M'illumino d'immenso.

di Deliquium
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 001 - Aries no Mu ***
Capitolo 2: *** 002 - Aldeberan No Taurus ***
Capitolo 3: *** 003 - Saga e Kanon no Gemini ***
Capitolo 4: *** 004 - Deathmask no Cancer ***
Capitolo 5: *** 005 - Aiolia No Leo ***
Capitolo 6: *** 006 - Shaka no Virgo ***
Capitolo 7: *** 007 - Douko no Libra ***



Capitolo 1
*** 001 - Aries no Mu ***


Mi illumino di immenso

 

Quanti Ariete sono necessari per cambiare una lampadina?
Solo uno, però ci vogliono molte lampadine.

 

Con il naso rivolto all’insù, Mu fissava il lampadario. Tre sfere erano perfettamente illuminate, mentre la quarta… beh, la quarta era spenta.
Doveva cambiare la lampadina. Non c’erano altre soluzioni.
«Kiki!» chiamò.
«Sì, grande Mu, eccomi.» rispose celere il bambino.
«Dove sono le lampadine nuove?»
«Le lampadine?»
Kiki seguì la direzione dello sguardo del Saint di Aries e vide che in effetti il lampadario non era lo stesso di sempre.
«Vado subito.» disse, mentre infilava la porta diretto verso ciò che volgarmente è chiamato “sgabuzzino”.
Quando tornò, portava con sé una scatola di lampadine.
Mu, con l’ausilio della telecinesi, aprì la scatola e attirò a sé una delle lampadine. Svitò l’altra e l’adagiò sul tavolino. Avvicinò la lampadina al punto luce e iniziò ad avvitare. E ad avvitare…
«Grande Mu…»
«Kiki non disturbarmi, sono concentrato.»
Un irritante stridio precedette l'attimo in cui la lampadina esplose.
Mu si limitò ad aggrottare le fronte. Arricciò lievemente le labbra in una smorfia e sollevò la seconda lampadina sempre con l'aiuto della telecinesi.
«Grande Mu. Signore.»
Kiki seguì la rapida ascesa della lampadina verso il lampadario ed oltre.
Si frantumò con uno schiocco contro il soffitto.
«Non sono abituato a gestire oggetti così piccoli.» si schermì Mu.
Kiki non disse nulla.
La terza lampadina cadde a terra: Aldebaran era piombato nella Prima Casa distraendo Mu dalla telecinesi.
«Posso fare qualcosa per te, Aldebaran?»
«Oh... no no... stavo solo cercando Aiolia, a casa sua non c'è.»
«Prova all'ottava casa o su da Camus.» disse Mu, senza staccare gli occhi dalla scatola di lampadine.
«Ehm... Maestro?»
«Cosa c'è, Kiki?» domandò Mu, mentre la quarta lampadina e quella che sarebbe potuta essere la quinta cozzarono una contro l'altra.
«Forse dovreste usare le mani e uno sgabello.»

 

Note dell'Autrice - la qui presente autrice manca dal fandom da parecchio, più di un anno. Rientra in quella categoria di autrici veterane che scrivono per un po', poi spariscono, poi ritornano... peggio di uno zombie di Romero.
Ho due longfiction da finire e le finirò prima o … poi, nel frattempo, ho pensato a questa cosettina leggera.
Ad essere sincera l'avevo in cantiere da anni.

La storiella dei “Segni zodiacali e delle lampadine” la si trova in rete, ma non so chi ne sia l'effettivo creatore. In ogni caso, a lui (o lei) vanno tutti i miei ringraziamenti per avermi dato l'input per una breve raccolta di queste flash.

 

 

 

Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.
La storiella delle lampadine, appartiene a chi ha scritto la storiella delle lampadine, e che non so chi sia. Grazie amico autore della storiella delle lampadine.

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Capitolo 2
*** 002 - Aldeberan No Taurus ***


Mi illumino di immenso

 

Quanti Toro sono necessari per cambiare una lampadina?
Nessuno, al Toro non piace cambiare niente.
.

 

«Aldebaran, non è un po' buio qui dentro?»
Aiolia aveva evitato una colonna della seconda casa giusto per una botta di culo.
«Dici, Aiolia? A me non sembra. Guarda che stelle ci sono.»
Aiolia girò attorno alla colonna, sperando di non imbattersi in un ostacolo inaspettato.
«Sì, una bella nottata. Decisamente. Ma forse sarebbe il caso di accendere la luce.»
Dall'oscurità venne fuori un grugnito.
«Uhm... lo farei, ma purtroppo la lampadina non si accende.»
«Oh.» fece Aiolia, comprensivo.
«Ci tenevo molto a quella lampadina, sai. Era una lampadina rotonda, faceva tanta luce. E poi un giorno... ho sentito un piccolo scoppio e si è spenta.»
«Si sarà fulminata.» azzardò Aiolia.
«Sì, credo anche io.»
«Vuoi una mano a cambiare la lampadina?» domandò Aiolia dopo che il silenzio aveva cominciato a mettere radici.
«Uhm... sì. Forse. Ma non questa notte. Non sono ancora pronto per i cambiamenti.»

 

 

 

 

Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.
La storiella delle lampadine, appartiene a chi ha scritto la storiella delle lampadine, e che non so chi sia. Grazie amico autore della storiella delle lampadine.

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Capitolo 3
*** 003 - Saga e Kanon no Gemini ***


Mi illumino di immenso

 

Quanti Gemelli sono necessari per cambiare una lampadina?
Due, probabilmente. Aspettano fino al week-end, ma alla fine la lampadina è al centro dell'attenzione, parla francese e dà luce del colore preferito a chi entra nella stanza.

.

 

Due paia di occhi della stessa sfumatura del mare. Capelli neri. Camicia inamidata, rigorosamente allacciata fino all'ultimo bottone e portata nei pantaloni fermati da una cintura di pelle, per Saga. Uno stile un po' più – si dice – casual per suo fratello Kanon.
Al centro, un tavolino rotondo, di legno, sgombro, fatta eccezione per una lampadina.

«Oggi è sabato.»
«Lo so che è sabato.»
«Ebbene?»

Kanon prese la lampadina, inarcò il sopracciglio destro.
«Allora bellezza, sei pronta?»
La lampadina, naturalmente tacque.
«E poi dicono che sia io quello con una rotella fuori posto.»
Kanon lo ignorò.
«Stammi a sentire, lampadina, sei stata creata per un unico scopo: far luce, illuminare, sconfiggere le tenebre. Ti rendi conto del grande privilegio che ti è capitato? Lo stesso del Buddha, del Cristo, di Hari Krishna.»
«Stai mettendo sotto pressione un oggetto inanimato.»
«Dettagli.» lo liquidò Kanon. Poi, tornato a fissare l'oggetto inanimato in questione, riprese: «Ora tu prenderai il posto della tua compianta sorella che per tre giorni ha agonizzato senza un lamento e ieri mattina si è definitamente spenta.»
Saga alzò gli occhi al cielo. Qualcosa deve essere restato indietro al momento della resurrezione.
Un bel po' di sinapsi, indubbiamente.
Lui, al contrario, stava benissimo: non sentiva più voci strane; non si svegliava più nudo in un letto non suo, senza sapere come accidenti ci fosse finito; non era più ossessionato da manie di grandezza e persecuzione.

«Sì, indubbiamente. Credo che si possa fare … » stava dicendo Saga, mentre, in compagnia di Aiolos varcava la soglia di quello che fungeva da soggiorno.
S'interruppe di colpo, quando un'accecante e impossibile luce gialla lo colpì diretto agli occhi. «Per gli dei, Kanon, vuoi accecarmi?»
«Non ti piace? Trovo che il giallo sia un colore meraviglioso.»

 

 

 

 

Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.
La storiella delle lampadine, appartiene a chi ha scritto la storiella delle lampadine, e che non so chi sia. Grazie amico autore della storiella delle lampadine.

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Capitolo 4
*** 004 - Deathmask no Cancer ***


Mi illumino di immenso

 

Quanti Cancro sono necessari per cambiare una lampadina?
Solo uno, ma dovrà mettersi in terapia per superare il trauma.

.

 

Angelo Maria Vittorio Nicosia – per i nemici Deathmask – per una ristretta cerchia di fan calorose Déathy – storpiatura volutissima sulla prima “e” accentata, - è in una situazione complessa. La sigaretta stretta tra le labbra, le mani infilate nei jeans larghi, lo sguardo, da dobermann tenuto a regime vegetariano, rivolto verso l'alto. Oggetto della sua attenzione? Un lampadario. Precisamente: una lampadina. Spenta. Fulminata. Deceduta. Caput...

«...tana Eva, mi si è fulminata la lampadina.»

Christopher Jenkins – per il resto del mondo Aphorodite – per una ristretta cerchia di fan che implorano un suo coming out- «Mi piace la figa! L a f i g a! Lo avete visto Nikki Sixx ai tempi di Looks That Kill? A lui, mica gli avete chiesto di fare coming out. » - Phro – girò rumorosamente la pagina del Wall Street Journal, «Oh, tu guarda, il vecchiaccio malefico incontra quel fottuto comunista.»

«Eh?»
Aphrodite lo ignorò e chiudendo il giornale si limitò a chiedergli:
«Cosa accidenti stai facendo lì in piedi?»
Deathmask tornò a fissare l'oggetto del suo odio.
«Non lo vedi?»
Aphrodite pensò che era maleducazione rispondere a una domanda con un'altra domanda, ma decise di soprassedere.
«Si è fulminata una lampadina.» disse, palesando l'ovvio.
«E io che ho detto?!.»
«Cambiala.»
«Preferirei di no.»
La discussione stava prendendo una piega surreale.
«Vuoi che te la cambi io?» domandò a quel punto Aphrodite, dopo che il silenzio stava decisamente diventando imbarazzante.
«Lo faresti?»
«No.»
«Vaffanculo!»
«Fottiti.»
«Va bene, la cambio.»

Una settimana dopo.

«Allora, come vanno le cose?»
Deathmask lo guardò per un lungo momento senza rispondere. Poi, arricciò le labbra e alzò le spalle.
Quella stramaledetta abitudine italiana di dimenticarsi di avere una voce, cazzo sono io? Nostradamus?
«Non lo so. Il mio analista dice che appendere maschere mortuarie alle pareti di casa denota la mia incapacità di gestire la morte di mia madre.»
La situazione era chiaramente degenerata.
«Cosa c'entra tua madre?»
Si era già pentito della domanda.
«Dice che non ho mai elaborato il lutto e che il mio inconscio mi porta a rifiutare la morte altrui impedendo alle anime di raggiungere l'Ade.»
Cosa? Cosa. Cosa!
«Mi stai dicendo che sei un fottuto bastardo perché ti manca la mamma?»
Deathmask scoprì i denti.
Era visibilmente e chiaramente incazzato.
«Almeno mia madre è morta.» ribatté. « La tua è una puttana.»
E, no! Questa no!


 

 

 

 

Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.
La storiella delle lampadine, appartiene a chi ha scritto la storiella delle lampadine, e che non so chi sia. Grazie amico autore della storiella delle lampadine.

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Capitolo 5
*** 005 - Aiolia No Leo ***


Mi illumino di immenso

 

Quanti Leone sono necessari per cambiare una lampadina?
Un Leone non cambia lampadine, al massimo le tiene ferme mentre il mondo gira intorno a lui.

.

 

«Dì un po', ma tuo fratello è sempre stato così?»
«Così come?» chiese di rimando, sfoderando un sorriso da pubblicità.
Saga assottigliò gli occhi e riprese a sorseggiare lentamente senza distogliere lo sguardo dal giovane Leone.
Tutto era iniziato la mattina presto, quando era stato buttato giù dal letto.
Aperta la porta, si era trovato davanti un tizio con un giubbotto blu e la scritta, Speed Forniture & Co, rosso sangue su un inguardabile taschino.
«Ehm, salve.» gli aveva detto l'uomo, mentre si asciugava il sudore con un fazzoletto a quadretti. «Sono Pedro della Speed Forniture & Co., devo consegnare dei mobili.»
«Guardi che io non ho ordinato nessun mobile.»
Pedro della Speed Forniture & Co. guardò la bolla d'accompagnamento.
«Mi scusi, lei non è il signor Aiolia di Leo, Quinta Casa?»
«No, questa è la Terza Casa.»
L'uomo lo aveva guardato come se gli avesse appena annunciato che sarebbe morto per un male incurabile nel giro di un mese.
«Ma come?! Mi sta dicendo che devo salire ancora?»
«Temo di sì.»

Fatto sta che Aiolia, scoperta la sera prima una lampadina non funzionante aveva deciso di rivoluzionare l'intero arredamento della Quinta Casa. Come le due cose fossero collegate, Saga ancora non riusciva a capirlo e non osava pensare a cosa sarebbe accaduto nel caso in cui avesse smesso di funzionare, che so, la lavatrice.

Di certo, da una settimana a questa parte, stavano accadendo cose alquanto strane. Il malfunzionamento elettrico si stava manifestando con una regolarità che dava da pensare. Che fosse in atto un nuovo attacco al Santuario da parte di qualche divinità interessata all'energia elettrica?

«Non c'è nessuno tra i vostri parenti, divina Athena che, ehm... definireste oscurantista?» aveva chiesto la sera prima a Saori Kido.

Aveva ricevuto per tutta risposta un enorme punto di domanda e, onde evitare di attirare troppo l'attenzione, aveva deciso di lasciar perdere.
Ora però si trovava a fissare un Aiolia intento a gesticolare e a far ruotare il mondo al ritmo dei suoi desideri.

Più tardi

«Ma perché è così buio?»
«Aiolia la lampadina l'hai cambiata?»
«Ho cambiato l'arredamento.»



 

 

 

 

Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.
La storiella delle lampadine, appartiene a chi ha scritto la storiella delle lampadine, e che non so chi sia. Grazie amico autore della storiella delle lampadine.

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Capitolo 6
*** 006 - Shaka no Virgo ***


Mi illumino di immenso

 

Quanti Vergine sono necessari per cambiare una lampadina? Vediamo: uno per preparare la lampadina, un altro per prendere nota di quando la lampadina si è fulminata e della data in cui fu acquistata, un altro per decidere di chi è la colpa se la lampadina si è bruciata, dieci per ripulire la casa mentre gli altri cambiano la lampadina.

.

 

Qualcosa era cambiato.
Improvvisamente, il suo stato mentale subì un mutamento, come il passaggio dalla luce all'oscurità e, quando Shaka aprì gli occhi per sincerarsi dell'accaduto, vide che era proprio così.
Anzi, per essere precisi, non vide. Niente. La sala nella quale si era ritirato per le sue consuete pratiche meditative era immersa in un buio assoluto.
Uscì lentamente dalla Padmasana e, raggiunto, l'interruttore, lo premette diverse volte.
Niente.
«Yohanna!» chiamò.
«Mi avete chiamata, Nobile Maestro?»
«La lampadina si è fulminata.»
«Così pare.»
«Ti prego di prendere nota del giorno e dell'ora.»
A Shaka le cose fatte tanto per fare non piacevano. Tutto si concretizzava nella precisione dei dettagli. Un evento occupava una ben precisa posizione nel tempo: un istante contrassegnato da secondi, minuti, ore, giorni mesi, anni. L'eternità era una somma infinita di attimi eterogenei. Questo era il preciso momento in cui una lampadina si era fulminata.
«Segna, Yohanna.»
Yohanna alzò gli occhi al cielo, mentre il Venerabile Shaka le dettava con atomica precisione l'istante in cui quella stramaledetta lampadina aveva smesso di funzionare.
«Hai scritto?»
«Ho scritto.»
L'uomo più vicino alla dea, stando a quello che dicevano le Scritture, annuì con evidente soddisfazione. Da quando era ritornato in vita, insieme agli altri Guerrieri, aveva una luce strana ad infiammargli lo sguardo. Qualcosa che Yohanna non riusciva a definire, ma che la rendeva perplessa.
Shaka era sempre stato un uomo attento ai dettagli, ma non in modo così maniacale.
«Cosa state cercando, Nobile Maestro?» domandò Yohanna quando lo vide rovistare in uno dei bauli nel disimpegno.
«Ecco qui.» esclamò lui, ignorandola.
Cominciò a scorrere velocemente le pagine del quaderno.
«È tutto scritto qui!»
Batté l'indice femmineo sulla pagina e la guardò trionfante.
Di nuovo quella luce a irrigidirgli lo sguardo.
Yohanna lo preferiva quando chiudeva quegli occhi impossibili da guardare.
«Tredici mesi, undici giorni e … Manca l'ora, Yohanna!» l'accusò come se quella dimenticanza fosse essenziale. Serrò gli occhi per scacciare qualsiasi nefasto pensiero, prima di guardarla nuovamente. «Ti sembra possibile che quella lampadina sia durata solo tredici mesi, undici giorni e... un numero imprecisato di ore?»
Lei si strinse nelle spalle. Non aveva idea di quanto potesse durare una lampadina. Decise di limitarsi ad annuire.
«Mi auguro che tu abbia provveduto a cambiare marca.»
Yohanna questa volta non annuì. Non era sicura che le marche fossero diverse. Non si ricordava nemmeno dove aveva comprato quelle lampadine. Forse a una svendita al supermercato. Forse le aveva ordinate su Postalmarket, insieme all'affetta verdure e al martelletto per i massaggi.
«Non importa.» liquidò lui sollevando la mano in un gesto disinteressato.

«Yohanna?» la chiamò dopo un lungo istante di silenzio.
«Sì, Nobile Maestro.»
«Non è il caso che tu dia una pulita a questo?»
Yohanna si guardò attorno. Shaka era riuscito in meno di quindi minuti a fare un disastro peggio di un tifone.
Scosse la testa.
Doveva parlarne alla Divina Athena, forse qualcosa era andato davvero storto.

 

 

 

 

Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.
La storiella delle lampadine, appartiene a chi ha scritto la storiella delle lampadine, e che non so chi sia. Grazie amico autore della storiella delle lampadine.

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Capitolo 7
*** 007 - Douko no Libra ***


Mi illumino di immenso

 

Quanti Bilancia sono necessari per cambiare una lampadina?
In realtà non si sa. Dipende da quando la lampadina ha smesso di funzionare. Forse uno solo è sufficiente se si tratta di una lampadina qualsiasi, due se la persona non sa dove trovare una lampadina nuova. E quale sarà la migliore? Molti dubbi e molte ansie!


.

 

Saori Kido si sistemò la gonna e si inginocchiò accanto al tavolino con una certa difficoltà. Nonostante fosse stata cresciuta in una famiglia giapponese, le sue membra conservavano evidentemente un retaggio occidentale, sul quale l'educazione e le influenze culturali sembravano non fare presa.
Douko prese posto davanti a lei.
Non aveva più ripreso le sembianze dell'anziano maestro che Shiryu aveva conosciuto, ma, nonostante tutto, in lui si ravvisava una certa maturità nello sguardo, per non dire, certi atteggiamenti – come dire – piuttosto antiquati.
L'uomo versò il te che aveva preparato.
Saori attese pazientemente che le porgesse la tazza, la cui superficie era decorata da sottili linee blu, intrecciate nella forma di un drago cinese.
Sorseggiò lentamente. Lo sguardo attento.
«Dunque, nobile Maestro, qual è la vostra opinione in merito?» chiese di slancio, stanca di aspettare che lui si decidesse a rompere il silenzio.
«Oh, la mia opinione. Certo.» Sembrava pensieroso. «Divina Athena, posso ben comprendere la vostra preoccupazione, tuttavia mi consenta di rassicurarla in merito ai singolari fatti avvenuti nei giorni scorsi...»
«Certo, Maestro. Ovviamente.» lo interruppe lei con tono piccato. «Ma non era certo mia intenzione riferirmi a delle … lampadine.» bevve un altro sorso di te per calmare i nervi. «Yohanna, l'attendente di Shaka della Vergine, è molto preoccupata. A quel che mi ha raccontato, Shaka è … testuali parole … “uscito di senno per una lampadina”.»
«Voi non conoscete la vera personalità del Santo della Vergine, nobile Athena. Quell'uomo è incred... »
Buio. Completo. Assoluto. Saori allungò una mano per tastare la presenza del tavolino e avere la certezza di essere ancora nella Settima Casa e non finita in qualche dimensione parallela, rapita chissà questa volta da chi.
Accidenti a loro, e alla loro mania di rapirmi, infilzarmi, usarmi come tiro al bersaglio, infilarmi in un vaso … Quali erano le tue intenzioni, eh zio? Conservarmi meglio?
«Che è successo?» esclamò Douko come se fosse capitato lì per caso. «Dannazione!»
Ah! Il mio vestito nuovo!
«Nobile Athena, non temete.»
«Maestro è solo la lampadina.»
«Siete sicura?»
«Beh, sì. Siamo al buio. A meno che non sia saltata la corrente.»
«È saltata la corrente?»
«No. Non lo so. Stavo solo facendo una supposizione.»
«Quindi non è saltata la corrente.» disse lui dopo un attimo. «Aspettatemi qui, vado a prendere una torcia.» aggiunse prima di iniziare a sbattere ovunque.
«Oh, diamine!» esclamò dopo aver colpito qualcosa, forse la parete? «Non fateci caso. Ho vissuto talmente tanto tempo a Goro Ho che adesso fatico a riconoscere casa mia.»
Saori si guardò attorno. Buio. Un buio accecante. Si tastò gli occhi, sia mai che non si fosse accorta di tenerli chiusi, e per poco non si accecò.
«Ecco, qui. Trovata.» Quando Douko accese la torcia, il fascio di luce la colpì direttamente in faccia. «Oh, dei! Perdonate.» si scusò, affrettandosi a puntarla verso il lampadario.
«Sembra una comune lampadina.»
Saori cominciò a credere che Yohanna non avesse avuto così torto a definire Shaka “fuori di senno”.
«Tuttavia, non sono sicuro.» Douko discorreva con sé stesso, ormai dimentico della sua presenza. «Beh, sì, se fosse una lampadina comune, saprei tranquillamente dove trovarla. Ma se non lo fosse?»
La guardò con occhi spiritati.
«Se non lo fosse.» riprese. «Avrei bisogno di aiuto. Dovrei chiedere. Sarebbe complesso trovare una di quelle lampadine... sapete no?»
No, non lo sapeva. Come poteva anche solo lontanamente immaginare che lei stesse seguendo il suo ragionamento?
«Sentite nobile maestro, non vi crucciate.» disse afferrandogli con una certa malagrazia la torcia e puntandogliela contro. «Voi sedetevi lì e state tranquillo. Ve la cambia Tatsumi la lampadina.»

 

 

 

 

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Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.
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