Kingdom Hearts: Ignis Chronicles - The Untold Story

di Recchan8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Titian Red ***
Capitolo 2: *** Flashback: Origins ***
Capitolo 3: *** Save you/me ***
Capitolo 4: *** Flashback: Meeting ***
Capitolo 5: *** Just be Friends ***
Capitolo 6: *** Can you keep a secret? ***
Capitolo 7: *** Fire Contact ***
Capitolo 8: *** Fire Duty ***
Capitolo 9: *** Fire Resolve ***
Capitolo 10: *** Fire Love ***
Capitolo 11: *** Fire Situations ***
Capitolo 12: *** Flashback: Madness of Miss Amber ***
Capitolo 13: *** Flashback: Meditations ***



Capitolo 1
*** Titian Red ***


Titian Red




Il vento che scivolava sull'increspata superficie del mare portava verso la terraferma un delicato odore di salsedine. Un gabbiano si lasciò cadere dalla punta del promontorio e, a pochi metri dal mare, spalancò le ali, planando sull'enorme distesa di acqua salata sulla quale, come miriadi di lucciole, danzavano aranciati gli ultimi raggi del sole.
Il ragazzo si sedette sull'erba e alzò un ginocchio, appoggiandovi il gomito. Per quanto quel Mondo quasi selvaggio fosse radicalmente diverso dalla sua terra natia, il promontorio che aveva appena raggiunto gli ricordava casa. Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dall'ipnotico rumore delle onde che si infrangevano contro gli scogli. In lontananza, il gabbiano garrì. La mano del ragazzo scivolò nella tasca degli hakama beige. Afferrò un amuleto di vetro a forma di stella i cui raggi dorati riflettevano la luce del tramonto; il piccolo emblema al suo centro era uguale a quello che il ragazzo portava appuntato alla fascia degli hakama.
Terra, seduto sulla cima del promontorio dell'Isola Che Non C'è, strinse saldamente a sé il Trovavìa, e alzò gli occhi al cielo ormai tendente all'arancio. Un flebile sospiro fuoriuscì dalle sue labbra e, riposto l'amuleto in tasca, si sdraiò sull'erba portando le mani dietro alla nuca.
-"Aqua, Ven... Che il momento sia giunto?"- domandò ai suoi amici lontani.
La sua mente vagò; si chiese in che Mondo si trovassero in quel momento e che cosa stessero facendo; immaginò che, probabilmente, stessero combattendo contro dei Nesciens cercando di liberare i Mondi dalla loro oscura e malvagia presenza. Del resto, era la stessa cosa che stava facendo lui.
O almeno, che aveva provato a fare.
La difficoltà non stava nel distruggere i Nesciens, no: il vero problema era resistere al potere e al fascino dell'Oscurità. Un cuore alla ricerca del potere, come il suo, era una facile e succosa preda. Terra, però, non aveva paura di cedere; sapeva che il suo cuore era forte e che il nobile desiderio che guidava le sue azioni lo avrebbe difeso come una salda armatura.
Diventerò un Maestro di Keyblade al fine di proteggere chi amo”.
-"Riuscirò a dominare l'Oscurità nel mio cuore”- disse rivolto ai suoi compagni. -”La sconfiggerò, vincerò io, e poi..."-. Il suo entusiasmo svanì in un sorriso nostalgico. -"E poi torneremo insieme a casa; ci racconteremo le nostre avventure e ne riparleremo come se fossero state delle semplici vacanze..."- concluse in un triste sussurro.
La brezza proveniente dal mare mosse dolcemente i capelli castani del ragazzo. I suoi occhi azzurri riflettevano una forte speranza. Terra, lentamente, si alzò in piedi. Con lo sguardo rivolto verso l'orizzonte, strinse i pugni lungo i fianchi: il tempo di tergiversare era terminato.
Era ora di agire.
Tese il braccio di fronte a sé ed evocò il suo Keyblade, il Geoflagello. Afferrò con la mano destra la grande impugnatura e il peso dell'arma gli ricordò quanto fosse importante e pericolosa la missione che si stava apprestando a portare a termine. Per quanto le intenzioni di tutti fossero le migliori, l'esito era incerto. Terra era intenzionato a dare tutto se stesso, a scommettere anima e corpo nella vittoria. Voleva vincere, doveva farlo; un'eventuale sconfitta avrebbe condotto a disastrose e irreversibili conseguenze.
Il giovane stava per lasciare l'Isola Che Non C'è quando l'improvviso chetarsi del garrito dei gabbiani lo insospettì. Terra si irrigidì, acuendo i sensi e facendo affidamento più sull'udito che sulla vista. Impugnando saldamente il Geoflagello, si voltò lentamente, avvertendo una strana presenza alle proprie spalle. La fitta giungla dalla quale erano soliti uscire come bestie indomite i Nesciens pareva immobile, un bellissimo dipinto su una grande tela.
Forse mi sono immaginato tutto”, pensò con la fronte corrugata.
Dovette immediatamente ricredersi quando, dalle scure profondità degli alberi tropicali, vide emergere una figura.
Un altro Nesciens?”, pensò allarmato ma, allo stesso tempo, infastidito. Fletté le ginocchia e assunse una posizione d'attacco.
Una ragazza dai vestiti di varie tonalità del rosso posò una candida mano sul tronco di una palma. Arrestò il suo incedere e, attorniata da ibischi, puntò gli occhi azzurri in quelli di Terra. In una manciata di secondi il ragazzo la riconobbe. Nonostante avesse abbandonato la posizione offensiva, il suo sguardo tradiva una certa sorpresa.
La ragazza, vedendo l'espressione sbigottita comparsa sul volto di Terra, sorrise timidamente. Con una mano si scostò i capelli rosso Tiziano dal viso e, con gli occhi che le brillavano dall'emozione, si avvicinò a Terra. Ogni passo in avanti era per lei una fitta al cuore. Sentiva le ginocchia tremare, lo stomaco contorcersi e il sangue pulsare nelle orecchie. Per quanto tempo aveva atteso quel momento? Ora che lui era lì, davanti a lei, quasi si sentiva morire.
-”Ignis”- la chiamò Terra boccheggiando. -”Come...?”-.
Esatto: come? Com'era possibile che quella ragazza si trovasse sull'Isola Che Non C'è? Solo un possessore di Keyblade era in grado di viaggiare attraverso i Mondi, e da quello che Terra sapeva, Ignis non lo era. Per Terra era inconcepibile ritrovarla in un Mondo differente da quello in cui si erano incontrati la prima volta.
-”Mi hai mentito, Ignis?”- riuscì alla fine a chiederle.
La nota di disappunto nascosta tra le parole di Terra non sfuggì alle orecchie della ragazza. Fece un mesto sorriso e si strinse nelle spalle.
-”Dipende dai punti di vista”-.
Gli sguardi dei due si incrociarono per un breve lasso di tempo, due specchi d'acqua che si riflettevano l'un l'altro. Gli occhi di Terra si posarono sul Geoflagello e il ragazzo serrò la mascella. L'improvvisa apparizione di Ignis l'aveva sicuramente sconvolto, ma doveva tenere bene a mente quale, al momento, fosse la sua priorità.
-”Sono contento di vedere che stai bene, però... Mi hai colto in un momento inopportuno. Stavo per lasciare questo Mondo e la mia partenza non può essere rimandata”-.
-”Aspetta un attimo!”-. Ignis coprì in pochi attimi la distanza rimasta tra loro e si gettò contro Terra, mettendo entrambe le mani sul Keyblade del ragazzo. L'inaspettato impeto di Ignis sorprese Terra.
-”Fammi venire con te”- disse Ignis con risolutezza. -”Non puoi andartene così! Non ora che ci siamo incontrati dopo tanto tempo”-.
Agli occhi di Terra l'insistenza di Ignis appariva ingiustificata e priva di senso; ma la ragazza dai capelli rosso Tiziano, all'insaputa dell'altro, conosceva tutta la storia: sapeva cos'era successo alla Terra di Partenza durante l'Esame per il Marchio di Maestro, quali erano i motivi che avevano spinto tutti e tre gli allievi del Maestro Eraqus a lasciare casa, la vera natura di Vanitas, le reali intenzioni del Maestro Xehanort... Ignis era a conoscenza di tutto, e aveva un bruttissimo presentimento sulla sorte dei tre amici, del trio della Terra di Partenza; ma ciò che le stava più a cuore era salvare Terra. Si era accorta dei malvagi propositi del Maestro Xehanort ed era pronta a tutto pur di tenere Terra lontano dallo scontro finale con quel mostro.
Terra le sorrise dolcemente e le spostò le mani dall'arma.
-”Mi ha fatto piacere rivederti, ma devo andare. Dico sul serio. Ho un compito da portare a termine”-. Si allontanò di qualche passo e passò il palmo della mano destra sull'armatura che portava al braccio sinistro. Il suo corpo venne subito avvolto da un'armatura marrone-arancione.
Non di nuovo!”, pensò Ignis assistendo alla vestizione di Terra.
-”Terra!”- lo chiamò cercando di avvicinarglisi. -”Ti prego, ascoltami!”-.
Terra non rispose. Le sorrise nuovamente e indossò l'elmo. Lanciò in aria il Keyblade e quello, dopo essere stato inglobato da una forte luce bianca, si trasformò in un mezzo capace di attraversare le Vie Interdimensionali. Terra ci saltò su, spinse i motori al massimo e puntò al cielo, verso il varco dimensionale che aveva appena aperto.
Le mani di Ignis presero a tremare, così come tutto il suo corpo. Dopo averlo cercato per lungo tempo, Terra era lì, dinnanzi a lei, e stava andando via, correndo incontro al suo destino nefasto. La ragazza fece appello a tutta la sua forza e fece un respiro profondo. Terra non poteva partire, e lei avrebbe fatto di tutto per impedirgli di andarsene.
-”Graviga Zero!”-.
Terra perse la presa sul Geoflagello. A un tratto si sentì leggero e il mezzo, perso il cavaliere, tornò a essere un Keyblade. Il ragazzo si trovò sospeso a mezz'aria, intrappolato in una bolla in cui la forza di gravità era nulla. Si guardò attorno spaesato, non capendo chi avesse lanciato quella magia e, soprattutto, per quale motivo. Ignis si avvicinò lentamente al ragazzo, il viso privo di emozioni e uno sguardo tagliente come la lama di un coltello affilato. Dopo qualche secondo l'effetto del Graviga Zero terminò, e Terra cadde al suolo insieme al Geoflagello. L'armatura che fino ad allora avvolgeva il suo corpo svanì in una miriade di particelle luminose.
-”Che cosa...?”- mormorò Terra alzandosi in piedi e spolverandosi gli abiti. Cercò con lo sguardo Ignis e i suoi occhi caddero su un Keyblade dai colori del fuoco stretto nella mano destra della ragazza.
-”Quello è un Keyblade?”- domandò incredulo.
-”Esatto”- rispose una fredda Ignis.
Terra non riusciva a credere ai propri occhi. Era convinto che Ignis fosse una semplice ragazza, non un custode del Keyblade; le circostanze in cui, tempo addietro, si erano incontrati gli avevano fatto credere ciò.
-”Si chiama Legame di Fuoco”- proseguì la ragazza alzando verso il cielo il Keyblade e guardandolo con orgoglio. -”E' carino, non trovi?”-.
-”Come l'hai ottenuto? Perché quella volta non l'hai evocato?”-.
La brezza marina cominciò a soffiare con più forza. Da lì a poco tempo il sole sarebbe scomparso dietro l'orizzonte, tuffandosi e sparendo nel mare cristallino dell'Isola Che Non C'è. Ignis strinse le labbra e guardò Terra, il quale la stava fissando con stupore e sospetto, continuando a chiedersi quale fosse la sua vera natura. Ignis, sentendosi sotto esame, si indispettì. Perché Terra non si stava fidando?
-”Quante domande...”- disse alzando gli occhi al cielo. -”Hai ragione: ti ho mentito. Non sono un'abitante del Castello dei Sogni”-.
-”Da dove provieni?”-.
Ignis abbassò lo sguardo e sorrise mestamente. Ne era da sempre stata consapevole, ma la conferma appena ricevuta le fece ugualmente male.
-”Non lo sai?”- lo beffeggiò con una punta di sarcasmo. -”Io vengo dalla Terra di Partenza”-.















ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Sono Recchan e quello che vi sto proponendo è una sorta di repackage della mia serie di fanfiction "Ignis Chronicles". Dal momento che KH3 è ormai alle porte, ho deciso di ridare vita alla mia storia riunendo tutte le fanfiction in un'unica long. Sto revisionando tutti i capitoli, riscrivendo le parti che non mi convincevano, aggiungendo scene inedite e riempiendo i buchi di trama che io (e il buon vecchio Nomura *coff coff*) ho lasciato. Insomma, per farvela breve, questa long racchiuderà tutti i capitoli appartenenti alla mia serie "Ignis Chronicles" e, dopo l'uscita di KH3, accoglierà anche i capitoli finali della saga.
Per chi ha avuto già modo di leggere la mia serie, se è stata di vostro gradimento e l'avete apprezzata, vi invito a seguire questa long. Certo, gli eventi principali sono rimasti invariati, ma qui troverete diverse migliorie e spiegazioni che nelle fanfic singole non avete potuto leggere ;)
Per chi, invece, non ha mai letto una delle mie storie della serie "Ignis Chronicles", fate finta che io non vi abbia mai parlato delle singole fanfiction; concentratevi su questa long e non spoileratevi niente *ride*
Nella speranza che questo nuovo progetto possa piacervi, vi invito a lasciarmi nelle recensioni il vostro parere a riguardo ><
Ciao a tutti e alla prossima! ^^

 

 

 

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Capitolo 2
*** Flashback: Origins ***


Flashback: Origins




-”Ha del potenziale”-.
Tre parole, ovvero il primo ricordo che Ignis aveva del Maestro Eraqus e di tutta la sua vita.
Non rimembrava come o quando avesse incontrato l'uomo dai capelli neri, né tanto meno come fosse giunta alla Terra di Partenza. Era nata lì? Proveniva da un altro Mondo? Ignis non lo sapeva. L'unica cosa di cui era pienamente consapevole era che Eraqus, da quel momento in avanti, sarebbe diventato ciò che nei libri di favole viene definito “padre”.
Eraqus rappresentava per Ignis tutto il suo mondo. Il Maestro teneva molto alla sua istruzione, occupandosene in prima persona. Aveva altri due allievi, una ragazzina dai capelli azzurri e un prorompente ragazzetto con la fissa dei duelli. Il Maestro, però, l'aveva sempre tenuta lontana da quei due; era solito dirle che non aveva motivo di stare con loro.
-”Sei troppo...”-.
“Troppo” cosa? Ogni volta che Eraqus pronunciava quelle parole, i suoi occhi si riempivano di tristezza e le sue labbra si sigillavano in un lieve sorriso compassionevole. Guardava Ignis, le scarruffava i capelli rossicci e le stringeva una mano con affetto, senza dire altro. Ignis lo interrogava con lo sguardo, chiedendo una risposta, ma Eraqus scuoteva la testa.
-”Va bene così”-.
Gli anni passarono e Ignis crebbe senza avere alcun contatto con Aqua e Terra e, soprattutto, senza sapere cosa fosse quel “troppo” che aveva eretto un'impenetrabile barriera tra lei e i due ragazzi. Eraqus, quando non era con Aqua e Terra, seguiva gli allenamenti di Ignis. Era molto portata, imparava in fretta e faceva tesoro degli insegnamenti risultanti dai propri errori.
Era la sua pupilla, la sua perla nascosta e colei che, sicuramente, era destinata a grandi cose.
Tutto cambiò quando un vecchio amico del Maestro si presentò al castello della Terra di Partenza accompagnato da un ragazzino biondo.
Un apatico involucro si prese tutto ciò che in origine era destinato a lei: amore, affetto e istruzione. L'uomo che per anni l'aveva trattata come una figlia, che le aveva donato tutto ciò che si potesse desiderare, la abbandonò. Cosa aveva di così speciale quell'insulso pupazzo incapace persino di parlare?
Eraqus, all'improvviso, si dimenticò di lei.
-”Ha bisogno di me. Porta pazienza, il tuo momento verrà”- le disse.
La fiamma brillante che un tempo era Ignis si affievolì, lasciata dal suo combustibile e soffocata all'interno di una campana di vetro.
Trascorse gli anni successivi all'interno delle fredde mura del castello, osservando dalle ampie finestre i bellissimi giardini e gli sconfinati prati verdi della Terra di Partenza. Non ebbe più il coraggio di evocare il Keyblade; la sola vista di quell'arma le riportava alla mente i bei momenti in cui si era sentita amata e, soprattutto, voluta e accettata.
Questo mondo è troppo piccolo”, finì per pensare.
Doveva andarsene.
L'occasione perfetta si presentò quando, per qualche motivo a lei sconosciuto, Eraqus aprì le Vie Interdimensionali, sigillate da tempo immemore. Non le ci volle molto per radunare tutto il proprio coraggio e lasciarsi alle spalle quella vita insulsa. Qualcuno sarebbe partito al suo inseguimento? Eraqus ricordava ancora l'esistenza della ragazza dai capelli rosso Tiziano?
Ignis partì senza voltarsi.
Non lanciò un ultimo sguardo al castello; non salutò nessuno; non ebbe rimpianti.

 

 

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Capitolo 3
*** Save you/me ***


Save you/me




La scioccante rivelazione lasciò Terra senza parole. Non sapeva dell'esistenza di un quarto ragazzo della Terra di Partenza e non poteva credere che il Maestro Eraqus l'avesse tenuto nascosto dagli occhi degli altri. Se ciò che Ignis aveva detto era vero, Eraqus l'aveva segregata lontana da Terra e dai suoi amici, facendole credere che fosse diversa, per poi abbandonarla dopo l'arrivo di Ventus.
-”Il Maestro non avrebbe mai fatto una cosa del genere”- disse con convinzione.
-”Tu credi? Non si smette mai di conoscere una persona, Terra. Non dimenticarlo”- ribatté Ignis alludendo a se stessa.
Tra i due calò un pesante silenzio. Il suono delle onde scandiva i secondi e il sole, pigro, stava lentamente scivolando verso il fondo del mare. Terra era consapevole del tempo che stava passando. Era combattuto: da un lato sapeva di dover partire il prima possibile e che era arrivato il momento di ricongiungersi ai suoi amici; dall'altro, però, non se la sentiva di abbandonare Ignis, la quarta allieva del Maestro Eraqus, non dopo aver udito il suo racconto.
-”Sei un custode del Keyblade, provieni dalla Terra di Partenza...”- ricapitolò Terra portandosi una mano alla testa. -”Ignis, perché hai lanciato un Graviga Zero su di me?”-.
-”Volevo fermarti”-.
-”Bastava chiamarmi”-.
-”Non è quello che ho fatto? Mi hai ignorata. E' una cosa che fai spesso”- ribatté con frustrazione.
Terra serrò la mascella. Ignis non aveva torto. Se avesse evitato la magia della ragazza e fosse riuscito a partire, sarebbe stata la quarta volta che Terra ignorava qualcuno in procinto di partire. Già in precedenza Ventus aveva cercato di bloccarlo per parlargli, e per ben due volte Terra non l'aveva considerato. La terza volta era accaduto con Ignis, il giorno del loro primo incontro.
-”Mi dispiace, ma devo assolutamente partire. Qualcosa di veramente terribile accadrà se non mi muovo in fretta”- spiegò il ragazzo con gravità.
Indossò nuovamente l'armatura, sperando di aver finalmente fatto capire a Ignis che non c'era più molto tempo da perdere. La ragazza, però, non si lasciò perdere d'animo. Impugnò più saldamente il Legame di Fuoco e lo puntò contro le gambe di Terra.
-”Blizzara!”-.
Il terreno sotto ai piedi di Terra si congelò e un velo di ghiaccio avvolse la sua gamba sinistra. Si formò uno spesso blocco di ghiaccio che la tenne ancorata al suolo. Terra, privo dell'elmo, guardò Ignis con incredulità.
-”Adesso basta!”- quasi gridò. Colpì con forza il ghiaccio col Geoflagello e si liberò dall'impedimento.
-”Non volevo arrivare a tanto, ma non mi hai lasciato altra scelta”-. Le parole uscirono dalla bocca di Ignis in un sussurro. Se non fosse stato per il vento, Terra non le avrebbe sentite.
-”Cosa stai dicendo?”-.
Ignis puntò gli occhi azzurri in quelli del ragazzo e alzò il Keyblade verso l'alto.
-”Ricordi quando mi salvasti da quel branco di Nesciens? Adesso tocca a me”-.
-”Ignis, aspetta...!”-.
-”Thundaga!”-.

 

 

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Capitolo 4
*** Flashback: Meeting ***


Flashback: Meeting




-”Thunder!”-.
A contatto con la scarica elettrica, un Fluttuante svanì, avvolto in una fiamma nerastra; il secondo venne colpito in pieno dal fulmine e tremolò, barcollando nell'aria. Ignis lo colpì col Keyblade, e anch'esso, finalmente, scomparve. Non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi che sentì materializzarsi alle sue spalle tre Boxer e una Fialabietta.
-”Maledetti esseri!”-. Non pensava che i Mondi fossero popolati da quegli strani mostri nati dall'Oscurità. Comparivano dal nulla e svanivano nel buio; attaccavano chiunque incontrassero sulla loro strada, senza risparmiare nessuno. La loro natura le era sconosciuta, così come il loro nome.
Notando le proprietà curative che esercitava sui Nesciens più grandi, Ignis decise di concentrarsi sulla Fialabietta. La distrusse senza troppe difficoltà. Uno dei due Boxer prese la rincorsa, fletté le gambe e saltò; i suoi rimbalzi a terra produssero delle forti onde d'urto che colpirono Ignis in pieno. La ragazza venne sbalzata lontano ma si rialzò appena in tempo per pararsi dal successivo attacco. Ruotò su se stessa e contrattaccò.
-”Lama Caos!”-.
Con un potente fendente colpì il Boxer più vicino e lo portò in stato confusionale. Puntò al suo enorme stomaco e finì il Nesciens con un Blizzard; poi si allontanò di qualche passo dai restanti due nemici e prese la mira.
-”Zero Assoluto”- mormorò.
Avvalendosi del potere del ghiaccio, la ragazza dagli abiti di fuoco si lanciò contro i Nesciens, colpendoli più e più volte e danzando tra loro come se stesse scivolando su un lago ghiacciato. Uno dopo l'altro i Nesciens svanirono inghiottiti dalle fiamme nere. Ignis, esausta, conficcò il Legame di Fuoco nel terreno battuto e vi si appoggiò. Fece dei respiri profondi, cercando di recuperare fiato e di riportare la propria temperatura corporea alla normalità. Ancora non riusciva a padroneggiare egregiamente lo Zero Assoluto.
Il cortile del castello era finalmente deserto. Tutti i Nesciens erano stati eliminati e le note di una festosa melodia riecheggiavano nell'aria. Ignis guardò la scalinata del candido e luminoso castello, domandandosi se al suo interno vi fosse un ballo. Da bambina aveva letto molti libri su bellissime principesse che vivevano in lussuosi castelli e si divertivano alle sontuose feste che i re davano in loro onore.
-”Posso essere una principessa?”- aveva chiesto una volta a Eraqus.
L'uomo aveva preso in braccio la bambina e aveva scosso la testa. Il volto della piccola Ignis si era rabbuiato.
-”No, ma forse un giorno le incontrerai”-.
-”Incontrerò delle principesse?!”- aveva esclamato.
-”Solo se il tuo cuore sarà puro come il loro”-.
Forse avrebbe dovuto dubitare dell'affetto del Maestro Eraqus già da allora.
Ignis distolse lo sguardo dall'incantevole entrata del castello e lo gettò a terra. Doveva smettere di sognare e di rievocare il passato.

Aveva appena estratto il Legame di Fuoco dal terreno quando udì ciò che le sue orecchie identificarono come il sordo suono di due mani che battono l'una contro l'altra.
-”Complimenti!”-.
Una figura maschile dagli abiti aderenti e il volto coperto da una maschera nera scese la scalinata del castello applaudendo lentamente. Si diresse verso Ignis e si fermò a pochi metri di distanza da lei.
-”Non male, davvero!”- disse con una traccia di sarcasmo nella voce graffiante.
Ignis avvertì una strana sensazione pervaderle il corpo, un'emozione che fin'ora non aveva ma provato: paura. L'istinto le ordinò di indietreggiare lentamente. Un passo per volta, Ignis aumentò la distanza che la separava dall'inquietante figura, fino a sfiorare il bordo della grande fontana posta al centro del cortile del castello.
-”Li hai sconfitti tutti”- commentò il ragazzo guardandosi attorno con aria soddisfatta. -”Non te ne sei fatto sfuggire nemmeno uno!”-.
-”Tu... sai cosa sono?”- gli domandò Ignis con timore. Quel tipo emanava una strana aura, piena di oscurità.
-”Si chiamano Nesciens”- spiegò alzando un dito e agitandolo per aria.
Ignis aveva un brutto presentimento.
-”Chi sei?”-. Non sembrava un abitante di quel Mondo.
Il ragazzo spostò il peso del corpo sulla gamba sinistra e allargò le braccia, stringendosi un poco nelle spalle.
-”Chiunque tu vuoi che io sia!”- rispose soffocando una risata.
Non va bene”.
Ignis assecondò l'impulso appena recepito e puntò il Keyblade contro il giovane mascherato. Era la prima volta che faceva una cosa del genere, nonostante il suo carattere impulsivo. Eraqus le aveva insegnato che puntare un'arma contro qualcuno era come dichiarargli apertamente guerra. La ragazza aveva capito che quell'inquietante figura senza volto non si era presentata con dei buoni intenti.
L'apparente nemico alzò entrambe le braccia in segno di resa e si lanciò delle rapide occhiate intorno, falsamente spaventato.
-”Ehi, bambolina! Vacci piano...”-. Fece un passo in avanti, le braccia sempre alzate e ben visibili. Inclinò la testa di lato e si sporse in avanti. -”Che bel Keyblade che hai! Rosso fuoco, come te”-. Abbassò le mani e si abbandonò a una risata sguaiata.
-”Che hai da ridere?”- sbottò Ignis con gli occhi azzurri spalancati dall'incomprensione.
-”Mi piacciono molto i tuoi capelli, sai?”-.
Smise di ridere e abbandonò le braccia lungo i fianchi, facendole ondeggiare avanti e indietro. Reclinò la testa all'indietro e assunse una posizione inquietante. Ignis tentò di indietreggiare ancora, ma non riuscì a farlo: dietro di lei c'era il bordo della fontana.
-”E' un gran peccato...”- disse lentamente. -”Sei un custode del Keyblade, ergo devo eliminarti. Potresti esserci d'intralcio”-.
Eliminarmi...?!”.
Il ragazzo sussultò. Si portò una mano dove, sotto la maschera, si trovava la bocca e puntò un indice contro Ignis.
-”Oh, ma tu guarda! Vieni dalla Terra di Partenza! Anche tu sei un'allieva di Eraqus?”-.
Ignis si coprì con la mano l'emblema che portava appuntato alla fascia rossa avvolta attorno alla vita. Come faceva quella persona a conoscere il simbolo del Maestro Eraqus?
-”Chi sei?”- gli domandò nuovamente a denti stretti.
Il giovane mascherato fece schioccare la lingua. Tese un braccio di fronte a sé ed evocò un Keyblade più grande di quello di Ignis, nero e rosso, ricoperto a tratti da spesse catene: un Keyblade oscuro. Ignis sapeva che esistevano anche dei Keyblade appartenenti all'Oscurità, ma non ne aveva mai visto uno dal vivo.
-”Lui non mi aveva detto che esisteva un quarto custode...”- sussurrò tra sé e sé. -”Tornando al discorso di prima, non posso rispondere alle tue domande, bambolina. Sai perché?”-. La maschera, simile a un casco nero, svanì parzialmente, lasciando visibile solo il mento e la bocca del ragazzo. Un ghigno terribile comparve sulle sue labbra, così malvagio e ostile da far rabbrividire Ignis. -”Perché è inutile fornire spiegazioni a un morto”- scoppiò a ridere.
Si lanciò contro Ignis con velocità inaudita. Gli occhi della ragazza, non aspettandosi un attacco così veloce, lo persero di vista. Il giovane mascherato riapparve di fronte a lei, a pochissimi centimetri dal suo viso. Ignis alzò subito il Legame di Fuoco. Tentò di parare il letale fendente del ragazzo, ma la sua offensiva si dimostrò troppo potente. Ignis perse la presa sul proprio Keyblade e vide l'arma staccarlesi dalle mani e roteare in aria, fino a cadere al centro della fontana. Si voltò di scatto con l'intenzione di recuperarlo, ma il ragazzo mascherato le si parò davanti, le caviglie affondate nell'acqua e il Keyblade oscuro appoggiato su una spalla.
-”Che riflessi scadenti!”- la prese in giro.
Si chinò e prese in mano il Legame di Fuoco. Lo analizzò, guardandolo con aria incuriosita e interessata. Ignis cercò di interrompere l'evocazione ma il Keyblade, intrappolato nella mano del nemico, sembrava non risponderle.
-”Non va bene contenderselo così, sai? Potrebbero esserci delle brutte, bruttissime conseguenze”- la rimproverò con finto tono preoccupato.
Lanciò il Legame di Fuoco in aria ed entrambi lo guardarono atterrare ai piedi di Ignis. Con un salto uscì dalla fontana, scavalcò Ignis e le si parò nuovamente davanti. La sua scura figura scozzava con la luce bianca proveniente dal castello alle sue spalle. Ignis raccolse la propria arma e assunse una posizione difensiva. Aveva ormai capito che, in attacco, il nemico mascherato la superava di gran lunga.
-”Ah! Ma non mi dire!”- esclamò lui a un tratto. Interruppe l'evocazione dello spaventoso Keyblade e, dal nulla, un portale oscuro apparve dietro di lui. Lentamente indietreggiò. -”Sembra stia per arrivare il protagonista della tragedia”- disse. -”Lascio a lui il palcoscenico. Ci vediamo presto, bambolina”- sussurrò, e svanì all'interno del portale, il quale si chiuse immediatamente una volta fagocitato il ragazzo.
Così come erano improvvisamente scomparsi, riapparvero diversi Nesciens: Fluttuanti, Boxer, Pili-Pili, Calzevedette... Ignis si ritrovò circondata.
-”Questa non ci voleva!”- esclamò allarmata.
Stava per iniziare l'attacco lanciando un Fira quando il suo Keyblade si smaterializzò di propria iniziativa. Ignis guardò incredula la sua mano mentre i Nesciens si preparavano a soverchiarla. Le tornarono in mente le parole dell'inquietante ragazzo dal volto coperto e si chiese se la sua malvagia influenza non c'entrasse qualcosa. Il calo di tensione e la stanchezza fino a quel momento accumulata decisero di palesarsi nel momento meno opportuno. La giovane dagli occhi azzurri barcollò e cadde in ginocchio, completamente schiacciata dal peso della spossatezza.
Fu allora che Ignis e Terra si incontrarono per la prima volta, al Castello dei Sogni.
Terra entrò di corsa nel cortile, attirato dalla presenza dell'Oscurità. Vide Ignis in ginocchio circondata dai Nesciens e si affrettò a raggiungerla. Le si piazzò davanti brandendo il suo primo Keyblade, lo Scuotiterra.
-”Stai indietro”- le ordinò. -”Lascia fare a me”-.
In pochi minuti i Nesciens vennero sopraffatti dall'abilità e dalla potenza di Terra. La sua forza era prorompente; i suoi movimenti violenti quanto un terremoto ma incredibilmente precisi. In quel povero lasso di tempo Ignis notò che il ragazzo portava l'emblema del Maestro Eraqus. Capì così che anche lui veniva dalla Terra di Partenza.
Che sia stato inviato dal Maestro? Quindi lui è uno dei suoi allievi...!”.
Se le sue supposizioni erano esatte, il suo soccorritore era stato mandato col solo scopo di riportarla indietro. Poco prima della fine del combattimento, con le ultime forze che le erano rimaste, Ignis si strappò l'emblema dalla fascia rossa e lo gettò nella fontana. Lo guardò andare a fondo, sparendo sotto l'acqua e portando con sé gli ultimi legami che aveva con la Terra di Partenza. Il suo salvatore, chiunque egli fosse, non avrebbe mai dovuto sapere quale fosse la sua casa.
Quando finalmente l'ultimo Nesciens svanì, Terra, con le possenti spalle che si alzavano e abbassavano, si girò verso Ignis. Fece sparire lo Scuotiterra e le porse una mano.
-”Stai bene?”- le domandò preoccupato. -”Ti hanno ferita?”-.
Non riusciva ad alzare lo sguardo. Si sentiva terribilmente affaticata, avvertiva il corpo pesante come un masso e rigido come una colonna. Scosse lievemente la testa, facendo ondeggiare i capelli mossi.
-”Sei sicura?”-.
-”Sono solo... stanca”- fu tutto quello che riuscì a dire a fatica.
Ignis strinse i denti e si costrinse ad alzare lo sguardo. Finalmente riuscì a mettere a fuoco il volto del suo salvatore e allora venne presa da una lancinante fitta allo stomaco: si ritrovò a fissare un giovane dai capelli castani e gli occhi azzurro cielo, con un dolcissimo sorriso su uno splendido viso. Ignis arrossì violentemente.
-”Hai qualcosa che non va. Lascia che ti aiuti”- disse Terra con premura.
Prese in braccio la ragazza e, assicurandosi che non ci fossero altri Nesciens nei dintorni, attraversò il cortile, raggiungendo il cancello e lasciandosi la reggia alle spalle. Percorse il sentiero che si snodava attraverso un piccolo boschetto e che sfociava in un'ampia radura dalla forma circolare. Durante il tragitto, Terra avvertì il corpo di Ignis rilassarsi. La guardò e constatò che era collassata. Sorrise: se lo aspettava.
Dopo circa un quarto d'ora di cammino, Terra, con Ignis stretta al petto, arrivò nei pressi di una villa. C'era una piccola fontana rotonda e, vicino a essa, una bianca panchina di marmo. Terra vide che le luci della villa erano spente: ciò significava che gli abitanti stavano dormendo o che non erano in casa. Certo che quel posto fosse sicuro e lontano da sguardi indiscreti, adagiò Ignis sulla panchina e attese pazientemente il suo risveglio, che avvenne, fortunatamente, qualche minuto dopo.
Ignis si tirò lentamente su a sedere e si guardò attorno, confusa. Si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi. La testa le faceva un po' male.
-”Ti sei ripresa?”- le chiese una profonda voce alla sua destra.
-”...Credo”- rispose insicura. Provò ad alzarsi e constatò che le sue gambe, contrariamente a quanto era successo poco
tempo prima, reggevano perfettamente il suo peso. -”Sì, direi che sto molto meglio”- disse con più sicurezza.

Il ragazzo le sorrise, sollevato.
-"Mi chiamo Terra"- si presentò.
-"Ignis"-.
Terra la squadrò, soffermandosi più volte sui suoi abiti. C'era qualcosa in lei che non andava, un senso di familiarità che un abitante del Castello dei Sogni non avrebbe dovuto trasmettergli. Le bande nere che le si incrociavano sul seno formando una grossa X gli erano tremendamente conosciute.
La presenza di Terra e il suo sguardo insistente stavano mettendo Ignis in imbarazzo. Gettò lo sguardo a terra e incrociò le dita dietro la schiena. Posizione più imbarazzante di quella non poteva trovarla. Se ne rese conto e, nel cercare di trovarne una più disinvolta, inciampò in una pietra e perse l'equilibrio. Terra scattò in piedi e l'afferrò al volo, prima che finisse rovinosamente al suolo.
-"Sono inciampata, sto bene!"- disse Ignis frettolosamente e arrossendo. Si liberò dalle braccia di Terra e si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Terra la guardò intenerito e si portò un pugno alle labbra, nascondendo il sorriso che aveva appena fatto capolino sul suo volto.
Nello scuro cielo della notte, la luna risplendeva come un sole notturno. Al di sopra delle fronde del boschetto il cielo si rischiarava, brillando delle luci del castello. Ignis si sedette accanto a Terra sulla panchina. L'imbarazzo iniziale aveva lasciato il posto all'ansia. Ancora non sapeva per quale motivo il ragazzo si trovasse in quel Mondo. L'idea che il Maestro Eraqus avesse mandato qualcuno a cercarla la lusingava, ma, al tempo stesso, la infastidiva: l'aveva avuta vicina per una vita intera, l'aveva scartata in favore di un altro allievo e, solo dopo la sua fuga, si era ricordato della sue esistenza?
Inaccettabile.
Esisteva un modo per far vuotare il sacco a Terra? Non sembrava una persona ostile; non emanava la stessa negatività del tizio mascherato.
-”Cos'erano quegli esseri che mi hanno attaccata?”- gli domandò dopo un po'.
-”Nesciens”- rispose con semplicità Terra.
-”Non è una risposta esaustiva”- lo punzecchiò.
Con la coda dell'occhio lo vide voltare il capo verso di lei e sussultare un poco. Si era esposta troppo?
-”Ancora non lo sappiamo”- sospirò.
-”Perché parli al plurale?”-.
Il sopracciglio sinistro di Terra scattò verso l'alto. Per un attimo riuscì a guardare negli occhi la ragazza dai capelli rosso Tiziano; questa distolse subito lo sguardo e fece spallucce. Terra, sospettoso, si discostò un poco da lei.
-”Mi stai nascondendo qualcosa, Ignis?”- domandò cauto.
-”E tu?”- gli chiese di rimando. -”Mostri sconosciuti, una strana chiave usata come arma, una persona mai vista da queste parti... Non sembri di questo Mondo”-.
Terra tentennò, colpito dalla perspicacia della ragazza. Il Maestro Eraqus era stato fin troppo chiaro: mai e poi mai accennare all'esistenza di vari Mondi. La prontezza mentale di Ignis lo aveva preso in contropiede. E ora? Avrebbe dovuto dirle la verità o provare a mentirle, arrampicandosi sugli specchi e, molto probabilmente, scivolando rovinosamente?
-”Come hai fatto a capirlo?”- finì col chiederle.
Ignis spalancò gli occhi e lo indicò con entrambe le mani. Terra capì cosa volesse dire e si passò una mano tra i capelli, sospirando sconfitto.
-”Già, vengo da un altro Mondo, la Terra di Partenza. L'arma che mi hai visto usare è un Keyblade, serve a eliminare i Nesciens e a mantenere gli equilibri dei Mondi”-. Così spiegò in poche parole il suo compito a Ignis. Del fatto che in realtà stesse seguendo le tracce del Maestro Xehanort e del ragazzo con la maschera, Vanitas, non ne fece parola; del resto non lo aveva detto nemmeno ai suoi migliori amici. Perché dirlo a una persona appena conosciuta?
Il fatto che Terra non parlò della ricerca di una ragazza la tranquillizzò; se Terra avesse voluto, l'avrebbe già catturata con la forza e condotta con sé a casa. Perciò no, Eraqus non aveva inviato nessuno al suo inseguimento.
Come aveva fin'ora pensato, il Maestro l'aveva dimenticata.
-”Ti ringrazio per avermi detto la verità”- disse a un certo punto Ignis. -”E anche per avermi salvata”-.
-”E' il mio lavoro”- le sorrise Terra.
Poi, tutto a un tratto, il ragazzo si alzò in piedi. Guardò Ignis e chinò il capo a mo' di saluto.
-”Qualcosa non va?”-.
-”Perdona la fretta, ma ora devo andare. Non stupirti troppo di quello che stai per vedere”- rise. Indossò l'armatura, trasformò il Keyblade e salì sul mezzo interdimensionale.
Ignis, accecata dalla luce del Keyblade e del varco aperto nel cielo, si parò gli occhi con un braccio.
-”Terra, aspetta un attimo!”- gli gridò dietro. Aver pronunciato il suo nome ad alta voce le fece uno strano effetto.-”Ci... Ci incontreremo di nuovo un giorno?”-.
-”Chissà”- rispose Terra alzando la voce per sovrastare il suono ruggente dei motori. Senza guardarsi indietro, Terra attraversò il varco interdimensionale e sparì nel cielo stellato del Castello dei Sogni.
L'improvvisa partenza e il brusco addio di Terra lasciarono nel cuore di Ignis un vuoto. La ragazza, un tempo completa, sentiva che le mancava qualcosa. Nei giorni successivi il suo pensiero corse più volte a Terra, alla sua gentilezza e alla sua bellezza. Quelle pochissime ore trascorse con lui le avevano ricordato cosa si provasse a sentirsi accettati. Non seppe dare un nome al sentimento che, giorno dopo giorno, sentiva nascere dentro di sé, ma di una cosa era certa: voleva rivedere Terra. Ignis lasciò il Castello dei Sogni e partì alla ricerca del custode dello Scuotiterra. Un cuore puro e brillante come il suo doveva essere ben visibile!
Presto Ignis capì di essere nel torto.
Giungeva in ogni Mondo che il ragazzo visitava, poco dopo il suo arrivo. Lo osservava da lontano e si sorprendeva nel vederlo avere contatti con individui oscuri e malvagi. Terra sembrava non rendersi conto della pericolosa vicinanza dell'Oscurità. Una persona tra tutte emanava una pericolosissima aura nera, così forte da essere quasi visibile a occhio nudo. Era un uomo, un vecchio calvo dal pizzetto bianco e gli occhi dorati. La sua schiena era ricurva in avanti e le sue mani ossute costantemente intrecciate dietro la schiena. Ignis lo vide diverse volte parlare con Terra nel bel mezzo di una landa desolata, uno sconfinato deserto roccioso. Il ragazzo dagli occhi azzurri sembrava portargli molto rispetto e prendere ogni sua parola come oro colato. Ci volle un po' a Ignis per riconoscere l'uomo, ma quando ci riuscì sentì il sangue ribollirle nelle vene. Quel vecchio era la persona che, tempo addietro, aveva portato Ventus al Maestro Eraqus; era lui la causa di tutti i suoi mali. Cosa voleva da Terra? Perché i loro incontri sembravano così misteriosi e sospetti?
Gli interrogativi di Ignis ottennero delle risposte quando, dopo che Terra lasciò il luogo dell'incontro, vide apparire al fianco del vecchio il giovane mascherato. Come poteva colui che Eraqus aveva definito amico e compagno, Maestro del Keyblade, farsi accompagnare da un individuo oscuro come quell'individuo dal volto coperto?
Le indagini di Ignis proseguirono e, quando finalmente arrivò alla verità, era ormai troppo tardi: il cuore di Terra era molto più vicino all'Oscurità di quanto Terra stesso pensasse, Xehanort aveva pianificato tutto, Vanitas era a un passo dal forgiare il X-Blade, e Aqua e Ventus erano in pericolo quanto il loro amico.
Terra aveva deciso di recarsi al Cimitero dei Keyblade per porre fine alla storia, proprio come gli aveva consigliato il Maestro Xehanort. Lì, in quella landa desolata che era stata teatro dei loro incontri, si sarebbe svolto lo scontro finale.
Ignis riuscì per un soffio a intercettarlo al promontorio dell'Isola Che Non C'è. Doveva impedirgli di partire, a qualunque costo.

 

 

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Capitolo 5
*** Just be Friends ***


Just be Friends




Il fulmine evocato da Ignis per poco non colpì Terra, il quale schivò la potente scarica elettrica con uno scatto laterale. Ignis lo sfidò con lo sguardo, esortandolo silenziosamente a muovere un altro passo.
-”Salvarmi?”- ripeté Terra. -”Di cosa stai parlando? Credi di salvarmi continuando ad attaccarmi?”- le fece notare.
Ignis non rispose. Lanciò un Blizzara seguito immediatamente da un Firaga. Terra si parò agilmente dai due incantesimi e con un balzo all'indietro si allontanò da Ignis, la quale stringeva saldamente l'impugnatura del Legame di Fuoco. Nei suoi occhi, azzurri come un mare tropicale, non vi era alcuna traccia di esitazione. Terra era confuso, non riusciva a comprendere il comportamento della ragazza; si rifiutava di parlargli e di spiegargli la situazione, convinta che fosse troppo tardi per cercare di dissuaderlo solo a parole.
-”Nel tuo cuore c'è troppa Oscurità”- gli disse indicando con un cenno del capo il suo petto. -”Se andrai al Cimitero dei Keyblade...”-.
-”Il mio cuore è forte”- ribatté subito Terra.
-”Ti stai sopravvalutando”- disse Ignis con un amaro sorriso sulle labbra. -”Questo è l'unico modo per salvarti”-.
La giovane passò dalle magie agli attacchi diretti. Corse incontro a Terra e tentò di colpirlo con una serie di affondi e di fendenti. L'unica cosa che il ragazzo poteva fare era pararsi dagli attacchi della furia dai capelli rossi. Tramite i violenti contatti del Geoflagello col Legame di Fuoco sentiva la disperazione di Ignis. Gli occhi di lei sembravano brillare: erano lacrime di rabbia o di sconforto quelle che le stavano inumidendo gli occhi?
La potenza degli attacchi di Ignis non faceva che aumentare, colpo dopo colpo. Nonostante fosse una donna, le sue braccia erano forti; le magie, padroneggiate con estrema maestria, erano eccellenti. Terra pensò che dovesse essersi allenata duramente in vista di quel giorno.
Da quanto aveva pianificato di fermarmi?”, pensò sotto la lama del Legame di Fuoco.
-”Ignis, fermati!”- tentò di chiamarla.
-”Lama Bufera!”-.
-”Smettila!”-.
-”Colpo Fire!”-.
Terra, a malincuore, arrivò alla conclusione che fosse inutile continuare a pararsi. C'era un solo modo per placare la ragazza, ormai l'aveva capito. Le diede un'ultima possibilità. Dopo aver parato l'ultimo colpo, Terra respinse Ignis con tutta la forza che aveva in corpo. La ragazza venne spinta all'indietro, ma con una giravolta riuscì a recuperare l'equilibrio e ad atterrare con entrambi i piedi saldi.
-”Non costringermi a contrattaccare, ti scongiuro”- le disse disperato.
Ignis, in tutta risposta, gli puntò il Keyblade contro, come tempo prima aveva fatto con Vanitas al Castello dei Sogni. Il suo petto si alzava e abbassava, cercando di far prendere ai polmoni più aria possibile. Non credeva che Terra avesse una resistenza del genere. Forse non si era allenata abbastanza.
-”Non voglio ferirti”- continuò.
Il vento mosse i capelli di entrambi. L'erba ai loro piedi era piegata dalla forte tensione che aleggiava sul promontorio. Le mani di Ignis, prima ferme e sicure, al sentire pronunciare quelle tre parole, iniziarono a tremolare; il suo stomaco era sottosopra. Se avesse potuto si sarebbe fermata subito, avrebbe interrotto l'evocazione del Legame di Fuoco e sarebbe corsa incontro a Terra per abbracciarlo; ma ormai era troppo tardi per tornare sui propri passi. Possibile che, nemmeno per un istante, gli fosse venuto in mente che nemmeno lei volesse fargli del male? Come poteva non avere ancora capito che lo stava facendo per il suo bene?
Aveva deciso che avrebbe fatto di tutto per salvarlo,
a qualunque costo.
Una mano, una gamba, il Keyblade... Che cosa erano in confronto alla vita della persona amata?
-”Allora non partire”- riuscì finalmente a dire. La sua gola era diventata secca.
Terra perse la pazienza.
-”A cosa tieni di più, Ignis? Alla salvezza dei Mondi e delle persone che ami o alla vita di un umano? Pensaci!”- gridò esasperato.
Ignis si asciugò gli occhi con il dorso della mano. Si morse il labbro inferiore e serrò la mascella.
Andiamo fino in fondo”, si spronò.
-”Fira!”-.
La palla di fuoco si estinse contro il Geoflagello del ragazzo. Terra abbandonò la posizione difensiva e, dopo un'eterna esitazione, passò a malincuore al contrattacco.
-”Blizzaga!”-.
Il blocco di ghiaccio colpì Ignis nello stomaco. L'incantesimo la colse alla sprovvista. Venne scaraventata qualche metro più in là, una tremenda sensazione di freddo che le si propagava dal ventre in tutto il corpo. Sapeva che prima o poi Terra avrebbe reagito... Con grande rammarico si rialzò in piedi e si preparò al duello imminente.
Terra si fece forza. Si costrinse a guardare Ignis negli occhi. Alzò il mento e la guardò dall'alto.
-”Come hai detto tu stessa, non mi hai lasciato altra scelta”- disse, più per convincere se stesso e giustificarsi che per altro.
Ignis si passò una mano tra i capelli mossi e indossò una maschera di strafottenza; dietro a essa stava in realtà piangendo dal rammarico.
-”Fatti sotto”- sillabò.
Mi dispiace”, pensarono entrambi.
Terra corse contro Ignis, caricando il colpo; lei si preparò alla parata, ma all'ultimo momento il ragazzo deviò a sinistra e la colpì lateralmente. Ignis incassò il colpo e reagì con un fendente che finì nel vuoto: Terra era sparito.
-”Incrocio Sonico!”-.
Con una velocità al di sopra del normale, Terra colpì più volte Ignis. La ragazza riuscì a parare l'ultimo colpo della serie. Si allontanò di qualche passo per non soccombere sotto i potenti affondi del Geoflagello.
-”Finalmente hai deciso di fare sul serio”- disse, un sorrisetto sulle labbra.
-”La causa per la quale sto combattendo è importante”- rispose Terra solenne.
-”Pensi che la mia non lo sia?”-.
Terra si lanciò di nuovo contro Ignis, che questa volta riuscì subito a pararsi e a contrattaccare con un Colpo Fire.
I due Custodi continuavano a scontrarsi; la lotta sembrava non riuscire a produrre un vincitore. Entrambi avevano una buona ragione per non arrendersi, eppure non riuscivano a comprendere l'importanza di quella dell'altro.
Forse si rifiutavano di farlo.
Del semicerchio solare era rimasto solo un sottile spicchio quando Ignis, nel tentativo di difendersi da un fendente, perse la presa sul Legame di Fuoco. Il Keyblade saltò via dalle sue mani, roteando in aria e andandosi a conficcare nel terreno, dietro di lei. Ignis si guardò furiosamente intorno senza riuscire a trovarlo.
-”Sembra che io abbia vinto”- disse Terra puntandole contro il Geoflagello.
Gli occhi disperati di Ignis supplicarono quelli risoluti di Terra. La ragazza scosse la testa.
-”No...!”- sussurrò. In un lampo vide tutti i suoi sforzi vanificarsi. Doveva recuperare il Keyblade, doveva fermare Terra, doveva salvarlo!
Terra, il cuore stretto in una morsa, chiuse gli occhi.
I giochi erano finiti.
-”Ars Solum”- disse piano.
Uno degli attacchi più potenti in assoluto. Terra, brandendo il suo Keyblade potenziato di cento volte, si lanciò per l'ennesima volta contro Ignis. La colpì ripetutamente e senza sosta con rapidi e letali fendenti. L'Ars Solum non lasciava scampo a nessuno.
Ignis venne colpita in pieno e si sentì svuotata di tutte le energie: l'evocazione del Keyblde si interruppe, le gambe cedettero improvvisamente al suo peso. La ragazza cadde rovinosamente al suolo, il viso contro la fresca erba verde del promontorio.
Terra, esausto, conficcò nel suolo il Geoflagello, si inginocchiò e appoggiò le mani sull'elsa dell'arma. I suoi polmoni si contraevano spasmodicamente, richiedendo avidamente ossigeno. Vide Ignis rotolare a fatica su un fianco e poi mettersi supina. La ragazza volse lo sguardo vitreo al cielo scarlatto. Terra si alzò e, barcollante, si avvicinò a Ignis stesa sull'erba.
-”Ehi...”- la chiamò.
Gli occhi di Ignis erano fissi sul cielo. Non riusciva a trovare il coraggio di guardare Terra, non dopo aver fallito nel suo intento.
-”Devo ammettere che sei forte. Non mi sarei mai aspettato una forza del genere”- si complimentò Terra con un fil di voce. Stava cercando di alleggerire la tensione.
Ignis strinse i pugni. Sentì un nodo formarsi in gola e avvertì un forte bruciore agli occhi.
-”Ignis”- la chiamò con dolcezza. Si chinò su di lei e le tese una mano. -”Amici come prima?”- domandò sorridendole.
Ignis afferrò la sua mano e si lasciò aiutare a rimettersi in piedi.
Amici, hai detto? Siamo solo amici...”.
Terra lasciò la mano di Ignis, notando la forte esitazione della ragazza. Sfoggiò un altro dei suoi meravigliosi sorrisi, l'ultimo; quello che Ignis non avrebbe mai dimenticato. Indossò l'armatura aranciata, trasformò il Keyblade e ci montò sopra. Il varco dimensionale apparve nel cielo, un grande cerchio blu brillante.
-”Non dimenticarti di questo giorno e non dimenticarti di me”- si raccomandò Terra. -”Le persone non muoiono nei ricordi. Addio, Ignis...”-.
Spinse i motori al massimo e attraversò il varco. Il cerchio si chiuse immediatamente dietro di lui, separando per sempre i due giovani.
Sotto a un cielo rosso scarlatto, la ragazza dai capelli rosso Tiziano cadde in ginocchio. Una dopo l'altra, le lacrime le rigarono il viso; grida di disperazione e rimpianto riempirono il silenzio.

 

 

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Capitolo 6
*** Can you keep a secret? ***


Can you keep a secret?






-"Maestro"- sussurrò.
Il grande stregone non si mosse. Le sue dita intrecciate tra loro, adagiate sul ventre, si alzavano e abbassavano lentamente, seguendo il ritmo regolare del suo silenzioso respiro. Le palpebre rugose erano pesantemente abbassate e il perenne cipiglio incurvava le folte sopracciglia in un'espressione di disappunto.
-"Maestro?"- ripeté Ignis con voce più alta. -"E' evidente che non sta dormendo"-.
Yen Sid espirò rumorosamente dalle narici. Aprì pigramente un occhio e puntò la nera pupilla puntiforme su Ignis, in piedi sulla soglia dello studio circolare con in braccio tre pesanti tomi rilegati.
-”Stavo riposando”- disse. -”Ciò che tu non stai facendo”-.
Ignis si avvicinò alla scrivania del Maestro e si liberò del peso dei tre libri. Un sonoro tonfo riecheggiò nell'aria. Yen Sid scoccò un'occhiataccia all'allieva, la quale si strinse nelle spalle.
-”Non ne ho bisogno”- disse guardando la libreria a parete alla sua sinistra. Ispezionò con sguardo attento ogni volume, cercando, tra gli innumerevoli tomi del Maestro, qualcosa che non fosse già passato tra le sue mani.
Yen Sid posò i palmi aperti delle mani sulla scrivania e rizzò la schiena. Guardò il profilo della ragazza e, colto da un improvviso e repentino attacco di nostalgia, incurvò lievemente le labbra in quello che i più definirebbero un sorriso. Era cresciuta così tanto dall'ultima volta che l'aveva vista... Ignis neppure se lo ricordava: non sapeva di aver già incontrato in passato il venerabile Maestro Yen Sid. Del resto, come avrebbe potuto? Era troppo piccola.
-”Ho un altro allievo. Una bambina. Si chiama Ignis”- gli aveva detto anni e anni prima il suo caro amico Eraqus. Teneva in braccio la piccola Ignis e sorrideva; sorrideva come un padre.
Yen Sid, in tutta la sua statura, si era incurvato in avanti, avvicinando gli occhi attenti al volto paffuto della bambina, la quale, sentendosi minacciata dalla statuaria figura, si era rannicchiata contro Eraqus.
-”Ignis, hai detto?”- aveva detto piano Yen Sid. -”Ignis... dai capelli rosso Tiziano”-.
Eraqus aveva guardato la chioma della bimba ed era scoppiato a ridere.
-”Che agnomen altisonante!”-.
-”...Maestro? Mi sta ascoltando?”-.
Yen Sid chiuse gli occhi per un paio di secondi, poi spostò lo sguardo (divenuto di nuovo tagliente) sulla fonte del disturbo: Ignis stava cercando, in punta di piedi, di raggiungere un libro su uno degli scaffali più alti della libreria. La ragazza glielo indicò e gli chiese se potesse prenderlo.
-”Non è adatto alla tua ricerca”- le disse stanco.
-”Non importa. Voglio leggerlo ugualmente”-.
Era trascorso un anno dal tragico addio sul promontorio dell'Isola Che Non C'è.
Ignis aveva perso le tracce sia di Terra che di Aqua e Ventus. Il trio era sparito, svanito chissà dove e andato incontro a un nefasto destino. Eraqus, così come i suoi allievi, non c'era più. La giovane superstite si era così rivolta all'autorevole figura del Maestro Yen Sid, convincendolo a prenderla come apprendista e a permetterle di studiare i suoi antichi e preziosi libri. Ignis non sapeva cosa fosse successo a Terra, ma, dentro di lei, nel suo cuore, sentiva che era ancora vivo.
I vivi possono ancora essere salvati”.
-”Non so cosa gli sia accaduto, per questo voglio studiare più argomenti possibili”- spiegò Ignis con gli occhi azzurri che le brillavano di determinazione.
Il volto di Yen Sid si incupì, ma la ragazza non lo notò; era troppo presa dall'appariscente copertina del grosso volume per rendersene conto. Intrecciò le mani sotto al mento e strinse le labbra sottili. Forse non era giusto mantenere quel segreto, ma, dopo i tristi eventi avvenuti a causa di Xehanort, Yen Sid non poteva permettere che un altro Custode del Keyblade cadesse per colpa dell'Oscurità.
Così non soffrirà”, pensò mestamente.

 

 

Ignis non si stupì più di tanto quando, per la prima volta, entrò nella modesta abitazione di Mago Merlino, una piccola casetta incastonata tra i grandi edifici rosati del Giardino Radioso. L'ambiente circolare (della stessa forma dello studio del Maestro Yen Sid) si trovava nel caos: il pavimento era tappezzato da una moltitudine di libri, alcuni addirittura impilati tra loro, e gli scaffali disordinati presentavano fogli sparsi, macchie di inchiostro e strambi oggetti provenienti da ogni angolo dei Mondi.
Merlino, quando sentì la porta di legno aprirsi, sobbalzò. Non si aspettava una visita a quell'ora del mattino.
-”P-Prego!”- esclamò voltandosi e facendo cadere una pila traballante di libri.
Ignis si chiuse la porticina alle spalle e, storcendo il naso, fece vagare lo sguardo per l'opprimente e angusto spazio. Quando incontrò i vispi occhietti di Merlino, il suo sopracciglio sinistro scattò verso l'alto, scettico.
-”E' lei Merlino?”- domandò alquanto incredula.
-”In carne e ossa!”- rispose il mago canuto. -”Tu devi essere la giovane allieva di Yen Sid, Ignis dai capelli rosso Tiziano!”-.
-”Sì, sono io”- confermò con un leggero sorriso sulle labbra.
-”Magnifico, magnifico! Ho già pronti i libri che ti servono!”-. Agitò una sottile bacchetta di legno ed ecco che quattro libri si librarono entusiasti in volo e svolazzarono verso Ignis, andandosi ad adagiare sulle sue braccia tese. -”Mi raccomando, trattali bene! E studiali senza fretta”- aggiunse facendole l'occhiolino. -”Yen Sid mi ha detto che tendi persino a non dormire. Ricordati che hai tutta una vita davanti!”-.
Ignis ringraziò Merlino, lo salutò e uscì dalla casetta. La porta si chiuse da sola, come a volerla aiutare viste le sue mani occupate.
-”Un'intera vita, eh?”- mormorò pensosa incamminandosi verso la piazza principale. -”Mi basterà?”-.
Nel corso di quell'ultimo anno, Ignis si era più volte chiesta quante informazioni la sua mente potesse contenere e il tempo che aveva a disposizione potesse concederle. La biblioteca di Yen Sid presentava molti tomi, ma li aveva ormai letti tutti; quella di Merlino, più grande, era meno interessante di quella del Maestro. Ignis sapeva che da qualche parte esisteva un Mondo dotato di un'immensa biblioteca, centinaia di scaffali con una miriade di libri; sapeva anche che il proprietario era una bestia che non permetteva a nessuno di avvicinarsi al suo castello. Le opere sparse per i Mondi erano tante quante le stelle, e Ignis era sicurissima che dentro a una di loro era racchiuso il segreto per salvare Terra.
Con sua enorme sorpresa si rese conto che la piazza non era deserta. Due figure maschili, una in camice bianco e l'altra con una divisa grigiastra, si stavano dirigendo verso il grande cancello in ferro della fortezza del Giardino Radioso. L'uomo più basso, una figura snella, portava i capelli nerastri tirati all'indietro e su un occhio aveva una benda. Parlava animatamente, accompagnando le parole ad ampi gesti delle mani. L'uomo che camminava davanti a lui, visibilmente più giovane, era una maschera di impassibilità. Quando Ignis spostò lo sguardo su di lui, si sentì mancare. Il respirò le si fermò in gola e gli occhi, quei suoi due brillanti zaffiri, si spalancarono di colpo. Avrebbe riconosciuto quel profilo ovunque, persino tra mille persone. La ragazza boccheggiò, barcollando e scivolando silenziosamente a terra. Strinse con forza i libri al petto e si morse la lingua. Non poteva gridare, non poteva chiamarlo, non poteva farsi notare.
Perché c'era qualcosa che non quadrava.
I suoi capelli, un tempo di un caldo castano, erano bianchi; il sole brillava su di essi mettendo in risalto dei riflessi argentati. Gli occhi, i bellissimi occhi azzurri che l'avevano fatta innamorare, avevano perso il loro colore, tramutandosi in due duri frammenti di ambra. La sua bocca era neutra; il dolce sorriso che Ignis ricordava era svanito.
Terra era lì, davanti a lei, distante ma allo stesso tempo vicino, come sempre; ma la ragazza sapeva che quella persona, nonostante l'aspetto, non era il giovane che le aveva rubato il cuore. Ripreso possesso delle facoltà mentali, Ignis scavò nella sua memoria fino a trovare una corrispondenza con le informazioni acquisite durante i suoi studi. Guardò un'ultima volta quello che un tempo era Terra e si tappò la bocca con entrambe le mani. Una malvagia figura risalì lentamente in superficie, facendosi voracemente spazio tra la moltitudine di ricordi che aveva affollato la sua mente. A un tratto quei piccolissimi e strani comportamenti che a volte il Maestro assumeva nei suoi confronti trovarono una spiegazione plausibile, come quel maledetto sorriso privo di emozione che compariva sulle sue labbra quando gli diceva, convinta, di essere a un passo dallo scoprire che fine avesse fatto Terra.
In un attimo, in un fatale momento, Ignis si rese conto di due cose.
Uno: il corpo di Terra era posseduto da Xehanort.
Due: il Maestro Yen Sid le aveva mentito.



 

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Capitolo 7
*** Fire Contact ***


Fire Contact

 

 

Non si era mai domandato per quale motivo in quella città il sole sembrasse intenzionato a restare per sempre sospeso in un limbo tra la morte e la rinascita.
“Crepuscopoli”, la città dal perenne crepuscolo.
Quanta forza gli ci voleva per aggrapparsi in maniera così disperata al cielo azzurro? Perché non voleva andare a riposo, lasciando spazio alle tenebre della notte? Di cosa aveva paura?
Be', che faccia quel che gli pare”.
Lentamente, un passo alla volta, Axel stava salendo in cima alla Torre dell'Orologio di Crepuscopoli, solo come quell'astro che fino a qualche attimo prima stava beffeggiando. A un certo punto si fermò, un piede sopra il gradino successivo della scalinata interna della Torre.
Quanto tempo era passato dall'ultima volta?
Sospirò e si appoggiò con una spalla alla parete, la testa china e gli occhi socchiusi puntati sui propri stivali neri.
-”Che razza di idiota”-.
Ripartì. Doveva semplicemente arrivare in cima, sedersi, mangiare un gelato, e la faccenda si sarebbe conclusa.
Per sempre.
Aveva deciso che quella sarebbe stata l'ultima volta: l'atto finale, la scena conclusiva. Niente più gelati al sale marino, niente più Torre dell'Orologio, niente più amici; solo ed esclusivamente lavoro. Stava così bene prima di incontrare quello stupido ragazzino...
-”I Nessuno non hanno un cuore”- sussurrò. -”I Nessuno non provano emozioni”-.
Vide la condensa sulla plastica della busta radunarsi in un punto e cadere a terra sotto forma di gocce gelide. Sospirò. Doveva sbrigarsi, altrimenti i gelati si sarebbero sciolti. A nessuno piacciono i gelati squagliati, proprio no.
Finalmente raggiunse la cima della Torre, il posto in cui, quando quel ragazzetto gli stava ancora tra i piedi, i due erano soliti incontrarsi dopo il lavoro e mangiare insieme un gelato. Ricordava ancora l'espressione di disgusto dipinta sul volto dell'amico quando gli fece per la prima volta assaggiare il gusto “sale marino”.
-”E' dolce ma anche salato. E' strano”- aveva detto confuso.
-”Strano come la nostra esistenza”- aveva commentato Axel con un sorriso amaro.
Lasciandosi alle spalle la penombra delle scale, il Nessuno venne colpito in pieno volto dalla pacata e tiepida luce del tramonto. Strizzò gli occhi verdi, momentaneamente accecato dal bagliore aranciato, e si parò la vista con una mano. Svoltò l'angolo per andare a sedersi al suo solito posto, un muretto dal quale adorava far penzolare i piedi, ma si bloccò di colpo quando vide che una ragazza lo stava occupando con noncuranza. Il suo viso, nascosto da una cascata di capelli rossicci, era rivolto verso il tramonto e i suoi piedi, proprio come avrebbero dovuto fare quelli di Axel, stavano dondolando nel vuoto.
-”Buonasera”- disse senza guardarlo. -”Non trovi che sia stupendo?”-.
Axel, preso del tutto in contropiede, non rispose. La ragazza si scostò i capelli dal viso e si girò a guardarlo. Il Nessuno si ritrovò addosso due occhi azzurrissimi, brillanti come stelle nel cielo.
-”Il tramonto, intendo”- specificò lei indicando il sole con un lieve cenno del capo.
Axel distolse lo sguardo e lo gettò a terra. Si schiarì la voce e si strinse nelle spalle. Per essere così entusiasta del tramonto doveva trattarsi di qualcuno che non era mai stato lassù...
-”Non lo sai? Qui il cielo non muta mai”- le disse piatto.
La ragazza ridacchiò.
-”Certo che lo so. Semplicemente, non l'ho mai visto da questa prospettiva. E' la prima volta che salgo quassù”- gli spiegò, confermando così la sua ipotesi. -”Vuoi sederti accanto a me?”- chiese battendo leggermente il palmo vicino a lei.
Axel tentennò, indeciso tra il darsela elegantemente a gambe e l'assecondare passivamente il volere dell'intrusa. Si passò una mano tra i capelli, stringendo le labbra e aggrottando le sopracciglia. Non era quello lo scenario che si era prefigurato per la sua ultima volta, ma dovette ammettere che, in fin dei conti, un po' di compagnia non gli dispiaceva più di tanto. Lui, alla solitudine, non si era ancora riabituato.
-”Va bene”- sospirò sconfitto.
La ragazza parve entusiasta della risposta affermativa di Axel, e gli rivolse un ampio sorriso, uno di quelli che scaldano il cuore.
Ma lui un cuore non lo aveva.
Rispose brevemente al gesto solare e altruista con un accenno di incurvatura sulle labbra, e, contrariamente all'etichetta, la squadrò da capo a piedi. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma il desiderio e l'istinto erano più forti di lui. Una strana aura aleggiava attorno a quella ragazza, e Axel se n'era accorto. I suoi abiti erano stranissimi, i suoi capelli rossastri e dalle punte azzurre, e il viso enigmatico. Per quanto bazzicasse spesso per Crepuscopoli, non l'aveva mai vista da quelle parti. Il modo in cui fissava il cielo e il tramonto di fronte a loro gli fece tornare in mente la meraviglia che il suo maledetto amico aveva palesato una delle prime volte che Axel lo aveva portato sulla Torre, quando, da involucro apatico, era diventato molto simile a una vera persona.
La ragazza si accorse delle sue occhiate insistenti e alzò un sopracciglio.
-”A cosa stai pensando?”- gli domandò curiosa.
-”...A niente”- borbottò dopo un momento di esitazione.
-”Guardavi i miei capelli, vero?”- disse prendendo tra le dita una ciocca rossa che sfumava dolcemente verso l'azzurro intenso. -”Lo sai? Non sono tinti. E' il mio colore. Cioè... Sono i miei colori”-.
-”Interessante”- commentò il Nessuno sarcastico.
-”I tuoi, invece, sono troppo rossi per essere naturali”-.
Axel sorrise sommessamente. Avrebbe voluto ribattere in una qualche maniera, ma non ci riuscì. La sua parlantina se n'era andata da un pezzo, ormai. Ricordando improvvisamente la loro esistenza, prese un gelato dalla busta. Constatò con non poco fastidio che era molto più vicino allo stato liquido che a quello solido.
Così imparo a perdere tempo in chiacchiere inutili”.
Lanciò uno sguardo interrogativo al sacchetto di plastica, chiedendosi per un momento per quale motivo avesse comprato tre gelati; non erano solamente lui e il tipetto biondo ai vecchi tempi?
A un tratto la ragazza emise un breve sospiro.
-”Ma tu guarda...”- disse piano. -”Non pensavo di trovarne uno qui”-.
Axel le rivolse un'occhiata perplessa ma non aprì bocca. Magari stava parlando tra sé e sé, perché disturbarla?
Si alzò in piedi, spolverandosi i vestiti. Si scostò i capelli dal viso candido e salì sul bordo del piccolo spiazzo della Torre dell'Orologio. Guardò dall'alto Axel, seduto accanto a lei e visibilmente confuso.
-”Qual è il tuo nome?”- gli domandò. -”Chi sei?”-.
-”Sono Axel”-.
-”Axel, hai detto?”- ripeté lei pensosa.
-”Axel”- confermò. -”L'hai memorizzato?”-.
La ragazza annuì e spalancò le braccia. Volse le spalle al tramonto e sorrise scoprendo i denti.
-”Organizzazione XIII, numero VIII: Axel, il Soffio di Fiamme Danzanti. Ci vediamo presto!”-.
Detto ciò si lasciò cadere dalla Torre, rivolgendo ad Axel un cenno di saluto. Il Nessuno gettò a terra lo stecco del gelato e si precipitò a guardare giù, convinto di trovare un orribile spettacolo ad attenderlo. Le sue tremende aspettative non vennero rispettate perché della ragazza non c'era alcuna traccia.
-”Ma cosa...?”-.

 

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Capitolo 8
*** Fire Duty ***


Fire Duty

 

 

 

Per quanto lo stesse interrogando con lo sguardo da diverse ore, il bianco soffitto dell'immacolata camera non gli rispondeva in alcun modo.
Ovviamente.
Axel assottigliò gli occhi verdi dal taglio allungato e serrò le labbra, facendo poi schioccare la lingua e tirandosi su a sedere, il capo chino sulle lenzuola sfatte del suo letto. Non riusciva a capire come fosse possibile che quella ragazza, quella pazza squinternata che aveva incontrato qualche giorno prima sulla Torre dell'Orologio di Crepuscopoli, conoscesse il suo titolo, il suo rango e persino il nome dell'Organizzazione. Nessuno dei tredici membri aveva mai divulgato informazioni riservate, se non per ordini del Superiore o per motivi ben precisi. Se fosse successo qualcosa del genere, Xemnas avrebbe ordinato l'esecuzione immediata degli eventuali traditori, esattamente come era successo coi ribelli del Castello dell'Oblio. Ad Axel sembrava strano che la missione di qualcuno consistesse nello svelare le informazioni dell'Organizzazione a quella tizia, per cui era più che sicuro che ci fosse qualcosa che non stesse andando secondo i piani del Numero I.
-”Non credo che il letto si rifarà da solo se continuerai a fissarlo in quel modo”- ridacchiò Demyx appoggiandosi con una spalla allo stipite della porta.
-”Lo so”- sbuffò Axel irritato. Scoccò un'occhiataccia al ragazzino e gli fece cenno con la testa di levarsi di torno. Non era dell'umore adatto per sorbirsi una delle pesantissime e inutili chiacchierate di Demyx, lamentele rivolte alla (secondo lui) ingente quantità di lavoro e al fatto che nessuno apprezzasse come si deve la sua abilità nel suonare il sitar.
-”Solo una cosa”- saltellò sul posto. -”Hai per caso visto uno dei miei spartiti? Ho fatto innervosire Xaldin e me li ha spazzati via tutti con una folata di vento”- spiegò grattandosi la nuca con imbarazzo. -”Credo sia invidioso del mio talento”-.
-”Ecco cos'era quell'urlo disperato...”- borbottò il rosso ripensando alle grida acute che aveva sentito qualche ora prima riecheggiare per tutto il Castello Che Non Esiste.
Demyx si strinse nelle spalle appuntite e annuì.
-”No, qui non c'è niente”- tagliò corto il Numero VIII. Si abbandonò sul letto e si girò su un fianco, dando le spalle al ragazzo castano. -”Cerca da un'altra parte”- gli consigliò agitando svogliatamente una mano.
Demyx se ne andò sbuffando e maledicendo Xaldin per quello scherzo di cattivo gusto. Axel chiuse gli occhi, concentrandosi sul silenzio appena tornato e sul volto della ragazza misteriosa che continuava a tornargli in mente, ancora e ancora, come un boomerang. C'era qualcosa nei suoi modi di fare che aveva finito per fargli credere con convinzione che non facesse parte di quel Mondo: sembrava una straniera, una outlander; eppure, per quanto ne sapesse, era possibile viaggiare attraverso i Mondi solo tramite i corridoi oscuri.
Sospirò.
Quella tipa meritava tutto il tempo che le stava riservando? La risposta era chiaramente “No”.
Infilò una mano inguantata sotto al cuscino. Le sue dita sfiorarono un corpo estraneo e Axel aggrottò le sopracciglia. Agguantò lo strano oggetto, stringendolo tra l'indice e il medio, e lo sfilò dal cuscino.
-”Com'è finito qui?”- mormorò ispezionando con lo sguardo uno spartito musicale.
Gli interessava davvero saperlo? La risposta era nuovamente “No”.
Nel cielo del Mondo Che Non Esiste, una notte perenne, brillava una luna a forma di cuore: Kingdom Hearts, l'ossessione del Numero I dell'Organizzazione XIII. Xemnas aveva fondato l'Organizzazione al solo scopo di aprire il portale per Kingdom Hearts, ottenere un nuovo cuore e, finalmente, poter esistere veramente. Grazie al suo vecchio amico erano riusciti a instaurare un contatto con Kingdom Hearts, ma adesso quella persona era scomparsa, svanita nel nulla.
Fuggita.
-”Nessuno sentirebbe la mia mancanza”- aveva detto prima di abbandonare Axel.
Lo spartito di Demyx aveva appena assunto la forma di un aeroplanino quando un suono sordo e inquietante infranse il silenzio. Un corridoio oscuro comparve nel mezzo della stanza e da esso uscì un ragazzo dai lunghi capelli azzurri e una cicatrice a forma di X sul volto. I suoi occhi gialli, indagatori come quelli di una pantera, si conficcarono su Axel. Gli angoli della sua bocca sottile si incurvarono con disgusto verso il basso.
-”Brutta abitudine, eh?”- disse Axel senza distogliere lo sguardo dall'aeroplanino. Tese il braccio verso l'alto e mimò un volo spericolato. -”Chissà a cosa servono le porte”-.
Saïx non rispose. Aveva smesso di ribattere a quelle stupidissime battute da una decina d'anni.
-”Sei stato convocato da Lord Xemnas nella Sala dei Tredici”- comunicò piatto.
Il Nessuno steso sul letto si tirò su a sedere a sfidò con lo sguardo l'altro, alzando un sopracciglio e lasciandosi scappare un sorrisetto beffardo. Gli occhi felini di Saïx si ridussero a due taglienti fessure.
-”Com'è fare il paggetto del Superiore? Ah, pardon, volevo dire cagnolino”-.
-”Non sfidare la sua pazienza, Numero VIII”-.
-”Cosa vuole da me Xemnas?”-.
-”Lord Xemnas”- lo corresse Saïx con un ringhio.
Axel agitò per aria una mano, visibilmente infastidito. Odiava l'attaccamento morboso che Saïx aveva sviluppato nel corso degli anni per Xemnas: lo seguiva ovunque come un viscido animaletto domestico ed eseguiva ogni suo ordine senza fiatare. Certo, anche Xigbar si comportava più o meno in quella maniera, ma almeno quella sottospecie di vecchio pirata non se ne andava in giro con un'inguaribile flemma.
Il Numero VII, stufatosi dell'inutile resistenza di Axel, alzò un braccio e gli indicò il corridoio oscuro. Gli ordinò di seguirlo e di smetterla con le sue solite pagliacciate perditempo. Axel si passò una mano tra i capelli rossi e scosse la testa, facendo schioccare la lingua. Passò accanto a Saïx, fulminandolo con lo sguardo, e fece come gli era stato ordinato. Il corridoio li portò all'interno della Sala dei Tredici, un grande ambiente circolare dal soffitto pressoché infinito, ovvero il luogo delle riunioni dei membri dell'Organizzazione. A ogni Nessuno era stato assegnato un trono di altezza differente. Seduto su quello più alto, torreggiante e solenne, sedeva il Numero I, Xemnas, l'affascinante quanto misterioso uomo dalla carnagione olivastra e i capelli argentati. Coi suoi occhi ambrati scrutò i due membri appena arrivati, soffermandosi qualche attimo di più su Axel.
-”Accomodatevi”- disse con voce profonda.
Sia Saïx che Axel non se lo fecero ripetere due volte. Si teletrasportarono sopra i loro troni e Saïx, come attirato da una calamita, volse immediatamente lo sguardo verso Xemnas, in attesa delle sue prossime parole. Axel incrociò le braccia al petto e accavallò le gambe. Per quanto stesse facendo il possibile per apparire, come suo solito, strafottente e sereno, c'era qualcosa in tutta quella solennità che gli stava dando da pensare. Fece vagare lo sguardo per la Sala e notò che, oltre a loro, vi era anche una quarta persona, un uomo il cui volto era celato sotto al cappuccio del soprabito nero. Poteva tentare di nascondersi come voleva, ma il suo fisico possente lo avrebbe sempre tradito: si trattava di Xaldin. Fu proprio lui il primo a prendere la parola.
-”L'abbiamo trovato”- disse piano la sua voce rude.
Il suono di quelle parole si propagò nell'aria, arrivando alle orecchie di Axel e facendogli subito venire in mente un nome e un volto.
-”Chi avreste trovato?”- domandò, nonostante conoscesse benissimo la risposta. Stava sperando con tutto se stesso di non udire quel nome, nemmeno per sbaglio.
-”La Chiave del Destino”-.
Le sua braccia conserte si irrigidirono. Gli occhi verdi scivolarono su Saïx e il suo sguardo si indurì quando lo vide sorridere malignamente.
-”Soffio di Fiamme Danzanti”- lo chiamò Xemnas dall'alto. -”Sai cosa fare”-. Detto ciò il Superiore svanì, abbandonando la Sala dei Tredici e lasciando a Xaldin il compito di spiegare i dettagli al sicario; perché sì, Axel aveva capito benissimo per quale motivo era stato convocato. Saïx non riusciva a togliersi dalla faccia il ghigno di orrenda soddisfazione che gli era comparso non appena aveva visto la reazione di Axel al solo sentir nominare il titolo dell'ex Numero XIII.
-”La situazione non è facile”- iniziò Xaldin. -”Sembra che la sua mente sia intrappolata in una realtà virtuale all'interno della Vecchia Villa di Crepuscopoli. Qualcuno deve essere riuscito a trovarlo prima di noi. La nostra, o meglio, la tua priorità...”-.
-”State scherzando”- lo interruppe a un tratto Axel.
Xaldin si zittì. Il suo petto possente emise un silenzioso e breve sospiro.
-”Ti ricordo che ha voltato le spalle all'Organizzazione. Ormai non è più uno di noi”-.
-”Sbarazzarsi di lui?! Volete che io mi sbarazzi di lui?!”- saltò su. -”Aspettato un secondo, non è troppo presto per farlo?”-.
Sotto al cappuccio, Xaldin sogghignò.
-”E' un ordine”- gli fece notare con calma. -”Perché stai esitando? Non sei tu quello che ha giustiziato spietatamente coloro che hanno tradito l'Organizzazione?”-.
-”Non ci ha traditi!”- insistette. -”E' solo che non è in grado di tornare!”-.
-”Se non lo farà, dovrà pagarne il prezzo”- concluse Xaldin freddamente.
Axel non riuscì a ribattere. Restò in silenzio con le mani strette attorno ai rigidi braccioli del suo trono. Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, ma aveva sempre sperato con tutto se stesso che il suo amico fuggiasco fosse abbastanza in gamba da riuscire a far perdere le proprie tracce. Xemnas aveva gradito molto il suo operato all'interno del Castello dell'Oblio, perciò era scontato che avrebbe richiesto i suoi particolari servigi anche in altre situazioni.
Ma, tra tutti gli esseri dei Mondi, proprio lui doveva eliminare?
Xaldin notò la forte esitazione nello sguardo perso di Axel.
-”Se ti opporrai a questi ordini, sarai tu quello che dovrà pagare”-.
Axel alzò gli occhi e guardò il Numero III, appena in tempo per vedersi scagliata contro una delle sei lance di Xaldin. L'arma andò a conficcarsi nello schienale del trono, a pochi centimetri dalla sua tempia. Il monito arrivò forte e chiaro.
-”Va bene, ho capito!”- sbottò il ragazzo dai capelli rossi. Xaldin richiamò la lancia. -”Lo farò, lo faro!”-.
Svanì come precedentemente aveva fatto Xemnas, senza guardare e senza salutare nessuno. A chi avrebbe dovuto augurare una buona giornata? A quel leccapiedi di Saïx e a quella bestia di Xaldin? Si rintanò nella sua stanza, sperando che nessuno comparisse sulla soglia, pena l'immediata combustione. Si gettò sul letto e si liberò dell'aria nei polmoni con un ringhio contenuto.
Così come qualcuno era riuscito a incastrare il ragazzetto biondo, l'Organizzazione aveva messo nel sacco Axel.
-”Cosa farai adesso, eh?”- sussurrò.

 

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Capitolo 9
*** Fire Resolve ***


Fire Resolve

 



La sua figura, rannicchiata sulla scalinata della Stazione di Crepuscopoli, era una macchia nera d'inchiostro su una tela aranciata. Teneva i gomiti appoggiati sulle ginocchia, le mani ansiosamente congiunte e il volto rivolto verso il basso. Il suo piede destro sollevava e abbassava il tallone ripetutamente, scandendo un ritmo irregolare e frenetico.
-"Buonasera, Axel"- sentì dire alla sua destra da una voce femminile conosciuta.
Inclinò lievemente il capo e riservò un'occhiataccia alla ragazza misteriosa, improvvisamente e silenziosamente comparsa, che lo stava guardando con fare curioso e divertito. Si era seduta accanto a lui, con le ginocchia strette al petto e i capelli rossicci che riflettevano il tramonto. Le punte azzurre sembravano brillare di luce propria.
-"Ancora tu?"- sbottò stizzito.
-"Già"- gongolò lei ridacchiando senza divertimento. -"Ancora io"- aggiunse, quasi in un sussurro.
Per giorni aveva sperato di incontrare nuovamente la stramba ragazza della Torre dell'Orologio, eroso dalla curiosità e dal disperato bisogno di scoprire come facesse a conoscere lui e l'Organizzazione, ma adesso che lei era lì, indifesa e seduta al suo fianco, non aveva voglia di aprire bocca e chiedere chiarimenti. In quel momento l'unica persona dalla quale esigeva delle risposte era Xemnas. Axel era sicurissimo che il Superiore non lo avesse scelto a caso per occuparsi del caso del Numero XIII: voleva che eliminasse con le sue mani il suo vecchio amico, recidendo così ogni legame.
"Ma noi non abbiamo un cuore".
-"E' successo qualcosa?"- gli domandò la ragazza.
-"No"-.
-"Che bugiardo!"-.
-"Non ti riguarda"- la freddò. Si girò di scatto e si ritrovò i suoi occhi azzurri puntati addosso, due grandi e compassionevoli zaffiri incastonati in un volto madreperlaceo. -"Si può sapere chi ti credi di essere?"-.
Lei si strinse nelle spalle e si ravvivò i capelli, per niente toccata dai modi sgarbati di Axel.
-”Io sono speciale”-.
-”Quanta modestia!”- sputò con cattiveria.
Un lieve ma deciso contatto sulla sua spalla uccise la sua risata malevola. Guardò, quasi inorridito, la mano della ragazza dai capelli rossicci e si irrigidì, preso in contropiede dall'espressione serafica del viso di lei.
-”Io sono speciale quanto tu sei diverso. Per quanto ancora hai intenzione di continuare a mentire a te stesso? Avanti, Axel, ammettilo: sei in grado di provare dei sentimenti”- disse dondolandosi sul posto.
Axel scattò in piedi, sorpreso dalle parole della giovane e dalla sua strabiliante e precisa analisi. Le erano bastati due miseri incontri per rendersi conto che lui, nonostante fosse un Nessuno, aveva conservato la capacità tipica delle persone, dei “Qualcuno”, di provare emozioni. Aveva tentato di negarlo, di respingere il ritorno dei vecchi sentimenti. Lui non era umano, non aveva il diritto di provare affetto, odio, compassione, dispiacere... Eppure, a un certo punto, qualcosa dentro di lui aveva preso a pulsare, timidamente e con cautela.
-”Solo il fatto che tu ti sia alzato e mi stia guardando con quegli occhi significa che ho ragione”- aggiunse facendo spallucce.
Lo invitò a tornare a sedersi accanto a lei, ma rifiutò categoricamente. La facilità con cui era riuscita a entrargli in testa e a capirlo lo rendeva inquieto, contribuendo ad alimentare l'idea che lei fosse un nemico e non un individuo innocuo.
-”Hai paura di me?”- gli domandò alzandosi in piedi. Gli occhi le scivolarono sulle mani inguantate di Axel da cui avevano preso a sprizzare irrequiete e scoppiettanti fiammelle. -”Si ha paura di cosa non si conosce, di ciò su cui siamo consci di non poter esercitare il nostro controllo. Hai paura di me, Axel? Hai paura di un tuo simile?”-.
Di un mio simile?”.
Axel abbandonò la posizione difensiva e rilassò un poco i muscoli tesi, ergendosi in tutta la sua statura e guardando negli occhi azzurri la strana tizia che sembrava sapere benissimo di cosa stesse parlando. Lei gli fece un mezzo sorriso e tornò a sedersi sulla scalinata della Stazione, spostandosi i lunghi capelli su una spalla.
-”Sei... un Nessuno?”- chiese conferma con esitazione.
-”Touché”-.
Il leggero e amaro sorriso che le incurvò le labbra rosate valse più di mille parole: era conscia della propria condizione, sapeva cosa volesse dire essere un Nessuno, ed era al corrente di ciò che la fatale scissione tra corpo e cuore aveva portato. Axel si sforzò di guardarla sotto una luce diversa, considerandola, come lei stessa aveva detto, un suo simile. In condizioni normali avrebbe provato pena e compassione per la sua situazione.
Per la loro.
-”Come ti chiami, Punte Azzurre?”- sospirò, come liberandosi finalmente da un peso opprimente.
-”Nixis”-.
-”Nixis...”- ripeté lentamente. -”E sentiamo: in cosa, esattamente, saresti speciale? Un po' superbo dire una cosa del genere, non pensi?”- la punzecchiò con cattiveria malcelata.
-”Anche tu lo sei”- ribatté prontamente la ragazza.
-”Superbo?”-. Il sopracciglio rosso di Axel scattò verso l'alto.
-”Speciale”- lo corresse con un'espressione di finto rimprovero.
Il giovane dagli occhi verdi sorrise debolmente e scosse la testa.
-”Tu non mi conosci”-.
-”Guarda che si nota subito”- rispose Nixis.
-”Come vuoi”- borbottò annoiato.
Avere una conversazione normale con Nixis sembrava impossibile: quello strambo Nessuno sbucato fuori dal nulla continuava imperterrito a elogiare la diversità sua e di Axel. Era a conoscenza della propria condizione, sapeva di essere un Nessuno e, in quanto tale, di non poter essere in grado di provare emozioni, eppure era convinta del contrario; inoltre insisteva sul fatto che anche Axel ne fosse in grado.
Chi le aveva inculcato quella folle idea?
Da dove veniva Nixis?
-”Vuoi unirti all'Organizzazione?”- le domandò svogliato dopo qualche minuto di silenzio. -”E' per questo che conosci il mio titolo? Hai svolto ricerche su di noi?”-. In realtà, che Nixis volesse o meno far parte della schiera capitanata da Xemnas, ad Axel non importava più di tanto. In quel momento i suoi pensieri erano altrove, levrieri in corsa verso lo stesso traguardo. Si guardò le mani fasciate dai guanti neri e strinse le labbra sottili, dimenticandosi, per qualche attimo, della presenza femminile accanto a sé.
-”Una volta, quando ero una persona completa, mi sono trovata in una situazione difficile”- esordì questa ignorando la domanda di Axel e spezzando il pesante silenzio. -”Dovevo scegliere tra il seguire la ragione o il mio... istinto”-.
Il ragazzo la guardò di sottecchi, incuriosito dal repentino cambio di tono di Nixis e dalla sua strana voglia di parlare di sé.
-”Premetto che già sapevo che, con molta probabilità, se avessi seguito l'istinto non avrei ottenuto grandi risultati...”- ridacchiò chiudendo gli occhi azzurri.
-”Immagino tu abbia dato retta alla ragione, allora”- commentò Axel.
La risata leggera si acquietò di colpo e la mano sinistra di Nixis scattò sul braccio destro di Axel, stringendolo con forza. Gli zaffiri della ragazza puntarono gli smeraldi dell'altro Nessuno, spalancandosi come buchi neri.
-”Ho fatto quello che era più giusto fare”- sussurrò in risposta.
Le labbra di Axel si socchiusero un poco, tentando di dar voce ai suoi pensieri confusi e inquieti, ma niente uscì da esse. Nixis mollò la presa e svanì in uno sbuffo di oscurità, riapparendo in piedi di fronte ad Axel. Intrecciò le mani dietro la schiena e si voltò verso il tramonto, incrociando le caviglie.
-”Sei completamente diverso dagli altri Nessuno, non dimenticarlo mai. Le eccezioni esistono per qualunque cosa. Tentar non nuoce”- disse rivolta al sole morente.
Tentar non nuoce?”, pensò facendo riecheggiare le ultime parole. “Lei sa?”.
-”Ragazza!”- scattò in piedi. -”Di cosa stai parlando?!”-.
Nixis si voltò di tre quarti e gli sorrise col suo solito fare enigmatico, stringendosi poi nelle spalle.
-”Tu ed io siamo molto simili, Soffio di Fiamme Danzanti. Ragione o sentimento? Penso che tu abbia già preso una decisione”-.
Un corridoio oscuro la inghiottì, portandosela via e lasciando Axel nuovamente solo, confuso e frustrato.




 

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Capitolo 10
*** Fire Love ***


Fire Love




Approfittò di un bug della Crepuscopoli virtuale per fare il suo ingresso. Raggiunse l'ingresso del Ring di Sabbia e alzò le mani all'altezza del petto. Roxas gli dava le spalle e si stava guardando attorno confuso e spaventato dall'improvvisa stasi del pubblico e dei suoi amici. In mano stringeva un Keyblade.
Il primo schiocco delle sue mani inguantate spezzò violentemente il silenzio.
-”Roxas, dai! Fight, fight, fight!”- imitò i cori entusiasti.
Il ragazzetto biondo si voltò e lo squadrò da capo a piedi. Strinse gli occhi blu in un'espressione ostile quando vide Axel entrare nel ring e avvicinarsi a lui con fare spavaldo.
-”Davvero non ricordi? Sono io, Axel”- disse il Nessuno togliendosi il cappuccio nero.
-”...Axel?”- ripeté l'altro.
-”Vuoto di memoria con la V maiuscola...”- commentò sconsolato. -”Per la miseria, daresti del filo da torcere persino ai Simili!”- esclamò evocando subito i chakram. Voleva portare a termine la missione il prima possibile, convincendo Roxas a tornare indietro e a chiedere umilmente perdono a Xemnas. Solo in quel modo c'era la remota possibilità che il Superiore avrebbe revocato la sua condanna a morte.
Roxas strinse le mani attorno all'impugnatura del suo Keyblade. Il suo sguardo celeste vagava attorno a lui, come in una disperata richiesta di aiuto. La confusione era fin troppo evidente sul suo giovane viso.
-”Aspetta un attimo! Dimmi che cosa sta succedendo!”- lo implorò.
Axel fece un tiratissimo sorriso. Xaldin aveva proprio ragione: il loro ex compagno non ricordava quale fosse la natura né di se stesso né dell'ambiente circostante.
-”Questa città è la sua creazione, il che significa che non abbiamo tempo per le domande”- tagliò corto. -”Verrai con me, volente e nolente; poi potrai ascoltare la storia”-.
Rapido e indolore”, pensò piegando le ginocchia e preparandosi a sferrare un attacco. La forza accumulata scemò rapidamente quando l'aria prese improvvisamente a vibrare, come dotata di vita propria. Anche Roxas se ne accorse. Guardò con rabbia il Keyblade, probabilmente accusandolo di tutte le stranezze e i paradossi accadutogli negli ultimi giorni, e, in un impeto d'ira, lo gettò per terra.
-”Che cosa sta succedendo?!”- gridò scandendo le parole.
Sotto i suoi occhi increduli, il Keyblade si smaterializzò e ricomparve tra le sue mani. Axel non si scompose. Gli angoli della sua bocca si incurvarono verso l'alto, in un ironico e rassegnato accenno di sorriso.
-”Numero XIII, Roxas, il prescelto del Keyblade”- sussurrò.



 

-”Cosa pensi dei ricordi, Axel?”-.
Reputò inutile voltarsi: sapeva benissimo a chi apparteneva quell'irriverente voce che gli aveva appena posto una domanda dalla risposta difficile. Si chiese invece come facesse quella ragazza a sapere sempre esattamente dove trovarlo, per di più nei momenti peggiori.
-”Hai un radar o qualcosa di simile?”-.
Nixis rise e si sedette alle sue spalle, schiena contro schiena. Axel non reagì. Per quanto fosse un Nessuno strano e alquanto anomalo, la sua presenza non era per niente minacciosa; o almeno, non più.
-”Possa il tuo cuore essere la tua chiave guida”- recitò Nixis.
Axel inarcò un sopracciglio, senza però distogliere gli occhi dal tramonto.
-”Ecco perché non so mai cosa fare o dove andare”- borbottò con sarcasmo.
Sentì Nixis sospirare.
-”Che cocciuto”-.
-”Che testarda”-.
Aveva incontrato Roxas, l'aveva sfidato ed era stato costretto alla ritirata. Vederlo ridotto in quello stato, privato dei suoi ricordi, gli aveva fatto inspiegabilmente male. Per nessuna ragione al mondo l'avrebbe detto a Nixis. Perché farlo? Per mostrarsi debole e dare ragione alla sua folle teoria sui cuori dei Nessuno?
Dopo il traumatico incontro si era rifugiato sulla Torre dell'Orologio, il suo amato posto che, ahimé, era diventato anche il luogo preferito di Nixis.
-”Cosa pensi dei ricordi?”- insistette la ragazza.
-”Fanno schifo”-.
-”Perché dici così? Ti hanno fatto qualcosa di male?”-.
Axel strinse le labbra e non rispose. Abbassò lo sguardo sul cornicione della torre e spalancò un poco gli occhi. Davanti alle sue iridi verde smeraldo passarono, veloci come un treno, fotogrammi che non credeva più di possedere. Non poteva farci niente: i suoi ricordi, le memorie del suo Qualcuno, avevano la brutta abitudine di riemergere nei momenti meno opportuni.
-”...Fanno schifo”- ripeté lentamente. Si passò pesantemente una mano sul volto, come a togliersi dal volto i residui materiali delle vecchie immagini.
La schiena di Nixis si staccò dalla sua e il Nessuno dai capelli rossastri gli si sedette accanto. Gli lanciò un'occhiata fugace ed enigmatica, poi tornò a guardare il tramonto.
-”Lascia che ti ponga un'altra domanda”- spezzò il silenzio con risolutezza. -”Che cos'è l'amore?”-.
Se la prima domanda l'aveva infastidito, la seconda lo spiazzò. Guardò Nixis con stupore e scoppiò a ridere. Così come se ne accorse Axel stesso, sicuramente ne fu in grado anche Nixis: la sua risata tradiva una nota di tristezza.
-”Spero tu stia scherzando”- le disse scuotendo la testa.
-”Per niente”-.
-”Possibile che tu non abbia niente di meglio da fare?”- sospirò esasperato.
Nixis si spostò i capelli mossi su una spalla e sorrise guardando il cielo.
-”Sei tu il mio meglio”-.
-”...Che vuoi dire?”- domandò Axel cauto.
Nixis alzò le mani e iniziò a gesticolare in silenzio. Gli angoli delle sue labbra erano rivolti verso l'alto. Si stava divertendo, era più che evidente, ma Axel non riusciva a capire per quale motivo. Ogni giorno che passava, Nixis, il Nessuno misterioso, diventava sempre più indecifrabile; eppure, nonostante il suo alone enigmatico, riusciva in qualche modo a trasmettere sicurezza e calore.
-”Non ho capito”- borbottò quando la ragazza smise di muovere per aria le mani candide.
-”Sai perché non hai capito?”- disse lei alzando un indice e sporgendosi verso il suo viso. -”Perché prima devi rispondere alla mia domanda”- sussurrò con un sorriso sornione.
La sua cocciutaggine aveva finito per far credere ad Axel che quel Nessuno non fosse tanto sano di mente. Forse doveva essere una caratteristica del genere femminile: nemmeno Larxene sembrava essere tanto a posto.
Axel sospirò e si grattò la nuca, com'era solito fare quando si sentiva a disagio.
-”Non te lo so spiegare”- si arrese. Che senso aveva continuare a lottare contro il poco buon senso di Nixis? -”Serve un cuore per poter amare, e noi non ne abbiamo uno”-.
-”Sai bene come la penso a riguardo”-.
-”Sì, e anche tu sai cosa ne penso io, per cui finiscila con questa storia. Mi hai stufato”- la freddò. Si sdraiò, si portò le mani sotto la testa e volse le spalle alla compagna.
-”Non sai rispondere a una semplice domanda esistenziale?”- lo punzecchiò la sua voce inspiegabilmente serena.
Axel si voltò, controvoglia. La luce aranciata del tramonto rendeva più rossi i capelli di Nixis. I suoi occhi, di un azzurro profondo, erano puntati in quelli verdi del ragazzo, il quale, per un momento, si sentì in soggezione. La guardò in silenzio per qualche secondo, poi, scocciato, sospirò nuovamente e si rimise seduto.
-”E' qualcosa che va oltre l'amicizia”- borbottò.
Nixis batté le mani.
-”Siamo riusciti a fare un passo avanti! Continua, su”- lo esortò.
-”Non so dirti di più, è inutile che continui a insistere”- sbottò Axel allontanandosi un poco.
-”Pensaci”-.
Axel fece roteare gli occhi e si massaggiò il setto nasale con due dita. Quanto avrebbe voluto trovare il modo di zittirla...! Quella dannata ragazza era davvero insistente, qualunque fosse l'argomento della conversazione.
-”Non lo so!”- scoppiò alla fine. -”Mettiti l'animo in pace e...!”-.
Il suo ruggito si acquietò lentamente quando incrociò i due specchi d'acqua di Nixis. Per quanto potesse urlarle contro e trattarla male, Nixis sembrava non dare peso alla sua maleducazione e ai suoi modi bruschi; il suo sorriso, quel maledetto sorriso compassionevole, non lasciava mai le sue labbra rosee.
-”Quando due persone stanno bene insieme si amano?”- gli domandò lentamente.
-”Non... Non per forza”- rispose Axel spaesato. -”Potrebbe comunque trattarsi di amicizia”-.
-”Quindi come è possibile distinguere l'amore dall'amicizia?”-.
-”Io non...”-.
-”Possiamo considerare l'amore come un'evoluzione dell'amicizia?”-.
-”Non lo so!”- quasi gridò Axel battendo una mano per terra.
Nixis non si scompose e si limitò ad annuire con un'espressione indecifrabile sul volto. Si sdraiò, abbassando le palpebre, e spalancò le braccia; i capelli mossi le incorniciavano il viso e la rendevano simile a una dea fiammeggiante. Il ragazzo dagli occhi verdi la guardò con la mascella serrata e uno strano bruciore allo stomaco. Sentiva qualcosa, qualcosa di strano, ma non riuscì a dargli né un nome né un'origine. Si passò distrattamente un dito su uno zigomo. La lacrima rovesciata non era in rilievo, ma poté comunque avvertirne la presenza. A causa dei suoi capelli a punta, delle lacrime sugli zigomi e degli occhi che sembravano cerchiati dal trucco, all'interno dell'Organizzazione XIII Axel veniva spesso chiamato “Pagliaccio”, ovviamente in maniera dispregiativa.
Continuate pure”, pensava. “Ho eliminato i traditori dell'Organizzazione, sono in grado di fare lo stesso anche con voi che le siete fedeli”.
-”Mi piacciono”-.
L'improvviso apprezzamento di Nixis lo riportò bruscamente alla realtà. Interrogò la ragazza con lo sguardo e lei rispose indicandosi gli zigomi.
-”Dovrei ringraziarti?”- reagì infastidito.
-”No, dovresti solo rispondere a un'altra domanda: se due persone si baciano sono amiche?”-.
Ancora con questa storia?!”.
-”Solo se si baciano sulle labbra, immagino”- rispose stanco.
Nixis si tirò su a sedere. Volse il capo verso Axel e lo squadrò da capo a piedi. Il ragazzo dai capelli rossi le scoccò un'occhiataccia. Per un momento pensò di aprire un corridoio oscuro e di andarsene. Stava iniziando ad averne abbastanza di quell'assurda conversazione.
-”Tu non hai mai amato, vero?”- gli domandò a bruciapelo.
Axel socchiuse le labbra e aggrottò le sopracciglia fiammanti. Guardò il Nessuno senza riuscire a spiccicare parola perché la sua domanda, sorta dal nulla, lo aveva preso in contropiede. Una volta era lui quello in grado di lasciare tutti senza parole: il sicario di fuoco dotato di una notevole ed esuberante parlantina, il Nessuno dal sarcasmo terribilmente reale.
Come aveva fatto quella ragazza misteriosa ad annientarlo?
-”...Non credo, no”- fu tutto quello che riuscì a dire con un filo di voce.
Nixis gli si avvicinò. Sentì il seno di lei premuto contro la sua spalla destra e le sue labbra perennemente sorridenti gli sfiorarono l'orecchio.
-”Vorresti provare?”-.
Un'aurea di fuoco si materializzò attorno a lui e costrinse la ragazza a teletrasportarsi in uno sbuffo di oscurità. Riapparve in piedi qualche passo più in là, le braccia incrociate al petto e un accenno di divertimento nei suoi zaffiri. Axel placò le fiamme che aveva istintivamente evocato e, anche lui in piedi, puntò un dito contro l'altro Nessuno.
-”Tu!”- le urlò contro. Si sentiva... stranissimo. Aveva caldo, molto caldo, e aveva la sensazione che il suo viso stesse andando a fuoco. -”Cosa stavi cercando di fare?!”-. Evocò i chakram e, completamente accecato dall'incomprensione, si preparò a un eventuale scontro contro Nixis. Era sicurissimo che la ragazza volesse fargli del male.
Contro ogni sua aspettativa, lei scoppiò a ridere. Ciò che colpì Axel fu la sincerità di quella risata.
-”Sei arrossito, hai provato imbarazzo, e ancora ti ostini a negare l'esistenza di nostri sentimenti?”- disse tra i singhiozzi allegri. -”Fatti un esame di coscienza!”-.
Un corridoio oscuro si aprì alle sue spalle e Nixis indietreggiò di qualche passo, le mani intrecciate dietro la schiena.
-”Stai tranquillo, non ti avrei baciato”- gli rivelò divertita. -”Non avrei mai potuto farlo perché il mio cuore appartiene a un'altra persona”-.

 

 

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Capitolo 11
*** Fire Situations ***


Fire Situations

 


Il corridoio oscuro lo portò nel Vicoletto di Crepuscopoli. Si materializzò alle spalle di Roxas, sorprendendolo.
-”Guarda dove siamo arrivati”- disse Axel grattandosi la nuca. -”Mi hanno dato lo sgradevole compito di distruggerti... se ti rifiuti di tornare all'Organizzazione con me”- sospirò.
Roxas aggrottò le sopracciglia e ridusse gli occhi azzurri a due fessure pensose.
-”Noi... siamo migliori amici, vero?”- domandò a un tratto.
Axel abbassò lo sguardo, visibilmente a disagio.
-”Certo”- rispose piano. -”Ma non mi farò trasformare in un Simile per...”-. Si bloccò, rendendosi conto di ciò che Roxas aveva appena detto. Non si aspettava una domanda del genere dal Numero XIII, non dopo aver appurato che la sua amnesia era reale. Un ampio sorriso comparve sul suo volto, illuminando per un momento i suoi occhi verde smeraldo. -”Un momento: ora ti ricordi?!”-.
-”S-Sì...”- rispose il ragazzetto biondo dopo un attimo di esitazione.
-”Fantastico!”- saltò su Axel iniziando a gesticolare. Se Roxas aveva davvero riacquistato la memoria, sarebbe bastato farlo ragionare con le buone per convincerlo a tornare tra i ranghi di Xemnas. -”Però sai, devo assicurarmene! Ecco... Qual è il nome del nostro capo?”-.
Roxas si guardò attorno spaesato e non rispose. L'entusiasmo evaporò dal corpo di Axel e il Nessuno dai capelli rossi sospirò di rassegnazione. Per un attimo aveva davvero creduto che le cose potessero tornare come prima senza alcun effetto collaterale.
-”Oh, non posso crederci...”- mormorò.
Roxas intuì le sue intenzioni e gettò a terra il legnetto che fino a quel momento aveva stretto in mano. Evocò il Keyblade e si mise in posizione d'attacco. Axel fece schioccare la lingua e i suoi due chakram si materializzarono tra le sue mani in uno sbuffo di fuoco. Stava per passare all'offensiva quando, all'improvviso, Roxas scomparve.
-”Odio questa città fittizia”- ringhiò annullando l'evocazione dei chakram.
Fissò per qualche secondo il punto in cui Roxas, una quantità imprecisata di tempo prima, incapace di rispondere alla sua banale domanda, aveva deciso di difendersi con le unghie e con i denti, ammettendo così di non riconoscere il suo migliore amico.
-”Il Roxas che conoscevo è sparito da tempo”- disse Axel tra sé e sé. -”Bene. Ho capito come stanno le cose...”-.


 

-”Semplicemente sorprendente, Roxas!”- esclamò Axel avanzando a braccia conserte all'interno di una camera nascosta della Vecchia Villa di Crepuscopoli.
Riconobbe l'emozione che in quel momento stava emulando: una frustrata ironia. Roxas, avvalendosi del potere del Keyblade, aveva appena eliminato una serie di Simili, ignaro del fatto che quelle buffe creature bianche fossero in realtà sue alleate.
-”...Axel”- disse il ragazzo biondo.
Sentir pronunciare il proprio nome lo infastidì.
-”Così ti ricordi di me stavolta”- constatò con una lieve aggressività.
Voltò il capo verso il vecchio amico e cercò con lo sguardo furioso i suoi occhi. Quando li incontrò sentì un moto di rabbia pervadergli il corpo, un sentimento talmente forte che, se in quel momento fosse stato in sé, lo avrebbe sorpreso e non poco. Chiuse le mani a pugno e, con triste sadismo, lasciò che le sue fiamme dessero fuoco alla camera e circondassero lui e Roxas.
-”Ne sono davvero lusingato!”- urlò. Vide Roxas agitarsi come un topolino in trappola. -”Ma è troppo tardi!”-.
L'ex Numero XIII, dopo un primo momento di paura, si fece coraggio e si preparò all'imminente scontro col Numero VIII. Evocò due Keyblade, sorprendendo il rivale. Axel, ormai accecato dall'ira, non si fece intimorire: richiamò i chakram e lasciò che le fiamme, oltre a rendere invivibile lo spazio e irrespirabile l'aria, lo bruciassero dall'interno. Era la prima volta in tutta la sua vita che si trovò a pregare le proprie fiamme di distruggerlo. Era pronto a tutto, ma non ad affrontare il suo migliore amico.
Lo scontro non durò molto. La rabbia e l'esasperazione di Axel lo portarono a utilizzare un'enorme quantità di energia per gli attacchi. In poco tempo il Nessuno dai capelli rossi si rese conto di essere stato battuto. Le fiamme si placarono a poco a poco, fino a scomparire; Axel si accartocciò su se stesso, il petto che si alzava e abbassava a ritmo irregolare. Le sue mani inguantate stringevano ancora l'impugnatura dei chakram.
-”Axel...”- lo chiamò Roxas.
Il Nessuno alzò il viso e guardò il ragazzetto. Stremato, gli sorrise sinceramente.
-”Incontriamoci nella prossima vita”- gli disse.
-”Sì”- annuì. -”Aspetterò”-.
L'oscurità avvolse Axel, e solo all'ultimo, quando stava ormai per svanire, il Numero VIII trovò il coraggio di rispondere a Roxas.
-”Sciocco. Solo perché tu hai una prossima vita...-.


 

Cosa accade a un Nessuno quando si ricongiunge col suo Qualcuno?
E' un caso più unico che raro”, pensò Axel.
Non aveva mai sentito parlare di un Nessuno che coesiste col suo Qualcuno.
Avrebbe mai rivisto Roxas dopo la sua unione con Sora? I suoi ricordi sarebbero continuati a esistere all'interno della mente di Sora o sarebbero svaniti, sommersi dalle memorie del ragazzo castano?
Roxas non si è arreso. Sta ancora lottando per...”.
-”Ehilà”- lo salutò Nixis varcano un corridoio oscuro.
L'arrivo del misterioso Nessuno interruppe i pensieri di Axel. La ragazza si sedette accanto a lui, proprio come la prima volta che si erano incontrati: stesso posto e stessa ora. Axel si passò una mano sul volto e si domandò cosa avesse fatto di male per meritare un colloquio con Nixis proprio in quel momento, quando l'unica cosa che desiderava era avere del tempo per starsene per conto suo.
-”Ha fegato quel ragazzo”- disse Nixis con ammirazione.
Le scoccò un'occhiata di sottecchi e corrugò la fronte.
-”Chi?”-.
-”Roxas”-.
Sapeva anche di Roxas. Come facesse quel Nessuno a conoscere tutto ciò che lo riguardava era un mistero, ma ad Axel, ormai, non importava più di scoprire la verità che si celava dietro a Nixis; non aveva la forza di fare certe domande e di stare a sentire certe risposte che, con molta probabilità, lo avrebbero turbato.
-”L'hanno etichettato come traditore, eh?”- continuò Nixis con la stessa leggerezza con cui si parlerebbe del tempo. -”Mi domando il perché. Non ha fatto niente di compromettente verso l'Organizzazione”-.
Axel non rispose; si limitò a fare un cenno d'assenso col capo.
-”Una volta ho conosciuto un ragazzo forte, altruista e, purtroppo, ingenuo”- cambiò argomento con un sorriso.
-”Con tutto il rispetto, Nixis”- disse Axel con fatica. -”Non mi importa”-.
-”Forte, altruista, ingenuo ma fermo nelle sue decisioni”- continuò Nixis ignorando le parole di Axel. Non lo stava guardando; teneva gli occhi fissi sulle punte azzurre dei suoi capelli, evitando volontariamente il contatto visivo. -”Era davvero un bravo ragazzo. Me ne sono innamorata, sai?”-.
-”...Dove vuoi arrivare?”- le chiese il Nessuno dagli occhi verdi, ora attento ai suoi discorsi inizialmente privi di senso.
Il sorriso sulle labbra di Nixis si spense.
-”Ricordi come sei diventato un Nessuno, Axel? Io sì. Ricordo tutto”-.

 

 

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Capitolo 12
*** Flashback: Madness of Miss Amber ***


Flashback: Madness of Miss Amber

 

 

 

L'uragano che con forza devastante irruppe nella Torre Misteriosa aveva i capelli dello stesso colore del tramonto e gli occhi iracondi del mare in tempesta.
-”Lei sapeva!”- tuonò Ignis divorando a furiose falcate la distanza che separava la porticina in legno dalla sobria e imponente scrivania del Maestro. -”Lei sapeva tutto, e nonostante ciò ha taciuto!”-.
La schiena del vecchio Yen Sid si irrigidì impercettibilmente e le sue sottili labbra di dischiusero, incapaci però di proferire parola. La sua allieva si era palesata in modo irruento, dimenticando tutte le regole comportamentali che una figura importante come quella del Maestro Yen Sid esigeva.
C'era rabbia nei suoi occhi azzurri; rabbia furibonda e delusione.
-”Non ho potuto fare altrimenti”- riuscì a dire a stento.
Irruente ed energetica come l'elemento fondamentale di cui portava il nome, di tutti i giovani custodi del Keyblade, Ignis era l'unica in grado di far provare al potente mago quella che molti definirebbero “soggezione”.
La giovane spalancò gli occhi e batté una mano sulla scrivania.
-”Mi ha mentito!”- ringhiò a denti stretti.
-”E' stato per una giusta causa”-.
-”Una giusta causa?!”- ripeté Ignis allargando le braccia. -”Là fuori c'è un custode del Keyblade che ha un disperato bisogno di aiuto e lei ha ben pensato di tacere a riguardo!”- scoppiò nuovamente indicando la finestra a forma di mezzaluna alle spalle di Yen Sid.
Fu per un attimo, un fugace momento, ma gli occhi attenti del venerabile Maestro notarono un repentino e disturbante movimento alle spalle di Ignis: un alone, scuro e violaceo, che, a tratti, adornava la testa e il petto della ragazza come un velo. Yen Sid premette istintivamente la schiena contro la poltrona, incredulo.
Quella era...!
-”Ho trascorso l'ultimo anno a consultare ogni libro contenuto in questa maledetta torre”- disse Ignis lentamente. Teneva i pugni chiusi lungo i fianchi e un costante tremore scuoteva il suo corpo dalla testa ai piedi. -”Ho studiato disperatamente, mi sono allenata fino allo sfinimento, ho sperato con tutta me stessa di riuscire a trovare un modo per salvare Terra... Quando lei sapeva benissimo che fine avesse fatto e come Xehanort l'avesse ridotto!”- gridò puntando un indice contro Yen Sid.
L'Oscurità, finalmente palesatasi in tutta la sua pericolosità, prese a roteare attorno a Ignis come un fedele famiglio. Yen Sid scattò in piedi: lo scenario peggiore, il motivo che lo aveva spinto a mentire alla sua allieva, si stava per avverare. Non poteva permettere che un altro custode del Keyblade cadesse preda dell'Oscurità. Alzò le braccia al cielo, pronto a lanciare una magia di contenimento, ma Ignis fu fatalmente più rapida di lui.
-”Soft Blizzaga”- pronunciò con quello che alle orecchie di Yen Sid sembrò disgusto.
Il corpo del vecchio Maestro si congelò di colpo, immobilizzandolo in una prigione di ghiaccio che aveva le sue stesse sembianze. Gli occhi, l'unico organo ancora in grado di muoversi e di portare informazioni al cervello, registrarono tristemente gli eventi successivi, incapaci di intervenire e di fermare Ignis dal compiere quella tremenda follia.
-”Una vita intera non mi basterà a salvare Terra”- mormorò la giovane.
Guardò Yen Sid e, come colta improvvisamente dal rimorso, pianse lacrime silenziose. Evocò il Legame di Fuoco, l'Oscurità che danzava attorno a lei; puntò il Keyblade contro il proprio cuore e abbassò le palpebre. Sotto lo sguardo impotente del Maestro Yen Sid, Ignis pronunciò le due fatidiche parole che consegnarono il suo cuore di Luce alla malvagia controparte.
-”Dark Stopga”-.
L'Oscurità confluì nel suo petto e una potente onda d'urto si propagò dal suo corpo. Il ghiaccio che ricopriva il corpo di Yen Sid si frantumò, cadendo a terra sotto forma di piccoli cristalli. Il vecchio Maestro si accasciò al suolo, sorreggendosi con una mano alla scrivania.
-”Ignis...!”- la chiamò con voce roca.
-”Non ho più bisogno di lei, Maestro Yen Sid”-. Il caldo mare tropicale contenuto negli occhi di Ignis, passata la tempesta, si era tinto d'ambra. -”Possa la mia volontà essere la mia chiave guida”-.

 

 

Da quel momento, Ignis, passo dopo passo, si avvicinò sempre più all'Oscurità, con l'unico obiettivo di trovare un modo per salvare Terra dalle tristi catene del Maestro Xehanort. La potente e disperata magia che aveva scagliato su se stessa, Dark Stopga, la rese immune al trascorrere del tempo. La Luce, così tanto elogiata e fin troppo sopravvalutata, non era in grado di darle una risposta; l'Oscurità, invece, le si mostrava suadente e, soprattutto, potente.
Passarono gli anni e Ignis perse le tracce di Terra: non si trovava più al Giardino Radioso e nessuno sapeva dove fosse andato.
L'alone di energia oscura che aveva preso a vorticarle intorno e ad accompagnarla come un fedele servitore non era all'altezza delle sue aspettative: aveva bisogno di calarsi nel baratro, giù, sempre più giù; il suo cuore, se voleva poter far ricorso al completo potere dell'Oscurità, doveva macchiarsi indelebilmente. Iniziò così a uccidere a sangue freddo, senza pensarci due volte. Sceglieva una vittima a caso nel Mondo in cui si trovava e la uccideva, ponendo fine alla sua vita col fido pugnale che portava sempre con sé, nascosto nella fascia rossa arrotolata attorno alla vita e ai fianchi.
Il Mondo in cui capitò quella volta la lasciò inaspettatamente senza fiato: si trattava di una città illuminata dalla luce rosso-aranciata del tramonto e brulicante di pigre persone che, senza fretta, girovagavano per le sue vie. Ignis, atterrata nella piazza di quella che le parve una stazione dei treni, si stupì di come il sole non sembrasse cambiare mai posizione: in costante bilico lungo la linea dell'orizzonte, perennemente indeciso tra il restare nella luce e il cadere nelle tenebre. Sorrise, pensando a quanto quell'enorme stella fosse ignava.
La torre dell'orologio della stazione, con le sue campane spioventi, la incuriosì molto. Ignis entrò nell'atrio della stazione e cercò l'ingresso per quello strano ma bellissimo campanile.
Una decina di minuti più tardi, Ignis sedeva in cima alla torre, col viso rivolto verso lo statico tramonto e i piedi penzolanti nel vuoto.
Da lassù poteva godere di un'ampia visuale della città, eppure furono due figure sottostanti, appoggiate alla balaustra della piazza della stazione, ad attirare la sua attenzione: un ragazzo e una ragazza.
-”...bellissimo qui?”-.
Il lieve vento riusciva a portarle solo dei frammenti del loro intimo dialogo. Ignis si sporse un poco in avanti e si concentrò, cercando di carpire più parole possibili. Vide il ragazzo passare un braccio attorno alle esili spalle della ragazza e attirarla a sé con impacciata dolcezza.
-”...quanto te”-. Il giovane schioccò alla compagna un bacio sulla fronte e lei si mise a ridere timidamente.
Ignis, per un attimo, rabbrividì di fronte a quello spettacolo tremendamente smielato; poi, come colpita da una freccia infuocata, si sentì avvampare: avvertì il sangue ribollirle nelle vene e, prima che potesse rendersene conto, strinse con forza i pugni, con talmente tanta rabbia da conficcarsi le unghie nei palmi delle mani. Si toccò la fascia rossa, sfiorando il tessuto con le dita: il pugnale era lì, un pezzo di freddo metallo tenuto al sicuro dalle pieghe della fascia.
Guardò la piazza sottostante e la strada alla sua destra, l'unica via d'accesso a quel luogo: a parte lei e i due piccioncini non c'era nessuno. Si alzò e rientrò nella torre, iniziando a scendere gli scalini mentre si rigirava tra le mani il pugnale.
-”Sarà divertente”- mormorò a denti stretti. Si sentiva diversa rispetto alle altre volte. C'era qualcosa dentro di lei che non solo ribolliva ferocemente, ma urlava e si dimenava.
Una volta uscita dalla stazione, la luce aranciata del sole la costrinse a chiudere per un attimo gli occhi dorati. Quando li riaprì, vide i due ragazzi, mano nella mano, fermi a osservare il tramonto di fronte a loro. Parlavano tra di loro, sussurandosi dolcezze e scambiandosi promesse.
-”Sarò sempre al tuo fianco”- disse lui.
-”Qualunque cosa accada io ci sarò”- rispose lei.
-”Sei davvero coraggiosa”- rise lui.
La ragazza, indispettita ma al tempo stesso lusingata, si allontanò di qualche passo sorridendogli e rispondendo a tono alla sua battuta. Lui si sporse in avanti, la afferrò per un polso e, dopo averla attirata nuovamente a sé, la baciò.
Il pugnale era già nella mani di Ignis, pronto al suo macabro lavoro, ma la ragazza dai capelli rosso Tiziano stava tremando. I suoi occhi ambrati erano fissi di fronte a sé e il suo respiro era lento e dolorosamente faticoso: era come se un enorme masso le si fosse posato sulla bocca dello stomaco e sui polmoni, pesante e opprimente. Provò a fare dei respiri più lunghi e profondi, ma fu tutto inutile. Il masso divenne una morsa e il dolore fu quasi atroce.
-”Perché loro sì e io no?”- sussurrò boccheggiando. -”Perché loro possono essere felici e io no?”-.
Strinse con forza il manico del pugnale, tentando di ricacciare indietro le lacrime gelose che le stavano imperlando gli occhi. La sua fedele e sinuosa compagna si manifestò, aleggiando attorno all'arma da taglio e indicandole silenziosamente la risposta a tutte le sue sofferenze.
Fu una questione di pochi attimi: Ignis prese la mira e fletté il braccio.
Il ragazzo era alto, aveva un collo più grosso rispetto alla fidanzata: più grande è il bersaglio e più sarà facile colpirlo. Il tempo di un battito di ciglia e il pugnale trafisse con precisione la giugulare del ragazzo. Il sangue fuoriuscì dalla vena e soffocò il giovane, il quale si staccò dalla ragazza e le si accasciò addosso. Lei intravide la lama uscirgli di lato dal collo, urlò di terrore e si scostò, spingendo via il corpo ormai inerme del compagno e facendolo cadere a terra con un tonfo orribile. Iniziò a guardarsi intorno, gli occhi sbarrati pieni di lacrime e le gambe che, nonostante la situazione pericolosissima, non accennavano a volersi muovere. Il suo sguardo impaurito si posò alla fine su di Ignis, la quale si stava lentamente avvicinando al bagno di sangue. Giunta abbastanza vicino al corpo del ragazzo, si chinò su di esso e, piantandogli un piede sulle scapole, estrasse con un colpo secco il pugnale. La ragazza, che fino a poco tempo prima pensava di essere la persona più fortunata del mondo, si ritrovò addosso due paia di occhi ambrati carichi di odio e rancore. Tentò di indietreggiare, ma le gambe, ancora, non le rispondevano adeguatamente. Finì per inciampare, gli occhi spauriti sempre fissi in quelli dorati dell'assassina.
-”Perché voi eravate felici?”- le domandò Ignis in un sussurro.
La ragazza a terra indietreggiò ancora di più fino a trovarsi con la schiena premuta contro la balaustra della piazza.
-”Io ho lottato per la mia felicità, per il mio amore... E che cosa ho ottenuto?”-. Arricciò le labbra in una smorfia di disgusto. -”Disperazione”-.
La ragazza, il bel viso sfigurato dal pianto e dalla paura, scosse la testa con veemenza.
-”Ti prego...!”- iniziò con voce tremante.
Ignis alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere sguaiatamente.
-”Credi che io possa perdonarti? Assolutamente no! Io sarei dovuta essere felice, non tu, non lui, non voi due!”- gridò agitando in aria il pugnale sporco di sangue ed enfatizzando ogni pronome con un fendente. -”Non scappare, sarebbe inutile: ti prenderei ugualmente e ti ammazzerei con lo stesso pugnale con cui ho ucciso il tuo amorino!”-.
La ragazza soffocò un urlo e dagli occhi arrossati continuarono a uscire lacrime.
-”Cos'è che gli hai detto? Qualunque cosa accada, io ci sarò sempre”- sorrise malignamente. -”Come desideri”-.
Quel giorno lui era stato molto carino. Era da quasi una settimana che non si parlavano a causa di un pesante litigio, poi lui, inaspettatamente, si era presentato sotto casa sua con un mazzo di rose e lei non era riuscita a resistergli: era scesa in strada, lo aveva abbracciato forte e gli aveva chiesto scusa. Lui, sorridendole, l'aveva portata nella piazza della stazione, dove più di un anno prima si erano messi insieme. Lui aveva intenzione di chiederle scusa come si deve e di regalarle un anello.
Quell'anello, ora, era sporco di sangue.
La mano della sua padrona giaceva inerme a terra, così come lei stessa.
Un improvviso e violento vortice scuro avvolse Ignis. La ragazza dai capelli rosso Tiziano lasciò cadere a terra il pugnale e, colta da un repentino dolore, si portò le mani al petto. Sentì una fortissima fitta al cuore e crollò a terra, raggomitolandosi su se stessa. L'aria attorno a quella nube oscura si riempì delle sue atroci urla sofferenti.

Era come se qualcuno le stesse strappando il cuore dal resto del corpo.









NOTE DELL'AUTRICE:
Le due magie citate in questo capitolo, "Soft Blizzaga" e "Dark Stopga" sono di mia invenzione e, perciò, non canoniche. Ho pensato alla prima come a una particolare "Blizzaga" utile a congelare il bersaglio senza la creazione di blocchi/stalagmiti di ghiaccio; "Dark Stopga", invece, è una potente e rischiosa magia elaborata da Ignis, la quale è riuscita a crearla grazie ai numerosi studi da lei compiuti e al potere dell'Oscurità in lei latente.
Per domande e ulteriori chiarimenti, sapete dove trovarmi <3

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Capitolo 13
*** Flashback: Meditations ***


Flashback: Meditations

 

 

 

Gli occhi di Ignis, rimasti chiusi per chissà quanto tempo, si aprirono esitanti su una piazza che conoscevano benissimo: la Piazza della Stazione di Crepuscopoli. La giovane, riversa a terra, si tirò su lentamente, portandosi una mano alla testa confusa e l'altra al petto dolorante: era come se a ogni respiro decine e decine di coltelli affilati le trafiggessero il cuore.
Il... coltello”.
Qualcosa dentro di lei gridò allarmato e la esortò a cercare un coltello. Perché avrebbe dovuto esserci un coltello lì nei dintorni? Ma, domanda ancor più importante, lei cosa ci faceva in quello strano posto che, per qualche misterioso motivo, sapeva di conoscere? La mente di Ignis era confusa, circondata da una fitta nebbia. Più la ragazza cercava di ricordare e di trovare risposte alle sue domande, più il dolore al petto aumentava.
Un soffocato rantolio si insinuò nelle sue orecchie, portandola a voltarsi di scatto alle sue spalle. La scena che le si parò dinnanzi gli occhi avrebbe sconvolto chiunque, ma Ignis, guardando il lago di sangue che, lentamente e fiacco, cercava di raggiungere i suoi piedi, non batté ciglio. Sapeva di dover inorridire, gridare, spaventarsi e disperarsi, ma non ci riuscì. Fissò negli occhi vitrei e strazianti i due giovani innamorati; il suo volto restò imperturbato, come una maschera di cera.
Le sue sopracciglia rosse si incresparono lievemente, confuse.
Non sento niente”.
Uno spettacolo raccapricciante si mostrava di fronte a lei ma Ignis non provava niente: cosa stava succedendo? I coltelli che attentavano al suo cuore decisero di sferrare il colpo finale. Ignis si accasciò a terra, stringendo i denti e portandosi le mani al petto, attanagliando la stoffa bianca e respirando a fatica. Sbarrò gli occhi e spalancò la bocca in un urlo silenzioso, ansimando ed espandendo a fatica i polmoni.
Il pugnale!”.
Non era un coltello ciò che una parte di lei stava cercando disperatamente ma un pugnale, la stessa arma affilata che, illuminata traversalmente dalla luce del tramonto, brillava a pochi passi da Ignis. La lama imbrattata di sangue le sorrideva mestamente.
Un lieve brusio proveniente dall'unica via che conduceva alla Stazione allarmò Ignis. Qualcuno stava arrivando. Guardò le due persone col collo massacrato e, rapida e istintiva come un felino, allungò una mano per appropriarsi del pugnale. Sentì il Legame di Fuoco materializzarsi nell'altra mano e, senza guardarlo, lo lanciò in aria e lasciò che il proprio corpo venisse avvolto dall'armatura. Saltò in groppa al Keyblade trasformato e si apprestò a lasciare Crepuscopoli, portandosi dietro interrogativi, scarsa memoria e un pugnale sporco di sangue.
I suoi piedi toccarono la morbida e umida erba del piccolo e irregolare giardino della Torre Misteriosa. Il suo cuore l'aveva condotta lì, anche se, dentro di sé, aveva come la certezza che la litania del vecchio Maestro non fosse più adatta a lei. Il Legame di Fuoco sparì avvolto da una luce più cupa del solito. Ignis si guardò la mano vuota e corrugò la fronte. Qualcosa non andava, e non si stava riferendo alla sua innaturale calma. Solo allora se ne rese conto: le punte dei suoi capelli erano azzurre. Quando se li era tinti? Prese una ciocca tra due dita e se la rigirò sotto gli occhi con estrema cura, scrutando intensamente ogni fibra del capello nella vana speranza di riuscire a ricordare qualcosa.
...Terra?”.
Ignis mollò la presa sui propri capelli e guardò il cielo stellato, dubbiosa. Quel nome, comparso nella sua mente all'improvviso, le era tremendamente familiare; eppure, il suo ricordo non le procurò alcuna emozione. Di nuovo.
-”Non capisco”- mormorò agli astri luminosi.
L'alta e storta torre del Maestro era lì, a una decina di metri da lei, ma Ignis, per qualche strano motivo, sentiva e sapeva che non era la benvenuta, non più. Aveva la quasi certezza che fosse successo qualcosa tra lei e Yen Sid, ma non riusciva a ricordare cosa. Il petto aveva smesso di farle male, si era come rassegnato; la testa, invece, era ancora insolitamente leggera e annebbiata, ostinata nel volerle nascondere ciò che sapeva.
Ignis lasciò la Torre Misteriosa, convinta che quello non fosse il luogo adatto a lei, e partì alla ricerca di se stessa. Viaggiò per molto tempo attraverso i Mondi, assistendo a eventi che lei stessa non credeva possibili, come l'apertura del portale per il Regno dell'Oscurità e l'apparizione degli Heartless. I Nesciens, gli unici esseri malvagi che conosceva, non si vedevano da tempo, spariti come il loro diabolico “padre”.
Un poco alla volta, Ignis riuscì a tornare padrona delle proprie memorie: ricordò Eraqus e Xehanort; ricordò la Terra di Partenza e i Mondi in cui era stata più di una volta; ricordò Yen Sid; ricordò tutto, eccetto un fondamentale elemento che avrebbe dovuto collegare tutti i frammenti di memoria che era riuscita a collezionare. Qualcosa continuava a sfuggirle, così come la ragione dei suoi capelli azzurri e della sua apatia.
La risposta arrivò fatalmente dieci anni dopo il suo risveglio a Crepuscopoli, quando Ignis, intenta a fare affari con un mercante di Agrabah, vide aprirsi in un vicolo della calda città un grande ovale oscuro. Da questo, evidentemente un portale, uscì una figura avvolta da un soprabito nero e col cappuccio calato sul volto. Nessuno dei cittadini di Agrabah parve farci caso, data la calca presente al bazar, ma Ignis intuì subito che quell'individuo fosse appena apparso da un altro Mondo.
La giovane iniziò a muoversi nei Mondi prestando particolare attenzione ai luoghi più nascosti e riservati: iniziò così a notare la presenza delle inquietanti figure incappucciate. La visione del volto di una di queste pose finalmente fine alla sua amnesia parziale: un giovane uomo dai capelli grigi e gli occhi ambrati. Per la prima volta dopo anni, Ignis avvertì una contrazione all'altezza del cuore, un disperato e incredulo spasimo. Il nome che timidamente aveva fatto capolino nella sua mente quando era tornata alla Torre Misteriosa si impose con prepotenza e gridò, riuscendo finalmente a farsi ascoltare dalla ragazza. Ignis ricordò tutto, dal rifiuto di Eraqus alla scoperta del triste destino del Trio della Terra di Partenza, dal lancio della sua potente magia che le aveva permesso di fermare lo scorrere del tempo sul proprio corpo all'omicidio avvenuto a Crepuscopoli.
Ignis aveva riacquistato i ricordi e, con essi, la consapevolezza di essere diventata un Nessuno.

 

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