Malec: Per Colpa di Una Scommessa

di LaVampy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** and the winner is..... ***
Capitolo 3: *** cucinare ***
Capitolo 4: *** colazione ***
Capitolo 5: *** disavventure in cucina ***
Capitolo 6: *** ricordarCi part.I ***
Capitolo 7: *** cioccolata, coccole e magia ***
Capitolo 8: *** La lista della spesa ***
Capitolo 9: *** dolori d'amore ***
Capitolo 10: *** cercando, smontando ***
Capitolo 11: *** Disagi mondani (part I) ***
Capitolo 12: *** Mai quanto me. ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Premessa 
Alcuni potrebbero averla già letta,ma del resto era una scommessa più che altro per me, forse l'avevo scritta con l'idea di rifarla o completarla, ma era veramente breve e mal scritta e quindi ho deciso intanto di aggiungerci un po di pepe, e di cambiare l'ambientazione. Indi per cui, rileggetela!!! qui Max ha veramente pochissimi mesi, è appena arrivato... e come sempre Magnus con la scusa di essere uno stregone, approfitta un po troppo della magia. dimenticandosi però di convivere con un cacciatore testone come lui, che lo costringerà ad accettare la sua parte mondana, tra risate, crisi isteriche, pianti e piatti rotti, vedremo questo cambiamento o forse no... forse vedremo solo una coppia Malec ancora più unita. come sempre vi aspetto nei commenti... dato che intendo tenere la storia aperta, ogni idea, verrà presa in considerazione .... LaVampy.


 
ore 06.00 am
Alec si stava preparando per andare in accademia, dopo l'ennesima nottata in bianco passata tra pannolini e biberon. Magnus aveva un sonno profondo, Alec era certo, che nemmeno le cannonate lo avrebbero svegliato. Era stanchissimo, durante battute di caccia durate lunghi interi giorni non si stancava così tanto. Aveva addirittura pensato di utilizzare la runa della resistenza,ma quella era stata creata per altri motivi, e si sentiva un po in colpa al pensiero di usarla per un bambino. C'era da dire che nel libro le rune erano create solo per la caccia e gli addestramenti e non era stato previsto che due uomini, per l'esattezza uno cacciatore e uno stregone avessero un bambino. Anzi era certo che se i suoi antenati lo avessero saputo l'avrebbero inserito in qualche stupida clausola del codice, come una profezia. "Mai venga permesso a Alexander Gideon Lightwood e Magnus Bane di mettere su famiglia". Inutili e stupide regole create per poi cosa? 

-Dannazione!!!! Possibile che in questa casa non ci sia mai nulla?- chiuse l'ennesima anta della credenza imprecando. Non solo non aveva dormito: non c'era di caffè e Presidente Meow continuava a miagolare incessantemente perchè aveva fame.

- Se il buongiorno si vede dal mattino...- sospirò tra se, dirigendosi in sala.

-No, ti prego,dammi tregua- implorò alzando gli occhi al cielo sentendo nuovamente piangere il bambino. E ovviamente Magnus dormiva beato come se nulla fosse.

-Eccomi demonietto. Eccomi- disse Alec avvicinandosi alla culla. - E chi abbiamo qui?- disse prendendo il bambino tra le braccia che rise felice. -Ciao Max- disse accarezzandogli una guancia e vedendolo sorridere tutta la fatica scemò di colpo.

-E chi è il principino di casa?Sei tu il Principino di casa? Eh? - chiese Alec avvicinandosi al ripiano dove c'erano i pannolini e i vestiti nuovi. -Grazie all'Angelo, ho insistito per avere questo altrimenti staresti sporco finchè sua maestà non si sveglia e credo che passerebbero alcune ore- disse sospirando il cacciatore.

-Max tesoro, stai fermo, che sto cercando di metterti il pannolino nuovo- disse esasperato il ragazzo dopo che gettò per terra il terzo pannolino rotto.

-Chi ha inventato questi cosi, doveva odiare i genitori, non ci sono altre spiegazioni- disse quando finalmente al sesto tentativo riuscì a sistemare il pannolino al bambino che non aveva mai smesso di gorgogliare felice.

-Sei una piccola peste- disse sollevandolo.- Forza signorino andiamo a mangiare e poi proviamo a svegliare Papà Magnus-.

Sempre tenendo il bambino sul fianco, fece scaldare il latte e attese che fosse pronto, sistemò Max nel seggiolone e lo osservò mangiare. Diede il restante latte al gatto e attese speranzoso che il compagno si alzasse, ma nulla. Sbirciò dalla porta e vide che il compagno dormiva ancora,si era solo spostato al centro del letto e aveva allargato le braccia. 

Prese in braccio il bambino percorrendo avanti e indietro la stanza,attendendo che facesse il classico ruttino.

-Salute piccolo mostriciattolo- disse ridendo Alec, sentendo il bambino emettere il verso, poi lo appoggiò nel box e si diresse in bagno per fare una doccia super veloce. 

Ma quando uscì quello che vide lo face fermare immobile sulla porta. Max stava facendo ruotare un peluche a forma di balena in aria, ridendo felice. -No Max- disse prendendo il giocattolo, scatenando l'irritazione del bambino che iniziò ad urlare a squarciagola.

-Per Lilith che cos'è tutto questo casino all'alba?-chiese un assonnato Magnus, facendo capolino dalla porta della camera. Poi si diresse come se nulla fosse in cucina , ritornando con una tazza fumante di caffè e una ciambella.

-E quello da dove viene ?- disse irritato Alec, indicando il caffè.

-Devo rispondere?-chiese Magnus bevendo un lungo sorso di caffè dalla tazza.

-Beh si da il caso che prima in cucina non ci fosse, perchè la credenza era vuota. Stanotte mi sono alzato IO- disse ricalcando la parola- almeno sei volte mentre te dormivi beato. Ho già sistemato la camera, pulito e cambiato Max e gli ho dato da magiare e tu... Tu esci ora dalla camera come se nulla fosse lamentandoti del baccano?No,ma sei serio?- chiese irritato il cacciatore alzando la voce.

-Senti sono il Sommo Stregone, lo sapevi quando sei venuto ad abitare qui- disse Magnus, con tono offeso. - E non intendo scusarmi per quello, se ho voglia di caffè schiocco le dita e me lo prendo, alla fine metto i soldi nella cassa, quindi contrariamente a quanto pensi, io non rubo-.

-Ti ricordi che in questa casa vivo anche io?E che non ho poteri magici? Che gradirebbe alzarsi la mattina e avere nella credenza un po' di caffe?- chiese Alec, sempre più irritato.-Magnus per l'Angelo, avere la credenza completamente vuota e far comparire i cibi non mi pare usare la magia a fin di bene, ma la vedo più una questione di pigrizia-. 

-Quante storie per un po di caffe- disse Magnus, superandolo e dirigendosi in cucina e poi schioccando le dita, riempì la credenza di solo caffè. 

-Contento ora?- chiese lo stregone irritato,voltandosi verso il compagno.

-Mi rifiuto di parlare ancora con te. Tanto non capisci il discorso...Comunque... grazie del caffè- disse dirigendosi verso la macchinetta e riempiendola, mentre poco dopo l'aroma del caffè si espanse per la cucina. 

-Allelujia- esclamò il cacciatore annusando la sua tazza ricolma di caffè.

-Ora ti sei calmato?-chiese lo stregone osservandolo, si guardarono negli occhi per un paio di minuti finchè un rumore non li richiamò in sala.Dove Max, cercando di schioccare le dita, si fece comparire nel box, il pacco di latte in polvere, riempiendosi completamente di polvere.

-L'avevo appena lavato- disse Alec, fulminando lo stregone con lo sguardo.

-Da quando sei così irritante di mattina?- chiese lo stregone , avvicinandosi al bambino e muovendo le mani avvolte da scintille ripulì il bambino e il box. Nemmeno il tempo di rispondere che il bambino imitando il padre mosse le mani felice facendo comparire nel suo box un biberon pieno e diversi giochi. 

-Ecco!- disse Alec, irritato. -E' per questo che non voglio che usi la magia davanti a lui, quando le cose si possono fare normalmente. Inutile che io lo sgrido quando lo fa e te poi arrivi fresco e riposato e schiocchi le dita. Lui ti imita! Lo vuoi capire?-.

-Quindi il problema è la mia magia? Cosa dovrei fare ?- chiese Magnus, palesemente offeso.

-NON USARLA- urlò il ragazzo più giovane, facendo arretrare di un passo lo stregone.

-Possibile che tu non sia in grado di stare senza magia?- disse ancora il cacciatore dolcemente. -Mi sembri un bambino capriccioso-.

-Non sono un bambino- disse lentamente lo stregone punto sul vivo.

-E allora per L'Angelo, scommettiamo. Ne sei in grado? Due giorni interi senza magia!!!!- disse spazientito alzando gli occhi al cielo il cacciatore.

-Certo che sono in grado- rispose stizzito Magnus. - E ti dirò di più, te lo dimostrerò. Per una settimana non userò la magia, chiamerò oggi stesso Catarina e mi farò bloccare i poteri- disse dirigendosi verso la camera.

-Magnus non volevo questo- gli disse Alec prendendolo per un braccio, e facendolo voltare verso di se.-Volevo solo convivere umanamente-.

-Alexander, stai urlando da dieci minuti solo perchè mi sono fatto comparire una tazza di caffè e una ciambella. Non sono un bambino da sgridare. Chiaro? Mi irriti a dismisura quando mi urli contro...-.

-Scusami sono solo stanco- disse Alec, pentendosi immediatamente del tono usato poco prima con lo stregone,-Scusami Magnus, veramente, non volevo- disse con voce triste e stanca.

-Ehi, hai ragione Alec. Mi dimentico ogni tanto che ci sei anche te, cioè no non mi dimentico che ci sei come potrei, solo che sono abituato a fare veramente tutto con la magia, e do per scontato che lo faccia pure te-. -E ti voglio dimostrare che ti amo, e che ti rispetto. Ma non mi urlare più contro come se fossi Max, perchè ti assicuro che la prossima volta ti ritroverai a dormire sul divano, e non scherzo- disse sorridendo,accarezzandogli una guancia.

-Ora posso avere il mio bacio del Buongiorno?- chiese sornione lo stregone.

-Certo- disse Alec, avvicinandosi e baciandolo, spingendolo verso la porta della camera.

-Calma Cacciatore- disse Magnus, allontanandolo,- Non siamo soli...- disse poi riprendendo a baciarlo.- Allora dovremo fare tutto silenziosamente- disse Alec, immergendo le mani nei capelli dello stregone, tirandolo a se dietro la porta.

-Mi piaci di più quando non mi urli contro- sussurrò lo stregone sorridendo sulle labbra del compagno.

-Magnus veramente ho esagerato. Non devi farlo per forza- disse ancora baciandogli il collo. 

-Ormai ho deciso ora, vuoi fare l'amore con me in piedi dietro la porta o vuoi parlare della mia privazione della magia?- chiese Magnus guardandolo negli occhi malizioso.

-Ecco- sospirò lo stregone in un rantolo, quando sentì la mano del compagno insinuarsi sotto i suoi pantaloni ed accarezzarlo lentamente, mentre dolcemente lo faceva voltare finchè non si ritrovò con la guancia appoggiata alla porta. La mano di Alec che lentamente lo preparava, mentre tracciava con la lingia scie di fuoco sul collo dello stregone. -Shhh- gli sussurrava contro Alec, per poi smorzare l'urlo di Magnus con la propria bocca. .

Più tardi dopo aver fatto l'amore Magnus chiamò Catarina spiegandole la sua richiesta,e la stregona dopo aver detto un sei veramente innamorato operò il suo incantesimo e Magnus si ritrovò senza poteri. Certo che una settimana sarebbe passata in un batter d'occhio o forse no?

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Capitolo 2
*** and the winner is..... ***


Due giovani stavano mangiando seduti su una coperta in Central Park, ridendo e scherzando, quasi a sembrare una felice coppia di fidanzati. La ragazza aveva la tipica divisa da infermiera, era in pausa dal lungo turno, il compagno invece era un ragazzo asiatico con una semplice tuta nera. Stavano parlottando tra loro, ignari di tutto quello che stava accadendo intorno a loro; addentando felici dei panini. 

O meglio, quello, era ciò  che avrebbe visto un normalissimo mondano passando davanti ai due, magari sorridendo pensandoli una nuova giovane coppietta, ma la realtà era assai diversa. 

Magnus aveva raggiunto la sua amica Catarina in ospedale e l’aveva portata fuori a mangiare. Conosceva fin troppo bene i turni massacranti che si autoinfliggeva, cercando di salvare i mondani e non solo. Andava avanti da secoli questa sua mania, se così la si poteva definire, per quel popolo. Secoli in cui non era mai passato un solo giorno, in cui la sua amica, non si prodigasse per i mondani. Tempi addietro aveva anche aperto una clinica, nel deserto, per curare tutti coloro che non avevano i soldi. in quel periodo in cui tra i mondani c'era l'usanza prima di spararsi e poi di salutarsi. Solitamente a mezzogiorno sotto il sole, usando con via i rintocchi del campanile della città.  

Aveva preparato dei panini, usando quello che aveva trovato in frigorifero, ringraziando mentalmente Alec e la sua assurda mania di fare la spesa, per avere sempre qualcosa di pronto. Aveva messo tutto dentro un piccolo zaino colorato insieme a  due bottiglie di acqua, ed era uscito di casa. Aveva  preso la metropolitana e atteso che la sua amica finisse il giro visite, accompagnando il dottore di turno. 

-Allora mi dici come mai questa scelta?- stava chiedendo la ragazza all’amico, che si era sdraiato ad osservare il cielo, mentre il vento giocava con i suoi biondi capelli, costringendola a tenerli fermi con le mani. 

-Beh, non la chiamerei proprio scelta, ma più sopravvivenza- disse Magnus ridendo, osservandola. 

-Magnus ti conosco da secoli, potresti mangiarti quel ragazzino in un boccone ed invece tendi a dargli sempre ragione-. 

-Ehi, stai parlando del padre di mio figlio- disse Magnus lanciandole uno sguardo avvelenato, che durò circa un secondo, per poi scoppiare a ridere, arrossendo. 

-Stiamo parlando dello stesso ragazzo, che stavi per farti scappare, come uno stupido... per colpa dell'orgoglio- disse la donna. 

-Non so Cat, stiamo insieme da tanto tempo, credo sia una delle relazioni più stabili, eppure, non finisce mai di stupirmi- disse il ragazzo, tornando a guardare il cielo, invidiando gli uccellini che cinguettavano felici. 

-Perché lo ami- rispose l’amica, sdraiandosi di fianco a lui, tanto che le loro teste erano unite. 

-Non capisco cosa ci trovi in me, eppure mi ha dato una stabilità, una famiglia, Cat. Io non riesco a dirgli di no- disse Magnus, inseguendo con una mano una foglia che il vento, lentamente, stava trasportando verso di loro. 

-Sai Mags, non credo che ti faccia male stare senza magia, per un paio di giorni. Ti sei troppo abituato a vivere tra le scintille che senza ormai sei perso-. 

-Non è vero- rispose il ragazzo dandole una gomitata. 

-Oh dai lo sai che è vero. Sono quasi certa che conoscendoti non hai nemmeno fatto colazione, perché non sapevi quale pentolino usare per scaldare l'acqua e non l'avresti chiesto ad Alec nemmeno sotto tortura- disse Catarina ridendo. 

-Mi conosci troppo bene, Strega- disse Magnus sedendosi pensieroso, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. 

-Ora cosa succede?-chiese Cat, portandosi nella stessa posizione dell’amico. 

-Succede che è vero, senza magia, mi sento vuoto e nudo...- disse di un fiato lo stregone. 

-Beh, calcolando che erano secoli che non mangiavamo a pranzo insieme; questa tua versione senza magia mi piace molto. E sono certa che piacerà tremendamente anche ad Alec- disse maliziosa. 

-Non è quello che mi preoccupa- disse Magnus, sottovoce. 

Restarono così in silenzio ad osservare i mondani che correvano, giocavano, urlavano al telefonino. In una costante vita agitata ignari dei pericoli che si celavano nel mondo nascosto che loro non conoscevano. Un lungo sospiro uscì dalle labbra dello stregone, e Catarina rimase in attesa che l’amico parlasse.  

-Intendi parlarmi, o devo usare la magia?- chiese dopo un po’ Catarina, ridendo. 

-E se non gli piacessi?- chiese Magnus, girandosi a guardarla negli occhi.  

-Cosa intendi?- chiese l’amica tornando seria. 

-Intendo che lui mi ha conosciuto, come dici te, tra le scintille e glitter; e se si rendesse conto che senza magia sono un semplice mondano? Mi amerebbe ancora?- chiese osservando di fronte a se, improvvisamente vigile e attento. 

Catarina seguì il suo sguardo, verso il lago in silenzio. Poco distante da loro un bambino correva felice incespicando sui suoi passi ad un soffio dalla riva del lago, mettendo in allerta entrambi. Stava rincorrendo una farfalla mentre la madre parlava al telefono. Un grillo saltò all'improvviso, facendolo spaventare e perdere l'equilibrio. Magnus scattò in piedi, raggiungendo il bambino prima che cadesse in acqua. 

-Oh cielo David- disse la madre, abbracciando il bambino che aveva iniziato a piangere, poi voltandosi verso Magnus lo ringraziò. 

-Mi sono distratta un attimo, era una telefonata di lavoro, grazie- disse riconoscente la donna. -Tranquilla-le rispose lo stregone, -Ho un bambino piccolo pure io. Capisco benissimo-. Restarono a parlare qualche minuto, poi Magnus salutò il bambino e raggiunse l'amica. 

-Come lo hai capito?- chiese Cat, osservandolo mentre si sedeva. 

-Con Max è un continuo. Non ti puoi distrarre un attimo- disse lo stregone, alzando le spalle. 

-E cosa hai pensato appena hai capito che stava succedendo?- chiese ancora. 

-Che dovevo evitare che cadesse in acqua, infatti ho fatto una corsa- disse Magnus, guardandola stupito;-Perché?-. 

-Quindi ti sei alzato e sei corso senza ricorrere alla magia?- chiese ancora l'amica. 

-Catarina, dove vuoi arrivare? Con tutte queste domande?- chiese spazientito lo stregone che odiava essere psicanalizzato. Anche se a farlo era la persona che lo conosceva meglio. 

-Non ci arrivi da solo?- disse l'amica guardando l'orologio e alzandosi, porgendogli una mano. 

-Oh Magnus, hai così poca stima di te stesso, che ti prenderei a schiaffi- disse la ragazza, avvicinandosi. 

-Hai visto il bambino e sei corso senza pensarci su- spiegò ancora l'amica; -Quindi non è vero che sei solo scintille, ma stai accettando la tua parte umana, quasi inconsapevolmente, come piace ad Alec - finì il discorso l'amica, lasciando lo stregone con la bocca aperta. 

-Mi conosci troppo bene, amica mia- disse Magnus felice, accettando la mano e alzandosi. 

-Si ti conosco bene, ma ho una domanda a cui non mi so dare risposta- disse incamminandosi verso l'ospedale. -Come mai sei senza trucco e glitter?- chiese seria, per poi scoppiare a ridere vedendo arrossire l'amico, che aveva iniziato a parlare balbettando. 

-Allora?-chiese Catarina, parandosi davanti con la braccia conserte. 

-E che non avevo i trucchi e sono senza soldi e non posso chiederli ad Alec, perché lui non sa che io me li faccio comparire ogni volta perché mi piace cambiare colore in base a come mi vesto e se li tenessi tutti mi ci vorrebbe una stanza- disse di un fiato, arrossendo se possibile ancora di più. 

-Non ci posso credere- disse la ragazza, asciugandosi le lacrime dagli occhi con il dorso della mano. 

-Ti trasformerò in un topo, appena mi tornano i poteri- disse offeso lo stregone, sempre più rosso. 

-Sciocco, non potevi chiedermeli?-disse Catarina allungandogli un portafoglio viola glitterato. 

-Beh, non volevo che pensassi che ti ho portato fuori a pranzo per quello- disse riconoscente Magnus, afferrando il portafoglio e nascondendolo nella tasca della giacca. 

-Non dirai nulla a Alexander vero?- chiese poco dopo. 

-Non dirò nulla ad Alexander- disse facendogli il verso,-perché dopo secoli ho di nuovo qualcosa con cui minacciarti...- . 

-Brutta....- disse Magnus, guardando l'amica entrare in ospedale. 

Attese qualche minuto e felice si diresse verso il centro. Aveva un po' di soldi da spendere.  

Magnus 01 – Magia 00

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Capitolo 3
*** cucinare ***


Magnus si aggirava per il suo studio, con Max appoggiato sul fianco alla ricerca del libro delle ricette. Sapeva di averlo visto secoli indietro quando condivideva la casa con Tessa. Lei amava cucinare, per Magnus invece era un’azione inconcepibile. E lo sarebbe stata se non fosse che: era senza magia. Dannate scommesse. Amava Alec alla follia ogni giorno di più, mentre oggi, lo avrebbe ucciso se solo ne avesse avuto il potere. Guardò il bimbo che felice stava succhiando avidamente il suo biberon, e lo invidiò. Ormai aveva imparato a preparare la pappa di Max, ma l’idea di dover chiamare Alec, spiegargli che non era mai stato in grado di cucinare. Era praticamente come ammettere tutte le volte che aveva spacciato per suoi i cibi raffinati di qualche ristorante. Ne andava del suo orgoglio. Dopo una vana e infruttuosa ricerca si diresse in sala, posò il bambino nel box e si avvicinò alla cucina. Forse affrontare un demone superiore sconosciuto gli avrebbe fatto meno paura. Anche il presidente lo guardava in attesa, forse anche lui in attesa di vedere come il suo padrone se la sarebbe cavata.

-Non è carino star lì ad osservare- disse Magnus rivolto al gatto, che per tutta risposta lanciò un miagolio innocente, ma non si spostò dalla sua posizione.

-Okay lo ammetto, diciamo che ho mentito ad Alec, ma ora devo assolutamente trovare una soluzione- disse esasperato guardando il gatto, ed ebbe un flash. Sapeva dove fosse il libro di cucina. Dato che era un tomo abbastanza alto, ed essendo fondamentalmente inutile, lo aveva utilizzato per livellare il suo armadio dei vestiti che tendeva a cadere in avanti per il troppo peso.

Corse in camera e sfilò, a fatica, il libro poi uscì di camera come se nulla fosse, orgoglioso di se stesso. La fase prima, cercare il libro di cucina, era fatta. Ora restava solo il cercare la ricetta più semplice che ci fosse con i pochi ingredienti disponibili, e soprattutto: cucinare. Restava solo da cucinare, era il Sommo Stregone, poteva farcela. In passato lo aveva fatto, più volte e anche vero  che aveva anche avvelenato un intero villaggio, facendo intervenire Catarina,  ma erano piccoli dettagli insignificanti.

Decise di mettersi al lavoro e per stare il più tranquillo possibile posizionò il box di Max in vista, anche se il bambino, dopo la sua succulenta merenda, si era addormentato stretto alla sua copertina gialla.

Iniziò sfogliando le prime ricette e il suo morale, se possibile, cadde ancora più a terra. Se avesse dovuto tradurre un libro in purgatico antico avrebbe sudato di meno. C’erano paroloni come amalgamare, montare a neve, e poi tiepida, che ne sapeva lui di cosa voleva dire temperatura tiepida. Prese in considerazione per un attimo l’idea di chiamare uno dei ristoranti da cui si serviva di solito, ma era certo che fossero un po’ troppo raffinati per l’asporto, e poi aveva finito tutti i soldi che gli aveva dato Catarina. Decise quindi di tentare la sorte e buttò il libro a terra, la ricetta che sarebbe uscita si sarebbe messo di impegno e l’avrebbe cucinata. Lui era Magnus Bane, non aveva paura di nulla… forse.

Pagina 589 del Libro Le Ricette di Pasquale, perché ovviamente non poteva avere un ricettario normale, ebbene no. Lui aveva il ricettario del più famoso cuoco Italiano del secolo scorse. Prese l’appunto di uccidere Tessa non appena ne avesse avuto l’occasione e si avvicinò al libro con la stessa cautela di come si sarebbe avvicinato ad un novello figlio della luna alla sua prima luna piena.

Bucatini all’amatriciana.

Rilesse il nome parecchie volte, bucache? Alla fine dopo una riceva avanzatissima di primo livello (Google) decise che gli spaghetti in credenza andavano benissimo. Iniziò a sistemare sul tavolo tutti i vari ingredienti, scoprendo con sua grande gioia che li aveva quasi tutti, tranne che la pancetta. Poteva sempre chiedere ad Alec, di portarne un pezzo quando rientrava, ma quella cena era divenuta una sfida. E recuperare un pezzo di pancetta non sarebbe stato difficile. Era certo di avere qua e là in casa, quarti di dollaro, spesso infatti trovava il Presidente che ci giocava.

Chiamò il suo amico Nicholas, del negozio e ben presto anche l’ultimo ingrediente fu presente, iniziò la preparazione. Cercò tra le tante pentole, di cui ignorava l’esistenza, quella adatta alla preparazione. Quando finalmente la recuperò mise a soffriggere la cipolla tagliata. Tagliarla fu un’impresa epica, non aveva mai pianto così tanto in vita sua e le mani aveva un odore orrendo. Te, guarda! Cosa non si fa per amore.

Rilesse la ricetta, attendere che la cipolla assuma una colorazione dorata ed aggiungere la pancetta tagliata a cubetti. E tutto sarebbe andato liscio, se non fosse per la cipolla che dopo un secondo passò da un colore dorato a nero carbone. Decise di aggiungere lo stesso la pancetta e attese pazientemente che questa si cuocesse. Ben presto una fortissima puzza di bruciato inondò casa, corse ad aprire le finestre e gettò il tutto sotto l’acqua fredda, e ciò, se possibile, aumentò soltanto se possibile la puzza nell’appartamento.

Controllò il bambino, che ignaro dei drammi culinari del padre, abbracciato alla sua coperta, stava ancora dormendo e decise di riprovare il tutto da capo. Dopo aver gettato per ben cinque volte la cipolla, riuscì finalmente ad ottenerla come voleva, basta semplicemente abbassare la fiamma sotto la padella. Mise quel poco che restava della pancetta e osservò il tutto. Finalmente si inizia a respirare un buon profumo. Speriamo sia buono quanto è profumato, pensò lo stregone.

Alec gli aveva mandato un messaggio che stava per arrivare, decise quindi di buttare la pasta, ma anche quella fu un’impresa abbastanza difficoltosa. Non aveva infatti una pentola abbastanza lunga per la pasta. Allora ricorrendo sempre all’amato Google trovò su Youtube un video adatto.

E fu proprio mentre Alec rincasava che scolò la pasta, la mise dentro la padella e completò la sua opera culinaria.

-Magnus, sono tornato- urlò il cacciatore, -Vado a farmi una doccia veloce-.

-Va bene, io intanto apparecchio- disse Magnus, sorridendo. –Che buon profumo- disse Alec alle sue spalle, facendo sussultare lo stregone.

-Oh nulla di che, è stata una passeggiata- disse lo stregone, baciando il cacciatore sul naso.

-Vedo- disse Alec, nascondendo una risata. Poi vedendo lo sguardo perplesso del compagno, lo portò davanti allo specchio in sala.

Il grembiule una volta giallo canarino era ora tempestato di macchie d’olio, i capelli erano diventati un ciuffo uniforme, il trucco era sbavato e sulle guance c’erano alcune tracce di ketchup, ormai secco.

-Beh, è stata una passeggiata in salita- disse lo stregone arrossendo vistosamente, mentre il compagno ridendo andava in bagno per farsi una doccia.

Si sedettero a tavola e dopo il primo morso Alec si fermò con la forchetta a metà, guardandola con studiato interesse.

-Ti assicuro che non è avvelenato- disse Magnus guardando il compagno che osservava il piatto.

-No, cioè… scusa non ...- disse Alec balbettando e arrossendo all’inverosimile.

-Che succede?- chiese allora lo stregone, osservando il compagno che in realtà non stava balbettando, bensì nascondendo una risata.

-Magnus sei certo di aver eseguito la ricetta correttamente ?-.

-Certo- disse lo stregone palesemente offeso.

-E hai messo il sale quando l’acqua bolliva?- disse il cacciatore alzandosi e aprendo la credenza.

-Certo, ma che doman…- ma lo stregone poco dopo si bloccò, e dopo essere arrossito fino alla radice dei capelli, nascose il viso tra le mani. – Uffa- disse solo.

-Ehi, è rimediabile-disse Alec, avvicinandosi e aggiungendo un po’ di sale nel piatto del compagno. Poi dopo avergli dato un bacio disse: -Ora è perfetta la cena-.

Finirono la cena in tempo, prima che Max si svegliasse, per la sua razione di coccole e soprattuto, cibo.

-Tu hai cucinato, io lavo i piatti- disse Alec al compagno che era andato da Max per cambiargli il pannolino.

Alla sera, nel letto, guardando il suo compagno addormentato vicino a se, fu orgoglioso di se stesso. Se qualcuno gli avesse detto che si sarebbe ritrovato padre di famiglia, senza magia e innamorato perso, lo avrebbe fatto internare in qualche prigione per nascosti.

-Non dormi- chiese Alec, con la voce rotta dal sonno, -Non ci pensare la cena era buonissima, e ti amo per quello che stai facendo- continuò abbracciandolo e appoggiando la testa sul suo petto, ritornando a dormire.

-Pensavo a quanto sono fortunato- disse sottovoce baciandogli una tempia e raggiunse il compagno nel mondo dei sogni.

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Capitolo 4
*** colazione ***


Un dolce profumo invase la camera da letto dove Magnus riposava avvolto dal suo adorabile piumone. Era una mania dello stregone, che fuori ci fossero dieci gradi o trenta, lui abbassava o alzava la temperatura in modo da poterlo utlizzare sempre e comunque. Alec ci aveva messo un po' ad abituarsi, ma alla fine aveva ceduto: non poteva pretendere di cambiare totalemente le idee eccentriche del compagno. Aveva dormito e spesso dormiva ancora ora in freddi giacigli, direttamente a contatto con la fredda terra, abituarsi ad un morbido piumone, era stato più semplice del previsto. Ma quella mattina feceva caldo e scalciò con forza il piumone, striracchaindosi, mentre la camera veniva avvolta da un profumo di caffè e di biscotti appena fatti. Alec era sicuramente sveglio già da un po'. Gli piaceva stupirlo, portandogli la colazione a letto, e lui si impegnava ad apparire addormentato, perchè il bacio del buongiorno del suo Nephilim era qualcosa di delizioso. Avrebbe rinunciato ai poteri per sempre se lo avessero mai messo davanti ad un bivio: magia o Alec . Aveva vissuto abbastanza anni da solo e triste, mentre con Alec ogni giorno era una scoperta, una meravigliosa avventura. Perdersi in quegli occhi azzurri che erano diventati il suo specchio, perchè Alec non sapeva mentire e allo stesso tempo era in grado di leggergli dentro, di renderlo migliore. Alec era la sua prima volta, nemmeno Ragnor o Catarina erano  riusciti a privarlo di magia, nemmeno sotto tortura, mentre aveva ceduto immediatamente davanti ad Alexander. Ah, cosa non si faceva per amore.

Sentendo la porta aprirsi, chiuse gli occhi in attesa del suo piccolo miracolo che non tardò ad arrivare. Alec si era avvicinato al letto e gli aveva scostato, gentilmente come sapeva solo fare lui, una ciocca dalla fronte e poi aveva appoggiato le sue labbra su quelle del compagno. Un bacio al sapore di caffè e di dentrificio, quale carica migliore per affrontare la giornata, con il sorriso?

-Sveglia dormiglione- gli sussurrò a fior di labbra Alec, -Ti devi preparare per il gran giorno-. Lo stregone aprì un occhio confuso, e guardando il sorriso del suo cacciatore, si ricordò la promessa. Era senza magia. Nonostante avesse sperato con tutte le sue forze che il compagno se ne fosse dimenticato, o che semplicemnte qualche Angelo o Demone avesse accolto la sua preghiera di far passare più velocemente quei pochi giorni.

Inprovvisamente la realtà lo colpì come un pugno, era senza magia, ancora per  sei giorni.Il terrore lo assalì, non era abituato a non usare la magia. Certo da quando aveva iniziato a convivere con Alexander, aveva abbandonato alcune delle sue magiche abitudini, perché sapeva che al cacciatore non piaceva, ma la verità era che lui la usava e sovente. Alec forse lo sapeva e non diceva nulla per evitare liti, ma erano pochissime le cose che aveva imparato a fare senza ricorrere, anche minimamente,alla magia.

-Ehi, tranquillo- gli disse Alec, interrompendo il suo flusso di pensieri, -Ti aiuterò io, e poi ieri te la sei cavata benissimo-. Si allontanò lasciando la colazione sul comodino e il compagno avvolto nei suoi pensieri, sapeva quanto caparbio e testardo fosse il compagno ed era certo che non avrebbe mai accettato l'aiuto di nessuno. Appena la porta fu chiusa schioccò le dita per aprire la finestra, faceva tremendamente caldo, si sentiva soffocare. Quando non successe nulla, con un gesto di stizza, si alzò e le aprì lui. Solo che l’impresa si rivelò più complicata del previsto, e non di poco, era bello vivere in una casa sempre arredata nel migliore dei modi , grazie alla magia, ma senza magia, restava una semplice casa. Le tende erano alte e lunghe, carine a vedersi perché sembrava di essere in un teatro, ma adesso non era molto sicuro della scelta. Erano pesanti , piene di polvere e si ritrovò a starnutire poco dopo. Prese nota di cambiarle quanto prima, ma ora doveva aprire assolutamente la finestra, goccioloni enormi si erano creati sulla sua fronte, si sentiva già appicciocoso e la giornata doveva ancora iniziare. Così non sarebbe arrivato vivo alla fine della serata.

Fece leva con il suo corpo e finalmente le tende cedettero, andando a sbattere sulla colazione che finì irrimediabilmente per terra. Si sentiva un bambino che aveva appena fatto un enorme pasticcio e non poteva nemmeno usare la magia. - Porco cavolo, che pasticcio- esclamò affranto, pulendosi il naso con la manica del pigiama.

-Cosa succede?-” chiese Alec ,  che al rumore di ceramiche rotte e immaginando il problema, aveva fatto capolino attraverso la porta e stava cercando di trattenere le risate. Ricevendo per tutta risposta un’occhiataccia dallo stregone. -Togliti quel sorriso dalla faccia , giovane cacciatore- disse lanciandogli contro un cuscino. Poi tornò a guardare il casino che aveva lasciato. - Il mio caffè- sospirò sconsolato. Alec ormai rideva senza ritegno, scatenando l’ira dello stregone che se ne andò in bagno sbattendo la porta. Continuando a ridere , cercò di porre rimedio al pasticcio del compagno, guardando il lato positivo della cosa, finalmente avrebbero cambiato quelle orribili tende.

Magnus entrò nel bagno sbattendo la porta talmente forte da far tremare i vetri e rischiare di far cadere per terra tutti i suoi trucchi e profumi, ma si immobilizzò per la sorpresa. Davanti a lui sul piano vicino al lavello c'era una rosa blu, e una tazza di caffè fumante, il tutto accompagnato da un biglietto:Con la magia o senza, ti amo lo stesso! A.

In silenzio, con gli occhi pieni di amore, prese la tazza del caffè, uscì dal bagno , raggiunse Alec e lo baciò dolcemente a lungo, senza dire una parola. Un bacio che lasciò entrambi senza fiato. Di quelli  che racchiudeva tutto l’amore che provava per il compagno. Poi con il suo solito sorriso sgembo, si allontanò, per rientrare in bagno, non prima di aver rubato la ciambella al cioccolato che stava mangiando Alec.

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Capitolo 5
*** disavventure in cucina ***


Caffè, caffè, caffè. Ecco quello che stava passando nella mente dello stregone, mentre si aggirava per casa come un leone in gabbia, e non avrebbe escluso l’ipotesi di commettere un cacciatorecidio, se Alec, si fosse presentato ora. Odiava farsi vedere debole dal compagno, di far vedere quanto la sua magia fosse vitale per lui, aveva fatto una promessa, più che altro mosso dall’orgoglio. Sapeva che Alec non l’avrebbe mai costretto, ma lui voleva dimostrare la sua buona volontà. Amava quell’uomo, ma amava anche la sua magia. Potersi cambiare di abito in base al colore del cielo, far comparire una tazza bollente di caffè caldo dal migliore bar della città, poter mangiare ogni sera pietanze cucinate dagli eccellenti chef mondiali, farsi comparire un cornetto caldo alla crema direttamente da Parigi, o un piatto di penne da Roma, gli mancava la magia. Si sentiva privato di una parte essenziale, essere un mondano non era divertente, essere semplicemente Magnus, senza poter, era frustrante.

Andò in cucina, deciso ad avere una disputa con la macchinetta del caffè che anni addietro aveva regalato ad Alec, con l’intenzione di affogarsi in una tazza di caffè, ma l’impresa si rivelò titanica.

La prima volta uscì una sorta di acqua sporca, e nemmeno l’odore era dei migliori. La seconda volta la macchinetta iniziò a produrre una forte puzza di bruciato seguito da un suono abbastanza inquietante, realizzò poco dopo che era finita l’acqua. La terza volta il caffè uscì talmente denso che una volta messo dentro la tazza sembrava budino. La quarta volta fu quella giusta. Nel loft si diffuse l’aroma del caffè caldo, come quando si svegliava la mattina e poi trovava Alec, che trafficava in cucina. Aprì il mobile e prese un bicchiere, perché le tazze erano tutte sporche dentro il lavello. Sentì il calore del caffè scaldare il bicchiere e poco dopo si udì un “puff”. Si guardò la mano e scopri con orrore che il bicchiere si era venato e colava liquido per terra, cercando di correre al riparo da un possibile disastro, ci mancava solo che dovesse pulire a mano il pavimento, appoggiò con forza il bicchiere dentro il lavandino che colpendo una tazza, già in precario equilibrio, si ruppe in mille pezzi, tagliando il dito dello stregone. Interdetto da quanto successo, ed incapace di compiere una qualsivoglia azione, si limitò ad osservare se stesso, dentro una cucina, con un dito sanguinante e caffè che colava dal lavandino e si infrangeva sul pavimento, sporcando ogni mobile intorno.

Ma quello che forse era peggio era la sensazione di impotenza che lo aveva attraversato. Non era in grado di farsi un caffè, senza dover cambiare arredamento. Possibile che in tutti quegli anni si era ridotto così? Gli parve di sentire la risata cristallina di Catarina e ciò sembrò riscuoterlo. Voleva quel caffè e lo avrebbe preso, ormai era una questione tra Magnus e il resto del mondo.

Raccolse delicatamente i vetri dal lavandino, facendo attenzione a non tagliarsi ancora, il dito già bruciava, e uno bastava e avanzava. Depose i cocci dentro uno strofinaccio e lavò la sua adorata tazza, ci versò dentro il caffè e si sedette al bancone. Doveva assolutamente pulire e cancellare ogni traccia di quello che era successo, per evitare di dare la possibilità al cacciatore di poter dire qualcosa. Anche se era certo che Alec non l’avrebbe mai preso in giro, ma non poteva nemmeno permettere che capitasse Jace nel loft, magari nel riportargli il bambino. Era certo che il biondino si sarebbe vendicato, ora che lo sapeva senza magia.

Si mise il dito in bocca cercando di arginare, senza molto successo, la perdita di sangue. Ma poteva un dito perdere così tanto sangue? Sarebbe rimasto con il dubbio, non aveva intenzione di chiedere a nessuno, senza prima aver sistemato la cucina. Del resto vivere con un cacciatore voleva dire avere la cassetta del pronto soccorso sempre rifornita al meglio. Rincuorato, seppur poco, si alzò e si diresse in bagno per disinfettarsi e una volta applicato un banalissimo cerotto bianco, si diresse in cucina, con un secchio, la spugna e tanta determinazione. E un silenzioso ringraziamento ad Alec che voleva sempre in casa materiale per poter pulire, come un mondano. Ma ovviamente, non glielo avrebbe mai detto.
Mise il detersivo dentro il secchio e aprì l’acqua calda, attese che si riempisse ed iniziò a pulire tutta la cucina, senza rendersi contro del passare del tempo. Si alzò stiracchiando le membra indolenzite fiero del suo lavoro.

Una dolce fragranza di pulito accolse Alec a pranzo quando aprì la porta. Trovò lo stregone addormentato sul divano, con un dito fasciato, prese una coperta e lo coprì delicatamente senza svegliarlo, si diresse in cucina per preparare un pranzo veloce. Quando aprì la credenza per prendere i bicchieri si rese conto che ne mancava uno, immaginando cosa potesse essere successo, tornò in sala e svegliò il compagno con un dolce bacio.

-Alexander- rispose un assonnato Magnus, -Mi devo essere addormentato-.

-Direi che hai avuto una mattinata intensa- disse il cacciatore prendendogli la mano e baciando il dito fasciato.

-Beh, ho scoperto che il caffè non si può mettere nel bicchiere- disse arrossendo lo stregone e Alec lo tirò a se per un bacio mozzafiato.

Il pranzo del resto, si poteva riscaldare.

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Capitolo 6
*** ricordarCi part.I ***


-Pronto Catarina, mi senti? Pronto? Maledizione!!!- urlò Magnus guardando lo schermo del telefono buio. -Oh per Lilith e adesso cosa c'è che non va?- chiese guardando alienato il cellulare.Provò nuovamente a toccare il telefono e dopo aver schiacciato i tasti a caso, finalmente diede segno di vita, con un piccolo suono agonizzante e il disegno di una batteria scarica. -Oh per Lilith, e adesso cosa faccio?- disse ad alta voce lo stregone, mentre vagava avanti e indietro per la sala.  
 
Non aveva la minima idea di cosa fare, non che non lo sapesse, il cellulare si era scaricato e bastava il caricabatteria, ovviamente lui non lo aveva mai usato in vita sua. Aveva un incantesimo che teneva il livello di batteria sempre alto, ma essendo ora senza magia, Catarina, doveva aver disabilitato anche tutti quei piccoli incantesimi quotidiani. Come per l'appunto la batteria del cellulare, e pensare che era proprio con lei al telefono quando era caduta la linea. Stavano discutendo di una serie di malattie mondane, che erano ritornate nel mondo seminando morte tra gli umani. 
 
Aveva bisogno di calmarsi e di ragionare, per trovare una soluzione, forse facendosi comparire  un buon bicchiere di vino, rubato in Piemonte in Italia, in una delle migliori cantine, lo avrebbe aiutato, una volta. Ora invece gli bastò percorrere la sala, ed entrare in una stanza buia. Una piccola lampada accesa su un comodino rilasciava una luce tenue, colorando i muri intorno. Si avvicinò alla culla e osservò il bambino all'interno che dormiva. Max. Suo figlio. Un piccolo Lightwood-Bane.  
 
Se negli anni passati gli avessero detto che il suo cognome sarebbe stato legato a quello di uno Shadowhunters, probabilmente si sarebbe fatto una sorona risata, se era di buon umore, in caso contrario avrebbe avuto in casa un nuovo posacenere. Lui odiava gli angeli, li aveva sempre detestati, ma allo stesso tempo, sempre amati. Ed ora? Voleva solo poter portare anche lui il cognome di Alec, ma c'erano quelle stupide regole, scritte da un gruppo di vecchi bigotti. E non voleva privare Alec del suo abito bianco e oro, voleva poter percorrere la navata, guardandolo attenderlo ai piedi dell'altare, ma per quello c'era tempo. 
 
Ecco cosa lo calmava in assenza di Alexander, passare ore e ore a guardare il bambino dormire che stringeva i pugni sulla sua copertina gialla. Quel bambino lasciato sulla porta dell'accademia, perché blu. Con quel bigliettino maldetto: chi potrebbe mai amarlo? Io! Ecco la risposta : IO posso e voglio amarlo. E tutto questo grazie ad Alexander, il suo compagno. 
 
Fece scorrere delicatamente le dita sopra la testa del bambino, facendo attenzione a non svegliarlo. Gli sistemò meglio la coperta e si abbassò quel tanto per poter sentire il suo profumo. Borotalco, pulito e magia. Ecco quale era la sua carica migliore, toccare quel piccolo miracolo. Lui un padre, forse uno dei suoi più grandi desideri, mai detti, nascosto in un cassetto dimenticato, e poi era bastato uno sguardo e la sua vita era stata stravolta. Ricordava come se fosse ieri quella noiosa festa, e poi quegli occhi blu, che si guardavano intorno, come se volessero essere ovunque tranne che li. Aveva sempre pensato di essere infallibile con la magia, ed invece Clarissa, la piccola Clarissa, lo aveva trovato, e poteva ringraziare solo Lilith, ma soprattutto l'Angelo. Per aver creato Alexander, il suo Alexander. Lo stesso per cui ora si ritrovava davanti ad una culla, lo stesso per cui aveva messo in gioco la sua vita, per cui aveva cambiato suoi ideali. Colui che gli aveva donato di nuovo il sorriso e la voglia di vivere e una famiglia. Quella che non aveva mai avuto. E all'improvviso ebbe illuminazione, Alec. Anche da distante poteva aiutarlo, proprio come in quel momento. 
 
Alec teneva sempre un cavo di scorta nel comodino, forse non tutto era perduto. Entrò in camera quasi volando, recuperando prima il suo telefono che era sul divano. Aprì il primo cassetto, facendo una smorfia, nonostante fossero una coppia ormai da anni, Magnus non era mai riuscito a cambiare le abitudini del compagno. Il suo intimo era tutto e solo nero. Aveva provato più volte a cercare di cambiare la sua natura, ma l'unica volta in cui nel cassetto di Alec, era comparse solo mutande e boxer colorati, il cacciatore si era infilato i pantaloni della divisa senza nulla sotto. E l'idea era piaciuta tantissimo allo stregone, fino a quando non aveva saputo che sarebbe stato a caccia con Jace, per tutta la notte e allora, vinto dalla gelosia, aveva schioccato le dita e fatto comparire dei noiosissimi boxer neri. Richiuse il cassetto con un tonfo, e aprì il successivo. Ma anche li la ricerca fu vana. Dentro infatti c'era un pugnale angelico, un libro di favole per bambini. Nemmeno sapeva che il compagno dormisse con un pugnale vicino al letto, nemmeno nel sonno, Alec, perdeva il suo ruolo di protettore della famiglia. 
 
E fu nel terzo cassetto che trovò quello che cercava. Il caricabatterie. Lo prese e nel tirarlo fuori si portò dietro anche un piccolo libro nero. Ma non un normale libro. Il suo taccuino. Quel taccuino che parlava di lui, scritto con lacrime e dolore, l'ultima speranza di un uomo che amava e che aveva buttato vi buttato, per un passato che odiava. 
 
-Ma questo è...- disse sussurrando lo stregone, sedendosi sul letto, accarezzando la copertina. Quel piccolo libro, la sua prima e unica dichiarazione di amore che aveva mai fatto. Quando aveva deciso di mettere la sua vita in mano ad Alec, lasciandogli la scelta di continuare o meno la loro storia, la loro avventura.

Ma non sapeva che il compagno lo tenesse vicino al letto, era convinto che lo avesse buttato una volta letto, o che fosse in qualche posto nascosto in biblioteca, o semplicemente perso. Invece, aprendolo si ritrovò stupito più che mai.

Le pagine ingiallite del tempo, la sua scrittura quasi sbavata come se Alec vi avesse passato sopra più volte le dita, e una foto. Anzi tante foto. Incastrate tra quelle pagine. Una foto di Alec e i suoi fratelli, che sorridevano felici all'obiettivo. Se la ricordava benissimo quella foto, l'aveva scattata lui, un pomeriggio al parco, appena finita la guerra, quando erano tutti felici di aver recuperato Simon tra di loro, nonostante la memoria persa. C'era poi una foto di loro due di schiena, mentre guardavano il cielo che si colorava quando  il giorno lasciava lo spazio alla notte. Loro due mano nella mano. Non ricordava quando fosse stata scattata, e nemmeno da chi, ma era bellissima.

Vi erano all'interno altre fotografie. Compresa la foto di Max, il fratellino morto, era in istituto, in braccio a Maryse, che tendeva felice le manine verso l'obiettivo. Aveva i bordi rovinati, e alcune macchie, non ebbe bisogno della magia per capire il dolore che ancora provava il compagno. Rimise il taccuino al suo posto, sentendosi in colpa per aver guardato qualcosa di così intimo e che forse Alec, nemmeno sapeva più di avere. Alla fine era un taccuino in un cassetto, ma quando sistemandolo cadde una foto, Magnus sentì il terreno mancargli sotto i piedi e si dovette sedere.  

 
Era la foto scattata il giorno prima da Catarina, con tanto di dedica dietro : al mio migliore amico umano per un giorno. Raffigurava lui, con in braccio Max, e Alec da dietro che lo guardava con lo sguardo pieno di amore. Felice e innamorato più che mai ripose il taccuino al suo posto e uscì dalla camera chiudendo la porta. Mise il cellulare in carica e si preparò una tazza di the aromatizzato alla cannella e arancia. Incapace di descrivere a se stesso quella nuova emozione, che aveva sentito nascere dentro di se. Doveva fare qualcosa per Alec, e aveva poco più di due ore. Doveva e poteva farcela!

l'Angolo della Vampy
ehi ciao, dico a te! grazie per aver letto la storia, per averla commentata, per avevrla ricordata, preferita, grazie per tutto... di cuore! ogni visualizzazione è un grande passo per me!! grazie di esserci, anche silenziosamente!

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Capitolo 7
*** cioccolata, coccole e magia ***


Era un normalissimo martedì mattina, la solita vita caotica, il rumore della città che entrava prepotente dalla finestra aperta del loft, aperta nonostante il freddo per cambiare aria. Max che dormiva beato nella culla dopo l'ennesimo biberon e il compagno in una delle tante missioni, di cui di conosceva l'inizio e mai la fine. Un po' gli mancava andare sul campo, usare la magia, qualche incantesimo di localizzazione, ed invece nulla. Anzi. Già da un paio di giorni, a causa di una stupidissima scommessa, e del suo enorme orgoglio, era totalmente senza magia.  
 
Meno male che esisteva la televisione, almeno quello gli teneva occupato il poco tempo libero, tra un biberon e un cambio di pannolini. Chi l'avrebbe mai detto che fare il padre era così faticoso? Che poi lui era il padre o la madre? Aveva sempre rappresentato la figura della madre, come una donna sexy, con giarrettiera di pizzo, intenta a preparare da magiare con il solo grembiulino rosso, ma ora se pensava alla versione mamma si immaginava uno stregone, con il trucco sciolto dal calore del vapore, i capelli appiccicati, pigiamone e calzettoni. Di sexy non c'era assolutamente nulla,anzi.  
Ma dove stava scritto che la mamma fosse lui? Ripensò allora ad Alec con la giarrettiera e il grembiulino e una risata lo colse improvviso. Una versione "orso" del compagno era tutto tranne che sexy, e non c'era stato verso di fargli fare una ceretta, nemmeno con la magia. Togliergli quegli odiosi peli era più difficile che cambiare il pannolino a Max con una mano sola. L'unica volta che ci era riuscito, Alec aveva minacciato di lasciarlo e di tornare a casa di sua madre, finchè non sarebbero ricresciuti tutti. E Magnus sapeva, che era capacissimo di farlo. Ma quella stessa sera aveva ottenuto che parte di quei peli sparissero, e lo stregone era compiaciuto perché era la zona che più piaceva a lui. 
Sentendola frustrazione salire a livelli troppo alti, decise di guardare la televisione. Alla mattina c'erano tantissimi programmi interessanti. Televendite di oggetti inutili che non sarebbero mai serviti a lui, ma che prendeva tanto il gusto di poter dire: ora è mio. Che poi non sapesse nemmeno come utilizzalo era tutto un altro paio di maniche. 
Si sedette sul divano schioccando le dita per farsi comparire in mano una bellissima tazza di cioccolata alla cannella, sbuffando poco dopo quando fu costretto ad alzarsi.  
 
Dopo aver trafficato in cucina svariati minuti, essersi bruciato un dito, aver riempito gli interi fuochi di latte in ebollizione, aver gettato via ¼ del prodotto, e svariati pentolini, finalmente si potè sedere sul divano, sorseggiando la sua amata bevanda. Solo per alzarsi dopo qualche secondo per aggiungere dello zucchero.  
Prese anche qualche biscotto dalla credenza, evitando come la peste, quelli nel centro tavola che erano stati preparati da Isabelle. Essere senza magia era una punizione già abbastanza grande. Rischiare l'intossicazione alimentare, quello nemmeno per la sua adorata cognatina. Prima o poi si sarebbe messo di impegno e gli avrebbe insegnato a cucinare. Si sedette sul divano, assaggiando cautamente la cioccolata, nella sua adorata tazza: meglio di Gandalf e sistemò la penisola davanti a lui per poter appoggiare i piedi, quando sentì Max piangere. Sbuffando si alzò, appoggiando la tazza sul tavolino di fronte al divano e andò in camera da Max. 
 
-Buongiorno Signorino- disse Magnus, guardando dentro la culla. -Prese il biberon e lo avvicinò alla culla ma il bambino iniziò a scuotere la testa, piangendo più forte. 

-Ho capito, ho capito, qualcuno vuole essere cambiato- disse lo stregone, prendendo il bambino, toccandogli il pannolino e sentendolo umido.- Forza mirtillo, andiamo a pulirci- disse dirigendosi in bagno, dove era stata allestita, al posto della sua bellissima vasca idromassaggio, la zona nursery, con tanto di pupazzetti che pendevano dal soffitto. 

Dopo la titanica impresa, ripose Max nella culla perché si era nuovamente addormento e si diresse, dopo svariato tempo passato ad osservare suo figlio dormire, in sala per godersi il suo attimo di relax. 

Ma quella che doveva essere il suo angolo di pace, era in realtà un : benvenuti all'inferno. La sua tazza era rovesciata in bilico sul tavolino pronta a cadere. Schioccò le dita ma quando si rese conto che non aveva magia, la tazza era già impattata sul tappeto producendo un sinistro rumore. Si avvicinò con cautela solo per scoprire che il manico si era staccato e una lunga venatura percorreva tutta la faccia dello stregone. Di certo ero inutilizzabile. Imprecando tra se cercò di far combaciare il manico ma, senza colla e senza magia, tutto si rivelò vano.  

Si guardò intorno, in tempo per vedere il Presidente fuggire con la coda tra le zampe, lasciando dietro di se una scia di zampate color cioccolato. 

-Maledettissimo gatto- urlò Magnus, tornando a guardare sconsolato la tazza tra le sue mani. Era un regalo di Alexander, forse il primo regalo in assoluto che gli aveva fatto, ed ora averla tra le mani completamente rovinata gli faceva venire da piangere. E non aveva nemmeno la magia per poterla aggiustare. E c'era pure il bellissimo tappeto bianco, con una enorme macchia di cioccolato. Quel tappeto aveva circa un anno, non lo aveva più cambiato dopo che aveva scoperto quanto fosse morbido sentirlo sotto la schiena. Ogni tanto gli variava il colore in base al divano, ma era una degli oggetti più "vecchi", escludendo i mobili vittoriani di cui lo stregone andava fiero. Si alzò sconsolato, per andare in bagno e recuperare il secchio per cercare di arginare, quanto meno, la macchia sul tappeto, sempre consapevole della sua tazza ormai da buttare. 

Nel bagno trovò il Presidente, nascosto dietro la tazza del water, che appena lo vide si fece ancora più piccolo. 

-Non sono arrabbiato- disse Magnus, guardando il gatto. -Certo, hai distrutto la mia tazza preferita, ma dovevo ricordarmi che adori il latte al cioccolato- disse ancora sospirando, mentre il gattino rincuorato usciva dal suo nascondiglio. -Dai vieni qui, piccolo mostro, che di triste basto io- disse prendendolo in braccio e aspirando il suo profumo. Un mix di animale, magia e cioccolato. -Però per quanto non ti piaccia, dobbiamo pulire queste zampe- disse ancora, aprendo lentamente l'acqua e passandovi sotto, una per volta, tutte le zampe del gatto, non particolarmente felice della novità. -E' inutile che ti lamenti, la prossima vola, prima di fare un danno, accertati che io abbia la magia- rispose l'uomo al lamento del gatto. 

Dopo svariati minuti nel bagno si diffuse l'odore di pelliccia bagnata che fece storcere il naso allo stregone, chiuse la luce e si diresse verso la sala. Sperando che la macchia fosse sparita nel frattempo. Stava per mettersi a pulire quando sentì Max sveglio nella camera, controllando l'orario. Era quasi mezzogiorno. 

-Buongiorno Mirtillo- disse Magnus, districando il figlio dalle coperte per prenderlo in braccio, sciogliendosi quando lo sentì ridere felice. Passo il naso sulla pancia del bambino che in risposta gli arpionò i capelli con le piccole mani, continuando a gorgogliare felice. -E cosa abbiamo qui?- stava dicendo il padre, facendo il solletico al piccolo stregone.

-E abbiamo un bel pancino. E di chi è questo pancino? Di Papà?- diceva con voce infantile mentre il bambino batteva le mani. -Hai fame Mirtillo di papà?- chiese lo stregone, osservando il bimbo tra le sue braccia. -Forza mettiamoci una tutina nuova e andiamo a mangiare-disse prendendo l'occorrente dal cassetto.  
 
Fu così che li trovò Alec, poco dopo. Magnus appoggiato al fasciatoio che raccontava o meglio canticchiava, una favola per bambini mentre Max lo osservava meravigliato, per poi tendere le manine verso Alec, quando lo scorse dalla porta.  

-Alexander...-disse sorridendo lo stregone, guardando il compagno. -Sembri stremato, preferisci mangiare o vuoi prima farti una dormita?-. 

-Ciao a te, preferirei farmi una doccia e poi andare a dormire un paio di ore- rispose Alec, sorridendo-Ma prima voglio tempestare di baci questo piccolo stregone- disse Alec, baciando le manine di Max e le guance, facendo ridere il bambino. 

-E io nulla?- chiese lo stregone con la faccia triste. 

-Tu non hai un anno- disse Alec, sorridendo, per poi baciare velocemente le labbra dello stregone, mentre Max li guardava sorridendo. Per poi tornare a guardare il bambino che lo guardava confuso. 

-Che succede amore di Papà? -chiese Alec, osservando il viso del figlio. Ma il bimbo si limitò a toccare il viso di Alec e di Magnus insieme, facendosi poi forza con le braccia di arrampicò tra di loro. Il corpo appoggiato ad Alec, la testa sulla spalla di Magnus e le mani incastrate nei capelli dei padri. 

Quando Alec, fece per allontanarsi, Max strinse la presa sui capelli girando il viso verso di lui, sorridendo. 

-Quando fa così è tutto te- disse Alec, sussurrando appena. 

-Ammaliante, sexy,  e tremendamente dolce?-chiese Magnus. 

-Testardo-rispose ridendo Alec, per poi baciarlo delicatamente, sentendo il bambino ridere. 

-Credo che a qualcuno piaccia?- disse sorridendo Magnus. 

-Ti piace se do i bacini al papà?-chiese Alec, avvicinandosi di nuovo a Magnus, sentendo il bambino ridere felice.

Diede un bacio a Magnus e un bacio a Max, e continuarono così per alcuni minuti, fino a quando la pancia del piccolo stregone non emise un borbottio che fece ridere i due uomini. 

-Credo che abbia anche fame- disse Magnus, allontanandosi con Max in braccio, mentre Alec, aprendo la doccia si sfilava i vestiti ed entrava. 

Ignorando la macchia in sala, si diresse in cucina, preparando l'occorrente per il biberon, aggiungendoci qualche biscotto e un uovo fresco. Mise il bambino dentro il seggiolone e gli diede da mangiare, poi attese che facesse il ruttino battendogli delicatamente la mano sulla schiena. Si diresse in camera bloccandosi quando scorse il compagno dormire sopra al copripiumone ancora con l'accappatoio addosso. 

-Ogni tanto mi chiedo se ho uno o due figli- disse alzando gli occhia la cielo. -Ci stai un secondo qui, bravo, mentre sistemo papà?- chiese lo stregone, mettendo il bambino sul divano tra i cuscini. Si diresse in camera, sistemò il compagno meglio che potè, ma spostare Alec a peso morto era un'impresa impossibile, allora prese una coperta dall'armadio e coprì il suo uomo, che si limitò a mormorare il nome di Max, nel sonno.  

-Dovrei essere geloso- disse sottovoce, lasciandogli un tenero bacio sulla tempia, uscendo solo dopo aver alzato la temperatura.

Si diresse in sala per trovare il figlio addormentato tra le zampe protettive di presidente che ronfava felice emettendo piccole fuse. Ne approfittò per prendere la tazza e portarla in cucina, alzò il tavolino e sfilò il tappeto, mettendolo nella lavatrice e sperando, con tutto il cuore, che la macchia andasse via. Una volta finito il tutto, si distese sul divano cercando di non svegliare il bambino, non prima di aver sistemato i cuscini in modo che fermassero una eventuale caduta del piccolo stregone, risvegliandosi alcune ore dopo nel suo letto. 

-Buongiorno dormiglione-disse la voce squillante di Alec. -Eri proprio stanco- disse avvicinandosi al letto, porgendo ad Alec una tazza di cioccolata calda. 

-Max è da mia madre. E' venuta a prenderlo un paio di ore fa-disse Alec, rispondendo alla domanda silenziosa negli occhi del compagno. 

Magnus avvicinò la tazza alla labbra, prendendo una lunga sorsata, sentendo il caldo liquido riscardagli dentro. -Ma è...-disse stupito osservando la tazza. 

-La tua tazza- rispose sorridendo Alec, togliendogliela dalle mani per appoggiarla sul comodino. 

-Ma era... come... perché?- chiese Magnus, balbettando. 

-Non sei l'unico stregone che conosco- rispose Alec, baciandogli il collo. 

-Ma era...- disse ancora lo stregone sospirando. 

-Vuoi seriamente parlare del fatto che ho chiamato Catarina o vogliamo approfittare del tempo che abbiamo da soli senza nostro figlio?- chiese Alec, reggendosi sulle braccia e sulle ginocchia mentre sovrastava il compagno, guardandolo. 

-Tra quanto arriva tua madre?-chiese solo Magnus, allacciando le mani dietro al collo del cacciatore. 

-Un paio di ore, ma ha detto che prima ci chiama- disse Alec, appoggiandosi al compagno, per fondere le loro labbra, in un'urgenza che entrambi sapevano di avere. 

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Capitolo 8
*** La lista della spesa ***


Ciao, mi scuso per l'altra volta, 
Non so cosa ho toccato ma mancava una parte. 
Spero non ci siano troppi errori, se ci fossero domani dal computer rileggo meglio, oggi dal cellulare, ho riletto più volte e non ne vedo, ma sono vecchietta e ho gli occhiali in ufficio e stasera il mio notebook ha deciso di aggiornarsi!! Con affetto LaVampy 
Ps. Spero di leggervi nei commenti!!! 
 

-Amore?- urlò Alec, dalla cucina, guardando sotto il lavandino. 

-Si Gideon?- entrò nella stanza ridacchiando Magnus, schivando la spugna insaponata che il compagno gli aveva lanciato. 

-C'era un flacone qui sotto, di colore viola, che fine ha fatto?- chiese il cacciatore, tornando a guardare sotto al lavello. 

-Oh quel flacone, l'ho usato per pulire il bagno- disse Magnus, dopo averci pensato un po'. 

-Tutto? Era nuovo- disse Alec, guardando il compagno. 

-Perchè non era per una volta sola?- chiese innocentemente lo stregone. 

-Sono senza parole, uno stregone, pluricentenario che non riconosce un detersivo- rise Alec. 

-Appunto Stregone- rispose Magnus. -Stregone,magia e scintille-disse scioccando le dita. 

-Non questa settimana- rise Alec. 

-Grazie amore per ricordamelo sempre- disse Magnus, uscendo con rabbia dalla stanza. -E comunque aveva un cattivo
odore, quel detersivo-. 

-Senti, invece che offenderti, potresti fare tu la spesa?- chiese Alec, senza ottenere risposta. 

-Ti lascio una lista e dei soldi- disse ancora il cacciatore. 

-Perché non vai te? Mister Perfezione?-disse lo stregone, lisciandosi la maglia. 

-Perché devo andare a Idris, per una riunione urgente- rispose il cacciatore. 

-Non mi hai detto nulla- disse Magnus. 

-E' solo per i capi- rispose Alec. 

-Tu non sei un capo, sei un papà- disse Magnus, arrabbiato. 

-Ma resto sempre e comunque un Lightwood- rispose Alec, -Ti prego non voglio litigare, puoi fare la spesa? O devo chiedere a Simon?-. 

-Se Simguld sa fare la spesa sono capacissimo pure io. Anche senza magia- rispose offeso lo stregone. 

-Ti lascio la lista sul tavolo, il passeggino è nel sottoscala- disse Alec, mettendosi la divisa. 

-Odio quando fai così- disse lo stregone, appoggiandosi allo stipite della porta. 

-Ieri sera non dicevi quello- rispose malizioso il cacciatore. 

-Ti preferivo timido- rispose lo stregone baciandolo. 

-Magnus ti prego,non ho il tempo, tra poco arriva mia madre- disse il cacciatore. 

-Ti odio- disse lo stregone allontanandosi. 

-Vediamo stasera, se mi odi ancora- disse baciandolo appena. 

-Devo solo fare una spesa, cosa vuoi che sia- disse lo stregone. 

-Ne riparliamo- disse Alec, uscendo, non prima di essere passato da Max, per vederlo dormire. 

C'era qualcosa di più imbarazzante del tuo fidanzato che ti lascia sul tavolo la lista della spesa e i soldi? Lui uno degli immortali più vecchi, costretto a fare la spesa e pagare come un semplice mondano. Ma del resto quella era la settimana Alexander Gideon Lightwood vs Magnus Bane, la settimana della scommessa. Quindi, non potendo togliere il sorriso soddisfatto dalla faccia del compagno, magari trasformandolo in un bruco, si era limitato a non dire nulla, accennando un sorriso di commiato. Alexander l'avrebbe pagata, non sapeva ancora come ma ci sarebbe riuscito. E quella mattina aveva anche Max, perché tutta la famiglia Lightwood era ad Idris, per una riunione famigliare ,e Catarina lavorava. Dopo aver vestito il bambino ed aver usato l'ultimo pannolino decise di recarsi nel supermercato vicino a casa. Prese il passeggino piegato di Max, lo mise nell'ascensore e premette il testo per scendere. Una volta fuori  osservò sconsolato l'oggetto. Come si apriva? Aveva Max in braccio e di certo non lo avrebbe appoggiato per terra. Quell'aggeggio non voleva saperne di aprirsi e Max irrequieto iniziava a lamentarsi dei continui scossoni.  
-Dai tesoro, ho quasi fatto-disse baciandogli una guancia, facendogli il solletico con la sua barba. Fu in quel momento che scorse una mamma con un passeggino simile al suo e , nascondendo l'imbarazzo e la voglia di uccidere Alec dietro ad un sorriso, le chiese aiuto per aprire il passeggino. 

-Mi scusi ancora se l'ho disturbato-disse Magnus, arrossendo appena. 

-Nessun problema anche mio marito non capisce mai come aprirlo anche se è piuttosto semplice, vede?- disse indicando una punto indefinito , e Magnus, per gentilezza più che per comprensione fece cenno affermativo. -Ecco, spinge qui con il piede ed ecco fatto- disse la donna pochi secondi dopo, lasciando allibito lo stregone. 

-Ma certo- disse per non fare completamente la figura dell'idiota, -Ora me ne sono ricordato- disse ridendo, toccandosi la fronte con la mano. 

-Sono certa che sua moglie glielo aveva già detto- disse l'altra comprensiva. 

-Di solito se ne occupa Alexander, ma oggi è fuori per lavoro- disse lo stregone, notando con piacere che la donna non sembrasse minimamente sorpresa.  

-Ah, è il compagno di Alec-disse la donna, collegando tutto. 

-Lo conosce?-chiese allora Magnus. 

-Certo, porta spesso Max al parco, non so come mai non avevo riconosciuto Mirtillino- disse la donna, accarezzando una manina del bimbo, che le sorrise tendendogli le braccia.  

-Mi scusi ma qualcuno è geloso-disse la donna, guardando il suo passeggiano, dove una bambina lo guardava con gli occhi grigi, pronta alle lacrime. 

-E' stato un piacere conoscerla. Io sono Ilary- disse la donna, tendendogli una mano. 

-Magnus-rispose solo lo stregone. 

-Lo sapevo già- disse la donna ridendo, allontanandosi. 

Lo stregone rimase ad osservarla sparire dietro l'angolo per poi sistemare il bimbo nel passeggino. -Max per Lilith fermo, se non ti lego cadi- disse lo stregone, quando il bambino scalciando cercò di liberarsi. 

Dopo svariati minuti riuscì nell'impresa, e questo lo fece sentire potente, anche senza magia. Percorse i primi metri, fermandosi poco dopo per raccogliere prima il pupazzo, poi il tovagliolo e infine il ciuccio che Max gettava per terra. 

-Max, la smetti- chiese Magnus, fermandosi e sporgendosi dall'alto per guardare il bambino che si limitò a fare uno dei migliori sorrisi che lo stregone avesse mai visto, facendogli battere il cuore velocemente. 

-Sei un mostro- disse guardando il bambino, che batteva i piedini felice- Ma se non la smetti di gettare le cose per terra, non arriveremo mai-. 

Max lo guardò serio per un paio di secondi, fermando la manina a metà. -Ecco bravo, mirtillo di papà-. Ma non ebbe modo di finire la frase che fulmineo, il bambino gettò il gioco per terra. 

-Insomma, basta- disse serio lo stregone, prima di raccogliere il gioco, infilarlo nella borsa da passeggino e proseguire, incurante delle lacrime del bambino, nella strada per il supermercato. 

-Non attacca- ripeteva lo stregone, -Quindi smettila, immediatamente- disse ancora, fermando il passeggino all'ingresso del supermercato. -Col cavolo che lo chiudo, quell'aggeggio infernale, costruito da Lilith in persona-.

Prese il bambino ancora piuttosto urlante e si recò a prendere un carrello per la spesa. Impresa quasi epica. Ogni volta che infilava un piedino dentro il carrello, Max usciva con l'altro. 

-Signorino, hai deciso per caso di farmi impazzire, la vuoi smettere. Non ti sopporto più- disse esasperato lo stregone, riuscendo ad incastrare il bambino nel carrello della spesa.  

Prese la lista della spesa , lasciatagli da Alec e iniziò a cercare i prodotti sugli scaffali. Ma se aveva pensato che fare la spesa potesse essere stressante da soli, mai avrebbe immaginato che fosse impossibile con un piccolo demonio, che urlava e scalciava ogni volta che vedeva qualcosa di colorato. Non bastò avergli preso il peluche più grosso a forma di balena, che c'era in tutto il supermercato, ben presto quello fu gettato a terra. 

-Max, ti prego- disse esasperato Magnus, raccogliendo la balena da per terra. 

Si sarebbe preso una settimana di ferie, lontano da tutti e tutto, avrebbe migrato in un'isola deserta, avrebbe spento il cellulare, disattivato ogni mezzo di comunicazione e avrebbe vissuto come un eremita. -Insomma, basta- disse lo stregone, buttando la balena dentro il carrello, scatenando cos' una crisi di pianto in Amx. E questa cosa lo irritava, a dismisura. Non che si dovesse scusare se solo i mondani avessero saputo chi era ne avrebbero avuto il terrore, ma d'altro canto c'era da dire che nessuno prestava attenzione al bambino frignante nel carrello, anzi. Più di una volta si ritrovò a fissare negli occhi altri padri comprensivi. Come a dire: sarà sempre peggio lo sai? Ora capiva come mai Alec, non aveva mai trovato da dire sui suoi metodi di fare la spesa, lo stronzo aveva certamente sperimentato l'imbarazzo della spesa. Questa gliel'avrebbe pagata e a caro prezzo, una settimana di astinenza da arco, anzi quindi giorni, a costo di trasferire la feretra del compagno in mezzo alla giungla cosparsa di ragnatela. Lesse la lista, nuovamente arrossendo sull'ultima richiesta. Ripensandoci quindici giorni erano pochi, un anno come minimo. Anche due! 

Punto primo : detersivo per i piatti. 

Ora che i mondani fossero complicati ormai lo sapeva da anni, ma che avessero creato quasi venti qualità diverse dello stesso detersivo, lo lasciava letteralmente senza fiato. 
Quello al bergamotto, al limone, alla menta, al bicarbonato e chi più ne aveva più ne mettesse. Passo circa cinque minuti spaesato guardando i vari flaconi. Era quasi intenzionato a chiamare Catarina, se non fosse che quello l'avrebbe messo in una situazione imbarazzante. Alla fine ebbe una folgorazione, uno dei detersivi all'interno aveva dei piccoli granelli molto simile ai suoi glitter. Lo prese come un segno del destino e mise il flacone nel carrello, tracciando una bella x vicino al punto uno. 

Punto secondo: detersivo per pavimenti. 

Dopo essersi chiesto mentalmente per quale assurdo motivo non si potesse usare lo stesso per i piatti, cercò qualcosa che riportasse sopra la scritta per pavimenti. E se per comprare un flacone prima ci aveva impiegato solo dieci minuti, lì, come minimo, avrebbe invocato Elyaas. C'erano di tutti le forme, i tipi, e i gusti. Si sarebbe informato se c'era qualche mondano così pazzo da assaggiare i detersivi, ma non era quello il momento. Annotando con la penna la parola ragno vicino a pavimenti, osservò sconsolato lo scaffale. 

-Mirtillo vuoi sceglierne uno te? Perché io non so cosa fare- disse Magnus, accarezzando la testa del bambino, che sentendosi chiamato in causa mosse le manine. 

-Vuoi questo?- indicando un flacone, ma il bambino emise un borbottio. 

-Questo?- disse indicando quello vicino, ma nuovamente il bambino emise un borbottio infastidito. 

-Per Lilith, vuoi questo?- disse prendendo un flacone viola, e muovendolo, facendo gorgogliare il prodotto all'interno e il bambino che battè le mani felice. Mettendo una x bella grossa, subito dopo la parola ragno. 

Punto terzo: pappa Mirtillo, con tanto di disegnino vicino ed elenco dettagliato, di marca, peso e un piccolo ps. Gira il foglio. 

Rilesse nuovamente, senza trattenere un sorriso, tra l'esasperato e l'incavolato. Pappa mirtillo. Lo credeva stupido? Che non era in grado di  comprare il cibo per suo figlio senza  dover vedere incollato dietro una parte del latte in polvere che mangiava suo figlio? Annotò la parola ragno vicino al punto terzo scrivendolo in maiuscolo e sottolineato almeno una decina i volte, mettendo la lista della spesa, accartocciata nella tasca dei pantaloni. Era più che in grado di comprare da mangiare a suo figlio, senza aiuti. Non era uno stregone appena nato, cavolo, era il sommo stregone. Giunto nella corsia dedicata ai bambini, però dovette ammettere con se stesso che in mezzo a quelle scatole, arancioni, azzurre gialle e verdi, non ci avrebbe mai cavato un ragno dal buco. Prese la lista, la lisciò si guardò intorno quasi a temere di veder spuntare il compagno e cercò tra le tante, la scatola che gli interessava. -Mirtillo, la pappa- disse Magnus, sollevando come un trofeo la scatola del latte. -Uno a zero, palla al centro- disse orgoglioso mentre metteva il contenuto dentro al carrello, sentendo piangere Max, quando fece per allontanarsi. 

-Oh cielo, non ricominciare, sei stato bravo fino ad ora- disse Magnus, ma il bambino iniziò a piangere, si fermò solo quando il padre tornò indietro. 

-Cosa c'è?- chiese Magnus, guardando il bambino, fece per allontanarsi e Max era nuovamente prossimo alle lacrime.

-No, no e no- disse Magnus, guardando il bambino che fissava lo scaffale. 

-Piccolo mostriciattolo, ecco cosa vuoi- disse prendendo la scatola dei biscotti, e mettendola nel carrello, facendo lamentare il bambino. 

-Max, non so se posso aprirli- disse piano lo stregone, guardando il bambino, ma come tutti sanno, Max in lacrime, faceva sciogliere lo stregone, che strappata la scatola, diede un biscotto al bambino, ricevendo in cambio un enorme sorriso sdentato. 

Proseguì con la spesa, comprando la pasta, il latte, la cioccolata, facendo una x sempre vicino ai vari prodotti. Curiosi i mondani, avevano anche la pasta arancione non che Fino ad arrivare all'ultimo. Guardando l'ultima voce per un attimo provò la sensazione di gettare via la lista, ma forse quello poteva usarlo come punizione. Vagò per il supermercato, mentre Max smangiucchiava un biscotto. Un'ora più tardi, due borse della spesa colme, un bambino urlante e un principio di mal di testa dopo, finalmente giunse a casa. Trovando il compagno sotto la doccia. 

-Sei arrivato prima- disse quasi urlando Magnus. 

-Buongiorno anche a te- disse Alec, uscendo dalla doccia. 

-Sono sporco di biscotto, ho mal di testa, e non ho tempo per il TUO sarcasmo- rispose lo stregone. 

-Mio?-. 

-Oh Alexander, si il tuo stupido sarcasmo. Sia scritto che vocale- rispose lo stregone. 

-Che ho fatto?- chiese stupito. 

-Forse questa ti sarà di aiuto- disse lanciandogli contro la lista della spesa. 

-Ma cosa stai dicendo?- disse Alec, osservando la lista. -E perché c'è pieno di ragni?-chiese rabbrividendo. 

-C'era bisogno dei disegnini?- chiese portandosi una mano all'attaccatura del naso. 

-Volevo solo essere gentile, visto che non hai mai fatto la spesa- rispose il cacciatore. 

-Chi fa solitamente la spesa?- chiese il più vecchio. 

-Tu- rispose il cacciatore. 

-Ecco- rispose lo stregone. 

-Scusami ma non ti seguo- rispose il cacciatore. 

-Non mi segui. Lui non mi segue, povera creatura. Beh la prossima volta visto che sono io che faccio la spesa, evita i disegnini- rispose lo stregone, tagliente. 

-Tu fai la spesa con la magia- rispose il cacciatore.- Credevo di farti un favore- urlò il moro. 

-Stai seriamente alzando la voce con me?- chiese lo stregone. 

-E tu ti stai seriamente incazzando per un aiuto?- chiese il cacciatore.- Volevo solo farti un favore, ma tu, il perfetto, non puoi dire grazie vero?-. 

-Non sono perfetto- rispose lo stregone.- Sono l'unico e il migliore-. 

-No veramente, e io che sono tornato a casa prima- rispose Alec, dandogli le spalle. 

-Lightwood non darmi le spalle- rispose sbuffando lo stregone.- 

-Bane- disse alzando una mano e salutandolo. 

-Ti odio lo sai?- urlò lo stregone. 

-Già ma sono qui- rispose Alec,-e non intendo andarmene. Fattene una ragione- 

-Tanto se speri che abbia comprato tutto della lista- disse malefico il ragazzo,- Ti sbagli- disse ridendo. 

-Ah ecco- disse Alec, fermandosi. -E' per quello che sei arrabbiato?- chiese ridendo il compagno. 

-Non ridere di me- urlò lo stregone, colpendolo con un cuscino. 

-Mi hai lanciato un cuscino?- disse voltandosi. 

-In mancanza della magia- rispose lo stregone, malizioso. 

-Brutto... era tutta una scena? Dovrebbero darti l'Oscar- rispose il cacciatore. 

-No, ho veramente mal di testa- disse lo stregone. 

-Max?- chiese il cacciatore. 

-Dormirà per un paio di ore- rispose l'altro, avvicinandosi e abbracciandolo. 

-Qualcuno è impaziente- rise il cacciatore. 

-Frena cacciatore- disse ridendo Magnus, togliendo dalla tasca una scatola. 

-Sei impossibile-rispose il cacciatore. 

-Ma mi ami...- rispose lo stregone. 

-Forse-rispose il cacciatore, allontanando appena il compagno. 

-Non vincerai mai l'Oscar- disse baciandolo.

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Capitolo 9
*** dolori d'amore ***


-Amore alzati- lo chiamò dolcemente Alec, accarezzandogli la fronte con un bacio lieve. 

-Che ore sono?-chiese lo stregone, tirandosi le coperte sopra la testa. 

-Sono le nove di mattina. E devi svegliarti- rispose pazientemente il giovane cacciatore. 

-E' l'alba- rispose l'altro, girandosi e avvolgendosi con le coperte. 

-Sarà anche l'alba, ma ti ricordi che giorno è oggi?-. 

-Non mi interessa potrebbe anche essere il compleanno di...- ma fu interrotto dal compagno che aveva iniziato a tirare le coperte. 

-Alexander Gideon Lightwood, smettila subito- minacciò l'altro. 

-Altrimenti?-chiese il cacciatore continuando nella sua impresa. 

-Altrimenti- disse schioccando le dita, ma non accadde nulla. -Ti odio- urlò quando si ritrovò completamente senza coperte. 

-Mi odi?-chiese il giovane, sedendosi sul suo bacino ed inchiodandogli le mani sopra la testa. 

-Si-rispose l'altro senza fiato. 

-Peccato, volevo solo stare un po' da solo con te, prima che arrivasse mia madre con Max- disse il moro, avvicinandosi pericolosamente alle sua labbra. -Ma del resto visto che mi odi, vado a farmi una doccia e tu torna pure a dormire- disse alzandosi. Afferrato un paio di boxer, e una maglia pulita entrò nel bagno, fischiettando. 

-Ehi ma che modi sono?- chiese lo stregone sedendosi sul letto. 

-Non ti sento- urlò di rimando il cacciatore, palesemente divertito. 

-Piccolo bastardo, mi senti eccome- disse l'altro alzandosi, entrando in bagno, sentendo il compagno canticchiare sotto la doccia. 

-Si può sapere cosa c'è da essere così di buon umore, e peggio, per avermi svegliato all'alba?-. 

-Sono le nove e mezza di mattina- rispose Alec. 

-Appunto l'albaribattè lo stregone, infastidito. 

Per l'Angelo Magnus, sei peggio dei bambini- rispose Alec, sempre da sotto la doccia. 

-Alexander, non sfidare troppo la buona sorte- ringhiò l'altro. 

-Altrimenti?-. 

-Te ne pentirai, piccolo cacciatore arrogante- disse Magnus, uscendo dal bagno. Si diresse in cucina e una volta dentro, si voltò per cercare qualcosa con cui vendicarsi. Aprì il frigo, prese i piccoli cubetti di ghiaccio, riempì la caraffa di acqua e li mise dentro. Attese qualche secondo e poi ritornò in bagno. Alec aveva appena chiuso l'acqua quando sentì la doccia aprirsi, non fece in tempo a parlare o stupirsi che una doccia gelida lo ricoprì. Restò senza fiato, guardando il compagno che con ancora in mano la caraffa d'acqua lo guardava con sfida, trattenendo a stento un sorriso. 

-Tu? Mi hai...?-. 

-Si-. 

-Perché?-chiese il cacciatore rabbrividendo. 

-Non ho bisogno della magia, per dimostrarti che sono il migliore- rispose l'altro, sempre con la caraffa in mano. 

-Sei pessimo- rispose il cacciatore aprendo l'acqua, tirandosi dietro Magnus con un sorriso. Lo stregone non ebbe modo di controbattere perché si ritrovò sotto l'acqua ancora con il pigiama e i capelli davanti agli occhi. 

-Vuoi la guerra?-chiese il cacciatore , guardandolo. 

-Alexander Lightwood, è il mio pigiama di seta- urlò l'altro scandalizzato. 

-Manca il Gideon- rispose il cacciatore ridendo. 

-Eh?- 

-Nel nome, manca Gideon- disse semplicemente l'altro. 

-Alexander Gideon Lightwood, è il mio pigiama di seta- ripetè lo stregone, anche se ora, non ridere era quasi impossibile. 

-E quindi non si lava?- chiese il cacciatore, con le labbra pericolosamente vicino all'orecchio dell'altro. 

-Si lava, ma...-iniziò per poi bloccarsi quando le labbra del compagno si posarono sul suo collo. 

-Ma?-chiese Alec, mordicchiando appena la pelle morbida. 

-Ma cosa?- chiese l'altro tra un sospiro e un gemito. 

-Continua, si lava ma?- . 

-Alexander- mormorò l'altro, appoggiandosi alle sue spalle. 

-Dimmi Stregone senza magia- disse tra un bacio e l'altro, togliendogli il pigiama fino a farlo restare nudo. 

-Per l'Angelo, sei bellissimo appena sveglio, senza trucco- disse Alec, guardandolo fisso in quegli occhi che tanto amava. 

-Non sei male nemmeno tu- rispose lo stregone, arrossendo. -Anche se mi svegli all'alba-. 

-E' che, per l'Angelo, non siamo mai soli- rispose Alec, appoggiando la fronte a quella del compagno. 

-Mi stai dicendo che... ti manca fare sesso?-chiese lo stregone, vagando con la mano tra la fitta peluria del compagno. 

-Mi manca fare l'amore con te, con calma, lentamente, senza un bambino che piange o un biberon da scaldare, senza doverlo fare attaccati ad una porta, pregando di fare in tempo, prima che qualcuno ci possa bloccare- rispose l'altro dolcemente, rabbrividendo. 

-Ti stai pentendo di Max?- chiese l'altro. 

-No, non ho detto questo- rispose prontamente il cacciatore. -E' solo che non pensavo fosse così dura fare il padre-. 

-Nessuno ha mai detto che sarebbe stata semplice- disse Magnus, accarezzandogli una guancia. -E anche a me, manca la nostra tranquillità a letto- rispose l'altro, baciandolo dolcemente. Mordendogli prima un labbro per poi appoggiarci sopra la lingua, accarezzandoglielo dolcemente. Quando il bacio divenne più profondo, e furono costretti a staccarsi per respirare, Magnus era appoggiato con le spalle al muro, le mani di Alec nei lati della testa e una gamba tra le sue. 

-Alexander, non dovremmo andare a letto? -chiese lo stregone, ansimando. 

-Io ho bisogno di te adesso- disse Alec, baciandolo di nuovo. Le mani che vagavano nei fianchi fino a raggiungere le natiche del compagno, per stringerle appena. Fu quello che bastò a Magnus per darsi una spinta e allacciare la gambe intorno alla vita del ragazzo. 

-Forse dovremmo rallentare un po'- disse Alec, respirando profondamente. 

-Perché?-chiese l'altro, guardandolo. 

-Perché sono a limite Magnus, ho bisogno di...- disse in un singhiozzo. 

-Stai per venire?-chiese l'altro, stupito. 

-Scusa- disse in imbarazzo il cacciatore. 

-Ti dico una cosa, anche io sono al limite, mi basta un bacio e potrei scoppiare-. 

-Siamo due idioti, abbiamo finalmente una mattina per noi e guardaci, siamo già pronti a venire, dopo neanche due minuti- rise appena Alec. 

-Oh ma sono i due minuti più belli degli ultimi mesi- rispose lo stregone, muovendosi appena. 

-Posso?-chiese Alec, appoggiandolo con la schiena al muro. 

-Dopo avermi svegliato all'alba? Tu devi!!-ringhiò lo stregone. 

-Erano le nove e mezza-. 

-Si, si come ti pare. Ora ti decidi a scoparmi o devo invertire i ruoli?-. 

-Dio Magnus, romanticismo zero?- disse l'altro posizionandosi. 

-Un'altra volta- disse muovendo i fianchi, fino a sentire il compagno premere contro di se, ed abbassandosi quanto possibile. 

-Ti farò male- disse Alec, fermandosi. 

-Non mi interessa, ti prego Alec, ne ho bisogno- rispose l'altro, nascondendo una smorfia di dolore quando il comapgno entrò in lui. 

-Per l'Angelo ti ho fatto male? Esco?-chiese Alec, il respiro mozzato. 

-No, no, solo dammi un attimo- disse appoggiando la tseat contro la sua spalla e respirando a bocca aperta. 

-Come mai?-chiese Alec, preoccupato, accarezzando la schiena contratta del compagno. 

-Niente magia, niente lubrificante... -disse tra i denti lo stregone. 

-Oh.. Oh per L'Angelo Magnus, scusa- disse cercando di uscire ma lo stregone strinse più forte le gambe. 

-Non uscire, solo... dammi un attimo per abituarmi, sai non sei piccolo- rispose l'altro sorridendo e baciandogli il naso. 

-E tu sei un idiota- rispose il cacciatore, catturando le sue labbra in un languido bacio. Poco dopo sentì Magnus mugola di piacere e muoversi lentamente, ma restò immobile. 

-Alec, ti prego muoviti- chiese l'altro implorante. 

-Non ti faccio male?-rispose titubante. 

-Nulla che non possa sopportare, ma che di certo ricorderò anche domani- rispose lo stregone. 

-Sei un idiota- rispose il cacciatore arrossendo. 

-Chiariremo la storia dell'idiota più tardi ora: perché non mi sco... fai l'amore con me?-chiese ansimante l'altro. Ed ad Alec non restò altro che non accontentare quello stregone bambino pluricentenario, fino a perdersi nei paradisi più alti del piacere. Quando tornarono con i piedi per terra, Alec, osservò il compagno uscire dalla doccia, camminando in modo goffo, in tempo per vestirsi e accogliere in casa Maryse e Max.

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Capitolo 10
*** cercando, smontando ***


Ore 14.00  

Nel loft regnava il caos più completo, la sala ridotta ad un ammasso informe di tende, libri e tappeti, tutto sul divano. Per non parlare della camera, il letto sfatto con sopra i vestiti di Alec e di Magnus. Per chi arrivava da fuori poteva sembrare semplicemente che fosse esplosa una bomba, ma la realtà era ben diversa. Da quando non aveva la magia aveva riscoperto o meglio scoperto nuove attività da fare in versione mondano. E cucinare era tra quelle. Gli piaceva stupire il compagno la mattina con cornetti caldi alla cannella, che ovviamente preparava la sera prima e che il cacciatore si scaldava mentre il compagno dormiva beato nel letto. Così come gli piaceva stupirlo con un pranzo fresco e leggero. Un po' come quella mattina, con la calma e la tranquillità di neo papà, Alec e Magnus erano liberi dagli impegni, quindi dopo un'abbondante colazione, il cacciatore era uscito di casa, lasciando a casa lo stregone, intento in quello che pensava fosse un libro di incantesi, ma una volta rientrato si era stupito della tavola imbandita per tre, e un pranzo da veri intenditori. Avevano atteso che Max si addormentasse per poi crollare sul divano fino a quando il telefono del cacciatore non aveva interrotto quel piccolo momento di pace. 

-Vai amore-gli aveva detto Magnus, io intanto sistemo la cucina. 

-E' una cosa veloce Magnus...-si era scusato il cacciatore prima di uscire. 

-Per l'Angelo Alexander, non sono arrabbiato , solo se parti in qualche missione cerca di avvisarmi in qualche modo- aveva sorriso lo stregone, baciandolo. 

-Non devo andare in nessuna missione, sono in ferie- rispose l'altro, perdendosi in quegli ochhi che amava tanto. 

-Disse quello che è tornato a casa, ferito dopo cinque giorni di silenzio- ringhiò piano lo stregone. 

-Ancora sei arrabbiato?- chiese l'altro allontanandolo appena. 

-Io arrabbiato, ancora? Ho forse mai smesso?-rispose, scrollando le spalle in modo impercettibile. 

-E io che credevo che il gioco del silenzio che mi hai riservato per i due giorni successivi, fosse la giusta punizione- rispose l'altro ridendo. 

-Esci cacciatore, prima che chiami quel biondino scansafatiche e gli faccia sentire al telefono come ti piace quando ti faccio stare zitto io- disse malizioso, pizzicandogli una natica. 

-Come sei volgare- rispose Alec. 

-Ma mi ami- rispose lo stregone. 

-Forse- disse l'altro ridendo, uscendo dalla porta e chiudendola, sentendo i soffocati insulti del compagno. 

Una volta in casa, lo stregone si diresse in cucina, non prima di essere andato a controllare Max che dormiva, fermandosi ad osservarlo. Era padre. In tanti anni non aveva mai sperato in una così grande gioia, eppure, eccolo li: un piccolo esserino blu a cui insegnare tutto quello che sapeva. Un piccolo bambino immortale come lui. Uscì dalla stanza lasciando la porta aperta, e si diresse in cucina, lavò e sistemò i piatti, le pentole e i mestoli e poi, dopo aver aperto una bottiglia di vino bianco, si diresse in sala per riposarsi un po' in attesa del rientro del compagno. E fu in quel momento che successe tutto. Osservando lo smalto beccato si accorse di non avere l'anello di Alec al dito, cercò di ricordarsi l'ultima volta che lo aveva visto, ma per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare. Si alzò e andò in cucina, ma non trovandolo si diresse in camera. Forse durante la notte si era sfilato, era già successo ma di solito lo ritrovava subito. Dopo aver tolto le lenzuola, le federe iniziava ad agitarsi. Forse era caduto quando aveva sistemato i vestiti, quindi aprì l'armadio tirando fuori tutto ma non c'era nemmeno li. Sentendo il panico che piano piano cresceva dentro di lui, si diresse in sala, e dopo aver spostato i cuscini del divano, si lasciò cadere su di esso prendendosi la testa tra le mani. Fu in quel momento che il suo telefono squillò nella tasca posteriore dei pantaloni. Dopo essersi spostato leggermente, lo prese e rispose: -Magnus sono io, scusami devo passare dal...- ma fu interrotto dal compagno. -Alec, scusami sono un attimo impegnato- lo bloccò l'altro, sempre continuando a togliere libri dai mobili per buttarli per terra. 

-Magnus, va tutto bene? Sei strano- r domandò il cacciatore, stupito che il compagno lo stesse liquidando con tanta facilità. 

-Benissimo Alec, scusami devo andare, ci vediamo quando torni, ciao- disse chiudendo la conversazione e continuando il suo lavoro di ricerca. Una volta che i libri, oggetti, tappeti erano furono in mezzo alla stanza , ma dell'anello nessuna traccia e prossimo alle lacrime, sentì la porta di casa aprirsi, e il suono sorpreso del compagno. 

-Cosa sta succedendo?- chiese Alec, guardando il compagno. 

-Nulla, sto riordinando- disse l'altro senza guardarlo in viso. 

-Okay- rispose poco convinto il ragazzo. 

-Si, ecco... cioè io sto cercando una cosa- disse imbarazzato. 

-Magnus, mi vuoi dire cosa succede?- chiese nuovamente Alec, arrivando vicino al compagno. 

-Nulla Alec- rispose questi senza guardalo in faccia. 

-Almeno mi dici cosa c'è che non va?-. 

-Nulla- rispose l'altro, mordendosi un labbro. 

-Quindi ricapitoliamo: entro in casa, c'è tutto a soqquadro, non mi saluti, non mi guardi in faccia e va tutto bene?-. 

-Per Lilith, Alec, va tutto bene, non devi non so farti una doccia, prenderti un caffè?-chiese l'altro, scostandosi. 

-Non intendo muovermi di qui-rispose il cacciatore. 

-Maledizione fa come ti pare- disse tornando ad imprecare, aprendo e chiudendo ogni cassetto della casa. Dopo svariati minuti, Magnus si arrese e si sedette sul divano, facendo cadere la pila di tappetti appoggiata in modo precaria. 

-Io ho fatto un pasticcio- disse semplicemente, sapendo che il compagno era restato tutto il tempo ad osservarlo. 

-Possiamo porci rimedio insieme?-chiese l'altro, e finalmente lo stregone lo guardò negli occhi , scuotendo la testa, prossimo alle lacrime. 

-Ehi, Magnus, non c'è nulla che non possiamo rimediare- disse inginocchiandosi davanti a lui. 

-Questa cosa ti farà arrabbiare tantissimo- disse l'altro sottovoce. 

-Se me lo dici. Lo possiamo valutare insieme- disse il cacciatore, abbracciandolo. 

-Ho perso il tuo anello- disse dopo un po' di silenzio con la voce rotta dal pianto. 

-Il mio anello di famiglia?- chiese guardandolo negli occhi. 

-Si- rispose lo stregone, le lacrime che lente cadevano. 

-E' per questo che c'è casa distrutta?-. 

-Si-. 

-Stavi cercando l'anello ed immagino che tu non lo abbia trovato-. 

-No-. 

-Per quello mi hai buttato giù il telefono in faccia?-. 

-Mi dispiace Alec, volevo solo trovarlo, non volevo perderlo, io so quanto ci tieni, è dei tuoi antenati, io... io... mi dispiace Alexander, veramente. L'ho cercato ovunque, scusami, scusami... - disse stringendo le mani sulla schiena del compagno. Ed Alec attese pazientemente che il si calmasse, abbracciandolo con forza. 

-Ora stai meglio?- chiese Alec, scostandolo. 

-Scusami, quando avrò i poteri lo troverò te lo prometto- disse lo stregone, alzandosi. 

-Ne sono certo, come sono certo di un'altra cosa-disse l'altro sorridendo. 

-Cosa?- chiese stupito. 

-Per l'esattezza sono due: la prima è che ti amo, la seconda è che stamattina mentre dormivi lo avevi, non sei uscito di casa, quindi deve essere per forza qui-. 

-Non ci avevo pensato- disse l'altro sorridendo rincuorato, - E ti amo pure io- disse prendendogli le labbra con un bacio, da cui si staccarono quando sentirono Max piangere. 

-Vado io, tu cerca di sistemare questo casino- disse il cacciatore, tornando poco dopo con Max tra le braccia. 

-E chi è il bambino più bello del mondo?- stava dicendo Alec, accarezzandogli la pancia, strappando gridolini estasiati
al bambino, fermandosi ad osservare il compagno che stava sistemando il disordine. 

-Magnus?- lo chiamò Alec, facendolo voltare. 

-Credo questo sia tuo- disse indicando il bambino. 

-Si, e anche tuo, se intendi il bambino- rispose non capendo bene a cosa si riferisse, per poi osservare tra le mani del compagno, l'anello. 

-Alexander, lo hai trovato- urlò l'altro felice, facendo spaventare il bambino che si mise a piangere. 

-Magnus!- lo fulminò Alec e l'altro arrossì. -Scusa- disse avvicinandosi al bambino e toccandogli un piede. 

-E scusa anche a te- disse al bambino, prendendo dalle mani il suo anello e mettendoselo al dito. 

-Era per terra sul tappeto- disse Alec. 

-Vero sono andato da Max, prima di iniziare a pulire casa-. 

-Pulire?- chiese l'altro ridendo. 

-Era pulita, fino a poco fa- rispose lo stregone ridendo e arrossendo. 

-Non merito una ricompensa per aver trovato l'anello?-chiese l'altro. 

-Forse- rispose lo stregone facendogli il verso. 
 
 

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Capitolo 11
*** Disagi mondani (part I) ***


Essere senza magia: il disagio. 

Qui vediamo un improbabile stregone con piccolezze, che per noi mondani, sono quotidianità, ma per lui, sono enormi disagi. 

  

Il telecomando. 

Secoli, non giorni, maledette scommesse, maledetto orgoglio. E maledetto telecomando. Come mai se il telecomando era sul divano e lui si sedeva, trovava la sua posizione, il telecomando compariva sul tavolo e senza che nessuno lo toccasse. Maledettissimo orgoglio. Oh ma covava vendetta, profonda vendetta. Tutta colpa di un paio di occhi azzurri, e un piccolo stregone blu. 

Sbuffò quando sentì Max piangere, e si avviò verso la camera. Poteva essere senza magia, senza glitter, senza scintille, ma aveva l'amore. Aveva Max, Alec e aveva una vita. E una missione da compiere: torturare Alexander Gideon Lightwood. 

Sorrise, prese il bambino in braccio, si sedette, cercò la sua posizione, mentre Max cullato dal suo battito si addormentava poco dopo, stringendogli una ciocca di capelli tra le mani, e il pollice in bocca. Aspirò il profumo di pulito del bambino, sorrise, cercò il telecomando. Maledizione. Il telecomando! 

 

La lettiera di Presidente. 

-Non esiste, mi rifiuto-stava dicendo ad alta voce Magnus, guardando sconsolato dentro il bagno e cercando di evitare in ogni modo, la puzza che vi giungeva. -No, no e poi no-disse chiudendo la porta e sedendosi sul divano. Aprì le finestre, ma nulla. Aprì la porta che dava sul terrazzo, ma l'unica cosa che ottenne fu un gran freddo, e niente di più. Ma poi eccola di nuovo, quella puzza assurda. Maledette scommesse. Maledetto orgoglio e Maledetto Presidente. Ma cosa mangiava quel gatto? Inutile, doveva farlo. Aprì la porta, trattenendo a stento un conato, si avvicinò alla lettiera, nemmeno davanti avesse un figlio della luna al primo cambio, e lo fece. Utilizzò un intero rotolo di carta igienica, tre pannolini di Max e tolse la pallina da dentro la lettiera. Una volta eseguito il tutto, fece scorrere l'acqua sia nel gabinetto che ne lavandino. Usò svariati litri di profumo (ovviamente di Alec, così per vendetta personale), e si sedette sul divano. Nel momento esatto in cui, Max, piangendo, annunciava di essersi svegliato.  

 

Trucco e parrucco. 

-Magnus per cortesia, esci da bagno? Sei  dentro da tre ore- chiese Alec, bussando nuovamente. -Mi sto preparando- ringhiò l'altro, mentre cercava senza successo di fare una perfetta riga nera sopra l'occhio sinistro, così come era venuta bene per l'occhio destro, ma senza alcun successo. Quando sentì il compagno bussare nuovamente alla porta, sbottò. -Alexander Gideon Lightwood, smettila di bussare ogni mezz'ora, non sono pronto e comunque non siamo in ritardo-disse sbattendo il tubicino del trucco, che schizzando di nero, la camicia immacolata. -No, questo è troppo-disse aprendo la porta, facendo sbattere contro il muro. Sullo stipite il compagno lo guardava stupito, quando vide la macchia sulla camicia, la faccia mezza truccata e i capelli ribelli, stentò a nascondere una risata. -Non ci provare, non ci provare-ringhiò andando in camera, ed osservando il suo armadio. -E se arriviamo in ritardo sarà tutta colpa tua- urlò ancora più forte. Ci vollero esattamente tre ore e quarantacinque minuti, prima che lo stregone fosse pronto. Quando arrivò in sala vide Alec, in pigiama, sdraiato sul divano. -Che cosa stai facendo? - chiese con voce stridula. -E' tardi Magnus, ci dovevamo vedere dagli altri da Taki's quasi 4 ore fa- disse con calma Alec. -E no cacciatore, io mi sono preparato velocemente, ora tu alzi quel culo dal divano e andiamo fuori, e senza discutere- disse l'altro pronto ad esplodere. -Ma...-provò Alec, ma venne interrotto. -Ma nulla! -disse l'altro afferrando la giacca, e guardando il compagno. Fu così che si ritrovarono su una panchina di Central Park, mangiando una pizza, Magnus truccato e vestito come per la Prima della Scala.

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Capitolo 12
*** Mai quanto me. ***


Non lo avrebbe mai ammesso davanti ad Alec, ma essere senza magia lo riportava indietro a tanti anni prima, quando non era in grado di controllarsi, ed era costretto a scappare di notte, dopo aver dato fuoco ad uno dei ripari trovati nel buio, ma poi gli bastava guardarsi intorno per calmarsi. La risata di suo figlio, -suo figlio!- o semplicemente scorrere le pareti di case piene di fotografie, ricordi indelebili stampati su carta lucida, che sarebbero rimasti con lui per sempre, e forse un giorno, ne era certo, li avrebbe maledetti. 

 

Ma ora, era felice, semplicemente umano, e con una sana dose di vendetta che non attendeva altro che uscire, ma per quello ci sarebbero voluti ancora un paio di giorni. C'era troppo silenzio in casa, ed era strano, sapendo che c'era un bambino, anzi un piccolo stregone, che gattonava qua e là. Ora che ci pensava, c'era veramente troppo, troppo silenzio nel loft, e quello lo spinse a scattare come una molla correndo nella camera del bambino. Max però, non era nel suo letto, e lui sapeva benissimo dove trovarlo. 

 

Si diresse quindi nella camera matrimoniale, trovando Max addormentato, con al suo fianco il Presidente che vegliava su di lui. Si fermò ad osservare, appoggiato allo stipite, quella scena che gli faceva scoppiare il cuore. Lui, che per troppi anni si era sentito abbandonato e diverso, ora aveva una famiglia, e un figlio a cui insegnare tutto quello che sapeva. Schioccò le dita, per farsi materializzare in mano la macchina fotografica, senza successo. Ottenne solo che un infastidito gatto lo guardasse con sdegno.

 

-Hai poco da guardare male, sai,caro mio?- disse sottovoce, puntandogli contro il dito, per poi uscire e cercare il suo telefono, appoggiato, o per meglio dire lanciato, sul divano.

 

Tornò in camera cercando di non fare rumore, accese la telecamera, e scattò una foto, si ricordò solo all'ultimo che c'era il volume e poco dopo incontrò lo sguardo assonnato di suo figlio. Presidente scese dal letto borbottando, se mai era possibile per un gatto borbottare, uscendo dalla stanza. Max mosse le braccine verso il padre, agitando le piccole gambe azzurre. Un odore poco gradevole si diffuse ben presto nell'aria e a Magnus non restò altro che prendere il suo piccolo stregone, portandolo in bagno. Dopo un dieci minuti, svariati sbuffi di polvere per neonati in faccia e tra i capelli, Max sorrideva appoggiando la testa sulla spalla del padre, torcendo con le manine una ciocca colorata. Magnus inspirò l'odore di suo figlio, e un altro piccolo vuoto dentro la sua anima si riempì di colore e amore. Forse era senza magia, un semplice umano, ma con il semplice schiocco delle dita non si sarebbe mai goduto veramente suo figlio, su questo Alec aveva pienamente ragione. Ma non c'era alcun bisogno che il compagno lo sapesse. Sorridendo chiuse la porta del bagno, andando sul divano, sempre con il bambino stretto al suo petto.

 

Click ! Un piccolo rumore fastidioso, che gli fece aprire gli occhi velocemente, solo per vedere il viso di suo figlio, addormentato e il suo compagno con il cellulare in mano. Era l'uomo più felice del mondo, aveva tutto, tutto quello che desiderava, e lo avrebbe difeso da tutto e da tutti. Chiuse di nuovo gli occhi, quando la mano lieve del compagno, gli scostò il ciuffo dalla fronte per poi baciarlo delicatamente sulle labbra.

 

-Sono a casa-disse piano Alec, togliendogli il bambino dalle braccia, per portarlo nel suo lettino.

 

-Niente demoni da uccidere, vampiri o lupi da mettere in riga?-chiese Magnus, poco dopo.

 

-Solo uno. Un mezzo demone colorato-.

 

-Lo conosco? - chiese innocentemente lo stregone.

 

-Non so tu, ma io lo conosco molto bene. Ho preso la giornata di ferie-.

 

-Interessante- disse baciandolo con passione, prima di separarsi perché Max aveva iniziato a piangere. -Ma credo che tuo figlio, voglia stare un po' con te-.

 

-E io con te- rispose Alec infelice.

 

-Oh ma io non sono piccolo stregone-.

 

-Oh lo so, tu di piccolo hai ben poco- rise Alec.

 

-Cacciatore, hai fatto una battuta ?- chiese Magnus, sorridendo.

 

-Oh sì, e non sai che altro ti farò più tardi- disse ancora, andandogli vicino e accarezzandogli la schiena.

 

-Ti amo- rispose lo stregone, con in braccio il figlio, sorridente.

 

-Mai quanto io amo voi- rispose Alec. -Mai quanto me-. 

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