The beauty and the beast

di Alex Ally
(/viewuser.php?uid=1029362)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno: i due gemelli ***
Capitolo 2: *** Capitolo due: il pretendente ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre: gli occhi delle legende ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro: Amy e May ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque: l'ala Ovest ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei: la scelta di Four ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette: la biblioteca di Michael ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto: patto col diavolo ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove: passato ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci: il ballo ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici: aspettando il momento giusto ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici: libera? ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici: la maledizione ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattrodici: da sola ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici: l'arrivo di un amico ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici: un colpo di pistola... ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciasette: all'alba ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno: i due gemelli ***


Era appena sorta l'alba e in una casa ai margini del piccolo vilaggio di provincia la giornata stava iniziando.
Una ragazza si sveglio e dopo essersi vestita andò nel giardino che era stato trasformato in un orto; la ragazza aveva lunghi capelli blu con alcune ciocche celesti sul davanti e occhi rossi come rubini. “Perchè continui a coltivare le cipolle! Lo sai che non mi piacciono!” grido un ragazzo della sua stessa età con i capelli viola e gli occhi azzurri.
“Andiamo Reginald se non ti tormento un po' che gusto c'è ha fare i lavori di casa?” disse la ragazza sorridendo, Reginald scosse la testa sospirando esasperato. “Tanto con te è inutile discuttere.” disse prima di tornare in casa e lasciare da sola la sorella. La ragazza si limito ad uscire per poter andare al mercato a vendere le verdure e magari sarebbe anche andata in biblioteca visto che doveva restiturire un libro.
“Ciao Rio.” la saluto una ragazza dai corti capelli verdi. “Ciao Tori, vai al mercato?” domando Rio felice di vedere una dei pochi amici che aveva nel vilaggio. Ok in realtà n'è aveva solo due escludendo suo fratello ovvero Tori e il librario.
Questo perché la gente del vilaggio la considerava strana e tendenzialmente preferiva evitarla cosi come in passato avevano evitato il padre quando questi era ancora in vita.
Arrivate al mercato le due ragazze dopo aver fatto i loro acquisti si sapararono e Rio andò in libreria appena entrò nel piccolo negozio vide al consueta confussione che ci regnava dentro, sebbene il librario fosse un ragazzo molto gentile e simpatico l'ordine non era di certo la sua migliore qualità ciò nonostante riusciva sempre a darle un libro nuovo che tirava fuori da un cassetto o da una scatola dicendole che era appena arrivato e che l'aveva messo da parte solo per lei.
“Buongiorno!” disse Rio non vedendo nessuno.
“Rio! Che bello vederti è appena arrivato un nuov...” la voce del librario si spense mentre il rumore di una caduto rivestiva l'aria. “Tutto bene?” domando al ragazza avvicinandosi al librario, il ragazzo dimostrava più o meno la sua età aveva la pelle abbronzata, occhi rossi e capelli neri. “Si sto bene non preoccuparti.” rispsoe lui rimetendosi in piedi.
“Mi preoccuperei di meno se qui ci fosse più ordine dico davvero Yuma non mi maraviglia che sia la sua unica cliente.” disse Rio. “Tu e tuo fratello siete gli unici che leggono per questo sei la mia unica cliente.” rispose Yuma con tono diffensivo. “Comunque stavi dicendo di avere un nuovo libro.” continuo la ragazza, il moro annui e si precipito sul retro dove torno poco istanti dopo con un libro rilegato in pelle che consegno alla ragazza, Rio stava per tirare fuori i soldi ma Yuma la fermo infatti il librario non voleva mai essere pagato e questo portava Rio a chiedersi come potesse portare avanti la sua attività in questo modo. Comunque dire di no ad Yuma era impossibile visto che riusciva sempre a contaggiarti con il suo buon'umore anche quando le situazioni sembrano disperate. Più o meno la situazione di Rio e del fratello da quando il padre se n'era andato.
Rio scosse la testa cercando di allontanare quei pensieri e mettendo il libro nel cestino che portava al braccio usci dalla libreria per poter tornare a casa... anche se in realtà non si sentiva mai realmente a casa.

Reginald aveva appena finito di preparare la sacca adesso doveva solo aspettare l'arrivo di Dumon. Quando lo senti bussare alla porta lascio un messaggio alla sorella e usci per poter prendere il cavallo.
“Sei pronto?” chiese Dumon un ragazzo con i capelli azzurrogriggi e gli occhi azzurri. “Certo speriamo che oggi ci vada meglio che nelle ultime volte.” disse Reginald montando in sella. “Ultimamente sembra che gli animali si tengano lontani da quel preciso tratto di foresta, ma sono certo che oggi andrà tutto bene.” disse Dumon accarezando la criniera del suo cavallo bianco.
In realtà anche lui non era molto sicuro di riuscire a cacciare come in passato, ma sperava comunque che Reginald fosse di buon'umore altrimenti non avrebbe mai trovato il coraggio di farli la domanda che da mesi gli ronzava in testa infondo se non l'avesse fato lui l'avrebbe fatto qualcun'altro e in ogni caso era sicuro che Reginald fosse dalla sua parte d'altronde era il suo migliore amico.
I due si inoltrarono nel fondo della foresta e visto che la cacci si era rilvellata misera come le altre volte Reginald suggerì di andare verso nord, alla sola idea Dumon rabbrividi. “Ma... non possiamo andari lì!” grido “Sono solo leggende non preoccuparti.” lo tranquillizo l'amico tirando le redini del cavallo.
Man mano che i due avanzavano la vegetazione diventava sempre più fitta tanto che era quasi impossibile vedere il sole. “Adesso basta Reginald! Sono certo che qui non ci siano nient'altro che lupi!” grido Dumon. “Sei hai paura puoi benissimo tornare indietro.” disse Reginald ben conscio che Dumon on se n'è sarebbe andato, sapeva bene cosa voleva l'amico e dimostrarsi codardo ai suoi occhi non l'avrebbe aiutato.
Un tuono scuarcio l'aria e i due cavalli si misero ad urlare e come ipazziti corsero finchè il destriero di Reginald disarciono il suo padrone. “Tutto bene?” domando Dumon all'amico scedendo da cavallo.
Reginald annui e dopo entrambi puntarono gli occhi sul luogo in cui erano finiti e rimassero a bocca aperta.

Angolo dell'autrice: sono quasi certa di essermi presa una botta in testa se no non riesco a spiegarmi da dove sia uscita quest'idea. Allora stavo rivedendo il film live action del 2017 e la mia testa tutta matta si è chiesta cosa sarebbe successo se al posto dei personaggi classici ci fossero quelli di Yu Gi Oh. Dunque per ora vi saluto lasciandovi con il fiato sospesso dicendovi che i capitoli avreno pubblicasioni inregolari. Alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo due: il pretendente ***


Rio stava rassetando la casa maledicento il fratello per essersene andato proprio nel giorno delle facende cosi adesso tocava a lei farle tutte da sola.
Quando fu quasi il tramonto Rio rimise a posto la soffita trovando in essa i vecchi quadri che aveva dipinti il padre e quasi le venne da piangere al pensiero che prima o poi avrebbe dovuto buttarli come Reginald ripeteva di continuo, ma Rio si rifiuttava erano gli ultimi ricordi che avevano di lui.
Senti bussare alla porta e cosi corse di sotto per aprire e si trovo davanti due occhi viola che avrebbe tanto voluto evitare. “Vector che sorpressa.” disse Rio cercando di mostrarsi amichevole nonostante avesse voglia di dare una padellata in testa al ragazzo.
“Salve Rio, come stai?” domando Vector passandosi una mano tra i capelli arancioni. “Bene grazie, ma se non ti dispiace vorrei saltare i convenevoli e sapere subito perchè sei qui.” disse Rio ben sapendo che Vector non faceva mai niente per niente e sopratutto visto l'odio che provava per suo fratello Rio si chiedeva come mai da alcuni giorni a questa parte continuasse a gironzolare davanti a casa loro.
Se lui e Reginald non si erano ancora uccisi a vicenda era un miracolo.
“Non voglio niente lo giuro solo che... ho visto tuo fratello e Dumon andare verso la foresta e visto che sta calando il buio e non sono ancora tornati ho pensato che fosse una cosa carina vedere se stavi bene.” disse lui allugando una mano, Rio si ritrasse subito ben attenta ad non allontanarsi troppo dalla porta per evitare che Vector entrasse.
“So cavarmela benissimo da sola grazie e ora sei pregato di andare.” disse la ragazza chiudendo la porta, ma Vector evito che l'ho facesse. “Non è sicuro rimanere qui da sola.” disse luie Rio alzo gli occhi al cielo.
“Lo so il mostro della foresta potrebbe venire qui... sono solo leggende.” disse Rio incrociando le braccia al petto, Vector a quel punto si limito ad alzare le spalle e ad andarsene.
Una volta che fu lontano Rio si accascio contro la porta d'ingresso tirando un sospiro di sollievo. “Come se Dumon non bastasse.” disse tra se. La ragazza infatti aveva capito che l'amico del fratello da qualche giorno la guardava con occhi diversi e cercava il coraggio di chiedere la sua mano.
Rio sospettava che anche Reginald l'avesse capito e che sfruttase la situazione a suo vantaggio constrigendo Dumon a fare quello che voleva. Un'attegiamento che Rio non soportava anche perché lei di sposarsi non n'è aveva la minima voglia n'è con Dumon n'è con Vector anzi proprio con nessuno che vivesse nel vilaggio.
Sognava di viaggiare e di vivere avventure e forse si un giorno si sarebbe sposata, ma con qualcuno che avrebbe scelto lei perché se non c'era sincerità a suo avisso non c'era amore. Senti di nuovo bussare alla porta e spanzintita prese un secchio d'acqua che botto addosso all'ospite appena apri la porta.
“Oh, no.” disse metendosi una mano davanti alla bocca appena vide che in realtà davanti a lei c'era Yuma e non Vector. “Ciao Rio sono venuto a vedere come stavi.” disse Yuma entrando in casa, Rio andò subito a prenderli un'asciugamano.
“Sto bene grazie non è la prima che sto a casa da sola dopo il tramonto.” disse lei fecendolo accomodare in salotto un po' in imbarazzo per quel che ne sapeva lei Yuma non usciva mai dalla libreria. “D'accordo allora io torno a casa a domani.” la saluto Yuma andandosene lasciando però a Rio una strana senzasione.
Quella notte Rio andò a dormire sicura che Reginald si fosse acampato nella foresta come ogni volta che faceva tardi. Ad un tratto però senti il nitrire di un cavallo e alzndosi dal letto vide dalla finestra delal sua camerail cavallo bianco di Dumon.
“Pegaso.” disse andando in cortile per cercare di tranqullizare il cavallo però sembrava tutto inutile l'animale era in preda al panico e Rio temete seriamente che qualcosa potesse andare storto. “Sta buono!” grido tirnado le redini e alla fine Pegaso si calmo, la ragazza inizio ad accarezargli il muso per poi leggarlo dove di solite Reginald teneva il suo cavallo.
Rio torno in casa e si cambio in fretta e furia intuendo che qualcosa doveva essere accaduta a suo fratello e a Dumon visto che non erano tornati. Dopo di che chiuse a chiave la porta e si mise in groppa a Pegaso pronta a venire a capo di questo problemma. Con uno strattone alle redini partì ignara che da lontano qualcuno la stava spiando sorridendo compiaciutto.

Di notte la foresta feceva ancora più paura e sebbene lei stessa avesse detto solo poche ore prima a Vector che non temeva le leggende in realtà tremava dalla testa ai piedi infondo si parlava di bestie cannibali e di gente che veniva ritrovata priva di testa.
Rio ingoio a vuoto e prese un bel respiro per calmarsi. Non sapeva se era più angosciata per Reginald o per se stessa. All'improvisso Pegaso parve leggermente agitato e cosi la ragazza seppe di essere vicina, aumento l'andatura e procedete per un po' finchè non arrivo davanti ad un'imenso giardino e quando vide il castello che si estendeva su quel tratto non potè fare a meno di rimanere a bocca aperta: era enorme. Scese da cavallo e si adentro all'interno dell'edificio con il cuore che batteva a mille.

Angolo dell'autrice: eccoci con il secondo capitolo. Prima di tutto vi chiedo di recensire perchè mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni secondo sono felice che la storia piaccia. Adesso però si entra nel vivo infatti nel prossimo capitolo incontreremo la bestia e saranno scintille! A presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo tre: gli occhi delle legende ***


Il portone di legno emise un sinistro cigolio appena Rio lo apri notando con lieve ansia che non era chiuso a chiave. Fece un profondo respiro e visto che le tenebre sembravano inghiottire tutta la zona prese una torcia da una parette e con i fiammiferi che si era portata e l'accesse.
Il luogo non diventò meno lugubre. Avanzo con cautela stando sempre allerta e spaventandosi per ogni minimo rumore anche quelli che lei stessa faceva. Inizio a salire le scale che scriciolarono ad ogni suo passo mentre con un filo di voce chiamava il fratello sperando di trovarlo in fretta ed uscire da lì il prima possibile.
Ad un certo punto quando imbocco un corridorio dove ad ogni lato c'era un'aramtura e sulle pareti dei ritratti distrutti e con segni che sembravano... artigli. Rio inizio a sudare freddo e accelerò il passo cercando di ignorare i rumori che sentiva e che non riusciva a collegare a nient'altro che a bisbigli.
Con un profondo respiro inizio a salire i ripidi gradini che portavano su una delle torri facendo attenzione a non guardare delle piccole finestre quando era in alto per evitare di avere un attaco di panico. Senti altri bisbigli, ma stavolta non si spavento perchè aveva riconosciuto le voci cosi corse fino alla cima dove ad attenderla c'era una porta di legno ci appoggio l'orecchio e con sua immensa gioia senti la voce di Reginald che continuava ad impecrare contro Dumon addosandogli tutta la colpa; per scoprire se diceva la verità o no c'era tempo prima però doveva dir loro che era lì.
Prima però che potesse aprire bocca una mano pallida le affero il polso mentre un'altra le si premeva sulla bocca impedendole di urlare. Sgrano gli occhi fissando una ragazza della sua età che la guardava con rabbia.
“Cosa ci fai qui?” chiese in un sibillo, Rio si senti le ginocchia di gelatina e scosse freneticamente il capo. “Se il padrone ti becca finirai nei guai sparisci!” continuo la ragazza lasciandola andare.
“Non posso andare via mio fratello è lì.” disse Rio indicando la porta, la ragazza la sguadro da capo a piedi per poi sbuffare sonoramente. “Mi spiace ma solo il padrone può aprire la porta e sta certa che non lo farà.” disse incrociando le braccia al petto. “Fammi parlare con lui allora!” esclamo Rio. La ragazza riamse sorpressa da questo desiderio, ma decise di accontentare la sua “ospite”; se proprio voleva vedere il padrone allora l'avrebbe visto... poi sarebbe stato un problemma suo.

Rio penso che anche con le candele accesse quel posto non meteva meno paura anzi sembrava che le fiamme avessero vita propria e che si muovevano creando danze inquetanti con le loro ombre.
Amy, cosi aveva detto di chiamarsi la ragazza, la stava conducendo su un'altra torre ancora più alta e all'aparenza più vecchia e dirocata. Rio cerco di concentrarsi sulla chioma ramata di Amy raccolta in una coda semplice però noto solo come quel colore fosse simile ad un'incendio in quell'atmosfera.
“Dunque queste sarebbero le stanza del padrone?” domando Rio esasperata dal silenzio. “No. Qui è dove è adesso.” rispose Amy senza alcuna emozione nella voce infondo sapeva che era solo una perdità di tempo, il padrone non avrebbe mai liberato quei due ed Rio sarebbe stata cacciata senza pensarci due volte. Però magari... no, Amy scosse la testa era un'idea ridicola non sarebbe mai successo e di sicuro non quella ragazza cosi testarda.
Era impossibile e questo non rallegrava affatto Amy perchè ogni giorno che passava il loro tempo era sempre meno.
“Padrone.” disse Amy quando le due arrivarono in una stanza spoglia completamente buia. “Cosa c'è?” domando una voce rocca e bassa che fece venire i brividi a Rio. “Deve liberare Reginald!” grido la ragazza senza nemmeno aspettare che Amy la presentasse.
“Chi sei? Non sai che qui non può venire nessuno?” continuo la voce. “Libera mio fratello è me n'è vado.” disse Rio cercando di sembrare autorevole però in quell'oscurità non si vedeva un palmo dal naso e quindi i suoi sforzi erano perfettamente inutili. “Amy! Quest'intrusa di chi sta parlando?” domando ancora la voce, Rio si spazientì o la stava predendo in giro oppure era proprio tonto a non ricordare un'avvenimento di poche ore prima.
“Parla di quei due ladri.” disse Amy “Capisco... allora caciala non liberero nessuno.” disse il padrone ancora nescosto nelle tenebre. “Non sono ladri!” grido Rio serrando i pugni “Mio fratello e Dumon sono le persone più oneste del mondo!” “Allora mi immagino gli altri.” commento Amy guadagnandosi uno sguardo spiazzato di Rio la qualle credeva che Amy fosse dalla sua parte.
“Quei due si sono introdotti a casa mia e hanno cercato di derubarmi! Non gli farò mai uscire da lì!” grido il padrone per poi ringhiare e Rio indietreggio di un passo perchè quel suono non aveva nulla di umano, poi però fece un respiro profondo e avanzo perchè se c'era una qualità o un difetto che tutti le riconoscevano era la testardagine.
“Senti non so se sei stupido o solo deficente ma non puoi tenerli chiusi senza alcuna prova.” grido la ragazza dai capelli blu. Il pavimento scricchiolo segno che il padrone mosse alcuni passi in avanti di norma odiava farsi vedere, ma al sua pazienza era arrivata al limite.
“Io gli ho visti e pretendo che pagino per le loro colpe. Finchè non l'ho dirò io rimarano rinchiusi questo è tutto!” disse lui per poi ringhiare di nuovo. “Frottole! Sei solo un'egoista e un bugiardo!” strillo la ragazza sempre più irritatta dall'attegiamento del suo misterioso interlocutore.
Amy nel fratempo assistiva allo scambio di batutte tra i due e n'è rimase piacevolmente sorpresa forse infondo Rio era proprio quello che serviva, ma il suo istinto gli diceva che non sarebbe stato un compito facile. “Cosa vuoi per fargli uscire?” domando Rio. “Voglio solo che qualcuno paghi per quello che hanno fatto!” disse il padrone e col senno di poi avrebbe scelto meglio le parole usate perché a sentire la parola “qualcuno” a Rio venne in mente un'idea che definire folle era poco.
“Se quel che dici è vero allora perchè non tieni rinchiusa me?” chiese Rio anche se dal tono che usava si poteva dire che era più un'ordine che una domanda. “Sei pazza? Forse non ci siamo intesi bene intendo per sempre.” disse quella voce carvenosa che ormai ad Rio non faceva più n'è caldo n'è freddo. “Tu parli troppo. Allora si o no?” continuo Rio più decisa che mai.
Il padrone serro la mascella veramente irritato da quella ragazzina e da quella sua aria saccente. Usci dall'ombra sicuro che l'intrussa si sarebbe rimangiata tutto e quasi quasi era soddisfato di riuscire a cacciarla e a vincere quella conversasione che infin dei conti non riguardava nemmeno più i due ragazzi rinchiusi nella torre.
Rio arretro cadendo sul sedere e sgranando gli occhi alla vista di quella che doveva essere per forza la bestia descrita nelle leggende. La pelliccia rosissa con un ciuffo biondo sul davanti pareva quella di un animale ricoperto da fiamme mentre gli occhi di un rosso chiaro la fissavano furiosi.
“Ancora sicura della tua scelta ragazzina?” domando la bestia mostrando i denti. Rio si rimise in piedi e continuando a guardare con sfida la bestia disse: “Penso che d'ora in poi potrai chiamarmi Rio.” disse. “Amy!” grido la bestia rivolgendosi alla ragazza “Conducila nella cella.” Amy si limito ad annuire.

“Sei una matta.” disse Amy mentre prendeva un mazzo di chiavi con qui aprire la porta della torre. “Forse, ma se sei preoccupata per me non temere sono certa che trovero un modo per fuggire.” disse Rio gonfiando il petto, Amy sospiro per poi ridacchiare.
N'è sarebbero successe delle belle d'ora in poi.
“Reginald!” grido Rio precipitandosi dal gemello appena la porta fu aperta. “Rio che ci fai qui?” domando Reginald guardando stupito la sorella. “Non importa dovete uscire subito.” si intromisse Amy afferando i due ragazzi per i polsi.
“Non temete ci rivedremo presto.” disse Rio mentre la porta si chiudeva.
Adesso era sola e pronta ad iniziare questa nuova situazione.

Angolo dell'autrice: prima di tutto scusate per il mio imperdonabile ritardo, ma ho avuto vari problemmi riguardo Internet... anche alcuni personali, ma di questo non importa a nessuno. Dunque la bestia è apparsa cosi come Amy un mio OC che sostituia gli oggetti animati perchè nella mia immaginazione gli altri abitanti del castallo sono... ve l'ho dico dopo. Bene vi saluto e alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo quattro: Amy e May ***


L'aria gelida fu la prima cosa che colpì Reginald una volta uscito poi fu il turno del suolo contro il mento.
“Ma sei impazzita!” grido il ragazzo dai capelli viola contro Amy la qualle senza alcuna delicatezza aveva spinto fuori lui e Dumon.
“Voi due non sapete i problemmi che mi avete creato perchè se l'ho sapesse avrete capito che con voi sono stata gentile.” esclamo la ragazza fulminando i due con i suoi occhi d'ambra.
“Gentile? Prima ci chiudi in cella e poi ci tratti come sacci di patate! Questo per te è essere gentile?” grido Reginald rosso in volto per la rabbia.
“Tsk.” fu l'unica risposta di Amy prima che tornasse dentro il castelo.
“Che strega insopportabile.” sibillo Reginald incrociando le braccia mentre Dumon fissava la foresta desideroso di andarsene.

Rio osservò Reginald e Dumon andarsene. Tiro un sospiro di sollievo almeno loro era al sicuro adesso doveva trovare il modo per uscire dali di sicuro la porta era chiusa a chiave, ma forse poteva scansinarla.
“Il panorama è di tuo gradimento?” domando Amy sulla soglia con le braccia conserte e un espressione cruociata.
“Tutto bene?” domando Rio anche se sapeva già il motivo del suo mal'umore.
“Tuo fratello è un rompiscatole.” disse Amy alzando gli occhi al cielo mentre Rio non potè fare a meno di ridere a quella affermazione.
“Comunque che sei venuta a fare qui?” domanda la ragazza dai capelli blu.
“Visto che la manutenzione del castello è compito mio mi rifiuto di fare tutte queste scale ogni giorno per controllarti perciò ti darò una stanza ad un piano più agibile.” disse Amy in tono freddo era evidente in ogni sua parola che non gli importava niente di Rio, ma solo di non complicarsi il lavoro.
“Sei proprio simpatica, sai?” disse Rio acida.
Una cosa era certa: le due non sarebbero mai riuscite ad andare d'accordo.
Rio rimase a bocca aperta quando vide la sua stanza che sembrava uscita da un libro di fiabe.
“Eccoti due semplici regole: la prima non andare mai nell'ala Ovest secondo non entrre mai nella sera.” disse Amy prima di uscire.
“Perché?” chiese Rio curiosa.
“Perché se vuoi rimanere in vita è meglio non adare in quei posti.” detto questo la ragazza con la chioma ramata chiuse forte la porta igniara che il suo avvertimento aveva soltanto aumentato la curiosità di Rio.
La ragazza si sedette sul letto e inizio ad elaborare un piano di fuga tanto se il padrone non usciva mai dalla sua stanza tranne che per i pasti ed Amy di certo non gradiva la sua presenza anzi Rio era certa che sarebbe stata più che felice di sbarazzarsi di lei allora non avrebbe trovato troppi ostacoli eppure c'era qualcosa che stuzzicava il suo interesse.
Era come se una vocina nella sua testa le dicesse che non doveva andarsene o almeno non ancora, come se in quel posto lei avesse qualcosa da fare, un compito da svolgere.
Era cosi assorta nei suoi pensieri che non si accorse che qualcuno stava bussando alla porta con insistenza tanto che alla fine spalanco la porta senza ricevere risposta. Rio scatto a sedere trovandosi davanti una ragazza con soffici capelli rossa e occhi azzurri.
“Chi sei?” domando Rio.
“Sono May, ho l'incarico di portarti in sala da pranzo per la cena.” disse la ragazza facendo un inchino.
“Dov'è Amy?”
“In sala da pranzo.” disse May sorridendo all'aparenza sembrava più simpatica di Amy. Rio stava per rispondere che non sarebbe venuta quando il suo stomaco brontolo e completamente rossa in viso Rio decise di seguire May.

“Non sono d'accordo!” stava grido il padrone dopo che Amy gli disse che la prigioniera sarebbe venuta a cena.
“Mi spiace dirglierlo, ma non può farci niente.” rispose Amy indifferente.
“Non capisco che bisogno c'è! Dagli dall'acqua e del pane.” ringhio lui.
“Forse le devo ricordare la nostra situazione? Quella ragazza, per quanto antipatica, potrebbe essere la nostra unica speranza!” strillo Amy irritata per la cucciutagine del padrone.
“Va bene. Cercherò di essere gentile.” disse dirigendosi verso la sala da pranzo mentre Amy scosse la testa.
Una parte di lei sapeva che questa era l'unica cosa che potesse spezzare la maledizione però era l'altra parte era certa che quella ragazza avrebbe combinato solo guai e forse peggiorato anche la situazione.
“Spero solo che il suo piano funzioni altrimenti dovrà risponderne direttamente a me.” borbotto mentre preparava i piatti da servira.
“Sei torppo pessimista.” disse May appena arrivata in cucina.
“Non sono pessimista però sei certa che abbia ragione che sia quella giusta?”
  "Finora i suoi consigli ci sono sempre stati utili.”
“Sai come si dice: c'è sempre una prima volta per tutto. E adesso aiutami e prendi le bevande da servire.” disse Amy uscendo dalla cucina.

Angolo dell'autrice: dunque non è successo niente tranne l'arrivo di May che ho aggiunto perchè mi sono resa conto che da sola Amy poteva fare ben poco come domestica anche se i ruoli delle due sono maggiori. Alla fine del capitolo le due stavano parlando di qualcuno che però non dirò subito chi è infatti se avete notato non ho nemmeno specificato se è maschio o femmina. Bene alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo cinque: l'ala Ovest ***


Per tutto il tragitto Rio si sentiva rigida come una tavola di legno e mentre tutto il suo cervello le diceva di tornare indietro che andare a cena non era una buona idea, il suo corpo continuava a muoversi come se non potesse più controllarlo.
Doveva essere la paura a farle pensare cose del genere perché anche se aveva visto la bestia con i suoi occhi coninuava a pensare che le leggende erano tutte frutto di qualche malatto che probabilmente voleva solo attirare l'attenzione. Eppure il sorisso di May la meteva a disaggio e non solo quello, le sembrava sempre che ci fosse qualcuno che la spiasse anche in quel momento sentiva come se avesse un paio d'occhi puntati contro che seguivano ogni suo movimento quasi innaturale.
“Manca ancora tanto?” domando Rio.
May si limito a soridere e a continuare a camminare come se non avesse sentito niente; che voglia di fermarsi e tirargli uno schiaffo, ma un conto era pensare di farlo un altro era avere le gambe che andavano avanti per i fatti loro.
“Sai cos'è la volonta?” domando May ad un certo punto, Rio stava per rispondere però non trovo la voce e May continuo “Anche gli oggetti c'è l'hanno come le piante e gli animali. Sai cosa non ha volonta? Quelle persone che si credono migliori delle altre perché più ricche o più belle. Sono loro i veri gusci vuoti non noi.”
“Noi?” domando Rio deglutendo.
“Si, noi... persone comuni.” rispose la ragazza sistemandosi una ciocca rosa dietro l'orecchio.
Rio decise che se il silenzio avesse continuato a regnare sovrano allora avrebbe esultato di goia.
Arrivate in sala da pranzo May lascio solo Rio per andare in cucina. La ragazza si guardo intorno ammirando i quadri alle pareti quando un ringhio attiro la sua attenzione. Il padrone era già seduto dall'altro lato del tavolo e la guardava in modo trucce. Rio gonfio le guance bene decise a non lascir trappelare nessuna emozioni di sottomisione.
Amy arrivo servendo i piatti e lanciando a Rio uno sguardo di ghiaccio facendo ricordare alla ragazza la simpatia della domestica.
“Come ti posso chiamare?” domando Rio dopo un po'.
“Cosa?” domando il padrone sorpresso.
“Il tuo nome? C'è l'hai un nome, no? Mica ti posso chiamare: padrone, bestia o quel tipo laggiù, ti pare?” “Non vedo perché dovrebbe interessarti sapere il mio nome.” “Abitiamo nello stesso posto perciò...”
La bestia sospiro era veramente una cosa impossibile avere la meglio su quella ragazzina e in fondo era quasi piacevole poter avere un dibatito con qualcuno sfrontato quando lui.
“Puoi chiamarmi Four.” rispose per poi tornare a mangiare.
“È un sopranome?” continuo Rio come se nulla fosse.
“Per ora accontentati di questo ragazzina!” ringhio la bestia, Rio allora alzo le spalle e torno a mangiare tranquilla tanto ormai quei ringhio non le facevano più paura.
“Tu non hai mai la senzasione che qualcuno ti stia osservando?” chiese Rio volendo approfitare delle poca ospitalità che stava ricevendo.
“Sempre. Facci l'abitudine.” disse Four.
“D'accordo e che mi dici di Amy e May non ti sembrano... strane?”
“Sono una bestia.” detto questo la discussione fini.
Finito di mangiare Amy affero il braccio di Rio trascinandola con forza verso la sua stanza.
“Aspetta mi è caduto un fazzoleto in sala da pranzo.” disse Rio liberandosi da quella presa mortale, Amy si limito ad annuire e a dirle che l'avrebbe aspettata qui.
Rio fece un piccolo inchino e con passo svelto si diresse in sala da pranzo, ma invece di cercare un fazzoletto usci dall'altra porta che conduce alla sala Ovest. Se era vietato andarci voleva dire che c'era qualcossa di prezioso.
Forse un tesoro, prenderne un po' prima di scappare non era un'idea cosi cattiva infondo se ben ricordava una delle tante leggende diceva che nella foresta c'era un msotro che costudiva il tesoro più prezioso di tutti, certo un'altra diceva che al posto del tesoro c'era una maledizione però Rio era decisa a pensare positivo, inoltre Amy l'avrebbe di sicuro cercata di lì a poco quindi o adesso o mai più.
Inizio a salire le scale con passo svelto e più andava avanti più aumentava l'oscurita. Le tende alle finestre erano strapatte da segni di artigli e i quadri e i mobilli ridotti a branderli.
Alla fine di un lungo corridorio vide una porta, si guardo intorno e con sollievo le sembrava di essere sola cosi apri la porta ed entro in quella che sembrava una camera da letto anch'essa però era quasi completamente distrutta e al centro c'era un tavolino con su una teca.
Con passo felpato Rio si avvicino, ma prima che potesse avvicinarsi qualcossa le afferro il collo.

Angolo dell'autrice: come potete vedere ho voluto dare una diversa intrepretazione della relazione tra i due protagonisti inoltre ho aggiunto nuovi elementi anche se pochi, confusionari e messi completamente a caso. Comunque da brava sadica qualle sono conlcudo il capitolo in modo bruttissimo e vi avisso che se credete di sapere che accade adesso vi sbagliate. Alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo sei: la scelta di Four ***


Paura.
Era quello che Rio stava provando in quel momento mentre il sudure le scendeva giù dalla fronte. Il respiro le si mozzava in gola e prima che potesse fare o dire alcun che il suo misterioso assalitore la scaravanto contro la parete.
Si porto la mano alla testa che pulsava per via del dolore e con tutta la sua forza di volontà vide Four davanti a lei e per un attimo la ragazza sorisse sicura che lui l'avrebbe aiutata, ma quando vide gli occhi inietati di sangue del padrone si irrigidi consapevole che era stato lui ad aggredirla. Cerco di alzarsi, ma ricade subito a terra a causa di una forte fitta alla gamba sinistra. Riusci a scansarsi appena in tempo per evitare che Four l'azzanasse però impossibilitatà a caminare non poteva fare granch'è cosi indietreggio fino a un angolo della stanza dal qualle vide che Four si era messo a colpire e a distruggere oggetti senza una ragione come se l'unica cosa che gli importasse fosse quella di fare a pezzi ogni cosa od ogni persona perché poi torno a concentrare la sua attenzione su Rio.
La ragazza potè solo urlare mentre la bestia si avvicinava a lei.

“Non puoi tornare indietro!” grido Dumon mentre scendeva da cavallo.
“Posso e lo farò!” disse Reginald entrando in casa.
“Ma... ma è pericoloso.” continuo Dumon seguendo l'amico all'interno dell'abitazione.
“Proprio per questo non posso lasciare Rio lì da sola. È colpa nostra e se tu non vuoi venire non ti constringero e non ti serverò rancore. So che la mia è un'idea folle, ma cerca di capirmi.”
Si, Dumon capiva anche perché era innamorato di Rio fin dall'infanzia e anche lui voleva andare a prenderla, ma se Reginald avesse scoperto la verità allora ogni sua speranza sarebbe andata perdutta.
“Ti accompagnerò Reginald, sei mio amico.” disse Dumon.
“Sento che c'è un però in arrivo.” disse Reginald capendo che, anche se non era il momento più opportuno, l'amico stava per fargli la domanda che in cuor suo aveva sempre temuto.
“Io non voglio costingerti a fare nulla, ma ti sto chiedendo il permsso di sposare Rio quando la matteremo in salvo.”

Mosse leggermente la mano e notò subito la morbidezza dell'oggetto che stava toccando sembrava seta. Apri gli occhi un po' alla volta e si trovo davanti Amy con lo sguardo cruciatto che la fissava.
“Ti sei svegliata finalmente.” disse Amy togliendo un panno bagnato dalla fronte di Rio.
“Cosa...?” cerco di articolare lei, ma Amy la fermo con un gesto della mano indicandole di stare zitta.
“Ti avevo detto di non andare nell'ala Ovest, ma tu ci sei andata e per poco non ci alsciavi le penne.” continuo Amy allontanandosi dal letto e dirigendosi verso l'armadio.
“Mi spiace.” sussuro Rio.
“A me no. Il padrone ha detto di mandarti via perciò hai dimostrato che avevo ragione.”
“Mandarmi via? Mi liberate?”
“Si. Perciò domani mattina potremmo dirci addio e adesso torna a dormire sei ancora debole.” disse Amy prima di andersene sbattendo la porta dietro di sé.
Rio non distolse lo sguardo dalla porta per un po' cercando di capire quello che stava succedendo eppure non riusciva a trovare una spiegazione.
Four aveva cercato di ucciderla e adesso lui la liberava... non aveva senso.
Chiuse gli occhi e subito senti qualcosa sulla guancia e con la mano tremante scopri che erano lacrime. Si raggomitolo su se stessa e senza ilminimo controllo si mise a piangere silenziosamente finchè non si addormento stremanta.
Amy nel frattempo era rimasta fuori dalla porta e aveva sentito i suoni strazianti della ragazza che purtroppo non era colei che avrebbe potutto salvarli. Si diresse fino alla sua stanza dove May era già addormentata.
Domani sarebbe finito tutto, Rio sarebbe andata via e loro... bè il tempo stava scadendo, ma ormai si era già rassegnata al suo destino.

Four era rannichiatto vicino al cammino nella sua stanza e con lo sguardo rivolto alle stelle che si estendevano per tutto il cielo notturno.
Era successo di nuovo, di nuovo aveva perso il controllo e permesso alla bestia di distruggere tutto e per poco non uccideva Rio. Mandarla via era la scelta migliore, non era ancora un mostro a sangue freddo anche se lo sarebbe diventato presto.
“Papà...” sussuro mentre le lacrime gli rigavano le guance.

Angolo dell'autrice: come sempre perdonate il mio ritardo, ma l'università è più dura di quanto avessi mai immaginato. Riguardo al capitolo a parte il ritorno di Reginald e Dumon non c'è niente da dire tranne il fatto che mi ero quasi scordata di loro. Comunque ciao e alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo sette: la biblioteca di Michael ***


Il sole era già sorto quando Rio si sveglio con una strana senzasione sullo stomaco.
Alzandosi le immagini della sera precedente le passarono davanti agli occhi fecendo venire la nausea tanto che fu costretta a mettersi la mano davanti alla bocca per non vomitare. Si alzo e andò alla finestra dove vide l'alba e anche se controvoglia doveva ammetere che era una vista mozzafiato.
Però c'era ancora una domanda insistente che le martellava in testa: “Perché?”
Tutto quello che era successo da quando era lì non aveva senso eppure ad una piccola parte di lei pareva tutto cosi normale; forse Reginald aveva ragione e lei leggeva troppo. Comunque sia anche in questa situazione il suo rogoglio le impediva di subire un'umiliazione come quella di essere liberata solo per pietà.
Lei odiava quando le persone avevano pietà di lei. No, signore non avrebbe aspetato buona buoninna che Amy o May arrivasseo al prendessero per mano e l'accompagnassero all'uscita come se fosse una bambina di due anni.
Si cambio i vestiti e dopo aver riampito la sua borsa con alcune cose utile(e altre che pareva valere un bel gruzzoletto)usci in punta di piedi verso l'entratta principale. Dovette fare parecchia attenzione sopratutto perché Amy continuava a fere su e giù per le stanze del piano cosi Rio decise di nascondersi in un angolino dietro ad una tenda, ma con sua grande sorpressa vide che era una porta prova ad apirla però era chiusa a chiave quindi torno al suo piano originario. Quando Amy fu andata via, Rio usci dal suo nascondiglio e si precipito infondo alle scale e una volta uscita si mise a correre con tutte le sue forze.
Non si ricordava bene la strada, ma era certa di essersi persa nella boscaglia e per qualche strana ragione le pareva che fosse già note quando aveva assistito all'alba neanche un'ora prima. Forse tutto sommato al sua idea non era stata cosi geniale visto che le ferite le facevano ancora male ed era già senza forze. Senti un rumore alle sue spalle e si volto di scatto ma fu troppo veloce e cade a terra per via di un giramento di testa. Si strinse la borsa contro il petto terrorizata da quello che poteva ancora capitarle, chiuse gli occhi sforzandosi di non piangere.
“Rio!” si senti chiamare e subito apri gli occhi sentendo il respiro mozzarzi in gola. Apri gli occhi e si rimisse subito in piedi più che entusiasta nel rivedere Reginald. Getto le braccia al collo del fratello e quest'ultimo ricambio l'abbraccio stringendo Rio cosi forte che le fece un po' male, ma la ragazza lo ignoro. “Dai andiamo.” disse Reginald afferandola per il polso e iniziando a camminare nel fitto della boscaglia.
“Reginald sei sicuro che sia la strada giusta? Sta diventando sempre più buio.” chiese Rio. “Certo. Ho lasciato qui il cavallo.” Rio si limito ad annuire non le andava per niente di discuttere e cosi continuo a seguire il fratello.
Ad un certo punto si fermarono e Reginald le disse di aspettarlo. La ragazza si sedette su una roccia lì vicina e dopo un po' si alzo stanca di star ferma ad aspettare perciò si incammino sullo stesso sentiero del fratello quando all'improvisso senti delle risate. Erano molto stridulle, ma bassa come se qualcuno si stesse prendendo gioco di lei. Si fermo e guardando meglio il luogo dove si trovava realizzo che era un vicolo ciecco.
“Non saresti dovutta venire qui.” disse una voce alle sue spalle, si volto di scatto e vide Four davanti a lei con gli occhi ignietati di sangue. Rio fece un passo indietro e subito la bestia salto in avanti, ma invece di attacare la ragazza la supero getandosi su qualcos'altro.
Senza preavisso un branco di lupi si scaglio contro Four mentre Rio terrorizata non riusciva a muoversi per sua fortuna sembrava che la sua presenza fosse stata completamente dimenticata. I lupi continuavano ad arrivare e a cercare di sbranare Four, ma quest'ultimo riusciva sempre a toglierseli di dosso uccidendone anche alcuni tanto che alla fine il branco scappo. Con il fiato pesante Four cade a terra privo di forze e con ferite ancora sanguinanti.

Rio fini di stringere l'ultima benda al braccio di Four.
“Non cosi stretto maledizione!” grido lui.
“Vuoi guarire si o no?” strillo la ragazza fulminandolo con lo sguardo, la bestia si limito a borbottare qualcosa. Rio sbuffo e usci dalla stanza dove in corridorio c'era Amy ad attenderla con le braccie incrociate.
“Sai non ti credevo cosi brava come infermiera.” disse la ragazza dai capelli ramati. “Ci ho fatto il callo.” rispose Rio. Era passata una settimana dalla sua fuga e si sentiva in parte responsabile per quello che era accaduto a Four sopratutto dopo aver scoperto che in quella parte della foresta c'era una strana nebbia che creava allucinazioni.
“Rio il padrone vuole che torni dentro.” disse May comparendo alle spalle della ragazza spaventandola.
“Sono appena uscita. Chissa che vuole quel rompiscatole.” borbbotto tornando dentro.
“Pensavo che ti farebbe piacere un regalo per avermi aiutato.” disse Four.
“Non ti ho aiutato per avere qualcosa in cambio.” si difesse Rio.
“Lo so, ma visto che alla fine resti qui voglio rendere un po' più piacevole la tua permanenza. Ti piace leggere?”
“Si.”
“Bene allora seguimi.” disse Four alzandosi dal letto e accopagnando Rio verso la porta chiusa che aveva visto quando era scappata, il padrone la apri e Rio rimasse a bocca aperta: era una biblioteca enorne grande quasi come tre stanze.
“Questa... è mia?” domando la ragazza ancora incredulla.
“È un prestito solo finchè non torna il propriettario.” rispose Four. “Chi è il propriettario?” domando Rio.
“Ti basti sapere cehe si chiama Micheal.”

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo otto: patto col diavolo ***


“Spazzatura!” grido Four abbasandosi appena in tempo per evitare il libro che Rio gli aveva lanciato addosso.
“Tu non hai gusto!” strillo la ragazza tirandoli contro un altro libro che venne di nuovo schivatto prontamente.
“Sei tu quella senza gusto per i libri scegli sempre i più noiosi... e poi io ti sto solo dando dei consigli.” grido Four sulla difensiva.
“Puoi tenerterli per te i tuoi stupidi consigli, io n'è faccio a meno!” disse Rio ormai rossa in volto.
Ormai scene del genere erano all'ordine quotidiano, da quando Rio aveva libero accesso alla biblioteca ci passava giornate intere inmersa tra i libri di vario genere. Alcune volte Four andava a vedere come stava preoccupato che la ragazza fosse rimasta sconvolta degli ultimi eventi appena accadutali, ma per fortuna sembrava sempre la stessa e forse proprio per questo i due finivano sempre con il discuttere per ogni piccola schiochezza ed ogni volta le discussioni finivano sempre in un punto morto essendo entrambi estremamente testardi oltre ogni immaginazione.
Si tenevano il muso per tutto il giorno salvo poi ricominciare da capo il giorno successivo.
“Sembra che quei due inizino ad andare d'accordo.” disse May un giorno mentre lei ed Amy preparavano la cena.
“Si se per andare d'accordo intendi cercare di uccidersi a vicenda.” commento Amy.
“Insomma Amy sai cosa intendo.” continuo May con una luce di speranza negli occhi, ma Amy ignoro l'amica perchè aveva una brtta senzasione e qualcosa le diceva che si sarebbe presto averatta.
I suoi pensieri vennero interotti dalle urla provenienti dalla bibliotecca.
“Forse era meglio se l'ammazzava.” disse Amy ringhiando tra i denti e coprendosi le orecchie. Trattenendo un urlo decise di andare lei stessa a mettere fine alla discussione prima che degenerasse o prima di diventare completamente pazza.
Arrivata davanti alla biblioteca senti che i due erano arrivati a lanciasi addosso i libri e forse anche qualcosa di più pesante visto i tonfi che sentiva, Amy spalanco al porta solo per essere quasi centrata in pieno da un vaso lanciato da Rio.
“Oh, scusa Amy.” disse Rio vedendo di averla quasi colpita, la ragazza dai capelli ramati comunque non rispose anzi si mordeva forte le labbra per evitare di strillare con tutta se stessa.
“Visto è colpa tua.” disse Four guadagnandosi l'ennessimo sguardo mortale da Rio in un lasso di tempo davvero minimo.
“Colpa mia? Ma sei diventato più scemo del solito per caso!?” strillo la ragazza di rimando.
Amy alla vista di quel nuovo litigio usci dalla biblioteca al limite della sopportazione.
“Ci rinnuncio.” sibillo.
Era notte inoltrata al vilaggio e giù alla taverna c'era il solito chiasso di urla e risse. Seduto al bancone c'era Dumon che scollo il suo quinto bicchiere di quella sera per poi ordinarne un'altro.
“Giornata dura?” domando una voce che il ragazzo conoscova bene.
“Vattene Vector non è giornata.” disse Dumon, ma Vector lo ignoro e si sedette vicino a lui.
“So che il caro Reginald ti ha negato la sua bella sorellina.” continuo Vector.
“Come fai a saperlo?”
“Qui le voci corrono in fretta. Comunque mi dispiace per te.”
“So che stai mentendo.”
“Giusto di te non mi importa niente però visto che siamo in tema è da un po' che Rio non si fa vedere, sai dove finita? Magari è scapatta per non vedere più il tuo brutto muso?” sentendo la rissata del Rosso Dumon ebbe bisogno di tutto il suo autocontrollo per non mollargli un pugno in faccia cosi fece per alzarsi, ma Vector gli afferrò il braccio per farlo sedere di nuovo dopo di che gli offri un altro giro.
Con la mente non proprio lucida Dumon decise di accetare e cosi fini per raccontare tutto quanto a Vector.
“Mi stai dicendo che quelle legende sulla bestia sono reali?” domando sorpresso.
“Si e n'è ho la prova.” rispose Dumon fruggandosi in tasca ed estraendo un piccolo anelo d'oro “Lo preso lì pensavo che non se n'è sarebbe accorto nessuno, ma mi sbagliavo.”
“Non te l'ha prendere cose che capitano.” commento Vector prendendo l'anelo in mano e esaminandolo attentamente, doveva valere un bel po' di soldi.
“Comunque sono stato uno stupido c'era tante belle cose e io ho preso solo quel vecchio cerchietto.” disse Dumon mezzo addormentato e con la voce impastata. Vector sgrano gli occhi a quella affermazione e subito un'idea gli baleno in mente.
“Senti Dumon che n'è dici se ti aiuto io a salvare Rio, forse se ci riusciamo prima di Reginald allora avrai ancora una possibilità.” disse Vector mettendo un braccio intorno alle spalle dell'altro.
“D'accordo, grazie per l'aiuto.” rispose Dumon.
“No, grazie a te.” disse Vector sorridendo.
Entrambi erano ignari che dall'altra parte del bancone qualcuno gli osservava.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo nove: passato ***


A volte tra leggenda e realtà c'è un confine molto sottile e Rio avrebbe tanto voluto sapere dove si trovava questo confine.
Grazie a May, che era decisamente più collaborativa di Amy, aveva scoperto che Four aveva spesso degli attacchi di rabbia improvissa in qui perdeva il controllo ed era per questo che era vietato andare nell'Ala Ovest visto che era lì che si riffugiava per evitare di attacare qualcuno.
Però se era vero, è lo era visto che Rio l'aveva sperimentato sulla sua pelle, la ragazza continuava a chiedersi come tutte quelle leggende fossero nate e come si fossero diffuse cosi tanto. Proprio per questo per un giorno intero si era baricatta in biblioteca sperando di trovare le risposte che cercava, ma una volta arrivata al tramonto doveva ammetere a se stessa di essere in un vicolo cieco.
Stava per andarsene quando senti un tonfo e proprio dietro di lei notò un libro che non aveva mai visto prima che catturò subito la sua attenzione.
“Il racconto della Rosa” recitava il titolo e come spesso le accadeva da quando era arrivata Rio apri il libro senza poter fare niente per evitarlo.
“Cosa stai combinando?!” grido la voce di Amy talmente forte che a Rio cade il libro di mano.
"Niente" rispose Rio.
“Niente, eh?” disse Amy lanciando un'occhiatta al libro per poi sgranare gli occhi.
“L'hai letto?” domando Rio vedendo la reazione della domestica.
Amy non rispose limitandosi a raccogliere il libro per potergli togliere la polvere e porgerlo a Rio.
“Buona lettura.” disse senza emozione nella voce per poi andarsenne di nuovo. Rio per un secondo rimase a guardare fissa davanti a se leggermente inquieta per via della gentilezza mostrata da Amy.
Si sedette ad uno dei tavoli ed apri il libro iniziando a leggere.

C'era una volta un libro con su incissa una rosa rossa che veniva costudito da un potente mago che aveva il compito di impedire a chiunque di metterci le mani sopra. Un giorno però il libro fu rubato da dei briganti che ignorandone il contenuto l'ho rivedetterò ad un viaggiatore che non molto tempo dopo si perse in una foresta dove intravide un castello.
In tale castello viveva un duca con i tre figli, fu il secondogenito ad aprire al viaggiatore che chiese riparo offrendo in cambio proprio il libro. Il mezzano però caccio il viaggiatore dicendoli di non essere interessato, ma per pura cattiveria gli rubo il libro dicendo al viaggiatore che feccia come lui non meritava neanche quel coso completamente inutile.
Chiudendosi la porta dietro di se apri il libro vedendo che non c'era scritto niente decise di gettarlo nel fuoco. Non appena il libro divenne cenere da quel muchietto di polvere nacque una rosa che germoglio in tutto il suo splendore. Il giovane si avvicino incuriosito da quel fenomeno, ma subito fu attacato da rovi che prima lo ferirono in varie parti del corpo e poi circondarono tutta la sala in cui si trovava. Il ragazzo sentiva il cuore battergli a mille nel petto mentre la paura invadeva tutto il suo corpo.
“Non sei stato gentile.” disse una voce che proveniva proprio dalla rosa “Sei egoista e per ciò devi essere punito.” il ragazzo si senti serare la gola mentre il fiore spariva di nuovo tra le fiamme.


Rio dovette chiudere di scatto il libro troppo scossa da quello che aveva già letto anche se in realtà non era niente di che eppure le metteva ansia e preoccupasione per un motivo che le era ancora poco chiaro. Stava per alzarsi qundo senti qualcuno metterle le mani sulle spalle.
“Saranno qui presto.” disse una voce a pochi centimetri dal suo orecchio.
La ragazza si alzo di scatto, ma non c'era nessuno dietro di lei. Vedendo che ormai la luna era alta in cielo Rio prese il libro e torno nella sua stanza. Mentre saliva le scale incroccio Four.
“Ciao.” lo saluto non volendo passare per una maleducata e poi quando lo si conosceva a fondo non era poi cosi antipatico.
“Ciao... ti stavo cercando.” disse lui cercando di non guardala in faccia, cosa che Rio notò subito.
“Perché?” chiese lei nascondendo d'impulso il libro dietro la schiena.
“Bè pensavo... ok in realtà è stata Amy ha proporlo però... vorrei sapere se ti interesserebe una festa da ballo.” disse Four.
Rio lo fisso con gli occhi sgranati. Una festa da ballo, con la musisa e i vestiti esattamente come quelle dei suio libri.
“Si certo!” rispose con un tono di voce leggermente più alto del normale, ma con un sorriso enorme in volto.
“Bene... allora domani?” domando Four.
“D'accordo.” disse Rio salendo in camera sua.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo dieci: il ballo ***


Se c'era qualcosa che Amy odiava erano i vestiti eleganti.
Quando aveva proposto il ballo scherzava sicura che il padrone non avrebbe mai presso in considerazione l'idea e anche in quel caso era certa che Rio l'avrebbe mandato a quel paese. Inoltre molto presto la verità sarebbe venuta fuori ed Amy era convinta che prima Rio scoprisse tutto meglio sarebbe stato; quella ragazza era troppo curiosa e in quel castello la curiosità era sinonimo di morte prematura.
Comunque adesso non era il momento di pensarci, aveva il compito di aiutare Rio a prepararsi quindi fece un respiro profondo sperando di resistere alla tentazione di dare un pugno a qualcosa.

Era nervosa, non spaventata solo nervosa. L'unica persona con la qualle aveva mai ballato era Reginald e ogni volta le diceva che era brava a ballare tanto quanto una rana era brava a sputare fuoco dalle narici. Comunque avrebbe ballato con una bestia nel senso letterale nel termine perciò non era necessario essere brava... inoltre la maggior parte di quello che diceva Reginald era una stupidaggine.
Però rimaneva nervosa.
Fece un profondo respiro speranzo di non dare di matto come quando Reginald aveva fatto cadere nella fontana del vilaggio un suo libro, e si mise davanti allo specchio per vedersi. Il vestito era proprio come quello delle principesse delle favolle, non aveva maniche ed era bianco con qualche riffinitura azzurra e blu scuro.
“Se sua altezza ha finito di ammirarsi allo specchio possiamo andare?”
Rio si volto per vedere Amy in piedi sulla porta che tamburellava con le dita su un braccio e, se possibile, con un'espressione ancora più cruorciata del solito. Rio si limito ad annuire prima di seguirla fino ad una rampa di scale che non aveva mia visto. Amy gli disse di rimanere qui finchè non glil'avrebbe detto lei poi scesse le scale. Rio si appoggio al muro chiedendosi perché non poteva scendere con Amy poi però penso alle entrate che facevano i personaggi dei suoi libri.
Un'ingresso plateale... al solo pensiero a Rio scappo da ridere.
“Ok, May ha finito di spazzare possiamo scendere.” disse Amy tornando mentre Rio sospiro, una parte di lei all'ingresso plateale ci credeva sul serio. Scesse le scalle seguendo Amy con il cuore che gli martellava nel petto come se fosse sul punto di esplodere però decise di ignorarlo.
Stasera viveva in un libro e non avrebbe permesso a nessuno di impedirgli di arrivare alla fine della storia.
L'idea di Rio di essere finita dentro una favola si rafforzo quando vide la sala da ballo. Era enorme, con un soffitto altissimo, dal lampadario di cristallo partivano vari festoni color oro.
La ragazza non poteva fare a meno di guadarsi attorno meravigliatta e sarebbe di sicura rimasta lì a fissare la sala tutta la notte se non avesse sentito una mano poggiarsi sulla sua spalla. Si volto di scatto, considerando i precedenti per lei era impossibile mantenere i nervi saldi, e con un sospiro di sollievo vide che era solo Four.
Però il suo nervossismo per qualche strana ragione non scomparve del tutto.
“Sei carina stasera... che miracolo hai invocato?” disse Four gignando per tutta risposta Rio divento rossa e gonfio le guance con espressione offesa.
“Io sono sempre carina.” protesto la ragazza.
Four fece spaluce come per chiarire che lui non ci credeva e invito Rio a ballare. Anche se la ragazza voleva dargli un calcio negli stinchi si ricordo che non aveva altre opzioni ed accetto.
Durante il ballo a Rio inizio a girare la testa, ma non si sentiva stanca o altro solamente era come se la sua mente stesse andando da tutt'altra parte e per un breve seconde le sembro di vedere delle persone nella sala.
“Posso farti una domanda?” chiese Four facendola tornare alla realtà.
“Certo.” rispose Rio cercando di capire se questo fenomeno era collegato agli altri che aveva vissuto. Four apri la bocca, ma prima che potesse dire qualcossa il portene si spalanco di colpo come se fosse stato butatto già da una raffica di vento.
Rio sgrano gli occhi vedendo l'ultima persona che si aspettava di vedere.
“Yuma?!”

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo undici: aspettando il momento giusto ***


Aspettare, per tutta la sua vita non aveva fatto altro.
Aveva aspettato che qualcuno arrivase e mettesse fine a tutto questo, aveva aspettato che quel qualcuno crescesse e infine aveva aspettato di rivelare la propria identità. E quando il tempo per te scorre molto più lentamente che per gli altri, aspettare diventa ancora più essenziale quasi come l'aria.
La faccia sconvolta di Rio valeva però tutta l'attesa perchè sembrava che la ragazza fosse stata appena morsa da una zeca.
“Che cosa ci fai tu qui?” domando Rio andando incontro all'amico.
“May mi ha chiamato e io sono venuto.” rispose Yuma innocentemente come se fosse la cosa più natural del mondo.
“Tu conosci May?!” disse Rio.
“Tu l'hai chiamato?!” strillo Amy diretta all'amica che si limito a scrollare le spalle.
“Qualcuno mi può spiegare che diavolo sta succedendo qui?!” grido Rio ancora più confussa di prima.
“Certamente però non qui andiamo dove si può parlare più tranquillamente.” disse Yuma predendola a bracetto e uscendo dalla sala. I due andarono in biblioteca e si sedettero ad un tavolo dove sopra era appogiato il libro che Rio aveva iniziato a leggere.
La ragazza stava per chiedere come fosse arrivato fin lì visto che l'aveva nascosto sotto il letto, ma l'amico le fece segno di sedersi prima che lei potesse dire qualsiasi cosa.
“Sinceramente non volevo venire qui o almeno non ancora, ma certi... imprevisti mi hanno costretto ad intervenire.” spiego il ragazzo.
“Qualli imprevisti e di cosa stai parlando?” domando Rio.
“Tu leggi e poi n'è riparliamo.” disse Yuma indicando il libro. Rio lo prese in mano e continuo dal punto in cui si era interrota.

La porta fu chiusa e serrata in modo che non fosse più possibile apirla di nuovo.
Nessuno doveva andare lì per nessuna ragione al mondo anche se l'unico desiderio che aveva era quello di fingere anche solo per un secondo che non fosse cambiato niente che fosse tutto uguale come al solito. Era stato giudicato e condannato quindi ora n'è pagava il prezzo e per colpa sua anche la sua famiglia era finita nei guai.
Non era giusto però non poteva farci niente solo aspettare e sperare che questa storia finisca presto, ma come poteva finire se lui stesso riteneva impossibile che accadese un tale miracolo.
La gente era fatta cosi le cose strane venivano evitate e le cose mostruosse... da quelle le persone erano terrorizate e perciò non c'era nemmeno la più piccola possibilità che qualcuno potesse scegliere in totale autonomia di rimanere lì con lui. Forse la pietà di qualcuno era la sua unica opzione, ma persone tanto buone non c'erano.
E cosi adesso era bloccato come una bestia mentre la sua famiglia e i servitori erano statue e nulla di tutto questo sarebbe mai cambiato a meno che qualcuno non gli avesse mostrato amore dissinteresato.
Qualcossa che lui sapeva bene non essistese.


Il resto delle pagine erano bianche, ma comunque a Rio non servivano altre informazioni.
Aveva capito.
“Chi sono Amy e May?” chiese visto che nel libro di loro non c'era alcun acceno.
“Due guardini, esseri di energia che sorvegliano le maledizioni del libro.” spiego Yuma.
“Ok... questa... questa maledizione come funziona cioè ha delle regole?” domando la ragazza cercando di seguire un filo logico che cercava disperatamente.
“Si. Ha un limite di tempo scadrà tra esattamente due o tre settimane dopo di chè diventerà permanente e le ragazze... la loro energia si esaurirà.”
“Posso fare qualcosa?”
“L'hai letto cosa devi fare, ma se non è un gesto sincero non funzionerà.”
“Cosa intendi con gesto sincero?”
“Un gesto che viene dal cuore semplicemente perché ami quella persona indipendentemente se è giusto o sbagliato. Se lo fai per un tornaconto personale o perchè ti senti in obbligo di farlo allora non vale.”
Rio si presa la testa tra le mani esasperata, si era cacciata in un guaio enorme e non saeva come uscirne perchè sinceramente dubbitava di riuscirè a fare quello che le chiedevano.
Semplicemente si riteneva lei stessa incapace di dimostrare un cosi sincero affetto per un'altra persona persino immaginarsi in una situazione simile con Reginald le sembrava che non fosse in grado di fare un gesto sincero.
Amy e May riscuavano la vita, Four saebbe rimasto cosi per sempre e tutto perché lei aveva un deserto al posto del cuore.
“Rio so cosa stai pensando e sappi che tu non hai alcuna responsabilità o obbligo, ti ho osservato per anni al vilaggio e posso dirti che sei una brava persona però ricorda non scegliamo noi chi amare e non possiamo costringerci a provare qualcosa quando non è vero.” disse Yuma predendole le mani.
Rio sorrise setendosi un po' meglio.
La porta del soggiorno si spallanco ed Amy entro come una furia. Il suo sguardo freddo come il marmo si poso su Rio e subito Amy l'afferrò per il colletto.
“Sapevo che di te non ci si poteva fidare!” ringhio mentre in sottofondo si sentiva il rumore di uno sparo.

Angolo dell'autrice: buon'anno a tutti!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo dodici: libera? ***


“Cos'è stato?” domando Rio con le orecchie che le pulsavano.
“Come se non lo sapesi!” grido Amy lasciandola andare con un gesto brusco e uscendo dalla stanza a grandi falciate. Rio si volto verso Yuma per avere spiegazioni, ma non trovo nessuno era rimasta da sola.
Confussa da quella situazione Rio usci dalla stanza e si diresse verso la sala da ballo, ma quello che vide la sconvolse non poco. May si teneva una spalla con aria sofferente mentre al centro della sala c'era un'enorme macchia di sangue.
“Cosa è successo? May stai bene?” domando Rio avvicinandosi alla ragazza, ma quest'ultima la ignoro voltansosi per non guadarla.
“Credevo... Amy aveva sempre avuto ragione su di te... ci hai portato solo guai.” disse May con il viso basso.
Rio si alzo capendo che non avrebbe ottenuto altro e vedendo delle tracce di sangue formare un percorso verso l'esterno decise di seguirle finendo per andentarsi nel giardino che confinava con la foresta.
Ad un tratto si fermo vedendo che le treccie era diventate più grande, ma che distanziavano sempre più l'una dell'altra; scosse la testa consapevole che non era il momento di rimuginare, ma bensi di vedere.
Come diceva sua padre a volte i pensieri intalciavano la realtà più delle fantasie. Inoltre non era intenzionata a fare la fifona, se Reginald l'avesse scoperto l'avrebbe presa in giro a vita.
Cosi continuo a camminare finchè qualcuno non le presse il braccio certa che fosse Amy Rio si volto con sguardo infuriato non potendo sopportare un'altra rammazina o critica insensata da parte della ragazza, già che c'era senza pensarci decise di pestarle un piede.
“Ma sei matta!” grido Reginald lasciando la sorella.
“Scussa... non pensavo fossi tu.” rispose Rio imbarazzata poi però realizzo che il fratello era lì“Si può sapere da dove sbucchi?” chiese.
“Sono venuto qui per salvarti e... da dove esce quel vestito?” disse Reginald guardandola mal, Rio non potè fare a meno di arrossire.
“Bè è una lunga storia... sei stato tu a sparare prima?” domando Rio ricordandosi quello che era successo.
“Cosa? No! Anzi appena ho sentito lo sparo mi sono precipitato qui.” rispose il fratello.
“Vuoi dire... ci sono altre persone qui.” mormorro Rio prima di superare Reginald per raggiungere, con sua incredullità la sera... con la porta aperta. Un nodo le si formo in gola, l'ultima cosa che voleva fare era entrare lì dentro però le traccie finivano lì.
“Cosa fai? Dobbiamo andarcene.” disse Reginald fermando la sorella dall'entrare.
“Non capisci... io...” Rio si morse il labbro come poteva spiegargli tutto quello che era successo nell'ultimo periodo.
“Mi spiegherari tutto a casa adesso andiamo.” proclammo Reginald predendole il polso e iniziando a trascinarla via.
Rio all'inizio tentò di divincolarsi, ma poi quando i due si trovarono faccia a faccia con Amy si arrese dopo aver sentito le ultime parole della ragazza.
“Portala via di qui! Il padrone non vuole più vederla.” quella voce che suonava più fredda del giacchio fece capire a Rio che qualunque cosa fosse successo era colpa sua.
Adesso era libera, ma era davvero questo quello che voleva?

“Ma che ti dice il cervello?!” grido Dumon infuriato.
“Sta zitto! Non è colpa mia se alla fine è arrivato anche Reginald.” disse Vector sulla difensiva.
“Forse l'hai uccisso e hai ferito quella ragazza... non era questo il piano!”
“Rio è salva come volevi tu e io ho sgrafiniatto un bel po' di monete tutti vincono fine della storia.”
“Ma...”
“Niente ma! In questa storia sei colpevole tanto quanto me ricordatelo tu mi hai portato qui e se non vuoi perdere la fiducia dei tuoi amici ti consiglio di chiudere il becco!” sbraitoVector e con quello la discussione fini perché Dumon sapeva che Vector aveva ragione.
Da ogni punto di vista era nella parte del torto e cosi decise di starsene buono infondo non era accaduto niente di male però continuava a chiedersi cosa ci fosse in quella strana tecca che Vector aveva preso.
Chissà perché ci teneva cosi tanto?

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo tredici: la maledizione ***


Qualcosa non andava.
Ormai aveva imparato a percepire quando stava per succedere qualcosa di brutto eppure stavolta era diversa dal solito forse perchè era tornata a casa. Voleva andare a chiedere aiuto a Yuma, ma la libbreria era chiusa e di lui nessuna traccia e visto che non era solito uscire spesso era praticamente impossibile chiedere di lui in giro sospettava che solo poche persone lo conoscevano.
In realtà era adesso in camera sua che si sentiva in trappola come non mai e inoltre la consapevolessa di aver condanato Four, Amy e May era insoportabille. Adesso capiva perché May la guardava con occhi brillanti di speranza.
“Tutto bene?” domando Reginald entrando nella camera della sorella; erano passati due giorni da quando erano tornati e lei si comportava in modo strano... o almeno in modo più strano del solito.
“Si... stavo solo pensando.” rispose Rio nella speranza che il fratello se n'è andasse, ma evidentemente neanche quello sarebbe andato nel verso giusto visto che Reginald si sedette sul letto vicino a lei.
“Seriamente so che spesso non andiamo d'accordo, ma se hai qualche problemma... puoi tranquillamente parlamene.” disse Reginald appogiando una mano sulla spalla della sorella.
“Non potresti capire.” rispose Rio in un soffio.
“Prova a spiegarmi allora.”
“Mi prenderesti per pazza.”
“Ti considero già pazza! Avanti Rio cosa c'è?” la ragazza fece un profondo respiro, non era ancora del tutto sicura se fosse una buona idea dire tutto a Reginald, ma se non l'avesse fatto l'avrebbe tormentata a vita cosi decise di raccontargli tutto senza tralasciare alcun particolare.
Reginald ascolto con attenzione interompendo Rio solo per farle delle domande o per farle una predica sulla sua impulsività e inprudenza.
Alla fine comunque non sapendo cosa dire si alzo e lascio la stanza in silenzio eppure Rio sapeva che il fratello era dalla sua parte come sempre... solo che lui doveva ancora capirlo. Rio si alzo dal letto decisa che era ora di andare avanti e un bella passegiata mentre Reginald rimginava era l'ideale.
Quel giorno il mercato era deserto, il che era molto strano visto che c'erao sempre cosi tante persone che a volte bisognava farsi largo a gomitate. Ovviamente questo non piaceva molto ai venditori che non riuscivano a mascherare il loro cipiglio.
“Si può sapere dove sono tutti?” domando Rio ad un venditore.
“Non lo so. Sono qui da stamani e non ho visto nessuno.” rispose il venditore alzando le spalle.
Rio decise che forse Tori sapeva cosa stesse succedendo e cosi decise di andare da lei, ma il silenzio che regnava nelle vie non le piaceva per niente e serviva solo ad aumentare la senzasione che stesse per succedere qualcosa. Arrivo davanti alla casa e dopo aver bussato senza ricevere risposa notò che la porta era aperta e cosi entro in casa.
“Tori ci sei?” domando Rio mentre ispezionava la cucina deserta.
Pensando che l'amica fosse ancora in camera sua, Rio salì le scale e quando vide l'ombra di Tori capi di aver avuto ragione.
“Si può sapere perché non mi rispondi?” disse poco prima di mettersi ad urlare.

Reginald doveva chiarire la situazione. Fin dalla prima volta che erano tornati Dumon si comportava in maniera strana e dopo aver sentito al storia di Rio capì che l'amico nascondeva qualcosa, sopratutto perché negli ultimi due giorni l'aveva sempre evitato. Arrivato davanti alla casa di Dumon lo vide in cortile che stava litigando con Vector. A Reginald scappo un sorisseto di certo Dumon non aveva possibilità di scappare.
“Tu lo sapevi!” grido Dumon puntando un dito contro Vector.
“E se anche fosse? La cosa ti crea problemmi?” domando Vector come se niente fosse cosa che fece infuriare ulteriomente Dumon; il qualle afferro il colletto dell'altro spigendolo a terra.
“Dimmi come posso fermarlo!” grido Dumon. Reginald vedendo quello scoppio decise che era ora di intervenire.
“Che succede qui?!” domando staccando i due.
“Vuoi rispondere tu?” chiese Vector indicando Dumon che serrò la mascella.
Un urlo proveniente dalla strada interompete i tre che si precipitarono giusto in tempo per vedere una persona tramutarsi in pietra.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo quattrodici: da sola ***


Al tatto era fredda e tale consapevolessa fece rabbrividire Rio.
La cosa che più sconvolse la ragazza fu però al pozisione in cui era l'amica, seduta sul letto impegnata a cucire e con un'espressione sorridente in volto, nemmeno si era accorta di quello che le era successo. Rio usci dalla stanza precipitandosi in cucina dove beve un lungo sorso d'acqua cercando di calmarsi.
A Tori era accaduta la stessa cosa che era succesa alla famiglia di Four e di certo questa non poteva essere una coincidenza. Quando si fu calmata a sufficenza si diresse verso casa fecendo attenzione a cosa succedeva nelle case e con suo grande sgomento constato che anche altre persone si erano pietrificate. Accelerò il passo spernado che Reginald non avesse subito la stessa sorte.
Durante il tragitto dovette contenere i conatti nel vedere il panico che si stava diffodendo tra le persone che osservavano come la gente si pietrificava. Arrivata davanti a casa si copri le orecchie accasciandosi davanti all'ingresso per via delle urla provenienti da ogni angolo della città.
“Perchè non la smettono di urlare?!” grido Rio esasperata.
“Anche tu stai urlando, urlare è normale quando uno è spaventato.” disse una voce che Rio conosceva bene. Si alzo di scatto felice di rivedere l'amico tanto ch egli butto le braccia al collo.
“Dov'eri fintio?” domando Rio entrando in casa insieme a Yuma. “Un amico era nei guai e sono andato ad aiutarlo.” rispose il ragazzo.
“Bè non è che qui sia tutto rosa e fiori... hai visto cosa sta accadendo alle persone?” disse Rio sedendosi in soggiorno.
“Impossibile non vederle perciò sono venuto qui. Qando sei andata via hai per caso preso qualcosa?”
“No! Ma come osi io non sono una ladra.”
“Allora non so che dirti. L'unica spiegazione è che la rossa sia stata portata via, ma se non sei stata tu vuol dire che... non ho la più pallida idea di cosa stia succedendo.”
Rio sospiro pesantemente prima di ricordarsi dello sparo che aveva sentito quel giorno, forse colui che aveva sparato aveva anche rubato la rossa. Ancora non capiva come le cose potessero essere legate tra loro però almeno adesso aveva una pista da seguire.
In quel preciso momento la porta d'ingresso si spalanco con un forte tonfo fecendo entrare Reginald che definire sconvolto era poco sembrava aver appena visto un fantasma.
“Reginald!” grido Rio andando incontro al fratello. Il ragazzo però alzo una mano per fermarla cosa che indispeti la ragazza anche in un momento come questo lui si faceva guidare al suo stupido orgoglio.
“È succeso qualcosa?” domando Yuma.
“È riuscito a scappare...” mormoro Reginald.
“Chi? Cosa è successo!” grido Rio che si stava inervosendo per via del comportamento criptico del gemello.

I tre non riuscivano a credere ai loro occhi. Cercando di approfitare dello stupore dei due, Vector cerco di sviniarsela, ma Reginald l'afferò per il colleto della camicia.
“Adesso voi due mi spiegate tutto.” disse Reginald guardando torvo Vector e l'amico.
“D'accordo.” disse Dumon con fare rassegnato “Vedi... Amy aveva ragione quella volta rubai un piccolo anelo e poi... sono tornato con Vector per rubare altre cose e...”
“Tu hai fato cosa?!” l'interuppe Reginald al colmo della rabbia.
“Senti so che ho fatto un erorre, ma...”
“Niente ma! Dimmi perché sta succedendo tutto questo?”
“Vector ha insistito per rubare una strana teca e penso che sia quello il motivo anche se non capisco bene perché.” spiego Dumon.
Reginald annui e si rivolse a Vector il qualle però si libero dalla stretta dell'altro e corse via di filato.
“Cosa aspetti bisogna inseguirlo!” grido Reginald voltandosi, ma lo fece un secondo troppo tardi.

“Quindi mi sati dicendo che siamo da soli!? Non c'è più nessuno!” esclamo Rio.
“Tra poco non ci sarà nemmeno più il mio udito se non la pianti di gridarmi nell'orecchio.” disse Reginald.
“Comunque questo spiega tutto. La rosa è il fulcro della maledizione visto che è stata spostata la stessa cosa è accaduta alla maledizione.” spiego Yuma.
“C'è un modo per invertire gli effeti... cioè un altro modo?” chiese Rio.
“Si, visto che questa situazione è un riflesso basterà riportare la rosa al suo posto.” disse Yuma.
“Però il castello rimarà maledetto...” mormoro Rio.
“In questo caso che stiamo aspettando? Andiamo a riprenderci quello stupido fiore!” disse Reginald uscendo seguito dagli altri due.
I tre seguirono le traccie di Vector per un po' finchè non fu quasi il tramonto cosi decisero di fermarsi.
Rio che in quel momento voleva restare da sola si allontano con la scusa di cercare della legna, ma invece si sedette su una roccia per pensare che forse Amy aveva ragione e tutto questo era solo colpa sua.
La ragazza continuava a pensare a queste cosa non sapendo che in realtà in quel preciso momento era veramente rimasta da sola.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo quindici: l'arrivo di un amico ***


Quando finalmente si fu calmata abbastanza decise di tornare dagli altri, ma proprio quando si alzo senti dei passi dietro di lei.
“Reginald se sei tu sappi che non ho voglia di parlare.” disse senza voltarsi.
“Lo prenderò come un'insulto.” disse Vector mettendo una mano sulla spalla di Rio che si allontano immediatamente in modo brusco.
“Tu!” ringhio Rio cercando di afferarlo, ma Vector la fermo bloccandole il polso dietro alla schiena.
“Sai non sei stata per niente educata.” disse Vector scuotendo la testa in segno di dissaprovazione.
“Ma senti chi parla! Il ladro che ha maledetto il villagio!” strillo Rio sperando che le sue urla fossero sentite dal fratello.
“Adesso è colpa mia? Non sono io quello che ha attivato la maledizione in primo luogo.” si giustifico Vector lasciando andare Rio che cade per terra.
“Quello che voglio sapere, supponendo che tu non mi menta, e se sapevi quello che sarebbe accaduto o no?!” chiese Rio alzandosi.
“Scusa, ma quando mai ti ho mentito?” domando lui alzando le spalle.
“Sempre! Ogni cosa che esce dalla tua bocca è una bugia! E non cambiare argomento!”
“Forse.”
Quella risposta era stata data in un modo cosi naturale e semplice che la rabbia di Rio superò ogni limite che la ragazza aveva conosciutto.
“Sei... sei un mostro!” grido Rio.
“Questo è quello che chiamo un complimento.” disse Vector scoppiando a ridere.
Rio fece un passo indietro ancora furente di rabbia, ma consapevole che non era saggio rimanere lì da sola, se qualcuno doveva scannarsi con Vector era meglio che fosse Reginald.
Vector sembro notare le intenzioni della ragazza, ma si limito ad alzare le spalle e a farle cenno di andarsene come se per lui non facesse alcuna differenza.
La ragazza n'è aprofitto per andarsene senza pensare alle conseguenze in quel momento voleva solo andare via e tornare da suo fratello, ma quando arrivo capì che Vector era già stato lì cosi come la maledizione.
Rio cade in ginocchio piangendo disperata; non accorgendosi dei passi che venivano verso di lei.
“Sai io gli preferisco cosi.” disse Vector ad un centimetro dall'orecchio di Rio. La ragazza era cosi sconvolta che non trovava la forza di muoversi, consapevole di questo Vector tiro fuori dalla tasca un piccolo coltellino che avvicino lentamente al collo di Rio.
Prima però che potesse fare qualcossa qualcuno gli afferò il polso scaraventandolo lontano per poi attacarlo.
Rio si alzo di scatto e rimasse molto sorpressa di vedere Four lì... che l'aiutava. Senti il cuore batterle fortissimo per qualche motivo che nemmeno lei sapeva.
“Per fortuna siamo arrivati in tempo.” disse un ragazzo che non conosceva.
Aveve i capelli di un castano scuro con una frangia che gli copriva uno degli occhi verdi.
“Tu chi sei?” domando Rio stranmente tranquilla.
“Mi chiamo Alito sono un amico di Yuma adesso però è meglio se mi segui.” disse lui afferenadole la mano e iniziando a trascinarla lontano da lì. Rio si volto verso i due che stavano ancora litigando poi torno a guardare in avanti. Aveva un peso al petto che gli diceva che presto sarebbe arrivata alla fine.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo sedici: un colpo di pistola... ***


Seguendo Alito raggiunse un cavallo legato ad un'albero e lì vicino c'era una sacca che molto probabilmente conteneva la causa degli ultimi guai.
Con mani tremanti Rio apri la sacca trovandovi dentro, come sospettava, la rosa che però sembrava essere sul punto di appasire evidentemente Vector non si era presso la briga di preoccuparsi per la salute del fiore.
“Cosa succede se muore?” domando Rio ancor prima di formulare la domanda nella sua testa.
“È finita.” si limito a dire Alito. Rio annui stringendo la rosa al petto adesso era tutto finito bisogna solo riportala al castello in questo modo tutto sarebbe tornato alla normalità ed Amy avrebbe capito che non era colpa sua.
Perché all'improvisso le importava se lei o chiunque altro fosse a conoscenza della verità? Ormai non aveva più senso pensarci.
“Andiamo, penso che a lui non dispiacia se prendiamo in prestito il suo cavallo.” disse Alito slegando l'animale. Rio si fece aiutare a montare a cavallo visto che stava iniziando a sentirsi stanca molto probabilmente a causa dello stress subito, anche adesso non riusciva a calmarsi nonostante il problemma stesse per essere risolto e presto tutto sarebbe tornato alla normalità... o almeno quasi tutto.
Non era giusto che solo per un erorre la vita di una persona fosse completamente sconvolta senza alcuna via d'uscità.
“Potresti per favore smetterla di alitarmi sul collo.” disse Alito attirando l'attenzione della ragazza.
“Scusa... ultimamente ho tante cose per la testa.” disse Rio.
“Posso immaginare, Yuma mi ha spiegato tutto. Se proprio vuoi aiutare ti do un consiglio: pensa fuori dagli schemi di solito funziona.” disse Alito soridendo tanto che anche Rio n'è fu contagiatta e per un attimo scordo tutti i suoi pensieri, forse era proprio questo il suo problemma.
Pensava troppo e in una situazione del genere, che comunque sperava non ricapitasse più, in certi casi avrebbe fatto meglio ha buttarsi e basta.
Arrivati a destinazione ebbe un tonfo al cuore che divennè smisurato quando incontro il cipiglio di Amy che a quanto pareva aspettava i due sulla soglia. Rio abbasso lo sguardo perchè anche se non era stata lei ad architettare il tutto, il furto era comunque avenuto a causa sua e non voleva che Amy, o chiunque altro, la colpevolizase di nuovo.
Le sue speranze furono vane.
“Sei tornata.” disse Amy con evidente veleno nella voce. Rio sbuffo, di norma le avrebbe risposto per le rime, ma in realtà voleva chiudere la faccenda una volta per tutte senza ulteriori complicazioni perciò decise di star zitta.
Alito, desideroso di andarsene porse la rosa che sembrava ancora più appasita di prima a Amy che la prese in mano come se fosse la cosa più fragile e preziosa del mondo e infondo era proprio cosi.
Un brivido pecorse la schiena di Rio innervogendo la ragazza.
Prima ancora che effetivamente accadese lei lo senti, il rumore assordante e le orecchie che fisciavano, quando si volto era troppo tardi, il colpo aveva fatto perdere a Amy la pressa e cadendo per terra il gambo del fiore si era spezzato.
“Possibile che tu sia sempre in mezzo ai piedi!” strillo Rio nella direzione in cui c'era Vector.
“Mi piace farmi notare.” disse lui alzando le spalle, era chiaro che era rimasto gravemente ferito visto che una scia di sangue si intravedeva sulla sua camicia, ma di Four non c'era traccia e questa cosa non piaceva a nessuno di loro.
Alito non perse tempo e si scaglio contro Vector cercando di prenderli la pistola, ma il rosso benchè ferito riusci a mantenere il sopravento, Rio decise di aiutare cercando di afferare da dietro il ragazzo.
Per un momento penso di esserci riuscità ma quando Alito fu spinto a terra cosi forte che perse conoscenza, Vector butto a terra anche lei e senza esitazioni premette il grilleto.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo diciasette: all'alba ***


Ripensando a quel momento si diede della stupida perchè la soluzione era sempre stata lì davanti a loro e nessuno l'aveva capito, nessuno aveva mai visto niente.
Eppure era lì come la pistola puntata verso di lei e come le sue gambe che per la paura rifiutavano di muoversi rimanendo salde a terra.
Le sembro che qualcuno la chiamase, ma non riusciva a riconoscere la voce in realtà tutto il suo cervello era andato in tilt bloccandosi proprio nel peggiore dei momenti. Tutto quello che voleva era muoversi, scappare e sopratutto gridare... urlare che lui non la protegesse.
Quando però il proietille centro il versaglio tutto quello che poteva fare era ancora stare ferma, essere inutile.
“Oops.” disse Vector rompendo quel silenzio che sembrava essere durato ore intere. Rio trovo finalmente la forza di alzare il viso e il suo sguardo pieno di rabbia incrocio quello di Vector.
“Perché?!” grido la ragazza cosi forte che le venne mal di gola.
“Perché si.” rispose lui.
Prima ancora di rendersene conto Rio aveva le mani strette attorno al collo di Vector, il qualle nonostante fosse ferito e stanco riusci a liberarsi senza troppa difficoltà.
“Sei patetica.” sibillo tirando nuovamente fuori il suo coltellino.
“E tu sei un mostro!” rispose lei non volendo perdere il suo tono di superiorità nemmeno in quella circostanza.
Voleva finire alla grande.
Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e strinse cosi forte le nocche che diventarono bianche.
Gli riapri soltanto quando udi un grido straziante e ciò che vide non l'avrebbe mai immaginato. Vector distesso a terra completamente immobile con enormi sguarc sulla schiena, Rio notò che dalla bocca usciva una piccola scia di sangue. Con il cuore a mille alzo losguardo e davanti a sé vide Four stanco, ferito e ansimante, non le ci vole molto a capire cos'era successo... lui l'aveva salvata.
Rio apri la bocca per parlare, ma proprio in quel momento Four colasso e la ragazza preoccupata andò verso di lui per assicurarsi che stesse bene. Rio gli controllo il battito, ma esattamente come il suo respiro era molto debole; la ragazza si fece prendere dal panico non sapendo cosa fare. Eppure quando guardo bene Four in viso senti un masso piombarle sullo stomaco: stava sorridendo.
Rio si morse le labbra mentre dai suoi occhi scendevano lacrime amare, non poteva fare più nulla era finita, stavolta era davvero finita. Come al solito il suo corpo si mosse da solo, ma Rio capì che non era mai stata qualche forza esterna a farlo bensi era il suo istinto più profondo a prendere il controllo facendole fare esattamente quello che voleva al di là della paura che provava.
Fece un respiro profondo e premette le sue labbra su quelle di Four.
Il cuore le batteva all'impazzata mentre una senzasione strana, ma confortante avolgeva l'aria intorno a lei.
Quando si staco aprendo gli occhi non potè fare a meno di potarsi una mano allo bocca sorpresa.

L'alba è sempre stata definita l'inizio del giorno, ma a ben vedere si tratta anche della fine della notte e l'alba di quel giorno segno anche la fine di qualcos'altro. Di qualcossa durato tanto anzi troppo tempo.
Per loro era come se non fosse passato nemmeno un minuto ignorando il tempo reale in cui erao rimasti inmobili forse tutto sommato era meglio cosi come se non fosse accaduto niente. La stessa cosa accade al villagio, la vita torno a muoversi e i pochi spetatori di quell'oribille momento decisero di dimenticare essendo durato cosi poco ignari che era accaduto anche a loro. Presto tutto questo sarebbe stato solo un lontano ricordo.

“Secondo voi quando la smetterano?” domando irritato Reginald vedendo il bacio tra la sorella e il ragazzo.
“Bè devono festeggiare in qualche modo.” disse Alito ottenendo un sguardo omicida da Reginald e uno confuso da Yuma.
“Non capisco... perché festegiano cosi?” chiese il ragazzi, ma gli amici non lo degnarono di risposta.
“Amy e May saranno felici che tutto si sia finalmente risolto.” disse Alito.
“Si. Certo che però Amy sarà ben più felice di sapere che aveva ragione: alla fine non è stato un gesto di Rio a spezzare la maledizione.” disse Yuma.
Fare da scudo alla persona amata era stato questo il gesto puro fatto da Four che gli aveva salvati tutti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3790565