Nuove consapevolezze

di Zamia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Primi dubbi ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Incontri casuali ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Alya e Nino ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Adrien e Nino ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 -Adrien e Ladybug ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - IL luna park ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Ladybug e Chat Noir ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Adrien e Marinette ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Amici ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Equivoci ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Chat Noir e Marinette ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Gabriel ed Adrien ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Gabriel e Noroo ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Nathaliè ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Papillon ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - La rivelazione ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - Padre e figlio ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - Serenità ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 - Finalmente ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Primi dubbi ***


Angolo dell’autrice: Ciao. Eccomi tornata con una long che racconta spaccati di vita ed eventi che porteranno alla rivelazione delle identità degli eroi principali. Spero possa incuriosirvi.
1

 
"É un po’ che combattiamo insieme. Perché non puoi svelarmi qualcosa in più sui miraculous? Perché non puoi svelarmi la tua identità?"
"Sai che potrebbe essere pericoloso per tutti noi sapere chi siamo nella vita normale".
"Ma Ladybug, mi sto affezionando al mio kwami, non puoi portarmelo via ogni volta!"
"Mi dispiace, Alya. Deve essere così almeno finché non sarà necessario comportarsi diversamente. C’é una persona, un maestro, che è depositario di tutti i miraculous. Lui non vuole lasciarne troppi in giro. Teme che qualcun altro possa impadronirsene e usarli per impossessarsi dei gioielli mio e di Chat Noir. Perché, questo te lo posso dire, se qualcuno possedesse contemporaneamente i due gioielli della creazione e della distruzione avrebbe il potere assoluto e potrebbe realizzare un proprio desiderio ma sempre a scapito dell'equilibrio totale del mondo come lo conosciamo. Sei giovane ed è una responsabilità troppo grande per te. Devi goderti la tua adolescenza e cercare di stare serena. Il tuo aiuto ci serve e non lesineremo dal chiedertelo quando ne avremo bisogno, ma non vogliamo che tu porti sulle tue spalle il peso di dover proteggere i due miraculous e le due persone che Papillon vuole più di ogni altra cosa."
 
Ladybug aveva pronunciato queste parole come se fosse la più navigata delle eroine, mettendo sulle proprie, di spalle, il peso di tutta la lunga battaglia con Papillon. Non voleva che la sua migliore amica fosse in pericolo, non voleva che potesse correre più rischi del necessario.
 
Anche lei si sentiva, talvolta, schiacciata dalla responsabilità e tante volte aveva pensato di tirarsi indietro ma aveva imparato ad anteporre il bene degli altri a quello proprio, sempre. E ora sapeva di non potersi più tirare indietro. E quando nei giorni più difficili, nel suo letto piangeva dalla disperazione per la presenza di Papillon e per le sofferenze e la distruzione a cui i parigini dovevano assistere, le lacrime di dolore dopo un po’ tendevano a mescolarsi a quelle di gioia per avercela fatta, per aver riportato tutto alla normalità, per sapere di avere amici affidabili che in tutte le situazioni le davano forza e sostegno sia come Marinette che come Ladybug.

E con questi pensieri si lasciò andare ad un lungo abbraccio nei confronti di Alya. La ragazza si sentì all’inizio imbarazzata non capendo l’origine di quell’abbraccio così carico di affetto e di quelle lacrime che presero a rendere liquidi gli occhi dell’eroina.
Ma poi si lasciò andare e ricambiò l’abbraccio accorgendosi che non era più solo ammirazione e desiderio di emulazione quello che provava nei confronti di Ladybug ma un affetto più profondo. Sentiva una affinità intima, come se la conoscesse da sempre…come se non le servisse sapere chi c’era davvero sotto la maschera perché sapeva che chiunque ci fosse stato era una persona speciale di cui lei si sarebbe sempre fidata ciecamente.

"Scusa Ladybug" esordì sciogliendo l’abbraccio "non avrei dovuto chiederti nulla; hai ragione, diamo tempo al tempo. Io mi fido di te e di questo maestro. Quando sarà opportuno e se mai sarà opportuno mi parlerete. Per ora sappi che non mi tirerò mai indietro e sarò sempre pronta ad aiutarvi."
E dicendolo scappò via sentendo i bip degli orecchini di Ladybug emanare l’ultimo rintocco.

La coccinella si nascose infilandosi in un portone e la trasformazione si sciolse. Tikki, esausta, sfumò fuori dal miraculous e le si appoggiò accanto al viso.
Marinette schiacciava le spalle contro il portone e respirava affannosamente. Le lacrime continuavano a scorrerle lungo il volto.
Il nemico da combattere era stato faticoso da sconfiggere, come sempre di più succedeva con gli ultimi nemici: ogni volta sempre più vicini a prendere i loro miraculous; ma quello che le faceva più male era il dover lasciare Alya e Chat Noir senza  spiegazioni.
Certo anche lei sapeva poco ma sicuramente molto più di loro che vivevano all’oscuro di tutti i tentativi e gli sforzi del maestro Fu di decifrare il grimorio, di produrre pozioni per implementare i loro poteri, di seguirli a distanza per essere sempre pronto a soccorrerli in caso di bisogno.
Invitò Tikki ad infilarsi nella borsetta e si avviò verso casa asciugandosi gli occhi.
Pensava che da quando il maestro Fu aveva visitato Chat Noir le cose andavano molto meglio ma sapeva anche che Fu con lui non si era spinto nei particolari.
Perciò lei non avrebbe potuto condividere con nessuno la conoscenza e il peso di quei segreti: e questo era davvero troppo complicato da sopportare per una ragazzina.

Decise allora di passare dal maestro per capire meglio come avrebbe dovuto comportarsi. Il crollo emotivo che aveva avuto con Alya l’aveva spaventata e non le sarebbe bastato parlarne solo con il suo kwami.

Nel frattempo, Adrien aveva smesso i panni dello spavaldo eroe dal costume di gatto per riprendere quelli del ragazzino per bene, riservato e insicuro. All’insaputa di tutti riusciva ancora ad entrare e uscire da casa sua ma non sarebbe passato ancora molto dal non potersi permettere più neppure quest’ultima libertà.
Il padre diventava sempre più sospettoso e il modo subdolo con cui cercava di estorcergli informazioni su come avesse fatto a fuggire quella volta per andare al cinema a vedere il film della madre o su dove avesse comprato l’anello che portava al dito lo rendevano sempre più irrequieto.
E così al rientro da ogni missione si gettava esausto sul letto con accanto il suo kwami che divorava formaggio e prendeva a riflettere sul perché fosse davvero così necessario tenere le loro identità nascoste.
Chissà che sarebbe successo se l’avesse confessato a suo padre. Si sarebbe tolto un peso e avrebbe finalmente condiviso con lui un segreto. Magari lui non si sarebbe più preoccupato sapendo che poteva badare a se stesso e nella migliore delle ipotesi sarebbe persino stato fiero di lui. Ma questo avveniva solo nei suoi sogni più rosei. In realtà sapeva che il padre non gli avrebbe permesso di mettersi più in pericolo. Gli avrebbe tolto il miraculous e l’avrebbe nascosto in chissà quale doppio cassetto del suo studio insieme a quel libro di cui, per paura, non si era
mai più chiesto perché ce l’avesse il padre e se l’avesse correlato ai miraculous di Ladybug e Chat Noir.
Se suo padre avesse scoperto di più sulla sua identità, lui non sarebbe stato più un eroe ma peggio ancora non avrebbe più visto Plagg e la sua amata Ladybug.
Se lui si fosse fatto domande su quel libro e sul significato che aveva per suo padre sicuramente avrebbe incontrato motivi per addolorarsi nel ricordo di sua madre e nella caparbietà del padre a tenere per sè i suoi segreti.

****

Gabriel Agreste era un uomo molto geloso e protettivo. Così era stato con sua moglie, cosî si comportava con suo figlio. Voleva avere il controllo si tutta la realtà che lo circondava e se per farlo era necessario scendere a compromessi con la sua coscienza non si sarebbe preoccupato di farlo. Non importava quale fosse il costo da pagare ma avrebbe riportato la sua vita agli splendori di un tempo e avrebbe protetto a qualunque costo le persone che amava.
Anche per questo lasciava sempre meno libertà al suo ragazzo. Non avrebbe consentito che nessuno gli facesse del male o glielo portasse via. Perciò lo faceva seguire dai suoi scagnozzi a ogni passo. Preoccupato com’era per la sua incolumità dopo la scomparsa della moglie non avrebbe accettato di perdere anche il suo unico prezioso figlio e certo non di nuovo per colpa di quei maledetti miraculous.
Gabriel Agreste era un uomo intelligente e non gli era servito molto per immaginare che il figlio potesse essere Chat Noir. L’aspetto fisico senza dubbio simile a quello dell’eroe parigino, le volte in cui si dileguava sotto gli occhi tutti e non si riusciva a ritrovarlo, quella strana calma che riusciva a mantenere nonostante le sue punizioni e una vita in qualche modo di rinunce, facevano pensare allo stilista che il ragazzo conducesse una seconda vita o in ogni caso avesse la possibilità di agire indipendentemente dalle costrizioni che lui gli imponeva.
Ma se Adrien fosse stato davvero Chat Noir, si chiedeva come doveva comportarsi. Era stato più volte indeciso se stanarlo o meno. Voleva sapere ma aveva anche timore di scoprire che suo figlio metteva la sua vita in pericolo ogni giorno per combattere proprio suo padre. Se Adrien fosse stato Chat Noir lui non sarebbe più riuscito a perseguire il suo scopo perché non sarebbe stato più lucido nel comandare i propri akumizzati e se il figlio avesse scoperto che lui era Papillon l’avrebbe sicuramente odiato. Dubitava di riuscire a convincerlo a farsi consegnare il miraculous senza lottare e lui senza dubbio non poteva lottare con la persona che più amava al mondo. E quindi preferiva non sapere.
 
Ma forse Adrien era solo un ragazzino come gli altri e quando scappava lo faceva per incontrare i suoi amici o quella che lui pensava fosse la sua fidanzatina. La figlia del fornaio che tante volte aveva visto in compagnia di Adrien e che di sicuro aveva una cotta spaventosa per lui se aveva addirittura rubato il suo libro dei miraculous pensando fosse un album di foto del giovane modello.
Gli indizi per la sua teoria sull’identità di Chat Noir erano comunque molto discordanti: alcuni portavano dritto ad Adrien, altri invece esattamente il contrario. Non l’aveva forse visto mentre con un casco sulla testa veniva protetto da Chat Noir e Ladybug mentre Gorizzilla cercava di afferrarlo per riportarlo a casa? Non l’aveva visto cadere giù dal tetto della torre Montparnasse senza trasformarsi, correndo il rischio di morire? Non aveva forse rubato il suo libro ma non aveva mai fatto alcuna domanda su di esso come se non ne capisse neppure il senso?
 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Incontri casuali ***


Capitolo 2 - Incontri Casuali
 
"Grazie maestro Fu, mi sento molto meglio adesso. La sua saggezza mi é di grande conforto e sapere che parlerà ancora con Chat Noir mi rasserena."
"Marinette, le strade che il fato ci indica sono spesso incomprensibili. Il disegno si vedrà alla fine, per ora dobbiamo essere pazienti. Verrà il momento in cui potrai dire la verità alla tua amica e arriverà prima di quando pensi. E arriverà il momento in cui tutti i nostri sforzi saranno ripagati e Papillon verrà sconfitto. Più di un indizio mi porta a credere che Papillon possa essere Gabriel Agreste ma abbiamo avuto anche la circostanza della sua akumizzazione che mi allontana da questa idea..."
"Non credo che il padre di Adrien possa essere un malvagio, maestro. Mi ha spiegato come ha avuto il libro e perché era importante per lui. Perché avrebbe dovuto mentirmi? E poi per quanto sia una persona fredda non credo sarebbe mai capace di fare del male a nessuno."
"Non lo so Marinette, spesso le persone fanno cose sbagliate con i migliori propositi. Aspettiamo e vediamo. Ora cerca di stare tranquilla. Vedrai che le cose andranno tutte per il meglio. E non ti preoccupare per i tuoi colleghi, farò in modo di parlare con loro, se diventerà necessario."
 
Marinette percorse il tragitto per arrivare casa con una serenità ritrovata. Parlare col maestro le faceva sempre bene. Capiva qualcosa in più dei miraculous e di se stessa e sentiva di condividere la responsabilità delle proprie azioni con qualcun altro.
Non era forse lui che l’aveva scelta? Se lei avesse fatto degli errori sarebbe stata anche un po’ colpa del maestro, no?
Ridacchiando mentalmente per questi suoi pensieri, passeggiava a passo veloce. Aveva un certo appetito e non vedeva l’ora di giungere a casa per mettere qualcosa sotto i denti.
Ma come era già capitato una volta, il destino le mise sulla strada, anzi proprio sul muso, il suo amato Adrien.
Adrien camminava guardingo vicino vicino al muro. Era sfuggito all’autista che l’aveva accompagnato per la lezione di scherma. Quel giorno non aveva alcuna voglia di allenarsi e appena entrato nell’edificio ne era subito uscito. Quell’ora e mezza avrebbe voluto passeggiare, prendersi un gelato, entrare in un negozio di videogiochi; avrebbe voluto fare le cose che facevano i ragazzi normali. Poco prima della fine dell’addestramento si sarebbe rinfilato a scuola e sarebbe uscito tutto trafelato per "la faticosa lezione", pronto per essere riaccompagnato a casa.
"Ahi!" urlò Marinette trovandosi a sbattere contro il petto duro del compagno. "Mi scusi, mi scusi, ero distratta!"
Ma giusto il tempo di alzare lo sguardo che incontrò quello sorridente di Adrien.
"Ciao Marinette. Scusa tu! Siamo destinati ad incontrarci sempre sbattendoci uno addosso all’altro, a quanto pare".
"Ciao Adrien. Che ci fai qui? non dovresti essere alla lezione di scherma?"
"e tu che ne sai?" le rispose il ragazzo con un ghigno malizioso.
"Beh, non é che io ti spii; e intendevo dire...che...ti ho sentito...per caso...parlare con Nino...oggi in cla..classe.."
"Si, probabile. Gli stavo spiegando perché non potevamo vederci nel pomeriggio." rispose, avvicinandosi con il viso a quello dell’amica. "Senti, ti andrebbe di venire con me al nuovo negozio di videogiochi? Ho marinato la lezione di scherma e seminato il mio autista. Nessuno sa dove sono e questa volta non voglio che nessuno mi disturbi."
Marinette lo guardava esterrefatta. Di fronte a lei c’era una versione dell’amico che non conosceva. Era scappato, non avevo rispettato un impegno e le stava chiedendo di andare insieme da qualche parte? Decisamente era un sogno e infatti, se lo godeva guardando imbambolata il compagno senza rispondere.
"Marinette! Marinette? Ti va di venire allora? O stai pensando a una qualche scusa? Se hai altro da fare puoi dirmelo, siamo amici, no? Puoi essere sincera..."
Marinette si riprese dal torpore che l’aveva avvolta ma non riuscì a rispondere lucidamente.
"non siamo amici…cioé certo che siamo amici e certo che ti accompagno" sorrise ebete.
"Ok, allora andiamo." E prese a raccontarle del modo in cui aveva imbrogliato il suo autista ed era sgattaiolato fuori dalla scuola e di tutte le volte che per scappare da suo padre sperimentava il suo passo felino per non far sentire ad alcuno i suoi passi. Gesticolava e aveva un tono di voce più stentoreo del solito. Lo vedeva sorridere e scherzare e se ne beava. Raramente lo vedeva così spensierato. Di solito manteneva un piglio serio sempre velato di una dolce malinconia. E raramente poteva sentirlo così a suo agio con lei.
Di solito il suo atteggiamento impacciato creava in lui imbarazzo e disappunto.
Di recente però lei aveva acquisito un nuovo coraggio. Affrontarlo per spiegargli la storia delle sue foto che aveva in camera e il passare più tempo con lui l’avevano resa più coraggiosa.
Aveva capito che non avrebbe avuto il coraggio di confessargli apertamente il suo amore. Le foto le avrebbero potuto dare l’occasione di dirgli che lo amava ma invece gli aveva detto solo che lo ammirava ed era una appassionata di moda. Questa circostanza l’aveva fatta riflettere sul fatto che non era ancora pronta a rivelare i suoi sentimenti né sarebbe stata pronta a subire un rifiuto. La strategia da allora sarebbe stata diversa. Far crescere la loro amicizia. Conoscerlo e farsi conoscere per ciò che era realmente.
Poi se fossero state rose sarebbero fiorite.
 
Automaticamente presa da questi pensieri e senza neppure avvedersene, avvolse il proprio braccio intorno a quello dell’amico. Per sentirlo più vicino ma anche per seguirne il passo, a tratti troppo rapido a tratti cauto e lento. Ad ogni angolo, infatti, Adrien si guardava intorno per essere certo che nessuno si fosse accorto della sua fuga né che nessun paparazzo lo stesse seguendo.
Sorpreso da tanto ardire ma assai contento Adrien si voltò verso di lei e le rivolse un sorriso furbo. "Così mi farai fare le fusa!"
Marinette si staccò repentinamente, tutta rossa in viso.
"Scusa, scusa…ma non riuscivo a tenere il tuo passo..."
"Tranquilla!" Rispose il ragazzo e le prese la mano. "Così riuscirai a tenere il mio passo."
Non era la prima volta che lo faceva. Era successo in altre occasioni. Per farsi seguire durante l’inseguimento dei fan, per aiutarla a scappare da qualche akumizzato, per ballare durante il video di Clara Rossignol.
Era un gesto che gli veniva spontaneo. Un gesto di protezione e di affetto per quella che considerava essere un’amica speciale. Un gradino più in alto delle altre. Provava grande affetto anche per Alya e per Rose e senza dubbio anche per Chloé.
Ma Marinette nel suo cuore aveva un posto unico. L’aveva ascoltato soffrire per Ladybug, lo considerava divertente e aveva una cieca fiducia in lui. Certo lei sembrava apprezzarlo più nei panni di Chat Noir che in quelli di Adrien. Ma in fondo non era la stessa cosa? Il bel visino e i modi ricercati di Adrien e il carattere vispo di Chat Noir ...una combinazione perfetta.
Stringendole la mano, in silenzio la portò verso il negozio di videogiochi e lì passarono un po’ di tempo a scambiarsi opinioni sui giochi più in voga del momento. Ne uscirono dopo poco con tra le mani un acquisto assai desiderato dal ragazzo.
"Non vedo l'ora di mostrarlo a Max e Nino! Giocherai con me anche tu a questo gioco qualche volta, vero?" le domandò.
"Certo!"  Rispose lei, già pregustando momenti felici come quelli in cui si erano allenati insieme a casa sua.
"Quanto manca al termine della lezione?" gli domandò dopo poco.
"Ancora mezz’ora, ma ci siamo allontanati parecchio. Mi sa che è ora di tornare verso la scuola. Andiamo?"
E di nuovo la prese per mano e la trascinò per una stradina che avrebbe dovuto rendere più breve il loro percorso. C’era entrato una volta per ritrasformarsi e si era accorto che tramite delle scaline riportava alla strada principale. Il che permetteva di raggiungere la scuola in minor tempo senza girare intorno ai palazzi come avevano fatto all’andata.
Quello che videro appena entrati nel vicoletto imporporò il volto di entrambi.
 
Nino ed Alya erano seduti sugli scalini, mano nella mano e labbra sulle labbra. Ogni tanto prendevano fiato e si sussurravano qualcosa per poi riprendere a scambiarsi effusioni. Appena li avevano visti Adrien e Marinette avevano fatto qualche passo indietro e si erano nascosti dietro un cassonetto.
"Che facciamo? Li disturbiamo o no?" Chiese Adrien a Marinette.
" Non lo so..ma sono davvero carini! Pensi che si infastidirebbero se si trovassero colti in flagrante?"
"Non so...sapevo che si piacevano e che si corteggiavano ma non immaginavo che.."
Marinette si sorprese del candore del ragazzo. Alya le aveva raccontato del primo bacio con Nino e quindi per lei era normale che i due quando uscivano insieme cercassero anche l’occasione di farsi delle coccole.
"E poi che penserebbero del fatto che sei sola con me?" Adrien, aveva improvvisamente cambiato tono e le si era avvicinato col volto.
Lo trovava schizofrenico...ultimamente passava dall’ingenuità alla malizia come se nulla fosse!
Strinse gli occhi e si scostò.
" non so credo che ...ne sarebbero contenti...credo...."
"… e allora andiamo a salutarli!" propose lui.
"Mancano solo 10 minuti alla fine della lezione" gli ricordò Marinette, temendo una qualche punizione del signor Agreste che avrebbe potuto tenere il ragazzo lontano dalla scuola fino alla fine dei suoi studi. "Ci vorrebbe Ladybug col suo yo-yo a portarti a scuola. Ci metteresti un attimo!" disse tanto per sciogliere un po' la tensione che sentiva salire a causa del contatto ravvicinato col ragazzo che le piaceva.
"Magari.." rispose sognante Adrien e sospirò. "Lasciamo soli i piccioncini e facciamo una corsa per tornare a scuola. Magari incontriamo Ladybug sulla strada e mi faccio dare un passaggio" concluse il giovane.
Marinette rimase male a questa affermazione. Un po’ aveva voluto interpretare quell’incontro casuale come l’appuntamento che lei non aveva mai avuto il coraggio di chiedere ad Adrien e si aspettava un po’ più di galanteria.
"Mi lasceresti tornare da sola e te ne andresti con Ladybug?" osò domandare.
Adrien si accorse di essere stato molto indelicato. La sola idea di trovarsi tra le braccia di Ladybug l’aveva fatto andare in visibilio e si era dimenticato delle buone maniere.
"No di certo...le chiederei di chiamare Chat Noir e di farti trasportare fin su alla tua terrazza. Direttamente in camera!" E sorrise sperando così di aver almeno in parte sopperito alla sua gaffe precedente. "Non saresti più contenta di andare in giro con un supereroe che con me?" continuò proiettando i suoi pensieri e i suoi desideri sull’amica.
Lui stava bene con Marinette e con gli altri amici ma Ladybug era un'eroina, la sua collega, la sua partner. Erano sempre leali l’uno con l’altro e lei era così bella e decisa e determinata...e l’aveva salvato un sacco di volte e lo dirigeva indirizzando i suoi comportamenti per renderlo migliore. Lei era una guida per lui. Un esempio da seguire.
"Sei uno stupido!" Gli disse Marinette spingendogli il braccio. "Come puoi pensare che io sia così superficiale da preferire un supereroe a te? Tu sei mio amico!"
Certo anche Chat Noir era suo amico e lei lo adorava ma Adrien non sapeva che lei lo conosceva tanto bene.
Per la seconda volta era rimasta male. Adrien la credeva così superficiale da pensare che potesse preferire una persona estranea ma famosa a lui?
Ma forse per lui era così. Preferiva a lei, che vedeva tutti i giorni e con cui si divertiva, un'estranea che aveva visto al massimo un paio di volte?
Tra questi pensieri, raggiunsero la scuola.
"Ciao Marinette, ci vediamo domani a scuola. Grazie per la compagnia.”
La lasciò senza aggiungere altro.
Era molto in difficoltà.
Ripensava alle parole di Marinette: "Sei uno stupido!" Questa frase gli rimbombava nella testa. Marinette gli voleva bene nonostante fosse quello che era, un ragazzino ricco e famoso, gentile ma non particolarmente sollecito nei confronti dei suoi amici. Era educato, coi maschi anche divertente e simpatico ma niente più di quello mentre solo Ladybug conosceva la parte più autentica di lui, quella spiritosa, a tratti irritante, ma soprattutto quella coraggiosa.  Lei l'aveva visto sacrificarsi più di una volta ma aveva visto anche quello che il suo cuore sincero portava dentro.
Eppure, Ladybug non lo amava mentre Marinette ne conservava in camera le foto.
Cosa stava sbagliando?

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Alya e Nino ***


Capitolo 3


"Ti voglio bene" disse Alya a Nino mentre lui con la mano le sfiorava il viso. Aveva gli occhiali in grembo, in uno di quei pochi momenti in cui si lasciava andare e rinunciava ad avere il controllo di tutta la sua vita. Ma tra le braccia di Nino si sentiva serena.
Non era il suo primo fidanzatino. Ce n’era stato un altro prima di lui, ma quello che provava per Nino era qualcosa di diverso, qualcosa che non aveva mai provato prima. Nino non era bello come Adrien o come Kim, volendolo paragonare ad altri compagni di classe, ma aveva un animo leale e coraggioso. I suoi occhi profondi e i suoi modi sempre garbati l’avevano conquistata lentamente. All’inizio pensava fosse un ragazzino immaturo: la prima impressione che lui dava era proprio quella. Quella di un bambino un po’ cresciutello tutto musica e divertimento.
Ma quando aveva cominciato a frequentarlo si era accorta che c’era molto di più. Il comportarsi da ragazzino era un modo per nascondere il grosso peso che sostenevano le sue giovani spalle. Un'infanzia difficile e un rapporto non sempre semplice con tutte le figure autoritarie della sua vita. Non a caso quando era stato akumizzato in Sparabolle tutto ciò che desiderava era far sparire gli adulti e ridurre il loro controllo sulla vita dei ragazzi.
Ma Nino era più di quello che appariva. Era una roccia. Solido nei principi e come lei determinato e certo di quale sarebbe stata la sua strada. Per una ragazza piena di certezze come Alya ma anche testarda e avventata talvolta, Nino era proprio quello che ci voleva. La faceva ragionare, ne placava gli istinti, la sosteneva nelle scelte senza però darle sempre ragione. E ciò la stava lentamente migliorando, perché ne smussava gli angoli e la rendeva più riflessiva.
Nino era in questo momento della sua vita tutto ciò che lei avrebbe mai desiderato da un compagno e per questo era certa che questa storia sarebbe durata più di qualche anno scolastico. Sarebbe potuta andare oltre e crescere con loro.

Nino le prese gli occhiali e glieli rimise sul naso.
"Andiamo, amore mio, é ora che ti riaccompagni a casa" le disse mettendole un braccio sulle spalle e stringendola a sé. Raramente si lasciava andare a certi epiteti affettuosi. Non era portato per le smancerie. Per lui l’amore si dimostrava coi gesti più che con le parole. Era un ragazzo pratico! Ma ogni tanto la sua bella aveva bisogno anche di un po’ di romanticismo e glielo concedeva chiamandola amore o regalandole piccole rime piene di dolcezza.
Alya non era stata mai tra le ragazze che lui pensava gli sarebbero piaciute. Quando l’aveva vista la prima volta con quel suo piglio deciso e quell’atteggiamento baldanzoso aveva subito provato una sorta di timore, quasi di reverenza nei suoi confronti ma mai avrebbe pensato che avrebbe potuto amarla.
A lui piacevano i tipi come Marinette, dolci e timidi. E infatti per un periodo si era convinto che la sua compagna di classe sarebbe stata colei che gli avrebbe rubato il cuore. Ma dopo il loro primo appuntamento aveva capito subito che Marinette non faceva per lui. Era carina e tenera. Ispirava protezione e lui si sentiva di poterla compiacere; sentiva che con una come lei avrebbe potuto sentirsi un po’ più "uomo".
Ma ben presto si accorse che Marinette era un po' diversa da come lui l’aveva dipinta nella propria testa ed erano bastate poche ore insieme ad Alya chiusi in gabbia per fargli capire che non era di una Marinette che aveva bisogno ma di una sfida da combattere. Aveva bisogno di un carattere più peperino e di una continua sorpresa. Alya era questo per lui...una sorpresa.
Ogni giorno diversa, nuova, piena di sogni e di inventiva. Ogni giorno con un’idea più o meno strampalata nella testa. Lo divertiva, lo metteva alla prova, lo migliorava. In poche parole, lo faceva sentire vivo.
E l’attrazione per Marinette, che gli era piaciuta per il suo bel viso e per la sua dolcezza, ben presto aveva lasciato spazio ad un sentimento mai provato: un forte bisogno di ascoltare, frequentare , condividere. Un desiderio continuo di stare insieme ad Alya, di sentirla parlare, di averla accanto.
Conquistarla non era stato complesso. Tutto era venuto da sé in modo naturale...sembravano già una coppia matura. Mai Alya era stata gelosa della precedente cotta del suo Nino, mai gli aveva chiesto sforzi maggiori di quelli che lui avrebbe potuto fare. Erano fatti così: si amavano in maniera semplice, senza drammi e senza pretese. Niente gelosie, niente sceneggiate o litigate drammatiche. Si parlava e ci si chiariva, si metteva il muso e ci si scambiava un bacio e tutto andava a posto.

Si amavano di un amore già grande e maturo e per questo non capivano perché i loro due migliori amici qualche giorno prima avevano fatto finta di non vederli nel vicoletto in cui si erano incontrati.  Avevano vergogna di averli colti con le mani nel sacco o non volevano far sapere che erano insieme?
I due ne avevano discusso per un po’ poi Alya si era convinta a parlare con Marinette. Nino con la sua solita saggezza spiccia l’aveva invece convinta a tacere. Si sarebbero cotti nel proprio brodo. Non c’era motivo di affrettare le cose né era indispensabile parlare del loro essersi appartati.
Avrebbero fatto finta di niente per la propria privacy e per il bene degli amici.

"Pensi che quei due stiamo uscendo insieme senza dirlo a nessuno?" Chiese Alya appena arrivati sotto il portone di casa sua.
"Ancora con questa storia? Ti ho già detto che vanno lasciati in pace. Non sono problemi tuoi e non credo neanche tu dovresti assecondare Marinette nei suoi strambi piani per conquistare Adrien. Non è così che lui si innamorerà di lei"
"Ah no?! E come se non è capace neanche di parlargli senza balbettare?"
"Alya, sei tremenda! Quando sarà capace di parlare con lui come tu fai con me, urlando e rimproverandomi in continuazione, allora saranno pronti a volersi bene."
"Non è vero che ti rimprovero sempre" mise il broncio Alya, e lui le stampò un bacio sulle labbra, certo che sottolineando i tratti rudi del suo carattere l’avrebbe fatta demordere sulla storia dei due amici.
E infatti cambiò discorso, lo salutò e salì verso casa.

Appena varcata la soglia trovò suo padre nei pressi dell’uscio con un viso preoccupato.
"Hai fatto di nuovo tardi Alya! ti avevo chiesto di rispettare gli orari che avevamo prestabilito ma ogni giorno ritardi di un po’. Non é che voglio tenerti chiusa in casa ma con questi akumizzati che compaiono ad ogni ora e ad ogni angolo, ogni volta che sei fuori sono in ansia. Ma non li possiamo invitare a casa questi tuoi amici? Non potete stare qui, sotto controllo?"
"Papà, il problema é proprio il dover stare sotto controllo. Abbiamo bisogno dei nostri spazi!".
Ma mentre faceva la normale adolescente Alya sapeva bene che suo padre aveva ragione e che oggi per puro caso era stata in ritardo.  Le altre volte era capitato per via dei suoi impegni come Rena Rouge, ma questo non poteva certo raccontarglielo.
"Cerca di rispettare i patti sennò ti sogni di uscire di nuovo col tuo amichetto!".
Ecco, il padre sapeva! Che imbarazzo...

Alya sgusciò via chiedendo scusa e allungandosi a prendere la busta della spazzatura per portarla nel luogo di raccolta.
Con il sacchetto in mano percorse le scale in fretta e appena fuori si apprestò a depositarla ma sentì uno strano fruscio. Si guardò intorno senza vedere nessuno e fece per risalire quando si sentì chiamare. "Signorina?"
Si guardò intorno finché non scorse un vecchietto basso e con un lungo pizzetto che la fissava con due occhietti vispi. Era impegnato con una cartina tra le mani e le fece segno di voler aiuto.
Diamine! Con tanta gente per strada proprio lei doveva chiamare? Adesso suo padre avrebbe pensato che era scesa di corsa a buttare la spazzatura non per farsi perdonare ma per salutare ancora il suo fidanzatino che l’aspettava giù.
Ma che poteva fare? era un vecchino bisognoso di aiuto e si precipitò ad aiutarlo. Gli indicò la strada da percorrere per raggiungere la torre Eiffel e gli spiegò dove trovare un buon ristorante per la cena di quelli che non spennano i turisti.
Appena finì si accorse che l’uomo continuava a guardarla senza andare via. Fu lei a salutarlo allora. Era rimasta in strada già troppo tempo...ma mentre stava per allontanarsi lui le fece cenno di abbassarsi alla sua altezza e le sussurrò all’orecchio " fidati di Ladybug...noi ci fidiamo di te!"
Era una ragazza intelligente ci mise poco a fare due più due.
"Maestro Fu?"
"Shhh!"
"Fidati di noi. Saprai di più a tempo debito! Ma per adesso rispetta i tempi e i modi con cui abbiamo scelto di donarti il miraculous. Ladybug crede in te ma é pericoloso tenerne troppi in giro. Non vogliamo che Papillon se ne impadronisca o che faccia del male a troppe persone!"
E mentre diceva in un soffio queste parole lo vide sgusciare via. Avrebbe voluto fargli mille domande ma sapeva che le cose per ora dovevano andare così.
La tentazione di raccontare il ruolo che aveva in alcuni atti eroici che si svolgevano a Parigi era stata sin dall’inizio molto grande ma mai come adesso era certa che doveva tacere sulla sua identità segreta. Con suo padre, con la sua migliore amica e persino con Nino.


Angolo dell’autrice: e ora un capitolo dedicato ad Alya e Nino. Nessuno racconta mai dei personaggi secondai eppure sono utilissimi alla trama. Come si farebbe senza di loro? D’altra parte, sono comunque molto carini e mi sembrava doveroso anche raccontare di una storia che nella serie è data per scontata. e quindi ecco a voi il rapporto di Alya e Nino dal mio punto di vista.
Grazie a chi legge, chi segue e chi commenta. A presto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Adrien e Nino ***


Capitolo 4

In fin dei conti, nonostante il ruolo che erano chiamati a rivestire, erano tutti dei ragazzi normali: degli adolescenti che stavano affrontando un periodo storico molto complesso già per altri motivi: il terrorismo, i disastri ambientali, le guerre nel mondo e tutto quanto ne derivava in termini di povertà, di fame e di dolore per molti popoli del globo.
Papillon era solo l’ennesima minaccia da affrontare. Forse più diretta, perché più volte ne avevano visto gli effetti su di loro, ma per fortuna meno pericolosa di tante altre: gli akumizzati spesso al loro "risveglio" neanche ricordavano quello che era successo e grazie al lucky charm tutto ritornava a posto dopo i combattimenti e per fortuna la battaglia finora non aveva provocato nessuna vittima.
Questi ragionamenti facevano Nino e Adrien, talvolta, nei loro pomeriggi insieme.
Tanto per capire il movente di Papillon.
Ne erano impauriti e preoccupati ma sapevano di non essere disarmati di fronte a quella minaccia mentre lo erano rispetto a tante altre del loro tempo.
I poteri magici aiutavano la città a superare gli attacchi e questo non poteva fare altro che rassicurarli. La certezza che gli eroi, e specialmente Ladybug, potevano mettere tutto a posto li faceva sentire protetti.
Non erano ragionamenti da ragazzini ma c'erano tutti talmente tanto dentro a quella storia da sentirla parte di sé e non potere fare a meno di farla affiorare di tanto in tanto nelle loro chiacchiere.
 
Ma non era quello il caso, quel pomeriggio primaverile, quando Nino ed Adrien si erano incontrati a casa del modello per giocare ai videogiochi. Era una giornata calda e rintanarsi in una casa in cui l’aria condizionata non mancava era di giovamento per entrambi.
Ma nessuno dei due era particolarmente eccitato dal gioco, in realtà.
Entrambi giocavano dimessamente senza particolare entusiasmo. Nino era molto pensieroso ed Adrien stranito come spesso gli accadeva nell’ultimo periodo.
"Ehi amico, cos’hai, oggi?" gli chiese a bruciapelo Nino.
"E tu cos’hai? Sembri avere altri pensieri per la testa! Già non sei un campione a Ultimate Mecha Strike III ma quando sei così distratto non é per niente divertente giocare con te!" lo schernì giocosamente Adrien tanto per spostare l’attenzione su altri argomenti che non fossero il suo umore.
"Non rigirare il coltello nella piaga! So di non essere un asso!" rispose piccato il giovane dj "ma forse tu preferisci giocare con Marinette invece che con me, magari di nascosto senza dirlo a nessuno?" girò la frittata Nino e vide l’amico arrossire leggermente.
Non era riuscito dove stava invece riuscendo con uno sforzo immane la sua ragazza.
Non resisteva a non tirare in ballo il pomeriggio in cui aveva visto Adrien e Marinette soli insieme.

"Beh, Marinette é brava a quel gioco e sto bene con lei ma perché dovrei farlo di nascosto?" nel frattempo rispose Adrien.
"Vi abbiamo visto l’altro giorno, amico. Insieme, mano nella mano. C’è qualcosa che vuoi dirmi forse?" gli si avvicinò con la testa e lo guardò dritto negli occhi con aria inquisitoria.
"Anche noi vi abbiamo visto che vi scambiavate bacetti. Non è che anche tu devi dirmi qualcosa?" Rispose Adrien sorridendo malizioso.
In quel momento quella cappa di tensione e imbarazzo che si era creata tra loro si sciolse in una grande risata!

"Ma dai Adrien pensavo l’avessi capito che io e Alya siamo una coppia. Cosa cavolo dovevo dirti?!"
"Beh, magari avresti potuto raccontarmi che quando non puoi venire a trovarmi a casa, è perché esci con un'altra persona! mi dedichi sempre meno tempo!" aggiunse Adrien fingendo gelosia nei confronti del migliore amico.
"Dai, fratello, non fare l’ingenuo! Faresti la stessa cosa se la ragazza che ti piace ti chiedesse di passare del tempo con lei piuttosto che con me!"
"Forse, non saprei…può darsi anche che invece preferirei il mio amico!"
"Certo come no! E infatti l’altro giorno invece che venirci a salutare siete scappati come due ladri!"
"Ma non volevamo disturbarvi ed eravamo in ritardo. Perciò siamo andati via."
"Ritardo per cosa?" chiese Nino ormai convinto a farsi raccontare tutto. Ovviamente riuscì a farsi riferire tutta la storia dall’amico che con dovizia di particolari raccontò di come era sfuggito ai suoi doveri e per caso aveva incontrato Marinette. Ma raccontò anche di come lei l’aveva chiamato -stupido- dopo che lui in qualche modo aveva fatto intenderle che avrebbe preferito la compagnia di Ladybug alla sua.

"Ehi! hai proprio bisogno di fare qualche esperienza con le ragazze!" gli disse Nino."E poi cos’è questa storia di Ladybug? Come può piacerti se l’hai vista un paio di volte in tutto! io non ti capisco. Marinette ti vuole bene, é carina, dolce e simpatica e tu, mentre sei con lei, pensi ad un’eroina irraggiungibile?" Il dj si era convinto che era arrivato il momento di essere chiaro con l’amico. Voleva che lui provasse quella gioia continua che provava lui con la sua Alya e chi meglio di Marinette poteva renderlo felice?
 
"Sai" cominciò Adrien convinto a vuotare, per quanto possibile, il sacco " è che Ladybug per me è più importante di quanto pensi. Non la conosco bene" mentì "ma in quelle poche occasioni che l’ho incontrata ho capito che è una persona meravigliosa e mi sono sentito così vivo accanto a lei."
"Fratello, anche io sono affascinato da Ladybug alla stessa maniera, e anche da Rena Rouge. Le vedo volteggiare sui tetti, meravigliose, ci salvano la vita e hanno quella sicurezza che le rende fascinose, ma in realtà chi le conosce? Non scambierei mai Alya per una di loro due. Perché una cosa è l’amore e una l’ammirazione! Hai centinaia di ragazze vere che ti fanno il filo e occupi i tuoi pensieri con l’unica che non potrai mai avere?"
Adrien ascoltava l’amico senza poter controbattere per la paura di dire troppo e dare indizi sulla sua identità segreta. Ma avrebbe voluto spiegargli che Ladybug la conosceva bene. La vedeva spesso e spesso si erano aiutati, ascoltati e confessati. Da queste cose, dal condividere i problemi e le gioie, non nasceva forse l’amore? Ma sapeva anche di non poterla avere. Ma non per i motivi a cui alludeva Nino ma perché lei era innamorata di un altro.

"Si, Nino, capisco…ma è più forte di me...lei mi piace tanto!"
"Sei libero di farti piacere chi ti va, ma fatti dare un consiglio da amico! Non perdere tempo a favoleggiare sull’impossibile quando il possibile è a portata di mano!"
E così conclusero quel discorso stringendosi la mano alla richiesta di Nino di non far parola di quelle chiacchiere con Alya.
E tornarono ad essere i ragazzini di sempre accendendo la tv su una trasmissione per ragazzi piena zeppa di supereroi.
Quella stessa sera Adrien non poté far a meno di pensare alle parole di Nino. Era davvero stupido a innamorarsi di una eroina mentre tante belle ragazze lo corteggiavano come Adrien? Di certo, per lui Ladybug non era irraggiungibile come poteva essere per un ragazzo comune. Era un eroe anche lui, d’altronde.
Tuttavia, non era facile immaginare una storia d’amore tra i tetti durante una battaglia con un akumizzato!
Provava una gran confusione e così si affacciò alla alta finestra della sua camera convinto di volersi rinfrescare le idee come Chat se Plagg fosse stato d’accordo, quando vide di fronte a lui Ladybug e Rena Rouge correre in direzione di Notre-Dame. Accese in fretta la tivù e l’edizione straordinaria del tg lo informò che un nuovo akumizzato aveva invaso Parigi.
 
Angolo dell’autrice: Adrien sei davvero stancante. Ma che dobbiamo fare con te? Tutti i tuoi amici si sono ormai accorti dell’affetto che Marinette prova per te e che ci staresti bene insieme e tu continui ad ostinarti con l’irraggiungibile Ladybug…che poi è Marinette…e che ti rifiuta quando sei Chat Noir…Arghh che confusione!!! A parte gli scherzi, cari lettori, spero che questa chiacchierata tra amici vi sia piaciuta e spero di riuscire a far rimanere i personaggi adeguati ai loro caratteri nella serie. Grazie a chi legge, a chi commenta, a chi inserisce la storia tra le seguite e le preferite, a chi neanche si è accorto che è stata pubblicata…
Baci a tutti!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 -Adrien e Ladybug ***


Capitolo 5
 
Rientrato a casa dopo aver sconfitto l’akumizzato, Adrien si sdraiò sul letto e per l’ennesima volta i suoi pensieri si volsero alle due eroine che oggi avevano con lui fronteggiato Papillon.
Alla fine del combattimento, infatti, si era fatto coraggio e, mentre Ladybug era impegnata a lanciare in alto il lucky charm, aveva chiesto a Rena Rouge se lei conoscesse l’identità dell’eroina coccinella.
Rena Rouge tergiversò per un po’ chiedendogli il motivo di questa domanda personale e inutile ai fini delle loro attività ma Chat Noir insisteva e lei ammise di non sapere chi fosse Ladybug e che quest’ultima le dava e toglieva il miraculous ogni volta che nei combattimenti avevano bisogno di lei.
 
Adrien rifletteva su questa cosa e si chiedeva che senso avesse. Come poteva Ladybug, da sola, decidere quando servisse un altro eroe e quando no? Tuttavia, Rena Rouge, come lui, era all’oscuro dell’identità dell’eroina e almeno si sentiva consolato da questa ultima circostanza.
Se questa riflessione sul ruolo di Ladybug da un lato aveva creato fastidio nell’eroe gatto in quanto consolidava in lui l’idea di essere un gradino più in basso della coccinella dall’altro aveva aperto un nuovo scenario.
Lui e Ladybug erano degni di tenere con sé il proprio kwami ed erano liberi di usarlo a proprio piacimento (nei limiti consentiti dai loro stessi kwami, ovviamente) mentre Rena Rouge non poteva.
Questo idea lo riempì di orgoglio e cominciò lentamente a tramutare la sua perenne insicurezza in un sentimento di consapevolezza delle proprie capacità.
 
Mentre sul suo letto si crogiolava in questi pensieri, su un altro letto, l’altra eroina ragionava sugli avvenimenti del giorno precedente. Adrien l’aveva un po’ delusa parlando di Ladybug in termini tanto entusiasti davanti a lei e non capiva perché. Ladybug in fondo era lei stessa e se Adrien aveva un debole per l’eroina allora avrebbe potuto averlo anche per Marinette.
Ma era proprio qui che il suo ragionamento faceva acqua e la povera ragazza si scontrava con la sua paura più grande.
Marinette non era niente in confronto a Ladybug e tutto ciò che di speciale c’era in lei era dovuto solo alla magia del miraculous e non al suo carattere o al suo coraggio.
Decise allora di fare una cosa che non aveva mai fatto prima e della quale si vergognava fortemente. Mettere i panni dell’eroina e recarsi a casa Agreste per parlare con Adrien. Voleva vedere con i suoi occhi come l’amico si sarebbe comportato con l’eroina e capire se davvero provasse un sentimento amoroso per lei o si trattava solo di venerazione verso una persona irraggiungibile.
 
"Mi stai deludendo Marinette! Non è un comportamento adeguato al tuo ruolo."
" ti prego Tikki...ho bisogno di vederlo e capire come reagisce in mia presenza. Sarà l’unica volta, te lo giuro…ma mi sento troppo inquieta"
"Non posso impedirti di trasformarti se mi richiami nei tuoi gioielli ma sappi che sono molto sorpresa e anche addolorata da questa tua presa di posizione!"
 
Tikki le teneva il broncio e con il suo atteggiamento materno cercava di farla ragionare.  Ma quella sera la sua protetta sembrava essere davvero irremovibile.
Ed infatti in men che non si dica, chiese di trasformarsi ed era in strada diretta da Adrien.
 
Arrivata, però, fu assalita da giustificati dubbi. Che le era preso?
Disubbidire a Tikki, usare i suoi poteri per scopi personali...era ora di rinsavire e tornare a casa.
L’aria fresca era bastata a schiarirle le idee. Ma nell’istante in cui faceva retro-front per rientrare alla sua terrazza si sentì chiamare a voce alta dalla finestra di fronte al tetto su cui si era appollaiata. Adrien l’aveva vista affacciandosi alla finestra e spinto da chissà quale coraggio l’aveva chiamata e invitata ad avvicinarsi a lui.
 
"Anche tu non riesci a dormire o c’è qualche pericolo in giro? Perché se è così mi chiudo in casa e ti lascio libera di andarci a salvare!" le disse sorridendo, dopo che lei aveva attraversato la sua finestra ed era entrata in casa.
"No, è tutto a posto. Ero in giro a controllare che non vi fosse nulla di strano. Ogni tanto io e Chat Noir lo facciamo! Ma tu, come mai sei ancora sveglio? Non hai scuola domani?"
"Non riuscivo a prendere sonno. Alcune giornate sono davvero pesanti" le rispose, omettendo ovviamente che combattere con un akumizzato avrebbe tolto il sonno a chiunque.
E poi aggiunse "Scusa se ho interrotto la tua ronda e ti ho chiamato. Non so che mi abbia preso, avevo voglia di…volevo dire…ero curioso di parlare con te...di sapere se stesse di nuovo succedendo qualcosa di brutto."
"E’ tutto a posto. Stai tranquillo” disse in tono materno la coccinella. “E ora dovresti andare a riposare. Quest’eroina veglierà sempre su di te!"
"Grazie Ladybug. Ti ammiro molto, apprezzo quello che fai per la città e il modo in cui lo fai" balbettò Adrien molto più in imbarazzo di quanto avrebbe immaginato.
Quando era mascherato si sentiva molto più sicuro mentre il trovarsi di fronte alla sua amata in panni insoliti gli dava la reale percezione dell’impossibilità del suo affetto. Un ragazzino con un’eroina.
Se l’eroe in nero non aveva nessuna attrattiva per Ladybug figurarsi Adrien, pensò tra sé il ragazzo, tanto più che in tutte le circostanze in cui si erano visti in quei panni lui era stato messo in salvo da lei come una principessa dal suo cavaliere. Lei con lui era sempre estremamente protettiva e materna, niente che potesse far sperare in un’attrazione o in un interesse di natura diversa.
"E poi volevo ringraziarti per tutte le volte che mi hai salvato ed aiutato. Senza di te adesso non sarei qui." ebbe, però, il coraggio di continuare.
"Di niente" sussurrò lei mentre impacciata si strofinava la nuca con la mano destra.
Si sentiva felice delle attenzioni che stava rivolgendole Adrien ma al contempo provava fastidio. Lui la ammirava ma solo nei panni dell’eroina.
Si guardarono per un po’ imbarazzati sul da farsi, poi vedendo che Ladybug non aveva fretta di andarsene, Adrien le mostrò la sua collezione di action figure. Ce n’erano molte di Ladybug ed alcune di Chat Noir.
"Sei un fan anche di Chat Noir, vedo?" disse lei notandole.
"Certo" rispose Adrien " lo trovo fantastico! E tu?" aggiunse con un leggero tono malizioso che però non insospettì per nulla la sempre più a disagio Ladybug.
"E’ il miglior collega che si possa desiderare!"
"Solo un collega?" insisté Adrien
"Ehi! Non essere impertinente. Una signora non risponde a certe domande!"
" Era solo per curiosità! Non sono tanto diverso da tutti gli altri tuoi fan che sono curiosi di sapere se tra voi c’é qualcosa in più della semplice amicizia!"
"Siamo buoni amici e gli voglio molto bene ma sono innamorata di un altro" sbuffò a bassa voce Ladybug rivolgendo al ragazzo un tenero sguardo.
"Lo so ma speravo..." sospirò contrito Adrien.
"Cosa?" Il viso di Ladybug si imporporò. Cosa significava quello che Adrien stava dicendo?
Adrien accortosi dell’involontario errore cercò di mettere una pezza chiarendo: "Intendevo dire che immaginavo che non lo amassi. Si vede dai vostri atteggiamenti"
"Certo! Ma cosa speravi?"
"Fareste una splendida coppia, secondo me!"
A questa frase Ladybug si sentì alleggerire.
Forse per Marinette ed Adrien c'era ancora una speranza. La ragazza pensava che lui non aveva una cotta per Ladybug se la voleva in coppia con Chat Noir...ma era pur vero che quello che lui aveva detto faceva pensare che non trovasse interessante neanche Ladybug!
Era meglio che amasse Ladybug piuttosto che nessuna delle due? O no? Che confusione!
Questa passeggiata era stata foriera di smarrimento invece che di chiarimenti ma almeno era riuscita a dare uno sguardo all’intimità di Adrien: la sua stanza, la sua temporanea insonnia, i suoi giochi, le sue passioni. Tutto quella sera gli aveva parlato di lui e sapeva ora qualcosa in più sul suo amico.
 
Si sorrisero rimanendo in silenzio per un po’ ma era ora di andare. Non doveva approfittare troppo di Tikki e della sua pazienza. 
Saltò fuori dalla finestra salutando e scomparve nella notte.

Quando Plagg poté uscire allo scoperto cominciò a tempestare di domande il suo protetto col solo scopo di divertirsi alle sue spalle.
"Perché non le hai detto che eri innamorato di lei?" chiese tra l’altro.
"Perché avrei dovuto farlo? E poi l’ho già fatto in altre circostanze."
"Stai sempre qui a lamentarti e lagnarti del tuo amore impossibile...e le hai confessato di amarla come Chat Noir non come Adrien...magari in questo caso lei ci avrebbe fatto un pensierino."
"Ma che dici? Mi conosce appena come Adrien e se non riesce ad amare il coraggioso eroe come può interessarsi ad un ragazzino?"
"Perché magari è una ragazzina!"
"Se non vuoi dirmi chi è Ladybug è inutile che continui a lanciarmi inutili indizi! o me lo dici o taci per sempre."
"stupido ragazzo! Non ti si può fare un piacere che subito ti arrabbi."
"Plagg, non ti ci mettere anche tu. Sono già abbastanza turbato. Ladybug nella mia stanza che mi dice di nuovo che non mi ama.  Marinette che si offende del mio interesse per Ladybug. Nino che mi dice di scendere coi piedi per terra..."
"Ti stiamo dicendo tutti la stessa cosa!"
"Tu mi stai dicendo di lasciar perdere Ladybug perché ha il cuore occupato, Nino di dedicarmi ad una ragazza che può volermi bene in maniera semplice e senza complicazioni dovute alla maschera e Marinette è un po' gelosa…dovrei dedicarmi a Marinette forse?"
"Fai quello che ti pare e dammi un altro po’ di camembert!"
"Plagg...non tormentarmi...ecco il tuo camembert e lasciami riflettere..."
 
Ma avrebbe potuto riflettere per ore senza arrivare ad una conclusione: era troppo emozionato per aver incontrato Ladybug. Sdraiato a letto, continuava a pensare allo splendido sorriso dell’eroina che, però, stranamente e come mai gli era capitato prima di allora, nel dormiveglia si mescolò con quello di Marinette.

Angolo dell’autrice: ed ecco un momento Ladrien per gli amanti della coppia. In realtà, per quanto io non ami le loro interazioni, qui sono funzionali a ciò che accadrà in futuro…da un lato i loro scambi incrementano gli equivoci, d’altra parte permettono ai due di capire meglio cosa vogliono davvero. A presto e grazie, come sempre, a tutti voi lettori. Credo che pubblicherò più di frequente i rimanenti capitoli visto che gli ultimi trailer sembrano portare a strade che renderebbero senza senso tutte le nostre ff basate sulla rivelazione delle identità...quindi . A presto.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - IL luna park ***


Capitolo 6 – Il luna park

 
"Marinette, com’è che ultimamente mi parli meno di Adrien? Te la sei presa davvero per la storia di Ladybug?" le chiese Alya un venerdì mattina nell’atrio della scuola mentre attendevano il suono della campanella per entrare in classe. Era passata poco più di una settimana dal giorno in cui Ladybug era stata in casa di Adrien.
"Uhm" rispose Marinette che alla fine, qualche giorno prima, aveva capitolato e le aveva raccontato del pomeriggio passato con Adrien nel negozio di videogiochi e dei suoi dubbi e delle sue paure circa l’interesse di Adrien per Ladybug.
Alya l’aveva rassicurata, la questione che l’amica si poneva le sembrava esagerata eppure era in pensiero per lei. Era triste e musona e aveva perso l’entusiasmo e la voglia di vivere che la contraddistingueva.
Alya sperava che le sarebbe passato presto: era certa che sarebbe bastato uno sguardo o un saluto di quell’imbranato biondino.

Ma, in realtà, non era colpa di Adrien se l’umore di Marinette era cambiato ma dei suoi dubbi sulla sua identità di eroina. Non sapeva più chi fosse davvero e soprattutto a chi delle sue identità volesse assomigliare di più.
 
Alya, d’altronde, era preoccupata perché anche Adrien aveva comportamenti diversi dal solito, nell’ultimo periodo. Anche lui era silenzioso e stralunato e aveva poca voglia di chiacchierare con loro. Tendeva ad allontanarsi dai loro capannelli per infilarsi le cuffiette nelle orecchie e ascoltare la musica durante la ricreazione.
Adrien si estraniava perché si sentiva confuso: non riusciva più a comprendere quali fossero i suoi reali sentimenti nei confronti di Ladybug specie quando per settimane non c’erano akumizzati in giro e non aveva modo di vederla. Si chiedeva se un amore fatto di incontri casuali potesse chiamarsi tale quando invece intorno a se aveva tante persone che gli volevano bene.
 
E a nulla servivano le intrusioni di Alya e di Nino nei silenzi dei loro amici. Erano lì, distratti e disperati come due innamorati non corrisposti.
Ma se della cotta di Marinette avevano la certezza perché non l’aveva scalfita né l’affascinante Luka né il complice Nathaniel, di Adrien non si sapeva che pensare...poteva mai essere davvero innamorato di Ladybug? Sembrava loro veramente assurdo. Ma che avesse una cotta per Marinette era altrettanto improbabile. Perché ormai avrebbe dovuto capirlo che lei aveva un debole per lui; era chiaro a tutti e quindi se avesse ricambiato il suo sentimento perché struggersi?
 
I loro amici non sapevano che pesci prendere ma non avrebbero accettato di vederli logorarsi così. Occorreva intervenire in qualche modo.
Alya e Mylene si organizzarono per passare un giorno al luna park messo su poco fuori città coi rispettivi ragazzi e l’occasione era buona per invitare anche Marinette e Adrien. Se il signor Agreste avesse consentito a quest’ultimo di andare, sarebbe stata davvero una bella giornata.
Li avrebbero fatti distrarre dai pensieri che li rendevano infelici e sarebbe stata l’occasione per farli stare un po’ insieme e magari chiarire i propri sentimenti.

E così, nonostante un po' di insistenze con entrambi, erano riusciti a convincerli a partecipare all’uscita e il sabato erano tutti pronti per divertirsi al luna park.

Gabriel Agreste aveva acconsentito affinché il figlio vi si recasse accompagnato dal suo autista che però avrebbe dovuto tenerlo d’occhio; gli altri ci sarebbero arrivati accompagnati da uno dei loro genitori.
Il ritrovo era davanti la scuola e lì si sarebbero organizzati con le auto. Alya, Mylene e Ivan si sarebbero sistemati nella macchina del padre di Alya e Nino e Marinette insieme ad Adrien.

Appena entrata in auto, Marinette si vide rivolgere da Adrien uno sorriso luminoso e affabile e non poté fare a meno di ricambiarlo dolcemente. Adrien era deciso a farsi perdonare della gaffe di qualche settimana prima e a lei, come Alya aveva ben intuito, sarebbe bastato un sorriso, un segnale di tenerezza da parte del suo amico, per sentirsi un po' più serena. Ormai, Marinette, basandosi sui comportamenti che Adrien aveva tenuto negli ultimi tempi, non sperava più seriamente che i suoi sentimenti venissero ricambiati dall’amico, pur tuttavia desiderava riacquistare con lui il rapporto che avevano solo poco tempo prima.
Nino non poté fare a meno di notare gli sguardi carichi di affetto e pentimento che i due si erano scambiati e subito mandò un sms alla sua ragazza per avvertirla che le cose stavano andando bene.
Interpretò quei segnali come l’indizio della giornata splendida che avrebbero passato.
 
Appena arrivati i sei ragazzi cominciarono a guardarsi intorno. Adrien sembrava un bambino. Non era mai stato al luna park e tutto gli sembrava fantastico proprio come appare nei film.
Gli passò per la mente Chloé. Sapeva che anche lei non era mai stata al luna park. La loro infanzia era stata una gabbia dorata. Sempre sotto una campana di vetro e mai a fare cose da ragazzini.
Si dispiacque che anche lei non fosse lì. Ma era sempre così supponente e rude nei modi che era normale che gli altri compagni evitassero di invitarla.

Adrien sentiva gli amici chiacchierare eccitati. Nessuno gli chiedeva cosa gli andasse di fare, forse per non metterlo in imbarazzo o forse perché lo avevano visto così sovrappensiero.
Fece allora di tutto per essere di compagnia e cominciò a chiedere le caratteristiche e le regole di ciascuno dei giochi che vedeva, mostrandosi interessato alle scelte. In realtà, i problemi degli altri non erano anche i suoi. I ragazzi, ad esempio, si erano prefissati un budget da spendere e stavano decidendo come spenderlo. Anche questa gli sembrava una cosa nuova. Lui non era abituato a porsi questo tipo di dilemmi.
Il padre gli aveva solo raccomandato di stare attento.
E gli sembrò bello per un attimo scendere coi piedi per terra.
 
I ragazzi decisero che come prima cosa avrebbero fatto l’autoscontro.
Ognuno di loro prese posto in un’auto e cominciarono a guidarle e a venirsi addosso volontariamente. Adrien non si era mai divertito tanto in vita sua.
Poi fu il turno delle montagne russe e anche da lì scesero divertiti ed eccitati.
Cosa c’era di meglio della casa dell’orrore quando l’adrenalina ti scorreva già prepotente nelle vene dopo aver corso ad alta velocità su un mezzo a molti metri d’altezza?
Eccoli dunque decisi ad affrontare il percorso di mostri e fantasmi. Marinette era terrorizzata e Adrien lo sapeva visto che a lui aveva confessato, un giorno al cinema, di avere timore dei film horror.
Così le si avvicinò e le chiese se non le andasse di fare altro mentre i loro amici si dedicavano a quell’attrazione.
Lei rimase interdetta. La sollecitudine dell’amico l’aveva colpita ma non voleva che lui si privasse di un divertimento per colpa sua.
Dopo una serie di richieste e negazioni cerimoniose, Alya (che non aveva potuto fare a meno di ascoltare i due) decise di intervenire dicendo loro di smetterla e di andare a farsi un giro sulla ruota panoramica. Si sarebbero incontrati tra un po’ lì sotto.
A questo punto Marinette non disse altro e i due si allontanarono diretti alla ruota panoramica.
"Non soffri di vertigini, vero?"  disse Adrien conoscendo già la risposta. “mi ricordo che in alcune occasioni di pericolo Chat Noir ti ha portata via dagli akumizzati saltando sui tetti. Se non ci hai mai raccontato il tuo spavento per quegli episodi deduco che non ti spaventa l’altezza!" provava a fare il simpatico ma si sentiva enormemente in difficoltà. Non sapeva proprio come ci si comportava in situazioni come queste, del tutto nuove per lui. e poi ultimamente la presenza ravvicinata di Marinette lo metteva in imbarazzo.

"No, non ho paura, ma non c’è bisogno che ti preoccupi tanto per me. Non sono una frana come pensi!" rispose la ragazza
"Scusami non volevo dire questo...".
Un nuovo fraintendimento.

Salirono sulla ruota semi-vuota ma vi rimasero in silenzio tutto il tempo ciascuno perso nei propri pensieri.
I due ragazzi erano entrati in un tunnel di equivoci e incomprensioni. Marinette si convinceva di non essere all’altezza dell’amico e che lui, bravo a scuola, bello come il sole, il migliore nella classe di scherma e in generale in tutto ciò che faceva, la considerasse una schiappa degna di commiserazione. Una buona amica, certo, ma di cui non si sarebbe mai potuto innamorare.
Adrien d’altro canto, reso meno cieco dalle parole di Nino cominciava a guardare all’amica con occhi diversi. Non che considerasse Ladybug meno affascinante ma almeno si rendeva conto che poteva essere fonte di gioia frequentare e fantasticare anche su altre persone.
In sostanza erano entrambi confusi e fuori strada.
 
Scesi dalla ruota panoramica insieme ai pochi che erano su lì con loro, non trovarono, però, nessuno dei loro amici ad aspettarli.
Si recarono, allora, verso la casa dell’orrore ma all’esterno non c’era nessuno.
Ma quel che peggio, si accorsero in breve che ormai l’intero luna park era deserto. Dove erano finiti tutti? E perché loro non si erano accorti di nulla?
Si guardarono negli occhi e urlarono insieme:
"Questa è opera di Papillon!"
Marinette aggiunse "Dividiamoci e vediamo di trovare il posto dove le persone sono nascoste!"
Da un lato non voleva abbandonare Adrien al suo destino ma dall’altro era necessario trasformarsi. L’avrebbe salvato dopo.
Per Adrien il pensiero fu identico. Diventare Chat Noir e poi mettere in salvo Marinette.
"Nasconditi" le urlò. “Ci penso io a cercare gli altri e chiamare aiuto”.
Ben presto la situazione si mostrò in tutta la sua gravità. Tutti gli ospiti del luna park erano diventati statue dell’orrore immobilizzate in diversi punti del luogo, all’interno delle attrazioni al chiuso. Erano irriconoscibili ma soprattutto muti. L’intero luna park era diventato una casa dell’orrore.
 
Ladybug e Chat Noir si trovarono sul posto in men che non si dica.
"Hai capito che succede insettina?"
"No, ho visto molte persone immobili ma non vedo alcun cattivo."
Si guardarono intorno per un po’, ma niente.
Entrarono nella casa dell’orrore e videro i loro amici trasformati in mostri.
Spalla contro spalla la tensione era alta ma non sapevano cosa fare. L’akumizzato, con buona probabilità, era tornato in città a fare danni perché non si sentivano rumori né si percepivano movimenti.
"Dobbiamo lasciare qui tutti i ragazzi e cercare il cattivone di oggi!" disse Ladybug cercando di sorridere per nascondere il terrore che aveva a vedere i suoi amici trasformati in quel modo.
Alya e Nino avevano parvenze di vampiri e Mylene e Ivan erano stati trasformati in due Frankenstein. Di Adrien nemmeno l’ombra. Sperò che fosse riuscito a mettersi in salvo.
Ma avrebbe sistemato tutto come al solito e ognuno dei suoi amici sarebbe tornato alla normalità.
"É inutile che continui a guardarli, milady, non possiamo fare più nulla per loro qui. Cerchiamo l’akumizzato" così Chat Noir la risvegliò dallo stupore in cui era caduta guardando il parco diventato un enorme casa dell’orrore. Sembrava essersi avverato il suo peggior incubo.
Ma il miraculous le dava più coraggio e avrebbe superato i suoi piú intimi fantasmi pur di rimettere a posto le cose.
"Scusa Chat Noir, andiamo!"
E così balzarono verso il centro di Parigi alla ricerca dell’akumizzato.
Quello che trovarono in città era, se possibile, ancor piú spaventoso. Molti cittadini erano già diventate statue spaventose mentre altri scappavano terrorizzati da un mostro che con un gesto di frusta rendeva tutti busti inerti. A differenza di altre volte in cui Ladybug era stata nei pressi dell’akumizzazione e quindi aveva potuto vedere cosa fosse successo e quale fosse l’oggetto da distruggere per portare via l’akuma, questa volta non avevano idea né di chi fosse il cattivo né dei motivi della sua akumizzazione.
Ma fu lo stesso akumizzato a raccontar loro la sua storia.
 
Angolo dell’autrice: Grazie a tutti coloro che leggono e continuano a seguire la storia.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Ladybug e Chat Noir ***


7 – Ladybug e Chat Noir

 

Il combattimento procedeva senza esclusione di colpi. L’akumizzato, che si faceva chiamare Morphorror, era in realtà, il proprietario della casa dell’orrore, offeso dalle sempre più frequenti risate dei ragazzi che visitavano la sua attrazione e che non avevano più paura dei suoi personaggi.

Papillon gli aveva promesso, in cambio dei miraculous, di poter zittire tutti coloro che deridevano le sue creazioni e trasformarli in mostri simili ai suoi. Così che finalmente tutti avrebbero avuto paura.

A quel punto la frusta sembrò ai due eroi l’oggetto più logico da distruggere e decisero di concentrarsi su quello.

 

"Ehi! Mostro, prova a prendermi" lo prendeva in giro Chat Noir tanto per distrarlo da Ladybug che nel frattempo richiamava il lucky charm.

Ma la coccinella, a causa di una mossa falsa fatta nel tentativo di utilizzare la forbice fortunata, comparsa per magia, per tagliare in due la frusta, si trovò in una posizione tale da trovarsi completamente arrotolata nel laccio della stessa.

Immobile e schiacciata contro un muro non aveva modo di liberarsi né di usare il suo potere.

Con la mano libera, Morphorror si apprestava a prenderle il miraculous quando Chat Noir si avvicinò nuovamente. Provava a colpire il nemico ma non riusciva a liberare la collega.

"Usa il cataclisma sulla frusta, Chat Noir " le urlò lei.

"Non posso milady, si agita troppo. Rischio di ferire anche te".

"Non importa fallo! non c’è molto tempo."

Ormai il mostro le era vicino e nonostante l’eroina si muovesse a scatti per non farsi toccare gli orecchini, lui era riuscito a tenerla ferma bloccandole la testa con la sua grossa mano. Per la coccinella, la paura piú grande a quel punto non era perdere il gioiello magico ma riuscire a respirare. La mano dell’akumizzato le copriva bocca e naso e respirava a malapena. Chiuse gli occhi, stremata e attese l’intervento di Chat Noir. Il gatto era indeciso sul da farsi, era timoroso di ferire Ladybug ma alla fine richiamò il cataclisma e colpì la frusta che si disfece liberando il corpo di Ladybug ma non il suo viso ancora compresso sotto le mani di Morphorror.

Tuttavia, essendo quest’ultimo stato distratto bastò un calcio dell’eroina per poter allontanare da lei il mostro ormai inerme. L’akuma scura, infatti, stava già fluttuando lontano. Ladybug si tirò su, tossì in fretta per riprendersi dalla brevissima ma spiacevole mancanza di ossigeno e carpì l’akuma con il suo yo-yo per purificarla.

Poi, dopo aver lanciato in alto il lucky charm per rimettere tutto a posto cadde a terra, stanchissima, accanto al padrone della casa dell’orrore che chiedeva scusa per l’accaduto.

Chat Noir in un attimo le fu vicino e le accarezzò il viso tremolante.

"Forza, milady, é tutto finito. Ce l’abbiamo fatta anche questa volta. Ben fatto?" le porse il pugno aspettando di ricevere in cambio il solito colpetto ma lei con entrambe le mani strinse il pugno del gatto che nel frattempo lo allargò per stringere con la sua mano quella della collega.

"Grazie gattone, se non fosse stato per te non so come avrei fatto. Non sono riuscita ad utilizzare neanche il lucky charm. Sto perdendo colpi." disse accennando ad un sorriso.

Ma i suoi occhi erano velati di tristezza.

"Sai perché siamo in due, insettina?" le domandò il gatto.

Lei fece cenno con la testa di voler ascoltare il seguito e lui continuò "perché in due ci si può aiutare l’un l’altro e ci si può sostituire quando necessario. Siamo una squadra per questo! Nessuno dei due deve sostenere più dell’altro il peso di questa guerra. É una nostra responsabilità. Nostra" disse mettendo l’accento su quest’ultima parola. “Non tua e non mia ma di tutti noi portatori di miraculous. A volte penso che se anche Rena Rouge avesse il suo miraculous sempre con sé sarebbe meglio. Se siamo entrambi in difficoltà potrebbe piú facilmente aiutarci, no? Comunque, bando alle ciance, Ladybug. Tirati su, sta tranquilla e scappiamo prima che i nostri miraculous finiscano di suonare. Si realizzerebbe un mio grande desiderio ma non voglio scoprire chi sei solo perché siamo stanchi e non ce la facciamo ad alzarci da qui...pensavo a qualcosa di piú romantico".

"Stupido gatto!" Gli disse lei sollevandosi mentre gli si avvicinava e gli stampava un bacio sulla guancia. " Grazie. Davvero non saprei che fare senza di te".

"Chissà se per i ragazzi al luna park è tornato tutto a posto? li abbiamo lasciati lí" rifletté ad alta voce il gatto.

"Lo scopriremo piú tardi se è tutto a posto. Ricarichiamoci e poi uno di noi andrà a controllare. Che ne dici?"

"Ci vado io. Tranquilla! Tu vai a casa a riposare. Ho con me una scorta di ricarica per il mio kwami. Non sarà contento di rimettersi subito all’opera ma diamo un’occhiata e poi torniamo a riposarci".

"Vorrei andarci io se non ti dispiace…ci tengo molto a quei ragazzi. Mi hanno aiutato in tante circostanze, e poi rimanere senza il ladyblog sarebbe deleterio per la nostra immagine!"

 

Ormai la tensione andava sciogliendosi ma Marinette era molto in ansia per Alya e gli altri e soprattutto temeva per Adrien che non aveva piú visto dopo la trasformazione.

"Insisto, torna a riposarti. Andrò io là e appena li vedrò divertirsi di nuovo, tornerò anch’io a riprendermi dalle fatiche odierne.”

"Va bene, allora. Spero di non vedere il tuo muso pulcioso tanto presto, gattaccio" gli disse picchiettandogli la punta del naso.

"Neanche io, milady... se i nostri incontri devono essere così movimentati ogni volta, forse dovrei cominciare a convincermi che è meglio non vederci piú." scherzò il gatto.

"O sarebbe meglio vedersi solo alle inaugurazioni delle statue o alle interviste in tv". Aggiunse infine lei.

"Già! Adesso devo proprio andare!" le baciò la mano e scappò via.

Nell’ultimo minuto che gli rimaneva corse veloce verso il luna park. Poi disfece la trasformazione. Plagg uscì sfinito dall’anello.

"Che giornataccia, vero? Mai che ci si possa divertire in santa pace!"

"Lo so Plagg, ma devo chiederti un ultimo sforzo. Ho promesso a Ladybug che avrei controllato i nostri amici al luna park e voglio mantenere la parola".

"Ma puoi farlo anche come Adrien? Che bisogno c’è di ritrasformarsi?"

"Immagino che ci siano giornalisti e sarebbe opportuno che lei vedesse che ho mantenuto la parola."

"Va bene" rispose Plagg sbuffando mentre ingollava avido un pezzetto di camembert.

 

I ragazzi si erano risvegliati dal torpore e si guardavano straniti tra loro. Non ricordavano cosa fosse successo ma si scambiavano sguardi per essere certi che stessero tutti bene. Mancavano ovviamente Adrien e Marinette. Li avevano mandati alla ruota panoramica. Chissà se l’akumizzato aveva colpito anche loro o li aveva risparmiati.

Corsero verso quell’attrazione e trovarono Marinette disperata alla ricerca di Adrien.

"Come stai?" le gridò Alya.

"Ho avuto paura ma ora sono preoccupata perché non vedo Adrien da nessuna parte. Eravamo insieme. Poi ci siamo separati per andare a cercare aiuto."

"Cerchiamolo insieme!" Propose Nino e in un attimo erano in giro alla ricerca dell’amico. Poi Mylene richiamò la loro attenzione sul supereroe in nero che stava arrivando trafelato.

"Chat Noir!" gli si avvicinò Marinette. "non troviamo più il nostro amico Adrien. Sono preoccupata. Puoi aiutarci? Ti prego."

Chat Noir era sorpreso di come la ragazza, nonostante fosse provata dall’esperienza di quel giorno, rivolgeva tutta la sua apprensione all’amico. In cuor suo le fu riconoscente.

"Non preoccuparti ho appena detto al suo autista di tornare a casa perché ho riportato personalmente Adrien in camera sua. Era stato trasformato in un licantropo ed era molto impressionato. Ho pensato fosse meglio portarlo in un luogo tranquillo ma mi ha chiesto di verificare che voi steste bene."

Chat Noir si era anche adoperato a bucare la ruota della sua auto così che l’autista ci mettesse tempo a rientrare e non facesse sorgere a nessuno dubbi sulla sua assenza.

"Grazie Chat.  Adrien era con me ma poi non l’ho più visto. Per fortuna sta bene!”

"Era molto preoccupato per te e non voleva essere riaccompagnato senza averti prima visto. Sono stato io che ho insistito per metterlo in salvo ma chiamalo appena sei a casa e chiedigli personalmente come sta. Sono certo che sarà contento e rassicurato nel sentire che anche tu stai bene. Ora voglio però che anche voi torniate nelle vostre case al sicuro.  Se volete posso scortarvi. Basterà che mi aspettiate solo un attimo. Nadja Chamak mi ha chiesto una intervista. Rilascio una rapida dichiarazione e andiamo via."

E così fu. Li mise in un taxi, li salutò con premura e ne seguì dai tetti il ritorno a casa. I ragazzi lo vedevano saltellare da un tetto all’altro seguendo il loro cammino e furono riconoscenti all’eroe che aveva tanta cura proprio di loro. Marinette, soprattutto, si intenerì per la dolcezza del gatto che aveva preso a cuore i suoi amici anche perché lei nei panni di Ladybug aveva mostrato che fossero tanto importanti per lei. Lui aveva mantenuto la promessa e lei avrebbe fatto lo stesso. Avrebbe chiamato Adrien per accertarsi del suo stato di salute.

 

Angolo dell’autrice: siamo ancora un po' distanti dagli eventi conclusivi ma il quadro si sta delineando. Grazie per la vostra assiduità e a presto!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Adrien e Marinette ***


Capitolo 8 -  Adrien e Marinette

 

Accompagnati gli amici, Adrien si rintanò in camera sua e aspettò con ansia tutto il pomeriggio la chiamata di Marinette.

Avrebbe voluto fare di piú per lei come Adrien e invece aveva dovuto abbandonarla in balia del mostro per andare a trasformarsi.

Era anche vero, però, che quel giorno aveva fatto tanto per Ladybug. La sua collega era molto giù e lui l’aveva aiutata e rasserenata.

Ma voleva che anche la sua amica Marinette, sempre disponibile con tutti, potesse essere qualche volta assistita e coccolata da lui. Era rimasto colpito dalla premura con cui lei chiedeva di Adrien a Chat Noir. Era realmente in ansia e preoccupata. E benché avesse essa stessa passato un pomeriggio d’inferno si preoccupava di Adrien prima che di se stessa. Era veramente magnifica. E voleva dirglielo in qualche modo.

Era stato tentato di chiamarla lui piú di una volta ma non voleva essere precipitoso. Magari lei si sentiva in imbarazzo a parlare con lui e doveva trovare prima in sé la forza per chiamarlo. In effetti non succedeva spesso che lo telefonasse. Ma l’aveva promesso a Chat Noir e Adrien ci sperava sul serio.

Marinette non si fece sentire fino a ora di cena. Poi Adrien vide il suo cellulare illuminarsi e provò un’emozione nuova a vedere il nome dell’amica luccicare sul telefono. L’aveva attesa e sperata quella telefonata e vedere il suo desiderio realizzato lo riempì di gioia.

"Ci..ciao Adrien sono Marinette..."

"C..ciao Marinette..sono contento di sentirti. Come stai?"

"Bene e tu? Chat Noir mi ha detto che ti ha riportato a casa..."

"Si, per fortuna c’era lui. Mi dispiace di averti perso di vista. Avrei voluto aiutarti...di piú"

"Non preoccuparti sono stata trasformata quasi subito in una statua e non mi sono accorta di niente. Meno male...ero terrorizzata" mentì Marinette.

"Mi dispiace davvero, Marinette! Avrei voluto starti accanto ma era urgente andare a cercare aiuto! Il solo chiederti di nasconderti a quanto pare non è bastato. La prossima volta dovrò portarti io stesso in un qualche rifugio!"

"Ehi, non sono così inetta!" rispose lei leggermente infastidita.

"Non sto dicendo questo! hai una certa propensione a fraintendermi. Sto dicendo che un gentiluomo non dovrebbe mai abbandonare una dama in difficoltà..quali che siano i motivi per cui lo fa!".

"Va bene, se la metti in questi termini la prossima volta farò in modo che tu possa comportarti da gentiluomo." sorrise Marinette

"Ti ringrazio. Sai com'è..ne va della mia reputazione...". Adrien adesso aveva cambiato tono e sembrava divertirsi del loro scambio di battute. Ciò rese Marinette particolarmente allegra e ben disposta nei confronti dell'amico.

"Comunque a parte gli scherzi, Papillon ci ha rovinato una bella giornata al luna park! Stavamo divertendoci." aggiunse la ragazza.

"Già. Dovremmo organizzare presto un'altra uscita" ribattè Adrien

"Sì, ma teniamoci lontani dalla casa dell’orrore, ti prego" mugolò Marinette, tra il serio e il faceto.

"Principessa, non la porterò mai piú in un posto tanto spaventoso e la proteggerò da qualunque mostro. Glielo prometto." Scherzò Adrien.

Oramai la tensione si era sciolta e si sentiva più a suo agio con l’amica. In più parlare al telefono gli dava un coraggio che forse dal vivo non avrebbe avuto.

"Grazie mio cavaliere! Se riesce a promettermi che anche Papillon ci lasci in pace per tutto il tempo, sono disposta a offrirle in cambio i croissant di papà."

"Per quei croissant farei di tutto!"

"Solo per i croissant?" sussurrò Marinette

"E per tutte le donzelle in difficoltà…potrei diventare il nuovo eroe di Parigi! Che ne pensi di SuperAdrien?"

"Un po’ banale e poi credo che Chat Noir non sopporterebbe la tua concorrenza."

"Già potrei strappargli la sua Ladybug, in effetti"

"Sei proprio ossessionato da lei, vero?"

"Chi non lo è?" Chiese convinto Adrien. Non avrebbe fatto un’altra gaffe. "é bella, coraggiosa e gentile. Come si fa a non ammirarla? Ammettilo che l’ammiri anche tu! Ma é un’eroina e il suo posto é lì nel mio immaginario come in quello di tutti noi parigini salvati da lei almeno una volta. Non essere gelosa..."

"Certo che l’ammiro anche io ma in maniera diversa... tu vuoi rubarla a Chat Noir...non che lei sia di Chat Noir...ma…hai capito che intendevo!"

"Scherzavo. Non te la prendere. La mia amica preferita sei tu. Lo sai."

"No, non lo sapevo…pensavo fosse Chloé."

"Come no? A chi altro avrei dato il mio ombrello, se non a te? A chi avrei regalato un porta fortuna fatto con le mie splendide manine? Di chi mi preoccuperei ogni volta che c’é un akumizzato in giro? A chi permetto di farmi battere ai videogiochi?"

"Sono più brava di te…non mi lasci vincere!" mise il broncio Marinette.

"Mi sei davvero molto cara, Marinette" Adrien cambiò tono di nuovo, estremamente serio, questa volta.

"Grazie, Adrien" pronunciò la ragazza con un tono di voce così mesto che il ragazzo provò una stretta al cuore. Ancora una volta Marinette si era trovata di fronte al suo peggior fantasma: la paura di poter essere considerata solo una buona amica mentre solo Ladybug sembrava degna di essere amata ed ammirata come donna, sia da Adrien che da Chat Noir.

"Grazie a te per avermi chiamato. Buonanotte" chiuse in fretta la conversazione Adrien, imbarazzato per le frasi appena pronunciate.

"Buonanotte" rispose Marinette e subito chiuse la chiamata.

Il ragazzo non sapeva come fosse andata quella telefonata. Sembrava bene dal modo carino di giocare che avevano avuto ma male dal tono triste con cui Marinette l’aveva lasciato.

Chissà che le passava per la testa? Ma da oggi in poi si sarebbe comportato più sinceramente con tutti. Avrebbe smesso di trattenersi per mantenere comportamenti sempre perfetti e consoni al suo ruolo di personaggio pubblico. Era convinto che avrebbe dovuto comportarsi come si sentiva senza preoccuparsi di piacere o no agli altri. Chi l’avrebbe accettato così com’era sarebbe stato suo amico, gli altri meglio perderli che trovarli.

E Marinette si era già accorta del cambiamento che il suo amico aveva deciso di affrontare perché il vecchio Adrien non era mai stato con lei così spiritoso e divertente.

E, in qualche modo…anche se in un modo più gradevole, le ricordava Chat Noir…

 

Angolo dell'autrice: chissà se cominciano ad aprire gli occhi questi due!! Quel che è certo è che sebbene ancora non si accorgano delle vere identità dei loro colleghi riescono invece lentamente a capire chi vogliono essere e cioè quale sia la vera identità a cui vogliono somigliare.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Amici ***


Capitolo 9 – Amici
 
"I due piccioncini sembrano andare di nuovo d’accordo, vero?"
"Chiamarli piccioncini mi sembra un parolone, Nino, ma mi sembra che si siano ristabiliti i vecchi equilibri. Anche se vedo Adrien più spesso di buon umore."
"Si, Alya, trovo anch'io che stia piú sereno. Magari il padre lo sta tormentando di meno. E mi ha raccontato che ha detto di no anche a un paio di servizi fotografici che trovava ridicoli."
"Di che parlate?" Rose si avvicinò ai due fidanzatini col suo solito sorriso a 32 denti.
"Niente" rispose Nino.
"Alya? Parlate dei due piccioncini?" ribatté la ragazza
"Voglio sapere anch’io" si intromise Juleka.
"Che novità ci sono?" aggiunse Alix raggiungendo gli amici. “L’operazione Giardino Segreto é finalmente andata a buon fine?"
"Niente da fare, sfortunatamente!" rispose Alya
"Di che parlate voi quattro?" chiese Nino
"Niente!!!" Urlarono in coro.
E poi si allontanarono da Nino per continuare a spettegolare bonariamente sull’amica che come al solito era in ritardo per la scuola.
 
Quando la videro arrivare, la richiamarono verso di sé.
"Parlavamo di te" le disse Rose.
"Di che?"
"Dell’operazione Giardino Segreto" le fece l’occhiolino Alyx
"Nessuna novità ragazze ma sono contenta così…se son rose fioriranno. Ho deciso di non forzare piú la mano. Le cose vanno come devono andare e io non posso farci niente. Almeno così dice il mio massaggiatore di fiducia!"
"Massaggiatore? Com’é che non ne so niente?" le chiese Alya.
"Permettimi di avere qualche segreto, Alya. E poi mi vedi…rischio sempre di inciampare…un posturologo ci voleva prima o poi!"
“Ecco perché il pomeriggio sei sempre irreperibile nell’ultimo periodo! E’ questo che mi stai nascondendo? Non devi mica vergognartene, sai?” notò Alya
“No, Alya, giuro che non ti nascondo niente…cioè…più o meno…”
“E’ il più o meno che mi preoccupa…ma, hai ragione, devo pur permetterti di avere qualche segreto. In fondo chi di noi non ne ha?”
 
Tutte scoppiarono a ridere e si abbracciarono.
 
Erano contente di vedere l’amica di nuovo allegra e serena. Il suo breve momento di malumore era stato difficile da sostenere per tutte loro. Era Marinette, non potevano vederla nervosa. Era sempre dolce, affettuosa e tranquilla!
 
Le ore di lezione per fortuna passavano veloci. Erano fortunati ad avere degli insegnanti così bravi. I loro insegnamenti erano chiari ed interessanti ed era quasi sempre un piacere stare ad ascoltarli.
 
Nella pausa per la ricreazione, Adrien avvicinò Marinette agli armadietti.
"Ciao Marinette!"
"Ahh!"
"Ti ho fatto saltare di nuovo?"
"Mi compari sempre dietro la porta dell’armadietto! Certo che mi fai spaventare!"
"Come va? Come mai ieri non hai risposto ai miei messaggi? mi sono preoccupato."
"Scusami me ne sono accorta tardi. Ma avrei risposto oggi alla tua domanda..."
"Ne hai parlato con le nostre amiche? Ti ho visto chiacchierare con loro prima. Ho visto che ti abbracciavano."
"Certo che no! Non avrei mai svelato il nostro segreto."
"Ma prima o poi dovremo dirglielo, non pensi? Non capisco perché hai vergogna di dire loro la verità. Potrei offendermi, sai?"
"Andiamo avanti così ancora per un po’. Sto aspettando il momento giusto."
"Ma non possiamo nasconderlo all’infinito. Anche io non ho ancora detto nulla a Nino ma comincia a sospettare qualcosa. Sono troppo spesso impegnato il pomeriggio per dedicarmi a lui e l’altra sera ho inviato a lui un messaggio destinato a te!"
"Spero niente di compromettente!"
"Per fortuna no. Ti mandavo solo il titolo di quel libro. Ma lui non capiva di che si trattasse e ha cominciato a fare mille domande."
"Devi stare più attento, Adrien" gli disse severa.
"Io non ti capisco. Non credo ci sia niente di male!"
"Dovrei dare troppe spiegazioni che non mi sento di voler dare, adesso. Specie con Alya non sono stata sincera dall’inizio e adesso è diventato un po’ complesso dirle tutto senza doverle spiegare un po’ di bugie passate. Quindi ho bisogno di tempo. E poi pensavo che potremmo far loro una sorpresa per il prossimo venerdì."
 
Chloé era rientrata negli spogliatoi a prendere gli occhiali da sole che aveva lasciato nell’armadietto prima dell’ora di ginnastica. Quando vide Adrien e Marinette sussurrarsi qualcosa con un tono di voce sospetto, drizzò le orecchie e ascoltò. Tutto quello che sentì le fece saltare i nervi.
 
Quei due nascondevano qualcosa di cui gli altri non potevano essere al corrente. Sentì distintamente che "non c’era da vergognarsi a dire la verità" “che era inutile nascondersi ancora" e che “speravano di non aver mandato messaggi "compromettenti".
 
Il sangue le salì alla testa. Il suo bellissimo Adrien poteva mai avere una tresca con l’odiata Dupain-Cheng? Doveva scoprire di piú. Si mise a fissarli e pedinarli per i successivi due giorni di scuola ma non vide nulla di sospetto. Ognuno si comportava esattamente come al solito. Eppure, era certa di ciò che aveva sentito. Allora sguinzagliò Sabrina che, approfittando di un momento di distrazione di Marinette, le prese il telefono per poi rimetterlo repentinamente a posto dopo aver letto l’ultimo messaggio che i due si erano mandati: - l’appuntamento per oggi é alle 17 e 30 al solito posto. Passo a prenderti o ci vediamo lì? -
Chloé era disgustata. Adrien invitava Marinette a uscire. Che gli era preso? Era forse impazzito? Con tutte le ragazze a suo livello che c’erano in giro usciva con la piú insignificante in assoluto? Decise di parlargli. Lo avrebbe fatto per il suo bene.
 
Alla fine della lezione lo strattonò per il braccio e lo tirò da parte. Cominciò a parlargli seriamente ma con il suo solito piglio presuntuoso e con il ditino indice piazzato davanti al viso.
"Mio caro Adrien, come tua piú sincera amica devo dirti che so quello che stai facendo e non posso approvarlo. I nostri genitori hanno sempre sperato che tra noi potesse nascere un forte sentimento e non dubito che in futuro succederà. Capisco anche che tu voglia cominciare a fare delle esperienze ma siamo persone di un altro livello, noi. Per il momento, quindi, devo metterti in guardia contro certe piccole arrampicatrici sociali."
"Chloé non so davvero di cosa tu stia parlando" rispose lui, sorpreso anche per il linguaggio sprezzante e snob che l’amica aveva utilizzato.
"So tutto Adrien. Non mentirmi. E voglio che tu sappia che lo dirò a tuo padre se non smetterai di avere certe frequentazioni."
"Cosa? Pensi che io riesca a fare qualcosa di nascosto senza che mio padre lo sappia?!" rise Adrien.
"Sa dove vai questo pomeriggio con Dupain-Cheng?"
"Certo che lo sa! Come fai a saperlo tu, piuttosto?" Il suo viso era attaccato a quello dell’amica e il piglio era scocciato.
"Diciamo che mi preoccupo per te e per puro caso ho sentito dire a te e a Marinette che dovevate tenere nascosto qualcosa a noi altri."
"Chloé, sai tenere un segreto?" Si guardò intorno Adrien
"Certo che so tenere un segreto? Ne Dubiti?"
"Si ne dubito, a dire il vero. Ma voglio fidarmi di te. Io e Marinette stiamo seguendo un corso di fotografia di un grande fotografo americano. É molto impegnativo e abbiamo molti appuntamenti pomeridiani e incontri di pratica."
"Non hai una storia d’amore con lei allora!?" bisbigliò Chloè sollevata e lo abbracciò.
Adrien la spinse lontano da sé come al solito e continuò "Promettimi di non farne parola con nessuno. Marinette non vuole che gli altri compagni di classe lo sappiano. Vorremmo far loro una sorpresa per la prova di metà anno. E io voglio rispettare la sua volontà."
"Non siete fidanzati allora?"
"Chloé" alzo la voce Adrien. "Concentrati sulla promessa che devi farmi. NON.DIRE.NIENTE.A. NESSUNO. Ripeti?"
"Non dire niente a nessuno...va bene, se non siete innamorati sono piú sollevata."
Adrien sbuffò e si allontanò.
Sapeva di aver fatto male a dire la verità a Chloé ma sperava che lei sarebbe stata discreta. E soprattutto sperava così di evitare guai piú grossi come bizzarre telefonate ai giornali per rendere pubblica una storia d’amore inesistente che avrebbe fatto arrabbiare fan, amici e genitori.
Ma poi perché doveva essere così strana una storia tra lui e Marinette? Andavano così d’accordo! Lui in effetti non aveva mai pensato a questa possibilità seriamente. Un po’ per via della sua cotta per Ladybug, un po’ perché Marinette non si era mai mostrata effettivamente presa da lui. Certo, a lui lei piaceva e lui piaceva a lei, era evidente: i balbettii, le foto in camera…ma non le sembrava una ragazza innamorata. Lo evitava invece che cercarlo ed era sempre in imbarazzo con lui. Non aveva dimenticato di quella volta che voleva accompagnarla a casa e lei aveva rifiutato perché preferiva fare qualcosa altro di imprecisato tipo mangiare il riso? - non si ricordava bene -.
Sembrava più in soggezione che innamorata, in realtà, ma comunque, al momento si stavano divertendo tanto e questo corso li aveva resi ancora più amici.
 
In realtà il loro rapporto era cominciato a cambiare dopo la telefonata alla fine della giornata al luna park. Quella, infatti, era stata la prima di una lunga serie. Avevano finalmente rotto il ghiaccio.
Marinette non considerava più tabù mostrarsi gentile e affettuosa con Adrien e lui non trovava più tanto strani i suoi discorsi a volte sconclusionati. All’inizio si trattava di chiamarsi per scambiarsi compiti o impressioni su un argomento di studio o l’altro. Marinette era piú precisa di Nino nel prendere appunti e il suo contributo era molto piú utile per Adrien. Poi piano piano nelle loro chiamate o messaggi presero a parlare degli impegni lavorativi di lui e di quelli in pasticceria di lei. Dei loro sogni e delle loro paure. Ogni tanto parlavano anche di Papillon e di come si sarebbe mai potuto sconfiggerlo e quando, di conseguenza, il discorso cadeva sui due eroi parigini Adrien stava ben attento a nominare Ladybug il meno possibile mentre Marinette si mostrava sempre molto entusiasta del gatto nero.
Questo rendeva felici entrambi: Marinette smetteva di essere gelosa della sua controparte a pois perché non la percepiva più come troppo perfetta rispetto alla sua forma normale e lui era contento che la sua controparte in nero potesse non essere considerata sempre e solo uno sbruffone.
 
Angolo dell’autrice: Vi mancava Chloè? Eccovela col suo solito modo di fare. Ma in fondo non è colpa sua…è che la disegnano così!
Grazie a tutti quelli che continuano a leggermi e che hanno inserito la storia tra le preferite e le seguite. A presto!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Equivoci ***


Capitolo 10 – Equivoci
 
 
Chloé era certa di poter mantenere il segreto di Adrien con i compagni ma per quanto sollevata perché il suo adorato non si fosse fidanzato con Marinette tuttavia non poteva accettare che i due passassero insieme più tempo del necessario. Era arrivato il momento di corteggiarlo più spudoratamente e perché no, anche iscriversi a quel corso di fotografia per tenerli sott’occhio.
 
Nel frattempo, Papillon sembrava aver dato una tregua agli eroi parigini ma in realtà Gabriel Agreste si era solo deciso a cambiare strategia. Prendere i miraculous mentre i due erano in possesso dei loro poteri si era dimostrata cosa ormai quasi impossibile. I tentativi che aveva fatto erano stati già troppo numerosi e tutti vani.
La sua nuova idea era quella di capire chi si nascondesse sotto le maschere per appropriarsi dei miraculous mentre i possessori non erano trasformati. Essi sarebbero, infatti, stati inermi di fronte la minaccia e impadronirsi degli orecchini e dell’anello sarebbe stato piú semplice.
La parte difficile del piano era scoprire le identità segrete, inequivocabilmente.
Il primo punto era cercare di capire se i suoi sospetti sul figlio potevano essere o meno fondati e poi da lì avrebbe cercato di scoprire se lui conoscesse l’identità dell’eroina.
Se invece avesse avuto la certezza che suo figlio era un normale ragazzo della sua età (come ovviamente sperava di scoprire) avrebbe cercato di capire chi fosse il vero Chat Noir facendolo seguire da suoi fidati collaboratori e infine si sarebbe dedicato a Ladybug.
 
Allo scopo di scoprire se suo figlio fosse implicato in questa storia magica rifletté persino sulla possibilità di mettere telecamere in camera del ragazzo per controllare eventuali movimenti strani. Questa decisione cozzava, però, con il rispetto per la privacy di Adrien e per il momento non la considerò un'ipotesi plausibile. Nonostante tutto doveva rispettare il suo ragazzo.
 
Il giovedì prima della esposizione di fotografie di metà corso, Marinette e Adrien trovarono in aula anche Chloé che era riuscita a iscriversi nonostante le lezioni fossero già iniziate da qualche settimana, grazie ai potenti mezzi del padre.
Adrien era furioso con se stesso, aveva provato a limitare danni piú grandi ma comunque Chloé si era messa in mezzo. E così ora rischiava che Marinette, venendo a sapere che lui aveva parlato del corso con la figlia del sindaco avrebbe perso fiducia in lui.
 
Marinette, in effetti, fu sorpresa della presenza di Chloè alle lezioni, all’inizio, ma non si sentiva particolarmente disturbata dalla presenza della ragazza.
Era lí a fare una cosa divertente con il suo grande amore e nulla avrebbe potuto scalfire questa gioia.
Nulla tranne un equivoco dettato dall’inesperienza in relazioni sociali di Adrien.
 
"Che ci fa qui Chloé? Sembra una persecuzione! Speriamo che non sia venuta con il solo intento di infastidirci.” disse Marinette all’amico, manifestando apertamente i suoi pregiudizi nei confronti della compagna di classe.
"Non te la prendere, Marinette, si sarà trovata qui per caso invitata da qualche personalità amica del padre e se ne stancherà in fretta. Serve troppa disciplina in questo corso. Non preoccupiamoci!". Adrien confidava nella capacità di stare zitta di Chloé.
Ma mentre si scambiavano queste battute, Chloè si avvicinò loro e salutò Adrien con un abbraccio.
"Grazie per avermi invitato a quest’attività meravigliosa, Adrienino! Credo proprio che continuerò a seguire il corso. Sembra cucito proprio addosso a me! E poi presto potremmo andare in giro per la città a fare foto artistiche insieme, io e te".
Marinette guardò delusa Adrien.
"Chloé, non mi sembra di averti invitata a venire qui." Chiarì subito Adrien
"No? Quando me l’hai raccontato credevo proprio che intendessi che volevi che partecipassi anche io!"
"Chloé!" Ebbe solo il coraggio di dire il ragazzo portandosi le mani alle tempie.
Nel frattempo, Marinette si era allontanata bruscamente senza dire una parola. Nel suo cuore si era aperta un enorme ferita. Adrien le aveva mentito.
Quest’ultimo la vide allontanarsi e non poté fare a meno di correrle dietro. Doveva scusarsi e evitare il rischio che la sua amica venisse akumizzata o al massimo doveva trovarsi nei paraggi se fosse successo il peggio.
"Marinette aspetta!"
"Perché non mi hai detto la verità?"
"Ho dovuto dirglielo. Ci aveva ascoltati negli spogliatoi."
"Prima, mi hai mentito! Se me lo avessi spiegato avrei capito e invece…speravi che lei non dicesse niente"
"Avevo paura che ti arrabbiassi."
"Non mi sarei arrabbiata e non sono arrabbiata neanche adesso. Come puoi pensare che io possa arrabbiarmi con te? Sono solo delusa. Proprio ora che la nostra amicizia stava crescendo. Avrei voluto che fossimo complici…vorrei che mi dicessi sempre la verità."
"Marinette mi dispiace davvero. Sono stato stupido." Adrien si guardava i piedi e non riusciva a guardarla negli occhi riflettendo sul fatto che anche ora che lui si era comportato male lei non riusciva ad essere arrabbiata. Era davvero un’amica speciale.
Allora le prese la mano e ricondusse in aula dolcemente. Ma per tutto il resto della lezione non si dissero una parola.
 
Adrien era concentrato sulla capacità dell’amica di non lasciarsi akumizzare. Tutta la loro classe era rimasta vittima delle farfalle oscure tranne lui e Marinette. Per sé la spiegazione era connessa al suo essere un possessore di miraculous. Si era sempre domandato se l’avere addosso l’anello lo preservasse dalle akumizzazioni ed era arrivato alla conclusione che ci fosse una correlazione tra le due cose. Era stato davvero arrabbiato delle volte eppure non era stato colpito. Certo era anche che Plagg lo sosteneva ed era abituato a sopportare piú dolore e piú malinconia di un ragazzo della sua età, tuttavia sapeva, sentiva, che l’anello lo proteggeva da influssi malvagi.
Ma Marinette? Era così speciale da non arrabbiarsi mai? Così forte da non provare mai dolore? Eppure l’aveva vista nervosa o mesta tante volte. Cosa proteggeva lei da Papillon?
Non negava a se stesso di aver pensato talvolta che Marinette e Ladybug potessero essere la stessa persona. Ma il pensiero si dileguava in fretta per diversi motivi. Aveva una volta, durante l’avventura con Chronogirl, visto Marinette e Ladybug contemporaneamente, poi Marinette non era di natura coraggiosa e atletica come Ladybug e non ultimo lui non provava le stesse farfalle nello stomaco accanto a lei come accanto a Ladybug.
L’eroina era il suo amore. Come poteva non accorgersi di averla vicina anche quando non era trasformata? Non avrebbe dovuto riconoscerne lo sguardo, le movenze, il profumo?
In realtà, aveva talmente poche esperienze in materia sentimentale che anche queste certezze si sgretolavano. Che ne sapeva di farfalle nello stomaco? Forse doveva rivedere tutte le sue certezze a partire dal concetto d’amore. 
Poteva essere amore quel sentimento di dolore profondo che sentiva nel cuore per aver deluso Marinette? Era qualcosa più che amicizia desiderare di sentirla tutti i giorni e aspettare le sue telefonate e i suoi messaggi con ansia? E quel vuoto che aveva sentito il giorno che lei non aveva risposto? Quasi non ci aveva dormito. Non sapeva proprio come decifrare i suoi sentimenti anche perché questi stessi sentimenti convivevano con il ricordo sempre vivo ed emozionante di ogni istante vissuto con Ladybug.
Tuttavia, Adrien sentiva forte l’urgenza di mettere le cose a posto con Marinette e credeva anche di sapere come.
All’uscita della lezione il suo autista non lo vide arrivare in auto.
Il ragazzo era scappato in fretta verso casa di Marinette. Le avrebbe parlato con chiarezza anche raccontandogli la sua confusione per i doppi sentimenti provati. Per accelerare l’arrivo e anticipare l’amica si era trasformato in Chat Noir. Appena l’avrebbe vista arrivare si sarebbe ritrasformato e le avrebbe parlato e al diavolo la preoccupazione del suo gorilla per non trovarlo.
 
Angolo dell’autrice: Capitolo di passaggio. Cosa dirà Adrien a Marinette? Le confesserà di volerle bene? O di amare Ladybug? O è proprio un’imbranato? Ai posteri l’ardua sentenza….

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Chat Noir e Marinette ***


Capitolo 11 - Chat Noir e Marinette
 

Ma le cose andarono diversamente da come Adrien aveva progettato.
Marinette non tornò subito a casa. Era troppo triste per farsi vedere così dai suoi e pur sapendo che non poteva lasciarsi andare a sentimenti negativi, voleva stare un po’ da sola a pensare se non stesse sopravvalutando la sua cotta per Adrien.
L'aveva conosciuto meglio nell’ultimo periodo e lo adorava. Era un ragazzo dolce e gentile e sempre sollecito nei suoi confronti. Era certa che le volesse bene. Ma erano mesi che non si accorgeva di come lei gli sbavasse dietro nonostante numerosi segnali ci fossero stati nel tempo. Le sue foto conservate in camera, i suoi balbettii, la sua felicità nel vederlo. Poteva non accorgersi di nulla? O magari se ne accorgeva e faceva finta di nulla perché non provava niente per lei e mai l’avrebbe provato.
Qualche volta le capitava di soffermarsi a pensare al diverso modo che aveva Chat Noir di rapportarsi con lei nei panni di Ladybug. Lui non aveva paura dei suoi sentimenti e di dichiararli.  Chi amava davvero non aveva paura di dirlo?
Chat Noir non temeva i suoi continui rifiuti, la guardava pieno di speranza ogni volta, pensava a farla felice anche quando non era una priorità e manteneva la sua parola. Sempre. Come l’altro giorno coi suoi amici.
E, nonostante tutto, lei ne subiva il fascino.
 
Marinette era seduta su una panchina al parco dove qualche volta era stata con Adrien. E fu lì che Chat Noir la vide. Sapeva di trovarla lì. Era come una sensazione ed era risultata veritiera.
Ma quando arrivò, lei stava alzandosi per tornare a casa quindi non fece in tempo a ritrasformarsi e la fermò nei panni dell’eroe.
"Marinette!" la chiamò.
Lei si girò di scatto e sobbalzò nel vedere l’eroe in nero. Le sembrò una visione più gradita del solito tanto piú che stava pensando proprio a lui. Le sembrò di vedere l’unica persona che potesse darle consolazione. L’unico che sapeva del suo assurdo amore non corrisposto e l’unico che poteva capirla perché provava lo stesso dolore.
"Chat Noir" gli sorrise pronunciando lentamente il suo nome.
Per il gatto quel sorriso fu fonte di una gioia insperata. Sentì un brivido lungo la schiena e una strana emozione pervadergli il cuore. 
"Ciao Marinette. Tutto bene? Ero in giro a controllare che tutto andasse per il meglio e ti ho visto.  E...ho pensato di fermarmi a salutarti e vedere come stavi dopo l’avventura dell’altro giorno".
I piani di Adrien dovevano cambiare. Le avrebbe parlato così avrebbe capito cosa la sua amica provasse davvero.
"É tutto a posto in giro? Non ci sono akuma vero?" Si preoccupò Marinette
"No, non ne ho viste svolazzare. Perché? Sei triste? Temi che ti possano colpire?" Si lasciò sfuggire lui.
"No, no...sono un po’ triste ma non mi farò battere mai da Papillon!" disse mettendosi le mani ai fianchi e riempiendo i polmoni. Era una posa buffa ma adorabile, pensò Chat Noir.
"Ecco la mia Marinette!!" il gatto le diede una pacca sulla spalla. Solo quando vide il suo sguardo sbalordito si accorse che forse stava un po’ esagerando.
"Intendevo dire che so quanto sei coraggiosa! E so che Papillon con te non avrà mai gioco facile!"
Ecco! Chat Noir la considerava coraggiosa mentre Adrien una fifona.
"Posso sedermi un attimo con te? Magari mi racconti perché sei triste." le disse dolcemente Chat Noir.
"Stavo andando via ma...si possiamo sederci un po’..ma non voglio rattristare anche te".
"I supereroi servono anche a questo! Se riesco a farti ridere non c’è rischio che tu rimanga akumizzata. Sto solo facendo il mio lavoro!"
Marinette sorrise. Questo era il suo collega. Un misto straordinario di tenerezza e sfrontatezza. Era capace di vendere la sua voglia di riposarsi un po’ come un’esigenza di lavoro. Era davvero grandioso.
"Allora Marinette. Chi ti ha fatto arrabbiare?"
"Il mio amico Adrien. Un compagno di classe..." e gli raccontò per filo e per segno tutta la storia del corso di fotografia e del fatto che Adrien le avesse mentito su Chloé, omettendo ovviamente che lui fosse anche la persona di cui era innamorata. Non sapeva perchè ma questa informazione ora le sembrava superflua. Non voleva parlare con Chat Noir di un altro ragazzo.
"Beh, capisco che sei delusa e se avesse voluto farlo con malizia o per infastidirti sarebbe stato davvero grave ma a me sembra che questo tuo amico sia solo un po’ maldestro. Non avrà saputo dire di no alla figlia del sindaco. So persino io quanto é categorica e capricciosa nelle sue richieste. Adrien avrà pensato solo di evitare un danno maggiore."
"Dici?"
"Lo credo sul serio. E poi in fondo che cambia tra di voi se al corso c’è anche Chloé? Non sminuisce mica la vostra amicizia. Da come lui mi ha parlato di te l’ultima volta credo che ti voglia molto bene. Non rovinerebbe così il vostro rapporto".
"Forse hai ragione, sono stata precipitosa. Ma per quanto io cerchi di essere sempre forte e di supporto agli altri a volte ho anche io bisogno di conferme. Sono impacciata e timida...mi piacerebbe sapere che alcuni amici, quelli che me lo dimostrano di meno di solito, invece mi apprezzano e mi vogliono bene. Ma credo che Adrien pensi che io sia solo una gran pasticciona un po’ paurosa e questo non mi piace. Io penso che lui sia un ragazzo perfetto e sentirmi sempre un passo indietro mi ferisce."
"Non farla così tragica! Perché Adrien dovrebbe pensare questo di te? Io credo che lui ti apprezzi come sei. Anche tu sei perfetta così. Ma d’altra parte ti capisco...anche io mi sento sempre un passo indietro rispetto a Ladybug: del duo io sono quello che si lascia comandare dagli akumizzati, quello che é "tutto chiacchiere e distintivo" ..o meglio io non credo sia cosí...ma credo che Ladybug pensi questo di me. Credo che potrebbe fare tranquillamente a meno dei miei servigi. Ma non credo che Adrien volesse farti sentire così."
"Non lo devi neanche pensare che Ladybug voglia farti sentire inferiore!" Marinette era rossa in viso, infastidita come non mai! Come aveva potuto dare al suo collega questa impressione? Lei lo stimava tantissimo!!!
"So che vuoi rassicurarmi e te ne ringrazio ma è cosi...lei è un gradino avanti e per quanto io possa correre non la raggiungerò mai."
"Stupido gattone!” e gli prese la mano “Cosa farebbe senza di te Ladybug? Sai quante volte senza il tuo aiuto sarebbe stata catturata? I suoi miraculous li avrebbe Papillon già da un po’."
Chat Noir provò grande tenerezza nei confronti dell’amica. Lui era andato per scusarsi e lei l’aveva risollevato di morale...
"Sei veramente fantastica Marinette e sono certo che Adrien lo ha capito. Credo che per quanto possiamo correre, io e il tuo amico, non riusciremmo mai a raggiungere neanche te.."
"Non buttarti così giù, Chat Noir. Sei molto meglio di quel che sembri...magari se smettessi di fare lo spaccone ti apprezzerebbe di più anche Ladybug! Magari lei è solo un po’ rigida,  così presa dai suoi doveri…magari come me è un po’ paurosa e sa che per sconfiggere i nemici c’é bisogno di tutta l’attenzione possibile...magari per te é più facile giocare e rimanere concentrato ma per lei non lo è.."
"Grazie Marinette. Grazie di tutto…speravo di risollevarti di morale e invece tu hai risollevato me!"
"Anche per me è stato bello parlare con te. So quanto ammiri Ladybug ma credimi la stai idealizzando! Sei assolutamente alla sua altezza! Sei un vero eroe!"
Chat Noir le sorrise e le diede in bacio sulla guancia con una dolcezza che lei non aveva visto mai sul suo viso se non quella sera che aveva confessato il suo amore a Ladybug. Non riuscì a non arrossire di questa strana sensazione. Un deja-vú.
Lui si accorse dell’imbarazzo della ragazza e cercò di metterla a suo agio facendola ridere.
"Principessa è ora di andare a casa! Questo cavaliere si offre di accompagnarla facendole fare quattro salti sui tetti di Parigi e portandola direttamente sul suo balcone. Le va?"
"Si, con grande piacere, mio cavaliere!" fece una riverenza e abbracciandolo forte socchiuse gli occhi e si lasciò trasportare verso la sua terrazza, riflettendo su questo secondo deja-vu.
Le sembrò che questa conversazione assomigliasse alla prima telefonica che aveva avuto con Adrien ma non si soffermò su questa sensazione.
Provava invece una gran gioia e una gran sicurezza tra le braccia dell’eroe gatto.
Chat Noir per un momento le aveva fatto dimenticare i suoi tormenti e le aveva indicato la strada per rimettere tutte le cose a posto.
Ladybug non era poi così perfetta se aveva fatto sentire Chat Noir così in secondo piano e Marinette non doveva essere così male se un eroe si prendeva il disturbo di chiacchierare con lei. Si sarebbe aggiustato tutto se Ladybug fosse stata un po’ piú Marinette e Marinette un po’ più Ladybug. E forse lei così avrebbe vissuto in maniera meno disturbante questo dualismo tra le sue due personalità.
Ladybug era sempre molto rigida e frenata nei suoi sentimenti per paura di mostrarsi vulnerabile. Chat Noir non aveva avuto paura di raccontarle le sue paure, invece!
Se fosse stata piú sincera con tutti sarebbe andato tutto meglio. L’abbraccio ad Alya di qualche tempo prima nei panni di Ladybug era stato solo l’indizio della sua necessità di un mutamento.
La sua forza passava per la consapevolezza delle sue debolezze. Troppo orgoglio, troppa fiducia in sé l’avrebbero tradita e i suoi colleghi ben presto si sarebbero stancati di lei.
A lei spettava creare un senso di squadra.
A lei spettava farli sentire tutti alla pari anche se era l’unica che poteva purificare le akuma.
Ringraziò in cuor suo il destino che quel giorno aveva portato lungo la sua strada il suo fidatissimo e adorato collega.
 
Angolo dell’autrice: adoro le interazioni tra Chat Noir e Marinette. Sono entrambi nella loro versione meno perfetta e per questo sono più sinceri e trasparenti.
Mi auguro che la lettura continui a piacervi. Da questo momento in poi sarà tutto in discesa…più o meno…
Ringrazio tutti voi lettori, chi lascia un commento e chi manda un messaggio in privato e chi, anche in silenzio, continua a seguire la storia assiduamente.
A presto.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Gabriel ed Adrien ***


12 – Gabriel ed Adrien

 

Mentre l'eroe coi poteri di gatto e Marinette chiacchieravano amabilmente, Nathalié era stata avvisata dall’autista che Adrien era scappato e non riusciva a trovarlo.

"Vienimi a prendere subito e andiamo a cercarlo insieme" gli ordinò.
Sapeva che da solo non sarebbe riuscito a mettere a posto le cose prima che il signor Agreste se ne accorgesse.

Girarono per un po’ in cerca del ragazzo in tutti i luoghi in cui pensavano di poterlo trovare. Ma del modello non c’era traccia. Al contrario Nathalié notò qualcosa di interessante che al suo capo sarebbe interessata. Chat Noir era seduto su una panchina accanto a Marinette Dupain-Cheng.

Avvisò repentinamente Gabriel Agreste e gli spedì una foto dei due. Chiaramente dovette specificare che Adrien non era con loro e che era scappato via senza che l’autista se ne accorgesse ma per Gabriel la cosa passò in secondo piano: di Adrien nemmeno l’ombra mentre Chat Noir chiacchierava con una compagna di classe del figlio come se fosse la cosa piú naturale del mondo.

Il signor Agreste si convinse che la cosa fosse alquanto singolare a meno che Chat Noir non fosse stato davvero suo figlio. Un eroe non avrebbe perso tempo a chiacchierare con una ragazzina senza motivo a meno che non la conoscesse e non avesse da dirle cose importanti.

Poteva quella ragazza conoscere l’identità dell’eroe? Occorreva farlo seguire per vedere dove andava. Ordinò, dunque, a Nathalié di pedinarlo fino a che non si fosse trasformato.

"Ha riaccompagnato a casa la ragazza!" Comunicò la donna quando lo vide svolazzare rapido sui tetti. "Proviamo a seguirlo da qui, ma è velocissimo." 

L'autista si scapicollò per le strade della città senza tener conto di sensi vietati e semafori ma riuscirono a rincorrerlo fino a che non lo videro sparire in un vicolo non troppo distante da casa Agreste. Fermi lì, attesero per un po’.
Dopo poco dal vicoletto, guardandosi intorno con fare spensierato, uscì Adrien e si avviò fischiettando verso casa. Lo videro attraversare il portone e poi avvertirono lo stilista.

Ancora non avevano la certezza che il gatto e Adrien fossero la stessa persona ma era evidente che adesso ci fossero molte piú possibilità che fosse così.

Gabriel, appena possibile, si recò nella camera del figlio per chiedere perché avesse abbandonato il suo autista e fosse scappato via. Adrien non sia aspettava una visita del padre e in tutta onestà pensava che non si fosse nemmeno accorto che lui era scomparso.

Era sempre così impegnato con il lavoro che non faceva mai veramente attenzione a dove lui fosse. Inoltre, Nathalié e il suo autista omettevano sempre di raccontare quando perdevano di vista il ragazzo, per evitare ramanzine inutili.

Quindi la domanda del padre gli apparve strana. Eppure, ne era felice.

E anche a Plagg, nascosto nel taschino, la circostanza sembrò inconsueta. Finalmente il signor Agreste si stava preoccupando di suo figlio? Si interessava alle sue amicizie e ai suoi reali bisogni?

"Adrien, che ti succede? Ultimamente ti vedo sfuggente e non mi piace che ti allontani senza avvisare Nathaliè o la guardia del corpo."

"Ma papà! ho vergogna di andare in giro sempre appiccicato a loro. Non riesco a interagire in maniera normale coi miei amici! E loro non sono spontanei con me: il gorilla li mette in soggezione!"

"Questo non giustifica una fuga! In maniera programmata puoi vedere i tuoi amici anche senza il nostro controllo o puoi farti lasciare dall’auto giusto un po’ prima della scuola, se non vuoi far vedere che ti accompagnano".

Gabriel cercava di essere il più paterno possibile. Sebbene per lui fosse uno sforzo, cercava di immedesimarsi nel figlio e ricordare che alla sua età aveva lo stesso bisogno di libertà. Tuttavia, le sue ansie lo costringevano a evitare che il suo ragazzo facesse tutto quello che era considerato normale per gli altri ragazzi della sua età.

"Dove sei stato oggi?" tornò poi all’obiettivo di capire se suo figlio nascondesse qualcosa.

"Sono passato da Nino." Rispose tremolante il ragazzo.

Poi lo sguardo di sfida assunto dal padre gli fece salire una grande rabbia. Cosa voleva e cosa sapeva lui di cosa significasse essere un ragazzo che a quasi 15 anni doveva comportarsi come un bamboccio? La chiacchierata con Marinette gli aveva dato fiducia. Ora era certo di chi fosse e di volesse cercare di diventare! Fece per allontanarsi verso la tv per chiudere la discussione ma Gabriel lo afferrò per le spalle in un misto di disappunto e di tenerezza.

"Potevi farti accompagnare dall’autista a casa di Nino."

"Mi sono rotto di farmi vedere sempre in giro con la baby sitter" disse sprezzante.

"E’ per il tuo bene e lo sai!"

"So badare a me stesso!"

"Non sai distinguere il bene dal male. Non hai alcuna esperienza!"

"Ne ho più di quanto pensi!"

"Sei un ragazzino e non sei mai uscito da solo. Se ti prendesse un akumizzato? Hai già rischiato più di una volta di essere catturato!"

"Non mi prenderanno e ci sarà sempre Ladybug ad aiutarmi!"

"Non Chat Noir?" Incalzó Gabriel

"Anche Chat Noir, certo. Mi fido di loro. Ce la siamo cavati finora e continueremo a cavarcela col loro aiuto".

Adrien non tradiva alcuna emozione e Gabriel non sapeva che pensare. Fino a questo punto era coraggioso il suo ragazzo o fino a questo punto era imprudente da credere che quei due ragazzetti in maschera ce l’avrebbero fatta contro Papillon!?

"Vorrei chiamare Nino per accertarmi che fossi con lui, ti dispiace?" chiese retoricamente il signor Agreste. Ma il suo tono era poco convinto. Non l’avrebbe mai fatto. Era solo per mettere alla prova suo figlio.

"Certo che mi dispiace. Non ti fidi di me? Pensi che possa mentirti?"

"Non ti riconosco più. Non so più che pensare di te!"

"Sono sempre tuo figlio e se tu ti dedicassi di più a conoscermi mi riconosceresti e mi ameresti per quello che sono e non ti turberesti se non sono come tu vuoi che sia!"

"Questa discussione deve terminare qui! Sono stanco della tua impertinenza!"

"Fai come ti pare."

Gabriel uscì sbattendo la porta. Suo figlio non era mai stato così maleducato con lui! Il suo atteggiamento era sempre remissivo e rispettoso. Cosa gli era successo? Si era forse sentito minacciato?

Adrien, dal canto suo, era deluso e arrabbiato! Ma cosa pretendeva da lui suo padre? Perché non riusciva ad essere empatico e a mettersi nei suoi panni?

Si buttò sul letto e con la testa affondata sul cuscino sentì le lacrime salirgli agli occhi.

Il signor Agreste era rimasto poggiato con la schiena alla porta della camera di Adrien. Indeciso se rientrare a chiedergli scusa. Forse aveva esagerato, suo figlio era la cosa più preziosa che aveva.  E doveva rendersi conto che il suo ragazzo stava diventando un uomo.

Ma mentre era lí in attesa di trovare la forza di riaffrontare quel figlio testardo, sentì degli strani bisbigli.

Non riuscì a capire esattamente tutte le parole ma percepì chiaramente un suono stridulo e un nome. Lo sentì chiaramente pronunciato da Adrien mentre diceva di abbassare il tono di voce perché rischiava di essere sentito.

Con chi stava parlando il ragazzo? Aveva telefonato a qualche amico?

Sicuramente doveva essere un amico dai genitori bizzarri se lo avevano battezzato Plagg.


Angolo dell’autrice: grazie a tutti i lettori e soprattutto alla cara ArUmOsS94!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Gabriel e Noroo ***


Capitolo 13- Gabriel e Noroo
 
Gabriel si allontanò dalla stanza di Adrien per riflettere su quel nome e sulla frase pronunciata dal figlio - Plagg, abbassa la voce -.
Se il ragazzo fosse stato a telefono, perché avrebbe dovuto invitare il suo interlocutore ad abbassare la voce? Poteva esserci qualche amico nascosto in camera sua? Era assai improbabile.
Tuttavia i dubbi che cercava di scacciare cominciarono a riaffiorare nella sua mente. Adrien nascondeva qualcosa.
Si recò nel covo di Papillon dopo aver attraversato il suo studio e aver preso il prezioso grimorio dall’armadio sigillato dietro il quadro della moglie. Lo lesse e lo rilesse. Non riusciva a decifrarne la scrittura ma guardava le immagini e si chiedeva se tra quelle pagine vi fosse qualcosa che potesse dargli indizi circa l’identità degli eroi mascherati che salvavano Parigi.
Ma il libro conteneva solo immagini dell’abito, dell’arma e del gioiello.
L’anello che era rappresentato, nella pagina dedicata a Chat Noir, assomigliava a quello di Adrien, l’aveva già notato altre volte.
Ma non era un elemento utile per poter essere certi che suo figlio fosse l’eroe. Quello che Adrien indossava poteva essere una banale imitazione venduta ai ragazzi per emulare i loro eroi.
Poi come un’illuminazione pensò che Plagg potesse essere il nome del kwami di Chat Noir.
Era plausibile.
Richiamò Noroo dal suo di miraculous e senza mezzi termini glielo chiese.
"Chi é Plagg?"
"Non lo so, mio signore" Noroo abbassava il capo e tremava alla vista del suo temibile portatore.
"Noroo non mentirmi. Tu sai chi é Plagg, vero?"
"No, signore. Non so di cosa lei stia parlando."
"Noroo, se non mi dici la verità mi trasformerò e invierò non una, ma centinaia di farfalle nere su Parigi".
"Non lo faccia la prego!" singhiozzò il kwami
"Sai che posso farlo ma non l’ho mai fatto perché il mio intento non è distruttivo. Voglio solo gli altri miraculous! Perché se l’amore vince sempre dovrà vincere anche questa volta.."
"Signore..."
"Ti prego Noroo! Sono disperato e disposto a tutto!"
"Dovrebbe pensare al futuro, non al passato…dovrebbe pensare a suo figlio!"
"Di mio figlio mi sto preoccupando! e se stessi combattendo contro di lui? L’ho sentito parlare con qualcuno...qualcuno di nome Plagg."
Bastò l’espressione di Noroo a far comprendere a Gabriel Agreste che le sensazioni che rifuggiva erano reali.
Adrien era Chat Noir.
"Plagg é il kwami di Chat Noir, vero?" domandò lo stilista, disperato.
Il piccolo kwami viola fece solo un leggero cenno d’assenso.
Era preoccupato quanto lui. Cosa sarebbe successo adesso? Questa follia sarebbe finalmente terminata? Papillon non poteva dare la caccia a suo figlio.
Gabriel, come rispondendo ai pensieri che passavano nella testolina di Noroo in quel momento, chiarì:
"Non lo combatterò. Prenderò solo il suo miraculous o farò in modo che me lo dia lui. E quando l’avrà fatto convincerò Ladybug a darmi anche il suo."
Noroo non ebbe modo di controbattere perché in un attimo fu risucchiato nel suo gioiello e Papillon prese il posto dello stilista. 
La sua intenzione era quella di akumizzare qualcuno che rapisse Marinette e provare a convincere suo figlio a dargli il miraculous in cambio della salvezza della ragazza.

Ma tutto poteva essere fatto molto più facilmente a ben pensarci. Avrebbe invitato la ragazza a cena l’indomani dopo l’esposizione del corso di fotografia e avrebbe fatto quel che doveva.
In breve, la decisione fu presa. Disse a Nathalié di avvertire Adrien che suo padre, per farsi perdonare, sarebbe stato contento che il giorno successivo, per festeggiare la sua prima piccola mostra di foto, invitasse a cena a casa i suoi amici più cari: Marinette, Nino e Alya.
Adrien era entusiasta e avvertì immediatamente Marinette.
Convennero nel chiamare Nino ed Alya e invitarli alla mostra e poi a cena.
La telefonata tra Adrien e Nino fu naturale ed entusiasta mentre quella tra le due ragazze fu piena di rimproveri da parte di Alya per non aver condiviso con lei una gioia così grande come quella di stare passando del tempo con Adrien.
Marinette diede le sue spiegazioni balbettando e scusandosi...ma Alya non era né delusa né arrabbiata...le fece capire solo che le sarebbe piaciuto poter condividere la gioia di una delle persone a cui teneva di più in assoluto.
 
Il giorno della mostra arrivò.
Adrien e Marinette ricevettero lodi per il loro lavoro. Erano entrambi talentuosi e creativi e le loro singolari esperienze li rendevano piú maturi e consapevoli degli altri ragazzi della loro età.
 
Ma anche Alya e Nino separatamente ricevettero qualcosa che li rese fieri.
Alya era uscita un attimo dalla sala in cui si teneva la mostra, per andare in bagno e mentre percorreva uno stretto corridoio vide spuntare un omino da un’entrata laterale. Saltò spaventata ma lui le fece cenno di non urlare.
Lo riconobbe allora. Era il maestro Fu.
"Maestro, che ci fa qui?"
"Vi tengo sempre d’occhio, Rena Rouge."
"Shhh, non vorrà mica far scoprire la mia identità segreta!"
Il maestro sorrise. Alya era davvero meritevole di quel miraculous che stava per darle.
"Tieni. Ti ho portato questo." E le porse la scatolina con il ciondolo a forma di coda di volpe.
"Posso tenerlo?" Chiese Alya dubbiosa.
"Devi tenerlo e devi usarlo se riterrai opportuno. Non aspettare che Ladybug te lo chieda."
"E' sicuro, maestro?"
"Si. Fidati e tieni gli occhi aperti. Stasera ho strane sensazioni."
Poco dopo, invece, mentre Nino, lontano da Alya, era intento a guardare le foto, sentì urtare contro di sè un vecchino basso e di origini orientali. Gli chiese mille volte scusa pur non avendo colpa dello scontro ma gli sembrava così indifeso che si era sentito in colpa semplicemente di essere lí in piedi grande e grosso.
Appena infilò le mani in tasca per pescare un fazzoletto per soffiarsi il naso, Nino vi trovò una scatolina. L’aveva giá vista una volta. Gliela aveva data Ladybug e conteneva un bracciale verde in grado di trasformarlo in Carapace.
Lui non sapeva perché avesse avuto questo onore né come fosse finita lí la scatolina. Probabilmente Ladybug era da qualche parte e sapeva che prima o poi si sarebbe scontrata contro un nuovo akumizzato. Forse sapeva già che avrebbe avuto bisogno di aiuto.
Quindi l’accettò di buon grado, fiero di questa nuova responsabilità.
 
Angolo dell’autrice: il gioco comincia a farsi pericoloso, e il maestro Fu lo sente. Ma fino a che punto è disposto a spingersi Papillon? Lo scopriremo nei prossimi capitoli.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - Nathaliè ***


Capitolo 14 - Nathaliè
 
Dopo la mostra i quattro amici vennero accompagnati a casa Agreste per cenare tutti insieme.
Papillon aveva alcune idee sul da farsi ma non aveva programmato niente di definitivo. Voleva inizialmente osservare suo figlio e il rapporto con Marinette per capire se era così profondo da fargli cedere il suo miraculous.
Quello che vide, tuttavia, lo intenerì e instillò un dubbio sulla sua condotta; gli amici di suo figlio erano tre ragazzi cordiali, educati e sinceramente affezionati al suo ragazzo e insieme costituivano un gruppo affiatato di cui Adrien era membro attivo.
Notò, poi, negli occhi del figlio sincero affetto per la ragazza dai tratti orientali che gli sedeva accanto. Gabriel Agreste vedeva i due ragazzi affiatati e premurosi uno nei confronti dell’altro. Non smettevano di farsi complimenti per le loro foto e ridere teneramente.
Forse doveva seguire i consigli di Noroo e smettere di pensare al passato per pensare al futuro.
Pensare solo al suo ragazzo e alla sua felicità.
 
In effetti la tensione tra Adrien e Marinette, si era sciolta subito dopo la chiacchierata tra la ragazza e l’eroe in nero. I due ragazzi, infatti, si erano sentiti al telefono quella sera stessa. Adrien si era scusato più di una volta per l’atteggiamento che aveva avuto, giustificandosi negli stessi termini che aveva usato Chat Noir.  E Marinette, già addolcita dai modi del gatto e dalle spiegazioni logiche che lui aveva dato di quanto era successo, era stata ancora più propensa a perdonare l’amico.
Per questo, stavano godendosi quella serata, finalmente pronti a superare tutti i muri che avevano messo fra loro, la gelosia dell’una e i dubbi dell’altro.
 
Quando, terminata la cena, il signor Agreste si allontanò nel suo studio per lasciare ai ragazzi un po’ di privacy e riflettere sul da farsi, fu raggiunto da Nathaliè, che se lui avesse voluto, era pronta a servire un tè con un sonnifero per sopire i ragazzi.
Gabriel, infatti, aveva messo Nathaliè a parte del suo piano e insieme avevamo ragionato sulle modalità con cui impadronirsi del gioiello di Chat Noir; in particolare avevano immaginato una soluzione in cui Papillon si sarebbe dovuto presentare ad Adrien e spaventarlo mentre gli amici sarebbero stati allontanati con una scusa o in ogni caso resi innocui.
 
Nathaliè, dunque, efficiente come sempre nel lavoro, nell’educazione di Adrien e come braccio destro di Papillon, aveva preparato tutto. Lo stilista allora si fece tentare e la pregò di caricarsi dell’onere di servire quel tè addizionato con un narcotico.
La donna non si interrogava mai sul fatto che le azioni che il suo padrone compisse fossero corrette o meno. Lei aveva il solo compito di portare a termine quanto da lui richiesto in maniera efficace. Non voleva farsi domande…o meglio ancora, era profumatamente pagata per non farsene.
 
Bevuto il caldo liquido, in breve, i quattro ragazzi si sentirono stanchi e senza avere neppure il tempo per accorgersi di cosa stava succedendo, caddero addormentati sul divano.  Il gorilla trasportò Alya e Nino nella stanza di Adrien.
 
Quando i due, dopo un’oretta, cominciarono a svegliarsi, trovarono accanto a loro Nathaliè, seduta sul letto con la testa tra le mani. Dava l’impressione di non aspettare altro che parlare con loro, dal luccichio che aveva negli occhi quando li vide cominciare a muoversi.
I due innamorati cominciarono a rivolgerle delle domande.
Le chiesero perché si trovassero in stanza di Adrien, dove erano i loro amici e che stesse succedendo.
Nathalié non rispondeva ma continuava a tenere le mani alle tempie come se stesse riflettendo su qualcosa di estremamente grave e sui termini da usare per dire qualcosa di molto delicato.
"Che succede?" insisté Alya, alzando il tono di voce per cercare di risvegliare la donna dal suo torpore.
Lei alzò uno sguardo liquido verso di loro e sommessamente dichiarò:
"Dovete andare via da qui"
"Dove sono Adrien e Marinette?" Alya non avrebbe mai lasciato i suoi amici senza sapere se erano al sicuro e né il tono né l’aspetto di Nathaliè potevano rassicurarla.
Nathaliè si alzò e fece per aprire la porta della camera di Adrien.
"Andate" ribadì accompagnando con un gesto della mano l’invito che aveva espresso con le parole.
"Non andiamo da nessuna parte senza Marinette. Dov’è? Dove sono?" si intromise Nino.
"Andate" e le lacrime cominciarono a sgorgare dagli occhi di quella donna generalmente algida.
Quello che la donna nascondeva doveva essere qualcosa di estremamente preoccupante e spaventoso ma né Alya né Nino avrebbero mai potuto immaginare la verità.
Alya allora cambiò strategia e con dolcezza provò a chiedere a Nathaliè cosa fosse successo e se potevano fare qualcosa per lei.
"Adrien, il mio piccolo Adrien" disse tra le lacrime.
"Cosa é successo ad Adrien?" cercò di capire Nino.
"Niente, niente. Dovete andare via. Almeno voi mettetevi in salvo." rispose lei.
"Non può dirci dov’é?" riprovò Alya.
"No" e singhiozzò. Ormai l’assistente non riusciva più a mantenere la calma. Era estremamente preoccupata.
Gabriel Agreste non avrebbe fatto mai nulla di male a Marinette e tantomeno ad Adrien, ne era certa. Non era un mostro. Ma avrebbe spaventato e deluso il ragazzo. E lui, che già aveva sofferto tanto per la perdita della madre, non avrebbe sopportato questo nuovo dolore che stava infliggendogli suo padre. Non avrebbe mai retto il peso di una scoperta così dolorosa e la perdita di un’altra figura di riferimento nella sua vita.
"Noi possiamo aiutarli, dicci dove sono!" disse Alya e lo sguardo interrogativo di Nino la passò da parte a parte.
"Fidati di noi" continuò "possiamo salvarli qualsiasi cosa stia succedendo."
"Non potete salvarli" rispose Nathalié ancora sconvolta " non potete salvarli da lui. E’ troppo potente.".
"Chi è lui?" insisté Alya
"Il signor Agreste?" azzardò Nino
"Che sto facendo qui? Devo andare ad aiutare Adrien!" Nathalié si alzò in piedi, vincendo finalmente l’apatia che l’aveva bloccata fino ad allora.
"Verremo con te." risposero in coro i ragazzi.
"Andate via! Non voglio mettere in pericolo anche voi come ho fatto con Adrien e Marinette."
"Ti prego, è importante, dicci dove sono. Sono certa che insieme possiamo evitare che avvenga il peggio." disse Alya.
"Non credo ci sia più niente da fare. Sono nel covo di Papillon."
 
Angolo dell'autrice: avevamo immaginato che erano finiti lì, vero? Stiamo a vedere come ne usciranno.  A presto.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - Papillon ***


Capitolo 15 - Papillon
 
Nathaliè aveva usato diverse quantità di sonnifero per i quattro ragazzi cosicché mentre Marinette era ancora addormentata, Adrien si risvegliò.
 
"Ciao Adrien" gli disse Papillon quando lo vide guardarsi intorno preoccupato, ancora seduto sul pavimento.
"Papillon? Dove sono? Come hai fatto a catturarmi?" chiese il ragazzo mentre si sollevava da terra.
"Adrien Agreste, o dovrei dire Chat Noir, non ti farò del male. Voglio solo il tuo miraculous. Dammi il tuo anello e non ti succederà niente."
"Non so di cosa tu stia parlando. Non sono Chat Noir e non ho nessun miraculous" rispose il ragazzo
"Allora non avrai problemi a regalarmi il tuo "falso" anello." continuò Papillon allargando la mano sinistra verso il giovane per farsi consegnare il gioiello.
"È un regalo. Ci tengo!" rispose il ragazzo mettendosi subito sulla difensiva.
"Ci tieni a un giocattolo più che alla salvezza della tua amica sdraiata lì?" l’uomo in viola con un sorrisetto sarcastico stampato sul viso
indicò Marinette.
Lo sguardo di Adrien si volse verso la direzione indicata da Papillon e vide Marinette ancora addormentata su un giaciglio.
"Lascia andare Marinette e discutiamone tra uomini."
"Tra uomini?” e una risata malvagia e sprezzante echeggiò nella stanza scura. “Non sei che un ragazzo! troppo piccolo e debole per quell’immenso potere che hai al dito. Non sai che potremmo ottenere se me lo dessi!"
"Non mi alleerò mai con te"
"Allora ammetti di essere Chat Noir?"
"Ammetto solo che per la mia amica sono disposto a combatterti anche se sono un ragazzo!"
La loro discussione fu interrotta dai primi suoni emessi dal risveglio di Marinette.
Appena la ragazza si rese conto di chi aveva davanti urlò spaventata:
"Papillon? Adrien attento!"
"Stai tranquilla Marinette ti proteggerò; é per colpa mia se sei qui e io devo tirarti fuori."
"Che nobili propositi il tuo amico! Vi lascio un attimo soli. Tu, ragazzina, convincilo a fare ciò gli ho chiesto e al mio rientro potrete andare via senza che vi venga torto un capello."
"Cosa vuoi da Adrien, Papillon? Lui non ti ha fatto niente. Lasciaci andare."
"Lui sa cosa voglio e può darmelo. Tu aiutalo solo a ragionare su cosa è più saggio per due ragazzini chiusi nel covo di un pericoloso criminale."
Appena Papillon fu uscito dalla stanza, Adrien corse da Marinette per rassicurarla.
Avrebbe potuto trasformarsi ma non voleva che Papillon avesse conferma delle sue idee e temeva che la ragazza scoprisse la sua identità… specie dopo le confessioni che si erano fatti. Non voleva che lei pensasse di nuovo che non poteva avere fiducia in lui. Temeva di deluderla, specie ora che lei e Chat Noir erano entrati così in confidenza. Tuttavia, trasformarsi poteva essere l’unico modo per salvarsi.
 
"Non preoccuparti, Marinette. Risolverò tutto." le disse portando la testolina bruna verso il suo petto.
Marinette indugiò nell’aspirare il profumo del suo amico, dolce e aspro al tempo stesso. Poi se ne staccò e lo guardò decisa:
"Cosa vuole Papillon da te? Se é qualcosa che puoi dargli fallo e facciamoci liberare."
"Vuole questo anello!" Adrien glielo mostrò omettendo ovviamente che quello fosse un miraculos.
Marinette lo guardò ma non riusciva a capire cosa avesse di speciale. Glielo aveva visto al dito un milione di volte.
"É prezioso per te? Non puoi darglielo? E poi, perché lo vuole?"
Marinette non riusciva a riflettere lucidamente. Il suo amore era in pericolo e lei o doveva svelargli la sua identità trasformandosi e combattendo Papillon o doveva rischiare di non salvarlo.
Dopo qualche secondo di silenzio aggiunse speranzosa:
"Non ti preoccupare Adrien ce la caveremo. Sono certa che Chat Noir verrà ad aiutarci.".
In realtà, non sapeva come l’eroe l’avrebbe trovata nel covo di Papillon ma si fidava di lui. Compariva sempre al posto giusto e al momento giusto, in fondo.
Ma proprio mentre pronunciava questa frase Adrien le prese la mano e con uno sguardo basso le disse:
"Chat Noir non verrà. Possiamo confidare solo in Ladybug…"
"Che dici? Chat Noir verrà e ci aiuterà..."
Marinette tremava e teneva nelle sue mani quelle di Adrien. Era più preoccupata per lui che per sè. Non sapeva come avrebbe fatto a salvarlo. Si guardava intorno e non capiva dove fosse. Non vedeva vie d’uscita. I due ragazzi erano senza dubbio impauriti: erano nell’oscuro covo di Papillon in una località indefinita. Non sapevano neppure come ci fossero arrivati.
Ma ben presto i pensieri di Adrien cambiarono. Guardando negli occhi la sua amica, sentendo addosso tutta la responsabilità dell’avere al dito quell’anello, rifletté sul fatto che la loro salvezza era più importante della sua identità e Marinette era una persona intelligente. Avrebbe capito che lui le aveva sempre mentito solo a fin di bene.
"Marinette, hai ragione. Chat Noir verrà. Ma dovrai fidarti di me. Chiudi gli occhi e non aprirli finché non te lo dirò."
Marinette chiuse gli occhi come lui le aveva chiesto di fare e sentì due piccoli passi. Era tranquilla, come se, inconsciamente, finalmente le si chiarisse qualcosa: come se i pezzi di un puzzle stessero andando tutti improvvisamente a posto.
"Plagg, trasformami" sentì dirgli.
E in un lampo di luce verde Adrien si ritrovò nei panni di Chat Noir.
Le si avvicinò di nuovo e le sussurrò:
"Scusami per averti mentito ma non potevo svelarti che ero io quello nascosto dietro la maschera. Scusami di tutto. Sei una persona speciale per me, Marinette" le disse "e meriti di condividere il mio segreto. So che non mi tradirai mai."
"Adrien, ma come è possibile?"
"É una magia...il mio anello è un miraculous e Papillon lo vuole. Non so come abbia scoperto che io sono io ma ora ho il dovere di proteggerti."
 
"Papillon!!" lo sentì urlare poco dopo senza avere neppure il tempo di riflettere su ciò che era successo.
"Vieni a prendere ciò che vuoi!"
In quell’istante Papillon entrò nella stanza convinto che i due giovani avessero cominciato a ragionare.
 
"Sai che non hai scampo. Dammi l’anello!" disse, ma mentre pronunciava queste parole si rese conto che di fronte a sé c’era Chat Noir in posa da combattimento.
"Vienilo a prendere se hai coraggio." proclamò quest’ultimo.
"Non combatterò con te, Adrien!"
"E perché?"
"Perché non voglio fare del male ad un ragazzo. Dammi il tuo miraculous e andrà tutto bene."
Adrien ebbe il tempo di provare a chiamare Ladybug con l’interfono presente nel suo bastone ma la coccinella non rispondeva.
Non sapeva come affrontare il combattimento e continuò a fare domande e a cercare di intimorire il nemico.
Papillon rimaneva immobile anche lui indeciso sul da farsi.
 
"Come hai fatto a scoprire la mia identità?"
"Che vuoi farne dei miraculous?"
"Ladybug verrà ad aiutarmi e allora sarai sconfitto!"
Chat Noir parlava a raffica ma Papillon non rispondeva…gli si avvicinava soltanto lentamente.
"Dammi il miraculous figliolo e non vi succederà niente. Tu e la tua amica potrete uscire di qui e non vi torcerò un capello. Tu non sai come utilizzare quel potere ma io si."
"Chat Noir non lo stare a sentire! non puoi dargli l’anello. Non lasciarti convincere." gli urlò Marinette
"Invece me lo darai perché quello che voglio io lo vuoi anche tu."
"Non credo proprio!"
"Non vorresti rivedere tua madre?"
"Che ne sai di mia madre?"
"Fidati di me" gli disse dolcemente mentre gli si avvicinava piano.
A queste parole Chat Noir rimase interdetto. Chi era Papillon? Perché sapeva tante cose di lui?
 
Mentre avveniva questa conversazione Marinette era in grande ansia e la notizia che Adrien fosse Chat Noir era passata in secondo piano nella sua testa, di fronte alla paura di trovarsi faccia a faccia con Papillon e all’impossibilità di trasformarsi. In quel momento non era importante il fatto che il suo amore e la persona di cui si fidava di più in assoluto fossero la stessa persona. Già da qualche giorno si era accorta che i sentimenti che la legavano a Chat Noir erano molto profondi e in fondo le sembrò quasi una benedizione che i due fossero uno solo.
 
Tikki faceva capolino dalla borsetta e come lei era indecisa se fosse meglio trasformarsi e dare man forte a Chat Noir a qualunque costo o aspettare per evitare che Papillon, nel caso riuscisse ad avere la meglio, si impadronisse dei due miraculous contemporaneamente.
Papillon era a ridosso dell’eroe gatto ormai…
"Ti manca vero? faresti di tutto per riaverla?"
Chat Noir rimaneva immobile. Voleva allontanarsi ma era ipnotizzato da quella voce e quelle parole. Cosa gli sfuggiva?
"Su, Adrien. Sfilati l’anello e sarai finalmente al sicuro. Non correrai più pericoli e appena avremmo anche gli orecchini di Ladybug sarai di nuovo con tua madre…e lei sarà di nuovo con me."
"Papà? Papà sei tu?" Chat Noir era fuori di sè.  Non poteva essere vero. Lo allontanò da sé urlando:
"Vai via, non sei degno nemmeno di pronunciare il nome di mia madre. Hai catturato anche mio padre vero? Dov’é?"
Ma Papillon non rispose. Fece solo un passo indietro e pronunciò la frase che gli permetteva di sciogliere la trasformazione.
 
Gabriel Agreste era ora di fronte a loro.
“Figliolo, ragiona. Riavremo tua madre con noi.” Disse guardandolo negli occhi con tutta la risolutezza che lo contraddistingueva. Dritto sulle spalle, con un viso rilassato come se quello che stava succedendo fosse la cosa più normale del mondo, incuteva soggezione. Con il sorriso abbozzato sul volto sembrava già pregustare l’imminente vittoria. Suo figlio temeva più lui che Papillon; ne era certo.
 
E difatti, Chat Noir sentì salire le lacrime agli occhi. Aveva abbandonato la sua posa da combattimento e cominciò ad agitarsi, spostandosi da un piede all’altro. Anzi, le labbra serrate, le spalle accartocciate e le dita della mano destra che arrotolavano intorno all’anulare il suo anello, fecero temere a Marinette che lui potesse consegnare allo stilista il suo miraculous. Per questo si manteneva all’erta, pronta ad agire.
Era concentrata su quanto di assurdo stava capitando e sulle parole che si erano scambiati i due portatori di miraculous di fronte a lei.
Papillon era Gabriel Agreste. Proprio come aveva pensato il maestro! 
Ma il silenzio tra i due fu spezzato dalla voce dello stilista che con un tono di voce dolce e tremolante disse:
"Figliolo, sto facendo ciò che faccio solo a fin di bene…per amore…perché lei mi manca troppo…e non credo di essere in grado di crescerti senza di lei…" e abbandonò il suo portamento rigido e fiero.
 
Adrien era immobile, sconvolto per la rivelazione che aveva avuto ma sia Papillon che suo padre d’un tratto gli sembrarono meno spaventosi.  Aveva di fronte a sé un uomo solo e ossessionato dalla perdita della moglie e che cercava nella magia una soluzione a una scomparsa che non aveva mai elaborato.
 
Angolo dell’autrice:
Siamo agli sgoccioli. Grazie per seguirmi numerosi…tuttavia un appunto voglio farvelo. Poche recensioni. Mi piacerebbe che mi faceste sapere cosa pensate finora della storia nel bene e nel male!
 
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 - La rivelazione ***


Capitolo 16 – La rivelazione
 
Marinette fissava i due uomini posizionati uno di fronte all’altro. Riconosceva lo sguardo dell’uno in quello dell’altro. Mai prima d’allora si era accorta che si assomigliassero tanto. E adesso erano più simili che mai, anche se a parti invertite.
Lo sguardo malinconico di Adrien era fluito come per magia in quello del padre, che ora fissava il suo ragazzo con tenerezza e senso di colpa ma con la determinazione di chi è convinto di non essere nel torto.
Al contrario Adrien portava negli occhi un’espressione algida che Marinette non gli aveva mai visto prima. Fissava il padre con severità e distacco e continuava ad arrotolarsi l’anello intorno al dito.
"Non te lo darò" esordì ad un certo punto il giovane, guardandosi le mani "la vita va avanti e bisogna accettare ciò che è successo nel passato. Mi dispiace, anche a me la mamma manca tantissimo ma dobbiamo, possiamo ricominciare a vivere sereni con quello che abbiamo adesso."
"Ma Adrien..."
"Non posso darti retta. È sbagliato ciò che fai anche se pensi che sia a fin di bene! e voglio il tuo miraculous. Lo riporterò a chi merita di averlo più di te per usarlo per il bene dell’umanità e non per scopi personali."
Marinette guardava Adrien, ancora nei panni di Chat Noir, come se fosse in un sogno. Non trovava la forza di reagire ma sentiva anche che non era la cosa giusta da fare in quel momento. Era una questione che il ragazzo avrebbe dovuto risolvere con suo padre da solo. Lei non voleva scavalcarlo…non voleva tirarlo fuori dai guai per farlo sentire un inetto al suo confronto. Sapeva che era il momento in cui lui aveva bisogno di dimostrare a se stesso chi era davvero.
Mentre era immersa in questi pensieri lo vide rivolgersi a lei, con un viso greve ma pieno di tenerezza.
“Ti proteggerò e proteggerò il mio miraculous, fosse l’ultima cosa che faccio”.
Poi con determinazione, rivolgendosi a suo padre disse: "Fai uscire Marinette da qui. Falla riportare subito a casa."
"Non voglio lasciarti, Adrien" la sentì mormorare.
Chat Noir la guardò di nuovo. "Fidati di me".
Ma fu un attimo. Gabriel si ritrasformò e richiamò nelle sue mani due akuma. Le riempì del suo potere oscuro e le inviò verso le due anime che, più vicine a lui, poteva influenzare negativamente. Lo spaventato gorilla e la dubbiosa Nathalié.
Chat Noir gli disse di smetterla e di richiamare le farfalle ma ormai Papillon era deciso ad avere il gioiello del gatto nero. In realtà, con le akuma voleva solo spaventare il ragazzo. Non avrebbe fatto del male né a lui né a Marinette.
In breve nel covo arrivarono i due akumizzati...uno scimmione dotato di forza sovraumana e una donna con parvenze di strega in grado di creare resistenti ragnatele atte a imprigionare chiunque.
Lo scimmione portava sulle spalle Nino e Alya.
Appena i due ragazzi videro Marinette urlarono il suo nome e chiesero dove fosse Adrien. Lo sguardo di Marinette fu esplicito. I due fidanzati si rivolsero verso Chat Noir che fece loro un cenno portandosi due dita alla fronte e sorridendo malizioso.
Alya diede una gomitata al fidanzato e gli sussurrò: "L'avevo detto io!"
"State tranquilli" disse loro Chat Noir "ne usciremo".
A quel punto Nathaliè bloccò le mani di Marinette, Alya e Nino con le ragnatele in maniera che non potessero dare alcun aiuto a Chat Noir.
Marinette penso che fosse arrivato il momento di trasformarsi. Solo lei poteva purificare le akuma e in due le speranze di togliere il miraculous a Papillon erano maggiori.
Certo avrebbe dovuto trasformarsi davanti a tutti loro svelando ai suoi amici più cari la sua identità ma era un costo che bisognava pagare. Fece dunque un cenno a Tikki per farsi aiutare a liberare le mani che aveva legate mentre il gorilla si avventava contro Chat Noir.
Contemporaneamente anche Nathaliè su ordine di Papillon si lanciò verso il ragazzo cercando di bloccarlo con il suo potere.
E, in effetti, Chat Noir fu imprigionato da ragnatele che gli avevano bloccato i piedi nello stesso momento in cui le ragnatele ai polsi dei tre amici, per effetto dell’aiuto di Tikki, si sciolsero. Per Alya, pur non essendosi accorta del perché improvvisamente si fosse trovata con le mani libere, il tempo fra il pensiero e l’agire fu un istante. Richiamò a sè il suo kwami e disse:
"Chat Noir non sei solo!! Trixx trasformami" e poi aggiunse "Nino? Tu che fai?" E gli fece un occhiolino. Era convinta che Nino quella volta contro sua sorella l’avesse aiutata nei panni di Carapace.
"Intendi ciò che penso?" Rispose titubante il dj.
"Nino!" Rispose Alya spazientita "aiutaci a proteggere Marinette!"
"Wayzz trasformami" urlò Nino e in un attimo anche Carapace era pronto ad aiutare i compagni con il suo scudo.
"Lo sapevo!" disse Rena Rouge sorridendo al suo ragazzo! E in men che non si dica liberarono Chat Noir dalle ragnatele e i tre erano in posizione da combattimento pronti a bloccare gli attacchi degli akumizzati.
Papillon si sfregava le mani. Se le cose fossero andate bene tra poco avrebbe avuto per sé altri tre miraculous.
Mentre Rena Rouge e Carapace lottavano contro i due akumizzati Chat Noir con uno scatto felino afferrò Marinette al fianco e la trascinò lontana dalla zona in cui si concentravano i combattimenti. Era un’area del covo di Papillon più riparata verso la quale quest’ultimo non si accorse subito che erano diretti.
"Mi dispiace di averti mentito sulla mia identità, su Chloè, sulla mia confusione sui sentimenti che provo per Ladybug e per te. Adesso sai che la mia attrazione per Ladybug non é solo l’ammirazione di un ragazzino ma un sentimento nato da una conoscenza e una condivisione di esperienze ma sai anche che provo un enorme affetto per te…un affetto così forte che la sola idea che possa succederti qualcosa mi fa impazzire..."
Adrien, si rendeva conto che non era il momento, ma era già da un po’ che provava emozioni contrastanti di cui sentiva il bisogno di parlare con Marinette.
"Non so che cosa succederà oggi...potremmo finire in guai seri...ma volevo che sapessi che tengo davvero tanto a te e che se tutto andrà bene vorrei passare più tempo con te...frequentarti di più...vorrei chiederti…un appuntamento?" chiese con un’espressione interrogativa che sul viso di Chat Noir, sempre deciso e sicuro nei suoi approcci con Ladybug, quasi stonava.
Marinette, che in un’altra situazione sarebbe andata in brodo di giuggiole per quello che Adrien/Chat Noir stava dicendole, in realtà in quella particolare circostanza non pensava più a se stessa e ai suoi turbamenti da ragazzina infatuata ma solo a salvare i suoi amici da una situazione difficile e, per questo, tagliò subito corto.
"Ne riparliamo in un altro momento Chat Noir...ora c’é da sconfiggere Papillon"
"E’ mio padre, Marinette...non posso lottare contro di lui...seriamente...intendo…ora avrei bisogno davvero di Ladybug ma non mi risponde…forse non riesce a trovarci."
"Chat Noir..." Marinette abbassò gli occhi e gli prese le mani
"Ti metterò in salvo tranquilla"
"Non ho paura ma mi dispiace"
"Non devi dispiacerti di nulla. Tu non c’entri niente!! É tutta colpa mia. Non mi sono accorto di niente, non mi sono accorto di vivere sotto lo stesso tetto del mio nemico, o forse è il mio atteggiamento da figlio che ha fatto nascere in mio padre il desiderio di riavere mia madre…forse gli ho fatto credere che lui non mi bastava."
"No, Adrien non devi colpevolizzarti…le cose vanno come devono andare e prima o poi i nodi vengono al pettine. Togliamo il gioiello a tuo padre e poi gli parlerai per capire da cosa è nato questo suo bisogno di avere i miraculous ad ogni costo, senza pensare alle conseguenze."
"Tu devi solo metterti in salvo Marinette...cerchiamo di uscire da qui e poi con Alya e Nino vedrò di mettere a posto le cose."
"Alya e Nino" rifletté Marinette. “Non sei sorpreso?"
"Tanto…ma sono certo che si meritano i miraculous tanto quanto me.” Poi continuò a riflettere “Ma, allora, se hanno avuto i miraculous, Ladybug sarà nei dintorni! Possiamo ancora sperare che venga in nostro aiuto!"
“Io, invece, non sono affatto sorpresa del fatto che loro siano due eroi. Lo sapevo già. Mentre sono certa che non è Ladybug che ha dato loro i gioielli questa volta!”
“Lo sapevi? Ma dai, Nino è il mio migliore amico e non mi ha detto niente e tu lo sapevi? E poi perché dici che non è stata Ladybug a dar loro i gioielli?”
"Lo so perché le altre volte glieli ho dati io e perché questa volta non ho potuto darglieli!"
"Marinette che stai dicendo?"
"Ancora non capisci? Ancora non ti rendi conto di perché ti senti confuso? Per lo stesso motivo per cui io mi sentivo confusa. Amavo Adrien e stavo bene con Chat Noir e non sapevo perché. Ora che so che siete la stessa persona tutto é andato a posto." Disse la ragazza sorridendo. Non avrebbe voluto farsi trascinare in quel discorso, voleva andare al dunque, sconfiggere gli akumizzati e Papillon e poi rintanarsi in casa a riflettere sul da farsi ma la particolare situazione rendeva necessario confessare i suoi due segreti più grandi: era Ladybug ed era innamorata di Adrien.
Non ci sarebbe stato momento peggiore per dirglielo ma sentiva di doverlo fare ora. La loro vita come la conoscevano era sul filo di un rasoio. Da domani tutto poteva essere diverso. Papillon poteva vincere e il mondo poteva cambiare…
"Ti piace Adrien?" Chat Noir si rese conto improvvisamente di ciò che Marinette stava dicendogli.
Marinette arrossì violentemente.
"Come hai fatto a non accorgetene, piuttosto? Lo sapevano tutti! Ma ti stavo dicendo un’altra cosa più importante...a Marinette piace Adrien...certo e Chat Noir dunque è ricambiato da Ladybug"
"Marinette che stai dicendo? Ho perso il filo del discorso. Non capisco!"
"Oh Adrien sei persino più ingenuo di me!! Tikki trasformami!"
E in un attimo di fronte a Chat Noir c’era Ladybug.
"Marinette...sei tu?"
"Sono io..."
"Caspita! Adesso i conti tornano!"
"Già...andiamo a combattere Papillon? Senza fargli del male ovviamente! Cerchiamo solo di farlo ragionare"
"Sì …un attimo" e le stampò un bacio sulle labbra.
"Ehi!" urlò Ladybug, allontanandolo da sé, più per un riflesso condizionato che per un reale sentimento di sorpresa. Quello che era successo era ciò che si aspettava da tempo.
"Beh, era da un po’ che desideravo farlo, Ladybug! Perdonami."
"Poi ne riparliamo!" disse scocciata, ma non troppo, la coccinella.

Angolo dell'autrice: Ciao! non vi cullate sugli allori. Non crediate che la situazione tra i nostri due prosciuttini sia risolta...Il meglio deve ancora venire!A presto e buon ponte dei Morti, per chi lo fa! A lunedì!!!

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 - Padre e figlio ***


Capitolo 17 – Padre e figlio
 
"Ladybug!?" urlò Rena Rouge quando vide comparire la coccinella sulla scena del combattimento insieme a Chat Noir.
"Ragazzi, Marinette è al sicuro e ora è arrivato anche il capo! Diamoci da fare!" affermò Chat Noir.
"Il capo?" domandò stranita Ladybug.
"Il capo! Insettina. É così! E sono certo che siamo tutti d’accordo. Dicci che dobbiamo fare!"  e nel frattempo si avviò verso suo padre mentre Ladybug dava indicazioni agli altri due eroi su dove cercare le akuma per purificarle e liberare l’autista e Nathaliè.
Papillon era in attesa e non prendeva parte al combattimento ma l’arrivo di Ladybug aveva cambiato un po’ le cose. Ora aveva nel suo covo i due gioielli che gli avrebbero permesso di avere il potere assoluto.
 
"Padre, mettiamo fine a questa pazzia. Sei in minoranza e noi siamo decisi a riprenderci il tuo miraculous…Qual è, a proposito?"
Papillon sorrise.
"Non sapevo che fossi così coraggioso ragazzo. Sono fiero di te. Aiutami. Riavremo tua madre!"
"Ma a che prezzo? Non puoi farlo. Staremo bene anche senza…andrà tutto bene!" cercava di rassicurarlo Adrien. Era arrabbiato con lui ma non riusciva ad odiarlo e voleva solo che rinsavisse, così che tutto si rimettesse a posto.
"Ritrasformati" gli disse
"Perdonami figliolo ma non posso"
E sguainò lo spadino chiuso nel suo bastone.
"En guard, Adrien" aggiunse
Chat Noir mise mano al suo bastone e cominciò a lottare con suo padre.
Ladybug li guardava sottecchi. Nel frattempo, loro erano riusciti a liberare l’akuma del gorilla ma Rena Rouge stava per ritrasformarsi mentre ancora non individuavano come liberare Nathalié.
"Padre, sono più giovane e più allenato. Metti giù la spada!"
"Arrogante ragazzino" ma sorrideva Papillon…non aveva sentito suo figlio così vicino mai prima di allora. Ora condividevano per la prima volta qualcosa.
"Dov’é l’akuma di Nathalié?"
"Rimani concentrato mentre combatti!"
"Anche tu facevi scherma da giovane, padre?"
"Sì, e ho più esperienza di te."
"Ma io sono più talentuoso" lo prendeva in giro Chat Noir. Anche lui vedeva suo padre con occhi diversi. Un uomo disperato e non il mito irraggiungibile che credeva che fosse. Questo lo rendeva più umano ai suoi occhi.
"Il fermacapelli" ad un certo punto lo sentì dire.
"Cosa?"
"Combatti! non ti distrarre."
"Ladybug, il fermacapelli!" Urlò alla coccinella quando fece mente locale sulle parole del padre.
E cosi in breve anche Nathaliè fu sconfitta.
Rimaneva solo Papillon. Gli altri eroi chiesero a Chat Noir di cosa avesse bisogno e lui pretese di non essere aiutato. Voleva sconfiggere suo padre.
"Papillon" esordì ad un certo punto Ladybug "Si arrenda. Chiederemo al guardiano se possiamo aiutarla in qualche modo. Se c’è una strada!"
"É una questione tra me e lui ora." ribadì Chat Noir.
Il combattimento proseguì senza esclusione di colpi fino a che, ad un certo punto, si sentì un rumore metallico…la spada di Papillon era volata in aria ed era atterrata ai piedi di Nathaliè.
Chat Noir era più agile ed era riuscito a togliere la spada al padre...
"Arrenditi" gli chiese a quel punto.
"Mai! Akuma" e richiamò a sè centinaia di farfalle bianche che afferrarono lo spadino e stavano per riportarglielo.
Ma Ladybug col suo yo-yo lo afferrò.
"Basta!" Si rivolse all'uomo "la smetta di combattere contro suo figlio. É un ragazzo in gamba. E le vuole bene. Basta!" Ladybug aveva le lacrime agli occhi.
Le diedero man forte Carapace e Alya.
"Signor Agreste. Rifletta. Vuole che suo figlio la odi per sempre?"
"Padre basta" gli puntò il bastone al petto Adrien. Poi in maniera inattesa si trasformò.
Papillon si trovò di fronte Adrien senza poteri e a quel punto non seppe più cosa era giusto fare e cadde sulle sue ginocchia.
Si ritrasformò anche egli e in un lampo di luce era di nuovo se stesso.
Noroo lo guardò e lui gli fece cenno di andare. Poteva abbracciare Plagg che era poco distante.
"Un pezzo di camembert, amico? Il mio ragazzo ne ha sempre una scorta nel taschino. Vieni" e dopo averlo afferrato volarono nella direzione di Ladybug.
Adrien si avvicinò al padre.
"Papà" raramente lo chiamava così "anche a me la mamma manca tanto ma nell’ultimo periodo mi sei mancato di più tu. Era te che volevo vicino. Era con te che volevo crescere ora che lei non c’era più ma mi hai abbandonato a me stesso. Potevo contare solo su Nathaliè e sugli amici che non volevi che vedessi" e fece un cenno indicando i suoi compagni che lo ascoltavano esterrefatti.
"Vogliamo provare a essere diversi? A ricominciare?"
Gabriel Agreste alzò finalmente gli occhi e guardò suo figlio
"Mi manca tanto...troppo...non posso farmene una ragione."
"Troveremo il modo di far funzionare tutto ma smettila con questa pazzia."
Gabriel si alzò e si avvicinò al figlio. Gli prese la mano, quella con l’anello e Ladybug sentì un brivido. Temeva che Gabriel gli togliesse l’anello ma la sua paura fu immotivata perché il signor Agreste aprì la mano del figlio e vi depositò il suo miraculous che poco prima si era strappato dal collo della camicia richiamandovi dentro Noroo.
"Fa ciò che è giusto e scusami. Scusatemi tutti."
Poi chiese a Nathalié e all’autista di riaccompagnare i ragazzi a casa e a suo figlio di poter rimanere un po’ da solo.
Si recò nel luogo dove era la teca col corpo di sua moglie e vi rimase, pregando, tutta la notte.
 
Angolo dell’autrice: se vi è sembrato che Papillon sia stato troppo remissivo, mi dispiace deludervi ma io lo immagino proprio così. Non avrei potuto costruirlo diversamente. Secondo me è un uomo buono ma solo e disperato. E l’amore di suo figlio, la complicità con lui è in grado di guarirlo.
A presto!!!

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 - Serenità ***


Capitolo 18 - Serenità
 
 
"É pronta la colazione, Adrien"
Il ragazzo era ancora a letto.

"Entra." biascicò tra uno sbadiglio e mentre si stropicciava gli occhi.
Gabriel Agreste entrò nella sua camera e si sedette a bordo del letto.
"Su svegliatevi, altrimenti tarderete a scuola. Ti aspetto giù per la colazione?"
"Si, mi faccio una doccia e arrivo."
"Plagg tu scendi con me? chiese lo stilista rivolgendosi al kwami nero accucciolato accanto ad Adrien “Quel camembert che mi avevi chiesto é già in tavola".
"Siiii...a dopo Adrien" esultò lo spiritello.
"A dopo, Plagg" disse in un sorriso il ragazzo.
"Adrien…" cominciò con tono dubbioso il padre "ti fa piacere se oggi ti accompagno a scuola?"
"Si, grazie papà...ma devi lasciarmi un po’ prima della scuola...faccio a piedi l’ultimo tratto."
"Va bene" sorrise e scese giù portandosi Plagg su una spalla.
 
Era passato un mesetto dalla lotta avvenuta tra Papillon e gli eroi ma le cose erano cambiate come se di anni ne fossero passati dieci.
Adrien e suo padre stavano cercando di riscostruire il loro rapporto e i risultati erano evidenti nell’aria di serenità che si respirava in casa Agreste nell’ultimo periodo.
Adrien aveva riportato al maestro il miracoulus di Papillon e Fu aveva chiesto di incontrare Gabriel Agreste quanto prima.
Adrien l’avrebbe detto a suo padre dopo essersi consultato con Marinette. Si fidava di suo padre e del maestro ed era certo che quell’incontro fosse inevitabile quanto necessario. Tuttavia, avevano deciso con gli altri eroi di confrontarsi su tutte le scelte riguardanti i miraculous specie perché lui temeva che il suo giudizio potesse essere offuscato dall’affetto per suo padre e dal suo carattere impulsivo.
Nino e Alya erano rimasti in possesso dei loro miraculous e il maestro Fu non li voleva indietro, almeno per il momento.

"Eccoci arrivati Adrien. Va bene se ti lasciamo qui?"
"Va benissimo. Grazie per avermi accompagnato."
"Torni a casa o vai a studiare da Marinette?"
"Credo che oggi la inviterò a casa."
"É pronta per tornare dove..."
"Credo di si...non so...proverò a chiederglielo."
"Va meglio con lei ultimamente?"
"Sto cercando di riguadagnarmi il suo affetto"

In effetti dopo l’ultima battaglia il rapporto tra Adrien e Marinette aveva preso una piega strana. Lui era pazzamente innamorato di lei non trovando più alcun ostacolo alla sua felicità: la ragazza che ammirava e quella per la quale provava un grande affetto erano la stessa persona per cui il passo verso un amore incondizionato fu breve e inevitabile. Ma per Marinette era diverso. Lei amava Adrien e si fidava di Chat Noir ma non riusciva a convincersi che lui amasse entrambe le sue identità. Rimaneva convinta che l’amico fosse affascinato da Ladybug e si accontentasse di Marinette solo perché a tratti poteva avere Ladybug al suo fianco.
A rinsaldare questo convincimento era il fatto che lui avesse baciato Ladybug il giorno della battaglia e non avesse riprovato a baciare Marinette nei giorni successivi. - Era tanto che volevo farlo- le aveva detto. 
Era certa che lui volesse baciare Ladybug non lei. A nulla erano valse le rassicurazioni di Alya.
 
Il povero Adrien, dal canto suo, voleva solo fare le cose per bene...invitarla ad uscire, corteggiarla e aspettare il momento giusto per darle un romantico bacio ma lei era così insicura che rendeva tutto più complesso!
In questo mese l’aveva invitata al cinema, a mangiare un gelato, a pattinare, avevano studiato a casa di lei e il loro rapporto era comunque come quello di due fidanzatini ma senza la parte di intimità che entrambi si aspettavano alla luce dei sentimenti che provavano l’uno per l’altro.
Ma ogni volta che Adrien provava ad avvicinarsi, sebbene sempre con un fare delicato e spesso impacciato, lei trovava scuse per allontanarsi. Una volta aveva sentito la madre chiamarla, un’altra Tikki aveva starnutito e non si sa perché lei doveva subito accorrere, altre volte inventava urgenti telefonate da fare ad Alya. E le sue mani, le sue gambe, il suo corpo parlavano sempre di distacco e paura di qualunque tipo di contatto. Una volta le aveva persino sentito dire al termine di una domanda che lui le aveva fatto: “Certo che puoi raccontarmi di come va il rapporto con tuo padre…sono la tua migliore amica!”.
“La mia migliore amica?” le chiese Adrien in quell’occasione. E quando la vide annuire, zittì. La rispettava troppo per imporle sentimenti che lei non contraccambiava.
Eppure, il giorno del combattimento con Papillon gli aveva detto di amarlo.
E il ragazzo era in difficoltà. Non sapeva proprio come comportarsi.
 
Lo raccontò al padre. Era la prima volta che gli parlava di fatti personali ma aveva proprio bisogno di un consiglio.
"Se posso permettermi dovresti essere più deciso…" gli disse il signor Agreste "credo che Marinette voglia essere rassicurata ma non con le parole ma coi gesti! Deve sentire di essere amata! Ma tuttavia non devi annullarti per lei. Sii te stesso e si innamorerà di te come ha già fatto una volta."
"Come se fosse semplice! Ormai anche prenderle la mano è un’impresa!"
"Devi sapere che anche tua madre all’inizio non si fidava di me...come te ero un bel ragazzo molto ammirato e lei non pensava che facessi sul serio con lei. Pensava di essere una delle tante. Ma poi cominciai a farle sorprese, a starle sempre intorno, a non fare nulla, a non prendere nessuna decisione che non avesse lei al centro. Si accorse che facevo davvero sul serio quando rinunciai ad un lavoro in America per rimanere qui con lei. Per fortuna la mia carriera è andata comunque bene…ma rinunciare a quell’opportunità poteva costarmi tanto!"
Gabriel raccontava con una dolcezza negli occhi che il figlio vedeva in lui raramente. Da che la madre era morta non parlavano mai di lei.
 
"Questo, però, non significa che l’amore giustifichi tutto. L’ho imparato a mie spese. Ho capito che annullarsi per un’altra persona è sbagliato tanto quanto amarla con tutte le proprie forze. Pensa a cosa ho fatto io per tua madre. Sono diventato un criminale e lei non l’avrebbe voluto. Lei avrebbe voluto che mi fossi occupato di te come sto provando a fare adesso. Sono certo che Marinette non si aspetta da te che tu sia diverso dalla persona di cui lei é innamorata… ma tu devi trovare un equilibrio tra chi sei e chi pensi che lei voglia. Solo così sarete in pace. Magari con le tue azioni l’hai convinta che non può essere per te più di un’amica; continua a pensare che tu ami Ladybug più di lei perché magari tu le dai questa impressione. In effetti per te l’eroina é stato il primo amore, è stata la prima cosa di Marinette che hai amato. Se tu lo ammetessi a te stesso e a lei forse potrete ricominciare da lì.”
"Papá...grazie"
Adrien lo abbracciò forte e a costo di fare tardi a scuola raccontó ancora.
"Hai ragione. Ho amato Ladybug dal primo momento che l’ho vista ma sia nei panni di Adrien che di Chat Noir avrei fatto di tutto per Marinette, molto di più di quello che avrei fatto per chiunque altro. Sai che parte mi manca di me stesso ultimamente? La mia sfacciataggine da Chat Noir. In fondo Marinette si fidava ciecamente di Chat Noir e provava affetto nei suoi confronti per come era. E sapeva anche che lui ricambiava questi suoi sentimenti. Devo convincerla che già prima di sapere la verità sulle nostre identità ciascuno di noi amava l’altro."
"Non male come inizio! Nessuno si aspetta più da te il ragazzino perfetto ed educato che eri...neanche Marinette...magari vuole solo che la baci appassionatamente mentre invece ti comporti come un bambino insicuro…magari un po’ le manca Chat Noir!"
"Padre...forse non sono ancora a pronto a parlare di come baciare la mia ragazza con te...davanti al nostro autista, per giunta!" rispose Adrien sorridendo.
"Ecco il mio ragazzo!" sorrise Gabriel "credo che sia questo spirito che devi cacciare fuori di nuovo."
"Ti voglio bene, papà"
"Anche io. Credi che dovrò telefonare per giustificare il tuo ritardo?"
"Credo di no...mi crederanno sulla parola! Basterà sfoderare il mio fascino."
"Presuntuoso".
"Degno figlio del proprio padre".
"Vai e in bocca al lupo con la tua ragazza!"

Adrien entró in classe allegro come non mai. Il rapporto riacquistato con suo padre lo rendeva più sicuro di sè e quella chiacchierata tra uomini gli aveva fatto veramente bene.
"Adrien come mai sei in ritardo?" Gli domandò Nino.
"Stavo chiacchierando in auto con mio padre. Va tutto così bene! Sono felice ma potrei esserlo di più se Marinette la smettesse di fare…quello che fa!"
"Non è solo colpa di Marinette, Adrien" lo rimproverò Nino.
"No, eh?" e Adrien fece uno di quei suoi sguardi di fronte ai quali gli si poteva perdonare qualunque cosa. Nino ne fu intenerito e continuò a rassicurarlo:
"Dopo tutto quello che è successo e anche se é andato tutto bene non é facile riprendere a vivere come prima. Anche io e Alya non parliamo d’altro. Per me sapere che lei era Rena Rouge é stato strano. E ora non sappiamo mai come comportarci, cosa é giusto fare, sempre all’erta per dare una mano con ogni piccolo problema che succede in città. É una responsabilità troppo grande avere un potere e doverlo usare. Se fosse per me ridarei il miracoulus al maestro Fu ma Alya dice che sono solo un codardo. Io, invece, vorrei essere solo un ragazzo normale! Per voi deve essere ancora più difficile. Vi siete conosciuti due volte e in due modi diversi. E siete vissuti in un equivoco per mesi. Non vorrei essere nei vostri panni. Ma questo non significa rinunciare! Devi parlarle e dirle sinceramente cosa provi. Lei ti vuole bene ma non è sicura dei tuoi sentimenti…almeno così ha detto ad Alya!"
"Lahiffe silenzio!" lo redarguì l'insegnante.
"Mi scusi signorina Bustier"
Ma i due amici ripresero subito a parlare.
"Mi sento molto in difficoltà con lei. É difficile convincerla che le voglio bene e non solo quando é nei panni di Ladybug"
"Agreste! non credo che quello che avete da dire sia più importante della mia lezione"
"Io scommetto di si!" disse Adrien ridendo a bassa voce con Nino, ma non a voce cosí bassa da non essere sentito.
I compagni cominciarono a ridacchiare e Adrien si alzò in piedi e fece un inchino.
"Adrien! Ma che ti prende! Non è da te. Ritardo. Chiacchiere.Vieni alla cattedra. Sei interrogato." Lo richiamò la professoressa.
"Ma signorina Bustier..."
"Preferisci andare fuori?"
"Magari ho bisogno di schiarirmi un pò le idee...Vado fuori." E si allontanò con un nuovo inchino rivolto ai compagni.
Quando Adrien fu fuori la signorina Bustier chiese a Nino: "Ma che gli é preso? Non é mai stato cosí impertinente in classe!"
"Peró é divertente!" Notó Nino
"Ti ci metti anche tu, Lahiffe! Ma che avete tutti oggi? Vieni alla cattedra! Interrogato!"
"Questa me la paga! Non conviene difendere gli amici" si avviò lentamente verso la cattedra con il muso lungo.

Marinette era sorpresa come gli altri del comportamento di Adrien. Dove era finito il principino sempre preciso e perfetto? C’era qualcosa che non andava.
"Ma che ha Adrien?" Chiese Marinette ad Alya. "É successo qualcosa?"
"Su Marinette lo sai...è un innamorato non ricambiato e comincia a dare i numeri. Fossi in te ci parlerei."
Marinette sentì il sangue alla testa e il cuore battere forte.
"Marinette tutto bene?"le chiese Alya" sei diventata viola"
"Ho bisogno di uscire anche io" rispose "Professoressa, posso uscire? É urgente!"
"Tutto bene Marinette? Hai una brutta cera!" Chiese l’insegnante
"Ho bisogno di sciacquarmi il viso. Mi gira la testa"
"Alya va con lei"
"No, no, posso farcela da sola" e mentre lo diceva inciampò scendendo lo scalino dell’aula andando a finire dritta sul banco di Adrien.
Nel rialzarsi notó sul quaderno del ragazzo un cuore con dentro le iniziali M. e A.
Divenne ancora più rossa e scappò fuori.
 


Angolo dell’autrice: chissà che avrà in mente Adrien. Riuscirà a rimettere le cose a posto? Vi ho lasciato la risposta nell'ultimo capitolo che posterò quando voi vorrete (tanto è scritto!) o lunedì, come sempre.
Grazie a tutti per seguire sempre numerosi.
A presto.

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 - Finalmente ***


Capitolo 19 - Finalmente
 
Marinette uscì fuori dall’aula ancora rossa in viso e si guardó intorno alla ricerca di Adrien. Lo vide seduto sulla panchina nell’atrio, che giocherellava col cellulare. Lo raggiunse:
"Ma...ma... che ti è.. ti è...preso? Ti sei comportato da maleducato con la professoressa!" Emise l’ultima frase in uno sbuffo quasi incomprensibile.
Adrien non alzó gli occhi dal cellulare.
"Il saggio dice che Chi si sveglia sempre presto di mattina viene giustificato se una volta sola si alza in ritardo!"
Marinette notò che aveva un sorrisetto malizioso sul viso. 
"Adrien, smettila di parlare per metafore e guardami! hai esagerato! Non mi piace che ti comporti così!"
"E chi sei tu per potermi dire cosa devo e cosa non devo fare?"
Adrien stava tirando troppo la corda ma a volte Marinette andava presa così. Cacciava fuori la parte migliore di sé e vinceva la sua timidezza solo quando c’era da aiutare qualcuno.
"Sono...sono...tua amica?" Aveva usato un tono interrogativo che fece ridere Adrien che finalmente alzó il viso a guardarla e constatò: "Hai ripreso a balbettare".
"Smettila!" Si rabbuiò la ragazza
"E quindi saresti mia amica?" continuò lui
"Si" disse timidamente
"Io invece non voglio che tu sia mia amica!"
"Ma che stai dicendo? Oggi sei davvero fuori di te!"
"Intendo dire proprio ció che ho detto...io non posso e non voglio più esserti amico"
Marinette lo guardava esterrefatta.
“Non essere stupido, Adrien. Ci fidiamo l’uno dell’altra. Siamo partner come supereroi e ci siamo sempre guardati le spalle. E siamo sempre andati d’accordo. Penso che possiamo raccontarci tutto…siamo sempre sinceri l’uno con l’altra…”
“Non sempre Marinette…” il viso di Adrien si era rabbuiato “Io non sono sempre stato sincero e neanche tu. Soprattutto in quest’ultimo mese.”
“C’entra tuo padre? Papillon?”
“No, i miraculous non c’entrano niente”
“Che sta succedendo, Adrien? Mi stai innervosendo” poi si fermò un attimo a riflettere “Anche se è vero che non sono stata completamente sincera, ultimamente…”. Marinette sentiva che il loro rapporto era ad un punto di svolta. Era certa che lui fosse stanco di lei e glielo stesse comunicando in quel modo.
 
Si strinse nelle spalle e agli occhi di Adrien parve più piccola e indifesa che mai, ma la lasciò a cullarsi nei suoi pensieri ancora un po’.
 
Marinette proprio non riusciva a capire cosa passasse per la testa di Adrien. Lo vedeva lì seduto, imperturbabile, mentre continuava a giocherellare col cellulare. Sapeva di avere delle colpe se il loro rapporto non lo soddisfaceva: non era stata sincera perché non aveva mai fatto nessun passo per dirgli quanto fosse presa da lui, quanto lo considerasse splendido e questo alla lunga poteva avere leso il loro rapporto. Alya aveva detto che lui si sentiva un innamorato non ricambiato, in fondo…
Non era sicura della versione della sua amica che già altre volte aveva visto tra loro un affetto che per lei non corrispondeva alla realtà dei fatti…pur tuttavia non era disposta a perdere Adrien. Aavrebbe fatto di tutto per preservare il loro rapporto…la loro sincera amicizia.
Perché di quella si era accontentata, nonostante i suoi sentimenti la spingessero altrove. Si era accontentata di passare del tempo con lui, di vederlo, di scherzarci ma non aveva il coraggio di andare oltre. Aveva paura…anzi no. Era terrorizzata! Terrorizzata di non essere perfetta come lui sembrava a lei, di non essere all’altezza della Ladybug di cui lui si era innamorato. Perché senza i poteri non si sentiva né coraggiosa né bella né aggraziata! Lei era una ragazzina goffa e maldestra e banalmente, semplicemente, non voleva deluderlo.
 
Ma Adrien era troppo buono per continuare a vederla cuocere nel proprio brodo e dovette continuare:
“Su cosa mi hai mentito, milady?” Adrien fingeva indifferenza ma Marinette colse un certo divertimento negli occhi dell’amico. Che la stesse prendendo in giro? E poi perché quel nomignolo saltava fuori dopo tanto tempo?
“Non ho detto che ti ho mentito! Forse ho omesso qualche verità…” rispose la ragazza sentendosi sotto esame.
“Sarei curioso di sapere se hai omesso la stessa verità che ho omesso io” e lo vide sorridere, alzando finalmente lo sguardo dal cellulare.
 
“Voglio che noi restiamo amici, Adrien…io ti voglio bene” ebbe allora il coraggio di dirgli.
"La tua amicizia non mi interessa, Marinette” le sorrise sollevandosi finalmente di fronte a lei. “Io ti amo! E non sono disposto ad accontentarmi di niente di meno del tuo amore. Se tu non ricambi i miei sentimenti preferisco passare oltre". Adrien non tradiva nessuna emozione. Parlava con la naturalezza di chi sta discutendo con un amico del tempo meteorologico. Perché, per lui, quella dichiarazione era scontata e gli sembrava strano che lei ancora non l’avesse capito.
Marinette, dal canto suo, si trovò sorpresa a trovare così adorabile quel tono tranquillo e quasi canzonatorio che stava usando il ragazzo. E si sentì una stupida a non aver capito prima quello che Adrien dava per ovvio e scontato.
Ma comunque non riuscì a rinunciare alle sue insicurezze e fece un passo indietro.
"Tu ami Ladybug" mugolò
"Ma davvero?" ridacchiò lui, sinceramente sorpreso.
Lei fece un leggero cenno con la testa.
"Credi davvero a quello che hai detto?"
"Si" abbassò lo sguardo Marinette.
Adrien la attiró verso sè e la abbraccio forte.
"Stupida stupida Marinette!" E le baciò la fronte " Ladybug non esiste, anzi, Ladybug sei tu! o meglio ancora, Ladybug è solo Marinette con una tutina sexy!" e la strinse più forte “Ti sta d’incanto quella tutina!”
Marinette gli diede un pugnetto sul braccio rimanendo comunque appiccicata con la testa al suo petto e aspirando quel profumo così familiare.
"Ti dico la verità, milady! Io sono innamorato di te...con e senza tutina rossa...come ti é venuto questo dubbio?"
"La prima e unica volta che mi hai baciato l’hai fatto solo mentre ero nei panni di Ladybug…che altro dovrei pensare?" e arrossì vistosamente. Per fortuna Adrien era poggiato con la testa sui suoi capelli e non poteva vederla.
"Aspettavo un momento speciale!" rise Adrien "Ma
forse ho aspettato troppo!"
E la sentì ricambiare la sua risata sul suo petto.

Poi le afferrò il viso e lo rivolse a sé. La guardó negli occhi e le chiese: "Questo è un momento speciale?"
Marinette lo guardó insofferente...
"Certe volte mi manca Chat Noir…avrebbe fatto subito tutto ciò che c’era da fare!"
Adrien prese a sorridere di nuovo.
"Siamo davvero due imbranati" e le loro fronti erano poggiate l’una sull’altra.
"Parla per te! Io al massimo sono una grande insicur..."
Ma non finí di pronunciare la frase che si trovò le labbra morbide di Adrien poggiate alle sue.
I loro cuori battevano all’unisono. Finalmente avevano trovato la strada per rincontrarsi e riconoscersi.
Si staccarono un attimo.
“È vero, devo darti atto che almeno in questo non sei impacciata!” le disse Adrien, arrossendo leggermente ma con uno sguardo che le ricordò il suo collega in nero.
“Mi pento di aver detto che mi mancava quel gattaccio! Dov’è finito Adrien, chaton? Riportamelo!”
Lui la baciò di nuovo.
 
Persi in quel contatto, non si accorsero dei rumori intorno a loro e dell’arrivo di una compagna scesa a richiamarli per conto dell’insegnante.
"Voi due piccioncini, smettetela, la prof vi vuole in classe." Alyx li richiamò all’ordine.
"Arriviamo" disse Adrien spostando appena gli occhi verso la compagna che faceva capolino dalle scale.
Marinette continuava a sentire le guance infuocate ma appena Alyx si fu allontanata tirò verso di sé Adrien e lo baciò un'altra volta.
"Vieni a studiare a casa mia, oggi? Credo che mio padre voglia chiederti scusa ancora una volta" le chiese il ragazzo
"Si" rispose semplicemente e mano nella mano rientrarono in classe, finalmente pronti alla loro nuova vita insieme.
 
Angolo dell’autrice: ed eccoci giunti alla fine, con un po' di tenerezza…
Ringrazio tutti i lettori che hanno letto questa storia, che l’hanno inserita tra le preferite e le seguite, che l’hanno commentata e con me sono arrivati al termine.
Per me è stato un affascinante percorso cimentarmi a scriverla e spero sia statoun  gradevole passatempo per voi seguirmi con la lettura. Ora tornerò ad occuparmi del diario di Adrien che avevo abbandonato per un po' e quindi ancora per un po' non lascerò questo fandom….
Ci rileggiamo altrove.
Saluti a tutti.

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