Dragon Ball-L'Attacco degli Inferi di DhaevetralWarrior (/viewuser.php?uid=905538)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una visita dall'oltretomba ***
Capitolo 2: *** Situazione disperata ***
Capitolo 3: *** Scontri dirompenti ***
Capitolo 4: *** La rivalsa di Junior ***
Capitolo 5: *** La calma dopo la tempesta ***
Capitolo 6: *** Il racconto del vecchio ***
Capitolo 7: *** Goku e Vegeta contro Fareus e Natrosce ***
Capitolo 1 *** Una visita dall'oltretomba ***
Dragon Ball L'attacco del vaffanculo
CAPITOLO 1: UNA VISITA
DALL’OLTRETOMBA
Erano ormai
passati cinque anni dall’incredibile battaglia che aveva
scosso le fondamenta
stesse del pianeta Terra, e che aveva visto i Guerrieri Z trionfare
nuovamente
sul nemico. Non fu un’impresa facile: il demone chiamato
Majin Bu si rivelò un
osso duro, e spinse i nostri eroi più volte al limite. I
paladini della Terra
provarono di tutto: fusioni, trasformazioni… ma Majin Bu
riusciva a vanificare ogni
loro tentativo di vittoria, arrivano persino a distruggere il loro
amato
pianeta. Ma la caparbietà dei Guerrieri Z non ha limiti,
nemmeno in situazioni
disperate come quella. Grazie a Polunga, la terra e suoi abitanti
poterono
tornare in vita, contribuendo a creare la più grande Sfera
Genkidama che
l’universo avesse mai potuto ammirare. La forza di quella
immensa sfera di
energia fu tanta da travolgere e uccidere Kid Bu,
l’incarnazione più malefica
di Majin Bu, ponendo la parola fine a quella strabiliante battaglia. La
parte
buona di Majin Bu continuò a vivere in mezzo agli umani, che
si erano
dimenticati totalmente di lui e di tutte le azioni malvagie da lui
compiute
grazie a un desiderio espresso al drago terrestre Shenron. E
così, gli anni
trascorsero, lenti, pacifici, felici. I nostri eroi ne avevano passate
di tutti
i colori, ed erano consapevoli che prima o poi qualcuno sarebbe venuto
a
minacciare la serenità sul verdeggiante pianeta.
Così, molti di essi, compresi alcuni
guerrieri ritiratisi precedentemente dal combattimento, incominciarono
duri
allenamenti, che spesso duravano dall’alba fino a notte
inoltrata. Ed è proprio
nel cuore delle tenebre che la nostra narrazione inizia, e precisamente
in un
bosco.
Era
all’apparenza un semplice bosco, pieno di alberi dalle folte
chiome, poco
distanti gli uni dagli altri. La poca distanza tra gli alberi faceva si
che
anche i fogliami fossero molto vicini tra loro, e ciò
rendeva il bosco molto
scuro anche di mattina, visto che la luce faticava a filtrare
attraverso i
piccoli fori lasciati dal distacco tra cima e cima. Gli unici posti
davvero
luminosi erano alcune piccole radure, sparse qua e là per
tutta la boscaglia,
che durante il giorno risultavano essere ben illuminate, anche se di
notte
venivano anch’esse soprafatte dalla morsa delle tenebre. Come
è facile intuire,
quindi, il bosco di notte era praticamente una distesa di
oscurità, motivo
per il quale avventurarcisi necessitava
un eccellente senso dell’orientamento, una vista abituatasi a
vedere attraverso
il buio, oppure una qualche fonte di illuminazione che schiarisse un
po’
l’oscurità. La brezza che attraversava gli stretti
spazi tra gli alberi era
sempre fresca e rilassante, in particolar modo di notte, con uno strano
potere
quasi soporifero, che poteva indurre anche il più resistente
degli uomini al
sonno profondo. Ma questo suo potere non sembrava sortire alcun effetto
su
colui che quel giorno aveva deciso di recarsi in quel posto nonostante
l’assenza quasi totale di illuminazione e il senso di
desolazione provocato da
un tombale silenzio.
Era un bislacco individuo con le orecchie appuntite e due
antenne
situate sulla sua dalla testa pelata. La caratteristica più
evidente di quello
strano essere era sicuramente l’insolito colore della pelle:
invece di avere
una carnagione tipica di un essere umano, la cute di
quell’individuo era di un verde
chiaro, con alcune parti delle braccia rosee. Indossava un completo
viola che
gli lasciava scoperte le braccia, e portava un turbante e un mantello,
entrambi
di colore bianco. Portava inoltre una cintura blu, come per evidenziare
la sua
natura di combattente. In quel momento, il guerriero si trovava in
meditazione
nel centro di una delle radure presenti nel bosco, e il suo corpo era
in
levitazione. Aveva gli occhi serrati, e dalla sua faccia si poteva
evincere
come in quel momento stesse riflettendo in silenzio
all’interno della sua mente,
senza voler esplicare i suoi pensieri al mondo. Il suo volto era
impassibile, e
quasi emanava un’aura di apatia. Quella faccia non faceva per
nulla trasparire
quello a cui stava realmente pensando quello strambo personaggio di
nome
Junior, e le sue vere emozioni erano celate all’interno del
suo corpo, dentro
la sua mente; e nessuno avrebbe mai potuto curiosare nei suoi pensieri,
e del
resto lui avrebbe fatto di tutto per tenerli nascosti, nonostante, in
fin dei
conti, nessuno in quel momento si trovasse lì per ficcare il
naso nei suoi
affari.
“Sono
cinque
anni che mi alleno intensamente, che continuo ad aumentare il peso del
turbante
e del mantello, che mi esercito in nuove tecniche di
combattimento… ma non
basta. Ancora non sono arrivato a quel fatidico giorno…
perché!? Quando potrò
togliermi questo fardello da dosso!? Quando sarà il momento
in cui potrò
finalmente raggiungere… fiuh… devo calmarmi. Devo
essere paziente. Arriverà
quel giorno. Arriverà” questi ed altri pensieri
aleggiavano nella mente del
namecciano, frustrato e impotente davanti alla dura realtà,
ma al contempo
speranzoso, speranzoso in un giorno che, purtroppo, con ogni
probabilità, non
sarebbe mai arrivato; ma lui non poteva fare a meno di crederci
fermamente.
Aveva vissuto la sua vita all’ombra di quella razza
così potente e in continua
evoluzione chiamata Saiyan, i quali individui che gli appartenevano
raggiungevano
con duri allenamenti risultati inimmaginabili, che gli permettevano di
confrontarsi con qualsiasi avversario. Anche Junior si allenava
duramente e con
dedizione, ma, nonostante i suoi sforzi, non era mai stato capace, se
non in
rari casi, di raggiungere anche solo una minima parte della massima
potenza
Saiyan, in costante aumento. Ma non si sarebbe di certo arreso:
arrendersi è da
vigliacchi e solo da vigliacchi. Soltanto chi ha paura si arrende, e
Junior di
certo non era un vigliacco. Quel giorno utopico sarebbe presto
arrivato, era
solo questione di tempo. E anche se infine quella speranza si fosse
rivelata
idilliaca, almeno Junior avrebbe avuto la coscienza pulita,
poiché avrebbe
saputo di averci provato e riprovato, senza aver mai gettare la spugna
nemmeno
per un istante. Per il momento, decise che avrebbe continuato gli
allenamenti,
determinato più che mai a raggiungere il suo obiettivo,
sicuro che, prima o
poi, ci sarebbe riuscito. Ma mentre Junior rimuginava su quei pensieri,
ecco
che un leggero fruscio ruppe il silenzio assoluto del bosco.
Il
namecciano aprì istantaneamente gli occhi, posò i
piedi a terra e si mise in
posizione di combattimento. Squadrò bene la foresta, udendo
un suono sfuggente
provenire dagli alberi. Nelle vicinanze non sembrava esserci alcuna
aura, per
cui Junior dovette fare affidamento solo sull’udito, che per
fortuna il egli
era molto sviluppato, essendo un namecciano. Junior rimase fermo e
attento per
diversi secondi, constatando che il rapido suono era in avvicinamento.
Cominciò
a percepire dei passi, piuttosto pesanti. L’entità
che si stava avvicinando a
lui sembrò per un attimo rallentare, ma Junior sapeva di non
poter abbassare la
guardia. Il namecciano face molta attenzione alla direzione da cui
provenivano
i suoni, che cambiava ripetutamente: sinistra, destra, indietro,
avanti. Era un
continuo ciclo che non sembrava volersi arrestare. Ma ecco che
improvvisamente
i passi divennero nuovamente veloci, quasi impercettibili. Una folata
di vento
accarezzò il volto di Junior, ma i pensieri di
quest’ultimo era più concentrati
su ciò che, con ogni probabilità, aveva provocato
quella folata. Davanti a sé,
infatti, si era parato un diretto sferrato da un enorme mano, ma Junior
era
pronto a contrastarlo. Prontamente, il namecciano schivò il
colpo spostandosi a
destra, riuscendo finalmente ad inquadrare l’artefice dei
suoni precedentemente
sentiti. Era un uomo muscoloso, con baffi radi e la testa priva di
capelli.
Indossava un’armatura con spallacci gialli e busto nero, per
poi tornare gialla
nella zona delle gambe. All’occhio destro portava uno strano
oggetto di colore
blu, che risultò dannatamente familiare a Junior.
L’uomo rimase per qualche
secondo con il braccio disteso verso Junior, per poi ritrarlo, puntando
i suoi
occhi verso quelli del namecciano. Sorrise. E da quel sorriso, Junior
capì.
“Cosa!? Nappa!?” disse il namecciano,
stupito e inorridito. Non poteva
essere vero. Come poteva essere realtà l’orribile
visione che gli si palesava
davanti? Nappa era morto anni addietro, e ormai di lui non rimanevano
neppure
le sue ceneri! Com’era possibile? Doveva essere un sogno,
forse Junior si stava
immaginando tutto. Non poteva essere davvero lui. Ma la conferma,
purtroppo,
arrivò, dalla bocca dello stesso ex-compagno di lotta di
Vegeta.
“Proprio
così, pivello!” sbraitò il Saiyan,
sfoderando uno dei suoi ghigni migliori. Era proprio Nappa, in carne ed
ossa.
Junior rimase per un po’allibito, ma il suo sangue freddo
riuscì a fargli
tornare il lume della ragione. La sorpresa c’era stata, ma di
per sé, non c’era
nulla di cui aver paura: d'altronde, Junior era ormai diventato decine
e decine
di volte più potente di Nappa, e liberarsi di quel Saiyan
sarebbe stato uno
scherzo, quasi come un gioco. Durante il loro primo incontro fu Junior
a
rimetterci le penne, ma quel giorno le cose sarebbero andate molto
diversamente. E di questo Junior ne era certo.
“Cosa c’è, pidocchio? Hai
forse paura!?” sghignazzò il calvo Saiyan,
guardando Junior con fare arrogante e di sfida.
“Io? Paura
di te? Beh, credo che tu abbia sbagliato giorno e persona, caro il mio
crapa
pelata!” ribatté Junior, mettendosi in posa,
pronto a combattere. Sarebbe stato
veloce. Veloce, ma intenso. Sentì come una strana voglia, un
desiderio effimero
ma al contempo forte dentro di lui. Era da tempo che non sentiva il
bisogno di
fare ciò che stava per fare, ma non se ne curò
molto: voleva farlo, e lo
avrebbe fatto. Nessuno glielo avrebbe impedito.
“Ah, così osi anche prenderti gioco
di me, pidocchio! Se le cose stanno
così, non mi lasci scelta. Ti ho già ucciso una
volta, e non ho niente che mi
imponga di non farlo nuovamente! Non vedrai l’alba di domani,
muso verde!”
disse Nappa, togliendosi lo scouter con la mano destra, per poi
stringerla in
un pugno, riducendo in frantumi il marchingegno. Aprì poi la
mano, lasciando
cadere a terra i resti del rilevatore, per poi osservare rabbiosamente
Junior,
mantenendo comunque quel fastidioso ed arrogante sorriso.
“Credi
che mi lascerò uccidere
così facilmente come quella volta? Preparati Nappa, ti sto
per rispedire da
dove sei venuto!” disse Junior, buttando rapidamente a terra
turbante e
mantello, preparandosi a confrontarsi con il colosso Saiyan. Lo scontro
stava
per incominciare.
Nappa non esitò un momento, e si diede il
privilegio di compiere la
prima mossa. Con un veloce scatto, si trovò faccia a faccia
con il namecciano,
che lo guardò dritto degli occhi. Nappa poté
osservare attentamente il beffardo
sorriso di Junior, che rimase impassibile alla mossa compiuta
dall’energumeno Saiyan,
il quale cominciò ad innervosirsi davanti a quella chiara
provocazione. Nappa
sferrò un violento gancio destro, con l’intenzione
di colpire la guancia destra
del namecciano. Quest’ultimo riuscì
però a bloccare il colpo con il solo
ausilio della mano destra aperta, mentre continuava ad osservare il
proprio
avversario, compiacendosi della sua superiorità. Infuriato,
il Saiyan ritrasse
il braccio, e celermente sferrò un montante con il braccio
sinistro. Il
namecciano riuscì a bloccare facilmente il colpo con la mano
sinistra, provando
un senso di appagamento in quella lotta a senso unico. Nappa
cominciò ad
innervosirsi, e, determinato più che mai a colpire il
namecciano, fece
pressione sulla mano di quest’ultimo, sperando che prima o
poi questa essa
avrebbe ceduto, lasciando passare il suo montante e permettendogli di
colpire
in pieno quell’arrogante muso verde. Ma il Saiyan stava
inconsapevolmente
sprecando le proprie energie, visto che il palmo verde non sembrava
dare segni
di cedimento. Junior guardò soddisfatto il volto impegnato
di Nappa, che,
digrignando i denti, cercava di mettere più forza possibile
nel suo poderoso
montante. Dopo ciò, il namecciano decise che ne aveva
abbastanza: era il
momento di porre fine a quel breve scontro. Junior sferrò un
forte calcio con
il piede destro allo stomaco del Saiyan, che si ritrasse il braccio
siniso e si
portò entrambe le mani al punto colpito, mentre emetteva
forti gemiti di
dolori. Nappa indietreggiò leggermente, con gli occhi fissi
sul suo verde
avversario, che continuava a guardarlo con un’aria di
compiacimento. E questo
non poteva che imbufalirlo sempre di più.
“Credi
davvero che basti un semplice calcio per stendermi? Mi dispiace, ma non
sono
così fragile come credi!” sentenziò
furioso Nappa, accasciandosi al suolo
dolorante. Cercò inutilmente di rialzarsi, dato che il colpo
di Junior gli
aveva come prosciugato tutte le energie. Junior si avvicinò
lentamente, passo
dopo passo, con il volto sempre rivolto al sofferente Nappa. Il
namecciano posò
un piede sulla testa del Saiyan, ormai a terra e inerme.
Cominciò a premere
contro il capo di Nappa, che ululava per il male che quello che lui
definiva
muso verde gli stava provocando. Nappa cominciò ad emettere
strazianti urla, ma
Junior rimaneva impassibile dinanzi a quelli che a lui parevano dei
lamenti
infantili.
“Il classico colosso tutto fumo e niente
arrosto. Sei fragile, le tue
ossa sono fragili, la tua carne è fragile. Mi basta uno
schiocco di dita per
porre la parola fine alla tua misera esistenza. Non ho potuto farlo una
volta,
e allora lo farò ora” disse Junior, portandosi due
dita alla fronte.
“No,
ti prego, non usare il Makankosappo! Ti prego, risparmiami!”
implorò Nappa, ma
Junior non diede peso alle sue parole, e iniziò a
concentrare il proprio Ki per
eseguire la sua tecnica firma, il Makankosappo. Mentre caricava il
potente
colpo, Junior incominciò una fragorosa risata di godimento.
Non si era mai
sentito tanto a suo agio come in quel momento. Non ci volle molto
affinché il
colpo fosse pronto. Junior ritrasse le dita dalla fronte, pronto a
prendere la
mira sullo stomaco di Nappa, pronto a penetrare i possenti muscoli del
Saiyan.
Era questione di pochi secondi, e la sua vendetta si sarebbe avverata.
Ma fu
proprio in quel momento che si accorse di qualcosa di strano: il suo
comportamento era stato anomalo durante il corso di quella breve
battaglia. Si
era comportato in modo sadico, violento, vendicativo... sembrava la
copia di se
stesso ai tempi del ventitreesimo torneo mondiale. Cosa gli stava
accadendo?
Perché si era comportato in quel modo? Perché
stava provando divertimento
nell’umiliare quel mostro composto da mera muscolatura, senza
un briciolo di
umanità e di pietà? Perché aveva
sentito così tanto il bisogno di far soffrire
il Saiyan, mostrargli la sua inferiorità rispetto a lui,
piuttosto che farlo
fuori fin dall’inizio e risparmiargli tutto ciò,
come in fondo aveva sempre
fatto con i suoi avversari dopo il ventitreesimo torneo? Junior si
paralizzò, tanto che smise di
premere sulla testa di Nappa. Probabilmente per la prima volta in vita
sua, il
grosso Saiyan utilizzò l’astuzia, e colpi il
terreno con veloce e potente Ki
Blast caricato sul momento. Una nube di fumo si alzò, ma
Junior rimase
imperterrito e fermo come una statua, con lo sguardo perso nel vuoto, e
un
espressione a metà tra il disgusto e la vergogna. Il fumo si
diradò in fretta,
e Nappa non c’era più. Junior strinse le mani in
pugni, riassorbendo tutto il
Ki accumulato sulle dita per eseguire il Makankosappo.
Inclinò la testa verso
il terreno, con un espressione pensierosa. Cos’era appena
successo? Aveva
sognato ad occhi aperti oppure aveva realmente affrontato un redivivo
Nappa,
che incredibilmente sembrava anche conoscere il Makankosappo nonostante
lo avesse
mai visto all’opera? Se l’era immaginato o per
davvero si era comportato come
un tempo? Queste ed altre domande intasavano la mente del namecciano,
che
rimase tutta la notte a meditare in quel bosco. Una cosa gli fu
però
sicuramente chiara: il suo intuito gli diceva che la pace sulla Terra
aveva le
ore contate.
*
La mattina
successiva all’accaduto, il Saiyan chiamato Goku stava
svolazzando sopra
l’azzurro mar, alla ricerca di una piccola isola. Era una
bellissima giornata,
il cielo era più limpido che mai, e il sole splendeva alto
nel cielo. La
positività di quel tempo sembrava voler sotterrare gli
orribili avvenimenti
della notte precedente, di cui nessuno, a parte il malcapitato Junior,
era a
conoscenza. Il Saiyan aveva un genuino sorriso, stampatosi sul suo
volto durante il
suo volo verso l’isola,
inconsapevole del dramma che aveva afflitto il suo amico namecciano.
Ormai,
Goku non temeva più alcun avversario: poneva molta fiducia
nelle sue capacità,
e in quelle dei piccoli Goten e Trunks, destinati a diventare prima o
poi i
nuovi protettori del pianeta, nonché nelle rinomate e
innegabili qualità da
combattente del suo eterno rivale Vegeta. Certo, era ben consapevole
che la
pace non si sarebbe mantenuta per sempre, ma per il momento il mondo
gli sembrava
fin troppo tranquillo perché potesse scoppiare una
catastrofe da un momento
all’altro. E così, mentre il vento gli palpava la
fronte, rinfrenscandola, e il
suo corpo fremeva dalla voglia di allenarsi, Goku arrivò a
destinazione. Era un
piccolo isolotto su cui era stata costruita una casa color pesca dalle
dimensioni modeste a alta due piani. Goku atterrò dolcemente
sulla spiaggia,
mentre i suoi piedi modellavano la sabbia sprofondandoci dentro. La
porte e le
finestre della casa erano ermeticamente chiuse, e in giro non sembrava
esserci
tracce di vita intelligente.
“Avanti,
so che siete nascosti da qualche parte. Coraggio, fatevi
sotto!” esclamò Goku,
guardandosi attentamente le spalle. Ancora niente. Il suo sguardo
ricadde nuovamente
sulla rosea casa, quand’ecco comparire un’ombra
sulla sabbia. Ad una prima
occhiata sembrava un uomo basso e calvo, il quale tendeva il braccio
sinistro
all’indietro, con la mano serrata a mo di pugno, pronto per
scagliarlo contro
il Saiyan.
“Mi
spiace, caro mio,
ma non mi vincerai mai con le solite tattiche!” disse
allegramente Goku , per
poi voltarsi velocemente all’indietro e parare con il palmo
sinistro un diretto
di Crilin. Il calvo terrestre rimase per un po’ in
levitazione, con il pugno
che ancora tastava la mano di Goku. Crilin guardò Goku, con
un sorriso che
faceva chiaramente trasparire malizia e sfida.
“Questo
è quello che pensi tu!” disse Crilin, per poi
partire con un altro diretto
pronto a stamparsi in faccia a Goku. Quest’ultimo diede una
esplicita e quasi
presuntuosa dimostrazione della sua strabiliante potenza, contrastando
quel
pugno con la parte del corpo a cui era diretto: la testa. Goku diede
una
testata al diretto del terrestre, riuscendo non solo a bloccarlo,
bloccarlo, ma
anche a sbalzare via Crilin, che finì in mare per la grossa
potenza del colpo.
Numerosi schizzi si alzarono dall’acqua, e Crilin scomparve,
inghiottito dal
mare.
“Allora, è tutto qui quello che
sapete fare!?” chiese Goku, quasi come
se pretendesse una risposta immediata. Nel contempo, veloci passi si
posavano
sulla sabbia, piuttosto evidenti, ma al contempo schivi e speranzosi di
cogliere di sorpresa l’avversario.
“Ah,
vedo che volete fare sul serio. E va bene: lo avete voluto
voi!” disse
serenamente Goku, per poi voltarsi nuovamente, ottenendo una chiara
visione di
un uomo con folti e lunghi capelli neri, con due cicatrice che si
incrociavano
ad x sulla guancia destra e una lunga cicatrice che partiva dalla
guancia sinistra
fino ad arrivare alla fronte, intenzionato ad affrontarlo con tutte le
sue
forze, a giudicare dalla sua espressione. Il vero combattimento era
appena
inziato.
Iamko
mirò per bene lo stomaco di Goku, per
poi sferrare una ginocchiata con il piede sinistro, facilmente bloccata
dal
Saiyan con la mano destra. Goku sferrò quindi un diretto con
il braccio
sinistro, ma Iamko riuscì ad intercettarlo appena in tempo,
facendo scudo alla
testa con il braccio destro e bloccando quindi in tempo il colpo. Fece
poi un
veloce scatto, scomparendo all’istante, per poi ricomparire
altrettanto
velocemente alle spalle dell’avversario. Tentò
quindi di colpire il collo di
Goku con un veloce calcio laterale. Goku diede dimostrazione dei suoi
mostruosi
riflessi, abbassandosi con una rapidità impressionante,
schivando il calcio, per
poi colpire Iamko allo stomaco con una gomitata sinistra prima che
l’avversario
potesse fare qualsiasi cosa. Il capelluto terrestre fece diversi passi
all’indietro, per poi cadere a terra, tanto era il dolore che
quel singolo
colpo era stato capace di provocargli. Goku rimase piuttosto deluso da
ciò a
cui aveva appena assistito: nonostante tutti i suoi allenamenti, Iamko
non era
ancora capace nemmeno di sfiorarlo, e i suoi attacchi, per quanto
veloci, erano
ancora facilmente contrastabili da un avversario capace di muoversi e
ragionare
in modo repentino; inoltre, era piuttosto evidente che Iamko stesse
già affannando
dopo quel singolo colpo, e il suo viso si era contorto in un
espressione di
pura sofferenza, di chi sa che prenderà presto altri colpi
micidiali
esattamente quanto quello.
“Ufh,
che noia! Possibile che non riuscite mai a colpirli? Devo ammettere che
mi
avete molto deluso, tutti e due! Ci siamo allenati così a
lungo, ma ancora non
riuscite nemmeno a toccarmi! Avanti, so che nascondete qualche altra
carta!
Mostratemela, dimostratemi di cosa siete davvero capaci” si
lamentò il Saiyan,
accorgendosi solo in quel momento di un rumore di schizzi
d’acqua che saltano
dal mare. Goku ebbe appena il tempo di girarsi e mettersi in posa di
combattimento quando Crilin lo colpì con una fortissima
testata allo stomaco.
Pur rimanendo in posa di combattimento, Goku arretrò di
qualche passo per la
forza di quel velocissimo attacco, lasciando anche un marcato solco
sulla
sabbia. Non ebbe nemmeno il tempo di pensare ai lancinanti mali che
sentiva nel
petto, visto che il calvo terrestre si apprestava a compiere un altro
assalto.
Svolazzando per l’aria, Crilin si avvicinò con la
super velocità a Goku, per
poi cominciare a tempestarlo di calci dalla testa ai piedi. Il dolore,
unito
alla raffica senza fine di Crilin, impedivano a Goku di controbattere
in un
qualsiasi modo. Fu dunque costretto a subire senza avere la minima
possibilità
di reagire, riuscendo però ad assistere finalmente ad una
dimostrazione più che
sufficiente del gran miglioramento in forza compiuto in quegli anni da
Crilin.
“Era
questo che cercavi, vero, Goku? Beh, come puoi vedere ci siamo dati
molto da
fare in questi anni, e non credo che tu sia capace di contrastarci
così
facilmente, adesso!” sentenziò Crilin,
compiacendosi del risultato ottenuto: un
Goku immobile e incapace di compiere alcun movimento, intrappolato in
una
ragnatela continua di colpi, costretto ad incassare i celeri calci del
terrestre senza poter intervnire. Ma il nostro Crilin, purtroppo, non
sapeva
che anche Goku aveva diverse carte da giocare non ancora svelate.
Difatti, il
potente Saiyan decise che ne aveva avuto abbastanza di subire tutti
quei colpi
senza avere la possibilità di reagire. Con un
urlò disumano, Goku decise di
liberare la forza che aveva tenuta nascosta per diversi anni ai due
terrestri
durante i loro allenamenti. La sua aura si espanse in un batter
d’occhio, e la
sua potenza era tale da mandare al tappeto Crilin al solo contatto con
la pelle
del terrestre. E dopo di ciò, continuò ad
espandersi e ad espandersi,
diventando sempre più grande, al punto in cui ormai
ricopriva quasi tutta
l’isola. La forza del Saiyan era tale che, se solo avesse
voluto, gli sarebbe
bastato un sol colpo quella piccola e misera isoletta, con tutto
ciò che c’era
sopra di essa. Crilin riuscì a rialzarsi, e, dopo essersi
scrollato la sabbia
di dosso, ebbe una visione quasi mistica: Goku era in piedi, schiena
alta e
muscoli in evidenza. Il suo sguardo era serio, e l’aura che
lo circondava era
così immensamente grande che per poco non arrivava a toccare
la Kame House, le
cui travi sembravano smosse dalla forza immensa del Saiyan, quasi come
se
fossero spaventate.
“Incredibile… ripensando al passato,
non
avrei mai immaginato che saresti riuscito a raggiungere tali livelli
senza aver
bisogno di qualche trasformazione. Sei certamente il più
forte guerriero che io
abbia mai potuto conoscere. E anche dopo tutti questi anni, mi sembra
ancora un
sogno l’idea di riuscire a raggiungerti. Sei insuperabile,
amico mio” pensò tra
sé e sé Crilin, mentre squadrava Goku con
un’espressione provocatoria ma al
contempo sorridente. Il Saiyan
smise di
urlare, e a poco a poco la sua aura iniziò a diradarsi, fino
a scomparire del
tutto, facendo tornare normale l’atmosfera. Si
avvicinò al caro amico
terrestre, accarezzandogli la pelata, un po’ per affetto e un
po’ per prenderlo
in giro.
“Sei
sempre il solito, Goku! Non cambierai proprio mai!” disse
felicemente Crilin,
mentre osservava lo sguardo perennemente sorridente del suo amico
Saiyan.
“Crilin
non è l’unico ad aver compiuto dei
miglioramenti!” sentenziò una voce alle
spalle che Goku, che, colte al volo quelle parole, tornò
serio, si alzò, per
poi girarsi, scoprendo che quella voce che aveva richiamato le sue
attenzioni
era Iamko, affannato e debole. Sembrava come se il suo corpo potesse
cedere da
un momento all’altro, ma era come se si rifiutasse di cadere,
spinto dalla
voglia di confrontarsi contro un avversario con il quale non aveva
alcuna
speranza. In fondo, c’era da ammettere che la buona
volontà non gli
mancava.
“Ah
si? Beh, allora dimostramelo con qualcosa di concreto!” disse
Goku, osservando
il suo avversario. Iamko stese quindi il braccio sinistro in avanti,
tenendo la
mano all’insù e chiudendo le dita ad artiglio. Si
toccò quindi il polso del
braccio sinistro con la mano destra, e incominciò ad
accumulare energia nella
mano con le dita ad artiglio. Dopo qualche secondo, ecco comparire una
sfera di
energia che volteggiava sopra la mano dove Iamko aveva caricato la sua
energia.
“Ah, si? Allora vuoi puntare tutto sulla
Sokidan, non è così? E sia:
Sokidan contro Sokidan!” disse Goku, più
entusiasta che mai e desideroso di
iniziare al più preso. Esegui gli stessi identici movimenti
di Iamko, e in un
batter d’occhio riuscì anch’egli a
creare una sfera di energia identica a
quella dell’amico.
“Tsk, sei proprio sicuro che la tua Sokidan sia
più efficace della mia!?
In fondo io sono il creatore di questa tecnica, l’ho ideata
io: chi può
utilizzarla meglio di me” disse narcisisticamente Iamko,
rivolgendo un sorriso
determinato al Saiyan. Goku ricambiò il gesto, fiducioso che
Iamko gli avrebbe
dato una dimostrazione concreta dei suoi miglioramenti, cosa che fino
ad ora
aveva potuto constatare soltanto in Crilin.
“Lo
vedremo! Avanti, si comincia!” disse Goku,
per poi lanciare la sua sfera. Iamko fece la medesima azione, ed
entrambi i
contendenti erano già in eccitazione per quello che si
prospettava un
interessante confronto di una stessa tecnica eseguita da due individui
differenti. Sia Iamko che Goku avvicinarono due dita per ogni mano,
pronti per
iniziare a direzionare a piacimento la propria sfera. Goku fu
abbastanza rapido
da riuscire a compiere la prima mossa, inclinando il braccio sinistro
all’insù.
La sua sfera di energia si mosse con una rapidità
impressionante, trovandosi
dopo pochi istanti sopra la testa di Iamko. Il terrestre mantenne la
calma, e
anch’egli alzò leggermente il suo colpo con gli
stessi movimenti di Goku, ma
con una velocità decisamente inferiore a quella del Saiyan.
Avvicinò poi il
braccio destro a quello sinistro, tenendo il primo al di sotto
dell’ultimo, ed
indicando con le due dita congiunte alla sua sinistra. La palla si
avvicinò
alla Kame House, il che destò non poco stupore a Goku, che
iniziò a pensare di
aver fuso qualche rotella al povero Iamko con il colpo precedente.
Prima che la
sfera potesse però impattare contro la Kame House, Iamko la
alzò ancor di più,
facendola arrivare al livello della sfera di Goku, che in quel momento
si
trovava a destra di quella di Iamko.
“Allora è questo quello che vuoi, non
è così?” disse il Saiyan, preparandosi
ad indicare la sinistra con le dita del braccio destro, in modo da
annullare la
Sokidan di Iamko grazie alla propria.
“Mi
spiace, ma non sono così ingenuo!” disse Iamko,
per poi inclinare il braccio
sinistro all’indietro. Immediatamente, distese quel braccio
fino al punto in
cui le due dita stese arrivavano quasi a toccargli una scarpa. La sua
sfera,
con un rapido movimento in curva, si allontano dalla sfera di Goku, per
avvicinarsi minacciosamente verso il Saiyan. Goku, preso dalla
situazione, fece
un gran balzo per evitare la sfera.
“Ci sei cascato!” disse Iamko.
Anch’egli
compì un balzo felino, raggiungendo all’istante il
suo amico Saiyan. Senza
perder tempo, il terrestre sferrò una tallonata al volo
dritta al petto di Goku,
che per il contraccolpo fu sbalzato sulla sabbia. Iamko non perse
tempo, e,
volando, si accinse a sferra un colpo energetico contro il Saiyan. Goku
non ci
mise un granché a rialzarsi, e riprese con la stessa
velocità il volo
precedentemente interrottò da Iamko. Si avvicinò
a lui con gran velocità, per
poi colpirlo con un calcio allo stomaco. Iamko non proferì
alcun’ gemito di
dolore, anzi, sorrise. Repentinamente, il terrestre afferrò
con entrambe le
mani il piede di Goku, spingendolo contro il suo stomaco e facendoci
pressione,
facendolo contorcere dal dolore. Iamko riuscì quindi a
tenere Goku immobile per
qualche secondi, dimenticandosi che la sfera di quest’ultimo
era ancora integra,
cosa che invece saltò all’occhio del Saiyan
proprio in quel momento. Goku
decise quindi di distendere il braccio sinistro
all’ingiù, in modo da colpire
Iamko con la sfera e liberarsi dalla presa esercitata dal terrestre.
Iamko,
osservati i movimenti di Goku, ricordò
all’istante, ma orami era troppo tardi.
Con un espressione di panico, Iamko diede una forte testata alla fronte
di
Goku, per poi attenuare la presa per evitare di perdere ulteriori
energie. Goku
riuscì a sfilare il piede dalle mani del terrestre, che
aveva un espressione di
pura sofferenza. Iamko affannava, e non riusciva più a
muovere nemmeno un
muscolo. Goku si allontano dal capelluto terrestre, mentre Crilin
osservava
terrorizzato la sfera luminosa che entrava in contatto con il corpo del
suo
amico, creando un esplosione di fumo, e mandando a terra il povero
terrestre,
inerme.
“Oh, no, Iamko!” disse spaventato
Crilin,
avvicinandosi al corpo esanime della amico. I capelli di Iamko erano
intrisi di
sabbia, e la sua faccia sembrava quella di qualcuno che provava un
dolore
costante, sebbene in realtà fosse soltanto svenuto e quindi
non percepisse più
nulla. Al contrario, Goku era ancora fresco come una rosa, nonostante
ne avesse
prese di santa ragione da entrambi i terrestri. Si avvicinò
al corpo
dell’amico, per poi tirare fuori dai suoi pantaloni un
sacchetto contenente alcuni
senzu. Lo aprì e ne infilò uno nella bocca di Iamko, che in un men che non
si dica si
rialzò, furibondo e deluso.
“Maledizione! Perché sono sempre
quello che alla fine viene ridotto
peggio di tutti!? Non riesco mai a combattere senza che dopo abbia
bisogno di
un senzu, nemmeno dopo un allenamento, e in questo caso stavo pure
riuscendo a
rimontare! Ahh, dannazione!” piagnucolo Iamko, sbattendo i
pugni sulla
sabbia.
“Piantala
di fare il bambino, i brutti momenti ci sono per tutti
quanti!” gli rimproverò
Crilin, ma Iamko gli girò le spalle, stendendosi sulla
sabbia e mettendo le
mani dietro la testa. Goku e Crilin decisero di fare lo stesso,
rivolgendo lo
sguardo insieme al loro amico al cielo mattutino. Il vento ondulava i
loro
capelli (eccetto quelli di Crilin, visto che in quel momento non ne
possedeva
affatto), e quella piacevole sensazione gli fece ricordare quei cinque
fantastici anni vissuti nella pace, nella prosperità, ma
anche nella fatica,
nell’allenamento e nel raggiungimento di nuove mete.
“Ragazzi,
ma ci pensate che sono passati già cinque anni? Mi sembrava
ieri il giorno in
cui abbiamo distrutto Majin Bu!” disse spensieratamente Goku,
rivolgendo lo
sguardo ai suoi due compagni di allenamento.
“ Abbiamo? Dai Goku, non prenderci in giro! Lo
sappiamo che se Majin Bu
non esiste più, è soltanto merito tuo!”
sbuffò Iamko, ancora contrariato da ciò
che era poc’anzi accaduto.
“Avanti! In fin dei conti noi abbiamo dato
l’energia per la Genkidama
che ha disintegrato quel mostro. Il merito è anche nostro,
Iamko!” disse
Crilin, ridacchiando.
“E va bene, Mr.Capelli”
ribatté Iamko, con un chiaro tono di
sfottò.
“Ehi, come ti permetti di chiamarmi
così, Mr.Capellone?” rispose
prontamente Crilin, indignato. La bocca di Iamko si increspò
in un piccolo
ghigno.
“Cos’è? Questi anni di
allenamento nella stanza gravitazionale vi ha per
caso resi così confidenziali tra di voi?” disse
Goku, osservando i due con un
espressione quasi meschina.
“Ehh!!? E tu come lo sai!?” fecero in coro i due
terrestri, guardando
sconcertati la faccia del Saiyan.
“Vegeta mi ha detto tutto. Lui è
ormai capace di sopportare quasi perfettamente
una gravità 400 volte superiore a quella della Terra, ma
anche voi di progressi
ne avete fatti: Tensing è adesso capace di resistere fino
alla gravità 300,
mentre tu e Crilin siete capaci di allenarvi ad una gravità
250 volte superiori
a quella terrestre. Anche Riff sta compiendo dei passi da gigante, dato
che in
una settimana è passato da gravità 90 a
gravità 130, ed è in costante aumento,
anche se sta cominciando a riscontrare grosse difficoltà.
Adesso capisco perché
alle volte non vi presentavate sull’isola, nonostante
avessimo già progettato
l’incontro. Tornando a noi, vedo che in questi cinque anni vi
siete dati da
fare nella stanza gravitazionale, tanto che adesso riuscite persino a
combattere alla pari con noi Saiyan in forma base. O mi sbaglio, caro
il mio
Crilin?” concluse Goku, sedendosi ed osservando
maliziosamente il suo giovane
amico, il quale si fece rosso come un peperone, sembrando spaesato da
quanto
detto dal Saiyan.
“Di c-c-c-cosa parli?”
balbettò Crilin,
guardando dal basso il Saiyan, che da quell’inquadratura
sembra un vero e
proprio colosso in confronto a lui, cosa che lo metteva ancora
più a disagio di
quanto già non fosse.
“Avanti,
su, non vorrai ancora nasconderci il fatto che sei riuscito a colpire
Vegeta,
giusto!?” controbatté Goku, guardando
l’amico, il quale si sentiva
progressivamente sempre più turbato dalla verità
che il Saiyan cercava di far
venire a galla.
“Cooosa?
Criln, dice sul serio? Vegeta ha sempre dato il massimo contro di noi,
e a
differenza di Goku, ha sempre cercato di evitare che qualcuno di noi
riuscisse
anche solo a sfiorarlo, adottando strategia molto poco aggressive e
più
difensive e basate sui contrattacchi. È sempre stato super
prudente, il suo
stupido orgoglio gli imponeva di non venir messo in
difficoltà da dei
terrestri, e per il momento sapevo che tra di noi nessuno fosse
riuscito a
colpirlo… come hai fatto!?” chiese entusiasta e
curioso Iamko, sedendosi anche
lui sulla sabbia nella medesima maniera di Goku e fremendo dalla gioia
di
sapere la verità su quella fantastica notiza. Crilin si
alzò, imbarazzato e
rosso al punto da far sembrare la sua testa un pomodoro, guardando i
suoi due
compagni. Entrambi non aspettavano altro se non la sua confessione, che
non si
fece ulteriormente attendere.
“Ok, lo
ammetto. Ho colpito
Vegeta. Peccato che non sia stata mia intenzione farlo! Era notte
fonda, e io,
avevo ancora voglia di allenarmi ancora. Quindi, sono andato alla
Capsule Corp,
ho chiesto a Vegeta di combattere ancora nella stanza gravitazionale.
Il primo
che riusciva a colpire l’altro vinceva. Vegeta era
più acido del solito, forse
perché lo avevo svegliato nel cuore della notte, o per
altro. Non è ho idea. Ha
pero accettato, e una volta dentro ha impostato la gravità a
350, sapendo bene
che non sarei mai riuscito a reggerla. Vegeta riusciva a spostarsi
tranquillamente, visto era già capace di reggere una
gravità superiore a quella.
A me, invece, sembrava di avere l’intero mondo sopra la
schiena, ed ogni
singolo movimento richiedeva uno sforzo enorme. Ho cercato di stare
lontano da
Vegeta per un quando più tempo possibile, e, anche se per
correre lontano da
lui ho dovuto spremere moltissime energie, sono riuscito ad avanzare
abbastanza
velocemente, fino a quando non sono inciampato. Mi sono girato, e ho
visto
Vegeta pronto a sferrarmi un pugno e dalla sua espressione ho capito
che faceva
sul serio. Ero così spaventato da quello che quel pugno mi
avrebbe potuto fare
che ho perso il controllo del mio corpo, ed istintivamente ho colpito
la gambe
di Vegeta con un calcio, facendolo cadere a terra. Ero stato veloce
certo, ma
avevo perso tutte le energie, e per giunta avevo anche vinto la sfida!
Si, può
sembrare strno che mi pianga addosso nonostante sia riuscito nel mio
intento,
ma Vegeta non l’ha presa proprio bene. Fu furioso, dicendomi
che se avessi
anche solo provato a rivelare a qualcuno questo avvenimento lui me
l’avrebbe
fatta pagare. Quindi, vi prego di non dirgli che ve l’ho
raccontato!” concluse
Crilin in tono supplichevole. Iamko e Goku rimasero per un
po’ di tempo ad
osservare l’amico con una faccia quasi intontita, per poi
scoppiare a ridere
simultaneamente.
“Dai,
Crilin, sai che non faremmo mai una cosa del genere! Ci teniamo alla
tua pellaccia!”
disse Goku, dando al contempo una pacca sulla spalla al calvo terrestre
per
confortarlo.
“E poi
non credo
che Vegeta possa davvero farti qualcosa! Probabilmente ha detto
così perché era
arrabbiato: sai com’è fatto, l’orgoglio
se lo mangia a colazione. Per giunta
era già innervosito dal fatto che tu l’abbia
svegliato nel cuore della notte, e
probabilmente non ha nemmeno pensato veramente a ciò che ha
detto. Rilassati,
dai!” disse scherzosamente Iamko, supportando anche lui
l’amico con un
amichevole pacca. Crilin aveva la testa rivolta verso la terra, e la
sua
espressione, invece che essere rallegrata dal supporto dei suoi due
amici, era
frustrata e arrabbiata: quei due stavano rimarcando fin troppo
quell’accaduto,
e questo a Crilin non stava per niente bene.
“INSOMMA, LA VOLETE PIANTERE VOI
DUE! PIÙ NE PARLATE, PIÙ CI PENSO E
PIÙ MI PREOCCUPO! CAMBIAMO ARGOMENTO, O
POTERI DAVVERO IMBUFALIRMI!” esplose Crilin, guardando
furioso i due compagni,
i quali sobbalzarono per via dell’inaspettata reazione
dell’amico.
“Scusaci!”
dissero sottomissivi Iamko e Goku, pressoché inchinandosi
davanti all’amico,
che, sbuffando, sembrava però in procinto di calmarsi dopo
quel profondo sfogo.
“Ok… sono calmo. Ma vedete di non
commettere lo stesso errore. Piuttosto,
non dovevi tenerci aggiornati sulla questione di Gohan, Goku? Avete
parlato?
Cosa ti ha detto?” domandò Crilin. Sia lui che
Iamko dimenticarono in un baleno
la faccenda di Vegeta e diedero tutte le loro attenzioni a Goku, il
quale non sembrò
molto felice di aver ricevuto quella domanda. Crilin
rabbrividì leggermente:
era da tempo che non vedeva Goku così imbronciato.
“Amico, è successo
qualcosa?” chiese premurosamente Crilin. Ma ciò
che
ottenne non fu una risposta altrettanto gentile.
“Affari che
non vi riguardo. Non aggiungo altro” disse seccamente Goku,
cercando di non
vedere la faccia di quelli che, in quel momento, considerava due
insopportabili
ficcanaso. Perché loro non potevano capire
quant’egli si sentisse sconfitto,
tradito, offeso da ciò che era successo appena qualche notte
prima.
*
Era in tarda
serata, e Goku e Gohan si trovavano uno di fronte all’altro
davanti a casa del
primo. Le luci erano spente dentro l’abitazione, e Chichi e
Goten erano da poco
in un sonno profondo, ignari di quello che stava succedendo
all’infuori
dell’abitazione. Padre e figlio si guardavano con sprezzo,
quasi come se
fossero avversari. La tensione tra i due si era materializzata
nell’aria, ed
entrambi non sembravano per nulla di buon umore.
“Allora, da dove vogliamo iniziare,
figliolo?” disse Goku, cercando di
essere il più pacato possibile, anche se era evidente il
gran nervosismo che lo
pervadeva in quel momento.
“Io non vorrei affatto iniziare! Ti prego,
papà, non voglio litigare non
te, ma tu devi accettare la mia scelta!” mise subito in
chiaro il primogenito
di Goku, con l’intenzione di far terminare
quell’ennesima discussione tra di
loro prima che potesse effettivamente prendere forma. Purtroppo per
lui, Goku
non sembrava volere che il figlio la facesse franca con tanta
facilità ancora
una volta.
“Gohan,
ti
prego, ascoltami! So che non ti piace combattere, e che se ti sei
allenato in
determinati momenti, lo hai fatto solo in caso di necessità,
per proteggere chi
più ti sta a cuore. Ed è quello che faccio anche
io! E mi chiedo come tu faccia
a non capire che se vogliamo difendere la terra abbiamo bisogno di te!
Hai un
potenziale praticamente illimitato, che il Sommo Kaiohshin è
riuscito a
sbloccare tempo addietro, mostrando di cosa eri veramente capace. Ma
secondo
me, tu puoi migliorare ancora di più, superare quello che
è all’apparenza il
tuo potenziale massimo, e diventare sempre più forte, ancora
e ancora! Ma
purtroppo, in questi cinque anni non ne hai proprio voluto sapere di
allenarti,
e ti sei rammollito a tal punto da aver perso la forza che ti ha
sostenuto
contro Majin Bu! Ma insieme, so che possiamo ritrovare questa forza, e
superarla!” esclamò il Saiyan purosangue, mentre
nel suo cervello era in corso
una vera e propria battaglia di emozioni, in cui la
tranquillità stava avendo
sempre di più la peggio.
“Ma chi credi di prendere in giro!? Qui sulla
terra bastate tu e Vegeta,
perché noi in confronto a voi non siamo altro che insetti
insignificanti! Se
speri di convincermi con parole così ridicole, è
meglio che tu sappia che ti
sbagli! Io ho una famiglia, papà, voglio essere un marito
presente, ed un
eventuale futuro padre che accompagni il figlio nel suo cammino di
crescita.
Non come hai fatto tu!” urlò Gohan, mentre i suoi
occhi si iniettavano di odio
e rimorso. Rimorso vero quel padre che per diversi lassi di tempo era
stato
assente, che aveva sempre messo il combattimento in primo piano,
trascurando la
sua famiglia.; rimorso verso quel padre che, in quel momento, gli stava
velatamente rivelando che lo considerava nient’altro che un
fallito.
“Ma cosa stai dicendo!? Io sono sempre
intervenuto quando ho potuto, e
vi ho sempre tirato fuori dai guai! Dovresti essermi grato, e invece mi
stai
praticamente sputando in faccia, nonostante tutto quello che ho fatto
per voi!
Non avrei mai immaginato che tu potessi essere capace di un
comportamento così
scapestrato, Gohan!” gli rinfacciò Goku, mentre
ogni cellula del suo corpo lo incitava
a piazzare un pugno nella faccia di quell’ingrato di suo
figlio.
“Ah,
si? Parla quello che
voleva a tutti i costi rimanere nell’aldilà per
allenarsi! E inoltre tu hai
sempre considerato la lotta come un divertimento, e quando affronti un
avversario ti diverti. Non dovresti divertirti nemmeno un
po’, se sai che in
ballo c’è il destino della Terra! Mi dispiace
papà, ma è la verità! Io qui ho
finito. Arrivederci e a presto” disse Gohan, per poi voltarsi
ed incamminarsi
lontano dalla casa in cui era cresciuto, lontano da sua madre, da suo
fratello;
lontano da colui che aveva sempre considerato la lotta più
importante dei suoi
figli. Continuò la sua camminata fino a quando non
sentì un rumore molto
familiare dietro alle sue spalle. Si girò, e vide suo padre
trasformato in
Super Saiyan, i capelli dorati mossi dal vento. Non sembrava essere per
nulla
amichevole.
“Se
credi di essere meglio di me, cerca almeno
di schivare questo!” delirò Goku, utilizzando il
teletrasporto e stampando un
gancio sulla guancia destra del figlio. Gohan cadde a terra, e
lì Goku ebbe
l’occasione di guardarlo meglio e di disperarsi per il suo
aspetto: indossava
abiti terrestri, ed era più mingherlino che mai. Non
c’era traccia del potente
guerriero che aveva affrontato senza il minimo timore un mostro del
calibro di
Majin Bu, riuscendo persino a surclassarlo per un breve periodo di
tempo. Goku
colpi nuovamente il figlio, questa volta schiacciando il petto di
quest’ultimo
con il piede destro, facendolo svenire. Lo prese poi in braccio, e
tornò al suo
stadio base. Sapeva che il figlio non avrebbe potuto sentirlo, ma
ritenne
comunque necessario sussurrargli una cosa nell’orecchio. Una
confessione che
difficilmente il Saiyan purosangue sarebbe riuscito a dimenticare.
“Mi
dispiace… sono… un
pessimo padre. E ne sono consapevole. Hai detto delle cose giuste, ma
io mi
sono fatto guidare dal mio stupido orgoglio. So che non andremo mai
d’accordo,
ma voglio che tu sappia che ti vorrò sempre bene, figlio
mio…” e dopo aver concluso
la frase, Goku allontanò la sua faccia, fiera, ma intrisa di
lacrime,
dall’orecchio del figlio, e prese a volare, per riportare
Gohan a casa
sua.
*
La giornata
sull’Isola del Genio trascorreva piacevolmente. Una volta che
Goku si fu calmato,
Crilin e Iamko fecero uscire dalla casa C-18, Marron e Muten, i quali
si erano
nascosti dentro di essa chiudendo ogni accesso ad essa, in modo da far
abbassare la guardia a Goku, facendogli credere che fosse tutto calmo,
nel
tentativo di aiutare Iamko a Crlin ad avere successo
nell’imboscata di
allenamento contro il Saiyan. Goku non risparmiò i
complimenti davanti a
quell’astuto piano, che, sebbene con lui non avesse
funzionato, sarebbe potuto
essere molto utile contro diversi avversari poco attenti ad ogni
singolo
dettaglio di un ambiente. Gli allenamenti proseguirono, anche se
più leggeri
rispetto a prima. Goku si divertì molto durante
l’allenamento, arrivando non
solo a dimenticare di aver parlato in modo così rude a due
dei suoi migliori
amici, ma anche a sotterrare nei meandri della sua mente la sua lite
con Gohan
che aveva rimembrato poco prima. Erano quasi le tre del pomeriggio, e
il Genio
uscì dalla casa, si sistemò gli occhiali, si
schiarì la gola, e parlò.
“Ragazzi,
è ora!” disse in modo serio. Goku,
Crilin e Iamko intrupperò di botto il loro allenamento, ma
mentre Crilin e
Iamko sembravano a conoscenza del motivo per cui il Muten li aveva
chiamati,
Goku si ritrovò disorientato dalle improvvise parole del
Genio, apparentemente
senza significato in quel preciso momento.
“Perché
quella faccia, ragazzo? Non sapevi che oggi è il compleanno
di Bulma?” gli
chiese il vecchietto. Goku sembrava ancora più smarrito.
“Davvero? E
perché nessuno mi aveva avvisato?” disse il
Saiyan, con
l’aria di essere quasi stordito da quello che aveva appena
scoperto. Crilin
cadde a terra per l’imbarazzo, e Iamko si portò
una mano alla faccia per lo
stesso motivo.
“Ma come? Ma se io e Iamko te
l’abbiamo ricordato appena cinque giorni
fa!” disse Crilin, dopo essersi rialzato dalla caduta.
“Scusa,
ma ero…” provò a dire Goku, venendo
però fermato dall’amico terrestre, che
avrebbe provato ancora più mortificazione nel sentir dire
quelle parole da
Goku, preferendo quindi anticiparlo e dirle al posto suo.
“Eri
troppo preso dagli allenamenti, non è
così?” concluse quindi Crilin, tirando
poi un sospiro.
“Esatto!” esclamò Goku.
“Ahh!
Sei sempre il solito!” commentò Iamko, togliendosi
la mano dalla faccia.
“Allora,
andiamo, Crilin?” disse una fredda voce femminile proveniente
dalla Kame House.
C-18 uscì fuori dalla casa, con Marron in braccio. Come
aveva già dimostrato
precedentemente, non sembrava essere particolarmente entusiasta della
presenza
di Goku, tanto che lo degno di appena uno sguardo, per poi incamminarsi
verso
il marito, che la guardava imbarazzatissimo per via del modo in cui era
cambiata mentre loro tre erano impegnati ad allenarsi. Goku
notò che la donna
indossava degli indumenti decisamente poco eleganti per andare ad un
evento
come quello: indossava dei jeans rossi ed un top a tubo blu, e i suoi
capelli,
a differenza delle altre volte, erano piuttosto arruffati.
“C-18,
ma come diamine ti sei conciata!” esclamò Crilin,
con le guance rossissime per
l’imbarazzo.
“Suvvia,
non fare lo
schizzinoso! Tua moglie si veste in modo così attraente e tu
non ne sei contento?”
disse Iamko, sperando di rassicurare l’amico. Invece, ottenne
soltanto una
tagliente e inquietante occhiata dalla cyborg, che si rigirò
subito verso
Crilin, che cominciò a tremare: se C-18 si fosse
innervosita, per Iamko non
sarebbe andata a finire molto bene.
“Dai,
Crilin, anche se dobbiamo andare ad una
festa non vuol dire che ci andremo per forza vestiti come dei signorini
arroganti! Guarda me: ho ancora l’uniforme da combattimento,
eppure vengo lo
stesso con questa, senza perdere tempo a cambiarmi. Potresti farlo
anche tu,
infondo possiamo andare vestiti come ci pare e piace!” disse
Goku, pur sapendo
che nessuno, lui compreso, avrebbe bevuto a ciò che aveva
appena detto: Bulma
teneva sicuramente molto a quella festa, e avrebbe sicuramente preteso
che
tutti si vestissero alla perfezione per quell’evento.
Nonostante ciò, sperò che
la intromissione placasse l’imminente ira di C-18. Forse ci
riuscì, ma non gli
fu dato saperlo, visto che la cyborg non si voltò nemmeno
per un istante, e
rimase immobile davanti al marito che cominciava a tremare sempre di
più.
“Ahh,
fate come vi pare! Comunque, sappiate che la festa si svolge in
montagna.
Aspettate qualche minuto e dovreste sentire l’aura di Vegeta.
A quel punto Goku
utilizzerà il teletrasporto, e vi porterà tutti
lì. Io vado a prendere Paur,
poi cercherò di venire da solo. Nel caso sia molto in
ritardo potete aumentare
le vostre auree, e io capirò dove cercarvi. Beh, ci si
vede” disse Iamko, per poi
alzarsi in volo e dirigersi verso la Città
dell’Ovest, dove Puar lo stava
aspettando.
*
Dopo qualche
minuto, finalmente l’aura di Vegeta si fece sentire. Muten,
Crilin, C-18 e
Marron si aggrapparono a Goku, che con il teletrasporto lì
portò tutti in un
piccolo sentiero in salita circondato da alberi, alle pendici di una
imponente
montagna delimitata da una verdeggiante foresta. Ad
“accoglierli” c’era il
principe dei Saiyan, che volle subito far capire quanto la presenza di
Goku lo
infastidisse, senza preoccuparsi di quale reazione avrebbe avuto il suo
eterno
rivale a quelle dure parole.
“Chiariamoci ora, Kaarot: niente battutine, e
non chiedere a nessuno
l’età di mia moglie! Se solo ci provi, giuro che
non la farai franca” ringhiò
Vegeta, come suo solito.
“Dai, Vegeta, non ho nemmeno avuto il tempo di
dire qualcosa che subito mi attacchi!? Certo che sei sempre il
solito!” disse
Goku, mentre tendeva una mano contro la faccia di Muten per evitare che
egli si
avvicinasse a C-18, e
provasse a fare
una tipica azione delle sue e venisse, per poi venir bastonato a dovere.
Dopo quelle parole, Vegeta accompagnò il gruppo
lungo il percorso, fino
a quando non si trovarono ad un bivio. Seguirono il principe, andando
nel precorso
a destra, e si trovarono in una radura piuttosto estesa, la cui quasi
totalità
della superficie era occupata da un gran edificio bianco molto simile
alla sede
della Capsule Corporation. Crilin, C-18, Marron e Muten varcarono
l’azzurra
porta che conduceva all’interno senza esitazioni. Goku,
invece, rimase ad
osservare la casa, titubante. Avrebbe incontrato Gohan, lo avrebbe
rivisto in
faccia. Ne era certo. Cosa avrebbe potuto dirgli? Che scusa avrebbe
potuto
inventarsi? Vegeta notò ad occhio il turbamento di Goku, che
arrivò persino a
toccarsi la fronte con la mano.
“Che ti prende, Kaarot? Dai su,
sbrigati, non ho tempo da perdere!” disse scortesemente
Vegeta, avvicinandosi
al rivale.
“Niente.
È solo che mi chiedevo com’è possibile
che un edificio così grande sia situato
in un posto sperduto come questo!” disse velocemente Goku,
gesticolando in
maniera stupida. Vegeta capì subito che Goku non diceva la
verità: per quanto
potesse considerare Goku un completo idiota, sapeva bene che il suo
rivale non
era così schiocco da non riuscire a ricondurre quello che
apparentemente
sembrava un miracolo alle capsule dell’azienda della moglie.
“Ah, davvero? Ma non farmi ridere! E tu pensi
che io creda ad una
fesseria del genere? Sputa il rospo, andiamo!” gli
urlò Vegeta, pur mantenendo
un tono il più basso possibile.
“Chiamami Gohan. Digli che
lo aspetto al bivio tra sentieri, e che devo parlarli di cose
importanti”
concluse frettolosamente Goku, per poi teletrasportarsi al bivio,
lasciando il
principe da solo. Molti dubbi insorsero nella mente di Vegeta, che, per
una
volta, decise di accontentare il tanto odiato rivale. In fondo, a lui
non
importava se Goku e Gohan avessero avuto una scaramuccia che proseguiva
da
ormai troppo tempo. Con lo sguardo indifferente, Vegeta, con passo
lento, entrò
nell’edificio.
*
L’edificio
era
decisamente spazioso, e molto adatto per una festa. Certo, le pareti
bianche
davano un non so che di malinconia, ma l’aria respirabile era
decisamente
movimentata e per nulla triste. C’erano molti tavoli rotondi
sparsi per tutto
l’edificio, ma il tavolo più importante era quello
che si trovava al centro, di
forma rettangolare, dove si sarebbe seduta la festeggiata. Vegeta
scrutò
attentamente le persone lì presenti: erano per la maggior
parte amici del padre
o della madre di Bulma, ma di Gohan non sembrava esserci traccia.
Alzò lo
sguardo in cielo, ignorando i commenti idioti e superficiali delle
persone lì
presenti. Camminò seguendo il suo istinto, fino a quando non
fu bloccato da un
uomo con addosso un giubbotto marrone e con un occhio sulla fronte. Era
Tensing. Vegeta lo squadrò in fretta e furia, ignorando
l’evidente vergogna
sulla faccia del terrestre, per poi continuare il suo cammino.
“Ah,
ma perché sei sempre in ritardo? Ti stavo cercando
ovunque!” esclamò una voce
alle sue spalle. Si voltò, e vide Bulma molto contrariata.
“Ah, come al solito sei in tuta da
combattimento!” disse la donna,
osservando il marito, che sembrava avere gli occhi da
tutt’altra parte. Diede
comunque uno sguardo generale al vestito della moglie, che gli parve
ridicolo:
aveva adosso una gonna verde lunga fino alle ginocchia, mentre la parte
superiore del corpo era rivestita da un vestito blu scintillante. La
donna si
era inoltre pesantemente truccata, e questo Vegeta proprio non riusciva
a
deglutirlo.
“Tu
fatti gli affari tuoi. Piuttosto, sai dov’è
Gohan?” chiese bruscamente Vegeta,
reprimendo il suo incontrollabile desiderio di dire alla moglie che se
il suo
vestiario era stato scelto per farla sembrare più giovane
aveva miseramente
fallito, facendola apparire come una qualunque donna terrestre.
“Con
la tua solita barbarie, eh? Beh,
nemmeno io so dov’è Gohan. Ma poi a te cosa
dovrebbe interessare? Non vuoi
passare un po’ di tempo con la tua adorata
mogliettina?” gli pose Bulma
innocentemente. Purtroppo per lei, quel modo di parlare
infastidì molto il
principe dei Saiyan, la cui pazienza aveva ormai raggiunto il limite.
“No, non ne ho voglia adesso!” disse
rabbiosamente Vegeta, per poi
allontanarsi dalla moglie senza ascoltare minimamente cosa ella gli
stesse
dicendo. Di per certo non erano parole comprensive quelle che uscirono
dalla
bocca della donna, sicuramente adirata per il torto subito da parte del
marito.
Vegeta tenne gli
occhi e le orecchie ben aperti, per cercare di scovare anche solo un
ciuffo di
Gohan o di riuscire almeno a distinguerne la voce tra le miriadi
presenti in
quell’edificio. Ma per quanto ci provasse, il Saiyan
mezzosangue sembrava
introvabile in mezzo a quella moltitudine di gente.
“Ciao,
Vegeta. Stai cercando qualcuno?” gli chiese qualcuno in modo
amichevole. Vegeta
capì subito che si trattasse di Junior, e in batti baleno lo
individuò: se ne
stava appoggiato sul un muro, chiaramente annoiato, anche se la
presenza di
Vegeta sembrava averlo un po’ risollevato, a giudicare dal
cambio di
espressione avvenuto all’incontro tra i suoi occhi e quelli
del principe.
“Sto cercando Gohan. Sembra che lui e Kaarot
abbiano avuto dei
dissapori. Kaarot vuole rimediare, e mi ha chiesto di portargli Gohan.
Se sai
dove trovarlo, dimmelo subito. Altrimenti, taci” disse
scorbuticamente Vegeta.
“Si,
so dov’è Gohan.
Adesso ti porto da lui, ma vedi di non essere troppo esplicito in
merito alla
questione: Goku mi ha raccontato quel che è successo, e
Gohan ora come ora sarà
furioso. Cerca di non farglielo ricordare direttamente, altrimenti il
rapporto
tra lui e Goku potrebbe deteriorarsi ulteriormente” gli
raccomandò Junior, che
sembrava essere al corrente di quanto fosse successo.
“Va
bene, va bene. Ma vediamo di sbrigarci: sto iniziando a perdere la
pazienza”
esclamò il principe, seguendo Junior a braccia conserte. Il
chiacchierio
generale non faceva altro che peggiorare la già alta rabbia
di Vegeta, tanto
che il principe avrebbe voluto urlare di averne abbastanza di quel
fiume di
parole che scorrevano nell’aria, e che desiderava il
più puro silenzio. Quel
giorno non avrebbe potuto allenarsi, non avrebbe potuto continuare il
cammino
che lo avrebbe portato al Super Saiyan di Terzo Livello, che ogni
giorno
sembrava sempre più vicino. E invece, era costretto a
rimanere in quella
stupido edificio, dovendo per l’altro fare un favore
all’essere che lui più
invidiava sulla faccia della Terra.
“Gohan, Vegeta deve parlarti un
momento” disse Junior, mentre una goccia
di sudore gli rigava il viso. Era un momento delicato, e un solo errore
nelle
parole di Vegeta avrebbe potuto scatenare gravi conseguenze.
Preferì quindi
rimanere lì, per tenere sott’occhio il principe
dei Saiyan e assicurarsi di
rimettere a posto la situazione nel caso essa avesse potuto degenerare.
“Perché? Cosa
c’è che vuoi chiedermi”
domandò Gohan.
“Kaarot
vuole parlarti. Ti aspetta al bivio tra sentieri. Capito?”
disse Vegeta,
cercando di trattenersi nello sganciare insulti verso quello che
secondo lui
era il ridicolo smoking grigio chiaro da Gohan. Il primogenito di Son
Goku fu
basito da quelle parole: sapeva cosa voleva suo padre da lui, e non
avrebbe più
potuto temporeggiare. Aveva sempre cercato di farla franca e di
scappare dalle
conversazioni con il padre, dicendo poche ma taglienti parole,
riuscendoci
nella maggior parte dei casi. Adesso, però, era arrivato il
momento di
concludere quella faccenda, che si stava protraendo da fin troppo
tempo. Non
gli importava quale sarebbe stato l’esito finale. In fondo,
lui voleva solo godersi
quel periodo di pace, e tenersi lontano dagli scontri, e le parole del
padre
non sarebbero mai riuscite a fargli cambiare idea. Lasciò
quindi Vegeta e
Junior a loro stessi, e iniziò ad avanzare verso la porta
della
costruzione.
“Credi
che quei due riusciranno a riappacificarsi?” chiese
nervosamente Junior a
Vegeta.
“Non
lo so e non mi interessa minimamente. Sono due idioti, cavoli loro se
non ci
riescono. Io mi tiro fuori da questa faccenda, e anche tu dovresti fare
lo
stesso, Junior. Non saremmo mai dovuti venire qui! Dovevamo rimanere ad
allenarci, per mantenere la promessa che ci siamo fatti quattro anni
fa!” protestò
Vegeta, arrivando quasi a gridare a squarcia gola il suo malcontento a
tutti i
presenti. Junior gli fece però cenno di trattenersi,
sconsolato, mentre quelle
parole avevano innescato in lui il ricordo della notte del giorno
prima. E se
glielo avesse confidato? Forse a Vegeta poteva dirglielo? No, non
poteva.
Vegeta era una delle persone più affidabili che conoscesse,
e sapeva quanto in
verità fosse una persona profonda, anche se non lo dava per
niente a vedere; ma
probabilmente, quello che aveva visto era stato frutto della sua mente,
e non
valeva la pena far perdere tempo a una persona solo per parlarle di un
qualcosa
così irreale.
“Quel
patto… più ci penso, più credo sia
irraggiungibile. Sono passati
cinque anni, ma il giorno di cui tanto agognavo la venuta non
è mai giunto. Ma
è solo questione di tempo. È
solo…” si interruppe bruscamente Junior ,per poi
appoggiarsi nuovamente contro il muro, taciturno e pensieroso. Vegeta
tenne la
vista fissa sul namecciano per qualche secondo, per poi decidere di
tornare dalla
moglie, che lo stava sicuramente aspettando, per nulla contenta di
ciò che
aveva precedentemente fatto.
*
Gohan non ci
mise molto a raggiungere il padre, che lo attendeva al limitare del
percorso a
destra. L’atmosfera era palpabile, e la tensione tra i due
raggiunse da subito
i massimi livelli quando Goku, dopo aver notato il figlio arrivare, si
sedette,
dandogli le spalle, cercando di non guardarlo in faccia. Il cuore di
Gohan
martellava forte nel suo petto, e lo istigava a rivelare al padre
immediatamente tutti i suoi pensieri, le sue paure, le sue ragioni.
Perché per
Gohan bisognare arrivare subito al nocciolo della questione, in modo da
porre
finalmente fine a quel fin troppo longevo diverbio. Ma la ragione
spingeva
Gohan a temporeggiare, a iniziare quel chiarimento come una semplice
chiacchierata, per poi arrivare a mano a mano al dunque. Gohan,
sorridendo e
tentando di far trasparire il meno possibile la malinconia che lo
attanagliava
dall’interno, decise di avere la prima parola in quella
discussione, e, dopo un
attimo di titubanza, parlò.
“Ehi, papà! Sei venuto, alla fine!
Là dentro è fantastico: ci sono
proprio tutti! Ognuno si sta impegnando per non fare figuracce: pensa
che
Tensing, per non mostrare i suoi muscoli scoperti, si è
messo in fretta e furia
un giubbotto, e per quanto sia stato un atto di buon educazione, non
posso non
dire che è davvero spassosissimo vederlo in quelle
vesti!” approcciò Gohan. Il
padre rimase impassibile a quelle parole, come se non gliene importasse
nulla.
“Non è di questo che dobbiamo
parlare, Gohan, e tu lo sai bene. Voglio
che cominci a fare sul serio con gli allenamenti, figliolo”
chiarì Goku, con
una freddezza che per nulla si addiceva al carattere allegro del
Saiyan. Gohan
capì che non era riuscito a calmare le acque, e che ormai
era inutile correre.
Era giunto il momento di essere un vero uomo, e di dimostrare il suo
coraggio.
Doveva dirlo, chiaro e coinciso. Non avrebbe avuto rimorsi,
perché sapeva che
stava per dire una inconfutabile verità, e non se ne sarebbe
importato di ciò
che il padre gli avrebbe detto. Era un uomo adulto, poteva scegliere
per sé. E
non si sarebbe fatto influenzare da una persona che, secondo lui, non
riusciva
a capirlo.
“No,
papà! Io non voglio allenarmi! Non ce
n’è il bisogno! Tu e Vegeta siete
fortissimi, insuperabili: se ci siete voi, perché ci
dovremmo allenare? Non
sarò mai forte quanto voi, ormai il mio corpo non
è più abituato agli
allenamenti. Sarei solo un inutile peso sulle vostre spalle, e
inoltre… sono
stanco di combattere! Voglio… vivere… in
pace… VOGLIO VIVERE IN PACE CON LA MIA
FAMIGLIA!” singhiozzò Gohan, e mentre le lacrime
gli inzuppavano il suo bel
vestito, suo padre si alzò, indicandogli con un dito un
albero. Gohan si
asciugò le lacrime, e segui il dito del padre, non capendo
però il significato
di quel gesto.
“Vedi
quell’albero? È grosso e folto, ma esistono
centinai di alberi più grossi e
folti, che non vedono l’ora di essere scoperti”
disse Goku, tornato
inspiegabilmente calmo e fiducioso di sé. Riponeva molta
speranza in quelle
parole, fiducioso che il figlio ne cogliesse il significato allegorico.
“E allora? Cosa centra questo con il discorso
centrale?” chiese Gohan,
amareggiato da quella che assomigliava ad una presa in giro, un
discorso
inventato sul momento da Goku solo per rendersi grosso e sminuire
l’intelligenza del figlio con una specie di indovinello che
non aveva il minimo
senso.
“Davvero? Mi deludi figliolo: come puoi non
capire! Immagina che
quell’albero rappresenti Majin Bu. Per alberi più
grossi e folti intendo nemici
ancora più forti di quelli che abbiamo affrontato, che non
vedono l’ora di
invadere il nostro amato pianeta e metterlo a ferro e fuoco. Vuoi
davvero che
questo accada? Desideri davvero che si ripeta ciò che
è successo con Majin Bu?”
articolò Goku, che formulò saggiamente delle
domande retoriche, la cui risposta
era ovvia, con lo scopo di mettere ulteriore pressione al figlio e
farlo andare
con le spalle al muro.
“No,
certo che non lo voglio… è solo che” si
interruppe bruscamente Gohan, quando il
padre colpì la corteccia dell’albero con un debole
pugno. Goku incominciò ad
espandere la propria aura, mentre i suoi capelli mutavano colore e si
rizzavano
verso l’alto. In pochi istanti, Gohan si trovò
davanti un Super Saiyan di
Secondo Livello estremamente potente, quasi minaccioso, e il suo
sguardo…
quello sguardo. Gohan vide negli occhi del padre una determinazione
incommensurabile, una determinazione che aveva sentito egli stesso nel
suo
corpo durante gli avvenimenti di Majin Bu. Una determinazione a salvare
il
proprio pianeta, i suoi abitanti, i suoi amici, la sua
famiglia… cose che Gohan
aveva provato, e non solo contro Majin Bu. Più volte si era
eretto a difesa dei
più deboli: su Namek, contro Cell, contro Babidi e Majin Bu;
in tutte quella
situazioni, aveva sempre dimostrato una forza fuori dal comune, e un
immenso amore
verso le persone a lui care, che gli permisero di rivaleggiare con
esseri con
una forza di molto superiore alla sua: Nappa, Vegeta, Freezer, il
Dottor Gelo.
Ma cosa rimaneva di quell’invincibile forza della natura, che
niente e nessuno
riusciva a frenare? E se il padre avesse ragione? Come se Goku gli
avesse
trasmesso con lo sguardo quella forte sensazione, Gohan si
avvicinò e tastò il
petto del padre, sentendo tutta la forza del Super Saiyan di Secondo
Livello. I
suoi occhi erano fissi sulla gialla aura del padre, e sembrava essere
entrato
in uno stato di trans.
“Allora? Adesso capisci? Majin Bu era forte,
certo. Ma niente esclude
che possano esserci avversari forti come o più di lui. Ti
rendi conto di quanto
è grande l’universo? Potrebbero esserci ancora
molti alieni malvagi e potenti,
che un giorno potrebbero arrivare sulla terra. E cosa farai quel
giorno?
Resterai a casa, aspetterai finché io non metta a posto la
situazione? Oppure
scenderai sul campo come un vero combattente, e ci aiuterai a
sconfiggere
l’avversario?” concluse Goku, risvegliando il
figlio con la sua ultima affermazione.
Gohan iniziò a riflettere, pensando a quale risposta dare e
quale sarebbe stata
la più giusta. Ma Goku pretendeva risposta in quel preciso
momento.
“Allora?
Dimmi, Gohan, dimmi! Non essere
titubante, sii sicuro, deciso! Dimmi qual è la tua
scelta!” ringhiò Goku,
prendendo il figlio per il colletto e sollevandolo da terra. Gohan
sentì una fortissima
pressione su tutto il corpo: era come se la forza di Goku si
trasmettesse
sull’indumento, e che a sua volta l’indumento la
trasmettesse a Gohan.
Possibile che la potenza di Goku arrivasse a tanto? In quel frangente,
Gohan
capì che di strada ne aveva da fare, se voleva raggiungere
il padre. Ma perché
stava pensando alla sua forza, a confrontarla con quella di Goku, a
riflettere
su quanto tempo gli sarebbe servito per potersi scontrare totalmente
alla pari
con lui? Non gli importava più allenarsi, e allora a che pro
stava scrivendo
dei romanzi mentali nel suo cervello? Non bastava dire al padre un
semplice
“no”, dirgli che sarebbe rimasto a casa come un
comune terrestre aspettando di
essere soccorso? Poi,
realizzò che in
lui si nascondeva qualcosa: era un fuocherello, piccolo,
insignificante, per
nulla ardente e riscaldante, pronto a spegnersi anche con una sola,
piccola
lacrima. Ma quel fuocherello poteva ancora bruciare, poteva tornare
splendente
come un tempo, sovrastare i suoi nemici, e schiacciarli con la sua
forza.
Sarebbe stato una fiamma attorno al cui radunarsi, per sentire il suo
calore,
che infondeva tanta sicurezza.
“Ascoltami,
Gohan. Videl è una persona comprensiva, e credo
capirà sicuramente se tu gli
dici di volerti allenare per difendere la Terra. Scusa se sono stato
cattivo, è
solo che…” si interruppe Goku, non riuscendo
però a proseguire oltre.
Probabilmente stava riuscendo a convincere il figlio, ma si
sentì di averlo
fatto nel modo sbagliato. Non aveva permesso a Gohan di esprimere una
sua
opinione, e lo aveva costretto a subire senza avere la
possibilità di avere
ragione, di farla finita con quella storia. Ma a Goku ciò
andava bene, lui
voleva rendere Gohan il grande guerriero di una volta. E poteva
farcela, lo
stava convincendo, poteva capirlo dal suo sguardo: Gohan stava ormai
dalla sua
parte. Ma Goku iniziò a pensare che il figlio avesse
accettato a malincuore, e
che forse quello ad avere torto era proprio lui, suo padre. Ma
perché stava pensando
a questo? Era riuscito finalmente a far ragionare il figlio, non doveva
avere i
sensi di colpi! Però… dentro di sé,
sentiva di dover fare qualcosa. Sentiva di
dover chiedere scusa al figlio, per aver cercato di convincerlo in ogni
modo,
mettendo in mezzo anche sua moglie. Le scuse che già aveva
dato erano fallaci e
ridicole. “Scusa se sono stato cattivo”, una frase
ridicola, utilizzata
principalmente da mocciosi per risolvere le loro inutili scaramucce
infantili.
Doveva chiedergli davvero scusa, doveva dirgli che gli dispiaceva con
tutto il
cuore. Magari avrebbe dovuto dirgli che se voleva, poteva anche non
allenarsi.
Fece per parlare, ma qualcosa lo fermò.
Erano
due auree, entrambe piuttosto forti, distanti l’una
dall’altra. Goku riconobbe
subito una delle due: era chiaramente Iamko. Dei dubbi insorsero nella
testa di
Goku: perché l’amico aveva liberato totalmente la
sua aura? Che bisogno c’era?
Sulla terra non c’erano nemici, ma l’altra aura
sembrava sconosciuta a Goku.
Eppure, gli dava uno strano senso di Deja Vu, di già
captato, di già visto. Chi
poteva essere? Un nemico, o forse un servo di un nemico? Qualunque cosa
fosse,
poté capire dall’aura che la sua forza era molto
simile a quella di Vegeta, che
era a sua volta leggermente più debole rispetto a Goku.
Liberarsi di lui non
doveva essere un problema, ma questo non calmò molto Goku:
col sennò di poi,
quel nemico avrebbe potuto vantare di qualche trasformazione, che ne
avrebbe
aumentato la potenza, e reso un avversario difficile da abbattere. Per
il
momento, però, Goku si limitò ad osservare i
movimenti compiuti dalle due
auree, insieme a suo figlio Gohan. C’era un silenzio tombale,
e niente sembrava
capace di spezzarlo. Quando ecco che…
Un
terremoto, un fortissimo terremoto scosse le fondamenta stessa della
terra.
Dalla montagna iniziarono a rotolare numerosi macigni, che cadevano
come
meteoriti sugli alberi, distruggendo il verdeggiante ambiente di quel
posto la
cui serenità era stata ormai sostituita dalla confusione
più totale e dalla
devastazione. Diversi massi rotolarono per la montagna, e molti di essi
erano
in avvicinamento verso Goku e Gohan.
“Papà,
io vado a difendere l’edificio della festa! Tu occupati di
distruggere i
macigni, e cerca di non farti schiacciare!” gli
raccomandò Gohan, per poi
spiccare il volo e dirigersi a tutta velocità verso
l’edificio bianco. Non
avrebbe permesso a un semplice terremoto di portargli via
ciò che gli era più
caro. Aveva affrontato cose decisamente peggiori, e inoltre un
po’ di
riscaldamento non gli sarebbe guastato. Goku rimase all’erta,
pronto a
contrastare qualsiasi grande sasso che avrebbe provato spaccargli la
testa con
il suo peso.
*
Intanto,
nell’edificio stava accedendo il finimondo: urla, gente che
chiedeva aiuto,
pezzi di soffitto che cadevano. Junior e Vegeta si incontrarono
nuovamente,
visto che il secondo stava disperatamente cercando suo figlio, che non
vedeva
dall’inizio della festa. Junior poté vedere
chiaramente il turbamento interiore
che Vegeta provava a nascondere, anche se non gli era ben chiaro il
motivo: era
preoccupato per il figlio o per quello che stava succedendo? Forse
anche lui
aveva percepito quell’aura e stava pensando che ormai era
finito il tempo della
prosperità, e stava per iniziare una nuova battaglia che
avrebbe scombussolato
la Terra, e da cui sarebbero derivate le sorti del pianeta? Non poteva
saperlo.
Ciò che seppe fu che Vegeta non lo degno di uno sguardo,
limitandosi a
superarlo. Junior sorrise.
“Purtroppo ho avuto ragione. Ieri pensavo che la
pace fosse ormai agli
sgocciolo, e che le battaglie per salvare la Terra stessero per
ricominciare.
Beh, quel momento è giunto. Non so se tu sia o no
Nappa… ieri non sono riuscito
a percepire alcun aura da quella visione. Beh, sempre ammesso che lo
sia.
Comunque, credo che tu sia diventato più forte: in fondo,
sei riuscito a
resistere ai miei colpi, cosa che non saresti riuscito a fare
altrimenti. Ma
non preoccuparti: questa volta non avrò alcuna esitazione.
Ti spedirò
nuovamente negli inferi, e questa volta ci rimarrai in
eterno” concluse
sottovoce Junior, sogghignando, per poi dirigersi verso
l’uscita, mentre il suo
mantello svolazzava per l’aria. Il momento era finalmente
giunto. E forse, il
giorno che tanto attendeva era alle porte, o era addirittura appena
iniziato.
*
Intanto, molto
lontano dal luogo della festa, infuriava il più totale caos
nella Città
dell’Ovest: gli edifici crollavano, il terreno si squarciava,
e le persone
morivano in centinaia. Alcuni avevano vissuto i loro ultimi istanti di
vita
tentando una disperata fuga, finita però in tragedia sotto
cumuli di macerie;
altri invece erano andati incontro alla morte, consapevoli del fatto
che non
sarebbero riusciti mai e poi mai a sopravvivere e che avrebbero
comunque perso
ogni bene a loro disposizione; altri ancora non avevano avuto nemmeno
il tempo
di capire ciò che stava succedendo che erano già
stati avvolti nelle braccia
della morte. La causa di tutta quella distruzione erano delle sfere di
energiam
che come comete cadevano dal cielo, colpendo e disintegrando tutto
ciò che si
parava davanti al loro cammino. Non avevano alcuna pietà,
neanche davanti ad un
povero bambino che aveva smarrito il suo orsetto e cercava di
riprenderlo,
inconsapevole del rischio che correva. Ma per fortuna, quella preziosa
vita non
fu spezzata senza ritegno da quella sfera, poiché un uomo si
pose davanti al
bambino come suo difensore, lanciando a sua volta una sfera di energia
che annullò
completamente quella diretta al fanciullo.
“Stai
bene, piccolo?” chiese l’uomo, e il bambino
poté vederlo in faccia: aveva delle
cicatrici sul volto e lunghi capelli neri, ed indossava una strana
uniforme
arancione che non aveva mai visto prima. Non sembrava cattivo, anche
perché
vicino a lui c’era un adorabile gattino volante di colore blu.
“Si,
signore. È solo che adesso
non so dove sono i miei genitori, ed ho molta paura!” disse
il bambino. L’uomo
provo ad accarezzargli la fronte, ma si fermò quando vide la
faccia del bambino
contorcersi in un espressione di terrore, prima di scappare a gambe
elevate.
L’uomo si girò, e vide davanti a sé
un’altra sfera di energia, più grande della
precedente, che si apprestava a colpirlo.
“Attento,
Iamko!” raccomandò il gattino, ma Iamko aveva le
idee chiare su cosa fare.
Spiccò un enorme balzo, iniziò a levitare, per
poi tempestare il colpo
energetico con una miriade di piccole sfere di energia.
All’inizio il colpo
sembrò rallentare appena, ma Iamko non si diede per vinto, e
continuò a
mitragliare quella sfera, fino a quando la sfera non esplose,
provocando
l’innalzamento di una piccole nube di fumo, che si
diradò abbastanza
velocemente. Iamko si guardò subito attorno, e
constatò che Puar stava bene,
dato che si era allontanato dal punto di scontro tra Iamko e il colpo
di
energia. Il terrestre tornò con i piedi per terra, per poi
alzare lo sguardo al
cielo, stupendosi del fatto che nessun’altra
“cometa” sembrava cadere dalla
volta celeste. Inoltre, i crolli e gli urli si stavano a mano a mano
placando.
Sembrava tutto finito. Purtroppo, il terrestre non era totalmente
riuscito nel
suo intento: molti erano morti quel giorno, e lui era riuscito a
salvare un
numero molto ristretto di persone. Oltre a quel bambino, Iamko aveva
svolazzato
impavido per tutta la città fin dall’inizio della
catastrofe, evitando i
palazzi in crollo e soccorrendo decine di persone. Eppure, era
consapevole del
fatto che se qualcuno come Goku o Vegeta fosse stato lì avrebbe sicuramente fatto
un lavoro migliore
di lui. Si era fatto prendere da qualcosa che non riusciva a spiegarsi,
da un
qualcosa di terribile. Le sfere di energia erano decisamente
tantissime, ed era
per lui impossibile riuscire a contrastarle tutte nello stesso momento.
Inoltre, doveva anche salvare le persone dagli edifici in sfascio, e
gestire
tutte queste cose era veramente difficile, anche per un umano come lui.
Ma per
un Saiyan sarebbe stato diverso: a loro sarebbe bastato trasformarsi,
diventando più veloci e forti. A quel punto, sarebbe stato
uno scherzo riuscire
a disintegrare tutte quelle sfere, e la Città
dell’Ovest sarebbe rimasta quasi
integra rispetto al pietoso stato in cui si trovava in quel momento.
Nonostante
fosse diventato ormai tutt’uno con i suoi pensieri, Iamko fu
richiamato alla
realtà da uno schiaffo di Puar, che gli disse di avere un
brutto presentimento.
Effettivamente, nei dintorini, c’era un’aura
sconosciuta, un’aura grande quasi
quanto quella di Vegeta, che sembrava dirigersi verso di lui. Iamko
l’aveva già
sentita precedentemente, quando era iniziato il bombardamento alla
città, ma se
ne era presto dimenticato, preso dal suo ruolo di protettore dei
deboli; ma ora
sembrava giunto il momento di scoprire a chi apparteneva
quell’aura, che
centrava sicuramente qualcosa con ciò che era appena
successo. Iamko tenne lo
sguardo fermo nella direzione dell’aura, quando ad un certo
punto ebbe una
visione di un muscoloso uomo in una bizzarra armatura, che sorrideva
malignamente, mentre volando si dirigeva verso di lui. Puar
levò un grido di
terrore. Iamko lo osservò meglio, e lo riconobbe. Era lui.
Era proprio lui. Non
era una visione: era lui, in tutta la sua malvagità.
L’uomo atterrò
violentemente, provocando un piccolo terremoto che diede il colpo di
grazia a
molti edifici. Gli urli ripresero, anche se in numero minore:
probabilmente le
persone avevano ormai perso ogni forza, persino quella di gridare; o
forse
avevano capito che era inutile, che ormai la loro vita sarebbe finita
presto.
Ma tutti questi suoni risultarono impercettibili a Iamko a Puar,
impietriti dal
suo ritorno.
“No… non è
possibile… tu sei… tu sei morto!
Come puoi essere ancora in vita, brutto bastardo!? Giuro che non te la
farò
passare liscia per quello che hai fatto a questa povera gente. Non la
farai
franca, sappilo!” proferì Iamko, digrignando i
denti. Puar si aggrappò alla
schiena dell’amico, come per cercare protezione ed aiuto.
Nappa alzò un piede,
per poi schiacciarlo a terra, provocando un'altra piccola scossa. Il
suo
obbiettivo era quello di spaventare, di mostrare la sua potenza a quel
miserabile terrestre che voleva opporsi alla sua grandezza. Non sapeva
che
sarebbe finita come la volta precedente. Lo avrebbe fatto morire in un
esplosione, per fargli ricordare la sua miserabile prima morte durante
i suoi
ultimi istanti di vita. In confronto a lui era una mosca, e le mosche
sono
fragili come un sottilissimo filo d’erba. Sarebbe stato un
gioco da ragazzi, e
probabilmente si sarebbe anche divertito un mondo nel farlo soffrire.
“Beh,
pivello, se non riesci nemmeno a sconfiggere uno schifoso Saibamen non
vedo
come tu possa competere con la mia rinnovata forza. Cerca di farmi
divertire
almeno un po’, altrimenti tutto ciò che vedrai qui
intorno a te saranno detriti
e cadaveri… sempre se non mi venga voglia di polverizzare
ogni cosa,
ovviamente!” lo provocò Nappa. Iamko fu molto
colpito da una particolare del
discorso: “la mia rinnovata forza”. Allora non era
stata una sua impressione,
non erano una serie di coincidenze: l’aura percepita prima
apparteneva
effettivamente a Nappa, il quale era diventato decine e decine di volte
più
potente, e se non fosse stato per il cervello avrebbe potuto facilmente
rivaleggiare con Vegeta. Com’era possibile? Nappa non doveva
essere al loro
livello dopo tutti quegli anni di allenamenti, ma adesso la situazione
di una
volta si stava ripetendo. Iamko era forte, certo. Ma il suo livello era
comunque inferiore a Nappa, che sicuramente non sarebbe stato gentile
come Goku
e lo avrebbe attaccato con tutte le sue forze. Non sarebbe stato uno
scontro
facile, e di questo ne era pienamente cosciente.
“Cosa
c’è, pidocchio? Hai forse paura di me? Guarda che
sei giustificato: pensa che
quel muso verde del tuo amico non è riuscito ad uccidermi
nonostante fossi
molto più debole di lui. Tu sei addirittura più
debole di me, quindi non hai
alcuna speranza di battermi! Sono sicuro che i tuoi colpi varranno come
solletico sulla mia pelle!” disse Nappa, alludendo ad un
certo “muso verde”.
Iamko capì subito: si riferiva a Junior. Non era allora la
prima volta che quel
redivivo Nappa cercava di far del male a qualcuno, e probabilmente
avrebbe
continuato le sue stragi se nessuno lo avesse fermato. Iamko sapeva che
Goku e
Vegeta sarebbero riusciti a sconfiggerlo facilmente con le
trasformazioni di
cui disponevano, ma non voleva fare il vigliacco. Era un Guerriero Z, e
come
tale doveva difendere la Terra. La voglia di sterminio Nappa sarebbe
presto
scomparsa, insieme al Saiyan stesso.
“Puar,
allontanati subito da qui” gli ordinò Iamko,
mentre il suo corpo iniziò a
vibrare completamente da solo, forse per la paura, forse per la rabbia,
forse
per la volontà di vendicare tutto il sangue innocente sparso.
“Cosa? Ti
prego, Iamko! Non lasciarmi solo!” pregò Puar.
Iamko lo guardò con la coda
dell’occhio, e non sembrava contento di quella risposta.
“Ho
detto di andartene subito, Puar! Ascoltami se vuoi che vada tutto
bene!” lo
rimproverò Iamko, ma Puar non sembrava voler rimanere solo,
tanto che, dopo che
Iamko lo allontanò dalla sua schiena con la mano, il gattino
ritornò da lui,
abbracciandogli il braccio.
“Iamko, ti prego! Non farlo! Non voglio perderti
di nuovo!” delirò Puar,
in lacrime. Non voleva che il suo amico morisse nuovamente: era la
persona più
importante della sua vita, e il suo dolore sarebbe stato
incommensurabile se
fosse morto. Certo, era triste e voglioso di vendetta contro Nappa per
l’orribile distruzione che aveva causato; ma era anche
preoccupato per il suo
amico, e non era sicuro che sarebbe riuscito a vincere quella
battaglia, che
dalle premesse sembrava sarebbe stata molto ardua. Puar aveva capito
che Nappa
non era quello di una volta, e che i suoi poteri erano notevolmente
aumentati.
Iamko non avrebbe avuto il bisogno di ricorrere al Ki nel caso in cui
le sfere
di energia precedentemente cadute sulla città fossero state
scagliate dal
vecchio Nappa, e quindi c’era sicuramente stato un notevole
miglioramento. Ma
il tentativo di Puar di dissuadere l’amico fu del tutto
inutile. Iamko gli
accarezzò il pelo, ma dal viso non sembrava mostrare
consenso alle sue
parole.
“Non
succederà, tranquillo. Non morirò, anzi,
vincerò! Tu adesso pensa soltanto a
scappare, e vedrai che andrà tutto bene. E tu, sappi che non
mi fai paura!
Sarai anche un colosso, ma posso batterti quando e come mi pare! Giuro
che non
avrò pietà, come tu non l’hai avuta con
questa città. Io difenderò la Terra!”
sentenziò Iamko. Puar, anche se a malincuore, decise di
ubbidire all’amico. Il
gattino lasciò quindi il braccio di Iamko, volando il
più velocemente possibile
lontano dal campo di battaglia. Nappa emise una fastidiosissima risata,
e Iamko
cominciò a pensare a quale strategia attuare, anche se lo
scontro ancora doveva
iniziare.
“Eroico.
Eroico, e decisamente
stupido! Sei un illuso, se pensi che mi farò battere da te!
Preparati,
pidocchio! Stai per assistere alla forza della razza Saiyan!”
disse Nappa, per
poi lanciare una potente e grossa sfera di energia dalla mano sinistra.
Iamko
reagì istantaneamente, avvicinando le mani e caricando una
grande quantità di
Ki.
“Kamehameha!”
urlò, per poi mettere le braccia davanti al petto, tenendo
le mani distese. Una
fortissima onda blu e bianca partì dalle sue mani e si
scontrò l’attacco di
Nappa, riuscendo ad avere ragione di esso, facendosi strada vero il
nemico.
Nappa non sembrava tuttavia sorpreso dalla tecnica, tanto che,
all’avvicinarsi
di essa, rimase statico, e non oppose resistenza, lasciando che la sua
onda
fosse sconfitta da quella del terrestre.
“Cos’è, ti prendi forse
gioco di me?” chiese Iamko, sicuro che la sua
onda avrebbe centrato il bersaglio. Ma Nappa non era
d’accordo, tanto che,
quando l’onda era ormai in prossimità del suo
corpo, egli decise di
incominciare a fare sul serio, e toccò l’onda con
entrambe le mani.
Indietreggiò appena, riuscendo a tenere ferma
l’onda con la sola forza delle
mani senza aver alcun bisogno di sforzarsi particolarmente. Al
contrario, Iamko
stava dando tutto se stesso in quel colpo, che sembrava però
incapace di
torcere anche solo un capello al muscolo Saiyan, che nel frattempo
ridacchiava
sadicamente.
“Povero terrestre, non sai ancora cosa ti
aspetta!” disse il Saiyan, aumentando
la forza nelle mani e premendo contro l’onda. Iamko lo
guardò perplesso, dato
che il Saiyan stava alzando un piede e sembrava intenzionato a compiere
un
passo.
“Cosa
diamine vuole fare?” pensò Iamko, e la riposta non
tardò ad arrivare. Quando
Nappa compì il passo, spinse indietro l’onda,
accorciandola. Iamko rimase
allibito, anche perché Nappa continuò da
lì a camminare, riducendo sempre più
la lunghezza dell’onda fino a ridurla ad un piccolissimo
segmento che
attraversava lo stretto spazio che ancora divideva lui e Iamko. A quel
punto, a
Nappa bastava anche una sola mano per tenere a bada l’onda,
che, nonostante gli
sforzi di Iamko, non riusciva a smuovere il Saiyan; con la mano libera,
Nappa
sferrò un pugno, che oltrepasso l’onda e
colpì in pieno volto Iamko, che non
poté nemmeno mostrare il proprio dolore per difendersi da
Nappa. Il Saiyan lo
stava infatti attaccando con una scarica di pugni velocissimi, che
Iamko
riusciva a malapena a schivare. Fu più volte sfiorato da
questi pugni, e
l’unica cosa che poteva fare era indietreggiare ed evitare
gli attacchi, dato
che non riusciva a trovare un’apertura per attaccare
l’avversario. Nappa si
stancò presto di assistere a quella scena, e la sua furia
continuava a cresce
ad ogni colpo che Iamko riusciva a scansare. Erano inoltre nei pressi
di un
edificio penzolante, e pensò che non sarebbe stata una
cattiva idea sfruttare
il suo avversario per farlo cadere definitivamente. Così,
sferrò un improvvisa
ginocchiata con la gamba destra, che Iamko non riuscì a
schivare. Venne
centrato in pieno, e fu scagliato contro l’edificio
penzolante, che colpì
duramente per via della violenza con cui era stato scagliato su esso da
Nappa.
L’edificio cascò a terra, e molti pezzi si
staccarono durante la caduta. Alcuni
di essi caderono proprio sopra il corpo di Iamko, seppellendo il
terrestre
prima che egli potesse fare una qualsiasi azione. Nappa
osservò la scena,
compiacendosi del lavoro svolto.
“Certo
che quel pivello era proprio bravo a
parlare, ma a fatti non era niente di che. Credo che il mio lavoro qui
sia
finito” esclamò soddisfatto il Saiyan. Purtroppo
per lui, non era a conoscenza
del fatto che il suo avversario non si sarebbe arreso tanto facilmente,
e che
si sarebbe presto rialzato, e avrebbe continuato a combattere anche a
costo di
perde la vita.
E
infatti, Iamko riuscì a
liberarsi dai resti della costruzione caduta scagliandoli in aria, per
poi
avventarsi contro il suo avversario Saiyan. Colto di sorpresa, Nappa fu
duramente colpito da una ginocchiata destra da parte di Iamko, che gli
colpì il
petto. Nappa, dopo un breve barcollamento, rispose con un calcio
sinistro che
avrebbe dovuto colpire le gambe dell’avversario facendogli
perdere
l’equilibrio. Sorprendentemente, però, Iamko seppe
sfruttare l’attacco
avversario a sua vantaggio, saltando sulla gamba
dell’avversario poco prima che
il piede potesse colpirlo. Nappa rimase sbalordito dal gesto
dell’avversario,
che, mantenendo l’equlibrio, lo colpì con una
gomitata destra al viso. Nappa,
furioso più che mai, provò a colpire Iamko con un
gancio sinistro, ma mancò il
bersaglio per la vista coperta dal gomito del terrestre, facendo finire
il
gancio poco sopra la testa dell’avversario. Iamko
balzò alle spalle di Nappa,
che a sua volta si girò e iniziò a sferrare una
velocissima serie di attacchi,
che Iamko riusciva però a schivare e parare, anche grazie
alla vista non ancora
ripresasi del Saiyan. Quando la vista gli si snebbiò, Nappa
riuscì a sferrare colpi
più precisi, che però sembravano sempre inutili
contro il terrestre, che decise
di contrattaccare. Iamko balzò all’indietro,
compiendo una capriola e
atterrando sulle mani, sorprendendo Nappa, che sempre più
furioso scattò verso
l’avversario. Il terrestre si diede una bella spinta con le
mani, slanciandosi
da terra e centrando lo stomaco avversario con entrambi i piedi. Nappa
urlò,
sia per la crescente ira che per il dolore, ma Iamko non volle dargli
nemmeno
un attimo di tregua, tanto che sfruttò la pancia del Saiyan
come trampolino,
premendoci su, per poi spiccare un balzo ed atterrare si piedi. Il
Saiyan sentì
il dolore propagarsi per tutto il suo corpo, ma la rabbia era
più forte del
dolore, tanto che riuscì comunque a muoversi verso il suo
avversario, che con
un chiaro sguardo provocatorio lo incitava ad avvicinarsi. Quando fu
abbastanza
vicino, Nappa sferrò un diretto, ma Iamko afferrò
l’enorme mano avversario con
entrambe le braccia, immobilizzando i movimenti di Nappa, per poi
alzare da
terra quel colosso sfruttando quella mano come appiglio. A quel punto
sbatté
Nappa a terra, per poi rialzarlo nuovamente, compiere un gran balzo e
scaraventare di nuovo Nappa a terra con un’inaudita violenza,
lasciando la
presa sulla mano. Un enorme cratere si formò nel terreno, e
Nappa rimase steso
a terra, apparentemente incosciente.
“Fiuh,
c’è mancato poco!”
disse Iamko, con il respiro pesante. Rimase un po’ in
levitazione per
riposarsi, pronto a reagire ad un improvviso contrattacco di Nappa. Si
sentiva
fermamente soddisfatto di ciò che aveva fatto, anche se
dentro di sé sentiva
comunque una fitta al cuore: osservava quella che era stata la
Città
dell’Ovest, vedendo i pochi edifici rimasti crollare uno a
uno per via delle
fondamenta ormai deboli. Non sembrava nemmeno esserci più
traccia di forme di
vita intelligente in quella che ormai si poteva definire una landa
desolata.
Iamko sentì una grande responsabilità sulle
proprie spalle, che non si limitava
più ad un semplice desiderio di vendetta. Era la
volontà di rimediare a quello
che lui definiva un suo errore, un suo sbaglio. Quando era iniziato il
bombardamento, avrebbe potuto subito dirigersi verso l’aura
di Nappa ed
iniziare a combatterlo. Certo, molti civili sarebbero comunque morti,
ma Nappa
non sembrava un avversario difficile da battere, quindi avrebbe potuto
occuparsi facilmente di lui, salvando moltissime persone che non
centravano
assolutamente nulla in quella faccenda. Nappa avrebbe cessato il
bombardamento
per combatterlo, e Iamko avrebbe potuto lottare contro
l’avversario in un
combattimento aereo, in modo da provocare meno danni possibili alla
città. E
invece, ora, per colpa sua, tante persone non c’erano
più. Possibile che non
sapesse difendere il proprio pianeta? Possibile che i più
capaci fossero sempre
i Saiyan, quei guerrieri tanto forti ed imbattibili, capaci di superare
qualsiasi situazione? Forse non doveva pensarci in quel momento. Forse
doveva
pensare che se avesse vendicato i cittadini uccidendo Nappa, avrebbe
anche
rimediato al suo errore, poiché avrebbe impedito che Nappa
facesse altro male.
O forse questo sarebbe servito solo per fargli avere la coscienza
pulita, per
fargli dimenticare il suo enorme sbaglio, che era ormai scritto e
impossibile
da cancellare. A rincuorarlo c’era il pensiero che quelle
persone sarebbero
potute tornare in vita con le Sfere del Drago, ma questo non risolveva
affatto
la sua incapacità di difendere la Terra. Lui era un abitante
stesso di quel
pianeta, non proveniva dallo spazio, ma era nato, cresciuto e persino
morto
sulla Terra. Lui poteva davvero salvaguardare il suo pianeta, e lo
avrebbe
dimostrato uccidendo quel mostro Saiyan di nome Nappa.
“Ahh,
maledetto insetto! Questa volta ti
schiaccerò!” borbottò Nappa, rialzandosi
e interrompendo le riflessioni di Iamko. Il terrestre
osservò l’avversario, e notò
di averlo conciato piuttosto male: diversi lividi erano in bella mostra
sulla
faccia del Saiyan, che sembrava più arrabbiato che mai. Non
era abituato ad un
umiliazione del genere. Quando era in vita, fu sconfitto da un Saiyan,
e ucciso
sempre da un Saiyan; mai invece era stato messo realmente in
difficoltà da un
essere che non fosse della sua stessa razza, tranne quando si era
scontrato con
Junior il giorno prima. E adesso, invece, si stava facendo mettere in
difficoltà da un individuo di una razza debole, che era
oltretutto colui che
morì nel modo più misero durante il loro primo
incontro, rispetto
all’uomo con tre occhi e il suo
amichetto dalla pelle bianca, che avevano almeno cercato di
combatterlo,
sacrificando le loro vite. Non glielo avrebbe permesso. Non sarebbe
stato
umiliato, non sarebbe stato deriso da un debole come quello
lì.
“Adesso
ti faccio vedere io! Preparati ad ammirare il mio Destructo
Globe!” urlò Nappa,
per poi voltarsi e correre all’impazzata, distruggendo le
ultime costruzioni
che si reggevano ancora in piedi. Paur stava osservando tutta la scena
in
disparte, in un piccolo cunicolo tra una maceria e l’altra.
Era terribilmente
preoccupato per l’amico, che, nonostante si fosse ripreso
totalmente
dall’offensiva contro Nappa, sembrava molto preoccupato per
ciò che stava per
accadere. Dopo un po’, Nappa placò la sua corsa, e
Iamko poté vedere gli
effetti da essa causati: l’enorme Saiyan aveva fatto cadere
diversi palazzi,
che si erano poi scontrati tra di loro durante le cadute, provocando
ancora più
distruzione e rendendo quel posto sempre più caotico. Ma
ormai, nemmeno a Iamko
importava più restringersi dal provocare danni
all’area: se non c’era più segni
di vita nei dintorni, non c’era motivo di trattenersi, anche
perché ormai
rimaneva davvero poco da distruggere, visto che anche la sede della
Capsule
Corp era stava distrutta dalle sfere del Saiyan. Inoltre, pensava che
il suo
amico fosse ormai lontano da quello che si era trasformato in un campo
di
battaglia, e quindi credeva di non correre il rischio di ucciderlo.
D’altronde,
Puar non conosceva i pensieri di Iamko in quel momento, quindi si
sentiva
totalmente al sicuro sotto quelle macerie.
“Ecco
il Destructo Globe!” disse Nappa, per poi voltarsi nella
direzione di Iamko e
iniziare di nuovo a correre. Iamko fece per caricare una Kamehameha, ma
si
fermò stranito dal fatto che intorno a Nappa si stesse
formando una sfera di
energia arancione, che a mano a mano diventava sempre più
nitida e meno
trasparente. Quando la sfera fu completa, Nappa era totalmente
scomparso alla
vista di Iamko: al suo posto c’era una sfera di un arancione
accesso, che,
lasciando una scia del medesimo colore dietro di sé, si
stava dirigendo al
dì sotto di lui. Iamko capì subito
l’intenzione dell’avversario, perciò
segui
attentamente i suoi movimenti, preparandosi a lanciare una Kamehameha
se ce ne
fosse voluto il bisogno. Quando si trovò esattamente sotto
Iamko, dalla sfera
uscì una malefica risata proveniente sicuramente dalla bocca
di Nappa. Iamko
cominciò subito a caricare una Kamehameha più
rapidamente possibile, e si mise
con le spalle rivolte al cielo, pronto a sferra l’onda di
energia. La sfera
iniziò a levitare, e si diresse verso Iamko con una
velocità incredibile. Il
terrestre scagliò allora la Kamehameha, che
riuscì a tenere a bada la sfera,
anche se Iamko sentiva in ogni momento di star avendo la peggio.
Inoltre, non
sarebbe certo potuto rimanere in quella situazione per tutto il tempo.
Fu a
quel punto che notò delle auree incredibilmente potenti, ma
distanti: erano
quelle di Goku trasformato in Super Saiyan di Terzo Livello e di Majin
Bu.
Vicino, c’erano anche le auree di Gohan, Crilin, Tensing,
Riff, Junior e anche
quella di Vegeta, oltre a diverse auree sconosciute. I Guerrieri Z
erano al
completo, e sembravano essere nel bel mezzo di una battaglia contro un
gran
numero di nemici, alcuni dei quali anche piuttosto forti. Ecco
perché nessuno
era ancora venuto in suo aiuto. Ma sentiva che se la sarebbe cavata,
che
sarebbe andato tutto bene, anche se era solo ad affrontare il nemico. Sarebbe uscito
vincitore da quello
scontro, senza alcun altra cosa su cui contare se non la sua forza.
*
Durante
l’attacco di Nappa alla città, tutti gli invitati
alla festa di Bulma si erano
radunati al bivio tra sentieri, dato che l’edificio in cui si
stava svolgendo
la festa era completamente stato distrutto dai macigni che caduti
giù dalla
montagna, che avevano inoltre devastato la foresta intorno attorno ad
essa e la
vegetazione della montagna stessa. Anche i due sentieri del bivio erano
ora
bloccati da un imponente macigno, caduto nell'esatto momento
in cui tutti gli
inviatati erano riusciti a raggiungere il bivio e a mettersi quindi in
salvo.
Goku e Gohan si erano completamenti dimenticati della loro diatriba, ed
in quel
momento entrambi stavano solo cercando di capire cosa fosse successo e
cosa
fare in quel preciso momento. Ma non era facile: la maggioranza dei
presenti
ancora sconvolta, e
persino i più audaci
guerrieri erano stati molto colpiti dall’improvviso evento.
Crilin e Riff erano
rimasti a dir poco terrorizzati dalla presenza di un’aura del
tutto sconosciuta
e potente, che gli fece capire che i bei tempi erano finiti e che una
nuova
battaglia si prospettava all’orizzonte; Tensing ebbe
più sangue freddo, e,
mentre gettava alle sue spalle il giubbotto che aveva indossato alla
festa,
rifletté su ciò che era successo, preparandosi
mentalmente a dover affrontare
una nuova minaccia per ristabilire la quiete. Trovava inoltre strano e
anche un
po’ buffo il fatto che fosse bastata un’aura forte
poco meno di Vegeta a destabilizzare
quasi tutti i guerrieri, che avevano affrontato nemici ben peggiori di
quello e
che quindi non avrebbero dovuto avere alcun timore. Forse era la foga
di quel
momento, dato che sulla Terra non si vedevano facce nemiche da cinque
anni. Era
quindi abbastanza naturale turbarsi per aver percepito
un’aura diversa da
solito e quindi probabilmente nemica, anche se rimaneva il fatto che
anch’egli
non fosse totalmente sicuro del fatto che non corressero alcun
pericolo: era
probabile che quel nemico potesse essere una servitore o un alleato di
un altro
nemico, ancora più potente, che lo avesse mandato sulla
Terra per testarne i
guerrieri, per poi intervenire personalmente. Insomma, un ragionamento
simile a
quello compiuto da Goku prima del terremoto. Immerso nei suoi pensieri,
Tensing
non si accorse che Bulma stava parlando a tutto il gruppo, e
servì un piccolo
spintona da parte di Gohan per riportarlo alla situazione contemporanea.
“Dovremmo
dirigerci immediatamente da quell’individuo, altrimenti per
la terra potrebbero
esserci seri problemi!” esclamò Bulma, che,
già abbastanza infuriata per via
della festa rovinata, sperava di vedere nei volti dei guerrieri sguardi
di
intesa, e non le facce appese che invece si ritrovò davanti.
Persino suo
marito, il grande principe dei Saiyan, non sembrava per niente
tranquillo, e
questo la irritava molto: Vegeta metteva sempre il suo orgoglio in
primo piano,
ma al contempo amava la sua famiglia più di ogni altra cosa
al mondo, anche se
non lo dava a vedere. E avrebbe fatto di tutto pur di evitare che anche
solo un
membro del suo piccolo nucleo fosse in pericolo. Ma adesso, lui, come
tutti gli
altri guerrieri sembrava incapace di esprimersi. Doveva intervenire.
“Allora? Che c’è, vi
spaventate per una singola aura!? Avanti, da come
l’avete descritta sarà un gioco da ragazzi
liberarsi di questo nuovo e
fantomatico avversario! Secondo me non necessiterete nemmeno del Super
Saiyan!
Avanti, cosa sono quelle facce? Dov’è finita la
grinta che avete utilizzato per
questi cinque anni? O forse siete soltanto capaci di allenarvi senza
mostrare
nessun vero risultato?” chiese energicamente la donna, mentre
gli sguardi dei
guerrieri la fissavano, alcuni annoiati, altri un po’
sorpresi da quel suo
improvviso incoraggiamento.
“E se quell’avversario è
dotato di qualche trasformazione o di qualche
potenziamento? Andrà a finire come sempre: ci troveremo in
difficoltà, e a quel
punto dovremo contare sui più forti del gruppo, sperando che
loro riescano a
trovare un modo per sconfiggere quest’avversario. E in ogni
caso, non credo sia
venuto da solo. Credo che debba avere pur sempre degli alleati, no? Mi
dispiace, ma il tuo discorso proprio non lo capisco!” disse
Tensing, cercando
di rimanere il più pacato e calmo possibile. Nonostante il
rimproverò del
terrestre con tre occhi, Bulma rimase impassibile, quasi come se le
parole di
Tensing non avessero alcun effetto su di lei. La donna provò
a controbattere,
ma si fermò quando vide l’espressione di Vegeta
mutare improvvisamente in un
viso arrabbiato.
“Leva
subito le mani dalla mia Bulma, lurido!” urlò il
principe. Solo allora Bulma si
accorse che qualcosa o qualcuno gli stava toccando le spalle. Si
girò. E lo
vide.
Un mostro poco più
alto di Goku, con una sottospecie di gobba e con degli artigli al posto
delle
dita. Dalla gobba gli partivano due lunghi spuntoni grigi ricurvi, che
gli
arrivavano fino ai piedi, anch’essi artigliati. Aveva degli
occhi neri e una
bocca con denti aguzzi, ma la caratteristica che più saltava
all’occhio del suo
aspetto era sicuramente il colore della “pelle”:
sparpagliate un po’ per tutto
il corpo, cercano delle strisce colorate di rosso, arancione, verde,
giallo,
violetto e blu: i colori dell’arcobaleno. Questo sua
colorazione vivace e
accesa andava in forte contrasto con la sua espressione, che sembrava
trasudare
malignità da tutti i pori. Bulma indietreggio spaventata, e
Vegeta si parò
davanti a lei, come per proteggerla.
“Chi diavolo sei tu?” chiese Goku,
mettendosi anche egli in posa di combattimento.
“Il
vostro amico occhiuto ha ragione: lui non è solo! Io sono un
suo superiore, e
sono molto più potente di lui!” disse il mostro,
rivelando per la prima volta la
sua voce: una voce rauca, maligna, cupa. Gli amici dei genitori di
Bulma
iniziarono ad urlare a svignarsela, tanto che alla fine i Guerrieri Z
rimase
praticamente da soli. Chichi si avvicinò a Gohan, impaurita
da quella nuova
comparsa. Videl invece rimase a fissare il mostro arcobaleno, riuscendo
a
mantenere la calma e non andare nel panico, cosa che fecero anche i
genitori di
Bulma, lì presenti anch’essi. I Guerrieri Z si
misero tutti in posa, pronti ad
unire le forze contro quel nuovo nemico dal temibile aspetto, eccetto
Trunks e
Goten, che, con il loro classico sorriso stampato in volto, non
sembravano per
nulla intimoriti da quel mostro da loro considerato buffo.
“Avanti,
vi fa davvero così paura? Ma l’avete
visto per bene!? È così colorato che anche se
volesse non riuscirebbe mai a
sembrare minaccioso! Secondo me non è nemmeno
così cattivo!” disse Trunks, in
tono altezzoso e spensierato.
“Io
sono d’accordo con lui! Mostro, mostraci se sa davvero fare
qualcosa a parte
risultare ridicolo!” esclamò Goten, mentre i due
Saiyan mezzosangue tentavano
di attirare l’attenzione del mostro con gesti provocatori,
venendo però mal
guardati dal resto del gruppo.
“Ah,
si? Bene! Se proprio siete curiosi, adesso vi mostrerò
ciò di cui sono capace!”
disse il mostro arcobaleno, per poi iniziare ad urlare a squarcia gola.
Un
potente vento si alzò, mentre gli arti del mostro iniziavano
ad ingrandirsi
insieme a tutto il resto del corpo.
“Bravi, adesso lo avete provocato! La prossima
volta imparate a stare
zitti!” disse Tensing, rimproverando i due piccoli Saiyan per
il loro
comportamento immaturo e ingenuo. I due continuarono a sorridere, anche
se con
chiaro imbarazzo per la figuraccia appena compiuta. Nel frattempo, il
corpo del
mostro arcobaleno stava subendo una vera e propria mutazione: dallo
stomaco
erano spuntate quattro lunghe spine molli di colore verde, che, dopo
essersi
adagiate sul terreno, continuavano ad espandersi in larghezza; la
“gobba” del
mostro fu ricoperta da centinai di spuntoni neri molto corti, mentre
nella
bocca cominciò a comparire una strana sostanza nera. Il suo
mostruoso aspetto
riuscì finalmente a togliere i sorrisi dai volti di Trunks e
Goten, che
iniziarono a tremare dalla paura. Dopo pochi secondi, l’urlo
placò, il che
voleva dire che la trasformazione era giunta al termine: il mostro era
diventato
decisamente più grande e minaccioso, e dalla sua aura
sembrava avere una forza
pari ad un Super Saiyan di Terzo Livello. L’intero gruppo dei
Guerreri Z rimase
in silenzio, ammirando quello che poteva essere definito un vero e
proprio
abominio.
“Vi presento Rainbokiller, il mostro colorato!
Tremate di fronte alla
mia forza!”.
ANGOLO AUTORE:
Heilà! Prima di presentarmi, ci terrei a dirvi una cosa
importante: GRAZIE!
Grazie di cuore per essere arrivati fino in fondo a questo papiro! Ve
ne sono
realmente grato. Adesso, però, direi di passare ad alcune
precisazioni sulla
storia e su di me. Sono nuovo in questo fandom, ma ho sempre amato
Dragon Ball,
in ogni sua serie, a partire dallo Z (il primo che ho visto, almeno
così mi
pare!), fino ad arrivare al più recente Super, amando anche
la prima storica
serie, che ho finito di vedere abbastanza recentemente, e che ho
adorato alla
follia; ho apprezzato molto anche Dragon Ball GT, che, pur avendo
diversi
difetti, aveva anche molti pregi, come la Saga di Baby, i draghi
malvagi e il
Super Saiyan 4. E, dopo tutti questi anni passati a vedere Dragon Ball,
ho
deciso di scrivere una fan fiction su questo fantastico anime. Il
capitolo
parla di per sé di molte cose, ma vorrei un attimo parlare
di alcune cose che
potrebbero risultare non molto chiare… almeno per ora. In
elenco:
1 Il
“giorno
utopico” e il “patto” di cui parlano
Junior e Vegeta: durante il capitolo,
Junior ha fatto più volte riferimento ad un particolare
“giorno utopico”,
mentre Vegeta ha parlato con Junior di un “patto”
stretto tra loro due diversi
anni prima. Per il momento, posso solo dirvi che il patto siglato tra
Junior e
Vegeta e il “giorno” di cui tanto parla Junior sono
collegati in un qualche
modo che scopriremo più avanti, così come
verrà approfondita l’insolita
confidenza tra Junior e Vegeta.
2 I nomi dei
personaggi: Come avrete sicuramente notato, ho preferito mettere i nomi
dei
personaggi dell’edizione italiana, poiché ci sono
maggiormente abituato, anche
se alcuni nomi di alcune tecniche, come la Kamehameha, rimarranno
invariati.
3 Importanza
dei personaggi: In questa storia ogni personaggio avrà la
sua importanza,
compresi i terrestri, che riusciranno a risplendere… in dei
modi che, per il
momento, non posso rivelarvi. Sappiate solo che ho deciso di rendere i
terrestri così forti, tanto da rivaleggiare quasi totalmente
con i Saiyan in forma
base.
4 Scaletta di
forza: Di seguito, ecco una scaletta per comprendere meglio la forza
dei
personaggi senza usare i Livelli di Combattimento, che avrebbero
causato troppa
confusione. La scaletta è:
Goku:2
Vegeta:1,9
Goten:1,7
Trunks:1,8
Iamko e
Crilin:1,65
(ho deciso di renderli totalmente pari per quanto riguarda la forza,
anche se,
come vedremo più avanti, Crilin si dimostrerà
leggermente superiore a Iamko in
diversi aspetti)
Tensing:1,7
Gohan:1,5
(Non si è allenato per cinque anni, è molto,
molto arrugginito)
Riff:1,2
Junior:
7 (Visto che considerò Junior più forte dei
Saiyan in forma base, ho deciso di
attribuirgli questo valore)
5 Collocazione
nel tempo: La storia prende posto cinque anni dopo la sconfitta di
Majin Bu, ma
a differenza di Super, qui Beerus non si è mai svegliato.
Quindi si, questo è
un mondo totalmente a parte rispetto a quello di Super…
forse. Beh, anche per
questo ci sarà bisogno di attendere.
E qui credo di
aver finito. Che dire, spero che al storia vi sia piaciuta. Ho
già pronto il
prossimo capitolo, ma essendo molto lungo, mi ci vorrà un
po’ per correggerlo.
Ci vediamo alla prossima. Ciau!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Situazione disperata ***
CAPITOLO
2: SITUAZIONE DISPERATA
Dopo pochi
attimi di silenzio e di penetranti sguardi, finalmente il mostro
chiamato
Rainbokiller decise di entrare in azione.
Inizialmente si ritrovò indeciso su chi sarebbe stato il suo
primo
bersaglio, ma dopo una veloce analisi si rese conto che il
più vulnerabile tra
i guerrieri era un piccolo umano con la pelle bianca come la neve, le
guance
rosse e gli occhi grandi e neri. Aveva un aspetto decisamente buffo, e
a tratti
quasi simpatico al mostro, che per un momento pensò di
poterlo anche
risparmiare. Ma poi si ricordo di una cosa che purtroppo non ci
è dato ancora
sapere, rimembrando che la sua unica missione era
l’eliminazione totale dei
Guerrieri Z. Di loro non doveva rimanere la più misera
traccia, nemmeno il più
insignificante capello. E quale modo migliore di partire se non
combattendo
contro il più piccolo, debole ed indifeso del gruppo? Ne
avrebbe sicuramente
viste delle belle, e di questo ne era assolutamente certo.
Scattò
quindi alle spalle del piccolo terrestre, così velocemente
che nessuno dei
Guerrieri Z riuscì ad intravedere la sua figura fino a
quando non si fermò.
Riff si guardò ai lati, vedendo che le spine verdi del
mostro erano posate
accanto ai suoi piedi, e sembravano intente ad avvicinarsi a lui, con
fare
molto lento. Immediatamente, il piccolo terrestre si girò,
ritrovandosi davanti
l’impotente mostro, sorridente. Istantaneamente, Riff
puntò un dito contro il
mostro, chiudendo successivamente gli occhi. Dai suoi denti, che
stringeva
selvaggiamente come se stesse cercando di masticare un boccone
piuttosto duro,
e dalla sua espressione, si poté evincere un chiaro sforzo
mentale e fisico del
terrestre dalla bianca cute. Rainbokiller fu improvvisamente avvolto da
una
rosea aura, dalle spine della gobba a quelle che gli spuntavano dalla
parte
frontale, occupando tutto il perimetro di ogni singola parte del suo
corpo.
Inizialmente, Rainbokiller non fu per niente impressionato da quel
gesto: Riff
era di una potenza infima, se paragonata alla sua. Il suo potere
psichico, di
cui Rimbokiller era a conoscenza, non poteva in alcun modo nuocere al
mostro
arcobaleno, che ben conosceva i poteri psichici dell’umano;
di conseguenza,
sapeva che non potevano in alcun modo influire sull’esito di
quello che lui
ritenne quasi un complimento definire “scontro”. Ma
quando provò a mostrare
tutta la sua noncuranza per quel gesto con una risata, si trovo in
difficoltà:
aveva infatti difficoltà a contorcere la sua affilata bocca
in modo da far
fuoriuscire da essa delle risate. Era come se qualcosa facesse in modo
che la
sua bocca non potesse muoversi in alcun modo, forse per impedirgli di
parlare,
o forse per impedirgli di compiere qualsiasi movimento perfettamente.
Provò
allora a muovere i suoi artigli verso la testa di Riff, come per
reclamarla.
Inaspettatamente, però, non solo il suo braccio si muoveva
con una velocità
veramente bassa (provocandogli, per l’altro, profondi
dolori), ma fu anche
costretto a subirsi l’umiliazione di vedere un sorrisetto
stamparsi sulla
faccia di quell’umano così insignificante che
aveva precedentemente
sottovalutato.
“Videl, Chichi, Bulma, Signor e Signora Brief,
scappate! C-18, ti prego
va con loro, e porta con te la piccola Marron. Noi restiamo qui a
vedercela con
questo mostro” urlò Crilin, mentre la moglie gli
diede una annoiata occhiata di
assenso.
“Va
bene. Seguitemi!” disse la cyborg, per poi incamminarsi lungo
il percorso che
avrebbe portato il gruppo affidatole da Crilin fuori dal quel posto
infernale.
“Ragazzi, non credo reggerò ancora a
lungo! Vi pregò, fate quello che
potete!” disse Riff, che nel frattempo sembrava essere in
chiara difficoltà,
vista la sempre maggiore facilità di movimento della bestia
e i gemiti del
terrestre. Purtroppo, i nostri eroi non ebbero il tempo di reagire e
sfoderare
i loro poteri che il mostro tirò un fortissimo urlo, che
infranse la barriera
rosa attorno a lui, facendo cadere a terra il bianco terrestre.
“Niente
male, devo ammetterlo. Sei più forte di quanto pensassi. Ma
purtroppo, nessuno
di vuoi può nulla contro il sottoscritto!”
sentenziò il mostro, uscito indenne
dalla tecnica di Riff. Iniziò ad indicare con un artiglio
tutti i Guerrieri Z,
uno per uno, come se stesse decidendo chi attaccare per prossimo.
Sfruttando
quel momento di apparente calma in cui il mostro sembrava non porre
troppa
attenzione alle mosse dei guerrieri, Vegeta si trasformò nel
Super Saiyan di
Secondo Livello. Era molto infastidito dal comportamento del mostro, il
quale
sembrava poco sorpreso e per nulla spaventato dai guerrieri,
poiché
probabilmente li considerava degli avversari non alla sua altezza;
inoltre, era
ancora infuriato perché quel mostro aveva osato toccare la
spalla della sua
Bulma, e questo non glielo avrebbe perdonato mai in tutta la sua vita.
Il
principe si gettò a capofitto nella mischia, cercando di
prendere l’avversario
con un pugno destro al volo, dritto allo stomaco della bestia, che non
sembrava
essersi accorta dell’improvviso attacco del principe.
“Perfetto, non se n’è accorto! Dopo
questo pugno, gliene darò così tanti
che quando sarà a terra non avrà nemmeno il fiato
per provare a dire le sue
ultime parole! Sarà un gioco da ragazzi!”
pensò il principe, quando ormai il
suo pugno era praticamente in collisione con lo stomaco della creatura,
che
poco prima dell’impatto girò il volto verso
Vegeta, accennando un maligno
sorriso. Vegeta non diede pesò all’espressione
della creatura, e si concentrò
molto di più sul suo pugno, ormai vicino al toccare la pelle
del mostro. Ma
proprio nell’istante in cui il pugno avrebbe dovuto colpire
la colorata cute,
Vegeta si bloccò. Un fortissimo dolore si espanse per tutto
il suo corpo, e sul
suo volto si stampò un espressione di pura sofferenza, con
la bocca spalancata,
quasi impossibilitato a chiuderla. Si sentiva come paralizzato quando
provò a
inclinare la testa verso il basso, visto che ogni singolo movimento
compiuto
aveva una velocità di molto inferiore alla solita. Quando
finalmente riuscì ad
abbassare il capo, scoprì che la fonte di quei dolori era un
pugno allo stomaco
sferrato dalla creatura, che nel frattempo grugnì
soddisfatto, mentre il principe
dei Saiyan ritraeva il proprio braccio con cui aveva tentato di
assaltare il
mostro. Vegeta cadde all’indietro, accasciandosi
violentemente a terra,
contorcendosi dal dolore. Fu allora che, dal basso verso
l’alto, poté vedere le
facce di tutti i guerrieri: erano stupiti, impauriti.
“Il vostro amico è stato molto
imprudente. Se non
volete finire come lui, vi consiglio
di starvene impalati e reagire solo se ve ne do l’occasione.
In fondo, volete
vivere, o mi sbaglio? Peccato solo che oggi qualcuno di vuoi
avrà un biglietto
di sola andata per l’inferno. E mi riferisco a te, crapa
pelata!” urlò la
creatura. L’ultimo commento era diretto palesemente a Crlin,
il quale, quando
il mostro si girò verso di lui, si mise subito in posizione
di combattimento,
pronto a difendersi dall’imminente attacco del mostro.
Rainbokiller diede
nuovamente prova della sua gran velocità, caricando un
potente Ki Blast nella
mano destra, la stessa con cui aveva colpito il principe dei Saiyan,
nel giro
di pochi istanti. Lanciò dunque il colpo, mentre Crilin si
preparava a
schivarlo, visto che la differenza di potere tra lui e il mostro era
abissale,
e non sarebbe mai riuscito a respingere o a annullare
quell’attacco. Inaspettatamente,
però, il principe dei Saiyan scattò in piedi, con
le mani sullo stomaco. Con
uno scatto, si frappose fra Crilin e il colpo, facendo scudo con il suo
corpo,
incassando il colpo del nemico. Una piccola esplosione, una nube di
fumo e poi
il corpo di Vegeta che rispunta fuori dalla coltre. Il principe
compì qualche
passo, prima di cadere nuovamente a terra, questa volta ai piedi del
terrestre
che aveva salvato.
“Non
farti strane idee. Sappi che c’è l’ho
ancora con te per l’ordine che hai
impartito alla mia Bulma, e non mi sono certo dimenticato di
quell’altro
accaduto! Considera questo gesto come atto della mia grande”
provò a dire il
principe, senza riuscirci, visto che il mostro multicolore gli
saltò addosso
con un veloce balzo, schiacciandolo con il suo peso. Per pochi istanti,
Vegeta
vide ancora il volto spaventato di Crilin, prima che la sua mente
cedesse
insieme al resto del corpo, facendolo svenire.
“Fuori uno! A quanto vedo, non siete poi
così forti. Vi do un vantaggio:
ora me ne starò fermo per un po’, e voi dovrete
colpirmi senza sosta. E se il
tempo non vi basta, potete anche farmi tenere fermo dal vostro
amichetto coi
poteri psichici” disse Rainbokiller, balzando
all’indietro e lasciando a terra
il corpo svenuto del nemico appena sconfitto. Si diede un veloce
sguardo attorno,
notando odio e angoscia in tutti i presenti, anche i due piccoli
bambini Saiyan
che poco prima lo avevano deriso. Chiuse quindi gli occhi, e in quel
momento
parve essere apparentemente immobile. Ciononostante, Riff, per
precauzione,
fece per bloccare il mostro. Purtroppo, come il bianco terrestre aveva
sospettato, quella del mostro era un trappola per far abbassare la
guardia a
tutti i presenti.
Rainbokiller,
infatti, con una velocità altissima, si recò da
Riff, per poi colpirgli il
mento con un calcio sinsitro, alzandolo da terra, per poi sbatterlo di
nuovo
sul terreno con colpendolo con il piede destro. Tensing, che si trovava
vicino
al suo bianco amico, non ebbe purtroppo il tempo per poter opporre
alcuna
resistenza. Il mostro gli afferrò la testa con la mano
destra, mentre con la
sinistra sparò una serie velocissima di Ki Blast arcobaleno,
tutti diretti
verso Crilin. I Ki Blast erano tutti perfettamente in linea tra di
loro, per
cui Crilin non riscontrò grandi difficoltà a
schivarli scansandosi a destra.
Nel contempo, Goten e Trunks si avvicinavano svolazzando verso il
mostro
trasformati in Super Saiyan, pronti per dimostrare che la loro tesi era
esatta
e che quel mostro di temibile aveva soltanto l’aspetto.
Purtroppo, nessuno dei
tre sapeva che il mostro aveva pianificato e previsto tutto. Mentre
Tensing si
divincolava cercando di uscire dalla potente presa del nemico,
Rainbokiller si
girò, osservando tutti i suoi avversari. Quindi, allungo il
braccio destro,
tenendo Tensing in bella vista. Questo non portò
però i due piccoli Saiyan a
frenare la loro avanzata, e quindi Rainbokiller dovette subito reagire
con le
maniere forti, cosa che avrebbe voluto posticipare il più
possibile. In fondo,
gli divertiva vedere come quei poveri umani cercavano disperatamente di
resistergli. Era una visione a dir poco penosa, ridicola: il risultato
di
quella battaglia era già stato deciso, eppure quegli insulsi
guerrieri
speravano di poterlo cambiare con la loro forza di volontà.
Che stolti.
Rainbokiller
lanciò con forza Tensing addosso ai due Saiyan, che,
all’impatto col corpo del
tricolpe, caddero a terra insieme a lui. A quel punto, Rainbokiller
decise di
fare sul serio: iniziò a mitragliare di Ki Blast tutti i
presenti, compresi
Goku, Gohan e
Junior, che per il momento
non avevano ancora agito durante tutta la durata dello scontro.
Rainbokiller
iniziò a girarsi da tutte le parti, continuando a sparare i
suoi colpi
energetici color arcobaleno, colpendo anche gli esanimi Riff e Vegeta.
Una
enorme nube di fumo si alzò, oscurando totalmente la vista
di Rainbokiller, che
continuò però a sparare, guidato dalla pura
voglia di vedere i suoi nemici a
terra, sconfitti e deboli. Dalla nube, poteva udire gemiti acuti,
probabilmente
provenienti dalle bocche dei due piccoli Saiyan, insieme anche a urli
di puro
dolore, sicuramente dei due terrestri ancora in piedi.
Continuò per un po’ di tempo,
fino a quando decise di averne abbastanza. Cesso la raffica, e a poco a
poco la
nube iniziò a diradarsi, dando a Rainbokiller una perfetta
visione di ciò che
aveva fatto: diversi alberi erano a terra, con le foglie bruciacchiate
o
completamente assenti; i detriti del macigno erano sparsi un
po’ da tutte le
parti, siccome nemmeno l’imponente roccia che ostruiva il
bivio era
sopravvissuta a quella mitragliata; il terreno era stato compresso
notevolmente
dalla scarica di colpi, risultando quindi più basso. Ma
ciò che gli dava più
soddisfazione vedere erano i corpi senza forze di Trunks, Goten,
Tensing e
Crilin. Le loro divise da combattimento erano lacerate e con vari
strappi, e i
piccoli Saiyan erano tornati nello stadio base, tanto doveva essere
stata potente
la raffica. Notò tuttavia che tre aure erano ancora ben
percepibili, e
sembravano essere volate in cielo, al sicuro dal bombardamento appena
compiuto.
Rainbokiller alzò lo sguardo, e vide Goku, Gohan e Junior
uno acconto all’altro,
troneggianti sulla nube. Sebbene gli fosse chiaro che tutti e tre
fossero
particolarmente preoccupati, riuscì a distinguere dai loro
volti emozioni molto
diverse: Goku accennava ad un sorriso, come se fosse impressionato
dalla forza
del mostro e non vedesse l’ora di confrontarsi con lui; Gohan
pareva essere
molto frustrato, e quasi sicuramente anch’egli avrebbe voluto
confrontarsi al
più presto con la creatura, anche se i suoi intenti
sarebbero stati molto
diversi da quelli di Goku; Junior sembrava molto preoccupato, forse per
la
forza di Rainbokiller, forse per quella serie di strani eventi uno dopo
l’altro: prima Nappa, poi il mostro arcobaleno…
erano tutte coincidenze troppo
strane per essere davvero casuali. Rainbokiller li osservò
beffardo.
“E
questo non è niente!”
*
Mentre
infuriava la battaglia tra i Guerrieri Z e Rainbokiller, un essere
dalla pelle
rosa e con una corporatura grossa vagava nella foresta ai piedi della
montagna,
accompagnato da un cagnolino e da un uomo in pigiama.
“Riesci
a percepire ancora la sua aura?” chiese Mr.Satan, rivolgendo
il suo sguardo
alla montagna, e più precisamente alla fitta nube che si era
alzata qualche
secondo prima, e che in quel momento si stava man mano diradando sempre
di più.
Era visibilmente preoccupato, e a Majin Bu bastò guardarlo
un secondo per
capire ciò che in quel momento turbava la sua mente.
“Sei
preoccupato per tua figlia, non è vero?” gli
chiese il mostro rosa con il suo
solito tono premuroso, che era solita a riservare soltanto a Mr.Satan.
Il
terrestre lo guardò, e Majin Bu poté notare che
il suo viso era impegnato in un
goffo tentativo di nascondere le sue preoccupazioni, forse per non
appesantire
le responsabilità di cui Bu si era fatto carico quella
stessa mattina. Il
demone rosa si avvicino a Mr.Satan, toccandogli le spalle. Mr.Satan
squadrò per
bene il volto dell’amico, notando che esso traspariva una
serietà che proprio
non si addiceva ad uno come Majin Bu.
“Non
voglio
che tu ti preoccupi. Se quei mostri ricompaiono, io lo
trasformerò in
cioccolatini e li mangerò insieme a te. E se proveranno ad
attaccare tua
figlia, sarò ancora più felice di occuparmi di
loro” lo rassicurò il mostro
rosa, per poi togliergli le mani dalle spalle e sorridergli.
“Io devo proteggerti, altrimenti non mi sarei
mai allenato così
duramente per tutti questi anni. Vinceremo, stai tranquillo" gli disse,
per poi voltargli le spalle.
“Avanti, proseguiamo. L’aura
è ancora sulla montagna, insieme a quelle
di Goku, Gohan e Junior. Dobbiamo sbrigarci, altrimenti per loro
potrebbe
davvero essere la fine!” disse il mostro, incamminandosi
nuovamente. Mr.Satan
lo segui, insieme al cagnolino. I tre proseguirono, guardandosi
reciprocamente
le spalle, ma apparentemente nessuno sembrava esser presente nei
dintorni. La
foresta era calma. Così calma che Mr.Satan
cominciò spontaneamente a credere di
essere in pericolo. Aveva come la sensazione che qualcuno li stesse
osservando
da lontano, e che stesse progettando un agguato per farli fuori.
Iniziò anche a
sentire dei fruscii, probabilmente opera della suggestione, che
sembravano a
dir poco reali. Come se qualcuno fosse realmente nascosto da qualche
parte e
non aspettasse altro se non il momento adatto per attaccare. Majin Bu
non
sembrava essersi reso conto dei rumori, anche perché erano
brevi e non si susseguivano
con una velocità frequente. Il cane sembrava invece molto
attento all’ambiente,
e spesso girava il capo nell’esatto direzione da cui
sembravano provenire i
fruscii. Satan iniziò a credere che anche il cane sentisse
quei sinistri
rumori, che nel frattempo sembravano più intensi. Mr.Satan
li ascoltò per bene,
capendo che quelli che sentiva in quel momento erano gli stessi
identici suoni
uditi fino ad allora. E sembravano più intensi
perché qualcuno o qualcosa era
molto vicino a loro. Il suono comincio anche a diventare più
veloce, quasi come
se quel qualcosa cercasse di confonderli, tesi avvalorata dal fatto che
ora i
fruscii sembrava provenire da molteplici direzioni, tanto che
finalmente anche
Bu iniziò a guardarsi intorno. I tre
camminava con un passo sempre più lento, fino a
quando non si fermarono,
nell’esatto momento in cui i fruscii terminarono. Istanti di
silenzio. Poi il
subentrare di un nuovo rumore, questa volta forte fin
dall’inizio. Sembrava
provocato da qualcosa di roccioso, situato proprio davanti a loro, in
continuo
movimento. Il cane iniziò ad abbaiare, mentre Bu si mise
davanti ai suoi due
compagni di viaggio, intenzionato a proteggerli.
La terra tremava, così come gli alberi sopra di
essa. Una serie di tonfi
incessanti senza sosta. La paura di Satan crebbe in modo esponenziale,
così
come aumentava sempre più l’evidenza del suono
roccioso: stava arrivando.
Scrutando tra gli alberi, Mr.Satan notò una roccia che
rotolava ad un alta
velocità, travolgendo tutto ciò che gli capitasse
a tiro. Era lei l’artefice di
quel forte suono. Satan alzò lo sguardo, rabbrividendo: la
roccia era così
grande che sormontava gli alberi, e niente sembrava poterla fermare.
Satan
ricollegò immediatamente quell’avvenimento con
l’accaduto mattutino, cosa che
gli fece rivalutare la pericolosità della roccia: Majin Bu
avrebbe potuto
ridurla in frantumi con un solo pugno, quindi non c’era nulla
di cui
preoccuparsi. I veri problemi sarebbero sorti quando quegli immondi
esseri
sarebbero usciti allo scoperto, pronti a reclamare la vittoria dopo la
miserabile sconfitta subita in mattinata. Nel bel mezzo delle sue
riflessioni,
Satan aveva abbassato la testa, cosa che gli permise di vedere un
enorme ombra,
che sovrastò improvvisamente la sua. Capì cosa
stava succedendo.
“Adesso ci pensò io!” disse
Bu, per poi tendere la mano destra in
avanti. Appena questa entrò in contatto con il possente
macigno, esso frenò
bruscamente, provocando un piccolo terremoto dalla infima potenza,
quasi
impercettibile.
“Congratulazioni! Sei davvero in forma,
lardoso rosa!” disse una tetra voce alle loro spalle. Il
gruppetto di girò, e i
timori di Satan divennero realtà.
Davanti a loro, si palesò un mostro
dall’aspetto praticamente uguale a
quello di Rainbokiller prima
della
mutazione, con le sole eccezioni del colore degli occhi e del corpo:
aveva
infatti gli occhi bianchi, mentre il resto del corpo era di un nero
pece.
Poteva sembrare temibile dall’aspetto, ma tutto sommato la
sua forza non era
davvero niente di che, tanto che a Majin Bu sarebbe bastato un solo
colpo per
stenderlo. Erano le sue abilità, che Bu conosceva molto
bene, a renderlo un
avversario molto tosto, cosa rafforzata dal fatto che… non
era un singolo
individuo. In quell’esatto momento, decine e decine di risate
si alzarono dalla
boscaglia, e decine e decine di mostri come quello uscirono allo
scoperto,
tutti uguali, tutti sorridenti. Tutti con un solo obbiettivo: catturare
Majin
Bu.
“La
scorsa volta avete ucciso i nostri
fratelli, ma badate bene, stolti: erano solo in venti. Noi invece siamo
sessanta, un numero troppo grande anche per te, brutto
panzone!” disse uno dei
mostri, un po’ più grosso rispetto agli altri e
con la voce più cupa, come ad
evidenziare il fatto che fosse il capo di quel gruppo di bestie pronte
ad
agire. Le creature non vedevano infatti l’ora di combattere,
e anche se la
maggior parte di loro aveva gli occhi fissi su Bu, alcun osservavano
con
interesse Mr. Satan e il cagnolino: erano prede facili, sfuggite ai
loro
fratelli morti, ma che questa volta non avrebbero fatto una bella fine.
Era
facile e divertente! Gli sarebbe bastato anche un solo piccolo Ki Blast
per
ridurli in polvere, cosa che avrebbero fatto volentieri, se non fosse
stato per
l’ordine impartitogli poco dopo dal loro capo.
“Non
pensate né al cane né all’uomo:
lasciateli anche scappare! Ci interessa
soltanto il grassone, e poi non abbiamo bisogno di usare nessuno come
ostaggio.
Possiamo fare tutto da soli” ordinò la creatura.
Majin Bu si girò per un attimo
verso Mr.Satan, facendogli cenno con il capo di scappare. Mr.Satan per
un
attimo fu titubante: non voleva lasciare Bu solo, non dopo quello che
avevano
tentato di fargli quei mostri. Ma purtroppo, sapeva di non poter avere
alcuna
utilità in quella circostanza, e anzi, sarebbe stato solo
d’impiccio. Mentre il
cane abbaiava verso i mostri in nero, Mr.Satan lo prese in braccio, per
poi
aggirare il masso passando tra gli alberi. Da lì
poté vedere che dove il masso
era passato molti alberi erano caduti, l’erba era scomparsa e
diversi tronchi
erano presenti qua e là, cosa che avrebbe impedito a
Mr.Satan di percorrere
quella strada. Continuò quindi a camminare in mezzo agli
alberi, voltandosi
frequentemente. Ma a parte urli di battaglia, dietro di lui non
riusciva
ad intravedere
più niente: Majin Bu era
già scomparso dalla sua vista. Speranzoso nelle
capacità di Bu, Mr.Satan
continuò a correre, senza avere la minima intenzione di
fermarsi nemmeno per un
singolo istante.
*
Nel frattempo,
da tutt’altra parte, C-18 stava guidando il gruppo affidatole
da Crilin, pur
non avendo una vera e propria meta prestabilita. La tensione fra i
componenti
era grandissima, tanto da spingere Muten a tenersi a debita distanza
dal
gruppo, per ragionare meglio sui numerosi eventi accaduti in
così poco tempo.
Non era troppo preoccupato per quel mostro arcobaleno che li aveva
sorpresi
improvvisamente, vista la sua grande fiducia nei Guerrieri Z, quanto
più per
l’eventualità che sopra quella bestia ci fosse
qualcun altro. E se quel qualcun
altro fosse anch’esso una semplice pedina di un qualcuno di
ancora più potente,
intenzionato a conquistare la Terra oppure distruggerla completamente?
Non
poteva ancora averne la certezza, ma era fermamente convinto che la
verità era
proprio dietro l’angolo, mentre aspettava che qualcuno
riuscisse a trovarla.
Era così preso dai suoi pensieri che si era quasi
dimenticato di essere con
altre sette persone, anch’esse immerse nelle loro menti.
Bulma era preoccupato
molto più per la sorte dei guerrieri
piuttosto che ad un eventuale ulteriore minaccia. In
particolare, era
molto in pensiero per Trunks e Vegeta, essendo uno suo figlio e
l’altro suo
marito, avendo quindi un valore affettivo decisamente superiore
rispetto agli
altri guerrieri. Era comunque molto preoccupata anche per Goku,
poiché era
certa che sarebbe stato colui che avrebbe combattuto più di
tutti, essendo in
quel momento il più forte sulla terra. Gli sarebbe potuto
succedere di tutto,
sarebbe anche potuto morire. Era un suo caro amico, e la sua morte,
oltre ad essere
qualcosa che avrebbe moralmente devastato tutti, avrebbe anche privato
la Terra
del suo più forte guerriero, che più di una volta
l’aveva protetta dalle
innumerevoli minacce giunte sul pianeta. Al contrario di Bulma, invece,
Chichi
non era molto preoccupata per Goku, nonostante fosse suo marito, quanto
per i
suoi due figli: Goten e Gohan non erano al livello di Vegeta o Goku, ed
erano
quindi molto più vulnerabili dei due Saiyan purosangue. Il
suo istinto di madre
le diceva di tornare indietro, di portare con sé i suoi
figli, di allontanarli
da quel posto. Il timore di quello che le sarebbe potuto succedere,
però, la
faceva restare in bilico: andare dai propri figli o salvarsi la pelle
(ben
sapendo che probabilmente i due mezzi-saiyan avrebbero preferito la
seconda
opzione)? Pensieri simili alleggiavano nella mente di Videl, anche se
diretti
principalmente a Gohan, cosa naturale, essendo sua consorte. C-18, da
fuori,
sembrava fredda e senza alcun particolare timore, ma in
verità era molto in
pensiero per Crilin: suo marito non era al livello dei guerrieri
Saiyan, e
probabilmente non avrebbe avuto alcuna speranza contro quel mostro. Ma
nonostante
fosse molto impaurita per quello che gli sarebbe potuto succedere,
cercava di
non farlo a vedere, come invece faceva la piccola Marron, preoccupata
anch’essa
delle sorti del padre. C-18 era la più forte tra i presenti,
e quindi era suo
compito proteggere il gruppo. Non poteva mostrarsi timorosa, per
evitare che il
panico salisse alle stelle in ognuno di loro.
“Fermiamoci”
disse improvvisamente il Signor Brief, interrompendo tutto
il gruppo dalle loro riflessioni individuali. Il Signor Brief e la
Signora
Brief erano infatti rimasti vigili per tutto il tempo, prestando molta
attenzione ad ogni singolo rumore o cosa nei dintorni e mettendo in
secondo
piano le loro riflessioni personali. Già da qualche minuto
avevano potuto udire
dei confusi e brevi rumori, simili a fruscii molto veloci, al contrario
del
resto del gruppo, distratti dai loro pensieri. Adesso, però,
quei rumori si
facevano sempre più evidenti, come se qualcosa o qualcuno li
stesse venendo a
prendere. Per un attimo ci fu silenzio, e i componenti del gruppo,
esclusa
C-18, si scambiarono rapidamente gli sguardi, come in un vano tentativo
di
cercare conforto. Ed eccolo spuntare dalla chioma di un albero. Nero
come la
pece, terrificante come il buio.
“Se pensavate che Rainbokiller fosse
l’unica vostra preoccupazione, vi
sbagliavate di grosso. Anche io posso rappresentare un
pericolo” disse la
creatura, e immediatamente il gruppo la ricollego al mostro arcobaleno
visto
sulla montagna, visto che il so aspetto era praticamente uguale a
quello di Rainbokiller,
escluso il fatto che la sua cute era totalmente nera e che gli occhi
erano di
colore bianco.
“Che c’è?
Non parlate? Non avete la lingua? Oh, adesso vedrete come
parlerete!” li
provocò il mostro. Un profondo odio pervase tutti i
componenti del gruppo, che
non gradivano affatto la presunzione di quella tenebrosa creatura.
“Vediamo…
da cosa posso iniziare… ah giusto. Parliamo del ragazzino
con i capelli viola e
del padre. Sappiate solo che quei due non stanno facendo una bella
fine. Beh,
c’era d’aspettarselo: sono solo due scimmioni senza
cervello, la cui vita può
essere spezzata anche da una misera folata di vento” disse il
mostro,
utilizzando un tono poetico nell’ultima frase, come per
rendere più fastidiosa
la provocazione. Bulma fu particolarmente colpita da quelle parole,
tanto che
tentò di avvicinarsi al mostro, mentre il suo odio verso
quella creatura
cresceva. Fu
però fermata da Videl, che
le sbarrò la strada con un braccio. Le due si guardarono per
un po’, entrambe
furiose per il comportamento del mostro, che pochi attimi dopo,
stuzzicato dal
visto particolarmente arrabbiato della moglie di Gohan,
continuò le sue
provocazioni.
“Ah,
cara Videl, è un vero peccato che per preoccupati di quello
scansafatiche di
tuo marito non hai pensato al tuo povero papà! Te lo sei
dimenticato appena
arrivata alla festa, ritenendo più importante consolare il
tuo povero maritino!
Che pena!” commentò acidamente il mostro, con il
solito modo di fare
simil-poetico. Chichi, furiosa per gli insulti rivolti al suo Gohan, si
preparò
per avventarsi sulla creatura, pronta per fargliela pagare.
“Come sai il
mio nome?” chiese Videl, mentre la sua espressione mutava.
Sembrava quasi
intontita dalle parole del mostro: sembrava conoscerla, e non solo di
nome. Gli
aveva anche citato un evento accaduto molto recentemente, di cui
soltanto lei e
Gohan erano a conoscenza. Il gruppo guardò Videl, tutti con
la faccia
stupefatta, esclusa C-18. Era fin troppo strano che quel mostro potesse
conoscere il nome di un individuo che non aveva mai incontrato in vita
sua, e
tantomeno non poteva sapere cosa accadeva nella vita di
quell’essere. Subito
molte domande sorsero nelle menti dei presenti, fino a quando Bulma non
decise
di intervenire e porre lei il primo quesito, diretto a Videl.
"Ora che ci faccio caso, Mr.Satan non era presente,
così come Majin
Bu, nonostante li avessimo invitati. Sai per caso che fine hanno fatto,
Videl?”
le chiese Bulma, ricevendo una risposta quasi istantanea dalla donna.
“Beh... mio padre, ieri sera, mi aveva detto che
non sarebbe potuto
venire, poiché aveva un affare da sbrigare con Majin Bu. Da
quel momento, non
li ho più visti, e questa mattina mi ero quasi dimenticata
di loro” rivelò la
donna, tenendo gli occhi fissi sulla nera creatura, pronta per porgli
diverse
domande che le attanagliavano la testa. E mentre si preparava a
formulare una
di queste domande, un nuovo interrogativo gli balenò in
mente: quel mostro
sapeva che Mr.Satan non era venuto alla festa. E se per caso fosse
stato lui il
responsabile della sua assenza? E se per caso avesse fatto del male a
suo
padre? Immediatamente, quella domanda prese importanza rispetto a tutte
le
altre. Le sorti di suo padre erano ben più importanti di
capire il perché quel
mostro sapesse il suo nome e conoscesse gli eventi della sua vita.
“Cosa hai fatto a mio padre!? Sei stato tu,
dì la verità!” gli chiese
Videl. Il mostro non ci pensò due volte, e iniziò
a raccontare quanto
successo.
“Vedi, carissima, ieri sera i
miei fratelli sono comparsi al tuo caro paparino…”
“I tuoi fratelli?” lo interruppe
Videl, disgustata dall’idea che potessero
esistere altri mostri come quello.
“Grazie per l’interruzione”
la “ringraziò” il mostro, per poi
riprendere
il suo racconto ignorando totalmente la faccia contrariata della donna.
“Come
vi dicevo, i miei fratelli sono comparsi al tuo caro paparino
sottoforma di
voci, che soltanto lui e quella palla di lardo rosa potevano percepire.
Abbiamo
avuto così l’immenso piacere di chiacchierare un
po’ con quei due idioti. Devo
ammettere che in fin dei conti, per quanto due creature assolutamente
orripilanti ed inferiori, erano piuttosto simpatici. Non come certe
crape
pelate con tre occhi” a questo punto, il mostro si interruppe
volontariamente,
per vedere se le sue volontarie frecciatine verso Tensing avevano
scaturito gli
effetti sperati. Compiaciuto, vide per la prima volta un lieve rancore
nella
faccia di C-18, causato dalla troppa saccenza, mentre i volti degli
altri
sembravano meno arrabbiati, tranne quello di Videl, furiosa per gli
insulti
rivolti a suo padre. Stava per controbattere, ma il mostro le fece di
no con un
artiglio, per poi guardare tutti i presenti con un aria soddisfatta,
aumentando
la loro irritazione. Riprese allora il racconto.
“Hanno
stretto un accordo con quei due, che
prevedeva la loro presenza in tarda sera nel cielo della
Città dell’Ovest. In
cambio, nessuno si sarebbe fatto male. Così, uno dei miei
fratelli,
confondendosi con il buio della notte, è andato a prenderli
e lì a trasportati
in questa foresta, molto lontano dalla montagna da cui siete venuti.
Devo
ammettere che sono stati molto furbi a celare la loro presenza: sono
volati
così in alto che nemmeno la più alta luce della
città riusciva a raggiungerli.
Un ottimo piano, insomma” concluse il mostro, per poi
fermarsi nuovamente.
“Non
me la bevo! Avete fatto qualcosa a mio padre, ne sono certa!”
entrò Videl,
sfruttando il momento di pausa del mostro. La sua irrefrenabile voglia
di
andargli addosso cresceva sempre di più, insieme alla
orribile consapevolezza
di non essere nessuno in confronto a quel mostro, e che questi
l’avrebbe già
uccisa, se solo avesse voluto.
“Oh,
mi dispiace. Come posso farmi perdonare? Dicendoti che quel verme rosa
si era
nascosto volontariamente nel buio, per cogliere un agguato al mio caro
fratello? Dicendoti quali atrocità ha commesso quel
maledetto demone, uccidendo
venti miei fratelli? Vuoi per caso…” ma prima che
potesse finire la frase, il
demone si ritrovò improvvisamente un buco nello stomaco. Una
piccola esplosione,
rumore di un tronco che cadeva, la vista che gli si annebbiava. Il
tonfo del
suo corpo, e poi il nero assoluto. C-18 ritrasse il braccio,
soddisfatta dal
lavoro compiuto dal suo Ki Blast. Il gruppo tirò un profondo
sospiro di sollievo.
“Sei stata grande, C-18” si
congratulò Videl, mentre la piccola Marron
esultava, felice per la vittoria della sua mamma.
A
quel punto, il
gruppo proseguì lungo il suo tragitto, ma dopo un
po’ tutti decisero di
fermarsi, per riprendere fiato e cercare di tranquillizzarsi, essendo
ancora
più scossi dalla discussione avuta poco prima con il mostro.
Ma non era facile,
in particolare per Videl e Bulma, che sembravano le più
turbate del gruppo.
Vedendo la strana espressione della figlia, il Signor Brief le si
avvicino.
Bulma era seduta accanto ad un albero, ed era intenta a sistemarsi i
capelli,
che durante la fuga erano stati arruffati dal vento. Il padre
capì subito che
il comportamento della figlia era soltanto un modo per non pensare a
Vegeta e a
Trunks, per i quali era terribilmente il pensiero.
“C’è
forse qualcosa che ti turba, cara?” le chiese con calma.
“No, niente. Tranquillo. È solo che
sono un po’ stressata per tutti
questi avvenimenti, ma per il resto sto apposto. Devo soltanto
riprendermi”
disse seccamente, ma il padre capì al volo che la figlia non
le stava
confidando la verità.
“So
che sei molto preoccupata per Trunks e Vegeta, lo siamo un
po’ tutti. So che è
brutto pensare di averli lasciati soli con quel mostro ed essere
fuggiti via.
Ma non potevano fare altro. Saremmo stati soltanto di impiccio. E poi
vedrai
che se la caveranno, perché…”
cercò di dire il Signor Brief, venendo però
fermato dallo scatto improvviso della faccia della figlia verso di lui.
Le sue
parole non sembravano aver fatto ragionare Bulma, al contrario, pareva
essere
piuttosto infastidita.
“E
tu cosa ne vuoi sapere? Se credi che delle semplici parole bastino a
tranquillizzarmi, ti sbagli! Davvero, è stata una pessima
idea fuggire! Siamo
all’oscuro di tutto ciò che succede su quella
montagna. Alcuni dei nostri
potrebbero già essere morti, ma tu dai per scontato che
siano vivi senza
vedere. Vuoi per caso che ti ricordi quante perdite abbiamo subito
contro Majin
Bu, o di quante volte Goku, Gohan, Junior o qualsiasi altro guerriero
sia stato
vicino alla morte, scampandole per un soffio? Non eravamo per niente
pronti ad
una nuova minaccia, e nonostante sapessimo nel profondo che la pace non
sarebbe
stata eterna, ci eravamo illusi che tutto fosse finito! E adesso, oltre
ad
essere impotenti, non sappiamo nemmeno che fine faranno i nostri cari!
Dobbiamo
andare da loro! So che non serviremo a molto, ma secondo me
è la cosa più
giusta da fare!” disse tutto d’un fiato la donna, e
quando il padre cercò di
controbattere, Chichi si intromise nel loro discorso.
“Io sono
d’accordo con Bulma! Sono le persone a cui teniamo di
più al mondo, non
possiamo lasciare da sole! Siamo scappati come conigli, e tutto questo
per
colpa delle nostre stupide paure! Lo sapevo, non avremmo mai dovuto
ascoltare
Crilin! Adesso per colpa sua” ma Chichi non fece in tempo a
concludere che una
C-18 più furiosa che mai decise di intromettersi
anch’essa, con lo scopo di
scagionare il marito dalle accuse di una persona che a suo parere
doveva
soltanto essergli grata.
“Crilin
l’ha fatto per il nostro bene, non puoi accusarlo di colpe
che non ha! Inoltre,
non fare tanto la finta preoccupata: sappiamo tutti che te ne importa
soltanto
di Goten e Gohan!” esclamò la cyborg, arrivando a
spaventare la piccola Marron
per via del tono alto utilizzato.
“Mi sembra naturale! Tu parteggi per Crilin solo
perché è tuo marito, e
io parteggio per Goten e Gohan perché sono miei figli! Tu
tua figlia c’è l’hai
qui con te, mentre io temo il peggio per i miei figli, di cui non mi
è nemmeno
dato sapere che fine hanno fatto! Ti rendi conto come mi
sento?” rispose rabbiosamente
Chichi, ma prima che la faida potesse continuare, ci pensò
Videl a mettere a
posto la situazione.
“State tutti litigando per delle ragioni
inutili! Per il momento
dobbiamo pensare a metterci al sicuro! Anch’io sono
preoccupata per Gohan, ma
so che lui, come tutti gli altri, preferirebbe sapere che i suoi amici
e cari
sono al sicuro, piuttosto che con lui, e con quel mostro orribile. So
che è
terribile non poter sapere come stanno, ma dobbiamo avere fiducia in
loro. Se
si sono allenati così a lungo, un motivo ci
sarà!” disse, per poi fermarsi a
riprendere fiato dopo quella dura lavata di capo, che sembrava aver
calmato gli
animi, anche se Chichi e C-18 si scambiarono comunque
un’occhiataccia l’una con
l’altra.
Passarono diversi interminabili minuti di puro silenzio,
ma la
situazione non sembrava migliorare. Il discorso di Videl non era
bastato per
rassicurare Bulma e Chichi, e non aveva di certo risolto il dibattito
tra
Chichi e C-18, che
si teneva a debita
distanza l’una dall’altra. L’unico che
davvero sembrava calmo e rilassato era Muten,
che in quel momento era seduto poco lontano dal gruppo, intento ad
ammirare il
monte sovrastante. Trovò assurdo il pensare che poco prima
quel monte era stato
teatro di un evento così felice come una festa, per poi
diventare scenario
dell’ennesimo confronto tra le forze del bene e quelle del
male. Ma nella sua
testa non c’era alcun dubbio sul fatto che quella battaglia
si sarebbe conclusa
con la vittoria dei Guerrieri Z: il discorso di Videl aveva avuto su di
lui un
effetto decisamente positivo, ed iniziò ad avere ancora
più fiducia nei
guerrieri di quanta non ne avesse avuta prima. Era un vero peccato,
secondo
lui, che nessuno sembrasse covare cotanta certezza nelle
capacità di quegli incredibili
combattenti, pensiero destinato però a smontarsi durante il
dialogo che ebbe
con il Signor Brief, che gli si avvicino, gli sedette accanto e
contemplò
insieme a lui l’imponenza del monte.
“Sei
preoccupato? Ti vedo un po’ pensieroso” gli chiese
il Signor Brief.
“No, per niente. È solo che
fa uno strano effetto passare da una situazione perfettamente nella
norma
all’avvento di una minaccia, un po’ come successo
per Majin Bu, anche se in
questo caso nessun essere superiore è qui per spiegarci cosa
stia accadendo”
disse Muten, iniziando a guardare in viso il proprio interlocutore, che
sorridendo allegramente, gli rispose.
“Oh,
quanto hai ragione. Doveva essere una giornata grandiosa. E invece
è degenerata
in un qualcosa di terribile. Non puoi nemmeno immaginare la
felicità di Bulma
stamattina. Mi ha svegliato alle tre del mattino, ed io, ancora mezzo
assonnato, pensavo che fosse una giornata come le altre, ed
è per questo che
indosso il camice: siamo partiti così presto che non ho
fatto in tempo a
mettere qualcosa di più elegante. Almeno mi consola sapere
che c’è qualcun
altro che non ha pensato a mettersi qualcosa di particolarmente forbito
addosso
per questo speciale evento” disse il Signor Brief,
ridacchiando tra sé e sé.
Muten capì che l’ultima frase era riferita al
vestiario del vecchietto, che comprendeva
la sua tipica camicia arancione e i suoi classici pantaloni blu.
Accennò
anch’egli un sorriso, per poi rivolgere nuovamente lo sguardo
alla
montagna.
“Ad
esser sincero, non ho proprio preso in considerazione di mettermi
qualcosa che
mi rendesse quantomeno presentabile ad una festa. E poi non siamo mica
gli
unici a non essersi vestiti elegantemente: anche Vegeta, Junior, Goku,
Crilin,
e parzialmente anche Tensing, sono venuti con gli abiti che utilizzano
durante
i combattimenti" disse Muten seccamente, come se avesse parlato con
l’unico scopo di allungare quel discorso e non sembrare
scortese al Signor Brief,
ignorando totalmente le sue affermazioni. I suoi pensieri erano rivolti
verso
tutt’altra parte, e il Signor Brief ci mise poco a capirlo.
Si alzò, per poi
osservare anch’egli il maestoso monte.
“Dobbiamo
avere fiducia in quei guerrieri. Non dobbiamo temere il peggio
ricordando le
vecchie esperienze. Dobbiamo credere in loro. Saranno la nostra
salvezza. Ne
sono certo. Adesso ti lasciò ai tuoi pensieri. È
stato davvero un piacere
parlare con te. A dopo” concluse il padre di Bulma, per poi
girarsi ed
incamminarsi verso il gruppo.
“Finalmente
qualcuno che la pensa come me e Videl. Ci stiamo spaventando per nulla.
Sono in
gamba, se la caveranno. Il destino della Terra dipende tutto da voi.
Buona
fortuna, Guerrieri Z, e in particolare a te, Son Goku!“
riflettè Muten, felice
che i pensieri del Signor Brief combaciassero con i suoi. Rimase dunque
a
fissare la montagna, immergendosi nuovamente in quel fiume in piena che
era il
suo cervello, fino a quando non iniziò a sentire dei
sinistri rumori provenire
dalla foresta. Abbassò lo sguardo, e scorse tra gli alberi
una figura che
teneva qualcosa di molto grosso in braccio. Sembrava essere una
persona. La
figura non sembrava averlo notato, ed era per l’altro
abbastanza distante da
loro, ma osservandone la sagoma, Muten capì al volo che si
trattava di un
mostro identico a quello incontrato precedentemente. E questa sua
teoria gli fu
confermata quando la creatura si girò verso di lui,
guardandolo con i suoi
penetranti occhi bianchi, per poi scappare, in modo molto goffo. Muten
trovò
piuttosto strano il fatto che quella temibile bestia camminasse in modo
così
sgraziato, ma non ci rifletté molto. Quella cosa aveva
qualcuno tra le sue
viscide braccia, e non sembrava per nulla essere un altro esemplare
della sua
specie. Capì che dovevano intervenire all’istante:
non osava nemmeno immaginare
ciò che quel mostro avrebbe potuto fare alla sua povera
vittima, sempre se quel
tizio non fosse già stato bellamente ucciso.
Scattò in piedi, con un tale forza
che tutti lo notarono, rivolgendogli lo sguardo. Si girò e
poi parlò.
“Tra
gli alberi c’è un altro di quei cosi! Ha qualcuno
tra le braccia, e sembra
essere un umano! Se non facciamo qualcosa, quel tipo ci
rimetterà le penne!
Seguitemi ed inseguiamolo!” urlò Muten, per poi
girarsi nuovamente, pronto ad
iniziare l’inseguimento. Tutti annuirono
all’unisono, per poi partine
simultaneamente al vecchio. La corsa per prendere quel mostro era
appena
iniziata.
L’inseguimento
non si rivelò facile,
fin dall’inizio: quella cosa, per quanto goffa e dai passi
pesanti ed evidenti,
che guidavano il gruppo sulle sue tracce, era davvero veloce, e spesso
il
gruppo si era trovato a vagare a vuoto per diversi minuti, visto che il
mostro
riusciva a seminarli con relativa facilità. Non sembrava
però intenzionato a
distanziarsi troppo dal gruppo, come se si stesse prendensi gioco di
loro: ogni
tanto, infatti, si fermava, concedendo un po’ di tempo agli
inseguitori, per
poi rincominciare a correre mentre questi erano ormai vicini a
prenderlo.
Questo comportamento dava parecchio fastidio a C-18, tentatissima di
sparare un
potente colpo contro quel mostro, facendogli fare la stessa fine
dell’altra
creatura. Per fortuna, ci pensò Muten ad ammonirla,
dicendole che avrebbe
potuto colpire anche la persona che quel mostro portava con
sé, e C-18 ubbidì,
seppur con evidente seccatura. Le forze della congrega si prosciugavano
sempre
di più, essendo tutti costretti a correre molto velocemente,
per cercare di
tenere sempre d’occhio la sfuggente creatura, che pareva
diventare sempre più
veloce.
“Maledizione!
Se quel coso non rallenta, non lo prenderemo mai!”
esclamò Videl, che ardeva al
pensiero di scoprire l’identità di
quell’uomo, sospettando potesse essere suo
padre. Era proprio questo pensiero che le aveva permesso di correre con
una
velocità costante nonostante l’immensa stanchezza
del suo corpo. Le sue
preghiere si avverarono nel giro di pochi secondi. I passi del mostro
iniziarono ad essere meno pesanti e si presentavano in minore
intensità, fino a
cessare. Il gruppo raggiunse il punto esatto dove il mostro si era
fermato. Il
gruppo rallentò, tranne Videl, che, intenzionata a rivedere
al più presto il
padre, continuò a correre, seppur più lentamente.
Infine, arrivò, ma quello che
le si parò davanti fu per lei e per tutto il gruppo
inaspettato: accanto ad
uomo in pigiama, seduto sulla schiena di quest’ultimo,
c’era un grasso maiale
con camicia bianca, delle nere bretelle e un pantalone verde pieno di
lacerazioni. Gli spacchi del pantalone lasciavano spazio alla carne del
maiale,
anch’essa con evidenti segni di tagli. Il maiale
affannò per un po’ ad occhi
chiusi, poi li aprì. Tirò quindi un profondo
sospiro di sollievo.
“Oscar? Ma com’è possibile?
Come diamine ci sei finito qui?” domandò
Bulma, aiutando il maiale a mettersi in piedi.
“Diciamo soltanto che ieri sera ho avuto un
problemino con uno strano
mostro, che mi ha inseguito per tutta la notte. Per fortuna, sono
riuscito a
cavarmela tramite diverse trasformazioni e nascondendomi un
po’ da tutte le
parti. Non mi sono potuto riposare nemmeno per un istante,
perché quel mostro
non mi dava tregua. Fuggendo, sono arrivato qui. Mi sono nascosto
dietro ad un
albero, ormai esausto. Ho aspettato per diversi minuti, per poi uscire
per un
attimo allo scoperto. Il mostro non c’era più. Ho
quindi deciso di trascorrere
la notte qui: non potete immaginare quanto mi fossi stancato.
Svegliato, mi
sono trovato la strada sbarrata da ben tre rocce: la mia unica opzione
era
quella di tornare indietro, e così ho fatto…
finché, avanzando con cautela tra
gli alberi non ho visto che un gruppo di creature stava maltrattando un
uomo.
Quel poveretto gli stava letteralmente pregando di fermarsi, ma loro
continuavano a colpirlo. Non sembravano intenzionati ad ucciderlo, ma
dalle
loro parole potevo capire che si stavano divertendo. Non potevo
lasciarlo lì da
solo, e per questo mi sono trasformato in uno di loro, per poi
avvicinarmi al
suo corpo. Quei tizi si sono voltati verso di me, sorridendo in modo
inquietante e raggelandomi le vene, cosa che purtroppo non potevo far
vedere
per non dare troppo nell’occhio. Mi hanno aperto la strada,
come per dirmi che
l’uomo era tutto mio. Dopo di che, si sono dileguati nel
bosco, dicendo che
potevo fare di quell’uomo quello che volevo, e che loro in
quel momento avevano
altro a cui pensare. Mi hanno augurato buon divertimento, chiamandomi
“fratello”. Quando ero ormai sicuro che si fossero
allontanati, ho preso
l’uomo, ormai svenuto, in braccio, e sono corso il
più velocemente possibile
lontano da lì. E poi” tentò di dire il
maiale, per poi cadere a terra, esausto.
Per un attimo, il gruppo rimase ammutolito ed attonito, non sapendo a
cosa
pensare, fino a quando Videl non analizzò meglio la
capigliatura dell’uomo alle
spalle di Oscar. Trasalì, per poi iniziare a versare lacrime
gioiose. Era lui,
l’avevano ritrovato. Era proprio lui.
Mr.Satan.
“Papà!”
*
Purtroppo, ai
Guerrieri Z le cose non stavano andando molto bene, al contrario del
gruppetto
fuggito dalla montagna. Goku, Gohan e Junior erano ormai gli unici che
ancora
si reggevano in piedi, rappresentando quindi l’ultimo barlume
effimero di
speranza contro Rainbokiller. Era già da un po’
che i tre stavano lottando
contro Rainbokiller, che però spesso e volentieri non
muoveva un muscolo,
nemmeno per parare i colpi, incassando la maggior parte di essi, e
fermandone
soltanto alcuni. I tre lo avevano mitragliato di pugni, calci, Ki
blast, ma
tutto era inutile: Rainbokiller non si smuoveva un minimo, e teneva
costantemente impresso il suo maligno sorriso, segno che tutti quei
colpi gli
facessero appena il solletico. Ciò era preoccupante, visto
che Junior era al
massimo della sua forza, Gohan si era trasformato in Super Saiyan di
Secondo
Livello, raggiungendo quindi la sua forma più potente in
quel momento, e Goku
aveva ancora a disposizione soltanto il Super Saiyan Tre, visto che per
il
momento aveva deciso di testare la forza del nemico con il Super Saiyan
Due.
Sospettava però che la forza di quel mostro, sebbene al
momento sembrasse
totalmente pari a quella della massima trasformazione di Goku, potesse
andare
ben oltre quella di un Super Saiyan Tre, e che quindi batterlo sarebbe
stata un
impresa non da poco, anche perché ancora non conoscevano
nessuna delle le
tecniche che Rainbokiller aveva a disposizione.
I
tre continuarono per un po’ a colpire senza sosta il nemico,
che ovviamente non
risentiva nemmeno in infima parte di tutti quei colpi. Gohan e Junior
decisero quindi
di allontanarsi dal mostro con un balzo all’indietro,
iniziando così a caricare
i loro colpi energetici migliori: la Kamehameha per Gohan e il
Makankosappo per
Junior. Goku rimase quindi da solo a fronteggiare quel mostro, e, ormai
stufo
di combattere contro quella che sembrava una statua, capì
che doveva
stuzzicarlo per rendere il combattimento un po’
più interessante. Così, smise
di attaccarlo, e si mise perfettamente dinanzi al mostro, facendo
attenzione a
non inciampare sui numerosi tronchi
di
albero presenti vicino a loro. Fu in quel momento che si rese conto che
la
parte di terra su cui posava Rainbokiller non era abbassata, siccome
non
colpita dalla precedente scarica del mostro e che l’erba su
di essa era ancora
presente. Goku trovò buffo pensare che quella piccola zolla
di terra rialzata
ospitasse quella creatura, che in fino ad allora si era dimostrata
più forte di
loro: era come se quella sottospecie di piedistallo di terra
evidenziasse la
differenza di potenza tra loro e Rainbokiller, che in quel momento
sembrava
essere abissalmente grande. Dopo aver analizzato questa interessante
coincidenza,
a cui però Goku non diede molto peso, il Saiyan
iniziò a dialogare con il suo
nemico.
“Ad incassare i colpi sei davvero bravo. Ma in
quanto a combattimento?
Per ora non ho avuto modo di saggiare la tua forza: dai avanti,
mostrami cosa
sai fare! Infondo, hai messo a terra gran parte dei nostri senza alcuna
difficoltà, quindi non puoi essere un avversario scarso.
Mostrami cosa sai
fare” disse il Saiyan, facendo cenno a Rainbokiller di
avvicinarsi, per poi
mettersi in posa di combattimento. Il mostro continuò ad
osservare il Saiyan
sorridendo, mentre le molli spine verdi iniziarono a saltellare e a
cadere a
terra in modo molto veloce, provocando un inquietante rumore ogni volta
che si
posavano a terra. Si divincolavano inoltre da tutte le parti, come se
fossero
felici. Il mostro chinò leggermente il corpo, in modo da
raggiungere
perfettamente l’altezza della testa di Goku, trovandosi
così faccia a faccia
con il Saiyan.
“Sono davvero lusingato da questi tuoi
complimenti, e per questo
ricambio il favore: devo ammettere che hai fegato, anche se il cervello
ti
manca. Chi mai oserebbe sfidare un essere chiaramente molto
più forte di lui?
Beh, almeno credo mi divertirò. Guarda i miei tentacoli:
sono in estati per
questa battaglia. Non vedono l’ora di battersi con te.
Guardali, guardali
mentre si divincolano, desiderosi di avvolgersi attorno alla carne di
un essere
vivente. Sei pronto a lottare?” chiese in un tono falsamente
premuroso Rainbokiller,
toccandosi uno degli spuntoni molli, che egli aveva definito
“tentacoli”. Goku
rimase leggermente disgustato da quella raccapricciante visione, ma
decise di
non darci peso, preferendo concentrarsi sull’espressione di
Rainbokiller,
rilassata e per nulla timorosa dei colpi in arrivo. Almeno
così credeva Goku.
Infatti, Rainbokiller smise di toccarsi il tentacolo e
indirizzò le sue mani
una a destra e una a sinistra.
“Kamehameha!”
gridò Gohan.
“Makankosappo!”
urlò Junior.
Le tue
tecniche si fecero strada verso Rainbokiller, pronte a colpirlo. Ma il
mostro
non sembrava avere punti deboli, e anche questo ennesimo tentativo di
attacco
si rivelò infine un fiasco. Infatti, quando il Makankosappo
entrò in collisione
con la mano sinistra della creatura e la Kamehameha sulla destra , esse
si
fermarono per qualche istante. Inizialmente Rainbokiller sembrava in
grado di
respingerle, ma poi decise di abbassare le mani, come per farsi colpire
volontariamente. E così fu. Un esplosione enorme, Goku che
cercava di tenersi a
terra nonostante il potentissimo vento alzatosi lo spingesse verso
l’alto; una
coltra di fumo. E poi il silenzio. Il sorriso che si stampò
nei volti di Gohan
e Junior, però, ebbe vita breve, quando, da quella coltre,
uscì Rainbokiller.
Il suo piedistallo era stato affossato, l’erba sopra di esso
era stata
polverizzata, diversi alberi o parti di tronchi erano stati
disintegrati. C’era
addirittura un gran solco, provocato dal passaggio della Kamehameha.
Insomma,
l’ambiente circostante aveva subito ulteriori danni, eppure
c’era qualcosa che,
pur essendo nel raggio dei due colpi, non si era fatto proprio nulla:
Rainbokiller.
Il suo corpo non presentava graffi, ferite, niente di niente.
Purtroppo, i due
guerrieri non erano stati capaci di torcergli nemmeno un capello. Gohan
era più
furioso che mai: non voleva essere inutile in quello scontro, non
voleva
risultare una palla al piede. Voleva salvare il suo pianeta, e niente e
nessuno
glielo avrebbe impedito. Ma non poteva fare niente di tutto
ciò se in quel
preciso istante non fosse avanzato, non avesse cercato almeno di
combattere il
nemico, che, a giudicare dalle veloci occhiate che dedicò ai
guerrieri, sembrava
finalmente pronto a fare sul serio. La differenza di forza tra quel
mostro e
lui non avrebbe sortito alcun effetto: era certo di potercela fare, o
di
poterci almeno provare. Così, gridando a squarcia goal e
alzando i piedi in
aria, svolazzò verso l’avversario, preparandosi a
sferrare un potente gancio
sinistro. Ma Rainbokiller sembrava decisamente tranquillo, e
continuò ad
osservare Goku, rimasto impassibile davanti al fallimento del figlio e
dell’amico.
Ciò
che accadde dopo successe in un battito di ciglia: finalmente
Rainbokiller si
mosse, sferrando un potente diretto destro verso Goku, che purtroppo
non fece
in tempo a schivare l’attacco nemico, e venne preso in pieno
volto. Il Saiyan
cadde all’indietro, rischiando di colpire un tronco con la
testa. Per fortuna,
Goku fu furbo, e riuscì appena in tempo a posare le mani sul
tronco tenendosi
poi in equilibrio con le gambe all’aria. Fu però
una mossa poco saggia lasciare
le proprie gambe alla mercé del nemico: Rainbokiller non si
fece infatti
scrupoli, e con la sua enorme mano destra afferrò entrambe
le gambe di Goku.
Pur non essendo in contatto con essi, il Saiyan percepì
sulla propria pelle la
presenza degli artigli della creatura, come se essi fossero
così affilati da
essere percettibili anche senza essere in stretto contatto con essi. Ma
non
furono gli artigli ciò che gli provocò dolore:
Rainbokiller, difatti, lo alzò
dal tronco, stringendo sempre di più la presa. Quindi,
utilizzando le gambe
come manico, utilizzò il corpo del Saiyan come arma,
sbattendo la faccia di
Goku contro quella di Gohan poco prima che il Saiyan potesse soccorre
il padre.
Gohan cadde a terra, ma subito si rialzò, intenzionato a non
darla vinta a quel
mostro. Iniziò a sferrare una serie velocissima di pugni,
tutti schivati con
gran velocità di Rainbokiller, che nella confusione generale
usava spesso e
volentieri il corpo di Goku come scudo, in modo che il Saiyan
incassasse parecchi
colpi. Era divertente, in fin dei conti, vedere i propri avversari
distruggersi
a vicenda, anche se inconsapevolmente. Gohan continuò con la
raffica per
diversi minuti, ma notando che i suoi colpi non aveva alcun effetto se
non far
indietreggiare il mostro, decise infine di coglierlo di sorpresa.
Infatti, si
fermò, per poi inchinarsi e prepararsi a sferrare un
montante destro contro il
nemico. Rainbokiller, sorridendo, posizionò il corpo di Goku
in modo che
coprisse il suo di corpo, escluse le gambe. Era proprio questo il piano
di
Gohan, che, ignorando la faccia dolorante di Goku,
per via dei numerosi colpi subiti dal figlio,
sferrò con entrambi i piedi un calcio, intenzionato a
colpire i piedi del
nemico e fargli perdere l’equilibrio. Effettivamente, il
Saiyan riuscì a
centrare il bersaglio, ma il suo attacco non sortì alcun
effetto, anzi, Gohan
rimase a fluttuare a pochi centimetri da terra, con in piedi ferma su
quelli di
Rainbokiller, riuscendo quasi a palpare il terreno. Il mostro, ridendo
in modo
molto cupo, lanciò lontano il corpo di Goku. Gohan simise di
fluttuare finendo
a terra con un piccolo tonfo, rotolò indietro con la
schiena, per poi rialzarsi,
trovandosi faccia a faccia con l’avversario. In confronto
alla stazza di quel
mostro, sembrava davvero una pulce.
“Anche
se è così grosso, non mi fa paura.
Riuscirò a batterlo, costi quel che costi!”
pensò in testa sua Gohan, mettendosi nuovamente in posa di
combattimento. Rainbokiller
rise per l’ennesima volta, ma invece di combattere
iniziò ad indicare i
numerosi alberi sparsi per tutto il campo di battaglia. Gohan si
guardò
intorno, confuso dal gesto del mostro.
“Ma che sta facendo?”
commentò Junior, che nel frattempo si era tenuto
in disparte, ormai certo che, purtroppo, per lui, non c’era
niente da fare, e
che la sua unica speranza era di starsene lontano dallo sconto, visto
che con
ogni probabilità non sarebbe stato di alcun
utilità. Tenne quindi a bada
quell’irrefrenabile voglia di combattere contro quel mostro
arcobaleno, insieme
anche ad un'altra emozione, che in quel momento non riusciva ad
identificare
per bene.
“Vuoi
per caso prendere tempo?” chiese Gohan,
in un tono stranamente beffardo. Rainbokiller si girò
immediatamente verso il
Saiyan, e per la prima volta nel suo volto si impresse la collera.
Collera che
un essere così debole lo stesse velatamente considerando un
codardo. Questa non
gliela poteva far passare. Proprio no.
“No, caro il mio Saiyan! Volevo soltanto farti
notare, che, involontariamente,
hai evitato tutti gli alberi mentre mi combattevi, e non sei inciampato
minimamente su nessuno di essi. Sai, tenderei a renderlo più
evidente, se non
fosse che quel tuo modo di fare mi ha parecchio infastidito.
È bello osservare
tutti i dettagli che si perdono durante lo svolgimento dello scontro,
ma ho
l’impressione che ormai non li potrò nemmeno
più notare. Sappi che ti pentirai
di ciò che hai appena detto. Preparati, lurido
Saiyan!” disse Rainbokiller, più
furioso che mai. Gohan guardò il mostro di facile
arrabbiatura con un
sorrisetto, cosa che fece infuriare ulteriormente la creatura, pronta a
saltargli addosso da un momento all’altro.
“Adesso, ammira la
mai forza, guerriero da quattro soldi!” sentenziò
il mostro, e i suoi tentacoli
iniziarono a divincolarsi nell’aria, come se stessero
cercando un appoggio da
qualche parte. Soltanto uno di essi tocco terra, precisamente quello in
basso a
sinistra, e strisciando, raggiunse ciò che rimaneva di un
tronco. A quel punto,
il tentacolo si attorcigliò viscidamente attorno al tronco,
lasciando su di
esso una strana e disgustosa sostanza verde, intravedibile, siccome la
sua area
di estensione era leggermente di più grande
all’area che esso copriva.
Alla visione di
quel liquido, Junior rimase impassibile, poiché le sue
preoccupazioni erano ben
altre. Quei tentacoli davano l’aria di essere…
pericolosi e letali. Senza
pensarci due volte, il namecciano dimenticò totalmente
ciò che si era promesso
prima, e decise di buttarsi anch’egli nella mischia, andando
a combattere
contro quella creatura, facendosi strada saltellando tra i tronchi.
Aveva capito
di cos’erano capaci quei tentacoli. E sapeva che doveva fare
qualcosa.
Altrimenti, Gohan se la sarebbe vista brutta.
“Gohan, attento ai tentacoli!
Possono…” ma Junior fu messo a tacere da
Rainbokiller,
che, con un rapido scattò, si avvicinò al
namecciano, per poi attorcigliare il
tentacolo sinistro alto attorno al collo dell’alieno verde,
stringendolo con
media forza, in modo da tenere Junior sotto pugno, ma senza ucciderlo.
Poi,
immediatamente, Rainbokiller scattò di nuovo verso Gohan,
iniziando così ad
attaccarlo, tendendo il tentacolo destro basso verso lo stomaco del
Saiyan, che
però riuscì a schivarlo. Rainbokiller,
però, non gli diede un attimo di tregua,
e, colpendo Gohan dall’altro verso il basso con il tentacolo
destro alto,
prendendolo proprio al centro della testa a facendolo cadere su un
tronco,
provocandogli immensi dolori alle spalle. Il mostro
attorcigliò quindi il
tentacolo basso destro attorno alle gambe del Saiyan, per poi alzarlo
dal
tronco. A quel punto, Rainbokiller si divertì a torturare il
Saiyan, colpendolo
innumerevoli volte con il tronco recuperato precedentemente, e ridendo
ai vani
tentativi di Junior di liberarsi di quella disgustosa cosa verde che
gli
stingeva il collo.
“Resisti, Gohan!” disse sofferente
Junior, mentre scalciava il tentacolo,
inutilmente. Rainbokiller sembrò essersi ormai annoiato
della presenza del
namecciano, tanto che lo scaravento lontano dopo averlo sbattuto a
terra,
lanciandogli addosso anche il tronco di albero, così da
essere sicuro di
essersene liberato per quel momento. Lasciò poi la presa
anche sul corpo di
Gohan, ma il giovane Saiyan, per quando dolorante e già con
qualche lieve
livido, non era intenzionato darla vinta a quel mostro. Si
rialzò per
l’ennesima volta, ma questa volta fu Rainbokiller a
contrattaccare.
Il
mostro sferrò infatti un veloce gancio sinistro, che Gohan
riuscì ad evitare
abbassandosi. Il Saiyan fece poi un lieve salto per schivare il
tentacolo
strisciante che in quel momenti si stava dirigendo verso di lui, per
poi
afferrare con entrambe le mani il braccio della creature. Facendo un
po’ di
pressione contro la pelle della bestia, Gohan riuscì ad
alzarsi da terra e a
trovarsi faccia a faccia con la creatura. Dopo essersi scambiati uno
sguardo
pieno di odio, Gohan, tenendosi con le mani e con il piede sinistro sul
braccio
della creatura, provò a colpirlo in pieno volto con la
pianta del piede destro.
Il mostro si scansò però poco prima di essere
colpito. Gohan stava per perdere
l’equilibrio, e decise quindi di sfruttare il piede ancora
posizionato sul
braccio dell’avversario e prolungare il balzo che fece pochi
attimi dopo, per
poi tenersi in aria volando. Il mostro subito balzò verso di
lui, e gli sferrò
un diretto con il braccio sinistro. Gohan lo schivo, ma Rainbokiller
era già
pronto per colpirlo con un montante destro diretto al mento del Saiyan.
Gohan
indietreggiò appena in tempo, non accorgendosi
però che tutti e quattro i
tentacoli di Rainbokiller erano diretti verso di lui. I due bassi lo
afferrarono al busto, immobilizandoglielo, mentre quelli alti
iniziarono a
colpirlo selvaggiamente diverse volte da tutte le direzioni, mentre il
povero
Saiyan sembrava totalmente impotente davanti a quegli attacchi.
Rainbokiller ,
dopo aver guardato impassibile Gohan, iniziò ad infierire su
di lui anche con
le mani e con i piedi. Con quest’ultimi fu particolarmente
sadico, visto che
indirizzava i calci principalmente alla schiena del ragazzo, come se il
suo
obbiettivo fosse più che altro fargli del male fisico,
piuttosto che ucciderlo.
Sembrava provare piacere nel dolore del giovane Saiyan, anche se ad un
certo
punto le sue grida gli cominciavano a venire a noia, tanto che, dopo
aver
sporcato lo smoking e la faccia del Saiyan con quella strana sostanza
verde
strisciando i tentacoli su tutto il corpo del malcapitato,
scaraventò il corpo
di Gohan a terra. Gohan cadde tra i tronchi, svenuto, e il suo impatto
a terra
fu così forte da creare un ulteriore depressione nel
terreno, spaccando ben due
tronchi a metà e allontanandone un paio per via della
potente onda d’urto
causata dal suo impatto col terreno. Rainbokiller osservò
soddisfatto il suo
operato, anche se sapeva che gli scocciatori non erano certo finiti.
Junior,
infatti, si rialzò scrollandosi di dosso il tronco, per poi
osservare Rainbokiller,
apparentemente ignaro che il namecciano si fosse rialzato.
“Dai
Junior! Uccidilo, fallo soffrire! Ridi,
scherniscilo, innalzati sopra gli altri. Maltratta chiunque si metta
sul tuo
cammino. Non avere paura, vigliacco! Combatti! Uccidi!
Cancella!” sussurrava
una strana voce all’interno della testa del namecciano, che
faceva sempre più
fatica a concentrare i propri pensieri su Rainbokiller. Quelle frasi
erano così
accattivanti, belle… soddisfacenti. L’eliminazione
completa dell’avversario, la
sua sofferenza, la tortura del suo corpo e del suo spirito; il suo
sanguinamento, e il suo corpo a terra, senza vita, senza
possibilità di
rialzarsi. Erano pensieri davvero… fantastici. Fu
così che il namecciano si
trovò in uno stato di oblio: non riusciva a provare altro se
non l’appagamento
al solo pensieri di poter essere lui a infliggere il colpo di grazia a
quella
vile creatura che aveva toccato il suo pianeta. Poteva realmente essere
lui il
più temibile, il più rispettato, il
più adorato… ma non aveva forza
sufficiente. Aveva intelligenza, furbizia, coraggio, testardaggine: non
gli
mancava proprio nulla, soltanto una grande, immensa, sconfinata forza
per
abbattere i suoi nemici. Rimase quindi immobile come una statua, con la
bocca spalancata
e gli occhi vitrei. Ma a lui piaceva così: voleva rimanere
in quel mare di
sensazioni magnifiche e al contempo irrealizzabili, utopiche, come era
utopico
il suo sogno di possedere un qualcosa che lo rendesse totalmente pari o
superiore ai Saiyan. Purtroppo, però, Junior interruppe
questo magnifico stato
di incoscienza quando un potete scricchiolio lo riportò alla
realtà. Deboli
rumori di piccole scaglie di legno che cadevano a terra infrangevano il
meraviglioso silenzio precedentemente percepito dal namecciano, e
l’imponente
figura di Rainbokiller, che stagliava in mezzo alla moltitudine di
tronchi. Il
namecciano ebbe un breve scambiò di sguardi con
l’avversario, che si rigirò
poco dopo.
“Spera,
Junior! Spera!” gli disse la creatura, mentre si incamminava
verso un punto da
lui non precisato, schiacciando come moscerini i tronchi
d’albero che gli
ostruivano la strada. Junior si inginocchiò, con lo sguardo
rivolto al mostro
arcobaleno, la bocca spalancata e orribili pensieri che affioravano
nella sua
mente.
“Dove sei, piccolo insolente… ah,
eccoti qua!” disse la creatura, per
poi chinarsi leggermente, e afferrare con la sua mano la gamba di
Gohan, per
poi tirare su il suo corpo, notando che il vestito del ragazzo era
messo
piuttosto male: il suo smoking era ancora sporco della sostanza verde
rilasciata dai suoi tentacoli, così come il suo volto, e il
papillon era
assente dal vestito, caduto chissà dove in mezzo a quella
moltitudine di
cortecce. Il mostro girò il corpo del Saiyan, per osservare
i risultati che la
sua brutalità aveva avuto sulla schiena del malcapitato: a
parte la solita
sostanza verde, l’elegante vestito del Saiyan era stato
squarciato in diverse
zone, lasciando scoperta la sua tenera carne, facilmente infilzabile
dai duri
artigli del mostro. Rainbokiller fu quasi tentato ad infilare uno dei
suoi
artigli nella carne del Saiyan, per poi iniziare a lacerare
l’intero corpo del
giovane guerriero, per soddisfare quella sua voglia innata di uccidere
all’istante quell’insolente creatura che aveva
tentato di opporsi a lui. E
mentre con le punte degli artigli Rainbokiller tastava dolcemente i
punti di
pelle scoperta, quella tentazione che aveva si trasformò in
istinto: certo,
avrebbe voluto uccidere quel essere così inferiore
torturandolo, fino a quando
non gli sarebbe rimasta nemmeno la più piccola goccia di
sangue, ma qualcosa
gli diceva di non essere poi così spietato con quel
moscerino. Ma poi riflette
sul fatto che ad assistere a quello spettacolo c’era anche il
namecciano, colui
che aveva reso Gohan un vero guerriero, che gli aveva fatto da maestro,
da
amico. Quale occasione migliore per uccidere qualcuno e ferire
moralmente una
delle persone che più lo amavano? Fu così che il
mostro alzò la mano, pronto ad
affondare i suoi artigli nel Saiyan. Prima di farlo, però,
si voltò verso il
namecciano, come se pretendesse di vedere in lui la disperazione
più pura, il
terrore, la sottomissione al più forte. E invece, quello che
si ritrovò davanti
lo lasciò a bocca aperta. Junior era in piedi, gli occhi
senza pupille. La sua
muscolatura aveva avuta un leggero rialzamento, ed era circondato da un
abbagliate aura bianca, che gli circostanziava ogni singolo muscolo. La
sua
posa non era totalmente eretta, e quando muoveva la bocca riusciva a
produrre
unicamente strani versi, totalmente indecifrabili. Era un qualcosa di
davvero
ambiguo, ma al contempo interessante. Rainbokiller mollò
Gohan, intenzionato a
confrontarsi con quello che, a giudicare dalla forza percepita, poteva
rivelarsi un avversario più che degno. Rainbokiller lo
guardò, sorridendo.
“Vedo
che hai
aumentato la tua forza, ma che la tua intelligenza è
decisamente calata. Beh,
sappi che non ti basterà la forza bruta a sconfiggermi!
Avanti, mostrami i tuoi
miglioramenti, viscido muso verde!” disse la creatura,
entusiasta. Tese quindi
una mano verso il namecciano, per poi sparare da essa una potente onda
di
energia arcobaleno. Junior replicò con il Makankosappo, ma
la tecnica, invece
che venir completamente annullata dal colpo di Rainbokiller,
entrò in
collisione con esso, e per quanto l’onda arcobaleno sembrasse
in vantaggio, la
tecnica del namecciano resisteva egregiamente, tanto che, dopo alcuni
attimi, Rainbokiller
si rese conto che non avrebbe dovuto sottovalutare la situazione.
Quello era
una avversario alla sua altezza, finalmente. E di certo, non si sarebbe
fatto
scappare l’occasione di gustarsi una lotta decente dopo esser
riuscito a
piegare tutti i Guerrieri Z con facilità.
“Avanti…
fammi divertire un po’, namecciano!”
*
Mentre
imperversava la battaglia che vedeva schierati i Guerrieri Z e
Rainbokiller, il
gruppetto di C-18 si era accostato nella zona dove avevano trovato
Mr.Satan, il
cagnolino (Anche se Oscar non l’aveva nemmeno accennato, il
cagnolino era
rimasto per tutto il tempo tra le braccia si Satan, anche durante
l’inseguimento,
ed era anch’egli svenuto) e Oscar, e, dopo il risveglio del
primo, si
dimenticarono della leggera rabbia che li pervase quando, dopo che la
gioia del
ritrovamento del padre di Videl si attenuò, capirono che la
creatura che
avevano precedentemente inseguito era Oscar, e che quindi li aveva
fatti
preoccupare inutilmente. Iniziarono invece a tartassare Mr.Satan di
domande,
soprattutto riguardo a ciò che era successo e se la versione
data dalla
creatura da loro incontrata combaciava con la realtà, senza
nemmeno dirgli
perché si trovava lì. Sbuffando e ascoltando
attentamente ciò che il mostro
aveva detto al gruppo, Mr.Satan confermò che ogni singola
parola della creatura
corrispondeva alla realtà, cosa che lui stesso trovava molto
buffa, per via
dell’immensa meschinità di quegli esseri, cosa che
aveva potuto osservare con i
suoi occhi. Egli continuò dunque il racconto della creatura
dal punto in cui il
gruppo si era fermato, dato che C-18 aveva deciso di porre fine alla
vita di
quel mostro.
Dopo essere stati
teletrasportati nella
foresta, i tre furono attaccati da ben venti creature, intenzionate a
fare
qualcosa a Bu. Majin Bu si era ritrovato a lottare, con le unghie e con
i
denti, contro venti di quegli esseri, che, per quanto decisamente
inferiori a
lui, si erano rivelati degli ossi duri, per via delle loro numerose
tecniche di
combattimento: a detta di Mr.Satan, infatti, quegli esseri potevano
sparare
dalla bocca un liquido nero che immobilizzava temporaneamente le forme
di vita
con cui entrava in contatto, per poi scomparire dopo alcuni secondi.
Potevano
inoltre trasformare le loro braccia in dei resistentissimi tentacoli,
che poi
utilizzavano per avvolgere un corpo o per tenere fermo qualcuno. Per
finire,
erano capaci, unendo le loro forze, di creare dei cerchi neri che
attiravano a
sé qualsiasi cosa, compresa Majin Bu. L’obbiettivo
dei mostri non sembrava,
infatti, quello di uccidere o di sconfiggere il demone rosa, quanto
più di
attrarlo nei cerchi da loro creati: Satan raccontò infatti
che le bestie non
cercavano il confronto diretto con Majin Bu, sfruttando invece le loro
tecniche
in modo da tenerlo immobile, per poi permettere ad alcuni loro compagni
di
creare un cerchio, tentando di farci finire dentro Bu. Gli
immobilizzarono più
volte i piedi e parte del corpo tramite la sostanza liquida, tenevano a
bada i
suoi movimenti tramite i loro fortissimi tentacoli, e, sempre grazi a
quest’ultimi, impedivano a Bu qualsiasi movimento, in modo
che i cerchi
riuscissero ad assorbirlo. Per fortuna, Bu era troppo forte per quelle
creature, che, dopo i primi minuti di vantaggio, si ritrovarono a
venire
massacrati dal demone, a cui bastava un solo pugno per porre fine alle
loro
vite. Alcuni di essi furono anche trasformati in cioccolatini, per poi
essere
mangiati da Bu, felice della sua schiacciante superiorità.
Dopo essersene
liberati totalmente, Mr.Satan e Bu si addormentarono, ben sapendo che
quello
era solo l’inizio di un qualcosa di molto più
grande. Satan si fermò per un
attimo ad ironizzare sul fatto che, per una sua dimenticanza, quella
notte si
era messo il pigiama, pur essendo cosciente che quella notte, se
avrebbe dormito,
non lo avrebbe fatto nel suo letto. Ma notò al volo gli
occhi per nulla
interessati dei presenti, che si concentravano soltanto sulla storia.
Satan
riprese dunque il racconto, parlando di come quella stessa mattina
siano stati
nuovamente assaliti da quelle creature, e di come Majin Bu gli abbia
ordinato
di scappare insieme al cagnolino. Satan lo fece, ma poco dopo venne
assalito da
diversi esemplari di quelle creature, che massacrarono lui e il cane.
Mr.Satan
tenne stretto il cagnolino tra le sue braccia, ma purtroppo svennero
entrambi.
Mr.Satan non fu più cosciente fino a quel momento, motivo
per cui non si
accorse degli eventi successivi. Così, il gruppo gli
spiegò tutto quello che
Oscar gli aveva detto, e, proprio quando ebbero concluso, anche il cane
e il
maiale si svegliarono. Mr.Satan ringraziò di cuore Oscar per
averlo salvato, e
di tutta risposta il maiale gli rispose che aveva fatto soltanto
ciò che doveva
fare, e che quindi poteva anche non preoccuparsi di ringraziarlo.
Entrambi si
scambiarono un sorriso, che durò fino a quando Videl non
richiamò a sé il
padre, intenzionata a spiegargli la situazione e gli accadimenti
passati. Ma
proprio quando la giovane si attinse ad iniziare, dei fragorosi passi
irruppero
nell’aria. E dagli alberi, ecco comparire una grassa figura
rosa, dal volto
serio ed imbronciato. Mr.Satan esplose di gioia, così come
il cane, ed entrambi
fecero per saltargli addosso.
“Majin Bu! C’è
l’hai fatta!” disse Mr.Satan, pronto a lanciarsi
tra le
braccia del demone, che però non sembrava molto intenzionato
a spalancarle.
Satan e il cagnolino si fermarono. Bu era terribilmente serio, e quel
suo
sguardo quasi imbronciato provocò inquietudine nei cuori del
gruppo.
“Bu,
cos’è successo? Perc…” ma
Mr.Satan non fece in tempo a proferire nessun altra
lettera che il demone lo interruppe.
“Non
ho tempo adesso! Dovete seguirmi e basta! Fate come vi dico, fidatevi
di me!”
disse il demone rosa, per poi indicare la montagna, ben visibile
dall’alto.
“Ma sei per caso impazzito!?”
sentenziò C-18, mentre una confusione
generale si faceva facilmente strada tra le menti dei presenti.
“Ascoltiamolo!
Se lo dice, ce lo dice per un motivo! Nell’inseguire Oscar vi
siete molto
avvicinati alla montagna, quindi non dovremo fare molta
strada” disse Mr.Satan,
cercando di rassicurare tutti, notando uno sguardo di assenso in Majin
Bu. Il
gruppo sembrava ancora confuso, impaurito, titubante, ma dai loro visi
Satan
poté capire che le sue parole avevano sortito effetto: erano
decisamente più
sicuri di prima.
“Adesso seguitemi! Ci racconteremo quello che ci
dovremo raccontare
strada facendo!” sentenziò il demone, per poi
incamminarsi verso il monte,
seguito a ruota da tutti gli altri.
*
Contemporaneamente
al ritrovo di Majin Bu e alla decisione di quest’ultimo di
dirigersi verso la
montagna, la lotta tra Junior e Rainbokiller continuava, e diventava
progressivamente
sempre più duro per entrambi i partecipanti. I due, infatti,
conclusero lo
scontro tra onde abbastanza in fretta, dato che il Makankosappo di
Junior non
si rivelò capace di sopraffare l’onda di
Rainbokiller, riuscendo però ad
annullarla provocando una piccola esplosione che sbalzò
lontano i due
contendenti. A quel punto, i due iniziarono con lo scontro corpo a
corpo, in
cui si dimostrarono totalmente pari: si scambiarono colpi ad alta
velocità uno
dietro l’altro, ma nessuno dei due sembrava in grado di
prendere il
sopravvento. Il combattimento non sembrava prendere svolte
interessanti, anche
perché fino a quel momento si era ridotto soltanto ad un
tira e molla di calci,
pugni e altri colpi generici. Ormai non dovevano nemmeno più
riflette su che
mossa usare, dove colpire o dove parare: i loro corpi facevano tutto
per loro
istintivamente, e questo non piaceva molto a Rainbokiller, che di certo
non
voleva perdere l’occasione di combattere finalmente alla pari
con un curioso
avversario. Così, il mostro arcobaleno tese una mano verso
lo stomaco del
namecciano, senza che quest’ultimo se ne accorgesse. A quel
punto, generò un Ki
Blast arcobaleno, che velocemente scagliò contro
l’avversario, colpendolo. Una
piccola nube di fumo si alzò, e Junior fu sbalzato
all’indietro, rimanendo però
in piedi. Rainbokiller si fermò, sorridendo
all’avversario. Quello che si
trovava davanti sembrava tutto tranne che Junior: la sua espressione
facciale
era selvaggia, i suoi occhi sembravano uscire fuori dalle orbite;
muoveva
avanti e indietro le dita ripetutamente, senza quasi mai fermarsi; non
aveva
inoltre ancora riacquisito la capacità di parlare,
continuando ad emettere strani
ed incomprensibili suoni, simili a lamenti.
“Allora, muso verde, ti
sei dato una svegliata, eh? Dai, che ti vedo in forma! Mostrami
qualcosa in
più? O vuoi che sia io a mostrare ciò di cui sono
veramente capace?” domandò la
creatura multicolore, cercando un contatto con il suo avversario.
Junior, però,
non reagì alle domande di Rainbokiller, anzi, rimase
immobile, quasi più di
prima.
“Divertente
questo silenzio! Sai che ti dico? Lo prenderò come un si
alla mia ultima
domanda. Sei pronto a conoscere il vero Rainbokiller?”
sentenziò il mostro, per
poi incamminarsi verso Junior. Il namecciano, esattamente come prima,
non ebbe
alcuna reazione a quel gesto, ma ciò non dispiaceva a
Rainbokiller. Egli aveva,
infatti, così il tempo di gustarsi quella che sarebbe stava
una breve ma
piacevole passeggiatina. Notò che il numero di tronchi
spezzati era
notevolmente cresciuto: probabilmente, durante il loro scontro,
Rainbokiller e
Junior avevano combattuto con così tanta furia da romperli
senza nemmeno
accorgersene. Questo aggiungeva un tocco ancor più
apocalittico allo scenario,
cosa che non poteva portare nient’altro che soddisfazione nel
cuore di Rainbokiller,
che decise di godersi a pieno quel fantastico e scenario da lui
plasmato.
La
camminata del mostro arcobaleno continuò per poco tempo,
visto il suo passo
molto svelto. Quando si trovò a pochi passi da Junior,
Rainbokiller si inchinò
lentamente, in chiaro segno di provocazione, per poi alzare il capo
verso il
suo avversario, il cui volto non lasciava spazio
all’immaginazione: era chiara
la sua sete di sangue.
“Diamo inizio alle danze!” e fu con
quelle parole pronunciate da Rainbokiller
che la lotta proseguì.
Junior alzò il braccio destro, e lo indirizzò
verso il volto di Rainbokiller.
Sorridendo, il mostro arcobaleno scattò alle spalle
dell’avversario, che
rispose però prontamente con una potente gomitata sferrata
col braccio
sinistro, che centrò in pieno il corpo
dell’avversario. Rainbokiller, però, non
si scompose di un minimo, e, dopo aver consumato in fretta i pochi
sinceri
gemiti di dolori provocati dal colpo di Junior, attorcigliò
tutti e quattro i
suoi tentacoli al braccio dall’avversario. Junior,
però, non gli diede il tempo
di fare nient’altro, colpendo l’avversario con il
piede sinistro, facendolo indietreggiare
e facendogli ritirare i tentacoli. Rainbokiller prese qualche istante
per
riposare quelle letali armi attaccate al suo corpo, per poi ripartire
aggressivamente. Scagliò i due tentacoli superiori a mo di
frusta verso il
corpo dell’avversario, mentre con quelli inferiori si
avvicinava ai piedi del
namecciano, pronto ad attuare quella che sarebbe stata un efficace
strategia.
Ma Junior impedì ad essa di avverarsi, afferrando con la
sola forza delle mani
i tentacoli in procinto di colpirlo, per poi avvolgerli tra di loro in
un nodo.
Saltando, evitò anche di venir preso dai tentacoli
inferiori, riuscendo anche a
schiacciarli atterrandoci sopra con i piedi. Mentre teneva stretti i
due
tentacoli superiori per evitare che sciogliessero il nodo,
osservò la faccia di
Rainbokiller: per la prima volta, dall’inizio della
battaglia, quel mostro
sembrava dolorante. Ciononostante, Junior non accennò
nemmeno un sorriso di
beffa, un minimo segno di felicità per esser riuscito dove
tutti, prima di lui,
avevano fallito. Sembrava intenzionato quanto prima a concludere lo
scontro con
Rainbokiller, e per questo, lasciò la presa sui tentacoli
superiori, buttandoli
a terra accanto a quelli inferiori, per poi scattare verso Rainbokiller
prima
che riuscisse a richiamarli. In un lampo, si trovò davanti
all’avversario. Con
i piedi sempre ben saldi sui due tentacoli inferiori, iniziò
a sferrare una
serie velocissima di diretti, intrappolando Rainbokiller in una
prigione di
colpi da cui sembrava impossibile liberarsi. Man mano che i pugni
continuavano,
non solo crescevano di intensità, ma anche di potenza, tanto
che, ad un certo
punto, un singolo ma potentissimo pugno di Junior bastò per
sbalzar via Rainbokiller,
lo stesso mostro che pochi minuti prima aveva costretto i Guerrieri Z a
prostrarsi davanti alla sua immensa potenza. Lo stesso mostro che, dopo
esser
uscito illeso da innumerevoli colpi, energetici e non, finalmente aveva
sputato
un po’ di sangue dalla sua orrenda bocca, nella quale era
ancora ben visibile
la strana sostanza nera creatasi poco dopo la fine della sua
trasformazione.
Finalmente, era Rainbokiller quello che si innalzava nel cielo per
prendere
fiato, per ragionare sull’immediato futuro, per rendersi
conto che il suo
avversario non era un debole, ma un guerriero forte e temibile;
finalmente, era
Rainbokiller quello in difficoltà.
“Non
te la cavi male, verdino. Nel corpo a corpo, sei decisamente una spanna
sopra
di me… ma ancora non mi hai dato dimostrazione della tua
bravura coi colpi
energetici. Su, dai, non essere timido! Mostrami di nuovo quel tuo
Makankosappo! Vediamo cosa riesci a combinare!” disse un
affaticato Rainbokiller,
mentre i muscoli del suo corpo si rilassavano, pronti a ricominciare lo
scontro. Junior, stranamente, sembrava aver capito ciò che
gli aveva detto il
mostro arcobaleno, siccome iniziò a caricare la tecnica,
pronto a scagliarla
verso Rainbokiller e distruggerlo una volta per tutte. Il Makankosappo
ci mise
poco a caricarsi, e quando ormai fu pronto, Rainbokiller gli sorrise
per
l’ennesima volta. Finalmente il colpo fu scagliato, seguito
da un boato
profondo, e con gran velocità si avvicinò a
Rainbokiller. Il mostro arcobaleno
sembrava però avere in serbo una risposa per
quell’attacco, vista la sua calma.
Ed effettivamente, così fu: stendendo le braccia in avanti,
la creatura creò un
cerchio di colore nero, il cui diametro era appena sufficiente ad
occupare uno
spazio leggermente superiore a quello del Makankosappo. Per quanto
potesse
sembrare innocuo, quel buco nero si rivelò un qualcosa di
estremamente potente:
quando il colpo di Junior toccò il cerchio, infatti,
quest’ultimo sembrò
assorbirlo; da fuori, infatti, il colpo sembrava essersi fermato dopo
essere
entrato in contatto con il cerchio, ma era comunque udibile il rumore
che esso
provocava ogni volta che veniva utilizzato. Si udì poi uno
strano rumore
provenire dal buco, simile ad un esplosione, seguita a ruota da
un'altra
esplosione più potente, verificatasi fuori dal buco. Il
volto di Junior si
contorse in un espressione di puro orrore: il suo Makankosappo era
esploso
davanti ai suoi occhi, generando un enorme esplosione che colpi in
pieno lo
stesso Junior. Il namecciano rimase però in piedi, incapace
di provare dolore
fisico, al contrario di quello morale, che in quel momento aveva
raggiunto il
suo apice. Inclinò la testa verso il basso, ignorando tutto
quello che gli
succedeva attorno. Si sentiva sconfitto, si sentiva debole, si sentiva
incapace
di raggiungere il suo scopo. Ma perché stava provando tutto
questo? Aveva avuto
ciò che voleva, era riuscito a tenere testa ad un nemico che
aveva sconfitto
con facilità persino i Saiyan; aveva ottenuto una forza
superiore a chiunque
altro, eppure si sentiva lui il perdente della situazione, soltanto
perché un
suo colpo non era andato a buon segno. Possibile che bastasse
così poco per
farlo stare male? Possibile che non riuscisse ad accontentarsi di
quello che
aveva? Mentre questi pensieri gli opprimevano la testa, arrivando quasi
a farla
scoppiare, intorno a lui, ormai, l’esplosione era finita,
provocando dei
vistosi cambiamenti nell’ambiente: oltre ad un ulteriore
abbassamento del
terreno, erano ormai spariti tutti i tronchi, permettendo
così di individuare i
corpi senza forze e apparentemente senza vita di tutti i guerrieri
precedentemente stesi da Rainbokiller. Abiti strappati, ferite in ogni
dove,
sangue… era uno scenario macabro, che però non
sembrava provocare alcuna
emozione in Junior, che rimase fermo ad osservare il terreno.
Rainbokiller,
uscito illeso da quel gran macello, tornò a terra, notando
che Junior sembrava
esser tornato quello di una volta: l’aura bianca era sparita,
gli occhi erano
tornati normali, e la sua forza era drasticamente diminuita, tornando a
quello
che possedeva prima.
“Stai tranquillo per i tuoi amici: grazie ai
miei
poteri, ho creato delle piccole barriere che hanno attutito i danni
provocati
dall’esplosione. Per il momento, non ho intenzioni di
ucciderli. Ora, voglio
soltanto starmene qui fermo a godermi un po’ della tua sana
disperazione!” lo
provocò Rainbokiller, sicuro ormai che ogni pericolo era
passato. Grosso
errore. Quando Junior lo guardò, i suoi occhi ritornarono
gradualmente, nel
giro di pochi secondi, bianchi. Una debole aura bianca lo
circondò, e la sua
forza crebbe nuovamente. Rainbokiller fu sbigottito: non aveva mai
assistito ad
un evento del genere. Un essere che, dopo aver ricevuto casualmente ed
inconsciamente un incredibile incremento di potenza ed essere poi
regredito
nuovamente al suo stato iniziale, era riuscito a riottenere parte di
quella forza.
Il nuovo Junior era difatti più debole di quello affrontato
da Rainbokiller,
anche se sembrava molto più intelligente. Si teneva infatti
in posizione
eretta, e sembrava anche capace di parlare, visto che continuava a
borbottare
delle parole con un tono di voce così basso che Rainbokiller
non riusciva ad
ascoltarle. Le parole che stava dicendo, in ogni caso, non avrebbero
fatto né
caldo né freddo a Rainbokiller: poteva prolungare quella che
si stava rivelando
un interessante battaglia, e gli sarebbe dispiaciuto non continuarla
avendone
la possibilità Così, senza neanche proferire
parola, Rainbokiller scattò verso
Junior, per poi sferrargli con il piede sinistro un calcio, facilmente
schivato
da Junior saltando. Nel saltare, il namecciano si spostò a
sinistra, e, toccata
terra, sferrò una serie di velocissimi pugni contro
Rainbokiller, che furono
però neutralizzati dai tentacoli di quest’ultimo,
che, divincolandosi
velocemente nell’aria, intercettarono ogni singolo pugno,
dando il tempo a Rainbokiller
di girarsi e colpire Junior con una gomitata sinistra in faccia, cosa
che fece
quasi perdere l’equilibrio al namecciano. Junior,
però, riuscì a tenersi ben
saldo sul terreno, per poi scansarsi a destra per evitare un diretto
sinistro
di Rainbokiller. Il mostro ritrasse il braccio, si girò
verso Junior sferrò
quindi un montante destro, ma Junior riuscì a fermarlo con
l’ausilio dei palmi
delle mani, per poi sferrare una potente testata dritta al viso di
Rainbokiller,
che, però gli ricambiò il favore, colpendolo
velocemente allo stomaco diverse
volte tramite i suoi tentacoli. Entrambi indietreggiarono, ma il tempo
per
respirare fu poco: con un veloce scatto, si spostarono da
tutt’altra parte,
scomparendo per via della gran velocità, per poi ricomparire
e sferrarsi una
reciproca gomitata, Junior con il braccio sinistro e Rainbokiller con
il
destro. Rimasero per un po’ a cercare di sopraffare
l’attacco dell’altro, per
poi scomparire e riapparire nuovamente, questa volta in mezzo ai corpi
dei
guerrieri. Junior e Rainbokiller si tennero leggermente distanti
l’uno
dall’altro, scambiandosi sguardi di sfida. Junior
iniziò a mitragliare Rainbokiller
di Ki Blast, che egli però neutralizzò creando un
altro cerchio nero, questa
volta con un diametro piuttosto grande. Il buco assorbì
tutti i Ki Blast,
facendoli totalmente scomparire poco dopo averli toccati.
“Mi
dispiace, ma ogni tuo
tentativo è inutile: i cerchi che creo sono capaci di
teletrasportare qualsiasi
colpo energetico in un’altra dimensione, che al contrario di
questa è
totalmente vuota. I colpi più deboli vengono totalmente
assorbiti, mentre
quelli più forti, come il tuo Makankosappo, continuano la
loro avanzata
nell’altra dimensione, fino a quando questa non li fa
esplodere. E come hai
potuto osservare, le esplosioni si ripercuoto anche su questa
dimensione.
Quindi, se ci tieni tanto a” ma Rainbokiller non
poté continuare a blaterare,
perché Junior, con la sua velocità, si
ritrovò a sorpresa dietro di lui.
Sorpreso, il mostro fece scomparire il cerchio con uno schiocco di
dita, per
poi lanciare una serie di velocissimi Ki Blast arcobaleno contro quelli
ancora
in volo scagliati da Junior, per poi girarsi verso
quest’ultimo, dando le
spalle ai suoi Ki Blast che nel frattempo impattavano contro quelli di
Junior,
annullandosi a vicenda. Questa volta fu Junior a sorridere:
Rainbokiller era
cascato in pieno nel suo piano. Accadde tutto molto velocemente: Junior
afferrò
il tentacolo superiore destro di Rainbokiller, e cominciò a
tirare. Ci mise
così tanta forza che in un niente il tentacolo fu totalmente
staccato dal corpo
di Rainbokiller. Un fiotto di sangue fuoriuscì dal corpo
della creatura, e
mentre quest’ultimo tentava di limitare i danni ponendo le
mani sul punto dove
precedentemente si trovava il tentacolo staccato, Junior
scoppiò in una
fragorosa risata. Rainbokiller urlava dal dolore e dalla furia. Junior
lanciò
lontano il tentacolo, per poi concentrarsi unicamente sul suo
avversario.
“LURIDO
BASTARDO! Come hai osato ferirmi in tal modo! Te la farò
pagare cara! Non
sfuggirai alla mia ira! Soffrirai, come ora sto soffrendo
io!” urlò Rainbokiller,
ma Junior non sentì minimamente ciò che
l’avversario gli disse con tanto
fervore: le sue risate sovrastavano qualsiasi altro dolore, e la
goduria nel
vedere gli occhi di Rainbokiller arrabbiati come non mai aveva preso il
posto
di tutte le altre emozioni. Ma le cose belle, purtroppo, finiscono
sempre
troppo presto. Un movimento veloce, una piccola puntura che diventa via
a via
sempre più dolorosa. La risata che cessa, Junior che rimane
con la bocca
spalancata, l’aura bianca che scompare, gli occhi che
ritornano normali. E un
urlo di gioia generato da Rainbokiller.
“Allora?
Cosa te ne pare, bastardo?” delirò Rainbokiller,
mentre penetrava sempre di più
lo stomaco di Junior con il suo tentacolo basso destro. Lo stava
facendo
lentamente, perché voleva vederlo soffrire e morire
lentamente davanti ai suoi
occhi. Si era stufato di quella spina nel fianco che Junior aveva
rappresentato, ed ora doveva sfruttare il fatto che Junior fosse
tornato di
nuovo debole per liberasene una volta per tutto. Godeva
nell’osservare i suoi
occhi immobili e morenti, la sua bocca spalancata in un vano tentativo
di
tirare un urlo di dolore, il suo corpo ormai pietrificato da quella
singola ma
potente puntura. Gocce di sangue colavano dal punto colpito, e il loro
numero
aumentava a mano a mano che il tentacolo si faceva strada attraverso la
carne
del namecciano, arrivando persino a creare una pozza di sangue ai piedi
del
malcapitato. La sofferenza provata da Junior era in costante aumento, e
Rainbokiller
non sembrava esser intenzionato a porre fine al supplizio del
namecciano così
in fretta. Il divertimento era appena iniziato.
*
Finalmente, il
gruppo guidato da Bu era arrivato ai piedi del monte. Sapevano bene
ciò che li
attendeva: avevano sentito di tutto e di più provenire da
quella montagna, ed
erano quindi consapevoli che lo scenario a cui avrebbero assistito non
sarebbe
stato dei migliori. Anche quelli che all’inizio erano
contrari al ritornare
sulla montagna, dopo aver seguito Bu per via della gran confusione del
momento
ed aver ascoltato come egli fosse riuscito a sconfiggere facilmente il
gruppo
di creature che avevano assaltato lui e Mr.Satan, non vedevano
l’ora di vedere
se i loro cari stessero bene, e che il loro sacrificio non fosse stato
vano. Si
sentivano al sicuro con Bu, ed erano certi che con lui sarebbero
riusciti ad
arrivare senza pericolo al luogo dello scontro.
Dopo aver camminato velocemente attraverso un ancora
verdeggiante
percorso, quest’ultimo si interruppe, e davanti ad esso era
ben visibile quello
che sembrava un enorme cratere, sul quale giacevano i corpi
apparentemente
senza vita della maggior parte dei combattenti. Chichi
scoppiò a piangere dopo
aver visto com’erano conciati Gohan e Goten, mentre Videl
cercò di trattenere
le lacrime che gli resero gli occhi lucidissimi. C-18 cercò
di trattenere
l’orrore nel vedere il suo Crilin ridotto in quello stato,
cercando anche di
calmare la piccola Marron, che sembrava sul punto di scoppiare dopo
aver visto
il padre così malconcio. Bulma rimase pietrificata quando
vide che anche i
corpi di Vegeta e Trunks erano stesi a terra, e iniziò
subito a pensare al
peggio. Il resto del gruppo rimase totalmente disgustato da
ciò che Rainbokiller
aveva fatto, ma nessuno si era concentrato sul fatto che, in quel
momento,
qualcuno fosse sotto tortura da parte di Rainbokiller. Nessuno, tranne
Bu, che
fece per scattare, per poi fermarsi, un Ki Blast aveva sfiorato
Rainbokiller
nonostante quest’ultimo si fosse abbassato per schivarlo. I
presenti
indirizzarono i loro sguardi verso un uomo con la parte superiore del
corpo
scoperta e i muscoli in bella vista, con dei lunghi e spinosi capelli
dorati e
dagli splendenti occhi azzurri, privo di sopracciglia, cosa che gli
dava un
aria decisamente più seria. L’uomo
cominciò ad avvicinarsi verso l’avversario,
mentre quest’ultimo ritirava il tentacolo dal corpo di
Junior, lasciando un
foro nello stomaco del namecciano, che cadde a terra chiudendo gli
occhi. Rainbokiller
poté dunque girarsi verso Goku, e quando i loro sguardi si
incrociarono,
entrambi sorrisero.
“Sapevo che non sarebbe stato facile mandarti
all’inferno. Ma in fondo,
è più divertente quando oppongono resistenza, o
sbaglio?” chiese ironicamente Rainbokiller.
Goku sembrò accennare ad una risata, come se avesse preso
sul serio ciò che il
nemico gli aveva detto.
“Già,
è proprio divertente. Ed è proprio per questo che
non vedo l’ora di farti
tornare da dove sei venuto!” sentenziò Goku, per
poi mettersi in posa da
combattimento. Rainbokiller fece la stessa identica cosa, ed entrambi
si
scambiarono un ghigno di sfida.
“Andatevene
tutti.
So che è stato orribile vedere i vostri cari in quello
stato, ma era la cosa
migliore da fare: è sempre meglio sapere come stanno
effettivamente le cose.
Adesso, però, non potete aiutarci in alcun modo. Io e Goku
penseremo a questo
colosso. Su, andatevene” disse Majin Bu al gruppo, per poi
saltare ed atterrare
vicino a Rainbokiller. Il gruppo sarebbe voluto rimanere, ma purtroppo
sapevano
che non sarebbero stati di alcuna utilità e che sarebbero
stati in pericolo.
Così, iniziarono ad incamminarsi nuovamente verso la
foresta. Mr.Satan si
voltò, per guardare un ultima volta Majin Bu prima che
scomparisse dal suo
campo visivo. Lo aveva appena ritrovato, e già si dovevano
separare di nuovo.
Ma sapeva che Majin Bu doveva agire in quel modo, per garantire la
salvezza
alla terra. Così, ben presto Bu e Goku si ritrovarono soli,
guardati unicamente
dal loro avversario, che gli sorrideva. I due iniziarono a girargli
attorno,
pronti a scagliarsi contro di lui al momento giusto.
“Siete
agguerriti,
a quanto vedo. Peccato che…NON AVETE ALCUNA SPERANZA DI
BATTERMI! PREPARATEVI A
SOFFRIRE! Mahhhhhh!”
ANGOLO AUTORE:
Salve! Eccomi ritornato! Prima di tutto, ci terrei a rassicurarvi su
una cosa:
il prossimo capitolo sarà un po’ più
corto di questo, quindi dovrebbe (e dico,
dovrebbe) uscire in tempi più brevi rispetto a questo. Non
c’è molto da dire
riguardo questo capitolo: come possiamo vedere, qualcosa di strano sta
succedendo a Junior, e Rainbokiller sta mostrando a poco a poco tutte
le sue
carte. Ma adesso, il nostro caro mostro sembra trovarsi a faccia a
faccia con
due avversari capaci di tenergli testa. Adesso, ho due precisazioni da
fare:
1 Il tempo
della storia: Ciò che ho narrato in questo capitolo
è tutto quello che è
successo nel mentre Iamko lottava contro Nappa fino a quando
quest’ultimo non
usa il Destructo Globe. Ora, voi vi chiederete: quella parte di
combattimento è
durata alcune pagine, mentre per narrare questi eventi che avvengono in
contemporanea c’è voluto un intero capitolo.
Diciamo che è un po’ come i famosi
“5 minuti di Namek”.
2 La forza di
Rainbokiller: Il potere di Rainbokiller è leggermente
superiore a quello di
Goku Super Saiyan Tre, che a sua volta è più
forte di Majin Bu, che si è
allenato come gli altri in questi anni. Quindi, per dare valori
numerici,
attingendoci anche al valore che ho dato a Goku base nel precedente
capitolo,
ci troviamo:
Goku SSJ3: 800
Majin Bu: 750
Rainbokiller: 810
E abbiamo
finito. Ci si vede al prossimo capitolo. A presto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Scontri dirompenti ***
CAPITOLO
3: SCONTRI DIROMPENTI
Dopo che
Rainbokiller
ebbe terminato la sua risata, non ci volle molto affinché lo
scontro che il
mostro arcobaleno avrebbe combattuto contro Goku e Majin Bu
incominciasse.
Goku,
trasformato in Super Saiyan di Terzo Livello, fece la prima mossa,
sferrando un
veloce diretto destro all’avversario, mentre Majin Bu
agì subito dopo,
sferrando anche lui un diretto, ma con il braccio sinistro. Per quanto
veloci,
i colpi furono facilmente fermati da Rainbokiller, il primo con il
palmo della
mano sinistra, il secondo con quello della destra. Immediatamente, il
mostro
arcobaleno chiuse le dita attorno ai pugni degli avversari, per poi
premere con
forza. Majin Bu tentò di divincolare la mano con la quale
aveva provato a
colpire l’avversario, trovandosi però
impossibilitato a farlo: la stretta energica
esercitata da Rainbokiller sul suo pugno era davvero fortissima, e
sciogliersi
da quella presa sarebbe stato decisamente difficile.
“Vedo
che sei in difficoltà, ciccione! A quanto vedo, i miei figli
non sono stati
capaci di fare ciò che gli avevo chiesto. Ma non importa,
perché adesso ci
penso io a te” sghignazzò Rainbokiller, rivolgendo
il proprio sguardo verso
Majin Bu.
“I tuoi figli? Quindi tu saresti il padre di
quei cosi che hanno
assalito me e Satan, giusto?” chiese irrequieto Bu,
analizzando nel frattempo
l’aspetto di Rainbokiller, e rendendosi conto che non
differiva così tanto
dalle creature affrontare precedentemente, se non per il fatto che la
sua pelle
fosse colorata e possedesse una stazza superiore a quella dei mostri
neri,
oltre anche a parti del corpo mancanti nelle sue controparti in
miniatura, come
per esempio i tentacoli verdi.
“Certo.
E sono anche molto arrabbiato per ciò che gli hai fatto. Sei
stato proprio
maleducato, sai? Non permetterò a nessuno di trattare
così i miei bambini, e
tantomeno a un essere come te!” disse sarcasticamente
Rainbokiller, che molto
gradì la faccia furiosa di Majin Bu.
“Invece che pensare ai tuoi figli, sarebbe
meglio se ti preoccupassi un
po’ di più per te stesso!” disse una
voce alle spalle della creatura, che
subito dopo ricevette un potente calcio allo stomaco, sferrato da Goku
con il
piede destro. In quel momento, per via del gran dolore provato,
Rainbokiller
attenuò la presa, il che permise a Goku e Majin Bu si
ritrarre i propri bracci.
Rainbokiller si riprese però piuttosto in fretta, e
repentinamente, si girò e sferrò
una gomitata con il braccio sinistro, cercando di prendere dritto in
faccia
Goku. Il Saiyan balzò però
all’indietro, mentre Majin Bu tentò di colpire il
mostro con un montante destro. Rainbokiller si girò verso il
demone rosa, per
poi colpire il montante di Bu con il gomito del braccio destro,
fermandolo.
Immediatamente, Rainbokiller colpì Bu con un montante
sinistro, spedendolo in
aria. Il mostro non ebbe però tempo di assaporarsi la
riuscita di quel colpo,
perché dovette girarsi, siccome percepiva l’aura
di Goku in avvicinamento.
Effettivamente, il Saiyan stava correndo verso Rainbokiller, con il
braccio sinistro
alzato. Rainbokiller sorrise: era il momento adatto per rivelare
finalmente
quelle che erano le sue vere potenzialità. Così,
inclinò leggermente il suo
corpo all’indietro, per poi spingerlo in avanti e aprire la
bocca, da cui
fuoriuscì una gran quantità del liquido nero
presente nella sua bocca da quando
aveva completato la trasformazione. Goku cercò di rallentare
il passo, ma il
liquido era più veloce, e prima che il Saiyan potesse fare
qualsiasi cosa, ecco
che il liquido gli aveva ormai ricoperto tutta la parte anteriore del
corpo
fino al petto, lasciandogli libera solo la testa. Parte del liquido era
anche
caduta a terra, creando una piccola pozzanghera proprio sotto i piedi
di Goku.
Il Saiyan tentò di divincolarsi inutilmente, non riuscendo a
muovere nessuna
parte del corpo ad eccezione della testa, cosa che sfruttò
per lanciare un
occhiataccia a Rainbokiller, che rise.
“Sei
sorpreso, non è così? Beh, ti consiglio di
lasciare la sorpresa per dopo. Non
ho ancora rivelato tutte le mie carte” disse la creatura, per
poi saltare
subito dopo, per schivare un calcio sinistro in picchiata sferrato da
un
furioso Majin Bu. Rainbokiller rimase a levitare nell’aria e
Bu, dopo averlo
guardato dritto negli occhi e aver visto il suo malizioso sorriso,
iniziò
anch’egli a volare, dirigendosi come un fulmine verso
l’avversario. In poco
tempo, i due si ritrovarono faccia a faccia, e Bu non esitò
un momento a
sferrargli un gancio destro, che Rainbokiller schivò
abbassandosi. La creatura
rispose con un diretto destro, che colpì in pieno la pancia
di Majin Bu. Il
colpo non sortì però alcun effetto sulla
creatura, che contrattaccò con un
pugno sferrato dall’alto verso il basso con il braccio
sinistro. Rainbokiller
ritrasse il braccio destro e fermò facilmente il colpo
bloccandolo con il
braccio sinistro, per poi avvicinare a sé le gambe, stando
in una sorta di posa
fetale, subito dopo, il mostro distese il proprio corpo in orizzontale,
continuando a resistere alla pressione del braccio di Majin Bu contro
il suo. A
quel punto, distese entrambi le gambe, colpendo con i piedi lo stomaco
di Bu,
che questa volta dovette ritrarre il braccio, per poi allontanarsi
dall’avversario volando all’indietro, tanto fu il
dolore che Raimbokileller gli
provocò.
“Contento, panzone? Non è mica
finita. Adesso ti mostrerò qualcosa di molto
familiare” sentenziò
maliziosamente Rainbokiller. Il mostro arcobaleno ritornò a
stare in posizione
retta, distese le braccia in avanti, per poi chiudere le mani a pugno,
dando
inizio ad una nuova mutazione. Gli artigli sparironò, le
dita si amalgamarono
tra di loro e alla mano formando un’unica massa di pelle, che
terminava con una
punta. Le sue braccia si erano appena trasformare in una versione con
diametro
maggiore dei tentacoli che Rainbokiller possedeva sul corpo, cosa che
fece
rabbrividire Bu, che si distrasse, permettendo a Rainbokiller di
avvicinarsi a
lui e di attorcigliare i suoi nuovi arti attorno alla sua pancia. Majin
Bu, dopo
essersene accorto, cercò subito di liberarsi colpendo i
tentacoli con diversi
pugni, ma era tutto inutile: i tentacoli sembravano non volersi
staccare da
lui.
“Tu…
hai i loro stessi poteri, solo amplificati! Maledetto!”
ringhiò Majin Bu. Rainbokiller
annuì.
“Esatto! Ora voglio proprio vedere come farai a
liberarti!?” disse Rainbokiller.
La risposta di Bu non ci mise molto ad arrivare. Il demone rosa smise
di
colpire i tentacoli, e distese le braccia verso il volto di
Rainbokiller,
avvicinando tra di loro le mani.
“In
questo modo!” disse il demone rosa, per poi lanciare dalle
mani una potente
onda di energia. Rainbokiller scomparse dalla sua vista grazie al fumo
provocato
dall’onda, e i tentacoli si ritirarono, permettendo
finalmente a Bu di
muoversi. Il demone scattò all’indietro, in modo
da preventivare un eventuale
contrattacco di Rainbokiller, che però, a sorpresa, non
arrivò. Il fumo
provocato dal contatto dell’onda con Rainbokiller si
diradò, e il mostro ne
uscì fuori. Anche se sul corpo del mostro non
c’era il più minimo segno di una
ferita, il suo respiro era affannato, e il suo corpo penzolava a
sinistra,
segno che il colpo aveva avuto l’effetto sperato.
“Però,
Bu è davvero in gamba!” esclamò Goku,
tentando nel frattempo di liberarsi
futilmente da quel liquido nero che lo teneva incollato a terra,
impedendogli
di andare in soccorso dell’amico.
“Maledetto panzone! Questa me la
paghi!” gridò Rainbokiller. Dopo aver
guardato storto negli occhi il demone rosa, Rainbokiller
attorcigliò nuovamente
la pancia di Bu, questa volta però facendo anche uso dei
tentacoli verdi, oltre
che a quelle che un tempo erano state le sue bracci. E nuovamente, fu
così
veloce che il demone rosa non fece in tempo a reagire. Bu era in una
situazione
peggiore di prima, siccome adesso la pressione dei tentacoli era
così forte che
gli stava prosciugando a tal punto le forze che non credeva sarebbe
riuscito
neanche a sparare un Ki Blast per allontanare l’avversario.
Inoltre, sentì come
se qualcosa di strano si stesse formando sul suo corpo.
Guardò il terreno, e
vide una goccia di un liquido verde cadere a terra. Rainbokiller rise.
“Mi dispiace, ma adesso credo
proprio che non riuscirai a vincere questa volta. Questa sostanza verde
aumenta
di molto il male che subisci ad ogni colpo, e quando un oggetto entra
in contatto
con questo liquido può provocarti davvero molto male, caro
il mio palla di
lardo!” disse Rainbokiller, per poi osservare con desiderio
la pancia di Majin
Bu. E da lì, partì il divertimento.
Rainbokiller ritrasse i tentacoli, lasciando la pancia di
Bu piena di
liquido verde. Immediatamente, prima che Bu potesse fare qualsiasi
cosa, Rainbokiller
iniziò a colpire ripetutamente i punti dove era situato il
liquido verde con
tutti i suoi tentacoli, provocando un immenso dolore a Bu, il quale
sembrava
essere sempre più sul punto di cedere, visto che il suo
corpo sembrava
inclinarsi verso il basso, segno che sarebbe caduto da un momento
all’altro.
Dopo diversi colpi, Rainbokiller si fermò. Bu
iniziò a cadere lentamente,
riuscendo però a vedere il sorriso arrogante stampato sul
volto di Rainbokiller.
Per quanto fosse ormai allo stremo, il demone rosa fece una scelta:
scelse di
utilizzare le forze che gli rimanevano per cercare di eliminare quel
mostro. E
aveva una sola possibilità. Così,
inclinò l’antenna verso Raimbokilelr, e un
raggio rosa partì da essa: voleva cercare di trasformare
Rainbokiller in un
cioccolatino, visto che ormai sembrava essere l’unico modo
per riuscire a
batterlo. Ma purtroppo, quel tentativo fu vano; infatti, Rainbokiller
aprì la
bocca, e, da essa, scagliò una potente onda arcobaleno. Bu e
il suo attacco
furono travolti, e il demone rosa fu scagliato via, ormai incapace di
alzarsi.
Goku aveva osservato tutta la scena, provando un forte senso di
disperazione:
quello che si trovava davanti non era un semplice mostro molto potente,
ma una
creatura con molte carte da poter giocare, e che sembrava davvero
difficile da
sopraffare con la sola forza. Per battere quel mostro, Goku avrebbe
dovuto
utilizzare l’ingegno e combattere con astuzia, senza puntare
tutto sulla forza
bruta. Purtroppo, però, Goku in quel momento era totalmente
impotente: era
bloccato dal liquido nero prima lanciatogli da Rainbokiller, e dalla
quale
sembrava quasi impossibile liberarsi.
“Come
farò a combattere questo mostro se non posso nemmeno
muovermi? Eppure ci deve
essere un modo per uscire da questa situazione, e se non
esiste… temo che sarà
la fine per tutti. Se non riesco a liberarmi, sarà veramente
finita e nessuno
potrà più fare nulla per contrastare
Rainbokiller. Pensa, Goku, pensa!” disse
tra sé e sé il Saiyan, mentre cercava di muovere
invano il proprio corpo. Rainbokiller
si girò verso di lui, ma questa volta, stranamente, non
sorrise. Anzi, sembrava
quasi deluso da quella visione.
“Che pena. Credevo che mi avresti fatto
divertire un po’ di più, sai?
Goku, il grande Saiyan eroe della Terra, protettore dei deboli,
immobile e
impotente davanti al suo nemico. Mi fai pietà.
Così tanto che ho deciso di
risparmiarti la sofferenza, ponendo in questo preciso istante fine alla
tua
vita” disse annoiato Rainbokiller, per poi far nuovamente
mutare i suoi arti
superiori, ritrasformando i tentacoli in braccia e mani. Pose quindi la
mano
destra davanti alla faccia del Saiyan, che, digrignando i denti, tenta
disperatamente di liberarsi.
“Conoscerti
è stato un piacere. Addio” disse Rainbokiller. Ma
fu proprio in quell’esatto
momento che una scintilla si accese dentro Goku. Il Saiyan
chinò per un attimo
il capo, per poi rialzarlo, digrignando i denti. Rainbokiller lo
guardava
freddamente, sicuro ormai che per lui non ci fossero più
speranze. Ed in quel
momento accadde: Goku tirò un fortissimo urlò, e
l’aura gialla del Super Saiyan
si espanse con una velocità impressionante attorno al Saiyan
e a Rainbokiller.
Il liquido nero schizzò tutt’a un tratto in aria,
compresa la pozzanghera
formatasi sotto i piedi di Goku. Il Saiyan, avendo nuovamente il
controllo del
suo corpo, alzò lo sguardo al cielo e lanciò con
la mano destra una potente
onda energetica verso il liquido, disintegrandolo. Rainbokiller
ritrasse la
mano, e Goku lo guardò freddamente, per poi sorridere.
“Ma com’è pos…”
tentò di dire Rainbokiller,
prima di riceve una potente gomitata sinistra nello stomaco da parte di
Goku.
Il colpo sbalzò via Rainbokiller, che atterrò
malamente a terra. Dopo essersi
rialzarsi con leggera difficoltà , il mostro non
poté che tremare di fronte
alla’enorme aura gialla che circondava Goku, che lentamente
si dirigeva verso
di lui.
“Ma com’è possibile! No, tu…
tu non riuscirai a battermi!” proferì il
mostro, per poi lanciarsi contro Goku, cercando di prenderlo con un
diretto
destro. Goku schivò il colpo semplicemente spostando la
testa a sinistra, per
poi saltare e atterrare in picchiata con un piede sulla faccia di
Rainbokiller,
provocandogli immensi dolori. A quel punto, Goku iniziò a
tirare una
moltitudine di velocissimi calci all’avversario, che emetteva
profondi urli di
dolore. Mentre la scarica di colpi imperversava sul suo volto,
Rainbokiller
tentò di colpire Goku con un pugno scagliato con il braccio
sinistro, ma il Saiyan
saltò poco prima di venir preso dal pugno, per poi atterrare
alle spalle di Rainbokiller.
Il mostro iniziò a gridare, e si portò le mani
sul viso.
“Cosa
mi hai fatto!? Maledetta scimmia! Pagherai amaramente quello che mi hai
fatto!”
disse il mostro, per poi girarsi verso Goku e scagliargli contro i suoi
tre tentacoli
verdi rimanenti. Goku reagì prontamente, girandosi e
afferrando il tentacolo
superiore sinistro con la mano sinistra, per poi afferrare quello
inferiore
destro con la mano destra. A quel punto, Goku iniziò a
tirare, non
preoccupandosi affatto né del liquido verde emesso dai
tentacoli, che in breve
tempo gli inzuppò le mani, né del tentacolo
sinistro inferiore che gli veniva
incontro.
“Povero
sciocco! Ignorare quel tentacolo sarà la tua
fine!” sghignazzò Rainbokiller. Ma
si sbagliava. Infatti, Goku tirò con ancora più
forza, fino ad arrivare a
strappare i due tentacoli che teneva in mano. Un fiotto di sangue
uscì dal
corpo di Rainbokiller, che subito lasciò cadere a terra
l’ultimo tentacolo
rimastogli. Mentre si avvicinava le mani ai punti dove prima
c’erano i
tentacoli per evitare la fuoriuscita di troppo sangue, Goku gli
afferrò
repentinamente anche l’ultimo tentacolo con entrambe le mani,
per poi tirare. E
dopo un po’, riuscì a staccargli anche quello.
Dopo averlo fatto, il Saiyan
scosse le mani con molta forza, riuscendo a far finire il liquido
depositato
dai tentacoli sulle sue mani a terra. Rainbokiller, nel mentre, distese
quindi
il braccio destro per coprire interamente i punti dove un tempo
c’erano i
tentacoli sinistri inferiore e superiore, cercando anche di non cadere
a terra,
visto che stava traballando per via delle forti ferite che gli erano
state
inflitte.
“Come hai osato? Giuro che ti ammazzo!” disse
Rainbokiller, mentre
ritraeva il braccio sinistro e la mano destra: il sangue aveva smesso
di
fuoriuscire, cosa incredibile, visto che aveva subito un gran numero di
ferite
molto gravi in poco tempo. Ma Goku non poté riflettere sulle
stranezze di
quell’alieno, visto che Rainbokiller ripartì
subito all’attacco, scagliandosi
verso Goku. Il Saiyan si mise in posa di combattimento, alzò
la mano destra e
si preparò a caricare un Ki Blast. Ma proprio quando
Rainbokiller era a pochi
passi da Goku e il Saiyan stava scagliando il Ki Blast, il mosso fece
un passo
all’indietro. La cosa era molto strana, ma Goku decise
comunque di lanciare il
Ki Blast. Riambokiller stese quindi le mani in avanti, creando lo
stesso
cerchio nero che aveva utilizzato contro Junior, anche se il diametro
era
leggermente più grande. Il cerchio assorbì il Ki
Blast di Goku, che rimase
stupefatto, mentre Rainbokiller scoppiò a ridere. Goku
però notò che non era la
solita risata di quella creatura: era più psicopatica,
più intensa, e più
divertita.
“Allora?
Cosa te ne pare? Con questo cerchio posso assorbire ogni tuo colpo
energetico
debole, e con quelli forti posso fare anche di peggio! Adesso cosa
farai,
primate?” delirò Rainbokiller. Ma Goku non
sembrava spaventato da questa nuova
tecnica di Rainbokiller, anzi, sorrise. Iniziò quindi a
sparare tantissimi Ki
Blast, che vennero però tutti assorbiti dal cerchio, sotto
le incessanti risate
di Rainbokiller, felice del suo successo. Era stato umiliato, e adesso
si stava
prendendo la sua rivincita contro quella sporca scimmia. Fu
così tanto preso
dalla contentezza che alzò lo sguardo al cielo, totalmente
preso dalle sue
risate maligne, non ponendo minimamente più attenzione al
suo avversario. Ed
era proprio questo il momento che Goku stava attendendo.
Il Saiyan portò due
dita
alla fronte, e si teletrasporto alle spalle dell’avversario,
mentre questi
continuava ad ammirare estasiato il cielo sganasciandosi di risate.
Immediatamente, prima ancora che Rainbokiller potesse accorgersi di
avercelo
dietro, il Saiyan iniziò a caricare una Kamehameha. Sentendo
il rumore generato
dalla Kamehameha, Rainbokiller ritrasse le braccia, facendo scomparire
il
cerchio, e si voltò. L’ultima cosa che vide fu la
bocca di Goku spalancarsi,
per poi finire travolto dalla potenza del colpo che Goku gli
scagliò in pieno
viso. Un’enorme nube di fumo si alzò da terra, e
Goku, ormai esausto per via
della troppa forza utilizzata nello scontro, si accasciò al
suolo, svenuto,
tornando allo stadio base.
“Non posso
minimamente crederci” disse con fatica Rainbokiller,
rispuntando dalla coltre
di fumo, con numerose piccole ferite sparse per tutto il corpo, mentre
osservava il corpo senza forse di Goku.
“Mi hai tenuto testa come nessuno aveva mai fatto finora. Sei
arrivato
vicino allo sconfiggermi. Se solo potessi vedere i danni che mi hai
causato… mi
hai umiliato! Nessuno aveva mai osato umiliare Rainbokiller! Adesso te
la
faccio pagare cara, molto cara! Non mi importa come, ma
porrò fine alla tua
vita con atroci sofferenze!” disse delirando Rainbokiller,
per poi alzare il
braccio destro e prepararsi ad affondare i suoi artigli nella carne di
Goku. Ma
proprio quando fu in procinto di agire, un potente Ki Blast lo
colpì da dietro,
mandandolo a terra.
“Merda…”
disse Rainbokiller mentre si rialzava, tremando come una foglia. Una
volta in
piedi, si girò. Acciaccato e malconcio, Majin Bu lo stava
osservando da
lontano. Un impeto d’ira travolse Rainbokiller, a punto che
il mostro si lanciò
contro il demone rosa, e gli scagliò una potente gomitata
sinistra in viso, che
il demone non riuscì a schivare in tempo, venendo preso in
pieno. Subito dopo, Rainbokiller
ritrasse il braccio e sferrò un potente diretto destro alla
pancia di Majin Bu,
che fece leggermente indietreggiare il demone rosa, il quale
però non sembrava
essere particolarmente sofferente, a parte un leggero respiro
affannato. E
questo a Rainbokiller non stava bene.
“Che bastardo! Oltre a colpirmi, osi anche
resistere ai miei attacchi!? Come ti permetti di farmi
questo!” gridò furioso Rainbokiller.
Bu non rispose, e pensò invece a stendere le braccia in
avanti e ad aprire i
palmi, per poi scagliare una potente onda di energia verso
l’avversario. Rainbokiller
creò istantaneamente un altro cerchio nero, ancora
più grande di quello
utilizzato contro Goku.
“Muahhhh!
Come farai a battermi se il meglio che sai fare sono questi miseri
colpi
energetici?” disse Rainbokiller, mentre il colpo di Bu veniva
perfettamente
assorbito dal suo cerchio, che scomparve poco dopo averlo fatto. Bu non
sembrò
aver notato lo scherno di Rainbokiller, anzi, rimase per un
po’ di tempo a
fissarlo freddamente. Poi, immediatamente, Majin Bu, con un veloce
scatto, si
ritrovò alla destra di Rainbokiller, senza che questi
potesse seguirlo. A quel
punto, con un potente montante, lo colpì in pieno stomaco, e
mandò il mostro in
aria. Subito Majin Bu saltò e si mise a levitare, cosa che
fece anche Rainbokiller.
Il mostro, furioso più che mai, si scagliò in
picchiata contro Majin Bu, e i
due, una volta vicini, iniziarono a scagliarsi reciprocamente
moltissimi calci
e pungi. Ad un certo punto, Majin Bu colpì il viso di
Rainbokiller con un pugno
destro talmente potente da mandarlo leggermente più lontano
da lui. Subito il
demone scagliò un'altra onda con entrambe le mani, ma questa
volta Rainbokiller
non utilizzò il cerchio nero. La bestia, infatti, distese il
braccio destro,
tenendo la mano aperta. Così, dal palmo di
quest’ultima si generò un cerchio di
energia blu. Quest’ultimo, al contatto con l’onda,
fermò la sua avanzata. Bu
iniziò a sforzarsi di più, ma per quanto ci
provasse, il cerchio non sembrava
venir messo minimamente in difficoltà dall’onda di
energia. A quel punto, Bu
decise di lasciar perdere l’onda: allontanò quindi
le mani da essa, per poi
dirigersi con un veloce scatto alle spalle di Rainbokiller, per poi
tirargli un
diretto destro. Il mostro si girò, tenendo sempre il braccio
destro disteso
contro l’onda di energia, e sorrise. Poi pose la mano
sinistra davanti al pugno,
e formò un altro cerchio, che prese in pieno il colpo, non
dando però alcun
segno di cedimento.
“Dai, provaci
ancora. Vediamo cosa riesci a fare!” lo provocò
Rainbokiller. Bu iniziò quindi
a scagliare consecutivamente tantissimi pugni, e quando questi
entravano in
contatto con il cerchio, esso sembrava cambiare leggermente colore. Man
mano
che i colpi proseguirono, il cerchio era sempre meno blu, fino a quando
non
cambiò completamente colore, diventando rosso cresimi. Bu
smise di dare pugni a
quella sorta di scudo, dopo aver notato il cambio di colore, e anche
per riprendere
le forze. Guardò oltre Rainbokiller, e notò che
la sua onda era sparita. Il
mostro arcobaleno scoppiò a ridere istericamente, per poi
ritrarre il braccio
destro, solo per distenderlo subito dopo verso Majin Bu, che
notò stupito che
anche il cerchio della mano destra era diventato rosso. Il demone
capì
all’istante che doveva impedire a Rainbokiller di agire, ma
non fu veloce
abbastanza per impedire ciò che accadde. Il mostro
avvicinò tra di loro le
mani, unendo i cerchi e creandone un unico piuttosto grande. Subito
dopo, dal
cerchio partì una potente onda di energia rossa, grande
quanto il cerchio
stesso. Majin Bu fu travolto completamente, sotto le folli risate e
grida
dell’avversario. L’onda di Rainbokiller
arrivò persino a colpire la montagna,
perforandola da parte a parte. Dopo un po’, l’onda
si dissolse nel nulla,
lasciando un banco di fumo enorme. Dal basso della coltre, una figura
grassa e
rosa cadde a terra, apparentemente senza vita. Rainbokiller lo
guardò, contento
del suo operato.
“Ritieniti
fortunato: non è da tutti i giorni sopravvivere al mio
Deadly Laser. Avanti, so
che sei soltanto svenuto: uno come te non può morire con
così tanta facilità.
Su dai, rialzati, e fammi divertire ancora un po’, ti
prego!” disse Rainbokiller,
parlando al suo incosciente avversario. Proprio quando Rainbokiller
finì il suo
discorso, le mani di Bu iniziarono a tremare. Pochi istanti dopo, Majin
Bu si
rialzò balzando in avanti, barcollando. Rainbokiller
analizzò l’aura del
proprio avversario, constatando che, nonostante i gravi danni riportati
dopo
l’impatto con il Deadly Laser, la forza di Majin Bu non era
poi diminuita così
tanto, segno che per liberarsi di quella palla di lardo avrebbe dovuto
faticare
molto di più di quanto si immaginasse. Quel pensiero
generò in lui sentimenti
contrastanti: era ancora più appagato a combattere sapendo
che il suo
avversario era sopravissuto al suo attacco più potente,
riuscendo anche a
rialzarsi subito dopo; tuttavia, era anche pieno di collera per via
delle
numerosi umiliazioni subite da parte di Goku e Majin Bu, i primi due
esseri che
lo avevano spinto allo stremo, costringendolo a sfoderare buona parte
dei suoi
assi nella manica, alcuni dei quali erano anche stati contrastati dai
suoi avversari.
Tra queste due emozioni, la prima era decisamente la dominante, tanto
che Rainbokiller,
per incitare Bu ad attaccarlo, lo provocò, facendo segno con
la mano di
avvicinarsi. E funzionò: il demone spiccò il
volo, e si lanciò verso Rainbokiller.
“Avanti,
fatti sotto, Ciccione!” lo provocò Rainbokiller,
certo che sarebbe stata di
nuovo lui a spuntarla. Rainbokiller si mise in posizione, e Bu lo
raggiunse in
un batter d’occhio, e si posizionò davanti a lui.
Inaspettatamente, però, il
demone non attaccò l’avversario, ma si
limitò a squadrarlo in silenzio. Rainbokiller
fu molto irritato da quel comportamento, così tanto che si
focalizzò più sulla
rabbia che non sull’avversario, cosa che Bu riuscì
a capire per via dei
soffocati ringhi che Rainbokiller emetté. Capì
che era il momento di agire, in
quel momento in cui l’avversario aveva abbassato la guardia.
Così, il demone
unì i polsi, posizionandoli in laterale, e da essi
partì un sottile ma veloce
raggio di energia rosa. Rainbokiller fece appena in tempo a sbigottirsi
che il
colpo l’aveva già preso, scaraventandolo lontano
dal proprio avversario, e
facendolo andare a testa in giù. Rainbokiller
riuscì a frenare lo sbalzò, per
poi rimettersi a testa in su ed osservare nuovamente il suo avversario,
ancora
più infastidito di prima, per poi sorridere pochi istanti
dopo.
“Si,
posso farcela. Ora che mi ha spinto lontano da lui, posso lanciargli
addosso il
liquido nero senza che riesca ad interrompermi. Mi dispiace, ciccione,
ma ti
sei scavato la fossa da solo!” pensò Rainbokiller,
per poi chinare la schiena
all’indietro. Bu però capì subito le
intenzioni del suo avversario: lanciò così
un'altra tenue onda rosa, che in un batter d’occhio raggiunse
Rainbokiller e lo
colpì allo stomaco, facendolo velocemente precipiatare a
terra. Il mostro si
rialzò pochi istanti dopo, furente, siccome il suo attacco
era stato
interrotto.
“Devo
ammettere
che come tecnica non è male: non solo è potente,
ma è capace di percorrere
molto velocemente distante abbastanza grandi… davvero
impressionante” si
complimentò Rainbokiller, digrignando i denti per la rabbia.
“Mi
fa sinceramente piacere che il mio Ago Energetico ti sia
piaciuto” disse
acidamente Majin Bu.
“Già…
è un peccato che nessuno, a parte io e te, abbia potuto
assistere a questa tua
nuova tecnica. Ed è un peccato anche il fatto che nessuno
è qui per aiutarti!
Adesso mi vendicherò di tutte le umiliazioni a cui mi hai
sottoposto, e non ci
sarà nessuno a supportarti. Tu sei solo!”
sghignazzò follemente e rabbiosamente
Rainbokiller.
“Majin Bu non è solo”
pronunciò una voce. Rainbokiller
distolse stupito lo sguardo da Majin Bu, e guardò davanti a
sé. E li vide.
Erano in piedi. Tutti. Con i vestiti strappati e le ferite su tutto il
corpo,
ma al contempo freschi come una rosa.
“Mentre tu eri intento a lottare con Majin Bu,
mi sono risvegliato e mi
sono ricordato di avere un sacchetto di senzu nei pantaloni. Con le
ultime
forze rimastemi, sono riuscito a prenderne uno e me lo sono mangiato.
Per
fortuna, tu eri troppo concentrato a combattere contro Majin Bu,
così ho potuto
donare un senzu a tutti i miei compagni, facendoli tornare subito in
forze.
Come puoi notare, Gohan è anche riuscito a scrollarsi di
dosso tutta quella
roba verde che gli hai avevi buttato sul corpo. Direi che non hai fatto
un
lavoro eccellente. Adesso direi che quello ad essere solo sei proprio
tu, Rainbokiller”
spiegò Goku, per poi lanciare a terra il sacchetto ormai
vuoto di senzu. Rainbokiller
squadrò l’intero gruppo, esteriormente furioso,
interiormente calmo: calmo
poiché aveva steso la maggior parte del gruppo con
facilità già una volta, e
non gli sarebbe venuto difficile farlo di nuovo; furioso
perché adesso non solo
Goku era ritornato in forze, ma perché temeva che Junior
potesse nuovamente
avere un improvviso incremento di forza, portando Rainbokiller a dover
combattere contro tre avversari alla sua altezza, provocandogli uno
svantaggio
sempre maggiore.
“Padre!”
urlarono delle voci dall’alto. Rainbokiller alzò
lo sguardo verso l’alto, in
contemporanea con i Guerrieri Z. Ottanta suoi figli stavano volando
verso il
campo di battaglia, sorridenti.
“Padre, lascia a noi i più deboli:
non sono degni di affrontarti!”
dissero all’unisono i figli di Rainbokiller, atterrando a
terra subito dopo
aver finito la frase., circondando tutti i Guerrieri Z ad eccezione di
Goku e
Majin Bu. Il padre fu inizialmente sul punto di rifiutare
l’aiuto dei figli,
per la grande vergogna che provava nei loro confronti per aver fallito
la
missione affidatagli. Ma poi pensò che lasciarli combattere
sarebbe stato un
ottima occasione per offrigli un ulteriore possibilità,
visto che in fin dei
conti alcuni di loro erano abbastanza forti da poter rivaleggiare con
alcuni
dei guerrieri lì presenti, benché la maggior
parte avesse comunque un livello
combattivo davvero misero in confronto a quello degli avversari.
“Va bene, figli miei. Lasciò a voi
l’incarico di occuparvi dei guerrieri
più deboli. In quanto a voi, lardoso e scimmione…
che ne dite di iniziare di
nuovo le danze?” disse Rainbokiller. Goku si
trasformò immediatamente in Super Saiyan
di Terzo Livello, e si scagliò senza esitazione contro
Rainbokiller. La lotta
stava per ricominciare.
*
Mentre i nostri
eroi erano sul punto di iniziare lo scontro contro Rainbokiller e i
suoi figli,
nel cielo della città dell’Ovest, Iamko stava
mettendo tutto sé stesso nel
cercare di sopraffare il Decstructo Glob di Nappa con la sua
Kamehameha, seppur
con scarsi risultati: benché all’inizio nessuno
dei due colpi sembrava poter
prendere il sopravvento, ad un certo punto il Decstruco Glob
iniziò ad avanzare
senza difficoltà verso Iamko, passando facilmente attraverso
l’ormai impotente
Kamehameha dell’avversario. Nonostante il chiaro svantaggio,
Iamko continuò ad
opporre resistenza, anche se ormai era chiaro anche a lui che sarebbe
stato
tutti inutile. E infatti, ad un certo punto, il Destructo Glob
iniziò ad
avvicinarsi con una velocità sempre maggiore, fino a quando,
con un singolo ma
veloce scatto, arrivò a Iamko, colpendolo duramente e
scagliandolo violentemente
verso il basso. Il terrestre, mentre precipitava, iniziò a
fare innumerevoli
capriole a mezz’aria, attutendo la velocità della
caduta, riuscendo così ad
atterrare a terra con i piedi e senza patire particolari dolori. Una
volta a
terra, il terrestre alzò lo sguardo verso l’alto,
osservando la sfera arancione
che si dissolveva, e Nappa che ne usciva fuori, sorridente. Il Saiyan
abbassò
lo sguardo verso il suo avversario, per poi iniziare a scendere
lentamente
verso il basso. Una volta toccata terra, i due si ritrovarono
nuovamente faccia
a faccia.
“Devo farti i
miei complimenti. Sei un osso duro. Non pensavo saresti sopravissuto al
mio
Desctrusco Glob, ma adesso credo proprio che per te stia per arrivare
la fine”
disse calmamente Nappa, emettendo una debole risata.
“Ahi si,
davvero? E sentiamo, come hai intenzione di uccidermi?”
chiese Iamko, sicuro
che le parole del Saiyan fossero soltanto intimidatorie.
“Oh, caro, ti stai sbagliando. Io non ho
intenzione di ucciderti. Io ho
intenzione di trasformare il tuo corpo in polvere. E lo farò
in questo modo”
disse Nappa. A quel punto, il muscoloso Saiyan iniziò ad
emettere un
potentissimo urlo, che fece vibrare fortemente la terra. Dopo un primo
momento
di difficoltà, Iamko riuscì a mantenere
l’equilibrio, e a non cadere a terra.
Poté dunque concentrarsi sul suo avversario, e
notò che la sua aura era in
costante crescita,
e che sulla sua testa
stavano spuntando dei capelli dorati rizzati verso il cielo.
“No… non è
possibile…
no, non può essere vero. È tutto…
è tutto un brutto sogno! No, non è vero, non
è vero!” delirò incredulo Iamko, mentre
osservava il proprio avversario, il
quale venne circondato da una splendente aura gialla, mentre la sua
forza
continuava a crescere.
“Sta attento, Iamko” pensò
Puar, mettendosi le mani davanti alla bocca,
mentre assistenza terrorizzato a quell’inquietante
spettacolo. Quei capelli,
quell’aura, quell’urlo… era proprio
tutto vero. Non era un sogno, ma la pura e
inalterabile verità.
“Tu
sei un…” disse Iamko, per poi interrompersi di
botto, mentre ogni singola
cellula del suo corpo tremava dalla paura. L’urlo
cessò, la forza di Nappa
smise di crescere, e i capelli finirono di spuntare. Il Saiyan osservo
Iamko,
il quale fu come penetrato nell’animo da quei gelidi occhi
azzurri.
“Io sono… un Super Saiyan!”
disse Nappa, per poi scoppiare a ridere.
Iamko strinse i pugni, e cercò di trattenere
l’angoscia in ogni modo. Il cuore
gli martellava il petto, e la paura aveva ormai preso controllo di ogni
singola
parte del suo corpo. Aveva notato dall’inizio del loro
scontro che Nappa fosse
sensibilmente migliorato rispetto alla volta precedente, ma non si
immaginava
che il Saiyan potesse arrivare addirittura a potersi trasformare. Come
avrebbe
potuto tenere testa a quel colosso, ora che il divario di forza tra
loro era di
molto aumentato? Come avrebbe potuto sconfiggerlo? Semplice: non
avrebbe
potuto. Era giunto il momento di accettare. Lui era debole. Non era un
Saiyan,
era un terrestre. E i terrestri sono deboli. Non era suo destino e
compito
difendere la Terra. Era un incarico che spettava ad esseri decisamente
più
forti di lui. Tutti gli sforzi che aveva compiuto in quegli anni, tutti
gli
estenuanti allenamenti… tutto futile. Doveva accettare la
realtà, e fare
l’unica cosa che lo avrebbe portato alla salvezza: fuggire da
quel posto. Senza
pensarci due volte, il terrestre tese il braccio destro verso i piedi
dell’avversario, per poi iniziare a sparare una velocissima
serie di Ki Blast,
che alzarono un polverone tale che sarebbe stato impossibile per Nappa
riuscire
a distinguere Iamko affidandosi solo alla vista. Il terrestre
spiccò subito
dopo il volo, cercando di dirigersi quanto più lontano
possibile dal Saiyan.
Purtroppo per lui, il suo tentativo di fuga ebbe vita breve: infatti,
dopo
pochi attimi di volo, Iamko si fermò bruscamente: qualcosa
gli stava stringendo
la gamba destra. Iamko si guardò alle spalle, e vide con
orrore che Nappa era
proprio lì, sorridente, mentre impediva alla gamba di Iamko
di liberarsi dalla
tenaglia della sua mano destra.
“Tentavi di
dartela a gambe, non è così? Peccato che ti sia
dimenticato di azzerare la tua
aura! È stato un gioco da ragazzi localizzarti, anche se
credo che sarei
riuscito a trovarti lo stesso” disse il Saiyan. Iamko
tentò di aprire bocca, ma
prima che potesse anche solo fiatare, Nappa alzò il braccio
destro, per poi
abbassarlo e lanciare il corpo del terrestre verso il suolo. Iamko
precipitò
con incredibile velocità, andando a sbattere contro una
macchina azzurra
semi-distrutta, sopravissuta alla distruzione quasi totale della
città.
L’impatto di Iamko con la vettura provocò una
grossa ammaccatura, lasciando il
terrestre dolorante sopra di essa.
“Ma
com’è possibile? Fino ad ora sapevo che Nappa e
Vegeta, al momento dello sbraco
sulla Terra, non fossero capaci di percepire le aure nemiche, mentre
adesso
anche Nappa ha imparato a farlo. O forse mi ha mentito, e lo ha detto
soltanto
per farmi andare nel panico. L’unica cosa certa è
che è un avversario
decisamente fuori dalla mia portata. Devo fare qualcosa per sfuggirgli,
ma
cosa?” pensò dentro di sé il terrestre,
il cui turbamento crebbe quando i piedi
di Nappa tornarono al contatto con il suolo, intensificandosi ancor di
più nel
momento in cui il Saiyan iniziò lentamente, con passo corto,
ad avvicinarsi a
lui.
“Sono
troppo addolorato, ma devo fare uno sforzo. Per quanto senta che il mio
corpo
stia per esplodere, devo resistere e trovare una via di fuga. Ma cosa
mai
potrei fare? Nappa è fin troppo veloce, riuscirà
ad acciuffarmi comunque,
qualsiasi cosa io faccia per evitarlo. Eppure un modo ci deve essere,
ma
quale!? Pensa, Iamko, pensa!” pensò il terrestre,
rialzandosi lentamente
dall’ammaccata automobile e ritrovandosi nuovamente a
squadrare Nappa, il quale
continuava ad avanzare con un espressione priva di qualsivoglia
emozione.
“Che
delusione. Mi aspettavo molto di più da te, terrestre. Sono
rimasto
profondamente deluso, e te lo dico con sincerità. Pensavo
che mi sarei potuto
divertire almeno un altro po’. Sai che ti dico? Facciamo un
gioco. Io adesso
chiuderò gli occhi, e tu avrai dieci secondi per dartela a
gambe senza che io
faccia niente. Passati i dieci secondi, mi metterò in moto
per cercare di
acciuffarti. Ci stai?” chiese Nappa, mantenendo
un’espressione seria. Gli occhi
di Iamko si riempirono di vitalità e speranza. Non era
ancora tutto
perduto.
“Si, accetto
volentieri! Vedrai che questa volta non riuscirai a
prendermi!” disse Iamko,
determinato a non sprecare quell’offerta, pur non essendo
sicuro che Nappa
avrebbe mantenuto la parola data di non aprire gli occhi prima che
siano
passati dieci secondi.
“Bene!
Allora inizio! Uno…” iniziò il Saiyan,
dopo aver chiuso gli occhi. Con tutte le
sue forze, Iamko si girò a destra, e iniziò a
correre impegnando ogni suo
singolo muscolo. Spesso si guardava indietro, ma la velocità
con cui stava
correndo era tale che ormai aveva già quasi perso di vista
Nappa, pur
continuando ad udire la voce del Saiyan, che risuonava molto forte in
quella
vasta landa dominata dal più assoluto silenzio.
“Cinque…
sei… sette… otto… nove” e a
quel punto, Nappa si fermò per un istante. Iamko
continuò a correre, guardandosi continuamente le spalle:
ormai doveva essere
arrivato così lontano che non riusciva nemmeno
più ad intravedere la sagoma del
Saiyan. In verità, nemmeno Iamko stesso sapeva cosa stesse
facendo in quel
preciso istante: ogni sua azione era controllata dalla paura,
dall’istinto di
sopravvivenza; dalla sua incredibile forza di volontà, che
gli diceva di dover
sfuggire in ogni modo alla morte. Iamko si rigirò, e
iniziò a correre ancora
più velocemente, non riuscendo nemmeno ad udire i suoi
stessi passi. Le forze
lo stavano abbandonando, ma
il terrestre
continuava a resistere, sicuro che sarebbe riuscito a scappare. Ma fu
proprio
quando le sue forze erano sul punto di esaurirsi completamente,
accadde. Nappa
scandì quella parola lentamente, lettera per lettera, come
per enfatizzare
quella che sarebbe stata una lenta e dolorosa agonia per Iamko.
“D-i-e-c-i!”
urlò il Saiyan. In quello stesso istante, Iamko cadde in
avanti. Aveva ormai
esaurito tutte le forze rimastegli in corpo, ma da un lato si sentiva
sollevato
dal fatto che fosse riuscito a semire il Saiyan, anche se aveva la
sensazione
di aver dimenticato qualcosa, che forse non era tutto finito. Con un
immane
sforzo, Iamko alzò lo sguardo al cielo. E lo vide.
Sorridente. Soddisfatto.
Vittorioso.
“Sembra
proprio che ti sia dimenticato di nuovo di azzerare la tua aura. Sappi
che
comunque non importa sapere il motivo. Mi importa soltanto che adesso
tu sia a
terra, completamente alla mia mercé. Sai, non vedevo
l’ora che arrivasse questo
momento! Lo aspettavo da tanto!” sghignazzò
malvagiamente Nappa, mentre Iamko
malediva sé stesso per aver di nuovo compiuto lo stesso
errore. Nappa posò il
proprio piede destro sulla schiena di Iamko, ormai arresosi alla dura
realtà.
“In fondo, me lo merito. Non sono stato
nient’altro che un vigliacco.
Avrei potuto combattere, e avere almeno la coscienza pulita. E invece
adesso mi
trovo qui, a terra, senza aver praticamente aver opposto resistenza al
mio
avversario. Questa è la fine che merito”
pensò Iamko, mentre Nappa tese la mano
destra verso il corpo del terrestre, facendo pressione con il piede
sulla
spalla, in modo da provocare a Iamko ulteriori sofferenze.
“Adesso si che inizio a divertirmi!”
*
Nel frattempo,
lo scontro tra i Guerrieri Z e Rainbokiller e i suoi figli si stava
facendo
sempre più accesso, e sembrava quasi impossibile riuscire a
capire chi sarebbe
riuscito a spuntarla. Uno dei guerrieri che ci stava mettendo
più impegno era
sicuramente Gohan, il quale stava combattendo contro un figlio di
Rainbokiller
piuttosto forte, che lo aveva costretto a trasformarsi in Super Saiyan.
Il loro
scontro era totalmente pari, e si era ormai stabilizzato in un continuo
ciclo
di serrati attacchi molto veloci, dove però nessuno dei due
riusciva a colpire
l’altro, cosa che provocava non poco fastidio a Gohan, il
quale era determinato
più che mai a riscattarsi dopo la pesante umiliazione subita
da Rainbokiller.
Non a caso, era stato proprio Gohan ad attaccare per primo il suo
avversario,
notando in lui una forza superiore alla maggior parte dei suoi
fratelli. Non
era un debole, e avrebbe fatto di tutto pur di dimostrarlo. Non si
sarebbe
fatto piegare da quel mostriciattolo. Lo avrebbe sconfitto, e poi
avrebbe
pensato nuovamente a Rainbokiller, sconfiggendo anche lui e potendo
finalmente
dimostrare il suo valore.
“Sei davvero forte, ma dal tuo viso posso
dedurre che ti stai
concentrando di più su di me che su ciò che ti
circonda. Sai, di questi tempi è
sempre meglio guardarsi bene le spalle” disse il mostro,
sorridendo
malignamente a Gohan, che però non rispose in alcun modo
alle provocazioni,
concentrandosi di più sul combattimento, proprio come aveva
detto la creatura.
Lo scontro continuò ad essere totalmente pari, almeno fino a
quando Gohan non
sentì dei forti dolori alle spalle e alle ascelle, come di
una stretta. Improvvisamente,
Gohan non riuscì più a muovere le braccia, al che
girò istantaneamente la testa
all’indietro, vedendo che un fratello del suo avversario gli
stava sorridendo,
mentre teneva le sue braccia trasformare in tentacoli distese in
avanti. Gohan
fece per guardarsi le spalle, ma rimase immobile, pietrificato
dall’improvviso
e fortissimo dolore che era partito dal suo stomaco e si stava a mano a
mano
propagando per tutto il suo corpo. Per fortuna, il dolore si
attutì abbastanza
in fretta, e Gohan riuscì finalmente a girarsi nuovamente
verso il suo
avversario, che lo osservava con una superba aria di
superiorità. Gohan notò
che le braccia del suo avversario si erano trasformate, diventando dei
tentacoli che la creatura faceva svolazzare con fare arrogante, come se
quegli
arti fossero per lui motivo di vanto.
“Come puoi vedere, noi possiamo trasformare le
nostre braccia in
tentacoli, che poi utilizziamo per impedire alle persone di muoversi!
Voglio
proprio vedere ora come te la caverai!” si vantò
la creatura, per poi scoppiare
a ridere. Gohan lo guardò con disprezzo, mentre cercava
inutilmente di muovere
le braccia. Non poteva gettare la spugna. Non contro di loro. Era un
vero
guerriero, e perdere contro avversari così deboli sarebbe
stata un umiliazione
dalla quale non si sarebbe mai ripreso. Ma lui non avrebbe perso. Lui
non
poteva perdere. E avrebbe fatto di tutto per vincere. Così,
il Saiyan iniziò ad
urlare, e in un attimo passò dal Super Saiyan al Super
Saiyan di Secondo
Livello. La creatura che lo teneva bloccato ritrasse i suo tentacoli,
già
sbalzati leggermente dalla forza emessa da Gohan appena trasformato,
impaurito
dalla sua forza. Riacquisito il controllo delle braccia, Gohan non
esitò a
girarsi e a dedicare al mostro un ultimo freddo sguardo, per lo
lanciare con la
mano destra un Ki Blast che colpì in pieno il mostro, il
quale fuoriuscì dalla
nube di fumo generata dal Ki Blast accasciandosi al suolo, morto. Gohan
diede
le spalle al cadavere, e vide il suo precedente avversario tentare di
darsela a
gambe, spaventato dalla sua nuova forza. Disgustato dal vile
comportamento
della bestia, Gohan non esitò un secondo a caricare e poi
lanciargli una
potente Kamehameha, che travolse il mostro disintegrandone il corpo.
Subito
dopo aver fatto ciò, mentre la Kamehameha si dissolveva,
Gohan si girò
nuovamente, e poté osservare davanti a sé lo
svolgimento della battaglia, che
stava andando a favore dei Guerrieri Z: Crilin aveva appena eliminato
tre
avversari con un singolo Kienzan, mentre Tensing stava combattendo
senza alcuna
difficoltà contro cinque mostri contemporaneamente, aiutato
da Riff, il quale
teneva a bada i movimenti di un mostro alla volta con i suoi poteri
psichici.
Le cose erano ancora miglior con Junior e Vegeta, i quali avevano
già ucciso da
soli circa quindici di quei mostri, e per l’altro Vegeta non
sembrava aver
bisogno neanche del Super Saiyan di Secondo Livello, visto
l’egregio lavoro che
stava compiendo con soltanto il Primo Livello. Trunks e Goten, invece,
si
divertivano a prendersi gioco dei mostri, schivando continuamente i
loro corpi
e non rispondendo ai loro attacci, rimanendo per l’altro in
forma base. Ma
niente di questo lo interessava, perché lui aveva occhi
soltanto per Rainbokiller,
che in quel momento stava combattendo alla pari con Goku e Majin Bu,
nonostante
l’inferiorità numerica. Per sconfiggere quel
mostro, c’era bisogno di un terzo
guerriero, altrettanto all’altezza di Goku e Majin Bu. Un
guerriero forte,
pronto a spingersi oltre i propri limiti se necessario; pronto a
rischiare la
vita per salvare chi ama. E quel guerrieri era lui, Gohan, il
primogenito del
più potente guerriero presente sulla Terra. Il Saiyan si
strappò con disprezzo
i resti del suo smoking, mettendo in bella vista tutte le ferite
presenti sulla
parte superiore del suo corpo, per poi lasciarlo cadere. A quel punto,
Gohan
espanse leggermente la sua aura, e, dopo aver leggermente alzato i
piedi da
terra e aver iniziato a levitare, si diresse verso Rainbokiller urlando.
“Mostro!” urlò Gohan. Il suo urlo fece
interrompere di botto ogni lotta in corso in quel preciso istante.
Chiunque,
dai figli di Rainbokiller ai Guerrieri Z, stava osservando il giovane
Saiyan
dirigersi verso il mostro arcobaleno, che lo fissava senza il minimo
segno di
stupore; il mostro, infatti, aveva ormai capito quanto fosse cocciuto
quel Saiyan,
ed era sicuro che prima o poi avrebbe nuovamente tentato di
combatterlo. Per
quanto fosse in parte irritato dal comportamento di Gohan,
l’idea di poterlo
umiliare davanti a tutti i suoi amici lo intrigava. Così
finalmente avrebbe
potuto dimostrare pubblicamente quanto quel Saiyan, in confronto a lui,
non
fosse nient’ altro che un inetto.
“Gohan, ma cosa stai facendo? Non
hai speranze contro Rainbokiller!” gli urlò Goku,
ma Gohan continuò a
svolazzare verso Rainbokiller, ignorando le preghiere del padre. Goku
si sentì
terribilmente in colpa: se Gohan stava facendo quella pazzia, era solo
per
colpa sua. Lui gli aveva detto di dover riprendere gli allenamenti; lui
gli
aveva detto che dentro di lui c’era una gigantesca forza
recondita che avrebbe
potuto risvegliare solo con l’impegno; aveva fatto leva sui
suoi sentimenti per
convincerlo, e questo proprio non riusciva a perdonarselo. Se Goku non
gli
avesse inculcato tutti quei pensieri, in quel momento Gohan non si
sarebbe
buttato in quella follia, ma sarebbe rimasto ad affrontare i figli di
Rainbokiller,
essendo troppo debole per affrontare il padre.
“Preparati, Rainbokiller! Stai per vedere quanto
valgo veramente!” disse
Gohan. Goku, al sentire quelle parole del figlio, prese fiato. Dopo
pochi
istanti, urlò.
“Gohan, io non intendevo questo! Tu hai
frainteso le mie parole! Non volevo
dire che ora come ora non vali nulla! Tu vali, e non hai bisogno di
dimostrarmelo così! Stai facendo tutto questo soltanto per
metterti alla prova!
Questo non è un allenamento, Gohan! Questa è una
vera battaglia! Ti prego,
fermati!” lo rimproverò Goku, sotto gli occhi
stupiti di tutti i presenti.
“Mi
dispiace papà, ma io non cambio idea! Io
combatterò, anche a costo di
rimetterci la vita!” disse Gohan, alzando nel frattempo un
braccio, pronto per
sferrare il primo pugno, visto che era ormai volto vicino dal
raggiungere Rainbokiller.
“Beh,
se proprio sei disposto a morire, allora posso anche non farmi alcuno
scrupolo
nel liberarmi definitivamente di te!” disse Rainbokiller,
sbadigliando, per poi
lanciare dalla sua mano destra una potente onda arcobaleno, che
centrò in pieno
Gohan. Una piccola nube di fumo si alzò, mentre il corpo di
Gohan fu sbalzato
all’indietro per colpa del colpo di Rainbokiller. Una volta
toccata terra,
Gohan ritornò nella sua forma di base, e svenne quasi
istantaneamente. Rainbokiller
lo guardò soddisfatto, per poi distendere entrambe le
braccia in direzione di Gohan.
Tutti i presenti, inclusi i figli di Rainbokiller, erano rimasti
impietriti da
tutti quegli avvenimenti, e sembravano incapaci di compiere qualsiasi
azione. Rainbokiller
iniziò a caricare in entrambe le mani dei Ki Blast
arcobaleno, mentre
sghignazzava contento. Finalmente si sarebbe potuto liberare di quella
rogna di
marmocchio. Quando i suoi Ki Blast furono completi, Rainbokiller li
scagliò
all’unisono verso Gohan.
“Gohan!” urlò disperato Goku,
tendendo la mano destra verso i Ki Blast, per poi spararne due a sua
volta. I
suoi Ki Blast furono fortunatamente abbastanza veloci da riuscire ad
intercettare quelli di Rainbokiller, facendoli esplodere e provocando
una piccola
nube di fumo. Rainbokiller si girò immediatamente verso il
Saiyan, e Goku fece
la stessa cosa. I due ritrassero le braccia, e si squadrarono
reciprocamente,
con freddezza.
“A quanto pare non sembri proprio volerti
arrendere, eh? Sai, è strano
che tu stia ancora in piedi: hai attivato il Super Saiyan Tre da un
po’ troppo
tempo mi sa. Dimmi un po’: come ci sei riuscito? Ti sei per
caso abituato a
questa trasformazione?” disse Rainbokiller, lasciando tutti i
Guerrieri Z a
bocca asciutta. Come faceva quel mostro a sapere del grande dispendio
di
energia che comportava il Super Saiyan Tre? Come faceva a sapere che
quello
fosse proprio il terzo livello di Super Saiyan? Come faceva a sapere
che quella
trasformazione si chiamava Super Saiyan? Mentre queste domande
assillavano la
mente dei Guerrieri Z, delle leggere ma ben udibili risate maligne
fuoriuscivano dalla bocca dei figli di Rainbokiller. Gli unici che
rimasero
totalmente impassibili furono Rainbokiller e Goku.
Quest’ultimo non sembrava
nemmeno aver posto attenzione alle parole di Rainbokiller, visto che
continuò a
squadrarlo senza proferir parola.
“Che posso dire… è stato
molto divertente combattervi. Ma adesso è il momento che io
mi liberi di voi.
Figli miei! Datemi tutta la vostra la forza! Aiutatemi a castigare i
miei
nemici!” urlò Rainbokiller. Gli innumerevoli urli
di gioia emessi dai figli
della creatura si propagarono in tutta l’aria circostante.
Dopo alcuni secondi,
i corpi dei figli di Rainbokiller ancora vivi iniziarono a diventare
trasparenti, e a poco a poco scomparvero totalmente, sotto gli occhi
basiti dei
Guerrieri Z. Al posto dei figli del mostro arcobaleno adesso
c’erano delle
piccole sfere nere che volteggiavano nell’aria. Rainbokiller
sorrise, per poi
aprire la bocca, e le sfere iniziarono a dirigersi svolazzando dentro
di essa.
E quando le sfere entravano nella bocca del mostro arcobaleno, la sua
forza
veniva incrementata sempre di più. Dopo aver già
accolto nella sua bocca un
paio di sfere, Rainbokiller iniziò ad espandere la sua aura.
Era un aura
arcobaleno, ma i colori erano spenti e minacciosi, quasi inquietanti.
“Andatevene
via tutti! Qui ci pensiamo io e Majin Bu! Su, coraggio,
scappate!” ordinò
subito Goku, per poi iniziare, insieme a Majin Bu, a scagliare
moltissimi Ki
Blast a Rainbokiller, facendo scomparire il suo corpo in una immensa
nube di
fumo. Nel frattempo, i Guerrieri Z stavano battendo tutti in ritirata.
Junior
prese in braccio Gohan e se lo mise sulla sua spalla destra, per poi
seguire
gli altri guerrieri. Si voltò indietro, vedendo che Vegeta
non li stava seguendo,
e anzi, era intento a cercare di beccare con dei Ki Blast le sfere nere
prima
che potessero dirigersi nella bocca di Rainbokiller. Purtroppo per lui,
era
tutta fatica sprecata, visto che le sfere schivavano i Ki Blast prima
che
questi potessero colpirle. Junior fu quasi tentato nel chiamare Vegeta
e dirgli
di seguirli, perché contro quel mostro, ormai, gli unici ad
avere speranze
erano Goku e Majin Bu. L’idea gli scomparve però
in un attimo: era infatti
consapevole del fatto che Vegeta fosse un tipo orgoglioso, e di sicuro
non
avrebbe accettato consigli da nessuno se non da se stesso.
Così, Junior si girò
nuovamente e continuò la sua fuga. Nel frattempo, Goku e
Majin Bu continuarono
per un po’ la raffica di colpi energetici, per poi
però cessare il fuoco dopo
pochi attimi, ben consapevoli che continuare sarebbe stato inutile.
Nonostante
avessero sparato diverse decine di Ki Blast, l’aura di
Rainbokiller era ancora
percepibile. Dopo pochi attimi, il fumo si diradò, e fu
lì che Goku e Majin Bu
poterono finalmente osservare Rainbokiller, in tutto il suo splendore.
I colori
della sua aura si erano trasformati da morti ad accesi e lucenti, e i
suoi
occhi erano diventati di un rosso acceso. La bocca era serrata in un
largo
sorriso, e i suoi denti erano diventati tutti color arcobaleno. Il
mostro
sorrise, e mentre lo faceva, Goku si girò nella direzione
dove avrebbe dovuto
trovare le sfere nere, non riuscendone però ad individuare
nemmeno una. L’unica
cosa che poteva vedere era un Vegeta esausto ed ansimante, trasformato
in Super
Saiyan di Secondo Livello, che tentava con tutte le sue forze di
tenersi in
piedi, anche se la cosa gli risultava piuttosto difficile, visto il
grande
spreco di energie dovuto agli innumerevoli Ki Blast sparati
nell’inutile nel tentativo
di distruggere le sfere.
“Vegeta, ma perché
sei ancora qui!? Vattene! Rainbokiller è troppo forte per
te!” lo rimproverò
severamente Goku. Vegeta però rimase del tutto impassibile
al rimprovero del
rivale, e, cocciutamente, arrancò verso Rainbokiller.
“Mi
spiace, Karoot, ma io non mi tiro indietro davanti a
nessuno!” disse
determinato Vegeta, per poi mettersi la mano destra sulla spalla
sinistra, per
sostenersi nella sforzante camminata in cui era impegnato. Rainbokiller
rimase
quasi impietosito da quello che stava accadendo a Vegeta, anche se
questo suo
dispiacere era più compassione che vera tristezza per quello
che stava patendo
il povero principe dei Saiyan.
“Sei
davvero forte, caro il mio principe dei Saiyan. Ma la forza non vi
basterà per
salvarvi da ciò che vi aspetta. Preparatevi… ad
abbracciare la morte!” disse
Rainbokiller. La sua aura arcobaleno scomparve, e Rainbokiller
saltò molto in
alto, per poi iniziare a levitare e ad osservare dall’alto
verso il basso i
suoi tre avversari.
“Non mento quando dico che mi sono divertito
davvero tanto con voi, ma
ora credo proprio che per voi sia giunto il momento di andare
nell’aldilà!”
urlò il mostro, per poi aprire la bocca, dentro la quale era
presente una
strana energia color arcobaleno, che diventava a mano a mano sempre
più
splendente. Il vento iniziò a muoversi più
velocemente del solito, e le folate
erano violente e pensanti. L’aura di Raimbokiller cresceva
sempre di più,
diventando così forte da far tremare la terra. Fu a quel
punto che i nostri tre
eroi capirono che dovevano fare qualcosa, qualsiasi cosa, altrimenti
quel
mostro sarebbe riuscito ad ucciderli. Così, Majin Bu e
Vegeta si misero ai lati
di Goku, il primo a destra e il secondo a sinistra, mentre il Saiyan
osservava
impassibile Rainbokiller. Fu questione di pochi secondi, dopo la quale
Goku iniziò
a caricare una Kamehameha, cosa che pochi istanti dopo
iniziò a fare anche
Majin Bu. Vegeta, invece, mise le mani vicine tra di loro, al lato del
fianco
destro, ed iniziò a caricare uno dei suoi attacchi
più potenti: il Galick
Cannon. Le aure dei tre guerrieri diventavano sempre di forti, facendo
tremare
ancora di più la terra a loro sottostante.
“Galick
Cannon!” urlò Vegeta.
“Kemehameha!” urlarono in coro Majin
Bu e Goku.
Così, i tre scagliarono all’unisono i
loro colpi energetici, che si
unirono tra di loro formando un'unica ed enorme onda di energia di
colore
viola, azzurra e rosa. Rainbokiller ci mise poco a contrattaccare, rilasciando
l’energia accumulata nella bocca
e scagliando un imponente onda arcobaleno, che si andò a
scontrare contro
l’attacco energetico combinato dei tre guerrieri terrestri,
che iniziarono ad
urlare, e i loro urli, misti ai potenti rumori provocati dal confronto
tra il
loro colpo energetico e quello di Rainbokiller, gli assordarono le
orecchie,
non facendogli capire quasi nulla di quello che stava succedendo. I due
colpi
erano di pari potenza, e lo scontro tra di essi era molto equilibrato:
se uno
di essi prendeva il sopravvento spingendo indietro l’altro,
pochi istanti dopo questi
riprendeva terreno, e lo scontro ritornava equo. E questa situazione di
parità
non sembrava essere proprio in grado di sbloccarsi, nonostante il
grande
impegno messoci dai quattro guerrieri: i muscoli di Goku e Vegeta erano
tesi al
massimo, la pancia di Majin Bu oscillava di qua e di là
mentre un forte dolore
provocato dallo sforzo si propagava per tutto il corpo del demone, e
gli occhi
di Raimbokiller erano quasi sul punto da staccarsi dal resto del corpo.
La
situazione di parità durò per qualche altro
istante fino a quando non successe:
nell’esatto punto in cui le due onde erano in collisione,
iniziò a fuoriuscire
una tenute luce, che passò inosservata agli occhi dei
combattenti, troppo
impegnati a pensare a cercare di far prevalere la propria onda su
quella del
nemico. La luce, però, divenne a via a via sempre
più forte, e sembrò quasi
essere… energia gialla. Un energia accecante, che si
espandeva con una velocità
impressionante, arrivando addirittura a sovrastare a mano a mano le due
onde di
energia. I guerrieri rimasero ammaliati da quell’energia,
mentre questa
continuava ad espandersi con velocità maggiore. Poi,
successe tutto in un
attimo. L’energia aveva ormai coperto del tutto le onde di
energia, quando
travolse tutti e quattro i guerrieri, che per un instante videro
un’abbagliante
luce, e pochi attimi dopo, il buio più totale.
*
Nel frattempo,
il gruppo dei Guerrieri Z si era riunito al gruppo di C-18, rimasto ai
piedi
del monte ad aspettare il loro ritorno, ma purtroppo non avevano avuto
nemmeno
il tempio di scambiare due parole, visto che Junior aveva subito detto
a tutti
che dovevano allontanarsi da lì.
La
confusione era tale che nessuno sembrò notare la mancanza di
Vegeta (a parte
ovviamente Junior, che però preferì non dire
niente per non creare ulteriori
problemi) e lo stato pietoso in cui Gohan era ridotto, anche
perché in quel
momento l’unico pensiero dei presenti era mettersi in salvo.
Purtroppo, però,
l’energia gialla non sembrava essere intenzionata a lasciarli
andare. Questa,
infatti, aveva ormai coperto l’intera montagna, e stava
incominciando ad
ricoprire anche la superficie occupata dalla foresta, dove il gruppo
stava
correndo in un disperato tentativo di fuga. Purtroppo, per quanto ci
provassero, l’energia era più veloce di loro, e il
suo potente rumore fece
voltare ogni singolo elemento del gruppo. Un abbagliante luce li
investì. Dei
potentissimi urli si alzarono dal gruppo. E poi…
ANGOLO AUTORE: Cliffhanger!
E già! Dopo tanto tempo, eccomi di nuovo qui, con un nuovo
capitolo! So che è
un po’ corto, ma non temete: i prossimi saranno
più lunghi. Ho infatti già
completato i capitolo 4, 5 e 6, anche se non so quando li
pubblicherò, essendo
più lunghi di questo (in particolare il 6). Prima di
lasciarvi, ci tengo come
al solito a fare qualche precisazione:
1
La Forza di Rainbokiller dopo aver assorbito i figli e di Nappa Super
Saiyan: La forza di Rainbokiller aumenta considerevolmente. Diciamo
che,
considerando la scaletta del precedente capitolo, la sua forza si
aggira sui
900 (molto più forte di Goku Super Saiyan Tre e Majin Bu), e
quando lancia il
suo attacco finale la sua forza si aggira sui 1000, che è
anche la forza sulla
quale si aggira la forza dell’attacco combinato di Goku,
Vegeta e Majin Bu. Per
quanto riguarda Nappa, la sua forza in forma base è
superiore a quella di
Iamko, che nel primo capitolo ho stimato a 1,65. Nappa diciamo che
è 1,8.
Trasformato da Super Saiyan, è quindi molto più
forte di Iamko base, ma
inferiore a Goku e Vegeta trasformati nello stesso stadio (siccome a
questi ho
assegnato rispettivamente 2 e 1,9 di base, quindi molto più
forti trasformati
in Super Saiya).
2
I figli di Rainbokiller: Non hanno tutti la stessa forza. Alcuni sono
infatti più deboli dei terrestri, altri sono forti quanto
Gohan Super Saiyan.
Questa è una cosa che ho già accennato nel
capitolo, ma che ho preferito
rimarcare qui per renderla più chiara.
Ed
ho concluso. Ci si vede al prossimo capitolo. Ciao!
|
|