He’ll destroy your light, till last drop.

di dpadwood_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione e Trailer. ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 - There’s something out of my window. ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 - I’m Peter, Peter Pan. ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 - Home is just a distant memory. ***



Capitolo 1
*** Introduzione e Trailer. ***


Mi presento, sono " dpadwood ".

Per alcuni di voi, probabilmente, il mio nome non è nulla di nuovo; la storia che state per leggere è già stata pubblicata e completata sulla piattaforma di " wattpad ". Oggi, pienamente soddisfatta del mio lavoro, ho deciso di riportarla anche qui. Coloro che hanno saputo amare il personaggio di Peter Pan, sadico ed introverso, dovrebbero almeno provare ad immergersi in questa lettura.

 

Non voglio dilungarmi troppo, né farvi noti spoiler rilevanti, ma ho intenzione di soffermarmi su alcuni punti.

 

Non partite prevenuti, non si tratta della monotona storia che vi propina un Peter Pan cambiato radicalmente per amore della ragazza in questione. Non vi è nulla di romantico, in essa; vede invece una lotta per il potere, ambizione, oscurità invalicabile, giochi cruenti, manipolazione, guerre interiori, violenza psicofisica, ecc... dettagli che scoprirete solamente leggendo.

 

Adesso, vi lascio al trailer: https://youtu.be/w_vXsoC1dpE

 

Vi auguro una buona lettura, sperando che possa essere di vostro gradimento!

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Capitolo 2
*** Chapter 1 - There’s something out of my window. ***


Mio padre, munito di arco e frecce, lasciò casa appena dopo aver mangiato un velo di marmellata adagiata su una sottile fetta di pane; era tutto ciò che potevamo permetterci, considerando il calo di clienti alla Taverna degli Hood. La guerra che incombeva costringeva i più codardi a rinchiudersi nelle proprie case e gli eroi a scendere sul campo di battaglia, nessuno aveva il tempo necessario per mandar giù un boccale di birra e gli affari andavano decisamente a rilento. Tuttavia non ne sentivamo il peso, la famiglia restava unita e l'amore di certo non mancava.

 

Mia madre, Marian, si occupava delle faccende domestiche. Mio padre, Robin, si armava di buon cuore e rendeva felici le persone meno fortunate. Roland, il mio fratellino, giocava con i suoi soldatini di legno per la maggior parte del tempo ed io, essendo la sorella maggiore, lavoravo alla taverna dal mattino fino alla sera. Starsene in piedi per dodici ore consecutive dietro ad un bancone era stancante, costretta a sopportare uomini ubriachi e pirati con le mani lunghe ─ entrambi bramosi di gustare l'unica pietanza non in vendita: me. Malgrado ciò, ogni sera, dopo aver lasciato la taverna, facevo ritorno a casa pienamente soddisfatta. Insomma, quella era la mia vita. Ero circondata da persone che mi amavano, da amici fedeli e ─ e poi c'era lui, il ragazzo per il quale avevo completamente perso la testa, qualcuno che faceva di me la sua regina: Lip. Non avevo bisogno d'altro.

 

Era un giorno come un altro; il mio turno alla taverna era giunto al termine anche quella sera e, con la puntualità di un orologio svizzero, Lip mi aspettava sulla nostra panchina con una rosa bianca stretta tra le mani. I suoi vestiti erano logori e le sue mani rovinate da numerosi tagli ─ aveva lavorato duramente anche quella giornata. Corsi nella sua direzione e, con un balzo, fui tra le sue accoglienti braccia; intrecciai le dita dietro il suo collo, prima di poter posare le labbra sulle sue in un bacio ristoratore. Erano ore che bramavo quel momento e, finalmente, potevo trascorrere qualche minuto con il ragazzo che amavo. 

 

"È esasperante, non poter stare con te" sussurrò contro le mie labbra, mentre ancorava le mani ai miei fianchi "Sai che non possiamo cambiarlo, almeno non per adesso. Le nostre famiglie contano su di noi, non possiamo permetterci sbagli né distrazioni" sospirai, carezzando delicatamente le ciocche bionde dei suoi adorabili capelli ricci. Quest'ultimo posò la fronte contro la mia, traendo un lungo sospiro ─ anche quella notte, era giunta l'ora di separarci. Mio padre stava facendo ritorno e spettava a me preparargli la cena poiché mia madre, a quell'ora tarda, dormiva già. "Sarò qui domani, al solito orario, promesso" sussurrò prima di regalarmi un ultimo bacio, un ultimo sorriso. 

 

( ... ) 

 

"Buonanotte, papà" gli risposi con un filo di voce, dolcemente, calando le palpebre sugli occhi nel sentire le sue labbra posarmisi delicate sulla fronte "Buonanotte, bambina mia" mi sussurrò, prima di recarsi nella propria camera.

 

Dopo aver riordinato la cucina, mi fu finalmente consentito un bagno caldo; mi spogliai della veste sporca ed immersi il corpo nell'acqua piacevolmente calda, rilassando poi il capo contro il bordo della vasca. Il mondo oltre la finestra era silente, ma quel piacevole attimo di quiete fu ben presto interrotto da Roland; sobbalzai quand'egli aprì la porta, coprendo il possibile con le mani. "Tesoro, perché non sei nel tuo letto?" gli chiesi, osservando l'espressione spaventata sul suo viso "C'è qualcosa fuori la finestra" disse con tono di voce docile, assonnato, avvicinandosi a passo lento. Ciò che disse mi portò a ridere in tono sommesso, mentre allungavo un braccio per carezzare i suoi morbidi ricci "Non c'è nulla fuori la finestra, sono sicura che si sia trattato soltanto un incubo" provai a rassicurarlo "Posso restare con te?" ridacchiai ancora, alla sua richiesta, annuendo in risposta. 

 

( ... )

 

Fummo finalmente tra le calde coperte; Roland cadde in un sonno profondo dopo la solita favola della buonanotte, dimenticando il mostro della finestra. Qualche minuto più tardi, dopo essermi assicurata che stesse bene, mi fu possibile seguirlo tra le braccia di Morfeo. 

 

"DERYA!" la voce terrorizzata di Roland mi portò a sobbalzare. Aprii gli occhi giusto in tempo per vedere ciò che stava accadendo a pochi metri da me: una presenza oscura, un'ombra, era avvinghiata alle spalle di Roland che, con le manine, stringeva forte la tastiera del letto. Balzai rapidamente in piedi, avventandomi sull'ombra che si stava librando in volo portando con sé il mio fratellino; ma fui repentina, dunque anch'io mi aggrappai ad essa. Quest'ultima si addentrò nella notte volando sulla Foresta Incantata e, a poco a poco, guadagnò velocità, raggiungendo una notevole altitudine. "Andrà tutto bene, non mollare la presa!" gli gridai, tenendolo in una presa salda con la mano libera. 

 

( ... )

 

"Ahia!" gridò Roland quando la sua testa incontrò il profilo di uno scoglio. Mi affrettai a recuperarlo, seguendo con lo sguardo l'ombra che ci lasciava lì. "TORNA INDIETRO, CODARDA! DICCI PERCHÉ CI HAI PORTATI QUI! COSA VUOI DA NOI?" gridai a pieni polmoni stringendo ulteriormente Roland, singhiozzante e spaventato tra le mie braccia. L'ombra era già sparita, quando provai ad attirare la sua attenzione.

 

"Fa ─ fa freddo" sussurrò, provando a trovare calore in un abbraccio "Troveremo un riparo per la notte e domattina andremo via di qui" gli dissi in tono rassicurante, cullandolo piano "Dove ─ dove siamo?" ero prossima a rispondergli, malgrado non ne fossi certa, ma qualcun altro provvide al mio posto; un ragazzo notevolmente alto, biondo, con parte del viso coperta da un cappuccio e dall'aria vagamente sinistra, si avvicinò a noi. Egli stringeva tra le mani una lancia appuntita ed indossava un lungo mantello scuro che copriva dei vestiti marroni e trasandati.

 

"Benvenuti sull'Isola che non c'è".

 

Cast:

 

Robin Hood ( Sean Maguire )

Marian Hood ( Christie Laing )

Roland Hood ( Raphael Alejandro )

Phillip Evans / Lip ( Jeremy Allen-White )

 

Spazio autrice:

 

Se vi state chiedendo per quale motivo la protagonista ( Derya Hood ) non abbia un volto, è perché voglio che ognuna di voi abbia la possibilità di immedesimarsi appieno nella storia. 

 

Detto questo, spero possa essere di vostro gradimento. Troverete: magia oscura, dramma, scene cruenti, avvincenti, mozzafiato e... ehi, non posso dirvi tutto io!

 

Enjoy it, girls🖤

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Capitolo 3
*** Chapter 2 - I’m Peter, Peter Pan. ***


Rimasi interdetta a quelle parole, assumendo un cipiglio perplesso in merito. Altri ragazzi, vestiti e armati allo stesso modo, sbucarono alle sue spalle; alcuni volando, scendendo dal tronco di un albero ed altri semplicemente camminando. Fu meccanico per me, alla vista di una dozzina di sconosciuti, nascondere Roland dietro le mie gambe. "State lontani!" dissi con tono di voce elevato, indietreggiando di qualche passo. Avvertivo il violento tremolio del corpo del mio fratellino che, spaventato, gemeva in tono sommesso; "Resta calmo, Roland. Va tutto bene, okay?" gli sussurrai al fine di rassicurarlo, voltandomi a guardarlo per un breve istante "Oh, io non ci conterei!" sogghignò il ragazzo apparentemente più grande, muovendo qualche passo nella nostra direzione; indietreggiai d'istinto, ponendo la mano libera in avanti "Non devi avvicinarti!" gli gridai, rivolgendogli uno sguardo ricco di disprezzo. "Probabilmente restereste entrambi a marcire qui, se dipendesse da me, ma lui vuole incontrarvi" il sorriso lasciò le sue labbra, cedendo il posto ad un'espressione severa e vagamente sinistra "Chi?" chiesi perplessa, senza ricevere alcuna risposta.

 

Uno dei ragazzi, senza batter ciglio, afferrò Roland con efferatezza; lo sentii gridare il mio nome, quando la sua mano scivolò dalla mia. "NON TOCCATELO!" gridai a pieni polmoni mentre allungavo le mani per poterlo recuperare. Ogni mio tentativo di allontanarlo dalle sudicie mani di quelle persone fu vano, poiché il riccio fu in grado di impedirmelo e bloccarmi le braccia dietro la schiena. Cominciai quindi a dimenare le gambe, ignorando i vari sbuffi seccati del ragazzo dai capelli ricci e biondi che mi teneva ferma. "LASCIATELO!" gridai ancora quando mi resi conto che lo stavano portando via, dimenandomi maggiormente. Spinsi il capo all'indietro per colpire il naso di colui che mi teneva immobile, il quale fu dunque costretto a lasciare la presa permettendomi di correre in direzione di Roland. Ancora una volta, però, egli intervenne colpendomi alle spalle, caddi quindi sulla sabbia e, nell'istante in cui provai a rialzarmi, mi afferrò le braccia e mi voltò a pancia in aria; il suo volto fu l'ultima cosa che vidi, prima di ricevere un pugno in pieno viso.

 

( ... )

 

Sobbalzai, scattando meccanicamente in piedi. Mi lanciai occhiate furtive intorno, scoprendo che gli occhi di circa 20 ragazzi, tra cui bambini, erano puntati su di me. Divampava un fuoco al centro di quello che sembrava essere un ritrovo, ma nessuna traccia di Roland.

 

"ROLAND!" gridai, sperando di vederlo comparire tra i visi di quelli più piccoli. "È una ragazza!" sussurrò qualcuno, apparentemente incredulo alla vista di una donna, ma non me ne feci cura; al momento, dovevo ritrovare il mio fratellino. "ROLAND!" "Potresti smettere di strillare? Mi infastidisci" sputò il ragazzo che, poco prima, mi aveva colpita. Ridussi gli occhi a due fessure, serrando con forza la mascella "Tu─" pronunciai a denti stretti, prima di correre nella sua direzione con le peggiori intenzioni. Quest'ultimo fu inaspettatamente più veloce di me e mi ritrovai, per la seconda volta, con la schiena al tappeto; la punta della sua lancia sfiorava il mio collo, avrei potuto toccarla semplicemente deglutendo. Mi limitai quindi ad osservarlo, impotente, taciturna, senza osare muovermi. "La prossima volta che avrai il coraggio di toccarmi, sarà l'ultima" disse con aria minacciosa, tenendo lo sguardo fisso nei miei occhi "Non mi fai paura" con uno scatto repentino, cogliendolo di sorpresa, afferrai il bastone della lancia e la gettai poco più lontano per allontanarla dalla sua portata. Mi issai fulmina dal terriccio e, con una spinta decisa, infine, lo costrinsi al tronco di un albero. La mia mano circondava il suo collo, mentre godevo dell'espressione adirata sul suo viso. "Dov'è mio fratello?" gli chiesi ancora, al limite della pazienza. "Proprio qui" una voce maschile, con un accento insolito, mi portò a voltarmi.

 

Un ragazzo alto - non eccessivamente -, capelli biondo cenere, iridi verde smeraldo, sopracciglia definite e sguardo magnetico, si fermò a pochi passi da me; vestito di un pantalone sporco e strappato in alcuni tratti, una giacca verde, fermata con una cintura alla vita, lunghi stivali sfregiati - come la giacca - e avente dei strani polsini che si abbinavano perfettamente al resto. Accanto a lui, in piedi, c'era Roland. Corsi immediatamente nella sua direzione, recuperandolo tra la braccia e allontanandomi dai due istintivamente. "Felix, hai lasciato che una ragazzina ti battesse?" pronunciò mentre si avvicinava senza fretta alcuna, munito di un sorriso beffardo. "Derya, lui è mio amico" disse Roland "No, nessuno qui è nostro amico. Dobbiamo andare via." "Vedi, Derya ─ nessuno lascia l'Isola che non c'è, senza il mio permesso" esordì il ragazzo in verde "E tu chi diavolo sei?" sputai con disprezzo tangibile; Felix provò ad attaccarmi, ma venne fermato con un semplice gesto della mano del ragazzo in verde che, divertito, sorrise ancora. Egli avanzò ulteriormente verso di noi ed io capii che, indietreggiando, non avrei risolto nulla. Rimasi quindi nella mia posizione, allontanando Roland da quel nuovo individuo che, con spavalderia, arrestò il passo quando fu a pochi centimetri dal mio viso.

 

"Ho dimenticato di presentarmi? ─ Sono Peter, Peter Pan".

 

Cast:

 

Felix ( Parker Croft )

Peter Pan ( Robbie Kay )

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Capitolo 4
*** Chapter 3 - Home is just a distant memory. ***


Arricciai le labbra in una smorfia irritata consapevole che, al momento, non avrei potuto far  nulla per sfuggire a quella situazione. Roland non era più spaventato, non si appigliava più alla mia veste da notte; era soltanto un bambino, non poteva comprendere il pericolo incombente. L'Ombra non ci aveva portati lì per invitarci al tè delle cinque, qualcosa di oscuro si celava dietro le iridi rilucenti di Peter Pan ed io non ero sicura di voler scoprire di cosa si trattasse. 

 

"Non m'interessa, adesso ci riporterai a casa" proferii con fermezza, ignorando le proteste di Roland che, al contrario, aveva deciso di restare. Con uno scossone scivolò dalle mie braccia, raggiungendo il gruppetto di ragazzi seduti sul tronco di un albero abbattuto; "Roland..." sussurrai, lottando per impedire alle lacrime di solcarmi le guance. Aveva preferito coloro che volevano fargli del male a me, che lo avevo protetto sin dal primo vagito. I ragazzi più grandi si crogiolarono in risate fragorose; Peter Pan, al contrario, si limitò ad infastidirmi con un sorriso beffardo.

 

"Esigo che ci riporti a casa!" quasi gridai, non sapendo per quanto ancora sarei stata in grado di sopportare la sua arroganza. Egli sollevò una mano, mettendo a tacere i presenti. Perché sono così terrorizzati da questo ragazzino viziato?

"Casa, per voi, d'ora in poi sarà soltanto un lontano ricordo. Roland è un bimbo sperduto, adesso. È come tutti gli altri! Tu, invece, sarai fortunata qualora decidessi di renderti una di noi. In caso contrario, beh ─" egli inclinò il capo verso sinistra, inarcando un sopracciglio "Lascerai quest'isola senza un cuore nel petto" sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra, potevo sentire il suo respiro su di esse ed i capelli biondi solleticarmi la fronte. Deglutii; quel suo tono profondo faceva tremare ogni singolo centimetro della mia pelle, ma dovevo essere forte... per Roland.

 

Con fare spavaldo, oserei direi suicida, premetti la fronte contro la sua, afferrando saldamente il colletto della sua giacca e riducendo la voce ad un sussurro "Una decina di bambini non fanno di te un Re. Ai loro occhi potrai sembrarlo, ma i miei vedono soltanto un ragazzino annoiato con dei pessimi gusti nel vestire" proferii a denti stretti, prima di spingerlo un po' più lontano. "Come o─" Felix venne interrotto da Peter Pan prima che potesse completare la frase e, da bravo cagnolino qual era, si avvicinò al proprio padrone; fui sorpresa nel notare che non avesse ancora baciato i suoi stivali. Gli sussurrò qualche parola all'orecchio, nulla di buono a giudicare dall'espressione vittoriosa che si dipinse sul viso del biondo non appena fu lontano da Peter Pan. Egli camminò verso Roland, porgendogli amichevolmente la mano "Vuoi vedere le sirene?" il piccolo annuì, afferrando la mano di Felix mentre un sorriso felice si ampliava sulle sue labbra "Roland, n─" "Ti suggerisco di stare in silenzio, tesoro" sussurrò Peter Pan al mio orecchio nell'istante in cui la voce venne a mancare. Percepivo un gran nodo alla gola e, nonostante muovessi le labbra, esse non emettevano alcun suono. Vidi Roland allontanarsi con il suo nuovo amico, mentre mi trattenevo dal prendere a pugni l'arrogante figura del ragazzo che si ergeva ad una distanza quasi inesistente da me.

 

"L'Ombra non era lì per te, mi sarei fatto bastare il piccolo Hood. Ma tu hai deciso di modificare i miei piani, rendendomi furibondo" esordì "Nessuno dei presenti avrebbe fatto ciò che hai fatto tu questa notte; voi lo definite eroismo, io la definisco stupidità! Tuttavia, il mio secondo pensiero dopo quello di ucciderti, ovviamente è stato quello di risparmiarti. Nessuna donna ha mai messo piede su quest'isola e la faccenda mi ha incuriosito. Ma poi─" mi girava intorno come fossi la sua preda, fermandosi soltanto per mostrarmi il sorriso velenoso dipintosi sulle labbra. Infastidirmi gli procurava piacere, evidentemente. "poi hai deciso di rovinare tutto, ancora". Silenziosa, seguivo minuziosamente i suoi spostamenti e, quando mi fu nuovamente di fronte, i suoi occhi; avrei voluto cavarli con le dita, ma dovetti reprimere l'impulso pensando a Roland... chissà dove, in compagnia di un assassino. "Quindi dimmi, Derya, cosa dovrei farne di te?" ancora una volta, il suo viso era eccessivamente propinquo al mio. A distanza di testata. Respirai profondamente chiudendo gli occhi per qualche attimo e, riaprendoli, scoprii che ancora mi osservava. "Puoi fare ciò che vuoi, non asseconderò il tuo sporco e sadico giochetto. Sei tu quello che comanda, spetta a te decidere cosa farne di una ragazzina" risposi metodica, fredda come il ghiaccio, impedendo a qualsivoglia emozione di trapelare. L'ennesimo enigmatico sorriso andò a distendere le labbra sottili di Peter Pan che, con la sua faccia da pugni, cominciò ad allontanarsi.

 

"È esattamente ciò che farò, Hood".

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