«World needs you... I need you!»

di Ciuffettina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** «Amico, ma che ti è successo?» ***
Capitolo 2: *** «Il mondo ha bisogno di te… Io ho bisogno di te!» ***
Capitolo 3: *** «Troppo debole? Non più!» ***
Capitolo 4: *** «Forse posso essere migliore di Lui» ***



Capitolo 1
*** «Amico, ma che ti è successo?» ***


Ambientato nelle puntate 13x17 e 13x18.
Storia scritta a quattro mani con Fujiko91.



Per aprire il portale e salvare la loro madre e Jack, Sam e Dean avevano bisogno della Grazia di un arcangelo ma dove trovarla? Raphael e Gabriel erano morti, Michael era chiuso nella Gabbia in quanto a Lucifer… meglio lasciar perdere. Ma poi era arrivato Ketch, con due fialette piene di Grazia arcangelica, in cerca di redenzione, oltre che di protezione da Asmodeus, e trascinando con sé Gabriel redivivo, terrorizzato a morte, con i capelli sporchi e incrostati di sangue, un profondo taglio sulla guancia sinistra e la bocca cucita.
Desideroso di aiutarlo, Sam gli si sedette di fronte ma dell’arcangelo beffardo e scanzonato, che amava i dolci e gli scherzi, non c’era più traccia, vide soltanto una povera creatura spaventata che se ne stava ingobbita come se avesse voluto rendersi invisibile. Sam prese in mano un piccolo bisturi, ma l’altro sussultò alla sua vista. «Stai calmo» gli disse dolcemente. Allungò una mano per toccargli la spalla, ma l’altro sussultò di nuovo. Per un momento, Sam si chiese quando era stata l’ultima volta che Gabriel aveva sentito su di sé una mano che era stata gentile. «Non voglio farti male» disse piano. «Per favore, se puoi, non muoverti.»
L’arcangelo annuì leggermente.
Cautamente Sam tagliò i fili che gli tenevano cucita la bocca. «Gabriel, amico, ma che ti è successo?» gli domandò quando ebbe finito.
L’arcangelo lo fissò per mezzo minuto con gli occhi lucidi. Lentamente, sollevò una mano tremante, allungandola per accarezzargli con delicatezza una guancia come per ringraziarlo, poi la lasciò ricadere, scostandosi bruscamente. In quel momento nella sua mente si fece largo un ricordo.
Asmodeus gli stava sopra ed entrambi erano nudi, sentiva il freddo della cella, il suo corpo tremava, mentre le sue ali spezzate sbattevano inutilmente. Tentò di urlare, ma con suo grande orrore si rese conto che le sue labbra erano state cucite. Un secondo dopo la lingua di Asmodeus gli leccava il collo e sussurrava parole sconce. Poi successe l’inevitabile.
In quel momento Gabriel riaprì gli occhi mentre Sam si era alzato e ora stava andando via, ma ancora molto preoccupato per il suo amico.

Dean, ansioso di andare a salvare la loro madre e Jack, aveva subito utilizzato una delle fialette portate da Ketch per aprire un portale su Apocalipse World ed era partito con l’ex Uomo di Lettere.
Non sapendo che cosa fare, Sam aveva chiamato Castiel. «Dobbiamo occuparci di Gabriel, farlo ristabilire» gli disse, quando giunse al bunker. Aprì l’uscio entrando nella stanza dove l’arcangelo sedeva in terra, racchiuso in posizione di difesa, le braccia attorno alle ginocchia.
«Non mi avevi detto che era messo così male» disse Castiel. A differenza di Sam poteva vedere che le ali, un tempo magnifiche e candide con le punte dorate, erano spezzate, grigie, incrostate di sangue e in alcuni punti erano state strappate via le piume.
«Vieni a darmi una mano.» Sam si avvicinò piano e posò un vassoio coperto sul cassettone. «Ehi Gabriel. Ehi amico.» Gli posò una mano sulla spalla ma l’altro si ritrasse di scatto.
«Ti rimettiamo a letto, va bene?» domandò Castiel.
«Lascia che ti aiuti, va tutto bene, va tutto bene, va tutto bene» cantilenò Sam, come avrebbe fatto con un cucciolo spaventato.
Lo rialzarono e lo fecero sedere sul letto.
Gabriel non oppose resistenza, ma neppure collaborò.
«Gabriel, sono Sam Winchester, ti ricordi di me?»
Guardando gli occhi spenti dell’arcangelo, Castiel disse: «Credo proprio di no.»
«Ti ricordi del video che hai consegnato a me e a mio fratello, Dean Winchester?» insistette Sam. «Ci hai detto come rimettere Lucifer in Gabbia visto che non eri riuscito a ucciderlo.»
«Sam, non se lo ricorda, sono certo che non si ricordi» ribadì Castiel.
«Sto solo cercando di vedere se gli torna in mente qualcosa…» Sollevò il coperchio e prese in mano una fialetta luminosa. «Questa è un po’ della sua Grazia… servirebbe ad aprire il portale ma forse è più utile a lui.» Gli avvicinò la fialetta alle labbra ma Gabriel si tirò indietro, scuotendo la testa.
«Sam, non credo che aprirà la bocca facendo entrare il trenino.» Vedendo che Sam lo guardava stupito, Castiel si sentì in dovere di spiegare: «È una tecnica per imboccare i bambini riluttanti. Penso sarà necessario usare un po’ di forza.»
A Sam non sembrava una buona idea ma Castiel conosceva Gabriel da più tempo di lui.
Appena tentarono di aprirgli la bocca, però Gabriel si agitò terrorizzato e, nel tentativo di sottrarsi alla loro presa, si ribaltò dal letto, cadendo dall’altro lato. Era crollato in un angolo, dove tremava e singhiozzava, con il viso girato verso la parete e le braccia sulla testa.
Mentre Sam usciva dalla stanza, si rese conto che era stato un errore: per anni Gabriel non aveva conosciuto altro che torture e dolore e quel tentativo di forzarlo, sia pure a fin di bene, l’aveva gettato nel terrore più totale. Avrebbero dovuto aspettare che si calmasse e cominciasse a fidarsi di loro non considerandoli altri nemici ma la fretta di Castiel, sicuramente causata dall’ansia di sapere che Dean era nel mondo parallelo con Ketch, aveva soltanto peggiorato le cose.

Dopo il tentativo fallimentare di fargli ingoiare a viva forza la sua Grazia e una ramanzina da parte di Sam per indurlo a usare metodi più delicati, Castiel si decise a posare le mani sulla testa di Gabriel. «Devo ripetermi: un angelo non è in grado di guarire un arcangelo. Però posso tentare di stimolargli la mente perché pensi lucidamente.»
Mentre Castiel si concentrava, Sam continuò a parlare gentilmente a Gabriel, sempre con l’obiettivo di fargli ricordare qualcosa.
Dopo un po’ Cas abbassò le mani. «Sam, è possibile che non ci sia più niente da fare per lui.»
Sam abbassò lo sguardo, non sapeva più che cosa dire.
Gabriel se ne stava rannicchiato in un angolo e non dava segno di voler farsi curare e così i due se ne andarono in un’altra stanza.

Appena loro se ne andarono, Gabriel si alzò in piedi e iniziò a scrivere sui muri della stanza, più scriveva e più le immagini di ciò che aveva subìto venivano a galla.
Nei primi tempi, aveva tentato di opporsi alle violenze di Asmodeus, convinto che prima o poi sarebbe riuscito a fuggire o che Dio sarebbe intervenuto per liberarlo. “Padre, Ti prego vieni a salvarmi, sono qui imprigionato all’Inferno, se mi senti, vieni a liberarmi, Ti prego, Ti prego… Diventerò il più obbediente degli arcangeli. Padre, aiutami Ti prego, non ce la faccio più…” Ma i suoi tentativi di fuga furono inutili e le sue preghiere erano rimaste inascoltate come quelle di milioni di umani.
Mentre era imprigionato, aveva anche avvertito la presenza di Lucifer e Michael, chiusi nella Gabbia. Aveva cercato di farsi sentire ma forse la sua Grazia era troppo debole o forse loro erano troppo impegnati a rinfacciarsi torti vecchi di millenni per ascoltare le sue urla mentali.
Quando si rese conto che a nessuno importava di lui, fu come se qualcosa dentro di sé morisse.
Asmodeus violava il suo corpo inerte e lui, che non aveva più la forza di combattere, si sentiva come una bambola di pezza che si lascia fare di tutto.
Poi Sam che gli libera la bocca col suo tocco gentile eppure quando lui e Cas avevano tentato di fargli ingoiare la sua Grazia (fonte di tutti i suoi guai), l’aveva vissuta come un’altra violenza. Purtroppo Castiel aveva acquisito i metodi di persuasione angelici: tu non vuoi fare una cosa ed io ti obbligo, anche con la forza…
Sammy era gentile, ma certe cose non avrebbe potuto capirle: mentre Castiel tentava di curarlo, l’aveva persino ringraziato per il suo tentativo di “eliminare il Diavolo”. Uccidere Lucy! Si sarebbe messo a ridere… se solo si fosse ricordato come si facesse.
Il suo dolore più grande era che Lucifer l’avesse pugnalato convinto che lui avesse voluto fare altrettanto invece mai e poi mai aveva pensato di uccidere il suo amato fratellone.
Il suo folle piano, ideato in fretta e furia dopo aver parlato con Dean nell’Impala («Non posso uccidere mio fratello!» «Non puoi o non vuoi?… Come immaginavo!» aveva concluso l’umano, allontanandosi disgustato per il suo prolungato silenzio), prevedeva di avvicinarsi da dietro e immobilizzarlo giusto il tempo per incidergli leggermente la gola e sottrargli la Grazia.
Se Tyson non può combattere, il grande match del millennio avrebbe dovuto per forza essere annullato.
Oh, come avrebbe detestato ritrovarsi umano e di sicuro l’avrebbe odiato con ogni cellula del suo corpo per quello scherzetto, ma sarebbe stato l’unico modo per salvarlo (oltre che rinchiuderlo nuovamente ma a quello avrebbero pensato i due cacciatori se il suo piano fosse fallito). Lucy era rimasto nella Gabbia per millenni, mentre Michael sicuramente aveva passato quel tempo ad allenarsi quotidianamente in attesa dello scontro finale.
Gabriel aveva elaborato un piano: l’avrebbe nascosto dagli sgherri di Michael, gli avrebbe fatto vedere che cosa gli umani avevano fatto di bello a cominciare dallo Spearment Rhino, come gli aveva larvatamente promesso mentre tentava di distrarlo(1) e si sarebbero divertiti a punire quelli che veramente se lo meritavano. L’avrebbe protetto, l’avrebbe convinto a lasciar perdere l’Apocalisse e, a tempo debito, gli avrebbe restituito la sua Grazia ma era stato troppo lento, aveva esitato perciò tutto quello che gli era successo era stata la giusta punizione per la sua inettitudine.
Lucifer si era girato, gli aveva afferrato il polso e l’aveva colpito nell’addome con la sua stessa lama.
Gabriel aveva sentito un dolore lancinante così intenso che le gambe gli avevano ceduto e sarebbe scivolato a terra se non si fosse aggrappato al fratello.
Lucifer si era voltato a guardare l’ologramma dissolversi e lui aveva approfittato di quell’attimo di distrazione per sfilarsi lasciando là un altro ologramma e aveva deciso di osservare, non visto, dalla stanza accanto aggrappato a una porta con le inferriate. Si stava indebolendo rapidamente per la ferita e per l’energia utilizzata per tenere attivo il suo doppio ma aveva voluto sapere se Lucy avrebbe terminato la sua opera oppure no. Fu sconvolgente vedere il proprio ologramma cadere a terra con le ali bruciate e per di più deriso: «Maghetto dilettante… non dimenticare che hai imparato tutti i trucchi da me, fratellino
Stupidamente aveva sperato che suo fratello si sarebbe limitato a renderlo inoffensivo per poi lasciarlo andare… Evidentemente si era sbagliato. Affranto, stava per allontanarsi, quando gli era sembrato che Lucifer stesse piangendo per la sua “dipartita”, aveva guardato meglio cercando di non farsi vedere. Sì, non si stava sbagliando!
Lucifer stava davvero piangendo sommessamente mentre fissava il suo doppio inerte a terra.
Avrebbe voluto correre da lui, abbracciarlo forte e dirgli allegramente: «Lucy, sono qui, era soltanto uno scherzo!» ma prima che avesse potuto farlo, aveva avuto un capogiro e aveva perso i sensi. Quando era rinvenuto, si era ritrovato per terra, solo, con l’unica “compagnia” dei cadaveri degli dei pagani fatti a pezzi da Lucifer.
C’era voluto un bel po’ di tempo prima che riprendesse le forze, seppur con la Grazia gravemente compromessa, ma nel frattempo Sam e Dean erano riusciti a rinchiudere i suoi fratelloni nella Gabbia. Non era la soluzione che aveva sperato, ma chissà magari avrebbero potuto parlarsi e chiarire secoli d’incomprensioni, l’Apocalisse era stata scongiurata e, cosa più importante, aveva salvato Lucy.

*****

1) Nella versione originale Gabriel dice, riferendosi agli umani: «Cercano di perdonare, di migliorare… e dovresti vedere lo Spearmint Rhino!» (locale simile al “Moulin Rouge”)

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Capitolo 2
*** «Il mondo ha bisogno di te… Io ho bisogno di te!» ***


Castiel era stato categorico: «È possibile che non ci sia più niente da fare per lui.»
Sam non riusciva a crederci! Doveva pur esserci qualcosa che avrebbero potuto fare per aiutare Gabriel.
L’arcangelo non era mai stato un loro alleato, anzi! Quando si erano conosciuti, Gabriel, sotto la finta identità di Trickster, uccideva le persone con le leggende metropolitane (coccodrilli nelle fogne, fantasmi di studentesse…) e loro avevano tentato di farlo fuori per fermarlo, lui aveva ricambiato ammazzando Dean più di un centinaio di volte e spiegando a Sam che l’aveva fatto per dimostrargli che suo fratello fosse il suo punto debole, davvero un bel modo per illustrarglielo! Quando poi avevano scoperto la sua vera natura di arcangelo, gli avevano chiesto aiuto per fermare l’Apocalisse ma Gabriel aveva replicato che non poteva essere fermata e che loro avrebbero dovuto interpretare i loro ruoli: Sam nei panni di Lucifer e Dean in quelli di Michael. Eppure quando lui e Dean erano stati fatti prigionieri dagli dei pagani per essere consegnati al Diavolo, era volato a salvarli, aveva tentato di uccidere Lucifer e, fallito quel tentativo, aveva lasciato loro un DVD in cui spiegava come rimetterlo in Gabbia.
Anche se non sapeva ancora come, Sam aveva intuito che si trovava in quelle condizioni proprio perché aveva tentato di aiutarli quando sentì Castiel chiamarlo dalla stanza di Gabriel. Accorse preoccupato e si guardò rapidamente in giro. «Che cos’è? È stato lui? È enochiano?» domandò vedendo le pareti ricoperte di simboli.
«È la sua storia» rispose Castiel. «Inizia con la sua morte o quella che sembrò la sua morte. “Avevo cercato di sorprendere mio fratello alle spalle ma lui se ne accorse e si girò ferendomi. Per fortuna si era voltato a osservare l’ologramma svanire e quella fu la mia salvezza. Da sempre mio fratello aveva il doppio della mia forza e metà del mio cervello e non si accorse che mi ero sfilato, lasciando lì un altro ologramma che poi “uccise” pensando di aver pugnalato quello reale. Tutti credevano che Gabriel fosse morto, così mi sentii libero. Nessun dovere nei confronti di Dio, del Paradiso o del genere umano. Inoltre non avendo più la Grazia al 100% feci quello che avrebbe fatto chiunque: mi trasferii a Montecarlo a spassarmela con le pornostar.”» S’interruppe. «Beh…» disse a disagio Castiel. «Prosegue per un bel po’ con la storia delle pornostar e…»
«Cas, risparmiacela» lo implorò Sam imbarazzato.
«Allora Gabriel viene catturato e consegnato ad Asmodeus» proseguì Castiel e riprese a leggere: «“Per anni non ho vissuto altro che torture senza fine. Asmodeus, che una volta era il principe più debole dell’Inferno, si rafforzava nutrendosi della mia Grazia”…»
Mentre Castiel leggeva la parte sulle torture, Sam provò un misto di pietà, senso di colpa e gratitudine per il povero arcangelo che, a modo suo, aveva provato ad aiutarli.
«A quanto pare la sua mente è rimasta intatta» concluse Castiel.
«Allora perché non parla?» domandò Sam guardando Gabriel seduto per terra appoggiato al cassettone, fissando il vuoto.
«Non lo so, forse non può» sospirò Castiel.
«O forse sceglie di non farlo, forse pensa che sia più sicuro così.»
Sam guardò di nuovo Gabriel che in quel momento aveva sollevato la testa e lo fissava intensamente, come se volesse dirgli qualcosa, un qualcosa che non poteva scrivere pur di non farlo leggere a Castiel.
Ma Sam stava pensando troppo ad altre cose così non afferrò tutto il dolore del suo amico.

Gabriel era seduto sul letto, con le gambe incrociate. Quanto gli era mancato! Avere qualcosa di morbido sul quale sdraiarsi anche se in quel momento non riusciva a farlo sentendosi in perenne tensione.
Sam entrò e si sedette sulla sedia di fronte a lui ed esitò un po’ pensando a che cosa avrebbe potuto dirgli, strizzandosi la radice del naso. Vedendo che Gabriel continuava a fissare il vuoto, si alzò e si avviò verso la porta ma poi decise di fare un ultimo tentativo. Si voltò e gli disse: «Gabriel, devi uscire da questa situazione, reagire. Senti, so che credi che, dentro di te, sei più al sicuro. Niente più torture. Niente più dolore. Basta pretese. Ci sono passato anch’io. Non sei affatto come la tua famiglia e di sicuro non assomigli a tuo Padre. Neanch’io somiglio al mio e, come te, me ne sono allontanato. O, almeno, credevo di averlo fatto ma poi la mia famiglia ha avuto bisogno di me e questa è la mia vita. Non importa quante volte cerco di combattere questa situazione, è questo che sono destinato a fare. È qui che rendo il mondo un posto migliore. Certo le prostitute a Montecarlo sembravano una gran cosa ma la tua famiglia ha bisogno di te. Il mondo ha bisogno di te… Gabriel! Io ho bisogno di te!» Lacrime di frustrazione cominciarono a spuntargli dagli occhi ma Sam se le asciugò rabbiosamente. «Perciò, per favore, aiutaci.» Nessuna reazione, rassegnato si girò per uscire.
Gabriel sollevò leggermente la testa per guardarlo di sottecchi. Era soltanto una propria impressione o aveva sentito dell’affetto nella sua voce come se davvero gli importasse qualcosa di lui? Forse non sarebbe più stato solo. «Pornostar» biascicò con voce rauca. Diamine da quanto tempo non parlava? 840 anni ricordò a se stesso con un brivido.
Sam si voltò a guardarlo sorpreso e Gabriel lo fissò, gli occhi che gli si erano illuminati di azzurro e un sorriso abbozzato sulle labbra martoriate. «Erano pornostar, Sam.»
Che bello risentire quella voce leggermente sarcastica! «Sono felice che tu sia tornato» disse Sam con un sorriso. «Che ne diresti di fare un bagno?»

Gabriel non avrebbe voluto fare il bagno. Doversi spogliare lo rendeva inquieto e nervoso, ma era sporco, coperto di sangue secco, sudore e sudiciume, perciò si fece forza, si tolse i vestiti ed entrò nella vasca. In quel momento sentì un ansito strozzato da parte di Sam. Sapeva che cosa aveva visto, chiuse gli occhi e s’immerse nell’acqua fino al collo come se così avesse potuto nascondere quello scempio che era diventato il proprio corpo, pieno di cicatrici, tagli freschi, bruciature e lividi.
Non era nelle intenzioni di Sam lavare Gabriel, credeva che ci avrebbe pensato da solo ma, vedendo che continuava a stare immobile a occhi chiusi, capì che non sapeva come procedere.
Una volta Dean aveva detto a Castiel che senza i suoi poteri non era altro che un moccioso col trench e Sam si rese conto che lo stesso discorso valeva anche per Gabriel: fino a quando non era stato imprigionato, era stata la sua Grazia a tenerlo pulito, uno schiocco di dita e tornava come nuovo, ma in quel momento era simile a un bambino di pochi anni.
Sam sentì che il cuore gli si riempiva di tenerezza per quell’essere, una volta tanto potente ma al momento così fragile e indifeso. «Oh Gabriel…» mormorò. Si versò un po’ di shampoo nell’incavo della mano per lavargli i capelli, districandogli delicatamente i nodi presenti fra le ciocche con le dita, tagliandogli quelli troppo intricati e facendo attenzione che la schiuma non gli finisse negli occhi, poi prese il doccino per sciacquarglieli, facendo diventare l’acqua rosata.
Finché l’umano si era concentrato sui suoi capelli, Gabriel era riuscito a rimanere calmo fu quando incominciò a lavargli le braccia e la schiena che iniziò ad allarmarsi. Quando la spugnetta scese sotto la sua vita, s’irrigidì e gli spinse via la mano, tirandosi indietro. «Non mi toccare!» urlò fuori di sé, gli occhi pieni di paura.
«Tranquillo, calmati, non voglio farti del male.» Sam abbassò la mano con la spugnetta e fece un passo indietro, aggrottando la fronte, perplesso. «Sei al sicuro adesso, nessuno ti torturerà più.»
Gabriel iniziò a singhiozzare a occhi chiusi. «Lo so che non lo faresti mai… Non sono state le torture a ridurmi così… tu non puoi venir coinvolto in tutto ciò… non posso permetterlo è una cosa che devo superare con le mie sole forze…»
«Ma non sei solo, ci sono io!» Pian piano si era avvicinato e con la sua mano gentile gli restituì la carezza sulla guancia. «Dimmi ciò che ti ha fatto, voglio aiutarti!»
Sospirò. «Ti prego di non dirlo a Castiel, prometti che non lo dirai mai a nessuno» lo supplicò fissandolo negli occhi.
«Va bene» promise Sam.
«Sono ridotto così perché ogni parte di me non vuole accettare ciò che mi è capitato…» Abbassò gli occhi. «È troppo dura questa cosa, io… io ho subito ogni tipo di violenza e non… non sono mai riuscito a ribellarmi. Capisci ciò che voglio dire, Sam?»
«Penso di sì… Oh!» Gli occhi di Sam si spalancarono per l’orrore. «Gabriel, mi dispiace così tanto, avrei dovuto capirlo fin da subito!»
«E come avresti potuto? Non fartene una colpa, di’ solo a Castiel che mi sono ripreso e non pensare mai a me come a una vittima, lasciami ancora un briciolo di dignità, va bene?»
«Sì va bene, allora vado.» Esitò un attimo. «Ce la fai ad asciugarti da solo?»
Gabriel sorrise mestamente. «Immagino che dovrò imparare. Se le circostanze fossero state differenti, sono sicuro che sarebbe stato piacevole farmi asciugare da te…» disse, cercando di ritrovare il suo tono malizioso. «Ma ora come ora non sopporto di essere toccato. Non te la prendere.»

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Capitolo 3
*** «Troppo debole? Non più!» ***


Gabriel era seduto sul letto e continuava a passarsi le dita fra i capelli. Si annusò una ciocca, com’era bello non avere più addosso quel tanfo che sapeva di sangue e morte ma quello di… sì non poteva sbagliarsi, era proprio albicocca. Si chiese se Sam avesse usato quel particolare shampoo perché si ricordava che lui amava i dolci o se era quello che usava di solito.
Forse era il momento per tornare a essere quello che era sempre stato: un arcangelo. Stappò la fialetta e riassorbì la sua Grazia.
«Sta funzionando?» gli domandò Castiel apprensivo.
«Io… non lo so» rispose Gabriel mesto e scrollando le spalle. Per l’effetto che gli stava facendo, avrebbe anche potuto ingoiare un bicchiere d’acqua. Probabilmente la quantità era troppo esigua, gliene era stata asportata a litri, impossibile che una sola fialetta bastasse.
Il cellulare di Sam iniziò a suonare. «Pronto?»
«Samuel.»
Appena sentì quella voce, Gabriel alzò la testa terrorizzato.
«Spero che tu stia passando una bella giornata» disse Asmodeus in tono mellifluo. «Ho saputo che voi ragazzi avete qualcosa che mi appartiene e lo voglio indietro.»
«Non so di che cosa tu parli» rispose duramente Sam.
«Io credo di sì. Vi do una sola possibilità per ridarmelo. Nessun danno, nessun affanno.»
Gabriel guardò Castiel in cerca di rassicurazione e l’angelo gli appoggiò una mano sulla spalla.
«Ora attacco» disse Sam.
«Non attaccarmi il telefono in faccia!» ringhiò il demone. «Gabriel non vi servirà a niente nelle condizioni in cui è. Se deciderete di resistermi, non avrò scelta e dovrò riprenderlo con la forza. Ridurrò voi e quel vostro squallido bunker in cenere. Avete 10 minuti per decidere. Ora puoi attaccare.»
Gabriel cominciò a iperventilare e si appoggiò ancor di più alla testata del letto.
Sam gli posò le mani sulle spalle. «Rafforzeremo le difese del bunker» gli disse, fissandolo negli occhi. «Non permetteremo che ti prenda di nuovo, hai capito?»
Gabriel si rannicchiò contro di lui singhiozzando: Sam e Cas non potevano far niente, Asmodeus l’avrebbe ripreso, le torture e gli abusi sarebbero ricominciati e lui non sarebbe riuscito a impedirglielo.
Sorpreso, Sam gli passò cautamente un braccio dietro la schiena. «Tranquillo, va tutto bene» gli disse, mentre Gabriel gli si aggrappava in preda al panico.

«Però non capisco…» disse Castiel, mentre andavano a rafforzare i sigilli. «Asmodeus ha detto che nelle condizioni in cui è Gabriel, non ci servirà a niente ma questo vale anche per lui. Ketch ha detto che Asmodeus vuole usarlo per uccidere Lucifer, perché la lama d’Arcangelo funziona soltanto con lui ma come può pensare che sarà in grado di farlo così indebolito? Non c’era riuscito neanche con i suoi poteri al massimo.»
Sam sapeva bene ciò che quel bastardo avrebbe fatto a Gabriel, ma non poteva dirlo a Castiel perché l’aveva promesso al diretto interessato. Ma a quel punto forse avrebbe dovuto mettere al corrente anche lui, però senza informare di nulla Gabriel… «Cas, ti devo dire una cosa… si tratta di Gabriel… Asmodeus l’ha violentato! È per questo che lo rivuole!»
«Cosa?» boccheggiò l’angelo. «Come fai a saperlo?»
«Me l’ha svelato Gabriel, ma con la promessa che non te l’avrei mai fatto sapere… quindi non dovrai mai dirglielo, hai capito?»
«Ma è orribile! Va bene lo prometto, a questo punto proteggerò Gabriel anche a costo della vita.»
Tornò di corsa da suo fratello mentre Sam, soddisfatto di Castiel e della sua reazione, finì di rafforzare le difese del bunker.

Tutti i progressi fatti, sembravano svaniti. Gabriel stava seduto sul letto con gli occhi chiusi e le mani sulle orecchie. “Non avrei dovuto ingoiare la mia Grazia, è proprio quando l’ho riassorbita che lui mi ha trovato.
Cas lo guardava impotente, non osava nemmeno toccarlo per paura di spaventarlo ancora di più.
Sam disse: «Ho fatto del mio meglio per rafforzare le difese del bunker ma non so se sarà abbastanza.» Emise un sospiro. «Come sta?» domandò rivolto a Castiel.
«Non lo so.»
A un tratto Gabriel sollevò la testa come se sentisse qualcosa e pochi secondi dopo la luce si spense.
Sam e Cas lasciarono Gabe nella sua stanza e si avviarono lungo il corridoio, dove i simboli brillavano a intermittenza di una luce rossa e l’allarme risuonava lungo le pareti.
Giunti in sala tattica furono attaccati da alcuni demoni.
Sam riuscì a ucciderne uno e Cas esorcizzò quello che stava per uccidere Sam. Pensarono di averli eliminati tutti quando furono sbattuti contro la parete e caddero a terra: Asmodeus era lì.
«Le vostre difese non vanno bene per quelli come me, Samuel.» Scese le scale indossando un completo bianco e si piazzò davanti a Sam e Cas che tentavano vanamente di rialzarsi. «Sono venuto a riprendermi ciò che è mio.»
Si voltarono e videro altri due demoni che stavano trascinando Gabriel davanti ad Asmodeus. «Mi sei mancato, ragazzo. Temo che dovrò punirti molto severamente.»
Gabriel abbassò la testa: aveva capito che cosa volesse dire quella semplice frase. “Non sono scappato! È stato Ketch a trascinarmi via” pensò terrorizzato, ma non disse niente, sapeva fin troppo bene che il demone odiava il suono della sua voce ed era anche per quello che gli aveva cucito le labbra, oltre che impedirgli di scappare lasciando lì il suo tramite.
«Non ti permetterò di violentarlo ancora!» esclamò Castiel tentando, inutilmente, di rialzarsi.
«Oh» disse Asmodeus guardando Gabriel, «hai tradito il nostro piccolo segreto. Ecco che cosa succede se ti si lascia parlare. Appena tornati a casa, mi toccherà rimediare. Per quanto riguarda Samuel e Castiel… Sai, avevo pensato di lasciarli vivere ma ora, per colpa tua, sono costretto a ucciderli.»
Mentre i due demoni trascinavano Gabriel verso l’uscita, Asmodeus gli voltò le spalle e avanzò verso Sam e Cas ancora bloccati a terra, aprì le mani e Sam si sentì come se gli stessero strappando le viscere, lo stesso valeva per Castiel.
Mentre pensavano che la fine fosse vicina, accadde qualcosa d’inaspettato: Gabriel buttò i due demoni giù dalla balaustra, uccidendoli.
Asmodeus si voltò stupito. «Gabriel! Che cosa credi di fare? Sai molto bene quello che potrei farti. Ti ho distrutto!» urlò furioso.
Gabriel si aggrappò alla ringhiera e si limitò a fissarlo con odio e disprezzo, gli occhi che gli si erano illuminati d’azzurro.
«Sei troppo debole!» urlò ancora il Cavaliere Infernale.
L’arcangelo si rizzò, ogni traccia di ferita era scomparsa e spalancò le ali, di nuovo maestose.
Sam era estasiato: non aveva mai visto Gabriel così magnifico, nemmeno quando era intervenuto per salvarli da Lucifer.
Asmodeus spaventato gli lanciò contro una palla di fuoco che Gabriel scacciò via come se fosse una mosca. «Non più» disse orgogliosamente e a testa alta, «e comunque ho sempre odiato quel tuo completo da imbecille.» Sorridendogli sprezzante, allungò una mano verso il demone che cominciò a fumare poi prese fuoco urlando.
Sam e Cas si coprirono il volto con le braccia per proteggersi da quella torcia demoniaca.
Quando Asmodeus svanì in un turbine di fuoco, Gabriel rimase per un attimo a guardare la sua opera, sorridendo orgoglioso poi corse verso i due. «State bene?» Posò loro le mani sopra per guarirli dalle ferite che i demoni avevano inferto loro. «Per fortuna, non è niente d’irreparabile… Beh, che cosa mi sono perso nel frattempo?»

«Troppe informazioni» si lamentò Gabriel, seduto su una sedia nella sala tattica. «Ok, rallentate, non riesco a capire…» Tehom, anzi Amara, che aveva fatto pace con Dio, anzi Chuck, un mondo parallelo, Lucifer con un figlio… sembrava tutto così pazzesco!
«C’è dell’altro» disse Cas. «Michael vuole venire su questa terra e distruggerla. Ci servirà il tuo aiuto per sconfiggerlo.»
«Che?» domandò Gabriel stupito.
«Già» rispose Sam, abbozzando un sorriso. «Benvenuto nella squadra.»
«Beh… non ci penso proprio.» Si alzò, cercando di sorridere per mascherare il terrore che provava. «Cioè…» disse imbarazzato. «Grazie per avermi aiutato e avermi fatto tornare in me. Solo che non sono esattamente un tipo da gioco di squadra, quindi io me ne vado, ok? Ma comunque è stato… qual è il contrario di “divertente”? Quello!» Si avviò verso le scale che conducevano all’uscita.
«Gabriel, no… non puoi andartene così» disse Sam sbalordito e alzandosi dal tavolo. «Se Michael viene qui, sarà la fine del mondo.»
Gabriel si voltò a guardarlo. «L’ultima volta che stava arrivando la fine del mondo, avevo scommesso su di voi. Sicuramente riuscirete a cavarvela di nuovo.» Si voltò di nuovo per decollare.
«No!» disse Castiel con decisione. «Non puoi voltare le spalle alla creazione di nostro Padre.»
Si voltò verso il suo fratellino. «Castiel, è stato nostro Padre a voltare le spalle alla Sua creazione.» Scrollò le spalle. «Immagino che sia un vizio di famiglia.»
«No, Gabriel, ti prego» supplicò Sam, la delusione nei suoi occhi.
«Dovevi pensarci prima di dire a mio fratello quello che ti avevo svelato…» scandì Gabriel duramente, «ci sono cose che si possono perdonare, ma i segreti vanno rispettati. Ti avevo chiesto di lasciarmi un briciolo di dignità, era troppo? Invece tu cosa fai? Mi menti… non me lo sarei mai aspettato da te!»
«Ma Gabriel che tu ci creda o no, io l’ho fatto per te!»
«E infatti non ci credo. La verità è che voi due siete uguali ad Asmodeus, volete sfruttarmi soltanto perché sono un arcangelo. Neanche il tempo di godermi un po’ di libertà che voi volete arruolarmi nelle vostre guerre personali. Per voi sono passati solamente sette anni ed eravate liberi ma io sono stato torturato e umiliato per ben 840 anni! Che divertimento, eh? Un arcangelo che diventa il sex toy di un demone! Se lo farai sapere ad altri, te ne pentirai… ora addio!» Decollò lasciandoli senza parole.

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Capitolo 4
*** «Forse posso essere migliore di Lui» ***


Nei giorni successivi, diversi pasticceri denunciarono la sparizione dei loro dolci dai loro negozi e laboratori ma non essendo state riscontrate effrazioni, le loro denunce non furono prese sul serio dalla polizia. Quello che nessuno s’immaginava era che le razzie erano state perpetrate da un arcangelo in piena crisi.
Che Sam e Cassy pensassero pure che fosse un ingrato egoista, tanto la maggior parte degli angeli lo era ma se fosse stato sincero con loro avrebbe dovuto ammettere che non era stata la rabbia verso per il segreto svelato e nel sentirsi usato a indurlo ad andarsene, meglio a scappare, ma pura e semplice vigliaccheria.
Quando Cassy gli aveva detto che avevano bisogno di lui per sconfiggere alternative!Michael, Gabriel aveva sentito dei brividi di paura serpeggiare lungo la schiena e le ali. Da quello che gli aveva raccontato Sam, questa versione alternativa era, se possibile, ancora più tosta del suo Miky, mentre lui non era un guerriero, non lo era mai stato, neanche quando stava ancora in Paradiso, invece di allenarsi a usare la sua lama arcangelica preferiva di gran lunga ideare scherzi e mangiare dolci.
Aveva tentato di fermare Lucifer e ci aveva quasi rimesso le penne, Asmodeus, che era il Principe più debole dell’Inferno, gli aveva fatto tutto quello che voleva e lui non era mai riuscito né a fuggire né a ribellarsi. C’era voluto un umano in crisi con la propria coscienza perché tornasse libero, perché esporsi ancora? Molto meglio sparire di nuovo e festeggiare il suo ritorno alla vita in qualche posto allegro, oh sì! Tornare a essere quello che sapeva fare meglio: il Trickster dispettoso a caccia di umani da punire e al diavolo tutti quanti!
Che cosa c’entrava lui con la salvezza del mondo? L’aveva forse creato lui? Perché non interveniva Dio? Lui l’aveva creato e Lui avrebbe dovuto salvarlo invece, dopo una breve ricomparsa, era sparito di nuovo stavolta con la sorellina ritrovata fregandosene di tutto il resto.
Come sempre!” sbuffò Gabriel fra sé.
Ma continuava a sentirsi nelle orecchie la voce di Sam: «Gabriel, ho bisogno di te! Ti prego non andartene!» e la delusione nei suoi occhi da cucciolo quando gli aveva detto che se ne sarebbe andato, d’altronde a chi altri avrebbe potuto chiedere aiuto per riaprire il portale e salvare sua madre?
L’arcangelo ripensò a quando gli aveva fatto il bagno.
Sam era un ragazzo alto e forte ma sapeva anche essere delicato e Gabriel doveva ammettere che gli era piaciuto moltissimo sentirsi coccolato, avere le sue dita fra i propri capelli mentre glieli insaponava e glieli districava dolcemente.
Quando Asmodeus aveva telefonato, istintivamente si era stretto a Sam in cerca di protezione e lui gliel’aveva data, stringendolo fra le sue forti braccia, accarezzandogli i capelli e sussurrandogli che sarebbe andato tutto bene e che quel demone non l’avrebbe toccato mai più.
Era proprio patetico! Lui era un arcangelo, avrebbe dovuto trovare istintivo combattere, non comportarsi come una stupida ragazzina impaurita…
Possibile che tutta quella gentilezza e premura fossero servite soltanto per convincerlo ad arruolarsi in quella che, a tutti gli effetti, sembrava una missione suicida?
Però negli occhi di Sam non aveva scorto secondi fini ma soltanto un sincero desiderio di aiutarlo a stare meglio e forse, ma non voleva illudersi, anche un po’ di affetto.
Assurdo! Chi mai poteva voler bene a un arcangelo vigliacco e traditore che era scappato dal Paradiso soltanto per non vedere Michael e Raphael saltarsi alla gola a vicenda per il controllo totale e non doversi schierare con nessuno dei due? Che si era infilato nel letto di migliaia di esseri femminili per cercare di dimenticare che Lucifer era stato rinchiuso nella Gabbia e lui non aveva fatto niente per impedirlo? Che aveva permesso a un infimo demone di torturarlo in tutti i modi possibili e immaginabili? Persino le umane, molto più fragili di lui, avrebbero lottato in ogni modo per sottrarsi a quell’umiliazione. Era un fallito.
Eppure… eppure quando aveva visto Sam e Castiel in pericolo, aveva sentito dentro di sé scattare qualcosa che l’aveva fatto tornare un vero arcangelo e quanto aveva goduto nell’arrostire quel maledetto demone e finalmente vendicarsi dopo secoli di soprusi!
“Non sei affatto come la tua famiglia e di sicuro non assomigli a tuo Padre.”
Se non altro, io ho cercato di fermare l’Apocalisse!” Fece una risatina, la prima dopo secoli: forse poteva essere migliore di Lui. «Blasfemo!» si rimproverò senza troppa convinzione.
“Ho bisogno di te” aveva detto Sam ma Gabriel si rese conto che anche lui aveva bisogno di quello spilungone dagli occhi di cucciolo.
«Accidenti a lui!» esclamò prima di spalancare le ali per raggiungere il bunker.

«Cosa ci fai qui?» gli domandò Sam, vedendoselo comparire dinanzi in Sala Tattica. «Credevo…»
«Voglio aiutarvi perché non ho potuto resistere ai tuoi occhioni da cucciolo.» “Ma cosa caspita sto dicendo?
Sam arrossì. «Gabriel, io non ho mai voluto usarti come un’arma ma avevi ragione, ho tradito la tua fiducia, mi potrai mai perdonare?»
«Che cosa pensi che sia venuto a fare fin qui? A ogni modo, ora è meglio non parlare più di ciò che è stato… Dean è riuscito a salvare vostra madre e Jack?»
«No, sono ancora intrappolati in Apocalypse World» rispose Sam con un velo di tristezza nella voce.
«Quindi chissà come sarà di cattivo umore… non voglio nemmeno pensarci!»
«Non ti dirà nulla! Gli diremo solo che sei tornato per i miei bellissimi occhi» scherzò Sam.
«Tu osa dirgli una cosa simile che io…»
«Cos’è che non dovrebbe dirmi?» domandò Dean entrando in quel momento insieme a Castiel. «Hai intenzione di aiutarci?» Dai capelli spettinati e dai vestiti stropicciati, i nuovi arrivati davano l’impressione di aver provato tutte le posizioni del kamasutra.
«Certo perché…» cominciò a dire Sam.
Gabriel gli saltò addosso facendolo cadere per terra. «La tua linguaccia dev’essere punita!» strillò mettendosi cavalcioni sopra e facendogli il solletico. Entrambi cominciarono a ridere come due stupidi con Cas che li guardava non capendoci più nulla, ma una cosa era sicura, l’arcangelo li avrebbe aiutati nella loro nuova battaglia.

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