Jungkook's heart: istruzioni per l'uso

di _MartyK_
(/viewuser.php?uid=825215)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1/Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1/Prologo ***


13 Giugno 2013: debutto dei BTS.


Il giorno tanto atteso era finalmente giunto e Park Jisoo era la ragazza più euforica del mondo.
Aveva sentito parlare a lungo dei Bangtan Boys, questo nuovo gruppo fondato dalla BigHit, ed era sicura che sarebbero stati una rivelazione, le nuove stelle del k-pop insomma. Aveva viaggiato parecchio pur di raggiungere la sala concerti a Seoul e non era stato facile, avendo una madre iperprotettiva che sclera fino a raggiungere le note di Mariah Carey e abitando a Daegu.

Tralasciando i ritardi dei vari treni, le metropolitane gremite di gente, gli spintoni involontari, i chilometri a piedi e la costante paura di aver perso il sacro biglietto che le avrebbe permesso di assistere alla performance, Jisoo era semplicemente felice.
E sudata, aveva bisogno di una doccia.

- Mamma, ci vorrà ancora molto per raggiungere l'hotel?- chiese trascinandosi appresso la valigia viola che la donna le aveva accuratamente preparato. Si domandò cosa ci avesse messo dentro, se quelli erano vestiti o massi giganti.
La madre, che non smetteva neanche per idea di alzare lo sguardo dal cellulare, sbuffò e con una scrollata di spalle dette risposta alla figlia.

- Non so tesoro, qui dice che mancano due chilometri e siamo arrivati- borbottò girando e rigirando il cellulare, aveva gli occhi assottigliati e le sopracciglia aggrottate.

- Che cosa?! Altri due chilometri a piedi? Mi rifiuto, chiamiamo un taxi- sbottò adirata la ragazza. L'altra roteò gli occhi al cielo e scosse la testa.

- Oh che sarà mai! Abbiamo fatto di peggio-

- Proprio per questo dico che dovremmo sederci su dei sedili e lasciarci guidare da qualcuno che ne sa più di noi- ribattè Jisoo.
Si fermò un istante, giusto il tempo di levare l'aggeggio dalla donna e spegnerlo.

- E che ne sa più di questo coso- concluse poi.
La madre protestò sbattendo nervosamente un piede a terra, comportandosi in modo infantile. A volte Jisoo si chiedeva chi fosse la matura e responsabile fra le due.

- Va bene, ma giuro che se mi fai perdere tempo...-

- Stasera ci sono le gioie della mia vita, figuriamoci se penso a perdere tempo!- la ragazza alzò un pugno in aria e tirò un sorriso sornione, correndo verso la fermata dei taxi e urlando verso il tassista per far sì che le desse ascolto.
La donna osservò la scena in silenzio, allibita dal comportamento della figlia.

- Aish, tutto questo casino per dei ragazzini- mormorò spazientita.









Prima ancora che il cielo potesse scurirsi del tutto, madre e figlia si erano appostate di fronte ai cancelli che le separavano dalla sala concerti e fortunatamente erano state le prime a stanziarsi in attesa che le guardie aprissero il fuoco.
Ciò significava che avrebbero assistito allo spettacolo ad una distanza minima dal palco. Il solo pensiero faceva ribollire il sangue nelle vene di Jisoo e lo faceva salire verso le gote, le quali si tingevano di un rosso lieve per l'imbarazzo.

L'attesa fu tanto lunga quanto noiosa, si elevava un boato di urla ogni qualvolta compariva dal nulla un ragazzo incappucciato e i BTS venivano invocati fino all'esasperazione. Le urla si intensificarono nel momento in cui i bodyguards si decisero ad aprire i cancelli e malgrado avessero dato le indicazioni e gli avvertimenti riguardo all'ordine e alla calma, nessuno dava retta a nessuno.
Tutti seguivano l'onda irrefrenabile della calca che si addentrava all'interno della sala e non si poteva fare a meno di correre verso i posti più vicini al palco.


Una volta che tutti entrarono, le luci si spensero e i presenti rimasero col fiato sospeso per un paio di secondi, o forse erano minuti. Jisoo sentiva solo il suo cuore battere all'impazzata.
Poi un cono di luce illuminò la figura di quello che doveva essere Rap Monster, il leader, e allora la folla ricominciò a spaccare i timpani con le urla. Successivamente i coni di luce illuminarono i vari componenti fino a quando la base non partì e il leader ruppe il ghiaccio dicendo quell'hey, dimmi qual è il tuo sogno che Jisoo avrebbe tanto amato in futuro.

Non si aspettava che si presentassero con una semplice coreografia, ma di certo non si aspettava neanche tutte quelle acrobazie o - addirittura - che uno di loro si tirasse su la maglia e mostrasse fiero gli addominali scolpiti roteando in modo sexy su se stesso.
La ragazza urlò eccitata alla vista del fisicaccio di Jimin e sfoggiò un sorriso da ebete beccandosi le occhiate maliziose della madre.
Credeva che lui sarebbe diventato il suo bias, la sua dolce ossessione, ma si ritrovò a cambiare idea nell'esatto momento in cui un altro ragazzo si avvicinò verso di lei e ammiccò con un sorriso diagonale. Jisoo rimase così incredula ed esterrefatta che per un attimo pensò seriamente di aver visto il Paradiso.

Ecco, si disse, quello era un segno. Il segno che Jeon Jungkook si era appena rovinato la vita, perchè Park Jisoo avrebbe fatto di tutto pur di conquistare il suo cuore.











1 Settembre 2013: primo fansign.




Quel giorno i Bangtan avrebbero avuto il loro primo incontro con i fans e inoltre era il compleanno del maknae del gruppo, il caro Jeon, che avrebbe compiuto sedici anni.
Per l'occasione Jisoo si informò su vari siti e scoprì che il ragazzo adorava le ciambelle alla crema e i dorayaki - proprio così, sbavava letteralmente per i dolci di Doraemon -, così pensò bene di prepararli, incartarli con tanto di fiocco regalo e portarglieli il giorno dell'incontro.

Anche lì l'attesa sembrava infinita e quando venne il suo turno sembrò come se si fosse risvegliata da un sonno senza sogni. Il cuore perse un battito e sentì un irritante tepore farsi strada nel suo petto.
Gattonò con le ginocchia verso il tavolino su cui era seduto Jungkook e gli porse in un gesto secco il pacco regalo, tanto era l'imbarazzo.

- Questo è per te. Buon compleanno- bofonchiò a bassa voce, chiedendosi se l'altro l'avesse sentita o meno.
Jungkook sorrise rassicurante e le sfilò il pacco dalle mani, sfiorandole lievemente le dita. Fu un contatto così minimo ed impercettibile che a Jisoo venne il solletico, ma non era il momento di ridere.
Jeon scosse un po' il pacco come se volesse sentire cosa vi era dentro e poi lo aprì, trovando la bella sorpresa. Il sorriso si ingigantì e Jisoo capì che in qualche modo gli stava simpatica. Il maknae impugnò il microfono e si rivolse alla folla adorante, mostrando orgoglioso una delle ciambelle.

- Questa fan si è ricordata del mio compleanno ed è stata così carina da preparare con le sue mani i miei dolci preferiti. So che ci avrai messo tempo e dedizione per renderli buonissimi, per cui ti ringrazio tantissimo- rivolse lo sguardo alla ragazza e chinò leggermente il capo, lei lo imitò, ancora frastornata per ciò che era appena successo.

Ignorò le occhiatacce di alcune ragazze e i commenti disperati di altre perchè non avevano avuto per prima l'idea. Ignorò il resto del mondo perchè in quel momento non aveva senso.

Non quando Jeon Jungkook le sorrideva così luminosamente che gli occhi erano assottigliati fino ad aver assunto la forma di due mezzelune.
















22 Aprile 2014: esordio in Giappone.





I BTS avevano il loro primo concerto a Tokyo, in Giappone, e inoltre subito dopo si sarebbero dovuti preparare per il consueto incontro con le A.R.M.Y. Che voi ci crediate o no, Jisoo era riuscita a convincere la madre per organizzare un viaggetto e assistere all'ennesimo fansign, tutto per vedere il viso sorridente di Jungkook e studiare il modo in cui muoveva il pennarello sul cd delineando la sua firma complicata.

Era ossessionata da quel ragazzo e sapere di essere una sua coetanea la mandava ancor di più su di giri. Col tempo aveva imparato a memoria le sue mosse, i gesti involontari che compiva quando cantava, la sua espressione assorta quando doveva scrivere delle dediche e le due vene che pulsavano contro il suo collo quando raggiungeva le note alte delle canzoni.
Sapeva tutto di lui, tutto, e aveva una voglia matta di urlarlo davanti ai presenti.
Non era imbarazzata, quella fase era passata da tempo ormai, era soltanto stanca di vederlo alle prese con una ragazza che non fosse lei.

E a proposito, la tizia di fronte era una tale rompiballe che mancò poco che le tirasse un pugno in pieno viso, tanto per rovinarle il dolce faccino giapponese che si ritrovava.
Quando questa si voltò verso di lei per lagnarsi del fatto che era la prima volta che il suo beniamino le avesse autografato un disco, Jisoo tirò uno dei suoi sorrisi più falsi, tanto che lo stesso Jungkook rimase perplesso per la smorfia contrariata della ragazza. Ella d'altro canto si ricompose e gli mostrò il cd, dicendo tranquillamente di volere ancora una volta il suo autografo e una dedica inventata al momento.

Il ragazzo ci pensò un po' su, non fece in tempo a posare il pennarello sulla superficie liscia del disco che Jisoo si lanciò letteralmente contro di lui, allacciandogli le braccia al collo e nascondendo il viso sul suo petto.
Jungkook sgranò gli occhi, si può dire che era così sconvolto da non aver avuto nessuna reazione. D'altronde le guardie non glielo permisero, dato che presero di peso la ragazza e l'allontanarono rapidamente da lui.

- Lasciatemi andare, volevo solo dimostrare il mio amore al signor Jeon!- esclamò con una sonora risata battendo i pugni sulla schiena di uno degli uomini e scalciando come un neonato.
Jungkook voltò il capo rapidamente verso di lei e le mostrò un'espressione preoccupata, impaurita.

- Oh Jeon non te la prendere, questo è soltanto l'inizio. Conquisterò il tuo cuore, te lo prometto- urlò per farsi sentire, l'uscita d'emergenza era sempre più vicina e Jisoo sentiva di non essersi dichiarata per bene al ragazzo.
La guardia che le stava appresso le tirò un pizzicotto alla spalla per farla smettere, ma non servì a nulla. Nessuno poteva fermare quell'uragano.

- Ti farò innamorare di me, Jeon!- fu l'unica frase che riuscì a pronunciare, prima di essere buttata fuori, accanto alla madre che stava aspettandola e a tutte le stalker che avevano tentato di stritolare uno dei membri con la scusa dell'inarrestabile voglia di abbracciarli.
E Jisoo aveva ragione, quello era solo l'inizio. Un inizio che poteva essere paragonato ad un aperitivo, perchè la sua mente macchinava alla ricerca di un piano per stargli accanto ventiquattro ore su ventiquattro.

D'ora in poi sarebbe diventata la sua personale fonte di stress.



































































 * * *





















































































 Erano passati circa due anni e Park Jisoo non aveva dimenticato la sua idea malsana nè tantomeno la promessa fatta a quel mocciosetto del signorino Jeon.
Anzi, l'essersi trasformata nella sua sasaeng preferita e l'andare sempre ai concerti del gruppo avevano fatto sì che i suoi occhi puntassero solo quelli del corvino - ora biondo, ora rosso, ora castano. Non si poteva definire con certezza il colore dei suoi capelli perchè cambiava praticamente ogni giorno, Jisoo era arrivata a chiedersi di quale razza aliena facesse parte.

E quindi, dicevamo, i suoi occhi erano un tutt'uno con quelli di Jungkook, dei ragazzi normali non gliene fregava una beata fava.
Ecco spiegato il motivo per cui a diciannove anni si ritrovava a non aver mai avuto un fidanzato e a non aver mai baciato nessuno se non il poster in camera da letto. Poteva sembrare infantile e capricciosa, ma le sue intenzioni erano evidenti e quando ci si metteva d'impegno otteneva sempre ciò che voleva.

Ad esempio, era riuscita ad allontanarsi prima da casa e poi da Daegu per studiare alla Seoul University. Ebbene, oltre ad essere una stalker spietata, era anche abbastanza intelligente da essere presa dalla migliore università della Corea.
L'unico problema era la stanza che le avevano assegnato in dormitorio: l'inferno dantesco.
Non solo non era una camera singola, ma le compagne di stanza erano di ben due diverse nazionalità: una spagnola e l'altra inglese. E le loro presentazioni non erano avvenute nel migliore dei modi, in quanto appena Jisoo allungò la mano per stringere quella della ragazza inglese, la spagnola mise a tutto volume Sofia di Alvaro Soler e saltò sul letto ballando a ritmo della canzone e scuotendo il sedere manco fosse la controfigura di Nicki Minaj.

A quel punto la ragazza inglese sfoggiò tutta la sua ira funesta e si lanciò contro l'altra, tirandole i capelli e dicendole di smetterla perchè odiava la musica latina. Fortuna che Jisoo non capì la risposta in spagnolo, di sicuro non erano parole molto educate - sempre se un qualcosa di simile a tu madre es una puta sia un complimento.




I mesi del 2016 passarono così, fra urla in due lingue diverse, lezioni noiose e concerti a cui non poter partecipare per mancanza di soldi (da quando era diventata una studentessa universitaria si stava perdendo un ammasso di eventi a causa del suo portafoglio perennemente vuoto).
Fino al giorno, o meglio, alla notte in cui Jisoo non perse le staffe e sbraitò contro le due pazze isteriche impegnate ad uccidersi con un phon e una spazzola.

- Sentite, io sono stanca! Stanca del fatto che voi due continuate ad urlarvi contro e stanca di sentire i vostri schiamazzi fino alle cinque del mattino, quando sapete meglio di me che il periodo degli esami è il più orrendo del mondo- esordì allargando le braccia, come a voler evidenziare la sua disperazione.
Le due si guardarono interdette e scrollarono le spalle, Jisoo ringhiò dalla rabbia e abbandonò la stanza.

- Dove vai?- si sentì dire.

- Lontano da voi!- rispose prontamente lei.
Ed era ora, perchè aveva una brillante idea che circolava tranquillamente nella sua testa: raggiungere il dormitorio della BigHit che, tra l'altro, non era nemmeno poi così lontano da quello dell'università.

Attraversò un paio di strade, svoltò in alcune contrade e proseguì nel suo percorso facendosi circa due isolati, quando un imponente edificio rientrò nel suo raggio visivo: la tanto amata sede creatrice dei sette angioletti scesi in terra. Con sguardo adorante e bava alla bocca si appostò al retro, evitando abilmente i giornalisti e le guardie appostate all'entrata.
Si arrampicò su un albero accanto e arrivò fino al ramo più estremo, per poi raggiungere l'unica finestra aperta. Lasciò l'albero e poggiò le mani sul davanzale, facendosi forza con le braccia e tirandosi su per vedere di chi fosse la stanza.

Non appena vide un ragazzo a torso nudo che le dava le spalle, arrossì e quasi rischiò di cadere. Non avrebbe fatto una bella fine.
Cercò alla meno peggio di raggiungere l'interno della stanza e pregò Dio e tutti i santi affinchè non facesse rumore, ma il karma era contro di lei e si addentrò nella stanza rotolando come una trottola ed esibendosi in una capriola perfetta... se solo non avesse sbattuto la fronte contro uno dei piedi del letto.

Il misterioso ragazzo voltò il capo in direzione del rumore e si coprì subito portandosi la maglietta verso il petto, manco fosse una donna nuda colta in flagrante. Andò verso la ragazza e sussultò con un salto all'indietro.

- E tu chi sei?!- urlò assatanato. Dalla voce acuta e leggermente graffiata, Jisoo capì di aver fatto centro. Era la stanza del tenero Kookie.
La ragazza si alzò in piedi e barcollò un po', massaggiandosi la testa e mostrando fiera il suo volto.
Vide il ragazzo sgranare gli occhi, l'indice accusatorio puntato contro di lei.

- Io ti conosco, sei quella pazza che mi ha aggredito in Giappone! Oddio ma come..! Per non parlare di quella volta che mi hai lanciato il reggiseno in faccia e quella in cui hai tentato di baciarmi in bocca...- il monologo da persona spaventata venne interrotto dalla stessa Jisoo, che sghignazzò come se non ci fosse un domani.
Il solo ricordare le imprese che aveva compiuto per rimanere impressa nella mente della sua piccola peste la fece sbellicare dalle risate.

- Proprio così, mio caro Jeon. Per ora il mio nome non è importante, ti basta sapere che sono la tua futura jagiya-

Benvenuto all'Inferno, l'unico pensiero che balenò nella mente del corvino.


***
Annyeong popolo! Dopo due settimane di silenzio i'm back again v.v questa è la fanfic che mi ha tenuta impegnata tutta l'estate e parte di quest'autunno, in quanto è completa solo da fine ottobre xD vi aspettano una ventina di capitoli ricchi di nonsense, demenza, comicità - o meglio, spero faccia ridere perchè è questo l'intento -, ma anche un po' (solo un po'? ma scherziamo?) di romanticismo e una spolveratina di sano angst, che non guasta mai ;)   che dire, spero vi piaccia e mi farebbe piacere se lasciaste un commentino a riguardo u.u
Dedicata a tutte le Jungkook biased, perchè quel feto sta condizionando anche me (NON VA BENE ANDFWOEWCNDV-----).
ps: le date dei fansign e dell'esordio in Giappone sono inventate, tranne quella del debutto (me la ricordo perfettamente eheh xD).
Bacioniiiiiiiii    _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Jeon Jungkook non aveva una vita semplice, o meglio, lo era solo per certi versi. Quello che più rimpiangeva era il fatto di aver scelto lui stesso il suo futuro, andando contro il parere dei genitori e rischiando anche di mollare la scuola pur di fare ciò che più gli piaceva: ballare.
Se avesse dovuto scegliere cosa amava di più, sarebbe stata quella la risposta, perchè ballare era l'unico modo in cui poteva esprimere emozioni attraverso il linguaggio del corpo. Non che cantare o rappare non lo soddisfassero, ma la danza era tutto per lui.
Era casa, famiglia, lavoro e - perchè no? - anche la ragazza dei sogni.

Eppure aveva alcuni momenti in cui se avesse potuto, avrebbe fatto le valigie raccattando le prime cose capitate a tiro dall'armadio e se ne sarebbe ritornato dai suoi a Busan.
Era stressato e nuoceva alla sua salute.
Forse per il giorno del comeback ormai troppo vicino, forse per la nuova dieta e il programma di allenamenti per gli addominali o forse semplicemente per il poco sonno, sta di fatto che comunque non riusciva più a sopportare tutta quella pressione. Gli hyung gli chiedevano spesso come stava e se tutto ciò gli andava bene, lui rispondeva sempre con una scrollata di spalle e uno dei suoi classici sguardi persi nel vuoto: ammettere di avere un problema non l'avrebbe di certo risolto.
Inoltre sapeva recitare bene e anzi, si chiese più volte come mai il produttore di Hwarang avesse scelto proprio Taehyung per interpretare Hansung, insomma, non era poi così semplice mettere in riga un tizio fuori dagli schemi come lui.
E, riflettendoci, era proprio questo il problema!

Lui era troppo obbediente, troppo educato, troppo taciturno e troppo accondiscendente, non avrebbe potuto sopportare quel mondo ancora per molto. Come se non bastasse, aveva incominciato ad imbottirsi di tranquillanti la notte. Questo, però, non l'aveva ancora confessato agli altri del gruppo.
Neanche a Namjoon, colui che sapeva dare sempre buoni consigli, e nemmeno a Jin, praticamente la sua seconda mamma. Di certo la camera singola era un punto a suo vantaggio, nessuno l'avrebbe scoperto.





Era appena uscito dal bagno con il barattolo di pillole in una mano e un paio di esse nell'altra e si era posizionato di fronte all'armadio, dando le spalle alla finestra spalancata, quando sentì uno strano rumore provenire da dietro di lui. Inizialmente sussultò per lo spavento, sembrava fosse avvenuto nella sua stessa stanza, poi sospirò e si dette mentalmente dello stupido.

- Sicuramente sarà uno sparo, un botto, qualcosa del genere- borbottò fra sè ridacchiando. Fece per ingerire la pillola, ma un mugolio femminile penetrò i suoi timpani, facendolo voltare come un automa in direzione del suono.
Sgranò gli occhi nel vedere una ragazza in pigiama ai piedi del letto, osservò terrorizzato come si massaggiava la testa e come storceva la bocca in una smorfia di dolore. Per lui fu normale urlettare saltellando sul posto e coprirsi il petto con la maglia posata con cura sul materasso un secondo prima.

- E tu chi sei?!- continuò ad urlare. La ragazza alzò lo sguardo e lo puntò su quello spaventato del povero ed innocente Jungkook.

- Yah, non sono un mostro- mormorò sbuffando. Deglutì un attimo e continuò.

- E comunque il mio nome non è importante per adesso. Ti basta solo sapere che sarò la tua futura jagiya- disse e sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi sghembi ed ebeti.
Il corvino sembrò riprendere le sue facoltà mentali ed arrivò ad una conclusione, puntandole contro l'indice accusatorio.

- Io ti conosco, sei quella pazza che mi ha aggredito in Giappone! Dio, ma come..! Per non parlare di quella volta in cui mi hai lanciato addosso il reggiseno e di quella in cui hai tentato di baciarmi in bocca! Cristo, non ti hanno ancora fermata? Devo avvisare la sicurezza- fece per dirigersi verso la porta scorrevole, ma Jisoo lo precedette e gli si precipitò addosso, prendendolo per la caviglia e attaccandosi a lui come se fosse una piovra.

- Ti prego non farlo!- lo implorò.

- Vedrai cosa ti succederà, pazza sfacciata- borbottò l'altro cercando in tutti i modi di divincolarsi dalla presa ferrea della ragazza.
Si meravigliò di quanto fosse forte, non riusciva nemmeno a muovere un passo, o era lei che pesava una tonnellata?

- Ti vuoi levare?-

- Non dirlo a nessuno, te ne prego. Farò tutto quello che vuoi, promesso- ribattè in risposta Jisoo. Jungkook sembrò pensarci un attimo e ghignò.

- Tutto quello che voglio?- ripetè, le dava ancora le spalle.

- Tutto, tutto quanto-

E questo, si disse Jisoo, è il momento in cui il caro Jeon avrebbe dovuto prenderla in braccio, buttarla sul letto e sbaciucchiarsela come nelle migliori fanfiction - per poi andare anche oltre i semplici baci. Non volle pensarci, le sue guance ne avrebbero risentito parecchio -, ma non accadde nulla del genere.
Jisoo mollò la presa e Jungkook la squadrò dall'alto del suo metro e settantanove (è bene precisare) con occhi carichi di disprezzo e nervosismo.

- Vattene- proferì soltanto. La ragazza sbattè le palpebre un paio di volte.

- Eh?-

- Ho detto vattene, è questo ciò che voglio-

Jisoo spalancò la bocca e l'altro mostrò nuovamente il suo sorrisetto beffardo. Si alzò da terra e gli si parò davanti, le mani sui fianchi e un aish scocciato a definire meglio la delusione ricevuta.

- Non voglio andarmene, ho fatto tantissima strada a piedi e poi Seoul di notte non è molto sicura- si giustificò. Jungkook era indifferente.

- Nessuno cercherà di aggredire una pazza isterica come te-

- Yah, la smetti di offendere? Parla mister so fare qualsiasi cosa...-

Il corvino storse la bocca e incrociò le braccia al petto.

- Non ho mai detto una cosa del genere! Tu piuttosto, vedi di smammare o chiamo la sicurezza sul serio- la minacciò. Jisoo fu sul punto di arrendersi.

- E va bene- tirò un lungo sospiro. Così lungo da mettere alla prova la sua capacità vitale.

- Me ne andrò. Addio Jeon Jungkook- disse, poi mise una mano sulla spalla nuda del ragazzo e l'accarezzò facendo cerchi concentrici col pollice.

- Maknae dei BTS- cominciò ad elencare, la mano che non voleva staccarsi dalla spalla dell'Idol.

- Cantante, rapper e ballerino professionista; cintura nera di taekwondo, lanciatore di baseball, eccellente agonista; straordinario nella lotta coreana, una capra in matematica e lingue straniere; meraviglioso nel tiro con l'arco, una schifezza in campo culinario- l'elenco di pregi e difetti venne interrotto dallo stesso soggetto, il quale dovette trattenere delle risate divertite per le ultime affermazioni di Jisoo.

- Vuoi andartene ora?- domandò mordendosi le labbra per non ridere, fallendo miseramente. La ragazza scosse la testa.

- Lo so che sotto sotto ti sto simpatica- rispose. Jungkook tornò serio.

- Esci fuori di qui- disse prendendola per le spalle e spingendola verso la finestra. Jisoo si lamentò e voltò il capo in direzione dell'altro.

- Perchè non mi fai uscire dalla porta? Dalla finestra è rischioso- bofonchiò triste.

- Spero tu stia scherzando. Se uscissi di lì tutti penserebbero malissimo- spiegò il corvino.

- Okay okay, uscirò dalla finestra e non ti romperò più- giurò la ragazza.

Alzò una mano in segno di saluto e scavalcò il davanzale, non voleva andarsene veramente. Jungkook l'osservava attento per vedere se faceva sul serio e lei annuì nella sua direzione un paio di volte, come a dirgli che prima o poi si sarebbe sbrigata.
Quando Jisoo fu sicura del fatto che lui non potesse più vederla, fece maggiore pressione con le dita sul davanzale e si tirò su, facendo andare gli occhi di qua e di là e constatando con grande gioia che il mocciosetto se n'era andato da qualche parte. L'unica certezza è che la stanza era completamente vuota.

Ritornò dentro, stavolta facendo più attenzione e con passo felpato si avvicinò all'armadio, aprendo un'anta e infilandosi dentro. Intanto Jungkook si era chiuso un attimo in bagno per lavare i denti e prendere finalmente in pace le sue dannate pillole.
Quello era il suo bagno in camera, tutto personale. Ci teneva a condividere pochissime cose con gli altri hyung.
Non per qualcosa - i suoi compagni erano persone davvero pulitissime -, solo era schizzinoso fino all'iperbole.

Un paio di minuti più tardi la porta scattò e venne spalancata dal signorino Jeon, il quale si ricordò della parte inferiore del pigiama e, prima di crollare a dormire, andò di fronte all'armadio con l'intenzione di rovistare fra i suoi vestiti alla ricerca di un pantaloncino comodo.
Ma una volta aperte le ante la figura di Jisoo ricomparve davanti ai suoi occhi manco fosse un fantasma e si lanciò addosso al corvino allacciando gambe e braccia al suo corpo.
Jungkook perse inevitabilmente l'equilibrio e cadde di schiena sul materasso, strizzando gli occhi e chiedendosi se fosse tutto un incubo o la triste realtà.
Aprì prima un occhio e poi l'altro: una chioma castana sparpagliata sul letto, il profumo da donna che gli invase le narici e il calore di un corpo estraneo bastarono a far arrossire Jeon fino alla punta delle orecchie.
Jisoo dal canto suo stava benissimo in quella posizione, insomma, da quanto sognava di avvinghiarsi al proprio bias per stare anche solo tre secondi accanto a lui, l'ossessione di tutta una vita.

- Staccati, fa caldo. Muoviti!- mugolò il povero maknae agitando le gambe all'aria. Jisoo aumentò la stretta, tanto da spiaccicare la faccia sul suo collo.
Inalò il profumo della sua pelle e sospirò di piacere, era così pura e liscia che quasi quasi l'avrebbe mangiata.

- Se mi allontano avviserai le guardie e il resto del gruppo- borbottò parlando sulla sua pelle.
Jungkook mugugnò qualcosa con disgusto e continuò a cercare di scrollarsela di dosso.

- Mi pare ovvio che lo farò-

Dopo cinque minuti buoni passati a resistere a quella stramba ragazza, tra spintoni e lamentele Jungkook riuscì nel suo intento.
Si tirò su a sedere e si alzò, ignorando il crescente mal di testa. I tranquillanti stavano facendo effetto e non andava bene.
Barcollò un po' andando verso la porta della stanza, Jisoo gli rivolse la parola.

- Sei stanchissimo, chiunque lo noterebbe. Non ti conviene andare fino al piano terra per avvisare quegli uomini- disse e restò in attesa di una risposta.
Abbassò lo sguardo e si portò le ginocchia al petto, circondandole con le braccia. Il corvino annuì e si passò una mano sui capelli, scompigliandoseli.
Girò i tacchi e si buttò a peso morto sul letto, tirandosi le coperte fin sopra la testa. Jisoo osservò ogni suo movimento con curiosità.

- Che stai facendo?- chiese perplessa.

- Sto dormendo-

La castana esitò alcuni secondi prima di porgli la fatidica domanda.

- Posso dormire con te?-

Jungkook grugnì da vero cavernicolo.

- Tanto sei venuta con il pigiama apposta, no?- biascicò con la voce impastata da un sonno che non aveva realmente.
Chi tace acconsente, si disse soddisfatta Jisoo.

Lentamente tirò verso di sè un lembo della coperta e si infilò nel letto, coprendosi velocemente. Sorrise e con un braccio si coprì gli occhi, ripetendosi mentalmente di non sclerare e di mantenere la calma perchè potevano essere all'incirca le undici di sera.
Si mise su un fianco e picchiettò con due dita la schiena del corvino.

- Jeon- sussurrò.

- Che vuoi?- gracchiò l'altro.

- E' la prima volta che una ragazza dorme con te?- domandò con estrema naturalezza.

- Purtroppo sì-

Jisoo non si trattenne dall'esultare stringendo i pugni e sibilando degli 'evviva' eccitati. La sua euforia poteva essere paragonata a quella di un tifoso ad una partita di calcio.

- Jeon- lo chiamò l'ennesima volta. Il ragazzo espirò dalle narici nel vano tentativo di imitare un toro incazzato.

- Dimmi-

- Volevo augurarti la buonanotte-

- Vaffanculo- mormorò lui. Fortuna che Jisoo non lo sentì.

- Cosa?-

- Buonanotte anche a te-






























































* * *




















































































Il mattino seguente Jeon Jungkook venne risvegliato dal dolce suono della sveglia impostata sul cellulare, ergo il ritornello sparato al massimo di Given Up dei Linkin Park. Inutile dire che ebbe quasi un infarto, il cuore batteva all'impazzata e il tepore al petto si estese fino alle spalle.
Sbuffò e spense direttamente il telefono, buttandolo sul comodino e incurandosi del tonfo che ne conseguì. Si voltò rapidamente dall'altro lato del letto e tastò il materasso con la convinzione di trovarvi sdraiata quella schizzata di una sasaeng, ma così non fu.
Sgranò gli occhi e si tolse velocemente le coperte, era stata così brava da mantenere la promessa? Quindi non c'era bisogno di avvisare le guardie?

Jungkook si sbarazzò di questi inutili interrogativi con una bella scrollata di testa e si alzò definitivamente dal letto, un sorriso gigante dipinto sulle sue labbra.
Uscì dalla camera ancora seminudo e bussò a quella di Hoseok mentre era impegnato ad infilarsi una canottiera a caso.
Il compagno aprì la porta alcuni secondi più tardi, dietro di lui c'era Yoongi che spiava noncurante. Annoiato e strafottente già di primo mattino, insomma.

- Oh buongiorno Kookie- sorrise lo hyung.

- Giorno- borbottò il più piccolo con un sonoro sbadiglio.
Hoseok si fece da parte per farlo entrare ma il ragazzo scosse la testa, intimandogli di stare tranquillo.

- Sentite... per caso avete sentito rumori strani la notte scorsa?- domandò guardandosi intorno e facendo del suo meglio per non imbarazzarsi.
Yoongi ridacchiò col cellulare piazzato davanti al suo volto.

- Cos'è, Namjoon si è fottuto Jin e non ci ha detto niente?- disse credendo di fare una battuta. Jungkook era terribilmente serio invece.

- Namjoon e Jin... stanno insieme?-

- Oh no, piccolo! Non in quel senso almeno. A volte questo ammasso di carne, ossa e neuroni malfunzionanti si dimentica che il nostro maknae è immaturo per certe cose- spiegò Hoseok, prendendo il compagno per l'orecchio.
Jungkook ridacchiò in modo forzato e se ne uscì con un pollice all'insù. Forse l'aveva semplicemente immaginato, d'altronde le allucinazioni erano un effetto collaterale dei tranquillanti.

Si fece un mini discorso mentale per darsi coraggio e proseguì nell'attraversata del corridoio, quando le esili figure di Taehyung e Jimin rientrarono nel suo raggio visivo.

- Eccoti, cercavamo proprio te!- esclamarono in coro. Il corvino si indicò.

- Me? Come mai?-

Venne immediatamente accerchiato da quelle due belve fameliche: Taehyung lo prese per le spalle e lo scosse mentre Jimin gli saltellò intorno tutto felice e pimpante.

- Il manager ha appena assunto una nuova stylist, lavorerà già da adesso!- spiegò quest'ultimo.

- Siamo messi così male che PD-nim assume cani e porci? Ma non abbiamo abbastanza membri per lo staff?- domandò ancora il caro Jeon, ignaro di tutto.
Taehyung gli sventolò una mano davanti agli occhi e lo trascinò verso i camerini.

- Avanti, devi vederla è davvero simpatica-

Aveva parlato di una femmina e Jungkook non aveva un buon presentimento, in più la scomparsa di Jisoo non migliorava il suo umore.
Non appena le porte del camerino si spalancarono, la misteriosa ragazza si allontanò dai pennelli per il make-up e si parò davanti al corvino. Alzò lo sguardo e lo puntò su quello scioccato dell'Idol.

- Mi chiamo Park Jisoo, piacere di conoscerla signorino Jeon- sorrise e gli porse la mano.
L'altro la strinse solo per non destare sospetti nelle menti perverse degli altri due compagni.

- Come diamine hai fatto?- mormorò in labiale.
Jisoo mantenne il sorriso candido e pulito, d'altronde gliel'aveva detto che il suo nome quella sera non era importante.

E ora avrebbe avuto l'opportunità di conoscerlo e farsi conoscere. Non soltanto pronunciando nome e cognome.


***
Annyeong gente! Innanzitutto buona Immacolata a tutti, and theeeeen... sì beh ecco, avevo un po' di tempo libero e ho deciso di aggiornare - anche se, vi avviso già da adesso, gli aggiornamenti saranno ogni sabato/domenica, in caso non riesco a pubblicre prima lol. Ovviamente le varie baggianate che ho scritto in questa fanfic sono inventate, finte, frutto della mia mente bacata e contorta (Kim Taehyung invidia la mia idiozia lol). Poi può darsi anche che ci sia un fondo di verità, chi lo sa? Non conosciamo mica il vero carattere dei nostri sette paladini delle cazzate XD anyway ho deciso di postare il chapter anche per farvi capire un po' la situazione, dato che lo scorso era il primo capitolo e che sicuramente non è stato un granchè (?). Non lo so ahah, spero solo come al solito che anche questa storia vi piaccia, perchè sebbene sia demenziale e un po' nonsense, ho messo tutto il mio cuore nello scriverla :)  mi piacerebbe se lasciaste un commentino, anche piccolo piccolo, if u want >//<
a presto e shippate la #KookieSoo, che non vi lascerà in pace. Bacioniiiiiii  _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Jisoo si svegliò molto presto, non era neanche sorto il sole che lei era già pronta e pimpante abbastanza per affrontare la giornata.
Era certa che Jungkook non volesse aver nulla a che fare con lei e probabilmente avrebbe avvisato tutto lo staff pur di mandarla via da lì, magari con una bella denuncia, una strigliata da parte della sicurezza e la raccomandazione di stare ad almeno una ventina di chilometri di distanza da lui.

Già, fu proprio con questi pensieri che la povera Jisoo si svegliò. Non appena aprì gli occhi si accorse che il corvino aveva il viso proprio rivolto verso di lei.
Era di una bellezza disarmante anche senza trucco, etereo, per sempre giovane.
Allungò debolmente una mano verso il suo naso e con l'indice percorse tutta la sua lunghezza, scendendo verso la piega delle labbra e sfiorando anche quelle. Arrossì all'inverosimile nel tastare la morbidezza di quei due boccioli rosei e ritirò velocemente la mano, non poteva rischiare di svegliarlo.
Non quando avrebbe avuto tutta la vita per farlo, se solo si fosse sbrigata a trovare una soluzione a quel pasticcio.

D'un tratto ripensò allo staff e una lampadina le si accese nel cervello. Scattò subito all'impiedi e rivolse un'ultima occhiata a Jungkook, tanto per accettarsi che fosse immerso nel sonno totale. Fece per spogliarsi quando si accorse di non aver alcun ricambio, così decise di prendere in prestito alcuni indumenti del ragazzo, giusto i più femminili che aveva.
Dopo aver cercato per quasi una quindicina di minuti e aver messo a soqquadro l'intero armadio, Jisoo se ne uscì con una sorta di pantaloncini azzurri e una T-shirt bianca. Prese un lembo di stoffa e lo annusò, consapevole che l'odore di Jeon era sparso per tutta la stanza.
Sorrise impercettibilmente e abbandonò la camera camminando a passo felpato.


I corridoi dell'agenzia erano di un bianco tendente al grigio, non c'era nulla ad abbellire quei muri, neanche un quadretto o una foto di un qualche gruppo. Le ricordavano le pareti degli ospedali e un po' faceva senso. Le luci erano accese, per cui non dovette preoccuparsi di vagare a vuoto nell'oscurità, i poveri segretari e i vari assistenti lavoravano giorno e notte come fossero infermieri, si davano persino il cambio.
Intuì che il lavoro che vi era dietro le star era preso davvero sul serio, nel mentre vagava nel suo mondo si portò una ciocca dietro l'orecchio e pregò Dio, la Madonna e tutti i santi in Paradiso affinchè il signor Bang l'assumesse come stylist.
Si accorse di un manifesto appeso ad una delle pareti, proprio prima che scendesse le scale, e lesse che l'agenzia aveva bisogno di personale.

Era il suo giorno fortunato. Decisamente.

Fermò un paio di persone per farsi dire dov'era lo studio del produttore, una volta ottenuta la risposta ringraziò con un mezzo inchino e scappò verso la sua destinazione. Non fece caso agli sguardi impauriti che quei due le rivolsero, non aveva tempo.
Salì tre rampe di scale, prese un ascensore - il quale si fermò parecchie volte a causa del via vai di gente - e, una volta raggiunto il piano desiderato, si fiondò all'esterno della cabina e ricominciò a correre verso la porta che segnava l'ingresso nello studio di Bang. Si bloccò di colpo di fronte ad essa, il panico scorreva nelle vene al posto del sangue e aveva così tanta paura di fallire che le mani tremavano. Deglutì e bussò un paio di volte, una voce burbera e sottile esclamò un 'avanti' e lei entrò.

- Buongiorno signore- salutò l'uomo in modo formale e s'inchinò quasi a novanta gradi, in segno di grande rispetto.
Beh, se voleva risultare perfetta ai suoi occhi tanto valeva baciargli i piedi e mostrarsi educata e gentile.
Bang indicò una delle poltrone accanto alla scrivania con lo sguardo e le intimò di sedersi, Jisoo eseguì.

- Qual buon vento vi porta qui, a quest'ora della mattina, signorina?- domandò lui rigirandosi l'orologio al polso e aggrottando le sopracciglia. Jisoo ci mise un po' a rispondere, voleva elabolarla per bene.
Si martoriava le mani e aveva lo sguardo basso, un sorrisetto imbarazzato le dipinse il volto.

- Avevo letto un manifesto su cui era scritto che avevate bisogno di personale per lo staff e così ho pensato che sarei potuta essere utile- borbottò, poi alzò lo sguardo e lo riabbassò non appena si accorse di quello inespressivo del produttore.
Egli sospirò e prese a smanettare al computer, Jisoo si era ormai fissata ad osservare la sua mano che premeva ripetutamente sui tasti del mouse, sperò che andasse tutto liscio.

- Per caso siete fan di uno dei nostri gruppi?- domandò l'altro con nonchalance.

Se c'era una cosa che Park Jisoo aveva capito, era quella di mentire sui propri gusti musicali. Non per qualcosa, solo era scientificamente provato che le probabilità di avere a che fare con un personaggio famoso aumentano nel momento in cui non si è interessati alla sua esistenza.

- Sinceramente non seguo molto il k-pop, ma ci so fare con il trucco e i vestiti. Un po' meno con i capelli, ma posso sempre imparare- gesticolò e rispose con altrettanta noncuranza, il tutto per sembrare più realistica possibile. Nonostante ciò, Bang sembrava non arrendersi e continuò il suo fastidioso interrogatorio.

- Ha mai avuto esperienze lavorative di questo tipo?- chiese. Jisoo stavolta non mentì e scosse la testa.
A malincuore vide l'uomo sbuffare e gonfiare le guance, forse aveva sbagliato a dire di no.








Il colloquio si prolungò per una buona mezz'oretta e, dato che Bang voleva dare un'occhiata al curriculum della ragazza - gli occhi gli si erano illuminati non appena sentì parlare di Seoul University e di medie scolastiche alte - e dato che questa non l'avesse con sè, dopo essersi esplicitamente opposto decise di assumerla temporaneamente.
Avrebbe pensato al da farsi solo se Jisoo gli avesse portato il curriculum entro il giorno successivo. La castana tirò un sorriso a trentadue denti e ringraziò inchinandosi varie volte, era così felice che aveva una voglia matta di saltare addosso al produttore e riempirlo di abbracci soffocanti.
Si trattenne nel momento in cui lui le disse severamente di uscire dall'ufficio, insomma, venne quasi letteralmente mandata via a calci nel sedere da lì.
Poco importava però, ora aveva la certezza di far parte della BigHit, ergo era sicura di stare appiccicata al signorino Jeon per il resto della sua carriera.


Passeggiò allegramente per i corridoi dell'agenzia, alcune ragazze le inviarono occhiate perplesse ma Jisoo non se ne curò, preferiva dondolarsi e saltellare manco fosse Heidi con le caprette che urlavano annyeonghaseyo.
D'un tratto sentì il suo cellulare vibrare nella tasca posteriore del pantaloncino, lo afferrò velocemente e con uno sbuffo accettò la chiamata.

- Sharon, si può sapere perchè mi telefoni a quest'ora? Sono quasi le sette del mattino, dormi un po'!- esclamò alzando gli occhi al cielo.
Una signora bassina e grassottella che passava casualmente di lì le intimò di far silenzio con tanto di sguardo truce e indice premuto sulla bocca (orribilmente evidenziata col rossetto rosso).

- Jisoo! Per fortuna sei viva. Sei scomparsa da questa notte, ovvio che telefono- rispose preoccupata l'amica.
La ragazza sorrise nel sentire il suo nome pronunciato dall'altra, sapeva di straniero e le veniva da ridere. Amava l'accento inglese, non poteva farci niente.

- Jisoo, Jisoo! Mi riconosci? Sono Rosalinda, anch'io sono felice che tu estas muy bien!- un'altra voce si mise di mezzo e attraversò i cavi telefonici, Jisoo si chiese come mai si comportavano come se fossero una famigliola felice quando in realtà si odiavano come cane e gatto.

- Rosalinda anch'io sono felice di sentirti. State cercando di uccidervi come al solito?- domandò sarcastica, poggiando la mano libera su un fianco.
Ormai era diventato un vizio.

- Al contrario, andiamo molto d'accordo ultimamente- s'intromise l'inglese. Jisoo rimase col telefono a mezz'aria e una pokerface invidiabile.
Ma quale 'ultimamente'! Non erano passate neanche ventiquattro ore.

- Mi fa piacere, contente voi...- disse e lasciò in sospeso la frase.

- Dove sei finita? Tornerai qui?- fece Sharon. Jisoo si morse a sangue il labbro inferiore e sospirò, urla e schiamazzi a parte erano diventate comunque amiche.

- Non credo... ho trovato un lavoro part-time, penso, e ho un posto dove stare, tranquille. Probabilmente ci vedremo solo per seguire i corsi insieme- annunciò.

Si elevò un boato di urla di disapprovazione, erano così forti che Jisoo dovette allontanare il cellulare dall'orecchio per evitare di perdere l'udito precocemente.

- Ma hai tutta la roba qui, non è possibile! Non puoi abbandonarci così- insistette l'altra.
La castana decise di parlare sinceramente e in modo schietto, tanto per non ripetere due volte la stessa filastrocca.

- Ragazze, mi dispiace tantissimo ma ho trovato il mio posto, so dove voglio stare e il dormitorio è abbastanza lontano. Forse non ve l'avrò mai detto, ma è il sogno di tutta una vita. Vi prego solo di non complicare le cose, non voglio pentirmi della mia scelta, anche perchè non ne ho il motivo. Spero che voi capite, e comunque non vi sto mica dicendo addio!- il delicato e commovente monologo venne interrotto da alcune urla assatanate delle due ragazze.

Jisoo riuscì a capire qualcosa riguardo al dentifricio, poi erano passate a discutere del solito phon, dell'aspirapolvere di primo mattino e di varie scemenze.
Chiuse la chiamata senza salutare, visibilmente irritata. Un attimo prima le aveva avvisate dicendo loro che non se ne sarebbe andata per sempre.
Che sfortuna.
















































* * *






































































Un'ora più tardi si era preparata per il suo primo giorno di lavoro, Bang le aveva dato il permesso di lavorare fin da subito.
Si fiondò nel camerino dei BTS e si guardò intorno con sguardo ammirevole e filo di bava alla bocca, quella era in assoluto la stanza più cool di tutte: tenendo da parte il fatto che fosse a dir poco gigantesca, appena entrata si ritrovò di fronte ad un lungo specchio con un ripiano sottostante; su di esso vi era qualsiasi tipo di trucco di scena, pennelli e matite ordinate in base all'utilizzo, spazzole, pettini, dischetti leva-trucco, creme idratanti, maschere per il viso, fondotinta rigorosamente chiari e - dulcis in fundo - latte detergente e acqua tonica. Nei cassetti invece vi erano phon e piastra.


Alcune ragazze la raggiunsero e si misero subito all'opera, armandosi e disintegrando quell'equilibrio presente prima che irrompessero nella stanza.
Jisoo si fece coraggio e le imitò, sedendosi su una delle poltroncine rosse e giocherellando con alcuni pennelli, tutta assorta nei propri pensieri, fin quando non sentì gli schiamazzi di Jimin e Taehyung (esatto, proprio quei due) farsi sempre più vicini al suo padiglione auricolare.

Fu allora che si alzò e si voltò nella loro direzione, constatando con grande sorpresa che non erano soli e che Jeon si era pietrificato non appena si accorse di lei.
Ghignò e gli si parò davanti, squadrandolo dal basso del suo metro e sessantacinque.

- Buongiorno signorino Jeon, sono Park Jisoo. Piacere di conoscerla- sfoggiò uno dei suoi sorrisi più ambigui e allungò la mano verso di lui.
I due hyung gli tirarono varie gomitate ai fianchi, costringendolo a fare lo stesso e a stringergliela.

Ebbene, Jisoo si sentiva morire dentro, insomma, non è da tutti i giorni bearsi del sorrisetto appena accennato di Jungkook e del tocco caldo e mascolino della sua mano. D'altronde il ragazzo stava al gioco solo per evitare domande imbarazzanti da parte degli altri, era sicuro che avrebbero scoperto subito del suo primo incontro con la castana.

- Come hai fatto?- mormorò in labiale e con una smorfia della bocca, Jisoo continuò a sorridere.
In primis perchè voleva farlo schiattare di rabbia, poi perchè aveva fuso l'intero encefalo a causa della sua presenza.

Jungkook si lasciò trascinare mano nella mano in un angolino da Jisoo sotto lo sguardo penetrante delle altre ragazze. Una di loro le tirò una spallata e si scusò quando il ragazzo se ne accorse, Jisoo non fece neanche in tempo a voltarsi che quella faceva linguacce e smorfie strane.
Insomma, ancora doveva essere assunta e già la odiavano. Perfetto.

- Sarò la tua nuova truccatrice- esordì lei, Jungkook perse un battito.

- Stai mentendo- affermò con una risata nervosa.

- Se proprio vuoi saperlo, chiedi informazioni al tuo adorato PD-nim- rispose prontamente l'altra. Jeon scosse la testa affranto.

- Non è possibile. Voglio dire, come cavolo hai fatto in così poche ore?-

- In realtà sono truccatrice, parrucchiera e costumista. Posso sbirciare legalmente sotto la tua maglia e forse anche nei pantaloni- proferì Jisoo con disarmante tranquillità.
Jungkook mollò la presa e le rivolse uno sguardo indignato e impaurito, aveva le guance leggermente arrossate.

- Non te lo permetterò!- urlò, forse con troppa foga. I presenti assistettero alla scenata con curiosità, lui si scusò con un inchino e un sorriso cordiale.
Jisoo non perse altro tempo, raccattò alcuni indumenti scelti a caso da una pila di essi e si chiuse in uno stanzino assieme al giovane.







Ora, per Jungkook non era di certo la prima volta che rimaneva chiuso in meno di quattro metri quadrati accanto ad una ragazza addetta a svestirlo e a sistemargli meglio il cambio addosso, eppure in quel momento si sentiva un topolino in trappola, un insetto spiaccicato contro una lurida ragnatela. Indietreggiò e andò a sbattere contro una delle pareti, osservò con terrore come Jisoo gli si avvicinò e deglutì quando si accorse della sua mano premuta contro il muro, come a volerlo bloccare in quella posizione.

- Giuro che questa è la situazione più ambigua e senza senso che io abbia mai vissuto- borbottò così velocemente che se Yoongi l'avesse sentito si sarebbe sicuramente complimentato con lui. Potè addirittura sperare in una parte per una delle Cypher che avevano composto.

Jisoo dal canto suo ridacchiò divertita, in meno di mezzo secondo era già impegnata a levargli la canottiera del pigiama e a scoprirgli quei tanto adorati addominali che, fino ad allora, nessuno oltre lo staff aveva avuto il piacere di contemplare.
Si morse le labbra nell'osservare ogni curva, ogni centimetro del suo busto fottutamente erculeo - a tratti ancora efebico - e si disse che, diamine, aveva dei buoni motivi se non sfoggiava quel ben di Dio ai quattro venti!

L'addome era glabro e con il classico aspetto di chi fa tanto esercizio fisico, gli occhi risalirono fino ai pettorali e si concentrarono sui bicipiti sodi e allenati. Non se n'era nemmeno accorta, aveva una mano che vagava liberamente e senza vergogna sul suo braccio sinistro e continuava a farlo finchè non si fermò ad accarezzare il pettorale. Jungkook gliela prese e se la levò di dosso con un ringhio spezzato.

- Smettila di violentarmi con gli occhi e vestimi- mormorò con voce roca, Jisoo annuì e gli infilò la maglia bianca a scritte nere facendogliela passare attraverso la testa. Gliela sistemò meglio dal colletto e la tirò verso il basso prendendola dai lembi, in modo che fosse completamente aderente al suo corpo.

Lanciò un'occhiata a Jungkook e si piegò leggermente, accarezzandogli i fianchi e cercando di tirargli giù i bermuda. Prima che potesse farsi strani pensieri lo avvisò.

- Ti levo questi e poi ti siedi, così indossi i pantaloni-

Il castano la bloccò agitandosi e spingendola via.

- Grazie ma faccio da solo- disse e la mandò fuori da lì.

Si sentì libero di tirare un sospiro di sollievo e si sfiorò le guance. Fottuto imbarazzo, bruciavano come se avesse la febbre a quaranta.


























































































* * *














































































Durante il resto della giornata Jisoo aveva gironzolato attorno al suo amato gruppo, si era fatta conoscere un po' da tutti e aveva socializzato alla grande con Jin e Taehyung.
Quest'ultimo aveva accettato su due piedi di farsi piastrare i capelli, Jin invece si fece mettere il fondotinta. Per il resto preparò un divano con cuscini e coperte per Yoongi (sapeva che fosse il pigrone di turno), scambiò alcune battute squallide con Jimin, giocò sull'IPad con Hoseok e parlò di letteratura e argomenti matematici con Namjoon.

Aveva la stoffa per essere una di loro, e anzi, nel pomeriggio la implorarono affinchè assistesse al loro programma in sala da ballo.
Jisoo si sentì imbarazzata e declinò l'invito, ma era impossibile non accettare quando Hoseok ti sfodera uno dei suoi sorrisi migliori, Jimin minaccia di caricarti dietro la sua schiena e farti fare il giro di tutta l'agenzia in meno di venti secondi e Taehyung ti presta il suo mp3. Il tutto solo per sentirsi dire una risposta positiva.

Così alle quattro del pomeriggio, invece di fare un salto a prendere il curriculum e i libri per studiare, Jisoo venne costretta dai Bangtan a sorbirsi la loro nuova coreografia. Tutti erano euforici all'idea di dover ballare per una ragazza, era la prima volta che lo facevano ed era anche la prima volta che trovassero una semplice stylist così simpatica e raggiante.
Blood, Sweat and Tears, questo era il titolo della loro nuova canzone.

La castana era eccitata, insomma, sarebbe stata la prima ad ascoltare ciò che le altre avrebbero ascoltato il mese successivo. Si rannicchiò in un angolo e osservò i loro movimenti, focalizzandosi su Jungkook. Ecco, lui era l'unico che ballava in modo svogliato.
Vide che a volte sbuffava e borbottava ai suoi hyung, questi però scrollavano le spalle e gli tiravano deboli pugni sulle braccia quando ne avevano l'occasione. Il lavoro non era ancora completo, c'erano dei passi da aggiungere e il coreografo glieli avrebbe spiegati una volta che imparavano alla perfezione quelli mostrati a Jisoo.
Ella, d'altra parte, non potè fare a meno di battere le mani e lasciarsi sfuggire qualche lacrima di commozione.

Taehyung le si lanciò inaspettatamente addosso e la travolse in un abbraccio, accarezzandole i capelli ed esclamando qualcosa a proposito di quanto fosse dolce. Jungkook se ne stava per i fatti suoi e non badò alla scena, Jisoo si disse che era il momento di andare, aveva cose più importanti da fare.

- Ragazzi, la canzone mi piace da matti e la coreografia è davvero fighissima, ma devo andare a prendere delle cose importanti- avvisò e sgattaiolò via dalla sala prima che i membri potessero ribattere. La voce del maknae però le arrivò forte e chiara.

- Non farti più vedere-













Ritornò alla BigHit un paio d'ore più tardi, più o meno verso l'ora di cena. Aveva una valigia con sè, dei libri sotto il braccio e il prezioso curriculum in una mano.
Girovagò un po' all'interno della Hall, rischiando anche di perdersi, ma il suo senso di orientamento ritornò sufficiente quando raggiunse il quarto piano: la stanza in fondo era quella di Jeon.
Aprì la porta senza chiedere il permesso e la richiuse, buttando libri e valigia sul letto.

- Jimin hyung, non fare come se fossi il padrone del mondo- ridacchiò il ragazzo, poi si accorse della roba sul letto e il suo umore cambiò in peggio.

- Speravo non ti rivedessi mai più, com'è che le mie preghiere non vengono ascoltate?- domandò sarcastico. Jisoo tirò un sorriso diagonale.

- Preparati psicologicamente perchè da oggi in poi sarò la tua compagna di stanza- disse. Jungkook sorrise in modo forzato, la sua era più una smorfia.

- Credi così tanto che ti accetterò?-

- Ovvio- fece per disfare le coperte, con la chiara intenzione di fargli capire che voleva dormire nell'unico letto presente in camera, quando il corvino la prese per un braccio e la fece voltare verso di lui.
Mostrò gli incisivi da coniglietto con un sorriso compiaciuto.

- Ah-ah, puoi dormire qui ma ad una condizione- disse. Jisoo annuì, affatto spaventata.

- Sentiamo, Jeon-

- Oltre al tuo lavoro, dovrai fare gli straordinari e pulire la mia camera, quella degli altri e la nostra sala da ballo. Altrimenti scordati di dormire accanto a me-


***
Annyeong popolo!! Eheh la situazione si complica xD - più che altro diventa tragicomica ma vabbè----  sì insomma, ragazza super fortunata e botte di culo *si schiarisce la voce* ehm sì, i colpi di fortuna ci sono ma fino a un certo punto v.v   Non so cos'altro aggiungere, anche perchè il capitolo è lungo e non voglio rompervi ancora lol. Spero come al solito che l'obbrobrio che state leggendo vi piaccia (e spero in una qualche recensioncina prima o poi HAHAHA), ringrazio chi ha inserito la storia nelle seguite/preferite/ricordate/blabla  e chi continua a leggere, mi rendete felice ^^ sul serio!    Alla prossima, bacioniiiiii   _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


- Accetterò di dormire con te, ma ad una condizione- sorrise enigmaticamente Jungkook. Jisoo annuì, affatto spaventata.
Certo, le sembrava un po' strano che uno impulsivo, irascibile e vagamente sociopatico come lui si comportasse da persona normale così su due piedi. Ormai il danno era fatto, aveva scrollato le spalle ed era in attesa di una risposta da parte del giovane.

- Oltre al tuo lavoro dovrai fare gli straordinari: pulire la mia camera, quella degli altri, la sala da ballo e... perchè no? Anche il camerino, nel caso le altre sono impegnate o stanche- proferì con occhi al cielo e due dita che massaggiavano il mento, tutto assorto nei suoi sadici pensieri.
Inutile dire che Jisoo spalancò la bocca così tanto che per poco non sbavava. Jungkook ridacchiò soddisfatto e gliela chiuse poggiando l'indice sotto il suo mento.

- Attenta, entrano le mosche!- sussurrò con un bell'occhiolino tipico degli Idol.
Le tirò una leggera spintarella alla spalla e si diresse verso il bagno con assoluta noncuranza, levandosi la maglia sudata e annunciando che sarebbe andato a fare la doccia.

- Oh, dimenticavo- borbottò. Si affacciò dalla porta e ne approfittò dello stupore della ragazza per lanciarle in faccia la maglia impregnata di sudore.
La castana si lasciò sfuggire un ringhio di rabbia e sbraitò.

- Che cavolo vuoi che ci faccia con questa?!- urlò sbattendo un piede a terra, in preda al nervosismo.
Il mocciosetto era già nella doccia, potè sentire il rumore dell'acqua che scorreva e la voce ovattata di Jeon.

- Puoi metterla nel cesto dei panni sporchi oppure puoi venerarla, non è così che dovresti fare?- urlò a sua volta.
Jisoo espirò dal naso e corrucciò la fronte, stringendo fra le mani l'indumento.

- Lurido mocciosetto, te la farò pagare- mormorò, più a se stessa che al corvino.

Fece come dettatole da Jeon e buttò la maglia nella cesta assieme a tutta la roba da lavare che aveva - e okay, se proprio doveva ammetterlo, fece una fatica assurda a trattenere le risate per quanto fosse ancora pateticamente infantile. Sì, insomma, chi è l'idiota immaturo che a diciannove anni ha ancora i calzini di Iron Man e i boxer azzurri con sparsi vari teschietti? A dirla tutta sembravano le mutande di un tredicenne -, poi le venne una brillante idea e, da maniaca quale era, afferrò il cellulare dalla scrivania su cui era stato posato e scattò un paio di foto-ricordo a ciò che vi era all'interno della cesta.

Per evitare di destare sospetti, camminò a passo felpato verso i piedi del letto e si rannicchiò all'interno delle coperte, inforcando gli occhiali da vista e cominciando a leggere alcuni mattoni per il prossimo esame.

Ci provò, ci provò davvero a concentrarsi ed immergersi nello studio, ma fallì miseramente. Il solo pensiero di essere in camera con Jeon Jungkook mentre lui era tutto tranquillo a docciarsi le faceva diventare la faccia color bordeaux.
Sospirò e scosse energicamente la testa, ripetendosi di darsi una calmata perchè non era niente di che - magari per una persona normale abituata ad avere contatti con esseri umani di sesso maschile.
Ecco, lei non rientrava nella categoria. Sfigata.

















Jeon uscì dalla doccia circa una ventina di minuti più tardi (i più orrendi di Park Jisoo, precisiamo), la ragazza se ne accorse quando sentì scattare prima la porta della doccia, poi quella del bagno. Immediatamente si tirò su a sedere e si coprì il viso parandosi il libro davanti.
Il ragazzo sorrise a quella visuale e decise di divertirsi un po', tanto per stuzzicarla.

- Jisoo, ho dimenticato di prendermi le mutande. Non è che per caso frughi nell'armadio per me?- domandò con fare innocente e mani poggiate ai fianchi.
Jisoo scosse la testa, consapevole che l'altro non avrebbe mai potuto vederla.

- Fallo da solo!-

- Ma come, tu sei la mia costumista! E anzi, dovresti anche infilarmele- mormorò mordendosi il labbro inferiore, la ragazza sbattè il libro sulle sue ginocchia e lo fissò ad occhi sgranati.

- Jeon, spero tu stia scherzando. In tal caso, beh non è divertente. Ritorna alla maniera moccioso e innocente- si fece coraggio e rispose, incespicando su qualche parola e facendo la figura della balbuziente, ma questi son dettagli.
Il corvino scosse la testa e aprì un'anta dell'armadio, intento a frugare fra i vestiti. Jisoo lo imitò per disfare le valigie e trovare posto per i suoi.

Aprì l'altra anta e sparì con la testa all'interno del mobile con la chiara intenzione di rimanere in quella posizione per il resto della sua vita.

- Non stai cercando le mutande, vero?- chiese pentendosene l'attimo dopo.
Lo sentì ridere e non era la sua fottuta risata sarcastica, era... diversa. Sincera, cristallina, un po' sadica ma hey! Era pur sempre Jungkook.

- Tranquilla sciocca, figurati se con una pervertita come te alle calcagna andavo a scordarmi dei boxer- disse.

- E allora che stai cercando?-

- Un pigiama decente, ovvio. Tu piuttosto, perchè gironzoli fra le mie cose?-

- Metto a posto i miei vestiti-

E fu a quel punto che Jeon si stancò del suo giochetto e sbattè le ante dell'armadio, richiudendolo. Jisoo sussultò al tonfo e si lasciò sfuggire un singhiozzo involontario. L'altro la prese per il braccio e la costrinse all'ennesimo faccia a faccia.

- Ti ho detto che accetto di dormire accanto a te solo se mi fai da schiavetta, forse non ci siamo capiti- proferì serio, a bassa voce.
La ragazza deglutì e abbassò lo sguardo, incapace di reggere quello cupo e penetrante del corvino.

- Incomincerò da domani, promesso- si svincolò dalla presa di Jungkook e filò dritto in bagno a cambiarsi.

Egli dal canto suo alzò un sopracciglio, davvero era disposta a sopportare le sue lagne pur di averlo vicino?




















































* * *






























































 Erano le undici e mezza di sera, Jisoo era incollata col sedere sul materasso ed era assorta nella lettura da così tanto tempo che Jungkook aveva perso il conto dei minuti e dei secondi. Lui invece girovagava su internet col cellulare, aveva il braccio sinistro piegato dietro la nuca mentre la mano libera smanettava sull'aggeggio.

D'un tratto vide la ragazza staccare gli occhi dal libro e impugnare penna e blocchetto per prendere alcuni appunti. Non che la stesse osservando, sia chiaro, se n'era accorto guardandola di sottecchi, con la coda dell'occhio insomma. Perchè Jeon Jungkook non fissa mai le ragazze, mai.

- Avvisami quando ti deciderai a dormire- esordì calmo e con gli occhi catturati dalla luce dello schermo bianco che aveva davanti.
Jisoo tirò un sorrisetto diagonale e continuò a scrivere.

- Nota numero 1: il signorino Jeon è una persona alquanto curiosa, oltre che facilmente irascibile, insolente e perennemente assorto nei propri cupi ed indicibili pensieri- lesse ad alta voce il suo appunto, Jungkook sbattè più volte le palpebre.

- Che?!-

- Nota numero 2: il ragazzino in questione ha appena dimostrato di possedere un'abbondante dose di egocentrismo, in quanto non crede alle parole appena pronunciate- continuò imperterrita lei, l'altro era sempre più confuso.

- Fammi capire bene, stai scrivendo su di me a mo' di psicologa?- domandò e si sporse verso la ragazza, un po' per leggere ciò che effettivamente aveva scritto e un po' per starle col fiato sul collo.
Doveva ammetterlo, si divertiva da matti a provocarla.

- Sto cercando di conoscerti- rispose lei con la solita scrollata di spalle.

- E non puoi farmi delle domande come tutte le persone normali?-

Jisoo gli regalò una delle sue migliori pokerface di sempre.

- Ho mai detto o dimostrato di essere una persona normale?-

Jungkook fece per aprir bocca ma la richiuse. Assottigliò gli occhi e voltò il viso dall'altro lato.

- Touché- si limitò a rispondere.
La castana riprese a scribacchiare sul blocchetto con un ghigno.

- Nota numero 3: il signorino si è arreso alle straordinarie capacità di ragionamento della sottoscritta e ha incassato il colpo, da vero uomo. Possibile che stia crescendo così in fretta?- lesse ancora una volta e sentì il suo sguardo addosso.

- Dai smettila, sembri la presentatrice di un insulso programma televisivo. Ne ho abbastanza di quei cosi, ho solo voglia di dormire- borbottò Jungkook, coricandosi su un lato e posando il cellulare sul comodino.
Beh, sull'ultima frase aveva mentito, non era vero che aveva sonno. In realtà, malato di insonnia com'era, non si sarebbe addormentato neanche con litri di latte caldo pompati nelle vene.
Voleva che Jisoo la smettesse solo per alzarsi di soppiatto e prendere i suoi adorati tranquillanti, ma quella sembrava avere la testa più dura della sua. Sbuffò e cambiò posizione, voltandosi a pancia in su.

- Non riesci a dormire?- domandò lei, apparentemente senza un briciolo di interesse. Il corvino scosse la testa e sospirò.

- Spegni la luce, mi da fastidio. Studi un altro giorno- borbottò annoiato.

- Ah, Jeon...- Jisoo lo accontentò - una buona volta - e fece come le era stato detto, distendendosi su un lato e rivolgendogli lo sguardo anche se non poteva guardarlo davvero.
Si disse che la notte era adorabile per questo. Niente imbarazzo-time.

- Come mai mi chiami sempre per cognome?-

Non si aspettava che, dopo il momentaneo silenzio tombale, a rompere il ghiaccio fosse proprio lui. Rimase comunque soddisfatta.

- E' per educazione, ricordi?-

- In Giappone funziona così, qui è educazione chiamare una persona per nome e cognome-

- Cos'è, non ti piace?-

- Non proprio... sembra quasi una minaccia-

Jisoo rise piano, portandosi la mano alla bocca per tapparsela. E pensare che lo aveva minacciato eccome, ed era successo proprio in Giappone.

- E tu invece? Com'è che non mi mandi a calci in culo fuori di qui?- gli voltò la domanda.

- Non posso, ormai fai parte dello staff- sbuffò infastidito l'altro. La castana non trattenne di proposito dei gridolini eccitati.

- Quindi ho vinto!-

- Certo, la lotteria-

- Yah, Jeon...- mormorò lei, allungando una mano verso il suo braccio. Lo accarezzò e passò verso la spalla, facendogli il solletico nell'incavo del collo.
Sentì la guancia di Jeon aderire perfettamente alla sua mano e sfoggiò un sorrisone.

- Smettila scema!- rispose lui, tirandole deboli calci sui fianchi così che si scollasse. Più spingeva, più sentiva Jisoo allontanarsi.
Dovette faticare per togliersela di dosso del tutto, quella tizia aveva davvero parecchia forza, o forse era lui che non usava al massimo la sua per evitare di farle male sul serio.

- Yah, ora cado dal letto!- si lamentò lei, rannicchiandosi in meno di venti centimetri di materasso.

- Pabo- sussurrò poi mettendo il broncio.
Chiuse gli occhi e dette le spalle al ragazzo, imponendosi di dormire.


Proprio quando era lì lì per entrare nel mondo dei sogni, il rumore di passi non identificati inondò il condotto uditivo delle sue orecchie, facendola ridestare dal quasi-letargo.

- Che-che succede?- biascicò con la voce impastata. Jungkook si schiacciò una mano in fronte, figuriamoci se una sveglia e attenta come Jisoo non se ne fosse accorta. Doveva inventarsi una scusa, e alla svelta.

- Devo andare in bagno- annunciò e si ritirò, accendendo la luce all'interno del cesso e chiudendosi a chiave.

Poggiò le mani ai bordi del lavandino e si guardò allo specchio con fare schifato. Perchè sì, si faceva schifo da solo per aver scelto la vita peggiore di tutte, la strada più franosa e scoscesa. Non aveva pace, soprattutto nel periodo del comeback.
In sala si esercitava fino a sera inoltrata e quando andava a letto era troppo nervoso per riuscire a dormire. Troppa adrenalina inutile irrorava ogni singolo capillare del suo esile corpo.
Era forte e abbastanza in salute, non si rompeva facilmente un braccio o una gamba, eppure la testa non stava a posto.

Non seppe nemmeno il motivo, si ritrovò con le lacrime agli occhi e un'espressione sofferente in viso. Tirò su col naso e con le mani tremanti prese le pillole dal mobiletto accanto allo specchio. Le ingerì senza aver bisogno di bere acqua, talmente era abituato.
Chiuse gli occhi ed espirò, sperò solo che i tranquillanti facessero effetto il più presto possibile.

Quando uscì dal bagno barcollava e faticava a reggersi in piedi, per poco non crollava a dormire addosso a Jisoo. Ella, dal canto suo, sentiva che c'era qualcosa di strano. Qualcosa che non doveva scoprire per nulla al mondo.

Jungkook le era sempre parso sovrappensiero, svogliato e privo di entusiasmo - nonostante lui si sforzasse di dimostrare il contrario a telecamere accese.

Il mondo del k-pop era più ombra che luce, e si disse che ormai era entrata nel circolo vizioso e non poteva più uscirne. L'unica cosa che le restava da fare era osservare. Osservare e capire fin dove Jeon era disposto a spingersi.






















































* * *





























































 Al mattino Jisoo si svegliò pimpante come di consueto. Tirò un paio di scappellotti alla nuca del mocciosetto per svegliarlo e, avendo sentito da parte sua solo un fottuto 'eomma, ancora cinque minuti', lo prese per la caviglia e minacciò di tirarlo giù dal letto.
Il fatto è che non fu nemmeno una minaccia, Jeon si lasciò trascinare fino ai piedi del letto, più o meno fin quando la maggior parte del suo corpo era scoperta.

La ragazza si preparò per benino e abbandonò la stanza, non prima di aver preso l'adorato curriculum. Voltò il capo a destra e a manca con il terrore di essere colta in flagrante, poi quando fu sicura di essere libera da impicci, filò dritta verso l'ufficio del signor Bang.
Quest'ultimo esaminò i fogli con un'occhiata veloce, controllò la carriera scolastica della ragazza al computer e infine le dette l'ok per farla smammare.

Seriamente, era ufficialmente un membro dello staff della BigHit.
Non avrebbe lavorato soltanto con i BTS, ma anche con gli Homme e i trainee pronti per il debutto. Era così felice che non si accorse di essere andata addosso ad un paio di persone e di aver rischiato di inciampare su un tratto di pavimento appena lavato.
Poco importava se si rompeva una gamba, comunque era a contatto con i suoi angioletti del Paradiso.




Entrò nel camerino delle sette meraviglie del mondo e si guardò un po' intorno, non sapeva da chi incominciare. Vide Yoongi intento a mettersi le lenti a contatto colorate e, a quanto pareva, faceva fatica a ficcarsele nelle pupille, così pensò bene di aiutarlo.

- Yoongi-yah, la tua salvezza eccola qua!- esclamò trascinando i piedi a terra come se fosse una pattinatrice e facendo le rime atteggiandosi da rapper professionista.
Il biondo sorrise e scosse la testa.

- Che ci fai ancora qui?-

- Ma come? Ormai faccio parte dello staff, sono una di voi!- esclamò sprizzando euforia da tutti i pori. Yoongi scrollò le spalle, indifferente.

- Ti serve aiuto con quelle?- continuò lei, indicando le lentine. Il ragazzo si grattò la nuca, imbarazzato.

- Beh, se me le metti probabilmente ci sbrigheremo prima che arrivi il giorno del comeback- ridacchiò.

Jisoo si parò davanti al ragazzo e avvicinò il viso al suo, tenendolo a pochissimi centimetri di distanza. Non ci fece molto caso, era troppo impegnata a tenere spalancati gli occhi dell'altro e a cercare di far aderire le lenti alle sue pareti oculari.
Non si accorse nemmeno dell'occhiata scettica che le rivolse Jungkook, anzi, non fece caso al fatto che, pur di vedere cosa stesse combinando, si era staccato dalla truccatrice e si era sporto in avanti col busto.
Ma, ripetiamo, Jungkook non dava retta così in fretta alle ragazze. Era solo curioso di sapere cosa stesse facendo la sua cara compagna di stanza, nulla di più, nulla di meno.


Giunse l'ora del cambiamento di colore dei capelli e i Bangtan avevano la testa imbacuccata nella carta stagnola per via della tinta.
Jisoo aveva le mani che imploravano pietà, era stanca di fare shampoo e di lavare teste a caso - che poi non erano proprio teste a caso, questo è un altro discorso. Insomma, vai a lavarle sette teste in un'intera mattinata! E le altre che giocherellavano sul cellulare o chiacchieravano fra di loro perchè il loro turno era finito.
Una dello staff, Soo-Yeon, lamentava fin dall'inizio della giornata il suo terribile mal di schiena e spazzare via i capelli sparsi per il pavimento di quell'enorme sala non migliorava di certo le cose.

L'occhiata prepotente di Jungkook non si fece attendere e, con uno scatto repentino della testa e l'indice accusatorio pronto a colpire, ordinò a Jisoo di fare il suo dovere. La ragazza mimò a gesti che se avesse continuato a fare i capricci gli avrebbe tagliato la gola, poi si ricordò del patto della notte precedente e sbuffò.

- Ti aiuto io- esordì con falso entusiasmo. Andò verso la ragazza, ma prima tirò un calcio alla gamba del moccioso viziato.
Soo-Yeon, tra l'altro, era la stessa tizia che il giorno prima le aveva tirato una spallata e si era scusata con una bella linguaccia.

Levò la scopa dalle mani della ragazza e spazzò al posto suo, canticchiando canzoni a caso manco fosse Cenerentola e raccogliendo cumuli di polvere e capelli negli angoli della sala. Le serviva la paletta e fece dietrofront per prendersela, ma il caro Jeon pensò bene di farle lo sgambetto.
Sì insomma, non gli sarebbe dispiaciuto vederla ruzzolare a terra come una trottola.
Per sua sfortuna Jisoo non inciampò solo grazie all'aiuto di eomma Jin, che da brava principessa rosa la tirò su nel momento più critico e le regalò un sorriso sornione quando gli occhi spaventati di lei incrociarono i suoi.

- Tutto bene?- domandò sfarfallando le ciglia. Jisoo aveva in mente solo l'immagine di Spongebob. La spugna e i suoi fottuti occhi grandi.

- S-sì, tranquillo. Sto bene- balbettò arrossendo.
Jin le massaggiò la schiena e l'accompagnò dall'altra parte del camerino, Jungkook imitò i tori incazzati della Corrida come al suo solito.
Perchè diamine tutti quanti si stavano divertendo a vederlo rosicare?

Incrociò le braccia al petto e si morse a sangue il labbro inferiore, alla ricerca di un piano per rovinare la reputazione di Jisoo. O quantomeno di comprometterla, aveva imparato che quella tappetta aveva più cul... fortuna di quanto potesse immaginare.





















































* * *

























































In tarda mattinata i ragazzi dovettero prepararsi per il loro primo photoshoot dopo quattro mesi passati a poltrire, scherzare e divertirsi con le Bangtan Bomb e le vacanze estive. Oh certo, avevano dovuto anche promuovere l'epilogo della saga sulla giovinezza con la canzone Young Forever, ma sembrava che Bang non avesse fatto del suo meglio per rovinar loro la vita.
Erano sempre pronti a saltellare e a sorridere, forse era vero che erano eternamente giovani.

Sta di fatto che, comunque, dovettero prepararsi con l'acconciatura, il trucco e i vestiti e beh... non avevano nemmeno incominciato.

- Alzate il sedere dai divani, belle donzelle, e andate ad occuparvi di quel branco di poppanti- esordì il loro manager tutto indaffarato.
Sbattè la porta e li lasciò alle loro cose, intanto Jisoo si era fiondata addosso al suo beniamino. Tolse la stagnola dai capelli e si meravigliò di quanto gli stesse bene il castano.
Quello invece si lagnò con una cantilena insopportabile.

- Dio, dimmi che il tizio allo specchio non sono io. Sembra la criniera di un cavallo vecchio e malandato- borbottò con una smorfia della bocca.
Jisoo si schiarì la voce, nel mentre gli massaggiava la testa con un panno per asciugargli meglio i capelli.

- Io dico che hai una noce di cocco al posto dei capelli- mormorò a bassa voce, non abbastanza da sfuggire alle orecchie da pipistrello di Jeon però.
Si voltò velocemente verso di lei e le lanciò un'occhiata infuocata.

- Prova a fare dell'ironia sui miei capelli e ti faccio fuori- la minacciò. La ragazza roteò gli occhi al cielo.

- Quanto la fai lunga...-

Una delle ragazze si intromise nel loro acceso discorso, annunciando che si sarebbe occupata dell'acconciatura del maknae.
Fu in quel momento che Jisoo si disse che era ora di piantarla e fare sul serio.

- Lo faccio io!- urlò con la mano alzata a mezz'aria, il resto dei membri la fissava con uno sguardo a metà fra il perplesso e il divertito.
L'altra la squadrò da capo a piedi con fare scettico e altezzoso.

- Sicura? Hai mai tenuto in mano spazzola e phon in vita tua?- chiese. Jisoo annuì e scrollò le spalle, priva di qualsiasi tipo di ansia.

- Le mie due compagne di stanza dell'università si acconciano di continuo usando quei due aggeggi, che sarà mai?- disse facendo scoppiare a ridere l'intero camerino. Jungkook scosse la testa affranto e unì le mani a mo' di preghiera, sperando che non fosse così negata come diceva di non essere.
Jisoo gli si avvicinò armata di sorriso e attrezzi e incominciò a pettinargli i capelli dietro la nuca cercando di capire come usare contemporaneamente anche il phon.

- Yah, prova a combinare uno dei tuoi scempi e stasera te la vedrai con me- esordì minaccioso lui. La ragazza mostrò il pollice insù.

- Tranquillo, farò un lavoro coi fiocchi!-

Certo, intanto i capelli stavano venendo ricci invece che lisci. Ma questo non era importante, nessuno se ne sarebbe accorto.


***
Annyeong popolo!!! Già, sono tornata con questa "cosa" xD Jungkook si è quasi arreso al fatto che dovrà avere Jisoo come compagna di stanza per il resto della sua carriera (..? forse? ma sì dai >//<). Quasi, perchè non è così passivo come sembra. Anzi, ovviamente cercherà in tutti i modi di trarre un qualche vantaggio da questa scomoda situazione, ad esempio usando la scusa delle 'pulizie domestiche' XD giuro, stavo ridendo come una scema nello scrivere quel tipo di scene, spero davvero di aver strappato un sorriso - o una risata - anche a voi u.u   che altro aggiungere? Oh, continuate a shippare la #KookieSoo aaand *spoilera something*  ho scritto anche un capitolo natalizio (?) in cui succederà una cosuccia.... ehm.... *si tappa la bocca*. Volevo pubblicarlo proprio il giorno di Natale, ma visti i tempi di aggiornamenti non credo proprio di riuscirci dato che siamo proprio all'inizio della storia eeeeee niente, come sempre ringrazio infinitamente chi legge e chi inserisce la storia nelle varie categorie e obv ringrazio la unnie tenacious_deep_soul 99  che a quanto pare adora la storia *arrossisce e si nasconde dietro il divano (?!)*  
Non aggiungo altro, vi auguro buon Natale e buone feste in anticipo, dato che starò in letargo fino al mio prossimo comeback - no ma nel frattempo sto attiva sul sito. Promesso v.v .  Bacioniiiiiiiii   _MartyK_ <3    ps: la cara Soo-Yeon non sarà affatto una brava bambina ;D

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Jisoo doveva ammettere di star facendo esperienze nuove sin da quando aveva messo piede alla BigHit. E, mettendo da parte il caratteraccio che si ritrovava il suo caro beniamino, tutto sommato era piacevole stare in mezzo ai propri idoli, girovagare a vuoto per i corridoi dell'agenzia durante le pause e ridacchiare guardando le persone che correvano da un angolo all'altro del luogo con fare indaffarato.
Certo, non si aspettava di mettere mano ai capelli di Jungkook così presto, ma qualcosa nella sua testolina bacata le diceva che se non si fosse proposta qualcun'altra le avrebbe soffiato la possibilità di tastare la morbidezza dei suoi fottuti capelli folti.

Tirò un sorriso da ebete nel momento in cui glieli sfiorò per la prima volta, e al contempo cercò di riprendersi dal momentaneo stato di shock passandogli la spazzola. Poi si accorse che l'altra mano era impegnata a tenere il phon e si disse che si era cacciata nei guai perchè non sapeva proprio usare quei due aggeggi contemporaneamente.
Sbuffò e sfoggiò una delle sue espressioni più disperate, quando guardava le altre farlo con Hoseok o con Taehyung non sembrava così difficile.

Per fortuna il maknae non si era accorto di nulla - talmente era assorto nei propri pensieri -, nemmeno del fatto che i capelli fossero metà umidicci e metà crespi.
Jisoo sgranò gli occhi nell'osservare l'immagine della testa del ragazzo riflessa sullo specchio e deglutì. Stava seriamente rischiando di essere cacciata sia dalla sua stanza, sia dall'agenzia.
Provò a poggiare la base del phon alla spazzola mentre questa tratteneva un ciuffo e tirò verso il basso, Jeon emise un urletto isterico.

- Che diavolo stai combinando?!- si lamentò.

- Puoi non essere te stesso per cinque minuti?- sibilò a denti stretti l'altra.
L'attimo dopo si accorse di aver rubato la frase all'asinello di Shrek e fece del suo meglio per evitare di ridere in modo sguaiato come al suo solito.

Riprovò a fare la mossa precedente, essendosi accorta che il karma era finalmente dalla sua parte e che il ciuffo era liscio per magia, ma Jeon non collaborava affatto. Anzi, tirava la testa all'indietro e strizzava gli occhi come se lo stessero sezionando - manco fosse una rana da laboratorio.
Continuò a lamentarsi e a tirare graffiate ai braccioli della poltroncina su cui aveva elegantemente poggiato il sedere, fin quando una delle stylist si accorse che qualcosa non andava bene. Ella lasciò perdere i capelli di Namjoon e avvisò la vicina con un cenno della mano, quella annuì e passò un po' di lacca ai capelli del rapper.

Jisoo venne affiancata dalla collega, la quale aveva il viso con l'espressione più inorridita che avesse mai visto in vita sua.

- Allora è vero che non hai mai tenuto in mano spazzola e phon!- esclamò. Scoperta eclatante, pensò sarcastica la castana.

Jungkook tirò un sospiro di sollievo non appena si accorse che il suo demone parlottava con una che ne sapeva sicuramente più di lei.
La stylist le levò malamente gli aggeggi e cominciò ad acconciare i capelli dell'Idol con un'indiscutibile maestria e professionalità. Jisoo osservò sconvolta come le ciocche si lasciavano martoriare dal phon e come la spazzola le guidasse verso il basso senza strattonarle.
Nel mentre la ragazza borbottava qualcosa su come asciugare i capelli, ma l'altra non riusciva a sentire una sola parola a causa del casino nella stanza. Inoltre andava così veloce che faceva persino fatica a tenere d'occhio tutti i suoi movimenti.

Spostò lo sguardo sul mocciosetto e incrociò le braccia nell'accorgersi di quanto fosse buono e tranquillo nelle mani della collega. Era evidente che facesse di tutto perchè lei risultasse un peso per lo staff e per il gruppo.

Una decina di minuti più tardi l'altra ragazza si scollò da Jeon e porse a Jisoo i due strumenti, munendosi di un sorrisetto di circostanza.

- Ecco, prova tu. Manca solo la frangia- annunciò.
La ragazza afferrò con titubanza gli aggeggi e si morse a sangue il labbro inferiore, aveva una voglia matta di sprofondare giù negli inferi.

- Che tipo di frangia è prevista per il comeback?- domandò.
In un altro momento avrebbe volentieri sclerato di brutto perchè era l'unica ad aver accesso ad ogni singolo segreto riguardante il loro lavoro, e invece stava morendo dalla vergogna. Temeva di poter rovinare tutto.

- La classica frangia. Ritorniamo ai tempi dei capelli a fungo- scherzò la stylist. Jisoo annuì più volte e si inchinò in segno di ringraziamento, quella sventolò una mano come a dirle che non servivano a niente le cerimonie.
La vide andare incontro a Yoongi e Jimin, poi voltò il capo verso lo specchio e notò l'espressione incazzata del moccioso.

- Muoviti- disse in labiale lui, scompigliandosi i capelli e sbadigliando in modo annoiato e noncurante.
Jisoo espirò dal naso, cercando di reprimere gli istinti omicidi, e si posizionò di fronte al ragazzo, abbassandosi a livello del suo viso e cercando di sistemargli i capelli che gli coprivano la fronte.

Si accorse di essere fissata dal giovane e non ci pensò, troppo occupata del risultato del lavoretto. Jeon d'altronde si lasciava sfuggire sorrisi maliziosi.
Prima o poi avrebbe ceduto, i capelli sarebbero stati un totale casino e lei l'avrebbe pagata per essersi distratta ricambiando il suo sguardo.
Ma a quanto pare la missione era più difficile del previsto. Non aveva fatto i conti con il fatto che se Jisoo ci si metteva d'impegno, riusciva sempre nelle cose che faceva.

Non si accorse che, in fondo in fondo, erano simili.

- Et voilà!- esclamò lei, una volta che ebbe terminato di acconciargli la frangia.
Posò phon e spazzola sul lungo tavolino e ridacchiò soddisfatta di ciò che aveva combinato. Beh, non era proprio una frangia a fungo, ma stavano benissimo a Jeon. Egli, dal canto suo, si avvicinò allo specchio e li esaminò attentamente, sfiorando ogni ciocca di ogni capello della sua fottutissima testolina a melone schiacciato, constatando infine che non era ciò che avevano programmato.
Con uno schiocco di dita chiamò la stylist che aveva aiutato Jisoo e si fece dare ragione.

- In effetti non è prevista...- mormorò con gli occhi assottigliati. Jisoo attese il ma che avrebbe cambiato l'intero andamento del discorso, anzi lo bramò con tutta se stessa.

- Ma è così perfetta che, diamine, come hai fatto?! Saranno almeno sette anni che faccio corsi di parruccheria e non sono mai riuscita a dare forma ad un ciuffetto del genere!- continuò eccitata, un sorriso sincero e le gambe salterine a confermare la sua approvazione.
Jisoo ricambiò il sorriso e si disse che la sua era fortuna sfacciata. Decisamente sfacciata.

- Voglio dire, di solito ottieni l'effetto frangia scalata quando effettivamente questa è scalata. Poi arrivi tu, con la tua inesperienza e puff! Scoperto il tuo nuovo talento, yodongsaengie!- la collega le tirò un'amichevole pacca alla schiena e ammiccò, per poi allontanarsi definitivamente dai due.

Jungkook fece una smorfia di disappunto e scosse la testa affranto. Possibile che il buon umore e la goffaggine di Jisoo contagiassero tutti lì dentro?







Quando tutti i Bangtan furono belli e pronti per la sessione fotografica, il manager irruppe nel camerino e li cacciò fuori di lì, spingendoli verso la sala per i photoshoot e intimando loro di fare presto perchè erano in lieve ritardo. Jin annuì alle lamentele dell'uomo e si aggiustò meglio la camicia, tirandosela verso il colletto e sistemando meglio le maniche.
Lo staff si trovava proprio dietro di loro, i fotografi li accolsero con i soliti inchini e indicarono loro lo sfondo su cui dovevano posare. Jisoo restò dietro il regista e si guardò intorno con uno sguardo compiaciuto.
Si chiese davvero come riuscisse a mantenere la calma, dopotutto era pur sempre una fangirl in preda a crisi isteriche e attacchi di panico.

Quel posto sembrava trasformato, insomma, le era capitato di vederlo di sfuggita il giorno prima ed era più vuoto, spoglio. Ora aveva l'aria di essere un salotto principesco dell'Ottocento, l'atmosfera era tranquilla e pacifica, decisamente soft.
Tornò a prestare attenzione solo quando il regista urlò qualcosa ai ragazzi.

- Faremo una serie di scatti, prima singoli e poi in gruppo- annunciò. I sette angeli annuirono, schierati come se stessero per essere fucilati uno ad uno.

- Bene, incominciamo dal biondino- disse e indicò Taehyung. Il ragazzo sbattè un paio di volte le palpebre e scrollò le spalle, evidentemente abituato a quegli ordini.
Jisoo pensò che l'uomo stesse esagerando e che avrebbe dovuto trattarlo con più rispetto.

- Fissa il tuo dolce visino a quello specchio lì in fondo. Mi raccomando, sii più spontaneo e malizioso possibile- spiegò e Tae fece come gli era stato detto.

Gli sguardi, i denti che affondavano nelle sue labbra carnose, le sopracciglia lievemente inarcate, la schiena rilassata... Jisoo aveva come l'impressione che fossero tutte pose automatiche, provate un milione di volte fin dal loro debutto. Il regista parlava di spontaneità e naturalezza ma era tutto calcolato, le loro vite erano calcolate. Distribuite su una scacchiera dove loro erano le pedine e Bang il giocatore. Non esisteva un avversario, il loro manager era l'unico a giocare, l'unico a decidere, l'unico a vincere.

E quando il gioco sarebbe finito, allora anche le loro vite avrebbero fatto la stessa fine. Gli ammiratori? I fan? Erano pura illusione, in realtà era tutta una completa illusione.
Gli Idol si illudevano di restare per sempre impressi nella mente di coloro che li adulavano, gli adulatori si illudevano credendo che il gruppo amato combattesse a lungo nel mondo del k-pop.

Jisoo ne era consapevole, eppure in quegli anni non aveva fatto altro che alimentare la sua fame da ammiratrice, nutrendosi delle loro canzoni e della loro immagine. Nutrendosi di lui.

La cosa bella era che la ragazza stesse elaborando pensieri così malinconici proprio quando mancava sì e no una settimana all'imminente comeback, era bastato lo sguardo fermo e penetrante di Taehyung a farla riflettere sulla loro vita.
I suoi occhi avevano quel non so che di malinconico, quasi triste. E Jisoo capì appieno di cosa si trattasse, forse non conosceva i dettagli, ma lo capì.













Dopo di lui si passò ad Hoseok, che dovette posare quando dietro aveva uno sfondo abbastanza inquietante: schizzi di tempera sparsi a caso su una superficie inizialmente bianca. Il ragazzo dovette atteggiarsi da pensieroso, per poi passare ai classici gesti provocanti e agli sguardi vagamente truci.

Yoongi, Jungkook e Jimin posarono in un bagno, con tanto di vasca e mattonelle laccate a terra. Jisoo trattenne le risate quando Jimin fu costretto a mordere la mela e ad alzare un sopracciglio per un'espressione sexy, Yoongi invece dischiudeva le labbra e fissava intensamente le fotocamere.
Poi venne il turno del maknae, che dovette posare anche singolarmente.

Lo shooting in questione doveva ritrarre il ragazzo in ginocchio sul materasso malandato di un lettino che ricordava quelli degli ospedali. Durante le varie sessioni i ragazzi fecero pause e le ragazze dello staff ne approfittavano per sistemar loro il trucco e i capelli con un'aggiustatina veloce.
Proprio mentre Soo-Yeon si occupava del contorno occhi di Jeon, uno dei fotografi pensò bene di fare uno scatto perchè - a detta sua - aveva un viso così puro ed etereo che sarebbe stato un peccato non immortalarlo.

Egli scattò un'altra foto mentre la ragazza accarezzava con un pennello le sue labbra nel tentativo di renderle lucide con il gloss, sempre per lo stesso motivo.
Jisoo moriva d'invidia, non volle farsi avanti ancora una volta per non dargli fastidio, ma dentro stava vivendo la guerra dei cent'anni.

Finita la pausa, il regista chiese al giovane di fissare l'obiettivo della fotocamera con uno sguardo ambiguo, a metà fra il malizioso e lo strafottente.
Jeon eseguì alla perfezione, tanto che ricevette degli applausi e qualche pacca alle spalle da parte degli hyung.
Jisoo era semplicemente affascinata, nonostante i capricci non riusciva ad odiarlo, era impossibile. Jeon si accorse del fatto che lo fissava, tra un flash e l'altro ebbe il tempo di lanciare un'occhiata alla castana e notare come ella lo stesse contemplando.
Abbassò lo sguardo e sorrise ingenuamente. Forse non era poi così drammatico averla accanto.

Sottolineamo il forse, perchè Jeon Jungkook non si scompone mai quando si tratta di lavorare. Difatti spese soltanto due millesimi di secondo nell'accorgersi dello sguardo adorante di Jisoo.



















































* * *







































































 La sessione si prolungò fino al primo pomeriggio, i ragazzi dovettero ambientarsi nei vari scenari e gli ultimi scatti li ritraevano tutti uniti in salotto con un bel sorriso da regalare ai fans in un futuro molto prossimo. Ritornarono in camerino per pranzare, Jin aveva mandato a prendere del cibo da asporto e lo aveva offerto a tutti quanti - anche allo staff -, sostenendo poi di non volere i soldi indietro perchè aveva voglia di fare un regalo.
Jisoo si rannicchiò in un angolino della stanza e si strafogò per conto suo, non voleva parlare con nessuno.

Sfortunatamente Soo-Yeon non la pensava come lei e le stette di fronte, le bacchette in bella mostra e il piatto ricolmo di cibo nell'altra mano.

- Disturbo?- chiese con apparente gentilezza. La ragazza scrollò le spalle e l'altra si appoggiò alla parete accanto, tirandole una delle sue gomitate innocenti.
Jisoo fece finta di nulla e continuò a pranzare.

- Sai, ho visto come guardi Jungkook e non è il classico sguardo che abbiamo noi stylist- esordì fissando un punto a caso del camerino.

- Okay e allora?-

- E allora niente. Però sei buffa, sembra come se avessi una cotta per lui, qualcosa del genere...- mormorò pensierosa, portandosi alla bocca la bacchetta e addentando i noodles. Jisoo si ritrovò ad arrossire, sperò solo che non si notasse. E soprattutto, che un'arpia come Soo-Yeon non lo notasse.
Beh, ricordate il karma? Ecco, non è mai stato dalla parte di Park Jisoo.

- Ah, vedi cosa intendo? Sei arrossita per così poco, dai ammettilo che ti piace- la corvina le lanciò un sorriso di intesa ma Jisoo non ricambiò.

- E anche se fosse? Di certo non vengo a spettegolare con te dei miei sentimenti- borbottò. Fece per allontanarsi, ma il suono della sua voce stridula la bloccò di colpo.

- Se ti può interessare, le sue labbra sono morbide come lo zucchero filato e sanno di ciliegie- disse urlando e al contempo senza farsi sentire dagli altri.
Jisoo si chiese come diavolo facesse a sapere quelle cose, poi sospirò e abbandonò definitivamente quell'angolino ingombrante.

Soo-Yeon ridacchiò soddisfatta, chissà che filmini mentali si stava facendo la sua cara e sciocca collega. In realtà non aveva detto nulla di nuovo, dal momento che il gloss era alla ciliegia e che le labbra di Jungkook erano morbide come quelle di qualsiasi essere umano.
Solo che amava provocarla e renderle la vita all'agenzia un Inferno, poi se Kook collaborava era ancora meglio.








Verso le quattro del pomeriggio, prima che i ragazzi potessero ritirarsi in sala da ballo e provare gli ultimi passi della coreografia, il manager annunciò loro che dovevano girare un nuovo episodio della Bangtan Bomb e così, tra sbuffi e disapprovazioni, i ragazzi dovettero recitare la parte delle persone spontanee e allegre di fronte alle telecamere per i fans.
Jungkook invece si ritirò prima del previsto, lasciando tutti a bocca asciutta.

- Dov'è andato?- qualcuno si azzardò a chiedere.

- Non lo so, aveva detto di aver bisogno di svagare un po'. Forse è in camera sua- aveva risposto Namjoon.

E Jisoo lo ringraziò mentalmente, perchè tutto ciò che fece negli attimi successivi alla risposta fu raggiungere la sua fottutissima camera situata alla fine del corridoio del quarto piano.
Spalancò di colpo la porta, Jungkook non si scompose. Si stava abituando alle entrate improvvise della sua - ormai - coinquilina.

- Ma che fai?! Devi registrare assieme agli altri, manchi solo tu- si parò davanti al ragazzo e agitò le braccia all'aria.
Il giovane alzò gli occhi al cielo e spostò lo sguardo verso lo schermo del televisore, impegnato a giocare alla playstation.

Perchè sì, miei cari, Jeon Jungkook stava incollato ai videogiochi appena poteva e quando era stanco per via del troppo lavoro, beh era uno dei momenti in cui prevaleva la sua indole nerd.

Intimò alla ragazza di andarsene ma questa si oppose, così alla fine le disse di chiudere a chiave la porta in modo che nessuno potesse rompere le scatole.
Jisoo ritornò sui suoi passi e fece andare gli occhi prima sulla Tv e poi su Jungkook, ripetendo l'operazione fin quando non diede sui nervi al giovane.

- Odio quando mi fissi- mentì ammise. La castana gli si sedette accanto e indicò l'altro joystick.

- Posso giocare anch'io?- chiese timida. Jeon scosse la testa.

- E dai ti prego! Non so nemmeno giocare, vincerai sicuramente tu- insistette.

- E' questo il punto, non sai giocare e io non voglio perdere tempo- blaterò l'altro.

Jisoo mise il broncio e si avvicinò al suo viso facendo versetti da cagnolino indifeso, il moccioso sbuffò scocciato.

- Finiscila-

- Insisto fin quando non mi dirai di sì-

Jungkook ebbe voglia di bestemmiare tutti i santi in Paradiso, ma da bravo cristiano quale era si fermò giusto in tempo per evitare la terribile punizione divina che Dio gli avrebbe riservato in caso l'avesse fatto.

- Che gioco è?- fece Jisoo.

- Overwatch- rispose come un automa l'altro.

- Di che parla?-

Il castano levò il disco dalla playstation e ringhiò contro di lei.

- La smetti di rovinare ogni singolo istante della mia fottutissima vita?- urlò disperato. Jisoo gli inviò un'occhiata dispiaciuta.

- Volevo solo fare una partita con te- biascicò con voce flebile.

Abbassò il capo e si torturò le mani, ondeggiando le gambe che pendevano dal materasso - il letto era comodo e alto e lei era una nana -, intanto il ragazzo fece partire un gioco diverso dal precedente.
Prese posto e si sedette a peso morto sul letto, Jisoo si fece più vicina a lui, il joystick bello stretto fra le mani anche se non conosceva manco un tasto.

- Cos'hai messo?-

- E' un gioco automobilistico. Dobbiamo fare una gara e bisogna puntare alla vittoria, semplice- sintetizzò Jeon.

Dopo aver aspettato che la partita si caricasse, i due incominciarono a sfidarsi: Jungkook era dannatamente impeccabile e sembrava avesse il serbatoio pieno di benzina dato che correva all'impazzata sotto il cielo di una Los Angeles virtuale, Jisoo invece era quella messa peggio.
Non sapeva quali tasti premere e girava a zonzo, nel mentre tutte le auto l'avevano sorpassata e si ritrovava in ultima posizione. Alcuni minuti più tardi dovette sorbirsi un Jeon vittorioso con braccia all'aria e sorriso soddisfatto.

- Non vale, non mi hai nemmeno spiegato quali tasti devo usare!- protestò la ragazza.

In effetti era così imbranata che per sbaglio aveva messo in pausa un paio di volte, guadagnandosi occhiate di sufficienza dal compagno.
Egli si schiacciò una mano in fronte e dopo molti tentativi da parte dell'altra accettò di aiutarla. Si fece più vicino a Jisoo, le cosce erano praticamente attaccate e lei sorrise involontariamente. Jungkook puntò lo sguardo sul joystick e glielo sfilò dalle mani, illustrandole tutti i tasti di cui disponeva.

- Questi a sinistra sono i tasti direzionali, accanto c'è il tasto share. I puntini al centro corrispondono all'altoparlante, poi a destra abbiamo il triangolo, il quadrato, la X e il cerchio: questi ultimi servono per confermare o annullare l'oggetto selezionato, per gli altri due beh... devi leggere le istruzioni dei giochi e capire quando usarli- spiegò, dapprima in modo svogliato, poi sempre più preso dal discorso.

Jisoo si stava letteralmente drogando della sua voce, tanto che il compagno dovette scuoterla per una spalla nel tentativo di risvegliarla dallo stato di trance.

- Hai capito tutto?- domandò.

- Sì, certo- mentì lei.

La sua mente era andata in tilt sin dalle prime sillabe che aveva pronunciato. Jungkook fece ripartire il gioco, stavolta mettendo in modalità singolo, in modo che Jisoo potesse esercitarsi. La ragazza era leggermente migliorata, ma la maggior parte delle volte sbandava e andava fuori strada senza sapere come riprendere il controllo dell'auto.
Il giovane, che stava osservandola, s'intromise e si sporse verso di lei per aiutarla.

- Hai sbagliato, devi far roteare questo tasto e poi premere sull'acceleratore con l'altro- le mostrò i tasti di cui parlava e nel farlo accarezzò inevitabilmente le sue mani. Jisoo abbassò lo sguardo su di esse ed evitò di rialzarlo, consapevole di scontrarsi con il ragazzo.

Purtroppo dopo un paio di secondi fu costretta - tanto per non fare la figura di quella perennemente imbarazzata - e il suo cuore perse un battito quando i suoi occhi impauriti si specchiarono in quelli sorpresi e divertiti di Jungkook.
Ridacchiò, stando ancora a pochissimi centimetri di distanza dal viso di Jisoo, poi riprese le distanze solo per indicarla e sbellicarsi dalle risate con tanto di mano poggiata alla pancia.

- La tua faccia è da Oscar- disse tra una risata e l'altra. Jisoo ritornò seria.

- Devo andare, si chiederanno che fine abbia fatto- colse alla sprovvista il compagno che, appena la vide alzarsi, si accinse a fermarla prendendola per il polso in una bella scenetta da drama romantico.

- Resta ancora un po'. Ti insegno ancora-

Jisoo abbozzò un sorriso e scosse la testa.

- E dai, guarda che non mi davi fastidio-

A quell'affermazione la castana sbiancò. Com'è che aveva detto quella piccola peste?

- Che?!-

Jungkook dovette svuotare il sacco, ormai il danno era fatto.

- Sono stressato e ti tratto un po' male, ma non è colpa mia se mi riempiono le giornate di noia quando tutto ciò che vorrei fare è poltrire sul letto e mangiare pop corn!- si giustificò passandosi una mano nei capelli.
Jisoo interruppe il contatto e gli tirò uno dei suoi sonori scappellotti alla nuca, con fare amichevole.

- Ah Jeon! Pian piano viene fuori il tuo lato dolce- lo punzecchiò.

- Vai via, forza! Chi ti cerca per fare niente...- borbottò imbronciato, mandandola via dalla stanza.
Non prima di aver controllato con cura maniacale che nessuno fosse nei paraggi.









































































* * *













































































La sera, mentre Jeon era impegnato a fare la doccia e a mettersi il pigiama, Jisoo scribacchiava sul suo blocchetto gli appunti di inglese.
Fece per sfogliare una pagina quando nel suo raggio visivo rientrò quella dedicata alle note per Jungkook. Tirò un sorrisetto ironico e aggiunse la quarta, mordicchiando la penna e facendo sì che il quaderno poggiasse bene sulle gambe.

- Nota numero 4: il ragazzino preso in esame sarà anche curioso, irascibile, insolente, pensieroso, egocentrico e cocciuto, ma quando vuole si mostra gentile e disponibile. Ergo quando ha uno scorcio di tempo libero: MAI- ridacchiò rileggendola e posò i libri sul comodino, infilandosi nelle coperte e tirandosele fin sopra la testa in attesa dell'arrivo di Kook.


***
Annyeong popolo!!!  Lo so, sono in un tremendo ritardo e mi dispiace tantissimo. Non ho potuto aggiornare prima, così l'ho fatto non appena ho avuto uno scorcio di tempo libero TT scusatemi tanto, la prossima volta cercherò di essere più puntuale *arrossisce*.  Intanto penso di aver colmato la lunga assenza con questo capitolo/sclero xD sono successe tante cose eeeeeee 1) ve lo dicevo che Soo-Yeon avrebbe rotto le scatole alla nostra eroina - seh, come no - Jisoo-yah v.v  2) caro il mio brontolone idiota di un Jeon Jungkook... sì, ti stai addolcendo. Un po', ancora la strada è lunga, ma sì. Ti stai sciogliendo come neve al sole u.u
Oh già, spero vi piaccia l'idea delle note che Jisoo scrive per 'conoscere' Kookie. Non sono tutte in ordine, nel senso che nei prossimi capitoli alcune non compariranno o avrei dovuto scrivere una storia correlata a questa e incentrata solo sugli scleri divertenti (? I hope that) della protagonista XDXD
Beeeene siccome sto scrivendo un papiro as always - spero inoltre che non vi dispiaccia il fatto che siano lunghi i capitoli. Ultimamente scrivo solo Bibbie xD -, sooo ringrazio tutte le pucciosissime persone che seguono la storia, chi legge in silenzio - siete tantissimi aiuto *si nasconde* - e dulcis in fundo la mia unnie che mi lascia commenti molto graditi xD
Ci sentiamo presto, bacioniiiiiiiiii   _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Erano trascorsi cinque giorni da quando Jisoo era diventata la rovina di Jungkook, il motivo per cui il ragazzo si atteggiava da persona isterica e lunatica fino al midollo non curandosi delle reazioni scioccate dei suoi amici e dei membri dello staff.
Come se non bastasse, il tanto atteso comeback era ormai alle porte, in pratica mancavano meno di ventiquattro ore.

Erano trascorsi cinque giorni, ma di certo non erano stati piacevoli e tranquilli. Jisoo spendeva la maggior parte del tempo gironzolando attorno ai suoi amati idoli, altro che lavoro part-time!
E così, tra una passata di piastra e l'altra, il difficile make-up di Jimin, le lentine di Yoongi, i vari giochetti di Namjoon e Hoseok e i tentati omicidi da parte del tenerissimo maknae - mandati in frantumi ovviamente da quei due angeli scesi in terra di Jin e Taehyung -, Jisoo si ritrovò in un imbarazzante ritardo con lo studio.
Verso ora di cena doveva occuparsi delle camere dei ragazzi e a volte anche della sala da ballo e del camerino, quindi anche quello scorcio di tempo che aveva a disposizione venne posto in secondo piano.
Si disse che Jungkook la sfruttava alla grande e la colpa era soltanto sua. Si era fregata con le sue stesse mani.

D'altronde tutto ha un prezzo, anche la compagnia di uno stronzetto come Jeon.







La mattina del giorno del comeback era pacifica, serena. Jisoo dormiva beata con una guancia spiaccicata sul cuscino e la bocca semiaperta, un rivolo di bava filante era andato a bagnare il tessuto della federa.
Potevano essere all'incirca le cinque, tant'è che il sole non era ancora sorto e si sentivano le lamentele dei gufi in lontananza.
Jeon, mattiniero e pimpante com'era, pensò bene di continuare a torturarla affinchè avesse l'esistenza completamente rovinata, così si tirò su a sedere e levò malamente le coperte di dosso a lei. Nonostante quello fosse il giorno più stressante in assoluto, aveva la forza di sfoggiare la sua malvagità.
Poveri illusi tutti coloro che lo definivano Golden Maknae.

Dato che la ragazza accanto era ancora bella addormentata e persa nel suo mondo da favola, Jeon ne approfittò per smanettare sul suo cellulare e cercare una canzone adatta nella sua playlist: voleva darle il peggior risveglio che avesse mai ricevuto.
Una volta completata la missione, si sporse in avanti e si avvicinò all'orecchio scoperto di lei. Strizzò gli occhi e fece partire il rumore assordante.
Perchè, appunto, non era una canzone qualunque. Si trattava di Reincarnate dei Motionless In White, una delle sue band heavy metal preferite.

L'urlo screamo rimbombò nell'intera stanza e dire che Jisoo saltò in aria per lo spavento è poco. La poveretta sgranò gli occhi e si mise una mano sul petto, respirando a fatica e ingoiando a vuoto.

- Che-che... succede?- riuscì miracolosamente a parlare.
Jungkook si era scostato da un pezzo da lei e se la rideva come un matto, con tanto di mani poggiate all'addome e gambe scalcianti in aria. Jisoo gli lanciò un'occhiataccia.

- Ho rischiato di avere un infarto a causa della tua fottuta musica spacca timpani!- esclamò dopo essersi calmata, tirando un calcio negli stinchi del corvino.
Egli si sforzò di non mostrare dolore, anche se in realtà stava maledendola mentalmente.

- E' ora di svegliarsi- rispose con calma. La castana sbadigliò e poi annuì, stiracchiando le braccia e sporgendosi verso il comodino per controllare l'ora sul cellulare.

- Che diamine le cinque e dieci!- urlò poco dopo.

- Tardi, molto tardi- si azzardò a contestare l'altro.

- Tardi per cosa?!-

Il moccioso tirò un sorrisetto diagonale che non prometteva nulla di buono. Come al solito, insomma.

- Non ricordi ciò che mi hai promesso? Devi farmi da schiavetta se vuoi continuare a stare qui- scrollò le spalle.

Fece per alzarsi dal letto ma Jisoo glielo impedì prendendolo per il colletto del pigiama e tirandolo all'indietro verso di lei. Si ritrovò con la testa di quel demone poggiata sulle gambe.

- Tra due ore devo prepararmi per l'università, non posso- proferì seria. Jeon lo era altrettanto.

- Allora smamma e torna al tuo dormitorio- si allontanò dalla ragazza e sgattaiolò in bagno saltellando come un canguro.
Se proprio doveva ammetterlo, era stata una posizione tanto comoda quanto imbarazzante e poi aveva il classico problema mattutino nei pantaloni. Sarebbe stato ancora più imbarazzante se quella pazza malefica se ne fosse accorta.
Jisoo dal canto suo osservò ogni suo minimo movimento con sguardo truce, incazzato con la I maiuscola. Quello, in un certo senso, era l'affitto da pagare al moccioso per avere un tetto dove stare e un buon letto su cui poggiare il sedere stanco.

- Yah, come mai urli, fai il matto e nessuno ti sente?- la domanda da un milione di dollari. In realtà era da un po' che se lo chiedeva, solo non trovava mai l'occasione giusta per porglierla - un po' perchè si dimenticava, un po' perchè con Jeon i discorsi avevano la stessa durata di un battito di ciglia.

- Sono stanze insonorizzate, vale la stessa cosa anche per quelle degli altri hyung- spiegò il corvino dal cesso.
Jisoo decise di punzecchiarlo e fare una delle sue tante battute perverse, giusto per non essere l'unica a sorbirsi le angherie di un verginello in calore un Idol pieno di complessi mentali e a tratti depresso.

- Non ti sento, la voce è ovattata! Vedi di risolvere il problema nelle mutande perchè il bagno serve anche a me-

La testa di Jeon spuntò curiosa dalla porta del cesso, un'espressione decisamente scioccata a dipingergli il visetto infantile che si ritrovava.

- M-ma che dici?!-

Jisoo sorrise beffarda e lui sbuffò.

- Uno non può neanche pisciare in pace perchè c'è lei che fa battute inquietanti- borbottò ritornando dentro.

- Se non esci in fretta te le scordi le pulizie di primavera!-











Dopo essersi preparata per l'occasione - ergo dopo aver indossato un grembiulino rosa che il signorino aveva rubato a Jin, guanti in lattice e i vestiti più casual e trasandati che aveva in valigia -, Jisoo si ritrovò con le mani impegnate a tenere un secchio pieno d'acqua e detergente per i pavimenti e una semplice scopa con lo straccio ad un'estremità.
Jeon la squadrò da capo a piedi con sguardo severo e autoritario e le puntò l'indice accusatorio. Mai aveva visto qualcuno più egocentrico di lui.

- Pulisci donna!- esclamò, forse con ironia. Sta di fatto che Jisoo un po' si offese e mise il broncio.

- Il commento maschilista del secolo- mormorò.
Jungkook la ignorò e l'abbandonò alle sue cose sventolando una mano davanti ai suoi occhi con fare più noncurante possibile.

- Non posso leccarti i piedi ancora per molto, tra un po' ho scuola!- provò a giustificarsi, il corvino era impassibile.

- Non mi interessa- fu l'unica cosa che le rispose.

Jisoo tirò un lungo sospiro e si rimboccò le maniche, accovacciandosi sulle ginocchia e immergendo lo straccio nella miscela di acqua e detersivo, per poi passarlo a terra con l'aiuto della scopa.
C'erano momenti in cui si sentiva davvero Cenerentola, soprattutto quando le altre ragazze inventavano scuse per lasciarle tutto il duro lavoro.

Credeva che Jungkook sarebbe stato il suo principe azzurro, e invece no, non lo era affatto. Lui era la sorellastra cattiva, dei principi azzurri non vi era manco l'ombra. Inoltre le canzoncine smielate e neomelodiche che canticchiava la facevano somigliare ancor di più alla cara ragazzina delle favole.
Colpa di tutti i film Disney che guardava fin da quando era bambina, ovviamente.
























































* * *











































































Due ore più tardi era riuscita con successo a pulire quel buco di stanza da cima a fondo, trovando anche una mezz'oretta per passare l'aspirapolvere in quella che condividevano Hoseok e Yoongi e in quella di Jin e Namjoon. Da brava ragazza quale era, riuscì pure a rifare i letti dei Bangtan.
L'unica cosa che mancava era il fatto che dovesse prepararsi per andare a scuola perchè era ancora in mise da casalinga disperata.

Sgattaiolò via dalla camera di Tae e Jimin e, dopo essersi assicurata che il corridoio fosse libero da spie, fuggì in camera quasi sua per prendere la divisa e indossarla.
Si chiuse la porta dietro le spalle e si fiondò nell'armadio, buttando sul letto i vestiti che non le servivano e proseguendo nella ricerca della fottuta uniforme. Quando la trovò, tirò un sorriso vittorioso e andò in bagno a cambiarsi, nel frattempo un rumore sospetto le fece intendere che qualcuno era entrato in camera e che lei non era sola.

Jeon inclinò di lato la testa nell'accorgersi dei vestiti di Jisoo sparsi a mo' di mosaico sul materasso e si schiarì la voce.

- E' questo il modo in cui pulisci?- obiettò.

- Sono in ritardo per la scuola!- urlò l'altra in preda al panico, saltellando su di un piede cercando di infilare l'altra gamba nella francesina blu che tanto odiava.
Rischiò perfino di cadere e ruzzolare come una trottola, ma poco importava. O meglio, poco importava per l'impaziente e insaziabile Jeon Jungkook.

La porta del bagno scattò e la figura di Jisoo comparve davanti agli occhi del ragazzo in tutta la sua goffaggine: i capelli castani arruffati in stile cespuglio, i ciuffi erano tenuti fermi da un misero fermellino, la camicia bianca stropicciata e il nodo alla cravatta era imperfetto; per non parlare della gonna scozzese che non arrivava nemmeno alle ginocchia e delle ballerine che facevano apparire Jisoo ancor più nana di quanto già non fosse.
Jungkook a quella visuale trattenne le risate, sebbene avesse lo sguardo focalizzato solo sulle sue gambe lisce e libere.
Una vocina nella sua mente gli disse che la gonna era troppo corta e che avrebbero fatto meglio a dargliene una più lunga. Insomma, troppa carne esposta.

Ma non era affatto geloso, no! Come fai ad essere geloso di una persona che conosci appena? Se poi parliamo del maknae dei BTS, beh, peggio ancora!
Jeon Jungkook non guarda mai le ragazze e non è affatto geloso di una di loro. Caso chiuso.

La voce squillante della compagna lo ridestò dai suoi pensieri privi di senso e fu costretto ad alzare lo sguardo e a sbattere le palpebre un paio di volte, segno che non aveva capito un tubo di quello che gli era appena stato detto.

- Cosa?- per l'appunto. Jisoo roteò gli occhi al cielo e si mise le mani sui fianchi con fare annoiato.

- Ho detto di smetterla di fissarmi le cosce come un maniaco-

Il corvino sentì le gote leggermente arrossate, mantenne comunque il tono spavaldo.

- Non ti stavo fissando. Leva quei vestiti di lì prima che passi qualcuno e si faccia strane idee- indicò con un cenno del capo le robe sparse a caso sul letto e sbuffò.

- Oh, cerca di pulire con più attenzione. Ci sono le impronte delle scarpe sul pavimento- sorrise bastardo e l'abbandonò l'ennesima volta.
Jisoo fissò in basso e strinse le mani in pugni fino a sbiancare le nocche, tanta era la rabbia che provava.

- Stava per asciugarsi. Yah, Jeon! Per quanto ancora hai intenzione di rendermi tutto un Inferno?!- urlò sbattendo nervosamente un piede a terra, quasi saltellando sul posto.
Ma il ragazzo non potè sentirla, era già lontano. Lontano da Park Jisoo e i suoi scleri giornalieri.













Giunse a scuola con una decina di minuti di ritardo, per fortuna Sharon e Rosalinda erano a farle compagnia. E poi detenevano il record per il peggior ritardo alla Seoul University - che, precisiamo, è di soli quindici minuti ma hey! Stiamo parlando della migliore università coreana, essere disciplinati significa essere nella media -, quindi non si meravigliò di essere affiancata proprio da quelle due isteriche.

- Jisoo!- Sharon le tirò una pacca amichevole alla schiena e illuminò l'entrata dell'istituto con un sorriso da togliere il fiato.
Per un attimo la castana fu tentata dal chiederle quale dentifricio usasse per avere dei denti così bianchi, poi la risposta se la diede da sola.
Era inglese, nordica, figuriamoci se non li aveva lei i denti di porcellana!

- Buongiorno- biascicò con un mezzo sorriso, tanto per ricambiare. Rosalinda stette alla sua sinistra e abbassò la testa, tanto bastava per osservare il volto di Jisoo.

- Non hai una bella cera, sembra che tu non abbia dormito- constatò. Jisoo annuì.

- Non immagini quante me ne fanno passare lì in agenzia...-

Sharon sfarfallò le ciglia, segno che voleva più informazioni.

- Cosa sta succedendo? Troppo lavoro? I ragazzi sono meschini? Forse lo staff?- sparò a raffica le domande e l'altra sentì la testa scoppiare.
La spagnola le tenne un braccio quando la vide barcollare.

- Jisoo, non stai bene. Forse è meglio se vai a riposarti- provò a consigliarle.

- Scherzi? Abbiamo delle lezioni importanti e tra non molto ci sono gli esami, non posso permettermelo- la castana era ferma nella sua posizione.

Attraversarono i corridoi scolastici completamente vuoti e si diressero a passo svelto e coordinato verso la loro aula. Un paio di nocche sbattute sulla porta, un 'avanti' severo esclamato e le tre amiche entrarono in classe sorbendosi la ramanzina da parte del professore.
Inutile dire che Jisoo moriva dalla voglia di urlare contro tutti quegli idioti che le fissavano come fossero alieni provenienti da chissà quale pianeta stramboide.

Una volta che l'ordine e il silenzio tornarono alla normalità, l'uomo alla cattedra ricominciò a spiegare tornando da capo, per evitare che le ritardatarie avessero lacune. Rosalinda tirò fuori dal taschino del giacchetto uno specchietto e si sistemò l'acconciatura di nascosto, nel mentre Sharon se ne accorse e incominciò a mugugnare in segno di protesta e a tirarle pizzicotti a guance e fianchi.
Jisoo non ne poteva più, era stanca morta, aveva delle occhiaie così pronunciate che in confronto i panda del WWF avevano macchioline vicino agli occhi.

Poggiò due dita alle tempie e se le massaggiò con calma, per un attimo le sembrò di non riuscire più a sentire e si spaventò, poi la vibrazione del cellulare seminascosto all'interno dell'astuccio le fece prendere un mezzo colpo al cuore.
Prese l'aggeggio con mani tremanti - il terrore di essere beccata in pieno dal prof cresceva sempre di più - e controllò il messaggio.

Oh già, aveva dimenticato che quell'idiota del suo beniamino le aveva dato il numero dicendo che l'avrebbe contattata qualora avesse avuto bisogno.


Yah costumista, mi lasci da solo in un momento del genere? Servono i vestiti di scena e tu stai a scuola a far niente... e poi le altre ragazze non riescono a farmi il ciuffetto dell'altra volta.
Insomma vieni subito in agenzia >.<
(08:53)


Jisoo assottigliò gli occhi e quasi le venne da ridere, ma chi si credeva di essere? Beh, in fondo era pur sempre un fottutissimo Idol.

Ora non posso, sto ascoltando la lezione. Che sarà mai aspettare fino alle due del pomeriggio? ;)
(08:56)


La risposta da parte del mocciosetto non si fece attendere e la ragazza sbuffò annoiata nell'immaginarsi la sua faccia disperata e implorante.
Sorrise malefica.

Ti supplico Jisoo! Nemmeno le parrucchiere più in gamba riescono a farmi quel coso! Voglio dire, puoi lasciare perdere i vestiti ma non i capelli.
Torna immediatamente qui!!
(08:58)


Se solo avesse potuto raccontare ciò che le stava succedendo in quell'ultima settimana nessuno ci avrebbe creduto.
Jeon Jungkook che messaggia con una ragazza qualsiasi e le chiede di filare dritta in agenzia perchè ha bisogno del suo aiuto. Non seppe dire con certezza se quella era una fiaba o un film thriller.
Decise di non rispondere e riprese a godersi la parlantina del professore, incurante dello schermo che si illuminava ogni due secondi perchè la peste stava tempestandola sia di messaggi che di telefonate.

Beccati questo, Jeon.









































































 * * *
























































































Purtroppo la gloria di Jisoo non durò a lungo, in quanto alcune ore più tardi un bidello irruppe in classe consegnando un foglietto bianco firmato alla professoressa e dicendo che doveva assolutamente abbandonare l'aula.
La ragazza chiese più volte spiegazioni ma il grassoccio rispose soltanto che c'erano due tizi incappucciati che l'attendevano con impazienza.
Provò a protestare, ci provò davvero, ma si guadagnò un'occhiataccia dell'insegnante e una strattonata al braccio dal bidello. Egli la condusse fino all'uscita dell'istituto e le chiuse le porte in faccia, Jisoo era visibilmente scioccata.

Intanto i due sconosciuti rivelarono i loro volti levando il cappuccio e beh... non potevano che essere Jimin e Taehyung. Già, proprio quei due.

- Che diamine..!-

- Non c'è tempo Jisoo, tutti in agenzia hanno bisogno di te- la interruppe Taehyung.

Non fece neanche in tempo a ribattere che Jimin se la caricò sulla schiena e le cinse le gambe con le braccia. Jisoo scalciò invano e tirò un paio di deboli pugni alle spalle.

- Mettimi giù, signorino!- borbottò tra un mugolio e l'altro. Jimin se la rideva e correva appresso all'amico che gli faceva strada.
Non era ancora suonata la campanella della ricreazione, eppure i pochi studenti che stavano in cortile non poterono lasciarsi sfuggire una vista del genere. Ridacchiarono e li indicarono scattando anche delle foto, Jisoo si irrigidì.

- Jimin smettila, so camminare da sola. Quelli stanno scattando foto compromettenti!- cercò di spaventare il giovane. Egli dal canto suo non se ne curò.

- Siamo semplicemente due strambi e ti stiamo rapendo, nessuno potrebbe sospettare della nostra vera identità- disse tutto tranquillo, nonostante il fiatone per la corsa. Taehyung si accorse di essere stato superato dal più basso e fece di tutto per raggiungerlo.

- Yah, mi si vedono le mutandine!- esclamò indignata la castana, cercando di tirarsi giù la gonna e rischiando di cadere all'indietro.

Jimin sussurrò uno 'scusa' poco udibile e arrossì all'inverosimile, Taehyung le aggiustò la gonna alla meno peggio beccandosi uno sguardo infuriato da parte di Jisoo.
I piani si erano ribaltati, com'è che ora era Jungkook a rovinarle la vita?







Giunsero in agenzia con delle espressioni stralunate e i vestiti così stropicciati che neanche un uragano avrebbe potuto compiere quel lavoretto.
Jisoo venne scortata dall'adorabile maknae line fino al camerino dei ragazzi, per poi imbattersi in un signor Jeon molto irritato ed esigente. Non fece caso alle smorfie delle altre ragazze, nemmeno a quella piuttosto accentuata di Soo-Yeon.

- Sono arrivata, mister so fare qualsiasi cosa- esordì alludendo al nomignolo della prima notte trascorsa col castano.
Egli incrociò le braccia al petto e soffiò via una ciocca davanti agli occhi.

- Fa' il tuo dovere, clandestina- ribattè in risposta, Soo-Yeon a sentirlo parlare s'incupì: cosa intendeva dire definendola con quel termine?
Si era accorta che Jungkook era lievemente cambiato rispetto ai giorni precedenti, all'inizio si disse che era un bene, poi capì che era un qualcosa legato alla nuova ragazza e si insospettì.
C'erano molte, troppe cose che non sapeva e doveva informarsi a tutti i costi. D'altronde era la fedele truccatrice dei Bangtan, li conosceva fin da quando erano trainee ed era praticamente cresciuta con loro.
Non potevano permettersi di avere segreti con lei o con lo staff, andava contro il contratto.



Il pomeriggio passò in fretta e il conto alla rovescia per la sera giunse al termine, mancavano gli ultimi ritocchi e qualche foto-ricordo e i ragazzi potevano raggiungere la sala concerti dove avrebbero registrato uno degli episodi di MC Countdown.
Gli angioletti erano tesi, passeggiavano nervosamente dietro le quinte del programma e riscaldavano la voce approfittandone del fatto che non avessero ancora i microfoni accesi.

Jisoo osservava Jeon di sottecchi, nascosta in un angolino e con la spalla poggiata al distributore automatico. Nonostante fosse appena trascorsa una delle giornate più orrende del mondo, non riusciva ad odiarlo. Forse non completamente.
Una parte del suo cuore, la più grande, batteva forte, batteva solo per lui.

Era malinconica e sorseggiava la lattina di Coca-Cola quasi con disgusto, poi il ragazzo sembrò avvicinarsi a lei e il cuore pompò d'improvviso litri e litri di sangue verso il petto e le gote.
Dio, il suo sorriso. Ecco, sarebbe potuta morire felice soltanto beandosi di quegli incisivi sporgenti così puerili e delle sue labbra rosee e carnose schiuse in una dolcissima curva all'insù.
Ricambiò il sorriso, convinta che fosse rivolto a lei, e agitò un braccio all'aria tutta euforica, poi si accorse che poco dietro di lei c'era Soo-Yeon e il fiato si bloccò in gola.

Jeon le tirò una spallata involontaria e si posizionò di fronte all'altra ragazza, chiudendo gli occhi e lasciandosi sfiorare le labbra da mani esperte. Jisoo continuò a guardare la scena con un magone che minacciava di soffocarla, sentiva gli occhi pizzicare senza motivo. Soo-Yeon si accorse dello stato d'animo della castana e sorrise beffarda, accarezzando con la mano libera i capelli del giovane per poi passare al viso.
La cosa che più mortificava Jisoo era vedere Jungkook assorto nella sua aura di tranquillità, se fosse stata lei avrebbe sicuramente sbraitato come un bambino troppo cresciuto.
Tornò a bere Coca-Cola fregandosene del conseguente gonfiore allo stomaco, aveva visto troppe scenette e adesso l'unica cosa che voleva fissare era il fondo della lattina.


***
Annyeong popolo!! Lo soooo, sono di nuovo in ritardo TT scusatemi davvero tantissimo, non so proprio cosa dire, è stata una settimana stancante - vi basta pensare che ho dovuto subire due interrogazioni e un compito di matematica di due ore il lunedì, varie interrogazioni e il compito di fisica venerdì scorso e, in generale, ho avuto una sfilza di verifiche per tutta questa settimana. Sapete no? Il quadrimestre e i fastidiosissimi 'porca trota (lol) venite all'interrogazione che mi mancano voti' dei prof TT credetemi, sono davvero distrutta. Fortuna che per adesso stia andando tutto bene *me modalità secchiona* v.v   okay, basta parlare dei miei disagi xD
MA GUARDIAMO UN PO' QUESTI DUE COSI PATATOSI - cioè, spero di aver fatto abbastanza per renderli tali, cause voglio davvero che amiate Jisoo. Giuro che non è soltanto pazzoide e pervertita, è anche una brava ragazza XDXD
Alloooooora, Jeon la fa schiattare. Questo è poco ma sicuro. Eeeee *mini spoiler?*  non ha intenzione di demordere, sebbene stia mostrando i primi segni di gelosia e di... innamoramento? Attrazione? Beh, è inevitabile. Dopotutto è l'unica ragazza che gli gira intorno ventiquattro ore su ventiquattro, prima o poi questo povero cristo dovrà darle retta... vero? XD  Jisoo rappresenta appieno la frase 'Oppa, notice me!'.
Come sempre, ringrazio tantissimo chi segue la storia, chi legge in silenzio, la mia unnie spaventata dagli obbrobri che partorisco e la cara  T O M O M I  che si è fatta risentire dopo un casino di tempo, awww >//< *blushes*   sul serio, mi rendete immensamente felice ^.^
Cos'altro dire?   gente: ma vai via, chi ti caga!   me: mianhaeee---- *scappa a gambe levate dalla folla inferocita*    scherzi a parte, spero continui a piacervi, spero di rallegrare le vostre giornate con questo ammasso di sketch e spero non vi annoiate, dato che spendete un bel po' del vostro tempo nel leggere 'sta roba (mi rendo conto che sono capitoli piuttosto lunghi D:).
Vado via xD  è ora di cena, soooo buona cena a tutti :) bacioniiiii   _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


La serata si rivelò migliore del previsto, i BTS avevano riscosso molto successo con la loro nuova canzone e i fans erano visibilmente eccitati ascoltando le note di Blood, Sweat and Tears. E menomale che Jimin aveva passato una notte insonne temendo che potesse andare tutto storto!
Le ragazze dello staff si erano appostate proprio dietro le quinte dell'enorme sala in cui si registrava il programma, nonostante in camerino avessero gigantesche Tv al plasma a disposizione. Jisoo se ne stava rannicchiata in un angolino, ad un passo dal palco su cui stavano esibendosi i suoi idoli in quel momento.
A separarla da loro vi erano solo un tendone scuro e qualche metro di distanza.


Continuava a sorseggiare annoiata la sua lattina di Coca-Cola, incurante del fatto che l'avesse tra le mani da ormai più di mezz'ora. Se proprio doveva ammetterlo si stava arrendendo. Insomma, quelli erano personaggi del mondo dello spettacolo, lei non avrebbe mai potuto aver qualcosa a che fare con loro.
E poi le altre ragazze erano presenti in quell'ambiente da più tempo, sapevano molto più di lei e non solo in campo lavorativo.
Si era accorta delle occhiate complici e serene che i Bangtan lanciavano alle altre, in particolare si era accorta di quanto feeling ci fosse fra Soo-Yeon e Jungkook. O meglio, così sembrava.
Eppure non riusciva a togliersi dalla testa il viso del suo bias, del suo compagno di stanza, della sua piccola peste scorbutica e vendicativa. Ogni movimento, ogni gesto che compiva su quel palco mandavano in tilt il cervello di milioni di persone - tra pubblico e telespettatori - e il suo non si era di certo tirato indietro.

Le lentine azzurre gli stavano dannatamente bene, chiunque esitava alcuni secondi per contemplarlo, che si tratti dei segretari appartenenti all'agenzia o degli addetti ai microfoni e i registi. Per non parlare dell'outfit in stile il principe azzurro che non è mai venuto a salvarmi.
Seriamente, la BigHit l'aveva fatta grossa con questo comeback, come minimo avrebbe avuto migliaia di morti per infarto sulla coscienza.
La coreografia era impeccabile, aveva quel non so che di soft e sexy allo stesso tempo. Jisoo non ne sarebbe uscita viva.

Proprio negli attimi in cui era cessato il rumore assordante della musica e Taehyung era al centro della scena, Soo-Yeon si avvicinò alla castana. Le mancava torturarla e vedere il suo faccino deluso. Jisoo era assorta nell'osservare i ragazzi che sostenevano il peso del loro corpo sulle braccia mentre si accasciavano al pavimento con estrema lentezza.

- Chi abbiamo qui? Uh guarda, il nostro Jungkook si sta muovendo in un modo parecchio discutibile sul palco!- esclamò Soo-Yeon, tirando una leggera gomitata al fianco della collega. Ella si strozzò con la Coca-Cola e tossì un paio di volte ad occhi sgranati. L'altra se la rise beffarda.

- Chi l'avrebbe mai detto che un timidone come Kookie scuotesse quel bacino con così tanta sicurezza e voglia di provocare!- continuò a commentare l'esibizione con uno sguardo carico di malizia, Jisoo si morse le labbra per evitare sfuriate indecenti e un'insulsa lotta tra femmine.
Non avrebbe fatto bene alla reputazione del gruppo.

- Gli altri hanno fatto la stessa mossa, non capisco perchè nomini sempre Jungkook- rispose con calma, allontanandosi dall'arpia.
Ma Soo-Yeon non si arrendeva facilmente e anzi, si disse che avrebbe dovuto punzecchiarla meglio.

- Perchè è lui che ti ha rubato il cuore- ribattè prontamente. E spero tanto che non te lo ridia mai più, ebbe voglia di aggiungere.
Jisoo ridacchiò nervosa e scosse la testa.

- Poi mi spiegherai perchè insisti con questa storia- recitò la parte della ragazza col cuore di ghiaccio quasi alla perfezione, tant'è che il demone tentatore decise di terminare l'infondata conversazione con uno sbuffo incazzato e una smorfia della bocca, per poi andarsene a sparlare con un'altra compagna.
Beh, l'avevamo precisato no? C'era quasi riuscita.

Strascicò i piedi per terra manco avesse una palla di piombo allacciata alle caviglie e si diresse verso il camerino con una voglia direttamente proporzionale a quella di Min Yoongi quando si tratta di alzarsi dal letto. Si buttò a peso morto sul divanetto e voltò lo sguardo in direzione della televisione.
Oh giusto, si era dimenticata che c'erano loro in diretta e che non voleva vederli per le prossime dieci ore. Sfigata.








La performance non durò molto, ovviamente scartando i minuti di attesa del pubblico in fibrillazione, le urla assatanate di ragazze in piena crisi ormonale e la lunghezza del remix che introduceva la canzone. Ecco, scartando tutti questi ingredienti l'esibizione era durata poco più di cinque minuti.
Non ebbero nemmeno il tempo di ricomporsi che il presentatore ritornò in scena annunciando la venuta del gruppo successivo, così furono costretti a salutare velocemente la folla adorante e a ritirarsi dietro le quinte. Erano impazienti di levare dal viso tutto quel fondotinta color cadaverico.

Namjoon, Jin e Hoseok si fiondarono davanti allo specchio e lasciarono che le stylist mettessero mano ai loro capelli sudaticci; Yoongi, Taehyung e Jimin erano invece occupati a levarsi i vestiti mentre alcune li aiutavano a raccattare un cambio per la notte dalla solita e lunga pila di indumenti.
Soo-Yeon corse dinnanzi all'ignaro Jeon non appena si rese conto della sua presenza lì dentro e cominciò a passargli dischetti impregnati di latte detergente sul viso e sul collo. Il giovane dal suo canto la lasciò fare, in fondo era il suo lavoro.
Non si accorse, però, della tristezza palesatasi sul volto di Jisoo. Non si accorse nemmeno del fatto che aveva abbandonato il camerino da parecchio tempo.

La castana sentì il bisogno di prendere una boccata d'aria e inspirare ossigeno seouliano a pieni polmoni. Scese le scale della palazzina dello studio così in fretta che rischiò di inciampare addosso a persone innocenti, in compenso si guadagnò occhiate truci e rimproveri in aramaico antico, i mianhae non erano bastati.
Le porte automatiche si aprirono e si sentì libera di urlare, piangere e comportarsi da pazza schizzata. Tutto questo nella sua mente, in realtà non ci teneva a fare la figura della psicopatica di fronte ai bodyguards e ai giornalisti.

Tirò il cellulare fuori dalle tasche dei jeans e fece finta di telefonare qualcuno, tanto per non destare sospetti. Pensò di chiamare Sharon o Rosalinda, poi pensò che forse aveva bisogno di un consiglio di sua mamma, ma si disse che si sentivano alla fine di ogni mese - era anche troppo per i suoi gusti - e che quindi poteva benissimo aspettare per la fine di Ottobre.
Così si ritrovò da sola a due passi da un'importante sede di programmi televisivi, con il cellulare all'orecchio e gli occhi rivolti ad un cielo che non prometteva nulla di buono se non un bell'acquazzone purificatore. Passeggiò sul marciapiede a braccia conserte, fissando le scarpe come fossero le più interessanti del mondo.
Trovava stranamente buffo che i risvoltini ai jeans erano così poco arrotolati che stavano ritornando a coprire l'intera lunghezza delle estremità delle sue gambe.

Nel mentre era assorta nei suoi pensieri riguardo ai risvoltini e all'essere più nana di Britney Spears con i trampoli, si accorse che il rumore dei flash delle macchine fotografiche era più frequente del solito.
Si voltò verso l'ingresso dell'edificio e notò sette ragazzi e un branco di anime a loro accalcate, capì di essere in ritardo e si infilò in mezzo alla mischia racimolando qualche spintone e commenti poco gradevoli.
Si accorse dell'occhiata fugace del signorino Jeon e non le dette peso, troppo impegnata a tirare spallate a chi non le permetteva di intrufolarsi.

- E dai lasciatemi stare, faccio parte dello staff- borbottò mentre uno dei bodyguard la teneva per il braccio e le impediva di proseguire.
Credette davvero di essersi messa nei pasticci, fin quando al maknae non capitò di voltarsi dietro per caso. Notò la ragazza in difficoltà, s'intromise e fece un cenno all'omone.

- Lei è con me- disse solamente. L'uomo alzò le mani in segno di resa e Jisoo sgattaiolò via venendo strattonata da un Jungkook esasperato.

- Devi sempre combinare casini. Mai un minuto di noia...- mormorò, più a se stesso che a lei.
E figuriamoci se Park Jisoo si lasciava sfuggire un commento acido come quello.
Mise il broncio ed entrò nella limousine che li avrebbe condotti in agenzia, imponendosi di non alzare lo sguardo per nessun motivo: Jeon aveva avuto la brillante idea di sedersi di fronte a lei.












































* * *



































































 Il tragitto verso casa fu abbastanza noioso e come se non bastasse si era messo pure a piovere. Anzi, non era corretto dire ciò perchè era scoppiato un vero e proprio diluvio, con tanto di fulmini e strade quasi allagate. I ragazzi corsero dentro l'edificio e si ritirarono direttamente nelle proprie camere.
Scelsero persino di prendere l'ascensore, talmente erano stanchi e stressati. In effetti la giornata era durata più del dovuto secondo il parere di Jisoo.

Raggiunse il quarto piano e si diresse verso la camera di Jeon, incurante del fatto che avrebbe dovuto controllare che nessuna spia fosse presente. Ebbene, non vi era nessun sospetto a parte le teste di Tae e Jimin che spuntavano dall'interno della loro stanza.

- E tu che ci fai qui?- esordì Jimin. Jisoo deglutì, il cuore minacciò di sfondarle la gabbia toracica.

- Torna a dormire- rispose imbronciata, Taehyung assottigliò gli occhi.

- Questo è il nostro angolino riservato. Jisoo-yah, ti vogliamo bene ma non abbiamo bisogno di visite notturne-

La ragazza ridacchiò al nomignolo, i due continuavano a non capire come mai non se ne andasse.

- Jisoo è ora di andare a nanna. Se ti sei persa puoi chiedere informazioni alla reception- si aggiunse Jimin. L'altra si portò l'indice alle labbra e intimò loro di far silenzio.

- Non dovete dirlo a nessuno, intesi?-

- Cosa?-

- Dormo qui. Con Jungkook-

Taehyung spalancò gli occhi e Jimin si tappò la bocca con la sua minuscola mano, Jisoo sospirò affranta.

- Che intendi?-

- Sono la sua compagna di stanza-

Inutile dire che i ragazzi erano sbiancati soltanto a sentire che l'innocente e puro Jeon Jungkook avesse una ragazza come coinquilina - in un certo senso.

- Com'è successo? E da quanto tempo?-

Evidentemente le loro voci non erano abbastanza silenziose, perchè Hoseok e Yoongi si affacciarono dalla loro stanza e si intromisero nella conversazione.
Anche se l'unico interessato era Hoseok, Yoongi lamentava di star morendo di sonno e tirava il braccio del compagno cercando di trascinarlo con lui a letto.

- Da un po', circa una settimana- ammise Jisoo grattandosi la nuca con fare imbarazzato.

I ragazzi si scambiarono occhiate perplesse, poi scorsero Jungkook tutto tranquillo mentre si dirigeva nella sua camera con un'abbondante dose di nonchalance e una bottiglietta d'acqua in mano e si schiarirono la voce. Nessuna reazione da parte del castano, forse non si era nemmeno accorto delle comari intente a spettegolare.

- Cioè, stai dicendo che riesci a tener testa ad un sociopatico musone come lui?- fece Hoseok.

- Da una settimana?!- ripetè scioccato Taehyung.

- Esattamente ragazzi. E adesso se volete scusarmi, devo andare che è tardi- Jisoo fece per augurare la buonanotte ai presenti, ma la mano di Taehyung fu più veloce di lei e la bloccò afferrandole il polso.

- Aspetta un attimo, Jisoo- disse con la voce un tantino incrinata. La ragazza sbattè le palpebre, incuriosita.

- Volevo chiederti scusa per stamattina e beh... l'incidente con la gonna eccetera- abbassò lo sguardo e sentì il sangue salire prepotentemente verso le guance.
Jisoo abbozzò un sorriso.

- Non preoccuparti è passa...- il biondo non le permise di continuare la frase e si fiondò addosso a lei travolgendola in un caloroso abbraccio.
La strinse a sè massaggiandole la schiena e nascose il viso nell'incavo del suo collo, strizzando gli occhi e mormorando qualcosa nel frattempo.

- Scusa scusa scusa- disse, per l'appunto. Jimin parve ingelosirsi e si unì alla stretta.

- Anch'io voglio le coccole della buonanotte!- esclamò in modo infantile.

- Se è per questo le voglio anch'io!- Hoseok assalì da dietro la poveretta e le si aggrappò a mo' di koala.
Jisoo stava seriamente rischiando di cadere, non è che fosse così semplice stare all'impiedi e sostenere il peso di tre ragazzi ancorati alle calcagna.
Yoongi scrollò le spalle, indifferente.

- Dato che si siamo...- biascicò e si unì anche lui. Mancavano solo Jin e Namjoon, ma quei due erano così stanchi che si erano addormentati già in auto.
La vecchiaia è una carogna, aveva commentato Hoseok con un ghigno stampato in faccia.






Dopo un paio di minuti passati a respingere l'affetto eccessivo dei ragazzi, Jisoo si dileguò definitivamente con un cenno del capo e un sorrisetto di circostanza, per poi chiudersi la porta dietro le spalle. Serrò gli occhi ed emise un sospiro di sollievo, poi li riaprì e si ritrovò di fronte al suo adorabile compagno.
Bello infuriato e disteso inerme sotto le coperte manco fosse una mummia imbalsamata, per inciso.
La castana fece finta di niente e occupò il bagno per indossare il pigiama.

- Complimenti, di' pure a tutto il mondo che dormi nel mio stesso letto!- esordì sarcastico lui, non distogliendo lo sguardo dallo smartphone.

- Mi hanno beccata mentre entravo qui dentro- rispose l'altra, intenta a guardarsi allo specchio e a infilare le braccia nella parte superiore del pigiama.

- E che mi dici dell'abbraccio in stile famigliola felice?- continuò imperterrito il castano.
A quella domanda urlò per farsi sentire e Jisoo scorse nella sua voce una nota di... gelosia? Era possibile?
Ridacchiò al pensiero e scosse la testa, per poi scombinarsi i capelli riccioluti con una mano e sbuffare davanti al riflesso nello specchio.
Non aveva un bell'aspetto, d'altronde il signorino col sedere poggiato sul letto disponeva di così tanto sadismo che le aveva dato il buongiorno alle cinque del mattino e con una bella canzoncina allegra come sveglia.

Uscì dal bagno e si avvicinò ai piedi del letto, accomodandosi sul materasso e tirandosi le coperte fino al petto.

- Jeon, non ho voglia di parlarti- proferì e gli dette le spalle. Il giovane alzò un sopracciglio con perplessità e sfoggiò uno dei suoi sorrisetti ironici.

- E quale sarebbe la ragione, di grazia?-

Jisoo gli sventolò una mano davanti agli occhi e ritornò in posizione fetale, con tanto di mano sotto al cuscino e viso rivolto verso il basso. Si stava stancando dei suoi giochetti e di quelli di Soo-Yeon, si stava stancando di non essere nè compresa e nè ricambiata. E quella era la parte che faceva più male.

- Yah, Park Jisoo rispondimi!- esclamò con il classico tono autoritario e superbo. A quel punto la ragazza sbottò e si girò di scatto verso di lui.

- Senti, perchè non te ne torni a fare il bravo bambino con la tua adorata truccatrice e non mi lasci in pace? Mi tratti da schifo senza nemmeno una ricompensa- aveva gli occhi lucidi mentre pronunciava quelle parole e la cosa che più le faceva salire la bile in gola era che Jeon non capiva.
Non capiva assolutamente come potesse sentirsi e sparò una delle sue stupide domande.

- Vuoi che ti paghi?-

Il labbro inferiore di Jisoo tremolò, la vista si stava appannando e prima che potesse scoppiare a piangere davanti ad un idiota del genere si voltò dall'altro lato e strizzò gli occhi, imponendosi di vagare altrove con la mente.

- C-come puoi essere così meschino?! Come puoi pensare che faccia tutto questo per soldi, io...-

- Jisoo guardami- fece d'un tratto il ragazzo. Lei non gli diede retta.

- Ho detto guardami, Jisoo-yah- ripetè Jeon, stavolta con un tono più calmo, confortevole.
E anche con una sfumatura di seduzione, si trattava pur sempre di un falso Golden Maknae che tentava di fare il playboy internazionale!

Allungò bruscamente la mano verso il suo braccio e la tirò verso di sè, i loro visi erano a pochissimi centimetri di distanza e Jisoo potè giurare di non aver mai visto un profilo così bello come quello di Jungkook di sera, con una sola abatjour ad illuminare la stanza.
Ella deglutì a vuoto e i suoi occhi vagarono prima sulla fronte coperta dai capelli ancora bagnati per via della doccia, poi si soffermarono sul suo setto nasale tremendamente perfetto, fino a concentrarsi sulle labbra lucide e sporgenti. Sbattè un paio di volte le palpebre, lo sguardo non voleva distogliersi da quella visuale afrodisiaca e in più era talmente assonnata che avrebbe voluto addormentarsi con la certezza di contemplarlo per sempre.
Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto e ogni secondo della sua vita.

Jeon d'altra parte si era accorto dello sguardo carico di desiderio dell'altra e sperò che fosse prima lei a rompere il ghiaccio. Era troppo impegnato a fissarle gli occhi e qualsiasi angolo del suo viso, poi passò al collo latteo e pensò che, cavolo, non aveva mai visto una pelle così candida come la sua.
Neanche Yoongi raggiungeva i suoi livelli, quasi quasi lo avrebbe marchiato con un succhiotto bello visibile si sarebbe avvicinato lentamente a quella parte di pelle scoperta e gliel'avrebbe baciata.
Sì, un bacino tenero ed innocente, nulla di più. Scosse la testa, i suoi pensieri erano fin troppo contrastanti.

- Sei bello. Così bello che potrei guardarti per sempre. Bello da far male- mormorò con un filo di voce lei, abbassando lo sguardo l'attimo successivo.
Jungkook sembrò risvegliarsi dallo stato di trance e sussultò, poi sorrise e lo fece riducendo gli occhi a due mezzelune felici.

- Sei imbarazzante quando blateri queste cose- rispose con voce altrettanto sottile, intanto non voleva cambiare posizione.
L'idea non gli era passata nemmeno per l'anticamera del cervello.
Jisoo lo guardava seria, terribilmente seria. Si disse che forse era il sonno e che giocava brutti scherzi.

- Perchè vuoi che ti guardi?- chiese e sospirò.

- Soo-Yeon ti ha detto qualcosa?- chiese di rimando lui. La castana scrollò le spalle mogia.

- Non lo so, probabile. State insieme, non è vero?- bofonchiò facendosi piccola piccola fra le coperte. Jungkook parve spalancare gli occhi a mo' di chiwawa curioso.

- Che cosa?!- sbottò e ridacchiò. Nel farlo la fronte sfiorò quella di Jisoo, che prontamente recepì il segnale e arrossì.
Avrebbero dovuto inventare una gara a chi imita un pomodoro maturo, di sicuro lei avrebbe vinto.

- Però lei ti piace. E tu le piaci, e poi ti sta appiccicata come una cozza- borbottò ancora, incurante del fatto che Jeon si stesse divertendo da matti nell'ascoltare le sue supposizioni. Tutte sbagliate, tra l'altro.

- Magari fossero questi i tuoi veri complessi mentali...- disse con fare da vecchio saggio.

- Jeon, sono proprio questi invece!- diede voce ai suoi pensieri lei, ormai non aveva nulla da perdere. Peggio di così non poteva andare.

Il giovane si tirò su con i gomiti, solo allora si rese conto di essere terribilmente vicino al viso della ragazza. O forse non ci aveva fatto caso apposta, chi lo sa.
Sta di fatto che comunque si allontanò di qualche centimetro e squadrò per bene il suo visetto inespressivo, apatico. La distanza era minima lo stesso.

- Jisoo, posso assicurarti che nessuna ragazza mi si è mai accollata come fai tu- dichiarò serio.

- Ma...-

- Tu sei l'unica- furono le ultime sillabe che pronunciò, prima di staccarsi definitivamente e tornare ad occupare la sua porzione di letto.
Il cuore di Jisoo batteva così forte che sentiva rimbombarlo dappertutto, faceva il via vai come un frisbee, o un boomerang. Lo sentiva nelle orecchie, in gola, nel cervello e quasi si spaventò che anche il ragazzo accanto potesse sentirlo.
Mimò con le labbra le parole dette da lui qualche minuto prima e sfoggiò un sorriso gigante, stringendo le mani in pugni e scalciando a vuoto.
Si fermò solo quando rischiò di disfare le coperte - e quando sentì di aver tirato una piedata a Jeon.

- Ahia! Che fai, imiti i neonati per caso?- i lamenti da ragazzina viziata non mancarono.

- Mianhae. Dormi bene- sussurrò lei schiacciandosi una mano in fronte.

Il signorino Jeon non rispose, semplicemente sospirò affranto e chiuse gli occhi con un sorriso sereno dipinto sulle labbra.



























































* * *




































































Se pensate che il rapporto fra Jisoo e mister Perfezione sia cambiato, beh vi sbagliate di grosso.
Giunse un'altra mattinata negli uffici della BigHit e tutte le frasi piene di enigmi, gli sguardi complici e i sorrisetti ingenui vennero disintegrati nel distruggi-documenti del signor Bang. Gettati nel cestino assieme a spazzatura ingombrante.

Jisoo si svegliò prima del caro signorino e tirò un ghigno malefico nel notare che avesse la faccia perennemente rivolta verso la sua. Così pensò che un ricordino non nuocesse alla galleria del suo cellulare e gli scattò una foto.
Pigiò velocemente il pulsante in basso allo schermo e lo immortalò in tutta la sua disarmante tranquillità. Vide il risultato e rise piano, coprendosi la bocca con la mano. Decise di scattare altre foto e passò da uno svogliato 'solo una e poi basta' ad un malefico 'ne scatterò fino a riempire la memoria'.
Si dimenticò di impostare il cellulare in modalità silenziosa e il rumore dello scatto svegliò Kook, il quale si strofinò gli occhi con le mani e tirò un sonoro sbadiglio.
Jisoo nel frattempo aveva già riposto l'aggeggio sul comodino. Certo, lo aveva letteralmente lanciato sul ripiano, ma Jeon non se ne sarebbe mai accorto.

Il ragazzo non riuscì ad esordire col suo stanco buongiorno che lei si alzò dal letto e gli si lanciò addosso, scuotendogli le spalle e ridendo come una forsennata.

- Muovi il culo, soldato!- esclamò imitando la voce profonda da uomo.

- Ho sonno-

- A Bang non interessa, alzati e corri a sudare in sala da ballo- gli disse con un sorriso diagonale.
Jeon si girò a pancia in giù e spiaccicò il viso sul cuscino, il braccio sinistro penzolava all'esterno del letto.

- Rompi un po' le palle anche a Namjoon hyung, perchè sono l'unico a sorbirmi i tuoi scleri?- bofonchiò con la voce impastata.
Jisoo ignorò le lamentele e prese a cantare stonata il ritornello della nuova canzone.

- Nae pi ttam nunmul... wonhae manhi manhi-yah!- urlò nelle orecchie del compagno.
Egli si tirò su col busto e annuì nella sua direzione, lanciandole un'occhiata infuocata.

- Ho capito, mi sveglio. Gira a largo, terremoto-







La giornata in agenzia volò via molto lentamente, come sempre in fondo. Bang si era fiondato senza neanche un preavviso in camerino e aveva annunciato alla ciurma che stavano scalando le vette delle classifiche nazionali ad una velocità irrefrenabile, e per questo motivo quella stessa sera avrebbero dovuto esibirsi in un nuovo programma per un'altra televisione locale.
Aggiunse poi a gran voce che in meno di ventiquattro ore il video musicale era arrivato ad oltre sei milioni di visualizzazioni e che i fans erano troppo impazienti di rivederli ancora una volta.
Per festeggiare il risultato, l'adorato PD-nim ordinò tonnellate di cibo d'asporto, tra cui pasta, pizza e dolcetti.

Jisoo faceva di tutto pur di tenere impegnato Jungkook, era stata la prima a proporsi per lo shampoo e la piega ai capelli.
Si era posizionata proprio di fronte al ragazzo e gli stava piastrando la frangia con il suo stile, quando Soo-Yeon le tirò una sculettata e la fece barcollare all'indietro per attirare l'attenzione del maknae.

- Jungkookie ti ho portato una zeppolina, vuoi?- mostrò euforica il dolce e non appena l'altro aprì bocca per rispondere glielo infilò in gola, zittendolo.
A Jisoo vennero i tic agli occhi per trattenere la rabbia e scrollò la collega di dosso a Jeon ricambiando la sculettata di qualche minuto prima.

- Gli piacciono le ciambelle alla crema, non le zeppole- puntualizzò sarcastica.
Prese una ciocca e la fermò con la piastra, arricciandola lievemente e tirando verso il basso. Jeon sorrise leccandosi via un po' di crema al limone dalle labbra.

- E tu non ridere come un coglione- continuò poi, facendo maggiore pressione sulla piastra e tirando ancor di più il ciuffo.
Il castano fu costretto ad abbassare il capo per lo strattone e imprecò muovendo di poco la bocca. Sembrava quasi un ventriloquo.

- Cos'hai detto?- fece Jisoo.

- Niente, che mi piacciono anche le zeppole- la provocò lui. La ragazza per ripicca gli strattonò nuovamente i capelli.

- E a me piacciono i capelli bruciati- ribattè imbronciata. Jungkook assottigliò gli occhi.
Non era cambiato nulla, erano gli stessi di sempre.

Eppure Jeon aveva uno strano languorino alla pancia nonostante avesse appena mangiato roba ipercalorica, ma questi sono dettagli.


***
Annyeong popoloooo!!! Sono tornata, di nuovo xD okay, ammetto di aver tirato fuori un capitolo ricco di... colpi di scena? Più che altro momenti fluff che Madonna-il-diabete-com'è-salito  loool v.v   Sì, è passata circa una settimana e il cuore di quel genio matematico *sarcasmo* di Jeon Jungkook sta cominciando a - speriamo - sciogliersi. Forse. Probabilmente. Ma anche no.  Jisoo ce la mette tutta comunque u.u  non voglio dilungarmi troppo, spero come sempre che vi piaccia il rapporto della nostra eroina (?) con i Bangtan, che odiate a morte Soo-Yeon - oh, a proposito di spoilers, MWAHAHAHAHAH non avete idea di cosa combinerà nei prossimi capitoli 3:) -, che vi stiano simpatiche le pazzoidi Sharon e Rosalinda - personalmente le adoro, lol - e obv che vi stiate affezionando alla pazza sclerata (?) di Jisoo-yah  :)
Ringrazio chi segue la storia, chi legge in silenzio, la mia unnie superpucciosa,  T O M O M I  che approva appieno sta roba (e menomale *si asciuga il sudore dalla fronte e tira un sospiro di sollievo*) e  _querr_  che non vede l'ora della venuta degli aggiornamenti millenari XD
Bene, mi ritiro.  Buon sabato a tutti, have fun and stay happy ^^   bacioniiiiii  _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


AVVISO: questo capitolo contiene scene a dir poco nonsense, al limite del ridicolo/comico/eroicomico (?) e soprattutto ricche di fluff, con spolveratine di romanticismo qua e là. Gli unici sintomi - diciamo pure 'unici', certo - sono scleri, urla paralizzanti, gambe che si agitano in aria manco aveste ingerito una quantità sconsiderata di zucchero, risate (spero) e respiro affannoso per i troppi scleri.
Ditemi che le Jungkook biased non sono morte dai feels e che sono tutte intatte, nel caso vi chiedo perdono in ginocchio anche se non è colpa miaaaa.
I hate u, Kookie.  (n'evvvero tivibì <3)
Ora che avete letto l'avviso (senza spoilers, mi faccio i complimenti da sola) potete leggere in pace. Amen.










Più tempo passava, più la BigHit gioiva per quei sette ragazzini prodigi e i loro soprendenti comeback. Sì insomma, non è da tutti portare a casa premi ogni sera e dopo ogni esibizione davanti a milioni di spettatori.
La loro strada verso il successo si stava spianando alla velocità della luce, in un modo a dir poco spaventoso: il manager battibeccava qua e là con segretari, stylist e altre povere anime facenti parte dello staff tra fogli e contratti da firmare, stressato dall'interminabile lista di cose da far fare ai Bangtan programmata per quei quattro mesi di promozione; d'altro canto i ragazzi non erano di certo meno nervosi, passavano più ore in sala da ballo ad allenarsi per mantenere il proprio peso-forma piuttosto che stare in panciolle sui divanetti del camerino a sgranocchiare qualcosa di commestibile e farsi due risate davanti alle esibizioni delle girl band o comunque dei loro colleghi.

Erano felici di ciò che avevano combinato e del forte sostegno delle loro fans, su questo non c'era dubbio, ma si poteva anche dire che avevano bisogno di un po' di riposo e quel tessitore di trame malefiche - meglio conosciuto come signor Bang - non aveva la minima idea di accontentarli. Come dire, quei poveretti dovevano davvero buttare sangue, sudore e lacrime.



Nonostante gli impegni, l'amatissimo Jeon continuava a torturare Jisoo con le pulizie domestiche usando la scusa del 'se la smetti sparisci dalla mia camera a calci nel sedere'. La castana si limitava a scuotere la testa e a congiungere le mani a mo' di preghiera affermando che sì, avrebbe fatto tutto quello che lui voleva.
Solo per bearsi del suo respiro tranquillo di notte e stargli accanto di giorno.
E Jeon imprecava mentalmente ogni volta che la sentiva mentre ripeteva che non si sarebbe mai arresa, che questa battaglia l'avrebbe vinta lei. Sul serio, quella ragazza aveva qualche rotella malfunzionante, oppure era dotata di una mostruosa tenacia.
Doveva ammettere di essere un tantino spaventato dalla sua determinazione - neanche lui avrebbe fatto qualcosa del genere per... G-Dragon, IU o che so io! -, eppure ne era terribilmente attratto. Forse era ammirazione.
Sì, era sicuramente così.

Cos'altro poteva essere se non stima nei confronti di un essere femminile disposto a vendere l'anima al diavolo pur di stargli alle calcagna e ammirarlo per bene? Abbastanza inquietante ma era la verità, era quello che pensava.




Era pomeriggio inoltrato quando stava provando le vecchie coreografie assieme ai suoi hyung, lo si poteva notare dal fatto che i vetri dell'unica finestrella della sala riflettevano quei pochi raggi arancioni di uno spicchio di sole che stava per scomparire completamente fra le montagne. Inoltre il colore del cielo era piuttosto scuro per far intendere che fosse ancora giorno, la sera era alle porte insomma.
Jungkook frenò i movimenti che stava compiendo per stare al passo con gli altri e si infilò tra i corpi dei suoi amici scartandoli come fossero birilli, per poi fiondarsi sullo stereo e mettere la musica in pausa.

- Che ti prende Kookie?- domandò Namjoon con un sorriso bonario stampato in faccia. Jin si avvicinò al più piccolo e gli circondò una spalla col braccio.
Prima di rispondere, il maknae si passò un asciugamano attorno al collo e si scompigliò i capelli sudaticci con quanta più calma possibile. Jimin storse la bocca nel sorbirsi tutta quella lentezza nei gesti, fortuna che Hoseok e Taehyung gli tirarono pacche affettuose o l'avrebbe fatto a pezzi.
Non per qualcosa, era solo parecchio irascibile e peperino per essere asiatico, tutto qui. E poi quel piccoletto doveva sapere che erano tremendamente stressati a causa delle schedule perennemente piene, quasi si chiedeva dove lo trovasse il coraggio di provocare.

- Uh? Niente, mi sono ricordato di una cosa...- tirò un sorriso enigmatico e abbandonò la sala fischiettando come in Willy e il Coyote, quei cartoni lì.
I membri si chiedevano la ragione per cui fosse così strano e pensieroso, l'unico a proferire una risposta decente fu Yoongi, il più silenzioso del gruppo.

- Ah, la giovinezza!- esclamò sorseggiando acqua da una bottiglia da un litro.

- Che intendi?- Jimin lo assalì alla schiena, gli altri lo circondarono manco fossero poliziotti.

- Quello che ho detto: è giovane e ha una ragazza carina come compagna di stanza, cosa c'è di strano?- scrollò le spalle e continuò a dissetarsi.
Namjoon sgranò gli occhi.

- Hyung, non starai mica dicendo che...-

- Io non sto dicendo nulla, caro leader- lo liquidò l'altro.

- E invece sì! Questo significa che Jungkook potrebbe essersi preso... una sbandata, una cotta- parlò Taehyung, Jimin annuì.

- Ma non è l'unica stylist dell'agenzia- fece Jin.

- Oh insomma, il nostro feto prematuro non si è preso nessuna cotta, chiaro? E poi è appena diventato maggiorenne, figuriamoci se la prima cosa che fa è innamorarsi di una ragazza. Tanto per complicarsi la vita e andare contro il contratto...- s'intromise Hoseok e scoppiò a ridere. Gli altri si scambiarono occhiate perplesse.

- Feto prematuro hai detto?- ripetè Jimin e imitò l'amico, scoppiando anche lui in una fragorosa risata.
Continuarono a sganasciarsi dalle risate per le assurdità che avevano partorito le loro menti, fin quando il soggetto di tanto scompiglio non ritornò con la mano ancorata al polso di una Jisoo che si lamentava e cercava di divincolarsi dalla presa ferrea del ragazzo.
Ecco, soltanto a vederli smisero di ridere e tornarono seri come non mai. Jungkook ghignava con una faccia degna del signor Burns dei Simpsons, la ragazza borbottava varie imprecazioni e faceva del suo meglio per non bestemmiare tutti i santi in Paradiso.

- E lasciami!- digrignò tra i denti, nel mentre sorrideva davanti agli altri che erano rimasti a dir poco imbabolati di fronte alla scena.
C'era da aspettarselo, quel moccioso la stava trascinando fino al centro della sala.

- Fa' buon viso a cattivo gioco e intanto metti a posto il nostro casino- mormorò lui, lasciandosi sfuggire una risatina imbarazzata l'attimo successivo.
Se la scrollò di dosso spingendola e le rifilò in mano un'aspirapolvere, scopa e paletta, per poi indicarle l'angolo riservato a tutti i detergenti per pulire.

- Jisoo è stata così gentile da offrirsi volontaria per pulire la nostra sala da ballo- annunciò Jeon alla ciurma. Jisoo spalancò la bocca.

- Davvero?- fece Yoongi.

- Me lo chiedo anch'io- commentò lei, guadagnandosi una gomitata al braccio da parte del castano che annuì al più grande.

Prima che potessero ricominciare ad esercitarsi la ragazza ci tenne a precisare due cosette, tanto per vendicarsi.

- E indovinate un po' come mai vi ritrovate i letti belli e perfetti ogni sera! Per non parlare delle stanze sempre splendenti e senza un briciolo di polvere- sorrise in modo genuino con le mani sui fianchi.
Taehyung la indicò e sbattè le palpebre.

- Tu..?-

- Esatto-

- Oddio che carina che sei! Non sforzarti troppo per noi, in fondo non siamo nulla di speciale- e con queste parole il biondo prese la rincorsa e travolse Jisoo in un abbraccio caloroso e protettivo al tempo stesso, stringendola forte a sè e strusciandosi come fosse un micino.

I ragazzi erano sempre più increduli, Jeon lo allontanò poggiando un dito sulla sua fronte e facendo pressione, un po' come se volesse schiacciare un insetto schifoso. Jisoo era imbarazzata nel ricevere tutte quelle attenzioni da parte di Tae, sapeva che era uno dei più espansivi assieme a Jimin, eppure a volte non poteva fare a meno di chiedersi se ci stesse provando con lei o robe simili.

- Forza, ricominciamo con Boy in luv. Tu comincia a pulire il pavimento e vedi di togliere la polvere dall'armadietto lì in fondo- ordinò il capitano Jeon, la ragazza sospirò e gli regalò una smorfia.

Si chiese con cosa diamine doveva iniziare, così attaccò l'aspirapolvere alla presa elettrica e cominciò a passarla a caso per la sala. Nel farlo si avvicinò un paio di volte ai ragazzi mentre ballavano, Jin rischiò di inciampare nel filo e Jungkook si beccò degli spintoni involontari.

- Scusa- sorrise falsamente lei. Il giovane le fece segno con lo sguardo di andar via di lì, ma lei declinò gentilmente l'invito.

- Devo pulire- scrollò le spalle e indicò il pavimento come prova dell'evidenza.
Jungkook le lanciò occhiate assassine, quasi gli facevano male gli occhi per l'intensità del suo sguardo malefico. E poi gli stavano venendo i tic, non andava bene.
Quella stronzetta trovava sempre il modo di dargli filo da torcere.

- Te la farò pagare, Jeon- mormorò Jisoo tra sè e sè, intanto se la rise perchè il soggetto dei suoi pensieri era andato addosso a Namjoon per sbaglio.
La scena era esilarante, il più piccolo chiedeva perdono allo hyung e lui sotto sotto sghignazzava perchè per la prima volta non era lui quello sbadato.


La canzone era giunta al termine, mancavano giusto le ultime righe e ormai nessuno ballava, troppo impegnati a gustarsi lo spettacolo.

- Ora sbaglia pure le coreografie- sussurrò Tae all'orecchio di Hoseok con un po' di timore.
Lui lo rassicurò con un sorriso appena accennato che in realtà non rassicurava nessuno, dato che non ci credeva nemmeno lui.

- Guarda caso ci siamo ripresi dalla pausa con Boy in luv- aggiunse Jimin, affiancandoli. Yoongi non era affatto preoccupato.

- Non so quali problemi mentali vi stiate facendo, ma a me questa storia piace un casino- ammise con un sorrisetto sadico.

Non sarebbe stato Min Yoongi se non si fosse sbellicato dal ridere di fronte ai guai altrui.
L'essere superiore, il dio del Male.








Verso tarda sera gli animi dei Bangtan si placarono, complici la doccia rigenerante, una cena deliziosa e la libertà di spaparanzarsi sul letto guardando un po' di sana Tv spazzatura. Jeon si era ritirato nella sua stanza come tutti - ovviamente dopo aver dato il bacino della buonanotte a eomma Jin, un rituale compiuto ogni sera fin da quando il maknae aveva quattordici anni - e stava infilandosi il pigiama come di consueto, quando sentì il rumore di scatti con la macchina fotografica provenire da dietro le sue spalle.

A primo impatto pensò che qualcuno lo stesse spiando, dato che le serrande della finestra erano tirate su e che non era la prima volta che i paparazzi gli facessero scherzi del genere, poi si accorse che il rumore era parecchio vicino al suo padiglione auricolare e allora si voltò con uno scatto felino e fulminò la causa di tutto: Jisoo e il suo fottutissimo cellulare.

- Che stai facendo?!- urlò assatanato. La ragazza ridacchiò e continuò a scattare.

- Te ne accorgi solo adesso? Allora non hai idea di quante foto ti abbia scattato da due settimane a questa parte!- esclamò malvagia.

- Che-che vuoi fare con quelle foto? E dammi il cellulare!-

Jeon provò a raggiungerla, ma la nana si trovava dall'altra parte del letto e così fu costretto a lanciarsi sul materasso e a gattonare per raggiungerla. Jisoo se la dette a gambe levate e sfrecciò verso il bagno, rischiando di essere catturata dal ragazzo.
Una volta al sicuro, si chiuse a chiave e tirò un sospiro di sollievo poggiando le spalle sulla superficie liscia della porta.

- Yah, apri o la sfondo!- urlò lui sbattendo i pugni con violenza. Jisoo non la smetteva di ridere, solo lei riusciva a creare quel tipo di situazioni.

- Park Jisoo! Non lo ripeterò un'altra volta, apri questa dannata porta!- continuò a minacciarla Jeon.

- Non ci penso nemmeno- disse di rimando la castana.

Ora, era ovvio che Jungkook non avesse intenzione sul serio di sfondare la porta - anche perchè se il manager e i ragazzi lo avessero scoperto avrebbero dato di matto con la faccenda degli scandali eccetera -, ma si trattava pur sempre di una pazza figlia di Satana che possedeva in galleria chissà quali foto oscene che lo ritraevano. Maledetto il giorno in cui le permise di rimanere in camera, si disse esasperato.
Poi una lampadina si accese nel cervello, segno che la ruota da criceto che aveva in zucca si era messa in funzione.

Si allontanò di poco dalla porta del bagno e attese in silenzio, in alcuni punti trattenne addirittura il respiro e tutto per farle credere di essersi arreso.
Difatti la preda cominciò ad acquistare sicurezza, la porta scattò e si aprì pian piano, Jeon alle calcagna mentre tratteneva risate soddisfatte.

Jisoo non ebbe neanche il tempo di uscire completamente dal cesso che il castano se la caricò su una spalla e la spinse bruscamente sul materasso, sovrastandola col suo metro e settantanove (noi precisiamo, non arrotondiamo come i siti ufficiali) di puro fascino.
Provò a levarle il cellulare dalle mani, ma la ragazza allungò il braccio più che poteva e strizzò gli occhi.

- Non vincerai mai contro di me, Jeon- affermò sicura.

- Lo vedremo-

Continuò a sovrastarla e strisciò verso l'alto cercando di afferrare quel fottuto aggeggio. Fallì in quanto la furbetta era ritornata a tenerselo stretto al petto non appena si accorse della sua intenzione, così pensò bene di farle il solletico: l'unica arma infallibile.
Jisoo prese a ridere e a contorcersi sotto il corpo di un Jeon bramoso, cercando di respirare regolarmente e di farlo smettere perchè, cavolo, era troppo divertente e quelle dannatissime dita sottili e affusolate sapevano come spedirla direttamente in manicomio.

- J-Jeon... ti prego, sto soffocando- biascicò con un filo di voce. Il giovane tirò uno dei suoi sorrisetti ambigui.

- Non soffocherai se mi dai il cellulare-

- N-non voglio farci niente... con quelle foto- spiegò lei, incominciando a scalciare e a boccheggiare sperando che entrasse almeno qualche centilitro d'ossigeno nei suoi polmoni.

- Ti aspetti che ci creda?-

Jisoo non fece altro che scalciare come un neonato, fin quando non accadde qualcosa di inaspettato.
La gamba destra tirò un calcio nelle chiappe di Jeon, abbastanza potente da far scontrare i loro bacini. I due spalancarono gli occhi dallo stupore simultaneamente e si guardarono impietriti, i corpi ancora perfettamente attaccati.
Quella, si disse lui, era la situazione più strana e ambigua che avesse mai vissuto. Essere tenuti in ostaggio da Jisoo in meno di quattro metri quadrati non era niente in confronto.

Era solo uno dei suoi pensieri perversi legati agli sbalzi di ormoni o quella era un'involontaria imitazione di... quella cosa che fanno insieme due persone quando si amano?
Nonostante ciò non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi impauriti di Jisoo, gli faceva tenerezza il modo in cui era sbiancata all'improvviso, e poi aveva come la voglia di avvicinarsi sempre di più alle sue labbra viola e screpolate. Sembravano fredde, voleva solo avere conferma.

Jisoo percepì il suo avvicinamento, se ne accorse dal fatto che la frangia sbatteva contro la sua fronte e i nasi si sfioravano. Mancava poco e il desiderio di tutta una vita si sarebbe avverato, Jeon stava incominciando a socchiudere gli occhi e si stava mordendo ripetutamente le labbra nel tentativo di inumidirle un po'.
Finalmente il moccioso era disposto a rubarle il suo primo bacio... se solo non si fosse allontanata di scatto dal suo viso.

- Scusami, scusami tanto. N-non l'ho fatto apposta, è capitato. Soffro così tanto il solletico che, insomma, è successo quel che è successo e...- il ragazzo scosse la testa sentendo il suo monologo a tratti interrotto da balbettii.

- Tranquilla non è successo niente. Sono io a dover chiedere scusa, mi sono comportato da imprudente- abbassò lo sguardo, un leggero rossore tinse le sue pallide guance.

- Allora io vado eh...- Jisoo si scostò da Jeon in modo impacciato e si maledì mentalmente, continuando a tenere stretto al suo petto il cellulare.

Jungkook dovette affrontare invece i suoi demoni, i responsabili dei sensi di colpa. Rimase meravigliato dal fatto che a riprendere possesso delle facoltà mentali fosse proprio lei, e anzi, l'avrebbe riempita di bacini alle guance per il suo autocontrollo.
Ma una domanda tormentava il suo povero cervello: se Jisoo non si fosse fermata fin dove si sarebbero spinti? L'avrebbe baciata davvero?

Ad interrompere il flusso dei suoi dilemmi fu proprio la diretta interessata, che sembrò essersi ripresa dallo stato di shock - hey, stiamo parlando di Jeon Jungkook che cerca di baciarti, preso dall'euforia del momento!
La sua testa spuntò da un angolo della stanza e si decise a rivolgergli la parola dopo l'imbarazzo.

- Comunque eliminerò quelle foto ad una condizione- esitò in attesa che Jeon le desse il consenso di proseguire. Lui sospirò affranto.

- Di' pure-

- Domani mattina devi accompagnarmi all'università- disse.
Jungkook inclinò di lato la testa, insomma, tutto qui? Data la sua mente demoniaca si aspettava chissà quale tortura.

- Vedrò di accompagnarti presto, in modo che nessuna pazzoide mi riconosca- scrollò le spalle e annuì.

- Fantastico. Oh, e prendimi in braccio a mo' di sposa, va bene?- sorrise innocentemente e si ritirò in bagno per sciacquarsi la faccia.
Udì un oggetto sbattere contro la porta, Jeon si era sfilato una ciabatta e gliel'aveva lanciata contro.

- Ti odio Park Jisoo!-































































* * *





















































































Al mattino Jisoo si svegliò molto presto - certo, non alle cinque come quando la costringeva l'idiota accanto, ma era pur sempre presto.
La sveglia sul cellulare trillò puntuale un'ora dopo del solito e la ragazza la spense con mugolii incomprensibili, tastando il comodino alla ricerca del dannato apparecchio che la sera prima aveva creato tutta quella tensione.
Quando lo trovò, lo tenne di fronte a sè ed assottigliò gli occhi giusto il necessario per scorgere il tasto di spegnimento e premerlo. Sbuffò e sbattè le braccia sul materasso, Jeon le dette le spalle e si sistemò meglio con la testa sul cuscino.

- Jeon, yah Jeon- lo chiamò lei picchiettando due dita sulla spalla sporgente.
Data la mancanza di risposte, Jisoo passò da una lieve pressione sulle sue povere spalle martoriate da duro lavoro allo scuotimento dell'intera parte superiore del corpo dell'Idol. In pratica gli era saltata addosso e si stava comportando come se dovesse eseguire un esorcismo.

Jeon d'altra parte spalancò d'improvviso gli occhi e le inviò un'occhiata assassina non appena si accorse del peso che aveva sullo stomaco.

- Scollati Satana- borbottò con la voce impastata dal sonno. Jisoo sorrise sarcastica.

- Finalmente il bambinello cocco di mamma si è svegliato! Cos'è, mi dai un soprannome diverso ogni giorno che passa?-

Jungkook roteò gli occhi al cielo soltanto a sentirla parlare di primo mattino. Per di più era abbastanza logorroica e usava paroloni alla Kim Namjoon, non è che gli piacesse molto sorbirsi i suoi scleri da studiosa.

- Dovrei aggiungerli alla lista di note dedicate a te, a partire da pazza, sfacciata, isterica, terremoto...- Jisoo continuò ad elencare gli adorabili nomignoli che la piccola peste le affibbiava, fin quando non sentì un fruscio sospetto e qualcosa di tessuto colpire il suo viso.
Si ridestò dai suoi pensieri e si tolse di dosso la maglia del pigiama che Jeon le aveva gentilmente consegnato.
Fece una smorfia di disgusto nella sua direzione, il castano ghignò.

- Avanti, so che appena mi ritiro in bagno non farai altro che sbaciucchiarla e venerarla come fosse una reliquia- commentò a braccia conserte.

- Credi così tanto di essere al centro della mia vita?-

Jeon scoppiò a ridere e la indicò.

- Guardati, hai fatto di tutto pur di raggiungere il tuo obbiettivo e dormire accanto al tuo idolo. Ora vieni pure a dirmi che non sono il centro della tua vita?- domandò, poi andò a farsi i propri comodi senza attendere ulteriori risposte. Jisoo scosse la testa.

- Muoviti e vedi di accompagnarmi nel modo in cui ti ho detto, altrimenti i tuoi boxer coi teschi finiranno su internet!- lo minacciò e tirò un sorriso diagonale nel sentirlo urlare.

- Che?!-

- Hai capito bene, i boxer, i calzini di Iron Man e la tua faccia cadaverica e senza trucco-

- Sei la mia rovina, Park Jisoo...-

- Ti voglio bene anch'io-



















Uscirono di nascosto dal dormitorio verso le otto meno due o tre minuti, erano in anticipo. Jungkook aveva unito la sua mano a quella della ragazza e si faceva strada guardando ripetutamente a destra e a manca con il terrore di essere colto in flagrante, Jisoo invece aveva lo sguardo puntato sulle ballerine e sorrideva ingenuamente, tenendosi a qualche centimetro di distanza dal giovane.

Una volta liberi da sospetti, sgattaiolarono via dall'agenzia e si nascosero dietro l'edificio per decidere il da farsi. Il castano abbassò la mascherina e parlò.

- Devo proprio prenderti in braccio?- chiese sperando in una risposta negativa.

E anzi, ci sperava così tanto che era disposto a pregare Dio tutte le sere e ad andare a messa ogni domenica.
Evidentemente il Signore si divertiva da matti guardando dall'alto dei cieli del Paradiso le sue figure di merda, perchè Jisoo annuì sadica e gli si avvicinò in attesa che lui se la caricasse addosso.

- Stronza...- mormorò imbronciato.

Allargò le braccia e si abbassò leggermente, prendendole le gambe e tenendole abbastanza inclinate e al contempo la strinse al suo petto per evitare che si sporgesse con la testa all'indietro. Jisoo nel frattempo aveva lo zaino in grembo e il viso seminascosto nell'incavo del collo di Jeon, il quale sembrava infastidito e scocciato.

- Da che parte si va, genio?- fece lui con un po' di fatica, quella nana pesava parecchio.

- Prosegui dritto, ti dirò quando svoltare a sinistra- rispose lei imitando la voce atona registrata nei GPS.

- Che bello, ti sei trasformata pure in un navigatore!- esclamò un Jeon che sprizzava acidità da tutti i pori.

Se la caricò meglio sul petto, Jisoo mise una mano sulla sua spalla libera e si accoccolò chiudendo gli occhi e inalando il profumo della sua pelle, un po' com'era successo la sera del loro primissimo incontro.
Jungkook non negò ai meandri della sua mente che stava provando una vergogna atroce, non era tanto la paura di essere avvistati da qualche fan quanto il fatto di averle permesso così facilmente di accedere alla sua vita privata. Che poi così privata non era, ma questi sono dettagli.

Aveva il respiro affannato, non è che fosse abituato a tenere in braccio a lungo dei mini ippopotami, aggiungiamo il fatto che fino a prova contraria Jisoo era una ragazza - precisiamo, ragazzA. E lui era fottutamente spaventato da quegli esseri mostruosi e ammalianti.




Passeggiarono sui marciapiedi seouliani guadagnandosi occhiate sconvolte da alcuni passanti, fortuna che alle otto di mattina poca gente circolava in giro.
Entrambi ridacchiarono quando un'auto si fermò e il conducente domandò se la ragazza avesse bisogno di aiuto e se si fosse rotta qualcosa, Jeon rispose mascherando il suo vero tono di voce e scosse la testa.
Videro quel poveretto filare dritto e incrociarono lo sguardo. Non riuscirono a trattenere dei risolini infantili.

- La mia reputazione è andata a farsi fottere da quando ti ho conosciuta- disse soltanto.

- Ammettilo che ti faccio divertire- lo pizzicò lei.

- Mai. E poi non è vero-


Stettero in quelle condizioni fin quando la ragazza non arrivò proprio di fronte al cancello scolastico, solo allora si dimenò e lasciò l'altro in pace.

- E' qui che studi? Bene, allora io vado- l'avvisò e fece dietrofront con un braccio alzato in segno di saluto.

- Non così in fretta, moccioso- Jisoo lo prese per il cappuccio e lo tirò nella sua direzione, facendolo indietreggiare.

- Che vuoi ancora?- chiese spazientito lui.

- Ringraziarti, in fondo in fondo non sei tanto male- abbozzò un sorriso e chinò la testa da brava coreana. Jeon la imitò.

- Mi raccomando sbatti la testa sui libri-

- E tu mi raccomando ingozzati di cibo e poi brucialo ballando con gli altri-

Si salutarono con due risate e si separarono imboccando ognuno strade diverse.
Jisoo entrò in classe e non si degnò nemmeno di salutare Sharon e Rosalinda, aveva cose più importanti da fare. Come aggiornare le note dedicate al caro compagno di stanza, era arrivata all'undicesima.

- Nota numero 11: il marmocchio preso in esame è in assoluto il più strambo, lunatico e sarcastico presente sulla terra. Ciononostante dimostra di possedere una meticolosità non proprio comune a tutti e si impegna in ciò che ritiene giusto. Perchè diavolo sei simile a me, Jeon?! - lesse a bassa voce il paragrafo appena scritto, cancellando con una riga l'ultima frase.

La testa calda che si ritrovava non le impedì di pensarla, però.


***
Annyeoooong popolo!! E rieccomi qua.
Allora, sarò breve e concisa *risate generali. Lo sapete che non è vero*. 1) no, non sono morta. Per fortuna sono viva e vegeta (sull'ultimo punto c'è da discutere)  2) io vi avevo avvisato riguardo agli scleri, non voglio morti sulla coscienza pls *si nasconde sotto le coperte con i peluche dei bangtan (che non può comprare perchè è povera ma vabbe)*
Ho postato in ritaaaaaaardo perchè, tra influenza che non se ne vuole andare, raffreddore, tosse, fazzoletti ovunque, ciclo che madonna non vi dico, compiti scolastici e vita sociale zero...... niente. Non ho trovato il tempo di aggiornare. Quantomeno ho dormito meglio di Yoongi, però XD penso che sarebbe fiero di me. Sono una brava ARMY.
Calcolando il fatto che non ho manco il tempo per scrivere le robe che sto scrivendo----- vaaaabbè. Lasciamo perdere.
E pensiamo a questi due idioti cotti l'uno dell'altro. Allora, è successo. SI CAZZOOOO ANXQDXONDONCCQCX NSUDWFLTJ . No, in realtà fra esattamente otto capitoli dovrà accadere una cosa MOOOLTO più bella e romantica di sto scempio xD comunque sia sì, i Bangtan ormai li shippano peggio di me e della unnie, solo loro due non se ne rendono conto perchè entrambi sono scemi . Spero vi sia piaciuto tutte le scenette di cui è composto il capitolo, dalle coreografie in sala da ballo (hanno ragione quando dicono che non è stato un caso che Kook abbia messo Boy in luv ;) )  alle foto illegali di Jisoo, dal solletico (con annesso QUEL MOMENTO LI') al trattamento in stile principessa da parte di Jeon. Insomma, tutto.
Che altro dire? gente: ma statte zitta  ringrazio infinitamente chi legge, chi spende un po' del proprio tempo per recensire e chi segue la storia.
A tal proposito avevo pensato di postare degli spoiler/sondaggi riguardanti la fanfic su Instagram (dato che mi sono iscritta da poco e mi sembra una cosa divertente..?)... sooo chi vuole mi inserisce tra i followers, intaso le persone coi coreani pure lì, sono  @seagullmarty_  . Sarebbe bello fare un po' di sondaggi, tanto per essere interattivi :) 
Vi ringrazio tantissimo, siccome ho scritto troppo tronco qui e scappo xD  bacioniiiii  _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Stanchezza. Sonno e stanchezza, le uniche parole che balenavano qua e là nella mente di Jungkook.
Com'era arrivato al nocciolo della questione? Semplice, si era accorto della pressione e di tutte le ansie che gli mettevano addosso il signor Bang, i Bangtan, il manager e i coreografi.
All'inizio la sua era eccitazione, trepida attesa, adrenalina che scorre fluida e veloce nelle vene a causa dell'imponente comeback.
E gli piaceva da matti stare rinchiuso in sala da ballo ad esercitarsi sulla nuova coreografia e a riprovare quelle vecchie, gli piaceva condividere asciugamani impregnati di sudore nonostante la sua schizzinosità, gli piaceva andare a dormire con le orecchie pulsanti per via delle urla assordanti dei fans.
Poi però dovette fare i conti con la realtà.
Aveva incominciato ad avvertire il peso della fama che gravava sulla sua povera schiena martoriata, l'amicizia con gli hyung non bastava più, le sessioni di ballo neanche. Anzi, a dire il vero nulla era più abbastanza per Jungkook.
E le ore di sonno perse a rimuginare su pensieri malinconici - forse nascosti dal tempo sottoforma di una ferita mai cicatrizzata, o perlomeno a metà - di certo non miglioravano la sua condizione di disagio.

Namjoon si era accorto da un po' che qualcosa in lui non andava, essendo il responsabile di sei marmocchi alla deriva aveva provato più volte a chiedere se stesse bene sul serio, più volte lo aveva spronato a confidarsi. Ma Jeon era testardo, fermo nelle sue fottute idee autodistruttive.
Sorrideva falsamente e gli sventolava la mano davanti agli occhi, per poi proferire con totale disinvoltura uno dei suoi 'sto alla grande, non ti preoccupare hyung'.
Se qualcuno si azzardava ad ipotizzare il contrario o il moccioso lanciava occhiate assassine, oppure si difendeva scrollando le spalle.
Non sapeva perchè, evidentemente quel gesto era il suo segno distintivo, la prova della veridicità delle sue parole.

Jisoo era l'unica a non badare al suo status mentale, o meglio, l'unica a far finta di niente per continuare a pizzicarlo con i suoi capricci durante il giorno. Certo, anche lui aggiungeva la sua dose di stronzaggine per contrastarla, eppure nell'ultimo periodo non riusciva più a rispondere ai suoi segnali.
Era diventato improvvisamente menefreghista e a Park Jisoo non andava affatto bene.







I sette angioletti erano tentuti in ostaggio dalle stylist da ormai più di sei ore, avevano usato come scusante il fatto che ognuno di loro avesse un visetto difficile da truccare.
Per non parlare della pelle impura e con tracce di brufoli, dovevano nascondere quelle oscenità con abbondante fondotinta, fard, matite, matitine e matitone varie o gli scandali sulla skin care sarebbero diventati i piatti principali della cena.

Jin era bello stravaccato su uno dei divanetti in pelle rossa, intento a leggere uno dei libri dell'università; Hoseok si stava lasciando cullare dall'incessante rumore del phon che scompigliava i suoi capelli umidicci e nel mentre sonnecchiava a testa bassa; Namjoon giocherellava su uno dei gameboy rubati a Jimin; Yoongi aveva il viso praticamente attaccato allo specchio, tanta era la mania di controllare che fosse tutto a posto; Taehyung e Jimin percorrevano l'intero perimetro del camerino correndo e urlando in lingue pescate direttamente dal Neolitico.
Poi c'era Jeon, l'enigmatico, malinconico e perennemente imbronciato Jeon.

Stava provando ad accordare la sua chitarra in mezzo a tutto quel frastuono, quando era giù di morale sentiva il bisogno di suonare Paper Hearts, una delle sue canzoni preferite che - tra l'altro - aveva scelto come una delle sue prime cover.
Era assorto in ciò che stava combinando, completamente trasportato dalle note brevi ed imprecise emesse dalle corde della chitarra, quando il divano si affossò all'improvviso.
Sussultò per lo spavento e voltò il capo in direzione della balena che aveva avuto la brillante idea di buttarsi a peso morto su quel dannato divanetto in pelle rovinata.
E a proposito di balene, l'essere in questione era proprio Park Jisoo.

Roteò gli occhi al cielo e sospirò, evitando di lasciar trapelare tutta la sua esasperazione.

- Cosa vuoi, piccolo pachiderma?- domandò sarcastico.
La ragazza tirò un sorriso gigante e sfarfallò le ciglia, avvicinandosi di più al castano e continuando a fissarlo in modo ambiguo.
Jeon si disse che quel suo sguardo non prometteva nulla di buono, era un aegyo e in quelle settimane capì che Jisoo sfoggiava gli occhioni dolci solo se voleva favori e robe simili.

- Che stai facendo?-

Il ragazzo le regalò una delle sue migliori pokerface di sempre.

- Non è ovvio? Sono appollaiato su un divano malmesso con una chitarra sulle gambe. Cerco di accordarla ma c'è troppo casino-

- Suonala quando ritorniamo in agenzia-

Jisoo si guadagnò una risatina stridula, segno che il compagno la stava prendendo in giro.

- Manca meno di un'ora alla nostra comparsa in televisione, sono nervoso e l'unico aggeggio che mi calma è questo strumento che ho nelle mani. Ora smamma-

Jeon le mostrò la chitarra tenendola per il manico e minacciò di tirargliela in testa con un gesto secco, al che la ragazza se la dette a gambe levate, piuttosto divertita dalle reazioni di un maknae agitato. Egli, d'altro canto, quando fu sicuro che non era presente alcuna traccia dell'arpia nel raggio di cinque metri, ricominciò a farsi i propri comodi.
Era quasi riuscito a posare il plettro su una delle corde, ma Jisoo lo battè sul tempo.
Rischiò addirittura di rompere la chitarra. La sua bambina, precisiamo.

Si morse a sangue il labbro inferiore e si voltò a rallentatore verso la guastafeste, un paio di occhi incazzati neri squadravano la sua figura dall'alto in basso.

- Smettila di sfondare il divano!- la rimproverò.

- Voglio imparare a suonare la chitarra!- esclamò l'altra con un pugno alzato e un faccino vittorioso. Jeon ridacchiò ironico.

- Scordatelo-

- E dai, ti prometto che farò la brava e imparerò subito- la ragazza unì le mani a mo' di preghiera e ricominciò col rituale per ammaliare il giovane, il sacro e benedettissimo aegyo.

- Come hai imparato a giocare alla playstation- le ricordò lui con un sorrisetto beffardo.

Jisoo sbattè le mani sul bracciolo libero e mugugnò lamenti incomprensibili all'orecchio umano. Jungkook rimase allibito dal comportamento infantile che la sua pazza compagna di stanza poteva assumere.

- Jungkook oppa, ho bisogno del tuo aiuto-

Ebbene, il caro signorino Jeon era disposto a mettere da parte quella rottura di scatole se solo non avesse pronunciato l'onorifico che più odiava al mondo.
Quattro lettere nella versione latinizzata, due orripilanti sillabe dell'alfabeto coreano: Oppa.
Potè quasi giurare che Jisoo fosse in cima alla lista personale di cose e persone odiose, ma quel nomignolo bastardo aveva scalato le classifiche con estrema rapidità nel corso degli anni.
Dato il suo carattere servizievole e accondiscendente, avrebbe potuto accettare di tutto, anche farsi assalire le spalle dai suoi sei idioti.

Ma quella parolina magica lo mandava letteralmente su tutte le furie, con le fans si tratteneva solo perchè picchiare la gente in pubblico nuoceva alla reputazione e alla fedina penale.

- Cos'è che hai detto, esattamente?- inclinò di lato la testa e aggrottò le sopracciglia.
Jisoo pronunciò nuovamente le due sillabe responsabili dei suoi brividi di freddo.

- Ho detto che ho bisogno del tuo aiuto... oppa-

Jeon chiuse gli occhi e serrò la mascella, borbottando tra sè imprecazioni che la castana avrebbe fatto meglio a dimenticare all'istante.

- Non sono il tuo oppa. Non sono l'oppa di nessuno qui dentro- affermò con voce roca, sicura. Jisoo scosse la testa.

- Io sono più piccola di te, quindi tu sei il mio oppa-

- Quanti anni hai, graziosa donzella?- Jungkook rovistò nei meandri della sua mente alla ricerca dell'autocontrollo.

- Diciotto, il mio compleanno è a Dicembre-

In quel preciso istante Jimin e Taehyung saltellarono come due canguri australiani e si posizionarono di fronte a loro.

- Davvero sei nata a Dicembre?- domandò Jimin. Jisoo annuì.

- Che figo, sei nata nel mese di Natale!- Taehyung battè le mani entusiasta e si aggrappò alla schiena del compagno, incarnandosi in un koala.
Il maknae era infuriato, sorpreso e infuriato.

- Credevo avessimo entrambi diciannove anni- mormorò soltanto.

- Beh, credevi male-

- In che giorno sei nata?- continuò Taehyung. La ragazza tirò uno dei suoi sorrisi smaglianti.

- Indovina, è facile-

I due ragazzi si guardarono per una manciata di secondi e sgranarono gli occhi. Jimin tamburellò due dita sul mento e Taehyung si grattò la nuca.

- Possibile che..?- fece il primo.

- Sei nata il 25 Dicembre?- lo interruppe il biondo.

- Sfortunatamente sì-

- Come mai dici così? E' bellissimo, ricevi sia i regali natalizi che quelli del compleanno- rispose Jimin come se fosse ovvio.

- Sarebbe grandioso se fosse come dici tu, il problema è che tutti mi fanno gli auguri di Natale e dimenticano il fatto che sia nata nello stesso giorno di Gesù Cristo- rise amara la ragazza.
Jeon la schernì con l'indice puntato sul suo naso e un 'ah-ah!' esclamato così forte che i suoi schiamazzi divenivano udibili persino per gli europei.

I due compagni lo presero a gomitate sui fianchi, un po' come quando le mamme rimproverano i figli dopo che questi hanno combinato chissà quale guaio.

- Noi ci ricorderemo del tuo grande giorno, tranquilla- Taehyung sfoderò un bel sorriso quadrato e scompigliò con tenerezza i capelli di Jisoo.
Jeon fece smorfie contrariate. Non era gelosia, solo non si spiegava la ragione per cui i suoi hyung le davano così tanta retta da quando aveva messo piede alla BigHit.


Continuarono a chiacchierare del più e del meno con i membri dello staff, Yoongi e Jimin si erano dissociati un attimo giusto per riscaldare le voci. Jungkook era stufo di sentirsi ripetere nelle orecchie sempre le solite raccomandazioni - che, più che raccomandazioni, erano imposizioni. Doveva obbedire e basta.
Uno degli addetti al suono si avvicinò al mocciosetto e si arpionò alle sue spalle, tastandogli l'intera spina dorsale per sistemargli il microfono nella tasca del pantalone e far passare il filo connettore dietro l'orecchio.
Soo-Yeon lo accolse armata di gloss, ombretto e pennellino e terminò il lavoro con gli ultimi ritocchi.
Il castano fece per allontanarsi, ma la corvina gli accarezzò il viso e mormorò compiaciuta qualcosa riguardo a quanto fosse bello e a come dovesse far impazzire il popolo femminile - a detta sua - bisognoso di gioielli come lui.

Scartando i raptus omicidi di Jisoo e i sorrisi malvagi dell'antagonista, i Bangtan abbandonarono definitivamente quello stanzino accaldato e stettero impalati ad un passo dal palco pieno zeppo di luci e riflettori.
Si sorbirono in silenzio la paternale del manager e si prepararono mentalmente per la prossima ed ultima tappa: lo stage.















































* * *


























































Ricordate il panta rei di Eraclito? Ecco, dire che tutto scorre è sbagliato, perchè qui le uniche cose che scorrevano erano l'inquietudine e i sintomi dell'insonnia di Jeon Jungkook.
Era debole, Namjoon glielo ripeteva di continuo e Jin gli tirava scappellotti alla nuca perchè mangiava giusto il necessario per sopravvivere, ma lui non se ne curava e proseguiva per la sua strada verso la cocciutaggine e l'incoerenza.
Ed ecco che aveva fatto una delle sue memorabili figure di merda, non era uno stage che avrebbe ricordato con piacere.

Era inciampato in avanti facendo un misero saltello durante la coreografia di Dope, stava andando addosso ad Hoseok quando venne il turno di Fire e stonò al ponte di Blood, Sweat and Tears. I ragazzi gli lanciarono occhiate perplesse di tanto in tanto, un po' come se volessero chiedergli che cavolo avesse nella testolina bacata che si ritrovava.
Ma non erano i rimproveri silenziosi dei suoi compagni ad imbarazzarlo quanto le urla di stupore dei fans.
E come se non bastasse, venne convocato nell'ufficio del signor Bang non appena mise piede in agenzia. Namjoon e un segretario si offrirono di scortarlo fino alla destinazione, Jeon si sentì come se stesse andando a morire per la patria.

Una volta giunti al piano desiderato, il ragazzino fuggì alla chettichella rischiando di far cadere a terra l'immensa pila di fogli che aveva in mano, Namjoon scosse la testa affranto.

- Forza Kookie, ce la puoi fare!- lo incitò con una pacca alla spalla.
Il castano annuì mogio e bussò un paio di volte alla porta, non ebbe neanche il tempo di voltarsi dietro che del leader non vi era più traccia.
Scomparso così velocemente che i personaggi di un horror non reggevano il confronto.

- Avanti-

Jeon restò fermo sulla soglia della porta e si esibì in un perfetto inchino a novanta, considerando le pretese di mister BigHit. L'uomo gli fece segno di chiudere la porta e di sedersi, il maknae obbedì.

- Stiamo retrocedendo o sbaglio?- esordì roteando su se stesso con la sedia, le punte delle dita che facevano pressione su quelle dell'altra mano.

- I-in che senso, mi scusi?-

Bang ridacchiò nervoso, un pugno sbattuto sulla scrivania risvegliò Jungkook dal momentaneo stato di trance.
Troppa ansia, troppa tachicardia, troppo sonno, troppo tutto.

- Così capisci?- chiese riferendosi al gesto di qualche nanosecondo prima. Il castano annuì spaventato.
Seriamente, non c'era mostro peggiore del signor Bang arrabbiato col mondo intero.

- Questa sera hai compiuto errori su errori, rischiando di compromettere la bravura dei tuoi compagni. Hai sbagliato le coreografie e, ciliegina sulla torta, hai stonato come un asino che raglia al cielo. Complimenti Jeon Jungkook, davvero tanti complimenti- battè le mani, evidenziando l'ultima frase.
L'Idol stava a testa china.

- Guardami in faccia quando ti parlo, moccioso!- urlò poi, il ragazzo sussultò e sollevò lentamente lo sguardo fino a posarlo definitivamente sugli occhietti scuri del demone che aveva di fronte.

- Allora Jeon, hai intenzione di attorcigliarti su te stesso ancora per molto o vuoi darmi una spiegazione plausibile?- domandò ancora.

E Jungkook era sull'orlo di una crisi di pianto. Non voleva sorbirsi domande, non voleva pressioni e non voleva memorizzare interminabili sermoni.

- Mi pare di ritornare ai vecchi tempi. Cosa ti ho detto riguardo al tuo essere taciturno, te lo ricordi? Parla, parla anche a costo di sparare stronzate. Parla perchè altrimenti i giornalisti e tutti quegli uomini spietati non faranno altro che dire che sei un Idol snob e antipatico. Parla ed evita che quegli esseri spregevoli buttino merda sul tuo conto- proseguì Bang e al giovane tornarono alla mente le stesse identiche parole che gli vennero dette circa tre anni prima.

- Credo di essere stanco, dormo poco e mi alleno molto. Solo questo- bofonchiò dopo che l'uomo dovette cavargli i suoni direttamente dalle corde vocali.

- Solo questo? Ne sei sicuro?-

Jungkook annuì sincero.

- Menomale, pensavo al peggio. Che dire, vedremo di riempirti la dispensa di tisane rilassanti e di ridurti il lavoro- farfugliò Bang parandosi alcuni fogli spillati a meno di venti centimetri dal suo volto.
Il giovane attese la fuga verso la sua camera da letto. Il momento tanto agognato non tardò ad arrivare, Bang gli lanciò un'occhiataccia.

- Levati dai piedi e pensa a riposare, marmocchio- gli indicò con lo sguardo la porta dell'ufficio e ritornò ad esaminare i documenti.
Jeon saltò in piedi dalla poltroncina con un bell'inchino finale e abbandonò le scene ritirandosi nella stanzetta all'angolo del quarto piano.




Appena entrò nella sua adorata camera, non perse tempo e si fiondò direttamente in bagno, la sua vera meta. Era così agitato e scosso da emozioni contrastanti che non si curò di chiudersi a chiave, lasciò la porta socchiusa.
Poggiò le mani ai bordi del lavandino e tirò un lungo sospiro, fino a svuotare i polmoni.

Concentrò il suo sguardo sul pavimento, sebbene avesse il vuoto totale nella mente. Un flash sfrecciò davanti alla sua vista e le parole del signor Bang rieccheggiarono nelle orecchie. Non poteva permettersi una pausa, non poteva permettersi di riposare.
Doveva lavorare sodo, aveva bisogno di migliorare per il pubblico, per il mondo in cui viveva, per la gente chiacchierona, insomma per tutti.
Ma non per lui.
Eppure era stata una sua scelta, nessuno lo aveva forzato a diventare la bestia che era diventato.
Aveva sempre messo in secondo piano tutto ciò che riguardava la sua vita privata, in fondo le celebrità non ne hanno manco un briciolo. Non aveva messo in conto, però, che qualche volta si cade e ci si fa male.
Aveva dimenticato di essere un semplice ragazzino, un essere umano.

E diamine, avrebbe voluto prendere per il colletto delle loro fottute camicie perfettamente stirate tutti quei paparazzi che lo tormentavano da mattina a sera cercando di rubargli qualche parolina di troppo, qualcosa che alludesse al suo vero carattere, alla sua fragile personalità.
Avrebbe voluto urlare, prendere a pugni il muro di apatia e freddezza che chiunque ergeva nei suoi confronti, sgolarsi fino a perdere la voce e non aver più la possibilità di cantare ancora. E se necessario, si sarebbe amputato una gamba pur di non ballare, era convinto che non sarebbe stato così doloroso come dicevano.

Ci aveva provato e continuava a farlo, ma non aveva sonno. Certo, era stanco, ma non abbastanza da crollare sul pavimento, chiudere gli occhi e rilassarsi in una dimensione diversa da quella vita da cani randagi.
Sul retro del barattolo di tranquillanti vi era scritto che un consumo eccessivo portava alla dipendenza, in quel tipo di medicinali c'era sempre di mezzo un po' di droga, anche un nonnulla.
Era drogato e non ci aveva fatto caso. Drogato, un emerito idiota drogato, non seppe se ridere o piangere.

Con quest'ultimo pensiero incominciò a ridacchiare, dapprima in modo lieve, poi sempre più forte. Sembrava uno dei supercattivi dei cartoni animati.
Le risate prive di senso si trasformarono ben presto in lacrime di arrendevolezza, si meravigliò del fatto che avesse le guance completamente bagnate.
Alzò di poco lo sguardo, tanto bastava per osservare il suo riflesso pietoso allo specchio, fu lì che il pianto divenne un acquazzone di tristezza.

Le lacrime solcavano il viso come se fosse una routine, ormai abituate al percorso, e scendevano fino ad inumidirgli il collo. Alcune si infrangevano sul bordo del colletto della canottiera, altre proseguivano verso le clavicole e il petto.
Pianse a dirotto, pianse fino a perdere il conto dei minuti passati in bagno a disperarsi per il suo futuro, poi si decise ad agire.

Aprì il solito mobiletto accanto allo specchio, aveva ancora le mani tremanti quando si ritrovò a rigirarsi il barattolo di pillole, fortuna che non erano scadute.
Ne prese una bella manciata e le osservò intensamente, forse aveva sbagliato quantità, quelle erano troppe.
Scosse la testa e tirò su col naso, gettò il capo all'indietro e fece per ingerire quei piccoli sassolini miracolosi, quando la porta scorrevole si spalancò del tutto, rivelando sull'uscio una Jisoo scioccata.
Il ragazzo sgranò gli occhi e per lo stupore fece cadere a terra sia le pillole che il contenitore.

- Jungkook...- riuscì a sussurrare lei. Jeon deglutì e sbattè un paio di volte le palpebre, gli occhi pizzicavano nuovamente.

- Vattene via- asserì con calma apparente.
Jisoo allungò una mano verso di lui, se la stava facendo addosso per la paura.

- Che-che cos'erano..?-

- Cristo, ho detto vattene!- sbottò, le vene pulsavano sul collo e la castana lo notò.

Le stesse due venule che sbattevano contro la pelle quando si sforzava di raggiungere le note alte nelle canzoni, le aveva contemplate per così tanto tempo che si poteva dire che avesse imparato a memoria ogni suo singolo lineamento, ogni curva e ogni angolo del suo corpo.
Jisoo si torturò il labbro inferiore e fece di tutto per non piangere davanti a lui, invano. Gli occhi bruciavano troppo per contenersi.

- Vattene via di qui, mi stai rovinando la vita!- urlò ancora Jeon, stavolta avvicinandosi pericolosamente a lei e scuotendole le spalle.
L'altra puntò lo sguardo sui suoi piedi e continuò a piangere silenziosamente.

- N-non voglio- biascicò tra i singhiozzi.

- Che cosa?-

- Non voglio andarmene, voglio stare con te- con quell'ultima frase lasciò il bagno e si accomodò sul letto con la schiena incurvata e gli occhi che non la smettevano di lacrimare.

Era un incubo, uno scherzo del destino, non poteva essere altrimenti. Jeon, la sua piccola peste impertinente e iperattiva che assumeva psicofarmaci.
Non era possibile, era troppo orrendo per essere vero, troppo macabro, meschino.
Non si accorse che il ragazzo stesse squadrandola da qualche minuto con una spalla poggiata ad un angolo della stanza, timido all'improvviso.

- Lo dirai a qualcuno?- si azzardò a domandare. Al solo sentire la sua voce Jisoo ricambiò l'occhiata vitrea, inespressiva.

- Ti preoccupi sempre di cosa potrei fare?- formulò un'altra domanda, le corde vocali si erano accordate per lo sciopero senza nemmeno avvisarla.

- Io...-

- Vieni qui- mormorò successivamente.

Jeon non capì e inclinò di poco la testa, Jisoo battè piano una mano sul materasso e lo indicò con lo sguardo.
A malincuore il compagno fece come le aveva detto e l'affiancò titubante. La ragazza ingoiò a vuoto, le riserve di saliva erano terminate e lei era più imbarazzata che mai. Sfiorò con cautela l'avambraccio di Jeon e lo accarezzò, l'altro abbozzò un mezzo sorriso per il solletico, sembrava il fruscio del vento per quanto fosse stata delicata.

Continuò ad accarezzarlo fino a coinvolgerlo in un abbraccio. Non era chissà cosa, somigliava più ad un abbraccio materno ed erano passati anni da quando Jungkook non ne riceveva uno così.
Strizzò gli occhi e si lasciò sfuggire un singhiozzo, l'ennesimo.

- Sta' calmo, ci sono io con te-

Si disse che era una frase trisa e ritrisa almeno un miliardo di volte, eppure suonava così confortevole alle orecchie di Jungkook.
Avrebbe venduto l'anima al diavolo pur di sentirselo dire di nuovo, tutte le volte in cui ne aveva bisogno.

- Tu non sai niente di me- bofonchiò nascondendo il viso nell'incavo del collo di Jisoo, la schiena andava su e giù per il pianto represso.

- Non sai niente. Niente- ripetè cercando di risultare cattivo, quantomeno mister acidità in persona.
Jisoo gli intimò di fare silenzio e gli massaggiò la schiena con movimenti lenti e circolari che andavano a disperdersi per tutta la colonna vertebrale.

- Piangi, piangi sulla mia spalla, bagnamela con le tue lacrime se ti fa sentire meglio. Puoi anche riempirmi di moccio la maglia, basta che ti sfoghi e che la finisci di tenerti tutto dentro come se fossi un supereroe- proferì lasciandogli un piccolo bacio sulla scapola, così misero ed innocente che molto probabilmente Jeon non se n'era accorto.

Egli dal canto suo prese a ridere, sentì l'addome stringersi e contrarsi, poi uno strano tepore si fece strada dal petto fino alle spalle e allo stomaco e si allarmò.
Stava morendo per caso? Quelli erano i sintomi di un infarto, o forse no.
Forse era qualcosa di più piacevole di un arresto cardiaco e sapeva benissimo non aveva idea di quale tipo di magia nera si trattasse.

- Moccio?- si staccò dal corpo della compagna e le rivolse un'occhiata divertita. Jisoo ricambiò il sorriso.

- Sì, quella sostanza che ti cola dal naso- aggiunse sarcastica.

- Mi cola il naso? Ma che diavolo..!- Jeon fece per coprirsi ma la ragazza lo fermò.

- No, non volevo dire questo. Non ti cola il naso... oh, lascia stare- scoppiò a ridere e lo tirò a sè ancora una volta, stringendolo come se fosse l'ultima.
Jeon poggiò la guancia sulla sua spalla e socchiuse gli occhi con un sospiro.

- Voglio imparare- esordì lei.

- A suonare la chitarra?- si ricordò lui.

- Anche quello, ma voglio imparare a conoscerti-

Il castano fece una smorfia di disappunto che Jisoo non potè notare.

- Perchè? Cosa ci trovi in me di speciale?-

- Non c'è bisogno per forza che ti risponda, per me sei speciale e basta-

Bloccarono il contatto, Jeon non era ancora convinto della risposta e sfoggiò appieno tutta la sua insoddisfazione, coricandosi a pancia in su e sbuffando a braccia conserte. Jisoo si infilò nelle coperte e se le tirò più o meno all'altezza del petto.

- Stai meglio?- ruppe il ghiaccio dopo un paio di minuti trascorsi in silenzio tombale.

- Non ho sonno e mi da fastidio- fece il castano imbronciato. Jisoo sorrise beffarda.

- Sai, conosco un modo per farti dormire peggio di un ghiro in letargo- sentenziò con disinvoltura.

- Dici sul serio?-

Jeon non fece in tempo a sparare a raffica le sue domande da bambino curioso che l'altra gli si avvicinò al punto di fargli poggiare la testa sul suo petto.
Il giovane perse un battito nel percepire il corpo tiepido della compagna, non potè fare a meno di constatare mentalmente che l'unico indumento che lo separava dalla sua pelle nuda era la parte superiore del pigiama.
Arrossì di colpo e le mise una mano sul fianco nel tentativo di divincolarsi dalla presa ferrea e decisa dell'altra.

- Che stai facendo?!-

- Vedo di tranquillizzarti, però devi venirmi incontro o non funzionerà- roteò gli occhi al cielo lei, pur sapendo che era buio e che Jeon non avrebbe potuto mai vederla.

- No grazie, preferisco passare un'altra notte insonne-

Jungkook incominciò a tirare calci a vuoto e a respirare in modo affannato.

- Bamboccio, rimetti la testa sulle mie mammelle e pensa a qualcosa che non riguardi le ragazze o moriremo entrambi bruciati a causa del tuo rossore-

Avete presente Jisoo e il sarcasmo? Ecco, gemelli separati alla nascita.
Si sono ritrovati nel momento in cui la pazza isterica in questione ebbe borbottato con incertezza le sue prime sillabe circa diciotto anni e mezzo addietro.
Sta di fatto che comunque il caro Jeon fu costretto a darle retta e a spiaccicare una guancia sul suo petto, vicino ai gioielli femminili.

Non che avesse chissà quale seno gigante, sia chiaro - anzi, era piatta abbastanza da potersi permettere un travestimento maschile -, ma si trattava di una femmina e Jeon Jungkook aveva una paura fottuta di quelle sirene ammalianti.
Che poi Jisoo usasse il linguaggio di uno scaricatore di porto era un altro discorso.

E a proposito di Jisoo, aveva una mano affondata nei capelli del compagno mentre l'altra era infilata sotto il cuscino.
Gli accarezzava i capelli con spontaneità, doveva metterlo a suo agio, un po' come si fa con dei gattini diffidenti.
Ecco, Jungkook era un micetto privo di fiducia negli esseri umani e lei aveva il compito di guadagnarsela.
Le dita sottili vagavano dalla nuca fino alla fronte, tirandogli indietro la frangia e scoprendo il suo volto affievolito.

- Prometto che dormirai sereno- sussurrò al suo orecchio sorridendo.
Jeon mugugnò gemiti impercettibili e si fece involontariamente più vicino a lei, il braccio le circondò il fianco in modo quasi possessivo. Jisoo volle aggiungere qualcos'altro, ma venne preceduta da un lieve russare.

Trattenne un sorriso ingenuo e chiuse gli occhi, consapevole di aver appena abbattuto un paio di mattoni della fortezza cementata di orgoglio, falso egocentrismo e anaffettività che Jeon Jungkook si era creato nel corso degli anni.


***
Annyeoooong popolo!! Come promesso, ho aggiornato *compaiono dal nulla stelle filanti e trombette* yeeeeh!! Okay, passiamo alle cose serie. Per chi ha visto le storie su Instagram, sì, avevo postato uno spoileroneino piccino piccino eeeeeeee beh, come avete potuto vedere alla fine la situazione si è risolta al meglio *ancora per poco---coff cooofff*. Che aggiungere, Jisoo ce la sta mettendo tutta per farsi apprezzare da quell'asociale scontroso di Kook, prima o poi il suo faticoso lavoro darà dei frutti... giusto? XDXD 
Personalmente, ho amato la parte in cui la nostra pazzoide abbraccia il caro maknae prima di dormire, è un qualcosa di dolce e comico (si spera obv) allo stesso tempo sooooo non temete, la #KookieSoo regna xD  oh già, a proposito di spoilers, Soo-Yeon non resterà a guardare. Affatto. Nel prossimo capitolo accadrà una cosuccia che---- *non spoilera e si tappa la bocca. Me oggi è malvagia (si come no, ma chi mi crede.. TT)*
E dulcis in fundo, tantissimi auguri alla nostra speranza, al sunshine del mondo, al ragazzo dal sorriso in stile paralisi-facciale - ma sorride sempre, sorry eh! xD -, alla gentilezza e allegria in persona (okay la smetto di aggiungere tutte ste cose, o l'ego di Geioooop si ingigantisce v.v)... signore e signori, BUON COMPLEANNO AL NOSTRO FANTASTICO MAIN DANCER/RAPPER-CHE-PORCATROTA-ESCI-L'-HIXTAPE  JUNG HOSEOOOOOOK *____*
In Corea è già 19 febbraio, ma arrivo sempre in ritardo quindi... *si nasconde*   speriamo che abbia passato una bella giornata con gli altri/i suoi cari/gli amici/qualcuno-di-speciale (?) ^.^
Bene, concludo qui lo sclero o continuerò a rompervi le scatole fino a domattina. Un grande grazie a chi segue la storia, a chi recensisce e a chi la legge, mi rendete felice almeno voi ahahah :')   a presto e bacioni a tuttiiiiiii   _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Stranamente Jungkook si svegliò con molta tranquillità quella mattina. Forse perchè era il giorno libero della combriccola, eppure sentiva che c'era qualcosa sotto, qualcosa che lui doveva assolutamente ricordare.
Strizzò gli occhi e sbattè le palpebre un paio di volte, espirando pesantemente dal naso e stringendosi di più all'apparente ammasso di coperte che aveva accanto.
Non appena si accorse che ciò che teneva a sè in modo possessivo non erano le coperte bensì un corpo umano sbiancò.
La tachicardia ricominciò a farsi sentire e il cuore minacciava di sfondargli la cassa toracica da un momento all'altro, talmente batteva forte.

Impaurito e con un pizzico di insicurezza, rivolse lo sguardo sopra di lui e notò il viso di Jisoo spiaccicato sul cuscino, fu allora che tentò in tutti i modi di dimenarsi e saltare fuori da quel letto troppo ingombrante, piuttosto piccolo per ospitare due persone.
Nel mentre continuava ad osservare il volto riposato della compagna e il suo sguardo cambiò, una scintilla luccicante attraversò i suoi occhi ambrati.

I capelli riccioluti della ragazza erano sparsi a caso sulla federa imbottita, alcune ciocche andarono a solleticargli il naso e mancò poco che starnutisse; gli occhi vispi e furbetti erano socchiusi, potè notare che li muoveva - forse stava sognando e una vocina stridula e lontana gridava di voler essere il soggetto dei suoi scherzetti mentali -; dalle labbra fuoriusciva un sottile rivolo di saliva che aveva formato una piccola pozza sul tessuto del cuscino.

Sorrise a quella visuale, nonostante avesse la bava della compagna a pochi millimetri dal suo zigomo. Sorrise perchè contemplarla nella sua innocenza era un qualcosa di davvero tenero, e ad ingrandire il suo sorriso fu il ricordo del lungo abbraccio notturno, quasi si pentì di aver desiderato di interromperlo.

I dolori all'addome rispuntarono puntuali ed imperterriti come al solito, era da qualche giorno che lamentava i sintomi di una probabile indigestione, la cosa inspiegabile era che sentiva lo stomaco smuoversi solo quando c'era Jisoo nei paraggi.
Abbassò lo sguardo, facendolo scorrere prima sul collo, poi sulle clavicole e infine sul petto, dando una sbirciatina improvvisa al seno.
Avvampò come se ci fossero quaranta gradi all'ombra e la lampadina nella sua testa ritrovò l'elettricità necessaria per accendersi e inviargli una bella scossetta: si stava innamorando per davvero.
E non ebbe nemmeno il bisogno di negarlo a se stesso, era fottutamente vero, si stava prendendo un'abnorme cotta per Park Jisoo e non aveva idea di che pesci prendere per contrastare i suoi sentimenti impazziti.

In War of Hormone ribadiva con fierezza che avrebbe di sicuro vinto le crisi adolescenziali, ora si ritrovava a ripetersi il contrario.

Scosse energicamente il capo e strinse di più il lembo del pigiama dell'altra, cercando di scollarsi.
Era un Idol strapieno di impegni, non aveva una fidanzata dai tempi delle scuole medie e un paio di tette sotto il naso di primo mattino gli facevano lo stesso effetto che fanno a qualsiasi essere di sesso maschile presente sulla faccia della terra.
Gay esclusi, ovviamente.

Purtroppo o per fortuna, i movimenti bruschi del birbante signorino Jeon fecero svegliare la purissima e ignara Jisoo, la quale tirò su col naso e leccò via dalle labbra la bava residua, emettendo suoni provenienti dai tempi dell'homo erectus con voce impastata dal sonno.
Il castano si sentì morire nell'esatto istante in cui lo sguardo pungente della ragazza si posò sui suoi occhi spalancati a mo' di cerbiatto impaurito.

- Che c'è?- borbottò con fare da cavernicola.
Jeon si chiese seriamente se avesse a che fare con una ragazza normale oppure con una sottospecie primitiva teletrasportata nei tempi moderni.

- Ho caldo e siamo attaccati come due sardine, allontanati- balbettò lui con le guance ancora arrossate, e figuriamoci se una ragazzuola attenta al suo beniamino come Jisoo non se ne sia accorta!
Tirò un sorriso enigmatico e socchiuse gli occhi, poi perse un battito. Anzi, forse due o tre.

- Ho sbavato?- chiese spaventata.

Jungkook, per quanto volesse sputarle in faccia la verità così da dare ascolto - una buona volta - alla parte razionale del suo cervello, scosse la testa in segno di negazione.
Quella non ne era convinta.

- Allora ho scalciato e ti ho reso infertile?- continuò l'interrogatorio. Jeon negò nuovamente.

- Ho parlato nel sonno? Ho cercato di stuprarti? Ho urlato? Ti ho fatto del male inconsapevolmente? Insomma, muoviti e parla!- sparò a raffica lei.

Assillante e piena di vita già ai cinque secondi successivi al risveglio, pensò sarcastico il giovane.
Non voleva stare a sorbirsi le sue domande prive di senso logico, così si ritrovò costretto a poggiarle un dito sulle labbra e a regalarle un sorriso mozzafiato.
E sincero, soprattutto.

- Smettila di sbraitare! Non hai fatto niente, sei stata immobile come una statua. Voglio dire, dormiamo insieme da tre settimane e solo adesso ti preoccupi di ciò che combini durante il sonno?- mormorò roteando gli occhi al cielo.
Jisoo annuì alle parole del compagno e si morse il labbro inferiore con fare esitante.

- Quindi hai... dormito bene?-

Mai Jeon Jungkook fu più sicuro di pronunciare quella dannata frase che non sentiva vera da tempo immemore.

- Già, ho dormito alla grande-

Jisoo si imbarazzò, un sorrisetto ingenuo le dipinse il viso.
Si sentì orgogliosa di sè perchè per la prima volta da quando rompeva le scatole alla sua dolce ossessione era stata in grado di fare qualcosa a suo favore.

- Perfetto, mi... fa piacere. Ecco sì, mi fa piacere- farfugliò prendendosi millisecondi di pausa per girovagare nella sua mente incasinata e tirare fuori le parole giuste.
Non voleva affatto che Jeon fraintendesse.

Bloccò il contatto e si distanziò dal ragazzo giusto per afferrare il cellulare sul comodino e controllare l'ora. Si tirò su a sedere molto rapidamente, tanto che crollò affondando la nuca sul cuscino l'attimo dopo.
Aveva mal di testa e non aveva poi così tanta energia per saltellare qua e là.

- E' tardissimo, sono le nove e mezza!- esclamò schiacciandosi una mano in fronte, per poi lasciare che scivolasse su tutta la faccia. Jeon ridacchiò divertito.

- Tranquilla è domenica, abbiamo la giornata libera- proferì.

- Sarà, ma devo prepararmi per gli esami e non ho tempo per riposarmi- fece scettica lei.

- Quando li hai?-

- A Novembre-

La pokerface del mocciosetto Jeon non tardò a palesarsi di fronte al faccino triste di Jisoo.

- E ti disperi già da adesso?-

- Yah, sono una delle migliori nell'istituto. Scusa se ci tengo a fare bella figura!-







Mentre i due battibeccavano gesticolando e lasciandosi sfuggire qualche urla di troppo, Taehyung, Jin e Hoseok si ritrovarono a bighellonare insieme per il corridoio del loro piano, accompagnati da quattro chiacchiere e pettegolezzi riguardo vari artisti k-pop - in particolare Hoseok insisteva nell'affermare che Kai degli EXO era ancora fidanzato con Krystal delle f(x) e che chi gettava fango sulla loro relazione era un idiota nerd privo di vita sociale.
Fu inevitabile per Taehyung ribellarsi al discorso del compagno, sentendosi offeso per aver inserito la parola 'nerd' in un monologo in cui non c'entrava nulla.
In un certo senso era stato chiamato in causa e non gli andava bene, eomma Jin riportò la quiete perpetua imprimendo due belle manate sulla nuca di entrambi.

- Volete stare un po' zitti? Sento delle voci provenire dalla camera di Kookie- sussurrò portandosi l'indice sulle labbra.
Hoseok incrociò le braccia al petto e assunse un'espressione da intelligentone.

- Mi pare ovvio, dato che dorme insieme a Jisoo. Staranno parlando...-

- E come fai a saperlo?- si unì Taehyung.

- Cosa credi che possano fare due persone che dormono nello stesso letto?- ribattè il più grande, riuscendo a scatenare reazioni in TaeTae che spedirono il suo animo dolce e innocente direttamente in discarica.
A calci nel culo, per inciso.

E il biondo non era il solo a pensare male.

- Hoseok, stai dicendo sul serio? Secondo te stanno..?- Jin lasciò la richiesta in sospeso, così che l'investigatore targato Bangtan tirasse le somme per conto proprio.

Le risatine stridule e divertite di Jisoo e i mugolii in stile cane rabbioso del maknae non aiutavano affatto le loro menti perverse.
Il più piccolo si portò la mano alla bocca con fare indignato, Hoseok per sicurezza gli tappò anche le orecchie e rivolse uno sguardo disperato allo hyung.

- Che facciamo? E' contro il contratto! Eottoke!- frignò la speranza dei fan. E menomale che era considerato tale.

Jin assottigliò gli occhi e si avvicinò pericolosamente alla porta della stanza per sentire meglio.

- Al mio tre spalanchiamo la porta- ordinò.

- Ma è chiusa a chiave!- constatò Taehyung, che prontamente venne protetto da Hoseok.

- Ho la copia di quelle di tutte le stanze- rivelò Jin, gli altri spalancarono la bocca sconvolti e lui ridacchiò imbarazzato.

- Sono o non sono la mamma del gruppo? E' per qualsiasi evenienza- si giustificò.

Contò - si fa per dire - fino al tre e spalancò di scatto la porta della camera di Jeon, balzando all'interno di essa con un saltello degno di un ghepardo, nel mentre le teste degli altri due paladini della giustizia spuntarono dalle sue spalle lanciando occhiate terrorizzate al territorio estraneo.

- Mascalzoni! Che stavate combinando, eh?!- urlò il più grande assumendo una delle posizioni del kung fu, Taehyung si copriva il viso portando avanti le mani e Hoseok si era buttato a peso morto sul letto facendo vagare gli occhi prima su Jeon e poi su Jisoo.
I due compagni scrollarono le spalle e si guardarono come se niente fosse accaduto.

- Stavamo lottando con i cuscini e li abbiamo quasi distrutti- rispose Kook.

- Oh, buongiorno anche a voi ragazzi!- esclamò subito dopo Jisoo, tirando un sorriso a trecentocinquanta denti.
Gattonò verso Hoseok e gli scompigliò affettuosamente i capelli, lui si ritirò con fare diffidente. Tae tornò a nascondersi dietro Jin.

- Non stavate facendo nulla di strano?- proseguì lo hyung. Jeon e Park scossero la testa all'unisono.

- E niente che vada contro il contratto?- si unì Hoseok. Ricevettero un'altra risposta negativa.

- Niente di troppo malizioso per i miei occhi vergini?- fece Taehyung.
Jeon sbottò.

- Ma che vi prende?! Da quando in qua distruggere la stanza del nostro dormitorio va contro il contratto?-

- Kookie, noi...-

- Kookie un corno. Vi fate troppe seghe mentali, vado a lavarmi la faccia che è meglio- annunciò adirato il castano, che si alzò definitivamente dal letto e si rinchiuse in bagno.

Il rumore dell'acqua che scorreva sollevò il morale degli amici. Jisoo si sentì a disagio in mezzo a quei tre pazzoidi, erano troppo perfino per lei.

- Io, ehm... dovrei vestirmi- mormorò con voce flebile, indicando l'armadio con lo sguardo. Jin intuì e alzò le mani in segno di innocenza.

- Scusaci, togliamo il disturbo. Buona giornata Jisoo-yah- la salutò. La ragazza ricambiò con un leggero sorriso.















- Kookie, tu hai una cotta per Jisoo- l'unica frase che Jung Hoseok riusciva a pronunciare da ormai tutta la mattinata.
Sembrava un robot programmato apposta per far ronzare nella mente di Jeon solo quello.

- Non ho nessuna cotta, sto benissimo come devo dirtelo?- rispondeva imbronciato il maknae.

- In inglese- commentava ironico Jimin all'orecchio di Namjoon, ridacchiando subito dopo.

Il ragazzo dagli addominali di cioccolata aveva la capacità di parlare a bassissima voce, quasi come se emettesse infrasuoni, eppure Jeon riusciva sempre e comunque ad incastrarlo.

- Tu stai zitto, nanetto- gli si rivolgeva, per l'appunto.

E Jimin voleva reagire, voleva reagire sul serio e fargli capire che lì dentro era l'unico immaturo che aveva l'obbligo di portare rispetto per i ragazzi più grandi, ma Yoongi e il leader lo tenevano a cuccia come fosse un cagnolino arrabbiato. Un barboncino, sempre a detta di Jeon.

- Jungkook, lo sai che non possiamo avere relazioni sentimentali per almeno altri tre anni, vero?- gli domandò Jin. Jeon annuì scocciato.

- E sai anche che più la nostra popolarità aumenta, più il periodo da single si allunga, non è così?- parlò Namjoon.

- Ragazzi, non so davvero cosa vi stia passando per la testa. Per caso vi hanno avvelenato le bibite della scorsa serata e non ve ne siete accorti? Se non volete che abbia una ragazza come compagna di stanza fatemelo sapere prima, gentilmente- il castano sbuffò e fece per alzarsi dal divanetto su cui era tenuto in ostaggio dagli altri sei amici, quando la voce di Yoongi lo fece sobbalzare.

Sentire il suo parere lo inquietava da morire, essendo uno degli Idol più taciturni nella storia del k-pop.
Neanche lui raggiungeva i suoi livelli, Yoongi semplicemente non si preoccupava più di tanto di restare in eterno silenzio, la considerava una cosa normale.

- Non stiamo dicendo questo, solo dimostraci che non ti sei preso una sbandata per Jisoo- borbottò serio, gli occhi piccoli e scuri lo squadravano da capo a piedi senza far trapelare alcuna emozione.
Jeon alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere istericamente.

- Che cosa?!-

- Sì dai, dimostraci che Jisoo è soltanto tua amica e non ti romperemo più le palle. Parola di Bangtan!- Jimin alzò un pugno all'aria, tutto euforico all'idea.

Jungkook abbassò lo sguardo e si torturò il labbro inferiore fino a ferirlo, una gocciolina insignificante andò a posarsi sulla lingua e deglutì sentendo il tipico sapore amarognolo e metallico del sangue.
Ripensò alla castana, ai suoi sorrisi non identificati e alle pazzie che commetteva ogni fottuto giorno della sua vita. Ripensò inevitabilmente anche all'incontro ravvicinato della notte precedente, all'episodio imbarazzante in cui i loro bacini si sono scontrati e alla sera in cui ebbe modo di squadrare meglio il suo profilo e il suo collo latteo.

Sorrise beffardo e lanciò un'occhiata strafottente agli hyung.

- Accetto la sfida. Vi dimostrerò che il sottoscritto è l'international playboy di sempre-




































































* * *




















































































Jungkook si ritrovò catapultato in un'altra dimensione nell'esatto istante in cui si prese le responsabilità delle sue azioni, i Bangtan c'erano andati giù in maniera dannatamente pesante.
Fu costretto ad ignorare la sua costumista tuttofare per il corso dell'intera giornata, nonostante gli si appiccicasse di continuo per qualsiasi sciocchezza.
Un po' gli dispiaceva, in fondo si stava abituando al suo essere giocherellone e iperattivo, a tratti anche provocatorio, ma fin quando si trattava della poca confidenza gli andava bene.

E in effetti era da un pezzo che non diceva di no a qualcuno, in un certo senso si sentiva più potente, più forte a livello di personalità.
Stava considerandola una buona idea quella dei suoi hyung, in quanto aveva riscoperto un se stesso completamente diverso, più umano e meno succube, ma dovette cestinare il pensiero all'immediata missione affidatagli da Hoseok e Jimin.



Trotterellavano allegramente nel corridoio di fronte al loro camerino, quando il più grande dei due demoni tentatori lanciò la bomba.

- Il nostro ometto se la sta cavando abbastanza nell'ignorare la dolce Jisoo, che ne dici se gli facciamo recitare la parte di Jin nell'MV di Boy in luv?- propose circondando con un braccio le spalle della testa grigia.
Quest'ultimo d'altro canto sfoggiò uno dei suoi sorrisetti maliziosi e sghignazzò in modo malvagio.

- Certo, sarebbe perfetto-

Jeon, che stava passeggiando assieme a loro, s'intromise nella conversazione con un bel faccino sbigottito.

- I-in che senso? Quale parte? Inquadravano i nostri visi e ci riprendevano mentre ballavamo, quel video non è niente di che- bofonchiò scrollando le spalle, cercando di risultare più disinvolto possibile.
La verità era che se la stava facendo addosso dalla fifa, Hoseok a volte sapeva essere più malefico di Crudelia De Mon e la matrigna di Cenerentola messe insieme.

Purtroppo la scrollata di spalle del giovane - che di solito gli conferiva una certa aura di sicurezza e menefreghismo - non convinse i due amici e anzi, dovette sorbirsi i loro scleri da fangirl.
Il successo stava plagiando quei microcefali invertebrati.

- Kookie sai benissimo a cosa ci riferiamo. Se è vero che non sei attratto da Jisoo devi scegliere a casaccio una delle nostre stylist, sbatterla all'armadietto del camerino e baciarla- a spiegare la prossima missione fu Jimin, Hoseok gli faceva eco annuendo.
Il povero Jeon impallidì al solo sentir parlare di baci e slinguazzamenti.

- Baciarla? Sulla guancia?- domandò titubante, toccandosi lo zigomo con l'indice. I più grandi ridacchiarono.

- In bocca, Jungkook-

- Ma Jin non ha baciato la modella!- protestò il castano.

- Yah, devi dimostrarci che sei immune alle ragazze e quale modo migliore se non baciare una di loro e farci capire che non provi niente?-

Jeon accettò la sfida a malincuore, tirando un lungo sospiro nervoso e strizzando gli occhi per fare mente locale e autotranquillizzarsi.
Dopo quelle pessime figure si sarebbe sicuramente unito agli haters di Hoseok.
Oh già, e avrebbe urlato all'intera Corea che Jimin era un fottuto nano crudele con la faccia come il cu... sedere di Nicki Minaj.

Non ebbe neanche il tempo materiale per annuire che le due comari lo trascinarono nel luogo delle torture annunciando al resto della ciurma cosa avrebbe combinato di lì a poco.
Parlavano di coraggio e gli tiravano pacche alla schiena come se fosse uscito sano e salvo dalla pubertà, e invece tutto ciò che voleva fare Jeon in quel momento era scavarsi a mani nude una fossa e seppellirsi per i prossimi vent'anni.

- Allora ragazze, Jungkookie sceglierà una di voi come sua partner per la parodia di Jin del video di qualche anno fa. Schieratevi al muro e pregate affinchè il signorino si dia una mossa a prendere per mano la fortunata- l'ideatore della follia spiegò il tutto alle stylist, le quali obbedirono annoiate dai loro comportamenti infantili.

Insomma, avevano altro a cui pensare, era la loro giornata libera e dovevano dar retta sempre e comunque a quelle sette bestie assatanate.

Jungkook squadrò attentamente le giovani, una per una, manco avesse i raggi X al posto delle pupille.
Fece avanti e indietro un paio di volte con tanto di mani dietro la schiena, camminando a passo lento e rivolgendo lo sguardo al cielo di tanto in tanto.
Pensò ai volti delle ragazze e cercò conforto in Dio. Beh, ricordate il regno dei Cieli, gli angioletti e compagnia bella no?
Ecco, quando si trattava di Jeon Jungkook chiudevano il sipario e andavano a farsi i propri comodi, il Signore intanto sgranocchiava pop-corn gustandosi le sue disavventure.

Tornando alla scelta, ci riflettè per quasi cinque minuti, sembrava il protagonista di un qualche programma romantico in cui c'è sempre il solito tizio alla ricerca del vero amore.

Ye Eun, la truccatrice di Namjoon? No, troppo bassa e leggermente grassottella.
Yoon-Hee, la costumista di Yoongi? Nemmeno, aveva il viso lungo e le gambe magre e a banana.
Min Hye, la parrucchiera di Taehyung? Poteva andare, ma aveva qualcosa che non lo convinceva totalmente.

Nell'osservare la schiera di donne incrociò lo sguardo perso e quasi impaurito di Jisoo. Non trascorse neanche un millisecondo ed era già passato oltre, non poteva permettersi di fermarsi e stare a guardarla da idiota inebetito per ore.
Poi la prescelta rientrò nel suo raggio visivo e ghignò.

Era lei, l'unica e inimitabile.
Kim Soo-Yeon.

Non ci pensò due volte a schiudere la bocca in un sorriso sornione e ad afferrarle il polso, costringendola a correre con lui verso gli armadi pieni zeppi di vestiti di scena. La compagna biascicò un 'sì' vittorioso e si voltò verso Jisoo per regalarle una delle sue tante linguacce.
I Bangtan erano in attesa della sua interpretazione di Jin.

Prese Soo-Yeon per le spalle e la scosse leggermente, per poi sbatterla contro le pareti fredde e legnose degli armadietti e guardarla intensamente negli occhi.
La corvina ricambiò lo sguardo languido con un sorrisetto affatto innocente. Nel frattempo i ragazzi stavano intonando il ponte di Boy in luv.

Jeon si morse le labbra nel sentirli urlare alla meno peggio quel patetico voglio essere il tuo oppa e la truccatrice se ne accorse.

- Qualcosa non va... oppa?- domandò beffarda.

Il giovane inclinò di lato la testa in un gesto secco, piuttosto infastidito nel sentire quell'onorifico fuoriuscire dalla bocca di Soo-Yeon.

- Sai che odio quando una ragazza più grande di me mi chiama in quel modo- le sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra.

In sottofondo vi erano gli scleri di Jin, Hoseok e Namjoon.

- Oh, e come dovrei chiamarti?- continuò a provocarlo lei.

- Semmai sono io che dovrei usare gli onorifici con te... noona-

Jeon sorrise e annullò definitivamente le distanze poggiando con foga le labbra su quelle della ragazza, chiudendo gli occhi e sistemandosi meglio per rendere il contatto più intimo possibile.
In realtà non stava baciandola sul serio, aveva poggiato i pollici sulla sua bocca in modo che li dividessero, ma al contempo doveva far credere a quei sei diavoletti di essere un vero macho man che prende l'iniziativa.
Inclinò la testa e si fece più vicino a lei, che intanto faceva vagare le mani sulla sua schiena.

Un tonfo lo fece staccare da Soo-Yeon, i presenti si voltarono in direzione del rumore: qualcuno aveva appena abbandonato la sala sbattendo la porta.
Jeon si guardò intorno, aveva una mezza idea di chi potesse essere e i sospetti divennero reali quando si accorse che Jisoo mancava all'appello.

La sensazione di vomito tornò a far visita alla bocca del suo stomaco, e stavolta non era una cosa positiva.


***
Annyeong popolo!! Innanzitutto buon sabato a tutti, and then passiamo al capitolo. Eh. E h .  Qua succedono guai grossi, Jungkook dovrà affrontare una Jisoo armata di pantofola e manico di scopa, pronta a colpirlo ovunque - e a castrarlo per punizione. Stavolta veramente, lol.   No dai, sto scherzando XDXD Dato che pare vi stiano piacendo i sondaggi (..? I hope that) ... litigheranno? Jisoo farà una scenata di gelosia? Jungkook si sente un po' in colpa?
In teoria non dovrei spoilerare, anche perchè queste cose sono chiarite all'inizio del prossimo capitolo v.v  ma farò un'eccezione - io faccio sempre eccezion---- vabbèèèè.

1) ........ eeeeeeh non proprio. Cioè, boh. Forse sì? Forse no? Diciamo che ho cercato di descrivere una coppia con alti e bassi - tanto ormai è chiaro che prima o poi accadrà il patatrac e Jeon cederà a quella menomata, sì sì xD -, che litiga e fa la pace subito dopo. Nonostante 'sta roba qui, spero vi accorgerete nei prossimi capitoli (in quelli finali, ahimè) che non è tutto oro quello che luccica e che, un po' per il carattere di Kookie e un po' per il suo lavoro stressante, non comunicheranno molto.
Quindi sì, mancherà la comunicazione, che è alla base di tutto. So è difficile che litighino di brutto, ecco ;)

2) Ho già risposto alla prima domanda - che tra l'altro ho posto io stessa. Ceh, mi faccio domande e mi do le risposte da sola. Che livelli...  Dicevo, ho già risposto ma potrebbe esserci qualcosina cheee...  *si tappa la bocca*

3) Jungkook è un irascibile orgoglioso di prima categoria, non potrebbe mai sentirsi in colpa per cose del genere  *peggio di Darcy in 'Orgoglio e Pregiudizio' insomma*. Ciò che prova forse è rimorso, pentimento per un qualcosa che non avrebbe dovuto fare e che invece ha fatto - in questo caso, dare retta ai suoi hyung idioti u.u  #sorrynotsorry.  Quindi sì, non si sente in colpa e al tempo stesso è mooolto preoccupato per la reazione di Jisoo.
Voi dite che avverrà?  Alla luce di quanto detto io ci rifletterei un po' prima di rispondere ;)  (due secondi, non di più LOOOOL).

Vaaaa bene, finita la sessione degli spoilers indesiderati, ringrazio infinitamente chi segue la storia, chi la legge e chi recensisce - la mia unnie mi ucciderà perchè le sto anticipando un casino di cose ma vabby (?). Siete tutti dolciosi e adorabili, davvero *-*  non mi aspettavo che questo sclero malpartorito potesse suscitare così tanta attenzione - cioè, per me è tanta *si nasconde* - eeeeeee niente, spero di non deludere le vostre aspettative e come sempre forza Kookie, ce la puoi fare che Jisoo non ti mangia XDXD
Scappo via, bacioniiiiii  _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Negli ultimi giorni il rapporto fra Jungkook e Jisoo si era raffreddato, come se entrambi fossero ritornati al punto di partenza, con l'unica differenza nei ruoli: ora era lei quella acida e sarcastica, Jeon invece si sorbiva le frecciatine in silenzio e con un pizzico di imbarazzo.
Si sentiva in colpa per ciò che aveva combinato con Soo-Yeon e, anzi, a dire il vero non era stato nemmeno un qualcosa che voleva.
I suoi amici idioti avevano alzato il polverone e loro dovevano sgobbare, com'è giusto che sia.

In più si aggiungevano le numerose vittorie di premi, saltellavano da un programma a un altro e puntualmente si ritrovavano le mani impegnate a tenere statuette dalle forme più stravaganti di questo mondo. Inutile dire che il malefico signor Bang si alzava la mattina con un sorrisone stampato in faccia.
E a proposito del produttore, fu proprio lui a permettere ai ragazzi e allo staff di festeggiare l'ultima vittoria dei Bangtan con una bella serata scatenata in discoteca - una discoteca aperta solo ai VIP e parecchio discreta e internata rispetto alle altre, precisiamo.

Al solo sentire la notizia i ragazzi cacciarono urla di gioia che facevano intendere che non vivevano in modo spensierato da un bel po'.
Bang permise inoltre alle ragazze di godersi la serata portando anche qualche amico, purchè sapesse con quali esseri mostruosi doveva avere a che fare e purchè mantenesse il segreto.

Jisoo pensò subito a Sharon e Rosalinda, d'altronde si vedevano giusto a scuola e chiacchieravano velocemente al telefono fra una commissione e l'altra, poi però si disse che non aveva voglia di starsene rannicchiata in un angolino fino alle quattro del mattino sorseggiando del soju scadente e rifiutando le avances di qualche tizio straricco e ubriaco e cestinò l'idea.
Più che altro non aveva voglia di vedere il faccino pimpante e sorridente di Jeon mentre Soo-Yeon gli stava appiccicata alle calcagna, ma di questo non poteva farne parola con nessuno.

- Cosa?! Una super serata con Idol di tutti i tipi e tu non ci vuoi andare?- urlettò Sharon al cellulare, per l'appunto.
Jisoo dovette allontanare di qualche centimetro l'aggeggio dal suo orecchio per evitare di perdere l'udito precocemente. Chiuse gli occhi dai nervi e sbuffò.

- Esatto, non voglio andarci- affermò sicura.

- Io davvero non ti capisco, rispiegami il motivo- replicò l'altra con un tono di voce più serio di quello di un professore.

La castana alzò un sopracciglio e borbottò un aish scocciato.
Sbattè una mano sulla coscia e si accovacciò meglio sul materasso, il suo adorato compagno di stanza era a farsi i propri comodi in bagno come al solito.

- Diciamo che sono asociale e non voglio fare nuove amicizie-

- Diciamo che sei gelosa di Jungkookie fino al midollo e non vuoi ammetterlo- s'intromise Rosalinda, il rumore del phon trasmesso dal cellulare poteva udirsi fino agli Stati Uniti.

- Yah tu, perchè non ti fai gli affari tuoi?- brontolò Jisoo, ridacchiando l'attimo successivo.

- E poi non è vero che non lo ammetto, sono una persona gelosa, permalosa e possessiva. Ecco l'ho detto, contenta adesso?- aggiunse ironica.

Nel frattempo riuscì a sentire gli schiamazzi di Sharon riguardo al phon e alla voce stridula che la spagnola usava per cantare le sue fottute canzoni latine.
Un secondo più tardi un tonfo sordo le fece capire che la guerra era appena incominciata e che avrebbe fatto meglio a chiudere la telefonata.

- Scusami Jisoo-yah, sono troppo impegnata a cercare di uccidere questa pazza con il telecomando- la sentì mugugnare a denti stretti.

- Tranquilla e fa' con comodo. Allora ci sentiamo eh-

- Certo. Verremo con te!-

Jisoo fece per chiudere, quando elaborò la frase pronunciata dall'amica e inclinò di lato la testa con fare perplesso.

- Aspetta, cosa?-

- Verremo in discoteca con te, fatti trovare pronta-

- Ma...-

- Niente ma, alle nove in punto la sottoscritta e quell'altro orangotango saranno di fronte all'entrata della BigHit. Bacioni tesoro!- attaccò per prima e l'altra potè finalmente posare gli occhi sullo schermo che segnalava la chiamata terminata.

Non riusciva a crederci, aveva fatto tutto lei.
Schivando oggetti volanti non identificati e menando di brutto la collega con il telecomando del televisore per di più.

Si lasciò sfuggire un ringhio di rabbia e affondò il viso sul cuscino, intanto il rumore dell'acqua corrente si era arrestato, segno che quel mocciosetto aveva finito di docciarsi. Non perse altro tempo e si infilò sotto le coperte, prendendo un libro a caso dal comodino e nascondendo il volto fra le pagine di esso.
Aveva intenzione di ignorarlo per i prossimi dieci anni, se necessario.















































* * *


























































La serata successiva non tardò ad arrivare e, diamine, si presentò come un fulmine a ciel sereno, la giornata era passata davvero in fretta.
Forse perchè le schedule erano quasi vuote oppure perchè aveva speso la maggior parte del tempo a leggere uno dei suoi mattoni e a sgranocchiare snack poco salutari, sta di fatto che comunque il sole era calato ad una velocità mozzafiato e Park Jisoo si era ritrovata catapultata in camera con la testa infilata nell'armadio.

Era alla ricerca di un vestito decente, uno di quelli che non è nè troppo serio e nè troppo inguinale, ecco, ma ovviamente del capo ideale non c'era traccia.
Per fortuna Jeon era impegnato a farsi vestire in camerino e lei aveva la possibilità di gironzolare in camera - volendo - anche seminuda, la porta era chiusa a chiave con tanto di lucchetto e nessuno era così barbaro da sfondarla.

Dopo tanto vagabondare, se ne uscì con un abito bordeaux aderente al corpo e privo di spalline. Arrivava più o meno a metà coscia e lo trovava a dir poco perfetto, insomma, si sarebbe intonato con i colori delle sue guance nel caso qualche anima gentile le avesse fatto dei complimenti inaspettati.
Si cambiò in fretta e furia e mise l'eyeliner nella speranza di tracciare una linea sottile e all'insù, nel mentre imprecava per aver deciso di indossare i tacchi in un secondo momento, era a piedi scalzi e stava congelando per quanto fosse freddo il pavimento.





Una volta pronta - ergo dopo aver rischiato di rovinare il lavoretto sfilando davanti allo specchio con i trampoli che minacciavano di farla ruzzolare a terra con una caviglia slogata -, abbandonò la stanza e filò dritta verso la Hall dell'agenzia, scorgendo due esili figure davanti alle vetrate del portone e ricambiando lo sfacciato saluto con un timido cenno della mano: Sharon e Rosalinda sapevano farsi riconoscere.

Venne inondata dagli abbracci fin troppo affettuosi delle due amiche e dopodichè si fiondarono in uno dei furgoncini neri parcheggiati appositamente accanto all'edificio, entrambi erano diretti verso la stessa destinazione.










Tralasciando il viaggio riempito dai pettegolezzi delle due ragazze e dalle loro risatine maliziose ogniqualvolta Jisoo si azzardava a rispondere alle domande riguardo al signorino Kook, si prevedeva una lunga serata.
Jisoo non ne sarebbe uscita viva ed ebbe la conferma non appena mise piede nel gigantesco locale in cui erano rinchiusi i manager, i produttori, i musicisti e gli Idol più altolocati dell'intera Corea.
Rabbrividì nel sentir pronunciare da Rosalinda certe frasi.

- Questa sarà la nostra serata, Jisoo-yah!-

In effetti non aveva nulla di inappropriato, peccato che avesse aggiunto altro il nanosecondo successivo.

- Donne, scateniamoci!-

Ecco, quello fu il momento in cui Jisoo venne costretta a staccare la spina dal cervello e a lanciarsi contro il bancone dei drink sotto lo sguardo complice e divertito delle due tessitrici di trame meschine.

- Oh avanti, chiedi tu da bere. Io sono pure astemia- si lamentò la castana. Sharon scosse la testa.

- No no, tocca a te. Chi è che fa parte dello staff?- la incastrò con un sorriso beffardo. Jisoo assottigliò gli occhi e incrociò le braccia al petto, imbronciata.

- Touché- mormorò e rivolse lo sguardo al barista che, porca paletta, se solo il suo cuore non fosse stato occupato a provare sentimenti nei confronti di un Idol impertinente e ruffiano come Jeon Jungkook, quasi quasi ci avrebbe fatto un pensierino.

Insomma, il fisico da palestrato lo aveva e il visetto dolce e infantile era tipico degli asiatici. Poteva avere quarant'anni ma ne mostrava decisamente meno.

- Mi scusi, può preparare due coktail per le mie amiche perfavore?- si schiarì la voce e bofonchiò la domanda con le guance tinte di un lieve color pesca.
Il ragazzo le regalò un sorriso smagliante e poggiò un gomito sul tavolo, avvicinandosi di più a Jisoo.

- E per lei, bellezza?- attaccò con la voce più rauca e melodiosa che un uomo potesse mai avere.

Jisoo avvampò e ridacchiò imbarazzata, sentiva addosso lo sguardo pungente delle due ragazze e potè giurare che stavano indicandola facendo smorfie strane e borbottando mugolii incomprensibili.
Prima figura di merda: andata.

- I-io non bevo- miracolosamente le sue corde vocali si decisero a vibrare.
Il ragazzo sembrava non avere intenzione di finirla lì e si fece ancora più vicino a Jisoo, una manciata di centimetri e un filo d'aria a separare i due visi - uno dei quali stava per emettere fumo per quanto fosse rosso, precisiamo.

- Facciamo così, preparo i cocktail per le tue amiche e poi ti stupisco con un bel mix inventato al momento, ti va?- sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra, la castana deglutì. Sharon e Rosalinda batterono il cinque da vere fangirl.

- E-e va bene, basta che sia qualcosa di analcolico- si arrese infine.

- Sicuro, non voglio mica che una graziosa ragazza come te si becchi il mal di pancia!-

Jisoo sorrise e abbassò lo sguardo, l'altro si dileguò giusto il tempo di afferrare dei cilindri pieni di liquidi colorati, poi ritornò al suo posto facendo acrobazie con i contenitori. Rosalinda esclamò uno dei suoi sguaiati 'wooow' e tirò gomitate ai fianchi della castana, Sharon si era unita all'altra avvicinandosi al barista e ponendo domande indiscrete e senza senso.

- Ragazze, mi state mettendo a disagio- sibilò Jisoo sgranando gli occhi e intimando loro di piantarla.

- Uh, hai sentito Seung Jo? La tua dolce donzella è a disagio- Sharon scoppiò a ridere e la diretta interessata ebbe l'incontenibile voglia di trasformarsi in polvere.

Tra l'altro aveva appena scoperto il nome del ragazzo e non era stata nemmeno capace a chiederglielo per prima, stavano facendo tutto loro, così come la sera precedente.
Il giovane tirò un sorriso di circostanza e riuscì ad allontanarle con una scusa, successivamente chiese a Jisoo di accomodarsi su uno degli sgabelli. La ragazza accettò controvoglia e indicò la bevanda che si ritrovava sotto il naso.

- Che cos'è?-

- Un semplice mix di frutta esotica servita con del ghiaccio, nulla di più e nulla di meno- spiegò Seung Jo con una scrollata di spalle.

Jisoo non potè non notare che aveva compiuto uno dei gesti consueti di Jungkook e si maledì mentalmente.
Non chiese altro, prese il calice e bevve tutto d'un sorso, per poi strizzare gli occhi e darsi dei colpetti al petto.

- Brucia! Sicuro che non ci hai aggiunto niente?- domandò, la testa incominciò a girare apparentemente senza motivo.
Il ragazzo scosse la testa e versò un altro po' di succo al calice dell'altra, indicandolo con lo sguardo e facendole capire che doveva berlo. Jisoo obbedì e si lamentò nuovamente, stavolta tossendo come se avesse la bronchite.

- Andiamo, che sarà mai del succo di frutta mischiato con un po' di tequila!- esclamò d'improvviso il barista.
La castana lo guardò sconvolta, la lucidità iniziava a scarseggiare così come le riserve di neuroni.

- E' questo il mix di cui parlavi?- borbottò reprimendo un rutto osceno, i conati di vomito erano vicini.
Seung Jo scoppiò a ridere con tanto di mano all'addome e indice accusatorio puntato addosso a lei.

- Mi stai prendendo in giro?-

- Assolutamente no. Sei carina, dannatamente carina- disse e sorrise sorreggendosi il viso con una mano e specchiandosi negli occhi ambrati della ragazza.

- Mi stai prendendo in giro- confermò lei.

Continuarono a scambiarsi occhiate cariche di desiderio e ridacchiarono, incuranti dell'incessante musica a palla del DJ e delle urla della gente che ballava strusciandosi contro qualsiasi essere vivente presente nella mischia.
Per un attimo Jisoo immaginò che il viso di fronte fosse quello di Jungkook e non del barista, così si scusò un attimo e tirò fuori dalla sua borsetta un foglietto con una penna: le note dedicate alla sua peste.

- Cos'è?- chiese l'altro cercando di sbirciare, Jisoo allontanò il foglio con fare riservato.

- Sto aggiornando la mia lista dedicata al mio incubo peggiore- proferì e si allontanò per scrivere, prima che perdesse il controllo delle sue facoltà mentali.
Seung Jo la lasciò fare, non staccandole di dosso lo sguardo.
Jisoo annotò il flusso dei suoi pensieri, non voleva dimenticarlo.

Nota numero 18: la sottoscritta è rinchiusa in un locale snob a sorbirsi i complimenti di un affascinante barista che, a quanto pare, ha le stesse abitudini del signorino Jeon: sorridere in modo sghembo, scrollare le spalle, sputare sentenze a caso e squadrarmi insistentemente.
Sono qui per divertirmi e nonostante la sbronza crescente non riesco a non pensare a te, Jeon.
Cosa vuoi da me?!


Le semplici parole che macchiarono ulteriormente un foglio immacolato solo nel periodo in cui Jisoo non si era ancora decisa ad entrare nella vita di Jungkook.











I ragazzi stavano godendosi la serata ballando in modo frenetico e privo di ritmo nel bel mezzo della marmaglia di gente altamente alcolizzata, l'unico che si annoiava era proprio il caro Jeon, il quale si era distaccato dal gruppo con la scusa di voler restare un po' da solo con se stesso.

Prese posto su uno dei divanetti ancora liberi da individui che vi slinguazzano per sfogare le proprie pulsioni sessuali e voltò lo sguardo in giro, come se fosse alla ricerca di qualcuno.
E in effetti lo era, Jisoo non gli rivolgeva la parola più o meno da cinque-sei giorni ed era preoccupato per la sua incolumità in un luogo dove ogni scusa è buona per andare oltre i baci osceni.

Il bancone dei drink rientrò nel suo raggio visivo e fu lì che si accorse della sua presenza. Sorrise ingenuo nel constatare quanto diamine fosse bella truccata, con un vestito femminile e i tacchi, quando si accorse del ragazzo che flirtava spudoratamente con lei.
Storse il naso e assottigliò gli occhi, aggrappandosi al retro del divano e sporgendosi per vedere meglio, di certo non aveva intenzione di andarle vicino e chiedere cosa stesse combinando.
La reputazione se l'era rovinata fin troppo.

Notò che qualcosa non andava in Jisoo, era troppo euforica, rideva così forte che le urla giungevano fino alle sue orecchie e si comportava in modo parecchio spavaldo e spontaneo. Era... strana, diversa, innaturale e non gli andava bene per niente. O forse era quell'insulso barista che le parlava col fiato sul viso a non andargli bene.

Continuò ad osservare ogni suo minimo gesto e arrivò addirittura ad ignorare i richiami di Jin e Taehyung, ad un certo punto si stava annoiando, nessuno dei due faceva qualcosa di allarmante.
Trovò quasi normale il fatto che il ragazzo si fosse spostato dalla sua postazione e avesse circondato i fianchi della ragazza, una mano affondata nei capelli di lei mentre l'altra era impegnata a farsi strada verso il sedere, poi sgranò gli occhi alla scena e agì.

Non ci vide più dalla rabbia, i movimenti erano rapidi e completamente sconnessi dal cervello, in meno di mezzo secondo - prima che Park Jisoo finisse in qualche lurido cesso assieme a quell'essere infame - afferrò il polso della castana e l'allontanò dal compagno.

- Che cazzo fai?- mormorò a bassa voce, Jisoo mise il broncio e gli fece la linguaccia.

- Jeon, ma cosa vuoi? Prima ci provi con quella sottospecie di truccatrice, ora vieni da me... ma allora è vero che sei un playboy!- esclamò ridendo.
Non era decisamente lei. Seung Jo si rivolse al giovane con un grido nei suoi confronti.

- Yah, ridammi la mia bambolina e smamma!-

Fortuna che il caro Idol non amava bere, altrimenti quel tizio si sarebbe ritrovato il naso spaccato in due.
Non aveva ancora voglia di mandare a puttane la reputazione, per cui lo ignorò - con fatica - e strattonò Jisoo verso l'uscita del locale. La ragazza cominciò a protestare piagnucolando e cercando alla meno peggio di divincolarsi dalla presa ferrea di Jeon, non ottenendo alcun risultato effettivo.

Uscirono fuori all'aria aperta, Jungkook si coprì il volto con la mascherina e il cappuccio della felpa, intanto poggiò una mano sulla testa di Jisoo per far sì che avesse lo sguardo basso e che non incontrasse quello dei paparazzi appostati lì di proposito.
Nonostante fosse una discoteca riservata e piena di guardie del corpo, quegli esseri spregevoli riuscivano comunque ad intrufolarsi.

Si infilarono nel furgone del gruppo, Jeon fece cenno all'autista di dirigersi verso l'agenzia.

- Perchè l'hai fatto? Mi stavo divertendo da matti con Seung Jo!- esordì Jisoo, una lacrima solcò il suo viso pallido e stanco.
Il giovane serrò la mascella e trattenne dei risolini nervosi.

- Oh davvero? Ti saresti divertita anche se ti avesse portato in bagno e ti avesse scopato a sangue?- si lasciò sfuggire.

Jisoo, sebbene fosse tutto fuorchè lucida, spalancò la bocca esterrefatta e fece ciò che non avrebbe mai immaginato di fare: tirargli uno schiaffo.
Non seppe nemmeno dove pescò il coraggio, sentì solo il palmo della sua mano bruciare a causa del violento contatto con la guancia di Jeon. Egli voltò il capo dall'altro lato e ghignò massaggiandosi la parte colpita.
Jisoo si era già pentita del gesto, solo non sapeva come dirglielo e risultare credibile.

- Io non... cioè...-

- Non fa niente- la bloccò inaspettatamente il compagno. Jisoo sentiva non fosse stato abbastanza.

- Ma...-

- Torniamo a casa, okay? Dormiamo e non ci pensiamo più- propose lui. Jisoo era inespressiva.

- Quella non è una casa-

E Jungkook ebbe voglia di ridere spensierato soltanto a sentire le fesserie che blaterava. Certo, quella non era una casa, lo sapeva benissimo, ma lo stava diventando. Ed era solo a causa sua, però non poteva rivelarglielo. O meglio, non ancora.







































































* * *




























































































Misero piede all'interno della BigHit, il castano tirò un sospiro di sollievo solo dopo che si richiuse la porta della sua camera dietro la schiena, non era affatto comodo temere di essere assaliti da fotografi e paparazzi vari con una ragazza ubriaca accanto.
Non fece caso al fatto che quella si chiuse in bagno - anzi, lo interpretò come un segno normale - e si cambiò velocemente i vestiti, indossando il pigiama e infilandosi sotto le coperte in attesa che l'altra lo raggiungesse.

Aspettò a lungo, navigò su internet per evitare di allarmarsi inutilmente (era forse caduta nel water?) e sospirò lieto al suono dello scatto della porta del bagno, la pazzoide si era decisa ad uscire.

- Jungkook-ah- lo chiamò, il ragazzo scorse nel tono di voce una nota maliziosa.
Non rispose e fece finta di nulla, la compagna passò all'azione.

Si presentò di fronte a lui con le mani sui fianchi e sorridendo in modo ambiguo, Jeon sbiancò nell'osservarla: la chioma ondulata accarezzava la sua pelle fino alla schiena ed era completamente nuda se solo non avesse avuto l'intimo in pizzo nero a coprirle il necessario, ecco.
Ella ridacchiò alla reazione del ragazzo e si avvicinò ai piedi del letto barcollando, per poi poggiare mani e ginocchia sul materasso e gattonare verso un Jungkook rannicchiato nella sua porzione di letto.

- Volevo ringraziarti per avermi salvata dalle grinfie di quel ragazzo- esordì con sguardo languido ed esitante, Jeon deglutì. Non sapeva cosa rispondere.

Jisoo ne approfittò per avvicinarsi ancora di più al compagno, che intanto sudava freddo nonostante fosse rosso come l'incrocio malriuscito fra un peperone e un pomodoro maturo.

- F-figurati, chiunque l'avrebbe fatto al mio posto- balbettò a malapena.

La mano della ragazza si posò con estrema scioltezza sul suo petto e fece pressione affinchè il ragazzo si coricasse meglio. Si mise a cavalcioni su di lui e tenne il viso ad una distanza dannatamente ravvicinata, striminzita al massimo.
Un campanello d'allarme rimbombò nell'anticamera del cervello di Jeon, quella pazzoide era ubriaca e lui si stava eccitando. Non andava affatto bene.

Jisoo si scostò dal suo viso giusto per sussurrargli all'orecchio.

- E poi volevo chiederti scusa per lo schiaffo- disse flebilmente, mantenendo il tono di voce sensuale.

Jungkook strizzò gli occhi e si morse a sangue il labbro inferiore, improvvisamente i pantaloni del pigiama divennero stretti. Jisoo ritornò a guardarlo negli occhi, dischiuse le labbra e aggrottò leggermente le sopracciglia.
Squadrò per bene il suo volto impallidito e le guance arrossate, poi si soffermò sul collo latteo macchiato da un unico neo - quel puntino marrone che tanto adorava.

Si sporse verso la mandibola del giovane e vi lasciò un bacio a dir poco casto per la posizione in cui si trovava, Jeon stesso si meravigliò.
Ne seguì un altro poco più in basso, stavolta fu umido, tant'è che il ragazzo rabbrividì quando Jisoo soffiò sul lembo di pelle marchiato.
Continuò a regalargli bacini per tutta la lunghezza del collo, d'altronde non aveva idea di come si facesse un succhiotto nemmeno da ubriaca.

D'un tratto prese a sbottonargli in modo impacciato e maldestro la parte superiore del pigiama, armeggiando scocciata con i bottoni che non volevano infilarsi nelle asole, Jeon era impietrito al suo posto e la lasciava fare.
Non sapeva perchè si stava comportando in quel modo, una parte di lui desiderava ardentemente che si fermasse, l'altra però gridava che tutto ciò gli stava piacendo da impazzire - forse perchè non si divertiva con una ragazza da tempo immemore. Evidentemente non si era mai divertito in vita sua.

Quando Jisoo riuscì a sbottonargli la camicetta fino a scorgere le clavicole sporgenti, tirò un sorriso vittorioso e puntò lo sguardo sul castano.

- Voglio fare l'amore con te- mormorò all'orecchio con voce seria, ferma come non mai.

Fu allora che Jeon Jungkook riprese possesso delle sue facoltà mentali, mandò a quel paese le crisi ormonali e si rese conto di cosa stava per accadere.
Prese le mani della ragazza, ancora incollate ai lembi del suo pigiama, e gliele strinse forte scuotendo la testa.

- Non posso Jisoo, non posso- borbottò, una nota malinconica tradì il tono serio con cui aveva pensato di rivolgersi a lei. La compagna corrucciò la fronte.

- Perchè no?-

- Sei ubriaca, non posso-

E Jisoo ridacchiò, forse con sarcasmo.

- Non puoi o non vuoi?- chiese acida, per l'appunto. Jeon sussultò.

- Non posso- ripetè.

Jisoo abbassò lo sguardo, era ancora seduta in braccio al ragazzo e non aveva intenzione di scappare via.

- E' per Soo-Yeon, giusto?- biascicò piagnucolando.

- Eh?-

- E' perchè io non sono come lei, no? Cos'ho che non va? Ti piacciono le ragazze magre, magari con un bel seno e le gambe chilometriche? Io ho la ciccetta alle cosce e non ti va bene? E' perchè non ho la pancia piatta? Dimmi perchè!- urlò, le lacrime divennero copiose e Jeon si curò di scacciarle accarezzandole il viso con entrambe le mani.

- Mi piaci, è per questo che non posso- confessò con gli occhi lucidi. Jisoo sgranò gli occhi.

- Davvero?- domandò incredula, l'altro annuì. Sfoggiò un sorrisone che andava da guancia a guancia e alzò un pugno all'aria.

- Me lo ricorderò- promise sincera. Jeon rise.

- Certo, come no-

- Sul serio, domani mi sveglierò e mi ricorderò che il mio primo amore Jeon Jungkook si è dichiarato- proferì parlottando come una bambina, il compagno dovette ammettere che la trovava estremamente tenera.

Jisoo tornò a guardarlo un'ultima volta, poi si tappò la bocca e tossì. Jungkook afferrò il concetto, si alzò in fretta e furia dal letto e se la caricò in braccio, diretto verso il bagno. Pregò qualsiasi divinità dei Cieli affinchè l'altra non gli vomitasse addosso, e non appena giunse nella minuscola stanza la fece inginocchiare a terra e stette dietro di lei con una mano poggiata sulla fronte.
Era così sbronza che sarebbe potuta crollare con la testa nel cesso.

Jisoo vomitò di tutto, mancava poco che rimettesse l'anima, le palle degli occhi e le viscere, il suo stomaco si stava contorcendo in una maniera assurda e l'intero addome bruciava come se stesse andando a fuoco.
Si ridestò solo dopo dieci minuti buoni, più o meno quando Jeon era al limite di sopportazione e stava per avvertire il pronto soccorso.

Si sciacquò bocca e viso sotto lo sguardo apprensivo dell'altro e insieme tornarono a distendersi sul letto.
In realtà Jisoo crollò a peso morto sul materasso, tanto che Jeon fu costretto a sistemarle meglio le gambe sotto le coperte e a rimboccarle queste ultime fino al petto. Osservò come chiuse gli occhi lentamente e si lasciò sfuggire un leggero sorriso nel sentire il suo respiro pesante, l'osservò a lungo quando avrebbe fatto meglio a coricarsi nuovamente sul materasso e dormire a sonni tranquilli.

Si inclinò con insicurezza verso la guancia esposta della castana e la sfiorò poggiando distrattamente le labbra su una piccola porzione di pelle, fu un bacio davvero impercettibile, un nonnulla.

- Non potevo farti questo, non a te Jisoo. Non a te- le ultime parole che fuoriuscirono dalla sua bocca.
Fece per affiancarla, ma notò un foglietto spiegazzato che spuntava a metà dalla borsetta di Jisoo.

Di solito non gli piaceva frugare nelle cose degli altri, decise comunque di fare un'eccezione. Lo sfilò silenziosamente e lesse il contenuto con un sorriso gigante: erano le note su di lui.
Le lesse tutte, una ad una e faticò a trattenere le risate. Una nota fu in grado di fargli perdere un paio di battiti, un piacevole tepore lo invase fino alle spalle.

D'ora in avanti avrebbe considerato il 18 come numero fortunato.


***
... ma annyeong popoloooooo!! :D okay okay, lo so, sono in ritardo as always, non prendetemi a pomodorate per favore *si copre la testa con le braccia e comincia a scappare. In sottofondo il mio amatissimo 'dashi run run run' LOL* (?)
E' un aggiornamento lampo, nel senso che ho appena trovato uno scorcio di tempo da dedicare al sito e così ho postato. Scusatemi davvero tantissimo se non sono molto presente, ma quest'anno pare che i miei professori si siano coalizzati per rendermi la vita peggio dell'inferno dantesco, sooo non ce sto mai T.T
Pregate per me *modalità Papa Francesco: attivata*  affinchè sopravviva anche a questa settimana (interrogazione di inglese, quella sui canti del Purgavaffantorio, compito di italiano e compito di matematica... tutti uno dopo l'altro. Sopravvivo, sì o no? Dai che il sondaggio lo faccio qui XD)

Passando alla storieeeelllaaa... sì. SI'. Siete libere/i di sclerare. Jungkook ha finalmente aperto il suo cuore, peccato che sia una malefica di prima categoria e che gli abbia fatto dire quelle parole proprio quando Jisoo era ubriaca fradicia e ad un passo dal vomitargli in faccia. Già, peccato :D - tradotto: no, non si ricorderà un bel niente di ciò che è successo la notte, nè l'adorabile Kook avrà intenzione di dirle qualcosa. Consideratelo uno spoiler ;)

Ditemi un po', leggendo il capitolo credevate che Jisoo si sarebbe distratta con il barista? Dai è impensabile, cotta com'è di quel poppante v.v
Comunque non so che altro dire, penso che il capitolo sia abbastanza lungo da aver compensato l'assenza e che dica giù tutto. Non finirò mai di ringraziare le meravigliosissimissimissimissim----e persone che leggono (non mi aspettavo avesse tutto questo seguito *-* grazieeeeee, piango), T O M O M I  per la costanza nel recensire, chi guardicchia (?) gli spoilerini che posto - a proposito, chiedo venia se non sono molto attiva anche su insta *fugge via* -, mioneperdraco che non si è persa d'animo e alla fine ha iniziato la storia *me ride*  e tutti coloro che seguono la roba qui..... grazie, sul serio!

Bene, detto ciò vado via e faccio un tuffo nei libri ^^  bacioniiiiii   _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Il risveglio non fu decisamente uno dei migliori per Jisoo, anzi, fu così orribile che quasi quasi preferiva le canzoni demoniache del cellulare di Jungkook.
Si coricò sul fianco opposto a quello su cui trascorse l'intera nottata e mugugnò i soliti lamenti comprensibili - forse - agli australopitechi. Strizzò gli occhi e si sgranchì braccia e gambe, per poi mettere a fuoco il mondo esterno con la stessa vitalità dei Bangtan quando era ora di sgomberare la sala da ballo.
E non era neanche giusto fare un paragone del genere, dal momento che era lei ad occuparsene a causa del ricatto di Jeon.

A volte si domandava se se ne fosse dimenticato o se fosse ancora valido, nel dubbio continuava a fare il suo lavoro, in fondo ci aveva preso l'abitudine.
Allungò una mano verso la porzione di letto del compagno e tastò il materasso con un sorrisone, credendo di trovarvi un Jeon dormiente, ma dovette smantellare i castelli in aria quasi subito.
Della peste non c'era traccia.

Si tirò su a sedere in modo brusco, la testa girava manco fosse sulle montagne russe e così fu costretta a coricarsi nuovamente con il capo gettato all'indietro sul cuscino. Esattamente, che cavolo era successo la scorsa sera per avere una forte emicrania e la costante sensazione di vomitare l'anima nel primo luogo capitato a tiro?
Per puro caso spostò lo sguardo dal cuscino inviolato del ragazzo verso se stessa e sbiancò: che ci faceva in biancheria intima - tra l'altro anche sexy?

Stette per chiedersi davvero se non fosse successo qualcosa di imbarazzante fra lei e Kook, ma la sua mente venne distratta dall'incessante bussare alla porta da parte di qualche idiota rompiballe. Si tirò le coperte fin sopra la testa e mugolò un pauroso e mascherato 'chi è?', la risposta non si fece attendere.

- Siamo noi Jisoo, tranquilla- annunciò quella che riconobbe essere la voce di Jin.

Il secondo immediatamente successivo la porta si spalancò e in camera fecero capolino quattro ragazzuoli belli e perfetti già di primo mattino.
Jisoo spuntò lentamente dalle coperte, come fosse una bestiola diffidente dal mondo crudele che la circonda. Sentì una parte del letto affossarsi e capì che uno di loro stava affiancandola.

- Che ci fate qui? E perchè non siete ad allenarvi assieme agli altri tre dell'Ave Maria?- borbottò con sarcasmo. Il suo gemello, ricordiamo.

Il caro Jin le regalò uno dei suoi sorrisi smaglianti e scrollò le spalle con nonchalance, nel frattempo Taehyung gattonò sul materasso spalancando gli occhioni nel vano tentativo di imitare un tenero micetto.

- Dormito bene?- domandò a bassa voce, quasi temesse di dar fastidio alle povere orecchie martoriate della castana. Ella dal canto suo fece una smorfia con la bocca e sbuffò.

- Affatto. Mi sento uno schifo, che diamine è successo?-

Hoseok e Jin si scambiarono un'occhiata di intesa, il primo deglutì sfregandosi le mani in preda al nervosismo.

- Quindi... non ricordi niente di ieri sera, giusto?- fece. Jisoo assottigliò gli occhi, sospettosa.

- Cosa dovrei ricordare?-

- Beh, in discoteca il barista ti ha fatta ubriacare alla grande. Non ci eravamo accorti di nulla e se non fosse stato per Jungkook a quest'ora ti saresti risvegliata chissà dove con quel maniaco alle calcagna- spiegò Hoseok, una lieve incrinazione nel tono di voce fece intendere a Jisoo che la situazione era abbastanza seria.

- I-in che senso? Cos'ha fatto Jungkook? Ragazzi mi state spaventando e vi giuro che non ho la più pallida idea di cosa stiate dicendo- biascicò flebilmente.
Si sentiva spaesata e come se non bastasse le parole dei ragazzi le provocavano fitte assurde alle tempie. Non era una bella sensazione.

- Jungkook ti ha salvata, Jisoo!- aggiunse Jin.

La castana sbattè un paio di volte le palpebre e dischiuse la bocca, dire che fosse sorpresa è un eufemismo. Hoseok ridacchiò alla sua reazione e le scompigliò affettuosamente i capelli, nel mentre Taehyung cercava di infilarsi in mezzo ai due giovani per partecipare alla conversazione.

- Il nostro Kookie ti ha portata via dalle grinfie di quel moccioso e si è occupato di te prima che prendessi sonno- sentenziò con fierezza, Hoseok gli tirò uno scappellotto alla nuca borbottando qualcosa a proposito del fatto che avrebbe dovuto smetterla di fare il finto eroe, Jisoo abbozzò un sorriso.

- Ti ha presa in braccio e ti ha messa a letto- fece Jin.

- Ed è corso in bagno assieme a te quando dovevi vomitare- si unì Taehyung.
Jisoo sentì il sangue salire prepotentemente verso le gote, il sorriso luminoso si trasformò in una smorfia di disappunto.

- Vi ha raccontato tutto nei minimi dettagli, eh?- mormorò a braccia conserte. I ragazzi annuirono in sincronia.

- Ha detto che pesi quanto un cucciolo di ippopotamo- ridacchiò ancora Taehyung, beccandosi le occhiate infuocate degli altri due membri del gruppo.

Intanto un rumore sordo proveniente dall'altro lato del letto fece sussultare tutti e tre: Yoongi si era buttato a peso morto sul materasso. Il corvino, sentendosi addosso gli sguardi pungenti degli amici, ricambiò l'occhiata e sfoderò appieno tutta la sua perplessità.

- Che c'è? Anche se sono le dieci e mezza ho sonno- borbottò nascondendo il viso sul cuscino.

- Le dieci e mezza?!- urlò Jisoo.

- Oh calmati, siamo stati così carini da portarti la colazione- Jin si allontanò un breve istante per afferrare il vassoio ricolmo di dolci e ritornò poggiandolo sulle gambe della ragazza, che annusò il contenuto e approvò il risultato dell'impegno dei Bangtan con un sorriso sornione e due pollici all'insù.

- Mangia tanto e rimettiti presto- proferì Hoseok.

- E non bere senza le tue guardie del corpo nei paraggi- ammiccò Jin, facendola arrossire ulteriormente.
Non pensava di essere entrata nei loro cuori così in fretta, a stento represse un sorrisetto ingenuo.

- Dì a Jungkook che deve smetterla di spruzzarsi profumo da donna o le fans sospetteranno che sia gay- aggiunse Yoongi.
Hoseok roteò gli occhi al cielo.

- Ha il fetish-



Lasciarono Jisoo alle sue cose con un braccio alzato in segno di saluto e quattro sorrisi di circostanza, non prima che Taehyung con la sua indole innocente formulasse domande retoriche e ricevesse una tirata d'orecchie da parte di Jin come risposta. La castana osservò i cornetti alla crema, il succo d'arancia e il cappuccino con uno sguardo a metà fra un leone e un T-Rex - entrambi affamati, precisiamo.
Non ebbe nemmeno il tempo di fiondarsi sul cibo e sfogare le sue frustrazioni che il cellulare trillò puntuale e pimpante, facendola sobbalzare.
Non appena lesse il nome sullo schermo pregò tutti i santi in Paradiso affinchè la chiacchierata durasse quanto l'apparizione di un fulmine in cielo.

Trascinò l'indice sul display e si portò velocemente l'aggeggio all'orecchio.

- Eomma!- esclamò con finto entusiasmo, intenta ad occupare le guance con due bocconi di pastella zuccherata alla crema.

- Jisoo-yah! Mi hai fatta preoccupare, hai idea di come possa sentirsi una mamma quando la figlia non le telefona l'ultimo giorno del mese come fa di solito?- esclamò la donna dall'altro capo del telefono.

- Non lo so, mammina. Tu come ti senti?- la scimmiottò Jisoo sprizzando acidità da tutti i pori.

Non sopportava dover avvisare la madre per qualsiasi evenienza come faceva fino a qualche anno prima, e ora che aveva finalmente trovato il coraggio di spiccare il volo verso la sua destinazione ne aveva perso la voglia. Non che non andasse d'accordo con la donna, sia chiaro, avevano al contrario un bel rapporto.
Solo voleva sentire meno giudizi e più senso d'indipendenza, tutto qui.

- Aish questa ragazzina impertinente... sto bene, ora che ho sentito la tua voce-

La chiacchiera ovviamente si prolungò, Jisoo riuscì a riassumere ciò che aveva combinato in un mese parlottando per una ventina di minuti e trascurando i dettagli.
O meglio, aveva provato ad accennare il fatto che lavorasse alla BigHit, ma mamma non la lasciava fiatare perchè sosteneva che stesse blaterando frottole su frottole.

- Avresti dovuto telefonarmi ieri, oggi è il primo di Novembre- la rimproverò con tono dolce. Jisoo annuì come se potesse vederla e sospirò sconsolata.

- Sono accadute così tante cose che proprio non ho potuto- farfugliò passandosi una mano sul viso stanco, di sicuro non aveva una bella cera.

- Del tipo?-

La ragazza puntò lo sguardo l'ennesima volta sulla biancheria che indossava, poi si decise a rispondere come si deve.

- Nulla di che. Sono andata in una lussuosa discoteca con Sharon e Rosalinda, un barista mi ha ingannata facendomi bere alcolici e Jeon Jungkook mi ha salvata portandomi al suo dormitorio. Oh, come se non bastasse sono seminuda e in testa mi circola la vaga sensazione di aver fatto qualcosa di altamente scandaloso per ripagare il favore- per l'appunto.
Seguì un silenzio tombale, Jisoo non riusciva a sentire altro che il classico ronzio del cellulare quando nessuno è impegnato a parlare, ma prima che potesse chiedere all'interlocutore che fine avesse fatto questi si decise a rispondere.

- Ancora con questa storia? E io che pensavo avessi trovato un ragazzo! Jisoo-yah, hai una fervida immaginazione lo sai?- ridacchiò la donna.

E Jisoo volle credere che fosse tutto frutto delle allucinazioni post-sbornia, volle crederci sul serio, ma non potè far nulla per contraddire la madre. Si limitò a sbuffare e a riprendere a strafogarsi di dolci tenendo la mente impegnata a sorbirsi gli scleri di mamma legati ad ogni singolo membro della loro abnorme famiglia, consapevole che nessuno avrebbe mai dato retta al suo sermone.

Era solo la svitata, schietta e sognatrice Park Jisoo, non esisteva motivo per associarsi a lei.























































* * *



































































 Se pensate che Jisoo sia stata così brava da non farsi riconoscere in discoteca vi sbagliate. E vi sbagliate anche se pensate che nessun'anima si sia accorta del suo continuo via vai dalla stanza del signorino Jeon, insomma, il karma appare e scompare come una lampadina che sta per fulminarsi.

Soo-Yeon aveva capito da un bel po' che qualcosa non andava negli sbalzi d'umore di Jungkook, così aveva pensato bene di rimanere fino a tardi in camerino, incurandosi della mancata compagnia delle altre ragazze dello staff - ogni scusa era buona per abbandonare l'agenzia e tornare alla vita normale quando sapevano meglio di lei che nè loro e nè i Bangtan ne possedevano una.
Aveva notato che tutte le volte in cui si tratteneva più del dovuto, a farle compagnia c'era sempre Park Jisoo.

E aveva notato anche che gironzolava allegramente assillando i ragazzi senza che questi si lamentassero della sua presenza, anzi, non sembravano molto sorpresi della sua lunga permanenza in agenzia.

A primo impatto pensò che il signor Bang l'avesse assunta per farle fare gli straordinari e non negò a se stessa che aveva provato soddisfazione, si divertiva nell'osservarla indaffarata tra una sala e l'altra da riordinare.
Poi si disse che c'era qualcosa di strano, a partire da Namjoon che le ribadiva costantemente di andare a riposare perchè al resto ci avrebbe pensato lei, la scusa poteva reggere un paio di giorni ma non un periodo lungo quasi un mese!

Così una notte, proprio quando aveva appena infilato le braccia nel suo cappotto beige e stava accingendosi ad entrare nell'ascensore che l'avrebbe condotta al piano terra, si accorse di una losca figura che entrò alla chettichella nell'ultima delle camere dei ragazzi - appunto, quella di Jeon.
E lo scatto della serratura non fece che confermare le sue ipotesi: Jisoo dormiva con lui, ecco spiegata la ragione per cui era sempre puntuale a lavoro.

Non scattò foto ingannevoli e simili, aveva solo voglia di indagare più a fondo nella faccenda. Si chiese varie volte che tipo di legame accomunasse il tenero ed innocente Kookie con quella pazzoide imbranata di Jisoo, magari erano lontani parenti oppure amici d'infanzia.
I sospetti divennero realtà quando in discoteca scorse il castano farsi strada nell'ammasso di corpi sudati e strattonare la ragazza fuori dal locale, un po' come se si stesse annoiando.

Capì chi era davvero Jisoo e capì perchè quel diavoletto di Jeon Jungkook non si era azzardato a baciarla il giorno della sfida con gli altri hyung.
Sperava fosse solamente questione di timidezza, ma si sbagliava di grosso. Eppure a sbagliarsi in maniera maggiore era proprio Jeon, che credeva di averla fatta franca fuggendo via dagli occhi vispi di Kim Soo-Yeon.

Non aveva considerato i tre anni e mezzo che la truccatrice aveva speso ad esplorare le zone più nascoste ed internate della sua mente.





Si organizzò con le ragazze dello staff, aveva intenzione di rendere un Inferno la vita di Jisoo e quando si ficcava in testa qualcosa era impossibile farle cambiare idea. D'altra parte le ragazze sembravano appoggiarla nel piano, anche loro si erano accorte che i ragazzi erano cambiati sin dall'arrivo della nanetta alla BigHit e beh, erano gelose abbastanza da desiderare ardentemente di riprendersi i Bangtan e isolare in un angolino la clandestina - proprio così, Soo-Yeon intuì ciò a cui Jeon si riferiva quel giorno affibbiando alla compagna un nomignolo del genere.

- Allora è vero! Il nostro Jungkookie ha la fidanzata!- esclamò scioccata Yoon-Hee, portandosi la mano alla bocca con fare teatrale.

- Non credo sia ufficiale- suppose Soo-Yeon. Ye Eun affiancò le due ragazze circondando le loro spalle con le braccia e facendo vagare lo sguardo da una all'altra.

- Ho sentito che è una stalker e che da noia a Kookie dai tempi del debutto dei BTS- proferì seria.

- Possibile..? Io so che tutte le loro sasaeng sono state allontanate dalla polizia-

- Una volta ho beccato Jungkook mentre usciva di qui incappucciato dalla testa ai piedi e indovinate un po'? Teneva per mano quella che mi sembrava fosse Park Jisoo-

- Oh, allora vedi che è vero! Stanno insieme, altro che stalker e contratti di lavoro-

- Voci di corridoio dicono che Jisoo sia qui solo grazie ai suoi voti scolastici, abbiamo a che fare con una sottospecie di genio moderno o qualcosa così-

Soo-Yeon sorrise ascoltando i vari pettegolezzi delle sue care colleghe. Incrociò le braccia al petto e si distaccò di poco dal gruppo, giusto il necessario per emergere e far sentire a tutte la sua proposta malefica.

- Ragazze va tutto bene. Jisoo vuole stare a contatto con i suoi beniamini ed è libera di farlo, mi auguro solo che riesca a saltellare allegramente nei cerchi di fuoco dell'Inferno che creeremo apposta per lei. Vorrei proprio vedere se è geniale come dicono- esordì massaggiandosi il mento con pollice ed indice, il suo cervello macchinava alla ricerca di un piano vincente per rispedirla a calci nel sedere lì nel luogo da cui proveniva.

- Le daremo filo da torcere già da oggi?- domandò Min Hye. La corvina incurvò le labbra in un sorriso diagonale.

- E che saranno mai degli incidenti involontari? Non lo facciamo mica di proposito!- rispose con un filo sottile di ironia tagliente.

Dopo essersi accordate per le piccole torture da infliggere all'ignara Jisoo, i sette angioletti raggruppati da Bang fecero capolino nel salone come di consueto, gli occhi delle stylist si illuminarono alla vista della loro compagna: sembrava così stressata e assonnata che un sonnambulo non avrebbe retto il confronto.
Soo-Yeon riuscì ad udire le brevi battute che scambiò con Jimin.

- Sicura di star bene? Sappiamo cos'hai passato ieri- diceva lui con fare apprensivo.

- Sicurissima. Non preoccuparti per me e va' a sederti, la tua parrucchiera ti aspetta- rispose lei con una pacca alla spalla.

Ritornò a comunicare col pensiero con le sue amiche e insieme fecero partire il conto alla rovescia in attesa dell'apertura del fuoco: i disastri erano appena incominciati.





















 Erano passate soltanto due ore da quando Jisoo aveva ricominciato con la routine in camerino, eppure sembrava fosse passato molto più tempo.
Merito, forse, delle tremende figuracce che stava compiendo. Una dopo l'altra.
A partire dai capelli di Namjoon, i quali avevano bisogno di una ritoccatina con la tintura dato che stavano ricrescendo con il suo colore naturale. La ragazza si era munita di ciotola e pennello ma del contenitore della tinta non c'era traccia, così pensò bene di fare un salto nello sgabuzzino all'angolo della sala - di solito tutte le cianfrusaglie erano ammucchiate lì.

Tornò dal grigio a mani vuote, accorgendosi poi che la ciotola si era riempita magicamente.
Si guardò a destra e a manca, nessuno le dava retta, scrollò le spalle e cominciò a tingere giusto le ciocche scolorite. E per fortuna non andò oltre, perchè una mezz'oretta più tardi tutte le stylist si misero ad urlettare alla vista delle meches verdi di Namjoon, Min Hye sbraitò contro la povera Jisoo.

- Ti rendi conto di ciò che hai combinato?! Ora chi lo sente il manager...- le uniche frasi che rimbombavano nel cervello della castana.
Abbassò il capo e s'inchinò innumerevoli volte, borbottando mianhae a volontà.
Si scusò anche col diretto interessato, che non sembrò poi così preoccupato e anzi, ebbe voglia addirittura di ironizzare sull'accaduto.

- Tutto sommato sono carini. Yah, Jiminie! Hai detto che volevi travestirti da Batman per Halloween o per Carnevale, finalmente potrò essere il tuo antagonista- urlò il nome dell'amico e ridacchiò, Jisoo alzò un angolo della bocca in un sorriso appena accennato.

E le disavventure non terminarono di certo con la tinta sbagliata al caro leader!
Una delle costumiste le chiese con apparente gentilezza di passare l'aspirapolvere accanto all'armadietto con i vestiti di scena e Jisoo obbedì come al suo solito, insomma, non si trattava chissà di quale faticaccia.
Si rimboccò le maniche e si mise subito al lavoro, sarebbe filato tutto liscio se solo si fosse accorta che accanto vi erano ingarbugliate numerose prolunghe collegate ai phon, alle piastre, spazzole elettriche e aggeggi vari. L'aspirapolvere s'inceppò passando vicino a tutti quei fili e quasi li aspirò, Jisoo fece di tutto pur di mantenere il controllo della situazione.
E levare i fili dalla boccuccia dell'elettrodomestico non fu semplice, tant'è che inciampò muovendo un passo all'indietro e cadde a terra come una pera cotta con i piedi incastrati nei nodi di quella sottospecie di gomitolo di prolunghe.

Soo-Yeon e Ye Eun scoppiarono in una grassa risata, anche qualche membro dei Bangtan sorrise alla scena eccetto Jin e Taehyung che si fiondarono da lei per aiutarla. Il maggiore dei due le tese la mano e la tirò su, Tae invece le scompigliò i capelli gironzolandole attorno per accertarsi che avesse tutto a posto e che non fosse sporca di polvere.

Jeon osservò la scenetta in silenzio, lo sguardo era insistente sulla figura di Jisoo e a volte lo distoglieva per puntarlo sulle altre ragazze.
Aveva notato che confabulavano dall'inizio della mattina, solo non aveva idea di quale piano malvagio stessero progettando. Non si curò del fatto che i polpastrelli di una delle parrucchiere premettero sulle sue tempie con più forza, non si curò nemmeno della raccomandazione che quella gli fece.
Non aveva voglia di tirare la testa all'indietro, verso il lavello, e non aveva voglia di sorbirsi tutti quegli schiamazzi assurdi a causa delle figuracce di Jisoo.

Figuracce che, tra l'altro, avrebbe potuto evitare. Certo, la sua era una compagna di stanza molto distratta e abbastanza maldestra - quasi quanto Namjoon, avrebbe osato dire -, ma mai aveva raggiunto livelli del genere.
Sembrava di assistere ad un cartone animato, la sfiga la perseguitava.

E s'insospettì ancora di più nel momento in cui la castana passò accanto a una Yoon-Hee impegnata a piastrare i capelli di Yoongi e questa allungò accidentalmente la piastra verso la mano della collega, catturandole un dito.
Inutile dire che Jisoo urlò dal dolore e ritirò di scatto la mano, l'altra si scusò con un sorriso tanto candido quanto sadico.

- Scusami Jisoo-yah, oddio ti ho fatto male?- ebbe il coraggio di chiederle.
Jisoo non riuscì a trattenere lacrime di dolore, il mignolo si era immediatamente arrossato e gonfiato e lo stesso valeva per parte del dorso della mano. Se la massaggiò con delicatezza e scosse la testa.

- Tranquilla, ti prego di fare attenzione la prossima volta- riuscì a biascicare.

Si diresse velocemente verso la porta del camerino e lo abbandonò, la malinconia prese possesso del suo corpo nell'udire le risate che gli altri si facevano alle sue spalle. Tornò a guardarsi la mano, peggiorava ogni secondo in più che passava. Ma non era il dolore fisico quanto quello emotivo a tormentarla, aveva l'impressione che le altre si fossero coalizzate contro di lei ma non ne aveva le prove.
Forse era solo una sua fantasia, forse era talmente sconvolta dalla serata precedente da risultare rincitrullita agli occhi altrui.

Forse... forse non avrebbe dovuto mai impicciarsi degli affari dei Bangtan.
Tutto qui.
















































































* * *









































































































 Il primo giorno di Novembre trascorse in modo maledettamente lento, i ragazzi facevano a turno saltellando dal camerino alla sala da ballo e inoltre avevano dovuto registrare l'ennesimo episodio della Bangtan Bomb con un Taehyung in versione angioletto del Signore che giocherellava con la bottiglietta d'acqua semivuota, un Min Yoongi che divorava bocconcini di carne assieme a Jimin e un Jin che passeggiava facendo avanti e indietro davanti alle telecamere in cerca di attenzioni.

Jungkook si era divertito a schernire il biondo con la cosiddetta Water Bottle Flip Challenge, d'altronde riusciva in qualsiasi cosa.
Fortuna del principiante, ovviamente.

Eppure controllava i movimenti delle stylist con la coda dell'occhio e capì che qualcosa non andava, inoltre la scomparsa di Jisoo non migliorava il suo nervosismo.






 La sera si era ritirato in camera dopo aver augurato malamente la buonanotte ai ragazzi - quelli insistevano nel chiedergli il motivo di tutta quell'acidità e lui si era limitato a sbraitare e a tirare pacche non proprio amichevoli alla schiena dei compagni.
Si chiuse la porta dietro le spalle e tirò un sospiro di sollievo serrando gli occhi, quasi si trascinava con la schiena verso il basso e si sedeva a terra.

Poi scorse la porta socchiusa del bagno e la luce che fuoriusciva dalla minuscola stanza e si ridestò. Bussò alla porta un paio di volte ed entrò.
Vide in silenzio come Jisoo si sciacquava la mano infortunata sotto l'acqua corrente e scosse la testa sentendo i mugolii di disapprovazione che emetteva.

- Che stai facendo?- si azzardò a chiederle.

- La mano brucia da stamattina, sono comparse pure le bolle- mormorò affranta lei.

Jeon non proferì ulteriori risposte e si avvicinò al mobiletto accanto al lavandino, tirando fuori una valigetta così piccola e carina che Jisoo pensò fosse un giocattolo.
Il castano la prese per il polso e la condusse verso il letto; durante il breve tragitto nessuno dei due osò aprir bocca. La ragazza si accomodò sul materasso, Jeon l'affiancò rovistando nel kit di emergenza alla ricerca di una pomata decente.
Se ne uscì con un tubetto di crema qualche minuto più tardi, un sorriso vittorioso gli dipinse il visetto puerile che si ritrovava.

- Grazie ma faccio da sola- Jisoo si allontanò dal giovane e gli rubò la pomata, Jeon le inviò un'occhiataccia e afferrò nuovamente il suo polso, stringendoglielo.

- Tu non fai proprio un bel niente. Dammi la mano e lascia fare a me-

A malincuore Jisoo seguì l'ordine e gli mostrò la mano dolorante, Jeon si prese tutto il tempo per osservarla da ogni angolatura, poi si decise a spalmarvi sopra un po' di crema. Massaggiò con i polpastrelli dell'indice e del medio compiendo movimenti delicati e circolari, Jisoo si meravigliò di quanto fosse fine, sensibile.
Le venne un leggero solletico sentendo le sue dita entrare in contatto con la pelle scottata. Jeon terminò il suo lavoretto con un soffio sulla zona lesa, Jisoo si ritrovò a ridacchiare per la sensazione di freschezza percepita.

- Va meglio?- ricambiò il sorriso lui. La ragazza annuì, il compagno fece per alzarsi dal materasso ma venne battuto sul tempo.
Jisoo lo trattenne ancora un po', volendo l'avrebbe fatto anche per una vita intera, basta che Jeon si degnava di guardarla ancora negli occhi.

- Jungkook... cumawo. Grazie di tutto, dico sul serio- disse e sfoggiò uno dei suoi sorrisi più sinceri, genuini.

Il castano si lasciò sfuggire un sorrisetto e abbassò lo sguardo, imbarazzato da quell'insolita ammissione. Fece per andarsene in bagno, poi si ricordò di una cosetta.
Si accovacciò sulle ginocchia e l'affrontò faccia a faccia, nonostante fosse in una posizione non proprio comoda risultava comunque più alto di lei. Pazzesco.

- Yah, piccolo terremoto! Non bere mai più senza di me- sussurrò a pochi centimetri dal viso di Jisoo, la quale era ritornata ad arrossire.

Aveva superato da un pezzo i livelli di pomodori e peperoni, in quel momento era viola come una melanzana.
Ma poi, che diamine aveva fatto per sentirsi dire da tutti la stessa cosa?
Non ebbe la forza di chiederlo a Jeon, non sapeva nemmeno se ci fosse un livello oltre la melanzana e probabilmente sarebbe morta col cervello scoppiato.


***
Annyeong popoloooo!! No, sono ancora viva, non mi è successo niente - a parte che il 12 sono invecchiata di un anno, lol -, keep calm v.v allora allora allora---- da dove dovrei incominciare? Qui è un fottuto casino.... eeeehm, sì. Dicevo, come avete potuto notare Soo-Yeon non se ne sta con le mani in mano e assieme alle altre renderà la vita impossibile a Jisoo. Quindi tifate per la nostra povera paladina dell'ammoreh perchè dovrà affrontare delle giornate molto movimentate. Non per fare spoiler, ma Soo-Yeon arriverà a farle subire un mobbing così pesante che... diciamo che Jisoo si trova in bilico tra il continuare a stare appresso a Jeon e ai Bangtan oppure l'andarsene dall'agenzia. Già, proprio così v.v  *corre a nascondersi dai pomodori*
Per quanto riguarda la parte delle bangtan bomb e della water bottle flip challenge, mi sono ispirata ad uno degli episodi dei ragazzi, quello in cui Tae ci aveva messo tre ore per rivoltare la bottiglia e Kook-feto ci era riuscito in due mosse xD Non ricordo se l'hanno postata proprio a novembre, forse anche prima - o dopo.... boh non ne ho idea XD - but vabby, mi sembrava una cosa carina da inserire nel capitolo.

Btw, dato che devo scappare come al mio solito, ringrazio come sempre le meravigliose persone che leggono e seguono lo sclero - scusate ma proprio non ce la faccio a definirla storia HAHHAHAH -, l'appassionata mioneperdraco e la carissima piccipucciosa T O M O M I  che mi deliziano le giornate coi loro scleri e le loro opinioni ^^
Detto questo vi avverto:
1) l'ultima frase, quella sulle melanzane *me ride*... ricordatevela perchè fra esattamente 4 capitoli ricomparirà ;)
2) non è proprio un avvertimento, volevo sapere se avete notato che Jisoo è cambiata nei confronti di Kook, nel senso che non fangirla più ogni due secondi. Si sta abituando ad averlo intorno, ecco. E di conseguenza arriverà anche a non considerarsi una sua fan *mega spoiler, non vi spiego il perchè cause lo capirete prossimamente LOL*
3) sempre fra 4 capitoli, accadrà una cosa bella. Molto bella. Beh, dipende dai punti di vista e da quanto shippate la KookieSoo. Sì okay, è bella e ho cercato di renderla tale il più possibile *.*  *i filmini mentali che mi sono fatta per descrivere quelle scene... VABBE' CIAOOO*

Bene, devo davvero scappare. Ancora grazie a tutti e spero di aver compensato la lunga assenza, giuro che non metterò in pausa la storia anche perchè non avrebbe senso, dato che è completa ;)  Bacioniiiiiiii   _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Il giorno dell'esame di biologia era giunto e Park Jisoo era la ragazza più ansiosa presente sulla faccia della terra.
L'adrenalina irrorava interamente il suo corpo e scorreva su e giù in maniera così veloce che le venivano spasmi involontari.

La mattina si svegliò molto presto e non fu un bene per il caro compagno Jeon, il quale dovette sorbirsi i suoi movimenti bruschi degni di un cavallo agguerrito. E ovviamente fece finta di dormire nella speranza di entrare davvero nel mondo dei sogni.
Jisoo si fiondò con la testa nell'armadio e dette il via alla solita routine di smistamento di maglie, magliette, jeans, pantaloni e capi d'abbigliamento vari: dell'odiata uniforme scolastica non vi era mai traccia.
Nel rovistare fra i suoi vestiti per errore tirò un paio di canottiere in faccia a Jeon, che sbuffò sonoramente e le lanciò occhiate poco amichevoli.
Nel momento in cui gli arrivò in faccia un reggiseno perse la calma e si decise a darle il ben servito.

- Yah, non credi di essere vecchia per imitare un'adolescente in crisi ormonale?!- sbottò tenendo l'intimo con l'indice e il medio, quasi provasse ribrezzo nell'avere certe cose tra le mani. La castana si voltò verso il ragazzo e sfoggiò uno dei suoi sorrisetti innocenti.

- Ecco dov'era finito. Grazie mille signor Jeon- borbottò con noncuranza, levandogli lo strizza-tette (adorava soprannominarlo così) di dosso e ritornando a ficcare la testa nell'immensa pila di vestiti.
Jungkook alzò un sopracciglio, quella ragazza aveva sul serio delle rotelle fuori posto, e non erano solo un paio. Scosse la testa e si lasciò cadere mollemente sul materasso, affondando la faccia sul cuscino e cercando di non dare peso alle follie della sua pseudo-coinquilina.

Nel frattempo l'ennesimo oggetto volante non identificato si scontrò con la sua testa, scompigliandogli i capelli più del dovuto. Ringhiò a bassa voce, segno che era piuttosto infuriato, e si tirò su a sedere per individuare quella che si rivelò essere la sua maglietta bianca preferita.
Non che non ne avesse altre in quel modo, sia chiaro - anzi, un'intero lato dell'armadio era dedicato alle sue adorate magliette immacolate e prive di scritte oscene -, ma il solo fatto che Jisoo fosse capace di far baccano ventiquattro ore su ventiquattro tutti i giorni lo trasformava in Hulk, King Kong e i robot cattivi di Terminator messi insieme.

- La mia bambina!- esclamò, per l'appunto. Jisoo se la rideva dal bagno.

- Non era la chitarra?- urlò di rimando.

Jeon roteò gli occhi al cielo e prese un bel respiro profondo, per poi espirare dal naso nel vano tentativo di emulare un toro incazzato. Nonostante fosse arrabbiato non riusciva a dimostrarlo con la mimica facciale semplicemente perchè aveva il viso puro e liscio come quello di un bambino.
Sfigato.

- Hai troppe bambine nel tuo cuore, io sono gelosa! E poi non ti pare un po' troppo presto per i figli?- aggiunse ancora la pazzoide.
Dire che Jeon Jungkook avesse dipinta in faccia un'espressione mista fra lo sconvolto e l'imbarazzato a morte è decisamente un eufemismo. Si chiese cos'altro potesse partorire quella mente bacata e contorta che Park si ritrovava.

Arrossì all'inverosimile soltanto ad immaginarsi piccoli Jeon in miniatura scorrazzanti di qua e di là in un'ipotetica villetta di campagna distante dalla città - oppure scorrazzanti direttamente in dormitorio, dato che con i suoi hyung aveva in programma una lunga carriera da Idol.

- Ti è andato di volta il cervello stamattina?- rispose schiacciandosi una mano sulla fronte, per poi lasciarla scorrere lungo tutto il profilo del viso.

- Ho un esame importante, ecco perchè-

- Se avessi studiato abbastanza non saresti così nervosa-

A quella sentenza Jisoo ebbe voglia di tirargli una scarpa e spaccargli il naso in due, così avrebbe smesso di lamentarsi dell'esagerata grandezza di quest'ultimo.

- Se un perfido maknae nei paraggi non mi avesse assillata giorno e notte con i suoi capricci infantili avrei fatto il mio dovere con molta più diligenza- rispose a tono, dopotutto si trattava pur sempre della sarcastica e petulante Park Jisoo.
Il giovane mandò a quel paese la voglia di dare retta alla compagna e si coricò su un fianco tirandosi appresso l'ammasso di coperte, avvolgendovisi attorno a mo' di salsicciotto.

Udì il rumore breve e non eccessivamente forte di qualcosa che atterrò all'altezza della sua spalla e cercò alla meno peggio di reprimere gli istinti omicidi: dal bagno era appena arrivato uno dei suoi boxer - a detta di Jisoo - da tredicenne problematico.

- Che ci fai con questi?!- esclamò indignato. La testa della ragazza spuntò dalla porta, accompagnata dalla mano che faceva il segno di vittoria.

- Ti ho lavato un po' di roba, stava nel cesto del bucato- ridacchiò beffarda. Jeon rimase spiazzato.

- Tu non... no. Non l'hai fatto sul serio- provò ad autocontrollarsi scavando nei meandri della sua mente alla ricerca dei concetti di pace e serenità tipici della filosofia orientale, non ottenendo alcun risultato soddisfacente.

- Mi avevi detto che dovevo farti da schiavetta, non puoi rimangiarti le parole- continuò l'altra senza levarsi il sorrisetto strafottente dalle labbra.
E Jeon avrebbe volentieri preso a pugni il suo bel faccino... se solo non fosse stata una ragazza.

Aveva i lineamenti delicati, difficili da distinguere da quelli di un pargolo di cinque anni, gli riuscivano male le smorfie contrariate e per di più era proibito farsi crescere la barba. Oh già, era anche costretto a sopportare la presenza dell'essere più strambo, bipolare, sarcastico, combinaguai e stronzetto dell'universo.

Jungkook era sfigato, doppiamente sfigato.


















































* * *

























































Come accadeva alcune mattine, Jisoo abbandonò temporaneamente l'agenzia per dirigersi verso l'università, che non distava poi molto dal castello infestato dai sette spiriti maligni della Transylvania seouliana.
Prima di sgattaiolare via dalla BigHit si guardò intorno con timore e premura, di certo non voleva beccarsi scatti indesiderati da quei fottuti giornalisti perennemente sostanti all'ingresso. E poi, a dirla tutta, le foto le davano fastidio e rischiava seriamente di svenire se osservava per troppo tempo i flash delle fotocamere.

Così, a passo felpato che manco una tigre di fronte ad una gazzella e con le mani tenute verso il petto in stile signor Burns dei Simpson, la cara Jisoo si precipitò sul marciapiede facendo finta di essere una normale studentessa che per puro caso bighellonava a pochi metri dalla famosa casa discografica.
Le strade a quell'ora erano quasi vuote, poche auto circolavano in giro e anzi, ci mancavano solo gli ammassi di foglie, ramoscelli e sterpaglie svolazzanti sull'asfalto e Seoul poteva passare benissimo per una qualche cittadina del Far West americano.

Dopo venti minuti buoni di camminata a passo svelto, la ragazza raggiunse la destinazione e si addentrò nella struttura percorrendo il solito corridoio affiancato ai due lati dall'interminabile fila di armadietti. Nel mezzo del cammino riconobbe le sue due amiche di sventure e si fermò accanto a loro.

- Ragazze ci sono novità?- domandò circondando con le braccia le spalle delle due.

- Jisoo-yah! Non molte purtroppo. Il professore ha chiamato pochissime persone del nostro corso, siamo ancora all'inizio- rispose Sharon con voce incrinata, Rosalinda annuiva ripetutamente alle sue parole.

- Dicono che questa volta sarà più difficile, le domande saranno toste e cavillose- si lagnò la riccia.
Jisoo storse la bocca e incrociò le braccia al petto, guadagnandosi una pacca alla schiena da parte dell'inglese.

- Keep calm, Jisoo-yah! Insieme ce la faremo- esclamò alzando un pugno all'aria e sfoderando un sorriso splendente a trentadue denti.

- Farete il tifo per me?- chiese speranzosa la castana.

- Certo, staremo proprio dietro la porta dell'aula- assicurò Rosalinda.
Intanto un uomo spuntò a mezzo busto dall'aula dove si sarebbero tenuti gli esami e pronunciò a gran voce le singole sillabe del nome di Jisoo.
La ragazza si voltò verso di lui e puntò nuovamente lo sguardo sulle amiche, se la stava facendo addosso. Un po' perchè ci teneva in quanto biologia era una delle sue materie preferite, un po' perchè sentiva di non aver combinato un granchè.

- Ragazze...- biascicò. Le due la strattonarono verso l'entrata dell'aula prendendola per le spalle e scuotendola un paio di volte.

- Staremo qui, promesso- fece Sharon.

- Oh grazie, grazie infinite. Non sapete quanto vi sono grata, mi chiedo proprio come fate a sorbirvi una come...- non fece in tempo a ringraziare le giovani che le vide scappare via con un sorriso di circostanza.
Rimase sbigottita a tale visione, poi si accorse dell'enorme ombra che sovrastava di gran lunga la sua e capì: l'interrogatorio era appena cominciato.



















Erano trascorse sì e no due ore e mezza da quando Jisoo si era assentata, eppure Jungkook avvertiva già il vuoto che si era creato in camerino.
Non che gli mancasse, sia chiaro, solo non faceva altro che girarsi e rigirarsi al polso l'orologio per non maledire di continuo le lancette che - a parer suo - si muovevano troppo lentamente. Inoltre le ragazze dello staff non avevano un grande senso dell'umorismo, i suoi hyung erano silenziosi a causa delle ore di sonno perse fra prove di ballo e comparse in programmi random e Soo-Yeon gli si era accollata come una zecca da quando ebbe modo di metter piede in sala.
Verso il primo pomeriggio avrebbero dovuto terminare degli scatti per il magazine Céci e mancava ancora un bel pezzo.

Dato il mortorio alleggerito giusto dal rumore dei phon, dell'acqua corrente e della musica a palla trasmessa da MTV, l'annoiato signorino Jeon pensò bene di inventarsi una scusa pensata al momento e priva di logica per uscire fuori all'aria aperta.
Si alzò malamente dalla poltroncina striminzita su cui era costretto a poggiare il sedere gran parte del tempo e scansò con un gesto secco la mano di Soo-Yeon che tentava di fermarlo.

- Dove vai?- gli occhi vigili del capitano Namjoon lo squadrarono da capo a piedi con diffidenza, eomma Jin era pronta all'attacco.

Jeon spostò lo sguardo sul resto del gruppo e nascose un sorriso soddisfatto nel notare che aveva campo libero, insomma, Yoongi era K.O. sulla poltrona e gli altri tre erano ipnotizzati da un qualche video sull'IPad.

- Vado a prendere una boccata d'aria, qui si muore di caldo- agitò una mano verso il collo per enfatizzare il senso della sua vaga risposta e sparì senza attendere la battuta successiva. Dalle tasche dei pantaloni tirò fuori una mascherina e si coprì per bene metà volto, per il resto si disse che poteva andare.
Fortuna che nessuno lo aveva assillato con gli outfit di scena, agli occhi della gente sarebbe passato per un ragazzo comune.

Imboccò l'uscita di emergenza e scese le scale del retro della BigHit, maledicendole mentalmente per quanti rumori sordi e metallici producessero ad ogni passo in più che compiva verso il suolo. Evidentemente il karma era dalla sua parte, nessuno si accorse dell'anima dannata che si aggirava intorno all'agenzia e così continuò a vagare senza meta, infilando le mani in tasca e fischiettando noncurante alcune canzoni delle Girl's Day - già, era un fanboy.

Per qualche strana, assurda e malsana ragione il fulcro dei suoi pensieri sconnessi divenne Jisoo e un sorriso ingenuo gli si formò sulle labbra.
Alzò lo sguardo da terra e lo puntò sull'orizzonte, improvvisamente dette un senso al suo vagabondare e si ricordò di quando la ragazza gli fece da GPS per essere accompagnata all'università.
Ecco appunto, l'università. Era lì che doveva andare.
Di sicuro le avrebbe fatto una sorpresa, sperò solo di non spaventarla.

Si fece una bella corsetta per circa due isolati e una trentina di metri, poi scavalcò i cancelli assumendo un'aria da vero bad boy - ragazzi e ragazze lo fissavano con stupore e disgusto, dopotutto era un raro esemplare di razza Jeon in mezzo a secchioni che non avevano idea di cosa fossero gli Idol. O meglio, sperava che fosse così - e oltrepassò l'ingresso con una tale sfacciataggine da fare un baffo a Lee Min Ho in Boys over flowers.

Proseguì nella sua camminata errante guardandosi intorno di tanto in tanto e sbirciando dai finestroni di ogni aula, in cerca di quella della compagna.
Si bloccò di colpo alla vista di una Jisoo intenta a gesticolare col suo professore e un altro sorriso ingenuo fece capolino sul suo viso, le guance si tinsero di un rosa pesca. Poi si dette del cretino per aver fatto tutta quella strada e scosse la testa.
Fece per andarsene, sentendosi un peso in quell'ambiente fin troppo familiare, quando parte dell'accesa conversazione fra Jisoo e l'uomo si convogliò nel suo condotto uditivo.
Le voci erano ovattate, ma riuscì comunque a capire.

- La prego professore, è una materia a cui tengo molto e nonostante gli impegni ho studiato abbastanza per meritarmi un voto più alto- disse lei con le braccia allargate. L'altro sembrava poco interessato alle proteste della castana e fece no con il capo.

- Non mi scompongo, signorina Park- proferì soltanto.

- Oh professore! Mi avete interrotta in continuazione fin da quando ho aperto bocca e inoltre ho risposto a tutte le domande, non ne ho tralasciata nemmeno una. Cosa c'è che non va in questo?- continuò a lamentarsi lei, cocciuta fino al midollo.
Sul volto dell'uomo comparve uno sguardo cupo, quasi pauroso. Un sorriso diagonale si ingrandì man mano che i millisecondi passavano.

- Volete davvero avere un voto più alto?- chiese tutt'a un tratto. Jisoo s'illuminò e annuì felice.

Il prof non era del suo stesso avviso, le si avvicinò bruscamente e l'afferrò tenendola saldamente per il braccio, la castana passò rapidamente dal sollievo al panico. Che diamine voleva fare con quel gesto?

- Avrete ciò che vi meritate solo se fate quello che vi dico- mormorò con voce roca a pochi centimetri dalle labbra di Jisoo.

La castana intuì il senso perverso di quelle parole e cercò di divincolarsi con sguardo schifato, non ottenendo risultati. Al contrario, la presa al braccio divenne più forte.

- Mi sta facendo male- farfugliò imbarazzata, cercando di levarsi la manaccia dell'uomo di dosso.
Quello d'altro canto sorrise sadico e l'avvicinò ancor di più a sè, Jisoo era a dir poco terrorizzata e incominciò ad emettere mugolii simili ad urla strozzate.

La porta si spalancò e sull'uscio si palesò Jeon Jungkook in tutta la sua magnificenza, mascherato come Zorro.

- La lasci andare, brutto mascalzone che non è altro!- esclamò allontanando la giovane dalle grinfie dell'altro.

La costrinse a sostenere i suoi passi strattonandola per il polso e insieme abbandonarono il luogo, non prima che Jeon inviasse un'occhiata infuocata al professore. Quello sembrò non recepire il messaggio, così il castano abbassò la mascherina per farsi riconoscere.
L'uomo assottigliò gli occhi, quel tizio lo aveva già visto da qualche parte. Si ricordò di quando sorprese Jisoo a giocherellare sul cellulare e constatò che, in effetti, era lo stesso ragazzo della schermata di sfondo.

Ma era un Idol, un personaggio famoso, come poteva avere a che fare con una scalmanata come lei? Possibile?




Intanto i due corsero via dall'ingombrante edificio in fretta e furia, Jeon continuava a tirarla verso di sè e nel mentre manteneva lo sguardo basso.

- Come mai eri lì? E perchè lo hai fatto?- domandò a raffica Jisoo. Il compagno si decise a risponderle solo dopo che si nascosero in un vicolo.

- Quel pervertito stava cercando di stuprarti o cosa?- mormorò serio, lo sguardo penetrava gli occhi di Jisoo come non aveva mai fatto prima di allora.
Avevano un colore diverso, erano più scuri, freddi. E Jisoo si sentiva in colpa senza ragioni plausibili.

- I-io... volevo solo il voto che meritavo- riuscì a borbottare. Jeon sospirò.

- Ah Jisoo, devo salvarti continuamente. Puoi evitare di metterti in pericolo per cinque minuti?- chiese sarcastico e con una spolveratina di verità.

La castana deglutì e serrò la mascella, il ragazzo s'intenerì e posò lentamente una mano sui suoi capelli scombinati, scompigliandoglieli affettuosamente. Jisoo si beò del tocco delicato e accogliente dell'altro e si lasciò coccolare per qualche secondo, era una bella sensazione sentire i capelli muoversi in qualsiasi direzione a causa della manina biricchina di Jungkook.
Fece per ringraziarlo ma venne interrotta.

- Torniamo dentro, saranno impazziti tutti-







































































* * *















































































Se Jisoo aveva tirato un sospiro di sollievo grazie a Jungkook, beh, dovette rifarsi i conti il pomeriggio. Soo-Yeon e le altre ragazze non le davano tregua neanche un minuto, aggiungiamo il fatto che sul set fotografico fossero accalcate tutte dietro ai vari registi e sceneggiatori e che in questo modo avevano la possibilità di torturarla senza essere viste.
Da quando il grassoccio seduto su quella sottospecie di sedia a sdraio aveva incominciato a dare ordini a cani e porci, Jisoo provava fastidio all'attaccatura dei capelli, sentiva come se qualcuno glieli stesse tirando.

Si voltò un paio di volte - rischiando anche di fare la figura della nevrotica lanciatrice di occhiate infuocate, tra l'altro - e constatò che le colleghe non badavano minimamente a lei, scorse addirittura una Ye Eun impegnata a limarsi le unghie e a mangiucchiarsele dalla noia.
Così si mise a braccia conserte e continuò a tenere fissi gli occhi davanti a sè, con una spalla poggiata al muro e un dolce sorriso rivolto a Yoongi, Hoseok e Namjoon mentre si comportavano da giocatori di basket.

Un'altra tirata di capelli le provocò una breve scossa alla nuca, si voltò e riuscì a beccare Min Hye.
Le lanciò un'occhiata perplessa, quella tirò un sorriso di circostanza e si portò le mani avanti come a voler mostrare la propria innocenza.
Non ebbe neanche il tempo di voltarsi che un'altra ragazza, diversa dalle solite guastafeste, afferrò una ciocca e la strattonò con così tanta violenza che a Jisoo scappò un gemito abbastanza rumoroso. Basta pensare che Taehyung e Jimin si sporsero in avanti per vedere cosa stesse succedendo.

- Che diavolo vi prende?!- sbottò piano lei, stringendo le mani in pugni e corrucciando la fronte.
La parrucchiera del biondo giustificò la compagna e gesticolò indicando il viso.

- Avevi qualcosa fra i capelli- mentì.

Jisoo scosse la testa affranta e sospirò, allontanandosi da quei demoni sotto mentite spoglie e occupando uno stretto angolino della sala. Era piuttosto incasinata per i cavoli suoi e inoltre i continui viaggi da una sede all'altra le provocavano sbalzi d'umore e scombussolamenti interni da fare invidia al suo periodo No, non trovava affatto divertenti quegli scherzetti indesiderati.

Provò ad imporsi di mantenere la calma e di far finta di nulla, ci provò davvero e anzi, ci stava quasi riuscendo, se solo non fosse stato per Yoon-Hee che le bloccò la visuale proprio quando toccò a Jeon stare sotto i riflettori.
Roteò gli occhi al cielo e sbuffò, ormai era sull'orlo della disperazione, l'autocontrollo era smarrito per sempre.

Abbandonò la sala e aprì la porta scricchiolante con più delicatezza possibile, per poi richiudersela dietro le spalle.
Era giunta alla fine del tunnel, c'era quasi, ma il barlume di speranza nella salvezza venne spazzato via nell'istante in cui si sentì spingere giù verso le scale. L'assalto fu talmente inaspettato che Jisoo perse inevitabilmente l'equilibrio e inciampò sui suoi stessi piedi.
Vani i tentativi di aggrapparsi al corrimano, ruzzolò per gli scalini come una ballerina di danza classica al contrario e fu una fortuna se non ebbe traumi all'infuori delle ginocchia sbucciate e degli arti doloranti. Prima o poi sarebbero comparsi i lividi.

Intanto la castana ebbe modo di guardare in faccia la quasi-assassina e una volta che alzò lo sguardo, questo andò a posarsi sul viso soddisfatto di Kim Soo-Yeon. L'unica e inimitabile, per l'appunto.




Il baccano all'esterno della sala catturò l'attenzione dei Bangtan e di tutti i membri dello staff, il regista però vietò loro di muoversi e furono costretti ad obbedire.
Alcuni uomini si precipitarono nel corridoio e scorsero l'esile figura di Jisoo rannicchiata in una porzione di spazio proprio ai piedi delle scale, inutile dire che i soccorsi furono immediati.

- Presto, presto! Una ragazza è caduta dalle scale!- si sentiva urlettare in giro.
Soo-Yeon ebbe un po' di timore solo quando udì che Jisoo aveva sbattuto la testa ad uno spigolo e che sanguinava leggermente, ma non per quello si trattenne dal manifestare falsa compassione e preoccupazione.

- Che cosa? La mia povera yodongsaengie! Oh, me ne occupo io, lasciatela a me- esclamò con maniere così melodrammatiche che una soap opera spagnola non avrebbe retto il confronto.
Il Fato volle che gli uomini non le dessero ascolto manco per idea e Jisoo filò dritta nel furgone riservato allo staff, diretta al pronto soccorso.
Se la cavò con ghiaccio e bende, un paio di cerotti e antidolorifici per i lividi, ma non erano le piccole vendette che subiva dalle arpie quanto i rimproveri immeritati che riceveva da chiunque a mortificarla: infermieri, assistenti e gli stessi Bangtan.

Tutti la trattavano come se fosse una frana irrecuperabile e l'unica cosa rimasta in lista era un pianto liberatore soffocato sul cuscino.
















Una volta terminata la sessione fotografica, i sette angioletti poterono finalmente smetterla di imitare i manichini e sgattaiolarono via dall'edificio, diretti verso casa BigHit. Il viaggio di ritorno fu abbastanza silenzioso, o meglio, Jungkook se ne stava zitto zitto ad ascoltare musica nelle cuffie mentre il resto del gruppo chiacchierava allegramente del più e del meno.
Il giovane distolse lo sguardo dallo smartphone e lo puntò sul paesaggio che gli sfuggiva davanti agli occhi, non aveva voglia di prestare attenzione ai discorsi privi di senso di Taehyung e compagnia bella. Piuttosto, era in subbuglio per ciò che era accaduto qualche ora prima fuori dal set e fremeva dalla curiosità di sapere chi era la ragazza di cui lo staff parlava.
Sapeva che Jisoo stesse guardandolo mentre posava immobile di fronte l'obiettivo della fotocamera, eppure per un attimo gli sembrò che fosse scomparsa all'improvviso.
 
Si fiondò nella Hall dell'agenzia con una velocità mai raggiunta prima di allora, fu il primo a sfrecciare per le scale e rischiò perfino di urtare segretari e tecnici vari, a stento s'inchinò in segno di scuse. Che vadano all'Inferno le buone maniere coreane, insomma.

Non si curò dell'opinione dei suoi hyung e salì gli ultimi scalini a grandi falcate nonostante il fiatone.
Entrò nella sua stanza e chiuse subito la porta a chiave, sospirando pesantemente. Poi si accorse di Jisoo seduta sul materasso con una benda in fronte e le gambe ciondolanti e il cuore fece una capovolta.
Non seppe con esattezza quanti battiti perse nell'osservare la scena, di sicuro le stette accanto in meno di mezzo millisecondo.

- Che è successo?- chiese con una voce talmente alterata e sguaiata che per poco Jisoo non scoppiò a ridere.
Abbozzò un sorriso nel sentire le dita di lui intrecciarsi con le sue ciocche e si godette appieno le carezze alle tempie, si disse che avrebbe dovuto fare il massaggiatore e non l'Idol.

- Tante cose- si limitò a rispondere. Jeon la squadrava insistentemente, l'irritazione era crescente.

- Raccontamele tutte-

La ragazza si morse il labbro inferiore e prese a torturarsi le mani, abbassando lo sguardo e cercando di non arrossire.

- Sul set mi davano fastidio e così ho deciso di andarmene, solo che qualcuno mi ha spinta dalle scale- spiegò vaga.

- Forse è successo per sbaglio, non credo che chiunque sia stato l'abbia fatto apposta- si affrettò ad aggiungere.

Non seppe perchè non riusciva a svuotare il sacco e a sputare nomi e cognomi dei colpevoli, un po' si spaventava per cosa avrebbero potuto fare nel caso avesse spifferato in giro la loro colpevolezza, un po' non voleva dare ulteriori problemi a Jeon. Svignarsela dalle sue indagini era più dura del previsto, però.

- Ti hanno spinta dalle scale e ora vieni a dirmi che probabilmente non l'hanno fatto apposta? Ma dico sei impazzita? Avresti potuto farti male sul serio, è una fortuna che non ti sia accaduto nulla di grave- blaterò lui prendendola per le spalle e scuotendola leggermente.
Jisoo a stento trattenne le lacrime, non voleva ricordarselo, non voleva che glielo ribadisse. Il castano scorse il viso cupo della compagna e sospirò.

- Vuoi dirmi chi è che ti tormenta?- le chiese con calma apparente.

La ragazza continuò a stare a testa bassa, Jeon poggiò due dita sul suo mento e le alzò lo sguardo in modo brusco. Incrociò i suoi occhi spenti e si specchiò nelle sue pupille con insistenza, nel tentativo di cavarle qualche sillaba di bocca, ma Jisoo non mollava affatto.
Si scostò dalla presa dell'altro e mormorò qualcosa a proposito del fatto che aveva sonno, il giovane si inacidì.

- Fai come ti pare, se ti rompi una gamba non me ne può fregare di meno-

Fecero a turno per usare il bagno e indossare il pigiama, si infilarono sotto le coperte immersi in un silenzio tombale. Silenzio che nessuno dei due era intenzionato a spezzare: Jeon smanettava al cellulare con nervosismo, Jisoo scribacchiava a malavoglia qualcosa sul suo block notes.

Solo quando spensero le luci delle abatjour ebbero almeno il coraggio di augurarsi la buonanotte.
Si dettero le spalle a vicenda, Jisoo mise una mano sotto il cuscino e si rannicchiò maggiormente nel suo scorcio di letto. Sentiva freddo, l'inverno era alle porte.

Si beò del respiro tranquillo del compagno e si voltò verso il suo lato dopo essersi girata e rigirata, indecisa sul da farsi. Notò che la respirazione dell'altro si appesantiva man mano che il tempo passava, così pensò bene di avvicinarglisi più del dovuto, convinta che stesse dormendo.

Una mano si fece strada verso la vita di Jeon e andò a sfiorargli il polso, accarezzandolo con le dita e facendo cerchi concentrici immaginari.

- Mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Non è come pensi, è diverso. E' più crudele, però non posso dirtelo... non potresti fare niente per cambiare la situazione- sussurrò flebilmente, un singhiozzo tradì la mezza voce con cui si era rivolta al ragazzo.
Egli d'altro canto percepì il corpo dell'altra attaccato al suo e schiuse le labbra in un sorrisetto appena accennato, le carezze lo stavano spedendo direttamente nell'aldilà. Poi ascoltò ciò che aveva da dire e gli si strinse lo stomaco sentendola piangere, quasi si pentì di fare finta di dormire.

Ricambiò il timido contatto di Jisoo e le afferrò la mano, intrecciando le dita e stringendogliela come se dovesse infonderle fiducia.
Non disse nulla in risposta, giocherellò con le dita della compagna e passò il pollice sul dorso della mano, lisciandoglielo con estrema naturalezza.
Non servivano parole per dirle che era incappato nella sua ragnatela e che non aveva vie di scampo.

L'avrebbe aiutata e l'avrebbe protetta, costi quel che costi.


***
Ed eccomi qui, popolo di efp!! Vi è piaciuta la conclusione? Non me la sentivo di troncare il capitolo con i due piccioncini che non si parlano, mi sembrava giusto accennare qualcosina riguardo al fatto che il nostro feto è fottutamente cotto di Jisoo v.v  ma questo ormai lo avrete capito tutti .-. il problema rimane uno e uno solo: Soo-Yeon e la sua schiera di arpie. Le tirate di capelli e i tentati omicidi non termineranno qui, vi avevo già anticipato che Sailor Moon paladina dell'ammoreh (ma non era della luna? No vabbè---) arriverà - nel prossimo capitolo, sì - a prendere una decisione drastica ;D  oh, e vi anticipo anche che dal prossimo aggiornamento compariranno altri due artisti della BigHit ^^ indovinate chi sono (domandina facile facile). Bene, mi rendo conto che avrei dovuto fare un fioretto riguardo al tenere la bocca chiusa, peccato. Tanto tra un po' è Pasqua lol.
Cosa dovrei aggiungere? Spero abbiate gradito il capitolo, spero che apprezziate nonostante sia una storia chilometrica - abbiamo superato la metà, i capitoli sono 22 in tutto, ci siamo quasi e il bambino nasce HAHAHAHA -. Ringrazio tanti*tutti gli -issimo del mondo*ssimo i lettori, coloro che seguono/preferiscono/ricordano/blabla la storia e chi spende un po' del proprio tempo nel recensire la cosa, non sapete quanto mi renda felice tutto ciò ^^
FACCIO DEL BENE, SONO UNA BRAVA PERSONA *lacrimuccia di commozione. Si ricorda che sta trucidando i feels di molta gente e torna a pentirsi dei propri peccati*

Beeeene, buona domenica delle Palme e al prossimo aggiornamento ^^  bacioniiiiiii  _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Quel cupo, uggioso e gelido Novembre trascorreva in maniera lenta e al tempo stesso frenetica alla BigHit, tutte le anime rinchiuse nell'edificio erano costrette a correre da una parte all'altra per obbedire agli ordini del signor Bang, i trainee erano così esausti che si lasciavano cadere a terra immersi in pozze di sudore, gli Idol invece venivano continuamente contesi dalle stylist con la scusa del mantenimento della propria immagine perfetta.
Mancava poco che due di loro si mettessero ai lati e strattonassero il malcapitato tirandolo per le braccia.

Ma ancor più esausta era Park Jisoo, la quale stava sopportando con coraggio e testardaggine gli abusi da parte delle colleghe. Certo, era ferma nella sua idea di continuare ad appiccicarsi ai suoi beniamini, ma un cervello lo aveva - stranamente - anche lei e quella situazione diventava di giorno in giorno più pesante delle cappe di piombo dorate trasportate dagli ipocriti nell'Inferno dantesco.

Soo-Yeon e Min Hye erano le più terribili, Yoon-Hee la lasciava respirare un pochino; alcune facevano da contorno a quell'orripilante banchetto, altre ignoravano semplicemente la faccenda. Sta di fatto che, comunque, durante un tiepido pomeriggio Jisoo prese la sua decisione.
E quando Park Jisoo si scocciava di qualcosa era la fine.










Erano all'incirca le sei e mezza, i Bangtan erano sparsi qua e là in agenzia - c'era chi aveva ancora il fegato per gironzolare in camerino, chi provava in sala da ballo e chi ancora si stampava un sorriso bonario in faccia e si mostrava disponibile a scambiare due chiacchiere con i trainee e far loro dediche e autografi.
Dopotutto i BTS erano la prima band ad aver firmato un contratto con la BigHit, erano il marchio originale creato da Bang. Con tanto di copyright e minacce nel caso qualcuno avesse intenzione di comportarsi da copione, per inciso - e le ragazze ne approfittavano per stravaccarsi sui divanetti e sgranocchiare snacks affatto salutari prendendo in giro gli stuzzicadenti nei gruppi femminili.

Jisoo si era distaccata dalla combriccola già da tempo, non aveva voglia di mostrarsi docile come al solito con persone che non facevano che tormentarla da mattina a sera. In più la ferita si era ingrandita quando si rese conto che i ragazzi erano totalmente ignari di ciò che le stava accadendo, non c'era uno di loro che credeva che non fossero soltanto incidenti.

Era seduta su una sediolina di legno posta accanto all'unica finestra aperta al mondo e ammirava il tramonto con sguardo vacuo e dispersivo, a tratti malinconico.
Si era concentrata sulle sfumature arancioni del cielo e quasi le veniva da ridere nel pensare che era strano come questo, di punto in bianco, si sfumasse fino a diventare azzurrognolo. La brezza fredda e leggera accarezzava il suo viso con un fruscio dal suono piacevole, calmo.
L'unico problema è che non c'era nulla di calmo in quella specie di manicomio, e ne ebbe conferma nel momento in cui si sentì qualcosa fra i capelli.

Lentamente posò una mano sulla sua chioma arruffata e si sfilò un paio di palline di carta. Volse lo sguardo verso l'arpia e notò che Soo-Yeon e un'altra amica si stavano divertendo a sputacchiare all'interno di penne vuote nella speranza che le palline centrassero il bersaglio.
Jisoo si munì di un'espressione schifata soltanto al pensiero che quella carta stropicciata contenesse un po' della loro lurida saliva.

- Yah, volete smetterla? E' stata una giornataccia per tutti qui dentro, soprattutto per me!- sbottò adirata, pestando un piede a terra senza fermarsi.
Le due si scambiarono un'occhiata di intesa e ridacchiarono in modo sguaiato. Da vere gallinelle, insomma.

- Oh ma davvero? E come mai soprattutto per te, di grazia?- a rispondere fu Soo-Yeon, in tono di sfida tra l'altro.
I presenti, ergo Yoongi, Jimin e Taehyung, non osavano intromettersi nell'accesa discussione.

Non che fossero alleati del gruppetto menefreghista, sia chiaro, solo erano molto presi dai cellulari e dai social.
Fu allora che Jisoo si disse che quando è troppo è troppo, era stufa di fare la martire di un'inutile ed inconcepibile persecuzione.

- Perchè da una dozzina di giorni a questa parte non fate altro che stuzzicare la mia soglia di sopportazione. Prima la tinta di Namjoon, poi l'aspirapolvere, la piastra, e le scale, le provocazioni, le tirate di capelli, insulti sussurrati all'orecchio, pettegolezzi alle mie spalle... tutto. Tutto quanto! Mi sono stancata di questa messa in scena!- urlò, e stavolta si alzò in piedi e allontano bruscamente la sedia dal davanzale della finestra.
Il rumore sembrò risvegliare i tre Idol dal loro stato incosciente.

Soo-Yeon d'altra parte aveva un sorrisetto che non prometteva niente di buono, a confermare l'ipotesi c'erano i polpastrelli delle sue dita che tamburellavano incessanti. E se quello era un sorriso appena accennato, beh si stava trasformando in un ghigno malefico ampio quanto quello dello Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie. Jisoo era al limite, doveva solo superarlo e lei era pronta a sganciare la bomba finale.

- E quale sarebbe la tua soglia di sopportazione?-

Come previsto, la castana non si trattenne più e ringhiò emettendo un urlo molto simile ai growl delle band heavy metal. Afferrò la sedia su cui era stata seduta fino a pochi minuti prima e la scaraventò contro la corvina, che si fece male solo alle gambe.
Jisoo non aveva intenzione di farle male sul serio, voleva solo spaventarla e poi - a dirla tutta - non ne era nemmeno capace, di far del male.

- E' superata! E' superata da un pezzo!- si sgolò, i ragazzi assistettero terrorizzati alla scena. Solo Yoongi sembrava comprenderla, forse perchè era l'unico a condividere alcuni lati del carattere della ragazza.
Anche lui soffriva di raptus di rabbia simili, per questo ebbe il coraggio di avvicinarsi per calmarla.

- Jisoo-yah, andiamo un po' fuori. Prendi una boccata d'aria e ne parliamo- mormorò senza farsi prendere dal panico come gli altri due.
Ancorò le mani alle spalle graciline di Jisoo e la scosse leggermente, fece per avvolgerla in un abbraccio ma l'altra lo precedette scollandosi definitivamente di dosso a lui.

- Boccata d'aria un corno. Non voglio parlare, qui quelle che hanno bisogno di fare arieggiare il cervello sono loro. Tutte loro- puntò l'indice contro le presenti e lanciò occhiate omicide alle poche che si azzardavano ad obiettare. Camminò a grandi falcate verso la porta e aggiunse un'ultima cosa.

- Volete così tanto che me ne vada? Bene, eccovi accontentate. Me ne vado, addio!-

Prima che potesse abbandonare sul serio la stanza, Min Hye trovò il tempo neccessario per pestarle un piede, inutile dire che Yoongi le inviò un'occhiata di sufficienza delle sue accompagnata da uno scuotimento di testa.
Provò a raggiungerla invocando a gran voce il suo nome e venne aiutato da Tae e Jimin, fu tutto inutile. Di Jisoo non vi era manco l'ombra.

Il biondo si lasciò sfuggire un triste mugolio.

- L'abbiamo persa per sempre- blaterò affranto. Jimin gli circondò le spalle col braccio e gli scompigliò i capelli.

- Non è vero, vedrai che tornerà. E poi è nostra amica e Jungkook non sopravviverebbe senza di lei- disse e ridacchiò. Yoongi non era del suo stesso avviso.
Aveva lo sguardo puntato all'orizzonte e fissava senza interesse la vetrata giù per le scale dell'agenzia.

- Se Jisoo ha veramente un carattere simile al mio, credo sia difficile che si farà viva...- sussurrò a bassa voce, pensieroso.
Taehyung ricominciò a piagnucolare, Jisoo era la sua sorellina, non poteva abbandonarlo nelle grinfie di quelle smorfiosette con le fauci di un coccodrillo.
Eppure era tutto perduto ormai, non servivano a niente le lacrime di coccodrillo - per l'appunto.











Jisoo si era presa alcuni minuti per riflettere, passeggiava senza meta per i corridoi della BigHit e rischiava addirittura di essere beccata e segnalata a Bang. Non voleva andarsene davvero da lì, o meglio, non voleva ma parzialmente.
Sebbene fosse un luogo di lavoro tutto fuorchè banale, per lei era diventata come una casa. Forse grazie alle persone meravigliose che aveva conosciuto, forse a causa dell'amore smisuratamente grande che provava per Jeon, in ogni caso non riusciva a dare un addio definitivo.
Non quando Jungkook aveva la capacità di tenerla ancorata accanto a lui col filo rosso del destino.

Decise quindi di trovare una soluzione e questa le si presentò nell'esatto istante in cui capitò al piano dove vi era il camerino degli Homme, il duo sotto contratto con la suddetta casa discografica. Sorrise nel vedere i due uomini assorti di fronte agli specchi e filò dritta nell'ufficio di Bang PD-nim.

- Avanti- si sentì dire dopo che ebbe bussato un paio di volte. Non era nemmeno entrata che il capo aveva già le palle girate. Andava tutto benone.

- Buonasera signor Bang- esordì Jisoo con uno dei suoi inchini perfettamente a novanta, calcolati pure col goniometro.
L'uomo la ignorò e smanettò al computer come se nulla fosse.

- Avete qualche problema signorina Park?- borbottò con fare annoiato davanti allo schermo bianco.
Arrivò addirittura a portarsi una mano davanti alla bocca per evitare di sbadigliarle in faccia. Ella si torturò le mani e fece roteare la punta del piede destro sul pavimento, piuttosto imbarazzata.

- Beh ecco... mi chiedevo se posso occuparmi dell'immagine degli Homme- confessò schietta.

- Qualcosa non va con quei sette sfaticati?- chiese facendola ridere.

- No, non è così... o meglio, non proprio. E' solo che, mi creda, preferirei occuparmi di persone meno popolari dei BTS. La gelosia è palpabile anche in camerino, non solo tra fans- ammise pentendosene l'attimo successivo.

- Senza offesa per gli Homme, non volevo dire qualcosa che...-

Bang la bloccò.

- Tranquilla, le statistiche parlano chiaro e anche i dati di YouTube. I Bangtan hanno più successo ed è normale, sono bei ragazzi, sono giovani e fanno musica contemporanea. Le canzoni melodrammatiche stanno bene solo nei drama ormai- proferì noncurante, poi espirò dal naso e borbottò parole inarrivabili alle orecchie di Jisoo.
Una manciata di minuti più tardi le annunciò la sentenza finale.

- Gli Homme sono liberi da impicci e una ragazza in più non farebbe male. Il cambio è fattibile- disse e tirò un sorriso enigmatico.

La castana sgranò gli occhi e prese a saltellare dalla gioia, urlettando eccitata.

- Oh, sia lodato il Cielo. Grazie, grazie mille della seconda possibilità!- esclamò inchinandosi ripetutamente verso il produttore, il quale dovette fermarla schiarendosi la voce.

- Non è affatto una seconda possibilità, i ragazzi mi hanno sempre parlato bene di voi e so quanto ci tengono al vostro rapporto. Park, quegli scalmanati vi vogliono bene sul serio e ora che siete entrata nei loro cuori è difficile uscirne senza ferirli- spiegò serio.
Jisoo si ricompose e mormorò un 'oh' di stupore. Sapeva di essere considerata la mascotte, ma sentirselo dire faceva sempre un certo effetto.

Non replicò, si limitò a ringraziare un'ultima volta e a sgattaiolare via dall'ufficio.
La notte venne impossessata dall'insonnia, consapevole del fatto che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto i Bangtan alle prese con la loro quotidianità. Consapevole del fatto che Jeon si sarebbe dimenticata di lei poco a poco.




Al mattino si svegliò pimpante e si preparò per affrontare la giornata indossando un maglione caldo, un leggins - odiava i jeans - con la compagnia di un espresso rigorosamente senza zucchero. L'amaro in bocca fungeva da sveglia per le sue papille gustative.
Giunse nel camerino dei due uomini e venne accolta da una coppia di sorrisi di circostanza e occhiate curiose.

- Salve sono Park Jisoo, la nuova stylist. Mi occuperò del trucco e dei capelli dei ragazzi, spero andremo d'accordo- si morse le labbra di tanto in tanto e si grattò la nuca con imbarazzo, il moro occhialuto fu il primo a degnarla di una risposta.

- Sono certo che sarà così. Mi chiamo Chang-min- disse e le porse la mano. Jisoo l'afferrò saldamente e ricambiò il sorriso.
Lui venne affiancato dal compagno con uno sbuffo divertito.

- Oh insomma, quando smetterai di presentarti con tutte? Siamo Idol, conoscerà per forza i nostri nomi- ridacchiò, Jisoo lo seguì a ruota.
In effetti era vero, ma non le dispiaceva.

- A proposito, per la cronaca io sono Lee Hyun-

L'intera sala scoppiò in una fragorosa risata, nel mentre Chang-min tirava pacche alla schiena dell'amico accusandolo di incoerenza e pateticità.
Jisoo ebbe la certezza di aver trovato pace per la sua anima, l'atmosfera era leggera e con un non so che di aristocratico, le nuove colleghe erano gentili e avevano modi di porsi molto raffinati - decisamente diversi da quelli sbrigativi e noncuranti delle stylist dei sette angioletti.

Lei, Chang e Hyun erano il trio vincente, le suonava persino melodioso.




































* * *




















































Dall'altra parte dell'agenzia i Bangtan si erano demoralizzati parecchio da quando Jisoo li aveva abbandonati e anzi, a distanza di qualche settimana non riuscivano a comprendere l'accaduto: davvero aveva avuto il coraggio di lasciarli così, senza neanche un saluto come si deve?
Inoltre, per complicare il pessimo umore generale, Bang lanciava avvertimenti random al gruppo riguardo le riprese di un nuovo video e quindi aveva dato al leader il compito di sviluppare un concept decente che suscitasse la curiosità delle A.R.M.Y. e che contenesse come di consueto i soliti messaggini subliminali utili per la formulazione di varie teorie.
Tutte sbagliate, se proprio vogliamo precisare.

Alla macedonia di compiti e ordini vi si aggiungeva anche il mese per il quale mister BigHit e compagnia bella si erano accordati per organizzare il comeback, l'imminente diploma del caro maknae Jeon, la laurea di Jin e probabili comparse in Tv show privi di senso logico.
I ragazzi avevano provato a ribellarsi dicendo che era un programma troppo stancante e che era passato poco più di un mese e mezzo dal comeback con Blood, Sweat and Tears, ma Bang non si arrendeva.
E anzi, se solo uno di loro si azzardava a metter piede nel suo ufficio lo minacciava col suo inquietante 'non farmi venire voglia di vedere se sei a prova di proiettile'.

Ciò che più recava dolore al povero cuoricino di Jeon, però, era il rapporto spezzettato che aveva con Jisoo.
Entrambi si comportavano da persone lunatiche, un giorno chiacchieravano tranquilli e l'altro litigavano gettandosi fango addosso. E anzi, il loro rapporto non aveva una crepa, aveva una voragine.

Ci aveva messo un casino di tempo a cavarle di bocca il suo nuovo impiego (più che altro i nomi delle nuove persone con cui aveva a che fare), figuriamoci se quella gli avrebbe rivelato il motivo della drastica decisione.

- E' per Soo-Yeon, vero? Ti bullizzava e non mi hai mai detto niente, no?- chiedeva mentre si infilava nelle coperte.
Jisoo gli rivolgeva il suo classico sguardo ghiacciato e scuoteva la testa.

- Non nominarmela. E poi il bullismo non c'entra, che diavolo avrei dovuto dirti?-

E allora il corvino tirava in ballo l'incidente con la piastra e l'episodio delle scale, i due più gravi, e Jisoo si innervosiva lanciandogli insulti gratis e dandogli le spalle.
Non voleva ammettere la realtà, non ora che stava bene. Chang-min e Hyun erano due persone squisite e disponibili, la trattavano come fosse una principessa.
Perchè Jeon continuava a darle noia?
Era tutta acqua passata e se una come Jisoo era stata in grado di mettervi una pietra sopra, allora doveva farlo anche Jungkook.





Fin quando si trattava dei capelli e del trucco a lui non faceva nè caldo e nè freddo, poi se si arrivava all'approccio fisico diventava una questione totalmente differente. Dopo aver battibeccato con la sua truccatrice Jeon decise di scaricare la tensione facendo quattro passi al di fuori del camerino.
Non aveva intenzione di rinchiudersi in sala da ballo - anche perchè l'appuntamento col coreografo era per le quattro del pomeriggio e l'orologio segnava a malapena l'ora di pranzo -, così pensò che fare un salto alla nuova postazione della compagna di stanza non sarebbe stato male.

Ovviamente Soo-Yeon gli si era attorcigliata come un pitone, ci mancava solo che Hoseok comparisse dal nulla e gridasse I hate snake!.

- Dove stai andando? Ti ricordo che devi dare una sistemata ai capelli, il ciuffo sta crescendo- gli disse con tono apparentemente apprensivo.
Jeon si levò malamente la mano ancorata al suo polso e fece una smorfia.

- Lasciami in pace! I miei capelli li tocca una sola persona- si lasciò sfuggire, poi sgranò gli occhi e sbattè le palpebre.

- Min Hye?- chiese titubante l'altra. Jeon non rispose e fuggì via dal corridoio, non gli piaceva stare nel bel mezzo del nulla con una rompiscatole come Soo-Yeon. Aggiungiamo il fatto che stesse per rivelare alla persona sbagliata i sentimenti per Jisoo e mescoliamo la poltiglia.

Frenò la corsa solo quando si ritrovò a due passi dal salone riservato agli Homme, dal finestrone intravide Jisoo tutta allegra e spensierata mentre si occupava del trucco di Hyun. Poi si accorse dei loro sguardi complici e della vicinanza dei loro visi.
Una vicinanza inconcepibile per un ragazzo geloso e possessivo come Jeon Jungkook, precisiamo.

Irruppe senza preavviso nel camerino dei colleghi e trascinò con sè Jisoo regalando ai presenti un sorrisetto innocente. La ragazza si lamentò sotto la sua presa e l'altro per ripicca aumentò la stretta, strattonandola verso l'uscita.

- Dì un po', prima mi rendi la vita impossibile perchè ti reputi innamorata persa di me, poi con la scusa della sbornia vai col primo che capita e ora ci provi pure con un trentenne?!- le sputò in faccia scuotendole le spalle. Jisoo aveva dipinta in viso una delle sue migliori pokerface.

- Quello ubriaco sei tu, Jeon- si limitò a rispondere. Il castano ridacchiò nervoso e tornò a squadrarla serio.

- Ah, ora ho capito! La nostra Jisoo si è dimenticata di Jeon Jungkook. Sai com'è, lui è immaturo e un po' bamboccio, lei invece ha bisogno di un uomo forte- blaterò. Jisoo era sempre più perplessa e confusa, non ci stava capendo una beata fava.

- Che ti prende, Jeon? Bastano una decina di giorni per mandarti fuori strada?-

E Jeon si disse che quella era la goccia che fece traboccare il vaso.
Agì d'impulso, la presenza di Soo-Yeon che osservava di nascosto la scena non migliorava la sua sanità mentale.

- Ti faccio vedere io chi è fuori strada- digrignò a denti stretti.

La sbattè alla fredda parete del muro, Jisoo non ebbe neanche la possibilità di lamentarsi per il dolore alla schiena che Jeon le serrò le labbra posandovi sopra le sue. Non era un bacio, la parte razionale del suo cervello ricominciò a funzionare proprio quando partorì l'idea malsana di baciarla con tutta la foga che nutriva in corpo, era più uno scontro di labbra.
Con la coda dell'occhio si accorse di Soo-Yeon scioccata e represse un sorriso sornione. L'inesperienza di Jisoo in campo sentimentale lo aiutava tantissimo, in quanto se ne stette ferma con la bocca dischiusa e gli occhi sgranati.

- Brava, non muoverti- sussurrò parlando sulle sue labbra.

Jisoo tremava, e non era per il freddo. A Jeon quasi faceva tenerezza il modo innocente in cui aveva le mani strette in pugni all'altezza del petto. Era così ingenua...

- Chiudi gli occhi. Lentamente- le ordinò, la castana eseguì con calma.
Intanto le aveva accarezzato le guance con entrambe le mani, così che la spia non capisse se quello era un bacio vero oppure no.

- Abbracciami- continuò ad ordinarle.

- Lo sto già facendo- Jisoo trovò il coraggio di rispondere.

- Stringimi forte- aggiunse il compagno con voce calda, insolitamente rauca.

Sarà per il contatto intimo o per il tono basso, Jisoo si sentì morire comprendendo il senso di quelle fottutissime paroline magiche. Le mani risalirono dalle braccia verso la schiena e andarono a massaggiare tutta la lunghezza della spina dorsale di Jeon, per poi soffermarsi sulle spalle e stringerle a sè con quanto più sentimento possibile. Le falangi si arricciarono sotto il tocco del giacchino del ragazzo, quasi volesse tenerselo stretto, temendo che potesse andarsene da un momento all'altro.

Il cuore di Jungkook perse numerosi battiti, la sua frequenza era così sconnessa e irregolare che per poco non temette di avere un infarto.
Si fece inevitabilmente più vicino alla castana, i loro corpi si unirono quasi del tutto e ne approfittò per inclinare il viso e poggiare la fronte contro la sua chiudendo gli occhi.
Jisoo non aveva idea di che tipo di pena fosse quella, se Jeon tramava la sua morte da tempo, beh, forse era giunta l'ora.

D'altra parte il mocciosetto le accarezzava il viso facendo cerchi concentrici coi pollici e le sussurrava parole di conforto a fior di labbra, a lei non restava che annuire bloccata al suo posto.
Non appena Soo-Yeon si dematerializzò dal corridoio, Jeon si staccò di colpo dalla ragazza e si schiarì la voce. Jisoo era in attesa di spiegazioni.

- C-cos'era quello?- si azzardò a domandare, la bocca era priva di saliva da un pezzo e la gola bruciava se deglutiva.
Nemmeno i deserti più aridi e afosi di questo mondo si sarebbero potuti paragonare alla secchezza delle sue labbra.

- Cosa? Ah, quello dici?- Jeon si indicò le sue e si grattò la nuca ridacchiando come un pazzoide.
La verità era che non aveva idea di come risponderle, di sicuro sapeva cosa non era.

- Non era un bacio- si affrettò a biascicare, per l'appunto.

- Allora cosa..?- Jisoo non fece in tempo ad interrogarlo ancora che di Jungkook non c'era più alcuna traccia.
Fuggì via come Speedy Gonzales... o come Usain Bolt, oppure come Willy col coyote alle calcagna. Sì insomma, ci siamo capiti.

Si sfiorò le labbra con due dita e tirò un sorrisetto ingenuo, misterioso. Forse non era tutto perduto.

























































* * *























































































La sera Jisoo si comportò normalmente, maltrattando il compagno come sempre. Piombò in camera del tenero Kookie quando meno se lo aspettava e saltò sul materasso affondando la testa sul cuscino con un sorriso che andava da guancia a guancia.
L'Idol soltanto a guardarla sbuffò nervoso e tentò in tutti i modi di mascherare il rossore alle gote.

- Com'è che sprizzi gioia da tutti i pori?- chiese sarcastico. Jisoo prese il cuscino libero e lo strinse al petto, agitando le gambe in aria.

- Non lo so... mi sento felice. Felice felice- ripetè in una fastidiosa cantilena infantile.

Poi seguirono i pizzicotti e le frecciatine serali, con un misero Jeon che non riusciva a raggiungere il bagno perchè la compagna lo molestava tirandogli piano le orecchie e scompigliandogli i capelli appena lavati e asciutti.
Dopo aver combattuto per riacquistare la libertà e lo spazio vitale, Jungkook decise di portare la conversazione su una strada completamente diversa.

- Mi dici perchè non fai parte più del nostro staff?- chiese tutt'a un tratto, coricandosi su di un lato e squadrando Jisoo. Ella mise il broncio e abbassò lo sguardo.

- Hai perso il dono della parola?- continuò lui con un sopracciglio alzato.

La ragazza stette in silenzio con lo sguardo puntato sulle mani in grembo, ripensò velocemente a Soo-Yeon e a tutti i demoni di quello staff che godevano nel vederla cadere in basso, giù negli abissi della vergogna e della disperazione. Ripensò ad ogni singola sventura e a malincuore dovette ammettere a se stessa che sì, quello era decisamente bullismo.

Una lacrima oltrepassò il confine fra palpebra e zigomo e scivolò lenta e delicata verso la guancia esposta agli occhi di Jeon. Inutile dire che l'altro sussultò un poco nell'osservare la sua espressione sofferente, mannaggia a lei e all'occhio lacrimante sbagliato!
Si sentì prendere per il mento e incrociò gli occhioni perplessi e vitrei del giovane.

- Soo-Yeon ti ha tormentata dall'inizio- affermò senza aspettare la battuta della castana. Ella si ritrovò ad annuire e tirò su col naso.
Non voleva sembrare una bambina che piange per sciocchezze, eppure non riusciva a contenersi.

- Sfogati, dillo che è Soo-Yeon. Quella stangona con gli stuzzicadenti al posto delle gambe di Kim Soo-Yeon- fece lui, a Jisoo scappò una lieve risata.

- Sì è lei. E la odio assieme a tutte le persone che guardavano il teatrino e non alzavano un dito in mia difesa. Li odio tutti- disse e si lasciò sfuggire un singhiozzo.

Jeon sospirò, mise una mano sulla nuca della compagna e le fece poggiare la testa sul petto, circondandola in un caloroso abbraccio. Strinse le sue spalle più che poteva e al contempo si preoccupò di non farle male, le dita scorrevano fluide nell'ammasso di capelli di Jisoo e pettinavano ogni ciocca partendo dall'attaccatura fino ad arrivare alle punte.
Si meravigliò nel constatare che, anche se sembravano arruffati e in disordine, in realtà erano abbastanza curati e privi di nodi.

Ecco, Jisoo era come i suoi capelli: all'apparenza casinista e combinaguai, maniaca del controllo e perfettina nel suo caos.

- Torna con noi- le sussurrò all'orecchio, Jisoo scosse la testa.

- Non posso farcela-

- Sì che puoi, ora sei solo assonnata-

- Ma io...-

- Non si accettano proteste. Yah, Park Jisoo! Ti darò il consenso di gironzolare attorno a me senza che mi lamenti, basta che stai con noi- gonfiò il petto e tenne il palmo della mano destra in bella mostra, come se stesse giurando in nome della patria.

Basta che stai con me, avrebbe voluto aggiungere, poi si disse che era rischioso e che non si sentiva pronto.
Jisoo non rispose, si limitò ad abbozzare un sorriso e ad augurargli la buonanotte. Lui la imitò e si rannicchiò nella sua porzione di letto.
Ripensò a ciò che aveva combinato quel pomeriggio e sorrise, consapevole di aver fatto la scelta giusta.

Il primo bacio era un'esperienza speciale e non poteva rubargliela in un luogo inadatto con persone inadatte.


***
Annyeoooong popolo!! Okay okay okay, lo so che faccio schifo, che sono una brutta persona, che non mantengo le promesse come dovrei, che sono un'irresponsabile del cavolo eccetera eccetera, proprio per questo mi vedo costretta a chiedervi per l'ennesima volta MIANHAE. Il ritardo abissale è dovuto a vari motivi, tra i quali anche una mini-vacanza pasquale e beh... niente computer, a malapena ho portato cuffie e cellulare xD *mente: sì ma alla gente che cavolo può fregare di quello che fai invece di aggiornare?!  me: effettivamente...*
Vaaaabbbè, passiamo al capitolo che dovrei sbrigarmi xD allora--- ALLORA. Rispondo subito ad eventuali domande (?): no, quello non è un bacio. Come ho già scritto, sono solo due fottutissime paia di labbra attaccate, ma niente moine, niente di niente. Perchè? Perchè mancano esattamente due capitoli al primo vero bacio della KookieSoo v.v - e tanto per spoilerare tremila robe *i miei tentativi di elemosinare perdono, lol* in quello stesso capitolo non se ne daranno solo uno. MWAHAHAHA spero sclererete con me*

Gli artisti misteriosi sono gli Homme. Sì sì, proprio Chang-min e Lee Hyun che, poveretto, è stato pure preso di mira dai nostri nanetti il primo aprile xD
A proposito dei ragazzi... avete visto il video di ieri? MA PARLIAMONE, DIAMINE. TUTTI COI CAPELLI NERI.  T U T T I  N E R I .  E il feto che col suo inglese del cavolo fa 'iuforiaaaah' cioè no. No. Io non l'accetto. Queste cose fanno male al mio cuore, quel 'take my hands/cuz you're the reason of my euphoria' mi ha dato il colpo di grazia. Non so nemmeno come ho fatto a sopravvivere LOL.

E quindi l'MV, il terzo episodio di Burn the stage che ho visto a metà perchè mi sono finiti i giga proprio sul più bello, e Face Yourself, e Don't leave me, e Let Go, e pORCO CAne HO DELLO stuDiO A cuI BadARe *cerca di riprendersi dallo shock*

Bene, direi che dopo gli scleri sia ora di passare ai ringraziamenti ^^  un grande Cumawo va a mioneperdraco e alle sue "sclerensioni", come le chiamo io, strappalacrime (lacrime di risate, si intende eh!), a _querr_  che, porella, sta aspettando il seguito da non so quanto tempo TT  e a jinslover che mi ha blessata con i suoi complimenti e col fatto che le piace molto questa roba ancora in corso (chiedo perdono anche per la lunghezza della fanfic *si nasconde*). E obv ringrazio i lettori silenziosi - fatevi sentire ogni tanto ^^ - e chi segue la fanfic. Non per essere ripetitiva, ma davvero non avete idea di quanto sia felice della vostra felicità ahah :')
Devo andare, cercherò di essere più puntuale. Bacioniiiii  _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Il giovane Jeon provò più volte a convincere Jisoo a ritornare nella compagnia dello staff, ma nelle sue orecchie risuonava sempre la stessa risposta negativa da parte della ragazza.
Aveva provato - a detta sua - di tutto pur di farle cambiare idea, era arrivato addirittura a fare il bambino carino con tanto di labbruccio tremolante e occhioni dolci da cane bastonato, Jisoo gli si rivolgeva comunque con un'espressione seria e con uno sguardo di ghiaccio. E per Jeon di tutto significava proprio quello: fare l'aegyo.
Perchè, precisiamo, non si era mai azzardato a comportarsi da capriccioso e immaturo se non davanti alle telecamere dopo esser stato costretto dai suoi malvagi amichetti del cuore.

La castana, dal suo canto, apprezzava il suo nuovo impiego e aveva incominciato a socializzare con le altre stylist, oltre che con gli Homme. Le piaceva chiacchierare con calma davanti ad una bella tazza di the, contemplare estasiata l'ennesimo tramonto delle sei e scambiare battutine indecenti con Hyun che - per quanto aveva notato - era davvero un pazzoide e possedeva un'incoerenza non fastidiosa.
Al contrario, era così divertente che si sbellicava dalle risate fino ad avere le lacrime e la pancia dolorante.
Un po' le ricordava Taehyung, poi pensava a lui, a Jimin e al resto del gruppo e i suoi occhi si scurivano di colpo.

La mente passeggiava tranquilla all'indietro del tempo, persa nei ricordi, e rimembrava con felicità e un pizzico di amarezza i piccoli scorci di vita quotidiana vissuti con quei sette scapestrati: dai brontolii di un Yoongi assonnato alle uscite nonsense di Tae, dai balletti sexy improvvisati di Jimin ai buffetti alle guance di Hoseok; e ancora, dai pranzi preparati da eomma Jin ai consigli di Namjoon riguardo l'università.
Le mancavano come l'acqua, eppure erano rinchiusi ventiquattro ore su ventiquattro nella stessa agenzia.

Con Chang-min e Hyun si divertiva, certo, ma non era la stessa cosa con i Bangtan. Gli Homme erano... avanti, non si azzardavano ad assumere un certo tipo di atteggiamento davanti a lei, si controllavano e rientravano sempre nei limiti della norma e della formalità. L'umorismo Bangtan era tutta un'altra storia.
E se proprio doveva ammetterlo sì, moriva dalla voglia di piombare senza preavviso nel loro camerino, fiondarsi sulle poltroncine su cui stanziavano e spupazzarseli come fosse una nonna grondante di affetto.
Peccato che dovesse fare i conti con l'orgoglio, un briciolo di dignità ce l'aveva ancora e voleva tenerselo stretto.









La sera, dopo la consueta sessione di ballo con conseguente doccia rilassante, gli hyung avevano incastrato il loro ingenuo maknae in un banale tranello usando come scusa il 'non parliamo fra di noi da un bel po' di tempo'. Jeon non ci sarebbe affatto cascato se solo non fosse stato Yoongi a sputare una simile sentenza.
E quando Min Yoongi faceva il disinvolto i guai erano in vista. Anzi, erano talmente vicini che Jeon poteva pure levarsi il binocolo dagli occhi.

Così si ritrovò sul materasso di Hoseok, a gambe incrociate e con una faccia cadaverica da fare invidia a Victor de La sposa cadavere, per l'appunto.
Ad aumentare vertiginosamente il livello di adrenalina in corpo vi erano sei paia di occhi che lo squadravano come se avessero intenzione di cavargli le parole direttamente dal cervello.

- Che avete da guardare?- sbottò mettendo il broncio. Taehyung si schiarì la voce e Jin serrò la mascella con fare sospettoso.

- Avevi detto che ci avresti riportato Jisoo in meno di due giorni, siamo al 24 Novembre e dobbiamo ancora sorbirci gli scleri di quelle stylist perennemente mestruate- mormorò a bassa voce, Jeon aveva l'impressione di essere stato catapultato sul set di un telefilm mafioso.

Non andava bene per niente, ci mancava solo che le mani della sua seconda mamma fossero ornate di anelli e che accarezzassero un gatto, in quel caso la situazione sarebbe stata preoccupante sul serio.

- E dai, stiamo appresso a quelle siliconate dal 2013 e solo ora viene fuori il fatto che non le sopportate?- ridacchiò nervoso Jungkook, il quale dovette affrontare le occhiatacce di Namjoon e le silenziose minacce di morte di Yoongi.
Gli altri erano impassibili, un brivido percorse la sua spina dorsale.

- Vuol dire che Jisoo non può più ritornare?- si intromise Taehyung.

- Non ho detto niente del genere-

- Allora parla!-

Il povero Kookie non ne poteva più di sentire la medesima lagna triste ogni volta che Kim Taehyung gli gironzolava attorno a meno di due metri di distanza, si ritrovò a sbuffare e a passarsi una mano sul viso.

- Sentite, ho provato di tutto pur di farle cambiare idea e non è colpa mia se ha un sistema nervoso più resistente del mio e una testa più cocciuta di un grattacielo fatto a prova di sisma- borbottò sull'orlo della disperazione.
Namjoon e Jin, i due maritini, se la ridevano di gusto. Ne sapevano una più del diavolo.

- Che abbia un sistema nervoso più resistente del tuo ci credo poco, caro moccioso- obiettò Hoseok, tirando una pacca alla schiena del più piccolo.

- Hai provato di tutto?- chiese Jimin, l'altro annuì.

- Tutto tutto?- si unì Taehyung, il maknae annuì nuovamente.

Jimin si portò una mano sul mento e se lo massaggiò pensieroso, con tanto di occhi al cielo ed espressione degna di Socrate immerso nelle sue teorie filosofiche più oscure e contorte.

- Yah, hai provato con la voce da cucciolo? Di solito funziona- biascicò poco convinto.

- Ho fatto anche l'aegyo e mi ha ignorato-

- L'hai pregata fino allo sfinimento?- fece Namjoon. Jungkook non ebbe il tempo di rispondere che una valanga di domande inondarono il suo udito stanco.

- Ti sei messo in ginocchio e hai giurato di fare tutto quello che lei vuole?-

- No, che dici? Avrebbe dovuto proporle le nozze, a quest'ora trotterellava qui con noi!-

- Allora? Le hai fatto la proposta di matrimonio?-

- Sarò la damigella d'onore, ti avviso già da adesso!-

Silenzio tombale. Ad urlettare in maniera vagamente femminile fu Jin, i compagni gli lanciarono un'occhiata stranita.

- Scherzavo! Sarò il prete e vi dirò di leggere le promesse- si affrettò ad aggiungere.

- E che mi dici dei figli? Adoro i bambini, immaginate che figo sentire un paio di pargoli che urlicchiano qua e là per l'agenzia zio Taehyung o nonno Yoongi- sospirò Tae con un sorrisetto sognante.

Jeon sembrava escluso da quell'insulsa conversazione priva di senso, anzi, sebbene fosse il soggetto della questione lo avevano emarginato in un angolino striminzito che per poco non cadeva dal letto.
Tirò qualche gomitata ad Hoseok e a Yoongi e morse una spalla a Namjoon per poi scusarsi l'attimo successivo con un 'mi state bloccando la visuale'. Una volta terminato il faticoso percorso - aveva rischiato di essere buttato fuori dal gruppo a calci nel culo, insomma, Namjoon è il capo - prese parola e pretese di ricevere l'attenzione generale.

- Si può sapere di che diavolo state parlando? Matrimonio? Figli?! Non vi pare presto, e soprattutto, siete sicuri che il commesso grassottello dell'All you can eat di fronte all'agenzia non aggiunga allucinogeni nel vostro cibo?- sparò a raffica quelle domande, così come i sei amici avevano fatto con lui.

- Cerchiamo di dirti, caro maknae dei miei stivali, che o riporti la clandestina nel macello, oppure nel macello ci finisci tu. In quello vero- lo minacciò prontamente Yoongi, l'indice accusatorio lievemente storto puntato contro il castano.

Egli deglutì a fatica e si grattò la nuca, imbarazzato da cotanta devozione nei confronti di una lunatica, pasticciona e testarda Park Jisoo.
Poi se calcoliamo il fatto che Yoongi fosse tutto fuorchè amorevole, pareva ancora più strano.

Esattamente, perchè si chiamava Zuccherino?

- Valle incontro e vedrai che ti darà retta- Hoseok si oppose in netto contrasto con il corvino e tirò uno dei suoi sorrisi smaglianti. Jeon fece una smorfia.

- Va bene-

- E chiedile di sposarti, almeno su quello non dirà di no- ammiccò Taehyung, beccandosi uno scappellotto alla nuca da parte di Jimin e l'espressione traumatizzata del puro ed innocente Jeon Jungkook.

- Voi vi drogate. Sicuro- balbettò con le gote arrossate.
Jin lo indicò con un sorriso beffardo, poi strinse le mani in pugni e le agitò in aria tutto pimpante che una qualsiasi fangirl non avrebbe retto il confronto.

- Che carino che sei! Rosso dalla vergogna... guarda che sappiamo che hai una cotta per Jisoo- riprese ad urlettare, gli altri lo seguirono a ruota.

Il giovane si disse che quella scenetta era durata abbastanza e che dovevano darci un taglio, ragion per cui si alzò dal letto e strascicò a terra le ciabatte nel vano tentativo di sgattaiolare via da quel covo di psicopatici. Vano, appunto, perchè le urla isteriche della sua mamma alternativa ebbero il tempo di perforargli i timpani.

- Non negare e vedi di dichiararti!-

- Andate a fanculo. Tutti quanti- borbottò chiudendosi la porta dietro le spalle.

Gli schiamazzi provenienti dall'interno si fecero lontani e ovattati, menomale che Bang aveva fatto costruire i muri insonorizzati o chi avrebbe avuto il coraggio di sopportarli con le pareti di cartapesta?





































* * *

















































L'impavido guerriero Jeon approdò nella sua camera e si chiuse in bagno incurandosi della presenza di Jisoo. E della sua chitarra, per inciso.
Si sciacquò il viso e osservò il suo riflesso allo specchio controvoglia, diciamo che i suoi tratti asiatici non gli erano mai andati a genio e se si mostrava egocentrico e narcisista era grazie al sostegno dei fans.
Senza di loro l'autostima se ne sarebbe stata sottoterra, magari accanto a resti preistorici e a creature terrificanti quali vermi e parassiti mangiatori di roba organica putrefatta.

Uscì dal bagno e si infilò sotto le coperte, ignorando il frastuono che la sua compagna produceva nel poggiare malamente il plettro sulle corde della chitarra.
Le diede le spalle e si rannicchiò meglio, quella nel frattempo cercava di suonare lo strumento seguendo passo passo lo spartito e sfogliando il libro di musica di tanto in tanto.

Poi incominciò persino a canticchiare qualche sillaba, fu allora che Jeon si disse di averne abbastanza. Godevano nel vederlo incazzato come una bestia.

Si voltò verso la ragazza, non seppe da dove riuscì a tirar fuori l'autocontrollo e le rivolse un sorriso tanto finto quanto tirato, il labbro superiore sembrava scomparso all'interno della sua bocca.
La sua bambina nelle grinfie di quella spericolata infame di Park Jisoo, frenò le corde vocali prima che potessero emettere ultrasuoni abbastanza potenti da catturare l'attenzione degli extraterrestri.

- Com'è che strimpelli robe oscene sulla mia chitarra alle undici e quaranta di sera?- esordì, la voce era leggermente incrinata.
Jisoo incrociò il suo sguardo infuocato, guardò prima il mocciosetto e poi la chitarra, facendo il via vai con gli occhi per una manciata di secondi.

- Fra tre giorni ci sarà una festa a tema musicale all'università e ognuno di noi dovrà esibirsi con un pezzo- scrollò le spalle, poi ripartì con l'adorabile concertino. Jungkook osservò con orrore quanto fosse impacciata e quanto la sua bambina stesse rischiando di fare una fine atroce.

- Fra tre giorni hai detto?- chiese, lei annuì affranta.

- E ti viene in mente proprio adesso?- si trattenne dallo sbraitarle contro. Jisoo parve offendersi.

- Yah, in questo mese non ho avuto un attimo di respiro- si giustificò. Jeon non se lo fece ripetere due volte e le regalò la sua classica pokerface.

- Dicesti così anche del mese scorso-

- Scusa se con te la vita è impossibile!-

Non ottenendo ulteriori risposte, Jisoo si sistemò meglio sul letto e passò allo step successivo, cercando di capire come diamine si accorda una chitarra - in teoria avrebbe dovuto essere il primo step, ma hey! Stiamo parlando della mente contorta di Jisoo, ormai si sa che fa le cose al contrario - e armeggiando incerta con le chiavette.

Le girò e rigirò per parecchio, provò a pizzicare le corde ma i risultati erano distanti centinaia di miliardi di anni luce dal punto in cui si trovava (cioè quello di partenza).
Il rumore delle pagine piegate, sfogliate e quasi strappate urtava la sensibilità di Jungkook, il quale mise la testa sotto il cuscino nella speranza di sentire meno rumore. Insomma, era passato da un casino ad un altro, era vero che Dio se la spassava coi pop-corn mentre guardava il suo cinema!

I nervi affiorarono sempre di più, ad ogni rumore che quella schizzata produceva. Sordo o stridulo che fosse.

- Voglio dormire in pace, porca vacca, è possibile?!- come previsto si sgolò e levò lo strumento dalle mani della castana, tenendoselo stretto al petto con fare protettivo. Jisoo abbassò lo sguardo e s'intristì.

- I-io volevo solo...-

- Ci penserai domani, è ora di andare a nanna!- la bloccò lui, riponendo con cura l'aggeggio nella custodia ai piedi del letto e accingendosi a spegnere l'abatjour... peccato che Jisoo e la sua voce spezzettata e coccolosa gli avessero scaturito un moto di tenerezza.
Già, peccato.

Si rese conto che, sotto sotto, era davvero disposto a fare qualsiasi cosa pur di vederla sorridere; poi cancellò immediatamente quel pensiero con uno scuotimento di testa e sbadigliò: colpa del sonno, non c'erano dubbi.

- Ho bisogno del tuo aiuto... ti prego- mormorò flebilmente lei, Jeon non aveva nemmeno la forza di voltarsi.
Non sarebbe riuscito a sostenere i suoi occhi dolci e le labbra corrucciate nel verso opposto.

- Sono stanco- si limitò a rispondere.

- Ma io sono appesa a un filo e l'unico che può aiutarmi sei tu- ricominciò l'altra con le moine. L'Idol non demorse.

- Non mi scompongo-

- Ah, ti prego Kookie! Ti scongiuro... chebal!-











Per qualche assurda ed insensata ragione, Jeon accettò la disperata richiesta di Jisoo. Dovette rovistare nei meandri della sua mente per capire come cavolo le aveva detto di sì, e soprattutto, come mai se ne stava appollaiata sul materasso con la schiena poggiata contro il suo petto.

Il Fato volle che avesse il cervello completamente in panne, così non riuscì a ricordarsi cos'era successo qualche minuto prima, stavano semplicemente suonando la chitarra e canticchiando Paper Hearts di Tori Kelly nel bel mezzo di una notte stellata.
Che poi l'Idol non sapesse se c'erano davvero le stelle quella sera o meno - teneva le tapparelle perennemente serrate. La prudenza non è mai troppa - è un altro discorso.

Jisoo prestava attenzione alla tastiera, premendo i polpastrelli della mano sinistra sulle corde ad un'estremità e facendo scivolare il plettro con l'altra mano su quelle che coprivano la buca. Sul suo viso si distese un sorriso di sbieco, era piacevole percepire sulla pelle scoperta il fiato di Jeon.
E ancor più piacevole era il lieve solletico che la frangia del ragazzo le provocava stando a contatto con il collo.

Egli si era accorto che la castana era piuttosto indietro con l'apprendimento, due giorni non sarebbero bastati per insegnarle a suonare uno strumento complicato come quello, così le propose qualcosa di nuovo facendo leva sulle sue potenzialità.

- Abbiamo incominciato troppo tardi, è impossibile insegnarti a suonare- le rivelò infatti.

Jisoo inclinò il viso verso il suo, ritrovandosi pericolosamente vicina alle sue labbra. Non fece caso alle parole di Jeon, la prima reazione che ebbe fu l'inevitabile imbarazzo accompagnato da un paio di guance color pesca.
Fortuna che l'unica fonte di luce che illuminava la stanza era l'abatjour del comodino del giovane, altrimenti la sua faccia ustionata l'avrebbero notata anche su Marte. Stava diventando fluorescente come una lucciola, decisamente.

- Q-quindi cosa dovrei fare?- a malincuore balbettò, maledicendosi l'attimo dopo.

Il sorriso a trecentocinquanta denti del ragazzo non prometteva nulla di buono, nè alle sue gote, nè al suo cuore. Ma non era lui che si imbarazzava di continuo accanto ad esseri femminili?
Arrivò addirittura a chiedersi se lo avessero scambiato con un clone durante la sua assenza. Jeon non tardò a rispondere.

- Sei brava a memorizzare le cose, vero? Dato che porterai questa canzone pensavo avresti potuto imparare perfettamente i movimenti delle mani sulla chitarra, mi pare l'unica soluzione-

Jisoo incassò il colpo e si prese mezzo millisecondo per riflettere.

- Mi stai dicendo che in questo modo imparerei a suonare solo le note che mi servono per la canzone?- domandò e si guadagnò il faccino entusiasta del compagno.

- Proprio così. Poi se in futuro ti interesserà imparare a suonare ti insegnerò con calma, sai che sono disponibile- l'ultima frase se la lasciò sfuggire senza che il suo fottuto telencefalo potesse controllare le corde vocali e si bloccò, Jisoo alzò un sopracciglio e tirò uno dei suoi sorrisi melensi.
Una vera ebete.

- Che bellezza! Okay allora ricominciamo- esclamò, pronta a strimpellare note strozzate sulla povera martire quale era la chitarra di Jungkook.
Egli fu costretto a darle retta e insieme trascorsero le ore notturne ad intonare parole di sconforto, tristi e amare come l'amore finito che professavano.
Eppure i sentimenti che nutrivano l'un l'altro erano totalmente differenti da quelli cantati.

Il cuore di Jisoo sembrava arrestarsi ogniqualvolta la lingua di Jeon batteva fra i denti nel pronunciare quel through che a lei veniva tanto difficile, era sublime per le sue orecchie.
D'altronde il castano faceva brevi pause solo per sentire la voce timida e insicura dell'altra quando giungeva l'unica parte del ritornello che dava una nota malinconica e al contempo speranzosa al testo intero, lo stomaco scatenava tori inferociti al suo interno al solo sentirla dire hoping that you won't forget about it.

In qualche modo gli ricordava la relazione indefinita che avevano intrapreso e si diceva che no, non avrebbe affatto dimenticato i bei momenti che stava passando standole accanto. Non li avrebbe dimenticati nemmeno se lo avessero pagato con lingotti d'oro semplicemente perchè si trattava di Jisoo.
Teneva a lei, ci teneva incredibilmente.

Era troppo diffidente e orgoglioso per crederci, però.

- Aspetta un attimo, in questo punto la mano sinistra devi chiuderla più a riccio- la interruppe tutt'a un tratto, prendendole la suddetta mano e posizionandola meglio sulla tastiera.
L'altra era libera da impicci e ne approfittò per accarezzargliela con noncuranza, come se non lo stesse facendo apposta, ecco.

Lo sguardo di Jisoo cadde sulle dita del ragazzo che lisciavano il dorso e si morse a sangue il labbro inferiore, la lezione si stava trasformando in un qualcosa molto più... intimo. O forse era lei a farsi troppe paranoie.

Jungkook recepì il segnale dell'altra e si ritirò poggiando le mani sul letto, stava esagerando. E anzi, da quando l'aveva fermata nel corridoio per rubarle quella sottospecie di bacio - che bacio non era, ma si trattava pur sempre di labbra a contatto - Jisoo era diventata più riservata e sulla difensiva.
La goffaggine l'aveva quadruplicata alla massima potenza.

- Che ore sono?- deviò la precedente conversazione, almeno in questo era bravo.

- Le tre e un quarto, hai sonno?-

Jeon scrollò le spalle.

- Non molto, tu invece?-

- Abbastanza, ma ho ancora la lucidità che serve per ripassare le note- sorrise e si mise all'opera, il giovane controllò che compisse i movimenti giusti.

Suonarono fino a che il sole non sorse nuovamente all'orizzonte, suonarono fino a quando entrambi non ebbero le mani intorpidite, le occhiaie pronunciate fin sopra le guance e le orecchie stanche di sentire e risentire la solita cantilena melodrammatica.
Pizzicarono insieme le corde di una chitarra antiquata e malandata finchè non crollarono a dormire abbracciati, l'uno avvolto nel tepore confortevole dell'altro.

E fu così che Jin li beccò la mattina appena sveglio. Inutile dire che aveva un sorriso sornione da far venire la carie ai denti.



















































* * *



























































 Le quarantotto ore successive al collasso dei due quasi-probabilmente-amici sentimentalmente confusi trascorsero in disarmante fretta, merito della routine monotona e insignificante.
Il caro Jeon aveva speso la maggior parte del tempo seduto con Jisoo a prestare attenzione alla chitarra e allo spartito, gli unici movimenti che compiva erano necessari per spostarsi dal camerino alla sala da ballo ed era sempre seguito dalla compagna.

Ma se pensate che il furfante non abbia preteso nulla in cambio da Jisoo, vi sbagliate. Nella top 10 delle richieste da farle al primo posto troneggiava la domanda da un milione di dollari che tempestava l'anticamera del suo cervello a causa dei suoi hyung pignoli.

- Prometti che tornerai?- la implorava.

Jisoo, essendo un'amante della suspense e del mistero, si girava i pollici con fare alquanto sospetto e batteva sul pavimento la punta delle scarpe.

- Solo se verrai a vedermi all'università- rispondeva poi.

- Non posso permettermi distrazioni, rischio che la gente mi scopra- mormorava prontamente lui.

- Allora non se ne fa niente- ribatteva lei con altrettanta prontezza.




La fatidica mattina, però, Jungkook decise di dar retta al buonsenso e di farla finita con quella scocciante messa in scena - anche perchè non ce la faceva più a starsene immobile in mezzo alle grida di protesta di Jimin e Taehyung. Indossò l'immancabile mascherina e con un abbigliamento casual e l'andatura spavalda e anonima al tempo stesso abbandonò la BigHit e imboccò alcune scorciatoie per arrivare più in fretta possibile nella prigione di libri in cui la bella principessa Jisoo era rinchiusa.

Aveva portato il cellulare con sè, all'inizio si disse che era per sorbirsi gli scleri di Jin nel caso avesse fatto ritardo, poi si confuse nella marmaglia di studenti accalcati ad un misero palchetto e la vide.

Si tirò su il cappuccio della felpa extra-large (era irriconoscibile già di suo, ma non è che si fidava poi così tanto degli esserini cervellotici che circolavano lì) e puntò l'obiettivo della videocamera del cellulare verso Jisoo, con l'intenzione di filmare la sua performance.
Un sorrisetto divertito si fece spazio fra le guance - che nel frattempo erano meno pallide, chissà perchè -, lo zoom andò a finire sull'esile figura della ragazza seduta su uno sgabello con il microfono a pochi centimetri dalle labbra.

Ascoltò ogni singola parola che pronunciava, osservò con adorazione tutti i piccoli movimenti che compiva per il nervosismo, come il pestare un piede a terra o l'allontanare una ciocca di capelli dagli occhi con una scrollata di testa.
Il suo viso assunse un'espressione compiaciuta: la conosceva parecchio.
Anzi, la conosceva abbastanza da meritarsi un posto più in alto nella sua probabile scaletta di persone fidate.

Alla fine dell'esibizione terminò il video e spense il cellulare, scomparendo nel nulla come polvere invisibile.
















































* * *























































La sera si distese sul letto con un braccio dietro la testa e gli occhi fissi sullo schermo illuminato del cellulare, impegnato a rivedere il video fatto a Jisoo.
Ella intanto se ne stava a trascorrere la serata ficcata nel cesso, sembrava non avesse voglia di uscire di lì.
D'un tratto una voce femminile si convogliò nel suo condotto uditivo e sobbalzò per lo spavento.

- Cosa guardi?- era lei, Park Mostriciattolo Casinista Jisoo.

- N-niente di importante- Jeon si affrettò a nascondere il cellulare dietro la schiena e a preparare una delle sue faccine innocenti costruite al momento, e perciò poco credibili.
La castana assottigliò gli occhi e, approfittando di un nanosecondo di distrazione del compagno, gli sfilò l'aggeggio dalle mani e se lo rigirò fra le sue.

Notò che il video in questione la ritraeva e sfoderò un sorriso sfacciato e contento.

- Allora sei venuto a vedermi!- esclamò sorpresa. Il giovane lo ammise controvoglia.

- E ora sei di nuovo dei nostri- annunciò infine.

- Che?!-

- Abbiamo parlato con Bang, mancava poco che Yoongi sbraitasse contro cani e porci pur di convincerlo e siamo arrivati ad una conclusione: ti tocca saltellare dal nostro camerino a quello degli Homme- spiegò lui.

La gioia che il cuore di Jisoo conteneva in quel momento era a dir poco indescrivibile, non se lo fece ripetere due volte e si lanciò addosso a Jeon, stritolandolo in un caloroso abbraccio e schioccandogli un bacio sulla guancia.
Parecchio rumoroso, tra l'altro.
Si guadagnò un'occhiata terrorizzata e scoppiò a ridere.

- Dovresti vedere la tua faccia, se vuoi ti presto lo specchietto in borsa!- urlettò fra una risata e l'altra.
Jeon si massaggiò la guancia colpita mettendo su un finto broncio. Broncio che si tramutò ben presto in sorrisetto inspiegabile, Jisoo era intrattabile.

Testarda, pungente ed imbranata Park Jisoo. Era per questo che gli piaceva da impazzire.


***
Annyeooooong popolo!! Finalmente sono riuscita ad aggiornare - dopo un febbrone che ha superato i 40 gradi, ma dettagli. Ho ancora rimasugli di debolezza, ma ripeto: dettagli u.u - visto che brava?  mente: avresti dovuto aggiornare ieri  me: vabbè dai, ci siamo quasi xD  mente: sisi, fai tutto sempre alla buona tu...  me: *mette il broncio e sbuffa*
allora allora... posso dirlo? -1 all'ufficializzazione (? ma esiste 'sto termine?) della KookieSoo *.*  per cui sì, non dovrete attendere ancora molto ^^"  ditemi che la scena della chitarra vi è piaciuta, perchè io ho sclerato di brutto quando l'ho scritta *si fa aria con la mano e agita le gambe come una scema*
Non voglio dilungarmi troppo, anche perchè considero questo un capitolo un po' di... passaggio (?) sooooo vi lascio nell'attesa del seguito lol

As always non ringrazierò mai abbastanza mioneperdraco e i suoi memorabili scleri, francess225 che ha recensito qualche capitolo precedente e dulcis in fundo i lettori silenziosi - aumentate ogni giorno che passa, ho ansia >//< - e chi inserisce la fanfic nelle varie categorie del sito. Spero di aver soddisfatto - e di soddisfare sempre - le vostre aspettative, spero di non deludervi eeeeeee niè, anche stavolta ho scritto un papiro :')
Me ne scappo sul serio, bacioniiiiiiii   _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


AVVISO: il capitolo sottostante potrebbe - già, potrebbe. Non si sa mai siete anche voi a prova di proiettile, lol - provocare overdose di zuccheri, livelli anormali di glicemia, iperattività e dimagrimento delle cosce - beh, se vi mettete a scalciare come faccio io quando leggo di scene dolcissime, questa è la conseguenza xD.
Mi auguro arriviate sani e salvi fino alla fine del capitolo e spero di aver soddisfatto le vostre aspettative, mi sento piena di responsabilità aiut----
A parte gli scleri, non ho altro da aggiungere. Buona lettura, amen ^^









Tutti adorano Dicembre, insomma, a chi non piace svegliarsi arrotolati nel piumone ed osservare di sottecchi la neve fitta che cade dal cielo e imbianca il mondo?
Per non parlare delle vacanze natalizie, dei pargoli eccitati all'idea dei regali consegnati da Babbo Natale, dei luoghi di svago come piste di pattinaggio e lezioni di sci e degli interminabili cenoni con appresso tutta la famiglia.
Dicembre è decisamente il mese del calore, dell'affetto, di quel tepore che riscalda anche gli animi delle persone più brontolone - nonostante sia inverno.

Beh, scordatevi queste scene da commedia americana da quattro soldi, i BTS avevano altro a cui pensare.
Babbo Natale poteva andare a farsi fottere, e con lui le renne e tutti i folletti rompiscatole.

L'ultimo mese del 2016 era incominciato nel peggiore dei modi, d'altronde il signor Bang sapeva come troncare in pieno la calma e rovinare le aspettative di chiunque.
I sette agnelli sacrificali avevano un lungo programma da seguire alla lettera: bisognava girare due video per il comeback di Febbraio dell'anno a venire, imparare le rispettive coreografie, incidere le canzoni che avrebbero dovuto estendere l'album Wings e prepararsi psicologicamente ai fans pervasi dalla loro energia inarrestabile. Oh già, senza contare i mesi di promozione delle canzoni estratte e dell'album, ovviamente.
E, sempre ovviamente, le sessioni fotografiche per i vari magazine che inondavano l'Asia intera, la salda alleanza con la Puma, pubblicità random a bibite gassate o snack incommestibili e le Bangtan Bomb che tranquillizzavano chi pensava che fossero troppo indaffarati.
Stampati un bel sorriso in faccia, saluta e ringrazia gentilmente le A.R.M.Y.: l'unica frase che Bang riusciva a pronunciare ogniqualvolta uno dei martiri si azzardava a lamentarsi del duro lavoro che lo attendeva.

E quei ragazzi non potevano far nulla in segno di protesta, non sarebbe stato giusto. Non nei confronti dei loro innumerevoli ammiratori, delle famiglie, degli amici, degli avidi colleghi pronti a cogliere l'occasione per usurpare il trono del regno intriso di ipocrisia, malinconia e vuoti incolmabili che il k-pop rappresentava.

Ciononostante si erano divertiti parecchio a scorrazzare qua e là sulla neve, quelle ferrovie abbandonate avevano un non so che di magico, piacevolmente misterioso. Inoltre Jimin si era tinto i capelli di un rosa shock che - per l'appunto - lasciava chiunque a bocca aperta per lo stupore.
Di certo aveva un viso così perfetto e particolare che gli calzava a pennello qualsiasi tinta stramba.
Meno gradevole era stato svegliarsi alle cinque del mattino, recitare con i bermuda in pieno inverno e inciampare coi piedi affondati nella neve nel tentativo di scendere un enorme gradino - già, Taehyung aveva davvero rischiato di farsi male. Ma si trattava di V, il piccolo alieno giunto da chissà dove per esplorare un pianeta malaticcio come la Terra, e lui si sbellicava dal ridere soltanto a rivedere la scena nelle telecamere.

Sia i Bangtan che i membri dello staff erano incredibilmente stanchi, i beveroni di espresso non bastavano e le docce gelate non facevano l'effetto sperato. A complicare la situazione ci si mettevano gli episodi da mandare in onda per la 'Bangtan TV', così gli sfigatelli erano costretti a stirare il solito sorriso lungo dieci minuti e a mostrarsi pimpanti e contenti nonostante le occhiaie e il sonno arretrato.

Dicembre era odioso, ecco la verità.

Per fortuna le acque sembrarono calmarsi una volta che l'MV di Spring Day - così si intitolava la nuova canzone - fu revisionato, tagliato, spezzettato per bene e con l'aggiunta di qualche effetto speciale sparso come granella di zucchero per tutto il cortometraggio e, alla fine, completato.
Tutti erano curiosi di conoscere il risultato di giorni di fatica e notti insonni, i registi avevano categoricamente vietato di oltrepassare la porta dello studio di produzione.
In effetti non sarebbe stato Bang Si Hyuk se non avesse assunto gente sadica e malvagia come lui. I sudditi avevano soltanto da imparare dal rinomato produttore.

Ebbene, tra una rottura di palle un impegno e l'altro, il fatidico 25 non tardò ad arrivare e anzi, travolse la BigHit manco fosse uno tsunami. E la Corea è immune agli uragani e ai maremoti, precisiamo.
Peccato che non fosse immune a Park Jisoo, perchè a svegliarla quella domenica mattina fu uno strano ed invitante odore di dolciumi proveniente da una delle camere accanto.

Non badò all'assenza di Jungkook e si alzò dal letto con fare da sonnambula, occhietti chiusi e mani protese verso l'esterno ad accentuare il paragone. Spalancò la porta della sua stanza e la chiuse per metà, proseguendo imperterrita con le ciabatte strascicate a terra e la brezza gelida insinuatasi nella vestaglia che indossava.
Aprì gli occhi solo quando si ritrovò di fronte alla porta di Jin, in quel momento prese a battere forte i pugni su di essa e urlò un paio di imprecazioni degne di una tamarra cazzuta come lei.
Tranquilla e spensierata già di primo mattino, insomma.

A palesarsi sull'uscio fu il sacrosanto Hoseok, il quale tirò immediatamente un sorriso smagliante e le regalò una scompigliata di capelli come buongiorno.

- Jisoo-yah, cosa ci fai qui?-

Domanda retorica, si disse la ragazza con uno sbuffo trattenuto. Sapeva che i sette nani stavano tessendo trame malefiche alle sue spalle e sprizzava curiosità da tutti i pori. Moriva dalla voglia di sapere se tutto quel trambusto la riguardasse.

- Uh? Niente, odore di cibo. Fame. Sete... cibo!- l'ultima parola la pronunciò con evidente ingordigia, la bava filante era ormai arrivata ai piedi.
Il maggiore ridacchiò in risposta.

- Sembri uno zombie- commentò compiaciuto. Jisoo era particolarmente acida, invece.

- Tra un po' diventerò cannibale se voi sette schiavetti non vi muovete a sfamarmi- ebbe la battuta pronta come al solito.

Poi si alzò sulle punte e cercò di distogliere lo sguardo dalle spalle di Hoseok per capire cosa nascondessero dietro, il ragazzo però fu più scaltro di lei. Premette l'indice sulla sua fronte e la fece tornare alla sua postazione, le labbra a cuore incorniciavano un sorriso a dir poco beffardo.

- Ah-ah, non spiare piccoletta!- esclamò difatti.

- Yah, piccoletta a chi? E ti ripeto che ho fame- fece l'altra col broncio in bella mostra.

- Aspetta ancora un po', va bene?-

- Lui non ha intenzione di aspettare- Jisoo indicò lo stomaco e arrossì quando questo brontolò emettendo un rumore molto simile a quello delle puzzette.
Hoseok scoppiò a ridere senza fermarsi, il suono era di gran lunga compromettente e la faccia viola di Jisoo ne era la conferma.

- E' stato lo stomaco, giuro!- si affrettò a precisare.

- Certo- biascicò lui tra una risata e l'altra.

- Oh andiamo, anch'io sono una ragazza! Non vado di certo a scoreggiare qua e là per l'agenzia, ho una reputazione da mantenere- e a quelle parole Jung Hoseok credette di morire col cuore scoppiato, gli occhi a mezzaluna e le guance doloranti.
Oltre a sforzare i muscoli stava sollecitando pure quelli mimici, gli faceva male il volto per quanto aveva riso.

Poi si accorse che la castana ne aveva approfittato per sporsi in avanti e allora le poggiò le mani sulle spalle, ritornò ad essere una nana di fronte ad un imponente ballerino professionista.

- Modera l'altezza, terremoto- la rimproverò con tono dolce.
Jisoo non potè fare a meno di notare che aveva usato lo stesso soprannome che usava il mocciosetto forse non più antipatico Jeon e il suo viso assunse un'espressione seria, quasi preoccupata.

- Dov'è Jungkook?- si ritrovò a chiedere. Il biondo voltò rapidamente il capo all'interno della stanza e lo indicò con lo sguardo.

- E' impegnato con Tae e Jimin-

- Ah...- Jisoo non seppe cos'altro aggiungere, non si era mai trovata a corto di argomenti con un membro Bangtan, di solito parlottava allegramente per ore rischiando perfino di non essere calcolata.
Eppure in quel preciso istante ebbe l'impellente desiderio di essere interrotta da qualcuno, chiunque. Non le piaceva silenziarsi per molto tempo, temeva il pensiero dell'interlocutore.
Sì, preoccuparsi del pensiero altrui era un errore, ma si trattava di Jisoo e di errori ne commetteva a bizzeffe.

- Jisoo-yah, eccoti!- ad esaudire il desiderio appena espresso fu eomma Jin, con tanto di rullo di tamburi.

La ragazza scansò il ballerino e andò a tuffarsi fra le braccia possenti dello hyung, che prontamente la fece volteggiare per la camera tenendola stretta a sè. Jisoo dal suo canto ridacchiò euforica e nascose il viso nel felpone del ragazzo, non amava la sensazione della testa che gira forte.

- Cosa state organizzando di così segreto?- domandò una volta che Jin sciolse l'abbraccio.

Jeon aveva osservato la scena in disparte, inutile dire che se ne stava a braccia conserte e col broncio così lungo che per poco non picchiettava la spalla dello hyung e gli faceva bu-bu settete!. Si era anche staccato dai fornelli e aveva rischiato di spiaccicare la frittella al soffitto pur di vedere cosa stava combinando Jisoo con quello che credeva fosse timido con le ragazze, se proprio dobbiamo mettere i puntini sulle I.

- Nulla di speciale, ma speriamo comunque che ti piaccia- sorrise angelico lui. La giovane sembrava aver capito tutto.

- Una mega colazione di gruppo!- urlettò eccitata.

- Aspettate un attimo, ma non dovete lavorare?- si bloccò un petosecondo più tardi, il faccino deluso dovette scontrarsi con quello candido di Jin.

- Sveglia è Natale! Anche noi Idol siamo liberi in questo giorno- esordì Taehyung con un braccio allacciato alla vita del più grande.

Jisoo annuì, il sorriso divenne amaro. Già, Natale. Sempre e solo Natale, nessuno si sarebbe mai ricordato che era anche il suo...

- Buon compleanno, pazzoide- come non detto: un Min Yoongi in letargo sotto le coperte di quello che doveva essere il letto di Namjoon levò verso il mondo esterno un pollice all'insù e borbottò l'augurio con la classica voce ricca di raucedine mattutina.
La ragazza sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi raggianti e si lanciò addosso al povero malcapitato, incurandosi del cigolio del materasso e continuando a saltellare addosso alla vittima.

- Grazie mille Yoongi oppa!- sentenziò con tanto aegyo, la testa corvina dell'altro emerse dalle coperte e le rivolse una pokerface senza precedenti.

- Bene, ora levati- mormorò atono. Jisoo scosse la testa.

- Non voglio- prese a fare i capricci lei, aveva le mani vicino al viso e gli indici puntati all'ingiù in una mera imitazione delle Twice e il loro nuovo singolo.
Yoongi sospirò sonoramente.

- Yoongi oppa poi si arrabbia- la scimmiottò.

- Non se tutti gli oppa si coalizzano con me- tirò un sorriso diagonale e lanciò uno sguardo d'intesa con gli altri cinque.

Il corvino guardava i presenti con perplessità, ignaro di ciò che quei demoni avevano in mente. Namjoon fece partire il conto alla rovescia, non ebbero nemmeno il tempo di arrivare al due che tutti si fiondarono addosso al rapper, stritolandolo in un abbraccio tanto caloroso quanto soffocante.
Il letto era diventato una discarica di corpi ammassati fra loro, Jisoo era bellamente schiacciata fra Jimin e Yoongi ed entrambi le avevano impedito di divincolarsi.

- Yah, ora che hai salutato lui mi merito anch'io un bel buongiorno- mormorò la testa rosa, il labbro inferiore tremolante metteva a dura prova il tasso di glicemia nel sangue della castana.

- Oh Jimin- sospirò, ammaliata da cotanta dolcezza. Il diabete era sempre dietro l'angolo.
Gli afferrò il mento con delicatezza e gli schioccò un rumoroso bacio sulla guancia, fortuna che poteva permettersi questo tipo di atteggiamenti. Negli ultimi giorni il rapporto coi ragazzi si era rafforzato a vista d'occhio, complici anche le assenze temporanee a causa degli Homme.

Dato che il resto del gruppo la fissava con sguardo esitante, Jisoo fu costretta a baciare sulla guancia ognuno di loro, tanto per non scatenare guerre apocalittiche e scenate di gelosia da drama palloso.







Si disposero a cerchio al centro della stanza e cominciarono a consumare la colazione allungando le mani verso l'abnorme vassoio che doveva vedersela con otto anime affamate come non mai.
Jisoo rubò una fetta di ciambella alla crema e l'addentò famelica, lasciandosi sfuggire un mezzo ringhio; Namjoon si riempì le guance con quanti più mochi riusciva a tenere in bocca; Jin chiacchierava con Tae e Jimin e nel frattempo li imboccava, da brava mamma quale era; Yoongi, dopo inutili resistenze, non resistette e sfogò le sue frustrazioni su un pezzetto di crostata ai frutti di bosco, leccandosi le dita.
L'intera comitiva non vedeva dolci da un po' e le conseguenze pesavano eccome.

Hoseok attaccò bottone tirando fuori l'argomento 'video musicale' e i ragazzi ne approfittarono per prendere in giro Taehyung con il suo quasi-scivolone, alla fine nemmeno i più bravi registi erano riusciti a tagliare la scena, lui sosteneva comunque che rendeva più realistica la recitazione.

- A parte gli scherzi, hai seriamente rischiato di romperti una gamba. Cosa sarebbe successo se avessi preso una storta?- fece Namjoon con tono preoccupato.
Tae gli piantò una manata alla schiena per tranquillizzarlo.

- Ho le gambe dure come il cemento io. Non mi faccio niente- gonfiò il petto e si vantò, Yoongi gli tirò un calcio alla coscia.

- Ahia!- si lamentò il più piccolo.

- E menomale che hai appena detto di avere le gambe forti. Vedi dove devi andare, mostriciattolo ossuto- sentenziò Jimin scatenando il divertimento generale.

Solo Jungkook sembrava essersi estraniato dalla conversazione. Giocherellava con la frittella bruciacchiata punzecchiandola con la forchetta, privo di appetito.
Era pensieroso e Jisoo se n'era accorta da un pezzo.

- Qualcosa non va?- biascicò in labiale, cercando di andargli incontro.
Il dialogo con l'esigente signorino Jeon era stato da sempre difficile, e anche quel giorno ne ebbe la dimostrazione.

Le rivolse un'occhiata fugace e voltò il capo in direzione opposta, sospirando pesantemente. Si alzò da terra e passeggiò controvoglia verso il bagno.

- Vado e torno- si limitò ad annunciare. Jimin gli sventolò la mano, segno che non gliene fregava una beata fava della sua presenza o assenza.

Jeon strinse i pugni e fece una smorfia con la bocca, improvvisamente nervoso. Si chiuse la porta del cesso dietro le spalle e fissò il suo riflesso allo specchio con arrendevolezza.

Odiava il Natale.
























































* * *




































































Gran parte del pomeriggio venne speso in sala registrazioni, i ragazzi erano intenti ad intonare alcuni canti natalizi come regalo per i fans e Jisoo gironzolava attorno a loro senza sapere come frenare l'impulso di pigiare tutti i pulsanti rossi che si ritrovava sotto gli occhi. Un po' come Dee-Dee de Il laboratorio di Dexter, si disse che era ridotta in quel modo per aver passato l'infanzia a guardare cartoni animati del genere.
Tutto fuorchè sani.

Namjoon e Jin pescarono dai meandri più contorti delle loro menti l'idea di far cantare a Jungkook e Jimin Merry Christmas, la canzone scritta sulla base di quella di Justin Bieber.
Il primo protestò, l'altro lo zittì avvolgendogli il collo con un braccio e scombinandogli i capelli alla meno peggio, come se volesse bullizzarlo. Altro che Evil Maknae, subiva le angherie di sei psicopatici schizzati fuori da un manicomio inesistente, era questa la verità celata ai fans. O forse erano tutte mezze verità, chissà.

Sta di fatto che comunque, dopo vari tentativi di convinzione, il caro Jeon accontentò affranto la richiesta dei due maritini e canticchiò svogliato assieme al compagno, il quale era assorto nello scorrere della musica e delle parole del testo sullo smartphone. Jisoo li ammirava dalla vetrata che la separava dal frastuono di voci e strumenti e batteva le mani a mo' di bambina soddisfatta di aver ricevuto la bambola preferita come regalo.
Il castano - ora biondo scuro per il futuro comeback - ricambiava le occhiate incantate e faticava a nascondere i sorrisetti innocenti che, di tanto in tanto, si palesavano sul suo volto.
Non riusciva ancora a spiegarselo come mai fossero diventati più frequenti, o meglio, se l'era spiegato.
Solo aveva una fottuta paura di compiere un passo sbagliato nei suoi confronti. Aspettava il momento giusto e non si era accorto che il tempo era scaduto.








Sgattaiolarono al di fuori della sala verso sera, più o meno quando Hoseok si allarmò perchè la BigHit era l'unica agenzia a non aver ancora trovato il tempo di abbellire l'albero che troneggiava nella Hall. Sì insomma, lo avevano tirato su durante i primi del mese e da allora era completamente spoglio, non si capiva se fosse vero o sintetico.
Al contempo Jisoo volle approfittarne per fare gli auguri festivi agli Homme e alle colleghe, si staccò dal gruppo giusto una manciata di secondi. Non riuscì nemmeno a salutare come si deve Chang-min che Yoongi l'afferrò per il polso e la strattonò via dal camerino sotto lo sguardo divertito dei presenti.

E a proposito di colleghe, di Soo-Yeon non vi era manco l'ombra. Si disse che era insolito, poi scrollò le spalle e si lasciò trascinare dal corvino verso il resto della combriccola.

- Jisoo, sei brava ad addobbare gli alberi?- chiese Jin con un sorriso bonario. La ragazza inclinò di lato la testa.

- Eh?-

Si ritrovò le mani piene zeppe di gadget, palline, pupazzetti inquietanti, lucine LED e fasce colorate. Il tutto doveva essere sparpagliato sulla facciata dell'albero, è risaputo che la parte dietro è impossibile da adornare.

- Kwon Ji Woo, guarda qua! Facciamo quello che i vostri scansafatiche non fanno, dì a PD-nim che deve raddoppiarci i giorni di ferie- esclamò con fierezza Jimin, attirando l'attenzione del segretario addetto ad accogliere esseri umani nella dimora infernale.
Quello si aggiustò meglio gli occhiali sul naso e ridacchiò con la sua risata nasale, grattandosi la nuca.

- Senz'altro- mormorò timido.

- Guarda che ci conto!- ribattè l'altro.

Certo, nel frattempo Ji Woo era scomparso dal suo posto di servizio. Jimin scosse la testa e continuò ad appendere le palline ai rami del pino, alzandosi in punta di piedi quando doveva raggiungere i rami più alti di lui.

- Jimin-ah, vuoi che ti prenda in braccio?- lo canzonò Taehyung, Jisoo scoppiò a ridere in modo sguaiato. Quella battuta ci stava troppo.
La testa rosa gli inviò un'occhiataccia.

- Nessuno può prenderti sul serio con quella tinta- sentenziò ancora il minore dei due.

Non sprecò altro tempo e allacciò le braccia ai fianchi di Jimin in un romantico abbraccio al contrario, il petto di Tae aderiva perfettamente alla schiena del compagno.
Lo prese in braccio e gli fece raggiungere il ramo desiderato, i presenti osservavano la scena con uno sguardo misto tra lo scioccato e il divertito.

- Bravo amore di papà, vieni qui che ti do un bacio- Taehyung arricciò le labbra a cu... sedere di gallina e si fece più vicino al ragazzo, che non ci pensò due volte a tirargli scappellotti alla nuca per far sì che smettesse di dare spettacolo.

Il suono dello scatto di una macchina fotografica fece voltare entrambi in direzione di Jin. Lui e la sua fottuta polaroid sgangherata.

- Dite cheese!- fece strafottente.

E a proposito di baci, i Bangtan posarono sotto il vischio per le consuete foto natalizie. Fu inevitabile per loro scambiarsi un paio di effusioni sotto il simbolo.
Jisoo si offrì volontaria per scattare foto con ognuno di loro, chiunque fece baldoria quando la ragazza puntò l'indice accusatorio contro Yoongi.
Il corvino si lasciò baciare la guancia senza opporre resistenza, gli altri shippavano come se non ci fosse un domani.

Fecero parecchie foto-ricordo, i Bangtan riuscirono a coinvolgere persino il signor Bang. Quando venne il turno del duo Jungkook-Jisoo, Jin e Namjoon urlicchiarono e ammiccarono in maniera alquanto imbarazzante, Jeon nascose il rossore alle guance affondando il viso nella sciarpa che aveva arrotolata al collo.

- Mettetevi più vicini- esordì Hoseok, blaterando qualcosa a proposito della freddezza del castano.
Jisoo lo prese a braccetto e lo strinse a sè, Jeon non osava incrociare lo sguardo.

- E dai Kookie, sii uomo e abbracciala!- si lamentò Jimin con tanto di piede pestato sul pavimento. E Jungkook fece come gli era stato suggerito non perchè ne avesse voglia, sia chiaro, ma perchè si sentì offeso nel profondo.
Jeon era un uomo grande e forte, non si lasciava di certo abbindolare da una nanetta pestifera come Park Jisoo!

- Vogliamo il bacio!- ad urlare fu - inaspettatamente - Taehyung. La testolina spuntò timida dalla spalla di Yoongi e mostrò l'ok col pollice.

Il boato che invocava il contatto tanto agognato si elevò come da copione e il maknae li accontentò posando distrattamente le labbra sulla guancia rosea e fredda di Jisoo. Fu un bacio velocissimo e leggero, quasi non sentì la pelle della ragazza sfiorare i suoi innocenti boccioli.
La marmaglia mormorò in segno di protesta, si aspettavano tutt'altro.

- Non mi metto ad amoreggiare davanti a voi- disse Jeon per tutta risposta. Sorrise fra sè, era in pensiero da tutto il giorno.

Jisoo non aveva idea di cosa le sarebbe capitato quella sera in camera da letto.


































































 * * *
















































































Fra festeggiamenti e telefonate inaspettate da parte dei genitori di ognuno di loro, i ragazzi si diedero la buonanotte e si rintanarono nelle proprie stanze. Certo, scartando le minacce di morte che gli adorabili hyung inflissero all'innocente Jeon Jungkook, e tutto per colpa di Jisoo - in un certo senso.
Ma poi, era così evidente che il suo cuore fosse in preda a palpitazioni anormali ogniqualvolta quell'esserino incorreggibile era nei paraggi?
Scosse la testa, di seghe mentali se n'era fatte pure abbastanza.

Nella penombra serale scorse la figura minuta di Jisoo che si addentrava nella - ormai bisognava ammetterlo - loro stanza e un sorrisetto vispo dipinse il suo viso diafano. Le si avvicinò a passo felpato e, una volta che a separare i due corpi vi fu un minimo spiraglio d'aria, le coprì la visuale ponendo le mani davanti ai suoi occhi.
Jisoo sussultò a quel contatto improvviso, si tranquillizzò l'istante successivo. Sapeva che l'unico che rompeva alle undici di sera era quel birbantello di Jeon.

- Che fai?- bofonchiò, il castano le intimò di far silenzio.

- Entra in camera, devo farti una sorpresa- esordì, la voce incrinata tradì il suo atteggiamento spavaldo e sicuro di sè. Jisoo d'altra parte era in fibrillazione.

- Che tipo di sorpresa?-

- Tu entra, poi lo scopri...-

Chiusero a chiave la porta e si stesero sotto le coperte come se nulla fosse, la ragazza era ancora in attesa di una risposta decente. Scostò il piumone dalla sua porzione di letto e vi si infilò dentro, per poi tirarselo fin sopra il mento. Jungkook osservò con attenzione ogni suo singolo movimento e si sentiva a disagio.
La gola divenne secca in men che non si dica.

- Allora... la sorpresa?- domandò quasi impaurita. Il compagno abbozzò un sorriso e si grattò la nuca, Jisoo non ci stava capendo un tubo.

- Dato che tutti ti hanno fatto dei regali e che mi sono comportato da persona apatica e insensibile per tutto il giorno, ho deciso di darti il mio regalo adesso. Qui- sussurrò il monologo con fare disinvolto, l'altra annuì pur intuendo che c'era qualcosa che mancava.
Il puzzle non era ancora completo.

Fece per chiedergli dove fosse questo regalo, ma Jeon la battè sul tempo, era come se le avesse letto nella mente.

- Guarda lì- indicò un punto impreciso dell'armadio al lato del letto e Jisoo obbedì.

A dire il vero si stava stancando dei suoi giochetti ed era sul punto di lamentarsi e di dirgli di farla finita, ma accadde così velocemente che non riuscì a metabolizzare la faccenda. Circa mezzo secondo dopo che si era voltata a guardare il punto indefinito indicato da Jeon, egli stesso le afferrò il mento con due dita e incrociò il suo sguardo.
Per poco però, perchè si ritrovò il viso del ragazzo attaccato al suo, le labbra unite in un semplice bacio casto, puro, candido come le primule.

Jungkook si allontanò giusto per specchiarsi negli occhi sbarrati della compagna, curioso di conoscere la sua reazione.

- Questo è per augurarti Buon Natale- annunciò a bassa voce, Jisoo sbattè ripetutamente le palpebre. Dire che fosse confusa è un eufemismo.

- I-io...- il giovane non le permise di terminare i suoi balbettii perchè s'impossessò nuovamente delle sue labbra, il bacio divenne leggermente più intimo, voglioso.

Le dita affusolate scorsero dal mento fino alle guance, sfiorandole e viziandole con carezze delicate e ricche di premura.

- Questo è per augurarti buon compleanno- riuscì a proferire, l'affanno era crescente nonostante fossero stati solo due miseri scontri di labbra.

Labbra bisognose le une delle altre, che si cercavano da tempo immemore e che si erano ritrovate dopo aver girovagato a lungo nei cunicoli più cupi e celati delle menti orgogliose e ingannevoli dei due innamorati. Jisoo deglutì a fatica, lo sguardo faceva il via vai dagli occhi brilli di desiderio di Jeon alle labbra peccaminose che aveva avuto l'onore di assaporare.

- J-Jungkook, che cosa...-

Evidentemente il signorino Jeon era un amante dei misteri irrisolti o lasciati a metà, perchè la interruppe l'ennesima volta con il medesimo trucco.
Inclinò il viso e fece pressione sulla sua bocca, pretendeva di più di un semplice bacio a stampo. Leccò prepotentemente il labbro inferiore di Jisoo e per incoraggiarla poggiò il pollice su un angolo delle labbra, in modo che potesse finalmente dischiuderle.

La disperata richiesta non tardò ad essere soddisfatta, la ragazza si lasciò guidare dal giovane pur non avendo esperienza e sospirò felice quando le lingue si scontrarono per la prima volta. La passione cresceva ad ogni contatto in più che avevano, Jeon avvicinò il suo viso a quello della compagna così tanto da affondare il naso sulla sua guancia, incurante del fatto che stesse praticamente soffocando.
Ella rispose alle attenzioni con altrettanta carica e gli allacciò le braccia al collo, stringendolo a sè come se potesse dematerializzarsi da un istante all'altro; come se tutto quello fosse solo un sogno sbiadito dalla fragile memoria dei ricordi.

Lentamente i loro corpi ridussero le distanze, il castano le circondò la vita e nel mentre si sistemò meglio sul materasso, alla ricerca di una posizione più comoda.
A malincuore riprese possesso dei propri spazi, e lo fece quando capì che stavano giungendo ad un punto di non ritorno. Non aveva intenzione di correre con Jisoo, anzi.

Socchiuse gli occhi ed emise una flebile risatina nel notare che l'altra li aveva ancora serrati, poi sospirò e poggiò la fronte contro la sua.

- Questo è per tutte le volte in cui ho avuto l'occasione di baciarti e non l'ho fatto- l'unica frase che inondò le orecchie di una Park Jisoo più stordita che mai.

Gli rivolse un'occhiata sbigottita, il battito decelerava tranquillo.

- Non ti ci abituare troppo- borbottò poco dopo il giovane, dandole le spalle e tirandosi le coperte fin sopra la testa.

Jisoo si rannicchiò in un angolino e si coprì con le mani il viso in fiamme, erano almeno un miliardo le domande che attanagliavano il suo cervello malfunzionante.
Perchè si era azzardato a fare una cosa del genere? Cosa significava per lui? Sapeva di averle rubato il suo primo bacio?
E soprattutto, era davvero un regalo o provava qualcosa per lei?
Nel dubbio, si disse, aveva appena scoperto il livello successivo alle melanzane (nel caso ve lo siate scordati): una mandria di ippopotami scatenati che ballavano La cucaracha nel suo stomaco con tanto di gonnelline hawaiane e noci di cocco.

Si era innamorata sul serio e non aveva idea di come potesse degenerare la situazione.


***
Annyeong popolo!! Si torna ad aggiornare di nuovo con la febbre - la terza volta quest'anno, yeeeeeh *finto entusiasmo. Me è incazzata col mondo intero* mi passerà mai? TT  Bando alle ciance and... bene. Bene. E' finalmente successo, la KookieSoo si è fottutamente avverata, sclerate con me please *-* e anzi, ditemi che vi è piaciuta la descrizione dei loro baci - vogliamo parlare del 'non ti ci abituare troppo' del nostro carissimo Jeon? NO DAI PARLIAMONE, CHE SCLERO ANCORA----
Il piccoletto stava in pensiero da tutta la giornata, perchè sì, aveva programmato tutto... che stronzo :')  eeeee parliamo anche della scenetta con Hoseok, quella delle puzzette xD personalmente, mi sbellico dalle risate ogniqualvolta rileggo il capitolo, sapete, per controllare che non ci siano errori, dato che ho concluso la maggior parte dei capitoli in tarda serata. La mente era parecchio rincoglionita.   La coppietta: perchè, è mai successo che il tuo cervello abbia avuto momenti di lucidità? Me: appunto, si tratta solo di momenti lol

Ooookaaay, ne approfitto per mandare baci fluffosi a chi ha recensito lo scorso capitolo, che waaaaau non me lo aspettavo per niente. Cioè, ma scherziamo?! *sorride da ebete che---- you are the cause of my euphoria*
un grande grazie va a kekkaiutuber e alla sua recensione degna di nota *.* a Colpadellestelle_394 che mi ha strappato un sorriso dalle guance, a T O M O M I che non sentivo più da secoli, a querr_  che è tanto brava nel farmi morire di curiosità, come sempre a mioneperdraco che mi fa sbudellare dalle risate con i suoi scleri e con le conversazioni immaginarie con i sette nani xD e dulcis in fundo, grazie mille anche a francess225 che mi ha fatto fin troppi complimenti, che imbarazzo aiut----
Ovviamente, ringrazio chi legge in silenzio - siete tantissimi e la storia non è ancora finita, ho paura lol - e chi segue questo aborto marziano, mi rendete tanto tanto tanto felice :')   UNA GIOIA NELLA VITA, NON CI CREDOH----  *si calma e torna a fare la seria. No aspe, seria? E quando mai? xD*

Spero vi stia piacendo il prosieguo della storia e spero non vi incazzerete con me per ciò che accadrà verso gli ultimi capitoli *questo è un mega-spoiler. Per ora godetevi la KookieSoo appena sbocciata. Vi anticipo che il resto dei Bangtan lo verrà a sapere e beh... chissà come reagiranno, chissà v.v* 
Mi dileguo, così la smetto di rompervi coi miei papiri *aspirante rinnovatrice dei Testamenti della Bibbia, LOOOL*  I love you all,   bacioniiiiii  _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Quella notte Jisoo non riuscì a chiudere occhio neanche per idea.
Aveva il cervello tormentato da centinaia di migliaia di pensieri - assurdi e privi di senso per la maggior parte - e inoltre era troppo agitata per crollare tra le braccia di Morfeo. Si disse che di solito era Jeon a soffrire di insonnia, e ora si ritrovava il suo stesso problema, forse pure un po' più accentuato.
Di sicuro il giorno dopo avrebbe controllato su internet se poteva trasmettersi, l'insonnia.
Sempre se mai avesse avuto il coraggio di alzarsi dal letto di morte e affrontare la vita - carino l'ossimoro, vero?

E a proposito della mattina seguente, il caro brunetto Jeon si svegliò alla buon'ora con un sospiro estasiato e un'espressione da ebete innamorato stampata in faccia. Prima di spalancare completamente gli occhi si coricò sul lato opposto a quello su cui aveva trascorso la notte e un lieve sorriso spuntò sulle sue labbra alla vista (di sottecchi) delle spalle minuscole e raggrinzite di Jisoo.

Non seppe da dove riuscì a tirar fuori la spavalderia, seppe solo di avere voglia di abbracciarla e così fece: il braccio destro si allungò verso la sua vita e la circondò con cautela, per poi vagare a zonzo con la manina biricchina alla ricerca della compagna che, dopo averla afferrata, accarezzò e vezzeggiò con tutto il rispetto che si meritava.
Jisoo d'altro canto, essendo rincoglionita di per sè e avendo spasmi involontari a causa del nervosismo post-nottata indecente, sussultò non appena sentì un tocco estraneo venire a contatto con la sua pelle. Cercò di mantenere la calma e deglutì, si posizionò meglio fra le coperte e fece finta di nulla, Jeon non avrebbe mica insistito no?

Risposta errata.

Forse è proprio vero che la vita è una botta di cu... fortuna, il problema era che Jisoo si beccava delle botte così forti al sedere che ormai lo aveva in fiamme, c'era bisogno dell'aiuto dei pompieri.
Sul serio.

La voce rauca e, come avrebbe detto Rosalinda, muy caliente di Jungkook rimbombò nitida nel povero orecchio di Jisoo, la quale dovette appellare tutti i principi di civiltà ed educazione affinchè non gli saltasse addosso e lo stuprasse così, su due piedi.

- Buongiorno jagi- mugugnò scostandole un paio di ciocche dall'orecchio esposto. La castana sgranò gli occhi e sbiancò, com'è che l'aveva chiamata?
Oh già, tanto per complicarle la vita la sua mente stramboide le ricordò della serata precedente, marcando con l'evidenziatore più e più volte sui tre baci che lei e Kook si erano scambiati.

Il solo rivivere la scena la faceva arrossire in maniera inconcepibile: le dolci labbra di lui poggiate con foga sulle sue, la sensazione di morbidezza dei suoi capelli tra le dita e i sospiri insoddisfatti e bramosi che entrambi si sussurrarono. Era stata un'esperienza magica, eppure si sentiva tremendamente a disagio.
Ma poi, possibile che non fosse solo un bel sogno? Davvero Jeon Jungkook - e precisiamo, quel Jeon Jungkook - si era azzardato a baciarla come se ne andasse più della sua stessa esistenza?
Ripetiamo, Jeon Jungkook, colui che venerava e idolatrava dalla tenera età di quindici anni?!
Che poi fosse esagerata e che avesse eretto un altarino in camera solo per lui con tanto di poster, foto e candele profumate manco fosse un defunto è un altro discorso. Si trattava pur sempre di Park Jisoo.

Una volta che riuscì a riprendere possesso delle facoltà mentali e fisiche, si scrollò di dosso il braccio del ragazzo e mormorò mugolii spaventati in risposta.
Incominciò a scalciare, improvvisamente ansiosa, e privò il suo corpicino delle coperte. Poco importava se la sua pelle dovette scontrarsi col freddo gelido di Dicembre.

Continuò a comportarsi in maniera infantile fin quando non rotolò più lontano possibile da Jungkook e cadde a terra come una pera cotta.
Vani i tentativi da parte di Jeon di prenderla per il piede e salvare il salvabile, Jisoo era una fottutissima frana.

- Stai bene?- domandò perplesso, la testa che spuntava dal materasso a mo' di funghetto. La nana si massaggiò la nuca e fece una smorfia con la bocca, consapevole di aver fatto l'ennesima figura di merda di fronte a Jeon.

- Benissimo- mentì. L'altro non sembrava convinto.

- Sicura?-

Nel frattempo Jisoo si alzò e aprì le ante dell'armadio, infilando la testa all'interno e raccattando i primi indumenti capitati a tiro.

- Sicurissima- borbottò con le mani impegnate a sorreggere una pila non molto alta di T-shirt, pantaloncini, jeans, leggins e chi più ne ha più ne metta.

Jungkook non sapeva come mandare avanti la conversazione, di certo non voleva che finisse lì, peccato che non sapesse quale argomento tirare in ballo.

- Hai... dormito?- si ritrovò a biascicare. Jisoo ebbe voglia di ridergli in faccia, stranamente non aveva il coraggio di farlo.
Sì insomma, le probabilità che sfoggiasse un paio di occhiaie violacee da panda erano decisamente alte - diciamo pure che disintegravano le statistiche - così come lo erano quelle riguardo al colorito cadaverico.

- Ho dormito, ovvio. Sono sveglia, pronta e pimpante per affrontare un'altra giornata!- esclamò con un pugno alzato in aria e un sorrisone tirato da fare invidia alle tizie danneggiate dalla blefaroplastica.
Intanto barcollò per raggiungere il bagno e rischiò di sbattere il mignolo del piede contro lo spigolo dell'armadio, ma Park Jisoo era sempre e comunque sveglia e pimpante.









Nel camerino targato Bangtan la situazione non migliorò affatto: i sei ragazzi impallidirono nel notare che il loro adorabile maknae aveva irrotto nella stanza mano nella mano con Jisoo, poi costruirono al momento una bella espressione maliziosa e infine assalirono la schiena del giovane con pacche, spallate, schiaffetti e spintoni poco gradevoli.
Le stylist si sorbirono la scenetta in religioso silenzio, manco a dire che stessero assistendo ad un matrimonio.

Soo-Yeon lanciò un'occhiataccia alla collega e incrociò le braccia al petto, quelle mani che si cercavano e si stringevano non le andavano a genio per niente e sentiva che fosse successo qualcosa. E il trambusto scatenato dagli animali da circo di cui doveva occuparsi confermava le sue ipotesi.

- Yah Jungkookie, i miei occhi hanno davvero visto quello che hanno visto?- esordì il leader, le tenere fossette alle guance belle in mostra.
Il giovane si schiarì la voce e mollò immediatamente la presa, guardandosi intorno con nonchalance.

- Cos'hanno visto?- fece disinvolto. Taehyung avvolse le spalle di Namjoon con un braccio e tirò un sorriso diagonale.

- Dobbiamo proprio precisarlo? Siamo anche in un territorio ostile- aggiunse riferendosi alle arpie assetate di pettegolezzi, ergo i membri dello staff.
Jimin si unì al duo di fangirl e sfarfallò le ciglia in un perfetto aegyo.

- Per caso ieri ti sei deciso a fare quella cosa che avresti dovuto fare da tempo?- domandò marcando il tono di voce sull'ultima parte della richiesta.
Jisoo inviò una breve occhiata al compagno, il quale abbassò gli occhi e sorrise imbarazzato.

- Dai smettetela- mise il broncio.

Jin affiancò il trio - che quindi si trasformò in quartetto - e si portò le mani alla bocca da mamma orgogliosa e commossa quale era.

- Hai esaudito i nostri desideri?-

Jisoo era sempre più confusa. Hoseok si fece largo fra gli hyung tirando spallate e calci alle gambe, affamato di gossip com'era.

- Sputa il rospo, moccioso!- esclamò, forse con troppa enfasi. Jungkook roteò gli occhi al cielo e sbuffò, si guardò intorno e poi parlò.

- Beh, ecco... ci siamo baciati- con quell'affermazione distrusse gli ultimi frammenti di dignità che aveva a disposizione.
E potè giurare che mai nell'arco della sua vita si sentì così al centro dell'attenzione e così mascotte. Fenomeno da baraccone, per inciso.

Urla, schiamazzi, fischi da stadio, piedi sbattuti a terra, interminabili saltelli sul posto, lacrime di gioia e po-po-po spacca-timpani adottati come cori d'amore si elevarono al petosecondo successivo alla dichiarazione dell'innocente Jungkook.
Jisoo riuscì a frenarli giusto per evitare di avere problemi con la sicurezza, i segretari e i vari manager al di fuori di quel manicomio conciato a mo' di camerino.

- Yah, volete piantarla?- sbraitò contro tutti e sette.

- E spiegatemi una cosa, perchè dite che è una cosa che sarebbe dovuta accadere molto tempo fa?- continuò a bassa voce.
Hoseok le regalò una delle sue numerose scompigliate ai capelli.

- Perchè quella testa calda del tuo ragazzo ha un'autostima così bassa da trovarsi al livello del centro della Terra- proferì sarcastico.

Il maknae si strozzò con la sua stessa saliva al solo comprendere il senso del termine fidanzato, Jisoo gli tirò deboli pacche alla schiena per aiutarlo a riprendere a respirare normalmente.

- Mi pare eccessivo parlare già di fidanzamento- si azzardò ad obiettare. Jin e Namjoon lo presero in giro.

- Ma quale eccessivo che abbiamo persino scommesso quanto tempo ci avresti impiegato a confessarti!-

- Tifiamo per la KookieSoo da sempre-

- La... cosa?-

La ragazza scoppiò a ridere sentendo il nome coniato dai Bangtan per la coppia e anzi, dovette davvero coprirsi la bocca con la mano per non ridere in modo rozzo e sguaiato davanti ai presenti - già scioccati per i cavoli propri.

Per fortuna il signor Bang spalancò di colpo la porta della sala e interruppe l'allegro confabulare delle classiche comari di paese, annunciando loro che dovevano darsi una mossa a prepararsi per le consuete sessioni di ballo. Li abbandonò alle esclamazioni in segno di protesta e se ne andò tranquillamente, trotterellando gaio e contento verso il suo ufficio.

Prima che una qualsiasi guastafeste potesse intromettersi nella scelta dell'outfit casual di Jeon, Jisoo lo prese per il polso e annunciò alla ciurma che se ne sarebbe occupata personalmente.
Spinse il castano nello sgabuzzino e si chiuse dentro assieme a lui. A chiave. Con una maglia e dei bermuda rubati dalla pila di vestiti di Yoongi.

Lanciò gli indumenti in un angolo e si morse a sangue il labbro inferiore, squadrando seria la figura del ragazzo accanto. Egli si ritrovò ad imitarla, gli occhi non accennavano a distogliere lo sguardo penetrante dell'altra.

- Senti, per ieri io... cioè noi... insomma, spero non ti sia dispiaciuto. Non volevo forzare la co...- Jeon aveva smesso di parlare da un pezzo, la bocca era occupata a farsi divorare da quella famelica di Jisoo, la quale si era fiondata fra le sue braccia dopo le prime sei parole che ebbe pronunciato.
Alla faccia della buffa ed impacciata Jisoo, si disse compiaciuto.

Fece combaciare i loro corpi alla perfezione e lasciò che le mani vagassero libere sulla schiena di lei, stringendola a sè con così tanto ardore che per poco non temette di spezzarla in due. Jisoo aveva il completo potere su di lui, era per questo che voleva andarci coi piedi di piombo.
Non apprezzava l'idea di essere succube del suo incantesimo, un giorno era calmo come un cagnolino e un altro era una bestia assatanata.
Il tutto controllato inconsciamente dalla compagna.

Ella, dal suo canto, decise di prendere il comando della situazione e lo fece indietreggiare finchè non sbattè con le spalle contro una delle pareti dello stanzino.
Leccò di proposito le labbra di Jeon finchè quest'ultimo non le consentì di accedere, solo allora inclinò il viso e si lasciò pervadere dalle fitte allo stomaco che il disperato bisogno di lui le provocava.

Una mano percorse con lentezza straziante il fianco sinistro del giovane e sfiorò il collo latteo con delicatezza, per poi salire verso la guancia e accarezzarla con tenerezza e desiderio allo stesso tempo. I respiri divennero immediatamente irregolari e dire che Jungkook fosse così in estasi da trovarsi nell'aldilà è un eufemismo. L'eccitazione era alle stelle e sapere che chiunque poteva sentire del loro modo osceno di professarsi amore rendeva la faccenda ancor più intrigante.

Jeon non si fermò neppure quando Jisoo incominciò a sollevare i lembi del pigiama, d'altronde lui le stava palpando il sedere come se non ci fosse un domani.
Poi però si diede una calmata, e lo fece nell'esatto istante in cui percepì le graziose labbra della ragazza ancorate alla pelle del suo collo: gli stava facendo un succhiotto. Ecco, lì si disse che la pomiciata poteva pure terminare.
Insomma, tutto era ammesso nei limiti del contratto firmato quattro-cinque anni addietro: niente relazioni, niente sbandate, niente ragazze sostanti nelle camere d'hotel e - se proprio la relazione era inevitabile - niente marchi rovina-porcellana.

A malincuore mugolò in segno di disapprovazione e le afferrò il viso, così che potesse guardarla dritto negli occhi.

- Niente succhiotti- esordì col fiatone che non voleva calmarsi. Jisoo mise il broncio come al suo solito.

- Neanche uno piccolo piccolo?- unì le mani a mo' di preghiera, Jeon scosse la testa.

- Perchè no? Dai, io nemmeno li so fare i succhiotti. Volevo provare a mordicchiare un po' quel punto lì- ridacchiò indicando il lembo di pelle ancora umido. L'inespressività di Jungkook non aveva eguali.

- Uh guarda, è pure leggermente arrossato! Se mi impegnassi di più ne verrebbe fuori un bel lavore...- il ragazzo la bloccò con un bacino a fior di labbra, uno di quelli piuttosto leggeri, quasi impercepibili.

- Per oggi basta, non voglio correre. Devo cambiarmi- la prese per le spalle e cercò di farla uscire da quell'insulso stanzino, Jisoo non voleva saperne.

- Ti aiuto con i vestiti-

- Non ne ho bisogno-

- Ma...-

- Forza, esci fuori di qui e non farti più vedere- scherzò lui.

La castana represse un sorriso ingenuo e lo lasciò alle sue cose, non richiuse subito la porta. O meglio, non prima di avergli lanciato una lunga occhiata d'intesa.














All'esterno del mini Paradiso che si era venuto a creare, Jisoo dovette affrontare faccia a faccia una Kim Soo-Yeon più infuriata che mai.
Ad averle scombussolato i livelli di stress fu lo stato con cui l'antagonista abbandonò la sottospecie di nido di vespe; non era mica scema, aveva capito che lei e Jungkook si frequentavano e a mandare a puttane le sue illusioni furono proprio i capelli arruffati, le labbra gonfie, le guance rosse, i vestiti stropicciati e una lieve macchiolina quasi invisibile presente all'attaccatura dell'orecchio.
Ebbene, Jeon era padrone della sua privacy e lei non era nessuno per ribadirgli cosa fare e cosa non fare, ma non avrebbe permesso a Jisoo di cantare vittoria. Decisamente.

Si avvicinò all'ignara nanetta a grandi falcate e la strattonò con una mano ancorata al suo avambraccio, intenta a condurla in un angolino appartato dal resto della marmaglia di gente.
La sbattè gentilmente al muro e non si trattenne dall'esibire i tic nervosi.

- Yah clandestina, che cazzo hai in mente di fare con il nostro Kookie?- sibilò a denti stretti, Jisoo l'osservava sbigottita.

- E non guardarmi con quegli occhioni o giuro che ti faccio saltare tutti i denti. Uno ad uno. Hai combinato un casino con il cambio di programma, finalmente ti eri levata dalle scatole e invece no! Ho dovuto sorbirmi intere giornate ricche di paternali per la storia del bullismo, dei forti e dei deboli, del non prendersela coi nuovi arrivati eccetera. Hai almeno idea di quanto sia orribile la mia vita da quando hai messo piede in quest'agenzia?!- fu così presa dallo sputare cattiverie nei confronti della collega che la prese per le spalle e la scosse con violenza, Jisoo rimaneva inerme sotto la presa ferrea dell'arpia.

- Sei una disgrazia, Park Jisoo. Una disgrazia, capito? E nessuno vorrà mai bene ad una palla al piede come te perchè nessuno è disposto a sopportarti- urlò e attirò l'attenzione delle anime vaganti nella stanza, Yoongi e Taehyung provarono ad avvicinarsi alle due.

- Nessuno ricordatelo!- mostrò il palmo della mano pronto a schiantarsi sulla guancia della castana, quando venne fermata dalla presa di un Jeon stufo dei capricci di una truccatrice vecchia per dare ancora filo da torcere.

- Nessuno? Ne sei proprio sicura?- chiese beffardo e sorrise di sbieco a Jisoo.
Soo-Yeon si voltò verso il ragazzo e sgranò gli occhi.

- Jungkookie...-

- Non chiamarmi così, per favore. Ormai hai perso tutta la mia stima, Kim Soo-Yeon- sbuffò scocciato. La corvina era incredula.

- Che cosa?-

- Forse non ti è abbastanza chiaro: smamma- le sventolò una mano e arricciò le labbra in una smorfia da paperella alla Hwang Tae Kyung (il protagonista del drama You're beautiful, ricordate?).
Soo-Yeon era stata fraintesa, non voleva passare per la pedofila gelosa del ragazzino di quattro anni più piccolo di lei, solo si divertiva da matti a mettere i bastoni fra le ruote a Jisoo. Si sentiva in dovere di spiegare le cose, non poteva andare a finire così.

- Yah Jungkook, voglio dire soltanto che non...-

- Non mi interessano le tue scuse, ho detto smamma- alzò il tono di voce lui.

E quando Jeon Jungkook ripete una parola o una frase più di due volte è la fine sul serio.






















































* * *











































































 - Che cos'ha fatto?!-

Jisoo ridacchiò spiaccicandosi una mano sulla fronte per poi farla scivolare lungo tutto il profilo del suo viso, Sharon sapeva condurre chiunque nell'oblio dell'esasperazione.

- Mi ha baciata il giorno del mio compleanno, ha detto che era per farmi un regalo- bofonchiò imbarazzata a bassa voce, evitando di farsi sentire da Jeon sotto la doccia. Inutile precisare che la ragazza dovette sorbirsi gli scleri allegri delle sue due migliori amiche.

- Oddio Jisoo-yah, sono così felice per te!- squittì Rosalinda con l'immancabile accento spagnolo.

- E poi cos'è successo? Vi siete baciati ancora?- Sharon riprese possesso del cellulare e ne approfittò per travolgere la testolina bacata di Jisoo con innumerevoli domande invadenti.

- Te l'ha detto che gli piaci?- s'intromise la spagnola.

- Si è azzardato a dirlo ai suoi amici?-

- Non hai ancora festeggiato per l'occasione?-

- Avete un appuntamento in programma?-

- Ne avete parlato?-

- Aspettate un attimo!- Jisoo trattenne dei gridolini divertiti all'esordio di Rosalinda.

Se la immaginava con l'indice puntato in aria e un'espressione seria da fare invidia ai professori universitari.

- Ti ha baciata perchè era il tuo compleanno o ti ha baciata perchè prova qualcosa per te?- formulò la fatidica domanda, quella a cui - tra l'altro - Jisoo non sapeva dare una risposta concreta.
Si lasciò sfuggire un lungo e dubbioso 'ehm' e poi rise nervosa.

- Non lo so, vi ho detto che è successo tutto così in fretta che...- le streghe la interruppero.

- Sbrigatevi a parlare o arriverai a quarant'anni senza anello al dito e senza figli con la speranza che quell'idiota ricambi il tuo amore tormentato- fu Sharon ad attaccare più rapida di un rapper.

- Perchè non prendi tu il discorso?- consigliò l'altra. Jisoo parve perdere vent'anni di vita.

- Eh?-

- Sì insomma, tutti e due siete troppo introversi per tirar fuori un argomento del genere. Ecco, perchè non inizi prima tu?-

- Ragazze, io...-

- Oh e dai, Jisoo-yah. C'è in gioco il tuo futuro!-

La giovane non aveva la più pallida idea di cosa stessero blaterando le due squilibrate.

- Vuoi passare il resto della tua vita con Jungkook o vuoi restare zitella per sempre?- Sharon era ferma nella questione, Jisoo si sentiva presa per i fondelli.

- Yah!- provò a protestare.

- Ricorda Jisoo, Jungkook o la zitellaggine?-













Ebbene, Jisoo non rispose mai a quell'insulsa domandina da quattro soldi, in quanto una settimana più tardi le due amiche-nemiche s'intrufolarono di nascosto in agenzia - ovviamente il tutto programmato dalla mente contorta e perversa di Park Jisoo.

Le ragazze avevano insistito parecchio affinchè avessero un appuntamento tutte e tre insieme, che si trattasse di un'uscita o di una visita al dormitorio dell'università a loro non importava, volevano solo conoscere ogni minimo dettaglio dello strano legame che accomunava la loro sventurata compagna con Jeon.
Ella offrì loro la completa copertura, facendole imbacuccare dalla testa ai piedi e presentandole come sue sorelle nel caso qualcuno alla reception sospettasse di quell'abbigliamento losco.

Una volta che le ebbe condotte al quarto piano, si fiondarono nell'ultima camera in fondo al corridoio e si chiusero dentro, certe di avere campo libero: Kook era troppo impegnato a spaccarsi gambe e braccia con gli altri hyung.

- Ragazze vi rendete conto? Questa è la camera di Jungkookie dei BTS!- urlicchiò eccitata Rosalinda, lanciandosi a peso morto sul materasso.
Sharon fece oscillare la sua folta chioma bionda e la imitò con un sorriso a trecento denti. Jisoo era indifferente.

- Non chiamarlo in quel modo...- mormorò abbassando il capo. Le occhiate delle due ragazze si fecero insistenti.

- Jisoo-yah... sei gelosa per caso?-

Park Jisoo? Gelosa? Ma nemmeno per tutta la disarmante bellezza del dio greco Efesto che, precisiamo, era uno sgorbio.

- Allora, volete sapere questi dettagli o no?-

Ed ecco che la camera spoglia e immacolata di Jeon Jungkook si trasformò in un covo di ritrovo per schizzate affette da romanticismo diabetico.
Si disposero a cerchio sul materasso, Jisoo faceva il via vai dal letto alla dispensa accanto allo specchio per prendere il necessario per la chiacchierata: pop-corn, caramelle gommose, snack alla Nutella, sacchetti di patatine, nachos al formaggio e le schifezze più incommestibili di questo mondo.

- Avrà detto qualcosa prima di baciarti, vero?- biascicò Rosalinda con la bocca impastata di patatine triturate. Jisoo le lanciò un'occhiata truce.

- Fammi parlare. Dopo i festeggiamenti natalizi stavo andando a dormire, ovviamente camminavo a passo felpato come al solito, quando due mani mi bloccano la visuale- un boato di stupore si elevò nella stanza, la castana abbozzò un sorriso.

- Il panico: credevo mi avessero beccata. E beh, in realtà era lui. Mi ha fatta entrare, ci siamo messi sotto le coperte e poi ha tirato fuori la cosa della sorpresa- continuò imperterrita il racconto, le due pendevano dalle sue labbra.

- Jungkook è il nuovo Cupido- borbottò Sharon con sarcasmo.

- Non è tutto. Ha indicato un punto a caso dell'armadio, io l'ho guardato e bam! Mi ha presa per il mento e mi ha baciata così, all'improvviso-

Altri gridolini euforici, Rosalinda la implorò di farle vedere come si era comportato esattamente e venne accontentata.
Jisoo si avvicinò pericolosamente al viso dell'amica e sussurrò le stesse parole che Jeon le aveva sussurrato; la spagnola guardò l'armadio, poi si sentì prendere per il viso e si ritrovò la faccia traboccante di straffottenza di Jisoo a meno di due centimetri dalla sua, decisamente sconvolta.

Sharon ne approfittò per scatenare una guerra di cuscini, talmente aveva a mille l'adrenalina. Quell'incontro aveva l'aria di essere un pigiama party, altro che visita amichevole.
Inoltre avevano semidistrutto i cuscini dei due coinquilini, Jisoo le tranquillizzò dicendo che li cambiavano in continuazione e che non c'era motivo di preoccuparsi.

Poi l'orrore.
La porta scattò e l'uscio rivelò un Jungkook scioccato. Fortuna che si era appena lavato o avrebbe sfoggiato il maleodore post-allenamento.

- J-Jisoo, loro chi sono?- balbettò impaurito.
Due mani rientrarono nel suo raggio visivo, stavano cercando di presentarsi.

- Io sono Sharon e lei è Rosalinda, piacere-

E no, non era affatto un piacere conoscere due sosia psicopatiche quanto la sua compagna.
Tirò un sorriso forzato e al contempo lanciò uno sguardo omicida a Jisoo, la quale se la rise beffarda.

- Che ci fate qui? Dio, se scoprono che nella mia stanza ci sono tre fottute ragazze...- piagnucolò fintamente.

- Già, immagina gli articoli di domani: Jeon Jungkook, il maknae dei BTS ha un harem di donne nel dormitorio della BigHit- scoppiò a ridere Sharon, il castano era incredulo alle sue orecchie.

- Ragazze dovreste tornare al vostro, di dormitorio. Statemi bene e non fatevi rivedere mai più- Jisoo salutò le amiche con due pacche piantate alla schiena e le spinse fuori dalla cameretta, raccomandando loro di fare attenzione alle spie e ai paparazzi.

Si richiuse la porta dietro le spalle e tirò un sospiro di sollievo, dovette scontrarsi col volto serio di Jeon non appena riaprì gli occhi.

- Le hai invitate tu- asserì con calma apparente.

- Sì. Oh andiamo, le hai viste come girano tutte coperte, nessuno le beccherà. E' impossibile- lo tranquillizzò lei.

Jungkook non aveva voglia di litigare e perciò annuì e scrollò le spalle, levandosi la maglia e rimanendo a torso nudo durante i minuti trascorsi a rovistare fra i pigiami nell'armadio. Jisoo era immobile di fronte a lui, le braccia rigide lungo i fianchi e il viso completamente rosso dalla vergogna.
Non è che Jeon mostrasse facilmente il suo corpo, non era per niente abituata.

Il giovane si accorse del repentino cambio d'espressione della compagna e si trattenne dallo sganasciarsi dalle risate, adorava vedere Jisoo immersa nell'imbarazzo totale.

- Che ti prende?-

La ragazza scosse la testa affranta.







Si coricarono sotto le coperte come la routine comandava e dopo una decina di minuti spesi a non darsi confidenza parlarono giusto per augurarsi la buonanotte.
Fu in quell'istante che Jisoo si disse di fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Si voltò verso il fianco del castano e lo avvolse in un abbraccio da dietro, il petto attaccato alla schiena di lui quasi volesse diventar parte del suo corpo.
A quel contatto Jeon sussultò e ricambiò la stretta.

- Jisoo... dimmi tutto. So che hai bisogno di parlarmi- mormorò con la voce stanca, rotta dallo sforzo eccessivo in sala da ballo.
L'altra affondò il viso nei suoi capelli e inspirò a pieni polmoni il profumo di vaniglia che essi emanavano.

- Jungkook, tu mi piaci. E pure tanto, non voglio costringerti a dire lo stesso nei miei confronti, solo... non giocare con i miei sentimenti. Te ne prego-

Il cuore del piccolo Bangtan perse un battito nel realizzare che Jisoo lo chiamava per nome ogniqualvolta aveva qualcosa di serio da proferire.


***
... okay, manco da più di un mese, e POSSO. SPIEGARE. TUTTO. LO GIURO.
Innanzitutto, annyeong a tutti! Spero tanto che non vi siate dimenticati della mia esistenza e di quella della fanfic (ma noooo guarda, dopo un fottuto mese!) but, come dicevo, sono stata interrotta da varie cosette, sia belle che brutte TT
first of all, il mio ultimo aggiornamento risale se non erro al 22 aprile - oh, a proposito, querr_ la stalker me lo aveva ricordato HAHAHA che tesorina ^.^ . Ebbene, una settimana più tardi sono mancata da casa perchè (FINALMENTEEEEH) mi sono decisa ad andare in gita con la scuola - in Grecia. Ed è stato fantastico *-* per chi mi segue, ho postato un paio di foto e quindi può confermare ahah.

seconda causa del ritardo: la scuola. Appena tornata, mi sono ritrovata immersa in un mare di merda guai xD compiti arretrati, interrogazioni, e ancora compiticompiticompiti aiutochenoia giààààà, quindi sì. Pensare che ho interrotto la stesura della nuova fanfic - che pubblicherò appena sarà completa u.u magari nel mentre cercherò di deliziarvi (? lo spero lol) con qualche one-shot che avevo scritto in passato xD - pur di restare al passo con quell'inferno TT

terza causa.... no, non c'è una terza causa. E' arrivata l'estate e la mia fantasia è sparata al massimo, per cui starò molto più attiva, giurin giurello ^^

basta parlare dei miei problemi, PARLIAMO DEL CHAPTER PLS. Dai, Jisoo che cadeva dal letto pur di sfuggire agli abbracci coccolosi di Kookie, beh, ci stava di brutto v.v   Tae: e tu sei una personcina malefica   me: lo so, a volte è un pregio, per la maggior parte invece è un difetto xD 
Soo-Yeon ha proprio rotto, dite che si sia tolta definitivamente dalle scatole oppure no? Siamo fiduciosi, daje u.u
Ma soprattutto... diamo il via ai filmini mentali. Insomma, perchè mai quel feto che puzza di latte non si azzarda a confessare i propri sentimenti? Cos'ha che non va?  me e il resto dei bitty: il cervello. IL CERVELLO. E' troppo scemo v.v
Che dire, incrociamo le dita e speriamo che non stia prendendo per il culo la povera e cotta Jisoo-yah D:  *nel frattempo Yoongi la prende per il braccio e la allontana dal gruppo*: sì, ma mi spieghi perchè ti poni le domande da sola quando sai già come va a finire, dato che hai partorito tu questo sclero da manicomio?
me: MA DAI VOLEVO ESSERE COINVOLGENTE, CHE CAZ SEMPRE A PRECISARE TU. GNNNN. *cerca di risultare come un bulldog incazzato, risulta invece come una tizia coreana che cerca di fare l'aegyo*

ooookay, passiamo ai ringraziamenti ^^   come di consueto, non ringrazierò mai abbastanza mioneperdraco che, con dosi moderate di dolcezza e pazzia (lol), sclera leggendo i capitoli,  Colpadellestelle_394  che ooivnevenvnovoe ma che tenerella che sei awww *versi da cuccioli*,  kekkaiutuber  che spero sia felice anche di questo capitolo,  T O M O M I   che pian piano ritorna tra noi hahahahah  eeeeeee - spero di non aver saltato nessuno - chiunque legga (un piccolo commentino a riguardo: PORCO JIMIN CHE SFILA DA DONATELLA VERSACE NON SIAMO MANCO ALLA FINE E IL PRIMO CAPITOLO HA OTTENUTO TIPO PIU' DI 850 VISITE. MA IO PIANGO MALISSIMO CEH. Mi fate emozionare troppo, non ho mai raggiunto livello di questo genere, sinceramente li ho sempre ritenuti impossibili ahah :')  niente, vi sono supermegaextrastra grata di tutto. tutto quanto <3)    e, dulcis in fundo, chi segue/preferisce/ricorda la storia, siete in tanti anche lì *_*

beeeeene, vado a nascondermi che è meglio. Dovrei solo vergognarmi per l'estremo ritardo :(  spero abbiate capito.
Scompaio aaand alla prossima ^^   vi mando tanti tanti bacioniiiiii   _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Si sa, la fortuna è una ruota che gira: potrebbe fermarsi a 0 come potrebbe puntare l'area con la scritta '1.000.000 $' a caratteri cubitali; potrebbe permetterti di vincere migliaia di soldi alle slot machine oppure ridurti sul lastrico e con un cervello bisognoso dello psichiatra perchè malato di gioco.
Insomma, per chi ci crede, la fortuna va e viene per i fatti propri, indipendente come i felini selvatici.
E questa volta Jisoo si era avvicinata al karma e l'aveva travolto in pieno, cogliendolo quasi di sorpresa, perchè doveva trattarsi per forza di lui se Kim Soo-Yeon non gironzolava più nei dintorni della BigHit.

Non ricevette molte informazioni a riguardo, i Bangtan si erano limitati - caso strano - alla discrezione e lo stesso avevano fatto le sue colleghe, le quali la liquidavano con un sorriso bonario ogniqualvolta si azzardava a chiedere.
Voci di corridoio (vere con tutta probabilità) affermavano che il signor Bang l'avesse allontanata dal posto di lavoro con l'accusa del cosiddetto mobbing, ovvero spingere una persona ad autolicenziarsi. Una sorta di bullismo da adulti, ecco.

Ovviamente la siliconata dalle gambe chilometriche si era opposta alla decisione del produttore, implorandolo affinchè le ridesse l'impiego e promettendo di non ripetere più gli stessi errori. Ciò non fece che complicare la situazione, Bang era un uomo piuttosto esigente e pignolo e se c'era una cosa che pretendeva dai suoi dipendenti, beh, quella era il rispetto.
Non ci pensò due volte a cacciarla fuori dal suo ufficio e anzi, dato che la piccoletta non voleva collaborare, chiamò un paio di segretari con uno schiocco di dita e Soo-Yeon sparì magicamente.
Inghiottita nel vortice di un buco nero creato dalla mente perversa ed eccessivamente creativa quale era quella di Bang Si Hyuk.

I ragazzi rimasero indifferenti nell'apprendere la notizia, solo Jimin parve vacillare un pochino.
Si beccò occhiatacce da parte di tutti i membri, poi si dettero una calmata: era Jimin, e lui aveva la capacità di affezionarsi pure ad una capra.

- Yah, dico solo che è stata con noi per più di tre anni. Ci conosce più di chiunque altro- mormorò con voce piccola, giusto per evitare che le orecchie di Min Yoongi decifrassero la sua opinione. E per evitare di risvegliarsi al mattino senza un braccio, ma questo è sottinteso.

- Anche Min Hye, Ye Eun e Yoon-Hee ci conoscono da tanto tempo, non vedo dove sia il problema- disse di rimando Namjoon, il tono di voce era incredibilmente atono, noncurante.
Jimin era troppo buono, ecco il problema.

Poi Hoseok si avvicinò alla testa rosa con le mani impegnate a tenere una miriade di dolcetti e allora ogni insicurezza svanì come polvere dissolta in aria.

- Jiminie, guarda cos'ho qua!- esclamò tutto pimpante. Il nanetto assottigliò gli occhi e potè mettere a fuoco quelli che erano i manggaettok, prelibatezze che non gustava da ormai una vita.

- Addio Soo-Yeon, è stato un piacere conoscerti. Uuuh che carini, venite da papino!- ridacchiò in maniera stridula e andò incontro al compagno levandogli senza esitazione il peso che sosteneva sulle braccia.
State attenti quando Park Jimin non è nel periodo di dieta estrema, potrebbe divorare l'intero frigorifero in una nottata e poi dare la colpa al cane del vicino.
Che magari è partito in vacanza e si è portato appresso pure l'amico a quattro zampe, precisiamo.





Tornando quindi al discorso del karma che trotterella qua e là beffandosi delle debolezze umane, sì, in qualsiasi cosa sono presenti lati positivi e lati negativi e beh, Jisoo aveva beccato il lato sbagliato.
In tutti i sensi.

Lei e Jungkook passavano più tempo insieme ultimamente e ogni scusa era buona per allontanarsi dal gruppo, ritagliarsi un paio di minuti in camera e spenderli a sbaciucchiarsi manco fossero i protagonisti di una commedia melensa di serie C.
Provava a tirare fuori l'argomento cosa diamine siamo diventati io e te?, ci provava davvero, poi però quel mocciosetto esperto di un Jeon la zittiva con due dita ben piazzate sulle sue labbra, qualche raccomandazione con voce rauca che nemmeno appena sveglio e via alla gara a chi riesce a mangiare la faccia dell'altro!

Ebbene, tra un morsetto innocente al labbro inferiore, un bacino leggero sul naso e sorrisi senza senso Jisoo era riuscita a fare un succhiotto al collo immacolato di Jeon. Pure bello grande, tra l'altro.
Si era ripromessa di andarci piano con le smancerie, sapeva quanto il ragazzo tenesse alla salute della sua pelle e alla reputazione - essendo in simbiosi coi paparazzi le rare volte in cui osava mettere piede al di fuori della limousine stracolma di bodyguards -, e adesso con quell'enorme ematoma violaceo sembrava l'ennesima vittima di Edward Cullen.

Così in una tranquilla giornata di inizio Gennaio un quotidiano occupò la visuale del maknae, che sbattè ripetutamente le palpebre prima di rendersi conto di ciò che era successo.

- Esclusivo: il maknae dei BTS Jeon Jungkook passeggia per le strade di Seoul con una macchia rossastra al collo! Un incidente col vampiro della mezzanotte o l'indizio di una possibile relazione non ufficiale? Siamo sicuri che è innocente come dicono?- Bang ripetè a memoria ogni singola sillaba presente nell'occhiello, il corvino andò a sfiorarsi il collo di riflesso.
Se proprio doveva ammetterlo non ci aveva fatto caso, davvero. Poi osservò il suo viso allo specchio posto dietro l'uomo e sbiancò: era messo così male che sembrava una scottatura.

Arrossì sentendo addosso lo sguardo insistente del produttore e puntò gli occhi al suolo, trovandolo molto più interessante di quella faccenda.
Si disse che stava avendo troppi colloqui indesiderati con PD-nim e non andava bene per niente.

- Allora che mi dici? Hanno ragione i rumors, stai frequentando qualcuno?- esordì con calma apparente. Jungkook deglutì, deciso a coprire l'identità di Jisoo.

- E' solo uno stupido giornale per ragazzine- bofonchiò grattandosi il braccio. L'uomo rise piano, la sua espressione mutò alla velocità della luce.

- E tu sei solo uno stupido Idol che deve accontentare quelle stupide ragazzine. Dimmi la verità, marmocchio. Chi è lei?- sbattè le mani sulla scrivania e si avvicinò pericolosamente al volto pallido del giovane, con l'intenzione di triturargli la lingua se non si fosse deciso ad emettere suoni diversi da brontolii preistorici.
Fu a quel punto che Jeon sbottò.

- Oh, non c'è nessuna lei! Mi... mi sono scottato, ecco. Mi sono scottato con la piastra- sparò le prime parole che gli vennero in mente, ricordandosi dell'incidente capitato a Jisoo due mesi prima.
Si trattenne dal sorridere come un imbecille davanti al suo signore, Jisoo sapeva come condurlo sull'orlo del fallimento.

- Con la piastra? E come hai fatto?- Bang era curioso.
Non che non credesse a Jeon, sia chiaro, la fiducia prima di tutto, solo si domandava quale razza di staff avessero i Bangtan per rischiare di compromettere il proprio fascino invece che migliorarlo.

- Beh... una ragazza ha poggiato al collo la parte bollente e mi sono scottato. Non è niente di grave, andrà via in un paio di giorni- assicurò l'altro.
Bang incrociò le braccia al petto.

- Me lo auguro. E vedremo di non fare usare mai più la piastra a questa ragazza birbantella!- esclamò con fare esagerato, Jeon scrollò le spalle e si inchinò.

Abbandonò l'ufficio, non prima di aver udito le ultime parole famose.

- Non gliela faremo usare nemmeno in camera tua, la piastra!-

La puntualizzazione del produttore non fece che alimentare dubbi e al contempo certezze in Jungkook: quel demone sapeva.
O forse era lui a farsi troppe paranoie e magari Bang si riferiva sul serio alla piastra.

Sempre se una piastra avesse le stesse labbra di Park Jisoo.
























































* * *






























































 Vagabondò su e giù per i piani dell'agenzia prima di rientrare definitivamente in camera, i sudditi del suo fottuto creatore che correvano da una parte all'altra cercando di evitare problemi con lui gli scatenavano un moto di divertimento in pancia.
Poi dopo una decina di minuti trascorsi a pigiare tasti a caso in ascensore si decise ad affrontare a testa alta il mostriciattolo di compagna di stanza che si ritrovava.
Il perchè si facesse ancora complessi mentali riguardo ai rumors era sconosciuto al suo telencefalo malfunzionante.

L'amore rende insicuri, gli aveva detto eomma Jin quando aveva sì e no quattordici anni, e a distanza di cinque pensava sempre la stessa cosa: quello non era amore, lui non aveva nessuna cotta. Discorso chiuso, andate in pace.

Jeon non era immaturo, forse un po' orgoglioso - ai livelli del signor Darcy descritto dalla Austen, ma questi son dettagli.











Mise piede all'interno della sua stanza e si richiuse la porta dietro la schiena con estrema delicatezza, essendosi accorto del silenzio regnante.
Si avvicinò ai piedi del letto e prese a spogliarsi come la sacra routine comandava, alla ricerca di un pigiama decente e meno infantile.
Jisoo era assorta nella lettura di uno dei mattoni che aveva da studiare per il prossimo esame e sorrise ingenuo nel notare come fosse appollaiata su se stessa in mezzo alle coperte.

Per non parlare della cipolla in testa e degli occhiali neri in stile secchiona, nonostante fosse nella sua versione comoda rimaneva pur sempre di bell'aspetto.

- A causa tua ho dovuto sorbirmi una paternale lunga un'ora e mezza- sentenziò il castano, buttandosi a peso morto sul letto. Jisoo parve svegliarsi dal coma scolastico.

- Cosa?-

- Vedi questa macchiolina qui? L'hanno vista milioni di persone- tuonò sarcastico, l'indice puntato sul lato martoriato del collo.
La ragazza intuì ciò che voleva dire e arrossì leggermente, distogliendo l'attenzione dal libro di chimica.

- Mianhae, non credevo potessi fare una cosa del genere- brontolò imbronciata. Jeon la prese in giro.

- Mi hai sbranato il collo e non me ne sono accorto fino a questa mattina, ti rendi conto?-

Jisoo s'intristì, convinta di averlo fatto arrabbiare. Dopo un'intera giornata di studio non aveva capito appieno l'ironia del compagno, il suo sistema nervoso stava andando in cortocircuito.
Fece per scusarsi meglio, Jeon interruppe sul nascere la parlantina con un bacio a fior di labbra.

- Tranquilla stavo scherzando- rise piano.

Si distesero orizzontalmente rispetto al letto e lasciarono penzolare le gambe verso il parquet, talmente erano impegnati a reggere gli sguardi desiderosi con le mani sotto il mento.
Jisoo non smise di fissarlo nemmeno quando cambiò posizione per sdraiarsi sotto di lei, trovò spontaneo seguire i suoi movimenti fino ad avere le palpebre che implorano di toccarsi con le gemelle almeno per un mezzo millisecondo. Jeon, d'altro canto, la colse ugualmente di sorpresa e unì le labbra alle sue posandole la mano dietro la nuca, così da approfondire il contatto.

La castana si sentì presa alla sprovvista, non ci pensò due volte a concedergli il libero arbitrio e il bacio improvviso si trasformò in un cercarsi di labbra più intimo, passionale, guidato dalle leggi dell'istinto e del bisogno fisico che entrambi celavano nel profondo dei sensi.

Se si allontanarono fu ad opera di lei, cosciente del fatto che non potevano andare avanti in quel modo. Sembravano due arrapati, due coniglietti in calore... due quasi-scopamici e non voleva che il loro rapporto degenerasse senza spiegazioni.

- Jun... Jungkook- mugugnò tra un bacio e l'altro, lo stronzetto l'aveva intrappolata fra le sue braccia.

Una risposta sensata e degna di Jeon Jungkook, insomma.

- Jungkookie... oppa!- si lasciò sfuggire, inutile dire che l'Idol scattò in un salto all'indietro che non reggeva il confronto con quello di un giaguaro.

Sebbene trovasse adorabile l'accento di Jisoo quando pronunciava quell'onorifico, rimaneva comunque uno dei termini più odiati.
In cima alla lista, sempre.

- Che c'è?-

- Noi... non possiamo continuare. Non in questa maniera. Dovremmo parlarne, ti pare?- si fece viva la parte razionale di Jisoo.
Anche Jeon sembrava d'accordo.

- Certo, parliamone-

- Perfetto-

- A te va bene scambiarci baci?- chiese lui, la giovane annuì.

- A me va bene pure. Ne abbiamo parlato, dov'eravamo rimasti? Oh già, devo contemplare le tue dannatissime labbra piccole e graziose. Mi mandano in bestia- ridacchiò e le si avvicinò nuovamente, Jisoo era seria.
Mise una mano davanti alla bocca, così da tenersi lontana da mister Tentazione.

- Jungkook, quello non è parlare. Dovremmo darci appuntamento e uscire come una coppia normale, mettere in chiaro i propri sentimenti... è questo che intendo con 'parlare'-

Il castano biascicò un 'oh' di stupore, non si aspettava che Jisoo potesse proferire un discorso del genere.
Non si aspettava neanche che desse così tanta importanza alla loro relazione... semplicemente non si aspettava di essere amato.

Una luce malinconica attraversò le pupille scure di Jeon, la ragazza se ne accorse dal cambio repentino di umore.

- Se non ti va aspetterò, non è un'urgenza- aggiunse. L'altro scosse la testa.

- Yah Park Jisoo, la smetti di trarre conclusioni affrettate? Voglio sorprenderti- dichiarò con un sorriso dipinto in viso.

- E come?- ricambiò il sorriso lei.

- Tu lascia fare a me-

E Jisoo lo lasciò fare, sapeva di potersi fidare di Jungkook e molte volte ne aveva avuto conferma.
Solo sperava di non ritrovarsi vittima di chissà quale trama malefica tessuta da quel pazzoide del suo molto-più-che-migliore amico.





































































* * *










































































La mattinata successiva Jungkook si ritrovava a passeggiare avanti e indietro in sala da ballo, inquieto fino all'iperbole. Jin lo squadrava di sottecchi dalla testa ai piedi mentre faceva stretching e anzi, aveva gli occhi fissi sul maknae da così tanto tempo che non si accorse di avere la visuale sottosopra.
Quasi gli veniva da ridere, Kookie aveva la testa ciondolante verso il soffitto.

Il resto del gruppo provava pigramente alcune canzoni di comeback precedenti, Taehyung e Yoongi ballavano svogliati I Need U, Jimin tentava di fare il sexy con Tomorrow, Hoseok e Namjoon si prendevano in giro a vicenda con le note di War of Hormone in sottofondo.

L'intera sala era un'esplosione di musica, suoni sconnessi e parole intraducibili, l'unico concentrato sui suoi passi era proprio il signorino Jeon.
Essere o non essere? Questo è il problema Piombare senza preavviso all'università di Jisoo oppure organizzare un'uscita decente? Questo era il dilemma.

Se si fosse cimentato nella stesura di un romanzo avrebbe battuto di gran lunga Shakespeare, ne era certo.






Dopo aver combattuto col suo ego smisurato, con i suoi demoni mai completamente annientati, col suo fottuto orgoglio e con i sentimenti che provava nei confronti di Jisoo, tirò un profondo sospiro e pregò affinchè Gesù Cristo - almeno una volta - fosse dalla sua parte.
Fece per abbandonare gli hyung, poi si ricordò di dover loro una spiegazione.

- Esco fuori un attimo- annunciò vago. Catturò l'attenzione dei Bangtan come un pokémon.

- E dove vai?- Jimin e la sua vocina scoiattolosa.

- A fare un giro-

- Un giro dove?- ripetè Taehyung. Jeon si stava già stancando.

- Vado a prendere Jisoo all'università- ammise roteando gli occhi al cielo.

- Jisoo può ritornare da sola in agenzia, nessuno le farà del male- Yoongi e la sua inconfondibile apatia verso gli esseri umani.

- Me l'ha chiesto lei- mentì poi Jungkook.

Il motivo per cui avesse detto quella fesseria non lo conosceva manco lui, non sapeva cosa inventarsi. Non era bravo nelle bugie lunghe.

- Jisoo è solita fare aegyo e chiede sempre favori- allo pseudo-interrogatorio si unì anche Jin, il quale si fece largo nella cerchia e affrontò Jeon faccia a faccia.

Il castano si sentiva in trappola, volgeva gli occhi a destra e a manca alla ricerca di una via d'uscita ma non c'era niente da fare.
Che avesse peccato nel dire sei la mia religione, quindi ti chiamo She-sus nella canzone Beautiful?
Forse il Signore non gradiva le battute squallide, chissà.

Sta di fatto che comunque Jeon si scocciò di quelle palle al piede e li piantò in asso.

- Ah, siete impossibili! Io vado, ci vediamo tra un po'- alzò una mano in segno di saluto e sgattaiolò via dal covo di psicopatici.

Scese le scale della BigHit a grandi falcate, mancava poco che ruzzolasse culo a terra perchè le percorreva a tre a tre.
Oltrepassò le porte scorrevoli della Hall e il suo viso dovette scontrarsi con la brezza invernale, gelida come non mai. Nascose le guance nella sciarpa e si sistemò meglio il berretto in testa, nel mentre era partito in quarta verso la destinazione da raggiungere.

Tirò spintoni, si beccò qualche gomitata e si annoiò davanti ai vecchietti che dovevano attraversare la strada... il tutto per bearsi del sorriso sincero di Jisoo.
Che non durava più di due secondi, sia chiaro.

Arrivò davanti ai cancelli dell'università col fiatone, dall'altro lato delle sbarre una marea di studenti rincoglioniti si accalcava all'uscita scolastica e faticavano a liberarsi gli uni degli altri, appiccicati come fossero sardine in scatola.
Jungkook osservò in incognito le anime vaganti, fin quando una nana dai capelli a cespuglio non rientrò nel suo raggio visivo.

Era accompagnata da altre due ragazze, non poteva non essere lei.
Ridacchiò internamente al momento dell'apertura dei cancelli e si infilò nella mischia, un po' gli dispiacque strattonarla via dalle sue amiche.

La prese d'improvviso per il polso e la condusse al di fuori della marmaglia caotica, correndo per i marciapiedi di una Seoul grigia e musona.

- Ma che fai! Levati!- urlò indignata Jisoo.

Avendolo scambiato per un maniaco sconosciuto, attivò la modalità emergenza nel cervello e il corpo si mosse da solo: un potente calcio nelle palle arrivò forte e chiaro ai recettori sensoriali del povero malcapitato Jeon, il quale sgranò gli occhi all'inverosimile e si portò le mani sulla zona colpita, accasciandosi al suolo.
K.O. Al tappeto.
Round terminato, Jisoo è la nuova John Cena.

- Oh mio Dio, Jungkook!- esclamò lei non appena si rese conto di chi era in realtà il malvagio mascherato.

S'inginocchiò accanto al giovane e gli accarezzò i capelli con apprensione, sperando di farsi perdonare in qualche modo.

- Come... come ho fatto a non riconoscerti? Dio, stai bene? Ti ho fatto troppo male?- domandò a raffica, non sapeva che pesci prendere e i passanti non miglioravano di certo la situazione.

Quegli insensibili dei suoi connazionali si limitavano a sbuffare e a sorpassarli, nessuno si degnava di chiedere riguardo all'accaduto.
Qualcuno lanciava occhiatacce e borbottava al compare, poi il governo aveva il coraggio di lamentarsi del fatto che fosse un popolo poco unito.

- N-no... sto bene. Almeno conosci i punti deboli di noi uomini, in casi estremi. La prossima volta evita di sterilizzarmi senza anestesia- balbettò con non poco fastidio. Jisoo si voltò di scatto e abbozzò un sorriso.

- Sei incredibile, riesci a fare battute anche in casi come questo-

Il petosecondo successivo alla frase della ragazza Jeon sostava già all'impiedi di fronte a lei, la mano tesa aspettando di essere afferrata.
Jisoo cercò di alzarsi da terra correttamente, ma Jeon ebbe la brillante idea di vendicarsi. La tirò verso di sè, la castana inciampò sui suoi stessi piedi e gli finì addosso con una guancia spiaccicata contro il suo cappotto.

Le avvolse la schiena in un caldo abbraccio stritolante e scostò alcune ciocche dall'orecchio.

- Perchè sei venuto qui?- chiese lei col cuore in gola.

- Non posso fare una sorpresa alla mia ragazza?- chiese di rimando lui, marcando il tono di voce sulle ultime due paroline magiche.

Jisoo alzò il viso giusto per vedere la sua espressione, rimase confusa nel constatare che era serio. Incredibilmente serio.

Percorsero la via del ritorno passeggiando lentamente, le spalle minuscole di Jisoo erano circondate dal braccio di Jeon, che le regalava carezze anche alla vita.

- Sai, qualche sera fa ti confessasti senza sapere che ti stavo ascoltando- esordì Jungkook, suscitando la curiosità della compagna.

- E che ho detto?-

- Mi hai pregato di non giocare con i tuoi sentimenti e poi hai detto che ti piaccio-

Jisoo avvampò all'istante, com'è che quella peste ascoltava i suoi monologhi notturni invece di dormire?
Si girò i pollici e annuì, il danno era fatto.

- Quindi..? Cosa vuoi dirmi?-

- Che non ho intenzione di giocare con te, non l'ho mai avuta e mai sarà un pensiero che attraverserà l'anticamera del mio cervello-

L'aveva detto? Ci era riuscito? Sì, l'aveva finalmente ammesso.
Jeon sentì di essersi liberato di uno dei pesi che gli torturavano lo stomaco, poi si fermò a pochi passi da casa BigHit.

- Ho aspettato così tanto per averti, non credi sia uno spreco mandare tutto in frantumi?-

Jisoo aveva le lacrime agli occhi. Jeon non si era ancora dichiarato per bene, eppure quella valeva più di mille dichiarazioni contorte.


***
oh ehm... annyeong, popolo di efp!! Okay, lo so, volete uccidermi, in pratica è trascorso un altro mese dall'ultimo aggiornamento. FACCIO SCHIFO, GRAZIE LO SO GIA' NON AGGIUNGETEVI PURE VOI PLS O MI SOTTERRO----- *si ricorda di togliere la maiuscola o sembra che urli come una pazza... virtualmente magari, ma sempre urla sono... lol (?)*. Allora che dirvi, scartando una prima parte dell'estate che è andata a farsi benedire con i suoi acquazzoni da quattro soldi e qualche giorno di mare e relax, contrariamente a quanto mioneperdraco si aspettava, Soo-Yeon è out. Sisi, O U T . Non romperà più, non è come le pazze assatanate degli anime o dei videogiochi che ritornano più stronze di prima, è davvero out. Andate in pace tutti, la messa è finita------ nnnnno, stavo scherzando *gocciolina di sudore mode on*

ORA. Il problema resta uno e uno solo: Jungkook. Jisoo. La coppia, insomma. Perchè credetemi, se pensavate che Soo-Yeon poteva essere l'unico impiccio, beh, vi sbagliate *faccino malefico*. Qui l'antagonista problematico sta proprio dietro l'angolo  *spoilerino innocente: E' JUNGKOOK COFF COFF*
X: che significa che è lui? Ma che stai dicendo? Waddafuk?
me: ormai ho parlato. ho sganciato la bomba e da brava stronzetta mi ritiro a fare yoga assieme al mio gruppetto di amici buddhisti. sayonaraaaa
V: quello è giapponese
me: e allora? .-. mi piasa...
V: ah... oookay...

MEGA AVVISO: dal 24 luglio al - credo - il 13/14 agosto mancherò. Di nuovo. Altra 'gita scolastica' all'estero - 'mmazza due paesi stranieri in un anno. sto recuperando il tempo perso in questi quattro anni, insomma. lol - eeeee niè, sono tipo strafelicissima di essere stata scelta. In pratica si tratta - no aspe, ma che ve frega a voi? sì vabbe, mi comporto come se l'angolo autrice fosse un mini blog. vabbe, fatevi pure i cavoli miei, vi voglio bene lo stesso lol - di un progetto/selezione per cui sceglievano chi aveva la media più alta dell'istituto in tutte le materie e in inglese, e guess what? ovviamente la sottoscritta - grandissima secchia - è stata sceltaaaaa *-*

nulla, siccome mancano 4 capitoli, cercherò di aggiornare molto più frequentemente, so stay tuned ;)

ringrazio ovviamente tutti i lettori silenziosi che apprezzano questo sclero, le anime buone che la seguono - chi dall'inizio, chi da poco, mi fate felice lo stesso ahah :') - e i miei cari recensori - ormai - fedeli:  francess225, carissima ma quanto sei pucciosa dbwovbrpw-----
mioneperdraco che, yah! mi fa crepare coi suoi scleri e i suoi finti discorsi con la combriccola
querr_ che è risorta dalle ceneri come le fenici LOOOL

bene, scappo come al mio solito (?). Mo' mando i messaggi subliminali come Namjoon ai BBMAs, ricordate 'love myself, love yourself', no? Ecco. Sappiate che tra non molto accadrà una cosuccia un po' triste.... già.... e beh.... Jungkook ripenserà sul serio alla sua relazione con Jisoo D:
chiunque: tradimento? la fama? lei lo sputtana ai quattro venti? ne combina una delle sue? litigano di brutto? Ma wae?
me: IO NON PARLO PIU', VI LASCIO COL PALLINO IN TESTA. CIAONE <3
yes, vado via sul serio. bacioniiiiii    _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Se c'era una cosa che Jeon Jungkook odiava, quella era la matematica.
Certo, era solo una delle tante che si ritrovava a far compagnia alle amiche sulla lista di cose e persone insopportabili, eppure la suddetta materia era in grado di evocare gli spiriti maligni che Jeon celava nei cunicoli più oscuri e addentrati della sua mente.
Altrimenti non si sarebbe spiegato il motivo per cui la scritta in geroglifici coreani era tranciata da devastanti righe rosse, come se l'autore di quello scempio fosse stato in preda alla pazzia.

Mancava meno di un mese al diploma e lo stress era tornato puntuale ed imperterrito, pronto a tormentare l'anima fragile del piccolo di casa BigHit.
Come se non bastasse, doveva affrontare l'esame con un anno di ritardo rispetto ai suoi coetanei, in quanto fu costretto a passare diciotto ore su ventiquattro in sala da ballo ai tempi del debutto. La scuola poteva aspettare.

Ebbene, l'attesa era terminata e Jungkook si ritrovava con la mer... lo sterco, ecco - lo sterco fino al collo.
L'esame del mese scorso lo aveva superato a stento, era riuscito a cavarsela tra una scopiazzatura sbirciando sul cellulare e qualche parolina magica detta dal compagno di banco che - guarda caso - era il secchione dei secchioni.

Per quanto riguardava l'inglese, invece, erano bastati un occhiolino e un sorriso smagliante in stile sono fottutamente bellissimo, acclamami, venerami, ammirami. So che lo vuoi e la professoressa che doveva testare quanto il giovane esercitava la memoria perse la sua, di testa.
Jeon si fece bastare qualche 'hello' insicuri, un paio di 'yeah, sure!' sgrammaticati e il gran finale 'I don't speak engrish but I'll do my best to learn it'.
Non seppe nemmeno da dove tirò fuori una frase così lunga, forse l'aveva sentita da Taehyung o da Jin, sta di fatto che comunque la cinquantenne grassottella lo promosse con una bella C.











Essere un personaggio del mondo dello spettacolo aiutava tantissimo, anche le raccomandazioni di mister Bang non erano da meno, ma tutto ha un limite e il caro Jungkook lo aveva appena superato. Con uno scivolone, per inciso.

Ballava ininterrottamente da ormai cinque ore - in pratica aveva mandato a puttane l'intero pomeriggio con la scusa del perfezionamento della nuova coreografia -, era sudato fradicio e gli hyung lo avevano abbandonato da un bel pezzo perchè troppo stanchi per reggere la sua energia.
Ma a Jeon non importava più di tanto, gli piaceva fissare il suo riflesso allo specchio con sguardo concentrato (più sui movimenti che sul viso scarno), agitarsi a ritmo di musica e percepire il suo flusso diffondersi in tutto il corpo, sentirla dentro.
D'altronde era ciò che amava di più dopo Jisoo, forse e non gli importava fare la doccia alle nove di sera e rischiare di beccare la polmonite ogniqualvolta si azzardava ad aprire le finestre, purchè non interferisse con la sua passione.

Beh, i tempi di pace erano cambiati e qualcuno irruppe in sauna camminando a passo svelto e deciso. Jeon non potè neanche voltarsi per vedere chi fosse il rompiballe di turno che si sentì prendere per l'orecchio e trascinato fuori di lì.
Bang Brutta Cacchetta Isterica Si Hyuk, non c'erano dubbi.

Due secondi più tardi sostò all'impiedi di fronte al nano sovrappeso del suo capo, pronto all'ennesima fucilata.
Il sudore cadeva a gocce e sporcava l'inviolato parquet del produttore, ecco perchè gli venne lanciato in faccia un asciugamano.

- Yah, furfante! Ti ricordo che fra ventitre giorni dovrai affrontare la maturità, come ti senti?- domandò con apparente tranquillità nel tono di voce.
Era pur sempre PD-nim, e lui era un maestro nell'illudere la gente.

Jeon usò il sarcasmo come arma e, ahimè, fu una mossa sbagliata. A breve si sarebbe scatenato un putiferio che anime come Yu Gi Oh o Beyblade non reggevano il confronto.

- Beh, al momento sono stanco morto. Sapete no? La musica alta, i passi di danza, i muscoli indolenziti... ma non preoccupatevi. Metterò tutto a posto con un sorriso e una wave, non si sa mai la prof non ci casca- il castano indicò le sue guance ed esibì i suoi fianchi ondeggianti, come a voler accentuare il discorso.
Bang gli si avvicinò e al momento opportuno gli regalò una tirata di capelli talmente potente che il povero maknae se la sarebbe ricordata per il resto della sua vita.

- Bamboccio! Non sono più disponibile per le raccomandazioni, ti tocca crepare sui libri- annunciò in maniera schietta e dolorosa, Jungkook mostrò il labbruccio sperando di intenerirlo.
Invano però, perchè figuriamoci se uno come lui prova sentimenti simili alla pietà!

- Ma io crepo già in sala da ballo!- si lamentò Jeon.

E Bang ridacchiò divertito, poi prese il ragazzo per il colletto della T-shirt e gli inviò un'occhiata ghiacciata come la lamina sottile di un iceberg.

- Ascoltami bene, mocciosetto. Se non mandi a quel paese le scuole superiori con una media decente puoi scordarti la carriera da Idol. Quei fogli parlano chiaro: devi prendere almeno una B al prossimo compito di matematica- proferì serio, a bassa voce.

Jeon sgranò gli occhi e deglutì nervoso.

Una B. Doveva puntare alla B per continuare a resistere nel mondo del k-pop. Ripetiamo, una B. Quasi il massimo.
E Jeon Jungkook era messo così male che non sapeva nemmeno da dove partire per risolvere le espressioni, se dalle addizioni e sottrazioni o dalle moltiplicazioni e divisioni.

- Non posso farcela da solo, mi serve un insegnante privato... non so, qualcuno. Chiunque- borbottò sull'orlo di una crisi disperata.
A spedire la situazione direttamente negli abissi della barriera corallina c'era il sorriso enigmatico del signor Bang.

- Chiunque?-

- Esatto, basta che mi aiuti con quella... cosa-

Già, odiava così tanto quella materia da perdere le parole e trovarsi a corto di aggettivi malefici da affibbiarle.

- Bene. Ti informo che Park Jisoo ti farà da tutor. Non bisticciate- annunciò l'altro come se nulla fosse.

- Che?!-

 - Ti darà una strigliata con matematica, fisica e inglese. Mi raccomando studiate e non pensate ad altro- Bang marcò il tono di voce sull'ultima frase, Jeon si chiese il motivo di tanta ironia.

- Perchè proprio lei?-

- E' una delle migliori studentesse alla Seoul University, un piccolo genio. E poi mi fido di lei, è testarda e determinata- l'uomo scrollò le spalle, poi prese posto sulla sua poltroncina e rovistò fra le varie scartoffie di cui i cassetti della scrivania erano pieni zeppi.

- Ci ho ripensato, faccio tutto da solo- ridacchiò nervoso Jungkook. Bang scosse la testa.

- Muovi il culo e studia con Jisoo- mormorò solamente.

Jeon si arrese alla cocciutaggine del suo capo e s'inchinò a novanta, per poi aprire la porta dell'ufficio e sgattaiolare via dall'Inferno in miniatura.
Le ultime battute però le sentì eccome.

- Oh, la scottatura sul collo è quasi scomparsa. Hai smesso di usare la piastra, vero?-

Tirò un sospiro di sollievo, peccato che il cuore non la pensasse allo stesso modo e avesse deciso di farsi i cavoli propri.
Il sangue filò dritto verso le gote e arrossì all'inverosimile, a volte si chiedeva se il suo creatore fosse un sostenitore della KookieSoo.
Perchè se non avesse supportato la coppia a quest'ora Park sosterebbe nel suo dormitorio a battibeccare con le ex coinquiline.










Attese con impazienza lo scatto del campanello dell'ascensore e, appena giunto al piano desiderato, si fiondò fuori dalla cabina e corse a grandi falcate verso la sua stanza. Manco il tempo necessario per chiudersi a chiave che un quaderno gli colpì la spalla, Jisoo aveva sbagliato mira.

- Siete in ritardo signorino Jeon- esordì la sua compagna con le mani ben piazzate sui fianchi. Il ragazzo si trattenne dal ridere portandosi una mano alla bocca.

- Per cosa egregia maestrina Park?- stette al gioco.

- Per l'esclusiva lezione di matematica-

No, la faccenda non faceva più ridere.

- E' uno scherzo? Yah Jisoo, non sono in vena di...- la nana lo bloccò sibilando un fastidiosissimo 'sssh'.
Mancava poco che sputasse, tanto si era impegnata a perforare i timpani dell'Idol con gli ultrasuoni.

- Bang mi ha incaricata di darti ripetizioni-

- Jisoo, non prenderai mica sul serio le parole di...- un altro 'sssh' interruppe il suo concetto formulato a metà.

- Bang conta su di me e tu non devi deludermi-

- Non voglio deludere nessuno-

- Bene. Siediti qui che incominciamo-

Jeon obbedì e si sedette accanto alla riccioluta, mettendo in pratica anni di esperienza sfornando un aegyo a dir poco super tenero.

- Me lo dai un bacino?- le porse la guancia e sfarfallò le ciglia, Jisoo stette a braccia conserte.

- No. Si studia!-















































* * *
























































 La domanda sorge spontanea: com'è che la musica faceva letteralmente volare il tempo mentre la matematica era brava solo a quadruplicarlo all'ennesima potenza?
Il povero Jeon dal cervello in fiamme non aveva idea di quante ore fossero trascorse dall'ultimo istante in cui aveva la mente libera, sapeva solo che Park Jisoo blaterava un ammasso di formule, nozioni, teoremi e leggi di cui lui non conosceva l'esistenza.

Vuoto di memoria, sembrava che quelle cose non le avesse spiegate nessuno oltre la sua ragazza.
E quello era l'inizio del lungo cammino attraverso i cerchi infernali, perchè mancavano fisica e inglese. Due dolorose batoste, insomma.

Quando raggiunse la soglia di sopportazione, sbuffò pesantemente e sbattè la fronte sul libro, chiudendo gli occhi per una manciata di secondi.
Jisoo se la rise sotto i baffi, fresca come una rosa - al contrario del compagno che pareva più di là che di qua.

- Tregua. Non ce la faccio più, voglio dormire- farfugliò esausto.

La castana gli passò una mano sulla schiena e lasciò che i polpastrelli gli massaggiassero la spina dorsale con solenne naturalezza. Jeon non potè fare altro che bearsi del suo tocco, quasi quasi gli veniva la pelle d'oca.

- Sei messo maluccio, lo sai vero?- constatò, Kook annuì senza staccare la testa dal libro.

- Non diventerai un tutt'uno con la matematica semplicemente spiaccicando la fronte sui testi- aggiunse poi.

Lo aiutò a ridestarsi e insieme ripresero a discutere, Jeon aveva lo sguardo perso nel vuoto.

- Che cavolo è?-

Jisoo alzò un sopracciglio, perplessa.

- Un quadrato di binomio, ovvio-

Jungkook non ne era ancora convinto. Mordicchiò il cappuccio della penna e si distese sulla scrivania col gomito che gli sorreggeva la mandibola.

- Non so risolverlo-

Jisoo roteò gli occhi al cielo e sospirò.

- Aish ti mancano le basi, mister Perfezione. Dato che i due termini sono uniti da una somma è semplice: sarebbe il primo termine elevato al quadrato, più il secondo termine anch'esso elevato al quadrato, più il doppio del primo per il secondo- spiegò levandogli la penna dalle mani e indicandogli i numeri in questione.

- Non ho capito l'ultima parte. Parla terrestre... Cicerone- bofonchiò Jungkook, incerto sull'identità del personaggio citato.
La pokerface di Jisoo non tardò a palesarsi di fronte al giovane poco acculturato.

- Cicerone era un oratore romano-

- E allora? L'avrà fatta anche lui matematica-

- Sicuramente, ma potevi citare qualcun altro-

- Uhm... Platone?-

Jisoo si massaggiò il viso affranta. Cosa dovevano sopportare le sue orecchie!

- Platone era un filosofo greco-

- Ci rinuncio- Jeon alzò le mani in segno di resa e sbadigliò, segno che era davvero stanchissimo.

- Se vuoi facciamo una pausa- propose lei.

- No no, la maturità è più importante- si affrettò a rispondere lui.

Certo, avrebbe dovuto dire che fare l'Idol era più importante, ma fa lo stesso.









Verso le dieci e mezza, tra un esercizio e l'altro, passarono a fare fisica: altra materia in cui Jeon Jungkook era scadente.
Proprio da rifiutare nel vero senso del termine.

Jisoo parlottava da una buona mezz'ora ma il castano non stava ascoltandola sul serio, talmente era impegnato a contemplare la sua espressione assorta.
Si lasciò sfuggire una risatina da ebete, fu lì che la compagna lo colse in flagrante.

- Jeon, mi stai ascoltando?- sventolò una mano davanti agli occhi del ragazzo e con sorpresa si rese conto che questo non la calcolava minimamente.

- Yah, dimostrami che hai capito la conservazione dell'energia meccanica quando si ha il momento torcente e ti lascio campo libero- sbottò adirata.

Il fatto che quell'idiota di un maknae si distraesse per qualsiasi banalità le faceva sospettare una possibile dislessia. Seriamente, non poteva essere così disinteressato.

- Sono in astinenza di coccole- si lagnò lui.

- Cosa dovrei dire io che lo sono stata fino a quasi due mesi fa?- gli ricordò lei. Jeon assottigliò gli occhi, imbronciato.

- Mi stai facendo dannare l'anima perchè ci ho messo tanto a baciarti?-

- Considerando che aspettavo quel momento da quando avevo quindici anni... sì, caro. E mi sto divertendo un casino!- Jisoo alzò i pugni in aria e sfoderò un sorriso strafottente.

- Dimostrami che ci hai capito qualcosa in questo bordello di formule e ti concedo un bacio sulla guancia- continuò.

- Il bacio lo voglio sulle labbra- obiettò Jungkook.

- Sulla guancia è più che sufficiente-

- Ma...-

- Non mi scompongo- Jisoo era irremovibile.

- E' perchè sei un numero primo- rise l'altro, Jisoo sospirò.

- Dopo questa pseudo-battuta, dichiaro abolito anche il bacio sulla guancia. Niente premi-

- Oh e dai, stavo scherzando- il castano le scosse una spalla frignando a mo' di cagnolino puccioso.

- Appunto-
















Così l'ora di fisica fu spesa in battute squallide, formule imparate a suon di bestemmie e problemi tanto banali quanto complicati per via della moltitudine di calcoli da eseguire.
Lo stesso non si poteva dire di inglese, in quel caso si trattava di memorizzare un paio di pagine. Peccato che sotto la guida di Park Jisoo anche il periodo più semplice si riempiva di verbi volti solo ad allungare il brodo.

- Devi imparare per concetti, a memoria si imparano soltanto le poesie e le canzoni- gli ribadiva lei con l'indice accusatorio puntato sul suo naso.

- Va bene. Fammi una domanda, sono pronto- Jungkook tirò un sospiro nervoso e fece scricchiolare le ossa delle spalle.
Jisoo inforcò gli occhiali da vista e lanciò una breve occhiata al libro di letteratura.

- Where and when William Shakespeare was born?- domandò squadrando il ragazzo al di sopra degli occhiali.

Egli si grattò la nuca con fare imbarazzato e cominciò a balbettare le prime parole pescate a caso dal cervello fumante.

- Oh ehm, Shakespeare was an important author e uhm... he was born at Stratford-Upon-Avon- riuscì a pronunciare.

- He was born in Stratford and not at Stratford- lo corresse lei.

- Ah, okay. Anyway he was born on 25 April 1564-

- E' nato il 26-

- Per un giorno... che sarà mai!- si lamentò Jeon.

 - Yah, sei stato tu a dirmi di essere pronto alle domande. Pretendo precisione, molta precisione-






Terminarono il primo "pomeriggio" di ripetizioni proprio nell'istante in cui l'Idol si strofinò gli occhi con le mani e crollò a dormire col capo abbassato, Jisoo glielo sorresse con due dita poggiate sotto il suo mento.

- Per oggi basta così- sussurrò, preoccupata per lo stato psicologico del compagno.
Quello annuì e usò la spalla di Jisoo come fosse un cuscino, tanto per sonnecchiare qualche minuto.

- Jungkookie...- lo chiamò lei.

- Ho sonno- mugugnò lui posizionandosi meglio addosso alla ragazza.
Ella sorrise di sbieco e lo aiutò a coricarsi sul materasso, affiancandolo subito dopo.

Si tirarono le coperte fin sopra la testa e si scambiarono un'occhiata veloce, non poteva essere durata più di mezzo secondo. Jisoo gli si avvicinò e gli regalò un bacio appena accennato sulla fronte, non prima di avergli riposto indietro la frangia districando le ciocche con le dita.

- Te lo sei meritato, pabo-

Jeon non venne mai a conoscenza di quel bacio, essendosi appisolato appena tastò la morbidezza del letto con la schiena.
Di sicuro Einstein, Archimede, Cartesio e compagnia bella gli avrebbero fatto visita nel mondo dei sogni.














































* * *























































 La vita del valoroso cavaliere Jeon venne nuovamente scombussolata dai due demoni che lo dominavano tirandogli le braccia da entrambi i lati: il signor Bang in primis - con quelle sue fottute esigenze del cavolo. Esistevano scuole serali per tutti i personaggi dello spettacolo che non erano riusciti a terminare gli studi e volevano riprendere, quindi perchè lagnarsi tanto? -, Jisoo e le sue dure lezioni da intelligentona in secondo luogo.

Dato che tutti e due puntavano lo stesso obbiettivo era sbagliato fare distinzioni, quindi era inutile elencarli in una piramide inesistente.

La routine aveva subito delle leggere modifiche, ma proprio insignificanti eh!
Alle sei suonava la sveglia, il tempo di fare colazione con snacks racimolati da qualche parte nella dispensa in camera di Jin e Namjoon e poi ci si fiondava in camerino per essere torturati dalle crisi ormonali dello staff mestruato che i Bangtan si ritrovavano; lunga sessione di ballo interrotta solo da un misero pranzetto a base di insalata e uova fritte, dopodichè Jeon era costretto a salutare gli amici e a rinchiudersi in camera a studiare con Jisoo; altra sessione di ballo fino a tarda sera e, dulcis in fundo, cinque ore scarse di sonno.

Tanto per alzare un paravento fra un giorno e l'altro, Jungkook si chiedeva come facesse a sopravvivere e a reggersi in piedi.
Nell'ultimo periodo era pure dimagrito senza che ne avesse il bisogno, eomma Jin gli faceva la predica fra scappellotti alla nuca e consigli random per evitare di crollare svenuto sui libri.

- Mangia di più, tieni la mia porzione di pranzo- il maggiore dei due allungava il cestino verso il maknae e indicava il cibo con le bacchette.

Gli altri annuivano alle parole della mamma di turno, non serviva mettersi contro Kim Seokjin. Significava guerra aperta.
Altro che 300 guerrieri e il this is Sparta! urlato in mezzo ad uno spargimento di sangue.

- Sto bene così, davvero- piagnucolava Jeon, rimandando indietro il cibo gentilmente offerto da Jin.

E a quel punto il mammo gli piombava addosso e lo imboccava costringendolo a spalancare le fauci da lupacchiotto selvatico che possedeva.

Jungkook dovette ammettere a se stesso, però, che comunque era migliorato parecchio dall'ultima volta che aveva toccato i libri scolastici: aveva ancora lacune, ovvio, ma apprendeva più facilmente, stava attento ai trucchetti che Jisoo gli insegnava, gli uscivano i problemi - la ragazza doveva sorbirsi i suoi scleri effeminati ogni volta.
Un pomeriggio si era messo persino a sculettare il ritornello di Russian Roulette delle Red Velvet saltellando sul letto - e ricordava perfettamente gli argomenti da imparare in letteratura inglese.

Stava andando tutto per il meglio, e ora mancava solo la prova finale: l'esame.

Vista la posizione favorevole in cui Jeon si trovava, gliel'avevano facilitato e sarebbe durato anche meno di due ore.










La mattina del fatidico giorno sostava all'ingresso della sua scuola, vestito e acconciato di tutto punto, con l'ansia, i Bangtan e Park Jisoo alle calcagna.

- Andrà tutto benone, Kookie!- Taehyung sprizzava positività da tutti i pori come al solito.

- Hai studiato, le cose le sai. Forza campione!- urlava appresso Hoseok, incitato dal nanetto buono Jimin.

- Poi ti toccheranno i test per entrare all'università- ridacchiavano sadici Yoongi e Namjoon, Jeon rifilava loro occhiate d'odio in risposta.

Jin invece aveva le lacrime agli occhi per la commozione. Sventolò un fazzoletto dal pacchetto che si era portato e si soffiò rumorosamente il naso, si vedeva che era sua madre.

- Che emozione, il mio bambino sta per diplomarsi!- urlicchiava qua e là, dando fastidio allo staff incaricato di scattargli foto e immortalare il momento in brevi video.

Jungkook sorrideva in modo forzato davanti alle telecamere, poi si alzava in punta di piedi per scorgere il visetto serio di Jisoo nella marmaglia di dipendenti e s'incupiva anche lui. Bloccò la visuale di una delle telecamere e disse ai vari camera-man di voler restare un po' da solo, aveva troppa pressione.
Il manager diede loro il consenso di allontanarsi un attimo e Jeon ne approfittò per strattonare la povera Jisoo in un angolino, lontano dagli hyung.

- Che ti prende?- abbozzò un sorriso lei. Il castano abbassò lo sguardo, le mani non volevano staccarsi da quelle della compagna.

- Non hai idea di quanta ansia io abbia in questo momento, non posso farcela- sbuffò lui, il respiro era tremolante e irregolare.
Jisoo fece una smorfia con la bocca.

- Yah, dov'è finito il mio guerriero?- esclamò.

- Eh?-

- Chang, jojun, balsa! Ricordi? Potrai perdere un giorno, ma quel giorno non è oggi, perchè oggi si combatte- sentenziò decisa.

- Devi combattere, Jeon. Combatti per i tuoi sogni, per ciò che vuoi veramente- aggiunse ancora.

E Jungkook non fu mai più felice di allora, sentirsi dire quelle parole di conforto da Jisoo era... magico, purificante. Gli venne naturale abbracciarla, fu un istinto che doveva assolutamente soddisfare.
La strinse forte a sè e nascose il volto nell'incavo del suo collo, schioccandole un bacio giocoso su un lembo di pelle.
Voleva dirle che avrebbe combattuto anche e soprattutto per lei, ma venne interrotto dall'invocazione del suo nome da parte del manager e del resto dello staff.

A malincuore si staccò dalla dolce metà e s'immischiò nella fiera di gente per essere scortato fino all'aula in cui si sarebbe tenuto l'evento.



















































* * *




















































 La profezia predetta da - praticamente - tutti si avverò, Jeon Jungkook superò gli esami a pieni voti, conquistando un'inaspettata A nella prova di matematica, una B in quella di fisica e una B+ in quella orale di inglese.
Non ebbe, ovviamente, il tempo per fare mente locale perchè venne portato di peso nella sala addetta alla conferenza stampa: stupidi flash fotografici gli penetrarono le cornee, Namjoon gli tirò un paio di gomitate per dirgli di sorridere e Hoseok gli accarezzò la schiena quando venne l'ora di rispondere alle domande invadenti di quei paparazzi legalizzati.

- Come ti senti Jungkookie?- gli chiese uno di loro, Jeon si trattenne dal rispondere in maniera maleducata.
Odiava quando qualcuno si prendeva confidenza chiamandolo con quel vezzeggiativo, solo gli amici intimi potevano farlo.

- Bene, sento di essermi liberato di un peso- ridacchiò, Jin gli strizzò le guance.

- Avevi una media non proprio eccellente fino a poco tempo fa, com'è che sei riuscito ad ottenere voti di questo tipo? Ti ha aiutato qualcuno?- suppose un'altra con sguardo indagatorio, il maknae si sentì preso in contropiede.

- Beh, in realtà sì. Mi ha aiutato... Namjoon. Ecco sì, mi ha aiutato il nostro leader- sfoggiò un sorriso falso.

Jisoo, che ascoltava in silenzio la conversazione dietro l'ammasso di giornalisti, serrò la mascella e abbassò il capo. Jungkook fece per dire qualcos'altro, la donna lo interruppe.

- In effetti Rap Monster è famoso per il suo inglese eccellente, complimenti a tutti e due allora!- disse e i presenti scoppiarono a ridere.

Solo Jisoo si era rannicchiata in un angolo e meditava a braccia conserte. Che si aspettava, che l'adorabile mascotte dei BTS rivelasse al mondo intero l'identità del suo tutor?
Sapeva che non l'avrebbe mai fatto, che in un certo senso aveva voluto proteggerla, eppure si sentiva trascurata, declassata a semplice stylist.

Ne ebbe conferma in quanto ringraziò tutti, menzionò persino i nomi di qualche sua collega tranne il suo. Non incrociò nemmeno il suo sguardo, sembrava fosse diventata invisibile.
E restò tale durante tutta la giornata.





Rincasarono a notte fonda, dopo una marea di festeggiamenti, foto random con fans incontrati per strada, magliette e fogli di carta da firmare, pranzi lunghi un'eternità e colloqui privati con altri giornalisti: l'intera Corea era interessata alla maturità di Jungkook. Impressionante.

I due compagni di stanza si ritirarono in camera - scartiamo i dettagli delle raccomandazioni maliziose di Jin e le risate generali.
Il giovane andò a cambiarsi in bagno, Jisoo invece rimase inchiodata di fronte al suo scorcio di armadio, fissando l'anta come se volesse fulminarla con raggi laser emessi dagli occhi.

Aveva indossato solamente la parte inferiore del pigiama, ciò significa che era seminuda e che a coprirla vi era giusto il reggiseno.
Non a caso Jeon saltò all'indietro appena vide quel poco di carne esposta.

- Scusami, tolgo il disturbo- si portò le mani avanti in segno di innocenza e fece per ritirarsi in bagno, lo scuotimento di testa di Jisoo frenò i suoi passi.

Deglutì e le si avvicinò con cautela, sfiorando la superficie liscia dell'armadio con i polpastrelli e facendoli scivolare su di essa ad ogni passo in più compiuto nella direzione della castana.

- Qualcosa non va?- osò chiederle.

- Va tutto bene, tranquillo- la voce di Jisoo s'incrinò verso la fine, l'altro sapeva che non stava affatto bene.

Continuò ad avvicinarsi alla compagna fin quando non si fronteggiarono, gli sguardi finalmente uniti in un'unica occhiata malinconica, amara.
Jungkook accennò un lieve sorriso e le accarezzò una guancia facendo cerchi concentrici col pollice, Jisoo mantenne lo sguardo serio.
Una lacrima bagnò la mano del ragazzo, pose fine al contatto solo per inglobarla in un caldo abbraccio.

- Perchè piangi? Così fai star male pure me- mormorò lui massaggiandole la nuca.

La verità era che nemmeno Jisoo sapeva con certezza il motivo di quel pianto liberatorio, forse si era stressata a suo modo, forse cominciava a non reggere più il peso della fama di Jeon. Forse... forse aveva bisogno di un abbraccio, di una qualsiasi manifestazione d'affetto da parte di Jeon.
Non è che stessero appiccicati come cozze, anzi!

- E' che... non lo so. Sono fiera di te e poi mi ci voleva proprio un tuo abbraccio- disse tra un singhiozzo e l'altro.
Jungkook le prese il viso con entrambe le mani e la fissò intensamente, una risatina sfuggì al suo controllo.

- Guarda che ti abbraccio quando vuoi! Basta chiedere-

Si buttò a peso morto sul letto e costrinse Jisoo a fare lo stesso. I corpi erano attaccati, merito del ragazzo che non mollava manco per idea la presa della compagna.

- Devo ringraziare per bene la mia tutor- esordì pensieroso.

- E cosa sta progettando la tua mente malefica, di grazia?- ironizzò lei.

Il castano non rispose, semplicemente si sporse in avanti nell'attesa di ricevere un piccolo bacio.
Jisoo era cambiata da quando avevano intrapreso quel tipo di relazione, se n'era accorto da com'era diventata più accondiscendente.

Inoltre sapeva che, nonostante abitassero sotto lo stesso tetto, dovevano comunque fare i salti mortali per ritagliarsi qualche minuto di intimità.

Voleva farsi perdonare e aveva già in mente un piano. Cupido era suo amico quando ci si metteva d'impegno.


***
Annyeong popolo!! Come vi avevo anticipato, sono tornata as soon as possible lol eeeee vi dirò di più! Pubblicherò il terzultimo capitolo - credo, è quasi certo se non ci si mettono gli impegni improvvisi *goccia di sudore, segno di nervosismo e imbarazzo gnnnnn*- il 22 v.v visto che brava?  Oh, e a proposito dei prossimi aggiornamenti, vi avevo detto che mi sarei fermata per un po' a causa della gita... ebbene, dato che possiamo portare i computer ho pensato: perchè no? magari se ho un minutino libero, lo spendo per postare yeeeeeeesssa xD   and soooo sì, potrei pubblicare diciamo così, a sorpresa va' XDXD

ricordatevi le ultime parole famose di Jeon, quel 'basta chiedere' riguardo all'abbraccio.... perchè Jisoo gliele rinfaccerà - chissà perchè. chissà *fischietta innocentemente*- proprio nel penultimo chapter u.u   oh, e poi volevo avvisare la carissima mioneperdraco e dirle di prepararsi - no aspe... tutti vi dovete preparare psicologicamente, LOL- agli scleri perchè FINALMENTE------ *si calma* avverrà tra i due quella cosina cosuccia tanto attesa, sisisi u.u
OKAY IO NON DICO PIU' NIENTE, MO' MI TRUCIDATE VIVA D:

as always ringrazio le anime gentili che leggono silenziosamente la storia - già, aumentate a dismisura e io mi sento sempre più imbarazzata che mai v.v-, anche se un commentino da parte di qualcuna di voi non è che mi dispiaccia, eh xD tranqui non mordo, sono buona buona io :')
ringrazio chi la segue/preferisce/ricorda, siete in tanti anche lì ^^
e ringrazio proprio la fedele mioneperdraco che non si perde nessun capitolo e mi fa scompisciare (?) dalle risa con le sue 'sclerensioni' XD
l'ho già detto grazie? nah, non sarà mai abbastanza v.v MI FATE TANTO TANTO FELICE, e spero che vi piacciano anche le altre storie che sto buttando giù *incrocia le dita*
beh, io dovrei scappare.... ci si sente, bacioni a tuttiiiiiii    _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Cupido era una forza della natura quando si coalizzava con Jungkook.
Certo, bastava solo beccare il giusto allineamento di pianeti stramboidi che permettesse l'avvento di un buon karma.
Ecco, l'allineamento non c'era mai stato.

Il povero signorino Jeon era un ragazzo davvero troppo impegnato per pensare a godersi la propria giovinezza, figuriamoci poi se si ha Bang Si Hyuk come capo supremo e protettore dell'incolumità per non dire verginità targata Bangtan!
Quel demone dalla pancia lardosa amava mettergli i bastoni tra le ruote praticamente per qualsiasi cosa si azzardasse a fare - era arrivato addirittura ad obbligarlo a fare un elenco di tutte le faccende da svolgere durante le giornate. E con tutte intendiamo proprio tutte.
Così si venne finalmente a sapere della sua pseudo-relazione con Jisoo, inutile precisare che eomma Jin si fece scappare dettagli che avrebbero dovuto sostare solo nella sua mente bacata e perversa - come la storia della serata in discoteca o gli insospettabili rumori provenienti dallo sgabuzzino delle scope in camerino.

Bang rimase comunque impassibile di fronte a certi discorsi e anzi, calcò la mano sul fatto che fosse un assiduo sostenitore della cosiddetta KookieSoo.
Diciamo che trovava tenero come un maknae tanto timido e sprizza-coccole quale era Jungkook avesse avuto il coraggio di dar spazio al suo cuore, almeno per una volta. Sì insomma, sommando gli anni di fama a quelli di training si poteva dire che lo conosceva come se fosse suo figlio ed era inevitabile provare affetto nei suoi confronti.
Unica raccomandazione: occhi vigili e orecchie bene aperte, i paparazzi mangiatori di anime VIP erano sempre in agguato.

Raccomandazione che, tra l'altro, il caro PD-nim gli ripeteva a manetta dalla mattina alla sera e ogniqualvolta li vedeva circolare insieme in giro per l'agenzia.

- Jeon, ricordati ciò che ti ho detto- proferiva con tono vagamente minaccioso lui, al telefono. E Jungkook roteava gli occhi al cielo con fare teatrale e annuiva affranto.

- Lo so, lo so. Devo fare attenzione o la mia reputazione andrà a puttane-

A quel punto interveniva Jin con le sue generose manate alla nuca, accompagnate dai calci in culo di papà Namjoon. Beh, erano pur sempre i suoi genitori di riserva.

- Modera il linguaggio, ragazzino!- lo sgridava tutto autoritario il più grande.

- Scusa papino... volevo dire, egregia vossignoria Hitman Bang, che la mia reputazione potrebbe essere privata della sua immacolata bellezza qualora non ascoltassi i vostri umili consigli- Jeon parlò in modalità Jane Austen per volere divino, tanto da entusiasmare e al contempo stupire mammina Jin, il quale (o la quale?) rimediò al violento attacco precedente con una carezza ai capelli.

Seguirono bacini volanti e saluti stomachevoli, poi per il resto i ragazzi ricominciarono con la sessione quotidiana di ballo e sudore: chi si passava l'asciugamano addosso in modo stanco, chi sospirava pesantemente, chi implorava Dio, il Buddha e tutte le divinità pagane affinchè la tortura finisse al più presto.
Il maknae si offrì di far partire la musica dal computer, nel mentre Jimin era impegnato ad armeggiare con i fili da collegare alle casse e Taehyung si preoccupava che il volume non fosse alto abbastanza da sentire le canzoni rimbombare sulle pareti della sala.

Non ebbe nemmeno il tempo di accendere il PC che una strana schermata coprì lo sfondo del desktop.
Una richiesta dalla videochat di Skype.

Scrollò le spalle e cliccò per accettare. Immediatamente si ritrovò a due centimetri dalla faccia obesa del produttore.
Lo stesso che gli aveva rotto le scatole fino a qualche minuto prima, già.

- PD-nim! Che-che cosa vi serve?- balbettò le prime parole che il suo telencefalo riuscì a formulare.
Il suddetto criceto umano se la rise sornione e si allontanò dall'obiettivo della webcam, volteggiando felice sulla poltrona girevole.

- Pay attention Jungkook-ah, pay attention- gli ricordò l'ennesima volta, e lo disse in inglese giusto per esibire la sua pronuncia orrendamente scorretta e coreanizzata.

Il giovane tirò un sorriso forzato e alzò la mano in segno di saluto, per poi chiudere di scatto il computer.
Il conseguente rumore attirò il gruppetto scalmanato di cui faceva parte.

- Che succede col computer?- Jimin e la sua incontenibile curiosità fecero capolino nelle sue orecchie.

- Perchè l'hai chiuso?- a seguire Yoongi e la sua apparente disinvoltura.

- E' rotto?- Hoseok e le tragiche supposizioni.

- Namjoon, lo vedi che è colpa tua?! Io te lo dicevo che non avresti dovuto scaricare 50 Shades e porno vari- e poi c'era Taehyung che si lasciava scappare tutto con la sua innocenza da creaturina di cinque anni rinchiusa nel corpo di un gagliardo ventunenne.
Gli occhi si incollarono sul piccolo alieno, che arrossì e ridacchiò imbarazzato.

Leader Namjoon, che non era il carnefice per la prima volta in vita sua, dovette sorbirsi le occhiate assassine di Jin.

- Io e te dobbiamo parlare- quella frase, si disse, non prometteva nulla di buono.

La scenetta melodrammatica venne sapientemente gettata in discarica da Hoseok, che cambiò subito argomento con un colpo di tosse e si rivolse a Jungkook - nel frattempo terrorizzato da cotanta schiettezza.

- Quindi chi era al computer?-

- Sempre scassaballe Bang-

Un inaspettato Min Yoongi riportò la quiete fra le sette meraviglie del mondo e ribadì di riprendere a ballare sul serio, senza inutili interruzioni.
Namjoon affiancò Jungkook e gironzolò nella loro playlist, indeciso su quale coreografia eseguire tra quelle proposte.

Si riaprì la medesima schermata Skype e i due furono costretti ad ammirare nuovamente la faccia da uovo del loro creatore ammucchia soldi.

- Hai davvero scaricato dei porno?- chiese esterrefatto, Jeon si tappò le orecchie per evitare di sentire certi termini.

- Ma io...- Namjoon provò invano a giustificarsi, l'immagine idiota del desktop tornò a palesarsi davanti ai suoi occhi.
Si voltò verso il più piccolo e sfoggiò una delle sue inespressive pokerface.

- Come ha fatto a sentire tutto il bordello?-

- Forse ho dimenticato di spegnere la webcam- il castano si grattò la nuca, imbarazzato.

- Mianhae hyung!- aggiunse triste.

- Tranquillo-

Il musone funebre di Jin faceva intendere di tutto fuorchè di stare tranquilli.
Era sempre colpa di Kim Namjoon, dopotutto.
































* * *





































Nonostante le continue rotture di scatole da parte dei manager, di Bang e dei membri dello staff, le raccomandazioni entrarono in un orecchio di Jeon e uscirono dall'altro con totale nonchalance. Evidentemente c'era un motivo per cui tutti lo assillavano fino allo sfinimento.





Ebbene, durante una favolosa serata da trascorrere blindati ad una festa organizzata da Hyuna, i Big Bang ed altri artisti sotto i piedi della YG Entertainment, Jeon Jungkook decise di mettere in atto la bravata del secolo: evacuare dal furgone assieme alla sua dolce metà.
Difatti, una volta giunti a destinazione, Jisoo non riuscì manco a vantarsi di aver poggiato i tacchi sul red carpet che il paladino delle stronzate del suo ragazzo la strattonò tenendo ben salda la presa sul suo polso e fuggì via dal covo di ritrovo di ricchi sfondati ad una velocità tale che il piccoletto Flash de Gli Incredibili poteva solo guardare e venerare.

- Jungkook i fotografi!- esclamò impaurita Jisoo, lanciando un'occhiata terrorizzata alle schiere di sette sataniche appostate proprio ai lati del tappeto.

Il castano non se ne curò, si limitò a tenere la testa bassa e a correre come un forsennato per le strade del ricco quartiere di Gangnam in cui era capitato.
Jisoo provò a divincolarsi in qualsiasi modo possibile e immaginabile, tentò persino di mordergli la mano ma niente. E menomale che poi era lei la spericolata!

- Oddio ci hanno visti! Avranno scattato un'infinità di foto!- si lamentò sull'orlo di una crisi di pianto nervoso.

- Non ci hanno visti, fidati. Li conosco- biascicò il compagno tra un sospiro affannato e l'altro.

Corsero a perdifiato sotto un cielo coreano stellato, lo sfondo pieno zeppo di grattacieli rendeva l'atmosfera quasi futuristica mentre le mani intrecciate dei due giovani le dava il giusto tocco romantico.
Fortuna che si erano allontanati abbastanza da non avere auto alle calcagna.

Si fermarono in un vicolo, dietro un market aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Il ventordicesimo di tutto il tragitto.
Jisoo si portò una mano al petto, non si meravigliò del suo cuore galoppante. Poi puntò lo sguardo sui piedi e storse il naso nel notare di avere i tacchi consumati.
Merito delle innumerevoli occasioni in cui avrebbe potuto inciampare nelle buche stradali o sugli stessi gradini dei marciapiedi.
Qualcuno da lassù le aveva salvaguardato le caviglie.

- Perchè l'hai fatto?-

Domanda retorica, Jeon se l'aspettava eccome.
Sfornò un sorriso di sbieco e si preoccupò di riporle alcune ciocche ribelli dietro l'orecchio. Osservò il suo viso perplesso per qualche secondo e poi le accarezzò una guancia, mantenendo l'espressione da ebete che si ritrovava in faccia.

- Non abbiamo mai tempo per noi e allora ho pensato di svignarcela- ammise.

- Ma era una festa importante! Dev'essere un onore per te stare insieme a Psy, Taeyang e compagnia bella- protestò lei, non capendo cosa prendesse tutt'a un tratto al castano.
Egli dal suo canto ridacchiò, forse con ironia.

- Sai che me ne faccio dell'onore di gente come loro... è sempre la solita storia. Voglio un po' di normalità e poi lo sai che odio le feste-

- Finchè sei un Idol non l'avrai mai-

- Sì che ce l'ho- affermò sicuro lui. Jisoo sbattè le palpebre un paio di volte.

- Prego?-

- Ho te. Io ce l'ho la normalità, voglio soltanto viverla-

Eh? Che aveva detto esattamente? Ah, Jeon che cerca di attaccare bottone senza battute squallide.
Forse stava crescendo, non era più l'infante quindicenne che dava retta a Namjoon e ad Hoseok.

Peccato per Jisoo però, perchè era quasi in procinto di replicare con una delle sue frecciatine sarcastiche.
Jungkook, stai bene o devo chiamare il pronto soccorso? e Bel romanticismo del cavolo! Non vuoi andare ad una festa e mi porti in giro alle undici di sera si contendevano il podio nella lista.

Ovviamente non disse nulla del genere, serrò le labbra sperando di reprimere un sorriso vittorioso e successivamente lasciò che il compagno vi si avventasse come un micio che fa le fusa al padrone. E Jeon era parecchio bisognoso di coccole.

Riuscirono a riprendere le distanze tra un bacio e l'altro e proseguirono nella passeggiata errante, alla ricerca di un cinema decente. L'obbiettivo venne raggiunto grazie all'aiuto del GPS, che li condusse in sala a vedere Emma Watson alle prese con La bella e la bestia.
Si infilarono fra le sedie della galleria con non poca difficoltà, dato che la visuale era striminzita a causa della luce fioca e di tutte le porcherie spacciate per cibo del bar del secondo piano. Tra 'permesso', 'scusate' e 'non l'ho fatto apposta', Jisoo riuscì a cavarsela prendendo posto verso l'estremità, Jungkook intanto si era munito di mascherina mangia-faccia (a proposito di prudenza).

La crescente gelosia di Jisoo nei confronti della protagonista del film - era pur sempre l'attrice occidentale preferita di Jeon - venne sedata sul nascere dallo stesso pestifero maknae, il quale se ne fregò altamente del film e decise di trascorrere due ore con il viso attaccato a quello della compagna.
Ecco spiegato il motivo della scelta degli ultimi posti.

I baci ricchi di desiderio latente, le apprensioni scaturite dalla reciproca passione assopita e i sospiri strozzati dalla vergogna vennero interrotti dalla fine della prima parte del film: le luci del soffitto si riaccesero e il mega schermo si spense. La ragazza, stordita per le troppe emozioni, si alzò di scatto dalla poltroncina e si sistemò meglio il cappotto rosso, schiarendosi la voce.

- Vado un attimo in bagno- annunciò vaga. Jeon le lanciò un'occhiata fugace e annuì, la castana sgattaiolò via da lì e si fiondò in fretta e furia verso i lavandini.
Aveva un disperato bisogno di sciacquarsi la faccia o l'avrebbe volentieri stuprato di fronte a tutti.

Ad aumentare l'ansia s'intromise il cellulare, quel they call me baepsae improvviso le fece perdere ulteriori battiti. Rispose incurante di chi fosse il rompiscatole.

- Pronto?-

- Jisoo-yah! Come sta andando la festa?- urlicchiò una Sharon eccitatissima.

- Portaci l'autografo di T.O.P!- aggiunse Rosalinda. Jisoo sorrise e scosse la testa.

- Non sono alla festa-

- Come no? E allora i sette angioletti?-

La ragazza si morse il labbro inferiore, indecisa se confidare una cosa così intima o meno.

- Io e Jungkook non siamo lì-

Un boato malizioso si elevò in un batter d'occhio, Jisoo sospirò per quanto pervertite fossero le sue due compagne di sventure.

- Uuh siete a fare picci pucci eh!- ridacchiò sguaiatamente Sharon.

- Che cosa?!-

- Sì dai insomma, abbiamo telefonato al momento sbagliato vero?-

- In realtà siamo al cinema-

Jisoo fece per dire altro ma venne bloccata.

- E scommetto che non state guardando il film- Rosalinda ricominciò a ridere come se ne sapesse una più del diavolo, Sharon al seguito.

- Jisoo-yah, se è fuggito da una festa e ti porta al cinema significa solo una cosa- disse quest'ultima.

- Vuole stare da solo con te!- parlò l'altra. La castana rimase impalata al suo posto col cellulare a mezz'aria.

- Come se non l'avessi capito- borbottò.
Non apprezzava affatto quando cominciavano a trattarla da poppante solo perchè non aveva mai avuto un fidanzato.

- Jisoo, vuole stare in intimità con te- fece Rosalinda.

- Okay, mi pare normale- Jisoo non riusciva a cogliere il duplice senso di quelle frasi buttate a caso.

- Oh insomma, possibile che non ci arrivi? Vuole farlo con te!- mai Park Jisoo potè immaginare che a pronunciare una simile frase schietta e dolorosamente sincera fosse Sharon.

- M-ma che dici!- balbettò e si portò automaticamente le mani alle guance: erano andate a fuoco.

- Tranquilla tesoro, per fortuna hai delle amiche preparate anche a questo-

- Ricorda, quando tornate a casa corri in bagno e cambia biancheria- suggerì Rosalinda.

- Indossa il pizzo nero, quello sexy intendo- s'intromise Sharon.

- Ho capito- sospirò Jisoo.

- Lo stesso della sbornia della discoteca-

- Ho detto che ho capito!- sbottò indignata l'altra. Le due ridacchiarono malefiche.

- Scusaci è che quella serata è indimenticabile, dovranno inserirla nei libri di storia- commentò Sharon.

- E poi lava i denti e improfumati!-

- Esatto, il profumo è molto importante. Come quando gli animali cercano di accoppiarsi annusandosi l'un l'altro-

Jisoo fece una smorfia contrariata, da quale dubbiosa parte del corpo di Rosalinda uscivano quelle frasi sconnesse?

- Lasciala perdere, ha guardato per troppo tempo Discovery channel-

- Va bene ragazze, ho capito sul serio. L'intimo, i denti e il profumo, è tutto okay non preoccupatevi- la giovane cercò di chiudere la chiamata.

- Sii sensuale e sicura di te-

- Fallo impazzire!-

- Torturalo e basta-

- Fatti desiderare-

- Addio pazzoidi!- trascinò l'indice sulla cornetta rossa e spense il cellulare, tirando un sospiro di sollievo e facendosi un discorso mentale sull'autocontrollo e sulla normalità dei fatti.

Stavano insieme da quasi due mesi, è normale che prima o poi un ragazzo abbia delle precise esigenze.
Uscì dal bagno non proprio convinta del sermone interiore che la sua mente aveva deciso di preparare e si sedette accanto a Jungkook filando dritta alla sua postazione. Guardarlo in faccia così da contemplare il suo eterno sorriso da bamboccio? Neanche per idea.

- Stai bene? Sembri sconvolta- il castano posò con spontaneità una mano sulla sua e l'accarezzò com'era solito fare, Jisoo la ritirò all'istante.

- Benissimo. Non sono sconvolta nè preoccupata- rispose in stile robotico.

Jeon continuò ad osservarla con gli occhi assottigliati, poi si rilassò sullo schienale e prestò attenzione al film.
Di tanto in tanto la guardava di sottecchi e no, Jisoo non stava affatto bene.
C'era qualcosa che non andava e bramava di sapere cosa.




















































* * *









































































Per tutto il tragitto cinema-casa BigHit Park Jisoo non osò proferire parola, Jungkook arrivò a chiedersi se almeno respirasse.
Si avviarono verso l'uscita della sala mano nella mano e, forse, non era nemmeno corretto dire ciò, dal momento che appena l'Idol si azzardò ad intrecciare le loro dita quella ritirò bruscamente la sua mano.
In compenso si guadagnò un'occhiata interrogativa, poi per rimediare accettò il timido contatto e stette a testa bassa fin quando non giunsero alla fermata dei taxi.

Ne presero parecchi, Gangnam era un quartiere a nord di Seoul, il centro città distava parecchio. Se poi si vuole considerare la fila infinita e labirintica di auto così lente che sembravano fosse incollate sul suolo stradale con l'attack e il fatto che fossero l'una e mezza di notte - e di solito nella capitale fare ritorno a quell'ora significa essere sfigati. Andiamo, il sabato sera è sacro! Chiunque se ne stava rinchiuso nei locali a ballare, a ridere, a piangere (anche contemporaneamente) e a bere fino a giacere inerme sul bancone dei drink - beh, possiamo dire che la trasferta durò pure troppo.

L'ignaro Jeon provò a tirar fuori argomenti di ogni genere pur di sollevare il morale di Jisoo, cercò persino di starle lontano, magari era nel suo periodo.
La compagna d'altro canto non collaborava, quindi decise di mettersi l'anima in pace e abbandonare la lacunosa conversazione con un sospiro e lo sguardo puntato sul paesaggio anonimo e a tratti malinconico di una Seoul che cambiava di anno in anno.








La situazione degenerò non appena si fiondarono nell'ascensore dell'agenzia. Jisoo si rannicchiò in un angolino come al suo solito e sul viso di Jeon comparve un sorrisetto diagonale nell'esatto istante in cui si serrarono le porte automatiche.
Non riuscirono nemmeno a salire di un piano, il giovane pigiò il pulsante di stop e bloccò l'ascensore a metà strada fra il piano terra e quello superiore.

Si avvicinò con sospetto a Jisoo e mandò a far benedire ogni impossibile via d'uscita con due braccia ben piantate ai lati della sua testolina bacata.

- Vuoi dirmi che hai? E' da tutta la serata che fai la strana- mormorò inclinando il capo e avvicinandosi alle sue labbra.

Jisoo sgranò gli occhi e deglutì, la gola divenne secca senza che se ne accorgesse.
Avrebbe voluto punzecchiarlo con una delle sue battute affatto divertenti, Jeon la precedette leggendole il pensiero.

- Oddio, so che sei strana di tuo- ridacchiò, nel farlo abbassò di poco la testa e la frangetta sfiorò la fronte della ragazza.

- Ma questa sera lo sei ancora di più. Il silenzio non mi convince, ti prego parlamene- aggrottò le sopracciglia e le inviò uno sguardo così adorabile e carico di potenziale aegyo che per Jisoo fu quasi inconcepibile resistergli.

- Parlarti di cosa?- miracolosamente riuscì ad emettere dei suoni attraverso le corde vocali.

- Di te, di quello che provi. Se ho sbagliato, se non ti sta bene la nostra vita, se vuoi mollarmi- la castana fece per interromperlo ma Jeon poggiò l'indice sulle sue labbra, poi continuò.

- So che non è tutto rose e fiori e mai lo sarà dato che non ho vita privata, certe cose le immagino anch'io. Non hai idea di quanti progetti ho in mente per il mio futuro, il nostro futuro, ma è così lontano dalla realtà che davvero non capisco quand'è che potrò realizzarlo. Se non vuoi andare avanti sei libera di farlo e sappi che hai la mia comprensio...- il monologo filosofico che manco William Shakespeare venne cestinato da Jisoo, la quale gli prese il volto e lo baciò con tutto l'amore che nutriva per lui.

Fu uno scontro di labbra non molto passionale, più che altro agognato e conciliatore.
Era incredibile come un misero cercarsi, stringersi e accarezzarsi potesse sigillare tutto ciò che non riuscivano a dirsi a parole; risanare tutto ciò che di incompleto e doloroso vi era nel loro rapporto.

Ora Jisoo ne era davvero convinta, al diavolo le preoccupazioni, era sempre il suo Kookie.
Voleva viverlo. Viverlo fino a che Dio o chi per Lui le avesse permesso di farlo.
E poi glielo aveva detto lui stesso, no? Illudersi di conoscere a fondo la normalità anche se in realtà se ne ha solo un piccolo assaggio una volta ogni mille anni.





L'ascensore ripartì e li condusse fino al quarto piano, il ragazzo sgattaiolò via dalla cabina minuscola con appresso la compagna e insieme si chiusero a chiave nella loro camera.
Jeon le strinse i fianchi e fece maggiore pressione sulle sue labbra, segno che era impaziente di rendere l'atmosfera più focosa.
Jisoo lo accontentò e dischiuse le labbra, le loro lingue si unirono in una danza impacciata, a dimostrazione della loro inesperienza in campo amoroso.

Il giovane levò il cappotto dalle spalle dell'amante e lo gettò a terra, nel mentre l'altra era impegnata a fare lo stesso con la giacca del castano.

Si trascinarono fino ai piedi del materasso senza mai prendere le distanze, anzi, semmai le diminuirono. Jungkook si sedette e accolse in braccio Jisoo, per poi regalarle una scia di umidi baci dall'orecchio fino alla base del collo, vicino alla clavicola.
Passò e ripassò le labbra e i denti su un lembo di pelle preciso con l'intento di marchiarlo con dolcezza, senza foga.
Avevano ancora tutta la notte per ferirsi e professarsi un amore dal sapore incerto, indistinguibile.

Jisoo invertì le posizioni e permise all'altro di sovrastarla, dopotutto adorava ammirare dall'alto il suo incontrastato essere divino.

Si sdraiarono fino ad occupare completamente il letto, intanto il pavimento si stava trasformando lentamente in un parquet fatto di vestiti mischiati dal caso.
Il castano perseguì la sua strada baciandola poco più in basso del petto, gli venne da ridere quando si accorse di avere la cravatta disfatta e la camicia semisbottonata. Anche lui cercò di ricambiare il favore tirando giù la zip del vestito di Jisoo, ma fu proprio la ragazza a fermarlo, essendosi ricordata delle parole delle sue amiche.

- Aspetta! Devo... fare una cosa. In bagno- farfugliò con voce rotta dalle emozioni. Jungkook le rispose, seppur col fiatone.

- Non voglio più aspettare- scosse la testa e riprese a far scivolare la cerniera del vestito lungo la spina dorsale di lei, per poi liberarla da quell'indumento ingombrante.

Sorrise sincero quando la vide distesa vicino a lui, con l'intimo a dir poco infantile, la leggera pancetta e le cosce generose.
Non potè fare a meno di pensare che, diamine, era la donna perfetta per lui, la sua donna.

- Ti imbarazzavi per questo?- sussurrò al suo orecchio, lasciandovi un morso al lobo. Jisoo socchiuse gli occhi e annuì.

- Non è il massimo presentarsi con il reggiseno a pois-

- Allora non è nemmeno il massimo presentarsi con i boxer della Calvin Klein quando sappiamo entrambi che ho una pila di mutande coi teschi-

Jungkook affondò una mano nei suoi capelli, lisciandoli e districandoli ciocca a ciocca.
Si guardarono intensamente negli occhi, il moro deglutì più volte, come a chiederle implicitamente se fosse giusto ciò che stava combinando o se stava mandando tutto a rotoli. Ma era un tacito accordo, Jisoo si sporse in avanti e gli baciò il naso, a seguire anche la bocca.

- Voglio fare l'amore con te- confessò e in quell'esatto istante un deja vù colpì in pieno la sua mente, rimandandola proprio al giorno della sua prima sbornia.

Le immagini in disordine e quasi prive di senso attraversarono i suoi occhi come fossero flash fotografici: la luce debole dell'abatjour, l'intimo in pizzo, lo sguardo esterrefatto del suo amante - lo stesso che in quel momento sembrava così carico di desiderio e passione.
Si morse a sangue il labbro inferiore e rivolse un'occhiata di intesa al compagno, il quale capì che quella frase le aveva scaturito qualcosa.

Non le raccontò mai quell'aneddoto, un po' per imbarazzo, un po' perchè non sapeva come l'avrebbe presa. Era sicuro che prima o poi l'avrebbe scoperto da sola, e così fu.

Fecero l'amore, sì, rimasero vigili soltanto nella loro furia amorosa; si baciarono, si toccarono, si strinsero e conficcarono le unghie l'uno nella carne dell'altro fino a lasciare segni indelebili sulla pelle, cicatrici da non dimenticare ma - al contrario - da ricordare con allegria e con un pizzico di malizia.
Fecero l'amore fino a ridursi in stracci intrisi di sudore, bagnati fradici dalla testa ai piedi; fecero l'amore fino ad avere i muscoli indolenziti che per Jungkook le sessioni giornaliere in sala da ballo potevano solo essere accantonate; fecero l'amore fino ad avere le labbra consumate dal desiderio insaziabile, screpolate e tagliuzzate dai morsi che si regalavano di tanto in tanto; fecero l'amore fino a ritrovarsi distesi inermi con i cuori che battevano veloci ma in sincronia e con qualche livido di troppo.

Fecero l'amore senza dormire o sognare, aspettando l'alba di un giorno nuovo.





























































* * *















































































Come previsto, i due amanti trascorsero la più bella delle loro notti insonni. Serrarono le palpebre solo verso le prime ore del mattino, quando il sole stava quasi per sorgere.
Jisoo si abbandonò fra le braccia di Jungkook e sospirò serena con la testa poggiata sul suo petto, egli passò una mano sulla sua tempia e l'accarezzò con calma.
Poi le carezze si fecero sempre più rare, fino a scomparire.
Si era addormentato.

Tuttavia il sonno non durò molto, i raggi penetravano le persiane anche se queste erano tirate giù e la luce del giorno si rifletteva sul viso stanco di Jisoo, la quale fu costretta ad aprire prima un occhio e poi l'altro.

Si strofinò il naso e fece una smorfia, per poi svegliarsi definitivamente. Era impossibile dormire quando Marzo sprizzava primavera da tutti i pori.
Abbandonò lentamente la posizione comoda in cui si trovava e si tirò su coi gomiti, nel tentativo di osservare il suo ma anche no uomo senza disturbarlo.

Gli occhi sostarono sulla sua fronte scoperta dalla frangia crespa e scombinata, poi scivolarono sul setto nasale tremendamente perfetto - nonostante lui si lamentasse del fatto che avesse il naso grande - e si soffermarono ancora una volta sulle morbide labbra che aveva avuto il piacere di mordere e divorare fino a farle sue.
Solo e soltanto sue.

Jungkook al naturale aveva un bellissimo incarnato, nè troppo scuro e nemmeno pallido come i vampiri. Forse era solo un po' giallino, ma a lei andava bene così. Restava perfetto nelle sue apparenti imperfezioni, con ancora qualche brufolo adolescenziale sparso sulle guance e le sopracciglia spesse e poco infoltite.
Non scherzava quando diceva che avrebbe potuto contemplarlo per sempre.

Fece per accarezzargli il viso con due dita, ma le sue intenzioni vennero interrotte dai movimenti veloci delle palpebre di Jeon, che corrucciò le sopracciglia e sospirò.

- Smettila di guardarmi- borbottò con voce rauca, seducente. Jisoo arrossì.

- Che-che ne sai tu? Non ti sto guardando- mentì imbronciata.

- Invece sì, i tuoi fottuti capelli mi solleticano il naso- disse e sfoggiò un mini sorriso.
Jisoo fece per ribattere, ma il ragazzo poggiò la mano sulla sua nuca e con poca grazia fece pressione fino a farle sbattere la fronte contro il suo petto.

- Ahia che fai?- rise lei.

- Zitta, ho sonno- scherzò lui, fece nuovamente pressione sulla nuca e la fronte sbattè ancora una volta contro il suo petto.
Jisoo non poteva dimenarsi.

- Yah, zitta a chi?- alzò di poco il viso e lui ne approfittò per rubarle un bacio a fior di labbra, molto più casto di quelli che si erano dati poche ore prima.
La castana si ribellò allontanandolo di poco.

- Non baciarmi, non ho lavato i denti- si giustificò. Jeon scrollò le spalle.

- E allora? Anch'io ho l'alito che sa di topo morto, non pensare- sorrise e le rubò un altro bacio.

- Yah, prima laviamoci i denti- suggerì lei.

- Dopo. Adesso devo punirti per avermi svegliato senza permesso- disse e con una rapida mossa cambiò le posizioni e si sistemò su di lei, i bicipiti in bella mostra che sorreggevano il peso corporeo - non voleva mica schiacciarla.

Le donò una serie di bacini a tradimento sparsi su tutta la faccia, nel mentre Jisoo protestava ridendo e accarezzandogli i capelli.

- Dai Jungkookie oppa, ti prego!- ridacchiò, Jeon si bloccò non appena udì il tanto odiato e temuto nomignolo.

- Cosa..?-

- Ho detto oppa, scusami-

Il castano scosse la testa.

- Dillo di nuovo-

- Oppa- mormorò incerta Jisoo.
Jungkook parve riflettere un attimo, poi abbozzò un sorriso.

- Detto da te mi piace. Solo da te però- avvisò lui. Jisoo sgranò gli occhi, che per l'emozione divennero lucidi.

Lei, Park Jisoo, l'unica che aveva il privilegio di poter definire 'oppa' Jeon Jungkook, che odiava quell'onorifico più di ogni altra cosa o persona al mondo.
Lanciò dei gridolini eccitati e gli allacciò le braccia al collo.

- Ti amo oppa!- si lasciò sfuggire.
Per Jeon fu il secondo colpo al cuore della giornata.

La guardò confuso, anche un po' spaventato, Jisoo invece era felice come una pasqua.

- Ti amo- ripetè, stavolta con tono serio.
Gli inviò un'occhiata come ad incitarlo a dire lo stesso nei suoi confronti, Jeon sembrava indeciso.

A smorzare la tensione ci pensarono i Bangtan accalcati dietro la porta della stanza, che bussavano senza pietà. Jisoo attendeva comunque una risposta.

- Jungkook-ah, siamo noi apri!- urlarono in coro i sei scapestrati.

- Arrivo!- rispose il diretto interessato, che baciò velocemente la guancia della compagna e si scostò da lei per vestirsi alla meno peggio.

Jisoo tornò nuovamente a nutrire insicurezze verso Jeon: non era lui ad aver detto di voler vivere quel poco di normalità che gli era stata concessa?
Non era lui ad averle detto di aver faticato tanto per conquistarla? Perchè non riusciva a dirle un semplice 'ti amo', era così difficile?
E pensare che a lei era pure sfuggito.

Magari si erano lasciati andare, magari avevano raggiunto un punto di non ritorno.

La verità era che Jungkook si trovava ad un bivio decisivo: vita da star o vita privata?
Fino ad allora aveva cercato di farle coincidere, solo in quel momento capì che non era possibile.

Doveva prendere una decisione e alla svelta. Per il bene di tutti.
Per il bene di Jisoo
.


***
Annyeong popolo!! Come promesso, ci ritroviamo col ventesimo capitolo di questo pazzo sclero, partorito dalla mia mente malata - beh, di sano non ha nulla... fidatevi lol.
oh ehm... sì. ecco. L'HANNO FATTO. HANNO SCOPAT----- fatto l'ammoreh. Perchè si vogliono tanto bene, e quando due persone si vogliono tanto bene arrivano anche a fare queste cosine qui *parla con fare bambinesco*. Non ho scritto molti dettagli - sebbene l'intenzione iniziale era quella di scrivere una fanfic a rating rosso e di scervellarmi in porcate assurde LOL. non sto scherzando, all'inizio la storia doveva prendere una piega del tutto diversa, Jisoo doveva essere una pervertita incallita e invece... niè, è solo una piccola, pucciosa, ingenua bambina di diciannove anni. Yep. - cuz ho messo il rating arancione, spero quindi di aver reso 'poetico' (?) il momentino tra i due.
Ci tengo tantissimo, è diventata una delle fanfic a cui mi sono affezionata di più e spero stiate apprezzando il lavoro :')
Kook: tu ti affezioni sempre alle tue storie .-.
me: sì, ma quelle più recenti stanno venendo meglio e ci tengo di più lalalaaaa .-.

Oooookay, un applauso per Bang che sostiene la coppia ahah eeee yes, avete notato il piccolo accenno alla Namjin, vero? VEEERO? Perchè è impossibile non shippare quei due, aiut TT che tenerelli *la smette*

beeeeene, che altro dire? Passo ai consueti ringraziamenti - che, ripeto, non basteranno mai, manco se li ammucchio come palline di carta stagnola in uno scatolone (che paragone è? L'avevo letto sul libro di scienze a proposito di non ricordo cosa, LOL. sono un genio, ma veramente oh! .-.) -: la cara unnie mioneperdraco e i suoi lunghissimi scleri, i lettori silenziosi che ogni volta spendono un po' del loro tempo per seguire gli aggiornamenti (spero non vi stiate annoiando. so che è un po' lunga, but non era in programma giuro. mianhaeee TT), le dolcissime people che inseriscono il suddetto sclero psicopatico nelle varie categorie disponibili nel sito ^^

direi che se non posso aggiornare in questi giorni, allora yes, questo è l'ultimo prima del gran finale di agosto - MWAHAHAHAHAH. Prestate attenzione all'ultima parte, ripeto, NON E' TUTTO ROSE E FIORI, CREDETEMI.  *vi sto preparando all'angst, poi mi ringrazierete LOL*
Evaporo, bacioniiiiii   _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Jungkook non era un tipo semplice da gestire e di questo ne erano al corrente tutti i collaboratori, i segretari e - in generale - i piccoli aiutanti del 'dietro le quinte', il cosiddetto retroscena dei BTS.
All'inizio la timidezza e l'essere perennemente imbarazzato rappresentavano una scusa, ora invece Jeon aveva fatto di loro il suo tratto distintivo, il suo marchio.
Di certo doveva essere davvero talentuoso se la BigHit lo aveva sostenuto nonostante il suo caratteraccio, altrimenti si sarebbe trovato spedito a calci in culo in mezzo alle gelide acque del mare di Busan.

Ma Jeon non era solo introverso e taciturno: un'esplosione di egocentrismo, false moine, pesantezza più unica che rara e orgoglio nei riguardi del suo sacrosanto cognome contornava la personalità forte del giovane.
A volte, però, cadeva in basso anche lui, a dimostrazione del fatto che non avesse poi tutta la sicurezza e temperanza che gli altri gli attribuivano.

Jisoo lo conosceva bene, forse più dei suoi stessi compagni di disavventure - avrebbe osato aggiungere - e, anzi, stava imparando a conoscerlo poco a poco, senza forzar troppo la mano. E se era vero che sapeva a memoria tutti i lati del suo ego più profondo e continuava ad amarlo nonostante ciò, allora era solo una sciocca schizzata con evidenti tendenze masochiste.
Davvero non riusciva a capacitarsi del sentimento che Park Jisoo provasse nei suoi confronti, arrivò addirittura a pensare che quasi quasi avrebbe chiesto aiuto alle A.R.M.Y attraverso uno di quei millenari contatti idolo-fan dal computer, magari una videochat con ragazze che ne sapevano sicuramente più di lui avrebbe fatto bene alla sua autostima.
Inesistente, per inciso.

Poi però si dette dello stupido, non poteva rivelare ai quattro venti di star vivendo una crisi esistenziale a causa di una relazione semi impossibile, rischiosa e portatrice di scandali.

La verità era che aveva paura. Non di Jisoo, ma di se stesso.
Non scherzava quando diceva alla sua dolce metà di non riuscire a guardarsi allo specchio per più di cinque secondi, odiava il suo riflesso.
Lo odiava davvero, perchè era l'emblema del mostro che ha tutto e niente allo stesso tempo: stracolmo di soldi, povero di quelle emozioni giovanili che alla sua età avrebbe dovuto provare almeno un milione di volte; pieno di ragazzine adulanti sparse per il mondo, faticava a mandare avanti un rapporto con una sola di quelle ragazze, quando tra l'altro fece tutto lei per rubargli il cuore.
Era così che Jeon Jungkook si sentiva: povero, marcio, eterno debitore dell'unico essere femminile che si era azzardato a bussare alle porte ghiacciate della fortezza del suo cuore anche solo per chiedergli un 'come stai?'.

Un po' si vergognava di non aver ancora detto alla sua riccioluta compagna di stanza di ricambiare appieno i suoi sentimenti.
La speranza è l'ultima a morire e non è mai troppo tardi, certo, ma non è che sia il massimo della vita aver fatto trascorrere quasi tre settimane dalla confessione di Jisoo.

Aggiungiamo pure che, appunto, aveva un orgoglio smisuratamente grande e che non voleva abbassarsi a certi livelli nemmeno per sogno e vedrete che poltiglia collosa che ne esce fuori!





Tanto per semplificare la situazione, Bang aveva aperto le danze per quanto riguarda il tour internazionale targato Bangtan e ciò significava solo una cosa: niente perdite di tempo.
Il maknae si limitava a chiacchierare come al solito con i suoi sei malefici amici mentre lo staff svolgeva il suo dovere così come il copione recitava. Ormai lui e Jisoo non avevano più il tempo di guardarsi in faccia neanche in camera da letto, dal momento che, essendo continuamente in viaggio da un paese all'altro, cambiava le stanze d'hotel come se fossero calzini.

L'ultima lunga chiacchierata che ricordava risaliva a San Valentino, prima del bordello che combinò per fuggire dalla festa pallosa di Hyuna.

- Jeon, pare che ti stiano venendo di nuovo gli attacchi spastici... non è che mi nascondi qualcosa?- lo aveva punzecchiato la castana, coricandosi meglio sul letto costellato di petali di rosa e decidendo di prendere l'argomento più impegnativo che potesse scegliere in un giorno gioioso come quello.
Jungkook sbuffò e l'affiancò, volgendo lo sguardo al soffitto.

- Non ti piace come ho rovinato il letto? L'ho fatto solo per te- frignò con tono strafottente, a tratti sarcastico.
Jisoo era testarda, se si metteva in testa una cosa era sicuro che avrebbe fatto di tutto per realizzarla.

- Jungkook, sto parlando seriamente. E' da parecchio che hai attacchi d'ansia, stress e cose del genere. Voglio che tu mi dica la verità: stai assumendo di nuovo gli antidepressivi?- formulò la fatidica domanda fissandolo intensamente negli occhi, Jeon non riusciva a reggere quel suo fottuto sguardo penetrante.

- Non sono antidepressivi, sono sonniferi- precisò lui, come a giustificarsi. Jisoo rise ironica.

- Ma tu guarda! Lo sai che me ne sono accorta del fatto che prendevi due tipi diversi di farmaci, vero? Che mischiavi i tranquillanti con gli antidepressivi...- esitò, in attesa che l'altro proferisse risposta.
Risposta che però non arrivò, in quanto Jeon aveva abbassato lo sguardo e allungato il broncio fino ai piedi del letto.

- Non sempre riesco a dormire, li prendo solo in casi di estrema necessità- borbottò a braccia conserte.

Jisoo si morse il labbro inferiore ed espirò dal naso, ringraziando il Signore di tutto l'autocontrollo che le stava donando per evitare di sclerare di fronte a quelle assurde fesserie che Jeon andava dicendo.
La mano salì all'altezza dell'avambraccio del ragazzo e glielo accarezzò con delicatezza, prendendosi il tempo per viziarlo e coccolarlo come meglio si meritava. Poi scivolò ancora verso l'alto fino a raggiungere la schiena, incitandolo a farsi più vicino a lei.

Jungkook obbedì e le circondò i fianchi in un abbraccio appena accennato, a metà tra la stretta ricca di sentimento e lo scioglimento definitivo del contatto.

- Quante volte ti ho detto di dirmi se stai davvero bene?- mormorò tranquilla lei, incurante del fatto che la faccenda fosse grave e alquanto inverosimile.

- Ma io sto bene- replicò lui.

- Avanti Jungkook, non possiamo far finta di nulla: cos'è che ti tormenta al punto da assottigliarti pure l'esistenza?-

E il caro Jeon ebbe voglia di ficcarsi una mano nel petto, prendere il cuore e buttarlo fuori dalla finestra, così da non provare mai più tutto ciò che riguarda la sfera delle emozioni.

- Sono io che dovrei chiederti se stai bene e se ti conviene fare una vita del genere accanto a uno come me, sì insomma, lasciami fare l'uomo- protestò con voce piccola e puerile, a Jisoo scappò una lieve risata.

- Non fare l'eroe con me, non ti si addice. Lo sappiamo che ho più fegato io di te-

- Yah, così mi ferisci. Cos'è, è in atto la rivolta dei sessi?- scherzò lui.

- Non cambiare discorso signorino, e dimmi perchè hai ricominciato a prendere quella roba-

Jungkook era affascinato dalla capacità della sua compagna di interrompere un argomento, prenderne uno più leggero e infine ritornare su quello precedente quando meno se lo si aspetta.
Insomma, se mai si fossero sposati in un ipotetico futuro, di sicuro lei sarebbe stata la classica mogliettina tuttofare con il mattarello in mano e il grembiule rosa Jin, pronta a colpire nel caso chiunque si fosse azzardato ad obiettare.
Ma poi, perchè diamine si ritrovava a pensare alla vita matrimoniale quando a stento aveva compiuto diciannove anni?!
Ah, Jisoo gli aveva fottuto il cervello sul serio. I ragazzi avevano ragione.

- Non si tratta di un solo motivo, è una storia che si prolunga da prima che ti conoscessi, lo sai- cominciò a parlare.
La castana scrollò le spalle, indifferente.

- E tu raccontamela, le mie orecchie sono a tua completa disposizione-

- E' tardi ed è ora di andare a nanna- provò a giustificarsi lui.
Si guadagnò un'immediata pokerface.

- Tanto non dormi- lo prese in giro lei.

Jeon non si arrabbiò per quella battuta indecente, al contrario, tirò un sorriso da ebete.
Con cautela le raccontò dei tempi della scuola, dei professori neutrali di fronte al disagio generale degli alunni, della sua lieve forma di fobia sociale, del fatto che non avesse mai avuto un amico fin quando non conobbe Jimin e Namjoon durante gli anni di training, delle litigate fino a notte fonda coi genitori perchè non erano d'accordo con ciò che voleva fare da grande, della prima volta che osò prendere da solo il treno da Busan a Seoul in cerca di fortuna e di quanto fosse felice non appena gli comunicarono di essere stato ingaggiato come trainee alla BigHit.

E durante il racconto Jisoo potè schiattare dalle risate, versare qualche lacrima di commozione, assumere faccine disperate a caso e imbronciarsi. Jungkook ne aveva passate tante, non era solo una coincidenza il fatto che avesse un paio di occhioni pensierosi e sull'orlo di una crisi di pianto isterico ogni volta.

- Sento come se così facendo avessi rimandato i miei vecchi problemi ad una data da destinarsi- confessò con le braccia dietro la nuca.
Jisoo si mise su un fianco e l'osservò, passando una mano sulla sua fronte e scostandogli la frangia.

- E' normale, lo capisco-

- Capisci troppe cose, Jisoo- disse, poi si voltò a ricambiare l'occhiata e abbozzò un sorriso amaro.

- Sei intelligente, molto intelligente- aggiunse serio.

- Non me lo dici poi così spesso- rise lei.

- E' perchè credo che gli altri ti assillino già abbastanza con questo tipo di complimenti. Non voglio che tu diventa narcisista-

- Oh tranquillo, non sono come un certo qualcuno qui nei paraggi- roteò gli occhi al cielo e sospirò con fare melodrammatico.
Jeon scosse la testa e si rifugiò nell'abbraccio della compagna, stringendola forte a sè e strofinando la fronte sul suo maglione. Adorava imitare i micetti, sapeva che a lei faceva tenerezza.

Ella dal suo canto prese a lasciargli una serie di bacini sulla tempia, accompagnati dalla dose giornaliera di carezze e coccole varie che non aveva potuto regalargli durante il resto della giornata.

- Mi chiedo come fai a sopportarmi- fece il castano con voce ovattata.

- E io ti rispondo che non ne ho la più pallida idea-

E, in parte, era vero. Una persona sana di mente sarebbe impazzita nel sorbirsi l'interminabile sermone di Jungkook.






































* * *


















































 Tornando al discorso precedente, dato che era trascorso più di un mese da quando i piccioncini fecero una chiacchierata faccia a faccia e non labbra contro labbra, Jisoo pensò bene di organizzare qualcosa, qualsiasi cosa pur di attirare l'attenzione del malcapitato Jeon.

Non accettava il fatto che la sua dichiarazione fosse rimasta priva di risposta, gettata senza pietà nei cunicoli della memoria a breve termine dell'Idol (la memoria che, tra l'altro, dominava quell'impertinente. Ergo il dimenticatoio) e di conseguenza decise di approfittare dello stage dei BTS per sganciare la bomba e farla finita una volta per tutte.
D'altronde non aveva senso negare ancora per molto, nè lo aveva tenere nascosto un segreto che stava consumandoli pian piano.








Sostava dietro le quinte del palco assieme alle colleghe e ad alcune birbantelle fortunate con al collo i pass per il backstage, il meet&greet eccetera eccetera quando un'idea malsana e decisamente pazzoide si fece strada nel suo encefalo malandato e autodistruttore: presentarsi sul palco senza preavviso e fare una dichiarazione coi fiocchi.

Il problema era che le guardie non le avrebbero permesso di intrufolarsi nemmeno in qualità di collaboratrice, per cui colse un momento di distrazione di una delle candidate all'incontro coi ragazzi per sfilarle il pass dal collo e svignarsela a tutta birra.

- Yah, quello è mio!-

Beh, era Park Jisoo, il karma ruota sempre e comunque al contrario.
Voltò il capo in direzione della ragazza - ora una furia bestiale -, sbiancò e se la dette a gambe levate.
Venne rincorsa per tutto il perimetro della sala dietro al palco, la gente cercò in tutti i modi di fermarle ma fu tutto inutile.
I polpacci di Jisoo imploravano pietà, la grassottella al seguito era una selvaggia di prima categoria nonostante la fottuta conformazione fisica.

Fin quando un megafono non annunciò che era giunto il momento dell'agognato incontro con i ragazzi e le fans cominciarono ad essere affiancate dai vari bodyguards che facevano loro ramanzine e raccomandazioni a proposito delle richieste e del comportamento da tenere.
Jisoo si fiondò in mezzo a quelle e riuscì a cavarsela, neanche uno di loro la conosceva e quindi non avrebbe potuto sospettare.
In più la povera disgraziata venne trattenuta da Ye Eun, Min Hye e le altre, ora divenute sue alleate e paladine dell'amore.

Si beccò un paio di occhiolini e degli 'in bocca al lupo' sussurrati, poi si aprì il sipario e le luci stroboscopiche invasero la sua vista. I due omoni la lasciarono in balia di se stessa, cercò di confondersi nella piccola massa come meglio potè, poi il suo turno fu inevitabile.

Il sorriso costruito di Jungkook svanì non appena i suoi occhi incontrarono quelli di Jisoo, più nervosa che mai. Deglutì e impugnò il microfono, tenendolo stretto al petto.

- Jeon Jungkook, ho delle cose da dirti- pessimo esordio, si disse.
E in effetti il castano si concesse anche il lusso di denigrarla davanti al pubblico in fibrillazione.

- Mi pare ovvio, dato che sei qui- rispose prontamente, scatenando le risate generali.
Jisoo non si scompose e continuò.

- Non scherzare Jeon, potrei davvero prenderti per i fondelli per tutte le cose che so su di te- mossa azzardata, ma soddisfacente.
La platea cessò di fare baccano, tutta intenta ad ascoltare ciò che aveva da dire quella creatura peperina accanto al maknae.

- T-tu...-

- Jeon, abbiamo passato insieme momenti belli e momenti brutti- provò ad enunciare, il giovane la bloccò.

- Così come con tutte voi A.R.M.Y ho passato vari momenti- si affrettò a precisare, rivolgendosi al pubblico femminile.
Jisoo gli inviò un'occhiataccia.

- Stavo cercando di dire che non sono una di quelle che si basa su quanti peli hai nel naso o se hai una faccia da culo sotto il fondotinta- borbottò, si elevò un boato di sorpresa.
Jeon era sempre più incredulo.

- So chi si cela sotto quella maschera da bravo ragazzo accondiscendente e ho tutte le ragioni per affermarlo. A volte penso che è così bello conoscere a fondo una persona come te che mi vien voglia di urlarlo al mondo intero, a chiunque- confessò la ragazza, il giovane si ritrovò a sgranare gli occhi sbigottito.

- Voi fans mi conoscete già, sono la stessa persona che vi si mostra davanti alle telecamere- rimediò lui.
Jisoo gli lanciò uno sguardo senza speranze.

- Jeon, smettila di rivolgerti alla gente. Parla con me, dì quello che devi dirmi- lo incoraggiò, Jungkook si sentiva sempre più in trappola.
Il respiro si fece immediatamente irregolare e il battito accelerò notevolmente.

- C-cosa dovrei dirti, scusa?-

- Mi ami, Jungkook?- Jisoo premette il pulsante rosso e partì il conto alla rovescia, la bomba era programmata per esplodere e non lasciare segni di vita.

Per la prima volta il pubblico stette in disarmante silenzio, in attesa che Jeon Jungkook, maknae dei Bangtan Boys amato a livello internazionale, rispondesse a quella sfacciata di una ragazzina che osava pure definirsi A.R.M.Y.
Jimin, Taehyung, Yoongi, Hoseok e l'intero gruppetto stava in disparte ad ascoltare il battibecco da invisibili osservatori.

- Certo che ti amo. Ti amo come amo tutte voi, ragazze. Capito A.R.M.Y? Vi amo con tutto il cuore!- ciononostante il castano riuscì ad evitare futuri scandali con un bel sorriso tirato da star da quattro soldi e le mani congiunte a forma di cuoricino zuccherino, gli altri fecero la propria parte avvicinandosi alla coppia e mandando baci volanti al pubblico.

A Jisoo tremolò il labbro inferiore, gli occhi le si inumidirono e pizzicarono leggermente.
Domandò un 'davvero?' in labiale, Jeon le rivolse un'occhiata fugace, poi riportò subito lo sguardo sulla platea. Alzò un braccio in segno di saluto e s'inchinò assieme agli hyung, intanto altre ragazze la sorpassarono dopo aver atteso impazienti il loro turno.

Lacrime calde e copiose inondarono come un fiume in piena le guance accaldate della castana, incurante del fatto che stesse praticamente piangendo di fronte ad un Jungkook menefreghista e a una marea di adolescenti con disfunzioni ormonali tali da scansarla con spintoni e gomitate pur di respirare la stessa aria dei loro beniamini a pochi centimetri di distanza dai loro corpi.
La sicurezza fu costretta a trascinarla di peso nel backstage, rimandando la sua mente a rimembrare aneddoti di qualche annetto prima, quando minacciò Jungkook:

- Ti farò innamorare di me, Jeon!- le ultime parole famose, prima che venisse gettata assieme alle altre stalker che avevano tentato di stritolare i membri con la scusa dell'inarrestabile voglia di abbracciarli.


 Ecco, era riuscita nel suo intento ma al contrario. Lei si era innamorata di quello che credeva fosse il vero Jeon Jungkook, lui l'aveva soltanto assecondata fino ad allora.

Perchè Jisoo era solo un'A.R.M.Y e non poteva fare nulla per cambiarlo.






















































* * *















































 Se l'umore di Jungkook non era dei migliori all'incontro sul palco, di certo non cambiò una volta che i Bangtan poterono rilassare i muscoli sugli accoglienti materassi dei letti delle loro stanze d'albergo.
O meglio, cambiò, ma in peggio.

Era incazzato da morire con quella pazza, spericolata e facciatosta di Park Jisoo. Non credeva avrebbe potuto fare una cosa simile, non riusciva ancora a metabolizzare l'accaduto.
Se solo non avesse mantenuto il contatto diretto con le fans e non le avesse rese partecipi del battibecco, di sicuro ne sarebbe uscito uno scandalo grande quanto il patrimonio di papa signor Bang.

Ma i suoi occhioni color pece non emanavano solo rabbia, erano contornati da sfumature diverse: delusione, amarezza, sorpresa, paura e soprattutto consapevolezza. Perchè sì, giunse ad un punto in cui capì di essersi rovinato la vita e di dover convivere con quell'eterno malessere post-carriera programmata a tavolino.

Era lui l'artefice del suo destino, se aveva mandato tutto a rotoli era solo a causa sua. I suoi genitori avevano ragione, avrebbe dovuto aprirsi un negozio di tatuaggi oppure un ristorante di carne d'anatra, una qualsiasi cosa che c'entrasse con la normalità.
Aveva scelto di essere il bel burattino nelle mani di Bang Si Hyuk e adesso doveva pagarne le conseguenze.

Amava Jisoo, l'amava con tutto se stesso; l'amava che non esistevano parole per descrivere quanto diamine rimanesse imbambolato a fissarla ogniqualvolta apriva bocca per parlare e non importava cosa dicesse, poteva essere un argomento pescato dai giornaletti scientifici americani o la prima cavolata trash dopo aver letto del gossip, lui ne rimaneva comunque affascinato.
E l'amava sempre, in ogni istante della sua vita burrascosa; l'amava quando il sole era alto in cielo, quando pioveva, quando nevicava e persino quando le previsioni minacciavano l'arrivo della fine del mondo - in un certo senso.

L'amava, è inutile ripetersi quando tutto è racchiuso in un solo termine.

Non poteva dimostrarglielo, cioè, non davanti al pubblico e nemmeno davanti alle ammiratrici perchè aveva un'importante priorità, cause di forza maggiore a cui dar retta. Ed era proprio quello il problema: due mondi troppo diversi, troppo opposti per incontrarsi.
Se avesse avuto una relazione con un personaggio del suo stesso mondo, sicuramente non sarebbe durata più di due settimane: la pressione televisiva, la storia romanzata degli scandali, i giornalisti alle calcagna e compagnia bella non avrebbero mai permesso una gloriosa storia d'amore.

Per non parlare dei sentimenti pilotati tra i capi delle agenzie, nel k-pop non era amore, era business. Si pensava solamente ad unire le case discografiche per ingrandire il patrimonio. Al contempo, una relazione normale avrebbe giovato al suo stato mentale, ma nessuno lo avrebbe sostenuto.
Piuttosto gli rifilavano in mano la croce e gli aprivano le strade verso il Patibolo.




Il suo corpo si mosse in automatico non appena Jisoo varcò la soglia della porta della stanza in cui era rinchiuso temporaneamente.

- Che ti è saltato in mente eh?! E' questo ciò che vuoi? Rovinarmi la vita? Era questo il tuo scopo fin dall'inizio, non è forse così?!- l'aggredì ancorando le mani alle spalle della ragazza e scuotendola malamente.
Sapeva che Jisoo non era la tipa che riusciva a mentire a lungo, anzi, a stento mandava avanti una farsa per cinque minuti.

Ella d'altra parte stette a testa bassa. Non che si vergognasse, sia chiaro, ma si sentiva piuttosto debole nel piangere di fronte ad un essere meschino come Jeon.

- Non sei cambiato affatto, Jungkook. Pensi solo alla tua carriera e al pensiero altrui- mormorò con voce rotta dal pianto, poi si fece coraggio e alzò lo sguardo, puntandolo negli occhi strabuzzati del compagno.

- E' il mio lavoro, vivo in base a ciò che dice la gente- affermò lui, quando in realtà avrebbe voluto prendersi a schiaffi.
Era consapevole di star ferendo Jisoo e avrebbe continuato per la sua strada fino a che lei non si fosse arresa.

Per il suo bene.

Jisoo scrollò le spalle e allontanò bruscamente le mani del ragazzo, cercando di aumentare le distanze e poggiandosi contro la superficie fredda della porta.

- Diamine no! Questa non è vita, è un Inferno. E io non ci voglio stare con uno che la pensa in questo modo!- sbottò, le lacrime non cessavano di rigarle le guance così come il cuore non cessava di battere come se avesse corso fino allo sfinimento.
Jungkook invece era inespressivo, apatico.

- Nessuno ti costringe a stare con me- biascicò a fatica, la castana aggrottò le sopracciglia.

- Sono io che mi costringo a stare con te! Perchè sono stata talmente scema e imprudente da innamorarmi di te, del vero te. O meglio, di quello che credevo fosse il vero Jungkook-

- Non posso farci niente-

Jisoo dovette davvero appellare tutti i sani principi con cui sua madre l'aveva cresciuta per evitare di lanciarglisi addosso e riempirlo di pugni in faccia.
Si avvicinò pericolosamente al ragazzo e incominciò a spingerlo tenendo la mano premuta sul suo petto.

- Ma poi dico, almeno prenditi le tue responsabilità. Mi hai levato tutto!- esclamò.

- Mi hai levato la libertà di uscire all'aria aperta senza il timore di essere perseguitata dai paparazzi- prese ad elencare.

- Sei stato il mio migliore amico, il mio primo bacio e la mia prima volta, per me sei il primo in ogni cosa- aggiunse.

- E poi non eri tu che dicevi di avere in mente progetti per il nostro futuro? Non eri tu che dicevi di goderti la normalità con me?-

Jeon iniziava a sentirsi in colpa.

- Io...-

- Oh no, Jungkook. Stavolta parlo io. Ho sbagliato, sei stato l'errore più grande della mia vita. Ti ho trattato sempre come se fossi un dio, il concetto di inarrivabile perfezione. E te l'ho dimostrato durante tutto quest'arco di tempo in cui sono stata a contatto con te. Forse un po' è colpa mia, ti ho illuso, ti ho fatto credere di essere davvero ciò che credevo che fossi. E diavolo, se ci penso ho ragione! Volevo che mi abbracciassi e ti limitavi a rispondere che per qualsiasi cosa basta chiedere- spiegò, si prese una breve pausa e poi ricominciò.

- Ti rendi conto? Basta chiedere! Chiedere cosa? Amore? Affetto? Jeon, non siamo ad un fan-meeting dove le ragazze ti chiedono e tu fai quello che ti dicono, siamo nella realtà!-

Il castano tirò un lungo sospiro e fece una smorfia con la bocca, pronto a ribattere.

- Realtà, realtà... certo. Non so cos'è la realtà, vuoi capirlo sì o no?! Vivo blindato in una capsula fatta di sentimenti falsi, ipocrisia e pettegolezzi. Non so cos'è la realtà, non so come ci si comporta con le persone perchè le uniche con cui parlo sono i miei hyung, Bang e voi fans-

- Allora lo ammetti, non hai fatto altro che accontentarmi. Come se fossi la stupidina di turno in cerca dell'autografo, del CD e della foto. Jungkook, non sono una tua fan. Mettitelo in testa-

Le ultime due frasi furono un duro colpo per il cuore del giovane mocciosetto, il quale si trovava diviso fra il mondo terreno e l'aldilà.

- Non so cosa sia la vita reale e mai lo saprò, Jisoo- farfugliò a bassa voce, fissando gli occhi sui suoi stessi piedi e trovando improvvisamente interessanti le scarpe a punta con cui si era esibito qualche ora prima.
Jisoo annuì alle sue parole e si morse le labbra, decisa sul da farsi.

- Benissimo, non è mio compito stare appresso ad un Idol, lo hai detto no?- bofonchiò e lo scansò giusto per spalancare le ante dell'armadio, poggiare la sua valigia sul letto e sistemare i vestiti, i cosmetici e tutto ciò che di suo circolava in camera.

Jungkook lasciò cadere le braccia molli lungo i fianchi e strinse le mani in pugni, rimanendo impalato al suo posto.

- Che stai facendo?- osò chiederle. Nessuna risposta.

Provò ad affiancare la ragazza, senza alcun risultato. Jisoo trascinò il trolley sul pavimento e nel mentre si allacciò in vita il giubbotto, troppo accaldata per indossarlo nonostante i pochi gradi sopra lo zero tipici delle notti seouliane.

- Yah, Jisoo!- il maknae le sfiorò la schiena, sperando che si fermasse. E in effetti si voltò, per poco tempo però.

- Addio Jungkook, stammi bene- disse e sparì dietro la porta.

Jeon fissò il vuoto a bocca aperta, non aveva abbastanza fegato per rincorrerla. Dannato orgoglio di merda.




Jimin, Taehyung e Hoseok provarono a farla ragionare lungo il tragitto, poi vennero trattenuti da Yoongi e Namjoon; Jin era in camera a meditare - eomma era malvagia, altro che bufale!

- Addio ragazzi- mormorò e si dematerializzò oltre le scale dell'hotel.
Due secondi in più e di Park Jisoo non vi fu più traccia.



Oltrepassò la porta d'ingresso dell'albergo e nascose il viso nella sciarpa, era pur sempre una gelida serata di inizio primavera. Raggiunse la fermata dei pullman e nel frattempo si disse che scrivere le avrebbe fatto bene, dopotutto non aggiornava le note da parecchio:

Nota numero 20:
Complimenti Jeon Jungkook, davvero tanti complimenti!
Il sovracitato marmocchio è riuscito a fregarmi.
Curioso, irascibile, insolente, impertinente, enigmatico, egocentrico, cinico, sarcastico, ipocrita, strafottente, menefreghista come pochi... il migliore illusionista di tutti i tempi, insomma.
Addio Jeon Jungkook, maknae dei BTS; cantante, rapper e ballerino professionista; cintura nera di taekwondo, lanciatore di baseball, eccellente agonista; straordinario nella lotta coreana, una capra in matematica e lingue straniere; meraviglioso nel tiro con l'arco, una schifezza in campo culinario.
Addio perchè sei solo questo e nient'altro
.


***
Annyeoooong!! Okay, mi faccio viva dopo... quanto è passato? Un mese? Un mese e mezzo? Bene, ho toccato il fondo, mi sento uno schifo lol. Comincio col dire che sì, avete aspettato fino a qui eeeeee ho rovinato la KookieSoo D: NON TRUCIDATEMI/LINCIATEMI VIVA/METTETEMI ALLA GOGNA/SEZIONATEMI COME FOSSI UNA RANA/FATE QUALSIASI COSA C'ENTRI CON UCCISIONI E OMICIDI PLEASE. Posso spiegare, giuuuuro :')
First of all, spero che vi abbia fatto commuovere Jisoo, insomma, mettetevi nei suoi panni... in pratica è una "novellina", una ragazza un po' fuori dal mondo e abbastanza ingenua, che crede nel vero amore, che sogna troppo e che ha letteralmente inglobato il nostro caro e stronzetto signor Jeon in una bolla di sapone, credendolo chissà quale dio sceso in terra. E' naturale che il non sentirsi dire le due famose paroline magiche dopo mesi d'amore trascorsi l'abbiano fatta andare nel pallone eeee yep. E' esplosa. Come una bomba ad orologeria. Non sarà facile fermarla ;D
Lei credeva davvero in lui, ci credeva al suo "noi", alla sua idea di futuo insieme eccetera... insomma, è in un certo senso alle prese con la sua prima delusione d'amore (?)... chiamiamola così.
E per farla breve sì, si sono lasciati *piange fiumi di lacrime, incapace di fermarsi*
MA NON E' FINITA QUI, C'E' ANCORA UN ALTRO CAPITOLO!  JK: e un capitolo può ribaltare di moooolto la situazione *sorriso malvagio. Me condivide con il feto la stronzaggine*

Ora. Non ho pubblicato prima - anche se avrei voluto - cuz ho avuto parecchi problemi con la wifi, il computer non si connetteva, andava lento e blablablaaa ... sono stata inattiva per un bel po', ma oooora sono tornata alla carica >.<   spero vi sia piaciuto, spero abbiate trovato una Jisoo più matura e meno kawaii/bimba felishe (lol) e come sempre ringrazio infinitamente tutte le gentilissime persone che sostengono il suddetto sclero :') chi lo segue e chi semplicemente si limita a leggere ^^
GRAZIE, GRAZIE A TUTTIIIIII *implode*
Bene ora scappo, lascio le smancerie al prossimo capitolo ;)  bacioni e buona serataaaa ;*  _MartyK_ <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3725176