così tanti anni erano passati da quando stavano insieme, uno si aspetterebbe che l’intimità scemi, invece fu come se non si fossero mai separati.

Si baciarono come non facevano da secoli, continuando a scontrarsi con le pareti e i mobili, fecero cadere un comodino e un attaccapanni, ma non smisero un secondo, crollando subito dopo sul letto.

Inaspettatamente per la loro furia, non si spogliarono subito, ma rimasero sdraiati un tempo interminabile a baciarsi, senza spogliarsi, poi Jensen prese a baciargli tutto il corpo, con ancora i vestiti indosso, facendo inarcare Jared di piacere, poi il moro ribaltò le posizioni e fece lo stesso, ma Jensen dopo poco, gli prese i capelli costringendolo a guardarlo.
“Ti amo.”
E poi lo baciò, languidamente, intensamente.

Poi finalmente si spogliarono, con frenesia, ma quando si accarezzarono, furono lenti come se stessero accarezzando un uccellino.
Cominciarono a piangere nello stesso momento.
“Perdonami..perdonami..perdonami..non posso vivere se tu mi odi…morirei pittosto..”

“Non..ti azzardare…” gli disse Jensen, tirandogli i capelli.
 

Dopo minuti interminabili di coccole, Jared lo pregò di fare l’amore con lui, non avevano il lubrificante, ma il moro disse che non era un problema.
Jensen cominciò a prepararlo con le dita, facendolo gemere a più riprese.
“Muoviti..Jens…amore..”

Ma Jensen non lo faceva, ogni volta si fermava perché troppo era il bisogno di baciarlo e anche Jared malgrado la bramosia di essere un tutt’uno, accettava e voleva ogni bacio, sempre di più.
“Ahhh..” i loro respiri si confusero, quando Jensen entrò dentro di lui.
Jared gli accarezzò languidamente la schiena e Jensen sentì che avrebbe potuto venire così, solo per quelle carezze.

Quanto gli erano mancate!!
“Sì…Jens…oh…sì..sì…ti amo…ti amo..”

Quando vennero entrambi, si accasciarono sudati e ansimanti, nel letto, Jensen abbracciò il moro,determinato a non lasciarlo andare mai più.

“Mi hai appena..ridato la vita..” disse Jensen al suo orecchio.






















Note dell'autrice: 

scusatemi per tutto questo angst, ma non me la sentivo di far perdonare subito Jared a Jensen, volevo rendere tutto il più realistico possibile e ho pensato: se nella vita reale uno ti abbanona, cosa fai, gli getti le braccia al collo subito? No xd in più Jared ha anche l'aggravante di avergli cancellato i ricordi e di aver indotto Jensen a conbattere contro di lui più volte senza sapere chi era davvero, una cosa difficile da perdonare secondo me, insomma volevo che Jared la pagasse un po xd ma poi è sempre l'uomo che Jensen ama, gli è mancato e non potevo farli soffrire troppo :))

voglio che sia chiara una cosa: sono VOLUTAMENTE VAGA sulla spiegazione, non vi siete persi nessun pezzo importante, io devo ancora spiegare tutta la storia dei gemelli di tutti, ma non potevo farlo in questo capitolo ancora, perchè avevo fretta di riunire i j2, non avevate fretta anche voi? ahhah xd e dare spiegazioni numerose e prolisse avrebbe rimandato la riunione a chissà quanti altri capitoli xd quindi ho decsio di fare una cosa che forse non ho mai fatto, fare che la spiegazione c'è già stata, ma io la racconterò solo fra un po, magari proprio qui, attraverso flahback, oppure con dei missing moment in uno spin off, ma tranquilli che ci sarà, devo solo decidere come inserirla, così come ho intenzione di raccontare assolutamente l'incontro tra Jared e Jael e il perchè ad un certo punto Misha è tornato a casa separandosi da Jared/Jael.

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