I want to live

di Blue Flash
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1.A quiet place ***
Capitolo 2: *** Decisions ***
Capitolo 3: *** Students ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1.A quiet place ***


Capitolo 1. A quiet place


Lo sguardo perennemente annoiato di Aizawa era puntato fuori dal finestrino. I capelli scuri ed indomiti, per quell’incontro, erano stati legati dietro il capo, donandogli un’aria decisamente più ordinata, niente a che vedere con il classico look da Eraserhead che di solito aveva. Il preside, che adesso sedeva esattamente al proprio fianco, gli aveva consigliato di indossare una giacca ed una cravatta, in modo tale da risultare più maturo ed anche serio.
Quando erano entrati nel suo studio, il preside ed All Might, mormorandogli che dovevano parlargli, Aizawa aveva creduto che si trattasse di qualcosa di incredibilmente pericoloso, ed infatti così era stato. Le ultime vicende che vedevano coinvolta la prestigiosa scuola per eroi, di cui lui era parte del corpo docenti, erano così gravi da far rabbrividire chiunque. Era chiaro, dopo gli attacchi che si erano susseguiti, sia fuori che dentro le mura, che qualcuno ormai facesse da spia per la Lega dei Criminali.
Chi?
Non si sapeva.
Come riusciva a farlo?
Altro dubbio esistenziale che aveva iniziato a preoccupare tutti quanti, specialmente il preside. Per cercare di avere una maggiore sicurezza ed un controllo non indifferente dei ragazzi li avevano addirittura spostati nei dormitori all’interno della scuola, ma i problemi non erano finiti li, poiché l’attacco ed il salvataggio della piccola Eri non costituivano che la punta dell’iceberg per quanto riguardava le azioni criminali. Il legame fra la Yakuza e la Lega dei Criminali era ormai assodato, anche se certi eventi avevano messo tutto in dubbio, ma da allora eccezione fatta per il combattimento di Endevor non vi erano più state tracce di quegli esseri e del loro capo.
Fatto alquanto preoccupante, ovvio, per questo nessuno, all’interno della scuola ma anche facente parte della pubblica sicurezza, aveva abbassato la guardia, e proprio per tale motivo che si stavano dirigendo fin li, presso le Nishimura Industries, nel pieno centro della città. Un bel grattacapo, senza ombra di dubbio, perché sapendo con chi avrebbe avuto a che fare si sentiva parzialmente nervoso. Come lui anche All Might, in uno sgargiante completo giallo, non faceva altro che tamburellare le dita sulla propria gamba, mostrando evidenti segni di nervosismo. E se lui, che era la rappresentazione della serenità, si sentiva così figurarsi come stava Aizawa.
«Perché quei musi lunghi, voi due?» li apostrofò il preside con tono bonario prima di dare un colpetto alla spalla del corvino.
Solamente allora, con estrema lentezza, Aizawa voltò il viso in direzione del proprio preside e sospirò profondamente, limitandosi a rispondere a tale domanda con una scrollata di spalle.
«Siamo sicuri che quello che stiamo facendo è davvero necessario?» domandò il moro andando a stringere le braccia all’altezza del petto, coperto dalla camicia e dalla cravatta.
«Ne abbiamo parlato tutti, Aizawa, lo sai che non possiamo fare altrimenti. Stiamo facendo la cosa migliore non solo per la UA, ma anche per la sicurezza del paese.»
Quell’opossum era estremamente intelligente ed anche superiore, riusciva a ragionare con calma senza mai perdersi d’animo, ecco perché Nezu era la persona, o meglio l’animale, migliore a poter gestire la UA. Ed Aizawa, purtroppo,a aveva da sempre piena fiducia in lui, quindi non poteva che fare diversamente anche quel giorno.
«E voi credete che riuscirà in quest’impresa?»
Domanda più che logica quella del professore, ma questa volta, a rispondergli, fu lo stesso Yagi, che mostrò il suo miglior sorriso, quello che era solito usare per incoraggiare anche gli altri.
«Non è una vera e propria impresa, lo sai benissimo anche tu, però sono abbastanza fiducioso perché, appunto, questa situazione non può continuare ad andare avanti in tale maniera. Ne va del bene di tutti quanti.»
Shota roteò gli occhi per via di quell’eccessiva fiducia del biondo, ma lui era fatto così. A parole e con i gesti era davvero bravo, non a caso il titolo di Eroe Numero Uno apparteneva da sempre a lui ed anche dopo la nuova classifica nessuno si sarebbe mai dimenticato di All Might. Per tale motivo se Nezu e Yagi erano assolutamente favorevoli a quella cosa, allora anche lui lo sarebbe stato, o almeno avrebbe provato a vedere il lato positivo: meno lavoro per lui, anche se di questo non ne era del tutto certo.
La grande auto scura appartenente alla UA si fermò esattamente ad i piedi di un imponente grattacielo, ed allora un uomo in divisa scura si precipitò ad aprir loro la portiera in modo da permettergli di scendere. Certo che alle Nishimura Industries facevano le cose in grande, e questo non lo poteva negare. Chiunque, nell’intero stato Giapponese, conosceva quel logo bianco ed azzurro che era impresso sulla facciata del palazzo. Jason Nishimura, americano di origini giapponesi, era riuscito a sfondare grazie alla sua mente brillante ed alle invenzioni che si usavano per gli eroi. Erano sue alcune fra le più belle armature che si vedessero in circolazione, niente a che vedere con certa roba di pessima qualità. Purtroppo persino Shota doveva ammetterlo che quelle industrie erano piuttosto riconosciute, magari non quanto altri nomi ancora più importanti, ma nel mercato avevano un loro guadagno non indifferente.
Però, quel giorno, loro non erano li per occuparsi di affari, almeno non affari riguardanti le Indistries. Più che altro avrebbero dovuto discutere con il dirigente e questo andava decisamente meno bene perché sapeva benissimo di chi stavano parlando.
Quando la portiera si aprì, l’uomo che era giunto verso di loro reggendo in mano un elegante ipad dalle tecnologiche fattezze, sollevò lo sguardo da sotto gli occhiali da vista e poi sospirò profondamente prima di parlare.
«Preside Nezu, All Might ed Eraserhead, è un vero piacere che siate giunti fin qui per parlare con il nostro dirigente.»
Aizawa avrebbe tanto voluto rispondere a quell’uomo che in realtà lui non aveva assolutamente intenzione di parlare, ma per fortuna lo precedette il proprio preside.
«Lei deve essere Killian, giusto? Spero di non essermi sbagliato.» ed allora l’opossum scese dalla macchina, sistemandosi la giacca.
«Esattamente, piacere mio di conoscerla, signor Preside e—… voglio ancora ringraziarla per la proposta che farete al mio capo.»
Una risata divertita si lasciò sfuggire il preside, anche se in realtà Aizawa voleva spiegargli che non c’era nulla da ridere e che si sarebbero dovuti giocare le loro migliori carte per ottenere una risposta positiva, ma il preside, come sempre, prendeva tutto troppo alla leggera.
«Come ho già detto per noi sarebbe semplicemente un vero onore poter fare tale offerta al vostro capo.»
«Ha ragione, saremmo così felici di collaborare con la Signorina.» si aggiunse All Might che a sua volta era sceso dall’auto lasciando Aizawa l’unico ancora li dentro, silente, e senza voglia alcuna di  muoversi davvero.
Solamente quando gli altri due iniziarono a camminare capì bene di doverli raggiungere e dopo un profondo sbuffo, fece forza sulle proprie gambe e li seguì all’interno del grande edificio.
Una volta oltrepassata la porta d’ingresso rigorosamente automatica ed a vetri l’aria calda lo investì in pieno, tanto da farlo acclimatare. Fuori, essendo iniziato da poco ottobre, il tempo diventava sempre più uggioso ed al contempo le temperature si abbassavano.
Quanto avrebbe preferito rimanere a casa abbracciato ad uno dei propri gatti, anche se il suo attuale trasloco nelle dimore degli insegnanti non era stato preso troppo bene dai propri compagni di disavventure. Ma anche quella era una “misura di precauzione” che adesso vedeva Aizawa vivere a fianco di Mic, e questo ne andava della propria salute mentale perché prima o poi avrebbe ucciso il biondo, o lo avrebbe soffocato con le proprie bende. Le possibilità erano innumerevoli e tutti lo sapevano bene.
Cercò di distrarsi, mentre seguiva il suddetto Killian lungo la grande ed imponente hall dove dovevano ricevere persone. C’era gente che si muoveva, facendo avanti ed indietro e sbracciando per farsi vedere da qualcuno. Chi teneva fogli in mano, chi ipad e chi ancora camminava con ricetrasmittenti. Insomma c’erano davvero tantissime persone a lavorare per le Nishimura e questo era un bene, almeno funzionavano in maniera efficiente come gli era stato detto.
Lungo tutto il percorso, che li vide giungere dinnanzi ad un grande ascensore, il preside parlottò con il loro accompagnatore mentre Yagi lo raggiunse, camminando alla sua stessa andatura.
«Sembra quasi un parco giochi questo posto. Chissà quante invenzioni hanno nei loro laboratori.» ammise il biondo, deciso a fare conversazione non richiesta.
«Decisamente troppe per i miei gusti.»
«Magari potresti trovare dei nuovi paraocchi, Aizawa.»
«Può darsi, ma prima cerchiamo di convincere la “Signorina”—…» e con tali parole mimò il classico gesto delle virgolette. «… ad unirsi a noi. Da quel che ho capito non sembra esattamente propensa a qualsiasi genere di rapporti.»
Il biondo si passò una mano fra i ciuffi lunghi e poi annuì appena, mentre entrarono nell’ascensore e si posizionarono a fianco degli altri due.
«Staremo a vedere, io sono molto curioso di conoscerla.»
«Beato te.»
Concluse il corvino prima di riprendere a guardare altrove mentre le porte si chiudevano e l’ascensore partiva alla velocità della luce verso l’alto. Rimasero tutti e quattro in silenzio per qualche istante, forse imbarazzati, forse ansiosi, ma ad irrompere in quel fatidico momento vi fu il colpo di tosse che diede Killian. Era un uomo abbastanza grande, con il viso segnato dall’età e dalla fatica. I capelli, ormai tendenti al bianco, erano un chiaro segno degli anni passati e le rughe intorno agli occhi gli donavano un’aria stanca.
«Qualsiasi cosa succeda li sopra vi chiederei, per favore, di insistere e di non lasciarvi scoraggiare dalle parole della Signorina, lei è—… attualmente non è presa bene ed io sono seriamente convinto che la vostra proposta non possa che farle bene.»
Con tali parole l’uomo, Killian, sembrava premettere che qualcosa di difficile stava per presentarsi dinnanzi agli eroi. Eppure nessuno sembrò scoraggiarsi, men che mai All Might che rivolse uno dei suoi sorrisi a colui che gli stava accanto.
Qualsiasi cosa volesse far intendere li stava mettendo dinnanzi ad una situazione abbastanza strana, ovvio, ma se fosse stato per Aizawa lui non avrebbe pregato nessuno, ma gli altri due, probabilmente, non erano della stessa identica idea.
Passarono una manciata di secondi prima che il display dell’ascensore non indicasse l’ultimo piano, segno che erano arrivati, e così qualche attimo dopo le porte metalliche si aprirono, rivelando un’ampia stanza con una vista mozzafiato sulla città. Era un palazzo altissimo, quello delle Nishimura Industries, che permetteva a chi stava li sopra di godere dell’intero panorama e di una città che si estendeva ad i suoi piedi. L’eleganza e la modernità, in quell’attico, sembravano regnare sovrane. Colori chiari e pareti in vetro erano ovunque, mentre al centro della stanza, con le spalle rivolte verso una parete chiara, vi era una scrivania. Ma ciò che maggiormente colpì Aizawa non fu la scrivania moderna e piena di monitor, bensì chi era seduta su di essa. Infatti, la sopra, vi era appoggiata una ragazza a gambe intrecciate ed intenta a studiare qualcosa su un monitor. Indossava jeans strappati, come la moda del momento, scarpe da ginnastica rosse ed un maglione di qualche taglia più grande. I suoi capelli, biondo cenere, le arrivavano all’altezza delle spalle ed erano perfettamente in ordine. Quella, che con molte probabilità, doveva essere la Signorina, sembrò non far caso a loro, almeno fino a quando Killian non si fermò a pochi metri dalla scrivania e tossicchiò per richiamare la sua attenzione.
«Signorina Nishimura, mi permetta di presentarle i nostri ospiti di oggi—…» e con un ampio gesto della mano indicò i tre della UA.
Solamente allora, molto lentamente, la ragazzina, perché se non ricordava male, aveva circa vent’anni, sollevò i grandi occhi nocciola per studiarli attentamente. Le labbra schiuse in un’espressione stupita, s’incurvarono allora in un mezzo sorriso, cosa assai improbabile viste le premesse fatte dall’uomo.
«Killian, grazie per averli portati fin qui—… alcuni di loro già li conosco.» ed infatti allungò la mano tenente l’ipad per indicare l’opossum.
Era ovvio che lo conoscesse visto che aveva studiato anche lei alla UA. Sì, Aizawa era stato costretto a leggersi tutto il fascicolo prima di accettare quell’incontro, non sarebbe mai voluto giungere impreparato.
«E’ sempre un piacere per me vederti, mia dolce Rin.» rispose con felicità il preside prima d’avvicinarsi ad ella.
Con un fluido movimento Rin Nishimura slacciò l’intreccio delle gambe e poi scese dalla scrivania, inginocchiandosi per abbracciare l’opossum che sembrò ricambiare la stretta.
«Il piacere è mio, preside, lo sa.» replicò la biondina prima di lasciarlo andare, e solamente dopo qualche attimo focalizzò tutta la propria attenzione su Aizawa e Yagi. Cosa che in fondo mise a disagio il corvino, tanto che decise di guardare altrove. «All Might ed Eraserhead—… è un vero onore avervi qui nel mio studio e soprattutto è un vero onore conoscervi di persona, finalmente.»
Se Yagi fu assolutamente a proprio agio nel conoscere quella ragazza, tanto da allungare una mano per stringergliela con integrità e professionalità, Aizawa rimase immobile con le mani in tasca e provò a rivolgerle un cenno del capo.
«Piacere mio di conoscerti, Rin, sappi che il Preside Nezu non ha fatto altro che parlare di te da quando ci ha proposto questa cosa e—…»
Ed ecco che il biondo aveva decisamente parlato troppo, perché nelsentire tali parole la fanciulla alternò lo sguardo fra tutti loro e poi intrecciò le braccia all’altezza del petto.
«Davvero? In realtà sono una persona decisamente molto poco interessante.»
«In realtà gestiti le Nishimura Industries, non sei per nulla “poco interessante”, almeno per la stampa e per l’economia del paese.» aggiunse Shota con assoluta tranquillità e forse anche un pizzico di fastidio, anche se non riusciva a spiegarsi il perché di tale uscita. «Ed aggiungerei anche per i servizi segreti
Ecco che Aizawa aveva osato tantissimo, buttando quell’ultima parola con assoluta tranquillità quando in verità nascondeva molto di più, ed infatti si beccò un’occhiataccia da tutti e tre, compreso il preside che non sembrava mai capace di perdere la calma.
«Non so se Killian ve l’ha detto, ma non sono dell’umore giusto per scherzare, Eraserhead.»  rispose piccata quella ragazzina, prima di allontanarsi, andandosi ad appoggiare contro il bordo della scrivania sulla quale qualche attimo prima era comodamente seduta. Le braccia di Rin s’intrecciarono all’altezza del seno ed allora piegò il viso di lato, sospirando profondamente.
«Certo che ci ha avvertiti, Rin, ma giuro che quello che stiamo per dirti è davvero molto, molto importante—…» la tranquillizzò il preside annuendo in maniera impercettibile.
«Quanto isolata è questa stanza, Signorina Nishimura?» domandò All Might mentre i suoi grandi occhi azzurri ed il viso scavato dal tempo si guardavano intorno, come a voler studiare quel posto.
Rin, dal canto suo, allargò le braccia, in un ampio gesto vanesio e poi accennò un sorriso.
«Non esiste posto più isolato nell’intera città. Vetrate oscuranti ed anti missile, pareti interne insonorizzate e niente videocamere od altro—… ho imparato qualcosa da quei tempi, All Might.»

Yagi le sorrise, soddisfatto da tale risposta e poi indicò una poltrona.
«Posso sedermi? Purtroppo—… mi stanco parecchio ultimamente.»
Cosa che effettivamente anche Aizawa aveva notato, ma che cercava di non fargli pesare. Da quando tutti conoscevano la vera forma di All Might, dopo aver ceduto il proprio potere al giovane Midoirya, non poteva che limitarsi a proteggerlo fungendo da sua ombra. Ma come si occupava di Yagi doveva anche occuparsi della piccola Eri di cui era stato propriamente riconosciuto come tutore legale che l’avrebbe scortata alla UA. Però Eri era un altro discorso, totalmente differente da quello affrontato al momento.
«Prego, sedetevi pure dove preferite—… anzi, Killian, potresti fare portare qualcosa da bere per i nostri ospiti? Io prendo il mio solito caffè e latte ghiacciato con la cannella.» e dopo aver detto tali parole la ragazza si voltò verso di loro. «Voi cosa volete?»
«Io del tè.» rispose All Might sorridendo.
«Io dell’acqua, grazie.» aggiunse il preside.
«Io che iniziamo a discutere di quello che dobbiamo proporti, Stoner.» concluse Aizawa beccandosi, ancora una volta, le occhiatacce dei propri colleghi.
La ragazza, invece, che era la diretta interessata, incurvò leggermente le labbra in un sorriso accennato ed allora inarcò un sopracciglio.
«Odio quel nome, non chiamarmi più così, te ne sarei davvero grata, Ereaser—… in ogni caso noto che avete fretta quindi, esponetemi pure quel che avete da dire. Signori, avevate la mia curiosità ma ora avete la mia attenzione.» e con quelle parole fissò i tre uomini dinnanzi a lei, che ricambiarono quello sguardo serio, mentre Killian annuiva e si dirigeva verso una delle vetrate digitando sul suo ipad dal quale non sembrava separarsi mai.
I tre, alla fine, dopo tali parole, si scambiarono rapidi sguardi ed alla fine, come d’accordo, decisero di far parlare il preside, perché era lui ad aver stabilito il tutto ed aver organizzato ogni singolo dettaglio.
«Innanzitutto ti ringrazio, mia dolce Rin, per averci accolto qui, però come il nostro collega Aizawa ha detto, vorremmo parlarti di questo—… piano che ti stiamo per sottoporre.» iniziò l’opossum prima di trarre un profondo sospiro.
«Che genere di piano e quanto tutto questo avrà a che fare con i servizi segreti?» domandò risoluta quella ragazza, che non sembrava scomporsi più di tanto.
«Come ben sai ultimamente la UA è sotto attacco. Non importa se abbiamo catturato All for One, il suo arresto sembra solamente una maschera, perché il suo secondo in comando, Tomura, ha continuato a mandare avanti la Lega dei Criminali, ma questo suppongo che tu già lo sappia.»
Ecco, proprio come avevano provato e riprovato svariate volte nella sala del preside.
«Purtroppo la nostra scuola è stata fra le prime bersagliate e subito dopo l’incidente col campeggio—…» aggiunse All Might, che aveva appena unito le mani all’altezza del petto, con sguardo tetro.
Purtroppo Aizawa ricordava fin troppo bene entrambi gli attacchi, quindi si limitò a distogliere lo sguardo ed a digrignare i denti.
«Già so tutto—…» mormorò la biondina continuando a mantenere un’aria seria.  «Hanno cercato di screditarvi, ma non ci sono riusciti grazie ad All Might.» e lo indicò con una mano.
«E’ vero, ma col mio ritiro la gente ha bisogno comunque di un simbolo.» replicò il biondo sempre con aria pensierosa.
«C’è Endeavor, o sbaglio? Lui è il numero uno ed ha combattuto contro uno di quegli esseri, ed ha vinto. Anche li c’entrava la Lega dei Criminali, secondo le fonti riportate dai giornali—… Ha tutto sotto controllo, ma voi dove volete arrivare? A che cosa vi servo io?»
Domanda più che logica da parte della giovane Nishimura che si limitò a scrollare le spalle, ed ecco il culmine della conversazione, il fulcro di tutto quel piano, ciò di cui avevano discusso attentamente.
«Riteniamo che—… all’interno della nostra scuola possa esserci una spia che dia informazioni riguardo gli spostamenti e gli eventi dei ragazzi, così da renderci più vulnerabili ad attacchi esterni. In fondo buttare giù la UA ed attaccare All Might sarebbe come far crollare ancora una volta tutte le speranze.» a parlare era stato lo stesso preside, mentre i suoi uomini rimasero in silenzio senza avere la forza di commentare o dire altro, quindi il silenzio calò fra di loro.
Nessuno parlò per qualche secondo, almeno fino a quando Rin non scosse la testa e sospirò profondamente, forse perché aveva capito dove stavano per andare a parare.
«Una spia? Voi ne siete sicuri?»
«Abbastanza considerate le misure di sicurezza che avevamo preso per il campus estivo, eppure ci hanno attaccati. Qualcuno dei ragazzi deve avere contatti con la Lega dei Criminali.» spiegò Aizawa con la massima freddezza possibile, perché ammettere una simile cosa faceva male perfino a lui.
«E con i futuri eventi non possiamo rischiare che la spia faccia sapere ad i criminali ogni nostra singola mossa—… purtroppo la situazione è peggiore di quanto appaia nei giornali.»
Quelle parole aggiunte da All Might non fecero altro che far abbassare il morale, ed allora Rin, quasi in preda al panico, iniziò a camminare avanti ed indietro dinnanzi la scrivania, pensando.
«Quante persone sanno di questa vostra teoria?»
«Solamente noi del corpo insegnanti ed un mio amico nella polizia, non vogliamo mettere in allarme la spia.» continuò il biondo, rispondendo alle domande.
«E se fosse qualcuno del corpo insegnanti?»
«Io mi fido ciecamente dei miei collaboratori, Rin, se fosse qualcuno fra di loro lo avrei saputo molto tempo fa—…» il preside si fece sentire, annuendo in maniera impercettibile. «Ti stiamo dicendo tutto questo perché vorremmo che tu—…»
«Trovassi quella spia?» chiese retorica la ragazza, prima di sorridere ma senza divertimento, anzi, con una nuova espressione esasperata.
«Siamo qui per chiederti d’infiltrarti nella UA e cercare quella spia, non possiamo rischiare ancora la sicurezza dei nostri ragazzi  e dell'intero paese e tu sei la migliore, non a caso sei stata allieva di—…» ed allora l’opossum si alzò in piedi allargando le minute braccia.
«No, non pronunci quel nome, la prego.» ma Rin lo bloccò indietreggiando e sospirando profondamente.
«Va bene, ma ascoltami, non possiamo chiedere a nessun altro, è stato lui stesso a dircelo prima di—… morire.» e con tali parole All Might si alzò in piedi e lentamente raggiunse quella ragazza. Si toglievano svariati centimetri d’altezza, ma come se la conossse da sempre le poggiò una mano sulla spalla. «Lui aveva da sempre fiducia in te, lo sai, anche se dopo quello che ti è successo vi eravate allontanati
Lentamente Rin si scostò dalla presa di All Might e poi scrollò le spalle, smuovendo i capelli.
«Lo so che aveva fiducia in me, e l’ha anche detto l’ultima volta che ci siamo visti ma—… sentiamo, come vorreste farmi infiltrare?» domandò con un velo di curiosità.
«Ottima domanda, Aizawa, prego, spiegale tu.» concluse il preside puntando una mano verso di lui.
Maledizione, ecco che arrivava la sua parte ed infatti fu costretto a guardarla attentamente, ricordando il discorso che aveva preparato.
«Assistente dei professori, semplice ed efficace. Sei giovane abbastanza da provare ad essere un’assistente ma non tanto da passare per un’allieva, anche perché sei uscita dalla UA da appena due anni e mezzo—…» e cercò di risultare il più diplomatico possibile per quanto le proprie espressioni glielo permettessero.
«Quindi voi volete che finga di essere un’assistente per—… conoscere i ragazzi e capire chi sia la spia? Ma ci sono tante classi.» protestò Rin, sempre più confusa.
«In realtà crediamo di aver ristretto il cerchio fra due classi, quelle coinvolte negli attacchi, quindi dovrai unirti a loro—… e poi tu sai essere discreta visto quello che sei riuscita a fare. Ti sei infiltrata per quasi un anno in quell’organizzazione ed alla fine—…» ma le parole di All Might, che aveva preso a parlare senza trattenersi, vennero interrotte da una risata amara della ragazzina.
«Sappiamo tutti com’è finita, o sbaglio? Ho già fatto questo lavoro per i servizi segreti ed adesso mi rimangono solo due lapidi con cui parlare ed un’azienda da gestire. Ho perso troppo, mi dispiace, infiltrarvi nella UA è l’ultima cosa che voglio anche perché io—…» ma Rin sembrò annaspare, come se quella discussione l’avesse scossa nel profondo, cosa che effettivamente sembrò avvenire. «Io ho da portare avanti le Nishimura Industries, non posso lasciare che tutto ciò per cui lui ha lavorato vada in fumo semplicemente perché voglio giocare a fare l’eroe.»
E per quanto dure potessero essere le parole della ragazza alla fine si trattava di una triste verità, considerato quale fosse la sua storia.
«Ma tu sei un vero eroe, tu sei Stoner! Sei stata promossa alla UA con i migliori voti, ti sei sempre impegnata tanto ma gli incidenti di percorso capitano a tutti—…» provò ad addolcirla il preside, poggiandole una mano sul ginocchio. -Lo sai che non è stata colpa tua, Rin, non puoi abbandonare ciò in cui credi semplicemente per paura.»
«Ho abbandonato perché volevo stare tranquilla—… e perché non mi rimane più niente.» mormorò lei allontanandosi e camminando si fermò proprio davanti ad una delle vetrate che davano sulla città, e fu allora che Aizawa, per la prima volta, si rese conto di quanto di quanto una persona come lei, nonostante possedesse così tanto, in verità era estremamente sola.
Così si ritrovò a lanciarsi uno sguardo d’intesa con i propri colleghi, che in silenzio annuirono lentamente sospirando.
«Rin, non volevamo farti star male, lo sai—… ma volevamo solamente il tuo aiuto. In ogni caso, se volessi ripensarci, ti lasceremo una penna usb con tutte le informazioni che ti serviranno per il tuo compito.» ammise All Might tirando fuori dalla tasca la pennetta che conteneva tutto ciò che vi era da sapere, tipo i ragazzi interessati, le zone degli attacchi, i filmati dei combattimenti. Insomma lei era la regina delle infiltrazioni, lo sapeva bene  anche Aizawa dopo essersi letto il fascicolo su Stoner. Ancora non riusciva a capire come avesse fatto a rimanere sotto copertura per quasi un anno, ma questo lo avrebbe chiesto allo stesso preside, che al momento pareva parecchio demoralizzato.
«Spero di vederti lunedì nel mio ufficio, ne va della salvezza dell’intero paese perché se trovassimo la spia potremmo arrivare alla Lega ed a catturarli, finalmente. Ti prego vivamente di rifletterci.»
E con il commento del preside pacifico come sempre, e forse anche un po’ triste per non essere riuscito subito nel suo intento, vide All Might poggiare sulla scrivania ciò che serviva ed allora decisero di non insistere turbando la quiete della ragazza. Ne andava della sua salute mentale e soprattutto della sicurezza e della riservatezza di tutte le informazioni che avevano appena passato.
Killian, a pochi metri di distanza, che stava tornando con le loro cose da bere, si lasciò sfuggire un’espressione amareggiata e scosse leggermente il capo. Insistere, come aveva chiesto lui, non avrebbe portato a nulla e questo lo si poteva benissimo capire dall’espressione della ragazzina. Aveva vent’anni ma sulle sue spalle c’erano fin troppi pesi da portare, a partire da un’azienda di quelle dimensioni. Era chiaro che dovevano andarci piano, ma magari, riflettendoci e leggendo quel che vi era scritto sulla penna usb, sarebbero riusciti ad averla con loro per cercare di poter scoprire qualcosa, anche se in verità Aizawa temeva il voler sapere chi fosse per davvero la spia.
Attimi di silenzio si susseguirono, mentre Rin, ormai intenta a guardare dinnanzi a sé fuori dalla finestra, non si voltò neanche dopo i loro saluti, ma si limitò semplicemente a sollevare appena una mano.
Non era andata nel migliore dei modi, se ne rendeva perfettamente conto, ed a giudicare dalle espressioni dei colleghi Aizawa intuì che il preside ed All Might avevano sperato in qualcosa di meglio dalla non risposta della ragazza.
«Ha solamente bisogno di pensarci, suvvia. Mi fido della sua scelta, preside.» sorrise Yagi, come sempre, cercando di essere incoraggiante.
«Sicuro, anche io mi fido ciecamente delle mie scelte, spero solo che anche lei lo capisca.» concluse il preside battendo un pugno contro il palmo della sua mano. Era ovvio che non volesse vederla in quello stato, specialmente se si pensava a quello che aveva subito, ma era altrettanto vero che la scelta spettava solo e soltanto a lei, ed Aizawa credeva nella sua buona capacità di giudizio.
Anche se l’idea di avere una possibile assistente non lo entusiasmava, tutto ciò era necessario, e prima ancora di rivolgere i pensieri al proprio gatto, sperò vivamente che ella si guardasse i file della penna usb, magari in quella maniera l’avrebbero convinta.
In ogni caso molte cose dipendevano dalla sua scelta, anche l’idea di trovare un possibile sostituto che s’infiltrasse.
Ma loro avevano bisogno della migliore.

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Capitolo 2
*** Decisions ***


Capitolo 2. Decisions

L’ennesimo notiziario non faceva altro che esporre i fatti più salienti della giornata.
In prima linea vi era un’inviata speciale, che reggeva un microfono e faceva segno al cameraman di riprendere quanto accaduto alle proprie spalle. Un altro attacco di un criminale nel pieno centro della città, cosa più che normale, se non fosse che avevano impiegato troppo per fermarlo. Era chiaro che l’indice di criminalità, nonostante tutto, stesse continuando a salire in maniera considerevole, pur avendo ancora un nuovo Numero uno in circolazione. Rin aveva sempre trovato Endeavor un tipo davvero spietato, ma allo stesso tempo apprezzava il suo voler sempre migliorare per superare All Might. Il suo animo si forgiava dalla perseveranza, ed alla fine era riuscito nel suo intento, anche se era curiosa di sapere che cosa davvero ne pensasse l’eroe del fuoco di quella nuova classifica. Eppure erano riusciti a dimostrare che gli eroi, i veri eroi, continuavano ad esistere ed a proteggere la gente, un punto a favore della nuova classifica e generazione. Ma per quanto tutto ciò potesse risultare interessante o preoccupante agli occhi della normale gente, a Rin non importava più molto. 
Aveva preferito allontanarsi da tutto ciò dopo l’incidente che l’aveva vista coinvolta. Ci aveva provato, il suo mentore, a farla tornare ed in parte si pentiva di non essere stata con lui nel momento del bisogno, perché una parte della ragazza aveva sperato che quella predizione fosse sbagliata, ma la chiamata dall’ospedale aveva frantumato ogni sua certezza. 
Sir Nighteye era stato un maestro di vita per Rin, quando ancora non riusciva ad usare il proprio quirk nel migliore dei modi, l’aveva inserita lui nel vero mondo degli eroi e l’aveva fatta crescere durante i suoi anni alla UA. Ma le loro strade si erano divise dopo la cattura di Hanzo. Una rottura che aveva portato i due su strade differenti: uno aveva continuato ad essere un vero eroe, l’altra aveva abbandonato tutto per dedicarsi all’azienda del padre, non essendoci più nessuno a gestirla. La figura della giovane ragazza, seduta su quella poltrona troppo grande per lei, era rannicchiata, con tanto di gambe strette contro il petto, mentre col telecomando cambiava canale ogni due secondi. Non sapeva neanche lei che cosa stesse cercando, anzi, non aveva nessuna voglia di guardare per davvero la televisione. Però non riusciva a dormire e questo accadeva praticamene ogni notte. 
Il grandissimo studio agli ultimi piani delle Nishimura Industries di notte le faceva paura. Tutta quell’oscurità che si prostrava intorno a sé, accompagnata da una città dormiente, mentre lei non riusciva a chiudere occhio. Era l’abitudine, ormai, forse anche per via di tutti i caffè che prendeva nel corso della giornata. Quello poggiato sulla scrivania, in un bicchiere ancora fumante, doveva essere il sesto, ma probabilmente aveva perso il conto, anche perché ad imbrogliare anche di più i pensieri della ragazza vi erano i professori della UA.
Quando il preside l’aveva chiamata per chiederle di parlare Rin era sicura che volessero proporle qualcosa di strano, perché non accadeva spesso che la vecchia scuola iniziasse a rintracciare i propri alunni, ed infatti così era stato considerato che si era portato dietro All Might ed Eraserhead. Le avevano proposto qualcosa di allucinante nel quale lei non voleva averci nulla a che fare, perché sapeva bene come potevano finire male quel genere di missioni sotto copertura ed infiltrazione. Lei stessa ne aveva pagato le conseguenze un anno prima e ripetere l’esperienza, anche se adesso non le rimaneva più nessuno, non le andava neanche un poco. 
Però, se da un lato vi era quella forte e determinata parte di sé che non aveva intenzione di rimettersi a fare quei lavoro da eroe, una parte meno insistente le sussurrava che quella attuale non era la sua vera vita. Passava intere giornate dietro una scrivania o in riunione con il proprio staff per cercare di decidere come portare avanti un’azienda.
E lei non ne capiva niente dei numeri e della contabilità che ogni giorno scorreva sui monitor, non sapeva neanche a che cosa stessero lavorando nei laboratori sottostanti.
No, lei si limitava ad essere il volto giovane di un’azienda che doveva continuare ad andare avanti a qualsiasi costo.
Aveva rapporti con personalità importanti, con tutti gli eroi che le commissionavano qualcosa o con chi avevano intenzione di sponsorizzare. Era invitata ad eventi di qualsiasi tipo, che però evitava a meno che non fosse necessario la presenza dell’amministratore. Quella non era la sua vita vera, specialmente dopo tutta la fatica fatta per prendere la licenza da eroe e dopo tutti i sacrifici e gli allenamenti. 
Ma ad un certo punto si cresce e si deve andare avanti, lasciandosi le cose piacevoli alle spalle. 
L’ascensore si illuminò, segno che qualcuno stava per arrivare al proprio piano, ed infatti qualche attimo dopo le porte si aprirono rivelando la figura di Killian, che sembrava stanco tanto quanto lei. Killian la conosceva fin da quando era piccola, amico del padre, suo stretto confidente nonché maggiordomo di casa. Insomma Killian faceva di tutto per Rin, ed infatti era stato lui a prendersi cura della ragazza dopo la morte dei genitori. 
L’uomo, stanco come non mai, si sollevò gli occhiali da vista per strofinarsi gli occhi e nel mentre trattenne uno sbadiglio. 
«Signorina Rin, che cosa ci fa ancora sveglia? Che ore sono?» domandò cercando un orologio da parete nello studio altamente moderno e suggestivo. 
«Non avevo sonno, Killian, e sono le tre e mezza di notte. Non volevo svegliarti, scusami.» mormorò la ragazza allungando una mano per prendere il proprio caffè nel bicchiere. 
«La vostra faccia suggerisce il contrario, anche voi avete sonno.»
«Dormire è sopravvalutato e poi stavo facendo un giro per capire che cosa si dicesse nel paese—… criminali ovunque.» e Rin scrollò le spalle con tranquillità riprendendo il suo giro fra i canali della tv. 
Killian, dal canto suo, a piccoli passi la raggiunse. Le maniche della camicia erano alzate fino al gomito, ed uno sospirò uscì dalle sue labbra, assumendo un’aria decisamente seria. 
«Quanto avete dormito per ora?» 
«Cinque ore—…» rispose pacata la ragazzina. «Negli ultimi tre giorni.»
«Signorina!! Lo sapete benissimo che la notte dovete dormire altrimenti il giorno dopo non sarete in grado di reggere tutto questo, vostro padre aveva una vita assolutamente regolare e la sera, massimo alle dieci, andava a dormire nell’appartamento di sopra.» ed esasperato come non mai si interpose fra la scrivania ed il grande monitor della televisione, impedendo a Rin di poter vedere oltre. 
«Scusa, sono ancora nel pieno delle mie facoltà mentali, quindi posso continuare a rimanere sveglia finché voglio.»
«No, non è vero e poi perché sono tre giorni che dormite così poco? Che cosa vi tormenta? Perché ormai lo so che c’è qualcosa che non va e non voglio che voi mi teniate all’oscuro per logorarvi in questo modo—…»
Le labbra di Rin s’incurvarono in un sorriso e dopo aver bevuto l’ennesimo sorso di caffè poggiò il proprio grande bicchiere sulla scrivania in vetro e si mise seduta composta, mentre le dita trafficarono rapidamente sulla tastiera del proprio computer portatile. Inserì la sua password per aprire la schermata e poi, con aria stanca, voltò lentamente il monitor in direzione dell’uomo, lasciando che anche lui vedesse. 
In un primo momento Killian assottigliò lo sguardo, leggendo ed osservando, e solamente allora schiuse le labbra in un’espressione sorpresa, tanto da sistemarsi gli occhiali da vista. Lentamente, così, portò una mano a sistemare gli occhiali e poi annuì. 
«Quindi è per questo che vi state logorando, capisco bene, Signorina Rin.» ammise con tranquillità lui. 
«Non mi sto logorando, ci sto semplicemente pensando—… sto valutando i pro ed i contro di questa situazione.»
«Volete un mio personale consiglio?»
Rin annuì scuotendo i capelli biondini e poi accennò un sorriso, mordendosi leggermente le labbra. 
«Accettate immediatamente questa missione, non c’è alcun dubbio, voi siete la migliore in questo campo, anche se lo sanno in pochi. Sono venuti fin qui perché il paese necessita del vostro aiuto.»
«Ci sono eroi migliori che sanno tenere al sicuro il paese.» protestò lei con una lieve nota di pessimismo. «Io ho solamente combinato casini.»
«No, non è colpa vostra quello che è successo e lo sapete bene. Colpevolizzarsi è inutile—… e poi un’esperienza fuori da questo palazzo vi farà bene. State perdendo tutta la vostra gioventù.» aggiunse l’uomo intento ad elencarle i fattori positivi dell’esperienza alla UA per ricercare quella spia. 
«Esagerato—… vado ancora alle feste.»
«Ma non vi vedo mai divertirvi come facevate un tempo. Quello che sto cercando di dirvi è che avrete tempo per gestire questo posto stando seduta in poltrona, adesso loro hanno bisogno di Stoner—… non è questo che fanno gli eroi? Rispondere alle chiamate d’aiuto?»
«Stoner, quel nome stupidissimo che ho scelto a scuola—… » mormorò lei prima di sollevare una mano ed osservarsi i polpastrelli leggermente più rossi del previsto, ovvero la caratteristica del proprio quirk. 
Ricordava bene quando per sbaglio, distraendosi, trasformava in pietra tutto ciò che le proprie dita toccavano, compresi i computer od i tasti del cellulare. Un quirk interessante ed assolutamente normale, da come aveva sempre sostenuto la ragazza, ma che se usato correttamente in battaglia poteva diventare fatale per i nemici. Con un singolo tocco di un dito poteva pietrificare qualsiasi cosa toccasse, che fosse una persona o un oggetto inanimato, e con un altro tocco può annullarlo. L’effetto del suo quirk non durava tanto e soprattutto, se usato troppo a lungo, spreca così tante energie tanto da farle perdere i sensi. 
«E’ un bel nome. Insomma l’unione della parola “Stone” e dell’iniziale del suo nome vanno più che bene insieme, ma non si distragga, non parlavamo di questo.»
«Scusa, hai ragione—… però infiltrarsi fra dei ragazzi? Mi hanno mandato i filmati degli attacchi, le schede di quasi tutti e soprattutto i cattivi conosciuti con le rispettive specialità, anche se non sono tutte conosciute. Come posso trovare una spia fra quei ragazzi?»
Killian le sorrise con fare accondiscendente e poi girò lato della scrivania, poggiandole una mano sulla spalla, in un gesto quasi paterno. 
«Siete brava a capire le persone, per questo motivo riuscivate a farlo sempre—… riuscirete anche a capire chi sia questa spia.»
«Non lo so—… avevo detto che partecipare a missioni simili non faceva per me. L’ho detto anche al maestro prima che andasse.»
«Era un caso diverso e poi il vostro maestro ha detto che ha visto per lei un futuro incredibile, non lo dimentichi mai.»
Aveva ragione. Killian non c’era quando lei, seduta sulla poltrona, aveva parlato per un’ultima volta con Sir Nighteye, che le aveva svelato quanto sarebbe accaduto nei successivi giorni, e lei non era riuscita a fermarlo.
«Già, ma a che prezzo?» domandò con un sospiro forzato la ragazza, prima di socchiudere leggermente i castani occhi. «Alla fine si riduce tutto ad una semplice domanda: rischiare o no?» 
L’uomo, ancora fermo accanto alla giovane Nishimura, non riuscì a nascondere un sorriso soddisfatto, prima di scombinarle un poco i capelli e poi darsi una spinta per andar via. 
«Avete tempo fino domani mattina alle nove per pensarci—… sono sicuro, Signorina Rin, che qualsiasi sarà la vostra decisione non ve ne pentirete, adesso, se volete scusarmi, andrò a dormire un poco, perché domani sarà una lunga giornata.»
«D’accordo Killian, ci vediamo domani mattina.» mormorò in risposta Rin, che sollevò una mano mentre guardava uscire dallo studio il proprio maggiordomo nonché collaboratore assoluto. Senza di lui non sarebbe mai riuscita a gestire le Industries, anzi, avrebbe mandato a monte qualsiasi cosa. Ed invece, lui, assistendola ogni giorno, le aveva spiegato cosa fare e soprattutto come comportarsi, probabilmente senza Killian sarebbe stata persa, e poi lui era davvero l’unico che si occupava della sua salute fisica e mentale, come solamente un genitore apprensivo avrebbe fatto. 
Pure in quell’attimo, nel cuore della notte, Killian non aveva esitato nel cercare di darle una mano, sperando di riuscire a placare quella tempesta che c’era dentro di sé.
Ancora una volta si stava ritrovando nel dover prendere un’importante decisione che avrebbe messo a rischio la propria vita, perché sapeva bene che entrare in quella scuola equivaleva a mettersi dentro ad un gioco ben più grande e pericoloso dei confini della UA. Accettare la missione equivaleva a dire mettersi contro la Lega dei Criminali e lei quanta voglia aveva di provare a giocare? Anzi, non riusciva ad immaginare come le cose sarebbero potute andare, ma stare rinchiusa in un ufficio come quello quanto faceva per lei?
E così, nel cuore della notte e con il restante caffè che le era rimasto, Rin prese la sua decisione inesorabile che avrebbe cambiato, successivamente, il corso di moltissime cose.
Ma non si pentiva, anzi, era convinta della propria scelta appena fatta. 

La mattina dopo 

Il grande cancello che sanciva l’entrata ufficiale della UA era esattamente come lo aveva lasciato tempo addietro. Ricordava bene l’entusiasmo e l’ammirazione con cui aveva attraversato quell’entrata, tanto da lasciarla senza parole per il primo giorno di scuola. Ormai era passato qualche anno di troppo ed una lieve sorta d’amarezza non fece altro che appesantirle il cuore prima ancora di entrar dentro. Il preside, molto furbamente, le aveva lasciato precise istruzioni in codice nella penna USB in modo tale da prepararla su cosa fare o come comportarsi nel caso avesse accettato quella missione. E Rin le aveva prese alla lettera, mostrandosi però sempre sé stessa, ovvero una ventenne in carriera e con molti soldi da spendere. La moda, per quanto le veniva possibile, era da sempre uno dei suoi punti di forza, qualcosa per il quale veniva sempre lodata durante gli incontri ufficiali. Niente di eccessivo, ovviamente, ma l’eleganza che lei riusciva a sfoggiare faceva invidia a chiunque, anche solo mettendo delle t shirt e dei jeans. 
Ma quello era il suo primo giorno e se voleva risultare credibile doveva essere sé stessa sempre e comunque. Fare uscire una spia allo scoperto o scoprirne l’identità non era mai stato per nulla semplice, specialmente se i sospettati erano dei ragazzi più piccoli di lei di svariati anni. I pantaloni a vita alta e la camicetta chiara che aveva scelto per quel giorno le conferivano un’aria di freschezza non indifferente, nonostante il freddo stesse iniziando a farsi sentire. Degli occhiali da sole rotondi, che nascondevano in parte le iridi, erano calati sul naso, mentre i capelli sciolti e lisci incorniciavano quel viso divertito, espressione che non l’abbandonava mai, anche nei peggiori momenti. 
Killian, qualche metro dietro di sé stava scrivendo le ultime cose sul suo ipad e presto sarebbe tornato con la grande macchina scusa con la quale avevano accompagnato Rin. 
«Fantastico, mi raccomando fai portare tutte le mie cose nel nuovo appartamento—… ci sarà qualcuno ad aspettarti.» disse la ragazzina mentre controllava il telefono per constatare che mancava poco all’orario d’entrata. Quindi sospirò profondamente prendendo tutto il coraggio di cui era disposta, poiché Stoner era tornata in azione. 
«Non crede di aver scelto un po’ troppe cose da portarsi dietro? E’ pur sempre un appartamento scolastico in un dormitorio—…» balbettò l’uomo mentre si sistemava gli occhiali sulla punta del naso. 
«No, ho portato solo lo stretto indispensabile.»
«I vestiti e quelle cianfrusaglie non sono lo stretto indispensabile, Signorina Rin.»
«Per me lo sono, adesso devo andare Killian, il mio primo giorno di lavoro e non voglio arrivare in ritardo.» e con ritrovato entusiasmo la ragazza si voltò, sistemandosi il cappotto coordinato al completo e poi iniziò ad incamminarsi lungo il viale lungo che l’avrebbe condotta fino all’ingresso. 
Ricordava piuttosto bene la strada che avrebbe dovuto prendere, anzi, sapeva addirittura le perfette scorciatoie, così, sotto gli occhi disperati di Killian che si ritrovava ad aver a che fare con lei e gli studenti che invece si dirigevano verso le loro classi, Rin fece il suo ingresso alla UA, presentandosi come tutti volevano vederla: una ragazza di successo finanziario non indifferente.
Qualche volta le avevano fatto delle interviste e durante essere aveva fatto finta di essere solo un’eccentrica ricca che era riuscita ad elaborare il proprio lutto fingendo indifferenza, ma Killian sapeva la verità, come anche le poche persone di cui poteva fidarsi per davvero. Ed adesso le toccava sfoggiare quel lato di sé che per anni aveva ricacciato per far posto all’eroe che c’era dentro di lei. 
Un sorriso stampato sulle labbra, vestiti alla moda ed i capelli che svolazzavano al vento. Non avrebbe potuto chiedere niente di meglio.
Lungo i corridoi sentì qualche ragazzo mormorare alle proprie spalle. Possibile che già l’avessero riconosciuta? In fondo quei ragazzi erano giovani e lei non faceva l’eroe da tempo.
Quanto si interessavano di economia? 
Si limitò a farsi strada, seguendo i corridoi che conosceva a memoria, svoltando l’angolo con sicurezza e senza ostentare nulla, ed infattti ci mise relativamente poco a raggiungere l’ufficio del preside Nazu, e sulla soglia, a discutere con uomo alto e con i capelli bianchi vi era Eraserhead, che si voltò a guardarla leggermente stupito, tanto da risultare decisamente assente mentre colui con cui parlava continuava i suoi discorsi. 
Rin, che dal canto suo non poteva perdere troppo tempo, si fermò sulla soglia della porta occupata appunto dai due colleghi, e tossicchiò leggermente. 
«Buongiorno, posso passare?» la domanda le sorse spontanea, accompagnata da un sorrisetto ed a balbettare fu lo stesso tipo muscoloso che si spostò appena. 
«Non ci posso credere, quindi è vero, sei arrivata anche tu!»
«Sorpresa—…» rispose la ragazza all’affermazione dell’uomo che non conosceva ma che aveva visto in tv con Eraser. 
«Sei in ritardo.» tagliò corto, infatti, il corvino per poi spostarsi dandole lo spazio necessario per oltrepassare la porta. «E non hai un costume da eroe? Perché sei vestita così?»
Nel sentire quelle parole l’espressione della ragazza assunse una smorfia infastidita, tanto da dargli una gomitata non indifferente, per poi andare oltre la soglia. 
«Preferisco andare vestita con normali abiti.» 
«Lasciala in pace, Aizawa, non c’è nessun obbligo—…» precisò l’uomo che seguì i due all’interno dello studio del preside. 
«Lo so, ma è consigliabile, Vlad. In caso di immediata emergenza e—…»
«Chi ti dice che non abbia qualche accessorio con me? E perché hai sempre quella faccia infastidita?» non riuscì a non porgli quella domanda, perché da quando l’aveva conosciuto Eraser era monotono e soprattutto infastidito da qualsiasi cosa. Ma forse era stata solo un’impressione della ragazza, che infatti indicò ad i propri piedi le proprie scarpe da ginnastica e sorrise. «Non sono poi tanto sprovveduta, ho anche io qualche asso nascosto.»
«Signorina Nishimura, sarà un vero onore lavorare insieme, non mi sono ancora presentato ma sono Vlad King
Sorpresa dalle parole del collega di Aizawa, infatti, Rin ricambio il sorriso e gli porse la mano che Vlad non esitò a stringerle. 
«Il piacere è mio, Vlad King, chiamami semplicemente Rin, ti prego.»
Il grosso uomo annuì mostrando i propri denti leggermente più affilati del previsto, forse era per tale motivo che aveva avuto il suo nome da eroe, ma su questo poi avrebbe indagato, perché una volta dentro lo studio, il preside non esitò a tossicchiare per richiamare l’attenzione su di sé, mostrando un viso decisamente soddisfatto. 
Era certa che Nezu avrebbe apprezzato quella sua iniziativa e per quanto fosse possibile, come le aveva spiegato nel file della penna, avrebbero parlato poco di ciò che lei avrebbe realmente fatto alla UA, limitandosi ad usare momenti fuori dalla scuola per poter avere aggiornamenti od informazioni simili. Quindi quell’incontro della mattina serviva unicamente per spiegarle come si sarebbero svolte le cose durante le ore del giorno. 
«Mia cara Rin, sono così contento che alla fine tu abbia deciso di unirti a noi e sono sicuro che tu abbia letto ogni dettaglio che ti ho fornito sul tuo nuovo posto di lavoro.» asserì con sicurezza il preside, mentre girava sulla propria poltrona. 
«Ovviamente, tutto chiaro, anzi, Killian in mattinata farà portare tutte le mie cose nel nuovo appartamento, però vorrei dirle che dovrò anche continuare a gestire le Industries, ma non nei momenti scolastici.» s’affrettò a rispondere la ragazza passandosi una mano fra i capelli ed annuendo. 
«Mi sembra più che giusto, nessun problema—… tutto ciò che vuoi. In ogni caso le tue guide, in questi primi giorni, saranno Eraserhead e Vlad King, rispettivamente i coordinatori delle classi 1-A e 1-B. Quindi conoscerai gli orari e sarai la loro assistente anche durante le lezioni, sia teoriche che fisiche. Poi ovviamente i ragazzi potranno rivolgersi a te per qualsiasi dubbio o se avessero bisogno di aiuto, diciamo che sarai un supporto sia per i ragazzi che per gli insegnanti.»
Ecco, quello era ciò che la spaventava un po’, perché riuscire a gestire dei ragazzini non sarebbe stato facile, ma se voleva davvero scovare l’ipotetica talpa avrebbe dovuto fare questo ed altro, quindi le andava più che bene. Infatti, dopo tali parole, scosse il capo e poi allargò le braccia indicando i due che le stavano accanto. 
«Va benissimo, ed anzi, non vedo l’ora di iniziare!»
Quell’esclamazione entusiasta fece costrinse Aizawa a roteare gli occhi, mentre Vlad King, al proprio fianco, annuì con altrettanto fervore. 
«Benissimo, in ogni caso, per qualsiasi problema sai anche dove trovarmi, però ti avverto a scuola abbiamo apportato delle modifica per via dei recenti avvenimenti—… tipo nuove palestre o cose simili, ma vedrai sarà semplicissimo orientarti.»
Ed in quell’attimo Rin avrebbe tanto voluto dirgli che lei era davvero pessima con il senso dell’orientamento, che rischiava di perdersi più del dovuto, ma decise che questo sarebbe stato un problema che sarebbe andato sistemato col tempo, ed infatti si limitò ancora una volta ad annuire. 
«Perfetto, allora ci aggiorniamo a più tardi, preside.»
Il preside Nezu afferrò un paio di fogli dalla scrivania, che mise accuratamente in ordine e senza guardarli più sorrise. 
«Benvenuta ufficialmente alla UA, Stoner.»
Il suo nome da eroina, pronunziato in quella maniera, la lasciò senza parole perché era da troppo tempo che nessuno la chiamava in quel modo credendoci sul serio, cosa che sembrava esser andata nel dimenticatoio, purtroppo. Si limitò a fissare qualche secondo di troppo il preside, ormai intento a fare le sue cose, e poi, finalmente, si voltò ed iniziò a seguire i nuovi colleghi per capire che cosa avrebbero dovuto fare da quel momento in avanti. 
Era piacevole la sensazione provata al momento, come se si sentisse al proprio posto dopo parecchio tempo, ma purtroppo Rin ha sempre saputo bene che le cose belle e piacevoli giungono sempre a termine, per questo, dopo quel brivido lungo la schiena, scosse il capo cercando di ristabilire la sua normale calma fra i pensieri, anche perché adesso iniziava il vero lavoro per scoprire qualcosa. Ma come si faceva a far parlare dei ragazzi? Forse allo stesso modo in cui era riuscita ad introdursi in quel giro mafioso che l’aveva portata fino ad i piani alti. Ma le condizioni sono decisamente diverse, non vi sarà bisogno di fare nulla di sconveniente per provare a diventare amica dei ragazzi. 
Seguì in silenzio di due, camminando lungo i corridoi ormai vuoi, segno che tutti quanti dovevano già essere in classe, ma improvvisamente Shota Aizawa si voltò verso di lei e le puntò un dito contro. 
«Da questo momento in avanti sarai la nostra assistente, se hai domande puoi pure chiedere a me od a Sekijiro.» ed allora puntò il dito in direzione di Vlad King, che annuì. 
«Non esitare ad interpellarci anche perché questi mocciosi sono tosti.»
Rin inarcò un sopracciglio, cercando di capire quanto veritiere e soprattutto spaventose fossero le parole dell’insegnante. Tosti o meno dovevano diventare degli eroi, quindi era giusto che non si sarebbe trovata davanti dei veri buoni a nulla. 
«Nessun problema, penso di riuscire a gestire dei ragazzi—…» od almeno lo sperava vivamente. 
Aizawa annuì con il suo solito modo di fare annoisato, riparandosi dietro le proprie bende che fasciavano parte del suo busto intorno al collo, e poi le fece cenno di seguirla. 
«Inizierai a conoscere i ragazzi della 1-A, i miei alunni—…»
Così dopo aver rivolto un cordiale sorriso a Vlad King, diretto dalla parte opposta, andò insieme al corvino lungo quel corridoio, fermandosi esattamente davanti ad una porta chiusa dalla quale provenivano parecchie voci e risate. All’esterno della porta era chiaramente scritto “1-A”, la sua stessa vecchia classe, perché sapeva bene che i primi due corsi fossero solamente per gli eroi.
«Qualcosa da ricordare in particolare, Aizawa?» domandò con cautela la ragazza, intrecciando le braccia all’altezza del seno. 
«Non abbassare mai la guardia con loro.»
Ma che consiglio del cavolo era quello di Eraserhead? Insomma non le aveva detto nulla di particolare, anzi, le aveva messo in testa ancora più dubbi di quanti ne avesse un attimo prima, ed infatti un sorrisetto soddisfatto fece capolino dietro le bende che gli oscuravano parte del viso. Era un vero maledetto, e lo sapeva benissimo, perché senza dare altre spiegazioni aprì la porta, dando inizio alla missione di Rin. 

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Capitolo 3
*** Students ***


Capitolo 3.  Students

Dopo quelle parole, sicuramente non molto incoraggianti, Rin assottigliò lo sguardo e trasse un profondo sospiro. Poteva farcela, in fondo non era poi tanto difficile tutta quella situazione, si trattava semplicemente di ingegnarsi per essere amichevole ed allo stesso tempo una possibile vera futura insegnate. Insomma non si riteneva esattamente la migliore persona per insegnare a qualcuno, ma avrebbe fatto uno sforzo. Portò una mano all’altezza del petto e strinse leggermente la camicetta proprio sopra il cuore.
Poteva farcela, anzi, doveva farcela, in fondo il motto di quella scuola era Plus Ultra, quindi perché lei non ci sarebbe riuscita?
Era un’ex allieva, magari con qualche problema di troppo, ma lo spirito era sempre quello di allora, doveva semplicemente riscoprirlo pian piano, poiché il dolore e la sofferenza l’avevano purtroppo costretta a dimenticarsi delle cose belle che aveva fatto durante la propria vita. 
Così, dopo quelle mentali raccomandazioni che si era ripetuta, oltrepassò la soglia della porta e fu allora che venne accolta in un vero e proprio caos nonostante Aizawa fosse già all’interno della classe. 
La prima cosa che notò, o meglio la prima persona, fu un ragazzo moro con gli occhiali che andava urlando a tutti quanti di mettersi seduti, ed i compagni, ovviamente, per rimarcare la cosa, gli dicevano che l’unico ancora in piedi era proprio lui stesso. Tipo bizzarro, non c’era che dire, ma in quella classe le persone strane non mancavano, almeno dopo un primo colpo d’occhio. Notò una ragazza dalla rosata carnagione e due corna sulla testa, un  ragazzo con più braccia, per non parlare di qualcuno di invisibile, forse una ragazza a giudicare dalla divisa prettamente femminile.
Insomma c’erano così tante cose che sembravano strane ma anche allo stesso tempo la riportarono indietro di anni ed anni, facendole rivivere indimenticabili momenti passati fra i banchi di scuola. Shota, che era fermo dietro la cattedra, mentre il mormorio generale aumentava man mano che Rin s’avvicinava a lui, le fece cenno di fermarsi davanti la lavagna, così da poter essere al centro dell’attenzione. 
Gli ci vollero un paio di secondi per lanciare un’occhiata fulminante, a tutti i ragazzi presenti, che capendo al volo si misero ad i loro posti e si zittirono immediatamente, ma era chiaro perfino per Rin che l’attenzione era rivolta verso di lei. Poteva solo immaginare la miriade di domande che passavano per le loro teste ed ovviamente mostrò un sorriso incoraggiante, sperando di risultare credibile. 
«Ragazzi, state un attimo zitti perché oggi devo dirvi qualcosa di davvero importante—…» sentenziò Eraser prima di incrociare le braccia al petto e sospirare profondamente. 
«Professore Aizawa, chi è questa ragazza?» domandò un ragazzo dai biondi capelli, tagliati da una linea scura, ed un sorrisetto sghembo stampato sul viso. 
«E’ la sua fidanzata?» aggiunse immediatamente quella ragazza dagli occhi scuri e la pelle rosa, tanto da farla sembrare di un altro pianeta. 
«Fidanzata? Ma secondo voi il professore Aizawa può davvero avere una fidanzata? E’ impossibile!» sentenziò con decisione un tipo piccolino con delle—… palle viola scuro attaccate alla testa. 
Era chiaro che ognuno di loro potesse avere tanti diversi Quirk, che mutavano l’aspetto fisico, per questo Rin era desiderosa di conoscerli tutti anche per sapere qualcosa in più su di loro oltre ciò che aveva letto nei fascicoli. 
«State un po’ zitti, così posso spiegarvi—…» li rimproverò Aizawa superando quella domanda che in un altro momento avrebbe fatto ridere perfino Rin. «Lei è la nostra nuova assistente, si occuperà delle due prime del corso per eroi. Vi aiuterà quando avrete bisogno, anche fuori dall’orario scolastico—… dunque vi presento la Signorina Rin Nishimura!»
E con un cenno della mano indicò proprio la diretta interessata che si limitò a sorridere, anche se leggermente in imbarazzo.
«Piacere di conoscervi ragazzi, come Eraserhead ha appena detto io mi chiamo Rin Nishimura e sarò l’assistente di queste classi dunque per qualsiasi cosa—…»
«Anche lei è un eroe?»
«Qual è il suo Quirk?»
«Possiamo chiamarla semplicemente Rin?»
Ma ovviamente l’intera classe sembrò ascoltare semplicemente un quarto delle proprie parole, perché tutti iniziarono a sommergerla di domande, lasciandola interdetta per più di qualche secondo. 
D’accordo, Rin era certa che la propria classe non fosse come quella, insomma c’era di sicuro meno casino di quel che ricordava e poi lei era sempre stata buona e tranquilla, li dentro, invece, i tranquilli forse erano due perché tutti gli altri avevano iniziato a non stare fermi. Ed allora capì alla perfezione le parole di Eraser, non c’era da abbassare la guardia con quei mocciosi, quindi lo sguardo di sbieco ed il corvino, ovviamente, le rivolse un sorrisetto soddisfatto, anche se era sicura che fosse semplicemente contento della reazione spropositata dei ragazzi e non della sua presentazione.
Prima o poi lo avrebbe preso a schiaffi, se solo fosse stato umanamente possibile.
Insomma lui era un ottimo eroe, anzi, uno dei migliori attualmente in circolazione, ma aveva dei serissimi problemi nel simulare la felicità. Perché non l’avevano assegnata ad All Might? Ecco, lui sarebbe stato decisamente meglio e poi Rin avrebbe fatto i salti di gioia a lavorare fianco a fianco con una leggenda come lui. 
Si passò, allora, una mano fra i capelli e cercò di ristabilire l’ordine generale nella classe, ma Eraser la precedette, limitandosi a sollevare una mano ed a dirigersi verso la porta. 
«Bene, per oggi starete con lei, presentatevi, fatevi conoscere così le semplificherete il lavoro—… io vi lascio nelle mani della Signorina, comportatevi bene, ragazzi, ci vedremo dopo.»
Ma se quelle parole ebbero l’effetto di placare gli animi dei ragazzi furono invece fatali per Rin che fulminò con lo sguardo Aizawa, deciso e sorridente, mentre si allontanava dalla classe lasciandola in balia di venti studenti esaltati e che ancora non conosceva.
Quando la porta si richiuse, ufficializzando l’uscita del professore della UA, molto lentamente gli occhi nocciola di Rin si puntarono sulla classe mentre con attenzione iniziò a studiarli. Le mani vennero intrecciate dietro la schiena e per un attimo le labbra carnose s’incurvarono in un sorriso accennato. 
«Ottimo—… è sempre così simpatico Eraser?» domandò a bruciapelo certa che nessuno avrebbe preso sul serio quelle parole ironiche. 
«E’ sempre così, Signorina Rin.»
La risposta giunse da un ragazzo dai capelli rossi ed un sorriso affilato che aveva parlato senza neanche chiedere il permesso, ma visto qul viso gentile Rin decise che non era affatto male imparare a non essere troppo severa come Aizawa, anche perché sarebbe dovuta diventare loro amica, avrebbe dovuto imparare a capirli e coalizzarsi contro Aizawa era un ottimo inizio. 
«Fantastico, allora è davvero un musone come si vede nelle interviste.»
Questa volta il commento fu fatto a bassa voce, ma nonostante ciò i ragazzi la sentirono ed alcuni non riuscirono proprio a non ghignare od a sorridere soddisfatti. 
Fantastico, prenderlo in giro era sicuramente la migliore cosa, ma al momento l’idea di Rin era un’altra, infatti s’avvicinò lentamente alla cattedra e scostò la pesante sedia in legno quanto bastava per prendere dei fogli che vi erano sul tavolo, l’elenco, e poi far il giro della cattedra. 
Si andò a fermare esattamente davanti al bordo di quest’ultima e poi s’appoggiò, sedendosi in parte su di essa. 
«Allora, visto che questo è il mio primo giorno che ne dite di conoscerci un poco? Insomma voglio sapere tutto di voi, quindi mi sembra il caso di fare l’elenco, che cosa ne dite?!»
Tutti quanti, o meglio, la maggior parte, si ritrovarono ad annuire con entusiasmo scambiandosi occhiate rapidi e veloci, accompagnati da sorrisetti. Ma in quel preciso momento un ragazzino dai capelli verdi e gli occhi sgranati sollevò imperterrito la mano, attirando l’attenzione di Rin, che puntò un dito contro di lui, certa che volesse farle qualche domanda. 
«Sì? Tu sei?» rispose con entusiasmo la ragazza aggiungendo addirittura un sorrisetto, ma il ragazzo divenne immediatamente rosso in viso.
«Io—… io sono Izuku Midoirya, Signorina Rin e volevo farle una domanda—…»
Midoriya. Ecco, quel nome iniziò ad appuntarselo nella testa associandolo ad i capelli verdi e il temperamento decisamente imbarazzato, quindi annuì facendogli cenno di procedere. 
«Mi—… mi domandavo se per caso lei fosse anche S—… Stoner. »
Rin sgranò gli occhi, sorpresa che qualcuno fra di loro potesse averla riconosciuta tanto in fretta, anche perché lei, nonostante il lavoro con i servizi segreti, non si era mai fatta vedere troppo in giro od in televiosione, o almeno non l’aveva fatto come Stoner. Ma lui sembrava essere sicuro della cosa, quindi non poté che passarsi una mano fra i capelli ed annuire appena.
Adesso era lei quella imbarazzata. 
«A quanto pare conosci anche il mio nome da eroe, Midoriya, è una vera sorpresa. Ed io che volevo tenerlo segreto come una vera diva.» e Rin, per risultare più melodrammatica e sviare il discorso, si limitò a fingere un plateale sbuffo, sperando, anche, di non ricevere ulteriori domande. 
«Stoner! Ma—… ma è fantastico!» mormorò Izuku con entusiasmo beccandosi un’occhiataccia dal biondo seduto a poca distanza da lui. 
«Una vera diva… » sospirarono, invece, svariate ragazze  con aria sognante, ed allora la ragazza  era certa di aver fatto breccia nei loro cuori con la finta storia della diva. 
«Facciamo così, vi concederò una domanda a testa mentre vi presentate, sempre se ne abbiate una. D’accordo?» 
Ecco il modo più veloce e sbrigativo per Rin di iniziare a conoscere quei ragazzi, ed uno di loro sapeva giù chiamarsi Midoriya, quindi, considerato che quel ragazzino sembrava a disagio perché si era ritrovato improvvisamente al centro dell’attenzione, la giovane eroina gli fece cenno di sedersi prima di indicare il ragazzo seduto a primo banco, dai capelli biondi ed un sorriso simil seducente. 
«Bene, iniziamo da te e poi andiamo in ordine—… come ti chiami, ragazzo?»
Domandò con un pizzico di curiosità mentre quel ragazzo scrollò le spalle ed allargò le braccia, come a volersi fare vedere da tutti. 
«Mi permetta di presentarmi, Signorina Rin, io sono Aoyama Yuga e brillo tantissimo. Sono il vero elemento sfavillante dell’intera classe.» 
Rin, sorpresa come non mai, si ritrovò a sfarfallare più volte le ciglia capendo, però, che Aoyama si stesse riferendo al proprio quirk, quindi annuì divertita e soprattutto sorridente. 
«Come—… una sfera stroboscopica?»
«ESATTO! Sono anche stato una vera sfera stroboscopica durante il nostro concerto meraviglioso!» e con entusiasmo si volò verso il resto della classe che annuì ridendo, anche se l’idea di quel ragazzo come palla luminosa era alquanto strana. 
«Interessante, dunque Aoyama brilla e da delle feste in discoteca da paura, mi piaci—… adesso passiamo alla numero due, ovvero, tu rosellina, come ti chiami?» continuò Stoner passandosi una mano fra i capelli, mentre girava fra i banchi, ed allora la propria attenzione si posò sulla ragazza dalla carnagione rosa, proprio come i suoi capelli, e le corna.
Anche lei non tardò a mostrare il proprio entusiasmo agitando le braccia in segno di saluto. 
«Ohhhh Signorina Rin—… Rin, lei è una vera diva!!! L’ho vista in televisione al ballo annuale di tutte le forze dell’ordine, insomma un vestito come quello che avete indossato per l’occasione non si dimentica. Eravate bellissima e—… e forse dovrei presentarmi anche io, mi chiamo Mina Ashido ed il mio quirk è l’acido, ma tutti mi conoscono anche come Alien Queen!»
Sorpresa dalle parole della studentessa questa volta fu il turno di Rin di ritrovarsi al centro di un argomento imbarazzante, di nuovo, perché non si aspettava che qualcuno la riconoscesse o si ricordasse davvero di lei per quel ballo. Insomma era uno dei pochi eventi pubblici ad i quali non poteva non presenziare, e ricordava bene dell’abito che le era stato fatto fare da una delle più grandi marche di vestiti. Insomma il vestito rosso di quella notte l’aveva ancora conservato nel suo armadio nei propri appartamenti. 
Probabilmente perfino le sue gote divennero leggermente rosse, così volse il viso in direzione dei grandi occhi scuri che la fissavano speranzosa e sorrise.
«Quindi oltre ad essere la regina degli alieni, Mina, sei anche un’esperta di moda, è un piacere conoscerti.»
«Oh ricordo anche io quel vestito meraviglioso, in chiffon rosso e con un corsetto ricamato a mano. E’ di una delle maison che maggiormente amo.»
Questa volta, a parlare forse senza neanche rendersene conto, era stata una ragazza all’ultimo banco, con i capelli raccolti in una coda e lo sguardo sognante, che si era addirittura lasciata sfuggire un sospiro. 
«Ti intendi anche tu di moda—…?» ma ovviamente Rin, non conoscendo il nome si limitò ad indicarla, facendo sì che tutti gli altri ragazzi puntassero gli occhi su di lei. 
«Come? Scusate ho parlato ad alta voce—… Signorina Rin non volevo interromperla ma—… quell’abito era un vero sogno.»
«Non preoccuparti, ma già che ci sei presentati pure a tutti noi!
» la spronò la biondina rivolgendole un occhiolino. 
«Subito. Mi chiamo Yaoyorozu Momo e sono la vice rappresentante di classe, piacere mio di conoscerla, anzi, è un vero onore.»
In tutta risposta la giovane Nishimura chinò il capo in un cenno di rispetto e di saluto, ma questa volta, ad interrompere quelli che erano prettamente discorsi fra ragazze, perché effettivamente stavano adesso parlando di vestiti, fu l’intervento di un altro ragazzo dai biondi capelli, che con un gomito poggiato sul baco ed un’espressione ghignante fece un commento. 
«Quindi è vero che le ragazze parlano quasi sempre di vestiti—…» 
Ovviamente, tali parole, ebbero l’effetto di far sogghignare tutti i maschi presenti in aula, eccezione fatta per alcuni, forse i più seri. 
Così, con aria quasi indagatrice, la bionda si voltò per raggiungere il suo banco, facendosi largo fra tutti gli altri e poggiò una mano sulla superficie liscia di legno. 
«Solo di vestiti o di ragazzi, ma purtroppo con me non ho lo smalto e la maschera per il viso, quindi vi dovrete accontentare dei vestiti.» anche le parole di Rin ebbero l’effetto sperato, poiché questa volta a ridere furono tutti gli altri, comprese le ragazze. «Allora, come ti chiami?» 
«Io—…» ed il biondino si passò una mano fra i capelli in imbarazzo, mentre solamente allora Rin notò quella striscia nera che li tagliava, forse un suo segno distintivo. «Mi chiamo Denki kaminari e—… e stavo semplicemente prendendo appunti perché al giorno d’oggi è così difficile comprendere le ragazze.»
Solite problematiche da liceali, un classico e per questo motivo Rin si mise a ridere ed andò a sedersi sulla cattedra alle proprie spalle e proprio come se niente fosse andò ad intrecciare le gambe in una posa che era solita usare anche quando era nel tuo ufficio. 
«Beh, sappiate che sono qui anche per questo—… insomma sono l’assistente e sono giovane, non sono una vera insegnante ma sono qui per aiutarvi a crescere ed a diventare dei veri eroi—… oltre che dei ragazzi, quindi sentitevi liberi insieme a me.» ed allargò le mani con tranquillità, anche se non era certa che tutti quanti si sarebbero riusciti davvero ad aprire con lei, in fondo era normale, considerato che si erano appena conosciuti.
Rimasero in silenzio per qualche attimo ed allora, ancora una volta, a prender parola o meglio, ad alzare la mano, fu il ragazzo con gli occhiali, quello che all’entrata stava incitando gli altri ad andarsi a sedere. Rin, così,  gli fece cenno di parlare ed ovviamente di presentarsi, com’era giusto che fosse. 
«Sono il rappresentante di classe e mi chiamo Iida Tenya, Signorina Nishimura, mi permetta di ringraziarle a nome della classe 1-a per il supporto che ci darete anche perché sembrate così gentile e ben disposta verso tutti noi e—…»
«Tenya? Davvero?» domandò Rin che si era focalizzata su ben altro piuttosto che sui ringraziamenti, anche se li apprezzò. 
«S—…sì.»
«Insomma, sei il fratello di Igenium?» continuò la ragazza con le domande, sempre più stupita di quel ragazzo con gli occhiali. 
Effettivamente la somiglianza con l’eroe Igenium era parecchia, ma sentirselo dire da lui era una vera e propria conferma. Infatti, il ragazzo, si ritrovò ad annuire sempre più confuso, così Rin si decise finalmente a spiegare. 
«Non ci posso credere, quindi sei il fratello di—… lo sai che la tuta di Igenium è stata creata dalla mia azienda? Quel ragazzo è una forza e lo adoro come eroe!»
Perché era vero, le Nishimura Indistries avevano creato abiti ed accessori per parecchi super eroi e vigilanti, ma rari erano i casi di chi, come Igenium, era un vero portento della natura. Purtroppo, però, Rin sapeva anche dell’incidente che si era abbattuto su di lui, rendendogli impossibile continuare il lavoro che da sempre faceva, ma questo non impediva alla ragazza di continuare a considerarlo un vero eroe. 
«Non—… non lo sapevo, insomma io—…»
«Stai tranquillo, non potevi saperlo, di solito molti dei nostri progetti rimangono nascosti perché non vogliamo che la tecnologia venga replicata, ma Ingenium è sa sempre uno di quegli eroi che ho seguito con piacere, anche dopo quello che è successo sono andata a trovarlo in ospedale. Se vuoi degli upgrade per il tuo costume basta chiedere, Iida!» e rivolse al ragazzo con gli occhiali un occhiolino rapido che lasciò tutti a bocca aperta.
Anche se forse, a stordirli, era stata la proposta appena fatta. Ma Rin, essendo l’amministratore delegato delle Industries poteva permettersi il lusso di fare questo tipo di offerte a chiunque volesse, solo che non aveva riflettuto su una cosa: si trovava in una classe di ragazzi che volevano diventare eroi ed avere degli upgrade per i costumi era praticamente un sogno. Così, nel giro di tre secondi, in quella classe sembrò scoppiare una rivolta perché tutti, dopo tali parole, erano interessati ad avere dei miglioramenti o degli aggiornamenti che avrebbero aiutato le loro carriere. Infatti il vociare divenne sempre più alto, tanto da stordire perfino Rin, che si pentì immediatamente di aver parlato tanto con quei ragazzini. 
Chi glielo aveva fatto fare? Semplice, nessuno.
Per cercare di calmarli, allora, la giovane fu costretta a schioccare le dita ed ad indicare il primo a caso nella speranza di riprendere l’ordine. 
«Bene—… BENE! Facciamo così, maledetti, portatemi i vostri progetti ed io li porto ad i miei migliori ingegneri e vediamo cosa riescono a fare, ma non vi garantisco nulla. Tsk.» sbottò andando ad intrecciare le braccia sotto al seno in una finta espressione indispettita.
«Una vi tende la mano e voi vi prendete l’intero braccio, siete incredibili—… adesso però continuiamo e tu, capelli rossi, presentati!»
Il ragazzo in questione, ancora ammaliato all’idea del progetto, sembrò cadere dalle nuvole ed infatti si portò una mano all’altezza del petto come ad indicarsi. 
«Mi chiamo Kirishima Eijiro, Signorina Rin, e se vuole saperlo io non ho bisogno di tutte queste modifiche al costume, se la consola, in fondo il mio Quirk è l’indurimento e—…»
«Indurimento?» domandò incuriosita la ragazza adesso focalizzando tutta la propria attenzione su Kirishima. 
«Esatto!» annuì quello con vigore mostrando gli affilati denti.
«In pratica il mio corpo diventa duro come la roccia.»
Quella sì che era un’altra bella scoperta, infatti le morbide e rosee labbra di Rin s’andarono ad incurvare in un sorriso soddisfatto, sbattendo un colpo sulla propria coscia.
«Sai che il tuo Quirk assomiglia abbastanza al mio, Kirishima?»
«Eh??? Davvero»
«Esatto, dico sul serio—… se volete posso anche darvene una dimostrazione.»
Ed una manciata di “”, “fantastico”, “vediamo”, si fece sentire per l’intera classe, compreso chi fino ad un attimo prima si stava annoiando a morte. Così, gli occhi nocciola di Rin vagarono per l’intera classe fino a trovare il più annoiato fra tutti quanti, l’ennesimo biondo, seduto all’ultimo banco che non sembrava prestare moltissima attenzione, ed allora Rin portò due dita alle labbra e fischiò per richiamare la sua attenzione. 
Furente, quel ragazzino, la guardò e digrignò i denti. 
«Tu, all’ultimo banco—… sì, tu che stai per ringhiare, facciamo così, lanciami addosso un quaderno!» gli propose con tutta la tranquillità di cui era disposta, ritrovandosi ad incrociare lo sguardo confuso di colui che aveva interpellato. 
«Eh? NON MI DIA ORDINI!» urlò il biondo mettendosi in piedi.
«NON ERA UN ORDINE.» rispose a tono Rin, sempre più confusa da quel modo di fare. 
«BENE!»
«BENISSIMO!»
Probabilmente avrebbero anche potuto continuare per ore ad urlare in quella maniera, anche se continuava a non capire perché, ma quel ragazzo, quello a cui aveva chiesto di lanciarle un quaderno, doveva essere il tipo apparso in tv durante il festival sportivo. Se non ricordava male l’avevano addirittura incatenato nonostante la vittoria ed a giudicare dal suo temperamento la cosa, adesso, non la sorprendeva più di tanto. 
Nel mentre, il biondo, prese in mano il primo quaderno a portata di mano e poi mise un piede sulla sedia, come a volersi dare maggiore forza prima di lanciare quell’ammasso di foglio in direzione di Rin. La ragazza, dal canto suo, rimase seduta mentre con le iridi non perse di vista neanche per un attimo il quaderno che le arrivò addosso ad alta velocità, forse addirittura da poterle far male, ma ella fu più rapida perché si spostò in modo da non essere sulla sua traiettoria, allungò una mano e le bastò semplicemente sfiorare con i polpastrelli il quaderno, senza neanche afferrarlo, e tutto avvenne in un lampo. La carta si trasformò in pietra, lasciando che il grigio iniziasse ad impossessarsi del materiale, seguendo il potere del Quirk di Rin. Non avendo, però, afferrato il quaderno, questo dopo esser diventato di pietra ed al contempo avendo preso velocità per via del lancio del biondo, si andò a conficcare nella lavagna alle proprie spalle. Quella che fino ad un attimo prima era carta adesso era vera e propria pietra che aveva reso rigido il quaderno, tanto da permettergli di diventare una vera e propria arma. Insomma, quei piccoli trucchi li aveva imparati col tempo poiché effettivamente, se solo fosse stato necessario, Rin aveva la possibilità di trasformare qualsiasi oggetto in un’arma anche solo per tramortire i nemici, ed allora, si voltò verso la classe con aria soddisfatta. 
Tutti quanti erano rimasti in silenzio ed avevano ammirato il quaderno di pietra conficcato nell’ardesia, ed allora Rin si limitò ad allargare le braccia. 
«Tutto ciò che tocco diventa pietra, il mio Quirk si chiama Stone e da li il mio—… nome. Comunque sia bel lancio e se non sbaglio tu sei quello che ha vinto il festival sportivo!»
«SI! » urlò, ancora una volta il biondo che però cercò di ricomporsi. «Ma non parliamo del fottuto festival sportivo—… Katsuki Bakugo.»
«Avevo intuito, il ragazzo delle esplosioni.»
«Re delle esplosioni.» la corresse immediatamente Bakugo. 
«In realtà il suo nome è un’altro, ma a lui piace essere chiamato così!» precisò un ragazzo seduto un paio di banchi avanti mostrando un ghigno divertito. «Mi presento subito, Signorina Rin, mi chiamo Hanta Sero e bella mossa questa storia del quaderno. In pratica può far diventare tutto di pietra, è un quirk davvero figo.» ammise quel rgaazzo, Sero, che aveva delle particolari braccia. 
Forse aveva letto qualcosa sui fascicoli che le erano stati dati, ma doveva ripassare per ricordarsi i Quirk di chi le stava intorno.
«Io so già cosa potrebbe far diventare di pietra—…» mormorò a bassa voce, credendo di non esser sentito, un piccoletto dalla testa strana. Infatti aveva la tipica forma dell’uva, e con tale affermazione si beccò una rapidissima occhiata di sbieco da parte dell’intera classe. Quel doppio senso, decisamente voluto, probabilmente in altri casi avrebbe fatto ridere Rin, ma in una classe anche lei doveva darsi un contegno. 
Così, il piccoletto, che si ritrovò tutti gli occhi puntati addosso alzò le braccia come a volersi parare. 
«Non guardatemi così, non ho detto niente era solo—… solo un rapido apprezzamento a ciò che la bellissima Signorina Rin sa fare.» 
«Sì? E tu come ti chiami, ragazzo che apprezza il mio Quirk?»
«Mi—… chiamo Minoru Mineta.»
«Ti tengo d’occhio Mineta—…» e gli lanciò uno sguardo che non ammetteva repliche, tanto da farlo spaventare.
«Ahi, mi ricorda lo sguardo di Mt Lady, che paura, mi dispiace non parlerò più a sproposito, Signorina Rin!» 
E con quelle parole, decisamente soddisfatta, Rin annuì scuotendo leggermente i capelli prima di tornare a guardare tutti i ragazzi presenti nella sala. Non ne dovevano mancare molti, almeno credeva, così gli occhi si poggiarono su una ragazzina, dai capelli corti e scuri e le peculiari orecchie, sicuramente opera del Quirk, che sembrava in imbarazzo più di tutti. 
«E tu, invece, come ti chiami? Non preoccuparti se dovesse cercare di fare il maniaco venite pure a dirmelo—…»
Quella ragazza sollevò le iridi scure accennando un sorriso a Rin, e poi scrollò le spalle. 
«Allora dovremmo venire a disturbarla praticamente sempre, Signorina, comunque sia mi chiamo Kyoka Jirou.»
«Piacere Jirou, te l’ho detto, non farti problemi e vienimi a disturbare quando vuoi—…»
Anche perché in cuor suo poteva capire benissimo il disagio delle ragazze, quindi decise di continuare con loro, puntando così il dito verso la ragazzina dalla faccia tonda ed i capelli a caschetto, munita di sorriso contagioso. 
«Io invece mi chiamo Uraraka Ochako e sono davvero felicissima di conoscerla, è così gentile e brava.»
Quelle parole, decisamente rincuoranti per Rin, ebbero l’effetto di farla annuire e sorridere, anche perché in quelle presentazioni era come se si stesse perdendo tutta la giornata, anche se in quella classe mantenere l’ordine non era per nulla facile. Si passò una mano fra i capelli mentre continuava ad ascoltare ed allo stesso tempo a scrutare i ragazzi anche con occhio critico, cercando di capire se vi fosse qualcuno di sospetto fra tutti loro, ma effettivamente nessuno corrispondeva ad una possibile spia, almeno per adesso. 
Dopo Uraraka fu la volta di presentarsi di Toru Hagakure, la ragazza invisibile che a sua volta sembrò mostrare parecchio entusiasmo per i vestiti, cosa che fece vertere ancora una volta la conversazione su tali argomenti, con grande disappunto per i maschi. Per poi passare alla giovane e dolce Tsuyu Asui che per metà era una ranocchia, cosa che Rin trovò adorabile.
Ma allora fu il turno di Fumikage Tokoyami, che la sorprese con una domanda parecchio interessante. 
«Come mai, ultimamente, fra gli eroi non si è sentito molto il suo nome?» le domandò, infatti, il ragazzo con il viso da uccello, che teneva le braccia intrecciate all’altezza del petto. 
Quella domanda, improvvisa, lasciò per un attimo Rin senza parole che scosse il capo e cercò di risultare convincente il più possibile. 
«Dunque—… avevo bisogno di—… un po’ di tempo per me stessa, anche perché imparerete a vostre spese quanto il lavoro da eroe sia stancante e poi, dopo la—… la perdita di mio padre mi sono dovuta anche occupare dell’industria e non riuscivo a gestire entrambe le cose. Così mi sono ritirata ma solo per un po’.»
«Ed adesso ha deciso di insegnare?»  la incalzò il ragazzo. 
«E’ quello che farò un giorno, ovviamente, chi meglio degli eroi può preparavi a quel mondo?-
«Ma lei è davvero giovane—…» 
Commento più che giusto quello di Tokoyami, infatti Rin si morse il labbro inferiore e fece spallucce. 
«Hai ragione, ma nella mia carriera ho già visto abbastanza cose da sapere bene come funziona il mondo d’oggi—… però sono ancora un’assistente quindi devo crescere anche io, insieme a voi. Sarà un bel percorso per entrambi.»
Maledetto ragazzino che l’aveva messa in difficoltà con poche e semplici domande, anche abbastanza logiche, alle quali era riuscita a sfuggire grazie alla propria parlantina, ma che in verità avrebbe dovuto limare con il tempo. Era risultata credibile, ovviamente, ma non poteva rischiare a tal punto. 
Così, dopo aver rivolto un sorrisetto al ragazzo uccello, poi spostò lo sguardo su uno degli ultimi, il tipo dai capelli per metà bianchi e per metà rossi, e lo indicò.
«Tocca a te, non fare il timido.»
«Mi chiamo Shoto Todoroki e non sono timido, Signorina.» proferì esso con voce bassa guardandola negli occhi. I suoi erano di colori diversi e quel cognome la riportò immediatamente ad Enji Todoroki, l’attauale numero uno in classifica. Ricordava benissimo il quirk di questo ragazzo, che si era scontrato contro Midoriya, seduto a non troppa distanza da lui. Entrambi avevano quasi fatto esplodere l’arena per via della loro forza, e  presto o tardi anche Rin li avrebbe voluti vedere in azione. 
E poi il figlio del nuovo numero uno doveva avere sulle spalle un grosso, grossissimo, peso da sopportare. 
Continuò, dopo quel brevissimo intermezzo con Todoroki jr, a conoscere gli ultimi membri della classe fra cui Mashirao Ojiro, che possedeva una coda prensile fantastica, Koji Koda, capace, invece, di parlare con gli animali, Rikido Sato che accresceva la sua forza muscolare grazie allo zucchero, e che sapeva cucinare ottime torte a detta di tutti quanti, ed infine anche Mezo Shoji capace di farsi crescere più arti. 
Insomma, a fine ora poté dedurre che in quella classe vi era una grandissima varietà di Quirk e soprattutto di personalità che avrebbe imparato pian piano, anche perché aveva ancora parecchi dubbi sui nomi da ricordare e da associare ad i poteri. 
Pensava davvero che la sua prima ora fosse finita, quando improvvisamente il telefono, che teneva in tasca iniziò a vibrare e fu letteralmente costretta a prenderlo. Tirandolo fuori lesse un numero sconosciuto, così, senza farsi vedere dai ragazzi, che come sempre curiosi avevano iniziato con le domande, aprì i messaggi e lesse il contenuto. 

“Sono Aizawa.”

“Purtroppo devo finire di scrivere una relazione e non posso accompagnare i ragazzi in palestra per l’allenamento fisico.”

“Pensaci tu e falli allenare, ti aiuterà Cementoss. Di pomeriggio andrai nella classe B.” 


Maledetto Eraserhead che era riuscito ad affibbiarle i ragazzi per l’intera mattinata, infatti, si ritrovò a stringere quel telefono con maggiore forza, certa, che quel giorno non si sarebbe potuta per niente rifiutare.
Ed era solamente il primo giorno di una lunga serie e Rin doveva assolutamente trovare dei lati positivi altrimenti avrebbe perso la testa, di questo ne era certa.
Eppure, quell’aria frizzante non le dispiaceva, forse era la scossa che ci voleva nella sua vita. 

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