L'Ordine - Another World

di Kris91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAP. 1 ***
Capitolo 2: *** CAP. 2 ***
Capitolo 3: *** CAP. 3 ***
Capitolo 4: *** CAP. 4 ***
Capitolo 5: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** CAP. 1 ***


CAP. 1

Germania, Foresta Nera, Arcrow
31 Dicembre, h 23.45

Come ogni anno, l'ultimo giorno era arrivato.
Per molti voleva dire bagordi tutta la notte, e non era accezione solo degli esseri umani, ma per i guerrieri dell'Ordine della classe più alta, voleva dire anche un'altra cosa: l'incantesimo di protezione.
L'incantesimo era attivo da millenni, separava il Mondo Nascosto da quello umano, ma ogni anno doveva essere rinnovato.
A tale scopo, il capo dell'Ordine Mirjana e sua figlia Halen, avevano riunito anche quell'anno la classe più alta nella Cripta.
La Cripta era un'antica città di fattura gotica edificata ai tempi della caccia alle streghe dalle streghe bianche per non essere bruciate sul rogo insieme alle streghe oscure.
La città era ben custodita da streghe e druidi che vi abitavano tutto l'anno. Per quanto facessero del loro meglio, allo scorrere delle ere non potevano opporsi nemmeno loro: la città era stata, in buona parte, ingoiata da diversi strapiombi che si erano aperti, tuttavia la piazza principale e l'immensa si erano momentaneamente salvate.

Ed era proprio nella piazza principale, che il capo della sezione militare, Hathor, osservava con finto interesse la cupola in cristallo nero e filigrane dorate che attendeva solo di essere aperta per l'incantesimo.
Impegnata a lottare col colletto della divisa che la soffocava, nemmeno si accorse della presenza di Mirjana che l'affiancò, per poi alzare lo sguardo anche lei verso la cupola nera.
- Se ne va un altro anno, eh? - ruppe il silenzio Hathor, voltandosi verso l'amica.
- E' così che deve essere. Prima o poi il tempo si prenderà anche noi - rispose Mirjana, voltandosi anche lei verso Hathor.
- Sei così stanca di vivere? -
- Beh, ho diversi anni più di te... -
L'espressione di Hathor la convinsero a cambiare argomento.
- Aeni ti ha dato molti problemi? -
Aeni era una ragazzina diciottenne che Hathor aveva trovato un anno prima in missione. La ragazzina l'aveva volontariamente seguita all'Ordine, ma probabilmente non aveva ben capito dove l'avrebbe portata; così tutto d'un colpo le erano state imposte regole che lei non aveva mai seguito.
Hathor la trovata insolente e irritante, con la curiosità tipica di chi non aveva mai visto il mondo e la presunzione di chi pretendeva di sapere tutto.
- Effettivamente è stata parecchia dura. Quella ragazzina è furba: mi chiede le cose dopo l'allenamento così non ho la mente abbastanza lucida per ragionare su ciò che mi chiede, per poco non le davo il permesso di venire stasera. Alla fine mi son salvata dicendole che sono la sua insegnante e, come tale, ogni sua eventuale promozione in una classe superiore dipende da me e che quindi mi deve ascoltare senza fare troppe storie -
Quello che sembrava uno sbuffo da parte di Mirjana, costrinse Hathor, che era tornata a fissare la cupola, a girarsi verso di lei.
Infatti la donna si era portata un mano davanti alla bocca pitturata di blu, tentando di non scoppiare a ridere.
- Non pensavo arrivassi a tanto pur di farti obbedire -
- Nemmeno io, ma in amore e in guerra tutto è lecito. Aeni impara in fretta, ma non altrettanto in fretta impara la disciplina -
- Già, chissà chi mi ricorda... -
Mentre Mirjana assumeva un'espressione di pensierosa canzonatura, l'occhiata che le rivolse Hathor fu più esaustiva di qualunque insulto.
Come guidata da un sesto senso, Mirjana si girò verso il centro della piazza dove incrociò lo sguardo di sua figlia Halen, segno che era il momento.

Hathor si stava portando al centro della piazza, quando notò con la coda dell'occhio una figura che si nascondeva rapidamente dietro a una delle numerose colonne.
Stava per andare a prenderla per i capelli quella dannatissima ragazzina, quando Mirjana la richiamò.
- Faremo i conti più tardi, maledetta - pensò ferocemente Hathor mentre si sbrigava a raggiungere gli altri Cacciatori.
Mirjana e Halen presero posto al centro dl cerchio magico inciso nel selciato della piazza. Dopo un breve discorso di ringraziamento e per ricordare le regole, si posizionarono l'una di fronte all'altra mentre i Cacciatori, già disposti sul cerchio più esterno, misero le mani parallele a quelle del compagno accanto in modo che fra di esse vi fosse almeno una decina di centimetri a separarle.
Madre e figlia iniziarono a intonare una nenia in una antica lingua ormai scomparsa, seguite a poco a poco da tutti i Cacciatori.
In breve gli occhi delle due sembravano spegnersi della poca umanità che avevano, per accendersi di una fredda e inumana luce bianca.
Completamente in trance, i Cacciatori non si accorsero dei globi di luce che andavano a formarsi tra le loro mani.
Man mano che il ritmo della nenia incalzava, i globi si espandevano sempre di più, formando una vera e propria barriera luminescente che occupò l'intera piazza.
Di colpo tutti tacquero.
Senza farsi notare, i Warlords, i soldati semplici dell'Ordine, aprirono la cupola che dava su un cielo notturno coperto di nuvole che cominciavano a lasciar cadere i primi fiocchi di neve.
Tutto d'un colpo la barriera creatasi, si ridusse a una piccola stella luminosa che occupò lo spazio tra madre e figlia; rimase a galleggiare lì per qualche istante, mentre gli occhi delle due tornavano normali.
Un'ultima frase in lingua antica pronunciata da Mirjana, mentre gran parte dei Cacciatori crollavano a terra privi di energia, e la stella si proiettò velocemente verso il cielo separandosi in tante stelle cadenti che si diressero ognuna verso una città dell'Ordine.
La Bolla, la barriera protettiva di ogni città, si rianimò di un'accecante luce bianca che abbagliò tutti gli abitanti di Arcrow, la metropoli che dava sede all'Ordine, per poi tornare trasparente come suo solito.

Con l'élite dei guerrieri dell'Ordine stesi a terra provati dal rito, nessuno poté fare qualcosa per impedire che due oblunghe, ossute braccia nere afferrassero una ignara Aeni trascinandola nel portale che si richiuse immediatamente.

Pianeta Gaia, Midgar, ShinRa building,
h 23.55

La riunione era stata estenuante.
Lunga ed estenuante.
Tra il tedioso riassunto di come procedevano i lavori per completare Midgar di Tuesti e l'esaltazione del Professor Hojo per i risultati del suo progetto, era stato arduo per il Presidente fingersi quantomeno toccato da ciò che dicevano.
La cavia su cui tutti contavano per ottenere la chiave di accesso alla Terra Promessa, fino a quel momento, non aveva minimamente mostrato i segni di possedere il potere dei Cetra che si sperava possedesse.
Aveva, invece, manifestato un'inclinazione al combattimento notevole: era agile e fin troppo forte per un bambino di 6 anni.

In privato, Heidegger gli aveva comunicato che considerava l'esperimento di Hojo una perdita di tempo. Più di una volta, durante le riunioni, aveva chiesto a gran voce la testa del ragazzino: se non possedeva quello per cui era stato creato, non serviva a nulla; inoltre dubitava fortemente che un ragazzino pallido e smilzo sarebbe mai stato adatto alla vita militare.
Doveva essere eliminato, era solo una spesa inutile che la compagnia in piena espansione non poteva permettersi.
Le altre nazioni non vedevano di buon occhio l'espansione della ShinRa, non erano ancora arrivati a veri e propri scontri, ma Heidegger riteneva che non ci sarebbe voluto molto e loro erano penosamente scoperti; stava, infatti, tentando di mettere in piedi un esercito sfruttando i poveracci dei bassifondi che avevano bisogno di lavoro, ma non erano minimamente competitivi con nazioni come Wutai che, oltre a un solido esercito, poteva contare anche sulla Crescente.
La Crescente, l'élite dei combattenti di Wutai.
Se Wutai era considerata in una botte di ferro, era proprio grazie a loro.

Il Presidente si sedette pesantemente sulla poltrona del suo ufficio, ormai era molto più che in ritardo per la cena e non aveva voglia di sentire i piagnistei della moglie.
Prese uno dei suoi sigari e lo accese cominciando a fumare pigramente.
Pensando alla sicura scenata isterica della moglie, non poté non pensare a suo figlio.
Rufus aveva già 10 anni e non era mai andato a scuola, studiando da privatista, e questo era un altro motivo di conflitto con sua moglie che insisteva perché Rufus andasse a scuola come ogni bambino normale.
Lui, invece, insisteva nel dire che non era un bambino normale, doveva prepararsi a gestire l'impero della ShinRa e come tale era necessario che avesse l'istruzione migliore, gli abiti migliori e che vivesse in una casa migliore.
Anche per lui doveva trovare la Terra Promessa, sarebbe stato un enorme lascito per suo figlio.
Proprio mentre pensava a tutto questo, un lampo di luce illuminò a giorno il suo ufficio.
In un altro momento della sua vita l'avrebbe ignorato perché doveva rimanere concentrato sul lavoro, ma ora non poteva lasciare che qualcosa disturbasse il suo “regno”.
Per questo afferrò il telefono e avvisò Heidegger di mandare immediatamente Veld del Settore Investigativo del Dipartimento Affari Generali di andare a controllare prima che lo facesse qualche cittadino curioso.

Pianeta Terra, Germania, Foresta Nera, Arcrow
h 03.30

Hathor si svegliò di soprassalto, ma non poté fare molto altro, perché un dolore lancinante le attraversò il cervello costringendola a ristendersi.
Solo allora si rese conto di essere nell'infermeria dell'Ordine accanto a tutti quelli che avevano partecipato all'incantesimo.
Lentamente cominciò a ricordare cosa fosse successo.
L'incantesimo.
Il portale.
Aeni.
- Aeni! - urlò realizzando cosa fosse effettivamente accaduto.
In breve fu raggiunta da Sissel, la responsabile dell'infermeria e capo del reparto scientifico, che tentò di calmarla più che poteva.
- Hathor! Hey, rilassati -
Non servì a molto.
Hathor tentò nuovamente di alzarsi, probabilmente per precipitarsi da Mirjana, ma Sissel la fermò ancora.
- No, devi riposare -
- Non posso, Aeni... - disse in pieno panico Hathor.
- Già, ma sei ancora debole e non puoi seguire ora Aeni -
Sissel la fece dolcemente ridistendere.
-Mirjana mi ha ordinato di non farti muovere da qui finché non sarai in grado di stare in piedi da sola. L'incantesimo ti ha debilitata, la tua natura di demone ti ha aiutata a riprendere conoscenza in fretta,ma sei ancora molto debole -
Effettivamente Hathor si guardò intorno e tutti i Cacciatori presenti al rito erano ancora privi di conoscenza.
- Che tu sappia, Mirjana sa qualcosa di Aeni? - volle sapere Hathor, rimettendosi comoda a letto.
Ma il sospiro sconsolato di Sissel non le fecero ben sperare.
- Purtroppo pare sia completamente scomparsa. Mirjana non riesce a rintracciare il suo sangue, è come se non fosse più su questo pianeta -
- Ma che... Scherzi? -
Purtroppo l'espressione di Sissel rispose al suo posto.
- Beh ora riposa, ne avrai bisogno per quando Mirjana sarà riuscita a rintracciarla -

Midgar, ShinRa building, Dipartimento Scientifico
h 00.50

Ogni volta che si parlava di “dipartimento scientifico” a Veld si palesava in testa un reparto con muri e pavimenti completamente bianchi e un forte odore di disinfettante e medicinali, ma quello che vide effettivamente quando portò la ragazza che aveva trovato nel deserto non era proprio quello che si aspettava: il laboratorio era illuminato solo da fredde luci al neon, nessuna finestra e un disgustoso odore di disinfettante e morte.
Veld non aveva mai avuto troppe occasioni di avere a che fare con quel dipartimento prima d'ora, e comunque mai con chi lo dirigeva di recente.
Praticamente nessuno alla ShinRa vedeva Hojo di buon occhio, e il fatto che fosse implicato nella “scomparsa” del suo collega Valentine glielo faceva piacere ancora meno.
Per cui fu non poco riluttante nel lasciargli in custodia la ragazza, ma non poteva fare altro: gli ordini erano ordini e non voleva essere giustiziato per insubordinazione.

Hojo la fissò deluso.
Praticamente era stato costretto dal Presidente a esaminare la ragazza o avrebbe perso i finanziamenti delle sue ricerche, quindi si aspettava quantomeno qualcosa di bizzarro, invece era una normale ragazza.
In ogni caso, per non essere tacciato di negligenza, procedette con gli esami base facendola spogliare da due assistenti e mettendo abiti e intimo in due buste sigillate.
Quella che sembrava una normale ragazzina, però, nascondeva un segreto: durante il prelievo di sangue si accorsero che il sangue era più scuro del normale.
Questo accese l'interesse di Hojo e gli cambiò anche le carte in tavola.
Ora la faccenda si faceva interessante.
Mentre gli assistenti continuavano a visitare la ragazza, Hojo fece analizzare il sangue da uno dei suoi esperti.
Poco dopo lo chiamarono.
- Abbiamo analizzato il sangue della ragazza e abbiamo scoperto che nel suo sangue sono presenti due tipi di sangue differenti -
Ad un cenno di Hojo, proseguì.
- Anche l'altro sangue presenta un DNA femminile, ma... Non è umano -
Gli occhi di Hojo si illuminarono, non ricevendo cenni di sorta, l'assistente proseguì.
- L'altro sangue è effettivamente nero e funziona come un parassita benevolo. Al momento è inattivo, ma i globuli si sono talmente attaccati a quello dell'ospite da vivere in simbiosi. Per un simile risultato, deve avere l'altro sangue in circolo da almeno un anno -
Silenzio.
Non una parola dal Professore, ma sorrideva in modo inquietante e si sfregava il mento soddisfatto.
- Un'altra cosa: questo tipo di DNA non è di nessuna creatura che abbiamo nel database. O è di una creatura che ancora non conosciamo, oppure... - sapeva di azzardare molto con quella teoria, ma era l'unica possibile – Non è di questo mondo -
Gelo.
Solo un suono ruppe il silenzio che era appena sceso: la disgustosa risata di Hojo.
Il timore che Hojo incuteva non era a livello fisico: era basso, mingherlino e contrito; era il suo atteggiamento, il suo modo di fare che faceva ribrezzo.
Intorno a lui erano scomparsi sia sua moglie, sia un Turk; anche il Professor Gast era stato una sua vittima, ne erano convinti tutti.
Era tornato da Nibelheim solo con una donna e una bambina che somigliava a Gast, ma dello scienziato nessuna traccia.
- Vuoi forse farmi credere che questa ragazzina, con questo particolare DNA che ancora non abbiamo scoperto, è stata portata qui da un altro mondo? Magari con la magia? Proprio come ne sono convinti quei cittadini idioti? -
Tutti gli altri assistenti si erano fermati per assistere alla scena.
- Beh, le spiegazioni scientifiche scarseggiano... In fondo ancora oggi non sappiamo come funzionano esattamente le Materia e nemmeno sappiamo la reale storia dei Cetra, quindi... -
- Sciocchezze! Non esiste cosa che possa essere scientificamente provabile, la magia non rientra tra queste cose. E ora renditi utile: trova la creatura a cui appartiene quel sangue a e cosa serve esattamente, io ho altro da fare. E che non senta più certe parole girare nel mio laboratorio -
Solo quando fu uscito gli assistenti tirarono un sospiro di sollievo.

Arcrow, città vecchia
h 01.45

- L'HAI PERSA?! -
Fortunatamente il palazzo era piuttosto isolato e nessuno si lamentò di quell'urlo piuttosto alterato.
La città vecchia era la parte di Arcrow più antica e ricca di segreti.
Quando il padre di Mirjana fondò l'Ordine, costruì per prima quella parte di città. In breve tempo divenne ricca e fiorivano mercati e vari commerci; poi, con gli anni, venne costruito il resto della città e l'altra metà cominciò il declino fino a ridursi a una baraccopoli di legno e lamiera.
Col tempo rifiutarono sempre di più il controllo dell'Ordine, fino a diventare terra di nessuno abbandonata a se stessa. Quella parte di città, divenne terreno fertile per ogni tipo di traffici e criminalità, luogo perfetto per nascondersi e far perdere le proprie tracce.
- Purtroppo il viaggio tra le dimensioni con i portali illegali è pericoloso e imprevedibile -
Il mandante si massaggiò le tempie tentando di contrastare l'avanzare del mal di testa.
- C'è qualche possibilità di rintracciarla? -
- Il passaggio tra le dimensioni per creature non naturali come i membri dell'Ordine, inficia alcune abilità. Quindi non riesco a percepirla -
- Speriamo che Mirjana la trovi e che la vada a riprendere Hathor, così possiamo andare avanti con almeno l'altra metà del piano indisturbati -
- Possiamo comunque fare la mossa stabilita -
- No, per quello meglio stare fermi a osservare e vedere come procedono le cose -

Arcrow, Palazzo dell'Ordine,
h 09.30

Sissel le aveva detto – imposto – di tornare a casa a riposare fino a nuovo ordine, ma lei non poteva andarsene così, doveva prima parlare con Mirjana.
Hathor fece praticamente irruzione nel salone principale dove Mirjana riceveva i Sovrintendenti.
I soldati di guardia tentarono di fermarla, ma non ci riuscirono molto bene.
- Signora, abbiamo tentato di fermarla ma... -
Mirjana fece loro cenno che andava bene ugualmente e, non appena furono usciti, si accasciò sul trono.
- Non dovresti essere a letto? O quantomeno a casa a riposare? -
- Scherzi, vero? Io... -
- No! Non sono riuscita a trovarla... Per ora -
- Non abbiamo nemmeno idea di chi l'abbia rapita? -
Mirjana scese dal trono e le si avvicinò.
- Voglio che tu vada a casa e riposi, devi essere in ottima forma per andarla a prendere -
Hathor fece per protestare ma Mirjana la bloccò subito.
- Ed è un ordine, non un consiglio -

Visto che alla sede non aveva molto da fare, e ancora peggio si sentiva inutile, decise di dar retta a Mirjana: riposarsi e tenersi pronta per quando l'avrebbe trovata.
Casa sua stava in una palazzina al di là del ponte che collegava l'isolotto dov'era sito il palazzo dell'Ordine.
L'ottantesimo piano era molto in alto, ma non riusciva a dormire nelle camerate: le stanze non erano insonorizzate e purtroppo sentiva tutto.
Casa sua era completamente insonorizzata e l'adorava: un enorme open space con pareti bianco perla, soffitto colorato di rosso carminio e decorato con fini arabeschi dorati e parquet in legno chiaro.
Appena entrati sulla sinistra c'erano tre grossi rami di bambù piantati in un vaso inserito dentro la piccola penisola in legno che funzionava come svuota tasche.
Scesi i tre ampi gradini ricoperti di moquette rosso carminio, una moderna cucina rossa faceva bella mostra occupando quasi tutta la parete di sinistra; subito di fronte alla cucina era presente un enorme tavolo in legno massiccio per la maggior parte ingombro di libri, documenti e da un piatto in vetro di murano trasparente con venature in oro, che conteneva frutta fresca e secca.
Sulla destra dell'ingresso una porta dello stesso legno del tavolo, conduceva a un corridoio dove c'era il bagno e la cabina armadio.
Nel soggiorno, di fronte alla cucina, era presente il comodo letto matrimoniale col telaio basso, costantemente sfatto, sormontato da un enorme libreria, che occupava l'intera parete, ricolma di libri nuovi e antichi tomi che Hathor aveva salvato prima che la famosa biblioteca di Alessandria bruciasse.
Su uno scaffale del mobile lasciato libero, era presente una moderna TV LCD e di fronte era posizionato un semplice divano bianco a tre posti usato raramente.
Infine, vera regina indiscussa della casa, oltre che il motivo per cui aveva spostato il letto in soggiorno: un enorme vetrata con vetri riflettenti occupava l'intera parete di fronte e faceva bella mostra dell'ampio balcone su cui erano sistemati una sdraio e un tavolino con ombrellone, al momento chiuso, e una spettacolare vista su tutta la città.
Non avendo molto da fare, decise di farsi un bagno rilassante, dopodiché si mise comoda a letto con tutte le intenzioni di informarsi il più possibile sui portali.
Durò venti minuti, addormentandosi profondamente fino al giorno dopo.

Era passata una settimana e di Aeni ancora nessuna traccia.
Nemmeno di Mirjana veramente, che si era ritirata in meditazione nella Sala Azzurra e non ne era più uscita.
Non avendo nessuno a cui insegnare, Hathor aveva controllato tutti i documenti e i rapporti arretrati e ora non aveva più nulla da fare; per cui fu solo un caso che Halen la trovò nel suo ufficio.
- Mia madre vuole vederti – le annunciò breve e concisa, per poi andarsene come era venuta.
Il palazzo che dava sede all'Ordine era enorme, una persona esterna ci si sarebbe persa proprio come Hathor i primi tempi, per questo aveva praticamente costretto Mirjana a mettere delle indicazioni ad ogni angolo per poter capire dove conduceva ogni corridoio.
Quando arrivò davanti alla porta del salone erano presenti gli stessi soldati che ave travolto la settimana prima, rivolse loro un “buongiorno” canzonatorio prima di entrare.
Esattamente come il resto del palazzo, la sala era enorme: le imponenti colonne in marmo nero con rifiniture in oro scomparivano al piano inferiore mentre il pavimento a rombi di marmo nero e bianco era parzialmente coperto da un tappeto rosso molto pregiato che arrivava fino al trono.
Alle spalle dl trono, una grande portafinestra si apriva sul balcone in marmo coperto di neve.
Hathor detestava quella stanza, la trovava di pessimo gusto, ma non era lei la padrona di casa.
Si concentrò su Mirjana seduta sul trono: era evidente che fosse stanca, nemmeno il trucco le nascondeva le profonde occhiaie.
- Cosa è successo? - ruppe il silenzio Hathor.
- L'ho trovata -
Momento di silenzio.
- Dal fatto che stai evitando di proseguire il discorso mi dice che la cosa non sarà semplice, vero? -
- Già. L'ho trovata, ma in un'altra dimensione -
Silenzio glaciale.
- Stai... Stai scherzando, vero? Un'altra dimensione?-
Hathor era a dir poco sconvolta.
- Sì, un'altra dimensione -
- Hai mai fatto caso che quando una cosa può andare male, andrà sicuramente nel peggior modo possibile ? -
- So cosa vuoi dire, ma ho controllato e ricontrollato e non c'è nessun errore -
- Fantastico -
- Senza contare che non è solo quello il motivo per cui ho faticato a trovarla: il sangue nero è inattivo -
Hathor la guardò perplessa, così Mirjana proseguì.
- So che stai per chiedermi come ho fatto a rintracciarla se il sangue nero è inattivo: il tatuaggio. Non essendo una creatura naturale, il passaggio delle dimensioni blocca tutte le abilità non naturali, ma il sangue nero usato per il tatuaggio non è compromesso perché non altera nulla a livello fisico -
- Allora è stata una fortuna... Ovviamente non lo sa che, non appena la recupero, quello che le è successo sarà stata una passeggiata -
- Non gliel'hai ancora detto, vero? -
- No, e dopo quello che è successo mi ha convinto che ancora non posso parlargliene -
- Ne sei sicura? -
-Ti ricordo che mi ha apertamente disobbedito partecipando alla cerimonia di nascosto. E' qui d un anno, non da tre mesi, e ancora non conosce le regole -
- Se lo dici tu... -
- Sì, lo dico io. E' brava, ma inesperta e immatura... E comunque mi devi ancora spiegare come recuperarla... O mi hai chiamata solo per rompermi l'anima? -
- Sei un demone, Hathor, non hai un'anima -
L'espressione di Hathor la convinse a proseguire il discorso iniziale.
- Stasera, a mezzanotte, nell'ala est. E non andrai da sola -
- Non mi affiancherai Cordelia, vero? -
Cordelia era una Cacciatore di classe B. La sua famiglia era stata decimata dai demoni, e spesso usava questa giustificazione per uccidere nonostante Hathor le avesse intimato varie volte che l'Ordine non uccideva.
Quando scoprì la vera natura di Hathor, fu un vero dramma.
Lo sbandierò ai quattro venti e fu grazie alla sua lingua lunga, che Hathor si trovò dei mostri intenzionati ad ucciderla, in casa.
Era stata pesantemente ripresa di Mirjana, ed era piombata in fondo ai ranghi. Ora cercava di risalire, ma nessuno lavorava volentieri con lei.
- No, non intendo seppellire nessuno. Per questo ho chiesto a Krizia -
- Va bene. Almeno con lei non litigherò -
Mirjana la congedò ricordandole l'appuntamento di quella notte.

Quando Hathor tornò nel suo ufficio lo trovò occupato da quattro persone, tra cui suo figlio Noctis.
Gli bastò guardarla in faccia per capire.
- Mirjana non si smentisce mai. L'ha trovata, vero? -
Hathor lo fissò indecisa se dirgli o meno la verità, ma alla fine realizzò che suo figlio aveva vent'anni e non era più un ragazzino, certe cose poteva tranquillamente affrontarle.
- Sì, l'ha trovata... In un'altra dimensione -
Si poteva fin sentire il loro respiro che si era bloccato. Il primo a recuperare le sue funzioni cerebrali fu proprio Noctis che, nonostante sapesse già la risposta, domandò ugualmente.
- Chi andrà a prenderla? -
Hathor lo guardò seria, per poi spostare lo sguardo sugli altri tre.
- Potete lasciarci un minuto? -
Prompto tentò di protestare, ma fu praticamente portato via di peso gli altri due.
- Capisco cosa stai per chiedermi: chi andrà a recuperarla, e so che sai già la risposta -
- Non andare. Non mi importa di sembrare egoista, ma tu sei mia madre, madre che credevo fosse morta. Non devi farti carico di tutto -
- Sai che con tuo padre ho spesso discusso perché non ti vedesse solo come suo successore al trono, ma anche come un ragazzo normale. Sono ancora convinta di questo, ma ognuno di noi ha responsabilità alla quale non può sottrarsi: tu un giorno dovrai prendere il posto di tuo padre e questo non vuol dire che io non ci sarò più per te, perché anche quando avrai quaranta anni, io sarò sempre tua madre. Proprio come tu hai questa responsabilità verso Lucis, io ce l'ho verso le persone che credono in me -
Noctis abbassò lo sguardo consapevole che quella era la verità nuda e cruda.
- Devo andarla a riprendere, non ci metterò molto, e comunque non andrò da sola: Krizia verrà con me -
Tornò a guardarla.
- Hai ragione, in fondo te la sei cavata per quasi 20.000 anni non sarà complicato per te -
- E' molto importante per me avere la tua fiducia - rispose Hathor con un sorriso materno che fece arrossire Noctis.
Sapeva bene che lo imbarazzava chiamarla "mamma" perché fisicamente avevano quasi al stessa età, per cui la chiamava semplicemente per nome, quindi quando c'erano quei momenti "madre e figlio" Noctis si imbarazzava sempre.
Intorno alle 22, Hathor tornò a casa per prepararsi. Nonostante si aspettava una missione lampo, seguì il protocollo in caso di missioni e si preparò la borsa per rimanere via almeno un paio di settimane.
Alle 23.30, all'entrata, trovò Krizia che l'aspettava con la borsa in spalla.
Ammirava molto Krizia.
Anche lei era stata una sua allieva, l'aveva conosciuta quando aveva vent'anni ed era appena fuggita dalla gilda di assassini che l'aveva accolta da bambina. Era arrabbiata col mondo e molto violenta in combattimento, uccidendo anche quando non era necessario.
Certo, faticava a farsi obbedire da Aeni, ma con Krizia era stato addirittura peggio.
Ora la ragazza ribelle era cresciuta, lasciando il posto a una magnifica trentenne.
- Pronta per questa nuova avventura? -
Hathor inarcò un sopracciglio alla domanda ironica della compagna, incamminandosi verso il luogo dell'incontro.
- Sei preoccupata? -
- Non sai quanto. Mirjana non si è sbottonata molto: mi ha solo detto che l'ha trovata -
- Già, nemmeno a me ha detto molto -
Hathor non rispose.
- Non ti colpevolizzare, non è responsabilità tua. Ha fatto la sua scelta disobbedendoti -
- Hai ragione, peccato che lei è responsabilità mia -

Percorsero il corridoio in cristallo nero che portava all'ala est.
Molti Cacciatori e Warlord adoravano quel corridoio poiché permetteva di vedere al di sotto gli impiegati della sede amministrativa muoversi frenetici da un ufficio all'altro.
Anche Hathor adorava quel corridoio, ma non ne apprezzava molto il resto: da ambo i lati erano poste una moltitudine di colonne in cristallo nero. Statue dorate di stupende sirene che parevano cristallizzate nel tempo, avvolgevano le colonne a mo' di guardiane silenziose.

Davanti al pesante portone, già c'erano Mirjana e Halen ad aspettarle.
Nessuna parlò.
Mirjana sciolse i sigilli che bloccavano il portone che si aprì accompagnata da diversi, sinistri cigolii. Una pesante aria gelida densa di potere magico, le investì.
Dentro non era certo più caldo: il loro respiro si condensava.
All'interno, la stanza era spoglia priva di qualsiasi fregio particolare e completamente buia; almeno finché non mossero i primi passi all'interno, quando una serie di torce si accesero da sole rivelando un immenso arco in pietra con diversi simboli incisi sopra.
- Penso di non essere mai entrata qui - disse Krizia rompendo il silenzio e guardandosi intorno.
- Sì, non sei l'unica -
Anche Hathor si guardava attorno curiosa, l'ala est era interdetta a tutti eccetto Mirjana.
- Nessuno ha il permesso di venire qui, solo io posso -
a un cenno della madre, Halen si avvicinò a una torcia tirandola verso di sé. Una pietra del muro si mosse, rivelando una nicchia coperta di velluto rosso dove vi era posato un pugnale d'argento finemente intagliato.
Hathor e Krizia si voltarono verso Mirjana in attesa di spiegazioni.
- Per aprire un portale legale serve una grande quantità di potere magico. O si assolda un mago, oppure... -
- Si usa il sangue di un demone - concluse Hathor.
- Esatto. Il sangue di un demone puro, è magia allo stato primordiale, inoltre Aeni ha il tuo sangue nelle vene, è un legame che vi porterà direttamente da lei -
- Ottimo, come si procede? -
Mirjana indicò le scanalature presenti sul pavimento che arrivavano fino all'arco.
- Il portale si nutrirà del tuo potere magico, aprendo un collegamento tra questo e l'altro mondo -
- Fantastico -
- Un altra cosa: non so se l'altro mondo sia abitata o meno -
- Giusto per curiosità: quando pensavi di dircelo? -
- Ammetto di averci pensato dopo. Spero non sia abitato, ma preparatevi a non tornare in tempi brevi -
- Dovrò pensare a chi lasciare il comando. Forse, se l'avessi saputo prima, avrei potuto pensare ad un sostituto -
- Non c'è tempo ora, dovete andare. Ci metteremo in contatto in seguito, quando vi sarete fatte un'idea di dove sarete capitate -
- Molto bene. Procediamo -
Hathor si tolse la protezione all'avambraccio destro e la striscia di cuoio nero che le proteggeva la mano e il polso. Alzò la manica della giacca e prese il pugnale dalla mani di Halen, incidendosi il polso.
Dovette fare un notevole sforzo imponendo al proprio corpo di non rimarginare la ferita.
Quando il sangue arrivò al portale, i simboli incisi sopra si illuminarono di un tenue azzurro; l'arco si riempì di colori luminosi segno che il passaggio era pronto.
Hathor permise al suo corpo di rimarginare la ferita, rimettendosi la striscia di cuoio e la protezione.
- Non rimarrà aperto a lungo, andate -
Krizia e Hathor annuirono sia in segno di assenso che di saluto e scomparvero nel portale che tornò ad essere un normale arco in pietra.
Mirjana sospirò.
- Speriamo bene -

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Capitolo 2
*** CAP. 2 ***


CAP. 2 CAP. 2

ShinRa Building, Dipartimento Scientifico
h 23:34

Quando si parlava di "dipartimento scientifico" non c'era dipendente della ShinRa a cui non venisse in mente quel pazzo psicolabile che lo comandava. Persino i fanti e i SOLDIER provavano un certo timore ad avvicinarsi al sessantasettesimo piano, e al sessantottesimo men che meno.
Di solito una persona si fa un idea precisa di come possa essere un piano che ospita perlopiù scienziati, completamente bianco o con i muri panna come in un ospedale e una costante puzza di medicinali e disinfettanti, beh, la puzza di medicinali e disinfettanti c'era sicuramente, ma più di tutto, su quel piano sembrava esserci costantemente notte e il fatto che a Midgar il cielo fosse la maggior parte delle volte piovoso o comunque nuvoloso non aiutava per niente.
Le tapparelle non erano mai alzate del tutto per ordine di Hojo in persona e nemmeno le finestre venivano aperte. Lo stesso Hojo aveva chiesto al Presidente di abolire la presenza delle donne delle pulizie nel suo dipartimento perché, una volta, le aveva beccate a spiare dei documenti. Così si occupavano a turno i novellini delle pulizie.
Come se non bastasse, il fatto che l'aria non veniva mai cambiata, aveva dato a quei due piani un disgustoso odore di sangue e morte.

Quando i fanti portarono la ragazza al dipartimento scientifico su ordine di Reno, sparirono quasi all'istante, a stento si assicurarono di metterla su un lettino, mentre Hojo la fissava evidentemente deluso di ciò che vedeva.
Quando l'aveva chiamato il Presidente si era sfregato le mani, felice di avere una nuova cavia, ma non si aspettava una cosa così banale come una ragazzina, per di più così esile e scontata.
Comunque avrebbe fatto come voleva il Presidente, di certo non aveva intenzione di perdere i preziosi fondi per le sue ricerche. Era stato incaricato di scoprire perché quella ragazza era apparsa in quell'esplosione di luce e, per quanto fosse convinto che l'unica cosa che avrebbe scoperto era quanto fosse ordinaria, l'avrebbe fatto in ogni caso.
La fece spogliare da due assistenti, mettendo i suoi vestiti e l'intimo in alcune buste sigillate che avrebbe fatto analizzare dall'ultimo dei pivelli del suo dipartimento.
Procedendo con le analisi di base si accorsero, però, che qualcosa non andava: il sangue della ragazza era troppo scuro, come se fosse stato contaminato da qualcosa.
Era inspiegabile.
Era ciò che aspettava Hojo.
Aveva già deciso di farla "visitare" dagli assistenti per poi sbatterla in una cella fino a che non gli fosse tornata utile in qualcosa, ma ora aveva quello che cercava: qualcosa di strano su cui fare ricerche. Poco importava che fosse un essere umano, Hojo era quel tipo di persona per cui la scienza veniva prima di tutto, anche prima di qualsiasi scrupolo morale.
Mentre gli assistenti continuavano a visitare la ragazza, fece analizzare il sangue della ragazza da uno dei suoi esperti.

Poco dopo lo scienziato che aveva analizzato il sangue, lo chiamò.
- Analizzando la ragazza mi sono reso conto che nel suo sangue sono presenti due differenti DNA femminili. Uno sarà sicuramente della ragazza, ma l'altro non è... Umano. Oltre al fatto che agisce come se fosse un parassita benevolo -
- Cosa vuoi dire, ragazzo? -
- L'altro sangue è inattivo, ma i globuli si sono talmente attaccati a quelli dell'ospite da vivere in simbiosi. Per un risultato del genere, deva avere l'altro sangue in circolo da tempo -
- Quantifica -
- Sicuramente più di un anno -
- Hai verificato a che creatura possa appartenere? -
- Sì Professore, e ho scoperto che questo tipo particolare di DNA non è nel nostro database... Ne in nessun'altro di questo mondo a dirla tutta -
L'assistente si girò terrorizzato verso il professore quando sentì la sua risata mefistofelica. Hojo non incuteva certo timore negli altri per come era fatto: basso, magrolino e piuttosto contrito, ma quando rideva paralizzava chiunque avesse vicino.
- Vuoi forse dire che questa ragazza viene da un'altro mondo? Che è venuta qui grazie alla magia? -
- Beh... Le spiegazioni scientifiche scarseggiano, e... -
- Sciocchezze!! La magia non esiste, esattamente come non esiste lo scambio di dimensioni o altri fenomeni del tutto antiscientifici. Tutto viene spiegato dalla scienza -
- Sì, ma il fatto che ancora oggi non sappiamo come funzionino esattamente le Materia, forse... -
Lo sguardo di ghiaccio che gli rivolse Hojo lo fece tacere all'istante. Quello, unito al fatto che aveva portato una mano all'interno del camice dove, tutti sapevano, tenesse la pistola.
- Trova il modo di scoprire a cosa serve quel sangue e da che creatura proviene. Non azzardarti mai più a dire la parola "magia" in mia presenza, questo è un laboratorio scientifico! -

Deserto di Midgar,
h 00:04

Era inutile: attraversare i portali le metteva costantemente lo stomaco sottosopra. Per cui appena uscita, Katarina dovette appoggiarsi a una roccia di quella landa desolata che le aveva accolte.
- Wow, davvero un bel posticino non credi? -
Un lamento soffocato da parte di Katarina la fece girare verso di lei. Era pallida in volto, anzi, forse più tendente al verdino, e una mano sul petto per tentare di non dare di stomaco.
- Tutto ok? -
Dopo qualche secondo, in cui si convinse che non avrebbe più vomitato, si girò verso la compagna rassicurandola con un pollice alzato per far intendere che era tutto a posto.
- Ok... -
Per puro caso guardò a terra notando qualcosa. Si inginocchiò osservando il terriccio smosso segno che qualcuno era passato da poco.
- Aeni era qui, fino a non molto tempo fa -
- Già, ma qualcosa l'ha portata via... O meglio qualcuno -
- Che vuoi dire? -
Katarina le fece segno di guardare meglio per terra: erano chiaramente segni di stivali e di fuoristrada.
- Stivali militari, così come le jeep -
Hathor seguì Katarina che si era spostata sul bordo della rupe, e fu così che la videro. Poco lontana una enorme metropoli si stagliava nel cielo notturno, esattamente come Arcrow, era un'ammasso di luci verdi e bianche. Tuttavia era strana poiché divisa in due parti: una parte sollevata da piloni imponenti e una parte sotto di essa. Anche da quella distanza Hathor vedeva bene, quindi descrisse il paesaggio a Katarina.
- Sono dei ruderi quelli sotto. Sicuramente saranno i quartieri più poveri e malfamati. In alto le costruzioni sembrano di ottima architettura e non fatiscenti -
- Sicuramente in alto saranno i quartieri più ricchi, di solito è così che funziona -
- ShinRa Electric Power Company -
- Mh? -
- É ciò che c'è scritto sul palazzo al centro della città -
- Pensi che abbiano preso loro Aeni? -
- Beh, per ragionamento logico: grande palazzo uguale persone potenti. Persone potenti uguale grandi risorse, e grandi risorse uguale grande ego -
- E qualcos'altro di piccolo -
Hathor si girò verso di lei con un sopracciglio inarcato.
- Il cervello, ovviamente -
- Ovviamente... Ora il piano d'azione qual'è? -
Le rispose lo stomaco brontolante di Katarina a cui Hathor rivolse un sorrisino di scherno, peccato che subito dopo anche il suo stomaco si fece sentire.
- Ok... Per rispondere alla tua domanda suggerirei una gita in città. Ormai è tardi e non credo ci siano hotel aperti, quindi, quello che resta della notte lo passeremo in perlustrazione, quando sarà un orario decente cercheremo un alloggio. Ci dovremo nascondere in ogni vicolo possibile e non dare nell'occhio, tutto chiaro? -
- Sì, ho solo un problema: al di là della nausea provocata dal portale mi sento parecchio strana, potresti darmi una controllata? -
Hathor si avvicinò alla rossa prendendole il polso e concentrandosi sullo scorrere del suo sangue. Passò qualche minuto prima di accorgersi di una cosa fondamentale.
- Il sangue nero è inattivo, sarà per la traversata tra le dimensioni. Anche Mirjana aveva faticato a localizzare Aeni probabilmente per via di questo dettaglio, quindi, ho provveduto personalmente a una scorta di siringhe -
Detto ciò aprì il borsone che si era portata dietro estraendo una siringa, dopodiché, si tolse la protezione da battaglia che aveva all'avambraccio sinistro e si tirò su la manica. Si piantò con decisione la siringa nel braccio cominciando a riempirla. Una volta raggiunta la dose giusta, la estrasse dal suo braccio per poi piantare a sorpresa e con decisione la siringa nel petto di Katarina, non senza un suo sobbalzo di sorpresa e dolore, direttamente all'arteria che usciva dal cuore.
- So che non è la normale procedura, ma così entrerà in circolo prima -
- Giuro che ti odio, fa un male boia! -
- Non sai quanto mi spiace -
- Immagino... -
Pochi secondi dopo Katarina cadde a terra in preda alle convulsioni: il sangue nero stava facendo effetto. Hathor osservò le vene della compagna diventare scure e in rilievo, mentre cercava di evitare che Katarina si soffocasse con la sua stessa lingua. Vide i suoi occhi rivoltarsi all'indietro e, prima di avere modo di preoccuparsi, tutto tornò normale. Katarina, sudata fradicia, tornò a respirare normalmente, le vene tornarono normali e cessarono le convulsioni.
- Rimani giù per qualche minuto -
- È sempre doloroso questo processo, non importa quanto tempo passi, non mi abituerò mai -
- Ed è un bene. È capitato che il sangue nero corrompesse l'anima di alcuni esseri umani, rendendoli folli. Il dolore e le convulsioni stanno a significare che ancora non è successo a te -
- Consolazione del cazzo, fa sempre un fottuto male -
Hathor l'aiutò a rialzarsi, ridendo per l'ultima affermazione.
- Hai anche pensato al dopo, vero? -
- A che ti riferisci? -
- Una volta trovato l'albergo non possiamo di certo presentarci così. Desteremmo troppi sospetti -
- Ho già pensato a anche a quello, o meglio, ci ha pensato Sissel con una fornitura di nuovi giochini. Ma ne parleremo a tempo debito, c'è qualcosa che si avvicina in fretta, non vorrei avere un'incontro ravvicinato con la fauna di questo posto. Meglio andare -

ShinRa Building, Ufficio del Presidente
h 06:51

Il Presidente l'aveva convocato nel suo ufficio al settantesimo piano per le novità riguardo la ragazza che era stata trovata dai Turks.
Hojo era più che pronto.
Aveva avuto degli ottimi riscontri dagli esami e la cavia si era rivelata essere più interessante di ciò che prometteva. Era quasi eccitato all'idea di mettere a parte il Presidente delle sue scoperte.
Proprio in quel momento, la giovane segretaria lo fece accomodare. Le rivolse un ghigno quasi malefico che la fece rabbrividire, pur tentando di nasconderlo.

Il Presidente era al suo posto, dietro al scrivania, che ammirava la città attraverso l'ampia vetrata fumando uno dei suoi sigari. Non accennò a girarsi, semplicemente gli fece segno di dire quello che doveva dire.
- La ragazza presenta delle anomalie, il suo sangue è risultato più scuro di quello di un normale essere umano. Per di più possiede due DNA femminili diversi -
Il Presidente, incuriosito, gli intimò di proseguire.
- Sono riuscito a separare le due tipologie di sangue e quello ospite è risultato essere nero e non umano. Ho riattivato il sangue scoprendo che ha delle funzioni simili al Mako usato sui SOLDIER, tuttavia questo fa qualcosa in più: le cellule presenti nel DNA si distruggono e ricreano più in fretta di quelle umane, questo rende possibile guarire da ferite molto profonde in pochi minuti e in più rallenta l'invecchiamento. Direi che possiamo cominciare la sperimentazione umana sui SOLDIER -
 A quel punto il Presidente si voltò verso il Professore.
- I SOLDIER rischiano? Non voglio che il mio miglior investimento cominci a morire perché lei non ha analizzato più approfonditamente quel sangue -
- Il rischio fa parte della ricerca -
Il Presidente si alzò furioso dalla sedia, fulminandolo con gli occhi.
- Assolutamente no! I SOLDIER valgono troppo per permettermi di sacrificarli! Glielo proibisco, professore! -
Il sorrisetto di Hojo non sparì nemmeno per un secondo durante la piccola sfuriata del Presidente, tuttavia non era d'accordo con lui. Con quel sangue Sephiroth sarebbe potuto diventare ancora più forte, anche se non avrebbe rischiato a iniettarlo direttamente a lui, doveva procedere per gradi o l'esperimento non sarebbe riuscito.
Però, la curiosità di iniettare qual sangue e vedere cosa sarebbe successo al suo miglior esperimento, era grande.
- In effetti ha ragione, Presidente, tuttavia da qualche parte dobbiamo pur cominciare. Quindi, se non sui SOLDIER, possiamo cominciare dai fanti sono più sacrificabili -
Il Presidente, risedutosi, si prese qualche minuto per riflettere sulla proposta di Hojo. I fanti erano la bassa manovalanza della ShinRa, ormai trascinata dal successo di Sephiroth, l'azienda non avrebbe certo avuto problemi a trovarne altri se alcuni fossero morti per via degli esperimenti di Hojo.
- Va bene, così sia. Scelga bene la sue equipe, professore, degli esperimenti non devono esserci tracce -
- Certamente. Un ultima cosa, Presidente -
- Cosa? -
- Per quanto riguarda il soggetto di ricerca, non è la fonte primaria di quel sangue, quindi, se gli esperimenti procederanno non garantisco la sua incolumità -
- La cosa la preoccupa, professore? -
- Ciò che più mi preoccupa è che la cavia muoia prima di capire cosa sia quel sangue -
Il Presidente inspirò profondamente dal sigaro per poi espirare le volute di fumo, meditando sul da farsi.
- Mentre lei proseguirà i suoi esperimenti, metterò i Turks a dare la caccia alla fonte primaria del sangue -
- Perfetto, Presidente -
Continuando a ghignare, Hojo uscì dall'ufficio del Presidente ansioso di cominciare seriamente gli esperimenti.

Midgar, settore 1
h 08:34

Si nascondevano in ogni anfratto possibile per poter osservare come si deve, tuttavia la città era piena di telecamere a circuito chiuso che vigilavano silenziosamente. Gli unici luoghi che, a quanto pare, non riuscivano a coprire, erano i vicoli chiusi.
- Che ne pensi? -
Katarina ci pensò su qualche secondo prima di risponderle.
- Anche se è giorno fa ancora piuttosto scuro, non trovi? Il sole sembra quasi non esserci -
- Già -
- Inoltre cominciamo a faticare a girare per la città, non possiamo continuare a nasconderci -
- Dobbiamo trovare una sistemazione e anche in fretta -
- Inoltre, dobbiamo anche discutere sulle prossime mosse e farlo in strada potrebbe essere complicato. Dove pensi sia meglio andare per cercare un'albergo? Qua sopra o là sotto? -
- Io direi di rimanere qui, anche perchè una volta che saremo andate a conoscere il proprietario della baracca, il piano di sotto sarebbe il primo posto in cui verrebbero a cercarci -
- Concordo. E poi, mi fido poco dei bassifondi, non voglio trovarmi tagliagole in camera mentre dormo -
- Allora, a noi i famosi giocattoli di Sissel -
Da una tasca interna del borsone, Hathor estrasse quella che sembrava una scatola di cerotti color carne, per poi notare l'espressione non troppo convinta di Katarina.
- Sì, lo so che l'aspetto non è granché, ma ti assicuro che funzionano bene -
- Che cosa sono? -
- Esattamente quello che sembrano: cerotti. Però, sono imbevuti del sangue di Thalitha -
- La mutaforma -
- Esatto. Ne ho studiato la formula assieme a Sissel: tramite una piccola ferita, il sangue di Thalitha entra in circolo e ci resta per dodici ore, o a meno che non si toglie il cerotto. Scegliamo una forma che possa passare inosservata in questo mondo -
- É sicuro? -
- Sì, l'abbiamo già provato e ha funzionato a dovere -
- Ok, allora andiamo -

Con il loro nuovo aspetto di donne in carriera, riuscirono a prendere una suite doppia in un hotel vicino alla ShinRa.
La suite era sui toni del panna con un salottino, una zona bar, due bagni e due camere con letto matrimoniale e vista sulla città. 
- Sappi che ho rischiato l'embolo quando la tipa mi ha detto quanto costava questa camera -
Le urlò Katarina mentre si sistemava nella sua camera, facendola sorridere divertita.
- Io l'ho rischiato quando la tipa non voleva darci la camera insistendo sugli orari di accoglienza degli ospiti e sul fatto che non avevamo prenotato. Meno male che alla fine ha ceduto. Comunque abbiamo tutto quello che ci serve, visto che non ci aspettavamo di finire in un mondo avanzato più o meno come il nostro e non ci siamo portate dietro il pc. Qui l'abbiamo in dotazione -
- Evviva la comodità, anche se i nostri portafogli non stanno proprio facendo i salti di gioia. Fortuna che hai avuto la brillante idea di rubacchiare qualche banconota ai passanti -
- E fortuna che tu avevi dimenticato delle carte d'identità false nel borsone o non avremmo potuto fare granché. Per il resto fatturerò tutto a Mirjana -
- Ne sarà molto felice. Allora qual'è il piano? -
- La prima parte del piano prevede di riposare e mangiare qualcosa. Oltre al fatto che è anche ora di pranzo, siamo arrivate tardi e abbiamo passato tutta la notte in giro senza riposare. Una volta che avremo dormito e riempito lo stomaco, cominceremo a raccogliere informazioni -

ShinRa Building, Dipartimento scientifico
h 12:54

Nessuno aveva avuto il permesso di fermarsi per la pausa pranzo, Hojo aveva personalmente blindato il laboratorio cambiando i codici di accesso, impedendo a chiunque di allontanarsi infatti all'interno del laboratorio, la tensione si poteva tagliare col coltello: circa una decina di fanti erano morti in seguito agli esperimenti fatti col sangue nero e tutti in modo molto doloroso e sanguinoso. Il sangue nero donava una grande forza fisica ai fanti, tuttavia in circa cinque minuti faceva collassare il loro sistema circolatorio e le ossa si spappolavano. E tutto questo aveva mandato in bestia Hojo che girava per il laboratorio con la pistola in mano. Tutti lavoravano in completo silenzio, nessuno aveva voglia di contraddire il professore in quel momento dato che aveva già ucciso due assistenti.
Il fatto di non riuscire a capire come funzionava esattamente quel sangue lo mandava fuori di testa, detestava non capire qualcosa.
- Professore, un'altro fante è morto in seguito alla sperimentazione -
Hojo si girò verso di la giovane scienziata e la guardò come se in realtà nemmeno la vedesse.
- Va bene -
La risposta tiepida che diede fece, paradossalmente, congelare tutto il laboratorio. Parecchi scienziati che componevano la sua equipe stavano avendo non pochi problemi di coscienza con quello che stava succedendo, anche se la cosa sembrava non sfiorare minimamente Hojo.

Ma, per uno degli assistenti, fu la goccia che fece traboccare il vaso. Si avvicinò ad ampie falcate al Professore che lo fissava con un sorriso falsamente cordiale sul volto e, anche se alcuni scienziati tentarono di fermarlo, non vi riuscirono.
- Professore, non trovo giusto tutto questo. Stiamo sacrificando vite su vite per nulla e non abbiamo ancora compreso appieno come funziona il sangue nero. Suggerisco di fermarci e riguardare con calma la struttura del sangue o così non arriveremo da nessuna parte -
Hojo lo fissò, sollevò impercettibilmente la mano in cui stringeva la pistola. All'interno del laboratorio furono attimi di panico, tutti convinti che sarebbe stata la terza vittima, invece si grattò una tempia con la canna della pistola per poi rimetterla nella tasca del camice.
- Sospendete immediatamente la sperimentazione umana e ricominciate a lavorare sul sangue nero. Mantenete il soggetto in coma farmacologico, studiatelo in lungo e in largo. Voglio capire come funziona quel sangue -
Il sospiro fu universale. Era raro che Hojo cambiasse idea su qualcosa, ma quella volta era andata decisamente bene.
Fu così che ripresero in mano la ragazza, ricominciando con le analisi di base.

Hotel four seasons, settore 1
h 06:30

- Se il tempo fuori è sempre così, morirò di sonno -
Si erano alzate da poco e il tempo fuori era pessimo: una pioggia battente si era riversata sulla città facendola sembrare ancora più cupa e grigia di quanto già non sembrasse il giorno prima.
- In effetti è alquanto deprimente. Però non possiamo andare a letto ogni volta che piove, altrimenti passeremmo la missione a dormire. Quindi, al lavoro -
Katarina si sistemò nella zona bar della suite dove c'era un bancone in legno pregiato e luogo in cui era posizionato il pc.
- Ok. Fammi indovinare "cerca tutto quello che puoi sulla ShinRa", giusto? -
- Brava, in particolare cerca se c'è qualcuno che possa metterci i bastoni tra le ruote in maniera fastidiosa. Io vado a farmi un giro in città per vedere se scopro qualcosa, anche se non ci giurerei troppo -
- Va bene, divertiti -
- Spiritosa -

Hathor passò tutta la mattinata in giro a chiedere informazioni. Per muoversi più liberamente per la città aveva optato per un aspetto un po' più casual rispetto a quello con cui si era presentata in hotel. Chiese informazioni a chiunque le porse un orecchio ma, come previsto, non ne ricavò molto.
Quando tornò in hotel, il suo morale era davvero a terra, o forse anche un po' più in basso, ma non appena sentì il profumo di cibo quasi si precipitò all'angolo bar dove Katarina stava pranzando davanti al pc.
- Spero davvero che la tua ricerca abbia dato frutti migliori della mia -
- Intanto avevamo ragione: sicuramente è stata la ShinRa a prendere Aeni -
- Sicura sicura? -
- Sicura oltre ogni ragionevole dubbio -
Katarina aprì la schermata home del sito ufficiale della ShinRa cominciando a illustrare ciò che aveva trovato.
- Allora, la ShinRa Electric Power Company, una volta nota come ShinRa Manufacturing, era principalmente un'azienda produttrice di armi ma, circa quarant'anni fa, ha scoperto il Mako, che non è altro che la forza vitale di questo pianeta trasformata in energia elettrica dalla società. Ne hanno fatto il loro business principale e attorno ad esso ne sono cresciuti molti altri, primo fra tutti l'ingegneria genetica, da cui sono stati creati degli elementi che potrebbero darci non poco fastidio se venissero schierati: i SOLDIER -
- SOLDIER? -
- Sì, altro non sono che esseri umani geneticamente modificati per essere più forti dei soldati normali. Sembra addirittura che alcuni di loro abbiano dei fan club, ma non ho ancora cercato informazioni precise. Comunque questa azienda ha le mani in pasta dappertutto, oltre al fatto che controllano tutto il mondo grazie ai loro servizi. Il mondo ne è totalmente dipendente -
- Fantastico. Rimpiango il nostro mondo, dove l'unica cosa di cui si poteva accusare un'azienda elettrica è di aver truccato le bollette -
- Questa città ha anche un sindaco, in effetti, ma penso sia solo per fare bella figura in modo che nessuno pensi che sia l'azienda ad avere il totale potere -
- Fammi indovinare, lavora al palazzo della ShinRa -
- Hai la palla di cristallo? -
- No, ma già so che questa missione mi farà venire due palle astronomiche -
- Cosa te lo fa pensare? -
- La ShinRa ha una certa reputazione e, di certo, non si abbasseranno mai a ridarci Aeni perché glielo chiediamo gentilmente. Quindi, prepariamoci ad affilare gli artigli -
- Senza contare che potrebbero già aver scoperto che Aeni non è una ragazza come le altre. I SOLDIER li creano in laboratorio, e quindi dà da pensare che abbiano un laboratorio operativo. Sicuramente la terranno lì -
- E scommetto lo stipendio di questo mese, che il signor Presidente ci scatenerà contro tutto quello che può, per impedirci di riprendercela. Per ora abbiamo un piano abbastanza lineare ma, da quando avremo il primo tȇte-à-tȇte con lui, dovremo andare a braccio -
- É il piano migliore. Tu hai scoperto proprio niente? -
- Ecco, grazie per avermelo fatto venire in mente. Mentre obbligavo i cittadini a rispondere alle mie domande, mi hanno menzionato di sfuggita un'organismo particolare della ShinRa... I... Turks? É possibile? -

Mentre Hathor parlava, facendo avanti e indietro per la suite, Katarina l'aveva ascoltata pur non smettendo di scavare sul conto della ShinRa, per quello il norme che aveva pronunciato Hathor le sembrava familiare.
- Sì, ho letto quel nome da qualche parte... Ah ecco, sono registrati sotto il nome di "dipartimento investigativo affari generali" e sono preposti all'arruolamento dei SOLDIER... Sei sicura? -
- Non so chi siano, ma una cosa è sicura: in città ne hanno una paura fottuta. Per la seconda volta, scommetto che non sono proprio dei segretari -
- Non sarebbe strano, visto che qui nulla è come sembra -

Germania, Arcrow,
Sala conferenze h 16:54

Era in conferenza con i membri del Consiglio già da due ore e ancora non era riuscita a convincerli che Hathor non era una traditrice.
- So bene quanto sia delicata la missione, per questo ho mandato due dei nostri migliori guerrieri e trovo che i vostri sospetti su Hathor siano dettati dal razzismo -
- E noi troviamo che le sue scelte siano influenzate dall'amicizia contro natura che ha con quell'essere -
Il tono piuttosto ostile che il capo degli elfi Felaern, utilizzò, la indispose parecchio. Tuttavia non poteva permettersi di perdere la pazienza o l'avrebbero giudicata incapace di intendere e di volere, esattamente come era successo quando aveva deciso di assumere Hathor.
Felaern era fisicamente sulla cinquantina d'anni, nonostante ne avesse effettivamente qualche migliaio, e i capelli argentati non aiutavano a dargli un aria più giovane. Il cipiglio severo faceva tremare tutti, e tutti sapevano che era un dittatore ego maniaco anche se parecchio codardo.
- Voi avete delle riserve su di lei solo perché elfi e demoni sono nemici naturali. Siete voi a non avere capacità di raziocinio. Vi ricordo che l'uomo che ha fondato l'Ordine, mio padre, era un demone maggiore come Hathor -
- Già, e se fosse stato per me non avrei mai permesso che un demone comandasse il Consiglio -
- Curiosamente a nessuno di voi illustrissimi signori e signore è venuto in mente di creare l'Ordine, eravate troppo impegnati a credervi superiori a tutto e a tutti per fare qualcosa di concreto mentre il mondo cadeva a pezzi -
- Modera il linguaggio, signorina. Non hai alcun diritto di parlarci in quel modo -
Prese la parola Syneus esponente dei centauri. Era stato un guerriero fiero e leale, aveva combattuto molte battaglie, solo che con la vecchiaia si era infiacchito nel comando e, una volta poggiate le sue chiappe da cavallo sui cuscini di velluto del Consiglio, era diventato un lavativo arrogante di prima categoria.
- No, penso che voi non abbiate il diritto di rivolgervi così a Mirjana e nemmeno ad Hathor. Hanno sempre protetto il mondo e sono arrivate dove nessuno sarebbe riuscito. Siete ingiusti con loro perché volevate avere voi le idee che hanno avuto loro. Siete vecchi derelitti che ormai non hanno più nulla, se non un potere di cui abusano per complicare il lavoro ad altri -
La driade Almyra era sempre stata misteriosamente dalla loro parte. Donna dalla bellezza fulminante, nonostante la pelle, i capelli e gli occhi verdi era una grande regina e stratega anche se non sapeva combattere, cosa che gli altri due le rinfacciavano costantemente.
- Pensa a curare i tuoi alberi, driade. Qui si parla di missioni e di guerra, tutte cose di cui una donna non dovrebbe occuparsi -
Lo sguardo che Elmyra rivolse a Felaern era pacato segno che stava per mettere a segno la stilettata finale.
- Già, ricordo bene quanto sei stato bravo nella guerra dei trecento anni. Oh, che errore, quello era tuo figlio a cui avevi promesso di passare il trono dopo la guerra in cui è misteriosamente morto, mentre tu eri rintanato nella sala del trono a far finta di non fartela sotto -
- Come ti...?!! -
- Allora chiudi la bocca. Mirjana, sappiamo bene quello che voi e Hathor avete fatto per il mondo e sa bene cosa ne penso. Stia attenta, non mi preoccupo che Hathor scappi o tradisca, mi preoccupa di più il fatto che venga uccisa. Lei sa bene quanto me che la quasi immunità dei guerrieri dell'Ordine proviene dal suo sangue, se le accadesse qualcosa i confini tra il Mondo Umano e il Mondo Nascosto verrebbero infranti di nuovo... -
- ... Poiché si spargerebbe la voce che noi dell'Ordine non possiamo più difenderli. Ho capito, la ringrazio molto per la fiducia, vi terrò informati -
- Grazie e buona fortuna -

Quando il collegamento si chiuse, Mirjana si accasciò scomposta sul trono. Qualche minuto dopo sentì il ticchettio degli stivali della figlia che percorreva il corridoio di sinistra, infatti, tempo pochi secondi e Halen si fece vedere mentre le portava un bicchiere d'acqua.
- Grazie, Halen -
Mirjana bevve talmente avidamente l'acqua che quasi le andò di traverso. Una volta finita, chiuse gli occhi e poggiò la testa al trono cercando di sopprimere il tremendo mal di testa che la attanagliava senza pietà.
- Con il Consiglio è sempre la solita storia, vedo -
Nonostante il tono lievemente ironico sul viso della ragazza non passò nessuna emozione, rimase seria e composta come una statua.
- Già, e come al solito l'unica che sta dalla nostra parte è Elmyra. Ma lei è giovane, è da poco entrata a far parte del Consiglio e non ha molta voce in capitolo -
- Vuol dire che non è un buon momento per chiedere udienza? -
Si voltarono verso l'entrata della sala, dove Gladio stava percorrendo il corridoio centrale fino ad arrivare al primo gradino che lo separava dal trono.
- Non vieni qui senza avere qualcosa di serio da dirmi, quindi spara -
Gladio prese un respiro profondo prima di rispondere a Mirjana. Aveva promesso a Noctis che non avrebbe detto nulla per non metterlo in imbarazzo, e aveva promesso ad Hathor che gli avrebbe sempre buttato un occhio per controllare che non facesse scemenze.
- Sono preoccupato per Noctis: mangia poco o niente, a stento si allena e parla ancora meno del solito. Qualche giorno fa l'ho beccato davanti alla porta del loft di Hathor, immobile. É preoccupato a morte, quando gli si chiede come sta nemmeno ti risponde e parla solo per domandare della madre -
Mirjana lo ascoltò in silenzio anche lei preoccupata, non tanto per Noctis quanto per il fatto che ancora non era riuscita a mettersi in contatto con Hathor e Katarina. Era passato quasi un mese da quando se n'erano andate.
- Dì a Noctis che non mi muoverò dalla Sala Azzurra finché non le avrò contattate e allora gli saprò dire qualcosa di preciso, anche se sono convinta che non sia successo nulla di male a nessuna delle due. Capisco la sua preoccupazione, ma deve mantenere il controllo o lo farò sospendere dall'incarico. Riferisciglielo, per favore -
- Va bene, attenderemo che ci diciate qualcosa di più preciso -
Con un lieve cenno della testa a mo' di inchino Gladio uscì dalla sala. Mirjana si girò verso la figlia con un'espressione a dir poco preoccupata.
- Credevo non sarebbe stato complicato contattarle una volta andate in quel mondo, in fondo avevo già trovato il tatuaggio di Aeni, ma la cosa si è fatta inspiegabilmente complicata. Penso che mi serva qualcosa di un po' più forte dell'acqua, ti spiace? Lasciami la bottiglia fuori dalla Sala Azzurra, e avverti che non sarò disponibile fino a ora da destinarsi -
Mirjana si alzò dallo scranno dorato, per poi prendere il corridoio di destra che portava ai suoi alloggi e, in fondo al corridoio, alla Sala Azzurra.

La Sala Azzurra era un luogo decisamente suggestivo: a causa di un notevole effetto ottico sembrava che non avesse pavimento o soffitto, e come ben suggeriva il nome, tutto era azzurro. Una passerella in marmo celeste polvere con piccoli fiumiciattoli di acqua ai lati, conduceva a un gazebo blu con intarsi dorati, in mezzo ad esso, vi era posato un enorme e comodo cuscino blu elettrico. Sembrava veramente di stare sul fondo dell'oceano.
Mirjana si sistemò a gambe incrociate sul cuscino, facendo respiri profondi per rilassarsi e fissando i fiori di loto bianchi che galleggiavano nei fiumiciattoli, poco dopo i suoi occhi si rovesciarono all'indietro perdendo contatto con ciò che la circondava. 

Midgar, Hotel Four Seasons,
h 20:24

Nonostante Hathor non avesse trovato niente la mattina, insisté per ritentare nel pomeriggio, e da quando era uscita, Katarina aveva una brutta sensazione.
I demoni non erano creature molto prudenti, forti delle loro capacità, si buttavano nelle situazioni pericolose a testa bassa e Hathor non faceva eccezione quando le toccavano le persone a lei care. Per questo, era convinta, che si sarebbe messa nei guai molto in fretta e altrettanto in fretta avrebbe cercato lo scontro diretto con il Presidente.
Curioso.
Di solito non si preoccupava mai per lei. A dire la verità, non si preoccupava mai di nessuno.
L'avevano tradita le persone che avrebbero dovuto proteggerla e, fin quando non era entrata nell'Ordine, l'unica persona di cui si era sempre fidata era sé stessa.

Proprio mentre era persa in quei pensieri, la porta d'entrata si aprì segno che Hathor era tornata. Appena richiuse la porta si liberò del travestimento.
- Come è andata? -
- Come stamattina. Non potrò più cercare notizie in questo modo: un signore si è insospettito dicendomi che stamattina un'altra signora più giovane aveva chiesto della luce che avevano visto ieri notte -
- Era prevedibile. Comunque io ho trovato informazioni sui SOLDIER -
- Come al solito quella che ha i risultati più concreti sei tu -
- Solo perché io so usare un pc senza farlo esplodere -
- Cosa hai scoperto? -
- In realtà non è stato troppo complicato trovarle: come ti dicevo stamattina, i SOLDIER di classe più alta hanno dei fan club finanziati dalla ShinRa, ma questi tre in particolare sono i più famosi: Angeal Hewley, 25 anni, 195 cm. Arriva da una famiglia molto povera in un paesino abbastanza distante da qui. É entrato in SOLDIER giovanissimo, a soli 16 anni e ha fatto carriera molto in fretta. Il padre era un fabbro ed è morto poco dopo il suo ingresso nel corpo, l'unico parente ancora in vita che ha è la madre che vive ancora nel suo paese natale -
Mentre Katarina leggeva, Hathor guardava la foto dell'uomo a lato della biografia. I lineamenti del volto erano duri e seri, la mascella squadrata era ben rasata, al contrario del pizzetto sul mento. Le sopracciglia sottili davano profondità a uno sguardo molto severo accentuato dagli occhi cerulei. I capelli neri e lisci erano sistemati all'indietro, tranne che per due sottili ciocche che gli ricadevano ai lati del viso. La fotografia terminava a metà del petto massiccio e muscoloso esattamente come doveva essere il resto del suo corpo. Non era il classico bell'uomo su cui tutte sbavavano, ma possedeva un certo fascino. Hathor si convinse che quegli occhi e quei muscoli rubassero diversi cuori. Aveva decisamente l'aria di un uomo tutto d'un pezzo, di quelli obbedienti fin quasi al servilismo e poco propensi a farsi troppe domande quando gli venivano impartiti gli ordini.
A vederlo non poteva non fare il confronto con Gladio, fisicamente gli somigliava davvero molto, anche se quel SOLDIER sembrava più giovane. Gli avrebbe dato meno anni rispetto a Gladio.
- Il secondo si chiama Genesis Rhapsodos, anche lui 25 anni per 188 cm di arroganza pura. Viene dallo stesso paesino del primo, solo che questo è un viziatissimo figlio di papà. Sembra che lui e Angeal siano amici fin da piccoli e siano entrati insieme in SOLDIER. Suo padre è un grande proprietario terriero e ha un attivo business di succhi di frutta. I suoi genitori sono ancora vivi, ma sembra che non parlino molto con figlio. O il figlio non parla molto con loro. Sembra sia appassionato di libri e legge molto. Anche se qui c'è scritto che legge praticamente solo un libro chiamato LOVELESS -
Era molto diverso da Angeal e non solo fisicamente, specialmente per come si poneva. I capelli di media lunghezza ramati, incorniciavano un volto giovane e affilato nascondendone parzialmente lo sguardo presuntuoso come lo era il ghigno che gli piegava appena le labbra sottili. 
Era evidentemente un ribelle, al contrario dell'amico, doveva odiare le regole a cui o non prestava ascolto o le infrangeva per puro divertimento. Anche per lui la foto finiva metà petto, era decisamente meno muscoloso dell'amico, ma se era nel corpo non dubitava che fosse ben allenato e con un fisico tonico.
- L'ultimo, e a giudicare dai suoi fan anche il numero uno fra i SOLDIER, è Sephiroth. Stessa età degli altri due, 190 cm di altezza. Considerato il SOLDIER più forte che esista, dicono che le sue abilità in battaglia siano eccezionali. Ma qui arriva il bello: non si sa niente di lui. Da dove arriva, la sua famiglia, niente -
Katarina parlava, ma Hathor fissava la foto del SOLDIER.
Gli somigliava troppo.
Somigliava veramente troppo a suo padre. Gli stessi capelli lunghi argentati, lo stesso sguardo severo e arrogante allo stesso tempo, che gli conferivano quell'alone di mistero e fascino. Al contrario di Angeal, Sephiroth era il classico tipo che, sicuramente, alle donne piaceva. Anche se probabilmente, lui nemmeno lo notava.
Senza quasi rendersene conto si ritrovò ad accarezzare con lo sguardo quel volto sullo schermo del pc. Imparò ogni linea del suo viso, ogni piccola ruga d'espressione. Gli occhi verdi erano ciò che comunicavano di più su di lui. Aveva già visto quello sguardo su suo padre quando comandava gli eserciti di demoni. Era lo sguardo di qualcuno che non perdeva.
Quel pensiero le fece ribollire il sangue. I demoni erano creature molto istintive e, sapere di qualcuno che poteva tenerle testa in combattimento, la fece quasi eccitare.

Tanto era presa dai suoi pensieri, nemmeno si accorse che Katarina la stava chiamando da almeno cinque minuti.
- Hathor! -
- Mh? -
- "Mh?" niente. Ti sto chiedendo cosa ne pensi e tu mi stai ignorando -
- Io... -
Non riuscì a dire nulla di senso compiuto, perché un fortissimo ronzio le fece gemere dal dolore. Poco dopo, una voce ben conosciuta fece capolino nelle loro teste.
- Finalmente! Pensavo sarebbe stato più semplice trovarvi -
- Mirjana??! -
- Già. Avevo tentato di contattarvi qualche settimana fa, ma dove eravate? -
- Come qualche settimana fa? Siamo qui da due giorni -
- Mi spiace ragazze, ma è passato quasi un mese da che siete via -
Katarina e Hathor si fissarono piuttosto perplesse, salvo poi capire cosa potesse essere successo.
- Questo vuol dire che lo scorrere del tempo tra le due dimensioni è diverso. Per noi sono passati solo due giorni, ma se per voi è più di un mese... -
- Questa novità potrebbe cambiare tutto: potrebbero volerci anni prima che torniate qui -
- Come faranno? I Cacciatori, intendo. Hanno bisogno del sangue di Hathor per poter andare in missione o non avrebbero vita molto lunga nel Mondo Nascosto -
- Per quello non c'è pericolo: andate in casa mia, fatevi dare la chiave da Noctis, nel freezer grande nella camera dell'armadio, c'è una scorta del mio sangue. Oltre a quella presente alla sede dell'Ordine, ogni sera me ne tolgo almeno una fiala per averne di scorta. É probabile che non faremo in tempo per l'anno nuovo, qui le cose sono veramente complicate -
- Che vuoi dire? -
- Voglio dire che non siamo capitate in un mondo disabitato, ma in un civilizzato come il nostro e con un tiranno a comandarlo. Ha lui Aeni, e per recuperarla potrebbe volerci un po' -
- Va bene, mi raccomando state attente -
- Oh, giusto per curiosità, una volta recuperata Aeni come facciamo a tornare? Per venire qua hai attivato un portale, ma per tornare? -
- Per il ritorno Hathor sa cosa fare, non preoccuparti. Allora buona fortuna, ragazze -
A stento riuscirono a risponderle prima che il contatto si interruppe. Probabilmente comunicare tra dimensioni era molto dispendioso a livelli di energia fisica e mentale e le interferenze erano tante.
- Perché hai il tuo sangue nel freezer? -
- Come perché? Hai idea di quanti Cacciatori ci siano all'Ordine a cui devo dare il mio sangue? Se mi facessi il prelievo solo quando serve, mi dissanguerei a morte -
- Giusto. Allora, il prossimo passo? -
- Penso sia ora di chiedere un appuntamento al Presidente -

Spazio autrice

Volevo solo informarvi che tenterò di restare il più possibile nei personaggi (parlo di quelli canon di FFVII) anche se l'OOC sarà quasi inevitabile essendo un fan fiction. Grazie mille e buona lettura.

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Capitolo 3
*** CAP. 3 ***


CAP. 3 CAP. 3

Settore 1, ShinRa Building
h 09:01

- Ma perché dobbiamo fare questa cosa? -
- Perché dobbiamo recuperare Aeni. Ti ricordi Aeni? Piccola, capelli e occhi castani? Una gran rompiscatole? -
Avevano deciso che avrebbero fatto la prima mossa quella stessa mattina e stavano tentando di accordarsi sulle parti da recitare ma, visto che nessuna voleva accollarsi la seccatura di parlare di affari col Presidente, si stava rivelando piuttosto dura mettersi d'accordo.
- Sì... Ok... Non era quello che intendevo. Ma perché abbiamo bisogno di questa mascherata? Visto che in ogni caso dubito che ci facciano fare un giro turistico del palazzo -
- Infatti non sarà quello il nostro obbiettivo. É ovvio che non recupereremo Aeni oggi, questa messinscena serve solo a farci capire con chi abbiamo a che fare -
- Mah, io avrei optato per i vecchi classici metodi -
- Non possiamo entrare a spade sguainate come i pirati e dire "aargh, liberate la nostra compagna o ve ne faremo pentire". Sarebbe stupido... E mortalmente imbarazzante, dobbiamo conoscere il nemico meglio di quanto si conosca lui stesso, sapere in anticipo i loro piani e come si muoveranno, per questo i decriptatori e i microfoni -
- Va bene, va bene. Ma io non intendo rimanere nell'ufficio di quel pallone gonfiato! -
Con un enorme sospiro di rassegnazione, Hathor decise di "sacrificarsi per il bene comune" visto che s'intendeva abbastanza bene d'affari da capire almeno cosa fosse l'IVA (anche se la domanda era: ma esisteva in quel mondo?), mentre Katarina, sbuffando un po', avrebbe interpretato la parte della sua segretaria.

Una volta arrivate nella piazza principale, rimasero per qualche secondo a osservare il palazzo per poi prendere un respiro profondo ed entrare a testa alta.
Come prevedibile, anche solo l'entrata era enorme.
Una volta varcate le porte d'ingresso, proprio al centro del foyer c'era un pannello elettronico che indicava che reparto era adibito ogni piano e come raggiungerlo. Al centro della hall, disseminata di piante verdi, era sistemata una piccola reception, dove una giovane donna in tailleur blu scuro con la spilla rossa della ShinRa, parlava in modo concitato al telefono.
Ai lati della reception c'erano ben tre scale per parte: una con i classici scalini rivestiti di moquette blu e due scale mobili.
Subito dietro la reception, invece, era presente una zona shopping che esponeva tutti i vari prodotti della ShinRa, mentre degli schermi facevano vedere a rotazione diverse pubblicità della ShinRa.
Sopra l'area shopping era situata una saletta in cui era evidente ci fosse un bar per gli ospiti.
Quattro stendardi rossi riportanti il simbolo della ShinRa, erano sospesi sopra la reception e la hall, evidentemente costruita per dare un senso di impotenza a chiunque vi entrasse, permetteva di vedere bene i piani superiori almeno fino al decimo.
La hall era, fortunatamente, poco affollata: erano presenti solo un paio di persone che davano un'occhiata all'area shopping, mentre al bar erano seduti qualche dipendente. Al contrario, piani che si potevano scorgere dalla hall, erano brulicanti di vita, infatti era facile notare gli impiegati che camminavano freneticamente avanti e indietro.

Katarina e Hathor, che ormai avevano perso la baldanza con cui erano partite, si fermarono all'help desk fingendo di consultarlo.
- L'ufficio del Presidente è sicuramente all'ultimo piano -
- Beh dove ti aspettavi che fosse? Il vero problema è far bere la balla alla receptionist. Non so se riusciremo ad avere oggi l'appuntamento col Presidente  -
- Già, ma non possiamo tornare indietro e ripassare domani. Anche il più idiota tra gli idioti si accorgerebbe che qualcosa non va. Io voto per tentare, male che vada ci faremo dare un appuntamento per un altro giorno -
Hathor soppesò l'idea di Katarina.
- Forse non sarà necessario tornare domani. In fondo il piano prevede che siamo qui per affari, io direi di calcare su quell'aspetto. Quale ingordo uomo d'affari non vuole sentire una buona proposta? -
- Sì, ma ti ricordo che non abbiamo preparato questa fantomatica "buona proposta" da rifilare al Presidente -
- Non ti preoccupare. Qualcosa mi verrà in mente -
- Perfetto. Qualcosa tipo cosa? -
- Qualcosa. Dobbiamo andare alla reception perché la tipa ci sta guardando da un paio di minuti e fa un po' strano rimanere qui a parlare con aria cospiratrice -
Si avvicinarono alla reception con un sorriso che più falso non si poteva, ma la signorina dietro il bancone non sembrò darci troppo peso, ricambiando quel sorriso con un'altro altrettanto fittizio.
- Salve, signore. In cosa posso esservi utile? -
- Se dovessimo parlare con il Presidente è possibile farlo oggi o dobbiamo prendere un appuntamento per un'altro giorno? -
Hathor e Katarina si godettero l'espressione sconvolta della ragazza. Si riprese pochi secondi prima che Hathor le chiedesse se l'avesse colta una paresi facciale.
- Scusatemi, è raro che riceva questa richiesta. Se non sono indiscreta, di cosa vorreste discutere con il Presidente? -
- Affari. Abbiamo una proposta da fargli -
- Capisco. Se mi concedete qualche minuto, contatto la sua segretaria per sapere se il Presidente è nel suo ufficio e se è disposto a ricevervi -
- Prego. Faccia con comodo -

La ragazza si attaccò al telefono per qualche minuto. Dopo un po', vedendo che non riusciva a contattare la segretaria, invitò le due a sedersi al bistrot che stava di sopra, dicendo che le avrebbe avvisate non appena saputo se il Presidente poteva riceverle. Consegnò loro due tessere per le consumazioni gratis dicendo che, per gli ospiti del Presidente pagava la compagnia.
Hathor e Katarina si sedettero a un tavolo il più possibile appartato ordinando due caffè. Da lì si vedeva l'entrata e quei pochi dipendenti che andavano e venivano senza quasi guardarsi in faccia.
- Una volta devo aver avuto un incubo simile. Non rimpiango la mia scelta di essere diventata una killer professionista piuttosto che ridurmi a una scialba segretaria -
Hathor portò la sua attenzione a Katarina che guardava tutti quasi schifata.
- Penso che anche loro, se potessero, sceglierebbero una vita diversa. Dire sempre di sì e sorridere a un tiranno non deve essere facile -
- Oh sì, immagino quanto possa essere complicato rinunciare alla propria dignità in cambio di soldi e un posto migliore a teatro -
- Sono tutti vestiti degli stessi colori nero, grigio o marrone. Che allegria -
- É una cosa che ho notato anche io alla nostra prima gita in città. Nonostante i neon e le vistose insegne, questa città è povera di colori... -
- ... E di gioia di vivere. Sembra vadano tutti avanti per inerzia -
- Tipico delle metropoli -
Proprio in quel momento videro comparire in cima alle scale la receptionist che le cercava con lo sguardo. Le fecero segno e lei si avvicinò.
- La segretaria mi ha detto che il Presidente ShinRa è pronto a ricevervi. Al terzo piano troverete uno svincolo per gli ascensori, vi porterà fino al cinquantanovesimo piano, da lì ne prenderete un'altro per il settantesimo -
- Grazie -
Si avviarono su per le scale per raggiungere il terzo piano e al contempo non si perdevano nessun dettaglio, seppur minimo.
- Cosa ne pensi? -
- Penso che, una volta detto al Presidente ciò che bisogna, non sarà affatto uno scherzo uscire da qui. Il piano terra è pieno di telecamere a circuito chiuso e scommetto che è lo stesso per tutti i piani, anzi, più si sale più ce ne saranno -
Una volta entrate nell'ascensore non riuscirono più a parlare, grazie al via vai di impiegati. Li osservarono tutti accuratamente: mentre loro non le calcolavano nemmeno, tanto erano concentrati sui loro documenti o sui loro telefoni, potevano benissimo avere dei bazooka in mano e nessuno se ne sarebbe accorto.
Arrivarono al cinquantanovesimo piano per poi prendere l'altro ascensore.
La tensione cominciava a crescere.
La paura di essere scoperte e uccise prima ancora di chiedere qualcosa.
Nonostante facessero quel lavoro da anni, la paura del fallimento non era mai venuta meno.
Ai suoi allievi Hathor diceva "è la paura del fallimento che vi impedisce di fallire", ma in quel momento, con la vita della sua allieva come posta, la tensione e la paura li sentiva eccome.

Quando le porte dell'ascensore si aprirono si trovarono di fronte a quella che, presumibilmente, fosse la segretaria del Presidente. Una ragazza giovane, non doveva avere nemmeno trent'anni, vestita come di consuetudine con un tailleur blu scuro completo di spilla della ShinRa, décolleté nere, camicia bianca, crocchia e occhiali da vista. Un tipo ordinario anche nell'aspetto con i suoi capelli e occhi marroni e la carnagione chiara.
- Voi due siete le signore di cui mi hanno parlato, suppongo. Io sono Selene Cross, la segretaria personale del Presidente Shinra -
- Piacere, io sono Myra Thorne e lei la mia segretaria Elinor Seyes. Immagino ti abbiano anticipato perché siamo qui -
- Sì, certo. Seguitemi prego, il Presidente vi aspetta -
La moquette rossa posata in terra, i mobili pregiati e i quadri raffinati alle pareti rendevano quel piano più una galleria d'arte che un ufficio. In fondo a quello che sembrava un'interminabile corridoio, c'era una massiccia porta di legno finemente intagliata. Le pregò di attendere qualche secondo affinché potesse annunciarle al Presidente, per poi farle accomodare chiudendo la porta dietro di loro.
L'ufficio era enorme.
La moquette rossa del corridoio proseguiva anche all'interno dell'ufficio, costeggiato da lussuosi vasi contenenti piante verdi e ben curate posati su dei gradini illuminati debolmente con delle luci led. Subito in fondo, posta sopra due ampi gradini, c'era la scrivania disposta a ferro di cavallo del Presidente e alle sue spalle un'immensa vetrata che dava sulla città con il logo della compagnia stampato sopra.
Ed era proprio dietro la scrivania che il Presidente era seduto, impegnato a guardare dei documenti, ma non appena sentì la porta chiudersi alzò la testa mettendo i documenti accanto al computer che stava alla sua destra e alzandosi per stringere la mano alle due donne. 
- Signore, benvenute -
- Salve, signor Presidente. É un piacere conoscerla, sono Myra Thorne e lei la mia segretaria Elinor Seyes -
- Piacere. Vogliate scusarmi per avervi fatto attendere così tanto nel foyer, tuttavia non aspettavo ospiti per oggi e le procedure per prendere un appuntamento con me sono molto diverse rispetto a quelle seguite oggi -
- Ci scusiamo anche noi per questa improvvisata, tuttavia mi hanno insegnato che per discutere d'affari è necessario muoversi di persona, per questo sono venuta direttamente qui -
- Condivido il suo pensiero, signora. Posso offrirvi qualcosa da bere? Un tè? Vino? -
- Un tè andrà più che bene. Preferisco condurre gli affari a mente lucida, grazie -
- Molto bene. Selene? SELENE?! -
Al secondo urlo, la segretaria rispose al telefono.
- Sì, signor Presidente? -
- Porta alle nostre ospiti il miglior tè che abbiamo -
- Subito -
- É una ragazza adorabile -
- É ancora inesperta, l'ho appena assunta. Allora, ditemi pure -
- Arriverò subito al sodo: di recente i laboratori hanno scoperto una cosa molto interessante, manipolando le molecole è possibile creare un tessuto antiproiettile, tuttavia, perché sia efficace più di una volta deve essere rinforzato con altro -
- Parla del mako? -
- Precisamente -
Appena si accorse che Selene era rientrata nell'ufficio interruppe il discorso per permetterle di poggiare comodamente il vassoio in fine argento sulla scrivania del Presidente. Una volta fatto la ragazza, un po' tremante, si ritirò di buon ordine con un lieve inchino ai presenti.
- Prego, signore -
Ringraziando, presero una tazzina a testa e un dolcetto al cocco.
- Lei non ci fa compagnia? -
- No, grazie. Non sono tipo da tè -
Infatti, si versò una generosa quantità di vino rosso in un calice per poi cominciare a sorseggiarlo lentamente.

Katarina li osservava.
Sembravano due pitbull che si stavano studiando per scoprire in che punto fosse meglio azzannare l'altro.
Decise che avrebbe tagliato la corda il prima possibile da quel dannatissimo ufficio, non voleva stare lì ad assistere a quei discorsi altisonanti grondanti finta melassa.
Trovò la sua occasione pochi minuti dopo aver finito il thè, quando la sua vescica reclamò il bagno.
- Scusatemi molto ma, dovrei andare in bagno. Dove..? -
- Oh sicuro. La faccio accompagnare da Selene -
Richiamò la segretaria ordinandole di accompagnarla in bagno. Seguì la ragazza fuori dall'ufficio, fino all'ascensore capendo che, curiosamente e fortunatamente, il bagno non c'era su quel piano. Questo dettaglio le avrebbe facilitato il lavoro, altrimenti sarebbe stata dura spiegare come mai si trovava a zonzo nei piani alti della ShinRa.
Per rompere un po' il ghiaccio, decise di domandare alla segretaria.
- Immagino che il bagno presente al settantesimo piano sia privato, vero? -
- In effetti sì. É riservato solo al Presidente -
- Perdona l'invadenza della domanda, ma se tu dovessi avere un urgenza? -
- Dovrei comunque scendere al sessantaseiesimo piano, dove stiamo andando ora. Il bagno del Presidente è offlimits per tutti i dipendenti -
- Non oso immaginare durante il ciclo cosa ti tocchi fare -
La segretaria, evidentemente più timida di Katarina, arrossì per il commento rispondendole comunque cortesemente.
- Normalmente mi fermo in bagno la mattina quando arrivo, in pausa pranzo e prima di tornare a casa. E bevo pochi liquidi durante l'orario di lavoro -
Quando arrivarono al piano, la prima cosa che Katarina notò fu che era decisamente più caotico. Infatti, come le spiegò Selene, su quel piano c'erano gli uffici dei vari dirigenti, dei loro segretari e assistenti.
Mentre Selene le spiegava un po' come funzionava, una donna bionda uscì da un ufficio alla destra di Selene dandole una spallata. La bionda proseguì come se nulla fosse successo, anzi, addirittura la ragazza si scusò con la donna che probabilmente finse di non sentirla.
A quel palese atto di arroganza e maleducazione, lo spirito giustiziero di Katarina ribollì di rabbia.
- Mi scusi, penso che abbia urtato la ragazza. Potrebbe almeno scusarsi, non le pare? -
Come se avesse urlato le peggiori parolacce presenti nel suo vocabolario, piuttosto fornito tra l'altro, tutte le persone che giravano per il piano si fermarono osservando la scena quasi paralizzati.
A rallentatore, la donna si fermò e si girò verso di loro.
Lo sguardo carico di disprezzo nei suoi occhi, e il fatto che Selene le stesse praticamente bloccando la circolazione al braccio nel tentativo di farla desistere, la obbligarono a ingoiare il rospo e tacere.
- Mi spiace, devo essermi sbagliata -
La donna non disse nulla, semplicemente la squadrò dall'alto in basso e, senza dire nulla, si girò proseguendo per la sua strada. Solo allora il via vai dei vari uffici ricominciò. Katarina poté sentire molti degli impiegati commentare l'accaduto.
- La ringrazio per non aver detto nulla -
- Sono tutti così gentili da queste parti? E poi chi diavolo è? -
- Si chiama Scarlet. Dirige il dipartimento di sviluppo armi. Diciamo che l'educazione non è uno dei punti forti qui. Sono i dirigenti e il Presidente a decidere. So che il Presidente ha avuto due segretarie prima di me: con una ha avuto un figlio illegittimo, l'altra amava curiosare fra i documenti e un giorno è sparita -
- Fantastico -
- Purtroppo non abbiamo molta scelta. Il 98% delle persone che risiedono qui nella città alta lavorano alla ShinRa e il restante 2% ha familiari che ci lavorano. O sottostai a certe condizioni, oppure prendi posto nei bassifondi e ci rimani -
- É uno schifo -
La segretaria forzò un sorriso.
- Comunque questo è il bagno. L'aspetto fuori -
- Non preoccuparti, ricordo la strada. Posso tornare da sola  -
- Ma... -
- insisto. Scommetto che hai cose molto più produttive da sbrigare piuttosto che farmi da balia. Vai pure, se mi perdo chiederò a qualcuno -
La segretaria tentennò ancora qualche momento, prima di annuire e tornare verso gli ascensori.
Una volta assicuratasi che la segretaria fosse davvero andata via, fece quello che doveva fare in bagno, dato che ci doveva andare per davvero, dopodichè diede un'occhiata all'antibagno dove c'erano i lavandini. Fortunatamente quella sezione era in comune sia col bagno delle donne che con quello degli uomini e sapeva bene che se c'era un posto dove le persone si confidavano e lamentavano era proprio il bagno.
Piazzò un paio di microfoni sotto ai lavandini e uscì.
Proseguì piazzando decriptatori e microfoni per tutto il piano, dove poteva, per poi ripetere l'operazione su tutti gli altri piani fino al settantesimo, e il fatto che gli impiegati fossero tutti occupati da curarsi di lei, giocò a suo favore.

Quando Katarina la lasciò a parlare con il Presidente, Hathor era già pronta a sfoderare la sua migliore faccia da culo, imparata in tutti gli anni che era regina, per fargli bere quella stronzata che si era inventata. Gliel'avevano spiegato molto bene i suoi insegnanti di etichetta a palazzo: mai lasciar trasparire emozioni dal viso, bisogna essere cortesi e gentili ma sempre insondabili.
Non avrebbe mai pensato che ciò che aveva appreso durante quelle noiose e lunghissime lezioni, le sarebbe stato utile in una situazione del genere.
Si appuntò mentalmente di mandare una lettera di ringraziamento ai suoi insegnanti.
Se erano ancora vivi dopo l'invasione di Niflheim.
Aveva cominciato illustrando dei dettagli inventati di sana pianta e spacciati per i dieci comandamenti, con sua somma sorpresa, aveva addirittura notato dell'interesse da parte del Presidente.
Quando terminò il suo discorso, bevve un'altro sorso di tè ormai completamente freddo, mentre il Presidente pensava a ciò che gli aveva detto. In quella pausa dalle trattative, Hathor, si mise a fissare fuori dall'immensa vetrata pensando a come poteva stare Aeni, fino a che il Presidente stesso non interruppe il flusso dei suoi pensieri.
- Noto che le piace la vista che c'è da qui, signora -
- Lo ammetto, sì. É davvero incantevole -
Il Presidente si girò con la sedia verso la vetrata dandole le spalle.
- La miglior vista di Midgar -
In quel momento decise che avrebbe lanciato l'amo, incurante del fatto che probabilmente il Presidente le aveva offerto l'occasione di proposito. In fondo, era lì per quello.
- Ho sentito che ci sono stati dei problemi un paio di giorni fa. Gli abitanti parlavano di una stella caduta -
Il Presidente si bloccò girandosi immediatamente verso di lei.
- Le persone hanno bisogno di avere sempre qualcosa su cui spettegolare. Nulla di quello che le è stato raccontato è vero, e comunque, tutto è già stato risolto -
Un lieve sorriso piegò le labbra di Hathor.
- Allora qualcosa è successo. Cosa era? -
- Lei ha frainteso, signora. Volevo dire che ho mandato i miei uomini a controllare, ma non c'era nulla di anomalo -
Era un notevole bugiardo. Non si meravigliava del fatto che avesse in mano quel mondo, era molto abile a mentire e a rigirare la frittata a suo vantaggio. Ma ora non era proprio il momento di lodare le sue capacità, doveva dilatare il più possibile i tempi per permettere Katarina di piazzare quanti più decriptatori e microfoni poteva e carpirgli informazioni.
- Capisco, la mia era pura curiosità. Sa, ero già in città quando è successo e mi aveva parecchio incuriosita. Se insieme a quella luce fosse arrivato anche qualcosa, mi sarebbe piaciuto poterlo studiare -
Hathor cominciò a fissarlo negli occhi, ma quell'uomo non tradiva la minima insicurezza. Poi, di colpo, si poggiò allo schienale della sedia e aspirò profondamente dal suo sigaro per poi posarlo ancora acceso, nel posacenere alla sua destra.
Hathor capì che stavano arrivando alla resa dei conti, ma ciò che le chiese il Presidente la fece vacillare.
- Sa, signora, non mi ha ancora detto da dove viene -
- Come, prego? -
- Sì, non mi ha detto dove sono i vostri laboratori e da dove venite. Da Junon, forse? -
Hathor cominciò ad essere visibilmente in difficoltà non avevano preparato quella parte, mentre il sorriso sadico sul volto del Presidente si allargava sempre di più.
- Poteva essere interessante, ma devo rifiutare la sua proposta. E ora gradirei sapere i vostri reali piani -
- Che intende? -
- É chiaro che sapete della ragazza che ho trovato, quindi vorrei sapere cosa rappresenta lei per voi -
Non poteva dirgli chi erano in realtà lei, Aeni e Katarina o avrebbe trovato un modo per ricattarle con la vita della sua allieva. Non che non potesse farlo comunque, ma rivelargli tutto quanto non era decisamente l'idea migliore, quindi decise di continuare a giocare la carta della "donna d'affari".
- La ragazza è un prodotto della mia equipe. Immagino che avete trovato ciò che c'è nelle sue vene, il sangue nero. Quel sangue è un prodotto sintetico, realizzato utilizzando il mio DNA e possiede delle caratteristiche particolari, di cui sono sicura siete già al corrente -
Una menzogna con in mezzo delle sane mezze verità, il tutto senza scoprirsi troppo.
- Quindi è una vostra proprietà -
- Esattamente -
- Beh, non importa più perché ora è mia e i miei laboratori la stanno studiando. Quindi, per poterci lasciare nel migliore dei modi, vi chiederei di consegnare tutto il materiale che avete su quella ricerca. Da oggi mi appartiene -
Hathor non poté fare a meno di sorridere della prepotenza del Presidente. Era chiaro che i soldi e il potere che ne derivava gli avevano dato alla testa, era convinto di poter aver tutto e che tutto gli fosse dovuto.
- Lo trova divertente -
- Quello che trovo divertente è che lei sia così sicuro che lo farò senza opporre resistenza. Non sarà così facile per voi -
Hathor si alzò dalla sedia e guardò il Presidente dall'alto in basso con sufficienza.
- Speravo di poter risolvere tutto con una chiacchierata e una stretta di mano. Evidentemente le cose non vanno sempre come previsto, peccato. Non si preoccupi ci vedremo ancora, ma i toni delle future conversazioni saranno ben diversi -
Fu il turno del Presidente di sorridere.
- Mi spiace, signora, ma temo che voi e la vostra segretaria non possiate andare molto lontano. Credo che approfitterete della mia ospitalità per un bel po' di tempo ancora -

Katarina stava scaricando su una chiavetta USB, dei documenti dal computer della segretaria del Presidente. Lanciò uno sguardo alla ragazza che, dopo averle fatto perdere i sensi con un forte pugno allo stomaco, era ancora incosciente sul divanetto dove l'aveva poggiata. Le era dispiaciuto doverla colpire, ma stava per dare l'allarme.
Tuttavia, questo suo accorgimento fu inutile visto che proprio in quel momento suonò l'allarme. Si affacciò sul corridoio per poi vedere Hathor correre fuori dall'ufficio del Presidente come se avesse il diavolo alle calcagna, passandole davanti senza nemmeno accorgersi che era nell'ufficio della segretaria.
Poco dopo sentì l'auricolare vibrarle nella tasca interna della giacca, con un lieve sorriso, lo prese e rispose.
- É stato davvero interessante vedere una sessantenne correre via stile Usain Bolt -
- Fai poco la spiritosa, non mi ero accorta che il Presidente stava per dare l'allarme; l'ho steso in fretta e me ne sono andata via, visto che la porta dell'ufficio era blindata -
- Capito -
- Tu piuttosto dove sei? -
- Strano che tu me lo chieda, mi sei passata davanti e manco mi hai vista, alla faccia dei sensi superpotenziati. Sono alla scrivania della segretaria del Presidente, di fianco alla porta d'entrata del suo ufficio -
Silenzio imbarazzato dall'altra parte.
- Sul serio? -
- Già. Comunque ora non importa, piuttosto, ormai avranno già allertato tutte le guardie possibili e immaginabili che staranno controllando le uscite, come facciamo? -
- Penso che dovremo fare ognuna per sé, sarà difficile beccarci lungo la strada... -
- Specie perché nemmeno mi hai vista ed ero praticamente al tuo fianco -
- Piantala! Ci vediamo direttamente all'hotel e lì penseremo a cosa fare d'ora in poi -
- Va bene, ci vediamo all'hotel -
Chiusa la conversazione, Katarina, si ritrovò a dover studiare un piano di fuga su due piedi. Certo le alternative non erano molte: bisognava solo scendere senza farsi uccidere.
Una bazzecola.
In quel momento sentì l'ascensore arrivare al piano.
Si nascose in fretta dietro la scrivania, ma riuscì comunque a vedere circa una dozzina di uomini e donne vestiti con un completo giacca e cravatta nero precipitarsi alla porta dell'ufficio del Presidente. Potevano benissimo essere dei semplici impiegati, ma tra il fucile in mano a una bionda e due pistole in mano a un'altro tizio, era piuttosto chiaro che non lo erano.
Decise, quindi, che avrebbe aspettato che se ne andassero per poi assumere l'aspetto di una guardia semplice per potersene andare senza troppa fatica.

Settore 1, Hotel Four Seasons
h 22:05

Erano andate alla ShinRa quella mattina, eppure stava ancora aspettando che Katarina tornasse. Non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che fosse stata catturata. 
Le avevano fatto notare molto spesso che aveva manie di controllo, specie quando dirigeva un'operazione, doveva sapere esattamente cosa succedeva o dava di matto.
Proprio nel momento in cui pensava che o si calmava oppure avrebbe fatto il solco nel pavimento a furia di camminare avanti e indietro, sentì la porta della suite aprirsi per rivelare una Katarina, o meglio il suo aspetto da segretaria, con il fiatone e qualche graffio sul viso.
- Cominciavo seriamente a preoccuparmi, credevo avessero preso anche te -
- No... Non... Ci sono riusciti per poco -
- Cosa è successo? -
Katarina si avvicinò al divano per lasciarsi cadere e togliersi il cerotto muta forma. 
- Ho dovuto faticare un po' per andarmene da quel dannatissimo palazzo. Quando ho chiuso la conversazione con te sono arrivati quelli che immagino siano i Turks, per assicurarsi che il Presidente stesse bene e se ne sono andati dopo un sacco di tempo. Ho preso l'aspetto di un fante, e mi hanno incastrata con un giro di ronda per il palazzo, che tra parentesi è enorme, ma sono comunque riuscita a piazzare altri microfoni e decriptatori. Una volta che sono riuscita a scappare, dei SOLDIER si sono accorti di chissà che dettaglio e ho faticato non poco a togliermeli di torno. Comunque è bene che ce ne andiamo da qui, e alla svelta anche -
Hathor le si sedette a fianco mentre le porgeva un bicchiere di acqua che bevve in poco tempo.
- Durante il giro di ronda hai visto qualcosa di utile o interessante? -
- A parte il fatto che molto probabilmente le donne delle pulizie impazziscano per pulire tutto? Beh sì. Al quarantaseiesimo piano c'è una sala controllo. Si vedono tutte le telecamere della città e del palazzo, ma è strettamente sorvegliata da due fanti armati e almeno un'altro all'interno che controlla tutto quanto -
- Questo potrebbe essere interessante. Tuttavia ne parleremo meglio nel nuovo alloggio nel settore 8. Ho trovato un delizioso motel e ho chiesto se avevano un paio di camere -
- Come ci sei finita nel settore 8? -
- Beh diciamo che anche io ho dovuto togliermi dai piedi alcuni insetti prima di riuscire a tornare, così ho fatto un giro turistico per deviare i fanti -
- Vuol dire che ti sei persa -
Hathor arrossì quasi impercettibilmente, ma quando parlò l'imbarazzo era chiaro nel suo tono.
- Che? No, non mi sono persa, ho dovuto liberarmi di alcuni fanti -
- Va bene, quando ci aspettano al motel? -
- In realtà ci aspettavano un'ora fa, meglio preparare le valigie e andare a disdire le camere -
- Ricordandomi di quanto è stata gentile la receptionist l'altro ieri, dubito che recupereremo la caparra -

ShinRa Building, piano 48
h 11:33

Inutile dire che la notizia delle due donne che si erano introdotte alla ShinRa si espanse a macchia d'olio. Anche se , fortunatamente, il tutto rimase circoscritto all'interno del palazzo e anche lì solo pochi lo sapevano., il resto pensava che l'allarme fosse scattato per un'esercitazione per i fanti.
Il Presidente, i dirigenti, i Turk e i pochi fanti coinvolti erano gli unici a sapere come erano andate esattamente le cose. Ai SOLDIER fu semplicemente detto che c'era stata una fuga di notizie, ma che la cosa era stata arginata e li avevano messi in compagnia dei fanti a controllare l'intero palazzo.

Il gruppo di fanti coinvolto, aveva reso noto che avevano seguito una delle due fino alla ferrovia del settore 1, dopodiché ne avevano perso le tracce.
Da lì poteva essere andata in qualunque direzione: poteva aver preso il treno ed essere andata nel settore 8, o nel 5 oppure nei bassifondi, o ancora poteva averli depistati ed essere rimasta sopra il piatto.
Le variabili erano troppe, per questo chiesero il permesso di rientrare.
Tuttavia, appena rientrati, il capo del dipartimento per la sicurezza, Heidegger, li aspettava per avere il rapporto completo di quanto era avvenuto.
Heidegger era uno di quegli uomini che non amava perdere, anzi, non ammetteva nessun tipo di errore specialmente i suoi. Era stato uno dei primi a credere e a investire nella compagnia quando tutti gli altri la snobbavano. Il tempo gli aveva dato ragione: tutti quelli che avevano messo i bastoni tra le ruote alla ShinRa quando stava nascendo erano o morti o languivano nelle prigioni e nei bassifondi.
- Rapporto -
- Abbiamo seguito una delle due intruse fino alla stazione del settore 1, dopodiché è sparita. Non abbiamo idea di dove sia andata -
- L'avete persa???!!! E io che diavolo dico al Presidente, ora??!! Che degli incapaci l'hanno persa??!! -
Nel momento in cui alzò la voce, alcuni fanti incassarono la testa nelle spalle come i bambini quando commettono qualche marachella. In parte se l'aspettavano, tuttavia nessuno si mosse dal suo posto, nemmeno quando Heidegger atterrò il fante che gli aveva fatto rapporto con un pugno in faccia, spaccandogli il naso e il labbro inferiore.
Era già pronto a caricare un altro pugno al fante successivo, quando un'imperiosa voce maschile lo fermò.
- Tutto questo non è necessario -
Heidegger si voltò lentamente verso l'entrata della stanza, forse per poter dare la possibilità all'interlocutore di rettificare quanto aveva appena detto.
- E voi che ci fate qui? Non eravate col Presidente? -
Si rivolse sgarbatamente ai due uomini in completo nero, ma entrambi non fecero neanche una piega. Questo lo mandò in bestia, ma ciò che disse in seguito il più anziano, lo fece arrabbiare di più.
- Sì, eravamo col Presidente. Ma visto che le due donne sono riuscite a fuggire dal palazzo seminando i fanti, il Presidente ha ritenuto più opportuno che ci concentrassimo sulla loro cattura. Infatti, sono venuto qui per comunicarle i suoi ordini: da ora, il compito di catturarle passa a noi Turks, se e quando ne avremo bisogno richiederemo supporto alle sue truppe. Inoltre, chiediamo ai fanti coinvolti di non fare parola della vicenda, ancora meglio sarebbe che se ne dimenticassero e facessero finta che tutto questo non sia mai successo. Il Presidente vuole mettere a tacere in fretta tutte le possibili chiacchiere sulla vicenda, la cosa verrà passata come un'incursione dei soldati di Wutai e chiede ai fanti di spargere questa voce  -
Videro chiaramente il volto di Heidegger farsi paonazzo; in poche parole gli avevano comunicato che doveva farsi da parte e senza troppe storie.
Quella era l'ultima cosa che voleva fare.
Quando cominciava qualcosa voleva sempre e comunque finirla. A quanto pare non in quel caso.
- Che cos... ? -
- Questo è quanto. Non siamo tenuti a discutere gli ordini con lei, se desidera maggiori delucidazioni al riguardo, si rivolga al Presidente in persona. Noi ora abbiamo da fare -
Senza nemmeno aspettare una qualsiasi reazione, i due uomini si voltarono e si diressero verso l'ascensore che li avrebbe portati al quarantaseiesimo piano: il quartier generale dei Turks.

Senza parlare percorsero il corridoio che li avrebbe portati alla sala meeting dove i restanti Turks erano già riuniti.
Prima di parlare, Veld fece segno a Tseng di mostrare sullo schermo dei computer posti davanti a ogni Turks le foto delle due donne.
- Come già saprete queste due donne sono riuscite ad arrivare fino a Presidente. Presentandosi come sedicenti donne d'affari, hanno ottenuto un appuntamento direttamente al settantesimo piano e hanno affermato una sorta di proprietà sulla ragazza che è stata presa in custodia tre giorni fa da Reno e Rude. L'ordine è una caccia all'uomo pura e semplice: dobbiamo trovarle e catturarle. Il Presidente deciderà poi cosa farne. Quindi, per ora, non vanno uccise -
- Non sarà troppo complicato, insomma sono una vecchia e una ragazza. Che problemi potrebbero darci? -
Era evidente che fosse appena arrivato, ancora non aveva imparato ad ascoltare prima di parlare e soprattutto a non sottovalutare ogni situazione. Con un tono parecchio seccato gli rispose una ragazza da corti capelli biondi, ma con più esperienza nel settore.
- Ti ricordo che queste due donne hanno fregato tutti i fanti, alcuni SOLDIER e lo stesso Presidente. Non le conosciamo, non sappiamo cosa aspettarci e sottovalutare la situazione è una possibilità che non possiamo concederci -
L'occhiata che le rivolse il Turk dai capelli ramati non fu delle più amichevoli e la diceva lunga su come la pensasse. La bionda finse di non vederlo e continuò a parlare rivolgendosi direttamente a Veld.
- Abbiamo qualche indicazione su dove trovarle? -
- Ottima domanda Emma: non sappiamo nulla di loro, tanto meno dove cercarle. Quindi, dovremo estendere la ricerca a tutta la città -
Quella frase provocò nuovamente la reazione di Alvis e del super pigro Reno.
- COSA???!! DOVREMO SETACCIARE TUTTA LA CITTÀ?? PERCHÉ NON TUTTO IL MONDO A QUESTO PUNTO???!! -
Veld alzò una mano per invocare il silenzio, cosa che ottenne all'istante.
- Hai ragione, Alvis, ma per ora cercheremo le loro tracce in città, poi se il caso lo richiede, anche in tutto il mondo. Tuttavia in quel frangente cercherò il supporto dei fanti e dei SOLDIER, ma solo e unicamente in quel caso. La questione è in mano nostra e il Presidente esige il massimo riserbo sulla questione -
- In pratica non si deve venire a sapere che due donne da sole hanno eluso la ferrea sorveglianza della ShinRa arrivando facilmente al Presidente e che altrettanto facilmente sono scappate -
Veld annuì in direzione di Emma.
- Esattamente. Quindi vi dividerete i vari settori e comincerete a cercare. Verso mezzanotte vi rivoglio qui per fare il punto della situazione -
Tutti i Turks annuirono alzandosi dal tavolo, consapevoli che quella caccia all'uomo aveva fatto guadagnare a tutti una notte in bianco.

Settore 8, Motel Icecap
h 22:56

Come previsto il proprietario del motel non era stato molto contento di ricevere ospiti a quell'orario assurdo ma, dopo avergli pagato la stanza per due settimane in anticipo e con la promessa che se avessero dovuto andarsene prima poteva tenere il denaro, si rivelò essere molto più gentile e accondiscendente.
Certo le camere non erano lussuose come quelle dell'hotel, tuttavia erano pulite e le lenzuola erano fresche di lavatrice. Inoltre erano comunicanti tra di loro.
Dopo essersi sistemate, fecero tavola rotonda in camera di Hathor per scambiarsi le informazioni su ciò che avevano scoperto durante l'indagine alla ShinRa.
- Dal Presidente che notizie? -
- Intanto riconfermo che Aeni è in mano loro. Mi ha fatto intendere che è nei loro laboratori e che hanno trovato il sangue nero, tuttavia ancora non sanno cosa sia esattamente e tanto meno lo sanno usare -
- Durante il giro turistico verso i bagni, la segretaria mi ha spiegato come funziona l'azienda: il Presidente gestisce la baracca e gli da il nome, ma ci sono altri cinque dirigenti che gestiscono vari dipartimenti, mi ha anche un po' spiegato che personaggi sono e non ne aveva una buona opinione. Ho avuto occasione di vederne anche uno: una bionda che sembra uscita da un bordello, tuttavia le carte che aveva con sé erano interessanti -
- Ovvero? -
- Avevano tutta l'aria di essere progetti per armi avanzate -
- Perfetto, la cosa si fa sempre più divertente -
Hathor si prese qualche momento per riflettere, tuttavia Katarina ancora non aveva finito.
- Comunque sono riuscita a piazzare tutti i decriptatori e i microfoni che avevamo, il computer sta scaricando e registrando tutto -
- Il pc? E da dove l'hai preso? -
- Era pericoloso lasciarlo nell'altro hotel, se l'avessero controllato vi avrebbero trovato tutto quanto, insieme alla posizione di tutti i microfoni e decriptatori. Non ho avuto scelta, e poi non penso che abbiamo tempo e soldi per andare a comprarne uno -
- Va bene, va bene. Altro? -
- Mentre passavo in rassegna i piani sono passata anche dal sessantasettesimo e sessantottesimo piano. Sono completamente blindati, servono delle tessere magnetiche per poterci accedere -
- E scommetto che non tutti i dipendenti della ShinRa hanno l'autorizzazione per entrarci -
- Pensi sia lì che tengono Aeni? -
- É più che probabile, ma dobbiamo esserne sicure -
Hathor si alzò andando alla finestra. Anche se erano più lontane, il palazzo della ShinRa sembrava ancora spaventosamente vicino.
- A cosa pensi? -
Rimase in silenzio per qualche minuto prima di darle una risposta che mai si sarebbe aspettata.
- Non mi aspettavo tutti questi problemi per riportarla a casa -
- Ti senti ancora in colpa, vero? -
Nessuna risposta, ma a Katarina fu chiaro che ci aveva preso.
- Tu avevi avvertito Aeni di non assistere alla cerimonia, che non le era consentito. Lei ti ha disubbidito ed è stata catturata da Dio sa cosa, in tutto questo io non vedo le colpe che dici di avere -
- Avrei dovuto impormi di più -
Katarina si alzò, avvicinandosi ad Hathor. Non la abbracciò e nemmeno le mise una mano sulla spalla, Katarina non era tipo da contatto fisico, sapeva che solo starle accanto le dava il sostegno che silenziosamente Hathor chiedeva.
- Non puoi cambiare ciò che è successo, l'unica cosa che possiamo fare ora è riportare indietro Aeni il prima possibile. E, tanto per alleggerire la situazione, dobbiamo assolutamente farci venire una buona idea perché, violazione della privacy a parte, non so a cosa ci possano servire i file della ShinRa -
- A un cazzo, ci serviranno. Non sappiamo muoverci per la città, non sappiamo dove poterci nascondere in caso di necessità, non sappiamo chi ci possa coprire o di chi fidarci e, ultimo ma non meno importante, non abbiamo la più pallida idea di cosa farà Shinra ora che siamo venute allo scoperto -
- Bello sapere quante cose non sappiamo... -
Lo sguardo torvo che Hathor riservò a Katarina le fece comprendere che non era proprio il momento di fare le brillanti.
- Ora come ora possiamo solo aspettare. Quindi, stare vicino alla finestra cercando l'illuminazione divina, non ti servirà. Meglio dormire -
Hathor annuì semplicemente, persa ancora nei suoi pensieri e a stento sentì Katarina darle la buonanotte.

Non riuscirono a dormire per molto tempo.
Intorno a mezzanotte furono svegliate, come sicuramente tutta la città, da una forte esplosione.
Rapidamente si avvicinarono alle finestre presenti nelle rispettive stanze. Una colonna di fumo nero si levava da dietro l'hotel dove erano rimaste per due giorni.
Pochi minuti dopo Katarina aprì la porta che metteva in contatto le due stanze.
- Pensi che abbiano capito dove stavamo prima? -
- No, il fumo non viene dall'hotel. Tu torna pure a dormire, io vado a fare un giro -
Katarina sapeva che quel "giro" l'avrebbe sicuramente portata nel settore 1.
- Va bene, ma stai attenta e chiamami in caso avessi bisogno -
Hathor annuì senza quasi prestarle ascolto. Si praticò un taglietto alla nuca dove, prima che la ferita le si richiudesse, applicò il cerotto muta forma adottando lo stesso aspetto di quando era andata da Shinra.
Sapeva che, molto probabilmente, ci sarebbe stato qualcuno che controllava le operazioni di salvataggio dei possibili superstiti e che sicuramente l'avrebbero notata. Voleva carpire quante più informazioni possibili da quella persona.

Settore 5 bassifondi, Wall Market Pub
h 00:01

Erano in pausa.
Prima di fare un avvilente rapporto a Veld si fermarono al loro solito pub a bere qualcosa. Forse per trovare sul fondo del bicchiere il coraggio di dire al capo che non avevano trovato la minima traccia di quelle due donne.
Nessuno parlava, tutti stavano pensando.
Come potevano essere sparite nel nulla? Quasi nessuno era riuscito a notarle quando erano uscite dal palazzo. Emma e Judet avevano analizzato scrupolosamente i video della sorveglianza del palazzo: ne avevano visto una entrare nell'ascensore e scomparire nella ripresa successiva, anzi, stando a ciò che aveva ripreso la telecamera sembrava che nemmeno fosse uscita. Tuttavia doveva essersene andata in qualche modo, perché dei SOLDIER di terza classe l'avevano beccata appena fuori dalle porte d'entrata del palazzo e poi li aveva portati a spasso per la città come cagnolini. Mentre l'altra non era proprio stata inquadrata, ma dei fanti che stavano di ronda nel settore 1 l'avevano notata e seguita per quasi tutto il settore, per poi perderla nei pressi della stazione.
- Chi lo dirà a Veld? -
A rompere il silenzio fu la nuova recluta Turk: Alvis, era con loro da poco più di un mese dopo che era stato beccato da Reno mentre tentava di rubare una moto dal garage della ShinRa. Normalmente l'avrebbero sbattuto in prigione e gettato via la chiave, ma Veld aveva visto del potenziale in lui e aveva interceduto per lui con il Presidente affinché entrasse nel corpo.
- Io lo farei dire a te dato che hai parlato, novellino -
Alvis si girò quasi con un gesto meccanico verso Reno lanciandogli un'occhiataccia che il rosso non registrò minimamente, mentre alcuni Turks nascondevano il leggero sorriso dietro al bicchiere.
Alvis tentò di rispondergli con una delle sue battute più cattive, ma non fece ora ad aprire la bocca.
Un boato tremendo fece tremare i bicchieri sui tavoli e fece cadere delle bottiglie di liquore dal bancone del bar. I Turks si precipitarono fuori dal locale per guardarsi intorno. Tempo cinque secondi e il cellulare di Reno squillò.
Rimase al telefono due minuti contati per poi girarsi verso i colleghi e spiegare in fretta l'accaduto.
- Il reattore del settore 1 è stato fatto saltare con una bomba. Il capo vuole che sospendiamo la ricerca di quelle due e che andiamo a controllare -
Gli altri annuirono in risposta e lo seguirono fino al reattore dove trovarono un vero inferno.
Alcuni fanti venivano curati sul posto, oppure portati via in barella da alcuni esponenti del Dipartimento Scientifico, mentre altri che erano giunti in supporto aiutavano a tirare fuori i corpi dei loro commilitoni da sotto le macerie.
I Turks per un momento rimasero impalati indecisi su cosa fare, poi Reno fece avvicinare il fante che dirigeva le operazioni con un gesto della mano.
- Signore! -
- Che diavolo è successo? -
- Una bomba ha fatto esplodere il reattore -
- Davvero? Non lo sapevo -
- Beh... Ecco... -
Vedendo il fante in difficoltà, Emma corse involontariamente in suo aiuto.
- Ci sono degli indizi su chi possa essere stato? -
- Nessuno, signora, ma stiamo ancora cercando. Al momento la nostra priorità è estrarre i fanti che erano di guardia all'interno del reattore -
 Proprio in quel momento un fante corse verso di loro con un foglio in mano. Il fante stava per consegnarlo al suo capo quando Reno glielo strappò dalle mani con "grazie" canzonatorio.
Si ritrovò a fissare un foglio rosso bruciacchiato con disegnato in bianco un teschio stilizzato con ossa incrociate e una A. Girò il foglio e dietro c'era scritta una sola parola. AVALANCHE.
- Non sembra un volantino promozionale di un nuovo bar di Midgar -
La battuta ironica della bionda Emma strappò un sorrisino a Reno che annuì in risposta.
- Direi proprio che è la firma di chi ha fatto saltare il reattore -
- Gli oppositori della ShinRa non sono mai mancati, ecco perché ci siamo noi -
Mentre il resto dei Turks esaminava il foglio, Alvis si stava guardando intorno in cerca di qualsiasi tipo di indizio. Nel preciso momento in cui alzò lo sguardo sulla folla di curiosi che era accorsa a vedere il disastro, riconobbe un volto conosciuto.
Era lì, una delle due donne che dovevano catturare, fissava il reattore oramai ridotto a un cumulo di macerie, sembrava che nemmeno si fosse accorta della loro presenza. Tuttavia, non appena si accorse di uno sguardo insistente su di sé si girò, lo fissò per pochi secondi per poi girare sui tacchi e andarsene.
Alvis avvertì immediatamente gli altri Turks; spesero diverso tempo a cercarla tra la folla e nei vicoli vicini, ma si era come volatilizzata.
- Accidenti! Se n'è andata -
Alvis, dalla rabbia, diede un calcio a una lattina che rimbalzò sul muro e quasi centrò Freyra che non gli risparmiò un'occhiataccia, ma venne liquidata con un'alzata di spalle del ragazzo.
- Mi sembra chiaro che è sparita. Deve aver sentito l'esplosione ed è venuta a vedere cosa è successo, nulla di più -
- Cosa ti fa pensare che non sia stata lei a far saltare il reattore? -
- Non avrebbe sprecato il tempo di farsi dare un appuntamento col Presidente. É molto chiaro ciò che vuole: la ragazza. Se avesse voluto arrecare qualsiasi tipo di danno non sarebbe venuta fino al quartier generale per poi filarsela senza aver ucciso il Presidente, e ne avrebbe avuto l'occasione, dopotutto sono rimasti da soli per diverso tempo. No, quelli che hanno fatto saltare il reattore sono stati degli altri -
La teoria di Emma convinse tutti quanti, purtroppo non potevano nemmeno dedurre da dove poteva essere arrivata, visto che l'esplosione si era sentita benissimo anche nei bassifondi.
Erano di nuovo a punto e a capo.

Settore 7 bassifondi, 7th Heaven
h 02:03

La prima missione era stata un successo.
Stavano tutti festeggiando al bar di Tifa. Tutti eccetto lui.
Certo, aveva un bel bicchiere di liquore in mano da cui aveva già bevuto qualche sorso, ma la verità è che era preoccupato.
Da quando aveva lasciato le file della ShinRa aveva cominciato a lavorare come mercenario, non riusciva più a rimanere nella fanteria semplice perché gli ricordava costantemente il fatto di non essere riuscito a superare il test per entrare in SOLDIER.
Aveva faticato ad ammettere con Tifa il suo fallimento, o meglio, non gliel'aveva proprio detto l'aveva lasciato intendere; per cui la sua vecchia cotta, anche se non così vecchia come avrebbe voluto far credere, gli aveva proposto di entrare in AVALANCHE vista la sua conoscenza profonda dei metodi della ShinRa e la sua abilità con la spada.
Aveva già avuto una buona dose di scontri verbali con Barret, prontamente placati da Tifa e Jesse l'hacker del gruppo; tuttavia, Barret continuava ancora a fissarlo come se si aspettasse che gli piantasse un coltello tra le costole il prima possibile.
Era un vero paradosso: l'avevano assunto perché sapeva come si muoveva la ShinRa, ma non si fidavano al 100% di lui perché aveva militato tra le fila della ShinRa.
Anche in quel momento in cui stavano festeggiando sentiva addosso lo sguardo pesante e accusatorio di Barret.
Fece stoicamente finta di niente e buttò giù un'altro sorso di liquore.
Ne aveva bisogno per non pensare troppo.
Quando avevano visto alla tv la notizia dell'esplosione del reattore, senza farsi troppo notare, aveva dovuto distogliere lo sguardo.
Quanti cadaveri.
Quanti morti.
Fanti e civili, stesi a terra con dei teli scuri sopra per celarli alle telecamere.
Avevano inquadrato una donna che urlava e piangeva tra le braccia di due fanti che la tenevano ferma per non correre dal figlio arruolato nei fanti ed era rimasto ucciso nell'esplosione.
Si ricordava quella donna: suo figlio si era addestrato con lui a Junon, avevano la stessa età, era andata ad accoglierlo alla stazione di Midgar quando era tornato e ora avrebbe dovuto seppellirlo.
Nonostante la sfiducia degli altri membri lo irritasse, in quel frangente, c'era un'altra cosa che lo preoccupava non poco: la reazione del Presidente non si sarebbe fatta attendere troppo.
L'avevano colto di sorpresa e uomini come il Presidente amavano, invece, avere il controllo di ogni situazione. La risposta da parte di Shinra sarebbe arrivata più dura e tempestiva che mai.
Cominciò a sentire la testa leggera a causa dell'alcool così, prima di collassare sul bancone del bar, diede la buonanotte a tutti e si ritirò.
Avrebbe preferito passare una notte tranquilla, tuttavia le immagini del telegiornale gli torturarono la mente per un bel po' prima di lasciarlo sprofondare nell'oblio di un sonno, fortunatamente, senza sogni.


Spazio autrice

Mi prendo un po' di spazio poiché nello scorso capitolo mi sono scordata di fare alcune precisazioni:
1) Età e altezza dei SOLDIER: in particolare dei tre dell'Ave Maria (Angeal, Sephiroth e Genesis), ho messo che tutti e tre hanno 25 anni, questo perché dando un occhio alla linea temporale sono tutti e tre nati a poca distanza l'uno dall'altro, tuttavia viene detto che Angeal ha 25 anni mentre Sephiroth ne ha 20 (ai tempi di Crisis Core). Questa cosa è impossibile proprio per la breve distanza di nascita fra i tre. Genesis, invece, è più giovane di pochi mesi. Per quanto riguarda le altezze, sempre in Crisis Core, viene detto che Zack Fair è alto circa 190 cm e Sephiroth 185 cm, la cosa è impossibile perché guardandoli vicini è evidente che Sephiroth sia più alto, per cui ho invertito le altezze.
2) Il piano dei Turks e dei fanti: non vengono mai specificati (magari lo diranno nel Remake) per questo me li sono inventati di sana pianta. Chiunque li sapesse è pregato di dirmelo;
3) Descrizione degli ambienti: in particolare il quartier generale della ShinRa, li ho presi dai concept art del Remake. Quindi la hall e l'ufficio del Presidente arrivano dai concept ufficiali;
4) Shinra & ShinRa: forse avrete notato che in alcuni casi il nome della compagnia è scritto in modi diversi, non sono errori di battitura semplicemente con ShinRa identifico la società per intero, mentre con Shinra il Presidente e Rufus (quando comparirà).

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Capitolo 4
*** CAP. 4 ***


CAP. 4
CAP. 4

- Non lo farò! Non voglio tornare! -
- Hathor, devi capire che non puoi lasciare un lavoro a metà. Ho accettato la tua sospensione quando me l'hai richiesta, e sai anche tu che da regolamento non avrei potuto farlo, inoltre non puoi ridurti così per uomo -
Mirjana non riusciva a concepire che quella creatura rannicchiata sul divano, con i capelli arruffati, le occhiaie più profonde della Fossa delle Marianne e il pigiama sformato e sporco di cioccolato, fosse sua amica. E per di più ridotta così per uomo.
- Non lo perdonerò mai per quello che ha fatto... Non voglio più saperne di nessun uomo, umano o meno che sia -
Dovette fare appello a tutte le sue forze per non prenderla pugni. Quando da giovane suo padre l'aveva mandata a studiare in una congrega di streghe bianche aveva fatto voto di non violenza, ma in quel momento lo stava rimpiangendo.
- Andiamo, sappiamo che praticare la castità non è proprio nelle tue corde, quindi non fare promesse che tanto poi non manterrai. In più di trent'anni che fai parte dell'Ordine hai rimesso in piedi l'intera sezione militare, e vorresti buttare all'aria tutto il tuo lavoro per lui? Mi deludi, amica mia -
Hathor si girò vero di lei fissandola con gli occhi vitrei.
- A quanto pare, di recente, non sono da me molte cose... E comunque nulla di quello che puoi dirmi mi farà cambiare idea -
Mirjana sospirò pesantemente. Se le buone maniere non funzionavano, allora l'avrebbe obbligata.
- Allora non mi lasci altra scelta: devi lasciare questo appartamento -
L'espressione di Hathor mutò improvvisamente.
- CHE COSA???!!! QUESTO APPARTAMENTO É MIO! -
- Non è tuo, questo appartamento è dell'Ordine e ti è stato dato in affitto. Quando sei stata sospesa e stavi a Lucis con tuo marito e tuo figlio, te l'ho tenuto da parte perché siamo amiche, tuttavia visto le cose non sono andate bene e non hai intenzione di tornare a lavorare, devi lasciare l'appartamento. Verrà dato in affitto a chi lo richiederà -
Mirjana si girò dirigendosi verso l'uscita, ma venne fermata dalla voce più che alterata di Hathor.
- Ancora con questa storia delle amiche... Quando sono venuta a lavorare per l'Ordine mi hai detto che non avresti fatto favoritismi per me, vuoi dire che non è stato così? Che oltre alla casa ti devo anche la mia carriera? -
Si girò verso di lei con un'espressione mortalmente seria.
- Non intendo affrontare questo argomento con te ridotta in questo stato, è l'alcool che parla. Comunque hai due settimane per liberare l'appartamento -
- E dove andrò a stare?? Sotto a un ponte?? -
La donna la squadrò dalla testa ai piedi.
- Sembri comunque una senza tetto pure se rimanessi qui. Guarda come ti sei ridotta per colpa di un uomo, ma almeno se te ne vai, questo appartamento smetterà di puzzare di alcool -
Mirjana uscì poco prima che qualcosa di vetro, probabilmente una bottiglia, s'infranse sulla porta e delle selvagge urla invasero il corridoio.
Sapeva di averla convinta.

Settore 8, Motel Icecap
h 04:02

Hathor si svegliò di colpo.
Era da anni che quel sogno non le faceva più visita, ma ancora s'imbarazzava da morire al ricordo. Come poteva essersi ridotta in quello stato? Anche se per Regis. Tutti i suoi discorsi sulla dignità e sul fatto che solo per poche persone valesse la pena di stare male, li aveva buttati nel cesso come niente fosse. Lei era sempre stata orgogliosa delle sue origini di demone maggiore, ma non appena lui l'aveva chiamata mostro, tutto era sfumato: la loro storia, il loro matrimonio, e poi il colpo di grazia: dover abbandonare Noctis e cancellargli la memoria come se lei non fosse mai esistita. 
Quella fu la parte peggiore.
Nei mesi successivi alla rottura, aveva proprio toccato il fondo, diventando la più grande ipocrita della terra rinnegando praticamente tutto quello che aveva fatto da quando aveva messo piede all'Ordine. Ricordava bene che ci aveva messo parecchio a riprendersi e chi più l'aveva aiutata, pur senza fare qualcosa in particolare, era stata proprio la donna che ora dormiva nella stanza di fianco alla sua.
In quello stesso periodo Katarina era arrivata all'Ordine.
Era un ragazza di neanche 20 anni, magra e sporca, con due occhi che sembravano tizzoni ardenti tanto era arrabbiata con il mondo. Mirjana aveva avuto la brillante idea di assegnarla proprio a lei "per non perdere il tuo smalto" diceva, la verità è che con Katarina faticava a comunicare. Era palese che la ragazza non si fidasse nemmeno della sua ombra.
Poi, un giorno, mentre si allenavano in un castello diroccato in Romania, una delle tante sedi di allenamento dell'Ordine sparse per il mondo, la cosa degenerò.
Hathor, la cui rabbia era arrivata a comprendere tutto il genere umano, aveva fatto una battuta di pessimo gusto sulla madre di Katarina, violentata dal padre di lei, alto generale di Tenebrae, morta di parto e quindi abbandonata dal padre in quanto figlia illegittima.
Katarina s'infuriò di brutto e l'attaccò.
Se ne diedero tante e di santa ragione, nello scontro, Hathor le procurò la cicatrice che ancora solcava il volto della rossa. 
Non resistette più alla marea di ricordi, doveva alzarsi.
Si diresse in bagno per sciacquarsi la faccia e riprendere possesso delle sue facoltà, così sarebbe riuscita a dormire almeno un paio d'ore.
Ci aveva messo un po' di tempo per tornare al motel, doveva essere sicura che quei tizi non la seguissero quindi aveva girato un po' a vuoto e modificato il suo aspetto diverse volte sperando di confonderli.
Se fosse dipeso da lei li avrebbe affrontati, ma l'espressione preoccupata di Katarina quando era uscita, l'aveva frenata dal cercare un confronto diretto.
Tuttavia, nonostante tutto il casino che c'era per strada, qualcosa dal discorso di quei tizi era riuscita a carpirlo e il resto poteva immaginarselo.
A quanto pare non tutti erano felici e contenti sotto il dominio della ShinRa e ciò che era avvenuto quella sera era un attacco terroristico in piena regola. Sul momento le era balenata un idea, ma doveva prima parlarne con Katarina e sapeva già che non ne sarebbe stata troppo felice.
L'addestramento che aveva ricevuto all'Ordine l'aveva cambiata parecchio, e se prima era per il motto "il fine giustifica i mezzi" ora non più, come per esempio l'uccisione di persone innocenti nemmeno per una buona causa.
A onor del vero, nemmeno ad Hathor faceva piacere rivolgersi a certa gente, tuttavia ci aveva ragionato parecchio mentre scappava a casaccio dai cani della ShinRa: loro non sapevano muoversi per la città.
C'erano nascondigli, scappatoie e scorciatoie che non potevano conoscere e che, molto probabilmente, per le prossime mosse sarebbero potute servire.
Così aveva pensato che stringere una piccola alleanza con quei terroristi avrebbe potuto giovare ad entrambe le parti. Molto probabilmente Katarina avrebbe potuto trovare tra i documenti della ShinRa qualcosa che potesse essere utile a quei criminali, e avrebbero potuto usarlo come merce di scambio.
Guardò l'orologio.
Erano solo le 04:11.
Ci avrebbe pensato più tardi, ora voleva solamente tornare a letto e, chissà, magari il sonno le conciliava anche un'idea migliore di quella che aveva avuto.

Si svegliò che erano quasi le 10.
Alla fine aveva dormito più di quel che credeva, tuttavia il sonno non le aveva dato l'idea migliore in cui sperava.
Anzi, aveva addirittura ampliato gli scenari in cui i tizi della ShinRa scoprivano cosa fosse in realtà e la sottoponevano ad ogni più atroce esperimento.
Non aveva altra scelta. Doveva per forza proporre a Katarina l'alleanza con quei terroristi.
La trovò in camera sua, seduta sul letto con un asse di legno presa da chissà dove che fungeva da scrivania sulle ginocchia e una mega tazza di caffè in mano.
- Buongiorno -
Il saluto scollò gli occhi di Katarina dallo schermo del computer che presero a fissarla come se riuscissero a vedere attraverso il suo corpo facendo sentire a disagio Hathor.
- Che c'è? -
- Niente nocche insanguinate unghie rotte, segno che hai seguito il mio consiglio e non ti sei scontrata con i tizi della ShinRa. Bene, allora cosa è successo stanotte? -
- Un gruppo di terroristi ha attaccato uno dei reattori della ShinRa, e... -
Vide che Katarina non l'ascoltava più, il suo sguardo era fisso sul televisore vecchio modello poggiato su una massiccia cassettiera, dove un bella signorina era davanti all'entrata del palazzo della ShinRa e stava dicendo qualcosa proprio sull'attacco.
- Sembra che questa notte, intorno alle 24, il reattore del settore 1 sia stato fatto esplodere in quello che sembra essere un attacco terroristico. La conta dei morti è molto alta e destinata a salire, quasi tutti sono fanti della ShinRa e pochi civili che abitavano o erano di passaggio nei pressi del reattore. Al momento mi trovo davanti all'entrata del palazzo ShinRa dove, a breve, il Presidente stesso rilascerà una dichiarazione sull'accaduto -
Infatti, in quello stesso momento il Presidente affiancato da due uomini in smoking nero si avvicinò ad un piccolo palco allestito per l'occasione.
- Quello giovane con i capelli lunghi è un Turk. L'ho visto quando siamo andate al palazzo, insieme ad altri si era precipitato a vedere come stesse il Presidente -
- Anche l'altro lo è -
- Cosa te lo fa dire? -
- Non sembra una semplice guardia del corpo. A giudicare da come guarda il tizio più giovane deve essere il capo, o comunque un suo superiore, inoltre ha una fondina sotto la giacca e la mano in acciaio, forse anche tutto il braccio, mi fa pensare che probabilmente l'ha perso in azione -
Dopo quel breve scambio tornarono a prestare attenzione al televisore dove il Presidente aveva finalmente preso la parola.
- Signori e signore, cittadini di Midgar, so bene cosa è successo stanotte. Molti fanti coraggiosi hanno perso la vita in questo vile attacco terroristico, posso garantirvi che i responsabili verranno catturati e giustiziati. Gli altri fanti lavoreranno giorno e notte per consegnare i responsabili alla giustizia. A breve verranno anche ripristinati i vari servizi nel settore coinvolto. Nel frattempo, porgo le mie più sincere condoglianze alle famiglie dei fanti e degli abitanti deceduti -
Il Presidente rivolse un sorriso falso alle telecamere e salutò, ritornando all'interno del palazzo insieme ai due uomini.
La telecamera inquadrò di nuovo l'inviata.
- E queste erano le parole del presidente della ShinRa Electric Power Company. Vi ricordo che per tutti i caduti dell'attentato sarà organizzata una commemorazione e... -
Katarina spense la televisione e tornò a concentrarsi sul computer.
- Cosa ne pensi di questi terroristi? Credi ci saranno d'intralcio? -
- Beh non è troppo complicato capirlo: hanno attaccato i reattori della ShinRa, ergo ce l'hanno con la ShinRa. Ma non leggo nella mente, quindi non posso sapere quale sia il loro obbiettivo ultimo. Se ci saranno d'intralcio? Non ne ho idea... Anzi, beh, un'idea ce l'avrei -
- Ovvero? -
Non sentendo risposta, Katarina alzò lo sguardo dal pc per osservare Hathor evidentemente in difficoltà.
In breve capì dove volesse andare a parare.
- No -
- Non vedo molte altre poss... -
- Non mi alleo con assassini. Hanno ucciso innocenti e la cosa non mi piace per niente -
Hathor si sedette sul letto.
- Ci ho pensato mentre tornavo dal reattore stanotte, e ne avevamo anche già parlato: non conosciamo la città e non abbiamo il tempo di conoscerla -
- Sì ma, perché con loro? Chi ti da la certezza che non ci tradiranno? E che conoscano la città così bene? -
- Ecco perché speravo che tu potessi rintracciarli, non penso che la ShinRa curi anche l'anagrafe o gli immigrati. E poi tentare non costa nulla, se si azzarderanno a fare il doppio gioco li faremo fuori -
Katarina si fermò un momento a riflettere sull'idea di Hathor.
- E se non volessero aiutarci? -
- Pensavo che qualcosa che hai trovato tra i documenti della ShinRa potrebbero essere una buona merce di scambio: loro avranno le loro informazioni e noi le nostre guide per la città -
- E che cosa gli racconteremo? Vorranno sicuramente sapere perché abbiamo dei documenti riservati della ShinRa e perché ce l'abbiamo tanto con la compagnia. Dovremo inventarci qualcosa, non possiamo dire loro che veniamo da un'altra dimensione e che tu non sei umana -
- Già, ma ho pensato pure a questo: racconteremo una mezza verità. Non è necessario che sappiano da dove veniamo o perché la ShinRa ha in ostaggio Aeni, e se ce lo chiedessero inventeremo -
Si vedeva bene che Katarina era combattuta sulla scelta, ma alla fine cedette poiché non vedeva altre possibilità.
- E va bene. Se non ricordo male, anche i reattori della ShinRa dovrebbero essere controllati da telecamere a circuito chiuso, m'infiltrerò nella rete e cercherò questi fantomatici terroristi -
- Grazie -
- Se se, ora lasciami lavorare. Ma sappi che la cosa ancora non mi piace -

ShinRa Building, piano 49
h 07:35

Era maledettamente in ritardo, se non l'avrebbero ucciso i mostri all'interno del simulatore sicuramente ci avrebbe pensato Angeal.
Aveva giurato che sarebbe stato davanti alla sala del simulatore alle 07:30 precise, ed erano già passati cinque minuti. Angeal non era tipo da tollerare ritardi, purtroppo la sera prima si era scordato di mettere su la sveglia mezz'ora prima del solito e chiaramente quella mattina non aveva suonato.
Tuttavi non era solo la sicura strigliata di Angeal a preoccuparlo, ma anche la foto che Kunsel gli aveva mandato in allegato a un messaggio.
Ovviamente la voce dei terroristi che avevano attaccato il reattore 1 si era sparsa a macchia d'olio e avevano già cominciato a girare voci, quasi sempre del tutto infondate, su chi potessero essere.
Alcuni pensavano che fossero collegati alle due donne che si sapeva essere entrate alla ShinRa, altri dicevano che non era mai successa l'intrusione nel palazzo e che era stata solo un'esercitazione, molti altri invece non si fidavano affatto delle voci di corridoio.
Tuttavia si fidava di Kunsel.
La foto che gli aveva mandato era mossa, e non si distingueva granché, ma una cosa l'aveva vista bene: la Fusion Sword.
Quella era senza dubbio la spada di Cloud.
Avrebbe voluto parlarne con Angeal, ma temeva che per dovere di SOLDIER dicesse tutto ai piani alti.
Lui era sicuro di essere fedele al corpo, ma in quel momento preferiva essere più fedele al suo vecchio amico e sperare che non si fosse messo nei guai.

Mentre rimuginava su tutta la faccenda, si era scordato completamente dell'appuntamento con Angeal e se prima era un ritardo recuperabile con delle scuse accorate, ora non lo era più visto che erano quasi le 08:00.
Diede fondo alla sue energie con la corsa e quando riuscì a scorgere le porte automatiche della sala allenamenti, scorse anche il suo severissimo maestro appoggiato con la schiena al muro, le braccia incrociate al petto e gli occhi chiusi.
Ad un'altra persona poteva sembrare che stesse riposando gli occhi, ma Zack sapeva bene che invece stava pensando, e molto probabilmente pensava alla sua vendetta sull'indisciplinato allievo.
- Angeal, eccomi! Scusa per... -
- Non voglio sentire scuse, hai preso un impegno e pretendo che lo rispetti. Oppure non hai più intenzione di diventare un 1st? -
- Che? Certo che sì, ma ... -
Angeal lo spinse nel simulatore lasciando che le porte si chiudessero dietro di lui.
- Non voglio sentire "ma" siamo già in ritardo sulla tabella di marcia. Per punizione, al posto dell'allenamento dedicato ai SOLDIER di 2 classe, farai quelli per la 1 a livello più difficile. E dopo ti fermerai a dare una pulita alla sala. Così le signore delle pulizie avranno una sala in meno di cui occuparsi. E ora muoviti -
- Sissignore -
Si preannunciava una giornata moolto lunga. 

Germania, Foresta Nera, Arcrow
h 04:45

- Non ci posso credere -
Quella mattina Mirjana era stata svegliata molto prima del solito a causa di un'ancella che era entrata di corsa nelle sue stanze dicendole, o meglio urlandole, che quella notte qualcuno era entrato nella biblioteca e l'aveva messa sottosopra in cerca di chissà cosa.
Allora, Mirjana, si era messa una vestaglia decente in fretta e, ignorando l'ancella che le diceva che non era un abbigliamento adeguato, era andata immediatamente a controllare.
I Warlords e alcuni Cacciatori stava risistemando la biblioteca, facendo al contempo un'elenco dei volumi che erano ancora presenti, il tutto sotto gli ordini di Gladio.
- Signora -
- Gladio, cosa è successo? -
- Pare che stanotte intorno alle 23, qualcuno sia entrato nella biblioteca in cerca di qualcosa anche se ancora non sappiamo cosa. Sembra che non manchi nulla -
Proprio in quel momento un Warlord si avvicinò ai due.
- Scusatemi, sembra che ci sia tutto eccetto un libro -
- Quale? -
- Era uno dei cinque volumi messi in bacheca -
Mirjana tirò un sospiro di sollievo a sentire la risposta, ma al contempo non poteva non preoccuparsi: sapeva che libro cercava il ladro.
- Non è un problema i libri messi in bacheca sono falsi, le pagine al loro interno sono bianche. Le loro copertine sono copie perfette degli originali che invece sono sistemati nella sezione proibita insieme agli altri. Rifaremo le copie e li rimetteremo nella bacheca. Grazie -
Attese un momento affinché il soldato si allontanasse e poi si rivolse a Gladio.
- Ti devo parlare, è urgente. Facciamo colazione nelle mie stanze? -
- Certo -

Si spostarono in una piccola saletta privata oltre la sala del trono dove Mirjana riceveva i Cacciatori. Si sistemarono a un tavolo con delle poltrone assai comode poste vicino a un'ampia vetrata semicircolare che offriva una meravigliosa vista sulla città. La stanza pullulava di verdi piante e fiori profumati.
Un paio di graziose ancelle servirono loro tè, caffè, biscotti, brioches, torta, macedonia e succo d'arancia. Gladio non sapeva proprio cosa scegliere, così optò per una fetta di torta panna e fragole e una tazza di caffè non zuccherato, mentre Mirjana si serviva di macedonia e succo.
Quando ebbero scelto, Gladio, un po' impaziente, prese la parola.
- Allora, c'è qualcosa non mi ha detto, vero? -
Mirjana sospirò, sapendo che era arrivato il momento di chiarire la situazione a Gladio.
- Vero. Non ho voluto parlarne davanti ai Warlords, fino ad oggi questa cosa la sapevano solo poche persone, ovvero me ed Hathor -
- La ascolto -
- Agli inizi, quando Hathor era da poco arrivata all'Ordine e ancora non aveva messo mano alla sezione militare, la mandai in missione nella vecchia Istanbul. Pare che fosse comparso un tomo, probabilmente arrivato tramite il contrabbando, che aveva ucciso molte persone. Alcuni avevano ucciso altri per possederlo, altri ancora per tenerselo, ma una cosa era certa: quel libro seminava solo distruzione e morte. La sua missione era apparentemente semplice: recuperare il libro e far ricadere gli omicidi sul trafficante che si era tolto la vita poco prima in circostanze piuttosto misteriose -
- Qualcosa mi dice che non ha funzionato -
- Al contrario, funzionò bene. Forse troppo bene. Al ritorno mi chiamò Hathor, diceva che non voleva portarsi dietro quel libro, era già stata attaccata da cinque uomini che lo volevano. Mi raccontò che non erano in loro, sembravano come sotto l'effetto di qualche droga. L'unica cosa che mi disse quando tornò era che aveva dovuto uccidere quegli uomini; non mi raccontò altro, anzi, evitava accuratamente l'argomento. Quando mi porse il libro capii cosa era. Il suo popolo lo conosce come Al Azif, ma nel resto del mondo è meglio conosciuto come Necronomicon -
Gladio, che stava per poggiare le labbra sulla tazza, si bloccò incredulo.
- Pensavo che quel libro fosse una leggenda. Un semplice espediente letterario -
- Non lo è. É una leggenda ciò che c'è scritto dentro e come è fatto: la leggenda dice che contenga la chiave per dominare i demoni dell'inferno, che sia scritto col sangue e rilegato in pelle umana, in realtà è un comune libro che racchiude i più potenti incantesimi di magia nera. E non è nemmeno stato scritto nel 730 d.C. dall'arabo pazzo, ma nel medioevo a cura di una delle congreghe di streghe nere più potenti che siano mai esistite: le Sorelle della Trinità. Avevano sede a Salem, ma purtroppo se ne andarono prima che cominciasse la caccia alle streghe, avvisate da alcuni informatori che avevano all'interno della Chiesa; la loro congrega risiedeva là da secoli, poiché quella città è un forte fulcro di energia. Per paura che la loro conoscenza e i loro incantesimi venissero dimenticati nel corso delle generazioni, iscrissero il Necronomicon e lo protessero con innumerevoli incantesimi oscuri in modo che nessun umano potesse leggerlo senza impazzire. Prima che tu me lo chieda: no, non lo scrissero in inglese ma in un alfabeto inventato da loro e che solo le streghe di quella congrega avrebbero potuto comprendere. A oggi siamo riusciti a decifrarne solo una parte, ma è stata abbastanza per farci passare la voglia di saperne di più: fra sacrifici di bambini o di intere famiglie, torture... É atroce -
- Quindi quel libro è stato messo nella nostra biblioteca dopo che Hathor lo riportò dalla Turchia, giusto? E poi? -
- Nella parte che siamo riusciti a tradurre era segnato un'incantesimo molto pericoloso: il Damnae. É una contrazione della parola latina Damnatio Memoriae, un'incantesimo che serve per cancellare dalla storia un particolare avvenimento o una persona importante -
- In pratica manipola lo scorrere della storia -
- Esatto. Ed è già stato usato in passato. Tu fai parte dell'Ordine e conosci la storia precedente a quella di oggi; sai che i continenti non erano Lucis, Accordo, Tenebrae e Niflheim ma erano: America, Asia, Africa, Europa e Oceania. Oggi sappiamo che il continente di Accordo, ovvero la passata Oceania, e il regno di Tenebrae sono finite sotto Niflheim anche se oggi si è ritirata da quei territori e sono ridiventati regni a se' stanti... -
- Aspetti aspetti, mi sta dicendo che è stato a causa di quell'incantesimo che il mondo si è dimenticato di ciò che è stato fino a cinquemila anni fa? -
Mirjana si sciolse in un sorriso compiaciuto dall'acume di Gladio.
- Indovinato. Dopo la terza guerra mondiale, ancora non eravamo in possesso del Necronomicon e una strega della congrega di Salem, forse una novizia, ha eseguito quell'incantesimo, risultato: gli esseri umani rimasti dopo la guerra, hanno scordato tutto ciò che era stato prima. Alcune cose nel corso del tempo le abbiamo recuperate, come un pezzo di storia antica, qualche tecnologia, ma siamo andati avanti e abbiamo costruito altro. I membri del Mondo Nascosto sono gli unici a ricordare esattamente come fosse il mondo di prima a causa della loro longevità e le cupole di pura magia che l'Ordine crea ogni anno, ha protetto le creature del Mondo Nascosto dall'incantesimo. Sebbene alcune città costruite dagli esseri umani siano rimaste in piedi, gli stati precedenti all'incantesimo non ci sono più: il regno di Lucis è sorto dove una volta c'erano le due Americhe, Niflheim è situato dove c'era Scandinavia, Russia e Siberia e il regno di Tenebrae occupa quelle che una volta erano Francia, Spagna e Portogallo e il risorto regno di Accordo comprende Asia e Oceania. Il resto dell'Europa è rimasto semi deserto grazie al fatto che la popolazione umana mondiale è stata dimezzata e questi territori sono stati abbandonati, mentre l'Africa e Arabia sono invase dal deserto che si è esteso. Ufficialmente qui in Europa ci sono solo ampie zone boschive, in realtà sappiamo bene che ci sono un migliaio di città e paesi di competenza dell'Ordine -
- E noi teniamo questo libro in biblioteca? Con tutto il potere che può scatenare? -
- Sì. Io all'inizio l'avevo messo nella bacheca, ma Hathor mi ha fatto giustamente notare che sarebbe come metterci sopra un cartello luminoso con su scritto "sono prezioso, rubami". Così ne abbiamo fatto una copia perfetta e abbiamo nascosto l'originale in mezzo a tutti gli altri libri -
Mirjana fece una pausa prendendo un sorso di succo, mentre Gladio fissava il fondo della sua tazza di caffè ormai vuota.
- E quell'incantesimo? -
- Non senza parecchi sforzi, siamo riusciti a purificare il libro dalla magia nera che lo teneva sigillato prima di cominciare a decifrarlo, e quando abbiamo scoperto quell'incantesimo... Abbiamo strappato via la pagina -
Gladio rialzò gli occhi su Mirjana, sorpreso.
- Avete eliminato quell'incantesimo? -
- Non del tutto, lo custodisce una persona di cui mi fido moltissimo -
- Hathor -
- Esatto. Non ho voluto sapere cosa ne avesse fatto, anche se probabilmente ha nascosto la pagina nella sua immensa biblioteca -
- E ora qualcuno lo sta cercando -
- Già. Non importa chi otterrà quell'incantesimo se una persona con buone intenzioni o meno, ma alterare la storia di un universo è sempre pericolosissimo anche se si conoscono i rischi -
- E ora ci troviamo in quella situazione tanto temuta: persone che, di sicuro non mi pare abbiano buone intenzioni, vogliono quell'incantesimo. É sicura che non cerchino altro? -
- Paradossalmente, quello è l'unico incantesimo che può eseguire chiunque, anche un normale essere umano. L'ultima strega della congrega di Salem è morta nella terza guerra mondiale a soli 14 anni, non penso abbia avuto figli e i poteri si acquisiscono per discendenza femminile -
- Quindi è stata lei a eseguire la prima volta l'incantesimo -
- No, abbiamo scoperto essere stata la madre. Poco dopo un conflitto in America, ha scoperto la morte della figlia e distrutta dal dolore, ha tentato l'ultima disperata mossa. Non penso sapesse fino in fondo cosa stesse facendo -
- Beh, ora cosa facciamo? -
- Pensavo di raddoppiare le guardie, ma sarebbe come ammettere che nascondiamo davvero qualcosa di prezioso e che abbiamo paura, quindi non lo farò, ma metterò degli incantesimi di protezione sulla sezione proibita della biblioteca -
- Avvertirà anche Hathor e Katarina? -
Mirjana trasse un sospiro rumoroso prima di rispondergli.
- No, penso che abbiano già sufficienti problemi per conto loro -
- Capisco -
Proprio in quel momento arrivò un messaggio sul cellulare di Gladio.
- Signora... I Warlords hanno scoperto il volto del ladro -
- Chi è? -
Gladio rimase in silenzio, evidentemente non era felice di dare quella notizia.
- È Cordelia. Controllando le telecamere, il supervisore dei Warlords l'ha notata, inoltre non è più nel suo alloggio -

Midgar, Settore 8, Motel Icecap
h 12.05

Katarina ci mise quasi tutto il resto della mattinata a spulciare tra i documenti della ShinRa che aveva scaricato, in cerca di qualche buon appiglio da propinare a quei terroristi.
Più ripensava alla proposta di Hathor e meno le piaceva.
Quando suo padre l'aveva abbandonata, era stata accolta da un gruppo di assassini mercenari e più di una volta come lavoro era arrivato loro di commettere atti terroristici e uccidere anche innocenti: alle persone al potere non importava di certo il popolo, ma solo il potere fine a se stesso. Non importava chi venivano coinvolti e non dubitava che anche lì funzionasse così.
Alla fine se n'era andata perché uno degli atti terroristici che dovevano essere messi in atto, sarebbe stato in una scuola. Urlando che non ci stava se ne era andata come una furia dicendo loro di tenersi anche i soldi degli ultimi "lavori" che aveva fatto.
Qualche mese dopo era finita all'Ordine e lì aveva trovato il modo perfetto per mettere a frutto le sue conoscenze negli omicidi aveva avuto l'occasione di sventarne parecchi.
- Allora, hai trovato qualcosa di utile? -
Vide Hathor avvicinarsi con in mano due tazze di caffè fumanti. Si avvicinò e si sedette sul letto dove stava lavorando e le allungò una tazza.
Katarina ne bevve un sorso prima di risponderle.
- Nulla di che nei documenti, ma penso che dargli un'accesso alle mail e alle telefonate possa essere un buon inizio. Dubito che a loro interessino un'elenco dei prodotti della ShinRa, anche perché li conosceranno a memoria abitando in questo mondo -
- Perfetto. Ora dobbiamo solo trovarli -
Katarina le rivolse un'occhiata piuttosto eloquente.
- Pensi davvero che non ci abbia già pensato? Per chi mi hai preso? Fortunatamente i reattori mako hanno anche delle telecamere di sorveglianza, così li ho rintracciati quando sono entrati e anche quando sono usciti. Per nostra immensa fortuna si sono mossi con il treno, e lì ci sono altre telecamere, così li ho seguiti fino a quello che penso sia il loro nascondiglio... -
- Ti serve il rullo di tamburi? -
- Si trovano in un bar dei bassifondi del settore 7 si chiama Seventh Heaven -
- Settimo Cielo? Ottima citazione. Sai in quanti sono? -
- Il gruppo conta un nucleo centrale di sei persone e circa una ventina di "soldati" che fungono da forza armata -
- E pensano davvero di affrontare una mega corporazione come la ShinRa con così poco... Personale? -
- Potrebbero benissimo dire la stessa cosa di noi: siamo solo in due -
- Sì, ma noi non siamo qui per combattere la ShinRa, ma solo per riprenderci Aeni e poi andarcene -
- Quindi la tua idea è di sfruttarli, vero? -
- Ovviamente. Come a te, non piace nemmeno a me il loro metodo di affrontare le cose. Arriveremo a riprendere Aeni e poi ce ne andremo prima di rimanere coinvolte in qualcosa che non ci riguarda -
Katarina annuì in segno di assenso.
- Perfetto, allora direi che possiamo andare a trovarli -
- Scommetto che qui non ci sono i siti dove i clienti possono lasciare i commenti sul locale, vero? -
- Temo di no. Quindi non sapendo nemmeno gli orari di apertura, dovremmo rischiare -
Si scambiarono un sorriso d'intesa per poi prepararsi, assumendo la stessa identità che avevano adottato per andare alla ShinRa, e andare a trovare i loro nuovi "compagni".

Ci misero un po' per arrivare. Dovettero cambiare aspetto un paio di volte, in particolare vicino la stazione dove giravano parecchi fanti, ma alla fine si trovarono davanti a un bar a dir poco decadente così come il resto degli edifici circostanti.
Certo, visto che erano nei bassifondi non si aspettavano architetture di lusso, tuttavia l'interno del bar era pulito e profumato. Al bancone una graziosa mora con un visetto dolcissimo, asciugava dei bicchieri per poi sistemarli sulla rastrelliera alle sue spalle. Katarina le sussurrò nell'orecchio che lei era una dei terroristi, così le si avvicinarono lentamente, per fortuna a quell'ora il bar era deserto.
Non appena si accorse di loro, la mora alzò lo sguardo sorridendo.
- Salve signore, cosa posso portarvi? Un caffè? Un liquore? -
- Solo delle informazioni -
La mora le guardò interrogativa, così Katarina, sotto le spoglie di segretaria, appoggiò la stampa di una ripresa delle telecamere del reattore dove la ritraeva entrarci insieme al resto del gruppo. Di colpo l'espressione della ragazza cambiò, facendosi mortalmente seria, così come la sua voce.
- Andatevene. Non nulla da dirvi -
Avendo capito che la situazione non si sarebbe risolta bene, Hathor mise subito in chiaro le cose.
- Hai frainteso, non facciamo parte della ShinRa e tanto meno stiamo dalla sua parte. Ma potremmo essere dalla vostra se arrivassimo a un'accordo -
Lo sguardo poco amichevole che rivolse loro la barista suggerì che o si sbrigavano a spiegare quello che volevano oppure le avrebbe mandate via con la forza.
- Va bene, arrivo al punto: la ShinRa ha preso una nostra compagna che è rinchiusa in uno dei loro laboratori. Siamo riuscite a farci dare un'appuntamento con il Presidente e a piazzare dei microfoni e dei decriptatori sui loro pc così da sapere in anticipo le loro mosse. Tuttavia non conosciamo la città, veniamo... Da molto distante e non sappiamo orientarci. Abbiamo saputo di voi dal telegiornale e, visto che abbiamo un comune nemico, forse unire le forze potrebbe essere d'aiuto a entrambi. Nessuna fregatura. Altrimenti, se fossimo della ShinRa ti avremmo già arrestata o uccisa per via di quella foto, non credi? Inoltre conosciamo anche le facce dei tuoi complici e poi, se fossimo della ShinRa, sarebbe molto più semplice piazzare una bomba qui dentro, aspettare che ci siate tutti e farla esplodere, no? -
La mora parve rifletterci un po' su, era chiaro come il sole che li sotto non arrivava mai, che non si fidava e non faceva nulla per nasconderlo, tuttavia pareva anche tentata di avere più informazioni sulla ShinRa. Come se le avesse letto nella mente, Katarina le lanciò un'esca così succulenta a cui era difficile non abboccare.
- Pensa: tu e i tuoi amici costantemente quattro passi davanti a quelli della ShinRa. Quando noi avremo recuperato la vostra compagna passerò tutto al vostro hacker, perché sono sicura che ce ne sia almeno uno tra di voi, i contatti diretti con i pc, le mail e i telefoni della ShinRa per portare avanti la vostra battaglia con loro -
- E voi? -
- Una volta recuperata la nostra compagna spariremo, e la ShinRa non potrà usarci contro di voi -
Lei parve pensarci ancora un po' su.
- Ti lasciamo i nostri contatti, parlane con gli altri. Quando deciderete qualcosa, in un senso o nell'altro, facci sapere -
Detto ciò, le due uscirono lasciando la ragazza a contemplare il foglietto con sopra segnati due numeri di cellulare.

Bassifondi settore 7,
7th Heaven bar, h 23.03

Tifa si girava e rigirava tra le mani quel biglietto con quei due numeri di telefono, da quando erano andate via. All'inizio l'aveva gettato, però dopo aveva pensato e ripensato a ciò che le avevano detto, così l'aveva recuperato dal cestino e ci giocherellava da allora. Effettivamente se fossero state della ShinRa l'avrebbero uccisa senza nemmeno passare dal via, vista la foto che le avevano mostrato. Quindi, che volessero aiutarli per davvero? O che comunque avrebbero fornito loro il supporto che avevano promesso? L'indecisione era tanta, ed era la quinta volta che puliva sempre lo stesso bicchiere.
Proprio in quel momento la porta del bar si aprì con uno scampanellìo e colui che entrò, distrasse definitivamente Tifa dai suoi pensieri.
Cloud veniva sempre al bar in anticipo per prendersi da bere e rilassarsi prima che arrivassero tutti gli altri, per poi scendere nello scantinato e dare il via alla riunione. Nessuno sapeva esattamente dove stesse il biondo ne dove dormisse, però era sempre super puntuale ad ogni incontro con il resto dei membri dell'AVALANCHE.
- Il solito -
NIente saluti, solo un semplice cenno della testa, Cloud prendeva il suo bicchiere di liquore, e poi se ne stava lì a contemplare il fondo del bicchiere fino a che non arrivavano gli altri. Tifa lo guardava spesso, chiedendosi che cosa ne avesse fatto la ShinRa del suo vivace vicino di casa. Poi lo vedeva litigare con Barret e pensava che, in fondo, era solo cresciuto. Aveva sempre la stessa lingua affilata che aveva anche da piccolo, sempre la solita predisposizione a mettersi nei guai, solo che ora era stato addestrato come militare quindi aveva un po' più di contegno ed era più riservato, anche se manteneva quell'arroganza e supponenza che faceva infuriare di brutto Barret.
Non credeva nella causa, e non ne condivideva affatto i mezzi, tuttavia era pagato fin troppo bene e per questo non poneva troppe domande scomode.
I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo dei restanti membri dell'AVALANCHE, che la salutarono con trasporto in particolare la piccola Marlene, figlia adottiva di Barret, che adorava.

Dopo i convenevoli, Tifa chiuse il bar, portò un'assonnata Marlene nella sua camera di sopra, e si diressero tutti quanti nello scantinato.
A quanto pare Jesse aveva setacciato la rete informativa della ShinRa e non aveva affatto buone notizie: dopo il loro primo attacco, riuscito solo perché avevano preso tutti di sorpresa, il Presidente aveva raddoppiato la sicurezza in tutti gli altri reattori e le strade del "piano di sopra" nonché nelle stazioni, pullulavano di fanti armati fino ai denti. Inoltre aveva saputo, ascoltando i discorsi dei fanti di nascosto, che anche i Turks erano a caccia, ma non stavano cercando loro : le voci dicevano che due tipe si erano introdotte nel palazzo arrivando fino all'ufficio del Presidente.
A quella notizia, Tifa collegò immediatamente le due donne che le avevano fatto visita la mattina. Dunque era vero che ce l'avevano con la ShinRa.
Barret cominciò a sciorinare una serie di improperi davvero poco raffinati, ma venne bloccato da una frase di Cloud che lo fece solo arrabbiare il doppio.
- Lo sapevamo che sarebbe andata così, il Presidente non se ne sarebbe rimasto comodo ad aspettare una nostra prossima mossa -
Barret cominciò a prendersela col biondo, accusandolo di non aver mai dimenticato di aver fatto parte dei fanti.
Tifa si rivolse a Jesse chiedendole più informazioni riguardo le due donne.
- Mi spiace, non so nulla di certo, solo che queste due, forse, sono riuscite ad arrivare all'ufficio del Presidente. Sono solo voci di corridoio, poiché un'altro fante ha detto che questa cosa non è mai successa e che si è trattato invece di un'intrusione dei soldati di Wutai -
- No, io non credo -
L'affermazione di Tifa fece smettere di litigare Cloud e Barret e portò Biggs a chiederle il perché.
- Come mai sei così convinta che non siano stati i soldati di Wutai? Infondo da quando la guerra con Wutai è iniziata le loro incursioni si sono fatte sempre più violente -
- Lo so per certo perché quelle due donne sono state qui, stamattina -
Un'affermazione che raggelò tutti quanti. Cloud fu il primo a "scongelarsi".
- Ti hanno fatto qualcosa? -
- No, sono venute solo per parlare -
Meno dolce fu Barret.
-Ti hanno detto che volevano? -
- Sì. Avevano una foto con tutti noi che ci ritraeva mentre entravamo nel reattore, quindi sanno chi siamo, tuttavia mi hanno garantito che non siamo noi il loro obbiettivo: pare che una loro compagna è tenuta nei laboratori della ShinRa e la devono recuperare. Hanno detto che vengono da lontano e non sanno muoversi in città, per questo hanno cercato il nostro aiuto. In cambio ci offrono un'accesso diretto alle mail e alle telefonate dei dipendenti ShinRa e, una volta che se ne saranno andate, lasceranno tutto in mano al nostro hacker -
Terminò fissando Jesse negli occhi. Com'era prevedibile, Barret esplose.
- Non se ne parla! Non siamo un fottuto esercito della salvezza, abbiamo la nostra missione non abbiamo tempo di stare dietro a delle turiste; ci rallenterebbero! La nostra missione è troppo importante, inoltre non abbiamo garanzie che quelle due non ci fottano alla prima occasione -
Cloud intervenne dicendo, senza volerlo, la stessa cosa che le aveva detto la donna più anziana la mattina.
- Se fossero della ShinRa avrebbero già ucciso o rapito Tifa, inoltre avrebbero potuto piazzare una bomba al bar senza essere viste e a quest'ora saremmo già saltati in aria. No, non penso che abbiano secondi fini. Inoltre ci hanno trovati in poco tempo, e questo vuol dire che loro hanno ciò che manca a noi: i mezzi -
- Senti, biondo, se tu vuoi fidarti di quelle due fai pure, ma l'AVALANCHE è sotto la mia responsabilità, così come lo è la sua missione -
- Non pensi, grande capo, che un po' di gente in più non ci farebbe male? Non so se te ne sei accorto ma siamo un po' pochi -
- E due in più cosa cambierebbero? -
- Cambierebbe che ci forniscono un po' più di supporto, se è vero che hanno quello che hanno detto a Tifa -
- Vuoi davvero fidarti di due perfette nessuno? Ci sarebbero più di peso che di aiuto -
- Ma che ne sai? Nemmeno le hai viste, e comunque ti ricordo che tutti noi eravamo dei perfetti nessuno per te. L'AVALANCHE si è formata piano piano, e anche di noi all'inizio non ti fidavi -
- Di te ancora non mi fido -
- Un po' l'avevo capito -
Prima che la situazione si surriscaldasse troppo, ci pensò Jesse a placare gli animi.
- Barret. Se quelle due hanno delle informazioni che ci permettono di anticipare la ShinRa, non vale la pena rischiare? Almeno mettiamole alla prova e vediamo cosa riescono a combinare -
A quel punto intervenne Biggs.
- Capo, potremmo essere in vantaggio sulla ShinRa. Direi che il gioco vale la candela -
- E comunque non sappiamo nemmeno dove rintracciarle -
- Sì, invece -
Tifa estrasse dalla tasca della minigonna il foglietto che aveva torturato per tutto il giorno con sopra segnati i due numeri di telefono.
- Te l'hanno dato loro? -
- Sì -
Jesse prese il foglietto e lo esaminò.
- Sono quasi sicura che uno dei numeri sia di un motel del settore 8, l'altro è di un telefono cellulare -
Ci fu un momento di silenzio in cui si guardarono l'un con l'altro aspettando che qualcuno prendesse una decisione. Alla fine fu Wedge a parlare.
- Almeno proviamoci -
Barret sospirò pesantemente prima di rivolgersi a Tifa non poco infastidito dalla situazione.
- Tifa, visto che hanno dato a te il numero, contattale. Dì loro che ci troviamo qui domani a mezzanotte e che non tardino -
- Va bene -
- Allora rimandiamo l'assemblea a domani sera -

Piano superiore settore 8, Motel Icecap
h 10.01

- La moretta ha chiamato -
- E? -
- Ci aspettano al bar a mezzanotte. Lì conosceremo gli altri, e probabilmente decideranno se accettare quello che abbiamo da offrire o meno -
Hathor tornò a concentrarsi sulla sua spada che stava affilando, sicura che a breve ne avrebbe avuto bisogno. Dopo aver finito, le bastò focalizzare nella mente l'immagine che desiderava e la sua spada tornò ad essere un grazioso ornamento in oro e ossidiana che infilò nella sua scomposta crocchia corvina.
- Dal momento in cui otterremo il loro aiuto, si comincerà a fare sul serio. Da dopo l'incontro con il Presidente fino ad ora, non abbiamo più fatto alcuna mossa quindi, probabilmente, pensano che abbiamo avuto paura e ce la siamo data a gambe -
- Forse no -
- Che intendi? -
- Stamattina ho dato un occhio alle mail scaricate dalla ShinRa e ne ho beccata una da parte del Presidente al direttore dei Turks, chiedeva come andavano le ricerche sulle due che sono entrate nel palazzo -
- Quindi i Turks hanno il compito di ucciderci -
- Di catturarci, a quanto pare. Sembra vogliano farci diventare le dame di compagnia di Aeni -
- E questo non può succedere. Più grave del fatto che capiscano come funzioni il sangue nero, lo è il fatto che scoprano da dove arrivi Aeni... E noi, ovviamente -
- Aeni è arrivata qui con un portale illegale e quelli hanno la fastidiosa, ma in questo caso molto utile, tendenza a non lasciare tracce sulla provenienza -
- Inoltre Aeni è nell'Ordine da poco tempo e il suo organismo è ancora molto simile a quello di un'essere umano normale, ma se catturassero una di noi e la studiassero, capirebbero che non facciamo parte di questo mondo e in quel momento chi ci assicurerebbe che la fame di potere di quel mostro chiamato Presidente non si estenderebbe anche al nostro mondo? -
- Abbiamo già abbastanza problemi da noi, non riusciremmo a contrastare anche un'invasione -
- Al momento la cosa che più mi preoccupa è Aeni. E poi, nessuna di noi due è tipo da farsi catturare facilmente quindi abbiamo il culetto al riparo. Per ora -
Katarina parve riflettere un momento per poi sollevare un'ottima questione.
- Stando a stretto contatto è possibile che quelli dell'AVALANCHE si possano accorgere che abbiamo qualcosa di strano. Senza contare che per avere quantomeno una minima fiducia, dovremmo mostrare loro come siamo. Tu come farai? -
- Apparirò come essere umano, grazie a uno dei famosi cerotti muta forma di Sissel. Niente orecchie a punta, artigli da gatto, denti da vampiro, occhi gialli ecc -
- Ok. Allora che facciamo per tutto il giorno visto che siamo libere? -
- Direi di rilassarci, perché dopo stasera non so quanto tempo avremo per farlo -

Si mossero intorno alle 23.00, non avevano certo intenzioni di far aspettare i loro illustri ospiti. Le guardie alla stazione del settore 1 erano addirittura aumentate da quando c'era stato l'attentato della AVALANCHE, quindi dovettero fare parecchia attenzione, tentando di mescolarsi il più possibile ai passeggeri presenti sul treno, e una volta arrivati nei bassifondi, svanirono velocemente.
Arrivarono al bar di Tifa alle 23.58.
Sulla porta del bar c'era il cartello "closed" ma Tifa si accorse di loro, lasciò sul bancone il bicchiere che stava asciugando, e andò ad aprire. Una volta entrate videro che sistemati a due tavoli c'erano gli altri membri dell'AVALANCHE intenti a chiacchierare tra di loro, ma si zittirono immediatamente una volta che le due entrarono.
- Beh, direi che ci siamo tutti -
Dopo la frase d'esordio di Hathor, si alzarono a si avvicinarono alle due con un'aria poco amichevole. Katarina sorrise appena all'affermazione della compagna per poi rivolgersi direttamente a Barret.
- E a quanto pare Tifa vi ha detto tutto -
- E non ci fidiamo minimamente -
- Sì, beh, nemmeno noi tanto per chiarire. Ma è ancora un po' presto per tirare le somme, no? -
La risposta di Katarina non andò a genio a Barret che le rivolse un'occhiataccia alquanto fulminante. Già Katarina non era molto dell'idea di ricorrere al loro aiuto in più Barret le rispose subito male, per cui, prima che la situazione degenerasse, Hathor tentò di correre ai ripari.
- Intendeva dire che è impossibile che vi fidiate di noi, visto che non ci conoscete. Dateci una possibilità: vi mostriamo cosa abbiamo sulla ShinRa e poi deciderete cosa fare in separata sede, ok? -
Barret si fece avanti molto poco convinto di ciò che aveva detto Hathor e, torreggiando su di lei, le spiegò poco gentilmente il suo dubbio.
- Certo e chi ci garantisce che se noi non accettassimo il vostro aiuto non andrete dai tizi della ShinRa a dire dove ci nascondiamo? Secondo me dovremmo farvi fuori subito, così eviteremmo problemi più avanti -
Altrettanto poco gentilmente, Katarina si rivolse a lui talmente in fretta che Hathor non riuscì a fermarla.
- E allora per che cazzo ci avete chiamato? Il treno costa e noi abbiamo fondi limitati, per non parlare che la ShinRa ci cerca almeno quanto cerca voi per cui abbiamo una buona metà dei fanti incollati al nostro culo e voi ci chiamate per poi venire fuori con questa stronzata? Noi ce ne andiamo e voi potete andare all'inferno -
Dopo il suo discorso alquanto incazzoso, Katarina era già pronta a infilare la porta di uscita dopo aver rivolto un'occhiataccia a Tifa che quasi corse per aprirgliela, quando Jesse parlò al posto di Barret che stava già per aprire la bocca e rispondere con una delle sue.
- Vorrei che capiste che siamo in stato di massima all'erta proprio per lo stesso problema che avete anche voi. La ShinRa farebbe carte false per avere le nostre teste proprio come lo fanno per avere le vostre. Potete ben capire perché la nostra fiducia negli estranei è ai minimi storici, in fondo non sappiamo niente di voi -
Hathor si girò verso di lei.
- E noi non sappiamo niente di voi. Non siete gli unici a correre dei rischi. Abbiamo pensato che unire le forze sia meglio piuttosto che rischiare di metterci i bastoni nelle ruote a vicenda, infondo abbiamo un comune nemico, se collaborassimo potremmo trarre beneficio gli uni dagli altri. Voi tralasciate il fatto che anche noi rischiamo nel venire qui da voi, chi ci dice che per salvarvi la pelle non ci denunciate alla ShinRa? -
Jesse si ritrovò all'improvviso a corto di parole. Le parole della signora l'avevano zittita, così come avevano zittito tutti incluso Barret. Mentre l'altra li fissava con uno sguardo a dir poco terrificante, nella signora non vi era alcun tipo di biasimo o di falsità. Aveva semplicemente esposto come stavano le cose. Così, visto che nessuno accennò a dire qualcosa, continuò anche.
- Non dubito che ciò che fate per voi sia importante e capisco anche la diffidenza nei nostri confronti, l'avremmo avuta anche noi, ma quello che avete detto va ben oltre il semplice sospetto. Non volete quello che abbiamo da offrire? Nemmeno sapete cosa abbiamo, come potete giudicarci così? Senza neanche farci parlare -
Poi si rivolse direttamente a Barret con un'espressione più dura.
- E in ogni caso, non ci faremmo certo uccidere da un gruppo di ribelli allo sbando -
- Che hai detto?! -
Barret la attaccò d'istinto. Hathor ci aveva visto giusto: non erano guerrieri e non erano minimamente preparati. Ci mise poco ad afferrargli il braccio sano e a scaraventarlo contro la parete, gli altri nemmeno si mossero, anzi, rimasero alquanto sbalorditi con quanta facilità quella signora di sessant'anni fosse riuscita a sollevare e a scaraventare lontano uno come Barret che non era affatto di stazza minuta.
- Ma che diavolo... ?! -
La signora non si scompose minimamente mentre Barret era ancora a terra per lo stupore di quanto appena successo.
- Spero che questo serva ad acquistare un po' di fiducia in noi. La ShinRa non sa quale sia la nostra vera faccia, voi siete i primi a scoprirlo -
Detto ciò si tolse un qualcosa che sembrava un cerotto da dietro il collo, di riflesso si tolse la medesima cosa anche l'altra.
Dire che rimasero di carta, era ben poco.
Oltre al fatto che entrambe, in realtà, viaggiavano all'incirca sulla ventina d'anni, era ben evidente anche un'altra cosa: erano guerriere. La rossa aveva due daghe gemelle rinfoderate sulla schiena e due file di coltelli attaccati a due cinghie che le cingevano le cosce, sicuramente anche la mora aveva qualche arma che, tuttavia, non si vedeva. La mora si avvicinò a Barret, ancora a terra, che la guardava con sospetto ma, a sorpresa, gli porse la mano sinistra per aiutarlo ad alzarsi. Barret guardò la mano mulatta di lei coperta fino alle nocche da una striscia di pelle nera che lasciava libere le dita, e le lunghe e curate unghie smaltate di nero lucido che brillavano sotto il neon del bar. Poi guardò lei: non vi era la soddiìsfazione di averlo steso nei suoi occhi neri come il carbone, così con somma sorpresa dei restanti membri dell'AVALANCHE, Barret accettò la sua mano rialzandosi.
La donna si rivolse a lui con una voce bassa, leggermente roca e imperiosa. Avevano proprio fatto un ottimo lavoro nello nascondere la loro vera natura.
- Ora ci ascolterete? -
Barret volse lo sguardo alla rossa che si era appoggiata a una panca del bar con le braccia incrociate sul seno prosperoso messo in evidenza dalla più che generosa scollatura. I suoi occhi verde smeraldo, al contrario di quelli della mora, erano ancora parecchio diffidenti e feroci. La squadrò da capo a piedi e solo allora si accorse di una borsa nera ai suoi piedi.
Ancora diffidente e arrabbiato, Barret si rivolse alla mora.
- Direi che ve lo siete meritato -
La mora abbozzò un sorriso. Un sorriso grato e allo stesso tempo un po' triste.
- Siete liberi di farci ogni domanda che ritenete giusto fare, ribadisco che non siamo dalla parte della ShinRa e non abbiamo nulla da nascondervi -
A quella frase la mora si rivolse alla rossa, che già la fissava un po' sorpresa, inarcando un sopracciglio come se le stesse dicendo "vero che è così?". Poi riportò la sua attenzione a Barret.
- Ma prima... Immagino che voi non facciate le riunioni qui nel bar, non c'è un posto più appartato? Così vi illustriamo per bene ciò che abbiamo e ci presentiamo anche -
Tifa fece cenno loro di seguirla nel retrobottega, lì nascosta da una tenda, vi trovarono una scala che scendeva in una specie di scantinato. L'ambiente era molto spartano: tutto in legno ad eccezione del pavimento che era nudo cemento, dei tubi probabilmente dell'acqua attraversavano l'ambiente, al centro della stanza vi era sistemata una sgangherata tavola in legno rovinata dal tempo su cui troneggiava un vecchio pc miracolosamente funzionante, come sedie c'erano dei vecchi fusti di birra vuoti e alla parete vi era taccata la bandiera dell'AVALANCHE.
- Carino -
La voce della rossa, al contrario di quella della mora, era insieme suadente e terrificante e li fece sobbalzare. Si sistemarono tutti intorno al tavolo, la rossa prese un modernissimo pc portatile dalla borsa, lo mise sul tavolo e lo accese.
- Partiamo dalle presentazioni: io sono Hathor e lei Katarina -
- Barret, Tifa, Jesse, Wedge, Biggs e Cloud -
Barret li presentò uno ad uno e tutti risposero con un cenno della testa alle due nuove arrivate.
- Molto bene. Durante la nostra gita alla ShinRa, dopo che la carinissima segretaria del Presidente mi ha accompagnata in bagno, ho avuto l'occasione di piazzare decriptatori e microfoni in praticamente tutti i piani a partire dal sessantaseiesimo in sù -
- Proprio i piani più alti -
La rossa guardò Cloud e un sorrisino si formò sul suo viso.
- È lì che vengono dette le cose più interessanti, no? Comunque, da che li abbiamo messi sono passati un paio di giorni fa e già abbiamo raccolto informazioni interessanti. Intanto sembra che siano i Turks ad avere l'ordine di catturarci dopo che la fanteria ha fallito, infatti tutti i fanti che ci sono alle stazioni sono lì per voi mica per noi. So per certo che i Turks hanno cominciato a cercarci dai bassifondi, per questo siamo rimaste sul piano superiore in un motel del settore 8. Se fossimo venute qui sotto, probabilmente avrebbero messo a ferro e fuoco tutto quanto, lassù non possono fare che vogliono e devono agire con più moderazione. E comunque, sarebbe stato troppo scontato venire a nasconderci qui sotto -
- Ora sono sicura che vi chiederete come mai ce l'abbiamo così tanto con la ShinRa e sono altrettanto sicura che Tifa vi abbia già raccontato ciò che le abbiamo detto, ebbene sì: la ShinRa ha una nostra compagna, una mia allieva per essere precisi e intendiamo riprenderla. Alla prossima domanda del perchè fare tutto questo casino per una persona, la risposta è voi non lo farete per qualcuno a cui tenete? Sono sicura di sì, per le persone a cui si vuole bene, si fa sempre tutto ciò che è necessario. Non ci fa certo impazzire l'idea di andare contro la ShinRa, ma non possiamo fare altrimenti. Ho tentato di ragionare col signor Presidente, ma ne abbiamo ricavato solo una dichiarazione di guerra aperta. E ancora non ci ha mandato contro i SOLDIER, almeno per ora -
A quel punto intervenne Cloud.
- I SOLDIER non scendono in campo facilmente e al momento sono impegnati nella guerra contro Wutai -
- Quindi le tre superstar non sono qui? -
- So per certo esserci solo Angeal, ha degli allievi da seguire e non è ancora stato richiamato al fronte. Per ora -
- Sei informato -
Cloud la guardò come se fosse indeciso nel dirle qualcosa, ma ci pensò Barret con la sua storica delicatezza.
- Era uno sporco fante. Non mi meraviglio che sappia certe cose -
Dopo un rumoroso sospiro per farsi forza, Cloud gli rispose.
- O forse solo perchè guardo il telegiornale. Sai passano molte notizie da lì, alcune vere e altre meno -
Katarina si incuriosì domandandosi il perchè, ma sulla sua faccia la domanda doveva essere implicita poichè Tifa le rispose subito.
- La televisione, così come tutti gli altri mezzi di comunicazione, sono sorvegliati dalla ShinRa. Non possono dire nulla che non passi prima da loro, non mi fiderei troppo -
- Si da un gran da fare, il Presidente -
- Lui si mostra al popolo come un eroe. Ha datto tutto agli abitanti, in particolare qui a Midgar. Questa città, e l'intero pianeta, sono completamente sotto il suo controllo. Ma non mi spiego come mai non abbia dato notizie in tv di voi -
Hathor si sbottonò in sorrisetto ironico.
- Non è difficile capire il perchè: abbiamo sfondato tutti i suoi parametri di sicurezza, arrivando fino al suo ufficio. Se, come dici, tiene molto alla sua immagine pubblica, non dirà nemmeno sotto tortura che la sua perfetta sicurezza ha fallito. In ogni caso se Il Presidente si troverà all'angolo richiamerà sicuramente i SOLDIER -
Barret era poco convinto delle parole della mora.
- I SOLDIER sono geneticamente rinforzati, come sperate di affrontarli? -
Il sorriso della mora fu alquanto mefistofelico.
- Abbiamo i nostri metodi. Scusate ma questa è una cosa di cui ci è proibito parlarvene, almeno per il momento. Sappiate solo che non temiamo una rappresaglia da parte della ShinRa -
Le fissarono in silenzio un po' perplessi, poi Jesse sollevò un quesito fondamentale.
- Come farete a recuperare la vostra compagna? Avete un piano? -
- Nulla di definito. Per questo siamo qui, abbiamo pensato che chiunque si metta contro la ShinRa abbia più conoscenze di quante ne abbiamo noi -
I membri dell'AVALANCHE si guardarono l'uno con l'altro, poi Cloud spezzò quel silenzio.
- La vostra compagna è sicuramente nei laboratori di Hojo. Al sessantottesimo o sessantettesimo piano, ma solo alcune persone con un pass speciale, oltre che gli scienziati del piano, possono accedervi. Sono due dei piani più sigillati dell'edificio -
Hathor e Katarina si guardarono quasi incredule dal colpo di fortuna.
- Per sbaglio sai anche chi è in possesso di questi pass speciali? -
- I Turks. Le loro tessere di riconoscimento aprono tutte le porte del palazzo della ShinRa -
- Perfetto -
- Non proprio. I Turks sono furbi. Sono quelli che sanno tutto della compagnia e sono fedeli ad essa -
- Pensavo fossero fedeli al Presidente -
- No, solo alla compagnia non importa chi la guida e non è facile imbrogliare un Turk. Nessuno oserebbe farlo -
- Allora sarò la prima a farlo. Prenderò io il pass -
Guardarono Hathor come se fosse un fantasma, c'erano un po' rimasti male alla prontezza di risposta che aveva avuto e ci rimasero ancora ancora più di carta a vedere il sorrisetto che si scambiavano le due.
- Non l'hai sentito? È quasi impossibile fregare un Turk, e anche se fosse, e sottolineo anche se, come pensi di fare? -
- Hathor è una ex ladra. Può prendere anche le mutande che ha addosso una persona senza che se ne accorga. Infatti, non è mai stata catturata -
- Devo sapere come è fatta questa tessera -
- Come mai? È una tessera -
- Per poterla falsificare. Non pensi che non appena arrivi al palazzo il Turk in questione la userà? Per poter entrare devo avere o la copia o l'originale, ma per falsificarla come si deve la devo studiare da ogni angolazione. Sicuramente avrà anche un chip per l'identificazione -
Giusto in quel momento Cloud gettò sul tavolo la sua tessera di ex fante.
- Come questa -
- Perfetto. Mi serviranno una stampante apposita e un foglio di plastica rigida -
Jesse si fece avanti.
- A quello posso pensare io. So dove procurare quello che cerchi -
- Mi daresti anche una mano a creare la tessera fasulla? -
- Certo -
Ma frenò l'entusiasmo dopo aver visto l'occhiataccia di Barret. Hathor lo notò.
- Parlando francamente, penso che ormai tu non possa più tirarti indietro. So che questo incontro doveva valere solo per conoscerci, ma con le informazioni siamo andati molto in là. Quindi mi permetterei di suggerire una cosa: vediamo come va questa cosa provvisoria e solo allora deciderete cosa fare -
Barret stava per parlare quando Tifa lo bloccò.
- Barret, io sono d'accordo. Vediamo come va a finire la prossima missione con loro, prima di decidere in via definitiva. Provare non ci costa nulla -
Tifa fu solo la prima a tentare di fare opera di convincimento su Barret che proprio non ne voleva sapere.
- Molto bene. Katarina raccogli tutto quanto, ci arrangeremo come al solito. E per muoverci in città compreremo una cartina o la gireremo un po' cercando quello che ci potrà servire. Buona fortuna con la vostra missione e spero di rivedervi più -
Detto ciò, ripresero l'aspetto con cui erano arrivate e, alquanto alterate, se ne andarono.

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Capitolo 5
*** AVVISO ***


Ciao a tutti, so che è già da un po' che non vado avanti con la storia per questo volevo spiegare a chi la segue, chi la legge senza metterla nei preferiti e/o commentarla: almeno per ora, la storia rimarrà ferma a causa del mio nuovo lavoro e del poco tempo a disposizione per scrivere.
La storia non rimarrà incompiuta, ma ancora non mi convince appieno (quindi modificherò di nuovo i capitoli già pubblicati) e poi continuerò. I capitoli verranno pubblicati solo quando ne sarò convinta, quindi molto probabilmente la pubblicherò una volta che sul mio PC sarà completa.
Ringrazio comunque chi, finora, l'ha letta: grazie di cuore e alla prossima.

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