Verona bella

di Nemesis01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Qui regna l'odio e la follia ***
Capitolo 2: *** Quaggiù la notte non perdona ***
Capitolo 3: *** Nel sangue suo si specchierà ***
Capitolo 4: *** I fiori argentano le vie ***



Capitolo 1
*** Qui regna l'odio e la follia ***


» Verona bella


1. qui regna l’odio e la follia

☼ ☼ ☼

 

Note dell’autrice:

 

Benvolio: Fermi, insensati, fermi! Giù le spade! Idioti! Non sapete quel che fate!

Tebaldo: Sei bravo, eh?, Benvolio, a trar la spada in mezzo a questi timidi cerbiatti! Vòltati, e guarda in faccia la tua morte.

Benvolio: Sto solo a metter pace tra costoro. Perciò rinfodera, o almeno adoprala a darmi mano a rappacificarli.

Tebaldo: Che! Tu parli di pace spada in pugno? Questa parola “pace” io la odio come l’inferno, i tuoi Montecchi e te!

 

È esattamente questo il punto che mi ha fatta decidere il fandom da utilizzare per questa challange. Spero vivamente che ne uscirà qualcosa di decente, poiché 500 parole sono veramente pochissime! D:

{ word count: 499 }

 

Ci tengo a precisare che le citazioni e i personaggi sono © di W. Shakespeare e la mia è un’opera senza alcuno scopro di lucro; questo vale anche per il titolo della raccolta e dei vari capitoli.

 

☼ ☼ ☼

 

Era stato un bacio rabbioso, appassionato.
Benvolio lottò per liberarsi dalla sua presa, ma lui lo trattenne con più forza, stringendolo a sé. Era quasi sicuro di poter sentire la sua erezione ergersi al di sotto delle calzamaglie e sfregarsi contro la sua coscia villanamente.

Era stato inesplicabilmente furente.
Non ci si sarebbe aspettati, del resto, un comportamento diverso da Tebaldo.
Gli aveva afferrato un braccio e lo aveva attirato a sé, con fare superbo e prepotente, e, senza un’apparente motivo veramente plausibile, l’aveva baciato.

Tebaldo aveva baciato Benvolio nel mezzo di una chiassosa rissa in strada e l’aveva fatto con passione, dopo averlo sbattuto contro un muro di tufo. Era grezzo nei modi quasi più che con le parole.

Benvolio era rimasto sgomento ma non aveva avuto modo di obiettare o reagire in alcun modo, neanche quando Tebaldo si staccò per due secondi, forse per riprendere fiato o per gingillarsi per quell’espressione di stupore che si era dipinta sul volto del Montecchi.
Tebaldo, infatti, gli si appiccicò alle labbra subito dopo, con veemenza; gli morse il labbro inferiore e si scostò poi per dei secondi, poggiando la propria fronte contro quella del nemico. Sembrò essere una testata e, dato il contesto, Benvolio fu sicuro che si trattasse proprio di quello piuttosto che di un gesto tenero.

- Questa parola, “pace”, io la odio, - farfugliò arrabbiato, mordendogli nuovamente il labbro, - Come odio l’inferno, - e lo baciò nuovamente, quasi soffocandolo. Successivamente strofinò il proprio bacino contro quello dell’altro in maniera quasi passionale, - Come odio i Montecchi, - spiegò, e contemporaneamente portò un ginocchio al centro delle gambe di Benvolio, quasi come se volesse tastare un’eventuale reazione fisica da parte dell’altro, - E come odio te, Benvolio. –

Tebaldo lasciò che il proprio corpo aderisse a quello del nemico e di tenero non aveva proprio nulla; la sua espressione era colma di desiderio e contrastava le parole appena pronunciate. Benvolio portò le proprie mani sui fianchi dell’altro, lasciando che i loro corpi si sfiorassero.

Era chiaramente furibondo.
Una piccola venuzza pulsante apparì sulla fronte di Tebaldo e Benvolio allungò una mano su di essa, sfiorandola con delicatezza.

I modi del Montecchi erano chiaramente più placidi; Benvolio voleva la pace, mentre Tebaldo bramava il sangue.

Il Capuleti gli staccò la mano e riprese a baciarlo con prepotenza, con aggressività; addentò nuovamente le labbra di Benvolio e fu così irruento che gli fece addirittura uscire il sangue e Benvolio emise un verso di dolore.

Tebaldo si staccò e sputò in terra, pulendosi la bocca dopo avergli lanciato uno sguardo collerico.

No, il sangue nobile di un Capuleti non si sarebbe mai mescolato con quello di un maledetto Montecchi.

Benvolio, pensavi davvero che ci potesse essere la “pace” tra di noi?
Come può esserci “pace” se la guerra è proprio dentro di noi?

Era questo che significa lo sguardo disgustato di Tebaldo e Benvolio l’aveva capito, per questo s’asciugò le labbra a sua volta con la manica della blusa bianca e fissò Tebaldo con determinazione e sguainò la spada.

Non ci sarebbe mai stata la pace, solo odio e follia.

 

☼ ☼ ☼

 

 

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Capitolo 2
*** Quaggiù la notte non perdona ***


» Verona bella

Questa è una raccolta di flashfic che partecipa al contest “Un bacio, mille emozioni” del gruppo “Boys love”. Lo scopo del contest è quello di descrivere, attraverso quattro emozioni primarie (rabbia, gioia, paura e tristezza) un bacio. Ho scelto un fandom inusuale, “Romeo e Giulietta”. Mi sono molto lasciata trasportare dalla mia momentanea fissa per il musical che ne è stato tratto.
[ 01. Rabbia – Benvolio /Tebaldo ] - [ 02. Tristezza – Mercuzio / Romeo ]

 

 

2. quaggiù la notte non perdona

 

Note dell’autrice:

 

Romeo: Coraggio, la ferita non è grave.

Mercuzio: Oh, no, non è profonda come un pozzo, né larga come un portale di chiesa, ma basterà, non c’è bisogno d’altro: domandate di me domani a giorno, e vi diranno che sono una tomba.

 

La morte di Mercuzio mi ha sempre lasciata con un senso di amarezza. Un conto, però, è leggerla attraverso le parole di Shakespeare, un conto invece è vederla dal vivo nel musical. Complice, forse, l’interpretazione dell’attore, e quel bacio dato arbitrariamente, ecco a voi la tristezza.

{ word count: 498 }

 

Ci tengo a precisare, da prassi, che le citazioni e i personaggi sono © di W. Shakespeare e la mia è un’opera senza alcuno scopro di lucro.

 

☼ ☼ ☼

 

- Accidenti alle vostre due famiglie! - furono le uniche parole che Mercuzio riuscì a ribadire in quell'istante. Le urlò con le poche forze che gli erano rimaste in corpo, disperato.

 

Era stato ferito crudelmente dal pugnale di Tebaldo, nell'istante in cui Romeo si era contrapposto fra loro. Un velo di tristezza calò sullo sguardo profondo di Mercuzio e la sua voce si spezzò di dolore.

Barcollava ma si sforzava continuamente per rimettersi in piedi. Quei piedi che usava generalmente per ballare e cantare, ora faticavano anche a sostenere il suo corpo.

 

Quel maledetto Tebaldo se l'era svignata senza un minimo di rammarico, era svanito col sorriso sulle labbra dopo avergli inflitto quel colpo, lasciandolo in una pozza di sangue.

 

Romeo era rimasto incredulo e si avvicinò al suo amico; voleva rincuorarlo, ma doveva fare i conti con il senso di colpa che l'attanagliava. Se non si fosse intromesso, Mercuzio non sarebbe stato colpito e il suo sguardo sarebbe stato ancora vivo e luminoso.

 

- Coraggio, - disse Romeo, raggiungendolo a passo lento. - La ferita non è grave. -

 

Mercuzio sorrise con quel suo riso maledettamente contorto, disperato e suadente. Incurvò le labbra e se le inumidì; in seguito esclamò: - Oh, no, non è profonda come un pozzo, né larga come un portale di chiesa, ma basterà, - singhiozzò, e le mani che coprivano la ferita s'inzupparono di sangue. - Non c’è bisogno d’altro: domandate di me domani a giorno, e vi diranno che sono una tomba. - la risata di Mercuzio echeggiò nella piazza ora deserta. Sembrò essere una risata quasi nevrotica e s’accasciò.

 

Non poteva essere vero, Mercuzio non poteva morire, neanche da Re.  Lui, che amava tanto la sua vita, che ne aveva sempre preso il meglio, il divertimento puro, il vino buono, il sesso migliore, le donne più belle. Romeo l’accolse tra le proprie braccia e lo strinse a sé, cercando miseramente di non piangere.
In quell’istante capì che i loro sguardi non si sarebbero più incrociati, che non avrebbe più potuto udire il suono della sua voce, che non avrebbe più potuto godere dei suoi consigli.

- Mercuzio… - chiamò in un sospiro. Come poteva reggere la colpa di averlo fatto uccidere?

 

- Maledico te, Romeo. – biascicò; sembrava essere in difficoltà anche solo nel parlare, come se le parole gli si bloccassero in gola. – Romeo, amico mio… - lo chiamò con dolcezza e investì le ultime forze per accarezzargli il volto. La pelle di Romeo era liscia ma bagnata dalle sue lacrime, - Ti bacio per dirti… - ma non riuscì a finire la frase; perché sprecare fiato con delle parole che non avrebbero avuto più senso? Che sarebbero evaporate in un soffio in quella gelida giornata?

 

Mercuzio si sollevò a dare un bacio al suo Romeo. Le sue labbra erano umide, il suo sapore buono come il suo animo dolce e delicato.

 

A Romeo, di Mercuzio non era rimasto che un ultimo madido bacio e non riuscì a non urlare dalla disperazione quando si rese conto che il suo amico non respirava più, non lo baciava più.

 

Mercuzio era morto, ed era morto da Re.

 

☼ ☼ ☼

 

PS: per capire a fondo quest’ultima frase vi invito a guardare “I re del mondo”.

 

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Capitolo 3
*** Nel sangue suo si specchierà ***


3. nel sangue suo si specchierà

 

Note dell’autrice:

 

Benvolio: Io che non son altro qua che un amico della prima età. Io che amavo balli e musica che farò? Noi così lontani, noi, dalla morte che oramai sta avvolgendo la città come un ragno che la tela fa.

 

A differenza delle altre scene che sono tratte dal libro, questa è tratta dal musical in questione. In “paura” approfondirò i sentimenti di Benvolio nei confronti di un Romeo esiliato per l’assassinio di Tebaldo.

{ word count: 500 }

 

Ci tengo a precisare che le citazioni e i personaggi sono © di W. Shakespeare e la mia è un’opera senza alcuno scopro di lucro.

 

☼ ☼ ☼

 

La vita di Tebaldo si era spenta, quel giorno infame. Il sangue del Capuleti era stato versato e Benvolio lo sapeva che era stato Romeo a spegnerlo, spinto dalla sete di vendetta per la precoce morte di Mercuzio.

 

Il Principe si mostrò particolarmente severo e zelante nelle indagini; troppo era stato il sangue versato per quella contesa tra le due famiglie, e questa volta era stato versato anche sangue reale. Non sarebbe stato indulgente come suo solito e Benvolio ne era consapevolmente spaventato.

 

Temeva per le sorti di Romeo, giovane e innamorato, e già colpito brutalmente dalla morte dell’amico; che cosa avrebbe fatto se fosse stato condannato alla gogna?
Se il Principe lo condannasse a una vita esiliato in prigione?
Se l’aspettasse l’esilio?

 

- Benvolio, cugino mio, - pianse Romeo. – Che fine farò? –

 

Cosa poteva dirgli per rincuorarlo? Per incoraggiarlo?

 

- Oh, Romeo, io… Vorrei poter portare indietro le lancette dell’orologio, così che anche Mercuzio sarebbe ancora vivo. – Benvolio tremava; era spaventato e voleva solo stringere il cugino; l’abbracciò per le spalle, saldamente.


- Andrà bene, Romeo. Andrà tutto bene, - gli sussurrò all’orecchio. Benvolio si staccò per guardarlo in viso e lo scoprì pieno di lacrime. Il cuore gli batteva in petto impazzito, per quelle vite spente, perché le cose sarebbero cambiate totalmente, perché in un modo o nell’altro lui non avrebbe più potuto vedere il suo Romeo.

Lo baciò, assaggiò quelle labbra salate e portò le mani sulle sue guance. Il principe l’aveva chiamato e lui, con un nodo in gola, fu costretto ad obbedire.

 

- Dove son quei ribaldi istigatori ch’hanno acceso per primi questa rissa? – chiese il governante.

- Nobile principe, là vedi steso a terra l’uomo, ucciso da Romeo, che aveva prima ucciso il tuo parente, il valente Mercuzio. – le parole gli uscirono strozzate e cercavano di discolpare Romeo, quel ragazzo giovane e innamorato che voleva vendicare il suo amico.

- Benvolio, chi l’ha incominciata questa violenta rissa?

- Fu Tebaldo, qui ucciso da Romeo, che gli rispondeva con le buone, e l’esortava sulla futilità di quella rissa. Benché tutto ciò gli fosse detto con pacatezza, non ci fu verso di ridurre in calma la furia di Tebaldo che sferra un colpo mortale al buon Mercuzio; Tebaldo, scappa via ma torna subito contro Romeo, che solo allora grida della vendetta, e che ancor prima ch’io trovassi il tempo di snudare la spada per dividerli, Tebaldo era già ucciso. Questa è la pura verità. Muoia Benvolio, se non è così.

 

Il principe sembrò volerci riflettere, ma dopo pochi minuti esclamò la condanna: - Che sia bandito da questo nostro Stato, con effetto immediato!

 

Ormai era chiaro che Romeo fosse il colpevole e i Capuleti stavano tentando di convincere il Principe a condannarlo alla morte, mentre i Montecchi chiedevano pietà.

Benvolio chiedeva bontà per Romeo. Era tremante come una foglia al vento. Gli si parò davanti.


- Pietà signore! – urlò, con voce spezzata.

- La pietà è assassinio quando perdona gli assassini. – quelle furono le ultime parole e Romeo fu condannato.

Le sue paure erano diventate realtà; Benvolio non avrebbe più visto Romeo.

 

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Capitolo 4
*** I fiori argentano le vie ***


» Verona bella

Questa è una raccolta di flashfic che partecipa al contest “Un bacio, mille emozioni” del gruppo “Boys love”. Lo scopo del contest è quello di descrivere, attraverso quattro emozioni primarie (rabbia, gioia, paura e tristezza) un bacio. Ho scelto un fandom inusuale, “Romeo e Giulietta”. Mi sono molto lasciata trasportare dalla mia momentanea fissa per il musical che ne è stato tratto.
[ 01. Rabbia – Benvolio /Tebaldo ] - [ 02. Tristezza – Mercuzio / Romeo ] - [ 03. Paura – Benvolio / Romeo ] - [ 04. Gioia – Benvolio / Mercuzio ]

 

☼ ☼ ☼

 

4. i fiori argentano le vie


Note dell’autrice:

 

Siamo i re del mondo, siamo il sesso, il vino, il canto

Noi viviamo per godere, non abbiamo una morale

Senza leggi né padroni, solo vivere è importante

Notte e giorno, ogni momento, perché il tempo è come il vento.

 

Io non sono proprio affine al sentimento della gioia e questo fandom non è che mi permetta di esserlo, tuttavia è una sfida e l’ho colta. In questa flash fic cercherò di esprimere il sentimento della gioia utilizzando come coppia Benvolio e Mercuzio, i due personaggi più allegri della storia.

{ word count: 409 }

 

Ci tengo a precisare che le citazioni e i personaggi sono © di W. Shakespeare e la mia è un’opera senza alcuno scopro di lucro.

 

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Le feste dei Capuleti erano famose per essere quelle più animate, per la scelta di musicisti esperti, ballerini professionisti e maschere variopinte. C’era sempre la musica più richiesta che faceva ballare tutti gli ospiti, il tutto contornato da scenografie con veli e vetri colorati, da banchetti con del cibo di qualità e il whiskey più puro.

Ricevere un invito valeva a dire guadagnarsi un posto nell’alta società, ma un Montecchi non avrebbe mai potuto prender parte a quegli eventi tanto attesi per il semplice fatto di portare quel cognome.

 

La sete di divertimento di Mercuzio, però, non aveva limiti di sorta. Se c’era una cosa che sapeva fare era quella di prender parte a una festa e rendere tutto più spassoso. Quella sera, infatti, si era presentato in piazza con alcuni vestiti colorati e maschere brillantate, segno che stava escogitando qualcosa che non prometteva bene.

 

- E queste cosa sono? – chiese Benvolio, perplesso.

- Maschere, bellezza! – rise Mercuzio, evidentemente divertito, - Stasera si va a una festa! –

- …una festa? -
- Alla festa, - si corresse, - Quella dei Capuleti. –

- Ma noi non siamo stati invitati… -

- Per questo sarà ancora più divertente! –

 

Mercuzio era la vera gioia di vivere e proprio quella trasmetteva ad ogni passo che faceva, ad ogni sorriso che donava, ad ogni sguardo che brillava di euforia.

- Avanti, mettila! – l’esortò, lanciandogli la mascherina.

Benvolio non era entusiasta all’idea di intrufolarsi in casa del nemico per balli e canti, ma decise di assecondare l’idea di Mercuzio; dopotutto non aveva molte armi per opporsi e Mercuzio l’avrebbe battuto sicuramente con la retorica.

L’assecondò, infilandosi quella maschera bianca con delle rifiniture argentate e si voltò verso l’amico, mettendosi in posa.

- Mi dona? –

- Sei bellissimo, - gli rispose Mercuzio, sistemandogli un velo rosa sulle spalle. Ne afferrò poi i lembi e lo tirò a sé, annusando il profumo del suo respiro.

- Non beffeggiarmi… - finse di rimproverarlo Benvolio, poggiando la fronte contro quella dell’amico. Rideva sotto ai baffi, pensando a come avrebbero trascorso il resto della serata.

- Non lo faccio, - chiarì Mercuzio, ridendo. Approfittò di quella vicinanza per stampargli un bacio sulle labbra, tirandolo ancora un po’ verso di sé grazie ai lembi di quel velo rosa.

Benvolio chiuse gli occhi, assaporando quell’attimo di pura euforia, prendendosi il respiro incoraggiante dell’altro.

 

Mercuzio si staccò e gli rivolse un occhiolino mentre, a passo danzante, iniziò ad avviarsi al centro della strada. Indossò la maschera che aveva preso per lui, dorata con delle piume magenta, ed esclamò: - Pronto per dimostrare come vive un Re del mondo? –

 

☼ ☼ ☼

 

 

 

 

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