Qualcosa da proteggere

di Lady Atena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scambio di corpi ***
Capitolo 2: *** Le estati di Takeshi ***
Capitolo 3: *** La partenza di Xanxus ***
Capitolo 4: *** La morte di Lavanda ***



Capitolo 1
*** Scambio di corpi ***


Nella sala d’attesa dell’ospedale, Tsuyoshi teneva in braccio Takeshi neonato, guardandosi nervoso attorno, dove altri padri aspettavano i propri figli.
Fece per infilare la mano nella tasca interna del kimono, quando in lontananza vide Tsukoshi seguito dal figlio Tadashi, il bambino dai capelli mori camminava tenendo la manica della maglia del padre. 
Tsuyoshi scattò in piedi e raggiunse Tsukoshi a passo svelto, mentre il neonato si dimenava tra le sue braccia.
“Devi aiutarmi, o Lavanda scoprirà tutto”.
Tsukoshi inarcò un sopracciglio.
“Io sono sicuro che la signorina abbia già capito tutto, ma quale sarebbe il tuo problema?”.
Tsuyoshi gli porse il fagotto in cui era avvolto Takeshi, un ciuffetto di capelli moro dalle sfumature rosse fece capolino dalla copertina e il neonato guardò Tsukoshi con immensi occhi blu persico.
“Ha gli occhi di …” fece Tsuyoshi, e la voce gli tremò.
Tsukoshi annuì, dando l’indice al neonato, che glielo strinse con entrambe le manine e se lo portò alle labbra.
“Con la mia Pioggia non posso fare nulla per il suo aspetto, ma possiamo cercare qualcuno con cui scambiarlo con la tua Terra”.
Tadashi tirò ripetutamente la manica del padre, Tsukoshi lo prese in braccio e il bambino si sporse verso il neonato.
“Come si chiama?” chiese.
Tsuyoshi sorrise.
“Taki. Takeshi”.
Tsukoshi lo guardò e arrossì leggermente, mentre Tadashi sporse la mano verso il neonato. Takeshi gli prese la mano, se la portò al visino e vi si strofinò contro. Tadashi batté gli occhi castani a bocca aperta.
“È una cosina così speciale” sussurrò.
Tsukoshi strinse le labbra, chinando il capo.

Il piccolo Tsuyoshi fece una giravolta tra gli arcobaleni, i capelli cremisi gli danzavano attorno insieme a petali di rosa, una bambina dai capelli dello stesso rosso ridacchiava cercando di afferrare gli arcobaleni.
Tsukoshi sospirò, con un sorriso ebete.
“Sono così speciali” mormorò.

Con un sospiro, Tsukoshi rimise a terra il figlio, e Takeshi scoppiò a piangere. Tsuyoshi lo cullò, cercando di calmarlo, e Tadashi si sporse sulle punte delle scarpine da ginnastica.
“Non piangere, ti proteggo io” disse.
Allungò la mano a sfiorargli il ciuffetto dai riflessi cremisi, il bambino gorgogliò e gli afferrò con decisione due dita. Tadashi sorrise, sporgendosi tutto verso il neonato.
“Puoi dargli il mio, di aspetto”, fece, “se lo proteggerà, glielo cedo volentieri”.
Tsuyoshi si chinò per fare in modo che il bambino arrivasse all’altezza di Takeshi, strinse le labbra.
“Piccolo, rinunciare al tuo corpo così non è una buona cosa”.
Tsukoshi annuì, guardando dall’alto il figlio.
“Takeshi penserà che il corpo è suo, e tu non potrai mai riaverlo indietro”.
Tadashi guardò il neonato che si strofinava contro la sua mano, con un sorriso dolce.
“Non fa niente. Ne vale la pena”.
Tsuyoshi sospirò, alzando gli occhi castani su Tsukoshi.
“Ti somiglia troppo” fece.
Tsukoshi accennò un sorriso, scompigliando i capelli mori del figlio.
“Spero che a te vada meglio”.  

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Capitolo 2
*** Le estati di Takeshi ***


Odore di carne secca e salumi invadeva l’aria della macelleria. Tsukoshi era impegnato a sistemare dei cartellini del prezzo, mentre Tadashi stava nel retro del locale, seduto davanti un quaderno a eseguire dei calcoli. 
Udì un fruscio e alzò il capo, da un portale di Fiamme arancioni nascosto per metà da un armadio apparve il piccolo Takeshi di tre anni.
Il bambino sorrise raggiante, corse da Tadashi e gli prese la mano.
“Sono tonnato a trovare le mamme e papà!” esclamò.
Tadashi sospirò con un mezzo sorriso e si alzò in piedi, si sporse dalla porta.
“Papà, Takeshi-sama è tornato anche questa estate”.
Tsukoshi si rizzò, pulì le mani sul grembiule sporco di sangue e guardò i due.
“Lo immaginavo”, fece, “Tadashi, accompagnalo dal Piccolo Boss, voglio evitare di fare come l'anno scorso che è scappato e andato da solo comunque”.
Tadashi annuì, prese il bambino in braccio e uscì dalla macelleria; passando sotto l'insegna che riportava scritto Tashi's meat.
“Devi davvero spiegarmi perché torni qui ogni estate. Capisco che da neonato tua madre ti ci ha portato, ma non è un motivo”.
Takeshi gli strinse le braccia attorno al collo, dimenando i piedi uniti.
Pecché ci sono Boss e Cielo, e anche le mamme e papà. Io voglio stare lì”.
Tadashi sospirò, avanzando tra le stradine del villaggio.
“Per andare in quel centro a Napoli dobbiamo usare i portali di trasporto con Fiamme del Cielo, non sono certo ti facciano bene”.
Takeshi gli sorrise, due dei denti davanti gli mancavano.
“Io ce la faccio! E così poi racconto tutto alla lavatrice!”.
Tadashi scosse il capo, gli scompigliò i capelli mori.
“Come vuoi, Takeshi-sama”.

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Capitolo 3
*** La partenza di Xanxus ***


Di fronte la porta di una clinica, Xanxus teneva Tsuna e Hayato di quattro anni e mezzo in braccio, dietro la gamba c’era un piccolo Kyoya di sette anni che spintonata Mukuro di otto lontano da sé, mentre Takeshi di cinque anni cercava di mettersi tra i due.
Xanxus prese in braccio Kyoya con uno sbuffo, lo poggiò vicino ad Hayato e Tsuna e spinse Takeshi verso Tadashi, ormai quindicenne come Xanxus.
“Puoi riportare lui, Tsuna e Kyoya a casa in Giappone” disse Xanxus, “mi togli un bel viaggio”.
Tadashi scrollò le spalle, prese la mano di Takeshi, si fece dare in braccio Tsuna che allungò le manine verso Hayato, mentre quest’ultimo scoppiava a piangere. Xanxus lo cullò, stringendolo al petto.
“Non vogliono mai separarsi”.
Mise in terra Kyoya, che corse a nascondersi dietro Tadashi mentre Mukuro ridacchiava. Tadashi sospirò, indicò a Kyoya di dare la mano a Takeshi.
“Non so come tu riesca a gestirli tutto il giorno per tutta l’estate, piuttosto”.
Xanxus indicò dentro con la testa.
“C’è anche Erik, e poi passano quasi tutto il tempo a giocare”.
“Kyoya ogni tanto però mi morde a morte!”, s’inserì Takeshi, “perché vuole farmi diventare un buon guardiano per Boss e Cielo”.
“Ti ho detto che non puoi fare il guardiano a tutti e due!” strillò Kyoya.
Xanxus sospirò e scosse il capo, sistemò meglio Hayato in braccio e sollevò anche Mukuro.
“Piuttosto, io parto per Venezia, devo trovare Squalo, è da troppo che non si vede. Lussuria non si fida a guardarli senza di me, perché ha paura venga qualche uomo del Nono che non sia Iemitsu o Levi a cercarmi e faccia del male ai bambini”.
Tadashi annuì, stringendo con forza la mano di Takeshi, che era impegnato a fare ‘ciao’ con la mano a Tsuna in braccio.
“Quindi”, fece Tadashi, “per un po’ non posso portarteli”.
Xanxus annuì, diede un bacio sulla fronte a Tsuna, si chinò e guardò Takeshi e Kyoya.
“Capito? Non ci sarò, quindi non scappate per venirmi a trovare”.
Kyoya gonfiò le guance, con gli occhi indaco lucidi.
“Io non scappo!” protestò.
Takeshi rise, scattando sull’attenti.
“Agli ordini, Imperatore!”.
Xanxus sospirò, scompigliò i capelli a Takeshi, diede un bacetto a Kyoya e si mise in piedi.
“Ci vedremo al mio ritorno” promise.
Tadashi annuì, sistemò meglio Tsuna in braccio e si voltò, dirigendosi verso la propria macelleria.

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Capitolo 4
*** La morte di Lavanda ***


A casa Yamamoto, Tadashi guardava il piccolo Takeshi di sei anni impegnato nel disegnare dei kanji sul quaderno, da dietro di lui proveniva il lieve russare della madre, la luce della luna filtrava dalle finestre socchiuse.
Il telefono squillò, Tadashi rispose e lo avvicinò all’orecchio.
“Come sta Takeshi?” chiese Tsuyoshi.
“Tutto bene, sta facendo i compiti”, rispose Tadashi, “sua moglie dorme”.
Takeshi posò il pennino, allungò le mani e prese il telefono.
“Papà? Sono quasi le sette di sera, ho fame”.
Tsuyoshi rise.
“Papà tra poco torna a casa. Tu occupati della mamma”.
Takeshi annuì, con decisione.
“Ci penso io!”.
Tadashi sorrise dolce, prese il telefono.
“Fai con calma, zio. Non mi pesa badare a Takeshi”.
Tsuyoshi mugugnò un assenso.
“Non voglio che cresca con un padre assente, tutto qui”.
Tadashi sospirò, attaccò la telefonata e ripose l’oggetto.
Si sentì un mugugno, Lavanda si alzò in piedi e avanzò strascicando i piedi.
“Mamma?” pigolò Takeshi.
Tadashi scattò in piedi mettendosi davanti a lei, la donna lo guardò e gli girò intorno, i capelli grigi le ricadevano davanti al volto fino alle ginocchia.
“Devo andare da mia sorella” sussurrò roca.
Prima che Tadashi potesse fermarla le finestre esplosero, una serie di ninja entrarono nella casa tra una cortina di fumo. Tadashi afferrò Takeshi e lo portò dietro di sé, cercando di scrutare tra la nebbia che aveva invaso la stanzetta.
“Prendete il bambino!” urlò una voce.
Takeshi scattò verso il comodino, afferrò la propria lametta per le unghie e con uno scatto trafisse l’uomo che gli era andato incontro. Tadashi sgranò gli occhi, si spostò di lato e vide un ninja passargli davanti.
Tadashi lo afferrò per un polso, un secondo ninja cercò di colpirlo alle gambe e lui balzò, ma fu costretto a lasciare il primo nemico, che andò verso Takeshi. Takeshi recise con un colpo netto la giugulare del ninja, balzò e infilzò la lametta nell’occhio di un terzo. La rigirò facendo gridare il nemico, la estrasse e atterrò acquattato.
Il fumo si stava diradando, Tadashi si guardò intorno vedendo altri quattro ninja, ma nessuna traccia di Lavanda.
“Dov’è la mia mamma?!” strillò Takeshi.
Un ninja gli andò contro, il bambino schivò e Tadashi fece lo sgambetto al ninja, facendolo cadere in terra. Fece per girarsi, ma Takeshi scattò in avanti e con dei movimenti fulminei uccise gli altri tre ninja.
Quello in terra si girò di schiena, sgranò gli occhi blu notte e tolse la maschera, rivelando un giovane dai tratti delicati. Takeshi si voltò verso di lui, gli puntò contro la lametta delle unghie.
“Hai preso tu la mia mamma?” chiese.
Il giovane negò, pallido in volto.
“Noi eravamo qui per te, ci ha mandato il Nono Yamamoto, sono suo figlio come tu sei suo nipote”.
Tadashi lo raggiunse, tirò indietro Takeshi e porse la mano al giovane.
“Torna a raccontare cosa succede a chi prova a portarlo via da suo padre”.
Il giovane prese la mano, si alzò in piedi e lanciò un’altra occhiata a Takeshi.
“È proprio l’erede della signora …”.
Takeshi lo guardò, le iridi castane scintillarono.
“La prossima volta che provi a portarmi via dal mio papà non ti beccherai solo uno sgambetto”.
Il giovane deglutì, si rimise la maschera e uscì dalla finestra distrutta. Tadashi guardò i cadaveri attorno a loro, sospirò.
“Come lo spieghiamo a Tsuyoshi?” si chiese.
Si sentì un urlo femminile da fuori, Takeshi sgranò gli occhi.
“Mamma!” urlò.
Fece per scattare verso la porta, un terremoto scosse la casa e Tadashi afferrò il bambino. Lo spinse sotto il letto, lui aderì al muro sentendo tutto tremare attorno a loro, soprammobili caddero in terra e la sedia sbatté contro il tavolo, le cui gambe parevano sul punto di rompersi.
Il terremoto si calmò, Tadashi raggiunse il letto e si chinò.
“Stai bene?”.
Takeshi annuì, uscì da sotto il letto, pallido.
“Papà lo sa” sussurrò.
In quel momento, Tsuyoshi varcò la soglia con il cadavere di Lavanda, sporco di sangue, in braccio.

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