Fiore di ciliegio.

di Teddy_bear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Questa è la storia di un lui e di una lei. Ma tanto vale chiarirlo subito.. Non è una storia d'amore.

- 500 giorni insieme, Marc Webb.

 

Shaoran Li e Meiling Chen.

Una morbosa amicizia, di molti anni, praticamente indistruttibile.

Si conobbero all'età di sette e cinque anni e, come tutti i bambini di quell'età, furono subito felici di aver fatto una nuova conoscenza, o di aver conosciuto una nuova persona amica con cui giocare.

 

Si incontrarono così, per caso, un giorno d'estate. Sono entrambi di origine cinese, e si erano da poco trasferiti in Giappone. All’inizio è come essere un pesce fuor d’acqua, Shaoran lo dice sempre. 

"Ahia!"

Capelli neri, visetto paffuto, due occhi azzurri e vivaci. Meiling Chen.

"Hey, tutto bene? Ti sei fatta male?"

Capelli castano scuro, visetto furbo, due occhi castani e curiosi. Shaoran Li.

"Non è nulla." sussurrò lei, rialzandosi con l'aiuto di Shaoran, maledicendo mentalmente quella stupidissima altalena.

"Non dovresti spingerti troppo indietro con la schiena." disse lui, saggiamente. "Potresti cadere e, infatti, sei caduta." aggiunse poi.

"Ma quanti anni hai? Sembri mia madre." affermò lei, pulendosi i pantaloncini sporchi di terriccio.

"Di solito si dice prima il nome... Mi chiamo Shaoran, ed ho sette anni. Tu?"

"Sei peggio di mia nonna! Mi chiamo Meiling ed ho cinque anni." disse lei aprendo il palmo della mano destra di fronte a lui aiutandosi, mostrando con le dita, e con fare altezzoso, il numero dei suoi anni.

"Sei una bambina viziata, mi stai già antipatica." affermò lui, incrociando le braccia, girando il viso alla sua sinistra.

"Tu sei antipatico!" ribattè Meiling.

"No, tu!" esclamò Shaoran, ancor più irritato.

Beh, da quel giorno, furono inseparabili.

 

Ogni mattina, Shaoran Li, si svegliava pensando a lei.

Ripensava ad ogni singolo ricordo passato insieme che era rimasto impresso, come una macchia d'inchiostro indelebile su un foglio bianco nella sua memoria. Ripensava al fatto che erano passati molti anni ma non era cambiato nulla, ripensava alla sua risata, alla sua voce più matura, a quando sentiva le sue parole che erano una bellissima melodia, ed alle sue forme assolutamente armoniose.

Di notte si diceva che, alla fine, sarebbe andato tutto bene. Quante volte aveva pensato di dirle i suoi sentimenti, spesso come un idiota -come si descriveva-, parlava davanti allo specchio, immaginando la scena che, puntalmente, finiva con lei tra le sue braccia mentre ricambiava il suo amore. 

Di mattina percorreva la stessa strada, ascoltando musica, con lo sguardo rivolto verso il basso.

E, quando arrivava a scuola, la vedeva lì. Lei. Meiling.

Sentiva inconsapevolmente la sua bocca tirarsi verso l'alto, formando un sorriso.

Come sempre parlava con delle sue amiche, e come sempre lui sapeva già l'argomento della loro discussione.

Quando Meiling, involontariamente, si portava una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio, Shaoran si sentiva morire.

E quando, Meiling, si voltava verso di lui e gli sorrideva, come ogni mattina, Shaoran si sentiva risorgere, per stare con lei.

 

Non si sa bene dove, nè come, nè quando, ma, Shaoran si innamorò perdutamente della sua migliore amica. 

Ma non tutto va come si spera.

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Capitolo 2
*** Capitolo primo. ***


Non è facile descrivere le varie emozioni, che il nostro corpo subisce, quando si incontra la persona che si ama.

Tutti i giorni io devo subire queste emozioni. All'inizio non ci badai neanche, non diedi peso alla faccenda, poi essa cominciò ad ingigantirsi invadendo le fibre della mia anima, facendosi strada dentro di me, diretta verso il cuore. Ed allora lì fu la fine.

Meiling, Meiling, Meiling...

Il suo nome mi provoca, ogni volta, un grande brivido lungo la schiena, che devo cercare di nascondere persino a me stesso, per evitare di peggiorare una situazione già di suo abbastanza complicata.

"Ciao, Shaoran."

Ed il mio nome pronunciato da lei, invece, mi manda direttamente in paradiso.

"Meiling, buongiorno."

E accanto a quel 'buongiorno' ci starebbe un bacio casto che urla 'sono innamorato di te'.

Perché sì, io sono innamorato di lei.

Amo i suoi capelli neri lunghi, amo la sua vitalità, amo com'è sempre sicura di se stessa, amo il suono della sua voce, amo i suoi occhi accesi di luce propria, amo il suo sorriso... Amo tutto di lei, tutto. E non sono ancora riuscito a capire se questo sia un bene o un male.

Perché io sono soltanto il suo migliore amico.

Perché non sarò mai corrisposto. 

"Mi aspetti per prendere l'autobus, vero?" mi chiese, arricciando il naso all'insù circondato da delle dolci lentiggini.

"Certo." la rassicurai.

In realtà, io ti aspetterei anche per tutta la mia vita.

Chiusi l'armadietto che non mi accorsi nemmeno di aver aperto, e la osservai da lontano, mentre si dirigeva per parlare con un ragazzo, alto e biondo. E maledissi il giorno in cui mi innamorai di lei.

"Non te la togli dalla testa, eh?" sobbalzai, girandomi verso il mio interlocutore.

"Yamazaki, amico, come va?" gli domandai, cercando di cambiare argomento.

"Non te la togli dalla testa, vero?" chiese di conseguenza.

"Fosse solo togliermela dalla testa, il problema."

Ed ero sincero; lei era riuscita a distruggere quella barriera che io stesso avevo creato, lei era entrata nel mio cuore. Lei, ormai, era il mio cuore.

"Chi, stavolta?" mi ritrovai domandare, chiudendo gli occhi e serrandoli tra di loro, sentendo le mie mani incominciare a tremare.

E non capivo se ero solo disperato, oppure disperatamente innamorato di lei.

"Steve Bird, uno studente americano. Ma non preoccuparti, non è sicuramente una cosa seria." mi confortò, con una pacca sulla spalla.

"Come sempre." affermai, con il mio solito masochismo a farmi compagnia.

Ogni sabato sera, Meiling Chen, la mia migliore amica, andava a ballare. Ed ogni volta si trovava un ragazzo diverso con cui pomiciare, o fare altro.

Lei il sabato sera rideva e si divertiva, io, invece, il sabato sera, me ne stavo a casa, a deprimermi, guardando qualche odioso telefilm con mia madre.

Mi sentivo più un padre protettivo, che un ragazzo innamorato. Preferivo immaginarmi il suo corpo stretto tra le mie braccia, piuttosto che sotto di me a fare l'amore; preferivo immaginarmi di accarezzare le sue labbra, piuttosto che morderle; preferivo immaginarmi il suono della sua voce sussurrarmi dolce parole, piuttosto che dirmi parole sporche.

Ed io l'amavo, oddio come l'amavo. Ma questo lo sanno anche i muri. 

Lei, invece, i muri li ha costruiti attorno a sé, non permettendo a nessuno di entrare. Almeno, non in quel senso. Non in quello profondo.

Sono un cretino. 

"Perchè non provi a dimenticarla?" la schiettezza di Yamazaki mi faceva, ogni volta, tremare, e non sapevo mai come uscirne fuori, per questo motivo optavo sempre per dirgli la verità.

"Perchè non voglio dimenticarmi cosa significa sentirsi così… vivi." gli spiegai.

"Dio, Li, sei messo male. Guarda quante belle ragazze ci sono in giro; ce ne sono milioni di volte migliori di lei." mi disse sbuffando.

Mi morsi il labbro inferiore, scuotendo la testa. Lui non poteva capire.

"Può essere, ma migliori, o peggiori, che siano, non sono e non potranno mai essere lei."

La mia migliore amica era entrata nelle mie cuciture, privandomi di esse. Per poi farmi ritrovare nuovamente con delle ferite nel cuore, nuovissime di zecca, ogni volta che vedevo lei guardare un ragazzo nello stesso modo in cui volevo esser guardato io.

Il mio amico, d'altro canto, scosse la testa alla mia affermazione, mi diede una pacca sulla spalla dicendomi un: "sei incorreggibile." e se ne andò.

Sbuffai, ritrovandomi solo finchè non sentii una leggera pressione sulla mia spalla.

"Ciao, sono nuova, mi chiamo Sakura."

Capelli biondo miele, non neri. Una distanza disarmante. 

"Mi potresti, gentilmente, dire dov'è la segreteria? Sono nuova." mi spiegò, mordicchiandosi un'unghia, visibilmente ansiosa.

Troppo insicura, non spavalda.

"Davvero, mi potresti aiutare?"

"Ehm, certo, gira l'angolo e la trovi." le risposi, sintetico e bofonchiante. 

"Ti ringrazio..." si morse il labbro inferiore, alla ricerca del mio nome.

"Li Shaoran." mi passai una mano tra i miei capelli, sospirando, e pronto per incamminarmi verso la mia classe.

"Piacere di averti conosciuto." mi sembrò solo di udire queste parole, perché me ne andai quasi subito.

"Shao, aspettami." ed era questa la voce che volevo udire.

Meiling aveva lasciato quell'idiota e stava venendo verso di me, raggiante come sempre, ed io non potevo fare a meno di sorridere, sentendo inconsapevolmente le mie labbra curvare verso l'alto ed i miei occhi iniziare a luccicare.

"Che lezione abbiamo?" le domandai, osservandole le labbra.

Baciami, Meiling.

"Matematica, mi sembra." 

Lei ridacchiò, spostandosi una ciocca di capelli all'indietro.

Baciami, piccola.

"Già, abbiamo lo stesso corso." contemplai ancora quei petali di rosa che si muovevano formando delle parole che sentivo mie, dedicava la sua voce solo a me, in quel momento. Ed io me ne sentii onorato.

Baciami Meiling, oppure vattene via, perché potrei baciarti io.

"Ci sediamo vicini, vero?" mi chiese, scompigliandomi i capelli. Amavo il suo tocco.

Risi, perché alla fine sceglieva me. Perché io mi illudevo di esser scelto. 

"Certo." le diedi un piccolo bacio sulla fronte, per placare quella fame che avevo delle sue labbra.

E subito dopo me ne pentii... Perché il mio sguardo si abbassò e rimasi a guardarla negli occhi per un tempo infinito.

Lei mi sorrise, alzandosi poi in punta di piedi, abbracciandomi.

Fammi sentire il tuo cuore contro il mio petto, Meiling.

"Era da un po' che non mi abbracciavi come si deve, mio caro." mi rimproverò scherzosamente.

Sei tu cerchi sempre braccia altrui, pensai.

"Hai ragione, scusami." e lei era lì, piccola, dolce, stretta tra le mie braccia. Le mie vene pulsarono, le sentii, mentre ormai il suo nome le aveva invase, facendomi provare delle sensazioni legate solo ad esso. 

"Così va meglio." mi baciò la guancia, a lungo... Troppo a lungo. Mi sforzo di sorriderle infatti, mentre piano piano la stacco, perché sono davvero al limite.

"Ti devo raccontare di Steve!" esclamò, contenta, mentre i suoi piedi erano completamente a terra, non più sulle punte come prima.

"È così bello!" e lei ride, lei ride, lei ride.

Mentre io sforzo gli occhi, per non far vedere come le mie sclere mi stanno tradendo.

"Vuoi fare sul serio con lui?" chiesi, non potendomi trattenere.

"Shaoran, ti prego. Mi conosci. Non credo nell'amore, è tutta solo attrazione. E quando questa finisce, puff! Nuovi incontri e nuove passioni, sai cosa intendo." mi ammiccò, le sorrisi. E dentro di me mi sentii sconfitto.

"Oh, certo." affermai, prendendo posto in classe, accanto a lei, la quale parlò tutta l'ora con Steve, che sedeva dietro di lei.

Fantastico, meglio di così si muore. Pensai, sarcastico.

Mi sedetti da solo a pranzo, contemplendola mandarmi un bacino e poi sedere accanto alle sue amiche e, mentre faceva questi gesti, queste azioni, che ormai erano solo routin, io mi chiedevo sempre di più se lei tenesse davvero a me.

"Hey." mi sorrise una ragazza... Ed io tntai di ricordarmi chi fosse, per apparire almeno educato.

"Sakura, sono la nuova ragazza... Ci siamo incontrati prima, volevo ringraziarti." mi spiegò, gesticolando. Ed io sbuffai, mimandole un "non c'è di che".

Lei annuì, pronta per andarsene e, senza sapere la ragione, la fermai.

"Ti va di pranzare con me?" le domandai, capendo subito che lei non mi aveva fatto niente di male, e che meritava almeno un po' di cortesia.

Mi sorrise, ringraziandomi, per poi sedermi accanto.

E poi, arrivò la sua domanda, come se mi conoscesse da una vita.

"Da quanto tempo sei innamorato di lei?"

ANGOLO AUTRICE: allora. Lo so. Ho taaaante long da continuare, ma quando l’ispirazione bussa, non riesco a sbatterle la porta in faccia. Hahaha. Non vi dico neanche dove mi è venuta questa ispirazione, perché davvero… umpf. In ogni caso, -tralasciando il mio fetish per sti cavolo di triangoli amorosi e sto cattivo angst- ci tengo a precisare che sto revisionando "Verso di te": ci sono delle cose che non mi fanno sentire soddisfatta, quindi prima di continuarla, le voglio modificare (appena capisco meglio come e faccio cozzare le mie 300 idee malsane). Siccome è una storia molto delicata e fantasy -per così dire- devo abituarmici un po’. Detto questo e chiarito, “Fiore di ciliegio” sarà piena. Non dico altro. Solo, piena. Ditemi cosa ne pensate! Grazie di tutto. Bacioni x.

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