Alla ricerca di Giulia.

di Chiaroscura69
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Lei dov'è? ***
Capitolo 3: *** *Flashback* ***
Capitolo 4: *** Il giuramento. ***
Capitolo 5: *** La notte in cui cambiò tutto. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 

Prologo.

Si sa che in un paese di campagna le voci volano in un lampo. Soprattutto se queste voci riguardano l'ormai leggendaria figura di Pietro Donati, il ragazzo che nel lontano 2008 fuggì senza alcun preavviso dalla sua casa, dalla sua terra, dalla sua vita.
Il tempo deforma la verità, di questo tutti erano consapevoli, tuttavia era facile credere ad ogni sorta di racconto favoleggiante si narrasse sul suo conto.
Alcuni giuravano che il ragazzo avesse avuto rapporti conflittuali con suo padre, un uomo burbero e rimasto vedovo della moglie in giovane età, che Pietro non aveva mai sopportato. Altri raccontavano che il ragazzo si fosse messo nei guai frequentando qualche strano circolo di amicizie. Tuttavia tutti erano d'accordo sul fatto che, qualunque fosse stato il motivo della sua fuga, non si fosse comportato nel migliore dei modi con la sua ragazza, Anna.
Ma, non si sapeva se perchè la fanciulla fosse di animo onesto e buono o per qualche altra ragione, Anna non provava verso di lui alcun rancore. Per questo molti pensavano che lei sapesse il motivo della sparizione del ragazzo.
Comunque sia il tempo passò e si trascinò via i mille interrogativi che gravavano sul piccolo paese( che chiameremo Signoraluna), tanto che già due anni dopo la gente aveva altro a cui pensare.
A preoccupare gli abitanti di Signoraluna era il potere che stava acquisendo un gruppo di uomini spregiudicati, chiamati i Tancari. Facevano tutti parte della stessa famiglia che aveva ereditato un enorme patrimonio e avevano prestato ingenti somme alla maggior parte dei cittadini. Credo che tutti conosciate come funzioni un prestito di questo genere, la si finisce sempre a dover pagare il doppio di quello che è stato prestato, rischiando anche di rimetterci la propria vita.
Anna per esempio era stata una vittima dei Tancari, poichè la sua famiglia l'aveva barattata per estinguere un debito, e così, la ragazza era diventata la fidanzata ''ufficiale'' di Gabriel, uno dei membri più influenti della famiglia. Naturalmente duarnet gli otto anni successivi la famiglia si era arricchita sempre di più e in pratica controllava tutto il paese. Anna soffriva i maltrattamenti di Gabriel ma non poteva fare nulla, perchè dietro la loro storia d' ''amore'', c'era la non troppo velata minaccia di violenza nei confronti della sua famiglia, e questo lei non poteva permetterlo.
Quando si sparse la voce che Pietro, il ragazzo che aveva fatto fortuna, stava tornando in patria, tutto il paese esultò di gioia. In parte perchè il ritorno di un figliol prodigo è per la sua terra sempre motivo di grande giubilo, e in parte perchè nella speranza dei cittadini c'era la possibilità che quel ragazzo potesse liberarli dalla tirannia dei Tancari.
Il suo arrivo faceva pensare tutti, ci si chiedeva se stesse tornando per sistemare finalmente i conti con suo padre o se stesse tornando per riprendersi la sua Anna, ma quest'ultima voce si spense quando si venne a sapere che Pietro fosse prossimo al matrimonio con la sua manager, Licia.
Se quegli uomini e quelle donne avessero letto il romanzo che aveva reso celebre Pietro, forse non si sarebbero poi fatti troppe domande, forse avrebbero capito il motivo del suo ritorno. O forse no, non si poteva sapere, ma non avendolo mai letto restavano del tutto lontani dalla verità.
Anna dal canto suo si interrogava giorno e notte ma non ne veniva fuori, lei sola sapeva cosa avesse spinto Pietro a fuggire. Lei sola lo aveva sentito urlare che non sarebbe più tornato in quella terra oscura e piena di insidie. Lei sola aveva sentito il cuore spezzarsi quando lui l'aveva abbandonata. E lei sola, tra tutti i compaesani aveva letto ''Alla ricerca di Giulia'', il romanzo di Pietro.

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Capitolo 2
*** Lei dov'è? ***


Era una serata tenebrosa a SignoraLuna, il tipico scenario da film d'azione dove il protagonista cammina circospetto sentendosi osservato. La pioggia era fitta, densa e fangosa, della stessa densità della melassa e i fulmini creavano misteriose cascate fluorescenti nel cielo.
Anna aveva paura.
Tremava tutta e si stringeva in un lungo impermeabile nero che la mimetizzava perfettamente con l'ambiente e il clima cupo di quella serata. Aveva paura, ma il segnale era stato inequivocabile.
Anna aveva un'unica passione che riusciva a distrarla dalla sua vita infelice e piena di suprusi e questa era il giardinaggio. Passava intere ore a curare le sue piante e i suoi fiori e aveva una discreta conoscenza di botanica, ma c'è di più; Anna sviluppava un rapporto con ciascuna di loro ed era convinta che tutti i fiori avessero un significato profondo. Gabriel non aveva mai capito perchè la ragazza fosse tanto ossessionata con quello ''stupido passatempo'', come lo chiamava lui, e non faceva altro che ridersene e umiliarla.
Comunque sia quella mattina Anna era uscita in giardino come sempre e dopo aver vezzeggiato qualche petalo, innaffiato qualche girasole e strappato alcune erbacce si era accorta di qualcosa di strano. Qualcuno aveva messo, fra un vaso di peonie e un vaso di gerani, una piccola camelia rosa.
Lo shock le aveva paralizzato il corpo e con la sua mente aveva iniziato a ricordare dei momenti del suo passato che la rendevano infinitamente nostalgica e malinconica.
Poi aveva capito.
Chi, se non Pietro, il suo Pietro, avrebbe potuto lasciare lì il suo fiore preferito? Chi, se non Pietro, avrebbe potuto farlo dato che la camelia rosa era il fiore simbolo del loro amore?
Non era la prima volta che quei due comunicavano con i fiori. C'era stato un tempo, molti anni prima, in cui, per organizzare i loro incontri segreti, si mandavano messaggi floreali. E quello lo era chiaramente: Pietro era tornato e voleva vederla.
Anna aveva immaginato che si sarebbero visti nel solito posto, quello in cui da ragazzini passavano la maggior parte del loro tempo insieme, e per quanto quel luogo fosse al riparo da sguardi indiscreti, non si sentiva sicura e aveva paura.
Non erano più due giovani innamorati che fuggivano i pettegolezzi, i pregiudizi del padre di lui o le gelosie degli amici; ora c'era molto altro in ballo.



Pietro sgattaiolò fuori dal cancello a scorrimento del suo piccolo giardino e si nascose il volto con il cappuccio di un K-way nero. Tuttavia sapeva che se anche lo avessero visto, sarebbe stato molto difficile riconoscerlo. Era cambiato profondamente; il ragazzetto gracilino e pallido che era una volta si era trasformato in prestante uomo, la carnagione estremamente chiara non dava più l'impressione di salute cagionevole ma aveva assunto un colorito perlaceo che ne risaltava la delicatezza dei lineamenti. I suoi capelli neri, da ispidi e selvaggi, erano diventati morbidi e leggermente ondulati e gli incorniciavano il volto creando un piacevole contrasto con la sua pelle eburnea. Solo gli occhi erano rimasti gli stessi. Li aveva sempre avuti terrificantemente profondi, tanto che in pochi erano mai riusciti a guardarli per più di pochi secondi. Erano neri come il petrolio, duri come l'acciaio, magnetici come quelli di un serpente.
Pietro adorava la pioggia, e se non avesse avuto l'urgenza di non farsi notare nè riconoscere non avrebbe mai messo il K-way. Adorava le lunghe passeggiate sotto la pioggia perchè lo aiutavano a rilassarsi e a concentrarsi sui suoi pensieri, inoltre lo facevano sentire parte del mondo come essere naturale, come un albero o una foglia.
Pietro non aveva paura.
L'unica cosa che temeva era che Anna non si presentasse.
In fondo poteva essere successo di tutto; poteva non aver visto la camelia, poteva aver dimenticato che quello era il loro fiore, poteva non aver capito le sue intenzioni, oppure poteva benissimo non voler più avere a che fare con lui, e tutto ciò lo atterriva.


E' una credenza popolare quella che afferma che quando diluvia gli abitanti delle grandi città si rinchiudono in casa mentre i paesani escono comunque; quella sera a SignoraLuna non c'era un'anima viva per le strade.
Tranne due anime, intente alla ricerca l'una dell'altra.
Se Anna si stava chiedendo il perchè di quell'incontro inspettato ed improvviso e si domandava quali sarebbero state le conseguenze, Pietro fantasticava sulle sembianze che la ragazza avrebbe avuto dopo tanti anni.
Anche Anna era cambiata profondamente; i suoi lunghissimi capelli rosso aranciato che prima stringeva in due enormi trecce erano stati tagliati corti al mento e con quel caschetto sbarazzino sembrava che il Tempo non avesse minimamente scalfito la sua giovinezza. Aveva le guance e il naso costellati di efelidi rosse, due labbra rosse come una ciliegia matura e carnose da cui spuntava un sorriso dolcissimo e la pelle chiara quanto Pietro, ma più lattea e meno perlacea. Il dispiacere e la tristezza le avevano donato uno sguardo perennemente malinconico negli occhi azzurri come i lapislazzuli, il che contrastava tantissimo con il suo sorriso di miele.



La valle era di una bellezza inquietante a quell'ora della sera e con quel clima tenebroso ma i due giovani la conoscevano come se fosse la loro casa perciò non ne erano intimoriti. Anna e Pietro arrivarono allo stagno quasi nello stesso momento e quando si abbassarono i rispettivi cappucci nessuno dei due riuscì a dire nulla per svariati minuti. Si fissarono e basta, senza respirare quasi.
Poi Pietro ruppe il silenzio con la domanda che più gli premeva sul cuore, la stessa domanda che Anna temeva con tutta se stessa.
''Lei dov'è?''
 

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Capitolo 3
*** *Flashback* ***


*pochi giorni al compimento dei 20 anni di Pietro*


L'ansia stringe il mio collo a più nodi e non riesco a respirare. L'idea di perdere Anna mi fa così paura che vorrei non doverla incontrare stanotte, sento che tutto sta per cambiare.
Le ho lasciato una camelia nel solito posto stamattina e incrociandola mentre andava alla processione con i suoi ho capito dal suo sguardo che ci sarà stanotte ma che allo stesso tempo c'è qualcosa che non va.
Per questo ora sto andando ad incontrare Gabriel, lui sa sempre cosa fare. Io e lui ci conosciamo praticamente da quando abbiamo iniziato a camminare e non c'è persona al mondo a cui affiderei la mia vita se non a lui. Siamo sempre stati diametralmente opposti, a partire dall'aspetto fisico; io sono palliduccio, con ispidi capelli neri, occhi scuri e sono talmente magrolino che un filo di vento potrebbe portarmi via. Gabriel è biondo, abbronzato, e ha degli occhi verdi dal taglio leggermente orientale, oltre che un fisico muscoloso e tonico.
Tuttavia è il carattere che ci ha sempre visti agli antipodi. Io sono riservato ed introverso, mi piace leggere e ogni tanto scrivo, al punto che in paese mi chiamano spesso ''il Poeta'' con evidente disprezzo. Lui è solare, sicuro di sè al limite dell'arroganza e ama raccontare storie che gli capitano, che siano reali o meno.
E' stato lui a tirarmi fuori dai casini tantissime volte, così come io ho fatto per lui.
Dato che non ho mai avuto un fratello non so esattamente che tipo di rapporto leghi due consanguinei ma, di una cosa son certo, lui è ciò che per me si avvicina di più ad un fratello.
Lo vedo in piazza mentre tenta di girarsi una sigaretta, son giorni che ci tenta da quando ha deciso di iniziare a fumare.
''Ehi Gà'' lo saluto sedendomi vicino a lui.
Gabriel mi fa un cenno con la testa concentrato sulla sua sigaretta ma so già che a breve perderà la pazienza e mi chiederà di aiutarlo.
''Piè giramela tu''mi dice infine con evidente insofferenza.
Sorrido e in un attimo gliela passo, pronta.
''Il primo tiro è di chi la gira''dico sorridendo mentre cerca un accendino.
Gabriel mi sorride come se fossi l'unica persona nel mondo a cui concede volentieri questo privilegio, così me la ripassa.
''Di cosa volevi parlarmi?''esordisce poi. Gabriel è uno di quelli a cui piace giungere subito al sodo, senza giri di parole.
Sospiro.
''Ti ricordi che ti avevo detto che Anna sta male da diverso tempo? Ora sembra essere peggiorata. Non fa che vomitare, ha i capogiri e ha fame continuamente. Sono preoccupato...Stanotte dobbiamo vederci e temo che mi dirà qualcosa di terribile...''
Gabriel assume un espressione indecifrabile poi dopo qualche istante scoppia a ridermi in faccia.
''Senti fratello, finiscitela tu la sigaretta, perchè quello che sto per dirti non ti piacerà affatto'' dice non riuscendo a trattenere una smorfia divertita.
Lo guardo con ansia, non ho idea di ciò che sta per dirmi.
''Credo che la tua Anna sia incinta'' ride e mi riempie di pacche nella spalla.
Improvvisamente il mondo mi crolla addosso.
Io e Anna....aspettiamo un bambino?
''Ehi Piè, mica la devi prendere così male. A chi non è mai capitato?''dice ancora Gabriel stringendomi la spalla.
Non riesco ancora a parlare.
''Cosa ti preoccupa?''dice alla fine, capendo che avrebbe dovuto cavarmi le parole di bocca.
''Sai cosa mi preoccupa, Gà. La situazione è già critica così con le cose che stanno succedendo ultimamente. SignoraLuna non è il posto adatto per far nascere bambini''borbotto funestamente.
''Fratello tu non hai capito. Se mai doveste davvero aspettare un bambino, io diventerei il padrino e non permetterei a nessuno di toccarlo. Lo giuro'' mi dice Gabriel mettendosi una mano su cuore e fissandomi negli occhi.
''Siamo solo noi, contro il mondo''sussurro cercando di fargli capire che nemmeno la sua protezione basterà.
''Tu e Anna siete la mia famiglia, Piè. Non vi toccherà nessuno'' risponde Gabriel abbracciandomi.



Col senno di poi Pietro non dimenticò mai quella conversazione, nè gli sfuggì il parallelismo tra l'abbraccio di Gabriel Tancari e il bacio di Giuda.

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Capitolo 4
*** Il giuramento. ***


Anna per interminabili istanti non disse nulla e si limitò a far scorrere i minuti come le gocce di pioggia che le bagnavano i capelli. Anni e anni passati ad immaginare, vagheggiare e temere questo momento, ecco l'unica cosa a cui riusciva a pensare.
''Sei tornato per portarla via?''sussurrò poi invasa dal terrore e dalla consapevolezza amara che l'unica fonte di gioia che le era ancora rimasta stava per esserle portata via.
Pietro la guardò subito negli occhi con uno sguardo che poteva voler dire tante cose e che Anna non riuscì a decifrare. Un lampo illuminò improvvisamente i loro volti, rendendoli ancor più inquietanti in quell'atmosfera quasi catastrofica.
''Sì''rispose poi Pietro senza esitazioni. Ma Pietro voleva portare via anche lei da SignoraLuna, solo che non sapeva come. La vide accartocciarsi in sè stessa come se qualcosa avesse iniziato a corroderla da dentro e si sentì morire.
''Anna non fare così, sai che è la soluzione migliore per lei'' esclamò sporgendosi di slancio ad abbracciarla.
Quello era il primo contatto tra loro dopo tanto tempo ed entrambi sentirono in quell'istante che nulla era cambiato di ciò che sentivano ma tutto era cambiato di ciò che li circondava.
Ancora una volta sulle loro teste pesava la consapevolezza che la posta in gioco era troppo alta.
Anna si strinse tutta tra le braccia di Pietro e le sue lacrime si fusero alla pioggia, il suo singhiozzo al ruggito dei tuoni.
''Lo so, Pietro. Ma una volta che avrai salvato Giulia, chi salverà me?'' sussurrò con la ritrovata calma all'orecchio di lui.
Pietro sentiva un macigno sul cuore e si chiedeva quanto ci fosse di eroe in un uomo che torna per salvare sua figlia e uccide la madre. Non poteva e non lo avrebbe permesso. Lo decise in quell'istante.
Doveva trovare un modo per andar via da SignoraLuna insieme a Giulia e Anna.
''Ti ricordi di quando eravamo piccoli e venivamo qui a guardare le stelle di notte? Tu stavi per ore a dire quanto ti piacessero e a volte ci scrivevi delle poesie. Io invece stavo zitta e sai a cosa pensavo? Pensavo che avrei preferito stare sola e incastrata nel cielo immenso che continuare a vivere così. Volevo essere una stella, ma le stelle non mi sono mai piaciute'' disse Anna scrutando per un attimo il cielo in tempesta e sentendo un brivido corrergli per la schiena.
Pietro la guardò attentamente per un istante. Scrutandole il profilo non potè non rimanere ammirato dalla forza che emanava quella piccola figura di donna.
La prese per le spalle e la voltò verso di sè per poterla guardare negli occhi. Stava per fare un giuramento e i giuramenti si fanno solo guardandosi negli occhi.
''Vi porterò lontano da qui, tutte e due'' disse con tono solenne.
Anna sospirò tristemente.
''Pietro, non siamo in uno dei tuoi romanzi, non scriverai tu la fine di questa storia''sussurrò accarezzandogli il volto con dolcezza.

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Capitolo 5
*** La notte in cui cambiò tutto. ***


Anna tornò a casa serena, come se l'incontro con Pietro l'avesse momentaneamente sospesa da tutte le incombenze che l'aspettavano al ritorno a casa.
Casa: non riusciva nemmeno a vederla così.
Lei e Pietro si separarono al limitare del bosco per non destare sospetti; il sussurro di un pettegolezzo avrebbe messo a repentaglio la vita di troppe persone.
Anna guardava le proprie scarpe sgualcite dal fango e degli anni e si chiedeva se in quel momento anche lei avesse lo stesso aspetto, una donna usurata dalle preoccupazioni e dai dolori prematuri. Non poteva sapere che tutto questo non la rendeva meno affascinante.
Il rumore delle pozzanghere fu l'unico sottofondo che li accompagnò fino alla loro quercia, quella in cui si erano sempre detti addio, fino al giorno seguente. Stavolta era diverso, e forse proprio questa consapevolezza rendeva tutto molto più magico.
Certo non potevano sapere che dopo quella notte tutto sarebbe cambiato.
Pietro aveva nel cuore un nodo di sensi di colpa e strani sentimenti che non sapeva spiegarsi. Come se vedere Anna avesse rimesso tutte le carte in tavola. Gli sembrava naturale passeggiare con lei in silenzio sotto la sferzante pioggia, come se fosse qualcosa che avrebbe potuto fare tutta la vita.
Gli ultimi minuti furono i più dolorosi e quasi impercettibilmente i due rallentarono il passo.
I loro sguardi si incrociarono e parlarono tanto, forse troppo.
Talmente tanto che quando giunsero finalmente alla quercia la separazione era diventata insostenibile.
''Anna...''sussurrò Pietro.
''Pietro...''mormorò Anna.
Non so chi abbracciò per primo l'altro, nè saprei dirvi come potessero essere distinguibili una volta che si strinsero saldamente.
Doveva essere un incontro risolutivo ma in sostanza non avevano risolto nulla, nè tantomeno avevano parlato tantissimo. Ma loro erano così, una di quelle storie d'amore che vive al di sopra delle case, delle persone, del futuro, una di quelle storie che vive nella pioggia, nel cielo, nei boschi.





Alle tre del mattino Anna si svegliò di soprassalto senza una ragione precisa. Sapeva semplicemente che stava succedendo qualcosa. Si girò nel letto per svegliare Gabriel ma lo trovò vuoto. Si alzò del letto e si precipitò in cucina ma non trovò nessuno. L'ansia iniziò a divorarla come un parassita.
Il temporale fuori non accennava a smettere, e, mentre prima le sembrava piacevole, improvvisamente ne ebbe paura.
Prese compulsivamente il telefono e iniziò a digitare il numero di Gabriel. Dopo svariati squilli finalmente rispose.
''Gabri dove sei?''chiese Anna con un tono di voce preoccupato.
Nessuna risposta. Solo rumori indistinguibili.
''Gabri cosa sta succedendo?''alzò la voce Anna per farsi sentire.
Improvvisamente riconobbe un urlo acuto, una voce impossibile da non riconoscere.
Poi il telefono le cadde dalle mani e si afflosciò a terra insieme al suo corpo.

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