Anything You Synthesize

di EstherLeon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Testoline rosse che non governano più il mondo. ***
Capitolo 2: *** Perché non si dovrebbe mai fraternizzare con nessuno. ***
Capitolo 3: *** Migliori amici che ignorano il proprio dovere. ***
Capitolo 4: *** Da piccole gelosie derivano sempre grandi sconvolgimenti. ***
Capitolo 5: *** Mille modi più uno per uccidere chi ti sta attorno. ***
Capitolo 6: *** Quando scoperchi il vaso di Pandora. ***
Capitolo 7: *** Tempistiche sbagliate e destini imminenti. ***
Capitolo 8: *** Sinonimi e contrari della parola odio. ***
Capitolo 9: *** Pericoli mortali del dare per scontato ed epifanie parallele. ***
Capitolo 10: *** Cortili interni fin troppo popolati e pseudo lutti. ***
Capitolo 11: *** "Non so, ma sento che accade, e mi tormento." ***
Capitolo 12: *** Quidditch, che follia! ***
Capitolo 13: *** Bambini dell'asilo cresciuti e ammissioni inderogabili. ***
Capitolo 14: *** Bombe nucleari su Hogwarts. ***
Capitolo 15: *** Attimi di straordinaria follia. ***
Capitolo 16: *** Dopo tutto questo tempo, Jace? ***
Capitolo 17: *** Eterni ritorni e usi alternativi dei Dormitori. ***
Capitolo 18: *** Con un amico a lato, ogni guaio è sistemato! ***
Capitolo 19: *** Panchine contese e scene da film. ***
Capitolo 20: *** Libertà conquistate e riavvicinamenti non proprio inaspettati. ***
Capitolo 21: *** Cabaret di crostatine (canarine). ***



Capitolo 1
*** Testoline rosse che non governano più il mondo. ***



Testoline rosse che non governano più il mondo.
 

La prima volta che Hugo Weasley aveva visto l'Infermeria di Hogwarts, gli era sembrata simile ad una di quelle chiese babbane che sua madre Hermione gli aveva fatto visitare così tante volte. Era stato durante il suo primo anno, quando era caduto dalle scale del terzo piano mentre si dirigeva in Sala Grande per la cena. Da quel giorno era stato ricoverato in Infermeria più o meno un milione di volte, sempre a causa della sua estrema goffaggine. 
Ora, al suo quinto anno, si era aspettato di fare visita a Madama Pomfrey un po' meno spesso, ma purtroppo il destino non doveva essere della sua medesima opinione, in quanto quel giorno stesso aveva fatto un bel volo dalla sua scopa durante gli allenamenti di Quidditch.
D'altronde, Hugo Weasley era il Grifondoro più impacciato e imbranato che la sua Casa avesse mai visto, fatta forse eccezione per i primi anni di scuola di suo zio Neville. Nonostante fosse un ragazzone alto più di un metro ottanta, era goffo come pochi ed inciampava sui suoi passi con la stessa frequenza con cui l'acqua di una cascata cade. Aveva due occhi azzurri, dolci e sempre sognanti che stonavano grandemente con i capelli rosso acceso.
Quel giorno, dunque, si trovava sdraiato in un letto dell'Infermeria, borbottando tra sé quanto il Fato gli fosse decisamente avverso, quando una voce a lui familiare lo riscosse dai suoi pensieri così poco positivi.
« Su con la vita, Fragolina! Ora ti daranno l'abbonamento per l'Infermeria! » Freya Nott era appena entrata dalla porta, guadagnandosi un'occhiata di fuoco da parte di Madama Pomfrey, saltellando e ridendo con quella grazia che Hugo non avrebbe mai avuto.
Così come Hugo era un Grifondoro atipico, Freya era altrettanto diversa dai canoni della sua Casa di appartenenza, ovvero quella di Serpeverde. Tanto per incominciare era la migliore amica non solo di un Grifondoro, ma anche di un Weasley, ed era così assurda e poco seriosa che a volte gli studenti di Hogwarts si chiedevano se non fosse davvero giunta l'ora di mandare in pensione il Cappello Parlante. Oggettivamente era anche una ragazza molto bella, con due enormi occhi verdi e i capelli castano chiaro, eppure era così 'fuori di testa', come molti la definivano, tanto che la maggior parte dei ragazzi cercava di evitarla.
Hugo e Freya erano così diversi tra loro che non avevano potuto fare altro che diventare migliori amici, uno il complemento dell'altra. Anche in quell'occasione, Freya era andata a trovare lo sfortunatissimo ragazzo, per rassicurarlo come solo lei sapeva fare.
« Sai, Ciliegina, oggi mentre cadevi dalla scopa ti hanno scattato una foto buffissima! Ho chiesto personalmente che venisse divulgata per tutto il castello, così tutti potranno vedere quanto sei bello! »
Freya si era appena seduta sul bordo del letto su cui era sdraiato Hugo, ignorando le continue proteste che Madama Pomfrey le faceva per chiederle di lasciare il suo paziente riposare. Ma dopotutto, dopo cinque anni così, l'anziana signora si era rassegnata e lasciando il ragazzo dai capelli rossi nelle sicurissime mani della signorina Nott, si era allontanata sbuffando, pronta a farsi una camomilla per calmarsi.
« Ti ringrazio, Freya, ora la mia popolarità salirà alle stelle. »
« Ma quale popolarità? Sei il ragazzo più sfigato di tutta Hogwarts! » La ragazza ribatté con ovvietà, palesando le sue parole, schioccando la lingua al palato.
« Ehm... grazie? »
« Non c'è di che, Coccinella! Sempre qui a tua disposizione! » Dopo uno spudorato occhiolino in direzione di Hugo, Freya si sdraiò con poco garbo affianco al ragazzo, tirandogli una gomitata per niente leggera in un fianco, facendolo per poco cadere dal letto. Si sistemò quasi del tutto addosso a lui, e prese a fissare il soffitto con innato interesse, mentre dall'altra parte Hugo la fissava con la più totale calma, oramai abituato al modo di fare della sua migliore amica.
« E comunque ti devi rimettere a posto, mi annoio a rompere le palle ai primini da sola! » Al povero Hugo arrivò un'altra gomitata, stavolta in pieno stomaco, facendogli uscire dalla bocca un verso che non prometteva niente di buono. 
Freya si voltò a guardarlo, schioccandogli le dita davanti agli occhi.
« Oh che bello! Sembra quasi che tu stia per vomitare! Stai guarendo! »
« Sì, potrei proprio andare a fare una nuotatina al Lago Nero e ritornare sano e salvo! »
« Perfetto! Allora alzati, ho voglia di mettere una pasticca vomitosa nel succo di zucca di mio cugino Scorpius! » Si alzò di scatto dal letto, facendo sussultare per l'ennesima volta il povero ragazzo e si posizionò in piedi di fianco a lui, battendo ripetutamente le mani mentre parlava per spronarlo ad alzarsi.
« Freya, ho due costole rotte. Devo rimanere qui almeno per altri tre giorni! »
« Oh, come sei noioso, Pomodorino! Vuol dire che lo farò da sola! »
Detto questo pestò i piedi a terra per tre volte, dopo di che si incamminò verso l'uscita mimando un 'ciao' con la mano a Hugo, il broncio stampato in viso prima di riuscire a varcare la soglia.
Una volta che la ragazza se ne fu andata, Hugo si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, sistemandosi il cuscino che Freya gli aveva tolto da sotto la testa e tirandosi le coperte fino al collo.
« Merlino, non potevo trovarmi un amica più normale?! »


*

 
« Sei arrabbiata con me? »
Dominique Weasley, appoggiata alla parete di un corridoio del secondo piano, lanciò uno sguardo truce al ragazzo che gli stava davanti, Jonathan Steel, chiamato da tutti Jace.
« Non sono arrabbiata con te. »
« E allora perché non vuoi uscire con me? »
Dominique roteò gli occhi al cielo e lanciò un gridolino infastidito, supplicando mentalmente Priscilla di rivelarle quale grave colpa avesse mai commesso per dover sopportare un tale castigo.
« Te l'ho detto mille volte, Steel. Non ho intenzione di uscire con te, così come non volevo farlo cinque anni fa, così come non voglio farlo ora, così come non vorrò farlo mai! »
Le parole della bionda Corvonero erano state sputate con tale esasperazione che il ragazzo strabuzzò per un attimo gli occhi, cercando di capacitarsi se la ragazza che gli stava davanti era la stessa che perseguitava più o meno dal secondo anno. Perché era proprio dal loro secondo anno che Jace la seguiva per ogni antro del Castello, per chiederle sempre la stessa medesima cosa.
Per quanto Dominique fosse una ragazza dall'animo buono e gentile, e non perdesse mai il controllo, Jace la turbava talmente tanto che ogni volta che lo vedeva le veniva da tirare un pugno contro la parete. Non sapeva spiegarsi il perché, ma il ragazzo le causava talmente tanto odio che il più delle volte le prudevano le mani.
Tutti si erano sempre chiesti come mai la ragazza continuasse a rifiutarlo, perché Jace era a tutti gli effetti uno dei ragazzi più desiderati della scuola.
Oltre ad essere il Capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, era un tipo piuttosto fisicato già di suo, e aveva dei luminosi occhi blu che lo rendevano simpatico a prima vista, fatta unicamente eccezione per la Weasley bionda. Inoltre, aveva una zazzera di capelli castani, sempre in disordine, che gli conferivano quell'aria sbarazzina che tanto piaceva alle ragazze. 
Dal canto suo, anche Dominque era molto bella e forse era proprio per il fatto che anche lei riscuotesse un certo successo con i ragazzi che non si degnava minimamente di prendere in considerazione l'idea di uscire con Jace.
« E dai, Dommy, non spezzarmi così il cuore! »
« Steel, sparisci dalla mia vista. »
Così come capitava tutte le volte che il Serpeverde si avvicinava a lei, la ragazza gli palesò tutto il suo odio, e come al solito, fu bellamente ignorata, in quanto Jace le si avvicinò maggiormente sorridendole sornione.
« Lo sai vero che sono la tua anima gemella? Il settimanale delle streghe di questo mese dice che per le biondine tutte pepe come te è arrivato il momento di valutare i baldi giovani come me! »
« Ma sei tutto scemo, per caso? »
Con uno spintone, Dominque allontanò il ragazzo da sé, che proprio in quel momento le si era avvicinato per baciarla. Un altro dei suoi rovinosi tentativi di conquistarla.
« Steel, se oggi ti vedo ancora anche solo a dieci metri da me giuro che ti schianto, ti ho avvisato. »
Jace mise su il broncio, socchiudendo gli occhi per cercare di percepire di meno il disprezzo nella voce della ragazza che tanto adorava.
Non rispose, si limitò ad incassare il colpo e a guardare Dominique allontanarsi da lui con passo deciso e determinato. Ma il broncio durò ben poco sul suo volto, poiché non appena abbassò lo sguardo e vide il fondoschiena della ragazza in lontananza, piegò la testa di lato e sorrise come un'idiota.
Aprì la bocca per fischiare, ma prima che potesse palesare il suo apprezzamento verso la snella figura di Dominique, qualcuno gli diede una pacca su una spalla, facendolo desistere dal millesimo gesto che avrebbe infastidito la Corvonero.
« Ennesimo due di picche? »
Appena Jace voltò il capo, si trovò di fronte all'altrettanto imponente figura di Scorpius Hyperion Malfoy. 
Scorpius era un Serpeverde del settimo anno proprio come Jace e giocava come Cercatore nella sua squadra. Erano diventati migliori amici durante il loro primo anno e da allora non si erano più separati.
Se da un lato Jace era estroverso e sempre spudoratamente gongolante, dall'altro Scorpius era introverso e di poche parole. Aveva ereditato le classiche caratteristiche dei Malfoy, quali l'arroganza e l'egocentrismo e aveva così tanta stima di sé che la maggior parte degli studenti di Hogwarts tendevano ad evitarlo. 
Inoltre era il cugino di Freya Nott, e nonostante la parentela, non potevano che essere più diversi; erano cresciuti assieme, ma in qualche modo il galateo e i vari pregiudizi erano arrivati solo alle orecchie di Scorpius.
« Beh, amico, prima o poi capirà che mi vuole come padre dei suoi quindici bambini! »
Jace alzò le spalle e annuì in direzione del ragazzo, come per assicurargli che tutto ciò diceva si sarebbe avverato.
Presero a camminare nello stesso momento, diretti verso i sotteranei, uno guardandosi in giro e ammiccando a tutte le ragazze che incontrava, l'altro guardando fisso davanti a sé, non degnando nessuno di un minimo sguardo.
« Forse dovresti smetterla di provarci con la Weasley, è pieno di ragazze più carine di lei! »
Scorpius ripeté la frase che gli riservava ogni volta che Dominique lo rifiutava con estrema calma, sperando che questa volta, forse, Jace avrebbe cambiato idea.
« Non capisci niente, Scorpius! Lei è la luce divina che illumina le mie giornate, lei è l'angelo che tutte le notti mi culla, lei è l'emblema di tutto ciò che-»
« Okay, okay, ho capito! »
Scorpius liquidò il suo migliore amico scuotendo una mano, inorridito da tutte quelle parole che riservava per la Weasley. La cosa che maggiormente gli dava fastidio era come si riduceva ogni volta che la Corvonero era nei paraggi. Lui era dell'idea che non ci si sarebbe mai dovuti mostrare tanto deboli, tantomeno per una ragazza.
« Quando ti innamorerai anche tu, capirai. »
Jace scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli con disinvoltura, causando i sospiri di qualche ragazzina del secondo anno che passava di lì.
« Speriamo di non capire mai, allora. »
In fondo a Scorpius non era mai importato nulla dell'amore o semplicemente di avere una ragazza fissa. Essendo un ragazzo di per sé molto carino, aveva ragazze sufficienti a soddisfare le sue necessità da maschio adolescente, ma a parte quello, non si era mai preoccupato d’ instaurare un rapporto che andasse oltre la pura e semplice conoscenza. 
Proprio mentre pensava a quanto fosse ridicolo Jace quando si riduceva a guardare Dominique con occhi innamorati, una ragazza piuttosto bassina dai capelli rossicci gli tagliò la strada, facendolo arrestare di colpo, evitando lo scontro.
« Guarda dove vai, imbranata! »
Il biondo Serpeverde aveva pronunciato quelle parole ancor prima di riconoscere a chi appartenesse quella testolina rossa. Non appena smise di parlare, Rose Weasley si voltò a fissarlo, guardandolo stralunata ma decisamente poco sorpresa; non era la prima volta infatti che il ragazzo le riservava quel tono.
Scorpius guardò Rose per qualche secondo, dopo di che spostò lo sguardo, per non dover fissare quegli scrutatori occhi azzurri che la ragazza si ritrovava ad avere.
« Rosie adorata! Quanto tempo! »
Non appena Jace riconobbe Rose, le saltò al collo per abbracciarla, o meglio soffocarla, nonostante non la vedesse da poche ore. La ragazza gli rivolse un grande sorriso, ricambiando goffamente quella stretta.
Nonostante la differenza tra casate, proprio come per Hugo e Freya, Rose e Jace con gli anni erano riusciti a diventare grandi amici, soprattutto perché il ragazzo sfruttava il fatto che lei fosse la migliore amica di Dominique per ricavare qualche informazione utile per il suo ambiziosissimo obiettivo di sposarla.
Se Dominique trovava Jace pesante e poco simpatico, Rose aveva per il ragazzo un vero e proprio debole. Lo considerava uno dei ragazzi più simpatici che avesse mai conosciuto e ogni volta che passavano del tempo insieme, rideva talmente tanto che quando tornava in Dormitorio le faceva male la pancia.
« Jace! Ho appena visto Dom passare di qui, magari riesci a beccarla! »
« Lascia stare, ho già ricevuto cinque rifiuti oggi. »
Rose gli fece un piccolo sorriso d’ incoraggiamento, per poi dargli una pacca su una spalla, proprio come aveva fatto Scorpius poco prima. Il ragazzo in questione non mancò di osservare quel particolare, e finse un colpo di tosse, per richiamare l'attenzione su di sé.
« Oh, già, io e Scorpius stavamo tornando in Dormitorio, vuoi fare un po' di strada con noi? »
Il giovane Malfoy per poco non si strozzò con la propria saliva; lanciò uno sguardo di fuoco al suo migliore amico, implorandolo con gli occhi di ritirare la proposta, maledicendolo subito dopo quando si accorse che lo stava ignorando bellamente.
Se c'era un motivo per il quale Scorpius Malfoy odiava Rose Weasley era proprio quello: quando lei era nei paraggi, misteriosamente lui spariva agli occhi di tutti e veniva rilegato in un angolino, considerato di poco conto. 
Aveva sempre detestato con tutto il suo cuore il fatto che nessuno in quella enorme scuola la odiasse, Rose riusciva a stare simpatica a tutti, perfino ai più scorbutici o antipatici.
Dentro di sé Scorpius sapeva di essere indiscutibilmente geloso di lei, perché invece lui non veniva sopportato quasi da nessuno. Non si era mai riuscito a spiegare perché il sorrisino sfacciato e in cuor suo estremamente adorabile, che Rose aveva sempre stampato sulle labbra, piacesse così tanto. Lui lo trovava semplicemente disgustoso ed estremamente falso.
« Ti ringrazio, ma devo correre in Infermeria da mio fratello. »
Scorpius notò che non aveva smesso di sorridere neanche per un secondo, neppure per prendere fiato tra una parola e l'altra.
« Il ragazzino ne ha combinata un’altra delle sue, eh? »
« Non puoi capire, Jace! Prima o poi gli taglierò le gambe così se ne starà fermo! »
All'affermazione di Rose, Jace prese a ridere divertito, causando lo spaventoso allargamento del sorriso della Weasley. Incapace di reggere la scenetta del suo migliore amico che fraternizzava con colei che per lui rappresentava il nemico, finse un secondo colpo di tosse, riuscendo stavolta a catturare l'attenzione. 
… L'attenzione della persona sbagliata.
« Dovresti fare qualcosa per quella tosse, Malfoy. Potresti rimanere senza voce. »
Scorpius ne era sicuro, Rose gli aveva ammiccato semplicemente per provocarlo. 
Perché Rose Weasley non era per niente stupida, sapeva che il grado di sopportazione che il ragazzo aveva nei suoi confronti era pari allo zero.
Per questo durante la loro permanenza a Hogwarts si era semplicemente limitata ad ignorarlo, fissandolo di sbieco ogni tanto. Si era sempre chiesta come fosse possibile che un ragazzo tanto bello fosse anche altrettanto arrogante. Aveva rinunciato a rispondersi anni prima, quando durante il loro secondo anno l'aveva visto fissarla con disprezzo per la prima volta.
« È un vero peccato che invece tu non la perda mai quella fastidiosa vocina, Weasley. »
La risposta di Scorpius era d'obbligo. Non c'era mai stata una volta in cui lui non aveva risposto con antipatia alle poche parole che Rose gli riservava. Il che succedeva davvero di rado, dato la voglia che avevano entrambi di parlarsi, più o meno grande quanto la voglia di radersi dell'ormai deceduto Albus Silente.
« Okay, okay, finiamola qui! »
Jace si mise letteralmente in mezzo, coprendo con il proprio corpo Scorpius alla vista di Rose. La ragazza si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio con naturalezza e come se non fosse successo niente, tornò a sorridere in direzione del ragazzo che le si era appena posto davanti.
« Va bene, allora io vado! Ci vediamo più tardi, mio futuro cognato! »
Rose si sporse per lasciare un bacio sulla guancia di Jace, e proprio mentre poggiò le labbra sulla pelle del ragazzo si sentì provenire da dietro di loro un enorme sbuffo infastidito da parte Scorpius, più stufo che mai. Rose gli fece un gesto decisamente poco educato da dietro la spalla di Jace, prima di voltarsi e correre via dai due ragazzi.
« Sai, Scorpius? Penso che tu le piaccia. »
« Sì, certo. E io sono un folletto della Cornovaglia piccolo e insignificante. »
« In effetti un po' ci assomigli, le orecchie sono proprio quelle di un folletto e se guardi bene-»
Scorpius tirò una spallata all’amico, prima che riuscisse a continuare, decantandogli quanto fosse simile ad un folletto e tra un discorso sconnesso e l'altro, si incamminarono nuovamente per il corridoio, ridendo e scherzando come solo due migliori amici potevano fare.


 
*


Dominique Weasley aveva sempre avuto poca fiducia nei confronti dei bei ragazzi ed era proprio per questo motivo che si era sempre tenuta lontana da Jonathan Steel. Suo fratello Louis era considerato da molti bellissimo, con quei suoi capelli argentei e gli occhi di ghiaccio, ma si era rivelato una di quelle persone che staccano le zampe alle formiche solo per il gusto di vederle soffrire. Jace non aveva niente a che fare con suo fratello e questo Dominique lo sapeva bene, ma in qualche modo il suo istinto le aveva sempre detto di evitarlo come la spruzzolosi. Il che era davvero difficile a farsi, in quanto veniva seguita dal giovane Steel più o meno ogni singolo secondo della sua vita.
« Non capisci niente, Scorpy Pooh! Il rosso starebbe benissimo con la tua carnagione! Avanti, provati la divisa di Grifondoro! Ascolta la tua dolce cuginetta! »
« Freya, sta lontana da me, per Merlino! »
Alla sua destra, Freya Nott stava importunando un più che evidentemente disperato Scorpius Malfoy. Niente di nuovo, si disse Dominique, la migliore amica di suo cugino Hugo era famosa per essere la più grande rompipluffe di Hogwarts. Il Serpeverde d'altra parte teneva ferma la ragazza con un braccio, tenendola a debita distanza dalla sua verdissima e stiratissima divisa. Dominique non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire una risatina divertita, che soffocò prontamente portandosi una mano alla bocca, terrorizzata dall'idea di farsi scoprire dai due. L'ultima cosa che voleva era farsi vedere dal migliore amico di Jace Steel; quel ragazzo era ovunque, non fosse mai che spuntasse dietro di lei da un momento all'altro.
Sorpassò i due cugini in silenzio, senza farsi notare e raggiunse con estrema calma la torre di Corvonero. Risolvere l'indovinello per lei era sempre stato questione di pochi secondi, così varcò spedita la soglia della propria Sala Comune, andando subito a distendersi su uno di quei comodi divanetti che adorava. 
Tirò fuori dalla borsa che si stava portando appresso fin da quel mattino il tomo di Astronomia, pronta a ripassare per l'interrogazione che avrebbe sostenuto tre settimane dopo.
Dominique era una vera e propria secchiona; non aveva mai preso un voto che andasse sotto l'Eccezionale e ogni volta che era annoiata apriva un libro per studiarlo a memoria.
Prese a leggere il terzo capitolo, quello sulle costellazioni, quando uno spostamento d'aria alla sua sinistra le fece intendere che qualcuno si era appena seduto di fianco a lei.
« Ciao, piccola Weasley! »
« Frank! »
Frank Longbottom era il Corvonero più affettuoso che potesse mai esistere. Aveva dentro di sé sicuramente più caratteristiche di Tassorosso che di Corvonero, ma come personalità quali quelle di Freya o Jace avevano dimostrato, il Cappello Parlante in quegli ultimi anni sembrava perdere colpi. Aveva due vispi occhi color nocciola che ricordavano tanto quelli di suo padre Neville e dei foltissimi capelli biondo cenere, ereditati dalla chioma di sua madre Hannah.
Fin da quando erano bambini, Frank e Dominique condividevano quell'amicizia tipica di chi ha speso intere giornate d'estate a rincorrersi sulla spiaggia o di chi ha passato talmente tanti Natali insieme da conoscere a memoria ogni singolo regalo ricevuto negli anni.
La ragazza gli sorrise dolcemente, ricambiando quello sguardo di puro affetto quasi fraterno che solo Frank le riservava e che invece Louis non le aveva mai rivolto.
« Allora, quand'è che smetterai di studiare e inizierai a vivere la tua vita? »
« Ma io sto già vivendo la mia vita! »
Frank le lanciò un'occhiataccia, sbuffando divertito all'affermazione della Corvonero.
« Saltare gli allenamenti di Quidditch per poter dare l'esame avanzato di Antiche Rune non è vivere, Dommy cara. »
« Oh, sta zitto! »
Dominique gli tirò una manata in viso, zittendolo all'istante. Odiava quando la trattavano in quel modo, quando le dicevano quanto poco interessante fosse la sua vita da secchiona, ma dopotutto non le dava così tanto fastidio se la persona in questione era Frank.
« E comunque non ho saltato gli allenamenti quando ho dato l'esame! »
Il ragazzo la fissò serio per qualche secondo, ma il suo proposito di rimanere impassibile durò poco, in quanto le scoppiò a ridere in faccio subito dopo. Si teneva la pancia ferma con una mano, da quanto rideva ed evitava con tutto se stesso di guardare Dominique negli occhi, consapevole di quanto le dovesse star dando fastidio il suo comportamento.
« Okay, scusami, è solo che sei davvero assurda! »
« Scusami? »
« Oh andiamo! Non hai mai saltato una lezione in tutti questi anni di scuola, e l'unica volta che ti sei ammalata sei andata comunque in classe, attaccando la febbre a tutti gli studenti del tuo anno, tra l'altro! »
Frank parlò annuendo per tutto il tempo alle sue parole, stupendosi lui stesso di quanto poco normale fosse la voglia matta di studiare della ragazza.
« Ma... quella volta non vale! C'era il compito di Incantesimi, dovevo per forza andare in classe! »
« Ecco, appunto. »
Un altro sbuffo estremamente divertito da parte del ragazzo e Dominique sentì le proprie guance andare a fuoco. Lei non arrossiva mai, eppure quando Frank le faceva notare quanto fosse diversa dagli altri si sentiva sempre a disagio. Non le era mai importato molto del fatto di essere così differente, ma in qualche strano modo la maniera con cui Frank le parlava la faceva sempre riflettere.
« Ti odio quando fai così, sai, Frank? »
Dominique si stampò in faccia quel sorriso che riservava solo a Rose e occasionalmente al ragazzo, quel sorriso che diceva una cosa ma che ne intendeva un'altra completamente diversa.
« Oh, no, tu mi adori. »
Il ragazzo ricambiò il sorriso, avvicinandosi a lei per appoggiare la testa sulla sua spalla e socchiudere gli occhi. Era successo così tante volte che i due si ritrovassero così, in quella posizione, su quello stesso divano, che oramai nessuno si stupiva più di vederli fermi così per ore e ore. Era uno di quei gesti che condividevano solo loro due e che nessun altro al mondo avrebbe mai potuto capire.
Dominique gli passò una mano tra i capelli, accarezzandolo distrattamente, prima di sospirare e aprire la bocca per dar voce ai propri pensieri.
« Sai, oggi Steel mi ha chiesto di uscire cinque volte. »
« E dov'è la novità? »
La ragazza lo ammonì con lo sguardo, scuotendo subito dopo la testa rassegnata. Era una cosa talmente normale oramai, che Jace le chiedesse di uscire che neanche Frank, che si meravigliava sempre per tutto, si stupiva più.
« Non era mai arrivato a tanto, il suo record era di tre volte al giorno! »
« Forse dovresti dargli una possibilità. »
La carezza che poco prima Dominique stava riservando a Frank si trasformò prontamente in uno schiaffetto leggero su una guancia, accompagnato dall'ennesimo sbuffo infastidito.
« Sei tutto matto, per caso? Stiamo parlando di Steel! Il palestrato tutto muscoli e niente cervello! »
« Beh, obiettivamente sei uscita con ragazzi peggiori di Jace. »
« Oh Merlino, non chiamare per nome il nemico! »
Dominique si alzò di scatto, facendo sobbalzare un rilassatissimo Frank, borbottando tra sé quanto fosse indignata del consiglio del ragazzo.
« Non uscirò mai, e ripeto, mai, con Jonathan Steel, capito!? »
La biondissima Weasley aveva attirato l'attenzione di più o meno tutta la Sala Comune con il suo urlo esasperato nei confronti del povero Frank; aveva una mano alzata davanti a sé, come a sottolineare che non avrebbe mai preso in considerazione l'idea.
Era stufa di sentirsi ripetere che avrebbe dovuto dar fiducia a Jace e uscire con lui; era vero che rifiutarlo per cinque anni era eccessivo, ma se lui non le interessava non era mica colpa sua, no?
« Forse dovresti calmarti. Vuoi che ti faccia un thé? »
« Oh, Priscilla aiutami tu! »
E con questo appello disperato alla fondatrice della loro Casa, Dominique Weasley prese con rabbia la propria borsa, e s’ incamminò verso il proprio Dormitorio, lasciando dietro di sé un basito Frank Longbottom, più meravigliato che mai nel vedere la sua sempre calma e composta amica perdere il controllo per un banalissimo e a quanto pare del tutto a lei indifferente ragazzo.

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Capitolo 2
*** Perché non si dovrebbe mai fraternizzare con nessuno. ***


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Perché non si dovrebbe mai fraternizzare con nessuno.


In quei suoi lunghi sette anni di scuola Jace Steel non aveva mai saltato un allenamento di Quidditch. Due anni prima, quando era diventato Capitano della squadra di Serpeverde, aveva fatto più salti di gioia di quando al secondo anno Dominique gli aveva prestato una piuma. Era stato talmente felice che perfino il suo migliore amico Scorpius gli aveva tirato una manata in fronte, pregandolo di smetterla prima che morissero tutti di un attacco di diabete causato dalla sua estrema felicità.
Oramai si era abituato al suo ruolo di Capitano, ma il sorriso sfacciatamente orgoglioso che aveva stampato in faccia quel giorno di due anni prima non era mai scomparso, soprattutto quano finite le lezioni raggiugeva il campo di Quidditch fluttuando letteralmente nell'aria dalla contentezza.
Ma la verità era che se quel giovedì di metà settembre Jace si stava precipitando il più velocemente possibile verso il campo era perché non voleva perdersi la fine degli allenamenti di Corvonero. Nessuno si stupiva più oramai di vederlo correre a perdifiato senza badare ad investire niente o nessuno; Dominique Weasley non sarebbe certo scappata prima di finire il suo allenameto solo per non doverlo incontrare, ovviamente.
Come da copione, il ragazzo si mise a bordo campo, aspettando con trepidazione il momento in cui la sua biondissima Cacciatrice preferita sarebbe scesa dalla scopa per andare negli spogliatoi. E come sempre accadeva, non appena Dominique vide Jace appostarsi proprio sotto di lei, sbuffò in preda all'esasperazione, pregando mentalmente di cadere dalla scopa solo per non doverlo vedere. 
« Ehi, Steel! »
Nel momento stesso in cui Frank Longbottom aprì bocca per salutare Jace a cavallo della sua scopa, Dominique gli lanciò uno sguardo di fuoco, gesticolando convulsamente per farsi notare dal suo compagno di Casa.
« Frank, ti ho detto mille volte di non fraternizzare con il nemico, per Merlino! »
« Ehi, Frank! Ciao anche a te, bella bionda! »
Più o meno sei metri sotto di loro, Jace si sbracciava, urlando a più non posso con un sorrisino ebete stampato in viso. La vista da là sotto era decisamente meravigliosa, si disse il Serpeverde quando lanciò l'ennesima occhiata alla figura di Dominique.
« Io lo schianto, lo giuro. »
Frank acchiappò al volo il Boccino che gli stava sfrecciando in quel momento di fianco, dopo di che si avvicinò alla ragazza, per cercare di giustificare il comportamento del tutto normale di Jace.
« Non prendertela, Dom. Vuole solo uscire con te! »
« È un maniaco! »
« Okay, forse i suoi modi sono leggermente... come dire, ehm... estremi, ma non è una cattiva persona, davvero! »
La ragazza roteò gli occhi al cielo, schiaffandosi una mano in fronte l'attimo dopo.
« Oh, Frank, lascia perdere! Io ho chiuso per oggi. »
Detto questo, Dominique virò alla sua destra, planando verso terra. Mancavano ancora una decina di minuti alla fine dell'allenamento, ma avrebbe fatto di tutto per evitare Jace Steel, si disse la ragazza mentre atterrava nel punto più lontano possibile da dove si trovava il Serpeverde.
« Dove credi di andare? Dom! » Franck sospirò con rassegnazione. « Okay, ma è l'ultima volta, Dom! Dom, mi hai capito!? »
Sopra di lei riusciva a sentire le grida di rabbia di Frank; sapeva che per il Corvonero il Quidditch non era cosa di poco conto: quasi come per tutti quelli che avevano investito il ruolo di Capitano prima di lui, il Quidditch era parte integrante della sua vita. Forse era per questo motivo che gli allenamenti della squadra di Corvonero iniziavano sempre cinque minuti prima del previsto.
Dominique liquidò con un gesto della mano il ragazzo, senza preoccuparsi di essere vista o meno. Il suo unico pensiero in quel momento era correre subito al Castello: al diavolo, per una volta non avrebbe fatto la doccia negli spogliatoi, soprattutto perché ora riusciva a vedere chiaramente davanti a sé Jace correrle incontro a velocità disumana.
« Dominique! Dommy! Dom! Dommyna! »
Più sentiva la voce di Jace avvicinarsi, e più aumentava il passo. Stava oramai letteralmente correndo quando il Serpeverde la raggiunse con poca difficoltà pochi minuti dopo, e la prese gentilmente per un braccio costringendola a voltarsi verso di lui.
« Ciao, Dom. »
Dominique non riusciva a dirsi quanto odiava il sorrisino sfacciato che Jace aveva stampato in viso da uno a dieci. Forse un milione.
Inspirò pesantemente, facendo una leggera smorfia di orrore prima di cercare di recuperare l'autocontrollo e tornare ad essere la calma e pacata Dominique che tutta Hogwarts conosceva.
Non si sarebbe certo lasciata scomporre da un ragazzo del genere, lei.
« Steel. »
« Mi stavo chiedendo... insomma, potresti pensarci bene a quella cosa, sai... »
« La risposta è sempre quella! Non uscirò con te! »
Il sorriso morì di colpo sulle labbra del Serpeverde. Oramai la delusione non lo invadeva più di tanto, aveva ricevuto così tanti rifiuti che avrebbe sicuramente vinto il premio di perdente dell'anno. Ma vedere il disprezzo che Dom celava nei suoi occhi tutte le volte che le chiedeva di uscire lo aveva sempre ucciso. 
Jace aveva posto la ragazza al centro della sua vita: ogni cosa che faceva da quando si svegliava al mattino fino a quando andava a dormire la sera ruotava attorno a lei. Sapere che lei non provava nemmeno un sedicesimo di ciò che invece riservava lui nei suoi confronti lo avevano sempre destabilizzato, ma in fin dei conti lui era un ragazzo forte. 
Avrebbe continuato a tartassarla fino a quando non avrebbe ricevuto un sì. Se non si era arreso in tutto quegli anni, sicuramente non lo avrebbe fatto ora.
« Andiamo! Solo un appuntamento, per rendermi felice! »
« Credimi, Steel. Renderti felice non è una delle mie priorità al momento. »
Dominique scrollò le spalle, annuendo convinta delle proprie parole. Era incredibile il modo in cui non pensasse neanche a cosa dire a Jace: le parole le uscivano automaticamente, imponendosi lei stessa di rifiutarlo e non valutare minimamente l'idea di venirgli incontro.
« Io... ehm, perché mi odi, Dom? »
Erano cinque anni che Jace non si dava per vinto, cinque anni che ogni singola volta che la vedeva bramava ardentemente il momento in cui avrebbe potuto stringerla tra le braccia. Ed era così straziante per lui sentirsi odiare da lei, a tal punto da non riuscire più a tenersi tutto dentro, e a farle quella semplice domanda che forse avrebbe dovuto rivolgerle tanto tempo prima.
La Corvonero aprì la bocca in difficoltà; era la prima volta che vedeva Jace privo di tutta quella vitalità che lo caratterizzava, privo di quella spudoratezza che lei non aveva mai sopportato. Dentro di lei sapeva solamente che uscire con lui era una cosa sbagliata da fare, non aveva mai pensato a motivazioni vere e proprie.
« Io... beh, ecco... non lo so. »
Era vero: Dominique non avrebbe certo potuto rispondergli. Avrebbe potuto dirgli tantissime cose, come per esempio che odiava quel sorriso sfacciato e così poco simpatico che le riservava tutte le volte, oppure che detestava con tutto il suo cuore il fatto che avesse avuto più ragazze che bei voti in quei sette anni, ma non sarebbe mai riuscita a dirglielo in faccia. Neanche se Jace era tutto ciò che lei aveva sempre odiato.
« Cosa sto sbagliando, Dom? »
Il ragazzo che le stava di fronte era lo stesso che l'aveva perseguitata per tutto quel tempo, ma in qualche modo riusciva a stento a riconoscerlo. Sorrideva, come aveva sempre fatto, eppure era un sorriso che aveva un velo di amarezza, un sorriso che lasciava vedere quanto dentro di sé fosse ferito.
« Forse dovresti solo smetterla di importunarmi, Steel. »
Non c'era stato astio o disprezzo nella voce di Dominique, eppure per Jace era stato un vero e proprio pugno nello stomaco. Era consapevole di quanto lei odiasse il suo modo di farsi notare, ma non si era mai posto il problema di poter esagerare. 
« Ho capito. Tornerò più tardi per chiederti di nuovo di uscire. A dopo, Dom. »
Jace le sorrise amaramente, abbassando gli occhi, e come non era mai successo, fu lui ad allontanarsi per primo da lei, lasciando alle sue spalle una attonita e sconvolta Dominique Weasley, a fissarlo con la fronte aggrottata.


 
*


Mentre una più che soddisfatta Freya Nott saltellava per i corridoi declamando quanto fosse stato divertente quella mattina vedere suo cugino Scorpius Malfoy vomitare in Sala Grande a causa del suo innocentissimo scherzetto, una scocciata Rose Weasley camminava spedita versa l'Infermeria, pronta a fare la consueta visita al suo sempre fortunatissimo fratellino. La borsa che si portava dietro era così pesante che stava leggermente incurvata, facendola sembrare ancora più bassa di quanto non fosse già. Al suo passaggio parecchi ragazzi si voltavano a fissarla, ma Rose non aveva mai badato a queste cose. Non si era mai resa conto della sua reale bellezza; certo, non era una di quelle bellezze eclatanti come  suo cugina Dominique, eppure aveva quel carisma che tanto bastava a conferirle l'onore di essere una delle ragazze più desiderate della scuola.
Quando mise piede all'interno dell'Infermeria, non fece altro che raggiungere il letto di suo fratello Hugo. Rose incarnava perfettamente il ruolo di sorella maggiore: si era sempre sentita in dovere di proteggerlo, si era imposta il ruolo di guida per lui, e anche se non riusciva ad evitare i numerosi incidenti che lo vedevano protagonista, era sempre stata al suo fianco nel momento del bisogno.
« Signorina Weasley, suo fratello ha bisogno di riposo, torni più tardi. »
Madama Pomfrey era sbucata dal nulla come era suo solito fare, rivolgendosi alla ragazza con un tono diverso da quello quasi sprezzante che usava con gli altri studenti. Era evidente a tutti l'affetto che Rose provasse per Hugo, non ci si sarebbe mai potuti rivolgere a lei se non in quel modo.
« Certamente! Gli lascio solamente alcune cose per lo studio e me ne vado! » Rispose la ragazza con estrema accondiscenza. »
Non appena si accorse che suo fratello era completamente addormentato, non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso intenerito, vedendolo dormire su un fianco con le mani piegate dietro la testa; riusciva ancora a ricordare quando l'aveva visto dormire così per la prima volta da bambina.
Prese una sedia e gli si sedette affianco, svuotando la sua borsa da tutti i compiti che aveva fatto al posto suo e poggiandoli sul comodino. 
Rimase per un po' ferma a fissare suo fratello dormire, pensando a quanto fosse simile a loro padre, senza fare caso ai due paia di occhi grigi che dal letto di fronte la stavano fissando. 
Se Scorpius Malfoy si trovava in quel momento a fissare Rose Weasley fare da badante a Hugo, era perché non solo sua cugina lo aveva riempito di pasticche vomitose a colazione, ma anche perché, come se le pasticche non fossero bastate, gli aveva fatto mangiare con l'inganno una crostatina canarina. Ora gli effetti erano sbiaditi, ma sulla sua schiena erano ancora ben visibili un paio di piume color giallo canarino.
« Sei proprio strano, Hugie, mamma lo dice sempre. »
Il Serpeverde osservò la ragazza allungare una mano per scompigliare i capelli di suo fratello mentre scuoteva la testa intenerita, stupendosi lui stesso del suo comportamento. Era strano per lui vedere tutto quell'affetto; non che sua madre non glielo avesse mai dimostrato, ma vederlo così apertamente davanti ai propri occhi era tutta un'altra cosa.
Si mosse delicatamente sul posto, per non farsi scoprire proprio mentre era intento a fissare Rose Weasley, ma senza che potesse accorgersene, colpì con un gomito il comodino, e non potendosi trattenere, liberò tutto il suo dolore in un urletto decisamente poco da Malfoy. 
Rose si voltò immediatamente a vedere da dove provenisse quell'urletto stridulo e una volta accertata la presenza del biondissimo Serpeverde, non poté fare a meno che strabuzzare gli occhi incredula, incapace di spiegarsi come non fosse riuscita ad accorgersi prima della sua presenza.
« Malfoy! » Sbottò Rose, quasi indignata del fatto che l'avesse vista con suo fratello.
« Frena l'entusiasmo, Weasley, non sei credibile se metti tutta quell'eccitazione per il solo fatto che mi hai visto. »
« Oh, va al diavolo! »
All'improvviso si sentì provenire dalla figura supina di Hugo un ronzio, chiaro segno che stesse dormendo profondamente. Rose sbuffò, rialzandosi dalla sedia su cui era seduta e avvicinandosi al letto del Serpeverde.
« Sveglia mio fratello e ti taglio la lingua! »
« Calma, Weasley! Se lo svegliassi poi dovrei sentirlo parlare, e per ora lo preferisco di gran lunga così! » Scorpius schioccò la lingua al palato, alzando un sopracciglio come a voler sfidare la ragazza. Rose d'altro canto si stampò in viso un sorrisetto sfacciato, lasciandosi sfuggire uno sbuffo divertito.
« Oh beh, mi dispiace solo che mio fratello debba sopportare i tuoi urletti decisamente mascolini. »
« Sei proprio un amore di ragazza, eh. »
Il Serpeverde contorse le labbra in un sorriso tiratissimo, socchiudendo gli occhi in quella che per lui rappresentava l'espressione più minacciosa di sempre. A quella vista, Rose non si trattenne dallo sghignazzare apertamente, felice di aver vinto il primo punto di quello scontro verbale che sperava durasse ancora per poco.
Scorpius finse uno sbadiglio, e si stiracchiò con fare decisamente poco elegante, sistemandosi meglio il cuscino sotto alla testa.
« Ora puoi anche andare, Weasley donna! Devo riposare! Va ad importunare qualche ragazzo che riesca a sopportare tutte quelle lentiggini che ti ritrovi in faccia! »
A quelle parole Rose non poté fare a meno di imporporarsi di rosso dalla rabbia, assumendo una di quelle espressioni così stupite che riescono solo a risultare estremamente esilaranti.
« Malfoy, non sono mica venuta per fare visita a te. Sai cosa devi fare con il tuo preziosissimo riposo? Te lo devi ficcare su per il-»
« Signorina Weasley, credo proprio che debba andare adesso. »
Come da copione, gli storici e rarissimi battibecchi tra Scorpius Malfoy e Rose Weasley furono troncati proprio nel vivo, stavolta dall'imponente figura di Madama Pomfrey. Al contrario di come si potesse pensare, l'anziana donna non era seccata o arrabbiata con la ragazza, ma la guardava con un accenno di sorriso negli occhi. 
Rose aveva sempre saputo che quella donna si accorgeva di cose che gli altri non vedevano: che trovasse divertente il suo modo di augurare una buona fine a Scorpius?
Per niente abbattuta dal fatto che Madama Pomfrey l'avesse beccata rivolgere parole gentilissime ad un altro studente, la Grifondoro si diresse con andamento fiero verso il letto di suo fratello, e dopo avergli scoccato un veloce bacio sulla fronte, prese la sua borsa e uscì dall'Infermeria voltandosi a guardare indietro solo una volta. 
Fu lì che incrociò lo sguardo di Scorpius, e fu del tutto sorpresa nel vederlo privo di quel ghigno vittorioso che si stampava in viso ogni volta che faceva lo sfacciato, il che accadeva più o meno ogni ora. 
Scorpius la seguì con lo sguardo anche quando si richiuse la porta alle spalle e sospirò: infondo a volte non trovava Rose così orribilmente insopportabile, soprattutto se era l'unica in quella scuola a tenergli testa a quel modo.


 
*


Hugo non aveva mai amato sua sorella così tanto come in quel momento. Mentre leggeva i temi che gli aveva fatto e lasciato sul comodino, gli venne spontaneo stamparsi in faccia un sorriso più che entusiasta, felice di poter finalmente dire a sua madre di aver preso un Oltre Ogni Previsione in Pozioni. Suo padre non l'avrebbe certo presa bene, anzi, era più fiero di suo figlio quando prendeva votacci capaci solo di far rizzare la pelle alla signora Granger. 
Hugo allungò un braccio alla sua sinistra, e prese uno dei dolci che sicuramente sua sorella gli aveva lasciato mentre stava dormendo. 
Non fece però in tempo a finire il paragrafo del suo accuratissimo tema che sentì la testa fare un capogiro e un pizzichio fastidiosissimo alla pelle. Con estremo orrore vide prima un braccio e poi l'altro riempirsi di piume di un tremendo color giallo canarino, e ancor prima che potesse realizzare di essere stato vittima dell'ennesimo scherzo, lanciò un urlo, o meglio, gridò il nome di colei che presto avrebbe ucciso.
« Freya!! »
Ma l'unica risposta che ricevette da una quasi vuota Infermeria fu la risata isterica di Scorpius Malfoy, che spaparanzato sul letto di fronte al suo si stava asciugando le lacrime dal troppo ridere.
« Vedo che ogni tanto qualcosa di buono mia cugina la fa. »
« Oh, va al diavolo, Scorpius! »
Hugo scosse la testa in preda al panico, coprendosi con le coperte fino al collo, conscio che se Madama Pomfrey l'avesse visto in quello stato lo avrebbe sicuramente cruciato all'istante.
« Ma voi Weasley avete solo questo da dirmi oggi? »
Il Serpeverde sbuffò, contorcendo le labbra in un ghigno che sapeva davvero poco di simpatia.
« Cosa? »
« Tua sorella, ci ha pensato lei a prendersi il diritto di mandarmi al diavolo per prima. »
Il cuore di Hugo si riempì di orgoglio fraterno, e dentro di sé pensò di amare la sorella ancora di più. Sentì la porta che dava alle stanze di Madama Pomfrey aprirsi, e si schiacciò un cuscino in faccia; una volta accertato l'inesistente pericolo, tornò a riprendere aria, oramai con il viso dello stesso colore dei capelli.
« Va bene che per uno come te è giusto nascondersi alla vista del mondo, ma mi sembra un po' esagerato, Weasley. »
« Taci o ti scateno contro l'ira di Freya. »
« Se questi sono i risultati, fa pure. »
E dicendo ciò il Serpeverde indicò prima le numerose cioccorane che i suoi compagni di casa gli avevano lasciato, e dopo le orribili piume che piano piano comparivano sul corpo del giovane Grifondoro.
Hugo represse un brivido di terrore non appena si rese conto che le sue numerose lentiggini stavano scomparendo sotto ad un manto giallo canarino, e ancor prima di ragionare con calma sul da farsi, si fiondò giù dal letto per raggiungere il comodino di Scorpius e mandare giù alcune delle pastiglie che Madama Pomfrey gli aveva lasciato contro gli effetti delle crostatine canarine.
« Non scomodarti, la vecchia ti scoprirà » Affermò Scorpius guardando con divertimento la figura di Hugo sempre più preda del panico.
« Oh, Merlino, speriamo di no. Ha detto che se mi succede qualcos'altro sarà lei a porre fine alle mie disgrazie una volta per tutte! »
« Speriamo che faccia questo enorme favore all'umanità allora! »
Alle parole del biondo, Hugo si voltò verso di lui con irruenza, facendo cadere il bicchiere d'acqua che si trovava sopra al mobiletto. Scorpius reprimette uno sbuffo divertito, ricambiando lo sguardo del ragazzino rosso che gli stava di fronte con un larghissimo sorriso di scherno.
« Beh, come vuoi. Ma poi dovrai sopportare Freya tutto da solo. »
Hugo alzò le spalle, ritornando al suo letto con passo barcollante e decisamente poco deciso. Scorpius pensò che nonostante la parentela, il ragazzino del quinto anno che aveva di fronte era completamente differente dalla sorella decisamente troppo decisa e sicura di sé che tanto disprezzava.
« Come ti pare, tanto non durerai ancora per molto se cadi dalla scopa ad ogni allenamento. »
« Ehi, non è vero! Sono caduto solo sei volte in cinque anni! »
Hugo si accese di rabbia; non avrebbe permesso a nessuno di mettere in discussione le sue capacità nel Quidditch. Cercò di difendersi ma, come per tutto ciò che faceva, con scarsi risultati.
« Sei quasi più strano di tua sorella, Weasley. » Scorpius scosse la testa, lanciando un'occhiata di sufficienza a Hugo.
« Ehi, se pensi che sono quasi come lei, allora grazie! »
« Sei tardo, per caso? »
« Il tardo sei tu. Rose è perfetta, e indirettamente mi hai fatto un complimento, perciò grazie! »
Hugo parlò con ovvietà, palesando le sua parole con un gesto della mano del tutto scordinato. Scorpius guardò il ragazzino dall'alto al basso, come per sincerarsi di quale gravissima malattia lo avesse colpito. Non riusciva a capire come fosse possibile che qualcuno volesse essere come quell'irritante ragazza sempre così disgustosamente sorridente e solare.
« Tua sorella è insopportabile. » All'affermazione del Serpeverde, Hugo roteò gli occhi rassegnato.
« Ma se non vi siete mai parlati! »
« Ultimamente mi è sempre tra i piedi. »
« Come vuoi, rimane il fatto che sei un idiota. » Il Grifondoro alzò le spalle, infondo di ciò che Scorpius Malfoy pensasse di sua sorella non gli importava più di tanto.
« Lo prendo come un complimento, Weasley. » Hugo in tutta risposta gli fece il saluto militare, e si lanciarono un sorrisino complice che avrebbe potuto lasciare intendere che i due ragazzi fossero amici da anni. Invece erano più che altro due completi sconosciuti, cresciuti in due famiglie che non potevano essere più diverse.
All'improvviso si sentì una porta aprirsi, e questa volta Hugo era sicuro che fosse Madama Pomfrey; si schiacciò un cuscino in faccia e si nascose sotto le coperte, facendo finta di dormire. Sentì provenire dal letto di Scorpius uno sbuffò più che divertito, ma non se ne curò.
« Signor Malfoy, lei può andare. Gli effetti sono completamente svaniti e non vedo perché dovrebbe rimanere ancora qui. »
« Va bene. Grazie, signora, a mai più rivederci! »
« Sì, sì, addio! »
Hugo trattenne il respiro; sotto a quella matassa di stoffa stava letteralmente soffocando, ma non avrebbe rischiato la morte solo perché la sua migliore amica lo aveva trasformato in un canarino. Quando non sentì più rumori, decise di sbucare fuori dalle coperte, ma appena vide l'imponente figura di Madama Pomfrey davanti al suo letto, sbiancò completamente, cercando invano di ritornare con la faccia sotto al cuscino.
Buona fortuna, Weasley. Pensò Scorpius mentre lasciava l'Infermeria, prima di sentire alle sue spalle la voce esausta e spazientita dell'anziana signora.
« Signor Weasley, mi saprebbe spiegare perché sembra un canarino gigante?! »


*

 
« Dom, vuoi uscire co-»
« NO! »
« Okay, a domani! »
Jace Steel rivolse un enorme sorriso a Dominique Weasley, e dopo aver fatto un cenno di saluto a un più che amareggiato Frank Longbottom, tornò con passo spavaldo verso il tavolo di Serpeverde.
Frank rimase per un po' a fissare la sua amica: Dom punzecchiava il suo cibo con la forchetta, spostandolo sul piatto di tanto in tanto, senza alzare lo sguardo neanche per salutare le numerose persone che le passavano davanti.
« Dommy, che hai? »
Dominique alzò gli occhi pigramente, incontrando lo sguardo seriamente preoccupato del suo compagno di Casa. 
Frank non l'aveva mai vista così: sembrava triste, annoiata e decisamente delusa allo stesso tempo. Vide la ragazza lanciare un'occhiata alla figura di Jace che nel tavolo davanti al loro stava intrattenendo la cugina del suo migliore amico, Freya, con qualche strampalata conversazione. Frank annuì debolmente, tendendo una mano verso quella di Dominique.
« È Steel, è sempre colpa di Steel! Non lo sopporto più! »
« Su, vedrai che prima o poi ti lascerà in pace. Vuole solo uscire con te, non ha mai voluto nient'altro! »
Dom scosse la testa come per non voler sentire le parole del ragazzo. Non voleva asolutamente sentire quelle cose; per caso Jace non le era sempre stato indifferente?
« Ma sono io che non voglio! »
Frank sospirò, e spostò velocemente lo sguardo alla sua destra. Fu pronto a rivolgersi nuovamente verso Dominique, quando la sua attenzione fu catturata da una figura che al tavolo di Grifondoro stava chinata sul suo piatto intenta a strafogarsi di cibo.
Roxanne Weasley, settimo anno, era sempre stata quel tipo di ragazza talmente bella da non accorgersi del modo in cui i ragazzi la guardavano. 
Non era come Rose; certo, anche lei ignorava gli sguardi che il più delle volte le venivano rivolti, ma era pienamente consapevole di piacere. Roxanne era diversa, lei semplicemente non vedeva nulla, sempre chiusa nel suo mondo fatto di Quidditch, cibo e... Lysander Scamander.
Lysander e Roxanne erano i fidanzatini per eccellenza a Hogwarts: fidanzati da ben quattro anni, nessuno aveva mai messo un discussione ciò che rappresentava la loro coppia in quella scuola.
Frank aveva sempre odiato quel fatto: fin da quando era bambino, aveva sempre avuto una cotta spaventosa per Roxanne, fin dai tempi in cui mangiavano assieme i biscotti che nonna Molly faceva loro alla Tana. 
Il che era davvero terribile da sopportare per lui, in quanto Lysander non era solo un membro della sua Casa, della sua squadra di Quidditch e compagno di Dormitorio, ma era anche il suo migliore amico. Non aveva mai avuto il coraggio di ammettere ciò che provava per Roxanne, ma non avrebbe certo parlato, non se la vedeva tutti i giorni così felice tra le braccia di Lysander.
Dominique vide cosa il ragazzo era intento a fissare da ben cinque minuti, dopo di che sbuffò e gli schioccò le dita davanti al viso, per riportarlo alla realtà. 
Frank non aveva mai avuto il bisogno di dirlo a Dominique; lei lo aveva sempre saputo, eppure non ne avevano mai parlato.
« Frankie bello, cos'hai da fissare con così tanto interesse? »
Il suddetto Lysander, come richiamato dai pensieri del suo migliore amico, apparve al suo fianco, del tutto cosciente del fatto che stesse fissando la sua ormai storica ragazza.
« Niente, al tavolo di Grifondoro hanno finito le patate. »
Dominique fece un cenno di saluto a Lysander, dopo di che si ritirò nuovamente in quella che sembrava essere diventata la sua attività preferita: punzecchiare il cibo con la forchetta.
« Sì, pare le abbia finite solo Roxy, eh? »
« Mmh. »
Lysander si trattenne dallo scoppiare a ridere, e si portò un pezzo di pane alle bocca, allargando il sorriso sfacciato che aveva in viso.
« Non trovi che la mia Roxanne sia magnifica stasera? »
Frank per poco non si strozzò con la propria saliva. Spostò nuovamente lo sguardo sulla Grifondoro, guardandola bere distrattamente il suo succo di zucca. Perché il suo migliore amico gli stava facendo questo? 
« Sì, un po' come tuo fratello che sta risucchiando la faccia al povero Albus da più o meno due ore. »
Indicò con la testa il tavolo di Serpeverde, dove due più che innamorati Lorcan Scamander e Albus Potter stavano dando spettacolo a tutta la Sala Grande.
« Ehi, dai libertà al fratellino! Si è appena messo con Albus! »
Ma prima che potesse anche solo rispondere, Frank sbiancò completamente quando vide la ragazza centro dei suoi pensieri avvicinarsi pericolosamente a lui. 
Certo, sapeva che non stava raggiungendo lui, ma Lysander, ma comunque...
« Buonasera, gente! »
Dominique alzò nuovamente la testa del tutto svogliata, salutando distrattamente sua cugina Roxanne, prima di ritornare con la testa nel piatto. La Grifondoro fece il giro del tavolo, e andò a sedersi sulle gambe di Lysander, decisamente troppo vicino a Frank.
« Roxy amor mio, sei splendida stasera. »
Il biondo Corvonero cercò di trattenere un conato di vomito quando vide le labbra del suo migliore amico stamparsi su quelle di Roxanne; cercò di guardare da un'altra parte, ma la voce di Lysander catturò nuovamente la sua attenzione.
« Frankie, ti dispiace dire ai ragazzi che devono dormire da qualche altra parte stasera? »
« Eh? »
« Sì, Roxy rimane da noi oggi, o almeno, nel mio letto! »
Frank annaspò in seria difficoltà, e Roxanne tirò un lieve schiaffetto sul braccio del suo ragazzo in preda all'imbarazzo.
« Cioè... Lys voleva dire che se per te non è un grosso problema potresti lasciarci la camera per stasera, te ne saremmo davvero grati, ecco... »
Avrebbe voluto urlare di no, che non avrebbe permesso che dormissero assieme nella sua camera, ma se Roxanne glielo chiedeva in quel modo, con quell'enorme sorriso in volto, beh... non sarebbe mai riuscito a dire di no.
« Sì, certamente, me ne occupo io! »
« Grazie, Frankie bello, sei il migliore! »
Lysander tirò una pacca decisamente poco leggera sulla schiena del suo migliore amico, pacca che per poco non gli fece sputare il sorso d'acqua, che aveva appena preso, nel piatto.
« Noi andiamo in Dormitorio allora, ci vediamo domani mattina, belli! »
Con finto entusiasmo, Frank salutò i due, che sapeva andavano dritti verso ciò che più lui bramava. Vide per l'ultima volta Roxanne varcare la porta della Sala Grande abbracciata a Lysander, pensando che infondo non avrebbe mai potuto fare niente per cambiare quella situazione.
« Lo sai vero che non puoi continuare a fare tutto quello che ti chiede? »
Disse una più che seccata Dominique, riemersa dal suo stato comatoso di venerazione del cibo.
« Lo sai vero che non puoi continuare a friggerti il cervello per un ragazzo che nemmeno ti interessa? »
Rispose con lo stesso tono di voce Frank, sospirando come non aveva mai fatto in vita sua, prendendo la forchetta e cominciando a punzecchiare il suo pasticcio di patate proprio come Dominique aveva fatto per tutto quel tempo.




******
Salve a tutti! Non starò qui a fare i soliti soliloqui di fine capitolo, giuro! Sono qui solo per dirvi che quei due bellissimi esemplari dell'immagine a inizio capitolo sono Dominique e Jace! Pace a tutti :3

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Capitolo 3
*** Migliori amici che ignorano il proprio dovere. ***


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Migliori amici che ignorano il proprio dovere.


Freya sedeva compostamente sul muretto del porticato che dava sul lago Nero, fissando con innato interesse ciò che a prima vista sarebbe sembrato un punto imprecisato del prato.
In realtà la solare Serpeverde era intenta a osservare da lontano il suo migliore amico Hugo, che dopo quasi una settimana di Infermeria si trovava sotto ad un albero a leggere in solitudine.
Freya si era sempre chiesta come riuscisse a starsene fermo a fissare le pagine di un libro per ore e ore sotto quel vento glaciale, eppure non gli aveva mai posto quella domanda.
Così si limitava a ritrovarsi spesso a guardarlo da metri di distanza, fissando quella zazzera di capelli rossi e immaginandosi di contare ad una ad una le numerose lentiggini che Hugo aveva in viso.
Voltò il capo distrattamente per osservare due ragazzi che tenendosi per mano rientravano al Castello ridacchiando in modo decisamente troppo disgustoso per lei, dopodiché si decise ad alzarsi e raggiungere il ragazzo che per poco quella settimana non rischiava di fare uccidere da Madama Pomfrey.
«Fragolina! Non sei appassita! »Urlò la ragazza mentre lo raggiungeva saltellando allegramente.
Hugo rialzò il capo dal libro che stava leggendo - probabilmente un libro di letteratura babbana, si disse Freya - e, dopo aver fatto una smorfia che lasciava intendere che stavolta non l’avrebbe perdonata per niente al mondo, si arrese al largo sorriso che le increspava il volto e si lasciò sfuggire un timido cenno come risposta.
«Dovrei essere arrabbiato con te. »Disse, malcelando tutto il suo disappunto annuendo convinto.
«Oh, per così poco! Allora a quest’ora sarei stata assassinata da più o meno tutta la scuola! »
«Che è quello che la maggior parte degli studenti di questa scuola desidera fare, Freya. »
«Smettila, che mi adorano tutti qui! »Dopo aver sbuffato all’affermazione di Hugo e aver messo su un broncio estramamente buffo, Freya si lasciò cadere al suolo al fianco del ragazzo, stringendoglisi addosso per non sentire il freddo gelido che, nonostante il mantello, le steva penetrando nelle ossa.
Hugo la guardò stranamente sorpreso: erano poche infatti le cose che ancora lo stupivano di lei. Eppure non l’aveva mai vista fare un gesto del genere, nonostante sapesse che la sua migliore amica, al contrario di lui, non riusciva a sopportare il freddo.
Le passò un braccio attorno alle spalle, cercando di coprirla anche col suo mantello e, dopo aver incrociato per un attimo i grandi occhi verdi della ragazza, tornò a guardare il proprio libro, conscio che oramai non avrebbe più potuto tonare a leggere in pace.
«Non farti strane idee e tieni le mani a posto, Fragolina. È solo perché ho freddo. »
«Non mi sono mai fatto strane idee su di te, Freya! »Ribattè il ragazzo con estrema urgenza, allarmato dal fatto che la sua migliore amica potesse pensare una cosa del genere. Erano praticamente cresciuti assieme loro due!
«E poi non chiamarmi in quel modo, non so neanche perché lo fai. »
«Come? Fragolina? »Chiese la Serpeverde, aggrottando la fronte.
Ad un cenno del capo affermativo da parte di Hugo, Freya scoppiò a ridere allegramente, scuotendo la testa divertita dal fatto che il suo migliore amico fosse così ingenuo.
«Oh, andiamo! Sei rosso come una fragola, sei pieno di lentiggini come i semini che vedi tutto intorno ad una fragola e... beh, ecco... sei anche tanto bellino come una fragola! »
Se da una parte la ragazza non aveva avuto problemi a fare quella constatazione, Hugo al solo sentirsi definire bellino divenne rosso come il suddetto frutto e, dopo aver boccheggiato incredulo per dei buoni ed interminabili secondi, distolse lo sguardo, fermandosi a guardare l’interessantissimo ciuffo d’erba che stava stringendo convulsamente tra le dita.
Ma d’altronde loro due erano come il giorno e la notte; se Freya non aveva avuto problemi a parlare, non era forse ovvio che Hugo reagisse invece in quel modo?
«Vedi? Sei anche più rosso di una fragola, Pomodorino! »
«Oh, smettila! »
Hugo se la strinse di più a sé, cercando di nascondersi alla sua vista per non arrossire ancora di più, non riuscendo tuttavia a non sorridere come un ebete quando la ragazza scoppiò a ridere sguaiatamente tra le sue braccia.
Chinò il capo per guardarla in viso e vide un sorriso talmente solare prendere il posto di quella risata che si disse che forse era per quel motivo che non riusciva mai ad essere arrabiato con lei.
«Sai, Hugie, è da un po’ che ci penso, e credo proprio che io debba trovarmi un ragazzo, così, giusto per perdere la verginità! »
I secondi di tranquillità del Grifondoro finirono ben presto, in quanto non appena udì le parole di Freya per poco non si strozzò con la propria saliva. Si chiese se forse la sua migliore amica non si fosse definitivamente ammattita, ma si rispose che infondo era sempre stata così e lui non avrebbe mai potuto farci niente.
«Freya, non pensi che dovresti perdere la... ecco, quella cosa con qualcuno che ami? »
«Ed è proprio per questo che tu mi aiuterai a cercare la mia anima gemella! »
«Io, cosa? »Gli occhi di Hugo si spalancarono talmente tanto che gli divennero tutti lucidi, conferendo a quei meravigliosi occhi azzurri il colore del cielo che li sovrastava.
«Beh, chi meglio del mio migliore amico? Così se dovesse finire male puoi pestarlo e vendicarmi, e poi io verrò a trovarti in Infermeria come ho sempre fatto perché alla fine le botte le prenderai tu! »
« Ehi! »
«Su, lo sappiamo entrambi che finirebbe così! »Freya guardò il ragazzo con convinzione, ignorando bellamente l’occhiataccia che Hugo le stava lanciando.
«Ehm... grazie? »
«Di nulla! »E con un sorriso che rasentava il limite dell’odioso, la ragazza tornò a posare gli occhi verdi in quelli sempre più increduli del Grifondoro, sforzandosi ardentemente di non scoppiare a ridergli in faccia.
«E comunque non lo farò. Non ti aiuterò a trovare un ragazzo. »
«Oh beh, se sei geloso possiamo parlarne e- »
«Non è per quello! »Hugo balzò di scatto sul proprio posto, facendo sobbalzare una più che stravaccata Freya, che da sotto il mantello, si stringeva sempre di più contro il suo migliore amico. Lo guardò per pochi secondi meravigliata dal tono che aveva usato, quasi avesse detto qualcosa di sbagliato, poi tornò a concentrarsi sulla distesa di erba gelida che aveva davanti.
«Va bene, vorrà dire che la grande Freya Nott farà da sola anche questa volta! »
«Freya... »
«Non importa, davvero! Mi spiegherai il motivo un altro giorno! »
La Serpeverde parlò con estrema calma, posando le sue piccole dita sopra le labbra sempre screpolate di Hugo, come per zittirlo. Aspettò che il ragazzo annuisse in risposta alle sue parole e lentamente si rialzò, rabbrividendo non appena tornò ad essere scossa dal vento e non più riscaldata dal mantello di Hugo.
« Andiamo dài, io devo iniziare la mia missione e a te si congeleranno le chiappe se stai ancora seduto lì! »
Il ragazzo scosse la testa sbuffando, contorcendo le labbra in quella smorfia che riservava solo alle parole assurde e del tutto senza senso della sua migliore amica. Si alzò da terra di malavoglia, ma nonostante tutto, appena fu in piedi tornò a coprire Freya con il suo mantello, stringendola al proprio fianco.
Perché infondo due migliori amici sanno dirsi le cose anche restando in silenzio, nonostante siano cose che forse si dovrebbero dire subito.
  

 
*


 
«Jace Steel ci sta seguendo. »
«Lo so, Rox. Zitta e cammina più velocemente. »
«La vuoi finire, Dom? Girati e salutalo! »
«Taci anche tu, Rosie! »
Nel bel mezzo del corridoio del secondo piano, le tre cugine Weasley più diverse che potessero mai esistere, camminavano spedite verso una meta non precisata. O meglio: Dominique correva, voltandosi ogni tanto a guardare dietro di sé, Roxanne la seguiva in silenzio, mentre Rose si stringeva la borsa sottobraccio, girandosi solo per invogliare Jace a seguire sua cugina con un gran sorriso stampato sulle labbra.
D’altra parte, il Capitano della squadra di Serpeverde non si sarebbe certo dato per vinto, sorriso di Rose o meno, avrebbe seguito Dominique anche fino al Dormitorio femminile se necessario.
Quel giorno, infatti, non aveva ancora posto la consueta domanda alla Corvonero, preso com’era stato fino a quel momento dallo scoraggiarsi per il milionesimo rifiuto ricevuto il giorno precedente.
E sicuramente ad un occhio attento non sarebbe certo sfuggita la testolina biondo platino che con estrema calma seguiva la decisa figura di Jace.
Scorpius si era di fatti convinto di dover fermare il suo migliore amico dall’ennesima umiliazione pubblica, che – chiariamoci - per il Serpeverde non consisteva nel rifiuto da parte della ragazza, ma nel fatto che la suddetta ragazza fosse una Weasley. Camminava sbadigliando distrattamente, alzando ogni tanto gli occhi al cielo casualmente proprio quando Rose Weasley si voltava per guardare Jace.
Una scenetta davvero ridicola, eppure così familiare.
«Dom! Ti prego fermati un secondo! »
«Oh, non ci penso proprio! »Esclamò sottovoce la bionda Corvonero per non farsi sentire dal ragazzo che in quel momento rappresentava il suo più grande incubo.
Per sua esagerata sfortuna, o grazia divina se analizzassimo la situazione dal punto di vista di Jace, non appena Dominique svoltò l’angolo, si ritrovò davanti ad un corridoio completamente vuoto e spoglio senza porte né uscite. Del tutto in preda al panico, l’unica cosa che riuscì a fare fu nascondersi dietro ad una pesante tenda, lunga abbastanza da coprirla interamente.
«Vi prego, vi prego, vi prego! Non ditegli nulla! »Supplicò le altre due cugine, giusto in tempo prima di posizionarsi dietro il pesante tessuto e sentire i passi frettolosi e pesanti di Jace avvicinarsi.
«Domy bellissima! Allora che ne pensi se domani... »Non appena il Serpeverde vide davanti a sé solo Rose e Roxanne, si bloccò nel mezzo della propria frase, solo per muovere convulsamente la testa da destra a sinistra per cercare di individuare la testolina bionda che tanto amava. L’unica cosa vagamente rassomigliante che trovò fu la chioma platinata di Scorpius, che proprio in quel momento si era degnato di raggiungere il resto del gruppo.
Certo, un attento osservatore avrebbe notato il modo in cui gli occhi grigi del nobile rampollo di casa Malfoy si fossero posati come prima cosa sulla figura di Rose e poi su quella del suo migliore amico, ma chi aveva tempo per badare a tali cose quando quasi per magia una studentessa era sparita nel nulla semplicemente cambiando corridoio?
«Dite la verità! Vi siete mangiate la mia Dom! »Gridò Jace sconvolto, come se avesse valutato veramente possibile una cosa simile.
«Vedi, Steel. Per quanto mia cugina sia un bocconcino allettante, non vado pazza per le bionde anoressiche senza un minimo di carne! »Rispose bellamente Roxanne, scatenando lo sbuffo divertito di Rose.
«E allora dove è finita? »
«Jace, forse dovresti provare più tardi. Sai, era leggermente sconvolta, ma non è per colpa tua! »Tentò di rincuorarlo Rose, con quel suo enorme sorriso che faceva sciogliere chiunque in qualunque momento. Oh beh, quasi tutti.
«Me ne pentirò per il resto della mia vita, ma credo di essere d’accordo con quello che ha detto Miss Lentiggini. »Si intromise Scorpius, poggiando molto fraternamente una mano sulla spalla del suo migliore amico.
«Nessuno ha chiesto la tua opinione, Malfoy. »Rose incrociò le braccia al seno, acquistando una certa autorità nonostante il suo scarso metro e sessanta.
Scorpius si astenne dal controbattere, se lo avesse fatto avrebbero certamente iniziato una discussione senza senso e l’unica cosa che voleva lui in quel momento era andarsene.
«Vado ad affogare nel Lago Nero, che nessuno mi segua. »Concluse infine Jace, con un tono di voce talmente sconsolato che colpì perfino la fredda Dominique, tuttavia stesse morendo di caldo dietro a quella polverosa tenda.
Il Serpeverde se ne andò ciondolando, voltandosi di tanto in tanto come per accertarsi se in realtà Dominique fosse sempre stata lì e non l’avesse semplicemente vista.
Una volta rimasto solo con le ragazze Weasley, Scorpius schioccò la lingua al palato e fece alcuni passi verso la tenda.
«Weasley bionda, per me puoi anche rimanere lì dietro per sempre, ma vorrei informarti che Jace se ne è andato. »Disse il ragazzo molto spavaldamente, accennando una smorfia soddisfatta in direzione di Rose.
Con estrema prudenza, la Corvonero uscì da dietro il suo nascondiglio e, con lo sguardo di chi è appena stato beccato con la mano nel vasetto di marmellata, sorrise timidamente al Serpeverde, alzando le spalle come a giustificarsi.
«Perché sei ancora qui? Dovresti essere con Jace! È sconvolto! »Sbraitò allora la rossa Grifondoro, puntandogli un dito contro per aggravare la sua accusa.
«Sei sorda o semplicemente tarda? Non vuole che nessuno lo segua! »
«E’ il tuo migliore amico! Ha bisogno di te! »Rose scosse la testa in segno di disapprovazione, guardando Scorpius con la fronte aggrottata e la bocca spalancata.
Per lei, un simile comportamento era a dir poco inaccettabile; se avesse visto Dominique o Roxanne con lo stesso sguardo che Jace aveva avuto poco prima, sarebbe stata con loro fino a quando non avesse visto di nuovo il sorriso stampato sul loro volto.
Si incamminò senza dire niente via dal resto dei suoi compagni, ignorando le sue due migliori amiche, fermandosi solo quando si ritrovò proprio davanti a Scorpius.
«Sei la persona più orribile che io abbia mai incontrato, Scorpius Malfoy. »
Ci fu un tale disprezzo nella voce di Rose, che Dominique si chiese se alle orecchie di Jace non arrivasse lo stesso suono quando lei si rivolgeva a lui. Odiava Jace Steel, ma un tale odio non lo avrebbe augurato nemmeno a lui.
Il ragazzo seguì con lo sguardo la Grifondoro andarsene, fissandola per la prima volta senza parole.
D’altronde, cosa avrebbe potuto dire? Che la odiava anche lui? A Rose non sarebbe certamente importato.
Rimase immobile per qualche secondo, ridestandosi solo quando sentì alle sue spalle la voce di Roxanne parlargli cautamente.
«Sai, Malfoy, Rose non lo pensa veramente. »
E ancora voltato verso il punto dove poco prima Rose era scomparsa, annuì quasi automaticamente, nonostante non avesse ascoltato neanche una parola di ciò che gli avevano appena detto.


  
*


Col capo chino sul libro di Pozioni da più di un’ora in un angolino della propria Sala Comune, un più che annoiato Frank Longbottom ripeteva per la sesta volta il capitolo che aveva da studiare per il giorno dopo. Non che fosse un secchione, ma da bravo Corvonero che era non si trovava mai ad essere impreparato, qualunque fosse la circostanza.
Pronto a ripetere per la settima volta come fermentare alla perfezione il Distillato di Morte Vivente, non fece caso alla figura snella e minuta che gli si stava avvicinando. Si accorse della sua presenza solo quando se la ritrovò di fronte, in tutta la sua splendida bellezza.
«Ehi, Frank! »Disse con un enorme sorriso niente di meno che Roxanne Weasley.
«Rox! Oh... ehm, c-cosa ci fai qui? »Per poco Frank non si strozzò con la propria saliva e sbatté le palpebre più volte per accertarsi di non stare sognando. Che fossero gli effetti del troppo studio?
«Ecco, io avevo appuntamento con Lys, mi ha fatto entrare quella ragazza laggiù ma non mi ha detto nulla e... »Roxanne indicò moltò distrattamente una ragazza che aveva tutta l’aria di voler uccidere chiunque le si fosse avvicinato.
Frank non si girò nemmeno ad osservare la ragazza in questione, rimase con gli occhi puntati sulla Grifondoro per tutto il tempo.
«Ehm, Lysander è giù al Lago con un paio di nostri amici, non te l’ha detto? »Chiese cautamente il Corvonero, conscio di quale sarebbe stata la risposta.
«Oh... no, lui... non mi ha detto niente. »Rox chinò il capo, mordendosi l’attimo dopo il labbro con visibile nervosismo. Frank si ritrovò ad inveire mentalmente contro il proprio migliore amico.
«Rox, vedrai che torna subito! »Cercò di rassicurarla lui, nonostante il sorriso che aveva stampato sulle labbra fosse chiaramente una finzione.
«Beh, dai, dato che sono qui posso anche confessarti una cosa... »Disse Roxanne avvicinandosi pericolosamente all’orecchio di Frank.
Solo Roxanne Weasley poteva cambiare umore così repentinamente e solo ed unicamente lei aveva il potere di scatenare un tale brivido lungo la schiena di Frank Longbottom.
Il Corvonero trattenne il fiato, se avesse aperto bocca avrebbe probabilmente urlato come una ragazzina eccitata. Si limitò ad annuire con il capo, aspettando che la ragazza continuasse a parlare.
« ... vedi quella ragazza là in fondo? »
«S-sì. »Rispose Frank, sebbene con una certa delusione, dopo aver dato una rapida occhiata ad una ragazzina bionda, probabilmente del quinto anno, che nascosta dietro ad un libro di Astronomia lanciava distrattamente timidi sguardi ai due ragazzi.
«Ecco, quella ragazza è cotta marcia di te. »Roxanne parlò con chiarezza, con una tale sicurezza che Frank le avrebbe creduto qualsiasi cosa gli avesse detto. Non che avrebbe potuto fare altrimenti.
«Oh, Rox, che stai dicendo? »A Frank scappò una risata nervosa. Nessuna ragazza aveva mai avuto una cotta per lui, non per il migliore amico di Lysander Scamander.
«A parte il fatto che non smette di fissarti, anche quando siamo a cena non ti toglie mai gli occhi di dosso! È praticamente ossessionata da te! »
«E’ una cosa di cui dovrei aver paura? »Chiese il Corvonero, quasi seriamente preoccupato.
«Ma smettila! È pure bellissima! Vacci a parlare! »Roxanne gli tirò una pacca poco garbata su un braccio, dopodiché gli indicò con la testa la ragazza in questione, per incintarlo ad andarle incontro.
«Rox, per favore, non credo dovrei! Anzi, sicuramente ti stai inventando tutto e... »
«Frank, ma hai mai avuto una ragazza? »Gli occhi di Roxanne lo scrutavano da vicino, troppo vicino.
Se solo sapesse... Pensò Frank mentre osservava quelle enormi pozze scure scrutarlo attentamente, decisamente troppo invitanti per pensare ad altro.
E proprio mentre stava per aprire bocca per dire di no, che non aveva mai avuto una ragazza, che non aveva mai pensato a nessun’altra se non a lei, la porta della Sala Comune si spalancò solo per lasciar entrare niente di meno che Lysander Scamander.
Roxanne smise immediatamente di guardare Frank e corse incontro al suo ragazzo, come se il fatto che lui le avesse dato buca non contasse assolutamente nulla.
E proprio mentre la Grifondoro era avvinghiata al suo ragazzo, coinvolta in un bacio tutto fuorché casto, Lysander alzò una mano per salutare il proprio migliore amico, come se il fatto che stesse baciando le labbra che l’altro bramava con tutto se stesso non bastasse.
Frank scosse la testa sconsolato e si lasciò scappare uno sbuffo rassegnato.
Certe cose non sarebbero mai potute cambiare.






*******
Se siete arrivati a leggere fin qui, complimenti! Siete riusciti a sopportare questi primi tre capitoli!
Non mi dilungherò molto, volevo solo avvisare che quelli rappresentati nell'immagine del capitolo sono Hugo e Freya! Amateli, perché io li amo tantissimissimo :3

 

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Capitolo 4
*** Da piccole gelosie derivano sempre grandi sconvolgimenti. ***


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Da piccole gelosie derivano sempre grandi sconvolgimenti.
 

A volte Rose Weasley si chiedeva come fosse possibile per una ragazza come lei essere così tremendamente euforica, ma allo stesso tempo piacere a tutti. Era consapevole di esagerare il più delle volte, di usare un tono di voce più alto del normale, di gesticolare troppo e di mettere tanto entusiasmo in tutto quello che faceva, ma non le era mai importato particolarmente.
Si godeva le sue giornate ad Hogwarts in compagnia della sua famiglia e dei suoi numerosi amici, ignorando chiunque non la degnasse di attenzione.
Perché a Rose Weasley piaceva essere sempre al centro dell'attenzione. Se tutte le conversazioni della scuola fossero state controllate da lei, nessuno avrebbe mai parlato di argomenti sui quali lei non avesse potuto dire l’ultima parola.
La faceva sentire importante e più apprezzata di quanto non fosse già.
Eppure, quando si trattava di particolari persone, Rose dava letteralmente di matto.
Il fatto che Scorpius Malfoy fosse immune al suo contagioso sorriso l’aveva sempre fatta innervosire. Negli anni aveva capito che l’unica strategia per uscire vincitrice da quella silenziosa lotta che si era creata tra loro due era rimanere impassibile, ma questo le era risultato vagamente impossibile negli ultimi tempi, soprattutto poiché ovunque andasse, sembrava che il ragazzo fosse sempre lì ad aspettarla.
Cosa ancora peggiore: perché suo fratello Hugo stava parlando col suddetto ragazzo?
« Hugo Arthur Weasley, cosa stai facendo esattamente? »
Disse con estrema perplessità la Grifondoro, piazzandosi decisa davanti alle due figure che sembravano stessero discutendo quasi amichevolmente lungo il corridoio del secondo piano.
« Oh, ehi, Rosie! Scorpius mi stava semplicemente parlando di alcune mosse con la scopa che potrei usare nella partita di settimana prossima! Tutto a posto, tranquilla! »
Hugo d’altra parte sembrava del tutto incurante della situazione. In fondo stava solamente chiedendo qualche dritta ad un altro giocatore; certo, di squadra opposta, ma pur sempre un giocatore più che valido.
« Malfoy sta facendo cosa? » Rose poté giurare di non essere mai stata più sorpresa.
« Rilassati, Weasley. Sto semplicemente cercando di evitare che tuo fratello cada dalla scopa per la milionesima volta. » Scorpius alzò le spalle, come a voler palesare che ciò che stava facendo non era poi così anormale come invece voleva farlo sembrare la ragazza.
« Hugo, sei consapevole dei fatto che Malfoy sta cercando di sabotarti, vero? »
« Oh, Merlino. Weasley non essere così drammatica, ti prego. »
« Tu vuoi uccidere mio fratello! E solo perché vuoi fare un torto a me! »
Il Serpeverde non poté fare a meno di strabuzzare gli occhi, del tutto incapace di seguire il filo logico dei pensieri di Rose.
« Tra tutti i Weasley che desidererei far fuori, tuo fratello è quello più al sicuro, credimi. »
Hugo si limitò ad osservare gli scambi di parole tra i due come se fosse una partita di tennis: voltava la testa da una parte all’altra a seconda di chi stesse parlando.
Approfittò della momentanea pausa tra i due ragazzi per mettersi in mezzo, così da evitare che sua sorella desse definitivamente di matto e uccidesse l’unico ragazzo che avesse mai speso il suo tempo per dargli dritte sul Quidditch.
« Rosie, sono serio. Scorpius sta solo cercando di aiutarmi. »
« Godric, Hugo! Se volevi qualche consiglio su come non morire ogni volta che sali su una scopa perché non hai chiesto a James o a Dominique? »
« Senti, Weasley, tuo fratello ed io abbiamo cominciato a parlarne mentre eravamo in Infermeria settimana scorsa, così mi è sembrato giusto concludere il discorso. »
Rose assottigliò gli occhi con fare più che minaccioso. Hugo sarebbe voluto scappare a gambe levate; aveva visto quello sguardo su sua sorella solo una volta nella sua vita, quando aveva accidentalmente scambiato i suoi compiti di Pozioni per carta straccia e li aveva bellamente inceneriti nel tentativo di esercitarsi in Incantesimi.
« Ehi, Rosie! Come stai, Rosie? Tutto bene, Rosie? »
Pronto a mettersi in mezzo ogni qualvolta i suoi due migliori amici fossero intenti a scambiarsi amorevoli parole, Jace Steel, in seguito ad una lunga corsa, si precipitò di fianco a Rose per evitare qualsiasi cosa sarebbe successa di lì a poco.
« Malfoy parla con mio fratello. Da quando Malfoy parla con il mio bel fratellino? »
Jace prese una Rose quasi in stato catatonico per le spalle e molto cautamente la portò lontano da quei due, che, anche per sua sorpresa, stavano davvero parlando come se fossero amici per la prima volta in cinque anni.
Il ragazzo si voltò solamente per scambiarsi un paio di occhiate con il suo migliore amico Scorpius, come a volergli raccomandare di non fare null’altro che potesse innervosire Rose maggiormente.
Se c’era qualcosa di veramente assurdo tra le varie relazioni che coinvolgevano i ragazzi di Hogwarts, quella era sicuramente il sentimento di protezione che Jace Steel provava nei confronti di Rose Weasley. Appartenevano a due mondi così diversi che quando si erano ritrovati anni prima si erano indiscutibilmente legati.
« Jace, lasciami stare. » Jace spostò lentamente le mani dal corpo della Grifondoro, sedendosi l’attimo dopo per terra, sotto una finestra del corridoio in cui si trovavano. Rose abbassò lo sguardo per seguire i movimenti del ragazzo, prima di sedersi a sua volta di fianco a lui.
« Comunque no, non ho visto Dom. »
« Rose, sai che non ti cerco solo quando voglio sapere qualcosa su Dom, vero? »
La Grifondoro voltò il capo verso il Jace, scrutandolo in silenzio. Era ovvio che lei sapesse che non era suo amico solo per interesse, pareva quasi che Rose dicesse quelle parole solo per evitare di parlare della scenata che aveva appena fatto.
« Scorpius non−»
« Non mi interessa, Jace. » Lo interruppe bruscamente lei, passandosi una mano tra i capelli in segno di esasperazione. Odiava farsi vedere in quello stato; non importava chi si trovasse davanti, nessuno doveva vederla in quel modo.
« La vuoi sapere una cosa veramente assurda? » Tentò di distrarla Jace.
« Spara. »
« Devon Cooper stamattina ha fatto una mega dichiarazione a tua cugina Molly in Sala Grande. »
« Oh, Merlino, cosa? Non sapeva che è lesbica? »
Pochi secondi dopo Rose Weasley si era ritrovata a ridere sguaiatamente, il suo onnipresente sorriso era tornato a farla da padrone sul suo viso. Jace non poté che sorridere a suo volta nel notare che la ragazza era nuovamente allegra come suo solito, e in un gesto del tutto spontaneo si avvicinò a lei per stringerla in un abbraccio fraterno.
« Già, ora immaginati la sua faccia quando Molly gli ha chiesto se poteva presentarle sua sorella. »
« No, non dici sul serio! »
« Oh, sì, invece. »
Rose si morse con forza un labbro, quasi a voler cercare di contenersi. Lanciò una sguardo di gratitudine a Jace, conscia di ciò che aveva appena fatto per calmarla.
Si strinse contro il braccio che Jace le aveva precedentemente posto sulle spalle, accocolandosi contro di lui quasi a volergli gridare un muto ‘grazie’.


Le risate della ragazza erano state talmente acute che a pochi metri di distanza da loro Scorpius e Hugo erano riusciti a sentirle distintamente.
Il biondo Serpeverde lanciò uno sguardo in direzione di Rose e del suo migliore amico, sguardo talmente scrutatore che non mancò di essere notato da Hugo.
« Malfoy, stai fissando mia sorella. Perché stai fissando mia sorella? »
« Cosa? No, io... cioè tua sorella è completamente fuori! Un attimo fa sembrava sull’orlo di una crisi di nervi e ora ride come se fosse tutto normale! »
« Sì, beh, quella è Rosie. »
Un altro sguardo e il Serpeverde vide l’abbraccio che i due si stavano scambiando. Sgranò gli occhi del tutto infastidito dalla situazione; odiava il ridicolo debole che il suo migliore amico aveva per quell’insopportabile ragazza.
Socchiuse gli occhi e scosse la testa, come a cercare di immaganizzare nella sua mente quanto fosse assurdo il bipolarismo di Rose Weasley.
Hugo d’altra parte si limitò a stamparsi in viso il tipico sorriso di chi vede tutt’altra cosa dietro a ciò che gli si presenta davanti.
Con ancora impresso nelle proprie orecchie il suono della risata cristallina di Rose, Scorpius riprese a spiegare a Hugo come virare senza troppi sbalzi sulla scopa, questa volta forse leggermente troppo distratto da altro.
 


 
*


 
Durante i suoi lunghi sette anni di scuola, Lysander Scamander non aveva mai avuto particolari problemi. Sembrava che il destino gli avesse riservato una vita quasi perfetta: ottimi voti, tanti amici e una ragazza bellissima. O almeno questo era ciò che pensava lui. E se c’era una persona in tutta Hogwarts che non poteva essere più d’accordo a riguardo quella era sicuramente Frank Longbottom.
I due amici, in seguito all’ultima lezione della giornata, ovvero Erbologia, stavano tornando al Castello, ma se Lysander camminava facendo attenzione a dove metteva i piedi e a ciò che gli succedeva attorno, Frank era del tutto perso a guardare nel vuoto.
Molti studenti di Hogwarts in quegli anni si erano chiesti come avessero fatto quei due a diventare così amici; la verità era che la loro amicizia non avrebbe potuto essere altrimenti: cresciuti assieme, una volta ritrovatosi nella medesima Casa non avevano potuto fare altro che legare.
E poi c’era stata Roxanne, forse l’unica cosa che accomunava veramente i due ragazzi.
Se da una parte Frank ne era perdutamente innamorato, Lysander ne era totalmente preso.
« Quindi gli ho detto ‘Amico, se vuoi provarci con la mia ragazza è meglio che tu ti metta in fila, di sfigati come te ce ne sono già tanti’, capisci Frank? Voleva provarci con Rox! Perciò gli ho detto di evaporare dalla mia vista e... ehi, ma mi stai ascoltando? »
Tra loro due era sempre funzionato così: Lysander parlava e Frank ascoltava. In sette anni il loro rapporto era sempre stato solo ed unicamente in quel modo.
« Eh? Sì, sì, certo! Stavi parlando della pozione che abbiamo fatto evaporare oggi a lezione! »
« Ah, Frankie bello, a volte mi chiedo se passi più tempo fra noi comuni mortali o tra i vari antri della tua mente! »
« Oh, beh, almeno non devo sentirti blaterare tutto il tempo! »
Lysander in tutta risposta tirò una spallata all’amico, facendolo barcollare di rimando. Frank si stampò in viso un sorriso divertito; riuscire a punzecchiare Lysander era sempre una grossa conquista per lui.
« Ascoltami un secondo! Cosa fai questo sabato? No, tranquillo, non sto cercando di invitarti ad uscire. Le grazie femminili di Roxanne mi piacciono ancora! »
« Oh, ma per favore, sta zitto! »
Frank scosse la testa più in fretta che poté; odiava sentir parlare Lysander di Roxanne, lo odiava con tutto il suo cuore.
« Comunque... Roxy ti ha trovato una ragazza con cui uscire, perciò ti conviene essere libero. Oh, ma che dico, sarai libero di certo, non sai nemmeno cosa sia una ragazza! »
« Sì, divertente, Lys. Sto morendo dal ridere. »
Questa volta fu il turno di Frank di tirare una spallata a Lysander, ma il suo tentativo fallì miseramente, in quanto più che sbilanciare il ragazzo, perse l’equilibrio lui stesso. Nel vederlo fare ciò, Lysander scoppiò in una fragorosa risata.
« Roxy dice che è una ragazzina a cui piaci un sacco. È bionda, credo. Ti piacciono le bionde, vero? Sì, beh, a tutti piacciono le bionde, e poi non puoi mica lamentarti, giusto? È il tuo primo appuntamento. »
Oh, Lys, se solo sapessi che le bionde non mi piacciono per niente...
« Non pensi che avreste potuto chiedermelo prima di organizzare tutto? »
Lysander alzò le spalle, contorcendo le labbra in una smorfia di perplessità.
« Roxanne trova un povero essere dotato di vagina che accetta di uscire con te e trovi perfino il coraggio di lamentarti? Fossi in te mi inginocchierei e ringrazierei il cielo per questa botta di culo che hai avuto! »
« Dovrei essere offeso da ciò che mi hai appena detto? »
« No, dovresti essere contento di avere un amico che ti dice le cose così come stanno. »
« Ehm... allora grazie? »
Lysander non rispose, si limitò a scoppiare nuovamente a ridere di cuore, causando la seguente risata di Frank. Si ritrovavano spesso in quel modo, a ridere entrambi per qualcosa che aveva sempre a che fare con l’offendere o il punzecchiare l’altro.
Frank avrebbe potuto stilare una lista dei tremila difetti di Lysander, ma in cuor suo adorava quando si ritrovavano a ridere assieme.
« Frank? »
« Mmh. »
Lysander smise di ridere e di camminare allo stesso tempo, facendo di conseguenza arrestare anche l’amico. Lo fissò dritto in viso, quasi volesse dirgli qualcosa di vitale importanza.
« Esci con questa ragazza, okay? Lo facciamo per te, lo sai. »
Vedere quello sguardo negli occhi di Lys stupì incredibilmente Frank. Nei suoi occhi chiari e sempre pieni di brama questa volta Frank riusciva a percepire solo reale preoccupazione e qualcos’altro, qualcosa che non riusciva a definire ma che non prometteva nulla di buono.
« Ecco... » Riuscì a dire solamente, guardando ovunque tranne che negli occhi dell’amico.
« Okay, adesso basta. Ti piace Roxanne, lo so. Ma cosa puoi farci? È la mia ragazza! Perciò fammi questo favore e fattene piacere un’altra, chiaro? »
« C-cosa? »
« Mi hai capito. »
Il sorriso che Frank si era stampato poco prima in volto morì di colpo.
In tutti quegli anni non ne avevano mai parlato. Roxanne era sempre stato l’argomento di cui solo Lysander poteva parlare.
Boccheggiò per qualche secondo, come a volersi realmente sincerare di ciò che quello che considerava il suo migliore amico gli aveva appena detto.
Forse avrebbe dovuto fare come gli diceva lui, lasciar perdere tutto e voltare pagina.
Ma come poteva farlo quando vedeva lo sguardo deluso di Roxanne ogni volta che Lysander la lasciava da sola senza dirle nulla?
« Io... sì, lo farò. » Rispose decisamente troppo serio Frank, volgendo lo sguardo al terreno completamente pentito di ciò che aveva appena detto.
« Bravo, Frankie, sei un bravo amico. »
Lysander non aspettò nemmeno di guardare la reazione di Frank, riprese a camminare in direzione del Castello consapevole che l’altro l’avrebbe seguito, come d’altronde era sempre stato in quei lunghi sette anni.
Frank mosse il primo passo per riprendere a camminare con enorme fatica: dentro di sé, sentiva il proprio cuore essersi appena stretto all’interno di una morsa che avrebbe fatto molta fatica a sparire, di questo ne era più che sicuro.



 
*



« Ehi, tu, bella bionda! Ti nascondi da Steel? »
Completamente stravaccata dietro ad una colonna del Porticato che dava sul Lago Nero, una più che distratta Dominique, nel sentire la familiare voce della cugina Roxanne, si riscosse dallo stato di dormiveglia in cui era caduta.
Strabuzzò gli occhi per qualche secondo, cercando di mettere a fuoco il viso della Grifondoro, prima di sistemarsi composta e rivolgerle la propria attenzione.
« Oh, ciao, Roxy. No, io... stavo solo pensando! » Rispose la Corvonero, nascondendo che in realtà, se si trovava nell’unico posto sempre vuoto e silenzioso di Hogwarts, era perché si stava veramente tenendo alla larga da Jace.
« Sai, Steel donerebbe un rene pur di sapere a cosa stavi pensando! »
« Che li doni entrambi se gli fa piacere, questo non cambia le cose. »
Roxanne sbuffò divertita. L’avevano sempre estremamente incuriosita le reazioni che sua cugina Dominique aveva ogni qualvolta si parlasse di Jace Steel.
« Allora, quanti due di picche gli hai dato oggi? »
« A dir la verità oggi non mi ha proprio cercata. » Nel vedere la cugina tenere gli occhi puntati verso il pavimento e le mani torturarsi a vicenda, Roxanne decise di sedersi affianco a lei, girandosi completamente in sua direzione così da poterla scrutare meglio.
« Beh, meglio per te, no? »
« Sì, sì, certo! Meno male! » Disse Dominique con forse un po’ troppa enfasi.
Roxanne si ritrovò a piegare la testa di lato, quasi stesse osservando una Dominique decisamente troppo diversa dal solito.
« Dalla tua faccia sembrerebbe il contrario, Dom. »
« Eh? C-cosa? » Solo in quel momento la Corvonero alzò gli occhi da terra, solo per posarsi in quelli di sua cugina a palesare tutto il suo stupore. Scosse la testa come a voler scacciare i pensieri che le vorticavano vertiginosamente in testa, prima di tirare un lungo sospiro. A volte odiava con tutta se stessa il fatto che Roxanne fosse così capace di leggerle dentro – non che fosse stato così difficile farlo in quel momento, comunque.
« È che... beh... l’altro giorno quando ho sentito Rosie dire quelle cose a Malfoy... ecco, mi sono chiesta se sono anche io così cattiva con Steel. Insomma, Rosie è stata parecchio brutale. » Disse tuttò d’un fiato la bionda Corvonero, mordendosi un labbro l’attimo dopo.
« Beh, ma Rosie è sempre stata così diretta! E poi sono due cose diverse! Lei e Malfoy si odiano, Jace invece non ti odia per niente! Ma soprattutto, da quando ti importa? » Roxanne aggrottò spontaneamente la fronte, come a palesare tutta la sorpresa che stava provando nel vedere Dominique comportarsi in quel modo.
« Infatti non mi importa, è solo che non voglio essere quel genere di persona. »
« Non vuoi essere come Rosie? »
« Oh, andiamo! Lo sai che non era quello che intendevo! » Fu allora che sulle labbra di Dominique comparse la prima ombra di un sorriso, sorriso che la Grifondoro non mancò di notare.
« Senti, Dom, se tu non vuoi uscire con lui allora non lo devi fare. Non dar retta a tutto quello che ti dicono gli altri, sul serio. »
« Esatto! È quello che dico io! Sono io quella che deve decidere! Se Steel fa pena a tutta Hogwarts non è colpa mia! »
Roxanne avrebbe tanto voluto replicare che Jace Steel poteva fare di tutto, tranne che far provare pena al resto degli studenti in quella scuola. Certo, la sua estrema cotta per Dominique era palese a tutti, così come lo era il fatto che si consolasse da quella consueta delusione uscendo con la prima ragazza decente che gli capitasse davanti.
« Voglio dire, non è che non ci esco perché sono senza cuore o cose così, semplicemente non mi piace proprio e penso che sia−»
« Dom. »
« ...e poi non ha il minimo senso di responsabilità e gli piace−»
« Dominique, fermati. »
« ... una volta l’ho visto bruciare un libro di Incantesimi e il professore ha−»
« Merlino, Dominique! »
Un urlo più che esasperato di Roxanne e Dominique cessò il proprio monologo.
Rimasero a fissarsi per qualche secondo, la Grifondoro con la testa che ancora le girava per la quantità di parole che la cugina aveva detto in così poco tempo e la Corvonero del tutto confusa del perché Roxanne avesse reagito in quel modo.
« Beh, che c’è? »
« Credo seriamente che questo Jace Steel ti abbia fatto andare definitivamente fuori di testa. »
« Priscilla! Non ne hai idea. »
Dominique si passò una mano in fronte in un chiaro gesto di disperazione, causando l’ennesimo sbuffo divertito da parte di Roxanne.
« Dovresti seriamente valutare l’idea di farlo fuori allora perché sai di solito queste−»
« Ehi, voi due! Vi ho cercate per tutto il Castello! Grazie al cielo Frank ti aveva vista venire da queste parti, Roxy, altrimenti avrei girato per ore! »
Così come minuti prima Roxanne era apparsa dal nulla per Dominique, Rose Weasley apparve davanti alle due cugine senza fare il minimo rumore, interrompendole nel pieno della loro conversazione.
Rimasero entrambe a fissare la rossa Weasley con aria stralunata: era ovvio che fosse reduce da una corsa più che intensa, ma la cosa più assurda era che non aveva con sé alcuna borsa, cosa del tutto insolita dato che Rose amava portarsi dietro una quantità di roba indecente, giusto perché ‘non si sa mai cosa possa essere utile nel momento del bisogno’ – testuali parole di Rose.
«... che poi, come facesse Frank a sapere dov’eri e Lys no non te lo so spiegare, ma almeno mi ha evitato una caccia al tesoro per i corridoi di Hogwarts. »
« Ciao anche a te, Rosie. » Le disse allora ironicamente Roxanne, conscia che la conversazione con Dominique si fosse definitivamente conclusa.
« Non avete idea di ciò che mi è appena successo. Credo di non potermi riprendere mai più. »
« Hai saputo di Molly e del povero Devon Cooper? » Tentò di anticiparla Dom.
« Oh, sì, anche quello! Pazzesco vero? No, comunque, quell’imbecille di Malfoy stava parlando con il mio innocente Hugie. Per un momento ho pensato che lo stesse minacciando, ma poi mi sono accorta che stavano parlando di Quidditch. »
« Sei andata fuori di testa anche tu per caso, Rosie? »
« Cosa? Chi altro si è ammattito? »
Per tutta risposta, Roxanne puntò un dito contro la figura di Dominique, la quale pur di non dover guardare la cugina negli occhi era intenta a fissare con estremo interesse le proprie dita.
« Jace ti ha dato tanto fastidio oggi, eh? »
« Vedi, Rosie, il problema della nostra biondina preferita è proprio questo. Oggi Steel non si è fatto vedere. »
« Roxanne! » Cercò di ammonirla la Corvonero, pregando che non desse ulteriori dettagli proprio all’unica ragazza che era più vicina a Jace.
« Oh, andiamo! Sarebbe comunque venuta a saperlo direttamente da lui! »
« State cercando di dirmi che Dom non è contenta di questa cosa? Ho sempre pensato che per una cosa del genere sarebbe andata in giro nuda dalla felicità! »
« Merlino, tacete! » Oramai la Corvonero aveva entrambe le mani schiacciate contro il proprio viso, completamente in imbarazzo.
« Ma guarda che non devi farti grossi problemi, ora ritorno al Castello e mando Jace qui da te così potete recuperare il tempo che avete perso oggi! »
« Rose Weasley, non ci provare neanche. » Lo sguardo terrorizzato di Dominique fece scoppiare bellamente a ridere Rose. Roxanne si unì poco dopo alla risata, mentre con le braccia si avvicinava sempre di più alla cugina nel tentativo di stringerla giocosamente a sé.
« Se lo fai dico a Hugo di diventare il migliore amico di Scorpius. »
« Fa pure, tanto Freya glielo impedirebbe. Quella ragazza è talmente possessiva nei confronti di mio fratello che lo legherebbe al proprio letto pur di non farlo parlare con altre persone. » Disse Rosie, con un tono di voce leggermente preoccupato dovuta all’immagine mentale che si era momentaneamente creata.
Scosse la testa con urgenza, pensare a suo fratello non era d’altronde la cosa migliore da fare in quel momento.
Roxanne osservò lo scambio di battute tra le due cugine con innato interesse. Pensò all’affeto che provava per loro, pensò che Dominique e Rose erano le sue migliori amiche e non le avrebbe scambiate con nulla al mondo.
Si fece spuntare un grosso sorriso in volto, conscia che nel momento del bisogno loro due ci sarebbero sempre state per lei.



****
Ed eccoci qua! Questa volta in copertina abbiamo Frank e Lysander, come avrete capito! Se vi va, fatemi sapere cosa pensate di questa storia e dei suoi personaggi in una recensioncina, così che io possa migliorarla! Grazie a tutti per aver letto!

 

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Capitolo 5
*** Mille modi più uno per uccidere chi ti sta attorno. ***


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Mille modi più uno per uccidere chi ti sta attorno.

 

 

« Va bene, va bene, sono felice che oggi abbiate molte cose da dirvi, ma ora perfavore venite qui davanti che oggi ho una sorpresa per voi. »
Il professor Phineas Slughorn, nipote del celebre Horace Slughorn, dopo essersi schiarito la voce, parlò tranquillamente agli studenti del quinto anno che si trovava davanti agli occhi. Non che fosse una novità per lui insegnare pozioni agli studenti di Grifondoro e Serpeverde nella stessa classe, ma in qualche modo aveva sempre trovato difficoltà a mantenere il silenzio quando si trattava di quelle due Case in particolare.

Con un gesto sgraziato del braccio indicò ai ragazzi di disporsi in una lunga linea davanti al calderone dietro a cui lui si trovava e, dopo aver appurato che nessuno più stava parlando, si mise all'opera e buttò qualche ingrediente dentro al calderone.
Tra i suddetti studenti che lo stavano osservando con innato interesse, incuriositi del fatto che non avessero mai assistito a una lezione simile, in fondo alla linea di studenti quasi nascosti dal resto della classe si trovavano anche Hugo Weasley e Freya Nott, impossibili da non riconoscere in quanto le divise di colori diversi creavano senza dubbio un particolare contrasto.
Freya allungò la testa, cercando di guardare meglio ciò che il professore stesse facendo e subito dopo si sporse in direzione del suo migliore amico, pronta a rompere il silenzio che si era creato.
« Secondo te il povero Phineas ha finalmente deciso di farci fuori tutti ed è per questo che sta preparando quella cosa? » Chiese la Serpeverde ad un più che annoiato Hugo Weasley, totalmente disinteressato non solo a ciò che il professore stesse facendo, ma soprattutto del tutto disinteressato alla materia stessa.

« Freya, non portare sfortuna, che a farmi fuori ci penso benissimo già da solo! » Rispose bellamente il ragazzo, seriamente preoccupato che la sua fine potesse arrivare così prematuramente. Si era aspettato di morire per mano di Madama Pomfrey, oppure cadendo dalla scopa durante la finale della Coppa delle Case, di certo non per mano del professore con il quale, grazie ai compiti che gli aveva fatto sua sorella Rose, era riuscito a prendersi un Oltre Ogni Previsione.

« Signor Weasley! Come sono felice di vederla finalmente partecipare alle mie lezioni! Che sia l'effetto di sua sorella? » Si sentì improvvisamente dire dal professor Slughorn. Hugo impallidì, del tutto conscio che se si fosse rovinato la media eccezionale, ovviamente unicamente merito di Rose, che ultimamente aveva, forse la morte sarebbe arrivata per mano di sua madre.
Aprì bocca per mugugnare qualche parola in sua difesa, ma il professore lo interruppe prima ancora che il ragazzo prununciasse il primo suono sconnesso.

Non era infatti un mistero l'eloquenza più che povera che Hugo Weasley dimostrava di avere in presenza dei professori.

« Non dica niente signor Weasley, sono certo che potrà darmi una mano con questo esperimento! Venga qui davanti a me perfavore! »
A queste parole, il Grifondoro si voltò per cercare disperatamente lo sguardo di Freya, ma la ragazza, in tutta risposta, lo spinse in avanti, dopo avergli sussurrato ad un orecchio un poco convinto 'buona fortuna'.
Con lo sguardo pieno di terrore, soprattutto dovuto al fatto che se fosse stato interrogato avrebbe dimostrato la sua completa ingnoranza in Pozioni, Hugo fece quei pochi passi che lo separavano dal professore con estrema lentezza, quasi a volersi gustare i pochi attimi prima della sua fine.
Una volta giunto davanti al calderone, dietro al quale gli occhi del professor Slughorn lo scrutavano con estremo divertimento, si stampò un viso un debole sorriso, convinto che se si fosse dimostrato accondiscendente forse la sua morte sarebbe stata meno dolorosa.
« Ora, signor Weasley, non si spaventi, ma voglio provare a far conoscere a voi studenti del quinto anno una pozione che solitamente propongo al sesto. Non faccia quello sguardo da cane bastonato e si avvicini, coraggio! L'unica cosa che deve fare è annusare la pozione che ho appena preparato! »

Hugo tirò un enorme sospiro di sollievo. Forse avrebbe potuto cancellare il nome del professor Slughorn dalla lista di persone che avrebbero potuto ucciderlo.
Si sporse impacciatamente verso il calderone e, dopo aver preso un lungo respiro di incoraggiamento, annusò a fondo i fumi che provenivano dal liquido lì presente.
« Mi dica, cosa ha sentito esattamente? »
Hugo si limitò ad aggrottare la fronte, incapace di capire il reale scopo dell'esperimento che il professore stava proponendo.

« È una specie di pozione che riconosce l'ultima persona con cui hai parlato o roba simile? Perché riesco solo a sentire l'odore del profumo che Freya si mette tutte le mattine e... sì, credo sia anche l'odore di fragole! » Disse Hugo con estrema naturalezza, causando le risatine degli studenti dietro di lui che avevano già riconosciuto la pozione che il professore aveva preparato.

Hugo si voltò a fissare i suoi compagni in completa confusione, non capendo perché avesse suscitato in loro una tale reazione, e soprattuto si fermò a guardare Freya, la quale lo guardava con l'espressione più stupita di sempre.
Il Grinfondoro pensò di essersi definitivamente ammattito, sapeva di essere un disastro in Pozioni, ma se quella era una pozione che si faceva al sesto anno, perché sembrava l'unico a non averla riconosciuta?
« Oh, beh... mi spiace informarla signor Weasley che quella che ha appena annusato non è altro che Amortentia. Credo conosca le proprietà di questa pozione, non è vero? O preferisce forse che glielo spieghi? »
Hugo strabuzzò gli occhi dall'incredulità; poteva certo non saperne un emerita cacca di Troll di Pozioni, ma certamente sapeva cosa voleva dire sentire certi profumi nell'Amortentia.

Scosse la testa quasi in stato di trance, rispondendo mutamente così che no, non voleva di certo sentirsi dire ad alta voce ciò che la sua testa aveva appena elaborato.

« Sono sorpreso del fatto che non l'abbia riconosciuta subito, soprattuto visto che ha scritto un saggio sull'Amortentia settimana scorsa! È per questo motivo che avevo deciso di propervela, ma forse è stato un po' prematuro. Torni pure al suo posto, signor Weasley. »
Disse il professore leggermente dispiaciuto per ciò che era appena successo. Di certo non gli dispiaceva aver confermato i suoi sospetti e che effettivamente Hugo si era fatto scrivere il saggio da qualcun altro, ma vedere lo sguardo colmo di disperazione che aveva il Grifondoro in quel momento lo aveva certamente colpito.
Il ragazzo si trascinò verso il proprio banco, sorpassando la fila di studenti che ancora si trovavano disposti davanti al calderone; non guardò nessuno in faccia, tantomeno prestò attenzione nel momento in cui tutti gli altri studenti si misero ai proprio posti e soprattutto quando affianco a lui si sedette una persona in particolare.

« Vuoi parlarne, Fragolina? » Chiese con tono estremamente gentile la sua migliore amica, più sorpresa dalla reazione che aveva avuto il ragazzo che dalla rivelazione che aveva avuto poco prima.

« Ti prego non chiamarmi in quel modo che mi viene la nausea. » Hugo si teneva la testa tra le mani, lo sguardo puntato su un punto imprecisato della pergamena che aveva sul banco. Avrebbe voluto alzare lo sguardo e cercare di spiegare tutto alla sua migliore amica, ma in quel momento anche solo guardarla in faccia lo avrebbe fatto sprofondare nella vergogna più totale.

La Serpeverde si avvicinò lentamente alla figura più che esasperata del ragazzo e, dopo avergli alzato il viso poggiandogli una mano sotto il mento e avergli spostato teneramente una ciocca di capelli dietro un orecchio, si fermò a sorridergli allegramente.
« Guarda che non ti devi preoccupare, Hugie. Non so se era perché ero lontana dal calderone o cosa, ma sono più che certa che quella pozione avesse il tuo profumo e, sì, anche io ho sentito l'odore di fragole. »
Hugo la guardò più incredulo che mai, Freya voltò repentinamente il capo tornando a fissare con interesse il professor Slughorn.
Il Grifondoro rimase a fissare il profilo della ragazza, chiedendosi mentalmente se quello che lei gli aveva appena detto non se lo fosse semplicemente immaginato.
E solo in quel momento realizzò che si era sbagliato.
Non sarebbe stata Madama Pomfrey o sua madre ad ucciderlo, a quello ci avrebbe sicuramente pensato Freya.



 

*



 

Completamente immerso nella lettura di 'Storia di Hogwarts', libro che amava leggere nei momenti di svago, Scorpius Malfoy stava bellamente evitando il proprio migliore amico, il quale senza farsi particolari scrupoli stava fissando Dominique Weasley parlare con sua cugina Rose dall'altra parte del cortile in cui si trovavano.
Dal momento che Scorpius non era una stupido, sapeva benissimo che il fatto che Jace gli si fosse avvicinato mentre lui leggeva non era solamente una questione di cortesia; quando infatti gli capitava di alzare lo sguardo, la prima cosa che notava era la chioma rossa di Rose Weasley che si trovava a pochi metri di distanza.

Il fatto poi che Jace non lo avesse ancora tartassato di domande gli aveva solo confermato che la Grifondoro doveva essere stata effettivamente in compagnia di Dominique.
Girò pigramente con le dita la pagina del proprio libro, nonostante sapesse oramai tutto ciò che vi era scritto sopra a memoria e, in un attimo di distrazione, posò per l'ennesima volta lo sguardo sulla più che minuta figura di Rose.

E prima ancora che potesse ritornare alla sua lettura, le parole del suo migliore amico lo distrassero definitivamente dal libro che teneva in mano.
« Amico, io sarò anche distratto da quell'angelo che è Dominique, ma tu stai fissando la mia Rose da un bel po' oramai! » Jace non cercò di nascondere la propria ilarità, scrutando Scorpius con innato interesse.

Per tutta risposta il biondo Serpeverde si limitò a fare una smorfia di disgusto, quasi a voler rispondere senza usare le parole.

« La tua Rose? » Chiese allora Scorpius, stampandosi in viso una finta espressione innoridita.

« Oh! È gelosia quella sento, Malfoy? » Lo punzecchiò Jace, ben consapevole che l'argomento Rose Weasley era l'unico in grado di far perdere le staffe al suo sempre controllatissimo amico.

« Ma per le mutande di Merlino, no! Sei totalmente andato fuori di testa? Mi stavo solo accertando che non te la facessi con la migliore amica della ragazza che tanto decanti di amare! Sai, non vorrei che la perdessi definitivamente, ci hai perso cinque anni dietro alla Weasley bionda, non vorrei fossero cinque anni persi. » Rispose in tutta sincerità il Serpeverde.

Certo, non era mai stato particolarmente felice del fatto che il suo migliore amico si fosse innamorato di una Weasley, ma era anche vero che quello era il suo migliore amico e l'unica cosa che avrebbe voluto era vederlo felice. Weasley o meno non aveva importanza, desiderava solamente che Jace non ci rimanesse male o peggio con il cuore spezzato.

Forse era proprio per questo che non gli era mai andata a genio l'idea di Dominique, perché l'aveva vista più volte ferire il suo migliore amico.

« Oh, Scorpius, non ti preoccupare. Rose è il mio grande amore platonico, non potrei mai! » E detto ciò, Jace scoppiò a ridere sguaiatamente, forse per l'espressione inebetita che Scorpius si era appena dipinto in volto.

« Steel, finiscila, non mi interessa sapere della tua relazione con la Weasley rossa. Se è per questo, non mi interessa sapere nulla di tutte le tue relazioni con i Weasley. »

« Fammi capire, Malfoy. Pensi di poter fissare Rose da lontano e pretendere che io non te lo faccia notare subito dopo? » Chiese un più che divertito Jace, oramai con le lacrime agli occhi dall'ilarità.

« Okay, mi sono stancato di questa conversazione priva di alcun senso. Torna a fissare la tua Weasley. »

« Così tu puoi tornare a fissare la tua? » Palesò Jace con un gesto della mano, quasi ad indicare la direzione in cui si trovava Rose. Alla vista di quel gesto, Scorpius sgranò gli occhi del tutto nauseato, quasi come se lo spaventasse di più l'idea che Rose potesse notarli dal punto in cui si trovava che il fatto che Jace stesse implicando cose che erano del tutto false.

« La finisci di dire idiozie? Lo sai benissimo che per la Weasley provo solamente un grande senso di repulsione. Guardala! Quel sorriso così falso che fa credere a tutti che lei sia così gentile e invece in questa scuola sembra che io sia l'unico ad aver capito quanto sia odiosa! » Sbottò allora il biondo Serpeverde, facendo sobbalzare l'amico sul posto per la sorpresa della sua reazione.

Un paio di ragazzi seduti alla loro destra si voltarono verso la loro direzione, più che sconvolti nel vedere niente di meno che Scorpius Malfoy avere una qualche modo di reazione quasi... umana.

« Non lo so, Scorpius. Io ti ho visto odiare molte persone e so bene come ti comporti con le persone che odi. Con Rose, invece... beh, sembra quasi che tu non riesca a sopportare il fatto che lei ti tratti in modo diverso da come tratta gli altri. Quello non è odio, Scorpius, e credo che lo sappia anche tu. »
Jace disse queste ultime parole, poi si voltò nuovamente a fissare da lontano la sua Corvonero preferita. Scorpius osservò i suoi movimenti e, quasi instintivamente, fece lo stesso, ritrovandosi a fissare anche lui le due ragazze che, ignare di tutto, stavano continuando a parlare tra loro.

« Come vuoi tu, Jace, pensa quello che vuoi. Rimane il fatto che mi odia a morte, comunque. » Scorpius parlò del tutto assente, le parole che uscivano con naturalezza, la mente già proiettata verso la lettura che poco prima aveva interrotto, quasi a voler fuggire da quella conversazione.

« Rose non ti odia, Scorpius, oh, no. Questo è solo il suo modo di reagire a come la vedi tu. »

Jace scosse la testa, sbuffando alle parole precedentemente dette dal suo amico, prima di palesargli la sua opinione riguardo a Rose. Sorrise con un velo di amarezza, osservando le due ragazze in lontananza sorridersi a vicenda.
Scorpius d'altra parte non mancò di notare il finto sorriso del suo migliore amico, prima di tornare con lo sguardo sul suo libro.
Non mancò di notare però che non riusciva a capire neanche una parola di quelle che stava leggendo.
L'unica cosa a cui riusciva a pensare era che quella era la seconda volta che qualcuno gli diceva che Rose Weasley non lo odiava e che, forse, le cose stavano davvero così.



 

*



 

« Non lo posso fare. Non ce la posso fare. Lei non ce la potrà fare a sopportarmi! »
Completamente in preda all'autocommiserazione, Frank Longbottom se ne stava seduto ai piedi del divanetto su cui Dominique Weasley era comodamente seduta a fissare con insistenza il fuoco nel caminetto.

« Oh, andiamo, Frank! Uscire con una ragazza è una buona cosa! Sai che non approvo che tutto questo l'abbia organizzato Roxanne, ma anche io penso che ti farà solo bene! » Dominque abbassò il braccio per poggiargli una breve pacca sopra la testa, quasi come se Frank in quel momento fosse stato il suo piccolo animale domestico.

« Ma non la conosco nemmeno! » Sbottò sconvolto il Corvonero.

« Non mi dire che hai paura di una ragazza! Per di più di Violet MacDougal! » Disse la ragazza, trattenendosi dal ridere.

« Violet MacDougal? Ecco, vedi! Non sapevo neanche come si chiamasse! Capiscimi, Dom! Questa cosa è completamente campata per aria! Di questa ragazza so solo che è bionda e che è del quinto anno! »

« Non per far crollare le tue certezze, Frank, ma Violet è del sesto anno. Ma, ehi! Non scoraggiarti! Una cosa su due la sapevi giusta! » Cercò di rassicurarlo Dominique, tentativo risultato ovviamente disastroso, dato la manata in fronte che si era appena data il ragazzo.

« Senti, Frank. Ci ho parlato un paio di volte con Violet e sembra essere a posto. È molto dolce ed estremamente simpatica, perciò credo davvero che ti troverai bene. Ma, ehi! Se proprio non vuoi andarci, non ci andare. Nessuno dovrebbe essere obbligato ad uscire con qualcuno. » Affermò del tutta convinta la ragazza, dimostrando tutta la sua convinzione con un cenno affermativo del capo.

« Stiamo ancora parlando di me? » Chiese cautamente Frank, conscio che entrare in argomento Jace Steel non era una brillante idea.

« Certo che stiamo ancora parlando di te! Di certo non voglio dare la soddisfazione a quel decerebrato di un Serpeverde di essere argomento delle mie conversazioni! » Esclamò con enfasi Dominique, colpita nell'orgoglio. Ultimamente Jace Steel la stava scombussolando non poco e di certo questo non la aiutava a controllare il proprio temperamente ogni qual volta si alludesse al suddetto ragazzo.
Nel vedere la reazione della sua migliore amica, Frank si limitò ad annuire instintivamente, più per spirito di autoconservazione che per altro.
Solo in quel momento vide la sguardo di Dominique tornare normale e notò che le era appena spuntato un sorriso nel vedere qualcosa che si trovava dietro di lui. Sentì alla sue spalle qualcuno schiarirsi la voce e solo allora si voltò per accertarsi chi fosse.
Si era aspettato di trovarsi davanti agli occhi chiunque, ma di certo non la ragazza di cui stava parlando poco prima con Dominique. Sentì le proprio gote tingersi di rosso, sperando vivamente che non avesse sentito tutto ciò che aveva appena detto su di lei.

« Ehm, ciao. » Disse molto timidamente quella che si era appena palesata essere Violet MacDougal, fissando dall'alto un incredulo Frank Longbottom ancora seduto a terra.

« Oh, ma si è fatto tardissimo! Vado a finire i compiti di Trasfigurazione per settimana prossima o finirò nei guai! » Sentì dire alle sue spalle Dominique con forse fin troppa enfasi.

Frank avrebbe voluto sprofondare, sarebbe potuto sembrare meno ovvio il tentativo della sua migliore amica di trovare una scusa per lasciarlo lì, da solo, in balia di questa ragazza con cui era stato incastrato per un appuntamento?
Si voltò giusto in tempo per vedere Dominique salire le scale del Dormitorio con estrema fretta, guardandola con estremo terrore allontanarsi da lui. Solo una volta che sparì alla sua vista il ragazzo si decise ad alzarsi in piedi e a tornare a fissare Violet.
Solo allora, guardandola più da vicino, si rese conto che era una testa più bassa di lui e che, effettivamente, dimostrava solo un anno in meno.
Aprì la bocca per biascicare qualche parola, ma fu interrotto prontamente dalla ragazza.

« Ecco, ehm... ero venuta solo a dirti che mi ha fatto molto piacere quello che mi ha detto Roxanne, ma... ehm, credo che in realtà tu non sia molto d'accordo con questa storia dell'appuntamento. »
Violet si fermò un secondo per riprendere fiato, guardando con estremo nervosismo il ragazzo che si trovava davanti a lei, il quale se ne stava a fissarla completamente stupito, quasi fosse la prima volta che un essere del sesso opposto si fosse fermato a parlargli.

« Sì, ecco... quindi volevo chiederti se era effettivamente così, sai. Non voglio che tu ti senta obbligato ad uscire con me, non potrei sopportare una cosa simile. » Ammise con un filo di voce la ragazza, posando lo sguardo a terra.
Frank sembrò improvvisamente riprendersi dallo stato catatonico in cui era caduto e, completamente a disagio per la situazione in cui si trovava, si mise le mani in tasca in segno di nervosismo, prima di dire la prima cosa che gli era passata per la mente.

« No, no! Assolutamente, per me va benissimo! Mi farebbe piacere uscire con te, ecco. » Disse di gettò il ragazzo, del tutto stupito di ciò che aveva appena detto.
Violet rialzò immediatamente lo sguardo da terra, stampandosi in viso un sorriso di pura felicità. Rimase a boccheggiare per qualche secondo, indecisa su cosa rispondere, prima di lasciarsi sfuggire di bocca qualche parola.

« Io, beh... fantastisco! Allora ci vediamo sabato! Cioè... ci vedremo prima qui in Sala Comune, ma sabato usciamo assieme e... okay, mi dispiace, ora me ne vado giuro. » Violet scosse la testa con forza, quasi a frenare tutto ciò che avrebbe voluto dire in quel momento.
Frank la fissò divertito, stampandosi per la prima volta dall'inizio della conversazione un sorriso sincero.

La ragazza lo salutò timidamente con un cenno della mano, prima di sparire per le stesse scale che poco prima aveva salito Dominique.
Il ragazzo rimase a fissare Violet salire impacciatamente i gradini e non mancò di notare che anche lei stava ricambiando il suo sguardo.
Gli venne naturale allargare il sorriso. Certo, non sarebbe uscito con la sua Roxanne, ma si sarebbe sicuramente divertito.

E cosa più importante, per la prima volta sarebbe uscito con una ragazza che sembrava seriamente interessata ad un ragazzo timido e introverso come lui.

 



 

*



 

« Fermati Lys, non ne ho voglia! »
Con le labbra di Lysander premute contro la pelle del suo collo e le mani del ragazzo che lentamente scendevano lungo il suo corpo, Roxanne Weasley si trovava distesa sul proprio letto, sotto il peso del suo fidanzato che, nonostante le sue proteste, sembrava deciso a continuare la sua missione.
Del tutto decisa a fermarlo, poggiò le mani sulle spalle del Corvonero e lo scansò da sopra il proprio corpo con poco garbo.

« Che ti prende? Non mi vuoi più? » Chiese un più che confuso Lysander, incapace di capire il perché la sua ragazza stesse reagendo in quel modo.

« Non è quello, Lys. È che non puoi comportarti così. »
« Così come? Non posso volere la mia bellissima ragazza? » Disse il Corvonero quasi con tono seccato.

« Lys, mi hai ignorata tutto il giorno e quando prima sono venuta a sedermi al tuo tavolo a cena mi hai cacciata perché volevi stare con i tuoi amici, poi sei venuto qui, irrompendo nella mia camera. Non puoi pretendere ora che sia tutto normale e comportarti come se nulla fosse successo. » Ammise Roxanne, infilandosi la felpa che poco prima Lysander le aveva sfilato, in un chiaro segno che non avrebbe permesso al ragazzo di continuare a fare ciò che stava facendo.

Al sentire quelle parole il Corvonero sbuffò, rotendo gli occhi al cielo, del tutto incredulo della discussione che stavano avendo.

« Cosa significa? Non posso stare con i miei amici? »

« Non essere ridicolo, certo che puoi stare con loro! » Esclamò con vigore la Grifondoro.

« Allora non capisco qual è il tuo problema! »

« Lys, non puoi trattarmi come se qualsiasi cosa tu mi faccia io rimanessi sempre la tua ragazza, sai? Non puoi pretendere di non avere una ragazza quando sei da solo con i tuoi amici e poi quando ti serve saltarmi addosso! » Urlò allora la Grifondoro, lasciando uscire per la prima volta tutte le parole che erano mesi che voleva gridare.

« Ma cosa stai blaterando? Io non ti ho mai tradita, ti sono fedele! So bene di avere una ragazza! » Rispose alzando atrettando la voce il Corvonero.

« Non era quello che intendevo, lo sai! Anche perché se tu mi tradissi saresti già morto! » Roxanne non si trattenne più e si alzò furiosamente in piedi. Lysander la seguì, piazzandosi di fronte a lei e scrutandola dall'alto della sua altezza.

« E allora proprio non li seguo questi tuoi discorsi da ragazza ossessiva! »

« Ragazza ossessiva? Tu non mi tratti come se fossi la tua fidanzata! Mi tratti come se fossi il tuo passatempo tra una lezione e l'altra! » Urlò più che poté la Grifondoro, spintonando il ragazzo che in tutta risposta le si era avvicinato per cercare di calmarla.

« Roxanne, io ti vedo come la mia fidanzata e tutta Hogwarts sa che è così! » Cercò di afferrarle un braccio lui, ma subito dopo la ragazza si divincolò dalla presa con uno strattone.

« Non mi interessa come mi vedi, trattami come tale. » Disse con sicurezza la ragazza.

Lysander avrebbe potuto giurare di vedere negli occhi della sua Roxanne un velo di tristezza, ma sapeva bene quanto era orgogliosa e non avrebbe mai ammesso quanto in realtà fosse ferita in quel momento.
L'unica cosa che Lysander pensò fosse opportuna da fare fu afferrarle il viso con entrambe le mani e premere con forza le labbra sulle sue, quasi forzandola a sfogare la sua rabbia in altro modo.
Roxanne d'altra parte pensò che quella dovesse essere l'idea peggiore che il suo fidanzato avesse mai avuto, perché dopo avergli tirato una ginocchiata sullo stomaco per farlo staccare da lei, gli tirò un forte schiaffo su una guancia.

« Ahia! Ma io dico, sei impazzita? » Gridò Lysander completamente sorpreso dalla reazione che la ragazza aveva avuto, portandosi una mano alla faccia per cercare di alleviare il dolore.

« No tu sei impazzito, cosa credevi di fare? Un bacio e tutto come prima? » Rispose la ragazza del tutto indignata per ciò che era appena successo.

« Pensavo volessi baciarmi! Sei la mia ragazza! » Cercò di difendersi il Corvonero, alzando le mani davanti al petto in segno di resa.

« Beh, se non mi tratti come la tua ragazza, non pretendere nemmeno di avere i privilegi dell'avere una fidanzata! »

« Bene! » Gridò in preda all'esasperazione Lysander, rinunciando ad ogni tentativo di risolvere la questione. Riprese il proprio maglione che stava sul letto e che poco prima si era sfilato, prima di girare i tacchi e uscire dalla camera con estrema furia.

Sbattè la porta dietro alle proprie spalle con grande forza, lasciando la propria ragazza ancora piena di collera dentro al suo Dormitorio.
Corse come non aveva mai corso in vita sua verso la sua Sala Comune, del tutto consapevole che Roxanne non lo avrebbe perdonato facilmente, e mentre correva l'unica immagine che aveva in testa era quella degli occhi tristi della Grifondoro che lo fissavano con rabbia, quasi come se l'avesse effettivamente uccisa.

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Capitolo 6
*** Quando scoperchi il vaso di Pandora. ***


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Quando scoperchi il vaso di Pandora.

 

« Ragazze, sono preoccupata. Credo seriamente che mio fratello abbia contratto una malattia terminale. »
Queste furono le parole che annunciarono l'arrivo di Rose Weasley al tavolo di Grifondoro.
Si lasciò cadere di peso sulla panca, prendendo posto affianco a sua cugina Roxanne, senza neanche stupirsi di trovare seduta davanti a lei Dominique.
Non era certo la prima volta che le tre cugine si ritrovassero a mangiare nello stesso tavolo, ma un occhio ben attento avrebbe certamente notato che rispetto al tavolo di Corvonero, il tavolo di Grifondoro distava di più da quello di Serpeverde; inoltre il fatto che Dominique si fosse seduta di spalle rispetto al suddetto tavolo avrebbe potuto avvalorare la nostra tesi, ma non vi è dubbio che quella sera Dominique avesse semplicemente voluto cenare con le sue due migliori amiche.

« Non essere melodrammatica, Rose. Tuo fratello ha sempre qualcosa. » Rispose allora Roxanne con un gesto sbrigativo della mano.

« Non ha voluto scendere per cena. Dice di non avere fame! Sono giorni che mi dice la stessa cosa! »
Solo le ultime parole di Rose furono in grado di far alzare lo sguardo della Corvonero dal piatto di minestra che aveva davanti agli occhi e prontamente lo posò sul viso della cugina.
Roxanne d'altra parte si lasciò sfuggire dalla bocca un piccolo gridolino di sorpresa.
« Rose! Sta morendo sul serio! Un Weasley ha sempre fame! » Esclamò Roxanne, sbattendo sul tavolo il cucchiaio con cui poco prima si stava ingozzando di cibo.
Dominique alzò gli occhi al cielo, non mancando però di stamparsi in volto un sorrisetto divertito.

« Esatto! Capisci la mia preoccupazione? Tra l'altro è da un sacco di tempo che non si fa vedere in giro! » Rose sbuffò sonoramente, quasi a mostrare tutta la sua frustrazione, prima di poggiare i gomiti sul tavolo e appoggiare il viso alle mani.
Roxanne annuì distratta, lo sguardo già rivolto al piatto di cibo che poco prima aveva abbondonato, mentre Dominique si limitò a fare un piccolo sorriso di incoraggiamento a sua cugina, prima di immergere il cucchiaio nella minestra e tornare a giocherellare col cibo.
Passarono così, in silenzio, dei buoni minuti, prima che Rose si ridestasse dallo stato di preoccupazione da sorella maggiore in cui era caduta e osservasse dietro le spalle di Dominique due figure alzarsi dal tavolo di Serpeverde e camminare verso... di loro.
La Grifondoro dapprima non si rese conto di ciò che stava per succedere, ma quando vide Jace Steel avvicinarsi sempre di più al loro tavolo e sorriderle apertamente, lanciò uno sguardo di terrore alla cugina bionda che aveva davanti a sé, ancora ignara di tutto.

« Rose, perché mi stai guardando in quel modo? » Chiese la Corvonero più che perplessa.

« Dom, prometti di non urlare ti prego. »

« Che Merlino ce la mandi buona! » Esclamò Roxanne nel momento in cui si accorse di chi li stesse raggiungendo.

« Ragazze, ma cos-»

« Dominique mia adorata! » Col sorriso più ebete che avesse mai potuto stamparsi in viso, Jace Steel si sedette affianco alla Corvonero, senza neanche attendere una sua risposta.
La prima reazione di Dominique fu quella di sbattere le palpebre in preda alla confusione; erano giorni che Jace la stava ignorando e si era addirittura illusa che finalmente l'avrebbe lasciata in pace. Ma quando realizzò chi avesse realmente davanti, aggrottò la fronte con il massimo delle proprie forze e si mosse di qualche centimetro più indietro, cercando di porre almeno una certa distanza dal ragazzo.
Rose non mancò di notare la figura di Scorpius Malfoy, che ancora in piedi dietro all'amico, guardava dall'alto il tavolo di Grifondoro quasi fosse una qualche sorta di animale raro in via d'estinzione.

« Prego, accomodati pure Steel. Tanto oramai il tavolo di Grifondoro è diventato il tavolo di qualsiasi-Casa-tu-sia. » Ironizzò Roxanne, sbuffando sonoramente.
Rose e Jace si lanciarono un veloce scambio di sguardi; la ragazza sembrò cercare di ammonirlo, conscia che nell'ultimo periodo Dominique era stata alquanto suscettibile, il Serpeverde d'altra parte le fece un sorriso, quasi a rassicurarla che non avrebbe causato problemi.

« Dom, ci ho pensato molto e questa è l'ultima volta che te lo chiedo. Lo prometto, davvero! Poi ti lascerò in pace per sempre, ma perfavore, accetta di passare un pomeriggio con me. Se non per interesse, almeno per pietà! » Furono le parole che uscirono dalla bocca di Jace, mentre guardava pieno di speranza la Corvonero che invece aveva lo sguardo piantato nel piatto.

Sarebbe potuto sembrare che la ragazza fosse rimasta impassibile, del tutto disinteressata alle parole del ragazzo, ma un'unica cosa la tradiva: le mani sotto al tavolo, infatti, si torturavano a vicenda furiosamente.

« Io... te l'ho gia detto, Steel. » Tra tutte le cose che si sarebbero potute leggere nel tono di voce di Dominique, quella che più risaltava era sicuramente l'insicurezza.
Anche Jace sembrò notare il cambiamento di atteggiamento della Corvonero, perché dopo aver lanciato una veloce occhiata alla mani della ragazza che si stavano torturando con ancora più nervosismo, si morse un labbrò in difficoltà, incapace di trattare con una Dominique così diversa dal solito.

« So che non vuoi uscire con me, ma forse se passassimo solamente un pomeriggio assieme sarebbe diverso! Non deve essere un vero appuntamento! » Continuò il Serpeverde, cambiando il tono di voce in uno rassicurante e decisamente conforme alla situazione.

Rose e Roxanne guardavano la scena che si stava presentando davanti ai loro occhi con innato interesse: la prima osservava il tutto con estrema ansia, quasi non vedesse l'ora che la cugina accettasse, la seconda invece si stava solo godendo quello che aveva già sospettato da tempo.

Scorpius, d'altra parte, ancora posizionato dietro all'amico, era incapace di vedere l'espressione di Jace, ma non poté ignorare quella della Corvonero, che senza dubbio lo stupì enormemente; sembrava quasi che stesse per la prima volta valutando seriamente l'idea di accettare la proposta del suo migliore amico.

« Non so. Non so, davvero, Steel! » Sbottò allora Dominique, alzando finalmente lo sguardo dal suo piatto di minestra e posando lo sguardo in quello pieno di aspettativa di Jace.

Lo guardò con esasperazione, ma per la prima volta si trattava di una esasperazione dettata da un fastidio che non era più così... fastidioso.

« Dominique... » Tentò nuovamente il Serpeverde. « … se ti senti a disagio a stare da sola con me possiamo uscire in quattro, ecco. Voglio solo che tu mi veda diversamente dal solito. »

La Corvonero fu tentata per un istante di spalancare la bocca dallo stupore, se non fosse stata prontamente interrotta dalla voce di sua cugina Rose.

« Non è una cattiva idea, Dom! Potreste uscire con Rox e Lys, sono sicura che non andrebbe così male! »

« Oh, no, mi spiace, ma io e il signorino abbiamo litigato e ci ignoriamo ancora bellamente! » Disse Roxanne, palesando tutta la sua noia nei confronti del suo ragazzo sventolando una mano davanti al proprio viso.

« Beh, al posto di Scamander potrebbe venire Scorpius! Vero, Scorpius? » Cercò disperatamente di dire allora Jace, voltandosi per pregare con gli occhi il proprio migliore amico di fargli quell'ernome favore; soprattutto dal momento che per la prima volta Dominique Weasley sembrava mostrare segni di indecisione.
« Non se ne parla, io non esco con la ragazza di Scamander! Io non rischio la pelle! » Rispose il biondo Serpeverde, del tutto convinto delle proprie parole.
Si sentì provenire dal tavolo uno sbuffo di scherno e, ovviamente, chi altro avrebbe potuto reagire in quel modo alle parole di Scorpius se non Rose Weasley?
Solo in quel momento la Grifondoro si accorse di avere quattro paia di occhi puntati su di lei e instintivamente una grossa sensazione di disagio la pervase.
Di certo i suoi amici non avevano l'intenzione di incastrarla in quella... cosa, vero?

« Ma certo! Può venire Rose con Scorpius! Non è un problema, vero? » Chiese Jace con finta innocenza, ben consapevole di quale sarebbe stata le reazione dei due ragazzi.

« Cosa?! »

« Ma sei impazzito!? »

Gridarono i diretti interessati all'unisono, causando l'estrema ilarità di Jace e Roxanne che stavano osservando la scena, mentre una più che confusa Dominique attendeva la risposta di Rose per decidere che cosa fare.

Rose e Scorpius si lanciarono occhiatacce di fuoco, come se si fossero appena lanciati una sfida a chi avrebbe accettato per primo quella pura follia che Jace aveva appena proposto loro.

« Rose, andiamo! Non sarebbe un vero appuntamento e poi ci saremmo anche io e Dominique! » Tentò di convincerla Jace, conscio che non sarebbe mai riuscito a convincere il proprio migliore amico.

Rose rimase per qualche secondo a fissare i visi dei due ragazzi che aveva davanti agli occhi: vide Jace con lo sguardo che brillava di speranza e trepidazione e vide sua cugina Dom guardarla in un modo così insicuro come non l'aveva mai vista prima.
Si rese improvvisamente conto che sua cugina dipendeva unicamente dalla sua risposta: se avesse detto di no, Jace avrebbe rinunciato per sempre a sua cugina e questo lo avrebbe ferito enormemente, se avesse detto di sì, forse Dominique si sarebbe accorta di quanto in realtà fosse fantastico il Serpeverde.
Prese un grosso respiro, più per prendere tempo e rivalutare la risposta che aveva già deciso di dare, prima di aprire la bocca e parlare con più quanto sofferenza fosse mai riuscita a mettere nella propria voce.

« Va bene... ci sto. »

« Cosa?! Weasley sei ancora più pazza del solito?! » Gridò Scorpius in preda al panico, realizzando di essere appena stato incastrato dal suo migliore amico.

« Stai calmo, Malfoy! Lo faccio per loro, di certo non per te! » Rispose col medesimo tono di voce la ragazza, prendendosi poco dopo la testa fra le mani, quasi volesse sincerarsi di ciò a cui aveva appena acconsentito. Roxanne le tirò qualche pacca sulla schiena, mostrandole tutta la sua solidarietà per ciò che aveva appena fatto.

« Ora aspettiamo tutti solo una tua risposta, Dom. » Disse con la voce più esausta di sempre Rose, pregando sua cugina con gli occhi di non rendere vano il sacrificio appena fatto.

La Corvonero la guardò con la fronte aggrottata, sinceramente dispiaciuta per ciò che Rose aveva fatto per Jace e pensò che, nonostante tutto, forse l'aveva fatto anche per lei.
Pensò che se Rose aveva accettato di passare un pomeriggio con la persona che tanto decantava di detestare, forse lei sarebbe riuscita a passare qualche ora con Jace Steel senza dare di matto.

« Io... ecco, se ci sarà Rose con me forse... va bene. » Il tono di voce di Dom era estremamente fiebile ma di certo il Serpeverde non mancò di sentire le tanto agognate parole che aspettava di sentirsi dire da anni.

« Non sto sognando, vero? È un sì? » Chiese conferma il ragazzo, guardando la Corvonero con gli occhi pieni di adorazione.

« Ha detto di sì, Steel. Sparite, adesso! » Si intromise Roxanne, osservando le facce stravolte delle due cugine.

« Oh, Salazar, sapevo che sarebbe arrivato questo giorno! Allora facciamo sabato? Ne parlo poi con calma con Rose, così non devi preoccuparti ulteriormente, Dom! Oh, Merlino! » Gridò in preda alla felicità più totale Jace, alzandosi improvvisamente dalla panca e saltando al collo del proprio migliore amico, il quale, del tutto inorridito, lo guardava con la faccia più martoriata di sempre.

Rose gli fece segno con una mano di sparire, prima di imitare sua cugina Dominique e rivolgere tutte le sue attenzioni al famoso piatto di minestra che ancora nessuno era riuscito a toccare.
Jace fece il segno di zittirsi passandosi le dita sulla labbra, prima di rivolgere alle tre cugine un sorriso smagliante e voltarsi per raggiungere il tavolo di Serpeverde che Malfoy si era ben visto di raggiungere pochi secondi prima, quasi scappando da quella situazione.
Una volta rimaste nuovamente da sole, Roxanne guardò le sue due migliori amiche.
Si chiese se quella fosse stata infondo una buona idea, perché da una parte Rose sembrava aver appena firmato la propria condanna a morte, mentre dall'altra Dominique aveva letteralmente lo sguardo di un cucciolo ferito.
Sospirò, le carte sarebbero state scoperte solo quel famigerato sabato.

 

 

*

 

 

Freya Nott spesso si ritrovava a vagare per i corridoi del Castello.
Non che fosse qualcosa che faceva consapevolmente; il più delle volte i suoi movimenti erano dettati dall'inconscio, quasi fosse sempre alla costante ricerca di qualcosa da fare.
E di certo questa era una di quelle tante occasioni, perché, senza che realizzasse ciò che stava facendo, la Serpeverde stava salyellando per i corridoi, causando le occhiate alquanto terrorizzate degli altri studenti che avevano imparato a riconoscere quella sua abitudine come la calma prima della tempesta: sicuramente era in procinto di elucubrare un altro dei suoi scherzi.
L'unica cosa che però saltava all'occhio a chiunque la vedesse era che di fianco a lei non ci fosse la consueta testolina rossa; Freya non vedeva Hugo da parecchi giorni oramai e, per quanto l'avesse cercato, non era riuscita neanche a vederlo in Sala Grande.
E forse proprio perché nella sua testa l'unico pensiero era quello di rivedere il suo migliore amico che si ritrovò davanti all'ingresso della Sala Comune di Grifondoro.
Non appena si accorse di dove i suoi piedi l'avevano portata, si lasciò sfuggire un grande sospiro velato di amarezza.
Vide due studenti con la divisa rosso-oro guardarla con curiosità, ma Freya non battè ciglio.
Avrebbe voluto fare come si sarebbe comportata in qualsiasi altra occasione: si sarebbe messa ad urlare, avrebbe costretto qualche primino a dirle la parola d'ordine e, una volta entrata della Sala Comune di Grifondoro, sarebbe corsa fino al Dormitorio di Hugo, conscia che l'avrebbe potuto trovare solo lì.
Ma non fece nulla di tutto questo; per la prima volta Freya Nott non sapeva cosa fare.
E cosa più importante, per la prima volta non sapeva come comportarsi con Hugo Weasley.
Certo, sicuramente il suo migliore amico non la stava ignorando, non sarebbe potuto essere possibile, non è vero? Aveva sentito dire da Aaron Jordan, uno dei compagni di Dormitorio di Hugo, che era malato da una settimana, ma, quando lei era corsa in Infermeria per andare a trovarlo, aveva trovato solamente una manciata di lettini vuoti.
Lanciò un ultimo sguardo alla porta della Sala Comune di Grifondoro, prima di voltarsi e ricominciare a camminare nella direzione opposta a cui era venuta.
Non saltellava più, la spensieratezza era svanita; a passo spedito, la Serpeverde sembrava voler fuggire da un qualcosa che inevitabilmente riusciva sempre a raggiungerla.
Con il respiro affannato che le premeva in petto, giunse davanti all'ingresso della propria Sala Comune e, una volta data la parola d'ordine, entrò in quella stanza buia e fredda che per tanti anni aveva odiato ma che in quel momento le sembrò estremamente accogliente.
La Sala Comune era quasi vuota; la maggior parte degli studenti erano infatti fuori, a godersi l'unico giornata con un minimo di sole che la stagione fredda era riuscita a concedere.
Si lanciò di peso su un divanetto davanti al fuoco che lentamente scoppiettava, prima di chudere gli occhi e fare ciò che non faceva mai: godersi un attimo di tranquillità.
Tranquillità che doveva essere un termine davvero sconosciuto agli occhi di Freya, perché ben presto fu interrotta dal suono di alcuni passi decisi e di uno spostamento d'aria alla sua sinistra, segno che qualcuno doveva essersi appena seduto di fianco a lei.
« Perché non stai bruciando i capelli di qualcuno o trasformando qualche primino in un mirtillo? » La voce che giunse alle orecchie della ragazza era decisamente familiare, aprì gli occhi, sicura di chi si sarebbe trovata affianco, prima di stamparsi un lieve sorriso nel sentire quelle parole.
« Scorpius, che domande sciocche! Oramai ho fatto scherzi a tutti in questa scuola, non so più a chi farne! » Esclamò Freya, rivolgendosi al cugino con un tono di voce decisamente troppo poco squillante per i suoi standard.

« Questo significa che finalmente smetterai di tormentare l'intero corpo studentesco? » Scorpius inarcò un sopracciglio, conscio di quale sarebbe stata la risposta.

« Oh, ma che dici? Il giro ricomincia tra poco, perciò trema, cugino! » Il ragazzo non mancò di sorridere a queste parole, nonostante lo assalì il dubbio che il primo scherzo sarebbe toccato a lui.
Scorpius si fermò ad osservare la Serpeverde per un attimo; si accorse ben presto che c'era qualcosa che turbava sua cugina, quella ragazza sempre così solare ed esuberante che aveva imparato ad amare nel corso degli anni.
D'altronde, la famiglia non si sceglie, giusto?

« Freya, perché non sei con il tuo Weasley? » Chiese allora seriamente sorpreso.
Nel corso della settimana aveva notato più volte il fatto che sua cugina non era stata in compagnia di Hugo Weasley, ma la cosa non lo aveva preoccupato più di tanto, in quanto aveva pensato che il Grifondoro fosse stato vittima di qualche altro incidente.

« E tu perché non sei con il tuo fidanzato Jace? » Rispose prontamente Freya, facendogli subito dopo una veloce linguaccia.

« Lo sto evitando. » Si limitò a dire Scorpius, passandosi con fare nervoso una mano fra i capelli al solo pensiero di ciò che il suo migliore amico gli aveva fatto poco prima.

« Ah, Scorpy! Problemi in Paradiso? » Si lasciò sfuggire una risata lei.

« Potrei chiederti la stessa cosa, ragazzina, sai? » Il Serpeverde osservò attentamente le reazioni di sua cugina; la vide inizialmente confusa, come se non avesse compreso a pieno le parole che le aveva rivolto, e subito dopo tramutare il viso in un'espressione decisamente accigliata.
Scorpius capì di aver colpito nel segno.

« Hugo ed io non ci stiamo evitando. » Disse con finta decisione la ragazza, scuotendo la testa da sinistra a destra come a confermare le proprie parole.

« E io non ti ho chiesto niente. »
Freya staccò lo sguardo da quello di Scorpius. In qualche modo si sentì vulnerabile, come se tutto ad un tratto avesse pienamente realizzato che era consapevole della finta malattia di Hugo e che stava semplicemente evitando di parlarle.
Si chiese perché il suo migliore amico si stesse comportando in quel modo; in fondo lei non gli aveva dato alcun motivo per reagire in quella maniera.

« Ha sentito il mio profumo nell'Amortentia! » Furono le uniche parole che uscirono dalle labbra di Freya; erano giorni che si era tenuta dentro ciò che era successo durante l'ora di Pozioni e solo in quel momento, ora che lo aveva detto a qualcuno, realizzò quanto il non averne parlato la stava lentamente divorando dentro.

« E questo per te è un problema? » Se anche Scorpius fosse stato sorpreso o colpito dalla confessione di sua cugina, di certo il suo viso non fece trapelare niente di tutto ciò. Si limitò a rimanere composto, a osservare ogni minimo cambiamento di espressione nel viso della ragazza.

« Dovrebbe essere con me in giro per il Castello a fare casino e non a letto a digiunare! Se non mangia poi sta male! Come quella volta l'anno scorso che gli ho fatto venire una nausea immensa e non ha mangiato e poi-»

« Okay, okay, ho capito! » La fermò prontamente il Serpeverde, prima che gli elencasse tutti i traumi di Hugo causati dal digiuno e di cui a lui certamente non interessava granché.

« Pensi che Hugo mi odi? » Improvvisamente Freya fu invasa dalla preoccupazione; certo, che il suo migliore amico la odiasse era decisamente ridicolo, ma non sapeva a che altro pensare.

« Freya, ha sentito il tuo profumo nell'Amortentia, mi sembra leggermente impossibile che ti odi. »

« Allora da oggi lo odierò io! Non può ignorarmi! » Sbottò la Serpeverde con fare indubbiamente immaturo, causando lo scuotere sconsolato della testa di Scorpius.
Il ragazzo si alzò dal divanetto su cui era seduto, passandosi subito dopo le mani sulle inesistenti pieghe dei pantaloni per stirarle.
Schioccò la lingua al palato, prima di riaprire la bocca per parlare.

« Beh, spero che tu arrivi presto alla tua conclusione della faccenda, perché, cara cugina, l'Amortentia ne ha già data una di conclusione. »
E, detto questo, si diresse verso il Dormitorio maschile, lasciando sua cugina a guardarlo in preda alla confusione andare via.
Instintivamente Freya si portò le dita alla bocca per mangiarsi le unghie.
Il fatto che anche lei avesse sentito l'odore di Hugo nell'Amortentia di quanto esattamente cambiava le cose?

 

 

 

*

 

 

 

« Okay, ora basta. Hugo Arthur Weasley, alza il tuo regale di dietro da quel letto ed esci da questa stanza, per Merlino! »
Queste furono le parole con le quali una più che esasperata Rose Weasley fece capolino nel Dormitorio di suo fratello, il quale, comodamente spaparanzato sul proprio letto, si stava gustando un'intera confezione di Api Frizzole.
Il suddetto ragazzo, sebbene colto con le mani nel sacco, si affrettò a nascondere il pacchetto di dolciumi sotto al cuscino e a stamparsi in viso una finta espressione dolorante.

« Smettila, lo so che stai facendo il finto malato! Santo Godric! Sono Api Frizzole quelle che ho visto? Stai vivendo di caramelle da una settimana? Hugo! » Il tono di voce della ragazza era ormai un vero e proprio urlo e, decisa a far recepire il messaggio a suo fratello, si avvicinò prontamente al letto e, dopo aver messo una mano sotto al cuscino, gli confiscò l'unica fonte di cibo oramai rimasta al povero ragazzo.
Hugo tentò di protestare ma, una volta vista l'espressione sconvolta e indubbiamente furiosa di Rose, desistette dal proposito.

« Mi vuoi spiegare cos'è questa follia? » Sebbene la Grifondoro non stesse più urlando, il tono minaccioso era rimasto. Hugo valutò seriamente l'idea di fingere di svenire ma sapeva bene che l'ipotesi più probabile era che sua sorella stessa lo avrebbe fatto svenire schiantandolo.

« Io... non mi va molto di scendere in Sala Grande... è troppo... affollata! » Biascicò con estrema insicurezza il ragazzo, stringendo nervosamente tra le dita un lenzuolo.

Rose ignorò direttamente la patetica scusa che suo fratello aveva appena inventato e si limitò ad esprimere tutta la sua preoccupazione, lasciandosi cadere sul materasso vicino a lui.

« Sono giorni che dopo le lezioni ti rinchiudi qui e Aaron Jordan mi ha anche detto che non ti muovi dal letto. Sul serio, cosa succede? »

« È un momento un po' strano, Rosie. Voglio solo stare da solo, non mi va di vedere... non mi va di vedere nessuno, ecco. » Il Grifondoro evitava con tutto se stesso di guardare in faccia sua sorella Rose; sapeva benissimo che nel momento in cui lo avesse fatto, lei avrebbe certamente capito quale fosse il reale problema.
Ingenuo da parte sua pensare una cosa del genere. Rose avrebbe capito quale fosse il reale problema anche ad occhi chiusi.

« È successo qualcosa con Freya? » Chiese con molta delicatezza la Grifondoro, notando immediatamente il riflesso insintitivo che suo fratello aveva fatto al solo sentire nominare la Serpeverde.

« C-cosa? Perché pensi che c'entri lei? » Cercò di negare Hugo, tentativo miseramente fallito dato il sorriso di comprensione che Rose si stampò in viso.

« Perché lei è la tua migliore amica e anche quando finisci in Infermeria per colpa sua in qualche strana ed assurda maniera la perdoni sempre e invece adesso stai solo cercando di evitarla. »
Il ragazzo si lasciò sfuggire un lungo sospiro. Era vero: era sempre riuscito a perdonare la sua migliore amica qualsiasi cosa lei gli facesse, eppure, per una cosa che lui stesso valutava alquanto sciocca, non riusciva neanche a guardarla in faccia.
Hugo si sentiva grandemente in imbarazzo; il solo pensiero di ritornare a vedere davanti a sé le verdi iridi e il sorriso solare della ragazza lo mandava nel più totale panico.
Non avrebbe saputo cosa dirle, non avrebbe neanche saputo come guardarla.
E poco importava che anche lei aveva sentito la stessa cosa in quella dannata Amortentia, sapeva benissimo che l'unico a sentirsi a disagio era solo ed unicamente lui.

« Hugo, va tutto bene. Puoi dirmi che cosa è successo, lo sai. » Lo rassicurò Rose, portando una mano a stringere gentilmente quella del fratello, che sembrava sempre più decisa a voler stritolare il lenzuolo.

« Phineas ha scoperto che mi hai fatto il compito e così ci ha preparati l'Amortentia in classe. Tutti sono riusciti a riconoscerla e io ovviamente non sapevo neanche se quella fosse una pozione o succo di zucca. Così, come un cretino, gli ho chiesto quale razza di pozione avesse il profumo di Freya. Capisci? Ho ammesso tranquillamente davanti a tutti di aver sentito nell'Amortentia il profumo di Freya! » Livido per l'imbarazzo, Hugo si schiacciò in faccia un cuscino, nascondendosi dall'inevitabile sguardo compatetico di sua sorella Rose, la quale, dal canto suo, non riusciva a smettere di sorridere amaramente.
Era dispiaciuta, ma sopra ogni altra cosa era dispiaciuta che suo fratello fosse venuto a conoscenza del modo in cui vedeva la sua migliore amica in quel modo, davanti a tutta la classe e attraverso una stupida umiliazione.
Cautamente, spostò il cuscino dal volto di Hugo e gli fece un piccolo sorriso di incoraggiamento.

« Beh, Hugo, non è così strano. Lei è la tua migliore amica, è ovvio che le vuoi un gran bene e non è così assurdo che tu abbia sentito il suo profumo. Io nell'Amortentia ci sento il profumo di casa, ma di certo non significa che sono innamorata di quattro pareti, una cucina e un bagno, capisci? »
Il Grifondoro fece un cenno affermativo con il capo, dopo di che cominciò a mordersi convulsamente un labbro, quasi a volersi fermare dal dire altro.

« Hugie, cos'altro c'è che non va? » Il ragazzo tentennò per un attimo, valutando se fosse davvero necessario raccontare l'intera faccenda, ma alla fine cedette, conscio che in un modo o nell'altro sua sorella sarebbe riuscita ad ottenere quello che voleva.

« … a quanto pare dovrei lavarmi più spesso, Rosie, perché ho un odore così forte che Freya dice di averlo sentito nell'Amortentia! »

« Sei serio? » La Grinfondoro si trattenne dallo spalancare la bocca dallo stupore, ma, se non avesse avuto davanti a sé il diretto interessato, non si sarebbe certo fermata dal farlo.

In tutta risposta Hugo si fece scappare un rantolo di sofferenza, come se l'imbarazzo lo avesse definitivamente sopraffatto.

« Beh, Hugo, questo è un buon motivo per uscire da questo letto! Come ti è saltato in mente di evitare Freya per una settimana?!» Seriamente sconvolta da ciò che aveva appena sentito, Rose tirò un pugno sulla spalla del fratello ad intimargli di alzarsi, causando il suo immediato urlo di dolore.

« Non fare il bambino, signorino! » E detto ciò, prese tra le mani il cuscino e cominciò a colpire ripetutamente il ragazzo.
Dopo aver subito una manciata di cuscinate, Hugo in tutta risposta riuscì a prendere tra le mani un secondo cuscino e immediatamente prese a colpire di rimando la sorella.
Ben presto entrambi scoppiarono a ridere e l'ilarità fu tanta che per un secondo il ragazzo si dimenticò il motivo del suo turbamento. Una volta smesso, entrambi ansanti e col sorriso stampato sulle labbra, l'immagine del sorriso di Freya tornò nella mente di Hugo e inevitabilmente non poté fare a meno di farsi scomparire il sorriso dalle labbra.
Rose non mancò di notare ciò e con estrema delicatezza prese un'altra volta la mano del fratello; la accarezzò distrattamente, prima di lasciarla andare e stendersi affianco a lui sul materasso.

« Senti, Hugie, ho capito. Oggi non uscirai da questa stanza, perciò rimango io un po' qui con te. Eh sì, non me ne andrò quindi non provarci neanche a mandarmi via! » Disse Rose, lasciandosi scappare una piccola risatina una volta concluso di parlare.
Hugo sentì nascere instintivamente sul suo viso un enorme sorriso, del tutto riconoscente nei confronti di sua sorella per aver compreso la situazione e non volerlo lasciare da solo.

« Beh, Rosie, non potrei chiedere compagnia migliore. » Fu l'unica risposta che diede Hugo, prima che la ragazza cominciasse a raccontargli una delle sue solite storie.
Hugo si rese conto che, nonostante tutto, Rose era l'unica persona al mondo che avrebbe potuto fargli dimenticare Freya almeno per qualche ora.


***
Salve a tutti! Oggi in copertina abbiamo i due miei fratelli preferiti, Hugo e Rose! Fatemi sapere come avete trovato il capitolo in una recensioncina, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate! Grazie :D

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Capitolo 7
*** Tempistiche sbagliate e destini imminenti. ***


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Tempistiche sbagliate e destini imminenti.

 

 

« No! Quella camicia è orrenda! Provane un'altra, Frank! Su! Tra cinque minuti devi uscire con Violet e ancora non sei vestito! »
Comodamente seduta su una sedia del Dormitorio di Frank, Dominique Weasley si era ben vista di capovolgere le uniche certezze che quel sabato il suo povero amico Frank aveva, le quali, sfortunatamente, consistevano solamente nei vestiti che avrebbe indossato.
Sospirando, il Corvonero si tolse l'ennesima camicia per poi accovacciarsi per prenderne un'altra dal proprio baule, lanciando uno sguardo a Dominique per una muta approvazione.
La ragazza annuì distrattamente; di ciò che avrebbe indossato Frank quel giorno le importava relativamente poco, l'unico motivo per cui si era chiusa in quella stanza era perché sapeva che quello era il posto che meno le avrebbe ricordato che anche lei aveva un appuntamento quel giorno.

« Dom, dovresti andare a cambiarti anche tu, tra poco tu e Rose... sai, quella cosa! »
Tentò di dirle Frank, omettendo volutamente di dire le parole 'appuntamento' e 'Jace' nella stessa frase.
Non che Dominique si agitasse ancora come faceva precedentemente quando sentiva nominare il Serpeverde, ma da quando aveva accettato di uscire con lui aveva evitato la questione come la Spruzzolosi.

« Non ti preoccupare, mi basterà mettermi un sacco in testa e sarò pronta... no! Non quella verde, Frank! La camicia azzurra ti stava meglio! »
Frank sospirò nuovamente; non solo la sua migliore amica sembrava voler negare di aver accettato di uscire con Jace Steel, ma si era anche trasformata in una maniaca dell'abbigliamento.
Si mise la camicia che poco prima si era provato e che prontamente Dominique aveva bocciato, abbandonando quella verde sul letto vicino a dove era seduta la Corvonero.
Notò che la ragazza lanciò uno sguardo al colore vivido della camicia, prima di voltare il capo e tornare a guardare il vuoto.
Si infilò malamente un maglione che aveva appoggiato al letto, sperando che Dominique non gli facesse storie pure per quello, prima di smuoversi i capelli con una mano e schiarirsi timidamente la voce.
« Okay, sono pronto. Ripetimi perché sto facendo questo. »
Dominique alzò lo sguardo e per la prima volta si fermò ad osservare seriamente il suo migliore amico. Si stampò un grande sorriso in volto, notando quanto fosse evidente il nervosismo del ragazzo, prima di alzarsi dalla sedia e avvicinarsi a lui per sistemargli il colletto della camicia.

« Respira e stai tranquillo, andrà benissimo. Frank, questa è la prima volta che fai qualcosa per te stesso, goditela! » Gli disse con estrema sincerità lei, stampandogli un leggero bacio su una guancia in segno di incoraggiamento.

« È che lei sembra essere una così brava ragazza e io sono così... disastroso, ecco. »
La Corvonero non poté fare a meno che scuotere la testa intenerita; certo, era ben conscia del fatto che il suo migliore amico non fosse così geniale nel rapportarsi con le ragazze, ma era evidente che Violet gli morisse dietro e avrebbe potuto scommettere tutto l'oro del mondo che la ragazza avrebbe prestato attenzione a tutto tranne che all'imbarazzo di Frank.

« Franklin Longbottom, non voglio ripetertelo due volte. Ora prendi il tuo mantello ed esci da questa stanza e vai da quella bellissima ragazza che ti sta aspettando di sotto. E se osi anche solo rovinare questa giornata con qualche paranoia, giuro che brucerò tutti i tuoi libri sugli sport babbani, hai capito? »
Nonostante le parole appena ricevute, un sorriso più che sincero si stampò sul viso di Frank.
Era più che evidente che la ragazza gli stesse dicendo quelle cose solo perché gli voleva un gran bene.
In quel momento tutte le preoccupazione scomparvero dalla testa del Corvonero: in fondo non era poi così un disastro se era riuscito a far diventare sua amica una ragazza come Dominique.

« Odio dovertelo dire, ma anche tu hai qualcuno che ti sta aspettando e giuro che non sto parlando di quel ragazzo che sta sognando questo giorno da anni, ma di Rosie. »

« Ah, conoscendola starà ripetendo a memoria gli incantesimi di autodifesa aspettandosi di usarli con la prima scusa plausibile. »
Scoppiarono entrambi in una risata, ridendo con quella stessa complicità che gli aveva accompagnati durante tutti quegli anni.
Frank afferrò il proprio mantello e poi si diressero entrambi verso la porta e prima di scendere le scale che portavano alla Sala Comune si fermarono per scambiarsi un veloce abbraccio, quasi a volersi confortare a vicenda, consci che quella giornata sarebbe stata una prima volta per entrambi: se da una parte Frank usciva con una ragazza per la prima volta, dall'altra Dominique aveva deciso di dare fiducia alla persona che meno considerava meritevole di averne.

Una volte scese le scale, la loro attenzione fu innevitabilmente catturata dalla ragazza che stava in piedi in mezzo alla Sala Comune, del tutto presa nel mangiucchiarsi le unghie con un'audita frenesia.

Frank non si accorse nemmeno di essersi fermato a fissarla; nel momento in cui Violet si accorse della presenza del ragazzo, si scambiarono un sorriso imbarazzato.

Dominique d'altra parte rimase a godersi la scena con grande compiacimento: era evidente quanto sforzo avesse impiegato Violet nel vestirsi, ma era incantevole dentro a quel vestito azzurro e di certo questo non era mancato all'attenzione di Frank.
Il Corvonero tirò un sospiro di sollievo, tutto i dubbi erano magicamente spariti: non gli sarebbe certamente risultato difficile passare il resto della giornata con una ragazza come Violet.


 

***


 

« Okay, ho appena lasciato Frank con Violet e non hai idea di quanto fosse bella lei! Merlino, sono così felice per lui! »

Esclamò Dominique, chiudendosi alle spalle la porta d'ingresso del Dormitorio femminile di Grinfondoro.
Davanti a lei, una Rose Weasley più iperattiva che mai stava svuotando l'intero baule sopra al proprio letto.
« Oh, il ragazzino ha fatto bingo finalmente! La McDougal è una bomba, non sarà troppo per uno come il nostro Frankie? »

Disse la Grinfondoro, continuando a rovistare tra i vari vestiti che giacevano inermi sopra le lenzuola.

« Beh, Rosie, è arrivato il suo momento, me lo sento! Ma... cosa stai facendo esattamente? »

« Facile! Cerco il mio vestito che più gridi 'ti odio e non mi faccio carina per te'! »

In quel momento Dominique realizzò ciò che da lì a pochi minuti sarebbe spettato ad entrambe.

« Perché, ti cambi? Io pensavo di rimanere così! »

Rose voltò il capo e posò lo sguardo sulla propria cugina così velocemente che le si sarebbe potuto spezzare il collo.

« Ma tu di cosa ti preoccupi! Jace ti sbaverebbe dietro anche se indossassi il pigiama informe che mio padre si mette la domenica sera! »

Dominique strabuzzò gli occhi, più per allontanare dalla propria mente l'immagine di suo zio Ron che per altro.

« Infatti non è quello che mi preoccupa, Rosie. E poi da quando ti interessa come apparire agli occhi di Malfoy, scusa? »

« Non dire idiozie, ti ho già detto che sto cercando qualcosa che urli che noi donne siamo superiori a queste tradizioni sessiste! Le donne non dovrebbero farsi belle per gli uomini! »

Certo, un discorso del tutto sensato, se solo non fosse stato completamente fuori luogo – pensò Dominique.
D'altronde quello non era un vero appuntamento, né per lei né tantomeno per sua cugina Rose, e allora perché stava blaterando più del solito?
Dominique sapeva benissimo che quello voleva dire solo una cosa: la Grifondoro era agitata e soprattutto era agitata a causa di un ragazzo.
Ma la Convonero decise di lasciar perdere, non voleva di certo aggiungere altre preoccupazioni ad una Rose che sembrava mille volte più a disagio di quanto non lo fosse lei stessa.

« Ecco, questo mi piace! »

Affermò con convinzione la Grifondoro, sventolando tra le mani un vestito talmente rosso da fare male agli occhi.
« Sì, Rosie, è molto da... te! »
La Corvonero fece qualche passo avanti, sedendosi sul letto di fronte a quello dove sua cugina stava trafficando con fervore.
La osservò con un certo divertimento spogliarsi del paio di pantaloni e magliatta che indossava e mettersi quel vestito: Rose odiava quella situazione tanto quanto lei, quindi perché sembrava metterci così tanto impegno?

« Dom, perché mi guardi così? Non sto bene? »

« No, Rosie, sei bellissima! »

« Bene, perché devo far vedere a un Serpeverde platinato quanto sono migliore di lui! »

L'unica risposta che la Grinfondoro ebbe alla sua uscita fu la risata cristallina di Dominique, che d'altro canto non riusciva a credere a quanto sua cugine potesse diventare competitiva.

« Tu non farti troppo bella, mi raccomando. Non vorremmo dover portare Jace di corsa in Infermeria a causa di qualche attacco cardiaco improvviso! »

Esclamò Rose, spostandosi di fronte allo specchio per mettersi una veloce passata di mascara.

« Ti prego, vorrei tanto provare a dimenticare in cosa ci siamo immischiate. »

« Smettila! Tu passerai il pomeriggio con un ragazzo fantastico! Sono io quella che dovrà fare di tutto per non mettersi a urlare in faccia a quel... coso. »

Rose tornò velocemente al proprio letto, quasi si fosse appena ricordata di qualcosa di estremamente importante. Rovistò per qualche secondo tra gli ammassi di vestiti ammucchiati sul materasso, prima di tirare fuori un altro vestito rosso – non che il resto del suo abbigliamento fosse di altri colori – e lanciarlo addosso alla Corvonero.

« Indossalo, così non sembrerà che io mi sia fatta carina perché ci tengo ma perché è una cosa che facciamo noi ragazze. »

« Rosie, non hai qualcosa di meno... Grifondoro? »

« Mettilo e basta! »

Dominique sospirò, di certo sua cugina non gli aveva passato quel vestito perché le stesse particolarmente bene, era più che sicura che era solo uno dei suoi numerosi modi per dare fastidio ad un certo Serpeverde.
Fece spallucce, che importava cosa avrebbero indossato?
Il fatto era che avrebbero dovuto passare delle ore con i due ragazzi che più le infastidivano al mondo e sicuramente un vestito rosso non l'avrebbe fatta stare meglio.


 

***


 

« Scorpius, ti stai davvero guardando allo specchio e mettendo l'acqua di colonia? »

Nel sentire la voce del proprio migliore amico raggiungerlo alle sue spalle, il biondo Serpeverde nascose prontamente la boccetta di colonia che aveva in mano e si allontanò il più velocemente possibile dallo specchio davanti al quale stava controllando di essere in ordine da più di venti minuti.

« Smetti di pensare a ciò a cui stai pensando. Dal momento che si tratta della Weasley, almeno uno di noi deve profumare, non credi? »

Jace ovviamente non credette a una singola parola pronunciata da Scorpius, ma la sua natura era estremamente maliziosa e di certo stava vedendo in quella situazione molto di più di quanto in realtà ci fosse.

« Ah, lascia perdere! Piuttosto, io come sto? »

Chiese con il sorriso più ebete che avesse mai potuto stamparsi in faccia, facendo un giro su se stesso e stirandosi le pieghe del maglione con le mani.

« Sei vestito da Corvonero. »

Fu la risposta secca di Scorpius, osservando con scetticismo il maglione blu scuro che il suo migliore amico si era messo.

« Lo prendo per un complimento! »
Esclamò estasiato Jace, sedendosi compostamente sul letto più vicino.

« Senti, Scorpius... volevo dirti grazie. Lo so che ti ho messo in questa situazione non nel migliore dei modi, ma lo apprezzo tantissimo e– »

« Non c'è niente da dire, Jace. »

I due ragazzi si guardarono ed entrambi capirono al volo ciò che l'altro stava cercando di dire: Jace capì che non c'era niente da dire semplicemente perché Scorpius era il suo migliore amico e per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Sapeva che il biondo Serpeverde non avrebbe mai ammesso una cosa simile a voce, ma d'altronde il loro rapporto era sempre funzionato in quella maniera: Jace era quello estroverso e rumoroso, Scorpius quello che prima di agire pensava a cosa fare almeno un milione di volte.

« E comunque ci sono milioni di ragazzi che morirebbero per essere al tuo posto! Rose è bellissima e una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto, vedrai! »

« Steel non rendere la situazione ancora più irritante di quanto non sia già. »

« Ehi! Sei tu quello che si stava facendo bello poco fa! »

« Steel giuro che mando a monte tutta questa messa in scena che hai organizzato se non finisci di insinuare certe cose. »

Jace scosse la testa; d'altronde non poteva pretendere troppo dal suo migliore amico.


 

***


 

Lo stomaco di Hugo fece l'ennesimo rumore di protesta.
Oramai reso cieco dalla fame – o almeno così pensava il ragazzo che non mangiava da ben quattro ore – decise di fare ciò che non faceva da più di una settimana a questa parte.

Scese dal proprio letto e una volta ripetutosi mentalmente che per un Weasley uno stomaco pieno viene prima di qualsiasi altra cosa, si convinse a lasciare il proprio Dormitorio per dirigersi in Sala Grande, nelle speranza che qualche avanzo fosse lì ad aspettarlo.

Appena varcata la soglia della propria Sala Comune, imboccò velocemente i corridoi che portavano al cortile esterno, convinto così di compiere un tragitto molto più corto.
Di certo non stava evitando di prendere i corridoi sempre pieni di gente, di certo non stava evitando una certa persona.

Poco male, perché si rese conto troppo tardi che quello non era un cortile qualsiasi, ma il cortile dove la sua migliore amica amava rifugiarsi.

E per sua immensa gioia – o estrema delusione, a seconda dei punti di vista – appena girò l'angolo la figura di Freya, intenta ad osservare il prato accovacciata contro il muro, invase i suoi occhi.
Provò a girare su se stesso e tornare indietro il più velocmente possibile, ma nel tentativo inciampò sui propri passi e cadde rumorosamente a terra.

La Serpeverde non ebbe nemmeno bisogno di guardare in viso il ragazzo che era appena ruzzolato sul pavimento, conosceva fin troppo bene chi fosse l'unico in tutta Hogwarts così imbranato da cadere su se stesso.
Si alzò immediatamente in piedi e corse in direzione del Grinfondoro, conscia che se lo fosse fatto scappare non lo avrebbe più visto ancora per chissà quanto tempo.

Hugo d'altra parte sapeva benissimo che la ragazza gli era corsa incontro e cercò con tutto se stesso di non alzare lo sguardo: una volta viste quelle iridi verdi, non sarebbe stato più in grado di correre via.

« Fragolina, è bello sapere che nonostante tutto il tuo amore per il pavimento non muore mai! »

Disse con il tono più naturale possibile la ragazza, nonostante chi la conoscesse bene avrebbe potuto scorgere nelle sue parole un velo di insicurezza.

« Sì, bhe, infatti è con il pavimento che mi sono tenuto impegnato per tutto questo tempo, volevamo un po' di privacy, sai. » Cercò di giustificarsi lui, pienamente consapevole che le sue gote si fossero appena tinte dello stesso colore dei capelli.

Freya scoppiò in una sincera risata, la prima che faceva da qualche giorno oramai, sporgendosi in avanti per aiutare il proprio migliore amico a rialzarsi da terra.
Fu lì che si guardarono finalmente in faccia.
Hugo poté giurare di sentire il proprio cuore in gola: infondo Freya gli era mancata terribilmente e riavere davanti a sé quel viso così familiare era la cosa migliore che gli fosse successa nell'ultima settimana.
Si diede mentalmente dello stupido per essersi privato di una tale visione, ma in quel preciso istante si rese conto del motivo per il quale aveva iniziato ad evitarla.

« Freya, io de– »

« Mi manchi! »

Lo interruppe bruscamente la Serpeverde, guardando il ragazzo dritto in viso, con un'espressione che stavolta non nascondeva affatto il suo nervosismo.

« Mi manchi, Hugo. » Proseguì lei. « Sono giorni che ti cerco e giuro che se provi ad evitarmi ancora costringo quel decerebrato di Aaron Johnson a fare cambio di letto con me e vengo a dormire di fianco a te ogni singola notte! Che poi, non credo avrebbe qualcosa in contrario, dal momento che si ritroverebbe a dormire in una stanza piena di ragazze e sono sicura che– »

« Okay, okay! Ho capito! -

La interuppe Hugo stavolta, del tutto disinteressato a parlare del proprio compagno di Dormitorio.
La vide fissarlo con uno sguardo che non le aveva mai visto impresso in volto prima di quel momento – lui che pensava di averla vista in tutti i modi possibili – e non poté che rendersi conto che questa Freya così vulnerabile infondo non le dispiaceva affatto: vederla così, sapendo che si trovava in quella situazione a causa sua, lo fece sentire importante e... speciale.

« Mi manchi. »

« L-l'hai già detto... »

« No, non capisci! Hugo, mi manchi e– »

E in quel preciso istante il cervello di Hugo smise definitivamente di pensare e fece ciò che meno ci si sarebbe potuti aspettare dal Grifondoro.

Poggiò entrambe le mani sul viso della Serpeverde e premette le proprie labbra su quelle rosee e che stavano ancora parlando di Freya, zittendola definitivamente.

Rimasero così per qualche secondo, Hugo con gli occhi chiusi e Freya completamente ferma, del tutto incapace di realizzare cosa stesse succedendo.

Nell'istante in cui si staccò dalla ragazza, il Grifondoro si rese conto di ciò che aveva fatto e, dopo essere diventato livido come un peperone, si voltò per cercare di correre via il più lontano possibile.

Ma la Serpeverde, capite le intenzioni del ragazzo, lo bloccò prontamente prendendolo per un braccio.

« Pomodorino, non sei mai stato così rosso in faccia in vita tua. » Bisbigliò teneramente lei, portando il palmo di una mano sulla guancia dei ragazzo per accarezzarla distrattamente, con una dolcezza che lei stessa si stupì di avere.

Hugo d'altra parte evitava di guardare Freya negli occhi con tutto se stesso, ferito dal fatto di essersi appena esposto e soprattutto di non essere stato ricambiato.

« Sì, beh, non ho neanche mai fatto una cosa del genere in vita mia. » Ammise con un filo di voce il Grifondoro, godendosi le attenzioni che la ragazza gli stava dando.

Freya portò un dito sotto il suo mento, alzandogli il viso e riuscendo così finalmente a guardare dentro quei due occhi azzurri che tanto gli erano mancati.

« Comunque, se non mi avessi interrotto così bruscamente, avresti sentito che mi manchi e che se non ti vado più bene come amica per me va bene, perché mi piaci da impazzire e continuare ad essere tua amica non mi farebbe piacere per niente. Merlino, Hugo! Mi piaci perfino quando inciampi sui tuoi passi e cadi a terra! Mi piace perfino quando fai questa faccia da cane bastonato che normalmente mi farebbe venire voglia di picchiarti e– »

Questa volta, quando le labbra di Hugo si posarono per la seconda volta sulle sue, Freya non rimase affatto inerme: ricambiò quel bacio come se ne dipendesse della sua vita, ricambiò quel bacio perché significava riavere indietro il suo migliore amico e che ora era più che un semplice amico, ricambiò quel bacio perché era la cosa più giusta da fare.
I due erano guidati da movimenti dettati dall'istinto: più le bocche cozzavano, più la foga li incitava a continuare.
Hugo cercò perfino di mordere il labbro inferiore di Freya – aveva sentito dire da Aaron Johnson che alle ragazze piaceva – ma nel tentativo morse la lingua della ragazza e in tutta risposta a lei sorse naturale una risatina; ma poco importava, perché l'istante successivo erano entrambi presi a cercarsi nuovamente a vicenda, Hugo che teneva i palmi delle mani ben poggiati sui fianchi di lei, e Freya che allacciava le mani dietro al collo di lui, stringendolo il più possibile a sé.
E ogni volta che si staccavano per riprendere fiato, era impossibile da non notare che entrambi avessero il sorriso stampato sulle labbra, sorriso che prontamente veniva soffocato da una nuova sessione di baci.

« Per Salazar, Hugo! Dove hai imparato a baciare con così tanta lingua! »

Sbottò improvvisamente Freya, appoggiando la testa nell'incavo del collo del ragazzo, per cercare di soffocare le risate che le uscivano spontaneamente.

« I-io... cioè s-scusa, stavi usando la lingua così ho pensato dovessi farlo anche io... » Spostò una mano dietro la schiena di lei Hugo, nel tentativo di non lasciarla allontanare da sé neanche un centimetro.
« Oh, mia Fragolina! Ma non mi stavo mica lamentando, eh! » Scoppiò a ridere di gusto lei, prima di tornare a baciare quelle labbra che tanto stava adorando.
Nulla togliere ai numerosi momenti passati assieme a fare scherzi a chiunque capitasse nel raggio d'azione della Serpeverde, ma entrambi si ritrovarono a pensare che questa era un'attività decisamente più piacevole.




*******
In copertina i miei due migliori amici preferiti: Jace e Scorpius! 
Gioite con me per Hugie e Freya :D

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Capitolo 8
*** Sinonimi e contrari della parola odio. ***


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Sinonimi e contrari della parola odio.


Non c’era mai stato così tanto silenzio tra Rose e Dominique Weasley come in quel preciso istante.
I corridoi che stavano percorrendo e che le avrebbero portate al portone d’ingresso sembravano non finire mai, ad entrambe pareva di star camminando da ore e non soltanto da qualche minuto.
Dominique contava mentalmente ogni singolo passo che faceva, evitando con tutta se stessa di permettere al proprio cervello di metabolizzare che cosa stesse realmente per accadere.
Rose d’altra parte non faceva altro che pensare, convincendosi ripetutamente che tutto ciò che stava facendo era solo nell’interesse di sua cugina: una volta conosciuto il vero Jace, e non quello spavaldo e irritante che Dom odiava, finalmente  cambiato opinione su di lui: non che non lo stesse già facendo – pensò ancora la Grifondoro – dal momento che oramai non sembrava aver più voglia di staccargli la testa.
« Rosie, dì qualcosa ti prego. Altrimenti torno indietro, giuro. »
Fu la Corvonero a rompere quel silenzio terribilmente imbarazzante che si era creato tra loro, arrestandosi fermamente sul posto.
« Io, ecco… il rosso ti dona, Dom! »
Negli occhi della Grifondoro era inevitabile scorgere quanto fosse persa; non che non volesse andare effetivamente a questo pseudo appuntamento – certo, non che stesse proprio morendo dalla voglia di andarci – semplicemente non sapeva cosa dire.
E con la deludente risposta che diede, Dominique si rese conto che a non avere la più pallida idea di cosa stessero facendo erano in due.
A Rose non erano mai mancate le parole. Aveva sempre avuto qualcosa da dire, perfino quando il mal di gola le portava via l’ultimo filo di voce che le era rimasto.
Eppure uno stupido sabato pomeriggio l’aveva resa muta.
Dominique sospirò, il fatto che una delle persone più forti che conosceva stesse reagendo in quel modo non la rassicurava per niente.
Riprese a camminare timidamente affianco alla cugina, stringendosi dentro al mantello che si era messa prima in vista dell’uscita, in un disperato tentativo di confortarsi da sola.
Svoltarono l’angolo e questa volta fu Rose a fermarsi di colpo; la Corvonero seguì prontamente i suoi movimenti e le fu presto ben chiaro il motivo di quel gesto: proprio sotto i loro occhi si estendeva l’enorme scalinata d’ingresso del Castello e due figure impossibili da non riconoscere si ergevano con tutta fierezza davanti al Portone.
Convinte di non essere ancora state viste, rimasero ad osservarli immobili per qualche secondo: Jace Steel camminava nervosamente da una parte e dall’altra, battendo incessantemente una mano su una gamba e farneticando parole indefinite tra sé e sé; d’altro canto Scorpius Malfoy se ne stava poggiato contro un muro con le braccia incrociate al petto e l’espressione più corrucciata di sempre.
Rose si rese conto che quella era la prima volta che vedeva il biondo Serpeverde esprimere in viso qualcosa di altro rispetto ad una perfetta e odiosissima impassibilità e sicuramente rimase un po’ troppo a lungo a stupirsi di quella scoperta, perché improvvisamente gli occhi grigi e scrutatori di Scorpius la stavano fissando dal basso della scalinata e tutto ciò che era dipinto sul suo volto poco prima era definitivamente scomparso.
La Grifondoro sussultò, era stata letteralmente beccata a fissare quello che tanto proclamava essere il suo peggior nemico, e dal suo stesso peggior nemico per giunta.
Scrollò le spalle, come a volersi rassicurare che ciò non significava assolutamente nulla, e allungò una mano per stringere quella di sua cugina Dominique, conscia che al momento fosse lei quella ad avere più bisogno di un minimo gesto di conforto; cominciò a scendere quei numerosi scalini che l’avrebbero portata dai due ragazzi, stampandosi in viso l’espressione che più gridava sicurezza che riuscisse ad avere al momento, portandosi dietro quasi fosse una bambina una Dom più che incerta.
Jace si ridestò dal suo stato comatoso di estremo nervosismo quando vide il suo migliore amico raggiungerlo e fargli un veloce segnale con un finto colpo di tosse.
Fu lì che si voltò in direzione della scalinata, e una volta appurato che quella che stava scendendo dalle scale affianco a Rose era effettivamente la sua Dominique, ogni singolo pensiero che poco prima lo stava tormentando – Verrà o non verrà? E se avesse cambiato idea? E se fosse uscita con un altro ragazzo? – cessò di esistere nella sua mente.
Le uniche cose su cui riusciva a concentrarsi erano la figura della Corvonero che veniva visibilmente trascinata giù per le scale e quei due occhi azzurri sempre così limpidi che ora sembravano esprimere la stessa insicurezza che sapeva aver impressa in volto anche lui.
Ma se il nervosismo del Serpeverde era dettato dal fatto che avrebbe dovuto fare di tutto per farsi piacere dalla ragazza, quello di Dominique era causato dal fatto che non avrebbe voluto trovarsi realmente lì – e questo Jace lo sapeva bene.
« Rosie, tutto questo è ridicolo, siamo ancora in tempo per tornare indietr– »
« Sta zitta, Dom! Possono sentirti! »
E con questo veloce scambio di parole, le due ragazze fecero gli ultimi passi che le separavano dai due Serpeverde.
Una volta ritrovatosi tutti e quattro faccia a faccia, era percepibile notare cosa pensasse realmente di quella situazione ognuno di loro semplicemente osservando il modo in cui si scrutavano a vicenda: Jace sorrideva come un bambino il giorno di Natale, Dominique faceva di tutto per non guardarlo in faccia e si appigliava al braccio di sua cugina con tutte le sue forze, Rose d’altra parte alternava sorrisi in direzione di Jace e una più che scocciata espressione nei confronti di Scorpius, il quale si limitava ad osservare gli altri tre con un sopracciglio inarcato, quasi si stesse chiedendo per quale assurdo motivo si trovasse in compagnia di tale gente.
« Dom, sono davvero felicissimo che tu sia qui! Avrei voluto prenderti un fiore o una scatola di cioccolatini, ma poi mi sono detto che sarebbe stato davvero scomodo portarseli dietro fino a Hogsmeade! »
Jace si diede mentalmente dell’idiota – che cosa andava blaterando?
Scorpius socchiuse gli occhi in completo imbarazzo per l’amico; avrebbe voluto spiaccicarsi una mano in fronte, ma di certo non avrebbe risolto la situazione.
« Oh, che pensiero gentile da parte tua! Sono sicura che Dom lo apprezza tantissimo, vero Dom? »
Si intromise allora Rose, cercando di smorzare l’evidente tensione che si era appena creata, tirando una lieve gomitata nel fianco della cugina, nel tentativo di ridestarla dallo stato di completo mutismo in cui si era chiusa nel momento in cui aveva posato gli occhi su Jace.
« Sì, sarebbe stato davvero scomodo. » Fu l’unica risposta che la Corvonero fu in grado di dare, realizzando che non stava certo definendo scomodo un pomeriggio passato con una scatola di cioccolatini sottobraccio.
« Oh, beh, possiamo sempre comprarli ora, sempre che tu sia d’accordo, ovvio! »
Disse nuovamente un Jace più che in tensione, cercando di sorridere per quanto gli fosse possibile, nel tentativo di tranquillizzare Dominique, ma più che altro se stesso.
Scorpius si ritrovò a pensare che non aveva mai visto il suo migliore amico così; certo, lo aveva visto molte volte crucciarsi per la bionda Corvonero, ma mai così agitato.
Realizzò che quello era un momento fondamentale nella vita di Jace, era quel momento che tanto aveva atteso e che non avrebbe voluto che fosse rovinato per nulla al mondo.
Si chiese se significava sentirsi in quel modo provare qualcosa per qualcuno, se fosse normale sentirsi sempre in ansia, voler piacere a tutti i costi; pensò che se davvero ci si sentiva in quel modo, non avrebbe mai voluto scoprirlo.
« Possiamo andare o hai ancora qualche perla di saggezza da condividere? »
Parlò finalmente il biondo Serpeverde, rivolgendosi al proprio migliore amico prima che qualcuno rispondesse a quelle patetiche parole con cui se ne era uscito.
Si accorse immediatamente dell’occhiataccia che gli rivolse Rose, ma la ignorò bellamente.
Se si fosse messo a rispondere a tutte le provocazione che la Grifondoro gli avrebbe fatto, nessuno sarebbe uscito vivo da quella giornata.
E di certo non sarebbe stato lui il responsabile nel caso l’appuntamente che Jace Steel sognava da una vita non fosse andato nel migliore dei modi.
 

 
***

 
Rose Weasley non aveva mai visto i Tre Manici di Scopa così pieno di gente.
Non che fosse preoccupata del fatto che ci fosse troppo rumore e che non riuscisse a sentire una singola parola di quelle che le stavano rivolgendo, ma c’erano così tante persone che la conoscevano e il fatto che la vedessero assieme a Scorpius Malfoy non le faceva piacere proprio per nulla.
Seduta in uno dei tavoli più in disparte che fossero rimasti liberi assieme a sua cugina Dominique, si guardava in giro con circospezione, sperando con tutta se stessa che nessuno stesse realmente pensando che lei fosse uscita con Malfoy di sua spontanea volontà – cosa che in realtà era successa, sebbene sotto altre circonstanze.
I due Serpeverde si trovavano al bancone, aspettando di prendere le Burrobirre che avevano ordinato appena avevano messo piede nel locale.
Il tragitto non era stato così traumatico tutto sommato.
Jace e Dominique avevano scambiato qualche parola riguardo al Quidditch e con loro grande sorpresa – non certo di Jace, che già lo sapeva da anni – avevano scoperto di essere entrambi tifosi dei Tutshill Tornados; Rose aveva sorriso soddisfatta, seguendoli a qualche passo di distanza nel tentativo di concedere loro qualche momento di intimità, rimanendo completamente impassibile nei confronti della figura che camminava affianco a lei.
In fondo l’appuntamento era per Jace e Dominique, quindi non era obbligata a rivolgere la parola a quel Serpeverde fin troppo biondo, giusto?
« Rosie, se vuoi andartene lo posso capire, non voglio costringerti a fare finta che Malfoy ti stia simpatico. » Disse improvvisamente la Corvonero, interrompendo il fiume di pensieri che era evidente stesse inondando la mente di sua cugina.
« È un modo contorto per dirmi che vuoi che ti lasci da sola con Jace? »
« No! Non ci provare nemmeno! Dove vai tu vado io, non voglio rimanere con questo sbruffone più del dovuto! »
Okay, forse Dominique non aveva propriamente cambiato idea riguardo a Jace, ma il fatto che non fosse ancora scappata a gambe levate era un bel passo avanti.
« Non sembrava lo disprezzassi così tanto prima, quando vi scambiavate consigli su come virare ad effetto in volo! »
Tentò di punzecchiarla la Grifondoro, del tutto convinta che fare in modo che sua cugina ammettesse che Jace infondo non era così male fosse diventata una sua missione personale.
« Quello era… era diverso! Mi stavo solo confrontando con un altro giocatore! »
Si difese Dominique, scuotendo la testa come a voler dare un tono di conferma alle proprie parole.
« Ah, sì? Beh anche Malfoy gioca a Quidditch, eppure non ti ho vista così interessata nel chiedere la sua opinione! »
« Rose, sono umana. Riesco a sopportare un Serpeverde alla volta. »
Alla risposta della Corvonero, Rose non poté fare a meno che farsi sfuggire una risata divertita.
Certo, non erano parole che rispondevano alla sua domanda, ma l’avevano senza dubbio infinitamente rallegrata.
« E comunque con Malfoy dovresti parlarci, sai. » Continuò a conversare Dominique. « Prima ha cercato di avere con te una conversazione quasi civile e tu hai fatto finta di non averlo sentito! »
« Ah, mi ha rivolto la parola? » Chiese seriamente stupita la Grifondoro.
Era stata davvero così brava ad ignorarlo da non averlo sentito parlare?
« Merlino, Rosie! Se proprio devo dare il beneficio del dubbio a Jace Steel, perché tu non puoi fare lo stesso con Malfoy? »
« Ehm… perché è Scorpius Malfoy? » Rispose retoricamente la ragazza, convinta che quelle parole fossero una risposta più che esauriente.
« Beh, non devi certo diventare la sua migliore amica! Prova almeno a smettere di fare finta che non sia qui con noi, non so! »
« Credimi, Dom, è leggermente impossibile fingere che non sia qui dal momento che lo avete fatto sedere proprio affianco a me. »
« Ehi, non prendertela con me! I posti li ha scelti Steel! »
« Tecnicamente si è buttato sul posto affianco al tuo, costringendo noi poveri esclusi a sederci vicini davanti a voi due. » Con un gesto affermativo del capo, Rose espresse quella che era la realtà dal suo punto di vista, e Dominique poté giurare che, nonostante non stesse descrivendo esattamente la situazione più felice che avesse mai vissuto, nel tono di voce della Grifondoro ci fosse qualcosa di estremamente divertito.
 

 
***

 
« Amico, è tutto perfetto! Già mi vuole, lo vedo scritto nei suoi occhi! »
Fu l’esclamazione con cui se ne uscì un Jace più che entusiasta, mentre fissava con insistenza dal bancone del locale il tavolo a cui erano sedute le due cugine.
Con lo sguardo completamente rivolto altrove, nell’udire quelle parole un sonoro sbuffo uscì dalle labbra di Scorpius Malfoy.
Gli venne naturale scuotere la testa e roteare gli occhi al cielo, oramai del tutto abituato a quel tono di convinzione che il suo migliore amico riservava a tutte le affermazioni che riguardavano una certa Weasley bionda.
« Sì, stai andando alla grande. Ancora non ti ha schiantato! » Fu l’unica risposta che Scorpius si sentì di dare.
« Ah, ora non fare l’acido con me, bello! »
« Io? Acido? Fai sul serio? »
« Sì, Malfoy, è da quando siamo entrati qui dentro che hai in faccia quell’espressione da bambino rifiutato. » Disse Jace, scrollando le spalle con nonchalance, come se non fosse stato consapevole del fatto che ciò che aveva appena detto avrebbe irritato enormemente il proprio migliore amico.
« Per Salazar, a volte non so nemmeno perché perdo tempo ad ascoltarti. »
« Perché quando si tratta di te ho sempre ragione? » Continuò il Serpeverde dai capelli castani, annuendo convinto alle proprie parole, quasi la sua fosse stata un’affermazione più che attestata che una domanda.
« E comunque non devi crucciarti così tanto, Rose ti ignora solo perché non vuole rovinare questa giornata a Dom e me! »
« E cosa c’entrerebbe ora la Weasley rossa, di grazia? » Chiese Scorpius, fingendo un teatrale tono annoiato, del quale Jace se ne accorse immediatamente, conscio di aver colpito nel segno.
C’erano poche cose di cui era assolutamente sicuro nella vita.
Una certamente era il fatto di essere iremediabilmente cotto di Dominique Weasley, e l’altra era che il suo migliore amico odiava essere ignorato.
Se poi la persona colpevole di aver trascurato il suo così caratteristico egocentrismo era proprio Rose Weasley, allora Jace sapeva benissimo che ciò stava a significare un enorme broncio sul viso del giovane Malfoy.
« Beh, volevo dirti che ho apprezzato il tuo tentativo di avere anche solo una minima conversazione con lei, sai. »
« Hmm, cercavo solo di essere civile. A quanto pare questa parola non rientra nel suo vocabolario. »
« Su, non essere drammatico, Scorpius! Se solo sorridessi ogni tanto, anche solo per sbaglio, scommetto che sarebbe più che felice di avere una conversazione civile con te! »
Il biondo Serpeverde evitò di rispondere.
D’altronde una piccola parte del suo subconscio dava ragione al suo migliore amico; non che avesse voluto sorridere volontariamente a Rose Weasley, ma per qualche assurdo ed ignoto motivo era una delle persone più vicine a Jace e questo non era certo da sottovalutare.
Sì, per il bene del suo migliore amico Scorpius Malfoy avrebbe fatto di tutto per non litigare almeno per qualche ora con Rose Weasley.
 

 
***

 
« Ecco qua, due Burrobirre per due splendide ragazze! »
Esordì Jace Steel con un sorriso enorme stampato in viso non appena tornò al tavolo, posando sulla superficie lignea i tre boccali che aveva tenuto in mano fino a quel momento appellandosi a chissà quale entità superiore in grado di fornirgli l’equilibrio necessario per non far cadere tutto a terra.
Non che Scorpius avesse dovuto compiere la stessa impresa, dal momento che si era appena bellamente seduto sulla propria sedia con un comodo e unico boccale di Burrobirra in mano – osservò Rose con un sopracciglio inarcato, prima di rivolgere lo sguardo a Jace e sorridergli con gratitudine.
« Ah, finalmente, sembra di averle aspettate per un’eternità! Vi hanno fatto attendere molto, eh? » Prese la parola la Grifondoro, lanciando un’occhiata di incoraggiamento a Dominique, quasi a volerle dire che ora toccava a lei continuare la conversazione.
« Però! Che intuito! » Di certo non rispose la persona che Rose si aspettava lo facesse.
Voltò il capo con un’espressione furiosa in viso, solo per osservare la figura di Scorpius Malfoy che dopo aver proferito quelle inutile tre parole stava prendendo un sorso della sua bevanda.
« Già, sembra che oggi abbiano avuto tutti la stessa idea di venire qui! » Si intromise immediatamente Jace, del tutto consapevole dello sguardo assassino della Grifondoro.
« Già! » Disse allora Dominique, con forse un po’ troppo entusiasmo, maledicendosi mentalmente per aver vinto ufficialmente il premio per la partecipazione più inutile a una conversazione di sempre.
Jace rimase a osservare in silenzio la Corvonero, fissando nella propria mente ogni piccolo gesto che la ragazza faceva: la mano che aveva portato a ricoprire il viso, forse per non far notare le guance imporporate di rosso, gli occhi che guardavano con insistenza Rose, l’altra mano che sotto al tavolo giocava nervosamente con un lembo del vestito.
Non poté fare a meno di pensare che la scena che gli si stava presentando davanti fosse bellissima, si rese conto che era la prima volta che vedeva Dominique così vulnerabile, e poté giurare che così le piaceva ancora di più.
Gli venne spontaneo sorridere teneramente nella sua direzione, e la ragazza non mancò di notare il suo sorriso.
Non seppe spiegarsi il perché, ma Dominique sentì il bisogno di ricambiare quel gesto e improvvisamente le sue labbra si ritrovarono ad essere incurvate verso l’alto e i suoi occhi fissi in quelli del Serpeverde.
Rose Weasley aveva sempre avuto un talento speciale nel notare certe cose, e di certo non mancò di accorgersi del fatto che sua cugina sembrava trovarsi effettivamente bene in compagnia di Jace Steel.
« Allora… com’era quel libro di Astronomia alla fine? » Chiese repentinamente il Serpeverde in questione, in un evidente e disperato tentativo di coinvolgere maggiormente la sua Corvonero preferita.
« Ehm, ma di cosa stai parl– ehi, aspetta! Come sai che ultimamente sto leggendo un libro di Astronomia? » Dominique era seriamente sorpresa. Non che non sapesse che Jace conosceva ogni singolo particolare della sua vita, semplicemente non credeva fino a questo punto.
« Ecco… ti ho vista una volta leggere in riva al Lago Nero! Dall’espressione che avevi sembrava un libro interessante, così mi è sembrato giusto chiedere! » Alzò le spalle il Serpeverde, limitandosi a bere un sorso di Burrobirra.
Dominique non poté fare altro che stupirsi ancora di più; improvvisamente si rese conto che il ragazzo non la perseguitava per il gusto di infastidirla, ma che era seriamente attento ad ogni minimo particolare della sua vita.
Le venne spontaneo sorridere nuovamente, e darsi della stupida subito dopo – d’altronde non era normale che sorridesse a Jace Steel, no?
« Comunque sì, mi è piaciuto molto! Oh, beh, i libri mi piacciono sempre, ma questo particolarmente! » Tentò di recuperare allora Dominique, parlando con forse un po’ troppa fretta.
Vedendo la sua migliore amica così diversa dal solito, Rose Weasley non ci pensò due volte e, una volta lanciata una veloce occhiata al ragazzo che le stava seduto accanto, si alzò di colpo in piedi, prendendo per un braccio un più che sbigottito Scorpius Malfoy.
« Oh, ma guarda un po’! Malfoy ha già finito la sua Burrobirra! Ha proprio sete il ragazzo, eh? Meglio che lo accompagni a prenderne un’altra prima che tutta questa gente finisca l’intera scorta del locale! »
Esclamò con estremo fervore la Grifondoro, spostando immediatamente lo sguardo sul biondo che ora stava in piedi assieme a lei, pregandolo in silenzio di assecondarla.
Scorpius sentì per la seconda volta nel giro di trenta minuti il bisogno urgente di schiacciarsi una mano in fronte, incredulo del fatto che la ragazza potesse essere così ovvia riguardo le proprie intenzioni.
Poco male, era evidente che anche gli altri due avessero capito il segretissimo piano di Rose – e per quanto fosse assurdo, la Corvonero non si era messa ad urlare per opporsi alla cosa – così decise di stare al gioco.
« Oh, sì. Muoio di sete, meglio andare. » Fu l’intervento completamente privo di colore del biondo Serpeverde, che non mancò di guadagnarsi l’ennesima occhiataccia di fuoco da parte della Grifondoro.
Alla vista dei suoi due più grandi amici che interagivano in quel modo, Jace represse l’impellente desiderio di scoppiare a ridere sguaiatamente.
Dominique d’altro canto si limitò solamente ad osservare il boccale di Burrobirra ancora pieno in mano a Scorpius, chiedendosi in quale preciso istante di quell’ultima ora sua cugina avesse perso definitivamente la ragione.
« Vi prego, non uccidetevi, vi voglio bene! » Furono le ultime parole che sentirono Rose e Scorpius da parte di Jace, prima di allontanarsi dal tavolo da cui si erano appena alzati.
Si sedettero compostamente su due sedie situate davanti al bancone, cercando di posizionarsi il più lontano possibile dall’altro.
La Grifondoro si ritrovò a pensare che in quel preciso istante avrebbe preferito essere trafitta da milioni di coltelli piuttosto che stare seduta vicino a Scorpius Malfoy, e per giunta in un posto dove tutti l’avrebbero vista con la suddetta compagnia.
Del tutto opposta era invece la preoccupazione del Serpeverde, che sembrava molto più interessato alla schiuma della sua Burrobirra che all’intera situazione.
Rose poté giurare che se il ragazzo non avesse smesso al più presto di fissare quel boccale come se fosse stata una qualche via di salvezza, allora ne avrebbe rovesciato l’intero contenuto su quella stessa testa fin troppo platinata per i suoi gusti.
I capelli di Scorpius dovevano effetivamente aver avuto una qualche protezione divina, perché la Grifondoro fu prontamente distratta dal proposito appena fatto da una voce che giunse alle sue spalle.
« Rose! Non sapevo venissi a Hogsmeade oggi! »
Appena si voltò per vedere a chi appartenesse quella voce, Rose fu sul punto di avere una vera e propria crisi isterica.
Leonard Peakes, Grifondoro del settimo anno, la fissava dall’alto della sua statura, con un sorriso più che smagliante che avrebbe fatto sciogliere perfino il cuore più ghiacciato al mondo.
Okay, forse non avrebbe fatto questo affetto proprio a tutti, ma di certo a Rose Weasley sì –  e sicuramente non perché avesse un debole per il suddetto ragazzo da quando due estati prima era tornato dalle vacanze più alto di venti centimetri e con un aspetto decisamente più mascolino.
« Oh, ehi, Leo! Ehm… sì, sto aspettando che Dom finisca di fare una cosa e poi torneremo subito al Castello, niente di che! » Rispose la Grifondoro, portandosi una mano al viso per spostarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in un chiaro gesto di puro disagio.
Scorpius Malfoy non poté fare a meno che voltarsi e osservare la scena, improvvisamente incuriosito nel vedere Rose Weasley così diversa dal solito.
Si stampò in viso un ghigno divertito, sorseggiando a tratti quella stessa Burrobirra che teneva oramai in mano da un’eternità, conscio che quello che gli si era appena presentato davanti sarebbe stato uno spettacolino alquanto divertente.
Fu lì che Leonard si rese conto della presenza del Serpeverde e per un attimo pensò di averlo solo immaginato; non era possibile che Scorpius Malfoy si trovasse seduto affianco a Rose Weasley ai Tre Manici Di Scopa, e se anche fosse stata una pura coincidenza di certo a quest’ora si sarebbero già uccisi a vicenda, giusto?
Ma tutte le teorie possibili portavano a un’unica conclusione: Rose Weasley si trovava davvero ai Tre Manici Di Scopa assieme a Scorpius Malfoy, e Leonard non mancò certo di notarlo.
« Oh, ma sei qui con qualcuno allora! » Disse con il tono più stupito di sempre il Grifondoro, spostando lo sguardo dal Serpeverde alla ragazza e viceversa, come a voler confermare che quelli che aveva davanti agli occhi fossero stati effettivamente loro due.
« Cosa!? No! Cioè… sì, sono qui con questa persona, ma non in quel senso! Cioè… insomma, hai capito! » Rispose oramai completamente in preda al panico Rose, sgranando gli occhi e boccheggiando per il terrore che Leonard Peakes stesse realmente pensando che lei potesse essere ad un appuntamento con il Serpeverde.
« Oh, ma dai! Non dire così! Sì, io e Rose siamo qui assieme, solo che è troppo timida per ammetterlo! »
Se quello che stava avendo poco prima era un attacco di panico, appena udite quelle parole la Grifondoro ebbe una vera e propria crisi respiratoria.
Pensò che forse se avesse chiuso gli occhi e si fosse concentrata per bene, allora si sarebbe svegliata da quell’incubo e che Scorpius Malfoy non avesse mai detto le parole che aveva appena procunciato.
« Malfoy, cosa diavolo stai dice– »
« Ah, hai ragione, Rosie! Chiamiamolo con il suo nome! Non siamo solo qui assieme, questo è un appuntamento! »
Rose usò tutta la forza che le era rimasta in corpo per reprimere un conato di vomito.
Non solo sentire il proprio nome pronunciato in quel modo dal Serpeverde le provocava il prurito alle mani, ma lo sguardo pieno di sfida che le aveva appena riservato le suscitò un gran disgusto.
Certo, Malfoy non stava mentendo – quello era sì un appuntamento, semplicemente non il loro.
Era più che sicura che il ragazzo stesse facendo questo per rovinare qualsiasi sua possibilità con Leonard; non che ci tenesse poi così tanto, ma sapeva che Scorpius aveva capito che provava un qualche interesse per il Grifondoro e questo era il suo modo per infastidirla ulteriormente.
« Beh, questa sì che è una… novità, ecco. » Fu l’unica cosa che riuscì a dire Leonard, guardando con l’espressione più stravolta di sempre i due ragazzi davanti ai suoi occhi.
« No, no! Non è come sembra! Vedi in realtà l’appuntamento è per– »
Rose si interruppe. Avrebbe potuto dire la verità, che quella era tutta una messa in scena per far uscire assieme Jace e Dominique, ma avrebbe davvero messo la sua migliore amica in quella situazione?
Sapeva che la Corvonero non voleva che nessuno sapesse della cosa, almeno non prima che lei stessa avesse metabolizzato il tutto – non che sarebbe stato un segreto dopo quel giorno in ogni caso, dal momento che mezza Hogwarts sembrava trovarsi proprio in quello stesso locale.
Vide che Scorpius la stava osservando attentamente, valutando se stesse davvero per tradire la fiducia della sua migliore amica o meno.
« È per noi due, sì. » Concluse Scorpius, guardando il Grifondoro con estrema serietà.
Il Serpeverde realizzò immediatamente ciò che aveva appena fatto e per un momento valutò seriamente l’idea di battere la testa ripetutamente contro il bancone fino a perdere conoscenza, ma poi si rese conto che non c’era nulla di cui pentirsi.
Non mettere a disagio Dominique significava rendere felice Jace, e fare di tutto per rendere la giornata speciale al suo migliore amico non era forse stato il suo piano fin dall’inizio?
« Oh, ehm… allora vi lascio! Insomma… divertitevi! » Disse Leonard improvvisamente in imbarazzo, prima di lanciare un timido sorriso in direzione di Rose e andarsene cautamente, voltandosi di tanto in tanto a guardare nuovamente i due ragazzi come a volersi definitivamente capacitare di ciò a cui aveva appena assistito.
« Malfoy, ti rendi conto di ciò che hai appena fatto? » Sbottò furiosa la Grifondoro, una volta accertatosi che Leonard fosse decisivamente sparito.
« Sì, ti ho appena salvato il culo. » Rispose con il tono più neutrale che riuscisse ad esprimere il Serpeverde.
« Idiota! Se non ti fossi intromesso fin dall’inizio tutto questo non sarebbe mai successo! »
« Merlino, Weasley! Non credevo fossi così ottusa! Come se quel decerebrato di un Peakes non mi avesse visto qui seduto accanto a te! » Alzò questa volta la voce Scorpius, procurandosi qualche occhiata curiosa dai tavoli lì vicini.
« Ti rendi conto che ci vorranno poche ore prima che l’intera scuola venga a sapere che noi due avevamo un appuntamento? »
« Beh, Weasley, mi dispiace deluderti, ma noi due non avevamo un appuntamento. »
« Sia lodato Godric che non l’avevamo! »
« Senti, neanche a me piace questa situazione, ma oramai è fatta, quindi tanto vale che chiudi quella boccaccia e incassi il colpo. » Concluse Scorpius, tornando finalmente alla sua Burrobirra che tanto gli aveva tenuto compagnia nell’ultima ora.
Milioni di insulti saltarono alla mente di Rose, ma presto si rese conto che sarebbe stato tutto inutile.
Si maledì mentalmente più e più volte per essere anche solo scesa dal letto quella mattina.
Non avrebbe mai dovuto accettare di partecipare a quell’assurda follia.

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Capitolo 9
*** Pericoli mortali del dare per scontato ed epifanie parallele. ***


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Pericoli mortali del dare per scontato ed epifanie parallele.
 

Lysander Scamander non aveva mai avuto niente in comune con i suoi surreali genitori, e ciò nonostante non aveva mai avuto grossi problemi con loro.
Quando era ancora un bambino, mentre i suoi genitori erano fuori ad osservare le nuvole o alla ricerca di qualche nuova strana creatura, Lysander era sempre rimasto in casa, per decidere se fosse stato meglio buttarsi giù dal tetto o da un albero.
Non gli era mai passata per la testa l’ipotesi che avrebbe potuto farsi male: finché si trattava di divertirsi, non poteva importagli di meno.
Era sempre stato più forte di lui: la sensazione dell’adrenalina che scorre dentro le vene, le persone che gli stanno attorno che si preoccupano per lui, essere sempre un passo avanti rispetto agli altri.
Crescendo aveva poi sviluppato il suo tratto distintivo; Lysander era un vero e proprio ammaliatore, amava fare complimenti alle ragazze o qualche apprezzamento ai professori – nel tentativo di accaparrarsi qualche punto in più per la propria Casa.
E se c’era una cosa che odiava fare con tutto se stesso quella era mentire; certo, non era neanche un grande fan della pura e cruda verità, così tendeva a distorcere leggermente le proprie parole, facendole sempre sembrare un complimento.
Il fare civettuolo era parte integrante della sua personalità, a volte si ritrovava a flirtare con qualcuno e neanche se ne rendeva conto.
Era un qualcosa che gli veniva naturale, qualcosa che era così tanto parte della sua vita che non gli sembrava neanche sbagliato fare.
Eppure quel giorno ogni singola cosa che faceva gli appariva completamente errata.
Quel pomeriggio non aveva assolutamente nulla da fare, così aveva deciso di scendere in Sala Grande per vedere se ci fosse qualcuno dei suoi amici e, una volta sedutosi al suo tavolo, una ragazza gli si era avvicinata per scambiare qualche parola e Lysander non aveva potuto fare a meno di accorgersi che gli era sembrata la cosa più spregevole che potesse capitargli.
Non perché non provasse simpatia per la ragazza in questione, semplicemente non era la cosa giusta da fare.
Gli venne instintivo lanciare un’occhiata in direzione del tavolo di Grifondoro e quando si accorse che non vi era alcuna testa corvina in vista, un grande senso di delusione lo pervase.
Doveva assolutamente distrarsi, non poteva permettersi che una lite con Roxanne lo sconvolgesse a tal punto, non avrebbe dato alla sua ragazza una soddisfazione del genere.
Si guardò ancora in giro, alla ricerca del suo migliore amico, ma poi scosse la testa colto dall’illuminazione che Frank era a quell’assurdo appuntamente che Roxanne aveva organizzato.
Scosse la testa con ancora più forza: non poteva assolutamente permettersi di pensare a lei.
Così ricorse all’unica medicina che conosceva essere efficace fin da bambino: l’adrenalina.
Uscì dalla Sala Grande con estrema urgenza e si precipitò al campo da Quidditch, consapevole che un bel volo sulla sua scopa sarebbe stato decisamente liberatorio.
Ma forse il suo subconscio aveva deciso di giocargli un brutto scherzo – o forse era solo il fatto che anni di relazione li avevano legati pure nelle abitudini – perché non appena mise piede nel campo la prima immagine che invase i suoi occhi fu quella di una più che esasperata Roxanne Weasley che colpiva con quanta più forza avesse in corpo i bolidi con la propria mazza, indirizzandoli nella direzione dei poveri compagni di squadra Grifondoro che quel pomeriggio avevano deciso di allenarsi con lei.
Se fosse stato un qualsiasi altro giorno Lysander non avrebbe esitato ad invadere il capo e correre a baciare la propria ragazza di fronte a tutti, quasi a dover costantemente marcare il territorio nel timore che tutti lì ad Hogwarts stessero cercando di sabotare la loro relazione – ma quello non era decisamente un giorno come gli altri e se solo avesse osato avvicinarsi alla Grifondoro sapeva benissimo che il suo viso sarebbe stato presto a stretto contatto con un Bolide.
Così, il più furtivamente possibile, si mise a sedere su uno degli spalti più nascosti, ma comunque a distanza abbastanza ravvicinata da poter ascoltare ogni singola conversazione della ragazza.

« Oh, Godric! Wood, ma fai sul serio?! Sei sicuro di essere figlio di tuo padre? Perché sembra davvero che tua madre si sia divertita con qualcun altro! » Urlò Roxanne, colpendo per l’ennesima volta in pieno petto il povero Jacob Wood, che nonostante gli sforzi nell’evitare i colpi mortali della Grifondoro sembrava non riuscire a muovere un passo.
« Ma state dormendo?! Abbiamo una partita contro Corvonero settimana prossima e non vi permetterò di farmi perdere! Mi avete capita!?» Gridò ancora la ragazza, lanciando occhiate di fuoco ai ragazzi ora più terrorizzati che mai che aveva davanti.
A Lysander venne naturale pensare che non vi era nulla di strano nel comportamento della Grifondoro: quella era la sua Roxanne, e lui aveva imparato a conoscerne ogni singola sfumatura.
Si fece spuntare in volto un sorriso quasi malinconico mentre osservava la sua ragazza correre a dentra e a manca per elargire ordini ai suoi compagni di squadra.
Improvvisamente la voglia di prendere la scopa e salire in volo era scomparsa: osservarla mettere così tanta passione in qualcosa valeva più di mille adrenaline.
Scoppiò in una rumorosa risata nel momento in cui la vide colpire con la scopa un ragazzo del terzo anno che aveva mancato di rispondere ‘Sì, mio Capitano!’ ad un comando che lei gli aveva appena fatto e subito se ne pentì amaramente; vide improvvisamente gli occhi di tutti i presenti puntarsi su di lui e soprattutto gli occhi marroni e scrutatori di lei.
« Roxanne, dì al tuo ragazzo di andarsene, è il nemico! È venuto per rubarci la stretegia di gioco!» Disse impulsivamente il dolorante Wood, mentre si massaggiava con una mano il bernoccolo che gli era appena spuntato in fronte (cortesia della Weasley – ovvio).
Gli altri presenti non ebbero particolari reazioni: quello era Lysander, una costante nella vita del loro Capitano Roxanne, non era certo così strano vederlo lì, no?
Ma di certo la Grifondoro si sarebbe aspettata di tutto tranne che ritrovarsi il ragazzo con cui aveva litigato tra gli spalti intento ad osservarla durante gli allenamenti.
Roxanne incrociò solennemente le braccia al petto e aggrottò la fronte, nel tentativo di assumere un’espressione scontrosa e che non lasciasse trapelare quanto quel fatto l’avesse sorpresa; certo, agli altri non era sembrato strano, ma lei sapeva bene quanto fosse raro che il suo ragazzo la venisse a trovare di sua spontanea volontà senza voler nulla in cambio, ma solo per il gusto di volerla vedere.
Fece qualche passo in direzione del Corvonero, abbastanza da allontanarsi dal resto dei Grifondoro in modo tale che non sentissero le sue parole ma da mantenere una certa distanza dal ragazzo.
« Cosa ci fai qui, Lysander? » Chiese cautamente, cercando di risultare il più neutrale possibile.
« Stavo facendo un giro e mi sono fermato un attimo. »  Rispose con calma il Corvonero, scrollando le spalle.
« Non puoi stare qui, devi andartene. »
« Ho tutto il diritto di stare qua. » Dichiarò prontamente Lysander, puntando lo sguardo fisso in quello della ragazza in un chiaro segno di sfida.
Roxanne sospirò pesantemente, roteando gli occhi al cielo.
Conosceva bene quello sguardo, sapeva quanto testardo poteva diventare il ragazzo in determinate situazioni.
« Lysander, vorrei che tu te ne andassi.»  Disse nuovamente lei, tentando stavolta con un finto tono di gentilezza.
« Perché dovrei, Rox?» Continuò a sfidarla lui, stampandosi in viso un sorriso compiaciuto non appena notò lo sguardo arrendevole che stava cominciando a figurarsi sul volto della Grifondoro.
Vide nei suoi occhi per un attimo comparire un velo di tristezza, ma immediatamente tornarono a farsi fieri e pronti a sostenere la discussione.
« Non ti voglio vedere, tutto qua. »
« Tutto qua?» Qualcosa dentro il suo petto sembrò improvvisamente incrinarsi, ma Lysander non riuscì propriamente a spiegarsi come fosse. Si limitò a pronunciare quelle parole mestamente, sostituendo al suo sguardo di sfida uno sguardo pieno di speranza; speranza perché aveva fiducia nelle sue capacità, speranza perché sapeva che le cose tra lui e Rox si erano sempre risolte in un modo o nell’altro.
« Tutto qua. »
Ma forse in quel momento il dubbio che le cose quella volta non sarebbero andate come al solito era appena sorto in lui.
Lysander si alzò di scatto e protese una mano in avanti quasi a voler raggiungere la ragazza, che d’altra parte non lo degnò di un ulteriore sguardo, si limitò a voltarsi e ritornare dai suoi compagni Grifondoro.
Il Corvonero la osservò allibito con il braccio ancora in aria mentre lei lo ignorava bellamente e fu lì che si rese conto che questa volta si sarebbe dovuto impegnare per riavere indietro la sua ragazza.
« Okay, ragazzi! Simulazione di partita, coraggio! Wood vedi di concentrarti o giuro che ti ficco questo Bolide dove non batte il sole! »
La sentì gridare nuovamente e ritornare al suo solito atteggiamento, come se la conversazione appena avuta non l’avesse minimamente toccata.
Forse non avrebbe mai dovuto sottovalutare la sua relazione con Roxanne Weasley, forse non l’avrebbe mai dovuta dare per scontato.
E questo fu tutto ciò che la mente di Lysander Scamander riuscì ad elucubrare mentre con muta rassegnazione lasciava il campo da Quidditch.
 
*
 
Frank Longbottom era stato ad Hogsmeade un milioni di volte nel corso della sua vita, eppure quel giorno ogni singolo edificio su cui si posava lo sguardo sembrava essere comparso dal nulla.
E di certo non la prima volta che girava per la tranquilla cittadina in compagnia di una ragazza; ma allora perché aveva la sensazione che sarebbe imploso da un momento all’altro?
Lanciò l’ennesima occhiata ad una più che serena Violet che camminava affianco a lui con un sorriso stampato in faccia, per poi volgere immediatamente lo sguardo davanti a sé, terrorizzato dall’idea che lei lo cogliesse a fissarla.
Il tragitto fino ad Hogsmeade era stato a dir poco imbarazzante: Frank aveva balbettato frasi sconnesse ogni volta che aveva aperto bocca per dire qualcosa e aveva rischiato di inciampare sui propri passi più del solito; d’altro canto Violet, nel vederlo in uno stato così evidente di panico, aveva cominciato a parlare a raffica, con quel suo tono dolce e pacato – ma pur sempre a raffica.
« … e niente, l’anno scorso avevo provato ad entrare in squadra ma poi-»
Squadra? Si ritrovò a pensare Frank come se la parola chiave l’avesse riscosso dal suo stato catatonico.
« Di Quidditch? » Furono le uniche due parole che il ragazzo disse e subito dopo aver realizzato cosa avesse effettivamente pronunciato, si diede mentalmente dello stupido.
« Ehm, s-sì, squadra di Quidditch, Corvonero, chiaramente. » Rispose con notevole tranquillità la ragazza, evidentemente conscia del fatto che l’uscita illogica di Frank non era dettata dal suo definitivo ammattimento ma solo dal nervosismo.
Entrambi arrestarono il passo e con loro sorpresa si accorsero di essere finiti davanti alla Stamberga Strillante.
Frank represse un brivido instintivamente.
« Sai, quando ero piccola mia madre mi portava spesso qui.» Disse Violet, spostando lo sguardo verso il desolato terreno che circondava la casa abbadonata.
« Non proprio un posto ideale dove portare tuo figlio a giocare, non credi?» Finalmente le parole uscirono con tranquillità e Frank poté giurare di aver sentito dentro la sua testa una platea di gente che gli batteva le mani.
Alle orecchie di Violet le parole del ragazzo risultarono così spontanee che non poté fare a meno di scoppiare a ridere di gusto.
Al Corvonero venne istintivo voltarsi a guardare la ragazza e nel vedere quel sorriso così sincero gli nacque a sua volta un ghigno divertito in volto.
Di certo la situazione ora non era più così terribile come gli era sembrata pochi minuti prima.
« No, direi di no! Ma questo posto è strettamente collegato alla Seconda Guerra Magica e perciò nostro dovere in quanto cittadini responsabili della comunità magica conoscerne vita morte e miracoli e bla bla bla. » Ribattè la ragazza, usando sul finale un tono saccente e borioso, in un chiaro tentativo di canzonare quella che doveva essere la voce di sua madre.
« Aspetta! Ma è chiaro! McDougal! Figlia di Morag McDougal? La più grande storica del nostro secolo? »
« Già, sono io. » Detto ciò la Corvonero espirò con fare drammatico, quasi si sentisse a disagio della scoperta fatta da Frank.
« Lo sai che tua madre manda milioni di gufi a mio padre ogni settimana?» Al ragazzo scappò una risata divertita.
« Ehm, credo di essere a conoscenza della leggera ossessione di mia madre nei confronti di tuo padre. » Pronunciò Violet solennemente, annuendo come a confermare le proprie parole. «Oh, Priscilla! Suona così strano da dire! » Si portò poi naturalmente una mano alla bocca, scuotendo la testa quasi a voler scrollare l’immagine mentale che si era creata.
Nel vederla reagire così il Corvonero rise con ancora più gusto.
« … immagino che farsi piacere i Longbottom sia una cosa di famiglia. »
Aveva sentito bene o Frank si era appena immaginato ciò che la ragazza aveva sussurrato?
Nel dubbio, le orecchie del ragazzo si tinsero di un rosso cremisi.
Violet dovette accorgersene che ciò che aveva creduto di dire nella propria testa dovesse esserle scappato dalle labbra, perché improvvisamente spalancò gli occhi in preda all’orrore.
« Ehm, cioè, i-io… insomma a volte penso troppo e a volte penso ad alta voce e spesso non penso prop-»
« È tutto okay, non hai detto nulla di terribile. » La rassicurò improvvisamente Frank, stringendosi nelle spalle ed esibendo un sorriso compiaciuto.
Era così che si sentivano i ragazzi come Lysander quando sapevano di piacere alle ragazze?
Frank giurò di non essersi mai sentito così invincibile come in quel momento.
« Oh Merlino, ti devo sembrare una stupida al momento. » Disse sconsolata la Corvonero.
« C-cosa? No! Penso ci voglia un enorme coraggio per dire ciò che hai detto! »
« Beh, non era proprio pensato perché tu mi sentissi…» Violet posò lo sguardo in terra e nel farlo una ciocca di capelli le cadde in viso, coprendole il volto.
Frank portò istintivamente una mano a riporle la ciocca dietro un orecchio e quando la ragazza percepì il tocco del Corvonero sul suo viso, rialzò automaticamente gli occhi, per puntarli in quelli di Frank.
« I-io… scusami. » Il ragazzo ritrasse immediatamente la mano, forse conscio che quello era effettivamente il primo contatto fisico che si scambiavano.
Violet scosse la testa come a fargli capire che non vi era nulla di cui scusarsi, mostrando un sorriso raggiante. Inspirò profondamente e si preparò a dire le parole che le ronzavano in testa.
« So che in sei anni che sono qui non ci siamo mai parlati, ma io ti ho notato. Non sei solo un Longbottom, tu sei Frank, il ragazzo che aiuta sempre quelli del primo anno con i compiti di Erbologia, il capitano della nostra squadra di Quidditch, uno degli studenti più brillanti di Hogwarts! Non passi certo in osservato, ecco! » Urlò con grande velocità la ragazza, forse perché in quel modo le sembrava di avere più coraggio di quello che effettivamente aveva.
Stavolta fu il turno delle gote di Frank a imporporarsi di un colorito violaceo.
Un enorme senso di calore gli invase il petto.
Lui non era mai stato semplicemente Frank: lui era il figlio di Neville Longbottom, eroe di guerra; lui era il migliore amico di Lysander Scamander, probabilmente il Corvonero più popolare ad Hogwarts; lui era l’ombra che seguiva Roxanne Weasley da sempre.
Eppure davanti a lui c’era una bellissima ragazza che aveva deciso di passare il pomeriggio assieme a lui perché era semplicemente Frank, e niente di più.
Sorrise con quanta più gratitudine avesse in corpo e fece un passo avanti in direzione della ragazza.
« Violet Mcdougal, credo tu sia la prima persona al mondo a pensarla così. » Disse infine con un velo di amarezza.
« Frank Longbottom, sarò anche pressoché una sconosciuta, ma non ti permetterò mai più di darti per scontato. » Violet chiuse la distanza che li separava con un passo deciso, prima di aprirsi in un sorriso e allungare una mano per giocare con un lembo della giacca del ragazzo.
Frank seguì quel gesto con lo sguardo e non poté fare a meno di pensare che la ragazza che si trovava di fronte era sì capitata lì per uno strano scherzo del destino, ma si era anche appena dimostrata la più piacevole delle sorprese.
 
*
 
Quel giorno la Burrobirra aveva tutt’altro sapore, si ritrovò a pensare Dominique Weasley mentre stringeva fra le mani il boccale come se ne dipendesse della sua vita.
E non solo la sua bevanda preferita aveva un gusto diverso, ma anche la situazione in cui si era ritrovata era del tutto diversa.
Davanti a lei un più che esagitato Jace Steel muoveva convulsamente le mani a destra e a sinistra, probabilmente intento a mimare un’azione di Quidditch.
Com’è che quando non si sa che cosa dire si finisce sempre a parlare di Quidditch?
Certo, Dominique era una patita di quello sport, ma in quel particolare momento aveva ben altro a cui pensare.
Per esempio, come si era ritrovata da sola ai Tre Manici di Scopa in compagnia del ragazzo che meno tollerava in tutto il mondo magico?
Come era riuscita sua cugina Rose a lasciarla lì senza farla protestare, ma soprattutto, come aveva osato lasciarla da sola con il Serpeverde?
Di certo Rose non stava morendo dalla voglia di appartarsi con Malfoy, quindi perché l’aveva abbandonata?
La Corvonero scosse la testa decisa, se avesse perso un altro minuto a concentrarsi su quei pensieri avrebbe potuto benissimo scoppiare a piangere lì, in mezzo al locale, davanti a tutti, davanti a lui.
« Ehm, Dom, tutto bene? »
Oh Merlino, ha finito il suo monologo, mi sta parlando di nuovo. Pensò con una nota di terrore la ragazza.
« S-sì. Mi stavo solo chiedendo dove fosse finita Rosie. » Brava Dominique, fagli capire che non gli stai dedicando l’attenzione che si merita.
« Oh beh, sarà andata a viversi il suo meraviglioso appuntamento con Scorpius! » Rise di gusto Jace, pensando a quanto in effetti gli sarebbe piaciuto spiare cosa stessero combinando i suoi due migliori amici.
« Appuntamento? Io dovevo evitare che lei schiantasse Malfoy e lei era qua per evitare che io rimanessi da sola con-» Conscia di ciò che stava per dire, la Corvonero si arrestò.
Un conto era pensare di non voler stare lì con il Serpeverde, un altro era dirglielo spudoratamente in faccia. E aveva deciso che i giorni in cui lo trattava male gratuitamente erano finiti da un bel po’.
« Oh. » Si limitò a dire Jace, accusando il colpo e sentendolo arrivare dritto al petto.
Abbassò lo sguardo dal viso della ragazza e lo posò sul tavolo davanti a lui, incapace di formulare una risposta decente.
Dominique si accorse della sua reazione e istintivamente si girò sul posto per fronteggiarlo.
«Lo sai che non ero proprio entusiasta di questa uscita quando ti ho detto che sarei venuta. »
Jace rialzò lo sguardo per fissare la ragazza negli occhi e Dominique si accorse che quella era la prima volta che lo guardava in viso veramente.
Scorse tutte le sfumature di blu intenso delle iridi del Serpeverde e non poté fare a meno di notare che sembravano così pure, così sincere, così diverse dalle sfumature azzurrine dei suoi occhi.
« Non sono uno stupido, nonostante ciò che credi tu. So che sei qui solo perché Rosie ti ha incastrato, ma… ecco… speravo stessi cambiando idea su di me. »
La Corvonero rimase ferma a fissarlo negli occhi.
Cosa avrebbe dovuto dirgli? Che un pomeriggio con lui non avrebbe cambiato sette anni di esasperazione e preconcetti? Che non sopportava le persone troppo sicure di sé? Che non sopportava le persone come lui?
Ma poi, che tipo sono le persone come lui?
E in quell’istante Dominique Weasley fu colta da una illuminazione.
Dominique Weasley non aveva idea di come fossero le persone come Jace Steel, perché semplicemente non sapeva assolutamente nulla del ragazzo.
« Steel. » E qui si sforzò di risultare più tenue. « Jace, a dire la verità io non so nulla di te, come posso cambiare idea se non so con che cosa sostituire i pensieri che ho su di te? »
Il Serpeverde cambiò improvvisamente sguardo.
Avrebbe voluto urlarle che quello era stato il suo obiettivo fin dall’inizio, che quello era l’unica cosa che lui aveva desiderato negli ultimi anni, ma poi si rese conto della verità.
In tutti quegli anni Jonathan Steel non aveva fatto assolutamente niente per farsi conoscere da Dominique Weasley. Proprio lui, che decantava di voler stare con lei più di chiunque altro.
Solo scherzi, battutine, inseguimenti per il Castello più per il suo reale divertimento che per altro. Con gli anni si era arreso, la Corvonero non sembrava degnarlo di uno sguardo, così quel gioco infantile gli era sembrato l’unico modo per ricevere attenzioni da lei.
Inspirò profondamente e per la prima volta decise di abbattare il muro che lo divideva dalla ragazza.
« Al secondo anno, quando ci fecero ripulire le gabbie dei ratti albini dallo sterco, ricordi? » Chiese cauto a Dominique; la ragazza per tutta risposta gli fece un cenno con il capo, incapace di comprendere dove volesse arrivare.
« Nessuna ragazza voleva sporcarsi le mani e perfino Rose passò l’intera lezione a lamentarsi di quanto le facesse schifo il tutto, ma tu, beh… » Fece una pausa per sorridere divertito del ricordo.
« Tu ti sei lanciata a capofitto nell’impresa, senza nemmeno accorgerti che bisognasse mettere i guanti di protezione. »
Alla Corvonero venne naturale sgranare leggermente gli occhi dalla sorpresa, neanche lei ricordava quel particolare.
« Poi al quarto anno quel cretino di Zabini decise di fare uno scherzo a un ragazzino del primo, ma lo scherzo finì male e il ragazzino si ritrovò a piangere a dirotto. Tu eri presente e ti si leggeva in faccia che avresti voluto schiantare Zabini lì davanti a tutti, e invece sei corsa dal poveretto e dopo averlo abbracciato per un’ora lo hai riportato nella sua Sala Comune. Inutile dire che quella sera Zabini venne a cena con la faccia piena di pustole, ma quello penso sia stato l’effetto di un Weasley-complotto. »  
Dominique si ritrovò improvviamente a sorridere divertita, si ricordava bene di quell’episodio e sì, effettivamente si era messa d’accordo con Rose e Roxanne per concludere la vicenda. Ma nonostante quel finale divertito, la ragazza si rese conto di come la parte su cui si era soffermato di più il Serpeverde era la prima.
« Al quinto anno sei stata la studentessa più brillante ai G.U.F.O. e sebbene tutti pensassero che avevi studiato giorno e notte per settimane, io so che in realtà-»
« Okay, potresti scrivere una biografia su di me, questo l’abbiamo accertato. Ma cosa stai cercando di dirmi? » Lo interruppe prontamente la ragazza, perché incosciamente sapere che Jace Steel fosse a conoscenza di fatti così personali la metteva in imbarazzo.
Il Serpeverde si limitò a stringersi nelle spalle; non sapeva bene neanche lui cosa risponderle, si era semplicemente buttato, si era solo preposto l’obiettivo di dirle per una volta tutto senza filtri, senza premeditazioni, senza giochetti.
« Ecco, io… penso che… » Tentennò per qualche secondo, alla ricerca delle parole più giuste da dire. « Credo che ciò che sto tentando di dirti è che non voglio passare del tempo con te perché sei la ragazza più figa del Mondo Magico… » E qui Dominique non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo. Muri abbattuti o meno, Jace Steel rimaneva sempre fedele a se stesso. « … certo sei anche quello, eh, ma soprattutto perché attrai chiunque per il tuo essere altruista e la tua gentilezza. Insomma, rendi tutti intorno a te a loro agio e volevo avere la possibilità di esserlo anche io. »
La Burrobirra le stava dando allucinazioni o realmente le gote di Jonathan Steel, il ragazzo più sicuro di sé ed egocentrico di Hogwarts, si erano appena tinte di un rosa intenso?
Dominique si ritrovò a boccheggiare sorpresa, in un modo così poco aggraziato che avrebbe fatto innorridire sua madre Fleur all’istante.
Jace non seppe più cosa dire. Una vocina dentro la sua testa gli stava urlando di schiaffeggiarsi all’istante e di obliviare chiunque in quella stanza – d’altronde c’era il rischio che qualcuno l’avesse sentito dire tutte quelle cose, tutte quelle parole così poco da lui, tutte quelle parole così romantiche.
Certo, avrebbe dovuto obliviare tutti, tutti tranne la ragazza che ora lo guardava così stupita, con uno sguardo che sapeva non avergli mai riservato prima.
Nel vedere l’espressione della Corvonero, la vocina era passata a gridargli quanti più complimenti possibili.
1 – 0 per Steel, la distanza verso Dominique si accorcia sempre di più!
La ragazza sembrò ridestarsi dopo un minuto bello e buono e, dopo aver deglutito sonoramente, si mosse di qualche centimetro in direzione del ragazzo; chiaramente il Serpeverde non mancò di notarlo.
« Facciamo un patto. » Disse con ritrovata decisione. « Prometto di cominciare a considerarti, di salutarti per i corridoi, perfino di non scappare più da te. »
« Ci sto! » Urlò prontamente Jace, del tutto incurante di ciò che avrebbe detto in seguito Dominique; d’altronde quello che aveva sentito era ciò che lui aveva sempre sognato, no?
« Calma i tuoi istinti e ascoltami! » Lo rimproverò scherzosamente la Corvonero, tirandogli un leggero buffetto su una spalla. Ancora una volta, Jace notò quel gesto e lo registrò come il più caro che avesse mai ricevuto.
« Prometto tutto quello se tu smetti di assillarmi e di trattarmi da ora come stai facendo adesso. Niente più pedinamenti, niente più scenate, ma ti comporterai come un qualsiasi mio conoscente. »
Jace sentì il peso dell’ultima parola pronunciata dalla ragazza ma si guardò bene dal non perderci sopra troppi pensieri. Dominique Weasley stava davvero valutando l’idea di dargli una possibilità e lui non l’avrebbe sprecata per nulla al mondo.
« Accetto, ma ad una condizione. » Disse infine, stampandosi in viso il suo solito gnigno furbetto.
Un tratto distintivo della sua appartanenza a Serpeverde, pensò Dominique, cosa che cominciò a preoccuparla non poco; d’altronde se era finito in quella Casa, un motivo doveva pur esserci.
« Che io possa continuare a fare fischi di apprezzamento ogni volta che mi passi davanti! »
In un primo momento la Corvonero non seppe registrare le parole appena sentite, ma una volta essersene resa conto sgranò gli occhi più che poté e tirò con decisione uno schiaffo sul braccio di Jace.
Sospirò esasperata, ma stavolta il Serpeverde seppe che non c’era nulla di cui preoccuparsi, perché prontamente le labbra della ragazza si incurvarono in un sorriso smagliante.



*******
Salve a tutti, sono ben consapevole che aggiorno questa storia dopo svariati anni, ma mi sono accorta che non riesco proprio ad abbandonare questi personaggi.
Mi impegnerò a finirla al meglio e soprattutto a rendere giustizia a questi personaggi che tanto amo che ho lasciato incustoditi per troppo tempo!
A presto!
Ps - in copertina la super belissima Roxanne e il suo super idiota Lysander.

 

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Capitolo 10
*** Cortili interni fin troppo popolati e pseudo lutti. ***


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Cortili interni fin troppo popolati e pseudo lutti.
 

Da che era stata fondata molti, anzi moltissini, anni addietro, la Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts ne aveva viste di cose strane, ma di certo uno scambio di effusioni in luogo pubblico così eclatante tra due membri delle Case di Serpeverde e Grifondoro era una succulenta novità.
Non che relazioni così intime non vi fossero ancora state tra quelle due particolari Case, ma il tutto assumeva quella nota di stranezza nel momento in cui ci si accorgeva che le due figure intente a succhiarsi la faccia a vicenda in mezzo al cortile principale del Castello erano niente di meno che Hugo Weasley e Freya Nott.
D’altronde come si poteva scordare che solo pochi anni indietro i loro rispettivi nonni e poi genitori si erano ritrovati a combattere l’uno contro l’altro nella Prima e Seconda Guerra Magica?
Fate l’amore, non la guerra – recitava un detto Babbano e sia Freya che Hugo sembravano decisi e seguirlo fino in fondo. Anche se ciò significava dimostrarlo in pubblico.

« Freya. » Disse con difficoltà il Grifondoro, seduto alla buona su un muretto, mentre cercava di scostarsi dalla sua migliore amica – o era diventata qualcos’altro? – che a cavalcioni su di lui era più che intenta a ricoprirlo di baci pressoché ovunque.
« E-ehm, Freya, un secondo… » Ripeté il ragazzo quasi senza fiato, utilizzando tutte le forze che aveva dentro di sé per allontanare contro ogni sua volontà il corpo della Serpeverde dal proprio.
« Che c’è?! » Si staccò finalmente la ragazza, guardando stizzita il povero Hugo come se le avesse fatto il torto più grande al mondo.
Notò con piacere che il viso del ragazzo era più rosso del solito, ma si rese conto che non era il colorito che assumeva solitamente quando era in imbarazzo e che aveva imparato ad amare; no, quello era il risultato dei suoi ormoni da quindicenne che uscivano improvvisamente allo scoperto.
« C-ci stanno guardando tutti… » Rispose cautamente il Grifondoro, facendo roteare lo sguardo intorno a loro come a voler far notare alla ragazza dove effettivamente si trovassero.
Freya sbuffò sonoramente, voltò distrattamente il capo e solo allora si rese conto che vi era concretamente una massa di studenti di ogni età e Casa che li osservava con la bocca spalancata, chi con una nota di disgusto, chi con una palese malizia che si leggeva nello sguardo.
« Che avete da guardare? Non avete mai visto due persone limonare?! » Sbraitò naturalmente la ragazza, fissando con sguardo minaccioso chiunque si trovasse sul suo campo visivo.
Nel farlo, saltò allegramente e con ben poca grazia sul posto, che si dà il caso in quel particolare frangente fosse il grembo del fortunatissimo Weasley.
Il suddetto ragazzo emise un lamento gutturale – dettato davvero dal dolore o da altro? – e portò le mani dietro alla schiena della ragazza per sistemarla meglio su di sé.
Era sì un giocatore di Quidditch, ma ancora ne doveva passare di tempo prima che sviluppasse il fisico forte e delineato di suo cugino James.
« Ictus cerebrale, Fragolina? » Fu la semplice risposta della Serpeverde al verso di Hugo.
Il ragazzo evitò di controbattere, non sapendo bene cosa dire.
Che poi, cosa è esattamente un ictus?
Si limitò a disegnare cerchi immaginari sulla schiena di Freya e ad attirarla più vicina a sé in un stretto abbraccio, un po’ perché non sapeva cosa fare, un po’ perché incosciamente quel gesto gli sembrava più intimo che sbaciucchiarsi lì, davanti agli occhi indiscreti di tutta Hogwarts.
La ragazza si adagiò meglio contro di lui  e, poggiata una guancia alla spalla di lui,  sospirò vistosamente.
« Ti dà così fastidio che ci guardino? Non è la prima volta che ci vedono assieme, eh. » Disse infine Freya.
Hugo aprì deciso la bocca per parlare, ma poi prontamente la richiuse.
Sapeva bene che tutta Hogwarts si era resa conto che il suo rapporto con Freya si era – come dire – evoluto, eppure non sapeva spiegarsi perché la cosa lo mettesse così a disagio.
O forse sì; d’altronde farsi vedere senza nascondersi rendeva la cosa ufficiale e se – tocchiamo ferro – le cose non fossero andate nel migliore dei modi la delusione sarebbe stata doppia.
Perché tutti l’avrebbero saputo; tutti avrebbero saputo che Hugo Weasley aveva inevitabilmente la capacità di rovinare tutto ciò che tocca, anche la sua vita sentimentale, anche se le sue amicizie più profonde.
« Vuoi… vuoi che andiamo nel mio Dormitorio? »
Improvvisamente il Grifondoro si ridestò dallo stato di mutismo e scervellamento in cui era caduto e prontamente posò lo sguardo in quello della ragazza per fissarla con sorpresa.

La mente di un maschio quindicenne è terreno duro e tortuoso e non proveremo minimamente a comprendere la miriade di pensieri e immagini che passarono a velocità stratosferica nella testa di Hugo Weasley; ci basti solo sapere che socchiuse le labbra e dopo aver boccheggiato per una decina di interminabili secondi, sibilò balbettando: « S-sei sicura? »
Freya lo guardò con altrettanta sorpresa; perché ad un tratto il suo Grifondoro preferito sembrava essere stato colto da uno shock anafilattico?
Cosa aveva detto di così strano? Dopo tutto lei voleva solamente allontanarsi da tutti quegli sguardi indiscreti.
Lo scrutò intensamente mentre lo guardava balbettare e improvvisamente fu colta da un’illuminazione.
« Oh! No, Patatino, che hai capito! Cioè, s-sì… ma non per… ecco quello! » Formulò senza seguire una qualsiasi logica la ragazza, sapendo che Hugo l’avrebbe compresa comunque.
« No no, certo! Figurati non stavo pensando a… quello… » Certo che stavi pensando a quello, idiota.

Rimasero a guardarsi in faccia per un po’, uno più rosso dell’altro, entrambi ben consapevoli di trovarsi ancora nella stessa posizione di prima: lei a cavalcioni su di lui, avvinghiati in un abbraccio che ben poco ricordava la semplice amicizia che avevano condiviso in tutti quegli anni.
Fu Freya la prima a ridestarsi, scoppiando improvvisamente in una fragorosa e divertita risata.
Rideva di gusto come non aveva mai fatto prima e naturalmente Hugo non poté fare a meno di seguirla e farsi spuntare in viso il sorriso.
Il Grifondoro fece un cenno veloce con la testa, accompagnato da uno sguardo indagatore, in una muta richiesta di spiegazioni.
« È incredibile come noi due siamo stati migliori amici per cinque anni e ora che siamo… beh, questo… riusciamo comunque ad imbarazzarci! »
Hugo non prestò troppa attenzione al fatto che neanche lei sapeva bene che cosa erano diventati, si limitò a seguire il suo ragionamento e a darle pienamente ragione.
« Penso sia solo che non siamo abituati a certe cose, dobbiamo solo darci tempo. » Rispose conciso il ragazzo, in un momento di ritrovata lucidità.
Non troppo tempo, magari. – Tornò prepotentemente a pensare il suo cervello da quindicenne.
Freya si ritrovò ad annuire concordando pienamente, portando una mano ad accarezzare distrattamente una guancia del Grifondoro.
Pensò per qualche secondo a qualcosa di giusto da dire, qualcosa che avesse un significato, qualcosa che potesse servire ad entrambi, ma il suo cervello sembrò non voler collaborare.
Sospirò con quel fare teatrale che solo lei possedeva, prima di incurvare le labbra nel gnigno più Serpeverde che Hugo le avesse mai visto fare.
« Torniamo a limonare? Tanto per dare spettacolo a tutti i depravati di questa scuola? »
Per poco il ragazzo non si strozzò con la sua stessa saliva ma si ridestò quasi subito.
Quella era la sua Freya e non avrebbe voluto che cambiasse per nulla al mondo.
Cercò conforto nelle sue iridi tanto verdi quanto lo stemma della sua Casa di appartenenza e dopo essersi detto che poco importava –  oramai perfino i fantasmi dei Presidi passati avevano visto le sue doti amatorie – si strinse nelle spalle e si chinò nuovamente sul viso di Freya, per tornare a quell’attività poco casta che ultimamente sembrava essere la protagonista delle sue giornate.


 
*


« Tuo fratello ha le mani su parti del corpo di mia cugina che nemmeno credevo conoscesse. »
Aveva detto la voce che era appena giunta alle orecchie di Rose Weasley, ridestandola dallo stato di concentrazione più assoluta in cui si era rifugiata mentre leggeva un libro di letteratura Babbana, seduta sul muretto di uno dei porticati che dava sul Cortile centrale.
Una voce che aveva notato essere caratterizzata da un tono fin troppo neutrale, un tono che a sue spese aveva imparato appartenere ad una persona in particolare.
Ma tale persona non poteva starle rivolgendo la parola di sua spontanea volontà, non è vero?

Eppure quando la Grifondoro alzò la testa dal suo libro e vide davanti a sé due iridi grigie che la scrutavano con – curiosità? – estrema cautela, dovette a tutti gli effetti darsi ragione: Scorpius Malfoy le aveva appena rivolto la parola e per di più di sua spontanea volontà.
Rose vide il ragazzo indicarle con lo sguardo qualcosa alle sue spalle e, una volta girato il capo per seguirlo, notò che dall’altra parte del Cortile si trovavano due figure intente a mangiarsi letteralmente la faccia.
Riconobbe subito la zazzera di capelli rossi che caratterizzava la sua famiglia e in particolare la tonalità accesa che apparteneva solo a suo fratello Hugo; da lì il passo fu breve, la ragazza in questione poteva essere solo Freya Nott, la cugina di Malfoy.
Sbuffò istintivamente e poi si stampò in viso il sorriso che hanno le madri quando vedono i propri figli compiere i primi passi: un senso di orgoglio la invase, il suo fratellino si era fatto grande.

« Ah Malfoy, invidioso che tua cugina di quindici anni riceva più azione di te? » Disse Rose, trasformando il proprio sorriso in un ghigno divertito una volta giratasi a fronteggiare nuovamente il ragazzo.
« Sbaglio o è ironia quella che ho appena sentito? » Ribatté il Serpeverde, stranamente sorpreso dal fatto che la ragazza non lo avesse semplicemente mandato a quel paese.

Quando l’aveva vista in lontananza qualche minuto prima, era rimasto fermo sul posto per un po’ a riflettere se andarle a parlare o meno.
Non sapeva bene che cosa aspettarsi, se lei lo avrebbe schiantato sul posto o ignorato come d’altronde aveva fatto fin dal disastroso giorno del finto appuntamento; ma si disse che per una volta poteva anche smettere di calcolare ogni sua singola mossa e provare ad avere quella discussione civile che tanto aveva promesso al suo migliore amico Jace.

« Dici che era troppo elevata per i tuoi raffinatissimi gusti? » Aggiunse la Grifondoro, alzando volutamente in un gesto teatrale le sopracciglia, in un chiaro segno di sfida.
Rose sapeva di stare usando le parole più giuste e giurò di essere riuscita a scorgere nell’espressione di Scorpius un velo di divertimento – sebbene fosse molto ma molto nascosto.
« Di solito a Villa Malfoy l’intrattenimento serale è dato dai migliori comici del paese, quindi sì, sono abituato a standard decisamente più elevati di quelli che può offrire una Weasley. »
Il Serpeverde parlò con non chalance, stampandosi in viso il sorriso più sfacciato che riuscisse a fare, consapevole di aver appena segnato un punto in quella che era diventata negli anni una muta sfida.
La Grifondoro effettivamente non seppe come controbattere, troppo impegnata a guardarlo in preda allo sgomento.

Il compostissimo, stiratissimo, regalissimo Scorpius Malfoy aveva davvero appena fatto una battuta? Ma soprattutto, aveva appena fatto uso dell’autoironia!?
Rose scosse la testa incredula; no, decisamente non poteva essere successo, ne sarebbe andata della sua sanità mentale.
Ma quella doveva essere davvero la giornata più assurda della sua vita, perché subito dopo vide il Serpeverde sedersi esattamente sullo stesso muretto su cui stava lei.
Eh no, non sembrava essere sotto l’effetto di una maledizione Imperius – notò con sorpresa la ragazza.
Lo scrutò da capo a piede per cercare di capire quale gravissima condizione psicofisica doveva averlo assalito, del tutto non curante del fatto che il ragazzo poteva benissimo vederla mentre gli faceva la radiografia con gli occhi.
E di fatti la reazione di Scorpius non tardò ad arrivare perché, una volta accomodatosi affianco alla ragazza – ma comunque a debita distanza da lei – sbuffò sonoramente e si passò una mano tra i capelli per aggiustarli.
Gesto del tutto innecessario – pensò Rose – ma evidentemente la perfettissima capigliatura del Serpeverde doveva aver avuto un bisogno impellente di manutenzione.
Rimasero entrambi fermi in quella posizione per un po’, entrambi incapaci di formulare qualcosa da dire; mandarsi a quel paese era fin troppo facile per loro, ma quello… essere civili l’uno con l’altra, quella sì che era una prova di forza di tutt’altro livello.

Ci pensò il Destino a decidere sul da farsi, perché in quel preciso istante un gruppo di ragazzine – probabilmente del terzo o quarto anno – passò loro davanti, senza nemmeno mascherare il fatto che li stessero fissando apertamente e ridacchiando tra loro.
« … che vi avevo detto? »
« Non posso credere che quel figo di Malfoy esca con quella! »
« Zitta che ti sente! »

Rose sospirò con quanta più esasperazione le fosse possibile e si trattenne con tutta se stessa dall’alzarsi e andare a dirne quattro a quelle ragazzine.
Si disse che ben poco avrebbe potuto fare per cambiare le cose, oramai erano giorni che lei e Malfoy erano sulla bocca di tutti: come d’altronde aveva potuto notare lei stessa, quel famoso sabato l’intera Hogwarts pareva essere andata ai Tre Manici di Scopa.
E se la notizia della coppia Jace Steele – Dominique Weasley era stata una meteora durata poco più del weekend, lei e Malfoy sembravano essere la novità più succulenta dai tempi in cui Colui-che-non-deve-essere-nominato aveva liberato il Basilisco in giro per il Castello.
Perfino Hugo e Freya facevano meno notizia e tra loro c’era effettivamente qualcosa.

« Non importa quante volte io gridi che sono tutte menzogne, nessuno mi crede! »
Sbottò improvvisamente la Grifondoro, prendendosi il volto tra le mani.
La voce della ragazza giunse alle orecchie del Serpeverde con tutte le sue sfumature: rabbia, esasperazione, delusione.
Dopo tutto Rose Weasley non era mai stata al centro di nessun gossip e tutte le attenzioni che aveva  ricevuto erano sempre state solo ed unicamente positive.
« E tu lasciali credere quello che vogliono. » Rispose secco Scorpius, facendo spallucce.
« Perché la cosa non sembra turbarti affatto? » Gli chiese seriamente incuriosita la ragazza; lo fissò dritto negli occhi e si accorse che in quelle iridi grigie così diverse dalle sue non troneggiava più una completa indifferenza, ma semplice calma.
« Perché in effetti non mi turba. » Ricambiò lo sguardo il ragazzo, leggendo nel viso lentigginoso di Rose l’espressione opposta a quella che doveva avere lui in volto: la Grifondoro lo guardava allibita, con le labbra socchiuse dallo sgomento e le palpebre che si aprivano e chiudevano in continuazione.
Scorpius schioccò la lingua al palato e roteò gli occhi al cielo di getto; doveva aspettarsi che avrebbero reagito in modo completamente opposto, così come erano opposti loro due.
« Come… come ci riesci? » Riuscì a dire Rose, riservandogli per la prima volta da che lo conosceva un tono amichevole.
Il Serpeverde non mancò di notarlo e dopo aver contorto le labbra in un sorriso amaro, lasciò che la sua bocca facesse uscire le parole che gli ronzavano in testa.
« Weasley, io di cognome faccio Malfoy. Nonostante pensi che la cosa peggiore che possano dire di me è che io sia uscito con te, ho sentito decisamente di peggio, credimi. »
Scorpius pronunciò quelle brevi e concise parole con una maturità che di certo non poteva appartenere ad un ragazzo di quasi diciotto anni e come era suo solito fare, nonostante avesse detto poco, in realtà aveva detto tutto.
Rose non poté fare a meno di capire tutto al volo.

D’altronde lei era la figlia di Hermione Granger e Ronald Weasley e quella che era la storia della famiglia Malfoy la conosceva da sempre.
Crescendo poi aveva colto il significato reale di parole e frasi che in tanti riferivano a quella determinata famiglia e, se in un primo momento le aveva date per scontato, con gli anni aveva imparato che erano solo spregevoli maldicenze.
C’era ancora chi guardava con sospetto chi aveva certi cognomi scomodi e sicuramente la capigliatura biondo platino che lo caratterizzava non avrebbero aiutato Scorpius a rendere il collegamento con precisi eventi meno immediato.
Nella testa di Rose era sempre stato chiaro che qualsiasi ombra riferita ai Malfoy era più che infondata – sua madre si era premurata di insegnarglielo ben presto – ma non poté fare a meno di domandarsi quante persone la pensassero diversamente da lei.
Fu allora che un triste pensiero le invase la mente: forse per tutti quegli anni lei aveva percepito tutta quella distanza dal ragazzo solo perché lui aveva fatto in modo che succedesse;  forse il suo comportamento era solo frutto di anni e anni di dicerie e diffamazioni; forse il suo essere così poco socievole era un modo di autopreservarsi.
Sentì improvvisamente il bisogno di dirglielo, di dare in qualche modo una forma di conforto al ragazzo che aveva di fronte a sé, nonostante lui sembrasse non averne alcun bisogno.

« Lo sai che io non ho mai pensato certe cose su di te e sulla tua famiglia, vero? »
Scorpius si irrigidì per un istante.
Nessuno aveva mai affrontato la questione così direttamente con lui; abituato al suo mondo così Serpeverde, il suo modus operandi era sempre stato caratterizzato da frasi velate e da azioni che parlassero più di mille parole; nemmeno Jace era mai stato così aperto.
Ma Rose Weasley era una Grifondoro e in quanto tale non mancava certo di audacia.
« Non ho mai avuti dubbi, Weasley. »
Tutta la certezza che il Serpeverde utilizzò nelle sue parole arrivò dritta come un treno alle orecchie di Rose.
La ragazza non riuscì a trattenersi dal sorridere e Scorpius giurò di essere riuscito a scorgere nel suo sguardo un fondo di sincera gioia.
Entrambi voltarono poi il viso in un'altra direzione, forse consapevoli di essersi guardati negli occhi troppo a lungo.
Chiunque fosse passato loro davanti in quel preciso istante non avrebbe saputo cosa dire o pensare: Rose fissava il terreno con un’espressione di puro compiacimento, mentre Scorpius, beh, lui sembrava avere gli occhi pieni di… gratitudine.
E se il fortunato passante in questione fosse stato Jonathan Steel, avrebbe dato decisamente un Oltre Ogni Previsione al tentativo dei due ragazzi di avere una conversazione civile.
 

*
 
 
« Sogno o son desto? » Mai invocare Jace Steel o si paleserà all’istante.
« Ciao, Jace! »
« Sta’ zitto. »

Queste erano state le due opposte reazioni di Rose e Scorpius nell’istante in cui il suddetto Jace comparse alle loro spalle e, dopo essersi piazzato in mezzo ai due con un sorriso ebete stampato in faccia, voltò il capo a destra e poi a sinistra, come a volersi capacitare che quelli che aveva visto seduti vicini in Cortile fossero effettivamente i suoi più cari amici.
La Grifondoro si ritrovò naturalmente a ricambiare il sorriso, mentre il biondo Serpeverde riuscì solo a roteare gli occhi al cielo: sapeva bene che il suo migliore amico glielo avrebbe rinfacciato per almeno un paio di settimane.

« No, seriamente… com’è che non vi siete ancora uccisi a vicenda? » Rincarò la dose il Capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, piacevolmente sorpreso della scena che gli era capitata davanti.
Rose scrollò le spalle; forse non si rendeva bene conto neanche lei di quanto strana dovesse essere sembrata la situazione a Jace.
« Ho scoperto che tutto sommato Malfoy non è così spregevole! » Disse infine la ragazza, usando però nella sua voce un tono volutamente ironico.
« Io continuo a trovarti insopportabile, Weasley. » Commentò di rimando Scorpius, annuendo con convinzione e lasciando che trapelasse sul suo viso l’ombra di un sorriso.
Jace osservò lo scambio di battute nello stesso modo in cui si guarda l’oggetto più prezioso del mondo e, recepite le parole del suo migliore amico, si avvicinò all’orecchio della Grifondoro per dirle sbrigativamente: « Quando fa così vuol dire che gli piaci! »
La rossa non seppe trattenersi e, scoppiata a ridere di gusto, si portò le mani davanti alla bocca per cercare di coprire le risate che sapeva dovevano star dando un enorme fastidio al ragazzo dai capelli platinati.
D’altro canto Scorpius non tentò nemmeno di rispondere in modo sensato, si limitò a tirare una manata alla spalla di Jace per palesargli tutto il suo disappunto.

Ben presto in ogni caso l’attenzione del Serpeverde dai capelli castani fu catturata da tutt’altro spettacolo: in lontananza una figura dalla chioma color del fieno e lo stemma di Corvonero visibile in petto avanzava verso di loro e Jace si chiese se davvero il tempo si fosse fermato o se era solo lui a vedere tutta al rallentatore.
Rose si voltò ad osservare l’espressione del suo migliore amico e istintivamente, dopo aver sospirato con fare teatrale,  le scappò dalla bocca ciò che stava pensando: « Merlino, come vorrei qualcuno che mi guardasse allo stesso modo in cui lui guarda Dom. »
Jace era chiaramente troppo concentrato su altro per prestare attenzione alle sue parole, ma la Grifondoro avrebbe dovuto sapere che c’erano un altro paio di orecchie all’ascolto.
« Come se fossi una bistecca al sangue? »
Rose sobbalzò; avrebbe potuto giurare di aver parlato solo nella sua testa.
Eppure, quando si sporse in avanti per voltare il capo in direzione di Scorpius Malfoy e lo vide guardarla con quei suoi occhi plumbei, non poté fare a meno che sgranare i suoi di rimando e curvare le labbra di un ghigno impressionato.
« Però… giornatona per la comicità in stile Malfoy! » Fu l’unica risposta che diede, causando di rimando nel ragazzo un cambio di espressione – poteva davvero essere divertimento quello che vedeva ora impresso nei suoi occhi?

« Hey, Rosie! » Fu ciò che disse Dominique Weasley una volta raggiunto lo stranissimo trio che sedeva sul muretto del porticato e, dopo aver notato lo sguardo che un Serpeverde in particolare le stava riservando, aggiunse con tranquillità: « Hey, Jace. »
Jace non ci vide improvvisamente più; tutto ciò su cui posava gli occhi gli appariva fuori fuoco e l’unica cosa che riusciva a distinguere con chiarezza erano le labbra rosee della Corvonero.
Calmati, va tutto bene. – Si ripeté mentalmente più e più volte come un mantra.

Gli altri tre rimasero per un po’ ad osservare il ragazzo e dopo una decina di secondi cominciarono a guardarsi tra loro, domandandosi mentalmente se davvero due semplici parole da parte di Dominique l’avessero ammattito definitivamente.
Fu Scorpius a risolvere la situazione, quando con poca delicatezza gli piantò una gomitata in un fianco.
All’improvviso Jace sembrò ritornare in se stesso e, dopo aver aperto la bocca per prendere aria in cerca di qualche perla da dire, si pronunciò in un solenne: « D-dominique! Dominique Weasley! »
Rose si schiacciò il palmo di una mano in fronte e scosse la testa sconsolata.
Dominique non seppe cosa fare; si era aspettata di sentirlo fare una delle sue solite delicatissime battute oppure anche solo avere una qualche reazione decente – anche solo un ‘ciao’ sarebbe stato perfetto – ma quello? Cos’era? Un attacco apoplettico?

« Rosie, dobbiamo finire di fare quel tema assieme ad Albus, ricordi? » Parlò infine la Corvonero, voltandosi verso sua cugina.
« Vero! Che farebbero i Potter senza i Weasley! » Esclamò pomposamente la Grifondoro, balzando in piedi e prendendo tra le mani il libro che solo momenti prima stava leggendo in solitudine.
« Beh, carissimi colleghi di Serpeverde, noi donzelle ce la filiamo, addio! »
E dopo aver pronunciato quelle sbrigative parole di saluto e aver lanciato un’occhiataccia a Scorpius per raccomandarsi di badare ad uno ormai catatonico Jace, Rose prese sua cugina sottobraccio e se ne andò saltellando, lasciando inevitabilmente i due ragazzi ancora seduti sul muretto nel più completo mutismo.

« Hai intenzione di spiegarmi cosa è appena successo o mi risponderai con un ‘Dominique Weasley’? » Chiese finalmente Scorpius Malfoy al suo migliore amico, una volta accertatosi che le due ragazze si fossero allontate.
« Dominique… hey! Jace! Capisci?» Riuscì a formulare a fatica il ragazzo.
Il biondo Serpeverde non provò nemmeno a tentare di decifrare il tutto e si limitò a scuotere la testa.
Rimasero in quella posizione a lungo, uno a guardare il Cortile davanti a sé – ma sua cugina era ancora lì a limonare con Weasley?! – l’altro a fissare le proprie scarpe incapace di metabolizzare cosa aveva appena vissuto.
Finalmente, dopo quelli che a Scorpius sembrano interminabili minuti, Jace Steel aprì la bocca e con gli occhi allucinati di chi aveva appena vinto la lotteria diede sfogo ai suoi pensieri.
« Amico, è la prima volta in sette anni che mi rivolge la parola di sua spontanea volontà! »
« … complimenti? »
« Mi ha chiamato per nome! Praparati, il matrimonio è vicino! »
Il biondo Serpeverde lo fissò di rimando con la comprensione con cui si guardano i matti e rimase zitto nella cognizione che non c’era molto che avrebbe potuto dire per farlo ragionare.
Gli posò fraternamente una mano sulla spalla, dandogli qualche pacca di incoraggiamento.
Lo vide farsi comparire in viso tutti gli spettri possibili della felicità e ciò gli confermò di non avere la più pallida idea di che cosa dire.
D’altronde lui era Scorpius Malfoy e non avrebbe mai capito come fosse possibile che un ragazzo impazzisse in quella maniera per una semplice Weasley.
 

*
 
 
Non sapeva bene come aveva fatto a finire lì, ma dopo una serie di interminabili giri lungo tutto il perimetro del Castello Roxanne Weasley si era finalmente fermata davanti alle serre di Erbologia.
A pensarci meglio non poteva essere un caso che fosse finita proprio lì; forse il suo inconscio l’aveva portata nel luogo dei suoi ricordi più felici, quando durante i suoi primi anni ad Hogwarts lei, Lysander e Frank scappavano a rifugiarsi lì dopo il coprifuoco – grazie anche alla complicità del Professor Neville Longbottom.
Ora la sensazione che quelle grandi vetrate le procuravano non erano più gioiose: un grande senso di malinconia l’aveva assalita non appena aveva posato lo sguardo su di esse.
Fece qualche passo incerto ed entrò nella serra, giusto in tempo per sentire provenire dal fondo un suono stridente.

« Merlino, neanche un’ora di vita e già vi lamentate! »
« Parli con il vuoto? » Si palesò finalmente Roxanne, una volta riconosciuta quella voce come quella di Frank Longbottom.
Il ragazzo non la sentì arrivare: sussultò visibilmente e lasciò cadere con poca grazia il vaso che teneva in mano sul tavolo; il vaso, in tutta risposta, emise un gridolino di lamento.
« Oh, hey, Rox! Sto invasando qualche bulbo di Mandragola per mio padre, niente di che! »
La Grifondoro pose fine alla distanza che li separava e, ritrovatasi davanti al Corvonero, sbuffò vistosamente.
Solamente Frank avrebbe potuto fare compiti extra solo per il buon cuore di aiutare suo padre e non per qualche tornaconto personale.
Lo vide risistemare il vaso sul tavolo, prima che si voltasse verso di lei e le riservasse tutta la sua attenzione.
« Ehm, se stai cercando Lys non ho idea di dove sia, scusami. » Il ragazzo si portò una mano al viso per grattarsi distrattamente una guancia, leggermente in imbarazzo.
« No, no… Lys e io, ecco… non ci parliamo al momento. »
« Oh. » Disse in un primo momento di sorpresa Frank. « … stai bene? »
Non sentì il bisogno di chiederle che cosa fosse successo, semplicemente perché non gli importava granché. Tutto ciò che gli interessava era sapere come stava la ragazza che aveva davanti; non gli era mai interessato nient’altro.
« Tutto sommato direi di sì… ho finalmente tutto il tempo da dedicare a me stessa! »
Al Corvonero venne naturale sorridere: quella era la Roxanne con cui era cresciuto, che nonostante tutto avrebbe sempre trovato un risvolto positivo in qualsiasi situazione.
E quella di Roxanne non era una risposta pronta, né tantomeno un tentativo di nascondere il suo reale stato d’animo.

Da quando aveva discusso con Lysander aveva passato tutte le fasi che i Babbani sono soliti riferire al lutto: in un primo momento aveva cercato di negare a sé stessa ciò che era successo, per poi scoppiare come un fiume in piena e riversare tutta la sua rabbia sul campo di Quidditch (da qui i mille lividi ancora visibili sul povero Jacob Wood); poi aveva cercato di negoziare con quella che era la vocina del suo orgoglio dentro la sua testa, se Lysander le si fosse avvicinato nuovamente, lei avrebbe cercato di parlargli per prima; la fase di depressione durò ben poco – giusto il tempo di saltare un pasto – prima che l’accettazione la travolgesse.
Si era così ritrovata a maturare la decisione che non avrebbe fatto un passo verso il suo ragazzo se prima lui non le avesse chiesto scusa; d’altronde lei non aveva fatto nulla di male e dopo tutti quegli anni si era stancata di corrergli dietro.
Sentì l’orgoglio femminile salirle dentro e riempirle il petto; sapeva che tutte le sue antenate e in particolare sua nonna Molly sarebbero state fiere di chiamarla Weasley.

« Ma, hey! Parliamo di te! Non mi hai mai raccontato come è andata con la McDougal! »
Cambiò improvvisamente discorso la Grifondoro, puntualizzando ogni sua singola parola puntando un dito sul petto del Corvonero.
Frank sentì le proprie gote andare a fuoco.
Non era tanto la prospettiva che Roxanne Weasley lo stesse toccando – oramai si conoscevano da anni ed erano più che a loro agio tra di loro – ma la prospettiva di parlare del suo primo appuntamento in assoluto con l’unica ragazza per cui avesse mai provato dei sentimenti lo terrorizzava a morte.
Un po’ perché il suo cervello aveva sempre creduto che la ragazza del suo primo appuntamento sarebbe stata quella che ora aveva di fronte, un po’ perché inconsciamente la vista della suddetta ragazza lo portava inesorabilmente a pensare a Lysander Scamander.
Dov’era il suo migliore amico al momento? Sarebbe dovuto andare da lui per vedere come stava ora che sapeva che aveva litigato con la sua ragazza?
Oh, al diavolo, Frank! Hai davanti a te la donna dei tuoi sogni, concentrati.

« Lei è… beh, fantastica, ma è decisamente presto per dire o pensare altro. » Ammise quasi timidamente il Corvonero.
« Non te la devi mica sposare, Frank. Era tanto per farti provare cosa nuove! » Roxanne terminò di parlare e si fece sfuggire dalle labbra qualche risata divertita.
Il ragazzo non seppe fare altro se non farsi contagiare da quella risata.
« È stato così terribile come te lo aspettavi? »
« È stato facile come andare a Hogsmeade e ritornare. »
La risposta di Frank arrivò spontaneamente, tanto quanto la risata cristallina della ragazza dai capelli corvini.
Roxanne si avvicinò istintivamente al ragazzo, nascondendosi a ridere contro il suo petto. Il Corvonero portò naturalmente le braccia a cingerla in un abbraccio che avevano condiviso così tante volte da bambini.
Abbraccio che entrambi si resero conto con condividevano da fin troppo tempo: con gli anni la presenza di Lysander si era fatta sempre più incombente, fino a farli crudelmente allontanare.
Rimasero in quella posizione per qualche minuto, stretti l’uno all’altro, con solo i gridolini soffocati delle Mandragole di sottofondo, prima che la Grifondoro riempisse quel silenzio.
« Sai, in tutti questi anni avrei dovuto darti più valore, Frank. Eravamo inseparabili una volta.» Frank si staccò bruscamente da lei, per tornare a fissarla dritta negli occhi.
Si perse per qualche secondo dentro a quelle pozze scure che per tanti notti aveva sognato, prima di risponderle con decisione.
« Non dire sciocchezze, non è cambiato nulla. »
Nel momento in cui lo disse entrambi si resero conto di quanto fossero false quelle parole: non erano più i due bambini che d’estate incombevano nella cucina di nonna Molly e rubavano qualche biscotto che prontamente mangiavano nascosti da tutti in giardino, non erano più i bambini che che volutamente si staccavano dal caos degli altri cugini Weasley per stare da soli, non erano più i Frank e Roxanne che i primi anni ad Hogwarts neanche la divisione delle Case riusciva a separare.

E poi successe l’impensabile.
Forse era stata la decisione nella voce di Frank, forse il fatto che si stavano riabbracciando dopo così tanto tempo, oppure che quella era la sensazione più familiare che Roxanne provava da settimane.
La Grifondoro, dopo aver scrutato i due occhi castani che la guardavano con così tanto affetto, chiuse quel poco di distanza che li separava e, alzandosi in punta di piedi, poggiò le labbra su quelle di Frank.
Il ragazzo non fece in tempo neanche ad accorgersi del suo avvicinamento; presto sentì su di sé il peso di quelle tanto agognate labbra.
Si era immaginato quel momento così tante volte nel corso della sua vita e in tutte il bacio accadeva nei modi più svariati: lui che la salvava da un mostro infernale e lei che lo ringraziava di conseguenza, lei che faceva capolino nel suo Dormitorio e lo assaliva, lui che platealmente la baciava davanti a tutti in Sala Grande.
Si ordinò mentalmente di chiudere a forza gli occhi per assaporare quello che doveva essere il momento più spettacolare della sua vita, e schiuse istintivamente le labbra per approfondire il contatto e provare a ricambiare.
Ma tutto ciò che riuscì a percepire fu che stava succedendo qualcosa di… sbagliato.
Soprattutto perché dietro le sue palpebre le uniche immagini che comparivano non erano quelle del viso di Roxanne, ma milioni di scene confuse e disordinate che avevano tutte l’aspetto di Lysander Scamander.

Nello stesso attimo in cui registrò quella sensazione Frank si scostò con delicatezza dalla ragazza.
Una parte di sé si pentì all’istante, soprattutto quando lesse nei suoi occhi un grande senso di delusione.
Ma presto capì di aver fatto la scelta giusta, perché quella delusione fu prontamente rimpiazzata da un evidente sguardo di smarrimento.

« I-io… scusami, scusami non so cosa mi sia preso! » Si affrettò a biascicare la Grifondoro, prendendosi la testa tra le mani e scuotendola visibilmente.
« Va tutto bene, va tutto bene, Rox. » Frank la strinse nuovamente a sé e la ragazza non se lo fece ripete due volte, affondò la testa contro il suo petto e chiuse gli occhi con forza.
Provò con tutta se stessa a non scoppiare a piangere lì, davanti a quello che era il suo più vecchio amico e anche il migliore amico del suo ragazzo, ma ben presto le lacrime premettero contro le sue palpebre per uscire.
Non seppe spiegarsi perché improvvisamente era scoppiata a piangere – proprio lei, che non piangeva mai.
Ma appena sentì il Corvonero cominciare a dondolarla sul posto e passarle una mano lungo la schiena nel tentativo di confortarla tutto le fu chiaro.
Piangeva perché nonostante le famose cinque fasi, il fatto che non si trovava più bene con Lysander come una volta non l’aveva elaborato affatto.
Troppo impegnata a pensare che se lui non le riservava più certe attenzioni probabilmente era per colpa sua, non si era resa conto che nel frattempo il loro rapporto era andato a rotoli.

E più piangeva e più si rendeva conto che tanto altro dolore doveva ancora arrivare, perché lei era ancora incondizionatamente innamorata di Lysander Scamander e in tutte le strade che ora vedeva davanti a sé era lei ad uscirne con il cuore spezzato.



************
Ammetto che questo è stato il mio capitolo preferito da scrivere, spero sia piaciuto anche a voi!
Con mia grandissima sopresa ho notato che siete stati in centinaia a visualizzare l'ultimo capitolo! Se davvero siete interessati a questa storia vi chiederei l'enorme favore di lasciarmi una recensione per dirmi cosa ne pensate e in che cosa secondo voi dovrei migliorarmi. Senza un riscontro positivo o negativo che sia non riesco a farmi un'idea di come continuarla.
Grazie a tutti e a presto ;)

 

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Capitolo 11
*** "Non so, ma sento che accade, e mi tormento." ***


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"Non so, ma sento che accade, e mi tormento."
 

Nel corso dei suoi sette anni ad Hogwarts, Rose Weasley non era mai mancata all’appuntamento quotidiano con il tavolo di Grifondoro in Sala Grande per fare qualche compito o semplicemente leggere un libro.
Solo al quarto anno mancò l’appuntamento – causa una febbre lancinante che l’aveva costretta a letto – e si era sentita talmente in colpa che il giorno dopo era rimasta sveglia a recuperare le lezioni perse fino a tarda notte.
Colpa dei geni Granger, sicuramente.
Di solito era anche accompagnata da qualcuno dei suoi centomila cugini sparsi per le quattro Case – chi perché voleva copiare da lei, chi perché davvero ne approfittava per studiare – ma quel particolare giorno Rose era seduta da sola a cercare di buttare giù qualche riga sulla pozione Obtempera, con l’obiettivo di ritrovarsi per le mani un Oltre Ogni Previsione.
Del resto era sempre stata estremamente brillante in Pozioni – con grande orgoglio di sua madre e molto meno di suo padre – e non avrebbe certo rinunciato alla sua media impeccabile.

Se solo avesse alzato lo sguardo dalla sua pergamena, avrebbe certamente notato una figura familiare alzarsi dal tavolo di Serpeverde e raggiungerla, o forse più banalmente il famoso Leonard Peakes seduto qualche posto più alla sua destra, ma la Grifondoro era più che concentrata su quella frase che stava rileggendo ripetutamente da cinque minuti e niente l’avrebbe fatta desistere dal suo piano di studio. O forse no.

« Rosie, Rosie… finalmente ti becco da sola, mia cara cugina preferita!» Disse con tono amichevole Albus Severus Potter, costringendo inevitabilmente la ragazza ad alzare gli occhi dai libri.
« Oh, Albus, lo dici a tutti non è così?» Rispose tranquillamente Rose, consapevole che oramai avrebbe potuto chiudere il libro che aveva davanti e dire addio alla sua materia preferita.
« Certamente. Ma non dirlo a tuo fratello, è davvero convinto di essere lui il preferito!» La Grifondoro si lasciò sfuggire dalle labbra uno sbuffo divertito, mentre il ragazzo si accomodò bellamente nella seduta di fronte alla sua.
« Allora, Rosellina… mi dicono che anche tu sei finalmente cascata per il fascino dei Serpeverde!» Avrebbe dovuto sapere che se suo cugino Albus l’aveva interrotta in modo così plateale era  perché ne voleva trarre una qualche sorta di guadagno.
E il gossip per Albus Severus Potter era il premio più succulento di tutti.

« No, ti prego, anche tu no. Dovresti sapere meglio di chiunque altro che quelle su Malfoy sono tutte bugie!» Si affrettò a dire la ragazza, mettendo le mani avanti prima che la mente estremamente maliziosa del ragazzo potesse partire per la tangente.

Chiaramente Albus sapeva che quelle erano tutte bugie.
D’altra parte era stato lui l’unico testimone del primo incontro tra Rose e Scorpius, quando – in partenza per il loro primo anno ad Hogwarts – Rose si era rifiutata di stare nello stesso scompartimento del treno dove stava il ragazzino biondo che sarebbe di lì a poco finito a Serpeverde.
Eppure, nonostante fosse a conoscenza che qualsiasi notizia in quella scuola faceva gossip, Albus non si era potuto trattenere dall’andare a sentire la versione della diretta interessata.

Specialmente se Scorpius Malfoy, seduto prima al tavolo di Serpeverde affianco a lui, non provava nemmeno a nascondere di stare bellamente fissando sua cugina fare i compiti – ma questo non l’avrebbe di certo detto a Rose.
Il giovane Potter aveva in un primo momento pensato che il tutto avesse assunto una piega alquanto inquietante – e se Scorpius avesse avuto in programma di ucciderla? – ma poi, quando realizzò che vi erano numerosi testimoni oculari che avevano davvero visto i due assieme ad Hogsmeade, non riuscì a fermare il suo cervello dall’immaginare gli scenari più svariati.
Ed eccolo che si era ritrovato davanti a sua cugina, pronto a spremerle fino all’ultima informazione.

« Oh, andiamo! Pensavi davvero di uscire con il bel Malfoy senza che io non lo venissi a sapere? Sinceramente sono anche abbastanza deluso che non sia stata tu a dirmelo per prima!» Albus scosse la testa con decisione, quasi a voler palesare la sua tanto decantata delusione.
« Se te l’avessi detto mi avresti solo presa in giro!» Si difese prontamente la ragazza.
« Ah, vero.» Le poté solo dare ragione il Serpeverde.
Come avrebbe fatto d’altronde a non rinfacciarlo a sua cugina Rose? Proprio lei, che per anni era andata a urlare a tutto il Mondo Magico quanto odiava Scorpius Malfoy?

Solo allora si rese conto che la Grifondoro non lo stava più guardando, ma che il suo sguardo si era spostato verso qualcosa che doveva trovarsi proprio dietro di lui.
Voltò il capo per scoprire quale fosse quella nuova fonte di attenzioni, pur sempre con la debita delicatezza per non rendere troppo ovvie le sue intenzioni, e non appena i suoi dubbi furono confermati e vide effettivamente dietro di sé la testa platinata di Scorpius, il sorriso più sfacciato che gli appartenesse gli nacque spontaneamente in viso.
Ora guardava Rose con occhi diversi, con la comprensione di chi ci aveva visto lungo prima di chiunque altro.

« Quindi? Chi darà la bella notizia a zio Ron?» Parlò Albus, riportando l’attenzione della ragazza su di sé.
« Quale notizia? »
« Che non solo il suo dolce Hugo sta con una Nott, ma che la sua amata Rosie esce con un Malfoy!»

Rose impallidì.
Sapeva bene che la seconda parte di ciò che le aveva appena detto suo cugino era falsa, eppure la sua mente andò automaticamente ad immaginarsi quale sarebbe stata la reazione di suo padre.
Forse Hugo l’avrebbe scampata – d’altronde Freya era impossibile da non amare – ma lei, beh… sarebbe stata sicuramente costretta a tingersi i capelli pur di cancellare qualsiasi traccia Weasley dal suo corpo.

« Il problema non si pone, caro cugino preferito, dato che Malfoy non fa parte della mia vita. »
Nel sentire sua cugina ricambiare l’epiteto da lui pronunciato poco prima, Albus scoccò la lingua al palato in segno di divertimento.
« Certo, certo. » Disse dapprima il Serpeverde, dandole fintamente ragione. « Non significa nulla il fatto che te lo stai mangiando con gli occhi da quando sono arrivato!»

Per poco la Grifondoro non si strozzò con la propria saliva.
Cosa andava blaterando Albus?
Certo, non era una bugiarda, qualche occhiata in direzione del tavolo di Serpeverde l’aveva lanciata, ma non era colpa sua se nel punto in cui si era fermato il suo sguardo vi era seduto proprio Scorpius Malfoy!
Caso mai era colpa del suddetto ragazzo, che si trovava sempre dove non doveva stare!

Provò con tutta se stessa a cercare le parole più giuste da dire in sua difesa, ma non le venne nulla.
Si maledì perfino mentalmente, quando senza che lei lo potesse controllare i suoi occhi tornarono a fissare il punto situato alle spalle di Albus.
Fu lì che si diede definitivamente dell’idiota: Scorpius la stava fissando da lontano di rimando, puntando gli occhi proprio dentro a quelli cerulei di lei.
La Grifondoro abbassò prontamente lo sguardo e l’imbarazzo le salì dentro prepotentemente fino a palesarsi nell’arrossamento delle sue guance.
Se solo avesse continuato a sostenere quello sguardo, forse avrebbe visto gli occhi plumbei del Serpeverde scansionare l’intero tavolo di Grifondoro, fino fermarsi irremediabilmente sulla figura di Leonard Peakes vicino – troppo vicino – a lei.

« Coraggio, Rosie. Almeno ammetti a te stessa che la visione che hai davanti non è così disgustosa come pensavi!» Provò infine a dirle Albus, scoppiando a ridere di gusto nel vedere la confusione più totale sul viso di sua cugina.
Rose pensò di aver finito definitivamente le energie, perché improvvisamente qualsiasi meccanismo di autorepressione venne a meno.
Sospirò sonoramente, lasciando uscire tutta l’aria che aveva in corpo.
Non aveva bisogno di lanciare l’ennesima occhiata al tavolo di Serpeverde, la risposta alle parole di suo cugino oramai la conosceva da qualche giorno.

Qualcosa di grave doveva davvero starle succedendo.
Perché ad un tratto trovava Scorpius Malfoy non solo alquanto decente, ma soprattutto quasi attraente?
 

*
 
 
Per chiunque si trovasse dentro la Sala Comune di Corvonero la visione che si presentava loro davanti non aveva nulla di strano: Lysander Scamander e Frank Longbottom che da diligenti studenti stavano facendo i compiti seduti ad un tavolo.
Tuttavia se ci fosse stata la possibilità di entrare dentro la testa dei suddetti ragazzi lo scenario sarebbe cambiato radicalmente.
Glielo dico o non glielo dico?
Perché Frank mi fissa come un pazzo da ore?

Lysander sfogliava distrattamente le pagine del suo tomo di Astronomia, guardando con la coda dell’occhio il suo migliore amico che invece non cercava minimamente di nascondere lo sguardo preoccupato che gli stava riservando da quando si erano ritrovati qualche ora prima.
Era evidente che entrambi avrebbero voluto dire qualcosa, eppure entrambi rimanevano con la bocca sigillata.

« Ehm… hai visto Rox ultimamente?» Fu Frank a interrompere quel silenzio che stava cominciando a farsi troppo pesante, risultando però utilizzare lo stesso tatto di un elefante in una cristalleria.
Nel sentire quel nome – o meglio l’unico nome che al momento contava – Lysander alzò immediatamente il capo dal libro, rendendosi improvvisamente conto del motivo del comportamento del ragazzo seduto di fronte a sé.
Sapeva che non avrebbe potuto tenere nascosto il suo litigio con Roxanne ancora per molto, in un modo o nell’altro lo sarebbe venuto a sapere – soprattutto se si trattava del suo migliore amico, soprattutto se si trattava del ragazzo che seguiva da sempre tutte le mosse della Grifondoro.

« No, ma immagino che tu l’abbia fatto. » Lys non cercò nemmeno per un secondo di nascondere la propria irritazione, accompagnando le parole che aveva appena pronunciato con una plateale alzata di sopracciglio.
Vide il suo migliore amico incassare il colpo e deglutire forzatamente in un chiaro segno di disagio.
« L-lei… ecco… dovresti parlarle e risolvere qualsiasi cosa sia successa fra voi. » Tentò di darsi un tono di finta sicurezza Frank, scacciando furiosamente i pensieri che gli comparivano in testa: Roxanne che lo baciava e piangeva tra le sue braccia, la sensazione di star facendo qualcosa di sbagliato, l’immagine del suo migliore amico che interrompeva il momento.
« Grazie per la perla di pura genialità, non l’avevo assolutamente in programma. » Parole volutamente ironiche, ma che arrivarono alle orecchie di Frank con quel fondo di cattiveria che sapeva Lys aveva avuto tutta l’intenzione di utilizzare.
D’altronde si conoscevano da una vita e aveva sempre saputo che la prima reazione del giovane Scamander alle situazioni dolorose era attaccare a sua volta.
Mai riflettere, valutare le proprie responsabilità e trovare una soluzione.
No, Lysander aveva sempre attaccato di rimando colpendo chiunque gli si trovasse davanti.
Inutile dire che il più delle volte il bersaglio era stato proprio Frank Longbottom.

« Beh, tu come stai?» Frank fece finta di nulla, oramai forgiato da anni di abitudine.
« Come pensi che stia? La mia ragazza non mi parla più.» Rispose l’amico, chiudendo il libro che aveva davanti con forza e causando un lieve sussulto nell’altro.
« Se te lo chiedo è perché non lo so, Lys. »
Non era vero, sapeva benissimo come stava il suo migliore amico, ma sapeva anche che aveva bisogno di dirlo ad alta voce.
« Lei è così… così impegnativa, capisci?!» Frank fece un cenno affermativo con il capo, intimando Lysander ad andare avanti. « Siamo sempre assieme e improvvisamente dice che non è abbastanza. Sembra che qualsiasi cosa che io faccia non sia abbastanza, che io non sia abbastanza! »
Nel momento stesso in cui terminò di parlare, il ragazzo realizzò ciò che aveva appena detto.
Sgranò gli occhi, per la prima volta consapevole che quel pensiero fosse così saldamente radicato dentro di lui. E chissà anche da quanto tempo doveva esserlo.
Frank lo osservò cambiare velocemente espressione: i suoi occhi ora non mostravano più spavalderia, ma puro terrore.
Terrore nel rendersi conto che per tutto quel tempo aveva creduto essere Roxanne quella insicura dei due e invece aveva appena scoperto esserlo lui.
Terrore nel realizzare che così aveva cominciato ad evitarla – a darla per scontato come diceva lei – nel tentativo di non farglielo capire.
Terrore perché stavano assieme da così tanti anni e lei si sarebbe inevitabilmente stancata di lui.

« Lys…» Frank interruppe i prepotenti pensieri del ragazzo, parlandogli con cautela. « …lo sai vero che stai dicendo un mucchio di fesserie? Che l’unica cosa che quella ragazza vuole – la tua ragazza – sei tu? E nient’altro? »
Parlò e non solo Lysander si stupì enormemente di ciò che aveva appena sentito, ma perfino colui che aveva parlato ne rimase colpito.
Solo qualche settimana prima dire tutto quello gli avrebbe portato un’immensa tristezza; rimarcare che Roxanne non avrebbe mai voluto nessun altro se non Lysander, rimarcare che lui sì che non sarebbe mai stato abbastanza.
Ma ora tutto questo non lo spaventava più: Frank aveva capito che non era lui a non essere all’altezza di Roxanne, ma che semplicemente lei non poteva rappresentare il suo metro di paragone.

« Ho usato tutte le mie carte con lei, Frank. Non so più come fare a conquistarla. »
Il ragazzo scosse la testa e si fece spuntare in viso l’ombra di un sorriso amaro; possibile che Lysander ancora non avesse capito? Che dopo tutti quegli anni ancora credeva di dover ammaliare qualcuno? Soprattutto Roxanne, che lo conosceva più di chiunque altro?
« Che dici di smettere di pensare e semplicemente dirle ciò che hai appena detto a me? »
« Davvero pensi che sia così facile?» Lys era seriamente stupito; d’altronde la soluzione più semplice a lui non era mai piaciuta: arrampicarsi, scegliere le vie più tortuose – decisamente più affascinanti – quello era sempre stato il suo pane quotidiano.
Frank trasformò il proprio sorriso in uno divertito, guardando per la prima volta il suo migliore amico con una nuova consapevolezza farsi strada dentro di sé.

Forse per tutti quegli anni, mentre lui era stato impegnato a imparare a memoria ogni singola mossa di Lysander per cercare di imitarlo, non si era accorto che non era mai stato lui ad essere quello debole, ma che era proprio a lui che il suo migliore amico si era sempre appoggiato.
« Sei proprio un’idiota, Lys. Ma sei l’idiota preferito di Roxanne… e anche il mio. »
Lysander lo guardò per qualche secondo completamente smarrito, cercando di stamparsi in testa ogni singola parola appena sentita.
Non riuscì a trattenersi e scoppiò bellamente a ridere in faccia a Frank; ma quest’ultimo seppe che non vi era nulla di cui preoccuparsi, soprattutto quando era così facile leggere negli occhi di Lysander quanto in realtà gli fosse grato.
Gli sorrise di rimando, riempiendosi il petto di quella gioia che si può provare solamente quando ritrovi un caro amico dopo tanto tempo.

 
*
 
 
Nel corso dei suoi sette anni ad Hogwarts, Scorpius Malfoy non si era mai concesso di mostrare in pubblico il benché minimo segno di debolezza.
Eppure, dopo aver passato il pomeriggio a studiare in Sala Grande, appena rientrato nella Sala Comune di Serpeverde era crollato bellamente su un divano, nonostante gli occhi indiscreti degli altri studenti che gli passavano davanti.
Avrebbe comunque dovuto sapere che gli attimi di tranquillità in quella scuola erano pressoché impossibili.

« Scorpy Pooh! Ma allora dormi anche tu ogni tanto! » Lo destò improvvisamente una voce più che familiare dai suoi piani – che al momento consistevano in una sana e rigenerante dormita.
« Scusa, cosa?» Nel sentire il suo nome storpiato in quel modo non poté fare a meno di contorcere le labbra in un espressione di disgusto.
Aprì poi gli occhi controvoglia, trovandosi esattamente davanti la faccia più che euforica di sua cugina Freya che, d’altro canto, lo fissava con il sorriso più smagliante che le avesse mai visto fare.
« Ti ho cercato ovunque! Prima sono andata al campo di Quidditch perché pensavo vi allenaste per la partita, poi ho beccato Jace alla Torre di Corvonero ma non sapeva dove fossi così son-»
« Okay, okay, ora mi hai trovato! » La interruppe prontamente Scorpius, sapendo che se non l’avesse fermata gli avrebbe fatto il resoconto dettagliato della sua giornata.
« Comunque sono qui perché voglio appellarmi al legame di sangue che ci lega e ti obbligo a darmi consiglio!»
« Benissimo, in cosa posso esserti utile?» Scorpius non provò minimamente ad analizzare le parole della cugina, oramai abituato al suo modo di fare decisamente estroso; ma quella era una delle poche volte che la vedeva rivolgersi a lui per qualcosa che non riguardasse uno dei suoi soliti scherzi e ultimamente aveva scoperto che la cosa non gli dispiaceva affatto.
« Ecco, i-io… sai che ora Hugo ed io siamo diventati… più che amici, no?»
Avrebbe voluto dirle che non era stupido, li aveva visti sbaciucchiarsi appassionatamente più volte – come aveva fatto anche il resto del corpo studentesco – ma si accorse subito dell’improvviso cambiamento del tono di voce di Freya, ora più incerta e decisamente più pacata.
Così si limitò a fare un cenno affermativo col capo per incitarla a proseguire.
« Sì, beh… vorrei sapere come… come si fa a far star bene un ragazzo… quando si è da soli… su un letto magari… h-hai capito?»
Avrebbe dovuto essere Freya quella ad arrossire, ma fu il biondo Serpeverde a sentire il proprio viso imporporarsi dall’imbarazzo.
Possibile che sua cugina di quindici anni gli stesse davvero chiedendo consigli su… quello!?
« Ehm… non hai amiche femmine a cui chiedere?»
« I-io… vado d’accordo solo con Rose ma non penso sia la persona più indicata dato che suo fratello è, beh, coinvolto!»

Scorpius recepì quelle parole e improvvisamente tutto gli fu più chiaro: non stava chiedendo a lui in nome di chissà quale rapporto di fiducia, ma solo perché era a tutti gli effetti l’unica persona quantomeno amica che Freya avesse, a parte Hugo e sua sorella Rose.
La ragazza in tutti quegli anni era sempre stata più che felice di concentrare tutti i suoi affetti in così poche persone ma ora Scorpius riusciva a capire bene dove stesse il reale problema: quello che era stato il suo unico confidente, il suo migliore amico, la persona di cui poteva parlare delle cose più imbarazzanti, ora era anche colui con il quale non poteva permettersi di fare sbagli.
« Va bene, va bene. » Disse il ragazzo, tirandosi su e mettendosi a sedere per dedicarsi meglio alla ragazza che aveva davanti.
La fissò dritto negli occhi e subito l’immagine che gli si presentò fu quella che non aveva mai pensato di associare a Freya: una ragazzina, con gli occhi insicuri, ritrovatasi a chiedere per disperazione a qualcuno che decisamente non era indicato per quel ruolo.
Fece un respiro profondo e si preparò mentalmente per cercare di aiutarla al meglio delle sue possibilità.
« Cos’è che non sai esattamente? Perché certe cose vengono naturali e sono sicuro che dall’altra parte non c’è un grande esperto, perciò qualsiasi cosa tu faccia sarà per lui un vero e proprio miracolo! »

Freya, che fino a quel momento era rimasta in piedi, si decise a mettersi seduta affianco al cugino, pronta a spiegarsi meglio.
Non era certo il lato fisico della questione che la preoccupava, ma le innumerevoli insicurezze che il cambiamento di relazione con Hugo le avevano creato.
E se non fosse riuscita a dimostrargli quanto davvero ci tenesse a lui? E se fosse stata un disastro e lui non l’avrebbe più trovata attraente?
Freya non avrebbe mai potuto tornare indietro; tornare ad essere semplicemente la migliore amica di Hugo l’avrebbe uccisa.

« N-no, no! So che certe cose vengono da sé! Ma come fai a sapere che sta andando tutto bene? Che non stai rovinando tutto?»
« Ah, quello.» Scorpius si accorse di non riuscire a seguire il discorso a pieno.
« Cioè… quando tu vai a letto con una ragazza che ti piace…» E qui al ragazzo venne spontaneo reagire alla schiettezza di Freya sgranando impercettibilmente gli occhi. « …come ce la porti? Cosa le dici? Come glielo fai capire?»
Il biondo Serpeverde rimase in silenzio per qualche secondo, cercando le parole più giuste, ma inevitabilmente si accorse del perché ci fosse solo il vuoto più assoluto a far padrone nella sua testa.
Quello non era un campo inesplorato solo per sua cugina Freya, lo era anche per lui.
Certo, non che non fosse mai stato intimo con una ragazza – anzi, la sua prima volta era giunta decisamente prima dei suoi quindici anni – tuttavia non gli era mai capitato di provare un sentimento che andasse oltre la pura e semplice libidine.
Vide Freya guardarlo con gli occhi pieni di aspettativa e si decise che almeno a lei – che era la sua famiglia – doveva la verità.

« Ecco… io non saprei. Non mi è mai piaciuta nessuna nel modo in cui a te piace Weasley.»
« Scusa, cosa!? » Scorpius sentì pronunciare le stesse parole che lui le aveva rivolto poco prima e istintivamente si lasciò sfuggire uno sbuffo.
La ragazza lo fissava sconvolta, quasi gli avesse appena confessato di aver compiuto chissà quale crimine atroce.
« Non è possibile, buona parte delle ragazze di questa scuola ti muore dietro, ti sarà interessata qualcuna più delle altre, no? » Gli chiese in preda allo shock Freya, dimenticandosi completamente del motivo per cui avevano iniziato la conversazione. « Dopo che ci sei andato a letto, intendo.» Si sentì in dovere di specificare, una volta appurato che suo cugino continuava a guardarla come se non avesse idea di che cosa stessero parlando.
Scorpius ci pensò su, cercando di ripercorrere tutta la sua carriera sentimentale.
Istintivamente il pensiero andò al suo migliore amico Jace e al modo in cui guardava Dominique, come se al mondo contasse veramente solo lei; e realizzò che no, lui una Dominique a cui rivolgere ogni singolo pensiero non l’aveva mai avuta.

« Non proprio, Freya, no. »
Non capiva neanche cosa sconvolgesse sua cugina così tanto. Non era così raro avere quasi diciotto anni e non essersi mai innamorati o quantomeno non essersi presi una cotta; avrebbe potuto benissimo fare i nomi di tanti altri ragazzi e ragazze nella sua stessa situazione.
« No, Scorpius, non è possibile!» Scosse vigorosamente la testa la Serpeverde, ora decisa più che mai a far ragionare seriamente suo cugino.
Sapeva che infondo un nome doveva pur esserci. Era a conoscenza dell’istinto naturale di Scorpius a non ammettere di tenere più del dovuto a qualcuno o qualcosa, ma sapeva anche che suo cugino era in grado di provare sentimenti in modo più che egregio.
D’altronde con lei era sempre stato affettuoso – a modo suo, certo, ma pur sempre affettuoso.

« Non hai mai prestato attenzione ad una ragazza più del normale? Nel senso di seguire i suoi movimenti, sapere dove si trova, osservare i suoi minimi gesti solo per il puro piacere di guardarla?»
Scorpius ripeté mentalmente ogni singola parola di Freya, cominciando a mettere in moto i propri neuroni. Se l’argomento stava davvero così a cuore alla ragazza che aveva davanti, avrebbe cercato di metterci tutto l’impegno possibile.
« Non ti è mai successo di essere in mezzo ad una folla e di notare una sola persona? Di sentire distintamente solo la sua voce? » Insistette Freya, dando libero sfogo a quelle che erano state le domande fondamentali che l’avevano portata a constatare di essere inevitabilmente cotta di Hugo Weasley.
« Di vedere quella persona in lontananza e di non accorgerti nemmeno che il tuo corpo ti ha già portato da lei? Che devi assolutamente parlarci a tutti i costi? Niente, Scorpius? Davvero!?»

Fu questione di secondi prima che il cervello di Scorpius Malfoy giungesse ad una conclusione decisamente inquietante.
Per tutti quegli anni aveva sì prestato attenzione ad una ragazza in particolare, ma i sentimenti che ne derivavano non erano certo mai stati positivi. Valeva comunque?
Aveva sempre saputo di percepire una certa tensione ogni volta che vedeva una testa rossa passare per i corridoi, ma sicuramente quello non stava a significare ciò che sua cugina intendeva.
E sì, c’era una voce incredibilmente fastidiosa che sentiva sempre in primo piano e che non riusciva mai ad ignorare – ma semplicemente non poteva essere.
E poi c’era stato quel pomeriggio, in cui senza pensarci l’aveva vista da lontano ed era corso a parlarle…
Per Salazar, perché le stai anche solo pensando certe cose?!

« Hey, cugino, tutto okay?»
Scorpius non si rese nemmeno conto di essere finito con la testa tra le mani e il terrore più completo espresso in viso.
Freya ci mise poco a capire; quella era la faccia di un uomo che aveva appena ricevuto la notizia più brutta di sempre.
E per suo cugino Malfoy poteva significare solo una cosa: che lei aveva avuto ragione e che un nome a tutti gli effetti esisteva.

Si sistemò meglio accanto al corpo del ragazzo e allungò un braccio per cercare di cingerlo in segno di conforto. Gli si avvicinò maggiormente e aprì la bocca per parlargli con un tono ben lontano da quello quasi di accusa usato fino a quel momento.
« Facciamo che appena scopro come parlare chiaramente alla mia cotta lo vengo a dire anche a te, va bene?»
A Scorpius naturalmente uscì un gemito dalle labbra che manifestava tutto il suo fastidio e, mentre sua cugina continuava a stringerlo quasi stessero affrontando un lutto assieme, un unico pensiero continuava a tormentarlo e a rivoltargli le interiora.

Salazar, ti scongiuro, torna in vita e fammi dimenticare che potrebbe davvero piacermi Rose Weasley.
 

*
 
 
Il Lago Nero quel giorno era decisamente più nero del solito, pensò Dominique mentre se ne stava seduta su una panchina a fissare l’immensa distesa d’acqua.
Quello era sempre stato il suo luogo preferito di Hogwarts; certo – freddo, desolato e spoglio – ma anche silenzioso e pieno di misteri e sorprese se visitato in profondità.
Forse era per questi motivi che si sentiva così legata a quel luogo, perché inevitabilmente le ricordava come era fatta lei.
Si era portata dietro il manuale di Divinazione da sfogliare – materia che non amava particolarmente, ma dalla quale pretendeva risultati ben più che modesti – pronta a passare le ore di luce rimaste a studiare, eppure non era riuscita a leggere nemmeno una pagina.
Ogni cosa sembrava riuscire a distrarla: una folata di vento troppo vigorosa, un’onda del lago più alta rispetto alle altre, i passi frettolosi e rumorosi che le si avvicinavano sempre di più…

« Dom! Hey!» … Jace Steel che riusciva a trovarla anche in riva al Lago Nero.
« Jace, ciao!» Stavolta Dominique fu particolarmente lieta di non vedere il ragazzo crollare psicologicamente dopo un misero saluto.
Lo vide sorriderle apertamente e cercare di celare il nervosismo che doveva star provando spingendosi i pugni dentro le tasche dei pantaloni.
« Ti disturbo?»
« No, no… stavo leggendo un po’ ma sembra che io trovi perfino le onde del Lago più interessanti di Divinazione. » Il Serpeverde si lasciò sfuggire una risata divertita all’affermazione della ragazza e istintivamente fece qualche passo per avvicinarsi a lei; quando si accorse di esserle davanti la guardò in faccia, cercando un minimo gesto di consenso da parte sua prima di sedersi affianco a lei sulla panchina. Dominique capì subito le sue intenzioni e gli sorrise in segno affermativo.
« Sai, potrà anche sembrarti strano, ma io ho un vero e proprio talento per la Divinazione!» Le disse Jace, accompagnando le proprie parole con un vivido movimento del capo.
« Ah, sì?»
« Credo sia l’unica materia in cui io non abbia una media che rasenti l’Accettabile. Tutta fortuna!»
La Corvonero non poté che reagire scoppiando a ridere divertita.

Non era certo un segreto che Jonathan Steel non fosse uno degli studenti più brillanti di Hogwarts; troppo impegnato a passare le giornate a rincorrere una Pluffa o qualche avvenente ragazza – di solito ancora meglio se particolarmente bionda e Corvonero – piuttosto che rimanere con la testa sui libri.
Tuttavia sapeva bene che quando si trattava di Divinazione il Serpeverde era sempre stato il preferito della oramai anziana Professoressa Trelawney.
Dominique non aveva mai capito perché le parole – spesso più che sconclusionate – che Jace pronunciava dopo aver dato una veloce occhiata alla sfera di cristallo venissero prese così seriamente dalla Professoressa, ma a quanto pareva valevano tutte gli Eccezionale che il ragazzo prendeva continuamente.
Ricordava specialmente un’episodio avvenuto al loro quarto anno, quando il Serpeverde aveva "predetto" che dopo anni di agonie avrebbe finalmente ottenuto il premio che più agognava; ricordava soprattutto di aver riso divertita, prendendolo apertamente in giro per quella profezia che tanto gli era sembrata non voler dire nulla – opinione ben distante da quella della loro insegnante, che invece lo aveva premiato assegnando dieci punti a Serpeverde.

« Ma quale fortuna, a Corvonero si dice che tu abbia il dono!» Parlò finalmente Dominique quando le risate scemarono, rimanendo col sorriso stampato sulle labbra.
« Ah, sicura che non fossero ragazze che si riferivano a tutt’altro talento?» Rispose prontamente con il solito gnigno sfacciato Jace.
La Corvonero non poté che spalancare la bocca come reazione all’impertinenza che il ragazzo aveva dimostrato, ma in cuor suo seppe che quella risposta l’aveva divertita enormemente.
« È proprio un peccato che tu non metta lo stesso impegno che che metti nel fare battute brillanti anche nelle altre materie. Saresti uno dei primi!»
« Pensi davvero che le mie battute siano brillanti?»
Jace ora sorrideva come un bambino, guardando la ragazza come se avesse davanti a sé l’ottava meraviglia del mondo.
Dominique non mancò certo di notarto; non era la prima volta che la fissava con lo sguardo adorante, ma era sicuramente una novità che quegli occhi blu la guardassero senza alcun velo, dimostrando nient’altro che pura sincerità.

Pensò che forse la stava guardando così perché erano gli unici due esseri umani nel raggio di chilometri e, se una volta quella prospettiva l’avrebbe inorridita, ora la ragazza si rese conto di starle dando una grande importanza: lontano da chiunque altro Jace non sentiva il bisogno di fare gesti plateali che la mettessero in imbarazzo davanti a tutti o di fare scenate che lo distinguessero dalla massa; e lei, d’altro canto, non sentiva la necessità di essere la solita ragazza fredda e distante che allontava chiunque non si fosse guadagnato la sua fiducia.
Lì, su una panchina in riva al Lago Nero, erano semplicemente Dominique Weasley e Jonathan Steel.

« Non è questo il punto! »
« E quale sarebbe? »
« Che dovresti studiare di più! »
« Certo, mamma! »
Dominique roteò istintivamente gli occhi al cielo, mentre Jace ridacchiava divertito.
Dentro di sé la stuazione lo rallegrava enormemente: nonostante lui la punzecchiasse, lei riusciva comunque a rimanere concentrata su qualcosa per lui così poco importante come la media scolastica.

Rimasero per un po’ in silenzio ed entrambi si stupirono di non percepirlo affatto come imbarazzante: la Corvonero con lo sguardo rivolto alla scura distesa d’acqua – ma con la coda dell’occhio che studiava ogni movimento del Serpeverde – e il ragazzo che invece rimaneva tranquillo a scrutare le lentiggini sul viso di lei che finalmente poteva guardare così da vicino.
Non seppe nemmeno spiegarsi perché, eppure sul viso di Dominique regnava il sorriso, stranamente a suo agio.
Inutile dire che non solo Jace era suo agio, ma stava lettaralmente gongolando: solo due settimane prima la ragazza scappava da lui a gambe levate e ora se ne stava per propria volontà seduta accanto a lui, con i corpi che poteva percepire sfiorarsi.

Il Serpeverde sentì in ogni caso il bisogno di parlare, di sfruttare al meglio quell’occasione che il Destino gli aveva regalato con la bellissima ragazza che aveva davanti.
Aveva così tante cose da dire – alcune estremamente brillanti, altre decisamente più rozze – ciò nonostante il pensiero volò inesorabilmente in direzione della sua confort-zone.

« Allora… pronta a perdere? Ho sentito dire che il Capitano di Serpeverde sia particolarmente capace, non so voi Corvonero quante possibilità di vittoria abbiate…»

Ah, l’immancabile Quidditch, salvatore ufficiale dei momenti morti!

« Io non sarei così sicura, c’è una Cacciatrice a Corvonero davvero incredibile!»
« Intendi Scamander?»
Dominique scoppiò in una fragorosa risata, portando una mano a coprirsi la bocca. Scosse poi la testa in segno di rassegnazione: forse infondo a Jace le battute venivano naturalmente e non erano poi così programmate.
Da quando in qua trovo Jace Steel simpatico!?

« Stavolta sono io ad offrirti un patto – o meglio – facciamo una scommessa! »
« Hmm, sentiamo. » Rispose cautamente la ragazza, in realtà seriamente incuriosita.
« Se vincerà Serpeverde, mi dovrai concedere un appuntamento, uno vero stavolta. » Dominique non cambiò espressione, continuò a guardarlo negli occhi in attesa di ciò che avrebbe aggiunto.
Il sorriso furbetto che Jace si era appena stampato in volto ora non la rassicurava per nulla, improvvisamente consapevole che da qualche parte una fregatura doveva pur esserci.
« Se vincerà Corvonero, sarò disposto a sacrificarmi e a studiare ogni giorno con te fino a quando non avrò Eccezionale in almeno tre materie!»
La ragazza sgranò gli occhi impressionata, si era aspettata di tutto, ma non quello.
« Non vale, in ogni caso vinci tu! »
« Ah, mia cara, non ho mai detto che sarebbe stata una scommessa equa!»

Se mai aveva dubitato del Capello Parlante, ora Dominique si sentì in dovere di accorrere a congratularsi con esso: Salazar Serpeverde sarebbe stato enormemente fiero del ragazzo dai capelli castani che le si trovava davanti.
Valutò per qualche secondo le opzioni che aveva di fronte a lei; avrebbe potuto tirarsi indietro e mandarlo a quel paese come aveva fatto tante volte negli ultimi sette anni, eppure percepiva qualcosa di incredibilmente allettante nella proposta che aveva appena ricevuto.
Inoltre Corvonero aveva vinto tutte le ultime partite e Dominique riponeva grande fiducia nelle capacità di Cercatore del suo Capitano Frank.
Perciò fu con la più assoluta tranquillità che schiuse la labbra e si permise di dire quelle due semplici parole a Jace, che ora la guardava con gli occhi pieni di aspettativa.

« Ci sto. »

Si strinsero la mano vigorosamente, per suggellare quel patto decisamente di parte, ma che stranamente non inorridiva Dominique come invece avrebbe dovuto.
Entrambi si soffermarono su quella stretta di mano per più tempo del normale; l’uno consapevole che era la prima volta che effettivamente si toccavano, l’altra completamente ignara che quei secondi di troppo potessero significare qualcosa.

In ogni caso fu il sorriso di Jace a parlare più di qualunque altra cosa.
Se quella con Dominique fosse stata una guerra, probabilmente lui aveva appena vinto la battaglia decisiva.



*****
In copertina Freya e Scorpius!
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche un messaggio privato come già qualcuno di voi ha fatto va benissimo! Grazie mille :)

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Capitolo 12
*** Quidditch, che follia! ***


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Quidditch, che follia!
 
 
« Ah! Steel evita brillantemente il Bolide tirato da Samuels e sfreccia verso Chambers! Eccolo! Si prepara a tirare e… niente! Weasley intercetta la Pluffa e la rilancia a Scamander! Ennesima grande dimostrazione di maestria da parte di Dominique Weasley, signore e signori! »
La voce cristallina della radiocronaca di Evie Jordan risuonò nuovamente in tutto il campo; la partita tra Corvonero e Serpeverde era iniziata da una scarsa mezz’ora e l’esito del gioco era già più che prevedibile: Corvonero era in vantaggio di novanta punti, mentre Serpeverde era ancora a zero.
Jace le aveva provate tutte per segnare – finte e azioni congiunte dei suoi due Battitori Zabini e Goyle comprese – tuttavia sembrava che la difesa dei giocatori dalle casacche blu fosse impenetrabrile.
Sbuffò in preda all’esperazione e prima di tornare al centro del gioco sfrecciò in direzione di una certa Cacciatrice avversaria, che non sembrava dargli tregua da quando la partita era iniziata.
« Weasley, abbi pietà, fammi segnare solo una volta! »
« Steel, non posso proprio, c’è di mezzo una scommessa! »
Il Serpeverde scosse la testa sconsolato, lasciando che un velo di divertimento trasparisse sul suo volto, prima di impugnare saldamente il manico della scopa e volare lontano dalla ragazza, deciso più che mai a vincere quella partita.
« Longbottom saetta verso la tribuna di Tassorosso – che abbia visto il Boccino? » Disse la voce della Jordan attraverso il megafono. « Sì, è proprio lui: il Boccino! Malfoy si precipita a tallonare il Capitano di Corvonero! Si prospetta una sfida sanguinosa tra Cercatori! »
 
Dall’altra parte del campo nel frattempo Lysander e Dominique, dopo essersi scambiati uno sguardo d’intesa, schizzavano in volo tra una casacca verde e l’altra, passandosi ripetutamente la Pluffa. Un’ultimo passaggio e la ragazza si trovò di fronte all’arco centrale protetto da Lucian Harper, il Portiere di Serpeverde, e nel giro di una frazione di secondo tirò con quanta più forza avesse in corpo.
« Centro! Gridate con me: Weasley è la nostra regina! Corvonero in vantaggio per cento a zero! »
Si sentì provenire dagli spalti di Corvonero un boato indistinto: ciascuno festeggiava la ragazza dai capelli biondi con le più svariate urla e acclamazioni.
Perfino dalla tribuna di Grifondoro fu possibile sentire grida di felicità – molto probabilmente provenienti dalla modestissima quota Weasley che apparteneva a quella Casa.
« … sembra che Malfoy stia per prendere il Boccino – forse i Serpeverde possono ancora sperare in un miracolo del loro Cercatore – no fermi! Un Bolide ha colpito la Weasley, sembra averla sbalzata dalla scopa! »
 
Jace Steel, che fino a quel momento stava recuperando una Pluffa per tornare all’attacco, appena sentì distintamente le parole della Jordan, non poté fare a meno di impallidire.
Si voltò nella direzione in cui aveva visto Dominique poco prima e la vide a tutti gli effetti aggrapparsi con tutte le sue forza ad un manico evidentemente spezzato in due.
Girò la testa a destra e a sinistra, cercando di ragionare sulla situazione; la partita stava chiaramente andando avanti, Scorpius stava per prendere il Boccino, la difesa di Corvonero si era inevitabilmente indebolita e… e Zabini a qualche metro di distanza da lui se la rideva di gusto osservando la Cacciatrice di Corvonero appiggliarsi a quella scopa per la sua vita.
Ci mise poco a capire, Zabini aveva lanciato un Bolide, ma contrariamente a qualsiasi regola del gioco pulito – al quale lui, in quanto Capitano, aveva sempre tenuto – l’aveva consapevolmente tirato affinché colpisse il manico della scopa della ragazza.
Dominique ora si teneva al manico con una mano sola, con il corpo che svolazzava pericolosamente nel vuoto; se avesse lasciato la presa, sarebbe finita davvero molto, ma molto male.
Jace non ci pensò due volte, lanciò a caso la Pluffa che aveva recuperato e prese la propria scopa con due mani, volando in direzione opposta rispetto a dove l’azione di gioco si stava svolgendo.
Perfino Scorpius, occupato com’era a seguire quella piccola pallina dorata, si era accorto che Frank non gli era più affianco; si voltò e si accorse con orrore – come d’altronde  il resto degli altri giocatori – di ciò che stava succedendo: Dominique non aveva retto la presa e ora cadeva precipitosamente verso il suolo.
 
« Per la barba di Merlino! Weasley sta cadendo a terra! Ma, aspettate! Un altro giocatore sta volando verso di lei... sembra essere… Jonathan Steel!? »
Tutti i presenti, indipendentemente dalla loro Casa di appartenenza, si ritrovarono con il fiato sospeso: se Jace non avesse fatto in tempo Dominique si sarebbe sfracellata al suolo.
Quasi fosse la scena finale di un film d’azione, a pochi metri di distanza dal duro terreno il Serpeverde riuscì ad acchiappare Dominique al volo, lasciando la presa della scopa e permettendo che le cadesse in braccio.
Di lì a poco atterrò e poggiò il più delicatamente possibile la ragazza che teneva tra le braccia a terra, la stessa ragazza che ora lo guardava con la confusione più totale espressa in viso.
« Hey, Dom, tutto a posto? » Le disse cautamente Jace, scostandole i capelli dal volto che con il volo le erano finiti da tutte le parti.
Completamente incurante di ciò che stava succedendo a molti metri d’altezza rispetto a lui, si accasciò accanto alla figura di Dominique, seriamente preoccupato per l’accaduto.
« T-tu… mi hai salvato la vita. » Fu l’unica cosa che riuscì a dire la Corvonero, ancora sconvolta per la botta di adrenalina che aveva appena vissuto.
« Mio dovere, con chi sarei andato all’appuntamento poi? » Le rispose scherzosamente Jace, stampandosi in viso un sorriso smagliante.
Dominique non riuscì a proferire parola.
Cosa avrebbe dovuto dirgli esattamente? Rispondere con altrettanta ironia?
Non sarebbe riuscita a pronunciare qualcosa di quantomeno sensato nemmeno se avesse avuto ore per riprendersi.
« Gente, non so voi, ma questa è la scena più romantica che io abbia mai visto! Come sono carini! » Interruppe i due ragazzi la voce femminile che stava rimbombando per tutto lo stadio, e ben presto furono udibili i sospiri estasiati di molte ragazze – che da quel giorno in poi avrebbero sicuramente sognato l’eroico Jonathan Steel salvarle da morte certa.
 
Una volta appurato che Dominique fosse giunta a terra sana e salva, Frank tornò nuovamente a concentrarsi sul gioco. Voltò il capo e si accorse che il Boccino stava fluttuando dietro la testa di Scorpius Malfoy; se solo il Serpeverde l’avesse visto, l’avrebbe preso senza alcuno sforzo.
Si accorse di aver fissato la pallina dorata troppo a lungo, perché ad un tratto Scorpius virò cautamente e si ritrovò con il Boccino a pochi centrimetri dal viso.
Allungò una mano per prenderlo, ma improvvisamente sentì qualcosa dentro di lui gridargli di non farlo.
« Longbottom, prendilo tu. Oggi Serpeverde meriterebbe l’espulsione. »
Si limitò a dire Malfoy, indicando con un gesto indistinto del braccio a Frank di avvicinarsi.
Il Corvonero lo guardò allibito, incapace di comprendere come proprio Scorpius Malfoy gli stesse davvero facendo quella richiesta.
Lo stesso Scorpius Malfoy che per anni aveva fatto carte false pur di vincere una partita, lo stesso che ricordava averlo spintonato con poca grazia in numerosi tornei.
Frank si girò allora per osservare per l’ennesima volta Dominique, ora accerchiata dai professori che volevano accertarsi del suo stato di salute, e capì perché il Serpeverde gli avesse appena detto quelle cose.
Fece un gesto affermativo col capo, in muto segno di ringraziamento, prima di impugnare la scopa e andare in direzione del Boccino.
« Longbottom afferra il Boccino! Plateale sconfitta dei Serpeverde! Corvonero si riconferma imbattuto campione di Hogwarts! »
 
A molti metri di distanza dall’accaduto, un gruppo di studenti vestiti di vividi colori vermigli osservava la scena nel più completo mutismo, a differenza del resto degli spettatori che schiamazzavano a più non posso.
« Sbaglio o Mr Bei Capelli ha appena regalato la vittoria a Corvonero? » Disse Roxanne Weasley, con un tono decisamente meno sorpreso rispetto a ciò che dimostravano le espressioni di coloro che le stavano affianco.
Hugo Weasley guardava il vuoto con la bocca spalancata e probabilmente non batteva ciglio da troppi secondi; sua sorella Rose d’altra parte aveva gli occhi che le uscivano fuori dalle orbite e le labbra contorte in una smorfia indecifrabile.
« Non può essere, no. Sarà stato minacciato dalla mia Freya! » Rispose infine Hugo, scuotendo la testa con decisione.
Rose Weasley non seppe cosa dire, né tantomeno il suo cervello formulò un qualsiasi pensiero.
Si limitò a guardare Scorpius Malfoy volare verso terra e seguirlo con gli occhi abbandonare il campo con la stessa decisione con cui aveva rinunciato poco prima alla vittoria.
 

*
 
 
Quella sera a cena al tavolo di Grifondoro sembrava regnare il caos più assoluto.
Non solo ad esso vi era seduto pressoché chiunque – svariati Corvonero erano visibili e addirittura una Serpeverde! – ma ciascuno parlava convulsamente di ciò che era successo quel pomeriggio al campo da Quidditch.
« E ancora una volta i Cacciatori di Corvonero risultano essere i migliori! » Si sentì primeggiare la voce di Lysander Scamander, il quale, seduto affianco a Frank, aveva chiaramente parlato in direzione di Roxanne Weasley, posizionata qualche posto più in là alla sua sinistra.
« Ma io voglio sapere come sta la nostra bella damigella in pericolo! Come è stato? » Parlò allora Roxanne, ignorando volutamente il biondo di Corvonero e riponendo l’attenzione su sua cugina Dominique che le stava seduta di fronte.
« I-io… non saprei. » Rispose la ragazza appena interpellata, mentre vivisezionava con la forchetta il pasticcio di patate che aveva nel piatto.
Sentì improvvisamente sotto al tavolo Frank stringerle la mano che aveva libera e subito si voltò per fargli un sorriso che esprimesse tutta la gratitudine che provava per un gesto così semplice, ma che per lei al momento significava tantissimo.
Incredibile come in qualsiasi situazione Frank fosse l’unico a capire sempre tutto al volo e senza il bisogno di parole.
« In ogni caso appena Jace entrerà da quella porta gli farò un’ovazione! » Si intromise nella discussione Rose.
Era stata la prima a notare che quella sera al tavolo di Serpeverde vi erano vari posti vuoti: riconobbe soprattutto la solita postazione di Jace e anche quella di Malfoy.
 
L’attenzione dell’intera Sala fu presto catturata da tutt’altre persone. Le porte si spalancarono e fecero spavaldamente il loro ingresso Marcus Zabini e dietro di lui altri tre Serpeverde, tra i quali Rose riconobbe solamente Vincent Goyle.
E di certo nessuno dei presenti mancò di notare le condizioni in cui i tre si presentarono a cena: sul volto di Zabini era ben visibile un vistoso occhio nero, mentre gli altri facevano mostra di svariati lividi.
« Che sfiga, qualcuno ci ha preceduti, avrei voluto pestarlo io! » Sbraitò Roxanne, causando i versi di approvazione di chi aveva attorno.
« Chiunque abbia migliorato la faccia di Zabini in quel modo merita un bacio, giuro! » Aggiunse convinta Rose.
« Ehm…» Freya, che fino a quel momento si era limitata ad assistere alla conversazione comodamente spaparanzata contro al corpo di Hugo, si schiarì la voce e portò l’attenzione dell’allegra combriccola su di sé. « L’occhio nero è tutto merito di mio cugino! Sapete… sono così fiera di lui! »
Metabolizzando che la Serpeverde aveva dato la notizia proprio in seguito alle sue parole, Rose sputò bellamente il succo di zucca che stava sorseggiando nel piatto.
« Cosa!? » Gridarono all’unisono più voci, una più sconvolta dell’altra.
« Sì, beh… dopo la partita pare che Jace abbia affrontato Zabini per ciò che aveva fatto – sapete a…» E qui indicò con la mano la figura di Dominique, che ora ascoltava ciò che stava dicendo con gli occhi completamente sgranati. « …comunque, da quel che ho capito la situazione è degenerata quando Goyle ha iniziato a fare commenti poco carini e improvvisamente sono volati pugni ovunque. Gli idioti sono scappati a gambe levate quando Scorp ha steso Zabini! »
Nessuno seppe come reagire: chi perché si sentiva colpevole di essere la causa della rissa, chi perché le risse non le aveva mai sopportate.
L’unico ad aver mantenuto la lucidità mentale dopo il racconto di Freya fu Lysander, che – dall’alto della sua sensibilità da maschio adolescente – un pugno ogni tanto non poteva non apprezzarlo.
« Ma Steel e Malfoy come ne sono usciti? » Disse infatti il suddetto ragazzo.
Istintivamente sia Dominique che Rose si sporsero in avanti, improvvisamente curiose di sentire la risposta della Serpeverde.
« Non benissimo, so solo che adesso sono in Infermeria. Erano in quattro contro due! Praticamente sono la cugina di un eroe! »
Dominique sentì un tuffo al cuore; non solo Jace quel giorno le aveva salvato la vita, ma ora aveva scoperto che era anche stato pestato a causa sua.
« Godric! Ma gli uomini non sanno proprio trattenersi!? Giuro che appena li vedo sarò io a pestarli! Tutti e due! » Strillò ad un tratto Rose, sorprendendo tutti i presenti della sua improvvisa reazione.
 
Mille pensieri erano infatti passati per la mente della rossa Grifondoro mentre aveva sentito le parole di Freya e mille emozioni diverse ne erano scaturite: dapprima un certo senso di orgoglio, quando aveva capito che i due Serpeverde erano corsi a difendere sua cugina, e poi la rabbia l’aveva invasa, non appena metabolizzato il rischio contro al quale erano andati.
« Avrebbero potuto farsi molto male – o peggio – essere espulsi! »
Mia sorella deve proprio rivedere le sue priorità. – pensò Hugo, non palesando il suo pensiero ben consapevole che altrimenti Rose se lo sarebbe mangiato vivo.
Nessuno sembrò avere particolari reazioni allo sfogo della Grifondoro, tranne Frank e Lysander – che erano effettivamente i meno abituati alle classiche scenette Weasley – che si scambiarono una veloce occhiata interrogativa.
Da quando Rose Weasley sembrava dimostrare un certo interesse per Scorpius Malfoy?
Si ben ravvidero dal fare domande, forse interrotti dal nuovo scambio di battute.
 
« Beh, mia bella Dominique, mi sa che qualche premio al povero Steel dovrai pur darlo! Ho un paio di idee su cosa potrebbe piacergli! » Disse Roxanne con convinzione, accompagnando le proprie parole con una scossa decisa del capo e un dito puntato proprio in direzione del busto della Corvonero.
Dominique la guardò sconvolta, lanciandogli contro in tutta risposta un pezzo di pane.
« Ma lo avrà già ringraziato in mille modi quando hanno avuto quel romanticissimo momento sul campo da Quidditch! » Ironizzò Rose, punzecchiando ulteriormente la cugina.
Solo allora Dominique realizzò qualcosa di orribile, perfino per lei, che aveva passato gli ultimi anni a trattare nel peggiore dei modi Jonathan Steel.
« Ecco… io… potrei essermi dimenticata di dire grazie. »
« Ma sei pazza? »
« Cosa!? »
Le sue due migliori amiche, nonché cugine, la guardavano completamente stralunate.
Dominique comprese benissimo il perché della loro reazione e non poté fare a meno che sentirsi incredibilmente in colpa.
Quella giornata era stata un completo delirio e lei sembrava esserne l’unica causa.
« Ti accompagno in Infermeria più tardi, di sicuro vederti farà resuscitare Jace all’istante! »
Disse infine Rose, tirando qualche pacca leggera sul braccio di Dominique.
Ancora una volta, nessuno dei presenti osò obiettare alle parole della rossa Grifondoro e ciascuno tornò al proprio pasto, consci che qualsiasi cosa avessero aggiunto sarebbe stata inutile.
 

*
 
 
« Bene, io mi fermo qui. » Proclamò Rose Weasley una volta giunta davanti all’ingresso dell’Infermeria, luogo che aveva imparato a conoscere come le sue tasche grazie a suo fratello.
Dominique sentì quelle parole e arrestò automaticamente il passo, voltandosi a guardare sua cugina negli occhi.
« Come? Perché? » Le chiese istintivamente, convinta che anche lei avesse voluto andare a trovare Jace.
« Beh, Dom, è il vostro momento. » Qui Rose non mancò di notare la smorfia che nacque sul viso della Corvonero alla parola ‘vostro’. « Non mi va di rovinare quello che sarà il momento apice della vita di quel povero ragazzo! Ti aspetto qui, quanto vorrai metterci a dire un semplice ‘grazie’? »
Dominique comprese immediatamente cosa la Grifondoro le stesse dicendo e capì che non avrebbe potuto controbattere in alcun modo; che la cosa le andasse a genio o meno, quella visita in Infermeria era giusto che la facesse da sola.
D’altronde Jace aveva salvato la sua di vita, mica quella di Rose.
La rossa la vide annuire in segno di intendimento e le venne spontaneo farle un sorriso di incoraggiamento; Dominique fece un respiro profondo e, dopo essersi mentalmente appellata a Priscilla Corvonero e alla sua intera progenia, entrò in Infermeria.
 
Una volta vista la porta richiudersi dietro le spalle di sua cugina, Rose fece qualche passo incerto per decidersi sul da farsi e alla fine optò per andare ad appoggiarsi al muro ed incrociare le braccia al seno.
Pensò che in effetti avrebbe potuto portarsi dietro un libro, dato che il piano di lasciare Dom da sola era stato quello fin dall’inizio, ma ben presto la sua attenzione fu catturata da altro.
Vide la porta dell’Infermeria spalancarsi nuovamente e fare capolino davanti ai suoi occhi l’imponente figura di niente di meno che Scorpius Malfoy.
D’altronde Freya non aveva mica detto che si trovava lì anche lui?
Rose si lisciò d’istinto le pieghe inesistenti della propria gonna e si aggiustò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
D’altro canto Scorpius la notò immediatamente e, dopo un attimo di sorpresa dove si era addirittura permesso di sgranare gli occhi, fece qualche passo insicuro in sua direzione.
Giunto proprio davanti alla minuta figura della rossa, si schiarì la voce con un finto colpo di tosse e lasciò che le sue labbra si schiudessero per pronunciare poche e semplicissime parole.
« Ehm… come stai? »
La Grifondoro valutò seriamente l’idea di essere finita in un universo parallelo o che si fosse ammalata di qualche malattia psichica grave. Perché Scorpius Malfoy le stava chiedendo qualcosa di così futile?
 
Di certo in sette anni non le aveva mai chiesto una cosa simile e Rose era più che sicura di non averlo mai sentito rivolgere parole del genere a nessun altro studente di Hogwarts.
Ora che si trovava così vicino a lei – sovrastandola in modo eclatante dato il suo scarso metro e sessanta e il metro e ottanta abbondante di lui – la ragazza si accorse di quelli che erano i segni evidenti della rissa: il Serpeverde aveva un taglio – che doveva essere stato molto profondo e poi curato con la magia –  all’altezza dello zigomo destro e un labbro visibilmente spaccato con ancora qualche traccia di sangue.
Non poté fare a meno di sentire un brivido scenderle lungo la schiena ma si decise a non dirgli nulla a riguardo.
 
« Stai davvero perdendo il tuo tempo in convenevoli? » Fu ciò che disse nell’immediato, senza che il pensiero passasse prima per il suo cervello.
Scorpius represse una risata; era ben consapevole di aver appena chiesto qualcosa che sentito provenire da lui poteva risultare assurdo, ma quando l’aveva notata lì, in mezzo al corridoio, non era riuscito a pensare a nient’altro.
« Bah, ho pensato che ogni tanto potrei anche provarli. » Scrollò le spalle, nascondendo il subbuglio di voci contrastanti che sentiva ronzargli in testa con un tono di finta decisione.
« Sì, ma… quelli non siamo noi…» Disse allora sottovoce Rose, sperando che il ragazzo non l’avesse sentita. Perché non riusciva mai a tapparsi la bocca e diceva sempre la prima cosa che pensava?
« Noi? » Parlò con evidente sorpresa Scorpius, lasciando che quell’unica parola uscisse con voce strozzata.
Si ricompose l’attimo dopo e si accorse che poteva benissimo riprendere il pieno controllo della situazione, soprattutto quando la Grifondoro che aveva davanti – ora con il volto dello stesso colore dei capelli - sembrava sul punto di implodere.
« Non sapevo ci fosse un noi! » Aggiunse dandosi un tono spavaldo; si accasciò poi contro al muro, imitando quella che era la posizione della ragazza, guardandola con un evidente espressione di divertimento.
« Non c’è, infatti! » Controbatté Rose, acquistando improvvisamente una certa sicurezza: quella situazione –  loro due che battibeccavano – era decisamente qualcosa di molto famigliare e lei era sempre riuscita a gestirlo al meglio.
« Ma noi due ci insultiamo, facciamo battutte cattive e ci ignoriamo! Tutti ad Hogwarts sanno che siamo fatti così! »
« E al Diavolo cosa pensano tutti, Weasley! »
Rose incassò il colpo e per qualche secondo rimase del tutto interdetta: non solo era la prima volta che Scorpius Malfoy le rispondeva con tono acceso, ma era anche la seconda volta che si sentiva dire quelle parole dallo stesso.
Il Serpeverde si dovette accorgere di aver leggermente esagerato con il tono di voce, perché distolse lo sguardo da quello della ragazza colto all’istante da un senso di imbarazzo.
 
La Grifondoro rimase a fissarlo in volto, fermandosi a scrutarne ogni particolare e lineamento: il modo in cui il naso scendeva a punta, la linea della mascella ben definita, i capelli biondissimi che non erano perfettamente in ordine come loro solito ma che anzi gli scendevano in modo scomposto sul viso.
Sospirò istintivamente, stupendosi lei stessa immediatamente della propria reazione, e tornò ad aprire la bocca per parlare – probabilmente perché davvero non riusciva a stare in silenzio troppo a lungo, o forse perché non poteva assolutamente permettersi di rimanere ad analizzare quel viso ancora per molto.
« Ho saputo da Freya cosa è successo, non starò a dirvi che siete degli idioti, ma spero sappiate che Dominique ha circa un centinaio di parenti che avrebbere pestato Zabini meglio di voi! »
A Scorpius venne naturale sbuffare, fermando così la risata che invece avrebbe voluto far prepotentemente uscire.
« Pensi davvero che il problema sia stato Zabini? Se Goyle non avesse detto ciò che ha detto a quest’ora Serpeverde non avrebbe perso cento punti! »
Tornò a puntare gli occhi in quelli azzurri di Rose e la guardò con l’espressione allucinata di chi aveva paura di aver parlato troppo.
La Grifondoro chiaramente percepì ogni singola sillaba e la curiosità cominciò a invaderla: cosa aveva detto esattamente di così terribile Goyle per scatenare una simile reazione proprio nel ragazzo che reagiva a tutto semplicemente ignorando le situazioni – qualsiasi esse fossero?
Seppe che se mai avesse voluto saperlo di certo Scorpius non sarebbe stata la persona più indicata; magari le avrebbe raccontato tutto Jace, una volta uscito dall’Infermeria.
 
Solo allora si accorse che il Serpeverde aveva mosso le braccia con troppo vigore e inevitabilmente la sua attenzione fu catturata dalle nocche del ragazzo – visibilmente arrossate e incrostate di sangue – che contrastavano enormemente con la pelle diafana.
Allungò di getto una mano per andare a toccare quella ferita, ma si arrestò sul colpo appena realizzò chi aveva realmente davanti.
Scorpius notò cosa la ragazza stesse osservando ed allontanò bruscamente il braccio, infilandosi poi le mani nelle tasche dei pantaloni.
 
« È solo che non riesco ad immaginarti picchiare qualcuno, tutto qua. » Disse infine Rose, parlando con tono tranquillo e scrollando le spalle.
« Non posso mica insultare, fare battute cattive ed ignorare tutti, no? »
In uno scatto veloce la Grifondoro alzò lo sguardo e fissò il ragazzo completamente stravolta da ciò che aveva appena sentito.
Il fatto che Scorpius avesse usato le stesse parole che aveva utilizzato lei poco prima la stupì come poche cose avevano fatto in vita sua; il ragazzo che aveva davanti la stava scombussolando e non poco.
Qualche risatina di compiacimento le uscì spontaneamente, costringendo Scorpius a sorriderle di rimando.
« Oh, ma allora un ‘noi’ esiste davvero! » Incalzò nuovamente Rose.
Ora entrambi si sorridevano apertamente e probabilmente se si fossero visti da fuori quei sorrsi ebeti che avevano stampati in viso li avrebbero fatti inorridire e non poco.
« Forse nei tuoi sogni, Weasley! » Rispose Scorpius, annuendo con convinzione.
« Ah, proprio no, Malfoy. Ma nei miei incubi sì! »


Solo qualche settimana prima, nel sentire le parole pronunciate dalla ragazza, il Serpeverde l’avrebbe bellamente mandata a quel paese e girato i tacchi per allontanarsi il più possibile da lei.
Ma ora quella risposta non aveva fatto altro che causargli un sentimento completamente opposto.
Scosse la testa sconsolato, rimanendo con le labbra incurvate in un sorriso per tutto il tempo.
Pensò con tutte le sue forze a qualcosa di brillante da dire, per farle capire che non le avrebbe lasciato vincere tutti i loro personalissimi battibecchi, ma il suo cervello riuscì solamente a ripensare a ciò che si erano appena detti.
Nonostante ciò che si fosse convinto di credere, ultimamente quel ‘noi’ era sicuramente esistito nei suoi di sogni.
 

*
 
 
 
« Madama Pomfrey, sto morendo! Sto morendo, me lo sento! »
« Stia buono, Steel, è solo un cucchiaino di Ossofast! »
 
Queste furono le voci che accolsero Dominique una volta entrata nell’imponente sala addetta ad Infermeria. Represse le risatine che le nacquero spontanee, mentre riusciva ad immaginarsi Jace disteso su un lettino lamentarsi come un bambino.
Aspettò di sentire i passi di Madama Pomfrey allontanarsi e ritornare nel suo ufficio, prima di muoversi e andare verso dove aveva sentito provenire la voce del ragazzo.
 
Svoltò l’angolo e lo vide immediatamente: sdraiato su uno dei primi lettini della fila, Jace Steel se ne stava bellamente spaparanzato su una montagna di cuscini, mentre si gustava con gioia un paio di Cioccorane.
Non proprio l’immagine di un ragazzo che stava per morire, ecco.
Proprio mentre si cacciò in bocca la seconda Cioccorana il Serpeverde si accorse della presenza di Dominique e per poco non rischiò di strozzarsi.
Lanciò di getto la confezione del dolciume sul comodino e tornò alla scenetta che doveva star recitando poco prima in presenza della Guaritrice di Hogwarts: si fece scivolare meglio nel lettino e si stampò un’espressione di sofferenza in viso.
La Corvonerò scosse la testa e roteò gli occhi al cielo, cos’altro si sarebbe dovuta aspettare da Jace Steel?
 
« E pensare che fino a poco tempo fa avrei voluto essere io a ridurti cosi! » Disse una volta giunta davanti al ragazzo.
« Sarebbe stato un onore venire pestato da te, Dominique! » Jace la guardò divertito, con quello stesso sorriso abbagliante che aveva sempre stampato in viso, che una volta la Corvonero avrebbe trovato solamente irritante e che ora risultava essere travolgente.
Dominique lo fissò dritto in faccia, cercando di prendere tempo prima di dirgli ciò per cui era venuta, e solo allora si permise di analizzare meglio i segni che aveva intravisto da lontano e che ora erano eclatanti davanti a sé: aveva un lato della faccia completamente tumefatto e le labbra gonfie per l’impatto che dovevano aver ricevuto.
In più le vennero in mente le parole sentite da Madama Pomfrey poco prima, perciò seppe che Jace si doveva essere rotto pure qualche osso.
 
« Merlino, Jace… perché l’hai fatto? » Fu l’unica cosa che riuscì a dire. Non sopportò più la vista di quelle ferite – che sapeva essere a causa sua – e distolse lo sguardo, riportandolo sugli occhi blu di lui.
Il ragazzo comprese subito a cosa lei si stesse riferendo; d’altronde mentre lei lo stava scansionando con lo sguardo, lui aveva seguito con gli occhi ogni suo movimento.
« Quel... » E qui Jace avrebbe voluto elencare i peggiori insulti possibili, ma ben si riguardò dal farlo davanti alla ragazza. « … insomma, quel verme ti ha quasi uccisa. »
Era evidente ora che il pensiero aveva riportato la rabbia sul viso del Serpeverde; incosciamente strinse i pugni e digrignò i denti, per impedire a se stesso di aggiungere altre parole.
« Jace…» Dominique fece un passo avanti, ritrovandosi a pochi centimetri di distanza dal ragazzo. « Jace, io non ho bisogno che tu mi difenda. » Non se mi hai già salvato la vita. – avrebbe voluto aggiungere.
« Sono il suo Capitano, era mio dovere farlo. » Rispose il Serpeverde, e la ragazza non poté fare a meno di notare che era la prima volta che lo sentiva parlare con un tono così serio.
« E poi… non potevo sopportare ciò che ti aveva fatto, ho dovuto fare qualcosa! Se poi quell’idiota del suo amico ha istigato Scorpius e sono volati pugni non è certo colpa mia! »
« Avresti potuto farti davvero male! »  
Dominique provò con tutta se stessa a controllarsi e parlare con quanta più calma potesse, ma inevitabilmente ogni parola le uscì con veemenza; Jace non mancò certo di notarlo e, dopo un primo momento di incertezza dove non seppe come reagire, incurvò le labbra in un ghigno compiaciuto.
« Lo rifarei se significa averti qui tutta preoccupata per me! »
Per un attimo il ragazzo che la Corvonero aveva disprezzato per tutti quegli anni fu nuovamente riconoscibile: gli occhi blu che brillavano di spavalderia, il sorriso a tratti malizioso e la piena consapevolezza di essere qualcuno che non passava mai in osservato.
« Non sono preoccupata per te. » Rispose secca lei, abituata ad usare quel tono di voce quando si trattava di Jonathan Steel.
« Lo sei, e lo adoro. »
Il sorriso sulle labbra del Serpeverde smise di essere beffardo; ora si era trasfromato in quello genuino e puro che la Corvonero aveva imparato ad apprezzare da poco.
Dominique si ritrovò ad osservarlo per un po’ e naturalmente col passare dei secondi le salì nuovamente un grandissimo senso di colpa per tutto ciò che era successo; si morse un labbro e lo guardò con apprensione, conscia che c’era un’unica cosa che avrebbe potuto dire per sentirsi meglio.
 
« Jace, anche se trovo tutto ciò che è successo sbagliato, i-io… grazie. » Disse sinceramente, cercando di far trasparire nella sua voce tutta la gratitudine che provava.
Lo guardò con tenerezza e senza che potesse controllarlo portò una mano su quella del ragazzo per stringerla fermamente.
Jace giurò di aver sentito il proprio cuore perdere un battito; l’attimo dopo il sorriso che aveva stampato in faccia si estese agli occhi, che guardavano Dominique come se fosse stata una vera e propria apparizione angelica.
Ricambiò quella stretta e decise audacemente di approfondire il contatto: strinse le dita nelle sue e portò il pollice ad accarezzarle delicatamente il dorso della mano.
La reazione di Dominique fu quella di trattenere il respiro; perché quel gesto non le dava il fastidio che pensava di dover provare?
Qualasiasi altro ragazzo le avesse riservato un gesto così banale – ma che per lei era invece così intimo – lei lo aveva sempre allontanato all’istante; eppure una voce dentro la sua testa le gridò di rimanere ferma e godersi quella piccola attenzione.
 
« Ma, ecco…» Jace si schiarì la voce, ridestando entrambi dal silenzio in cui erano caduti. « Tutto questo significa che annulliamo la scommessa? » Ora sbatteva gli occhi ripetutamente,  guardandola con finta innocenza.
Dominique scoppiò a ridere e tolse la mano da quella del ragazzo – con sua triste delusione – per schiacciarsi una mano in fronte.
« Eh, no. Una scommessa è una scommessa. Caro Steel, mi sa che ti tocca studiare! »
Jace non poté fare altro che roteare gli occhi al cielo e lasciarsi cadere sui cuscini, dopo aver sbuffato sonoramente.
Stavolta Dominique seppe che l’espressione di sofferenza che era apparsa sul suo volto era del tutto sincera e reagì di rimando ridacchiando divertita.
Jace ora guardava il soffitto dell’Infermeria ma poteva benissimo sentire la Corvonero ridere di gusto; percepì il proprio cuore riempirsi di gioia e pensò che infondo si sarebbe fatto picchiare mille altre volte se ciò avesse significato rivivere anche solo per una volta gli sguardi che Dominique Weasley gli aveva appena dedicato. 




**************
Ed eccoci qua con un capitolo che avrei potuto benissimo semplicemente intitolare 'JACE'!
Spero vi abbia entusiasmato tanto quanto lo ha fatto a me scriverlo! 
Fatemi sapere quale personaggio vi piacerebbe vedere nel prossimo capitolo, accetto volentieri richieste ;)

 

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Capitolo 13
*** Bambini dell'asilo cresciuti e ammissioni inderogabili. ***


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Bimbi dell’asilo cresciuti e ammissioni inderogabili.
 

Quel lunedì mattina tutto a Hogwarts sembrava essere tornato alla normalità.
A colazione ciascun tavolo esibiva fieramente stemmi unicamente della propria casa di appartenenza e finalmente ogni studente pareva curarsi più del proprio piatto che non di gossip o false notizie –  come invece era successo soprattutto negli ultimi giorni.
Nessuno ora fissava più il tavolo di Serpeverde come se da un momento all’altro dovesse scoppiare una nuova rissa; Steel e Malfoy sedevano dalla parta opposta rispetto a Zabini e i suoi amici, e ciò aveva interrotto i numerosi sguardi che tutti lanciavano loro dal giorno della partita.

E soprattutto si erano interrotti gli sguardi da parte del tavolo di Grifondoro, dove due figure in particolare – una più diversa dall’altra – erano concentrate su ben altro.
Al posto di un piatto stracolmo di cibo, davanti agli occhi di Roxanne Weasley faceva capolino un bellissimo pacco regalo di colore blu scuro, arrivato poco prima con la posta mattutina.
Seduta di fronte a lei, una esagitata Rose Weasley si era intromessa nella situazione, intimando la cugina a trattare ciò che avevano davanti con estrema cautela e diffidenza – neanche fosse stato un Horcrux!
Entrambe le ragazze scrutavano il pacco intensamente, ciascuna facendo le proprie bizzarre ipotesi sulla sua provenienza.

« Roxy, non aprirlo. Magari è da parte di Freya e ti esploderà in faccia!»
« La stessa Freya troppo occupata a sbaciucchiare Hugo a distanza?»

Rose si voltò in direzione di suo fratello, rendendosi così conto di ciò che le aveva appena detto la cugina: Hugo era completamente livido in viso, mentre decine e decine di baci incantati dai colori più svariati si infrangevano contro le sue labbra.
La rossa Grifondoro scoppiò a ridere; per quanto quella situazione a chiunque sarebbe potuta sembrare imbarazzante, sapeva che per Freya e suo fratello era semplicemente la normalità.

« Ma i pacchi da parte dei nostri genitori arrivano sempre all’inizio del mese, questo non può essere qualcosa di buono! » Affermò Rose, puntando il dito contro l’oggetto di discussione.
« Nemmeno io mi fido, ma devo aprirlo! C’è scritto il mio nome sopra! »

Proprio accanto al vistosissimo fiocco argentato che faceva da corona al pacco c’era infatti scritto il nome di Roxanne con una calligrafia curatissima, che nessuna dalle due ragazze aveva mai visto prima.
La ragazza dai capelli corvini lanciò un’ultima occhiata a Rose, quasi a cercare la sua approvazione, prima di fare un respiro profondo e strappare definitivamente la carta che ricopriva il pacco.
Appena fu chiaro cosa effettivamente la carta nascondesse entrambe le ragazze emisero un gridolino di sorpresa.
Si ritrovarono così a fissare una invitantissima scatola contenente decine di biscotti, che dal profumo che emanavano dovevano essere appena stati sfornati.
Roxanne si avvicinò e con un respiro profondo annusò ciò che aveva davanti, riconoscendo la particolare fragranza di zenzero che conosceva da quando era nata.

« Oh! Ma perché nonna Molly non manda mai a me queste cose!? » Borbottò Hugo, che nell’istante in cui aveva notato cosa le due ragazze stessero fissando si era catapultato affianco a loro.
Allungò una mano per prendere un biscotto, ma prontamente Roxanne gliela schiaffeggiò.
 Quelli erano i suoi biscotti preferiti da sempre e tutti nella loro famiglia sapevano quanto lei ne fosse ghiotta e di quanto ne sentisse la mancanza quando era a Hogwarts – soprattutto dato che poi durante le estati la sua dieta si esplicava in quell’unico pasto.
« Rassegnati, ragazzino. Questo dimostra che sono la nipote preferita! » Disse pomposamente Roxanne, battendosi una mano sul petto e guardando suo cugino con finta superiorità.
Proprio mentre stava per buttarsi sulla scatola per strafogarsi di biscotti, la Grifondoro vide Rose stamparsi un’espressione imbarazzata in viso e porgerle cautamente un bigliettino.
« Ehm, Rox… non penso siano da parte di nonna. »
Prese con uno scatto veloce il foglietto di carta dalla mano di sua cugina e, non appena posò gli occhi su ciò che c’era scritto sopra, aggrottò drammaticamente la fronte.

Un dolce regalo per la più dolce di tutte, dal tuo (spero ancora) Corvonero preferito.

In una frazione di secondo Rose vide sua cugina cambiare espressione ripetutamente nel giro di pochissimo tempo: prima sgranò gli occhi incredula, poi fece una smorfia disgustata, infine scoppiò in una risata isterica.
Perfino Hugo – che alle reazioni assurde era ben abituato grazie agli anni di esperienza con Freya – posò gli occhi in quelli di sua sorella per vedere se almeno lei avesse capito cosa stesse succedendo; Rose in tutta risposta alzò le spalle, incapace di pensare ad una reazione differente.

« Dolce!? Qualcuno gli ha lanciato un Confundus contro, non c’è altra spiegazione! » Disse Roxanne con convinzione, annuendo convulsamente col capo.
 
A due tavoli di distanza dai vistosi colori di Grifondoro, Lysander Scamander guardava ossessivamente ogni mossa di Roxanne Weasley.
« Se solo non fossi il suo ragazzo, penserei che Roxy si è trovata uno stalker. » Esordì Dominique, sedendosi di fronte al ragazzo. Lanciò un sorriso smagliante in direzione di Frank, seduto lì accanto, in segno di saluto.
« Shh, sto cercando di capire se ha funzionato! » La zittì con urgenza Lysander, allungando la testa per guardare meglio oltre la figura della Corvonero che gli si era appena piazzata davanti rovinandogli la visuale.
Dominique allora si rivolse di nuovo a Frank, lanciandogli uno sguardo di pura perplessità alla ricerca di spiegazioni.
« Si è fatto mandare da vostra nonna i biscotti preferiti di Rox per riconquistarla. » Spiegò in tutta tranquillità il ragazzo, versando del thé dentro alla proprio tazza.
« Beh, d’altronde il cibo è l’unica strada per il cuore di Roxy! » Rispose Dominique, decisamente meno stupita del previsto da ciò che aveva appena sentito.

Come aveva fatto il resto della sua famiglia, anche lei aveva notato che i rapporti tra Roxanne e Lysander si erano visibilmente incrinati. Tuttavia non l’aveva sconvolta più di tanto, perché sapeva bene che il ragazzo avrebbe fatto di tutto pur di risistemare le cose; la loro coppia era sempre stata una vera e propria istituzione per Dominique e non sarebbe mai riuscita a pensarli separati.

« Secondo voi sta funzionando? » Disse con irruenza Lysander, del tutto incurante di ciò che avessero detto fino a quel momento.
Dominique si girò sul posto per andare a guardare sua cugina e la vide – come si era aspettata – con la testa china sul piatto intenta a strafogarsi di biscotti.
« Frank, se non funziona è colpa della tua femminilissima calligrafia, te lo dico! »
Frank non disse nulla, ben consapevole dello stato di puro nervosismo in cui era caduto il suo migliore amico: Lysander muoveva infatti ossessivamente un gamba sotto al tavolo e si torturava le dita battendole contro la dura superficie lignea.
Sia Dominique che Frank si resero conto che quella era la prima volta in assoluto che lo vedevano  comportarsi in maniera così scomposta – lui che era sempre così sicuro di sé – ma la cosa non li stupì granché: era chiaro a tutti che Roxanne Weasley fosse il suo più grande punto debole.

Frank tirò amichevolmente qualche pacca sulla schiena di Lys, sorridendogli in segno di incoraggiamente, mentre Dominique gli servì un po’ di porridge nel piatto.
Lysander mancò totalmente di notare le accuratezze dei suoi amici, troppo occupato ad ammirare la solare figura di Roxanne Weasley che divorava un biscotto dietro l’altro con un sorriso raggiante stampato in faccia.
Nulla di altro riuscì a fare se non sorridere di rimando a quella visione così rassicurante e familiare; perfino il nervosismo ora sembrava essere scemato e l’unica cosa su cui riuscì a riflettere era che molto probabilmente aveva fatto centro.

*
 
« Ha! Figurati se non trovavo proprio te nelle Cioccorane! »

Aveva appena detto la voce femminile che aveva accolto Frank Longbottom nel momento in cui aveva messo piede nella Sala Comune di Corvonero.
Come suo solito il ragazzo varcò la porta d’ingresso cautamente, abituato com’era a non voler farsi notare quando entrava da qualche parte, ma nel momento in cui realizzò che nella stanza si trovava proprio Violet McDougal fece qualche passo più sicuro, per avvicinarsi di più a lei.
La ragazza si trovava seduta su un divanetto di spalle rispetto all’ingresso perciò non lo doveva certamente aver sentito arrivare, così continuò imperterrita con la conversazione che stava avendo con il vuoto – data l’evidente mancanza di esseri viventi situati attorno a lei.

« Un altro Neville Longbottom da aggiungere alla mia collezione di cinquanta figurine identiche! Madre, sii fiera di me! »
Ironizzò con fare teatrale Violet, lanciando nel vuoto la figurina che fino a quel momento stava tenendo in mano.
Frank scoppiò a ridere alla visione di quel gesto, rendendo così consapevole la ragazza della sua presenza e causandole un vistoso sussulto di spavento.

« È così che tratti il tuo povero professore di Erbologia? » Il ragazzo la raggiunse in poche falcate, raccogliendo da terra la figurina e constatando che l’immagine che doveva star ritraendo suo padre era già sparita. Vide Violet fissarlo completamente rossa in viso, probabilmente imbarazzata per essere stata colta in flagrante a parlare da sola – o meglio, con l’immagine di suo padre, che forse era anche peggio.

« Oh, h-hey... Cioccorana? » Riuscì a rispondere a fatica lei, optando infine per sigillarsi le labbra nel timore di dire qualcosa di imbarazzante e di stendere il braccio per offrire il dolciume a Frank.
Il ragazzo le fece un cenno negativo col capo, sorridendole teneramente, prima di sedersi su una poltrona posizionata lì affianco.
« Ehm… quindi è questo che fai mentre noi altri facciamo colazione? Ti riempi di caramelle? »
A quelle parole una serie di risatine divertite uscirono dalle labbra di Violet.
Scosse la testa, più come se stesse mutamente rispondendo a se stessa che alle parole di Frank.
« Oh no, a colazione vado appena la Sala apre, quando ancora non c’è nessuno! »

Ah, ecco perché non ti ho mai vista. – Disse dal nulla una voce nella testa di Frank.

« Non sei una fan del caos creativo tipico di Hogwarts? »
« Perché dovrei quando posso rimanere qua a parlare con delle figurine? »
Il ragazzo non poté fare a meno che scoppiare a ridere sguaiatamente; non che non fosse abituato all’autoironia, ma di certo non si sarebbe mai aspettato che potesse appartenere alla ragazza minuta e spesso taciturna che aveva davanti.
D’altronde per tutti quegli anni non l’aveva mai vista assieme ad altre persone né tantomeno si era accorto della sua presenza, perciò perché mai avrebbe dovuto avere chissà quale idea su di lei?
Senza che potesse controllarlo il pensiero andò automaticamente a Roxanne, l’unico metro di paragone che aveva mai avuto per qualsiasi ragazza, e pensò a quanto Violet fosse diversa da lei.
Non in peggio o in meglio, semplicemente diversa.

« Allora, come ci si sente ad essere uno dei Cercatori migliori degli ultimi vent’anni? »
Frank puntò lo sguardo in quello di Violet, scrutando gli occhi castani di lei e quella tonalità che non aveva mai conosciuto prima. Sorrise imbarazzato a ciò che le aveva appena chiesto, portandosi incosciamente una mano in viso per coprirsi.
« Oh, no, non dire così che non è affatto vero! »
« Capito, non sei un fan dei complimenti. »

Violet incurvò le labbra in un’espressione docile, forse nel tentativo di incoraggiare il ragazzo a proseguire la conversazione.
Entrambi si guardarono dritti in volto, e Frank si stupì di riuscire a sostenere un tale sguardo senza sentire la necessità di distoglierlo – come invece spesso gli capitava con chiunque incontrasse.
Uno sbuffo ironico misto ad amarezza gli sorse spontaneo quando si rese effettivamente conto che quella era la prima volta che si erano scambiati qualche parola per conoscere qualcosa di più riguardo all’altro e si maledì mentalmente.
Aveva scoperto che Violet – oltre ad essere una ragazza decisamente di bell’aspetto – aveva un modo di fare che lo faceva sentire meno a disagio con le proprie insicurezze e sopra ogni altra cosa ci era addirittura uscito assieme ad Hogsmeade; perciò, com’era possibile che ancora sapesse così poco della Corvonero che seduta davanti a lui lo guardava con quello sguardo così affabile e armonioso?

« Ehm… qual è il tuo posto preferito qui ad Hogwarts? » Chiese improvvisamente il ragazzo cercando di zittire i mille pensieri che aveva in testa, risultando parlare con una tale impazienza che colpì non poco Violet.
La ragazza in tutta risposta gli lanciò una vistosa occhiata interrogativa, incapace di realizzare il perché di una domanda così inaspettata.
Vide Frank reagire trasformando le proprie gote da rosee a violacee e presto di decise a non pensarci troppo e parlare di getto, proprio per non voler far sentire il ragazzo ancora più in imbarazzo.
« Oh, beh, direi le serre di Erbologia! È come stare all’aperto con tutte quelle piante, ma al chiuso, capisci? È come stare fuori senza doversi preoccupare del brutto tempo, solo vantaggi! » Disse con convinzione, accompagnando ogni parola con un movimento deciso del capo.

Frank ci mise tutta la forza di volontà che aveva in corpo per non implodere sul momento, dati i ricordi decisamente freschi che erano emersi prepotentemente quando aveva sentito nominare le serre.
Scosse la testa con forza, cercando di cacciare ogni immagine di Roxanne che lo baciava con urgenza, prima di tornare a fissare Violet dritta in viso e notare che, nonostante si fosse accorta delle sue reazioni che da fuori dovevano sembrare assurde, continuava a scrutarlo con tranquillità.
« Mi piace l’idea, io le ho sempre viste come il posto in cui mio padre mi mette in imbarazzo davanti a tutti! »
« Oh, ma come? Il professor Longbottom parla sempre benissimo di te! »
La ragazza si lasciò scappare dalle labbra una risata limpida e genuina, e Frank poté solamente farsi contagiare da tale visione.
Sorrise di gusto, sentendo il proprio petto riempirsi di un nuovo ed inspiegato senso di calore.
Fece un respiro profondo, prima di prendere coraggio e dire poche ma perentorie parole.
« Spesso dopo le lezioni vado ad invasare qualche pianta per mio padre, magari qualche volta – se ti va – puoi venire a tenermi compagnia... »
Violet si gustò il suono di ogni sillaba e, compreso il significato finale, allargò il proprio sorriso a dismisura.
« Certo che sì! Sì, assolutamente sì! » Disse infine in preda all’euforia.
Il ragazzo per cui aveva una cotta le aveva appena chiesto di passare del tempo assieme, quale sedicenne non avrebbe reagito in quel modo?

Frank tornò a respirare, senza nemmeno accorgersi che aveva trattenuto il respiro fino a quel momento, e per poco pensò di essere completamente impazzito quando intravide quasi fosse una visione spettrale la figura del suo migliore amico Lysander fargli gesti di acclamazione dal fondo della stanza.
Strabuzzò gli occhi e infine scoppiò a ridere sguaiatamente: nascosto dietro ad una porta che portava ai Dormitori c’era davvero Lys che esultava e gli mostrava il pollice all’insù.
Si accorse di sentire dentro di sé una voce che faceva esattamente lo stesso; per la prima volta nella sua vita era riuscito ad invitare una ragazza ad uscire – o meglio, a rimanere dentro al Castello – e per di più una ragazza che gli piaceva e, ciliegina sulla torta, lei aveva detto di sì.

Sì, Frank Longbottom aveva decisamente scoperto che adorava immensamente sentirsi invincibile.
 

*
 
Quel pomeriggio un potente raggio di sole si faceva strada tra le nuvole che coprivano il Lago Nero, quasi come se quel barlume di luce volesse imitare l’espressione radiosa sul viso di Jace Steel che da più o meno mezz’ora se ne stava a lanciare ciottoli contro la distesa d’acqua.
Scorpius Malfoy, seduto sul molo lì vicino, d’altra parte lo fissava con evidente inquietudine espressa in volto, come se stesse morendo dalla voglia di confessare qualcosa.
Jace lanciò un ultimo sassolino e poi si voltò a fissare il suo migliore amico; notò immediatamente che si stava torturanto le nocche delle mani e decise di intervenire prima che si riaprisse da solo quelle ferite che inevitabilmente ricordavano gli eventi del giorno della partita.

« Amico, se ti chiedo cosa c’è che non va mi risponderai o mi manderai a quel paese? » Disse cautamente il ragazzo dai capelli castani, avvicinandosi a Scorpius e sedendosi accanto a lui.
« Probabilmente la seconda. » Rispose incolore il biondo, continuando a fissare il terreno ed evitando con tutto se stesso di guardare Jace negli occhi.
Sapeva bene che il suo migliore amico si era accorto del suo stato di agitazione, ma aveva sperato che non gli facesse domande.
Sapeva però anche che avrebbe dovuto parlare con qualcuno prima o poi – soprattutto dopo ciò che sua cugina Freya gli aveva fatto capire di se stesso – ciò nonostante non si sarebbe mai sentito pronto ad affrontare un tale argomento, neanche se quella che aveva davanti era la persona di cui si fidava di più al mondo.

« Se è per ciò che è successo con Goyle, è tutto a posto. » Tastò il terreno Jace, introducendo quello che sapeva essere l’argomento del cruccio di Scorpius.
Lo vide irrigidirsi all’istante e seppe di aver fatto centro.
Capì anche che Scorpius non si stava tormentando per aver colpito un loro compagno di Casa, ma per ciò che quella reazione aveva significato agli occhi di tutti.
« Lo so, è che proprio non ce l’ho fatta a trattenermi. »
Jace si stampò in viso un mezzo sorriso non appena comprese che il suo migliore amico stava cominciando ad aprirsi.
« È normale reagire così quando si è gelosi, Scorp. »
« Non era gelosia! » Sbraitò dal nulla Scorpius, puntando gli occhi allucinati in quelli di Jace; in tutta risposta il ragazzo dai capelli castani inarcò un sopracciglio, facendogli capire che in realtà aveva già compreso tutto.
« N-non lo era! So solo che ho sentito questa strana sensazione dentro di me e il minuto dopo non ci ho visto più! »
« Già. Quella è gelosia, amico. »


La partita contro Corvonero era finita da qualche ora e nella Sala Comune di Serpeverde l’umore non era mai stato così basso. Occhiate di fuoco e sguardi cattivi continuavano a colpire Jace e Scorpius che, seduti su un divanetto, facevano finta di nulla parlando del più e del meno tra di loro.
Gli occhi di tutti furono prontamente puntati sulla porta della Sala Comune quando fecero il loro ingresso Marcus Zabini e Vincent Goyle e soprattutto quelli di Jace Steel, il quale, senza che potesse controllarlo, balzò improvvisamente in piedi.
« Marcus, spero che tu abbia una buona scusa per ciò che hai fatto oggi altrimenti ti dovrò cacciare dalla squadra!» Sbraitò fermamente Jace, piazzandosi di fronte ai due Battitori.
Scorpius notò immediatamente il tono acceso del suo migliore amico e si alzò dal divano per andare ad affiancarlo.
« Steel, faresti meglio a ricordarti che sei un Serpeverde prima di ogni altra cosa. » Commentò glaciale Zabini.
« E di grazia, cosa starebbe a significare esattamente? » Si intromise Scorpius, del tutto infastidito dalle parole del compagno di squadra.
D’altronde il giovane Malfoy aveva sempre odiato chi presupponeva che appartanere ad una determinata Casa significasse dover tenere un comportamento già predeterminato e ciò che stava dimostrando Zabini gli ricordava quell’ambiente chiuso ed elitista in cui era cresciuto e al quale non si era mai sentito di appartenere.
« Ma cosa vuoi saperne tu, Malfoy? Che perdi il tuo tempo dietro ad una Weasley? » Ribattè Marcus.
Scorpius strinse insitintivamente i pugni e Jace notò immediatamente tale reazione.
« Marcus non cambiare discorso, stiamo parlando del tuo gioco scorretto qua. » Parlò il Capitano di Serpeverde, ben consapevole che il suo migliore amico stava per perdere la sua calma abituale.
« No, qua si tratta di voi due che avete perso il cervello per un paio di gambe qualunque, anzi, no, per un paio di gambe Weasley. »
« Tra l’altro pure mediocri, si potrebbe puntare a qualcosa di meno ripugnante. » Disse dal nulla Vincent Goyle, parlando con un tale disprezzo che colpì pienamente il ragazzo dai capelli biondi.
« Ripeti ciò che hai detto, Goyle. » Sibilò fra i denti Scorpius. Jace poté giurare di non averlo mai visto parlare in quel modo, con quel tono che ricordava a tutti gli effetti il sibilio di  una serpe.
« Dico solo che capisco a cosa ti possa servire la Weasley rossa. Data la sua altezza immagino sia molto brava  a fare solo una cosa! » Disse con cattiveria Goyle, terminando le proprie parole con una risata dal suono decisamente malevolo.
Jace capì cosa stava per succedere ancora prima che Scorpius scattasse con prontezza e sferrasse il primo pugno centrando in pieno la faccia di Goyle.
Pensò che in veste di Capitano fosse suo dovere anche interrompere quella rissa ma nemmeno una cellula del suo corpo gli disse che era la cosa giusta da fare.
Invece fece un passo avanti e cominciò a colpire Zabini che se la stava ridendo di gusto, completamente ignaro del fatto che altre due persone dietro di loro si stavano avvicinando per aggiungersi allo scontro.

 
Scorpius si mise le mani tra i capelli e fece qualche respiro affannoso; infine, con un ultimo respiro esasperato, aprì la bocca per fare uscire le parole che più di ogni altra cosa gli costavano pronunciare.
« Okay, lo ammetto. Potrei provare un certo interesse per Rose Weasley. »
Jace si voltò per fissare l’amico con il sorriso più compiaciuto di sempre, decisamente sorpreso di sentire quelle parole provenire da lui.
Non che non sapesse che Scorpius Malfoy avesse prestato particolare attenzione a Rose nell’ultimo periodo, ma di certo non si sarebbe mai aspettato che una tale ammissione giungesse così chiaramente dalla bocca del suo migliore amico .
« Grazie per la notizia shock, Scorp. Lo so dal terzo anno più o meno. » Ironizzò Jace, lasciando che una risata uscisse dalle proprie labbra.
Il ragazzo dai capelli biondi si girò per guardarlo in faccia; decisamente non avrebbe mai potuto prevedere quella reazione, ma ora, che vedeva il suo migliore amico fissarlo come se davvero non avesse detto niente di nuovo, si rese conto di quanto Jace dovesse conoscerlo a fondo.
« Scusa, come!? »
« Ma si dai, la solita tattica del bambino che tira le trecce della bambina che gli piace. La tua tattica preferita, insomma. » Disse scrollando le spalle il ragazzo dai capelli castani, continuando a sorridere con quel ghigno tipico di chi la sapeva lunga.
Scorpius sgranò completamente gli occhi, evidente segno del suo essere sbalordito; si accorse di non avere nulla da dire per replicare e, dopo aver tirato l’ennesimo sospiro di rassegnazione, si sottomise all’evidenza dei fatti.
« Ehm… come… ecco, quindi come faccio a farle cambiare idea su di me? » Chiese cautamente.
« Intendi come fare a conquistarla? » Rispose sornione Jace, godendosi ogni singolo secondo di quella situazione; d’altronde come avrebbe potuto non divertirlo quel ribaltamento dei ruoli dove ora era Scorpius a crucciarsi per una Weasley?
« Se proprio dobbiamo metterla così, sì. » Tutto il fastidio di quella dichiarazione era evidente sul viso del giovane Malfoy: la fronte completamente aggrottata, le labbra contorte in un’espressione di dolore.
« Non saprei, il mio piano di conquista Weasley è in atto da cinque anni, non credo tu abbia tutto questo tempo! »
« Sono fottuto, non è vero? » Chiese con tono arreso Scorpius, scuotendo la testa come a voler parlare più a se stesso che all’amico che aveva di fronte.
« Ma no, devi solo concentrare in poche settimane il lavoro di anni. Credo in te, sei uno stallone Malfoy! Buttati e colpisci duro! » Disse con grande foga Jace, del tutto convinto delle proprie parole.
Certo, avrebbe potuto dirgli che aveva notato un certe interesse anche da parte di Rose nei confronti di Scorpius, ma sapeva anche che quello era un qualcosa che il suo migliore amico avrebbe dovuto maturare da solo. Per non parlare poi del fatto che molto probabilmente Rose fosse ancora più addormentata di lui.
« Oh, ma sta zitto, Jace! »

Presto l’espressione di Scorpius si trasformò in una evidentemente divertita e Jace seppe che il dover ammettere di provare qualcosa per quella che aveva sempre considerato la sua peggior nemica non doveva starlo torturando più così tanto.
Un pensiero estremamente spiritoso si fece strada nel suo cervello; ora poteva dire di condividere con il suo migliore amico anche il desiderio spasmodico di voler conquistare una Weasley.
 

*
 
« Hogwarts va a fuoco. Puoi salvere solo o me o Madama Pomfrey, chi scegli? »
Interruppe il silenzio Freya Nott, alzando lo sguardo per puntarlo in quello di Hugo Weasley, sul quale se ne stava bellamente accoccolata con la testa appoggiata sulle sue gambe, mentre si godeva distrattamente le carezze che lui le dedicava.
Entrambi erano appollaiati davanti al fuoco su un divano della Sala Comune di Grifondoro, dove i vari studenti che passavano di lì potevano assistere a quella scena oramai così familiare per tutti.
Non appena percepì le parole della ragazza, Hugo strabuzzò gli occhi, credendo di aver sentito male; quella era una sequenza di parole fin troppo ridicola perfino per la Serpeverde che conosceva da sempre.

« Solo una cosa: perché!? » Riuscì solamente a dire il ragazzo, continuando a disegnare cerchi immaginari sul ventre di Freya da sopra la sua divisa.
« Dai, rispondi e basta! » Insistette lei.
« Perché dovrei scegliere proprio fra voi due? »
Freya arrossì improvvisamente, messa alle strette dalla domanda di Hugo.
« Beh, lei è la cosa più vicina ad una ex fidanzata che hai…» Parlò timidamente lei, nascondendo la testa contro il busto del ragazzo nel tentativo di non farsi sentire.
Hugo sbuffò institivamente, come d’altronde faceva ogni volta che la ragazza che aveva tra le braccia diceva qualcosa di assurdo, ma subito realizzò perché stavolta sembrava più imbarazzata che mai.
Comprese che quello era stato un modo per cercare certezze, lei che sembrava essere sempre la più forte tra i due e che invece era una ragazzina alla prima cotta come tante altre.
Si stampò in viso un sorriso di pura felicità, portando le mani a coprire le guance della ragazza per farla ritornare a puntare le iridi verdi nelle proprie.

« Freya, mi sa che in quel caso saresti tu a dover salvare me, non il contrario. » Disse con sicurezza, cercando di smorzare la tensione con una battuta.
La Serpeverde tornò immediatamente a sorridere e si lasciò perfino sfuggire una risata divertita.
« Vero, sono io l’alpha della coppia! » Rispose poi, annuendo decisa.
Hugo non poté fare a meno di chinarsi per scoccare un bacio sulle labbra della ragazza, tornando subito dopo a sedersi composto per parlare con altrettanta decisione.
« Mai pensato il contrario! »

Se solo i muri della Sala Comune avessero potuto parlare, avrebbero di certo fatto un’ovazione al ragazzo dai capelli rossi che, come molti altri ragazzi dai capelli rossi prima di lui, se ne stava sul divano in compagnia di una ragazza.
Ma Hugo, a differenza dei suoi predecessori e soprattutto di un certo Ronald Weasley, già al suo quinto anno poteva vantare di avere al suo fianco non una ragazza qualunque, ma la sua ragazza.
E d’altronde non bisogna certo dimenticare che quella era Hogwarts – dove i muri potevano realmente parlare – perché nel muro di fronte rispetto a dove si trovavano i due ragazzi vi erano a tutti gli effetti tre figure vivide provenienti da vari quadri che chiacchieravano tra di loro osservando direttamente la scena.
« Te l’avevo detto che sarebbe stato più sveglio di suo padre! »
« Oh, facile battere Ronald, quello ha dormito per sette anni! Ma vogliamo parlare di Charlie? Lui sì che era uno sciupafemmine! »
« Ma perfavore, il primato rimane della bella Ginevra! È riuscita a far capitolare perfino un Potter!»

« Dici che se tiro loro contro una scarpa smetteranno di spettegolare? » Chiese improvvisamente Hugo, dopo aver sentito le voci provenire dai quadri ed essersi stampato in viso un’espressione infastidita.
« Ma io li lascerei parlare, almeno avremo materiale scottante per quando andremo alla Tana questa estate! » Disse la prima cosa che le venne in mente la ragazza, rendendosi conto l’attimo dopo di aver utilizzato il plurale.
« Andremo? » Puntualizzò subito Hugo, non mancando di tingere visibilmente le proprie guance di rosso.
« Beh, s-sì… pensavo di passare l’estate assieme… a Villa Nott le giornate sono parecchio noiose e l’unico divertimento è quando il sabato andiamo a trovare Scorp e posso rovistare nella sua camera. Sai una volta ci ho trovato un articolo su tua madre dove c’era anche un primo piano bellissimo di tua sorella e–»
« Okay, okay! Certo che puoi venire a stare da me questa estate! » La interruppe prontamente il Grifondoro.
Freya non batté ciglio, abituata da sempre ad essere interrotta nel bel mezzo di quello che si trasformava spesso in un personalissimo monologo.
« Ma se non vuoi non devi sentirti obbligato… »
« Certo che voglio la mia ragazza con me! » Disse con grande enfasi Hugo, accorgendosi immediatamente di aver utilizzato la parola che entrambi non avevano mai osato prununciare prima.
« La tua cosa? » Freya si alzò in uno scatto a sedere, posizionandosi di fronte al ragazzo per scrutarne ogni singolo cambiamento di espressione.
Lo vide diventare livido in viso e decise di regalargli un sorriso smagliante per fargli capire quanto quella ammissione l’avesse resa incredibilmente felice.
« … ragazza. » Ripeté con un filo di voce Hugo, evitando con tutto se stesso di guardare la Serpeverde negli occhi.
« Dici che tua nonna Molly farà un maglione anche per me? La fidanzata del suo tenero Hugie? »
Una volta percepito il tono estremamente scherzoso che aveva usato, il ragazzo tornò immediatamente a fissare Freya in volto.
Capì che non aveva detto nulla di sbagliato – anzi, quando vide quei due occhi verdi intensi esprimere tutta la felicità che doveva stare provando, capì di aver detto ciò che entrambi stavano aspettando di dirsi da settimane.
« Godric, no! Farete a gara a chi mi chiama con il nomignolo più orribile! » Disse infine, continuando con quella scenetta che ad un occhio esterno sarebbe sembrata uno scambio di battute come tante altre, ma nella quale in realtà si stavano dicendo tutto quello avevano il bisogno di sentirsi dire semplicemente con lo sguardo.
« Mia Fragolina, Patatino del mio cuore, lo sai che l’unica che potrà mai imbarazzarti fino alla morte sarò sempre io! » Dichiarò solenne Freya, prima di tornare ad appoggiare la testa sul grembo del ragazzo e prendergli con forza un braccio per posizionarlo su di sé, ordinandogli mutamente di continuare a coccolarla.
Hugo scosse la testa, sempre col sorriso che regnava sul viso, prima di ritornare a dedicarsi alla sua ragazza, con la nuova consapevolezza di poter mandare bellamente a quel paese ogni insicurezza che lo aveva tormentato fino a quell’istante.




 

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Capitolo 14
*** Bombe nucleari su Hogwarts. ***


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Bombe nuclerari su Hogwarts.
 
 
« Ragazzi, silenzio perfavore, che oggi vedremo qualcosa di magnifico – ma che dico, di straordinariamente incredibile! » Disse Neville Longbottom nel tentativo di riportare all’ordine la folla di studenti che si trovavano attorno al tavolo centrale della serra numero due di Hogwarts.
Al Professore di Erbologia non capitava spesso che gli venissero assegnate lezioni con studenti appartenenti a tutte e quattro le Case – soprattutto data la sua indole a non mantenere una disciplina ferrea in classe – ciò nonostante la Preside McGranitt aveva confidato che una classe di studenti del settimo anno non avrebbe dato nessun particolare problema.

Il primo studente a zittirsi e dedicarsi completamente alla lezione fu Frank, un po’ perché Erbologia era la sua materia preferita – e di certo aveva contato la predisposizione genetica – un po’ perché vedere suo padre sgolarsi nel tentativo di controllare un’orda di adolescenti gli era sempre dispiaciuto. Si trovava in piedi dalla parte opposta del tavolo rispetto alla postazione del professore, al fianco di Lysander e Dominique e degli altri studenti che potevano vantare lo stemma di Corvonero sul petto.

« Benissimo, allora oggi studieremo nel dettaglio quella che per me più che una pianta, è un vero e proprio miracolo – oh, sì, lo direbbe anche Harry! E se saremo bravi abbastanza avremo anche la possibilità di vivisezionarla! »
Albus Severus Potter, situato alla sinistra dei Corvonero, capì subito a cosa Neville si stesse riferendo e roteò platealmente gli occhi al cielo.
Esattamente di fronte a lui, Rose Weasley gli lanciò un’occhiata di fuoco, nel tentativo di intimargli di starsene buono.

« Va bene, siete pronti? Al mio via togliete pure i coperchi alle ciotole che ho messo ad ogni postazione! Tre… due… » Ciascuno studente si preparò a svelare quale segretissima pianta si trovasse davanti ai loro occhi, attendendo l’ordine di Neville.
C’era chi aveva lo sguardo pregno di divertimento, come Jace Steel che aveva sempre amato il metodo di insegnamento sempre entusiasta del professor Longbottom, e chi invece sbuffava apertamente e si lamentava in continuazione.
« … uno… via!! Sì, ragazzi, ci state vedendo benissimo! È proprio l’Algabranchia! » Esclamò Neville, facendo mostra di un sorriso a trentadue denti.
Frank ricambiò timidamente il sorriso, cercando di fargli credere che anche loro fossero entusiasti quanto lui.

« Rosie, che dici, ne rubiamo un po’ e andiamo a farci una nuotatina al Lago Nero? » Disse volutamente provocatorio Albus, lanciando un sassolino trovato lì per caso in direzione di sua cugina.
La Grifondoro in tutta risposta represse la risata fragorosa che avrebbe voluto far uscire.
Quello era il loro personalissimo gioco fin dal primo anno; ogni volta che qualcuno faceva un qualche riferimento esplicito ai loro genitori, si erano ripromessi di ironizzarci sopra pur di non sentire il peso del confronto.
« Posso essere il vostro Ron? » Si intromise Jace, allungandosi in avanti e poggiando i gomiti sul tavolo.
« Vuoi essere mio padre? » Rose inarcò un sopracciglio, guardando l’amico stralunata.
« Che ne so, pensavo voleste fare un revival degli anni Novanta e mancava quel ruolo! » Scrollò le spalle il Serpeverde.
Si avvicinò poi con cautela all’orecchio di Scorpius Malfoy, che si trovava alla sua destra e, dopo essersi stampato una sfrontatissima faccia di bronzo, sussurrò audacemente: « O forse vuoi farlo tu? Sai, fare un bagno con Rosie… »
Scorpius sbiancò di colpo e instintivamente tirò con grande forza una gomitata nel fianco di Jace, il quale, senza troppe preoccupazioni, emise un acutissimo grido di dolore.
Rose osservò la scena ma si curò ben poco di indagare oltre; scrollò le spalle e tornò a sentire il monologo del professor Neville sulle proprietà dell’Algabranchia.
D’altronde non avrebbe mai capito i Serpeverde, quindi perché perdere tempo a curarsi di loro?

« Domy adorata, il tuo fidanzato urla come una ragazzina. » Disse senza mezzi termini Lysander Scamander, indicando con un cenno del capo Jace Steel che ancora si contorceva dal dolore chinato sul tavolo.
« Guarda non ti rispondo neanche. » Replicò scocciata Dominique, continuando imperterrita ad attorcigliarsi una ciocca di capelli intorno a un dito.
« Sì, certo, come se un pensierino su di lui non lo facessi ogni tanto! »
La Corvonero schiuse le labbra sconvolta dall’irriverenza di Lys, prima di voltarsi per tirare una manica di Frank e coinvolgerlo nella conversazione perché accorresse in sua difesa.
« Diglielo tu che non è assolutamente vero che io faccio pensieri su Jonathan Steel! »
« Oh, andiamo! Era solo una provocazione, Dom, perché ti scaldi tanto? » Ribattè Lysander prima che Frank potesse aprire bocca.
Dominique incassò il colpo e rimase con le labbra sigillate; nemmeno lei riusciva a spiegarsi perché le parole dell’amico l’avessero accesa così tanto.
Lysander osservò i due amici, in attesa che uno dei due lo salvasse da quella lezione di Erbologia, materia che lui non aveva mai sopportato, e quando si accorse che entrambi continuavano imperterriti a prendere appunti – nonostante lui sapesse conoscessero già quell’argomento a memoria – decise di riaprire bocca.
« Va bene, allora vogliamo parlare di qualcosa di più succulento? » Disse alzando volutamente il tono di voce, in modo che anche chi stava a qualche postazione di distanza da loro potesse sentirli.
Che poi quella postazione fosse occupata proprio da una Grifondoro dai capelli corvini non contava più di tanto, giusto?
« Dai, non ci interessano i gossip sulla vita sentimentale di tuo fratello. Torna a seguire! » Lo zittì prontamente Frank, sventolandogli distrattamente una mano davanti agli occhi.
« Ti piacerebbe che il gossip fosse su Lorcan, eh! No, no, io voglio parlare proprio di te, Frankie bello! »
Dominique alzò immediatamente gli occhi dalla pergamena, improvvisamente interessata a ciò che Lysander stava facendo intendere.
« Certo, e cosa, di grazia? » Cercò di assecondarlo Frank, parlando con disinvoltura.
« Bah, per esempio di te che scegli le Serre come luogo per appartarti con le ragazze! »

Ad un tratto si sentì provenire un fortissimo colpo di tosse da dove era seduta Roxanne Weasley e, una volta che gli occhi dei Corvonero si puntarono su di lei, fu effettivamente chiaro che sembrava sul punto di scoppiare in un attacco di panico.
Con la faccia di un colore rosso acceso, alzò lo sguardo per puntarlo in quello di Frank: lo guardò allucinata, con il terrore più completo espresso in viso.
« G-gliel’hai detto? » Sussurrò quasi tremando, ma comunque abbastanza forte da fare in modo che la sentissero.
Frank, compreso il motivo reazione della Grifondoro, non poté fare a meno inpanicarsi di rimando.
« N-no, no, Rox! » Disse con urgenza, scuotendo il capo e cercando di fermare quella situazione prima che degenerasse.
Lysander si sporse in avanti, per spostare meglio lo sguardo dal suo migliore amico a quella che per lui era chiaramene ancora la sua ragazza, nonostante non si parlassero più da settimane, non capendo che cosa stesse succedendo.
« Mi fidavo di te, Frank! Perché gli hai dovuto dire del bacio! »

Il tempo sembrò fermarsi; Roxanne aveva quasi urlato e perciò chiunque si trovasse sul fondo dell’aula aveva sentito benissimo.
Dominique sgranò gli occhi più che poté, Rose spalancò la bocca sbalordita, entrambe con lo shock più totale ben visibile in volto.
Perfino Albus, che della coppia Roxanne e Lysander non gli era mai importato granché, fece un lungo fischio impressionato quasi a voler commentare l’accaduto.
La faccia di Lysandar, d’altro canto, esprimeva tutt’altre emozioni; dapprima aveva continuato a spostare lo sguardo da un viso all’altro, non potendo – o non volendo – comprendere che cosa la sua ragazza stesse implicando; poi, quando trovò conferma nello sguardo pentito di Frank, poté solamente mostrare con gli occhi tutto il dolore che sentiva come un pesantissimo groppo in gola.
« Da… da quanto tempo va avanti questa storia? » Riuscì a dire con un filo di voce, cercando con tutto se stesso di risultare il più freddo possibile.
« Cosa!? No, no, Lys, non è come credi! » Cercò di spiegare maldestramente Frank, portando un braccio in avanti per toccare il suo migliore amico.
Lysander si scostò da quel tocco con uno strattone e scossè la testa violentemente, nel tentativo di dimenticare ciò che aveva appena scoperto.
Oramai gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di lui e, quando si accorse di essere al centro dell’attenzione, non riuscì più a contenersi e con quanta più velocità avesse in corpo corse fuori dall’aula, lasciandosi alle spalle lo sguardo pieno di tristezza del suo migliore amico.
Non si rese nemmeno conto della ragazza che stava gridando il suo nome con tutta la voce che aveva in corpo e che aveva mollato tutto proprio come lui per seguirlo fuori dalla serra.

« Amico, e io che pensavo fossimo noi due ad avere una vita amorosa complicata! » Disse Jace in direzione di Scorpius, scatenando le risate divertite degli studenti che aveva attorno.
Rose si voltò a guardare Jace sconvolta, unicamente guidata dall’istinto dato che non aveva compreso neanche una parola del Serpeverde. Completamente attonita da ciò che era appena successo alla sua migliore amica, scosse la testa incredula, nell’attesa di riuscire a formulare una qualche reazione sensata.
« Ehm, Rose… Ape Frizzola? » La Grifondoro vide Scorpius porgerle dal nulla una caramella e guardarla con evidente preoccupazione espressa in volto.
Se fosse stata in lei, si sarebbe certamente chiesta per quale assurda ragione Scorpius Malfoy le stesse offrendo quella che era sua caramella preferita nel bel mezzo di una lezione, e soprattutto da quando in qua la chiamava per nome.
L’unica cosa che riuscì a fare fu sentirsi estremamente egoista per non aver prestato la dovuta attenzione alla sua migliore amica. Sentì all’istante un peso comparirle sul petto: perché Roxanne non le aveva detto nulla di tutto quello?
Lanciò naturalmente uno sguardo a Dominique, l’altra sua migliore amica, e subito si accorse che anche lei era stata all’oscuro di tutto.
Sospirò sommessamente e le parole di Jace le tornarono alla mente; da quando tutto era diventato così complicato?

« Hey, Rose… Ape Frizzola? Hey, Rose… facciamo cinque figli? » Fu più forte di lui: Jace dovette avvicinarsi all’orecchio di Scorpius e imitare nel modo più ridicolo possibile quella che era per lui la voce dell'amico.
Scorpius non lo degnò neanche di uno sguardo, stavolta si limitò solamente a tirargli un calcio sugli stinchi.

« Potete dire a Lysander e Roxanne che la prossima volta che non apprezzano una mia lezione possono anche dirlo e non scappare a gambe levate dall’aula? »
Interruppe Neville Longbottom infine l’aria tesissima che aleggeva, e nemmeno le parole ingenue del padre riuscirono a risollevare minimamente l’animo di Frank.
 

*
 
« Lys! Lysander, fermati! »
« Stammi lontana! »

Lysander marciava a passo spedito per i corridoi deserti di Hogwarts senza una particolare meta, abbastanza veloce da non permettere a Roxanne che gli correva dietro di raggiungerlo.
La Grifondoro affannava rumorosamente, forse già stremata da quella che era una situazione disastrosa col suo ragazzo da oramai qualche sttimana, ma non si degnava minimamente di fermarsi per riprendere fiato; ogni singola cellula del suo corpo le stava ordinando di seguire Lysander, anche se una volta avutolo di fronte non avrebbe saputo cosa dirgli.

« Lysander, fermati o giuro che ti petrifico all’istante! » Urlò decisa la ragazza, del tutto incurante del fatto che si trovasse nel bel mezzo di un corridoio davanti a delle aule dove si stavano tenendo ancora le lezioni.
Se la McGranitt fosse passata di lì per caso, non avrebbe di certo fatto fatica a togliere un bel po’ di punti a Grifondoro. D’altra parte Corvonero non avrebbe subito la stessa punizione, dato che Lysander si era ben curato di imbonirsi la Preside molti anni addietro.

Il ragazzo, sentite le parole di Roxanne, si voltò di scatto, per guardarla con gli occhi allucinati dalla rabbia.
« Ah, sì? Ora vuoi anche lanciarmi un incantesimo contro? Cos’altro vuoi da me, Roxanne? Un rene!? » Sbraitò furioso, muovendo convulsamente le braccia in tutte le direzioni.
« Non essere ridicolo! Voglio solo parlarti! » Lo raggiunse in poche falcate la ragazza, piazzandosi a pochi centimetri di distanza.
Puntò gli occhi marrone scuro in quelli chiari di lui, che proprio come a voler rispecchiare il suo stato d’animo ora erano del colore del mare in tempesta.
« Certo, perché no? Parliamo pure, come se io non ci avessi provato nelle ultime due settimane! » Ribatté con voce quasi incrinata, mostrando inevitabilmente quanto fosse ferito dentro.
« Dai, sentiamo questo bel discorso che vuoi dedicarmi! » Sputò in aggiunta.
« I-io… Frank non c’entra nulla, sono io che ho fatto tutto e… » Cercò di giustificarsi lei, biasciando le parole e incapace di guardare il ragazzo negli occhi.
Lysander scoccò la lingua al palato e fece una finta risata che aveva tutto il sapore di quella cattiveria che lui utilizzava sempre come arma di difesa quando veniva ferito. Qualcosa dentro di lui era appena scattato e ora la rabbia si era trasformata in una calma decisamente inquietante.
« Non voglio sentire le tue patetiche scuse. » Disse perentorio, voltandosi dall’altra parte per continuare la sua marcia il più lontano possibile da Roxanne.
La ragazza capì subito le sue intenzioni e lo prese prontamente per un braccio, presa dalla quale chiaramente Lysander si scansò in malomodo.
« Lys, ti prego… non è stato nulla. Ero triste, da sola e mi mancavi, non sapevo cosa fare… » Parlò con voce strozzata la Grifondoro, cercando di ricacciare le lacrime che premevano per uscire.
« Beh, certo. Ti manca il tuo ragazzo così decidi di baciare il suo migliore amico. Tutto chiaro, Roxanne. » Lysander ora la guardava col gelo negli occhi e il tono di voce appena utilizzato era stato percepito dalle orecchie della ragazza in tutta la sua ferocia.
Roxanne non ce la fece più e alla vista del ragazzo che aveva davanti così freddo e duro, lasciò che le lacrime scendessero a rigarle prepotentemente le guance.
Sperò con tutta se stessa che almeno quella vista facesse scattare qualcosa dentro il suo Lysander, che mostrasse un minimo briciolo di comprensione, ma ciò che successe dopo dimostrò tutto il contrario.
« Oh, Roxy, vuoi che chiami Frank per venirti a consolare? »
La Grifondoro giurò che quello che aveva davanti non era affatto lo stesso ragazzo di cui si era innamorata, ma un completo sconosciuto. Tutta la perfidia che aveva appena usato, lo sguardo completamente incolore e privo di calore, il corpo rigido fermo sul posto: tutti elementi che lei non aveva mai conosciuto prima.
« Lys, Frank non c’entra nulla, si è pure scansato quando l’h-ho… » Disse tra i singhiozzi in un momento di ritrovata lucidità; un conto era trovarsi lei nei guai, un altro mettere in mezzo il povero Frank che in tutta quella storia era stato l’unico che aveva provato a fare gli interessi di entrambi i suoi amici.
« Beh, almeno uno di voi due è leale. » Scrollò le spalle Lysander, per niente colpito dalle parole della ragazza.
Roxanne fece un respiro profondo, appellandosi al coraggio di tutti i suoi antenati Grifondoro, prima di avvicinarsi ulteriormente al ragazzo e prendergli il viso tra le mani per costringerlo a guardarla negli occhi.
« Sto cercando di dirti che senza di te combino casini, che sono un disastro. »
Contro ogni aspettativa Lysander non si scansò appena percepì su di sé quel contatto; portò un palmo della mano a cingere quella di Roxanne, la quale per un attimo credette di essere riuscita ad avere indietro il suo ragazzo.
Ma il secondo dopo il Corvonero l’aveva allontanata da sé, tornando a far crescere inesorabilmente la distanza tra di loro.

« Mi devi lasciare in pace, Roxanne. Almeno per ora, poi quando sarai meno confusa forse ne riparleremo. » Le disse con decisione senza esprimere nessuna emozione in particolare; ma ora non c’era più l’ombra del disprezzo nella sua voce e questa fu l’unica cosa che importò alla Grifondoro.
Roxanne si ritrovò ad annuire automaticamente, incapace di professare alcuna parola di senso compiuto.
Vide Lysander farle un cenno col capo – forse un ridicolo tentativo di saluto – prima che si voltasse definitivamente e continuasse a percorrere il corridoio, stavolta con passo decisamente meno frettoloso.
Roxanne non lo seguì, né tantomeno valutò l’idea di ritornare alla serra di Erbologia – si annotò mentalmente che avrebbe dovuto fare delle scuse gigantesche a Neville – si diresse invece verso il proprio Dormitorio, determinata a darsi per malata per almeno un paio di giorni.
 
*
 
 
Il cielo su Hogwarts doveva essere magico tanto quanto il luogo che sovrastava, perché – quasi a voler rispecchiare gli eventi di quella giornata – quel pomeriggio si era improvvisamente aperto in una pioggia scrosciante.
Tutto sembrava essere diventato di colore grigio: il folto tetto creato dalle nubi, l’acqua che scendeva a dirotto, la superficie del lago Nero. Ed erano diventati grigi anche gli occhi di Lysander Scamander, che ora era impegnato a colpire con quanta più forza avesse in corpo i Bolidi che aveva lasciato andare liberi nel campo da Quidditch.

Poco importava che fosse oramai zuppo; l’unica preoccupazione era cacciare via dalla testa i mille pensieri orribili che affioravano.
Se solo avesse realizzato che non l’avrebbe aiutato molto mettersi a colpire proprio dei Bolidi, che più di ogni altra cosa gli ricordavano Roxanne…

« Hey, fratellone. Lo sai che non è una Pluffa quella, vero? »
Lysander si voltò in direzione della voce che gli aveva appena parlato e riconobbe immediatamente quella figura così familiare: gli occhi identici ai suoi – ma ora di una tonalità decisamente diversa – i tratti del viso uguali, i movimenti del corpo che conosceva meglio dei suoi.
Lorcan, il suo gemello, lo guardava con tranquillità, esibendo la mano che teneva la bacchetta ben puntata in aria, proteggendolo dalla pioggia con un incantesimo.

« Grazie, Lorc. Senza di te non me ne sarei mai accorto. » Rispose secco Lysander, colpendo in quell’istante il Bolide che gli stava volando contro.
« Come vuoi, dico solo che di solito il tuo ruolo è un altro. » Scrollò le spalle Lorcan, prima di fare qualche passo in avanti e andare a riparare dalla pioggia anche il fratello.
Lysander sospirò platealmente, conoscendo i pensieri dell’altro Corvonero ancor prima che li palesasse. D’altronde si dice che i gemelli possano comunicare col pensiero, non è vero?
Perciò aspettò che i Bolidi tornassero indietro, prima di prenderli al volo e rimetterli nell’apposita custodia. Si voltò poi a guardare Lorcan in faccia, aspettandosi che dicesse qualcosa, ma lo vide solo guardarlo intensamente e seppe che stava analizzando ogni sua singola mossa.

Lorcan Scamander era sempre stato quello riflessivo tra i due. Era quello che più assomigliava ai loro genitori – e in particolare a Luna – e in quanto tale era sempre stato quello più attento ai piccoli dettagli.
Questo l’aveva portato ad essere estremamente empatico, nonché una di quelle persone con le quali non c’era mai bisogno di dire nulla perché in grado di capire prima ancora che fossi tu a realizzarlo, ma anche una di quelle persone che, una volta capito, non avrebbero mai detto una parola se non fossi stato tu il primo a parlarne.
« Vogliamo farlo qua in balìa della tempesta o ti vanno bene anche gli spalti? » Disse con tono arreso Lysander, del tutto rassegnato al fatto che il fratello lo avesse raggiunto per parlare di ciò che era accaduto.
Quando anni prima aveva baciato Roxanne per la prima volta, la prima persona a cui l’aveva detto era stata proprio Lorcan, nonostante lui l’avesse intuito dal sorriso ebete che Lys aveva impresso in viso da giorni. Quando poi lui e Rox avevano scelto di comune accordo di perdere la verginità assieme, era subito corso a confidarsi col fratello per confidare le sue paure e aspettative.
Quel giorno, durante la lezione di Erbologia, era stato presente anche Lorcan e poco ci aveva messo a capire che presto avrebbero avuto anche quella conversazione; quando si trattava di Roxanne, Lysander non aveva nessun altro confidente se non Lorcan.

« Per me possiamo anche rimanere qui, ma se ci inzuppiamo abbiamo più probabilità che i Nargilli ci entrino nel cervello!» Rispose con naturalezza Lorcan, alzando le spalle.
Lysander roteò gli occhi al cielo e, fregandosene bellamente di lasciare tutto l’equipaggiamento da Quidditch in mezzo al campo, camminò deciso verso gli spalti più vicini, conscio che il fratello l’avrebbe seguito passo per passo.
Giunti alla prima postazione asciutta – guarda caso proprio di Grifondoro – si sedettero entrambi: uno con la grazia e leggiadria che aveva fin dalla nascita, l’altro con la scompostezza di chi si stava trattenendo dallo scoppiare.

« Non so cosa fare, Lorc. Devo mollarla? » Disse di fretta Lysander, non lasciando nemmeno il tempo al fratello di dire ciò per cui aveva appena aperto la bocca.
« No, direi di no. Perché non è quello che vuoi. » Replicò Lorcan, parlando con la sicurezza di chi stava esprimendo un dato di fatto.
« Ma ha baciato un altro! Vuol dire che non mi vuole più! »
« Lys, sto per dirti una cosa che sono sicuro nessuno ti abbia detto prima. E ti chiedo già scusa per la parola che sto per usare. » Lorcan guardò Lysander negli occhi, aspettando che gli facesse un qualche segno prima di andare avanti. Quando lo vide scuotere impercettibilmente il capo, dischiuse le labbra e continuò a parlare.
« Nell’ultimo anno sei stato uno stronzo. Non con me – che cavolo me ne frega, tanto siamo obbligati a sopportarci a vita – ma con i tuoi amici e soprattutto con Roxanne. » Lysander spalancò immeditamente la bocca, pronto a replicare, ma Lorcan lo zittì prontamente con un gesto della mano.
« Una volta l’ho vista aspettarti fuori dalla Sala Comune per ore e quando l’ho salutata mi ha detto che le avevi dato appuntamento tre ore prima. Non ho avuto il coraggio di dirle che ti avevo visto andare a Hogsmeade con i tuoi amici quella mattina. »
Lysander abbassò instintivamente lo sguardo a terra, incapace di smentire qualcosa che sapeva di aver effettivamente fatto.
« Per non parlare poi di come tratti il povero Frank, ma che sia la persona più buona del mondo lo abbiamo sempre saputo… » A quelle nuove parole di Lorcan, si portò una mano ad una tempia, per massaggiarla con forza. Un conto era aver intuito di aver trattato male i tuoi amici, un altro che ti spiattellassero tutta la verità in faccia.
« In ogni caso, la prima cosa da fare è chiedere scusa, Lys. »
« Giusto! Sia Rox che Frank mi devono delle scuse gigantesche! »
« No. Sei tu a dover chiedere scusa per primo. » Lo corresse prontamente Lorcan, parlando con una schiettezza tale che tolse ogni minimo dubbio sul senso del discorso a Lysander.
« Poi devi farti dire bene cosa è successo davvero, e questo solo Roxy e Frank possono dirtelo. Solo allora potrai decidere cosa fare. È inutile che ora ti scervelli, ti farai solo del male. » Aggiunse poco dopo, allungando un braccio e posando una mano sulla spalla del gemello, in un segno di conforto.
Lysander inspirò profondamente, passandosi convulsamente una mano sul viso.
« Non so se posso farlo, sono così arrabbiato! » Sbraitò dal nulla, stringendo istintivamente i pugni.
« Certo che lo sei, perché ci tieni. È proprio perché ci tieni una volta che ti sarai calmato dovrai affrontare la situazione. Non è così complicato come ti sembra ora, fratellone, fidati. » Lorcan gli sorrise con quel sorriso gentile e allo stesso tempo comprensivo che aveva sempre e solo dedicato a lui. Lysander sembrò calmarsi nel giro di secondi; la voce del fratello era sempre stata l’unica cosa in grado di farlo.

« A volte mi chiedo se tu non sia in realtà un quarantenne nel corpo di un ragazzo. » Disse Lysander con tono tranquillo, forse per la prima volta nel corso di quella giornata.
Lorcan reagì immediatamente ridendo divertito, continuando a tirare lieve pacche sulla spalla del fratello, per fargli capire quanto fosse felice di vederlo stare meglio.
« Oh, no. Io sono molto più saggio di un quarantenne! »
Lysander non poté controbattere, essendo più che d’accordo con ciò che Lorcan gli aveva appena risposto.
Scosse la testa sconsolato, abituato a quegli scambi di battute che condividevano da quando erano nati e comprese che poteva anche tranquillizzarsi.
Lorcan gli aveva appena fatto capire che il peggiore dei suoi incubi – che sia Roxanne che Frank lo abbandonassero – non si sarebbe mai avverato.
E comunque, anche se il mondo avesse iniziato a girare al contrario, non sarebbe mai e poi mai rimasto solo: Lorcan sarebbe stato al suo fianco sempre e comunque.




************
Era da un po' che volevo dedicare tutto un capitolo a Lysander, personaggio che adoro e al quale non avevo ancora dato la debita giustizia. Spero vi sia piaciuto!
Vi anticipo che nel prossimo capitolo succederà davvero qualcosa di ''succulento'', a presto!

 

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Capitolo 15
*** Attimi di straordinaria follia. ***


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Attimi di straordinaria follia.
 
 
La prima persona ad aver messo in guardia Rose Weasley su Scorpius Malfoy era stata suo padre il giorno della sua prima partenza per Hogwarts e questo non aveva fatto altro che aumentare esponenzialmente il suo interesse nei confronti di quell ragazzino biondo e pallido.
Certo, col corso degli anni era diventato un interesse prettamente negativo, sempre occupata a giudicare ogni azione del Serpeverde e a demonizzarlo per qualsiasi cosa, ma pur sempre occupata ad osservarne ogni singolo comportamento.

E forse era proprio per abitudine che Rose si ritrovava ora ad osservarlo nuovamente da lontano mentre sedeva al tavolo di Grifondoro a rileggere un compito poco prima della lezione di Trasfigurazione.
Eppure, stavolta poté giurare che ci fosse qualcosa diverso, che gli abituali sguardi che gli lanciava non avevano più il sapore di una critica, ma uno completamente diverso.
Rose aveva sempre notato il modo in cui Scorpius torceva le labbra in un ghigno quando si rivolgeva a qualcuno e ora si accorse invece del sorriso che aleggeva sul suo volto mentre parlava con un compagno di Casa al tavolo di Serpeverde; gli occhi grigi che si guardavano intorno sempre così regali ed eleganti e che adesso esprimevano tutt’altro.
E poi c’era il modo in cui la fronte si aggrottava quando era particolarmente concentrato, come stava facendo in quel momento chino su un libro, gesto che Rose aveva sempre trovato completamente antiestetico e che ora invece le aveva fatto sorgere spontaneo un sorriso.

Probabilmente qualcuno doveva aver fatto una qualche sorta di incantesimo alla rossa Grifondoro, perché, quando Scorpius Malfoy alzò gli occhi dal suo libro e si accorse che lo stava fissando apertamente senza battere ciglio, Rose sobbalzò sul posto, improvvisamente ridestata dal suo stato di trance.
Il Serpeverde affrontò senza problemi quello sguardo, piacevolmente sorpreso di averla colta sul fatto, e inarcò platealmente un sopracciglio, ma la ragazza – contrariamente a come aveva fatto negli ultimi sette anni – non riuscì a sostenere quella sfida.
Senza che potesse spiegarselo, arrossì vistosamente e si affrettò il più velocemente possibile a raccogliere tutto il suo materiale e ad alzarsi in piedi per correre via dalla Sala Grande.
Se solo fosse rimasta qualche secondo in più, avrebbe di sicuro notato Scorpius Malfoy alzarsi dal posto e seguirla fuori dalla Sala.
Non si diede nemmeno il tempo di riporre i libri correttamente dentro la propria borsa e molto probabilmente fu proprio per questo motivo che, quando si scontrò con la figura che camminava in direzione opposta rispetto alla sua, tutto il materiale che si stava portando appresso cadde rovinosamente al suolo.

« Oh, Merlino! Rose, scusami! Tutto a posto? »
La Grifondoro cercò di ricomporsi all’istante e alzò gli occhi sul ragazzo che le aveva appena rivolto la parola; quando lo riconobbe essere proprio Leonard Peakes, la voce dentro il suo cervello fece mostra delle espressioni più colorite che conosceva.
« Leo, ciao! Scusami tu, non so dove ho la testa! » Si affrettò a dire la ragazza, prendendosi il viso tra le mani.
Leonard le sorrise gentilmente, prima di chinarsi a terra per raccogliere tutto ciò che era caduto e riporlo galantemente nella borsa.
Rose non mancò di arrossire ancora di più di quanto non fosse già; nonostante sapesse che quello era un gesto pressoché banale, nessun ragazzo le aveva mai dimostrato una gentilezza del genere.
Ad essere onesti suo cugino James ogni tanto qualche gesto di cavalleria lo faceva, ma quello era sua cugino e non poteva decisamente contare.

« E-ehm... grazie. Scusa ancora... » Biascicò la Grifondoro, riponendo timidamente le iridi azzurre in quelle color nocciola del ragazzo che aveva di fronte.
« Ma figurati! Comunque abbiamo lezione tra una ventina di minuti, puoi anche correre di meno! »
Rose si risistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, lasciandosi sfuggire una risata alle parole del ragazzo.
Solo in quel momento realizzò di essere effettivamente corsa come una furia fuori dalla Sala Grande e si permise di fare finalmente un respiro profondo: il peggio – o almeno così credeva – era passato.
« Mi conosci! Sempre così entusiasta di imparare cose nuove! » Cercò di ironizzare lei e per la prima volta si rese conto di riuscire a parlare nella più completa tranqullità con il ragazzo che aveva di fronte.
Per qualche assurda ragione lo stesso Leonard Peakes che aveva sempre trovato così tanto attraente ora non la intimidiva più.
« Vuoi che ti aiuti a portare tutta quella roba in classe? » Si offrì il Grifondoro, indicando con un dito la pesantissima borsa che ora faceva pendere Rose da un lato.
« No, no, tranquillo! Goditi la libertà prima di Trasfigurazione! »
« Va bene, Rose. Allora a dopo! » Leonard non insistette, soprattutto data la fretta nella voce della Grifondoro che sembrava esprimere il desiderio di volersi allontanare da lì.
Le lanciò un ultimo sorriso smagliante e addirittura si sporse in avanti per aiutarla a sistemarsi meglio la tracolla della borsa sulla spalle, prima di voltarsi e tornare a camminare verso ovunque stesse andando prima di scontrarsi con lei.

Rose rimase colpita da quel gesto, ma non le interessò granché perderci ulteriori pensieri; si voltò anche lei verso la direzione opposta e ricominciò a camminare per quel corridoio di Hogwarts completamente deserto.
Si chiese immediatamente come mai lei fosse l’unica forma di vita presente, dato che le lezioni sarebbero cominciate da lì a pochi minuti, e continuò ad avanzare imperterrita verso l’aula di Trasfigurazione; poco importava che sarebbe stata la prima ad arrivare, aveva bisogno dei suoi minuti di preparazione mentale per la lezione imminente che sapeva di dover condividere con i Serpeverde.
Presa dai suoi importantissimi pensieri svoltò l’angolo distrattamente e, quando fece qualche passo in avanti in quel nuovo corridoio che sembrava ancora più desolato di quello precedente, sobbalzò di colpo appena sentì una voce imponente sorprenderla dal nulla.

« Weasley, Weasley… non sapevo ti piacesse flirtare tra una lezione e l’altra. » Niente di meno che Scorpius Malfoy la stava fissando con un sorriso obliquo, bellamente appoggiato contro il muro a braccia conserte.
Rose lo guardò sconvolta e per un attimo pensò addirittura che si fosse smaterializzato davanti a lei, violando una delle prime regole ferree di Hogwarts.
D’altra parte la Grifondoro non poteva sapere che, quando lei era corsa via dalla Sala Grande dopo essere stata colta ad osservarlo da lontano, Scorpius l’aveva seguita con urgenza, colto da un senso di coraggio improvviso.
Poi però l’aveva vista fermarsi a parlare proprio con Leonard Peakes e gli erano subito saltati all’occhio il modo in cui lui le sorrideva e le attenzioni che le aveva riservato, così aveva proseguito abbandonando il suo proposito.
Ciò nonostante, appena l’aveva vista svoltare il corridoio nuovamente da sola, non si era potuto trattenere dal rivolgerle la parola.

« Scusa, cosa!? » Riuscì solamente a rispondere Rose, ancora sorpresa dalla persona davanti alla quale si era ritrovata, proprio la stessa da cui aveva cercato di scappare poco prima.
« Ma sì dai, quella scenetta patetica con Peakes poco fa. Scontro accidentale, libri per terra, lui che te li raccoglie… tutto da manuale! » Scorpius la guardava con occhi felini, come se avesse davanti una preda vera e propria, e forse proprio per questo Rose non riuscì a rispondergli a tono come invece aveva sempre fatto.
« Non vedo perché ti debba interessare. In ogni caso Leonard è stato solo molto gentile! »
E se fosse stata anche la Rose di sempre, di certo non avrebbe sentito il bisogno di dare spiegazioni.
« Certo, perché sono sicuro che l’abbia fatto in nome del suo grandissimo cuore d’oro. »
La Grifondoro aggrottò di colpo la fronte; non capiva perché Scorpius le stesse dicendo quelle cose, né tantomeno perché stesse utilizzando quel tono che sembrava proprio esprimere… gelosia? Ma semplicemente non poteva essere; sarebbero crollate tutte le certezze costruite negli ultime sette anni.
« Sai che c’è, Malfoy? Non mi interessa, addio. » Disse perentoria, consapevole che mai nella sua vita aveva desiderato scappare da qualcosa più che in quel preciso istante.

Scorpius era abituato alla massa di capelli rossi che correva via da lui come una furia. Era più che familiare con le parole ‘stammi lontano’ e ‘va al diavolo’ e conosceva a memoria il modo in cui il busto di Rose si irrigidiva ogni volta che lui la infastidiva oppure come di solito brillavano accesi di rabbia quei due profondissimi occhi azzurri.
Ma ora, nel vedere che nessuna di quella cose era avvenuta, qualcosa dentro il suo petto si incrinò.
Fece qualche passo in avanti verso la Grifondoro, conscio che avrebbe dovuto fare qualcosa, qualsiasi essa fosse.

« Weasley! » Disse con urgenza, correggendosi l’attimo dopo. « Rose! »
La Grifondoro, che si era già incamminata per correre lontano da lui, si voltò di colpo.
« Malfoy, non ho voglia di giocare, okay? Lasciami in pace. » Fece un sospiro esasperato, stupendosi lei stessa di sentirsi così stanca per qualcosa che nemmeno lei capiva cosa fosse.
« Rose, perfavore…» La bocca di Scorpius oramai parlava senza che la testa potesse controllarlo e il ragazzo capì di essere totalmente indifeso. Pensava di poter affrontare Rose come aveva sempre fatto, con battute e cattiveria, ma niente di tutto quello era oramai possibile.
Non se alla vista di quella ragazza dai capelli rossi il suo cuore premeva così fortemente contro il petto.
« Perfavore, cosa!? » Qualcosa dentro di Rose scattò improvvisamente e un turbinio di emozioni diverse la invasero di colpo.
Scorpius si passò agitatamente un mano tra i capelli biondi, incapace di proferire parola, e ciò sembrò scombussolare la ragazza ancora di più.
« Cosa ti fa pensare che io abbia sempre voglia di litigare con te? Che mi piaccia sprecare le mie energie? » Sputò fuori con rabbia, stanca come non mai, e ad ogni parola pronunciata giurò di riuscire a sentirsi sempre più leggera.
« Capisco che di me non te ne importi nulla e che la cosa ti faccia divertire ma–»
« Non è così! » La interruppe bruscamente il Serpeverde, scuotendo convulsamente il capo.
Rose ebbe un sussulto; si stampò un drammatico broncio in viso, rimasta del tutto priva di parole.
« Non è così, cosa? » Riuscì solo a ripetere quelle di lui.

Scorpius fu colto da un attimo di puro panico; provò a puntare gli occhi ovunque tranne che in quelli della ragazza che aveva davanti ma proprio come se fossero una calamita lo attrassero all’istante. Sentì il proprio viso andare in fiamme e sperò con tutto se stesso che non stesse davvero arrossendo come aveva visto tante volte fare ai Weasley.
Si piantò le unghie nel palmo di una mano, augurandosi che il dolore gli riportasse qualche secondo di lucidità, ma ancora una volta la bocca parlò senza che il cervello potesse comandarlo.

« Mi importa di te. » Nello stesso istante in cui finì di parlare Scorpius strinse gli occhi con forza, pienamente pentito di aver anche solo deciso di scendere dal letto quella mattina.
Rose spalancò in modo sgraziato la bocca e milioni di teorie distinte invasero il suo cervello; infine decise che poteva esserci un’unica spiegazione per il modo in cui il Serpeverde si stava comportando.
« Malfoy, se questo è uno scherzo crudele sappi che non funziona… »
« No, Rose… mi importa davvero. » Scorpius la guardò con una serietà che non aveva mai riservato a nessun altro prima. Rose sentì un tuffo al cuore: e se il ragazzo stesse dicendo la verità?
« N-non ci credo, provamelo. » L’istinto prevaricò su qualsiasi meccanismo di autorepressione e lo provocò senza battere ciglio. Non sapeva bene neanche lei cosa aspettarsi, e di certo non si sarebbe mai aspettata quella che fu la reazione del Serpeverde.

Scorpius decise di mandare a quel paese anni di convinzioni assurde e che per la prima volta nella sua vita poteva anche scegliere di smettere di parlare e agire direttamente.
Questa volta Rose non abbe parole in risposta dal ragazzo, ma due labbra fameliche che venivano premute con forza contro le sue.
Un bacio a stampo che durò poco più di qualche secondo, perché lui si ritrasse nel momento stesso in cui percepì la ragazza pietrificarsi davanti a lui.
Si guardarono negli occhi e nessuno dei due riuscì a distogliere lo sguardo; Rose si portò una mano a toccarsi le labbra, incapace di realizzare ciò che era appena accaduto.
Continuò a fissare le iridi grigie di lui, sperando di poter trovare la risposta a ciò che doveva fare, ma inevitabilmente si perse in quegli occhi che la guardavano in trepidante attesa.
Avrebbe potuto fare qualasisi cosa: scappare, urlare, perfino tirargli uno schiaffo, ma ciò che era appena successo dentro di lei era sembrato solamente così… naturale.

Scollegò il cervello e inspirò profondamente, prima di cozzare nuovamente contro le labbra di Scorpius, spinta da un’inpensabile e inspiegabile passione.
Quando portò i palmi delle mani a cingere le guance di lei, il Serpeverde riuscì a percepire la pelle bollente di Rose, mentre le labbra fiere e disperate si muovevano contro le sue.
Scorpius la sentì irrigidirsi per un istante, nel momento in cui le dischiuse le labbra per baciarla più a fondo, ma poi fu come se qualcuno avesse spezzato l’incantesimo e lei si sciolse completamente contro di lui, con le mani che scompostamente andavano ad intrecciarsi tra le ciocche bionde.
Il ragazzo non avrebbe mai pensato che le labbra di lei potessero essere così calde ed invitanti e soprattutto di sentirla ansimare contro la sua bocca; la rabbia di poco prima era sparita definitivamente.
Fu a malapena in grado di scostarsi di qualche millimetro – le labbra di Rose che seguivano le sue – ma sentì il bisogno di ripetere le parole confessate poco prima.
« Rose, mi importa eccome. » Insistette, respirando pesantemente, con la fronte contro quella di lei.
La Grifondoro annuì istintivamente, assaporando il suono che aveva il proprio nome pronunciato da quella stessa voce che aveva odiato per anni; fece scendere una mano a carezzargli il viso, piegando l’attimo dopo la testa per tornare a baciarlo nuovamente.

Questa volta fu il turno di Scorpius di sentire qualcosa scattargli dentro, perché con uno slancio repentino sbattè con poca delicatezza la ragazza al muro, per ricambiare con foga.
Ora la mani erano scese sui fianchi di lei, nel tentativo di sentirla ancora più vicina a sé, mentre al suono degli scocchi di ogni bacio venivano alternati sospiri ed ansimi.
Sembravano aver perso definitivamente la coscienza di se stessi e di dove si trovassero, lì, in mezzo al corridoio in pieno giorno, e Scorpius giurò che non sarebbe mai riuscito a staccarsi dalle mani di lei che lo accarezzavano con quella delicatezza mista a disperazione.
La stessa disperazione che lui metteva in ogni bacio e in ogni stretta possente che cingeva la figura morbida di lei, disperazione che nessuno dei due aveva mai pensato di poter provare per l’altro.
Qualsiasi senso era oramai stato sostituito dalla passione, perché ora la labbra di Scorpius si erano staccate da quelle di Rose per lasciare una scia di baci sul lato del suo viso, poi lungo la linea della mascella e infine per scendere voracemente lungo quel collo così candido ed invitante.
Rose socchiuse gli occhi, guidata dall’istinto, e nulla l’avrebbe fatta desistere da quel contatto; niene di niente, tranne… i passi frettolosi di un gruppo di studenti che si stavano avvicinando sempre di più.
« Scorp– Malfoy! » Cercò di riprendersi e scostare il ragazzo che l’aveva imprigionata contro il muro, ma il suddetto dovette aver pensato che fosse una qualche espressione di piacere, perché continuò imperterrito nella sua attività.
« Malfoy! Si sta avvicinando qualcuno! » Gridò poi, premendo una mano contro al petto di lui per allontanarlo definitivamente.
Il Serpeverde sembrò non aver compreso nulla, si limitò a puntare gli occhi allucinati sulla labbra rosse e gonfie di lei e si lasciò andare in un sorriso di puro compiacimento.
Rose si affrettò a sistemarsi meglio i vestiti e soprattutto la gonna che chissà in quale momento si era alzata oltre la linea delle cosce, giusto in tempo prima che a tutti gli effetti un gruppo di studenti facesse capolino in quel corridoio, il loro corridoio.
Scorpius voltò immediatamente il capo verso i ragazzi che stavano venendo loro incontro, maledicendoli mentalmente, e proprio mentre passarono accanto a loro due –  non mancando di lanciare loro qualche occhiata incuriosita – si esibì in qualche finto colpo di tosse, facendo finta di nulla.
Come se la chioma disordinata di capelli biondi che aveva in testa e la faccia completamente rossa di Rose non lasciassero intendere altro se non quello che era successo.

Una volta che quegli estranei li sorpassarono definitivamente, Scorpius tornò a posare lo sguardo su Rose, rendendosi conto che ora lo stava fissando con altri occhi.
Potè giurare di non averla mai vista così bella, ma questo non glielo avrebbe mai detto.
La magia che li aveva coinvolti fino a quel momento svanì definitivamente ed entrambi rimasero a scrutarsi in un silenzio imbarazzante.
Finalmente la Grifondoro collegò nuovamente la testa e le rotelle del suo cervello ricominciarono a ruotare più veloci di quanto non avessero mai fatto prima.
Che cosa aveva appena fatto? A cosa stava pensando? E ora sarebbe cambiato qualcosa? Avrebbero dovuto far finta che non fosse mai accaduto?
« Non possiamo dirlo a nessuno. Non devi dire nulla di ciò che è appena successo. » Diede sfogo ai propri pensieri Rose, parlando con decisione.
Inevitabilmente il pensiero più importante era andato a sua cugina Roxanne e a tutto ciò che stava vivendo. Rose non si sarebbe mai perdonata di non stare al suo fianco in un momento così difficile e non avrebbe mai potuto tediarla con i suoi personalissimi drammi fin troppo… Serpeverde.
Scorpius non poté fare altro che annuire, seppure con grande indecisione, incapace di contestare qualsiasi cosa provenisse da quelle labbra che non aveva mai smesso di fissare.
« N-non… non ti sei pentita, vero? » Disse debolmente, prendendole una mano e intrecciando le dita nelle sue.
La ragazza deglutì con forza, rendendosi conto di quanto quella stretta la stesse confortando, e provò con tutta se stessa a cercare una nota negativa in ciò che aveva appena vissuto; se solo ci fosse stata, avrebbe reso tutto più semplice: sarebbero tornati ad odiarsi come sempre e lei non avrebbe mai dovuto fare i conti con le mille emozioni che sentiva di star provando tutte assieme.
« No, certo che no. » Rispose con sincerità, scuotendo lentamente la testa.
Scorpius emise un lungo sospiro di sollievo, senza nemmeno essersi accorto di aver trattenuto il respiro nell’attesa che lei parlasse, prima di vedere Rose scostare la mano dalla sua e rimettersi sulla spalla la borsa che in un modo o nell’altro aveva accontonato al suolo.
« Ci vediamo tra poco a lezione. » Gli disse, facendo qualche passo per il corridoio e aumenando sempre di più la distanza tra di loro.
Cominciò a camminare verso l’aula di Trasfigurazione poco dopo – chiaramente non gli avrebbe permesso di fare il tragitto assieme – lasciandosi la figura di Scorpius alle spalle.
Si voltò solo una volta, per parlargli con tono minaccioso.
« Malfoy, se lo dici a qualcuno ti uccido, ricorda! »
Il Serpeverde sbuffò sonoramente, roteando in modo plateale gli occhi al cielo. Poco importava che lo stesse minacciando, soprattutto quando lo stava guardando con quei due occhi azzurri così brillanti.
Rose tornò a rivolgere lo sguardo verso il corridoio e, prima di partire spedita e allontanarsi definitivamente da lui, si portò le dita alla bocca per sfiorare quella labbra che erano state poco prima su quelle di Scorpius e istintivamente sorrise contro di esse.
Sospirò pesantemente, quella sarebbe stata una lunga – anzi lunghissima – giornata.

 
*

 
Il professor Corner, l’insegnate di Trasfigurazione, era sempre stato il preferito di Scorpius, e allora perché quel giorno sembrava avere la testa da qualunque parte tranne che attaccata al corpo che sedeva nel banco in fondo all’aula accanto al suo?
Questo fu ciò ch pensò Jace Steel mentre osservava con grande curiosità il suo migliore amico disegnare scarabocchi indistinti sulla propria pergamena.

« Tutto bene? Sembri più sciroccato di Scamander quando va alla ricerca di quei Nargicosi. » Gli chiese cautamente, sporgendosi verso di lui.
« Certo, certo, la Weasley bionda ti stava guardando. » Alle parole di Scorpius, Jace confermò i propri dubbi e seppe che il suo migliore amico non l’aveva minimamente ascoltato e che aveva la mente su un altro pianeta.
« Hogwarts chiama Malfoy, pronto!? » Gli sventolò con poco garbo una mano davanti agli occhi, costringendo il ragazzo dai capelli biondi a voltarsi in sua direzione, riportandolo alla realtà.
« Sto bene, Jace. Non rompere. » Disse annoiato Scorpius, tornando il minuto dopo a puntare lo sguardo verso una direzione imprecisata.
Jace decise di seguire quello sguardo e, appena vide dove era veramente rivolto, sbuffò divertito. Gli occhi di Scorpius erano ben piantati su Rose Weasley, la quale, poche postazioni più in là alla loro destra, sembrava essere persa proprio nello stesso modo in cui lo era il biondo Serpeverde.
Jace fu istantaneamente preda della curiosità e, dopo aver contorto il volto in un gnigno malizioso, decise di punzecchiare l’amico che stava al suo fianco.

« Rosie è più radiosa del solito oggi, non trovi? »
Nel sentire pronunciare quel nome Scorpius sobbalzò sul posto, improvvisamente attento a ciò che aveva attorno.
« Sì, sì… è bellissima. » Disse sbrigativo, cercando di darsi un contegno.
D’altronde aveva comunque una reputazione da mantenere, non avrebbe potuto di certo farsi vedere così perso per la stessa ragazza che aveva proclamato di disprezzare fino a poco tempo prima.
Jace trasformò il proprio gnigno in un sorriso di vittoria; in un modo o nell’altro, riusciva sempre a leggere dentro il suo migliore amico.
Tornò a guardare l’oggetto del desiderio di Scorpius e notò nuovamente quanto anche Rose sembrasse diversa dal solito: si stava mangiando nervosamente le dita di una mano, muovendo convulsamente la gamba sotto al banco.
La vide poi spostarsi agitatamente una parte di capelli dall’altro lato, lasciando così scoperto il collo. Jace non riuscì a credere ai suoi occhi: sulla pelle candida della ragazza faceva bella mostra una macchia livida, che poco lasciava spazio a fraintendimenti.

« Salazar aiutami tu, Rose ha davvero un succhiotto al collo!? »
« C-cosa? N-no, no, sono stato attento! »
Sentite quelle parole, Jace spalancò di colpo la bocca e puntò gli occhi in quelli di Scorpius per guardarlo sconvolto. Dopo qualche secondo di sbigottimento si lasciò andare in un fischio di apprezzamento – comunque il più silenziosamente possibile che dato il professore continuava a spiegare – e il biondo capì di essersi tradito.
« Jace, sta buono e non dire nulla. »
« Malfoy! Ma allora sei proprio uno stallone purosangue! »
Scorpius si schiacciò una mano in fronte, scuotendo la testa sconsolato; Jace d’altra parte sorrideva ebete, alternando lo sguardo dal suo migliore amico a Rose che, ignara di tutto, continuava a fare finta di seguire la lezione.
« Dai non fare così, anzi, sono geloso che tu mi abbia battuto così clamorosamente! »
« Chiunque ti avrebbe battuto, cinque anni sono una infinità. » Commentò finalmente il biondo, cercando di non guardare l’amico negli occhi per non dargli alcuna soddisfazione.
« Ahia, così mi ferisci! » Jace si portò una mano al petto con un gesto teatrale. « Quindi ora andrete in giro tutti carini e coccolosi prendendovi per mano? » Chiese poi in tono adorante.
« Partendo dal presupposto che non farò mai una cosa del genere, no, perché non deve saperlo nessuno. » Rispose sbrigativo Scorpius, parlando col tono scocciato con cui si parla ad una persona particolarmente fastidiosa.
« Ah, vi piace il brivido di fare tutto in segreto, pervertiti! »
Il biondo Serpeverde alzò gli occhi al cielo e si rese conto che ultimamente lo stava facendo un po’ troppo spesso.
Decise che sarebbe stato meglio non dire più nulla, prima che l’amico schiamazzasse troppo e rischiasse di farsi notare dal resto degli studenti.
Jace capì che non avrebbe cavato più fuori parole dalla bocca di Scorpius e tornò a guardare il professore che spiegava, ancora con la mente ferma alla scoperta appena fatta.
Si permise comunque di allungare un braccio per tirare una pacca orgogliosa alla spalla del suo migliore amico e lanciargli un’ultima occhiata: nonostante il broncio che ora aveva stampato in viso, la più pura felicità era evidente in quei due occhi grigi brillanti.
 
*

 
La Sala Comune di Grifondoro era particolarmente calda ed accogliente quel pomeriggio, si rese conto Rose mentre si lasciava consolare da tutto quel rosso che la circondava.
Un colore che decisamente le apparteneva e che la teneva lontana dai ricordi di quella mattina.

« Hey, bella rossa! » La ridestò dai suoi pensieri Hugo Weasley, accasciandosi accanto a lei sul divano davanti al fuoco acceso.
« Hugo, ehi. » Gli sorrise fiebile lei, spostandosi leggermente per lasciargli maggior spazio.
Hugo si accorse immediatamente che sua sorella era visibilmente scossa, ma si guardò bene dal chiedere informazioni alla diretta interessata.
Da che la conosceva – il che era da sempre – Rose non si era mai permessa di mostrargli qualche segno di debolezza, convinta che essere la figlia maggiore significasse essere la roccia della famiglia.
L’unica cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stata starle vicina e fare come se nulla fosse, nel tentativo di distrarla da qualsiasi cosa la stesse turbando.

« Sai, oggi mi hanno detto una cosa assurda! » Disse con tono acceso il Grifondoro, quasi stesse per rivelare la barzelletta del secolo.
« Più assurda delle cose che ti dice normalmente Freya? »
« Hey, la mia ragazza non è assurda, è uno spasso! » Si difese prontamente.
Rose lo guardò con tenerezza, con un senso di orgoglio che le cresceva nel petto. Quella era la prima volta che lo sentiva riferirsi alla Serpeverde in quel modo.
Si sporse per scompigliargli affettuosamente la zazzera di capelli che aveva in testa, causando l’inevitabile broncio di Hugo: quel gesto gli era sempre stato riservato da piccolo, quando i suoi gesti infantili venivano assecondati senza un reale motivo – ora, che aveva quasi sedici anni, si sentiva invece un uomo cresciuto. D’altronde adesso aveva anche la ragazza, no?

« Certo che lo è. Va bene dai, racconta pure. » Lo incitò la ragazza a proseguire, desiderosa di provare qualsiasi cosa potesse essere in grado di distrarla.
« Allora, preparati! Ruby Patel mi ha detto che Jessie MacMillan ha detto a Lizzie Robbins che l’ha detto a lei che ha visto te e Scorpius Malfoy in atteggiamenti intimi! Tu e Malfoy, capisci? Davvero assurdo! » Hugo parlò evidentemente divertito, convinto fino alla punta dei capelli che ciò che gli era stato riferito fosse una completa follia.
Rose, d’altra parte, che conosceva la verità dei fatti, non poté fare altro che sbiancare di colpo.
Si mosse nervosamente sul posto, deglutendo a fatica, cercando di nascondere la propria reazione.
« Pazzesco come si faccia gossip in questa scuola, eh? » Disse forse un po’ troppo frettolosamente.
« Esatto! È quello che ho detto subito anche io! Figuriamoci se la mia sorellona si apparta con il suo peggior nemico! » Hugo sbuffò nuovamente, stavolta con ilarità, annuendo convulsamente con il capo.
Di Hugo potremmo elencare una miriade di qualità, ma di certo non la perspicacia, perché a tutti gli effetti interpretò il disagio nel tono di voce della sorella come disgusto per ciò che le aveva appena detto.
« Chiaro, figuriamoci! » Seppe solo confermare Rose, sentendosi in colpa per stare così bellamente nascondendo la verità al suo fratellino.
« E poi se fosse vero sarebbe stranissimo! Ti immagini? Mia sorella che sta con il cugino della mia ragazza! Peggio di quelle telenove-cosas che guardano i nonni! »
Hugo continuò a parlare, convinto che stesse distraendo sua sorella, ignaro però del fatto che stesse rincarando la dose. Rose ad ogni parola annuiva forzatamente, cercando di non lasciar trasparire la burrasca che sentiva dentro di sé.

Immediatemente si diede della stupida – e poi già che c’era anche dell’idiota, dell’imbecille e della ritardata – e desiderò con tutta se stessa essere da sola per sbattere la testa contro al muro fino a perdere i sensi.
Non si era pentita di quel bacio, specialmente dato che non era mai stata baciata in quel modo – con così tanto desiderio e passione – ma inevitabilmente il pensiero andò alla persona in questione.
Rose non era mai stata una ragazza puramente istintiva; certo, diceva spesso la prima cosa che pensava, ma tra le parole e le azioni c’era una differenza abissale.
Ora che si era lasciata andare ed aveva ceduto a quella che considerava una debolezza, forse anche uno sfizio di un momento, cosa avrebbe dovuto fare?
Mettersi assieme a Scorpius Malfoy, il ragazzo che più di ogni altro al mondo la rendeva irrequieta?
Si rese conto che forse aveva commesso il più grande errore della sua vita; soprattutto dal momento che dentro di sé sentiva il cuore batterle fortissimo in petto anche solo al ricordo di ciò che le era successo quella mattina: non avrebbe mai avuto la forza di affrontarlo.

Si avvicinò a Hugo alla ricerca di un contatto sicuro e familiare e subito il fratello la prese tra le braccia, conscio delle sue intenzioni.
Sospirò esasperatamente, lasciando che il cervello continuasse ad elucubrare i pensieri più svariati.
Per la prima volta nella sua vita Rose Weasley non aveva la più pallida idea di che cosa fare.


 

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Capitolo 16
*** Dopo tutto questo tempo, Jace? ***


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Dopo tutto questo tempo, Jace?
 

« Okay, Dom. Non è difficile, fa parte del programma del terzo anno. »
« Lo so, lo so! Ma deve essere tutto perfetto se voglio il massimo dei voti ai M.A.G.O.! »

Perfino i fantasmi che infestavano la Sala Grande – che di cose assurde nel corso dei secoli ne avevano viste parecchie – erano rimasti sbalorditi dello spettacolo che si presentava loro davanti.
Seduti al tavolo di Corvonero, in pieno pomeriggio e alla vista di tutto il corpo studentesco, Jace Steel e Dominique Weasley stavano ripassando tranquillamente assieme il programma di Divinazione.
Nessuno dei due si era dimenticato della scommessa fatta prima della fatidica partita di Quidditch e così ora Jace pagava la scommessa persa facendo ciò che per anni aveva solo sognato di poter fare: passare il pomeriggio con Dominique per sua propria volontà.
Dato che però la propensione del Serpeverde per lo studio era decisamente bassa, la ragazza aveva optato per un ripasso leggero, partendo proprio dalla materia in cui lui era più ferrato e nella quale lei si sentiva meno sicura.

Dominique guardò nevroticamente il ragazzo, il quale le stava serenamente porgendo la tazza dalla quale avrebbe dovuto leggere le foglie di té.
Fece un respiro profondo e prese con decisione la tazza tra le mani, puntando poi gli occhi sul suo contenuto.
Dacché aveva scelto Divinazione come materia facoltativa al terzo anno, non era mai riuscita a capacitarsi di come dei grumi indistinti di erbaccia potessero dire qualcosa sul futuro di una persona; questa volta, davanti allo sguardo scrutatore di Jace Steel, non riuscì a fare di meno.
Aggrottò la fronte e provò a concentrarsi come faceva sempre quando aveva davanti un argomento particolarmente ostico di Pozioni o Trasfigurazione, ma nessuna illuminazione arrivò a folgorarla: quelle foglie di té erano solamente foglie di té, nulla di più.

« Coraggio, stai leggendo solo il mio futuro. Anche se ci leggessi la mia morte, ti adorerei lo stesso! » Disse il Serpeverde nel tentativo di rincuorarla, tirandosi leggermente indietro sul posto per stiracchiarsi fiaccamente.
Dominique non poté fare a meno di notare il modo in cui la camicia del ragazzo si alzò al suo movimento, lasciando scoperta una parte dell’addome scolpito e delineato.
Scosse impercettibilmente la testa, cercando di allontanare quei pensieri così poco da lei, tornando a fissare quei grumi bagnati di té che nulla significavano.
Capì immediatamente che la concentrazione avrebbe fatto molta fatica ad arrivare e si lasciò andare in un sospiro esasperato.
« Posso almeno leggere i significati delle figure sul libro? »
« Sei una delle persone più intelligenti che conosco, non hai bisogno di un libro per bambini! »

La Corvonero si ritrovò ad annuire istintivamente, troppo distratta da quei due occhi blu profondi che – proprio come ora – l’avevano sempre guardata con ammirazione per capire il reale significato delle parole appena procunciate.
Realizzò immediatamente cosa stava facendo e distolse prontamente lo sguardo, puntandolo sul tavolo che aveva davanti; nel farlo una ciocca di capelli biondi le cadde bruscamente sul volto, coprendola dalla vista del ragazzo.
Senza nemmeno pensarci un secondo, Jace si sporse in avanti per risistemargliela delicatamente dietro l’orecchio e Dominique andò completamente nel panico.
Seppe anche che non doveva essere così brava a fingere come credeva, perché il Serpeverde notò immediatamente la sua reazione e si stampò un ghigno furbetto in volto.
Jace si rese conto che quella era la prima volta che non si sentiva completamente indifeso davanti alla ragazza – contrariamente a ciò che stava invece accadendo a lei – e capì che stava facendo tutto nel modo più giusto: se proprio avrebbe voluto conquistarla, questo era il momento per continuare e non mollare.
Si morse distrattamente un labbro, mentre gli occhi andarono a scrutare ogni minimo particolare di Dominique: le gote sempre così candide ora leggermente arrossate, le dita delicate che sfioravano appena la porcellana della tazza e il busto visibilmente irrigidito.

« Ehm… questo potrebbe essere… una Pluffa? Diventerai un giocatore professionista di Quidditch? » Jace sbuffò al tentativo di lettura ingenuo della Corvonero, consapevole che nell’arte della Divinazione non esisteva alcuna figura rassomigliante una Pluffa.
« Sì, ecco… c’è anche questo… cos’è? Ah, sì, dovrebbe essere… sono un disastro! »
Il Serpeverde provò con tutte le sue forze a non scoppiare a riderle in faccia; inghiottì la propria risata con uno sgraziato suono gutturale e si sporse nuovamente in avanti per cercare di prendere la tazza in questione.
« Ti dispiace se provo io? » Le chiese cautamente, stampandosi in viso un sorriso rassicurante.
Dominique annuì lentamente, porgendogli la tazza e badando bene che nel farlo le dita toccassero delicatamente le sue.

Preso l’oggetto in questione, Jace lanciò una veloce occhiata al suo contenuto e, una volta capitone il significato, un sorriso di pura felicità gli comparve in volto.
La Corvonero aggrottò la fronte: cosa ci aveva visto di così entusiasmante in quelle stupidissime foglie di tè?
Jace si schiarì la voce e si sporse ulteriormente in avanti, fermandosi a pochi centimetri dal viso della ragazza.
« Vedi questa pallina qua? Quella che tu hai interpetato come una Pluffa? È un Sole. Significa felicità imminente. » Le spiegò pazientemente, indicando il contenuto della tazza e guardandola dritta negli occhi.
Dominique deglutì con forza, continuando ad annuire e incapace di dire nulla di sensato.
« Questo altro grumo qui… questo è un po’ più complicato... »
La Corvonero lo vide sorridere apertamente ma smettere di parlare. Gli sembrò essere sul punto di voler rivelare qualcosa di fondamentale, ma di temere di dire ciò che stava pensando.
« Non è nulla… ci basterà sapere che c’era un Sole! » Jace tornò a dedicare tutta la sua attenzione alla ragazza, che ora come mai aveva fatto in vita sua stava pendendo dalle sue labbra: cosa aveva appena visto dentro a quella tazza?
« Tutto qua? Felicità? Ma non significa niente! »
« E ti sembra poco la felicità? È la cosa più importante per me! »
Dominique non seppe come reagire; non perché ciò che Jace le aveva appena detto l’avesse particolarmente colpita, ma perché effettivamente non aveva nulla da ridire o controbattere.
Si limitò ad alzare le spalle a rivolgergli un sorriso debole, nella speranza che gli bastasse come risposta.
Pensò che in ogni caso tra i due quello con la battuta sempre pronta era lui e se davvero era interessato a lei come tanto proclamava di essere avrebbe apprezzato anche i suoi silenzi.

« Jace! Ciao! »
Al suono del suo nome il Serpeverde si voltò immediatamente, distogliendo lo sguardo da Dominique, per osservare la ragazza che stave venendo loro incontro.
« Signorina Selwyn, buonasera! »
Signorina Selwyn? Dominique inarcò vistosamente un sopracciglio, completamente confusa dal cambio di voce di Jace, che ora guardava la nuova arrivata con un sorriso fin troppo smagliante.
« Oh, ciao, Dominique. » La salutò poi Jenna Selwyn, una volta giunta davanti a loro e non potendo più ignorare la sua presenza.
La Corvonero le fece un sorrisino finto in segno di saluto, senza degnarla di ulteriori attenzioni. Non che le stesse antipatica o chissà che altra cosa, ma non era certo un segreto che Jenna Selwyn non le fosse mai andata a genio.
Soprattutto se se ne andava in giro per il Castello muovendo un po’ troppo i fianchi quando camminava o se spostava convulsamente quei lunghissimi capelli neri ogni volta che parlava con qualcuno – e guarda caso in quel particolare frangente la persona in questione era proprio Jonathan Steel.
« Chiedono del nostro Capitano giù nei sotterranei, mi sono offerta volontaria per venirti a chiamare! » Esclamò nuovamente Jenna, Serpeverde del sesto anno, piegandosi un po’ troppo in avanti.
Dominique notò che Jace non si scompose più di tanto – nonostante il busto di Jenna decisamente poco distante dai suoi occhi – ma che continuò a guardarla in viso con quell’espressione ebete che tanto lo caratterizzava.
« Certamente Jenna, ti rigrazio per la tua enorme bontà d’animo! Arrivo subito! »
La Corvonero provò a non scoppiare a ridere sguaiatamente e nel tentativo di nasconderlo le uscì un suono strozzato dalla gola. Jace comprese subito che Dominique aveva colto la sua ironia e si voltò verso di lei per farle un occhiolino veloce.
Jenna, d’altra parte, che non aveva capito proprio nulla – troppo occupata com’era a fissare il ragazzo con uno sguardo decisamente poco casto – emise un sospiro sonoro, gustandosi le parole appena ricevute.
« Mia cara Dominique, spero di rivederti presto! » Disse poi il Serpeverde tornando a guardare la Corvonero, prendendole una mano e stampandoci sopra un bacio leggero.
Dominique scosse la testa sconsolata, per niente colpita da quel gesto così fintamente plateale, ben consapevole che invece la ragazza dai capelli neri che la stava fulminando con gli occhi stava probabilmente fumando di gelosia.
« Certo, certo, adieu Monsieur! » Rispose in perfetto accento francese la Corvonero, scuotendo la mano in un gesto sbrigativo.
« Ah, così mi uccidi! » Ribatté Jace, portandosi teatralmente una mano al petto, mentre si alzava – evidentemente controvoglia – per seguire Jenna.
Dominique non mancò di fare ciò che chiunque conoscesse il Serpeverde gli riservava ogni volta e roteò gli occhi al cielo, guardandolo allontanarsi.
Jace le rivolse un ultimo sorriso smagliante, prima di voltarsi definitivamente e uscire dalla Sala Grande.
La Corvonero, seguendolo con lo sguardo, non riuscì a trattenersi dal fissarlo anche quando il ragazzo cinse con un braccio le spalle di Jenna, camminando a braccetto a fianco a lei.
C’era davvero bisogno di dedicarle quel gesto? Soprattutto quando era evidente che lei gli morisse dietro?
Senza che potesse controllarlo, appoggiò i gomiti sul tavolo e si mise la testa tra le mani, emettendo un lungo sospiro.
Aveva sempre saputo che Jace viveva per impressionare positivamente il prossimo e specialmente se il prossimo in questione era di sesso femminile, e allora perché ora vederlo comportarsi come al solito la colpiva così tanto?
Scosse nuovamente la testa: Dominique Weasley aveva una sola certezza nella vita e quella che era che Jace Steel si sarebbe cavato un occhio per lei; non avrebbe avuto alcun senso dubitare di ciò e perderci troppi pensieri.
Tornò con lo sguardo al manuale di Divinazione; ora che Jace se ne era andato avrebbe dovuto capire cosa diavolo ci fosse scritto in quelle foglie di tè da sola.

 

*

 
« Hey, bella bionda! »
« Oh, Frank, ciao! »

Un’ora dopo essersi scervellata sui libri senza risultati, Dominique fu interrotta dalla voce di Frank che, senza troppi problemi, si sedette accanto a lei sbattendo il proprio borsone pieno di libri sul tavolo.
« Ancora con Divinazione? »
« Non puoi capire, sta diventando il mio incubo! »
Frank si lasciò sfuggire una risata divertita, incredulo che qualcosa per lui così banale come Divinazione potesse rappresentare un problema per la ragazza con i voti più alti del loro anno.
« È un’ora che sto perdendo la testa per cercare di leggere la tazza di Jace, ma non trovo questa figura da nessuna parte! » Sbraitò Dominique, battendosi una mano contro la testa.
« Da quando leggi il futuro di Jace Steel? » Allo sguardo sornione di Frank, la ragazza rispose con un’occhiataccia di fuoco.
« Voglio il massimo anche in Divinazione e lui mi stava semplicemente aiutando! »
Il Corvonero annuì con finta convenzione, divertito dal fatto che la sua migliore amica potesse negare fino alla fine che in realtà avesse cambiato radicalmente idea sul Serpeverde.
« Posso? » Le rispose solamente, indicando con il capo la tazza che la ragazza stringeva ancora tra le mani.
Dominique gliela porse senza opporre resistenza, sperando che almeno lui riuscisse a risolvere l’enigma.
Frank diede una veloce occhiata al contenuto della tazza e, proprio come aveva fatto Jace un’ora prima, reagì immediatamente a quella visione: scoppiò a ridere di gusto, alternando lo sguardo dalla tazza a una più che sbigottita Dominique, ancora all’oscuro di tutto.
« Davvero non sai cosa c’è scritto qua dentro? »
« Ovviamente no, credi che mi diverta rimanere bloccata qui per ore? »
Frank le si avvicinò ulteriormente, mettendole la tazza davanti agli occhi.
« Domi, questo grumo strano che vedi qua… ecco, significa amore e più precisamente… un bacio! »
« Un bacio!? Mi stai dicendo che quell’idiota se ne è andato via con la Selwyn per sbaciucchiarsela? »
Il Corvonero aggrottò la fronte, incapace di comprendere a che cosa la ragazza si stesse riferendo; scoppiò poi nuovamente a ridere, quando si rese conto che anche lei non aveva compreso niente.
« Non so cosa c’entri Jenna, ma se l’hai nominata vuol dire che l’argomento ti preme particolarmente! »
Dominique spalancò sgraziatamente la bocca, colpita nell’orgoglio.
« Non è assolutamente vero! Non mi importa nulla della Selwyn! »
« Non lo dubito. Infatti ti importa solo di Jace. » Confermò Frank, colto da un’improvvisa sicurezza e mettendo brutalmente l’amica di fronte alla verità.
Dominique fece per parlare, ma il ragazzo la interroppe prima ancora che potesse pronunciare anche solo una sillaba.
« E non provare a negarlo. È chiaro che ora Jace ti interessi. »
La Corvonero incassò il colpo, colpita dalla schiettezza che il suo migliore amico le stava dimostrando. Da quando era diventato così diretto?
« Beh, mi ha salvato la vita… non posso più ignorarlo… » Tentò di giustificarsi.
« Dom, va da lui. »
« Sì, certo, come no. »
« Va da lui e cerca di capire cosa ti sta succedendo. » Ripeté con convinzione Frank, guardando la ragazza dritta in viso.
« Frank, ma cosa stai blaterando!? »
« Domi, non ti ho mai chiesto nessun favore prima d’ora, perciò te ne chiedo uno adesso. Fallo per me, va da lui e chiarisci quel casino che so che hai in testa. »
Dominique rimase immobile, presa da sgomento, fissando Frank con gli occhi spalancati.
Era vero, nella sua testa sentiva milioni di pensieri contorcersi fra loro e ciascuno di essi aveva il volto di Jace Steel, ma perché mai avrebbe dovuto affrontare la cosa di petto con il diretto interessato?
Nemmeno lei sapeva cosa le stava succedendo, cosa avrebbe dovuto dire?
Eppure il suo migliore amico lì, davanti a lei, sembrava così convinto di ciò che stava dicendo che ciò le bastò per sentirsi abbastanza sicura da annuire lentamente ed alzarsi dal posto.
In un primo momento si guardò in giro spaesata, non sapendo se portarsi dietro addirittura quella maledetta tazza o se lasciarsela alle spalle per sempre; poi decise di lasciare tutto lì e, lanciando un ultimo sorriso di ringraziamento a Frank, fece qualche passo incerto per allontanarsi dal tavolo di Corvonero.
Sentì alle sue spalle lo sguardo del suo migliore amico seguirla fino fuori la Sala Grande e mentalmente di maledì in tutte le lingue che conosceva.
Perché aveva accettato quella follia?
Mentre camminava per i corridoi alla ricerca del Serpeverde un’idea si fece prepotentemente strada nel suo cervello: sicuramente era appena stata colpita da una maledizione Imperius, altrimenti ciò che stava per fare non avrebbe mai trovato ragione di essere.

 

*

 
Dominique non ebbe nulla da ridire quando si fece dire da una ragazzina Serpeverde del terzo anno dove si trovasse Jace e in tutta risposta ricevette uno sguardo sbalordito.
Tutti a Hogwarts conoscevano la maniera plateale con la quale lei aveva sempre ignorato il Serpeverde, perciò era ovvio che chiunque rimanesse sbigottito alla vista di una esagitata Dominique che andava per tutto il Castello a chiedere di Jace.
Poco male, non avrebbe potuto tornare indietro adesso, soprattutto dato che era appena uscita dall’ingresso principale per raggiungere il campo di Quidditch, dove il ragazzo era stato mandato a svolgere chissà quale mansione da Capitano.
Camminava incerta, facendosi mille domande e non trovando alcuna risposta, pregando mentalmente che dove stesse andando non ci fossero troppi testimoni di quella che sapeva sarebbe stata una scena pietosa.
Raggiunse finalmente il campo di Quidditch ma, a parte qualche Pluffa abbandonata al suolo, non vi trovò anima viva.
Si guardò in giro completamente spaesata, valutando seriamente l’idea di scappare a gambe levate e di rifugiarsi tra le proprie coperte, ma poi l’attenzione fu catturata da una figura tutta presa a muoversi davanti agli spogliatoi.
Si mosse istintivamente, camminando verso quella figura e, più si avvicinava, più riconosceva i tratti distintivi di quello che era il ragazzo che stava cercando.
Notò immediatamente il suo caratteristico casco disordinato di capelli castani e subito dopo, attratta come una vera e propria calamita, i muscoli delle braccia scoperte che si contraevano ad ogni azione che faceva.
Non seppe nemmeno lei che cosa stesse combinando, ma la vista era decisamente piacevole.

« Sei il nuovo addetto delle pulizie? » Disse dandosi un finto tono spavaldo, puntellandosi sul posto e spostando il peso da un piede all’altro.
Jace udì quella voce che aveva imparato a conoscere come la più armoniosa delle melodie e si voltò all’istante, stampandosi il classico sorriso in volto – ma non smetteva mai di sorridere!? – e lasciando che dai suoi occhi trasparisse per qualche secondo tutta la sorpresa di vederla palesarglisi davanti.
« Hey! Fa parte degli oneri da Capitano, tutto normale! » Rispose con tranquillità, scuotendo in aria la bacchetta che teneva in una mano e con la quale stava evidentemente aggiustando la baracca degli spogliatoi.
Dominique ricambiò il sorriso con naturalezza, facendo qualche passo per avvicinarsi a lui, nel tentativo di prendere tempo per decidersi sul da fare.
Ma avrebbe dovuto sapere che quello con la battuta pronta sarebbe sempre stato il Serpeverde.
« Hai scoperto cosa c’era scritto nelle mie foglie di tè? » Jace si mise la bacchetta in tasca, incrociando poi le braccia al petto e guardando la ragazza con curiosità.
La Corvonero seppe che le proprie guance dovettero essere andate definitivamente a fuoco; si accorse che il ragazzo aveva colto nel segno e finalmente capì perché era finita lì, davanti a lui: per cercare una risposta a ciò che aveva letto – o meglio, che Frank aveva letto – in quella tazza poco prima.
« Sì, ma… non ha importanza, ecco. » Disse sbrigativa lei, sperando di non sembrare troppo scombussolata ai due occhi blu che la stavano scrutando.
« Non ha importanza? Ne ha avuta abbastanza per farti venire qua, no? »
Oltre che avere il dono, per caso Jace legge anche nel pensiero? Si ritrovò a pensare Dominique, mentre fissava sconcertata il Serpeverde.
Vedendo la ragazza nel più completo stato di mutismo, Jace si lasciò sfuggire qualche risata compiaciuta, scuotendo la testa divertito.
Improvvisamente la risata assunse una nota amara e si rese conto che la situazione non gli faceva affatto piacere come invece aveva sempre pensato: alle ragazze carine che si imbarazzavano davanti alla sua sicurezza era ben più che abituato, ma la sua Dominique – quella decisa e risoluta – non era mai riuscita a farlo sentire in quel modo.
« Sei venuta qua per dirmi che non vuoi avere più niente a che fare con me? » Chiese poi, lasciando per un attimo che l’insicurezza prendesse il sopravvento.
Pensò che magari Dominique aveva scoperto che lo detestava anche come amico, conoscente o semplice insegnante di Divinazione.
« C-cosa? No, no! » Esclamò immediatamente la Corvonero, sentendo il bisogno urgente di avvicinarsi ulteriormente al ragazzo. Cosa stai facendo, Dominique!? Allontanati!
« Okay… allora cosa c’è? »
« Non so cosa sto facendo, okay!? »
Dominique parlò e subito dopo mise in moto ogni singolo neurone del proprio cervello, pregando che Priscilla le facesse presto dono di una qualsiasi illuminazione.
Cosa doveva dire esattamente? Ma i Corvonero non avevano sempre qualcosa di intelligente da dire?
Forse avrebbe dovuto sapere che, prima ancora di essere una Corvonero, Dominique era soprattutto una Weasley.

« Deve essere romantico… così è tutto sbagliato! » Disse d’impulso, portando le mani a coprirsi la bocca nello stesso istante in cui comprese di aver effettivamente pronuciato quelle parole.
« Hmm? » Riuscì solo a mormorare con gli occhi sgranati Jace, non potendo fare a meno di notare quanto in quel preciso momento Dominique sembrasse così simile alle altre ragazze della sua famiglia.
Nonostante sentisse la bocca completamente asciutta, la Corvonero trovò la forza di riaprire bocca.
« Quello che c’era nella tua tazza… deve succedere, lo so. Ma non così… » Disse quasi in un sussurro lei, scuotendo la testa in un fiebile tentativo di auto conforto.
Jace non riuscì a credere alle proprie orecchie e, se gli fosse stato possibile, avrebbe sgranato gli occhi ancora di più.
« Ehm… non credo di aver capito bene. » Ribatté a fatica, e per qualche assurda ragione sentì un certo senso di familiarità dentro al proprio petto: la sua Dominique, quella che riusciva sempre a spiazzarlo, era di nuovo davanti a lui.
« Oh, andiamo! Hai capito benissimo! »  Sbraitò lei, tornando a guardare il ragazzo con la stessa esasperazione che gli riservava sempre.
« Se proprio dobbiamo baciarci, deve essere romantico! »

Senza riflettere, il Serpeverde chiuse la distanza che li separava e, piazzandosi di fronte a lei, le mise le mani sulle spalle per costringerla a guardarlo negli occhi.
« Sei sicura di ciò che stai dicendo? Nemmeno un’ombra di dubbio? »
Allo sguardo confuso della ragazza, Jace prese coraggio per aggiungere: « Ecco… posso… posso baciarti quindi? »
Dominique non riuscì a controllarsi e scoppiò a ridergli istericamente in faccia; Jace Steel, lo stesso ragazzo che stava aspettando quel momento da più di cinque anni, stava davvero aspettando un suo consenso verbale?
Data la sua fama di incantantore di giovani donne, aveva sempre pensato che dato un minimo barlume di speranza si sarebbe buttato a capofitto su di lei, ma – come d’altronde era successo molte volte nell’ultimo periodo – il Serpeverde non mancò di stupirla nuovamente.
« N-non così… deve essere speciale! Soprattutto dopo tutto il tempo che hai aspettato! »
Jace non poté fare altro che farsi spuntare il più felice del sorrisi e lasciare che si allargasse ai suoi profondi occhi blu.
Era finalmente riuscito a passare dagli insulti gratuiti alla preoccupazione che il loro primo bacio significasse qualcosa soprattutto per lui.
« Beh, allora… che cosa avevi esattamente in mente per questo momento topico della mia vita? » Disse improvvisamente sicuro di sé, lasciando che quel momento fino ad allora così teso si trasformasse in un gioco.
La prima risposta che ottenne dalla ragazza fu la solita occhiata rivolta al cielo, seguita dalla familiare scossa del capo. Poi, forse rinforzata dal tono di voce rassicurante di Jace, finalmente schiuse le labbra per parlare con sicurezza.
« Non so! Pensavo che magari in tutto questo tempo avessi pianificato qualcosa tu per l’occasione! »
« In tutta sincerità pensavo più a sbatterti contro un muro e risucchiarti la faccia, ma se mi vuoi romantico, romantico sia!»
Dominique non fece nemmeno in tempo a realizzare le parole che le erano state rivolte perché fu subito presa dal sorriso del ragazzo che si era appena trasformato in un ghigno impudente.
Capì subito che qualcosa doveva essere scattato dentro il suo cervello e ciò trovò conferma quando lo vide prendere la bacchetta dalla tasca e puntarla proprio sopra di loro.
« Jace, ma cos–»
« Shh, sto improvvisando! » Le disse sbrigativo lui e Dominique fu così presa nell’osservare quei due occhi brillanti fissarla con così tanto desiderio che non si accorse nemmeno della breve formula magica che pronunciò, se non quando sentì le prime gocce d’acqua bagnarle il viso.
Alzò il volto e vide spuntare dalla bacchetta di Jace una nuvola che, piazzatasi proprio sopra di loro, cominciò a far piovere delicatamente: non una pioggia scrosciante, fastidiosa, ma una pioggia leggera e piena di speranza.
« So che il bacio sotto la pioggia va forte nei film Babbani, perciò… perché no? »

Dominique non pensò di dover dire nulla a Jace, se non con le azioni: dischiuse le labbra per fargli un sorriso veloce, prima di affrettarsi a poggiarle su quelle di lui prima che la sua mente le ordinasse di cambiare idea.
Jace non ebbe ripensamenti neanche per un secondo: ricambiò il bacio con foga fin da subito, cingendo le braccia attorno alla sua vita e sentendo i vestiti che li separavano, oramai zuppi per la pioggia, sfregare tra di loro.
Fu come se tutto ciò che era accaduto fino a quel momento fosse successo in bianco e nero; dietro alle palpebre chiuse per gustarsi il momento, Dominique poté giurare di essere riuscita a vedere in un flash a colori ogni singolo momento vissuto con Jace e, nonostante l’acqua che la bagnava fosse decisamente troppo fresca, le labbra carnose che si muovevano contro le sue fecero nascere un senso di calore dentro di lei.
Merlino, se mai fosse tornata indietro nel tempo per dire alla Dominique di qualche mese prima che Jonathan Steel era un baciatore eccezionale, si sarebbe data della matta da sola.
Eppure, eccola che se ne stava stretta tra le sue braccia, con la mano che gli carazzeva distrattamente una guancia, mentre muoveva il capo da una direzione all’altra per approfondire disperatamente ogni bacio.
Sentì il bisogno di portare entrambe le mani a stringergli il viso, quasi volesse essere sicura che non potesse sfuggire dal suo tocco, e subitò sentì Jace sorridere contro alla sua bocca: lui  – da quel bacio – non sarebbe scappato per nulla al mondo.
E forse proprio perché si sentiva vincitore dopo anni di sofferenze e litigi contro tutti coloro che gli intimavano di desistere, che Jace si permise di lasciar scendere una mano dalla vita della ragazza lungo la linea del suo fianco, fino a posarsi su una parte del corpo agognata per troppo tempo.
« M-ma! Steel! Ti sembra il caso? » Esclamò Dominique staccandosi dal bacio, per osservare sconvolta il ragazzo.
« Perdonami, mia bella, ma potrei risvegliarmi da tutto questo da un momento all’altro! » Rispose con serenità il ragazzo, non lasciando la presa e tenendola salda tra le braccia.
La Corvonero poggiò la testa contro al petto di lui e, nascosta dal suo sguardo scrutatore, si fece spuntare un sorriso in viso che trapelava tutta la sua felicità; un sorriso sicuramente troppo ebete per appartenere a lei, un sorriso del quale non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di godere.
« L’ho sempre detto che ce l’avrei fatta. » Disse sovrappensiero Jace, posando il mento sul capo di Dominique; si rese conto che una posizione tanto intima non l’aveva mai condivisa prima con nessuna ragazza, e ciò gli fece sentire la specialità di quel momento con ancora più forza.
« E sei stato anche l’unico che ci credeva davvero! » Ribatté in tono ironico lei, scuotendo la testa contro di lui.
Jace si mosse lentamente, tornando così a guardare la ragazza negli occhi; poi, apritosi in un sorriso irriverente, parlò nella più completa tranquillità.
« Nessuno mi crede quando dico la verità. Credo sia la mia personalissima maledizione per essere così dannatamente attraente! »
Dominique avrebbe voluto reagire a quelle parole sospirando scocciata o scappando a gambe levate come aveva sempre fatto, ma ora tutto era cambiato e senza che potesse controllarlo scoppiò in una risata fragorosa.
Jace tirò un lungo sospiro di sollievo; nemmeno lui sapeva come avrebbe reagito alle sue solite battute sfacciate.
« Posso baciarti ancora? » Chiese poi, quando le risate della ragazza scemarono fino a lasciar spazio all’ennesimo sorriso.
« Hai intenzione di chiedermelo ogni volta? »
« Fino a quando me lo permetterai, sì. » Dichiarò infine con serietà, tornando l’attimo dopo a sfiorare le labbra rosee di Dominique.

Questa volta il bacio non fu frettoloso, né tantomeno caratterizzato da urgenza.
Si presero entrambi il giusto tempo per conoscersi nei movimenti e per saggiare ogni singola azione, ogni bacio, ogni sospiro emesso contro la bocca dell’altro.
Nessuno dei due osò accelerare il momento: lì, sotto quella pioggio magica, Dominique Weasley e Jace Steel avevano finalmente tutto il tempo del mondo.






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Genteeeee è successooooo! Fatevi sentire, ho sempre bisogno di un feedback per continuare a scrivere! ;)
Chi vince il premio bacio dell'anno? Rose e Scorpius o Dom e Jace? 
A presto! :)

 

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Capitolo 17
*** Eterni ritorni e usi alternativi dei Dormitori. ***


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Eterni ritorni e usi alternativi dei Dormitori.
 
 
Fin da quando era piccola, suo fratello Fred le aveva sempre ripetuto che con quel suo caratteraccio non sarebbe mai andata da nessuna parte, ma ciò non era bastato per far fare un bell’esame di coscienza a Roxanne Weasley almeno una volta nei suoi lunghissimi diciassette anni.

Forse perché fino a quel momento era sempre andato tutto per il meglio: cresciuta in una famiglia piena di affetto e di cugini della sua età, smistata a Grifondoro con grande orgoglio di suo padre George, entrata a far parte della squadra di Quidditch come Battitrice già al secondo anno, e soprattutto fidanzata con Lysander, il ragazzo per cui da sempre aveva una cotta.

Non aveva mai litigato seriamente con nessuna delle persone più importanti della sua vita – fatta a eccezione di Fred, ma chi non si azzuffa regolarmente con il proprio fratello? – e perciò non aveva mai conosciuto la sensazione di pressante vuoto che ne derivava.
Ma ora, in piena situazione di disastro con il suo Lysander, aveva imparato a conoscerla come l’unica sensazione in grado di provare.

Camminare per i corridoi di Hogwarts in solutidine le era sempre piaciuto – era l’unico modo che aveva per fermarsi a pensare, lei che non si fermava mai – ciò nonostante adesso lo percepiva come un peso insostenibile.
E sapeva anche benissimo il perché di quella nuova sensazione e anche che l’unica cosa in grado di alleviarla sarebbe stato vedere, anche solo da lontano, l’unico ragazzo per cui aveva perso la testa.
Mentre camminava in direzione del campo di Quidditch, dove in quel momento si stavano tenendo gli allenamenti di Corvonero, un sorriso amaro le comparve in volto: solo fino a poco tempo prima la situazione era stata invertita e quello che si era ritrovato ad elemosinare una conversazione era stato proprio Lysander.
Si ricordava bene anche del fatto che il Corvonero le avesse pregato di lasciargli i suoi spazi, ma che fosse una ragazza testarda e cocciuta lo sapevano tutti da sempre; e così, stringendosi nel proprio mantello, fece gli ultimi passi che la dividevano dal campo e andò a piazzarsi su uno degli spalti, per nulla preoccupata che chiunque avrebbe potuto vederla lì.

Si accorse subito che, poco lontano da dove era seduta lei, un ragazzo che faceva mostra di una sciarpa verde brillante stava osservando gli allenamenti di Corvonero – o meglio – stava fissando ossessivamente una Cacciatrice in particolare.
Roxanne scrollò le spalle e tornò a guardare il campo ignorandolo bellamente; non era certo la prima volta che Jace Steel si piazzava lì per osservare Dominique allenarsi e lei aveva ben più grossi problemi per la testa.

« Lysander, hai un’ammiratrice tra gli spalti! » Urlò Matt Bradley, notando immediatamente la presenza della Grifondoro e interrompendo il lancio che stava per fare.
In un istante l’intera squadra di Corvonero si voltò per fissarla, tutti aggiornati sugli eventi degli ultimi giorni e in attesa di nuove notizie.
Evidentemente la convizione che da lì a poco si sarebbe consumato un nuovo episodio del dramma fu un pensiero ben fondato, soprattutto dati i due occhi chiari che stavano ora squadrando Roxanne con sufficienza.
« Nah, sarà qua per vedere Frank. » Rispose Lysander alle parole di Matt con tono volutamente acido.
Roxanne si rese conto che se il cuore non le si era ancora spezzato definitivamente, quel timbro di voce a lei nuovo avrebbe potuto benissimo completare l’opera.
Frank, che fino a quel momento stava svolazzando in aria alla ricerca del Boccino, virò in direzione di Lysander, pronto ad ammonirlo.
« Non essere cattivo, sai come sono andate veramente le cose. » Disse semplicemente, ricordando al suo migliore amico tutto ciò che gli aveva spiegato solo qualche giorno prima.

Dopo la chiacchierata con suo fratello Lorcan, Lysander aveva infatti deciso di seguire il suo consiglio e di andare a farsi raccontare l’accaduto dal diretto interessato; Frank chiaramente aveva raccontato tutto per filo e per segno, non omettendo alcun particolare, e Lys aveva tirato un sospiro di sollievo: la situazione in fin dei conti non era così catastrofica come aveva creduto.
Certo, la situazione con Roxanne non era irrimediabile, ma sicuramente perdonarla sarebbe stato un altro paio di maniche.
« Lo so, Frankie. Lo sai che non ce l’ho con te. » Rispose con tono arrendevole Lys, sospirando in preda alla stanchezza.
Nemmeno lui – che a tenere il broncio era il campione imbattuto di Hogwarts – riusciva a far finta di avercela con Frank Longbottom.

Dominique nel frattempo si permise di fermare la sua attività di lanci di Pluffa per salutare con una mano la cugina Roxanne, facendole un enorme sorriso di incoraggiamento.
Nel farlo, l’occhio cadde inevitabilmente sulla figura di Jace Steel che si stava vigorosamente sbracciando per catturare la sua attenzione e la ragazza non poté fare a meno che impallidire.
Gli fece un veloce gesto che gli facesse intendere di fermarsi all’istante e gli mimò con le labbra una sgraziatissima imprecazione: ancora nessuno sapeva dell’evoluzione del loro rapporto e di certo non avrebbe voluto dare la notizia durante un allenamento di Quidditch – né tantomeno dare la notizia in primo luogo, ecco.
« Direi che Frank ha già la sua ammiratrice, la McDougal sta arrivando! » Parlò nuovamente Matt Bradley e stavolta Dominique non poté far finta di non averlo sentito.
Si voltò in direzione del sentiero che portava al Castello e vide effettivamente Violet avvicinarsi spensierata al Campo.
Lanciò un’occhiata veloce a Frank, anche lui rivolto verso di lei, e si accorse che anche lui non aveva la più pallida idea di come gestire la situazione.
E se la notizia della crisi tra Roxanne e Lysander fosse arrivata anche alle orecchie di Violet? E se avesse così scoperto del bacio con Frank?
« Oh, il pomeriggio si sta facendo interessante! »
« Taci, Matt! Chi ti ha eletto pettegolo ufficiale di Hogwarts? » Sbraitò Dominique.
Ancora pochi passi decisi e Violet andò a sedersi sugli spalti di Corvonero, a qualche fila di distanza da Roxanne.
Tutti i presenti si ritrovarono a fissare la scena come se dovesse succedere chissà cosa da un momento all’altro, ma – per grande delusione di Matt Bradley e grande felicità di Frank – Violet sorrise apertamente a Roxanne in segno di saluto, come se non fosse a conoscenza o semplicemente ignorasse gli ultimi eventi.
Violet puntò poi gli occhi in quelli del Cercatore di Corvonero e fu chiaro a chiunque perché si trovasse effettivamente lì; Frank ricambiò lietamente lo sguardo, sorridendole imbarazzato: quella era di certo la prima volta che una ragazza di così bell’aspetto veniva a vederlo allenarsi.

Lysander, che mai era stato un bravo amico nelle questioni di cuore, si ricordò di essersi promesso che avrebbe fatto di tutto per proteggere le amicizie più care della sua vita e, notato lo scambio di sguardi tra il suo migliore amico e la McDougal, decise di fare l’impensabile.
Volò a terra e scese dalla propria scopa, prima di incamminarsi verso Roxanne Weasley, che ora più che mai lo guardava completamente paralizzata.
« Hey. » Le disse incerto, una volta ritrovatosi davanti a quei due occhi scuri che sapeva bene l’avrebbero fatto desistere dai suoi piani di risultare distaccato.
Roxanne continuò a fissarlo sconvolta, incapace di comprendere come fosse possibile che lo stesso ragazzo che era letteralmente scappato via da lei solo pochi giorni prima ora fosse venuto a parlarle per primo.
Così, nel dubbio, optò per la reazione più Weasley che le fosse possibile.
« Hey! Come stai!? » Urlò senza riuscire a trattenersi, maledicendosi l’attimo dopo per aver usato tutta quella foga.
Lysander poté solo sbuffare, ma non dallo sgomento: quel genere di reazioni così totalmente improvvise e assurde erano sempre state la normalità per lui.
« Ehm… malissimo, grazie. E tu? » Rispose nella più totale sincerità, incrociando la braccia al petto nel tentativo di assumere un atteggiamento sicuro.
Quei due occhi così profondi, d’altronde, stavano già riuscendo a destabilizzarlo.
« … malissimo anche io, già. » Sospirò Roxanne, facendo un sorriso obliquo.
Senza che potessero controllarlo, entrambi si ritrovarono con un sorriso amaro stampato in volto appena udirono le parole dell’altro: la complicità nata dopo tanti anni assieme non si era di certo estinta per un litigio – grave o meno che fosse.
« Hai pensat– c-cioè… hai pensato a noi? Posso spiegarti tutto ciò che è successo e–»
« No, grazie. Frank mi ha già raccontato tutto. » La interruppe lui con urgenza, conscio che non avrebbe voluto sentire nuovamente di come la sua ragazza aveva baciato il suo migliore amico per colpa sua.
« Ah. » Riuscì solamente a biascicare Roxanne.
« Già. »
Rimasero a fissarsi negli occhi per un po’- o meglio, a fare finta di farlo, perché ogni volta che gli sguardi si incrociavano uno dei due sentiva il bisogno di distoglierlo per evitare di capitolare davanti all’altro.
« Lys, se mi odi non importa, lo capisco. » Interruppe il silenzio imbarazzante che si era creato Roxanne, scuotendo la testa sconsolata.
« Il problema è che anche se lo vorrei tanto, non riesco proprio ad odiarti. » Confessò il Corvonero, allontanando un braccio dal petto per passarsi una mano fra i capelli biondi.
« Ah. »
« Già. »
Nuovamente, i volti di entrambi si ritrovarono tinti dello stesso sorriso malinconico; un piccolo barlume di speranza si accese dentro la Grifondoro: quella era la sua personalissima prova che anche il ragazzo, senza di lei, era assolutamente miserabile.
Pensò che per quel giorno aveva ottenuto già una grande vittoria e che se avesse voluto riprendersi il suo ragazzo avrebbe dovuto dare mostra di enorme pazienza; così si limitò ad annuire a se stessa per convincersi ad aprire bocca e dire ciò che il suo cuore non avrebbe mai voluto.
« Posso andarmene, non è un problema. » Puntò gli occhi scuri in quelli cristallini di Lysander, guardandolo piena di speranza: da ciò che gli avrebbe risposto avrebbe capito quanto catastrofica fosse realmente la situazione tra loro due.
« Non ti preoccupare, puoi rimanere, gli allenamenti sono aperti a tutti. » Disse senza pensarci il Corvonero, parlando con una calma che perfino lui si stupì di riuscire a utilizzare.
« Ci vediamo. » Aggiunse poi, voltandosi e sentendo il bisogno di allontanarsi da Roxanne il più velocemente possibile.

Perché – nonostante tutto il dolore che aveva provato nelle ultime settimane – aveva comunque la voglia di baciarla ogni volta che lo guardava dritto negli occhi?
Rise amaramente tra sé: per quanto aveva sempre pensato di avere tutto sotto controllo, non aveva mai valutato seriamente quanto Roxanne potesse scombussolarlo.
La Grifondoro non fece nemmeno in tempo a salutarlo, perché Lysander era già corso dai suoi compagni.
Poco male, seppe che meglio di così non avrebbe potuto ottenere e si strinse nel mantello in cerca di conforto, prima di concentrarsi a guardare gli allenamenti di Corvonero e, chissà, magari anche copiare qualche mossa di gioco e riuscire finalmente a riportare Grifondoro alla vittoria.

 

*
 
« Il Tranello del Diavolo è una pianta infernale molto cattiva con tanti tentacoli che ti vogliono uccidere… Non ci credo che ha scritto una cosa del genere! Me la devo segnare! »
Commentò Frank Longbottom, scuotendo la testa sconsolato mentre teneva tra le mani il compito che stava correggendo.
Quella non era la prima volta che si ritrovava chiuso in una delle serre di Erbologia ad aiutare suo padre a correggere i compiti del primo anno, ma ogni volta si stupiva di quante perle gli studenti fossero in grado di inventarsi.
« … è molto cattiva e oscura però infondo ha un cuore perché se stai buono non ti ammazza. »
Lesse nuovamente ad alta voce e stavolta non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere sguaiatamente.
Una reazione decisamente poco da Frank, sempre così pacato e politicamente corretto, ma d’altronde non c’era nessuno che potesse testimoniare di averlo visto, no?

Nessuno a parte la ragazza che silenziosamente si era appostata sulla porta di ingresso della serra, per osservare Frank da lontano e scrutarne i movimenti.
Alla vista del Corvonero così rallegrato da un semplice compito di Erbologia, non ce la fece più e si fece sfuggire diversi singhiozzi divertiti, palesandogli inevitabilmente la sua presenza.

« Hey. » Disse Violet MacDougal oramai allo scoperto, appoggiata all’uscio della porta.
« Oh, Violet, ciao! Entra! » Ricambiò subito il saluto Frank, piacevolmente sorpreso di averla davanti.
« Credevo non riuscissi a liberarti dai tuoi doveri da Prefetto! » Aggiunse poi, seguendo con lo sguardo la ragazza che gli stava venendo incontro fino a fermarsi affianco a lui.
« Li ho solo rilegati alla Patil, non vedeva l’ora di fare la ronda da sola con MacMillan! » Violet scoppiò a ridere alle proprie parole, lasciandosi cadere sul posto di fianco al ragazzo.
Una volta scemate le risate, fissò dritto negli occhi Frank con un enorme sorriso stampato in volto e, sebbene non ne avrebbe mai capito il motivo con le proprie forze, il Corvonero sentì dentro di sé un senso di calore crescere gradualmente.
Notando che Frank non aprì bocca per risponderle, ma solo per dedicarle un sorriso di rimando, Violet sentì il bisogno di parlare nuovamente.
« Tu piuttosto, hai deciso di sostituire tuo padre definitivamente e diventare Professore? »
« Oh, non sarebbe per niente male… vedere cosa si inventano quelli del primo anno mi fa morire dal ridere! » Parlò il ragazzo annuendo vigorosamente, mollando la piuma che fino a quel momento stava tenendo in mano e voltandosi per fronteggiare la Corvonero.
« Ah, sapevo che dovevi pur avere un lato sadico, Longbottom! Ridere così dei primini, vergogna! » Violet usò un evidente tono ironico, storcendo le labbra in un ghigno divertito; Frank – che ancora certi lati della ragazza li doveva scoprire – una volta sentite quelle parole non poté fare altro che sbellicarsi dalle risate, sorpreso che da una ragazza così minuta e delicata potesse scaturire una voce tanto irriverente.
« Immagino sia il mio lato oscuro, sì! » Rispose con altrettanta ironia lui, seguendo con gli occhi scuri i movimenti della mano condida di Violet, che si era spostata sul tavolo per poggiarsi sulla piuma e giocarci distrattamente. Rimase per un attimo fisso ad osservare quei movimenti tanto eleganti quanto ipnotici, finché non si forzò a scuotere il capo per ridestarsi e tornare a guardarla in viso. Nemmeno Frank riuscì a spiegarsi il perché, eppure, preso da un qualche senso di coraggio, aprì bocca e chiese qualcosa di tanto banale quanto impensabile per lui da pronunciare fino a poco tempo prima.
« Qual è il tuo? »
« Il mio lato oscuro? » Ripeté sorpresa Violet, colta impreparata. Decise di guadagnare del tempo per cercare la risposta più adatta attorcigliandosi una ciocca di capelli fra le dita e, senza che potesse controllarlo, Frank tornò a fissare quell dita delicate e magnetiche.
« Beh… io non rido solo dei primini, ma un po’ di tutti in generale… ma lo faccio nella mia testa, così da non offendere nessuno! »
« Merlino, che lato oscurissimo! » Riuscì solo a commentare il ragazzo seguendo l’onda sarcastica, ritrovandosi l’attimo dopo a farsi comparire in viso un sorriso che sapeva di non aver mai deciato a nessuno: provò un senso di divertimento genuino, misto a una grande tenerezza.
« Beh, il mondo ha bisogno anche di noi buoni per andare avanti, no? » Parlò con sicurezza Violet, tornando seria. Sostenne senza problemi i due occhi scuri che il ragazzo aveva puntellato nei suoi, sentendosi incredibilmente a suo agio.

E forse fu il clima così calmo e sereno che aleggiava tra loro due – che si stavano sorridendo così teneramente senza sentire il bisogno di posare lo sguardo da altre parti se non sul volto dell’altro – che convinse Violet a sporgersi in avanti per cercare di baciare Frank.
Il Corvonero si accorse immediatamente della intenzione della ragazza e, spinto dall’istinto, si scansò velocemente, facendo in modo che le labbra di lei toccassero invece la sua guancia.

Seppe che una volta che fosse tornato a guardarla negli occhi avrebbe letto in essi delusione e imbarazzo, ma non riuscì a sentirsi in colpa neanche per un secondo.
Non che non avesse voluto baciarla – Violet era oggettivamente bellissima e una delle persone migliori che avesse mai conosciuto – ma invebitabilmente stare lì, nella Serra, assieme ad una ragazza lo fece rovinosamente andare col pensiero a Roxanne.
Pensò che baciare un’altra ragazza in quello stesso posto, dopo così poco tempo rispetto a ciò successo con la Grifondoro, l’avrebbe avvicinato a quei ragazzi che giocavano coi sentimenti delle ragazze senza motivo e sentì un lieve senso di avversione per se stesso.

Frank, coi sentimenti di Violet, non avrebbe mai voluto giocare per niente al mondo e baciarla avrebbe comportato un sacco di conseguenze che in tutta sincerità seppe di non voler affrontare.
E se non avesse superato la sua cotta per Roxanne definitivamente? Non poteva permettersi di fare qualcosa del genere a Violet, non se lo sarebbe mai perdonato.

Fece un respiro profondo e si appellò al coraggio Grifondoro che scorreva nelle sue vene, prima di tornare a guardare la ragazza in viso e accertarsi che ciò che aveva solo pensato stesse succedendo a tutti gli effetti.
Violet lo fissò con gli occhi sgranati, evidentemente scossa, incapace di muovere un muscolo; l’attimo dopo, quando si accorse di essere stata rifiutata, voltò il capo con forza e portò le mani al viso per nascondersi dallo sguardo di Frank.
« I-io… mi dispiace… n-non volevo! » Biascicò la Corvonero, non sapendo nemmeno lei cosa dire esattamente.
Scusa per aver cercato di baciarti? Scusa per aver pensato che ci fosse qualcosa tra di noi? Scusa che mi hai rifiutata?
« Cosa? No, no, non ti devi scusare! » Disse con urgenza il ragazzo, sentendosi ancora più piccolo l’attimo dopo.
Realizzò che non solo quella era la seconda volta che veniva baciato nelle Serre di Erbologia, ma che era anche la seconda volta che la ragazza in questione si scusava per averlo fatto.
Eppure, se con Roxanne il bacio gli era sembrato sbagliato perché era lei a non andargli più bene, con Violet si rese conto che il problema era proprio lui.
Sospirò sommessamente, passandosi frettolosamente una mano tra i capelli, cercando le parole più giuste da dire.
« Violet, ascoltami… non sei tu il problema, sono io. »
« È una delle frasi più stupide che io abbia mai sentito, sai? » Rispose lei, scuotendo la testa mentre si alzava di fretta dal posto per scappare da quella situazione il più velocemente possibile.
« È tutto okay. Rimaniamo amici, ho capito! » Aggiunse frettolosamente, voltandosi l’attimo dopo per uscire dall’aula prima ancora che Frank avesse la possibilità di spiegarsi.

Il Corvonero la vide andare via completamente interdetto, con gli occhi allucinati di chi aveva appena compreso di aver rovinato tutto.
Fu quando sentì nuovamente il silenzio aleggiare nella stanza – ora più solo che mai – che fece una triste scoperta: nonostante avesse fatto passi da giganti, ancora davanti alle donne era un completo disastro.
 

*
 
« Jace, sei impazzito!? Ci hanno visti tutti entrare qui! »
« E che ci guardino, così saranno tutti gelosi di me! »

Dominique si affrettò a varcare la pesante porta di legno, acchiappando Jace per la cravatta e costringendolo a seguirla in quel territorio a lei sconosciuto.
Il Serpeverde aveva infatti avuto la brillante idea di appartarsi assieme alla ragazza nel proprio Dormitorio e, sebbene all’inizio a lei era sembrata un’idea geniale dato che avrebbe voluto farsi vedere dal minor numero di persone possibili, una volta entrata nella Sala Comune di Serpeverde si era resa conto della folla di studenti che la occupavano.

« Calma, mia bella, non avere fretta di volermi tutto per te! » Disse il Serpeverde con un’espressione sfacciata, mentre veniva costretto a mettere piede dentro al proprio Dormitorio.
« Steel, sei proprio un’idiot– Rose!? »

Una volta dentro a quella che si era aspettata essere una stanza vuota, Dominique non poté credere ai suoi occhi.
Spalancò la bocca in maniera decisamente poco aggraziata, sbattendo le palpebre incredula alla scena che le si palesò davanti: uno dei letti del Dormitorio era ben lontano dall’essere vuoto, perché su di esso suo cugina Rose se ne stava bellamente a cavalcioni su Scorpius Malfoy per riempirlo di baci poco casti.
Al suono del suo nome, la Grifondoro si staccò immediatamente dal biondo per saltare in piedi e cercare di darsi un contegno sistemandosi nevroticamente i capelli scompigliati.
Dietro di lei, Scorpius Malfoy reagì in maniera più composta: si alzò lentamente dal letto, schiarendosi la voce e osservando i due nuovi arrivati con occhi che esprimevano meno colpevolezza e più irritazione.
Per Salazar, perché veniva sempre interrotto sul più bello?

Rose ci mise pochi secondi a tingere il proprio viso dello stesso colore dei capelli, prima di alzare lo sguardo, morta di vergogna, e andare a posarlo su Dominique.
Pensò a qualche spiegazione sensata da dare, ma come spesso accadeva, ci pensò Jace a interrompere il silenzio imbarazzante che si era appena creato.

« Ragazzi, io vi voglio bene. Ma la cosa a quattro non la faccio! »

Dominique si voltò per fulminarlo con lo sguardo e poi, quando lo vide guardare tutti i presenti con quel sorriso ebete che lo caratterizzava, pensò bene di tirargli uno scapellotto per fargli intendere che quello non era affatto un buon momento per scherzare.
« Stai zitto o torno ad odiarti. »
« Ai suoi ordini, Madame. »
Jace fece il saluto militare, annuendo in segno di assenso, e voltò il capo per guardare gli altri due, che erano rimasti ad osservare quello scambio di battute con gli occhi colpevoli di chi era stato beccato con le mani nel sacco.

Una volta ridestata dallo stato di imbarazzo più totale in cui era caduta, Rose mise nuovamente in moto il cervello e immediatamente una domanda fece capolino nella sua testa; inarcò un sopracciglio, passando lo sguardo da Jace a Dominique proprio come prima avevano fatto con lei e Malfoy, e aprì la bocca per lasciare che le parole le uscissero con tono di accusa.
« Ma... Domi, tu che ci fai qui? »
La Corvonero rimase a boccheggiare per qualche secondo, conscia che stavolta fosse lei a dover dare delle spiegazioni plausibili.
Come avrebbe fatto a giustificare la sua presenza nel Dormitorio maschile di Serpeverde?
Fortuna che Jace aveva sempre la risposta pronta.
« Non è evidente? Per fare con me quello che tu stavi facendo con quel manzo di Malfoy. »

Se Jace aveva pensato che quella battuta avrebbe fatto scoppiare tutti a ridere e dimenticare cosa stava succendendo, dovette essere rimasto molto deluso, perché l’unica reazione positiva che ricevette fu quella del suo migliore amico Scorpius che per poco non si strozzò con la propria saliva pur di cercare di nascondere il divertimento.
Le due ragazze, d’altro canto, posarono lo sguardo su di lui all’istante, una con gli occhi più fuori dalle orbite dell’altra.
« Ti ho detto di tacere! »
« Sta zitto! »
Gridarono all’unisono e stavolta Jace, nel sentire le due ragazze a cui teneva di più al mondo urlargli contro, sussultò dal timore.
Perfino lui – che del pericolo gli era sempre importato poco – si guardò bene dal far arrabbiare due Weasley allo stesso tempo.

Risolto il problema Steel – per il momento almeno – Dominique e Rose tornarono a guardarsi in faccia e, dopo alcuni secondi dove si scrutarono e analizzarono ogni minimo movimento dell’altra, non poterono fare a meno di scambiarsi un veloce sorriso di intesa e di realizzare che entrambe stavano facendo esattamente la stessa cosa: così scoppiarono a ridere apertamente in preda all’isteria, tra gli sguardi perplessi dei due ragazzi che le stavano osservando incuriositi.
Quando le risate diminuirono radicalmente, le due cugine – ancora una di fronte all’altra e affiancate dal rispettivo Serpeverde – cominciarono a scuotere la testa, quasi a voler capacitarsi che ciò che stavano vivendo stesse effettivamente accadendo.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata veloce, evidentemente preoccupati, e Jace addirittura puntò l’indice contro la propria tempia per far intendere a Scorpius che le ragazze si fossero ammattite, limitandosi a quel veloce gesto conscio che avrebbe potuto benissimo ricevere un nuovo urlo da un momento all’altro.

« E così... siamo entrambe cascate per due Serpeverde? » Commentò finalmente Rose, portando un palmo della mano contro una guancia in un misero tentativo di sostegno.
« Pare di sì. » Alzò le spalle Dominique, stampandosi in viso un’espressione rassegnata.
« Oh, Godric! Nonno Arthur non ce lo perdonerà mai! »
« Nonno se ne farà una ragione! Sono più preoccupata per quando dirai a zio Ron che stai uscendo con un Malfoy! » Disse la Corvonero con evidente tono ironico, cercando di alleggerire il momento, ma Rose non dovette averlo colto perché in tutta risposta sbiancò all’istante.
« Ma io non sto proprio uscendo con nessuno! » Sentì il bisogno di giustificarsi senza prima far passare il pensiero dal cervello.
Si rese conto subito dopo di ciò che aveva detto e pregò con tutta se stessa che il pavimento la inghiottisse all’istante; percepì affianco a lei uno spostamento d’aria e ci mise poco a capire che Scorpius, sentite le sue parole, non doveva averle prese benissimo.
« Sono sconvolto, Rose! Stai dicendo che stai usando il mio migliore amico solo per il suo corpo? » Aprì nuovamente bocca Jace e Dominique giurò mentalmente che l’avrebbe ucciso senza mezzi termini.
« Jace, sta zitto, dai. » Stavolta fu Scorpius a pregarlo di tacere e a ciascuno dei presenti fu chiaro il tono ferito con cui aveva appena parlato.
Rose vide Scorpius inghiottire vistosamente e tornare a stare in silenzio, mentre cercava con tutto se stesso di evitare lo sguardo di chiunque, consapevole che sarebbe stato solo compatito – e di certo quella era l’ultima cosa che Malfoy avrebbe voluto per sé.
« Nel senso... n-non so cosa sto facendo, capito? » Cercò di risolvere la Grifondoro, parlando più in direzione del ragazzo al suo fianco che ora cercava di ignorarla che di sua cugina.
« Quindi tu ora esci con Jace? » Aggiunse poi, ribaltando la situazione.
« Ma non sto uscendo con nessuno! » Sbraitò Dominique proprio come aveva fatto Rose poco prima ed entrambe non poterono che scambiarsi nuovamente uno sguardo complice, consce di essere finite entrambe nella medesima situazione.
« Ouch, tu sì allora che mi stai usando solo per il mio corpo fenomenale! » Jace non ce la fece e dovette scherzare per l’ennesima volta; la Corvonero fece finta di essere infastidita, ma dentro di sé fu infinitamente sollevata che il ragazzo avesse reagito in maniera decisamente diversa rispetto al suo migliore amico.
« Se ammetto che io e te stiamo uscendo assieme starai finalmente in silenzio? »
« Probabilmente no, ma aumenterebbe le possibilità che io lo faccia. » Scrollò le spalle Jace, guardando Dominique con un sorriso pieno di speranza.
« Bene, io e te stiamo uscendo assieme, okay? » Ammise infine la ragazza, rivolgendosi unicamente al Serpeverde, quasi come se il sorriso magnetico di Jace le avesse fatto dimenticare degli altri due che li stavano guardando.

Rose si ritrovò a sospirare istintivamente mentre osservava il suo migliore amico e sua cugina fissarsi negli occhi con così tanto affetto.
Lanciò una veloce occhiata a Scorpius, convinta di trovarlo a guardare Jace e Dominique proprio come aveva fatto lei, ma invece lo scoprì a guardarla dritta negli occhi; si sentì immediatamente a disagio – lei che a lui ci teneva proprio come Dominique teneva a Jace ma che non riusciva ad esprimerlo a parole.
D’altronde nemmeno Scorpius era mai stato chiaro nelle proprie intenzioni come invece lo era Jace, quindi perché sembrava essere lei l’unica così scomoda a stare lì, in balia dello sguardo di tutti?

« Ehm… f-forse è il caso che io vada. » Riuscì a dire Rose con voce fiebile, tornando ad essere al centro dell’attenzione.
« E mi sa che è il caso che io venga con te. » Disse in tutta risposta Dominique, avendo immediatamente colto il cambio d’umore di sua cugina.
Allungò una mano per coprire la bocca di Jace, ben consapevole che avrebbe detto qualcosa di stupido per contestare le sue parole; quando lo sentì divincolarsi sotto al proprio palmo per aprire bocca tolse immediatamente la mano e si affrettò a scoccargli un bacio a stampo per impedirgli di replicare.
Jace si limitò a scrollare le spalle e a contorcere le labbra in un sorriso compiaciuto: effettivamente quella fu l’unica cosa in grado di zittirlo definitivamente.

La Grifondoro non riuscì a trattanersi dal sorridere alla vista di quella scenetta e fece un passo in avanti per uscire dal Dormitorio assieme a sua cugina; si rese conto dopo poco della persona che stava lasciando dietro di sé senza nemmeno salutare e si voltò lentamente per tornare ad osservarlo.
Scorpius la stava fissando con lo stesso sguardo che dopo sette anni lei aveva imparato a conoscere come le sue tasche; due occhi grigi incolori, completamente neutri, che aspettavano solamente che fosse lei a fare la prima mossa.
Rose tornò velocemente indietro solamente per stampargli un bacio leggero su una guancia e il Serpeverde, sapendo che quello sarebbe stato l’unico gesto di affetto che avrebbe ricevuto, socchiuse gli occhi per goderselo al meglio.
Ma l’attimo dopo la ragazza si era nuovamente allontanata da lui e Scorpius non poté fare altro che osservarla mentre faceva un fiebile sorriso di saluto a Jace e usciva dalla porta.
« Allora… ci vediamo… ciao. » Disse visibilmente a disagio Dominique, salutando con espressione imbarazzata i due Serpeverde prima di seguire sua cugina e sparire dietro la porta.

Una volta rimasti da soli in mezzo a quel Dormitorio ora così vuoto, Scorpius si lasciò andare in un lungo sospiro, mentre Jace si precipitò ad affiancarlo per posargli fraternamente una mano su una spalla.
Scorpius sarà anche stato il ragazzo che meno esprimeva i proprio pensieri in tutta Hogwarts, ma questo per il suo migliore amico non aveva mai rappresentato un grande problema, e così ci mise poco a capire che la conversazione avuta poco prima con le due ragazze – sebbene banale ai suoi occhi – aveva rappresentato per lui motivo di turbamento.
D’altronde nell’ultimo periodo aveva messo in discussione ogni singola cosa che aveva creduto riguardo se stesso, rendendosi conto che la linea tra amore e odio era molto sottile, e ora tutto ciò che aveva ottenuto veniva di nuovo messo in discussione da stupide insicurezze che né lui né tantomeno Rose riuscivano a confessarsi.
Jace si stampò un sorriso obliquo, simile a quello che gli era nato quando aveva capito che tra i suoi due amici era nato qualcosa, prima di muoversi per andare a fronteggiare Scorpius e parlargli con la più sincera convinzione.
« Tranquillo amico, voi due state decisamente uscendo assieme, e anche molto di più. »
Il biondo si ritrovò ad annuire istintivamente, facendosi spuntare un’espressione riconoscente; tutto sommato aveva passato di peggio, i tempi in cui al posto di un saluto riceveva solo insulti gratuiti erano definitivamente finiti.
 
 




*********
Ehilà gente! L’ultimo capitolo ha fatto il botto! Jace ve ne è infinitamente grato <3
Perciò pensavo di farvi questa domanda: qual è il vostro personaggio preferito fino ad adesso? (Non vale dire Jace, oramai mi sono rassegnata che molti di voi leggono solo per lui ahaha)
E soprattuto, cosa ne pensate di tutto il dramma relativo a Roxanne?
Grazie a tutti, al prossimo capitolo!

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Capitolo 18
*** Con un amico a lato, ogni guaio è sistemato! ***


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Con un amico a lato, ogni guaio è sistemato!
 

Nemmeno la vista del limpido cielo azzurro oltre le grandi vetrate della Sala Comune di Corvonero riuscì a far credere a Frank Longbottom che quella non fosse una giornata orribile.
Aveva addirittura sotto le dita le fragili pagine del Manuale di Erbologia più antico che Hogwarts vantasse – e che suo padre gli aveva dato da leggere in gran segreto sottraendolo al reparto proibito – ma neanche quelle nozioni tanto preziose riuscirono a far desistere il suo cervello dall’elecubrare i peggiori insulti, tutti rivolti a se stesso.

Frank infatti dal giorno in cui Violet aveva cercato di baciarlo non era riuscito a pensare a nient’altro.
La cosa che più lo tormentava non era non aver ricambiato qualcosa che solo più tardi si era reso conto di volere con tutto se stesso, ma il fatto che fosse stato così idiota da non averla costretta a fermarsi e averle spiegato tutto nei minimi particolari.
Così ora, come d’altronde aveva fatto nei giorni precedenti, se ne stava seduto al tavolo situato davanti all’entrata del Dormitorio femminile di Corvonero, alternando lo sguardo dal libro che teneva fra le mani a qualsiasi ragazza varcasse quella porta, fregandosene bellamente che ad occhi esterni sarebbe potuto apparire alquanto inquietante.

Eppure, nonostante la sua dedizione nel farsi trovare nei posti più frequentati da Violet, non era ancora riuscito a trovarla da sola.
Non che avesse saputo cosa dirle una volta che le si fosse palesata davanti, in ogni caso.

« Cos’è quella faccia triste, Frankie bello? »
E forse aveva davvero fatto fare al suo cervello un bel viaggetto nell’aldilà, perché non si accorse nemmeno della persona che gli si sedette accanto.
« C’è che rovino sempre tutto, ecco cosa c’è. »
Frank non sentì il bisogno di voltarsi per guardare chi gli avesse appena rivolto la parola, si limitò a rispondere direttamente e a sospirare esasperato; Lysander Scamander, d’altra parte, non seppe come reagire: quella era la prima volta che vedeva il suo migliore amico così giù di morale e sapeva anche di non essere la persona più adatta a dargli conforto.
Così optò per l’unica cosa che conosceva, ovvero parlare di se stesso nella più totale sincerità a sperando che bastasse a fare aprire Frank.
« Beh, siamo in due allora. Finalmente spiegato il motivo per cui siamo amici! » Disse cercando di risultare il più ironico possibile, nonostante le sue parole nascondessero tutta l’amarezza che ultimamente stava provando.
« Smettila, tu non hai fatto proprio nulla. » Stavolta Frank si voltò per guardare finalmente Lysander in faccia e, con sua grande sorpresa, notò immediatamente quanto anche lui sembrasse provato dagli ultimi eventi.

Lys valutò per qualche secondo come rispondergli, se ammettere quelle che sapeva essere le sue colpe o se semplicemente fare finta di nulla; poi si rese conto che gli occhi scuri del ragazzo che lo stava guardando lo conoscevano da fin troppo tempo e che forse – anche se ancora non si sentiva pronto ad ammetterla – una parte della verità gliela doveva.
« Sono stato uno stronzo… con te e con la mia Roxy, e guarda dove sono finito. » Ammise finalmente Lysander, ricordando le parole che gli aveva detto suo fratello Lorcan.
Non usò un tono di voce particolarmente pentito, né tantomeno si stampò chissà quale broncio: espose semplicemente un dato di fatto e la convinzione usata raggiunse Frank in tutta la sua intensità.
Quest’ultimo infatti non trovò parole adeguate da dire, riuscì solo a stamparsi un sorriso che esprimesse comprensione e a guardare l’amico con gentilezza.
Seppure quelle che aveva appena ricevuto non fossero vere e proprie scuse, sapeva benissimo che da Lysander Scamander non avrebbe ricevuto altro: quelle parole erano già un grande tesoro di per sé.
« Allora… hai intenzione di dirmi cosa ti è successo? » Parlò nuovamente il Cacciatore di Corvonero, sentendo il bisogno di cambiare argomento.
« Violet ha provato a baciarmi, ecco cosa è successo. »
« Che significa ‘ha provato’!? Cosa è andato storto!? » Sbraitò Lysander, incapace di comprendere cosa gli stesse dicendo.
Frank in tutta risposta si passò nervosamente una mano in faccia dall’imbarazzo, nel tantativo di nascondersi: lui per primo era a conoscenza di quanto fosse stato stupido.
« Quello storto sono io. Mi sono scostato quando l’ho vista avvicinarsi e ora lei non mi vuole più vedere. » Parlò e immediatamente si immaginò le mille reazioni che Lysander avrebbe potuto avere al suo racconto.
Si aspettò di sentirlo scoppiare a ridere sguaiatamente, perfino di venire deriso e umiliato con appellativi poco carini, ma di certo non si aspettò di vederlo semplicemente sospire mentre si teneva la testa fra le mani.
Nessuna ombra di ilarità fece capolino negli occhi del giovane Scamander; apparve serio, concentrato a valutare le parole che gli erano appena state riferite e a cercare quelle più giuste da dire.
« Amico, è impossibile rimanere arrabbiati con te. Se gli piacevi prima allora vuol dire che gli piaci ancora. È solo che ora è ferita, tutto qua. » Lysander alzò le spalle, palesando quello che per lui era ovvio.
Frank annuì automaticamente, stupendosi lui stesso che una qualsiasi forma di conforto stesse provenendo proprio dal suo migliore amico. Non che non gliene avesse mai dato, ma sicuramente era stato un qualcosa inesistente negli ultimi tempi.
« Non so cosa fare. »
« Non so, fai il romantico o qualcosa del genere. Alle ragazze piacciono quelle cose! »
« Ah, sì? E ha funzionato con Rox? »
Sentite le parole di Frank, Lysander non poté che fissarlo sconvolto, con gli occhi sgranati e la fronte aggrottata. Valutò seriamente l’ipotesi che il ragazzo che aveva di fronte non fosse il suo migliore amico ma poi, quando lo vide guardarlo di rimando con un sorriso sarcastico, si rese conto che quello era solo il lato di Frank più prezioso di tutti e che non tirava fuori quasi mai.
« Caspita amico, da quando in qua rispondi in questo modo? »
« Non so, immagino che tutte queste donne che mi girano attorno mi abbiano cambiato. »
Lysander non ce la fece e stavolta scoppiò a ridere di gusto, tenendosi il viso con una mano mentre lo scuoteva con incredulità: questo lato di Frank era definitivamente il suo preferito.
« Quanto ti capisco, Frankie. »
« E quindi… quanto tempo prima che tu corra di nuovo da Roxy? » Continuò sulla scia della schiettezza Frank, conscio che quello fosse uno quei rari momenti dove avrebe potuto scherzare con il suo migliore amico come facevano all’inizio della loro amicizia.
Lysander colse immediatamente l’intenzione di voler alleggerire la situazione e, senza farsi troppi problemi, aprì bocca per dire la prima cosa che gli saltò alla mente.
« Cosa c’è? Vuoi sapere se ora è tutta per te? » Scherzò audacemente, facendo rimanere Frank di sasso.
Il suddetto infatti non capì subitol’ironia e per una frazione di secondo lo invase il triste pensiero che Lysander ce l’avesse con lui per ciò che era successo e che avesse fatto finta che andasse tutto bene fino a quel momento.
Ma l’attimo dopo lo vide sorridegli apertamente e capì che andava davvero tutto alla grande: il suo migliore amico era tornato ad essere quello di un tempo.
« Purtroppo credo che io mi stia innamorando di un’altra ragazza, quindi mi sa che Roxy rimane tutta per te. »
« Ah, Frankie. Devi conquistare la McDougal una volta per tutte! È troppo carina per te, altrimenti qualcuno te la ruberà! » Lysander gli posò una mano sulla spalla, per tirargli qualche pacca amichevole.
Frank gli rivolse un piccolo sorriso di gratutidine, consapevole che quello fosse il personalissimo modo del suo migliore amico per incoraggiarlo.
« Lo so, lo devo fare per forza. » Rispose solamente, accompagnando ogni parola con un cenno affermativo del capo.
« Bravo, questo è il Frank che tutti amiamo. »
Si guardarono negli occhi, entrambi con il sorriso stampato sulle labbra: nonostante fossero entrambi un casino nelle questioni di cuore, avevano appena scoperto che la loro amicizia era risorta più forte che mai.
 

*
 
« E quindi perché mi avete convocata qua in modo così ufficiale?» Esordì Roxanne Weasley una volta raggiunte le due cugine nel Cortile interno del Castello.

Quando poco prima il gufo di Rose le aveva portato un biglietto con su scritto luogo e orario d’incontro, la Grifondoro aveva scrollato le spalle e accettato senza problemi, convinta che si trattasse della solita esuberanza della cugina.
Ma non appena aveva visto Rose e Dominique appoggiate al porticato con quelle espressioni così contrite e nervose, aveva subito compreso che qualcosa di strano doveva pur esserci.

« Hey, Roxy. Grazie per essere venuta, siediti pure! » Rispose Dominique, indicandole con una mano il muretto lì accanto.
Roxanne non fece caso al tono di voce estremamente affabile della Corvonero, si limitò a sedersi dove le era appena stato indicato e a posare nuovamente lo sguardo sulle due figure in piedi di fronte a lei.
« Okay, sono sicura di non aver fatto nulla di male, perciò se mi dovete interrogare sappiate che non ho nulla da confessare! » Cercò di ironizzare Rox, ma i suoi sforzi furono invani: la preoccupazione più totale regnava ancora sovrana negli occhi delle altre due.
« Ti starai chiedendo perché ti abbiamo convocata qui…» Tastò il terreno la Corvonero.
« Sei incinta? » Tentò di indovinare la Grifondoro.
« Cos- no! »
« Rose è incinta? »
Per poco Rose non ebbe un vero e proprio attacco di panico; certo, stava per confessare alla sua migliore amica qualcosa di irrisorio in confronto ad una gravidanza, ma il pensiero di dover ammettere gli ultimi sviluppi della sua vita privata la fece cadere nel terrore più totale.
Aprì bocca come per dire qualcosa, ma fu presto interrotta dalla mano di Dominique che, stringedole un braccio, le fece intendere di fermarsi.
« Io e Steel stiamo assieme! » Urlò dal nulla la Corvonero, catturando l’attenzione di Roxanne. Rose si voltò a guardarla sorpresa: non solo quel tono di voce tanto acceso ed euforico allo stesso tempo era una novità, ma anche il fatto che avesse appena ammesso di avere una vera e propria relazione.
« State assieme nel senso che… ? »
« È il mio ragazzo, Rox. » Ribadì il concetto con più calma, saggiando lei stessa quelle parole per la prima volta nella sua vita.
« Oh, Godric! Steel ha finalmente usato un filtro d’amore su di te! Rose, dobbiamo portarla subito in Infermeria! » Roxanne si alzò in uno scatto da dove era seduta, seriamente convinta di ciò che aveva detto.
Fu però la stessa cugina che aveva appena interpellato a posare entrambe le mani sulle sue spalle e a riportarla a sedere, mentre con un cenno del capo le intimava di stare a sentire.

« Non è finita qua. Rose, è il tuo turno. » Aggiunse Dominique, tirando nuovamente in causa proprio la stessa ragazza che ora stava guardando ovunque tranne che le due amiche che aveva davanti.
La Grifondoro pensò che avrebbe preferito essere colpita in piena faccia da un Bolide che parlare apertamente come invece aveva fatto Dom, eppure sapeva anche che quel momento prima o poi sarebbe arrivato.
Si ricordò di quello strano detto Babbano che recita ‘Tolto il dente, tolto il dolore’ che i suoi nonni Granger le ripetevano sempre e, fatto un respiro profondo, aprì finalmente bocca.
« … sì, e io potrei avere una cosa simile in corso con Malfoy, ecco. » Biascicò con un filo di voce, evitando con tutta se stessa di guardare Roxanne in faccia.
La suddetta ragazza, udite le parole della cugina, non riuscì a pensare a nulla se non al fatto che con ogni probabilità era caduta vittima di uno strano e assurdo scherzo.
Boccheggiò per qualche istante, in attesa che sia Dominique che Rose le scoppiassero a ridere in faccia e confermassero il suo sospetto, ma quando le vide entrambe fissarle con quello sguardo così serio e ansioso capì perfettamente la realtà dei fatti.
« Ve lo ripeto, sono sicura che Steel un filtro d’amore lo abbia usato. » Fu l’unica cosa che riuscì a dire la Grifondoro, un po’ perché l’ironia era sempre stata la sua prima scelta, un po’ perche forse in fondo ci credeva veramente.
« Oh, Merlino! No! Jace non farebbe mai una cosa simile, è stato solamente molto paziente e romantico! » Corse subito in difesa del suo amico Rose, abituata com’era a rispondere a tutte le offesa gratuite che Dominique gli aveva rivolto negli ultimi anni.
E infatti la Corvonero non poté trattenersi dallo sbuffare divertita al commento della rossa, ricordandosi proprio di tutti quei momenti nei quali al posto di Roxanne c’era stata proprio lei.
« Tu non hai il diritto di parlare, signorina! Hai una tresca con Scorpius Malfoy! Malfoy! Capisci? » Ribatté proprio Roxanne, scuotendo la testa come a voler allontanare il pensiero di sua cugina che cedeva tra le braccia del ragazzo che aveva sempre decantato di odiare.
« Ma se entrambi provano qualcosa per l’altro non è una cosa sbagliata! » Parlò Dominique con l’intenzione di voler solamente esplicare un dato di fatto e non di usare il tono di voce esasperato che aveva appena utilizzato; perché si sentiva in dovere di giustificare qualcosa che neanche c’entrava con lei?
Si diede subito una risposta: nel giustificare Rose, stava anche ammettendo una volta per tutte i suoi sentimenti per Jace.
« Aspetta, cosa!? Malfoy è così bravo a letto da far finalmente provare dei sentimenti romantici per un ragazzo a Rosie? A saperlo li avrei rinchiusi in un ripostiglio molto tempo fa! »
Di tutte le battute che Roxanne avrebbe potuto fare, di certo quella che pronunciò era ciò che meno si sarebbero aspettate di sentire.
Sia Rose che Dominique rimasero in silenzio, incapaci di comprendere quale fosse il reale stato d’animo della cugina alle scoperte appena fatte.

Fu lì che Roxanne realizzò che le sue due migliori amiche stavano realmente pensando che lei si potesse essere arrabbiata con loro semplicemente per i due ragazzi che frequantavano.
Scosse la testa incredula guardando le espressioni inquiete delle altre, prima di scoppiare a ridere divertita.
Dominique ci mise ben poco a comprendere la situazione e in pochi secondi si ritrovò a tirare un lunghissimo sospiro di sollievo; Rose, d’altra parte, ebbe bisogno di un po’ più di tempo per realizzare che la cugina non era caduta in un attacco di isteria, ma che a tutti gli effetti stesse ridendo della serietà con cui avevano trattato quella chiacchierata fra amiche.
Davvero avevano creduto che la loro migliore amica di una vita intera non avrebbe capito o, peggio ancora, che le avrebbe giudicate?

« Quindi ora avete entrambe il ragazzo? » Chiese finalmente Roxanne una volta smesso di ridere, facendosi spuntare per la prima volta da che avevano iniziato a parlare un enorme sorriso in volto.
« Dom sicuramente sì. Vede solo unicorni e arcobaleni oramai! »
« Cara, non è colpa mia se non hai il coraggio di confessare al biondo che provi qualcosa per lui, eh! »
« Beh, non è che posso proprio avere una conversazione con lui come tu fai con Jace! »
Rose non poté fare altro che spalancare la bocca, colpita nell’orgoglio, e  parlare spazientita; osservando quello scambio di battute irriverenti fra le cugine, Roxanne allargò ancora di più il sorriso, divertita più che mai.
« Merlino, Rose! Quindi tu e Malfoy limonate e basta? Neanche un ‘ciao’ prima che lui ti strappi i vestiti di dosso? » Rincarò la dose la bruna, gustandosi il modo decisamente buffo in cui le labbra di Rose si incurvavano quando era in difficoltà.
« Ragazze, andiamo! Avete gli occhi anche voi… è praticamente impossibile non ascoltare i propri ormoni quando si è vicini a lui! »
« Tu non hai bevuto un filtro d’amore, sei proprio stata colpita da qualche magia oscura! » Roxanne non poté credere alle parole che uscirono dalla bocca della rossa, se solo avesse potuto registrarle a tornare indietro nel tempo per farle ascoltare proprio a Rose solo poche settimane prima!
Dominique scosse la testa sconsolata; il romanticismo non sarebbe mai appartenuto a sua cugina, nonostante tutti gli sforzi che avrebbe potuto fare.
« Invece è chiaro che Malfoy voglia parlare seriamente con te! L’unico problema sei proprio tu, mia cara Rosie! »
« Rose, smettila di essere così Weasley e prenditi questo Malfoy! È pure ricchissimo, quindi un lato positivo ce l’ha! » Disse convinta Roxanne, annuendo ripetutamente e muovendo esagitatamente le mani.
La Corvonero poté solo sbuffare: evidentemente il romanticismo non apparteneva neanche a Roxanne.
« Non mi sono innamorata di lui per i suoi soldi! » Appena pronunciò quelle parole, Rose sbiancò all’istante.
Ringraziò mentalmente tutti i suoi antenati per il fatto che davanti a lei ci fossero le sue migliori amiche, se avesse detto quelle stesse parole davanti a chiunque altro si sarebbe sicuramente suicidata sul momento.
In pochi secondi tutti e sette gli anni trascorsi ad Hogwarts le passarono davanti agli occhi in un flash: davvero era stata così stupida da non aver mai capito quanto tenesse profondamente a Scorpius Malfoy?
Ripensò a quell’episodio durante il quinto anno quando lo aveva visto sbaciucchiarsi con una Serpeverde del settimo anno in riva al Lago Nero e aveva inveito contro la povera malcapitata in tutti i modi possibili; forse avrebbe dovuto capire in quel momento che non era proprio normalissimo prendersela con la ragazza momentanea del tuo peggior nemico.

« Rose! Hai detto la parola magica! Sono così fiera di te! » Esclamò Dominique, consapevole che molto probabilmente sua cugina fosse sul punto di esplodere.
Anche Roxanne notò l’evidente panico sul volto dell’altra Grifondoro e seppe bene che non avrebbe mai cavato fuori una confessione del genere dalla bocca di Rose nuovamente; così optò per incalzarla con una domanda, sfruttando quel momento più unico che raro.
« È tutto molto tenero e allo stesso tempo assurdo, davvero… ma quando è successo esattamente? Ero ferma al tuo odio imperituro per i biondi in generale! »
« Immagino tra il volergli staccare la testa a morsi e volerlo riempire di baci sulle labbra fino alla morte. Ad un certo punto la sua voce è diventata bellissima e i suoi occhi così luminosi e– non lo so, okay! Non fatemi dire certe cose! So di essere un enorme casino! » Si espresse a ruota libera Rose, accompagnando la voce con un gesto sgraziato delle braccia.
Finì di parlare e prontamente incrociò le braccia al petto, facendo comparire un enorme broncio sul proprio viso come ad imitare una bambina capricciosa.

Sapeva benissimo perché una ammissione del genere le stesse dando così tanto fastidio; il fatto che il ragazzo in questione fosse Scorpius Malfoy non contava più di tanto, il vero problema era che per anni aveva proclamato a chiunque incontrasse di stare così bene con se stessa da non sentire il bisogno di innamorarsi di nessuno.
Eppure ora, alla prossimità dei suoi diciotto anni, Rose Weasley aveva scoperto che neanche tutte le convinzioni del mondo l’avrebbero salvata dall’improvvisa e prepotente valanga che è l’amore.

« Rosie, smettila, non lo sei! Devi solo fare la parte della donna matura e affrontare questo ragazzo che ti vuole molto di più di quanto tu creda! » Cercò di rincuorarla Dominique, poggiandole delicatamente una mano su una spalla.
« Solo io ci vedo uno sfondo sessuale in ciò che hai appena detto? »
« Smettila, Rox! Io non sono deviata come te! »
La rossa Grifondoro si fece finalmente spuntare il sorriso, grata che anche nei momenti più difficili potesse contare sulle divertenti assurdità delle persone a lei più care.
« Immagino che la mancanza di romanticismo che ho subito negli ultimi anni mi abbia resa così! » Disse saccente Roxanne, ma entrambe le cugine riuscirono ad andare oltre quella finta sicurezza e a percepire il fondo amaro presente nella sua voce.
« Non ti preoccupare, Roxy Foxy! Se io posso risolvere il problema col mio biondo, tu puoi sicuramente risolvere quello col tuo! »
« Oh, Godric. Sono destinata ad una vita di solitudine allora! »
Rose rispose con un’unica teatrale occhiata al cielo, conscia che per qualsiasi cosa avrebbe potuto dire sua cugina Roxanne avrebbe avuto una battuta pronta.
Di fatti, esisteva forse una sola persona al mondo in grado di battere Roxanne Weasley in quanto a risposte pronte, e quella stessa persona era ora l’unica con cui la Grifondoro non poteva più parlare: anche quando non era presente, Lysander Scamander tornava inevitabilmente protagonista dei suoi pensieri.

« Ah, ragazze mie. Ancora non so perché vi voglio così bene nonostante debba sempre farvi da mamma. » Disse infine Dominique, chiudendo definitivamente la conversazione.
Sospirò quasi intenerita, osservando le due amiche ancora infervorate dal discorso.
Pensò che molto probabilmente ad essere un disastro in tutto e per tutto – e non solo nella questioni amorose – erano in tre, ma finché sarebbero rimaste assieme a sostenersi a vicenda sarebbero riuscite a superare qualsiasi problema – perfino un futile problema di cuore che quando sei adolescente sembra la fine del mondo.
 

*
 
I sotterranei di Hogwarts non erano di certo di esclusiva proprietà dei Serpeverde, e allora perché chiunque passasse lì davanti guardava Rose Weasley e la sua divisa rossissima come se fosse stata una creatura dell’altro mondo?

Non che la suddetta Grifondoro non facesse nulla per non farsi notare, in quanto era più o meno da mezz’ora che camminava freneticamente davanti all’ingresso della Sala Comune di Serpeverde come se ne dipendesse della sua sopravvivenza.
Una scena alquanto inusuale, soprattutto dati gli sguardi ansiosi che la ragazza lanciava ogni volta che dalla porta della Sala Comune usciva uno studente.

« Rosie? Cosa ci fai qua? » La ridestò dalla trance in cui era caduta la squillante voce di Freya Nott, la quale l’aveva appena raggiunta comparendole alle spalle.
« Oh, hey! Ehm… sto aspettando Jace! » Rispose con forse un po’ troppa enfasi Rose, non capendo nemmeno lei perché aveva sentito il bisogno di mentire.
Se infatti tutti i suoi piani si fossero avverati come lei si era asupicata, di lì a poco tutta Hogwarts avrebbe scoperto il suo nuovissimo status sentimentale.
Non che ci fosse stato bisogno di chissà quale investigatore per scoprire il reale motivo della presenza di Rose Weasley nei Sotterranei, specialmente quando sobbalzava sul posto ogni volta che vedeva una testa bionda comparirle davanti.
E se fossimo entrati nella caotica mente della Grifondoro, avremmo scoperto che si trovava lì non solo perché la chiacchierata con le cugine l’aveva convinta ad affrontare il problema Malfoy di petto, ma perché sopra a ogni cosa sentiva il bisogno spasmodico di vederlo.
In sette anni erano stati pochi – anzi pochissimi – i giorni in cui non l’aveva visto passarle davanti o non gli aveva rivolto la parola per qualche insulto o frecciatina cattiva; quella situazione – non vederlo e non potergli parlare più senza freni come una volta – la stava letteralmente facendo andare di matto.

« Beh, sarà sicuramente assieme a Scorpy, quei due stanno sempre assieme! Mi sa che si sono fidanzati in gran segreto! » Interruppero il fiume di pensieri di Rose le parole frenetiche di Freya.
« Ehm… sono migliori amici? Proprio come te e Hugo? »
« È esattamente quello che intedevo io! Secondo me fanno le stesse cose che facciamo io e Hugie quando siamo soli! »
Rose storse istintivamente il naso; si accorse subito di aver usato l’esempio sbagliato: di certo non avrebbe voluto sapere alcun dettaglio della vita intima del suo fratellino che ancora credeva innocente.
« Non voglio sapere nulla, Freya. Ti prego. » La scongiurò Rose, appellandosi mentalmente a qualsiasi entità che riuscisse a fermare Freya Nott dal parlare a ruota libera e confessare chissà quale dettaglio compromettente.
La Serpeverde fortunatamente colse subito la richiesta della rossa, perché, dopo aver fatto un gesto sbrigativo della mano per confermare che non vi era nulla di cui preoccuparsi, aprì bocca per rassicurare Rose.
« Oh, comunque non ti preoccupare per il tuo amico Steel! So per certo che il mio caro cuginetto si è innamorato di una ragazza misteriosa, quindi nessuna strana tresca! »
Se quelle parole avrebbero dovuto rincuorarla, ottennero un effetto ancora più dilagante.
La Grifondoro sentì dentro di sé una travolgente sensazione di calore e il più lieto dei sollievi invaderle il corpo. Non ebbe bisogno neanche di mettere in moto i propri neuroni: era sicura che la ragazza in questione fosse proprio lei.
Improvvisamente sentì nascerle dentro la sicura certezza che avrebbe dovuto parlare con Scorpius al più presto possibile: con ogni probabilità non vi era nulla di cui preoccuparsi, i suoi sentimenti erano ricambiati.

« Ma perché ogni volta che dico qualcosa la gente non mi ascolta o mi ferma subito!? » Disse scocciata Freya, rendendosi conto che Rose non le stesse più prestando attenzione da un po’.
La Grifondoro si voltò immediatamente verso di lei, per guardarla negli occhi; si rese conto che effettivamente non aveva mai avuto una vera e propria conversazione con lei – e nemmeno si ricordava di aver mai visto qualcuno farlo – e subito capì quanto ciò non fosse carino nei confronti di quella che era la persona più vicina a suo fratello.
« Hai ragione, perdonami…» Rose ci pensò un po’ su, non aveva molti argomenti in comune con la ragazza, nessuno tranne… « Come vanno le cose con Hugo? »
Freya si illuminò all’istante, quella era la prima volta che qualcuno si interessava di qualcosa che la riguardava così da vicino.
« Per Salazar! Grazie per averlo chiesto! È tutto così bello! Non riesco a credere come l’amore della mia vita fosse stato davanti ai miei occhi per tutti questi anni e io non mi sia resa conto di nulla! Sono stata così cieca, ma non se se puoi capire cosa intendo… »
« Ehm… in realtà lo so. » Si ritrovò a rispondere senza problemi Rose, con la più completa rassegnazione espressa nel tono di voce.
D’altronde era inutile che combattesse ancora con se stessa: oramai le era più che chiaro che gli anni passati a litigare con Malfoy nascondevano tutt’altro.
« Davvero? Fantastico! Ho provato a spiegarlo a Scorpy ma non riusciva a capirlo! Ma immagino sia perché è maschio, giusto!? » Ribattè in preda all’euforia la Serpeverde: perfino una conversazione che fino a quel momento risultava banale riusciva ad entusiasmarla.
« Già, sarà per quello… ma quindi tu e tuo cugino parlate di amore e cose così? » Chiese in preda alla curiosità la Grifondoro: ogni informazione possibile era per lei di vitale importanza.
« È solo grazie a me se ha capito di essere innamorato! Gli ho spiegato come ci si sente e lui chiaramente ha fatto finta di nulla! Ma io lo so che ha capito che c’è una ragazza speciale nella sua vita! Perché io sono magica, sai? Cioè, più magica degli altri, capito? » Disse frettolasamente Freya, non facendo caso all’espressione attenta che Rose aveva stampata sulla faccia. Nonostante le frasi della Serpeverde fossero sempre abbastanza scollegate e incomprensibili, quelle erano pur sempre informazioni preziose.

Rose pensò con tutta se stessa a qualcosa da chiedere che fosse il più tattico possibile, ma non fece in tempo a pronunciare la domanda che aveva elucubrato perché la porta della Sala Comune di Serpeverde si aprì per lasciare finalmente spazio alla figura di Scorpius Malfoy.
Appena Freya lo vide, gli saltò immediatamente al collo e gli piazzò un paio di baci su una guancia, causando l’evidente espressione imbarazzata del ragazzo.
« Scorpy! Ti ho convocato col pensiero! Sono davvero magica! »
« Ehm, Freya ti prego… Rose? » Iniziò a divincolarsi Scorpius dalla presa della cugina, ma desistette nello stesso momento in cui vide Rose guardarlo impietrita nel bel mezzo del corridoio.
« Hey, come stai? » Riuscì solamente a rispondere la Grifondoro, sbuffando lei stessa appena finito di parlare ricordandosi di quella volta fuori dall’Infermeria quando proprio Scorpius le aveva chiesto la medesima cosa.
« Un secondo, perché non vi state scannando? Perché vi guardate così tra l’altro? Scorpy sembra che tu abbia appena visto una– oh, Salazar!! »

Evidentemente lo sguardo che Scorpius rivolse a Rose fu un po’ troppo adorante, perché Freya ci mise ben poco a fare due più due dentro la propria testa.
Guardò sconvolta prima il cugino e poi la ragazza, incredula che una cosa del genere stesse effettivamente succedendo davanti ai suoi occhi.
Rose capì subito della scoperta della Serpeverde, perché immediatamente lanciò uno sguardo terrorrizzato a Scorpius, pregandolo di fare qualcosa.
« Freya… cara cugina, se ci lasci parlare magari– »
« Cara!? Merlino, Rose! Il tuo amore fa miracoli! » Urlò Freya, saltellando in preda alla gioia sul posto.
La Grifondoro si avvicinò di corsa a lei, pronta ad intimarle di tacere, ma fu nuovamente interrotta da una nuova serie di urla.
« Tutto questo è meraviglioso! » Scandì le parole con grande teatricità, muovendo le braccia da tutte le parti. « Saremo sorelle, capisci!? Okay, forse sorelle no perché Hugo poi sarebbe mio fratello – bleah, sarebbe davvero strano, non credi? – ma comunque! Saremo una grande, grandissima famiglia! Oh, Merlino! Quanto amo i Weasley! »
Detta questa nuova serie di frasi sconclusionate, Freya si lanciò su Rose, per stritolarla in un abbraccio che per poco non le lasciò lo spazio di respirare.
Scorpius pensò che avrebbe dovuto intervenire per salvare la Grifondoro, ma la vista dello sguardo impanicato della rossa tra le braccia di Freya lo divertì enormemente.
« Freya… hai finito? » Tentò di dire Rose, respirando a fatica.
« Certo, scusami! E quindi… state assieme ora? »
La Serpeverde era abituata a non ricevere risposta alle sue domande, ma non di certo alla reazione che ebbero i due ragazzi: Rose voltò la testa per guardare da tutt’altra parte, mentre Scorpius per poco non si strozzò con la propria saliva.
Calò un silenzio alquanto imbarazzante, ma la Grifondoro pensò bene di interromperlo immediatamente prima che Freya potesse dire altro in grado di freddare l’ambiente.
« Ehm, dobbiamo ancora parlarne. » Confessò quasi timidamente, lanciando uno sguardo pieno di speranza al ragazzo che dall’alto della sua statura stava guardando le altre due completamente immobile.
« Ah! Conosco la situazione! Beh… allora forse è meglio che vi lasci da soli…» Freya capì di essere di troppo, soprattutto dato che ora Rose e Scorpius si stavano fissando come se non esistesse nient’altro nell’universo.
Prima di scappare e rifugiarsi oltre la porta della Sala Comune, si avvinghiò nuovamente alla figura della Grifondoro, per guardarla da vicino e parlarle nella più completa sincerità.
« Non ti preoccupare, Rosie. Scorpy sarà pure un maschio, ma non è stupido. Sei la ragazza più bella che io abbia mai visto, non ti lascerà scappare! »
Rose rimase colpita dalla dolcezza della Serpeverde come poche cose avevano fatto in vita sua; le sorrise teneramente, grata che le avesse concesso parole simili nonostante non fossero così intime.
Freya le fece un cenno col capo, in un veloce gesto di saluto, prima di tirare un leggero scapellotto sul collo del cugino e correre via.
« Ahia! E questo per che cos’era? » Si lamentò il ragazzo, alzando una mano a massaggiarsi la parte colpita.
« Perché sei un maschio! Ecco perché! » Rispose solennemente Freya sulla porta della Sala Comune, prima di voltarsi definitivamente ed uscire di scena come solo lei sapeva fare.

Una volta che Rose rimase finalmente da sola con Scorpius – lì, in mezzo ad un territorio a lei sconosciuto e fin troppo Serpeverde – alzò cautamente il viso per concedersi il tempo di guardarlo negli occhi.
Il Serpeverde la scrutò attentamente di rimando, osservando ogni suo minimo gesto, attentendo che fosse lei la prima a parlare.
« Ehm… noi due dobbiamo parlare. » Cercò di darsi un tono sicuro la Grifondoro, non rendendosi conto di come invece le dita che si stava torturando da sola la tradissero.
« Non ora, ho gli allenamenti di Quidditch. » Rispose perentorio lui, non lasciando che alcuna emozione trasparisse sul suo viso.
Rose non poté fare a meno di sentirsi ad un tratto a disagio; se prima l’incoscienza dettata dall’emozione di volerlo rivedere l’aveva portata ad andare nei Sotterranei, ora il peso di dove si trovasse riusciva a sentirlo benissimo.
Soprattutto quando gli occhi plumbei di Scorpius la guardavano con così tanto distacco, quasi come se fossero tornati ad essere due estranei.
Ma estranei non lo erano mai stati, neanche quando si insultavano platealmente davanti a tutti – pensò Rose – e così si decise a fare di tutto per tornare ad avere davanti a sé lo Scorpius Malfoy che l’aveva baciata con passione quel giorno in mezzo al corridoio.
« Okay, allora verrò a vedere il tuo allenamento e parlemo subito dopo. » Parlò nella più completa convinzione, accompagnando ogni parola con un segno affermativo del capo.
« Sei sicura che vuoi che ci vedano assieme? » Scorpius la provocò volutamente, ma chiaramente lo fece nel modo più Serpeverde possibile: usò un tono di voce completamente privo di colore, non muovendo alcun muscolo se non quelli delle labbra.
La Grifondoro d’altra parte non riuscì a comprendere come potesse rimanere tanto impassibile di fronte a un qualcosa che la stava torturando così tanto negli ultimi giorni; dischiuse le labbra di getto, un po’ perché la domanda del ragazzo l’aveva sbigottita e un po’ perché non poté controllare la propria bocca, e parlò senza filtri nel modo che invece più la caratterizzava: l’energia nella voce, la mani che andavano ovunque per rafforzare il concetto, gli occhi azzurri brillanti che esprimevano ciò che sentiva dentro.
« Certo che sono sicura, non c’è nulla di cui io mi vergogni! »
E di certo Rose non mentì quando disse queste parole; quando aveva chiesto a Scorpius di tacere riguardo alla loro relazione – o qualsiasi cosa ‘saltarsi addosso di nascosto’ fosse – era stato solo ed unicamente perché non voleva dare pensieri a sua cugina Roxanne.
Ma ora che proprio la stessa Roxanne l’aveva intimata a farsi avanti e mettere chiarezza nella sua vita, non c’era assolutamente nulla che potesse fermare Rose Weasley.
Nemmeno lo sguardo inebetito di Scorpius Malfoy che, udite quelle parole, non riuscì a credere alle proprie orecchie.
Ma nonostante la sorpresa iniziale che lo aveva portato anche ad aprire sgraziatamente la bocca, il Serpeverde seppe bene di doversi in qualche modo contenere: d’altronde lui era pur sempre Scorpius Malfoy e la soddisfazione di farsi vedere tanto scombinato non l’avrebbe data nemmeno all’unica ragazza in grado di fargli battere il cuore.
« Okay allora. Ma non oggi, non voglio che Zabini e i suoi amici ti vedano. » Disse stavolta più dolce.
« Chi è adesso quello che non vuole farsi vedere in giro con me, eh? » Si permise di scherzare finalmente Rose, conscia che la situazione si fosse alleggerita.
Non seppe nemmeno lei come fece a capire che qualcosa nel ragazzo di fronte a lei si fosse sciolto – soprattutto dato il talento naturale di Malfoy ad interpretare un muro di mattoni – eppure a quanto pareva negli anni aveva imparato a conoscerlo meglio di quanto aveva creduto.
E proprio come aveva immaginato, Scorpius reagì sbuffando appena, nel tentativo di nascondere quanto in realtà quella battuta l’avesse divertito.

« Ti chiedo solo di fidarti di me. E comunque non meritano di vedere una ragazza tanto bella. »
Ed esattamente come ci si sarebbe aspettato da una Weasley che si rispettasse, in pochi secondi il viso di Rose assunse un colorito violaceo, colta impreparata che proprio da Malfoy potessero uscire parole del genere.
Ma poi si ricordò di tutte quelle volte che l’aveva visto in compagnia del sesso opposto e del modo in cui le ragazze lo guardavano con adorazione: evidentemente sarà stato pure un uomo di poche parole, ma in grado di utilizzarle al meglio.
Senza che potesse controllarlo mille pensieri le invasero la mente e presto tornò seria.
A quante ragazze prima di me ha detto una cosa simile? Quante sono cascate per un misero complimento?
« Se non oggi, allora quando? » Si affrettò a dire prima di perdersi definitivamente nelle proprie turbe mentali.
Vide Scorpius aprire la bocca per risponderle e subito dopo chiuderla di scatto quando qualcosa che doveva trovarsi alle sue spalle catturò la sua attenzione.
Si voltò senza farsi troppi problemi, decisa a controllare cosa avesse distratto il Serpeverde da quella che per lei era la conversazione più importante dell’anno.
Notò che infondo al corridoio aveva appena fatto capolino Vincent Goyle e non poté non accorgersi dell’occhiata di fuoco che Scorpius gli lanciò.
In un istante il Serpeverde si irrigidì e tornò a voltarsi per guardarla nuovamente negli occhi, ora visibilmente turbato.
« Ti faccio sapere, non preoccuparti. Devo davvero andare adesso. » Le rispose sbrigativamente Scorpius, alternando lo sguardo dalla ragazza alla figura che, dopo aver lanciato loro un’occhiata incuriosita, si stava allontanando dirigendosi altrove.
Le stampò un veloce bacio su una guancia, stupendosi lui stesso l’attimo dopo; non fece nemmeno caso allo sguardo perplesso della Grifondoro, la superò e cominciò a camminare in direzione opposta.
Rose poté solo seguirlo con lo sguardo, scuotendo la testa sconvolta dal fatto che l’avesse davvero lasciata lì da sola proprio come l’aveva trovata poco prima.
« Aspetto che tu ti faccia vivo allora! » Gli urlò prima che il ragazzo potesse svoltare l’angolo, maledicendosi l’attimo dopo per essere risultata così disperata.
D’altra parte Rose Weasley non aveva mai aspettato nessuno – né tantomeno era la solita ragazzina innamorata, giusto?
Scorpius non riuscì questa volta a rimanere impassibile; si voltò un’ultima volta per guardarla con un sorriso raggiante stampato in viso, per farle un cenno affermativo col capo e addirittura un veloce occhiolino.
E ironia della sorte, anche il Serpeverde si ritrovò ad insultarsi mentalmente in tutti i modi possibili: da quando in qua faceva queste cose? Quelli erano gesti che aveva visto fare solo a Jace e Scorpius Malfoy non era mica sottomesso ai propri sentimenti come il suo migliore amico con Dominique, no?

Poco male, una volta svoltato l’angolo e con la visuale non più rivolta alla minuta e raggiante figura di Rose, il sorriso morì all’istante per lasciare spazio ad un broncio ben visibile.
Gli allenamenti quel giorno sarebbero stati un disastro: nulla al mondo l’avrebbe fatto pensare ad altro se non al fatto che molto probabilmente avrebbe presto avuto Rose Weasley tutta per sé.






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Gente, la nostra storia sta giungendo al termine, fatemi sapere cosa ne pensate, a presto ;)

 

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Capitolo 19
*** Panchine contese e scene da film. ***


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Panchine contese e scene da film.
 

Rose Weasley non seppe spiegarsi come fu possibile, eppure, quando si apprestò a chiudere i libri una volta terminata la lezione, trovò un imponente bigliettino tra le pagine del suo libro di Pozioni.

Lago Nero dopo la lezione? I corridoi di Hogwarts cominciano a starmi stretti…
- Devo davvero firmarmi?


No, non avrebbe avuto senso firmarsi; d’altronde non erano molte le persone con cui Rose Weasley si era appartata ultimamente nei corridoi del Castello.
Anzi, vi era una sola persona, ed era la stessa che le aveva appena fatto l’occhiolino mentre l’intera classe si accalcava ad uscire disordinatamente dall’aula di Pozioni.
Varcata anche lei la porta, vide Scorpius allontanarsi assieme a Jace lungo il corridoio e per un attimo pensò bene di farsi prendere dal panico: e se avesse voluto darle buca?
In ogni caso c’era solo un modo per scoprirlo e di certo Rose Weasley non era una ragazza che si tirava indietro alla prima difficoltà.
Corse a perdifiato verso il proprio Dormitorio – conscia che avrebbe dovuto abbandonare i libri prima di raggiungere il Lago Nero – ignorando bellamente le urla dei suoi compagni di Casa che venivano prontamente spintonati al suo passaggio.
Incespicò addirittura nelle proprie parole quando dovette dare la parola d’ordine alla Signora Grassa e, una volta giunta nella propria stanza, poté finalmente liberare tutta l’ansia che la stava assalendo.
Si buttò di prepotenza sul letto e urlò con tutte le sue forze contro al cuscino: stava finalmente per dettare la fine – o l’inizio – di tutto il Malfoy-dramma che la stava torturando.
Una volta ricompostasi si alzò cautamente dal materasso e andò a passo spedito verso lo specchio per ispezionarsi nevroticamente la faccia.
Ma proprio oggi i miei capelli devono essere così ispidi? E queste occhiaie da dove saltano fuori? Merlino, sono orribile!
E più si toccava il viso e più Rose si rese conto di ciò che stava facendo; scoppiò a ridere istericamente davanti al proprio riflesso l’attimo dopo.
Godric, ricomponiti! Non sei come le altre ragazzine innamorate!

Queste erano le parole che più la consolavano e allo stesso tempo più la terrorizzavano.
Rose Weasley si era definitivamente convinta di non essere alla mercé dei propri sentimenti puerili come vedeva fare a tante altre ragazze di quella scuola, ma tutta la razionalità del mondo non avrebbe mai dato pace al suo inconscio: lei, per Scorpius Malfoy, aveva a tutti gli effetti perso la testa.
Sospirò sommessamente, optando per lasciare il suo aspetto esattamente come era; se davvero piaceva a Scorpius, avrebbe dovuto andarle bene soprattutto in quello stato.

E così, consciamente convinta di avere tutto il coraggio del mondo e incosciamente in preda all’insicurezza più totale, Rose lasciò finalmente il proprio Dormitorio e si incamminò verso il Lago Nero.
Le venne naturale ripensare a quando aveva percorso gli stessi corridoi oramai qualche mese prima per andare a quello stupido finto appuntamento organizzato per Jace e Dominique e a quanto le era sembrato tremendo dover sopportare Malfoy anche solo per un pomeriggio.
Rise tra sé e sé, ora non stava più nella pelle all’idea di dover passare del tempo assieme a lui.
Per sua grande gioia quando raggiunse le acque torbide del Lago Nero trovò il posto deserto, nonostante il sole non fosse coperto da nuvole e fosse complessivamente una bella giornata.
Si guardò intorno alla ricerca della famosa testa platinata, ma non trovò nulla se non erbacce e cespugli incolti. Scrollò le spalle e optò per andare a sedersi su quell’unica panchina solitaria che interrompeva la natura incontaminata delle sponde del lago, consapevole che probabilmente Scorpius aveva dovuto passare dal suo Dormitorio per lasciare i libri come aveva fatto lei.
Fortunatamente Malfoy decise di non testare la labile pazienza della giovane Weasley, perché nel giro di pochi minuti Rose poté vedere la sua regale figura avvicinarsi lentamente lungo il sentiero.
Lo osservò immobile, senza neanche alzarsi dalla panchina, e finalmente realizzò a tutti gli effetti in cosa si era imbarcata: Scorpius si stava avvicinando con sguardo fiero e imponente, e immediatamente lei poté riconoscere in lui il ragazzino troppo orgoglioso che aveva odiato per tutti quegli anni.
Eppure non aveva mai visto quello stesso ragazzino piazzarlesi davanti con un fiore in mano e rivolgerle un sorriso apparentemente timido, una volta puntati gli occhi grigi nei suoi, e di questo ne era più che certa: qualcosa in Scorpius Malfoy era decisamente cambiato.

« Una margherita? Per me?» Esordì Rose Weasley indicando con lo sguardo il fiore che il Serpeverde teneva stretto in mano e che subito dopo le porse con un velo di timore.
Già, Scorpius Malfoy non aveva mai riservato un gesto come quello a nessuno e anche di questo la Grifondoro era a conoscenza.
« Una rosa mi sembrava troppo scontata… » Alzò le spalle Scorpius, lasciandosi cadere nel posto affianco a quello della ragazza.
« Ah. » Rispose solamente lei, prendendo il fiore e posando lo sguardo sulla distesa d’acqua di fronte a loro.
Di lì a poco calò il silenzio ed entrambi, se solo si fossero degnati di guardarsi negli occhi, avrebbero riconosciuto il medesimo sguardo imbarazzato nell’altro.
Rose Weasley e Scorpius Malfoy erano i due ragazzi più diversi che Hogwarts avesse mai visto, ciò nonostante qualcosa in comune lo avevano eccome: entrambi stavano affrontando qualcosa di ugualmente nuovo e spaventoso come mettersi davanti ai propri sentimenti.
« Ehm… potresti insultarmi giusto un secondo per farmi sentire più a mio agio? » Disse dal nulla Rose, giocando distrattamente con il fiore che aveva in mano.
Sentì a fianco a sé il ragazzo sbuffare e seppe che quello era un buon segnale per voltarsi finalmente a guardarlo negli occhi.
« Weasley, ti piacciono del preliminari veramente strani, sappilo! » Ribatté a tono il Serpeverde e Rose non poté fare altro che sgranare gli occhi colpita nel segno.
« Malfoy, smettila! Dobbiamo parlare seriamente! »
« Hey, sei tu che mi hai chiesto di insultarti! » Parlò tranquillamente il ragazzo, facendo scivolare un braccio lungo lo schienale della panchina a cingere l’evidente figura agitata di Rose. Vide la Grifondoro sospirare in segno di arresa e posare gli occhi azzurri limpidi nei suoi prima di aprire bocca, quasi stesse prendendo tempo per trovare le parole giuste da dire.
« È che non so che cosa dovremmo dirci. »
« Forse dovremmo solo baciarci e basta! » Nel sentire le parole del Serpeverde, Rose desiderò schiaffarsi una mano in faccia: possibile che i maschi fossero davvero tutti uguali?
« Oh, andiamo! Non è così semplice! » Si voltò di scatto la ragazza, per andare a fronteggiare direttamente Scorpius, il quale la stava guardando con la più completa pacatezza.
Ma d’altronde, non era forse ovvio che lui sarebbe stato così tranquillo quando invece lei avrebbe voluto solo urlare?
« Perché non dovrebbe? È evidente che tu mi piaccia e sono abbastanza sicuro di piacerti, perciò è fatta, no? »
« …ti piaccio davvero? »

Nel sentire il tono sorpreso e allo stesso tempo incerto di Rose, Scorpius non poté che aggrottare la fronte dallo stupore: davvero la Grifondoro non l’aveva ancora capito?
Pensò che non ci fosse stato bisogno di rispondere alla sua domanda, ma quando la vide fissarlo con quei due occhi pieni di insicurezza, capì che qualche certezza doveva pure dargliela, pure se ciò avrebbe significato andare contro alla sua indole.
« Merlino, Rose! Sei sempre nella mia testa ad assillarmi in ogni momento del giorno e anche della notte oramai! Vado a lezione e riesco solo a distrarmi con la tua testa rossa che mi sta davanti! E poi ho sempre voluto solamente passare le ore della giornata a litigare con te! Non ho mai voluto altro, come fai a non capirlo? »
E menomale che Rose Weasley non era un’amante del romanticismo, perché altrimenti non avrebbe trovato quella dichiarazione tanto perfetta come invece le sembrò.
Si mise istintivamente le mani in faccia, cercando di nascondere il viso arrossato dallo sguardo del ragazzo, ma prontamente Scorpius allungò una mano per scoprirla e osservare a pieno il modo in cui le guance di lei riuscivano sempre a tradire le sue emozioni.
Le sorrise apertamente e senza neanche attendere una sua risposta si sporse in avanti per posare le labbra sulle sue; prontamente però, capite le sue intenzioni, Rose si tirò indietro e improvvisamente i suoi occhi si tinsero di preoccupazione.
« Sì, ma… e se poi litigassimo tutto il tempo? » Scorpius non poté che sbuffare ancora e scuotere la testa intenerito allo stesso tempo; avrebbe dovuto capire che le sue parole non sarebbero bastate a calmare la mente frenetica della Grifondoro.
« Immagino ci divertiremo a fare pace ogni volta! » Rispose con un sorriso beffardo.
« E se fossimo troppo diversi per stare assieme? » Lo incalzò nuovamente lei.
« Sinceramente credo sia il motivo per cui ci piacciamo così tanto! »
« E se fossero solo ormoni? E se tra due settimane ci svegliamo e capiamo di aver fatto l’errore più grande del secolo? » Oramai con il fiato di lei sul collo, Scorpius decise di prenderle di forza una mano e di riportarla alla realtà.
« Rose, c’è solo un modo per sapere tutto questo. Dobbiamo provarci e basta! »
« …odio quando hai ragione. » Dovette ammettere infine la ragazza, sospirando esasperatamente.
« Oh, Salazar! Mi stai davvero dando ragione? Devo davvero piacerti molto allora! » Scorpius le riservò un ghigno divertito e a Rose non poté non ricordare quel sorriso sghembo che Jace riservava sempre a Dominique; rise dentro di sé al pensiero che i Serpeverde avessero tutti il medesimo comportamento davanti alle ragazze.
« Beh, prima o poi doveva pur succedere, non posso essere sempre io quella intelligente! » Ritrovò la propria sicurezza la Grifondoro, ricambiando quel ghigno con uno sguardo di sfida.
« Guarda, ti assecondo solo perché al momento voglio approfittarmi di te e farti tacere in modi più divertenti. » Annuì vigorosamente Scorpius, rispondendo a tono e gustandosi il solito fervore che caratterizzava il viso di Rose quando erano nel bel mezzo di uno dei loro personalissimo battibecchi.
« Malfoy, proprio le parole giuste per conquistare una donna, eh. » Borbottò allora lei, incrociando le braccia al seno.
« Ah, sì? Beh, se non vuoi posso anche farne a meno…» Detto ciò Scorpius cominciò a scivolare sul posto, creando distanza tra i due. « Infatti guarda come mi allontano! »
« Oh, ma smettila, Malfoy! »
Colta subito la sua intenzione, Rose lo afferrò al volo per la cravatta, riportandolo a pochi centimetri da sé; Scorpius, come ci si sarebbe potuti aspettare, rispose a quel gesto sorridendo vittorioso.
« Non pensi sia arrivato il momento di chiamarmi per nome? » Domandò il Serpeverde una volta costretto la ragazza ad appoggiarsi contro al suo corpo, mentre con le dita le disegnava dei cerchi sulla schiena.
« Nah, Scorpius non so chi sia. Malfoy invece è il ragazzino biondo con cui ho sempre litigato pur di non ammettere che ero cotta marcia di lui. » Disse tranquillamente la ragazza, accoccolandosi contro al suo petto.
Non poté vedere la reazione di Scorpius alle sue parole, ma seppe di averlo colpito nel profondo, soprattutto dato che da dove era posizionata poté sentire il suo cuore battere all’impazzata.
« Io però non posso continuare a chiamarti per cognome, sappilo. »
« Beh, ovvio! Pensa se mi chiami per cognome e si gira mia cugina, o peggio… mio fratello! »
Il Serpeverde naturalmente scoppiò a ridere, stringendo la ragazza ancora di più a sé.
« Posso saltarti addosso adesso? » Chiese infine lui, e Rose non poté fare altro che voltarsi e posare finalmente la labbra su quelle invitanti di lui.
 


« Ohi, Malfoy! Ma sei sempre in calore!? »
Scorpius non seppe se si trovasse su quella panchina avvinghiato alla sua Rose da pochi secondi o da qualche ora, ma – quando riconobbe la voce che inevitabilmente lo distrasse da quella che era la sua attività preferita – non poté che staccarsi dal viso della Grifondoro per imprimersi il broncio più spazientito che gli appartenesse.
« Merlino, aiutami ti prego. Perché vengo sempre interrotto sul più bello? E per di più perché proprio da lui!? » Mimò quasi pregando in direzione di Rose, nonostante si stesse rivolgendo al cielo, evitando volutamente di voltarsi a guardare il nuovo arrivato.
« Hey, amico, stai calmo. Sei tu che stai occupando il mio posto abituale da rimorchio! »
Stavolta, sentita la risata cristallinata proveniente da quelle stesse labbra che poco prima stava baciando, non poté più fare finta di nulla; si voltò controvoglia per puntare gli occhi irritati sulla figura del suo migliore amico Jace, il quale – con il classico sorriso ebete in volto - aveva sottobraccio la povera Dominique che sembrava invece sul punto di volerlo uccidere.
Nulla di nuovo, insomma.
« Scusami!? » Disse infatti la suddetta Corvonero, risevando un’occhiata di fuoco al proprio ragazzo.
« Intendevo la mia località preferita adibita a incontri puramente romantici e senza secondi fini con la donna della mia vita, ovviamente. » Pensò bene di chiarire con una plateale faccia da schiaffi il ragazzo.
« Bravo, così va meglio. » Gli diede una leggera pacca sulla testa Dominique e a quel siparietto che oramai negli ultimi giorni era diventato una abitudine Rose non poté che reagire scoppiando nuovamente a ridere divertita, premendosi ad ogni risata sempre di più contro al corpo di Scorpius.
« Oh, Godric! Chi l’avrebbe mai detto che Jonathan Steel è un sottone? »
« Ridi, ridi, che pure tu non scherzi, cara la mia Miss Odio-Malfoy-ma-mi-faccio-fare-i-succhiotti-di-nascosto! » Si difese prontamente il Serpeverde, sapendo si star colpendo l’amica nell’orgoglio.
La Grifondoro di fatti spalancò la bocca dallo stupore e automaticamente si voltò per fulminare con lo sguardo Scorpius: d’altronde non gli aveva chiesto di non dire a nessuno del loro primo incontro ravvicinato?
Il biondo Serpeverde fece solamente un sorriso obliquo e alzò le spalle, come a voler palesare che era ovvio che Jace sarebbe venuto a conoscenza di ogni minimo dettaglio.
« E comunque la nostra è una relazione equa, nessun sottone. » Ci tenne a precisare Rose, incrociando le braccia al petto nel tentativo di darsi un finto tono autoritario.
Il Serveperde, che ancora aveva un braccio attorno alla figura di lei, non sentì il bisogno di risponderle, si voltò solamente in direzione degli altri due per scuotere lievemente il capo e mimare con la bocca un ‘Non è vero’.
« Sbaglio o ho sentito la parola relazione? » Incalzò allora Dominique, inserendosi nella conversazione con occhi adoranti.
D’altra parte non era certo cosa di tutti i giorni vedere Rose Weasley stretta ad un ragazzo – o meglio, stretta a Scorpius Malfoy! – su una panchina del Lago Nero a parlare di sentimenti.
La Grifondoro scelse di avvalersi della facoltà di non rispondere, conscia che sarebbe stata presa in giro fino alla fine dei tempi per la sua svolta emotiva, e optò per andare a nascondere il volto contro il petto di Scorpius.
Il Serpeverde seguì Rose con lo sguardo sorridendo divertito di ogni sua mossa ed infine rispose alla Corvonero con una nuova alzata di spalle.
Dominique pensò che quei due fossero davvero fatti per stare assieme: entrambi sempre con la parola pronta tranne quando si trattava di argomenti concernenti il cuore.
« Ti odio davvero, Malfoy. Hai conquistato una Weasley molto prima di me. » Disse infine drammaticamente imbronciato Jace e la Corvonero poté solamente alzare gli occhi al cielo prima di stampargli un veloce bacio su una guancia.

Il cielo sopra Hogwarts aveva decisamente ricevuto troppe occhiate e preghiere assurde negli ultimi mesi, ciò nonostante, qualsiasi entità vi abitasse o meno, si era sicuramente divertita ad osservare le teatrali dinamiche di quelle due improbabili coppie che ora si stavano contendendo il posto su una panchina del Lago Nero.
 

*

 
Quella sera, sopra alle teste degli studenti, il soffitto della Sala Grande rassomigliava un cielo stellato luminoso e senza nuvole.
Presto sarebbe arrivato il momento in cui il cibo si sarebbe materializzato sui tavoli, eppure ancora le tavolate facevano mostra di parecchi posti vuoti.
O meglio, per Frank Longbottom contava solo il fatto che ci fosse un solo particolare posto libero al tavolo di Corvonero e ovviamente non fece nulla per nasconderlo.
Infatti, come d’altronde aveva fatto spasmodicamente negli ultimi giorni, continuava a fissare l’ingresso della Sala, nella speranza che Violet comparisse al più presto.

« Frankie, se continui così ti consumerai gli occhi. Prima o poi la McDougal arriverà, dovrà mangiare anche lei, no? » Gli mise una mano su una spalla Lysander, cercando di distrarlo.
« La McDougal? Longbottom non ti facevo così drago! Quella ragazza è una bomba! » E proprio come l’intruso quale era, Jace Steel spiccò in mezzo alla conversazione nel modo che più lo caratterizzava.
Se ne stava comodamente seduto con un sorriso ebete stampato in faccia accanto alla sua Dominique, la quale, udite le sue parole, gli tirò un pugno in un fianco.
« Ahia! Mia bella tranquilla, c’è solo una bionda nella mia vita! » Si giustificò subito il Serpeverde, guadagnandosi la consueta occhiata al cielo della ragazza.
Dominique sentì poi il bisogno di lanciare un’occhiata di scuse a Frank, il quale, senza alcun problema, le rivolse un enorme sorriso di comprensione: contro ogni aspettativa, nemmeno Dominique Weasley era in grado di tenere a bada Jace Steel.

Ben presto però l’attenzione del gruppo fu catturata dalla tanto aspettata entrata in scena di Violet McDougal, che all’oscuro del fatto che fosse stata tanto attesa, stava varcando spensierata l’entrata della Sala Grande affiancata da Ruby Patil.
Le due Corvonero dovettero stare chiacchierando di chissà quale importantissima questione, perché, quando sorpassarono il gruppo di Frank per andare a sedersi dall’altra parte del tavolo, non degnarono nessuno di alcuno sguardo.
Frank non poté fare altro che seguire Violet allontanarsi con gli occhi e sospirare deluso; certo che le ragazze sono davvero brave a farti sentire in colpa!

« Okay, lo faccio ora. » Sputò fuori allora, con un tono che ricordava decisione mista a rassegnazione. D’altra parte Frank si era oramai arreso al fatto che rimediare alla situazione Violet non sarebbe stato facile, quindi tanto valeva farlo al più presto – anche se significava farlo davanti tutta Hogwarts, insegnanti compresi.
« Cosa? Cosa hai in mente esattamente? » Gli chiese stupito Lysander, non riconoscendo in quelle parole il suo sempre pacato e diplomatico amico.
Non che Frank non fosse una persona decisa – anzi, era la persona più decisa che conoscesse – ma di certo non era un amante del rischio.
« Non lo so! Mi piazzo lì davanti a lei e improvviso! » Scosse la testa il Capitano di Corvonero, non credendo lui stesso a ciò che stava dicendo.
« Caro Longbottom, non penso sia una buona idea! Dovresti almeno avere un piano d’attacco! Le donne sono creature pericolose, bisogna avere una buona strategia! » Si intromise nuovamente Jace, parlando spavaldo dall’alto della sua esperienza di cultore navigato del gentil sesso.
« Oh, ma sta zitto! Frank non ha bisogno di cinque anni per conquistare una ragazza! » Gli sbraitò contro Dominique, sorridendo beffarda alla frecciatina – non tanto velata – rivolta al proprio ragazzo.
« Beh, però alla fine il mio piano ha funzionato perfettamente, no? » Con il suo caratteristico ghigno sfacciato in viso, Jace le fece un occhiolino e rincarò la dose accarezzandole una coscia da sotto il tavolo.
Dominique si decise a non parlare più, alzò solamente gli occhi al cielo e si chiese mentalmente per la milionesima volta come fosse possibile che quel ragazzo l’avesse conquistata.
« No, Dom, ha ragione! Non posso improvvisare, non sono così bravo! » Frank appoggiò i gomiti al tavolo e si mise la testa tra le mani, scuotendo il capo sconsolato.
Se perfino Jace Steel – playboy rinomato di Hogwarts –  aveva avuto bisogno di un piano,  lui, che una ragazza invece non l’aveva mai avuta, come minimo avrebbe avuto bisogno di un’intera squadra d’assalto!
« Certo che lo sei invece! Sei stato tu a far mettere assieme Lys e Roxy, ricordi? E sei stato tu a farmi capire che mi piaceva questo idiota! » Indicò velocemente il ragazzo al suo fianco, il quale chiaramente storse il naso di rimando. « Sei fantastico in queste cose, devi solo applicarle a te stesso! » Lo consolò Dominique, calcando ogni parola con un segno affermativo del capo.

Frank istintivamente andò col pensiero a ciò che la sua migliore amica gli aveva appena ricordato; era tutto vero, quando Lysander gli aveva confessato molti anni prima che avrebbe voluto mettersi con Roxanne, lui – nonostante fosse già cotto della ragazza – era stato colui che aveva convinto la Grifondoro a ricambiare i suoi sentimenti.
Gli venne alla mente soprattutto di come avesse messo al primo posto gli interessi del suo migliore amico, prima ancora dei suoi, e capì che una volta per tutte avrebbe dovuto fare qualcosa solo ed unicamente per se stesso.
« Oh, Merlino, è ora o mai più, giusto? » Prese coraggio Frank, parlando più a se stesso che ai compagni che ora lo stavano guardando con gli occhi sgranati.
« Vai, Frankie bello! Per festeggiare dopo ti farò pure uno spogliarello! » Lo incitò Lysander e, sebbene non fosse un’immagine che allettasse il ragazzo, Frank gli sorrise con gratitudine, conscio che fosse solo il suo particolarissimo modo di augargli buona fortuna.
Si alzò deciso dal posto, piazzandosi in piedi, e, prima che potesse muovere un passo per dirigersi verso Violet, sentì nuovamente la voce di Jace interrompere il suo piano.
« Salazar, certo che siete strani voi Corvonero! »
Frank sbuffò divertito, gustandosi anche la vista di Dominique che picchiava per l’ennesima volta il suo ragazzo; infine si decise a voltarsi e a comininciare a camminare.

Il tragitto verso Violet era davvero breve, ma per il Corvonero sembrò una maratona: ad ogni passo la vedeva sempre più vicina, e più si avvicinava più la consapevolezza che avrebbe fatto solo un ulteriore enorme disastro lo assalì.
La prima a notare l’arrivo di Frank fu Ruby Patil, che senza esitazioni fece un cenno del capo per indicare il ragazzo a Violet.
La Corvonero comprese subito cosa stesse succedendo e, come aveva fatto negli ultimi giorni, fece finta di nulla: continuò a guardare l’amica, ignorando il ragazzo in piedi alle sue spalle.
Il panico cominciò ad impossessarsi del corpo di Frank, soprattutto quando vide che l’intera tavolata di Corvonero ora lo stava fissando incuriosito; seppe di voler dare meno spettacolo possibile e così si decise a schiarirsi la voce ad alto volume, deciso a catturare l’attenzione della ragazza.
Violet, seppure ferita nell’orgoglio di donna, non ebbe il cuore di continuare ad ignorare un ragazzo che continuava a reputare gentile e così finalmente si voltò a guardarlo dopo giorni di lontananza.
Frank si ritrovò a trattanere il respiro: ora davvero era tutto nelle sue mani.
« Ehm… h-hey Violet… come stai? Aspetta, non rispondere! Devo prima dirti una cosa! » Biascicò sconclusionato, mettendo letteralmente le mani avanti quando vide la ragazza aprire la bocca per rispondere alla sua prima domanda.
« … va bene, parla. » Disse solamente Violet, con lo sguardo evidente di una che non avesse la minima idea di che cosa stesse succedendo.
Era inutile che lo negasse, Violet McDougal era ancora palesemente cotta di Frank Longbottom, perciò qualsiasi fosse stata la sua intenzione di tenere il broncio, i due occhi timidi e marroni del ragazzo, che ora la stavano guardando come se fosse stata la cosa più importante al mondo, l’avrebbero sempre fatta vacillare.
« V-violet… Violet McDougal…» Iniziò a parlare Frank con grande difficoltà, pregando con tutte le sue forze che un’illuminazione lo colpisse presto.  « Violet, sei la ragazza più incredibile che io abbia mai incontrato. Mi fai letteralmente sentire come se fossi uno sopra la media – no, anzi, come se fossi un dio, no! Come se fossi Jace Steel! »
Si sentì provenire da lontano l’urlo di ringraziamento del suddetto Serpeverde e conseguentemente il suo urlo di dolore causato dal gentile colpo della sua dolce metà, ma Frank fece finta di nulla e continuò con la sua personalissima dichiarazione.
« …come avrai capito sono il ragazzo più imbranato di questa scuola e non ho mai avuto a che fare con le ragazze e sapere che io possa piacere a una ragazza così bella ed incredibile mi ha fatto andare fuori di testa! »
Violet sentì dentro di sé qualcosa sciogliersi; avrebbe voluto alzarsi in piedi e urlare che a lei dei ragazzi come Jace Steel non le era mai fregato un bel niente, ma la curiosità di sapere cos’altro avrebbe detto Frank fu più forte.
« Non posso prometterti che diventerò meno idiota, purtroppo credo sia nella mia natura di maschio…»
Stavolta si sentì un distinto ‘Esatto, proprio così!’ provenire dal tavolo di Serpeverde, dove una esagitata Freya Nott stava osservando la scena con trepidazione; al grido della sua ragazza, Hugo Weasley non poté che schiacciarsi una mano in faccia.
« …ma giuro che farò di tutto per essere la persona che ti meriti. Perciò… mi faresti il grandissimo onore di perdonare la mia stupidità e diventare… che ne so, la mia ragazza? Se è troppo ufficiale allora ciò che viene prima dello stare assieme, non so come si chiami… insomma, hai capito, no? » Iniziò deciso il discorso Frank, terminando però con il caratteristico balbettìo di chi sapeva di essere in preda all’insicurezza.

Una volta atteso che il ragazzo avesse finito di parlare, Violet continuò a fissare Frank proprio come aveva fatto durante il suo discorso: rimase ferma immobile, fatta ad eccezione per gli occhi che brillavano come non avevano mai fatto prima.
Lasciò volutamente passare qualche secondo di troppo, consapevole che l’intera Sala Grande stesse aspettando che lei aprisse bocca, volendo creare la giusta suspance.
Violet McDougal sarà stata una ragazza docile e pacata, ma pur sempre una grandissima entusiasta delle grandi scene romantiche tipiche dei film Babbani.
Perciò, con in testa proprio una particolare scena di un film che aveva visto qualche estate prima, si stampò in viso un sorriso furbetto e, incrociando le braccia al petto, aprì la bocca per parlare convinta.
« Ehm… no. » Disse perentoria.
Frank aveva già fatto un passo in avanti, convinto che il suo assurdo – ma romantico – discorso avesse effettivamente funzionato.
Quando sentì quell’unica sillaba che tanto sapeva di sentenza, non poté fare altro che spalancare la bocca sconvolto e rimanere con rassegnazione in ascolto dei mille sospiri di delusione e di shock che invasero la Sala.
Ma il minuto dopo Violet stava ridendo sguaiatamente, singhiozzando divertita proprio in faccia al ragazzo; Frank non seppe come reagire: che cavolo stava succedendo?
« Merlino, dovresti vedere la tua faccia! Scusami, pensavo sarebbe stata una cosa divertente! Sono proprio una cretina! » Il Corvonero continuò a non capire, ma qualcosa dentro al suo cervello gli disse di non preoccuparsi e di rimanere in ascolto.
« Certo che voglio diventare la tua ragazza! Mi piaci da impazzire! Però ti avviso, non ti aspettare un discorso come il tuo, mi rifiuto…»
Fu solo quando la vide alzarsi finalmente dal posto e fronteggiarlo che Frank capì cosa fosse successo; improvvisamente fece capolino sul suo viso il più grande dei sorrisi e immediatamente portò le braccia a cingerla con forza.
Non sentì nemmeno le urla di gioia e di acclamazione che invasero la Sala, l’unica cosa che contò fu il viso di Violet a pochi centimetri dal suo che lo guardava felice.
Non riuscì più a pensare a nulla se non a lei, nemmeno al fatto che fosse in balìa dello sguardo dei professori e perfino di suo padre; con uno scatto poggiò prepotentemente le labbra su quelle di Violet, catturandola in un bacio che ricordava proprio quello di un film.
La strinse più che poté, quasi avesse paura che potesse sfuggirle di mano, e la ragazza non fece nulla per divincolarsi; portò automaticamente la mani a cingergli il collo e ricambiò il bacio con altrettanto trasporto.
Perfino il corpo insegnanti sembrò entusiasta di quella scena – decisamente plateale e che raramente si era vista ad Hogwarts – tanto che la Preside McGonagall, forse complice l’avanzata età, si ritrovò ad applaudire sul posto.
« Preside! Lo vede il mio ragazzo!? Sempre detto che fosse un vero Grifondoro infondo! Quello è mio figlio!! »  Si fece valere tra le urla la voce di Neville Longbottom, il quale, balzato in piedi, alzò le braccia al cielo in segno di vittoria.

Sì, quel giorno Frank Longbottom si sentì definitivamente un dio.








***
Un ringraziamento speciale ad Evan Peters e Emma Roberts che stanno assieme nella realtà e mi forniscono foto assieme per le immagini di copertina lol
Cooomunque, Frank è finalmente diventato grande! Spero che questo capitolo vi abbia entusiasmato tanto quanto a me ha fatto scriverlo! Grazie a tutti!

 

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Capitolo 20
*** Libertà conquistate e riavvicinamenti non proprio inaspettati. ***


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Capitolo 20 – Libertà conquistate e riavvicinamenti non proprio inaspettati.
 

La primavera oramai non era solamente alle porte, ma aveva proprio sfondato il pesante portone di Hogwarts.
Con il ritorno del bel tempo e soprattutto del sole, un particolare gruppo di studenti in Sala Grande faceva mostra della propria allegria, studenti che – nonostante non avessero avuto problemi a dare ascolto ai propri ormoni anche durante le buie giornate invernali  – ora sembravano tranquillamente a loro agio a darne sfogo alla piena luce del giorno.

« Jace, smettila di toccarmi, i M.A.G.O. sono vicinissimi e devo ancora iniziare il terzo ripasso!»
« Non sembravi della stessa idea ieri sera quando ti– »
« Sta zitto! »
Si affrettò a far tacere il proprio ragazzo Dominique Weasley, causando le risatine soffocate del gruppo di amici e parenti che stavano loro attorno.
Perfino Jace Steel non riuscì a trattenere le risate alla vista della bionda Corvonero rossa come un peperone, conscia che il suo ragazzo avesse parlato troppo; il Serpeverde fece un occhiolino veloce a Rose Wealsey, la quale più di tutti se la stava ridendo di gusto seduta proprio di fronte alla coppia.
La suddetta Grifondoro, dopo aver ricambiato il gesto di Jace con una scossa vigorosa del capo, rivolse uno sguardo a pochi posti di distanza alla sua destra, dove uno stranamente entusiasta Scorpius Malfoy stava animatamente discutendo con suo fratello Hugo; le naque spontaneo un sorriso, ricordando con divertimento di quando solo pochi mesi prima quella stessa visione le aveva fatto ribollire il sangue nelle vene.
« Dici che Hugie potrebbe cambiare idea e innamorarsi di Scorpy? Insomma, lo capirei, ha dei capelli fantastici! »
La distrasse Freya Nott, seduta alla sua immediata destra, la quale, dopo aver evidentemente seguito la direzione dello sguardo della rossa, si era soffermata a fissare gli stessi due ragazzi.
« Non ti preoccupare, in quel caso ci vendicheremo mettendoci assieme noi due! » Scherzò Rose, posando fraternamente una mano sulla spalla della Serpeverde.
Freya non poté che sorridere di cuore: d’altronde aveva scoperto da poco che avere amiche femmine non solo non era affatto male, ma che finalmente aveva più persone alle quali donare tutto l’affetto che aveva in corpo.

« E quindi… pensi che lasceranno Rose venire a stare da me per un po’ quest’estate? »
« Sei matto? Vuoi che mio padre ti cucini e ti dia in pasto a tutta la famiglia? »
Si scambiarono animatamente queste parole proprio i suddetti ragazzi a pochi posti di distanza, cercando di parlare a bassa voce per non farsi sentire.

Nonostante gli sforzi della rossa Grifondoro, Hugo Weasley era venuto presto a conoscenza della nuova situazione sentimentale della sorella.
Non che sarebbe stato possibile mantenere nascosta una tale informazione al giovane Weasley, data la famosissima capacità di Freya Nott di tenere la bocca chiusa e di non rivelare di aver visto suo cugino sbavare per Rose in più occasioni, e più certamente non se sua sorella e Malfoy decidevano di scambiarsi effusioni davanti al Lago Nero incuranti di chi potesse vederli.
D’altronde si sà: Hogwarts non è il posto più indicato per custodire dei segreti.
« Ma perché? Rose è adulta oramai! Quale sarebbe il problema? » Chiese Scorpius, aggrottando la fronte in segno di incomprensione.
« Beh, per prima cosa mandarla da te significherebbe che potreste… ecco… dormire assieme! » Rispose Hugo annuendo col capo, cominciando a tingersi di rosso al solo pensiero di sua sorella in certe situazioni.
« Oh, beh, come se qui da sola al Castello senza genitori non incorresse in tale pericolo! Come se non l’avessimo già fatto nel mio Dormitor– »
« Okay, okay! Vedi però di non usare proprio questa giustificazione con mio padre nel caso, va bene? Lo dico per la tua incolumità! » Si affrettò ad interromperlo il Grifondoro: no, decisamente sapere i dettagli della vita privata di sua sorella con Scorpius Malfoy non solleticavano la sua curiosità.
Il Serpeverde sospirò sommessamente; di tutte le cose che si sarebbe mai aspettato per la sua vita, chiedere come fare ad imbonarsi Ronald Weasley per poter vivere liberamente la sua relazione con Rose era all’ultimo posto.
« Perciò come posso fare a convincerlo? Lo corrompo? Cento galeoni basteranno? »
Hugo non poté fare altro che rimanere a fissare il ragazzo biondo incredulo: ma mia sorella vale davvero così poco?
« Ehm, no, corromperlo non è sicuramente una buona idea. Vediamo fammi pensare… » E qui Hugo mise in moto in cervello; seppure così diversi, Scorpius e suo padre avranno pur avuto qualcosa in comune, no? « Ma certo! Quidditch! Che squadra tifi? »
« Beh, i Vratsa Vultures, chiaramente! » Rispose a tono Scorpius, palesando fieramente quello che per lui era un dato noto a tutti.
« Una squadra bulgara!? Malfoy, tu non esci vivo da casa mia, te lo dico! »
Scorpius non poté fare altro che sospirare pesantemente e incrociare le braccia al petto, in quella che più rappresentava per lui una posa imbronciata.
Rose non mancò certo di notarlo e in tutta risposta le uscì spontanea una risata cristallina; nel sentire quella voce così familiare, sul volto di Scorpius tornò ad aleggiare il sorriso e, dopo aver annuito deciso più a se stesso che ad altri, ritornò a parlare più sereno.
« Non importa. Tua sorella mi adora, vostro padre dovrà sopportarmi per forza! »
Disse con decisione il Serpeverde, rivolgendo lo sguardo verso la ragazza rossa che ora stava a sua volta puntando le iridi azzurre nelle sue.
Hugo osservò il repentino stato d’animo del ragazzo seduto davanti a lui e, stando ben attento a non far uscire il pensiero dalle sue labbra, rise tra sé e sé all’idea che il grande Scorpius Malfoy, il ragazzo di ghiaccio che non aveva mai guardato in faccia nessuno, ora si scioglieva ad un semplice sguardo di sua sorella Rose.

Effettivamente però qualcuno che provasse seriamente a studiare c’era a quel tavolo, perché leggermente in disparte dagli altri una più che entusiasta Violet MacDougal sventolava con gioia dei foglietti di carta davanti al viso del povero Frank Longbottom che le sedeva accanto.
« Va bene, va bene! Non riesco a trovare qualcosa che tu non sappia! Vediamo… l’ingrediente principale del Veritaserum? » Lesse sbrigativamente da una dei foglietti che teneva in mano la Corvonero, puntando subito dopo i grandi occhi in quelli di Frank, il quale, nonostante l’interrogazione – o meglio, l’interrogatorio – a cui stava venendo sottoposto da più di un’ora, continuava a guardarla con adorazione.
« La piuma di Jobberknoll! Andiamo, Violet, sono facilissime queste domande! » Scosse la testa intenerito il ragazzo, portando una mano a sfregarsi gli occhi insonnoliti.
« Non sono facili! Sei tu che hai un’intelligenza superiore alla norma! Non c’è divertimento così! » Disse con tono lamentoso la ragazza, sbattendo i foglietti sul tavolo.
« Violet, amore… forse questi… cartellini non sono il metodo migliore per ripassare, non trovi? » Osò ribattere con la giusta cautela Frank, sporgendosi in direzione della ragazza puntellando i gomiti sulle proprie gambe.
« Non è assolutamente vero! Nei film Babbani studiano così e funziona sempre! »
Frank non ebbe il coraggio di dirle che i film per i Babbani erano soltanto finzione, non se la bellissima ragazza che aveva di fronte lo guardava con così tanta dolcezza in volto.
Sospirò sonoramente, lasciando comunque che il sorriso facesse da protagonista sul suo viso, prima di scuotere il capo con tenerezza e tornare a prestare attenzione alle facilissime domande che Violet gli stava proponendo.

A quel tavolo c’era anche un’altra coppia che cercava – senza successo – di studiare.
Roxanne Weasley se ne stava china sul manuale di Trasfigurazione, corrugando la fronte ad ogni parola che leggeva e mimandola con le labbra.
Seduto proprio di fronte a lei, Lysander Scamander invece non provava minimamente a ripassare la materia che aveva fra le mani: si limitava a guardarsi in giro ridendo delle assurde scenette delle coppie che aveva attorno e a posare poi lo sguardo sulla Grifondoro.
Nel vedere Roxanne schiaffarsi una mano sulla fronte dalla disperazione da studio intensivo, decise prontamente di fare qualcosa per alleggerire la situazione.
Si apprestò a strappare un pezzo di pergamena e di scribacchiarci frettosamente qualcosa sopra, per poi posarlo senza mezzi termini proprio sul manuale di Trasfigurazione della ragazza.

Senza neanche alzare lo sguardo dalle pagine, Roxanne si fece lietamente distrarre dal bigliettino appena comparso; lo lesse immediatamente e, senza che potesse controllarlo, inarcò un soppracciglio confusa.
  • Non eravamo così disgustosi noi due vero?
La Grifondoro alzò finalmente i profondi occhi marroni e li posò su Lysander, che ora la stava guardando con estremo divertimento; il ragazzo le indicò col capo di guardare alla sua destra e, quando Roxanne voltò lo sguardo, capì immediatamente il significato del bigliettino: tutti i loro amici, oramai a coppie, stavano appiccicati l’uno all’altro scambiandosi moine o sguardi dolci.
La ragazza non poté fare a meno che scoppiare a ridere sguaiatamente, cercando di coprirsi la bocca con una mano.

« No, tranquillo. Noi due eravamo anche peggio. » Disse allora Roxanne, con evidente ilarità nella voce.
« Oh, no, mi permetto di contraddirla, signorina! » Si affrettò a intervenire Lysander, negando vigorosamente col capo.
« Certo, certo… tu chiedevi solamente ai tuoi amici di non dormire nel loro Dormitorio perche dovevamo fare le cose sconce noi due. E sì–» Allungò prontamente una mano per zittire il Corvonero, vedendolo pronto a risponderle. « Sto citando le tue testuali parole! »
Il ragazzo reagì solamente scoccando la lingua al palato, guardandola con lo sguardo impressionato di chi si ritrovava nuovamente davanti qualcuno che potesse tenergli testa.
« No, effettivamente non posso negare di aver detto qualcosa del genere! » Poté solo ammettere Lysander, tra le risate che premevano di uscire.
Rimasero a guardarsi negli occhi, per niente a disagio nel riuscire a sostenere uno sguardo così intenso, e solo quando il silenzio si fece importante sentirono il bisogno di riaprire la bocca.
« Quindi…»
« E quindi. »
Parlarno all’unisono ed entrambi scoppiarono a ridere l’attimo dopo, fissandosi con un’espressione per niente stupita: infondo dopo tutti quegli anni assieme sapevano benissimo di essere diventati più che complici in tutto e per tutto.
Fu Lysander il primo a sentire il bisogno di dire qualcosa e lo fece non smettendo neanche per un secondo di sorridere.
« Tu hai davvero qualcosa da dire o anche tu stavi parlando a sproposito pur di non rimanere il silenzio? »
« Perché mi fai domande delle quali conosci già la risposta, Lys? » Roxanne rispose con un sorriso beffardo, sorriso che lasciò spazio per un’espressione più amara quando sentì le nuove parole del Corvonero.
« È solo che… vedere tutti loro così felici assieme… non posso fare a meno di ricordare–»
« Ricordare quando lo eravamo noi due? »
« Già. »
La Grifondoro sospirò sommessamente, cercando di cacciare i numerosi ricordi che premevano per riaffiorare; non avrebbe potuto sopportare di ripensare a quanto era felice con Lysander e per giunta letteralmente di fronte a lui.
Si limitò a guardarsi in giro e a fermare lo sguardo su Frank e Violet, che cercavano in maniera decisamente buffa di studiare.
« Ecco, di certo non trovavamo la felicità nello studiare assieme! » Indicò con lo sguardo la coppia che aveva appena fissato, causando il ghigno divertito del Corvonero l’attimo dopo.
Posarono poi entrambi gli occhi sulla coppia che stava lì vicino e che attirava decisamente di più l’attenzione, dove un più che agitato Jace Steel stava lasciando in maniera molto poco pudica lunghi baci sul collo di Dominique.
« Per quanto mi dia fastidio ammetterlo, mi sa che io era più come Steel! » Parlò con convinzione Lysander, scuotendo la testa incredulo di ciò che aveva appena detto.
« Sì, eri esattamente come Jace! »  Confermò con gli occhi scuri che brillavano di una nuova luce Roxanne, godendosi il modo in cui – nonostante tutto – lei e Lysander riuscivano sempre a ritrovarsi complici.
Ben presto però la mente della ragazza presa la solita deriva e tornò inevitabilmente a pensare che, sebbene la complicità fosse rimasta, lei e Lysander non stavano più assieme.
« T-ti manca? » Riuscì a sibilare appena, stupendosi lei stessa di quanto fosse riuscita a risultare timida davanti alla persona che più la conosceva.
« Cosa? » Fu la prima cosa che rispose d’impulso il Corvonero.
« Quello… stare assieme… »
Lysander poté solo sospirare arreso; d’altronde non avrebbe avuto senso mentire a Roxanne.
« Certo che mi manca… ma noi due non siamo più così…» Parlò e nel mentre indicò col capo le altre coppie intorno a loro; notò immediatamente gli occhi della Grifondoro spegnersi di colpo e sentì il bisogno di rettificare. « Nel senso che siamo diversi! Io sono cambiato… ti tratterei in modo diverso, ecco. »
« Oh. »
Lysander si ritrovò a scuotere il capo intenerito: oramai era più che abituato a quell’unica sillaba di stupore che ultimamente sembrava essere l’unica cosa che Roxanne riuscisse a pronunciare.
« E a te? Ti manca… stare assieme? » Chiese allora con ritrovato coraggio.
« Ovvio che mi manca. Non eri solo il mio ragazzo, ma il mio più grande amico… mi manca anche solo parlare così, mi fa stare bene. » Rispose decisa Roxanne: oramai non aveva più nulla da perdere.
Qualcosa sembrò scattare dentro al Corvonero: gli si illuminò il viso e con un grandissimo sorriso stampato sulle labbra aprì la bocca per parlare nuovamente.
« Senti, Rox… potremmo provare a far diventare il nuovo me il tuo più grande amico, sempre se a te va bene. Non garantisco granchè, ma rimango simpatico, lo giuro. »
La Grifondoro non riuscì a trattenere le risate, nonostante il tentativo di soffocarle con una mano schiaffata sulla bocca.
« E se poi dovessi innamorarmi del nuovo te? » Lo provocò lei, e Lysander poté giurare di aver finalmente rivisto sul viso della ragazza lo stesso sguardo di sfida di cui si era innamorato anni prima.
« Beh, direi che allora avresti un nuovo – okay, forse non così nuovo infondo – ragazzo. » Ribatté tranquillamente il Corvonero, con il sorriso che arrivava dal profondo del cuore.
« C-cominciamo da capo? »
« Non da capo direi… sappiamo già di piacerci. Ma un nuovo inizio, sì. » Precisò Lysander, concludendo le sue parole con un occhiolino veloce.
Roxanne annuì decisa, in preda alla gioia, e gli porse energeticamente una mano in attesa che venisse stretta in segno di intesa.
« Ci sto. »
Il ragazzo ricambiò la stretta all’istante, ma non lasciò andare la mano della Grifondoro: rimasero a tenersi per mano, guardandosi negli occhi come non facevano da troppo tempo.
« Okay, ora sì che stiamo facendo gli ebeti come tutti gli altri! » Disse infine Lysander e Roxanne non poté fare altro che scoppiare a ridere divertita; nessun peso oramai aleggiava tra di loro.

E se solo fossero riusciti a staccarsi gli occhi di dosso per guardarsi in giro avrebbero notato che le coppie di cui tanto avevano parlato ora li guardavano con la stessa intensità con cui si guarda il lieto fine del tuo film preferito.
 

*
 

« Tranquilla, fa’ pure. »
« Eh? » Rispose con un verso strozzato Dominique, una volta avvicinatosi a quello che fino a quell’istante le era sembrato un più che addormentato Jace; quella non era certo la prima volta che lo scopriva a dormire sdraiato sotto un albero nei pressi del campo da Quidditch, né tantomeno la prima volta che il ragazzo scompariva proprio durante l’orario dei compiti.
« Non stavi per baciarmi perché incantata dalla mia adorabile faccia dormiente? » Aprì un occhio per guardare sornione la Covonero lui.
« Perché non ti dai un’occhiata allo specchio prima di dire scemenze del genere? » Ribatté secca Dominique.
« Oh, andiamo, dammela una soddisfazione ogni tanto! » Sbuffò sonoramente Jace, prima di alzarsi a sedere per fronteggiare la ragazza che le si era appena seduta a fianco.
« Caro mio, se non ti trattassi in questo modo non ti piacerei mica! » Annuì con convinzione lei, lasciando spazio sul suo viso per un sorriso compiaciuto.
Il Serpeverde non abbe granché da ridire, si limitò ad alzare le spalle e ad alzare un braccio per accogliere il corpo della ragazza contro il suo.
Dominique si strinse volentieri in quell’abbraccio, avendo già da tempo abbandonato la maniacale cautela che aveva sempre utilizzato quando aveva avuto a che fare con Jace.

« Jace– »
« Shh, non rovinare questo momento ricordandomi che devo studiare. » La zittì prontamente il ragazzo, portando una mano a coprirle sgraziatamente la bocca.
Dominique si divincolò immediatamente e non mancò di fulminarlo con lo sguardo; Jace mimò delle scuse poco credibili con le labbra di rimando, probabilmente consapevole che quell’occhiataccia della ragazza significava che non avrebbe avuto vita facile.
« Jace, ascolta– »
« Certo che ti farò i compiti di Divinazione, non devi mica chiedermelo! »
« Jace! »
« E sì, va bene, se proprio insisti possiamo anche dormire assieme stanotte! Farò questo sacrificio! » Continuò imperterrito a parlare il Serpeverde, ignorando volutamente l’espressione sul viso di Dominique che si faceva sempre più spazientita.
« Va bene, va bene! Dormiremo assieme anche domani e– »
« Steel, taci o ti mollo. » Parlò solennemente lei e il ragazzo si ammutolì all’istante.

Ottenuto l’agognato silenzio, ben presto Dominique perse la determinazione, saggiando già nel suo cervello le parole che sapeva di stare per pronunciare.
Prese un enorme respiro di incoraggiamento e piantò gli occhi azzurri in quelli blu di lui, pronta a ricevere i ghigni compiaciuti che sarebbero sorti sul viso di Jace.
« Mi stavo chiedendo, ecco… questa estate non hai troppe cose da fare, giusto? » Decise di rimanere sul vago la ragazza, lasciandosi portare dalla conversazione.
Jace scosse solamente il capo, confermando ciò che la Corvonero aveva appena detto.
« Bene, perfetto… perché stavo pensando che – dato che comunque verrai a trovarci tutti alla Tana – potresti passare anche po’ di tempo con me a Villa Conchiglia, ecco. » Cercò di dire con quanta più decisione possibile Dominique, tentando di non lasciar trasparire il nervosismo che lentamente l’aveva assalita.
Il Serpeverde rimase in silenzio, limitandosi solamente a socchiudere le labbra – forse perché avrebbe voluto dire qualcosa ma la minaccia che aveva precedentemente ricevuto l’aveva fatto desistere o forse perché colto alla sprovvista.
« Ehm, i miei genitori e mio fratello saranno in Francia dai miei nonni, e Victoire sarà in giro per l’Europa con Teddy… quindi saremmo solo noi due. Non so, è solo un’idea…» Aggiunse poi, stringendosi nelle spalle in un timido gesto di conforto; da quando in qua Jace Steel se ne stava zitto dopo parole del genere, sotto minaccia o meno?
Il Serpeverde passò la lingua ad inumidirsi le labbra, stringendole il secondo dopo con forza per non lasciare che il sorriso che stava premendo di uscire rovinasse le sue intenzioni.
Continuò a fissare la ragazza dritta in volto, forte di quella situazione, scostando il suo corpo abbastanza da poter ammirare ogni singolo dettaglio di quello di lei.
« Chiedimelo. » Sibilò soltanto, lanciandole un’indiscussa occhiata di sfida.
Dominique recepì quel comando – sussurrato sì, ma pur sempre un comando – e non poté fare altro che piegare la testa e inarcare un sopracciglio, confusa dalla piega che aveva preso la conversazione; poi scosse impercettibilmente il capo, in cerca di spiegazioni.
« Chiedimi di venire a vivere con te questa estate. Chiedimi di rimanere soli tu ed io. » Venne in suo aiuto Jace, palesandole cosa volesse sentirsi dire da lei.
Le intenzioni del ragazzo non erano quelle di gongolare o di volerla consapevolmente mettere in imbarazzo, voleva semplicemente sentire con le sue orecchie che Dominique Weasley lo voleva al suo fianco.
Le gote della Corvonero si tinsero presto di un rosa acceso e lo sguardo non riuscì più a sostenere le due iridi blu di lui; il tocco delicato delle dita di Jace sulla sua guancia le riportarono immediatamente gli occhi su quelli di lui.
« Chiedimelo, su! Dov’è il tuo coraggio Weasley? Devo dire a Rose di disconoscerti dalla famiglia? » La provocò, consapevole che in quel modo l’imbarazzo che lei stava provando sarebbe scemato.
E di fatti il sorriso tornò presto sulle labbra di lei, lo stesso sorriso talmente irresistibile da costringere il ragazzo a intrecciare le dita della mano nelle sue.
« Jonathan Steel. » Esordì Dominique, prendendo coraggio; lui le fece un cenno del capo per sostenerla. « Jace, vuoi passare l’estate con me? Vuoi venire a stare a casa mia, solo tu ed io? »
« Sì, lo voglio. » Rispose drammaticamente lui, portandosi la mano libera al petto e non riuscendo a trattanersi dal sorridere ebete.
Dominque scosse la testa sconsolata, oramai incapace di reagire in altro modo alle stranezze di lui. Poggiò poi il capo contro l’incavo del collo di Jace, rimanendo ferma in un abbraccio che prima di allora non avrebbe mai pensato di volere così tanto.
Rimasero in silenzio per qualche minuto – un lasso di tempo infinito a confronto delle minuscole pause a cui era abituata tra un monologo di Jace e un altro – prima che lei sentisse il bisogno di parlare nuovamente.
« Lo sai che non ci stiamo sposando, vero? »
« No, infatti, siamo passati direttamente alla luna di miele! » Rispose con tono sfacciato Jace, trattenendo la risata che avrebbe voluto fare uscire.
Dominique sbuffò sonoramente, portandosi l’attimo dopo una mano a reggersi il viso.
« Oh, Priscilla, in cosa mi sono messa? Finirò per ucciderti, me lo sento! » Esclamò con poco ritegno.
« Non c’è alcun problema, ho sempre pensato che sarei morto per mano tua, sono preparato! »
« Non durerò due giorni da sola con te. » Continuò a parlare lei, ignorando volutamente le parole di lui.
« Possiamo farlo in camera dei tuoi? »
« Non posso farcel– Jace, cosa!? » Stavolta non fu più possibile far finta di nulla e la Corvonero si ritrovò a fissare il ragazzo allibita.
« Che c’è? Immagino avranno un letto comodo, no? Sono stanco degli stupidi baldacchini di Hogwarts! » Ribatté nella più completa tranquillità il Serpeverde, alzando le spalle in segno di ovvietà.
« Perché devi essere così? » Si limitò a dire monotona Dominique, guardandolo sconsolata.
« Lo prendo per un sì, mia cara! » Parlò con il suo caratteristico sorriso ebete Jace, sporgendosi l’attimo dopo per scoccare un plateale bacio a stampo sulle labbra di lei.
La Corvonero realizzò che oramai le forze per fronteggiare l’instancabile Jace Steel erano esponenzialmente scemate e – se una volta avrebbe optato per girarsi dall’altra parte e correre via a gambe levate – ora poteva rimediare sull’unico gesto che le era rimasto proprio: roteò gli occhi al cielo, scuotendo lievemente il capo per rendere il tutto ancora più teatrale.
« Lo sai che ogni volta che alzi gli occhi al cielo lo prendo per un ‘ti amo’? » La guardò sornione lui, allargando il sorriso sul proprio viso.
Dominique pensò bene a come rispondergli, condendo l’attesa con un’occhiata di sfida; infine, quando si sentì pronta a rivelare ciò che per lei era sempre stato l’impensabile, prese un lungo respiro e alzò nuovamente gli occhi al cielo, stavolta con il sorriso stampato sulle labbra.
A quella scena Jace non ce la fece proprio a contenersi: spalancò la bocca in modo sgraziato e si portò una mano al petto.
« Non provare a farmelo dire a voce alta perché non lo ammetterò mai. » Precisò immediatamente lei, notando l’intenzione del ragazzo di voler dire qualcosa.
Jace scosse la testa in segno di negazione, prima di cominciare ad alzarsi dal posto e prendere con evidente fretta Dominique per le spalle, nel tentativo di volersela caricare in braccio.
« Steel, cosa stai facendo!? »
« Ti porto nel mio letto a baldacchino, ora. » Disse infine perentorio Jace, sistemandosi la ragazza sulle spalle come se fosse stata un vero e proprio sacco di patate.
Dominique provò a fingersi contrariata, ma ben presto una risata cristallina le scappò dalla bocca.
E così, mentre veniva riportata dentro al Castello in una posizione decisamente scomoda dal ragazzo che per anni si era convinta di odiare, non poté fare a meno di pensare che non vedeva l’ora di passare l’intera estate assieme a lui.





***
Il ritardo è imperdonabile lo so, ma spero che la scena super fluff Dom/Jace possa in qualche modo farmi recuperare!
Comunque come avrete capito siamo arrivati alla conclusione di questa storia, il prossimo capitolo sarà l'epilogo!
Fatemi sapere come sempre cosa ne pensate, un bacio!

 

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Capitolo 21
*** Cabaret di crostatine (canarine). ***


Cabaret di crostatine (canarine)



Il sole di luglio splendeva imponente sopra la Tana, creando colorati riflessi con le numerose finestre e pietre che ricoprivano la casa dei Weasley.
Da lontano avrebbe sicuramente dato l’impressione di essere il luogo più pacifico del mondo, un luogo immerso nel verde acceso tipico della campagna inglese e sovrastato da un cielo terso, se non fosse stato per l’imponente gazebo situato nel giardino adiacente che si ergeva nell’aria sostenuto dalla magia.
Sotto di esso era impossibile non notare le numerosissime testoline rosse che si muovevano convulsamente in direzioni non specificate: chi correva dentro la casa e tornava nuovamente fuori con in mano vassoi pieni di cibo e chi rincorreva quest’ultimi per riempirsi la pancia prima del previsto.

Inutile specificare che nei volti dei giovani non vi era alcuna traccia di stanchezza, i giorni passati a Hogwarts a studiare per gli esami erano oramai un lontano ricordo; ora, però, una sfida ancor più ardua gli attenteva: superare l’annuale cena di fine anno e sopravvivere alle centinaia di domande alle quali i propri familiari avrebbero loro sottoposto.
Poi, certo, si era aggiunto anche il problema che quell’anno gli invitati speciali sarebbero stati decisamente numerosi e nessuno poteva prevedere quanto ospitali sarebbero stati certi genitori con loro.

In particolare, vi era una nota testa rossa fin troppo tesa quel giorno: nonostante i quaranta anni d’età raggiunti, Ron Weasley non dava segno di autocontrollo; girava freneticamente da un tavolo all’altro, controllando perfino il dettaglio più insignificante.
Corse immediatamente al fianco dell’anziana madre Molly, osservando concentrato da sopra la sua spalla destra il modo in cui posizionava le posate su un tavolo.

« Ronald, rilassati. Sono solo ragazzi, qualsiasi cosa andrà loro bene! L’importante è mangiare! » Disse con tono di accusa la suddetta donna, non alzando nemmeno lo sguardo da ciò che stava maneggiando sul tavolo; d’altronde sarebbe stato impossibile non percepire il respiro affannoso del figlio che premeva al suo fianco.
« Mamma, stai scherzando!? Qui ci giochiamo l’onore di famiglia! » Rispose quasi offeso Ron, incapace di comprendere perché nessuno stesse affrontando quel pranzo con la sua stessa serietà .
Vide la madre lanciargli uno sguardo interrogativo e, senza neanche fingere una qualsivoglia forma di moderazione, sbraitò nuvamente in preda al panico.
« Voglio che quel ragazzino torni a casa e dica a Malfoy quanto siamo meravigliosi! È una questione di vita o di morte, capisci!? »
La signora Weasley ebbe l’ottima intuizione di non degnare di mezza parola il figlio e, dopo aver sonoramente sbuffato e alzato gli occhi al cielo, prese in mano un pentolone che si trovava lì affianco e tornò di corsa in cucina, bofonchiando tra sé e sé di quanto in fondo combattere il signore oscuro era stato molto meno stressante.

Mentre Ron imprecava davanti alle posate e specificatamente contro ad un cucchiaino, il quale – a dir suo – aveva l’enorme colpa di essere leggermente piegato, due ancor più note figure lo osservavano da lontano, seduti comodamente ad un tavolino a sorseggiare pacificamente del vino.
« Beh, a giudicare da questa scenetta dire che l’ha presa bene, no, Hermione? » Dichiarò l’ormai adulto ragazzo-che-è-sopravvissuto Harry Potter, con gli occhi verdi pregnati di ilarità e vispi dietro le spesse lenti degli occhiali.
« Non ha avuto molta scelta. Rosie lo ha minacciato che avrebbe rinunciato al cognome Weasley se non l’avesse accettato! » Ribatté Hermione, sforzandosi di non scoppiare a ridere alle proprie parole.
Ricordava ancora con grande divertimento di quando sua figlia Rose aveva mandato il gufo di famiglia per dare la lieta notizia del suo nuovo biondissimo ragazzo e di come suo marito Ron era corso come suo solito alla finestra in attesa di notizie da Hogwarts.
Ricordava soprattutto di come era sbiancato non appena aveva posato lo sguardo sul foglio e di come aveva spalancato sgraziosamente la bocca, prima di crollare al suolo e dondolarsi sul posto con le mani schiacciate sulle orecchie e gli occhi chiusi – e come se la reazione non fosse ancora abbastanza esagerata, era pure rimasto silenziosamente per ore a mormorare tra sé e sé il mantra ‘sto avendo un incubo, è solo un incubo’.
«Oh, beh, se il giovane Malfoy è riuscito a conquistare Rose, allora merita tutto il nostro rispetto. » Disse nuovamente deciso Harry, alzando in aria il bicchiere che teneva in mano e porgendolo in direzione dell’amica.
Hermione colse l’intenzione al volo e alzò prontamente il proprio bicchiere per brindare alle parole appena sentite.
 

« Nonna Molly! Ciao! »
Perfino dall’angolo più remoto del giardino fu possibile sentire l’urlo spropositato che lanciò in cucina la nuova arrivata.
« Oh, Freya! Ciao! » Rispose cordiale la suddetta donna, stupita dallo slancio di confidenza di Freya Nott, la quale – avvolta da un vestitino estivo vermiglio acceso – fissava tutti i presenti con gli occhi sgranati dall’euforia.
« Freya, ti prego, non chiamarla così. » La pregò dolorante il ragazzo che le stava accanto, Hugo Weasley, mentre con il corpo si sporgeva in avanti per aiutare la propria nonna nei preparativi.
« Perché no? In fondo è un po’ la nonna di tutti noi! » Freya annuì con convinzione, puntellando le mani sui fianchi.
Hugo non seppe bene come ribattere tanto l’affermazione appena fatta dalla sua ragazza fosse vera: d’altronde sua nonna conosceva Freya da moltissimi anni.
Molly si limitò a sorridere divertita, prima di scuotere leggermente il capo e uscire nuovamente dalla cucina in direzione del gazebo.
Prima che Hugo tornasse a rivolgere la sua attenzione a Freya e a fissarla nuvamente negli occhi, si udì distintamente un nuovo grido « Ronald, smettila subito di spostare quelle sedie! Bill, George! Tenetelo fermo! »

« Perché è strano, poi sembra che anche noi due siamo imparentati e… » Hugo scosse volontariamente la testa, quasi rabbrividito dal pensiero appena fatto.
« Fragolina, ma come sei sensibile! Rilassati! » Disse con un sorriso smagliante la Serpeverde, avvicinadosi al ragazzo per cingere le braccia attorno al suo busto.
« Hai ragione, scusami, è che è strano essere tutti assieme. » Sospirò Hugo, ricambiando l’abbraccio.
« Oh, andiamo! La vera star della serata non è ancora arrivata! Vedrai che bello spettacolo quando mio cugino entrerà mano nella mano con tua sorella! »
Il Grifondoro contorse immediatamente il volto in un ghigno di preoccupazione, mentre Freya sghignazzò divertita per ciò che aveva appena detto.
« Godric! Credi che lo farà veramente? Perché io gli avevo consigliato di stare almeno a tre metri di distanza da Rose per tutta la giornata e– »
« Pomodorino, respira! » Lo interruppe Freya, mimando al ragazzo di inspirare profondamente. « A noi conviene solamente se tuo padre fa fuori Scorp! Elimineremmo la competizione! »
Hugo non si degnò nemmeno di chiedere spiegazioni; gli bastò alzare un sopracciglio in segno interrogativo e guardare la propria ragazza dritta negli occhi perché lei comprendesse di dover continuare a parlare.
« Ma sì! Amore tra un Serpeverde e un Grifondoro dai capelli rossi membro della famiglia Weasley! Ti ricorda qualcuno? » Aggiunse poi, indicando con un dito lo spazio che la separava dal corpo del ragazzo.
« Freya, abbiamo vinto in partenza. Tu non rischi di incorrere in una maledizione senza perdono o di mangiare del cibo avvelenato! » Spiegò il Grifondoro con serietà, accompagnando ogni parola con una scossa decisa del capo.
« Oh, non ci avevo pensato! Quanto sei intelligente, Fragolino! » Disse con impeto la Serpeverde, prima di buttarsi al collo di Hugo e stampargli una quantità di baci indefinita su tutto il viso.
La dolce tortura del Grifondoro ebbe presto fine, perché nel giro di pochi secondi un urlo striminzito fece desistere tutti i presenti dalle attività che li stavano coinvolgendo.
« Sono arrivati! »
« Charlie, prendi la bacchetta a tuo fratello! »
« Tenetelo fermo! »
Hugo e Freya non poterono far altro che scoppiare a ridere di gusto, godendosi quella scenetta degna solamente dei grandi drammi che avevano affrontato a Hogwarts.
Molly Weasley gridava, con l’autorità di chi aveva un mestolo in mano, ai propri figli di rincorrere l’esaltato Ron, che per tutta risposta schivava le prese dei fratelli come il migliore dei giocatori di rugby.
Hugo dovette tenersi la pancia con le mani dalle troppe risate: quella sarebbe stata decisamente una giornata interessante.
 

*
 
 
« … e così quando sono stato eletto miglior giocatore di Quidditch per il quarto anno di fila ho capito che avrei dovuto tentare di farne una carriera, capito? »
Parlò a gran voce Jace Steel, mentre teneva stretto tra le mani un pretenzioso e raffinatissimo bicchiere di vino bianco.
I due interlocutori – o meglio, i due spettatori del solito monologo alla Steel – non erano altro che Bill Weasley e Fleur Delacour, i quali se ne stavano imbambolati a fissarlo con aria alquanto stralunata, facendo brevi cenni col capo di affermazione ad ogni domanda retorica alla quale venivano sottoposti.
« Ovviamente non mi rimane che il Quidditch, non ho l’incredibile cervello di vostra figlia, che oltre ad essere la creatura più meravigliosa dell’universo – intendo Dominique ovviamente! Non che Victoire non sia un bel vedere, però io sono un uomo fedele e super innamorato di– »
« Maman, papà! Vedo che avete conosciuto Jace! » Intervenne prontamente a salvare i propri genitori Dominique, fermando il ragazzo dal parlare oltre passandogli un braccio lunga la spalla e tirandogli con forza il colletto della camicia.
Jace non poté fare altro che sussultare sul posto ed emettere un grugnito di fastidio: la Corvonero lo stava bellamente strozzando con la sua stessa camicia.
« Sì, ecco. È stato difficile evitarlo dal momento che appena è entrato ha urlato a tutti di essere il tuo ragazzo. » Ribatté evidentemente divertito Bill, lanciando subito dopo uno sguardo di intesa alla moglie.
Fleur d’altra parte trattenne una risata: era la prima volta che vedeva la figlia in uno stato di imbarazzo e niente le fece più piacere di sapere che anche lei, che fino a poco tempo prima si sforzava di essere glaciale con tutti, ora si concedeva di vivere la propria età a pieno.
Dominique non ebbe però la stessa reazione; in risposta alle parole del padre si limitò a strizzare gli occhi in difficoltà.
Quando però si voltò a guardare il suo ragazzo negli occhi e lo vide sorriderle ebete con il suo caratteristico ghigno, tutto il corpo le gridò invece di prenderlo direttamente a pugni nello stomaco.
« Tanto valeva rompere subito il ghiaccio, no? » Ebbe il coraggio di dire il Serpeverde e Dominique non avrebbe avuto problemi a pestarlo lì davanti a tutta la sua famiglia, se solo sua madre – probabilmente colta da istinto materno – non fosse intervenuta.
« Ma chérie, non ti preoccupare! Jace è così un bel ragazzo, siamo felici per te! »
« Hai sentito? Dice che sono un bel ragazzo! Questo lo devo dire a tutt– »
Jace non fece in tempo a finire di parlare che ben presto le parole furono sostituite da un urletto decisamente troppo acuto: Dominique aveva finalmente dato ascolto al suo istinto e piazzatogli una delicatissima gomitata in un fianco.
« Maman, papà! Torniamo, promesso! » Si affrettò a dire la ragazza, prima di prendere con forza Jace per un braccio e allontanarlo di peso dai propri genitori.
Lo portò qualche metro più in là, davanti ad un tavolo occupato per lo più da gran parte dei suoi cugini.
« Ma non posso neanche lasciarti da solo per due minuti senza che tu faccia qualche scenata? » Gli sbraitò poi contro, incurante del fatto che ora avesse una folla di cugini amanti del gossip ad osservarli.
« Dom, mia bella. Ora i tuoi genitori penseranno che io sia vittima di violenza domestica! Dovremmo tornare indietro e spiegare che invece noi due siamo più per l’amore che per la guerra! » Disse tranquillamente Jace, ignorando lo sguardo iracondo della propria ragazza.
Dominique seppe che non vi era alcuna cosa che avrebbe potuto dire per far togliere quel sorrisino fastidioso dal volto del Serpeverde e, oramai rassegnata, si limitò come ogni volta ad alzare gli occhi al cielo.
Alla vista della reazione della Corvonero, Jace non perse l’occasione e si sporse subito in avanti per schioccare un bacio sulla sua bocca; senza che potesse controllarlo, sul volto di Dominique l’espressione corrucciata fu presto sostituita da un sorriso smagliante.

« Ah, l’amore giovanile, che cosa meravigliosa! » Commentò con voce sognate James Sirius Potter, seduto proprio di fronte a dove i due si erano piazzati a parlare.
Prese con una mano una manciata di patatine e se le infilò sgraziosamente in bocca, continuando ad osservare – a tratti anche in maniera abbastanza inquietante – sua cugina e il suo ragazzo.
« Piantala di fare l’adulto che sei più grande di lei solo di un anno! » Lo ammonì sua sorella Lily, tirandogli – a rafforzare la sua tesi – anche uno schiaffetto su una spalla tutt’altro che leggero.
« Un anno passato a girare il mondo, mia cara sorellina! Sono un uomo navigato io!»
Incrociò le braccia al petto James, cercando di darsi un’aria di superiorità ora che il resto dei suoi cugini lo guardavano con aria canzonatoria.
« Certo, certo. Il grandissimo uomo navigato che quando viene sgridato dall’allenatore va di corsa a piangere da mammina! » Intervenne allora Fred Weasley, il più grande amico di James e suo compagno di squadra.
Entrambi, infatti, potevano vantarsi di essere diventati giocatori professionisti di Quidditch per i Chudley Cannons.
Fatto che aveva reso estremamente fiero il loro zio Ron, che non mancava mai occasione di vantarsene con chiunque entrasse ai Tiri Vispi Weasley, dove tra l’altro faceva anche bella vista all’ingresso una gigantografia dei due giocatori.
« Fred, dov’è la tua lealtà? È successo solo una volta, avevi promesso di non dirlo! » Si alzò di scatto dalla sedia su cui era seduto James, pronto ad acciuffare il cugino al volo.
« Scusa, Jamie. Lo sai che le promesse in famiglia valgono solo fino a quando non posso prenderti in giro! »
Fred ebbe la buona intuizione di balzare subito via, cominciando così una rincorsa che Godric solo sa quando – e come – sarebbe finita.
Alla vista di quella infantile e familiare scenetta sia Lily Luna che Dominique non poterono far altro che sbuffare scocciate; Jace, invece, guardava i due allontanarsi con occhi sognanti.
« Salazar, io amo i Weasley. » Sussurrò infine, prima di buttarsi e cominciare a correre in direzione di James e Fred.
Dominique non si stupì nemmeno, si limitò a voltarsi e fissare la cugina; senza nemmeno mettersi d’accordo, entrambe si lasciarono andare con un «Uomini! – che valse più di mille parole.
 

*
 
 
« Ron, tutto okay? » Chiese seriamente preoccupato Harry Potter, dopo aver appurato che il proprio amico fosse rimasto immobile per dei buoni minuti.
« Harry, quel biondo platinato sta tenendo la mano della mia dolce Rosie. » Fu la risposta più che esauriente che ricevette dal rosso, il quale, per esplicare ulteriormente la questione del suo cruccio, non ebbe problemi ad alzare una mano e ad indicare la propria figlia e Scorpius Malfoy, che da quando era arrivato alla Tana non aveva mai lasciato il fianco della Grifondoro.
La reazione istintiva di Harry fu quella di scoppiare a ridergli in faccia: non aveva mai visto l’amico con un’espressione tanto addolorata nemmeno quando molti anni prima aveva portato al collo un Horcrux che gli stava letteralmente logorando l’anima.
« Stanno assieme, caro. Mi sembra una cosa normale. » Fece spallucce Hermione, che si stava godendo la scena al fianco del marito.
Mai avesse detto quelle parole, perché appene le udì Ronald Weasley spalancò teatralmente la bocca e cominciò a muoversi come un forsennato.
« Ma dico io, ‘Mione! Sei forse impazzita!? E se la mette incinta? » Esclamò con gli occhi azzurri che brillavano di follia, mentre guardava la donna che gli aveva appena parlato allo stesso modo in cui si compatisce un malato di mente.
E in tutta risposta sia Hermione che Harry si misero a guardare Ron nella stessa identica maniera.
« Ronald, abbiamo due figli! Sai meglio di me che non funziona con una semplice stretta di mano! » Sbuffò la donna, incrociando le braccia al petto e dandosi quella sua caratteristica aria saccente.
Fu allora che sul volto di Ron fu possibile scorgere il panico più totale: cominciò a boccheggiare e a guardarsi intorno alla ricerca di qualsiasi cosa che gli dimostrasse che stesse solamente avendo un bruttissimo incubo.
« Oh, Godric! E se facessero già… ? No, no, no, non voglio starti a sentire! »
Farfugliò indistintamente, coprendosi all’istante le orecchie con i palmi delle mani e allontanandosi il più velocemente possibile dai due.
L’attimo dopo si ritrovò davanti al tavolo delle bevande e fu impossibile non notare il modo in cui ingurgitò di un colpo due bicchieri pieni di Firewhiskey.
« Dici che non si è nemmeno accorto della piccola Nott che sta mangiando la faccia di Hugo? » Disse Harry una volta che Ron si fu allontanato, indicando con lo sguardo un angolo del gazebo, dove una tranquillissima Freya Nott se ne stava con le braccia avvinghiate ad un evidentemente imbarazzato Hugo Weasley.
« Dubito che abbia distolto lo sguardo da Scorpius anche solo per un secondo! » Commentò tra le risate Hermione, ritornando a parlare l’attimo dopo. « E comunque è dal suo primo anno che sapevamo che Hugo si sarebbe messo con Freya. »
Allo sguardo interrogativo di Harry, la donna non esitò ad aggiungere:
« Hugo ci scriveva in continuazione dicendoci che c’era una ragazzina dai capelli ispidi con cui battibeccava! »
Harry non poté fare altro che sorridere di cuore: d’altronde la mela non cade mai lontana dall’albero, no?
 

*
 
 
« Comunque siete stati davveri gentilissimi ad invitarmi anche se non c’entro nulla! » Esordì timidamente Violet McDougal, sistemandosi meglio sul plaid steso sul prato che condivideva con Frank.
« Ma stai scherzando? Frank è la mascotte ufficiale di questa enorme famiglia, in quanto sua ragazza sei un po’ la ragazza di tutti noi! » Rispose senza realmente pensarci James.
Alle sua parole infatti le reazioni sui volti dei presenti furono molteplici: Rose scosse la testa sconsolata, Albus si schiaffò direttamente una mano in viso, mentre gli altri si limitarono a lanciargli occhiate alquanto confuse.
Violet sembrò l’unica ad aver compreso il messaggio di benvenuto di fondo che le parole contorte del primogenito Potter nascondevano, perché naturalmente gli rivolse un grande sorriso.
« Certo che se perfino Frankie si è trovato la ragazza vuol dire che sono messo davvero male! »
« Oh, Freddie, tu non sei messo male! Devi solo smetterla di andare col primo essere che respira che ti ritrovi davanti! »
Roxanne controbatté al fratello, scatenando una risata collettiva.
Perfino lo stesso Frank si ritrovò a sorridere, mentre si stringeva al petto la timida Violet.
« Hai ragione Roxy, sarà sempre James il più disperato di tutti! »
« Hey! » Si lamentò l’appena citato ragazzo, sporgendosi in avanti per tirare una pacca sul fianco di Fred.
« Smettetela di fare i cretini! Farete scappare i nuovi ospiti! » Li rimproverò allora Lily Potter, riferendosi evidentemente ai due ragazzi dai quali non aveva staccato gli occhi dacché erano arrivati: Jace Steel e Scorpius Malfoy erano decisamente un bel vedere.
La ragazza si sistemò frettolosamente una ciocca di capelli dietro un orecchio, lanciando un enorme sorriso a Jace; inutile dire che fu subito chiaro a tutti chi fosse il suo preferito tra i due.
« Tranquilla, Lils. A quello ci penserà presto zio Ron! » Si sentì in dovere di informare il gruppo Albus, indicando con un veloce gesto del viso la scena che aveva di fronte.
Senza troppe preoccupazioni l’intero gruppo di cugini e affini si voltò per seguirne la direzione e immediatamente si ritrovarono di fronte ad uno spettacolo alquanto inquietante: Ronald Weasley se ne stava seduto scompostamente su una sedia con una bottiglia di Firewhiskey in mano, mentre fissava con gli occhi assatanati la figura di Scorpius Malfoy.
Nonostante avesse sempre affermato pubblicamente di non avere paura di niente e nessuno, Scorpius non poté che sentire un brivido lungo la schiena.
Sarebbe stato quello il giorno in cui sarebbe morto?
« Oh, andiamo, smettetela di farne un dramma! Papà è stato molto comprensivo riguardo la mia relazione! » Sbottò allora Rose, catturando l’attenzione dell’intero gruppo su di sé.
« Certo, ed è per questo che non lasci il tuo biondo da solo neanche per un minuto? »
« Gli hai permesso almeno di fare una pausa pipì? »
« Ma statevene un po’ zitti! » Sbraitò nuovamente, questa volte in direzione dei due cugini Fred e James, i quali prontamente si schiacciarono il cinque e si sorrisero compiaciuti a vicenda.
« Rose, tesoro… » Cercò di prendere parola Scorpius, mettendo subito le mani avanti una volta appurato lo sguardo fulmineo che la sua ragazza gli rivolse. « Non hanno tutti i torti. Non pensi che io debba andargli a parlare… o almeno, salutarlo? »
In effetti quando qualche ora prima lei e Scorpius erano giunti alla Tana grazie ad una vecchia passaporta utilizzata assieme a Dominique e Jace, aveva preso il Serpeverde bruscamente per un braccio e lo aveva portato subito in giardino, evitando spudoratamente di passare a salutare i presenti.
Forse – si ritrovò a pensare ora – non era stata la mossa migliore per calmare le acque.

« Oh, Merlino! Si sta avvicinando! » Urlò improvvisamente una voce, che fu subito chiaro appartenere ad Albus.
« Prendete tutti le bacchette! » Aggiunse allora Harry, avendo ascoltato le parole del figlio.
« Riprendete tutto, questa va sull’album di famiglia! »
« Dieci galeoni che il biondo non sopravvive! »
« George, smettila di scommettere su un ragazzino! »
Si udirono altre grida condire la baraonda che si era appena creata e, senza aver bisogno di voltarsi per accertarsi del fatto, Scorpius seppe subito a cosa stava andando incontro.
Il panico nacque urgente sul volto di Rose, mentre il suo ragazzo, con la grande aplomb Serpeverde che lo caratterizzava, si alzò coraggiosamente in piedi e si voltò a fronteggiare l’uomo che li aveva appena raggiunti.

« Piacere, signore. Io sono Scorpius. » Dichiarò poi solenne, porgendo coraggiosamente una mano a Ronald Weasley.
L’uomo rimase di sasso: evidentemente non si aspettava un tale coraggio Grifondoro da parte di quella che lui riusciva a considerare solamente una Serpe.
Nel giro di pochi secondi Hermione corse ad affiancare il marito e, notandone il mutismo che lo aveva appena invaso e lo sguardo confuso sul viso di Scorpius, decise di smuovere le acque emettendo un finto colpo di tosse proprio in direzione dell’orecchio di Ron.
Quest’ultimo sembrò ridestarsi all’istante: era proprio vero che Hermione Granger lo salvava dalle situazioni più disparate da pressoché sempre.
« Ancora non sappiamo se sarà un piacere, ragazzo. » Cercò di darsi un tono autoritario Ron, riuscendo inesorabilmente solamente a cadere nel ridicolo.
E come se non bastasse, non riuscendo proprio a mantenere il personaggio, abbassò leggermente il capo per parlare alla moglie, non comprendendo che ciò che stava per dire si sarebbe sentito nitidamente.
« Hai sentito, ‘Mione? Mi ha chiamato ‘signore’! Quando torni al Ministero devi assolutamente dirlo a Draco! Suo figlio, capisci? Che chiama me ‘signore’! »
Prima ancora che Hermione potesse rispondere, si sentì Harry Potter scoppiare a ridere fragorosamente, il tutto mentre scuoteva la testa sconsolato: certe cose – per il loro trio – non sarebbero di certo mai cambiate.

In tutto questo Scorpius era rimasto con la mano rivolta verso Ron, in attesa che il saluto, per quanto fosse formale, venisse completato.
« Ah, giusto! » Dovette correggersi allora Ron, ricambiando la stretta di mano: l’orgoglio di padre poteva pure fargli dire determinate parole, ma davanti a sé c’era comunque un ragazzo di quasi diciotto anni che attendeva solamente un piccolo gesto di approvazione.
E poi c’era sua figlia Rose, stretta al fianco di quel ragazzo, che lo guardava con trepidazione in attesa che suo padre, l’uomo che aveva sempre ammirato, dimostrasse di comportarsi come l’eroe che lei aveva sempre creduto essere.
No, di certo Ronald Weasley non avrebbe deluso sua figlia, non importa quale Serpeverde, o quale Malfoy, ci fosse stato davanti a sé.
« Finalmente ti conosciamo, benvenuto. » Aggiuse poi e, nell’istante stesso in cui le sue labbra si incurvarono in un sorriso, un boato collettivo invase tutti i presenti.
La maggior parte si limitò a tirare solamente un lungo sospiro di sollievo, altri – come la sempre esagerata Freya – fecero finta di asciugarsi una lacrimuccia.
E poi ci fu la reazione più tipicamente Weasley che potesse esserci: un enorme fuoco d’artificio venne fatto esplodere a pochi metri di distanza e, con ancora l’arma del delitto in mano – o meglio, la bacchetta – Fred Weasley sghignazzava apertamente, tra le risate di approvazione dei cugini.
« Fred, no! » Urlò stravolta sua madre Angelina, oramai abituata ad avere il figlio fuoricasa e a vivere nella quiete.
« Fred, sì! » Ribatté a sua volta George Weasley, con gli occhi che brillava di orgoglio paterno. « Quello è mio figlio! »
Senza che potesse controllarlo, la vista di George e Fred II accesi dall’entusiasmo per un fuoco d’artificio, fece commuovere l’anziana Molly Weasley; chissà, forse quella scena le aveva fatto riaffiorare alla memoria immagini del passato.

In ogni caso, nel marasma generale l’unica cosa che contò veramente fu il sorriso sincero che comparve sul viso di Rose: finalmente non ebbe più dubbi a riguardo, stava vivendo il momento più bello della sua vita.
 

*
 
 
« Fragolino, passami le patate per favore! » Hugo fece come richiesto, senza battere ciglio.
« Patatino, già che ci sei, lo stufato, grazie! »
Gli occhi dei presenti cominciarono a puntarsi sulla coppia più giovane del tavolo e più precisamente su Freya che si stava riempiendo il piatto a più non posso e sul povero Hugo che assecondava ogni richiesta nella più completa rassegnazione.
« Succo di zucca, Pomodorino, non dimenticare! »
« Freya, hai intenzione di lasciare qualcosa anche per noi? » Intervenne Jace Steel, dopo aver osservato la sua compagna di Casa arraffarsi quanto più stufato possibile, lasciando inevitabilmente il resto del tavolo a secco.
« Non essere drammatico, Jonathan. Io devo ancora crescere, tu vai bene così. Se cresci ancora poi sarai deforme e Dom non ti vorrà più. » Rispose secca la ragazza, schiacciando una nuova cucchiaiata di cibo nel piatto.
Dominique non riuscì a trattenersi e scoppiò fragorosamente a ridere: erano poche le persone in grado di lasciare il suo ragazzo di sasso e soprattutto con quell’espressione sconvolta che ora aveva in viso.
Jace in tutta risposta le lanciò un’occhiataccia, che fu presto sostituita da un enorme sorriso quando Rose gli piantò davanti agli occhi una terrina di stufato, probabilmente rubata al tavolo a fianco.
« Oh, Rosellina, sarai sempre la mia salvatrice! Peccato che entrambi abbiamo scelto due biondi ossigenati come compagni di vita, saremmo stati perfetti assieme! »
La reazione di Scorpius non ci mise molto a giungere: ad un tratto calciò uno stinco del migliore amico da sotto il tavolo, facendolo gridare dal dolore.
« Sempre molto mascolini gli urli del tuo ragazzo! » Commentò allora Lysander, direttamente in direzione di Dominique, la quale, però, stava bellamente facendo finta di non aver notato l’ennesima scenata di Jace.
« La mascolinità è sopravvalutata, caro Scamander. L’importante è che la tiri fuori nei momenti importanti e a giudicare da mezza popolazione femminile di Hogwarts, Jace se la cava alla grande! » Ebbe il coraggio di intromettersi Freya, causando lo spalancamento improvviso di varie bocche; non quella del giovane Steel, che invece questa volta incurvò le labbra in un sorriso di compiacimento.
« Freya, ma che ne sai tu di queste cose!? » Disse con tono innoridito Scorpius, non riuscendo a capacitarsi fino in fondo di come anche le proprie cugine di soli quindici anni prima o poi crescano.
« Beh, sto con Hugo da parecchio tempo e quind– »
« Okay, colpa mia che ho chiesto. » La interruppe in tempo, accompagnando le parole con un gesto della mano, per farle intendere di fermarsi.
Freya, in tutta risposta, alzò le spalle: fatti loro se non volevano sentire le sue magnifiche storie.

La quiete effettivamente in quel pranzo estivo a casa Weasley stava durando da fin troppo tempo, perché improvvisamente quello che fino a quel momento era stato un più che taciturno Hugo, cominciò a tossire con forza e a sputare l’intero succo di zucca che stava bevendo nel piatto.
Immediatamente Rose si alzò in piedi per cercare di aiutarlo, battendo un pugno contro la sua schiena nel tentativo di impedire che si strozzasse.
Presto la situazione peggiorò e il roseo colorito abituale del volto del ragazzo si trasformò in un rosso cremisi: Hermione corse in direzione del figlio e subito portò le mani ad ispezionargli il viso.
« Scorpius, tuo padre ha studiato Medimagia, fa qualcosa! » Urlò preoccupato Jace.
« Sì, mio padre, non io, imbecille! » Lo spintonò Scorpius.
La situazione, benché critica, diventò nel giro di pochi secondi un panorama decisamente surreale: zii e zie di Hugo che gli ronzavano attorno, ciascuno con una diagnosi diversa, e i numerosi cugini che correvano da tutte le parti alla ricerca di qualcosa di utile da fare; occhi attenti avrebbero perfino notato Fred e James scambiarsi un paio di galeoni: che stessero scommettendo sulla morte del cugino?

L’unica che sembrò mantenere un certo contegno fu Freya, la quale, fedelmente seduta accanto al proprio ragazzo, si gustava la scena con un sorriso dai tratti inquietanti in volto.
La tosse di Hugo si fermò di colpo e i gemiti di fastidio divennero urla di dolore: dalla pelle completamente violacea ora sbucavano penne e piume di un oro acceso e fu subito chiaro a tutti cosa stesse effettivamente accadendo.
Freya, abbandonando momentaneamente la parte che stava recitando, scoppiò in modo del tutto indelicato a ridere sonoramente.
Tutti i presenti, nessuno escluso, si voltarono a fissarla esterrefatti, chi avendo già capito l’intera faccenda e chi non riuscendo a comprendere perché una fidanzatina tanto devota reagisse a quel modo.
Quando l’aspetto di Hugo fu interamente mutato e il suo corpo fu interamente coperto di piume, si girò a guardare Freya negli occhi e finalmente spiaccicò parola.
« Freya, perché!? »
« Perché date per scontato che sia stata io? » Si difese facendo finta di nulla, nonostante l’evidenza dei fatti.
« Perché hai comprato un pacco di crostatine canarine ieri in negozio. » Ribatté George, guardando la ragazzina con una certa ammirazione.
« Non avete prove per questa accusa infamante! » Gridò la Serpeverde, muovendo esagitatamente le braccia.
D’altronde, a recitare i suoi ruoli, era sempre stata la migliore di Hogwarts.
« C’ero io in cassa. » Rispose secco George.
Nel giro di pochi secondi Freya mutò espressione, coprendosi immediatamente le labbra con una mano per nascondere il sorriso compiaciuto.
« Ops.» Fu l’unica cosa che disse, alzando le spalle con innocenza.

Hugo non riuscì proprio ad arrabbiarsi, si limitò a scuotere il capo sconsolato: nell’ultimo anno ad Hogwarts molto era cambiato – soprattutto per sua sorella e per il resto dei suoi cugini – ma ora, guardando gli occhi verdi e così familiari di Freya, realizzò che infondo tutto era rimasto proprio nel modo in cui era cominciato.







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Che dire, grazie per avermi accompagnata in questa storia che ho cominciato a scrivere quando avevo solo 14 anni - insomma, siete stati partecipi della mia adolescenza!
Grazie per aver aspettato pazientemente per anni - eh no, non è un eufemismo - che io aggiornassi e grazie per avermi dato l'ispirazione per scrivere, è stata la migliore delle terapie!
Nella speranza che la mia interpretazione dei personaggi della Rowling vi abbia strappato un sorriso e perché no, magari anche fatto immedesimare in situazioni che avete vissuto in passato, posso davvero dire solo un enorme GRAZIE.
Fatemi sapere cosa ne pensate, e soprattutto se i vostri personaggi preferiti hanno ottenuto il lieto fine che meritavano ;)

Concludo dicendo che avrei una mezza ispirazione per una nuova storia, dove integrerei anche altri personaggi la quale mancanza si è fatta molto sentire in Anything You Synthesize, e prometto che se il progetto andrà in porto i capitoli verrebbero aggiornati regolarmente - d'altronde non avrei anni di differenza tra i capitoli, differenza che il più delle volte non mi ha permesso di ricordarmi quale fosse l'idea originale della storia! :')
Eh niente,

un bacio enormissimo e di cuore,
EstherLeon.

 

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