La Fiamma che Arde

di NotoriousOutlawz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Memories ***
Capitolo 3: *** Oath ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La fiamma era viva, ardeva nel cumulo di legni e foglie circondata da delle rocce, e riscaldava coloro che ne avevano bisogno.
Una donna era seduta intorno quel fuoco, e i suoi occhi erano riposti esclusivamente sul fuoco.
Un rumore le catturò l’attenzione. –Jex!- esclamò, per poi tossire leggermente.
A quel richiamo, un bambino uscì dai cespugli, con il capo basso. La donna fece cenno di avvicinarsi, e di conseguenza egli la ascoltò, avvicinandosi.
Le mani della signora tremavano, come se qualcosa le impedisse di fermarsi. I suoi occhi, ora, erano spenti, come se in lei non fosse rimasto assolutamente nulla.
-La vuoi sentire una storia, tesoro?- chiese, con voce rauca. I suoi capelli, grigi come la polvere, erano sporchi e poco curati. Il bambino annuì.
E lei sorrise.
 
Secondo alcuni, il Mohender non sarebbe mai potuto diventare una regione in cui riporre tutte le proprie speranze, presenti e future.
Il mondo non era mai stato così cupo e pieno di terrore come negli anni della Grande Lotta. Nessun conflitto fu mai grande come quello tra l’Impero e il Regno nascente.
Un Regno che era pronto a sradicare le radici di una gerarchia rimasta fin troppo a lungo invariata.
L’Impero del Telmdorren era un luogo a cui ogni segno di vitalità era stato tolto dai propri padroni. I loro soldati erano addestrati sin da giovane età e senza alcuna pietà. Venivano maltrattati, denigrati, e mutilati se necessario.
Questa non era e non poteva essere vita.
L’opera di conquista iniziò quando l’Alto Imperatore, così volle chiamarsi, decise che il territorio ignoto a chiunque avesse provato ad esaminare la mappa, era stanco di non sopruso che nessuno aveva mai provocato.
La paranoia spinge sin dall’alba dei tempi l’uomo alle mosse più azzardate e discutibili. Quando il potere accresce, i nemici aumentano.
Diminuiscono le persone di cui ci si fida.
Per alcuni, la Grande Lotta non sarebbe mai finita.
Cavalieri onorevoli caddero, altri furono forgiati durante quelle battaglie. Il sangue, il sudore e la terra era diventato un tutt’uno per loro.  
Fu così per chiunque.
 
I manoscritti storici narrano che la follia dell’Alto Imperatore Corssken stava raggiungendo un picco inimmaginabile, e nessuno della sua corte poteva più restare al suo fianco, se non il suo Generale.
Amsworth Goolyfield.
Il Telmdorren aveva pochi uomini come lui. Il dovere era il suo unico scopo di vita, anche se serviva per i loschi scopi di un uomo dannato dalla propria mente malata.
Seppur i suoi ordini erano quelli di un pazzo omicida, lui li eseguiva, e senza fare un fiato.
Nessuno sapeva il perché di ciò. L’Alto Imperatore aveva a disposizione un esercito enorme, armato alla perfezione grazie ai molti saccheggi compiuti durante l’intera durata della campagna bellica contro ogni regione che non avesse già abbassato gli scudi e aperto ogni città, ogni fortezza, ogni villaggio.
Amsworth era lì, quella notte.
 
La pioggia cadeva a dirotto e i tuoni squarciavano il cielo, lasciando dietro di sé solamente il rombo assordante che provocavano.
L’esercito di quello che sarebbe stato il Primo Re del Mohender era pronto.
Brsmir era lì, sulla balconata del proprio palazzo.
Sapeva che la battaglia finale stava per arrivare. Lui sarebbe stato lì, e avrebbe potuto farla finita.
Nessuno avrebbe più sofferto.
Si voltò, rientrando nella stanza, e osservò lo scranno. Sapeva che quella era la cosa giusta da fare.
L’Alto Impero aveva fallito… niente di tutto ciò aveva una visione per il mondo che l’avrebbe portato alla pace, al poter crescere i propri figli senza alcun timore di poterli perdere da un momento all’altro.
Sapeva anche che tutti i sacrifici che aveva compiuto erano serviti per dimostrare che niente è imbattibile, e che ogni essere vivente ha lo stesso diritto di potersi difendere.
Passò una mano su quello scranno che gli sembrava sconosciuto. Placcato in oro, quasi luccicava riflettendo il proprio valore per tutta la sala.
Brsmir socchiuse gli occhi. Quella sarebbe stata l’ultima battaglia, e se ci fosse riuscito, nessuno avrebbe potuto muoverlo dal suo trono fino alla fine dei suoi tempi.
Era un diritto che si sarebbe guadagnato. Nulla, nella vita, viene regalato. Le cose devono essere conquistate, con il sudore, con il sacrificio, senza mai dimenticare il rispetto, e l’onore.
Brsmir lo sapeva. Per questo non si fece mai chiamare con la nomina di Re fino alla fine della battaglia.
Nemmeno durante essa i suoi uomini lo chiamarono con un tale appellativo. Per loro, era uno come altri, perché sapevano che potevano fidarsi ciecamente del proprio condottiero.
 
-E’ finita, Corssken! Hai recato abbastanza dolore, meriteresti di perire il dolore che ogni famiglia, ogni singola persona ha sofferto a causa tua!- urlò Brsmir, tenendo ben salda la presa sulla propria spada.
L’acciaio era ricoperto di sangue, segno di come la battaglia fosse stata cruenta.
L’Alto Imperatore resisteva, seppur fosse ferito gravemente alla gamba destra e al braccio sinistro. La presa sull’elsa dello spadone era ben stretta, ed era l’unico appoggio rimasto a Corssken per tenersi in piedi.
Si rialzò, ancora una volta.
Brsmir scattò in avanti, cercando un fendente laterale diretto al costato dell’Alto Imperatore, che di tutta risposta parò il colpo, facendo cozzare per l’ennesima volta l’acciaio. La fortezza di Brysten era stato per tutta quella notte il territorio di quella carneficina, e ora, nella sala di quello che un giorno sarà il Palazzo della Contea, l’Alto Imperatore stava per ricevere la punizione più grossa che gli si potesse infliggere.
Colui che avrebbe risanato il mondo colpì con un pugno il volto del folle, facendolo crollare a terra.
-La tua mania di potere… la tua voglia di voler espanderti… a questo ha portato! Hai distrutto tutto quello che avevi, e molte persone sono morte per questo!- urlò Brsmir, sfogando tutta la propria rabbia contro quel tiranno.
Corssken scoppiò a ridere maleficamente.
Brsmir alzò la lama verso il cielo, e in quell’istante, il tempo sembrò fermarsi.
La sala era ridotta alla rovina, colpita dalle armi d’assedio degli invasori. I muri della fortezza, cosparsi di sangue, sarebbero stati testimoni per sempre di quella notte.
 
La porta si aprì.
-Alto Imperatore!- urlò Amsworth, il fedele Generale delle armate del Telmdorren. Alla vista del suo Imperatore ridotto in fin di vita fece impazzire l’uomo, che, con tre soldati armati di lancia, si buttò a capofitto su Brsmir.
Quest’ultimo, annebbiato dalla voglia di rivalsa, si fece avanti, e andò a eliminare in fretta e furia i tre vili servitori di Goolyfield.
Il Generale tentò con tutte le proprie forze di attaccare il Re, ma senza successo. Brsmir lo disarmò, per poi colpirlo con la propria lama, aprendolo dalla vita fino allo sterno.
Il sangue cominciò a uscire a dirotti. Amsworth barcollò all’indietro, dirigendosi verso le mura più vicine all’enorme finestra che affacciava sul burrone di Brysten.
Brsmir gli si avvicinò, e inflisse l’ultimo e micidiale colpo, diretto al petto dell’uomo. La lama del Re lo trapassò, e quando fu tirata fuori, la carcassa cadde nel vuoto, sbattendo contro massi affilati, fino a sparire nel profondo ed essere inghiottito nell’oscurità.
La storia narra che il Re privò della propria corona l’Imperatore, dando vita al Regno, l’unione tra le regioni intorno Atalmal, quella che sarà la Grande Capitale.
 
La verità.
Molti pensano che leggere un manoscritto, ispirato a una qualsiasi storia, dica tutta la verità. Non può essere così.
L’uomo viene creato, istruito, e infine comandato.
La verità non è mai facile da scoprire.

 

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Capitolo 2
*** Memories ***


La fiamma si era da poco spenta.

Lasciò il proprio sgradevole odore nell'aria, con il legname, carbonizzato, ancora ardente all'interno del grosso focolare, costruito la sera precedente. Le prime luci del mattino colpirono il viso della maggior parte degli uomini che risiedevano nei propri letti creati con paglia e ramoscelli.

Jexson aprì gli occhi in quel momento, portandosi una mano all'altezza del viso per coprirlo da quei fasci di luce. Si guardò intorno, toccandosi di conseguenza la testa.

Non ricordava praticamente nulla della sera precedente. Delle nuove reclute sarebbero diventate ufficialmente dei Cacciatori di Taglie del Mohender, sì, ricordava solamente quello.

Un Ordine antico richiedeva una consacrazione degna di tale nome. Ad ogni novellino era stata assegnata una missione, da completare entro il tramonto. Un obiettivo, da catturare.

Vivo, o morto.

Quest'ultima conseguenza avrebbe comportato a una penitenza per l'uomo colpevole di tale atto. Jexson non aveva mai assistito a ciò, non era mai accaduto da quando aveva passato l'inizializzazione.

Si alzò, barcollando leggermente, e andò a reggersi a uno dei pilastri che circondava la zona in cui il gruppo si era accampato per la notte e per procedere ai festeggiamenti.

In quanto Cacciatori, non potevano permettersi di avere una residenza fissa. Per questo, una famiglia per molti dell'Ordine non era possibile. Anche perché molti erano nient'altro che sadici o folli malati mentali, che conoscevano solamente la violenza.

La testa gli faceva male da morire, non era abituato a bere ma da quando si era unito a quella mandria di pazzi squilibrati, i suoi ritmi erano completamente cambiati.

Lentamente si avvicinò a uno dei calderoni appostati vicino il focolare. Sentii come un tamburo dentro la propria mente, finché non lo sentì arrivare.

Di scatto, buttò fuori dal corpo tutto quello che aveva bevuto la mattina prima, rigurgitandolo all'interno del contenitore.

-Andrà tutto bene Jex, vedrai!- urlò un uomo, con una corporatura robusta –nel senso di grosso-, dei lunghi capelli unti e sporchi, contornati da un altrettanto barba folta e grigia come la polvere.

Jexson si pulì la bocca con la manica della propria maglia, che era già sporca di vino, terra e, probabilmente, il vomito di qualcun altro.

-Al diavolo- disse appena il ragazzo, che si rimise in piedi, respirando affannosamente. Un'altra persona, alle sue spalle, gli diede una pacca.

-E' questo il bello del risveglio- commentò, ghignando. Il suo viso era cupo, con una cicatrice enorme sulla guancia destra, dovuta alle molte battaglie da lui affrontate. Sul mento, un misero pizzetto faceva da contorno a quella sua faccia paurosa, poiché era anche completamente privo di capelli.

Il ragazzo si fece da parte, andando verso il promontorio che affacciava sulle terre del Mohender. Non molto da lì presidiava la capitale, Atalmal.

Un enorme distesa di verde, dove nulla poteva andare storto. Il Regno si era esteso incredibilmente nel corso dei secoli, niente era riuscito a mettersi tra la Grande Capitale e la sua inarrestabile crescita.

Sarebbero dovuti andare nella grande città presto, per riscuotere le ultime taglie. Tutto sommato, la vita del Cacciatore non era così male.

Avevi una famiglia, ma era formata solamente da quelle persone che frequentavi ogni giorno, che ti coprivano le spalle durante i momenti duri.

Quello era l'Ordine dei Cacciatori di Taglie del Mohender.

Sarebbe stato un semplice gruppo di pazzi squilibrati alla ricerca di denaro se solo la loro natura non li avesse portati, nel tempo, ad adattarsi alle situazioni.

Jexson sapeva poco e nulla di queste situazioni.

Il sole era alto nel cielo, splendeva come non mai. La vista, seppur fosse ancora leggermente offuscata da tutto quello che aveva ingurgitato la notte precede Crocevia, nte, gli concesse di godersi quell'incredibile panorama.

Da quella collina, molto alta rispetto alla strada principale, che collegava la Capitale con il Crocevia di Rossberry. Più che un collegamento, poteva risultare anche una divisione.

Aldilà di quel crocevia si trovava l'unico territorio non ancora annesso al Regno, l'unico punto che risultava ancora un covo di ladri, assassini e la peggior feccia dell'umanità.

Erano feccia, ma erano anche scaltri. Nessuna delle guarnigioni del Re Calawell era riuscito a colpire duramente quella regione, come se non riuscissero a superare il capolinea delle loro operazioni, la loro base operativa: Chamerk.

Quei giorni sembravano un miraggio per Jexson. La luce, la brezza che gli scostava i capelli da davanti il viso, gli uccelli che cinguettavano felicemente... era qualcosa di sconosciuto per lui.

Ricordava ancora quando viveva tra il fango, costretto a procurarsi da mangiare e a riscaldarsi intorno quel piccolo focolare che accendeva ogni sera.

Non voleva più ricordare quei momenti. La vita doveva andare avanti, e tutta quella vitalità che aveva intorno lo aiutavano a dissolvere tali pensieri.

-Tutto bene, ragazzo?- esordì una voce alle sue spalle, rompendo quel momento magico di riflessione. Jex scosse il capo, e si voltò leggermente.

Naako.

Annuì, rivolgendo nuovamente lo sguardo verso l'orizzonte. –Sei di poche parole questa mattina?- chiese ancora l'uomo, facendosi avanti.

-Pensavo- commentò lui, scrollando le spalle.

-Come fai a pensare con tutta quella merda che hai ingerito ieri notte?- chiese, scoppiando a ridere. Dopo di ché, avanzò di qualche passo, concedendogli gentilmente le spalle.

Jex ridacchiò leggermente.

Naako era un uomo veramente robusto, il suo corpo sembrava esser stato temprato da un fabbro in persona, e le sue braccia erano così possenti da poter reggere almeno due massi enormi per mano.

I suoi capelli, neri come la pece, erano raccolti in un aggroviglio di paglia a formare una coda di cavallo che finiva all'altezza delle spalle. Per Jex, era sempre stato una figura di riferimento all'interno della gilda. Seppur fosse divisa in rami, era unita più che mai sotto un unico simbolo. Tre città facevano da punto di riferimento all'Unione: Atalmal, Cophern e Loopi.

Naako era il Capo Cacciatore della squadra di Jex. Ne avevano affrontate molte insieme, ed era grazie a lui se il ragazzo stava diventando un passo alla volta un vero uomo.

Jexson aveva sempre avuto una vita difficile.

-So che la nostra relazione è stretta, ma devi stare qui anche quando piscio?- chiese ironicamente Naako. Lo stava facendo davvero.

-Diamine compagno, ero prima io qui!- disse di tutta risposta, facendosi indietro.

L'uomo scoppiò a ridere, rimettendo dentro la propria "mercanzia" dopo aver terminato di liberare la vescica. –Non c'è cosa più divina che svegliarsi e pisciare da questa altezza- commentò Naako, per poi girarsi. Alla vita aveva un grosso fodero legato alla propria cintola di pelle, con all'interno un grosso coltello da caccia.

-Non sei dell'umore giusto?- domandò l'uomo dai capelli neri.

-La testa mi scoppia da morire-

-Dovresti essere abituato ormai a certe cose, milady!- disse in modo denigratorio l'uomo, per poi ridere ancora.

-Smettila!-

-Basta perdere tempo ora- disse, e il suo tono divenne all'improvviso serio. –Raccogli gli altri bifolchi e raggiungetemi in cima. I novellini riceveranno la giacca che li renderà a tutti gli effetti dei Cacciatori, e saranno assegnati a un gruppo- spiegò.

Jex annuì. Ricordava molto bene quel momento, quando fu definitivamente assegnato alla squadra di Naako. Era una delle poche cose felici della sua vita.

Le cose felici, però, hanno sempre una fine.

-C'è una qualche possibilità che qualcuno si unisca a noi?- domandò di conseguenza. L'altro annuì.

-Non spetta a noi decidere, in ogni caso, ci atteniamo ai nostri Capi fondatori, lo sai- rispose, portando le mani intorno la cintura.

Jex annuì ancora.

-Indossate i giubbotti- si raccomandò Naako, prima di dare una pacca sulla spalla del ragazzo e prendere la propria strada verso la cima del monte.

Jexson sapeva quanto fossero importanti per la gilda quelle giacche. Indossarle era anche un motivo di orgoglio per ogni membro.

Anche se non erano visti bene in ogni parte del mondo. Sebbene quel che è stato raccontato narra solo di cose incredibili realizzate dall'Unione dei Cacciatori di Taglie del Mohender, quello che ai nostri occhi appare sovrannaturale potrebbe avere degli scheletri nell'armadio, e Jexson non aveva alcuna idea di cosa fossero realmente coloro che ammirava sin da quando era un docile bambino. 

Spero che la storia fino ad ora stia piacendo e che, in un modo o nell'altro, qualcuno mi stia seguendo! Aperto a qualsiasi domanda, se vi è piaciuto ricordatevi di commentare per critiche o complimenti!

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Capitolo 3
*** Oath ***


Spero che questo breve e coinciso capitolo sia di vostro piacimento e di vedere presto una prima recensione! :P 



-Avanti, muovetevi, è tempo di alzarsi!- esclamò Jex, di ritorno al luogo in cui il proprio gruppo era, probabilmente, svenuto dopo aver bevuto come dei barbari.
Poomey, l’uomo grasso, era ancora a terra. Si era addormentato di nuovo.
-Ho cercato di tenerlo sveglio, ma se ogni volta beve tanto quanto la sua pancia non posso fare nient’altro per lui- commentò Kom, che di conseguenza sorrise, mettendo in risalto la sua grossa cicatrice. Era un cacciatore impeccabile nel scovare le tracce delle proprie prede, esseri umani o animali che siano, e la sua precisione con la balestra lo rendeva un tiratore infallibile.
Poomey era un ottimo cuoco. Sapeva farci con l’ascia, ma la sua corporatura lo rendeva poco utile ai fini della caccia, e ormai la sua età aveva fatto in modo che le sue ossa non fossero più tanto resistenti come una volta.
-I novellini riceveranno la giacca- si limitò a dire Jexson –è nostro dovere essere lì, quando accadrà. Potremo dover abbracciare un nuovo compagno-
Kom ghignò, per poi schiarirsi la gola e sputare per terra.
-Devo dirti la verità- iniziò –ho sempre odiato i novellini, e so che anche tu lo sei stato. Non è una questione personale, ma so quanto la loro vita potrebbe essere messa in pericolo dalle nostre operazioni e..-
-E’ una scelta personale il voler entrare nella gilda, di cosa stai parlando?-
-Ci è andata bene fino ad oggi, Jex- commentò l’uomo, per poi avvicinarsi al ragazzo –ma lì fuori ci sono delle cose che neanche immagini. Mi auguro per la tua salute che tu non abbia mai il modo di dover incontrare tali cose, anche perché io sarò lì, al tuo fianco e non farebbe comodo nemmeno a me- concluse, leccandosi le labbra, per poi scoppiare a ridere in una fragorosa risata.
Il ragazzo scosse il capo, avvicinandosi al proprio cumulo di paglia. La sua giacca era proprio lì.
Si accovacciò, andando a raccogliere l’indumento, per poi indossarlo. Il suo tessuto, rigorosamente di pelle, era leggero, e calzava perfettamente sul corpo snello di Jexson, permettendogli agili movimenti, anche se una copertura drasticamente ridotta. L’agilità, però, era tutto in quel modo di vivere.
Quest’ultimo si portò una mano in mezzo i propri folti capelli, che splendevano al riflettere del sole, poiché erano di un biondo molto chiaro, come se avessero luce propria.
Portò la mano sul viso, accarezzandosi la barba incolta che gli era cresciuta con il passare dei giorni. Erano in costante viaggio, e l’ultima volta che avevano avuto l’occasione di riposare almeno in una locanda era stato quattordici lune prima.
Il ragazzo andò poi a prendere la propria spada, avvolta nel fodero, e la legò alla propria cintura legata intorno la vita.
Infine volse lo sguardo verso Poomey. L’uomo ronfava ancora, perso nel proprio sonno.
Sospirò, andandolo a colpire con dei calci leggeri sul fianco.
Ronfò qualcosa, per poi volgersi verso l’altro lato, non aveva alcuna intenzione di svegliarsi.
-Avanti ‘Mey, è ora di alzarsi maledizione!- urlò, andandolo a scuotere per le braccia. L’altro si svegliò di colpo, alzandosi a mezzo busto e scuotendo il capo.
-Oh diamine… ci sono, ci sono!- esclamò, alzandosi in piedi, ancora barcollante. –Cosa succede?-
-I novizi, sono pronti.-
Poomey annuì, raccogliendo la propria giacca da uno dei barili contenenti il vino, anche se ormai la maggior parte erano praticamente stati prosciugati.
-Andiamo- disse solamente l’omaccione, raggiungendo Kom vicino il sentiero che li avrebbe portati in cima al monte, dove il campo principale di uno dei Capi fondatori era stato montato.
Non ne aveva mai conosciuto uno così tanto da poterci parlare faccia a faccia, e sapeva che quello era un privilegio che spettava a pochi, Naako compreso.
Sarebbe stato un piacere assistere a un’altra consacrazione ai voti del Cacciatore, quelli di proteggere sempre la propria famiglia. Il gruppo a cui la tua vita sarebbe stata messa nelle loro mani lo sarebbe diventata, seppur nessuno avrebbe mai potuto impedire qualcuno di poter avere una donna, dei figli.
E’ questo che aveva fatto Jexson, e non si era mai pentito di quella scelta. Rimanere in un posto… non faceva per lui. I suoi tormenti lo avrebbero sempre inseguito, e aveva bisogno di stare lontano dalla civiltà, lontano dalle voci.
-Che fai, ora hai deciso di rimanere lì? Ti ho spaventato, milady?- chiese Kom, ghignando. Jex fece la stessa cosa. Sapeva quanto i loro modi fossero rudi, ma era a conoscenza anche della loro lealtà, e di quanto fossero legati l’uno a l’altro, ed era pronto a entrare in quella realtà con tutto sé stesso.
-Io sono uno che usa il cervello, sai?- rispose, con Poomey che scoppiò in una risata. –Muoviamoci, o faremo realmente tardi- concluse Jex, raggiungendo i due.
 


-Oggi siamo qui, riuniti su questo monte, per consacrare l’inizio della vita di questi sei giovani avventurieri all’interno delle nostre fila.-
Un solo uomo iniziò a parlare. Era in piedi, sopra una piattaforma di legno, circondato da alcuni guerrieri della gilda.
I suoi capelli, neri con delle sfumature di grigio, arrivavano fino alla nuca.  La barba, folta e nera, mischiato alla sua forte voce, gli dava un grande senso autoritario.
-Siamo veramente fieri della prova che ci avete dato. La prova che siete pronti a far sì che il sogno di questa Unione si realizzi. Un mondo pulito, libero dalla feccia che ogni giorno pediniamo, intimidiamo, e infine catturiamo.-
Ricordava bene quelle parole. Le aveva sentite pronunciare da un’altra persona, ma fino a quel momento erano completamente identiche.
-Noi siamo quelli che fanno la cosa giusta. Non abbiamo bisogno di leggi, né di qualcuno che ci ordini cosa fare con la nostra vita. E’ per questo che noi non siamo un esercito. E’ per questo che la nostra vita è legata all’Unione. -
Erano presenti molti delle guarnigioni appartenenti ai Cacciatori di Taglie. I Capi di ogni gruppo presente nell’area era presente. Gli altri, in viaggio, come sempre.
Coloro che stavano per far parte ufficialmente dell’Unione stanziavano nel mezzo del campo, in ginocchio, e con il capo basso. Erano circondati da tutte le altre persone… e Jexson ricordava bene quella sensazione. Il periodo da novellino… lo aveva sentito scivolare via, proprio in quel momento, e sapeva che era lo stesso per quei ragazzi.
-Quando vi alzerete, sarete rinati. Non sarete più ragazzi, il vostro passato vi scivolerà alle spalle... sarete degli uomini nuovi. Ogni vostro desiderio sarà realizzato, quando indosserete le giacche che vi permetteranno di farvi riconoscere da ogni uomo, donna o infante che sia.- disse con sicurezza l’uomo, tenendo alto il pugno destro. Nella stessa mano aveva un anello, all’anulare, d’oro e con una pietra verde incastonata all’interno.
-Sarete Cacciatori di Taglie dell’Unione del Mohender, e fino al vostro ultimo respiro farete il vostro dovere.-
Quelle parole gli avevano risuonato per la testa tutta la notte successiva… la sua prova era stata crudele e spietata. Quasi non riusciva più a ricordarla.
Alzò lo sguardo, notando come fosse arrivata l’ora per quei ragazzi di… rinascere, proprio come aveva fatto lui.
Degli uomini gli si avvicinarono, poggiando dinanzi a loro le giacche che li avrebbero consacrati definitivamente a una vita da nomade, in costante ricerca di denaro e di obiettivi da eliminare.
-Alzatevi, e indossateli. Sentiteli addosso, come se fossero la vostra nuova pelle. Alzatevi, e lasciate alle vostre spalle tutte le memorie passate.-
 


-Allora, gente!- esclamò Naako, una volta tornato al punto di ritrovo. La cerimonia era terminata, e ogni capo gruppo si era riunito per l’assegnazione dei neo Cacciatori. Ricordava quel momento molto bene, ma l’indossare la giacca non aveva aiutato del tutto a eliminare i ricordi passati.
Con lui si trovava uno di quelli che erano appena stati consacrati. –Il suo nome è Tacus, andateci piano, mi raccomando. Non vogliamo che i novizi si facciano male, giusto?-
-Non sono più un novellino.- commentò proprio il ragazzo, che tirò su il capo. Gli occhi, color argentati, riflettevano ogni figura nelle sue pupille. Aveva dei capelli corti e castani, mentre la sua carnagione era olivastra, anche se era facilmente confondibile con tutta la polvere che lo ricopriva.
-Cominci già a tirare fuori le palle? Questo mi piace- commentò il Capo Cacciatore, scoppiando in una fragorosa risata.
Poomey, che era ancora frastornato dalla notte prima e ancora accasciato vicino una delle colonne, si unì a lui.
-Non ti ci abituare troppo, perché quando non si porta rispetto, si finisce male…- commentò Kom, ghignando, per poi incrociare le braccia.
Jexson era lì, ad osservare i propri compagni.
-Atalmal è la nostra prima tappa, è tempo di riscuotere le taglie e avere la nostra meritata ricompensa- iniziò poi Naako, mettendosi tra il nuovo membro e Kom.
-Finalmente la Capitale!- esclamò Poomey, rimettendosi in piedi in maniera alquanto goffa –Abbiamo proprio bisogno di provviste per i prossimi viaggi-


-Dovresti evitare di mangiarti tutto ogni volta, non credi grassone?-
-Ma smettila, non è colpa mia se dobbiamo sempre correre!-
Naako sospirò. Il gruppo era fatto così.
Pochi ma buoni, in continua competizione, ma uniti più che mai.
-E’ sempre così da queste parti?- chiese il ragazzo dai capelli castani a Jex, che era assorto nei propri pensieri.
Scosse il capo, annuendo. –Ti abituerai anche a questo, come noi ci abitueremo a te. Ci sono passato anche io, tutti.-
Tacus annuì a sua volta.
-Sei mai stato nella capitale?-
Fece di no con il capo. –C’è sempre una prima volta nella vita, no?-
-Raccogliete la vostra roba e prepariamoci a partire, comunque sia sarà una bella camminata da qui ad Atalmal-
-Non usiamo cavalli?- domandò ancora, e Jex ridacchiò. –Siamo Cacciatori. Nessuno deve sentirci quando interveniamo, dobbiamo essere delle ombre. E’ per questo che non usiamo cavalli.- spiegò, per poi osservarlo.
-Ti abituerai anche a questo-.

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