Ancora. Rabbia. Ritorno. Paura.

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di nuovo. Ancora. ***
Capitolo 2: *** Rabbia silenziosa ***
Capitolo 3: *** Ritorno a casa. Parte 1 ***
Capitolo 4: *** Ritorno a casa. Parte 2 ***
Capitolo 5: *** Per un solo pomeriggio.... ***
Capitolo 6: *** Paure nascoste. Parte 1 ***
Capitolo 7: *** Paure nascoste. Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Di nuovo. Ancora. ***


THE ROAD SO FAR

Il Diavolo mi ha reso libero….

Io ho rotto ossa e ho guardato il Diavolo negli occhi.

Ho visto la mia chance e sono saltato in lui che non dirà più una parola e

non avrà più nessun luogo da chiamare casa”

(Broken Bones, by Kaleo)

 

Ce l’hai fatta!!” esclamò entusiasta Sam guardando il maggiore che ancora incredulo fissava l’ormai sconfitto Lucifero.

Dean alzò lo sguardo verso il minore e con una sorta di presa di coscienza lo corresse. “No, ce l’abbiamo fatta. Noi ce l’abbiamo fatta!” affermò con decisione.

 

Poi accadde l’impensabile.

Quando Dean si piegò su sé stesso, il sorriso che fino a poco prima illuminava il viso di Sam , divenne una smorfia di apprensione e preoccupazione.

E quando il maggiore, che a stento , sembrava trattenere e resistere a spasmi di dolore, gridò un sofferente e rabbioso “Avevamo un patto!!”, Sam capì tutto.

Michael!” sussurrò Sam, quando vide il volto di Dean quasi trasfigurato. Il volto fraterno era impassibile, gelido. Si guardava intorno e su lui e un malfermo Jack, posò solo un fugace sguardo.

 

Grazie per il vestito nuovo!” e poi più nulla di Dean.

 

Sam si ritrovò svuotato di ogni entusiasmo in quel momento.

Era successo ancora. Di nuovo!

Quando pensavano di aver vinto, il prezzo per quella vittoria appariva con la sua lunga falce e si impegnava a riscuotere il premio. E questa volta , il premio, era Dean.

Avrebbe voluto gridare in quel momento.

Avrebbe voluto infierire senza pietà o rimorso sul corpo già morto di Lucifero, che di certo, era stata la causa di tutto quello che era appena successo.

Avrebbe voluto fare….avrebbe voluto dire…Avrebbe voluto...

Avrebbe voluto solo che in quel momento, Dean, gli apparisse di fronte, soddisfatto e tranquillo e che gli dicesse: “Tranquillo, fratellino. E’ tutto sotto controllo. Andiamo a casa! Il ragazzino ha bisogno di cure!”

 

A quel pensiero, si girò istintivamente verso il giovane Jack. Il ragazzo sanguinava ancora dalla ferita che si era procurato nel tentativo di salvarlo e barcollava sfinito.

“Sam...” sussurrò flebilmente. “Dean è….Dean….”

“Lo so. Lo so, Jack. Lo ritroveremo. Risolveremo tutto e lo riporteremo a casa. Da noi!” cercò di rassicurarlo. O forse di rassicurare sé stesso. “Andiamo al bunker. Devi curarti. Stai perdendo troppo sangue.” e così dicendo aiutò il ragazzo, uscirono da quella chiesa in cui Lucifero li aveva trasportati e per un attimo, solo uno, con lo sguardo cercò l’Impala. Ma la loro macchina non c’era.

Dean, con l’aiuto di Micheal, non ne aveva avuto bisogno.

“Ok!” sospirò. “Dobbiamo trovare un passaggio!” si levò la camicia che usò per ripulire il viso del ragazzo e gli chiuse per bene il giacchetto per evitare che la maglietta sporca di sangue attirasse l’attenzione. “Se ti vedono conciato così, non si fermerà mai nessuno.” spiegò mentre Jack guardava stranito quei gesti, gentili e premurosi. Anche se non poteva negare di aver visto le mani di Sam tremare mentre si prendeva cura di lui.

“Sam...” fece stringendogli appena il polso della mano che lo stava ripulendo sotto il naso sporco di sangue.

“Andrà bene!” fece Sam senza guardarlo.

“Sam...” lo richiamò ancora, certo che quell’andrà bene era rivolto ad altro.

“Sì! Andrà bene!” lo sguardo ancora basso.

“Sam...”

Gli occhi di Sam, a quell’ennesimo richiamo, si fermarono in quelli del nephilim e per un attimo tremarono di paura e Jack sentì, che per una volta, doveva essere lui a consolare.

In quei mesi passati con Sam e Dean, aveva imparato e visto più e più volte quanto fosse forte il legame tra i due fratelli. E lui si era affezionato a loro e a quel legame che, ora, sentiva, anche rivolto verso sé stesso.

Con Castiel, erano diventati padri, fratelli, amici.

Dean stesso gli aveva detto: “Non importa gli errori commessi, capiremo come rimediare. Insieme. Sei della famiglia, ragazzino. E ti guarderemo sempre le spalle!

“Sarà come dici tu, vedrai... lo troveremo, risolveremo e lo riporteremo a casa da noi. Dalla sua famiglia.” fece mostrando più decisione possibile.

Sam non rispose, ma capì ciò che stava cercando di fare Jack, quindi si limitò ad annuire grato , cercando di mostrarsi forte.

Ancora. Di nuovo.

 

Il passaggio che trovarono, li lasciò ad un centinaio di metri dall’ingresso del bunker e quando Sam, oltrepassò la porta ancora scardinata come l’aveva ridotta Micheal, chiamò a gran voce Bobby e sua madre. Scese le scale facendo attenzione al ragazzo sempre più stanco e una volta raggiunto il salone principale, fece sedere Jack sulla prima poltrona che trovò.

“Mamma!!!!….Bobby!!” chiamò ancora.

“Siamo qui!” fece la voce del nuovo vecchio amico ritrovato e subito dietro di lui, anche Mary.

Bobby andò immediatamente dal nephilim per accertarsi delle condizioni in cui versava. Mary, istintivamente, abbracciò il figlio.

“Che è successo?” gli chiese mentre Sam si guardava in giro. Come se cercasse qualcosa o qualcuno.

“Qui c’è bisogno di un bel ricamo, ragazzino!!” si intromise la voce di Bobby , alludendo alla ferita al centro del petto di Jack.

“Dov’è Castiel?!” domandò Sam

“Sam, che è successo?!” ripetè Mary dopo non aver avuto risposta.

“E’ di là!” gli rispose Bobby.

Sam pensò che l’angelo fosse ferito, che Micheal, prima di scendere a patti con Dean, avesse tentato un altro disperato attacco.

E nel mentre di quei pensieri, Castiel li raggiunse.

Il suo viso era contrito ma senza alcuna ferita, i suoi abiti intonsi. Non sembrava nemmeno stanco o sfiancato da un qualche combattimento.

“Sam??” fece l’angelo quando lo vide. “Sei salvo.” disse sollevato e poi appena dietro l’amico cacciatore, scorse un Jack decisamente messo male.

“Che gli è successo?! Come siete arrivati fin qui?” fece allarmato mentre provò ad avvicinarlo, ma appena fece un passo verso il ragazzo, Sam, in preda ad un’improvvisa rabbia, lo afferrò per il bavero del trench e lo spinse con forza contro una colonna del bunker.

“Sam!!!” fu il richiamo di tutti quelli presenti.

“Che stai facendo??!” intervenne Mary, allarmata dal comportamento del figlio minore.

Castiel gemette, forse più per il gesto a sorpresa che per il dolore, all’impatto violento contro la colonna di pietra.

“Dove sono le tue ferite?!” chiese stranamente Sam, all’angelo che lo guardava stranito e confuso.

“Cosa...”

“I tuoi vestiti sono immacolati.” asserì il giovane osservandolo. Gli occhi furiosi, la voce intrisa di rabbia.

“Sam...io non….” e a quell’indecisione , Sam rinsaldò con più veemenza la presa sull’angelo contro la colonna.

Ancora. Di nuovo.

“Sam, no!!” lo richiamò Jack e lo stesso fecero anche Mary e Bobby. Tutti inutilmente. Sam era irremovibile.

“Dimmi che hai cercato di fermarlo! Dimmi che hai provato a non fargli dire di Sì a Micheal! Dimmi che ti ha preso a pugni fino a stordirti pur di fare quello che aveva deciso e quando hai ripreso i sensi , tutto era già finito. Dimmi che hai guarito le tue ferito e ripulito i tuoi vestiti mentre mio fratello si faceva un giro sulla linea aerea di Micheal!!” lo aggredì irato.

“No!” sussurrò l’angelo.

“No...cosa, Castiel!!?” spingendolo ancora.

“Non mi ha toccato, non mi ha picchiato. Lui….”

“ALLORA PERCHE’ GLI HAI FATTO DIRE DI SI’!!!!” gli gridò in pieno viso.

“Perchè Lucifer ti aveva preso e aveva preso Jack!” rispose con una pacata rabbia.

“Nooo!!” sibilò tra i denti, scuotendo il capo.

“Credi che non ci abbia provato? Credi che non gli abbia detto e ridetto che dire di Sì a Micheal era uno sbaglio, una cattiva idea, una pessima idea?” cercò di spiegarsi, Castiel.

“Ma lui...”

“Ma lui non mi ha ascoltato. Lui non ascolta mai quando si tratta di te!” disse , forse nemmeno , senza rendersene conto.

Sam strabuzzò gli occhi a quell’affermazione.

“Era terrorizzato, Sam. Di un terrore che gli ho visto solo quando credeva che tu fossi morto a causa di quei vampiri dell’altro universo.” iniziò a spiegargli , Castiel.

“No, no….” sussurrò Sam, perché già sapeva cosa poteva essere successo.

Ancora. Di nuovo.

“Ma lì , anche se dolorosamente, sapeva di non poter fare più niente per te. Qui , invece, ha visto una possibilità di salvezza. Gli ho detto che potevamo trovare un’altra strada...L’ho supplicato di non essere avventato.”

“Dio, no...” lamentò Sam.

“Gli ho detto che Lucifer , anche se vi avesse fatto del male, non vi avrebbe uccisi subito. Troppo sadico, troppo amante della sofferenza. E per quanto crudele, la sua malvagità ci avrebbe dato del tempo per trovarvi. Ma lui...lui...”

“Non ha voluto aspettare!” sembrò constatare per lui, Sam.

“Ho provato a fermarlo, Sam. C’ho provato, te lo giuro, ma lui continuava a dirmi che non aveva scelta. Che non poteva rischiare che Lucifer facesse del male a Jack. Che non voleva o poteva rischiare di perderti ancora. Di nuovo.”

“Dean...” chiamò il nome del fratello, con aria afflitta.

La presa , sul corpo dell’angelo, ormai solo come appoggio e non più come attacco.

“Sam….tuo fratello ha negato il suo Sì a Micheal quando si trattava di salvare il mondo. Ma ora, era della tua vita che si trattava. Davvero credi che non...”

“...avrebbe fatto di tutto pur di salvarmi.” concluse al posto dell’angelo, mentre nella sua mente, dolorose e malinconiche le parole di Dean tornavano imperiose: “Non mi importa di me. Non mi è mai importato. Ma mi importa che non succeda niente a mio fratello.

“Sam...” fece mentre il cacciatore lo liberava definitivamente dalla sua presa. “..per quanto azzardata sia stata la scelta di Dean, ora , lui , ha una possibilità di sconfiggere Lucifer. Una volta per tutte. Ha fatto un patto con l’arcangelo: Micheal gli dà la forza ma Dean mantiene il controllo.”

 

E fu quell’affermazione che Sam, anche se sfinito nel corpo e nell’anima, si drizzò e guardò l’angelo negli occhi.

Sulle sue labbra un sorriso amaro.

 

Il cacciatore guardò per un attimo il giovane nephilim che, affranto quanto lui, abbassò lo sguardo, addolorato.

“Sam, tesoro...dov’è Dean?!” si fece avanti Mary, quando vide suo figlio di nuovo calmo. Sam le carezzò piano il viso. “Sta inseguendo Lucifer?” chiese ancora lei.

Sam, poi, tornò a guardare l’angelo.

“Dean ha già combattuto contro Lucifer. E ha vinto.” fece triste ma comunque con aria orgogliosa.

“Cosa??” esclamarono Mary e Bobby.

“Lucifer è sconfitto? E’ morto?!” domandò sbalordito, Castiel, avanzando piano verso il giovane cacciatore.

“Sì. Lucifer è morto. Dean ha sconfitto il Diavolo!”.

“Ma allora dov’è? Perché non è tornato con voi?!” chiese ancora, l’angelo.

Sam respirò a fondo e guardò Mary.

 

Castiel comprese. E un dispiacere mai provato gli soffocò il petto.

Rivide nel minore dei fratelli la stessa mancanza di coraggio che vide in Dean quando in quel mondo alternativo , l’amico non riuscì a dire a Mary che Sam era morto. Vide scendere le stesse lacrime. Lo stesso smarrimento.

Ancora. Di nuovo.

 

“Sammy...” lo richiamò la madre.

“Micheal non ha rispettato l’accordo e ha preso il sopravvento su di lui.” disse atono. “Lo ha portato via.” disse ancora mentre, Mary, confusa , si abbracciava a lui, in cerca, comunque, di conforto.

 

“Ma noi lo troveremo, risolveremo e lo riporteremo a casa. Dalla sua famiglia!” fece Jack.

“Dalla sua famiglia.” concordò Castiel.

“Lo riporterò a casa, mamma!” promise alla donna abbracciata a lui. “Fosse l’ultima cosa che faccio.”

“Sammy...”

“Gli ho fatto una promessa: Che qualsiasi cosa fosse successa, l’avremmo affrontata insieme. E se fossimo morti. Avremmo affrontato anche la morte insieme!

Mary lo guardò. In apprensione. Più che una promessa , sembrava una missione suicida.

“E ho intenzione di onorare quella promessa.”

Ancora. Di nuovo.

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Rabbia silenziosa ***


Quando riaprì gli occhi, Dean , per un attimo, un solo attimo, rivide il volto sorridente di Sam e quello perfino sollevato di Jack.

Poi , prepotenti, riemerso nella sua mente, gli ultimi ricordi lucidi di quei momenti subito successivi alla sconfitta di Lucifer. Il dolore oppressivo al petto; quel calore che sembrava bruciarlo dall'interno delle sue viscere; le mani che si contraevano spasmodicamente a pugni; una forza cui, benchè ci provasse con tutto se stesso, non riuscì a contrastare.

 

Il suo grido rabbioso ..."Avevamo un patto!"

Il suo grido doloroso...."Nooo!" mentre Micheal lo sottometteva e lo portava via. Un grido esploso solo nella sua mente. Un “No!” che né Sam nè Jack poterono udire.

 

La sua mente pian piano si fece più lucida. I suoi occhi misero a fuoco il luogo in cui si trovava. Nessuna luce, nessun uscita che potesse indicare una qualche via di fuga, nessun rumore. Niente di niente.

Per un attimo gli venne in mente la descrizione del Vuoto fatta da Castiel, ma lui non poteva essere morto. Non era morto. Non ricordava di esserlo. Aveva vinto contro il Diavolo. Quello non doveva essere il Vuoto.

Provò, allora, ad alzarsi e benchè non avesse ferite, sentiva dolore ad ogni parte del corpo. Evidentemente lo scontro con Lucifer aveva comunque lasciato i suoi strascichi.

“Ben svegliato!” fece una voce conosciuta.

Si voltò di scatto, ritrovandosi di fronte Micheal nelle sue stesse sembianze. Sapeva di essere lui, ma al tempo stesso sapeva che quello era l’arcangelo, un esatta copia di sé stesso. Ma l’espressione era gelida, crudele. Gli occhi severi, cupi. La barba a coprirgli parte del viso e istintivamente si passò una mano sul proprio viso. Lui non ne aveva barba.

“Oh!! sta’ tranquillo...questa andrà via molto presto!” fece imitando il suo stesso gesto, strofinandosi il mento barbuto.

Dean si destò da quel momento di confusione dovuta al fatto di vedere sé stesso in quella maniera e cercò di reagire.

E solo quando provò a rispondergli per le rime, si accorse di non essere in grado di parlare.

La gola era come contratta, la voce non riusciva a venir fuori. Si portò nervosamente le mani al collo, massaggiandosi la parte, stupidamente. Provando ancora e ancora a dire anche un solo e semplice “Stronzo!”, ma niente.

Dalla sua bocca venivano fuori solo respiri rauchi e strozzati.

“Sì, sì….se ti stai chiedendo che cosa è successo alla tua voce...beh!!, dovevo pur far qualcosa per evitare che tu mi espellessi, no?”

A quella spiegazione così sarcastica, Dean, preso da un impeto di rabbia, si avventò contro l’arcangelo.

Provò a colpirlo. Fallendo.

Provò a placcarlo, a metterlo al tappeti. Fallendo ancora.

E solo quando Micheal sembrò essere stanco di quella specie di combattimento univoco, con un semplice gesto della mano, scaraventò Dean lontano da lui.

Il cacciatore volò via come un fuscello portato via dal vento e impattò con forza al pavimento. Grugnì senza voce.

Dolorante cercò di rimettersi in piedi, ma in un attimo fu sovrastato dalla figura arcangelica.

“Stammi a sentire, stupido stupido debole umano!!” fu il preambolo ammonitivo. “Sono nella tua testa, nella tua anima, nei tuoi pensieri, sono ovunque io voglia essere dentro di te. Sei mio! Sei mio e lo sarai fin quando io vorrò e fin quando avrò bisogno di te, e credimi….” disse sibilando crudele, mentre con una mano al centro del petto di Dean, lo teneva bloccato a terra, evitandogli ogni tipo di ribellione fisica. “…. la nostra sarà una convivenza molto molto lunga!” e Dean cercò ancora di ribellarsi. E Micheal rinsaldò con forza la sua presa oppressiva, facendolo gemere di dolore. “Ti avevo già avvertito. Questo mondo ora è mio. Lo salverò, lo purgherò e tu sarai il mio mezzo per farlo! Ora...” fece vittorioso: “...io sono al comando!”

Dean grugnì rabbia. Provò a spostare inutilmente il braccio dell’arcangelo, usando entrambi le mani, ma sembrava che sul petto avesse una colonna di marmo a tenerlo fermo. “Puoi accettarlo con le buone ...” fece falsamente gentile. “..o posso fartelo accettare con le cattive!” e per dimostrare che non scherzava , afferrò Dean per la camicia e lo scaraventò di nuovo , verso un punto lontano.

Di nuovo, il cacciatore, impattò con violenza sul terreno e scivolò a causa del poco attrito che quel pavimento invisibile offriva. A frenarlo, nulla.

La sua “corsa” fu fermata solo dal piede dell’arcangelo , piantato improvvisamente contro il suo sterno.

“Decidi, Winchester!” fece austero. “O con me o contro di me! Ma...” e si abbassò appena verso il suo prigioniero afferrandolo per i capelli così da costringerlo al suo sguardo. “...ti giuro che non sarà affatto divertente o salutare metterti contro di me!” e un attimo dopo, Dean, fu di nuovo solo.

Nel nulla di sé stesso.

Abbandonò il capo. Chiuse gli occhi cercando di regolare il respiro affannato a causa dei colpi presi. Si portò lentamente una mano alla gola e una al petto.

Nella testa mille pensieri di lotta , vendetta, guerriglia.

Nell’animo, la consapevolezza di essere finito di nuovo all’Inferno. Forse, uno peggiore di quello già vissuto.

 

Dean, ormai aveva perso la cognizione del tempo, non sapeva da quando era sparito da quella chiesa, da quando Micheal lo portava in giro come una marionetta. L’unica cosa certa era che quegli incontri con l’arcangelo avvenivano spesso. Troppo, perché ciò che era Dean in quel momento – anima, spirito, essenza, pensiero, presenza psichica o chissà che – non ne accusasse l’oppressione.

Micheal era sempre più violento, specie quando si rendeva conto che il ragazzo gli opponeva resistenza, quando, per utilizzare i suoi poteri, doveva usare più concentrazione , dato che la forza di volontà di Dean era qualcosa che non aveva preso in considerazione.

Allora tornava dal suo prigioniero e lo sfiniva fisicamente.

Ma soprattutto psicologicamente.

Dandogli la sadica possibilità di osservarsi attraverso uno specchio cosa era e cosa faceva a chi lo avvicinava. Facendolo disperare quando gli mostrava chi stava per diventare l’ennesima vittima sacrificale. Mostrandogli la consapevolezza della dolorosa disperazione che si sarebbe lasciato dietro. Giocando sadicamente con i suoi ricordi, mostrandogli più e più volte tutti i suoi errori, le sue mancanze come amico e come fratello. Mostrandogli le persone morte a causa sua, dei suoi errori.

Mettendogli davanti agli occhi tutte le persone morte perché lui doveva salvare Sam.

“Anche adesso….” faceva mentre Dean si contorceva a terra a causa di spasmi dolorosi. “...anche adesso, decine e decine di persone moriranno, perché tu mi hai detto di Sì. Perché tu….” e colpiva ancora. “...tu, in quella chiesa, dovevi salvare il tuo Sammy!!” e l’arcangelo si indispettiva ancora di più, quando, ogni volta che usava quel nome, Dean, puntava le mani a terra , si tirava su, anche se con difficoltà, lo guardava negli occhi e si batteva un pugno sul petto. Sfidandolo.

E quel gesto, Micheal, sapeva perfettamente cosa significava: “Colpisci quando e quanto vuoi. Io salverò sempre prima Sam!

E così , l’arcangelo colpiva e colpiva fin quando, da colpire non rimaneva che un corpo inerme su un pavimento che forse nemmeno esisteva.

 

Ciò che aveva in mente Micheal, venne fuori , durante una delle sue spedizioni punitive nei confronti del suo tramite.

“Sai, Dean?!” fece mentre con una mano serrata al collo del cacciatore, lo teneva sollevato da terra, soffocandolo. “Ho scoperto che il vostro Paradiso è messo davvero male. Ho saputo che gli angeli sono ...” e sorrise ironico e malefico. “...oserei dire, una specie in estinzione!” e detto questo, gettò via Dean, come se avesse appena buttato una carta straccia.

Il ragazzo gemette vistosamente quando toccò terra e respirava affannosamente a causa della stretta che fino poco prima gli comprimeva la gola.

“Ho deciso che otterrò un pass per Paradise City. Offrirò i miei migliori servigi, e quando il treno ritornerà di nuovo sulla giusta carreggiata, la purificazione di questo mondo potrà avere inizio.” fece orgoglioso del suo piano. “Con tanto di angeli, trombe e vessilli dorati!” enfatizzò descrivendo una nuova ennesima futura apocalisse.

Dean strabuzzò gli occhi alla sola idea di quello che voleva fare l’arcangelo. Cercò di affrontarlo. Stupidamente provò perfino a gridargli contro la sua rabbia. Una rabbia muta. Ma comunque furiosa. Furiosa con l’arcangelo che aveva infranto il loro patto. Furiosa con sé stesso per essere stato così stupido da credergli e così debole da lasciarsi sopraffare.

E ogni volta che Dean reagiva in quella maniera, Micheal reagiva nella maniera identica. Rabbia e violenza.

Poi, un giorno o una notte, Dean non poteva saperlo, tutto sembrò avverarsi.

Micheal gli concesse di vedere quello che stava per accadere. Attraverso quegli occhi che non erano più i suoi occhi, il ragazzo vide il solito portale di un anonimo parco giochi illuminarsi. Da quella nebbia etera , due angeli si palesarono. Tra loro Naomi.

Il redivivo angelo, per un attimo si stupì di vedere il cacciatore al suo cospetto, ma le bastò uno sguardo più attento per scoprire che colui che aveva davanti non era il Dean Winchester che lei aveva conosciuto e che aveva cercato di aiutare.

“Tu sei Micheal!” fece sorpresa. “Ma non il nostro. Tu sei il Micheal di cui ci ha parlato Castiel!” precisò serafica.

“A quanto pare ciò che sono mi precede.” si adulò, lui.

“Non in bene, credimi!” smorzò l’angelo superstite. “Il suo è stato più un allarmato avvertimento!” e a quelle parole, seguirono le azioni. Infatti gli angeli ai lati di Naomi, fecero scivolare nelle loro mani , due lame angeliche.

Micheal allora decise di fare l’accomodante e si “ridimensionò”, allargando le braccia come segno di qualcuno che non ha voglia di combattere.

“So che quello che ti è stato detto su di me potrebbe non avere niente di buono o positivo...”

“Niente di buono o positivo è un eufemismo, fratello!” ribattè Naomi. “Voglia di conquistare, desiderio di distruzione , armate pronte alla devastazione...” elencò contrita. “….questo è ciò che ti precede. Quindi , ora, mi chiedo: perché sei qui? E soprattutto perché e come sei riuscito ad avere questo tramite eletto?” chiese.

E a quella domanda, Micheal, esultò segretamente, perché sapeva di aveva vinto.

“Questo tramite eletto è la risposta ad ogni tua domanda. So che lo conosci, so che sai per cosa e per chi combatte. Mi ha concesso sé stesso, mi ha concesso il suo prezioso Sì per sconfiggere Lucifer. Per sempre. Riuscendoci e tu sai anche questo.” asserì mentre Naomi ne conveniva in silenzio. “E quando ha saputo della sorte del suo….del vostro Paradiso, mi ha concesso di averlo ancora come tramite perché io possa aiutarvi!” e mentre proferiva quelle parole sentiva , dentro di lui, la rabbia furibonda di Dean , che spingeva contro la sua potente grazia. Sentiva le sua urla silenziose che assordavano ogni anfratto del suo essere. Sentiva i suoi pugni, i suoi calci. Sentiva il suo vano e frustrato tentativo di creare un qualsiasi segno di menzogna che Naomi potesse scorgere. Ma a quanto pareva, Micheal, era molto bravo a celarlo anche agli angeli più anziani.

Naomi, infatti, ascoltava con attenzione ciò che le veniva detto e spiegato. Lei, più di chiunque altro, sapeva la storia biblica che veniva collegata ai due Winchester e mai, e poi mai, Dean aveva mai solo pensato di cedere alla sottomissione da parte dell’arcangelo. Quindi, ora, vederlo, così, significava qualcosa.

Forse Castiel aveva spiegato all’amico cacciatore, la reale situazione del Paradiso e delle anime in esso contenute.

L’angelo , infondo, aveva lottato accanto ai due cacciatori per salvate il mondo. Forse, ora, Dean, stava lottando per salvare il mondo del suo amico angelo.

Forse e solo forse, quel prezioso umano aveva, infine, ceduto.

“Dov’è Sam? Dov’è Castiel?!” chiese all’improvviso. Domanda che onestamente spiazzò l’arcangelo. Ma riuscì comunque a rispondere in modo convincente.

“Sai che a volte i due fratelli non sono d’accordo sulle decisioni da prendere e purtroppo la decisione di farmi restare, al giovane Winchester non è andata giù. Per il momento le loro strade sono divise, ma tu sai l’ossessiva apprensione che il maggiore ha per il più piccolo e così ha chiesto a Castiel di badare a lui. Anche perché hanno anche il giovane nephilim da tenere sotto controllo!” e non appena finì di declamare l’ennesima menzogna, l’ennesimo furioso grido di Dean, gli fece fremere le invisibili ali.

 

Ci fu un ulteriore scambio fra angelo e arcangelo e quando quello che disse Micheal sembrò arrecare il giusto effetto, Naomi, gli diede l’accesso al Paradiso.

Un arcangelo potente, nel suo tramite originale, non avrebbe che fatto bene all’energia del Paradiso; specie se quell’arcangelo poteva davvero creare nuovi angeli.

Così, quell’opera di “ristrutturazione” celeste ebbe inizio. Micheal creava angeli su angeli e il Paradiso sembrava riacquistare man mano sempre più stabilità. Ma quella creazione gli causava una forte perdita di energie, che recuperava da Dean, dalla sua di energia, dalla sua forza. Dean , che di conseguenza, si ritrovava sempre più sfiancato. A volte , era così sfinito , che non riusciva nemmeno a pensare, a ricordare cosa stesse accadendo, a dove si trovasse. O perché era così buio, perché era solo, dov’era Sammy, dov’era Cas. dov’era la sua famiglia. Ma poi quel buio lo avvolgeva definitivamente e lo schiacciava come una lastra di cemento.

E più Micheal andava avanti, peggio stava Dean. E di questo se ne rese conto anche l’arcangelo.

“Ehi, amichetto di giochi!” lo prese in giro, durante uno dei suoi soliti incontri. “Che fai? Nemmeno ti alzi per salutarmi?!” lo provocò quando vide Dean rimanere steso sul pavimento. Dean, si voltò piano verso di lui. A stento. Lo fissò per un attimo e poi, raccogliendo le poche forze che sentiva, gli mostrò il dito medio.

“Ora ti riconosco!!” fece soddisfatto, l’arcangelo.

Si avvicinò al tramite e sottovoce, gli confessò quello che stava per accadere.

“Allora amico mio, a quanto pare, creare angeli ha un dispendio di energie che non avevo considerato. Così per evitare di farne qualcuno difettoso, cosa che credo sia accaduto quando fu creato il vostro Castiel, dato la fine e le scelte che ha fatto...” e rise sommessamente quando vide un tentata reazione da parte di Dean. “..ho deciso di prendere l’energia che mi serve direttamente dall’interruttore principale e non dalle solite prese di servizio!” asserì mellifluamente.

Dean capì immediatamente cosa intendesse e cercò, allarmato, di tirarsi indietro il più possibile, ma , purtroppo , senza riuscirci.

In un attimo, Micheal, gli fu sopra e la sua mano forte e potente, si serrò sul suo petto. Come una potente scarica elettrica , Dean si sentì come se tutto quello che lo rendeva ciò che era , gli stesse per essere strappato via dal petto. Un dolore lancinante gli attraversò l’intero corpo fino a farlo inarcare innaturalmente.

Dalla sua bocca un grido silenzioso.

Sulle labbra dell’arcangelo solo pura soddisfazione. L’energia del suo tramite era come una droga pregiata per lui. Una droga che non gli dava mai assuefazione.

E quando si ritenne soddisfatto, tolse la mano dal torace di Dean che si afflosciò ansimante e madido di sudore, al pavimento. Era stanco, era davvero stanco. Ma nonostante non volesse arrendersi, non vedeva nessuna via di uscita da quella situazione.

Quando Micheal andò via da lui, lasciandolo inerme su quel pavimento, Dean cercò di respirare il più possibile. Non poteva andare avanti ancora per molto. Non in quella maniera.

Doveva pensare, doveva farlo.

Se Micheal era arrivato ad attingere direttamente dal reattore nucleare umano, voleva dire che cominciava ad essere davvero a corto di energie. Come poteva sfruttare questa cosa a suo favore?

Un modo c’era.

Ma come al solito nella vita di Dean Winchester, quando si trattava di salvarsi la vita, il più delle volte si ritrovava ad un passo dalla morte. E pensandoci bene, con quello che aveva in mente di fare, anche questa volta non sarebbe stato diverso.

Doveva far attingere a Micheal più energia possibile, doveva mostrarsi perfino sconfitto, sottomesso. Questo, l’avrebbe reso talmente debole che molto probabilmente , il suo corpo non sarebbe stato più in grado di sopportare la potenza dell’arcangelo e Micheal sarebbe stato costretto ad abbandonarlo.

Gli angeli a differenza dei demoni, non potevano possedere corpi morti. Loro avevano bisogno di un anima, di un Sì per avere un tramite.

E così fece.

I “prelievi” di Micheal si fecero più frequenti e ogni volta , Dean, sentiva la vita sfuggirgli insieme all’energia che Micheal gli succhiava via. E ogni volta era come se una scossa elettrica lo spezzasse in due, per poi lasciarlo sfiancato e inerme.

Fin quando, all’ennesima sessione, Dean fece la sua mossa.

Micheal si presentò a lui, per l’usuale prelevamento e fu palesemente sorpreso quando il suo tramite, in ginocchio , poggiato sui talloni, non oppose nessuna resistenza, anzi, lo vide perfino aprirsi appena la camicia.

“Bene, bene, bene…..ce n’è voluto di tempo, ma a quanto pare vedo che hai iniziato a capire che è inutile combattermi!” fece vittorioso e un attimo dopo, fece ciò per cui si era palesato.

E così ancora e ancora e ancora, tanto che Dean , iniziò a pensare che quello che stava facendo serviva a poco, purtroppo.

 

Un giorno, fu Naomi a richiamare l’arcangelo. “Posso parlarti?!”

“Ehm??!! certo...stavo solo cercando di recuperare più energia possibile...”

“Sì, sì...capisco. Ed è di questo che volevo discutere con te!”

“Discutere?!”

“Credo che sia arrivato il momento che tu lasci il corpo di Dean Winchester!” fece l’angelo.

“Non capisco questa tua richiesta!” si fece serio Micheal.

“Lo so, lo vedo che è da tempo che stai attingendo energia direttamente dalla sua essenza. Ho capito che il tuo potere non è più dovuto solo al legame arcangelo/tramite. Se continui così, Micheal, lo ucciderai. Ucciderai ciò che è Dean Winchester e ti ritroverai con un involucro di carne e dovrai abbandonarlo per forza. Sai che noi angeli non possiamo possedere i morti, che...” ma fu interrotta quasi con sufficienza.

“Sì, sì, sì...l’anima , lo spirito e compagnia bella.” fece sarcastico senza nemmeno rendersene conto.

Naomi invece , sì.

“Micheal..” lo richiamò severa. “..che tu sia un arcangelo o meno, le regole sono regole. Ciò che hai fatto per il Paradiso in questi mesi è qualcosa di grandioso, ma in tutto questo non è e non può essere contemplata la morte di Winchester. Quindi, in nome di Nostro Padre, agisci di conseguenza!”

Micheal, a quel pacato e severo rimprovero, avrebbe voluto spezzarle il collo e strapparle via la grazia, ma ormai era a buon punto con gli angeli e ne aveva abbastanza per portare avanti il suo piano di conquista e purificazione, come lo chiamava lui.

“Si, lo so. Ti chiedo scusa. E’ che sono….stanco. Per favore , sorella...perdona il mio tono ingiustificato!”

Naomi addolcì immediatamente lo sguardo. “Ascolta, ho avuto a che fare con questi ragazzi tempo fa e per quanto i nostri rapporti non fossero tra i migliori, posso garantirti che non meritano di essere divisi in questo modo. Lascia che Dean torni da suo fratello, dalla sua famiglia. Lascia che, per quanto possa essere possibile, finisca i suoi giorni tra di loro e non da solo in un posto che almeno per il momento ancora non gli appartiene.”

“Che significa... per quanto possa essere possibile?” chiese in dubbio.

“Per quanto sia stato scritto che Dean era destinato ad essere il tuo tramite perfetto, il tramite originale, tu sei comunque un arcangelo, tra i più potenti, e lui era ed è comunque e solo un umano. La tua potenza lo ha segnato in profondità, irrimediabilmente.” spiegò con pacatezza. “Il tuo attingere alla sua essenza più profonda, lo ha indebolito oltre ogni sopportazione.”

“Potrebbe morire se io abbandono il suo corpo!?” fingendo preocuppazione.

“No, non morirà, ma...”

“Ma?!” fece oltremodo curioso.

“Sarà un miracolo se riuscirà a riprendere conoscenza.” asserì con un certo dispiacere.

“Capisco.” fece fintamente affranto. “Cosa posso fare per alleviare la sua situazione e ripagarlo del suo sacrificio?!” domandò perfino.

“Riportalo alla sua famiglia. Di tramiti leali che acconsentiranno ad un tuo invito ne troverai, fratello. Credimi!”

Micheal si mostrò accondiscendente. “Sì, permettimi solo di ringraziarlo come merita per quello che ha fatto per noi. Per la fiducia che mi ha accordato, nonostante tutto!”

“Sì, sì. Certamente. Certamente!” fece soddisfatta l’angelo, lasciandolo da solo.

 

Un attimo dopo, Micheal, si tratteneva dal gridare rabbia e frustrazione per quella situazione che doveva comunque affrontare. Ma , al punto in cui era, non poteva rischiare di perdere tutto. Uccidere Naomi sarebbe stato decisamente un passo falso e ormai Dean stava per diventare del tutto inutile. Averlo solo come vestito di carne non gli sarebbe servito a niente. E lui era talmente così vicino al traguardo che sentiva già il nastro d’arrivo pressargli sul petto.

“Ok! E sia!” e chiuse gli occhi.

 

Quando si ritrovò da solo con Dean, il cacciatore era piegato sulle ginocchia e sembrava già in attesa, anche se, di tanto in tanto dondolava pericolosamente e doveva poggiare una mano su quel pavimento invisibile, per non lasciarsi cadere a terra.

“Qualcuno è già pronto , a quanto vedo!” fece sarcastico mentre gli si faceva vicino e mentre , Dean, con fatica, si apriva appena la camicia. “Che bravo….ma no!” asserì e sorrise mellifluo , quando vide gli occhi del tramite puntati nei suoi, pieni di sorpresa. “Sono qui per darti due notizie. Una buona e una cattiva!”

Dean deglutì appena. Sentiva che tra buona e cattiva forse non c’era nessuna differenza. Lo sguardo di Micheal , diceva il resto.

“La buona è che sto per lasciare il tuo corpo!” disse semplicemente.

Dean, a quella notizia, strabuzzò gli occhi. Forse si era sbagliato, forse davvero era una buona notizia, forse il suo piano di assecondarlo aveva funzionato. Però forse , la brutta notizia era che aveva funzionato talmente bene, che ora il suo corpo era talmente mal messo, che una volta che Micheal lo avesse lasciato, lui non sarebbe sopravvissuto.

Tutto però ebbe la sua risposta quando Micheal finì di spiegargli.

“La brutta notizia è che il ringraziamento che ti porgerò adesso, te lo ricorderai fino all’ultimo dei tuoi giorni!” e così dicendo si impose minaccioso, mentre Dean, allarmato, cercava di sottrarsi. Inutilmente.

Ciò che avvenne nei momenti successivi , fu una vera propria aggressione punitiva. I colpi di Micheal erano di una violenza inaudita e se Dean non fosse stato in quella forma “mistica” sarebbe di certo finito a pezzi sul quel pavimento. Invece, sfortunatamente, ciò che era, gli consentiva di subire senza sosta la violenza dell’arcangelo.

Ogni pugno era un macigno contro il viso o in pieno stomaco. Ogni volta era come se non avesse più un respiro, o l’aria gli impedisse di gonfiare i polmoni.

Ogni calcio era come se gli spezzasse un numero imprecisato di ossa, anche se Dean sapeva che nessun osso era rotto, ma ciò che lo sfiancava era il dolore provato a quella sensazione di rottura.

Micheal gli fermava la testa con una mano e con l’altra colpiva e colpiva, fin quando non vedeva la confusione sul volto della sua vittima.

Era come se Dean per un attimo, non capisse più niente. O se fosse ancora vivo.

Allora, l’arcangelo, gli dava qualche secondo di tregua per poi ricominciare.

“Rimpiangerai l’essere ancora vivo, Dean Winchester!” gli diceva mentre colpiva. “Ti odierai quando ti renderai conto di non poter più proteggere il tuo adorato fratellino….” e colpiva. “O il tuo amichetto alato….” e ancora. “O il giovane e leale nephilim.” e ancora e ancora. “Ti odierai quando li vedrai morire per mano mia mentre tu sarai solo un vegetale che assiste inutile alla loro morte!” e assestando quello che era l’ultimo colpo, si lasciò ai suoi piedi, qualcuno che di Dean Winchester non aveva più niente, se non il nome.

 

A Lebanon, in Kansas. Nel bunker del Letterati.

Sam era seduto al grande tavolo tattico della sala principale. Accanto a lui Castiel. Di fronte, Jack.

Sparsi davanti a loro, decine di fogli su cui c’erano appuntati i vari avvistamenti di Dean. O meglio di Micheal nel corpo di Dean.

“Cas, niente ancora su Radio Angelo!?”

Cas negò amareggiato. “Sai qual’è la situazione in Paradiso. Riesco a percepire solo interferenze.”

Allora il giovane guardò Jack, sapendo che anche il nephilim poteva sentirla. Ma anche Jack confermò ciò che aveva appena detto Cas. “Mi dispiace, Sam.”

Sam annuì. Ad entrambi. Di certo non poteva incolparli.

“Ok! Continuiamo alla vecchia maniera.” fece indicando le mappe e i cellulari.

In quel momento, il suo, squillò.

“Alex?” fece incuriosito dalla chiamata dell’infermiera di Siux Falls. “Ehi? Tutto ok? Problemi con Jody o le ragazze?” chiese prima di dar modo alla ragazza di parlare.

No, Sam. Noi siamo apposto. Ma...

“Ma, cosa?!” e il tono apprensivo che usò, allertò anche Cas e Jack, che diedero più attenzione alla chiamata in corso.

Dean...” fece lei.

“Dean?!”

Jody lo ha trovato durante un pattugliamento. Un’ambulanza lo sta portando qui.

benchè la mente di Sam in quel momento era in totale confusione , la sua parte logica non riuscì a non fare il proprio lavoro. “Alex fate attenzione…. siete certe che sia….”

Sam, è lui.” fece Alex decisa. “Solo lui!” precisò , sapendo che Sam avrebbe capito cosa intendeva. “Jody se ne è accertata!

Un respiro tremante sfuggì dalle sua labbra tirate.

“Mi metto in viaggio immediatamente!” e mise giù.

Gli altri due, già pronti a seguirlo. Al loro udito angelico il contenuto della telefonata non era sfuggito.

“Avvisate Bobby e la mamma. Io preparo l’Impala!”

 

8 mesi. 2 settimane. 4 giorni dopo il patto di Dean con Micheal.

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Capitolo 3
*** Ritorno a casa. Parte 1 ***


Mills? Sceriffo Mills?

Si, Adams. Sono in ascolto!”

Sceriffo, il vecchio Tylor era in giro per funghi e sulla Provinciale, all’altezza del rifugio della forestale, ha notato qualcosa nella piccola radura accanto al rifugio. Si è avvicinato e ha visto che era un corpo. Ci ha avvisati subito.”

E’ un cadavere?”

No, lui dice che respirava! A stento, ma...”

OK!! sono di strada. Cinque minuti e sono sul posto.”

Poco dopo, lo sceriffo Mills era sul luogo del ritrovamento e con attenzione , mano alla fondina dell’arma di servizio, si avvicinava a quel corpo disteso nell’erba.

Ehi?? Ehi, tu?..mi senti? Hai bisogno di aiuto? Sono lo sceriffo Jody Mills di Siux Falls e posso aiutarti, se hai bisogno di aiuto!!”

Niente!

Ok! Senti...ora mi avvicino.”

Niente ancora!

Voglio solo assicurarmi che tu stia bene.” disse con decisione e poi con un filo di voce, ormai a pochi centimetri dal corpo: “E assicurarmi che tu non sia un qualche mostro affamato!”

La Mills si avvicinò ancora e con cautela poggiò la mano che non teneva sulla pistola, sulla spalla dello sconosciuto. Quando si rese conto che non vi era resistenza, forzò il gesto e fece in modo di voltarlo verso di lei così da poterlo vedere in faccia.

Il respiro le si spezzò, un nodo in gola le impedì perfino di sussultare. Le servirono alcuni interminabili minuti per dare un nome a quel volto.

Il volto di quel ragazzo che aveva imparato ad amare come un figlio.

Mio Dio. Che ti ha fatto??!” sussurrò con le lacrime agli occhi mentre accarezzava quel viso non più sconosciuto. Ma , comunque, ora, così diverso.

Mise la mano alla radio attaccata alla spallina della divisa e cliccò per attivare la comunicazione con la centrale.

Adams, manda immediatamente un’ambulanza al rifugio della forestale.” e poi prese il suo cellulare. Digitò un numero in chiamata rapida.”Alex, tesoro. Chiama Sam. Digli che ho trovato Dean!”

 

Il viaggio per Siux Falls sembrò infinito.

I 5 seduti nella fedele Impala , a stento avevano detto qualche parola. Le ultime frasi concrete e finite erano state quelle di Sam che spiegava della telefonata ricevuta da Alex a Mary e Bobby. Dopo di che, era stato solo un susseguirsi di "Sam , tu credi che....", "Cas, pensi che tu o Jack...." o mezze frasi del genere. Nessuna con una fine, nessuna con una risposta anche perché non sapevano in che condizioni avrebbero trovato Dean.

Quando giunsero a Siux Falls, Sam puntò direttamente all’ospedale. Parcheggiò dove Alex gli aveva detto e corse all’interno del pronto soccorso talmente veloce che gli altri a malapena riuscirono a stargli dietro.

Alla reception c’era proprio la giovane amica.

“Alex...dov’è?” le chiese, senza nemmeno salutarla tanta era la tensione e l’apprensione.

“Secondo piano. In rianimazione.” e Sam scattò verso le scale, ma dopo qualche passo, si voltò e guardo verso la ragazza.

“In rianimazione ?!” chiese allarmato.

“Va’, Sam!!! Sali!” fu la risposta mentre anche gli altri affiancarono il giovane.

Salirono di fretta e quando arrivarono al reparto, una guardia impedì loro il passaggio.

“Ci ha avvisati lo sceriffo Mills. La chiami, vedrà che ci farà entrare!” fece Sam e la guardia acconsentì. Dalla sua trasmittente chiamo il suo superiore e Jody gli comunicò di farli entrare immediatamente.

Così fece. Aprì loro la porta del reparto e la richiuse non appena tutti furono entrati.

Sam aumentò il passo non appena scorse Jody in fondo ad un corridoio, davanti ad una porta chiusa. La donna vide il giovane, accanto a lui il fedele amico angelo. Appena dietro , Mary e il nephilim e poi , anche se non poteva vedere chi era, scorse anche un’altra persona ed ebbe un attimo di smarrimento quando la riconobbe.

Anche se presa da confusione, Jody abbracciò Sam accarezzandogli il viso ancora nascosto da quella barba più lunga di come lei era abituata a vederlo, ma, allo stesso tempo non riuscì a distogliere lo sguardo dall’altra presenza alle spalle di Sam. Si staccò piano dal ragazzo e ..

“Bobby?!” sussurrò annichilita.

Sam comprese ma non aveva tempo per spiegare tutto. “Jody, ti spiegherò tutto. Te lo giuro, ma ora...” e fece per entrare nella stanza.

Jody, però, destatasi, lo afferrò per un braccio, fermandolo. “Sam, no!”

“Cosa...come….perchè no?” guardandola irato.

“Aspetta...ci sono i medici ancora dentro e poi..”

“E poi, cosa?!” si fece avanti Mary.

“Sentite...voglio che siate preparati quando entrerete lì dentro!” provò a spiegare. Infondo lei era stata la prima a vedere Dean dopo che Sam l’aveva avvisata di quello che era successo al fratello.

Preparati? Preparati a che, Jody?” chiese allarmato Sam.

“Non è il Dean...il nostro Dean. Non so cosa gli sia successo davvero...non so cosa può aver passato con Micheal...ma, oddio Sam...” fece rattristata e preoccupata. “...ho faticato a riconoscerlo perfino io!” e quell’ultima affermazione destabilizzò tutti, non solo Sam.

Bobby mise una mano sulla spalla di Mary quando la vide sussultare. I due angeli si guardarono preoccupati. Sam non riuscì a staccare gli occhi dalla porta che lo separava da suo fratello.

 

In quel momento, dalla stanza ne uscì il medico che aveva preso in cura Dean.

“Dott. Sanders...lui è Sam , fratello di Dean. Lei è sua madre, e loro sono amici di famiglia.” disse indicando gli altri tre.

Il medico annuì. “Bene, se volete venire nel mio ufficio...” fece invitando Sam e Mary, ma Sam lo fermò. “Può parlare anche qui, dottore. Tanto quello che lei dirà a noi, noi lo diremo a loro, quindi ci risparmi tempo!” fece quasi nervosamente. “Come sta mio fratello?”

Il dottore diede un’ultima occhiata alla cartella clinica e passò alla diagnosi. “Per quanto possa sembrare assurdo, in tutta la mia carriera non ho mai visto condizioni simili a quelle di suo fratello.”

“Che significa?” fece Sam, poiché era a lui che il medico si era rivolto.

“Tranne che per qualche bruciatura al centro del torace, non ha ferite, non ha ematomi nè esterni che interni, nessuna commozione celebrale, nessuna emorragia. Niente di niente tranne…”

“Tranne?!” si intromise Bobby quasi senza rendersene conto.

“Sentite...non so cosa gli sia successo, o chi gli possa aver fatto una cosa simile ma ora come ora, suo fratello si trova in un palese e grave stato di deperimento fisico.” rispose. “E’ come se, chi lo avesse preso, lo avesse semplicemente lasciato a morire!”

Il gruppo non riuscì a dire niente, ma quasi come sotto ipnosi, si voltarono contemporaneamente a fissare la porte oltre la quale c’era Dean.

“Lo sceriffo mi ha mostrato una foto di Dean e beh!! devo dire che la persona lì dentro sembra un’altra. Decisamente un’altra!”

“Che significa?!” domandò Castiel.

“Ha perso molti chili. Il tono muscolare ne ha risentito decisamente. È fortemente disidratato. Da alcuni controlli radiologici non risultano danni interni, ma nello stato in cui è, non possiamo escludere che i reni o il fegato ne stiano risentendo. Lo stiamo reidratando il più possibile. Cerchiamo di reintegrare ciò di cui ha carenza con flebo e liquidi appropriati, ma ...”

“Ma!?” sussurrò Jack.

“Non so se possa bastare per aiutarlo nello stato in cui è!” ammise amareggiato. “E’ allo stremo. E’ un miracolo che ...”

“Cosa?”

“Che sia vivo!” ammise con amara franchezza il medico.

Sam, si passò, frustrato, una mano tra i capelli e poi sul viso come a voler cercare di comprendere o accettare quello che aveva appena sentito.

“Vogliamo vederlo!” disse poi, deciso.

“Sì, certo. Ma uno alla volta. E’ ancora privo di conoscenza, quindi visite brevi.” li ammonì per poi allontanarsi insieme a Jody e Mary a cui aveva chiesto di seguirlo per alcune informazioni.

Sam si accostò alla porta e mise una mano sulla maniglia, ma per un attimo sentì di non avere il coraggio di entrare. Fu solo la mano di Castiel sulla sua spalla a ridestarlo da quella sorta di stasi.

“Vuoi che entri prima io?!” fece l’angelo.

“No..no...entro io. Devo entrare io!” fece deciso e aprì la porta, entrò e richiuse subito. L’unica cosa che quelli rimasti fuori riuscirono ad udire fu il ritmico bip dei macchinari collegati a Dean, poi nient’altro.

Quando era entrato , Sam, aveva tenuto gli occhi bassi , si era voltato per richiudere la porta e poi aveva puntato dritto verso il letto. Il tutto mentre si guardava i piedi mettere un passo dopo l’altro.

Solo quando si rese conto di essere accanto al letto, si costrinse ad alzare lo sguardo.

Solo allora vide Dean.

“Mio….Dio….” uscì appena dalle sue labbra. Gli occhi iniziarono a bruciare e dovette fare ricorso a tutte le sue forze , stringendosi un pugno stretto sulle labbra, per rimanere lucido e non soccombere all’emozione.

 

Dean era steso a letto, coperto con il lenzuolo sino al petto. Solo le spalle scoperte. Circa mezza dozzina di fili lo collegavano ai macchinari presenti nella stanza. Delle misere flebo cercavano di aiutarlo a non soccombere definitivamente a ciò gli era successo. A ciò che ormai era palese , gli aveva fatto l'arcangelo. Il maggiore era pallido, i capelli disordinati, appena appena più lunghi di come li portava di solito. Il sottile filo di barba che gli sporcava il viso non riusciva a nascondere il volto scavato. Le guance quasi incavate. Gli occhi cerchiati di nero. Il corpo esile in un modo inimmaginabile. Le labbra secche e spaccate. Le braccia paurosamente esili. Le mani , poggiate mollemente sull’addome magro, mostravano le dita scarne, incredibilmente sottili.

Quelle mani che tante e tante volte lo avevano sostenuto, risollevato da terra, curato le ferite, abbracciato forte quando pensavano di essersi persi, non c’erano più.

Dean , il suo Dean. Il suo fratellone coraggioso e stupidamente impulsivo, non c’era più.

Quello che stava guardando adesso non era altro che un’ombra. Era come se Micheal lo avesse prosciugato.

 

“Dean...” lo chiamò talmente a bassa voce, che non fu certo nemmeno di averlo chiamato davvero. Allungò una mano verso la mano del fratello, ma quando stava per toccarla, la ritrasse, quasi avesse paura che l’altra potesse rompersi. “Per favore….per favore...” e non riuscì a dire altro anche se nella sua mente disperati incoraggiamenti come “….combatti, resisti, torna da me, non abbandonarmi….” gridavano furiosi.

 

Quando uscì dalla stanza, Castiel e gli altri non ebbero bisogno di dire niente. L’assoluta contrizione che affliggeva il volto del giovane cacciatore , bastò più di mille parole.

In quel momento fece ritorno Mary e vedendo Sam in quello stato, nemmeno si fermò, ma entrò spedita nella stanza del figlio maggiore.

“Dean….” la sentirono sussultare in un singhiozzo doloroso, prima che la porta si chiudesse alle sue spalle.

 

“Sam...ragazzo!” si avvicinò Bobby.

“Non possiamo farlo stare qui. Quello che gli fanno qui, non gli salverà la vita.” disse fissando il vuoto. Sembrava stesse semplicemente riflettendo.

Poi, all’improvviso, guardò l’angelo e il nephilim. “Ha bisogno di voi. Ha bisogno delle vostre cure. Un angelo lo ha ridotto così. Un angelo forse può rimetterlo in sesto.” riflettè nervosamente e fu allora che Castiel cercò di calmarlo.

“Sam, quello che dici può essere giusto, ma...”

“Ma ...cosa , Castiel??!” gli sibilò furiosamente contro. “Tu non lo hai visto...tu non….” e deglutì per cercare di calmarsi.

“No, non l’ho ancora visto, ma tu prova ad ascoltarmi lo stesso.” lo redarguì. “Lo sai...lo sai che morirei per voi, per te. Per Dean. Lo sai che farei qualsiasi cosa pur di aiutarvi e lo farò. Anche adesso lo farò.” cercò di rassicurarlo. “Ma ascoltami….in questo momento Dean è talmente sopraffatto da ciò che una grazia angelica gli ha fatto che se io o Jack, usassimo la nostra per tentare di guarirlo, potremmo peggiorare la situazione!”

Sam stava per controbattere, ma si fermò, perché doveva ammettere che Castiel aveva ragione. Che quel discorso e quel timore aveva un senso fondato.

“Ok!...ok...” convenne, respirando di nuovo regolarmente. “Cosa facciamo allora? Come lo aiutiamo?”

“Hai ragione quando dici che qui non possono fare niente per lui. Dobbiamo portarlo via. Portiamolo al bunker. Teniamolo sotto controllo, giorno e notte e non appena le sue condizioni saranno più stabili, non appena capiremo che l’influenza di ciò che la grazia di Micheal gli ha fatto non è più così presente , io e Jack inizieremo a guarirlo. Lentamente.” presentò il piano di azione, l’angelo mentre Jack annuiva in accordo.

“Mi sembra un buon piano!” si accodò Bobby.

“Sì, sì….” fece Sam e poi: “Lentamente?...che intendi per lentamente?!” chiese stranito, il giovane.

“Il dottore ha detto che Dean ha perso molto peso….”

“Sì...Dio!!" esckamò frustrato. "Jack ora come ora potrebbe pesare più di lui!” affermò amareggiato e preoccupato.

Castiel non potè che sentirsi smarrito da quell’affermazione, ma ciò non fece altro che confermare quel suo “guarirlo lentamente”

“Quando potremo agire su di lui non...non potremo guarirlo in una volta sola. Dean non è un palloncino che possiamo gonfiare per riportarlo in aria. Il suo fisico, le sue ossa, i suoi organi ne risentirebbero troppo. Dovremmo farlo gradualmente. Così da non provocargli alcun choc fisico.”

Sì, Castiel aveva ragione. Aveva dannatamente ragione!

“Ok! Ma come lo portiamo via da qui senza che i medici facciano opposizione?!” chiese Bobby.

Sam, annuì e prese il cellulare. “Jody, abbiamo bisogno del tuo aiuto.”

 

Circa un’ora dopo, Dean era su un’ambulanza guidata da Bobby, diretto ad una “clinica privata e specializzata in casi del genere”

 

Passò circa una settimana dal loro rientro al bunker , insieme a Dean.

Quando lo avevano adagiato sul suo letto, Sam aveva notato quelle specie di bruciature che Dean aveva sul torace e fissò stranito l’angelo di fronte a lui , che lo stava aiutando.

“Micheal!” disse amareggiato, ma comunque , dentro di lui, oltremodo furioso.
“Deve aver attinto direttamente alla sua anima, mentre….” ipotizzò Castiel ma non andò oltre poiché vide Sam contrarre nervosamente la mascella. “Ma guarirà. Guarirà anche da questo, vedrai!” volle rassicurarlo subito dopo.

Lo avevano sistemato nella sua stanza. E a turno lo vegliavano e si prendevano cura di lui.

Sam, naturalmente, era quello che passava più tempo nella stanza del maggiore.

E Castiel lo osservava. Ogni volta.

Sam non parlava con il fratello, come invece a volte faceva Mary o perfino Jack che gli raccontava dei progressi che aveva fatto nel riacquistare lentamente il potere che gli aveva succhiato via Lucifer. O anche Bobby, che gli leggeva notizie strane o dei casini che faceva quell’idiota diventato presidente.

No, Sam non gli parlava.

Non gli parlava mai.

Gli si sedeva vicino. Sulla sedia accanto al letto e lo fissava. Ogni tanto gli passava un panno umido sulla fronte , lungo le braccia ancora magre, sulle mani sui cui i lividi delle flebo iniziavano a comparire. Poi, di tanto in tanto, risistemava, anche se non ce ne era bisogno, le armi che Dean aveva sempre tenuto ordinatamente appese al muro, perfino quella proveniente dal Purgatorio. O la foto appoggiata alla lampada sul comodino. E ogni volta che faceva qualcosa, tornava a guardare il fratello addormentato, quasi come se volesse l’approvazione per quello che aveva appena fatto.

Ma mai una sola parola.

 

Poi, un giorno, dopo il turno di Jack, il giovane nephilim richiamò Castiel.

“Jack, che succede?!” chiese l’angelo, immediatamente seguito da Sam.

“Credo che possiamo iniziare con la guarigione. Ormai percepisco appena l’essenza di Micheal.”

“Ottimo!” fece entusiasta Castiel, precipitandosi nella stanza dell’amico.

Si mise accanto al letto e impose le mani al centro del petto, coprendo ciò che rimaneva del passaggio di Micheal. Confermando quello appena detto dal giovane nephilm. “D’accordo , amico mio. È ora di ritornare a dare la caccia ai mostri!” e detto questo lasciò che la sua grazia e il suo potere salvifico, penetrassero in Dean, portando guarigione e sollievo.

Il tutto durò pochi momenti e Sam ne sembrò quasi deluso.

“Cas?...tutto qui?!” chiese allarmato.

“Te l’ho già spiegato, Sam.” fece tranquillo l’angelo. “Un po’ alla volta. L’importante è che abbiamo potuto cominciare!” lo rassicurò. “Guarda!” fece poi, invitando il giovane amico ad osservare le mani del fratello.

Sam strabuzzò gli occhi dalla sorpresa e dal lieve sollievo. Le mani di Dean non erano più livide a causa delle frequenti flebo. Anzi, sembravano già aver riacquistato il normale color roseo della pelle.

“Oddio…..” sussurrò come ringraziamento, poggiando la mano sulla spalla dell’angelo al suo fianco.

“Lentamente, Sam! Lentamente!” ripetè Castiel.

“Lo riporteremo a casa!” fece Jack, accanto a loro, guardando Dean.

 

Quella , che sicuramente, poteva essere definita come una terapia angelica, andò avanti per giorni. Portata avanti con cautela e parsimonia. Sempre per non arrecare danno a Dean.

E i risultati si vedevano.

Con somma soddisfazione dei due angeli e sollievo da parte degli altri, Dean, sembrava riprendere le sue normali fattezze.

Anche se non era ancora in forma, anche se il suo fisico non era di nuovo quello forte e stabile con cui tutti lo avevano conosciuto, il cacciatore non aveva più le braccia e il corpo esile. Il suo volto non era più scavato e segnato dalla perdita di peso e dalla sofferenza. Le sue mani, quelle che paradossalmente avevano colpito di più Sam, non erano più sottili e fragili.

Ora, sembrava di nuovo Dean. Il loro Dean. Addormentato, ancora incosciente, ma comunque Dean.

E fu proprio quell’incoscienza, ora, a preoccupare Sam.

“Castiel, se sta meglio, se avete quasi finito di guarire il suo fisico, perché...perchè...non riesce a riprendersi?” gli chiese, prendendolo da parte per non farsi sentire dalla madre, accanto al letto del maggiore.

“So a cosa stai pensando, Sam?” gli andò incontro Castiel. “Pensi che il cervello di tuo fratello sia rimasto danneggiato, che Micheal gli abbia fatto qualcosa di così terribile che Dean potrebbe non riuscire più a svegliarsi!” fece e notando lo sguardo terrorizzato del minore.

“Dimmi che mi sbaglio, Castiel. Dimmi che lui non….” e si girò a guardare il fratello. “Dimmi che si sveglierà!” fece , infine, senza smettere di guardare Dean.

“Lo farà, Sam. Dean , prima o poi, si sveglierà. Il suo cervello non è danneggiato, ma devi capire che quello che ha passato va oltre il limite della sopportazione…..ha bisogno di tempo. Anche la sua mente ha bisogno di tempo per guarire. Io e Jack possiamo guarirgli il corpo, ma i pensieri, le sensazioni, le emozioni può gestirle solo Dean. E quando ci sarà riuscito di nuovo, vedrai che si risveglierà!”

Sam diede fiducia alle parole dell’angelo.

Parole che ebbero conferma una mattina.

Jack era accanto a Dean per la solita “terapia”.

Una volta finita, facendo molta attenzione a non fare rumore, il giovane nephilim si alzò dalla sedia, la ripose nell’angolo e fece per andare via dalla stanza quasi in punta di piedi.

 

“Ehi, ragazzino!” si sentì chiamare.

Jack si voltò di scatto. Incredulo.

Gli occhi di Dean erano aperti. Non del tutto, ma lo erano.

Dean era sveglio. Lo guardava stanco, sembrava addirittura che stesse accennando ad un sorriso.

Preso completamente alla sprovvista, Jack, come prima reazione non andò accanto all’amico per assicurarsi che stesse bene, ma schizzò nel corridoio e chiamò a gran voce tutti.

Castiel e Sam che erano nella grande sala, non appena sentirono il richiamo allarmato del ragazzo, scattarono veloci, temendo il peggio. Arrivarono in tutta fretta alla stanza del maggiore e quando vi entrarono, anche loro rimasero senza parole quando si resero conto che Dean era finalmente sveglio. O per lo meno vigile.

“E’ sveglio!! E’ sveglio!!” esclamò felice il giovane nephilim.

Castiel si avvicinò all’amico ritrovato e imponendo appena le mani sia sulla testa che sul torace, sembrò controllarlo.

“Sì, sta bene. Le sue condizioni sono buone e continuano a migliorare!” comunicò con soddisfazione. Poi mettendo una mano sulla spalla di Dean, gli sorrise sollevato.

“Ben tornato, amico mio. Ben tornato!”

Dean lo guardò e provò a sorridergli. Poi , sentendosi osservato, voltò appena lo sguardo verso la porta e lì, immobile, con l’atteggiamento di uno che non sapeva se andare o restare, Sam.

“Ciao….Sammy!” fece a stento.

Il minore stava per rispondere quando in quel momento entrarono di corsa anche Mary e Bobby. Il loro esultare di gioia frenò definitivamente qualsiasi reazione del più giovane dei Winchester che rimaneva in disparte , nella stanza, sotto, comunque, lo sguardo del fratello appena risvegliato.

 

Da quel momento, le condizioni di Dean , andarono via via sempre più migliorando. Era ancora incredibilmente debole. Non riusciva a stare in piedi e anche quando si intestardiva a voler stare almeno per un po’ seduto sul bordo del letto, improvvise vertigini lo costringevano a desistere. Riusciva però a bere qualcosa da un bicchiere e quindi Mary si adoperò per preparare cose come brodini o intrugli del genere, che disse, erano molto meglio di quelle schifezze che c’erano nelle flebo.
Bobby si dimostrò un più che abile barbiere. 
“Ora sta’ fermo, ragazzo….vedi di non farmi rovinare questo bel faccino, ok!?” gli diceva mentre gli spostava la testa a destra e sinistra a seconda di dove posava il rasoio.

Jack e Castiel, invece, continuavano con il loro intervento angelico, perché infondo, Dean ne aveva ancora molto bisogno a causa delle forte debolezza.

Sam, in tutto questo, a volte rimaneva in disparte. A volte, quando credeva di avere l’occasione e di poter parlare con il fratello, veniva interrotto da qualcuno che entrava nella stanza o che lo richiamava per un qualsiasi motivo.

 

“Come ti senti, Dean?” fece una sera Castiel, mentre Jack rimetteva a posto la solita sedia.

“Come se un rullo compressore... si fosse divertito a passarmi...sopra….avanti e indietro….”

“Chiaro!!” fece l’angelo sorridendo.

“Ma non penso sia possibile che un rullo compressore possa …..” stava per far presente il nephilim.

“E’ un modo di dire, Jack!” lo informò, Castiel.

“Ohw!! rullo compressore….modo di dire!!” sembrò archiviare diligentemente.

Angelo e cacciatore sorrisero.

“E’ bello vedere...che certe cose...non...non cambiano!” convenne Dean, cercando di mettersi con la schiena, poggiata alla spalliera del letto. Gli altri due, prontamente , lo aiutarono, quando lo videro in difficoltà. “Ok! Ok!...va bene...va bene.” fece facendo cenno che stava bene nella posizione raggiunta. “Rinfoderate gli artigli , crocerossine!!!” scherzò perfino.

“Ti senti ancora stanco, Dean?!” chiese Jack preoccupato.

“Basta parlare di me, ragazzino. Sono annoiato...perfino io...di sentir parlare di me.” rispose senza rispondere. “Dimmi di te….Lucifer , per quello che ricordo...non ti ha trattato molto bene...l’ultima volta che l’ho visto!!”

Jack annuì a quel ricordo e sospirò pesantemente. “Sono stato scarico per molto molto tempo. Ma fortunatamente Lucifer non mi ha portato via tutta la grazia e quella che era rimasta in me….anche se lentamente, si è come rigenerata. Non sono ancora al massimo, ma ci sto lavorando. Castiel e Sam, mi stanno aiutando!” fece con entusiasmo.

“Grande….ottimo!! Mai….mai mollare, ragazzino!” asserì Dean.

“Non potrei. Mollare non è contemplato in questa famiglia!” declamò come un motto.

“No, non lo è!” convenne Dean, orgoglioso di lui. 
Ricordò quelle parole. Sam gliele aveva dette quando era un demone. Sicuramente il fratello le aveva ripetute al nephilim in qualche momento di scoramento.

“E tu, Castiel?”

L’angelo si trovò sorpreso di quella domanda.

“Io...cosa?” chiese in rimando.

“Quel giorno...con Micheal...Tu non volevi che io...e io non sono stato ...molto….”

“Dean...” lo fermò l’angelo. “E’ vero, quel giorno sei stato avventato, e testardo e molto molto...”

“Stupido nel credere che Micheal non avrebbe fatto lo stronzo come ha fatto?! Arrogante nel pensare di riuscire a resistergli?” cercò di finire per lui, Dean.

Castiel sospirò e avrebbe voluto davvero dire di sì, un sì convinto e deciso. Ma tutto ciò che invece riuscì a dirgli fu: “...molto molto coraggioso.”

“Cosa?!” se ne stupì Dean, mentre Jack usciva dalla stanza.

“Ti conosco da anni, Dean Winchester e nonostante io provi a dissuaderti ogni volta, o provi a farlo con tuo fratello, dentro di me , so che mai e poi mai riuscirei ad impedire ad uno di voi di salvare l’altro a qualunque costo. A qualsiasi conseguenza questo porti.”

Dean rise sommessamente, tenendosi appena l’addome che sentiva contratto come se avesse fatto centinaia di addominali dopo anni di sedentarietà.

“A volte mi spaventa….il modo in cui...ormai ci conosci!”

“A volte, a me spaventa il fatto che tu dubiti ancora su quanto io vi conosca!!” ironizzò. “Ora, è meglio che tu riposi ancora un po’!” disse mentre andava via.

“Cas?!”

“Sì?!”

“Hai visto Sammy?!” chiese.

 

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Capitolo 4
*** Ritorno a casa. Parte 2 ***


Castiel si ritrovò spaesato a quella richiesta. “Ehm!! io...io credo che sia in giro. Ti serve qualcosa? Posso pensarci io?”

“No.no...è che...insomma...noi ancora non riusciamo...nemmeno a parlarci da quando..”

“Davvero?!” fece interdetto , l’angelo.

“Quando è qui, arriva sempre qualcuno e lui va via….o magari è qui mentre dormo….anche se...”

“Anche se?!” lo sprona a continuare, l’altro.

“Credo che lui non voglia ….parlarmi. Credo...credo che lui sia...”

“Arrabbiato?!” suggerì, l’angelo.

“Per dirla gentilmente!” convenne , Dean.

Castiel tornò accanto al letto con l’intento di cercare di spiegare ciò che aveva passato Sam, in quei mesi.

“Dean….Sam in questo periodo non si è fermato un attimo, passava giorni e notti intere a cercare di rintracciare Micheal. Di trovare te….e quelle poche volte in cui credeva di averti rintracciato, il tutto finiva in un vicolo senza uscita. Ha avuto qualche problema anche a tenere a bada alcuni dei viaggiatori che erano decisamente interessati a far fuori Micheal senza pensare che avrebbero fatto del male a te.”

“Sul ...sul serio?” azzardò Dean, senza poter nascondere una leggera delusione. “Va’ a far del bene!!” ironizzò.

“Erano spaventati dal fatto che Micheal avrebbe fatto in questo mondo quello che ha fatto nell’altro!” provò a giustificarli, Castiel.

“Gli abbiamo salvato il culo in quell’altro mondo!” precisò Dean, piccato ma poi , fece un respiro profondo e riportò l’attenzione sul discorso che stavano facendo. “Mi stavi dicendo di Sam!”

“Prova a pensare quello che è passato per la mente di Sam, a pensare a ciò che lui pensasse ti stesse accadendo con Micheal. Non è stupido, tanto meno ingenuo e sa, ha capito immediatamente che la prima ragione che ti ha spinto a dire di Sì a Micheal , è stato perché Lucifer lo avrebbe certamente ucciso.” spiegò mentre leggeva sul volto dell’amico la presa di coscienza di quell’ennesimo sacrificio che comunque lui avrebbe continuato a fare fino alla fine dei suoi giorni, perché insito nel suo DNA e non poteva farci niente.

“Cas...non avevo scelta!” ripetè con meno rabbia e disperazione di come lo disse quel giorno maledetto.

“Io lo so, tu lo sai, e lo sa anche Sam, ma Sam non riesce ad accettarlo perché non riesce ad accettare che tu muoia per lui. Quindi sì, può essere che tuo fratello sia ancora infuriato con te.” asserì fraternamente e poi lasciò che Dean riposasse ancora.

E pensando e ripensando alle parole dette dall’angelo e al modo in cui doveva comunque affrontare il discorso con Sam, Dean si addormentò di nuovo.

 

Quando si risvegliò , sentì provenire dalla cucina , chiacchiere prive di preoccupazione: Bobby che imprecava contro l’ennesima assurdità letta sul giornale; Castiel che provava a spiegargli a modo suo l’impero Kardashian con parenti vari; Jack e Mary che ridevano dei due, pur non essendo nemmeno loro esperti di quel tipo di settore.

La voce di Sam: “Rinunciaci Bobby e fatti un’altra birra!!

Non resistette. Con movimenti lenti, quasi centellinati, mise fuori prima le gambe e seguì il movimento dettato per lo più dalla forza di gravità, fin quando non sentì i piedi toccare terra e si ritrovò seduto sul bordo del letto. Poggiò una mano sul comodino al suo fianco e fece leva per tirarsi su. Quando si rese conto di essere di nuovo in posizione eretta, sorrise. La testa, però, gli fece un brutto scherzo. Per un attimo la stanza iniziò a girare.

Dean strinse gli occhi e i denti e poi imprecando si costrinse a non sedersi di nuovo. “Forza, Winchester. Tieni il tuo culo in aria e lontano da quel materasso!!” si disse da solo e si sentì realizzato quando si rese conto di essere ancora in piedi. Poi , con la stessa determinazione, si obbligò a mettere un passo dopo l’altro fin quando, soddisfatto e appoggiandosi di tanto in tanto al muro del corridoio, non si accorse di essere arrivato ai gradini che portavano in cucina.

Sorrise di più quando potè osservare dal vivo quelle che prime erano solo voci. Il vecchio amico ritrovato con in mano il rotocalco, Castiel al suo fianco. Mary e Jack di fronte a loro. Seduto accanto alla madre, suo fratello. Sul tavolo, bottiglie di birra fresca e una crostata che sapeva di buono. Tutto in quella stanza , in quello che vedeva, sapeva di buono.

 

 

“Posso unirmi a voi?!” fece dopo essersi schiarito la voce e aver attirato su di lui,

l’attenzione.

 

“Oddio, Dean!!” esclamò la madre radiosa. “Sei in piedi?!” fece alzandosi dal suo posto, mentre Sam le faceva appena spazio per muoversi.

“Non dovresti ancora alzarti, Dean!” lo rimproverò bonariamente Castiel.

“Andiamo Cas. Stavo impazzendo in quella stanza, in quel letto!” si giustificò e fece per mettere un passo verso di loro, quando , una vertigine più forte, lo fece sbandare vistosamente.

“Dean!!!!” fu il richiamo allarmato da parte di tutti.

Sapeva che stava per cadere, che avrebbe sentito a breve il duro del pavimento. Si aspettava da un momento all’altro di dare l’ennesima facciata a terra. Strinse gli occhi e attese l’impatto.

Niente.

Solo una leggera e decisa pressione al centro del petto e sulla sua spalla.

Quando riaprì gli occhi, il nephilim era al suo fianco e lo sorreggeva sorridente.

“Wow!! bella presa, Jack. Grazie!” disse sinceramente grato.

“Ricordi: ci guardiamo le spalle nonostante gli errori!” gli ricordò Jack, memore di quel discorso fatto dopo che ebbe gli incubi, prima che Lucifer lo portasse via, prima che Micheal portasse via Dean. “Hai sbagliato ad alzarti da solo, ma io ti guardo le spalle!”

Dean non seppe che dire, ma a Jack bastò lo sguardo del cacciatore per capire che era orgoglioso di lui.

Così lo aiutò a raggiungere il tavolo e Bobby gli lasciò il suo posto così che i due fratelli si trovassero uno di fronte all’altro.

Per alcuni lentissimi istanti , i due , si guardarono negli occhi.

Intorno a loro un momentaneo silenzio. Infondo tutti sapevano cosa ancora non era stato detto. Specie tra Sam e Dean.

“Sammy!” lo salutò notando , forse, solo in quel momento, la barba troppo lunga sul viso del fratello. “Nuova moda?!” scherzò alludendo al nuovo look.

Sam arricciò le labbra passandosi una mano sul mento barbuto. Ignorò l’ironia del maggiore. “Come ti senti?!” domandò invece.

“Sono stato meglio, ma almeno, per fortuna, sono vivo!” provò a scherzare.

Il minore a quella constatazione, puntò gli occhi improvvisamente irati in quelli del fratello. “Per fortuna...” replicò seccato.

Tirò la sedia indietro e si alzò dal tavolo. “Per fortuna!!” ripetè come per rimproverare. "Cazzo !!"

“Sam!” lo richiamò Dean. Ormai la campana di vetro era crollata. Ora bisognava raccogliere i cocci.

“8 mesi, 2 settimane e 4 giorni ...Dean!”

“Cosa...significa?” fece confuso , il maggiore.

Sam con più rancore lo ripetè. “8 mesi, 2 settimane e 4 giorni. Micheal ti ha portato via da noi per 8 mesi, 2 settimane e 4 fottutissimi giorni e tu...per fortuna sei vivo!” ironizzò con tono amaro.

Dean si sentì spiazzato. In effetti nessuno glielo aveva mai detto e lui non lo aveva mai ancora chiesto, per quanto tempo era stato via.

E cavolo!!! se era un casino di tempo. “8 mesi, due settimane e 4 giorni”, si ritrovò a ripetersi mentalmente Dean mentre Sam sembrò rendersene conto e colpì ancora.

“E se la cosa può farti sentire ancora più fortunato posso dirti anche minuti e secondi!” ma lo sguardo stranamente terrorizzato del maggiore, gli spezzò il cuore e lo fece desistere, costringendolo ad uscire dalla cucina, prima di dire altro di cui si sarebbe potuto e dovuto pentire.

“Sam…..Sammy….Sammy!!!” lo richiamò Dean, che cercò perfino di alzarsi e seguirlo, fallendo miseramente e venendo sorretto al volo da Bobby e Castiel. “Sammy!” sussurrò affranto.

“Dean, torna a riposarti!” fece Mary, preoccupata. “ Gli parlerai più tardi.”

Dean la guardò, sorridendole appena. “No, mamma. Devo farlo adesso. Farà bene a me e credimi, farà bene anche a lui!”

“Vuoi che ti accompagni?!” chiese la madre.

“No..no. Tranquilla.”

“Sicuro?” chiese ancora.

“E’ Sammy, mamma. Lo conosco e so che ha bisogno di gridarmi addosso per un po’, ma poi mi ascolterà!!” fece, rassicurandola.

“Come vuoi, tesoro.” e poi guardando Bobby: “La dispensa grida vendetta, ti va di accompagnarmi a fare un po’ di scorta?!”

“Certo, andiamo. Guido io!”

Jack e Castiel dissero, invece, che sarebbero tornati alle loro ricerche nel grande salone.

 

Dean, così, si alzò con più cautela questa volta e facendo cenno agli altri che si offrirono di aiutarlo, che ce l’avrebbe fatta da solo, si avviò verso la camera del fratello e quando vi giunse, odiando l’affanno che sentiva, poggiò la testa contro la porta.

“Sam?” lo chiamò bussando appena sotto il simbolo del letterati. “Sammy?”

“Dean devo calmarmi e tu devi riposare. Vattene a letto!” fu la risposta irata che ottenne ai suoi richiami.

“Sammy, non me ne vado da qui finché... non mi apri e ...parliamo.” fece, mentre le dannate gambe si facevano sempre più deboli.

“Dean...non ora!” rispose ancora, il minore dall’interno della camera.

“Sammy...per favore….io...io devo...” e poi Sam non sentì più nulla se non un leggero tonfo.

“Stronzo!!” imprecò contro se stesso, il minore. Corse alla porta e aprendola non vide nessuno. Abbassò istintivamente lo sguardo e si ritrovò Dean seduto a terra, la schiena poggiata al muro, lo sguardo imbarazzato.

“Dean...Dean...cazzo...Vieni!! tirati su!” fece allarmato, afferrando il fratello da sotto le braccia così da poterselo issare contro.

“Mi dispiace...Sammy...ma queste ...queste stupide gambe ancora...non ne vogliono sapere di tenermi in piedi per più tempo….Scusa.. scusa….”

“Smettila di scusarti!” fece il minore mentre lo portava nella propria stanza e lo faceva sedere sul letto. “Non è per questo che devi scusarti!” disse ancora mentre andava a prendersi una sedia per sedersi di fronte al fratello.

Dean comprese e abbassò lo sguardo annuendo. “Lo so. Ma ti farebbe incazzare ancora di più se ti dicessi che non intendo farlo, fratellino.” e infatti sul volto del minore un’espressione irata e confusa , non lasciò dubbi all’altro.

“Non dovevi dire di sì. Quel Sì!” precisò Sam.

“Perchè?!” replicò il maggiore.

“Perchè potevi avere un’altra scelta!” fece seccato, alzando parecchio la voce. Forse , solo , per sfogarsi.

 

Nel salone, seduti attorno al grande tavolo, Jack e Castiel si guardarono. Il giovane nephilim sembrò preoccupato. “Castiel, forse ….dovremmo...” azzardò, guardando verso la direzione da cui , solo il loro udito celeste, aveva sentito provenire quel rimprovero.

“No, tranquillo, Jack. Hanno bisogno anche di questo.” lo rassicurò, Castiel.

 

“Non avevo altra scelta , Sammy!” obiettò Dean. che cercò anche lui di dare un tono più deciso alla sua voce ancora troppo stanca.

“C’è sempre un’altra scelta.” riflettè Sam, allargando le braccia convinto.

“No, non ne avevo!”

“Dio!!! Dean!! lo dici ogni volta….lo dici ogni dannatissima volta!!” si adirò, passandosi nervosamente le mani sul viso.

“Sam….”

“No!” provò a fermarlo, il minore, puntandogli un dito contro.

“Sam, Lucifer aveva te ed era incazzato con te perché lo avevi lasciato nelle mani di Micheal al di là dello squarcio.” decise comunque di continuare, Dean. “Aveva Jack ed era incazzato con lui perchè lo aveva palesemente disconosciuto come padre...” iniziò a spiegare , Dean. “Vi avrebbe ucciso o avrebbe trovato un modo sadico per ...” e a quelle parole, Sam lo guardò sbalordito.

“Che c’è?” fece Dean colpito dallo sguardo del fratello. “C’ho preso, vero?!” chiese con sarcasmo.

“Voleva che io e Jack ci uccidessimo a vicenda.” ammise.

“Cosa?!” e questa volta non c’era ironia nella domanda.

“Voleva che io e Jack combattessimo all’ultimo sangue, solo per il gusto di vedere chi sarebbe sopravvissuto. Chiesi a Jack di uccidermi perché sapevo che lui, riacquistati i suoi poteri, avrebbe potuto sconfiggere Lucifer. Ma Jack, non la pensava così. Credeva che fossi io quello più forte e stava per uccidersi quando poi sei arrivato tu in pompa magna angelica!” gli raccontò cercando di alleggerire quel ricordo.

Dean scosse il capo, sollevato per come erano andate le cose. E, al tempo stesso, infuriato perché quelle cose continuavano ad accadere.

Dopo qualche attimo di silenzio , in cui, entrambi i fratelli, sembravano star ripensando alle scelte fatte, fu Dean a riprendere il discorso, facendo valere le sue ragioni.

“Così, io non posso sacrificarmi per te, ma tu puoi farti infilzare da Jack!?” ironizzò.

“Non avevo scelta in quel momento!” disse istintivamente Sam e accorgendosi di essersi tradito con le sue stesse parole. “Io...io non...” cercando un’altra giustificazione.

“Anche’io non avevo scelta in quel momento, Sammy!”

Sam si passò , frustrato, le mani tra i capelli e Dean lo osservò e non potè non notare la palese stanchezza che c’era ancora sul volto del minore.

Non aveva voglia di litigare con lui. E in tutta onestà non ne aveva ancora la forza.

“Ascolta, Sam...io avrò sbagliato a dire di Sì a Micheal e tu avrai sbagliato a chiedere a Jack di farti fuori, senza sapere come avrebbe reagito in presenza del padre dell’anno. Ma smettiamo di raccontarci e dirci e accusarci sempre delle stesse cose. Io lo farò sempre per te, Sammy e tu...nonostante ti ostini a rimproverarmelo, lo farai sempre per me.”

“Dean...”

“Non possiamo evitare di buttarci nel fuoco l’uno per l’altro Sam. Lo so io e lo sai tu.”

“Prima o poi ci bruceremo definitivamente , Dean!” affermò sconfitto, Sam.

“Per la miseria, Sammy. Siamo stati letteralmente all’Inferno, tra torture e servizietti demoniaci vari, ci siamo già bruciati!!” provò ad ironizzare sul loro più che assurdo passato.

Sam sorrise a forza a quella presa di posizione del maggiore.

“E se un giorno uno o l’altro, non riuscisse più a tornare indietro!?” ammise Sam, temendo quel giorno, che sperava il più lontano possibile, nonostante il loro lavoro.

Dean deglutì a quello stesso timore del fratello, ma lui era il maggiore e doveva mostrarsi forte, nonostante tutto.

“Allora l’uno aspetterà l’altro, Sammy.” asserì con un tono che dava di speranza. Speranza di stare ancora e comunque insieme, anche oltre quella vita assurda che facevano.

 

Nel grande salone, angelo e nephilim, sorrisero sollevati.

 

 

Sam e Dean, nel frattempo, stavano ristabilendo il loro equilibrio, quando, ad un certo punto , Dean fu come scosso da un forte tremore. Brividi , sembrarono.

Sam se ne allarmò, immediatamente.

“Che c’è?...stai male?!” chiese sporgendosi verso il maggiore.

“No..no...tranquillo.”

“Ma ….stai tremando!!” constatò, poggiandogli una mano sulla spalla.

“Il fatto è che non riesco a non smettere di avere freddo. É come se di tanto in tanto….qualcuno mi gettasse un secchio di ghiaccio sulla schiena.” provò a spiegare la sensazione.

Sam si alzò d’accanto a lui. “Ok! Aspetta...” fece mentre apriva la cassa panca dove teneva i suoi vestiti. Ne tirò fuori una felpa e la portò al fratello. “Tieni...infila...” fece inginocchiandosi davanti a lui così da agevolargli i movimenti per indossarla.

“Sam...non ho quattro anni...posso farlo...”

“Sta’ zitto e infila, idiota!”

“Fesso!” rispose istintivamente, il maggiore, dopo che la felpa fu indossata definitivamente.

 

Uno sguardo. Un pensiero. Una consapevolezza. Un legame.

 

“Vieni qui!” disse Dean, afferrando per una spalla il fratello e tirandoselo contro in un abbraccio forte e ristoratore.

Sam non fece nessuna resistenza e si abbracciò alla schiena del maggiore.

“Questa volta ero io che pensavo di averti perso per sempre!” sussurrò Sam.

Dean, memore di quelle parole, battè la mano sulla schiena del fratello e senza fretta, si sciolse dall’abbraccio.

Guardò il minore, sorridendogli. “Siamo apposto , fratellino?”

Sam, fece finta di essere ancora risentito e non troppo convinto, ma poi…

“Sì, siamo apposto, Dean!”

“Ok!” fece sollevato e soddisfatto. “Chiama Affleck e Damon. E’ ora di decidere cosa fare con Micheal.”

Sam obbedì senza replicare. Infondo Dean stava per dire quello che lui voleva già sapere, ma che ancora non aveva avuto modo e coraggio di chiedere.

Quando Castiel e Jack, li raggiunsero nella stanza di Sam, Dean fece il suo reso conto.

“Sono certo che la maggior parte del tempo che Micheal mi ha portato in giro, io ero...” e poi si corresse. “...lui fosse in Paradiso.”

“Micheal è entrato in Paradiso?!” fece sbalordito Castiel.

“Sì!”

“Ne sei certo?!” chiese ancora , l’angelo.

“E’ stata Naomi stessa a concedergli il Vip Pass!”

“Ma perché...perchè...” ripetè l’angelo, confuso da quella rivelazione.

“Castiel che succede?!”

Castiel li guardò, preoccupato. “Ho avvertito io stesso Naomi e gli altri angeli rimasti, di chi era Micheal, delle sue intenzioni. Perché...perchè farlo entrare in Paradiso?!”

Fu Dean, testimone di tutto, a rispondergli. “Perchè li ha convinti che il nostro sodalizio era diciamo...consenziente. Perchè gli ha promesso e dato ciò che loro volevano e di cui avevano bisogno!”

“Angeli!” fecero all’unisono gli altri tre.

“Bingo!” esclamò ironico, il cacciatore. “Ma fare la parte di Dio gli ha portato via parecchia energia ed è per questo che...”

“..che avere il tuo corpo come tramite non gli è bastato più e ha iniziato ad usare la tua anima per potenziarsi. Per questo avevi quei segni sul petto!” convenne l’angelo.

“Figlio di puttana!” sibilò rabbioso Sam, ripensando a come era ridotto Dean quando lo avevano ritrovato. “Giuro che lo ucciderò, che lo...”

“E’ quello che vogliamo tutti, Sam, ma...” lo fermò Castiel. “...ma se è come dice Dean, abbiamo un problema più grande di cui occuparci adesso!”

“Cosa, Castiel? Quale problema?!” si intromise Jack.

Castiel capì di dover spiegare quello a cui stavano per andare incontro.

“Ascoltate…. il legame tra creatore e angeli è simile a quello biologico tra padre e figli...”

“Per chi aveva tre in biologia!?” ironizzò Dean.

“Mettila così: è tutta una questione di DNA.” spiegò l’angelo.

“Padre malato, figlio malato!” azzardò Sam.

“Non capisco!” si accoda un Jack ancora confuso.

“Quando Dio o Chuck..” si corresse. “..creò gli angeli, in noi instillò l’amore per l’umanità, il rispetto per la vita umana...”

“Beh!!” si intromise ironico Dean. “Non ti offendere , ma con Lucifer e qualche altro di voi non ha fatto un buon lavoro.”

“In ogni famiglia c’è una pecora nera e tu dovresti saperlo, Dean!” fece con tono accusatorio.

“Ehi!! io non sono la pecora nera di questa famiglia!” si difese, il biondo.

“Non è quello che dicesti a quello sceriffo quando Sam venne rapito dai Bender!” e a quell’affermazione sia Dean che Sam strabuzzarono gli occhi, colti completamente di sorpresa.

“Gesù!! ora davvero mi spaventa sapere quanto tu ci conosca, amico!!” affermò colpito, il maggiore, dato che a quei tempi lontani, nemmeno immaginavano l’esistenza degli angeli.

“Ok! Ok!” si riprese Sam. “Possiamo ritornare a Micheal e agli angeli che sta creando o che ha già creato?!”

“Se in lui c’è ostilità nei confronti del genere umano, ci sarà anche negli angeli che ha creato.”

“E’ chiaro!” fece allora Dean.

“Cosa?!” domandò un incerto Jack.

“Abbiamo chiuso lo squarcio e la sua armata è rimasta dall’altra parte. E allora lui se ne sta creando una da questa parte.”

“Vuole la sua apocalisse!” convenne Castiel.

“Cazzo!” sussurrò Sam, appoggiandosi alla scrivania della sua stanza.

“Un’apocalisse da questa parte del mondo?!” domandò con innocenza Jack.

“E non sarebbe la prima!” gli confermò, purtroppo Castiel.

Dean invece sospirò pesantemente , chiuse gli occhi e tirò la testa indietro come se si fosse fatta improvvisamente pesante.

Castiel e Sam , notarono il gesto esasperato e credettero che Dean stesse male.

“Dean!!??” lo chiamarono all’unisono.

Il maggiore li guardò, poi fissò il fratello, poco distante da lui.

“Dannazione!!!” esalò frustrato. “Voglio la mia cazzo di spiaggia, Sammy. Voglio mettere i miei cazzo di piedi su una cazzo di spiaggia! Bermi la mia cazzo di birra e indossare la mia cazzo di camicia hawaiana!!!” e Sam capì a cosa il fratello si stesse riferendo.

Jack, guardò tutti e restò per un attimo basito da quell’esclamazione. Poi…

“Dean...dopo quello che ci hai detto e che ha detto Castiel non credo che sia il momento giusto per andare al mare!” fece innocente.

Gli altri tre, prima decisamente seriosi, un attimo dopo, scoppiarono a ridere e quando quell’ilarità, dettata anche dal nervosismo, si chetò lentamente, fu Dean a dare inizio a tutto.

“Ok! Facciamo anche questa. Abbiamo un lavoro da fare!”

 

“Andiamo avanti insieme, nel bene e nel male.

Ora e per sempre restiamo fino al mattino

e promettiamo di combattere per il nostro destino

Finché non moriremo

(Slipknot, ‘Til we die)

 

 

 

 

N.d.A.: piccola nota. Dean chiama Castiel e Jack “Affleck e Damon”, perché nel film Dogma, questi due attori interpretano degli angeli decisamente particolari che provano a salvare il genere umano per avere redenzione.

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Capitolo 5
*** Per un solo pomeriggio.... ***


 

“Allora Castiel?? hai preparato tutto?” fece Sam, raggiungendo l’amico angelo.
“Sì, l’Impala ha il pieno. Il frigo è nel bagagliaio e il pacco è appena arrivato, Jack è andato a ritirarlo alla posta. Sarà qui tra un po’!”
“Perfetto. Qui ho qualcosa da mangiare , mettilo in macchina. Io prendo Dean!” passandogli la busta di carta piena di cibo.
“Come lo convincerai a venire!?”
“Se servirà anche con una botta in testa!” asserì sorridendo.
“Violento, ma efficace!!” convenne, l’altro.
“Già!!” rispose mentre si allontanava.
“Ehi, Sam!!?
“Sì?” voltandosi di nuovo verso Castiel.
“Certo di volerlo fare, di volerti allontanare dal bunker?! Lui ancora non….”
“Lo so, Castiel. Ma andiamo!!! è solo un pomeriggio. L’umanità non verrà distrutta da una qualche apocalisse e il Paradiso e l’Inferno non collasseranno. È solo un pomeriggio e lui ne ha bisogno dopo quello che ha passato. Noi ne abbiamo bisogno dopo quello che abbiamo passato.” rispose, e c’era forse una nota di triste amarezza nel suo tono.
“Ok, ok!!”

Sam raggiunse il fratello nella cucina del bunker, dove il maggiore stava giocando a carte con Maggie.

“Ehi, vecchietto!!”
“Ehi a te, poppante!” fu la risposta di Dean.
“Cosa stai facendo?!”
“A quanto pare mi sto facendo stracciare a poker da Maggie!” disse gettando sul tavolo con un gesto frustrato le carte che aveva in mano. L’ennesima mano andata male, evidentemente.
“E’ solo fortuna!!” provò a consolarlo la ragazza.
Dean la squadrò non proprio convinto.
“La prima volta è fortuna, la seconda un caso, la terza una fortunata coincidenza, ma la settima volta di fila: NO!!”, poi spostò lo sguardo al fratello. “Cosa diavolo hai fatto mentre io non c’ero: insegnavi gioco d’azzardo a facce d’angelo come lei!!?”
“Non proprio gioco d’azzardo!!” rispose il fratello, ricordando tutti i modi di ackerare che aveva insegnato ai vari cacciatori. Non era proprio gioco d’azzardo, ma comunque una sorta di modo di barare. “Ok! Maggie .. te lo rubo!” fece poi.
“D’accordo!, tanto devo andare!”
“Ehi, ragazzina...voglio la rivincita!” l’avvisò Dean, mentre riordinava le carte davanti a lui.
“Quando vuoi!” e andò via, lasciando i fratelli da soli.
Dean squadrò il fratello. C’era qualcosa che non gli stava dicendo.
“E noi?...a cosa ti servo?” fece cercando di scoprire qualcosa. “Non sono ancora in convalescenza forzata?!”
“E’ solo un giro di ricognizione con Cass e Jack. Male non ti farà. Sono giorni che non metti piede fuori da qui!” rispose Sam, cercando di sembrare il più convincente possibile e sembrò che Dean c’avesse creduto.
“In effetti non vedo l’ora di portare il culo fuori da qui. Cosa dobbiamo controllare?!”
“Vedrai!...Vieni.” lo incitò, iniziando ad uscire dalla cucina, seguito a ruota dal maggiore.

I due arrivarono nel grande garage e Dean vide che Jack e Castiel erano già vicino all’Impala che li stavano aspettando.
“Si va?” fece il ragazzo, infilandosi in macchina.
“Allora me lo dite dove andiamo o chi dobbiamo controllare!?” provò ancora il maggiore dei Winchester.
“Sempre impaziente, Dean. Questo non è cambiato!” constatò Castiel andandosi a sedere accanto al suo protetto più giovane.
“Allora?” fece Sam mostrando le chiavi tintinnanti tra le dita.
“Ok! Passa qui!” chiedendo le chiavi della sua macchina. “….guido io!” fece poi con un tono deciso.
Sam ritrasse la mano e con fare autoritario, negò le chiavi al fratello.
“No, amico! Tu devi solo stare buono e goderti il viaggio!” fu la semplice frase che rivolse al maggiore, ma che in Dean, come un flash, lo catapultarono in un luogo desolato fatto di sofferenza e dolore. Per un attimo risentì quei colpi violenti contro il suo viso o il suo corpo, le risate appagate dell’arcangelo che lo sottometteva alla sua potenza, la vita che gli scivolava via dal petto mentre Micheal gli ripeteva sadico “Goditi il viaggio!

“Dean??”
Niente.
“Dean????”
“Cosa?!” rispose , riprendendosi da quella momentanea empasse.
“Tutto ok?” e Dean annuì solamente, deglutendo quel nodo alla bocca dello stomaco. “Andiamo?!”
“Sì. Sì...andiamo!” e andò a sedersi al posto passeggero mentre Sam si metteva alla guida, scrutandolo perplesso.
“Sicuro sia tutto ok?!” volle chiedere ancora.
“No, Sammy. Non è tutto ok. Io sono seduto qui e tu al posto di guida, quindi : NO. Non è tutto ok!” rispose a spiegazione.

Dopo circa mezzora di viaggio, il maggiore dei Winchester cominciava ad essere davvero curioso nonchè stanco di quello che sembrava essere stato una sorta di rapimento.
“Ok, ragazzi...ormai credo che non ci sia niente da controllare. Che significa tutto questo?” fece indicando loro in macchina e prima che qualcuno potesse rispondergli: “E il primo che si azzarda a dire di godermi solo il viaggio, lo prendo a pugni!” minacciò, guardando dallo specchietto i due passeggeri seduti dietro, che risero complici.
“Allora???” gli incitò a parlare.
Niente.
Maledetti traditori, si ritrovò a pensare.

“Ok! Ci siamo quasi!” fece a quel punto, Sam con uno strano sorriso sulle labbra. “Cas? Procedi!” e quell’esortazione Dean guardò perplesso sia il fratello che l’angelo che vide muoversi dietro di lui.
“Ma cosa...” e in quel momento, l’angelo, con un movimento veloce, gli mise una benda sugli occhi. “Cas!!!” quasi gridò Dean, colto di sorpresa. “Ma cosa diavolo stai facendo?? Fermo….ma cosa….” cercando di fermare l’amico che veniva aiutato anche da Sam, con  una mano sul volante e una intenta a spostare le mani del maggiore.
“Sta’ buono Dean. Vedrai che ti piacerà!!” cercava di tranquillizzarlo, il minore e quando Dean, finalmente, si lasciò bendare, si accorse anche la sua Baby stava rallentando.
“Dove siamo?!” fece , obbedendo di malavoglia a non sbendarsi.
Il maggiore non avendo risposta, acuì solo l’udito e si accorse che i due passeggeri di dietro erano scesi, e così anche Sam. Mise a tentoni una mano sulla maniglia del suo sportello e fece scattare la serratura.
Percepì qualcuno aprirgli lo sportello e poi la presa, più che familiare, di Sam che lo aiutava a venir fuori dalla macchina.
“Se è uno scherzo stupido o una qualche vendetta per aver detto Sì a Micheal, Sammy, ti giuro che te la faccio pagare!!”
“Sì, come no!!!” lo provocò Sam e poi lo sospinse piano in modo che il maggiore capisse che doveva seguirlo.

Dean lo fece e si accorse che il terreno sotto i suoi piedi cambiava man mano che avanzava. Sembrava quasi divenire sempre più instabile.
“Ma dove….” sussurrò, quando le mani di Sam abbandonarono le sue spalle, dove stavano per guidarlo e poi le sentì dietro la sua testa, intente a sciogliergli la benda.
Quando Dean sentì la stoffa scivolargli via dagli occhi, si ritrovò a stringerli , colti di sorpresa dall’improvvisa luce del sole. Poi li riaprì e mise a fuoco.
Li strabuzzò! Increduli! Piacevolmente sorpresi!!! Come infondo lo era lui, in quel momento.

Una spiaggia fatta di soffice sabbia dorata. Davanti a lui lo sciabordio delle onde che lambivano ritmicamente la riva.

“Ma...”
“Beh!! hai detto sempre che saresti voluto andare al mare, goderti un po’ di tempo così!!” fece Sam, soddisfatto perché aveva capito , dal volto del fratello, che la sorpresa era riuscita in pieno.
“Io non….” fece il maggiore, guardando il volto sorridente del fratello e quello soddisfatto dei due amici. “...so che dire!”
“Non dire niente, allora!” fece Jack, semplicemente.
“O forse dirai qualcosa quando avrai i piedi finalmente sulla sabbia!” si accodò Cas.
“Sabbia tra le dita, Dean. Sabbia tra le dita!!!!” sembrò voler concludere Sam, invitandolo ad avanzare verso la spiaggia. “Però prima...”  e Dean lo guardò stranito, quando vide Sam accennare con lo sguardo verso Cas.
L’angelo andò verso il bagagliaio e tirò fuori un pacco. Si riavvicinò al gruppo e ne tirò fuori quattro camicie, ancora imbustate.

Camicie di una sgargiante tonalità hawaiana.

Fu solo a quel punto che Dean scoppiò a ridere. Una risata forse appagata, forse fatta di un semplice sfogo, forse di ringraziamento. Forse...per coprire con forza tutto quello che era successo.
Fatto sta che comunque, quella sua reazione, fu talmente contagiosa, che anche gli altri scoppiarono a ridere.

Quando , qualche minuto dopo, tutti indossavano la loro camicia, Dean rise ancora di gusto guardando la faccia strana che faceva Cas , mentre si osservava con quella strana camicia.
“Cos’è Cas??!” fece, aggiustandogli il colletto mezzo tirato su da un lato. “Senti già la mancanza del tuo impermeabile?!”
“Questa camicia è ridicola e non capisco perché tu desiderassi tanto indossarne una e farla indossare a anche me e agli altri. Umiliazione??!” azzardò, con il suo solito cipiglio interdetto.
“No, amico mio. No.” sembrò volersi giustificare. “Solo per provare ad essere per un po’, quello che non siamo stati per un intera vita. Niente cacciatori, niente angeli, niente nephilim. Solo ciò che siamo in questo momento, con queste stupide camicie: persone.” rispose mettendogli le mani sulle spalle.
“Persone!” convenne Cas.
“Già!” e in quel momento , l’angelo fu richiamato da Jack che sembrava incuriosito da quello che abitava la sabbia. 

Quando Cas lo lasciò da solo, Dean si sentì battere contro una spalla. Sam, lo richiamava porgendogli una birra.
“Grandioso!! ci voleva!” fece accettando la bottiglia. “Ma prima….” e così dicendo si scalciò via gli scarponcini e velocemente anche le calze. Sam lo osservava felice. Soddisfatto di vedere una sorta di felicità fanciullesca in quel guerriero che ora non vedeva l’ora di mettere i piedi nella sabbia e quando Dean lo fece, Sam gli vide chiudere gli occhi, come uno che si sta assaporando il momento.
“Dean..” sussurrò Sam.
“Dio Sammy!” rispose a bassa voce, il maggiore. “Voglio che nel mio Paradiso ci siano chilometri e chilometri di sabbia!!” disse, sperando di far capire al fratello come stesse bene in quel momento.
Sam sorridendo, lo imitò e anche lui, una volta che ebbe i piedi immersi nella calda sabbia, disse: “Hai ragione, fratello.”
Poco dopo, i due, si sedettero sul cofano della fidata Impala, come forse, non facevano da anni. Questa volta però non guardavano le stelle, in silenzio, chiedendosi se avrebbero avuto un domani.
In quel momento, fissavano un angelo e un nephilim, arrotolarsi i pantaloni per non bagnarsi troppo. E ridevano.

Poi fu Sam a spezzare, non proprio convinto se farlo o meno, quel momento.
“Ehi! Stai bene?!” chiese prima.
“Sai, Sammy??? dovrò ringraziarti davvero per questo.” fece Dean. “Non lo avrei mai ammesso….ma ne avevo davvero bisogno!” confessò. “Dopo….dopo Micheal e ...tutto quello che lui….” ma nascose il resto in un sorso di birra.
A Sam bastò per fare la sua domanda.
“Senti, posso….posso chiederti una cosa?!” domandò titubante.
“Spara!” lo incoraggiò Dean.
“Prima...nel garage. Io ...cioè tu mi sei sembrato...sì, insomma...” non voleva proprio chiederglielo. Aveva paura di rovinare il pomeriggio.
“Fratellino, chiedi e basta!” lo spronò Dean.
“Ok! Tu mi hai dato l’impressione di esserti sperso per qualche momento quando ti ho detto che...”
“...dovevo stare buono e godermi il viaggio!” finì per lui, Dean.
Sam se ne sorprese e annuì soltanto.
Dean si ritrovò a sospirare. Si sistemò meglio e poggiò la schiena al parabrezza della macchina, mentre Sam si voltava meglio verso di lui, pronto ad ascoltarlo.
“Ti va di parlarmene?!”
Dean buttò giù un altro sorso di birra e con uno sorriso sforzato: “Quando cercavo di...sì, insomma, di ribellarmi a Micheal, di trovare un modo per espellerlo, sempre inutilmente..” fece quasi con tono sarcastico. “..lui riusciva a rimettermi al tappeto, ogni singola volta. E ogni singola volta mi ripeteva: “sta’ buono e goditi il viaggio!” ”
“Dio!!” esclamò in colpa Sam. “Io...mi ..mi dispiace, io non potevo saperlo. Io non...”
“Smettila Sammy!” lo fermò con tono per niente irato. “Hai ragione. Non potevi saperlo. È solo che sentire di nuovo quelle parole ha come accesso mille flash nella mia testa. Non è colpa tua e non lo sarà di nessun altro se mai dovesse ricapitarmi ancora!!”
“Come possiamo...” e poi disse più deciso. “..come posso aiutarti?!”
Dean lo guardò, fissò la determinazione che c’era in quella domanda e si drizzò così da ritornare al fianco del fratello.
“Non lo so, Sammy. Davvero non lo so. Magari fra qualche giorno, qualcosa mi verrà in mente, ma per adesso...”
“Per adesso?!” fece curioso , Sam.
“Per adesso voglio godermi questa..” fece indicando la bottiglia tra le sue mani. “...voglio ridere ancora vedendo Jack che cerca di afferrare quel granchio e voglio prendere in giro Cas per come sembra ridicolo con quella camicia. E soprattutto...” disse con un tono pacifico, come da tempo Sam, non gli sentiva. “...voglio godermi di nuovo mio fratello al mio fianco.” disse , cercando con il minore, un brindisi.
“Questo si può fare!” convenne Sam, battendo il collo della sua bottiglia a quella del maggiore. “Ma promettimi una cosa.”
“Cosa?!”
“Quando ce ne sarà bisogno e avrai bisogno di tirar fuori tutto, devi venire da me! Ok?!”
“Ok!” lo rassicurò Dean. “Come sempre!”
“Lo combatteremo insieme.”
“Come sempre!”

 

L'immagine nei tuoi occhi, riflette il dolore che ti ha colpito e l'ho sentito nella tua voce…
Io non mi arrenderò, quindi non ti arrendere.
Sei caduto ma puoi risalire di nuovo. Quindi non ti arrendere.
Quando il demone dentro di te è pronto per iniziare
e senti come se fosse una battaglia che non potrai mai vincere.
Quando sei dolorante per il fuoco e preghi per i tuoi peccati,
quando non è ti rimasto niente dentro, c'è ancora una ragione per combattere…
Non lasciare che prenda la tua anima.
Guardami, prendi il controllo
e sarai pronto per iniziare questa battaglia che noi vinceremo…
C'è ancora una ragione per combattere
Io sarò la tua ragione per combattere. Ti darò una ragione per combattere”

(Reason to fight, Disturbed)



 


 

N.d.A.: Se volete questa storia , consideratela come un missing moment tra “Ritorno a casa” e “Paure nascoste” della mia serie “Ancora. Rabbia. Ritorno. Paura”.
Il fatto è che qualche giorno fa è stata postata una foto della Baby a parcheggio e la didascalia diceva : “E’ tornato Dean e se ne vanno al mare!” e noi sappiamo quando Dean abbia voglia di andare mettere i piedi nella sabbia, poi c’è quell’ “Hold on and enjoy the ride!” detto da Micheal a Dean per rimetterlo “a cuccia” e quindi mi è partito lo sclero.

Poi ( se vorrete anche ascoltarla) ho beccato il nuovo singolo dei Disturbed e allora come dire…. “Cosa fatta, Capo Horn!!”

Spero vi sia piaciuta.
Baci, Cin!


Un grazie immenso alla Charlie del nostro gruppo WhatsApp, per avermi aiutata ad impaginare questo capitolo ribelle!!!

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Capitolo 6
*** Paure nascoste. Parte 1 ***


Quando aveva aperto gli occhi, la prima cosa che Dean aveva visto , era la figura di Jack, che con attenzione rimetteva a posto la sedia nell’angolo da cui l’aveva presa. Il ragazzo agiva con circospezione, come se non avesse voluto fare alcun rumore per non disturbarlo.

Dean, in quei pochi momenti, si guardò intorno. Se quello era l’ennesimo trucco di Micheal per torturarlo sadicamente e psicologicamente, cavolo!!, c’aveva messo impegno per “mostrargli” la sua stanza nel bunker , particolare dopo particolare. Dalle armi in bella mostra appese ai muri, ai giornalini porn vintage ordinatamente accatastati su un pensile ben a portata di mano e ….di letto!!!

 

Richiuse un attimo gli occhi e poi le sentì….sentì le altre voci familiari provenienti dalle altre stanze del rifugio.

No! non poteva essere una tortura. Non era una tortura. L’arcangelo non gli avrebbe concesso, nemmeno nel dolore, di gioire anche solo per un attimo delle voci che tanto amava.

Era tornato! Era libero! Libero dalla possessione di Micheal.

Infondo….infondo l’arcangelo , prima di massacrarlo un’ultima volta, glielo aveva detto che stava per lasciarlo andare ma onestamente, Dean, aveva perso ogni speranza di potersi risvegliare. Di poter sopravvivere!!

Eppure c’era riuscito. Era sveglio e stava di nuovo guardando Jack che , ora, stava per uscire dalla sua stanza.

 

“Ehi, ragazzino!” lo richiamò e sollevato dal modo in cui Jack si girò verso di lui, guardandolo, si convinse: no...non era un’allucinazione.

Jack era sorpreso, felice, sollevato e confuso allo stesso tempo e quello che fece, gli confermò che era a casa. Il giovane nephilim , infatti, non gli andò vicino per rassicurarlo come succedeva nei sogni, ma corse nel corridoio a gridare e ad allertare tutti gli altri che lui era sveglio.

 

Da quel momento in poi, Dean, fu sotto controllo costante sia da parte della madre, che del ritrovato Bobby e naturalmente dei due angeli che continuavano a “somministrargli” il loro mojo angelico per aiutarlo a stare sempre meglio. L’unico che sembrava volergli stare lontano, anche se con discrezione, era Sam. Ma anche con lui, alcuni giorni dopo, quando fu in grado di mantenersi, più o meno, in piedi, ebbe la possibilità di chiarirsi e riappacificarsi. Aveva lasciato che il fratello gli gridasse contro, che si sfogasse, che lo odiasse perfino ma poi aveva chiesto a Sam di essere ascoltato e Sam lo aveva fatto. Gli aveva messo una felpa sulle spalle e abbracciato.

Sam non lo aveva perdonato del tutto ma lo aveva capito completamente.

 

Un giorno , mentre Bobby e Mary erano fuori per incontrarsi con i sopravvissuti dell’universo alternativo e accertarsi che tutti stessero bene e mentre Cas e Jack cercavano un qualsiasi segnale potesse indicare loro la presenza di Micheal o di qualche angelo a lui collegato, Dean e Sam, erano rimasti al bunker. Il primo, perché nonostante si stesse rimettendo sempre meglio, giorno dopo giorno, ancora non era al 100%. Il secondo, nemmeno a dirlo, non si fece manco passare per la testa di lasciarlo da solo.

“Non ti ho assillato con le mie cose da nerd per molti mesi, devo rifarmi!” era la giustificazione del più giovane nei confronti del fratello ancora convalescente.

 

“Ehi!! Tata Matilda??!” lo richiamò Dean, sfottendolo palesemente. “Vado a prendermi una birra. Ne vuoi una o ti porto un bicchiere di latte caldo ?!” fece ancora, ridendo.

“La birra mi va benissimo grazie, anche se penso che il latte servi a te, Tremotino!!” rispose a tono il minore paragonando il maggiore al personaggio finito a pezzi per essere stato sconfitto da un grande potenza.

“Ahahaha!!!...divertente!!” ghignò sconfitto dalla risposta del fratello.

“Già..molto divertente!” convenne vittorioso, il minore , mentre vedeva Dean andare verso la cucina.

 

Passò un buon quarto d’ora, prima che Sam, cominciasse a tamburellare con le dita sul bordo del tavolo. “Ehi, Dean!! la stai forse distillando quella birra!?” fece parlando verso la direzione della cucina. E quando non ebbe risposta, qualcosa si contrasse nel suo stomaco. Si alzò dalla sua sedia e si diresse verso l’altra stanza.

Quando vi entrò, quello che vide, lo gelò sul posto e gli fece letteralmente male al cuore: Dean , seduto su una sedia. Lo sguardo perso nel vuoto, una mano che nervosamente si contraeva a scatti sul suo petto. Mal trattenuti gemiti. Il respiro affannato. Il volto completamente madido di sudore. La bocca schiusa in cerca di aria.

“Dean?” lo richiamò prima piano , senza avere risposta. Quindi, il più giovane scese i gradini che portavano nella cucina e si fece più vicino al fratello , in quel momento , perso in chissà che assurdo ricordo. “Dean??!” fece ancora e con ancora più apprensione. Ma ancora sordo a quel richiamo, Dean, continuava a pressarsi la mano sul petto come se fosse in cerca di aria o forse ancora , come se cercasse di lenire un qualche dolore.

A quella visione, Sam, non riuscì a reagire che in maniera istintiva.

“Dean!!?” lo chiamò con più decisione mettendogli entrambe la mani sulle spalle contratte. Lo scosse appena. Una due volte e ogni volta lo richiamava, provando a riportarlo alla realtà e solo dopo uno scossone più deciso, la reazione del maggiore fu del tutto inaspettata per Sam. La mano del fratello scattò verso l’alto e gli si strinse con forza alla gola, lasciandolo un attimo senza fiato, ma nel momento in cui il giovane Winchester riuscì a ritrovare la sua lucidità anche in quella situazione, si rese conto che Dean sembrava perso in altro, che non lo vedeva, che molto probabilmente non era a lui che voleva fare del male.

Allora cercò di farsi riconoscere, di destarlo da quella sorta di allucinazione, cercando comunque di fargli allentare la presa intorno al suo collo , che onestamente cominciava a farsi troppo pressante.

“Dean...” ansimò. “Dean...sono io...sono Sam...” provò ancora mentre con le mani cercava di liberarsi da quelle del fratello. “Dean ..sono...sono Sammy!!” fece di nuovo con enorme sforzo e solo a quel nomignolo, Dean parve riaversi e quando si rese conto di quello che stava facendo, con uno scatto, lasciò il collo del fratello che finalmente tirò un respiro di sollievo. Letteralmente.

Gli occhi ancora spersi , allarmati da quello che aveva visto stava facendo al minore e che ora erano concentrati e fissi in quelli del più giovane.

“Sam….cosa...”

“E’ tutto ok, Dean! Va tutto bene. Sto bene!!” provò immediatamente a rassicurarlo mentre vedeva Dean con il respiro meno affannato, le mani ancora appena tremanti ma più rilassate e poggiate sulle ginocchia forse senza nemmeno rendersene conto.

“Sam?!” fu il nome appena sussurrato. “Che...che cosa...cosa è successo?! Che cosa stavo facendo?” fece sconvolto dai minuti appena passati, poi notando l’apprensione sul volto del minore: “Stai male?!”

Sam strabuzzò gli occhi, incredulo.

“Io?? io sto male? Tu chiedi a me se sono io a stare male?” domandò retorico.

“Cosa….” replicò il maggiore, sistemandosi meglio sulla sedia.

“Per la miseria Dean!!!” esclamò frustrato, Sam. “Vengo qui...ti trovo in uno stato assurdo...quasi come se stessi per avere un attacco psicotico...sudato, affannato. Per poco non mi strangoli e tu chiedi a me se sono io quello che sta bene??!”

“Io...io non lo so cosa...mi dispiace ma non so cosa….” cercò di negarsi a quell’apprensione.

“Smettila….smettila, lo vedo, lo so che mi stai prendendo per il culo…..Lo so che sai quello che ti stava succedendo, ma come al solito non vuoi….”

“Ohw!! andiamo Sammy, non iniziare di nuovo. Sto bene. E’ stato solo un piccolo black out. Cerca di tenere sotto controllo questi tuoi scompensi premestruali. Mi basta già che mi fai da babysitter, non mi serve che mi assilli anche per..”

“Per cosa, Dean??!” lo fermò irato Sam. “Cosa??...per i tuoi ricordi del fantastico tempo passato a farti massacrare da Micheal?!” colpì basso , il minore.

Il volto di Dean divenne una maschera di ghiaccio e per quanto Sam, in quel momento si potè sentire in colpa, non ritirò quello che aveva detto perché sapeva che Dean, come al solito, doveva sbatterci il muso su ciò che quello che aveva passato gli aveva lasciato addosso e dentro.

“Fanculo, Sam!” ringhiò Dean, alzandosi dalla sedia e facendo per uscire dalla cucina. “Non sono cazzi tuoi. Limitati a fare il cane da guardia...” disse senza rendersi conto del modo e il tono offensivo con cui si era rivolto al minore. “Il resto sono cavoli miei!! Li gestirò io, come ho sempre fatto.” sibilò a denti stretti ed era con un piede già sul primo gradino, quando si rese conto che Sam non gli aveva risposto niente. Nemmeno un’imprecazione più che giustificata.

Niente! Silenzio alle sue spalle.

E in quel silenzio, Dean, capì che se l’era presa con l’unica persona con cui non aveva diritto di prendersela.

Pur non volendo, si stava comportando sempre allo stesso identico modo. Voleva tenersi tutto dentro e far finta di essere Capitan Meraviglia. Ma non aveva messo in conto che Sam non aveva più 4 anni e lo capiva benissimo quando lui stava male.

No, quando stava di merda!

Così, senza nemmeno voltarsi verso il fratello, fermo al tavolo alle sue spalle…

“Scusa!” disse sottovoce. Il tono comunque colpevole. “Non volevo farti del male. Non lo farei mai, lo sai. Ma in quel momento..non so come….ma ...ma stavo lottando di nuovo per la mia vita. Non volevo ferire te….volevo salvare me!”

Alle sue spalle solo un sospiro preoccupato.

“Hai ragione! Faccio finta di niente ma….a volte...è come...come...” continuò, anche se con un’imbarazzata difficoltà.

“Cosa, Dean?...parla con me , ti prego!” lo incoraggiò a continuare Sam quando percepì chiara e netta , l’amarezza, nel tono della voce incrinata.

Finalmente , Dean, si voltò verso di lui. Lo sguardo appena appena spaesato. Sam lo vide mettersi una mano al centro del petto, stringere e battersi quasi con rabbia.

“E’ come se lui mi stesse ancora succhiando via la vita e l’anima dal petto.”

“Dean, lui...” cercò di intervenire Sam, quando vide la frustrazione sul volto fraterno.

“Lo so, Sammy. Lo so. Lui è ora andato via e non c’è più niente qui dentro, ma a volte...è come se sentissi ancora quel dolore; a volte è come se fossi di nuovo in quel posto che non so se era la mia testa o chissà che altro posto Micheal aveva creato per tenermi buono. A volte...” e si ritrovò ad inspirare in cerca di aria. “...a volte è come se volessi parlare e non ci riuscissi.” confessò, tornando a sedersi accanto al tavolo e poco dopo seguito anche da Sam che , ormai, non lo guardava più con rabbia.

“Dimmi che è successo, Dean. Dimmi quello che ti ha fatto!” e non lo stava chiedendo.

Il maggiore lo fissò e capì in quella pacata richiesta che ciò che voleva Sam era solo farlo parlare. Voleva solo costringerlo a buttare tutto fuori e così, per una volta, lo accontentò.

“Quando...quando ero la sua marionetta...” provò a spiegare ancora. “ ..Micheal a volte mi teneva in un buio talmente denso e oscuro che non riuscivo nemmeno a respirare. Me ne tirava fuori solo per mostrarmi il dolore che causava, la disperazione che si lasciava dietro, per cercare di sottomettermi prima di riprendere il suo assurdo piano!” e così dicendo gli raccontò delle cosiddette sedute a cui Micheal lo sottoponeva per piegarlo e sfinirlo, gli raccontò del fatto che l’arcangelo gli aveva impedito in qualche magico modo di poter pronunciare anche una sola sillaba. Che per , quelli che solo dopo aveva scoperto essere quasi 9 mesi, l’unica cosa che aveva potuto sentire era la voce di Micheal e i propri gemiti di dolore ogni volta che l’arcangelo si accaniva su di lui.

Gli disse dell’assurda situazione di vedersi mettere ko da sé stesso.

E poi gli raccontò di come Micheal , verso la fine, aveva iniziato a ricaricarsi nutrendosi letteralmente dalla sua anima e del dolore lancinante che provava ogni volta e del suo piano per rendersi sottomesso così, sperando, di non essere più utile all’arcangelo.

“E’ per questo che avevi quelle bruciature sul petto!” constatò Sam , colpito profondamente da quel racconto.

Per un attimo si ritrovò seduto sul cofano dell’Impala, con accanto uno straziato Dean, che gli raccontava delle torture subite all’Inferno, Ma qui , c’era di mezzo il Paradiso e il più giovane non scorse alcuna differenza. Entrambi erano stati solo portatori di dolore e sofferenza.

 

“Credo che in qualche modo, Micheal, volesse lasciarmi un segno tangibile del suo passaggio!” ironizzò Dean, passandosi una mano sul quel punto del torace dove prima campeggiavano le cicatrici lasciate dall’arcangelo, ma che erano state prontamente guarite da Castiel.

“Gliela faremo pagare Dean. Lo troveremo e gli bruceremo le piume di quelle ali del cazzo, una per una.” volle incoraggiarlo Sam.

Dean sorrise a quel piano di vendetta. E fu grato al minore del modo in cui si era espresso. Niente promesse strappalacrime.

“Sam?!” lo richiamò, poi, perplesso.

“Cosa?!” si limitò a chiedere in risposta.

Sam aveva ancora mille domande da fare, mille risposte da volere, ma ora come ora, voleva solo che Dean parlasse. Di tutto. Di ogni cosa, anche inutile. L’importante era che il maggiore tirasse fuori tutto.

“Ricordi quando permisi a Gadreel di possederti affinché ti guarisse da quello che ti avevano fatto le prove?”

“Certo!!” e poi scorgendo ancora una lieve colpa sul volto del fratello: “Bel periodo. Una vacanza meritata!” scherzò ironico e si sentì sollevato per aver fatto sorridere Dean. “Che c’entra Gadreel?!” riprese, di nuovo serio.

“Quando tornammo a lavorare insieme...tu, insomma…...tu mi dicesti che con Castiel avevate cercato di rintracciarlo usando….”

“..le tracce di grazia che mi aveva lasciato dentro!” finì per lui, Sam e Dean annuì soltanto. “Tu credi che dentro di te ci siano ancora tracce della grazia di Micheal?!” chiese perplesso.

“Potrebbe. Se in un tramite ne rimangono dopo il passaggio di un semplice angelo, non credi che...”

“...ce ne siano soprattutto dopo il passaggio di un arcangelo!” concluse , ancora, al posto del maggiore. “Ma Castiel e Jack quando ti hanno curato hanno detto che dentro di te non sentivano più l’influenza di Micheal.” provò a riflettere.

“Influenza….non grazia. Nemmeno in te, Cass, all’epoca, scorgeva la grazia di Gadreel, se non quando ha usato quella siringa.”

“Ok!Ok!...cosa stai cercando di dirmi Dean?!” fece risoluto, Sam.

“Sono stanco di sentirmi così. Voglio tornare ad essere il Dean Winchester di sempre. Voglio evitare di strangolare qualcun altro senza rendermene conto. Voglio essere di nuovo quello pronto a fare il culo a tutti e a guardarti le spalle mentre tu ti rifai la messa in piega!!” fece cercando di rendere meno drammatica quella presa di coscienza.

“Stronzo!” rispose infatti Sam.

“Sì, idiota!” convenne soddisfatto di quello scambio.

“Cosa vuoi fare Dean?!”

Dean deglutì e poi fece un respiro profondo.

“Voglio che Cass mi faccia un’ispezione angelica e se trova anche una sola traccia di quel bastardo, voglio che tu prenda quella siringa e mi succhi via tutto.”

“Dean...no, no...” cercò di farlo ragionare ripensando al dolore che aveva dovuto sopportare quando Castiel gli tirò via la grazia rimanente di Gadreel dal collo. E in più Dean voleva anche che l’amico angelo, gli perquisisse l’anima.

No! Non poteva permetterlo.

“Sam...Sammy. Non voglio che niente di quello psicopatico alato mi scorrazzi dentro. Non voglio ritrovarmi come quando avevo il marchio. Potrebbe non succedere niente, ma qui, stiamo parlando della grazia di un arcangelo...” disse. “...fuori di testa e di un altro universo!” precisò deciso.

Sam stava per replicare, ma porca miseria!!, Dean aveva ragione. Già avere a che fare con gli angeli e arcangeli del loro mondo era un casino, figurarsi con quelli di un altro universo più incasinato e folle del loro. E poi alla sola idea di Dean sottomesso e sconfitto da una potenza superiore, gli fece ricordare con orrore il periodo del marchio. Non poteva permetterlo.

“Dean, sarà doloroso...lo sai!” provò a dissuaderlo Sam. Voleva andare incontro alla richiesta del fratello ma non in quel modo così doloroso.

“Non conosco altro modo, Sammy!” gli fece presente infatti, Dean.

“Parliamone con Castiel….con Bobby...magari c’è un altro modo!”

“Vada per Cass, ma Bobby…..lui è fuori con la mamma per accertarsi che i viaggiatori stiano bene e che non vogliano ancora farmi fuori. E poi non voglio aspettare troppo!” fu l’unica concessione che il maggiore fece.

“Ok!” convenne ancora poco convinto, Sam. “Chiamo Castiel e gli dico di tornare.” assentì comunque.

 

All’arrivo dell’angelo e del nephilim, i due fratelli, spiegarono loro tutto.

Castiel , che sarebbe stato quello principalmente coinvolto nell’operazione, li guardava per niente convinto.

“Dean, ti sei appena ripreso. Ci sono giorni in cui fatichi ancora a...”

“Cass….” provò a farsi ascoltare, il maggiore.

“Controllare la tua anima e poi continuare con l’estrazione, ammesso che ci siano ancora tracce della grazia di Micheal dentro di te, sarebbe troppo per il tuo fisico. Almeno per il momento. É uno choc per quelli che sono ….in forma. Immagina cosa potrebbe accadere a te!!” cercò di fargli presente, tentando anche di spaventarlo.

Ma il tentativo fallì miseramente, perché quando Dean Winchester decideva qualcosa, beh!!!…

“Castiel, ascoltami.” e l’essere chiamato Castiel da Dean, era già tutto dire. “La sola idea che qualcosa di quel bastardo psicopatico possa ancora scorrazzarmi dentro mi da’ la nausea. Non ce lo voglio dentro di me, Cas. Non ce lo voglio e se farmi scombussolare un po’ dalle tue manine angeliche è la soluzione ai miei problemi, beh!!!...che scombussolamento sia!!” fece incoraggiandolo al suo solito modo. Ironico!!

“Dean, senti...” si intromise Sam, che ancora non sembrava convinto della decisione presa dal maggiore. Ma Dean lo fermò subito.

“Sammy, no. Ne abbiamo già parlato e poi tu più di chiunque altro dovresti sapere quello che sto provando adesso e solo adesso io ho capito quello che provavi tu dopo Gadreel. Non essere completamente padrone di te stesso. Non lo sopporto.” fece deciso. “Voglio chiudere gli occhi la notte e aprirli il mattino dopo sapendo di essere io, di essere quello che sono sempre stato!” affermò con franchezza.

 

“Un idiota incosciente!!!??” e questa volta , fu la voce del giovane nephilim ad intromettersi nel discorso.

 

Gli altri tre lo fissarono sbalorditi. Specie Dean, che era il diretto interessato a quell’appellativo.

“Come scusa, ragazzino!?” fece infatti il maggiore

Jack li guardò con aria innocente. Con l’aria di chi non sapeva di aver fatto una gaffe. “E’ così che Bobby ti chiama ogni volta che Castiel o Sam o Mary raccontano qualcosa che hai fatto e in cui hai rischiato più del dovuto.” sembrò giustificarsi il ragazzo.

Dean lo guardò ancora per un attimo , con aria perplessa. E poi…

“E’ bello sapere di essere apprezzati dalla propria famiglia.” fece sarcastico e poi tornò a fissare sia il fratello che l’angelo. “Allora?” domandò in attesa.

“ Castiel, sono d’accordo con Dean.” affermò a sorpresa, Sam.

“Sul serio?!” esclamarono all’unisono sia Cass che Dean stesso, mentre lo sguardo attento del nephilim scrutava tutti.

“Sì!” confermò convinto. “L’unica cosa che vorrei sapere è se c’è un altro modo che non implichi la perquisizione angelica e l’estrazione con quell’affare. Come dici tu...potrebbe essere troppo per Dean, almeno in questo momento. Magari potremmo trovare un qualche incantesimo...chiamare Rowena...o forse esiste un altro tipo di rito che...” ma a quel punto fu proprio l’angelo a fermarlo.

“Sam, credi che se ce ne fosse stato un altro, non lo avrei usato con te, all’epoca?!” domandò retorico.

A quella domanda non domanda, i due fratelli si ammutolirono. Chi per un motivo, chi per un altro.

Poi fu Dean a riprendere. “Ok! A quanto pare la decisione è presa.” e si rivolse a Castiel. “Prepara il necessario.”

L’angelo annuì appena e richiamò il giovane nephilim. “Jack, vieni con me. Andiamo nell’infermeria.”

Dean poggiò una mano sulla spalla dell’amico come segno di ringraziamento. “Scendo tra un attimo.”, poi si rivolse al fratello al suo fianco.

Sam stava per seguire gli altri due, quando Dean lo fermò, prendendolo da un braccio.

“Cosa?!” fece il minore, sorpreso.

“Ascolta, Sammy. So che cosa significherebbe per te assistere a quello che sta per succedere, quindi….” e rinsaldò la presa sul braccio fraterno. “...resta qui. Quando tutto sarà finito, Castiel manderà Jack a chiamarti, ok?!”

A quella richiesta così accorata, Sam, senza sciogliersi dalla presa del maggiore, gli si mise di fronte. Lo guardò intensamente e gli sorrise appena.

“Ok! Dopo questo , spero che Castiel oltre a ripulirti, ammesso che ci sia, della grazia di Micheal, riesca a portarti via anche la capacità di dire stronzate!” lo spiazzò.

“Ma che...?!” replicò Dean, disorientato.

“Non esiste che io non ti resti accanto in questo momento. Quindi muovi il culo e vediamo di rimetterti in sesto una volta per tutte!” lo incoraggiò e si avviò verso l’infermeria del bunker.

 

Nel tragitto, soprattutto per distogliere il pensiero da quello che stava per affrontare, Dean cercò di essere...Dean.

“Ehi, Sammy?!”

“Sì!?”

“Mi terrai la mano lì dentro, fratellino?!” fingendo di piagnucolare.

“Certo!!! e ti soffierò sulla bua quando piangerai come un bimbetto che si è sbucciato un ginocchio!” lo prese in giro, in risposta. “Cerca solo di non fartela sotto, perché le mutande non te le cambio!!”

“Stronzetto!!”

“Idiota!”

E con quello scambio di battute, arrivarono nella stanza in cui li aspettavano Castiel e Jack.

L’angelo disse a Dean di stendersi sulla lettiga e di tenere le braccia lungo i fianchi. Dean lo fece e istintivamente strinse le mani ai bordi del materassino di spugna.

Poco distante da lui, Sam, osservava tutto cercando di mascherare con un lieve sorriso, la profonda apprensione che invece stava provando.

“Che hai da ridere!!??” lo riprese Dean.

“Castiel che ti stende su un letto!!” esclamò Sam sorridendo nervosamente al maggiore. “Quelle alunne schizzate del Michigan, andrebbero in estasi se lo sapessero!!! Aspetta!! Com’era?: Deastiel...Destiel??? ”

“Non mi ci far pensare!!” convenne esasperato, Dean, ripensando a quel musical su di loro e al loro “sottotesto amoroso”

Castiel, ignaro di quello che significava quel breve scambio tra i fratelli, si avvicinò e poggiò una mano sul petto dell’amico.

“Sei pronto, Dean?!” fece con tono pacato. Dean si voltò a guardare il fratello facendogli un occhiolino appena accennato e poi annuì soltanto all’angelo e un attimo dopo la mano di Castiel parve scomparire tra la carne del torace del cacciatore che urlò d’istinto e di dolore.

 

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Capitolo 7
*** Paure nascoste. Parte 2 ***


Le mani di Dean si contrassero in cerca di un appiglio contro i bordi della lettiga, gli occhi gli si aprivano e gli si chiudevano come se non sopportassero la luce. Le gambe si muovevano scosse da forti tremori dovuti dalle scariche dolorose che gli scorrevano lungo tutto il corpo.

“Cas?!” sibilò preoccupato Sam, che fece, allarmato, un passo verso il letto su cui era disteso il fratello.

Il volto di Dean era stravolto dal dolore, la pelle lucida di sudore. Il cacciatore sentiva come se il petto gli si stesse spaccando in due e per un attimo ritornò con la mente alle torture di Micheal.

Un movimento più marcato della mano angelica lo fece inarcare spasmodicamente e il cacciatore gridò di dolore.

“Dannazione...Castiel!!!” lo richiamò il giovane cacciatore.

 

Quanto ancora doveva durare quella dannata perquisizione angelica???

 

Dean gemette e ansimò sfinito e in quella dolorosa preghiera, Castiel, tirò via dal petto la mano. Contemporaneamente il corpo di Dean, si rilassò. Sfinito, esausto, dolorante e infatti Dean si portò le mani al petto, spingendo contro di esso, come se quella pressione potesse portargli sollievo.

Sam gli si fece accanto immediatamente. “Ehi...ehi...ehi!!! stai bene. È finita...è finita!!” lo rassicurò.

Dean ansimava ancora vistosamente e deglutiva come se quel gesto potesse riuscire a ridargli prima la parola e poi il respiro.

“Vuoi bere qualcosa?!” suggerì Sam, mentre gli teneva la mano sulla spalla.

Dean negò con il capo e poi dopo aver respirato affondo, disse solo: “Allora?!” e lo disse rivolto all’angelo.

Castiel guardò Sam e poi fissò Dean e il cacciatore sembrò vedergli afflizione nell’espressione che l’angelo gli stava rivolgendo.

“Cas?!” lo richiamò titubante.

“Jack...” fece rivolgendosi al nephilim. “Prendi la siringa!” fu la risposta che i fratelli aspettavano ma che tanto non avrebbero voluto sentire.

C’era ancora grazia di Micheal nel corpo di Dean.

E il cacciatore, ora più che mai, si convinse che era quella presenza ad avergli procurato quello che lui aveva chiamato “black out”.

E di più , si convinse, che quell’episodio con Sam avrebbe dovuto essere l’ultimo.

“L’avevo detto!” ironizzò il maggiore, poggiando pesantemente la testa contro il materassino della lettiga. Il dolore al centro del petto ancora presente. I brividi di quel dolore che ancora pungeva lungo tutta la schiena. L’affanno e la stanchezza.

Per un attimo e uno solo, vacillò quando vide quell’antica siringa e il suo non discreto ago tra le mani dell’amico celeste. Istintivamente , il suo corpo, si ritrasse , così da allontanarsi da Castiel.

Tutti sapevano che Dean non era amante degli aghi e quello, beh!, quello faceva decisamente paura.

Chiuse gli occhi per un solo istante e poi...

“Ok….ok...vediamo di...vediamo di finirla! Una volta per tutte.” si fece forte alla fine, dopo aver gemuto ancora per una fitta che gli attraversò il corpo, poggiò con decisione la testa sulla lettiga in attesa che Castiel gli infilasse quell’enorme ago nei muscoli della gola.

 

Castiel gli si avvicinò di nuovo , ma prima di infilzarlo letteralmente, gli poggiò una mano sulla spalla e sembrò rassicurarlo.

“Ok! Ma questa volta facciamo a modo mio!” esclamò.

Dean alzò la testa verso di lui con un espressione incerta, e non fece in tempo a chiedere cosa volesse dire, che l’angelo gli poggiò due dita sulla fronte e un attimo dopo, il cacciatore crollò privo di sensi.

“Castiel??!” lo richiamò Sam. “Ma…..”

“Stammi a sentire, Sam.” lo zittì Castiel. “Se avessi detto a Dean che volevo metterlo ko, me lo avrebbe impedito perché lui odia questa cosa che a quanto pare interferisce con la sua regolarità intestinale.” spiegò con nonchalance.

“Ma cosa….” replicò interdetto Sam.

“Ascolta!” riprese a spiegare l’angelo. “Lo hai visto. È sfinito, è stanco ed è ancora chiaramente debole. E tu sai che cosa provoca questa.” fece mostrando la particolare siringa. “Non lo sopporterebbe. Il suo fisico non lo sopporterebbe. Vuoi davvero che soffra più del dovuto?!”

“No, no...certo che no!” asserì deciso, Sam.

“Ok! Allora facciamo a modo mio!” ribadì l’angelo. Controllò che lo stantuffo della siringa funzionasse e poi guardò gli altri due. “Sam, gira il volto di Dean verso di te e tienilo fermo. Jack …..vieni qui!” fece al ragazzo , indicandogli il posto vicino alle spalle di Dean. “...metti le mani sulle sue spalle e cerca di tenerlo dritto il più possibile. Più resta immobile e meno rischi ho di fargli del male!” spiegò.

“ Ma se è privo di sensi perché….” chiese Jack.

“Quella che dovrò estrarre è grazia arcangelica. È più forte e meno avvezza a lasciare il tramite che l’ha ospitata.”

“Castiel stai dicendo che la grazia di Micheal potrebbe...fare resistenza?!” domandò attonito Sam, e di certo, anche spaventato.

“In un certo senso. Quindi tenetelo!” ribadì severo.

I due “assistenti” fecero come aveva detto loro, l’angelo.

Sam, girò il volto di Dean verso di lui , in modo che il collo fosse esposto a Castiel. Jack mise le mani sulle spalle del cacciatore e con gesti decisi lo tenne fermo contro la lettiga.

Castiel fece un respiro profondo e poi con cautela iniziò ad infilare l’ago prima nella pelle e poi nei muscoli di Dean.

In quello stesso istante, Dean, come predetto, iniziò, anche se con movimenti moderati, a contorcersi e lamentarsi. Sam , si ritrovò, invece, istintivamente a chiudere gli occhi, alla vista del fratello comunque sofferente.

“Sam...tienigli la testa ferma!” lo richiamò severamente Castiel.

Sam, si ridestò a quella sorta di rimprovero e rinsaldò, con cautela, la presa sul volto del fratello.

Lo stesso fece Jack, rinforzando la stretta intorno alle spalle.

Ma Dean, più l’ago andava affondo, più sembrava patire comunque di quell’intrusione dolorosa. Le sue mani si stringevano a pugni con gesti spasmodici. Le gambe si stendevano e si contraevano come se volessero calciare via quella sofferenza. Non gridava, no. Ma nella sua voce, appena udibile, c’era comunque un evidente tormento fisico.

“Fa’ presto Castiel!!!” sembrò supplicarlo Sam. Era così stanco di vedere suo fratello soffrire, anche quando non c’era nessun mostro a dare loro la caccia.

“Manca poco!!” sibilò tra i denti , l’angelo, comunque frustrato per quello che stava facendo. Affondò ancora l’ago e si apprestò a tirar via ogni traccia di grazia. Ma in quel gesto , Dean, gemette vistosamente.

Quanto grande doveva essere quel dolore da farlo reagire in quella maniera anche mentre era privo di sensi??

“Castiel!!?” si ritrovò a richiamarlo anche Jack.

Castiel tirò indietro appena un altro po’ lo stantuffo e quando vide che più niente veniva risucchiato all’interno della siringa, cautamente , sfilò l’ago dal collo dell’amico che subito dopo si rilassò contro il materassino.

O forse svenne più di quanto fosse già svenuto!!!

 

“L’hai tirata via tutta?!” chiese preoccupato , Sam.

“E’ pulito!” fu la risposta di Cas, mentre riponeva la siringa piena di luce azzurra e brillante, in una piccola scatola. “E’ finita!” fece poi, guardando Dean, che aveva comunque, ancora il respiro leggermente affannato.

Gli andò vicino e gli poggiò il palmo della mano sulla fronte. “Lasciamo che riposi. Ne ha decisamente bisogno!” fece mentre Sam guardò suo fratello che ora sembrava dormire serenamente. Niente più traccia di sofferenza sul suo volto.

“Lo porto nella sua stanza!” disse Sam.

“Ci penso io!” si offrì, Jack e toccando la spalla del maggiore, sparì in un attimo dalla vista dell’angelo e dell’amico cacciatore.

“Non pensavo di farlo così, ma...va bene comunque!” asserì sorpreso, Sam.

 

Quando Dean si risvegliò, si rese conto di essere nella sua stanza. Si alzò dal letto e non appena mise piede nel corridoio, in lontananza , sentì le voci di Castiel e Sam, provenienti dal salone principale. Li raggiunse e li vide conversare tranquillamente.

“Ehi?? c’è una birra anche per me?!” fece sorprendendoli.

“Dean!!” fece sollevato, l’angelo.

“Ma guarda chi si è degnato di portare fuori dal letto il suo culo pigro qui con noi!” fu il, comunque lieto, saluto del minore che , contemporaneamente, gli lanciò una birra al volo e che Dean, agilmente , afferrò.

Il maggiore andò a sedersi di fronte ai due , che sedevano invece, vicini.

“Allora , quanto tempo sono stato fuori combattimento?!” domandò.

“Un paio di giorni!” rispose Sam.

“Cavolo!! se continuo a perdere giorni in questa maniera….finirà che mi risveglio in una tomba senza sapere come ci sono finito!” replicò Dean, ironico.

“Beh!! in effetti se tu finissi in una tomba, non credo che avresti la possibilità di risvegliarti!” fece presente Castiel, con il suo solito tono dubbioso.

“Cas, amico!!...siamo noi. Quante volte ci hai visto tornare?!” chiese di rimando Dean, sorridendogli. E l’angelo dovette ammettere che in effetti l’amico aveva ragione.

E in quel semplice scambio di battute, Dean, notò un mutamento sul volto del minore.

“Sammy, che hai?!”

Sam lo guardò e poi guardò Castiel che , anche se non ne era certo, si sentì, in qualche modo, sotto accusa.

“Sam?!” lo richiamò infatti.

“Era grazia di angelo, Cas!” affermò quasi con rabbia.

“Io non….”

“Grazia di angelo!!” rinsaldò severo. “Fa’ parte degli angeli, di esseri creati per amore e per amare. Dovrebbe portare sollievo, pace, tranquillità e invece….Cavolo!! hai visto cosa gli ha fatto?!” fece , improvvisamente contrariato, e puntando l’indice verso il fratello.

Dean sentì di dover intervenire in qualche modo.

“Sammy, dai...” provò , venendo , però fermato sul nascere.

“No, Dean. No!!…..che cosa….che cosa li differenzia dai demoni? Dalle torture con cui i demoni ci affliggono? Dai loro ricatti ? Dalle loro vendette?” sbottò improvvisamente Sam.

“Sammy, andiamo. Io….” provò ancora, ma questa volta fu Castiel ad intervenire e a rispondere al minore dei Winchester.

“Ci differenzia la lealtà che alcuni di noi mostrano verso gli esseri umani. È vero, non siamo tutti angeli come voi credete debbano essere gli angeli, ma qualcuno di noi si è sacrificato per voi, Sam. Ha rinnegato la propria casa per seguirvi. Ha combattuto e ancora combatte al vostro fianco. È morto pur di salvarvi!” fece parlando come di una terza persona, ma sapendo bene che era di lui che stava parlando.

Dean si ritrovò a fissarlo, ammutolito.

Sam, anche. Solo che sul suo viso, ora c’era solo senso di colpa.

Aveva addossato a Castiel colpe che non aveva. Castiel che aveva appena salvato suo fratello. Di nuovo.

“Cass….Sammy non voleva...” provò a giustificarlo Dean.

“Castiel, io...” sussurrò anche Sam.

“Tranquillo, Sam. Ti capisco. Stavi per perdere tuo fratello per colpa di un angelo e un angelo invece lo ha salvato e a questo punto non sai cosa puoi o non puoi credere. Non sai di chi puoi o non puoi fidarti.”

“Castiel, no!” lo fermò con l’aria quasi terrorizzata, Sam. “Io mi fido di te. L’ho sempre fatto. Ti prego, devi credermi. E’ solo che...” e rimase in sospeso, spostando lo sguardo sul fratello poco distante da lui.

Castiel notò quello sguardo e intese ciò che il giovane amico voleva dire o solo provare a spiegare.

“Lo so. E’ insopportabile vedere un fratello soffrire!” e Sam, guardando di sfuggita Dean, annuì impercettibilmente, lasciando capire all’angelo che aveva colto nel segno.

I tre per un attimo rimasero in silenzio. Sam combattuto tra il gratuito rimprovero che aveva rivolto all’amico angelo e l’apprensione che aveva avuto per la sorte del maggiore. Dean colpito dalla confessione silenziosa del fratello e dalle parole del leale angelo. Castiel , nuovamente conquistato, dalla bellezza dei sentimenti umani.

“Va bene, Sam. Va tutto bene.” lo rassicurò Castiel. “L’importante è che ora siamo di nuovo tutti pronti ad affrontare ciò che ci aspetta. Insieme. Team Free Will, no?!” fece guardandoli con entusiasmo.

“Ci puoi scommettere!” esclamarono i due fratelli.

 

In quel momento , il cellulare dell’angelo squillò.

“Jack??”

Il giovane nephilim era fuori per fare qualche rifornimento cibario.

“…...”

“No...no Jack….tranquillo!!” lo esortò Castiel, mentre i due fratelli scattarono in guardia. Subito dopo un cenno della mano dell’angelo li fece intendere che non c’era pericolo.

“…..”

“Lo so….lo so. Ma è solo che il cartello è scritto male….Non vuole dire che il contadino è cotto al forno….” spiegò mentre i due cacciatori strabuzzarono gli occhi. “E’ il pollo ...cotto al forno. Ti posso assicurare che il contadino sta benissimo.”

“…...”

“no..no...non c’è nessun mostro. E poi un mostro non metterebbe mai un cartello che spiega cosa fa agli esseri umani. Comunque….”.

“…..”

“Comunque resta lì. Ti raggiungo in pochi minuti e ti mostro che è tutto ok.” e mise giù.

Si passò una mano sul viso con un misto di sollievo e frustrazione e poi si ritrovò lo sguardo attonito dei Winchester , che lo fissavano.

“Allora?!” fece Dean.

“In città c’è una rosticceria. Ha un cartello sulla porta: “Pollo del contadino cotto al forno”….credo, credo che Jack abbia frainteso il cartello!”

“Beh!!! tutti i torti non li ha!” convenne Sam, ripensando al cartello.

“Io vado da lui. Ci vediamo tra un po’!” ed uscì per raggiungere il giovane nephilim.

 

Sam e Dean, restarono per un attimo a fissare la scala da cui era uscito Castiel e un attimo dopo scoppiarono a ridere di cuore.

“E pensare che fino a qualche anno fa eravamo noi a dovergli spiegare le cose….umane!!” disse tra una risata e l’altra Dean.

“Non avrei mai pensato di vedere il nostro Castiel che spiega qualcosa di umano ad un altro angelo!!”

“Già!!!” convenne, il maggiore. “Il mondo davvero sta per finire, fratellino.” esclamò ironico , Dean, mentre alzava la sua birra per brindare con quella del minore.

 

Poi , quando quel momento di ilarità fu scemato e i due ebbero parlato ancora un po’ del più e del meno, si alzarono pronti a rimettersi al lavoro, nell’attesa dell’agognata cena che Castiel era andato a recuperare.

“Ehi, Sammy!!” lo richiamò Dean.

“Sì?”

“Senti…..grazie!” disse alla fine, con un lieve imbarazzo. “Di tutto!!”

“Ma cosa...” replicò perplesso Sam, facendosi vicino al fratello.

“Sì...insomma….per avermi appoggiato quando ho deciso di farmi succhiare via la grazia di Micheal..”

“Dean..”

“Per avermi ….o meglio..per non avermi lasciato da solo mentre...” e si fermò decisamente in imbarazzo.

“Ok! Ok!...va bene così. È tutto ok Dean! Ma dovresti saperlo, ormai!” provò a rimediare a quel momento.

“Dovrei sapere cosa?!” fece , il maggiore, grattandosi la nuca.

“Che sei il mio fratello maggiore. E non c’è niente che non farei per te!” confessò come gli aveva già confessato in una notte di anni e anni addietro.

Dean fece un sospiro profondo e poi sorrise, di quel suo sorriso impertinente e compiaciuto.

“Lo so. Lo so , stronzetto!”

“Idiota!!” rispose pago, Sam, mentre la porta dalla porta bunker sbattè chiudendosi su sé stessa e si sentirono arrivare le voci di Castiel e Jack.

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