Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli: Capitolo 1: *** Qui regna l'odio e la follia *** Capitolo 2: *** Quaggiù la notte non perdona *** Capitolo 3: *** Nel sangue suo si specchierà *** Capitolo 4: *** I fiori argentano le vie ***
Benvolio: Fermi, insensati, fermi! Giù le spade! Idioti! Non sapete quel
che fate!
Tebaldo: Sei bravo, eh?,Benvolio,
a trar la spada in mezzo a questi timidi cerbiatti! Vòltati,
e guarda in faccia la tua morte.
Benvolio: Sto solo a metter pace tra costoro. Perciò rinfodera, o almeno
adoprala a darmi mano a rappacificarli.
Tebaldo: Che! Tu parli di pace spada in pugno? Questa parola “pace” io
la odio come l’inferno, i tuoi Montecchi e te!
È esattamente questo il punto
che mi ha fatta decidere il fandom da utilizzare per
questa challange. Spero vivamente che ne uscirà
qualcosa di decente, poiché 500 parole sono veramente pochissime! D:
Era stato un bacio rabbioso, appassionato. Benvolio lottò per liberarsi dalla sua presa, ma lui
lo trattenne con più forza, stringendolo a sé. Era quasi sicuro di poter
sentire la sua erezione ergersi al di sotto delle calzamaglie e sfregarsi
contro la sua coscia villanamente.
Era stato inesplicabilmente furente.
Non ci si sarebbe aspettati, del resto, un comportamento diverso da Tebaldo.
Gli aveva afferrato un braccio e lo aveva attirato a sé, con fare superbo e
prepotente, e, senza un’apparente motivo veramente plausibile, l’aveva baciato.
Tebaldo aveva baciato Benvolio nel mezzo di una chiassosa rissa in strada e l’aveva
fatto con passione, dopo averlo sbattuto contro un muro di tufo. Era grezzo nei
modi quasi più che con le parole.
Benvolio era rimasto sgomento ma non aveva avuto
modo di obiettare o reagire in alcun modo, neanche quando Tebaldo si staccò per
due secondi, forse per riprendere fiato o per gingillarsi per quell’espressione
di stupore che si era dipinta sul volto del Montecchi.
Tebaldo, infatti, gli si appiccicò alle labbra subito dopo, con veemenza; gli
morse il labbro inferiore e si scostò poi per dei secondi, poggiando la propria
fronte contro quella del nemico. Sembrò essere una testata e, dato il contesto,
Benvolio fu sicuro che si trattasse proprio di quello
piuttosto che di un gesto tenero.
- Questa parola, “pace”, io la odio, - farfugliò arrabbiato,
mordendogli nuovamente il labbro, - Come
odio l’inferno, - e lo baciò nuovamente, quasi soffocandolo. Successivamente
strofinò il proprio bacino contro quello dell’altro in maniera quasi passionale,
- Come odio i Montecchi, - spiegò, e
contemporaneamente portò un ginocchio al centro delle gambe di Benvolio, quasi come se volesse tastare un’eventuale
reazione fisica da parte dell’altro, - E
come odio te, Benvolio. –
Tebaldo lasciò che il
proprio corpo aderisse a quello del nemico e di tenero non aveva proprio nulla;
la sua espressione era colma di desiderio e contrastava le parole appena
pronunciate. Benvolio portò le proprie mani sui
fianchi dell’altro, lasciando che i loro corpi si sfiorassero.
Era chiaramente furibondo.
Una piccola venuzza pulsante apparì sulla fronte di Tebaldo e Benvolio allungò una mano su di essa, sfiorandola con
delicatezza.
I modi del Montecchi
erano chiaramente più placidi; Benvolio voleva la
pace, mentre Tebaldo bramava il sangue.
Il Capuleti
gli staccò la mano e riprese a baciarlo con prepotenza, con aggressività; addentò
nuovamente le labbra di Benvolio e fu così irruento
che gli fece addirittura uscire il sangue e Benvolio
emise un verso di dolore.
Tebaldo si staccò e
sputò in terra, pulendosi la bocca dopo avergli lanciato uno sguardo collerico.
No, il sangue nobile di
un Capuleti non si sarebbe mai mescolato con quello
di un maledetto Montecchi.
Benvolio, pensavi davvero che ci potesse essere la “pace”
tra di noi?
Come può esserci “pace” se la guerra è proprio dentro di noi?
Era questo che
significa lo sguardo disgustato di Tebaldo e Benvolio
l’aveva capito, per questo s’asciugò le labbra a sua volta con la manica della
blusa bianca e fissò Tebaldo con determinazione e sguainò la spada.
Non ci sarebbe mai
stata la pace, solo odio e follia.
Questa è una raccolta di flashfic
che partecipa al contest “Un bacio, mille emozioni” del gruppo “Boys love”. Lo
scopo del contest è quello di descrivere, attraverso quattro emozioni primarie
(rabbia, gioia, paura e tristezza) un bacio. Ho scelto un fandom
inusuale, “Romeo e Giulietta”. Mi sono molto lasciata trasportare dalla mia
momentanea fissa per il musical che ne è stato tratto. [ 01. Rabbia – Benvolio /Tebaldo
] - [ 02. Tristezza – Mercuzio / Romeo ]
2. quaggiù la notte non
perdona
Note
dell’autrice:
Romeo: Coraggio, la ferita non è grave.
Mercuzio: Oh, no, non è profonda come un pozzo,
né larga come un portale di chiesa, ma basterà, non c’è bisogno d’altro: domandate
di me domani a giorno, e vi diranno che sono una tomba.
La morte di Mercuzio mi ha sempre lasciata con un senso di amarezza. Un
conto, però, è leggerla attraverso le parole di Shakespeare, un conto invece è
vederla dal vivo nel musical. Complice, forse, l’interpretazione dell’attore, e
quel bacio dato arbitrariamente, ecco a voi la
tristezza.
- Accidenti
alle vostre due famiglie! - furono le uniche parole che Mercuzio
riuscì a ribadire in quell'istante. Le urlò con le poche forze che gli erano
rimaste in corpo, disperato.
Era stato ferito crudelmente dal pugnale di
Tebaldo, nell'istante in cui Romeo si era contrapposto fra loro. Un velo di
tristezza calò sullo sguardo profondo di Mercuzio e
la sua voce si spezzò di dolore.
Barcollava ma si sforzava continuamente per
rimettersi in piedi. Quei piedi che usava generalmente per ballare e cantare,
ora faticavano anche a sostenere il suo corpo.
Quel maledetto Tebaldo se l'era svignata
senza un minimo di rammarico, era svanito col sorriso sulle labbra dopo avergli
inflitto quel colpo, lasciandolo in una pozza di sangue.
Romeo era rimasto incredulo e si avvicinò
al suo amico; voleva rincuorarlo, ma doveva fare i conti con il senso di colpa
che l'attanagliava. Se non si fosse intromesso, Mercuzio
non sarebbe stato colpito e il suo sguardo sarebbe
stato ancora vivo e luminoso.
- Coraggio,
- disse Romeo, raggiungendolo a passo lento. - La ferita non è grave. -
Mercuzio sorrise con quel suo riso maledettamente contorto, disperato e
suadente. Incurvò le labbra e se le inumidì; in seguito esclamò: - Oh, no, non è profonda come un pozzo, né
larga come un portale di chiesa, ma basterà, - singhiozzò, e le mani che
coprivano la ferita s'inzupparono di sangue. - Non c’è bisogno d’altro: domandate di me domani a giorno, e vi diranno
che sono una tomba. - la risata di Mercuzio
echeggiò nella piazza ora deserta. Sembrò essere una risata quasi nevrotica e s’accasciò.
Non poteva essere vero, Mercuzio
non poteva morire, neanche da Re.Lui,
che amava tanto la sua vita, che ne aveva sempre preso il meglio, il
divertimento puro, il vino buono, il sesso migliore, le donne più belle. Romeo
l’accolse tra le proprie braccia e lo strinse a sé, cercando miseramente di non
piangere.
In quell’istante capì che i loro sguardi non si sarebbero più incrociati, che
non avrebbe più potuto udire il suono della sua voce, che non avrebbe più
potuto godere dei suoi consigli.
- Mercuzio… - chiamò in un sospiro. Come poteva reggere la
colpa di averlo fatto uccidere?
- Maledico
te, Romeo. – biascicò; sembrava essere in difficoltà anche solo nel parlare,
come se le parole gli si bloccassero in gola. – Romeo, amico mio… - lo chiamò con dolcezza e investì le ultime
forze per accarezzargli il volto. La pelle di Romeo era liscia ma bagnata dalle
sue lacrime, - Ti bacio per dirti… -
ma non riuscì a finire la frase; perché sprecare fiato con delle parole che non
avrebbero avuto più senso? Che sarebbero evaporate in un soffio in quella
gelida giornata?
Mercuzio si sollevò a dare un bacio al suo Romeo. Le sue labbra erano
umide, il suo sapore buono come il suo animo dolce e delicato.
A Romeo, di Mercuzio
non era rimasto che un ultimo madido bacio e non riuscì a non urlare dalla
disperazione quando si rese conto che il suo amico non respirava più, non lo
baciava più.
Mercuzio era morto, ed era morto da Re.
☼ ☼ ☼
PS: per capire a fondo quest’ultima frase vi invito a guardare “I re del mondo”.
Benvolio: Io che non son altro qua che un amico della prima età. Io che
amavo balli e musica che farò? Noi così lontani, noi, dalla morte che oramai
sta avvolgendo la città come un ragno che la tela fa.
A differenza delle altre
scene che sono tratte dal libro, questa è tratta dal musical in questione. In
“paura” approfondirò i sentimenti di Benvolio nei confronti di un Romeo
esiliato per l’assassinio di Tebaldo.
La vita di Tebaldo si era spenta, quel
giorno infame. Il sangue del Capuleti era stato
versato e Benvolio lo sapeva che era stato Romeo a spegnerlo, spinto dalla sete
di vendetta per la precoce morte di Mercuzio.
Il Principe si mostrò particolarmente
severo e zelante nelle indagini; troppo era stato il sangue versato per quella
contesa tra le due famiglie, e questa volta era stato versato anche sangue
reale. Non sarebbe stato indulgente come suo solito e Benvolio ne era consapevolmente
spaventato.
Temeva per le sorti di Romeo, giovane e
innamorato, e già colpito brutalmente dalla morte dell’amico; che cosa avrebbe
fatto se fosse stato condannato alla gogna?
Se il Principe lo condannasse a una vita esiliato in prigione?
Se l’aspettasse l’esilio?
- Benvolio, cugino mio, - pianse Romeo. –
Che fine farò? –
Cosa poteva dirgli per rincuorarlo? Per
incoraggiarlo?
- Oh, Romeo, io… Vorrei poter portare
indietro le lancette dell’orologio, così che anche Mercuzio
sarebbe ancora vivo. – Benvolio tremava; era spaventato e voleva solo stringere
il cugino; l’abbracciò per le spalle, saldamente.
- Andrà bene, Romeo. Andrà tutto bene, - gli sussurrò all’orecchio. Benvolio si
staccò per guardarlo in viso e lo scoprì pieno di lacrime. Il cuore gli batteva
in petto impazzito, per quelle vite spente, perché le cose sarebbero cambiate
totalmente, perché in un modo o nell’altro lui non avrebbe più potuto vedere il
suo Romeo.
Lo baciò, assaggiò quelle labbra salate e
portò le mani sulle sue guance. Il principe l’aveva chiamato e
lui, con un nodo in gola, fu costretto ad obbedire.
- Dove
son quei ribaldi istigatori ch’hanno acceso per primi questa rissa? –
chiese il governante.
- Nobile
principe, là vedi steso a terra l’uomo, ucciso da Romeo, che aveva prima ucciso
il tuo parente, il valente Mercuzio. – le parole
gli uscirono strozzate e cercavano di discolpare Romeo, quel ragazzo giovane e
innamorato che voleva vendicare il suo amico.
- Benvolio,
chi l’ha incominciata questa violenta rissa? –
- Fu
Tebaldo, qui ucciso da Romeo, che gli rispondeva con le buone, e l’esortava sulla
futilità di quella rissa. Benché tutto ciò gli fosse detto con pacatezza, non
ci fu verso di ridurre in calma la furia di Tebaldo che sferra un colpo mortale
al buon Mercuzio; Tebaldo, scappa via ma torna subito
contro Romeo, che solo allora grida della vendetta, e che ancor prima ch’io
trovassi il tempo di snudare la spada per dividerli, Tebaldo era già ucciso. Questa
è la pura verità. Muoia Benvolio, se non è così. –
Il principe sembrò volerci riflettere, ma
dopo pochi minuti esclamò la condanna: - Che
sia bandito da questo nostro Stato, con effetto immediato! –
Ormai era chiaro che Romeo fosse il
colpevole e i Capuleti stavano tentando di convincere
il Principe a condannarlo alla morte, mentre i Montecchi chiedevano pietà.
Benvolio chiedeva bontà per Romeo. Era
tremante come una foglia al vento. Gli si parò davanti.
- Pietà signore! – urlò, con voce spezzata.
- La pietà è assassinio quando perdona gli
assassini. – quelle furono le ultime parole e Romeo fu condannato.
Le sue paure erano diventate realtà;
Benvolio non avrebbe più visto Romeo.
Questa è una raccolta di flashfic
che partecipa al contest “Un bacio, mille emozioni” del gruppo “Boys love”. Lo
scopo del contest è quello di descrivere, attraverso quattro emozioni primarie
(rabbia, gioia, paura e tristezza) un bacio. Ho scelto un fandom
inusuale, “Romeo e Giulietta”. Mi sono molto lasciata trasportare dalla mia
momentanea fissa per il musical che ne è stato tratto. [ 01. Rabbia – Benvolio /Tebaldo
] - [ 02. Tristezza – Mercuzio / Romeo ] - [ 03. Paura – Benvolio / Romeo ]
- [ 04. Gioia – Benvolio / Mercuzio ]
☼ ☼ ☼
4. i fiori argentano le vie
Note dell’autrice:
Siamo i re del mondo,
siamo il sesso, il vino, il canto
Noi viviamo per
godere, non abbiamo una morale
Senza leggi né
padroni, solo vivere è importante
Notte e giorno, ogni
momento, perché il tempo è come il vento.
Io non sono proprio affine al
sentimento della gioia e questo fandom non è che mi
permetta di esserlo, tuttavia è una sfida e l’ho colta. In questa flash fic cercherò di esprimere il sentimento della gioia
utilizzando come coppia Benvolio e Mercuzio, i due
personaggi più allegri della storia.
Le feste dei Capuleti
erano famose per essere quelle più animate, per la scelta di musicisti esperti,
ballerini professionisti e maschere variopinte. C’era sempre la musica più
richiesta che faceva ballare tutti gli ospiti, il tutto contornato da
scenografie con veli e vetri colorati, da banchetti con del cibo di qualità e
il whiskey più puro.
Ricevere un invito valeva a dire
guadagnarsi un posto nell’alta società, ma un Montecchi non avrebbe mai potuto
prender parte a quegli eventi tanto attesi per il semplice fatto di portare
quel cognome.
La sete di divertimento di Mercuzio, però, non aveva limiti di sorta. Se c’era una
cosa che sapeva fare era quella di prender parte a una festa e rendere tutto
più spassoso. Quella sera, infatti, si era presentato in piazza con alcuni
vestiti colorati e maschere brillantate, segno che stava escogitando qualcosa
che non prometteva bene.
- E queste cosa sono? – chiese Benvolio,
perplesso.
- Maschere, bellezza! – rise Mercuzio, evidentemente divertito, - Stasera si va a una
festa! –
- …una festa? -
- Alla festa, - si corresse, - Quella dei Capuleti. –
- Ma noi non siamo stati invitati… -
- Per questo sarà ancora più divertente! –
Mercuzio era la vera gioia di vivere e proprio quella trasmetteva ad
ogni passo che faceva, ad ogni sorriso che donava, ad ogni sguardo che brillava
di euforia.
- Avanti, mettila! – l’esortò, lanciandogli
la mascherina.
Benvolio non era entusiasta all’idea di
intrufolarsi in casa del nemico per balli e canti, ma decise di assecondare
l’idea di Mercuzio; dopotutto non aveva molte armi
per opporsi e Mercuzio l’avrebbe battuto sicuramente
con la retorica.
L’assecondò, infilandosi quella maschera
bianca con delle rifiniture argentate e si voltò verso l’amico, mettendosi in
posa.
- Mi dona? –
- Sei bellissimo, - gli rispose Mercuzio, sistemandogli un velo rosa sulle spalle. Ne
afferrò poi i lembi e lo tirò a sé, annusando il profumo del suo respiro.
- Non beffeggiarmi… - finse di
rimproverarlo Benvolio, poggiando la fronte contro quella dell’amico. Rideva
sotto ai baffi, pensando a come avrebbero trascorso il resto della serata.
- Non lo faccio, - chiarì Mercuzio, ridendo. Approfittò di quella vicinanza per
stampargli un bacio sulle labbra, tirandolo ancora un po’ verso di sé grazie ai
lembi di quel velo rosa.
Benvolio chiuse gli occhi, assaporando
quell’attimo di pura euforia, prendendosi il respiro incoraggiante dell’altro.
Mercuzio si staccò e gli rivolse un occhiolino mentre, a passo danzante,
iniziò ad avviarsi al centro della strada. Indossò la maschera che aveva preso
per lui, dorata con delle piume magenta, ed esclamò: - Pronto per dimostrare
come vive un Re del mondo? –