L'Ordine - Another World di Kris91 (/viewuser.php?uid=376583)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAP. 1 ***
Capitolo 2: *** CAP. 2 ***
Capitolo 3: *** CAP. 3 ***
Capitolo 4: *** CAP. 4 ***
Capitolo 5: *** AVVISO ***
Capitolo 1 *** CAP. 1 ***
CAP.
1
Germania,
Foresta Nera, Arcrow
31
Dicembre, h 23.45
Come
ogni anno, l'ultimo giorno era arrivato.
Per
molti voleva dire bagordi tutta la notte, e non era accezione solo
degli esseri umani, ma per i guerrieri dell'Ordine della classe
più
alta, voleva dire anche un'altra cosa: l'incantesimo di protezione.
L'incantesimo
era attivo da millenni, separava il Mondo Nascosto da quello umano,
ma ogni anno doveva essere rinnovato.
A
tale scopo, il capo dell'Ordine Mirjana e sua figlia Halen, avevano
riunito anche quell'anno la classe più alta nella Cripta.
La
Cripta era un'antica città di fattura gotica edificata ai
tempi
della caccia alle streghe dalle streghe bianche per non essere
bruciate sul rogo insieme alle streghe oscure.
La
città era ben custodita da streghe e druidi che vi abitavano
tutto
l'anno. Per quanto facessero del loro meglio, allo scorrere delle ere
non potevano opporsi nemmeno loro: la città era stata, in
buona
parte, ingoiata da diversi strapiombi che si erano aperti, tuttavia
la piazza principale e l'immensa si erano momentaneamente salvate.
Ed
era proprio nella piazza principale, che il capo della sezione
militare, Hathor, osservava con finto interesse la cupola in
cristallo nero e filigrane dorate che attendeva solo di essere aperta
per l'incantesimo.
Impegnata
a lottare col colletto della divisa che la soffocava, nemmeno si
accorse della presenza di Mirjana che l'affiancò, per poi
alzare lo
sguardo anche lei verso la cupola nera.
-
Se ne va un altro anno, eh? - ruppe il silenzio Hathor, voltandosi
verso l'amica.
-
E' così che deve essere. Prima o poi il tempo si
prenderà anche noi
- rispose Mirjana, voltandosi anche lei verso Hathor.
-
Sei così stanca di vivere? -
-
Beh, ho diversi anni più di te... -
L'espressione
di Hathor la convinsero a cambiare argomento.
-
Aeni ti ha dato molti problemi? -
Aeni
era una ragazzina diciottenne che Hathor aveva trovato un anno prima
in missione. La ragazzina l'aveva volontariamente seguita all'Ordine,
ma probabilmente non aveva ben capito dove l'avrebbe portata;
così
tutto d'un colpo le erano state imposte regole che lei non aveva mai
seguito.
Hathor
la trovata insolente e irritante, con la curiosità tipica di
chi non
aveva mai visto il mondo e la presunzione di chi pretendeva di sapere
tutto.
-
Effettivamente è stata parecchia dura. Quella ragazzina
è furba: mi
chiede le cose dopo l'allenamento così non ho la mente
abbastanza
lucida per ragionare su ciò che mi chiede, per poco non le
davo il
permesso di venire stasera. Alla fine mi son salvata dicendole che
sono la sua insegnante e, come tale, ogni sua eventuale promozione in
una classe superiore dipende da me e che quindi mi deve ascoltare
senza fare troppe storie -
Quello
che sembrava uno sbuffo da parte di Mirjana, costrinse Hathor, che
era tornata a fissare la cupola, a girarsi verso di lei.
Infatti
la donna si era portata un mano davanti alla bocca pitturata di blu,
tentando di non scoppiare a ridere.
-
Non pensavo arrivassi a tanto pur di farti obbedire -
-
Nemmeno io, ma in amore e in guerra tutto è lecito. Aeni
impara in
fretta, ma non altrettanto in fretta impara la disciplina -
-
Già, chissà chi mi ricorda... -
Mentre
Mirjana assumeva un'espressione di pensierosa canzonatura, l'occhiata
che le rivolse Hathor fu più esaustiva di qualunque insulto.
Come
guidata da un sesto senso, Mirjana si girò verso il centro
della
piazza dove incrociò lo sguardo di sua figlia Halen, segno
che era
il momento.
Hathor
si stava portando al centro della piazza, quando notò con la
coda
dell'occhio una figura che si nascondeva rapidamente dietro a una
delle numerose colonne.
Stava
per andare a prenderla per i capelli quella dannatissima ragazzina,
quando Mirjana la richiamò.
-
Faremo
i conti più tardi, maledetta - pensò
ferocemente Hathor mentre si sbrigava a raggiungere gli altri
Cacciatori.
Mirjana
e Halen presero posto al centro dl cerchio magico inciso nel selciato
della piazza. Dopo un breve discorso di ringraziamento e per
ricordare le regole, si posizionarono l'una di fronte all'altra
mentre i Cacciatori, già disposti sul cerchio più
esterno, misero
le mani parallele a quelle del compagno accanto in modo che fra di
esse vi fosse almeno una decina di centimetri a separarle.
Madre
e figlia iniziarono a intonare una nenia in una antica lingua ormai
scomparsa, seguite a poco a poco da tutti i Cacciatori.
In
breve gli occhi delle due sembravano spegnersi della poca
umanità
che avevano, per accendersi di una fredda e inumana luce bianca.
Completamente
in trance, i Cacciatori non si accorsero dei globi di luce che
andavano a formarsi tra le loro mani.
Man
mano che il ritmo della nenia incalzava, i globi si espandevano
sempre di più, formando una vera e propria barriera
luminescente che
occupò l'intera piazza.
Di
colpo tutti tacquero.
Senza
farsi notare, i Warlords, i soldati semplici dell'Ordine, aprirono la
cupola che dava su un cielo notturno coperto di nuvole che
cominciavano a lasciar cadere i primi fiocchi di neve.
Tutto
d'un colpo la barriera creatasi, si ridusse a una piccola stella
luminosa che occupò lo spazio tra madre e figlia; rimase a
galleggiare lì per qualche istante, mentre gli occhi delle
due
tornavano normali.
Un'ultima
frase in lingua antica pronunciata da Mirjana, mentre gran parte dei
Cacciatori crollavano a terra privi di energia, e la stella si
proiettò velocemente verso il cielo separandosi in tante
stelle
cadenti che si diressero ognuna verso una città dell'Ordine.
La
Bolla, la barriera protettiva di ogni città, si
rianimò di
un'accecante luce bianca che abbagliò tutti gli abitanti di
Arcrow,
la metropoli che dava sede all'Ordine, per poi tornare trasparente
come suo solito.
Con
l'élite dei guerrieri dell'Ordine stesi a terra provati dal
rito,
nessuno poté fare qualcosa per impedire che due oblunghe,
ossute
braccia nere afferrassero una ignara Aeni trascinandola nel portale
che si richiuse immediatamente.
Pianeta
Gaia, Midgar, ShinRa building,
h
23.55
La
riunione era stata estenuante.
Lunga
ed estenuante.
Tra
il tedioso riassunto di come procedevano i lavori per completare
Midgar di Tuesti e l'esaltazione del Professor Hojo per i risultati
del suo progetto, era stato arduo per il Presidente fingersi
quantomeno toccato da ciò che dicevano.
La
cavia su cui tutti contavano per ottenere la chiave di accesso alla
Terra Promessa, fino a quel momento, non aveva minimamente mostrato i
segni di possedere il potere dei Cetra che si sperava possedesse.
Aveva,
invece, manifestato un'inclinazione al combattimento notevole: era
agile e fin troppo forte per un bambino di 6 anni.
In
privato, Heidegger gli aveva comunicato che considerava l'esperimento
di Hojo una perdita di tempo. Più di una volta, durante le
riunioni,
aveva chiesto a gran voce la testa del ragazzino: se non possedeva
quello per cui era stato creato, non serviva a nulla; inoltre
dubitava fortemente che un ragazzino pallido e smilzo sarebbe mai
stato adatto alla vita militare.
Doveva
essere eliminato, era solo una spesa inutile che la compagnia in
piena espansione non poteva permettersi.
Le
altre nazioni non vedevano di buon occhio l'espansione della ShinRa,
non erano ancora arrivati a veri e propri scontri, ma Heidegger
riteneva che non ci sarebbe voluto molto e loro erano penosamente
scoperti; stava, infatti, tentando di mettere in piedi un esercito
sfruttando i poveracci dei bassifondi che avevano bisogno di lavoro,
ma non erano minimamente competitivi con nazioni come Wutai che,
oltre a un solido esercito, poteva contare anche sulla Crescente.
La
Crescente, l'élite dei combattenti di Wutai.
Se
Wutai era considerata in una botte di ferro, era proprio grazie a
loro.
Il
Presidente si sedette pesantemente sulla poltrona del suo ufficio,
ormai era molto più che in ritardo per la cena e non aveva
voglia di
sentire i piagnistei della moglie.
Prese
uno dei suoi sigari e lo accese cominciando a fumare pigramente.
Pensando
alla sicura scenata isterica della moglie, non poté non
pensare a
suo figlio.
Rufus
aveva già 10 anni e non era mai andato a scuola, studiando
da
privatista, e questo era un altro motivo di conflitto con sua moglie
che insisteva perché Rufus andasse a scuola come ogni
bambino
normale.
Lui,
invece, insisteva nel dire che non era un bambino normale, doveva
prepararsi a gestire l'impero della ShinRa e come tale era necessario
che avesse l'istruzione migliore, gli abiti migliori e che vivesse in
una casa migliore.
Anche
per lui doveva trovare la Terra Promessa, sarebbe stato un enorme
lascito per suo figlio.
Proprio
mentre pensava a tutto questo, un lampo di luce illuminò a
giorno il
suo ufficio.
In
un altro momento della sua vita l'avrebbe ignorato perché
doveva
rimanere concentrato sul lavoro, ma ora non poteva lasciare che
qualcosa disturbasse il suo “regno”.
Per
questo afferrò il telefono e avvisò Heidegger di
mandare
immediatamente Veld del Settore Investigativo del Dipartimento Affari
Generali di andare a controllare prima che lo facesse qualche
cittadino curioso.
Pianeta
Terra, Germania, Foresta Nera, Arcrow
h
03.30
Hathor
si svegliò di soprassalto, ma non poté fare molto
altro, perché un
dolore lancinante le attraversò il cervello costringendola a
ristendersi.
Solo
allora si rese conto di essere nell'infermeria dell'Ordine accanto a
tutti quelli che avevano partecipato all'incantesimo.
Lentamente
cominciò a ricordare cosa fosse successo.
L'incantesimo.
Il
portale.
Aeni.
-
Aeni! - urlò realizzando cosa fosse effettivamente accaduto.
In
breve fu raggiunta da Sissel, la responsabile dell'infermeria e capo
del reparto scientifico, che tentò di calmarla
più che poteva.
-
Hathor! Hey, rilassati -
Non
servì a molto.
Hathor
tentò nuovamente di alzarsi, probabilmente per precipitarsi
da
Mirjana, ma Sissel la fermò ancora.
-
No, devi riposare -
-
Non posso, Aeni... - disse in pieno panico Hathor.
-
Già, ma sei ancora debole e non puoi seguire ora Aeni -
Sissel
la fece dolcemente ridistendere.
-Mirjana
mi ha ordinato di non farti muovere da qui finché non sarai
in grado
di stare in piedi da sola. L'incantesimo ti ha debilitata, la tua
natura di demone ti ha aiutata a riprendere conoscenza in fretta,ma
sei ancora molto debole -
Effettivamente
Hathor si guardò intorno e tutti i Cacciatori presenti al
rito erano
ancora privi di conoscenza.
-
Che tu sappia, Mirjana sa qualcosa di Aeni? - volle sapere Hathor,
rimettendosi comoda a letto.
Ma
il sospiro sconsolato di Sissel non le fecero ben sperare.
-
Purtroppo pare sia completamente scomparsa. Mirjana non riesce a
rintracciare il suo sangue, è come se non fosse
più su questo
pianeta -
-
Ma che... Scherzi? -
Purtroppo
l'espressione di Sissel rispose al suo posto.
-
Beh ora riposa, ne avrai bisogno per quando Mirjana sarà
riuscita a
rintracciarla -
Midgar,
ShinRa building, Dipartimento Scientifico
h
00.50
Ogni
volta che si parlava di “dipartimento scientifico”
a Veld si
palesava in testa un reparto con muri e pavimenti completamente
bianchi e un forte odore di disinfettante e medicinali, ma quello che
vide effettivamente quando portò la ragazza che aveva
trovato nel
deserto non era proprio quello che si aspettava: il laboratorio era
illuminato solo da fredde luci al neon, nessuna finestra e un
disgustoso odore di disinfettante e morte.
Veld
non aveva mai avuto troppe occasioni di avere a che fare con quel
dipartimento prima d'ora, e comunque mai con chi lo dirigeva di
recente.
Praticamente
nessuno alla ShinRa vedeva Hojo di buon occhio, e il fatto che fosse
implicato nella “scomparsa” del suo collega
Valentine glielo
faceva piacere ancora meno.
Per
cui fu non poco riluttante nel lasciargli in custodia la ragazza, ma
non poteva fare altro: gli ordini erano ordini e non voleva essere
giustiziato per insubordinazione.
Hojo
la fissò deluso.
Praticamente
era stato costretto dal Presidente a esaminare la ragazza o avrebbe
perso i finanziamenti delle sue ricerche, quindi si aspettava
quantomeno qualcosa di bizzarro, invece era una normale ragazza.
In
ogni caso, per non essere tacciato di negligenza, procedette con gli
esami base facendola spogliare da due assistenti e mettendo abiti e
intimo in due buste sigillate.
Quella
che sembrava una normale ragazzina, però, nascondeva un
segreto:
durante il prelievo di sangue si accorsero che il sangue era
più
scuro del normale.
Questo
accese l'interesse di Hojo e gli cambiò anche le carte in
tavola.
Ora
la faccenda si faceva interessante.
Mentre
gli assistenti continuavano a visitare la ragazza, Hojo fece
analizzare il sangue da uno dei suoi esperti.
Poco
dopo lo chiamarono.
-
Abbiamo analizzato il sangue della ragazza e abbiamo scoperto che nel
suo sangue sono presenti due tipi di sangue differenti -
Ad
un cenno di Hojo, proseguì.
-
Anche l'altro sangue presenta un DNA femminile, ma... Non è
umano -
Gli
occhi di Hojo si illuminarono, non ricevendo cenni di sorta,
l'assistente proseguì.
-
L'altro sangue è effettivamente nero e funziona come un
parassita
benevolo. Al momento è inattivo, ma i globuli si sono
talmente
attaccati a quello dell'ospite da vivere in simbiosi. Per un simile
risultato, deve avere l'altro sangue in circolo da almeno un anno -
Silenzio.
Non
una parola dal Professore, ma sorrideva in modo inquietante e si
sfregava il mento soddisfatto.
-
Un'altra cosa: questo tipo di DNA non è di nessuna creatura
che
abbiamo nel database. O è di una creatura che ancora non
conosciamo,
oppure... - sapeva di azzardare molto con quella teoria, ma era
l'unica possibile – Non è di questo mondo -
Gelo.
Solo
un suono ruppe il silenzio che era appena sceso: la disgustosa risata
di Hojo.
Il
timore che Hojo incuteva non era a livello fisico: era basso,
mingherlino e contrito; era il suo atteggiamento, il suo modo di fare
che faceva ribrezzo.
Intorno
a lui erano scomparsi sia sua moglie, sia un Turk; anche il Professor
Gast era stato una sua vittima, ne erano convinti tutti.
Era
tornato da Nibelheim solo con una donna e una bambina che somigliava
a Gast, ma dello scienziato nessuna traccia.
-
Vuoi forse farmi credere che questa ragazzina, con questo particolare
DNA che ancora non abbiamo scoperto, è stata portata qui da
un altro
mondo? Magari con la magia? Proprio come ne sono convinti quei
cittadini idioti? -
Tutti
gli altri assistenti si erano fermati per assistere alla scena.
-
Beh, le spiegazioni scientifiche scarseggiano... In fondo ancora oggi
non sappiamo come funzionano esattamente le Materia e nemmeno
sappiamo la reale storia dei Cetra, quindi... -
-
Sciocchezze! Non esiste cosa che possa essere scientificamente
provabile, la magia non rientra tra queste cose. E ora renditi utile:
trova la creatura a cui appartiene quel sangue a e cosa serve
esattamente, io ho altro da fare. E che non senta più certe
parole
girare nel mio laboratorio -
Solo
quando fu uscito gli assistenti tirarono un sospiro di sollievo.
Arcrow,
città vecchia
h
01.45
-
L'HAI PERSA?! -
Fortunatamente
il palazzo era piuttosto isolato e nessuno si lamentò di
quell'urlo
piuttosto alterato.
La
città vecchia era la parte di Arcrow più antica e
ricca di segreti.
Quando
il padre di Mirjana fondò l'Ordine, costruì per
prima quella parte
di città. In breve tempo divenne ricca e fiorivano mercati e
vari
commerci; poi, con gli anni, venne costruito il resto della
città e
l'altra metà cominciò il declino fino a ridursi a
una baraccopoli
di legno e lamiera.
Col
tempo rifiutarono sempre di più il controllo dell'Ordine,
fino a
diventare terra di nessuno abbandonata a se stessa. Quella parte di
città, divenne terreno fertile per ogni tipo di traffici e
criminalità, luogo perfetto per nascondersi e far perdere le
proprie
tracce.
-
Purtroppo il viaggio tra le dimensioni con i portali illegali
è
pericoloso e imprevedibile -
Il
mandante si massaggiò le tempie tentando di contrastare
l'avanzare
del mal di testa.
-
C'è qualche possibilità di rintracciarla? -
-
Il passaggio tra le dimensioni per creature non naturali come i
membri dell'Ordine, inficia alcune abilità. Quindi non
riesco a
percepirla -
-
Speriamo che Mirjana la trovi e che la vada a riprendere Hathor,
così
possiamo andare avanti con almeno l'altra metà del piano
indisturbati -
-
Possiamo comunque fare la mossa stabilita -
-
No, per quello meglio stare fermi a osservare e vedere come procedono
le cose -
Arcrow,
Palazzo dell'Ordine,
h
09.30
Sissel
le aveva detto – imposto – di tornare a casa a
riposare fino a
nuovo ordine, ma lei non poteva andarsene così, doveva prima
parlare
con Mirjana.
Hathor
fece praticamente irruzione nel salone principale dove Mirjana
riceveva i Sovrintendenti.
I
soldati di guardia tentarono di fermarla, ma non ci riuscirono molto
bene.
-
Signora, abbiamo tentato di fermarla ma... -
Mirjana
fece loro cenno che andava bene ugualmente e, non appena furono
usciti, si accasciò sul trono.
-
Non dovresti essere a letto? O quantomeno a casa a riposare? -
-
Scherzi, vero? Io... -
-
No! Non sono riuscita a trovarla... Per ora -
-
Non abbiamo nemmeno idea di chi l'abbia rapita? -
Mirjana
scese dal trono e le si avvicinò.
-
Voglio che tu vada a casa e riposi, devi essere in ottima forma per
andarla a prendere -
Hathor
fece per protestare ma Mirjana la bloccò subito.
-
Ed è un ordine, non un consiglio -
Visto
che alla sede non aveva molto da fare, e ancora peggio si sentiva
inutile, decise di dar retta a Mirjana: riposarsi e tenersi pronta
per quando l'avrebbe trovata.
Casa
sua stava in una palazzina al di là del ponte che collegava
l'isolotto dov'era sito il palazzo dell'Ordine.
L'ottantesimo
piano era molto in alto, ma non riusciva a dormire nelle camerate: le
stanze non erano insonorizzate e purtroppo sentiva tutto.
Casa
sua era completamente insonorizzata e l'adorava: un enorme open space
con pareti bianco perla, soffitto colorato di rosso carminio e
decorato con fini arabeschi dorati e parquet in legno chiaro.
Appena
entrati sulla sinistra c'erano tre grossi rami di bambù
piantati in
un vaso inserito dentro la piccola penisola in legno che funzionava
come svuota tasche.
Scesi
i tre ampi gradini ricoperti di moquette rosso carminio, una moderna
cucina rossa faceva bella mostra occupando quasi tutta la parete di
sinistra; subito di fronte alla cucina era presente un enorme tavolo
in legno massiccio per la maggior parte ingombro di libri, documenti
e da un piatto in vetro di murano trasparente con venature in oro,
che conteneva frutta fresca e secca.
Sulla
destra dell'ingresso una porta dello stesso legno del tavolo,
conduceva a un corridoio dove c'era il bagno e la cabina armadio.
Nel
soggiorno, di fronte alla cucina, era presente il comodo letto
matrimoniale col telaio basso, costantemente sfatto, sormontato da un
enorme libreria, che occupava l'intera parete, ricolma di libri nuovi
e antichi tomi che Hathor aveva salvato prima che la famosa
biblioteca di Alessandria bruciasse.
Su
uno scaffale del mobile lasciato libero, era presente una moderna TV
LCD e di fronte era posizionato un semplice divano bianco a tre
posti usato raramente.
Infine,
vera regina indiscussa della casa, oltre che il motivo per cui aveva
spostato il letto in soggiorno: un enorme vetrata con vetri
riflettenti occupava l'intera parete di fronte e faceva bella mostra
dell'ampio balcone su cui erano sistemati una sdraio e un tavolino
con ombrellone, al momento chiuso, e una spettacolare vista su tutta
la città.
Non
avendo molto da fare, decise di farsi un bagno rilassante,
dopodiché
si mise comoda a letto con tutte le intenzioni di informarsi il
più
possibile sui portali.
Durò
venti minuti, addormentandosi profondamente fino al giorno dopo.
Era
passata una settimana e di Aeni ancora nessuna traccia.
Nemmeno
di Mirjana veramente, che si era ritirata in meditazione nella Sala
Azzurra e non ne era più uscita.
Non
avendo nessuno a cui insegnare, Hathor aveva controllato tutti i
documenti e i rapporti arretrati e ora non aveva più nulla
da fare;
per cui fu solo un caso che Halen la trovò nel suo ufficio.
-
Mia madre vuole vederti – le annunciò breve e
concisa, per poi
andarsene come era venuta.
Il
palazzo che dava sede all'Ordine era enorme, una persona esterna ci
si sarebbe persa proprio come Hathor i primi tempi, per questo aveva
praticamente costretto Mirjana a mettere delle indicazioni ad ogni
angolo per poter capire dove conduceva ogni corridoio.
Quando
arrivò davanti alla porta del salone erano presenti gli
stessi
soldati che ave travolto la settimana prima, rivolse loro un
“buongiorno” canzonatorio prima di entrare.
Esattamente
come il resto del palazzo, la sala era enorme: le imponenti colonne
in marmo nero con rifiniture in oro scomparivano al piano inferiore
mentre il pavimento a rombi di marmo nero e bianco era parzialmente
coperto da un tappeto rosso molto pregiato che arrivava fino al
trono.
Alle
spalle dl trono, una grande portafinestra si apriva sul balcone in
marmo coperto di neve.
Hathor
detestava quella stanza, la trovava di pessimo gusto, ma non era lei
la padrona di casa.
Si
concentrò su Mirjana seduta sul trono: era evidente che
fosse
stanca, nemmeno il trucco le nascondeva le profonde occhiaie.
-
Cosa è successo? - ruppe il silenzio Hathor.
-
L'ho trovata -
Momento
di silenzio.
-
Dal fatto che stai evitando di proseguire il discorso mi dice che la
cosa non sarà semplice, vero? -
-
Già. L'ho trovata, ma in un'altra dimensione -
Silenzio
glaciale.
-
Stai... Stai scherzando, vero? Un'altra dimensione?-
Hathor
era a dir poco sconvolta.
-
Sì, un'altra dimensione -
-
Hai mai fatto caso che quando una cosa può andare male,
andrà
sicuramente nel peggior modo possibile ? -
-
So cosa vuoi dire, ma ho controllato e ricontrollato e non
c'è
nessun errore -
-
Fantastico -
-
Senza contare che non è solo quello il motivo per cui ho
faticato a
trovarla: il sangue nero è inattivo -
Hathor
la guardò perplessa, così Mirjana
proseguì.
-
So che stai per chiedermi come ho fatto a rintracciarla se il sangue
nero è inattivo: il tatuaggio. Non essendo una creatura
naturale, il
passaggio delle dimensioni blocca tutte le abilità non
naturali, ma
il sangue nero usato per il tatuaggio non è compromesso
perché non
altera nulla a livello fisico -
-
Allora è stata una fortuna... Ovviamente non lo sa che, non
appena
la recupero, quello che le è successo sarà stata
una passeggiata -
-
Non gliel'hai ancora detto, vero? -
-
No, e dopo quello che è successo mi ha convinto che ancora
non posso
parlargliene -
-
Ne sei sicura? -
-Ti
ricordo che mi ha apertamente disobbedito partecipando alla cerimonia
di nascosto. E' qui d un anno, non da tre mesi, e ancora non conosce
le regole -
-
Se lo dici tu... -
-
Sì, lo dico io. E' brava, ma inesperta e immatura... E
comunque mi
devi ancora spiegare come recuperarla... O mi hai chiamata solo per
rompermi l'anima? -
-
Sei un demone, Hathor, non hai un'anima -
L'espressione
di Hathor la convinse a proseguire il discorso iniziale.
-
Stasera, a mezzanotte, nell'ala est. E non andrai da sola -
-
Non mi affiancherai Cordelia, vero? -
Cordelia
era una Cacciatore di classe B. La sua famiglia era stata decimata
dai demoni, e spesso usava questa giustificazione per uccidere
nonostante Hathor le avesse intimato varie volte che l'Ordine non
uccideva.
Quando
scoprì la vera natura di Hathor, fu un vero dramma.
Lo
sbandierò ai quattro venti e fu grazie alla sua lingua
lunga, che
Hathor si trovò dei mostri intenzionati ad ucciderla, in
casa.
Era
stata pesantemente ripresa di Mirjana, ed era piombata in fondo ai
ranghi. Ora cercava di risalire, ma nessuno lavorava volentieri con
lei.
-
No, non intendo seppellire nessuno. Per questo ho chiesto a Krizia -
-
Va bene. Almeno con lei non litigherò -
Mirjana
la congedò ricordandole l'appuntamento di quella notte.
Quando
Hathor tornò nel suo ufficio lo trovò occupato da
quattro persone,
tra cui suo figlio Noctis.
Gli
bastò guardarla in faccia per capire.
-
Mirjana non si smentisce mai. L'ha trovata, vero? -
Hathor
lo fissò indecisa se dirgli o meno la verità, ma
alla fine realizzò
che suo figlio aveva vent'anni e non era più un ragazzino,
certe
cose poteva tranquillamente affrontarle.
-
Sì, l'ha trovata... In un'altra dimensione -
Si
poteva fin sentire il loro respiro che si era bloccato. Il primo a
recuperare le sue funzioni cerebrali fu proprio Noctis che,
nonostante sapesse già la risposta, domandò
ugualmente.
-
Chi andrà a prenderla? -
Hathor
lo guardò seria, per poi spostare lo sguardo sugli altri tre.
-
Potete lasciarci un minuto? -
Prompto
tentò di protestare, ma fu praticamente portato via di peso
gli
altri due.
-
Capisco cosa stai per chiedermi: chi andrà a recuperarla, e
so che
sai già la risposta -
-
Non andare. Non mi importa di sembrare egoista, ma tu sei mia madre,
madre che credevo fosse morta. Non devi farti carico di tutto -
-
Sai che con tuo padre ho spesso discusso perché non ti
vedesse solo
come suo successore al trono, ma anche come un ragazzo normale. Sono
ancora convinta di questo, ma ognuno di noi ha
responsabilità alla
quale non può sottrarsi: tu un giorno dovrai prendere il
posto di
tuo padre e questo non vuol dire che io non ci sarò
più per te,
perché anche quando avrai quaranta anni, io sarò
sempre tua madre.
Proprio come tu hai questa responsabilità verso Lucis, io ce
l'ho
verso le persone che credono in me -
Noctis
abbassò lo sguardo consapevole che quella era la
verità nuda e
cruda.
-
Devo andarla a riprendere, non ci metterò molto, e comunque
non
andrò da sola: Krizia verrà con me -
Tornò
a guardarla.
-
Hai ragione, in fondo te la sei cavata per quasi 20.000 anni non
sarà
complicato per te -
-
E' molto importante per me avere la tua fiducia - rispose Hathor con
un sorriso materno che fece arrossire Noctis.
Sapeva
bene che lo imbarazzava chiamarla "mamma" perché
fisicamente avevano quasi al stessa età, per cui la chiamava
semplicemente per nome, quindi quando c'erano quei momenti "madre
e figlio" Noctis si imbarazzava sempre.
Intorno
alle 22, Hathor tornò a casa per prepararsi. Nonostante si
aspettava
una missione lampo, seguì il protocollo in caso di missioni
e si
preparò la borsa per rimanere via almeno un paio di
settimane.
Alle
23.30, all'entrata, trovò Krizia che l'aspettava con la
borsa in
spalla.
Ammirava
molto Krizia.
Anche
lei era stata una sua allieva, l'aveva conosciuta quando aveva
vent'anni ed era appena fuggita dalla gilda di assassini che l'aveva
accolta da bambina. Era arrabbiata col mondo e molto violenta in
combattimento, uccidendo anche quando non era necessario.
Certo,
faticava a farsi obbedire da Aeni, ma con Krizia era stato
addirittura peggio.
Ora
la ragazza ribelle era cresciuta, lasciando il posto a una magnifica
trentenne.
-
Pronta per questa nuova avventura? -
Hathor
inarcò un sopracciglio alla domanda ironica della compagna,
incamminandosi verso
il
luogo dell'incontro.
-
Sei preoccupata? -
-
Non sai quanto. Mirjana non si è sbottonata molto: mi ha
solo detto
che l'ha trovata -
-
Già, nemmeno a me ha detto molto -
Hathor
non rispose.
-
Non ti colpevolizzare, non è responsabilità tua.
Ha fatto la sua
scelta disobbedendoti -
-
Hai ragione, peccato che lei è responsabilità mia
-
Percorsero
il corridoio in cristallo nero che portava all'ala est.
Molti
Cacciatori e Warlord adoravano quel corridoio poiché
permetteva di
vedere al di sotto gli impiegati della sede amministrativa muoversi
frenetici da un ufficio all'altro.
Anche
Hathor adorava quel corridoio, ma non ne apprezzava molto il resto:
da ambo i lati erano poste una moltitudine di colonne in cristallo
nero. Statue
dorate di stupende sirene che parevano cristallizzate nel tempo,
avvolgevano le colonne a mo' di guardiane silenziose.
Davanti
al pesante portone, già c'erano Mirjana e Halen ad
aspettarle.
Nessuna
parlò.
Mirjana
sciolse i sigilli che bloccavano il portone che si aprì
accompagnata
da diversi, sinistri cigolii. Una pesante aria gelida densa di potere
magico, le investì.
Dentro
non era certo più caldo: il loro respiro si condensava.
All'interno,
la stanza era spoglia priva di qualsiasi fregio particolare e
completamente buia; almeno finché non mossero i primi passi
all'interno, quando una serie di torce si accesero da sole rivelando
un immenso arco in pietra con diversi simboli incisi sopra.
-
Penso di non essere mai entrata qui - disse Krizia rompendo il
silenzio e guardandosi intorno.
-
Sì, non sei l'unica -
Anche
Hathor si guardava attorno curiosa, l'ala est era interdetta a tutti
eccetto Mirjana.
-
Nessuno ha il permesso di venire qui, solo io posso -
a
un cenno della madre, Halen si avvicinò a una torcia
tirandola verso
di sé. Una pietra del muro si mosse, rivelando una nicchia
coperta
di velluto rosso dove vi era posato un pugnale d'argento finemente
intagliato.
Hathor
e Krizia si voltarono verso Mirjana in attesa di spiegazioni.
-
Per aprire un portale legale serve una grande quantità di
potere
magico. O si assolda un mago, oppure... -
-
Si usa il sangue di un demone - concluse Hathor.
-
Esatto. Il sangue di un demone puro, è magia allo stato
primordiale,
inoltre Aeni ha il tuo sangue nelle vene, è un legame che vi
porterà
direttamente da lei -
-
Ottimo, come si procede? -
Mirjana
indicò le scanalature presenti sul pavimento che arrivavano
fino
all'arco.
-
Il portale si nutrirà del tuo potere magico, aprendo un
collegamento
tra questo e l'altro mondo -
-
Fantastico -
-
Un altra cosa: non so se l'altro mondo sia abitata o meno -
-
Giusto per curiosità: quando pensavi di dircelo? -
-
Ammetto di averci pensato dopo. Spero non sia abitato, ma preparatevi
a non tornare in tempi brevi -
-
Dovrò pensare a chi lasciare il comando. Forse, se l'avessi
saputo
prima, avrei potuto pensare ad un sostituto -
-
Non c'è tempo ora, dovete andare. Ci metteremo in contatto
in
seguito, quando vi sarete fatte un'idea di dove sarete capitate -
-
Molto bene. Procediamo -
Hathor
si tolse la protezione all'avambraccio destro e la striscia di cuoio
nero che le proteggeva la mano e il polso. Alzò la manica
della
giacca e prese il pugnale dalla mani di Halen, incidendosi il polso.
Dovette
fare un notevole sforzo imponendo al proprio corpo di non rimarginare
la ferita.
Quando
il sangue arrivò al portale, i simboli incisi sopra si
illuminarono
di un tenue azzurro; l'arco si riempì di colori luminosi
segno che
il passaggio era pronto.
Hathor
permise al suo corpo di rimarginare la ferita, rimettendosi la
striscia di cuoio e la protezione.
-
Non rimarrà aperto a lungo, andate -
Krizia
e Hathor annuirono sia in segno di assenso che di saluto e
scomparvero nel portale che tornò ad essere un normale arco
in
pietra.
Mirjana
sospirò.
-
Speriamo bene -
|
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Capitolo 2 *** CAP. 2 ***
CAP. 2
CAP. 2
ShinRa
Building, Dipartimento Scientifico
h 23:34
Quando
si parlava di "dipartimento scientifico" non c'era
dipendente della ShinRa a cui non venisse in mente quel pazzo
psicolabile che lo comandava. Persino i fanti e i SOLDIER provavano
un certo timore ad avvicinarsi al sessantasettesimo piano, e al
sessantottesimo men che meno.
Di solito una persona si fa un
idea precisa di come possa essere un piano che ospita
perlopiù
scienziati, completamente bianco o con i muri panna come in un
ospedale e una costante puzza di medicinali e
disinfettanti, beh, la puzza di medicinali e disinfettanti c'era
sicuramente, ma più di tutto, su quel piano sembrava esserci
costantemente notte e il fatto che a Midgar il cielo fosse la maggior
parte delle volte piovoso o comunque nuvoloso non aiutava per niente.
Le tapparelle non erano mai alzate del tutto per ordine di Hojo
in persona e nemmeno le finestre venivano aperte. Lo stesso Hojo
aveva chiesto al Presidente di abolire la presenza delle donne delle
pulizie nel suo dipartimento perché, una volta, le aveva
beccate a
spiare dei documenti. Così si occupavano a turno i novellini
delle
pulizie.
Come se non bastasse, il fatto che l'aria non veniva
mai cambiata, aveva dato a quei due piani un disgustoso odore di
sangue e morte.
Quando i fanti portarono la ragazza al
dipartimento scientifico su ordine di Reno, sparirono quasi
all'istante, a stento si assicurarono di metterla su un lettino,
mentre Hojo la fissava evidentemente deluso di ciò che
vedeva.
Quando l'aveva chiamato il Presidente si era sfregato
le mani, felice di avere una nuova cavia, ma non si aspettava una
cosa così banale come una ragazzina, per di più
così esile e
scontata.
Comunque avrebbe fatto come voleva il Presidente, di
certo non aveva intenzione di perdere i preziosi fondi per le sue
ricerche. Era stato incaricato di scoprire perché quella
ragazza era
apparsa in quell'esplosione di luce e, per quanto fosse convinto che
l'unica cosa che avrebbe scoperto era quanto fosse ordinaria,
l'avrebbe fatto in ogni caso.
La fece spogliare da due assistenti, mettendo i
suoi vestiti e l'intimo in alcune buste sigillate che avrebbe fatto
analizzare dall'ultimo dei pivelli del suo dipartimento.
Procedendo
con le analisi di base si accorsero, però, che qualcosa non
andava: il sangue della ragazza era troppo scuro, come se fosse stato
contaminato da qualcosa.
Era inspiegabile.
Era ciò che
aspettava Hojo.
Aveva già deciso di farla "visitare"
dagli assistenti per poi sbatterla in una cella fino a che non gli
fosse
tornata utile in qualcosa, ma ora aveva quello che cercava: qualcosa
di strano su cui fare ricerche. Poco importava che fosse un essere
umano, Hojo era quel tipo di persona per cui la scienza veniva prima di
tutto, anche prima di qualsiasi scrupolo morale.
Mentre gli assistenti continuavano
a visitare la ragazza, fece analizzare il sangue della ragazza da uno
dei suoi esperti.
Poco dopo lo scienziato che aveva
analizzato il sangue, lo chiamò.
- Analizzando la ragazza mi
sono reso conto che nel suo sangue sono presenti due differenti DNA
femminili. Uno sarà sicuramente della ragazza, ma l'altro
non è...
Umano. Oltre al fatto che agisce come se fosse un parassita benevolo
-
- Cosa vuoi dire, ragazzo? -
- L'altro sangue è
inattivo, ma i globuli si sono talmente attaccati a quelli
dell'ospite da vivere in simbiosi. Per un risultato del genere, deva
avere l'altro sangue in circolo da tempo -
- Quantifica -
-
Sicuramente più di un anno -
- Hai verificato a che creatura
possa appartenere? -
- Sì Professore, e ho scoperto che questo
tipo particolare di DNA non è nel nostro database... Ne in
nessun'altro di questo mondo a dirla tutta -
L'assistente si
girò terrorizzato verso il professore quando
sentì la sua
risata
mefistofelica. Hojo non incuteva certo timore negli altri per come era
fatto: basso, magrolino e piuttosto contrito, ma quando rideva
paralizzava chiunque avesse
vicino.
- Vuoi forse dire che questa ragazza viene da un'altro
mondo? Che è venuta qui grazie alla magia? -
- Beh... Le
spiegazioni scientifiche scarseggiano, e... -
- Sciocchezze!! La
magia non esiste, esattamente come non esiste lo scambio di
dimensioni o altri fenomeni del tutto antiscientifici. Tutto viene
spiegato dalla scienza -
- Sì, ma il fatto che ancora oggi non
sappiamo come funzionino esattamente le Materia, forse... -
Lo
sguardo di ghiaccio che gli rivolse Hojo lo fece tacere all'istante.
Quello, unito al fatto che aveva portato una mano all'interno del
camice dove, tutti sapevano, tenesse la pistola.
- Trova il
modo di scoprire a cosa serve quel sangue e da che creatura proviene.
Non azzardarti mai più a dire la parola "magia" in mia
presenza, questo è
un laboratorio scientifico! -
Deserto di Midgar,
h
00:04
Era inutile: attraversare i portali le metteva
costantemente lo stomaco sottosopra. Per cui appena uscita, Katarina
dovette appoggiarsi a una roccia di quella landa desolata che le
aveva accolte.
- Wow, davvero un bel posticino non credi? -
Un
lamento soffocato da parte di Katarina la fece girare verso di lei.
Era pallida in volto, anzi, forse più tendente al verdino, e
una
mano sul petto per tentare di non dare di stomaco.
- Tutto ok?
-
Dopo qualche secondo, in cui si convinse che non avrebbe più
vomitato, si girò verso la compagna rassicurandola con un
pollice
alzato per far intendere che era tutto a posto.
- Ok... -
Per puro caso guardò a terra notando qualcosa. Si
inginocchiò
osservando il terriccio smosso segno che qualcuno era passato da poco.
-
Aeni era qui, fino a non molto tempo fa -
- Già, ma qualcosa
l'ha portata via... O meglio qualcuno -
- Che vuoi dire?
-
Katarina le fece segno di guardare meglio per terra: erano
chiaramente segni di stivali e di fuoristrada.
- Stivali
militari, così come le jeep -
Hathor seguì Katarina che si era
spostata sul bordo della rupe, e fu così che la videro. Poco
lontana
una enorme metropoli si stagliava nel cielo notturno, esattamente
come Arcrow, era un'ammasso di luci verdi e bianche. Tuttavia era
strana poiché divisa in due parti: una parte sollevata da
piloni
imponenti e una parte sotto di essa. Anche da quella distanza Hathor
vedeva bene, quindi descrisse il paesaggio a Katarina.
- Sono
dei ruderi quelli sotto. Sicuramente saranno i quartieri più
poveri
e malfamati. In alto le costruzioni sembrano di ottima architettura e
non fatiscenti -
- Sicuramente in alto saranno i quartieri più ricchi, di
solito è così che funziona -
-
ShinRa Electric Power Company -
- Mh? -
- É ciò che c'è
scritto sul palazzo al centro della città -
- Pensi che
abbiano preso loro Aeni? -
- Beh, per ragionamento logico:
grande palazzo uguale persone potenti. Persone potenti uguale grandi
risorse, e grandi risorse uguale grande ego -
- E qualcos'altro
di piccolo -
Hathor si girò verso di lei con un sopracciglio
inarcato.
- Il cervello, ovviamente -
- Ovviamente... Ora il
piano d'azione qual'è? -
Le rispose lo stomaco brontolante di
Katarina a cui Hathor rivolse un sorrisino di scherno, peccato che
subito dopo anche il suo stomaco si fece sentire.
- Ok... Per
rispondere alla tua domanda suggerirei una gita in città.
Ormai è
tardi e non credo ci siano hotel aperti, quindi, quello che resta
della notte lo passeremo in perlustrazione, quando sarà un
orario
decente cercheremo un alloggio. Ci dovremo nascondere in ogni vicolo
possibile e non dare nell'occhio, tutto chiaro? -
- Sì, ho solo
un problema: al di là della nausea provocata dal portale mi
sento parecchio strana, potresti darmi una controllata? -
Hathor si avvicinò alla rossa prendendole il
polso e concentrandosi sullo scorrere del suo sangue. Passò
qualche
minuto prima di accorgersi di una cosa fondamentale.
- Il sangue nero è inattivo, sarà per la
traversata tra le dimensioni. Anche Mirjana aveva faticato
a localizzare Aeni probabilmente per via di questo dettaglio, quindi,
ho provveduto
personalmente a una scorta di siringhe -
Detto ciò aprì il
borsone che si era portata dietro estraendo una siringa,
dopodiché,
si tolse la protezione da battaglia che aveva all'avambraccio
sinistro e si tirò su la manica. Si piantò con
decisione la siringa
nel braccio cominciando a riempirla. Una volta raggiunta la dose
giusta, la estrasse dal suo braccio per poi piantare a sorpresa e con
decisione la siringa nel petto di Katarina, non senza un suo sobbalzo
di sorpresa e dolore, direttamente all'arteria che usciva dal cuore.
- So che non è la normale procedura, ma così
entrerà in
circolo prima -
- Giuro che ti odio, fa un male boia! -
-
Non sai quanto mi spiace -
- Immagino... -
Pochi secondi
dopo Katarina cadde a terra in preda alle convulsioni: il sangue nero
stava facendo effetto. Hathor osservò le vene della compagna
diventare scure e in rilievo, mentre cercava di evitare che Katarina
si soffocasse con la sua stessa lingua. Vide i suoi occhi rivoltarsi
all'indietro e, prima di avere modo di preoccuparsi, tutto
tornò
normale. Katarina, sudata fradicia, tornò a respirare
normalmente,
le vene tornarono normali e cessarono le convulsioni.
- Rimani
giù per qualche minuto -
- È sempre doloroso questo processo,
non importa quanto tempo passi, non mi abituerò mai -
- Ed è
un bene. È capitato che il sangue nero corrompesse l'anima
di alcuni
esseri umani, rendendoli folli. Il dolore e le convulsioni stanno a
significare che ancora non è successo a te -
- Consolazione del
cazzo, fa sempre un fottuto male -
Hathor l'aiutò a rialzarsi,
ridendo per l'ultima affermazione.
- Hai anche pensato al dopo, vero? -
- A che ti riferisci? -
- Una volta trovato l'albergo non possiamo di certo presentarci
così. Desteremmo troppi sospetti -
- Ho già pensato a anche a quello, o meglio, ci ha pensato
Sissel con una fornitura di nuovi giochini. Ma ne parleremo a tempo
debito, c'è qualcosa che si avvicina in fretta, non vorrei
avere
un'incontro ravvicinato con la fauna di questo posto. Meglio andare -
ShinRa
Building, Ufficio del Presidente
h 06:51
Il
Presidente l'aveva convocato nel suo ufficio al settantesimo piano
per le novità riguardo la ragazza che era stata trovata dai
Turks.
Hojo era più che pronto.
Aveva avuto degli ottimi
riscontri dagli esami e la cavia si era rivelata essere più
interessante di ciò che prometteva. Era quasi eccitato
all'idea di
mettere a parte il Presidente delle sue scoperte.
Proprio in
quel momento, la giovane segretaria lo fece accomodare. Le rivolse un
ghigno quasi malefico che la fece rabbrividire, pur tentando di
nasconderlo.
Il Presidente era al suo posto, dietro al
scrivania, che ammirava la città attraverso l'ampia vetrata
fumando
uno dei suoi sigari. Non accennò a girarsi, semplicemente
gli fece
segno di dire quello che doveva dire.
- La ragazza presenta
delle anomalie, il suo sangue è risultato più
scuro di quello di un
normale essere umano. Per di più possiede due DNA femminili
diversi
-
Il Presidente, incuriosito, gli intimò di proseguire.
-
Sono riuscito a separare le due tipologie di sangue e quello ospite
è
risultato essere nero e non umano. Ho riattivato il sangue scoprendo
che ha delle funzioni simili al Mako usato sui SOLDIER, tuttavia
questo fa qualcosa in più: le cellule presenti nel DNA si
distruggono e ricreano più in fretta di quelle umane, questo
rende
possibile guarire da ferite molto profonde in pochi minuti e in
più
rallenta l'invecchiamento. Direi che possiamo cominciare la
sperimentazione umana sui SOLDIER -
A quel punto il Presidente si voltò verso
il Professore.
- I SOLDIER rischiano? Non voglio che il mio
miglior investimento cominci a morire perché lei non ha
analizzato
più approfonditamente quel sangue -
- Il rischio fa parte della
ricerca -
Il Presidente si alzò furioso dalla sedia,
fulminandolo con gli occhi.
- Assolutamente no! I SOLDIER
valgono troppo per permettermi di sacrificarli! Glielo proibisco,
professore! -
Il sorrisetto di Hojo non sparì nemmeno per un
secondo durante la piccola sfuriata del Presidente, tuttavia non era
d'accordo con lui. Con quel sangue Sephiroth sarebbe potuto diventare
ancora più forte, anche se non avrebbe rischiato a
iniettarlo
direttamente a lui, doveva procedere per gradi o l'esperimento non
sarebbe riuscito.
Però, la curiosità di iniettare qual sangue e
vedere cosa
sarebbe successo al suo miglior esperimento, era grande.
- In
effetti ha ragione, Presidente, tuttavia da qualche parte dobbiamo
pur cominciare. Quindi, se non sui SOLDIER, possiamo cominciare dai
fanti sono più sacrificabili -
Il Presidente, risedutosi, si
prese qualche minuto per riflettere sulla proposta di Hojo. I fanti
erano la bassa manovalanza della ShinRa, ormai trascinata dal
successo di Sephiroth, l'azienda non avrebbe certo avuto problemi a
trovarne altri se alcuni fossero morti per via degli esperimenti di
Hojo.
- Va bene, così sia. Scelga bene la sue equipe,
professore, degli esperimenti non devono esserci tracce -
-
Certamente. Un ultima cosa, Presidente -
- Cosa? -
- Per
quanto riguarda il soggetto di ricerca, non è la fonte
primaria di
quel sangue, quindi, se gli esperimenti procederanno non garantisco
la sua incolumità -
- La cosa la preoccupa, professore? -
-
Ciò che più mi preoccupa è che la
cavia muoia prima di capire cosa sia quel sangue -
Il Presidente inspirò profondamente dal sigaro per poi
espirare le volute di fumo, meditando sul da farsi.
- Mentre lei
proseguirà i suoi esperimenti, metterò i Turks a
dare la caccia
alla fonte primaria del sangue -
- Perfetto, Presidente
-
Continuando a ghignare, Hojo uscì dall'ufficio del
Presidente
ansioso di cominciare seriamente gli esperimenti.
Midgar,
settore 1
h 08:34
Si nascondevano in ogni
anfratto possibile per poter osservare come si deve, tuttavia la
città era piena di telecamere a circuito chiuso che
vigilavano
silenziosamente. Gli unici luoghi che, a quanto pare, non riuscivano
a coprire, erano i vicoli chiusi.
- Che ne pensi? -
Katarina
ci pensò su qualche secondo prima di risponderle.
- Anche se è
giorno fa ancora piuttosto scuro, non trovi? Il sole sembra quasi non
esserci -
- Già -
- Inoltre cominciamo a faticare a girare per
la città, non possiamo continuare a nasconderci -
- Dobbiamo trovare una sistemazione e anche in fretta -
- Inoltre, dobbiamo anche discutere sulle prossime mosse e farlo in
strada potrebbe essere complicato. Dove pensi sia meglio andare per
cercare un'albergo? Qua sopra o là sotto? -
- Io direi di rimanere qui, anche perchè una volta che
saremo
andate a conoscere il proprietario della baracca, il piano di sotto
sarebbe il primo posto in cui verrebbero a cercarci -
- Concordo. E poi, mi fido poco dei bassifondi, non voglio trovarmi
tagliagole in camera mentre dormo -
- Allora, a
noi i famosi giocattoli di Sissel -
Da una tasca interna del
borsone, Hathor estrasse quella che sembrava una scatola di cerotti
color carne, per poi notare l'espressione non troppo convinta di
Katarina.
- Sì, lo so che l'aspetto non è
granché, ma ti
assicuro che funzionano bene -
- Che cosa sono? -
-
Esattamente quello che sembrano: cerotti. Però, sono
imbevuti del
sangue di Thalitha -
- La mutaforma -
- Esatto. Ne ho studiato
la formula assieme a Sissel: tramite una piccola ferita, il sangue di
Thalitha entra in circolo e ci resta per dodici ore, o a meno che non
si
toglie il cerotto. Scegliamo una forma che possa passare
inosservata in questo mondo -
- É sicuro? -
- Sì,
l'abbiamo già provato e ha funzionato a dovere -
- Ok, allora andiamo -
Con il loro nuovo aspetto di
donne in carriera, riuscirono a prendere una suite doppia in un hotel
vicino alla ShinRa.
La suite era sui toni del panna con un
salottino, una zona bar, due bagni e due camere con letto
matrimoniale e vista sulla città.
- Sappi che ho
rischiato l'embolo quando la tipa mi ha detto quanto costava questa
camera -
Le urlò Katarina mentre si sistemava nella sua camera,
facendola sorridere divertita.
- Io l'ho rischiato quando la
tipa non voleva darci la camera insistendo sugli orari di accoglienza
degli ospiti e sul fatto che non avevamo prenotato. Meno male che
alla fine ha ceduto. Comunque abbiamo tutto quello che ci serve,
visto che non ci aspettavamo di finire in un mondo avanzato
più o
meno come il nostro e non ci siamo portate dietro il pc. Qui
l'abbiamo in dotazione -
- Evviva la comodità, anche se i
nostri portafogli non stanno proprio facendo i salti di gioia.
Fortuna che hai avuto la brillante idea di rubacchiare qualche
banconota ai passanti -
- E fortuna che tu avevi dimenticato
delle carte d'identità false nel borsone o non avremmo
potuto fare
granché. Per il resto fatturerò tutto a Mirjana -
- Ne sarà
molto felice. Allora qual'è il piano? -
- La prima parte del
piano prevede di riposare e mangiare qualcosa. Oltre al fatto che
è
anche ora di pranzo, siamo arrivate tardi e abbiamo passato tutta la
notte in giro senza riposare. Una volta che avremo dormito e riempito
lo stomaco, cominceremo a raccogliere informazioni -
ShinRa
Building, Dipartimento scientifico
h 12:54
Nessuno
aveva avuto il permesso di fermarsi per la pausa pranzo, Hojo aveva
personalmente blindato il laboratorio cambiando i codici di accesso,
impedendo a chiunque di allontanarsi infatti all'interno del
laboratorio, la tensione si poteva tagliare col coltello: circa una
decina di fanti erano morti in seguito agli esperimenti fatti col
sangue nero e tutti in modo molto doloroso e sanguinoso. Il sangue
nero donava una grande forza fisica ai fanti, tuttavia in circa
cinque minuti faceva collassare il loro sistema circolatorio e le
ossa si spappolavano. E tutto questo aveva mandato in bestia Hojo che
girava per il laboratorio con la pistola in mano. Tutti lavoravano in
completo silenzio, nessuno aveva voglia di contraddire il professore
in quel momento dato che aveva già ucciso due assistenti.
Il
fatto di non riuscire a capire come funzionava esattamente quel
sangue lo mandava fuori di testa, detestava non capire qualcosa.
-
Professore, un'altro fante è morto in seguito alla
sperimentazione
-
Hojo si girò verso di la giovane scienziata e la
guardò come
se in realtà nemmeno la vedesse.
- Va bene -
La risposta
tiepida che diede fece, paradossalmente, congelare tutto il
laboratorio. Parecchi scienziati che componevano la sua equipe
stavano avendo non pochi problemi di coscienza con quello che stava
succedendo, anche se la cosa sembrava non sfiorare minimamente Hojo.
Ma, per uno degli assistenti, fu la goccia che fece
traboccare il vaso. Si avvicinò ad ampie falcate al
Professore che
lo fissava con un sorriso falsamente cordiale sul volto e, anche se
alcuni scienziati tentarono di fermarlo, non vi riuscirono.
-
Professore, non trovo giusto tutto questo. Stiamo sacrificando vite
su vite per nulla e non abbiamo ancora compreso appieno come funziona
il sangue nero. Suggerisco di fermarci e riguardare con calma la
struttura del sangue o così non arriveremo da nessuna parte -
Hojo
lo fissò, sollevò impercettibilmente la mano in
cui stringeva la
pistola. All'interno del laboratorio furono attimi di panico, tutti
convinti che sarebbe stata la terza vittima, invece si
grattò una
tempia con la canna della pistola per poi rimetterla nella tasca del
camice.
- Sospendete immediatamente la sperimentazione umana e
ricominciate a lavorare sul sangue nero. Mantenete il soggetto in
coma farmacologico, studiatelo in lungo e in largo. Voglio capire
come funziona quel sangue -
Il sospiro fu universale. Era raro
che Hojo cambiasse idea su qualcosa, ma quella volta era andata
decisamente bene.
Fu così che ripresero in mano la ragazza,
ricominciando con le analisi di base.
Hotel four
seasons, settore 1
h 06:30
- Se il tempo
fuori è sempre così, morirò di sonno -
Si erano alzate da
poco e il tempo fuori era pessimo: una pioggia battente si era
riversata sulla città facendola sembrare ancora
più cupa e grigia
di quanto già non sembrasse il giorno prima.
- In effetti è
alquanto deprimente. Però non possiamo andare a letto ogni
volta che
piove, altrimenti passeremmo la missione a dormire. Quindi, al lavoro
-
Katarina si sistemò nella zona bar della suite dove c'era un
bancone in legno pregiato e luogo in cui era posizionato il pc.
-
Ok. Fammi indovinare "cerca tutto quello che puoi sulla ShinRa",
giusto? -
- Brava, in particolare cerca se c'è qualcuno che
possa metterci i bastoni tra le ruote in maniera fastidiosa. Io vado
a farmi un giro in città per vedere se scopro qualcosa,
anche se non
ci giurerei troppo -
- Va bene, divertiti -
- Spiritosa
-
Hathor passò tutta la mattinata in giro a chiedere
informazioni. Per muoversi più liberamente per la
città aveva
optato per un aspetto un po' più casual rispetto a quello
con cui si
era presentata in hotel. Chiese informazioni a chiunque le porse un
orecchio ma, come previsto, non ne ricavò molto.
Quando tornò
in hotel, il suo morale era davvero a terra, o forse anche un po'
più
in basso, ma non appena sentì il profumo di cibo quasi si
precipitò
all'angolo bar dove Katarina stava pranzando davanti al pc.
-
Spero davvero che la tua ricerca abbia dato frutti migliori della mia
-
- Intanto avevamo ragione: sicuramente è stata la ShinRa a
prendere Aeni -
- Sicura sicura? -
- Sicura oltre ogni
ragionevole dubbio -
Katarina aprì la schermata home del sito
ufficiale della ShinRa cominciando a illustrare ciò che
aveva
trovato.
- Allora, la ShinRa Electric Power Company, una volta
nota come ShinRa Manufacturing, era principalmente un'azienda
produttrice di armi ma, circa quarant'anni fa, ha scoperto il Mako,
che non è altro che la forza vitale di questo pianeta
trasformata in
energia elettrica dalla società. Ne hanno fatto il loro
business
principale e attorno ad esso ne sono cresciuti molti altri, primo fra
tutti l'ingegneria genetica, da cui sono stati creati degli elementi
che potrebbero darci non poco fastidio se venissero schierati: i
SOLDIER -
- SOLDIER? -
- Sì, altro non sono che esseri
umani geneticamente modificati per essere più forti dei
soldati
normali. Sembra addirittura che alcuni di loro abbiano dei fan club,
ma non ho ancora cercato informazioni precise. Comunque questa
azienda ha le mani in pasta dappertutto, oltre al fatto che
controllano tutto il mondo grazie ai loro servizi. Il mondo ne
è
totalmente dipendente -
- Fantastico. Rimpiango il nostro mondo,
dove l'unica cosa di cui si poteva accusare un'azienda elettrica
è
di aver truccato le bollette -
- Questa città ha anche un
sindaco, in effetti, ma penso sia solo per fare bella figura in modo
che nessuno pensi che sia l'azienda ad avere il totale potere -
-
Fammi indovinare, lavora al palazzo della ShinRa -
- Hai la
palla di cristallo? -
- No, ma già so che questa missione mi
farà venire due palle astronomiche -
- Cosa te lo fa pensare?
-
- La ShinRa ha una certa reputazione e, di certo, non si
abbasseranno mai a ridarci Aeni perché glielo chiediamo
gentilmente.
Quindi, prepariamoci ad affilare gli artigli -
- Senza contare
che potrebbero già aver scoperto che Aeni non è
una ragazza come le
altre. I SOLDIER li creano in laboratorio, e quindi dà da
pensare
che abbiano un laboratorio operativo. Sicuramente la terranno
lì -
-
E scommetto lo stipendio di questo mese, che il signor Presidente ci
scatenerà contro tutto quello che può, per
impedirci di
riprendercela. Per ora abbiamo un piano abbastanza lineare ma, da
quando avremo il primo tȇte-à-tȇte con lui, dovremo andare a
braccio -
- É il piano migliore. Tu hai scoperto proprio
niente? -
- Ecco, grazie per avermelo fatto venire in mente.
Mentre obbligavo i cittadini a rispondere alle mie domande, mi hanno
menzionato di sfuggita un'organismo particolare della ShinRa... I...
Turks? É possibile? -
Mentre Hathor parlava, facendo
avanti e indietro per la suite, Katarina l'aveva ascoltata pur non
smettendo di scavare sul conto della ShinRa, per quello il norme che
aveva pronunciato Hathor le sembrava familiare.
- Sì, ho letto
quel nome da qualche parte... Ah ecco, sono registrati sotto il nome
di "dipartimento investigativo affari generali" e sono
preposti all'arruolamento dei SOLDIER... Sei sicura? -
- Non so
chi siano, ma una cosa è sicura: in città ne
hanno una paura
fottuta. Per la seconda volta, scommetto che non sono proprio dei
segretari -
- Non sarebbe strano, visto che qui nulla è come
sembra -
Germania, Arcrow,
Sala conferenze
h 16:54
Era in conferenza con i membri del Consiglio
già da due ore e ancora non era riuscita a convincerli che
Hathor
non era una traditrice.
- So bene quanto sia delicata la
missione, per questo ho mandato due dei nostri migliori guerrieri e
trovo che i vostri sospetti su Hathor siano dettati dal razzismo -
-
E noi troviamo che le sue scelte siano influenzate dall'amicizia
contro natura che ha con quell'essere -
Il tono piuttosto
ostile che il capo degli elfi Felaern, utilizzò, la
indispose
parecchio. Tuttavia non poteva permettersi di perdere la pazienza o
l'avrebbero giudicata incapace di intendere e di volere, esattamente
come era successo quando aveva deciso di assumere Hathor.
Felaern
era fisicamente sulla cinquantina d'anni, nonostante ne avesse
effettivamente qualche migliaio, e i capelli argentati non
aiutavano a dargli un aria più giovane. Il cipiglio severo
faceva
tremare tutti, e tutti sapevano che era un dittatore ego maniaco
anche se parecchio codardo.
- Voi avete delle riserve su di lei
solo perché elfi e demoni sono nemici naturali. Siete voi a
non
avere capacità di raziocinio. Vi ricordo che l'uomo che ha
fondato
l'Ordine, mio padre, era un demone maggiore come Hathor -
- Già,
e se fosse stato per me non avrei mai permesso che un demone
comandasse il Consiglio -
- Curiosamente a nessuno di voi
illustrissimi signori e signore è venuto in mente di creare
l'Ordine, eravate troppo impegnati a credervi superiori a tutto e a
tutti per fare qualcosa di concreto mentre il mondo cadeva a pezzi
-
- Modera il linguaggio, signorina. Non hai alcun diritto di
parlarci in quel modo -
Prese la parola Syneus esponente dei
centauri. Era stato un guerriero fiero e leale, aveva combattuto
molte battaglie, solo che con la vecchiaia si era infiacchito nel
comando e, una volta poggiate le sue chiappe da cavallo sui cuscini
di velluto del Consiglio, era diventato un lavativo arrogante di
prima categoria.
- No, penso che voi non abbiate il diritto di
rivolgervi così a Mirjana e nemmeno ad Hathor. Hanno sempre
protetto
il mondo e sono arrivate dove nessuno sarebbe riuscito. Siete
ingiusti con loro perché volevate avere voi le idee che
hanno avuto
loro. Siete vecchi derelitti che ormai non hanno più nulla,
se non
un potere di cui abusano per complicare il lavoro ad altri -
La
driade Almyra era sempre stata misteriosamente dalla loro parte.
Donna dalla bellezza fulminante, nonostante la pelle, i capelli e gli
occhi verdi era una grande regina e stratega anche se non sapeva
combattere, cosa che gli altri due le rinfacciavano costantemente.
-
Pensa a curare i tuoi alberi, driade. Qui si parla di missioni e di
guerra, tutte cose di cui una donna non dovrebbe occuparsi -
Lo
sguardo che Elmyra rivolse a Felaern era pacato segno che stava per
mettere a segno la stilettata finale.
- Già, ricordo bene
quanto sei stato bravo nella guerra dei trecento anni. Oh, che
errore, quello era tuo figlio a cui avevi promesso di passare il
trono dopo la guerra in cui è misteriosamente morto, mentre
tu eri
rintanato nella sala del trono a far finta di non fartela sotto -
-
Come ti...?!! -
- Allora chiudi la bocca. Mirjana, sappiamo bene
quello che voi e Hathor avete fatto per il mondo e sa bene cosa ne
penso. Stia attenta, non mi preoccupo che Hathor scappi o tradisca,
mi preoccupa di più il fatto che venga uccisa. Lei sa bene
quanto me
che la quasi immunità dei guerrieri dell'Ordine proviene dal
suo
sangue, se le accadesse qualcosa i confini tra il Mondo Umano e il
Mondo Nascosto verrebbero infranti di nuovo... -
- ... Poiché
si spargerebbe la voce che noi dell'Ordine non possiamo più
difenderli. Ho capito, la ringrazio molto per la fiducia, vi
terrò
informati -
- Grazie e buona fortuna -
Quando il
collegamento si chiuse, Mirjana si accasciò scomposta sul
trono.
Qualche minuto dopo sentì il ticchettio degli stivali della
figlia
che percorreva il corridoio di sinistra, infatti, tempo pochi secondi
e Halen si fece vedere mentre le portava un bicchiere d'acqua.
-
Grazie, Halen -
Mirjana bevve talmente avidamente l'acqua che
quasi le andò di traverso. Una volta finita, chiuse gli
occhi e
poggiò la testa al trono cercando di sopprimere il tremendo
mal di
testa che la attanagliava senza pietà.
- Con il Consiglio è
sempre la solita storia, vedo -
Nonostante il tono lievemente
ironico sul viso della ragazza non passò nessuna emozione,
rimase
seria e composta come una statua.
- Già, e come al solito
l'unica che sta dalla nostra parte è Elmyra. Ma lei
è giovane, è
da poco entrata a far parte del Consiglio e non ha molta voce in
capitolo -
- Vuol dire che non è un buon momento per chiedere
udienza? -
Si voltarono verso l'entrata della sala, dove Gladio
stava percorrendo il corridoio centrale fino ad arrivare al primo
gradino che lo separava dal trono.
- Non vieni qui senza avere
qualcosa di serio da dirmi, quindi spara -
Gladio prese un
respiro profondo prima di rispondere a Mirjana. Aveva promesso a
Noctis che non avrebbe detto nulla per non metterlo in imbarazzo, e
aveva promesso ad Hathor che gli avrebbe sempre buttato un occhio per
controllare che non facesse scemenze.
- Sono preoccupato per
Noctis: mangia poco o niente, a stento si allena e parla ancora meno
del solito. Qualche giorno fa l'ho beccato davanti alla porta del
loft di Hathor, immobile. É preoccupato a morte, quando gli
si
chiede come sta nemmeno ti risponde e parla solo per domandare della
madre -
Mirjana lo ascoltò in silenzio anche lei preoccupata,
non tanto per Noctis quanto per il fatto che ancora non era riuscita
a mettersi in contatto con Hathor e Katarina. Era passato quasi un
mese da quando se n'erano andate.
- Dì a Noctis che non mi
muoverò dalla Sala Azzurra finché non le
avrò contattate e allora
gli saprò dire qualcosa di preciso, anche se sono convinta
che non
sia successo nulla di male a nessuna delle due. Capisco la sua
preoccupazione, ma deve mantenere il controllo o lo farò
sospendere
dall'incarico. Riferisciglielo, per favore -
- Va bene,
attenderemo che ci diciate qualcosa di più preciso -
Con un
lieve cenno della testa a mo' di inchino Gladio uscì dalla
sala.
Mirjana si girò verso la figlia con un'espressione a dir
poco
preoccupata.
- Credevo non sarebbe stato complicato contattarle
una volta andate in quel mondo, in fondo avevo già trovato
il
tatuaggio di Aeni, ma la cosa si è fatta inspiegabilmente
complicata. Penso che mi serva qualcosa di un po' più forte
dell'acqua, ti spiace? Lasciami la bottiglia fuori dalla Sala
Azzurra, e avverti che non sarò disponibile fino a ora da
destinarsi
-
Mirjana si alzò dallo scranno dorato, per poi prendere il
corridoio di destra che portava ai suoi alloggi e, in fondo al
corridoio, alla Sala Azzurra.
La Sala Azzurra era un luogo
decisamente suggestivo: a causa di un notevole effetto ottico
sembrava che non avesse pavimento o soffitto, e come ben suggeriva il
nome, tutto era azzurro. Una passerella in marmo celeste polvere con
piccoli fiumiciattoli di acqua ai lati, conduceva a un gazebo blu con
intarsi dorati, in mezzo ad esso, vi era posato un enorme e comodo
cuscino blu elettrico. Sembrava veramente di stare sul fondo
dell'oceano.
Mirjana si sistemò a gambe incrociate sul
cuscino, facendo respiri profondi per rilassarsi e fissando i fiori
di loto bianchi che galleggiavano nei fiumiciattoli, poco dopo i suoi
occhi si rovesciarono all'indietro perdendo contatto con ciò
che la
circondava.
Midgar, Hotel Four Seasons,
h 20:24
Nonostante Hathor non avesse trovato niente la mattina,
insisté
per ritentare nel pomeriggio, e da quando era uscita, Katarina aveva
una brutta sensazione.
I demoni non erano creature molto
prudenti, forti delle loro capacità, si buttavano nelle
situazioni
pericolose a testa bassa e Hathor non faceva eccezione quando le
toccavano le persone a lei care. Per questo, era convinta, che si
sarebbe messa nei guai molto in fretta e altrettanto in fretta
avrebbe cercato lo scontro diretto con il Presidente.
Curioso.
Di solito non si preoccupava mai per lei. A dire la verità,
non si preoccupava mai di nessuno.
L'avevano tradita le persone
che avrebbero dovuto proteggerla e, fin quando non era entrata
nell'Ordine, l'unica persona di cui si era sempre fidata era
sé
stessa.
Proprio mentre era persa in quei pensieri, la
porta d'entrata si aprì segno che Hathor era tornata. Appena
richiuse la porta si liberò del travestimento.
- Come è
andata? -
- Come stamattina. Non potrò più cercare notizie
in
questo modo: un signore si è insospettito dicendomi che
stamattina
un'altra signora più giovane aveva chiesto della luce che
avevano
visto ieri notte -
- Era prevedibile. Comunque io ho trovato
informazioni sui SOLDIER -
- Come al solito quella che ha i
risultati più concreti sei tu -
- Solo perché io so usare un
pc senza farlo esplodere -
- Cosa hai scoperto? -
- In
realtà non è stato troppo complicato trovarle:
come ti dicevo
stamattina, i SOLDIER di classe più alta hanno dei fan club
finanziati dalla ShinRa, ma questi tre in particolare sono i
più
famosi: Angeal Hewley, 25 anni, 195 cm. Arriva da una famiglia molto
povera in un paesino abbastanza distante da qui. É entrato
in
SOLDIER giovanissimo, a soli 16 anni e ha fatto carriera molto in
fretta. Il padre era un fabbro ed è morto poco dopo il suo
ingresso
nel corpo, l'unico parente ancora in vita che ha è la madre
che vive
ancora nel suo paese natale -
Mentre Katarina leggeva, Hathor
guardava la foto dell'uomo a lato della biografia. I lineamenti del
volto erano duri e seri, la mascella squadrata era ben rasata, al
contrario del pizzetto sul mento. Le sopracciglia sottili davano
profondità a uno sguardo molto severo accentuato dagli occhi
cerulei. I capelli neri e lisci erano sistemati all'indietro, tranne
che per due sottili ciocche che gli ricadevano ai lati del viso. La
fotografia terminava a metà del petto massiccio e muscoloso
esattamente come doveva essere il resto del suo corpo. Non era il
classico bell'uomo su cui tutte sbavavano, ma possedeva un certo
fascino. Hathor si convinse che quegli occhi e quei muscoli rubassero
diversi cuori. Aveva decisamente l'aria di un uomo tutto d'un pezzo,
di quelli obbedienti fin quasi al servilismo e poco propensi a farsi
troppe domande quando gli venivano impartiti gli ordini.
A
vederlo non poteva non fare il confronto con Gladio, fisicamente gli
somigliava davvero molto, anche se quel SOLDIER sembrava più
giovane. Gli avrebbe dato meno anni rispetto a Gladio.
- Il
secondo si chiama Genesis Rhapsodos, anche lui 25 anni per 188 cm di
arroganza pura. Viene dallo stesso paesino del primo, solo che questo
è un viziatissimo figlio di papà. Sembra che lui
e Angeal siano
amici fin da piccoli e siano entrati insieme in SOLDIER. Suo padre
è
un grande proprietario terriero e ha un attivo business di succhi di
frutta. I suoi genitori sono ancora vivi, ma sembra che non parlino
molto con figlio. O il figlio non parla molto con loro. Sembra sia
appassionato di libri e legge molto. Anche se qui c'è
scritto che
legge praticamente solo un libro chiamato LOVELESS -
Era molto
diverso da Angeal e non solo fisicamente, specialmente per come si
poneva. I capelli di media lunghezza ramati, incorniciavano un volto
giovane e affilato nascondendone parzialmente lo sguardo presuntuoso
come lo era il ghigno che gli piegava appena le labbra
sottili.
Era
evidentemente un ribelle, al contrario dell'amico, doveva odiare le
regole a cui o non prestava ascolto o le infrangeva per puro
divertimento. Anche per lui la foto finiva metà petto, era
decisamente meno muscoloso dell'amico, ma se era nel corpo non
dubitava che fosse ben allenato e con un fisico tonico.
-
L'ultimo, e a giudicare dai suoi fan anche il numero uno fra i
SOLDIER, è Sephiroth. Stessa età degli altri due,
190 cm di
altezza. Considerato il SOLDIER più forte che esista, dicono
che le
sue abilità in battaglia siano eccezionali. Ma qui arriva il
bello:
non si sa niente di lui. Da dove arriva, la sua famiglia, niente
-
Katarina parlava, ma Hathor fissava la foto del SOLDIER.
Gli
somigliava troppo.
Somigliava veramente troppo a suo padre. Gli
stessi capelli lunghi argentati, lo stesso sguardo severo e arrogante
allo stesso tempo, che gli conferivano quell'alone di mistero e
fascino. Al contrario di Angeal, Sephiroth era il classico tipo che,
sicuramente, alle donne piaceva. Anche se probabilmente, lui nemmeno
lo notava.
Senza quasi rendersene conto si ritrovò ad
accarezzare con lo sguardo quel volto sullo schermo del pc.
Imparò
ogni linea del suo viso, ogni piccola ruga d'espressione. Gli occhi
verdi erano ciò che comunicavano di più su di
lui. Aveva già visto
quello sguardo su suo padre quando comandava gli eserciti di demoni.
Era lo sguardo di qualcuno che non perdeva.
Quel pensiero le
fece ribollire il sangue. I demoni erano creature molto istintive e,
sapere di qualcuno che poteva tenerle testa in combattimento, la fece
quasi eccitare.
Tanto era presa dai suoi pensieri,
nemmeno si accorse che Katarina la stava chiamando da almeno cinque
minuti.
- Hathor! -
- Mh? -
- "Mh?" niente.
Ti sto chiedendo cosa ne pensi e tu mi stai ignorando -
- Io...
-
Non riuscì a dire nulla di senso compiuto, perché
un
fortissimo ronzio le fece gemere dal dolore. Poco dopo, una voce ben
conosciuta fece capolino nelle loro teste.
- Finalmente!
Pensavo sarebbe stato più semplice trovarvi -
- Mirjana??!
-
- Già. Avevo tentato di contattarvi qualche
settimana
fa, ma dove eravate? -
- Come qualche settimana fa? Siamo
qui da due giorni -
- Mi spiace ragazze, ma è passato
quasi un mese da che siete via -
Katarina e Hathor si
fissarono piuttosto perplesse, salvo poi capire cosa potesse essere
successo.
- Questo vuol dire che lo scorrere del tempo tra le
due dimensioni è diverso. Per noi sono passati solo due
giorni, ma
se per voi è più di un mese... -
- Questa novità
potrebbe cambiare tutto: potrebbero volerci anni prima che torniate
qui -
- Come faranno? I Cacciatori, intendo. Hanno
bisogno del sangue di Hathor per poter andare in missione o non
avrebbero vita molto lunga nel Mondo Nascosto -
- Per
quello non c'è pericolo: andate in casa mia, fatevi dare la
chiave
da Noctis, nel freezer grande nella camera dell'armadio, c'è
una
scorta del mio sangue. Oltre a quella presente alla sede dell'Ordine,
ogni sera me ne tolgo almeno una fiala per averne di scorta.
É
probabile che non faremo in tempo per l'anno nuovo, qui le cose sono
veramente complicate -
- Che vuoi dire? -
-
Voglio dire che non siamo capitate in un mondo disabitato, ma in un
civilizzato come il nostro e con un tiranno a comandarlo. Ha lui
Aeni, e per recuperarla potrebbe volerci un po' -
- Va
bene, mi raccomando state attente -
- Oh, giusto per
curiosità, una volta recuperata Aeni come facciamo a
tornare? Per
venire qua hai attivato un portale, ma per tornare? -
-
Per il ritorno Hathor sa cosa fare, non preoccuparti. Allora buona
fortuna, ragazze -
A stento riuscirono a risponderle prima
che il contatto si interruppe. Probabilmente comunicare tra
dimensioni era molto dispendioso a livelli di energia fisica e
mentale e le interferenze erano tante.
- Perché hai il tuo
sangue nel freezer? -
- Come perché? Hai idea di quanti
Cacciatori ci siano all'Ordine a cui devo dare il mio sangue? Se mi
facessi il prelievo solo quando serve, mi dissanguerei a morte -
-
Giusto. Allora, il prossimo passo? -
- Penso sia ora di chiedere
un appuntamento al Presidente -
Spazio autrice
Volevo
solo informarvi che tenterò di restare il più
possibile nei
personaggi (parlo di quelli canon di FFVII) anche se l'OOC
sarà
quasi inevitabile essendo un fan fiction. Grazie mille e buona
lettura.
|
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Capitolo 3 *** CAP. 3 ***
CAP. 3
CAP.
3
Settore
1, ShinRa Building
h
09:01
-
Ma perché dobbiamo fare questa cosa? -
- Perché dobbiamo
recuperare Aeni. Ti ricordi Aeni? Piccola, capelli e occhi castani?
Una gran rompiscatole? -
Avevano deciso che avrebbero fatto la
prima mossa quella stessa mattina e stavano tentando di accordarsi
sulle parti da recitare ma, visto che nessuna voleva accollarsi la
seccatura di parlare di affari col Presidente, si stava rivelando
piuttosto dura mettersi d'accordo.
- Sì... Ok... Non era quello
che intendevo. Ma perché abbiamo bisogno di questa
mascherata? Visto
che in ogni caso dubito che ci facciano fare un giro turistico del
palazzo -
- Infatti non sarà quello il nostro obbiettivo. É
ovvio che non recupereremo Aeni oggi, questa messinscena serve solo a
farci capire con chi abbiamo a che fare -
- Mah, io avrei optato
per i vecchi classici metodi -
- Non possiamo entrare a
spade sguainate come i pirati e dire "aargh, liberate la nostra
compagna o ve ne faremo pentire". Sarebbe stupido... E
mortalmente imbarazzante, dobbiamo conoscere il nemico meglio di
quanto si conosca lui stesso, sapere in anticipo i loro piani e come
si muoveranno, per questo i decriptatori e i microfoni -
- Va
bene, va bene. Ma io non intendo rimanere nell'ufficio di quel
pallone gonfiato! -
Con un enorme sospiro di rassegnazione,
Hathor decise di "sacrificarsi per il bene comune" visto
che s'intendeva abbastanza bene d'affari da capire almeno cosa fosse
l'IVA (anche se la domanda era: ma esisteva in quel mondo?), mentre
Katarina, sbuffando un po', avrebbe interpretato la parte della sua
segretaria.
Una volta arrivate nella piazza principale,
rimasero per qualche secondo a osservare il palazzo per poi prendere
un respiro profondo ed entrare a testa alta.
Come prevedibile,
anche solo l'entrata era enorme.
Una volta varcate le porte
d'ingresso, proprio al centro del foyer c'era un pannello elettronico
che indicava che reparto era adibito ogni piano e come raggiungerlo.
Al centro della hall, disseminata di piante verdi, era sistemata una
piccola reception, dove una giovane donna in tailleur blu scuro con
la spilla rossa della ShinRa, parlava in modo concitato al
telefono.
Ai lati della reception c'erano ben tre scale per
parte: una con i classici scalini rivestiti di moquette blu e due
scale mobili.
Subito dietro la reception, invece, era presente
una zona shopping che esponeva tutti i vari prodotti della ShinRa,
mentre degli schermi facevano vedere a rotazione diverse
pubblicità
della ShinRa.
Sopra l'area shopping era situata una saletta in
cui era evidente ci fosse un bar per gli ospiti.
Quattro
stendardi rossi riportanti il simbolo della ShinRa, erano sospesi
sopra la reception e la hall, evidentemente costruita per dare un
senso di impotenza a chiunque vi entrasse, permetteva di vedere bene
i piani superiori almeno fino al decimo.
La hall era,
fortunatamente, poco affollata: erano presenti solo un paio di
persone che davano un'occhiata all'area shopping, mentre al bar erano
seduti qualche dipendente. Al contrario, piani che si potevano
scorgere dalla hall, erano brulicanti di vita, infatti era facile
notare gli impiegati che camminavano freneticamente avanti e
indietro.
Katarina e Hathor, che ormai avevano perso la
baldanza con cui erano partite, si fermarono all'help desk fingendo
di consultarlo.
- L'ufficio del Presidente è sicuramente
all'ultimo piano -
- Beh dove ti aspettavi che fosse? Il vero
problema è far bere la balla alla receptionist. Non so se
riusciremo
ad avere oggi l'appuntamento col Presidente -
- Già, ma
non possiamo tornare indietro e ripassare domani. Anche il
più
idiota tra gli idioti si accorgerebbe che qualcosa non va. Io voto
per tentare, male che vada ci faremo dare un appuntamento per un
altro giorno -
Hathor soppesò l'idea di Katarina.
- Forse
non sarà necessario tornare domani. In fondo il piano
prevede che
siamo qui per affari, io direi di calcare su quell'aspetto. Quale
ingordo uomo d'affari non vuole sentire una buona proposta? -
-
Sì, ma ti ricordo che non abbiamo preparato questa
fantomatica
"buona proposta" da rifilare al Presidente -
- Non ti
preoccupare. Qualcosa mi verrà in mente -
- Perfetto. Qualcosa
tipo cosa? -
- Qualcosa. Dobbiamo andare alla reception perché
la tipa ci sta guardando da un paio di minuti e fa un po' strano
rimanere qui a parlare con aria cospiratrice -
Si avvicinarono
alla reception con un sorriso che più falso non si poteva,
ma la
signorina dietro il bancone non sembrò darci troppo peso,
ricambiando quel sorriso con un'altro altrettanto fittizio.
-
Salve, signore. In cosa posso esservi utile? -
- Se dovessimo
parlare con il Presidente è possibile farlo oggi o dobbiamo
prendere
un appuntamento per un'altro giorno? -
Hathor e Katarina si
godettero l'espressione sconvolta della ragazza. Si riprese pochi
secondi prima che Hathor le chiedesse se l'avesse colta una paresi
facciale.
- Scusatemi, è raro che riceva questa richiesta. Se
non sono indiscreta, di cosa vorreste discutere con il Presidente?
-
- Affari. Abbiamo una proposta da fargli -
- Capisco. Se
mi concedete qualche minuto, contatto la sua segretaria per sapere se
il Presidente è nel suo ufficio e se è disposto a
ricevervi -
-
Prego. Faccia con comodo -
La ragazza si attaccò al
telefono per qualche minuto. Dopo un po', vedendo che non riusciva a
contattare la segretaria, invitò le due a sedersi al bistrot
che
stava di sopra, dicendo che le avrebbe avvisate non appena saputo se
il Presidente poteva riceverle. Consegnò loro due tessere
per le
consumazioni gratis dicendo che, per gli ospiti del Presidente pagava
la compagnia.
Hathor e Katarina si sedettero a un tavolo il più
possibile appartato ordinando due caffè. Da lì si
vedeva l'entrata
e quei pochi dipendenti che andavano e venivano senza quasi guardarsi
in faccia.
- Una volta devo aver avuto un incubo simile. Non
rimpiango la mia scelta di essere diventata una killer professionista
piuttosto che ridurmi a una scialba segretaria -
Hathor portò
la sua attenzione a Katarina che guardava tutti quasi schifata.
-
Penso che anche loro, se potessero, sceglierebbero una vita diversa.
Dire sempre di sì e sorridere a un tiranno non deve essere
facile
-
- Oh sì, immagino quanto possa essere complicato rinunciare
alla propria dignità in cambio di soldi e un posto migliore
a teatro
-
- Sono tutti vestiti degli stessi colori nero, grigio o
marrone. Che allegria -
- É una cosa che ho notato anche io
alla nostra prima gita in città. Nonostante i neon e le
vistose
insegne, questa città è povera di colori... -
- ... E di gioia
di vivere. Sembra vadano tutti avanti per inerzia -
- Tipico
delle metropoli -
Proprio in quel momento videro comparire in
cima alle scale la receptionist che le cercava con lo sguardo. Le
fecero segno e lei si avvicinò.
- La segretaria mi ha detto che
il Presidente ShinRa è pronto a ricevervi. Al terzo piano
troverete
uno svincolo per gli ascensori, vi porterà fino al
cinquantanovesimo
piano, da lì ne prenderete un'altro per il settantesimo -
-
Grazie -
Si avviarono su per le scale per raggiungere il terzo
piano e al contempo non si perdevano nessun dettaglio, seppur
minimo.
- Cosa ne pensi? -
- Penso che, una volta detto al
Presidente ciò che bisogna, non sarà affatto uno
scherzo uscire da
qui. Il piano terra è pieno di telecamere a circuito chiuso
e
scommetto che è lo stesso per tutti i piani, anzi,
più si sale più
ce ne saranno -
Una volta entrate nell'ascensore non riuscirono
più a parlare, grazie al via vai di impiegati. Li
osservarono tutti
accuratamente: mentre loro non le calcolavano nemmeno, tanto erano
concentrati sui loro documenti o sui loro telefoni, potevano
benissimo avere dei bazooka in mano e nessuno se ne sarebbe accorto.
Arrivarono al cinquantanovesimo piano per poi prendere l'altro
ascensore.
La tensione cominciava a crescere.
La paura di
essere scoperte e uccise prima ancora di chiedere
qualcosa.
Nonostante facessero quel lavoro da anni, la paura del
fallimento non era mai venuta meno.
Ai suoi allievi Hathor
diceva "è la paura del fallimento che vi impedisce di
fallire",
ma in quel momento, con la vita della sua allieva come posta, la
tensione e la paura li sentiva eccome.
Quando le porte
dell'ascensore si aprirono si trovarono di fronte a quella che,
presumibilmente, fosse la segretaria del Presidente. Una ragazza
giovane, non doveva avere nemmeno trent'anni, vestita come di
consuetudine con un tailleur blu scuro completo di spilla della
ShinRa, décolleté nere, camicia bianca, crocchia
e occhiali da
vista. Un tipo ordinario anche nell'aspetto con i suoi capelli e
occhi marroni e la carnagione chiara.
- Voi due siete le
signore di cui mi hanno parlato, suppongo. Io sono Selene Cross, la
segretaria personale del Presidente Shinra -
- Piacere, io sono
Myra Thorne e lei la mia segretaria Elinor Seyes. Immagino ti abbiano
anticipato perché siamo qui -
- Sì, certo. Seguitemi prego, il
Presidente vi aspetta -
La moquette rossa posata in terra, i
mobili pregiati e i quadri raffinati alle pareti rendevano quel piano
più una galleria d'arte che un ufficio. In fondo a quello
che
sembrava un'interminabile corridoio, c'era una massiccia porta di
legno finemente intagliata. Le pregò di attendere
qualche
secondo affinché potesse annunciarle al Presidente, per poi
farle
accomodare chiudendo la porta dietro di loro.
L'ufficio era
enorme.
La moquette rossa del corridoio proseguiva anche
all'interno dell'ufficio, costeggiato da lussuosi vasi contenenti
piante verdi e ben curate posati su dei gradini illuminati debolmente
con delle luci led. Subito in fondo, posta sopra due ampi gradini,
c'era la scrivania disposta a ferro di cavallo del Presidente e alle
sue spalle un'immensa vetrata che dava sulla città con il
logo della
compagnia stampato sopra.
Ed era proprio dietro la scrivania che
il Presidente era seduto, impegnato a guardare dei documenti, ma non
appena sentì la porta chiudersi alzò la testa
mettendo i documenti
accanto al computer che stava alla sua destra e alzandosi per
stringere la mano alle due donne.
- Signore, benvenute -
-
Salve, signor Presidente. É un piacere conoscerla, sono Myra
Thorne
e lei la mia segretaria Elinor Seyes -
- Piacere. Vogliate
scusarmi per avervi fatto attendere così tanto nel foyer,
tuttavia
non aspettavo ospiti per oggi e le procedure per prendere un
appuntamento con me sono molto diverse rispetto a quelle seguite oggi
-
- Ci scusiamo anche noi per questa improvvisata, tuttavia mi
hanno insegnato che per discutere d'affari è necessario
muoversi di
persona, per questo sono venuta direttamente qui -
- Condivido
il suo pensiero, signora. Posso offrirvi qualcosa da bere? Un
tè?
Vino? -
- Un tè andrà più che bene. Preferisco
condurre gli
affari a mente lucida, grazie -
- Molto bene. Selene?
SELENE?! -
Al secondo urlo, la segretaria rispose al telefono.
-
Sì, signor Presidente? -
- Porta alle nostre ospiti il miglior
tè che abbiamo -
- Subito -
- É una ragazza adorabile -
-
É ancora inesperta, l'ho appena assunta. Allora, ditemi pure
-
-
Arriverò subito al sodo: di recente i laboratori hanno
scoperto una
cosa molto interessante, manipolando le molecole è possibile
creare
un tessuto antiproiettile, tuttavia, perché sia efficace
più di una
volta deve essere rinforzato con altro -
- Parla del mako? -
-
Precisamente -
Appena si accorse che Selene era rientrata
nell'ufficio interruppe il discorso per permetterle di poggiare
comodamente il vassoio in fine argento sulla scrivania del
Presidente. Una volta fatto la ragazza, un po' tremante, si
ritirò
di buon ordine con un lieve inchino ai presenti.
- Prego,
signore -
Ringraziando, presero una tazzina a testa e un
dolcetto al cocco.
- Lei non ci fa compagnia? -
- No,
grazie. Non sono tipo da tè -
Infatti, si versò una generosa
quantità di vino rosso in un calice per poi cominciare a
sorseggiarlo lentamente.
Katarina li osservava.
Sembravano due pitbull che si stavano studiando per scoprire in
che punto fosse meglio azzannare l'altro.
Decise che avrebbe
tagliato la corda il prima possibile da quel dannatissimo ufficio,
non voleva stare lì ad assistere a quei discorsi altisonanti
grondanti finta melassa.
Trovò la sua occasione pochi minuti
dopo aver finito il thè, quando la sua vescica
reclamò il bagno.
-
Scusatemi molto ma, dovrei andare in bagno. Dove..? -
- Oh
sicuro. La faccio accompagnare da Selene -
Richiamò la
segretaria ordinandole di accompagnarla in bagno. Seguì la
ragazza
fuori dall'ufficio, fino all'ascensore capendo che, curiosamente e
fortunatamente, il bagno non c'era su quel piano. Questo dettaglio le
avrebbe facilitato il lavoro, altrimenti sarebbe stata dura spiegare
come mai si trovava a zonzo nei piani alti della ShinRa.
Per
rompere un po' il ghiaccio, decise di domandare alla segretaria.
-
Immagino che il bagno presente al settantesimo piano sia privato,
vero? -
- In effetti sì. É riservato solo al Presidente -
-
Perdona l'invadenza della domanda, ma se tu dovessi avere un urgenza?
-
- Dovrei comunque scendere al sessantaseiesimo piano, dove
stiamo andando ora. Il bagno del Presidente è offlimits per
tutti i
dipendenti -
- Non oso immaginare durante il ciclo cosa ti
tocchi fare -
La segretaria, evidentemente più timida di
Katarina, arrossì per il commento rispondendole comunque
cortesemente.
- Normalmente mi fermo in bagno la mattina quando
arrivo, in pausa pranzo e prima di tornare a casa. E bevo pochi
liquidi durante l'orario di lavoro -
Quando arrivarono al piano,
la prima cosa che Katarina notò fu che era decisamente
più caotico.
Infatti, come le spiegò Selene, su quel piano c'erano gli
uffici dei
vari dirigenti, dei loro segretari e assistenti.
Mentre Selene
le spiegava un po' come funzionava, una donna bionda uscì da
un
ufficio alla destra di Selene dandole una spallata. La bionda
proseguì come se nulla fosse successo, anzi, addirittura la
ragazza
si scusò con la donna che probabilmente finse di non
sentirla.
A
quel palese atto di arroganza e maleducazione, lo spirito giustiziero
di Katarina ribollì di rabbia.
- Mi scusi, penso che abbia
urtato la ragazza. Potrebbe almeno scusarsi, non le pare? -
Come
se avesse urlato le peggiori parolacce presenti nel suo vocabolario,
piuttosto fornito tra l'altro, tutte le persone che giravano per il
piano si fermarono osservando la scena quasi paralizzati.
A
rallentatore, la donna si fermò e si girò verso
di loro.
Lo
sguardo carico di disprezzo nei suoi occhi, e il fatto che Selene le
stesse praticamente bloccando la circolazione al braccio nel
tentativo di farla desistere, la obbligarono a ingoiare il rospo e
tacere.
- Mi spiace, devo essermi sbagliata -
La donna non
disse nulla, semplicemente la squadrò dall'alto in basso e,
senza
dire nulla, si girò proseguendo per la sua strada. Solo
allora il
via vai dei vari uffici ricominciò. Katarina poté
sentire molti
degli impiegati commentare l'accaduto.
- La ringrazio per non
aver detto nulla -
- Sono tutti così gentili da queste parti? E
poi chi diavolo è? -
- Si chiama Scarlet. Dirige il
dipartimento di sviluppo armi. Diciamo che l'educazione non
è uno
dei punti forti qui. Sono i dirigenti e il Presidente a decidere. So
che il Presidente ha avuto due segretarie prima di me: con una ha
avuto un figlio illegittimo, l'altra amava curiosare fra i documenti
e un giorno è sparita -
- Fantastico -
- Purtroppo non
abbiamo molta scelta. Il 98% delle persone che risiedono qui nella
città alta lavorano alla ShinRa e il restante 2% ha
familiari che ci
lavorano. O sottostai a certe condizioni, oppure prendi posto nei
bassifondi e ci rimani -
- É uno schifo -
La segretaria
forzò un sorriso.
- Comunque questo è il bagno. L'aspetto
fuori -
- Non preoccuparti, ricordo la strada. Posso tornare da
sola -
- Ma... -
- insisto. Scommetto che hai cose
molto più produttive da sbrigare piuttosto che farmi da
balia. Vai
pure, se mi perdo chiederò a qualcuno -
La segretaria tentennò
ancora qualche momento, prima di annuire e tornare verso gli
ascensori.
Una volta assicuratasi che la segretaria fosse
davvero andata via, fece quello che doveva fare in bagno, dato che ci
doveva andare per davvero, dopodichè diede un'occhiata
all'antibagno
dove c'erano i lavandini. Fortunatamente quella sezione era in comune
sia col bagno delle donne che con quello degli uomini e sapeva bene
che se c'era un posto dove le persone si confidavano e lamentavano
era proprio il bagno.
Piazzò un paio di microfoni sotto ai
lavandini e uscì.
Proseguì piazzando decriptatori e microfoni
per tutto il piano, dove poteva, per poi ripetere l'operazione su
tutti gli altri piani fino al settantesimo, e il fatto che gli
impiegati fossero tutti occupati da curarsi di lei, giocò a
suo
favore.
Quando Katarina la lasciò a parlare con il
Presidente, Hathor era già pronta a sfoderare la sua
migliore faccia
da culo, imparata in tutti gli anni che era regina, per fargli bere
quella stronzata che si era inventata. Gliel'avevano spiegato molto
bene i suoi insegnanti di etichetta a palazzo: mai lasciar trasparire
emozioni dal viso, bisogna essere cortesi e gentili ma sempre
insondabili.
Non avrebbe mai pensato che ciò che aveva appreso
durante quelle noiose e lunghissime lezioni, le sarebbe stato utile
in una situazione del genere.
Si appuntò mentalmente di mandare
una lettera di ringraziamento ai suoi insegnanti.
Se erano
ancora vivi dopo l'invasione di Niflheim.
Aveva cominciato
illustrando dei dettagli inventati di sana pianta e spacciati per i
dieci comandamenti, con sua somma sorpresa, aveva addirittura notato
dell'interesse da parte del Presidente.
Quando terminò il suo
discorso, bevve un'altro sorso di tè ormai completamente
freddo,
mentre il Presidente pensava a ciò che gli aveva detto. In
quella
pausa dalle trattative, Hathor, si mise a fissare fuori dall'immensa
vetrata pensando a come poteva stare Aeni, fino a che il Presidente
stesso non interruppe il flusso dei suoi pensieri.
- Noto che le
piace la vista che c'è da qui, signora -
- Lo ammetto, sì. É
davvero incantevole -
Il Presidente si girò con la sedia verso
la vetrata dandole le spalle.
- La miglior vista di Midgar -
In
quel momento decise che avrebbe lanciato l'amo, incurante del fatto
che probabilmente il Presidente le aveva offerto l'occasione di
proposito. In fondo, era lì per quello.
- Ho sentito che ci
sono stati dei problemi un paio di giorni fa. Gli abitanti parlavano
di una stella caduta -
Il Presidente si bloccò girandosi
immediatamente verso di lei.
- Le persone hanno bisogno di
avere sempre qualcosa su cui spettegolare. Nulla di quello che le
è
stato raccontato è vero, e comunque, tutto è
già stato risolto
-
Un lieve sorriso piegò le labbra di Hathor.
- Allora
qualcosa è successo. Cosa era? -
- Lei ha frainteso, signora.
Volevo dire che ho mandato i miei uomini a controllare, ma non c'era
nulla di anomalo -
Era un notevole bugiardo. Non si meravigliava
del fatto che avesse in mano quel mondo, era molto abile a mentire e
a rigirare la frittata a suo vantaggio. Ma ora non era proprio il
momento di lodare le sue capacità, doveva dilatare il
più possibile
i tempi per permettere Katarina di piazzare quanti più
decriptatori
e microfoni poteva e carpirgli informazioni.
- Capisco, la mia
era pura curiosità. Sa, ero già in
città quando è successo e mi
aveva parecchio incuriosita. Se insieme a quella luce fosse arrivato
anche qualcosa, mi sarebbe piaciuto poterlo studiare -
Hathor
cominciò a fissarlo negli occhi, ma quell'uomo non tradiva
la minima
insicurezza. Poi, di colpo, si poggiò allo schienale della
sedia e
aspirò profondamente dal suo sigaro per poi posarlo ancora
acceso,
nel posacenere alla sua destra.
Hathor capì che stavano
arrivando alla resa dei conti, ma ciò che le chiese il
Presidente la
fece vacillare.
- Sa, signora, non mi ha ancora detto da dove
viene -
- Come, prego? -
- Sì, non mi ha detto dove sono i
vostri laboratori e da dove venite. Da Junon, forse? -
Hathor
cominciò ad essere visibilmente in difficoltà non
avevano preparato
quella parte, mentre il sorriso sadico sul volto del Presidente si
allargava sempre di più.
- Poteva essere interessante, ma devo
rifiutare la sua proposta. E ora gradirei sapere i vostri reali piani
-
- Che intende? -
- É chiaro che sapete della ragazza che
ho trovato, quindi vorrei sapere cosa rappresenta lei per voi -
Non
poteva dirgli chi erano in realtà lei, Aeni e Katarina o
avrebbe
trovato un modo per ricattarle con la vita della sua allieva. Non che
non potesse farlo comunque, ma rivelargli tutto quanto non era
decisamente l'idea migliore, quindi decise di continuare a giocare la
carta della "donna d'affari".
- La ragazza è un
prodotto della mia equipe. Immagino che avete trovato ciò
che c'è
nelle sue vene, il sangue nero. Quel sangue è un prodotto
sintetico,
realizzato utilizzando il mio DNA e possiede delle caratteristiche
particolari, di cui sono sicura siete già al corrente -
Una
menzogna con in mezzo delle sane mezze verità, il tutto
senza
scoprirsi troppo.
- Quindi è una vostra proprietà -
-
Esattamente -
- Beh, non importa più perché ora è
mia e i
miei laboratori la stanno studiando. Quindi, per poterci lasciare nel
migliore dei modi, vi chiederei di consegnare tutto il materiale che
avete su quella ricerca. Da oggi mi appartiene -
Hathor non poté
fare a meno di sorridere della prepotenza del Presidente. Era chiaro
che i soldi e il potere che ne derivava gli avevano dato alla testa,
era convinto di poter aver tutto e che tutto gli fosse dovuto.
-
Lo trova divertente -
- Quello che trovo divertente è che lei
sia così sicuro che lo farò senza opporre
resistenza. Non sarà
così facile per voi -
Hathor si alzò dalla sedia e guardò il
Presidente dall'alto in basso con sufficienza.
- Speravo di
poter risolvere tutto con una chiacchierata e una stretta di mano.
Evidentemente le cose non vanno sempre come previsto, peccato. Non si
preoccupi ci vedremo ancora, ma i toni delle future conversazioni
saranno ben diversi -
Fu il turno del Presidente di sorridere.
-
Mi spiace, signora, ma temo che voi e la vostra segretaria non
possiate andare molto lontano. Credo che approfitterete della mia
ospitalità per un bel po' di tempo ancora -
Katarina
stava scaricando su una chiavetta USB, dei documenti dal computer
della segretaria del Presidente. Lanciò uno sguardo alla
ragazza
che, dopo averle fatto perdere i sensi con un forte pugno allo
stomaco, era ancora incosciente sul divanetto dove l'aveva poggiata.
Le era dispiaciuto doverla colpire, ma stava per dare l'allarme.
Tuttavia, questo suo accorgimento fu inutile visto che proprio
in quel momento suonò l'allarme. Si affacciò sul
corridoio per poi
vedere Hathor correre fuori dall'ufficio del Presidente come se
avesse il diavolo alle calcagna, passandole davanti senza nemmeno
accorgersi che era nell'ufficio della segretaria.
Poco dopo
sentì l'auricolare vibrarle nella tasca interna della
giacca, con un
lieve sorriso, lo prese e rispose.
- É stato davvero
interessante vedere una sessantenne correre via stile Usain Bolt -
-
Fai poco la spiritosa, non mi ero accorta che il Presidente stava per
dare l'allarme; l'ho steso in fretta e me ne sono andata via, visto
che la porta dell'ufficio era blindata -
- Capito -
- Tu
piuttosto dove sei? -
- Strano che tu me lo chieda, mi sei
passata davanti e manco mi hai vista, alla faccia dei sensi
superpotenziati. Sono alla scrivania della segretaria del Presidente,
di fianco alla porta d'entrata del suo ufficio -
Silenzio
imbarazzato dall'altra parte.
- Sul serio? -
- Già.
Comunque ora non importa, piuttosto, ormai avranno già
allertato
tutte le guardie possibili e immaginabili che staranno controllando
le uscite, come facciamo? -
- Penso che dovremo fare ognuna per
sé, sarà difficile beccarci lungo la strada... -
- Specie
perché nemmeno mi hai vista ed ero praticamente al tuo
fianco -
-
Piantala! Ci vediamo direttamente all'hotel e lì penseremo a
cosa
fare d'ora in poi -
- Va bene, ci vediamo all'hotel -
Chiusa
la conversazione, Katarina, si ritrovò a dover studiare un
piano di
fuga su due piedi. Certo le alternative non erano molte: bisognava
solo scendere senza farsi uccidere.
Una bazzecola.
In quel
momento sentì l'ascensore arrivare al piano.
Si nascose in
fretta dietro la scrivania, ma riuscì comunque a vedere
circa una
dozzina di uomini e donne vestiti con un completo giacca e cravatta
nero precipitarsi alla porta dell'ufficio del Presidente. Potevano
benissimo essere dei semplici impiegati, ma tra il fucile in mano a
una bionda e due pistole in mano a un'altro tizio, era piuttosto
chiaro che non lo erano.
Decise, quindi, che avrebbe aspettato
che se ne andassero per poi assumere l'aspetto di una guardia
semplice per potersene andare senza troppa fatica.
Settore
1, Hotel Four Seasons
h
22:05
Erano
andate alla ShinRa quella mattina, eppure stava ancora aspettando che
Katarina tornasse. Non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero
che fosse stata catturata.
Le avevano fatto notare molto
spesso che aveva manie di controllo, specie quando dirigeva
un'operazione, doveva sapere esattamente cosa succedeva o dava di
matto.
Proprio nel momento in cui pensava che o si calmava
oppure avrebbe fatto il solco nel pavimento a furia di camminare
avanti e indietro, sentì la porta della suite aprirsi per
rivelare
una Katarina, o meglio il suo aspetto da segretaria, con il fiatone e
qualche graffio sul viso.
- Cominciavo seriamente a
preoccuparmi, credevo avessero preso anche te -
- No... Non...
Ci sono riusciti per poco -
- Cosa è successo? -
Katarina
si avvicinò al divano per lasciarsi cadere e togliersi il
cerotto
muta forma.
- Ho dovuto faticare un po' per andarmene da
quel dannatissimo palazzo. Quando ho chiuso la conversazione con te
sono arrivati quelli che immagino siano i Turks, per assicurarsi che
il Presidente stesse bene e se ne sono andati dopo un sacco di tempo.
Ho preso l'aspetto di un fante, e mi hanno incastrata con un giro di
ronda per il palazzo, che tra parentesi è enorme, ma sono
comunque
riuscita a piazzare altri microfoni e decriptatori. Una volta che
sono riuscita a scappare, dei SOLDIER si sono accorti di
chissà che
dettaglio e ho faticato non poco a togliermeli di torno. Comunque
è
bene che ce ne andiamo da qui, e alla svelta anche -
Hathor le
si sedette a fianco mentre le porgeva un bicchiere di acqua che bevve
in poco tempo.
- Durante il giro di ronda hai visto qualcosa di
utile o interessante? -
- A parte il fatto che molto
probabilmente le donne delle pulizie impazziscano per pulire tutto?
Beh sì. Al quarantaseiesimo piano c'è una sala
controllo. Si vedono
tutte le telecamere della città e del palazzo, ma
è strettamente
sorvegliata da due fanti armati e almeno un'altro all'interno che
controlla tutto quanto -
- Questo potrebbe essere interessante.
Tuttavia ne parleremo meglio nel nuovo alloggio nel settore 8. Ho
trovato un delizioso motel e ho chiesto se avevano un paio di camere
-
- Come ci sei finita nel settore 8? -
- Beh diciamo che
anche io ho dovuto togliermi dai piedi alcuni insetti prima di
riuscire a tornare, così ho fatto un giro turistico per
deviare i
fanti -
- Vuol dire che ti sei persa -
Hathor arrossì
quasi impercettibilmente, ma quando parlò l'imbarazzo era
chiaro nel
suo tono.
- Che? No, non mi sono persa, ho dovuto liberarmi di
alcuni fanti -
- Va bene, quando ci aspettano al motel? -
-
In realtà ci aspettavano un'ora fa, meglio preparare le
valigie e
andare a disdire le camere -
- Ricordandomi di quanto è stata
gentile la receptionist l'altro ieri, dubito che recupereremo la
caparra -
ShinRa
Building, piano 48
h
11:33
Inutile
dire che la notizia delle due donne che si erano introdotte alla
ShinRa si espanse a macchia d'olio. Anche se , fortunatamente, il
tutto rimase circoscritto all'interno del palazzo e anche lì
solo
pochi lo sapevano., il resto pensava che l'allarme fosse scattato per
un'esercitazione per i fanti.
Il Presidente, i dirigenti, i Turk
e i pochi fanti coinvolti erano gli unici a sapere come erano andate
esattamente le cose. Ai SOLDIER fu semplicemente detto che c'era
stata una fuga di notizie, ma che la cosa era stata arginata e li
avevano messi in compagnia dei fanti a controllare l'intero
palazzo.
Il gruppo di fanti coinvolto, aveva reso noto che
avevano seguito una delle due fino alla ferrovia del settore 1,
dopodiché ne avevano perso le tracce.
Da lì poteva essere
andata in qualunque direzione: poteva aver preso il treno ed essere
andata nel settore 8, o nel 5 oppure nei bassifondi, o ancora poteva
averli depistati ed essere rimasta sopra il piatto.
Le
variabili erano troppe, per questo chiesero il permesso di rientrare.
Tuttavia, appena rientrati, il capo del dipartimento per la
sicurezza, Heidegger, li aspettava per avere il rapporto completo di
quanto era avvenuto.
Heidegger era uno di quegli uomini che non
amava perdere, anzi, non ammetteva nessun tipo di errore specialmente
i suoi. Era stato uno dei primi a credere e a investire nella
compagnia quando tutti gli altri la snobbavano. Il tempo gli aveva
dato ragione: tutti quelli che avevano messo i bastoni tra le ruote
alla ShinRa quando stava nascendo erano o morti o languivano nelle
prigioni e nei bassifondi.
- Rapporto -
- Abbiamo seguito
una delle due intruse fino alla stazione del settore 1,
dopodiché è
sparita. Non abbiamo idea di dove sia andata -
- L'avete
persa???!!! E io che diavolo dico al Presidente, ora??!! Che degli
incapaci l'hanno persa??!! -
Nel momento in cui alzò la voce,
alcuni fanti incassarono la testa nelle spalle come i bambini quando
commettono qualche marachella. In parte se l'aspettavano, tuttavia
nessuno si mosse dal suo posto, nemmeno quando Heidegger
atterrò il
fante che gli aveva fatto rapporto con un pugno in faccia,
spaccandogli il naso e il labbro inferiore.
Era già pronto a
caricare un altro pugno al fante successivo, quando un'imperiosa voce
maschile lo fermò.
- Tutto questo non è necessario -
Heidegger
si voltò lentamente verso l'entrata della stanza, forse per
poter
dare la possibilità all'interlocutore di rettificare quanto
aveva
appena detto.
- E voi che ci fate qui? Non eravate col
Presidente? -
Si rivolse sgarbatamente ai due uomini in completo
nero, ma entrambi non fecero neanche una piega. Questo lo
mandò in
bestia, ma ciò che disse in seguito il più
anziano, lo fece
arrabbiare di più.
- Sì, eravamo col Presidente. Ma visto che
le due donne sono riuscite a fuggire dal palazzo seminando i fanti,
il Presidente ha ritenuto più opportuno che ci
concentrassimo sulla
loro cattura. Infatti, sono venuto qui per comunicarle i suoi ordini:
da ora, il compito di catturarle passa a noi Turks, se e quando ne
avremo bisogno richiederemo supporto alle sue truppe. Inoltre,
chiediamo ai fanti coinvolti di non fare parola della vicenda, ancora
meglio sarebbe che se ne dimenticassero e facessero finta che tutto
questo non sia mai successo. Il Presidente vuole mettere a tacere in
fretta tutte le possibili chiacchiere sulla vicenda, la cosa
verrà
passata come un'incursione dei soldati di Wutai e chiede ai fanti di
spargere questa voce -
Videro chiaramente il volto di
Heidegger farsi paonazzo; in poche parole gli avevano comunicato che
doveva farsi da parte e senza troppe storie.
Quella era
l'ultima cosa che voleva fare.
Quando cominciava qualcosa
voleva sempre e comunque finirla. A quanto pare non in quel caso.
-
Che cos... ? -
- Questo è quanto. Non siamo tenuti a discutere
gli ordini con lei, se desidera maggiori delucidazioni al riguardo,
si rivolga al Presidente in persona. Noi ora abbiamo da fare -
Senza
nemmeno aspettare una qualsiasi reazione, i due uomini si voltarono e
si diressero verso l'ascensore che li avrebbe portati al
quarantaseiesimo piano: il quartier generale dei Turks.
Senza
parlare percorsero il corridoio che li avrebbe portati alla sala
meeting dove i restanti Turks erano già riuniti.
Prima di
parlare, Veld fece segno a Tseng di mostrare sullo schermo dei
computer posti davanti a ogni Turks le foto delle due donne.
-
Come già saprete queste due donne sono riuscite ad arrivare
fino a
Presidente. Presentandosi come sedicenti donne d'affari, hanno
ottenuto un appuntamento direttamente al settantesimo piano e hanno
affermato una sorta di proprietà sulla ragazza che
è stata presa in
custodia tre giorni fa da Reno e Rude. L'ordine è una caccia
all'uomo pura e semplice: dobbiamo trovarle e catturarle. Il
Presidente deciderà poi cosa farne. Quindi, per ora, non
vanno
uccise -
- Non sarà troppo complicato, insomma sono una vecchia
e una ragazza. Che problemi potrebbero darci? -
Era evidente che
fosse appena arrivato, ancora non aveva imparato ad ascoltare prima
di parlare e soprattutto a non sottovalutare ogni situazione. Con un
tono parecchio seccato gli rispose una ragazza da corti capelli
biondi, ma con più esperienza nel settore.
- Ti ricordo che
queste due donne hanno fregato tutti i fanti, alcuni SOLDIER e lo
stesso Presidente. Non le conosciamo, non sappiamo cosa aspettarci e
sottovalutare la situazione è una possibilità che
non possiamo
concederci -
L'occhiata che le rivolse il Turk dai capelli
ramati non fu delle più amichevoli e la diceva lunga su come
la
pensasse. La bionda finse di non vederlo e continuò
a parlare
rivolgendosi direttamente a Veld.
- Abbiamo qualche indicazione
su dove trovarle? -
- Ottima domanda Emma: non sappiamo nulla di
loro, tanto meno dove cercarle. Quindi, dovremo estendere la ricerca
a tutta la città -
Quella frase provocò nuovamente la reazione
di Alvis e del super pigro Reno.
- COSA???!! DOVREMO SETACCIARE
TUTTA LA CITTÀ?? PERCHÉ NON TUTTO IL MONDO A
QUESTO PUNTO???!!
-
Veld alzò una mano per invocare il silenzio, cosa che
ottenne
all'istante.
- Hai ragione, Alvis, ma per ora cercheremo le loro
tracce in città, poi se il caso lo richiede, anche in tutto
il
mondo. Tuttavia in quel frangente cercherò il supporto dei
fanti e
dei SOLDIER, ma solo e unicamente in quel caso. La questione
è in
mano nostra e il Presidente esige il massimo riserbo sulla questione
-
- In pratica non si deve venire a sapere che due donne da
sole hanno eluso la ferrea sorveglianza della ShinRa arrivando
facilmente al Presidente e che altrettanto facilmente sono scappate
-
Veld annuì in direzione di Emma.
- Esattamente. Quindi
vi dividerete i vari settori e comincerete a cercare. Verso
mezzanotte vi rivoglio qui per fare il punto della situazione -
Tutti
i Turks annuirono alzandosi dal tavolo, consapevoli che quella caccia
all'uomo aveva fatto guadagnare a tutti una notte in bianco.
Settore
8, Motel Icecap
h
22:56
Come
previsto il proprietario del motel non era stato molto contento di
ricevere ospiti a quell'orario assurdo ma, dopo avergli pagato la
stanza per due settimane in anticipo e con la promessa che se
avessero dovuto andarsene prima poteva tenere il denaro, si
rivelò
essere molto più gentile e accondiscendente.
Certo le camere
non erano lussuose come quelle dell'hotel, tuttavia erano pulite e le
lenzuola erano fresche di lavatrice. Inoltre erano comunicanti tra di
loro.
Dopo essersi sistemate, fecero tavola rotonda in camera
di Hathor per scambiarsi le informazioni su ciò che avevano
scoperto
durante l'indagine alla ShinRa.
- Dal Presidente che notizie?
-
- Intanto riconfermo che Aeni è in mano loro. Mi ha fatto
intendere che è nei loro laboratori e che hanno trovato il
sangue
nero, tuttavia ancora non sanno cosa sia esattamente e tanto meno lo
sanno usare -
- Durante il giro turistico verso i bagni, la
segretaria mi ha spiegato come funziona l'azienda: il Presidente
gestisce la baracca e gli da il nome, ma ci sono altri cinque
dirigenti che gestiscono vari dipartimenti, mi ha anche un po'
spiegato che personaggi sono e non ne aveva una buona opinione. Ho
avuto occasione di vederne anche uno: una bionda che sembra uscita da
un bordello, tuttavia le carte che aveva con sé erano
interessanti
-
- Ovvero? -
- Avevano tutta l'aria di essere progetti per
armi avanzate -
- Perfetto, la cosa si fa sempre più
divertente -
Hathor si prese qualche momento per riflettere,
tuttavia Katarina ancora non aveva finito.
- Comunque sono
riuscita a piazzare tutti i decriptatori e i microfoni che avevamo,
il computer sta scaricando e registrando tutto -
- Il pc? E da
dove l'hai preso? -
- Era pericoloso lasciarlo nell'altro hotel,
se l'avessero controllato vi avrebbero trovato tutto quanto, insieme
alla posizione di tutti i microfoni e decriptatori. Non ho avuto
scelta, e poi non penso che abbiamo tempo e soldi per andare a
comprarne uno -
- Va bene, va bene. Altro? -
- Mentre
passavo in rassegna i piani sono passata anche dal sessantasettesimo
e sessantottesimo piano. Sono completamente blindati, servono delle
tessere magnetiche per poterci accedere -
- E scommetto che non
tutti i dipendenti della ShinRa hanno l'autorizzazione per entrarci -
- Pensi sia lì che tengono Aeni? -
- É più che
probabile, ma dobbiamo esserne sicure -
Hathor si alzò andando
alla finestra. Anche se erano più lontane, il palazzo della
ShinRa
sembrava ancora spaventosamente vicino.
- A cosa pensi?
-
Rimase in silenzio per qualche minuto prima di darle una
risposta che mai si sarebbe aspettata.
- Non mi aspettavo tutti
questi problemi per riportarla a casa -
- Ti senti ancora in
colpa, vero? -
Nessuna risposta, ma a Katarina fu chiaro che ci
aveva preso.
- Tu avevi avvertito Aeni di non assistere alla
cerimonia, che non le era consentito. Lei ti ha disubbidito ed
è
stata catturata da Dio sa cosa, in tutto questo io non vedo le colpe
che dici di avere -
- Avrei dovuto impormi di più -
Katarina
si alzò, avvicinandosi ad Hathor. Non la
abbracciò e nemmeno le
mise una mano sulla spalla, Katarina non era tipo da contatto fisico,
sapeva che solo starle accanto le dava il sostegno che
silenziosamente Hathor chiedeva.
- Non puoi cambiare ciò che è
successo, l'unica cosa che possiamo fare ora è riportare
indietro
Aeni il prima possibile. E, tanto per alleggerire la situazione,
dobbiamo assolutamente farci venire una buona idea perché,
violazione della privacy a parte, non so a cosa ci possano servire i
file della ShinRa -
- A un cazzo, ci serviranno. Non sappiamo
muoverci per la città, non sappiamo dove poterci nascondere
in caso
di necessità, non sappiamo chi ci possa coprire o di chi
fidarci e,
ultimo ma non meno importante, non abbiamo la più pallida
idea di
cosa farà Shinra ora che siamo venute allo scoperto -
- Bello
sapere quante cose non sappiamo... -
Lo sguardo torvo che Hathor
riservò a Katarina le fece comprendere che non era proprio
il
momento di fare le brillanti.
- Ora come ora possiamo solo
aspettare. Quindi, stare vicino alla finestra cercando
l'illuminazione divina, non ti servirà. Meglio dormire -
Hathor
annuì semplicemente, persa ancora nei suoi pensieri e a
stento sentì
Katarina darle la buonanotte.
Non riuscirono a dormire per
molto tempo.
Intorno a mezzanotte furono svegliate, come
sicuramente tutta la città, da una forte esplosione.
Rapidamente
si avvicinarono alle finestre presenti nelle rispettive stanze. Una
colonna di fumo nero si levava da dietro l'hotel dove erano rimaste
per due giorni.
Pochi minuti dopo Katarina aprì la porta che
metteva in contatto le due stanze.
- Pensi che abbiano capito
dove stavamo prima? -
- No, il fumo non viene dall'hotel. Tu
torna pure a dormire, io vado a fare un giro -
Katarina sapeva
che quel "giro" l'avrebbe sicuramente portata nel settore
1.
- Va bene, ma stai attenta e chiamami in caso avessi bisogno
-
Hathor annuì senza quasi prestarle ascolto. Si
praticò un
taglietto alla nuca dove, prima che la ferita le si richiudesse,
applicò il cerotto muta forma adottando lo stesso aspetto di
quando
era andata da Shinra.
Sapeva che, molto probabilmente, ci
sarebbe stato qualcuno che controllava le operazioni di salvataggio
dei possibili superstiti e che sicuramente l'avrebbero notata. Voleva
carpire quante più informazioni possibili da quella persona.
Settore
5 bassifondi, Wall Market Pub
h
00:01
Erano
in pausa.
Prima di fare un avvilente rapporto a Veld si
fermarono al loro solito pub a bere qualcosa. Forse per trovare sul
fondo del bicchiere il coraggio di dire al capo che non avevano
trovato la minima traccia di quelle due donne.
Nessuno parlava,
tutti stavano pensando.
Come potevano essere sparite nel nulla?
Quasi nessuno era riuscito a notarle quando erano uscite dal palazzo.
Emma e Judet avevano analizzato scrupolosamente i video della
sorveglianza del palazzo: ne avevano visto una entrare nell'ascensore
e scomparire nella ripresa successiva, anzi, stando a ciò
che aveva
ripreso la telecamera sembrava che nemmeno fosse uscita. Tuttavia
doveva essersene andata in qualche modo, perché dei SOLDIER
di terza
classe l'avevano beccata appena fuori dalle porte d'entrata del
palazzo e poi li aveva portati a spasso per la città come
cagnolini.
Mentre l'altra non era proprio stata inquadrata, ma dei fanti che
stavano di ronda nel settore 1 l'avevano notata e seguita per quasi
tutto il settore, per poi perderla nei pressi della stazione.
-
Chi lo dirà a Veld? -
A rompere il silenzio fu la nuova recluta
Turk: Alvis, era con loro da poco più di un mese dopo che
era stato
beccato da Reno mentre tentava di rubare una moto dal garage della
ShinRa. Normalmente l'avrebbero sbattuto in prigione e gettato via la
chiave, ma Veld aveva visto del potenziale in lui e aveva interceduto
per lui con il Presidente affinché entrasse nel corpo.
- Io lo
farei dire a te dato che hai parlato, novellino -
Alvis si girò
quasi con un gesto meccanico verso Reno lanciandogli un'occhiataccia
che il rosso non registrò minimamente, mentre alcuni Turks
nascondevano il leggero sorriso dietro al bicchiere.
Alvis
tentò di rispondergli con una delle sue battute
più cattive, ma non
fece ora ad aprire la bocca.
Un boato tremendo fece tremare i
bicchieri sui tavoli e fece cadere delle bottiglie di liquore dal
bancone del bar. I Turks si precipitarono fuori dal locale per
guardarsi intorno. Tempo cinque secondi e il cellulare di Reno
squillò.
Rimase al telefono due minuti contati per poi girarsi
verso i colleghi e spiegare in fretta l'accaduto.
- Il reattore
del settore 1 è stato fatto saltare con una bomba. Il capo
vuole che
sospendiamo la ricerca di quelle due e che andiamo a controllare
-
Gli altri annuirono in risposta e lo seguirono fino al
reattore dove trovarono un vero inferno.
Alcuni fanti venivano
curati sul posto, oppure portati via in barella da alcuni esponenti
del Dipartimento Scientifico, mentre altri che erano giunti in
supporto aiutavano a tirare fuori i corpi dei loro commilitoni da
sotto le macerie.
I Turks per un momento rimasero impalati
indecisi su cosa fare, poi Reno fece avvicinare il fante che dirigeva
le operazioni con un gesto della mano.
- Signore! -
- Che
diavolo è successo? -
- Una bomba ha fatto esplodere il
reattore -
- Davvero? Non lo sapevo -
- Beh... Ecco...
-
Vedendo il fante in difficoltà, Emma corse involontariamente
in suo aiuto.
- Ci sono degli indizi su chi possa essere stato?
-
- Nessuno, signora, ma stiamo ancora cercando. Al momento la
nostra priorità è estrarre i fanti che erano di
guardia all'interno
del reattore -
Proprio in quel momento un fante corse
verso di loro con un foglio in mano. Il fante stava per consegnarlo
al suo capo quando Reno glielo strappò dalle mani con
"grazie"
canzonatorio.
Si ritrovò a fissare un foglio rosso
bruciacchiato con disegnato in bianco un teschio stilizzato con ossa
incrociate e una A. Girò il foglio e dietro c'era scritta
una sola
parola. AVALANCHE.
- Non sembra un volantino promozionale di un
nuovo bar di Midgar -
La battuta ironica della bionda Emma
strappò un sorrisino a Reno che annuì in
risposta.
- Direi
proprio che è la firma di chi ha fatto saltare il reattore -
-
Gli oppositori della ShinRa non sono mai mancati, ecco
perché ci
siamo noi -
Mentre il resto dei Turks esaminava il foglio, Alvis
si stava guardando intorno in cerca di qualsiasi tipo di indizio. Nel
preciso momento in cui alzò lo sguardo sulla folla di
curiosi che
era accorsa a vedere il disastro, riconobbe un volto conosciuto.
Era
lì, una delle due donne che dovevano catturare,
fissava il
reattore oramai ridotto a un cumulo di macerie, sembrava che nemmeno
si fosse accorta della loro presenza. Tuttavia, non appena si accorse
di uno sguardo insistente su di sé si girò, lo
fissò per pochi
secondi per poi girare sui tacchi e andarsene.
Alvis avvertì
immediatamente gli altri Turks; spesero diverso tempo a cercarla tra
la folla e nei vicoli vicini, ma si era come volatilizzata.
-
Accidenti! Se n'è andata -
Alvis, dalla rabbia, diede un calcio
a una lattina che rimbalzò sul muro e quasi
centrò Freyra che non
gli risparmiò un'occhiataccia, ma venne liquidata con
un'alzata di
spalle del ragazzo.
- Mi sembra chiaro che è sparita. Deve aver
sentito l'esplosione ed è venuta a vedere cosa è
successo, nulla di
più -
- Cosa ti fa pensare che non sia stata lei a far saltare
il reattore? -
- Non avrebbe sprecato il tempo di farsi dare un
appuntamento col Presidente. É molto chiaro ciò
che vuole: la
ragazza. Se avesse voluto arrecare qualsiasi tipo di danno non
sarebbe venuta fino al quartier generale per poi filarsela senza aver
ucciso il Presidente, e ne avrebbe avuto l'occasione, dopotutto sono
rimasti da soli per diverso tempo. No, quelli che hanno fatto saltare
il reattore sono stati degli altri -
La teoria di Emma convinse
tutti quanti, purtroppo non potevano nemmeno dedurre da dove poteva
essere arrivata, visto che l'esplosione si era sentita benissimo
anche nei bassifondi.
Erano di nuovo a punto e a capo.
Settore
7 bassifondi, 7th Heaven
h
02:03
La
prima missione era stata un successo.
Stavano tutti festeggiando
al bar di Tifa. Tutti eccetto lui.
Certo, aveva un bel bicchiere
di liquore in mano da cui aveva già bevuto qualche sorso, ma
la
verità è che era preoccupato.
Da quando aveva lasciato le file
della ShinRa aveva cominciato a lavorare come mercenario, non
riusciva più a rimanere nella fanteria semplice
perché gli
ricordava costantemente il fatto di non essere riuscito a superare il
test per entrare in SOLDIER.
Aveva faticato ad ammettere con
Tifa il suo fallimento, o meglio, non gliel'aveva proprio detto
l'aveva lasciato intendere; per cui la sua vecchia cotta, anche se
non così vecchia come avrebbe voluto far credere, gli aveva
proposto
di entrare in AVALANCHE vista la sua conoscenza profonda dei metodi
della ShinRa e la sua abilità con la spada.
Aveva già avuto
una buona dose di scontri verbali con Barret, prontamente placati da
Tifa e Jesse l'hacker del gruppo; tuttavia, Barret continuava ancora
a fissarlo come se si aspettasse che gli piantasse un coltello tra le
costole il prima possibile.
Era un vero paradosso: l'avevano
assunto perché sapeva come si muoveva la ShinRa, ma non si
fidavano
al 100% di lui perché aveva militato tra le fila della
ShinRa.
Anche in quel momento in cui stavano festeggiando sentiva
addosso lo sguardo pesante e accusatorio di Barret.
Fece
stoicamente finta di niente e buttò giù un'altro
sorso di liquore.
Ne aveva bisogno per non pensare troppo.
Quando avevano
visto alla tv la notizia dell'esplosione del reattore, senza farsi
troppo notare, aveva dovuto distogliere lo sguardo.
Quanti
cadaveri.
Quanti morti.
Fanti e civili, stesi a terra con
dei teli scuri sopra per celarli alle telecamere.
Avevano
inquadrato una donna che urlava e piangeva tra le braccia di due
fanti che la tenevano ferma per non correre dal figlio arruolato nei
fanti ed era rimasto ucciso nell'esplosione.
Si ricordava
quella donna: suo figlio si era addestrato con lui a Junon, avevano
la stessa età, era andata ad accoglierlo alla stazione di
Midgar
quando era tornato e ora avrebbe dovuto seppellirlo.
Nonostante
la sfiducia degli altri membri lo irritasse, in quel frangente, c'era
un'altra cosa che lo preoccupava non poco: la reazione del Presidente
non si sarebbe fatta attendere troppo.
L'avevano colto di
sorpresa e uomini come il Presidente amavano, invece, avere il
controllo di ogni situazione. La risposta da parte di Shinra sarebbe
arrivata più dura e tempestiva che mai.
Cominciò a sentire la
testa leggera a causa dell'alcool così, prima di collassare
sul
bancone del bar, diede la buonanotte a tutti e si ritirò.
Avrebbe
preferito passare una notte tranquilla, tuttavia le immagini del
telegiornale gli torturarono la mente per un bel po' prima di
lasciarlo sprofondare nell'oblio di un sonno, fortunatamente, senza
sogni.
Spazio
autrice
Mi
prendo un po' di spazio poiché nello scorso capitolo mi sono
scordata di fare alcune precisazioni:
1)
Età e altezza dei SOLDIER:
in particolare dei tre dell'Ave Maria (Angeal, Sephiroth e Genesis),
ho messo che tutti e tre hanno 25 anni, questo perché dando
un
occhio alla linea temporale sono tutti e tre nati a poca distanza
l'uno dall'altro, tuttavia viene detto che Angeal ha 25 anni mentre
Sephiroth ne ha 20 (ai tempi di Crisis Core). Questa cosa è
impossibile proprio per la breve distanza di nascita fra i tre.
Genesis, invece, è più giovane di pochi mesi. Per
quanto riguarda
le altezze, sempre in Crisis Core, viene detto che Zack Fair
è alto
circa 190 cm e Sephiroth 185 cm, la cosa è impossibile
perché
guardandoli vicini è evidente che Sephiroth sia
più alto, per cui
ho invertito le altezze.
2)
Il piano dei Turks e dei fanti:
non vengono mai specificati (magari lo diranno nel Remake) per questo
me li sono inventati di sana pianta. Chiunque li sapesse è
pregato
di dirmelo;
3)
Descrizione degli ambienti:
in particolare il quartier generale della ShinRa, li ho presi dai
concept art del Remake. Quindi la hall
e l'ufficio del
Presidente
arrivano dai concept ufficiali;
4)
Shinra & ShinRa: forse
avrete notato che in alcuni casi il nome della compagnia è
scritto
in modi diversi, non sono errori di battitura semplicemente con
ShinRa identifico la società per intero, mentre con Shinra
il
Presidente e Rufus (quando comparirà).
|
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Capitolo 4 *** CAP. 4 ***
CAP. 4
CAP.
4
-
Non lo farò! Non voglio tornare! -
-
Hathor, devi capire che
non puoi lasciare un lavoro a metà. Ho accettato la tua
sospensione
quando me l'hai richiesta, e sai anche tu che da regolamento non
avrei potuto farlo, inoltre non puoi ridurti così per uomo -
Mirjana
non riusciva a concepire che quella creatura rannicchiata sul divano,
con i capelli arruffati, le occhiaie più profonde della
Fossa delle
Marianne e il pigiama sformato e sporco di cioccolato, fosse sua
amica. E per di più ridotta così per uomo.
-
Non lo perdonerò
mai per quello che ha fatto... Non voglio più saperne di
nessun
uomo, umano o meno che sia -
Dovette
fare appello a tutte le
sue forze per non prenderla pugni. Quando da giovane suo padre l'aveva
mandata a
studiare in una congrega di streghe bianche aveva fatto voto di non
violenza, ma in quel momento lo stava rimpiangendo.
-
Andiamo,
sappiamo che praticare la castità non è proprio
nelle tue corde,
quindi non fare promesse che tanto poi non manterrai. In più
di
trent'anni che fai parte dell'Ordine hai rimesso in piedi l'intera
sezione militare, e vorresti buttare all'aria tutto il tuo
lavoro per lui? Mi deludi, amica mia -
Hathor
si girò vero di
lei fissandola con gli occhi vitrei.
-
A quanto pare, di
recente, non sono da me molte cose... E comunque nulla di quello che
puoi dirmi mi farà cambiare idea -
Mirjana
sospirò
pesantemente. Se le buone maniere non funzionavano, allora l'avrebbe
obbligata.
-
Allora non mi lasci altra scelta: devi lasciare
questo appartamento -
L'espressione
di Hathor mutò
improvvisamente.
-
CHE COSA???!!! QUESTO APPARTAMENTO É MIO!
-
-
Non è tuo, questo appartamento è dell'Ordine e ti
è
stato dato in affitto. Quando sei stata sospesa e stavi a Lucis con
tuo marito e tuo figlio, te l'ho tenuto da parte perché
siamo
amiche, tuttavia visto le cose non sono andate bene e non hai
intenzione di tornare a lavorare, devi lasciare l'appartamento.
Verrà
dato in affitto a chi lo richiederà -
Mirjana
si girò
dirigendosi verso l'uscita, ma venne fermata dalla voce più
che
alterata di Hathor.
-
Ancora con questa storia delle amiche...
Quando sono venuta a lavorare per l'Ordine mi hai detto che non
avresti fatto favoritismi per me, vuoi dire che non è stato
così?
Che oltre alla casa ti devo anche la mia carriera? -
Si
girò
verso di lei con un'espressione mortalmente seria.
-
Non intendo
affrontare questo argomento con te ridotta in questo stato,
è
l'alcool che parla. Comunque hai due settimane per liberare
l'appartamento -
-
E dove andrò a stare?? Sotto a un ponte??
-
La
donna la squadrò dalla testa ai piedi.
-
Sembri
comunque una senza tetto pure se rimanessi qui. Guarda come ti sei
ridotta per colpa di un uomo, ma almeno se te ne vai, questo
appartamento smetterà di puzzare di alcool -
Mirjana
uscì poco prima che qualcosa di vetro, probabilmente una
bottiglia,
s'infranse sulla porta e delle selvagge urla invasero il corridoio.
Sapeva
di averla convinta.
Settore
8, Motel Icecap
h
04:02
Hathor
si svegliò di colpo.
Era
da anni che quel sogno non le faceva
più visita, ma ancora s'imbarazzava da morire al ricordo.
Come
poteva essersi ridotta in quello stato? Anche se per Regis. Tutti i
suoi discorsi sulla dignità e sul fatto che solo per poche
persone
valesse la pena di stare male, li aveva buttati nel cesso come niente
fosse. Lei era sempre stata orgogliosa delle sue origini di demone
maggiore, ma non appena lui l'aveva chiamata mostro, tutto era sfumato:
la loro storia, il loro matrimonio, e poi il colpo di grazia: dover
abbandonare Noctis e cancellargli la memoria come se lei non fosse mai
esistita.
Quella
fu la parte peggiore.
Nei
mesi successivi alla rottura, aveva proprio toccato il fondo,
diventando la più grande ipocrita della terra rinnegando
praticamente
tutto quello che aveva fatto da quando aveva messo piede all'Ordine.
Ricordava bene che ci aveva messo parecchio a riprendersi e chi
più l'aveva aiutata, pur senza fare qualcosa in particolare,
era
stata proprio la donna che ora dormiva nella
stanza di fianco alla sua.
In
quello stesso periodo Katarina era
arrivata all'Ordine.
Era
un ragazza di neanche 20 anni, magra e
sporca, con due occhi che sembravano tizzoni ardenti tanto era
arrabbiata con il mondo. Mirjana aveva avuto la brillante idea di
assegnarla proprio a lei "per non perdere il tuo smalto"
diceva, la verità è che con Katarina faticava a
comunicare. Era
palese che la ragazza non si fidasse nemmeno della sua ombra.
Poi,
un giorno, mentre si allenavano in un castello diroccato in Romania,
una delle tante sedi di allenamento dell'Ordine sparse per il mondo,
la cosa degenerò.
Hathor,
la cui rabbia era arrivata a
comprendere tutto il genere umano, aveva fatto una battuta di pessimo
gusto sulla madre di Katarina, violentata dal padre di lei, alto
generale di Tenebrae, morta di parto e quindi abbandonata dal padre in
quanto figlia
illegittima.
Katarina
s'infuriò di brutto e l'attaccò.
Se
ne diedero tante e di
santa ragione, nello scontro, Hathor le procurò la cicatrice
che
ancora solcava il volto della rossa.
Non
resistette più alla
marea di ricordi, doveva alzarsi.
Si
diresse in bagno per
sciacquarsi la faccia e riprendere possesso delle sue
facoltà, così
sarebbe riuscita a dormire almeno un paio d'ore.
Ci
aveva
messo un po' di tempo per tornare al motel, doveva essere sicura che
quei tizi non la seguissero quindi aveva girato un po' a vuoto e
modificato il suo aspetto diverse volte sperando di confonderli.
Se
fosse dipeso da lei li avrebbe affrontati, ma
l'espressione preoccupata di Katarina quando era uscita, l'aveva
frenata dal cercare un confronto diretto.
Tuttavia,
nonostante
tutto il casino che c'era per strada, qualcosa dal discorso di quei
tizi era riuscita a carpirlo e il resto poteva immaginarselo.
A
quanto pare non tutti erano felici e contenti sotto il dominio della
ShinRa e ciò che era avvenuto quella sera era un attacco
terroristico in piena regola. Sul momento le era balenata un idea, ma
doveva prima parlarne con Katarina e sapeva già che non ne
sarebbe
stata troppo felice.
L'addestramento
che aveva ricevuto
all'Ordine l'aveva cambiata parecchio, e se prima era per il motto "il
fine giustifica i mezzi" ora non più, come per esempio
l'uccisione di
persone innocenti nemmeno per una buona causa.
A
onor del
vero, nemmeno ad Hathor faceva piacere rivolgersi a certa gente,
tuttavia ci aveva ragionato parecchio mentre scappava a casaccio dai
cani della ShinRa: loro non sapevano muoversi per la città.
C'erano
nascondigli, scappatoie e scorciatoie che non potevano conoscere e
che, molto probabilmente, per le prossime mosse sarebbero potute
servire.
Così
aveva pensato che stringere una piccola alleanza
con quei terroristi avrebbe potuto giovare ad entrambe le parti.
Molto probabilmente Katarina avrebbe potuto trovare tra i documenti
della ShinRa qualcosa che potesse essere utile a quei criminali, e
avrebbero potuto usarlo come merce di scambio.
Guardò
l'orologio.
Erano
solo le 04:11.
Ci
avrebbe pensato più
tardi, ora voleva solamente tornare a letto e, chissà,
magari il
sonno le conciliava anche un'idea migliore di quella che aveva
avuto.
Si
svegliò che erano quasi le 10.
Alla
fine
aveva dormito più di quel che credeva, tuttavia il sonno non
le
aveva dato l'idea migliore in cui sperava.
Anzi,
aveva
addirittura ampliato gli scenari in cui i tizi della ShinRa
scoprivano cosa fosse in realtà e la sottoponevano ad ogni
più atroce
esperimento.
Non
aveva altra scelta. Doveva per forza proporre a
Katarina l'alleanza con quei terroristi.
La
trovò in camera
sua, seduta sul letto con un asse di legno presa da chissà
dove che fungeva da scrivania
sulle ginocchia e una mega tazza di caffè
in mano.
-
Buongiorno -
Il
saluto scollò gli occhi di
Katarina dallo schermo del computer che presero a fissarla come se
riuscissero a vedere attraverso il suo corpo facendo sentire a
disagio Hathor.
-
Che c'è? -
-
Niente nocche insanguinate
né
unghie rotte, segno che hai seguito il mio consiglio e non ti sei
scontrata con i tizi della ShinRa. Bene, allora cosa è
successo
stanotte? -
-
Un gruppo di terroristi ha attaccato uno dei
reattori della ShinRa, e... -
Vide
che Katarina non
l'ascoltava più, il suo sguardo era fisso sul televisore
vecchio
modello poggiato su una massiccia cassettiera, dove un bella signorina
era davanti
all'entrata del palazzo della ShinRa e stava dicendo qualcosa proprio
sull'attacco.
-
Sembra che questa notte, intorno alle 24, il reattore del settore 1
sia stato fatto esplodere in quello che sembra essere un attacco
terroristico. La conta dei morti è molto alta e destinata a
salire, quasi tutti sono
fanti della ShinRa e pochi civili che abitavano o erano di passaggio
nei pressi del reattore. Al momento mi trovo davanti all'entrata del
palazzo ShinRa dove, a breve, il Presidente stesso rilascerà
una
dichiarazione sull'accaduto -
Infatti,
in quello stesso momento il Presidente affiancato da due uomini in
smoking nero si avvicinò ad un piccolo palco allestito per
l'occasione.
-
Quello giovane con i capelli lunghi è un Turk.
L'ho visto quando siamo andate al palazzo, insieme ad altri si era
precipitato a vedere come stesse il Presidente -
-
Anche l'altro
lo è -
-
Cosa te lo fa dire? -
-
Non sembra una semplice
guardia del corpo. A giudicare da come guarda il tizio più
giovane
deve essere il capo, o comunque un suo superiore, inoltre ha una
fondina sotto la giacca e la mano in acciaio, forse anche tutto il
braccio, mi fa pensare che probabilmente l'ha perso in azione
-
Dopo
quel breve scambio tornarono a prestare attenzione al
televisore dove il Presidente aveva finalmente preso la parola.
-
Signori e signore, cittadini di Midgar, so bene cosa è
successo
stanotte. Molti fanti coraggiosi hanno perso la vita in questo vile
attacco terroristico, posso garantirvi che i responsabili verranno
catturati e giustiziati. Gli altri fanti lavoreranno giorno e notte per
consegnare i responsabili alla giustizia. A breve verranno anche
ripristinati i vari servizi nel settore coinvolto. Nel frattempo,
porgo le mie più sincere condoglianze alle famiglie dei
fanti e
degli abitanti deceduti -
Il
Presidente rivolse un sorriso falso alle
telecamere e salutò, ritornando all'interno del palazzo
insieme ai due uomini.
La
telecamera inquadrò di nuovo l'inviata.
-
E queste erano le parole del presidente della ShinRa Electric Power
Company. Vi ricordo che per tutti i caduti dell'attentato
sarà
organizzata una commemorazione e... -
Katarina
spense la televisione e tornò a concentrarsi sul computer.
-
Cosa ne pensi di questi terroristi? Credi ci saranno d'intralcio? -
-
Beh non è troppo complicato capirlo: hanno attaccato i
reattori
della ShinRa, ergo ce l'hanno con la ShinRa. Ma non leggo nella
mente, quindi non posso sapere quale sia il loro obbiettivo ultimo.
Se ci saranno d'intralcio? Non ne ho idea... Anzi, beh, un'idea ce
l'avrei -
-
Ovvero? -
Non
sentendo risposta, Katarina alzò
lo sguardo dal pc per osservare Hathor evidentemente in
difficoltà.
In
breve capì dove volesse andare a parare.
-
No -
-
Non vedo molte altre poss... -
-
Non mi alleo con
assassini. Hanno ucciso innocenti e la cosa non mi piace per niente
-
Hathor
si sedette sul letto.
-
Ci ho pensato mentre
tornavo dal reattore stanotte, e ne avevamo anche già
parlato: non
conosciamo la città e non abbiamo il tempo di conoscerla
-
-
Sì ma, perché con loro? Chi ti da la certezza che
non ci
tradiranno? E che conoscano la città così bene? -
-
Ecco perché
speravo che tu potessi rintracciarli, non penso che la ShinRa curi
anche l'anagrafe o gli immigrati. E poi tentare non costa nulla, se
si azzarderanno a fare il doppio gioco li faremo fuori -
Katarina
si fermò un momento a riflettere sull'idea di Hathor.
-
E se
non volessero aiutarci? -
-
Pensavo che qualcosa che hai trovato
tra i documenti della ShinRa potrebbero essere una buona merce di
scambio: loro avranno le loro informazioni e noi le nostre guide per
la città -
-
E che cosa gli racconteremo? Vorranno sicuramente
sapere perché abbiamo dei documenti riservati della ShinRa e
perché
ce l'abbiamo tanto con la compagnia. Dovremo inventarci qualcosa, non
possiamo dire loro che veniamo da un'altra dimensione e che tu non
sei umana -
-
Già, ma ho pensato pure a questo: racconteremo
una mezza verità. Non è necessario che sappiano
da dove veniamo o
perché la ShinRa ha in ostaggio Aeni, e se ce lo chiedessero
inventeremo -
Si
vedeva bene che Katarina era combattuta sulla
scelta, ma alla fine cedette poiché non vedeva altre
possibilità.
-
E va bene. Se non ricordo male, anche i reattori della ShinRa
dovrebbero essere controllati da telecamere a circuito chiuso,
m'infiltrerò nella rete e cercherò questi
fantomatici terroristi
-
-
Grazie -
-
Se se, ora lasciami lavorare. Ma sappi che
la cosa ancora non mi piace -
ShinRa
Building, piano 49
h
07:35
Era
maledettamente in ritardo, se non l'avrebbero ucciso i mostri
all'interno del simulatore sicuramente ci avrebbe pensato
Angeal.
Aveva
giurato che sarebbe stato davanti alla sala del
simulatore alle 07:30 precise, ed erano già passati cinque
minuti.
Angeal non era tipo da tollerare ritardi, purtroppo
la sera prima si era scordato di mettere su la sveglia mezz'ora prima
del solito e chiaramente quella mattina non aveva suonato.
Tuttavi
non era solo la sicura strigliata di Angeal a
preoccuparlo, ma anche la foto che Kunsel gli aveva mandato in
allegato a un messaggio.
Ovviamente
la voce dei terroristi che
avevano attaccato il reattore 1 si era sparsa a macchia d'olio e
avevano già cominciato a girare voci, quasi sempre del tutto
infondate, su chi potessero essere.
Alcuni
pensavano che fossero collegati alle due donne che si sapeva essere
entrate alla ShinRa, altri dicevano che non era mai successa
l'intrusione nel palazzo e che era stata solo un'esercitazione, molti
altri invece non si fidavano affatto delle voci di
corridoio.
Tuttavia
si fidava di Kunsel.
La
foto che gli
aveva mandato era mossa, e non si distingueva
granché, ma una cosa l'aveva vista bene: la Fusion Sword.
Quella
era senza dubbio la spada di Cloud.
Avrebbe
voluto parlarne con
Angeal, ma temeva che per dovere di SOLDIER dicesse tutto ai piani
alti.
Lui
era sicuro di essere fedele al corpo, ma in quel
momento preferiva essere più fedele al suo vecchio amico e
sperare
che non si fosse messo nei guai.
Mentre
rimuginava su
tutta la faccenda, si era scordato completamente dell'appuntamento
con Angeal e se prima era un ritardo recuperabile con delle scuse
accorate, ora non lo era più visto che erano quasi le 08:00.
Diede
fondo alla sue energie con la corsa e quando riuscì a
scorgere le
porte automatiche della sala allenamenti, scorse anche il suo
severissimo
maestro appoggiato con la schiena al muro, le braccia incrociate al
petto e gli occhi chiusi.
Ad
un'altra persona poteva sembrare
che stesse riposando gli occhi, ma Zack sapeva bene che invece stava
pensando, e molto probabilmente pensava alla sua vendetta
sull'indisciplinato allievo.
-
Angeal, eccomi! Scusa per... -
-
Non voglio sentire scuse, hai preso un impegno
e pretendo che lo rispetti. Oppure non hai più intenzione di
diventare un 1st? -
-
Che? Certo che sì, ma ... -
Angeal
lo spinse nel simulatore lasciando che le porte si chiudessero dietro
di lui.
-
Non voglio sentire "ma" siamo già in
ritardo sulla tabella di marcia. Per punizione, al
posto
dell'allenamento
dedicato
ai SOLDIER di 2 classe, farai quelli per la 1 a livello più
difficile. E dopo ti
fermerai a dare una pulita alla sala. Così le signore delle
pulizie
avranno una sala in meno di cui occuparsi. E ora muoviti -
-
Sissignore -
Si
preannunciava una giornata moolto lunga.
Germania, Foresta Nera, Arcrow
h 04:45
- Non ci posso credere -
Quella mattina
Mirjana era stata svegliata molto prima del solito a causa di
un'ancella che era entrata di corsa nelle sue stanze dicendole, o
meglio urlandole, che quella notte qualcuno era entrato nella
biblioteca e l'aveva messa sottosopra in cerca di chissà
cosa.
Allora, Mirjana, si era messa una vestaglia decente in fretta e,
ignorando l'ancella che le diceva che non era un abbigliamento
adeguato, era andata immediatamente a controllare.
I Warlords e alcuni Cacciatori stava risistemando la biblioteca,
facendo al contempo un'elenco dei volumi che erano ancora presenti, il
tutto sotto gli ordini di Gladio.
- Signora -
- Gladio, cosa è successo? -
- Pare che stanotte intorno alle 23, qualcuno sia entrato nella
biblioteca in cerca di qualcosa anche se ancora non sappiamo cosa.
Sembra che non manchi nulla -
Proprio in quel momento un Warlord si avvicinò ai due.
- Scusatemi, sembra che ci sia tutto eccetto un libro -
- Quale? -
- Era uno dei cinque volumi messi in bacheca -
Mirjana tirò un sospiro di sollievo a sentire la risposta,
ma al
contempo non poteva non preoccuparsi: sapeva che libro cercava il ladro.
- Non è un problema i libri messi in bacheca sono falsi, le
pagine al loro interno sono bianche. Le loro copertine sono copie
perfette degli originali che invece sono sistemati nella sezione
proibita insieme agli altri. Rifaremo le copie e li rimetteremo nella
bacheca. Grazie -
Attese un momento affinché il soldato si allontanasse e poi
si rivolse a Gladio.
- Ti devo parlare, è urgente. Facciamo colazione nelle mie
stanze? -
- Certo -
Si spostarono in una piccola saletta privata oltre la sala del trono
dove Mirjana riceveva i Cacciatori. Si sistemarono a un tavolo con
delle poltrone assai comode poste vicino a un'ampia vetrata
semicircolare che offriva una meravigliosa vista sulla
città. La
stanza pullulava di verdi piante e fiori profumati.
Un paio di graziose ancelle servirono loro tè,
caffè,
biscotti, brioches, torta, macedonia e succo d'arancia.
Gladio non sapeva proprio cosa scegliere, così
optò per
una fetta di torta panna e fragole e una tazza di caffè non
zuccherato, mentre Mirjana si serviva di macedonia e succo.
Quando ebbero scelto, Gladio, un po' impaziente, prese la parola.
- Allora, c'è qualcosa non mi ha detto, vero? -
Mirjana sospirò, sapendo che era arrivato il momento di
chiarire la situazione a Gladio.
- Vero. Non ho voluto parlarne davanti ai Warlords, fino ad oggi questa
cosa la sapevano solo poche persone, ovvero me ed Hathor -
- La ascolto -
- Agli inizi, quando Hathor era da poco arrivata all'Ordine e ancora
non aveva messo mano alla sezione militare, la mandai in missione nella
vecchia
Istanbul. Pare che fosse comparso un tomo, probabilmente arrivato
tramite il contrabbando, che aveva ucciso molte persone. Alcuni avevano
ucciso altri per possederlo, altri ancora per tenerselo, ma una cosa
era certa: quel
libro seminava solo distruzione e morte. La sua missione era
apparentemente semplice: recuperare il libro e far ricadere gli omicidi
sul trafficante che si era tolto la vita poco
prima in circostanze piuttosto misteriose -
- Qualcosa mi dice che non ha funzionato -
- Al contrario, funzionò bene. Forse troppo bene. Al ritorno
mi
chiamò Hathor, diceva che non voleva portarsi dietro quel
libro,
era già stata attaccata da cinque uomini che lo volevano. Mi
raccontò che non erano in loro, sembravano come sotto
l'effetto
di qualche droga. L'unica cosa che mi disse quando tornò era
che
aveva dovuto uccidere quegli uomini; non mi raccontò altro,
anzi, evitava accuratamente l'argomento. Quando mi porse il libro capii
cosa era. Il suo popolo lo conosce come Al Azif, ma nel resto del mondo
è meglio conosciuto come Necronomicon -
Gladio, che stava per poggiare le labbra sulla tazza, si
bloccò incredulo.
- Pensavo che quel libro fosse una leggenda. Un semplice espediente
letterario -
- Non lo è. É una leggenda ciò che
c'è
scritto dentro e come è fatto: la leggenda dice che contenga
la
chiave per dominare i demoni dell'inferno, che sia scritto col sangue e
rilegato in pelle umana, in realtà è un comune
libro che
racchiude i più potenti incantesimi di magia nera. E non
è nemmeno stato scritto nel 730 d.C. dall'arabo pazzo, ma
nel
medioevo a cura di una delle congreghe di streghe nere più
potenti che siano mai esistite: le Sorelle della Trinità.
Avevano sede a Salem, ma purtroppo se ne andarono prima che cominciasse
la caccia alle streghe, avvisate da alcuni informatori che avevano
all'interno della Chiesa; la loro congrega risiedeva là da
secoli,
poiché quella città è un forte fulcro
di energia.
Per paura
che la loro conoscenza e i loro incantesimi venissero dimenticati nel
corso delle generazioni, iscrissero il Necronomicon e lo protessero con
innumerevoli incantesimi oscuri in modo che nessun umano potesse
leggerlo senza impazzire. Prima che tu me lo chieda: no, non lo
scrissero in inglese ma in un alfabeto inventato da loro e che solo le
streghe di quella congrega avrebbero potuto comprendere. A oggi siamo
riusciti
a
decifrarne solo una parte, ma è stata abbastanza per farci
passare la voglia di saperne di più: fra sacrifici di
bambini o
di intere famiglie, torture... É atroce -
- Quindi quel libro è stato messo nella nostra biblioteca
dopo
che Hathor lo riportò dalla Turchia, giusto? E poi? -
- Nella parte che siamo riusciti a tradurre era segnato un'incantesimo
molto pericoloso: il Damnae. É una contrazione della parola
latina Damnatio Memoriae, un'incantesimo che serve per cancellare dalla
storia un particolare avvenimento o una persona importante -
- In pratica manipola lo scorrere della storia -
- Esatto. Ed è già stato usato in passato. Tu fai
parte
dell'Ordine e conosci la storia precedente a quella di oggi; sai che i
continenti non erano Lucis, Accordo, Tenebrae e Niflheim ma erano:
America, Asia, Africa, Europa e Oceania. Oggi sappiamo che il
continente di Accordo, ovvero la passata Oceania, e il regno di
Tenebrae sono finite sotto Niflheim anche se oggi si è
ritirata
da quei territori e sono ridiventati regni a se' stanti... -
- Aspetti aspetti, mi sta dicendo che è stato a causa di
quell'incantesimo che il mondo si è dimenticato di
ciò
che è stato fino a cinquemila anni fa? -
Mirjana si sciolse in un sorriso compiaciuto dall'acume di Gladio.
- Indovinato. Dopo la terza guerra mondiale, ancora non eravamo in
possesso del Necronomicon e una strega della congrega di Salem,
forse una novizia, ha eseguito quell'incantesimo, risultato: gli esseri
umani rimasti dopo la guerra, hanno scordato tutto ciò
che era stato prima. Alcune cose nel corso del tempo le
abbiamo
recuperate, come un pezzo di storia antica, qualche tecnologia, ma
siamo andati avanti e abbiamo costruito altro. I membri del Mondo
Nascosto sono gli unici a ricordare esattamente come fosse il mondo di
prima a causa della loro longevità e le cupole di pura magia
che
l'Ordine crea ogni anno, ha protetto le creature del Mondo Nascosto
dall'incantesimo. Sebbene alcune città costruite dagli
esseri
umani
siano rimaste in piedi, gli stati precedenti all'incantesimo non ci
sono più:
il regno di Lucis è sorto dove una volta c'erano le due
Americhe, Niflheim è situato dove c'era
Scandinavia, Russia
e Siberia e il regno di Tenebrae occupa quelle che una volta erano
Francia, Spagna e Portogallo e il risorto regno di Accordo comprende
Asia e Oceania. Il resto dell'Europa è rimasto
semi deserto grazie al fatto che la popolazione umana mondiale
è stata
dimezzata e questi territori sono stati abbandonati, mentre l'Africa e
Arabia sono invase dal deserto che si è esteso.
Ufficialmente
qui in Europa
ci sono solo ampie zone boschive, in realtà sappiamo bene
che ci
sono un migliaio di città e paesi di competenza dell'Ordine -
- E noi teniamo questo libro in biblioteca? Con tutto il potere che
può scatenare? -
- Sì. Io all'inizio l'avevo messo nella bacheca, ma Hathor
mi ha
fatto giustamente notare che sarebbe come metterci sopra un cartello
luminoso con su scritto "sono prezioso, rubami". Così ne
abbiamo
fatto una copia perfetta e abbiamo nascosto l'originale in mezzo a
tutti gli altri libri -
Mirjana fece una pausa prendendo un sorso di succo, mentre Gladio
fissava il fondo della sua tazza di caffè ormai vuota.
- E quell'incantesimo? -
- Non senza parecchi sforzi, siamo riusciti a purificare il libro dalla
magia nera che lo teneva sigillato prima di cominciare a decifrarlo, e
quando abbiamo scoperto quell'incantesimo... Abbiamo strappato via la
pagina -
Gladio rialzò gli occhi su Mirjana, sorpreso.
- Avete eliminato quell'incantesimo? -
- Non del tutto, lo custodisce una persona di cui mi fido moltissimo -
- Hathor -
- Esatto. Non ho voluto sapere cosa ne avesse fatto, anche se
probabilmente ha nascosto la pagina nella sua immensa biblioteca -
- E ora qualcuno lo sta cercando -
- Già. Non importa chi otterrà quell'incantesimo
se una
persona con buone intenzioni o meno, ma alterare la storia di un
universo è sempre pericolosissimo anche se si conoscono i
rischi
-
- E ora ci troviamo in quella situazione tanto temuta: persone che, di
sicuro non mi pare abbiano buone intenzioni, vogliono
quell'incantesimo. É sicura che non cerchino altro? -
- Paradossalmente, quello è l'unico incantesimo che
può eseguire chiunque,
anche un normale essere umano. L'ultima strega della congrega di Salem
è morta nella terza guerra mondiale a soli 14 anni, non
penso
abbia avuto figli e i poteri si acquisiscono per discendenza femminile -
- Quindi è stata lei a eseguire la prima volta l'incantesimo
-
- No, abbiamo scoperto essere stata la madre. Poco dopo un conflitto in
America, ha scoperto la morte
della figlia e distrutta dal dolore, ha tentato l'ultima disperata
mossa. Non penso
sapesse fino in fondo cosa stesse facendo -
- Beh, ora cosa facciamo? -
- Pensavo di raddoppiare le guardie, ma sarebbe come ammettere che
nascondiamo davvero qualcosa di prezioso e che abbiamo paura, quindi
non lo farò, ma metterò degli incantesimi di
protezione
sulla sezione proibita della biblioteca -
- Avvertirà anche Hathor e Katarina? -
Mirjana trasse un sospiro rumoroso prima di rispondergli.
- No, penso che abbiano già sufficienti problemi per conto
loro -
- Capisco -
Proprio in quel momento arrivò un messaggio sul cellulare di
Gladio.
- Signora... I Warlords hanno scoperto il volto del ladro -
- Chi è? -
Gladio rimase in silenzio, evidentemente non era felice di dare quella
notizia.
- È Cordelia. Controllando le telecamere, il supervisore dei
Warlords l'ha notata, inoltre non è più nel suo
alloggio -
Midgar, Settore 8, Motel
Icecap
h 12.05
Katarina
ci mise quasi tutto il resto della mattinata a spulciare tra i
documenti della ShinRa che aveva scaricato, in cerca di qualche buon
appiglio da propinare a quei terroristi.
Più ripensava alla proposta di Hathor e meno le piaceva.
Quando suo padre l'aveva abbandonata, era stata accolta da un gruppo di
assassini mercenari e più di una volta come lavoro era
arrivato
loro di commettere atti terroristici e uccidere anche innocenti: alle
persone al potere non importava di certo il popolo, ma solo il potere
fine a se stesso. Non importava chi venivano coinvolti e non dubitava
che anche lì funzionasse così.
Alla fine se n'era andata perché uno degli atti terroristici
che
dovevano essere messi in atto, sarebbe stato in una scuola. Urlando che
non ci stava se ne era andata come una furia dicendo loro di tenersi
anche i soldi degli ultimi "lavori" che aveva fatto.
Qualche mese dopo era finita all'Ordine e lì aveva trovato
il modo
perfetto per mettere a frutto le sue conoscenze negli omicidi aveva
avuto l'occasione di sventarne parecchi.
- Allora, hai trovato qualcosa di utile? -
Vide Hathor avvicinarsi con in mano due tazze di caffè
fumanti.
Si avvicinò e si sedette sul letto dove stava lavorando e le
allungò una tazza.
Katarina ne bevve un sorso prima di risponderle.
- Nulla di che nei documenti, ma penso che dargli un'accesso alle mail
e alle telefonate possa essere un buon inizio. Dubito che a loro
interessino un'elenco dei prodotti della ShinRa, anche
perché li
conosceranno a memoria abitando in questo mondo -
- Perfetto. Ora dobbiamo solo trovarli -
Katarina le rivolse un'occhiata piuttosto eloquente.
- Pensi davvero che non ci abbia già pensato? Per chi mi hai
preso? Fortunatamente i reattori mako hanno anche delle telecamere di
sorveglianza, così li ho rintracciati quando sono entrati e
anche quando sono usciti. Per nostra immensa fortuna si sono mossi con
il treno, e
lì ci sono altre telecamere, così li ho seguiti
fino a quello che
penso sia il loro nascondiglio... -
- Ti serve il rullo di tamburi? -
- Si trovano in un bar dei bassifondi del settore 7 si chiama Seventh
Heaven -
- Settimo Cielo? Ottima citazione. Sai in quanti sono? -
- Il gruppo conta un nucleo centrale di sei persone e circa una ventina
di "soldati" che fungono da forza armata -
- E pensano davvero di affrontare una mega corporazione come la ShinRa
con così poco... Personale? -
- Potrebbero benissimo dire la stessa cosa di noi: siamo solo in due -
- Sì, ma noi non siamo qui per combattere la ShinRa, ma solo
per riprenderci Aeni e poi andarcene -
- Quindi la tua idea è di sfruttarli, vero? -
- Ovviamente. Come a te, non piace nemmeno a me il loro metodo di
affrontare le cose. Arriveremo a riprendere Aeni e
poi ce ne andremo prima di rimanere coinvolte in qualcosa che non ci
riguarda -
Katarina annuì in segno di assenso.
- Perfetto, allora direi che possiamo andare a trovarli -
- Scommetto che qui non ci sono i siti dove i clienti possono lasciare
i commenti sul locale, vero? -
- Temo di no. Quindi non sapendo nemmeno gli orari di apertura,
dovremmo rischiare -
Si scambiarono un sorriso d'intesa per poi prepararsi, assumendo la
stessa identità che avevano adottato per andare alla ShinRa,
e
andare a trovare i loro nuovi "compagni".
Ci misero un po' per arrivare. Dovettero cambiare aspetto un paio di
volte, in particolare vicino la stazione dove giravano parecchi fanti,
ma
alla fine si trovarono davanti a un bar a dir poco decadente
così come il resto degli edifici circostanti.
Certo, visto che erano nei bassifondi non si aspettavano architetture
di lusso, tuttavia l'interno del bar era pulito e profumato. Al bancone
una graziosa mora con un visetto dolcissimo, asciugava dei bicchieri
per poi sistemarli sulla rastrelliera alle sue spalle. Katarina le
sussurrò nell'orecchio che lei era una dei terroristi,
così le si avvicinarono
lentamente, per fortuna a quell'ora il bar era deserto.
Non appena si accorse di loro, la mora alzò lo sguardo
sorridendo.
- Salve signore, cosa posso portarvi? Un caffè? Un liquore? -
- Solo delle informazioni -
La mora le guardò interrogativa, così Katarina,
sotto le
spoglie di segretaria, appoggiò la stampa di una ripresa
delle
telecamere del reattore dove la ritraeva entrarci insieme al resto del
gruppo. Di colpo l'espressione della ragazza cambiò,
facendosi
mortalmente seria, così come la sua voce.
- Andatevene. Non nulla da dirvi -
Avendo capito che la situazione non si sarebbe risolta bene, Hathor
mise subito in chiaro le cose.
- Hai frainteso, non facciamo parte della ShinRa e tanto meno stiamo
dalla sua parte. Ma potremmo essere dalla vostra se arrivassimo a
un'accordo -
Lo sguardo poco amichevole che rivolse loro la barista
suggerì
che o si sbrigavano a spiegare quello che volevano oppure le avrebbe
mandate via con la forza.
- Va bene, arrivo al punto: la ShinRa ha preso una nostra compagna che
è rinchiusa in uno dei loro laboratori. Siamo riuscite a
farci dare un'appuntamento con il Presidente e a piazzare dei
microfoni e dei decriptatori sui loro pc così da sapere in
anticipo le loro mosse. Tuttavia non conosciamo la città,
veniamo... Da molto distante e non sappiamo orientarci. Abbiamo saputo
di voi dal telegiornale e, visto che abbiamo un comune nemico, forse
unire le forze potrebbe essere d'aiuto a entrambi. Nessuna fregatura.
Altrimenti, se fossimo della ShinRa ti avremmo già arrestata
o uccisa per
via di quella foto, non credi? Inoltre conosciamo anche le facce dei
tuoi complici e poi, se fossimo della ShinRa, sarebbe molto
più semplice piazzare
una bomba qui dentro, aspettare che ci siate tutti e farla esplodere,
no? -
La mora parve rifletterci un po' su, era chiaro come il sole che li
sotto non arrivava mai, che non si fidava e non faceva nulla per
nasconderlo, tuttavia pareva anche tentata di avere più
informazioni sulla ShinRa. Come se le avesse letto
nella mente,
Katarina le lanciò un'esca così succulenta a cui
era
difficile non abboccare.
- Pensa: tu e i tuoi amici costantemente quattro passi davanti a quelli
della ShinRa. Quando noi avremo recuperato la vostra compagna
passerò tutto al vostro hacker, perché sono
sicura che ce
ne sia almeno uno tra di voi, i contatti diretti con i pc, le mail e i
telefoni della ShinRa per portare avanti la vostra battaglia con loro -
- E voi? -
- Una volta recuperata la nostra compagna spariremo, e la ShinRa non
potrà usarci contro di voi -
Lei parve pensarci ancora un po' su.
- Ti lasciamo i nostri contatti, parlane con gli altri. Quando
deciderete qualcosa, in un senso o nell'altro, facci sapere -
Detto ciò, le due uscirono lasciando la ragazza a
contemplare il foglietto con sopra segnati due numeri di cellulare.
Bassifondi settore 7,
7th Heaven bar, h 23.03
Tifa si girava e rigirava tra le mani quel biglietto con
quei
due numeri di telefono, da quando erano andate via. All'inizio l'aveva
gettato, però dopo aveva pensato e ripensato a
ciò che le
avevano detto, così l'aveva recuperato dal cestino e ci
giocherellava da allora. Effettivamente se fossero state della ShinRa
l'avrebbero
uccisa senza nemmeno passare dal via, vista la foto che le avevano
mostrato. Quindi, che volessero aiutarli per davvero? O che comunque
avrebbero fornito loro il supporto che avevano promesso? L'indecisione
era tanta, ed era la quinta volta che puliva sempre lo stesso
bicchiere.
Proprio in quel momento la porta del bar si aprì con uno
scampanellìo e colui che entrò, distrasse
definitivamente
Tifa dai suoi pensieri.
Cloud veniva sempre al bar in anticipo per prendersi
da bere e rilassarsi prima che arrivassero tutti gli altri, per poi
scendere nello scantinato e dare il via alla riunione. Nessuno sapeva
esattamente dove stesse il biondo ne
dove dormisse, però era sempre super puntuale ad ogni
incontro
con il resto dei membri dell'AVALANCHE.
- Il solito -
NIente saluti, solo un semplice cenno della testa, Cloud prendeva il
suo bicchiere di
liquore, e poi se ne stava lì a contemplare il fondo del
bicchiere fino a che non arrivavano gli altri. Tifa lo guardava spesso,
chiedendosi che cosa ne avesse fatto la ShinRa del suo vivace vicino di
casa. Poi lo vedeva litigare con Barret e pensava che, in fondo, era
solo cresciuto. Aveva sempre la stessa lingua affilata che aveva anche
da piccolo, sempre la solita predisposizione a mettersi nei guai, solo
che ora era stato addestrato come militare quindi aveva un po'
più di contegno ed era più riservato, anche se
manteneva
quell'arroganza e supponenza che faceva infuriare di brutto Barret.
Non credeva nella causa, e non ne condivideva affatto i mezzi,
tuttavia
era pagato fin troppo bene e per questo non poneva troppe domande
scomode.
I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo dei restanti membri
dell'AVALANCHE, che la salutarono con trasporto in particolare la
piccola
Marlene, figlia adottiva di Barret, che adorava.
Dopo i convenevoli, Tifa chiuse il bar, portò un'assonnata
Marlene nella sua
camera di sopra, e si diressero tutti quanti nello scantinato.
A quanto pare Jesse aveva setacciato
la rete informativa della ShinRa e
non aveva affatto buone notizie: dopo il loro primo attacco, riuscito
solo perché avevano preso tutti di sorpresa, il Presidente
aveva
raddoppiato la sicurezza in tutti gli altri reattori e le strade del
"piano di sopra" nonché nelle stazioni, pullulavano di fanti
armati fino ai denti. Inoltre aveva saputo, ascoltando i discorsi dei
fanti di nascosto, che anche i Turks erano a caccia, ma non stavano
cercando loro : le voci dicevano che due tipe si erano introdotte nel
palazzo arrivando fino all'ufficio del Presidente.
A quella notizia, Tifa collegò immediatamente le
due donne
che le avevano fatto visita la mattina. Dunque era vero che ce
l'avevano con la ShinRa.
Barret cominciò a sciorinare una serie di improperi davvero
poco
raffinati, ma venne bloccato da una frase di Cloud che lo fece solo
arrabbiare il doppio.
- Lo sapevamo che sarebbe andata così, il Presidente non se
ne
sarebbe rimasto comodo ad aspettare una nostra prossima mossa -
Barret cominciò a prendersela col biondo, accusandolo di non
aver mai dimenticato di aver fatto parte dei fanti.
Tifa si rivolse a Jesse chiedendole più informazioni
riguardo le due donne.
- Mi spiace, non so nulla di certo, solo che queste due, forse, sono
riuscite ad arrivare all'ufficio del Presidente. Sono solo voci di
corridoio, poiché un'altro fante ha detto che questa cosa
non
è mai successa e che si è trattato invece di
un'intrusione dei soldati
di Wutai -
- No, io non credo -
L'affermazione di Tifa fece smettere di litigare Cloud e Barret e
portò Biggs a chiederle il perché.
- Come mai sei così convinta che non siano stati i soldati
di
Wutai? Infondo da quando la guerra con Wutai è iniziata le
loro
incursioni si sono fatte sempre più violente -
- Lo so per certo perché quelle due donne sono state qui,
stamattina -
Un'affermazione che raggelò tutti quanti. Cloud fu il primo
a "scongelarsi".
- Ti hanno fatto qualcosa? -
- No, sono venute solo per parlare -
Meno dolce fu Barret.
-Ti hanno detto che volevano? -
- Sì. Avevano una foto con
tutti noi che ci ritraeva mentre
entravamo nel reattore, quindi sanno chi siamo, tuttavia mi hanno
garantito che non siamo noi il loro obbiettivo: pare che una loro
compagna è tenuta nei laboratori della ShinRa e la
devono recuperare. Hanno detto che vengono da lontano e non sanno
muoversi in città, per questo hanno cercato il nostro aiuto.
In
cambio ci offrono un'accesso diretto alle mail e alle telefonate dei
dipendenti ShinRa e, una volta che se ne saranno andate, lasceranno
tutto in mano al nostro hacker -
Terminò fissando Jesse negli occhi. Com'era prevedibile,
Barret esplose.
- Non se ne parla! Non siamo un fottuto esercito della salvezza,
abbiamo la nostra missione non abbiamo tempo di stare dietro a delle
turiste; ci rallenterebbero! La nostra missione è troppo
importante, inoltre non abbiamo garanzie che quelle due non ci fottano
alla prima occasione -
Cloud intervenne dicendo, senza volerlo, la stessa cosa che le aveva
detto la donna più anziana la mattina.
- Se fossero della ShinRa avrebbero già ucciso o rapito
Tifa,
inoltre avrebbero potuto piazzare una bomba al bar senza essere viste e
a quest'ora saremmo già saltati in aria. No, non penso che
abbiano secondi fini. Inoltre ci hanno trovati in poco tempo, e questo
vuol dire che loro hanno ciò che manca a noi: i mezzi -
- Senti, biondo, se tu vuoi fidarti di quelle due fai pure, ma
l'AVALANCHE è sotto la mia responsabilità,
così
come lo è la sua missione -
- Non pensi, grande capo, che un po' di gente in più non ci
farebbe male? Non so se te ne sei accorto ma siamo un po' pochi -
- E due in più cosa cambierebbero? -
- Cambierebbe che ci forniscono un po' più di supporto, se
è vero che hanno quello che hanno detto a Tifa -
- Vuoi davvero fidarti di due perfette nessuno? Ci sarebbero
più di peso che di aiuto -
- Ma che ne sai? Nemmeno le hai viste, e comunque ti ricordo che tutti
noi eravamo dei perfetti nessuno per te. L'AVALANCHE si è
formata piano piano, e anche di noi all'inizio non ti fidavi -
- Di te ancora non mi fido -
- Un po' l'avevo capito -
Prima che la situazione si surriscaldasse troppo, ci pensò
Jesse a placare gli animi.
- Barret. Se quelle due hanno delle informazioni che ci permettono
di anticipare la ShinRa, non vale la pena rischiare? Almeno mettiamole
alla prova e vediamo cosa riescono a combinare -
A quel punto intervenne Biggs.
- Capo, potremmo essere in vantaggio sulla ShinRa. Direi che il gioco
vale la candela -
- E comunque non sappiamo nemmeno dove rintracciarle -
- Sì, invece -
Tifa estrasse dalla tasca della minigonna il foglietto che aveva
torturato per tutto il giorno con sopra segnati i due numeri di
telefono.
- Te l'hanno dato loro? -
- Sì -
Jesse prese il foglietto e lo esaminò.
- Sono quasi sicura che uno dei numeri sia di un motel del settore 8,
l'altro è di un telefono cellulare -
Ci fu un momento di silenzio in cui si guardarono l'un con l'altro
aspettando che qualcuno prendesse una decisione. Alla fine fu Wedge a
parlare.
- Almeno proviamoci -
Barret sospirò pesantemente prima di rivolgersi a Tifa non
poco infastidito dalla situazione.
- Tifa, visto che hanno dato a te il numero, contattale.
Dì
loro che ci troviamo qui domani a mezzanotte e che non tardino -
- Va bene -
- Allora rimandiamo l'assemblea a domani sera -
Piano superiore settore
8, Motel Icecap
h 10.01
- La moretta ha chiamato -
- E? -
- Ci aspettano al bar a mezzanotte. Lì conosceremo gli
altri, e
probabilmente decideranno se accettare quello che abbiamo da offrire o
meno -
Hathor tornò a concentrarsi sulla sua spada che stava
affilando,
sicura che a breve ne avrebbe avuto bisogno. Dopo aver finito, le
bastò focalizzare nella mente l'immagine che
desiderava e
la sua spada tornò ad essere un grazioso ornamento in oro e
ossidiana che infilò nella sua scomposta crocchia corvina.
- Dal momento in cui otterremo il loro aiuto, si comincerà a
fare sul serio. Da dopo l'incontro con il Presidente fino ad ora, non
abbiamo più fatto alcuna mossa quindi, probabilmente,
pensano che abbiamo avuto
paura e ce la siamo data a gambe -
- Forse no -
- Che intendi? -
- Stamattina ho dato un occhio alle mail scaricate dalla ShinRa e ne ho
beccata una da parte del Presidente al direttore dei Turks, chiedeva
come andavano le ricerche sulle due che sono entrate nel palazzo -
- Quindi i Turks hanno il compito di ucciderci -
- Di catturarci, a quanto pare. Sembra vogliano farci diventare le dame
di compagnia di Aeni -
- E questo non può succedere. Più grave del fatto
che
capiscano come funzioni il sangue nero, lo è il fatto che
scoprano da dove arrivi Aeni... E noi, ovviamente -
- Aeni è arrivata qui con un portale illegale e quelli hanno
la
fastidiosa, ma in questo caso molto utile, tendenza a non lasciare
tracce sulla provenienza -
- Inoltre Aeni è nell'Ordine da poco tempo e il suo
organismo
è ancora molto simile a quello di un'essere umano normale,
ma se
catturassero una di noi e la studiassero, capirebbero che non
facciamo parte di questo mondo e in quel momento chi ci assicurerebbe
che la fame di potere di quel mostro chiamato Presidente non si
estenderebbe anche al nostro mondo? -
- Abbiamo già abbastanza problemi da noi, non riusciremmo a
contrastare anche un'invasione -
- Al momento la cosa che più mi preoccupa
è Aeni. E
poi, nessuna di noi due è tipo da farsi catturare facilmente
quindi abbiamo il culetto al riparo. Per ora -
Katarina parve riflettere un momento per poi sollevare un'ottima
questione.
- Stando a stretto contatto è possibile che quelli
dell'AVALANCHE si possano accorgere che abbiamo qualcosa di strano.
Senza contare che per avere quantomeno una minima fiducia, dovremmo
mostrare loro come siamo. Tu come farai? -
- Apparirò come essere umano, grazie a uno dei famosi
cerotti
muta forma di Sissel. Niente orecchie a punta, artigli da gatto, denti
da vampiro, occhi gialli ecc -
- Ok. Allora che facciamo per tutto il giorno visto che siamo libere? -
- Direi di rilassarci, perché dopo stasera non so quanto
tempo avremo per farlo -
Si mossero intorno alle 23.00, non avevano certo intenzioni di far
aspettare i loro illustri ospiti. Le guardie alla stazione del settore
1
erano addirittura aumentate da quando c'era stato l'attentato della
AVALANCHE, quindi dovettero fare parecchia attenzione, tentando di
mescolarsi il più possibile ai passeggeri presenti sul
treno, e
una volta arrivati nei bassifondi, svanirono velocemente.
Arrivarono al bar di Tifa alle 23.58.
Sulla porta del bar c'era il cartello "closed" ma Tifa si accorse di
loro, lasciò sul bancone il bicchiere che stava asciugando,
e
andò ad aprire. Una volta entrate videro che sistemati a due
tavoli c'erano gli altri membri dell'AVALANCHE intenti a
chiacchierare tra di loro, ma si zittirono immediatamente una volta che
le due entrarono.
- Beh, direi che ci siamo tutti -
Dopo la frase d'esordio di Hathor, si alzarono a si avvicinarono alle
due con un'aria poco amichevole. Katarina sorrise appena
all'affermazione
della compagna per poi rivolgersi direttamente a Barret.
- E a quanto pare Tifa vi ha detto tutto -
- E non ci fidiamo minimamente -
- Sì, beh, nemmeno noi tanto per chiarire. Ma è
ancora un po' presto per tirare le somme, no? -
La risposta di Katarina non andò a genio a Barret che le
rivolse
un'occhiataccia alquanto fulminante. Già Katarina non era
molto
dell'idea di ricorrere al loro aiuto in più Barret le
rispose subito male, per cui, prima che
la situazione degenerasse, Hathor tentò di correre ai
ripari.
- Intendeva dire che è impossibile che vi fidiate di noi,
visto
che non ci conoscete. Dateci una possibilità: vi mostriamo
cosa
abbiamo sulla ShinRa e poi deciderete cosa fare in separata sede, ok? -
Barret si fece avanti molto poco convinto di ciò che aveva
detto
Hathor e, torreggiando su di lei, le spiegò poco gentilmente
il
suo dubbio.
- Certo e chi ci garantisce che se noi non accettassimo il vostro aiuto
non andrete dai tizi della ShinRa a dire dove ci nascondiamo? Secondo
me
dovremmo farvi fuori subito, così eviteremmo problemi
più
avanti -
Altrettanto poco gentilmente, Katarina si rivolse a lui talmente in
fretta che Hathor non riuscì a fermarla.
- E allora per che cazzo ci avete chiamato? Il treno costa e noi
abbiamo fondi limitati, per non parlare che la ShinRa ci cerca almeno
quanto cerca voi per cui abbiamo una buona metà dei fanti
incollati al nostro culo e voi ci chiamate per poi venire fuori con
questa stronzata? Noi ce ne andiamo e voi potete andare all'inferno -
Dopo il suo discorso alquanto incazzoso, Katarina era già
pronta a
infilare la porta di uscita dopo aver rivolto un'occhiataccia a Tifa
che quasi corse per aprirgliela, quando Jesse parlò al posto
di
Barret che stava già per aprire la bocca e rispondere con
una delle sue.
- Vorrei che capiste che siamo in stato di massima all'erta proprio per
lo stesso problema che avete anche voi. La ShinRa farebbe carte false
per avere le nostre teste proprio come lo fanno per avere le vostre.
Potete ben capire perché la nostra fiducia negli estranei
è ai minimi storici, in fondo non sappiamo niente di voi -
Hathor si girò verso di lei.
- E noi non sappiamo niente di voi. Non siete gli unici a correre dei
rischi. Abbiamo pensato che unire le forze sia meglio piuttosto
che rischiare di metterci i bastoni nelle ruote a vicenda, infondo
abbiamo un comune nemico, se collaborassimo potremmo trarre beneficio
gli uni dagli altri. Voi tralasciate il fatto che anche noi rischiamo
nel venire qui da voi, chi ci dice che per salvarvi la pelle non ci
denunciate alla ShinRa? -
Jesse si ritrovò all'improvviso a corto di parole. Le parole
della signora l'avevano zittita, così come avevano zittito
tutti
incluso Barret. Mentre l'altra li fissava con uno sguardo a dir poco
terrificante, nella signora non vi era alcun tipo di biasimo o di
falsità. Aveva semplicemente esposto come stavano le cose.
Così, visto che nessuno accennò a dire qualcosa,
continuò anche.
- Non dubito che ciò che fate per voi sia importante e
capisco
anche la diffidenza nei nostri confronti, l'avremmo avuta anche noi, ma
quello che avete detto va ben oltre il semplice sospetto. Non volete
quello che abbiamo da offrire? Nemmeno sapete cosa abbiamo, come potete
giudicarci così? Senza neanche farci parlare -
Poi si rivolse direttamente a Barret con un'espressione più
dura.
- E in ogni caso, non ci faremmo certo uccidere da un gruppo di ribelli
allo sbando -
- Che hai detto?! -
Barret la attaccò d'istinto.
Hathor ci aveva visto giusto: non
erano guerrieri e non erano minimamente preparati. Ci mise poco ad
afferrargli il braccio sano e a scaraventarlo contro la parete, gli
altri nemmeno si mossero, anzi, rimasero alquanto sbalorditi con quanta
facilità quella signora di sessant'anni fosse riuscita a
sollevare e a scaraventare
lontano uno come Barret che non era affatto di stazza minuta.
- Ma che diavolo... ?! -
La signora non si scompose minimamente mentre Barret era ancora a terra
per lo stupore di quanto appena successo.
- Spero che questo serva ad acquistare un po' di fiducia in noi. La
ShinRa non sa quale sia la nostra vera faccia, voi siete i primi a
scoprirlo -
Detto ciò si tolse un qualcosa che sembrava un cerotto da
dietro
il collo, di riflesso si tolse la medesima cosa anche l'altra.
Dire che rimasero di carta, era ben poco.
Oltre al fatto che entrambe, in realtà, viaggiavano
all'incirca
sulla ventina d'anni, era ben evidente anche un'altra cosa: erano
guerriere. La rossa aveva due daghe gemelle rinfoderate sulla schiena e
due file di coltelli attaccati a due cinghie che le cingevano le cosce,
sicuramente anche la mora aveva qualche arma che, tuttavia, non si
vedeva. La mora si avvicinò a Barret, ancora a terra, che la
guardava con sospetto ma, a sorpresa, gli porse la mano sinistra per
aiutarlo ad alzarsi. Barret guardò la mano mulatta di lei
coperta fino alle nocche da una striscia di pelle nera che lasciava
libere le dita, e le
lunghe e curate unghie smaltate di nero lucido che brillavano sotto il
neon
del bar. Poi guardò lei: non vi era la
soddiìsfazione di
averlo steso nei suoi occhi
neri come il carbone, così con somma sorpresa dei restanti
membri dell'AVALANCHE, Barret accettò la sua mano
rialzandosi.
La donna si rivolse a lui con una voce bassa, leggermente roca e
imperiosa. Avevano proprio fatto un ottimo lavoro nello nascondere la
loro vera natura.
- Ora ci ascolterete? -
Barret volse lo sguardo alla rossa che si era appoggiata a una panca
del bar con le braccia incrociate sul seno prosperoso messo in evidenza
dalla più che generosa scollatura. I suoi occhi
verde smeraldo, al contrario di quelli della mora, erano ancora
parecchio diffidenti e feroci. La squadrò da capo a piedi e
solo
allora si accorse di una borsa nera ai suoi piedi.
Ancora diffidente e arrabbiato, Barret si rivolse alla mora.
- Direi che ve lo siete meritato -
La mora abbozzò un sorriso. Un sorriso grato e allo stesso
tempo un po' triste.
- Siete liberi di farci ogni domanda che ritenete giusto fare,
ribadisco che non
siamo dalla parte della ShinRa e non abbiamo nulla da nascondervi -
A quella frase la mora si rivolse alla rossa, che già la
fissava
un po' sorpresa, inarcando un sopracciglio come se le stesse dicendo
"vero che è così?".
Poi riportò la sua attenzione a Barret.
- Ma prima... Immagino che voi non facciate le riunioni qui nel bar,
non c'è un posto più appartato? Così
vi
illustriamo per bene ciò che abbiamo e ci presentiamo anche -
Tifa fece cenno loro di seguirla nel retrobottega, lì
nascosta
da una tenda, vi trovarono una scala che scendeva in una specie
di scantinato. L'ambiente era molto spartano: tutto in legno ad
eccezione del pavimento che era nudo cemento, dei tubi probabilmente
dell'acqua attraversavano l'ambiente, al centro della stanza vi era
sistemata una sgangherata tavola in legno rovinata dal tempo su cui
troneggiava un vecchio pc miracolosamente funzionante, come sedie
c'erano dei vecchi fusti di birra vuoti e alla parete vi era taccata la
bandiera dell'AVALANCHE.
- Carino -
La voce della rossa, al contrario di quella della mora, era insieme
suadente e terrificante e li fece sobbalzare. Si sistemarono tutti
intorno
al tavolo, la rossa prese un modernissimo pc portatile dalla borsa, lo
mise sul tavolo e lo accese.
- Partiamo dalle presentazioni: io sono Hathor e lei Katarina -
- Barret, Tifa, Jesse, Wedge, Biggs e Cloud -
Barret li presentò uno ad uno e tutti risposero con un cenno
della testa alle due nuove arrivate.
- Molto bene. Durante la nostra gita alla ShinRa, dopo che la
carinissima
segretaria del Presidente mi ha accompagnata in bagno, ho avuto
l'occasione di piazzare decriptatori e microfoni in praticamente tutti
i piani a partire dal sessantaseiesimo in sù -
- Proprio i piani più alti -
La rossa guardò Cloud e un sorrisino si formò sul
suo viso.
- È lì che vengono dette le cose più
interessanti,
no? Comunque, da che li abbiamo messi sono passati un paio di giorni fa
e già abbiamo raccolto informazioni interessanti. Intanto
sembra
che siano i Turks ad avere l'ordine di catturarci dopo che la fanteria
ha fallito, infatti tutti i fanti che ci sono alle stazioni sono
lì per voi mica per noi. So per certo che i Turks hanno
cominciato a cercarci dai bassifondi, per questo siamo rimaste sul
piano superiore in un motel del settore 8. Se fossimo venute qui sotto,
probabilmente avrebbero messo a ferro e fuoco tutto quanto,
lassù non possono fare che vogliono e devono agire con
più moderazione. E comunque, sarebbe stato troppo scontato
venire a
nasconderci qui sotto -
- Ora sono sicura che vi chiederete come mai ce l'abbiamo
così
tanto con la ShinRa e sono altrettanto sicura che Tifa vi abbia
già raccontato
ciò che le abbiamo detto, ebbene sì: la ShinRa ha
una
nostra compagna, una mia allieva per essere precisi e intendiamo
riprenderla. Alla prossima domanda del perchè fare tutto
questo
casino per una persona, la risposta è voi non lo farete per
qualcuno a cui tenete? Sono sicura di sì, per le persone a
cui
si vuole bene, si fa sempre tutto ciò che è
necessario.
Non ci fa certo impazzire l'idea di andare contro la ShinRa, ma non
possiamo
fare altrimenti. Ho tentato di ragionare col signor Presidente, ma ne
abbiamo ricavato solo una dichiarazione di guerra aperta. E ancora non
ci ha mandato contro i SOLDIER, almeno per ora -
A quel punto intervenne Cloud.
- I SOLDIER non scendono in campo facilmente e al momento sono
impegnati nella guerra contro Wutai -
- Quindi le tre superstar non sono qui? -
- So per certo esserci solo Angeal, ha degli allievi da seguire e non
è ancora stato richiamato al fronte. Per ora -
- Sei informato -
Cloud la guardò come se fosse indeciso nel dirle qualcosa,
ma ci pensò Barret con la sua storica delicatezza.
- Era uno sporco fante. Non mi meraviglio che sappia certe cose -
Dopo un rumoroso sospiro per farsi forza, Cloud gli rispose.
- O forse solo perchè guardo il telegiornale. Sai passano
molte notizie da lì, alcune vere e altre meno -
Katarina si incuriosì domandandosi il perchè, ma
sulla
sua faccia la domanda doveva essere implicita poichè Tifa le
rispose subito.
- La televisione, così come tutti gli altri mezzi di
comunicazione, sono sorvegliati dalla ShinRa. Non possono dire nulla
che non passi prima da loro, non mi fiderei troppo -
- Si da un gran da fare, il Presidente -
- Lui si mostra al popolo come un eroe. Ha datto tutto agli abitanti,
in particolare qui a Midgar. Questa città, e l'intero
pianeta, sono completamente
sotto il suo controllo. Ma non mi spiego come mai non abbia dato
notizie in tv di voi -
Hathor si sbottonò in sorrisetto ironico.
- Non è difficile capire il perchè: abbiamo
sfondato
tutti i suoi parametri di sicurezza, arrivando fino al suo ufficio. Se,
come dici, tiene molto alla sua immagine pubblica, non dirà
nemmeno sotto tortura che la sua perfetta sicurezza ha fallito. In ogni
caso se Il Presidente si troverà
all'angolo richiamerà sicuramente i SOLDIER -
Barret era poco convinto delle parole della mora.
- I SOLDIER sono geneticamente rinforzati, come sperate di affrontarli?
-
Il sorriso della mora fu alquanto mefistofelico.
- Abbiamo i nostri metodi. Scusate ma questa è una cosa di
cui
ci è proibito parlarvene, almeno per il momento. Sappiate
solo
che non temiamo una rappresaglia da parte della ShinRa -
Le fissarono in silenzio un po' perplessi, poi Jesse sollevò
un quesito fondamentale.
- Come farete a recuperare la vostra compagna? Avete un piano? -
- Nulla di definito. Per questo siamo qui, abbiamo pensato che chiunque
si metta contro la ShinRa abbia più conoscenze di quante ne
abbiamo noi -
I membri dell'AVALANCHE si guardarono l'uno con l'altro, poi Cloud
spezzò quel silenzio.
- La vostra compagna è sicuramente nei laboratori di Hojo.
Al
sessantottesimo o sessantettesimo piano, ma solo alcune persone con un
pass speciale, oltre che gli scienziati del piano, possono accedervi.
Sono due dei piani più sigillati dell'edificio -
Hathor e Katarina si guardarono quasi incredule dal colpo di fortuna.
- Per sbaglio sai anche chi è in possesso di questi pass
speciali? -
- I Turks. Le loro tessere di riconoscimento aprono tutte le porte del
palazzo della ShinRa -
- Perfetto -
- Non proprio. I Turks sono furbi. Sono quelli che sanno tutto della
compagnia e sono fedeli ad essa -
- Pensavo fossero fedeli al Presidente -
- No, solo alla compagnia non importa chi la guida e non è
facile imbrogliare un Turk. Nessuno oserebbe farlo -
- Allora sarò la prima a farlo. Prenderò io il
pass -
Guardarono Hathor come se fosse un fantasma, c'erano un po' rimasti
male alla prontezza di risposta che aveva avuto e ci rimasero ancora
ancora più di carta a vedere il sorrisetto che si
scambiavano le due.
- Non l'hai sentito? È quasi impossibile fregare un Turk, e
anche se fosse, e sottolineo anche se, come pensi di fare? -
- Hathor è una ex ladra. Può prendere anche le
mutande
che ha addosso una persona senza che se ne accorga. Infatti, non
è mai stata catturata -
- Devo sapere come è fatta questa tessera -
- Come mai? È una tessera -
- Per poterla falsificare. Non pensi che non appena arrivi al palazzo
il Turk in questione la userà? Per poter entrare devo avere
o la copia o
l'originale, ma per falsificarla come si deve la devo studiare da ogni
angolazione. Sicuramente avrà anche un chip per
l'identificazione -
Giusto in quel momento Cloud gettò sul tavolo la sua tessera
di ex fante.
- Come questa -
- Perfetto. Mi serviranno una stampante apposita e un foglio di
plastica rigida -
Jesse si fece avanti.
- A quello posso pensare io. So dove procurare quello che cerchi -
- Mi daresti anche una mano a creare la tessera fasulla? -
- Certo -
Ma frenò l'entusiasmo dopo aver visto l'occhiataccia di
Barret. Hathor lo notò.
- Parlando francamente, penso che ormai tu non possa più
tirarti
indietro. So che questo incontro doveva valere solo per conoscerci, ma
con le informazioni siamo andati molto in là. Quindi mi
permetterei di suggerire una cosa: vediamo come va questa cosa
provvisoria e solo allora deciderete cosa fare -
Barret stava per parlare quando Tifa lo bloccò.
- Barret, io sono d'accordo. Vediamo come va a finire la
prossima missione con loro, prima di decidere in via definitiva.
Provare non ci costa nulla -
Tifa fu solo la prima a tentare di fare opera di convincimento su
Barret che proprio non ne voleva sapere.
- Molto bene. Katarina raccogli tutto quanto, ci arrangeremo come al
solito. E per muoverci in città compreremo una cartina o la
gireremo un po' cercando quello che ci potrà servire. Buona
fortuna con la vostra missione e spero di rivedervi più -
Detto ciò, ripresero l'aspetto con cui erano
arrivate e, alquanto alterate, se ne andarono.
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Capitolo 5 *** AVVISO ***
Ciao a tutti, so che è già da un po' che non vado avanti con la storia per questo volevo spiegare a chi la segue, chi la legge senza metterla nei preferiti e/o commentarla: almeno per ora, la storia rimarrà ferma a causa del mio nuovo lavoro e del poco tempo a disposizione per scrivere.
La storia non rimarrà incompiuta, ma ancora non mi convince appieno (quindi modificherò di nuovo i capitoli già pubblicati) e poi continuerò. I capitoli verranno pubblicati solo quando ne sarò convinta, quindi molto probabilmente la pubblicherò una volta che sul mio PC sarà completa.
Ringrazio comunque chi, finora, l'ha letta: grazie di cuore e alla prossima. |
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