Doppia Coppia

di berlinene
(/viewuser.php?uid=50434)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hajime e Teppei aka i *ciccioli* ***
Capitolo 2: *** Ken e Koji aka... *sospiro di nene* ***



Capitolo 1
*** Hajime e Teppei aka i *ciccioli* ***


Cominciamo dai preferiti di Kara...

Hajime + Teppei

“Sei un maledetto zuccone, ecco cosa sei” borbottò Teppei, finendo di spalmare l’olio lenitivo sulla schiena arrossata di Hajime. Quindi concluse l’operazione, fino ad allora condotta con estrema delicatezza, assestandogli una sonora pacca sulla spalla che lo fece sussultare. “Voglio vedere come farai, stanotte, non potrai stare sdraiato, non riuscirai a dormire…”
Nonostante fosse di spalle, ad Hajime pareva di vederla, l’espressione dell’altro: la fronte corrucciata, lo sguardo serio e accusatorio negli occhi disegnati. “Pazienza,” rispose con sufficienza, “tanto non avevo alcuna intenzione di dormire… e neanche di stare sdraiato”. E così dicendo si voltò di scatto, gli afferrò i polsi e lo spinse a distendersi. Poi gli salì sopra, immobilizzandolo. Si chinò su di lui e prese a baciarlo, osservando divertito come le sue coccole spazzassero via, a poco a poco, quell’espressione ingrugnata, per far posto a un mezzo sorriso.
Teppei avrebbe fortissimamente voluto mantenere il punto ma, come al solito, le argomentazioni di Hajime erano inoppugnabili. E sempre più audaci: dopo le labbra, gli esplorava ora il collo e, mentre il volto affondava fra i ricci morbidi, la lingua si dirigeva sicura verso un certo punto dietro l’orecchio, alla ricerca di quei gemiti di piacere che lo facevano impazzire.
Con un colpo di reni Hajime si rialzò e, traendolo dolcemente a sè, gli sfilò la maglietta  e i calzoncini, quindi si tolse i suoi. Un brivido li percorse quando, nonostante gli slip, i due membri entrarono in contatto. Rapido Hajime andò a rimuovere anche quelle ultime barriere e gemette quando finalmente furono pelle contro pelle.
Teppei si aggrappò convulsamente al compagno strappandogli un altro gemito, ma di dolore.
“Piano…” soffiò l’altro fra i denti.
L’attaccante farfugliò delle scuse e allentò la presa, lasciando invece che le mani scorressero dolcemente sulla pelle ipersensibile e  ancora scivolosa per l’olio.
Hajime socchiuse gli occhi e inarcò la schiena come un gatto che fa le fusa sotto quelle carezze gentili ed eccitanti al contempo.
Iniziò a preparare Teppei ma si accorse di quanto, benché eccitato, fosse contratto. Allora allungò la mano verso il flacone dell’olio usato sulla sua scottatura.
Magari avrebbe lenito anche il suo dolore. E magari, insieme, avrebbero placato il desiderio che bruciava loro dentro.
Spalmò il lubrificante con dolcezza, proprio come aveva fatto l’altro poco prima. Infine, lentamente, lo penetrò.
Nell’attimo in cui entrò in lui, Teppei si arpionò con le mani al lenzuolo, serrò i denti e un lampo di paura attraversò gli occhi scuri. Ma fu un attimo: poi le lunghe ciglia si abbassarono e gli occhi rimasero chiusi, e la bocca piegata in un sorriso di piacere, finché Hajime non si riversò,appagato, sopra di lui.
“Grazie” gli sussurrò Teppei abbracciandolo e passandogli una mano sul ciuffo di capelli ribelli per poi scendere delicatamente sulla schiena nuda. Hajime fremette ancora e mormorò:
“Un po’ di dolore è inevitabile… ma… ne vale la pena, no?”
Forse un giorno glielo avrebbe detto che di mettere la crema solare non se ne era propriamente “scordato”…


Note di chiusura:

Un grazie anche a rellina ed eossina!!!!

PS: La storia della crema solare è ripresa da "Notte d'Argento " di Kara.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ken e Koji aka... *sospiro di nene* ***


.. e concludiamo con i miei preferiti anche se non di Kara, la quale tuttavia voleva che scrivessi su di loro...mah...

Comunque, vorrei precisare che per me è difficilissimo vederli come amanti perchè, come più volte detto, sono *troppo*  amici. Ma se proprio li devo vedere, ecco che allora il miele gronda copiosamente.

- astenersi diabetici-

Ken + Koji

Odio gli ospedali. Sì è vero, tutti odiano gli ospedali ma io di più.
Se mi porti via anche lui io, io… Mentalmente mostravo i pugni, minaccioso - contro chi, poi? Dio, il Destino… chissà-, mentre correvo per i corridoi puzzolenti di dolore e medicinali.
 Mi fermai a qualche metro della porta per riprendere fiato, mica potevo entrare così trafelato. Lo guardai per un attimo prima che lui si accorgesse che c’ero: sembrava tranquillo e molto interessato alla rivista che aveva in mano. Ma soprattutto stava davvero bene come mi avevano detto – ma dovevo vederlo, cavolo, dovevo vederlo, mio padre, lui, non mi avevano permesso di vederlo – un calore si diffuse nel mio petto e non erano solo i polmoni in fiamme per la corsa.
Oddio bene, sì, aveva una gamba ingessata e una fasciatura alla spalla che sporgeva da sotto la giacca del pigiama, oltre a qualche ammaccatura ma era vivo. Lo sapevo ma volevo vederlo e vorrei… “Capitano!” mi salutò, scorgendomi. Era sorpreso e felice di vedermi, glielo si leggeva negli occhi.
“Wakashimazu” risposi, senza che la voce tradisse niente del tumulto che mi si agitava dentro, solo un po’ di fiatone.
“Ma… hai corso?”
 “Sì, ho appena finito di fare le consegne…” mentii.
“Perché non ti siedi – ”
“… e ora vado a lavorare alla bancarella… mi raccomando rcerca di guarire in tempo per il campionato”.
Uscii di fretta ma mi fermai ancora in quel corridoio fuori dalla porta, col respiro affannato e il cuore che batteva tanto forte da sfondare il petto.

 
Risento quella sensazione ancora oggi, ogni volta che lo stringo fra le braccia.
La sento adesso, mentre lo vedo muoversi distrattamente fra il bagno e la camera, nudo, sinuoso e insolente come sempre.
“Tu la decenza non sai dove sta di casa, Wakashimazu. E vestiti una buona volta” lo rimprovero.
Si avvicina al letto su cui sono disteso e si china, si appoggia con le mani sul materasso e mi guarda negli occhi. “Scusa” sorride malizioso, “non credevo ti desse fastidio”.
In effetti non è fastidio e se rimani ancora in quella posizione io…
Appoggia sul letto anche le ginocchia e gattona verso di me, sempre con quell’espressione furbetta sul viso. Là sotto qualcuno si sta già muovendo. E le dita di Ken vanno subito a verificare. Sembra soddisfatto. La mano risale lentamente lungo il mio torso nudo, segue la linea degli addominali, dei pettorali, del collo, del mento e si ferma sulle labbra.
Non perdo tempo a baciargli le dita, con un balzo gli sono sopra e lo bacio direttamente sulla bocca, voluttuosamente. Vediamo se così la smetti di ridacchiare.
Quando mi stacco per spogliarmi, lo guardo: gli occhi brillano ancora, sorridenti. Snervante, in campo è sempre così serio e imbronciato e qui sorride come un idiota.
“Beh, cosa c’è di divertente?”
“Sono felice” risponde. Diretto, sicuro.
Di nuovo quel calore nel petto ma stavolta non si ferma lì, scende più giù, ma mi sale anche lungo le braccia e allora lo stringo forte, mentre le sue gambe mi circondano il bacino. Me lo prendo con forza certo ma anche con… non è una parola facile da dire. Neppure distrattamente, quando, nell’estasi dell’orgasmo, il cervello perde il controllo…
 

Risento quella sensazione ancora oggi, ogni volta che lo facciamo. Allora non lo sapevo, ma si chiama Amore.

 



Note di chiusura:

Mi raccomando lavatevi i denti prima di andare a letto! Madò...

I soliti grazie-fangirls-grazie a Kara, eos e releuse.

E sì, la prima scena è una mia interpretazione degli avvenimenti a p.116-117 del vol. 15.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=379242