Forbidden Love

di Astrid lover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fire and Blood ***
Capitolo 2: *** It will be a long year... ***
Capitolo 3: *** A hard beginning ***
Capitolo 4: *** Forgotten Memories ***



Capitolo 1
*** Fire and Blood ***


FORBIDDEN LOVE

POV. HICCUP
Urla. Solo urla riesco a sentire nella completa devastazione che alberga trionfante a Berk. Una pesante cappa di nebbia rende la battaglia ancora più difficile e dona all’aria un odore pesante di morte e sangue. Con piccoli passi silenziosi cerco di muovermi arrancando tra alcune goccioline di pioggia che cominciano a bagnare le nostre teste, mentre brandisco con estrema tensione la mia spada di fuoco, concentrato sulla prossima mossa da fare. Ma la concentrazione è troppa, tale che io non mi sia proprio reso conto della presenza di qualcuno alle mie spalle. E da lì, sento solo dolore. Le mie mani si posano poco sotto il torace, nella vaga speranza di fermare il sangue che, copiosamente, sgorga tingendo il terreno di rosso. La vista comincia lievemente ad offuscarsi, ma riesco ancora a vedere gli splendidi occhi di cristallo di una ragazza a me familiare, prendermi fra le braccia prima di accasciarmi a terra.
“Hiccup!!” grida lei cominciando a piangere, e mettendomi una mano sulla guancia.
“No no no… silenzio…” la zittisco guardandola debolmente e accennando un piccolo sorriso rassicurante.
“Hiccup non ti azzardare a chiudere gli occhi.” Mi ordina con voce rotta dal pianto.
“Astrid è impossibile…” sussurro ormai senza forze.
“Hiccup!!! Hiccup avanti svegliati! No!!” queste sono le ultime parole che sento prima di serrare le palpebre e esalare l’ultimo respiro, con il ricordo amaro di aver sentito la mia migliore amica piangere disperata sul mio corpo ormai privo di vita. Ma c’è qualcosa di strano. Con mia sorpresa, mi risveglio disorientato in un posto a me ignoto. Cammino un po’, guardandomi intorno, finché non mi accorgo di essere ai piedi di un enorme castello di pietra bianco, dalle guglie appuntite d’oro. Molto titubante, entro nella reggia e non posso fare a meno di sgranare gli occhi.
“Meraviglioso, sono morto!” esclamo osservando il paesaggio dalla finestra, o forse farei meglio a dire, osservando Asgard e il suo ponte d’arcobaleno che ci collega con la terra. Una mano si posa sulla mia spalla con una pacca amichevole, così giro la testa, trovandomi vicino il volto di un uomo anziano, con un armatura argentea addosso. Prima che io possa balbettare qualcosa di incomprensibile, lui sorride e mi scompiglia i capelli.
“Tu devi essere Hiccup.” Esordisce. Io annuisco, impietrito. “Perfetto. Io sono Odino.” Continua.
“Qui-quindi i-io sono morto..?” dico in una sorta di affermazione.
“Esatto. Ma presto riavrai la tua vita.”
“Come scusi?” chiedo girandomi nuovamente, ancora più confuso.
“Si… più o meno avrai di nuovo una vita. Per ora, sappi solo che hai molta strada da fare ragazzo.” Spiega, facendomi cenno di seguirlo.
“Cosa? Co-come io no-non capisco…” balbetto mettendomi le mani nei capelli, camminando al suo fianco.
“Capirai presto, giovanotto.” Dice sorridendo compiaciuto e accennando una risata.
“Quindi… ricapitolando… sono morto, sono ad Asgard, sto parlando con il dio Odino... e tornerò in vita?” domando, riordinando le troppe informazioni ricevute.
“Ogni cosa a suo tempo ragazzo.” Afferma il dio. Io scuoto un po’ la testa, ridendo nervoso ed esterrefatto, mentre Odino mi porta in una sala enorme, con una lastra al centro che riflette diversi angoli della terra. Ci fermiamo e lui si para davanti a me, mettendomi le mani sulle spalle. “Tu, sarai come il protettore di una persona che ti verrà affidata. Dovrai fare di tutto perché non le accada niente, che sia al sicuro. Non ti può nè sentire nè vedere. Tuttavia devi stare comunque attento a non farti scoprire, per nulla al mondo.”

ANGOLO AUTORE
Hello everyone!! Eccomi, sono tornata con i miei scleri mentali. Come inizio è piuttosto triste, lo so e andando avanti lo sarà ancora di più! No dai, scherzo, ma un po’ di malinconia ci sarà (embeh, sarebbe strano se in una mia storia non ci fossero problemi). Quindi, non mi resta che salutarvi e prepararmi per questo nuovo viaggio insieme.
Un bacione e recensite numerosi
Astrid.

P.S. Perdonate la grandezza del capitolo, so che è indegno. Ma è per introdurre ciò che succederà nei prossimi capitoli, mi rifarò. PROMESSO

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Capitolo 2
*** It will be a long year... ***


CAPITOLO 2

POV. Hiccup
“Quindi… chi mi verrà affidato?” chiedo girandomi verso Odino. Il dio sorride e indietreggia di qualche passo.
“Calma ragazzo non avere fretta, sei appena arrivato. Non sei pronto per scendere di nuovo a Midgard. Sei inesperto e… ferito” dice indicandomi, con una sorta di sorrisino beffardo nascoso dalla lunga barba argentea. Istintivamente volgo lo sguardo dove segnalato e… fantastico, mi ritrovo a passeggio per Asgard con la pancia bucata. Le cose vanno sempre meglio. Deduco di aver fatto una faccia delle mie solite, perché Odino scoppia a ridere di gusto. Ma seriamente, anche da morto gli dei devono prendersi gioco di me?
“Tranquillo ragazzo, ho convocato qui una valkiria che si prenderà cura di te e ti spiegherà tutto quello che devi sapere.” Aggiunge guardando oltre le mie spalle e sorridendo. Seguo il suo sguardo, voltandomi verso la soglia dove una ragazza dai lunghi capelli castani e la carnagione chiarissima attende timidamente di essere interpellata. “Vieni pure avanti Ingrid” la chiama Odino. La giovane accenna un inchino e avanza verso di noi, alza lo sguardo verso di me e mi sorride cortesemente, poi si rivolge al dio.
“Mio signore sono onorata per la vostra convocazione” esordisce.
“Mia cara, questo è il ragazzo di cui dovrai occuparti.”
Ingrid si volta nuovamente verso di me e i suoi occhi marroni incontrano i miei. Ehm… fissandomi… dopo qualche secondo la vedo arrossire e scuotere la testa sbattendo velocemente le palpebre.
“E-ehm s-scusatemi… io sono Ingrid… Ecco… sono la tua valkiria e sono a tua completa disposizione…-“ la ragazza si blocca e guarda Odino come se fosse in cerca di consenso. Il dio le sorride incoraggiante e lei ritorna a guardarmi. “- ora se vuoi seguirmi… penso a medicarti questa” conclude accennando alla ferita.
“Oh sì certo, ti ringrazio” rispondo avvicinandomi a lei. Ingrid sorride timidamente e si inchina nuovamente ad Odino, il quale io omaggio con un cenno del capo.
“Piacere, io sono Hiccup Horrendous Haddock III” mi presento porgendole una mano, una volta usciti dalla sala e voltato l’angolo. Lei si ferma e, titubante, me la stringe.
“Piacere mio. Comunque so chi sei, sono io che ti ho salvato.” Dice riprendendo a camminare.
“Salvato?”
“Sì… se così si può dire. Noi valkirie ci occupiamo di portare i guerrieri valorosi caduti in battaglia nel Valhalla. È davvero un caso che Odino ti abbia affidato a me. Ho assistito alla tua morte e ti ho ritenuto degno di essere un protettore. Il bacio di una valkiria può-“
“Il cosa??” la interrompo bruscamente. Lei non si volta a guardarmi, ma posso immaginare il rossore sul suo viso.
“È così che noi valkirie rendiamo possibile il trasferimento dell’anima ad Asgard. Ognuna di noi ha un solo bacio a disposizione. Senza, non potresti diventare un protettore, un guerriero di Odino. Saresti semplicemente finito nel Valhalla, se ritenuto degno. Altrimenti ad Helheim, nel peggiore dei casi.” Spiega lei. Pazzesco, sono stato baciato da una valkiria ma non sono riuscito a baciare la ragazza che amo, perché sono morto, nel fiore dei miei diciannove anni. Questo è davvero pazzesco.
“E quindi avresti sprecato il tuo unico bacio per me?”
“Io non ho sprecato assolutamente niente. Ho visto qualcosa di diverso in te Hiccup, qualcosa di speciale, che tu non riesci a vedere. Non ho potuto perdere questa occasione, farai grandi cose, cose che nessuno ancora è riuscito a fare. E per qualsiasi cosa tu abbia bisogno… basta chiedere.” Conclude lei sorridendo dolcemente, fermandosi davanti ad una porta. Tutto sommato, non posso negare di esserle grato. “Questa è la tua camera”
“Cavolo, pensavo di essere morto, non in vacanza.” sento dire dalla mia bocca. Per lo meno Ingrid ride al mio penoso sarcasmo.
“Può sembrare una passeggiata di salute ora, ma domani rimpiangerai di averlo pensato.”
“Non promette per niente bene.”
“Puoi dirlo forte.”
“Ti ringrazio Ingrid. Quindi… a domani.” Dico mettendo una mano sulla maniglia.
“Non così in fretta. Forse dimentichi di essere stato trafitto da una spada qualche ora fa…”
Diamine, sta diventando seccante questa faccenda. Prima la gamba, poi la pancia. Ma ce la faccio a rimanere tutto intero per cinque minuti? Ah già, sono morto…
“In camera troverai un asciugamano sul letto. Ti servirà per coprirti… ehm… sotto… quando uscirai fuori e andremo alla bokmal.” Prosegue
“Alla cosa??”
“Tu entra in camera e cambiati, ti aspetto fuori.” Dice lei. E va bene… Entro nella stanza e avverto un tuffo al cuore: è esattamente identica a quella che era camera mia, a Berk, lasciata esattamente così com’era prima che subissimo l’attacco di quelle strane creature. I miei appunti sulla scrivania, la candela consumata nello stesso punto di prima… L’unica differenza sta nell’asciugamano piegato sul letto. Mi spoglio con tutta calma, studiando per bene la ferita. Infine avvolgo i fianchi con l’asciugamano ed esco dalla camera, trovando Ingrid seduta vicino alla soglia con un libro in mano.
“Cosa leggi?” le chiedo accompagnando la porta della stanza alle mie spalle. Lei chiude il libro di scatto e alza lo sguardo verso di me, arrossendo pesantemente.
“I-io? Aah nulla, un libro sulle creature dei nove regni. Non ha importanza. Seguimi.” Dice alzandosi.
“Dove staremmo andando di preciso?”
“Alla bokmal, la sorgente. In poco tornerai come nuovo. Rilassati ora perché poi non ne avrai più occasione.” Afferma lei.
Alla faccia di chi dice che chi muore va a vita migliore… Usciamo dalla reggia e ci dirigiamo in un giardino curatissimo, con mille varietà di fiori dai vari colori e profumi e, credo, poteri. Ingrid si avvicina ad una pianta dai fiori rosa e una corolla molto grande e luminosa. Coglie un fiore e immediatamente se ne genera uno nuovo al suo posto, prende una boccetta e lo scuote delicatamente in modo che una polverina gialla cada all’interno dell’ampolla, poi riprendiamo il cammino. Dopo qualche minuto trascorso tra i vari giardini della reggia, Ingrid mi indica una grotta che risplende di un bagliore azzurro-cristallino dall’interno. Come gli occhi di Astrid… chissà come sta…
“Tutto quello che devi sapere Hiccup è che ti aspetta un anno di duro addestramento. Alla fine del tuo percorso scoprirai quale sarà il tuo protetto. Per il momento ti basta sapere che sarai mio allievo. Vai, ho già messo la polvere nell’acqua, la ferita si rimarginerà subito, non sembrerà nemmeno che tu l’abbia mai avuta.” Dice Ingrid risvegliandomi dai miei pensieri. Annuisco ed entro nella grotta e in poco mi ritrovo già del tutto immerso nell’acqua piacevolmente calda della piscina naturale. Come mi aveva anticipato lei, la ferita scompare dalla mia pelle con un bagliore d’orato. Chiudo gli occhi e appoggio la testa al bordo della vasca. Sarà un anno davvero lungo.

Angolo autrice 
Eh... cosa posso dire? Non so ormai quanti anni siano passati dall'ultima volta che ho messo piede su questo sito. Davvero molti. Non posso fare altro che chiedere scusa per l'assenza clamorosa, ma cause di forza maggiore mi hanno tenuto lontana per molto tempo. Ma ho sentito la voglia forte di ritornare alle origini ed eccomi qui con un capitolo nuovo di trinca scritto di filata oggi. Non posso promettere che ci saranno aggiornamenti nel breve tempo, ma cercherò di continuare questa storia (sperando di non farvi aspettare altri dieci anni prima del prossimo capitolo!).
Spero vivamente che il capitolo possa piacervi, è di transizione quindi potrebbe risultare noioso, ma è fondamentale per lo sviluppo dei fatti. In ogni caso fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio grande
la vostra Ast

Legenda
Helheim: uno dei nove mondi della cosmologia scandinava, la dimora dei morti. È il regno più basso di tutti i mondi, ed è descritto come una landa oscura e gelata, sferzata dal vento e battuta dalle piogge. La popolano le ombre delle persone che si sono macchiate di gravi colpe (tradimento, assassinio), ma anche le anime di coloro che sono morti senza gloria o di malattia.
Bokmal: parola scandinava che significa “sorgente”.

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Capitolo 3
*** A hard beginning ***


CAPITOLO 3

POV. Astrid
Non posso crederci. Tengo fra le braccia il cadavere freddo del mio migliore amico. È immobile, gli occhi chiusi, il petto fermo, le labbra serrate. No no, non può essere morto. Lo chiamo, prego gli dei che si risvegli e urli “sto scherzando! Ti sono mancato? Quanto hai avuto paura da uno a dieci?” così da poterlo prendere a pugni per lo spavento, per poi baciarlo e fargli capire che perderlo è l’ultima cosa che vorrei al mondo. La pelle perde colore e le sue lentiggini risaltano ancora di più in quella distesa bianco latte. Sono tutta sporca del suo sangue che tinge di rosso la candida neve attorno a noi. Si sentono delle urla, poi quelle creature orribili si alzano in volo e abbandonano Berk. Cosa sono quelle cose? Perché ci hanno attaccato e perché Hiccup è morto? Vorrei tanto saperlo, anche se le risposte non me lo riporteranno certo indietro. Ora è solo silenzio, silenzio e morte troneggiano sulla nostra isola. Io mi abbandono al pianto, un pianto disperato di cui non pensavo fossi capace, mentre in lontananza vedo Stoick avvicinarsi, ancora ignaro della sorte di suo figlio. Oh Hiccup, se solo non fosse troppo tardi.

POV. Hiccup
*Un anno dopo*
Mi sveglio nella mia stanza e subito il mio primo pensiero si rivolge ad una e una sola cosa: oggi scoprirò chi sarà il mio protetto e sarò pronto a tornare a Midgard. Mi sono allenato duramente durante quest’anno, Ingrid è stata un’ottima insegnante e un’amica disponibile per parlare di qualsiasi cosa, quando ne avevo bisogno. Stamattina devo incontrarla per l’ultima volta. In tutta onestà, mi dispiace davvero molto non vederla più. Mi alzo e mi lavo con l’acqua fredda che funge da duro schiaffo per risvegliarmi completamente dal mio sonno. Mi vesto con una specie di armatura di cuoio, del tutto simile a quella che avevo progettato io, giù a Berk, poi esco e mi dirigo nel luogo che ieri sera la mia valkiria mi aveva indicato, ovvero la stanza  più alta di una delle torri della reggia. Salgo i numerosi scalini e dopo almeno dieci minuti buoni, vedo Ingrid nella sala voltata di spalle con il suo solito abitino bianco e le spalline d’argento. Deve avermi sentito sputare un polmone, perché lei si gira con la sua solita grazia e mi sorride divertita.
“Buongiorno signore dei draghi” esordisce avvicinandosi a me brandendo un’ascia strana.
“Ehi” riesco ad ansimare piegato su me stesso, tenendo le mani sulle ginocchia, rivolgendole il sorriso più disinvolto che riesco a concepire e facendole un cenno con una mano.
“I gradini vi hanno stancato?” chiede lei, non mascherando minimamente il sorrisino sul dolce viso chiaro, nettamente in contrasto con i capelli e gli occhi scuri.
“No no, assolutamente no, sto uno splendore non vedi? E quella a cosa serve? Vuoi piantarmela in testa perché sono in ritardo? Peggio di così non può andare, sono già morto!” le domando alludendo all’ascia.
“No, no non sei nemmeno in ritardo. Ma se ti offri volontario per fare da bersaglio per qualche lancio, ti uso molto volentieri.”
“Lusingato dalla sua offerta milady, ma passerò per questa volta.”
Ingrid ride e si avvicina al centro della stanza, guardandomi.
“Allora Hiccup, quando arriverai a Midgard nessuno potrà sentirti né vederti. Nessuno, nemmeno il tuo protetto. Anche se in realtà…-“ Ingrid si blocca e mi guarda come se stesse dicendo qualcosa di proibito.
“In realtà cosa?”
“Niente niente, non ha importanza. Dicevo. Il tuo compito è vegliare su di lui, a qualsiasi costo e proteggerlo. Io sarò comunque qui a tua disposizione, per qualsiasi dubbio o altro. Dovrai solo chiamare Heimdallr che ti porterà qui tramite il Bifrǫst. Ah, quando le persone ti passeranno attraverso le prime volte sarà fastidioso, ma ci farai l’abitudine, tranquillo. Ho detto tutto? Penso di sì. Pronto per andare a Midgard?” domanda lei congiungendo le mani.
“Se rispondessi di no conterebbe?”
“Assolutamente no. Dunque, veglierai su Astrid Hofferson.”
Fermatevi tutti.
“Come hai detto scusa?!”
“Wow è questo il tuo modo di ringraziarmi?” esclama lei agitando l’ascia. No no no, una ragazza arrabbiata con un’ascia in mano? Meglio evitare la situazione. Falla calmare Hiccup… falla calmare o non credo gli dei ti concederanno di ‘ritornare in vita’ una seconda volta…  
“No cioè… intendo… wow… Astrid… proprio lei…”
“Sì, proprio lei.”
“Grazie Ingrid, davvero. Anche se lei… sa proteggersi benissimo da sola.”
“Oh fidati, non le farà male un po’ di aiuto. Specialmente se da parte tua.” Conclude voltandosi e protendendo le mani dinanzi a sé. La sua ascia brilla di un bagliore glaciale e davanti a noi si apre un portale attraverso il quale posso benissimo riconoscere i boschi di Berk. Mi avvicino a lei e la abbraccio, le tocco con un dito il nasino all’insù sorridendo e poi attraverso il portale. Inspiro l’aria pungente di Berk e mi volto per salutare Ingrid, la quale mi rivolge un sorriso prima di chiudere il passaggio alle mie spalle. Bene, ora sono solo e devo cercare Astrid. Mi soffermo a guardare il paesaggio constatando che non è cambiato nulla e un senso di forte malinconia mi scuote, soprattutto quando mi rendo conto che mi trovo vicino alla conca, il luogo dove ormai cinque anni fa ho fatto la conoscenza di Sdentato. Il mio migliore amico… quanto mi manca…
Scivolo giù per le rocce e con un salto mi ritrovo a terra ma, come alzo lo sguardo, il mio corpo si paralizza. Astrid, la ragazza dei miei sogni più innocenti da bambino e non, si trova seduta poco più avanti appoggiata a Sdentato, il mio fedele amico. È semplicemente bellissima: i lunghi capelli d’oro sono raccolti in una treccia che appoggia delicatamente sulla sua spalla, i suoi occhi di cristallo guardano un punto impreciso davanti a sé e potrei giurare che mi stia guardando, se solo non fossi invisibile. Indossa una maglietta rossa che le mette in risalto il seno e la vita stretta, a sua volta circondata da una gonna marrone con i soliti teschi. Le spalle coperte da un cappuccio di pelliccia, la stessa dei suoi stivali. Nella sua semplicità, è veramente divina. D’un tratto Sdentato comincia ad agitarsi e si alza, facendo allontanare Astrid bruscamente.
“Ehi bello, cosa succede?” chiede lei. La sua voce mi colpisce come un pugno gelido allo stomaco. Mi era mancata davvero da morire. Ed ecco il gioco di parole più azzeccato che potessi trovare… Sdentato allarga enormemente le pupille e si precipita davanti a me, cominciando a saltellarmi intorno e ad emettere mugolii che potrei paragonare ad un pianto. Cavolo, lui può percepirmi è vero.
“Sdentato, cos’hai? Hai trovato qualcosa? Non c’è nulla lì!” esclama Astrid avvicinandosi a noi, decisa a scoprire che cosa sia preso al mio drago. Già… non c’è nulla qui… se solo potessi vedermi.
“Ehi bello, anche io sono felice di vederti, non sai quanto amico mio, mi sei mancato tantissimo.” Dico a Sdentato, trattenendo le lacrime che bruciano negli occhi come fuoco ardente. Posso almeno parlare, no? Tanto non mi sentono.
“Cosa?! Chi è là??” domanda Astrid scattando rapidamente sull’attenti, brandendo l’ascia e guardandosi intorno. Non ci posso credere. Mi ha sentito. Ingrid aveva detto che sarei stato invisibile ad occhi e orecchie. Non è possibile.
La bionda si volta bruscamente e mi passa attraverso senza che io possa evitarlo; un senso di vuoto e di nausea pazzesco scuote le mie membra e sono costretto ad appoggiarmi alla parete rocciosa per riprendere stabilità. Stranamente, pare che anche Astrid abbia percepito qualcosa.
“Ma cosa…? Cosa sta succedendo qui? Sdentato torniamo a casa, credo di aver bisogno di riposare. Anche le allucinazioni ci volevano…” dice lei con un velo di tristezza negli occhi, accarezzando il muso di Sdentato che nel mentre si era calmato e salendo in sella. Astrid volge un ultimo sguardo verso di me, come non convinta che si trattasse di un’allucinazione, poi spicca il volo.
“Non ti sei sbagliata Astrid… io sono qui… sono qui per te.” Sussurro quando la perdo di vista. Qualcuno mi deve delle spiegazioni, anzi, rettifico, INGRID mi deve delle spiegazioni. Mi era sembrata troppo strana questa mattina, prima di aprire il portale. Mi sta chiaramente nascondendo qualcosa e in un modo o nell’altro troverò il modo di farle sputare il rospo. Questi sono i pensieri che accompagnano il mio viaggio turbolento tramite il Bifrǫst.

Angolo autrice 
Eccomi qui di nuovo! Pare che in questi giorni l'ispirazione non manchi, perciò mi ritrovo a scrivere più che posso, in modo da rifarmi del tempo perduto, per quanto possibile... Nulla, spero che questo capitolo possa essere stato di vostro gradimento, fatemi sapere le vostre impressioni. Ho già qualche idea per il prossimo, perciò aspettatevi un altro aggiornamento a breve. 
Un bacio
Ast

Legenda
Heimdallr: è il dio della sorveglianza nella mitologia norrena. Egli è il guardiano del regno degli dei Asi e Vani e sorveglia il ponte Bifrǫst.
Bifrǫst: ponte dell'arcobaleno, che unisce la terra alla dimora degli dei.

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Capitolo 4
*** Forgotten Memories ***


CAPITOLO 4

POV. Hiccup
L’atterraggio ad Asgard si rivela piuttosto turbolento. Come lo stesso viaggio, del resto. Vengo scaraventato di forza in una sala tutta d’oro nella quale si apre una grande vetrata che dà sul cosmo. Al momento non mi voglio perdere in futili conversazioni con Heimdallr, il guardiano del Bifrǫst, su quanto la sua vista sia eccezionale, siccome può vedere tutto di tutti i nove mondi. Il mio unico scopo ora è trovare Ingrid e chiederle quando diavolo pensava di dirmi che Astrid può sentirmi. E soprattutto il motivo per il quale non me l’abbia detto.
Cammino a grandi falcate verso la reggia degli dei e una volta all’interno, cerco di distinguere la figura asciutta di Ingrid fra tutto quell’oro e via vai di divinità, indaffarate a rendere complicata la vita di un qualche povero sventurato scelto completamente a loro piacimento. Amico mio, ovunque tu sia, mi dispiace, so cosa significhi, ma prima o poi si stancheranno. Parlo per esperienza. Salgo scale, imbuco corridoi dei quali ignoravo completamente l’esistenza, scendo nel giardino e vado perfino nell’arena di combattimento ma niente, Ingrid pare svanita nel nulla. Ma dove diavolo si è cacciata quella ragazza? Allo stremo delle forze e della pazienza, decido di controllare l’unico luogo che fino ad ora avevo completamente ignorato per la scarsa probabilità di trovarla lì: la sorgente. Ed è proprio prima di entrare nella grotta che mi fermo ad ascoltare un canto melodioso proveniente dall’interno. Sono certo di non averla mai sentita cantare, eppure posso giurare che si tratti di Ingrid. Ben fatto Hiccup, la scelta corretta la lasci sempre all’ultimo. Complimenti. Entro nella caverna ignorando completamente la possibilità che Ingrid sia impegnata con qualcun altro o addirittura si stia… spogliando? È proprio quello che vedo, ma al momento sento solo le mie mani sulle sue braccia girarla verso di me ed attaccarla al muro. Le sue guance si tingono di rosso acceso e le sue mani corrono a sorreggere il debole asciugamano che la protegge da sguardi indiscreti. Anche dal mio, sebbene stranamente sia puntato solo sui suoi occhi scuri.
“Per tutti gli dei! Hi-Hiccup! Che-che ci fai tu qui?” chiede fissandomi con gli occhi spalancati.
“Perché lei può sentirmi?” domando
“Come hai detto?”
“Perché Astrid può sentirmi? Avevi detto il contrario!” urlo fuori di me. D’accordo, sto esagerando, cosa mi succede? Non sono io!
Il suo sguardo si abbassa per cercare di evitare il mio. D’un tratto sento la rabbia scemare e mi rendo conto della sceneggiata che ho creato. Mi stupisco del fatto che Ingrid non sia scoppiata a ridere, non devo essere stato credibile nemmeno lontanamente. Ma qualcosa non va, dopo un anno di fatica ma anche divertimento passato insieme, posso dire di conoscerla bene e riconosco quello sguardo velato dal buio.
“Ingrid… oh per Thor scusami, scusami mi dispiace non volevo urlare…” cerco di dire. Bella mossa Hiccup!
“Vieni, siediti, è giusto che tu riceva delle risposte.” Mi dice passandomi oltre e sedendosi vicino alla sorgente, stando bene attenta a non lasciar trapelare nessun dettaglio del suo corpo. Mi siedo accanto a lei e la guardo, studiando bene la sua espressione. Mi sento uno schifo, non volevo farla stare male. Che disastro che sono con le donne!
“I miei genitori mi hanno abbandonata alla nascita.” Esordisce dopo un respiro profondo, fissando l’acqua cristallina della bokmal. Qualcosa mi dice che questo non sarà un discorso facile per lei. E io l’ho portata a farlo. Grazie per questa sintesi illuminante, coscienza!
“O questo è quello che il villaggio mio e di mio fratello maggiore ha voluto farci credere. Da allora ce la siamo cavati da soli, lui ed io, eravamo come una cosa sola, inseparabili. Gli abitanti del nostro villaggio mi consideravano come se fossi un’esiliata e i ragazzini quando mi vedevano non facevano altro che deridermi o lanciarmi pietre addosso. Mio fratello mi proteggeva da tutto, era l’unica cosa che avessi. Mi insegnava a combattere, a cacciare, a cavarmela da sola. Finché un giorno mi disse che non poteva credere che i nostri genitori ci avessero abbandonati così per caso e mi propose di andare a cercarli, senza avere limiti di tempo o di spazio. E decise di partire con una nave, lui era capace di gestirla. Io morii in mare, qualche giorno dopo la nostra partenza, una tempesta ci aveva travolti. Mio fratello non riuscì a salvarmi. Odino però mi ritenne degna di accogliermi ad Asgard, non ero morta con onore su un campo di battaglia, ma avevo dimostrato valore durante tutta la mia vita. Così mi nominò protettrice… di mio fratello. Odino mi aveva intimato di non provare ad avere contatti con lui, fisici o meno, per nessun motivo. Ma appena vidi mio fratello, sano e salvo, ancora nella vana ricerca dei nostri genitori io… io non ce la feci e cominciai a piangere e a chiamarlo. Lui cominciò a parlare con me, finché Odino non se ne accorse e mi diede un ultimatum: potevo continuare a vedere mio fratello e ad essere la sua protettrice solo se non avessi più provato a parlargli. E così feci, ma lui impazzì per questo mio improvviso silenzio, disse che non riusciva più a sopportare la mia mancanza nella sua vita e ora che non gli era rimasto più niente di me, nemmeno la voce, decise di suicidarsi, per provare a raggiungermi. Ma non lo fece mai, perché la sua anima fu spedita direttamente ad Helheim, il regno dei morti con disonore. Ed ora mio fratello vaga per quel regno glaciale insieme alle altre anime in pena… per colpa mia…” calde e grandi lacrime rigano il volto di Ingrid che durante il racconto cercava di farsi strada fra i singhiozzi. Stringe l’asciugamano in un pugno e piange rannicchiandosi in se stessa. Mi sembra così piccola e fragile a guardarla così e invece so benissimo che dietro questo viso dolce e candido, si nasconde l’animo di una forte guerriera che ha passato le pene dell’inferno e si è guadagnata il suo posto fra gli dei. La faccio appoggiare al mio petto e l’abbraccio forte e, come in un flash, la mia mente mi riporta indietro a qualche mese fa.

Ingrid mi porta dentro la grande arena di combattimento, è il primo giorno del mio addestramento per diventare protettore, dopo aver passato mesi sulla parte teorica riguardante tutti i nove regni e la storia di Asgard.
La ragazza scompare dentro uno stanzino e dopo pochi minuti ritorna brandendo due spade.
“Per prima cosa, dovrai imparare a gestire le armi.” Dice lei porgendomene una. Sembro così uno sprovveduto?
“Ehm Ingrid, non vorrei sembrare arrogante, ma so come si combatte.” Ribatto io. Sono una lisca di pesce, ma non un impedito! Di tutta risposta, sul suo viso si dipinge un sorrisino divertito.
“Non starei qui ad insegnarti a maneggiare delle armi, se queste non fossero magiche.” Risponde facendo brillare l’elsa della sua spada. Andiamo, sul serio non ci avevo pensato prima? Mi gratto la nuca imbarazzato e guardo per bene la mia arma: è lucidissima e sulla lama pulsano di luce svariate rune; la coda di un drago si avviluppa lungo tutta l’impugnatura e le ali segnano il punto di contatto con la parte affilata.
“L’arena di Asgard dispone di armi adatte ad ogni tipo di creatura vivente in tutti i nove regni. Potresti ritrovarti a dover combattere contro giganti, troll, elfi, draugar… ognuno di questi ha punti deboli differenti, perciò armi che sarebbe preferibile usare.”
Ma perché ero convinto che combattere contro creature mostruose non fosse stato scritto nel contratto?
“Per il momento, combatterai solo con me” proferisce Ingrid prima di sferrare un fendente di prepotenza. Lo schivo cacciando un urlo. Non era nei piani sembrare una ragazzina al primo combattimento! Ingrid ride e continua ad attaccare. Paro colpi su colpi, poi decido di cominciare ad attaccare anche io e la castana sembra sorpresa dalle mie capacità. Si vede che riponeva una grande fiducia su di me. Come darle torto. Nonostante tutto, riesco a finire faccia a terra come un pesce lesso inciampando nello sgambetto di Ingrid. Certo che non potevo chiudere in modo migliore un combattimento. La ragazza sorride e mi fa girare a pancia in su, poi mi aiuta ad alzarmi.
“Devo ammetterlo Haddock, non sei per niente male.” Dice lei
“Non la sentirei tanto una presa in giro se non avessi avuto un appuntamento galante con il pavimento.” Rispondo rimettendo in ordine alcuni lacci dell’armatura. Ingrid ride e mi appoggia una mano su una spalla, facendosi un po’ più seria, ma non perdendo mai quel suo sorriso rassicurante dipinto sul volto.
“Ehi, Hic, non ti stavo prendendo in giro. Io dico davvero. È la prima volta che combatti con un’arma magica e sembra che tu ne faccia uso da sempre. È strabiliante quello che hai appena fatto, anche se sei finito faccia a terra. Sembra che tu non te ne sia nemmeno accorto… Qualsiasi arma di Asgard è più pesante delle armi normali e più complicata da maneggiare. C’è della magia in questa lama, Hiccup. Le armi magiche vibrano, fluttuano, scappano dalle mani, tendono a tirare colui che le impugna facendo perdere a questo il controllo del combattimento. Tu invece hai combattuto come se nulla fosse.”

E dal quel momento non ho capito più niente, quella ragazza mi aveva mandato in confusione e quell’istinto che quel giorno sono riuscito a frenare, è lo stesso che ora mi riporta nella realtà, con Ingrid tra le mie braccia che soffre: l’istinto di baciarla.

Angolo autrice
Wow sento la folla con le fiaccole e i forconi sotto casa mia per come è finito questo capitolo. E non sto parlando della suspense. Lo so, lo so… ho voluto prendermi questo rischio e posso dire di esserne soddisfatta. Spero non vi abbia turbato troppo. D’ora in poi non so come e quanto aggiornerò la storia, quest’anno sarà parecchio duro, ma cercherò di far conciliare studi e tutto. Mi ero dimenticata quanto scrivere fosse liberatorio.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, un po’ pesantuccio (e più cortino) ne devo prendere atto, ma diciamo che i toni della storia saranno prevalentemente questi. Forse… chissà. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio,
Ast

Legenda:
Draugar: creatura non morta della mitologia norrena. Si credeva che i draugar vivessero nelle tombe dei vichinghi morti e ne fossero il corpo. Queste creature avevano una forza sovrumana, la possibilità di ingrandirsi a piacimento e portavano con sé l'inconfondibile odore della decomposizione; erano altresì conosciute per la loro capacità di alzarsi dalla tomba sotto forma di fili di fumo e muoversi attraverso rocce solide. I draugar erano noti per avere numerosi doti magiche simili a quelle delle streghe e degli stregoni, come l'essere mutaforma, controllare le condizioni atmosferiche e vedere nel futuro.

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