Dragon Ball-L'Attacco degli Inferi

di DhaevetralWarrior
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una visita dall'oltretomba ***
Capitolo 2: *** Situazione disperata ***
Capitolo 3: *** Scontri dirompenti ***
Capitolo 4: *** La rivalsa di Junior ***
Capitolo 5: *** La calma dopo la tempesta ***
Capitolo 6: *** Il racconto del vecchio ***
Capitolo 7: *** Goku e Vegeta contro Fareus e Natrosce ***



Capitolo 1
*** Una visita dall'oltretomba ***


Dragon Ball L'attacco del vaffanculo  

CAPITOLO 1: UNA VISITA DALL’OLTRETOMBA

Erano ormai passati cinque anni dall’incredibile battaglia che aveva scosso le fondamenta stesse del pianeta Terra, e che aveva visto i Guerrieri Z trionfare nuovamente sul nemico. Non fu un’impresa facile: il demone chiamato Majin Bu si rivelò un osso duro, e spinse i nostri eroi più volte al limite. I paladini della Terra provarono di tutto: fusioni, trasformazioni… ma Majin Bu riusciva a vanificare ogni loro tentativo di vittoria, arrivano persino a distruggere il loro amato pianeta. Ma la caparbietà dei Guerrieri Z non ha limiti, nemmeno in situazioni disperate come quella. Grazie a Polunga, la terra e suoi abitanti poterono tornare in vita, contribuendo a creare la più grande Sfera Genkidama che l’universo avesse mai potuto ammirare. La forza di quella immensa sfera di energia fu tanta da travolgere e uccidere Kid Bu, l’incarnazione più malefica di Majin Bu, ponendo la parola fine a quella strabiliante battaglia. La parte buona di Majin Bu continuò a vivere in mezzo agli umani, che si erano dimenticati totalmente di lui e di tutte le azioni malvagie da lui compiute grazie a un desiderio espresso al drago terrestre Shenron. E così, gli anni trascorsero, lenti, pacifici, felici. I nostri eroi ne avevano passate di tutti i colori, ed erano consapevoli che prima o poi qualcuno sarebbe venuto a minacciare la serenità sul verdeggiante pianeta. Così, molti di essi, compresi alcuni guerrieri ritiratisi precedentemente dal combattimento, incominciarono duri allenamenti, che spesso duravano dall’alba fino a notte inoltrata. Ed è proprio nel cuore delle tenebre che la nostra narrazione inizia, e precisamente in un bosco.

Era all’apparenza un semplice bosco, pieno di alberi dalle folte chiome, poco distanti gli uni dagli altri. La poca distanza tra gli alberi faceva si che anche i fogliami fossero molto vicini tra loro, e ciò rendeva il bosco molto scuro anche di mattina, visto che la luce faticava a filtrare attraverso i piccoli fori lasciati dal distacco tra cima e cima. Gli unici posti davvero luminosi erano alcune piccole radure, sparse qua e là per tutta la boscaglia, che durante il giorno risultavano essere ben illuminate, anche se di notte venivano anch’esse soprafatte dalla morsa delle tenebre. Come è facile intuire, quindi, il bosco di notte era praticamente una distesa di oscurità,  motivo per il quale avventurarcisi necessitava un eccellente senso dell’orientamento, una vista abituatasi a vedere attraverso il buio, oppure una qualche fonte di illuminazione che schiarisse un po’ l’oscurità. La brezza che attraversava gli stretti spazi tra gli alberi era sempre fresca e rilassante, in particolar modo di notte, con uno strano potere quasi soporifero, che poteva indurre anche il più resistente degli uomini al sonno profondo. Ma questo suo potere non sembrava sortire alcun effetto su colui che quel giorno aveva deciso di recarsi in quel posto nonostante l’assenza quasi totale di illuminazione e il senso di desolazione provocato da un tombale silenzio.
Era un bislacco individuo con le orecchie appuntite e due antenne situate sulla sua dalla testa pelata. La caratteristica più evidente di quello strano essere era sicuramente l’insolito colore della pelle: invece di avere una carnagione tipica di un essere umano, la cute di quell’individuo era di un verde chiaro, con alcune parti delle braccia rosee. Indossava un completo viola che gli lasciava scoperte le braccia, e portava un turbante e un mantello, entrambi di colore bianco. Portava inoltre una cintura blu, come per evidenziare la sua natura di combattente. In quel momento, il guerriero si trovava in meditazione nel centro di una delle radure presenti nel bosco, e il suo corpo era in levitazione. Aveva gli occhi serrati, e dalla sua faccia si poteva evincere come in quel momento stesse riflettendo in silenzio all’interno della sua mente, senza voler esplicare i suoi pensieri al mondo. Il suo volto era impassibile, e quasi emanava un’aura di apatia. Quella faccia non faceva per nulla trasparire quello a cui stava realmente pensando quello strambo personaggio di nome Junior, e le sue vere emozioni erano celate all’interno del suo corpo, dentro la sua mente; e nessuno avrebbe mai potuto curiosare nei suoi pensieri, e del resto lui avrebbe fatto di tutto per tenerli nascosti, nonostante, in fin dei conti, nessuno in quel momento si trovasse lì per ficcare il naso nei suoi affari.
“Sono cinque anni che mi alleno intensamente, che continuo ad aumentare il peso del turbante e del mantello, che mi esercito in nuove tecniche di combattimento… ma non basta. Ancora non sono arrivato a quel fatidico giorno… perché!? Quando potrò togliermi questo fardello da dosso!? Quando sarà il momento in cui potrò finalmente raggiungere… fiuh… devo calmarmi. Devo essere paziente. Arriverà quel giorno. Arriverà” questi ed altri pensieri aleggiavano nella mente del namecciano, frustrato e impotente davanti alla dura realtà, ma al contempo speranzoso, speranzoso in un giorno che, purtroppo, con ogni probabilità, non sarebbe mai arrivato; ma lui non poteva fare a meno di crederci fermamente. Aveva vissuto la sua vita all’ombra di quella razza così potente e in continua evoluzione chiamata Saiyan, i quali individui che gli appartenevano raggiungevano con duri allenamenti risultati inimmaginabili, che gli permettevano di confrontarsi con qualsiasi avversario. Anche Junior si allenava duramente e con dedizione, ma, nonostante i suoi sforzi, non era mai stato capace, se non in rari casi, di raggiungere anche solo una minima parte della massima potenza Saiyan, in costante aumento. Ma non si sarebbe di certo arreso: arrendersi è da vigliacchi e solo da vigliacchi. Soltanto chi ha paura si arrende, e Junior di certo non era un vigliacco. Quel giorno utopico sarebbe presto arrivato, era solo questione di tempo. E anche se infine quella speranza si fosse rivelata idilliaca, almeno Junior avrebbe avuto la coscienza pulita, poiché avrebbe saputo di averci provato e riprovato, senza aver mai gettare la spugna nemmeno per un istante. Per il momento, decise che avrebbe continuato gli allenamenti, determinato più che mai a raggiungere il suo obiettivo, sicuro che, prima o poi, ci sarebbe riuscito. Ma mentre Junior rimuginava su quei pensieri, ecco che un leggero fruscio ruppe il silenzio assoluto del bosco.
Il namecciano aprì istantaneamente gli occhi, posò i piedi a terra e si mise in posizione di combattimento. Squadrò bene la foresta, udendo un suono sfuggente provenire dagli alberi. Nelle vicinanze non sembrava esserci alcuna aura, per cui Junior dovette fare affidamento solo sull’udito, che per fortuna il egli era molto sviluppato, essendo un namecciano. Junior rimase fermo e attento per diversi secondi, constatando che il rapido suono era in avvicinamento. Cominciò a percepire dei passi, piuttosto pesanti. L’entità che si stava avvicinando a lui sembrò per un attimo rallentare, ma Junior sapeva di non poter abbassare la guardia. Il namecciano face molta attenzione alla direzione da cui provenivano i suoni, che cambiava ripetutamente: sinistra, destra, indietro, avanti. Era un continuo ciclo che non sembrava volersi arrestare. Ma ecco che improvvisamente i passi divennero nuovamente veloci, quasi impercettibili. Una folata di vento accarezzò il volto di Junior, ma i pensieri di quest’ultimo era più concentrati su ciò che, con ogni probabilità, aveva provocato quella folata. Davanti a sé, infatti, si era parato un diretto sferrato da un enorme mano, ma Junior era pronto a contrastarlo. Prontamente, il namecciano schivò il colpo spostandosi a destra, riuscendo finalmente ad inquadrare l’artefice dei suoni precedentemente sentiti. Era un uomo muscoloso, con baffi radi e la testa priva di capelli. Indossava un’armatura con spallacci gialli e busto nero, per poi tornare gialla nella zona delle gambe. All’occhio destro portava uno strano oggetto di colore blu, che risultò dannatamente familiare a Junior. L’uomo rimase per qualche secondo con il braccio disteso verso Junior, per poi ritrarlo, puntando i suoi occhi verso quelli del namecciano. Sorrise. E da quel sorriso, Junior capì.
“Cosa!? Nappa!?” disse il namecciano, stupito e inorridito. Non poteva essere vero. Come poteva essere realtà l’orribile visione che gli si palesava davanti? Nappa era morto anni addietro, e ormai di lui non rimanevano neppure le sue ceneri! Com’era possibile? Doveva essere un sogno, forse Junior si stava immaginando tutto. Non poteva essere davvero lui. Ma la conferma, purtroppo, arrivò, dalla bocca dello stesso ex-compagno di lotta di Vegeta.
 “Proprio così, pivello!” sbraitò il Saiyan, sfoderando uno dei suoi ghigni migliori. Era proprio Nappa, in carne ed ossa. Junior rimase per un po’allibito, ma il suo sangue freddo riuscì a fargli tornare il lume della ragione. La sorpresa c’era stata, ma di per sé, non c’era nulla di cui aver paura: d'altronde, Junior era ormai diventato decine e decine di volte più potente di Nappa, e liberarsi di quel Saiyan sarebbe stato uno scherzo, quasi come un gioco. Durante il loro primo incontro fu Junior a rimetterci le penne, ma quel giorno le cose sarebbero andate molto diversamente. E di questo Junior ne era certo.
“Cosa c’è, pidocchio? Hai forse paura!?” sghignazzò il calvo Saiyan, guardando Junior con fare arrogante e di sfida.
“Io? Paura di te? Beh, credo che tu abbia sbagliato giorno e persona, caro il mio crapa pelata!” ribatté Junior, mettendosi in posa, pronto a combattere. Sarebbe stato veloce. Veloce, ma intenso. Sentì come una strana voglia, un desiderio effimero ma al contempo forte dentro di lui. Era da tempo che non sentiva il bisogno di fare ciò che stava per fare, ma non se ne curò molto: voleva farlo, e lo avrebbe fatto. Nessuno glielo avrebbe impedito.
“Ah, così osi anche prenderti gioco di me, pidocchio! Se le cose stanno così, non mi lasci scelta. Ti ho già ucciso una volta, e non ho niente che mi imponga di non farlo nuovamente! Non vedrai l’alba di domani, muso verde!” disse Nappa, togliendosi lo scouter con la mano destra, per poi stringerla in un pugno, riducendo in frantumi il marchingegno. Aprì poi la mano, lasciando cadere a terra i resti del rilevatore, per poi osservare rabbiosamente Junior, mantenendo comunque quel fastidioso ed arrogante sorriso.
 “Credi che mi lascerò uccidere così facilmente come quella volta? Preparati Nappa, ti sto per rispedire da dove sei venuto!” disse Junior, buttando rapidamente a terra turbante e mantello, preparandosi a confrontarsi con il colosso Saiyan. Lo scontro stava per incominciare. 
Nappa non esitò un momento, e si diede il privilegio di compiere la prima mossa. Con un veloce scatto, si trovò faccia a faccia con il namecciano, che lo guardò dritto degli occhi. Nappa poté osservare attentamente il beffardo sorriso di Junior, che rimase impassibile alla mossa compiuta dall’energumeno Saiyan, il quale cominciò ad innervosirsi davanti a quella chiara provocazione. Nappa sferrò un violento gancio destro, con l’intenzione di colpire la guancia destra del namecciano. Quest’ultimo riuscì però a bloccare il colpo con il solo ausilio della mano destra aperta, mentre continuava ad osservare il proprio avversario, compiacendosi della sua superiorità. Infuriato, il Saiyan ritrasse il braccio, e celermente sferrò un montante con il braccio sinistro. Il namecciano riuscì a bloccare facilmente il colpo con la mano sinistra, provando un senso di appagamento in quella lotta a senso unico. Nappa cominciò ad innervosirsi, e, determinato più che mai a colpire il namecciano, fece pressione sulla mano di quest’ultimo, sperando che prima o poi questa essa avrebbe ceduto, lasciando passare il suo montante e permettendogli di colpire in pieno quell’arrogante muso verde. Ma il Saiyan stava inconsapevolmente sprecando le proprie energie, visto che il palmo verde non sembrava dare segni di cedimento. Junior guardò soddisfatto il volto impegnato di Nappa, che, digrignando i denti, cercava di mettere più forza possibile nel suo poderoso montante. Dopo ciò, il namecciano decise che ne aveva abbastanza: era il momento di porre fine a quel breve scontro. Junior sferrò un forte calcio con il piede destro allo stomaco del Saiyan, che si ritrasse il braccio siniso e si portò entrambe le mani al punto colpito, mentre emetteva forti gemiti di dolori. Nappa indietreggiò leggermente, con gli occhi fissi sul suo verde avversario, che continuava a guardarlo con un’aria di compiacimento. E questo non poteva che imbufalirlo sempre di più.
 “Credi davvero che basti un semplice calcio per stendermi? Mi dispiace, ma non sono così fragile come credi!” sentenziò furioso Nappa, accasciandosi al suolo dolorante. Cercò inutilmente di rialzarsi, dato che il colpo di Junior gli aveva come prosciugato tutte le energie. Junior si avvicinò lentamente, passo dopo passo, con il volto sempre rivolto al sofferente Nappa. Il namecciano posò un piede sulla testa del Saiyan, ormai a terra e inerme. Cominciò a premere contro il capo di Nappa, che ululava per il male che quello che lui definiva muso verde gli stava provocando. Nappa cominciò ad emettere strazianti urla, ma Junior rimaneva impassibile dinanzi a quelli che a lui parevano dei lamenti infantili.
“Il classico colosso tutto fumo e niente arrosto. Sei fragile, le tue ossa sono fragili, la tua carne è fragile. Mi basta uno schiocco di dita per porre la parola fine alla tua misera esistenza. Non ho potuto farlo una volta, e allora lo farò ora” disse Junior, portandosi due dita alla fronte.
“No, ti prego, non usare il Makankosappo! Ti prego, risparmiami!” implorò Nappa, ma Junior non diede peso alle sue parole, e iniziò a concentrare il proprio Ki per eseguire la sua tecnica firma, il Makankosappo. Mentre caricava il potente colpo, Junior incominciò una fragorosa risata di godimento. Non si era mai sentito tanto a suo agio come in quel momento. Non ci volle molto affinché il colpo fosse pronto. Junior ritrasse le dita dalla fronte, pronto a prendere la mira sullo stomaco di Nappa, pronto a penetrare i possenti muscoli del Saiyan. Era questione di pochi secondi, e la sua vendetta si sarebbe avverata. Ma fu proprio in quel momento che si accorse di qualcosa di strano: il suo comportamento era stato anomalo durante il corso di quella breve battaglia. Si era comportato in modo sadico, violento, vendicativo... sembrava la copia di se stesso ai tempi del ventitreesimo torneo mondiale. Cosa gli stava accadendo? Perché si era comportato in quel modo? Perché stava provando divertimento nell’umiliare quel mostro composto da mera muscolatura, senza un briciolo di umanità e di pietà? Perché aveva sentito così tanto il bisogno di far soffrire il Saiyan, mostrargli la sua inferiorità rispetto a lui, piuttosto che farlo fuori fin dall’inizio e risparmiargli tutto ciò, come in fondo aveva sempre fatto con i suoi avversari dopo il ventitreesimo torneo?  Junior si paralizzò, tanto che smise di premere sulla testa di Nappa. Probabilmente per la prima volta in vita sua, il grosso Saiyan utilizzò l’astuzia, e colpi il terreno con veloce e potente Ki Blast caricato sul momento. Una nube di fumo si alzò, ma Junior rimase imperterrito e fermo come una statua, con lo sguardo perso nel vuoto, e un espressione a metà tra il disgusto e la vergogna. Il fumo si diradò in fretta, e Nappa non c’era più. Junior strinse le mani in pugni, riassorbendo tutto il Ki accumulato sulle dita per eseguire il Makankosappo. Inclinò la testa verso il terreno, con un espressione pensierosa. Cos’era appena successo? Aveva sognato ad occhi aperti oppure aveva realmente affrontato un redivivo Nappa, che incredibilmente sembrava anche conoscere il Makankosappo nonostante lo avesse mai visto all’opera? Se l’era immaginato o per davvero si era comportato come un tempo? Queste ed altre domande intasavano la mente del namecciano, che rimase tutta la notte a meditare in quel bosco. Una cosa gli fu però sicuramente chiara: il suo intuito gli diceva che la pace sulla Terra aveva le ore contate.

*

La mattina successiva all’accaduto, il Saiyan chiamato Goku stava svolazzando sopra l’azzurro mar, alla ricerca di una piccola isola. Era una bellissima giornata, il cielo era più limpido che mai, e il sole splendeva alto nel cielo. La positività di quel tempo sembrava voler sotterrare gli orribili avvenimenti della notte precedente, di cui nessuno, a parte il malcapitato Junior, era a conoscenza. Il Saiyan aveva un genuino sorriso, stampatosi sul suo volto  durante il suo volo verso l’isola, inconsapevole del dramma che aveva afflitto il suo amico namecciano. Ormai, Goku non temeva più alcun avversario: poneva molta fiducia nelle sue capacità, e in quelle dei piccoli Goten e Trunks, destinati a diventare prima o poi i nuovi protettori del pianeta, nonché nelle rinomate e innegabili qualità da combattente del suo eterno rivale Vegeta. Certo, era ben consapevole che la pace non si sarebbe mantenuta per sempre, ma per il momento il mondo gli sembrava fin troppo tranquillo perché potesse scoppiare una catastrofe da un momento all’altro. E così, mentre il vento gli palpava la fronte, rinfrenscandola, e il suo corpo fremeva dalla voglia di allenarsi, Goku arrivò a destinazione. Era un piccolo isolotto su cui era stata costruita una casa color pesca dalle dimensioni modeste a alta due piani. Goku atterrò dolcemente sulla spiaggia, mentre i suoi piedi modellavano la sabbia sprofondandoci dentro. La porte e le finestre della casa erano ermeticamente chiuse, e in giro non sembrava esserci tracce di vita intelligente.
 “Avanti, so che siete nascosti da qualche parte. Coraggio, fatevi sotto!” esclamò Goku, guardandosi attentamente le spalle. Ancora niente. Il suo sguardo ricadde nuovamente sulla rosea casa, quand’ecco comparire un’ombra sulla sabbia. Ad una prima occhiata sembrava un uomo basso e calvo, il quale tendeva il braccio sinistro all’indietro, con la mano serrata a mo di pugno, pronto per scagliarlo contro il Saiyan.
“Mi spiace, caro mio, ma non mi vincerai mai con le solite tattiche!” disse allegramente Goku , per poi voltarsi velocemente all’indietro e parare con il palmo sinistro un diretto di Crilin. Il calvo terrestre rimase per un po’ in levitazione, con il pugno che ancora tastava la mano di Goku. Crilin guardò Goku, con un sorriso che faceva chiaramente trasparire malizia e sfida.                                                                                                                         
 
“Questo è quello che pensi tu!” disse Crilin, per poi partire con un altro diretto pronto a stamparsi in faccia a Goku. Quest’ultimo diede una esplicita e quasi presuntuosa dimostrazione della sua strabiliante potenza, contrastando quel pugno con la parte del corpo a cui era diretto: la testa. Goku diede una testata al diretto del terrestre, riuscendo non solo a bloccarlo, bloccarlo, ma anche a sbalzare via Crilin, che finì in mare per la grossa potenza del colpo. Numerosi schizzi si alzarono dall’acqua, e Crilin scomparve, inghiottito dal mare. 
“Allora, è tutto qui quello che sapete fare!?” chiese Goku, quasi come se pretendesse una risposta immediata. Nel contempo, veloci passi si posavano sulla sabbia, piuttosto evidenti, ma al contempo schivi e speranzosi di cogliere di sorpresa l’avversario.
 “Ah, vedo che volete fare sul serio. E va bene: lo avete voluto voi!” disse serenamente Goku, per poi voltarsi nuovamente, ottenendo una chiara visione di un uomo con folti e lunghi capelli neri, con due cicatrice che si incrociavano ad x sulla guancia destra e una lunga cicatrice che partiva dalla guancia sinistra fino ad arrivare alla fronte, intenzionato ad affrontarlo con tutte le sue forze, a giudicare dalla sua espressione. Il vero combattimento era appena inziato.          
 Iamko mirò per bene lo stomaco di Goku, per poi sferrare una ginocchiata con il piede sinistro, facilmente bloccata dal Saiyan con la mano destra. Goku sferrò quindi un diretto con il braccio sinistro, ma Iamko riuscì ad intercettarlo appena in tempo, facendo scudo alla testa con il braccio destro e bloccando quindi in tempo il colpo. Fece poi un veloce scatto, scomparendo all’istante, per poi ricomparire altrettanto velocemente alle spalle dell’avversario. Tentò quindi di colpire il collo di Goku con un veloce calcio laterale. Goku diede dimostrazione dei suoi mostruosi riflessi, abbassandosi con una rapidità impressionante, schivando il calcio, per poi colpire Iamko allo stomaco con una gomitata sinistra prima che l’avversario potesse fare qualsiasi cosa. Il capelluto terrestre fece diversi passi all’indietro, per poi cadere a terra, tanto era il dolore che quel singolo colpo era stato capace di provocargli. Goku rimase piuttosto deluso da ciò a cui aveva appena assistito: nonostante tutti i suoi allenamenti, Iamko non era ancora capace nemmeno di sfiorarlo, e i suoi attacchi, per quanto veloci, erano ancora facilmente contrastabili da un avversario capace di muoversi e ragionare in modo repentino; inoltre, era piuttosto evidente che Iamko stesse già affannando dopo quel singolo colpo, e il suo viso si era contorto in un espressione di pura sofferenza, di chi sa che prenderà presto altri colpi micidiali esattamente quanto quello.
“Ufh, che noia! Possibile che non riuscite mai a colpirli? Devo ammettere che mi avete molto deluso, tutti e due! Ci siamo allenati così a lungo, ma ancora non riuscite nemmeno a toccarmi! Avanti, so che nascondete qualche altra carta! Mostratemela, dimostratemi di cosa siete davvero capaci” si lamentò il Saiyan, accorgendosi solo in quel momento di un rumore di schizzi d’acqua che saltano dal mare. Goku ebbe appena il tempo di girarsi e mettersi in posa di combattimento quando Crilin lo colpì con una fortissima testata allo stomaco. Pur rimanendo in posa di combattimento, Goku arretrò di qualche passo per la forza di quel velocissimo attacco, lasciando anche un marcato solco sulla sabbia. Non ebbe nemmeno il tempo di pensare ai lancinanti mali che sentiva nel petto, visto che il calvo terrestre si apprestava a compiere un altro assalto. Svolazzando per l’aria, Crilin si avvicinò con la super velocità a Goku, per poi cominciare a tempestarlo di calci dalla testa ai piedi. Il dolore, unito alla raffica senza fine di Crilin, impedivano a Goku di controbattere in un qualsiasi modo. Fu dunque costretto a subire senza avere la minima possibilità di reagire, riuscendo però ad assistere finalmente ad una dimostrazione più che sufficiente del gran miglioramento in forza compiuto in quegli anni da Crilin.
 “Era questo che cercavi, vero, Goku? Beh, come puoi vedere ci siamo dati molto da fare in questi anni, e non credo che tu sia capace di contrastarci così facilmente, adesso!” sentenziò Crilin, compiacendosi del risultato ottenuto: un Goku immobile e incapace di compiere alcun movimento, intrappolato in una ragnatela continua di colpi, costretto ad incassare i celeri calci del terrestre senza poter intervnire. Ma il nostro Crilin, purtroppo, non sapeva che anche Goku aveva diverse carte da giocare non ancora svelate. Difatti, il potente Saiyan decise che ne aveva avuto abbastanza di subire tutti quei colpi senza avere la possibilità di reagire. Con un urlò disumano, Goku decise di liberare la forza che aveva tenuta nascosta per diversi anni ai due terrestri durante i loro allenamenti. La sua aura si espanse in un batter d’occhio, e la sua potenza era tale da mandare al tappeto Crilin al solo contatto con la pelle del terrestre. E dopo di ciò, continuò ad espandersi e ad espandersi, diventando sempre più grande, al punto in cui ormai ricopriva quasi tutta l’isola. La forza del Saiyan era tale che, se solo avesse voluto, gli sarebbe bastato un sol colpo quella piccola e misera isoletta, con tutto ciò che c’era sopra di essa. Crilin riuscì a rialzarsi, e, dopo essersi scrollato la sabbia di dosso, ebbe una visione quasi mistica: Goku era in piedi, schiena alta e muscoli in evidenza. Il suo sguardo era serio, e l’aura che lo circondava era così immensamente grande che per poco non arrivava a toccare la Kame House, le cui travi sembravano smosse dalla forza immensa del Saiyan, quasi come se fossero spaventate.                                        
“Incredibile… ripensando al passato, non avrei mai immaginato che saresti riuscito a raggiungere tali livelli senza aver bisogno di qualche trasformazione. Sei certamente il più forte guerriero che io abbia mai potuto conoscere. E anche dopo tutti questi anni, mi sembra ancora un sogno l’idea di riuscire a raggiungerti. Sei insuperabile, amico mio” pensò tra sé e sé Crilin, mentre squadrava Goku con un’espressione provocatoria ma al contempo sorridente. Il  Saiyan smise di urlare, e a poco a poco la sua aura iniziò a diradarsi, fino a scomparire del tutto, facendo tornare normale l’atmosfera. Si avvicinò al caro amico terrestre, accarezzandogli la pelata, un po’ per affetto e un po’ per prenderlo in giro.  
“Sei sempre il solito, Goku! Non cambierai proprio mai!” disse felicemente Crilin, mentre osservava lo sguardo perennemente sorridente del suo amico Saiyan.                        
 
“Crilin non è l’unico ad aver compiuto dei miglioramenti!” sentenziò una voce alle spalle che Goku, che, colte al volo quelle parole, tornò serio, si alzò, per poi girarsi, scoprendo che quella voce che aveva richiamato le sue attenzioni era Iamko, affannato e debole. Sembrava come se il suo corpo potesse cedere da un momento all’altro, ma era come se si rifiutasse di cadere, spinto dalla voglia di confrontarsi contro un avversario con il quale non aveva alcuna speranza. In fondo, c’era da ammettere che la buona volontà non gli mancava. 
 “Ah si? Beh, allora dimostramelo con qualcosa di concreto!” disse Goku, osservando il suo avversario. Iamko stese quindi il braccio sinistro in avanti, tenendo la mano all’insù e chiudendo le dita ad artiglio. Si toccò quindi il polso del braccio sinistro con la mano destra, e incominciò ad accumulare energia nella mano con le dita ad artiglio. Dopo qualche secondo, ecco comparire una sfera di energia che volteggiava sopra la mano dove Iamko aveva caricato la sua energia. 
“Ah, si? Allora vuoi puntare tutto sulla Sokidan, non è così? E sia: Sokidan contro Sokidan!” disse Goku, più entusiasta che mai e desideroso di iniziare al più preso. Esegui gli stessi identici movimenti di Iamko, e in un batter d’occhio riuscì anch’egli a creare una sfera di energia identica a quella dell’amico.
“Tsk, sei proprio sicuro che la tua Sokidan sia più efficace della mia!? In fondo io sono il creatore di questa tecnica, l’ho ideata io: chi può utilizzarla meglio di me” disse narcisisticamente Iamko, rivolgendo un sorriso determinato al Saiyan. Goku ricambiò il gesto, fiducioso che Iamko gli avrebbe dato una dimostrazione concreta dei suoi miglioramenti, cosa che fino ad ora aveva potuto constatare soltanto in Crilin. 
 “Lo vedremo! Avanti, si comincia!” disse Goku, per poi lanciare la sua sfera. Iamko fece la medesima azione, ed entrambi i contendenti erano già in eccitazione per quello che si prospettava un interessante confronto di una stessa tecnica eseguita da due individui differenti. Sia Iamko che Goku avvicinarono due dita per ogni mano, pronti per iniziare a direzionare a piacimento la propria sfera. Goku fu abbastanza rapido da riuscire a compiere la prima mossa, inclinando il braccio sinistro all’insù. La sua sfera di energia si mosse con una rapidità impressionante, trovandosi dopo pochi istanti sopra la testa di Iamko. Il terrestre mantenne la calma, e anch’egli alzò leggermente il suo colpo con gli stessi movimenti di Goku, ma con una velocità decisamente inferiore a quella del Saiyan. Avvicinò poi il braccio destro a quello sinistro, tenendo il primo al di sotto dell’ultimo, ed indicando con le due dita congiunte alla sua sinistra. La palla si avvicinò alla Kame House, il che destò non poco stupore a Goku, che iniziò a pensare di aver fuso qualche rotella al povero Iamko con il colpo precedente. Prima che la sfera potesse però impattare contro la Kame House, Iamko la alzò ancor di più, facendola arrivare al livello della sfera di Goku, che in quel momento si trovava a destra di quella di Iamko.
“Allora è questo quello che vuoi, non è così?” disse il Saiyan, preparandosi ad indicare la sinistra con le dita del braccio destro, in modo da annullare la Sokidan di Iamko grazie alla propria. 
“Mi spiace, ma non sono così ingenuo!” disse Iamko, per poi inclinare il braccio sinistro all’indietro. Immediatamente, distese quel braccio fino al punto in cui le due dita stese arrivavano quasi a toccargli una scarpa. La sua sfera, con un rapido movimento in curva, si allontano dalla sfera di Goku, per avvicinarsi minacciosamente verso il Saiyan. Goku, preso dalla situazione, fece un gran balzo per evitare la sfera.                             
“Ci sei cascato!” disse Iamko. Anch’egli compì un balzo felino, raggiungendo all’istante il suo amico Saiyan. Senza perder tempo, il terrestre sferrò una tallonata al volo dritta al petto di Goku, che per il contraccolpo fu sbalzato sulla sabbia. Iamko non perse tempo, e, volando, si accinse a sferra un colpo energetico contro il Saiyan. Goku non ci mise un granché a rialzarsi, e riprese con la stessa velocità il volo precedentemente interrottò da Iamko. Si avvicinò a lui con gran velocità, per poi colpirlo con un calcio allo stomaco. Iamko non proferì alcun’ gemito di dolore, anzi, sorrise. Repentinamente, il terrestre afferrò con entrambe le mani il piede di Goku, spingendolo contro il suo stomaco e facendoci pressione, facendolo contorcere dal dolore. Iamko riuscì quindi a tenere Goku immobile per qualche secondi, dimenticandosi che la sfera di quest’ultimo era ancora integra, cosa che invece saltò all’occhio del Saiyan proprio in quel momento. Goku decise quindi di distendere il braccio sinistro all’ingiù, in modo da colpire Iamko con la sfera e liberarsi dalla presa esercitata dal terrestre. Iamko, osservati i movimenti di Goku, ricordò all’istante, ma orami era troppo tardi. Con un espressione di panico, Iamko diede una forte testata alla fronte di Goku, per poi attenuare la presa per evitare di perdere ulteriori energie. Goku riuscì a sfilare il piede dalle mani del terrestre, che aveva un espressione di pura sofferenza. Iamko affannava, e non riusciva più a muovere nemmeno un muscolo. Goku si allontano dal capelluto terrestre, mentre Crilin osservava terrorizzato la sfera luminosa che entrava in contatto con il corpo del suo amico, creando un esplosione di fumo, e mandando a terra il povero terrestre, inerme.
“Oh, no, Iamko!” disse spaventato Crilin, avvicinandosi al corpo esanime della amico. I capelli di Iamko erano intrisi di sabbia, e la sua faccia sembrava quella di qualcuno che provava un dolore costante, sebbene in realtà fosse soltanto svenuto e quindi non percepisse più nulla. Al contrario, Goku era ancora fresco come una rosa, nonostante ne avesse prese di santa ragione da entrambi i terrestri. Si avvicinò al corpo dell’amico, per poi tirare fuori dai suoi pantaloni un sacchetto contenente alcuni senzu. Lo aprì e ne infilò uno nella bocca di  Iamko, che in un men che non si dica si rialzò, furibondo e deluso.
“Maledizione! Perché sono sempre quello che alla fine viene ridotto peggio di tutti!? Non riesco mai a combattere senza che dopo abbia bisogno di un senzu, nemmeno dopo un allenamento, e in questo caso stavo pure riuscendo a rimontare! Ahh, dannazione!” piagnucolo Iamko, sbattendo i pugni sulla sabbia. 
 “Piantala di fare il bambino, i brutti momenti ci sono per tutti quanti!” gli rimproverò Crilin, ma Iamko gli girò le spalle, stendendosi sulla sabbia e mettendo le mani dietro la testa. Goku e Crilin decisero di fare lo stesso, rivolgendo lo sguardo insieme al loro amico al cielo mattutino. Il vento ondulava i loro capelli (eccetto quelli di Crilin, visto che in quel momento non ne possedeva affatto), e quella piacevole sensazione gli fece ricordare quei cinque fantastici anni vissuti nella pace, nella prosperità, ma anche nella fatica, nell’allenamento e nel raggiungimento di nuove mete. 
 “Ragazzi, ma ci pensate che sono passati già cinque anni? Mi sembrava ieri il giorno in cui abbiamo distrutto Majin Bu!” disse spensieratamente Goku, rivolgendo lo sguardo ai suoi due compagni di allenamento. 
“ Abbiamo? Dai Goku, non prenderci in giro! Lo sappiamo che se Majin Bu non esiste più, è soltanto merito tuo!” sbuffò Iamko, ancora contrariato da ciò che era poc’anzi accaduto.     
“Avanti! In fin dei conti noi abbiamo dato l’energia per la Genkidama che ha disintegrato quel mostro. Il merito è anche nostro, Iamko!” disse Crilin, ridacchiando.
“E va bene, Mr.Capelli” ribatté Iamko, con un chiaro tono di sfottò. 
“Ehi, come ti permetti di chiamarmi così, Mr.Capellone?” rispose prontamente Crilin, indignato. La bocca di Iamko si increspò in un piccolo ghigno. 
“Cos’è? Questi anni di allenamento nella stanza gravitazionale vi ha per caso resi così confidenziali tra di voi?” disse Goku, osservando i due con un espressione quasi meschina.                                                                                                   
“Ehh!!? E tu come lo sai!?” fecero in coro i due terrestri, guardando sconcertati la faccia del Saiyan.
“Vegeta mi ha detto tutto. Lui è ormai capace di sopportare quasi perfettamente una gravità 400 volte superiore a quella della Terra, ma anche voi di progressi ne avete fatti: Tensing è adesso capace di resistere fino alla gravità 300, mentre tu e Crilin siete capaci di allenarvi ad una gravità 250 volte superiori a quella terrestre. Anche Riff sta compiendo dei passi da gigante, dato che in una settimana è passato da gravità 90 a gravità 130, ed è in costante aumento, anche se sta cominciando a riscontrare grosse difficoltà. Adesso capisco perché alle volte non vi presentavate sull’isola, nonostante avessimo già progettato l’incontro. Tornando a noi, vedo che in questi cinque anni vi siete dati da fare nella stanza gravitazionale, tanto che adesso riuscite persino a combattere alla pari con noi Saiyan in forma base. O mi sbaglio, caro il mio Crilin?” concluse Goku, sedendosi ed osservando maliziosamente il suo giovane amico, il quale si fece rosso come un peperone, sembrando spaesato da quanto detto dal Saiyan. 
“Di c-c-c-cosa parli?” balbettò Crilin, guardando dal basso il Saiyan, che da quell’inquadratura sembra un vero e proprio colosso in confronto a lui, cosa che lo metteva ancora più a disagio di quanto già non fosse.                                     
“Avanti, su, non vorrai ancora nasconderci il fatto che sei riuscito a colpire Vegeta, giusto!?” controbatté Goku, guardando l’amico, il quale si sentiva progressivamente sempre più turbato dalla verità che il Saiyan cercava di far venire a galla.
 “Cooosa? Criln, dice sul serio? Vegeta ha sempre dato il massimo contro di noi, e a differenza di Goku, ha sempre cercato di evitare che qualcuno di noi riuscisse anche solo a sfiorarlo, adottando strategia molto poco aggressive e più difensive e basate sui contrattacchi. È sempre stato super prudente, il suo stupido orgoglio gli imponeva di non venir messo in difficoltà da dei terrestri, e per il momento sapevo che tra di noi nessuno fosse riuscito a colpirlo… come hai fatto!?” chiese entusiasta e curioso Iamko, sedendosi anche lui sulla sabbia nella medesima maniera di Goku e fremendo dalla gioia di sapere la verità su quella fantastica notiza. Crilin si alzò, imbarazzato e rosso al punto da far sembrare la sua testa un pomodoro, guardando i suoi due compagni. Entrambi non aspettavano altro se non la sua confessione, che non si fece ulteriormente attendere.
“Ok, lo ammetto. Ho colpito Vegeta. Peccato che non sia stata mia intenzione farlo! Era notte fonda, e io, avevo ancora voglia di allenarmi ancora. Quindi, sono andato alla Capsule Corp, ho chiesto a Vegeta di combattere ancora nella stanza gravitazionale. Il primo che riusciva a colpire l’altro vinceva. Vegeta era più acido del solito, forse perché lo avevo svegliato nel cuore della notte, o per altro. Non è ho idea. Ha pero accettato, e una volta dentro ha impostato la gravità a 350, sapendo bene che non sarei mai riuscito a reggerla. Vegeta riusciva a spostarsi tranquillamente, visto era già capace di reggere una gravità superiore a quella. A me, invece, sembrava di avere l’intero mondo sopra la schiena, ed ogni singolo movimento richiedeva uno sforzo enorme. Ho cercato di stare lontano da Vegeta per un quando più tempo possibile, e, anche se per correre lontano da lui ho dovuto spremere moltissime energie, sono riuscito ad avanzare abbastanza velocemente, fino a quando non sono inciampato. Mi sono girato, e ho visto Vegeta pronto a sferrarmi un pugno e dalla sua espressione ho capito che faceva sul serio. Ero così spaventato da quello che quel pugno mi avrebbe potuto fare che ho perso il controllo del mio corpo, ed istintivamente ho colpito la gambe di Vegeta con un calcio, facendolo cadere a terra. Ero stato veloce certo, ma avevo perso tutte le energie, e per giunta avevo anche vinto la sfida! Si, può sembrare strno che mi pianga addosso nonostante sia riuscito nel mio intento, ma Vegeta non l’ha presa proprio bene. Fu furioso, dicendomi che se avessi anche solo provato a rivelare a qualcuno questo avvenimento lui me l’avrebbe fatta pagare. Quindi, vi prego di non dirgli che ve l’ho raccontato!” concluse Crilin in tono supplichevole. Iamko e Goku rimasero per un po’ di tempo ad osservare l’amico con una faccia quasi intontita, per poi scoppiare a ridere simultaneamente.   
“Dai, Crilin, sai che non faremmo mai una cosa del genere! Ci teniamo alla tua pellaccia!” disse Goku, dando al contempo una pacca sulla spalla al calvo terrestre per confortarlo.                                
“E poi non credo che Vegeta possa davvero farti qualcosa! Probabilmente ha detto così perché era arrabbiato: sai com’è fatto, l’orgoglio se lo mangia a colazione. Per giunta era già innervosito dal fatto che tu l’abbia svegliato nel cuore della notte, e probabilmente non ha nemmeno pensato veramente a ciò che ha detto. Rilassati, dai!” disse scherzosamente Iamko, supportando anche lui l’amico con un amichevole pacca. Crilin aveva la testa rivolta verso la terra, e la sua espressione, invece che essere rallegrata dal supporto dei suoi due amici, era frustrata e arrabbiata: quei due stavano rimarcando fin troppo quell’accaduto, e questo a Crilin non stava per niente bene. 
“INSOMMA, LA VOLETE PIANTERE VOI DUE! PIÙ NE PARLATE, PIÙ CI PENSO E PIÙ MI PREOCCUPO! CAMBIAMO ARGOMENTO, O POTERI DAVVERO IMBUFALIRMI!” esplose Crilin, guardando furioso i due compagni, i quali sobbalzarono per via dell’inaspettata reazione dell’amico.
“Scusaci!” dissero sottomissivi Iamko e Goku, pressoché inchinandosi davanti all’amico, che, sbuffando, sembrava però in procinto di calmarsi dopo quel profondo sfogo.
“Ok… sono calmo. Ma vedete di non commettere lo stesso errore. Piuttosto, non dovevi tenerci aggiornati sulla questione di Gohan, Goku? Avete parlato? Cosa ti ha detto?” domandò Crilin. Sia lui che Iamko dimenticarono in un baleno la faccenda di Vegeta e diedero tutte le loro attenzioni a Goku, il quale non sembrò molto felice di aver ricevuto quella domanda. Crilin rabbrividì leggermente: era da tempo che non vedeva Goku così imbronciato. 
“Amico, è successo qualcosa?” chiese premurosamente Crilin. Ma ciò che ottenne non fu una risposta altrettanto gentile.
“Affari che non vi riguardo. Non aggiungo altro” disse seccamente Goku, cercando di non vedere la faccia di quelli che, in quel momento, considerava due insopportabili ficcanaso. Perché loro non potevano capire quant’egli si sentisse sconfitto, tradito, offeso da ciò che era successo appena qualche notte prima.

*

Era in tarda serata, e Goku e Gohan si trovavano uno di fronte all’altro davanti a casa del primo. Le luci erano spente dentro l’abitazione, e Chichi e Goten erano da poco in un sonno profondo, ignari di quello che stava succedendo all’infuori dell’abitazione. Padre e figlio si guardavano con sprezzo, quasi come se fossero avversari. La tensione tra i due si era materializzata nell’aria, ed entrambi non sembravano per nulla di buon umore.
“Allora, da dove vogliamo iniziare, figliolo?” disse Goku, cercando di essere il più pacato possibile, anche se era evidente il gran nervosismo che lo pervadeva in quel momento.
“Io non vorrei affatto iniziare! Ti prego, papà, non voglio litigare non te, ma tu devi accettare la mia scelta!” mise subito in chiaro il primogenito di Goku, con l’intenzione di far terminare quell’ennesima discussione tra di loro prima che potesse effettivamente prendere forma. Purtroppo per lui, Goku non sembrava volere che il figlio la facesse franca con tanta facilità ancora una volta.
 “Gohan, ti prego, ascoltami! So che non ti piace combattere, e che se ti sei allenato in determinati momenti, lo hai fatto solo in caso di necessità, per proteggere chi più ti sta a cuore. Ed è quello che faccio anche io! E mi chiedo come tu faccia a non capire che se vogliamo difendere la terra abbiamo bisogno di te! Hai un potenziale praticamente illimitato, che il Sommo Kaiohshin è riuscito a sbloccare tempo addietro, mostrando di cosa eri veramente capace. Ma secondo me, tu puoi migliorare ancora di più, superare quello che è all’apparenza il tuo potenziale massimo, e diventare sempre più forte, ancora e ancora! Ma purtroppo, in questi cinque anni non ne hai proprio voluto sapere di allenarti, e ti sei rammollito a tal punto da aver perso la forza che ti ha sostenuto contro Majin Bu! Ma insieme, so che possiamo ritrovare questa forza, e superarla!” esclamò il Saiyan purosangue, mentre nel suo cervello era in corso una vera e propria battaglia di emozioni, in cui la tranquillità stava avendo sempre di più la peggio.
“Ma chi credi di prendere in giro!? Qui sulla terra bastate tu e Vegeta, perché noi in confronto a voi non siamo altro che insetti insignificanti! Se speri di convincermi con parole così ridicole, è meglio che tu sappia che ti sbagli! Io ho una famiglia, papà, voglio essere un marito presente, ed un eventuale futuro padre che accompagni il figlio nel suo cammino di crescita. Non come hai fatto tu!” urlò Gohan, mentre i suoi occhi si iniettavano di odio e rimorso. Rimorso vero quel padre che per diversi lassi di tempo era stato assente, che aveva sempre messo il combattimento in primo piano, trascurando la sua famiglia.; rimorso verso quel padre che, in quel momento, gli stava velatamente rivelando che lo considerava nient’altro che un fallito.
“Ma cosa stai dicendo!? Io sono sempre intervenuto quando ho potuto, e vi ho sempre tirato fuori dai guai! Dovresti essermi grato, e invece mi stai praticamente sputando in faccia, nonostante tutto quello che ho fatto per voi! Non avrei mai immaginato che tu potessi essere capace di un comportamento così scapestrato, Gohan!” gli rinfacciò Goku, mentre ogni cellula del suo corpo lo incitava a piazzare un pugno nella faccia di quell’ingrato di suo figlio.                     
“Ah, si? Parla quello che voleva a tutti i costi rimanere nell’aldilà per allenarsi! E inoltre tu hai sempre considerato la lotta come un divertimento, e quando affronti un avversario ti diverti. Non dovresti divertirti nemmeno un po’, se sai che in ballo c’è il destino della Terra! Mi dispiace papà, ma è la verità! Io qui ho finito. Arrivederci e a presto” disse Gohan, per poi voltarsi ed incamminarsi lontano dalla casa in cui era cresciuto, lontano da sua madre, da suo fratello; lontano da colui che aveva sempre considerato la lotta più importante dei suoi figli. Continuò la sua camminata fino a quando non sentì un rumore molto familiare dietro alle sue spalle. Si girò, e vide suo padre trasformato in Super Saiyan, i capelli dorati mossi dal vento. Non sembrava essere per nulla amichevole.
 “Se credi di essere meglio di me, cerca almeno di schivare questo!” delirò Goku, utilizzando il teletrasporto e stampando un gancio sulla guancia destra del figlio. Gohan cadde a terra, e lì Goku ebbe l’occasione di guardarlo meglio e di disperarsi per il suo aspetto: indossava abiti terrestri, ed era più mingherlino che mai. Non c’era traccia del potente guerriero che aveva affrontato senza il minimo timore un mostro del calibro di Majin Bu, riuscendo persino a surclassarlo per un breve periodo di tempo. Goku colpi nuovamente il figlio, questa volta schiacciando il petto di quest’ultimo con il piede destro, facendolo svenire. Lo prese poi in braccio, e tornò al suo stadio base. Sapeva che il figlio non avrebbe potuto sentirlo, ma ritenne comunque necessario sussurrargli una cosa nell’orecchio. Una confessione che difficilmente il Saiyan purosangue sarebbe riuscito a dimenticare.
 “Mi dispiace… sono… un pessimo padre. E ne sono consapevole. Hai detto delle cose giuste, ma io mi sono fatto guidare dal mio stupido orgoglio. So che non andremo mai d’accordo, ma voglio che tu sappia che ti vorrò sempre bene, figlio mio…” e dopo aver concluso la frase, Goku allontanò la sua faccia, fiera, ma intrisa di lacrime, dall’orecchio del figlio, e prese a volare, per riportare Gohan a casa sua.                                                                                             

*

La giornata sull’Isola del Genio trascorreva piacevolmente. Una volta che Goku si fu calmato, Crilin e Iamko fecero uscire dalla casa C-18, Marron e Muten, i quali si erano nascosti dentro di essa chiudendo ogni accesso ad essa, in modo da far abbassare la guardia a Goku, facendogli credere che fosse tutto calmo, nel tentativo di aiutare Iamko a Crlin ad avere successo nell’imboscata di allenamento contro il Saiyan. Goku non risparmiò i complimenti davanti a quell’astuto piano, che, sebbene con lui non avesse funzionato, sarebbe potuto essere molto utile contro diversi avversari poco attenti ad ogni singolo dettaglio di un ambiente. Gli allenamenti proseguirono, anche se più leggeri rispetto a prima. Goku si divertì molto durante l’allenamento, arrivando non solo a dimenticare di aver parlato in modo così rude a due dei suoi migliori amici, ma anche a sotterrare nei meandri della sua mente la sua lite con Gohan che aveva rimembrato poco prima. Erano quasi le tre del pomeriggio, e il Genio uscì dalla casa, si sistemò gli occhiali, si schiarì la gola, e parlò.
 “Ragazzi, è ora!” disse in modo serio. Goku, Crilin e Iamko intrupperò di botto il loro allenamento, ma mentre Crilin e Iamko sembravano a conoscenza del motivo per cui il Muten li aveva chiamati, Goku si ritrovò disorientato dalle improvvise parole del Genio, apparentemente senza significato in quel preciso momento.
“Perché quella faccia, ragazzo? Non sapevi che oggi è il compleanno di Bulma?” gli chiese il vecchietto. Goku sembrava ancora più smarrito.
“Davvero? E perché nessuno mi aveva avvisato?” disse il Saiyan, con l’aria di essere quasi stordito da quello che aveva appena scoperto. Crilin cadde a terra per l’imbarazzo, e Iamko si portò una mano alla faccia per lo stesso motivo
“Ma come? Ma se io e Iamko te l’abbiamo ricordato appena cinque giorni fa!” disse Crilin, dopo essersi rialzato dalla caduta.                                                                                                                                                                        
“Scusa, ma ero…” provò a dire Goku, venendo però fermato dall’amico terrestre, che avrebbe provato ancora più mortificazione nel sentir dire quelle parole da Goku, preferendo quindi anticiparlo e dirle al posto suo.
 “Eri troppo preso dagli allenamenti, non è così?” concluse quindi Crilin, tirando poi un sospiro.
“Esatto!” esclamò Goku.
 “Ahh! Sei sempre il solito!” commentò Iamko, togliendosi la mano dalla faccia.
 “Allora, andiamo, Crilin?” disse una fredda voce femminile proveniente dalla Kame House. C-18 uscì fuori dalla casa, con Marron in braccio. Come aveva già dimostrato precedentemente, non sembrava essere particolarmente entusiasta della presenza di Goku, tanto che lo degno di appena uno sguardo, per poi incamminarsi verso il marito, che la guardava imbarazzatissimo per via del modo in cui era cambiata mentre loro tre erano impegnati ad allenarsi. Goku notò che la donna indossava degli indumenti decisamente poco eleganti per andare ad un evento come quello: indossava dei jeans rossi ed un top a tubo blu, e i suoi capelli, a differenza delle altre volte, erano piuttosto arruffati. 
 “C-18, ma come diamine ti sei conciata!” esclamò Crilin, con le guance rossissime per l’imbarazzo. 
 “Suvvia, non fare lo schizzinoso! Tua moglie si veste in modo così attraente e tu non ne sei contento?” disse Iamko, sperando di rassicurare l’amico. Invece, ottenne soltanto una tagliente e inquietante occhiata dalla cyborg, che si rigirò subito verso Crilin, che cominciò a tremare: se C-18 si fosse innervosita, per Iamko non sarebbe andata a finire molto bene. 
“Dai, Crilin, anche se dobbiamo andare ad una festa non vuol dire che ci andremo per forza vestiti come dei signorini arroganti! Guarda me: ho ancora l’uniforme da combattimento, eppure vengo lo stesso con questa, senza perdere tempo a cambiarmi. Potresti farlo anche tu, infondo possiamo andare vestiti come ci pare e piace!” disse Goku, pur sapendo che nessuno, lui compreso, avrebbe bevuto a ciò che aveva appena detto: Bulma teneva sicuramente molto a quella festa, e avrebbe sicuramente preteso che tutti si vestissero alla perfezione per quell’evento. Nonostante ciò, sperò che la intromissione placasse l’imminente ira di C-18. Forse ci riuscì, ma non gli fu dato saperlo, visto che la cyborg non si voltò nemmeno per un istante, e rimase immobile davanti al marito che cominciava a tremare sempre di più.                                   
“Ahh, fate come vi pare! Comunque, sappiate che la festa si svolge in montagna. Aspettate qualche minuto e dovreste sentire l’aura di Vegeta. A quel punto Goku utilizzerà il teletrasporto, e vi porterà tutti lì. Io vado a prendere Paur, poi cercherò di venire da solo. Nel caso sia molto in ritardo potete aumentare le vostre auree, e io capirò dove cercarvi. Beh, ci si vede” disse Iamko, per poi alzarsi in volo e dirigersi verso la Città dell’Ovest, dove Puar lo stava aspettando.                                           

 *

Dopo qualche minuto, finalmente l’aura di Vegeta si fece sentire. Muten, Crilin, C-18 e Marron si aggrapparono a Goku, che con il teletrasporto lì portò tutti in un piccolo sentiero in salita circondato da alberi, alle pendici di una imponente montagna delimitata da una verdeggiante foresta. Ad “accoglierli” c’era il principe dei Saiyan, che volle subito far capire quanto la presenza di Goku lo infastidisse, senza preoccuparsi di quale reazione avrebbe avuto il suo eterno rivale a quelle dure parole. 
“Chiariamoci ora, Kaarot: niente battutine, e non chiedere a nessuno l’età di mia moglie! Se solo ci provi, giuro che non la farai franca” ringhiò Vegeta, come suo solito.                                                                                                                
“Dai, Vegeta, non ho nemmeno avuto il tempo di dire qualcosa che subito mi attacchi!? Certo che sei sempre il solito!” disse Goku, mentre tendeva una mano contro la faccia di Muten per evitare che egli si avvicinasse a C-18,  e provasse a fare una tipica azione delle sue e venisse, per poi venir bastonato a dovere. 
Dopo quelle parole, Vegeta accompagnò il gruppo lungo il percorso, fino a quando non si trovarono ad un bivio. Seguirono il principe, andando nel precorso a destra, e si trovarono in una radura piuttosto estesa, la cui quasi totalità della superficie era occupata da un gran edificio bianco molto simile alla sede della Capsule Corporation. Crilin, C-18, Marron e Muten varcarono l’azzurra porta che conduceva all’interno senza esitazioni. Goku, invece, rimase ad osservare la casa, titubante. Avrebbe incontrato Gohan, lo avrebbe rivisto in faccia. Ne era certo. Cosa avrebbe potuto dirgli? Che scusa avrebbe potuto inventarsi? Vegeta notò ad occhio il turbamento di Goku, che arrivò persino a toccarsi la fronte con la mano. 
 
“Che ti prende, Kaarot? Dai su, sbrigati, non ho tempo da perdere!” disse scortesemente Vegeta, avvicinandosi al rivale.                                                                                           
“Niente. È solo che mi chiedevo com’è possibile che un edificio così grande sia situato in un posto sperduto come questo!” disse velocemente Goku, gesticolando in maniera stupida. Vegeta capì subito che Goku non diceva la verità: per quanto potesse considerare Goku un completo idiota, sapeva bene che il suo rivale non era così schiocco da non riuscire a ricondurre quello che apparentemente sembrava un miracolo alle capsule dell’azienda della moglie.
“Ah, davvero? Ma non farmi ridere! E tu pensi che io creda ad una fesseria del genere? Sputa il rospo, andiamo!” gli urlò Vegeta, pur mantenendo un tono il più basso possibile.                                                                                              
“Chiamami Gohan. Digli che lo aspetto al bivio tra sentieri, e che devo parlarli di cose importanti” concluse frettolosamente Goku, per poi teletrasportarsi al bivio, lasciando il principe da solo. Molti dubbi insorsero nella mente di Vegeta, che, per una volta, decise di accontentare il tanto odiato rivale. In fondo, a lui non importava se Goku e Gohan avessero avuto una scaramuccia che proseguiva da ormai troppo tempo. Con lo sguardo indifferente, Vegeta, con passo lento, entrò nell’edificio.

*

L’edificio era decisamente spazioso, e molto adatto per una festa. Certo, le pareti bianche davano un non so che di malinconia, ma l’aria respirabile era decisamente movimentata e per nulla triste. C’erano molti tavoli rotondi sparsi per tutto l’edificio, ma il tavolo più importante era quello che si trovava al centro, di forma rettangolare, dove si sarebbe seduta la festeggiata. Vegeta scrutò attentamente le persone lì presenti: erano per la maggior parte amici del padre o della madre di Bulma, ma di Gohan non sembrava esserci traccia. Alzò lo sguardo in cielo, ignorando i commenti idioti e superficiali delle persone lì presenti. Camminò seguendo il suo istinto, fino a quando non fu bloccato da un uomo con addosso un giubbotto marrone e con un occhio sulla fronte. Era Tensing. Vegeta lo squadrò in fretta e furia, ignorando l’evidente vergogna sulla faccia del terrestre, per poi continuare il suo cammino. 
 “Ah, ma perché sei sempre in ritardo? Ti stavo cercando ovunque!” esclamò una voce alle sue spalle. Si voltò, e vide Bulma molto contrariata.
“Ah, come al solito sei in tuta da combattimento!” disse la donna, osservando il marito, che sembrava avere gli occhi da tutt’altra parte. Diede comunque uno sguardo generale al vestito della moglie, che gli parve ridicolo: aveva adosso una gonna verde lunga fino alle ginocchia, mentre la parte superiore del corpo era rivestita da un vestito blu scintillante. La donna si era inoltre pesantemente truccata, e questo Vegeta proprio non riusciva a deglutirlo.
“Tu fatti gli affari tuoi. Piuttosto, sai dov’è Gohan?” chiese bruscamente Vegeta, reprimendo il suo incontrollabile desiderio di dire alla moglie che se il suo vestiario era stato scelto per farla sembrare più giovane aveva miseramente fallito, facendola apparire come una qualunque donna terrestre. 
 “Con la tua solita barbarie, eh? Beh, nemmeno io so dov’è Gohan. Ma poi a te cosa dovrebbe interessare? Non vuoi passare un po’ di tempo con la tua adorata mogliettina?” gli pose Bulma innocentemente. Purtroppo per lei, quel modo di parlare infastidì molto il principe dei Saiyan, la cui pazienza aveva ormai raggiunto il limite.
“No, non ne ho voglia adesso!” disse rabbiosamente Vegeta, per poi allontanarsi dalla moglie senza ascoltare minimamente cosa ella gli stesse dicendo. Di per certo non erano parole comprensive quelle che uscirono dalla bocca della donna, sicuramente adirata per il torto subito da parte del marito.  
Vegeta tenne gli occhi e le orecchie ben aperti, per cercare di scovare anche solo un ciuffo di Gohan o di riuscire almeno a distinguerne la voce tra le miriadi presenti in quell’edificio. Ma per quanto ci provasse, il Saiyan mezzosangue sembrava introvabile in mezzo a quella moltitudine di gente. 
 
“Ciao, Vegeta. Stai cercando qualcuno?” gli chiese qualcuno in modo amichevole. Vegeta capì subito che si trattasse di Junior, e in batti baleno lo individuò: se ne stava appoggiato sul un muro, chiaramente annoiato, anche se la presenza di Vegeta sembrava averlo un po’ risollevato, a giudicare dal cambio di espressione avvenuto all’incontro tra i suoi occhi e quelli del principe. 
“Sto cercando Gohan. Sembra che lui e Kaarot abbiano avuto dei dissapori. Kaarot vuole rimediare, e mi ha chiesto di portargli Gohan. Se sai dove trovarlo, dimmelo subito. Altrimenti, taci” disse scorbuticamente Vegeta.      
 “Si, so dov’è Gohan. Adesso ti porto da lui, ma vedi di non essere troppo esplicito in merito alla questione: Goku mi ha raccontato quel che è successo, e Gohan ora come ora sarà furioso. Cerca di non farglielo ricordare direttamente, altrimenti il rapporto tra lui e Goku potrebbe deteriorarsi ulteriormente” gli raccomandò Junior, che sembrava essere al corrente di quanto fosse successo. 
“Va bene, va bene. Ma vediamo di sbrigarci: sto iniziando a perdere la pazienza” esclamò il principe, seguendo Junior a braccia conserte. Il chiacchierio generale non faceva altro che peggiorare la già alta rabbia di Vegeta, tanto che il principe avrebbe voluto urlare di averne abbastanza di quel fiume di parole che scorrevano nell’aria, e che desiderava il più puro silenzio. Quel giorno non avrebbe potuto allenarsi, non avrebbe potuto continuare il cammino che lo avrebbe portato al Super Saiyan di Terzo Livello, che ogni giorno sembrava sempre più vicino. E invece, era costretto a rimanere in quella stupido edificio, dovendo per l’altro fare un favore all’essere che lui più invidiava sulla faccia della Terra.  
“Gohan, Vegeta deve parlarti un momento” disse Junior, mentre una goccia di sudore gli rigava il viso. Era un momento delicato, e un solo errore nelle parole di Vegeta avrebbe potuto scatenare gravi conseguenze. Preferì quindi rimanere lì, per tenere sott’occhio il principe dei Saiyan e assicurarsi di rimettere a posto la situazione nel caso essa avesse potuto degenerare. 
“Perché? Cosa c’è che vuoi chiedermi” domandò Gohan.
“Kaarot vuole parlarti. Ti aspetta al bivio tra sentieri. Capito?” disse Vegeta, cercando di trattenersi nello sganciare insulti verso quello che secondo lui era il ridicolo smoking grigio chiaro da Gohan. Il primogenito di Son Goku fu basito da quelle parole: sapeva cosa voleva suo padre da lui, e non avrebbe più potuto temporeggiare. Aveva sempre cercato di farla franca e di scappare dalle conversazioni con il padre, dicendo poche ma taglienti parole, riuscendoci nella maggior parte dei casi. Adesso, però, era arrivato il momento di concludere quella faccenda, che si stava protraendo da fin troppo tempo. Non gli importava quale sarebbe stato l’esito finale. In fondo, lui voleva solo godersi quel periodo di pace, e tenersi lontano dagli scontri, e le parole del padre non sarebbero mai riuscite a fargli cambiare idea. Lasciò quindi Vegeta e Junior a loro stessi, e iniziò ad avanzare verso la porta della costruzione.                      
“Credi che quei due riusciranno a riappacificarsi?” chiese nervosamente Junior a Vegeta. 
 “Non lo so e non mi interessa minimamente. Sono due idioti, cavoli loro se non ci riescono. Io mi tiro fuori da questa faccenda, e anche tu dovresti fare lo stesso, Junior. Non saremmo mai dovuti venire qui! Dovevamo rimanere ad allenarci, per mantenere la promessa che ci siamo fatti quattro anni fa!” protestò Vegeta, arrivando quasi a gridare a squarcia gola il suo malcontento a tutti i presenti. Junior gli fece però cenno di trattenersi, sconsolato, mentre quelle parole avevano innescato in lui il ricordo della notte del giorno prima. E se glielo avesse confidato? Forse a Vegeta poteva dirglielo? No, non poteva. Vegeta era una delle persone più affidabili che conoscesse, e sapeva quanto in verità fosse una persona profonda, anche se non lo dava per niente a vedere; ma probabilmente, quello che aveva visto era stato frutto della sua mente, e non valeva la pena far perdere tempo a una persona solo per parlarle di un qualcosa così irreale.
“Quel patto… più ci penso, più credo sia irraggiungibile. Sono passati cinque anni, ma il giorno di cui tanto agognavo la venuta non è mai giunto. Ma è solo questione di tempo. È solo…” si interruppe bruscamente Junior ,per poi appoggiarsi nuovamente contro il muro, taciturno e pensieroso. Vegeta tenne la vista fissa sul namecciano per qualche secondo, per poi decidere di tornare dalla moglie, che lo stava sicuramente aspettando, per nulla contenta di ciò che aveva precedentemente fatto.                                                                                                                                                                                                           

*

Gohan non ci mise molto a raggiungere il padre, che lo attendeva al limitare del percorso a destra. L’atmosfera era palpabile, e la tensione tra i due raggiunse da subito i massimi livelli quando Goku, dopo aver notato il figlio arrivare, si sedette, dandogli le spalle, cercando di non guardarlo in faccia. Il cuore di Gohan martellava forte nel suo petto, e lo istigava a rivelare al padre immediatamente tutti i suoi pensieri, le sue paure, le sue ragioni. Perché per Gohan bisognare arrivare subito al nocciolo della questione, in modo da porre finalmente fine a quel fin troppo longevo diverbio. Ma la ragione spingeva Gohan a temporeggiare, a iniziare quel chiarimento come una semplice chiacchierata, per poi arrivare a mano a mano al dunque. Gohan, sorridendo e tentando di far trasparire il meno possibile la malinconia che lo attanagliava dall’interno, decise di avere la prima parola in quella discussione, e, dopo un attimo di titubanza, parlò.
“Ehi, papà! Sei venuto, alla fine! Là dentro è fantastico: ci sono proprio tutti! Ognuno si sta impegnando per non fare figuracce: pensa che Tensing, per non mostrare i suoi muscoli scoperti, si è messo in fretta e furia un giubbotto, e per quanto sia stato un atto di buon educazione, non posso non dire che è davvero spassosissimo vederlo in quelle vesti!” approcciò Gohan. Il padre rimase impassibile a quelle parole, come se non gliene importasse nulla. 
“Non è di questo che dobbiamo parlare, Gohan, e tu lo sai bene. Voglio che cominci a fare sul serio con gli allenamenti, figliolo” chiarì Goku, con una freddezza che per nulla si addiceva al carattere allegro del Saiyan. Gohan capì che non era riuscito a calmare le acque, e che ormai era inutile correre. Era giunto il momento di essere un vero uomo, e di dimostrare il suo coraggio. Doveva dirlo, chiaro e coinciso. Non avrebbe avuto rimorsi, perché sapeva che stava per dire una inconfutabile verità, e non se ne sarebbe importato di ciò che il padre gli avrebbe detto. Era un uomo adulto, poteva scegliere per sé. E non si sarebbe fatto influenzare da una persona che, secondo lui, non riusciva a capirlo.
“No, papà! Io non voglio allenarmi! Non ce n’è il bisogno! Tu e Vegeta siete fortissimi, insuperabili: se ci siete voi, perché ci dovremmo allenare? Non sarò mai forte quanto voi, ormai il mio corpo non è più abituato agli allenamenti. Sarei solo un inutile peso sulle vostre spalle, e inoltre… sono stanco di combattere! Voglio… vivere… in pace… VOGLIO VIVERE IN PACE CON LA MIA FAMIGLIA!” singhiozzò Gohan, e mentre le lacrime gli inzuppavano il suo bel vestito, suo padre si alzò, indicandogli con un dito un albero. Gohan si asciugò le lacrime, e segui il dito del padre, non capendo però il significato di quel gesto.
“Vedi quell’albero? È grosso e folto, ma esistono centinai di alberi più grossi e folti, che non vedono l’ora di essere scoperti” disse Goku, tornato inspiegabilmente calmo e fiducioso di sé. Riponeva molta speranza in quelle parole, fiducioso che il figlio ne cogliesse il significato allegorico. 
“E allora? Cosa centra questo con il discorso centrale?” chiese Gohan, amareggiato da quella che assomigliava ad una presa in giro, un discorso inventato sul momento da Goku solo per rendersi grosso e sminuire l’intelligenza del figlio con una specie di indovinello che non aveva il minimo senso. 
“Davvero? Mi deludi figliolo: come puoi non capire! Immagina che quell’albero rappresenti Majin Bu. Per alberi più grossi e folti intendo nemici ancora più forti di quelli che abbiamo affrontato, che non vedono l’ora di invadere il nostro amato pianeta e metterlo a ferro e fuoco. Vuoi davvero che questo accada? Desideri davvero che si ripeta ciò che è successo con Majin Bu?” articolò Goku, che formulò saggiamente delle domande retoriche, la cui risposta era ovvia, con lo scopo di mettere ulteriore pressione al figlio e farlo andare con le spalle al muro. 
 “No, certo che non lo voglio… è solo che” si interruppe bruscamente Gohan, quando il padre colpì la corteccia dell’albero con un debole pugno. Goku incominciò ad espandere la propria aura, mentre i suoi capelli mutavano colore e si rizzavano verso l’alto. In pochi istanti, Gohan si trovò davanti un Super Saiyan di Secondo Livello estremamente potente, quasi minaccioso, e il suo sguardo… quello sguardo. Gohan vide negli occhi del padre una determinazione incommensurabile, una determinazione che aveva sentito egli stesso nel suo corpo durante gli avvenimenti di Majin Bu. Una determinazione a salvare il proprio pianeta, i suoi abitanti, i suoi amici, la sua famiglia… cose che Gohan aveva provato, e non solo contro Majin Bu. Più volte si era eretto a difesa dei più deboli: su Namek, contro Cell, contro Babidi e Majin Bu; in tutte quella situazioni, aveva sempre dimostrato una forza fuori dal comune, e un immenso amore verso le persone a lui care, che gli permisero di rivaleggiare con esseri con una forza di molto superiore alla sua: Nappa, Vegeta, Freezer, il Dottor Gelo. Ma cosa rimaneva di quell’invincibile forza della natura, che niente e nessuno riusciva a frenare? E se il padre avesse ragione? Come se Goku gli avesse trasmesso con lo sguardo quella forte sensazione, Gohan si avvicinò e tastò il petto del padre, sentendo tutta la forza del Super Saiyan di Secondo Livello. I suoi occhi erano fissi sulla gialla aura del padre, e sembrava essere entrato in uno stato di trans. 
“Allora? Adesso capisci? Majin Bu era forte, certo. Ma niente esclude che possano esserci avversari forti come o più di lui. Ti rendi conto di quanto è grande l’universo? Potrebbero esserci ancora molti alieni malvagi e potenti, che un giorno potrebbero arrivare sulla terra. E cosa farai quel giorno? Resterai a casa, aspetterai finché io non metta a posto la situazione? Oppure scenderai sul campo come un vero combattente, e ci aiuterai a sconfiggere l’avversario?” concluse Goku, risvegliando il figlio con la sua ultima affermazione. Gohan iniziò a riflettere, pensando a quale risposta dare e quale sarebbe stata la più giusta. Ma Goku pretendeva risposta in quel preciso momento.                                                          
 “Allora? Dimmi, Gohan, dimmi! Non essere titubante, sii sicuro, deciso! Dimmi qual è la tua scelta!” ringhiò Goku, prendendo il figlio per il colletto e sollevandolo da terra. Gohan sentì una fortissima pressione su tutto il corpo: era come se la forza di Goku si trasmettesse sull’indumento, e che a sua volta l’indumento la trasmettesse a Gohan. Possibile che la potenza di Goku arrivasse a tanto? In quel frangente, Gohan capì che di strada ne aveva da fare, se voleva raggiungere il padre. Ma perché stava pensando alla sua forza, a confrontarla con quella di Goku, a riflettere su quanto tempo gli sarebbe servito per potersi scontrare totalmente alla pari con lui? Non gli importava più allenarsi, e allora a che pro stava scrivendo dei romanzi mentali nel suo cervello? Non bastava dire al padre un semplice “no”, dirgli che sarebbe rimasto a casa come un comune terrestre aspettando di essere soccorso?  Poi, realizzò che in lui si nascondeva qualcosa: era un fuocherello, piccolo, insignificante, per nulla ardente e riscaldante, pronto a spegnersi anche con una sola, piccola lacrima. Ma quel fuocherello poteva ancora bruciare, poteva tornare splendente come un tempo, sovrastare i suoi nemici, e schiacciarli con la sua forza. Sarebbe stato una fiamma attorno al cui radunarsi, per sentire il suo calore, che infondeva tanta sicurezza. 
“Ascoltami, Gohan. Videl è una persona comprensiva, e credo capirà sicuramente se tu gli dici di volerti allenare per difendere la Terra. Scusa se sono stato cattivo, è solo che…” si interruppe Goku, non riuscendo però a proseguire oltre. Probabilmente stava riuscendo a convincere il figlio, ma si sentì di averlo fatto nel modo sbagliato. Non aveva permesso a Gohan di esprimere una sua opinione, e lo aveva costretto a subire senza avere la possibilità di avere ragione, di farla finita con quella storia. Ma a Goku ciò andava bene, lui voleva rendere Gohan il grande guerriero di una volta. E poteva farcela, lo stava convincendo, poteva capirlo dal suo sguardo: Gohan stava ormai dalla sua parte. Ma Goku iniziò a pensare che il figlio avesse accettato a malincuore, e che forse quello ad avere torto era proprio lui, suo padre. Ma perché stava pensando a questo? Era riuscito finalmente a far ragionare il figlio, non doveva avere i sensi di colpi! Però… dentro di sé, sentiva di dover fare qualcosa. Sentiva di dover chiedere scusa al figlio, per aver cercato di convincerlo in ogni modo, mettendo in mezzo anche sua moglie. Le scuse che già aveva dato erano fallaci e ridicole. “Scusa se sono stato cattivo”, una frase ridicola, utilizzata principalmente da mocciosi per risolvere le loro inutili scaramucce infantili. Doveva chiedergli davvero scusa, doveva dirgli che gli dispiaceva con tutto il cuore. Magari avrebbe dovuto dirgli che se voleva, poteva anche non allenarsi. Fece per parlare, ma qualcosa lo fermò. 
 Erano due auree, entrambe piuttosto forti, distanti l’una dall’altra. Goku riconobbe subito una delle due: era chiaramente Iamko. Dei dubbi insorsero nella testa di Goku: perché l’amico aveva liberato totalmente la sua aura? Che bisogno c’era? Sulla terra non c’erano nemici, ma l’altra aura sembrava sconosciuta a Goku. Eppure, gli dava uno strano senso di Deja Vu, di già captato, di già visto. Chi poteva essere? Un nemico, o forse un servo di un nemico? Qualunque cosa fosse, poté capire dall’aura che la sua forza era molto simile a quella di Vegeta, che era a sua volta leggermente più debole rispetto a Goku. Liberarsi di lui non doveva essere un problema, ma questo non calmò molto Goku: col sennò di poi, quel nemico avrebbe potuto vantare di qualche trasformazione, che ne avrebbe aumentato la potenza, e reso un avversario difficile da abbattere. Per il momento, però, Goku si limitò ad osservare i movimenti compiuti dalle due auree, insieme a suo figlio Gohan. C’era un silenzio tombale, e niente sembrava capace di spezzarlo. Quando ecco che… 
 Un terremoto, un fortissimo terremoto scosse le fondamenta stessa della terra. Dalla montagna iniziarono a rotolare numerosi macigni, che cadevano come meteoriti sugli alberi, distruggendo il verdeggiante ambiente di quel posto la cui serenità era stata ormai sostituita dalla confusione più totale e dalla devastazione. Diversi massi rotolarono per la montagna, e molti di essi erano in avvicinamento verso Goku e Gohan.                                                   
 
“Papà, io vado a difendere l’edificio della festa! Tu occupati di distruggere i macigni, e cerca di non farti schiacciare!” gli raccomandò Gohan, per poi spiccare il volo e dirigersi a tutta velocità verso l’edificio bianco. Non avrebbe permesso a un semplice terremoto di portargli via ciò che gli era più caro. Aveva affrontato cose decisamente peggiori, e inoltre un po’ di riscaldamento non gli sarebbe guastato. Goku rimase all’erta, pronto a contrastare qualsiasi grande sasso che avrebbe provato spaccargli la testa con il suo peso.                                                                                                         

*

Intanto, nell’edificio stava accedendo il finimondo: urla, gente che chiedeva aiuto, pezzi di soffitto che cadevano. Junior e Vegeta si incontrarono nuovamente, visto che il secondo stava disperatamente cercando suo figlio, che non vedeva dall’inizio della festa. Junior poté vedere chiaramente il turbamento interiore che Vegeta provava a nascondere, anche se non gli era ben chiaro il motivo: era preoccupato per il figlio o per quello che stava succedendo? Forse anche lui aveva percepito quell’aura e stava pensando che ormai era finito il tempo della prosperità, e stava per iniziare una nuova battaglia che avrebbe scombussolato la Terra, e da cui sarebbero derivate le sorti del pianeta? Non poteva saperlo. Ciò che seppe fu che Vegeta non lo degno di uno sguardo, limitandosi a superarlo. Junior sorrise. 
“Purtroppo ho avuto ragione. Ieri pensavo che la pace fosse ormai agli sgocciolo, e che le battaglie per salvare la Terra stessero per ricominciare. Beh, quel momento è giunto. Non so se tu sia o no Nappa… ieri non sono riuscito a percepire alcun aura da quella visione. Beh, sempre ammesso che lo sia. Comunque, credo che tu sia diventato più forte: in fondo, sei riuscito a resistere ai miei colpi, cosa che non saresti riuscito a fare altrimenti. Ma non preoccuparti: questa volta non avrò alcuna esitazione. Ti spedirò nuovamente negli inferi, e questa volta ci rimarrai in eterno” concluse sottovoce Junior, sogghignando, per poi dirigersi verso l’uscita, mentre il suo mantello svolazzava per l’aria. Il momento era finalmente giunto. E forse, il giorno che tanto attendeva era alle porte, o era addirittura appena iniziato.

*

Intanto, molto lontano dal luogo della festa, infuriava il più totale caos nella Città dell’Ovest: gli edifici crollavano, il terreno si squarciava, e le persone morivano in centinaia. Alcuni avevano vissuto i loro ultimi istanti di vita tentando una disperata fuga, finita però in tragedia sotto cumuli di macerie; altri invece erano andati incontro alla morte, consapevoli del fatto che non sarebbero riusciti mai e poi mai a sopravvivere e che avrebbero comunque perso ogni bene a loro disposizione; altri ancora non avevano avuto nemmeno il tempo di capire ciò che stava succedendo che erano già stati avvolti nelle braccia della morte. La causa di tutta quella distruzione erano delle sfere di energiam che come comete cadevano dal cielo, colpendo e disintegrando tutto ciò che si parava davanti al loro cammino. Non avevano alcuna pietà, neanche davanti ad un povero bambino che aveva smarrito il suo orsetto e cercava di riprenderlo, inconsapevole del rischio che correva. Ma per fortuna, quella preziosa vita non fu spezzata senza ritegno da quella sfera, poiché un uomo si pose davanti al bambino come suo difensore, lanciando a sua volta una sfera di energia che annullò completamente quella diretta al fanciullo.
 “Stai bene, piccolo?” chiese l’uomo, e il bambino poté vederlo in faccia: aveva delle cicatrici sul volto e lunghi capelli neri, ed indossava una strana uniforme arancione che non aveva mai visto prima. Non sembrava cattivo, anche perché vicino a lui c’era un adorabile gattino volante di colore blu. 
 “Si, signore. È solo che adesso non so dove sono i miei genitori, ed ho molta paura!” disse il bambino. L’uomo provo ad accarezzargli la fronte, ma si fermò quando vide la faccia del bambino contorcersi in un espressione di terrore, prima di scappare a gambe elevate. L’uomo si girò, e vide davanti a sé un’altra sfera di energia, più grande della precedente, che si apprestava a colpirlo.                                                                                                                         
 
“Attento, Iamko!” raccomandò il gattino, ma Iamko aveva le idee chiare su cosa fare. Spiccò un enorme balzo, iniziò a levitare, per poi tempestare il colpo energetico con una miriade di piccole sfere di energia. All’inizio il colpo sembrò rallentare appena, ma Iamko non si diede per vinto, e continuò a mitragliare quella sfera, fino a quando la sfera non esplose, provocando l’innalzamento di una piccole nube di fumo, che si diradò abbastanza velocemente. Iamko si guardò subito attorno, e constatò che Puar stava bene, dato che si era allontanato dal punto di scontro tra Iamko e il colpo di energia. Il terrestre tornò con i piedi per terra, per poi alzare lo sguardo al cielo, stupendosi del fatto che nessun’altra “cometa” sembrava cadere dalla volta celeste. Inoltre, i crolli e gli urli si stavano a mano a mano placando. Sembrava tutto finito. Purtroppo, il terrestre non era totalmente riuscito nel suo intento: molti erano morti quel giorno, e lui era riuscito a salvare un numero molto ristretto di persone. Oltre a quel bambino, Iamko aveva svolazzato impavido per tutta la città fin dall’inizio della catastrofe, evitando i palazzi in crollo e soccorrendo decine di persone. Eppure, era consapevole del fatto che se qualcuno come Goku o Vegeta fosse stato lì  avrebbe sicuramente fatto un lavoro migliore di lui. Si era fatto prendere da qualcosa che non riusciva a spiegarsi, da un qualcosa di terribile. Le sfere di energia erano decisamente tantissime, ed era per lui impossibile riuscire a contrastarle tutte nello stesso momento. Inoltre, doveva anche salvare le persone dagli edifici in sfascio, e gestire tutte queste cose era veramente difficile, anche per un umano come lui. Ma per un Saiyan sarebbe stato diverso: a loro sarebbe bastato trasformarsi, diventando più veloci e forti. A quel punto, sarebbe stato uno scherzo riuscire a disintegrare tutte quelle sfere, e la Città dell’Ovest sarebbe rimasta quasi integra rispetto al pietoso stato in cui si trovava in quel momento. Nonostante fosse diventato ormai tutt’uno con i suoi pensieri, Iamko fu richiamato alla realtà da uno schiaffo di Puar, che gli disse di avere un brutto presentimento. Effettivamente, nei dintorini, c’era un’aura sconosciuta, un’aura grande quasi quanto quella di Vegeta, che sembrava dirigersi verso di lui. Iamko l’aveva già sentita precedentemente, quando era iniziato il bombardamento alla città, ma se ne era presto dimenticato, preso dal suo ruolo di protettore dei deboli; ma ora sembrava giunto il momento di scoprire a chi apparteneva quell’aura, che centrava sicuramente qualcosa con ciò che era appena successo. Iamko tenne lo sguardo fermo nella direzione dell’aura, quando ad un certo punto ebbe una visione di un muscoloso uomo in una bizzarra armatura, che sorrideva malignamente, mentre volando si dirigeva verso di lui. Puar levò un grido di terrore. Iamko lo osservò meglio, e lo riconobbe. Era lui. Era proprio lui. Non era una visione: era lui, in tutta la sua malvagità. L’uomo atterrò violentemente, provocando un piccolo terremoto che diede il colpo di grazia a molti edifici. Gli urli ripresero, anche se in numero minore: probabilmente le persone avevano ormai perso ogni forza, persino quella di gridare; o forse avevano capito che era inutile, che ormai la loro vita sarebbe finita presto. Ma tutti questi suoni risultarono impercettibili a Iamko a Puar, impietriti dal suo ritorno.   
“No… non è possibile… tu sei… tu sei morto! Come puoi essere ancora in vita, brutto bastardo!? Giuro che non te la farò passare liscia per quello che hai fatto a questa povera gente. Non la farai franca, sappilo!” proferì Iamko, digrignando i denti. Puar si aggrappò alla schiena dell’amico, come per cercare protezione ed aiuto. Nappa alzò un piede, per poi schiacciarlo a terra, provocando un'altra piccola scossa. Il suo obbiettivo era quello di spaventare, di mostrare la sua potenza a quel miserabile terrestre che voleva opporsi alla sua grandezza. Non sapeva che sarebbe finita come la volta precedente. Lo avrebbe fatto morire in un esplosione, per fargli ricordare la sua miserabile prima morte durante i suoi ultimi istanti di vita. In confronto a lui era una mosca, e le mosche sono fragili come un sottilissimo filo d’erba. Sarebbe stato un gioco da ragazzi, e probabilmente si sarebbe anche divertito un mondo nel farlo soffrire.                                                
 
“Beh, pivello, se non riesci nemmeno a sconfiggere uno schifoso Saibamen non vedo come tu possa competere con la mia rinnovata forza. Cerca di farmi divertire almeno un po’, altrimenti tutto ciò che vedrai qui intorno a te saranno detriti e cadaveri… sempre se non mi venga voglia di polverizzare ogni cosa, ovviamente!” lo provocò Nappa. Iamko fu molto colpito da una particolare del discorso: “la mia rinnovata forza”. Allora non era stata una sua impressione, non erano una serie di coincidenze: l’aura percepita prima apparteneva effettivamente a Nappa, il quale era diventato decine e decine di volte più potente, e se non fosse stato per il cervello avrebbe potuto facilmente rivaleggiare con Vegeta. Com’era possibile? Nappa non doveva essere al loro livello dopo tutti quegli anni di allenamenti, ma adesso la situazione di una volta si stava ripetendo. Iamko era forte, certo. Ma il suo livello era comunque inferiore a Nappa, che sicuramente non sarebbe stato gentile come Goku e lo avrebbe attaccato con tutte le sue forze. Non sarebbe stato uno scontro facile, e di questo ne era pienamente cosciente.                                              
 
“Cosa c’è, pidocchio? Hai forse paura di me? Guarda che sei giustificato: pensa che quel muso verde del tuo amico non è riuscito ad uccidermi nonostante fossi molto più debole di lui. Tu sei addirittura più debole di me, quindi non hai alcuna speranza di battermi! Sono sicuro che i tuoi colpi varranno come solletico sulla mia pelle!” disse Nappa, alludendo ad un certo “muso verde”. Iamko capì subito: si riferiva a Junior. Non era allora la prima volta che quel redivivo Nappa cercava di far del male a qualcuno, e probabilmente avrebbe continuato le sue stragi se nessuno lo avesse fermato. Iamko sapeva che Goku e Vegeta sarebbero riusciti a sconfiggerlo facilmente con le trasformazioni di cui disponevano, ma non voleva fare il vigliacco. Era un Guerriero Z, e come tale doveva difendere la Terra. La voglia di sterminio Nappa sarebbe presto scomparsa, insieme al Saiyan stesso.                                         
 
“Puar, allontanati subito da qui” gli ordinò Iamko, mentre il suo corpo iniziò a vibrare completamente da solo, forse per la paura, forse per la rabbia, forse per la volontà di vendicare tutto il sangue innocente sparso. 
 
“Cosa? Ti prego, Iamko! Non lasciarmi solo!” pregò Puar. Iamko lo guardò con la coda dell’occhio, e non sembrava contento di quella risposta.                                                                                
“Ho detto di andartene subito, Puar! Ascoltami se vuoi che vada tutto bene!” lo rimproverò Iamko, ma Puar non sembrava voler rimanere solo, tanto che, dopo che Iamko lo allontanò dalla sua schiena con la mano, il gattino ritornò da lui, abbracciandogli il braccio.
“Iamko, ti prego! Non farlo! Non voglio perderti di nuovo!” delirò Puar, in lacrime. Non voleva che il suo amico morisse nuovamente: era la persona più importante della sua vita, e il suo dolore sarebbe stato incommensurabile se fosse morto. Certo, era triste e voglioso di vendetta contro Nappa per l’orribile distruzione che aveva causato; ma era anche preoccupato per il suo amico, e non era sicuro che sarebbe riuscito a vincere quella battaglia, che dalle premesse sembrava sarebbe stata molto ardua. Puar aveva capito che Nappa non era quello di una volta, e che i suoi poteri erano notevolmente aumentati. Iamko non avrebbe avuto il bisogno di ricorrere al Ki nel caso in cui le sfere di energia precedentemente cadute sulla città fossero state scagliate dal vecchio Nappa, e quindi c’era sicuramente stato un notevole miglioramento. Ma il tentativo di Puar di dissuadere l’amico fu del tutto inutile. Iamko gli accarezzò il pelo, ma dal viso non sembrava mostrare consenso alle sue parole.
“Non succederà, tranquillo. Non morirò, anzi, vincerò! Tu adesso pensa soltanto a scappare, e vedrai che andrà tutto bene. E tu, sappi che non mi fai paura! Sarai anche un colosso, ma posso batterti quando e come mi pare! Giuro che non avrò pietà, come tu non l’hai avuta con questa città. Io difenderò la Terra!” sentenziò Iamko. Puar, anche se a malincuore, decise di ubbidire all’amico. Il gattino lasciò quindi il braccio di Iamko, volando il più velocemente possibile lontano dal campo di battaglia. Nappa emise una fastidiosissima risata, e Iamko cominciò a pensare a quale strategia attuare, anche se lo scontro ancora doveva iniziare. 
“Eroico. Eroico, e decisamente stupido! Sei un illuso, se pensi che mi farò battere da te! Preparati, pidocchio! Stai per assistere alla forza della razza Saiyan!” disse Nappa, per poi lanciare una potente e grossa sfera di energia dalla mano sinistra. Iamko reagì istantaneamente, avvicinando le mani e caricando una grande quantità di Ki. 
 
“Kamehameha!” urlò, per poi mettere le braccia davanti al petto, tenendo le mani distese. Una fortissima onda blu e bianca partì dalle sue mani e si scontrò l’attacco di Nappa, riuscendo ad avere ragione di esso, facendosi strada vero il nemico. Nappa non sembrava tuttavia sorpreso dalla tecnica, tanto che, all’avvicinarsi di essa, rimase statico, e non oppose resistenza, lasciando che la sua onda fosse sconfitta da quella del terrestre. 
“Cos’è, ti prendi forse gioco di me?” chiese Iamko, sicuro che la sua onda avrebbe centrato il bersaglio. Ma Nappa non era d’accordo, tanto che, quando l’onda era ormai in prossimità del suo corpo, egli decise di incominciare a fare sul serio, e toccò l’onda con entrambe le mani. Indietreggiò appena, riuscendo a tenere ferma l’onda con la sola forza delle mani senza aver alcun bisogno di sforzarsi particolarmente. Al contrario, Iamko stava dando tutto se stesso in quel colpo, che sembrava però incapace di torcere anche solo un capello al muscolo Saiyan, che nel frattempo ridacchiava sadicamente. 
“Povero terrestre, non sai ancora cosa ti aspetta!” disse il Saiyan, aumentando la forza nelle mani e premendo contro l’onda. Iamko lo guardò perplesso, dato che il Saiyan stava alzando un piede e sembrava intenzionato a compiere un passo.
 “Cosa diamine vuole fare?” pensò Iamko, e la riposta non tardò ad arrivare. Quando Nappa compì il passo, spinse indietro l’onda, accorciandola. Iamko rimase allibito, anche perché Nappa continuò da lì a camminare, riducendo sempre più la lunghezza dell’onda fino a ridurla ad un piccolissimo segmento che attraversava lo stretto spazio che ancora divideva lui e Iamko. A quel punto, a Nappa bastava anche una sola mano per tenere a bada l’onda, che, nonostante gli sforzi di Iamko, non riusciva a smuovere il Saiyan; con la mano libera, Nappa sferrò un pugno, che oltrepasso l’onda e colpì in pieno volto Iamko, che non poté nemmeno mostrare il proprio dolore per difendersi da Nappa. Il Saiyan lo stava infatti attaccando con una scarica di pugni velocissimi, che Iamko riusciva a malapena a schivare. Fu più volte sfiorato da questi pugni, e l’unica cosa che poteva fare era indietreggiare ed evitare gli attacchi, dato che non riusciva a trovare un’apertura per attaccare l’avversario. Nappa si stancò presto di assistere a quella scena, e la sua furia continuava a cresce ad ogni colpo che Iamko riusciva a scansare. Erano inoltre nei pressi di un edificio penzolante, e pensò che non sarebbe stata una cattiva idea sfruttare il suo avversario per farlo cadere definitivamente. Così, sferrò un improvvisa ginocchiata con la gamba destra, che Iamko non riuscì a schivare. Venne centrato in pieno, e fu scagliato contro l’edificio penzolante, che colpì duramente per via della violenza con cui era stato scagliato su esso da Nappa. L’edificio cascò a terra, e molti pezzi si staccarono durante la caduta. Alcuni di essi caderono proprio sopra il corpo di Iamko, seppellendo il terrestre prima che egli potesse fare una qualsiasi azione. Nappa osservò la scena, compiacendosi del lavoro svolto.                                                                         
 “Certo che quel pivello era proprio bravo a parlare, ma a fatti non era niente di che. Credo che il mio lavoro qui sia finito” esclamò soddisfatto il Saiyan. Purtroppo per lui, non era a conoscenza del fatto che il suo avversario non si sarebbe arreso tanto facilmente, e che si sarebbe presto rialzato, e avrebbe continuato a combattere anche a costo di perde la vita.
 E infatti, Iamko riuscì a liberarsi dai resti della costruzione caduta scagliandoli in aria, per poi avventarsi contro il suo avversario Saiyan. Colto di sorpresa, Nappa fu duramente colpito da una ginocchiata destra da parte di Iamko, che gli colpì il petto. Nappa, dopo un breve barcollamento, rispose con un calcio sinistro che avrebbe dovuto colpire le gambe dell’avversario facendogli perdere l’equilibrio. Sorprendentemente, però, Iamko seppe sfruttare l’attacco avversario a sua vantaggio, saltando sulla gamba dell’avversario poco prima che il piede potesse colpirlo. Nappa rimase sbalordito dal gesto dell’avversario, che, mantenendo l’equlibrio, lo colpì con una gomitata destra al viso. Nappa, furioso più che mai, provò a colpire Iamko con un gancio sinistro, ma mancò il bersaglio per la vista coperta dal gomito del terrestre, facendo finire il gancio poco sopra la testa dell’avversario. Iamko balzò alle spalle di Nappa, che a sua volta si girò e iniziò a sferrare una velocissima serie di attacchi, che Iamko riusciva però a schivare e parare, anche grazie alla vista non ancora ripresasi del Saiyan. Quando la vista gli si snebbiò, Nappa riuscì a sferrare colpi più precisi, che però sembravano sempre inutili contro il terrestre, che decise di contrattaccare. Iamko balzò all’indietro, compiendo una capriola e atterrando sulle mani, sorprendendo Nappa, che sempre più furioso scattò verso l’avversario. Il terrestre si diede una bella spinta con le mani, slanciandosi da terra e centrando lo stomaco avversario con entrambi i piedi. Nappa urlò, sia per la crescente ira che per il dolore, ma Iamko non volle dargli nemmeno un attimo di tregua, tanto che sfruttò la pancia del Saiyan come trampolino, premendoci su, per poi spiccare un balzo ed atterrare si piedi. Il Saiyan sentì il dolore propagarsi per tutto il suo corpo, ma la rabbia era più forte del dolore, tanto che riuscì comunque a muoversi verso il suo avversario, che con un chiaro sguardo provocatorio lo incitava ad avvicinarsi. Quando fu abbastanza vicino, Nappa sferrò un diretto, ma Iamko afferrò l’enorme mano avversario con entrambe le braccia, immobilizzando i movimenti di Nappa, per poi alzare da terra quel colosso sfruttando quella mano come appiglio. A quel punto sbatté Nappa a terra, per poi rialzarlo nuovamente, compiere un gran balzo e scaraventare di nuovo Nappa a terra con un’inaudita violenza, lasciando la presa sulla mano. Un enorme cratere si formò nel terreno, e Nappa rimase steso a terra, apparentemente incosciente. 
 “Fiuh, c’è mancato poco!” disse Iamko, con il respiro pesante. Rimase un po’ in levitazione per riposarsi, pronto a reagire ad un improvviso contrattacco di Nappa. Si sentiva fermamente soddisfatto di ciò che aveva fatto, anche se dentro di sé sentiva comunque una fitta al cuore: osservava quella che era stata la Città dell’Ovest, vedendo i pochi edifici rimasti crollare uno a uno per via delle fondamenta ormai deboli. Non sembrava nemmeno esserci più traccia di forme di vita intelligente in quella che ormai si poteva definire una landa desolata. Iamko sentì una grande responsabilità sulle proprie spalle, che non si limitava più ad un semplice desiderio di vendetta. Era la volontà di rimediare a quello che lui definiva un suo errore, un suo sbaglio. Quando era iniziato il bombardamento, avrebbe potuto subito dirigersi verso l’aura di Nappa ed iniziare a combatterlo. Certo, molti civili sarebbero comunque morti, ma Nappa non sembrava un avversario difficile da battere, quindi avrebbe potuto occuparsi facilmente di lui, salvando moltissime persone che non centravano assolutamente nulla in quella faccenda. Nappa avrebbe cessato il bombardamento per combatterlo, e Iamko avrebbe potuto lottare contro l’avversario in un combattimento aereo, in modo da provocare meno danni possibili alla città. E invece, ora, per colpa sua, tante persone non c’erano più. Possibile che non sapesse difendere il proprio pianeta? Possibile che i più capaci fossero sempre i Saiyan, quei guerrieri tanto forti ed imbattibili, capaci di superare qualsiasi situazione? Forse non doveva pensarci in quel momento. Forse doveva pensare che se avesse vendicato i cittadini uccidendo Nappa, avrebbe anche rimediato al suo errore, poiché avrebbe impedito che Nappa facesse altro male. O forse questo sarebbe servito solo per fargli avere la coscienza pulita, per fargli dimenticare il suo enorme sbaglio, che era ormai scritto e impossibile da cancellare. A rincuorarlo c’era il pensiero che quelle persone sarebbero potute tornare in vita con le Sfere del Drago, ma questo non risolveva affatto la sua incapacità di difendere la Terra. Lui era un abitante stesso di quel pianeta, non proveniva dallo spazio, ma era nato, cresciuto e persino morto sulla Terra. Lui poteva davvero salvaguardare il suo pianeta, e lo avrebbe dimostrato uccidendo quel mostro Saiyan di nome Nappa.  
“Ahh, maledetto insetto! Questa volta ti schiaccerò!” borbottò Nappa,  rialzandosi e interrompendo le riflessioni di Iamko. Il terrestre osservò l’avversario, e notò di averlo conciato piuttosto male: diversi lividi erano in bella mostra sulla faccia del Saiyan, che sembrava più arrabbiato che mai. Non era abituato ad un umiliazione del genere. Quando era in vita, fu sconfitto da un Saiyan, e ucciso sempre da un Saiyan; mai invece era stato messo realmente in difficoltà da un essere che non fosse della sua stessa razza, tranne quando si era scontrato con Junior il giorno prima. E adesso, invece, si stava facendo mettere in difficoltà da un individuo di una razza debole, che era oltretutto colui che morì nel modo più misero durante il loro primo incontro,  rispetto all’uomo con tre occhi e il suo amichetto dalla pelle bianca, che avevano almeno cercato di combatterlo, sacrificando le loro vite. Non glielo avrebbe permesso. Non sarebbe stato umiliato, non sarebbe stato deriso da un debole come quello lì. 
 “Adesso ti faccio vedere io! Preparati ad ammirare il mio Destructo Globe!” urlò Nappa, per poi voltarsi e correre all’impazzata, distruggendo le ultime costruzioni che si reggevano ancora in piedi. Paur stava osservando tutta la scena in disparte, in un piccolo cunicolo tra una maceria e l’altra. Era terribilmente preoccupato per l’amico, che, nonostante si fosse ripreso totalmente dall’offensiva contro Nappa, sembrava molto preoccupato per ciò che stava per accadere. Dopo un po’, Nappa placò la sua corsa, e Iamko poté vedere gli effetti da essa causati: l’enorme Saiyan aveva fatto cadere diversi palazzi, che si erano poi scontrati tra di loro durante le cadute, provocando ancora più distruzione e rendendo quel posto sempre più caotico. Ma ormai, nemmeno a Iamko importava più restringersi dal provocare danni all’area: se non c’era più segni di vita nei dintorni, non c’era motivo di trattenersi, anche perché ormai rimaneva davvero poco da distruggere, visto che anche la sede della Capsule Corp era stava distrutta dalle sfere del Saiyan. Inoltre, pensava che il suo amico fosse ormai lontano da quello che si era trasformato in un campo di battaglia, e quindi credeva di non correre il rischio di ucciderlo. D’altronde, Puar non conosceva i pensieri di Iamko in quel momento, quindi si sentiva totalmente al sicuro sotto quelle macerie.                                                                                                                          
“Ecco il Destructo Globe!” disse Nappa, per poi voltarsi nella direzione di Iamko e iniziare di nuovo a correre. Iamko fece per caricare una Kamehameha, ma si fermò stranito dal fatto che intorno a Nappa si stesse formando una sfera di energia arancione, che a mano a mano diventava sempre più nitida e meno trasparente. Quando la sfera fu completa, Nappa era totalmente scomparso alla vista di Iamko: al suo posto c’era una sfera di un arancione accesso, che, lasciando una scia del medesimo colore dietro di sé, si stava dirigendo al dì sotto di lui. Iamko capì subito l’intenzione dell’avversario, perciò segui attentamente i suoi movimenti, preparandosi a lanciare una Kamehameha se ce ne fosse voluto il bisogno. Quando si trovò esattamente sotto Iamko, dalla sfera uscì una malefica risata proveniente sicuramente dalla bocca di Nappa. Iamko cominciò subito a caricare una Kamehameha più rapidamente possibile, e si mise con le spalle rivolte al cielo, pronto a sferra l’onda di energia. La sfera iniziò a levitare, e si diresse verso Iamko con una velocità incredibile. Il terrestre scagliò allora la Kamehameha, che riuscì a tenere a bada la sfera, anche se Iamko sentiva in ogni momento di star avendo la peggio. Inoltre, non sarebbe certo potuto rimanere in quella situazione per tutto il tempo. Fu a quel punto che notò delle auree incredibilmente potenti, ma distanti: erano quelle di Goku trasformato in Super Saiyan di Terzo Livello e di Majin Bu. Vicino, c’erano anche le auree di Gohan, Crilin, Tensing, Riff, Junior e anche quella di Vegeta, oltre a diverse auree sconosciute. I Guerrieri Z erano al completo, e sembravano essere nel bel mezzo di una battaglia contro un gran numero di nemici, alcuni dei quali anche piuttosto forti. Ecco perché nessuno era ancora venuto in suo aiuto. Ma sentiva che se la sarebbe cavata, che sarebbe andato tutto bene, anche se era solo ad affrontare il  nemico. Sarebbe uscito vincitore da quello scontro, senza alcun altra cosa su cui contare se non la sua forza.                                                    

*

Durante l’attacco di Nappa alla città, tutti gli invitati alla festa di Bulma si erano radunati al bivio tra sentieri, dato che l’edificio in cui si stava svolgendo la festa era completamente stato distrutto dai macigni che caduti giù dalla montagna, che avevano inoltre devastato la foresta intorno attorno ad essa e la vegetazione della montagna stessa. Anche i due sentieri del bivio erano ora bloccati da un imponente macigno, caduto nell'esatto momento in cui tutti gli inviatati erano riusciti a raggiungere il bivio e a mettersi quindi in salvo. Goku e Gohan si erano completamenti dimenticati della loro diatriba, ed in quel momento entrambi stavano solo cercando di capire cosa fosse successo e cosa fare in quel preciso momento. Ma non era facile: la maggioranza dei presenti ancora sconvolta,  e persino i più audaci guerrieri erano stati molto colpiti dall’improvviso evento. Crilin e Riff erano rimasti a dir poco terrorizzati dalla presenza di un’aura del tutto sconosciuta e potente, che gli fece capire che i bei tempi erano finiti e che una nuova battaglia si prospettava all’orizzonte; Tensing ebbe più sangue freddo, e, mentre gettava alle sue spalle il giubbotto che aveva indossato alla festa, rifletté su ciò che era successo, preparandosi mentalmente a dover affrontare una nuova minaccia per ristabilire la quiete. Trovava inoltre strano e anche un po’ buffo il fatto che fosse bastata un’aura forte poco meno di Vegeta a destabilizzare quasi tutti i guerrieri, che avevano affrontato nemici ben peggiori di quello e che quindi non avrebbero dovuto avere alcun timore. Forse era la foga di quel momento, dato che sulla Terra non si vedevano facce nemiche da cinque anni. Era quindi abbastanza naturale turbarsi per aver percepito un’aura diversa da solito e quindi probabilmente nemica, anche se rimaneva il fatto che anch’egli non fosse totalmente sicuro del fatto che non corressero alcun pericolo: era probabile che quel nemico potesse essere una servitore o un alleato di un altro nemico, ancora più potente, che lo avesse mandato sulla Terra per testarne i guerrieri, per poi intervenire personalmente. Insomma, un ragionamento simile a quello compiuto da Goku prima del terremoto. Immerso nei suoi pensieri, Tensing non si accorse che Bulma stava parlando a tutto il gruppo, e servì un piccolo spintona da parte di Gohan per riportarlo alla situazione contemporanea.
 “Dovremmo dirigerci immediatamente da quell’individuo, altrimenti per la terra potrebbero esserci seri problemi!” esclamò Bulma, che, già abbastanza infuriata per via della festa rovinata, sperava di vedere nei volti dei guerrieri sguardi di intesa, e non le facce appese che invece si ritrovò davanti. Persino suo marito, il grande principe dei Saiyan, non sembrava per niente tranquillo, e questo la irritava molto: Vegeta metteva sempre il suo orgoglio in primo piano, ma al contempo amava la sua famiglia più di ogni altra cosa al mondo, anche se non lo dava a vedere. E avrebbe fatto di tutto pur di evitare che anche solo un membro del suo piccolo nucleo fosse in pericolo. Ma adesso, lui, come tutti gli altri guerrieri sembrava incapace di esprimersi. Doveva intervenire.  
 
“Allora? Che c’è, vi spaventate per una singola aura!? Avanti, da come l’avete descritta sarà un gioco da ragazzi liberarsi di questo nuovo e fantomatico avversario! Secondo me non necessiterete nemmeno del Super Saiyan! Avanti, cosa sono quelle facce? Dov’è finita la grinta che avete utilizzato per questi cinque anni? O forse siete soltanto capaci di allenarvi senza mostrare nessun vero risultato?” chiese energicamente la donna, mentre gli sguardi dei guerrieri la fissavano, alcuni annoiati, altri un po’ sorpresi da quel suo improvviso incoraggiamento.
“E se quell’avversario è dotato di qualche trasformazione o di qualche potenziamento? Andrà a finire come sempre: ci troveremo in difficoltà, e a quel punto dovremo contare sui più forti del gruppo, sperando che loro riescano a trovare un modo per sconfiggere quest’avversario. E in ogni caso, non credo sia venuto da solo. Credo che debba avere pur sempre degli alleati, no? Mi dispiace, ma il tuo discorso proprio non lo capisco!” disse Tensing, cercando di rimanere il più pacato e calmo possibile. Nonostante il rimproverò del terrestre con tre occhi, Bulma rimase impassibile, quasi come se le parole di Tensing non avessero alcun effetto su di lei. La donna provò a controbattere, ma si fermò quando vide l’espressione di Vegeta mutare improvvisamente in un viso arrabbiato. 
 “Leva subito le mani dalla mia Bulma, lurido!” urlò il principe. Solo allora Bulma si accorse che qualcosa o qualcuno gli stava toccando le spalle. Si girò. E lo vide.                                                           
Un mostro poco più alto di Goku, con una sottospecie di gobba e con degli artigli al posto delle dita. Dalla gobba gli partivano due lunghi spuntoni grigi ricurvi, che gli arrivavano fino ai piedi, anch’essi artigliati. Aveva degli occhi neri e una bocca con denti aguzzi, ma la caratteristica che più saltava all’occhio del suo aspetto era sicuramente il colore della “pelle”: sparpagliate un po’ per tutto il corpo, cercano delle strisce colorate di rosso, arancione, verde, giallo, violetto e blu: i colori dell’arcobaleno. Questo sua colorazione vivace e accesa andava in forte contrasto con la sua espressione, che sembrava trasudare malignità da tutti i pori. Bulma indietreggio spaventata, e Vegeta si parò davanti a lei, come per proteggerla. 
“Chi diavolo sei tu?” chiese Goku, mettendosi anche egli in posa di combattimento.
“Il vostro amico occhiuto ha ragione: lui non è solo! Io sono un suo superiore, e sono molto più potente di lui!” disse il mostro, rivelando per la prima volta la sua voce: una voce rauca, maligna, cupa. Gli amici dei genitori di Bulma iniziarono ad urlare a svignarsela, tanto che alla fine i Guerrieri Z rimase praticamente da soli. Chichi si avvicinò a Gohan, impaurita da quella nuova comparsa. Videl invece rimase a fissare il mostro arcobaleno, riuscendo a mantenere la calma e non andare nel panico, cosa che fecero anche i genitori di Bulma, lì presenti anch’essi. I Guerrieri Z si misero tutti in posa, pronti ad unire le forze contro quel nuovo nemico dal temibile aspetto, eccetto Trunks e Goten, che, con il loro classico sorriso stampato in volto, non sembravano per nulla intimoriti da quel mostro da loro considerato buffo. 
 “Avanti, vi fa davvero così paura? Ma l’avete visto per bene!? È così colorato che anche se volesse non riuscirebbe mai a sembrare minaccioso! Secondo me non è nemmeno così cattivo!” disse Trunks, in tono altezzoso e spensierato. 
 “Io sono d’accordo con lui! Mostro, mostraci se sa davvero fare qualcosa a parte risultare ridicolo!” esclamò Goten, mentre i due Saiyan mezzosangue tentavano di attirare l’attenzione del mostro con gesti provocatori, venendo però mal guardati dal resto del gruppo.
“Ah, si? Bene! Se proprio siete curiosi, adesso vi mostrerò ciò di cui sono capace!” disse il mostro arcobaleno, per poi iniziare ad urlare a squarcia gola. Un potente vento si alzò, mentre gli arti del mostro iniziavano ad ingrandirsi insieme a tutto il resto del corpo.
“Bravi, adesso lo avete provocato! La prossima volta imparate a stare zitti!” disse Tensing, rimproverando i due piccoli Saiyan per il loro comportamento immaturo e ingenuo. I due continuarono a sorridere, anche se con chiaro imbarazzo per la figuraccia appena compiuta. Nel frattempo, il corpo del mostro arcobaleno stava subendo una vera e propria mutazione: dallo stomaco erano spuntate quattro lunghe spine molli di colore verde, che, dopo essersi adagiate sul terreno, continuavano ad espandersi in larghezza; la “gobba” del mostro fu ricoperta da centinai di spuntoni neri molto corti, mentre nella bocca cominciò a comparire una strana sostanza nera. Il suo mostruoso aspetto riuscì finalmente a togliere i sorrisi dai volti di Trunks e Goten, che iniziarono a tremare dalla paura. Dopo pochi secondi, l’urlo placò, il che voleva dire che la trasformazione era giunta al termine: il mostro era diventato decisamente più grande e minaccioso, e dalla sua aura sembrava avere una forza pari ad un Super Saiyan di Terzo Livello. L’intero gruppo dei Guerreri Z rimase in silenzio, ammirando quello che poteva essere definito un vero e proprio abominio. 
“Vi presento Rainbokiller, il mostro colorato! Tremate di fronte alla mia forza!”.

ANGOLO AUTORE: Heilà! Prima di presentarmi, ci terrei a dirvi una cosa importante: GRAZIE! Grazie di cuore per essere arrivati fino in fondo a questo papiro! Ve ne sono realmente grato. Adesso, però, direi di passare ad alcune precisazioni sulla storia e su di me. Sono nuovo in questo fandom, ma ho sempre amato Dragon Ball, in ogni sua serie, a partire dallo Z (il primo che ho visto, almeno così mi pare!), fino ad arrivare al più recente Super, amando anche la prima storica serie, che ho finito di vedere abbastanza recentemente, e che ho adorato alla follia; ho apprezzato molto anche Dragon Ball GT, che, pur avendo diversi difetti, aveva anche molti pregi, come la Saga di Baby, i draghi malvagi e il Super Saiyan 4. E, dopo tutti questi anni passati a vedere Dragon Ball, ho deciso di scrivere una fan fiction su questo fantastico anime. Il capitolo parla di per sé di molte cose, ma vorrei un attimo parlare di alcune cose che potrebbero risultare non molto chiare… almeno per ora. In elenco:

1 Il “giorno utopico” e il “patto” di cui parlano Junior e Vegeta: durante il capitolo, Junior ha fatto più volte riferimento ad un particolare “giorno utopico”, mentre Vegeta ha parlato con Junior di un “patto” stretto tra loro due diversi anni prima. Per il momento, posso solo dirvi che il patto siglato tra Junior e Vegeta e il “giorno” di cui tanto parla Junior sono collegati in un qualche modo che scopriremo più avanti, così come verrà approfondita l’insolita confidenza tra Junior e Vegeta.

2 I nomi dei personaggi: Come avrete sicuramente notato, ho preferito mettere i nomi dei personaggi dell’edizione italiana, poiché ci sono maggiormente abituato, anche se alcuni nomi di alcune tecniche, come la Kamehameha, rimarranno invariati.

3 Importanza dei personaggi: In questa storia ogni personaggio avrà la sua importanza, compresi i terrestri, che riusciranno a risplendere… in dei modi che, per il momento, non posso rivelarvi. Sappiate solo che ho deciso di rendere i terrestri così forti, tanto da rivaleggiare quasi totalmente con i Saiyan in forma base.

4 Scaletta di forza: Di seguito, ecco una scaletta per comprendere meglio la forza dei personaggi senza usare i Livelli di Combattimento, che avrebbero causato troppa confusione. La scaletta è:                                                   
Goku:2 
Vegeta:1,9  
Goten:1,7 
Trunks:1,8    
Iamko e Crilin:1,65 (ho deciso di renderli totalmente pari per quanto riguarda la forza, anche se, come vedremo più avanti, Crilin si dimostrerà leggermente superiore a Iamko in diversi aspetti)    
Tensing:1,7  
Gohan:1,5 (Non si è allenato per cinque anni, è molto, molto arrugginito)  
Riff:1,2   
Junior: 7 (Visto che considerò Junior più forte dei Saiyan in forma base, ho deciso di attribuirgli questo valore)                                                           

5 Collocazione nel tempo: La storia prende posto cinque anni dopo la sconfitta di Majin Bu, ma a differenza di Super, qui Beerus non si è mai svegliato. Quindi si, questo è un mondo totalmente a parte rispetto a quello di Super… forse. Beh, anche per questo ci sarà bisogno di attendere.                                                                                              

E qui credo di aver finito. Che dire, spero che al storia vi sia piaciuta. Ho già pronto il prossimo capitolo, ma essendo molto lungo, mi ci vorrà un po’ per correggerlo. Ci vediamo alla prossima. Ciau!                     

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Capitolo 2
*** Situazione disperata ***


CAPITOLO 2: SITUAZIONE DISPERATA

Dopo pochi attimi di silenzio e di penetranti sguardi, finalmente il mostro chiamato Rainbokiller decise di entrare in azione.
Inizialmente si ritrovò indeciso su chi sarebbe stato il suo primo bersaglio, ma dopo una veloce analisi si rese conto che il più vulnerabile tra i guerrieri era un piccolo umano con la pelle bianca come la neve, le guance rosse e gli occhi grandi e neri. Aveva un aspetto decisamente buffo, e a tratti quasi simpatico al mostro, che per un momento pensò di poterlo anche risparmiare. Ma poi si ricordo di una cosa che purtroppo non ci è dato ancora sapere, rimembrando che la sua unica missione era l’eliminazione totale dei Guerrieri Z. Di loro non doveva rimanere la più misera traccia, nemmeno il più insignificante capello. E quale modo migliore di partire se non combattendo contro il più piccolo, debole ed indifeso del gruppo? Ne avrebbe sicuramente viste delle belle, e di questo ne era assolutamente certo. 
 Scattò quindi alle spalle del piccolo terrestre, così velocemente che nessuno dei Guerrieri Z riuscì ad intravedere la sua figura fino a quando non si fermò. Riff si guardò ai lati, vedendo che le spine verdi del mostro erano posate accanto ai suoi piedi, e sembravano intente ad avvicinarsi a lui, con fare molto lento. Immediatamente, il piccolo terrestre si girò, ritrovandosi davanti l’impotente mostro, sorridente. Istantaneamente, Riff puntò un dito contro il mostro, chiudendo successivamente gli occhi. Dai suoi denti, che stringeva selvaggiamente come se stesse cercando di masticare un boccone piuttosto duro, e dalla sua espressione, si poté evincere un chiaro sforzo mentale e fisico del terrestre dalla bianca cute. Rainbokiller fu improvvisamente avvolto da una rosea aura, dalle spine della gobba a quelle che gli spuntavano dalla parte frontale, occupando tutto il perimetro di ogni singola parte del suo corpo. Inizialmente, Rainbokiller non fu per niente impressionato da quel gesto: Riff era di una potenza infima, se paragonata alla sua. Il suo potere psichico, di cui Rimbokiller era a conoscenza, non poteva in alcun modo nuocere al mostro arcobaleno, che ben conosceva i poteri psichici dell’umano; di conseguenza, sapeva che non potevano in alcun modo influire sull’esito di quello che lui ritenne quasi un complimento definire “scontro”. Ma quando provò a mostrare tutta la sua noncuranza per quel gesto con una risata, si trovo in difficoltà: aveva infatti difficoltà a contorcere la sua affilata bocca in modo da far fuoriuscire da essa delle risate. Era come se qualcosa facesse in modo che la sua bocca non potesse muoversi in alcun modo, forse per impedirgli di parlare, o forse per impedirgli di compiere qualsiasi movimento perfettamente. Provò allora a muovere i suoi artigli verso la testa di Riff, come per reclamarla. Inaspettatamente, però, non solo il suo braccio si muoveva con una velocità veramente bassa (provocandogli, per l’altro, profondi dolori), ma fu anche costretto a subirsi l’umiliazione di vedere un sorrisetto stamparsi sulla faccia di quell’umano così insignificante che aveva precedentemente sottovalutato.
“Videl, Chichi, Bulma, Signor e Signora Brief, scappate! C-18, ti prego va con loro, e porta con te la piccola Marron. Noi restiamo qui a vedercela con questo mostro” urlò Crilin, mentre la moglie gli diede una annoiata occhiata di assenso.
“Va bene. Seguitemi!” disse la cyborg, per poi incamminarsi lungo il percorso che avrebbe portato il gruppo affidatole da Crilin fuori dal quel posto infernale. 
“Ragazzi, non credo reggerò ancora a lungo! Vi pregò, fate quello che potete!” disse Riff, che nel frattempo sembrava essere in chiara difficoltà, vista la sempre maggiore facilità di movimento della bestia e i gemiti del terrestre. Purtroppo, i nostri eroi non ebbero il tempo di reagire e sfoderare i loro poteri che il mostro tirò un fortissimo urlo, che infranse la barriera rosa attorno a lui, facendo cadere a terra il bianco terrestre.
“Niente male, devo ammetterlo. Sei più forte di quanto pensassi. Ma purtroppo, nessuno di vuoi può nulla contro il sottoscritto!” sentenziò il mostro, uscito indenne dalla tecnica di Riff. Iniziò ad indicare con un artiglio tutti i Guerrieri Z, uno per uno, come se stesse decidendo chi attaccare per prossimo. Sfruttando quel momento di apparente calma in cui il mostro sembrava non porre troppa attenzione alle mosse dei guerrieri, Vegeta si trasformò nel Super Saiyan di Secondo Livello. Era molto infastidito dal comportamento del mostro, il quale sembrava poco sorpreso e per nulla spaventato dai guerrieri, poiché probabilmente li considerava degli avversari non alla sua altezza; inoltre, era ancora infuriato perché quel mostro aveva osato toccare la spalla della sua Bulma, e questo non glielo avrebbe perdonato mai in tutta la sua vita.  
Il principe si gettò a capofitto nella mischia, cercando di prendere l’avversario con un pugno destro al volo, dritto allo stomaco della bestia, che non sembrava essersi accorta dell’improvviso attacco del principe.
“Perfetto, non se n’è accorto! Dopo questo pugno, gliene darò così tanti che quando sarà a terra non avrà nemmeno il fiato per provare a dire le sue ultime parole! Sarà un gioco da ragazzi!” pensò il principe, quando ormai il suo pugno era praticamente in collisione con lo stomaco della creatura, che poco prima dell’impatto girò il volto verso Vegeta, accennando un maligno sorriso. Vegeta non diede pesò all’espressione della creatura, e si concentrò molto di più sul suo pugno, ormai vicino al toccare la pelle del mostro. Ma proprio nell’istante in cui il pugno avrebbe dovuto colpire la colorata cute, Vegeta si bloccò. Un fortissimo dolore si espanse per tutto il suo corpo, e sul suo volto si stampò un espressione di pura sofferenza, con la bocca spalancata, quasi impossibilitato a chiuderla. Si sentiva come paralizzato quando provò a inclinare la testa verso il basso, visto che ogni singolo movimento compiuto aveva una velocità di molto inferiore alla solita. Quando finalmente riuscì ad abbassare il capo, scoprì che la fonte di quei dolori era un pugno allo stomaco sferrato dalla creatura, che nel frattempo grugnì soddisfatto, mentre il principe dei Saiyan ritraeva il proprio braccio con cui aveva tentato di assaltare il mostro. Vegeta cadde all’indietro, accasciandosi violentemente a terra, contorcendosi dal dolore. Fu allora che, dal basso verso l’alto, poté vedere le facce di tutti i guerrieri: erano stupiti, impauriti.
“Il vostro amico è stato molto imprudente.  Se non volete finire come lui, vi consiglio di starvene impalati e reagire solo se ve ne do l’occasione. In fondo, volete vivere, o mi sbaglio? Peccato solo che oggi qualcuno di vuoi avrà un biglietto di sola andata per l’inferno. E mi riferisco a te, crapa pelata!” urlò la creatura. L’ultimo commento era diretto palesemente a Crlin, il quale, quando il mostro si girò verso di lui, si mise subito in posizione di combattimento, pronto a difendersi dall’imminente attacco del mostro. Rainbokiller diede nuovamente prova della sua gran velocità, caricando un potente Ki Blast nella mano destra, la stessa con cui aveva colpito il principe dei Saiyan, nel giro di pochi istanti. Lanciò dunque il colpo, mentre Crilin si preparava a schivarlo, visto che la differenza di potere tra lui e il mostro era abissale, e non sarebbe mai riuscito a respingere o a annullare quell’attacco. Inaspettatamente, però, il principe dei Saiyan scattò in piedi, con le mani sullo stomaco. Con uno scatto, si frappose fra Crilin e il colpo, facendo scudo con il suo corpo, incassando il colpo del nemico. Una piccola esplosione, una nube di fumo e poi il corpo di Vegeta che rispunta fuori dalla coltre. Il principe compì qualche passo, prima di cadere nuovamente a terra, questa volta ai piedi del terrestre che aveva salvato.
“Non farti strane idee. Sappi che c’è l’ho ancora con te per l’ordine che hai impartito alla mia Bulma, e non mi sono certo dimenticato di quell’altro accaduto! Considera questo gesto come atto della mia grande” provò a dire il principe, senza riuscirci, visto che il mostro multicolore gli saltò addosso con un veloce balzo, schiacciandolo con il suo peso. Per pochi istanti, Vegeta vide ancora il volto spaventato di Crilin, prima che la sua mente cedesse insieme al resto del corpo, facendolo svenire.
“Fuori uno! A quanto vedo, non siete poi così forti. Vi do un vantaggio: ora me ne starò fermo per un po’, e voi dovrete colpirmi senza sosta. E se il tempo non vi basta, potete anche farmi tenere fermo dal vostro amichetto coi poteri psichici” disse Rainbokiller, balzando all’indietro e lasciando a terra il corpo svenuto del nemico appena sconfitto. Si diede un veloce sguardo attorno, notando odio e angoscia in tutti i presenti, anche i due piccoli bambini Saiyan che poco prima lo avevano deriso. Chiuse quindi gli occhi, e in quel momento parve essere apparentemente immobile. Ciononostante, Riff, per precauzione, fece per bloccare il mostro. Purtroppo, come il bianco terrestre aveva sospettato, quella del mostro era un trappola per far abbassare la guardia a tutti i presenti. 
 Rainbokiller, infatti, con una velocità altissima, si recò da Riff, per poi colpirgli il mento con un calcio sinsitro, alzandolo da terra, per poi sbatterlo di nuovo sul terreno con colpendolo con il piede destro. Tensing, che si trovava vicino al suo bianco amico, non ebbe purtroppo il tempo per poter opporre alcuna resistenza. Il mostro gli afferrò la testa con la mano destra, mentre con la sinistra sparò una serie velocissima di Ki Blast arcobaleno, tutti diretti verso Crilin. I Ki Blast erano tutti perfettamente in linea tra di loro, per cui Crilin non riscontrò grandi difficoltà a schivarli scansandosi a destra. Nel contempo, Goten e Trunks si avvicinavano svolazzando verso il mostro trasformati in Super Saiyan, pronti per dimostrare che la loro tesi era esatta e che quel mostro di temibile aveva soltanto l’aspetto. Purtroppo, nessuno dei tre sapeva che il mostro aveva pianificato e previsto tutto. Mentre Tensing si divincolava cercando di uscire dalla potente presa del nemico, Rainbokiller si girò, osservando tutti i suoi avversari. Quindi, allungo il braccio destro, tenendo Tensing in bella vista. Questo non portò però i due piccoli Saiyan a frenare la loro avanzata, e quindi Rainbokiller dovette subito reagire con le maniere forti, cosa che avrebbe voluto posticipare il più possibile. In fondo, gli divertiva vedere come quei poveri umani cercavano disperatamente di resistergli. Era una visione a dir poco penosa, ridicola: il risultato di quella battaglia era già stato deciso, eppure quegli insulsi guerrieri speravano di poterlo cambiare con la loro forza di volontà. Che stolti.                                 
 Rainbokiller lanciò con forza Tensing addosso ai due Saiyan, che, all’impatto col corpo del tricolpe, caddero a terra insieme a lui. A quel punto, Rainbokiller decise di fare sul serio: iniziò a mitragliare di Ki Blast tutti i presenti, compresi Goku,  Gohan e Junior, che per il momento non avevano ancora agito durante tutta la durata dello scontro. Rainbokiller iniziò a girarsi da tutte le parti, continuando a sparare i suoi colpi energetici color arcobaleno, colpendo anche gli esanimi Riff e Vegeta. Una enorme nube di fumo si alzò, oscurando totalmente la vista di Rainbokiller, che continuò però a sparare, guidato dalla pura voglia di vedere i suoi nemici a terra, sconfitti e deboli. Dalla nube, poteva udire gemiti acuti, probabilmente provenienti dalle bocche dei due piccoli Saiyan, insieme anche a urli di puro dolore, sicuramente dei due terrestri ancora in piedi. Continuò per un po’ di tempo, fino a quando decise di averne abbastanza. Cesso la raffica, e a poco a poco la nube iniziò a diradarsi, dando a Rainbokiller una perfetta visione di ciò che aveva fatto: diversi alberi erano a terra, con le foglie bruciacchiate o completamente assenti; i detriti del macigno erano sparsi un po’ da tutte le parti, siccome nemmeno l’imponente roccia che ostruiva il bivio era sopravvissuta a quella mitragliata; il terreno era stato compresso notevolmente dalla scarica di colpi, risultando quindi più basso. Ma ciò che gli dava più soddisfazione vedere erano i corpi senza forze di Trunks, Goten, Tensing e Crilin. Le loro divise da combattimento erano lacerate e con vari strappi, e i piccoli Saiyan erano tornati nello stadio base, tanto doveva essere stata potente la raffica. Notò tuttavia che tre aure erano ancora ben percepibili, e sembravano essere volate in cielo, al sicuro dal bombardamento appena compiuto. Rainbokiller alzò lo sguardo, e vide Goku, Gohan e Junior uno acconto all’altro, troneggianti sulla nube. Sebbene gli fosse chiaro che tutti e tre fossero particolarmente preoccupati, riuscì a distinguere dai loro volti emozioni molto diverse: Goku accennava ad un sorriso, come se fosse impressionato dalla forza del mostro e non vedesse l’ora di confrontarsi con lui; Gohan pareva essere molto frustrato, e quasi sicuramente anch’egli avrebbe voluto confrontarsi al più presto con la creatura, anche se i suoi intenti sarebbero stati molto diversi da quelli di Goku; Junior sembrava molto preoccupato, forse per la forza di Rainbokiller, forse per quella serie di strani eventi uno dopo l’altro: prima Nappa, poi il mostro arcobaleno… erano tutte coincidenze troppo strane per essere davvero casuali. Rainbokiller li osservò beffardo. 
 “E questo non è niente!”                           

*

Mentre infuriava la battaglia tra i Guerrieri Z e Rainbokiller, un essere dalla pelle rosa e con una corporatura grossa vagava nella foresta ai piedi della montagna, accompagnato da un cagnolino e da un uomo in pigiama. 
“Riesci a percepire ancora la sua aura?” chiese Mr.Satan, rivolgendo il suo sguardo alla montagna, e più precisamente alla fitta nube che si era alzata qualche secondo prima, e che in quel momento si stava man mano diradando sempre di più. Era visibilmente preoccupato, e a Majin Bu bastò guardarlo un secondo per capire ciò che in quel momento turbava la sua mente.
“Sei preoccupato per tua figlia, non è vero?” gli chiese il mostro rosa con il suo solito tono premuroso, che era solita a riservare soltanto a Mr.Satan. Il terrestre lo guardò, e Majin Bu poté notare che il suo viso era impegnato in un goffo tentativo di nascondere le sue preoccupazioni, forse per non appesantire le responsabilità di cui Bu si era fatto carico quella stessa mattina. Il demone rosa si avvicino a Mr.Satan, toccandogli le spalle. Mr.Satan squadrò per bene il volto dell’amico, notando che esso traspariva una serietà che proprio non si addiceva ad uno come Majin Bu.
“Non voglio che tu ti preoccupi. Se quei mostri ricompaiono, io lo trasformerò in cioccolatini e li mangerò insieme a te. E se proveranno ad attaccare tua figlia, sarò ancora più felice di occuparmi di loro” lo rassicurò il mostro rosa, per poi togliergli le mani dalle spalle e sorridergli. 
“Io devo proteggerti, altrimenti non mi sarei mai allenato così duramente per tutti questi anni. Vinceremo, stai tranquillo" gli disse, per poi voltargli le spalle.
“Avanti, proseguiamo. L’aura è ancora sulla montagna, insieme a quelle di Goku, Gohan e Junior. Dobbiamo sbrigarci, altrimenti per loro potrebbe davvero essere la fine!” disse il mostro, incamminandosi nuovamente. Mr.Satan lo segui, insieme al cagnolino. I tre proseguirono, guardandosi reciprocamente le spalle, ma apparentemente nessuno sembrava esser presente nei dintorni. La foresta era calma. Così calma che Mr.Satan cominciò spontaneamente a credere di essere in pericolo. Aveva come la sensazione che qualcuno li stesse osservando da lontano, e che stesse progettando un agguato per farli fuori. Iniziò anche a sentire dei fruscii, probabilmente opera della suggestione, che sembravano a dir poco reali. Come se qualcuno fosse realmente nascosto da qualche parte e non aspettasse altro se non il momento adatto per attaccare. Majin Bu non sembrava essersi reso conto dei rumori, anche perché erano brevi e non si susseguivano con una velocità frequente. Il cane sembrava invece molto attento all’ambiente, e spesso girava il capo nell’esatto direzione da cui sembravano provenire i fruscii. Satan iniziò a credere che anche il cane sentisse quei sinistri rumori, che nel frattempo sembravano più intensi. Mr.Satan li ascoltò per bene, capendo che quelli che sentiva in quel momento erano gli stessi identici suoni uditi fino ad allora. E sembravano più intensi perché qualcuno o qualcosa era molto vicino a loro. Il suono comincio anche a diventare più veloce, quasi come se quel qualcosa cercasse di confonderli, tesi avvalorata dal fatto che ora i fruscii sembrava provenire da molteplici direzioni, tanto che finalmente anche Bu iniziò a guardarsi intorno. I tre  camminava con un passo sempre più lento, fino a quando non si fermarono, nell’esatto momento in cui i fruscii terminarono. Istanti di silenzio. Poi il subentrare di un nuovo rumore, questa volta forte fin dall’inizio. Sembrava provocato da qualcosa di roccioso, situato proprio davanti a loro, in continuo movimento. Il cane iniziò ad abbaiare, mentre Bu si mise davanti ai suoi due compagni di viaggio, intenzionato a proteggerli.
La terra tremava, così come gli alberi sopra di essa. Una serie di tonfi incessanti senza sosta. La paura di Satan crebbe in modo esponenziale, così come aumentava sempre più l’evidenza del suono roccioso: stava arrivando. Scrutando tra gli alberi, Mr.Satan notò una roccia che rotolava ad un alta velocità, travolgendo tutto ciò che gli capitasse a tiro. Era lei l’artefice di quel forte suono. Satan alzò lo sguardo, rabbrividendo: la roccia era così grande che sormontava gli alberi, e niente sembrava poterla fermare. Satan ricollegò immediatamente quell’avvenimento con l’accaduto mattutino, cosa che gli fece rivalutare la pericolosità della roccia: Majin Bu avrebbe potuto ridurla in frantumi con un solo pugno, quindi non c’era nulla di cui preoccuparsi. I veri problemi sarebbero sorti quando quegli immondi esseri sarebbero usciti allo scoperto, pronti a reclamare la vittoria dopo la miserabile sconfitta subita in mattinata. Nel bel mezzo delle sue riflessioni, Satan aveva abbassato la testa, cosa che gli permise di vedere un enorme ombra, che sovrastò improvvisamente la sua. Capì cosa stava succedendo.
“Adesso ci pensò io!” disse Bu, per poi tendere la mano destra in avanti. Appena questa entrò in contatto con il possente macigno, esso frenò bruscamente, provocando un piccolo terremoto dalla infima potenza, quasi impercettibile.
“Congratulazioni! Sei davvero in forma, lardoso rosa!” disse una tetra voce alle loro spalle. Il gruppetto di girò, e i timori di Satan divennero realtà.
Davanti a loro, si palesò un mostro dall’aspetto praticamente uguale a quello di Rainbokiller  prima della mutazione, con le sole eccezioni del colore degli occhi e del corpo: aveva infatti gli occhi bianchi, mentre il resto del corpo era di un nero pece. Poteva sembrare temibile dall’aspetto, ma tutto sommato la sua forza non era davvero niente di che, tanto che a Majin Bu sarebbe bastato un solo colpo per stenderlo. Erano le sue abilità, che Bu conosceva molto bene, a renderlo un avversario molto tosto, cosa rafforzata dal fatto che… non era un singolo individuo. In quell’esatto momento, decine e decine di risate si alzarono dalla boscaglia, e decine e decine di mostri come quello uscirono allo scoperto, tutti uguali, tutti sorridenti. Tutti con un solo obbiettivo: catturare Majin Bu. 
“La scorsa volta avete ucciso i nostri fratelli, ma badate bene, stolti: erano solo in venti. Noi invece siamo sessanta, un numero troppo grande anche per te, brutto panzone!” disse uno dei mostri, un po’ più grosso rispetto agli altri e con la voce più cupa, come ad evidenziare il fatto che fosse il capo di quel gruppo di bestie pronte ad agire. Le creature non vedevano infatti l’ora di combattere, e anche se la maggior parte di loro aveva gli occhi fissi su Bu, alcun osservavano con interesse Mr. Satan e il cagnolino: erano prede facili, sfuggite ai loro fratelli morti, ma che questa volta non avrebbero fatto una bella fine. Era facile e divertente! Gli sarebbe bastato anche un solo piccolo Ki Blast per ridurli in polvere, cosa che avrebbero fatto volentieri, se non fosse stato per l’ordine impartitogli poco dopo dal loro capo.
“Non pensate né al cane né all’uomo: lasciateli anche scappare! Ci interessa soltanto il grassone, e poi non abbiamo bisogno di usare nessuno come ostaggio. Possiamo fare tutto da soli” ordinò la creatura. Majin Bu si girò per un attimo verso Mr.Satan, facendogli cenno con il capo di scappare. Mr.Satan per un attimo fu titubante: non voleva lasciare Bu solo, non dopo quello che avevano tentato di fargli quei mostri. Ma purtroppo, sapeva di non poter avere alcuna utilità in quella circostanza, e anzi, sarebbe stato solo d’impiccio. Mentre il cane abbaiava verso i mostri in nero, Mr.Satan lo prese in braccio, per poi aggirare il masso passando tra gli alberi. Da lì poté vedere che dove il masso era passato molti alberi erano caduti, l’erba era scomparsa e diversi tronchi erano presenti qua e là, cosa che avrebbe impedito a Mr.Satan di percorrere quella strada. Continuò quindi a camminare in mezzo agli alberi, voltandosi frequentemente. Ma a parte urli di battaglia, dietro di lui non riusciva ad  intravedere più niente: Majin Bu era già scomparso dalla sua vista. Speranzoso nelle capacità di Bu, Mr.Satan continuò a correre, senza avere la minima intenzione di fermarsi nemmeno per un singolo istante.

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Nel frattempo, da tutt’altra parte, C-18 stava guidando il gruppo affidatole da Crilin, pur non avendo una vera e propria meta prestabilita. La tensione fra i componenti era grandissima, tanto da spingere Muten a tenersi a debita distanza dal gruppo, per ragionare meglio sui numerosi eventi accaduti in così poco tempo. Non era troppo preoccupato per quel mostro arcobaleno che li aveva sorpresi improvvisamente, vista la sua grande fiducia nei Guerrieri Z, quanto più per l’eventualità che sopra quella bestia ci fosse qualcun altro. E se quel qualcun altro fosse anch’esso una semplice pedina di un qualcuno di ancora più potente, intenzionato a conquistare la Terra oppure distruggerla completamente? Non poteva ancora averne la certezza, ma era fermamente convinto che la verità era proprio dietro l’angolo, mentre aspettava che qualcuno riuscisse a trovarla. Era così preso dai suoi pensieri che si era quasi dimenticato di essere con altre sette persone, anch’esse immerse nelle loro menti. Bulma era preoccupato molto più per la sorte dei guerrieri  piuttosto che ad un eventuale ulteriore minaccia. In particolare, era molto in pensiero per Trunks e Vegeta, essendo uno suo figlio e l’altro suo marito, avendo quindi un valore affettivo decisamente superiore rispetto agli altri guerrieri. Era comunque molto preoccupata anche per Goku, poiché era certa che sarebbe stato colui che avrebbe combattuto più di tutti, essendo in quel momento il più forte sulla terra. Gli sarebbe potuto succedere di tutto, sarebbe anche potuto morire. Era un suo caro amico, e la sua morte, oltre ad essere qualcosa che avrebbe moralmente devastato tutti, avrebbe anche privato la Terra del suo più forte guerriero, che più di una volta l’aveva protetta dalle innumerevoli minacce giunte sul pianeta. Al contrario di Bulma, invece, Chichi non era molto preoccupata per Goku, nonostante fosse suo marito, quanto per i suoi due figli: Goten e Gohan non erano al livello di Vegeta o Goku, ed erano quindi molto più vulnerabili dei due Saiyan purosangue. Il suo istinto di madre le diceva di tornare indietro, di portare con sé i suoi figli, di allontanarli da quel posto. Il timore di quello che le sarebbe potuto succedere, però, la faceva restare in bilico: andare dai propri figli o salvarsi la pelle (ben sapendo che probabilmente i due mezzi-saiyan avrebbero preferito la seconda opzione)? Pensieri simili alleggiavano nella mente di Videl, anche se diretti principalmente a Gohan, cosa naturale, essendo sua consorte. C-18, da fuori, sembrava fredda e senza alcun particolare timore, ma in verità era molto in pensiero per Crilin: suo marito non era al livello dei guerrieri Saiyan, e probabilmente non avrebbe avuto alcuna speranza contro quel mostro. Ma nonostante fosse molto impaurita per quello che gli sarebbe potuto succedere, cercava di non farlo a vedere, come invece faceva la piccola Marron, preoccupata anch’essa delle sorti del padre. C-18 era la più forte tra i presenti, e quindi era suo compito proteggere il gruppo. Non poteva mostrarsi timorosa, per evitare che il panico salisse alle stelle in ognuno di loro.
“Fermiamoci” disse improvvisamente il Signor Brief, interrompendo tutto il gruppo dalle loro riflessioni individuali. Il Signor Brief e la Signora Brief erano infatti rimasti vigili per tutto il tempo, prestando molta attenzione ad ogni singolo rumore o cosa nei dintorni e mettendo in secondo piano le loro riflessioni personali. Già da qualche minuto avevano potuto udire dei confusi e brevi rumori, simili a fruscii molto veloci, al contrario del resto del gruppo, distratti dai loro pensieri. Adesso, però, quei rumori si facevano sempre più evidenti, come se qualcosa o qualcuno li stesse venendo a prendere. Per un attimo ci fu silenzio, e i componenti del gruppo, esclusa C-18, si scambiarono rapidamente gli sguardi, come in un vano tentativo di cercare conforto. Ed eccolo spuntare dalla chioma di un albero. Nero come la pece, terrificante come il buio.   
“Se pensavate che Rainbokiller fosse l’unica vostra preoccupazione, vi sbagliavate di grosso. Anche io posso rappresentare un pericolo” disse la creatura, e immediatamente il gruppo la ricollego al mostro arcobaleno visto sulla montagna, visto che il so aspetto era praticamente uguale a quello di Rainbokiller, escluso il fatto che la sua cute era totalmente nera e che gli occhi erano di colore bianco.                                                                                                             
 
“Che c’è? Non parlate? Non avete la lingua? Oh, adesso vedrete come parlerete!” li provocò il mostro. Un profondo odio pervase tutti i componenti del gruppo, che non gradivano affatto la presunzione di quella tenebrosa creatura.   
 
“Vediamo… da cosa posso iniziare… ah giusto. Parliamo del ragazzino con i capelli viola e del padre. Sappiate solo che quei due non stanno facendo una bella fine. Beh, c’era d’aspettarselo: sono solo due scimmioni senza cervello, la cui vita può essere spezzata anche da una misera folata di vento” disse il mostro, utilizzando un tono poetico nell’ultima frase, come per rendere più fastidiosa la provocazione. Bulma fu particolarmente colpita da quelle parole, tanto che tentò di avvicinarsi al mostro, mentre il suo odio verso quella creatura cresceva.  Fu però fermata da Videl, che le sbarrò la strada con un braccio. Le due si guardarono per un po’, entrambe furiose per il comportamento del mostro, che pochi attimi dopo, stuzzicato dal visto particolarmente arrabbiato della moglie di Gohan, continuò le sue provocazioni. 
 “Ah, cara Videl, è un vero peccato che per preoccupati di quello scansafatiche di tuo marito non hai pensato al tuo povero papà! Te lo sei dimenticato appena arrivata alla festa, ritenendo più importante consolare il tuo povero maritino! Che pena!” commentò acidamente il mostro, con il solito modo di fare simil-poetico. Chichi, furiosa per gli insulti rivolti al suo Gohan, si preparò per avventarsi sulla creatura, pronta per fargliela pagare.
“Come sai il mio nome?” chiese Videl, mentre la sua espressione mutava. Sembrava quasi intontita dalle parole del mostro: sembrava conoscerla, e non solo di nome. Gli aveva anche citato un evento accaduto molto recentemente, di cui soltanto lei e Gohan erano a conoscenza. Il gruppo guardò Videl, tutti con la faccia stupefatta, esclusa C-18. Era fin troppo strano che quel mostro potesse conoscere il nome di un individuo che non aveva mai incontrato in vita sua, e tantomeno non poteva sapere cosa accadeva nella vita di quell’essere. Subito molte domande sorsero nelle menti dei presenti, fino a quando Bulma non decise di intervenire e porre lei il primo quesito, diretto a Videl.
"Ora che ci faccio caso, Mr.Satan non era presente, così come Majin Bu, nonostante li avessimo invitati. Sai per caso che fine hanno fatto, Videl?” le chiese Bulma, ricevendo una risposta quasi istantanea dalla donna.
“Beh... mio padre, ieri sera, mi aveva detto che non sarebbe potuto venire, poiché aveva un affare da sbrigare con Majin Bu. Da quel momento, non li ho più visti, e questa mattina mi ero quasi dimenticata di loro” rivelò la donna, tenendo gli occhi fissi sulla nera creatura, pronta per porgli diverse domande che le attanagliavano la testa. E mentre si preparava a formulare una di queste domande, un nuovo interrogativo gli balenò in mente: quel mostro sapeva che Mr.Satan non era venuto alla festa. E se per caso fosse stato lui il responsabile della sua assenza? E se per caso avesse fatto del male a suo padre? Immediatamente, quella domanda prese importanza rispetto a tutte le altre. Le sorti di suo padre erano ben più importanti di capire il perché quel mostro sapesse il suo nome e conoscesse gli eventi della sua vita. 
“Cosa hai fatto a mio padre!? Sei stato tu, dì la verità!” gli chiese Videl. Il mostro non ci pensò due volte, e iniziò a raccontare quanto successo.                                                                                                                                                      
“Vedi, carissima, ieri sera i miei fratelli sono comparsi al tuo caro paparino…” 
“I tuoi fratelli?” lo interruppe Videl, disgustata dall’idea che potessero esistere altri mostri come quello.
“Grazie per l’interruzione” la “ringraziò” il mostro, per poi riprendere il suo racconto ignorando totalmente la faccia contrariata della donna.
  “Come vi dicevo, i miei fratelli sono comparsi al tuo caro paparino sottoforma di voci, che soltanto lui e quella palla di lardo rosa potevano percepire. Abbiamo avuto così l’immenso piacere di chiacchierare un po’ con quei due idioti. Devo ammettere che in fin dei conti, per quanto due creature assolutamente orripilanti ed inferiori, erano piuttosto simpatici. Non come certe crape pelate con tre occhi” a questo punto, il mostro si interruppe volontariamente, per vedere se le sue volontarie frecciatine verso Tensing avevano scaturito gli effetti sperati. Compiaciuto, vide per la prima volta un lieve rancore nella faccia di C-18, causato dalla troppa saccenza, mentre i volti degli altri sembravano meno arrabbiati, tranne quello di Videl, furiosa per gli insulti rivolti a suo padre. Stava per controbattere, ma il mostro le fece di no con un artiglio, per poi guardare tutti i presenti con un aria soddisfatta, aumentando la loro irritazione. Riprese allora il racconto.
 “Hanno stretto un accordo con quei due, che prevedeva la loro presenza in tarda sera nel cielo della Città dell’Ovest. In cambio, nessuno si sarebbe fatto male. Così, uno dei miei fratelli, confondendosi con il buio della notte, è andato a prenderli e lì a trasportati in questa foresta, molto lontano dalla montagna da cui siete venuti. Devo ammettere che sono stati molto furbi a celare la loro presenza: sono volati così in alto che nemmeno la più alta luce della città riusciva a raggiungerli. Un ottimo piano, insomma” concluse il mostro, per poi fermarsi nuovamente.
“Non me la bevo! Avete fatto qualcosa a mio padre, ne sono certa!” entrò Videl, sfruttando il momento di pausa del mostro. La sua irrefrenabile voglia di andargli addosso cresceva sempre di più, insieme alla orribile consapevolezza di non essere nessuno in confronto a quel mostro, e che questi l’avrebbe già uccisa, se solo avesse voluto.
 “Oh, mi dispiace. Come posso farmi perdonare? Dicendoti che quel verme rosa si era nascosto volontariamente nel buio, per cogliere un agguato al mio caro fratello? Dicendoti quali atrocità ha commesso quel maledetto demone, uccidendo venti miei fratelli? Vuoi per caso…” ma prima che potesse finire la frase, il demone si ritrovò improvvisamente un buco nello stomaco. Una piccola esplosione, rumore di un tronco che cadeva, la vista che gli si annebbiava. Il tonfo del suo corpo, e poi il nero assoluto. C-18 ritrasse il braccio, soddisfatta dal lavoro compiuto dal suo Ki Blast. Il gruppo tirò un profondo sospiro di sollievo. 
“Sei stata grande, C-18” si congratulò Videl, mentre la piccola Marron esultava, felice per la vittoria della sua mamma. 
  A quel punto, il gruppo proseguì lungo il suo tragitto, ma dopo un po’ tutti decisero di fermarsi, per riprendere fiato e cercare di tranquillizzarsi, essendo ancora più scossi dalla discussione avuta poco prima con il mostro. Ma non era facile, in particolare per Videl e Bulma, che sembravano le più turbate del gruppo. Vedendo la strana espressione della figlia, il Signor Brief le si avvicino. Bulma era seduta accanto ad un albero, ed era intenta a sistemarsi i capelli, che durante la fuga erano stati arruffati dal vento. Il padre capì subito che il comportamento della figlia era soltanto un modo per non pensare a Vegeta e a Trunks, per i quali era terribilmente il pensiero.                                                                    
 
“C’è forse qualcosa che ti turba, cara?” le chiese con calma.   
“No, niente. Tranquillo. È solo che sono un po’ stressata per tutti questi avvenimenti, ma per il resto sto apposto. Devo soltanto riprendermi” disse seccamente, ma il padre capì al volo che la figlia non le stava confidando la verità.
 “So che sei molto preoccupata per Trunks e Vegeta, lo siamo un po’ tutti. So che è brutto pensare di averli lasciati soli con quel mostro ed essere fuggiti via. Ma non potevano fare altro. Saremmo stati soltanto di impiccio. E poi vedrai che se la caveranno, perché…” cercò di dire il Signor Brief, venendo però fermato dallo scatto improvviso della faccia della figlia verso di lui. Le sue parole non sembravano aver fatto ragionare Bulma, al contrario, pareva essere piuttosto infastidita.
 “E tu cosa ne vuoi sapere? Se credi che delle semplici parole bastino a tranquillizzarmi, ti sbagli! Davvero, è stata una pessima idea fuggire! Siamo all’oscuro di tutto ciò che succede su quella montagna. Alcuni dei nostri potrebbero già essere morti, ma tu dai per scontato che siano vivi senza vedere. Vuoi per caso che ti ricordi quante perdite abbiamo subito contro Majin Bu, o di quante volte Goku, Gohan, Junior o qualsiasi altro guerriero sia stato vicino alla morte, scampandole per un soffio? Non eravamo per niente pronti ad una nuova minaccia, e nonostante sapessimo nel profondo che la pace non sarebbe stata eterna, ci eravamo illusi che tutto fosse finito! E adesso, oltre ad essere impotenti, non sappiamo nemmeno che fine faranno i nostri cari! Dobbiamo andare da loro! So che non serviremo a molto, ma secondo me è la cosa più giusta da fare!” disse tutto d’un fiato la donna, e quando il padre cercò di controbattere, Chichi si intromise nel loro discorso. 
“Io sono d’accordo con Bulma! Sono le persone a cui teniamo di più al mondo, non possiamo lasciare da sole! Siamo scappati come conigli, e tutto questo per colpa delle nostre stupide paure! Lo sapevo, non avremmo mai dovuto ascoltare Crilin! Adesso per colpa sua” ma Chichi non fece in tempo a concludere che una C-18 più furiosa che mai decise di intromettersi anch’essa, con lo scopo di scagionare il marito dalle accuse di una persona che a suo parere doveva soltanto essergli grata. 
 “Crilin l’ha fatto per il nostro bene, non puoi accusarlo di colpe che non ha! Inoltre, non fare tanto la finta preoccupata: sappiamo tutti che te ne importa soltanto di Goten e Gohan!” esclamò la cyborg, arrivando a spaventare la piccola Marron per via del tono alto utilizzato.
“Mi sembra naturale! Tu parteggi per Crilin solo perché è tuo marito, e io parteggio per Goten e Gohan perché sono miei figli! Tu tua figlia c’è l’hai qui con te, mentre io temo il peggio per i miei figli, di cui non mi è nemmeno dato sapere che fine hanno fatto! Ti rendi conto come mi sento?” rispose rabbiosamente Chichi, ma prima che la faida potesse continuare, ci pensò Videl a mettere a posto la situazione. 
“State tutti litigando per delle ragioni inutili! Per il momento dobbiamo pensare a metterci al sicuro! Anch’io sono preoccupata per Gohan, ma so che lui, come tutti gli altri, preferirebbe sapere che i suoi amici e cari sono al sicuro, piuttosto che con lui, e con quel mostro orribile. So che è terribile non poter sapere come stanno, ma dobbiamo avere fiducia in loro. Se si sono allenati così a lungo, un motivo ci sarà!” disse, per poi fermarsi a riprendere fiato dopo quella dura lavata di capo, che sembrava aver calmato gli animi, anche se Chichi e C-18 si scambiarono comunque un’occhiataccia l’una con l’altra. 
Passarono diversi interminabili minuti di puro silenzio, ma la situazione non sembrava migliorare. Il discorso di Videl non era bastato per rassicurare Bulma e Chichi, e non aveva di certo risolto il dibattito tra Chichi e C-18,  che si teneva a debita distanza l’una dall’altra. L’unico che davvero sembrava calmo e rilassato era Muten, che in quel momento era seduto poco lontano dal gruppo, intento ad ammirare il monte sovrastante. Trovò assurdo il pensare che poco prima quel monte era stato teatro di un evento così felice come una festa, per poi diventare scenario dell’ennesimo confronto tra le forze del bene e quelle del male. Ma nella sua testa non c’era alcun dubbio sul fatto che quella battaglia si sarebbe conclusa con la vittoria dei Guerrieri Z: il discorso di Videl aveva avuto su di lui un effetto decisamente positivo, ed iniziò ad avere ancora più fiducia nei guerrieri di quanta non ne avesse avuta prima. Era un vero peccato, secondo lui, che nessuno sembrasse covare cotanta certezza nelle capacità di quegli incredibili combattenti, pensiero destinato però a smontarsi durante il dialogo che ebbe con il Signor Brief, che gli si avvicino, gli sedette accanto e contemplò insieme a lui l’imponenza del monte.  
“Sei preoccupato? Ti vedo un po’ pensieroso” gli chiese il Signor Brief. 
“No, per niente. È solo che fa uno strano effetto passare da una situazione perfettamente nella norma all’avvento di una minaccia, un po’ come successo per Majin Bu, anche se in questo caso nessun essere superiore è qui per spiegarci cosa stia accadendo” disse Muten, iniziando a guardare in viso il proprio interlocutore, che sorridendo allegramente, gli rispose.                                                                              
 
“Oh, quanto hai ragione. Doveva essere una giornata grandiosa. E invece è degenerata in un qualcosa di terribile. Non puoi nemmeno immaginare la felicità di Bulma stamattina. Mi ha svegliato alle tre del mattino, ed io, ancora mezzo assonnato, pensavo che fosse una giornata come le altre, ed è per questo che indosso il camice: siamo partiti così presto che non ho fatto in tempo a mettere qualcosa di più elegante. Almeno mi consola sapere che c’è qualcun altro che non ha pensato a mettersi qualcosa di particolarmente forbito addosso per questo speciale evento” disse il Signor Brief, ridacchiando tra sé e sé. Muten capì che l’ultima frase era riferita al vestiario del vecchietto, che comprendeva la sua tipica camicia arancione e i suoi classici pantaloni blu. Accennò anch’egli un sorriso, per poi rivolgere nuovamente lo sguardo alla montagna. 
 “Ad esser sincero, non ho proprio preso in considerazione di mettermi qualcosa che mi rendesse quantomeno presentabile ad una festa. E poi non siamo mica gli unici a non essersi vestiti elegantemente: anche Vegeta, Junior, Goku, Crilin, e parzialmente anche Tensing, sono venuti con gli abiti che utilizzano durante i combattimenti" disse Muten seccamente, come se avesse parlato con l’unico scopo di allungare quel discorso e non sembrare scortese al Signor Brief, ignorando totalmente le sue affermazioni. I suoi pensieri erano rivolti verso tutt’altra parte, e il Signor Brief ci mise poco a capirlo. Si alzò, per poi osservare anch’egli il maestoso monte.                                                               
“Dobbiamo avere fiducia in quei guerrieri. Non dobbiamo temere il peggio ricordando le vecchie esperienze. Dobbiamo credere in loro. Saranno la nostra salvezza. Ne sono certo. Adesso ti lasciò ai tuoi pensieri. È stato davvero un piacere parlare con te. A dopo” concluse il padre di Bulma, per poi girarsi ed incamminarsi verso il gruppo. 
“Finalmente qualcuno che la pensa come me e Videl. Ci stiamo spaventando per nulla. Sono in gamba, se la caveranno. Il destino della Terra dipende tutto da voi. Buona fortuna, Guerrieri Z, e in particolare a te, Son Goku!“ riflettè Muten, felice che i pensieri del Signor Brief combaciassero con i suoi. Rimase dunque a fissare la montagna, immergendosi nuovamente in quel fiume in piena che era il suo cervello, fino a quando non iniziò a sentire dei sinistri rumori provenire dalla foresta. Abbassò lo sguardo, e scorse tra gli alberi una figura che teneva qualcosa di molto grosso in braccio. Sembrava essere una persona. La figura non sembrava averlo notato, ed era per l’altro abbastanza distante da loro, ma osservandone la sagoma, Muten capì al volo che si trattava di un mostro identico a quello incontrato precedentemente. E questa sua teoria gli fu confermata quando la creatura si girò verso di lui, guardandolo con i suoi penetranti occhi bianchi, per poi scappare, in modo molto goffo. Muten trovò piuttosto strano il fatto che quella temibile bestia camminasse in modo così sgraziato, ma non ci rifletté molto. Quella cosa aveva qualcuno tra le sue viscide braccia, e non sembrava per nulla essere un altro esemplare della sua specie. Capì che dovevano intervenire all’istante: non osava nemmeno immaginare ciò che quel mostro avrebbe potuto fare alla sua povera vittima, sempre se quel tizio non fosse già stato bellamente ucciso. Scattò in piedi, con un tale forza che tutti lo notarono, rivolgendogli lo sguardo. Si girò e poi parlò. 
“Tra gli alberi c’è un altro di quei cosi! Ha qualcuno tra le braccia, e sembra essere un umano! Se non facciamo qualcosa, quel tipo ci rimetterà le penne! Seguitemi ed inseguiamolo!” urlò Muten, per poi girarsi nuovamente, pronto ad iniziare l’inseguimento. Tutti annuirono all’unisono, per poi partine simultaneamente al vecchio. La corsa per prendere quel mostro era appena iniziata.
 L’inseguimento non si rivelò facile, fin dall’inizio: quella cosa, per quanto goffa e dai passi pesanti ed evidenti, che guidavano il gruppo sulle sue tracce, era davvero veloce, e spesso il gruppo si era trovato a vagare a vuoto per diversi minuti, visto che il mostro riusciva a seminarli con relativa facilità. Non sembrava però intenzionato a distanziarsi troppo dal gruppo, come se si stesse prendensi gioco di loro: ogni tanto, infatti, si fermava, concedendo un po’ di tempo agli inseguitori, per poi rincominciare a correre mentre questi erano ormai vicini a prenderlo. Questo comportamento dava parecchio fastidio a C-18, tentatissima di sparare un potente colpo contro quel mostro, facendogli fare la stessa fine dell’altra creatura. Per fortuna, ci pensò Muten ad ammonirla, dicendole che avrebbe potuto colpire anche la persona che quel mostro portava con sé, e C-18 ubbidì, seppur con evidente seccatura. Le forze della congrega si prosciugavano sempre di più, essendo tutti costretti a correre molto velocemente, per cercare di tenere sempre d’occhio la sfuggente creatura, che pareva diventare sempre più veloce. 
 “Maledizione! Se quel coso non rallenta, non lo prenderemo mai!” esclamò Videl, che ardeva al pensiero di scoprire l’identità di quell’uomo, sospettando potesse essere suo padre. Era proprio questo pensiero che le aveva permesso di correre con una velocità costante nonostante l’immensa stanchezza del suo corpo. Le sue preghiere si avverarono nel giro di pochi secondi. I passi del mostro iniziarono ad essere meno pesanti e si presentavano in minore intensità, fino a cessare. Il gruppo raggiunse il punto esatto dove il mostro si era fermato. Il gruppo rallentò, tranne Videl, che, intenzionata a rivedere al più presto il padre, continuò a correre, seppur più lentamente. Infine, arrivò, ma quello che le si parò davanti fu per lei e per tutto il gruppo inaspettato: accanto ad uomo in pigiama, seduto sulla schiena di quest’ultimo, c’era un grasso maiale con camicia bianca, delle nere bretelle e un pantalone verde pieno di lacerazioni. Gli spacchi del pantalone lasciavano spazio alla carne del maiale, anch’essa con evidenti segni di tagli. Il maiale affannò per un po’ ad occhi chiusi, poi li aprì. Tirò quindi un profondo sospiro di sollievo. 
“Oscar? Ma com’è possibile? Come diamine ci sei finito qui?” domandò Bulma, aiutando il maiale a mettersi in piedi.
“Diciamo soltanto che ieri sera ho avuto un problemino con uno strano mostro, che mi ha inseguito per tutta la notte. Per fortuna, sono riuscito a cavarmela tramite diverse trasformazioni e nascondendomi un po’ da tutte le parti. Non mi sono potuto riposare nemmeno per un istante, perché quel mostro non mi dava tregua. Fuggendo, sono arrivato qui. Mi sono nascosto dietro ad un albero, ormai esausto. Ho aspettato per diversi minuti, per poi uscire per un attimo allo scoperto. Il mostro non c’era più. Ho quindi deciso di trascorrere la notte qui: non potete immaginare quanto mi fossi stancato. Svegliato, mi sono trovato la strada sbarrata da ben tre rocce: la mia unica opzione era quella di tornare indietro, e così ho fatto… finché, avanzando con cautela tra gli alberi non ho visto che un gruppo di creature stava maltrattando un uomo. Quel poveretto gli stava letteralmente pregando di fermarsi, ma loro continuavano a colpirlo. Non sembravano intenzionati ad ucciderlo, ma dalle loro parole potevo capire che si stavano divertendo. Non potevo lasciarlo lì da solo, e per questo mi sono trasformato in uno di loro, per poi avvicinarmi al suo corpo. Quei tizi si sono voltati verso di me, sorridendo in modo inquietante e raggelandomi le vene, cosa che purtroppo non potevo far vedere per non dare troppo nell’occhio. Mi hanno aperto la strada, come per dirmi che l’uomo era tutto mio. Dopo di che, si sono dileguati nel bosco, dicendo che potevo fare di quell’uomo quello che volevo, e che loro in quel momento avevano altro a cui pensare. Mi hanno augurato buon divertimento, chiamandomi “fratello”. Quando ero ormai sicuro che si fossero allontanati, ho preso l’uomo, ormai svenuto, in braccio, e sono corso il più velocemente possibile lontano da lì. E poi” tentò di dire il maiale, per poi cadere a terra, esausto. Per un attimo, il gruppo rimase ammutolito ed attonito, non sapendo a cosa pensare, fino a quando Videl non analizzò meglio la capigliatura dell’uomo alle spalle di Oscar. Trasalì, per poi iniziare a versare lacrime gioiose. Era lui, l’avevano ritrovato. Era proprio lui.  Mr.Satan. 
 “Papà!”

*

Purtroppo, ai Guerrieri Z le cose non stavano andando molto bene, al contrario del gruppetto fuggito dalla montagna. Goku, Gohan e Junior erano ormai gli unici che ancora si reggevano in piedi, rappresentando quindi l’ultimo barlume effimero di speranza contro Rainbokiller. Era già da un po’ che i tre stavano lottando contro Rainbokiller, che però spesso e volentieri non muoveva un muscolo, nemmeno per parare i colpi, incassando la maggior parte di essi, e fermandone soltanto alcuni. I tre lo avevano mitragliato di pugni, calci, Ki blast, ma tutto era inutile: Rainbokiller non si smuoveva un minimo, e teneva costantemente impresso il suo maligno sorriso, segno che tutti quei colpi gli facessero appena il solletico. Ciò era preoccupante, visto che Junior era al massimo della sua forza, Gohan si era trasformato in Super Saiyan di Secondo Livello, raggiungendo quindi la sua forma più potente in quel momento, e Goku aveva ancora a disposizione soltanto il Super Saiyan Tre, visto che per il momento aveva deciso di testare la forza del nemico con il Super Saiyan Due. Sospettava però che la forza di quel mostro, sebbene al momento sembrasse totalmente pari a quella della massima trasformazione di Goku, potesse andare ben oltre quella di un Super Saiyan Tre, e che quindi batterlo sarebbe stata un impresa non da poco, anche perché ancora non conoscevano nessuna delle le tecniche che Rainbokiller aveva a disposizione.
I tre continuarono per un po’ a colpire senza sosta il nemico, che ovviamente non risentiva nemmeno in infima parte di tutti quei colpi. Gohan e Junior decisero quindi di allontanarsi dal mostro con un balzo all’indietro, iniziando così a caricare i loro colpi energetici migliori: la Kamehameha per Gohan e il Makankosappo per Junior. Goku rimase quindi da solo a fronteggiare quel mostro, e, ormai stufo di combattere contro quella che sembrava una statua, capì che doveva stuzzicarlo per rendere il combattimento un po’ più interessante. Così, smise di attaccarlo, e si mise perfettamente dinanzi al mostro, facendo attenzione a non inciampare sui numerosi tronchi  di albero presenti vicino a loro. Fu in quel momento che si rese conto che la parte di terra su cui posava Rainbokiller non era abbassata, siccome non colpita dalla precedente scarica del mostro e che l’erba su di essa era ancora presente. Goku trovò buffo pensare che quella piccola zolla di terra rialzata ospitasse quella creatura, che in fino ad allora si era dimostrata più forte di loro: era come se quella sottospecie di piedistallo di terra evidenziasse la differenza di potenza tra loro e Rainbokiller, che in quel momento sembrava essere abissalmente grande. Dopo aver analizzato questa interessante coincidenza, a cui però Goku non diede molto peso, il Saiyan iniziò a dialogare con il suo nemico. 
“Ad incassare i colpi sei davvero bravo. Ma in quanto a combattimento? Per ora non ho avuto modo di saggiare la tua forza: dai avanti, mostrami cosa sai fare! Infondo, hai messo a terra gran parte dei nostri senza alcuna difficoltà, quindi non puoi essere un avversario scarso. Mostrami cosa sai fare” disse il Saiyan, facendo cenno a Rainbokiller di avvicinarsi, per poi mettersi in posa di combattimento. Il mostro continuò ad osservare il Saiyan sorridendo, mentre le molli spine verdi iniziarono a saltellare e a cadere a terra in modo molto veloce, provocando un inquietante rumore ogni volta che si posavano a terra. Si divincolavano inoltre da tutte le parti, come se fossero felici. Il mostro chinò leggermente il corpo, in modo da raggiungere perfettamente l’altezza della testa di Goku, trovandosi così faccia a faccia con il Saiyan.
“Sono davvero lusingato da questi tuoi complimenti, e per questo ricambio il favore: devo ammettere che hai fegato, anche se il cervello ti manca. Chi mai oserebbe sfidare un essere chiaramente molto più forte di lui? Beh, almeno credo mi divertirò. Guarda i miei tentacoli: sono in estati per questa battaglia. Non vedono l’ora di battersi con te. Guardali, guardali mentre si divincolano, desiderosi di avvolgersi attorno alla carne di un essere vivente. Sei pronto a lottare?” chiese in un tono falsamente premuroso Rainbokiller, toccandosi uno degli spuntoni molli, che egli aveva definito “tentacoli”. Goku rimase leggermente disgustato da quella raccapricciante visione, ma decise di non darci peso, preferendo concentrarsi sull’espressione di Rainbokiller, rilassata e per nulla timorosa dei colpi in arrivo. Almeno così credeva Goku. Infatti, Rainbokiller smise di toccarsi il tentacolo e indirizzò le sue mani una a destra e una a sinistra.
 “Kamehameha!” gridò Gohan.
“Makankosappo!” urlò Junior.
Le tue tecniche si fecero strada verso Rainbokiller, pronte a colpirlo. Ma il mostro non sembrava avere punti deboli, e anche questo ennesimo tentativo di attacco si rivelò infine un fiasco. Infatti, quando il Makankosappo entrò in collisione con la mano sinistra della creatura e la Kamehameha sulla destra , esse si fermarono per qualche istante. Inizialmente Rainbokiller sembrava in grado di respingerle, ma poi decise di abbassare le mani, come per farsi colpire volontariamente. E così fu. Un esplosione enorme, Goku che cercava di tenersi a terra nonostante il potentissimo vento alzatosi lo spingesse verso l’alto; una coltra di fumo. E poi il silenzio. Il sorriso che si stampò nei volti di Gohan e Junior, però, ebbe vita breve, quando, da quella coltre, uscì Rainbokiller. Il suo piedistallo era stato affossato, l’erba sopra di esso era stata polverizzata, diversi alberi o parti di tronchi erano stati disintegrati. C’era addirittura un gran solco, provocato dal passaggio della Kamehameha. Insomma, l’ambiente circostante aveva subito ulteriori danni, eppure c’era qualcosa che, pur essendo nel raggio dei due colpi, non si era fatto proprio nulla: Rainbokiller. Il suo corpo non presentava graffi, ferite, niente di niente. Purtroppo, i due guerrieri non erano stati capaci di torcergli nemmeno un capello. Gohan era più furioso che mai: non voleva essere inutile in quello scontro, non voleva risultare una palla al piede. Voleva salvare il suo pianeta, e niente e nessuno glielo avrebbe impedito. Ma non poteva fare niente di tutto ciò se in quel preciso istante non fosse avanzato, non avesse cercato almeno di combattere il nemico, che, a giudicare dalle veloci occhiate che dedicò ai guerrieri, sembrava finalmente pronto a fare sul serio. La differenza di forza tra quel mostro e lui non avrebbe sortito alcun effetto: era certo di potercela fare, o di poterci almeno provare. Così, gridando a squarcia goal e alzando i piedi in aria, svolazzò verso l’avversario, preparandosi a sferrare un potente gancio sinistro. Ma Rainbokiller sembrava decisamente tranquillo, e continuò ad osservare Goku, rimasto impassibile davanti al fallimento del figlio e dell’amico.
Ciò che accadde dopo successe in un battito di ciglia: finalmente Rainbokiller si mosse, sferrando un potente diretto destro verso Goku, che purtroppo non fece in tempo a schivare l’attacco nemico, e venne preso in pieno volto. Il Saiyan cadde all’indietro, rischiando di colpire un tronco con la testa. Per fortuna, Goku fu furbo, e riuscì appena in tempo a posare le mani sul tronco tenendosi poi in equilibrio con le gambe all’aria. Fu però una mossa poco saggia lasciare le proprie gambe alla mercé del nemico: Rainbokiller non si fece infatti scrupoli, e con la sua enorme mano destra afferrò entrambe le gambe di Goku. Pur non essendo in contatto con essi, il Saiyan percepì sulla propria pelle la presenza degli artigli della creatura, come se essi fossero così affilati da essere percettibili anche senza essere in stretto contatto con essi. Ma non furono gli artigli ciò che gli provocò dolore: Rainbokiller, difatti, lo alzò dal tronco, stringendo sempre di più la presa. Quindi, utilizzando le gambe come manico, utilizzò il corpo del Saiyan come arma, sbattendo la faccia di Goku contro quella di Gohan poco prima che il Saiyan potesse soccorre il padre. Gohan cadde a terra, ma subito si rialzò, intenzionato a non darla vinta a quel mostro. Iniziò a sferrare una serie velocissima di pugni, tutti schivati con gran velocità di Rainbokiller, che nella confusione generale usava spesso e volentieri il corpo di Goku come scudo, in modo che il Saiyan incassasse parecchi colpi. Era divertente, in fin dei conti, vedere i propri avversari distruggersi a vicenda, anche se inconsapevolmente. Gohan continuò con la raffica per diversi minuti, ma notando che i suoi colpi non aveva alcun effetto se non far indietreggiare il mostro, decise infine di coglierlo di sorpresa. Infatti, si fermò, per poi inchinarsi e prepararsi a sferrare un montante destro contro il nemico. Rainbokiller, sorridendo, posizionò il corpo di Goku in modo che coprisse il suo di corpo, escluse le gambe. Era proprio questo il piano di Gohan, che, ignorando la faccia dolorante di Goku,  per via dei numerosi colpi subiti dal figlio, sferrò con entrambi i piedi un calcio, intenzionato a colpire i piedi del nemico e fargli perdere l’equilibrio. Effettivamente, il Saiyan riuscì a centrare il bersaglio, ma il suo attacco non sortì alcun effetto, anzi, Gohan rimase a fluttuare a pochi centimetri da terra, con in piedi ferma su quelli di Rainbokiller, riuscendo quasi a palpare il terreno. Il mostro, ridendo in modo molto cupo, lanciò lontano il corpo di Goku. Gohan simise di fluttuare finendo a terra con un piccolo tonfo, rotolò indietro con la schiena, per poi rialzarsi, trovandosi faccia a faccia con l’avversario. In confronto alla stazza di quel mostro, sembrava davvero una pulce.
 “Anche se è così grosso, non mi fa paura. Riuscirò a batterlo, costi quel che costi!” pensò in testa sua Gohan, mettendosi nuovamente in posa di combattimento. Rainbokiller rise per l’ennesima volta, ma invece di combattere iniziò ad indicare i numerosi alberi sparsi per tutto il campo di battaglia. Gohan si guardò intorno, confuso dal gesto del mostro. 
“Ma che sta facendo?” commentò Junior, che nel frattempo si era tenuto in disparte, ormai certo che, purtroppo, per lui, non c’era niente da fare, e che la sua unica speranza era di starsene lontano dallo sconto, visto che con ogni probabilità non sarebbe stato di alcun utilità. Tenne quindi a bada quell’irrefrenabile voglia di combattere contro quel mostro arcobaleno, insieme anche ad un'altra emozione, che in quel momento non riusciva ad identificare per bene. 
 “Vuoi per caso prendere tempo?” chiese Gohan, in un tono stranamente beffardo. Rainbokiller si girò immediatamente verso il Saiyan, e per la prima volta nel suo volto si impresse la collera. Collera che un essere così debole lo stesse velatamente considerando un codardo. Questa non gliela poteva far passare. Proprio no.
“No, caro il mio Saiyan! Volevo soltanto farti notare, che, involontariamente, hai evitato tutti gli alberi mentre mi combattevi, e non sei inciampato minimamente su nessuno di essi. Sai, tenderei a renderlo più evidente, se non fosse che quel tuo modo di fare mi ha parecchio infastidito. È bello osservare tutti i dettagli che si perdono durante lo svolgimento dello scontro, ma ho l’impressione che ormai non li potrò nemmeno più notare. Sappi che ti pentirai di ciò che hai appena detto. Preparati, lurido Saiyan!” disse Rainbokiller, più furioso che mai. Gohan guardò il mostro di facile arrabbiatura con un sorrisetto, cosa che fece infuriare ulteriormente la creatura, pronta a saltargli addosso da un momento all’altro.
“Adesso, ammira la mai forza, guerriero da quattro soldi!” sentenziò il mostro, e i suoi tentacoli iniziarono a divincolarsi nell’aria, come se stessero cercando un appoggio da qualche parte. Soltanto uno di essi tocco terra, precisamente quello in basso a sinistra, e strisciando, raggiunse ciò che rimaneva di un tronco. A quel punto, il tentacolo si attorcigliò viscidamente attorno al tronco, lasciando su di esso una strana e disgustosa sostanza verde, intravedibile, siccome la sua area di estensione era leggermente di più grande all’area che esso copriva.
Alla visione di quel liquido, Junior rimase impassibile, poiché le sue preoccupazioni erano ben altre. Quei tentacoli davano l’aria di essere… pericolosi e letali. Senza pensarci due volte, il namecciano dimenticò totalmente ciò che si era promesso prima, e decise di buttarsi anch’egli nella mischia, andando a combattere contro quella creatura, facendosi strada saltellando tra i tronchi. Aveva capito di cos’erano capaci quei tentacoli. E sapeva che doveva fare qualcosa. Altrimenti, Gohan se la sarebbe vista brutta.
“Gohan, attento ai tentacoli! Possono…” ma Junior fu messo a tacere da Rainbokiller, che, con un rapido scattò, si avvicinò al namecciano, per poi attorcigliare il tentacolo sinistro alto attorno al collo dell’alieno verde, stringendolo con media forza, in modo da tenere Junior sotto pugno, ma senza ucciderlo. Poi, immediatamente, Rainbokiller scattò di nuovo verso Gohan, iniziando così ad attaccarlo, tendendo il tentacolo destro basso verso lo stomaco del Saiyan, che però riuscì a schivarlo. Rainbokiller, però, non gli diede un attimo di tregua, e, colpendo Gohan dall’altro verso il basso con il tentacolo destro alto, prendendolo proprio al centro della testa a facendolo cadere su un tronco, provocandogli immensi dolori alle spalle. Il mostro attorcigliò quindi il tentacolo basso destro attorno alle gambe del Saiyan, per poi alzarlo dal tronco. A quel punto, Rainbokiller si divertì a torturare il Saiyan, colpendolo innumerevoli volte con il tronco recuperato precedentemente, e ridendo ai vani tentativi di Junior di liberarsi di quella disgustosa cosa verde che gli stingeva il collo.
“Resisti, Gohan!” disse sofferente Junior, mentre scalciava il tentacolo, inutilmente. Rainbokiller sembrò essersi ormai annoiato della presenza del namecciano, tanto che lo scaravento lontano dopo averlo sbattuto a terra, lanciandogli addosso anche il tronco di albero, così da essere sicuro di essersene liberato per quel momento. Lasciò poi la presa anche sul corpo di Gohan, ma il giovane Saiyan, per quando dolorante e già con qualche lieve livido, non era intenzionato darla vinta a quel mostro. Si rialzò per l’ennesima volta, ma questa volta fu Rainbokiller a contrattaccare.
Il mostro sferrò infatti un veloce gancio sinistro, che Gohan riuscì ad evitare abbassandosi. Il Saiyan fece poi un lieve salto per schivare il tentacolo strisciante che in quel momenti si stava dirigendo verso di lui, per poi afferrare con entrambe le mani il braccio della creature. Facendo un po’ di pressione contro la pelle della bestia, Gohan riuscì ad alzarsi da terra e a trovarsi faccia a faccia con la creatura. Dopo essersi scambiati uno sguardo pieno di odio, Gohan, tenendosi con le mani e con il piede sinistro sul braccio della creatura, provò a colpirlo in pieno volto con la pianta del piede destro. Il mostro si scansò però poco prima di essere colpito. Gohan stava per perdere l’equilibrio, e decise quindi di sfruttare il piede ancora posizionato sul braccio dell’avversario e prolungare il balzo che fece pochi attimi dopo, per poi tenersi in aria volando. Il mostro subito balzò verso di lui, e gli sferrò un diretto con il braccio sinistro. Gohan lo schivo, ma Rainbokiller era già pronto per colpirlo con un montante destro diretto al mento del Saiyan. Gohan indietreggiò appena in tempo, non accorgendosi però che tutti e quattro i tentacoli di Rainbokiller erano diretti verso di lui. I due bassi lo afferrarono al busto, immobilizandoglielo, mentre quelli alti iniziarono a colpirlo selvaggiamente diverse volte da tutte le direzioni, mentre il povero Saiyan sembrava totalmente impotente davanti a quegli attacchi. Rainbokiller , dopo aver guardato impassibile Gohan, iniziò ad infierire su di lui anche con le mani e con i piedi. Con quest’ultimi fu particolarmente sadico, visto che indirizzava i calci principalmente alla schiena del ragazzo, come se il suo obbiettivo fosse più che altro fargli del male fisico, piuttosto che ucciderlo. Sembrava provare piacere nel dolore del giovane Saiyan, anche se ad un certo punto le sue grida gli cominciavano a venire a noia, tanto che, dopo aver sporcato lo smoking e la faccia del Saiyan con quella strana sostanza verde strisciando i tentacoli su tutto il corpo del malcapitato, scaraventò il corpo di Gohan a terra. Gohan cadde tra i tronchi, svenuto, e il suo impatto a terra fu così forte da creare un ulteriore depressione nel terreno, spaccando ben due tronchi a metà e allontanandone un paio per via della potente onda d’urto causata dal suo impatto col terreno. Rainbokiller osservò soddisfatto il suo operato, anche se sapeva che gli scocciatori non erano certo finiti. Junior, infatti, si rialzò scrollandosi di dosso il tronco, per poi osservare Rainbokiller, apparentemente ignaro che il namecciano si fosse rialzato.                                                                                               
 “Dai Junior! Uccidilo, fallo soffrire! Ridi, scherniscilo, innalzati sopra gli altri. Maltratta chiunque si metta sul tuo cammino. Non avere paura, vigliacco! Combatti! Uccidi! Cancella!” sussurrava una strana voce all’interno della testa del namecciano, che faceva sempre più fatica a concentrare i propri pensieri su Rainbokiller. Quelle frasi erano così accattivanti, belle… soddisfacenti. L’eliminazione completa dell’avversario, la sua sofferenza, la tortura del suo corpo e del suo spirito; il suo sanguinamento, e il suo corpo a terra, senza vita, senza possibilità di rialzarsi. Erano pensieri davvero… fantastici. Fu così che il namecciano si trovò in uno stato di oblio: non riusciva a provare altro se non l’appagamento al solo pensieri di poter essere lui a infliggere il colpo di grazia a quella vile creatura che aveva toccato il suo pianeta. Poteva realmente essere lui il più temibile, il più rispettato, il più adorato… ma non aveva forza sufficiente. Aveva intelligenza, furbizia, coraggio, testardaggine: non gli mancava proprio nulla, soltanto una grande, immensa, sconfinata forza per abbattere i suoi nemici. Rimase quindi immobile come una statua, con la bocca spalancata e gli occhi vitrei. Ma a lui piaceva così: voleva rimanere in quel mare di sensazioni magnifiche e al contempo irrealizzabili, utopiche, come era utopico il suo sogno di possedere un qualcosa che lo rendesse totalmente pari o superiore ai Saiyan. Purtroppo, però, Junior interruppe questo magnifico stato di incoscienza quando un potete scricchiolio lo riportò alla realtà. Deboli rumori di piccole scaglie di legno che cadevano a terra infrangevano il meraviglioso silenzio precedentemente percepito dal namecciano, e l’imponente figura di Rainbokiller, che stagliava in mezzo alla moltitudine di tronchi. Il namecciano ebbe un breve scambiò di sguardi con l’avversario, che si rigirò poco dopo.                                                             
 
“Spera, Junior! Spera!” gli disse la creatura, mentre si incamminava verso un punto da lui non precisato, schiacciando come moscerini i tronchi d’albero che gli ostruivano la strada. Junior si inginocchiò, con lo sguardo rivolto al mostro arcobaleno, la bocca spalancata e orribili pensieri che affioravano nella sua mente.
“Dove sei, piccolo insolente… ah, eccoti qua!” disse la creatura, per poi chinarsi leggermente, e afferrare con la sua mano la gamba di Gohan, per poi tirare su il suo corpo, notando che il vestito del ragazzo era messo piuttosto male: il suo smoking era ancora sporco della sostanza verde rilasciata dai suoi tentacoli, così come il suo volto, e il papillon era assente dal vestito, caduto chissà dove in mezzo a quella moltitudine di cortecce. Il mostro girò il corpo del Saiyan, per osservare i risultati che la sua brutalità aveva avuto sulla schiena del malcapitato: a parte la solita sostanza verde, l’elegante vestito del Saiyan era stato squarciato in diverse zone, lasciando scoperta la sua tenera carne, facilmente infilzabile dai duri artigli del mostro. Rainbokiller fu quasi tentato ad infilare uno dei suoi artigli nella carne del Saiyan, per poi iniziare a lacerare l’intero corpo del giovane guerriero, per soddisfare quella sua voglia innata di uccidere all’istante quell’insolente creatura che aveva tentato di opporsi a lui. E mentre con le punte degli artigli Rainbokiller tastava dolcemente i punti di pelle scoperta, quella tentazione che aveva si trasformò in istinto: certo, avrebbe voluto uccidere quel essere così inferiore torturandolo, fino a quando non gli sarebbe rimasta nemmeno la più piccola goccia di sangue, ma qualcosa gli diceva di non essere poi così spietato con quel moscerino. Ma poi riflette sul fatto che ad assistere a quello spettacolo c’era anche il namecciano, colui che aveva reso Gohan un vero guerriero, che gli aveva fatto da maestro, da amico. Quale occasione migliore per uccidere qualcuno e ferire moralmente una delle persone che più lo amavano? Fu così che il mostro alzò la mano, pronto ad affondare i suoi artigli nel Saiyan. Prima di farlo, però, si voltò verso il namecciano, come se pretendesse di vedere in lui la disperazione più pura, il terrore, la sottomissione al più forte. E invece, quello che si ritrovò davanti lo lasciò a bocca aperta. Junior era in piedi, gli occhi senza pupille. La sua muscolatura aveva avuta un leggero rialzamento, ed era circondato da un abbagliate aura bianca, che gli circostanziava ogni singolo muscolo. La sua posa non era totalmente eretta, e quando muoveva la bocca riusciva a produrre unicamente strani versi, totalmente indecifrabili. Era un qualcosa di davvero ambiguo, ma al contempo interessante. Rainbokiller mollò Gohan, intenzionato a confrontarsi con quello che, a giudicare dalla forza percepita, poteva rivelarsi un avversario più che degno. Rainbokiller lo guardò, sorridendo.                                                                                         
“Vedo che hai aumentato la tua forza, ma che la tua intelligenza è decisamente calata. Beh, sappi che non ti basterà la forza bruta a sconfiggermi! Avanti, mostrami i tuoi miglioramenti, viscido muso verde!” disse la creatura, entusiasta. Tese quindi una mano verso il namecciano, per poi sparare da essa una potente onda di energia arcobaleno. Junior replicò con il Makankosappo, ma la tecnica, invece che venir completamente annullata dal colpo di Rainbokiller, entrò in collisione con esso, e per quanto l’onda arcobaleno sembrasse in vantaggio, la tecnica del namecciano resisteva egregiamente, tanto che, dopo alcuni attimi, Rainbokiller si rese conto che non avrebbe dovuto sottovalutare la situazione. Quello era una avversario alla sua altezza, finalmente. E di certo, non si sarebbe fatto scappare l’occasione di gustarsi una lotta decente dopo esser riuscito a piegare tutti i Guerrieri Z con facilità.                                          
 
“Avanti… fammi divertire un po’, namecciano!”

*

Mentre imperversava la battaglia che vedeva schierati i Guerrieri Z e Rainbokiller, il gruppetto di C-18 si era accostato nella zona dove avevano trovato Mr.Satan, il cagnolino (Anche se Oscar non l’aveva nemmeno accennato, il cagnolino era rimasto per tutto il tempo tra le braccia si Satan, anche durante l’inseguimento, ed era anch’egli svenuto) e Oscar, e, dopo il risveglio del primo, si dimenticarono della leggera rabbia che li pervase quando, dopo che la gioia del ritrovamento del padre di Videl si attenuò, capirono che la creatura che avevano precedentemente inseguito era Oscar, e che quindi li aveva fatti preoccupare inutilmente. Iniziarono invece a tartassare Mr.Satan di domande, soprattutto riguardo a ciò che era successo e se la versione data dalla creatura da loro incontrata combaciava con la realtà, senza nemmeno dirgli perché si trovava lì. Sbuffando e ascoltando attentamente ciò che il mostro aveva detto al gruppo, Mr.Satan confermò che ogni singola parola della creatura corrispondeva alla realtà, cosa che lui stesso trovava molto buffa, per via dell’immensa meschinità di quegli esseri, cosa che aveva potuto osservare con i suoi occhi. Egli continuò dunque il racconto della creatura dal punto in cui il gruppo si era fermato, dato che C-18 aveva deciso di porre fine alla vita di quel mostro. 
Dopo essere stati teletrasportati nella foresta, i tre furono attaccati da ben venti creature, intenzionate a fare qualcosa a Bu. Majin Bu si era ritrovato a lottare, con le unghie e con i denti, contro venti di quegli esseri, che, per quanto decisamente inferiori a lui, si erano rivelati degli ossi duri, per via delle loro numerose tecniche di combattimento: a detta di Mr.Satan, infatti, quegli esseri potevano sparare dalla bocca un liquido nero che immobilizzava temporaneamente le forme di vita con cui entrava in contatto, per poi scomparire dopo alcuni secondi. Potevano inoltre trasformare le loro braccia in dei resistentissimi tentacoli, che poi utilizzavano per avvolgere un corpo o per tenere fermo qualcuno. Per finire, erano capaci, unendo le loro forze, di creare dei cerchi neri che attiravano a sé qualsiasi cosa, compresa Majin Bu. L’obbiettivo dei mostri non sembrava, infatti, quello di uccidere o di sconfiggere il demone rosa, quanto più di attrarlo nei cerchi da loro creati: Satan raccontò infatti che le bestie non cercavano il confronto diretto con Majin Bu, sfruttando invece le loro tecniche in modo da tenerlo immobile, per poi permettere ad alcuni loro compagni di creare un cerchio, tentando di farci finire dentro Bu. Gli immobilizzarono più volte i piedi e parte del corpo tramite la sostanza liquida, tenevano a bada i suoi movimenti tramite i loro fortissimi tentacoli, e, sempre grazi a quest’ultimi, impedivano a Bu qualsiasi movimento, in modo che i cerchi riuscissero ad assorbirlo. Per fortuna, Bu era troppo forte per quelle creature, che, dopo i primi minuti di vantaggio, si ritrovarono a venire massacrati dal demone, a cui bastava un solo pugno per porre fine alle loro vite. Alcuni di essi furono anche trasformati in cioccolatini, per poi essere mangiati da Bu, felice della sua schiacciante superiorità. Dopo essersene liberati totalmente, Mr.Satan e Bu si addormentarono, ben sapendo che quello era solo l’inizio di un qualcosa di molto più grande. Satan si fermò per un attimo ad ironizzare sul fatto che, per una sua dimenticanza, quella notte si era messo il pigiama, pur essendo cosciente che quella notte, se avrebbe dormito, non lo avrebbe fatto nel suo letto. Ma notò al volo gli occhi per nulla interessati dei presenti, che si concentravano soltanto sulla storia. Satan riprese dunque il racconto, parlando di come quella stessa mattina siano stati nuovamente assaliti da quelle creature, e di come Majin Bu gli abbia ordinato di scappare insieme al cagnolino. Satan lo fece, ma poco dopo venne assalito da diversi esemplari di quelle creature, che massacrarono lui e il cane. Mr.Satan tenne stretto il cagnolino tra le sue braccia, ma purtroppo svennero entrambi. Mr.Satan non fu più cosciente fino a quel momento, motivo per cui non si accorse degli eventi successivi. Così, il gruppo gli spiegò tutto quello che Oscar gli aveva detto, e, proprio quando ebbero concluso, anche il cane e il maiale si svegliarono. Mr.Satan ringraziò di cuore Oscar per averlo salvato, e di tutta risposta il maiale gli rispose che aveva fatto soltanto ciò che doveva fare, e che quindi poteva anche non preoccuparsi di ringraziarlo. Entrambi si scambiarono un sorriso, che durò fino a quando Videl non richiamò a sé il padre, intenzionata a spiegargli la situazione e gli accadimenti passati. Ma proprio quando la giovane si attinse ad iniziare, dei fragorosi passi irruppero nell’aria. E dagli alberi, ecco comparire una grassa figura rosa, dal volto serio ed imbronciato. Mr.Satan esplose di gioia, così come il cane, ed entrambi fecero per saltargli addosso.
“Majin Bu! C’è l’hai fatta!” disse Mr.Satan, pronto a lanciarsi tra le braccia del demone, che però non sembrava molto intenzionato a spalancarle. Satan e il cagnolino si fermarono. Bu era terribilmente serio, e quel suo sguardo quasi imbronciato provocò inquietudine nei cuori del gruppo. 
“Bu, cos’è successo? Perc…” ma Mr.Satan non fece in tempo a proferire nessun altra lettera che il demone lo interruppe.                                                  
“Non ho tempo adesso! Dovete seguirmi e basta! Fate come vi dico, fidatevi di me!” disse il demone rosa, per poi indicare la montagna, ben visibile dall’alto. 
“Ma sei per caso impazzito!?” sentenziò C-18, mentre una confusione generale si faceva facilmente strada tra le menti dei presenti.                                                                                       
“Ascoltiamolo! Se lo dice, ce lo dice per un motivo! Nell’inseguire Oscar vi siete molto avvicinati alla montagna, quindi non dovremo fare molta strada” disse Mr.Satan, cercando di rassicurare tutti, notando uno sguardo di assenso in Majin Bu. Il gruppo sembrava ancora confuso, impaurito, titubante, ma dai loro visi Satan poté capire che le sue parole avevano sortito effetto: erano decisamente più sicuri di prima.
“Adesso seguitemi! Ci racconteremo quello che ci dovremo raccontare strada facendo!” sentenziò il demone, per poi incamminarsi verso il monte, seguito a ruota da tutti gli altri.                                                                                                                   

*  

Contemporaneamente al ritrovo di Majin Bu e alla decisione di quest’ultimo di dirigersi verso la montagna, la lotta tra Junior e Rainbokiller continuava, e diventava progressivamente sempre più duro per entrambi i partecipanti. I due, infatti, conclusero lo scontro tra onde abbastanza in fretta, dato che il Makankosappo di Junior non si rivelò capace di sopraffare l’onda di Rainbokiller, riuscendo però ad annullarla provocando una piccola esplosione che sbalzò lontano i due contendenti. A quel punto, i due iniziarono con lo scontro corpo a corpo, in cui si dimostrarono totalmente pari: si scambiarono colpi ad alta velocità uno dietro l’altro, ma nessuno dei due sembrava in grado di prendere il sopravvento. Il combattimento non sembrava prendere svolte interessanti, anche perché fino a quel momento si era ridotto soltanto ad un tira e molla di calci, pugni e altri colpi generici. Ormai non dovevano nemmeno più riflette su che mossa usare, dove colpire o dove parare: i loro corpi facevano tutto per loro istintivamente, e questo non piaceva molto a Rainbokiller, che di certo non voleva perdere l’occasione di combattere finalmente alla pari con un curioso avversario. Così, il mostro arcobaleno tese una mano verso lo stomaco del namecciano, senza che quest’ultimo se ne accorgesse. A quel punto, generò un Ki Blast arcobaleno, che velocemente scagliò contro l’avversario, colpendolo. Una piccola nube di fumo si alzò, e Junior fu sbalzato all’indietro, rimanendo però in piedi. Rainbokiller si fermò, sorridendo all’avversario. Quello che si trovava davanti sembrava tutto tranne che Junior: la sua espressione facciale era selvaggia, i suoi occhi sembravano uscire fuori dalle orbite; muoveva avanti e indietro le dita ripetutamente, senza quasi mai fermarsi; non aveva inoltre ancora riacquisito la capacità di parlare, continuando ad emettere strani ed incomprensibili suoni, simili a lamenti. 
“Allora, muso verde, ti sei dato una svegliata, eh? Dai, che ti vedo in forma! Mostrami qualcosa in più? O vuoi che sia io a mostrare ciò di cui sono veramente capace?” domandò la creatura multicolore, cercando un contatto con il suo avversario. Junior, però, non reagì alle domande di Rainbokiller, anzi, rimase immobile, quasi più di prima.                                                                                                                                                    
“Divertente questo silenzio! Sai che ti dico? Lo prenderò come un si alla mia ultima domanda. Sei pronto a conoscere il vero Rainbokiller?” sentenziò il mostro, per poi incamminarsi verso Junior. Il namecciano, esattamente come prima, non ebbe alcuna reazione a quel gesto, ma ciò non dispiaceva a Rainbokiller. Egli aveva, infatti, così il tempo di gustarsi quella che sarebbe stava una breve ma piacevole passeggiatina. Notò che il numero di tronchi spezzati era notevolmente cresciuto: probabilmente, durante il loro scontro, Rainbokiller e Junior avevano combattuto con così tanta furia da romperli senza nemmeno accorgersene. Questo aggiungeva un tocco ancor più apocalittico allo scenario, cosa che non poteva portare nient’altro che soddisfazione nel cuore di Rainbokiller, che decise di godersi a pieno quel fantastico e scenario da lui plasmato.
 
La camminata del mostro arcobaleno continuò per poco tempo, visto il suo passo molto svelto. Quando si trovò a pochi passi da Junior, Rainbokiller si inchinò lentamente, in chiaro segno di provocazione, per poi alzare il capo verso il suo avversario, il cui volto non lasciava spazio all’immaginazione: era chiara la sua sete di sangue. 
“Diamo inizio alle danze!” e fu con quelle parole pronunciate da Rainbokiller che la lotta proseguì.
Junior alzò il braccio destro, e lo indirizzò verso il volto di Rainbokiller. Sorridendo, il mostro arcobaleno scattò alle spalle dell’avversario, che rispose però prontamente con una potente gomitata sferrata col braccio sinistro, che centrò in pieno il corpo dell’avversario. Rainbokiller, però, non si scompose di un minimo, e, dopo aver consumato in fretta i pochi sinceri gemiti di dolori provocati dal colpo di Junior, attorcigliò tutti e quattro i suoi tentacoli al braccio dall’avversario. Junior, però, non gli diede il tempo di fare nient’altro, colpendo l’avversario con il piede sinistro, facendolo indietreggiare e facendogli ritirare i tentacoli. Rainbokiller prese qualche istante per riposare quelle letali armi attaccate al suo corpo, per poi ripartire aggressivamente. Scagliò i due tentacoli superiori a mo di frusta verso il corpo dell’avversario, mentre con quelli inferiori si avvicinava ai piedi del namecciano, pronto ad attuare quella che sarebbe stata un efficace strategia. Ma Junior impedì ad essa di avverarsi, afferrando con la sola forza delle mani i tentacoli in procinto di colpirlo, per poi avvolgerli tra di loro in un nodo. Saltando, evitò anche di venir preso dai tentacoli inferiori, riuscendo anche a schiacciarli atterrandoci sopra con i piedi. Mentre teneva stretti i due tentacoli superiori per evitare che sciogliessero il nodo, osservò la faccia di Rainbokiller: per la prima volta, dall’inizio della battaglia, quel mostro sembrava dolorante. Ciononostante, Junior non accennò nemmeno un sorriso di beffa, un minimo segno di felicità per esser riuscito dove tutti, prima di lui, avevano fallito. Sembrava intenzionato quanto prima a concludere lo scontro con Rainbokiller, e per questo, lasciò la presa sui tentacoli superiori, buttandoli a terra accanto a quelli inferiori, per poi scattare verso Rainbokiller prima che riuscisse a richiamarli. In un lampo, si trovò davanti all’avversario. Con i piedi sempre ben saldi sui due tentacoli inferiori, iniziò a sferrare una serie velocissima di diretti, intrappolando Rainbokiller in una prigione di colpi da cui sembrava impossibile liberarsi. Man mano che i pugni continuavano, non solo crescevano di intensità, ma anche di potenza, tanto che, ad un certo punto, un singolo ma potentissimo pugno di Junior bastò per sbalzar via Rainbokiller, lo stesso mostro che pochi minuti prima aveva costretto i Guerrieri Z a prostrarsi davanti alla sua immensa potenza. Lo stesso mostro che, dopo esser uscito illeso da innumerevoli colpi, energetici e non, finalmente aveva sputato un po’ di sangue dalla sua orrenda bocca, nella quale era ancora ben visibile la strana sostanza nera creatasi poco dopo la fine della sua trasformazione. Finalmente, era Rainbokiller quello che si innalzava nel cielo per prendere fiato, per ragionare sull’immediato futuro, per rendersi conto che il suo avversario non era un debole, ma un guerriero forte e temibile; finalmente, era Rainbokiller quello in difficoltà. 
“Non te la cavi male, verdino. Nel corpo a corpo, sei decisamente una spanna sopra di me… ma ancora non mi hai dato dimostrazione della tua bravura coi colpi energetici. Su, dai, non essere timido! Mostrami di nuovo quel tuo Makankosappo! Vediamo cosa riesci a combinare!” disse un affaticato Rainbokiller, mentre i muscoli del suo corpo si rilassavano, pronti a ricominciare lo scontro. Junior, stranamente, sembrava aver capito ciò che gli aveva detto il mostro arcobaleno, siccome iniziò a caricare la tecnica, pronto a scagliarla verso Rainbokiller e distruggerlo una volta per tutte. Il Makankosappo ci mise poco a caricarsi, e quando ormai fu pronto, Rainbokiller gli sorrise per l’ennesima volta. Finalmente il colpo fu scagliato, seguito da un boato profondo, e con gran velocità si avvicinò a Rainbokiller. Il mostro arcobaleno sembrava però avere in serbo una risposa per quell’attacco, vista la sua calma. Ed effettivamente, così fu: stendendo le braccia in avanti, la creatura creò un cerchio di colore nero, il cui diametro era appena sufficiente ad occupare uno spazio leggermente superiore a quello del Makankosappo. Per quanto potesse sembrare innocuo, quel buco nero si rivelò un qualcosa di estremamente potente: quando il colpo di Junior toccò il cerchio, infatti, quest’ultimo sembrò assorbirlo; da fuori, infatti, il colpo sembrava essersi fermato dopo essere entrato in contatto con il cerchio, ma era comunque udibile il rumore che esso provocava ogni volta che veniva utilizzato. Si udì poi uno strano rumore provenire dal buco, simile ad un esplosione, seguita a ruota da un'altra esplosione più potente, verificatasi fuori dal buco. Il volto di Junior si contorse in un espressione di puro orrore: il suo Makankosappo era esploso davanti ai suoi occhi, generando un enorme esplosione che colpi in pieno lo stesso Junior. Il namecciano rimase però in piedi, incapace di provare dolore fisico, al contrario di quello morale, che in quel momento aveva raggiunto il suo apice. Inclinò la testa verso il basso, ignorando tutto quello che gli succedeva attorno. Si sentiva sconfitto, si sentiva debole, si sentiva incapace di raggiungere il suo scopo. Ma perché stava provando tutto questo? Aveva avuto ciò che voleva, era riuscito a tenere testa ad un nemico che aveva sconfitto con facilità persino i Saiyan; aveva ottenuto una forza superiore a chiunque altro, eppure si sentiva lui il perdente della situazione, soltanto perché un suo colpo non era andato a buon segno. Possibile che bastasse così poco per farlo stare male? Possibile che non riuscisse ad accontentarsi di quello che aveva? Mentre questi pensieri gli opprimevano la testa, arrivando quasi a farla scoppiare, intorno a lui, ormai, l’esplosione era finita, provocando dei vistosi cambiamenti nell’ambiente: oltre ad un ulteriore abbassamento del terreno, erano ormai spariti tutti i tronchi, permettendo così di individuare i corpi senza forze e apparentemente senza vita di tutti i guerrieri precedentemente stesi da Rainbokiller. Abiti strappati, ferite in ogni dove, sangue… era uno scenario macabro, che però non sembrava provocare alcuna emozione in Junior, che rimase fermo ad osservare il terreno. Rainbokiller, uscito illeso da quel gran macello, tornò a terra, notando che Junior sembrava esser tornato quello di una volta: l’aura bianca era sparita, gli occhi erano tornati normali, e la sua forza era drasticamente diminuita, tornando a quello che possedeva prima.
“Stai tranquillo per i tuoi amici: grazie ai miei poteri, ho creato delle piccole barriere che hanno attutito i danni provocati dall’esplosione. Per il momento, non ho intenzioni di ucciderli. Ora, voglio soltanto starmene qui fermo a godermi un po’ della tua sana disperazione!” lo provocò Rainbokiller, sicuro ormai che ogni pericolo era passato. Grosso errore. Quando Junior lo guardò, i suoi occhi ritornarono gradualmente, nel giro di pochi secondi, bianchi. Una debole aura bianca lo circondò, e la sua forza crebbe nuovamente. Rainbokiller fu sbigottito: non aveva mai assistito ad un evento del genere. Un essere che, dopo aver ricevuto casualmente ed inconsciamente un incredibile incremento di potenza ed essere poi regredito nuovamente al suo stato iniziale, era riuscito a riottenere parte di quella forza. Il nuovo Junior era difatti più debole di quello affrontato da Rainbokiller, anche se sembrava molto più intelligente. Si teneva infatti in posizione eretta, e sembrava anche capace di parlare, visto che continuava a borbottare delle parole con un tono di voce così basso che Rainbokiller non riusciva ad ascoltarle. Le parole che stava dicendo, in ogni caso, non avrebbero fatto né caldo né freddo a Rainbokiller: poteva prolungare quella che si stava rivelando un interessante battaglia, e gli sarebbe dispiaciuto non continuarla avendone la possibilità Così, senza neanche proferire parola, Rainbokiller scattò verso Junior, per poi sferrargli con il piede sinistro un calcio, facilmente schivato da Junior saltando. Nel saltare, il namecciano si spostò a sinistra, e, toccata terra, sferrò una serie di velocissimi pugni contro Rainbokiller, che furono però neutralizzati dai tentacoli di quest’ultimo, che, divincolandosi velocemente nell’aria, intercettarono ogni singolo pugno, dando il tempo a Rainbokiller di girarsi e colpire Junior con una gomitata sinistra in faccia, cosa che fece quasi perdere l’equilibrio al namecciano. Junior, però, riuscì a tenersi ben saldo sul terreno, per poi scansarsi a destra per evitare un diretto sinistro di Rainbokiller. Il mostro ritrasse il braccio, si girò verso Junior sferrò quindi un montante destro, ma Junior riuscì a fermarlo con l’ausilio dei palmi delle mani, per poi sferrare una potente testata dritta al viso di Rainbokiller, che, però gli ricambiò il favore, colpendolo velocemente allo stomaco diverse volte tramite i suoi tentacoli. Entrambi indietreggiarono, ma il tempo per respirare fu poco: con un veloce scatto, si spostarono da tutt’altra parte, scomparendo per via della gran velocità, per poi ricomparire e sferrarsi una reciproca gomitata, Junior con il braccio sinistro e Rainbokiller con il destro. Rimasero per un po’ a cercare di sopraffare l’attacco dell’altro, per poi scomparire e riapparire nuovamente, questa volta in mezzo ai corpi dei guerrieri. Junior e Rainbokiller si tennero leggermente distanti l’uno dall’altro, scambiandosi sguardi di sfida. Junior iniziò a mitragliare Rainbokiller di Ki Blast, che egli però neutralizzò creando un altro cerchio nero, questa volta con un diametro piuttosto grande. Il buco assorbì tutti i Ki Blast, facendoli totalmente scomparire poco dopo averli toccati.
“Mi dispiace, ma ogni tuo tentativo è inutile: i cerchi che creo sono capaci di teletrasportare qualsiasi colpo energetico in un’altra dimensione, che al contrario di questa è totalmente vuota. I colpi più deboli vengono totalmente assorbiti, mentre quelli più forti, come il tuo Makankosappo, continuano la loro avanzata nell’altra dimensione, fino a quando questa non li fa esplodere. E come hai potuto osservare, le esplosioni si ripercuoto anche su questa dimensione. Quindi, se ci tieni tanto a” ma Rainbokiller non poté continuare a blaterare, perché Junior, con la sua velocità, si ritrovò a sorpresa dietro di lui. Sorpreso, il mostro fece scomparire il cerchio con uno schiocco di dita, per poi lanciare una serie di velocissimi Ki Blast arcobaleno contro quelli ancora in volo scagliati da Junior, per poi girarsi verso quest’ultimo, dando le spalle ai suoi Ki Blast che nel frattempo impattavano contro quelli di Junior, annullandosi a vicenda. Questa volta fu Junior a sorridere: Rainbokiller era cascato in pieno nel suo piano. Accadde tutto molto velocemente: Junior afferrò il tentacolo superiore destro di Rainbokiller, e cominciò a tirare. Ci mise così tanta forza che in un niente il tentacolo fu totalmente staccato dal corpo di Rainbokiller. Un fiotto di sangue fuoriuscì dal corpo della creatura, e mentre quest’ultimo tentava di limitare i danni ponendo le mani sul punto dove precedentemente si trovava il tentacolo staccato, Junior scoppiò in una fragorosa risata. Rainbokiller urlava dal dolore e dalla furia. Junior lanciò lontano il tentacolo, per poi concentrarsi unicamente sul suo avversario.
“LURIDO BASTARDO! Come hai osato ferirmi in tal modo! Te la farò pagare cara! Non sfuggirai alla mia ira! Soffrirai, come ora sto soffrendo io!” urlò Rainbokiller, ma Junior non sentì minimamente ciò che l’avversario gli disse con tanto fervore: le sue risate sovrastavano qualsiasi altro dolore, e la goduria nel vedere gli occhi di Rainbokiller arrabbiati come non mai aveva preso il posto di tutte le altre emozioni. Ma le cose belle, purtroppo, finiscono sempre troppo presto. Un movimento veloce, una piccola puntura che diventa via a via sempre più dolorosa. La risata che cessa, Junior che rimane con la bocca spalancata, l’aura bianca che scompare, gli occhi che ritornano normali. E un urlo di gioia generato da Rainbokiller.
“Allora? Cosa te ne pare, bastardo?” delirò Rainbokiller, mentre penetrava sempre di più lo stomaco di Junior con il suo tentacolo basso destro. Lo stava facendo lentamente, perché voleva vederlo soffrire e morire lentamente davanti ai suoi occhi. Si era stufato di quella spina nel fianco che Junior aveva rappresentato, ed ora doveva sfruttare il fatto che Junior fosse tornato di nuovo debole per liberasene una volta per tutto. Godeva nell’osservare i suoi occhi immobili e morenti, la sua bocca spalancata in un vano tentativo di tirare un urlo di dolore, il suo corpo ormai pietrificato da quella singola ma potente puntura. Gocce di sangue colavano dal punto colpito, e il loro numero aumentava a mano a mano che il tentacolo si faceva strada attraverso la carne del namecciano, arrivando persino a creare una pozza di sangue ai piedi del malcapitato. La sofferenza provata da Junior era in costante aumento, e Rainbokiller non sembrava esser intenzionato a porre fine al supplizio del namecciano così in fretta. Il divertimento era appena iniziato.                                                          

*

Finalmente, il gruppo guidato da Bu era arrivato ai piedi del monte. Sapevano bene ciò che li attendeva: avevano sentito di tutto e di più provenire da quella montagna, ed erano quindi consapevoli che lo scenario a cui avrebbero assistito non sarebbe stato dei migliori. Anche quelli che all’inizio erano contrari al ritornare sulla montagna, dopo aver seguito Bu per via della gran confusione del momento ed aver ascoltato come egli fosse riuscito a sconfiggere facilmente il gruppo di creature che avevano assaltato lui e Mr.Satan, non vedevano l’ora di vedere se i loro cari stessero bene, e che il loro sacrificio non fosse stato vano. Si sentivano al sicuro con Bu, ed erano certi che con lui sarebbero riusciti ad arrivare senza pericolo al luogo dello scontro.
Dopo aver camminato velocemente attraverso un ancora verdeggiante percorso, quest’ultimo si interruppe, e davanti ad esso era ben visibile quello che sembrava un enorme cratere, sul quale giacevano i corpi apparentemente senza vita della maggior parte dei combattenti. Chichi scoppiò a piangere dopo aver visto com’erano conciati Gohan e Goten, mentre Videl cercò di trattenere le lacrime che gli resero gli occhi lucidissimi. C-18 cercò di trattenere l’orrore nel vedere il suo Crilin ridotto in quello stato, cercando anche di calmare la piccola Marron, che sembrava sul punto di scoppiare dopo aver visto il padre così malconcio. Bulma rimase pietrificata quando vide che anche i corpi di Vegeta e Trunks erano stesi a terra, e iniziò subito a pensare al peggio. Il resto del gruppo rimase totalmente disgustato da ciò che Rainbokiller aveva fatto, ma nessuno si era concentrato sul fatto che, in quel momento, qualcuno fosse sotto tortura da parte di Rainbokiller. Nessuno, tranne Bu, che fece per scattare, per poi fermarsi, un Ki Blast aveva sfiorato Rainbokiller nonostante quest’ultimo si fosse abbassato per schivarlo. I presenti indirizzarono i loro sguardi verso un uomo con la parte superiore del corpo scoperta e i muscoli in bella vista, con dei lunghi e spinosi capelli dorati e dagli splendenti occhi azzurri, privo di sopracciglia, cosa che gli dava un aria decisamente più seria. L’uomo cominciò ad avvicinarsi verso l’avversario, mentre quest’ultimo ritirava il tentacolo dal corpo di Junior, lasciando un foro nello stomaco del namecciano, che cadde a terra chiudendo gli occhi. Rainbokiller poté dunque girarsi verso Goku, e quando i loro sguardi si incrociarono, entrambi sorrisero.
“Sapevo che non sarebbe stato facile mandarti all’inferno. Ma in fondo, è più divertente quando oppongono resistenza, o sbaglio?” chiese ironicamente Rainbokiller. Goku sembrò accennare ad una risata, come se avesse preso sul serio ciò che il nemico gli aveva detto.
“Già, è proprio divertente. Ed è proprio per questo che non vedo l’ora di farti tornare da dove sei venuto!” sentenziò Goku, per poi mettersi in posa da combattimento. Rainbokiller fece la stessa identica cosa, ed entrambi si scambiarono un ghigno di sfida.
“Andatevene tutti. So che è stato orribile vedere i vostri cari in quello stato, ma era la cosa migliore da fare: è sempre meglio sapere come stanno effettivamente le cose. Adesso, però, non potete aiutarci in alcun modo. Io e Goku penseremo a questo colosso. Su, andatevene” disse Majin Bu al gruppo, per poi saltare ed atterrare vicino a Rainbokiller. Il gruppo sarebbe voluto rimanere, ma purtroppo sapevano che non sarebbero stati di alcuna utilità e che sarebbero stati in pericolo. Così, iniziarono ad incamminarsi nuovamente verso la foresta. Mr.Satan si voltò, per guardare un ultima volta Majin Bu prima che scomparisse dal suo campo visivo. Lo aveva appena ritrovato, e già si dovevano separare di nuovo. Ma sapeva che Majin Bu doveva agire in quel modo, per garantire la salvezza alla terra. Così, ben presto Bu e Goku si ritrovarono soli, guardati unicamente dal loro avversario, che gli sorrideva. I due iniziarono a girargli attorno, pronti a scagliarsi contro di lui al momento giusto.
“Siete agguerriti, a quanto vedo. Peccato che…NON AVETE ALCUNA SPERANZA DI BATTERMI! PREPARATEVI A SOFFRIRE! Mahhhhhh!”

ANGOLO AUTORE: Salve! Eccomi ritornato! Prima di tutto, ci terrei a rassicurarvi su una cosa: il prossimo capitolo sarà un po’ più corto di questo, quindi dovrebbe (e dico, dovrebbe) uscire in tempi più brevi rispetto a questo. Non c’è molto da dire riguardo questo capitolo: come possiamo vedere, qualcosa di strano sta succedendo a Junior, e Rainbokiller sta mostrando a poco a poco tutte le sue carte. Ma adesso, il nostro caro mostro sembra trovarsi a faccia a faccia con due avversari capaci di tenergli testa. Adesso, ho due precisazioni da fare:

1 Il tempo della storia: Ciò che ho narrato in questo capitolo è tutto quello che è successo nel mentre Iamko lottava contro Nappa fino a quando quest’ultimo non usa il Destructo Globe. Ora, voi vi chiederete: quella parte di combattimento è durata alcune pagine, mentre per narrare questi eventi che avvengono in contemporanea c’è voluto un intero capitolo. Diciamo che è un po’ come i famosi “5 minuti di Namek”.                                                                         

2 La forza di Rainbokiller: Il potere di Rainbokiller è leggermente superiore a quello di Goku Super Saiyan Tre, che a sua volta è più forte di Majin Bu, che si è allenato come gli altri in questi anni. Quindi, per dare valori numerici, attingendoci anche al valore che ho dato a Goku base nel precedente capitolo, ci troviamo:
Goku SSJ3: 800
Majin Bu: 750
Rainbokiller: 810                                                                                                                                                                                        

E abbiamo finito. Ci si vede al prossimo capitolo. A presto!                        


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Capitolo 3
*** Scontri dirompenti ***


CAPITOLO 3: SCONTRI DIROMPENTI

Dopo che Rainbokiller ebbe terminato la sua risata, non ci volle molto affinché lo scontro che il mostro arcobaleno avrebbe combattuto contro Goku e Majin Bu incominciasse.                                                 
Goku, trasformato in Super Saiyan di Terzo Livello, fece la prima mossa, sferrando un veloce diretto destro all’avversario, mentre Majin Bu agì subito dopo, sferrando anche lui un diretto, ma con il braccio sinistro. Per quanto veloci, i colpi furono facilmente fermati da Rainbokiller, il primo con il palmo della mano sinistra, il secondo con quello della destra. Immediatamente, il mostro arcobaleno chiuse le dita attorno ai pugni degli avversari, per poi premere con forza. Majin Bu tentò di divincolare la mano con la quale aveva provato a colpire l’avversario, trovandosi però impossibilitato a farlo: la stretta energica esercitata da Rainbokiller sul suo pugno era davvero fortissima, e sciogliersi da quella presa sarebbe stato decisamente difficile.
“Vedo che sei in difficoltà, ciccione! A quanto vedo, i miei figli non sono stati capaci di fare ciò che gli avevo chiesto. Ma non importa, perché adesso ci penso io a te” sghignazzò Rainbokiller, rivolgendo il proprio sguardo verso Majin Bu.
“I tuoi figli? Quindi tu saresti il padre di quei cosi che hanno assalito me e Satan, giusto?” chiese irrequieto Bu, analizzando nel frattempo l’aspetto di Rainbokiller, e rendendosi conto che non differiva così tanto dalle creature affrontare precedentemente, se non per il fatto che la sua pelle fosse colorata e possedesse una stazza superiore a quella dei mostri neri, oltre anche a parti del corpo mancanti nelle sue controparti in miniatura, come per esempio i tentacoli verdi.
“Certo. E sono anche molto arrabbiato per ciò che gli hai fatto. Sei stato proprio maleducato, sai? Non permetterò a nessuno di trattare così i miei bambini, e tantomeno a un essere come te!” disse sarcasticamente Rainbokiller, che molto gradì la faccia furiosa di Majin Bu.
“Invece che pensare ai tuoi figli, sarebbe meglio se ti preoccupassi un po’ di più per te stesso!” disse una voce alle spalle della creatura, che subito dopo ricevette un potente calcio allo stomaco, sferrato da Goku con il piede destro. In quel momento, per via del gran dolore provato, Rainbokiller attenuò la presa, il che permise a Goku e Majin Bu si ritrarre i propri bracci. Rainbokiller si riprese però piuttosto in fretta, e repentinamente, si girò e sferrò una gomitata con il braccio sinistro, cercando di prendere dritto in faccia Goku. Il Saiyan balzò però all’indietro, mentre Majin Bu tentò di colpire il mostro con un montante destro. Rainbokiller si girò verso il demone rosa, per poi colpire il montante di Bu con il gomito del braccio destro, fermandolo. Immediatamente, Rainbokiller colpì Bu con un montante sinistro, spedendolo in aria. Il mostro non ebbe però tempo di assaporarsi la riuscita di quel colpo, perché dovette girarsi, siccome percepiva l’aura di Goku in avvicinamento. Effettivamente, il Saiyan stava correndo verso Rainbokiller, con il braccio sinistro alzato. Rainbokiller sorrise: era il momento adatto per rivelare finalmente quelle che erano le sue vere potenzialità. Così, inclinò leggermente il suo corpo all’indietro, per poi spingerlo in avanti e aprire la bocca, da cui fuoriuscì una gran quantità del liquido nero presente nella sua bocca da quando aveva completato la trasformazione. Goku cercò di rallentare il passo, ma il liquido era più veloce, e prima che il Saiyan potesse fare qualsiasi cosa, ecco che il liquido gli aveva ormai ricoperto tutta la parte anteriore del corpo fino al petto, lasciandogli libera solo la testa. Parte del liquido era anche caduta a terra, creando una piccola pozzanghera proprio sotto i piedi di Goku. Il Saiyan tentò di divincolarsi inutilmente, non riuscendo a muovere nessuna parte del corpo ad eccezione della testa, cosa che sfruttò per lanciare un occhiataccia a Rainbokiller, che rise.
“Sei sorpreso, non è così? Beh, ti consiglio di lasciare la sorpresa per dopo. Non ho ancora rivelato tutte le mie carte” disse la creatura, per poi saltare subito dopo, per schivare un calcio sinistro in picchiata sferrato da un furioso Majin Bu. Rainbokiller rimase a levitare nell’aria e Bu, dopo averlo guardato dritto negli occhi e aver visto il suo malizioso sorriso, iniziò anch’egli a volare, dirigendosi come un fulmine verso l’avversario. In poco tempo, i due si ritrovarono faccia a faccia, e Bu non esitò un momento a sferrargli un gancio destro, che Rainbokiller schivò abbassandosi. La creatura rispose con un diretto destro, che colpì in pieno la pancia di Majin Bu. Il colpo non sortì però alcun effetto sulla creatura, che contrattaccò con un pugno sferrato dall’alto verso il basso con il braccio sinistro. Rainbokiller ritrasse il braccio destro e fermò facilmente il colpo bloccandolo con il braccio sinistro, per poi avvicinare a sé le gambe, stando in una sorta di posa fetale, subito dopo, il mostro distese il proprio corpo in orizzontale, continuando a resistere alla pressione del braccio di Majin Bu contro il suo. A quel punto, distese entrambi le gambe, colpendo con i piedi lo stomaco di Bu, che questa volta dovette ritrarre il braccio, per poi allontanarsi dall’avversario volando all’indietro, tanto fu il dolore che Raimbokileller gli provocò.
“Contento, panzone? Non è mica finita. Adesso ti mostrerò qualcosa di molto familiare” sentenziò maliziosamente Rainbokiller. Il mostro arcobaleno ritornò a stare in posizione retta, distese le braccia in avanti, per poi chiudere le mani a pugno, dando inizio ad una nuova mutazione. Gli artigli sparironò, le dita si amalgamarono tra di loro e alla mano formando un’unica massa di pelle, che terminava con una punta. Le sue braccia si erano appena trasformare in una versione con diametro maggiore dei tentacoli che Rainbokiller possedeva sul corpo, cosa che fece rabbrividire Bu, che si distrasse, permettendo a Rainbokiller di avvicinarsi a lui e di attorcigliare i suoi nuovi arti attorno alla sua pancia. Majin Bu, dopo essersene accorto, cercò subito di liberarsi colpendo i tentacoli con diversi pugni, ma era tutto inutile: i tentacoli sembravano non volersi staccare da lui.
“Tu… hai i loro stessi poteri, solo amplificati! Maledetto!” ringhiò Majin Bu. Rainbokiller annuì.
“Esatto! Ora voglio proprio vedere come farai a liberarti!?” disse Rainbokiller. La risposta di Bu non ci mise molto ad arrivare. Il demone rosa smise di colpire i tentacoli, e distese le braccia verso il volto di Rainbokiller, avvicinando tra di loro le mani.
“In questo modo!” disse il demone rosa, per poi lanciare dalle mani una potente onda di energia. Rainbokiller scomparse dalla sua vista grazie al fumo provocato dall’onda, e i tentacoli si ritirarono, permettendo finalmente a Bu di muoversi. Il demone scattò all’indietro, in modo da preventivare un eventuale contrattacco di Rainbokiller, che però, a sorpresa, non arrivò. Il fumo provocato dal contatto dell’onda con Rainbokiller si diradò, e il mostro ne uscì fuori. Anche se sul corpo del mostro non c’era il più minimo segno di una ferita, il suo respiro era affannato, e il suo corpo penzolava a sinistra, segno che il colpo aveva avuto l’effetto sperato.
“Però, Bu è davvero in gamba!” esclamò Goku, tentando nel frattempo di liberarsi futilmente da quel liquido nero che lo teneva incollato a terra, impedendogli di andare in soccorso dell’amico.
“Maledetto panzone! Questa me la paghi!” gridò Rainbokiller. Dopo aver guardato storto negli occhi il demone rosa, Rainbokiller attorcigliò nuovamente la pancia di Bu, questa volta però facendo anche uso dei tentacoli verdi, oltre che a quelle che un tempo erano state le sue bracci. E nuovamente, fu così veloce che il demone rosa non fece in tempo a reagire. Bu era in una situazione peggiore di prima, siccome adesso la pressione dei tentacoli era così forte che gli stava prosciugando a tal punto le forze che non credeva sarebbe riuscito neanche a sparare un Ki Blast per allontanare l’avversario. Inoltre, sentì come se qualcosa di strano si stesse formando sul suo corpo. Guardò il terreno, e vide una goccia di un liquido verde cadere a terra. Rainbokiller rise.
“Mi dispiace, ma adesso credo proprio che non riuscirai a vincere questa volta. Questa sostanza verde aumenta di molto il male che subisci ad ogni colpo, e quando un oggetto entra in contatto con questo liquido può provocarti davvero molto male, caro il mio palla di lardo!” disse Rainbokiller, per poi osservare con desiderio la pancia di Majin Bu. E da lì, partì il divertimento.
Rainbokiller ritrasse i tentacoli, lasciando la pancia di Bu piena di liquido verde. Immediatamente, prima che Bu potesse fare qualsiasi cosa, Rainbokiller iniziò a colpire ripetutamente i punti dove era situato il liquido verde con tutti i suoi tentacoli, provocando un immenso dolore a Bu, il quale sembrava essere sempre più sul punto di cedere, visto che il suo corpo sembrava inclinarsi verso il basso, segno che sarebbe caduto da un momento all’altro. Dopo diversi colpi, Rainbokiller si fermò. Bu iniziò a cadere lentamente, riuscendo però a vedere il sorriso arrogante stampato sul volto di Rainbokiller. Per quanto fosse ormai allo stremo, il demone rosa fece una scelta: scelse di utilizzare le forze che gli rimanevano per cercare di eliminare quel mostro. E aveva una sola possibilità. Così, inclinò l’antenna verso Raimbokilelr, e un raggio rosa partì da essa: voleva cercare di trasformare Rainbokiller in un cioccolatino, visto che ormai sembrava essere l’unico modo per riuscire a batterlo. Ma purtroppo, quel tentativo fu vano; infatti, Rainbokiller aprì la bocca, e, da essa, scagliò una potente onda arcobaleno. Bu e il suo attacco furono travolti, e il demone rosa fu scagliato via, ormai incapace di alzarsi. Goku aveva osservato tutta la scena, provando un forte senso di disperazione: quello che si trovava davanti non era un semplice mostro molto potente, ma una creatura con molte carte da poter giocare, e che sembrava davvero difficile da sopraffare con la sola forza. Per battere quel mostro, Goku avrebbe dovuto utilizzare l’ingegno e combattere con astuzia, senza puntare tutto sulla forza bruta. Purtroppo, però, Goku in quel momento era totalmente impotente: era bloccato dal liquido nero prima lanciatogli da Rainbokiller, e dalla quale sembrava quasi impossibile liberarsi.
“Come farò a combattere questo mostro se non posso nemmeno muovermi? Eppure ci deve essere un modo per uscire da questa situazione, e se non esiste… temo che sarà la fine per tutti. Se non riesco a liberarmi, sarà veramente finita e nessuno potrà più fare nulla per contrastare Rainbokiller. Pensa, Goku, pensa!” disse tra sé e sé il Saiyan, mentre cercava di muovere invano il proprio corpo. Rainbokiller si girò verso di lui, ma questa volta, stranamente, non sorrise. Anzi, sembrava quasi deluso da quella visione.
“Che pena. Credevo che mi avresti fatto divertire un po’ di più, sai? Goku, il grande Saiyan eroe della Terra, protettore dei deboli, immobile e impotente davanti al suo nemico. Mi fai pietà. Così tanto che ho deciso di risparmiarti la sofferenza, ponendo in questo preciso istante fine alla tua vita” disse annoiato Rainbokiller, per poi far nuovamente mutare i suoi arti superiori, ritrasformando i tentacoli in braccia e mani. Pose quindi la mano destra davanti alla faccia del Saiyan, che, digrignando i denti, tenta disperatamente di liberarsi. 
“Conoscerti è stato un piacere. Addio” disse Rainbokiller. Ma fu proprio in quell’esatto momento che una scintilla si accese dentro Goku. Il Saiyan chinò per un attimo il capo, per poi rialzarlo, digrignando i denti. Rainbokiller lo guardava freddamente, sicuro ormai che per lui non ci fossero più speranze. Ed in quel momento accadde: Goku tirò un fortissimo urlò, e l’aura gialla del Super Saiyan si espanse con una velocità impressionante attorno al Saiyan e a Rainbokiller. Il liquido nero schizzò tutt’a un tratto in aria, compresa la pozzanghera formatasi sotto i piedi di Goku. Il Saiyan, avendo nuovamente il controllo del suo corpo, alzò lo sguardo al cielo e lanciò con la mano destra una potente onda energetica verso il liquido, disintegrandolo. Rainbokiller ritrasse la mano, e Goku lo guardò freddamente, per poi sorridere.
“Ma com’è pos…” tentò di dire Rainbokiller, prima di riceve una potente gomitata sinistra nello stomaco da parte di Goku. Il colpo sbalzò via Rainbokiller, che atterrò malamente a terra. Dopo essersi rialzarsi con leggera difficoltà , il mostro non poté che tremare di fronte alla’enorme aura gialla che circondava Goku, che lentamente si dirigeva verso di lui.
“Ma com’è possibile! No, tu… tu non riuscirai a battermi!” proferì il mostro, per poi lanciarsi contro Goku, cercando di prenderlo con un diretto destro. Goku schivò il colpo semplicemente spostando la testa a sinistra, per poi saltare e atterrare in picchiata con un piede sulla faccia di Rainbokiller, provocandogli immensi dolori. A quel punto, Goku iniziò a tirare una moltitudine di velocissimi calci all’avversario, che emetteva profondi urli di dolore. Mentre la scarica di colpi imperversava sul suo volto, Rainbokiller tentò di colpire Goku con un pugno scagliato con il braccio sinistro, ma il Saiyan saltò poco prima di venir preso dal pugno, per poi atterrare alle spalle di Rainbokiller. Il mostro iniziò a gridare, e si portò le mani sul viso.
“Cosa mi hai fatto!? Maledetta scimmia! Pagherai amaramente quello che mi hai fatto!” disse il mostro, per poi girarsi verso Goku e scagliargli contro i suoi tre tentacoli verdi rimanenti. Goku reagì prontamente, girandosi e afferrando il tentacolo superiore sinistro con la mano sinistra, per poi afferrare quello inferiore destro con la mano destra. A quel punto, Goku iniziò a tirare, non preoccupandosi affatto né del liquido verde emesso dai tentacoli, che in breve tempo gli inzuppò le mani, né del tentacolo sinistro inferiore che gli veniva incontro.
“Povero sciocco! Ignorare quel tentacolo sarà la tua fine!” sghignazzò Rainbokiller. Ma si sbagliava. Infatti, Goku tirò con ancora più forza, fino ad arrivare a strappare i due tentacoli che teneva in mano. Un fiotto di sangue uscì dal corpo di Rainbokiller, che subito lasciò cadere a terra l’ultimo tentacolo rimastogli. Mentre si avvicinava le mani ai punti dove prima c’erano i tentacoli per evitare la fuoriuscita di troppo sangue, Goku gli afferrò repentinamente anche l’ultimo tentacolo con entrambe le mani, per poi tirare. E dopo un po’, riuscì a staccargli anche quello. Dopo averlo fatto, il Saiyan scosse le mani con molta forza, riuscendo a far finire il liquido depositato dai tentacoli sulle sue mani a terra. Rainbokiller, nel mentre, distese quindi il braccio destro per coprire interamente i punti dove un tempo c’erano i tentacoli sinistri inferiore e superiore, cercando anche di non cadere a terra, visto che stava traballando per via delle forti ferite che gli erano state inflitte.
“Come hai osato? Giuro che ti ammazzo!” disse Rainbokiller, mentre ritraeva il braccio sinistro e la mano destra: il sangue aveva smesso di fuoriuscire, cosa incredibile, visto che aveva subito un gran numero di ferite molto gravi in poco tempo. Ma Goku non poté riflettere sulle stranezze di quell’alieno, visto che Rainbokiller ripartì subito all’attacco, scagliandosi verso Goku. Il Saiyan si mise in posa di combattimento, alzò la mano destra e si preparò a caricare un Ki Blast. Ma proprio quando Rainbokiller era a pochi passi da Goku e il Saiyan stava scagliando il Ki Blast, il mosso fece un passo all’indietro. La cosa era molto strana, ma Goku decise comunque di lanciare il Ki Blast. Riambokiller stese quindi le mani in avanti, creando lo stesso cerchio nero che aveva utilizzato contro Junior, anche se il diametro era leggermente più grande. Il cerchio assorbì il Ki Blast di Goku, che rimase stupefatto, mentre Rainbokiller scoppiò a ridere. Goku però notò che non era la solita risata di quella creatura: era più psicopatica, più intensa, e più divertita.
“Allora? Cosa te ne pare? Con questo cerchio posso assorbire ogni tuo colpo energetico debole, e con quelli forti posso fare anche di peggio! Adesso cosa farai, primate?” delirò Rainbokiller. Ma Goku non sembrava spaventato da questa nuova tecnica di Rainbokiller, anzi, sorrise. Iniziò quindi a sparare tantissimi Ki Blast, che vennero però tutti assorbiti dal cerchio, sotto le incessanti risate di Rainbokiller, felice del suo successo. Era stato umiliato, e adesso si stava prendendo la sua rivincita contro quella sporca scimmia. Fu così tanto preso dalla contentezza che alzò lo sguardo al cielo, totalmente preso dalle sue risate maligne, non ponendo minimamente più attenzione al suo avversario. Ed era proprio questo il momento che Goku stava attendendo.
Il Saiyan portò due dita alla fronte, e si teletrasporto alle spalle dell’avversario, mentre questi continuava ad ammirare estasiato il cielo sganasciandosi di risate. Immediatamente, prima ancora che Rainbokiller potesse accorgersi di avercelo dietro, il Saiyan iniziò a caricare una Kamehameha. Sentendo il rumore generato dalla Kamehameha, Rainbokiller ritrasse le braccia, facendo scomparire il cerchio, e si voltò. L’ultima cosa che vide fu la bocca di Goku spalancarsi, per poi finire travolto dalla potenza del colpo che Goku gli scagliò in pieno viso. Un’enorme nube di fumo si alzò da terra, e Goku, ormai esausto per via della troppa forza utilizzata nello scontro, si accasciò al suolo, svenuto, tornando allo stadio base.
“Non posso minimamente crederci” disse con fatica Rainbokiller, rispuntando dalla coltre di fumo, con numerose piccole ferite sparse per tutto il corpo, mentre osservava il corpo senza forse di Goku.
“Mi hai tenuto testa come nessuno aveva mai fatto finora. Sei arrivato vicino allo sconfiggermi. Se solo potessi vedere i danni che mi hai causato… mi hai umiliato! Nessuno aveva mai osato umiliare Rainbokiller! Adesso te la faccio pagare cara, molto cara! Non mi importa come, ma porrò fine alla tua vita con atroci sofferenze!” disse delirando Rainbokiller, per poi alzare il braccio destro e prepararsi ad affondare i suoi artigli nella carne di Goku. Ma proprio quando fu in procinto di agire, un potente Ki Blast lo colpì da dietro, mandandolo a terra.
“Merda…” disse Rainbokiller mentre si rialzava, tremando come una foglia. Una volta in piedi, si girò. Acciaccato e malconcio, Majin Bu lo stava osservando da lontano. Un impeto d’ira travolse Rainbokiller, a punto che il mostro si lanciò contro il demone rosa, e gli scagliò una potente gomitata sinistra in viso, che il demone non riuscì a schivare in tempo, venendo preso in pieno. Subito dopo, Rainbokiller ritrasse il braccio e sferrò un potente diretto destro alla pancia di Majin Bu, che fece leggermente indietreggiare il demone rosa, il quale però non sembrava essere particolarmente sofferente, a parte un leggero respiro affannato. E questo a Rainbokiller non stava bene.
“Che bastardo! Oltre a colpirmi, osi anche resistere ai miei attacchi!? Come ti permetti di farmi questo!” gridò furioso Rainbokiller. Bu non rispose, e pensò invece a stendere le braccia in avanti e ad aprire i palmi, per poi scagliare una potente onda di energia verso l’avversario. Rainbokiller creò istantaneamente un altro cerchio nero, ancora più grande di quello utilizzato contro Goku.
“Muahhhh! Come farai a battermi se il meglio che sai fare sono questi miseri colpi energetici?” disse Rainbokiller, mentre il colpo di Bu veniva perfettamente assorbito dal suo cerchio, che scomparve poco dopo averlo fatto. Bu non sembrò aver notato lo scherno di Rainbokiller, anzi, rimase per un po’ di tempo a fissarlo freddamente. Poi, immediatamente, Majin Bu, con un veloce scatto, si ritrovò alla destra di Rainbokiller, senza che questi potesse seguirlo. A quel punto, con un potente montante, lo colpì in pieno stomaco, e mandò il mostro in aria. Subito Majin Bu saltò e si mise a levitare, cosa che fece anche Rainbokiller. Il mostro, furioso più che mai, si scagliò in picchiata contro Majin Bu, e i due, una volta vicini, iniziarono a scagliarsi reciprocamente moltissimi calci e pungi. Ad un certo punto, Majin Bu colpì il viso di Rainbokiller con un pugno destro talmente potente da mandarlo leggermente più lontano da lui. Subito il demone scagliò un'altra onda con entrambe le mani, ma questa volta Rainbokiller non utilizzò il cerchio nero. La bestia, infatti, distese il braccio destro, tenendo la mano aperta. Così, dal palmo di quest’ultima si generò un cerchio di energia blu. Quest’ultimo, al contatto con l’onda, fermò la sua avanzata. Bu iniziò a sforzarsi di più, ma per quanto ci provasse, il cerchio non sembrava venir messo minimamente in difficoltà dall’onda di energia. A quel punto, Bu decise di lasciar perdere l’onda: allontanò quindi le mani da essa, per poi dirigersi con un veloce scatto alle spalle di Rainbokiller, per poi tirargli un diretto destro. Il mostro si girò, tenendo sempre il braccio destro disteso contro l’onda di energia, e sorrise. Poi pose la mano sinistra davanti al pugno, e formò un altro cerchio, che prese in pieno il colpo, non dando però alcun segno di cedimento.
“Dai, provaci ancora. Vediamo cosa riesci a fare!” lo provocò Rainbokiller. Bu iniziò quindi a scagliare consecutivamente tantissimi pugni, e quando questi entravano in contatto con il cerchio, esso sembrava cambiare leggermente colore. Man mano che i colpi proseguirono, il cerchio era sempre meno blu, fino a quando non cambiò completamente colore, diventando rosso cresimi. Bu smise di dare pugni a quella sorta di scudo, dopo aver notato il cambio di colore, e anche per riprendere le forze. Guardò oltre Rainbokiller, e notò che la sua onda era sparita. Il mostro arcobaleno scoppiò a ridere istericamente, per poi ritrarre il braccio destro, solo per distenderlo subito dopo verso Majin Bu, che notò stupito che anche il cerchio della mano destra era diventato rosso. Il demone capì all’istante che doveva impedire a Rainbokiller di agire, ma non fu veloce abbastanza per impedire ciò che accadde. Il mostro avvicinò tra di loro le mani, unendo i cerchi e creandone un unico piuttosto grande. Subito dopo, dal cerchio partì una potente onda di energia rossa, grande quanto il cerchio stesso. Majin Bu fu travolto completamente, sotto le folli risate e grida dell’avversario. L’onda di Rainbokiller arrivò persino a colpire la montagna, perforandola da parte a parte. Dopo un po’, l’onda si dissolse nel nulla, lasciando un banco di fumo enorme. Dal basso della coltre, una figura grassa e rosa cadde a terra, apparentemente senza vita. Rainbokiller lo guardò, contento del suo operato.
“Ritieniti fortunato: non è da tutti i giorni sopravvivere al mio Deadly Laser. Avanti, so che sei soltanto svenuto: uno come te non può morire con così tanta facilità. Su dai, rialzati, e fammi divertire ancora un po’, ti prego!” disse Rainbokiller, parlando al suo incosciente avversario. Proprio quando Rainbokiller finì il suo discorso, le mani di Bu iniziarono a tremare. Pochi istanti dopo, Majin Bu si rialzò balzando in avanti, barcollando. Rainbokiller analizzò l’aura del proprio avversario, constatando che, nonostante i gravi danni riportati dopo l’impatto con il Deadly Laser, la forza di Majin Bu non era poi diminuita così tanto, segno che per liberarsi di quella palla di lardo avrebbe dovuto faticare molto di più di quanto si immaginasse. Quel pensiero generò in lui sentimenti contrastanti: era ancora più appagato a combattere sapendo che il suo avversario era sopravissuto al suo attacco più potente, riuscendo anche a rialzarsi subito dopo; tuttavia, era anche pieno di collera per via delle numerosi umiliazioni subite da parte di Goku e Majin Bu, i primi due esseri che lo avevano spinto allo stremo, costringendolo a sfoderare buona parte dei suoi assi nella manica, alcuni dei quali erano anche stati contrastati dai suoi avversari. Tra queste due emozioni, la prima era decisamente la dominante, tanto che Rainbokiller, per incitare Bu ad attaccarlo, lo provocò, facendo segno con la mano di avvicinarsi. E funzionò: il demone spiccò il volo, e si lanciò verso Rainbokiller.
“Avanti, fatti sotto, Ciccione!” lo provocò Rainbokiller, certo che sarebbe stata di nuovo lui a spuntarla. Rainbokiller si mise in posizione, e Bu lo raggiunse in un batter d’occhio, e si posizionò davanti a lui. Inaspettatamente, però, il demone non attaccò l’avversario, ma si limitò a squadrarlo in silenzio. Rainbokiller fu molto irritato da quel comportamento, così tanto che si focalizzò più sulla rabbia che non sull’avversario, cosa che Bu riuscì a capire per via dei soffocati ringhi che Rainbokiller emetté. Capì che era il momento di agire, in quel momento in cui l’avversario aveva abbassato la guardia. Così, il demone unì i polsi, posizionandoli in laterale, e da essi partì un sottile ma veloce raggio di energia rosa. Rainbokiller fece appena in tempo a sbigottirsi che il colpo l’aveva già preso, scaraventandolo lontano dal proprio avversario, e facendolo andare a testa in giù. Rainbokiller riuscì a frenare lo sbalzò, per poi rimettersi a testa in su ed osservare nuovamente il suo avversario, ancora più infastidito di prima, per poi sorridere pochi istanti dopo.
“Si, posso farcela. Ora che mi ha spinto lontano da lui, posso lanciargli addosso il liquido nero senza che riesca ad interrompermi. Mi dispiace, ciccione, ma ti sei scavato la fossa da solo!” pensò Rainbokiller, per poi chinare la schiena all’indietro. Bu però capì subito le intenzioni del suo avversario: lanciò così un'altra tenue onda rosa, che in un batter d’occhio raggiunse Rainbokiller e lo colpì allo stomaco, facendolo velocemente precipiatare a terra. Il mostro si rialzò pochi istanti dopo, furente, siccome il suo attacco era stato interrotto.
“Devo ammettere che come tecnica non è male: non solo è potente, ma è capace di percorrere molto velocemente distante abbastanza grandi… davvero impressionante” si complimentò Rainbokiller, digrignando i denti per la rabbia.
“Mi fa sinceramente piacere che il mio Ago Energetico ti sia piaciuto” disse acidamente Majin Bu.
“Già… è un peccato che nessuno, a parte io e te, abbia potuto assistere a questa tua nuova tecnica. Ed è un peccato anche il fatto che nessuno è qui per aiutarti! Adesso mi vendicherò di tutte le umiliazioni a cui mi hai sottoposto, e non ci sarà nessuno a supportarti. Tu sei solo!” sghignazzò follemente e rabbiosamente Rainbokiller.
“Majin Bu non è solo” pronunciò una voce. Rainbokiller distolse stupito lo sguardo da Majin Bu, e guardò davanti a sé. E li vide. Erano in piedi. Tutti. Con i vestiti strappati e le ferite su tutto il corpo, ma al contempo freschi come una rosa.
“Mentre tu eri intento a lottare con Majin Bu, mi sono risvegliato e mi sono ricordato di avere un sacchetto di senzu nei pantaloni. Con le ultime forze rimastemi, sono riuscito a prenderne uno e me lo sono mangiato. Per fortuna, tu eri troppo concentrato a combattere contro Majin Bu, così ho potuto donare un senzu a tutti i miei compagni, facendoli tornare subito in forze. Come puoi notare, Gohan è anche riuscito a scrollarsi di dosso tutta quella roba verde che gli hai avevi buttato sul corpo. Direi che non hai fatto un lavoro eccellente. Adesso direi che quello ad essere solo sei proprio tu, Rainbokiller” spiegò Goku, per poi lanciare a terra il sacchetto ormai vuoto di senzu. Rainbokiller squadrò l’intero gruppo, esteriormente furioso, interiormente calmo: calmo poiché aveva steso la maggior parte del gruppo con facilità già una volta, e non gli sarebbe venuto difficile farlo di nuovo; furioso perché adesso non solo Goku era ritornato in forze, ma perché temeva che Junior potesse nuovamente avere un improvviso incremento di forza, portando Rainbokiller a dover combattere contro tre avversari alla sua altezza, provocandogli uno svantaggio sempre maggiore.
“Padre!” urlarono delle voci dall’alto. Rainbokiller alzò lo sguardo verso l’alto, in contemporanea con i Guerrieri Z. Ottanta suoi figli stavano volando verso il campo di battaglia, sorridenti.
“Padre, lascia a noi i più deboli: non sono degni di affrontarti!” dissero all’unisono i figli di Rainbokiller, atterrando a terra subito dopo aver finito la frase., circondando tutti i Guerrieri Z ad eccezione di Goku e Majin Bu. Il padre fu inizialmente sul punto di rifiutare l’aiuto dei figli, per la grande vergogna che provava nei loro confronti per aver fallito la missione affidatagli. Ma poi pensò che lasciarli combattere sarebbe stato un ottima occasione per offrigli un ulteriore possibilità, visto che in fin dei conti alcuni di loro erano abbastanza forti da poter rivaleggiare con alcuni dei guerrieri lì presenti, benché la maggior parte avesse comunque un livello combattivo davvero misero in confronto a quello degli avversari.
“Va bene, figli miei. Lasciò a voi l’incarico di occuparvi dei guerrieri più deboli. In quanto a voi, lardoso e scimmione… che ne dite di iniziare di nuovo le danze?” disse Rainbokiller. Goku si trasformò immediatamente in Super Saiyan di Terzo Livello, e si scagliò senza esitazione contro Rainbokiller. La lotta stava per ricominciare.

*

Mentre i nostri eroi erano sul punto di iniziare lo scontro contro Rainbokiller e i suoi figli, nel cielo della città dell’Ovest, Iamko stava mettendo tutto sé stesso nel cercare di sopraffare il Decstructo Glob di Nappa con la sua Kamehameha, seppur con scarsi risultati: benché all’inizio nessuno dei due colpi sembrava poter prendere il sopravvento, ad un certo punto il Decstruco Glob iniziò ad avanzare senza difficoltà verso Iamko, passando facilmente attraverso l’ormai impotente Kamehameha dell’avversario. Nonostante il chiaro svantaggio, Iamko continuò ad opporre resistenza, anche se ormai era chiaro anche a lui che sarebbe stato tutti inutile. E infatti, ad un certo punto, il Destructo Glob iniziò ad avvicinarsi con una velocità sempre maggiore, fino a quando, con un singolo ma veloce scatto, arrivò a Iamko, colpendolo duramente e scagliandolo violentemente verso il basso. Il terrestre, mentre precipitava, iniziò a fare innumerevoli capriole a mezz’aria, attutendo la velocità della caduta, riuscendo così ad atterrare a terra con i piedi e senza patire particolari dolori. Una volta a terra, il terrestre alzò lo sguardo verso l’alto, osservando la sfera arancione che si dissolveva, e Nappa che ne usciva fuori, sorridente. Il Saiyan abbassò lo sguardo verso il suo avversario, per poi iniziare a scendere lentamente verso il basso. Una volta toccata terra, i due si ritrovarono nuovamente faccia a faccia.
“Devo farti i miei complimenti. Sei un osso duro. Non pensavo saresti sopravissuto al mio Desctrusco Glob, ma adesso credo proprio che per te stia per arrivare la fine” disse calmamente Nappa, emettendo una debole risata.
“Ahi si, davvero? E sentiamo, come hai intenzione di uccidermi?” chiese Iamko, sicuro che le parole del Saiyan fossero soltanto intimidatorie.
“Oh, caro, ti stai sbagliando. Io non ho intenzione di ucciderti. Io ho intenzione di trasformare il tuo corpo in polvere. E lo farò in questo modo” disse Nappa. A quel punto, il muscoloso Saiyan iniziò ad emettere un potentissimo urlo, che fece vibrare fortemente la terra. Dopo un primo momento di difficoltà, Iamko riuscì a mantenere l’equilibrio, e a non cadere a terra. Poté dunque concentrarsi sul suo avversario, e notò che la sua aura era in costante  crescita, e che sulla sua testa stavano spuntando dei capelli dorati rizzati verso il cielo.
“No… non è possibile… no, non può essere vero. È tutto… è tutto un brutto sogno! No, non è vero, non è vero!” delirò incredulo Iamko, mentre osservava il proprio avversario, il quale venne circondato da una splendente aura gialla, mentre la sua forza continuava a crescere.
“Sta attento, Iamko” pensò Puar, mettendosi le mani davanti alla bocca, mentre assistenza terrorizzato a quell’inquietante spettacolo. Quei capelli, quell’aura, quell’urlo… era proprio tutto vero. Non era un sogno, ma la pura e inalterabile verità.
“Tu sei un…” disse Iamko, per poi interrompersi di botto, mentre ogni singola cellula del suo corpo tremava dalla paura. L’urlo cessò, la forza di Nappa smise di crescere, e i capelli finirono di spuntare. Il Saiyan osservo Iamko, il quale fu come penetrato nell’animo da quei gelidi occhi azzurri.
“Io sono… un Super Saiyan!” disse Nappa, per poi scoppiare a ridere. Iamko strinse i pugni, e cercò di trattenere l’angoscia in ogni modo. Il cuore gli martellava il petto, e la paura aveva ormai preso controllo di ogni singola parte del suo corpo. Aveva notato dall’inizio del loro scontro che Nappa fosse sensibilmente migliorato rispetto alla volta precedente, ma non si immaginava che il Saiyan potesse arrivare addirittura a potersi trasformare. Come avrebbe potuto tenere testa a quel colosso, ora che il divario di forza tra loro era di molto aumentato? Come avrebbe potuto sconfiggerlo? Semplice: non avrebbe potuto. Era giunto il momento di accettare. Lui era debole. Non era un Saiyan, era un terrestre. E i terrestri sono deboli. Non era suo destino e compito difendere la Terra. Era un incarico che spettava ad esseri decisamente più forti di lui. Tutti gli sforzi che aveva compiuto in quegli anni, tutti gli estenuanti allenamenti… tutto futile. Doveva accettare la realtà, e fare l’unica cosa che lo avrebbe portato alla salvezza: fuggire da quel posto. Senza pensarci due volte, il terrestre tese il braccio destro verso i piedi dell’avversario, per poi iniziare a sparare una velocissima serie di Ki Blast, che alzarono un polverone tale che sarebbe stato impossibile per Nappa riuscire a distinguere Iamko affidandosi solo alla vista. Il terrestre spiccò subito dopo il volo, cercando di dirigersi quanto più lontano possibile dal Saiyan. Purtroppo per lui, il suo tentativo di fuga ebbe vita breve: infatti, dopo pochi attimi di volo, Iamko si fermò bruscamente: qualcosa gli stava stringendo la gamba destra. Iamko si guardò alle spalle, e vide con orrore che Nappa era proprio lì, sorridente, mentre impediva alla gamba di Iamko di liberarsi dalla tenaglia della sua mano destra.
“Tentavi di dartela a gambe, non è così? Peccato che ti sia dimenticato di azzerare la tua aura! È stato un gioco da ragazzi localizzarti, anche se credo che sarei riuscito a trovarti lo stesso” disse il Saiyan. Iamko tentò di aprire bocca, ma prima che potesse anche solo fiatare, Nappa alzò il braccio destro, per poi abbassarlo e lanciare il corpo del terrestre verso il suolo. Iamko precipitò con incredibile velocità, andando a sbattere contro una macchina azzurra semi-distrutta, sopravissuta alla distruzione quasi totale della città. L’impatto di Iamko con la vettura provocò una grossa ammaccatura, lasciando il terrestre dolorante sopra di essa.
“Ma com’è possibile? Fino ad ora sapevo che Nappa e Vegeta, al momento dello sbraco sulla Terra, non fossero capaci di percepire le aure nemiche, mentre adesso anche Nappa ha imparato a farlo. O forse mi ha mentito, e lo ha detto soltanto per farmi andare nel panico. L’unica cosa certa è che è un avversario decisamente fuori dalla mia portata. Devo fare qualcosa per sfuggirgli, ma cosa?” pensò dentro di sé il terrestre, il cui turbamento crebbe quando i piedi di Nappa tornarono al contatto con il suolo, intensificandosi ancor di più nel momento in cui il Saiyan iniziò lentamente, con passo corto, ad avvicinarsi a lui.
“Sono troppo addolorato, ma devo fare uno sforzo. Per quanto senta che il mio corpo stia per esplodere, devo resistere e trovare una via di fuga. Ma cosa mai potrei fare? Nappa è fin troppo veloce, riuscirà ad acciuffarmi comunque, qualsiasi cosa io faccia per evitarlo. Eppure un modo ci deve essere, ma quale!? Pensa, Iamko, pensa!” pensò il terrestre, rialzandosi lentamente dall’ammaccata automobile e ritrovandosi nuovamente a squadrare Nappa, il quale continuava ad avanzare con un espressione priva di qualsivoglia emozione.
“Che delusione. Mi aspettavo molto di più da te, terrestre. Sono rimasto profondamente deluso, e te lo dico con sincerità. Pensavo che mi sarei potuto divertire almeno un altro po’. Sai che ti dico? Facciamo un gioco. Io adesso chiuderò gli occhi, e tu avrai dieci secondi per dartela a gambe senza che io faccia niente. Passati i dieci secondi, mi metterò in moto per cercare di acciuffarti. Ci stai?” chiese Nappa, mantenendo un’espressione seria. Gli occhi di Iamko si riempirono di vitalità e speranza. Non era ancora tutto perduto.
“Si, accetto volentieri! Vedrai che questa volta non riuscirai a prendermi!” disse Iamko, determinato a non sprecare quell’offerta, pur non essendo sicuro che Nappa avrebbe mantenuto la parola data di non aprire gli occhi prima che siano passati dieci secondi.
“Bene! Allora inizio! Uno…” iniziò il Saiyan, dopo aver chiuso gli occhi. Con tutte le sue forze, Iamko si girò a destra, e iniziò a correre impegnando ogni suo singolo muscolo. Spesso si guardava indietro, ma la velocità con cui stava correndo era tale che ormai aveva già quasi perso di vista Nappa, pur continuando ad udire la voce del Saiyan, che risuonava molto forte in quella vasta landa dominata dal più assoluto silenzio.
“Cinque… sei… sette… otto… nove” e a quel punto, Nappa si fermò per un istante. Iamko continuò a correre, guardandosi continuamente le spalle: ormai doveva essere arrivato così lontano che non riusciva nemmeno più ad intravedere la sagoma del Saiyan. In verità, nemmeno Iamko stesso sapeva cosa stesse facendo in quel preciso istante: ogni sua azione era controllata dalla paura, dall’istinto di sopravvivenza; dalla sua incredibile forza di volontà, che gli diceva di dover sfuggire in ogni modo alla morte. Iamko si rigirò, e iniziò a correre ancora più velocemente, non riuscendo nemmeno ad udire i suoi stessi passi. Le forze lo stavano abbandonando,  ma il terrestre continuava a resistere, sicuro che sarebbe riuscito a scappare. Ma fu proprio quando le sue forze erano sul punto di esaurirsi completamente, accadde. Nappa scandì quella parola lentamente, lettera per lettera, come per enfatizzare quella che sarebbe stata una lenta e dolorosa agonia per Iamko.
“D-i-e-c-i!” urlò il Saiyan. In quello stesso istante, Iamko cadde in avanti. Aveva ormai esaurito tutte le forze rimastegli in corpo, ma da un lato si sentiva sollevato dal fatto che fosse riuscito a semire il Saiyan, anche se aveva la sensazione di aver dimenticato qualcosa, che forse non era tutto finito. Con un immane sforzo, Iamko alzò lo sguardo al cielo. E lo vide. Sorridente. Soddisfatto. Vittorioso.
“Sembra proprio che ti sia dimenticato di nuovo di azzerare la tua aura. Sappi che comunque non importa sapere il motivo. Mi importa soltanto che adesso tu sia a terra, completamente alla mia mercé. Sai, non vedevo l’ora che arrivasse questo momento! Lo aspettavo da tanto!” sghignazzò malvagiamente Nappa, mentre Iamko malediva sé stesso per aver di nuovo compiuto lo stesso errore. Nappa posò il proprio piede destro sulla schiena di Iamko, ormai arresosi alla dura realtà.
“In fondo, me lo merito. Non sono stato nient’altro che un vigliacco. Avrei potuto combattere, e avere almeno la coscienza pulita. E invece adesso mi trovo qui, a terra, senza aver praticamente aver opposto resistenza al mio avversario. Questa è la fine che merito” pensò Iamko, mentre Nappa tese la mano destra verso il corpo del terrestre, facendo pressione con il piede sulla spalla, in modo da provocare a Iamko ulteriori sofferenze.
“Adesso si che inizio a divertirmi!”

*

Nel frattempo, lo scontro tra i Guerrieri Z e Rainbokiller e i suoi figli si stava facendo sempre più accesso, e sembrava quasi impossibile riuscire a capire chi sarebbe riuscito a spuntarla. Uno dei guerrieri che ci stava mettendo più impegno era sicuramente Gohan, il quale stava combattendo contro un figlio di Rainbokiller piuttosto forte, che lo aveva costretto a trasformarsi in Super Saiyan. Il loro scontro era totalmente pari, e si era ormai stabilizzato in un continuo ciclo di serrati attacchi molto veloci, dove però nessuno dei due riusciva a colpire l’altro, cosa che provocava non poco fastidio a Gohan, il quale era determinato più che mai a riscattarsi dopo la pesante umiliazione subita da Rainbokiller. Non a caso, era stato proprio Gohan ad attaccare per primo il suo avversario, notando in lui una forza superiore alla maggior parte dei suoi fratelli. Non era un debole, e avrebbe fatto di tutto pur di dimostrarlo. Non si sarebbe fatto piegare da quel mostriciattolo. Lo avrebbe sconfitto, e poi avrebbe pensato nuovamente a Rainbokiller, sconfiggendo anche lui e potendo finalmente dimostrare il suo valore.
“Sei davvero forte, ma dal tuo viso posso dedurre che ti stai concentrando di più su di me che su ciò che ti circonda. Sai, di questi tempi è sempre meglio guardarsi bene le spalle” disse il mostro, sorridendo malignamente a Gohan, che però non rispose in alcun modo alle provocazioni, concentrandosi di più sul combattimento, proprio come aveva detto la creatura. Lo scontro continuò ad essere totalmente pari, almeno fino a quando Gohan non sentì dei forti dolori alle spalle e alle ascelle, come di una stretta. Improvvisamente, Gohan non riuscì più a muovere le braccia, al che girò istantaneamente la testa all’indietro, vedendo che un fratello del suo avversario gli stava sorridendo, mentre teneva le sue braccia trasformare in tentacoli distese in avanti. Gohan fece per guardarsi le spalle, ma rimase immobile, pietrificato dall’improvviso e fortissimo dolore che era partito dal suo stomaco e si stava a mano a mano propagando per tutto il suo corpo. Per fortuna, il dolore si attutì abbastanza in fretta, e Gohan riuscì finalmente a girarsi nuovamente verso il suo avversario, che lo osservava con una superba aria di superiorità. Gohan notò che le braccia del suo avversario si erano trasformate, diventando dei tentacoli che la creatura faceva svolazzare con fare arrogante, come se quegli arti fossero per lui motivo di vanto.
“Come puoi vedere, noi possiamo trasformare le nostre braccia in tentacoli, che poi utilizziamo per impedire alle persone di muoversi! Voglio proprio vedere ora come te la caverai!” si vantò la creatura, per poi scoppiare a ridere. Gohan lo guardò con disprezzo, mentre cercava inutilmente di muovere le braccia. Non poteva gettare la spugna. Non contro di loro. Era un vero guerriero, e perdere contro avversari così deboli sarebbe stata un umiliazione dalla quale non si sarebbe mai ripreso. Ma lui non avrebbe perso. Lui non poteva perdere. E avrebbe fatto di tutto per vincere. Così, il Saiyan iniziò ad urlare, e in un attimo passò dal Super Saiyan al Super Saiyan di Secondo Livello. La creatura che lo teneva bloccato ritrasse i suo tentacoli, già sbalzati leggermente dalla forza emessa da Gohan appena trasformato, impaurito dalla sua forza. Riacquisito il controllo delle braccia, Gohan non esitò a girarsi e a dedicare al mostro un ultimo freddo sguardo, per lo lanciare con la mano destra un Ki Blast che colpì in pieno il mostro, il quale fuoriuscì dalla nube di fumo generata dal Ki Blast accasciandosi al suolo, morto. Gohan diede le spalle al cadavere, e vide il suo precedente avversario tentare di darsela a gambe, spaventato dalla sua nuova forza. Disgustato dal vile comportamento della bestia, Gohan non esitò un secondo a caricare e poi lanciargli una potente Kamehameha, che travolse il mostro disintegrandone il corpo. Subito dopo aver fatto ciò, mentre la Kamehameha si dissolveva, Gohan si girò nuovamente, e poté osservare davanti a sé lo svolgimento della battaglia, che stava andando a favore dei Guerrieri Z: Crilin aveva appena eliminato tre avversari con un singolo Kienzan, mentre Tensing stava combattendo senza alcuna difficoltà contro cinque mostri contemporaneamente, aiutato da Riff, il quale teneva a bada i movimenti di un mostro alla volta con i suoi poteri psichici. Le cose erano ancora miglior con Junior e Vegeta, i quali avevano già ucciso da soli circa quindici di quei mostri, e per l’altro Vegeta non sembrava aver bisogno neanche del Super Saiyan di Secondo Livello, visto l’egregio lavoro che stava compiendo con soltanto il Primo Livello. Trunks e Goten, invece, si divertivano a prendersi gioco dei mostri, schivando continuamente i loro corpi e non rispondendo ai loro attacci, rimanendo per l’altro in forma base. Ma niente di questo lo interessava, perché lui aveva occhi soltanto per Rainbokiller, che in quel momento stava combattendo alla pari con Goku e Majin Bu, nonostante l’inferiorità numerica. Per sconfiggere quel mostro, c’era bisogno di un terzo guerriero, altrettanto all’altezza di Goku e Majin Bu. Un guerriero forte, pronto a spingersi oltre i propri limiti se necessario; pronto a rischiare la vita per salvare chi ama. E quel guerrieri era lui, Gohan, il primogenito del più potente guerriero presente sulla Terra. Il Saiyan si strappò con disprezzo i resti del suo smoking, mettendo in bella vista tutte le ferite presenti sulla parte superiore del suo corpo, per poi lasciarlo cadere. A quel punto, Gohan espanse leggermente la sua aura, e, dopo aver leggermente alzato i piedi da terra e aver iniziato a levitare, si diresse verso Rainbokiller urlando.
“Mostro!” urlò Gohan. Il suo urlo fece interrompere di botto ogni lotta in corso in quel preciso istante. Chiunque, dai figli di Rainbokiller ai Guerrieri Z, stava osservando il giovane Saiyan dirigersi verso il mostro arcobaleno, che lo fissava senza il minimo segno di stupore; il mostro, infatti, aveva ormai capito quanto fosse cocciuto quel Saiyan, ed era sicuro che prima o poi avrebbe nuovamente tentato di combatterlo. Per quanto fosse in parte irritato dal comportamento di Gohan, l’idea di poterlo umiliare davanti a tutti i suoi amici lo intrigava. Così finalmente avrebbe potuto dimostrare pubblicamente quanto quel Saiyan, in confronto a lui, non fosse nient’ altro che un inetto.
“Gohan, ma cosa stai facendo? Non hai speranze contro Rainbokiller!” gli urlò Goku, ma Gohan continuò a svolazzare verso Rainbokiller, ignorando le preghiere del padre. Goku si sentì terribilmente in colpa: se Gohan stava facendo quella pazzia, era solo per colpa sua. Lui gli aveva detto di dover riprendere gli allenamenti; lui gli aveva detto che dentro di lui c’era una gigantesca forza recondita che avrebbe potuto risvegliare solo con l’impegno; aveva fatto leva sui suoi sentimenti per convincerlo, e questo proprio non riusciva a perdonarselo. Se Goku non gli avesse inculcato tutti quei pensieri, in quel momento Gohan non si sarebbe buttato in quella follia, ma sarebbe rimasto ad affrontare i figli di Rainbokiller, essendo troppo debole per affrontare il padre.
“Preparati, Rainbokiller! Stai per vedere quanto valgo veramente!” disse Gohan. Goku, al sentire quelle parole del figlio, prese fiato. Dopo pochi istanti, urlò.
“Gohan, io non intendevo questo! Tu hai frainteso le mie parole! Non volevo dire che ora come ora non vali nulla! Tu vali, e non hai bisogno di dimostrarmelo così! Stai facendo tutto questo soltanto per metterti alla prova! Questo non è un allenamento, Gohan! Questa è una vera battaglia! Ti prego, fermati!” lo rimproverò Goku, sotto gli occhi stupiti di tutti i presenti.
“Mi dispiace papà, ma io non cambio idea! Io combatterò, anche a costo di rimetterci la vita!” disse Gohan, alzando nel frattempo un braccio, pronto per sferrare il primo pugno, visto che era ormai volto vicino dal raggiungere Rainbokiller.
“Beh, se proprio sei disposto a morire, allora posso anche non farmi alcuno scrupolo nel liberarmi definitivamente di te!” disse Rainbokiller, sbadigliando, per poi lanciare dalla sua mano destra una potente onda arcobaleno, che centrò in pieno Gohan. Una piccola nube di fumo si alzò, mentre il corpo di Gohan fu sbalzato all’indietro per colpa del colpo di Rainbokiller. Una volta toccata terra, Gohan ritornò nella sua forma di base, e svenne quasi istantaneamente. Rainbokiller lo guardò soddisfatto, per poi distendere entrambe le braccia in direzione di Gohan. Tutti i presenti, inclusi i figli di Rainbokiller, erano rimasti impietriti da tutti quegli avvenimenti, e sembravano incapaci di compiere qualsiasi azione. Rainbokiller iniziò a caricare in entrambe le mani dei Ki Blast arcobaleno, mentre sghignazzava contento. Finalmente si sarebbe potuto liberare di quella rogna di marmocchio. Quando i suoi Ki Blast furono completi, Rainbokiller li scagliò all’unisono verso Gohan.
“Gohan!” urlò disperato Goku, tendendo la mano destra verso i Ki Blast, per poi spararne due a sua volta. I suoi Ki Blast furono fortunatamente abbastanza veloci da riuscire ad intercettare quelli di Rainbokiller, facendoli esplodere e provocando una piccola nube di fumo. Rainbokiller si girò immediatamente verso il Saiyan, e Goku fece la stessa cosa. I due ritrassero le braccia, e si squadrarono reciprocamente, con freddezza.
“A quanto pare non sembri proprio volerti arrendere, eh? Sai, è strano che tu stia ancora in piedi: hai attivato il Super Saiyan Tre da un po’ troppo tempo mi sa. Dimmi un po’: come ci sei riuscito? Ti sei per caso abituato a questa trasformazione?” disse Rainbokiller, lasciando tutti i Guerrieri Z a bocca asciutta. Come faceva quel mostro a sapere del grande dispendio di energia che comportava il Super Saiyan Tre? Come faceva a sapere che quello fosse proprio il terzo livello di Super Saiyan? Come faceva a sapere che quella trasformazione si chiamava Super Saiyan? Mentre queste domande assillavano la mente dei Guerrieri Z, delle leggere ma ben udibili risate maligne fuoriuscivano dalla bocca dei figli di Rainbokiller. Gli unici che rimasero totalmente impassibili furono Rainbokiller e Goku. Quest’ultimo non sembrava nemmeno aver posto attenzione alle parole di Rainbokiller, visto che continuò a squadrarlo senza proferir parola.
“Che posso dire… è stato molto divertente combattervi. Ma adesso è il momento che io mi liberi di voi. Figli miei! Datemi tutta la vostra la forza! Aiutatemi a castigare i miei nemici!” urlò Rainbokiller. Gli innumerevoli urli di gioia emessi dai figli della creatura si propagarono in tutta l’aria circostante. Dopo alcuni secondi, i corpi dei figli di Rainbokiller ancora vivi iniziarono a diventare trasparenti, e a poco a poco scomparvero totalmente, sotto gli occhi basiti dei Guerrieri Z. Al posto dei figli del mostro arcobaleno adesso c’erano delle piccole sfere nere che volteggiavano nell’aria. Rainbokiller sorrise, per poi aprire la bocca, e le sfere iniziarono a dirigersi svolazzando dentro di essa. E quando le sfere entravano nella bocca del mostro arcobaleno, la sua forza veniva incrementata sempre di più. Dopo aver già accolto nella sua bocca un paio di sfere, Rainbokiller iniziò ad espandere la sua aura. Era un aura arcobaleno, ma i colori erano spenti e minacciosi, quasi inquietanti.
“Andatevene via tutti! Qui ci pensiamo io e Majin Bu! Su, coraggio, scappate!” ordinò subito Goku, per poi iniziare, insieme a Majin Bu, a scagliare moltissimi Ki Blast a Rainbokiller, facendo scomparire il suo corpo in una immensa nube di fumo. Nel frattempo, i Guerrieri Z stavano battendo tutti in ritirata. Junior prese in braccio Gohan e se lo mise sulla sua spalla destra, per poi seguire gli altri guerrieri. Si voltò indietro, vedendo che Vegeta non li stava seguendo, e anzi, era intento a cercare di beccare con dei Ki Blast le sfere nere prima che potessero dirigersi nella bocca di Rainbokiller. Purtroppo per lui, era tutta fatica sprecata, visto che le sfere schivavano i Ki Blast prima che questi potessero colpirle. Junior fu quasi tentato nel chiamare Vegeta e dirgli di seguirli, perché contro quel mostro, ormai, gli unici ad avere speranze erano Goku e Majin Bu. L’idea gli scomparve però in un attimo: era infatti consapevole del fatto che Vegeta fosse un tipo orgoglioso, e di sicuro non avrebbe accettato consigli da nessuno se non da se stesso. Così, Junior si girò nuovamente e continuò la sua fuga. Nel frattempo, Goku e Majin Bu continuarono per un po’ la raffica di colpi energetici, per poi però cessare il fuoco dopo pochi attimi, ben consapevoli che continuare sarebbe stato inutile. Nonostante avessero sparato diverse decine di Ki Blast, l’aura di Rainbokiller era ancora percepibile. Dopo pochi attimi, il fumo si diradò, e fu lì che Goku e Majin Bu poterono finalmente osservare Rainbokiller, in tutto il suo splendore. I colori della sua aura si erano trasformati da morti ad accesi e lucenti, e i suoi occhi erano diventati di un rosso acceso. La bocca era serrata in un largo sorriso, e i suoi denti erano diventati tutti color arcobaleno. Il mostro sorrise, e mentre lo faceva, Goku si girò nella direzione dove avrebbe dovuto trovare le sfere nere, non riuscendone però ad individuare nemmeno una. L’unica cosa che poteva vedere era un Vegeta esausto ed ansimante, trasformato in Super Saiyan di Secondo Livello, che tentava con tutte le sue forze di tenersi in piedi, anche se la cosa gli risultava piuttosto difficile, visto il grande spreco di energie dovuto agli innumerevoli Ki Blast sparati nell’inutile nel tentativo di distruggere le sfere.
“Vegeta, ma perché sei ancora qui!? Vattene! Rainbokiller è troppo forte per te!” lo rimproverò severamente Goku. Vegeta però rimase del tutto impassibile al rimprovero del rivale, e, cocciutamente, arrancò verso Rainbokiller.
“Mi spiace, Karoot, ma io non mi tiro indietro davanti a nessuno!” disse determinato Vegeta, per poi mettersi la mano destra sulla spalla sinistra, per sostenersi nella sforzante camminata in cui era impegnato. Rainbokiller rimase quasi impietosito da quello che stava accadendo a Vegeta, anche se questo suo dispiacere era più compassione che vera tristezza per quello che stava patendo il povero principe dei Saiyan.
“Sei davvero forte, caro il mio principe dei Saiyan. Ma la forza non vi basterà per salvarvi da ciò che vi aspetta. Preparatevi… ad abbracciare la morte!” disse Rainbokiller. La sua aura arcobaleno scomparve, e Rainbokiller saltò molto in alto, per poi iniziare a levitare e ad osservare dall’alto verso il basso i suoi tre avversari.
“Non mento quando dico che mi sono divertito davvero tanto con voi, ma ora credo proprio che per voi sia giunto il momento di andare nell’aldilà!” urlò il mostro, per poi aprire la bocca, dentro la quale era presente una strana energia color arcobaleno, che diventava a mano a mano sempre più splendente. Il vento iniziò a muoversi più velocemente del solito, e le folate erano violente e pensanti. L’aura di Raimbokiller cresceva sempre di più, diventando così forte da far tremare la terra. Fu a quel punto che i nostri tre eroi capirono che dovevano fare qualcosa, qualsiasi cosa, altrimenti quel mostro sarebbe riuscito ad ucciderli. Così, Majin Bu e Vegeta si misero ai lati di Goku, il primo a destra e il secondo a sinistra, mentre il Saiyan osservava impassibile Rainbokiller. Fu questione di pochi secondi, dopo la quale Goku iniziò a caricare una Kamehameha, cosa che pochi istanti dopo iniziò a fare anche Majin Bu. Vegeta, invece, mise le mani vicine tra di loro, al lato del fianco destro, ed iniziò a caricare uno dei suoi attacchi più potenti: il Galick Cannon. Le aure dei tre guerrieri diventavano sempre di forti, facendo tremare ancora di più la terra a loro sottostante.
“Galick Cannon!” urlò Vegeta.
“Kemehameha!” urlarono in coro Majin Bu e Goku.
Così, i tre scagliarono all’unisono i loro colpi energetici, che si unirono tra di loro formando un'unica ed enorme onda di energia di colore viola, azzurra e rosa. Rainbokiller ci mise poco a contrattaccare,  rilasciando l’energia accumulata nella bocca e scagliando un imponente onda arcobaleno, che si andò a scontrare contro l’attacco energetico combinato dei tre guerrieri terrestri, che iniziarono ad urlare, e i loro urli, misti ai potenti rumori provocati dal confronto tra il loro colpo energetico e quello di Rainbokiller, gli assordarono le orecchie, non facendogli capire quasi nulla di quello che stava succedendo. I due colpi erano di pari potenza, e lo scontro tra di essi era molto equilibrato: se uno di essi prendeva il sopravvento spingendo indietro l’altro, pochi istanti dopo questi riprendeva terreno, e lo scontro ritornava equo. E questa situazione di parità non sembrava essere proprio in grado di sbloccarsi, nonostante il grande impegno messoci dai quattro guerrieri: i muscoli di Goku e Vegeta erano tesi al massimo, la pancia di Majin Bu oscillava di qua e di là mentre un forte dolore provocato dallo sforzo si propagava per tutto il corpo del demone, e gli occhi di Raimbokiller erano quasi sul punto da staccarsi dal resto del corpo. La situazione di parità durò per qualche altro istante fino a quando non successe: nell’esatto punto in cui le due onde erano in collisione, iniziò a fuoriuscire una tenute luce, che passò inosservata agli occhi dei combattenti, troppo impegnati a pensare a cercare di far prevalere la propria onda su quella del nemico. La luce, però, divenne a via a via sempre più forte, e sembrò quasi essere… energia gialla. Un energia accecante, che si espandeva con una velocità impressionante, arrivando addirittura a sovrastare a mano a mano le due onde di energia. I guerrieri rimasero ammaliati da quell’energia, mentre questa continuava ad espandersi con velocità maggiore. Poi, successe tutto in un attimo. L’energia aveva ormai coperto del tutto le onde di energia, quando travolse tutti e quattro i guerrieri, che per un instante videro un’abbagliante luce, e pochi attimi dopo, il buio più totale.                                                                                                                                                                                                                                                                 

*

Nel frattempo, il gruppo dei Guerrieri Z si era riunito al gruppo di C-18, rimasto ai piedi del monte ad aspettare il loro ritorno, ma purtroppo non avevano avuto nemmeno il tempio di scambiare due parole, visto che Junior aveva subito detto a tutti che dovevano allontanarsi da lì.  La confusione era tale che nessuno sembrò notare la mancanza di Vegeta (a parte ovviamente Junior, che però preferì non dire niente per non creare ulteriori problemi) e lo stato pietoso in cui Gohan era ridotto, anche perché in quel momento l’unico pensiero dei presenti era mettersi in salvo. Purtroppo, però, l’energia gialla non sembrava essere intenzionata a lasciarli andare. Questa, infatti, aveva ormai coperto l’intera montagna, e stava incominciando ad ricoprire anche la superficie occupata dalla foresta, dove il gruppo stava correndo in un disperato tentativo di fuga. Purtroppo, per quanto ci provassero, l’energia era più veloce di loro, e il suo potente rumore fece voltare ogni singolo elemento del gruppo. Un abbagliante luce li investì. Dei potentissimi urli si alzarono dal gruppo. E poi…

ANGOLO AUTORE: Cliffhanger! E già! Dopo tanto tempo, eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo! So che è un po’ corto, ma non temete: i prossimi saranno più lunghi. Ho infatti già completato i capitolo 4, 5 e 6, anche se non so quando li pubblicherò, essendo più lunghi di questo (in particolare il 6). Prima di lasciarvi, ci tengo come al solito a fare qualche precisazione:

1 La Forza di Rainbokiller dopo aver assorbito i figli e di Nappa Super Saiyan: La forza di Rainbokiller aumenta considerevolmente. Diciamo che, considerando la scaletta del precedente capitolo, la sua forza si aggira sui 900 (molto più forte di Goku Super Saiyan Tre e Majin Bu), e quando lancia il suo attacco finale la sua forza si aggira sui 1000, che è anche la forza sulla quale si aggira la forza dell’attacco combinato di Goku, Vegeta e Majin Bu. Per quanto riguarda Nappa, la sua forza in forma base è superiore a quella di Iamko, che nel primo capitolo ho stimato a 1,65. Nappa diciamo che è 1,8. Trasformato da Super Saiyan, è quindi molto più forte di Iamko base, ma inferiore a Goku e Vegeta trasformati nello stesso stadio (siccome a questi ho assegnato rispettivamente 2 e 1,9 di base, quindi molto più forti trasformati in Super Saiya).

2 I figli di Rainbokiller: Non hanno tutti la stessa forza. Alcuni sono infatti più deboli dei terrestri, altri sono forti quanto Gohan Super Saiyan. Questa è una cosa che ho già accennato nel capitolo, ma che ho preferito rimarcare qui per renderla più chiara.

Ed ho concluso. Ci si vede al prossimo capitolo. Ciao!

                                                                                                     

                     

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Capitolo 4
*** La rivalsa di Junior ***


CAPITOLO 4: LA RIVALSA DI JUNIOR

Inizialmente, ci fu il silenzio. Poi, ci fu la visione. Junior aprì gli occhi: la luce era stata così forte che li aveva chiusi istintivamente, ma dopo averli riaperti pensò che sarebbe stato meglio tenerli chiusi. Ciò che lui e gli altri membri del gruppo si ritrovarono davanti fu qualcosa di assurdo: la montagna, infatti, non esisteva più. Al suo posto, era presente un enorme cratere, che si estendeva anche nella parte di foresta circostante alla montagna, anch’essa investita dall’esplosione. Junior guardò ai suoi piedi, e vide che per un soffio questi non arrivavano a sfiorare il margine del cratere. Se l’esplosione energetica non avesse cessato la sua avanzata proprio mentre era in procinto di inghiottire Junior, il namecciano non sarebbe riuscito di certo a sopravvivere. Ma in quel momento, né lui né gli altri membri del gruppo avevano che pensare al loro fortunato fato. Quell’esplosione aveva sicuramente messo fuori gioco sia Goku che Majin Bu che Raimbokiller, ma nessuno aveva la certezza di chi fosse sopravissuto e chi no. Junior sgranò gli occhi, e cercò di scovare nel vastissimo cratere le sagome dei tre guerrieri, non riuscendo però ad individuarne neanche uno. Da subito, il namecciano iniziò a dubitare che i corpi di quei tre fossero ancori integri, e non semplice polvere presente nel cratere. Tuttavia, cercò di non pensare negativamente, giungendo così alla conclusione che probabilmente i corpi dei combattenti si trovassero nell’esatto centro del vulcano, e che quindi lui e il resto del gruppo si sarebbero dovuti dirigere lì per riuscire a trovarli.
“Oh mio dio, Gohan! Cosa ti è successo!” urlò Videl, che, superata ormai la gran confusione della fuga, notò finalmente il corpo del marito sulla spalla di Junior. La donna si avvicinò lentamente verso il namecciano, che si voltò verso di lei, guardandola freddamente. Videl tese le braccia in avanti, come in una disperata richiesta di ricevere Gohan tra le sue braccia. Richiesta presto esaudita da Junior, che tirò su la spalla, facendo penzolare il corpo di Gohan, che cadde poco dopo di lato, accanto ai suoi piedi. Videl subito corse verso il corpo del marito, e, appena gli fu vicino, lo contemplò con occhi lucidi.
“Quello che vedi è il risultato di un gesto ingenuo di tuo marito, che ha deciso di andare incontro a quel mostro. È soltanto colpa sua se si è ridotto così, è meglio che tu lo sappia!” disse acidamente Junior, per voltarsi nuovamente, mentre Videl si sedeva sulle ginocchia e accasciava la testa sul petto di Ghoan, per poi iniziare a piangere. Junior sopportò a malapena il suo pianto, come a malapena aveva sopportato il comportamento di Gohan: un gesto ingenuo, che avrebbe potuto benissimo evitare. Com’era possibile che Ghoan non si rendesse conto della pazzia che stava compiendo? Aveva praticamente accolto la morte a braccia aperte, anzi, gli era andata incontro. E questo Junior non glielo poteva perdonare: mentre tutti loro lottavano per poter sopravvivere, lui lottava per poter lottare, non per proteggere i suoi cari, come aveva invece fatto le altre volte. Lo aveva notato: le parole di Gohan, e la sua testardaggine. Come detto da lui stesso, voleva dimostrate a Rainbokiller il suo vero valore, finendo invece per dimostrargli quanto fosse infinitamente più debole. Il suo pensiero mutò all’istante: era colpa di Goku. Ne era certo.
“Goku… tu e quella tua stupida voglia di combattere! Guarda cosa hai fatto a tuo figlio, lo stai spingendo a compiere pazzie per cui potrebbe morire! Appena ti vedo te ne dico quattro” pensò Junior, mentre rimembrava a ciò che Goku aveva detto a Gohan quando lui era andato incontro a Rainbokiller.
“Tu hai frainteso le mie parole… come no. Lui non ha frainteso un bel niente. Velatamente, gli hai detto diverse volte in questi anni che in confronto ad una volta è una nullità, ma almeno devo apprezzare il fatto che tu abbia un minimo di rimorso. Resta il fatto che in tutti questi anni ad essere nella ragione era Gohan, e tu eri nel torto. Questo non lo puoi negare, caro mio. Anzi, so che lo negherai. Ma non importa. Perché ci sarò io a favore di Gohan” rifletté tra sé e sé Junior, accennando ad un maligno sorriso. Questa cosa non passò inosservata agli occhi di Crilin, che si trova poco distante da Junior alla sua destra. Il terrestre gli si avvicinò, ma Junior non sembrava volergli rivolgere lo sguardo, anzi, sembrava quasi più propenso ad inclinare la testa verso l’ancora piangente Videl, probabilmente per far finire in un qualche modo il fastidiosissimo sottofondo dei gemiti della donna, ancora disperata per ciò che era successo a Gohan.
“C’è qualcosa che non va, Junior?” gli domandò Crilin. Junior si girò di scatto verso di lui, facendolo sobbalzare. Crilin fece un passo all’indietro, spaventato dall’atto improvviso di Junior, e serrò le mani a pungo, come per prepararsi ad un eventuale aggressione del namecciano, che però non avvenne. Anzi, questi gli sorrise.
“Perché me lo domandi? Non sono mai stato meglio. Di certo sto meglio di…” e lì Junior si interruppe, troppo scombussolato da ciò che aveva appena detto. Perché l’aveva detto, perché in un tono poco rassicurante? Crilin riaprì le mani, e fissò Junior a bocca aperta. Si sentiva leggermente più rassicurato dal fatto che Junior gli avesse almeno rivolto la parola, ma era rimasto parecchio allarmato dal modo in cui le parole erano state proferite da Junior, e dalle parole stesse. Junior era evidentemente turbato da qualcosa, e il fatto che lo mettesse in discussione era davvero strano. Oltretutto, Crilin avvertiva qualcosa di strano in Junior. Aveva una strana sensazione standogli accanto, sentiva come se… come se qualcuno o qualcosa lo stesse uccidendo. Nella sua mente, ricompare improvvisamente un essere conosciuto tanto tempo addietro. Aveva la pelle verde, delle ali del medesimo colore, ed era ricoperto di scaglie. Il ricordo che aveva di questo essere era nitido nella sua mente, nonostante fossero passanti anni dal momento in cui l’aveva incontrato. Era il ricordo della sua prima morte. Ricordava i suoi colpi andare a vuoto contro quel maledetto mostro, per poi ricordare il preciso istante in cui il suo avversario lo colpì sulla testa con un calcio. E poi, il nero assoluto. Era come se Junior emanasse una strana aura, totalmente separata dal suo Ki, che gli faceva rivenire in mente quell’avvenimento ormai archiviato nei più remoti punti del suo cervello.
“Cosa c’è? Ho forse detto qualcosa di strano?” gli chiese Junior, questa volta in tono totalmente consueto. Crilin scosse la testa in segno di negazione, per poi tirare un sospiro di sollievo, notando che quella strana sensazione che aveva precedentemente era scomparsa.
“No, niente. È solo che per un attimo mi era sembrato… come dire… strano” disse apertamente Crilin, lasciando di stucco Junior.
“Strano? In che senso?” domandò Junior.
“Il fatto è che mi sembravi… non più in te” disse Crilin. Lì, in quel preciso istante, per via delle parole di Crilin, all’interno della mente di Junior, affiorarono dei particolari a cui non aveva fatto caso fino a quel momento. Infatti, poco dopo essere stato steso la prima volta da Rainbokiller, l’unica cosa che era capace di ricordare era il buio più profondo. Dopo un lasso di tempo di cui non era capace di stabilire la durata, si era ritrovato in piedi a guardare il suolo, e, una volta alzata la terra, l’unica cosa che ricordava di aver visto era Rainbokiller. Poi, di nuovo il buio. Non aveva idea di come tutto ciò potesse essere successo, e a dire il vero, non riusciva nemmeno a concepire l’idea di essersi mosso senza averne la benché minima coscienza. Ma da una parte, ricordava di aver provato delle strane sensazioni, stranamente anche mentre era incosciente. Delle sensazioni che puoi provare soltanto mentre lotti contro qualcuno. Delle sensazioni di piacere. Il piacere nel riuscire a colpire il proprio nemico; il dolce piacere nel combattere in parità contro un avversario che precedentemente ti aveva malamente malmenato; l’impareggiabile piacere di privare l’avversario di qualcosa per lui molto importante. E fu lì che ricordò il suo secondo risveglio, che avvenne nell’esatto momento in cui il suo corpo corpo fu perforato da un tentacolo di Raimbokiller. Ciò che ricordava di quell’avvenimento non era il dolore, né tanto meno l’umiliazione di essere stato sconfitto nuovamente; la sua mente era fissa soltanto su un singolo dettaglio sfuggito al namecciano in quel duro momento di sofferenza, ma che ora era più evidente che mai. Rainbokiller, infatti, era totalmente privo del tentacolo superiore destro, al cui posto c’era soltanto del sangue coagulato. E lì, un pensiero bellissimo e al contempo raccapricciante sorse in Junior: possibile che fosse stato lui ad aver strappato il tentacolo al mostro? Possibile che, mentre era incosciente, avesse combattuto contro Rainbokiller riuscendo a sopravvivergli? Possibile che… il giorno fosse giunto?
“Oh no! Dov’è Vegeta? Perché non è qui” urlò Bulma, svegliando Junior dalle sue riflessioni e facendo sussultare tutti i presenti, compresa Videl, che smise di urlare dal dolore.
“Giusto, ora che ci faccio caso, Vegeta non è qui con noi!” esclamò Riff, dandosi nel mentre uno sguardo attorno a sé, nella fioca speranza di trovare il principe dei Saiyan. Ma di Vegeta, purtroppo, non c’era neanche la traccia.
“Cavoli, è vero! Speriamo che non sia rimasto a combattere contro Rainbokiller, spinto dal suo nobilissimo orgoglio Saiyan!” disse Crilin con una punta di ironia, che fece non poco infuriare Bulma, la quale guardò Crilin con una faccia intimidatoria.
“Peccato che sia la verità” disse seccamente Junior, facendo sussultare ulteriormente i presenti. A quell’affermazione, Bulma sbiancò completamente: era a conoscenza della testardaggine del marito, ma non pensava sarebbe arrivato a tanto pur di non essere fedele al suo stupito orgoglio.
“Stai scherzando, non è vero?” chiese la donna al namecciano, poggiando la mano sinistra sul braccio destro, per poi affondare leggermente le unghie nella carne, cercando di alleviare il peso che quella tremenda verità portava con sé.
“No, non sto scherzando. È così. L’ho visto con i miei occhi” disse schietto il namecciano. All’udire quelle parole, il piccolo Trunks strinse i pugni, digrignò i denti, spalancò gli occhi al punto che questi sembravano sul punto di uscire fuori dalle orbite. Poi, si fece avanti. E urlò.
“Se era presente, perché non l’hai aiutato? Perché non l’hai convinto a seguirti? Forse della sua vita non ti importa nulla?” lo rimproverò sfacciatamente il bambino, lasciando tutti a bocca aperta, ad eccezione di Goten, il quale fu colpito a tal punto dal gesto dell’amico che lo fissò da dietro con aria di ammirazione.
“Beh, allora è meglio che tu sappia che quel testa dura di tuo padre non mi avrebbe mai ascoltato! E comunque sono fatti suoi se è voluto restare a combattere contro quel mostro, perché nessuno gli aveva chiesto di rimanere!” rispose iracondo Junior, già abbastanza inacidito dall’idea di aver ricevuto un rimprovero da parte di un odioso e viziato moccioso, il quale, per l’altro, dopo la risposta del namecciano inclinò la testa verso il basso dalla vergogna e non accennò a volergli rispondere.
“Ti brucia forse il fatto che mio figlio ti abbia rinfacciato la verità?” irruppe Bulma, le cui parole fecero rialzare la testa al piccolo Trunks, direzionandola quasi immediatamente verso la madre, dopo aver visto l’espressione corrucciata impressa sulla faccia di Junior.
“Prima di pensare a queste cose, pensa ad educare tuo figlio e insegnagli come si discute con la gente. E comunque, sappi che non è la verità, o almeno, non del tutto: è vero che non gli ho chiesto di seguirmi, ma ero sul punto di farlo, perché a differenza di quanto tuo figlio possa dire, io ci tengo alla vita di Vegeta. Il fatto è che sapevo che anche se mi prostrato al suo cospetto non mi avrebbe mai seguito. Tu in primis dovresti sapere com’è fatto Vegeta, essendo sua moglie. E comunque, sappi che il restare fermi qui con le mani in mano non ci poterà a nulla. Se proprio vuoi avere le speranze di ritrovare tuo marito, dovremmo avventurarci sul cratere e cercarlo. E chissà, magri potremmo anche trovare la carcassa di Rainbokiller. Ammesso ovviamente che l’esplosione lo abbia fatto secco. Allora, ci stai?” domandò Junior, stavolta in tono più pacato. Pur continuandolo a fissare di mal occhio, Bulma fece cenno di si scuotendo il capo.
“Allora è deciso. Seguitemi tutti, e mi raccomando, state sempre sull’allerta: non si sa mai” disse Junior, per poi voltarsi verso il cratere, cercando di percepire una qualche aura nei dintorni: ma a parte i lì presenti, non udiva altre aure. Cominciò a temere il peggio. Ma dovevano tentare.                                                                                                                                                                              

*

Il gruppo vagò a lungo per il cratere, e l’ambiente, prima caotico e rumoroso, era diventato improvvisamente silente e calmo. Nessuno dei componenti del gruppo sembrava propenso a emettere nemmeno un piccolo brusio, e ognuno di loro aveva lo sguardo puntato in avanti, evitando che i loro visi si potessero incrociare. Per quanto il silenzio non lo rendesse evidente, tra i presenti c’era una tensione enorme, e tutti loro temevano che Rainbokiller fosse sopravvissuto, al contrario di Goku, Vegeta e Majin Bu, e che avesse ancora le forze necessarie per ucciderli. Ma per quanto grande fosse il timore, grande era anche la speranza che Rainbokiller ci fosse rimasto secco in quell’esplosione, e che i tre guerrieri terrestri avessero avuto la meglio. Ma non potevano ritenere giuste ne le loro speranze ne le loro paure, fino a quando non avessero avuto davanti ai provi occhi la confutazione delle une o delle altre. E infine, dopo innumerevoli minuti di camminata a vuoto, un urlo si levò dalla bocca di Crilin. Ed era un urlo di gioia.
“Eccoli, guardate lì! Goku, Vegeta e Bu sono in piedi, mentre Rainbokiller è a terra!” urlò il pelato terrestre, mentre il gruppo si girò immediatamente nella direzione da lui indicava. Le bocche di tutti si spalancarono, per poi chiudersi e contorcersi in un sorriso. I tre eroi della terra erano messi piuttosto mali: Vegeta aveva perso tutta la parte superiore della tuta, e così come Goku, era ritornato nella sua forme base; sparsi un po’ per tutto il corpo dei tre c’erano numerosissimi lividi, anche piuttosto vistosi. Le loro aure, inoltre, erano quasi impercettibili, forse per via della loro stanchezza, motivo per cui Junior non le aveva percepite. Ma le loro condizioni non erano per nulla al livello del pessimo stato in cui si ritrovava Rainbokiller: gli mancava infatti metà del braccio destro, aveva un occhio chiuso dalla quale fessura colava del sangue, e le sue gambe erano piegate e tremanti. Ma ciò che più faceva risaltare il suo stato di vinto era la sua faccia: non era arrabbiata, né beffarda. Il suo occhio ancora aperto era lucidissimo, e le lacrime gli rigavano la sottomessa espressione assunta dal suo viso. Aveva fallito, e ne era consapevole. Quello sguardo ne era la prova. Il mostro guardava i suoi tre avversari, e tendeva verso di loro il braccio sinistro, ancora integro, nel mero desiderio di riuscire a toccare i suoi avversari, i quali lo guardavano sprezzanti.
“Maledizione. Non è possibile. Siete riusciti davvero a sconfiggermi. Io non ve la farò passare liscia” disse con un filo di voce il mostro, per poi cadere a terra pochi attimi dopo, con il viso schiacciato nel terreno. Il gruppo iniziò ad esultare, Videl strinse forte a sé il corpo di Gohan che si era portata con sé per tutto il tragitto, mentre Bulma quasi piangeva vedendo il marito ergersi davanti a Rainbokiller come uno dei vincitori di quella battaglia.
“Sei stato grande, Majin Bu!” esultò Satan, mentre il cagnolino abbagliava contento. Era tutti estasiati. O meglio, quasi tutti. L’unico a non dare il minimo segno di contentezza era Junior, il quale avrebbe quasi desiderato avere a terra Goku, Vegeta e Bu, e trovarsi di fronte un Rainbokiller molto indebolito dall’esplosione, e la cui forza si era abbassata vertiginosamente, permettendo quindi al namecciano di combatterlo ad armi pari, e di riuscire, infine, a sconfiggerlo. Per una volta, i meriti della vittoria non sarebbero andati sempre a Goku e Vegeta, e anche lui avrebbe giocato la sua parte. Perché dovevano sempre essere quei due Saiyan a salvare la situazione? Certo, quella volta anche Bu aveva combattuto valorosamente, contribuendo alla sconfitta dell’avversario. Ma Bu non aveva nulla a che invidiare ai Saiyan, al contrario di Junior, il quale in quel momento non provava altro se non la più pura invidia: era invidioso dei Saiyan, sempre capaci di contrastare avversari fortissimi e di superare i propri limiti; era invidioso di Vegeta, che sembrava essere soddisfatto nonostante il giorno da loro due tanto agognato ancora non sembrava essere arrivato; ed era invidioso anche di Gohan, perché, per quanto fosse inferiore a Raimbokiller, Gohan aveva continuato a sfidarlo, cosa che invece lui non aveva per niente fatto. Eppure… ora Rainbokiller era debole, e incapace di rialzarsi. Appena il mostro avesse dato il minimo segno di vitalità, lo avrebbe attaccato, e lo avrebbe ucciso, e… si sarebbe guadagnato il titolo di “peggior vigliacco del pianeta Terra”.
“Alla fine ci siamo riusciti. Il male ha perso” disse Goku, per poi fare un passo in avanti, trovandosi molto più vicino al corpo di Rainbokiller. Il mostro, pieno di vergogna per quell’umiliante sconfitta, non trovò nemmeno le forze di alzare la testa verso Goku. La sua era una disfatta totale, e ciò che gli provocava più rabbia era il fatto di non poter ammettere il contrario. All’inizio dello scontro, sentiva di avere in mano tutta la situazione, di poter giocare come voleva con i guerrieri, di cosa fare e cosa non fare con loro, quali colpi schivare e quali incassare, perché nessuno era al suo livello. Ma poi, arrivò Junior con le sue momentanee trasformazioni, che gli permisero di tenere testa e staccare un tentacolo a Rainbokiller; poi vennero Goku e Majin Bu, che insieme erano riusciti a contrastare diverse sue tecniche, e il Saiyan era persino arrivato a privare Rainbokiller dei suoi tre preziosi tentacoli ancora ancorati al corpo; il senso di vergogna si incrementava quando pensava che decine e decine dei suoi figli erano stati massacrati ed umiliati dal resto dei Guerrieri Z, segno che la sua progenie non sarebbe mai stata composta da guerrieri valorosi come lui. Ed oltre a tutti quegli accadimenti, ora si aggiungevano le grida di giubilo del gruppo appena giunto, il che gli dava molto sui nervi. Odiava ammetterlo, ma la sua ora era giunta. Non avrebbe più potuto fare nulla in quello stato pietoso.
“Ormai non posso più reagire… impensabile, il grande Rainbokiller sconfitto! E presto, sono sicuro che Nappa farà la mia stessa fine! Questo senso di impotenza mi da sui nervi! Ma non posso farci niente. Ormai sono stato sconfitto. Però… devo sapere. Devo sapere cosa ha portato alla mia sconfitta. Possibile che sia stata… no, non posso crederci. Come ho fatto a non arrivarci. Quell’…” e qui Rainbokiller fermò le sue riflessioni, prese fiato e enunciò.
“Quell’esplosione è il motivo della mia disfatta. Il potere dei nostri colpi energetici era così forte da aver scaturito nel loro punto di impatto un energia così grande che è esplosa, travolgendoci. Infine, voi ne siete usciti quasi illesi… ED È STATA TUTTA FORTUNA!” concluse il mostro, iniziando a ringhiare. Il gruppo smise di festeggiare, ed osservò il mostro mentre tentava goffamente di rialzarsi, sfruttando la forza dell’unico braccio che gli era rimasto. Più lo guardava, più Junior era tentato di caricare un Ki Blast e spararglielo contro, ma, dopo essersi ricordato la sua precedente riflessione, tenne a bada i propri istinti, e lasciò che Raimbokiller ricadesse nuovamente a terra, mentre continuava ad emettere ringhi misti a deboli gemiti.
“Non è stata fortuna. È stato tutto merito di Bu e alla barriera che ha eretto con il suo Ki attorno a noi se i danni che ci avrebbe provocato l’esplosione sono stati attutiti. Devi ammetterlo e basta, Rainbokiller, hai perso. E nulla ti aiuterà a tornare indietro” spiegò Goku, e Rainbokiller alzò la testa, per guardarlo. Era furioso, e sembrava quasi volesse saltargli addosso, cosa impossibile vista la situazione in cui si trovava. Rainbokiller e Goku rimasero per alcuni minuti a fissarsi. Fu un tempo davvero breve, ma per Goku e il mostro sembravano anni in attesa che uno dei due facesse qualcosa. E durante tutto quel tempo, Junior si trovò combattuto: doveva sfruttare quel momento? Doveva uccidere l’ormai impotente Rainbokiller? Cosa ci avrebbe guadagnato? Una serie di attimi di ansia pura per tutti. Quando tutti meno se lo aspettavano, Rainbokiller agì.
Il mostro teste il braccio sinistro verso il cielo, tenendo la mano aperta, mentre il suo braccio tremava, e lui cercava con ogni briciolo di forza rimanente di tenerlo alzato. Nessuno fece nulla, perché nessuno pensò che il gesto di Rainbokiller potesse rappresentare una minaccia. Ma quando accadde l’irreparabile, era ormai troppo tardi. Rainbokiller chiuse la mano a pugno, e, dietro a Goku, Vegeta e Majin Bu, si crearono tre cerchi di colore arcobaleno, che attrassero a sé e risucchiarono i tre guerrieri. Subito dopo, un enorme cerchio comparve sotto ai piedi del gruppo guidato da Junior. Tutti loro caddero nel cerchio, che si chiuse poco dopo insieme agli altre tre cerchi aperti precedentemente. Ormai, su quel cratere rimase soltanto Rainbokiller, il quale rivolse lo sguardo al cielo. Sorrise malignamente.
“Non potevo andarmene in un modo più dignitoso di così” disse Rainbokiller. I suoi occhi iniziarono lentamente a chiudersi, mentre il suo braccio e la sua testa piombarono nuovamente sul terreno. Vide ancora per quale istante. Poi spirò. Ormai, all’interno del cratere non c’erano più esseri viventi. Soltanto l’enorme carcassa di un gigantesco mostro color arcobaleno.

*

Da tutt’altra parte, un bestione dai capelli rizzi e biondi stava utilizzando un uomo dai lunghi capelli neri come il suo bambolotto. Iamko si era ormai arreso all’idea di poter anche solo provocare un graffietto a ciò che Nappa era diventato, e soffriva in silenzio. I colpi infertigli del Saiyan erano feroci, carichi di odio, e avevano ridotto la parte superiore della tuta di Iamko in brandelli, e ne rendeva visibili le numerose ferite che il Saiyan aveva provocato al suo corpo. Ma Iamko si era così tanto abituato a venir sbattuto più volte per terra che ciò non gli provocava quasi più alcun dolore. A ciò, tuttavia, si aggiungeva la terribile consapevolezza del terrestre che prima o poi, se il Saiyan avesse continuato a pestarlo in quel modo, sarebbe morto. Ma aveva ormai gettato la spugna anche su quella questione. Aveva accettato il suo destino, pur provando dentro di sé una voglia matta di rialzarsi, di provare, anche se inutilmente, di prendere a pugni quell’arrogante Saiyan; di ottenere per anni la gloria che aveva tanto agognato. Si, era un desiderio egoistico, ma lui desiderava la gloria quasi più di ogni altra cosa al mondo. Certo, il suo desiderio primario rimaneva sempre quello di poter riuscire a contribuire alla salvezza della Terra, di salvare il proprio pianeta, la propria terra natale. Ma in fin dei conti, come stava ricordando in quel preciso momento, dall’inizio dello scontro era così determinato a vincere anche per poter avere un pizzico di gloria nell’esser riuscito a battere un avversario a lui pari. Ma purtroppo, quel desiderio era ormai infattibile, visto il grande dislivello che si era creato quando il Saiyan aveva rivelato la sua massima forza. Così, Iamko si ritrovò inerte ai piedi del Saiyan, che lo guardava con occhi pieni di disprezzo. Aveva per il momento placato la sua furia, e aveva lasciato il tempo a Iamko di agonizzare per terra. Il tempo concessogli era però poco, e questo lo sapeva. Ma se lo sarebbe goduto. Si sarebbe goduto per bene quei pochi ma utilissimi attimi di riposo, per poi ricominciare subito dopo la tortura. Per la prima volta in vita sua, desiderava morire il più presto possibile, per non dover più patire quell’atroce agonia.
“Iamko…” sibilò sofferente il piccolo Puar, che aveva osservato ogni singolo dettaglio della tortura del suo amico dal suo piccolo rifugio, mentre dentro di lui ardeva la voglia di andare contro quel lurido mostro e combatterlo. Ma se non ci era riuscito Iamko, come poteva riuscirci lui? Rimase quindi ad osservare il tutto, pur con una profonda fitta al cuore, e le lacrime che sembravano pronte a versarsi tutte in una volta sola se necessario.
“Mhh, mi sono stufato. Mi fai così tanta pena che ho deciso di lasciarti vivere. Uno come te non merita nemmeno morire indolore. Merita di soffrire. Resterai qui, e stai certo che per te non ci sarà alcun modo per rialzarti. Ti ho inferto ferite troppo gravi. Riposa in pace, pidocchio” concluse il Saiyan, per poi voltare le spalle al corpo di Iamko, iniziando a levitare. Si girò un’ultima volta, per osservare meglio il risultato del suo lavoretto. Certo, avrebbe gradito decisamente di più uno scontro un minimo più equilibrato, così da non annoiarsi come in quel caso; non aveva tuttavia disdegnato la resa del suo avversario, siccome gli aveva permesso di divertirsi ancora per un po’, cosa che non avrebbe potuto fare con un combattimento a senso unico. Ritornò con lo sguardo al cielo, e a mano a mano iniziò a salire in alto. Fu questione di pochi secondi, prima che Nappa si ritrovasse a percepire il tocco di una mano sul piede sinistro. Si fermò, a pochi centimetri da terra. Abbassò la testa verso il basso, e vide una strana aura grigia proveniente dal suo piede sinistro. Immediatamente mosse in avanti il piede: la sensazione di tocco scompare, ma un’improvvisa aura forte quanto la sua era comparsa, e sembrava essere proprio dietro di lui. Nappa ritornò lentamente a terra, la bocca spalancata, mentre girava gradualmente il capo. Una volta toccato il suolo, aveva girato totalmente la testa. E lo aveva visto. Iamko era tornato in piedi, ma era diverso. La sua pelle era diventata grigiastra, e un’aura grigia lo circondava. I capelli del terrestre erano spinti verso l’alto dall’aura di quest’ultimo, mentre lui se ne stava leggermente ricurvo, lo sguardo fisso su Nappa. Digrignò i denti, e Nappa notò che era diventati tutti canini.
“Cosa sarà successo a Iamko? Con questo aspetto sembra decisamente più feroce, ma… come avrà fatto ad acquisirlo? Ahh, Iamko!” si disperò interiormente Puar. L’aspetto di Iamko era inquietante. Non lo aveva mai visto così… cattivo. Perché era questa la sensazione che quell’aspetto dava a Puar: la sensazione di trovarsi vicino ad un malvagio, ad un mostro. Si sarebbe dovuto sentire per lo meno sollevato dal fatto che l’amico si fosse alzato da terra, ma la sua contentezza era stata soppressa da quell’orribile visione.
“Non è possibile. Cosa diavolo… cosa diavolo sei diventato!?” chiese Nappa, mentre si portava le braccia all’altezza delle spalle, piegando all’insù gli avambracci e volgendo i gomiti all’indietro, pronto a sferrare due pugni simultanei nel caso le cose si fossero messe male.
“Mi hai umiliato. Mi hai reso impossibilitato a muovermi. Ma è stata colpa mia. Colpa della mia debolezza. Adesso, giuro su me stesso che non ti lascerò più fare quello che ti pare e piace. Il tuo tempo è finito” disse Iamko. E pochi secondi dopo, passò all’azione.
In un battito di ciglia, Nappa prima distese l’avambraccio verso il basso, poi guardò il cielo con uno sguardo vacuo. E poi, cadde con un forte tonfo. Non provò minimamente ad evitare la caduta, perché il dolore che stava provando era davvero troppo forte per essere compreso. Non era dolore fisico, quanto più morale: un semplice umano era stato capace, con un semplice scatto, di arrivargli davanti, sferrargli una gomitata sinistra allo stomaco, e provocargli tali danni da spingere il suo corpo a cadere all’indietro. E l’umano artefice di tutto ciò era lo stesso che Nappa aveva precedentemente sbattuto più e più volte a terra, cercando in tutti i modi di fargli capire quanto fosse frivola la sua forza, se comparata con la sua. La situazione si era però improvvisamente invertita, ed ora era Nappa che, poco dopo essere caduto, fu vittima della strepitosa forza del nuovo Iamko, che gli salto addossò, per poi abbassarsi fino a trovarsi faccia a faccia con il Saiyan. Dopo averlo guardato con superiorità e sprezzo, Iamko iniziò a martellarlo di pugni in viso, mentre il Saiyan subiva. Il dolore fisico c’era, ma per lui era come inavvertibile. Avrebbe potuto reagire, anche perché aveva ancora le mani e le gambe libere. Ciò che lo paralizzava era la paura, ma non più quella provocata dal fatto che un terrestre gli tenesse testa. Era una paura scaturita dal fatto che forse quello che aveva sentito da quel vecchio non fossero bugie, ma vere predizioni. Esse rimbombavano come un esplosione nella sua testa.
“Verrà un giorno in cui i nemici che tu e i tuoi superiori dovranno temere non saranno solo i potenti Saiyan chiamati Goku e Vegeta. Un giorno, tutti i terrestri facenti parte dei guerrieri della Terra e il namecciano mostreranno segni di instabilità e di trasformazione, quali piccoli variamenti nel loro aspetto e un incredibile aumento di forza. Ma quelli saranno solo un assaggio di ciò di cui saranno veramente capaci quando finalmente raggiungeranno il loro massimo potere. Loro ancora non sono consapevoli del glorioso futuro che li aspetta. Pensano ancora di essere deboli rispetto ai Saiyan, ma ce ne uno di loro che non ha mai smesso di sperare nel momento in cui finalmente anche loro avrebbero avuto il loro meritato premio, dopo questi cinque anni di incessanti sacrifici. Ma badate bene, perché i Saiyan non sar” ma dopo questo punto, Nappa non ricordava più nulla. Non gli interessava. Il suo unico compito era quello di ricavare informazioni e scoprire se anche i terrestri potessero rappresentare una minaccia. E le parole di quel vecchio lo avevano lasciato basito. Non ne aveva fatto parola con nessuno, e mentì persino al suo benefattore, colui che gli aveva permesso di essere lì e di ottenere la sua vendetta. Pensava che fossero tutte fesserie, e che il vecchio avesse detto un mucchio di sciocchezze. Eppure, adesso ne aveva avuto la conferma: era davvero un veggente. Non un arzillo vecchietto che se ne rimane tutto il giorno in una casa su un albero come glielo aveva descritto qualcuno. Nappa avrebbe quasi voluto preoccuparsi di più sull’effettivo avvenimento di quelle parole, ma sul fatto che in quel momento un essere dalla forza pari se non di poco superiore alla sua lo stesse dominando. Nappa non aveva la più minima idea di cosa fare, anche perché aveva la vista oscurata dalla fitta serie di pugni che Iamko gli stava scagliando in faccia. Ma fu proprio in una fugace occhiata che trovò la via per liberarsi e, contemporaneamente, umiliarlo pesantemente. Si, perché avrebbe potuto facilmente sbatterlo a terra in un qualsiasi modo, ma non si sarebbe poi sentito soddisfatto. E quello che vide in quel frangente fu di fondamentale importanza per il suo piano. Vide che Iamko aveva le gambe divaricate, e che non cercava in alcun modo di coprire la parte più delicata. Oh, grosso errore. Nappa alzò il braccio destro da terra, e lo guidò con l’istinto, sferrando un potente montante alla cieca. E caso vuole che riuscì a beccare il proprio avversario proprio nel punto in cui desiderava prenderlo. Iamko fermò di botto la raffica, con i pugni che arrivavano a sfiorare il naso dell’avversario, mentre cadeva di lato, stendendosi sul fianco destro e avvicinando le mani alle parti basse. Aveva dimenticato quanto fosse duro riceve un pugno in quel punto. E in quel momento era anche abbastanza certo che non se ne sarebbe più dimenticato facilmente.
“Non posso crederci… davvero l’ha colpito in quel punto?” si chiese uno scandalizzato Puar, mentre Nappa si rialzava, per poi girarsi a guardare Iamko dolorante. L’aura grigia che ancora l’attorniava era diventata più trasparente, segno che forse stesse tornado ad essere lo Iamko di sempre. In un momento come questo, Nappa avrebbe riso. Ma stranamente, Nappa non rise. Non accennò nemmeno un piccolo ghigno, ma se ne restò lì a fissare impassibile il dolorante Iamko.
“Non avrei mai pensato di dover ricorrere ad uno stratagemma del genere. Ma in fondo devo ammettere che non è stata una cattiva idea” esplicò Nappa, alzando il piede sinistro, per poi posarlo poco dopo sul fianco di Iamko, senza però avere l’intenzione di premere per provocare ulteriore dolore al terrestre, servendosene soltanto per preventivare un eventuale tentativo di rialzarsi del terrestre, ostacolandolo nel rimettersi in piede.
“Tu sei meschino. Il tuo gesto denota questo tuo grande difetto. Se davvero sei forte come vuoi far credere, abbi il coraggio di combattere come un vero uomo. Così non fai altro che confermare la tua codardia” affannò Iamko, mentre continuava a reggersi le parti basse, che ancora portavano le ripercussioni del vile gesto del Saiyan.
“Ah, davvero? Io sarei un vigliacco? E sentiamo, cosa sei tu, che non hai avuto nemmeno il coraggio di opporti a me dopo la mia trasformazione. E quando ti ho dato l’opportunità di scappare, hai mostrato tutta la tua viltà. Non sei meglio di me, e ficcatelo bene in testa. Non sei nient’altro che un ipocrita. Nessuno proverebbe dolore per la tua morte” lo criticò Nappa, mentre cercava di imprimere un po’ più di forza nel piede, ma senza metterne troppa, in modo da non far soffrire il fianco di Iamko più del dovuto. Avrebbe voluto chiacchierare un po’ con lui, più che altro per prendere tempo, fino al momento in cui la sua trasformazione fosse scomparsa. Ora che ci pensava, era anche lui ipocrita quasi quanto Iamko, poiché in quel momento stava cercando di temporeggiare e aspettare il ritorno del debole avversario che aveva precedentemente in scacco. Era una vigliaccheria, ma a lui non poteva importare più di tanto. Non si sarebbe fatto mettere in piedi in testa così facilmente. Soprattutto da uno come quello lì.
“L’ho fatto perché in quei momenti…” incominciò Iamko, per poi fermarsi di botto a riflettere. E se lo avesse colpito in quel momento, con rapidità, mandandolo a terra nuovamente, per poi riprendere a martellarlo di pugni? Nappa non si sarebbe mai aspetto una cosa del genere, è vero. Ma sarebbe stato un gesto meschino, Iamko si era reso conto, grazie alle parole di Nappa, che si era già abbassato una volta al suo livello, e non intendeva farlo di nuovo. Avrebbe aspettato l’attacco di Nappa, e lì avrebbe reagito a dovere.
“In quei momenti cosa? Avevi paura che avrei potuto farti la bua? Beh, mi duole dirti che alla fine la bua te l’ho fatta lo stesso. E se non fosse stato per questa… questa… questo tuo strano rinvigorimento, fidati che a quest’ora saresti già morto” esclamò Nappa, rimanendo impassibile nel dire e nel fare.
“Sappi che ne sono consapevole, e non mi serve un energumeno come te che me lo ricordi” lo canzonò Iamko.
“E a me non serve un ridicolo terrestre che mi risponda in questo modo. Ma l’educazione te l’hanno insegnata, povero piccolo? Sai che devi comportati bene con chi è più forte di te, o no? Piccolo!” disse Nappa, facendo trasparire dalle sue parole, chiaramente provocatorie, un leggero tono di divertimento.
“Senti da che pulpito proviene la critica! Dal modo in cui mi hai attaccato, deduco che nessuno ti abbia detto che mosse come queste sono scorrette e non andrebbero usate neanche contro il tuo peggior nemico!” gli disse rabbioso Iamko, ormai abituatosi all’ancora presente e forte cruccio nella zona inferiore del suo corpo.
“Oltre che l’educazione, nessuno ti ha istruito sulla sincerità? Non credo proprio che tu, coniglio come sei, non avresti usato sporchi trucchi per vincermi, se solo te ne avessi dato la possibilità!” quasi urlò il Saiyan, ma le sue parole non fecero per nulla effetto a Iamko, siccome Nappa aveva appena enunciato il falso: certo, Iamko era molto tentato di imbrogliare, ma non lo avrebbe mai fatto, perché per lui era più importante combattere e vincere lealmente, poiché considerava vittorie del genere più gratificanti e giuste.
“Ma che mucchio di sciocchezze! Non…” ma Iamko fu interrotto dalla prorompente voce di Nappa.
“TACI, TERRESTRE! Mi sono stancato di questa chiacchierata, quindi è meglio che iniziamo a fare a botte prima che… fuh, ora mi calmo, ora mi calmo” cominciò a ripetere ad alta voce il Saiyan, inspirando ed espirando nel mentre, fino a quando la sua voce non si era affievolita.
“Come ti dicevo, ormai mi sono stancato di questo dialogo. Se non mi fossi calmano, avrei sicuramente tirato fuori il peggio di me, e a quest’ora tu non staresti qui a terra agonizzante, ma saresti polvere, spazzata via dal vento. Su, mostrami cosa sai fare!” disse Nappa, per poi togliere il piede dal fianco di Iamko e riposarlo a terra. Lui si rialzò, e Nappa notò compiaciuto che l’aura grigia era quasi scomparsa, e la sua pelle stava cominciando a schiarirsi. Tirò così un sospiro di sollievo, che però durò poco, perché l’aura grigia iniziò a mano a mano a riacquisire nitidezza, fino a quando non ritornò quella iniziale. La pelle di Iamko ritornò ad essere grigiastra, e lui, senza timore, si buttò contro il Saiyan con un salto.
Iamko sferrò un potente diretto destro, ma Nappa si scansò di lato, riuscendo a schivarlo. Iamko, che era ancora in movimento, tornò con i piedi per terra, per poi fermarsi e girarsi. Nappa si era già girato nuovamente verso di lui, ed era sul punto di mettere a segno un preciso diretto sinistro a Iamko. Lui reagì con una ginocchiata sinistra, diretta allo stomaco del Saiyan, sperando che il suo attacco fosse più veloce di quello di Nappa. La velocità dei due colpi era però uguale, e per questo entrambi andarono a segno, e Iamko si ritrovò il grosso pugno di Nappa fermo sulla sua guancia, mentre la sua ginocchiata si era piantata nello stomaco del Saiyan. Quella situazione durò per poco tempo, poiché i due fecero contemporaneamente un salto all’indietro, allontanandosi. Iamko si massaggiò un po’ la guancia, mentre Nappa rimase a squadrarlo, serio come non mai.
“Le nostre abilità si equivalgono. Sarà quello che si comporterà meglio a vincere!” disse Iamko, mantenendo sempre la guardia ben alta.
“Mi duole ammetterlo, ma hai in questo caso hai totalmente ragione tu. Il punto adesso è vedere chi riuscirà a spuntarla” disse Nappa, rimanendo anch’egli pronto ad un eventuale improvviso attacco del Saiyan.
“Iamko è diventato fortissimo. Non gli sta semplicemente tenendo testa, sta combattendo alla pari con lui!” constato il piccolo Puar, mentre i suoi occhi colmi di meraviglia erano riservati soltanto al suo caro amico di sempre, che per la prima volta stava lottando alla pari con un Super Saiyan. E la gioia di Puar era incommensurabile: fa nulla che in quel momento Iamko sembrasse molto meno umano del solito, l’importante è che quella trasformazione gli avesse dato una seconda chance per poter sconfiggere il suo avversario e sopravvivere.
“Adesso mi sono proprio stancato di te! Ti dimostrerò come si tortura il proprio avversario!” disse Nappa, per poi colpire il terreno con un potente pugno, provocando un piccolo terremoto, che si concluse in un tempo molto breve. Iamko rimase impassibile, e apparentemente il pugno di Nappa non sembrò aver scombussolato l’ambiente.
“A far spaventare la gente sei bravo” si complimentò Iamko, guardando beffardo Nappa. Nappa iniziò a ridere lentamente, e fu in quel esatto momento che la terra iniziò di nuovo a tremare.
“Ma cosa diamine sta succedendo?” disse Iamko, voltandosi in tutte le direzione per vedere se ci fosse qualcosa di strano. Ma niente, l’ambiente era desolato e distrutto come al solito, senza ulteriori danni che ne compromettessero l’aspetto. Iamko si girò verso Nappa, che ormai non cercava neanche più di trattenere il riso.
“Fine del gioco, bello!” esclamò Nappa, intervallando le parole tra le risate.
In quell’esatto momento, Iamko senti qualcosa sotto i suoi piedi. Notò che stava iniziando a salire, e sentiva qualcosa spingere dal basso. Guardò in basso, e vide che sotto i suoi piedi c’era uno strano materiale, simile a pietra, di colore nero punteggiato da numerose macchie cremisi. Iamko si guardò anche ai lati, scoprendo con orrore che si trovava su una vera e propria distesa di quel materiale. Dopo pochi, piccoli istanti, la terra smise di tremare, e la superficie di roccia smise di salire. Nappa osservò dal basso il suo lavoretto, soddisfatto: era a conoscenza di poter evocare quella pietra come gli pareva e piaceva, ma non pensava di poter addirittura un cubo di notevole altezza formato interamente da quelle pietre. Beh, poco importava: per lui importante era avere Iamko in pugno. Nappa si chino leggermente, per poi spiccare un potente balzo, che lo spedì verso l’alto. Nappa espanse la dorata aura del Super Saiyan, per poi aumentare di velocità, e ritrovarsi dopo pochi istanti molto vicino al margine del cubo. Rallentò, quel che bastava per far trovare i piedi perfettamente perpendicolari al margine della sua creazione. E ad aspettarlo, con il braccio destro piegato ad angolo retto e la mano sinistra vicino al fianco sinistro, c’era Iamko.
“A quanto vedo, la mia arte non ha provocato in te emozioni forti come pensavo. Bene, allora te le provocherò io!” disse Nappa. Iamko lo fissò per bene, per cercare di osservare ogni singolo segno che potesse aiutarlo a predire e contrastare un suo attacco. Ma purtroppo, per Iamko la visione del corpo completo di Nappa durò poco, visto che questi scomparve, e pochi istanti dopo una mano aperta si stava avvicinando al suo viso.
“Sei mio!” disse Nappa, per poi sbattere la mano destra in faccia a Iamko, chiudendo poco dopo le dita attorno alla testa del terrestre, alzando poi lentamente il braccio verso l’alto, facendo a sua volta sollevare il corpo di Iamko da terra. La bocca del terrestre era coperta dalla mano, ma i suoi occhi erano liberi, liberi di intravedere negli occhi di Nappa i suoi crudeli desideri.
“Questa che vedi è un tipo di pietra proveniente da un pianeta molto, molto lontano. Non so se è possibile distruggerla, ma so di per certo che è molto resistente, e che un impatto contro di essa può provocare seri danni. Preparati, bello. Questo giorno, per te, sarà l’ultimo!” disse Nappa, per poi abbassare violentemente il braccio verso il basso. Fu questione di pochi attimi prima che la testa di Iamko urtasse contro la pietra. Un fortissimo dolore gli percosse tutto il capo, e il terrestre sputò sangue dalla bocca, sporcando conseguentemente la parte della mano di Nappa posizionata davanti alla bocca. Il Saiyan non la prese bene, e non ci mise poco a passare al colpo successivo. Allargò le dita, annullando la presa, per poi ritrarre velocemente il braccio destro, stendendo invece quello sinistro, afferrando con la mano la gamba sinistra di Iamko. Alzò istantaneamente il braccio verso l’alto, fermandosi per un istante, osservando il corpo di Iamko penzolare, con la gamba ben stretto nella sua mano. Distese quindi anche il braccio destro, afferrando anche con quest’ultimo la gamba, nello stesso punto con cui la stava stringendo con il sinistro, poi si girò, e contemporaneamente abbassò violentemente le braccia, per poi lasciare la presa. Iamko cadde violentemente sulla sua schiena, e dalla sua bocca sputò nuovamente sangue, che cadde ai lati della testa, risultando però indistinguibile dalle cremisi macchie della superficie sulla quale si stava svolgendo la tortura.
“Allora… sei soddisfatto?” chiese Nappa ansimando. Iamko non rispose, essendo troppo impegnato ad affannare. Il terrestre avvicinò con molta fatica la sua stanca mano destra verso il fianco destro, per poi infilare la mano sotto la schiena e incominciare a toccarla. Aveva numerose ferite sparse su tutta la schiena, e al tocco delle mani, il dolore da esse provocato si intensificava, ma non di così tanto. Iamko non pareva sentire neanche più il dolore. Sentiva il suo cuore battere, silenzioso come un lupo solitario, ma al contempo veloce e feroce  come una bestia aggressiva. Con lo sguardo rivolto al cielo, i suoi occhi si sgranarono, e l’aura grigia che lo circondava iniziò ad espandersi sempre di più, mentre Nappa si allontanava sempre di più dal suo corpo, turbato da ciò che stava accadendo.
“No… non sono soddisfatto. Per nulla” rispose Iamko, mentre l’aura grigia diventava sempre più intensa. Iamko si risollevò da terra, mettendosi in una postura ancora più curva di prima, per poi alzare il capo verso Nappa. Il Saiyan si ritrovò impossibilitato a commentare i dorati e privi di pupille occhi di Iamko, tanto questi lo avevano stregato.
“Se vuoi davvero far del male ad altre persone… dovrai prima passare sul mio corpo!” urlò Iamko, per poi iniziare a gridare a squarcia gola. La sua aura diventava sempre più grande, arrivando a surclassare e coprire totalmente l’aura gialla del Super Saiyan di Nappa, che si ritrovò disorientato nell’esser circondato da un’aura non sua. Nappa cominciò a innervosirsi, perché un insano pensiero si era fatto prepotentemente strada nella sua testa, mentre lui cercava di scacciarlo in ogni modo. Su quel campo di battaglia, solo uno dei due sarebbe rimasto vivo e vittorioso. E per Nappa una sconfitta contro un essere così insignificante significava fallimento su tutti i fronti. E non avrebbe sprecato quella miracolosa occasione, che mai nella sua vita gli si sarebbe ripresentata. Era il momento di concluderla lì.
“Passerò volentieri sulla tua carcassa! E ora prendi questo: Violet Punches!” urlò il Saiyan, mentre stringeva le mani in pugni, e queste venivano contornate da un’aura viola accesso. Iamko iniziò ad avvicinarsi verso Nappa, a passi piccoli, mentre il Saiyan scagliava pugni all’aria, e l’aura viola materializzava dei pugni di aura, anch’essi viola, che partivano dalla mano di Nappa fino ad arrivare a Iamko, che però li incassava in pieno senza sbattere ciglio. Chissà quanti pugni scagliati da Nappa si volatilizzarono al solo tocco col corpo di Iamko in quel momento, mentre il Saiyan stava già pensando ad un piano di fuga.
“Tutto inutile, non puoi scappare” disse selvaggiamente Iamko, e fu lì che Nappa scorse gli inquietanti canini di Iamko.
“Non crederai mica che io sia un codardo come te! Non scapperò, perché tanto sarebbe inutile: tu oggi morirai, e sarò io a ucciderti!” esclamò il Saiyan, furioso che il terrestre fosse riuscito a prevedere le sue intenzioni. Continuò a scagliare incessantemente i pugni viola, che però continuavano ad essere annullati da quello che ormai era rimasto di Iamko.
“Quello che oggi andrà all’inferno sarai tu, e così potrai pagare per ciò che hai fatto a tutti quei poveri civili!” disse Iamko, iniziando a stringere i pugni, e aumentando leggermente il passo.
“Tutti quei poveri civili sarebbero ancora vivi, se tu mi fossi venuto prima incontro! La colpa è soltanto tua, non puoi non ammetterlo. Tu sei il responsabile di ciò, tu potevi evitare tutto!” lo rimproverò Nappa, sperando di far crollare lo smisurato sprezzo che il terrestre gli stava dimostrando in quel momento.
“Hai ragione. Avrei potuto evitare tutto questo. Ma purtroppo sono umano, e faccio errori anch’io. Comunque, i tuoi discorsi sono ancora più stupidi di quelli fatti dai bambini piccoli. Oh, che peccato, mi ero quasi dimenticato del fatto che tu sia praticamente un moccioso intrappolato in un corpo da adulto. Un moccioso piuttosto scontroso, direi” disse Iamko, per nulla colpito dalle parole del Saiyan, mentre ridacchiava contento.
“Tu… maledetto terrestre! Ti ho dominato fin dall’inizio dello scontro, ti ho massacrato con il Super Saiyan, ho continuato a dominarti anche dopo la tua… mutazione. E adesso, tu mi tratti come un perdente? Questa non te la perdono, stanne certo!” sbraitò il Saiyan, continuano l’incessante raffica di pugni violi, e prestando poca attenzione al fatto che Iamko fosse ormai a pochi passi da lui.
“Sai, alle volte penso che l’arroganza sia parte integrante del carattere di molti. In tanti hanno una alta considerazione di sé, che però tendono a celare, ed è meglio così. Ma a volte proprio non si riesce a non dimostrare tutto il proprio ego. Beh, direi che arrivato il momento anche per me” riferì Iamko a Nappa, il quale continuava a sparare pugni dalle mani, quando ormai Iamko era poco distante da lui.
“Non ti stanchi proprio mai, eh?” chiese il terrestre, per poi fare uno scatto felino, trovarsi davanti a Nappa, afferrargli al volo il pugno destro con la mano destra e quello sinistro con la mano sinistra, facendo scomparire all’istante l’aura viola, per poi sferrargli una potente ginocchiata destra allo stomaco. Il Saiyan indietreggiò il più velocemente possibile, fino a quando non sentì i suoi talloni poggiarsi nel vuoto. Girò il capo e guardò sotto di sé: i suoi talloni avevano oltrepassato il margine, e se Nappa non si fosse fermato sarebbe potuto precipitare. E anche se il volo avrebbe potuto impedirgli di toccare terra, sarebbe stata per lui una grandissima umiliazione, visto che quella caduta sarebbe stata involontariamente provocata da una semplice ginocchiata avversaria. Ma Nappa non aveva tempo per pensare a quelle cose, poiché sentiva Iamko sempre più vicino. Ormai, tutta la piattaforma era circondata da quella forte aura grigia, come a voler simboleggiare la conquista della situazione da parte di Iamko. Nappa si voltò, e si ritrovò poco distante dal braccio destro disteso di Iamko, che tendeva la mano aperta verso di lui.
“Allora, credo che sia giunto il mio momento, no?” domandò Nappa. Iamko non rispose.
“Dannazione. E pensare che credevo sarei riuscito ad eliminare almeno gli scarti… e invece sono stato battuto da questo pidocchio” commentò sconsolatamente Nappa, mentre guardava in basso, per evitare di incrociare lo sguardo e la mano di Iamko, vergognandosi della ridicola situazione in cui si trovava.
“Per me si prospettava un futuro roseo, e invece ho fallito. Dannazione!” esclamò Nappa, per poi sbattere violentemente i pugni sulla roccia, per sfogare la frustrazione. Tutto ciò che ottenne fu però un grosso dolore provocato dall’impattare dei suoi pugni con la roccia, ed un potente urlo provocato dal suddetto dolore.
“A quanto vedo non sei attento nemmeno alle tue stesse parole. Non avevi per caso detto tu che questa roccia fosse così resistente che il solo impatto con essa ti provoca dolori atroci? A questo punto, direi che posso anche concludere qui questo scontro” disse Iamko, per poi iniziare a caricare nella sua mano un Ki Blast di un grigio splendente.
“Addio, Nappa” disse Iamko. E fu lì che tutto cessò. L’aura grigia si volatilizzò nel nulla, gli occhi di Iamko tornarono normali, la sua pelle da grigia ridiventò bianca. E il colpo energetico fu ugualmente scagliato, concludendosi in un attacco debole, che si volatilizzò ancor prima di poter colpire Nappa, che nel mentre si era rialzato, e guardava Iamko in modo minaccioso.
“Addio, pidocchio” esclamò Nappa. E dopo quelle parole, si avvicinò a Iamko e gli tirò un potente diretto in faccia. Il colpo scaraventò violentemente Iamko oltre il bordo del cubo, e quando il corpo del terrestre si fermò era ormai troppo lontano dal campo di battaglia. Iamko si ritrovò così senza un briciolo di forze, incapace persino di volare, costretto a cadere nel vuoto senza possibilità alcun di attutire la caduta. Chiuse gli occhi, e attese sconsolato l’arrivo della morte. Ma ad un certo punto sentì il suo corpo esser afferrato al volo da qualcuno, per poi essere accasciato lentamente a terra. Sentì uno strano rumore, e tutto attorno a sé poteva udire voci familiari. 
“Ma cosa...” disse Puar uscendo dal suo nascondiglio. Quello che aveva appena visto risultava per lui davvero incredibile: poco prima era spuntata a pochi metri da terra e poco distante dal cubo uno strano cerchio di color arcobaleno, dalla quale erano sbucati Junior, Criln, Riff, Tensing, Oscar, Goten e Trunks, Videl, Bulma, Chichi, i genitori di Bulma, Muten, C-18, Mr.Satan e il suo cagnolino, e un esanime Gohan, che Videl teneva stretto in braccio. Puar fu subito rassicurato nel vedere che più o meno tutti stavano bene, eccetto alcuni strappi sui vestiti di Junior, dei terrestri e dei due piccoli Saiyan, e la totale mancanza della parte superiore del vestito di Gohan. Sembravano molto confusi inizialmente, visto che erano stati “sputati” a terra dal cerchio in maniera molto improvvisa, ma si erano presto tutti rialzati. Non ebbero nemmeno il tempo di pronunciare una singola parola tra di loro, poiché Junior dovette afferrare al volo il corpo in caduta libera di Iamko, porlo a terra e successivamente chinarsi per analizzarlo. Quasi tutti si erano messi attorno a lui ad osservare ciò che gli era accaduto. Ed erano rimasti tutti disgustati dal trattamento che il povero terrestre aveva subito.
“Non ho idea di chi sia stato, ma lo ha conciato proprio male” esclamò Tensing, cercando di non far trapelare la preoccupazione interiore che lo stava assalendo in quel momento.
“Iamko!? Iamko!? Iamko, sei vivo?” chiese disperatamente Crilin all’amico, mentre scuoteva con entrambe le mani il corpo dell’amico, aspettando irrequieto la sua risposta.
“Povero ragazzo” sibilò Muten, davvero in compassione per la terribile sorte del suo ex-allievo.
“Io credo sia ancora vivo… eppure sembra non mostrare segni di vitalità. Comincio ad avere seriamente paura” pensò tra sé il Dr.Brief.
“Ragazzi… voi siete davvero venuti qui per aiutarmi?” una flebile voce si insinuò nelle orecchie di tutti, per prime quelle di Crilin, che ascoltate quelle parole, non poté che palpitare di gioia.
“Iamko… allora sei vivo!” piagnucolò Crilin, osservando l’amico riaprire gli occhi ed osservarlo: i suoi occhi erano spenti, come quelli dei morti. Ma era ancora vivo.
“Iamko!” stridulò Puar, uscendo dal suo nascondiglio, per poi buttarsi verso il corpo dell’amico, cadendogli sul petto e iniziando a piangere lacrime gioiose miste a lacrime di tristezza.
“Puar, ti avevo detto di andartene da qui. Poteva essere pericoloso. Lui… lui…” tentò di dire Iamko, ma chiuse nuovamente gli occhi prima di poter terminare il discorso. Per un attimo, tutti temerono il peggio, ma Puar li rassicurò avvicinando l’orecchio alla zona del cuore e riferdogli che esso pulsava ancora, e quindi Iamko era semplicemente svenuto nuovamente.
“Diamine, non pensavo che una così folta schiera tenesse a questo insulso pidocchio!” una potente voce proveniente dall’alto pronunciò queste parola, facendo girare tutti i presenti. E lo videro. Atterò con un potente tonfo, senza riportare ferite, con il volto ancora perfetto, e i capelli biondi rizzi verso l’alto. Per un istante tutti rimasero confusi vedendolo. Tuttavia, ben presto molti di loro si resero conto di aver già visto quell’orripilante bestia, e constatarono con orrore che aveva avuto accesso anche lui alla formidabile trasformazione che spettava unicamente ai guerrieri Saiyan. E fu Junior il primo a pronunciare il suo nome.
“Nappa!” urlò il namecciano con rabbia.
“Quanto sei perspicace!” lo canzonò il Saiyan, alzando nel mentre la mano destra e chiudendo una mano a pugno, come se fosse pronto a parare un qualsiasi improvviso attacco da parte di uno dei guerrieri, cercando contemporaneamente di resistere al fastidioso abbagliare del cane.
“Sei stato tu a provocare questo a Iamko, non è così?” disse Tensing, mentre teneva le mani dietro la schiena e cercava di far combaciare i pollici delle dita, posizionandoli in modo da farli diventare il triangolo necessario per l’esecuzione del Cannone dell’Anima. Ricordava fin troppo bene cosa gli avesse fatto Nappa al loro primo incontro, e non gli importava il sapere come e quando era tornato alla vita. Era voglioso di vendetta per lui, ed anche per il suo amico Iamko, e di certo non si sarebbe lasciato scappare un occasione del genere. E proprio per questo aveva nascosto le mani dal campo visivo di Nappa, in modo da tendergli un attacco a sorpresa.
“Si certo. E non me ne pento. Sai, il tuo amico per poco non mi ha ucciso!” esclamò Nappa, lasciando tutti di stucco alle sue ultime parole, Junior soprattutto.
“Cosa? Iamko ti ha fatto del male?” chiese Junior, sconcertato da ciò che aveva appena sentito. Non era possibile. Non poteva essere successo davvero quello a cui stava pensando.
“Certo! Fin dal principio, quando ancora non mi ero trasformato, mi ha tenuto testa. Poi sono diventato Super Saiyan, e lì l’ho dominato totalmente. Oh, non puoi immaginare quanto mi sono divertito!” ridacchiò il malefico Saiyan.
“Fhuu, men…” Junior si fermò, e ricordò che tutto attorno a lui c’erano altre dieci persone pronte ad ascoltarlo. Fortunatamente aveva appena bisbigliato, e quindi nessuno aveva udito il suo sospiro di sollievo. Ma la sua serenità durò ben poco.
“E poi il vostro amico si è… ehy, a quanto vedo Rainbokiller è ci è andato giù pesante con lui! Scusami tanto, carina, me lo mostreresti un attimino” disse Nappa, deviando totalmente il discorso che stava facendo, stendendo il braccio con cui era intenzionato a proteggersi in avanti ed indicando con l’indice Gohan.
“Lui conosce Rainbokiller!” sibilò un intimorito Riff.
“Com’è possibile che conosca Rainbokiller? Possibile che questi due siano collegati? Sto davvero iniziando a credere che siamo caduti in un bel pasticcio. Insomma, prima il terremoto, poi Rainbokiller, poi Nappa. E in tutto questo non credo proprio che questi due siano soli. Rainbokiller ci ha trasportati qui perché sapeva dove Nappa si trovasse, e ci ha mandato qui perché nessuno di noi ha la minima speranza contro di lui. I più forti dei nostri al momento sono i piccoli Trunks e Goten, e se si fondessero potrebbero battere Nappa con facilità. Forse però sarebbero capaci di battere Nappa anche semplicemente collaborando con la loro forma da Super Saiyan, anche perché sono sicuro che non si fonderebbero mai: in questi anni, sono diventati dei bambini davvero spocchiosi. Almeno Trunks. Diamine, come fare, come fare!?” si assillava Tensing, mentre ricordava i suoi allenamenti nella stanza gravitazionale insieme ai due bambini. I due, infatti, spesso volevano combatterlo per metterlo alla prova, essendo il terrestre più forte, e Tensing aveva notato una arroganza mai vista nelle loro parole, soprattutto in quelle di Trunks, visto che Goten non era peggiorato in modo esponenziale come lui. E sapeva che convincere i due bambini ad usare la fusione contro un guerriero che i due avrebbero potuto battere anche senza usufruirne. C’era qualcosa che lo turbava in Nappa, anche se non sapeva dire cosa. Ed era sicuro che nemmeno il Super Saiyan dei due piccoli sarebbe bastato contro di lui.
“Ma cosa centra con il discorso che stavamo facendo?” chiese furiosamente Junior sull’improvviso cambio di argomento da parte di Nappa, che rimase impassibile all’osservazione del namecciano e continuò ad osservare Gohan.
“Ascoltami, dannazione!” urlò il namecciano, irritato dal comportamento di Nappa.
“Ti sto ascoltando” gli si rivolse annoiato Nappa, mentre continuava ad avere occhi solo per Gohan.
“C’è qualcosa che quel Saiyan sta celando. Ne sono certo. Si tende spesso a nascondere la verità, nel caso questa possa portarti vergogna. E io ne so qualcosa, sul nascondere la realtà” pensava Mr.Satan, mentre accarezzava il cagnolino nella speranza di farlo calmare. Da quando aveva visto Nappa, non aveva fatto altro che urlare.
“Allora, bellissima, guarda che sto aspettando. Mi faresti vedere il suo corpo?” insisté Nappa, rivolto a Videl. La donna indietreggiò, mantenendo il corpo di Gohan molto vicino a lei, e guardò Nappa con disprezzo.
“Tanto non te lo farò vedere mai!” gli sbraitò Videl. Nappa ritrasse il braccio, e fece un passo in avanti. Tutti sussultarono, esclusi i due piccoli Saiyan, che per nulla temevano il Saiyan, essendo capaci di batterlo se solo avessero voluto.
“Ma perché stanno parlando di queste sciocchezze? Perché nessuno interviene? Perché non riesco ad intervenire? Perché sento… come se il mio terzo occhio stesse esplodendo?” si domandò interiormente Tensing, per togliere le mani da dietro la schiena e portarsele davanti al terzo occhio, pensando che il bruciore che provava fosse causato soltanto dal forte sole. Ma anche dopo aver coperto l’occhio, questo continuava a bruciare, rendendo nervoso Tensing. Cosa gli stava accadendo?
“Incredibile… Tensing è incredibilmente turbato, ma lo vedo anche molto determinato. Non riuscirò proprio mai ad essere come lui. Mi è troppo superiore” ammise tra sé Riff. Tensing stava tremando, e Riff aveva interpretato il suo gesto di copertura del terzo occhio come segno di nervosismo. Eppure, poteva vedere dal suo viso, che sprizzava di temerarietà, quanto Tensing non fosse intenzionato a tirarsi indietro. Prova una forte invidia nei suoi confronti. Certo, era il suo migliore amico, ma Riff era sempre stato alla sua ombra, e le cose non erano cambiate. Per quanto Tensing gli avesse chiesto apertamente più volte di essere sé stesso e di non paragonarsi a gli altri, Riff non riusciva a non confrontare il suo livello di abilità con quello di Tensing. Lui era proprio di un’altro pianeta, rispetto a lui.
“Fermati, mostro!” urlò improvvisamente Chichi, ponendosi davanti a Videl ed allargando le braccia.
“Ma cosa vuol fare? È impazzita per caso!?” urlò Puar, assolutamente incapace di comprendere quell’avventato gesto.
“Si Puar, è impazzita, ed anche tanto! Quel coso la ammazzerà!” delirò Crilin, prima di ricevere una simultanea occhiataccia sia da Nappa che da Chichi.
“Non sono affari tuoi!” gli dissero in coro i due.
“Va bene!” esclamò con voce remissiva Crilin, prima che Nappa e Chichi riprendessero a guardarsi.
“A volte è meglio farsi i fatti propri, caro Crilin. Io ne so qualcosa a riguardo” pensò Mr.Satan, mentre il suo pigiama veniva sporcato dalla saliva emessa dal cagnolino digrignando i denti. Ci mancava poco che non saltasse addosso al Saiyan.
“Non ti permetterò di toccare nuovamente il mio bambino!” mise subito in chiaro Chichi, pur sapendo che la sua protezione non sarebbe probabilmente servita a nulla: ricordava quanto era stata in pena quando aveva saputo che suo figlio, ancora molto piccolo, era sul campo di battaglia contro i Saiyan insieme al resto dei Guerrieri Z. Ma ora lei gli era molto vicino, a differenza di quella volta, e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo, avesse dovuto anche perdere la vita.
“Guarda, tuo figlio ora come ora mi interessa relativamente” disse Nappa, guardando con la coda dell’occhi Tensing. Perché si stava comportando in quel modo? Cosa c’era sotto quello strano comportamento?
“Si, così tanto relativamente che prima hai totalmente cambiato discorso per parlare di lui. Non dire balle, Nappa. Non ci interessa minimamente cosa tu voglia fare con il corpo di Gohan. A noi interessa sapere quello che stavi per dire” ricordò Junior, mentre il Saiyan si girò leggermente il capo verso di lui, guardandolo rabbioso.
“Caro Junior, a noi interessa più la sorte di Gohan che di quello che questo bestione voleva dire! Ora per te sono più importanti le parole del nemico che il destino dei tuoi cari!?” lo criticò aspramente Chichi. Junior non se ne importò, continuando a squadrare Nappa.
“Allora, Nappa? Cosa hai da guardare? Ti sembro bello, per caso?” chiese Junior all’energumeno, ignorando totalmente Chichi.
“Ma cosa gli prende? Si sta comportando in modo davvero troppo strano. Tutto ciò è molto sospettoso” pensò C-18, mentre la piccola Marron le stava accanto, terrorizzata da quella situazione di massima tensione.
“Junior è strano, fin troppo per i miei gusti. C’è qualcosa che lo turba. Non è che forse avrà una fitta allo stomaco come c’è l’ho io in questo momento?” si chiese Crilin, mentre cercava di non rendere evidente il suo malessere provocato da una improvvisa fitta allo stomaco. Era come se dentro di lui si stesse accumulando qualcosa, di cui non riusciva ad identificare la natura. Non che gli interessasse particolarmente: piuttosto, preferiva seguire quella scena colma di tensione che si stava svolgendo, curioso di capire il perché Junior si comportasse in quel modo.
“Sai, mi sei sembrato più bello quando ci siamo visti nel bosco ieri notte. Ricordi? Quando mi hai dato tutti quegli scappellotti, ed eri quasi sul punto di uccidermi? Meno male che in quel caso ho usato la testa, sennò non sarei riuscito a provocare questo macello!” disse Nappa, rivelando a tutti la verità. Gli sguardi di tutti si puntarono su Junior. Erano increduli.
“Questo vuol dire che tu sapevi tutto!” disse rabbiosamente Tensing, allontanando le mani dal terzo occhio, che gli bruciava con più ardore che mai.
“Esatto, lui sapeva tutto! E ve lo ha nascosto!” disse Nappa, allargando le braccia e girandosi intorno, in modo da incontrare tutti gli sguardi dei presenti, per poi fermarsi di nuovo davanti a Junior.
“Certo che sei proprio bravo ad inventare balle. Non c’è stato alcun incontro tra me e te, e fino ad ora non sapevo minimamente che tu fossi resuscitato!” concluse Junior, sperando di aver convinto tutti con quel discorso. Ma ormai, era impossibile nascondere la verità. C-18 fu l’unica a non credere nemmeno per un istante alle sue parole: aveva notato che fin dall’inizio Junior si rivolgeva a Nappa in un tono troppo strano. Era come se i due si fossero rincontrati recentemente. Il resto ci mise un po’ a dubitare del namecciano, ma anch’essi seguirono un ragionamento bene o male analogo a quello compiuto da C-18. Quei due si erano già incontrati, e Junior glielo aveva tenuto nascosto.
“Perché, Junior, perché?” gli chiese Tensing.
“Perché cosa? Siete forse sordi? Oppure state credendo davvero a Nappa!? Io e lui non ci siamo mai incontrati! E se sto assumendo questo strano comportamento è solo perché desidero ardentemente sconfiggerlo!” urlò Junior.
“Se tu non avessi la coda di paglia, non dovresti giustificarti. E comunque, come hai fatto a capire che abbiamo notato qualcosa di strano nel tuo comportamento? Forse ti sei reso conto di aver esagerato e di esserti comportato in un modo in cui non avresti voluto?” domandò acidamente C-18. Junior la fissò frustato: ormai era evidente. Non poteva nascondere più nulla.
“Io non ho la coda di paglia! Semplicemente… non volevo allarmarvi!” dichiarò Junior. Loro non avrebbero mai dovuto saperlo. Era un interesse suo, suo e di nessun altro.
“Ma perché? Sai che in questo momento sia Goku che Vegeta, se solo fossero qui, potrebbero metterlo facilmente al tappeto? E in fondo credo che anche tu sia capace di tenergli testa! Se collaboriamo possiamo batterlo!” lo incitò Crilin. Ma Junior non voleva sentire ragioni: era testardo, e lo sapeva. Ma non se ne importava. Era la sua battaglia, e l’avrebbe combattuta da solo.
“Si, ma in questo momento né Goku che Vegeta sono qui. E comunque voi non mi servite proprio a niente: sono capace di sbarazzarmi di questo colosso da solo. Voi mi sareste solo di intralcio” ribatté Junior, scocciato ma con un evidente determinazione, percepibile fin dalle sue parole.
“La tua convinzione di potermi battere la trovo, onestamente, ridicola. Voglio dire, ma non ti sei guardato intorno? Non hai notato quell’enorme cubo laggiù? Sappi che è tutto roba mia” disse Nappa, indicando le spalle di Junior. I presenti si girarono all’unisono, e per la prima volta notarono l’enorme cubo eretto precedentemente da Nappa.
“Non può essere. Non puoi averlo costruito tu” esclamò incredulo Junior.
“E invece lo ha fatto tutto lui. Io l’ho visto. E non è tutto. Quella che vedete è la Città dell’Ovest. Lui l’ha ridotta in polvere” singhiozzò Puar.
“Che mostro! Non vorrei mai avere a che fare con lui, neanche se fosse una donna. Ammesso che sia bella, ovviamente" pensò Oscar, che, nonostante i pensieri molto discutibili, era disgustato da ciò che Nappa aveva fatto.
“Ma si può sapere di che cosa vi state preoccupando!” si intromise Trunks, e tutti gli rivolsero l’attenzione, compreso Nappa.
“Ci risiamo. Questi due sono incorreggibili” di disse con sconforto Crilin.
“Vi prego, fondetevi, invece di fargli perdere la calma. Vi prego” pregava Tensing, pur sapendo come sarebbero andate le cose.
“Già! Mio papà saprebbe fare cose molto migliori di queste, ma lui, a differenza tua, sfrutta i suoi poteri per proteggere la gente!” rinfacciò il piccolo Goten a Nappa. I due bambini scoppiarono a ridere. Nappa invece rimase fermò, per poi increspare la bocca in un espressione di fastidio.
“Adesso… ho perso la pazienza!” urlò Nappa. Dopodiché, un urlo potente sferzò l’aria. Tutto intorno a Nappa, iniziò ad espandersi un aura dorata altissima. Gli occhi di Nappa divennero gialli come la sua aura, e la sua potenza crebbe in maniera spropositata. Senza perdere neanche un secondo, Nappa chiuse le mani a pugno, e attorno ad essi si creò un’aura viola. Direzionò le braccia verso i due bambini.
“Violet Punches!” enunciò, per poi sferrare in un solo attimo decine e decine di pugni all’aria. Per tutti quei pugni, se ne crearono altrettanti fatti di aura viola, che dal pugno arrivarono a colpire i due piccoli Saiyan. Una enorme nube di polvere si alzò  nel punto in cui Trunks e Goten si trovavano, e nonostante fosse ormai sicuro di averli stesi, Nappa continuò la raffica, fino a quando non fu certo che fosse sufficiente e si interruppe. La sua forza calò, ritornando quella precedente all’arrabbiatura, e la sua aura si ritrasse un pochino.
“E non è tutto” disse il Saiyan. Si girò verso Tensing, e il triclope ebbe appena il tempo per tentare di portare il braccio destro allo stomaco che il Saiyan lo aveva già raggiunto e mandato a terra con una potente gomitata destra alla testa. Il piccolo Riff indietreggiò dal terrore, ma Nappa non esitò nemmeno davanti al suo innocente viso spaventato. Si girò verso di lui e gli tirò un calcio laterale con un il piede destro, e il piccoletto fu scaraventato via con immane violenza.
“No, no, no! Non è ancora finita!” cercava di convincersi Junior, mentre Crilin, in uno slancio di coraggio, si buttava su Nappa, soltanto per essere umiliato dal Saiyan con una poderoso testa e testa che lo spedì a terra.
“Io posso farcela! Devo solo trovare il coraggio di muovermi!” si incitava Junior, mentre Tensing alzava la testa verso Nappa, toccandosi il terzo occhio con entrambe le mani. Era come se quell’occhio fosse stato immerso nella lava di un vulcano. Nappa non ci mise molto a notarlo, e, temendo che stesse per succedere di nuovo, saltò su Tensing e lo schiacciò con il suo peso, facendogli ricadere la testa e a terra. Il tricolpe, quindi, svenne. 
“Ora basta… devo muovermi… e batterlo!” e detto ciò, Junior si lanciò in un salto in avanti, verso Nappa.
“Diavolo, com’è coraggioso! A volte mi piacerebbe avere sempre la sua grinta!” commentò Satan sul gesto di Junior. Neanche lui si era accorto della pazzia che il namecciano aveva appena fatto.
Junior si preparò per bene durante il balzo: alzò il braccio destro all’altezza della testa, in modo da poter mettere repentinamente l’arto davanti a quest’ultima, in caso di necessità, mettendo poi quello sinistro davanti allo stomaco, per avere ulteriore protezione. Era già pronto a massacrare Nappa di calci. Purtroppo, il suo attacco si concluse con una disfatta su tutti i fronti: Nappa lo colpì con un potente pugno al braccio sinistro, affondando l’arto e il suo pugno sullo stomaco di Junior. Il namecciano fece appena in tempo ad emettere un gemito che era già a terra, a subire una velocissima raffica di pugni da parte di Nappa su tutto il corpo. Nappa continuò in quel modo fino a quando non si accorse che Junior non emetteva più gemiti, e concluse il tutto con una potente pedata dall’alto verso il basso con il piede destro, schiacciando malamente la faccia di Junior.
“Che delusione. E io che pensavo di dovermi impegnare. È stato semplicissimo. Fin troppo!” esclamò Nappa, girando la testa all’indietro: la nube si era diradata, e così ebbe modo di vedere il risultato dei suoi Violet Punches; Trunks e Goten erano a terra, e sembravano aver perso i sensi. I loro vestiti superiori erano stati totalmente disintegrati, e ciò mostrava le tante ferite e lividi che erano presenti sui loro corpi. I due se ne stavano con la bocca aperta. Probabilmente, ipotizzò Nappa, volevano usarla per urlare, prima di essere colpiti dai Violet Punches. Nappa non fu soddisfatto del risultato: avrebbe preferito vedere al posto di quei mocciosi un cumulo di polvere. Ma doveva accontentarsi, e in fin dei conti non era triste. Aveva sconfitto ormai tutti i guerrieri, e adesso avrebbe dovuto soltanto ucciderli.
“Bulma, ti affido Marron” disse C-18 freddamente, mentre portava la piccola Marron a terra, e le faceva cenno di andare da Bulma.
“Coraggio, piccola mia. Ci metterò poco” disse la cyborg, accennando uno svogliato sorriso. La piccolina allora si avvicino ad una sconvolta Bulma.
“C-18, non vorrai dirmi che vuoi davvero confrontarti con quel bestione?” le chiese Bulma. Ma la cyborg non la degnò di nuo sguardo, e anzi, iniziò a dirigersi verso Nappa.
“Non so perché, ma ho l’impressione che possa farcela. È tosta quella donna, lo so per esperienza” si disse tra sé Satan.
“Ehy, bestione. Quelli non sono i tuoi soli avversari. Confrontati anche un po’ con me!” esclamò C-18, cercando di farsi notare dal Saiyan. Ed effettivamente, così accadde: Nappa si voltò verso di lei, e dalla sua faccia era evidente che avesse ormai perso la pazienza.
“Mi sono proprio stancato di tutto questo! Adesso vedrai con chi hai a che fare, biondina!” urlò il Saiyan, per poi mettere un piede in avanti. Scomparve improvvisamente, ricomparendo  davanti a C18. Lei non era preoccupata: quell’energumeno poteva essere veloce quanto voleva, ma non avrebbe raggiunto il suo livello. Nappa le tirò un potente diretto sinistro al viso, ma C-18 scansò la testa a sinistra, evitando il pugno, per poi tirare un potente montante allo stomaco di Nappa con il braccio destro. E mentre il Saiyan soffriva per il dolore, la cyborg colpì la gamba destra di Nappa con una ginocchiata sinistra. Sperava di farlo cadere a terra, ma il Saiyan semplicemente indietreggiò di qualche passo.
“Maledizione! Ora la paghi!” disse Nappa. Stese le braccia in avanti, ma prima che queste potessero essere avvolte dall’aura viola necessaria per l’esecuzione del Violet Punches, C-18 stese in avanti il braccio sinistro, e sparò un velocissimo Ki Blast verdognolo dalla forma di una sfera schiacciata. La mano destra di Nappa fu presa in pieno dal Ki Blast, e C-18 non esitò neanche un secondo a sparare un secondo Ki Blast uguale al precedente, che prese invece la mano sinistra di Nappa. Il Saiyan ritrasse le braccia, mentre faceva oscillare le mani sperando di far passare il grosso dolore che provava su di esse.
“Ti piace? L’ho chiamato Rapid Green Hit. È un Ki Blast molto più veloce della normale, ma questa sua velocità non gli impedisce di essere altrettanto potente!” esclamò la cyborg sorridendo. Nappa aprì la bocca, forse per controbattere, forse per esprimere un parere sul colpo di C-18. A nessuno fu dato saperlo. I genitori di Bulma arrivarono quasi a coprirsi gli occhi per il disgusto, Chichi fu sul punto di svenire. Bulma e la piccola Marron inorridirono, mentre Videl cercava di mantenere la calma, seppur quella visione non la aggradasse per nulla. L’aura gialla che circondava il Saiyan era venuta meno, così come la vita stessa di quest’ultimo: la testa di Nappa era, infatti, stata staccata dal suo corpo, che cadde a terra pochi istanti dopo, rivelando che ad avergli strappato la testa era stato Junior, circondato da una strana aura bianca, e con gli occhi privi di pupille. Junior tenne ancora per un po’ di tempo la testa di Nappa, prima di lasciarla cadere a terra, vicino al corpo al cui un tempo apparteneva. Junior fece due passi in avanti, bagnando i suoi piedi sotto la pozza di sangue formatasi sotto il corpo del Saiyan, per poi fermarsi sopra la schiena del suo ex-avversario. Guardava in avanti, verso C-18. E sembrava voglioso di sangue.
“Io… vi ucciderò tutti!” urlò Junior, con una voce diversa dal solito: era profonda, e per nulla rassicurante. Scese dal corpo di Nappa, e appena fu a terra, iniziò a correre velocemente verso C-18, guardandola rabbiosamente.
Poi accadde. Videl non sentiva più il corpo di Gohan tra le sue braccia, perché si era come teletrasportato davanti a Junior, con gli occhi chiusi, a sferrargli un potente montante destro, che alzò il namecciano da terra, soltanto per farlo cadere malamente sulla schiena, mentre l’aura bianca spariva e le sue pupille tornavano normali. Pochi istanti dopo, a cadere fu anche Gohan. E poi, venne il silenzio.
ANGOLO AUTORE: Ciao a tutti! Avevo già iniziato da un po’ la correzione del capitolo, ma, come vi ho detto nel capitolo precedente, non ero sicuro di pubblicarlo a breve. E invece, tutto è filato liscio, e sono riuscito a finire la correzione. Ovviamente, come in ogni capitolo, ecco qualche precisazione:

1 La forza di C-18: C-18 è molto più forte di Junior e degli altri, anche se inferiore ovviamente ai Saiyan al massimo del loro potere. Il motivo? Lo scoprirete. Comunque sia, se poniamo Nappa come un 90 trasformato da Super Saiyan (rispettando il valore che gli avevo dato nella forma base), C-18 è un 50. Non male, quindi! È per questo che riesce a colpire Nappa. Forse con un po’ di astuzia sarebbe anche riuscito a batterlo.

2 La forza di Iamko: Quando Iamko subisce quella strana “mutazione”, la sua forza è poco suepriore a quella di Nappa Super Saiyan, mentre quando resiste ai Violet Punches, è decisamente più forte del Saiyan.

3 Nappa Infuriato: Nappa da Super Saiyan infuriato è circa 1,5 volte più forte del normale. Tuttavia, dopo aver cessato la raffica di Violet Punches contro i due piccoli Saiyan, la sua forza torna quella di sempre.

E abbiamo finito. La storia sta entrando piano piano nel suo sviluppo. Ai terrestri sta succedendo qualcosa di strano, e anche Junior è parecchio strano. Inoltre, nei pensieri di Nappa, abbiamo potuto scoprire che lui forse ne sapeva qualcosa di tutto ciò, grazie ad un certo vecchio… chi sarà mai? Beh, ovviamente lo scoprirete col tempo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Alla prossima.

                                                                                                     

                     

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Capitolo 5
*** La calma dopo la tempesta ***


CAPITOLO 5: LA CALMA DOPO LA TEMPESTA

Non si poteva certo dire che Gohan se la stesse vedendo brutta. Poco dopo essersi laureato, iniziò la sua carriera come professore al liceo di Satan City. Stare a scuola gli piaceva molto: era un professore a cui piaceva molto interegire con i suoi studenti, e cercava di fargli svolgere la maggior parte del lavoro in classe, in modo non riempirli di compiti a casa. Purtroppo, nelle classe che gli erano state affidate c’erano anche molti discoli, e molti suoi colleghi si lamentavano in continuazione dei problemi che quegli alluni provocavano durante le lezioni. Ma tutto ciò che quei ragazzi facevano nelle altre ore, non lo facevano quando c’era Gohan. La sua voce e il suo modo di fare riusciva ad ammaliare persino il più duro e monello scolaro, e Gohan tentava di stringere buoni rapporti con gli studenti svogliati, in modo da capire i loro problemi nell’apprendimento ed aiutarli. Era un professore rispettato ed amato. Durante le sue ore, Gohan si divertiva a scherzare con i propri alunni facendo diverse battute, anche sugli occhiali che era solito indossare durante le ore in cui stava a scuola. Sapeva quanto gli studenti lo ritenessero buffo con gli occhiali, ma non era una cosa che lo offendeva. Ci aveva fatto ironia diverse volte anche a casa, pur rimanendo cosciente del motivo per cui li indossasse: riuscire ad osservare meglio anche gli studenti più lontani da lui, in modo da poter tenerli sott’occhio. Era si un docente aperto e mai troppo severo, ma ovviamente doveva pur sempre ricordarsi di avere una certa autorità sugli studenti. Durante i compiti in classe, girava costantemente tra i banchi, per vedere se qualcuno stesse copiando. Durante le interrogazioni, il suo modo di parlare variava da studente a studente, poiché cercava in tutti i modi di non provocare troppa pressione sull’alunno. Durante i primi tempi della sua carriera, tornato a casa, dedicava regolarmente dieci minuti a leggeri esercizi per tenersi in forma: flessioni, addominali, eccetera. Ma col passare del tempo, abbandonò totalmente ogni forma di allenamento, per dedicarsi a tempo pieno alle attività di tutti i giorni: erano in tempi di pace, e per il momento non c’era alcuna minaccia all’orizzonte. Si meritava un po’ di relax, o no? In fondo, non gli mancava proprio nulla: aveva una moglie amorevole, un suocero simpatico, e tanti, ma tanti amici. Aveva un lavoro rispettabile, e in abito lavorativo era rispetto, sia dai suoi colleghi che dagli studenti. L’unica sua preoccupazione erano le assillanti richieste di suo padre Goku di tornare ad allenarsi, che gli diedero davvero molto fastidio. Ah, cosa farebbe Gohan per ritornare indietro nel tempo, e godersi meglio ogni singolo istante di quella pace, anche le scaramucce con il padre. Era stato bello tuffarsi per qualche attimo nei ricordi di quei cinque anni, ma purtroppo ora doveva svegliarsi.  Sapeva che non poteva rifugiarsi nella sua mente per sempre.

*

Fu con quest’ultimo pensiero con cui il Saiyan si risvegliò, di soprassalto. L’ambiente in cui si trovava era una piccola stanza dalle pareti bianche e il pavimento fatto di mattonelle bianche a forma di rombi. Gohan sentì un qualcosa di molto morbido sotto di sé, e per questo abbassò il capo, scoprendo di essere in un letto le cui coperte raffiguravano gattini di vari colori intenti a bisticciare su uno sfondo azzurro. Trovò la cosa molto simpatica, più che altro per la sua già immensa gioia di stare finalmente comodo in un letto senza dover affrontare alcun genere di pericolosa creatura. Diede un ultima rapida occhiata alla stanza: poco distante dal letto si trovava una finestra abbastanza grande, dalla quale filtrava abbastanza luce da illuminare la stanza. Davanti al letto era invece presente una sedia, cosa che accese l’immaginazione di Gohan. Immaginava di essere un bambino molto piccolo, e che su quella sedia ci fosse uno tra i Guerrieri Z a narrargli le storie. Il primo che gli venne a mente fu Junior. Lo immaginava a raccontare di come fosse cambiato, dall’essere un mostro crudele a grande alleato ed amico, restando costantemente impassibile per tutta la narrazione, cosa che sicuramente Junior avrebbe fatto. Subito dopo, si fece largo tra i suoi pensieri l’irrealistica figura di un Vegeta che raccontava delle fiabe al bambino, ovviamente in modo svogliato, e cambiando qua e là i nomi dei personaggi: i protagonisti li chiamava come lui, mentre agli antagonisti dava il nome di Kaarot, il nome di battesimo di Goku.
“Credo che se Vegeta si ritrovasse davvero in una situazione del genere, farebbe davvero una cosa del genere” pensò Gohan, sorridendo. Quei due piccoli siparietti gli diedero l’ispirazione per iniziare ad immaginare dei racconti che avrebbe potuto in futuro mettere su carta, tanto per il gusto di farlo. Potevano essere anche storie senza una vera e propria trama. Ma in quel momento, lui aveva voglia di immaginare.
Se glielo aveste chiesto, probabilmente Gohan non avrebbe saputo dirvi quante ore passò stando steso sul letto, con la testa comodamente posata su morbidi cuscini, a pensare a storie strampalate e totalmente senza alcun senso logico. Per esempio, ebbe un idea per un possibile racconto da poter scrivere per poi riderci sopra con Videl: il racconto aveva come protagonisti due uomini, uno grosso ed arrogante e l’altro esile e gentile. L’arrogante chiedeva al minuto se desiderasse esser cucinato da lui, e il minuto gli rispondeva in modo sofferente di si. L’uomo grosso riuscì quindi di afferrare il sottomesso, ma il minuto era così magro che, stringendo un po’ la pancia, riuscì a uscire dalla presa cadendo a terra, per poi scappare rincorso dall’uomo grosso, che si dannava per tentare di prenderlo.
“Però, ora che ci penso, non è poi così divertente. Potrei creare qualcosa di decisamente meglio, se solo mi ci applicassi un po’ di più” constatò Gohan. Dimenticò in un attimo la storia dell’energumeno e del fragile, e iniziò ad elaborarne tante altre, tutte altrettanto assurde e senza una vera e propria logica.
A un certo punto, mentre il Saiyan era immerso nei suoi pensieri, qualcuno bussò alla porta. Gohan immediatamente si voltò nella direzione della porta.
“Chi sei?” chiese il Saiyan, pronto ad alzarsi da un momento all’altro nel caso il qualcuno dietro quella porta rivelasse di non avesse buone intenzioni.
“Sono io, tesoro” esclamò la voce dall’altra parte della porta. Gohan capì subito chi fosse. Quella voce e il suo dolce modo di dire la parola “tesoro” gli permisero di identificare quella persona con facilità.
“Entra pure, cara” disse Gohan, e la porta si aprì. Una donna dai corti capelli corvini, che indossava una maglia a maniche corte rosa e pantaloni rossi, fece ingresso nella stanza, lasciando la porta dietro di sé aperta. Era davvero bella. Era bella sempre. Era bella anche alla festa di Bulma, dove aveva indossato un elegante completo bianco. In qualsiasi momento, era davvero bella. Ma per Gohan non lo era soltanto di aspetto. Di lei gli piaceva tutto. Erano capace di capirlo come pochi, e lo confortava in ogni singolo momento di sconforto. Era una delle persone a cui più teneva al mondo. E l’idea di poter finalmente parlare con lei, tranquillo, senza preoccupazioni alcune, era la cosa che più aspettava da quando erano inizianti i disguidi con suo padre.
“Allora? Come si sente il nostro eroe?” chiese Videl amorevolmente sedendosi nel mentre sulla sedia.
“Eroe? Oh, credo che hai sbagliato persona. Sono stato davvero ridicolo. Mi sono fatto battere da Rainbokiller in una maniera ridicola” specificò ridendo Gohan, con un velo di sconforto nelle sue parole. E lì, come un fulmine a ciel sereno, si rese conto di una cosa: lui non sarebbe dovuto trovarsi lì. Il sua sguardo divenne vacuo, e Videl ci mise poco a capire a cosa stesse pensando.
“Ti stati chiedendo come mai adesso sei qui, non è vero? In fondo, sei rimasto svenuto per tutto questo tempo. Eppure…” tentò di concludere lei, ma lui la precedette, alzando leggermente la voce.
“L’unica cosa che ricordo è l’onda di Rainbokiller che mi colpisce, e io che svengo. Non ricordo più nulla. Come diamine è possibile che adesso mi trovi qui?” disse il Saiyan, stringendo i pugni, alzandoli e preparandoli a sbatterli contro il letto. Ma poi fermò, non appena vide che Videl si era portata una mano alla bocca, e sembrava essere spaventata da quell’atto improvviso.
“Ah, scusami tesoro” disse Gohan, riportando le braccia giù e sospirando malinconicamente.
“Tranquillo, caro. Ma cosa ti è successo? Pensavo ti interessasse sapere perché sei qui” gli disse dolcemente lei.
“Scusa… mi è venuto d’istinto. Non ci capisco davvero niente. Sono davvero nervosissimo. Ho fallito” disse il Saiyan, ricordandosi quanto avesse provato a combattere contro Rainbokiller, e quanto non avesse fatto altro che venir sconfitto con facilità. Era appena riuscito a sconfiggere due suoi figli, mentre il resto dei Guerrieri Z ne stava facendo a fettine molti di più.
“Tu non hai fallito, Gohan! Tu ci hai salvati tutti!” esclamò la donna, tentando di consolare il marito, il quale si stava già stendendo sul materasso, tirando su le coperte e preparandosi a riaddormentarsi.
“Non sto dicendo bugie, Gohan, credimi!” tentò Videl, ma il Saiyan non sembrava intenzionato ad ascoltarla. Era troppo disorientato, non sapeva neanche lui a cosa stesse pensando di preciso. Se avesse fatto bene ad accettare la richiesta del padre, se avesse fatto una pazzia ad affrontare Rainbokiller; se fosse stato eroico o semplicemente molto stupido. Un turbinio di emozioni troppo numerose per essere controllate. Ma ecco che qualcun altro entrò dalla porta. Era Junior, e a quanto pare si era cambiato, visto che adesso indossava il suo classico vestito, nuovamente tutto integro.
“Oh, sei tu” commentò velocemente Gohan quando il namecciano entrò, per poi girarsi su un fianco, dando le spalle a Junior, e prepararsi a prendere sonno.
“Oggi ti vedo molto malinconico, Gohan” esclamò il namecciano, e Gohan notò felicità nelle sue parole.
“Sono malinconico, se è per questo” disse velocemente il Saiyan, senza neanche girarsi per guardare Junior in viso. Il namecciano sembrava piuttosto tranquillo, cosa che fece insospettire Videl, visto che pochi attimi prima Junior sembrava capace di poter scatenare il finimondo.
“Oh, suvvia, non è successo niente di grave. Capita di essere sconfitti, no?” gli ricordò Videl, sperando così di tirare su il morale del marito. Ma lui rimase rannicchiato tra le coperte, senza dare segno di volersi muovere.
“Coraggio, non vorrai dirmi che ti arrendi già? Ma ti sei reso conto del colpo che mi hai dato?” disse Junior, avvicinandosi poi al letto e iniziando a strattonare Gohan. Notando che il Saiyan non dava il minimo segno di responso, decise che era il momento opportuno di dirglielo. Prese così fiato, e, dopo una veloce riflessione su come esporre il discorso, iniziò a parlare.
“Non immagini neanche tutto ciò che è successo mentre eri senza sensi: Rainbokiller ha incominciato ad assorbire i suoi figli, e noi, su ordine di tuo padre, ce ne siamo andati tutti. A parte Vegeta. Dovevamo aspettarcelo: testardo com’è, è rimasto a lottare. È poi accaduta una grande esplosione, causata dal collasso di potenti colpi energetici scagliati dai nostri e da Rainbokiller, che ne è uscito molto malridotto. Non so di preciso se sia morto o no, ma ormai è in uno stato davvero penoso. Perciò, anche se fosse vivo, non ce ne dovremmo preoccupare particolarmente. Tuttavia, pur essendo sul punto di tirare le cuoia, è riuscito con dei portali arcobaleno a portarci qui, da un nostro nemico di vecchia data. Ricordi Nappa, o sbaglio, Gohan?” e qui Junior si interruppe volontariamente. E come sospettava, Gohan si girò immediatamente verso di lui, con una mano buttò di lato le coperte, facendole cadere sul pavimento, e si mise a sedere sul materasso, guardando Junior con interesse. Videl osservò Gohan preoccupata: sembrava essere più turbato di prima.
“Come potrei dimenticarmi di lui. Ricordo bene con che crudeltà staccò il braccio a Tensing, con che saccenza si atteggiava con noi, come riuscisse a contrastarci, qualsiasi cosa provassimo; come provocò la morte di Tensing e Riff, e… come ti uccise. Per colpa mia” e a quel punto, la rabbia di Gohan fu sul punto di scoppiare. Era una rancore così grande da nascondere la meraviglia provata nel sentire che Nappa si fosse fatto nuovamente vivo, nonostante fosse deceduto da tempo.
“Smettila. Non è stata colpa tua. Eri solo un bambino. Comunque, ritornando al mio discorso. Nappa era molto più forte di prima, ed era persino capace di trasformarsi in Super Saiyan. E fidati, se ti dico che non era debole. È riuscito a mettere al tappeto Goten e Trunks prima che quei due potessero fare qualsiasi cosa, togliendoci così l’unica possibilità che avevamo per batterlo: la fusione di quei due. Inutile dire che è stato successivamente un massacro: Tensing, Riff e Crilin sono stati sconfitti in un attimo, senza che potessero davvero reagire. Iamko era già stato bellamente massacrato da Nappa prima che arrivassimo. Sono rimasto io. Ho provato a combatterlo. E ho perso. Mi ha battuto in un attimo. Eravamo ormai tutti a terra, ma io era ancora cosciente, e ho visto tutto: ho visto come C-18, a differenza mia, sia riuscita a combattere contro Nappa, riuscendo anche a colpirlo. Poi è successo qualcosa. Non credo di essere stato cosciente, ma Bulma mi ha raccontato tutto ciò che è accaduto. Ho ucciso Nappa” Junior si fermò, per vedere attraverso gli occhi stupiti di Gohan.
“Cosa? L’hai ucciso?” domandò il Saiyan con curiosità ed un pizzico di incredulità. Junior ridacchiò: il pezzo forte del racconto sarebbe arrivato a breve.
“Si. Gli ho staccato la testa. Da quel che mi ha detto Bulma, ero circondato da una strana aura bianca, e non avevo le pupille. Comunque sia, poco dopo aver ucciso Nappa, mi ero scagliato contro C-18. A detta sua, la mia forza in quel momento era diventata incredibilmente più potente, così tanto che in quel momento neanche lui sarebbe riuscita nemmeno a scalfirmi. Ma tu sei improvvisamente sfuggito dalle braccia di Videl con la supervelocità, e mi hai steso con un potente montante. Siamo caduti entrambi, e poco dopo la tua caduta, dal tuo corpo è uscita una strana energia verde, che si è poi diretta verso tutti i feriti sotto forma di linea verde. Ci ha curato tutte le ferite, e anche le tue sono scomparse. Una volta esser ritornato in me, mi sono rialzato, e come gli altri, mi sono trovato disorientato. Abbiamo vagato a lunga, in ricerca di superstiti: Iamko ci ha infatti raccontato che la città è stata bombardata da Nappa, e che quasi tutti gli edifici erano stati totalmente distrutti. Nonostante ciò, ai confini della città, abbiamo trovato un palazzo ancora integro, con tutte le porte aperte. Probabilmente le persone erano scappate in fretta e furia, senza badare troppo a lasciarsi le porte aperte dietro. Dopo esserci assicurati che non ci fosse nessuno, ci siamo stabiliti all’attico, dove ci troviamo ora. Ti abbiamo subito messo a letto, così da farti trovare in un posto comodo al tuo risveglio. Bulma ha poi tirato fuori delle capsule, dove c’erano diverse repliche dei nostri abiti da battaglia, fatto in caso di necessità nel caso avessimo dovuto combattere. Se ne era portate alcune alla festa, essendo nella stessa scatola dove teneva delle capsule che riteneva sarebbero potute servire. In questo modo, io, Crilin, Tensing, Riff, Iamko, Goten e Trunks abbiamo potuto indossare nuovamente i nostri abiti da combattimento. Adesso, stiamo vivendo un po’ di tranquillità in questo appartamento. Ma non illuderti: durerà poco. Sono sicuro che i pericolo non siano finiti: sarebbe troppo facile. Ma per il momento, godiamoci questi spaccati di pace. Se lo desideri, seguimi in cucina. Qui abbiamo concluso” e dettò questo, Junior si voltò, il mantello che gli svolazzava mosso dal suo rapido spostamento. Anche Gohan si alzò, euforico più che mai. Gli fu difficile non sorridere, e non essere completamente paonazzo. Aveva provato un forte brivido di eccitazione lungo la schiena quando Junior gli aveva raccontato ciò che aveva fatto. Anche se aveva ascoltato tutto, non glie ne era importato un fico secco delle vicende immediatamente successive al suo atto.
“Ci riuscirò. Riuscirò a diventare più forte. Vedrai, papà. Sarai orgoglioso di me, il giorno in cui riuscirò a batterti" pensò Gohan, perdendosi nei suoi pensieri. Riusciva a vedere sé stesso, molto più muscoloso, meno timoroso, che affrontava i più forti nemici impavidamente, senza tirarsi indietro, e riuscendo a vincere. E infine, dopo molteplici immagini di scontri con i più disparati avversari, ecco che arrivò l’immagine da lui più gradita: faccia a faccia con suo padre, lui che si trasforma in Super Saiyan di Terzo Livello, che si butta a capofitto contro di lui. Loro due che ingaggiano una battaglia epica. Ed infine, dopo una serie di capovolgimenti, Gohan esce vincitore da quella battaglia.
“Amore, perché te ne stai fermo?” la voce di Videl lo fece rinsavire. Si rese conto di essere rimasto immobile, con lo sguardo rivolto verso il soffitto, e di non aver seguito Junior, che lo aspettava alla soglia della porta.
“Non lo so… ero perso nei miei pensieri. Andiamo” disse, per poi camminare lentamente attraverso la stanza, verso il namecciano.

*

Varcata la soglia della porta, Gohan si ritrovò in una stanza un po’ più grande della precedente. Appena entrato, poté notare una cucina, e al di sopra di essa delle mensole, e su alcune di esse si distendeva un lungo tappeto rosso, che a giudicare dalla sua forma ondulata doveva essere stata buttata lì sopra pigramente. Distante dalla cucia e più vicina alla porta che portava alla camera dove Gohan aveva dormito c’era una poltrona verde, sulla quale in quel momento, sedeva un uomo pelato intento a giocare con una piccola bambina in braccio. Gohan li riconobbe subito: erano Crilin e Marron.
“Sei pronta, amore?” domandò Crilin. La bambina batté le mani in segno di assenso.
“Bene. Oplà!” disse il terrestre, poi alzare le braccia in alto, e con quelle la piccola Marron, stando ben attento a non farsela scivolare di mano. La bambino iniziò a ridere. Il suo sorriso radioso di gioia fu contagioso per Gohan, se si lasciò scappare una piccola risata, che lo fece notare da Crilin.
“Ah, sei qui! Ben risvegliato, Gohan. Ho potuto sentire tutto, visto che Videl si è dimenticata di chiudere la porta. A quanto ho sentito, Junior ti ha spiegato praticamente tutto” esclamò il terrestre, e Gohan vide che era leggermente timoroso. Si girò, e scoprì che il turbamento di Crilin era causato da Junior, che aveva guardato il terrestre con un broncio. Ma appena notò che Gohan lo stava guardando, il namecciano tornò alla sua classica espressione indifferente.
“Ehy, Gohan, che ne pensi di fare un gioco insieme a me e Marron?” gli chiese Crilin. Dopo aver abbassato le braccia e posato dolcemente Marron sulle sue gambe, allungò un braccio sotto la poltrona, per poi tirarlo fuori con una scatola corta e larga, raffigurante un paesaggio di una fattoria.
“Ok, è una puzzle molto semplice, con pochi pezzi. Ma purtroppo, è l’unica cosa che ho trovato rovistando per questa stanza. Tuttavia, è divertente, fidati!” spiegò Crilin.
“Si, ma l’altra stanza? Là vedo un'altra porta” e Gohan indicò una porta sulla parete opposta a quella dove si trovava la cucina.
“Adesso quella stanza è impegnata. Allora, iniziamo? Parteciperà anche Marron: così non la facciamo annoiare!” disse il terrestre, per poi aprire la scatola. Gohan annuì.
Dopo aver svuotato la scatola facendo cadere i pezzi sul pavimento, Gohan, Crilin e Marron iniziarono a collaborare per risolvere il puzzle. A dir la verità, erano Gohan e Crilin a fare tutto, capendo dove dovessero essere incastrati i pezzi, mentre la piccola Marron metteva semplicemente insieme tutti i tasselli, aiutata anche dal padre, che la aiutava a capire dove incastrare i pezzi. La piccolina si divertì parecchio, a differenza dei due adulti, che invece si annoiarono molto in quel puzzle, fin troppo semplice. Nonostante ciò, quello fu un modo per Crilin di capire quanto Gohan fosse davvero intelligente: per capire come comporre il puzzle e quali pezzi unire tra loro, gli bastava uno sguardo generale ed una breve analisi. Poi, l’intuito faceva da sé. Infine, i tre riuscirono a completare il puzzle, che ritraeva un grasso contadino, che li guardava con un grosso sorriso, che lasciava in bella visione i suoi denti sporchi. Delle mosche gli ronzavano attorno, e dietro di sé era ritratta una la fattoria. Alle sue spalle, era presente una mucca, con degli occhi sproporzionalmente grandi, ma che risultarono davvero buffi per Marron, che li indicava divertita. Al contrario, Gohan e Crilin provavano disgusto non solo per l’orrido sorriso del contadino, ma anche per gli inquietanti occhi della mucca.
“Ah, non lo voglia fare mai più! Diamine, è già la seconda volta, e già mi ha annoiato!” sbuffò Crilin.
“L’idea è stata tua! E comunque, non è divertente come mi avevi detto” lo incolpò Gohan.
“Cos’altro avremmo potuto fare, scusa? Non voleva far annoiare Marron, e a lei questo puzzle è piaciuto anche prima, quando l’ha fatto mentre tu eri a letto” si giustificò Crilin.
“Ah, belle scuse…” sbuffò Gohan, per poi mettersi a braccia consorte e voltare le spalle a Crilin, tenendo il broncio.
“Sai… questo tuo comportamento mi ricorda tanto quello di uno studente che ho incontrato una volta” esclamò Gohan dopo aver sospirato e essersi tolto il broncio di faccia.
“Davvero?” domandò curioso Crilin.
“E si. Sai, stavo andando in classe per fare lezione, quando uno studente che correva, probabilmente perché era in ritardo, mi ha per sbaglio urtato. Lui è caduto a terra, mentre io sono rimasto in piedi. Immediatamente, gli porsi la mano per aiutarlo. Lui si fece rosso in viso, e mi disse che in verità era solo colpa sua. Nonostante tutto, alla fine si è lasciato aiutare, e mi ha ringraziato. Ero pieno di felicità” e a quel punto, Gohan sorrise.
“Emh, ma in verità questo comportamento non è per nulla uguale al mio” gli fece notare Crilin. Gohan si accorse subito che aveva ragione: lo studente si era sentito in colpa, e quella con era una scusa per giustificarsi, come quelle tirate fuori da Crilin, ma una vera e propria richiesta di scusa da parte di Gohan.
“Ti manca il tuo lavoro, eh? Come credo hai capito, la situazione è più critica che mai. Non sappiamo dove siano Goku, Vegeta e Majin Bu, e sospettiamo siano stati teletrasportati da un altro nemico. Non è la fine, di questo ne sono certo. Quindi, ti capisco: star lontano dalla quotidianità che tanto ti piaceva sarà dura” disse Crilin.
“Mi piace il mio lavoro. È bello interegire con i più giovani, è bello insegnare e sapere di star istruendo potenziali grandi menti del futuro. Ma non era solo quello che mi rendeva felice. Sai, vivere con Videl è sempre stato bellissimo. Lei è gentile, comprensiva. Ci capiamo facilmente a vicenda. E inoltre cucina davvero dei piatti squisiti. E io devo sempre cercare di mettere a freno la mia incontrollabile fame Saiyan” ironizzò Gohan.
“E a volte ti lamenti per il poco cibo” esclamò scherzosamente Videl entrando nella stanza, e facendo diventare paonazzo Gohan.
“Non è vero” sussurrò Gohan. Crilin stava ridendo dopo la frase di Videl.
“Sai Gohan, a volte vorrei che C-18 fosse un po’ più simile a Videl: più aperta e scherzosa. È sempre molto fredda. Ma è anche per questo che le voglio bene. È una donna forte, la mamma, o no, piccolina?” disse affettuosamente Crilin, mentre lui e sua figlia si strofinavano tra di loro i nasini.
“Mh, che teneri” esclamò Gohan dopo essersi girato per guardarli.
“Sai, tesoro” incalzò Videl, rivolgendosi al marito.
“Non credi che un giorno di questi sarebbe bello avere un bambino?” gli chiese la donna.
“Un bambino!?” e lì, Gohan divenne più imbarazzato che mai.
“Vedi, Videl, io non so se sarei pronto ad accudire un bambino. Insomma, io… non lo so, non credi che sia troppo presto?” esclamò il Saiyan gesticolando goffamente.
“Dai, non credo che niente potrebbe portare più felicità nelle nostre vita della nascita di un bambino!” tentava di convincerlo Videl.
“Ma che inutili pettegolezzi. Non vedo l’ora che escano da quella stanza” pensò Junior, infastidito da tutti quei discorsi. Ma finalmente, per la sua gioia, sentì un rumore di cigolii. Avevano finalmente concluso.
“Allora? Cos’è questa storia?” un furioso Iamko fu il primo a varcare oltre la soglia di quella porta che aveva poco prima aperto con forza, facendola violentemente sbattere contro il muro. Il terrestre fu seguito da tutti gli altri, che rimasero sbigottiti quando questi andò verso Junior. Il namecciano non capì quasi niente dei movimenti che lo portarono a trovarsi con le spalle al muro opposto a quello della cucina, con Iamko che stringeva forte l’abito viola del namecciano; fu tutto troppo improvviso e rapido per rendersene conto.
“Calmati, Iamko!” qualcosa si posò sulla spalla di Iamko. Si voltò: era la mano di Tensing.
“Ma ti rendi conto di ciò che ha fatto? Ci ha tenuti all’oscuro di tutto! Se ci avesse raccontato prima di quel che è successo ieri notte, saremmo stati più all’erta, e questa città non sarebbe stata rasa al suolo! E forse avremmo anche potuto prepararci per Rain…” ma qui Iamko fu interrottò dalla fredda ma al contempo alta voce di C-18
“Come poteva lui sapere di Rainbokiller? Si è trovato davanti solo Nappa, e nessun altro. Certo, avrebbe potuto intuirlo o sospettarlo che ci fosse qualcuno più forte di Nappa. Ma non poteva esserne certo. Lo stai additando di una colpa che non ha!” concluse la cyborg. Ma ciò non scoraggiò il capelluto terrestre, che avvicinò la sua testa a quella di Junior, fino a quando non lo ebbe a pochi centimetri al viso.
“Questo non toglie che se tu ci avessi avvisati, ora questa città sarebbe in uno stato migliore” disse, quasi senza emozione alcuna. Poi fu incerto. E poi, si decise a dirglielo.
“La colpa è soltanto tua” cinque parole, soltanto cinque parole bastarono a rompere la stoicismo che Junior tentava di tenere a bada. Un veloce pugno alla guancia, il corpo di Iamko che cade malamente a terra, la rabbia che si distribuisce in ogni singola parte del suo corpo. E poi…
“FERMATEVI, IDIOTI!” urlò Gohan. E lì, calò il più assoluto silenzio.
“Vi rendete conto che vi state comportando come due marmocchi!? Iamko, perché hai assalito Junior?” chiese Gohan, leggermente calmatosi.
“Perché lui non ci ha detto la verità! Lui aveva già incontrato Nappa ieri notte, e lo ha combattuto, ma se l’è lasciato sfuggire! E non ha nemmeno preso la briga di avvisarci! Se lo avesse fatto, forse… forse…” e qui, Iamko scoppiò a piangere. Gohan distolse lo sguardo da lui, e si concentrò a guardare coloro che erano usciti dalla camera: era quasi tutti con le bocche spalancate, inorriditi dagli atti di violenza che erano appena successi, eccetto ovviamente l’impassibile C-18.
“Iamko, non è colpa di nessuno: anche se Junior ci avesse avvisato, non avremmo saputo dove avrebbe potuto attaccare. Tu hai comunque fatto del tuo meglio: Paur ci hai detto che hai combattuto in modo davvero eccezionale. Ma adesso calmiamoci, e cerchiamo di non sfociare nella rissa. Se ci combattiamo anche tra alleati, i problemi diventeranno ancora più grandi. C’è qualcosa sotto questi eventi, e il fatto che Goku, Vegeta e Majin Bu siano stati teletrasportati in posti diversi dai nostri mi fa davvero sospettare che a breve dovremo riprendere gli scontri. Adesso calmatevi” emise Tensing tutto ad un fiato, per poi avvicinarsi a Iamko e porgergli la mano. Il terrestre la afferrò con la sua, ma con forza, quasi sbattendola contro quella di Tensing. Era chiaro che non si fosse ripreso.
“Rimane il fatto che ad aver iniziato sia stato lui” pensò Junior, mentre si rendeva conto di aver provato un piacere quasi malsano nello sferrare quel pugno a Iamko. Cosa diavolo gli stava succedendo?
“Iamko, se vuoi fare il piacere di seguirmi” incitò Tensing all’amico, che nel mentre si asciugava con un braccio le lacrime sul viso.
“Certo, certo. Ti seguo” esclamò il terrestre. Tensing si diresse quindi verso la porta precedentemente aperta da loro, e Iamko lo seguì. Tensing entrò nella stanza oltre quella porta, e Iamko lo seguì subito dopo, chiudendo la porta poco dopo essere entrato in stanza.

*

La stanza in cui Iamko entrò era piccola, con un due finestre dalle tapparelle abbassate, che facevano passare appena qualche raggio di luce. La luce era inoltre spenta, eccezion fatta per una piccola aboutjoure presente su un comodino in mezzo a due letti dalle coperte buttate a terra disordinatamente; la mancanza quasi totale di illuminazione rendeva l’ambiente totalmente buio, e al contempo quasi inquietante. Ciò nonostante, Iamko lo preferiva così: stare nella più totale oscurità lo faceva stare bene, perché gli faceva pensare di essere in un posto totalmente diverso dall’illuminato campo di battaglia dove aveva combattuto e rischiato di morire. Era lì che buona parte del gruppo, esclusi Junior e Videl, che aspettavano il risveglio di Gohan, e Crilin, che era restato con Marron, lo avevano interrogato sul suo scontro col Saiyan. E lui gli aveva detto tutto, compresa la sua… “trasformazione”. Neanche Iamko sapeva come definirla. E poi, loro gli avevano raccontato di ciò che Nappa gli aveva fatto, e di cosa fosse successo a Junior e a Gohan.
“Perché non ti sei contenuto? Ti avevo avvisato prima che Junior non avrebbe reagito bene! Quando Nappa lo aveva detto, lui sembrava cercare di nasconderlo! Certo, poi ce lo ha confessato poco dopo esser tornato normale, prima che tu ti svegliassi, ma comunque sembrava essere molto scocciato. Non dobbiamo renderci nemici tra di noi! Lo capisci?” gli disse Tensing, piuttosto arrabbiato, poco dopo essersi seduto su uno dei due letti.
“Si, lo so. Scusami tanto. È solo che io mi sento davvero in colpa. E forse, in un qualche modo, tutto quello che c’è là fuori si sarebbe potuto evitare. Sono stato davvero uno sciocco” ammise Iamko, tentando di trattenere le lacrime e sedendosi sull’altro letto.
“Tranquillo, è tutto passato. Comunque, cerca di non parlare molto con Junior. Come ti abbiamo detto anche prima, c’è l’ha con te per… insomma, lo sai” concluse frettolosamente Tensing. Ma per Iamko fu facile capire a cosa si riferisse: alla sua sotto specie di trasformazione. Sin da quando Puar aveva brevemente spiegato le enigmatiche frasi di Nappa riguardo Iamko, durante la camminata del gruppo dopo la sconfitta del Saiyan, Junior aveva mostrato ostilità nei confronti di Iamko, guardandolo in malo modo per tutto il tragitto.
“Si, lo so” disse seccamente il capelluto terrestre. Per quanto ci provasse, gli era ancora difficile capire il motivo per cui Junior c’è l’avesse con lui. E soprattutto, perché doveva avercela con lui per quella trasformazione, che non era stata neanche di sua volontà? Gli era davvero difficile immaginare cosa brulicasse nella testa di quel namecciano.
“Come va con l’occhio?” chiese Iamko, tentando di scacciar via tutte le riflessioni su Junior, dopo esser giunto a conclusione che per il momento non sarebbe riuscito a trovare risposta alle sue domanda.
“Bene. Non mi brucia più, per il momento” annuì Tensing. Era da quando era tornato in forze grazie a Gohan che non si sentiva più l’occhio bruciare. Ancora non riusciva a trovare una spiegazione logica a quell’accaduto, ma qualcosa lo portava a credere che fosse in un qualche modo collegato a ciò che era successo a Iamko. Lo aveva anche spiegato durante l’incontro da poco concluso con tutto il gruppo, mentre loro spiegavano a Iamko cosa era accaduto a loro contro Nappa. Anche Crilin aveva parlato del suo particolare dolore allo stomaco, improvviso e senza spiegazione. Tutti avevano declinato i loro malori a un qualcosa di casuale, esclusi Iamko e Riff: Riff perché migliore amico di Tensing, e che come l’amico credeva che quei dolori fossero troppo strani; Iamko perché dopo quello che gli era accaduto, cominciava a credere che la sua trasformazione non fosse un qualcosa di csuale o inspiegabile, e che poteva essere collegata a quegli avvenimenti. Effettivamente, poco prima di trasformarsi, ricordava di aver provato forti fremiti in tutto il corpo: qualcosa di simile all’occhio scottante di Tensing e allo stomaco dolorante di Crilin.
“Che ne dici, torniamo dagli altri?” gli propose Iamko.
“Si” rispose Tensing, alzandosi dal letto e dirigendosi verso la porta.

*

La giornata fu trascorsa dalla maggior parte del gruppo nella cucina dell’appartamento in cui erano entrati. Passarono il tempo lì a chiacchierare di cose relative a prima che iniziassero tutti quegli eventi, oppure semplicemente a rilassarsi stando in disparte. Ma la stessa cosa non fu per Riff. Il piccoletto bianco, infatti, uscì fuori dalla appartamento in cui erano entranti, per andare in un altro, sullo stesso piano. Voleva infatti avere un posto dove sapere di essere completamente solo, poiché sosteneva che così si sarebbe meglio potuto rilassare da tutti quegli avvenimenti.
Essendo tutte le porte di ingresso aperte, Riff entrò senza problemi in un appartamento poco distante da dove si trovavano gli altri. Da subito si rese conto che quella casa era molto più accogliente della precedente, che si apriva con un corto corridoio che portava direttamente a quella stretta cucina. Invece, l’appartamento in cui era appena entrato si apriva con un soggiorno piuttosto grande, con un largo divano verde con davanti a sé un mobile con sopra una televisione. C’era inoltre un lungo ma poco largo tavolo al centro della stanza, circondato ai lati da una gran moltitudine di sedie, e con solo una sedia a testa sui capitavola. Sotto il tavolo c’era un bellissimo tappeto a cerchio, di colore rosso, con sopra raffigurati un cane  giallo e un gatto arancione, uno accanto all’altro e dall’espressione contenta. Sulle pareti erano inoltre appese numerose cornici che contornavano delle fotografie, raffiguranti scene gioiose come matrimoni, bambini che venivano coccolati e le immagini di una famiglia numerosa, riunita e felice.
“Chissà che cosa gli sarà successo… poverini” disse ad alta voce Riff, e per un attimo sperò che una voce gli rispondesse, e gli dicesse che in quella casa erano tutti riusciti a salvarsi. Ma nessuna voce arrivò. Il pallido terrestre si ritrovò parecchio turbato, e confuso, perché poco prima desiderava più di ogni altra cosa stare da solo; ma dopo aver visto quelle splendide immagini di una famiglia felice, desiderava più ardentemente che mai scoprire che ci fossero superstiti in quella casa. Ma purtroppo, nessuno si fece vivo. Sconsolatamente, si avvicinò al tavolo, e si sedette su una sedia con un piccolo saltello, poiché queste erano troppo alte per lui. La tavola era apparecchiata con piatti bianchi con dei bordi dorati, e una tovaglia bianca a pois gialli ricopriva quasi tutta la superficie di essa.
“Che bei piatti, e che bella tovaglia. Doveva essere una famiglia decisamente benestante. Doveva…” e qui, il piccolo terrestre si mise con le mani a stringere la tovaglia. Non sapeva neanche lui se parlare di quella famiglia al passato o al presente. In fondo, non poteva sapere che fosse morta. E non voleva saperlo. Preferiva pensare che fossero vivi, e che fossero riusciti a scappare. Ma fu qui che il discorso iniziò a complicarsi: quell’abitazione si trovava all’interno di un intero palazzo. Era possibile che neanche una delle persone scappate fossero… morti? Non osava immaginarlo. Chissà quanta gente viveva felicemente in quel palazzo, svolgendo piccole attività di vita quotidiana, in pace e serenità. E ora invece, non potevano più. Seppur, però, in cuor suo Riff sapesse che le Sfere del Drago avrebbero potuto risolvere la situazione, si chiedeva come sarebbe stato le sfere non fossero mai esistite. C’erano sempre loro a risolvere il tutto. Ma se da un momento all’altro non ci fossero più state? Lì sarebbe davvero stata la fine.
“Si. Ho deciso. Devo migliorare. C’è sicuramente qualcun altro là fuori che non aspetta altro se non di combatterci. E io sarò di aiuto. Se mai qualcosa dovesse andare storto, ci deve essere qualcuno pronto a fare qualcosa. E non mi tirerò indietro, nel caso dovessi agire” si disse deciso il piccolo terrestre. Aveva deciso: basta insicurezze, basta sensi di inferiorità. Il suo unico pensiero doveva essere migliorare, e basta. Solo questo gli avrebbe permesso di salvare il pianeta. E capì che poteva darsi da fare subito.
Riff congiunse quindi le mani, e si mise a fissare intensamente la sedia del capotavola destro. Chiuse quindi gli occhi, e desiderò ardentemente di poter sollevare quella sedia. Come per magia, la sedia fu circondata da un’aura rosa, per poi alzarsi lentamente da terra e fermarsi dopo poco, rimanendo a levitare. Riff riaprì quindi gli occhi,  e continuò a fissare la sedia, mentre le sue pupille diventavano rosa. A questo punto, iniziò a desiderare che quella sedia compisse un rapido movimento di rotazione. Poco dopo esserlo immaginato in testa, il movimento avvenne, esattamente come Riff se l’era prefissato. A quel punto, il terrestre chiuse nuovamente gli occhi, e desiderò che la sedia tornasse a toccare terra. E questa, adagio, ritornò sul pavimento. L’aura rosa scomparve come Riff separò tra di loro le sue mani, e il terrestre piegò la schiena contro lo schienale della sedia su cui era seduto: quell’atto di psichico lo aveva davvero stressato, sia fisicamente che mentalmente. Era da un po’ che provava a perfezionare quella nuova tecnica, ma farlo gli era davvero difficile. Certo, era già tanto che fosse adesso capace di bloccare per un breve periodo di tempo avversari anche molto più forti di lui, ma quella tecnica gli avrebbe potuto dare decisamente una grande mano nei combattimenti. Il poter muovere gli oggetti a proprio piacimento poteva risultare davvero utile, in certi casi.
“Uff, non è ancora sufficiente. Eppure mi sto allenando da anni per riuscire a perfezionare questa tecnica. Ricordo pure che sono riuscito a sollevare Tensing una volta” pensò Riff, ripensando agli allenamenti svolti in quei cinque anni. Quando non era nella Stanza Gravitazionale, dove si allenava principalmente nel corpo a corpo con Tensing e gli altri, dedicava gran parte del suo tempo nel perfezionamento della sua tecnica, cercando di sollevare di tutto: dai minuscoli sassolini ad esseri viventi veri e proprio, come Tensing. Riff ricordava bene il giorno in cui Tensing, per aiutarlo, decise di essere come una specie di cavia, che Riff avrebbe dovuto sbattere di qua e di là come gli pareva. Tensing gli chiese di non trattenersi nemmeno un po’,  cosa che fu impossibile a Riff, che non voleva fare del male al proprio amico. Il piccoletto riuscì però, utilizzando buona parte della sua forza, a far compiere a Tensing velocissimi movimenti nel cielo, per poi sbatterlo più volte a terra o contro qualsiasi superficie lì presente, mentre il terrestre tentava invano di muoversi: per quanto fosse una tecnica embrionale, si era rivelata davvero efficace su esseri dalla potenza non troppo superiore a quella di Riff. Ma Riff non fu soddisfatto, e decise un girono di testarla su Goku trasformato in Super Saiyan di Primo Livello. Dopo averglielo richiesto, il Saiyan accettò di buon grado, e così, dopo essersi trasformato, lasciò che Riff eseguisse la tecnica su di lui. Inizialmente, Riff riuscì a trasportare Goku in qualsiasi direzione volesse, pur dovendosi sforzare molto di più per la maggior forza del Saiyan rispetto a quella di Tensing. Quando però Riff chiese a Goku di provare a reagire, si rese conto che quella tecnica doveva ancora essere rafforzata: Goku, infatti, quando provava a muoversi ci riusciva perfettamente, e a nulla serviva l’impegno di Riff nel cercare di farlo andare dove lui volesse. Da lì, il piccoletto si era sempre più esercitato, e i miglioramenti incominciarono a venire: prima risultava esausto dopo l’esecuzione della tecnica, adesso invece riusciva ad eseguirla rimanendo dopo con abbastanza energie. Purtroppo, sapeva che quella tecnica non lo avrebbe aiutato a diminuire il divario che c’era tra lui e i Super Saiyan, ma sperava almeno di dare una mano negli scontri. Passò quindi la giornata ad allenarsi a spostare la sedia, impegnandosi al massimo per cercare di perfezionare la tecnica.

*

Da qualche parte, mentre i nostri eroi si godevano la calma, un uomo dai neri capelli spinati correva lungo uno stretto corridoio completamente buio, nel quale solo la zona occupata da un lungo tappeto rosso era illuminata. Lo stesso tappeto sul quale l’uomo stava correndo.
“Avrà mai una fine questa agonia? Ma perché sto correndo? Perché non riesco a fermarmi?” si diceva tra sé l’uomo. In effetti, sia il corridoio che il tappeto sembravano non finire mai, visto che l’uomo stava correndo già da un sacco di tempo, ma non era ancora giunto a nessuna destinazione. Ad aggravare la situazione era il fatto che l’uomo non solo non mostrasse segni di stanchezza, e inoltre non riusciva proprio a smettere di correre. Gli veniva automatico.
“Dannazione, non c’è la faccio più!” urlò l’uomo, per poi toccarsi la testa con le mani ed iniziare a dimenarla. Stava forse impazzendo? Perché quel corridoio non aveva mai fine?
“Se tu forte vuoi diventare, il vento, il calore e l’acqua devi domare” esclamò una voce calma, perfetta per una persona anziana e saggia. Il problema era la fonte: in quel luogo, c’erano soltanto il corridoio e l’uomo.
“Chi sei tu? Rispondimi!” pretese l’uomo, mentre il suo corpo continuava ad andare sempre di più contro la sua volontà, iniziando a sferrare un sacco di velocissimi pugni all’aria, mentre il passo dell’uomo aumentava. Che fosse un tranello di un suo nemico? Che fosse finito in una dimensione dove era impossibile fare ritorno? Forse quel corridoio avesse una fine, e ad attenderlo a quella fine c’era… la morte? Una cosa era però certa all’uomo: quella voce lo irritava parecchio. Perché a lui le cose enigmatiche proprio non piacevano.
“Io chi sono? Oh, è ancora presto per scoprirlo. Piuttosto, ti consiglio di non scioglierti sotto questo calore” gli consigliò la voce. Effettivamente, l’uomo sentì come un improvviso aumento di temperatura. Si sentì bruciare in ogni singola parte del corpo, e il suo passo iniziò a rallentare. Possibile che fosse una punizione da parte della voce per quel suo comportamento altezzoso nei suoi confronti? In qualsiasi caso, l’uomo aveva le idee ben chiare: non gliel’avrebbe data vinta a quella voce con tanta facilità.
“Il tuo calore non mi fa niente! Ci vuole ben altro per uccidermi” disse in tono provocatorio l’uomo. E la voce, a giudicare dalla sua risposta, non sembrava averla presa bene.
“Ah, si? Bene, allora ti farà piacere annegare nell’acqua!” sentenziò la voce. Improvvisamente, il calore scomparve e l’uomo iniziò nuovamente a correre come prima. Ma tutto ad un tratto, quando tutto sembrava normale e l’uomo si era già convinto che la voce si fosse arresa, e che gli avesse detto quelle cose solo per spaventarlo, ecco che improvvisamente sentì un rumore venire da dietro. Il suo corpo di fermò, come sempre senza che lui avesse davvero intenzione di compiere quell’azione. Pochi attimi dopo, un qualcosa gli urtò la schiena per pochi secondi, e poi l’uomo si ritrovò dentro quella cosa a galleggiare. Si sentì mancare il respiro, e per giunta quell’ammasso di acqua in cui era finito intrappolato stava continuando il suo tragitto, muovendosi violentemente in avanti.
“Allora, cosa te ne pare? Ah, giusto, non puoi parlare mentre sei sott’acqua! Aspetta, che ti aiuto io!” disse la voce. E così fu. In un attimo, l’acqua scomparve, con l’eccezione di poche piccole gocce che caddero verso terra, infrangendosi con il tappeto ed inzuppandolo. L’uomo cadde bruscamente a terra, con il corpo tutto fradicio, mentre respirava affannosamente. Per un attimo, nel tentativo di rialzarsi, ebbe il controllo del suo corpo, riuscendo al alzare la testa abbastanza per poter vedere che aveva ancora la parte della tuta dalla vita in su. Doveva essere per forza un sogno, perché poco prima lui l’aveva persa in uno scontro contro un potente avversario.
“E adesso, il colpo di grazia!” esclamò la voce con un pizzico di euforia. L’uomo tentò disperatamente di tirarsi su, ma improvvisamente gli erano mancate tutte le forze. E così, quando udì una strombettante folata di vento venire da dietro. Non oppose resistenza quando questa arrivò a toccargli la pelle, a sollevarlo da terra e scaraventarlo all’indietro. Chiuse così gli occhi, certo ormai del suo fato. Ma…

*

“No!” urlò Vegeta, riaprendo gli occhi con sollievo, notò che non si trovava più in quel cupo corridoio, visto che i suoi occhi stavano contemplando un cielo stellato e davvero magnifico.
“Deve essere stato soltanto un brutto sogno. Si, è l’unica spiegazione” si convinse il Saiyan, mentre si accorse di sentire dei leggeri formicolii sulla schiena. Strofinò quindi la mano sul terreno, e sentì di star tastando dei fili d’erba. Il Saiyan, quindi, si alzò, e cercò, nel buio della notte, di distinguere ciò che aveva accanto dopo una veloce occhiata: non riuscì bene a mettere a fuoco le immagini, ma gli parve di aver visto alcuni alberi, segno che probabilmente si trovava in una foresta.
“Chissà come ci sono finito qui” si domandò il principe dei Saiyan. Ma prima che potesse formulare una qualsiasi ipotesi, sentì qualcuno bisbigliare.
“Chi va là!” urlò Vegeta, trasformandosi subito in Super Saiyan di Primo Livello, e rimanendo ben all’erta. Si sforzò di riuscire a capire da dove provenissero i bisbigli, e, dopo un po’, riuscì ad individuare la direzione. Con molta cautela, una passo alla volta, si diresse verso quella che doveva essere la fonte di quei rumori.
“Potrebbe essere un altro avversario” pensò Vegeta, mantenendo leggermente espansa l’aura dorata della sua trasformazione, in modo da creare un po’ di luce e vederci meglio. Quando però sentì i bisbigli più vicini, disattivo totalmente la trasformazione: non doveva farsi scoprire, nel caso fosse un nemico. Il principe dei Saiyan, dopo qualche altro piccolo passo, riuscì ad udire alcuni di quei bisbigli. E ne rimase… imbarazzato.
“Si, si, si! Dai Vegeta, colpisci! Sei davvero fortissimo! Nessuno può batterci! Si, si, si!” questo udì il principe dei Saiyan, il quale fu quasi deluso dallo scoprire il significato di quei bisbigli. Insomma, ci aveva messo così tanta cautela, per scoprire poi che erano quelle fesserie?
“No dai Chichi, non ho voglia di lavarmi. No, Chichi, non ho voglia di combattere… aspetta, no, ho voglia di combattere! Dai, ho voglia di combattere!” continuò a dire le misteriosa voce, mentre Vegeta si avvicinava a passo più svelto e decisamente annoiato. E poi, si rese conto che quella persona aveva nominato Chichi.
“Kaarot, sei tu, non è così?” domandò Vegeta, sperando che a rispondere non fosse davvero Goku. Non avrebbe potuto sopportare di rimanere lì, solo con quell’idiota.
“Si. E tu chi sei? Un lottatore mingerlino? Una bella donna? Un essere mostruoso e dalla faccia rugosa e brutta? Un bel principe azzurro?” e a quelle parole, Vegeta divenne rosso, sia per la rabbia che per la vergogna.
“Ma che diavolo stai farfugliando, Kaarot! Cosa è successo, Rainbokiller ti ha per caso dato un colpo fortissimo alla testa, e allora ti sei rincitrullito?” chiese Vegeta, aspettando per nulla paziente la risposta del suo interlocutore quasi sicuramente non nel pieno delle sue capacità mentali.
“Chi sei tu? Chi è Rainbokiller?” gli chiese in modo idiota Goku.
“Ne ho la conferma: è rincitrullito” si convinse Vegeta, per poi fare qualche passettino in avanti. E si ritrovò davanti la cosa più imbarazzante della sua vita. Un Goku steso a terra, che si stava rigirando su sé stesso, senza avere pace, con una faccia che Vegeta riuscì a vedere anche nel buio: aveva uno sguardo a bocca aperta, felice.
“Vegeta, ti piace davvero Bulma?” e quell’improvvisa domanda, posta da Goku, fece diventare Vegeta un vero e proprio peperone.
“Ma… ma che razza di domande fai? Ovvio che la amo! È l’amore della mia vita, io… io…” e qui Vegeta si fermò.
“E allora?” gli chiese Goku. E lì, Vegeta gli guardò meglio il viso: stava sorridendo, con gli occhi aperti, e non sembrava più essere intontito.
“Adesso basta!” urlò Vegeta, trasformandosi in Super Saiyan di Secondo Livello, e facendo sobbalzare Goku, che subito scattò all’in piedi.
“Calmati! Non ti è piaciuto il mio scherzetto?” gli disse Goku, ridacchiando.
“C-COSA? Mi stavi prendendo in giro fin dall’inizio?” gli chiese furente Vegeta. Goku fece su e giù con la testa: era un si.
“Beh, diciamo che all’inizio ero davvero addormentato e stavo blaterando nel sonno. Ma poi tu mi hai svegliato. E li ho pensato che sarebbe stato carino farti imbarazzare” si giustificò Goku. Vegeta regredì allo stadio di base, visto che ormai aveva abituato la vista al buio. Goku, invece, si ritrovò totalmente spaesato.
“Ehi, ritrasformati!” protestò Goku.
“Oh, povero, hai paura del buio?” lo canzonò Vegeta.
“Oh, povero, si arrabbia così tanto quando prometto una foto di tua moglie al…” ma prima che Goku potesse completare la frase, un Vegeta trasformato in Super Saiyan di Secondo Livello, più furioso che mai e con i pugni alzati al livello della testa di Goku, gli si parò davanti.
“Non farmi ricordare quello evento, Kaarot, oppure potrei farti molto male” lo minacciò il principe dei Saiyan. Ancora ricordava quando per convincere il Sommo Kahioshin ad usare le Sfere del Drago di Namek per far ripristinare la Terra dopo che questa era esplosa per mano di Kid Bu, Goku gli aveva promesso di dargli una fotografia di una bella ragazza, che Vegeta capì subito essere Bulma. Provò un immensa rabbia, perché Bulma era sua moglie, e pur sapendo quanto fosse importante ripristinare la Terra, non gradì affatto l’idea che Goku volesse mostrare la foto di sua moglie.
“Dai, non sei un po’ troppo geloso?” gli chiese scherzosamente Goku.
“Forse un po’ si, ma sappi che io, almeno, a differenza tua, amo la mia famiglia!” e quando Vegeta gli rinfacciò queste cose, allontanando i pugni dalla faccia di Goku, indietreggiando di qualche passo, e restando a fissarlo con i penetranti occhi azzurri donatigli dal Super Saiyan. Goku… si ritrovò a ricordare.
“Che c’è? Perché ora te ne stai così, imbambolato? Sai una cosa, Kaarot? Potrai anche essere molto più forte di me, ma io sono decisamente un padre e un marito migliore di te! All’inizio anch’io pensavo solo alla lotta, ma poi mi sono ravveduto: ho iniziato a pensare a Trunks e Bulma, e gli ho voluto bene. Tu… tu hai mandato tuo figlio a farsi maciullare da Cell! Hai anche aiutato il nemico, dandogli un senzu! Io invece sai cos’ho fatto quando Cell ha ucciso mio figlio? Mi sono scagliato addosso a lui, e l’ho colpito ripetutamente! Poco mi importa che non sia riuscito a fargli niente! L’importante è che ho provato a vendicare tuo figlio… invece tu no! Hai detto categoricamente di non voler tornare sulla Terra per allenarsi nell’aldilà, anche se potevano resuscitarti con le Sfere di Namek, ma tu no! Hai voluto lasciar perdere la famiglia! Io, invece, sono diventato un padre ed un marito migliore, mentre tu eri assente. Non nego che ciò ha dato una grande mano alla Terra, visto che hai raggiunto il Super Saiyan di Terzo Livello, ma il preferire l’allenamento alla propria famiglia… NO! Tu sei un pessimo padre, e un pessimo compagno di vita! Non mi stupisce che tu abbia avuto qualche scaramuccia con Gohan, almeno da quanto ho potuto capire. E sono sicuro che la colpa è soltanto tua!” concluse infine Vegeta, dopo aver detto tutte quelle parole quasi senza mai fermarsi a prendere fiato.
“Io… io…” disse Goku, per poi prendere a riflettere: per perdersi nelle sue scemenze, aveva dimenticato quella questione, che era ben lungi dall’essere conclusa. Vegeta aveva ragione, e Goku si era riconfermato anche quel giorno come un pessimo padre: per colpa delle sue stupide motivazioni, suo figlio aveva combattuto contro un essere contro cui non aveva la minima speranza, rischiando la morte. Ma non era forse questo ciò che voleva? Che il figlio ritornasse a combattere ed allenarsi? E perché ora si sentiva così in colpa? Perché si era comportato come farebbe un vero padre, preoccupandosi per la sorte del figlio? Troppi, troppi pensieri.
“Vegeta, a volte dovresti proprio chiudere il becco!” e dopo un potente urlò, Goku si trasformò in Super Saiyan Due, espando leggermente la propria aura, circa come aveva fatto Vegeta. Una potente folata di vento scaturita dalla trasformazione si diramò in varie direzioni, smuovendo numerose foglie sugli alberi. Ormai, gli occhi di Goku si erano persi in quelli di Vegeta. Si contemplavano in silenzio, con odio profondo.
“Che c’è, Kaarot? Vuoi per caso lottare?” lo provocò Vegeta. Goku, in un vero e proprio scatto d’ira, sferrò un diretto destro al petto di Vegeta, che però lo parò posizionando davanti al pugno il palmo della sua mano sinistra.
“Questo è per caso un si?” gli chiese Vegeta. Goku ritrasse il proprio braccio, e Vegeta fece lo stesso con il suo.
“No, non è un si” gli rispose scontrosamente Goku.
“Cerchi per caso di imitarmi, Kaarot? Bene, allora non credo che ti dispiaccia se io imitò te!” e detto questo, Vegeta sferrò un diretto destro verso Goku. Il Saiyan guardò il colpo impassibile, quando questo si fermò poco prima di prendere lo stomaco del Saiyan.
“Sapevo che ti saresti fermato” esclamò Goku. Poi, sentì tutte le forze mancargli improvvisamente: era già stanchissimo dallo scontro contro Rainbokiller, e trasformarsi gli aveva prosciugato tutte le energie. Regredì in forma base, per poi cadere all’indietro. Vegeta fu sul punto di commentare, ma non riuscì mai ad esplicare i suoi pensieri, perché cadde anch’egli a terra, non prima di essere regredito nella forma base, per lo stesso motivo di Goku. Al solo contatto col suolo, Vegeta svenne, mentre Goku ebbe ancora qualche momento di lucidità, e riuscì a formulare un solo, singolo pensiero: Gohan stava pensando a lui in quel momento, a quanto fosse un pessimo padre, a quanto si fosse sbagliato sul suo conto? Poi, svenne.

*

Mentre tutto questo accadeva, Gohan finì di sfogliare le pagine di un libro trovato in una delle abitazioni del palazzo. Era tarda sera, e ormai nell’abitazione dove il gruppo si era temporaneamente rifugiato erano rimasti soltanto Gohan e Videl. Il resto del gruppo si era distribuito nelle altre abitazioni per la notte, siccome i letti nell’appartamento in cui si erano rifugiati potevano al massimo permettere a tre persone di dormire. Ciò non dispiaceva molto a Gohan, visto che finalmente poteva stare un po’ di tempo con la sua cara mogliettina, a parlare di ciò che lei aveva nominato quel giorno. L’idea di un figlio aveva letteralmente terrorizzato Gohan, poiché non si sentiva pronto ad essere padre:  era ancora giovane, e voleva per il momento godersi la vita con la sua compagna. Essere genitore sarebbe stata una cosa molto dura: badare al bambino, educarlo, aiutarlo nei suoi momenti di difficoltà. Tutte cose per cui lui non si vedeva adatto. Neanche lui sapeva perché, semplicemente non se la sentiva. Anche perché lui sarebbe diventato un padre. E quella era la sua più grande paura: essere un padre poco presente, che poco aiuta il bambino a crescere. Essere un padre pessimo, esattamente come lo era stato il suo di padre.
“Allora, tesoro, ci hai riflettuto?” gli chiese amorevolmente Videl. Gohan chiuse definitivamente il libro, e, con lo sguardo pensieroso, fissò la moglie per alcuni istanti. Precedentemente, Videl gli aveva nuovamente posto la questione del bambino, e lui le aveva chiesto un po’ di tempo per rifletterci. Lei aveva acconsentito, e nel mentre, Gohan si era messo a sfogliare le pagine del libro, leggendo di sfuggita le parole, nella speranza di trovarne qualcuno che potesse risolvere il suo conflitto interiore. Ma niente, nessuna parola gli era saltata all’occhio: si era soffermato troppo sulla riflessione, e aveva pensato poco a ciò che era scritto su quel libro. Trasse un sospiro profondo. Poi, tutto ad un tratto, sentì di dover raccontare a Videl la sua principale preoccupazione… e soprattutto, di esplicare come si sentisse in quel momento.
“Vedi, Videl, io ho paura di non poter esser un buon padre. Ho paura di essere assente, di non riuscire a dedicare tempo al bambino. Ho paura di essere come mio padre” e a quell’esclamazione, Videl fissò il marito con sguardo confuso, ma al contempo apprensivo.
“C’è per caso qualche problema con tuo padre, Gohan?” gli chiese Videl. Incredibile: lei stessa gli stava dando l’opportunità di spiegarle tutto, di parlare del suo disagio. Era il momento adatto per dirglielo. Almeno con lei doveva confidarsi.
“In verità si. Sai, in questi ultimi tempi, papà mi ha oppresso perché ricominciassi ad allenarmi. Io gli ho sempre detto di no, perché avevo paura che, allenandomi, non sarei potuto essere un marito disponibile. E non voglio essere come lui. Lui ha abbandonato più volte me e mia madre, è sempre stato molto assente, sempre con in testa gli allenamenti e la lotta. E vedi, io ho paura che, in un modo in un altro, anch’io potrei finire per diventare un padre assente, troppo preso da altre cose, lasciandoti da sola col bambino” concluse infine Gohan, per poi riflettere sulle sue ultime affermazioni. Che diamine stava dicendo? Se suo padre era stato assente, perché doveva esserlo per forza anche lui? Cosa aveva che lo avrebbe potuto tenere lontano dalla famiglia. Nulla. Assolutamente nulla. Ma le brutte esperienze e la mancanza di una figura genitoriale non si dimenticano facilmente. E adesso eccolo lì, a temere un pericolo inesistente.
“E perché mai dovresti essere assente? Non avere paura per nulla: se tuo padre non è stato presente, non vuol dire che anche tu lo sarai” gli disse Videl. Ecco, glielo stava dicendo anche sua moglie. Ma allora perché era così insicuro? Cos’era che lo preoccupava principalmente? Il bambino o la questione con suo padre?
“Il fatto è che io sono confuso, Videl. Il parlare del bambino mi ha fatto rivenire in mente l’ostilità che in questo periodo si è venuta a creare tra me e lui. Io gli voglio bene, Videl, non sai quanto gli voglio bene. E anche lui mi vuole bene. Ma abbiamo sbagliato. Io gli ho detto che è stato un pessimo padre, e lui ha tentato in tutti i modi di convincermi ad allenarmi, a volte anche con la forza bruta. Siamo stati entrambi nel torto. Adesso vorrei poterlo rincontrare, concludere questa questione, abbracciarlo e finirla qui. Non voglio che lui si senta in colpa. Io gli voglio bene” concluse Gohan, mentre le lacrime gli stavano inzuppando il pigiama, tante che stavano scendendo.
“Tesoro, ti prego, calmati. So che tu gli vuoi bene, così come lui ti vuole bene. Ma dovresti anche capire che purtroppo tra persone ci sono incomprensioni. Vedrai che farete pace” cercò di rincuorarlo Videl. Ma lei stessa non riusciva a non sentirsi male vedendo come il marito piangesse come un bambino. Lei non voleva vederlo stare male, ma non sapeva come risolvere la situazione. Forse sarebbe stato opportuno fargli qualche domanda legata ai suoi bei momenti col padre, così magari lui ci avrebbe pensato e si sarebbe calmato, immergendosi in ricordi felici.
“Tesoro, ricordi per caso qualche bel momento con tuo padre?” chiese la donna. Ma il Saiyan non sembrava intenzionato a smetterla di frignare. Se ci fosse stato un qualcuno di poca pazienza in quella stanza, a quell’ora avrebbe già urlato a Gohan si smetterla con quella sceneggiata. Ma Videl non era così. Suo marito stava male, ed in quel momento lei doveva essergli vicina. Non poteva lasciarlo piangere. Doveva fargli venire in mente qualcosa di bel, qualche bel ricordo. Ma come farlo in quel momento, dove era immerso nella più pura disperazione?
“Lui è un eroe. Si è sempre sacrificato per tutti. Ricordo ancora quando perse la vita per salvarci tutti dall’autodistruzione di Cell, o come mi spronò a sconfiggere Cell pur essendo morto. Sarà sicuramente stato un padre assente, certo. Ma dire che sia stato un padre pessimo… ritiro ciò che ho detto. Papà è un ottimo guerriero, un grande eroe, ed è stato un ottimo padre” si sfogò Gohan, e, con uno straziante sospiro, finalmente riuscì a trattenere le lacrime. Il Saiyan rimase con le braccia penzolanti, e si sentì le gambe debolissime. Per un attimo, il suo corpo si inclinò leggermente in avanti, ma Videl, con uno scatto repentino, gli si avvicino. Dopodiché, mise il petto di Gohan contro il suo, e lo abbracciò. Quel gesto improvviso di affetto da parte della moglie fece tornare le forza a Gohan, che ricambiò l’abbraccio.
“A modo loro, tutti i genitori riescono ad essere speciali. Guarda mio padre, per esempio: sarà anche un bugiardo, ma la contempo una gran brava persona. Gli ho sempre voluto bene. Certo, magari a volte abbiamo avuto i nostri disguidi. Ma poi si è sempre tutto risolto. Ti prego, amore, non ti buttare giù. Vedrai che prima o poi tutto si sistemerà!” lo consolò Videl, dandogli anche due pacche dietro la schiena. Gohan sorrise: Videl era davvero l’unica a sapere come confortarlo. Ma in quel momento, sentì una altro grosso senso di stanchezza pervadergli il corpo. Ma questa volta non si limitò alle gambe, ma a tutto Gohan. Il Saiyan ridacchiò.
“Ti ringrazio, cara. Adesso, però, credo sia ora di dormire. Mi sento stanchissimo” le bisbigliò Gohan nell’orecchio.
“Allora andiamo, amore” gli disse dolcemente Videl. I due si sciolsero dall’abbraccio, e si misero mano nella mano, incamminandosi poi verso la camera con due letti, pronti a riposare la mente e stendere un velo su quello che era successo in quella giornata.

*

E mentre Gohan e Videl si apprestavano ad andare a letto, un vento piuttosto forte si alzò, smuovendo il bianco mantello di Junior, che in quel momento si trovava a molti metri di altezza dal palazzo, ad osservare la Luna, pensando che forse lei poteva rispondere a tutte le sue domande. Perché aveva bisogno di parecchie risposte.
“Mi sta succedendo qualcosa. Ne sono certo. È inutile nascondermi dietro ad una maschera, perché ormai credo che tutti abbiano notato il mio turbamento e la mia irascibilità in questo periodo. Sta succedendo qualcosa dentro di me. Ma cosa? Tu sai per caso rispondermi?” porse Junior alla Luna. Il satellite, però, essendo inanimato, ovviamente non rispose.
“Di per certo mi sto instupidendo. Da guerriero spietato a miserabile che si mette a domandare cose ad un oggetto inanimato. Ah, come mi sono ridotto” pensò Junior, abbassando lo sguardo verso il basso. Una serie di immagini iniziò a proiettarsi nella sua mente: per prima, il ring dove combatté contro Goku, quando ancora il namecciano cercava vendetta per suo padre. Per quanto adesso Junior ripudiasse i suoi iniziali ideali, non poteva che provare un senso di nostalgia pensando a quello scontro, quando ancora poteva combattere alla pari con Goku. Poi, fu il turno di un’altra proiezione: il momento in cui scagliò il Makankosappo che pose fine allo scontro tra lui, Goku e Radish, con la conseguente uccisone di questi ultimi due, perforati dal Makankosappo. Erano passati anni, ma Junior non poteva che provare ammirazione per l’eroico sacrificio di Goku, fattosi uccidere insieme al fratello per salvare la Terra. Ma oltre al senso di ammirazione verso il Saiyan, un altro forte sentimento pervase Junior: l’orgoglio. Il vincitore assoluto di quello scontro era stato lui. Era stato lui a sferrare il colpo che uccise Radish, un colpo ai tempi così forte che era riuscito dove poco prima la Kamehameha di Goku aveva fallito. Gli veniva una fitta al cuore a pensare che adesso quella mossa di cui andasse così fiero, il Makankosappo, fosse ormai una tecniche come tante altre. Ma questi brutti pensieri furono scacciati dalle proiezioni immediatamente future.
Era come se le porte del paradiso si fossero appena aperte, per Junior: quella sequela velocissima di immagini gli fece ripercorrere tutti gli allenamenti a cui sottopose Gohan, e il forgiarsi del loro legame. Erano stati momenti importanti per Junior, perché quel bambino inizialmente debole e fifone riuscì a farlo addolcire, rendendolo una persona migliore, disposta anche a sacrificarsi per gli altri. Così come fece per Gohan: per salvaguardare la vita del suo pupillo, si era frapposto tra lui e una potente onda energetica lanciata da Nappa, rimanendone ucciso. Quasi non ricordava la sua profonda sofferenza, le sue potenti urla, il suo corpo che si accasciava a terra; ricordava soltanto la felicità per aver agito per salvare una persona a cui era affezionato, e che lo aveva cambiato. E quando le proiezioni finirono, ricordò anche quel sentimento rimasto recondito fino al momento in cui non rivide Nappa: vendicarsi del Saiyan. Per quanto effettivamente Nappa non avesse intenzione di uccidere lui con quel colpo, e per quanto fu Junior stesso a decidere di venir colpito dall’attacco, si sentì comunque umiliato, anche se in parte davvero minima. Ma quando Nappa si era ripresentato, questo suo sentimento si era fatto più vivo e forte, primeggiando su tutti gli altri. Forse perché Nappa era un Saiyan? Probabile. Era diventata un ossessione, ormai, e Junior stesso lo sapeva bene. Era quasi ironico il fatto che Junior, tempo addietro, avesse fatto la promessa di raggiungere tutti i Saiyan proprio ad uno di essi, che a sua volta gli promise di migliorare. E anche se questo Saiyan era più intenzionato a superarne un altro, molto più forte di lui, aveva quella promessa ancora ben inculcata in mente, pur non essendo una fissazione tale come l’aveva resa Junior.
“Come tu mi promettesti di riuscire a superare il Super Saiyan di Secondo Livello, io ti promisi di superare voi Saiyan in ogni aspetto. Ma purtroppo, ancora non ho capito come raggiungere quell’obbiettivo. Voi Saiyan siete fortunati: in forma base, siete dei guerrieri come gli altri, forse solo più forti della media. Ma quando vi trasformate… lì mostrate la vostra vera forza. È questo ciò che penalizza i terrestri e i namecciani: l’impossibilità di avere trasformazioni che aumentino la nostra forza. È per questo che sempre voi avete avuto il ruolo di difensori della terra. Ma le cose presto cambieranno. A quanto ci ha detto Puar, ad un certo punto Iamko si è come trasformato, riuscendo a tenere testa a Nappa. E io… io ho ucciso Nappa! Con quello che mi è successo, io l’ho ucciso! E come se non bastasse, quando l’ho fatto ero incosciente. Sono sicuro che la stessa cosa mi sarà successo con Rainbokiller. E sono certo di esser stato io ad avergli strappato quel tentacolo! Si, sono stato io! Ma perché ne dubito? Solo io potevo fare una cosa del genere! Soltanto io!” pensò il namecciano, mentre ricollegava al momento di incoscienza avuto quando uccise Nappa agli improvvisi risvegli contro Rainbokiller. Quell’improvviso e repentino aumento di forza avvenuto contro Nappa doveva essere avvenuto anche contro Rainbokiller. E a quanto detto da C-18, era un aumento di potenza davvero grande. Forse, per lui c’erano ancora delle possibilità. Una sorta di luce era apparsa nello scuro baratro dove ormai Junior era solito a vivere: il baratro della debolezza. Pur non essendo certo di ciò che fosse accaduto realmente contro Rainbokiller, sapendo soltato di esser riuscito ad uccidere Nappa, Junior si era esaltato al punto da iniziare ad auto convincersi della sua grande forza, una forza che spettava solo a lui, e a nessun altro. Un pensiero egoistico, ma come biasimarlo? Aveva vissuto per troppo tempo all’ombra dei Saiyan. Non gli importava se i terrestri sarebbero riusciti ad ottenere il suo stesso risultato, e tantomeno che Goku e Gohan avessero risolto il loro conflitto. Doveva subito mettersi all’opera, per sbloccare il potere che meritava.
“Innanzitutto, dovrò arrabbiarmi, e tanto. La rabbia è il principio per ogni trasformazione, oh no, cari Saiyan? Scusate, niente di personale, è solo che adesso vorrei proprio superarvi. Quindi, permettetevi di rubarvi il metodo” confutò Junior ridacchiando, per poi alzare lo sguardo verso la Luna. Era un corpo tondo e grosso. Non sarebbe stato faticoso: doveva soltanto immaginarsi al posto della luna il volto di un essere che odiava profondamente. L’odio per quell’essere lo avrebbe spinto ad urlare per la rabbia, e la rabbia lo avrebbe portato alla trasformazione. Non aveva neanche un minuto da perdere. Il tempo sgocciolava, e non voleva certo trovarsi impreparato nel caso un altro potente nemico fosse giunto per combatterlo. Sarebbe stato pronto a suonargliele di santa ragione, grazie allo stato che stava per raggiungere. Ma finalmente, iniziò a concentrarsi, cercando di sostituire la Luna con qualcosa che proprio non sopportava. 
Immediatamente, al posto del satellite, Junior vide l’odioso faccione di Nappa. Oh, un ottimo modo per arrabbiarsi. Il namecciano lo fissò intensamente, e con odio. Cercò di ricordare ciò che Nappa aveva fatto, quanto fosse stato brutale, di quante vite avesse provocato la morte. Ma niente. Neanche un singolo urlo uscì dalla sua bocca. Junior provò quasi anche a forzarsi, ma tutto ciò che ottenne fu un gridolino smorzato subito dal namecciano stesso, resosi conto di quanto fosse inutile tentare un urlo senza avere neanche un birciolo di rancore che lo renda più furioso e potente. Con Nappa proprio non riusciva a provare quelle sensazioni. Forse perché lo aveva ucciso, e quindi non c’è l’aveva così tanto con lui. Forse doveva cambiare, pensare a qualcuno di ancora più cattivo di Nappa. Uno sterminatore, un essere perfido che non aveva il minimo remore ad uccidere senza ritegno, senza pentirsi delle sue azioni. E così gli venne l’idea. Fissò ancora più intensamente Nappa, e pensò a lui. Chiuse gli occhi, e li riaprì poco dopo. Pelle candida, occhi rossi taglienti, sguardo arrogante e intimidatorio. Era proprio lui. Dopo tanti anni, il suo aspetto faceva ancora paura. E oltre all’aspetto, anche il ricordo che quel mostro si portava dietro fece venire i brividi a Junior: quel mostro, chiamato Freezer, sterminò, insieme ai suoi uomini, totalmente la popolazione di Namecc, non provando pietà neanche per un bambino piccolo come Dende, che uccise senza vergogna alcuna dopo aver capito che era una minaccia, e che andava eliminato. Ma le azioni malvagie di Freezer non si fermarono certo a questo: egli si divertì, quando ne ebbe l’opportunità, a torturare i combattenti più deboli di lui. Lo stesso Junior finì per esser torturato dal tiranno galattico quando questi passò alla sua terza forma, e lo mitragliò di colpi energetici velocissimi e dolorosissimi. Come poteva poi dimenticare l’infernale tortura che riservò a Vegeta, che convinto di esser diventato Super Saiyan, lo sfidò, ricavando però soltanto una pesante umiliazione, una lenta agonia ed una misera morte. Junior non poteva dimenticare la richiesta di Vegeta a Goku poco prima della sua dipartita: gli chiese di vendicare la razza Saiyan, sterminata da Freezer da tempo immemore, e di cui ai tempi ne facevano parte soltanto Goku, il piccolo Gohan e lo stesso Vegeta. E glielo disse in lacrime. Vegeta, un orgoglioso principe e valoroso guerriero, che piangeva. Chi lo conosceva avrebbe pensato che questo scenario fosse pura fantasia, ma invece era stato realtà. Ed erano lacrime sincere. Lacrime di chi ormai sapeva di avere le ore contate, e che decide di lasciare l’incarico in cui egli stesso ha fallito ad un'altra persona, che per l’altro lo aveva anche precedentemente umiliato. Eppure, nonostante tutti questi ricordi negativi legati al tiranno spaziale, ancora niente. La rabbia non c’era, e non sembrava far cenno di voler comparire. Ma per quale motivo? Junior non aveva mai sconfitto Freezer in lotta. Forse era perché sapeva che quel mostro era ormai morto e non poteva più fare del male a nessuno? Forse perché in fondo Freezer aveva pagato care quelle malefatte, morendo per mano di Trunks del Futuro? Poteva essere un qualsiasi di questi motivi, fatto sta che non migliorava la sua situazione. Se non era Freezer, allora forse lo sarebbe stato lui. Così, chiuse nuovamente gli occhi, con lo sguardo sempre fisso alla direzione della faccia di Freezer, e si impresse il volto di un altro essere, malvagio e potente, nella mente. Quando riaprì gli occhi, al posto della faccia bianca dell’imperatore, c’era un’altra faccia, con lineamenti più umani, con la pelle bianca e viola. Per quanto l’aspetto di Cell non fosse temibile come quello di Freezer, a Junior aveva sempre fatto un po’ paura. La sua faccia poteva infatti appartenere anche un essere buono e gentile, poiché di per sé non era poi così spaventosa. Ma era la faccia di Cell, e questo cambiava tutto. Cell fu probabilmente uno dei nemici che provocò più grattacapi ai nostri eroi: innumerevoli furono gli allenamenti, innumerevoli furono gli scontri. Ma in un modo o nell’altro, Cell riusciva sempre a cavarsela, e a far ribaltare le situazioni anche più spiacevoli a suo vantaggio. Junior non avrebbe mai potuto dimenticare il disgusto che provava nei confronti di quell’essere quando questi interruppe lo scontro tra lui e C-17. La sua forza era notevolmente aumentata dal precedente scontro con Junior, e Cell, per aumentare la sua forza, doveva assorbire la forza vitale delle persone, uccidendole e non facendo rimanere di loro neanche la più minima traccia. Rabbrividì al percepire la forza di Cell in quel momento, segno che molti umani fossero stati assorbiti da quell’essere, perdendo quindi la vita. Chissà quante povere vite umane mieté quell’essere. Certo, la sua crudeltà non era paragonabile a quella di Freezer. Aveva anche concesso alcuni giorni ai Guerrieri Z per prepararsi al Cell Game, un torneo organizzato da lui stesso. Ma di certo non era un santarello, come quando schiacciò senza pietà la testa di C-16, uccidendolo. E non solo: se perdeva la calma, diventava pronto a tutto pur di vincere, come quando, messo alle strette da Gohan, cercò di farsi esplodere. Per fortuna, Goku riuscì a salvare tutti con il teletrasporto, pur rimettendoci la vita. Comunque sia, non era un essere che ci pensava due volte ad uccidere, come quando, dopo essersi rigenerato a seguito dell’esplosione ed esser tornato sulla Terra, uccise Trunks del Futuro. Eppure, neanche in questo caso, Junior non sentì niente.
“Ma com’è possibile!? Perché non provo niente neanche con Cell? Perché non sento il bisogno di urlare vedendo la sua faccia!? Perché non riesco ad arrabbiarmi!?” disse Junior, ormai frustrato dal fatto che non riuscisse ad arrabbiarsi in alcun modo. Paradossalmente, la frustrazione divenne via a via più grande, fino a trasformarsi quasi in rabbia. Lo stesso Junior se ne accorse, ad un certo punto. Distolse lo sguardo dal faccia di Cell in cielo, ed iniziò quindi ad urlare, pensando a quanto fosse per lui difficile ottenere quella trasformazione. Urlò fu come una bomba lanciata in un dirupo silenzioso, tanto fu il baccano che produsse. A Junior non importava minimamente se con quell’urlo avrebbe svegliato qualcuno, perché adesso c’era qualcosa di molto più importante da fare. Non gli importava nemmeno se quell’urlo, tanto era forte, potesse esser sentito anche da persone molto distanti dall’ormai in cenere Città dell’Ovest. Sarebbe riuscito a trasformarsi, ne era certo. Già in quel momento si sentiva molto più forte di prima, e i suoi muscoli si stavano gradualmente gonfiando.
“Io diventerò fortissimo! Sarò così forte che chiunque se la vedrà con me sarà sconfitto!” urlò Junior, continuando con le sue incessanti grida. La sua potenza continuava a crescere, e con essa la sua muscolatura. Junior si sentiva incredibilmente pesante, per via dei suoi muscoli molto gonfi, e anche molto stanco, visto tutto l’impegno che ci stava mettendo nel cercare di aumentare la sua forza. Ma alla fine, tutto sarebbe stato utile. Alla fine, si sarebbe trasformato, e avrebbe raggiunto i Saiyan.
“Hai visto, Luna? Posso cavarmela anche senza il tuo aiuto!” esclamò il namecciano all’oggetto inanimato in cielo, che aveva assunto di nuovo la sua forza originaria agli occhi del namecciano. Quell’urlo fu un misto di rabbia e gioia. Gioia, perché Junior si sentiva più vicino che mai a superare sé stesso, arrivando al suo desiderio e finalmente raggiungendo o addirittura superando i Saiyan.
“Tremate, nemici, tremate! Quando finalmente tirerò fuori tutta la forza di un vero namecciano, vedrete quanto mi temerete. Mi basteranno pochi colpi per mandarvi al tappeto. Il giorno è finalmente giunto!” e detto questo, Junior perse per un momento fiato. Poi, lanciò un urlò ancora più potente dei precedenti, che durò appena qualche secondo, ma che beneficiò ancora di più al namecciano, che, dopo averlo smorzato, si trovava ad ansimare in aria.
“Si… c’è l’ho fatta! Adesso posso competere con i Saiyan! Il mio potere è sconfinato, nessuno può raggiungerlo! Sono imbattibile adesso!” urlò gioiosamente Junior. I suoi muscoli erano ormai gonfissimi, ma ciò aveva beneficiato era la sua forza, cresciuta in modo esponenziale. Per testare la sua nuova forza, il namecciano decise di provare a volare alla massima velocità. Allora, dopo aver espanso la sua aura e aver alzato la testa alla Luna, prese a volare verso l’alto, mettendoci tutto l’impegno possibile e cercando di andare ad una velocità più alta possibile, lasciando dietro di sé la scia dell’aura. Ma purtroppo, tutta quella forza che pensava di aver ottenuto era solo un illusione. Era lento. Tutti quei muscoli gli avevano giovato in forza, ma anche impegnandosi al massimo, era lento. Sarebbe riuscito ad andare più veloce sgonfiando i muscoli, visto che con questi, per raggiungere almeno una velocità media, Junior doveva sforzarsi e sudare. E come se non bastasse, il namecciano si accorse presto che anche tutto quel potere che sentiva dentro di sé era solo una illusione. Era certamente più forte di prima, ma quell’aumento di muscolatura gli avrebbe al massimo permesso di tenere testa al Super Saiyan di Nappa per un po’ di tempo, e magari di resistere ad alcuni suoi attacchi. Ma già solo un Goku con il Super Saiyan di Secondo Livello sarebbe riuscito a sconfiggere Junior con facilità. Junior si fermò immediatamente, sudando come non mai. I muscoli iniziarono a sgonfiarsi, mentre Junior cercava di scacciare il pensiero che tutto lo sforzo da lui compiuto fosse stato inutile. Non era riuscito nel suo obbiettivo.
“Perché!? Perché non ha funzionato!? Cos’ha questo mondo contro di me! Sono soltanto un povero namecciano che vuole diventare più forte, e allora perché il mondo non esaudisce questo mio desiderio!? Voglio solo essere più forte, e ora come ora mi accontenterei anche di un potenziamento che mi permettesse al massimo di combattere e battere un Super Saiyan di Secondo Livello! Sono stanco di essere inferiore ai Saiyan! Voglio anch’io essere fortissimo, battere avversari incredibili in scontri epici. Voglio trasformarmi. Ti prego, mondo. Fammi trasformare. Per favore… sigh” e fu così che, dopo tanto tempo, Junior verso delle lacrime di disperazione. Esattamente come fece Vegeta sul pianeta Namecc. Le situazioni era ironicamente simili: come un Vegeta ormai esanime pregava Goku di uccidere Freezer, un ormai sconsolato e sconfitto Junior chiedeva al mondo di dargli la forza da lui tanto agognata. Non gli interessava più superare totalmente i Saiyan. Adesso, gli sarebbe bastato anche soltanto un piccolo aumento, che gli avrebbe permesso di fronteggiare nemici temibili. Era solo questo ciò che voleva. Niente di più, niente di meno. Ma il mondo fu parecchio crudele col namecciano, e non esaudì le sue preghiere, lasciandolo levitare nell’aria, deluso da sé stesso e affranto.
“Junior, ma che ti prende?” disse una voce dura ed acuta alle spalle del namecciano. Junior si girò, e si ritrovò davanti i piccoli Trunsk e Goten. In un primo momento, impallidì, cercando in fretta e furia di coprire gli occhi con il braccio, in modo da non far vedere ai due piccoli Saiyan le sue lacrime. Ma quando ormai era riuscito nel suo intento, i due avevano già visto tutto.
“Stavi piangendo?” domandò il piccolo Goten dolcemente.
“No. Non stavo piangendo. Piuttosto, voi due cosa diamine ci fate qui? Non stavate a letto?” li ammonì Junior, non riuscendo a nascondere i suoi leggeri singhiozzi. Era appena stato visto da due bambini piccoli piangere. Lui, un guerriero sempre serio e riflessivo, che piangeva senza alcun motivo apparente. Aveva appena fatto una figuraccia.
“Ci annoiavamo a letto, così abbiamo deciso di allenarci dopo esser sgattaiolati fuori. Ci siamo allenati per un po’, e poi ti abbiamo sentito urlare in cielo. Ci siamo letteralmente paralizzati, ma ad un certo punto abbiamo ripreso il controllo del nostro corpo, e siamo saliti in cielo. Ho ipotizzato che stessi facendo un allenamento speciale, visto che la tua aura era in continua crescita. Ma a quanto vedo, questo allenamento è stata tutta fuffa. Beh, ti ringrazio per averci fatto prendere un bello spavento!” lo rimproverò Trunks. Adesso si faceva richiamare da un bambino piccolo. Quanto era caduto in basso.
“STAI ZITTO!” urlò il namecciano, togliendo il braccio davanti agli occhi, e mostrando ai bambini i suoi occhi lucidi e la sua faccia umida. Si piegò leggermente verso i due bambini, come per mostrargli meglio quanto fosse arrabbiato in viso, e che le poche lacrime che gli stavano solcando il viso erano finzione. Ma Trunks non fu minimamente spaventato, al contrario del piccolo Goten, che si mise alle spalle dell’amico, spaventato dal comportamento di Junior.
“Ti prego, Trunks, qualsiasi cosa voglia farci difendimi tu!” ordino il piccolo Goten all’amico. E fu con quello che Trunks disse poco dopo che fece capire a Junior quanto in verità quel bambino fosse più maturo di quanto sembrasse.
“Non ci farà, nulla, stai tranquillo! Si è solo innervosito perché gli ho detto che il suo allenamento è stato fuffa, ma non ci vuole uccidere! E poi sono stanco di questo tuo comportamento infantile!” e questa rivelazione inaspettata lasciò di stucco sia Junior che Goten.
“Ehy, ma anche tu sei infantile! Prima hai praticamente detto a Juniro che ha fatto un allenamento inutile!” protestò Goten. Junior poté vedere dal viso di Trunks che ciò che Goten aveva appena detto lo aveva molto infastidito.
“Sfrutto questa situazione per chiedetri scusa, Junior. Prima ho esagerato un po’: intendevo soltanto che non mi aspettavo che dopo tutte quelle urla non avessi ottenuto nulla di concreto. Riguardo a te, Goten, ti rendi conto di quanto siamo infantili! Non abbiamo agito contro Nappa per arroganza, pur sapendo che avremmo potuto batterlo. E lui ci ha battuti prima che potessimo fare qualsiasi cosa. Dobbiamo smetterla di essere così presuntuosi: se ci siamo allenati per così tanto tempo, ci sarà un motivo. Anche se siamo bambini, in questi casi c’è poco da scherzare! Quando ci troveremo in un momento di completa pace, lì ricominceremo a scherzare. Ma adesso abbiamo cose più importanti a cui pensare. Siamo gli eredi di due dei più grandi guerrieri della Terra, e quando loro non ci saranno più, chi la difenderà da eventuali pericoli. È nostro compito farlo!” concluse infine Trunks. Quel discorso esaustivo e serio aveva stupito lo stesso Junior: non pensava che Trunks fosse capace di tale maturità, che manca anche a moltissimi adulti.
“Ma perché sei così serio? Da quando abbiamo iniziato ad allenarci, non hai sorriso nemmeno una volta! Perché!?” chiese Goten, con quel solito tono infantile che tanto irritava sia Trunks che Junior.
“Perché credo che dovremmo prendere il tutto con un po’ più di serietà. La faccenda è seria, e il pericolo di certo non è scongiurato. Dovremmo migliorarci, Goten, e solo così potremo davvero contribuire alla salvezza della terra” concluse infine Trunks.
“Credo che tu abbia ragione. Bene, allora iniziamo subito ad allenarci! Junior, ti va di allenarti con noi?” chiese il piccolo Saiyan, in modo molto meno infantile rispetto al solito. Inutile dire che Junior accettò subito facendo il pollice alto ai due piccoli Saiyan.
“Questa… è la mia occasione. Questa volta non fallirò” si promise Junior, senza ovviamente esplicitare il suo pensiero all’esterno. Questa volta ci sarebbe riuscito. Ne era certo.

ANGOLO AUTORE: Salve, lettori! E prima della fine dell’anno, eccovi il capitolo 5! Vi dico già che il 6 e che il 7 sono completati, ma ancora non so quando li pubblicherò. Invece, il capitolo 8 è ancora in fase di scrittura. Adesso, come al solito, una paio di precisazioni:

1 Goten e Trunks: Questi due bambini, durante la storia, avranno un ruolo più serio ed importante, anche se comunque non mancheranno i momenti scherzosi. Voglio farli evolvere almeno un po’, e farli partecipare attivamente agli scontri, perché, per quanto non mi facciano impazzire come personaggi, voglio valorizzarli siccome figli dei due difensori più forti della Terra. Ovviamente, largo spazio avrà anche Gotenks.

2 Goku “Pessimo Padre”, ma al contempo “Ottimo Padre”: Può sembrare un controsenso che Gohan abbia questi due pensieri contrastasti verso suo padre. Tuttavia, ritengo che sia la visione migliore di come Gohan vedrebbe suo padre: per quanto sia stato un padre assente e sempre in fissa con la lotta, ha comunque passato del tempo con Gohan, e Gohan gli ha voluto bene nonostante fosse assente. Certo, è ovvio che abbia del risentimento, ma comunque ciò non vuol dire che i due non si vogliano bene.

3 Il lavoro di Gohan: Ho inserito il paragrafo dove spiego il lavoro di Gohan per far comprendere ancora di più quanto lui volesse più avere una vita normale, lontana dagli scontri e dagli allenamenti, e dedita alle cose di tutti i giorni. La parte è inoltre rappresentata come un sogno, siccome volevo far intendere come, nonostante Gohan sia consapevole di voler salvare il suo pianeta, e di doversi quindi impegnare, la cosa che più desidera è di poter vivere in pace.

4  “Io diventerò fortissimo! Sarò così forte che chiunque se la vedrà con me sarà sconfitto!”: Se ve lo stesse chiedendo, si, è una citazione alla famosa meme dove Junior esulta dopo l’assimilazione con Nail. Possiamo comprenderlo, in fondo si sentiva fortissimo!

5 Il sogno: L’uomo che corre sul tappeto in un sogno e viene attaccato da calore, acqua e vento è Vegeta. Ho preferito specificarlo, siccome dalla lettura non credo sia molto chiaro.

E con questo abbiamo finito. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Io vi auguro un Buon 2019, e ci vediamo direttamente a Gennaio (Si spera)! Ciau!

                                                                                                     

                     

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Capitolo 6
*** Il racconto del vecchio ***


CAPITOLO 6: IL RACCONTO DEL VECCHIO

Quel corridoio. Di nuovo quello stramaledettissimo corridoio. Di nuovo a correre come un idiota verso l’ignoto, senza la possibilità di fermarsi, di muovere il proprio corpo come voleva. Vegeta si sentiva in gabbia: non riusciva a fare alcun movimento spontaneo, anche se ci provava. Era come se però ogni suo singolo muscolo fosse addormentato ai suoi comandi, e che invece rispondessero solo a un qualcosa che il principe ancora non riusciva a spiegarsi. Ma ecco che, dopo parecchi passi, la voce si fece nuovamente udire.
“Ah, eccoti qui di nuovo. Chi non muore si rivede, caro il mio principino! Allora, cosa vogliamo fare ora? Vuoi prendermi in giro? Vuoi combattere contro qualcuno di forte? Oppure vuoi semplicemente continuare a correre? Guarda che  fa bene” lo canzonò la voce, il cui tono era molto cambiato dalla volta precedente: adesso sembrava più arrabbiato, e anche molto più acuta. Vegeta si infastidì molto per le offese rivoltegli dalla maschera, ma non reagì subito male: non voleva che tutto finisse come la volta precedente. Questa volta, sarebbe stato per un po’ al suo gioco, tanto per vedere se stava dicendo solo fandonie o se gli stesse davvero dando un scelta. Infondo, la volta precedente gli disse che per diventare forte avrebbe dovuto domare fuoco, acqua e vento. Guarda caso, poco dopo iniziò a sentirsi caldissimo, poi fu inghiottito dall’acqua, e poi sbalzato via dal vento. Quella voce aveva potere, ed era meglio non sottovalutarla.
“Voglio combattere contro un forte avversario!” esclamò Vegeta, cercando di essere il più cortese possibile. Cosa difficile, visto il fastidio che gli provocava quella voce.
“Sei un tipo temerario, a quanto vedo! Voglio proprio vedere come te la caverai. A elargire botte agli altri sei molto bravo. Ma sai picchiare in tal misura anche te stesso, principino da strapazzo?” con quella domanda, la voce fece capire in un attimo a Vegeta che aveva appena compiuto la scelta sbagliata. Davanti al principe, infatti, si materializzò come per magia una copia di sé stesso, dall’espressione imbronciata. Il Saiyan si fermò automaticamente, faccia contro faccia con il suo clone. In quel momento si sentiva stranamente più libero, e il fatto che il suo corpo non si muovesse più autonomamente era un buon segno.
“Che abbia inizio il primo round!” urlò la voce. Il clone di Vegeta andò quindi all’attacco con in diretto destro alla faccia di Vegeta, che però mosse il capo leggermente a sinistra, evitando il pugno. E lo aveva fatto volontariamente.
“Ah, finalmente posso controllare il mio corpo come mi va! Non mi importa se chi ho davanti sono io: non avrò pietà per nessuno!” esclamò il principe, per poi chinarsi leggermente al secondo diretto, questa volta sferrato con il braccio sinistro, del suo clone. Vegeta sferrò quindi un potente montante allo stomaco alla sua copia. O meglio, provò: difatti, fermò il pugno a metà strada, per motivi che nemmeno lui sapeva. Quando la voce gli aveva rivelato che avrebbe combattuto contro sé stesso, Vegeta aveva pensato di aver fatto la scelta sbagliata. Ma ora, anche se sentiva con tutto sé stesso di voler colpire il suo clone, non ci riusciva. Una forza gli impediva di farlo.
“Ma che diamine mi sta succedendo? Perché sto esitando?” si chiese il principe, distraendosi dallo scontro. Ciò permise al suo clone si sferrargli un potente calcio destro dritto in faccia, facendo cadere all’indietro il principe.
“Stavi esitando perché è sempre difficile affrontare sé stessi. Tu stesso ancora non riesci a sconfiggere il tuo spropositato orgoglio, che ancora rimane, anche se in misura minore rispetto al passato” disse la voce, stupendo il principe: come faceva a sapere i suoi pensieri? Proprio mentre ci stava pensando, il clone tese il suo braccio destro verso Vegeta, che si accorse del gesto del suo clone quando ormai era troppo tardi. Un potente raggio di energia investì il principe, che come la voce precedente, chiuse gli occhi, sperando di risvegliarsi nella foresta dove la notte precedente aveva fronteggiato Kaarot.                                                                                                

*

Così fu. Il principe, infatti, riaprì gli occhi dopo qualche secondo: era giorno, e si trovava in una piccola radura. Era a terra, siccome la notte precedente era svenuto per aver usato il Super Saiyan nonostante la stanchezza. Dopo essersi rialzato con un po’ di fatica, dovuta principalmente alle forze non ancora del tutto riprese dall’attacco finale contro Rainbokiller, incontrò lo sguardo del suo rivale, anch’esso sveglio. I due si fissarono per un po’ con sguardi differenti: Goku era ancora molto assonnato, e dall’espressione sembrava molto confuso; Vegeta, invece, era imbronciato, come del resto era quasi ogni volta che vedeva il rivale. Non poteva farci nulla: anche se anni addietro, mentre Goku se la vedeva con Kid Bu, aveva ammesso la sua superiorità, non riusciva proprio a sopportarlo.
“Vegeta, mi devi delle spiegazioni!” esclamò Goku. Stava per iniziare una nuova discussione, e di questo Vegeta non era per nulla contento. Voleva soltanto andarsene da quella foresta, e non mettersi a parlare con qualcuno, tantomeno con Kaarot!
“Perché ieri mi hai detto tutte quelle cose? Io stavo semplicemente scherzando sulla relazione tra te e Bulma, e tu mi hai rinfacciato tutti i miei errori come marito e come padre. Perché?” gli chiese Goku, in modo anche piuttosto sgarbato. Si stava comportando più come Vegeta che come Goku.
“Forse ho esagerato, ma mi ha fatto imbestialire come tu abbia trattato in maniera così semplice la relazione tra me e mia moglie, pensando a come tu abbia sempre messo in secondo piano la tua famiglia con la lotta. Non mi andava di sentirmi dire la ramanzine di essere troppo geloso da uno come te. Tutto qui. Ho calcato la mano, ma sappi che io veramente credo ciò che ho detto. E non cambierò idea facilmente” spiegò il principe, notando però che, verso metà discorso, Goku gli era parso abbastanza disinteressato, visto che aveva alzato lo sguardo al cielo. Una volta concluso il discorso, inoltre, Goku non gli aveva nemmeno risposto.
“Ehy, Kaarot! Sai che sei proprio una faccia tosta? Hai ascoltato e capito almeno parte di quello che ti ho detto? Ah, credo proprio di no. Sei troppo stupido per capirlo!” si sfogò il principe dei Saiyan. Ma Goku, stranamente, non rispose.
“Kaarot, ma che diamine stai facendo?” gli chiese Vegeta, infastidendosi sempre di più. Ma Goku, invece che rispondergli, alzò un braccio e puntò l’indice verso il cielo.
“Vegeta, guarda dietro di te” esclamò Goku, aprendo poi la bocca per lo stupore.
“Sei totalmente rimbambito, Kaarot. Ah, vediam…” ma appena si girò, anche Vegeta non poté  che rimanere a bocca aperta davanti a ciò che gli si parò davanti.
Un albero maestoso, altissimo, dal diametro molto grande, si ergeva poco distante dai due Saiyan. Era così grande da arriva quasi a sfiorare le nuvole, ma era sprovvisto di chioma, almeno così sembrava dal basso. Vegeta trasalì, stupito del fatto che sulla terra potessero esistere alberi così grandi ed alti. Ma non furono solo queste caratteristiche a stupire il principe e Goku, quanto anche il colore della corteccia, molto tendente al verde, per quanto fosse comunque piuttosto bruno. Sull’albero erano inoltre stati incisi numerosi segni, tutti concentrati nella parte più bassa della corteccia, che raffiguravano armi come lance, frecce o spade.
“Ma… che diamine è questo cosa?” urlò Vegeta, incredulo.
“Non ne ho idea! E la cosa più strana e che una voce mi sta incitando a salire! La senti anche tu, Vegeta?” domandò Goku.
“Ti prego, fa che non sia lui” pregò Vegeta, impegnandosi nel cercare di percepire la voce nominata da Goku, sperando che non fosse la stessa dei suoi sogni. Non aveva voglia di ritrovarsela anche nella realtà. Cosa che, per sua sfortuna, accadde.
“Alzatevi in volo e raggiungete la cima di quest’albero” ripeté la voce due volte, la prima con il tono anziano e saggio con cui parlò a Vegeta nel primo sogno, la seconda volta con il tono giovane e più irriverente del secondo sogno.
“No… non lui… non di nuovo!” cercò di convincersi Vegeta, mentre stringeva forte i pugni. Non voleva credere che quella voce fosse venuta anche nel mondo reale per continuare a torturarlo. Non voleva e non poteva crederci. Eppure, dopo un attimo di riflessione, si rese conto che forse, se avessero seguito il consiglio della voce, avrebbero scoperto a chi apparteneva. E magari si sarebbe anche potuto sbarazzare di quel buffone, non prima ovviamente di avergli chiesto spiegazione su questi strani sogni da lui compiuti. Esigeva risposte, e non avrebbe certo sprecato quell’occasione.
“Kaarot, ascoltiamo la voce e facciamo ciò che ci dice!” rivolse Vegeta al rivale, girandosi verso di lui e guardandolo in modo autoritario. La risposta di Goku, che nel frattempo aveva smesso di indicare l’albero e stava guardando dritto in faccia il rivale, non tardò ad arrivare.
“Ma sei pazzo! Non pensi che possa essere un trucco, un modo per farci del male!? Io non mi fido!” gli disse Goku.
“Ma cosa vai blaterando? Seguiamo i suoi ordini, solo così riusciremo a scoprire la verità!” ribatté Vegeta. In verità, non era totalmente in disaccordo con ciò che aveva detto il rivale, ma era troppo orgoglioso per ammettere che Goku fosse arrivato prima di lui a quella supposizione. Ma al principe, alla fine, non importava così tanto se poi tutto si fosse rivelata una farsa, un piano per ingannarli: voleva scoprire l’identità di quella voce, ed annientarla.
“E va bene, facciamo come dici tu!” esclamò Goku, mentre la voce continuava a rimbombare nelle loro teste con la stessa identica frase, facendo si che i due Saiyan fossero ancora più nervosi di com’erano già.
“Benissimo! Allora andiamo!” esclamò il principe, per poi saltare, spiccare il volo e  volare verso l’alto a gran velocità, seguito a ruota da Kaarot.

*

“Ci siamo quasi!” esclamò il principe, con il corpo tutto sudato e le gocce di sudore che si staccavano dal corpo del Saiyan, cadendo verso il basso, per via dell’alta velocità di Vegeta. Mancava ormai poco affinché i due Saiyan raggiungessero la cima dell’albero. Durante il loro tragitto non avevano incontrato ostacoli di alcun tipo, per cui erano potuti andare a tutta velocità senza preoccuparsi di venir colpiti. Eppure, Goku era rimasto leggermente dietro a Vegeta, e non era andato a velocità spedita come il principe, rimanendo costantemente a sangue freddo e cercando di vedere eventuali problemi in vista. Stava andando tutto troppo bene, e i due se la stavano cavando troppo facilmente. Non poteva permettersi di abbassare la guardia, soprattutto in quel momento in cui Vegeta non pensava ad altro se non alla riuscita dell’obbiettivo.
“Meglio non cantare vittoria troppo presto! Potremmo incappare in un qualcosa. Come… come quel ramo lì!” urlò Goku, allarmando il principe, che nonostante ce lo avesse davanti agli occhi, non aveva notato il lungo, gigantesco e spinoso ramo contro cui andavano incontro. Ma non era preoccupato. Niente affatto.
“Quel ramo non mi fa paura! Riuscirò a superarlo, senza neanche schivarlo! Io gli andrò incontro!” urlò il principe, per poi trasformarsi in Super Saiyan, espandere la propria aura e aumentare la velocità di volo, andando dritto verso il ramo.
“Ma che diamine stai facendo, Vegeta! Non farlo, è una pazzia!” lo supplicò Goku, ma a nulla servì la sua richiesta, perché Vegeta aveva ormai deciso. E niente lo avrebbe persuaso dal suo obbiettivo.
“Devo fermarlo. Se non lo fermò ora, si farà molto male: percepisco una strana aura dentro quel tronco. Più che farmi paura le sue spine, mi fa paura questa strana energia. È sicuramente una trappola. Devo impedire a Vegeta di toccarla!” urlò Goku, per poi alzare le mani verso il ramo, e lanciare contro di essa ben trenta Ki Blast con una impressionante velocità.
“Cosa diamine vuoi fare, Kaarot! Non ti permetterò di ostacolarmi!” esclamò Vegeta, per poi girarsi per un istante e smettere di volare in alto, rimanendo in levitazione. Stese le sue mani in avanti, e sparò anch’egli trenta Ki Blast, che si andarono a scontrare con quelli di Goku.
“E ora che non mi darai più fastidio” esclamò Vegeta, per poi girarsi verso il ramo riprendendo a volare. Avrebbe fatto breccia in quello stupido pezzo di legno. Non era per nulla un ostacolo per lui, e anzi, avrebbe anche potuto evitarlo, ma voleva assolutamente distruggerlo. Sperava infatti che il possessore della voce lo stesse osservando, e che, vedendo ciò che Vegeta stava per fare, avrebbe smesso di sottovalutarlo.
“Ho una brutta sensazione. Il Ki di quel ramo è stranissimo” pensò Goku, cercando di aumentare come poteva la sua velocità, e di raggiungere Vegeta, fermandolo dal compiere quella pazza azione. Purtroppo, Goku non aveva più tante energie, tanto che gli sarebbe stato impossibile anche trasformarsi in Super Saiyan. Il massimo che avrebbe potuto fare era continuare a sparare Ki Blast, ma sarebbe stato inutile: Vegeta li avrebbe contrastati tutti.
“Pronto, Kaarot? Guarda qui cosa faccio!” esclamò il principe, ormai vicino alla collisione con il ramo. Goku tese il braccio destro in avanti, con la vana speranza di riuscire a sparare un Ki Blast per salvare Vegeta. Ma era ormai troppo tardi. Con gli occhi pieni di terrore, Goku osservò Vegeta letteralmente distruggere con un pugno destro una spina, per poi continuare a salire, tenendo entrambe le mani con i pugni serrati in alto, e facendo breccia nella legna del ramo. Goku era pronto al peggio: fra poco, quel ramo, in un modo o nell’altro, avrebbe ucciso Vegeta. Doveva accettarlo. Goku si preparò all’imminente morte del principe, che…
Non avvenne. L’aura di Vegeta era ancora percepibile, anche se Goku non lo vedeva più, siccome questi aveva letteralmente bucato da parte a parte il ramo. Niente era successo, il principe era ancora vivo, e per giunta l’aura proveniente dal ramo era anche sparita. Si era immaginato tutto. Era ufficiale.
“Diamine, che spavento che mi sono preso” esclamò Goku, concentrandosi nel mentre nel percepire l’aura di Vegeta: era molto distante da lui. Doveva andare piuttosto svelto.
“Non posso rimanere così indietro rispetto a lui. Meno male che ho il teletrasporto!” detto questo, Goku portò due dita alla fronte, per poi concentrarsi molto sull’aura di Vegeta. Dopodiché, si teletrasportò. Concluso il teletrasporto, si ritrovò proprio sopra al principe, che frenò di scattò.
“Ehy, Kaarot! Cosa c’è, vuoi ostacolarmi ancora? Percepisci falsi pericoli!?” lo rimproverò Vegeta. Goku fu sul punto di rispondere, quando ecco che qualcuno lo interruppe.
“Vedo che siete arrivati, finalmente” parlò la voce, adesso più vicina che mai alle orecchie dei due Saiyan, che alzarono lo sguardo al cielo, notando di essere molto vicini alle nuvole. Dopodiché, si girarono. Quello che videro era una piccola casetta composta unicamente da legno, dalle mura al tetto completamente piatto. Era posizionata su quella che era la cima dell’albero, che invece che consistere in una diramazione di rami con una chioma di foglie, era piatta e a cerchio. Ed era un cerchio molto ampio, tanto che la casetta, posizionata esattamente al centro del cerchio, occupava pochissima della superficie totale. La casa, inoltre, sembrava esser sprovvista di porte, con soltanto un arco aperto su quella che doveva essere la facciata frontale. Un posticino piccolo e miserabile, quindi. Ma a Vegeta non importava il posto in sé, quanto più ciò che c’era dentro: le ultime parole dette dalla voce, infatti, provenivano proprio dalla direzione della casa. Senza esitare un momento, Vegeta subito si buttò in volo verso la casa, con gran velocità.
“Aspetta, Vegeta!” gli urlò dietro Goku, per poi tuffarsi all’inseguimento del rivale. Vegeta era però ancora trasformato, e la sua velocità in volo era fin troppo alta. Vegeta, infatti, arrivò molto vicino alla casa in poco tempo, per poi iniziare a scendere verso terra. Il tratto che gli rimaneva da percorrere era ormai poco, ed era inutile sprecare altre energie volando. Una volta toccata terra, Vegeta ritornò allo stadio base. Goku cambiò repentinamente direzione, indirizzando il suo corpo a Vegeta, per poi volare in picchiata verso di lui. Ma purtroppo, le energie di Goku erano davvero troppo poche, e, nonostante il suo impegno, era fin troppo lento. Vegeta, invece, era davvero svelto, e non si stancava un minimo a correre verso la casupola. La situazione in cui si trovava ricordava a Vegeta la situazione dove si trovava nel sogno: correva, senza sapere cosa lo aspettasse alla fine della corsa. Solo che in quel momento aveva una meta, e inoltre correva perché lui voleva correre. Voleva raggiungere in fretta quel luogo, e scoprire il segreto di quella voce. Non sapeva neanche lui il perché, ma ne era totalmente ossessionato.
“Ti prego, Vegeta. Rallenta…” esclamò Goku. Poi, la sua vista iniziò a farsi più offuscata, e a poco a poco chiuse gli occhi. Sentì le forze abbandonarlo, mentre il suo corpo smetteva di dirigersi verso Vegeta e cadeva inesorabilmente verso il basso. E quella sensazione di caduta nel vuoto, dove non avrebbe più fatto ritorno. Che strana sensazione. Eppure, Goku non era svenuto. Era cosciente, ma era come se avesse appena perso il controllo del suo corpo. Voleva muoversi, riprendere a volare, ma era come se una forza lo attirasse verso il basso. Vegeta si guardò un attimo le spalle, e vedendo il rivale cadere verso il basso, apparentemente svenuto, gli strappò un sorriso. Provava una forma di strano appagamento. E gli piaceva. Oh, eccome se gli piaceva!
“Tutto questo è solo finzione! Io posso muovermi!” urlò Goku, per poi riaprire gli occhi. Niente più sensazioni strambe, niente più incoscienza apparente. Niente più occhi chiusi od offuscati, ma aperti e che facevano vedere le immagini messe a fuoco. E il controllo del proprio corpo che ritornava. Doveva solo desiderarlo. Quelle sensazioni erano false.
“Vegeta, stai attento a quello che senti! Alcune sensazioni potrebbero essere false!” lo mise in guardia Goku. Dopodiché, il Saiyan alzò le gambe e si chinò col corpo, piegando al contempo le ginocchia, in modo che queste si ritrovassero all’altezza del suo petto. Poi, mise entrambe le mani sui ginocchi piegati.
“Devo puntare tutto su questa capriola! Non mi sento più le forze!” pensò Goku. Quella posizione era ottima per una capriola, ed inoltre aveva anche rallentato la caduta, visto che Goku non sentiva di avere più le forze per volare. Ma poi, Goku ricordò quasi istantaneamente quello che aveva detto a Vegeta, e giunse alla conclusione che si stava impressionando troppo per una sensazione che non provava realmente. Lui poteva ancora volare. Doveva solo volerlo. A quel punto, distese nuovamente tutti i suoi arti, per poi con un veloce movimento rizzarsi in piedi e prendere a levitare. Guardò in basso, e si stupì: ancora qualche secondo e si sarebbe ritrovato con la testa sbattuta sul legno. Ma non aveva tempo per pensarci, perché quando si girò, vide che Vegeta era ormai prossimo all’arco che apriva la capanna. Immediatamente, si allarmò, ma al contempo iniziò a pensare di aver dimenticato qualcosa. Ignorò il pensiero, pensando che fosse falso come i precedenti. Quindi, scese un altro po’ per arrivare a toccare terra, pronto ad inseguire Vegeta correndo. Ecco però, all’improvviso, che si ricordò che cos’aveva dimenticato e che si era ricordato di aver dimenticato poco prima. Così, si portò due dita alla fronte, per poi usare il Teletrasporto, e ritrovarsi davanti al centro a Vegeta, ormai prossimo ad entrare nella casa.
“Di nuovo? Non sai proprio farti i fatti tuoi, Kaarot?” esclamò Vegeta, indispettito dal comportamento ficcanaso di Goku.
“Senti, Vegeta, io non so perché, ma sento che dentro questa casa si nasconda un pericolo. E questa volta, sono sicuro che non è una di quei falsi pensieri che mi hanno preso, e che forse hanno preso anche te” gli spiegò Goku. Ma Vegeta non aveva ascoltato una singola parola di ciò che aveva detto Goku. Per lui, l’unica cosa che contava in quel momento era entrare in quella casa. Aveva bisogno di risposte. Così, ignorando totalmente il rivale, Vegeta camminò di lato a Goku, entrando a quel punto nella casa.
“Ah, è proprio cocciuto! Non lo sopporto quando fa così!” sbuffò Goku, entrando anch’egli nella casa.

*

Entrato all’interno della casa, oltre che ad un Vegeta dallo sguardo furente che si guardava intorno sperando di scovare un qualcosa a lui ignoto, Goku poté dare meglio un occhiata all’abitazione. Essa non aveva una sua pavimentazione, ed il pavimento era una porzione della superficie della corteccia coperta da quel piccolo abitacolo. Nell’angolo tra il muro a destra e quello di dietro, era presente un calderone, con sotto di sé una piccola catasta di legno. Era inoltre presente uno scaffale privo di qualsiasi oggetto sul muro sinistro, ad un altezza molto bassa, facilmente raggiungibile da chiunque. Per il resto, al casa era totalmente vuota. Goku pensò che quel posto dovesse essere disabitato, o che comunque dovesse essere abitato da un pazzo, che forse in quel momento non era in casa. L’interno interno sembrava una presa in giro: chi mai userebbe un calderone con sotto della legna da bruciare sopra una corteccia? Chi mai metterebbe uno scaffale senza poi usarlo per nulla? Tuttavia, c’era qualcosa di sinistro in quella casa, e Goku lo notò subito: da come si vedeva da fuori, la luce del sole riusciva appena a filtrare dall’arco, eppure dentro era tutto ben illuminato, anche se non c’era niente che emettesse luce lì. Inoltre, era tutto tranquillo. Fin troppo tranquillo. Goku non aveva provato neanche più un singolo senso che non fosse veritiero, cosa troppo bizzarra. Inoltre, il comportamento di Vegeta non gli piaceva: si muoveva in modo troppo rapido, e i suoi occhi sembravano uscire fuori dalle orbite. Non solo quella casa era abitata probabilmente da un pazzo, ma rendeva anche la gente che ci entrava dentro pazza. Come stava succedendo a Vegeta. Non potevano rimanere per più di un istante lì. Goku doveva assolutamente convincere Vegeta ad andare fuori da quel luogo. Era troppo sinistro.
“Andiamocene da qui, Vegeta! Questo posto non mi convince!” gli disse Goku, ma Vegeta non lo ascoltò minimamente. Era troppo preso nel cercare qualcosa. Eppure, la casa era praticamente vuota. Goku formulò due teorie: o era davvero diventato pazzo, oppure qualcuno lo stava controllando mentalmente. Non voleva tuttavia usare subito la forza per tirarlo fuori da lì. Avrebbe provato a persuaderlo ancora un po’. Magari ci sarebbe riuscito.
“Vegeta, sai che ogni singolo momento che perdiamo qui potrebbe risultate fatale al pianta!? Muoviti, ed usciamo di qui!” lo spinse Goku, con tono deciso e alto. Ma Vegeta continuò ad ignorarlo, concentrandosi sempre sulla sua ricerca. Non era ancora il momento di ricorrere alla forza, e questo Goku lo sapeva bene. Gli avrebbe dato ancora un’ultima possibilità.
“Vegeta, ti vuoi muovere o no!” gli urlò addosso Goku. E questa volta, Vegeta si accorse di lui. Ma non come Goku sperava.
“Kaarot, smettila di infastidirmi! Qui c’è una questione di vitale importanza che devo risolvere, più importante delle sorti di questo pianeta!” esclamò Vegeta, girandosi verso il rivale, lasciando attonito Goku. Nel comportamento di Vegeta, c’era qualcosa di strano. Fin troppo strano. Non lo aveva mai visto ossessionarsi a tal punto da una cosa, a parte quando diceva di volerlo superare a tutti i costi. Cominciò a sospettare che in quel luogo ci fosse qualcosa che non solo faceva provare false sensazioni, ma faceva anche comportare la gente in modo strano, innaturale.
“Oh, ragazzo mio, vedo che dei un po’ agitato” una voce, vecchia, appartenente probabilmente ad un saggio, si diffuse nella casa. Dapprima, sia Goku che Vegeta restarono immobili, con gli sguardi persi nel vuoto. Era la stessa voce che avevano udito prima. La stessa voce che torturava Vegeta nei sogni. La stessa voce che prima gli aveva intimato di salire. Eppure, non c’era nessuno nei dintorni, e nessuna aura era percepibile. Ma allora, a chi apparteneva quella voce? Possibile che qualcuno si stesse nascondendo nell’ombra, tramando probabilmente contro di loro? Si, perché questa era l’unica spiegazione che Goku riusciva a darsi. E in quel momento, l’ossessione prima provata solo da Vegeta assillò, anche se in minor misura, anche Goku: aveva deciso che non se ne sarebbe andato da lì, non finché non avrebbe scoperto l’identità della voce.
“Che delusione. I giovani di oggi non avranno mia l’intelligenza dei loro avi. Non vi è proprio venuto in mente di guardare dietro al calderone?” continuò la voce. Goku e Vegeta si girarono dunque verso il calderone. Non poterono trattenere un urlo di meraviglia quando da dietro al calderone sbucò un ometto molto basso, dalla pelle scura, pelato, con gli occhi chiusi e il viso rugoso, lo sguardo sorridente, una corta barba bianca. Aveva la parte superiore del corpo scoperta, mentre era coperto nella parte inferiore da una sottospecie di pantaloni verdi, sicuramente molto antichi, a giudicare dalla loro trasandatezza e dai numerosi strappi. Aveva un fisico molto magrolino, e braccia davvero corte. Nonostante l’esilità dei suoi arti superiori, impugnava con la mano destra uno bastone fatto di legno e con alla sommità una sfera di cristallo attaccata allo bastone stesso. Un uomo molto bizzarro, che appariva quasi ridicolo agli occhi di Vegeta: immaginava il possessore della voce come un uomo possente, vecchio ma forzuto, e sicuramente abile nel combattimento. E invece si era ritrovato con un nanetto dall’aura molto bassa, quasi quanto la sua statura. Una vera e propria delusione. Non sapeva neanche più se ucciderlo, certo, gli aveva dato fastidio, ma gli faceva pietà quel poverello. Era indifeso in fin dei conti. Ma non poteva al contempo lasciarlo andare così: doveva pur sempre ottenere risposte. Non era normale che un vecchietto del genere fosse capace di addentrarsi nei suoi sogni. Doveva ottenere risposte, e se quel vecchietto non gliele avrebbe date se lui lo avesse trattato con i guanti, allora il principe sarebbe passato alle maniere forti.
“Scommetto già che vuoi chiedermi perché la mia voce è la stessa che senti nei tuoi sogni, e perché e come io faccia ad entrare nella tua mente. Giusto?” domandò ingenuamente il vecchio, tirando per un attimo furori la lingua e laccandosi il labbro, contento della reazione istantanea del principe. Ormai Vegeta aveva ottenuto la conferma dell’identità della voce, e per l’altro aveva scoperto che quel vecchietto nascondesse degli strani poteri. Come aveva fatto a predire per filo e per segno la domanda che Vegeta voleva porgli? Probabilmente era andato ad intuito, ma tutto ciò era troppo sospetto. Cosa nascondeva quel nanetto?
“Di cosa sta parlando, Vegeta?” domandò Goku, preoccupato per ciò che il vecchio aveva detto, ma al contempo leggermente sollevato: forse a breve avrebbe scoperto il motivo per cui erano saliti su quell’albero a fare quella pazzia. Trovava il vecchio terribilmente minaccioso, e neanche lui sapeva spiegarsi il motivo. Per il momento, non era intenzionato ad ucciderlo, siccome non rappresentava una minaccia per il momento. Ma sarebbe rimasto all’erta, pronto per qualsiasi evenienza.
“Ti vedo stupito, ragazzo. Ma in fondo, cosa ti aspetti da una persona come me, che sa tutto, che viveva su questo pianeta da centinai di anni, che può vedere nelle vostre menti, nei vostri futuri, manipolando i vostri pensieri e creandone alcuni insensati. Vi devo fare un esempio? Trasformarsi per distruggere un semplice ramo più grosso della norma, andargli incontro senza motivo, soltanto perché si crede che distruggerlo dimostrerà la grandezza del suo distruttore; far percepire un’aura potente in quel ramo, quando in verità era tutta fuffa. E di esempi ne potrei fare a bizzeffe. Sai, mi sono molti divertito con te, capelli rizzi. Insomma, quando ti ho manipolato per farti credere che volare ti facesse sprecare delle energie e quindi ti ho fatto venire qui con una corsa… dettaglio di poco conto, ma spassosissimo come tu sia facilmente manipolabile!” e qui, il vecchietto si mise a ridere a crepapelle, sotto gli sguardi sbalorditi dei due Saiyan. Vegeta finalmente comprese la parole dettegli da Goku prima di entrare nella casa, e finalmente Goku scoprì il perché di quelle sensazioni fasulle. Quel vecchio aveva un potere grande, non in fatto di forza, ma di abilità. E analizzando anche ciò che egli aveva detto: aveva detto di sapere tutto, e che viveva sulla Terra da centinai di anni. Probabilmente erano bugia campate lì sul momento, e Goku, dopo aver pensato a questa teoria, formulò anche l’ipotesi che tutto quello che avesse detto il vecchio fosse una grossa bugia. Doveva averne una dimostrazione pratica.
“Dimostrami che sei capace di controllare le nostre menti” lo sfidò Goku. Vegeta sbiancò, mentre il vecchio ridacchiò.
“Ma è impazzito?” si domandò Vegeta. Ma non ebbe il tempo di fare altro che Goku si girò verso di lui, prese fiato, e poi urlò.
“Vegeta, ti odio! Sei sempre più forte di me! Sei un mostro!” gridò il Saiyan, facendo irritare il principe. 
“Puoi ripetere per favore?” gli chiese Vegeta, infuriato.
“Ripetere cosa? Cosa ho detto?” gli domandò Goku. La sua espressione era tornata nuovamente calma, così come il suo tono di voce. All’unisono, Goku e Vegeta capirono, e si girarono verso il vecchio, guardandolo in modo serio ma al contempo timoroso. Non raccontava balle, era sicuramente stato lui, a giudicare da come se la rideva.
“Ma come ci è riuscito?” si chiese Vegeta, che ormai stava quasi dimenticando lo strano sogno. Ormai, non  gli importava quasi più sapere la verità dietro il sogno. I poteri di quel vecchio lo stravano spaventando a morte. Un essere così debole che riusciva a fare così tanto? Roba da non credere! Eppure, ben presto avrebbe dovuto credere anche ad un'altra qualità che il vecchio si era auto attribuito, per via di una domanda di Goku.
“Se sai fare questo, saprai anche ciò che è successo contro Rainbokiller, no? In fondo, hai detto di sapere tutto, e hai anche pronunciato il nome di Vegeta anche se lui non si era presentato. Dai, su, raccontami tutti quello che è successo lì” lo intimò Goku, mentre Vegeta guardava il vecchietto con un viso misto di rabbia e di paura. Rabbia perché quel vecchietto sembrava prenderli in giro; paura perché i suoi poteri sembravano essere spaventosamente potente. E il vecchietto diede ulteriore conferma di ciò.
“Allora… Rainbokiller vi ha attaccati, e i piccoli Goten e Trunks lo hanno provocato. Lui si è trasformato, ed ha attaccato Riff, che però l’ha temporaneamente fermato. Alla fine, però, è stato tutto inutile: infatti ha messo a tappeto quasi tutti voi, e siete rimasti in tre, ovvero Junior, Gohan, e tu, Goku” e qui, il vecchio indicò Goku, con la bocca serrata in un espressione seria. Vegeta e Goku rabbrividirono: per il momento, sembrava sapesse davvero tutto. Stavano quasi per chiedergli di smetterla, che ormai aveva confermato i loro dubbi. Ma prima che potessero chiederglielo, lui ripartì.
“A questo punto, voi tre avete combattuto contro di lui, ma non c’è stata storia. Vi ha battuti con facilità tutti, sfruttando addirittura te, Goku, il più potente guerriero della Terra, colui che divenne per primo Super Saiyan e sconfisse Freezer, colui che salvò l’universo da Majin Bu, come scudo per parare i colpi di tuo figlio. Per qualche istante, Gohan era quasi riuscito a fronteggiare Rainbokiller. Ma era tutta una beffa, e lui infine lo aveva umiliato. Ma poi Junior ha risvegliato la sua forza latente, si è circondato di una strana aura bianca, e, incosciente, ha combattuto alla pari contro Rainbokiller” qui il vecchio si fermò per prendere fiato, lasciando il tempo a Goku e Vegeta di stupirsi. Ormai era chiaro che quel vecchio non dicesse bugie: per determinati periodo, entrambi erano rimasti svenuti, ma per il momento tutti glie eventi che con i momenti in cui erano ancora coscienti coincidevano dalla realtà. 
“Ma da quale pianeta viene? Non è normale” pensò Goku, incredulo che potesse davvero esistere un essere così colto. I pensieri di Vegeta, invece, si erano ormai persi in quell’unica ma strabiliante affermazione: Junior aveva tenuto testa a Rainbokiller, circondato da una strana aura bianca. Possibile che forse, per Junior, il giorno da loro due tanto atteso fosse finalmente arrivato? Ma non ebbe il tempo di pensarci, perché il vecchio continuò con il racconto.
 “Successivamente, però, anche Junior è stato sconfitto, dopo esser riuscito a strappare un tentacolo a Rainbokiller, ritornando però debole come prima. Tuttavia, è arrivato Majin Bu e tu hai ripreso i sensi, trasformandoti in Super Saiyan di Terzo Livello. Tu e Bu avete combattuto valorosamente: per quanto Rainbokiller avesse tecniche mostruose, come quel liquido nero immobilizzante, o il buco nero capace di assorbire i vostri attacchi, voi siete riusciti a infliggergli numerosi colpi. E infine, mentre Bu combatteva contro Rainbokiller, tu hai dato a tutti dei senzu. Avete combattuto contro i figli del nemico, Gohan è addirittura venuto addosso a Rainbokiller, venendo miserabilmente sconfitto. Poi, il mostro arcobaleno ha risucchiato tutti i suoi figli, potenziandosi e scagliando un potente attacco, e tu, il qui presente Vegeta e Majin Bu avete risposto con un triplice attacco energetico. Un’esplosione è scaturita dal centro dello scontro tra onde, ma voi siete sopravvissuti grazie a uno scudo creato da Majin Bu. Infine, su punto di morte, con tutta la montagna luogo dello scontro ormai ridotta ad un cratere, Rainbokiller ha aperto dei portali, uno dei quali ha risucchiato voi, che siete svenuti poco dopo, e vi ha teletrasportati qui. E poi, ha spirato” concluse infine il vecchio. Alcune parti erano state riassunte molto, ma la maggior parte dei dettagli che aveva detto riguardo tutto lo scontro erano risultati veri ai due Saiyan, almeno gli eventi a cui avevano assistito loro stessi. Eppure, erano convinti che anche tutto il resto fosse pura verità, compresa la spiegazione del perché si trovavano lì
“Sei straordinario!” si complimentò Vegeta, per poi applaudire, con applausi ripetuti e molto veloci, e lo sguardo contento. Goku lo guardò imbarazzato, ma poi capì subito che quel comportamento era stato indotto dal vecchio. Lo aveva capito dal modo in cui il vecchio guardava Vegeta: sorrideva in modo sinistro. Per quanto fosse misterioso e minaccioso, non poteva certo dire che fosse cattivo. Nonostante i suoi comportamenti strani, non aveva dato alcun segno di vera malvagità. Era soltanto una vecchio dalle incredibili capacità, e gli sarebbe piaciuto sapere di più su di lui. Sarebbe bastata una domanda, ne era certo: infondo, aveva risposto fino a quel momento a tutti i loro quesiti.
“Qual è la tua storia?” gli chiese Goku. Il vecchio subito si girò verso di lui, assumendo un espressione seria, e anche leggermente imbronciata. Nel mentre, Vegeta smise improvvisamente di applaudire, siccome il vecchio aveva smesso di influenzarlo. Capendo al volo il suo comportamento, concluse quel gesto ridicolo e diede le spalle al vecchio, corrucciato.
“Non so di cosa tu stia parlando” rispose il vecchio, lasciando di stucco Goku. Lo stava sicuramente prendendo in giro. Forse lo voleva stuzzicare, farlo essere più insistente per vedere fino a dove potesse spingersi per conoscere la risposta a quella domanda. E come sfida, Goku la accettò subito.
“Si, ci credo proprio! Dai, sputa il rospo!” insisté Goku, attendendo con trepidazione la risposta del vecchio. Ma questo continuava a guardarlo in modo ancora più sdegnato.
“Infantile” sussurrò il vecchio. Ma le sue parole non restarono inascoltate. Goku l’aveva ascoltato.
“Infantile io? Scusami tanto, ma perché? Ti ho solo fatto una richiesta!” protestò Goku, indignato. Il vecchio comincio a stringere in modo molto forte il suo scettro, più indignato di Goku. Quell’ingenuo giovane lo stava sfidando. Lo voleva costringere a raccontare il suo sporco passato da miserabile. Ma non lo avrebbe fatto. Non sarebbe caduto nella tentazione.
“Ma non ti vedi? Sei la persona più bambinesca che abbia mai conosciuto. E di bambini rinchiusi in un corpo adulto come te io ne ho conosciuti tanti. Ma tu li superi tutti! Chiunque, dopo avermi fatto questa richiesta, è desistito dopo aver visto la mia reazione! Tu invece persisti. Sei proprio una faccia tosta. Consiglio a te e al tuo amico di andarvene di qui, prima che sia io a farlo!” minacciò il vecchio, per inclinare leggermente le mano all’ingiù, facendo inclinare con essa il bastone, il quale si ritrovò molto vicino al viso di Goku. Ma anche dopo quell’avvertimento, il Saiyan continuava a guardarlo determinato e senza paura.
“Impertinente!” urlò il vecchio. Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, Goku afferrò il manico del bastone con la mano destra. Il vecchio, guardandolo con odio, distese allora tutte le dita della mano destra, con la quale teneva il bastone, lasciando così che il palmo, ora scoperto, facesse pressione sul fondo del bastone. Cercava di spingerlo verso il Saiyan, ma la presa di questi era troppo forte, e il bastone non si mosse di un millimetro, nonostante gli sforzi del vecchio.
“Oh, adesso è in difficoltà” commentò Vegeta, che nel mentre aveva superato l’imbarazzo e si era nuovamente girato verso il vecchio. Era una soddisfazione immane vederlo così in difficoltà, soprattutto pensando a ciò che quel vecchio gli aveva fatto passare in quei sogni. Non gli interessava quasi più sapere come ci fosse riuscito, tanto che stava godendo nel vedere quella scena. Non gli importava se era solo un vecchietto indifeso, perché gli aveva fatto un oltraggio più di una volta, arrivando anche a controllarlo mentalmente e farlo comportare stupidamente. Non era Kaarot l’infantile, ma lui. Il principe decise di non intervenire. Perché mai far finire così quel fantastico momento? Non vedeva l’ora che Goku sfilasse di mano il bastone al vecchio, e glielo sbattesse in testa. Dentro di sé, sapeva che fosse un comportamento un po’ sbagliato. Ma in quel momento non desiderava altro. Anche se forse stava esagerando. E già, stava proprio esagerando. Ma poi, si rese conto. Non voleva davvero che quel vecchi fosse ucciso. Quei pensieri non erano veri. E Vegeta esplose.
“Vecchiaccio! Certo che ci provi proprio gusto a far arrabbiare la gente! Anche mentre combatti sei capace di controllare le menti altrui! Ma mi hai sottovalutato, pensando che non ci sarei arrivato. Anche se ti odio, non arriverei a questi livelli di crudeltà, soprattutto dopo aver capito che non sei un pericolo. Ma sapere che tu sia riuscito di nuovo a manipolarmi mi manda in bestia! E il problema è che sto stando al tuo gioco. Si, perché so che lo stai facendo apposta. Mi volevi far arrabbiare una volta scoperta la verità, e ci sei riuscito. È questa la cosa che mi provoca più fastidio! Ehy, non ignorarmi!” gridò il principe. Ma il vecchio non si importò di lui. Gli aveva destabilizzato le emozioni soltanto perché sentiva di dover dare sfogo a tutte le sue abilità. Sarebbe potuto morire lì, in quel posto che tanto odiava, quel giorno. Avrebbe combattuto, piuttosto che rivelare la verità a quel giovane ingenuo Saiyan di nome Goku. Non gli importava se era stato l’eroe del suo pianeta, che aveva più volte sconfitto minacce contro cui tutti avevano fallito. Non gli importava niente. Non aveva rivelato quei segreti ad avventurieri più cordiali, perché avrebbe dovuto farlo con Goku, che per l’altro lo sfidava anche? Sarebbe anche rimasto per più giorni in quella posa, fino a quando Goku non lo avrebbe ucciso e avesse posto fine alla sua terribile ed immortale esistenza. In un certo senso sarebbe stata quasi come una liberazione dal suo triste destino, anche se avrebbe preferito che al posto del Saiyan ad ucciderlo ci fosse uno dei suoi cari. Ma la cosa non era possibile. Non importava: l’importante era morire, no? E la morte sarebbe presto sopraggiunta. La sua veneranda età lo aveva ormai privato di ogni qual tipo di forza fisica, e la forza che gli era rimasta nel palmo si era quasi prosciugata.
“Fammi fuori” questa fu la richiesta del vecchio, che allontano leggermente il palmo dal bastone in modo da non fare più contatto con esso. Goku lasciò la presa, e il bastone cadde ai suoi piedi. E con esso cadde anche la sfera, che al contatto con il solo si frantumò in mille pezzi. Il vecchio abbassò la testa, remissivo, per poi mettere le mani dietro la schiena, ed inginocchiarsi davanti a Goku.
“Non potrei attaccarti in ogni caso. Per tirare fuori le mani da dietro la schiena mi ci vorrebbe troppo tempo, e tu avresti tutto il tempo per uccidermi. Coraggio, vai” disse il vecchio. Vegeta, a cui il momento di rabbia era ormai passato, provò quasi pietà nel vedere quel povero vecchietto. Tuttavia, decise di rimanere all’erta, pronto a farlo fuori in qualsiasi evenienza. Poteva essere benissimo un trucco per ingannare Kaarot, e Vegeta sapeva dell’ingenuità del rivale.
“Kaarot, non fidarti così facilmente!” gli raccomandò Vegeta. Ma Goku era sicuro della sincerità del suo avversario, poiché egli tremava come una foglia. Ma non aveva intenzione di ucciderlo. Non solo perché quell’uomo non se lo meritava, ma anche perché doveva capire chi  fosse in verità.
“Io ti risparmio” esclamò Goku. Il vecchio quasi non riuscì a crederci. Smise di tremare, e fissò il Saiyan. Lo aveva risparmiato. Lo aveva condannato a continuare il suo periodo di vita da immortale. Era finita. Non avrebbe neanche potuto uccidersi da solo, e quindi era ormai spacciato. Invece di ammirare Goku per quel suo gesto di pietà, lo odiava.
“Perché mi hai risparmiato? TU SEI PERFIDO!” urlò il vecchio, mettendosi in posizione eretta e analizzando la situazione: Goku sembrava star diventando nervoso, e Vegeta non sembrava aver preso a bene le sue ultime parole. Perfetto. Ancora poco e li avrebbe fatti scoppiare.
“Kaarot non è perfido! È solo stolto! Tu stai cercando di farlo arrabbiare per farlo cadere nella tua trappola. E non pensare che mene importi poi così tanto di lui. In fondo, ci sono sempre pronto io qua a farti fuori!” lo minacciò Vegeta, per poi distendere un braccio verso di lui e distendere le dita. Sarebbe stato pronto a distruggerlo, nel caso le cose si fossero messe male.
“Non ti azzardare neanche a pensare di ucciderlo, Vegeta. Devo prima capire per quale motivo non voleva parlare del suo passato” lo raccomandò Goku. Vegeta non apprezzò il modo con cui il rivale si rivolse a lui, ma decise di lasciar perdere e ritrasse il braccio.
“Va bene. Ma poi se ti fa qualcosa, non venire a piangere da me” esclamò Vegeta, allontanandosi da quei due e poggiando la schiena contro il muro destro, stando a braccia conserte.
“Perché sei così ossessionato dal mio passato? Saperlo ti cambierà la vita!” domandò l’anziano.
“Io voglio aiutarti” esclamò Goku. Il vecchio, dopo tanti anni, sentì improvvisamente il cuore aumentare il battito per l’adrenalina che provava in quel momento. Lui voleva aiutarlo? Dopo tanti anni, una persona disposta ad aiutarlo? Ma in cosa precisamente voleva offrigli aiuto?
“Se te lo stai chiedendo, voglio aiutarti a superare le cicatrici del tuo passato. La tua reazione mi ha fatto capire che non devi aver vissuto una vita serena. E i tuoi discorsi mi hanno inquietato. Perché vorresti morire? Raccontami la tua storia, e io ti darò conforto e cercherò di aiutarti a superare il trauma. Ma poi, tu devi chiedere scusa a Vegeta e dirgli perché ti sei immischiato nei suoi sogni!” gli disse Goku. Vegeta emise un annoiato verso di sorpresa: Kaarot ancora ricordava il motivo primo per cui erano venuti lì. Ormai anche Vegeta si era disinteressato a quella questione, siccome era stata sicuramente tutta una falsa del vecchio per prendersi gioco di lui. Non gli interessava più neanche la sorte di quell’anziano uomo. Per quanto prima avesse difeso la bontà di Kaarot, non sopportando che uno come quel vecchio l’avesse chiamato perfido, non riusciva proprio ad apprezzarla.
“Mh, voi giovani siete così buoni, ma anche così impiccioni. Non credo che riuscirai nel tuo intento, ma per lo meno so che è veritiero: te lo leggo in mente. Bene, allora lascia che inizi. Ma prima” si fermò il vecchio, con un sorriso spento sul volto. Quindi, avvicino il palmo della mano al suo petto. Da questa uscì una tenue luce fosforescente, di colore verde, che, al contatto con il corpo del vecchio, fece diventare la sua pelle dello stesso colore della luce, provocando anche dolori agli occhi di Goku per la fosforescenza. Il Saiyan dovette infatti coprirsi gli occhi con le braccia, per evitare di essere accecato. Quando la luce smise, Goku ritrasse le braccia, e vide che il vecchio adesso sembrava essere più fragile, e traballava dalla testa ai piedi, anche se dall’espressione sembrava tranquillo.
“Mi sono appena inflitto un incantesimo, grazie al quale non potrei mentire in un qualsiasi caso. Ma adesso, direi che posso iniziare” il tono del vecchio era sollevato, ma al contempo triste. Goku gli diede la massima attenzione. Non doveva perdersi neanche una parte di quel racconto. Non gli importava se conosceva quel vecchio da così poco, perché vedeva che era in difficoltà. Doveva essere aiutato.
“Bene, iniziamo. Tutto inizia centinai e centinaia di anni fa. Vivevo insieme ad una tribù in un villaggio ormai raso al suolo da anni. Vivevo con la mia famiglia, i capì tribù da generazioni. Erano cacciatori esperti, così come ottimi occultisti. Tutti nella tribù sapevamo usare strani poteri magici, ma la mia famiglia era la più esperta. Le generazioni si passavano tra di loro i segreti della magia, e come preparare potenti pozioni. Anch’io ne sono capace. Quello scaffale vuoto è in verità pieno di barattoli di varie pozioni, preparate grazie agli insegnamenti della mia famiglia e con quel calderone” a quel punto, il vecchio si fermò, girandosi verso lo scaffale. Tese una mano aperta verso di esso, per poi chiuderla immediatamente. Come per magia, comparvero un sacco di barattoli chiusi contenenti strane sostanze, principalmente liquide. Goku guardò la cosa non poco stupore, visto che ormai sapeva la bravura di quel vecchio. Il vecchio stesso si rese conto del disinteresse di Goku analizzando la sua mente. Decise quindi di continuare.
“Ero un prodigio fin da bambino. Ero il settimo di dieci figli, siccome nella nostra tribù si procreava molto, ed ero non solo il più intelligente tra i miei fratelli, ma anche il più intelligente dell’intero villaggio. Già a cinque anni sapevo creare intrugli di complessità elevata, e a dieci anni la mia magia era così potente da poter competere con quella dei giovani adulti del villaggio” continuò il vecchio, fermandosi per via di una forte fitta nostalgica. Quanto rimpiangeva quei tempi. E quanto soffriva, sapendo che era ormai arrivata quella parte del racconto che avrebbe voluto evitare. Ma ormai aveva iniziato, e doveva concludere.
“Tutto finì quando la mia ingenuità ebbe il sopravvento. L’albero su cui adesso posiamo piedi è presente su questa Terra da secoli, e soltanto quelli meritevoli possono vederlo” e il vecchio si fermò quando Goku mise la mano in avanti, facendogli segno di fermarsi.
“Meritevoli in che senso? Per salire sulla Nuvola Speedy…” ma prima che Goku potesse andare avanti, il vecchio lo anticipò.
“…bisogna essere totalmente puri. Come se non lo sapessi. Comunque, non avevo intenzione di rispondere alla tua domanda, ma mi trovo con le spalle al muro. Questo albero può essere visto soltanto da chi ha compiuto numerosissime azioni positive. Non mi è ancora ben chiaro quante gesta eroiche bisogni compiere, ma voi due, contribuendo alla sconfitta di Rainbokiller, siete i primi da millenni a poterlo vedere. Esclusi ovviamente…” e nuovamente, il vecchio non riuscì a continuare. Si tastò con la mano la zona del cuore, non perché sentisse davvero dolore, quanto più per cercare di alleviare l’angoscia. Ma proprio non riusciva ad andare avanti, e temeva inoltre di non riuscire a rispondere alla domanda che sapeva Goku gli avrebbe posto.
“Scusa se te lo chiedo, ma tu come hai fatto allora a salire? Stando sempre in quel villaggio, non credo che tu abbia fatto poi così tante azioni positive. Dimmi, allora, come hai fatto a salire su quest’albero? E come hai fatto? Centra qualcosa quella strega?” ecco la domanda fatale. Gliel’aveva fatta veramente. Non poteva mentire, l’incantesimo fatto prima glielo avrebbe impedito. Era davvero senza alcuna via di scampo. La sua era una motivazione così sterile, ma che era abbastanza da provocargli frustrazione e senso di inferiorità. Tanto meglio dirlo esplicitamente in quel momento.
“Io riuscivo a vederlo soltanto per via della mia tribù! Loro da secoli erano predestinati come unici capaci di vedere sempre e comunque l’albero, tutto questo per via della trappola di quella vecchia racchia! LEI NON ASPETTAVA ALTRO! CI HA INGANNATI TUTTI!” delirò il vecchio. Non piangeva, ma era evidente che fosse disperato. Stava ricordando un qualcosa di terribile del suo passato. La sua condanna all’immortalità. Goku non riuscì a non provare commozione, ma non poteva perdere di vista il suo obbiettivo. In quel momento, era certo che il vecchi non stesse leggendo nella sua mente. Doveva ascoltare tutto il racconto, consolare il vecchio ed entrarci in confidenza. Non sapeva neanche lui perché lo stesse facendo, ma lo rincuorava sapere che non fosse per via di un controllo mentale del vecchio.
“Scusami, ho esagerato. Comunque, come ti dicevo, noi della tribù potevamo vedere quest’albero da generazioni, poiché la precedente occupatrice ci riteneva come la tribù più pura al mondo, e quindi lo rendeva visibile a tutti. Ma nessuno poteva salirlo, e chi ci aveva provato aveva trovato la morte. Tuttavia, spesso e volentieri i cacciatori del villaggio, coloro che si impegnavano nelle attività di caccia ignorando la magia, scolpivano nel legno sagome degli strumenti da loro usati durante le battute. Questo perché pensavano che in cima all’albero ci fosse un qualche tipo di divinità, e quindi speravano che, incidendo quei segni sulla corteccia, gli portasse buona fede. Ma alla strega di noi non importava poi chissà che. A lei interessava soltanto che nessuno provasse davvero a radere al suolo quell’albero. Nessuno sapeva di lei, e lei non era intenzionata a rivelare la sua esistenza. Ci osservava dall’altro, analizzandoci, così come analizzava il resto del pianeta. Era un po’ come una seconda divinità, come un secondo supremo, come lo è adesso Dende. Un giorno, io, ancora giovane ed ingenuo, mi chiesi se fosse possibile danneggiare l’albero. Nessuno aveva mai provato nemmeno a tagliare un singolo pezzo di corteccia. Per me quell’albero non aveva alcun valore, non avendo mai io creduto a quei racconti. Ero anche piuttosto arrogante, essendo il migliore mago del villaggio. Pensavo che nessuno potesse paragonarsi a me, e che se c’era un azione che nessuno aveva mai fatto, io l’avrei fatta. Con le mie ampie conoscenze, tentai di dare fuoco alla corteccia. Ma poco prima di entrare in contatto col legno, il fuoco da me lanciato si estinse. Improvvisamente, dopo un accecante bagliore, comparve davanti a me una vecchia vestita tutta di nero. Non ci mise molto a mettere le cose in chiaro: lei era la strega protettrice dell’albero, e non tollerò il mio comportamento irriverente nei confronti di quell’enorme ceppo che lei chiamava sacro. Per punizione, decise che io sarei stato il suo successore, poiché la riteneva una giusta punizione. Così, il suo corpo si sgretolò, diventando polvere, e io finì in questa piccola casupola, che ai tempi aveva l’aspetto di una capanna del mio villaggio. Acquisì i ricordi della vecchia, oltre a tutte le altre capacità che vi ho già detto. Grazie ai ricordi della strega, scoprì che ora ero diventato divinità di quell’albero, e che questo potesse essere visto solo da chi lo meritava, anche se io avrei potuto decidere di farlo vedere anche a persone che non avessero fatto abbastanza gesta eroiche, come aveva fatto la strega con la mia tribù. Purtroppo, nonostante i miei poteri, non potevo tornare al mio villaggio. Sono vincolato in questa casa da un potente incantesimo, e non posso uscirne. Posso sapere tutto, posso far materializzare quasi ogni cosa. I miei poteri magici si sono incrementati, eppure io proprio non riesco a vivere in pace. Ogni giorno è una noia. Non ho niente da fare, a parte guardare voi umani. Sono sempre solo. Ed è tutta colpa mia. Inoltre, sono immortale, e non posso uccidermi in alcun modo: ci ho provato diverse volte, ma ho sempre fallito. E adesso eccomi qui. Intrappolato qui dentro, senza uno straccio da fare, ho assistito ad ogni singolo evento, sia dell’universo che a quelli della Terra, osservando persino alla guerra civile della mia tribù, dalla quale nessuno è uscito vincitore. Ho provato un po’ a fare  cose che potessero spezzare la monotonia, come per esempio variare il mio vestiario e la mia casa in base al periodo storico. Ma niente mi appaga veramente. Sai, è per questo che ho un po’ giocato con le vostre menti. Volevo farvi un po’ arrabbiare per divertirvi un po’. Caro Vegeta, so che non mi starai nemmeno calcolando, ma ti rincuorerà sapere che il tuo sogno non è altro che una cosa da me creata per svagarmi un po’. Mi dispiace di avervi fatto quelle cose, ragazzi. Ma capitemi. Sono solo un povero vecchio, annoiato e condannato all’infelicità” e qui, il vecchio concluse. Ce l’aveva fatta. Pur provando una grande fitta al cuore, pur sperando per l’ennesima volta che questi si fermasse da solo, era da una parte sollevato. Goku gli aveva fatto una promessa ed era sicuro che l’avrebbe mantenuta: glielo leggeva in mente.
“Mi dispiace moltissimo per ciò che ti è accaduto. Anch’io ti perdono per aver un po’ giocato con noi. Sai, stavo pensando di prendere una decisione. Non so se ne sarei capace. Anzi, mi correggo. Non ne sarei capace. Ma voglio lo stesso provarci. Voglio che per te finisca tutto. Hai sofferto, così come sto soffrendo io nel pensare di prendere questa decisione. Ma in fondo, anche tu lo vuoi. Ebbene, preparati. Ti ucciderò” dichiarò Goku con fermezza. Il vecchio lo fissò, sorridendo. Quel Saiyan aveva capito cosa volesse. Era decisamente un uomo altruista, e ne conosceva pochi come lui. Per quanto conoscesse tutte le sue eroiche gesta, ma non pensava veramente che potesse essere così altruista. Eppure, aveva notato una certa insicurezza nelle sue parole. Di certo non era abituato ad uccidere persone buone, ma soltanto malvagi che facevano del male agli innocenti. Per lui sarebbe sicuramente stato difficile porre fine alla vita di quel vecchio. Ma glielo aveva promesso. Lo voleva davvero aiutare. Una persona come lui aveva bisogno di essere ripagata. Doveva dirgli tutto, per il bene di tutti.
“Caro Goku, vorrei prima di tutto ringraziarti per questa tua dichiarazione. Ma prima che tu mi uccida, vorrei rivelarti un paio di cose sulla minaccia che incombe sul vostro pianeta” disse il vecchio, tremando. Aveva i brividi al solo pensiero di ciò che i due giovani avrebbero dovuto affrontare. Goku dimenticò per un attimo la promessa fatta al vecchio, pronto a sentire ciò che aveva da dirgli. Persino Vegeta si era girato verso i due, dopo esser stato disinteressato a tutta la storia del vecchio. Era un momento di fondamentale importanza. Goku iniziò addirittura a respirare affannosamente per l’ansia. Stavano per scoprire tutta la verità sugli ultimi rocamboleschi eventi che avevano scosso il pianeta Terra.
“Inizierò dal principio. In pochi sanno dell’esistenza di un essere dal potere sconfinato, rinchiuso nello spazio e nel tempo. Nessuno sa il suo nome, e nessuno lo ha mai visto. La sua identità è sconosciuta perfino a me, che so praticamente tutto del nostro universo. Comunque, quest’essere non aveva rivali nell’universo, eccetto due potenti entità divine, di cui già la più debole bastava a soppiantarlo. Fu proprio egli a rinchiuderlo nello spazio tempo, poiché riteneva uno spreco ucciderlo, siccome pensava che prima o poi avrebbero potuto usarlo a loro vantaggio. Ma si sbagliavano. Lui è ora tornato, ed ha invaso gli inferi. I suoi poteri gli hanno permesso di intrappolare dentro di sé ogni anima benevola, compreso Re Enma, e adesso sta facendo resuscitare le anime malvagie, anche quelle purificate e reincarnate. Quando infatti un’anima viene purificata, parte della sua essenza maligna continua ad esistere. E lui da lì è capace di ricreare i corpi delle persone, e non solo: può anche sbloccare una buona parte del suo potenziale latente, anche se ci vuole del tempo nel farlo, durante il quale il corpo è impossibilitato a muoversi. E infatti, quel terremoto che si è verificato ieri è stato colpa di un tipo che Vegeta conosce molto bene” e qui, l’attenzione di Vegeta si fece massima. Un tipo che conosceva molto bene… chi poteva mai esserne? Dal tone usato dal vecchio, dedusse che era probabilmente un avversario molto potente che il Saiyan aveva affrontato in passato. E fu così che in un attimo gli venne in mente lui.
“Freezer?” domandò Vegeta, in un misto di stupore ed indifferenza. Non era poi così spaventato, visto che non pensava che il potenziale di Freezer fosse poi così tanto alto da poter raggiungere il suo livello. Per cui non si sarebbe dovuto preoccupare granché.
"No. Era Nappa” chiarì il vecchio. Nessuno dei due Saiyan, nonostante le loro grosse aspettative, fu sorpreso dalla rivelazione. Non perché se lo aspettassero, ma perché si aspettavano qualcuno di più forte. Ricordavano con che facilità Nappa era stato umiliato da Goku, e come Vegeta lo avesse ucciso facilmente. Se quello era il genere di persone che quell’essere voleva resuscitare, per quei due non ci sarebbero stati problemi.
“Ma non rallegratevi. Nappa ha combattuto contro Iamko, il quale, come ben sapete, non è poi così tanto scarso rispetto a voi in forma base. Ma Nappa è riuscito a suonargliele di santa ragione, trasformandosi anche in Super Saiyan” continuò il vecchio, facendo scomparire la serenità nei due Saiyan. Sapevano di quanto Iamko fosse migliorato, e sapere che Nappa fosse riuscito a tenergli testa li impensieriva molto. Ma ciò che più li spaventava erano state le ultime due parole del vecchio: Super Saiyan. Nappa poteva diventare un Super Saiyan. Nappa, un essere debolissimo, appena capace di tenere testa ad un Goku centinai di volte più debole di quello attuale, era diventato capace di diventare Super Saiyan. Com’era possibile?
“Ah, giovanotti, vi consiglio di non scandalizzarvi già ora. Mantenete i nervi saldi per quando arriveranno i pezzi grossi” tentò di confortarli il vecchio, riuscendo soltanto ad ampliare la disperazione dei due. Se Nappa era riuscito a fare quei miglioramenti, quanto sarebbe potuto diventare forte un Freezer, che sicuramente aveva più potenziale latente di Nappa?
“Siamo spacciati. Come faremo a battere Freezer, quando tornerà in vita?” domandò Vegeta a Goku, quasi sperando di non ottenere risposta. I due pregavano con tutto il cuore che quell’essere si dimenticasse di Freezer, e non lo resuscitasse: con la rabbia che provava nei confronti dei Saiyan e il potenziamento, sarebbe divenuto un essere distruttivo e pericoloso.
“Oh, fosse solo Freezer il problema. Sai, quest’entità ha anche dei propri servitori. Rainbokiller, infatti, non era altro che una sua pedina, che aveva accettato di allearsi con lui. Ma lui può anche creare dei guerrieri davvero potenti, anche se la forza di essi può molto variare. La forza dell’entità è ancora instabile, per cui non sa ancora usare bene i suoi poteri. Ma dovrete prepararvi a dovere ragazzi. Solo così potrete averla vinta” disse il vecchio, in tono esortatorio, come un genitore che incoraggia un figlio. I due Saiyan, però, sentendo quelle parole, incrementarono la loro già grande paura.
“Goku, ormai è il momento che me ne vada. Vi ho detto tutto quello che dovevo dirvi. Sta a voi adesso salvare il pianeta. Ti prego, giovanotto, vinci per me” disse il vecchio. Goku si rese conto che ormai il momento era giunto. Avrebbe voluto posticiparlo, ma non era possibile. Tese quindi il braccio verso il vecchio, e gli sparò contro un Ki Blast. Chiuse gli occhi per non guardare. Il vecchio guardò quell’ultimo fascio di luce con un sorriso. Poi, divenne cenere.
“Non se lo meritava. Tuttavia, era la cosa migliore da fare. Dovremmo dargli quantomeno una sepoltura” disse Goku, abbassandosi per raccogliere le ceneri del vecchio. Vegeta non commentò ciò che disse il rivale, nascondendo che anch’egli aveva provato un po’ di commozione davanti alla morte del vecchio. Almeno se ne era andato sereno, glielo si leggeva in faccia.
“Era un tipo decisamente interessante, ma sono sicuro che in fondo tramasse qualcosa. Sono sicuro che dietro a quei sogni abbia celato un significato nascosto. Ne sono certo” pensò Vegeta. Non riusciva proprio a credere che il vecchio gli avesse fatto fare quei sogni per puro divertimento. Sembravano fatti davvero per metterlo alla prova, non solo per scherzare con lui e la sua impotenza durante il sonno. Se solo quel vecchio fosse stato ancora vivo, avrebbe potuto convincerlo, magari con belle parole, a raccontargli il perché di quei sogni. Ma quell’idiota di Kaarot aveva avuto di nuovo la faccia tosta di intromettersi in argomenti che non lo riguardavano. Per quanto fosse stato un gesto gentile, Vegeta non riusciva a perdonarglielo. Il danno era però già stato fatto, e ai due non rimaneva altra scelta se non salutare quel vecchio, cosa di cui Vegeta non si importava minimamente.                                     

*

Grazie al teletrasporto, Goku aveva teletrasportato in un attimo lui e Vegeta alla base dell’albero, dove poi il Saiyan scavò una piccola fossa, riponendoci dentro le ceneri del vecchio. Dopo di che, Goku era rimasto a fissare il terriccio con cui aveva coperto la cenere. Non gli importava se quest’ultima sarebbe poi stata assorbita dalla Terra: per lui contava il gesto.
“Sei sempre stato troppo sentimentale, Kaarot! Va bene che tu sia triste, ma stai esagerando! Lo hai conosciuto per davvero poco tempo!” si lamentò Vegeta, stanco di dover rimanere lì ad aspettare che il rivale finisse di porgere gli ultimi saluti al vecchio.
“Sarà anche vero, ma non mi importa. Si è dimostrato una grande persona. Devo ripagarla per la sua gentilezza: senza neanche conoscerci, ci ha rivelato dei dettagli importantissimi. Non siamo più al sicuro, Vegeta. Dovremo prepararci al meglio” esclamò Goku, mente Vegeta annuiva svogliatamente.
“Come se non lo avessi capito. Sai, sono dotato anch’io di orecchie. Ho sentito il vecchio. Non sono stupido come te, che per tentare di onorare questo vecchiaccio ripeti in continuazione questo suo atto di gentilezza, come se fosse qualcosa di speciale. Credo lo avremmo scoperto anche senza di lui. Non era nessuno di speciale” controbatté Vegeta. Goku non rispose. Si limitò a guardare con sguardo severo il rivale: sembrava fin troppo pensoso. A cos’erano rivolti i suoi pensieri?
“Vegeta, c’è per caso qualcosa che non va?” domandò Goku. Vegeta lo guardò con sgarbo: se ne era accorto. Ma lui non era come quel vecchio. Non si sarebbe fatto convincere per nessuna ragione al mondo a rivelare ciò a cui stava pensando a Goku.
“Non sono affari che ti riguardano, Kaarot” disse Vegeta, cercando di far finire il prima possibile la discussione.
“E pensi che io ti creda? Ti conosco bene, Vegeta” controbatté Goku. Già a questa insistenza, l’animo del principe non reggeva più.
“La vuoi finire, Kaarot? Tanto non te lo dirò mai! E adesso andiamocene da qui, altrimenti mi arrabbierò ancora di più!” sbraitò il principe, per poi voltarsi. Sperava che il non poter guardare la odiosa faccia del rivale potesse in un qualche modo calmarlo. Ma non era così. In verità, stava ancora rimuginando sulle parole del vecchio quando gli aveva narrato della battaglia contro Rainbokiller. Aveva detto che Junior aveva risvegliato la sua forza latente, e che era riuscito a tenere testa a Rainbokiller. Possibile che Junior c’è l’avesse fatta? Forse per il loro patto non era ancora la fine. Se ce l’aveva fatta lui, perché non poteva farcela lui?
“Diamine, se solo fossi rimasto in piedi e non svenuto, forse lo avrei visto. Forse ha usato un modo particolare. Ma allora perché è scappato contro Rainbokiller? Forse credeva di risultare inutile? No, non ha alcun senso. Junior non si tirerebbe mai indietro. Allora perché? Forse quel vecchio ci ha mentito? E se ci avesse mentito anche su quella storia dell’entità? È probabile che sia così. Abbiamo soltanto perso tempo!” pensò dentro di sé Vegeta, ignorando tutto l’ambiente circostante. Persino quella strana puzza di bruciato.
“Vegeta, girati, è terribile!” gridò Goku, riportando Vegeta alla realtà, si girò di scatto e lo vide. Il maestoso albero, dimora del vecchio, stava prendendo fuoco dalla testa ai piedi. Fu questione di qualche istante: l’albero rimase a bruciare per qualche secondo, e poi si incenerì in pochi attimi. Un sacco di cenere cadeva dall’alto, accerchiando la zona dove prima si trovava l’albero, che aveva fatto spazio ad un alto cumulo di cenere. I due Saiyan non trovarono la forza di commentare.
“Com’è possibile?” si chiese Vegeta, incredulo. Era si un albero come tanti, solo un po’ più grande, ma nessun albero poteva bruciare con tanta velocità. Quant’era ardente il fuoco che lo aveva bruciato? E soprattutto, chi è che gli aveva dato fuoco.
“Chiunque sia stato, una cosa è certa: non è umano! Nessuno potrebbe accendere fiamme così potenti. Ho un brutto presentimento. Guardiamoci alle spalle, Ve” ma Goku non riuscì a finire la frase che sentì un qualcosa impattare contro la sua schiena. Subito dopo, seguì un esplosione, e Goku fu scaraventato in avanti, cadendo poi bruscamente a terra. Nel mentre, sentì uno strano rumore provenire da dietro. Poco dopo, si udì un’altra esplosione, e il potente grido di dolore di Vegeta. Pochi istanti dopo, un forte tonfo ruppe un breve silenzio. Mentre il fumo dietro di loro si dissolveva, Goku e Vegeta cercavano di rialzarsi. Erano stati colpiti da dei colpi energetici, ne erano certi. Dei colpi anche abbastanza forte, visto che i due si ritrovarono con ancora meno energie di prima. Per rialzarsi, infatti, dovettero prima tirarsi un po’ su spingendo le braccia contro il terreno, per poi darsi spiccare un breve salto e raddrizzarsi. Ansimarono molto, provando grossi dolori in ogni parte del corpo.
“Quanto siete stati sciocchi, luridi scimmioni!” li insultò una rauca voce vicina. Doveva essere stato lui a lanciare i due colpi.
“Come osi parlare così senza neanche farti vedere! Vieni qui e combatti, vigliacco!” urlò Vegeta. Seguì una risata assordente e maniacale.
“Non insultarlo così tanto, Vegeta. È un essere molto pericoloso ed astuto. È stato lui che ha bruciato l’albero, con l’obbiettivo di distrarci e poi colpirci a tradimento. Non solo: le sue fiamme non sono divampate sugli altri alberi, ma sono sempre rimase sull’albero del vecchio, nonostante la sua vicinanza con gli altri. Ciò vuol dire che può controllare le sue fiamme a piacimento!” gli fece notare Goku, con un filo di paura nella voce. Ma ciò non bastò a far calmare Vegeta.
“Rimane comunque un vigliacco! Almeno mostrasse la sua aura! E invece no, se ne sta nascosto, credendo arrogantemente che noi verremo a cercarlo. Non lo capisci che ci vuole attirare nella sua trappola?” lo rimproverò Vegeta.
“Sua? Ti correggo: si, lui vuole attirarvi in una trappola, ma non è solo sua. È la nostra trappola!” disse una nuova voce, più grave e cupa, la cui successiva risata, però, si rivelò inquietante tanto quanto quella della prima.
“Credete davvero che io abbia fatto tutto da solo? Ah, giusto: voi non sapete chi sono. Sappiate solo che senza mio fratello io non vado da nessuna parte. Insieme siamo imbattibili, siamo così forte che potremmo battere anche voi!” continuò la prima voce, soffocando per un attimo la risata, riprendendola poco dopo, facendola diventare ancora più acuta.
“Questo è quello che credete voi! Presto, Vegeta, aggrappati a me! Andiamo da Balzar a farci rifornire!” urlò Goku.
“Per una volta hai deciso di usare il cervello, Kaarot!” esclamò Vegeta, cercando di avvicinarsi al rivale. Ma improvvisamente, ecco che una figura trasparente comparve tra lui e Goku. Al contempo, tante altre figure, sempre trasparenti, cominciarono a comparire attorno ai due Saiyan. Le figure acquisivano velocemente una vera e propria forma, e in breve tempo, dall’essere semplici sagome, si rivelarono per quello che erano: dei mostri stranissimi, bassi, ricoperti da un’armatura d’acciaio che gli copriva tutto il corpo al di fuori delle gambe, delle braccia e di una coda. Avevano una elmo che gli lasciava scoperto il viso, composta da un muso allungato, sporgenti denti affilati e occhi totalmente verdi. La loro pelle era giallognola, con qualche macchia qua e là di colore verde sulla coda. Sulle dita delle mani, avevano affilati artigli. E ce ne erano almeno un centinaio.
“A quanto pare ci ha voluto togliere il divertimento mandando questi miseri esseri a finirli. Lo odio!” protestò la voce grave.
“Lasciamoli fare. Ricordati bene che il nostro compito lo abbiamo fatto. Restiamo e vediamo se sono capaci di farli fuori!” lo persuase la voce più acuta.
“Non so perché, ma credo che questi qui siano collegati all’essere che ha nominato il vecchio. Meglio stare in guardia” disse Goku, mentre si guardava attorno. I mostri stavano sbavando, e ne vide addirittura alcuni aprire la bocca soltanto per far fuoriuscire la loro verdastra lingua, leccandosi i denti e lasciandosi sopra la saliva. Capì che l’obbiettivo di quei mostri non era semplicemente ucciderli.
“Vegeta, stai molto attento ai loro denti! Ho paura che ci vogliano mangiare!” lo raccomandò Goku.
“Tranquillo, Kaarot! Non credo che siano poi così forti!” rispose Vegeta, mentre osservava il primo mostro che era comparso venirgli addosso.
“Odio quando qualcuno si mette in mezzo alla mia strada!” urlò il principe, per poi sferrare un pugno destro verso la  faccia della bestia, beccandogli sugli occhi. La creatura cadde immediatamente a terra, con gli occhi chiusi. Vegeta sbuffò.
“Speravo di dovermi impegnare almeno un po’, e invece mi ritrovo contro un branco di deboli” sbraitò il principe, per poi girarsi in un’altra direzione, pronto a combattere contro gli altri. Ma proprio in quel momento, sentì un fortissimo dolore al braccio, e un qualcosa di liquido toccare  il terreno. Guardò il suo braccio destro: la creatura gli era saltata a dosso, e restava attaccato a lui mordendolo al braccio.
“Allora non sei così debole! Mi spiace, ma non ti lascerò fare i tuoi comodi!” urlò il principe. Subito dopo, alzò il braccio destro fino all’altezza della testa. La creatura intensifico la forza del morso, infilzando ancora di più i denti nella carne di Vegeta, per restare aggrappata, ma a Vegeta questo non faceva paura. Pur provando molto dolore, il principe sferrò con il braccio sinistro un potente pugno verso la creatura, che tentò di aprire la bocca e sfilare i denti dal braccio del principe. Ma ormai era andato troppo in profondità. Non fece in tempo a lasciare la presa che il pungo, passando poco sopra il suo muso allungato, era ormai prossimo a colpirlo. Ma quando ormai era a un centimetro dagli occhi, si fermò. La mano si aprì, e una potente onda di energia fu scagliata dal palmo. Fu l’ultima cosa che il mostro vice, visto che pochi istanti dopo il suo corpo si ritrovò privo di quasi metà della testa. Poco prima di morire, la bestia riuscì ad sfilare totalmente i denti dalla carne di Vegeta, nel tentativo istintivo di lanciare un giro di paura. Proprio per questo, la parte finale della mascella era stata anch’essa disintegrata. Vegeta aveva spostato leggermente di lato il braccio nel momento in cui il mostro lasciò la presa, in modo che, quando cadesse a terra, non finisse per intaccare di nuovo la sua carne, già parecchio danneggiata. Ma tutto funzionò alla perfezione, ed infine la bestia si ritrovava accanto a lui priva di vita e di parte della testa.
“Forse sono stato un po’ azzardato, ma è stata la scelta migliore. Se non avessi fatto in modo che intensificasse la presa, sicuramente sarebbe riuscito a filarsela prima che io sferrassi l’attacco. Anche sono danneggiato, con questo metodo ho risparmiato energie, siccome per una presa tanto forte mi sarebbe servito un Super Saiyan” rifletté Vegeta, mentre avvicinava la mano sinistra alla destra per tentare di coprire i buchi lasciati dai denti. Era stato fortunato che non fossero andati troppo in profondità, altrimenti per lui sarebbero stati quasi seri. Eppure, quando toccò il braccio, non sentì la presenza di nessun buco. Inizialmente pensò che forse era dovuto al suo auto convincimento di non aver fatto una scelta azzardata, siccome stava cominciando un po’ a dubitare sull’utilità del suo gesto. Ma quando guardò il braccio, rimase a bocca aperta: non c’era alcuna ferita e nemmeno una goccia di sangue. Il suo braccio era quello di sempre. Com’era possibile? Immediatamente, si girò a guardare il mostro che lo aveva morso, osservandone i denti: erano sporchi del suo sangue. Poi, guardò a terra, e vide il suo sangue che era sgocciolato poco prima. Poi, guardò nuovamente il braccio. Ma niente, era sempre integro. Era come se non avesse mai subito quella ferita, siccome non sentiva più alcun dolore.
“Com’è possibile?” si domandò Vegeta, guardando stupito il suo braccio. Si distasse, non accorgendosi che, davanti a lui, era comparsa una figura trasparente.
“Diamine, ma quanto sono forti?” si domandò Goku, mentre sferrava un preciso diretto destro allo stomaco di un mostro che gli era saltato addosso, mandandolo a terra, per poi sferrare con il braccio sinistro una gomitata all’indietro, a un mostro che era saltato per provare a prenderlo al collo. Lo colpì in pieno stomaco, sbalzandolo all’indietro. Ma non aveva tempo per rilassarsi. Da destra infatti, un gruppo di tre mostri gli veniva addosso. Goku subito si girò verso di loro, avendo per un attimo modo di percepire le loro auree: erano malvagie, davvero tanto. Non erano molto forti, ma essendo sia Goku che Vegeta indeboliti, si stavano dimostrando dei degni avversari.
“Quindi era questo l’obbiettivo dei possessori di quelle voci: indebolirci abbastanza affinché voi possiate farci fuori. Sappiate che non ve lo permetterò!” mise in chiaro Goku, per poi buttarsi contro i tre mostri. Quando gli fu vicino, sferrò un calcio destro laterale che beccò in pieno tutti e tre, facendoli cadere all’indietro. Ma non era finita. Goku sentì infatti due aure dietro di sé venirgli incontro. Posato il piede destro a terra, si girò sferrando al contempo un calcio sinistro, con il quale beccò i due mostri che gli erano venuti incontro. Dovevano esser gli stesi che aveva steso precedentemente. Erano maledettamente veloci a rialzarsi. Fatto sta che dopo il calcio finirò nuovamente a terra, e questa volta sembravano aver subito di più il colpo. Fu a quel punto che Goku si girò , e vide che un nuovo mostro si stava formando davanti a Vegeta, e che ben venti di loro stavano andando addosso al principe. Doveva assolutamente intervenire, anche perché Vegeta pareva distratto da qualcosa. Portò quindi due dita della mano sinistra alla fronte, pronto a teletrasportarsi. Ma ecco che udì un rumore simile a quello fatto dalle fruste. Goku fu colpito in piena schiena, e sentì un fortissimo dolore. Cadde quindi in avanti, allontanando le dita dalla fronte a stendendo il braccio all’indietro, aprendo la mano e sferrando un onda di energia. Un grido di dolori, poi il silenzio. Infine, Goku si ritrovò a terra.
“Diamine, questi non scherzano” pensò Goku, mentre cercava di rialzarsi. Nel mentre, Vegeta aveva finalmente distolto lo sguardo dal braccio, quando i grugniti dei mostri lo avevano riportati alla realtà. Per un attimo trasalì quando vide il mostro che gli stava formando davanti a lui, ma poi si calmò, e appena questo ottenne un corpo, gli sferrò un calcio destro allo stomaco. Il mostro indietreggiò un po’, ma poi ripartì all’attacco, seguito dall’orda che si era scagliava contro Vegeta, pronto a combatterli.            

*

Nel frattempo, Gohan si erano ritrovati fuori dal palazzo a discutere sul da farsi. Ancora non avevano le idee ben chiare sul da farsi, anche perché erano ancora tutti un po’ assonnati, visto che la notte precedente le urla di Junior li aveva svegliati. A ciò si unì il successivo allenamento tra Goten, Trunks e Junior, che creò un gran baccano, impedendo a tutti di dormire.  Proprio per questo, tutti guardavano in malo modo i tre, che per l’altro erano gli unici ad essere ancora pieni di energie, nonostante tutta la notte passata ad allenarsi.
“Ascoltatemi, forse so cosa fare!” disse Gohan, cercando di non sbadigliare, attirando a sé tutte le attenzioni.
“Secondo me sarebbe opportuno andare alla ricerca delle Sfere del Drago, in modo poi da riunirle ed esprimere tre desideri: che tutti i danni causati da Nappa e Rainbokiller, comprese le uccisioni, siano riparate; che mio padre, Vegeta e Majin Bu siano trasportati qui; inoltre, chiederemo a Shenron se ne sa qualcosa di più su questo improvviso attacco di Nappa e Rainbokiller. Ci state?” propose Gohan. Tutti annuirono all’unisono.
“E sia. Bulma, hai con te il Radar del Drago?” chiese Gohan alla donna.
“Certo. Devo soltanto andare a prenderlo” rispose Bulma, per poi dirigersi verso l’entrata del palazzo ed entrarci. Per fortuna, portava sempre con sé il radar in una capsula, in modo da averla sempre a disposizione nel momento del bisogno.
“Perfetto. Adesso dovremmo decidere il gruppo che si dedicherà alla raccolta. Chi si offre?” domandò Gohan. Trunks si girò verso Goten, facendogli l’occhiolino. Goten gli rispose, sempre con l’occhiolino: dalla notte precedente, Trunks sembrava esser tornato un po’ più scherzoso, anche se comunque preferiva non esagerare.
“Mi offro io!” disse Trunks, alzando la mano. Tutti si stupirono immediatamente.
“Anche io mi offro!” disse subito dopo Goten, alzando anche egli la mano. Lo stupore aumentò in tutti i presenti, esclusa Chichi, che invece divenne più furiosa.
“Puoi ripetere, Goten?” gli domandò furiosa la mamma. Ma Goten non sembrava spaventato.
“Ho detto che vado!” ripeté il bambino, con tono molto sfacciato, ma al contempo serio.
“Strano. Quei due sembrano molto diversi da ieri: mi sembrano quasi maturati” pensò tra sé e sé Tensing, credendo che forse aveva sottovalutato i due bambini. Forse era stato Junior a cambiarli.
“No, signorino, tu non vai da nessuna parte! Siamo appena scampati alla morte, e tu vorresti andartene solo con Trunks? Non se ne parla proprio! Tu rimani qui!” gli urlò addosso Chihci. Nessuno aveva l’intenzione di fermarla, siccome sapevano che quando era arrabbiata era pressoché impossibile farla ragionare. Era davvero troppo esagerata. Ma ecco che qualcuno aprì bocca.
“Dovresti smetterla di trattarlo come un bambino! Così non lo aiuterai mai a crescere!” gli sbraitò contro Tensing. Tutti erano increduli: di solito, nessuno osava opporsi a Chichi, perché farla ragionare era davvero difficile. Ma Tensing era convinto di quella sua scelta: si fidava dei bambini, li vedeva come cambiati. Forse la lezione che Nappa gli aveva inferto aveva davvero avuto il suo effetto.
“Oh, adesso ti ci metti pure tu? Non basta già lui a fare il ribelle!” rispose furiosa Chichi. Tensing deglutì: quella donna era inquietante quando si arrabbiava.
“Io credo che abbia ragione lui, Chichi” si intromise Junior. Aveva un debito con quei due bambini, e doveva ripagarlo.
 “Oh, no, Junior, non ti ci mettere anche tu!” sbraitò la donna. Ma Junior la ignorò completamente, standosene a braccia conserte e con gli occhi chiusi e la testa leggermente inclinata verso il braccio. Sembrava proprio che stesse tentando di farla irritare. Ed effettivamente, ci riuscì.
“Che c’è, ti ho forse spaventato? Perché non mi rispondi?” gli chiese furiosa. Il namecciano accennò a un sorriso.
“Perché per me la questione è chiusa. Goten e Trunks andranno alla ricerca delle sfere” disse Junior fermamente. E prima che Chichi potesse urlargli contro di quanto fosse scalmanato mandare in ricerca dei bambini, Junior la anticipò.
“E ci verranno con me!” precisò Junior, aprendo gli occhi e rizzando la testa all’insù, per poi indicarsi con un dito.
“Eh? Ma… non potevi dirlo subito? Beh, adesso mi fido di più. Allora potete farlo. Ma se un solo capello sarà torto a Goten, me la pagherai!” lo avvertì Chichi.
“Ma se Goten e Trunks sono molto più forti di Junior, che bisogno c’è che lui li accompagni?” chiese innocentemente Iamko. L’unica risposta che ottenne fu un occhiataccia dall’intero gruppo, compreso Junior, che sembrava offeso e irritato.
“Ma perché avete quelle facce?” insiste Iamko, prima che Puar gli tappasse la bocca mettendosi sopra la coda.
“Sai che così farai arrabbiare entrambi? Già Junior non ti sopporta, poi tu lo hai definito debole. Inoltre, così non fai altro che far infuriare ancora di più Chichi!” gli sussurrò il gattino.
“E va bene, e va bene! Tanto qui non ho diritto di parola!” sbraitò Iamko, offeso.
“Ragazzi, ragazzi! Ascoltatemi tutti, non so quanto tempo mi rimane!” una voce ad eco esclamò improvvisamente queste parole. Una voce che a non tutti era familiare, ma che Junior, Riff, Tensing e Iamko conoscevano troppo bene. Avevano incontrato quella persona quando erano finiti all’altro mondo per colpa dello scontro tra Guerrieri Z e Saiyan, e avrebbero riconosciuto la sua voce tra mille. Anche se per un breve periodo, era stato un gran maestro, anche se i suoi metodi erano un po’ strani. Se lo ricordavano anche per l’essere molto spiritoso, cosa che aveva dato particolare fastidio a Junior e Tensing. Ma capirono subito che c’era qualcosa che non andava, siccome la sua voce era terribilmente spaventata.
“Che cosa c’è, Re Kaioh?” domandò preoccupato Junior. Una macabra sensazione gli intasò la testa, mentre tutti poterono udire dei raccapriccianti gemiti di dolore esser emessi da Re Kaioh.
“La situazione non è delle migliori qui negli inferi: un essere ha preso il controllo e sta resuscitato molti dei malvagi da voi combattuti e sconfitti in passato! Dovrete prepararvi, sta creando una vera e propria armata, non solo con i cattivi, ma anche con dei suoi servitori! Siete in pericolo! Oh, no, cosa vuoi farmi? Stai lontano!” e con questo ultimo urlò, la voce di dissipò. Tutti aspettarono qualche secondo, ma lui non tornò. Rimase il più tombale silenzio.
“Ma chi era quello?” domandò il piccolo Goten. Non conosceva Re Kaioh, ed era stato un po’ spaventato da quella voce disperata. Junior notò questo dalla sua espressione, e decise di rispondergli.
“Era Re Kaioh, uno dei mentori di tuo padre. Ma non è di lui che ti devi preoccupare. Hai sentito quello che ha detto?” gli domandò Junior. Goten, un po’ titubante, cercò di ricordare ciò che aveva detto Re Kaioh. Ma non riusciva a ricordare, poiché era stato troppo spaventato dalla disperazione nelle sue parole.
“Allora i nostri dubbi non erano infondati” esclamò Gohan, digrignando i denti. Ormai ne avevano avuto la conferma. Quello che aveva vissuto il giorno precedente era stato solo un assaggio della loro prossima avventura.
“Già” disse Crilin, che ancora faticava ad accettare la verità. Dopo di lui, nessuno ebbe il coraggio di affondare il coltello nella piaga. Nessuno riusciva ad accettare ciò che avevano sentito. Avrebbero di nuovo dovuto confrontarsi con i mostri del passato, che tanto li avevano fatti soffrire, diventato ancora più forti.
“Ragazzi, rieccomi! Ehy, cosa sono quelle facce appese?” domandò Bulma, uscendo allegramente dal pallazzo con il radar in mano, per poi fermarsi vedendo la tristezza nelle facce dei suoi compagni.
“Vedi, Bulma, è che… ci ha contattati Re Kaioh. E ci ha detto che non siamo al sicuro”

*

Nel mentre, Goku e Vegeta era ancora impegnati nella battaglia contro i mostriciattoli corazzati, che si erano rivelati dei veri ossi duri. Erano capaci di sferrare colpi molto forti, e in gruppo erano praticamente imbattibili: attaccavano da tutte le direzioni, non dando nemmeno un istante di respiro agli avversari. La loro velocità era così grande che perfino il teletrasporto di Goku si era rivelato inutile, visto che i mostri riuscivano sempre ad anticiparlo prima che potesse utilizzarlo, saltandogli addosso e facendogli molto male. I due guerrieri avevano riportati diversi danno, soprattutto Vegeta, il cui petto era ormai pieno di chiazze di sangue. Sconfiggere quell’orda sembrava impossibile, poiché quei mostri continuavano a comparire all’infinito. Goku e Vegeta ne avevano ormai ucciso un cinquantina, ma questi continuavano a ricomparire, e i due guerrieri non riuscivano a tenere testa a tutti questi avversari contemporaneamente. Ed eccoli lì, spalla contro spalla, circondati da una folta schiera di mostri con l’acquolina in bocca, che guardavano con occhi sognati la loro carne.
“Kaarot, teletrasportiamoci da Balzar e prendiamo dei Senzu, e poi torniamo qui. Trasformarci in Super Saiyan ora, con questa stanchezza, ci sarebbe probabilmente più deleterio che altro!” gli disse Vegeta, mentre sferrava un calcio destro ad un mostro che gli stava saltando addosso, sbalzandolo via.
“Inutile, Vegeta, sono troppo veloci e ce lo impedirebbero!” spiegò Goku, mentre sferrava tantissimi Ki Blast con entrambe le mani ad un gruppo di mostri che gli stavano saltando addosso, disintegrandoli al primo contatto con le sfere di energia.
“E va bene. Non mi tocca altro che ricorrere al mio asso nella manica!” esclamò Vegeta, per poi stendere il braccio destro verso un gruppo di mostri che gli stava venendo addosso. Dal suo palmo iniziò a crearsi una minuscola sfera di energia blu, il cui volume si ingrandiva gradualmente.
“Kaarot, difendimi, presto!” urlò Vegeta. Goku per un attimo rimase stupito dalla richiesta di aiuto del rivale, ma lo accontentò. Si girò verso la sua schiena, e poi saltò. Le creature rabbrividirono quando lo videro riapparire da dietro Vegeta, che li guardava dal basso verso l’alto. A quel punto, con entrambe le mani, lanciò una serie di velocissimi Ki Blast, colpendo in pieno molte delle creature, facendole o cadere a terra o uccidendole sul colpo. Ma non c’era tempo per rilassarsi: morto quel gruppo, un altro partì all’attacco. Goku si mantenne in levitazione con sopra la testa del rivale, e continuò a coprirgli le spalle, lanciando continui Ki Blast e uccidendo mostri ad ogni colpo, mentre la sfera che stava caricando il principe diventava sempre più grande.
“Sbrigati Vegeta, non credo che potrò resistere per sempre! Cerca di fare in fretta!” gli disse Goku, continuando a sparare colpi e ad uccidere mostri, mentre già sentiva dietro di sé versi affamati. Si girò, e sparò tre Ki Blast contro quattro mostri che avevano cercato di saltargli a tradimento dietro le spalle. Un Ki Blast riuscì a prendere contemporaneamente due mostri molto vicini tra di loro, facendoli cadere a terra, con il muso disintegrato e la faccia insanguinata. Gli altri due riuscirono, scansandosi uno a destra ed uno a sinistra, a schivare i colpi e a ritrovarsi fianco a fianco. Goku sferrò quindi un diretto destro una volta che i due arrivarono alla sua portata. Questi schivarono il pugno abbassando la testa, per poi utilizzare le loro code come fruste, spingendole con violenza verso lo stomaco di Goku, prendendolo contemporaneamente e facendoli un gran male. Il Saiyan ritrasse il braccio, inclinò leggermente il suo corpo diagonalmente, tirò indietro le gambe e poi le distese nuovamente, prendendo in pieno viso i due mostriciattoli, mandandoli a terra.
“Kaarot, presto!” gli urlò Vegeta. Goku si raddrizzò e poi si girò. Rabbrividì. Circa una trentina di mostri stava andando contemporaneamente addosso a Vegeta. Goku fece per lanciare un onda di energia stendendo il braccio sinistro. Ma uno di quei mostri, una volta molto vicini a Vegeta, spiccò un salto velocissimo, con il quale raggiunge in un attimo la testa di Goku, per poi sferrargli una potente testata in viso, spingendolo leggermente all’indietro. Goku ritrasse il braccio, e tentò di utilizzarlo per colpire il mostro con un montante. Ma il mostro fu più veloce, e sferrò un diretto destro in faccia a Goku, facendolo cadere a terra sulla schiena. Il mostro si ritrovò quindi sopra la testa di Vegeta, e trovava la situazione molto vantaggiosa. Vegeta guardò in alto, sapendo che il mostro era lì, avendo sentito i gemiti di dolore di Goku. Mostrò così il volto. Il mostro non vedeva l’ora di agire, ma non poté, perché gli arrivò da davanti un Ki Blast che per guardare la faccia di Vegeta non aveva notato. Questo colpo lo disintegrò al contatto. Vegeta, sicuro che il mostro fosse morto e che non costituiva più un pericolo, raddrizzò la testa in avanti, per poi indietreggiare velocemente verso Goku: le creature lo avevano praticamente raggiunto.
“Merda, non sono ancora pronto!” urlò Vegeta, guardando la sfera blu: era diventata piuttosto grande, ma non sapeva se fosse sufficiente.
“Non ho altra scelta. Kaarot, aggrappati a me!” gli ordinò Vegeta, mentre la sfera continuava a crescere di volume. Goku si rialzò a fatica, ansimando dalla stanchezza.
“Hai un piano?” gli chiese Goku, mentre ormai tutte le creature si stavano muovendo verso di loro. I loro versi di giubilio riecheggiavano nell’aria. Erano ormai sicuri di aver vinto, e già pregustavano il pasto che avrebbero costituito le carcasse dei due Saiyan. Ma Vegeta aveva ben altri piani in mente.
“Si, ne ho uno. Adesso aggrappati a me, e sta zitto! Al resto penserò io” gli disse Vegeta. Goku annuì, sorridendo davanti alla solita scorbuticità del suo rivale, che lo faceva sembrare divertente anche nei momenti più seri. Così, Goku si avvicino alla schiena di Vegeta, poi e gli mise le mani sulle spalle.
“Tieniti forte!” gli urlò Vegeta. Goku affondò il più possibile le dita nella pelle di Vegeta, che spiccò un gran salto. Goku si tenne ben stretto, anche se gli risultò difficile, essendo davvero esausto. Raggiunta una certa elevazione, Vegeta si mise a levitare, e rallentò sempre di più. Guardò poi successivamente verso il basso. I mostri li stavano guardando con furia e rabbia.
“Adesso che cosa fate?” disse Vegeta, guardando beffardamente gli avversari. Non sarebbero mai riusciti a saltare fin lì, per cui erano al sicuro. Vegeta stese il braccio sinistro verso il basso, mentre la sfera aumentava sempre di più di volume. Il principe non vedeva l’ora di lanciarla, di vedere la paura negli occhi dei mostriciattoli. Paura che però sarebbe dovuta esserci già in quel momento, visto che i mostriciattoli si trovavano in posizione di svantaggio. Ma invece no, continuavano a fissare i due guerrieri senza mostrare un minimo segno di paura o di resa. Vegeta cominciò ad insospettirsi, ma decise di non farsi caso, lasciando che la sua sfera si ingrandisse ancor di più. Ormai era praticamente metà grandezza della radura. Ma improvvisamente, gli occhi di tutti i mostri iniziarono simultaneamente a brillare di un oro accecante, che travolse gli occhi di Vegeta e Goku. I due Saiyan iniziarono a lacrimare nel tentativo di tenere gli occhi aperti, cosa che, pur provocandogli molto fastidio, gli permise di osservare ciò che stavano facendo i mostri: avevano aperto le bocce, e da esse stavano caricando un attacco energetico. Vegeta capì che doveva dare il tutto per tutto. Così, si trasformò in Super Saiyan. La sfera blu crebbe incredibilmente di volume, e cambiò di colore, diventando di un giallo acceso.
“Super Big Bang Attack!” urlò Vegeta, mentre il suo colpo si dirigeva a tutta velocità verso i mostri. Quando ormai raggiunse terra, ci fu una fortissima luce, e il rumore di un esplosione. Goku e Vegeta chiusero gli occhi. Un rumore assordante, e poi il silenzio. Aprirono gli occhi. Una grossa nube di fumo si stagliava sotto di loro, e nessun’aura era più percepibile. C’è l’avevano fatta.
“Sei stato incredibile, Vegeta!” si complimentò Goku, mentre Vegeta, tornato allo stadio base, ansimava, esausto ma al contempo soddisfatto. Il fumo si diradò lentamente, rivelando l’enorme cratere provocato dalla tecnica di Vegeta, cosa che lasciò stupito Goku. Com’era possibile che una mossa così potente avesse fatto così pochi danni?
“Sai, ho progettato il Super Big Bang Attack appositamente per essere un attacco dall’alto potere esplosivo. Ma per evitare di distruggere la terra, mi sono dovuto trattenere. Ma se avessi usato tutto il mio potere, probabilmente non saremmo più qui” gli spiegò Vegeta, fiero di essere stato lui il vero vincitore di quell’incontro. Certo, non che gradisse particolarmente che a fargli i complimenti fosse Goku, ma almeno gli aveva dimostrato che non aveva perso tempo durante quegli anni.
“Peccato solo per il vecchio. Adesso di lui non rimane più nulla. Ma era necessario” osservò sconsolatamente Goku, infastidendo Vegeta: lo aveva appena salvato da una probabile morte, e lui pensava a quel vecchio? Nemmeno un minimo di gratitudine? Non poteva farci nulla: per quanto ci provasse, Goku lo infastidiva.
“Già, già” disse Vegeta, liquidando velocemente l’argomento, mentre lentamente si avvicinava verso terra.
“Piuttosto, non ti sembra di aver dimenticato qualcuno?” gli chiese Vegeta, una volta tornati a terra.
“Umh, mi sa che hai ragione” rispose Goku, lasciando la presa sulle spalle del principe e tornando a terra. Aveva un po’ di difficoltà a tenersi in piedi da solo: le gambe gli facevano davvero molto male.
“Infatti vi siete dimenticati di noi!” affermò una voce proveniente dagli alberi. Goku e Vegeta la riconobbero subito: era la voce acuta che avevano sentito prima che arrivassero i mostriciattoli.
“A quanto vedo, ha smesso di inviare questi mostri. Forse ha capito che contro di voi sono inutili” disse la voce, che si faceva sempre più vicina. I due rimasero ben in guardia, guardando nella direzione da cui proveniva la voce. E fu così, che, ad un certo punto, poterono scorgere una figura umanoide camminare tra gli alberi, e si dirigeva verso di loro. Finalmente, dopo qualche attimo, la figura uscì fuori dagli alberi, e finalmente i due poterono osservarla: era alto quanto Goku, era peloso e aveva un lungo mantello viola che gli partiva dalle spalle, fatto di pelliccia viola, che sembrava essere parte integrante del corpo. La sua pelle era viola, e tutto il suo corpo era ricoperto da pelliccia rossa, esclusa la faccia, priva di peluria. I suoi occhi erano a taglienti e viola, con pupille rosse. Sulla testa, aveva una sorta di corona fatta di peluria viola. Aveva un aspetto davvero temibile, e i suoi occhi avevano qualcosa di strano per i due Saiyan.
“Salve. Mi presento, io mi chiamo Fareus, il fratello di Natrosce e di Rainbokiller!” disse, per poi inchinarsi ai due Saiyan, ovviamente come gesto provocatorio. I due, al sentire le sue parole, rabbrividirono: era il fratello di Rainbokiller?
“Ecco perché i suoi occhi mi sembravano strani. Sono gli stessi di Rainbokiller!” disse Goku, spaventato quanto Vegeta: essendo il fratello di Rainbokiller, non poteva trattarsi di un pappamolle.
“Vedo compiacere che vi ho spaventati. Beh, ma tranquilli. Non voglio uccidervi subito. Seguitemi, questo non è un posto per combattere. Vi farò conoscere mio fratello. Sapete, non vedeva l’ora di avere a che fare con voi” disse in tono canzonatore il mostro. Goku e Vegeta si diedero uno sguardo di intesa: una nuova battaglia stava per cominciare.

                                                                                                     

                     

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Capitolo 7
*** Goku e Vegeta contro Fareus e Natrosce ***


CAPITOLO 7: GOKU E VEGETA CONTRO FAREUS E NATROSCE           

“Ah, muoviti più veloce!” sbraitò rabbioso Fareus, per poi tirare un calci destro alle spalle di Vegeta, facendolo cadere in avanti, mentre Goku teneva la testa rivolta verso il basso, remissivo.
“Ma si può sapere che ti prende?” urlò Vegeta a Fareus, che non prese bene quell’affronto. Appena Vegeta cercò di alzarsi sulle mani,  Fareus si avvicinò alla sua schiena, alzò da terra il piede destro, e lo posizionò sopra la schiena del Saiyan. Dopo di che, lo abbassò violentemente, colpendo malamente la schiena di Vegeta, che sputò sangue: era un dolore fortissimo, e per l’altro in quel momento era più fragile del solito. Forse quel mostro aveva detto il vero quando li aveva avvisati sul non provocarlo.
“Non mi mancare mai più di rispetto, chiaro?” chiese rabbiosamente Fareus, mentre toglieva il piede dalla schiena di Vegeta.
“Si, chiaro” rispose Vegeta, rialzandosi a fatica. Dopo essersi massaggiato la schiena, iniziò nuovamente a camminare, questa volta con passo più svelto, insieme a Goku. Nessuno dei due sapeva quanto tempo fosse trascorso da quando Fareus si era posizionato dietro di loro durante il loro incontro nel cratere,  e da lì li aveva minacciati di ucciderli ad un solo loro passo falso. Gli aveva quindi ordinato di seguire i suoi ordini, portandoli ad un sentiero vicino al cratere, lo stesso che stavano ancora percorrendo. Spesso, Fareus aveva lanciato diverse frecciatine ai due Saiyan, nominando anche i loro conoscenti, mettendoli molto a disagio: com’era possibile che conoscesse quei nomi? Sapevano che fosse quasi sicuramente un servo dell’essere nominato dal vecchio, ma ciò non si poteva per nulla collegare a ciò che gli aveva detto il vecchio su quell’entità misteriosa. Possibile che anche Fareus fosse onnisciente? Entrambi i Saiyan si fecero la domanda, ma nessuno dei due la pose davvero al mostro, per tentare di scoprire di più. Ma proprio in quel momento, mentre riprendevano la camminata, a Goku venne un’idea. Un’idea geniale.
“Sai dirci di più sull’essere per cui lavori? In fondo, ormai è quasi sicuro che riuscirai ad ucciderci, e voglio almeno sapere di chi si tratti” gli disse Goku, in modo indifferente. Vegeta lo guardò, sconcertato: proprio all’inizio del percorso, il principe aveva azzardato a dire qualche parola, ma Fareus lo aveva punito dandogli un pungo sul collo. Ed erano poche parole di poco conto, ma gli erano costante un colpo fortissimo. Goku aveva addirittura formulato una domanda e una frase, e su un tema delicato. Era forse impazzito? Pensò di si, finché non sentì la leggera risatina di Fareus da dietro.
“Sai una cosa? Il mi obbiettivo sarebbe ucciderti, ma in fondo mi stai simpatico. Insomma, sai di dover morire, e mi poni una domanda del genere? Beh, però hai ammesso di essere in pericolo di morte, e questa tua umiltà la apprezzo molto. E sia: ti rivelerò tutto quello che vuoi sapere sul mio superiore. Avanti, su cosa vuoi essere informato?” gli chiese Fareus, in un tono molto educato, diverso dal suo tipico irriverente modo di rivolgersi ai due Saiyan. Goku accennò un sorriso, senza farsi vedere da Fareus. Vegeta però lo notò.
“Impossibile. È riuscito a convincerlo? Continui a stupirmi sempre di più, Kaarot” pensò Vegeta.
“Prima di tutto, vorrei chiederti una cosa: come mai non ti sei stupito quando ti ho fatto capire di conoscere il tuo superiore?” domandò Goku, serio. Fareus rimase per qualche istante in silenzio. Vegeta tentò di girare leggermente la testa per vedere la sua espressione, ma fu fulminato dalla vista dei suoi occhi colmi di rabbia. Girò quindi immediatamente la testa in avanti: gli occhi di Fareus erano decisamente più inquietanti e terrificanti di quelli di Rainbokiller.
“Beh, te lo ha detto il vecchio, giusto?” domandò Fareus, ridacchiando. I due Saiyan si fermarono di botto, esattamente come fece Fareus: le loro espressioni erano fredde, ma i loro animi erano più spaventati che mai: il vecchio era onnisciente, e questo lo sapevano. Ma non pensavano di poter incontrare un altro essere onnisciente nel giro di pochi secondi: forse li aveva poter visti seppellire le ceneri del vecchio, ma come poteva sapere a quale persona appartenessero?
“Confusi? È del tutto normale, tranquilli. Non ve ne faccio una colpa. In fondo, il vecchio non vi ha raccontato che ieri notte Nappa gli ha fatto visito, no?” domandò Fareus, sorridendo malignamente. Ai due Saiyan si raggelò il sangue. Il vecchio era stato in contatto con il nemico? Vegeta provò una forte rabbia dentro.
“Hai visto, Kaarot? Non dovevano fidarci di quel vecchio. Scommetto che ci ha detto un mucchio di frottole!” pensò Vegeta. Ma Goku era rilassato, e a sangue freddo.
“E cosa gli ha detto?” domandò Goku, cercando di restare sereno. Vegeta lo osservò con sdegno: come poteva essere così calmo in una situazione del genere?
“Questo non lo avremmo saputo, se non per gli strabilianti poteri del mio superiore. Quello stronzo non si è minimamente degnato di farci sapere nulla, anche se lo avevamo avvisato. Noi abbiamo chiuso un occhio, anche perché avevano osservato tutta la scena. Era un po’ una prova della fedeltà di Nappa. Infatti, sono qui già da ieri, per assassinare voi, e, poi, Nappa. Aspettavo, insieme a Natrosce, il momento giusto per uccidervi: io e lui ci eravamo infatti messi d’accordo con Rainbokiller, che se nel caso lui fosse morto, prima di morire gli avrebbe portato qui. Voi avreste scoperto l’albero, e vi sareste stupiti della rapidità con cui è bruciato. Poi, io vi avrei potuto colpire da dietro. Che bel piano, eh?” si vaneggiò Fareus, innervosendo Goku. Quell’essere gli dava così fastidio che anche lo stupore per quel malefico piano aveva lasciato il tempo che trovava.
“Voglio sapere cosa ha scoperto Nappa dal vecchio. E soprattutto, come faceva l’entità a sapere chi fosse il vecchio? L’ha mandato lui da Nappa, no?” disse Goku, pacato, ma lasciando trasparire una leggera amarezza. Fareus non ci fece caso, e, sorridendo, si mise a raccontare.
“Che domande interessanti. Andrò con ordine: non ricordo precisamente il dialogo tra quel Saiyan e il vecchio: io, Natrosce e Rainbokiller lo abbiamo ascoltato insieme al nostro padrone grazie ai suoi poteri, ma ammetto di aver prestato poca attenzione. Mi pare solo che il vecchio abbia detto qualcosa riguardante i vostri amici terrestri, e anche sul vostro conto. Ma non mi ricordo poi così tanto” disse Fareus, continuando a far spaventare sempre di più Goku e Vegeta. Quali erano i veri poteri di quell’entità? Fareus aveva appena citato i loro alleati terrestri. Li conosceva. Ma com’era possibile?
“Per rispondere alla tua seconda domanda, il mio superiore… come quel vecchio, lui sa praticamente tutto. Anzi, meglio di quel vecchio: il vecchio non vi ha raccontato del suo incontro con Nappa, eppure lui vi dovrebbe aver parlato del mio superiore. Forse in particolari stati d’animo la sua mente è inferiore al solito. Il mio padrone invece, sa tutto, e ve lo assicuro. Può anche far vedere agli altri degli eventi passati: è grazie a ciò che io e altri miei alleati abbiamo scoperto i vostri nomi, e le vostre abilità. Noi sappiamo quasi tutto di voi. Vediamo… l’attacco firma di te, Goku, è la Kamehameha, una potente onda di energia che si scaglia con entrambe le mani. E la tua tecnica più devastante, Vegeta, è il Final Flash, un lampo di energia potentissimo che può danneggiare gravemente anche esseri molto più forti di te. Allora, ci ho azzeccato?” disse Fareus, lasciando i due Saiyan a bocca aperta. Non aveva mentito. Diceva la verità. Quello che si trovavano davanti poteva anche essere uno sgherro di poco conto. E forse, anche quell’entità non era poi così forte: anche il vecchio, pur possedendo diversi poteri, non sarebbe stato poi un grande avversario. Ma la sua capacità di istruire gli avversari sulle loro tattiche e tecniche era molto pericolosa. Erano nei guai. I due si guardarono, con uno sguardo di intesa e di paura: avevano percepito un’aura molto vicina. La battaglia stava per cominciare.
“Manca poco” disse Fareus, leccandosi nel mentre tutto intorno alla bocca.

*             

Il mantello di Junior svolazzava per il forte vento, e la velocità adottata dal namecciano durante il volo non aiutava di certo il mantello a rimanere fermo, a non muoversi troppo. Ma Junior non poteva fare altrimenti, se voleva stare al passo con i due piccoli Goten e Trunks, con i quali in quel momento stava sorvolando, volando in avanti, una grande foresta. Quei due bambini, per quanto fossero meno forti di Junior senza trasformarsi, erano dannatamente veloci, e il namecciano faticava a stargli dietro. Inoltre, un altro problema era la loro impazienza di essere utili, e di non essere solo dei bambini frignoni: voleva combattere come quando avevano combattuto contro Majin Bu, ma volevano al contempo essere più seri. Un gesto ammirevole, secondo Junior. Ma al contempo un problema, perché quelle due pesti, ansiose di trovare le sfere, sapendo che con esse avrebbero fatto del bene, li spingeva ad andare troppo spediti. Più volte avevano rischiato di andare troppo avanti dimenticando Junior dietro, come in quel caso.
“Rallentate, per piacere!” gli urlò Junior. I due bambini non se lo fecero ripetere due volte, e, senza voltarsi neanche un istante per guardare Junior, rallentarono un po’, il che permise a Junior di raggiungerli, stando di fianco a Trunks. A quel punto, anche il namecciano rallentò, per poter osservare il radar nelle mani di Trunks, che il bambino aveva posto davanti al viso per poter osservare la posizione della sfera. Mancava poco, ormai: ci erano vicini.
“Ragazzi, fermiamoci al mio segnale!” disse Junior ai due piccoli Saiyan, che annuirono scuotendo il capo, con lo sguardo fisso sul radar. I bip del radar diventavano sempre più intensi, e la sfera da loro individuata poco tempo prima era ormai vicina. Dopo un paio di secondi, Junior la vide di sfuggita con la coda dell’occhio, in mezzo alla chioma di un albero poco più avanti di loro. Il suo arancione era distinguibile in tutto quel verde.
“Trunks, per ora puoi posare il radar. Ho trovato la sfera. Adesso fermiamoci” ordinò Junior. Immediatamente, tutti e tre si fermarono, e Trunks spense il radar premendo sul pulsante alla sommità di esso, aspettando mentre Junior planava lentamente verso l’albero.
“Ti aspettiamo qui, ok?” chiese Trunks.
Va bene” rispose Junior. Fu quasi tentato nel dire ai due di “fare i bravi”, ma ormai si fidava dei due piccoli Saiyan. Era in debito con loro, e proprio non riusciva a dimenticarselo: la notte precedente, per quanto lui fallisse, per quanto non raggiungesse il su obbiettivo, quei due bambini avevano continuato a spronarlo, in particolare Trunks, che in quel momento gli era sembrato molto Vegeta. Non orgoglioso quanto il padre, ma determinato nei suoi obbiettivi. In un certo senso, si sentiva un peso: quei due bambini, da trasformati, erano molto più forti di lui, per cui, in caso di scontro contro un nemico particolarmente potente avrebbe perso, e sarebbe toccato a quei due combattere. Non stava facendo nulla di eccezionale: stava semplicemente allungando il proprio braccio nella chioma dell’albero, raggiungendo la sfera e raccogliendola con la mano. Una cosa di poco conto, in fin dei conti. Raccogliere le sfere era si importante, ma ancora più importante era sconfiggere possibili minacce per la terra. E in questo, lui non poteva fare nulla. Nonostante questo, fece tornare il suo braccio a grandezza naturale, così che si ritrovò la sfera tra le mani. Riprese quota, e si girò verso i due piccoli Saiyan: erano rimasti esattamente come li aveva lasciati. Gli sorrise.
“Lo sapevo che di voi mi potevo fidare!” pensò Junior, mentre i due piccoli gli sorrisero, felici, ma al contempo senza risultare troppo esaltati. Junior rifletté un momento, e poi parlò.
“Sapete ragazzi, ritengo giusto che voi vogliate essere più maturi. Ma ciò non significa che dovete per forza rinunciare alle vostre attitudini scherzose” gli disse Junior, in modo severo ma non troppo. I due piccoli Saiyan lo guardarono stranito.
“Che cosa intendi? Mio padre fa sempre il serio, quindi credo che sia un comportamento maturo, no?” chiese Trunks, in modo quasi ingenuo. Junior sorrise: dovevano ancora crescere, e non sarebbe bastata qualche ora.
Beh, Trunks, bisogna anche sapere quando essere maturi. Voi due da una parte state rinnegando il vostro carattere. Secondo me, dovreste essere voi stessi, ed essere seri solo nei momenti più importanti. Anche contro Majin Bu, a volte, avete dimostrato di non essere totalmente bambini. Ma anche lì, alla fine, avete continuato a scherzare. È nella vostra natura, capite?” gli chiese in tono saggio Junior. I due bambini Saiyan lo guardarono per un po’. Erano loro stessi confusi. Non si aspettavano che da un momento all’altro, Junior gli avrebbe detto quelle cose. Tuttavia, avevano ascoltato attentamente. Non dovevano reprimere la loro natura. E non lo avrebbero fatto.
“Che cos’è quel coso!” urlò Trunks, indicando con l’indice alle spalle di Junior, con il volto terrorizzato. Junior, preso dal panico, si girò, per trovarsi davanti il niente. Poi, due fragorose risate.
“Ci è cascato in pieno!” dissero in coro i due piccoli Saiyan, mentre stavano soffocando per le loro stesse risate. Junior li guardo in modo storto.
“Ma che diamine mi salta in mente di fare il mentore a questi due? Ah, potevo farmi i fatti miei! Li preferivo prima!” sbraitò Junior. Quelle due piccole pesti, per quando tendessero a celarlo, proprio non riuscivano ad eliminare il loro lato voglioso di marachelle. Ma Junior doveva pur sempre accettarlo. Si fidava cecamente di quei due, perché quando volevano e dovevano, rivelavano il meglio di loro. Anche se avrebbe di gran lunga preferito non dirgli quelle cose. Ma il danno era fatto.
“Sarete sempre incorreggibili, eh?” domandò Junior, ridacchiando. I due continuarono a ridere. Junior li guardò: nel vedere Goten provò un forte senso di nostalgia, perché, anche se molto fisicamente diverso, gli ricordava Gohan da bambino. Da lui aveva preso il bellissimo sorriso. Vedere Trunks gli ricordava Trunks stesso, ma quello venuto dal futuro diversi anni prima, ai tempi della minaccia dei Cyborg. Era stato un guerriero leale, e un grande amico. Il piccolo Trunks di lui, però, aveva ereditato solo l’aspetto, mentre per il resto era come se fossero due persone distinte e separate. Ed effettivamente era così: uno era nato e cresciuto in tempo di pace, l’altro in tempo di guerra.
“A volte penso come stia Trunks. Da quando Cell è stato ucciso, non lo abbiamo mai più rivisto. Chissà se sta bene. Chissà se infine è riuscito nel suo intento. Ma credo proprio di si. Anche se… mi sento molto strano” pensò Junior. Non capiva cosa lo faceva sentire strano. Lui si sentiva strano e basta. Cos’era? Il suo stato d’animo, che ora era molto più leggero e sereno? La sua forza, che in quel momento sentiva instabile? Che cosa diavolo era? La paura, che tutti e tre cercavano di nascondere, della verità da loro svelata diversi minuti prima da Re Kaioh? Non riusciva a capirlo. E non poté capirlo. Perché fu lì che lui e i due piccoli Saiyan avvertirono un aura. Non era particolarmente potente: era più debole di Nappa, quindi un bersaglio ancora più semplice per i due piccoli Saiyan. Non era certo scarso, ma neanche tanto forte. Anche Junior, con una buona strategia, sarebbe riuscito a batterlo. Eppure, al contempo, si accorsero di due auree molto deboli. Sembravano stanche. I tre le analizzarono un momento. E le riconobbero.
“Ma è assurdo. Non possono essere loro. Come… come hanno fatto a finire qui? Chi li ha ridotti in questo stato?” delirò Junior, mentre i due bimbi Saiyan smisero di ridere, concentrandosi sulle auree. Entrambi iniziarono a preoccuparsi.
“L’aura del nemico è forte. Davvero forte. Eppure non credo che possa ridurre così mio padre e Vegeta. Deve esserci sotto qualcosa. Sento che quello non è da solo” esplicò Goten, sforzandosi al massimo per tentare di captare un’altra aura. Ma niente. Sempre le solite tre.
“Probabilmente a ridurli così è stato un altro tipo, molto più forte di lui. Non trovo altre spiegazioni” aggiunse Trunks, sforzandosi anch’egli di percepire altre auree. Ma niente. Non sentivano niente.
“Probabilmente sarà già morto. Comunque, sono tutti e tre molto distanti da noi. Oltretutto, Vegeta e Goku si stanno dirigendo verso la terza aura. È quasi appurato che sia un nemico, ma non possiamo averne la certezza. Sarebbe meglio controllare” disse Junior. Peccato che non fosse ancora cosciente che quella cosa li aveva trovati. In un attimo, sentirono il freddo sulla loro pelle, e un vento fortissimo venirgli contro. Provarono a volare controcorrente, ma il vento era troppo forte. In breve tempo, una potentissima folata di vento li prese in pieno, e li spinse lontano. E non sembrava volersi fermar. La sua velocità era assurda, e neanche la trasformazione in Super Saiyan di Trunks era riuscita a battere la forza di quella folata, che aveva continuato a spingerlo all’indietro.
“Merda, ma cosa diavolo è questo vento fortissimo?” urlò Junior, mentre il turbate gli cadeva dalla testa per via della troppa forza del vento. Junior provò anche a togliersi il mantello, sperando di alleggerirsi e di poter avere una possibilità per scappare. Ma il suo corpo non riusciva a muoversi. Era paralizzato dalla potenza della folata.
“Sicuramente è stato il possessore della terza aura. Non è scarso come sembra!” constatò Trunks, mentre, come gli altri due, rilassava i muscoli, arresosi alla dura realtà: erano in balia del vento.

*

“Devo chiederti una cosa. Siamo ormai vicini a tuo fratello, eppure tu ancora non hai rivelato la tua aura. Potresti farlo?” chiese educatamente Goku a Fareus, interrompendo il suono dei passi, che durante il lungo silenzio dopo la spiegazione di Fareus avevano assunto un aria molto tetra.
“Ne sei proprio sicuro, Goku?” chiese ridacchiando Fareus. Vegeta ebbe quasi la tentazione di girarsi e di tirargli un pugno nel viso, ma sapeva che se anche solo avesse provato a trasformarsi, quel mostro lo avrebbe probabilmente ucciso prima che riuscisse a completare la trasformazione. Rimpianse il vecchio: per quanto lo avesse irritato, non era poi così fastidioso, in confronto a Fareus.
“Si, ne sono sicuro, al cento per cento. In fondo, non saprei come batterti, se non sapessi quanto sei forte, o mi sbaglio?” chiese Goku, girandosi e guardando l’avversario con un sorriso. Lui, invece, non ricambiò.
“Quando mi hai chiesto informazioni sul mio superiore, mi avevi detto di esser certo di non poter vincere. Ora con quanta arroganza vuoi far intendere che, nonostante tutte le tue ferite, tu possa ancora battermi?” domandò Fareus, furioso. Vegeta iniziò a tremare, e a maledire l’ingenuità di Goku: li aveva condannati entrambi.
“Emh, io intendevo soltanto che se voglio avere almeno una possibilità, devo sapere la tua forza. So che non posso batterti, ma vale la pena tentare” disse Goku, dapprima in modo poco convincente, ma poi sembrando sempre più spontaneo. Fareus tirò un sospiro, che rese il suo essersi calmato. Ovviamente mentiva, ma doveva fare di tutto pur di non farlo infuriare. Vegeta tirò un sospiro di sollievo. Ancora una volta aveva sottovalutato le capacità di valutazione del suo rivale. Forse si sarebbe dovuto fidare più spesso di lui.
“Diavolo, ma come fa ad essere sempre così tranquillo, anche in momenti del genere? Che sia la sua ingenuità?” si domandò Vegeta, frustrato per la situazione che stavano vivendo: loro due, potenti guerrieri Saiyan, messi in scacco da quel mostro. Per l’altro, era Goku che stava riuscendo, in un modo o nell’altro, a raccogliere informazioni. Ma perché? Perché era sempre lui? Perché sempre lui, in un modo o nell’altro, risultava il tassello più importante durante i momenti di guerra?
“Adesso ti mostrerò la mia forza. Comunque, mi devo complimentare con te: sei un guerriero coraggioso e fiero, che anche in momenti di tensione riesce a parlare e a reagire. Mi pare strano che tu non abbia ancora provato ad attaccarmi. Sai, da quando ho finito il mio discorso non vi ho attaccati per rispetto nei tuoi confronti: anche lì, ti sei dimostrato sprezzante del pericolo. Se anche avessi colpito questo inutile principe da strapazzo, tu avresti sofferto molto. Per questo non vi ho fatto nulla. A proposito, Vegeta. Si debitore a Goku: lui ti ha salvato da ulteriori pestaggi. Ora potete girarvi” disse fermamente Fareus, fermandosi. Stessa cosa fecero i due Saiyan, e Goku si girò verso di lui. Vegeta, invece, rimase ad osservare il vuoto. Era incredibile: anche Fareus gli aveva detto di non essere altro che un peso per Goku.
Ma ecco che, improvvisamente, dove qualche breve urlo, un’aura viola avvolse Fareus, dopo poco tempo, finalmente riuscirono ad avvertire la sua aura. Entrambi i Saiyan rabbrividirono. Vegeta, senza neanche guardarlo, avvolto dalla sua inquietante aura viola, tremava dalla paura. La sua forza era la metà di quella di Goku trasformato in Super Saiyan di Terzo Livello. Questo era un problema, poiché Goku in quel momento sapeva di poter al massimo raggiungere il livello di Fareus, anche col Super Saiyan Tre. Se fosse stato nel pieno delle forze, sarebbe stato per lui un gioco da ragazzi liberarsi di quel mostro, ma così non era.
“Cosa ve ne pare? Ovviamente è una domanda retorica. So di essere sia potente, sia bello. L’aura che mi attornia è l’essenza stessa della bellezza” si vaneggiò Fareus, e Goku dovette ammettere che aveva ragione. La sua aura viola acceso era davvero uno spettacolo niente male. Ma non doveva farsi ammaliare da quell’aura. Doveva rimanere sempre concentrato.
“Oh, però così mi è venuta voglia di combattere. Goku, che ne dici se ci teletrasportiamo direttamente da Natrosce. Tu puoi teletrasportarti, no? Bene. Vieni” lo esortò Fareus. Goku capì che doveva aver scoperto la capacità di teletrasportarsi dall’entità. I suoi timori continuarono a crescere: era quasi certo che il suo piano non sarebbe potuto andare a buon fine. Ma quando sarebbe arrivato il momento, doveva pur tentare.
“Ah, e una cosa: non provate a teletrasportarvi in altri posti. Appena non sentirò più l’aura di Natrosce, vi ucciderò all’istante. Ora, avvicinatevi” disse Fareus. Vegeta si voltò, a malincuore, mentre l’aura viola si diradava. Come Goku, si avvicinò a Fareus, e gli mise una mano sulla spalla sinistra, cosa che Goku fece con la destra. Poi, con la mano libera, Goku portò due dita alla fronte. Fu un attimo, e i tre scomparvero dal percorso. Così, si teletrasportarono nei pressi dell’aura di Natrosce. Goku e Vegeta si diedero una veloce occhiata intorno: erano in un’altra radura, molto più ampia di quella dove si trovava l’albero del vecchio. Passò poco tempo prima che, con lo sguardo fisso in avanti, lo notarono.
Era un mostro dalla grossa corporatura, simile per fisionomia a Rainbokiller trasformato, anche se privo di gobba, tentacoli e spine. Era invece molto peloso, con peli dello stesso colore di quelli di Fareus sparsi per tutto il corpo ad eccezione che nella zona del viso. Sulle mani e sui piedi avevano dei lunghi artigli, la cui punta sembrava essere molto affilata. I suoi occhi erano uguali a quelli di Fareus, e la sua espressione era calma e riflessiva. Apparentemente.
“Mi presento. Io mi chiamo Natrosce, e sono il fratello di Fareus e Rainbokiller. Partiamo dal presupposto che voi due non mi piacete. Ma non perché vi odi sul personale, sia chiaro, ma perché avete della acconciature orribili! Non andate mai dal parrucchiere?” e dopo questa frecciatina, il mostro scoppiò a ridere.
“Allora è un vizio di famiglia insultare e ridere?! Sappi che me la paghi cara, Natrosce!” mise subito in chiaro Vegeta, per poi fare un espressione vacua. Sentì una folata di vento passargli accanto, e pochi istanti dopo, sia lui che Goku videro che Fareus si trovava a fianco di Natrosce. E non sembravano di buon umore.
“E tu ce lo chiedi anche! Tu non puoi sapere come sia stata la nostra vita! Reclusi nei meandri più profondi della galassia, in un piccolo pianeta sconosciuto a tutti, derisi da tutti per una stupida motivazione! Voi due non potete neanche sapere gli sforzi di nostro fratello, Rainbokiller, nel diventare forte come lo avete affrontato. Eppure, lui, a parte noi due, non aveva nessuno con cui confrontarsi, e nonostante questo, è diventato molto più forte di noi! Io, lui e Natrosce abbiamo patito le pene dell’inferno, mentre tutto il resto degli abitanti del nostro pianeta viveva nel lusso. E qualcuno poi si arrabbiava se, per sbaglio, facevano saltare in aria qualcosa. Ma poi è venuto lui, e ci ha dato una possibilità per rimediare! Certo, non nego che a volte fa la testa calda, nel cercare di mandarvi contro deboli schiavi che lui ha creato. Ma se non fosse per lui, noi non potremmo essere qui, ora! Il nostro rancore è profondo, e lo dobbiamo sfogare su qualcuno. E noi lo sfogheremo su di voi, che con ogni probabilità siete gli artefici della sua morte. Il vostro dolore… sarà eterno!” concluse infine Fareus.
Neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo, che i due Saiyan dovettero trasformarsi in Super Saiyan di Primo Livello. Al contempo, anche l’aspetto di Natrosce variò quando questi strinse i denti, e fu questo il motivo della trasformazione dei Saiyan: la sua pelle e la sua pelliccia divenne di soli tre colori, quelli del fuoco, ovvero l’arancione, il giallo e il rosso. Dietro la sua schiena, inoltre, partiva un muro di intense fiamme, che rendeva l’aspetto del mostro ancora più inquietante. Subito dopo essersi trasformato, il mostro tese il braccio destro in direzione dei due Saiyan, e con l’enorme mano aperta, lanciò una potente palla di fuoco, che si diresse velocemente verso i due Saiyan. Vegeta e Goku, una volta che la palla di fuoco fu nel loro raggio di azione, tirarono un diretto all’attacco nemico, Goku con il braccio sinistro, e Vegeta con il destro. La palla di fuoco arrestò la sua avanzata al contatto con i pugni dei due Saiyan, ma questa situazione non durò molto. Difatti, dopo qualche istante, il fuoco si fece più intenso, e il calore aumentò. I due Saiyan sgranarono gli occhi, prima che la palla di fuoco esplodesse, innalzando una enorme coltre di fumo che coprì la vista a Fareus e Natrosce, e che coprì completamente la parte di radura dove si trovavano Goku e Vegeta.
“Stupiti? Non dovreste esserlo: avete già avuto modo di vedere il potere delle fiamme di mio fratello, quando ha bruciato quell’inutile albero! Mi spiace dirvi che non avete speranza di vincere!” sentenziò Fareus, per poi scoppiare in una risata, interrotta quasi subito, quando i due fratelli videro rispuntare dalla coltre sia Goku che Vegeta. Entrambi stavano correndo, il primo trasformato in Super Saiyan di Terzo Livello, il secondo in Super Saiyan di Secondo Livello; entrambi stavano correndo contro un avversario: Goku contro Fareus, e Vegeta contro Natrosce. I due fratelli si diedero uno sguardo di intesa, poi, con il sorriso impresso sui volti, si misero anch’essi a correre verso i due Saiyan, scegliendo come avversario quello che gli stava correndo incontro: Natrosce scelse quindi Vegeta, mentre Fareus scelse Goku.
“Sei forte, ma non sei nulla paragonato a me, trasformato in Super Saiyan di Secondo Livello. Prendi questo!” urlò Vegeta, per poi spiccare un balzo molto alto, lo sguardo fisso su Natrosce, che alzò gli occhi al cielo, verso Vegeta. Non sembrava minimamente preoccupato dalla mossa dell’avversario.
“Non pensare di cavartela! Trema di fronte alla forza del vento!” urlò il mostro, per poi stringere di nuovo i denti. Il suo aspetto mutò ancora: i suoi peli e la sua pelle divennero bianchi e grigi, mentre dietro di lui le fiamme lasciarono spazio e dei minuscoli tornado che gli partivano dalle spalle. A questo punto, Natrosce tese il braccio destro al cielo, con il pugno chiuso. Tuttavia, non successe nulla, e il principe dei Saiyan si sentì offeso: quel mostro si stava prendendo gioco di lui! Eppure, al contempo si sentì quasi spaventato: Natrosce si era rivelato in grado di poter utilizzare il fuoco, e a detta sua anche il vento. Vento e fuoco… dopo un breve ragionamento, arrivò alla conclusione, che lo lasciò stupefatto. Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, mentre era ancora a mezz’aria, sentì un gelido freddo attraversargli la pelle. Poi, si sentì lanciato verso l’alto. Era il vento. Una potentissima folata di vento, proveniente dalla direzione dove si trovava Natrosce.
“Sei soddisfatto, principe dei Saiyan?” lo canzonò Natrosce, mentre già pregustava la gioia che avrebbe sentito nel momento in cui avesse ucciso uno degli assassini di suo fratello. Era da sempre legato a Rainbokiller, poiché per lui era stato sia un fratello che un mentore, e per quanto fosse più affezionato a Fareus, ormai gli importava quasi più vendicare il fratello perduto piuttosto che fare ciò che gli aveva ordinato lui. Certo, era ovvio che avrebbe assassinato quel Saiyan, ma a muoverlo sarebbe stato il puro egoismo. Egoismo che muoveva anche Farues, che poco prima che Natrosce avesse iniziato il suo scontro aveva messo in difficoltà Goku.
Difatti, mentre Goku correva verso Fareus, si mise a caricare una Kamehameha. Continuò a correre, e, quando si trovò ad una media distanza da Fareus, scomparve nel nulla. Fareus però sorrise, e sferrò un diretto destro davanti a sé, nello stesso istante in cui Goku gli apparve davanti, pronto a sferrare la Kemahameha. Ma fallì, poiché il pugno di Fareus fu più veloce, e lo prese in pieno stomaco. I piedi di Goku si levarono leggermente da terra per il duro colpo subito, mentre il Saiyan allontana tra di loro le mani. Fareus sfruttò il momento per ritrarre il braccio destro, e sferrare una gomitata sinistra dall’alto verso il basso, centrando nuovamente il già dolorante stomaco di Goku, facendo cadere all’istante il Saiyan a terra. Successivamente, ritrasse anche il braccio sinistro, e guardò il Saiyan con sprezzo.
“Che losco trucco. L’hai usato già una volta contro Cell, o sbaglio? Sai, alla lunga usare sempre le stesse tecniche diventa inutile” rimproverò il mostro al Saiyan, che con difficoltà riuscì a rialzarsi, ansimando. Dovette anche portarsi una mano al petto, quando il suo corpo si inclinò leggermente in avanti: sentiva quasi tutte le forze venirgli meno.
“Sono esausto. Devo farlo fuori ora che ne ho le forze. Poi penserò anche al fratello. Ma come diavolo devo fare?” si chiese Goku, che tentò di pensare ad una strategia. Ma ecco che Fareus scomparve improvvisamente dalla sua vista. Goku udì perfettamente lo spostamento del vento verso destra, e non aveva dubbi: l’avversario aveva usato la super velocità. Si girò a destra, ma non c’era nessuno. Senti un altro spostamento di vento, dietro di sé. Quindi si girò, ma non vide nulla neanche stavolta. Successivamente, continuò a sentire un numero enorme di spostamenti di vento da tutte le direzioni, continuando di conseguenza a spostare continuamente il capo. Eppure, non riusciva mai a vedere nulla.
“Sono sicuro che si sta spostando con la super velocità. Eppure non riesco a capire come beccarlo. Proverò a percepire la sua aura” rifletté Goku. Si sforzò quindi di individuare la sua aura, ma non ci riuscì: certo, la percepiva, ma non trovava la posizione esatta di essa. Si spostava in continuazione, così come l’utilizzatore. Goku era praticamente in balia di Farues, e rimase per molto tempo a voltare la testa per trovarlo. Pensò per un attimo alla tattica del teletrasporto, ma Fareus sembrava conoscerla bene, per cui era una mossa molto azzardata. Non c’erano davvero modi per reagire.
Non si poteva dire che Vegeta se la stesse vedendo meglio. Difatti, egli proprio non riusciva a resistere alla potente folata generata da Natrosce, che in quel momento se ne stava con le braccia conserte, ad osservare il suo avversario venire sempre di più sbalzato verso l’alto. Provò un po’ di pena, a dire il vero, per quel povero Saiyan: desiderava porre fine alla sua vita, ma provava pietà l’impotenza in cui si trovava in quella situazione. Ma non era importante. La vendetta sarebbe presto arrivata. Ma non sapeva che il principe non si sarebbe arreso così facilmente. Nonostante fosse ormai lontano da terra, e nonostante non riuscisse ad andare contromarcia, non intendeva arrendersi. Quella poteva essere l’occasione. Se lo sentiva. Il giorno era arrivato. Non poteva essere un caso. Il sogno del vecchio si faceva improvvisamente più chiaro. Fareus aveva spiegato loro che probabilmente, in preda a forti emozioni, le capacità del vecchio diventavano più deboli. Si era dimenticato di dirglielo. Ne era certo. Doveva domare il vento, il fuoco e… ricordando, capì quale sarebbe stato il contrattacco di Natrosce al piano che aveva in mente.
Vegeta, quindi, riuscì a stendere le braccia all’indietro, aiutato dal vento. Aprì le mani, e da lì partirono da entrambe due onde di energia. Queste si estesero per pochi metri, per poi fermarsi e rimanere nell’aria. Ed ecco che improvvisamente il corpo di Vegeta iniziò a muoversi in avanti, vincendo con facilità il vento. Natrosce osservò la scena sbigottito. Vegeta stava utilizzando due onde che aveva lanciato quelle onde per usarle come propulsori per andare contro la corrente del vento. Un piano davvero ingegnoso, e anche funzionale, siccome il principe dei Saiyan, lasciandosi alle spalle la scia delle onde. Ad un certo punto, il principe non sentì neanche più la pressione del vento sul proprio corpo. Ritrasse quindi le braccia, interrompendo le onde e facendole dissolvere nel nulla. Quindi, continuò la caduta verso Rainbokiller semplicemente cadendo in picchiata verso di lui. Natrosce aprì le braccia, e sorrise. Vegeta ricambiò. Forse, prima di entrare in contatto con il nemico, poteva farlo soffrire. Se glielo avesse rivelato, si sarebbe sicuramente spaventato.
“Il prossimo potere che userai è l’acqua!” urlò Vegeta. Natrosce spalancò la bocca in segno di sorpresa. Lui… lui sapeva della sua capacità di usare l’acqua? Com’era possibile? Nessuno a parte Fareus a Rainbokiller conosceva le abilità di Natrosce. Com’era possibile che le conoscesse proprio quel Saiyan? Dove le aveva apprese? Quelli erano i suoi poteri, suoi e soltanto suoi. Lui era nato in quel modo, era stato un suo dono. Lui non aveva ereditato la forza e la tecnica di Rainbokiller, e l’abilità e l’astuzia di Fareus. Lui era nato con il dono degli elementi, un dono che da una parte odiava, ma dall’altra amava profondamente. Per quanto non fosse all’altezza dei suoi fratelli negli scontri strategici e tattici, era capace di mettere in gran difficoltà gli avversari con i poteri dei suoi elementi. E lui li teneva sempre segreti, perché niente era più importante dell’effetto sorpresa. Ma quel Saiyan aveva distrutto la sua idea. E questo lo fece molto infuriare.
“Maledetto Saiyan! La pagherai, la pagherai molto cara!” urlò indignato Natrosce. Vegeta, ormai vicino al mostro, sferrò un calcio sinistro laterale a Natrosce, ma questi strinse i denti, cambiando nuovamente forma: la sua pelle e i suoi peli divennero blu, e dietro di sé adesso aveva un muro di bolle. A quel punto, Natrosce rimase immobile con le braccia aperte, e attorno a lui si formò una bolla di acqua. Il calcio di Vegeta si scontrò con la bolla, che si rivelò piuttosto resistente. Infatti, il calcio non riuscì a far nulla alla bolla dopo averla toccata, facendo rimanere Vegeta a mezz’aria che metteva tutta la sua forza nel calcio, cercando di penetrare quella bolla. Ma niente. La bolla non dava segni di cedimento. Dentro di essa, Natrosce digrignò i denti con forza: il principe stava mettendo tutto sé stesso per far scoppiare quella bolla, e presto ci sarebbe riuscito. E la preoccupazione visibile di Natrosce non lo aiutò, perché Vegeta poté osservare la figura dell’avversario dentro la bolla, anche se questa lo faceva apparire trasparente. E vedendolo preoccupato, il principe di stava riempiendo di adrenalina. Ma purtroppo, fu tutto nullo. Infatti, dopo ancora qualche sforzò, il principe cadde all’indietro, a terra, poco distante da Natrosce: il piede gli doleva un sacco per il troppo sforzo, e adesso non pensava di potersi davvero rialzare, con le poche forze rimastegli. Natrosce strinse nuovamente i denti, e la bolla scoppiò, mentre Natrosce passava nuovamente alla forma fuoco. Vegeta, a terra, alzò leggermente la testa, quel che bastò per vedere Natrosce.
“No. Non posso venire sconfitto. Non posso. Io sono il principe della fiera razza Saiyan” disse Vegeta con un filo di voce arresa.
“Non si torna più indietro, Vegeta. E adesso… adesso…” esclamò Natrosce, fermandosi un attimo. Vegeta stese nuovamente la testa a terra. Non c’era più nulla da fare. Almeno, così sembrava. Ma non poteva finire così. Vegeta cercò di ricordare: nel secondo sogno del vecchio, si era trovato a dover affrontare sé stesso. Forse il vecchio voleva mandargli anche lì un messaggio? Voleva dirgli che il problema era lui? Ma in cosa era un problema? Non era abbastanza forte? No, non poteva essere quello. Il problema doveva essere un altro. Probabilmente, i due sogni dovevano essere collegati. Vegeta non era riuscito a dominare il fuoco, il vento e l’acqua, e quindi il problema era lui stesso. Si, doveva essere così. Doveva rialzarsi, e…
“Blazing Flame!” l’urlo di Natrosce si diffuse come un eco. Egli alzò il braccio destro, mentre gli artigli venivano circondati da fuoco. Poi, abbassò il braccio fino a quando gli artigli non si conficcarono sul terreno. Il fuoco su di essi si trasmise quindi al terreno, e con velocità si diresse verso Vegeta. Il principe chiuse gli occhi appena in tempo, proprio nell’esatto istante in cui le fiamme divorarono il suo corpo.
“Morirà di sicuro. Tra pochi istanti sarà solo cenere” esclamò Natrosce, girandosi da tutt’altra parte, ignorando quindi il corpo del principe, e lasciando che le fiamme da lui lanciate continuassero a bruciare la parte di suolo che lo divideva dal principe, e il principe stesso. Osservò che neanche lo scontro di Goku era a buon punto siccome questi continuava a girarsi in continuazione, cercando di individuare la posizione di Fareus.
“Ma quando la smette?” pensò Natrosce, irritato: il fratello ci stava mettendo troppo tempo. Ma ecco che, come se Fareus gli avesse letto nel pensiero, egli esaudì i desideri di suo fratello. Difatti, Fareus si mosse un’ultima volta, posizionandosi alle spalle di Goku, mentre questi si era girato verso Natrosce, visto che l’ultimo spostamento di Fareus provenne da lì. Quasi non si accorse che Fareus si era spostato dietro di lui, restando intento ad osservare il corpo di Vegeta avvolto dalle fiamme, che continuavano a bruciare. Ma quel momento di distrazione costò caro a Goku. Il mostro, infatti, aprì la bocca, e in essa si formò un piccolo ammasso di energia verde, dall’aspetto di un tornado posizionato orizzontalmente, e che roteava orizzontalmente. Ben presto, il tornado si fece più grande, arrivando al punto in cui soltanto il punto di origine restava situato nella bocca di Fareus, mentre il resto si apprestava a colpire Goku alla schiena. E così accadde. Il tornado crebbe di grandezza in pochissimi istanti, e inghiottì completamente il Saiyan. Un urlo di terrore, mentre il tornado verde continuava a girare in orizzontalmente. Dopo qualche istante, Fareus chiuse la bocca, e il tornado si dissolse nel nulla. Dove esso aveva agito, adesso non c’erano più fili d’erba, ma soltanto terriccio bruciato e il corpo in piedi di Goku, tornato in forma base, sporco di sangue sulla schiena, che cadde a terra quasi istantaneamente.
“Niente sfugge al mio Tornado Energetico” commentò Fareus, mentre dava una sbirciata generale alla radura. Lui e suo fratello avevano fatto proprio un bel lavoretto: nella zona dove era esplosa la palla di fuoco di Natrosce, il terreno si era un po’ inabissato, e l’erba era stata totalmente bruciata. Inoltre, non poteva che provare un malsano senso di piacere nel vedere il corpo di Vegeta avvolto tra le fiamme, che ormai erano prossime ad estinguersi, così come si erano già estinte quelle tra Vegeta e Natrosce.
“Devo ammettere che non sei andato male, fratellino. Che ne dici, ci occupiamo prima di Goku? Sempre ammesso che sia ancora vivo. Ah, ma in fondo non fa alcuna differenza, o no?” chiese Fareus. Natrosce lo guardò gioioso, e senza proferir parola si avvicinò al corpo di Goku in pochi e veloci passi, fermandosi poco prima che il suo piede potesse schiacciarlo.
“Fratello, la vendetta sta arrivando!” esclamò Fareus, iniziando per primo la tortura del povero Goku, che era ormai svenuto, dandogli una serie di velocissimi pugni sulla schiena, infierendo sulla sua già pessima condizione.                                                       

*

Nessuno dei due fratelli, tuttavia, sapeva che in verità il principe dei Saiyan fosse ancora vivo. Non era neanche svenuto, anzi, era cosciente, e adesso si trovava tra le fiamme. Ma queste, stranamente, non fecero nulla al suo corpo: non incenerirono né ciò che rimaneva della sua tuta, né la sua carne. Era come se si fosse eretto attorno a lui uno scudo protettivo. Il principe volle muoversi, ma non ci riuscì. Qualcosa lo fermava. Dentro di sé, stava rivivendo l’evento che lo sconvolse per tutti quei cinque anni. Uno degli eventi, forse, più significativi della sua intera vita.

*

Erano passati soltanto alcuni mesi dalla sconfitta di Majin Bu, ma la quotidianità riprese il possesso della vita di tutti come se nulla fosse. I Guerrieri Z e i loro cari, gli unici che ancora ricordavano l’esistenza di Majin Bu, avevano ormai accantonato i loro pensieri su quell’essere, preferendo invece godersi la pace. Beh, questo per chi non era un combattente. Le cose erano invece ben diverse per gli altri. La minaccia di Bu aveva davvero scombussolato tutti, così tanto che nessuno aveva più intenzione che una cosa simile potesse ripetersi. Così, quasi tutti i guerrieri, compresi i terrestri, iniziarono dei lunghi e duri allenamenti. Anche i guerrieri ritiratisi dalla lotta, come Riff e Iamko, ripresero ad allenarsi, con allenamenti estenuanti e duri. Fu proprio con i terrestri che Vegeta ebbe qualche problema.
Questi, infatti, erano consapevoli che se volevano raggiungere veri risultati dovevano sottoporsi ad allenamenti i più faticosi possibili. E la stanza gravitazionale di Bulma si era rivelata per loro una vera e propria manna dal cielo. Dopo un allenamento di appena un giorno, i terrestri uscirono fuori da quella stanza parecchio rafforzati: il loro livello era aumentato, ed erano capaci di incassare meglio i colpi. E miglioravano giorno dopo giorno, con una velocità davvero impressionante. Questo faceva molta paura al principe dei Saiyan, che non riusciva a sopportare l’idea che i terrestri riuscissero anche solo ad arrivare ad un livello capace di tenere testa ai Saiyan in forma base. Era un’idea che lo raccapricciava, e proprio per questo, anch’egli si sottopose ad estenuanti allenamenti. Eppure, nonostante questo, i terrestri continuavano a riconquistare terreno, e nessuno sembrava in grado di fermarli. E non c’era da stupirsi: quelli si allenavano anche in notte inoltrata, anche senza un briciolo di forze. Non smettevano quasi mai, stavano in costante contatto con la camera gravitazionale, della quale ormai stavano diventando padroni. In certi giorni, ovviamente, il principe dei Saiyan costringeva i terrestri a smammare, e si rimpadroniva della stanza. Ma non bastava, perché quei maledetti continuavano a migliorare anche con semplici allenamenti.
“Per quale motivo ho paura? Io sono il principe dei Saiyan. Perché ho paura di loro?” queste ed altre erano le domande che più si poneva Vegeta in quel periodo. In verità, egli sapeva anche fin troppo bene la risposta, ma aveva paura di esplicarla a qualcuno. Era una paura stupida, quasi senza senso. Era la paura di venire superato anche da loro. Questo era impossibile, poiché i terrestri non avevano a disposizione trasformazioni come i Saiyan. Ma la loro crescita stava avanzando con troppa rapidità. Possibile che, prima o poi, sarebbero riusciti ad ottenere qualcosa? Il principe non osava immaginarlo. Era già troppo frustrato per l’ancora grande superiorità del rivale Kaarot, con il quale si sfidava spesso, ma dal quale veniva ogni volta sconfitto. Goku, infatti, aveva iniziato uno speciale allenamento, che consisteva nel mantenere attivo il Super Saiyan di Terzo Livello per diverse ore al giorno. Spesso, il rivale se ne stava addirittura giornate intere fermo in un luogo, a meditare con il Super Saiyan di Terzo Livello attivato. Vegeta sapeva quanto dovesse soffrire il rivale: il Super Saiyan di Terzo Livello era una forma capace di far esaurire molte energia nel giro di pochi minuti. Usarlo per troppo tempo provocava uno sforzo troppo grande al corpo, ma era al momento la migliore trasformazione a disposizione dei Saiyan. E Goku non intendeva non poterla controllare. Così, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno, Goku riusciva ad abituare il suo corpo al Super Saiyan di Terzo Livello, riducendo di molto lo spreco di energia e riuscendo a mantenerlo per molto più tempo. Prima per trenta minuti, poi per un ora intera, poi per un ora e mezza, poi per ben due ore consecutive. E col tempo, Goku diventava anche più potente di per sé. E mentre il rivale collezionava successi, Vegeta era ancora relegato al misero Super Saiyan di Secondo Livello. E nonostante tutti i suoi sforzi, i suoi sacrifici, le giornate intere di allenamenti lontane dalla famiglia, era proprio non riusciva a raggiungere quel livello che tanto agognava. Sapeva quanto fosse difficile. Sapeva che controllare il Super Saiyan di Terzo Livello fosse difficile. Ma voleva provare. Così, iniziò ad isolarsi completamente dal mondo: mangiava e beveva soltanto a tarda ora, usava tutta la sua forza negli allenamenti, dai quali non si distraeva neanche un secondo. Stava costantemente trasformato in Super Saiyan di Secondo Livello, sperando che forse questo lo avrebbe aiutato. Passarono mesi. Ma niente. Del Super Saiyan di Terzo Livello, neanche la minima traccia. Il principe non si fermò neanche per un istante, ma ormai aveva quasi perso ogni speranza, tanto che quasi non sentiva più gli stimoli esterni: aveva poca voglia di mangiare, in contrapposizione con la voracità dei Saiyan; non aveva voglia di stare con suo figlio, al quale riusciva sempre a dedicare un po’ di spazio; ignorava addirittura sua moglie, che cercava di mettergli un freno a tutti i suoi allenamenti. Non era totalmente contraria ad essi, ma vedeva che avevano reso l’uomo che amava infelice. Si, perché Vegeta era infelice. Anche se provava a nasconderlo, falliva miseramente. Nulla riusciva a renderlo felice. Nulla ormai lo appagava più. Era in una situazione davvero disperata. Così disperata, che un giorno arrivò a compiere un gesto davvero estremo.
Quel giorno, difatti, il principe uscì nel giardino della Capsule Corporation, e si trasformò in Super Saiyan di Secondo Livello. Poi, si mise ad urlare e ad espandere all’inverosimile la sua gialla aura. Diede sfogo a tutte le sue forze, cercò di liberare quanta più energia possibile. Sapeva che c’era il rischio per lui di morire, ma non se ne importava minimamente. Nessuno era lì per fermarlo: Bulma non era a casa, mentre Trunks era a scuola. I genitori di Bulma di certo non sarebbero accorsi, perché sapeva che Vegeta li avrebbe cacciati via con rabbia. Il principe era convinto che, con quell’immane sforzo, c’è l’avrebbe finalmente fatta, e avrebbe ottenuto il Terzo Livello. Ma si sbagliava. Dopo qualche minuto, difatti, l’aura del principe scomparve, e i suoi capelli tornarono quelli di sempre. Il Saiyan, quindi, cadde sulla schiena.
“Ho… ho fallito” esclamò ad alta voce il principe, mentre vedeva le immagini vorticare, e tutto farsi meno chiaro sotto l’accecante luce del sole. Vedeva tutto deformato, poiché quell’assurdo gesto gli aveva prosciugato le energie.
“Si. E anche tanto” disse una voce. Ed ecco che il principe vide un’alta figura in mantello e turbante davanti a lui. Girò la testa a sinistra, così che i suoi occhi potessero starsene tranquilli senza incontrare i raggi solari. La vista incominciò a tornare, ma con essa non tornò l’orgoglio del principe, infranto in mille pezzi.
“Io… non ho bisogno di aiuto! Vattene via, ora!” esclamò iracondo il principe. Junior non batté ciglio, e gli porse una mano, per aiutarlo a rialzarsi. Vegeta la vide con la coda dell’occhio, ma si rifiutò di girarsi nella sua direzione: il suo ego era davvero a pezzi, e non riusciva ad accettare che Junior fosse venuto in suo aiuto.
“No. Non me ne vado” sentenziò Junior, senza esitazione. Il principe dei Saiyan chiuse le mani in pugni, e li strinse forte. Non se ne parlava proprio: quel namecciano doveva sparire da quel giardino.
“Te lo ripeto un ultima volta: vattene!” urlò il principe, finalmente voltando la testa verso Junior. Ma egli non si scompose un minimo davanti alla rudezza del principe, che lo squadrò, pieno di odio.
“Lasciami in pace. Se credi che io abbia bisogno di aiuto, ti sbagli. Io sono il principe dei Saiyan, e non richiedo aiuto neanche ai miei simili! Quindi, tantomeno accetterò di essere soccorso da un namecciano come te, Junior! E ora vai via!” sbraitò Vegeta. Ma Junior non si mosse lo stesso.
“Sai, Vegeta, comprendo la tua frustrazione. È dura sapere che dei miseri terrestri stanno raggiungendo un livello simile al tuo” disse Junior, lasciando di stucco Vegeta, che rimase con la bocca aperta per un po’, senza sapere cosa dire. Poi, le parole gli uscirono con naturalezza.
“Tu... tu... via. Non mi interessa ciò che pensi. Il mio dolore è soltanto il mio, e non voglio condividere nulla con te! Ora, ti prego, fammi un favore: usa i tuoi poteri per prendere il volo, e per sparire dalla mia vista!” disse maleducatamente Vegeta, tenendo successivamente la bocca serrata e lo sguardo imbronciato, sperando che bastassero a far spaventare Junior. Ma si sbagliava di grosso.
“E invece non penso sia solo il tuo. Non sai com’è essere nei miei panni. Prima il migliore su questo pianeta insieme a Goku, voglioso di vendetta proprio contro di lui, che uccise mio padre; ora, sono diventato un guerriero in confronto a voi Saiyan di misero livello. Eppure, sento ancora di potercela fare. In questi mesi, più volte mi è venuta una fitta al cuore, pensando all’ormai mostruoso livello di Goku. Lui è così forte, e non smette di migliorare. Sai, Vegeta: per quanto noi due possiamo provarci, ho paura che non raggiungeremo mai il suo livello” disse Junior, senza però perdere la calma, anche se nella sua voce si poteva udire la rabbia che provasse per quell’argomento. Ma nonostante quella confessione, l’idea di Vegeta non cambiò.
“Questa cosa è senza senso! Perché sei venuto qui! Perché adesso sembri tanto l’avere a cuore il superare Kaarot!?” domandò rabbiosamente Vegeta. La risposta di Junior non si fece attendere.
“Perché sento che continuare ad affidarci a lui sia troppo rischioso. Non fraintendermi, non sto dicendo che Goku sia scarso. Solo che dobbiamo anche noi cercare di fare la nostra parte. Non possiamo sempre essere degli aiutanti. Se arrivasse un avversario dal potere di un Super Saiyan Tre ed oltre, in pochi sarebbero capaci di batterlo” spiegò Junior. Vegeta lo guardò ancora con diffidenza, ma il suo sguardo non rappresentava davvero ciò che provava dentro di sé. Il desiderio di Junior era forte, e aveva come accesso delle speranze in Vegeta: anche lui si sentiva frustrato, perché bloccato eternamente al Super Saiyan di Secondo Livello; perché, per quanto ci avesse provato in tutti quegli anni, alla fine in un modo o nell’altro Kaarot continuava ad essere sempre un passo avanti a lui. Adesso, aveva trovato come un alleato, anch’esso dai forti ideali. Esattamente come i suoi.
“Io e te siamo simili, Vegeta, perciò voglio stringere un patto con te. Ma sia chiaro: non è un patto egoistico. È per il bene della Terra. Se accetterai di fare questo patto, non dovrai pensare soltanto al tuo obbiettivo, ma anche alla salvezza del nostro pianeta” mise subito in chiaro Junior. Ma Vegeta era già d’accordo, perché qualcosa da proteggere lui l’aveva.
“Ci sto. Di cosa si tratterebbe questo patto?” domandò Vegeta, in tono di sfida. Non usava mai quel tono confidenziale, fuorché con Trunks, e neanche molto spesso.
“In pratica, io e te ci promettiamo di non smettere mai di allenarci e di cercare di raggiungere i livello di Goku, per il bene del pianeta. Per farlo, collaboreremo negli allenamenti. Ci stai?” spiegò Junior. Vegeta annuì immediatamente con il capo.
Nei giorni successivi, i due cominciarono ad allenarsi insieme, imparando a conoscersi meglio. Vegeta scoprì che Junior aveva scelto lui per quel patto perché sentiva di essere simile a Vegeta: una persona dal passato oscuro, che però aveva saputo riemergere e superare le vecchie ferite. Inoltre, Junior gli aveva anche rivelato che, per quanto il suo desiderio di proteggere la Terra fosse forte, la sua voglia di riuscire a raggiungere o a superare Goku era quasi pari a quella di Vegeta. Junior si era stancato di fare la comparsa: il suo spirito di guerriero stava ritornando a galla, e con esso la voglia di mettersi in gioco, di sfidare il destino, di andare in braccio al nemico. Ma non poteva farlo restando così debole: doveva essere pronto a qualsiasi tipo di nemico. Il problema è che anch’egli sapeva che purtroppo ciò era molto difficile: il suo livello era ben lunghi da essere simile a quello di un Super Saiyan. Dopo un po’, Junior spiegò questo suo timore a Vegeta, che però non gli pensò fosse troppo grave, e gli disse semplicemente che sarebbe riuscito a raggiungere il loro livello. Ma nei successivi allenamenti, Junior sembrò sempre giù di morale. Sembrava quasi che si allenasse forzatamente. Vegeta notò questo stato d’animo, e capì al volo il motivo. Non poteva lasciare Junior in quello stato: per quanto continuasse a trattarlo in maniera un po’ scorbutica, si era affezionato al namecciano. E non voleva che si arrendesse. In quei giorni stava facendo grossi progressi. Doveva aiutarlo a tirarsi su. Così, un giorno, ancora prima che iniziassero gli allenamenti, lo avvicinò, e gli disse di voler ridisegnare il patto.
“Ridisegnare il patto?” chiese sbalordito Junior, sgranando gli occhi.
“Si” rispose fermamente Vegeta, per poi continuare.
“Il patto resterà attivo fino a quando non arriverà il giorno in cui riusciremo a raggiungere una trasformazione che raggiunga il Super Saiyan Tre di Kaarot!” gli disse Vegeta. Junior lo guardò perplesso.
“Una… una trasformazione? Non credo che sia possibile, per me. Insomma, non sono un Saiyan” spiegò Junior. Ma Vegeta non voleva sentire ragioni.
“E chi te lo dice? Ti ricordi che anche Freezer riusciva a trasformarsi? Era forse anche lui un Saiyan? No! Chi ti dice che voi namecciani non possiate avere una trasformazione al pari di noi Saiyan? Sono sicuro che prima o poi, questa trasformazione arriverò. Fino ad allora, quindi, continueremo ad allenarci. Chiaro? Attenderemo il giorno, dovessero anche volerci decenni! E adesso, riprendiamo l’allenamento” concluse Vegeta. I due, pochi attimi dopo, ripresero ad allenarsi, e Vegeta poté vedere che Junior sembrava essere come rinato: era più veloce e preciso, più motivato. Non sapeva se avesse fatto bene a dirgli quella bugia. Non credeva neanche lui che esistesse una trasformazione per i namecciani, altrimenti Junior avrebbe dovuto sbloccarla. Ma in fin dei conti, chi poteva saperlo? Poteva anche essere che fosse molto difficile da sbloccare, e che Junior ancora non ci fosse riuscito. Vegeta, però, con quel patto pose anche a sé stesso un obbligo: doveva raggiungere, in un modo o nell’altro, il Super Saiyan di Terzo Livello. Stava facendo così tanti sacrifici, e non voleva che andassero sprecati.

*                    

Fu in quel momento che il principe si rese conto di non poter mollare. Tutto quello per cui avevo speso tempo, tutti i suoi sacrifici… sarebbero stati vani. Non poteva farsi vincere da delle misere fiammelle. Lui doveva reagire. Mentre il corpo di Goku veniva lanciato lontano da Natrosce, e mentre Fareus si apprestava a colpirlo con un Ki Blast, qualcosa accadde a Vegeta. L’aura gialla del Super Saiyan lo circondo. Era davvero splendente, e anche potente: appena Vegeta la espanse, le fiamme si spensero immediatamente. I due fratelli udirono il rumore: Fareus ritrasse il suo braccio, e insieme al fratello si girò. Rimase paralizzato davanti a cotanta magnificenza: Vegeta si stava rialzando, avvolto da quella splendente aura. Egli dava le spalle ai due fratelli, che poterono osservare i suoi lunghi capelli dorati. I due rabbrividirono. La sua forza era spropositata, quasi il doppio di quella di Fareus. Quando il principe si fu completamente rialzato, con una mano si tastò vari punti dei lunghi capelli. Senza che venisse visto, sorrise. 
“Peccato che tu non sia sveglio in questo momento, Kaarot. Non vedrai la magnificenza…” e qui Vegeta si fermò girandosi verso i due fratelli, che trasalirono immediatamente.
“Del Super Saiyan di Terzo Livello del principe dei Saiyan!” e dopo aver detto questo, Vegeta stese il braccio sinistro in orizzontale, con il palmo aperto e la mano rivolta verso i due avversari. Attorno alla mano, iniziò a concentraci una scura energia viola. Natrosce e Fareus pensarono a cosa fare, ma i loro cervelli erano fin troppo lenti per contrastare quella mossa.
“Polverizzatore Devastante!” urlò Vegeta, stendendo quindi il braccio in avanti. Dal palmo della mano, partì un enorme onda di energia, di colore viola scuro. I due fratelli non riuscirono a fare neanche un passo, che la lucentezza dell’onda. Poi, un esplosione, l’onda che si dissolse, e un’enorme coltre di fumo che si innalzò. Le aure dei due fratelli non c’erano più.
“Vittoria” esclamò contento Vegeta. Si sentiva come rinato: quella trasformazione in Super Saiyan Tre era come se lo avesse totalmente guarito. Non sentiva neanche più un briciolo di stanchezza. Sentiva soltanto la soddisfazione della vittoria. Guardò per poco la coltre di fumo, poiché il suo sguardo si voltò automaticamente verso il corpo di Goku, a terra vicino alla fine del sentiero che avevano percorso per raggiungere per posto.
“Chissà come ti sentirai, Kaarot. Non sopporterai l’idea che io ti abbia raggiunto” esclamò Vegeta, per poi dirigersi verso il corpo di Goku.

                                                                                                     

                     

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