My guardian angel

di Heismybestfriend
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


.CAPITOLO UNO.











“Jared”.
La voce di Miss Bowen risuonò come una fucilata e si fece breccia tra i banchi fino a colpire l’adolescente moro in pieno petto.

Alcuni sospiri di sollievo si sollevarono nel silenzio assordante tipico di una pre-interrogazione. Gwen sbucò da sotto il banco arrugginito dagli anni dove stava fingendo un’accurata allacciatura dei lacci delle sue converse rosa fiocco. Jared non poté fare altro che poggiare la fronte contro il legno caldo.
“Dai, ti suggerisco io”, sussurrò Sandy.
“Sandy non suggerire!”, tuonò l’insegnante. Jared apprezzò il tentativo, ma era
comunque tutto inutile. Un suggerimento andava bene in un test di -si- e -no-, non quando avevi un buco di 400 anni di storia in testa.

Così Jared iniziò miseramente a tirar fuori qualche parola sulla lezione del giorno. Di sicuro la scelta peggiore da avere in situazioni come questa.
Oltre a sembrare un completo ignorante, ora Jared appariva anche come un completo idiota.


“Non lo sa”, sentì bisbigliare alle sue spalle.

Esatto, non lo sapeva e non gliene fregava niente.

In quel momento Jared aveva voglia di afferrare il banco e scaraventarlo lungo la classe per poi fuggire in un posto tranquillo dove nessuno sarebbe stato in grado di trovarlo.

E invece…

“Credi di essere meglio di me perché sai di che anno è la Magna Carta? Sai dove te la puoi ficcare la Magna Carta?”

Jared avrebbe dovuto lasciarglielo immaginare, e invece aveva passato venti minuti a lasciarsi minacciare da un preside troppo stanco della sua orrenda vita per permettersi un solo sorriso a giornata. Jared si è ripromesso di non diventare mai come lui.
Cinque minuti dopo era accovacciato contro il lavandino a fissare la sua frangetta disordinata del suo riflesso che lo fissava nello specchio davanti a lui.
Sospirò a lungo e rimase il contatto fermo mentre si aggiustava le ciocche more con la mano. Forse avrebbe dovuto frequentare quel corso per la rabbia come gli aveva consigliato Sandy. Ma Jared non si sentiva ancora pronto per fidarsi ciecamente di uno sconosciuto. Assottigliò lo sguardo quando uno strano movimento nello specchio attirò la sua attenzione. Per un momento gli era sembrato di vedere….No. Deve esserselo immaginato.


Uno scricciolo strano lo fece sobbalzare e la mano che poco prima stava sistemando i suoi capelli cadde pesantemente nel lavandino dei bagni della scuola. Jared sbatté le palpebre più volte fissando il suo riflesso nello specchio.

“WOA!” urlò quando qualcosa fu scaraventata completamente contro di lui e cadde pesantemente contro la porta che lo separava dai corridoi. Si sfregò la testa dolorante e cercò di alzarsi il più velocemente possibile.


“Amico, facile, resta giù per un secondo” Jared aprì gli occhi lucidi con uno scatto e incontrò lo sguardo smeraldo di un giovane ragazzo poco distante da lui.


Jared rimase fermò dov’era per un solo secondo mentre aspettava che la testa gli smetteva di girare.
“Chi diavolo credi di essere?! Eh!?”, scattò poco dopo. “Mi sei completamente finito addosso! Stronzo, sai almeno cosa significa la Privacy! È un bagno singolo imbecille!”
Lo sconosciuto si allontanò di poco mentre alzava le braccia in segno di difesa.
“Calmati, tigre”
“Calmati tig...Calmarmi!? Da dove sei sbucato fuori tu!?” Jared provò ad alzarsi da terra ma le braccia pesanti del giovane sconosciuto lo tennero ancora al suo posto “Hai preso una bella botta. Non alzarti per il momento, okay?”


“Non toccarmi!” urlò Jared allontanandosi dalle sue mani e alzandosi in fretta nonostante un lieve barcollamento.
“Jared, io voglio solo aiutarti!”


“Come sai il mio nome?”


Jared osservò lo sconosciuto con circospezione. Cercò di cogliere ogni minimo dettaglio, andando dalle gambe leggermente arcuate ad ogni singola lentiggine sul suo viso chiaro. Non ricordava di averlo mai incrociato nei corridoi della scuola.


“Sono il tuo angelo custode. Infatti, da dove credi io sia appena sbucato?”


Jared ridacchiò e iniziò a guardarsi attorno con circospezione.


“Okay, dev’essere uno scherzo. Dove hai nascosto le telecamere?” portò di nuovo lo sguardo sul biondino e notò sul suo viso nessun segno di voler scherzare.


“Questo è strano. E tu devi essere pazzo” disse enfatizzando le sue parole con una piccola giravolta dell’anulare destro.


“Non sto scherzando. Sono qui solo per aiutarti, lo giuro”



Qualcuno bussò alla porta e la voce preoccupata di Sandy arrivò un momento dopo.
“Jared? Sei tu lì dentro?”


Jared lanciò uno sguardo distaccato al giovane di fronte a lui e slittò davanti alla porta per spalancarla completamente.

Sandy spalancò gli occhi e toccò lentamente il piccolo taglio sul retro del collo, appena sotto la sua attaccatura dei capelli castani.


“Come ti sei fatto male?”, domandò tirando fuori le dita impasticciate del sangue di Jared.


“Non pensavo di essere caduto così male”, bisbigliò lui ancora fissando il liquido denso e scuro sulle mani dell’amica.


Sandy ridacchiò e afferrò il braccio di Jared iniziando a trascinarlo lungo il corridoio.


“Ti porto a casa Jay, curiamo questa ferita okay?”

Jared si bloccò sul posto e si voltò verso il bagno dove ora quello strano sconosciuto era sparito dalla circolazione.


“Ma quel ragazzo, lui era proprio lì. Hai visto dov’è andato?”

Un lampo di preoccupazione oscurò il viso di Sandy per un momento prima di essere scacciata via.


“Devi aver preso una bella botta in bagno” borbottò mentre iniziava a trascinare il suo amico verso il cortile della loro scuola. “curiamo quel graffio così potrai spiegarmi quello che ti è passato per la testa oggi in classe”


Jared lanciò lo sguardo al cielo in una scena di pura esasperazione. “Insomma, sai che Brit è una completa stronza ma non devi nemmeno risponderle in quel modo. O almeno aspetta il suono della campanella per dirglielo”
“La Bowen che ha detto?”


Sandy lasciò andare il braccio di Jared e rifugiò le mani dal freddo immergendole nella tasca del suo giubbotto invernale. “Lei ha detto di voler parlare con tuo padre”


“Perfetto!”, scattò Jared mentre si appoggiava ad un albero sul ciglio del marciapiede “Davvero perfetto!” urlò socchiudendo gli occhi per un momento.


Alcuni passanti li guardarono incuriositi e Sandy cercò di coprire Jared con il suo corpo mentre lo aiutava a sedersi contro il tronco dell’albero.


“È la testa? Ti fa male?”


“No, no. Non preoccuparti”, Jared cercò di scacciare il continuo martellare nella sua testa. “È solo un piccolo graffio. Dammi solo cinque minuti” socchiuse gli occhi ma fu velocemente riportato alla realtà dalla voce stridula di Sandy.


“Non addormentarti Jay. Hai battuto la testa? potrebbe essere una commozione celebrale! Mi spieghi come ti sei fatto tutto questo?” urlò stendendo le braccia verso di lui.

“Posso aiutare?”


Jared sembrò risvegliarsi da un sogno in bianco e nero appena sentì quella voce familiare venire in loro soccorso.

Quando alzò il viso vide Sandy sorridere allo sconosciuto del bagno. Cercò di borbottare qualcosa contro il suo mal di testa ma la sua amica riuscì a precederlo.


“Magari. Il mio amico sta male e non so davvero cosa fare” Jared riuscì a cogliere del panico nella sua voce.

Riuscì ad intravedere un miliardo di lentiggini avvicinarsi di più a lui mentre il suo sguardo diventava sempre più confuso.


“Deve aver preso una bella botta” disse inginocchiandosi davanti a Jared mentre due dita si poggiavano tranquille sulla sua ferita. Jared provò un improvviso senso di confusione tanto che non considerò un vero e proprio danno poggiare la testa contro il petto caldo dello sconosciuto dagli occhi verdi e super espressivi.

Le parole seguenti gli arrivarono a stento all’udito. Come se qualcuno avesse poggiato dell’ovatta all’interno delle sue orecchie.


“Jared è un vero e proprio porta guai” Il petto dove si era accucciato tremò sotto la risata del suo proprietario. “Non oso nemmeno immaginarlo”


“Cosa gli stai facendo?”


“Oh”, esclamò lo sconosciuto, “una vecchia tecnica dal luogo dalla quale provengo. Ho delle creme proprio qui con me”

Jared percepì un paio di dita sfregarsi lentamente contro la sua ferita e una sensazione di freschezza lo inondò completamente mentre le sue palpebre diventavano sempre più pesanti.


“Non ha bisogno di un ospedale?”


“Ha solo preso una bella botta. Il taglio non ha nemmeno bisogno di punti, un po' di garza andrà bene. Davvero, sta bene, ne sono sicuro”


Sandy sospirò lentamente provando un senso di beatitudine. “mi ha fatto spaventare parecchio. Come posso ringraziarti, non conosco nemmeno il tuo nome”


“Jensen” disse lo sconosciuto allontanando le dita dalla piccola ferita ora quasi completamente priva di sangue. “Che ne dici di andare a prendermi dell’acqua dalla fontanella laggiù?”


Sandy scattò subito all’attenti e camminò verso la fontana d’acqua fresca qualche metro più distante. Jensen la osservò mentre riempiva la prima di due bottiglie vuote che aveva cacciato dal suo zaino. A metà lavoro, Jensen si concentrò sulla ferita alla testa di Jared e una piccola luce bianca esplose dalle sue dita. In poco tempo, la ferita profonda era completamente svanita. Notò il peso di Jared farsi più pesante contro di lui e capì che il suo nuovo protetto era appena svenuto.
“Mi dispiace. Mi hanno praticamente scaraventato giù dal paradiso quanto hanno saputo di te, gliel'ho avevo detto che non era una buona idea spuntare dallo specchio di una scuola superiore! Ma...non preoccuparti, adesso mi prenderò cura di te”, bisbigliò tenendo lo sguardo premuto contro le nuvole bianche che coprivano il cielo limpido.








Jared si svegliò con un fastidio costante contro il suo collo, segno che era stato posizionato male sul divano sgualcito di casa.


“Sei sveglio, finalmente” la mamma, Rosa, non mancò di mostrare la sua preoccupazione mentre faceva passare una mano tremante contro la sua mano fredda. Uno sguardo veloce alla stanza mostrò la posizione severa di suo padre a qualche metro di distanza.

Jared lasciò la sua testa cadere sul bracciolo del divano e sospirò.


“Ha chiamato la scuola”, parlò.


“Manny, non è il momento” entrò in suo soccorso la mamma.


“No Rosa. Dobbiamo parlare adesso. È la quarta chiamata in un mese. Hai intenzione di perdere il tuo ultimo anno?!” urlò.

Jared chiuse gli occhi aspettandosi un terribile mal di testa dovuto alla tremenda botta che aveva preso quella stessa mattina ma niente, in realtà si sentiva straordinariamente bene.

Evitò il rimprovero del padre e si alzò contro le proteste della madre.


“Come sono arrivato qui?”


“È stata Sandy, non ti ricordi tesoro?” domandò Rosa guardandolo con un cipiglio preoccupato.

Jared provò a riorganizzare la sua mente confusa, in realtà ricordava solamente un ragazzo fastidioso dagli occhi verdi.

“Non c’era con lei un’altra persona?” domandò suscitando strani sguardi da entrambi i suoi genitori, “un ragazzo? Forse?”

Appena finì di parlare la luce della lampada posata sul comodino si accese a intermittenza e quando alzò lo sguardo verso la porta d’ingresso Jared notò Jensen sorridente appena dietro la schiena di sua madre. Jared boccheggiò e tentò di parlare, ma Jensen gli fece segno di zittirsi con un dito sopra la bocca.

"Ho aiutato Sandy a portarti qui. Non ho voluto farmi vedere dai tuoi genitori, quindi ti ho lasciato appena fuori la porta" disse Jensen.

Allora Jared interrogò con lo sguardo i suoi genitori ma non vide alcun segno di essersi accorti di un estraneo in casa loro.


“Non credere di riuscire a cambiare argomento. Jared!” tuonò il padre.


“Tesoro mio, sappiamo che è difficile per te”


“è difficile per tutti noi!”

Jared impallidì notando i segnali di inizio di una conversazione estenuante e piena di sensi di colpa. Colpì con lo sguardo la porta d’ingresso e notò che Jensen era ancora lì in piedi a fissare ogni sua minima mossa. Chi era questo ragazzo? Un fantasma? I fantasmi esistono? Lo sta perseguitando!?


“Ci stai ascoltando Jared!?” urlò suo padre avvicinandosi di qualche passo facendo indietreggiare Jared. “il minimo che tu possa fare è andare bene a scuola. Cosa farai se non riesci a passare l’anno? Un tempo eri un attimo studente, dove sono finite tutte le tue speranze per l’università!?”


Jared scattò all’indietro e andò a sbattere contro la mensola fissata contro il muro.


“Non voglio più andare all’università!” urlò, “non voglio più fare niente! Cazzo!”

Suo padre sembrò alzare la mano per uno schiaffo alle parole di Jared ma un rumore improvviso li fece fermare tutti. Jared guardò in basso e fissò i resti della bomboniera del battesimo di sua sorella Mandy andata in frantumi. Rosa si portò entrambi le mani alla bocca e boccheggiò senza parole.


“Ecco fatto. Sei contento adesso?!” urlò il padre indicando la mensola che poco fa Jared aveva urtato a causa di uno scatto di rabbia.


“Io non volevo, non volevo” sussurrò mentre guardava impotente lo sguardo del padre cambiare. Non era più arrabbiato, solo stanco e deluso. “Mi dispiace, non volevo, scusate, non volevo” disse mentre si accovacciava verso i cocci in frantumi e li raggruppava tutti in un unico punto.


“Pulisci tutto” sussurrò il padre mentre posava con delicatezza una mano sulla schiena di Rosa per condurla verso la camera da letto.

“Non volevo” Jared continuava a farneticare mentre cercava di ricomporre le bomboniera tra le sue mani tremanti.


“Così ti taglierai” bisbigliò Jensen bloccando i polsi di Jared con una presa pesante.


“No” farneticò Jared mentre cercava di ritornare ai pezzi di vetro “Devo aggiustarla. Devo riuscirci”


“Non ci riuscirai” la voce di Jensen arrivò ovattata alle orecchie di Jared mentre le sue mani venivano allontanate dalla bomboniera in frantumi.


“Era di mia sorella, per il suo battesimo” pianse Jared mentre tirava su col naso, “Un carillon di vetro che”,


“Che amava sempre vantarsene con le proprie amiche. Mandy lo amava”, Jared alzò lo sguardo su Jensen e rimase a bocca aperta. “E ogni volta tu le scuotevi i capelli e dicevi che era diventata troppo grande per giochi del genere”
Jared rimase senza parole.
“So tutto” disse mentre lasciava andare i polsi di Jared e si accovacciava un po' di più verso il pavimento per raccogliere i resti del carillon tra le sue mani pallide. Una piccola luce bianca quasi accecò Jared tanto da fargli socchiudere gli occhi. Un momento dopo, Jensen sorreggeva tra le mani la bomboniera di Mandy perfetta com’era prima di rompersi in mille pezzi.


“Chi sei?”


“Te l’ho già detto Jared. Sono il tuo angelo custode”, Jared si lasciò cadere sul pavimento mentre portava una mano tremante verso la frangetta disordinata. Poi saettò lo sguardo tra il carillon e le mani di Jensen.


“Hai detto che non si poteva aggiustare”, bisbigliò con gli occhi pieni di gratitudine.


“Niente è impossibile. Te lo mostrerò”


Rimasero a fissarsi per pochi secondi in una conversazione di soli sguardi.


“I miei genitori, loro non riuscivano a vederti”


“Posso mostrarmi solo a chi voglio”


“Allora nel parco, con Sandy...” Lasciò la domanda in sospeso all’accennare di Jensen.


“Mi sono mostrato, ti ho aiutato, era una ferita abbastanza grave” l’angelo lanciò uno sguardo preoccupato al suo protetto. “Scusa per la botta in testa. Appena hanno saputo di te, mi hanno praticamene scaraventato verso la tua scuola”


Jared corrugò la fronte e si portò una mano verso l’attaccatura dei capelli dove poche ore prima c’era un taglio profondo e dolorante. “Che intendi con caduto? Stai dicendo che esiste il paradiso?” Jensen ridacchiò e si alzò mentre batteva le mani sui suoi Jeans nuovi. “Una specie” disse. “Non vi sentite stretti in questi vestiti? Questi pantaloni mi stanno uccidendo” Jared sollevò un sopracciglio scansionando i suoi Jeans stretti che indossava. “Non credo, no”, bisbigliò, “di solito cosa indossi?”


“Niente”, Jared arrossì non riuscendo a fermare la sua mente che vagava verso una figura di miliardi di Jensen senza alcun vestito addosso. “Insomma”, iniziò mentre si alzava con riluttanza, “tu, hai le ali?” domandò con curiosità. Jensen ridacchiò e accennò con vigorosità. Jared fece un piccolo sorriso e immaginò un paio di gigantesche ali bianche. “E posso vederle?”


“Una cosa alla volta”, il piccolo sorriso di Jared sparì e subentrò la delusione.

Jensen subito se ne accorse e mostrò un grande di sorriso mentre cercava di aggiustare la situazione. Allungò le braccia e consegnò il carillon intatto al suo protetto. “è tuo”, gli disse.

Jared lo prese con attenzione e lo posò con estrema delicatezza il più lontano possibile dall’estremità della mensola da dove era caduto. Poi si ricordò dell’esistenza del paradiso e un’idea improvvisa gli balenò in testa. Guardò Jensen e cercò di trovare le parole giuste per esprimersi.


“Hai qualcosa da chiedermi?”, Jared aprì la bocca per lasciare uscire le parole ma lo squillo del suo cellulare li bloccò entrambi.


Lesse il nome di Misha sulle schermo brillante. Jensen strinse i pugni e gli si avvicinò di qualche passo. “Non rispondere”
“Perchè?”, domandò Jared mentre posava il pollice sull’opzione di risposta.


“Lo sai, è pericoloso”, Jared ridacchiò e fece scorrere il pollice sullo schermo. “Ho bisogno di una motivazione più valida perché questa non mi interessa”, portò il cellulare all’orecchio e salutò Misha.



“Così presto?” rispose all’amico dall’altra parte del telefono. “No, non ci sono problemi. Ci vediamo questa notte” attaccò e ripose il telefono in tasca, quando alzò lo sguardo Jensen era sparito.

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


Alle tre di notte Jared raggiunse ‘la tana’ senza che i suoi genitori scoprissero nulla.

Indossava dei pantaloni della tuta abbastanza comodi e una felpa col cappuccio che gli copriva la testa dal freddo delle prime ore del mattino.

“Amico, sei venuto”, Misha gli si avvicinò appena lo vide oltrepassare il cancello arrugginito del posto.

“Hai parlato di un nuovo gioco a telefono”,

Jared decise di andare dritto al punto mentre saettava lo sguardo oltre le spalle del neo trentenne per posarlo su gruppi di persone che parlavano affiancate ognuno dai propri cavalli di battaglia, le moto.

La sua era nascosta in un garage del posto, sicuro che se i suoi genitori scoprissero cosa succedeva nella vita di Jared lo avrebbero segregato in casa a vita.



“Parliamo di una cosa alla volta!” disse Misha con un sorriso snervante sul volto. Una rossa bassina gli si avvicinò ad un suo cenno della mano.

“Ti presento Aury. Una nuova giocatrice!”, Jared sollevò un sopracciglio e strinse una stretta di mano dura e decisa.

“Pensa che dice di riuscire a batterti sul tempo nelle corse!” Misha fece sbattere le mani tra di loro con entusiasmo.

“Vedremo! C’è molto in palio questa sera”.
Mentre l’amico cercava Jared non sa cosa, all’interno di un vecchio zaino che sorreggeva sulle spalle, Aury gli si avvicinò con un solo passo mentre si spostava una ciocca di capelli dal viso.


“Tu devi essere Jared”, Jared quasi rise all’ovvio della sua frase.

“Non ci siamo presentati un secondo fa?” domandò con un cipiglio divertito sul viso. Aury gli si avvicinò di un altro passo e affondò senza preavviso una mano nella tasca destra della felpa di Jared intrecciando le dita fredde alle sue. Jared sobbalzò e arrossì di botto.

“Hei! Si, senti, non credo sia il caso” disse agli occhi sognanti della ragazza in rosso mentre allontanava le mani intrecciate.

“Misha?!” chiamò il suo amico stringendo i denti mentre di tanto in tanto voltava lo sguardo verso la bassina che sembrava essere sotto effetto di un potente siero d’amore.

“Trovato!!” esclamò Misha e Jared si abbandonò ad un sospiro di sollievo. Poi entrò in confusione alla vista di una benda nera stretta tra le dita di Misha.

“Che cosa?” domandò incerto mentre Misha gli poggiava un braccio sulle spalle con fare pesante.

“Sfida al buio!!” disse.

Jared barcollò e boccheggiò senza parole. “Gareggiare con una benda sugli occhi? Non credi di esagerare?” domandò preoccupandosi sul serio.

“Nono sono io che faccio le regole amico. Mi occupo solo di accaparrare sempre più giocatori. Ma lasciatelo dire, questa volta il premio in palio è davvero alto” urlò Misha mentre faceva oscillare la benda nera a pochi centimetri dal viso di Jared. “Cinquemila dollari” disse eccitato.
Jared allargò lo sguardo e un brivido gli percorse la schiena. “cavolo. Sono tanti soldi!”

“Ovvio, Jay! Che ne dici? Gareggi?”
“Devi spiegarmi le regole” bisbigliò Jared ancora incerto.


Misha allontanò il braccio dalle sue spalle per sfregare le mani tra loro in una mossa di pura eccitazione.
“Bene. È qui che entra in campo Aury. Che ne dici? Tu guidi, lei ti sta dietro, sarà i tuoi occhi. Un percorso con dieci ostacoli da affrontare. Chi taglia prima il traguardo vince” Jared fece oscillare lo sguardo tra Misha e la ragazza che aveva appena conosciuto.


Non era sicuro di voler mettere la sua vita tra le mani di una sconosciuta, insomma, in questo caso una virata a destra invece che a sinistra significava la morte certa.




“Ciao ragazzi!” esclamò qualcuno con fare pimpante mentre una mano pesante si poggiava sulla spalla di Jared facendolo sobbalzare dalla sorpresa.

Jensen indossava dei pantaloni stretti neri, maglia bianca e giubbotto di pelle. Occhiali da sole nonostante il sole sarebbe spuntato da lì a tre ore.


“Tu devi essere Misha” disse al trentenne dagli occhi Blu allungando la mano destra verso di lui mentre la sinistra stringeva la presa sulla spalla di Jared. “Ho sentito molto parlare di te e della tana” aggiunse, “E anche dei suoi giocatori” disse lanciando uno sguardo a Jared che aveva ancora la bocca aperta dal fare disinvolto di Jensen.


Misha strinse la mano di Jensen osservando il nuovo arrivato con un sopracciglio arcuato.

“Noi della tana siamo molto riservati. Mi chiedo chi ti abbia parlato di tutto questo ben di Dio”


“Oh si. Dio avrebbe molto da dire su questa magnificenza” rispose Jensen e Jared giurò di sentire del sarcasmo nelle sue parole.

“Passiamo alle cose più importanti, Jared giusto?” domandò voltandosi verso il moro impietrito.

“Ho bisogno di chiederti delle cose, sapete,” si rivolse verso Misha e Aury, “Moto da ricostruire e trucchetti da usare nelle gare...quindi, si...” disse afferrando un braccio di Jared e iniziando a tirarlo verso un posto più appartato lontano dalle orecchie di Misha e Aury.


“Che ci fai tu qui?” domandò Jared appoggiandosi al muro di un garage mentre allontanava il braccio dalla presa dell’angelo.


“Cosa credi io stia facendo. Ti salvo il culo, idiota!”

“chiarissimo” sputò Jared con acidità “adesso si che mi sento molto meglio”


Jensen si mosse in un gesto esasperato e pensò un secondo alle parole giuste da usare per il suo protetto.

“Gara al buio? Bende? Ti rendi conto di condannarti a morte?”
Jared roteò gli occhi e fece per allontanarsi dall’irritante biondino ma Jensen gli bloccò una spalla al muro dove si era poggiato. Alzò gli occhiali e li poggiò sulla testa svelando i suoi occhi smeraldo.


“Non è così pericoloso. E poi Misha dice che Aury è in gamba”


“Già. Aury, conserva una tua foto nel portafoglio.” svelò Jensen e Jared arrossì mentre boccheggiava impotente. “Dannazione, è una dannata stolker?” domandò a se stesso.

Jensen ridacchiò mentre allontanava la mano dalla spalla di Jared, sicuro che per il momento il ragazzo non si sarebbe allontanato.

“Non è una stolker. Gli piaci. E non è così brava come credi. Ha mentito, gareggia in queste gare solo da sei mesi”


Jared spalancò gli occhi e strinse i pugni maledicendo la sua imprudenza. “Cos’ha in mente di fare? Suicidarsi?” dice suscitando uno sguardo esasperato da parte di Jensen.
“Jared, non gareggiare. Ti prego”
“Non è questo il tuo ruolo” risponde Jared puntando le braccia al petto.



“Bene, come vuoi tu” digrigna i denti Jensen.

Poi si volta verso Misha e Aury e si avvicina con pochi passi veloci.

“Jared e io gareggeremo insieme alla gara al buio!” afferma suscitando l’ilarità di Jared.

“Che cosa?” tuonò avvicinandosi all’angelo che pronto gli mette un braccio pesante sulle spalle e lo avvicina a se in una morsa potente.

“Non è vero Jared, ci fidiamo così tanto uno dell’altro che non vediamo l’ora di buttarci nella mischia!”
“jensen!!” bisbiglia Jared nella presa dell’angelo mentre gli occhi di Misha si accendono di entusiasmo, “Mi sembra perfetto” afferma posando la benda nera sulla mano di Jensen.

Poi si volta verso Aury e le posa una mano sulla schiena pronto a condurla verso gli spalti degli osservatori della gara.

“Sarà per la prossima volta piccola. Buona fortuna ragazzi, vi guarderò dalle tribune. La tua moto è pronta sulla pista Jared, sbrigatevi tra cinque minuti si inizia”.


Una volta soli, Jared e Jensen si fissarono per qualche secondo in silenzio.
“Tu sei pazzo” bisbiglia Jared mentre Jensen inizia a condurlo verso il terreno di gara stracolma di gente. Il percorso da affrontare sembrava tortuoso, un paio di curve strette e dorsi abbastanza pronunciati.

I concorrenti in gara erano cinque coppie, compresi Jared e Jensen. Gli ospiti erano almeno una centinaia di persone e già urlavano i nomi dei vari concorrenti cercando di spronarli. Una voce al microfono annunciava che mancavano quattro minuti all’inizio della gara e i concorrenti dovevano iniziare a posizionarsi sulle loro moto e a bendarsi.

La tana era conosciuta da sempre per le sue gare clandestine e i premi super assortiti, ma era anche molto pericolosa.

Non è nuovo sentire di una morte durante una delle tante gare.

Jared si chiede ogni volta se lui non sia il prossimo. Dopotutto è già scampato una volta alla morte, non crede di essere ancora fortunato.


“Sei sicuro di voler partecipare?” gli chiede Jensen una volta posti ai fianchi della moto di Jared.
Jared accarezzò i sedili del veicolo e sospirò. “Sono sicurissimo, tu?” domandò alzando un sopracciglio. Jensen roteò gli occhi e iniziò a posizionare la benda sugli occhi di Jared.


“bene, quando morirai, ricorda che è stata una tua scelta” disse mentre allacciava un nodo stretto sui capelli castani di Jared. Quest’ultimo rabbrividì alle sue parole.
Jensen lo aiutò a salire sulla sua moto e una volta posizionato salì alle sue spalle. Posizionò entrambi le mani sui fianchi di Jared e strinse forte facendolo rabbrividire.


“Non sono mai salito su una moto” la voce di Jensen arriva come un sussurro all’orecchio destro di Jared che boccheggia impotente.

“Uhm. Si” borbottò impotente mentre accendeva alla cieca la sua moto.

Il motore rombò potente sotto di loro e la voce al microfono annunciò un minuto dall’inizio della gara.


“Fidati di me” sussurrò Jensen all’orecchio di Jared e strinse un po' di più la presa sui suoi fianchi.

Jared deglutì e ascoltò il conto alla rovescia del telecronista mentre il cuore prense a battergli all’impazzata.


“OKAY GO, GO, GO, GO!” urlò la voce maschile e Jared scattò in avanti ricordandosi del breve tratto rettilineo del suolo di gara.
“Rallenta!” urlò Jensen nel suo orecchio sovrastando le voce degli altri. “ORA! Gira a sinistra, ora Jared!”
Jared sterzò a sinistra affrontando la prima curva stretta. “c’è una salita, vai più veloce, sali, sali” sussurrò Jensen rafforzando la presa sui suoi fianchi formando dei probabili lividi violacei.

Jared rimane senza fiato quando il tratto di salita finì e si ritrovò a scendere alla cieca lungo la discesa. “non entrare nel panico. Stai andando bene, rallenta e ora, volta a destra, vai” Jared cercò di fare dei respiri pesanti mentre cercò di immaginarsi un percorso immaginario di fronte a se.

Seguì i comandi di Jensen e girò a destra quando gli venne detto. Sentì un tonfo alla sua destra e per poco non perse l’equilibrio se non fosse per la presa costante di Jensen su di lui.

“Oddio. cos’è successo” bisbigliò con un filo di voce e affrontò l’ennesimo dorso seguendo le istruzioni di Jensen.

“si è schiantato”.


Il cuore di Jared prende a battere più forte e frena bruscamente lungo il terreno di gara. “Ferma, scendi, basta, va bene così per questa volta ne ho abbastanza!” biascicò mentre si toglieva la benda e socchiuse gli occhi alla vista del suolo di gara davanti a se.

Gli mancavano pochi metri al traguardo.

Aspettò Jensen scendere dalla moto e poi portò il veicolo al lato della strada e la fissò con il cavalletto.

Il suo cuore stava ancora battendo fortissimo mentre lanciò uno sguardo alla moto che si è per davvero schiantata contro il muro che Jared era riuscito ad evitare grazie a Jensen.

Flashback dell’incidente di un anno fa gli tornarono alla mente e si accovacciò per riuscire a respirare meglio mentre dei medici clandestini si avvicinarono alla coppia rimasta ferita nell’incidente.


“stai bene?” gli domandò Jensen posandogli una mano sulla spalla che venne prontamente scacciata.

“Ho solo bisogno di un momento” biascicò Jared mentre il suo cuore ritornava alla realtà.
“vuoi continuare a gareggiare dopo questo?” domanda Jensen dopo pochi secondi di silenzio. La voce del telecronista proclama la coppia vincitrice e gli spalti si accende in un tripudio di applausi mentre una piccola folla piange attorno ai ragazzi che si erano gravemente feriti dallo schianto contro il muro.


“Non è la prima volta che accade”, risponde Jared mentre si alzava e iniziava a condurre la moto verso il suo garage personale. “però grazie per non avermi fatto uccidere” Jensen sospirò e osseròa il suo protetto con rassegnazione.

“Insomma, mi stai dicendo che ritornerai qui dopo che hai visto una persona rischiare la morte davanti ai tuoi occhi? Come puoi essere così insensibile”
Jared si voltò verso Jensen appena sentì le sue accuse. I suoi occhi erano lucidi e sbatté con potenza la saracinesca arrugginita del vecchio garage.

“Sono la persona più insensibile di questo mondo e allora? Non mi importa!” urlò evitando lo sguardo di alcuni curiosi mentre si alzava il cappuccio sul viso e camminava verso l’uscita della tana il più velocemente possibile per non dover incontrare Misha lungo la strada.

“tornerò ancora e gareggerò finché ne avrò voglia o finché non morirò come tanti ragazzi in questi mesi” disse mentre sentiva i passi pesanti di Jensen appena dietro di lui.

“è stata una loro scelta quella di rischiare la vita in questa gara. Non so perché dovrei essere triste quando rischiavo io stesso la stessa cosa” continuò, si voltò all’indietro per cercare di cogliere l’espressione dell’angelo ma non trovò nessuno. Jared rimase solo nella notte e all’improvviso sentì un macigno diventare più pesante nel suo petto.








In questo capitolo, il tema della ‘morte’, è davvero preso alla leggera. In questa Fic, e soprattutto nei capitoli iniziali, Jared è un personaggio cupo ed ombroso che affronta con leggerezza la maggior parte dei suoi problemi.
In futuro vi sarà chiara la natura del suo comportamento, ma nel frattempo, mi farebbe piacere scoprire qualche vostra considerazione. Giusto per capire se la storia vi sta piacendo o meno.

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***


La notte dopo la gara, Jared aveva deciso di saltare la scuola.


Ovviamente, i suoi genitori non dovevano scoprirlo, sperava solo che nessuno dei suoi professori si sarebbe fatto venire in mente l’idea di chiamare a casa.


Dopotutto, quest’ultimi mesi Jared aveva avuto un picco verso il basso incredibile. Falliva in quasi tutti i suoi compiti in classe e molte volte saltava anche le lezioni. E poi c’erano queste gare clandestine in gioco e Jared non riusciva a non farne a meno per nessuna ragione al mondo.


A volte si chiedeva cosa avessero fatto i suoi genitori se mai lo avrebbero scoperto! Forse lo avrebbero cacciato di casa, dopotutto, bastava un singola goccia per far traboccare il vaso.

Jared non aveva ancora dimenticato lo sguardo deluso di suo padre quando aveva visto la bomboniera della sua sorellina in frantumi.


Al ricordo, il petto gli si strinse in una morsa pesantissima e Jared deglutì cercando di scacciare via le lacrime che stavano cercando di uscire dai suoi occhi a forza. Aveva già pianto abbastanza in quest’ultimo periodo.





Un fruscio alla sua sinistra gli fece girare il volto e Jared trovò al suo fianco, disteso sull’erba proprio come lui, Jensen. Appariva disinvolto con quei suoi vestiti chic.
Indossava dei pantaloni neri con due strappi su entrambe le ginocchia, una maglia bianca lunga a maniche corte e un cappellino nero con la visiera.
Jared non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse sexy Jensen in quel momento…


Arrossì, sbuffò attraverso il naso e si prese qualche secondo per fissare il cielo azzurro proprio sopra di lui. Sperando che gli angeli non avessero qualche strano potere che gli permettesse di leggere il pensiero.


“Perché non sei andato a scuola?”, Jensen domandò, e Jared non riuscì a trattenere una risatina guardigna.
“Credevo di avere già un padre, ma grazie per l’interessamento”.


Jensen girò il viso e rimase a guardare Jared per uno, due secondi, prima di formare la giusta frase da usare per contrattaccare.


“Credevo fossi abbastanza maturo per assumerti le tue responsabilità”, la risata di Jared si spense al suo commento e Jensen notò i suoi occhi chiari incupirsi.
“Naturalmente, sembrava strano che proprio tu non me l’avessi ancora detto”


Jensen boccheggiò impotente per qualche secondo. Decise di affrontare il silenzio strappando qualche filo d’erba con la sua mano destra.


“Stavo scherzando, Jay”
Il cuore di Jared si riscaldò al sentire pronunciare il suo soprannome con così tanto affetto.

Da quanto tempo nessuno lo chiamava più così? Forse da quando quasi tutti avevano deciso di etichettarlo come una persona vigliacca e deludente.


“Ho detto qualcosa di sbagliato?”, domandò Jensen alzandosi di poco da terra, sollevò una mano per appoggiare la testa completamente rivolta verso il suo protetto. Si accigliò, quando notò una patina lucida ricoprire i suoi occhi chiari.


“Sai, ancora non ci credo a tutta questa storia di te e degli angeli custodi. Ho sempre l’impressione che qualcuno mi stia prendendo in giro 24 ore su 24”, svelò Jared cercando di cambiare subito discorso. A Jensen non mancò la piccola scappatoia, ma finse di non notarlo per il momento.

“È difficile crederci all’inizio. Eri, e sei, abituato ad una realtà completamente diversa da quella in cui vivi”
Jared si concentrò su una nuvola particolarmente grande e sospirò.
“Magari fossi io un angelo custode, tutte queste preoccupazioni e sentimenti non esisterebbero nemmeno sul mio vocabolario”
Jensen ridacchiò e strappò un paio fili d’erba con vivacità.
“Tu? Un angelo custode? Se non te ne sei accorto amico, io sono qui per impedirti di fare qualcosa di stupido. Aiutare te qualcun altro? È praticamente fuori discussione. E poi non è vero che noi angeli non proviamo sentimenti, non siamo mica delle macchine!”


Jared si voltò verso Jensen, copiò la sua posizione per poterlo guardare meglio in viso.
“e adesso cosa provi?”
Jensen arrossì, anche se era appena percettibile, ma Jared gli era abbastanza vicino da riuscire a contare ogni singola lentiggine sul suo viso. “Ora intendi? Credo di provare sicurezza. Si, mi sento molto sicuro”, all’alzarsi del sopracciglio di Jared decise di dare una spiegazione più dettagliata.
“Sei qui no? Non stai rischiando la testa su quella tua moto e a quelle stupire gare”


Jared sollevò lo sguardo al cielo e stava quasi per difendere Misha e le sue gare ma lo sguardo scuro di Jensen lo convinse a bloccarsi a fior di parola.


“Caspita, sei davvero intenzionato a portare avanti questo lavoro? Cosa credi? Di riuscire ad aggiustarmi!?” Jared sollevò le spalle e serrò le labbra. “non sono una macchina rotta a cui basta cambiare gli ingranaggi per ricominciare a muoversi. Ho un cuore e un cervello anch’io, se non te ne sei accorto”


Jensen si diede del completo imbecille. Cercò le parole adatte per contrattaccare le parole sdegnose del suo protetto ma quando si concentrò su di lui notò che stava guardando oltre la sua spalla.


“Quel bambino sta piangendo”, dedusse Jared con un cipiglio, al che, Jensen si voltò verso la fonte del rumore e si accigliò alla vista.


Quel bambino, aveva un aspetto vagamente familiare.
Allungò una mano per bloccare il suo protetto dall’alzarsi da terra, ma Jared era già partito spedito verso il piccoletto.



“Bambino, cos’hai? Ti sei perso?”, Jared non ci mise nulla ad accovacciarsi accanto al bambino di appena cinque anni.
“Mi sono perso?”, domandò il bimbo alzando lo sguardo castano in quello ceruleo di Jared. “Io non mi sono perso, l’hai fatto tu, non è vero? JayBear?”


Un ghigno crudele si formò sul viso infantile del giovane mentre il suo sguardo nocciola cambiava velocemente in uno azzurro ghiaccio. I suoi capelli scuri si allungarono trasformandosi in una bella chioma bionda. Il bambino cambiò completamente aspetto lasciando spazio ad una graziosa bambina di tredici anni.


Gli occhi di Jared si spalancarono e il giovane boccheggiò impotente mentre le sue ginocchia cedevano facendolo cadere al suolo completamente sopraffatto dai suoi stessi sentimenti.


“Mandy?”, sussurrò con un filo di voce. “Sei tu?”


“Mi hai uccisa, JayBear”, il ghigno sarcastico non abbandonò mai il viso angelico della sorellina di Jared.


Alcune lacrime salate abbandonarono gli occhi cupi di Jared mentre allungava una mano verso la bambina per tentare di afferrargli la spalla.


“Non l’ho fatto apposta!”, supplicò il più grande mentre sentiva appena le braccia di Jensen avvolgergli il petto nel vano tentativo di allontanarlo dalla sua sorellina defunta.


“Non è lei! Jared, non dargli ascolto, non toccarla!”, sentì urlare da lontano anche se la bocca di Jensen era a pochi centimetri dal suo orecchio.


“Jared, vieni con me, me lo merito dopo quello che hai fatto!”, parlò la bambina mentre allungava il palmo aperto verso la figura tremante di Jared.


Jared tentò di farsi strada tra le braccia avvolte attorno al suo petto ma Jensen sembrava forte quanto il diamante puro.


“Jay, ti prego, non è lei. è un demone attirato dal tuo dolore! Non è lei, no è lei!”

La litania di Jensen sembrava andare avanti all’infinito contro lo sguardo bramoso di Jared che cercava instancabilmente di andare contro la volontà del suo angelo custode.


Jensen preso il volto di Jared tra le sue mani e lo costrinse a voltarsi verso di lui.
Ora, a pochi centimetri di distanza, Jared notò gli occhi di Jensen trasbordanti di lacrime.


“Perdonami, ti prego, perdonami”, sussurrò l’angelo mentre le sue dita tremavano senza riuscire a fermarsi.

Poi, bastò un battito di ciglia che Jensen lo stava baciando.
All’inizio, Jared era troppo concentrato sulla sua sorellina per rendersene conto.
Voleva raggiungerla, toccarla così tanto da far male.
Ma in un secondo momento percepì il calore delle labbra di Jensen sulle sue. E Jared spalancò gli occhi rimanendo in un battito di ciglia completamente senza fiato.


Non fù un vero e proprio bacio, solo un piccolo sfregamento delle labbra, ma Jared giurò di aver sentito il suo corpo tremare e rabbrividire dalla vicinanza dell’angelo.
Come se un piccolo fulmine lo avesse appena folgorato. Ma non faceva male, era una sensazione così piacevole da credere di essere in paradiso, il che era un vero gioco di parole.


Troppo presto, Jensen si staccò e Jared riuscì a vedere l’aspetto demoniaco che si nascondeva sotto la fanciullezza della sua sorellina.


“Jen-Jensen”, tremò il moro e strinse i pugni nella maglietta bianca dell’angelo per poi nascondervi il suo viso dentro.
“Se non è Mandy, cos’è?! Cos’è lei?!” urlò mentre rabbrividiva, ad un tratto aveva follemente bisogno di sentire vicino a lui la presenza costante dell’angelo, come se non riuscisse a farne a meno per nessuna ragione al mondo.


“Shh, è tutto apposto, calmati. Me ne occuperò io, stai solo calmo.”, Jared però non riusciva a smettere di tremare, la miglior cosa che gli riusciva era nascondere il suo viso nel petto caldo di Jensen.


“Jared, dormirai per me?”, gli domandò poi l’angelo con tono dolce. Al quale Jared non riuscì a rispondere, voleva davvero, ma ad un tratto una sensazione di sfinimento lo colpì tutto in una botta e le sue palpebre diventarono così pesanti da chiudersi senza il suo consenso.














Con questo capitolo, diciamo che finiamo la sezione della storia in cui abbiamo le “presentazioni” dei personaggi. Da qui inizia una parte assai integrante, forse un Jared insaziabile dei baci di Jensen?
Bocca cucita.

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Qualche ora dopo, Jared si svegliò di soprassalto nel suo letto.
Gli bastò aprire gli occhi per scatenare una lunga seria di flashback su quello che gli era accaduto al parco.
I ricordi erano vividi nella sua mente ma Jared stentava ancora a crederci.
Non ci pensò molto però, quando alzò lo sguardo lanciò un grido di sorpresa appena si accorse di Jensen.


Era seduto in una posizione scomoda sulla sedia accanto alla scrivania e lo osservava con i suoi grandi occhi verde bottiglia.


“Stai bene?”, domandò Jared con la voce roca, forse dal sonno o dalle urla e le lacrime che aveva versato di fronte al demone che aveva preso le sembianze della sua sorellina morta.

“Tu stai bene?”, domandò Jensen a sua volta.
Jared sollevò gli occhi al cielo e sbuffò. “Te l’ho chiesto prima io”, biascicò lavorando per spostare le coperte dal suo corpo.
Non voleva chiedersi come fosse arrivato nella sua cameretta.

Un’altra serie di flash si scatenò nella sua mente e Jared vide in bianco e nero la bocca dell’angelo posata sulla sua.

Un grosso e lungo brivido gli percorse la schiena facendolo rabbrividire.

I suoi occhi, senza volerlo, si posarono sulle labbra leggermente socchiuse dell’altro di fronte a lui.



D’un tratto voleva dimenticare tutto e buttarsi tra le sue braccia per rivivere una seconda volta quel meraviglioso ma sfuggevole bacio. Ricorda ancora, di come quando le loro labbra si erano unite, un sentimento di pace e piacere si era riversato in tutto il suo corpo.

“Sicuro di stare bene?”, la domanda di Jensen riuscì a farlo sobbalzare.

“Io...tu...Mi hai baciato.”

“Di tutte le cose di cui dovremmo parlare, scegli un bacio”, la voce di jensen si trasformò in un misero tremolio al pronunciare la sua ultima parola.

Gli occhi di Jared si accesero e una voglia selvaggia gli invase la mente.

“Perchè l’hai fatto?”

“Angeli e umani non possono baciarsi, è vietato. Ci è consentito farlo solo in casa di vita o di morte e tu in quel parco stavi rischiando la vita. Avevo bisogno di farti pensare di nuovo lucidamente”

“Perchè è vietato?!”

“è una vera e propria agonia per gli umani. Toccare le labbra di un essere celestiale potrebbe anche devastarli!”

Jared inclinò il viso da un lato e riportò la mente ai ricordi del loro bacio. Lui è stato incredibilmente bene.

“Non ho provato nessuna agonia”, infatti disse.

Jensen sobbalzò per la sorpresa e iniziò a farsi piccolo sulla sedia quando notò che Jared stava iniziando ad alzarsi dal letto per avvicinarsi a lui.

“è stato così magnifico e...credimi, non mi sentivo così da tanto tempo!

Dimmi che non hai provato nulla e non insisterò” domandò con un leggero tocco di malinconia nella sua voce.



Nel mentre, fece un paio di passi per avvicinarsi alla sedia di Jensen.

L’angelo boccheggiò impotente non sapendo come reagire.

I sentimenti che provava da quel bacio, erano del tutto diversi da quello che era abituato a provare.



Gli avevano raccontato del male che gli angeli provavano allo sfiorare di un paio di labbra umane ed era quasi pronto ad accettarlo quando decise di tentare la sorte con Jared.

Ma, incredibilmente, si era sentito incandescente.



Quando le sue labbra avevano sfiorato quelle di Jared, anche se solo per pochi secondi, tutto il suo corpo era entrato in una bolla protettiva.

D’un tratto non poteva sentire nulla, solo le soffici labbra del suo protetto sulle sue e amava come le cose fossero andate in quel modo.



“Jay, essere umani e angeli non possono baciarsi, è contro la legge e io non voglio metterti in pericolo!”, disse però stringendo le mani attorno ai braccioli della sedia.

“Non stai vietando che ti sia piaciuto però. Non mi interessa di essere in pericolo, voglio baciarti di nuovo!”



All’improvviso la porta della sua cameretta venne spalancata e Jared si allontanò di scatto dalla sedia sulla quale Jensen si era accovacciato.

“Jared! Stai bene!”, Sandy esclamò prima si buttare le sue braccia attorno al suo collo.

Per quanto bene volesse a quella piccola pazza, desiderò di avere più tempo con l’angelo per poter parlare di più.

Jared ebbe il presentimento che Jensen si fosse strategicamente nascosto agli occhi della sua migliore amica.



“Certo che sto bene”

“Non fare l’eroe, i tuoi genitori mi hanno detto che stamattina al parco hai avuto un attacco di panico!”, esplose la sua amica staccandosi finalmente dal suo collo.



“Attacco di panico?”, domandò Jared incerto, fece casualmente finire lo sguardo su Jensen per coglierlo nell’intento di scrollare le spalle in una mossa impotente.



“Ho dovuto raccontare qualcosa, non potevo di certo dire loro del demone. Ho perso un po' di tempo quando ho dovuto cambiare i ricordi della gente che era presente, infatti.”

“Quel tuo amico! Giuro, appena lo vedrò, gli farò un regalo! È la seconda volta che ti salva!” Jared ridacchiò e rabbrividì quando un secondo brivido gli percorse nuovamente la schiena.



“Non lo conosci bene. È un vigliacco, non sa affrontare i suoi sentimenti!”, rispose con un leggero ghigno sul suo viso.



“Non possiamo lasciarci sopraffare dai nostri sentimenti! Se ci baciamo e ci lasciamo andare, tutti i fari del paradiso saranno puntati su di te, non è questo che voglio!”, esplose Jensen alzandosi di scatto dalla sedia.

“Ma cosa dici Jared, dovresti ringrazialo invece!”, disse Sandy, ignara della conversazione tra lui e Jensen.

Jared scrollò le spalle e ridacchiò.



“Vorrei tanto ringraziarlo...e dirgli che non mi interessa di nulla”.

“Tu sei tutto pazzo, jay!” Sandy scoppiò a ridere e fece un paio di rotelline con l’indice accanto alla propria testa.

Jared si unì a lei e le avvolse un braccio attorno alla vita.

“Non pensiamoci troppo, io sto bene, tu stai bene! Pensiamo invece a come spiegare ai miei genitori di aver saltato la scuola”

Sandy si allontanò da Jared con un balzo.

“Giusto! Cosa ti è saltato in mente, stupido! Ti avrò chiamato almeno cento volte in cerca di una spiegazione!”

Jared sospirò e si lasciò qualche secondo per pensare a cosa gli aspettava al piano di sotto.

“Mi dispiace Sandy, avevo bisogno di un po' di tempo da solo. Giuro che non lo farò più, almeno non senza dirtelo!”

Sandy scosse la testa in senso di diniego e si affrettò ad uscire dalla porta della cameretta. “I tuoi genitori sono preoccupati a morte per te. Dovresti andare a parlargli”, borbottò.

“Ah e, Jared?” chiamò e l’amico si voltò alla svelta verso di lei.

“è tornato Kyle”



Il mondo di Jared gli cadde addosso in un baleno.

D’un tratto, tutto il discorso del bacio tra lui e jensen, il demone, la scuola saltata...tutto dimenticato.

“Kyle? È tornato?! Quando!”

“Stamattina, sembra. Dovresti scendere di sotto e parlare con lui. Io devo scappare, ero passata solo a vedere se stavi bene”

Sandy si avvinò a lui per dargli un piccolo bacio sulla guancia e gli colpì la schiena in un gesto confortante.



Quando fu solo, Jared stava tremando ed era ancora bloccato sul suo posto.

“Cosa succede? Chi è Kyle?”

Jared sobbalzò al sentire la voce di Jensen ma si fece forza e si voltò lentamente verso di lui che si era finalmente alzato dalla sedia.

“Mio fratello”, sussurrò Jared e Jensen si mordicchiò il labbro mentre lo guardava con il livello di preoccupazione sempre più alto.

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Jared si bloccò davanti alle scale che portavano al pian terreno di casa sua.


Se possibile, le sue gambe tremavano così tanto da rischiare di lasciarlo schiantarsi a terra.


Per quanto percepisse la presenza del suo angelo subito dietro le sue spalle, non riusciva a sentirsi meno insicuro di quanto si sentisse in quel momento.


“Sai che non devi andare giù se non lo vuoi. Posso fare in modo di darti più tempo”, disse Jensen.


Jared girò il viso verso di lui e riuscì a leggere la preoccupazione dai suoi occhi verdi bottiglia.


Sorrise alla proposta allettante dell’angelo, ma negò lo stesso.


“Non posso. Devo farlo”, disse piano.


Jensen fece qualche passo verso il suo protetto e gli posò una mano sulla spalla.
Strinse leggermente le dita arricciando di poco la maglietta rossiccia sentendo Jared rabbrividire.


“Non vedo mio fratello dall’incidente di un anno fa”, svelò con rammarico.


Jensen socchiuse gli occhi e annuì per esortarlo ad andare avanti con la sua spiegazione.


“Quando successe, lui credette che l’artefice di tutto ero io. All’inizio non volli crederci, ma col passare del tempo ho aperto gli occhi e visto la realtà per quello che era”, Jared tacque e alzò il suo sguardo vitreo per allinearlo a quello di Jensen.


Quello che l’angelo vide lo sconcertò.
Tutta la spavalderia e sicurezza che Sam aveva mostrato solo un attimo prima era sparita del tutto. Il giovane adolescente era ridotto in un cumulo di tremori e incertezze. I suoi occhi erano lucidi e dalla tensione che poteva vedere dai suoi muscoli del viso, Jensen poteva vedere che Jared stava cercando disperatamente di non piangere.


“Io non so nulla dell’incidente. Ma, Jay, nulla di quello che è successe è colpa tua”, cercò di rassicurarlo.
Jared sorrise al tentativo dell’angelo.
Chiuse gli occhi per un momento e quanto li riaprì una singola lacrima varcò la sua guancia.
“Hai detto di non sapere nulla. Quindi come puoi pensare che io sia innocente? Quello che è successo quella notte è imperdonabile. Andrò giù e se e quando Kyle mi dirà non di volermi più come fratello, di averlo deluso, allora accetterò la sua decisione”


“È tuo fratello maggiore.”


“Credi basti?”, domandò Jared.


Il suo apparve come un debole tentativo di apparire forte agli occhi consapevoli di Jensen.


“Credi che basti quello che siamo per dimenticare quello che abbiamo fatto?”


Jensen non seppe come rispondere.
Poteva vedere benissimo la tensione del suo protetto, quindi fece l’unica cosa buona che gli venne in mente. Afferrò con la mano anche l’altra spalla e lo avvolse in un grande abbraccio. Mosse le dita in cerchi rassicuranti sulla sua schiena e strinse di più la presa quando sentì Jared singhiozzare sul suo petto.


“Andrà tutto bene, si sono io con te”, sussurrò.


“Cos’ho fatto per meritarmi un angelo come te?”, domandò Jared seguito subito dopo da una piccola risata.


Jensen copiò le sue azioni e strinse la presa su di lui.


“Come sei diventato angelo custode?”,
domandò Jared.


La domanda fu così improvvisa che Jensen non riuscì a sbarazzarsi del guizzo di dolere che attraversò i suoi occhi, ma fu talmente veloce che Jared non sembrò accorgersene.


“Perché sono perfetto”, rispose con un piccolo ghigno, cercando di allontanare i ricordi in un posto nascosto della sua mente.


Quando fece la domanda, Jared si sorprese. In un momento come quello, non si aspettava di lasciarsi scappare quelle parole.


Era da un po' che si chiedeva come si diventava angeli custodi.


Ci si nasceva? Oppure Jensen era apparso dal nulla? Forse esisteva una forza superiore capace di ogni cosa lassù nei cieli, forse un Dio.


Oppure Jensen era stato un umano come lui prima di diventare un angelo?


Desiderava tanto capirlo, ma Jensen non sembrava voler affrontare quel argomento.


E poi, le grida di suo padre dal piano di sotto li costrinsero a separarsi.


“Devo andare. Mio padre mi sta chiamando”, disse Jared.


“Hai bisogno che venga con te? Posso nascondermi ai loro occhi e starti vicino”


Jared scosse la testa: “È una cosa che devo fare da solo”.


Con sorpresa di Jensen, Jared si avvicinò a lui per posargli un piccolo bacio sulla guancia.


Il suo stomacò sobbalzò e un brivido gli percorse tutta la sua spina dorsale.


Si aspettò del dolore dal contatto che avevano avuto, ma quello che provò fu un immenso piacere.


Jared si voltò e iniziò a scendere la scale. Non si girò mai indietro, così da non rischiare di accettare la proposta di Jensen di rallentare le cose, quindi non si accorse di nulla, quando l’angelo fu preso talmente alla sprovvista da due braccia massicce da non riuscire nemmeno ad urlare.

Presto, Jensen, era sparito.





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Appena Jared entrò in salotto, sentì un fulmine squarciare il cielo e vide attraverso la finestra alcune gocce di pioggia iniziare a riversarsi sul terreno.


‘Iniziamo bene’, pensò con rammarico.


Si guardò attorno e vide i suoi genitori in piedi, accanto alla porta, nessuno dei due lo stava guardando, quindi fece sfrecciare gli occhi verso il divano, dove suo fratello Kyle e una ragazza che riconobbe come, Sarah, la sua ragazza, erano seduti sopra.


Kyle non lo guardò minimamente, ma la ragazza intrecciò lo sguardo verso di lui e sembrò sorridere con gli occhi.


“Jared! Vieni qui!”, lo chiamò la ragazza con un grande sorriso sul volto.


Ancora una volta, Kyle non lo degnò di attenzione.


“Ciao”, disse esitante.


Pensò amaramente che nessuno dei suoi familiari gli avesse chiesto di come stava.


Loro sapevano che aveva avuto un attacco di panico al palco, ma nessuno sembrasse interessarsi.


Rabbrividì e fu bravo a scartare questo oscuro pensiero nei posti più celati della sua mente.


“Jared, tesoro, Sarah e Kyle hanno qualcosa da farti vedere. Vieni più vicino”, disse la mamma, Rosa.


Jared gli si avvicinò e vide che i genitori lo esortavano a guardare verso il divano.


Quando si girò, notò subito il rigonfiamento della pancia di Sarah.

Il suo volto si illuminò quando la realizzazione si faceva sempre più chiara nella sua mente!


“Oddio! Sarah, sei incinta?”, chiese Jared con un tremolio appena accennato nella sua voce.


Sarah sorrise a sua volta e strinse la presa nella mano che teneva intrecciata con quella di Kyle.


Jared cercò di scartare il pizzico di dolore nel vedere che il fratello non aveva alzato il viso per guardarlo nemmeno una volta.


“Quando l’hai scoperto?”, domandò.


Sarah si accarezzò la pancia con amore.
“Ha cinque mesi. È una femminuccia”


“Avete già pensato a come chiamarla?”,
domandò Jared. Notò un piccolo guizzo agli angoli della bocce di Kyle.


“Mandy”, rispose Sarah.


Jared udì il respiro di sua madre mozzarsi dietro le sue spalle. Jared rabbrividì, ma nonostante tutto, non riuscì a fermare il piccolo sorriso sul suo volto.


“È...è fantastico ragazzi”, disse con voce tremante.


Si sentiva felice e triste allo stesso tempo.


La prima figlia di suo fratello avrebbe preso il nome della sua sorellina!


Kyle e Mandy erano sempre stato molto legato. Kyle avrebbe fatto di tutto per lei, cavolo, avrebbe rinunciato alla sua vita per trovarsi al suo posto in questo momento. Jared ne era certo.


“Io..”, disse titubante, “Posso toccare la tua pancia?” domandò.


Vide che Sarah stava per rispondergli ma Kyle si alzò di scatto e la fece tacere.


“Non la toccherai mai”, sussurrò. Ma il tono della sua voce era così fermo che Jared si sentì costretto a fare un passo indietro.


Gli occhi pizzicarono e temette di scoppiare a piangere davanti a tutti se non se ne fosse andato.


“Si,” si costrinse a dire, anche se il groppo alla gola era così forte da faticare a parlare, “io credevo...ma capisco” annuì con vigore mentre alcune lacrime gli ricavano il viso, ma le nascose abbassando il viso. “Capisco benissimo...scusate, devo andare via adesso”.


Sperò che la sua non sembrasse una stupida fuga. Che la sua camminata svelta e l’aprire la porta di casa per scaraventarsi fuori di casa anche se pioveva, non fosse colto come un segno di vigliaccheria.


Iniziò a correre per allontanarsi sempre di più dalla sua casa. Kyle non voleva che la sua prima figlia si avvicinasse a Jared ed era giusto così. Jared lo capiva, suo fratello maggiore temeva che facendoli avvicinare, sarebbe morta anche lei.


Jared si bloccò vicino ad un piccolo albero lungo il marciapiede della sua città.


A causa della pioggia, non c’era alcun passante, solo le macchine che marciavano lente lungo l’asfalto.


Le sue lacrime si confusero con la pioggia che gli batteva imperterrita sul viso.


Per un attimo penso che nessuno dei suoi genitori era corso per fermarlo, per provare a fermarlo.


Ma come potevano, ha ucciso la loro figlia minore.


In quel momento, l’unica cosa che Jared desiderava era Jensen.


Ma anche lui sembrava non sentire la sua richiesta di aiuto.











Scusate il ritardo inaccettabile!
Ma ho davvero avuto un sacco di cose da fare e mi è passato dalla testa questo sito! Scusate!
Ho letto alla svelta, credo che ci siano un sacco di errori.

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


Jensen si allontanò di malo modo dalla figura che in casa di Jared gli avevo teso un’imboscata per riportarlo in paradiso contro la sua volontà.


Non era solito infatti per gli angeli custodi ritornare a casa durante uno dei loro lavori, salvo se non si veniva voluti dal loro capo supremo, Jim Beaver.


Jensen era stato preso così all’improvviso che sulla difensiva aveva aperto le sue grandi e maestose ali bianche. Coi suoi Jeans e maglietta si mostravano in modo buffo, visto che nel paradiso gli angeli erano soliti a non indossare alcun indumento.


“Jensen Ackles”, Decretò Jim mentre controllava alcuni dei suoi documenti seduto alla sua scrivania in legno chiaro.
“Angelo custode di secondo grado alle armi con il suo nuovo incarico, Jared Padalecki. Come sta andando con il ragazzo?”, domandò.


Jensen notò l’occhiata che Jim rivolse alle sue ali, quindi si affrettò a nasconderle dalla sua vista.


“Ho bisogno di tornare da lui, signore, sta affrontando uno dei momenti più difficili della sua vita in questo momento”


“Nobile da parte tua interessarti talmente tanto a questo umano. Però qui sto leggendo di un bacio scambiato nel pomeriggio di ieri, hai bisogno di essere ricordato che i baci tra umani e angeli sono proibiti dalla nostra legge?”, domandò.


“Non li vieta però, in caso di estremo pericolo per l’umano”.


Jensen sobbalzò quando Jim sbatté i documenti che aveva tra le mani sulla scrivania e si alzò in piedi stringendo le sue mani sui bordi di legno.


“Un demone di primo rango non è un motivo valido per rischiare la tua vita in un bacio, Jensen. È inammissibile che tu ti sia rivolto a questo rimedio estremo per togliere il tuo umano dal potere di un demone così semplice da uccidere per un angelo come te!”


“Jared era sconvolto! Non ho pensato! E il bacio non ha fatto del male a nessuno dei due, anzi”, borbottò la sua ultima parola.


Jim spalancò gli occhi e fece un veloce segno delle mani per ordinare ai due angeli di guardia di uscire dalla stanza per lasciare lui e il custode da soli.


Quando così fu, Jim uscì da dietro alla scrivania per camminare a pochi passi da Jensen.


“Mi stai forse dicendo che ti è piaciuto?”,
domandò sottovoce.



Le immagini del suo bacio con Jared gli passarono davanti agli occhi.
E la sensazione delle sue labbra che sfioravano quelle del suo umano lo fecero rabbrividire, così come ogni volta che gli capitava di ripensarci.


Jim domandava se gli era piaciuto, e la risposta era mille volte si. Ma fidarsi di quest’uomo? Poteva dirgli la verità? Lo avrebbe separato da Jared? Avrebbe ordinato alle guardie angeliche di fargli del male?


Alzò lo sguardo su Jim e rimase in silenzio.


L’uomo barbuto lo fissò negli occhi per qualche secondo, quando si allontanò da Jensen per ritornare alla sua scrivania, sembrò aver avuto la sua risposta senza che Jensen dicesse alcuna parola.


“Conosci il luogo della sepoltura del tuo corpo, Jensen?”, domandò Jim.


La domanda era talmente strana e fuori luogo che Jensen fu tentato di scoppiare a ridere dall’incredulità, ma sarebbe stato un gesto poco gradito.


“Io, si, ovvio che si”, rispose invece.


Jim si fermò a guardarlo negli occhi e fece un sorriso quasi microscopico. “Perfetto allora”, disse e fece un lieve cenno del capo per congedarlo.


Jensen sembrò capire il perché della domanda di Jim solo una volta fuori dal suo ufficio e uno nuova speranza gli si insinuò in tutti gli angoli del suo corpo, ma adesso la sua priorità era trovare Jared.











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La pioggia cadeva ancora imperterrita quando Jared raggiunse il posto da lui desiderato, dieci minuti dopo.


Aveva corso così tanto che non sentiva più il freddo e il cuore gli batteva così tanto che riusciva a sentirlo in gola, così come il doloroso fastidio al fianco.


Le parole del fratello maggiore gli risuonarono nelle orecchie per quella che sembrava la milionesima volta.


Ma gli sembrarono attutite mentre scavalcava la ringhiera di ferro del ponte della sua città. Gli bastò un’occhiata in giù per vedere quando fosse agitato il fiume, ma sapeva che presto sarebbe tutto finito, che il suo costante senso di colpa e il dolore della sua famiglia sarebbero sparito appena il suo corpo avrebbe colpito quelle acque nere e gelide. E chissà, forse sarebbe diventato un angelo e avrebbe avuto la possibilità di rivedere sua sorella e...Jensen.


I suoi occhi gli si inumidirono ma non ci pensò, si concentrò nel serrare alla meglio i pungi sulla ringhiera.


Non ci pensò due volte e in realtà ammirò il suo coraggio nel fare una cosa del genere.


Appena anche il suo secondo piede fu fuori dal bordo e le sue mani staccate dal ferro bagnato non ci fu più tempo per una seconda scelta.


La velocità della caduta era talmente forte che lanciò un urlo sorpreso e chiuse gli occhi a causa del vento che gli arrivava in faccia.


Poteva percepire le acque del fiume farsi sempre più vicine e così la sua morte più imminente.


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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


Jensen si lanciò nel vuoto subito dopo Jared. Aprì le sue maestose ali bianche che spiccavano come un faro sotto la pioggia martellante e il cupo color grigio che essa portava con sé.


Vide che Jared, probabilmente svenuto dallo shock, stava perdendo sempre più distanza da lui e solo ad un soffio dal fiume agitato riuscì a prenderlo tra le sue braccia, finalmente al sicuro.


“Sei con me adesso, nessuno ti farà più del male”, disse Jensen tra le lacrime che gli cadevano imperterrite dagli occhi mentre raggiungeva alla svelta la sfonda del piume per inginocchiarcisi sopra. Mise Jared tra le sue gambe e fece in modo di far finire la sua testa poggiata sul suo petto.


Le sue ali sembrarono riempirsi di vita propria, si strinsero il più possibile attorno a loro per proteggere Jared dalla pioggia che continuava a cadere sul terreno. Sembravano brillare, spiccare in mezzo a tutta quella solitudine, ma allo stesso momento se qualcuno sarebbe passato da quelle parti nessuno sarebbe stato in grado di vederli, perché le sue ali funzionavano come un mantello dell’invisibilità.





Jensen aveva bisogno di fermarsi un attimo per calmarsi ma soprattutto per accertarsi che Jared stesse bene, almeno a livello fisico.


Scansionò il suo corpo con tocchi veloci, come se avesse il timore che Jared possa sgretolarsi sotto di lui.
Quando capì che non aveva alcuna ferita, socchiuse gli occhi e sospirò di sollievo mentre con le braccia stringeva il corpo il più vicino possibile a sé.
Singhiozzò quando ripensò a quello che sarebbe successo se non fosse arrivato in tempo, per quanto lui non...


“Non c’ero quando ne avevi bisogno, mi dispiace,” pianse, “mi dispiace jay ma ti prego, ti prego, svegliati per me”, lo supplicò e continuò a piangere per altri interminabili minuti quando Jared sembrò non muoversi nemmeno di un millimetro.


“J---n---se”, sussurrò Jared.


“Si!”, esclamò l’angelo con un grandissimo sorriso. “Sono io, sono io amore mio”.
L’appellativo amoroso gli scappò dalla bocca senza che lui se ne accorgesse.


“Starai bene”, lo rassicurò mentre rafforzava la presa su di lui e si alzava in piedi. “Lo prometto”.


Pensò brevemente ad un posto dove andare e sparì con un leggero battito d’ali.








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Quando Jared si svegliò la prima cosa che pensò fu che ogni minima parte del suo corpo gli doleva.
Sbatté le palpebre un paio di volte nel tentativo di schiarirsi la vista, sembrava trovarsi su un letto e in una stanza che non aveva mai visto.


Tentò di muoversi ma venne bloccato da un braccio attorno alla sua vita. Si allarmò e iniziò a muoversi irrequieto non dando importanza alle piccole raffiche di dolore che lo attraversavano.


“Sono io Jared, sono Jensen”, disse il suo angelo custode, si girò per poterlo guardare e costatarlo con i suoi occhi e si calmò solo quando vide Jensen tenerlo stretto a se sul letto.


“Sono in paradiso?”, sussurrò Jared.


Jensen si accigliò, volle quasi piangere li sul posto, ma doveva apparire forte. Quindi si limitò a stingere Jared verso il suo petto.


“No”, disse, “Sei vivo, ti ho preso prima di...”


“Di schiantarmi nel fiume”, borbottò Jared. Gli occhi spalancati verso un punto indefinito nella stanza mentre riviveva tutti i ricordi del suo tentato suicidio.


Suicidio, è di quello che stiamo parlando. Jared si voltò a guardare Jensen, se non fosse stato per lui in questo momento sarebbe morto.


Poi, ripensò alla sua famiglia, a suo fratello Kyle, a Sarah e alla bambina che portava nel suo grembo. Ai suoi genitori che non hanno mosso un dito di fronte alle parole di suo fratello maggiore.
Represse un singhiozzo e spinse il viso contro il petto di Jensen per cercare di nascondersi.
Dopo qualche secondo, sentì la mano dell’angelo accarezzargli i capelli in modo lento e rassicurante.


“È tutto okay. Qualunque cosa sia successa, la sistemeremo”


Jared scosse la testa nel suo petto mentre lacrime amare bagnavano entrambi.
“Mio fratello mi odia”, singhiozzò, “è tutta colpa mia! Avrà una figlia e io...lui ha detto...”


Jensen mise le mani sulle spalle del giovane umano e lo spostò sulla schiena per poterlo rassicurare e confortare meglio.
Si accigliò alla vista dei suoi occhi rossi e gonfi e alle sue guance piene di lacrime.
“Respira. Calmati” gli disse lentamente e Jared si fermò per un secondo prima di cacciare un respiro tremolante.


“Lui ha detto che non mi lascerà avvicinare a sua figlia, ha detto che la chiamerà Mandy, ha paura che ucciderò anche lei”, borbottò Jared.


Jensen socchiuse gli occhi per un momento. Voleva così tanto volare in casa padalecki e urlare in faccia alla sua famiglia di quanto stessero gestendo male la situazione. Ti quanto si erano avvicinati a perdere un secondo figlio solo per colpa loro e delle loro parole.


“ Sei qui con me ora, risolveremo ogni cosa, ma adesso non devi pensarci”.


Jared scosse il capo mentre nuove lacrime gli inondavano il viso.
“Quando saprai dell’incidente non vorrai più stare con me”.


Jensen strinse il volto di Jared con le sue mani e fece in modo di farlo guardare direttamente nei suoi occhi.
“Non succederà mai.” disse cercando di essere il più convincente possibile. Ma vedendo che Jared non sembrava crederci abbassò il viso e appoggiò le labbra su quelle bagnate di Jared. Le mosse appena, assaporò il salato delle sua lacrime, volle dargli la certezza che lui c’era e ci sarebbe sempre stato, che aveva dei piani e voleva concretizzarli.


Quando si allontanò, le guance di Jared erano rosse dall’imbarazzo. Jensen gli sorrise e si abbassò una seconda volta per dargli un altro, tenero e veloce bacio, come per stipulare un accordo. “Mettimi alla prova”, sussurrò e attese che Jared facesse la sua scelta.


“Io...”, balbettò senza parole. “non me lo aspettavo” disse e Jensen ridacchiò mentre si mordicchiava le labbra per assaporare il gusto di quelle di Jared ancora impresso nella memoria.


Si abbassò nuovamente sul letto e avvolse Jared col braccio, facendo in modo che la sua schiena fosse premuta contro il suo petto. Rimase per qualche secondo in silenzio, aspettando che il suo umano fosse pronto per parlare.


Alla fine, dopo un paio di minuti di titubanza, si decise.


“Quella sera, andai ad una festa, mia sorella era rimasta a dormire da una sua amica ma, mi chiamò dicendomi di voler tornare a casa, disse che i genitori della ragazza avevano litigato pesantemente, quindi non voleva più rimanere lì”, Jared fece un grande respiro prima di continuare e Jensen prese a muovere la mano premuta contro il suo petto in piccoli cerchi rassicurativi.


“Avevo bevuto, non potevo guidare. Ma i miei genitori e Kyle erano andati ad una cena di beneficenza e non potevano liberarsi”, tirò su col naso e tossì nel tentativo di schiarirsi la voce. “quindi andai lo stesso. Presi la macchina di un mio amico, gli disse che sarei andato e tornato in un attimo ma...quella macchina sembrò apparire all’improvviso e non feci in tempo a sterzare”, Jared chiuse gli occhi rivivendo quei brutali momenti nella sua mente, cercò di allontanarsi concentrandosi sulla calda presenza di Jensen dietro di lui.


“Ricordo ancora il suono dell’ambulanza, la macchina ribaltata, mia sorella che chiamava il mio nome prima di...prima di… E io mi ruppi solo un braccio, solo quello, mentre mia sorella...morì all’istante.”


Jensen strinse Jared a sé e iniziò a lasciargli piccoli baci lungo il collo. “Resto qui con te, nonostante tutti Jay...con te, insieme”, gli sussurrò all’orecchio, sicuro che Jared era riuscito a sentirlo nonostante i suoi singhiozzi.


“Devi perdonare te stesso”. Disse l’angelo, e Jared scosse violentemente col capo. “Sono sicuro che presto lo farai, ci riuscirai.”


Jensen fece uno strano movimento con le dita e all’improvviso una luce accecante inondò la stanza non permettendo a Jared di vedere nulla, ma sapeva che qualcosa stava succedendo a pochi passi da loro.

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


Quando la luce bianca si dissolse, Jared notò di trovarsi nella sua camera da letto.
Spalancò gli occhi e si mosse velocemente alla ricerca di Jensen, si calmò solo quando lo vide a pochi passi di distanza dalla porta.


“Va tutto bene, fidati di me”, gli disse l’angelo sorridendogli calorosamente. Jared voleva rispondergli, ma le parole gli morirono in bocca quando notò un’altra figura accanto a lui.


“Jay”, disse sua sorella Mandy, aveva un caloroso sorriso sul viso angelico, i capelli le scendevano soffici sulle spalle minute e un paio di fossette rendevano la sua espressione innocente e dolce.
Jared sbatté le palpebre più volte nel tentativo di non scoppiare nuovamente a piangere.


“Mandy, io...”, sussurrò non credendo ai suoi occhi. La sua sorellina si avvicinò al letto dove era seduto e gli posò una mano sulla guancia.


“Vedo il tuo senso di colpa. Ti sta uccidendo dentro”, disse Mandy, i suoi occhi scintillarono e il sorriso svanì in un attimo. “Fratello mio, era il mio destino morire in quell’incidente d’auto, non hai nulla di cui incolparti!”


Jared non riuscì a resistere. Cercò di nascondere un singhiozzo con una piccola tosse, ma le lacrime iniziarono a bagnargli le guance senza che lui potesse fermarle.
“Mi dispiace, Mandy, mi dispiace! Non avrei dovuto guidare...io...”, fu bloccato dalle forti braccia della sorellina che si avvolgevano attorno a lui, facendogli affondare la faccia nel suo petto, dove le sue parole furono attutite da un leggero tessuto bianco.


“Ti amo”, sussurrò Mandy, “con tutta la mia vita”. Sorrise e strinse la presa sul fratello maggiore. “E ti perdono”, aggiunse, “l’ho fatto nel momento in cui quella macchina si è schiantata contro la nostra”.


Jensen guardava la scena impotente, aveva gli occhi vitrei e il labbro inferiore tremolante, stava cercando disperatamente di non piangere dalla commozione.
Solo quando notò i due fratelli calmarsi, decise di fare un passo in avanti nell’intento di avvicinarglisi.


“Jared,” sussurrò l’angelo prendendo il viso del suo protetto tra le mani, lo baciò con delicatezza sotto lo sguardo intenerito della sorellina. “C’è un’ultima cosa che voglio fare, per noi. Io, voglio rimanere con te, vivere con te”


Jared si accigliò e si allontanò, anche se di poco, dalla sua sorellina, per poter guardare meglio l’espressione del suo angelo e capire l’intensità delle sue parole.
“Jensen, cosa stai dicendo. Non è possibile, tu sei un angelo e io solo un umano”, disse con dolcezza. Vorrebbe tanto rimanere per sempre con la persona che amava di più al mondo, ma sapeva che era impossibile. La loro relazione era proibita, gli era stato spiegato più di una volta.


“Una cosa possiamo farla, amore mio”, svelò Jensen. E il cuore di Jared saltò sentendolo chiamare con quel nome.
Mandy gli mise una mano sul viso catturando la sua attenzione.
“Un angelo può diventare nuovamente umano solo trovando il suo corpo. Una volta ricongiuntosi con esso, vivrà di nuovo. È una scelta difficile da porsi. Naturalmente non tutti possono riuscirci, solo chi possiede un grande potere ne è capace.”


Jared si girò verso Jensen con una nuova speranza negli occhi. La sua bocca si spalancò per poi trasformarsi in un grande sorriso. “E tu? Mi stai dicendo che riusciresti a farlo? Rinunciare ad essere un angelo, per me?”


Jensen si avvicinò Jared per dargli un altro bacio. Stavolta più profondo ed appassionato. Quando si allontanarono, si poggiarono l’uno contro la fronte dell’altro.
“Rinuncerei alla mia stessa vita per te. Mille volte”.


Jared si commosse. “Non so cosa dire, come ricambiare il tuo gesto”.


Jensen gli sorrise. “Mi basta il tuo amore.”


“Per sempre” sussurrò Jared sancendo la sua promessa con un altro bacio. “Ti amo, Jensen”.


“Ti amo anch’io, Jared”.


Mandy si allontanò dai due giovani amanti e sbatté le mani tra di loro, catturando l’attenzione di entrambi i ragazzi su di lei. “Bene. Credo che il mio lavoro con te sia finito, fratellone”, il sorriso svanì dalla sua faccia e gli lanciò un’occhiata di avvertimento, “non voglio più sentirti fare delle scuse o gesti drastici come il salto dal ponte, mi hai capita?!”


Jared arrossì, ma la stretta di Jensen attorno alla sua vita gli diede la forza di rispondere. “Non lo farò mai più”. Promise.


“Adesso che il mio lavoro qui è finito, vado a fare una chiacchierata con i nostri genitori e quell’idiota del nostro fratellone”, Mandy fece un veloce gesto della mano e sparì dalla circolazione.


Jensen ridacchiò all’espressione sorpresa sul viso del suo giovane amante. “Credo che dopo la chiacchierata di Mandy, le cose saranno molto diverse in casa tua”, gli disse nel mentre gli dava piccoli baci lungo il collo.


Jared rabbrividì e annuì con enfasi con il cuore palpitante. “Lo credo anch’io”.
Avvolse il viso di Jensen con entrambi le mani e lo alzò al suo livello, “Sono così felice in questo momento….Ti amo.”


“Ti amo anch’io Jared...ma adesso devo andare a riprendere un certo corpo”, disse, iniziando a scendere dal letto. Jared si accigliò e si affrettò a seguirlo solo per essere spinto di nuovo sul materasso morbido dalla mano ferma dell’angelo.


“Voglio venire con te”, borbottò. “Voglio essere lì con te quando succederà.”


“So che lo vuoi, Jay. E lo vorrei anch’io….ma sarà una visione piuttosto macabra. Quindi devi aspettarmi, tornerò molto presto, e vivremo insieme, per sempre. Ti amerò per sempre”.


Anche se titubante, Jared annuì. E ricambiò il bacio che Jensen gli diede come saluto. Chiuse gli occhi dall’intensità del momento, e quando li riaprì era solo nella stanza.








- Il giorno dopo








Tutta la famiglia di Jared si era scusata almeno mille volte con lui. Sua madre aveva pianto per tutta la notte e Kyle gli era rimasto attaccato come un’ombra. Tutti avevano detto di aver visto la piccola Mandy in sogno, e da lì tutto sembrava andare per il meglio.


Jared stava guardando la tv in cucina quando successe. Preso dall’intensità del programma, non si accorse del suono del campanello e di suo fratello che accoglieva in casa un certo ‘amico’ di suo fratello.


“Jay, c’è qui una persona che vuole vederti”, Jared sbandò alla voce di Kyle, e girò lo sguardo sul corridoio dove accanto alla porta c’era il suo Jensen.


“Oddio”, sussurrò Jared correndo ad abbracciare colui che solo un giorno prima era stato il suo angelo custode. “Ci sei riuscito?” gli sussurrò all’orecchio sotto lo sguardo curioso di suo fratello.


“Ovvio, amore mio, devo solo abituarmi all’idea di dover respirare per sopravvivere”. Jared scoppiò a ridere e strinse le braccia ancora più fermamente attorno alla sua vita.


“Ti amo”, sussurrò Jensen.


“Ti amo anch’io. Per sempre.” promise Jared.











Fine.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno sopportato durante questo lavoro!
Si, anche i lettori silenziosi, perché so che ci siete.
Ma voglio soprattutto ringraziare TeamFreewill e lilyy, non so se avrei terminato la storia senza di voi ragazze! Quindi mille grazie per il supporto.
Sono una ragazza di poche parole quindi,
Spero che la storia vi abbia emozionato. Perché io ho adorato scriverla!

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