A New Generation (remastered)

di Xandalphon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa e Prologo ***
Capitolo 2: *** Master and disciple ***
Capitolo 3: *** Me, Myself and I ***
Capitolo 4: *** Bittersweet street ***
Capitolo 5: *** Here's the new sensei! ***
Capitolo 6: *** Sakura and the magic three ***
Capitolo 7: *** Foxes and kids ***
Capitolo 8: *** An Halloween's nightmare before battle ***
Capitolo 9: *** For whom the bell tolls? ***
Capitolo 10: *** No man is an island ***
Capitolo 11: *** Omake chapter: Academy life ***
Capitolo 12: *** Guess who's coming to dinner - part one ***
Capitolo 13: *** Guess who's coming to dinner - part two ***
Capitolo 14: *** Guess who's coming to dinner - part three ***
Capitolo 15: *** Grind and Level Up ***
Capitolo 16: *** Team 4 ***
Capitolo 17: *** Your lips are venomous poison - part one ***
Capitolo 18: *** Your lips are venomous poison - part two ***
Capitolo 19: *** Omake chapter: Snakes and foxes ***
Capitolo 20: *** Your lips are venomous poison - part three ***
Capitolo 21: *** Who's your king? - part one ***
Capitolo 22: *** Who's your king? - part two ***
Capitolo 23: *** Let's make some bad decisions ***
Capitolo 24: *** Huggin' on my mama from a jail cell ***
Capitolo 25: *** Same Name, Different Game ***
Capitolo 26: *** Rotten Roots - part one ***
Capitolo 27: *** Rotten Roots - Part two: from hell with love ***
Capitolo 28: *** Omake chapter: all hands on deck ***
Capitolo 29: *** Rotten Roots – Part three: Dance, Little sister ***
Capitolo 30: *** Rotten Roots – Part four: Moth into flame ***



Capitolo 1
*** Premessa e Prologo ***


Come detto nell'introduzione, ho deciso per una serie di ragioni, di ripubblicare da capo questa storia. Sono diventato grande, ho un lavoro che mi impegna, una vita lontana sempre più dal mondo di anime e manga... Eppure questa storia mi è sempre rimasta nel cuore. Sono incapace di mollarla così, eternamente incompiuta, e, soprattutto, con uno stile così immaturo nei primi capitoli. Da qui il ghiribizzo di riprenderla e modificarla man mano un pochettino e, stavolta, darle una degna conclusione, che le tre briose ragazzine che mi hanno tenuto compagnia immaginando le loro strampalate avventure nei miei anni che furono senz'altro si meritano (oltre che un collegamento decente con tutto il lore che gli ho immaginato intorno).
Spero che qualcuno dei vecchi lettori non si scandalizzi e quelli nuovi non vengano presi da sconforto per la lunghezza. Anche se è una scelta un po' ardita e che magari non sarà apprezzata, o non avrà alcun successo né riscontro, provo ugualmente!
 

1)Prologo

La guerra era finita.

Stavolta Naruto aveva salvato niente meno che l'intero mondo. Ma, si sa, la vita va avanti. Nel giro di quei brevi mesi aveva imparato molto. Era stato messo a confronto con un ragazzo che aveva avuto le sue stesse aspirazioni ed i suoi stessi sogni, prima di perdersi nel labirinto della solitudine e dell'odio. Obito si era sentito mortalmente ferito nell'animo, completamente tradito da coloro che amava. Inevitabile che quelli che stanno al tuo fianco ti deludano e ti tradiscano prima o poi, ma l'importante era andare comunque avanti no?

E cosa dire di Madara? Era veramente solo ambizione di potere la sua? O, pur nella sua distorta visione, l'unica cosa cui anelava era la pace?

Pace. Ecco la parola magica. Cosa significava quel termine? A volte gli pareva di saperlo, anzi, ne era più che convinto. Altre, invece...

Assenza di conflitti? Non era mai stato bravo a fare della filosofia e a giocare con le parole, non era lui quello intelligente della compagnia. Però iniziava a capire che l'assenza di conflitti non era automaticamente in grado di dare gioia e felicità. Anche perché, doveva ammetterlo, di conflitti il mondo ninja viveva!

Chiedere a Sas'ke non serviva mai, in questo senso. Rispondeva con frasi criptiche e sibilline, con un mesto e amaro sorriso... Quella che tirava fuori più spesso era:

'Pace? Essere uniti sotto una stessa bandiera, dobe che non sei altro... E sai qual è l'unica cosa, per dei guerrieri e degli assassini, per poterlo fare? Un nemico comune.'

Naruto non capiva. O, forse, non voleva capire. Quando chiedeva a Kurama il significato di quelle parole, la maledetta volpe non faceva che sghignazzare dicendo: 'Dopo tutti questi anni, gli uomini continuano a sorprendermi... Tienti pronto, ragazzino, i casini per te iniziano ora!'

Se gli fosse capitato un completo voltafaccia da parte delle persone che amava non era sicuro neppure lui di come avrebbe reagito. Già. Se voleva diventare un Hokage, riconosceva di averne di strada da fare. Guardando a Sasuke o a Shika si sentiva pur sempre un moccioso immaturo... Straordinariamente forte, certo, ma immaturo. Ed essere il capo villaggio non era solo una questione di forza, ma anche di saggezza, lungimiranza... E un miliardo di altre cose che non pensava neanche lontanamente di possedere.

Strano a dirsi, ma proprio nel momento in cui tutti lo vedevano come l'inevitabile e designato successore di Tsunade-sama, era lui, Naruto “sennin” per primo a non volerlo essere. Senza contare che, stando alle formalità, era ancora soltanto un genin!(e non aveva nemmeno mai capitanato una squadra sua, figurarsi governare un paese intero!)

Umiltà e pazienza, si era detto. Con calma avrebbe capito. Sarebbe stato saggio al punto giusto da poter essere una guida, un esempio... O, forse, molto più semplicemente, da poter trovare una risposta a quelle domande che la guerra aveva destato e che ora non riuscivano ad assopirsi.

Con queste intenzioni nel cuore, si mise a servizio del villaggio in tutti i modi che poteva, sia per quanto riguarda missioni, sia per dare una mano a ricostruire, Non si tirava mai indietro. L'Hokage ne aveva fatto un ambasciatore di Konoha negli altri villaggi, per le sue indubbie qualità comunicative, unite ad una certa dose di schiettezza ed imprevedibilità. Durante quegli anni fatti di lunghi viaggi ed instancabile attività aveva preso a frequentare sovente la tenuta dei Nara. Era diventato un instancabile compagno di shogi per Shikamaru, anche se, immancabilmente, perdeva sempre. Ma la compagnia del “grande stratega della foglia”, come era ormai soprannominato Shika, gli era divenuta indispensabile. Se voleva imparare ad essere un buon capitano ed una buona guida non c'era persona migliore.

Non che giocare a scacchi fosse la stessa cosa che trattare con le persone, ma amava crogiolarsi nell'illusione che grazie a questo esercizio sarebbe diventato più saggio. Per quanto la sua buona dose di idiozie balorde sembrava non diminuire, a detta di tutti i suoi amici...

Grazie all'aiuto di tutti, in particolare di Sakura (stranamente diventata più tollerante nei suoi confronti: non beccava più di un paio dei suoi proverbiali pugni alla settimana) aveva bruciato le tappe e, in meno di un paio d'anni anni era diventato un Jounin. Nel frattempo, notava con sollievo come Sasuke, smessi i panni del nukenin, fosse, apparentemente, animato dal suo stesso zelo. Nel villaggio non si incontravano spesso, in realtà. Sembrava quasi che il compagno e rivale lo sfuggisse, temesse di parargli... Aveva un certo intuito per quelle cose, ma che risposte avrebbe potuto dare, se non sapeva nemmeno quali erano le domande?

Ogni settimana, al crepuscolo, però, si ritrovavano nella valle dell'epilogo per allenarsi insieme. O meglio, per sfidarsi, in estenuanti incontri che andavano avanti spesso per tutta la notte. Durante questi “incontri” non parlavano molto. D'altronde, che bisogno c'era? Loro due, come aveva spesso sostenuto, si erano sempre capiti molto bene più con i pugni che con le parole. Ed erano gli unici momenti in cui si poteva vedere un sorriso sulla bocca di Sasuke a dire il vero, forse perché l'Uchiha si sentiva libero da tutto solo in quegli istanti di lotta furibonda tra Kurama e Susanoo.

Del resto, era una liberazione anche per lui: niente domande, niente pensieri, solo energia che si sprigionava, come sarebbe dovuto sempre essere.

Quando, ogni venerdì notte, chi soffriva d'insonnia sentiva da Konoha lampi in lontananza, pensava a remoti uragani. Chi li conosceva invece, si lasciava sfuggire un mezzo sorriso. Sakura spesso stava sveglia e, affacciata all'orizzonte con lo sguardo perso, provava ad immaginare quegli scontri, cui non si decideva mai a partecipare, temendo anch'essa qualcosa di inquieto, scuro e melmoso, che dal momento della pace non voleva lasciare nemmeno la sua, di mente.

Alla fine, Sasuke era diventato membro della squadra ANBU, non senza qualche resistenza da parte degli anziani. Magicamente superata all'improvviso era quasi parso a molti, anche se i più attribuivano la ragione del cambio di opinione alle insistenze di Tsunade e Naruto (che in quella circostanza aveva rischiato di farsi bandire per la sua mancanza di tatto nel parlare con il consiglio).

Dopo due anni era giunto però per “la volpe”, un momento molto atteso: i primi allievi.

Sarebbe stato in grado di educare, lui, l'emblema del casinismo, tre giovani reclute a diventare dei buoni ninja? Non ne aveva ancora la più pallida idea, anche se l'idea, a Kurama, pareva maledettamente divertente.

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Capitolo 2
*** Master and disciple ***


2)Master and disciple

Ovviamente Naruto non poteva non pensare a Kakashi e a quel giorno, ormai molti anni fa, in cui lui, Sas'ke e Sakura avevano affrontato la 'prova dei campanelli'.

A dirla tutta, aveva un certo timore: sarebbe stato in grado di insegnare a degli adolescenti cosa voleva dire essere dei veri ninja? Lui, refrattario com'era a regolamenti, e codici? Lui, che da studente era stato la dannazione dei suoi maestri, con quella sua anima anarchica e la sua bassissima capacità di mantenere la concentrazione per più di un minuto sul medesimo concetto? A ripensarci, sembrava davvero la persona meno credibile di Konoha, per rivestire il ruolo di sensei. Spinto quasi inconsciamente da tali pensieri, si recò in visita al suo vecchio maestro.

“Kakashi-sensei, ci sei?”

Il padrone di casa aprì la porta. Manco a dirlo, lo accolse con in mano il suo libro preferito, 'Icha Icha Paradise'.

“Ah, Naruto, entra pure. Sei stato fortunato, hai scelto uno dei rari giorni in cui sono relativamente libero. Qual buon vento?”

Naruto si fece esitante. Di solito era in grado di trasformare la sua debolezza, l'arte della retorica, in forza, con la sua solita franchezza ed energia. Ma quel giorno di franchezza e di energia proprio non ne trovava. Sapeva che non 'era da lui', ma l'idea di non essere all'altezza del compito che gli era stato affidato lo terrorizzava. Di colpo, si sentiva nuovamente catapultato al tempo in era un ragazzino che mascherava la sua insicurezza con un velo di arrogante sbruffonaggine... Al tempo in cui sentiva di dover dimostrare a tutti i costi di 'valere'.

“Mah, niente, volevo parlarti di alcune cose... Ma... Ancora con quel libro? Non l'avevi già letto e riletto, ormai?”

Kakashi lo guardò in tralice con l'occhio scoperto, apparentemente quasi infastidito da quell'intrusione in uno dei suoi rari momenti di pace. Almeno stando all'impressione di Naruto.

Dannazione, perché sono venuto qui se non so nemmeno da che parte iniziare il discorso?!? E poi è palese che non ha voglia di buttare quelle poche ore di riposo che ha per rimettermi a posto la testa incasinata che mi ritrovo adesso...

Kakashi, senza che ovviamente il suo pupillo se ne avvedesse, lo guardava con un misto di simpatia e divertimento. Era giunto (la notizia aveva fatto presto a diffondersi fino ad arrivare alle sue orecchie) finalmente il turno anche per Naruto di trovarsi di fronte ad un compito che richiedeva qualcosa di più che essere un guerriero. Per certi aspetti nella sua palese angoscia di fronte al compito che lo aspettava si vedeva riflesso, anche se lui aveva riversato la sua convinzione di essere inadeguato in una maschera di gelida freddezza.

Riscuotendosi dai suoi pensieri, rispose con fare canzonatorio alla provocazione di Naruto su quel libro che rileggeva ossessivamente più per nostalgia, che per altro:

“Mmmh...vero. Ma anche se lo so a memoria resta il mio libro preferito, che ci devo fare? A dirla tutta, ti confesserò che ultimamente mi stava salendo la tentazione di andare a recuperare Orochimaru, dovunque diavolo sia finito, per imparare l'Edo Tensei no Jutsu. Sai, per riportare in vita Jiraya e costringerlo a scrivere altro.”

Naruto rise della battuta, poi, ricomponendosi a fatica, aggiunse: “Beh, spiacente di interrompere le tue profonde riflessioni in merito. E' che domani Tsunade mi darà i report dei tre genin freschi d'accademia che mi ha assegnato. E... In verità, sensei, stavo ragionando sul fatto di non essere proprio tagliato a fare da insegnante. Non potevo non ripensare a quel giorno in cui tre mocciosi idioti si sono dannati inutilmente per cercare di prenderle due stramaledetti campanelli legati alla tua cintura”, concluse con un sorriso.

Kakashi sospirò e, tra sé, pensò:

Imparerai, ragazzo, vedrai che anche tu, come me, imparerai... Sbagliando mille volte, chiedendoti qualche volta se non hai rovinato tutto, eppure andando avanti...

Eppure esternare questo pensiero così semplice, all'uomo dai capelli argentei riuscì inaspettatamente difficile; preferì punzecchiare il suo allievo con il suo solito, pacato, sarcasmo:

“Naruto, non è da te non ritenerti all'altezza del compito senza neanche averci provato... Comunque, fossi in te non mi preoccuperei. Io con voi sono sempre stato me stesso: non ho certo tentato di farmi piacere. Ah, e per la cronaca, vi avrei davvero sbattuto fuori se non aveste superato la prova. Sai, in verità non me ne fregava niente di scoprire il vostro potenziale. Poi però è andata come è andata...”

“Rassicurante...”, rispose sarcastico Naruto.

“Ma dai, non prendertela. Riconoscerai anche tu che all'inizio eravate dei mocciosi insopportabili. Ad ogni modo tu avrai meno problemi, rispetto a me, suppongo.”

“In che senso Kakashi-sensei?”

“Beh, perché primo, sei una specie di eroe, per cui i ragazzini ti adoreranno; secondo perché con tutti i disastri della guerra gli esami di addestramento saranno diventati meno selettivi, no?”

“In realtà no, maestro. Tsunade ha insistito con gli anziani perché si tenesse il rapporto di tre team su nove.”

Alla notizia, Kakashi rimase leggermente sorpreso: “Ah. Questa non me l'aspettavo. Ad ogni modo, qualche idea per la loro prova?”

Naruto fece uno dei suoi soliti larghi sorrisi, poi disse, divertito: “Se non ti dispiace, vorrei seguire il tuo esempio, la sfida dei due campanelli. Oppure è troppo poco originale?”

Ah, la storia sta proprio giocando a ripetersi, con noi... Fu il pensiero di Kakashi, che, sorpreso da quel pensiero, non riuscì a trattenersi dal ridere di gusto e replicare:

“No, no, anzi, è lusinghiero pensare che sotto questo aspetto tu voglia seguire le mie orme. Che poi, per la verità, sono anche quelle di tuo padre...”

L'eroe di Konoha rimase interdetto: “Cosa?!? Quell'addestramento è stato inventato da mio papà?”

“In realtà no, è ben più antico. E' una prova di iniziazione inventata dai sacerdoti del tempio dei tre volti. Essi veneravano tre dei, che però erano riuniti in una sola persona dai molti volti. Ogni volto rappresentava una virtù: Kannon, la compassione, Monjushiri, la saggezza e Shukonogoshin, l'energia e la potenza. I discepoli, a gruppi di tre, venivano sfidati dal proprio sensei, per dimostrare di essere degni di entrare nella setta e dimostrando di possedere tutte queste doti. Fu il secondo hokage che introdusse questo sistema di promozione con i suoi allievi... Anche se questo sistema non trovò grande diffusione, visto che era giudicato troppo contorto e difficile... Ad ogni modo, a sua volta Hiruzen lo utilizzò con Jiraya, Tsunade e Orochimaru. E Minato, da buon allievo dell'eremita dei rospi, fece lo stesso con me, Obito e Rin. Inutile dire che ci comportammo in modo fin troppo simile a te, Sakura e Sasuke. O meglio, io e Obito. Almeno Rin fece una figura un po' meno meschina rispetto all'allieva dell'Hokage. Ma tu non dirglielo, altrimenti potrebbe spaccarmi la faccia con uno di quei suoi pugni.”

Naruto scoppiò a ridere di nuovo. Dopo quella chiacchierata si sentiva decisamente più sollevato. Nonostante si fosse perso qualche pezzo della spiegazione complicata di Kakashi, una cosa l'aveva ben capita: compassione, saggezza ed energia. Quello doveva insegnare. E quello doveva imparare, sempre di più, giorno dopo giorno, un passo alla volta. Il giorno in cui si sarebbe convinto di essere buono 'abbastanza', saggio 'abbastanza', forte 'abbastanza'... Ecco, quel giorno stesso avrebbe smesso di essere davvero vivo.

“Bene – disse – domani ci divertiremo un po'.”

Nel frattempo, all'ospedale, Ino sentì un boato improvviso e disse : “Che starnuto niente male, Sakura-chan!”

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Capitolo 3
*** Me, Myself and I ***


3)Me, Myself and I

Il giorno dopo, come previsto, Naruto si recò nello studio dell'Hokage per avere i report dei tre ragazzi. Per strada incontrò Hinata che, rivolgendogli un caldo sorriso disse: ”Mi raccomando, prenditi cura come si deve di mia sorella!”

Il biondo rimase interdetto. Cosa intendeva dire? Possibile che... “Scusa, come hai detto?”

Per un attimo la ragazza lo fissò con fare interrogativo. Poi capì. Lui ancora non sapeva! Non era mai stata pettegola, ma a Konoha bastava veramente poco perché certe notizie volassero di bocca in bocca, per quanto accresciute o storpiate man mano. In un certo senso, il fatto che Naruto fosse stato nominato come possibile maestro per dei genin era proprio una di quelle 'certe notizie'. E la domanda immediatamente successiva veniva da sé: chi gli avrebbero affidato?

A chi aveva avuto l'ardire di chiederglielo di persona, Tsunade non aveva fatto particolarmente mistero delle proprie intenzioni in merito. Anzi, si poteva dire che le avesse divulgate a bella posta... Per poter mettere con le spalle al muro un padre (o, piuttosto, gli anziani del clan cui era legato) recalcitrante... L'unico che a quanto pare era rimasto a digiuno di notizie, guarda caso, era proprio lui, il diretto interessato. Tanto valeva, a quel punto, non rovinargli la sorpresa, pensò dunque Hinata, che farfugliò un “N-no, niente, Naruto-kun, a presto!”, mentre scappava via, lasciandolo alle prese con le sue perplessità.

Dopo aver scosso la testa, l'eroe di Konoha salì di gran carriera le scale; la mezza rivelazione di prima non aveva fatto che accrescere il desiderio di sapere direttamente dalla fonte il nome dei suoi (eventualmente) futuri pupilli.

Buongiorno Baa-chan!”

Tonton il maialino percepì la seria possibilità che la sua padrona lo potesse usare come oggetto contundente contro Naruto. Guardò con fare implorante Shizune, che, capita al volo l'antifona, se lo prese in braccio. All'assistente dell'hokage, allo stesso tempo, vene automaticamente da sorridere: la guerra aveva cambiato molte cose, non solo fuori, esposte alla vista, ma anche dentro, nei cuori della gente. Era bello sapere che almeno qualcosa, come il modo di rapportarsi tra quello scavezzacollo biondo e la sua maestra, era rimasto immutato.

Ad ogni modo Tsunade mantenne un invidiabile autocontrollo e si limitò a scoccare un'occhiataccia al nuovo entrato, poi, sospirando, disse: “Buongiorno anche a te, Naruto. Anche dopo anni non perdi la tua irriverenza, eh? Bene... Ho qui i nomi giusti per insegnarti un po' di umiltà.” Il ghigno che sfoggiò dopo quella frase fu talmente malefico che il biondo si sentì percorrere da un mortifero brivido lungo la schiena, tanto che indietreggiò istintivamente di un passo. Fingendo di non notare di aver indotto tale reazione nel suo interlocutore (e sopprimendo al contempo un mugolio di soddisfazione), la godaime hokage proseguì imperterrita il suo discorso :

Quest'anno all'accademia abbiamo avuto una percentuale maggiore del solito di ragazze, per cui dovrai vedertela con tre demon-ehm, signorine. I loro nomi sono: Haruna Mitarashi, Ako Shiranui e... Hanabi Hyuga. Qualche nome ti ricorda qualcosa?”

Ha-Hanabi? La sorella di Hinata!? La cosa si fa già difficile, dannazione!”

Ah, ma se pensi che sia solo lei il tuo problema, sbagli di grosso: sono tutte e tre dei tifoni ambulanti. Come dovresti sapere, il team è amalgamato secondo i risultati conseguiti all'accademia. Hanabi ha ricevuto i voti migliori, ha battuto persino il record di Sasuke di cinque anni fa. Per quanto riguarda il carattere... Potrei cominciare dalla A di arrogante alla S di strafottente (per non dirtene un'altra più volgare), con tutta una serie di toni intermedi. Proprio il contrario della sua nee-san... Se non stai attento ti mangerà vivo, questo è poco ma sicuro. Poi chi abbiamo? Ah, sì, Ako. Lei è quella taciturna e svogliata del gruppo. E' cugina di Genma, lo conosci vero? A dire il vero, penso che non ci sia niente più odioso di uno Shikamaru con le mestruazioni... Ok, so che sei suo amico e tutto, ma penso che tu possa comunque capire il sentimento, del resto hai avuto anche Kakashi come maestro, per cui... Va beh, poi ti farai un'idea personale e mi dirai. Infine, Haruna, la “cara” nipotina di Anko. Se Hanabi ha battuto il record di Sasuke Uchiha, Haruna ha battuto il tuo record, a livello di voti all'accademia.”

Mi sta seriamente dicendo che ha fatto più schifo di me? Trovo impossibile che abbia dato ai suoi maestri più grattacapi di me, tanto più che ora Iruka si fa assistere da Konohamaru... Il mondo non smette di regalare sorprese.”

Già.” , rispose Tsunade con un altro, ennesimo della giornata, sospiro di rassegnazione, che tanto somigliava ad altri, dal tenore molto simile, esalati dal vecchio Hiruzen anni prima.

La ragazza è una casinista cronica. Però posso capirla, non ha i genitori e vive con sua zia, che non è certo quel che si possa definire una figura parentale modello. Comunque, guardati anche da lei. Ha delle potenzialità enormi, eppure è incapace di metterle a frutto. Non vorrei che si facesse cogliere dalla frustrazione e dall'invidia nei confronti delle sue compagne, tanto da comportarsi in maniera pericolosa per sé e per chi la circonda... Dovessi usare il tuo modo di esprimerti, la definirei senza dubbio come una piccola rompiballe che invece di studiare si diverte ad apparire – senza successo, peraltro - come una bulletta. Mi ricorda...”

...Me?” Rispose il ragazzo con un mezzo sorriso nostalgico, che involontariamente gli si era dipinto sul volto a sentire una descrizione che tanto ricalcava la sua da bambino.

Abbastanza. Per quanto, oiroke no jutsu a parte, vederti vestito da ragazzina sarebbe uno spettacolo raccapricciante. ” Si limitò a replicare Tsunade, stemperando con una battuta le nuvole gonfie di ricordi, che sembravano essersi addensate in quella stanza tutto a un tratto.

Proprio un bel quadretto divertente.” Fece di rimando Naruto, che, a pensarci bene, di fronte a quello scenario dal sapore apocalittico, non sapeva se essere più divertito o terrorizzato.

Beh, dai, vedila dal lato positivo. Non ci sono uomini in squadra, per cui niente insulsi litigi amorosi da adolescenti con risveglio ormonale. A meno che non si innamorino del loro Sensei; sai, a volte succede. Comunque prega che non accada. Altrimenti per te potrebbe essere veramente la fine...”

Detto questo, Tsunade congedò Naruto con un: “Bene. E' Tutto. Buona giornata e buona fortuna!”, accompagnato dal più malvagio e malizioso dei sorrisi, che quasi fece trasalire il ragazzo, che tra sé pensò: la megera fa sembrare quasi più facile sconfiggere Madara...

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Capitolo 4
*** Bittersweet street ***


4)Bittersweet street

Mentre andava da in accademia per farsi un'idea meno tetra di quanto lo aspettava, o almeno questa era la sua speranza, Naruto si chiese: Ma come avrà fatto Hinata a sapere in anticipo in che gruppo sarebbe finita sua sorella... Mah. Magari l'avrà saputo da Sakura o da Shizune.

Arrivato all'accademia, scorse subito in lontananza il vecchio maestro. Era stupefacente il confronto tra quanto fosse cambiato lui, dai tempi della permanenza in accademia, e quanto poco fosse cambiata la persona cui, forse, doveva di più al mondo. Certo, c'erano stati Kakashi, Jiraya, il vecchio Hiruzen, Tsunade... Ma il suo vero 'maestro' nel senso più pieno del termine era rimasto lui, Iruka Umino.

Sarebbe stato molto tutto molto più semplice senza di lui, vero Kuu-chan?

Mentre camminava di buon passo, la mente di Naruto inviò quel 'pensiero' alla sua 'metà', a quel suo strano amico che era intrappolato dentro di lui: Kurama, la volpe dalle nove code.

Kuu-chan... Brutto biondino impertinente, in quale brutto sogno causato da cattiva digestione di una porzione di troppo di ramen, puoi aver pensato di potermi chiamare a quel modo?!?

Sì, si, certo, oh, grande e possente Kurama – replicò mentalmente – Ora però non svicolare come al solito e rispondi alla mia domanda...

Beh, non fosse che non ci credi nemmeno per un po', grande e possente Kurama insospettabilmente bene... Ahem. A dirla tutta sì, al tempo pensai che quell'umano fosse... Come dice il tuo amico Shikamaru? Ah, sì... Una 'seccatura'. 'Ho fatto un lavoro dannatamente poco pulito quando ho devastato il tuo villaggio', quello pensavo, quando vedevo attraverso di te quella stramaledetta faccia attraversata da una cicatrice. Pensare a quanto sarebbe stato facile prendere il controllo su di te senza nessuno che ti amasse almeno un po'... Senza nessuno che provasse a farti sentire a casa, accolto e voluto bene per come eri... Già. Dannatamente irritante.

E ora, volpe tsundere che non sei altro? Fece di rimando il suo jinchuuriki.

Tsundere sarà l'allieva dell'hokage, ragazzino deficiente dai capelli ossigenati manco fossero stati investiti da un rutto di Shukaku... Comunque ammetto che sì, ho avuto un cambio di vedute anche verso di lui. Non ti avrei mai conosciuto davvero, se ti avessi dominato. E se non sei diventato un vuoto contenitore della mia potenza lo devi al tuo stupido maestro con il suo stupido sbrego sul naso. Ma sappi che da me non caverai una parola di più in merito. E che questa volta te l'ho data vinta solo perché oggi sei più noioso del tuo già noioso solito... Contento ora?

Naruto non rispose, ma si limitò a ridacchiare per un istante; talmente di gusto che, tornato in sé, temette che i passanti avrebbero a buon diritto potuto prenderlo per pazzo.

Ogni passo verso la meta era un colpo di nostalgia che lo investiva al cuore. Quanto tempo aveva passato tra quelle scalcinate quattro mura, tendenzialmente a giocare al piccolo ribelle solo per avere un po' di attenzione da qualcuno?

Prima di approcciarsi al suo primo sensei, però, incrociò un'altra sua vecchia conoscenza.

Quanto tempo era passato da quando quel Chuunin che ora aiutava Iruka a insegnare era solo un ragazzetto che cercava di imitare il suo oiroke no jutsu... A pensare a quella tecnica non poté che sorridere nuovamente.

Konohamaru, vecchio mio! Come va? Non insegnerai l'oiroke no jutsu alle giovani leve, spero!”, Chiese Naruto, mentre gli dava amichevolmente una pacca sulla spalla.

Il ragazzo rise: “No, no, per carità Naruto, mi caccerebbero dall'accademia seduta stante! Anche se a volte ammetto che la tentazione possa venire, dato che rispetto alla tua generazione, i mocciosi di oggi mancano tristemente di originalità... Bando agli scherzi, vediamo se indovino la ragione della tua visita. Tre piccole pesti, vero? Chi sono le 'vittime sacrificali'?”

Dunque, secondo le parole di Tsunade-sama, sarebbero tre mostri che farebbero invidia al vecchio Kuu-ch... Ahem, Kurama: Hanabi Hyuga, Ako Shiranui e Haruna Mitarashi.”

Konohamaru fissò incredulo l'amico e poi esalò un lungo sospiro, che non faceva presagire nulla di buono: “Senpai, hai fatto arrabbiare l'Hokage, per caso? Con ogni probabilità si tratta della peggiore combinazione di soggetti possibile.”

Quello l'avevo già immaginato dalle sue parole. - replicò Naruto con l'aria di chi è ormai rassegnato all'inevitabile. - Beh, dimmi qualcosa che mi potrebbe tornare utile per sopravvivere indenne alla mia esperienza di insegnamento...”

Al che, dopo essere stato per un po soprappensiero, grattandosi la testa, Konohamaru guardò Naruto dritto negli occhi e gli disse: “Non devono per forza trovarti interessante per quello che fai... Non so come spiegartelo, ma... Non è che tu debba fare l'amico, il tredicenne che non sei più. Loro vogliono un maestro vero, il che vuol dire che una cosa avrà senso per loro innanzitutto se ha senso per te. Una cosa potrà apparire bella per loro solo se tu la considererai tanto bella da ritenere che valga la pena trasmettere questa bellezza che senti a loro. Devi guardarle negli occhi ed essere disposto a mettertici in gioco, sempre. Ed è faticoso Naruto. Molto faticoso. Il loro punto di partenza sarà la diffidenza. Sarà il prendersi gioco di te. Sarà il dire 'che palle' a qualsiasi pippone moralistico pieno di frasi fatte che hai copiato da Tsunade che gli potrai fare. Non pensare sia un semplice gioco. In una frase... Devi volergli bene, senpai. Se vuoi diventare importante per loro, devi fargli capire che loro sono importanti per te. Non c'è altro modo e non c'è scorciatoia. So che sembra banale, anzi, quasi stupido, ma... E' così.

Poi proseguì, facendosi serio, quasi minaccioso: “Naruto senpai, se allenare i genin per te è solo un 'allenamento' per diventare un buon hokage in un prossimo futuro o altre scemenze di questo tipo, allora vattene adesso, ti prego; non ti biasimerò per questo. Devi farlo perché ci tieni. Se lascerai sole quelle tre appena il gioco si fa duro, giuro che vengo a casa tua e provo seriamente ad ucciderti, fosse l'ultima cosa che faccio”.

Il biondo rimase interdetto: il suo amico non stava affatto scherzando! Nell'osservarlo non poté che pensare ad Iruka, e ricordarsi di quanto aveva fatto per lui durante la sua infanzia. Gli mise una mano sulla spalla e disse: “Fidati di me: non ti deluderò. Ah, e, per quel che vale, dalle parole che mi hai detto, ti ritengo già un grande insegnante, pur non avendoti mai visto all'opera.”

Poi, riscuotendosi, aggiunse, in tono più leggero: “Ah, vedo che stanno correndo: quali sono?”

Hanabi, è la prima, quella minuta con i capelli lunghi neri legati dietro a coda alta, maglietta viola e giubba scura. Se ti fossi avvicinato un po' di più l'avresti riconosciuta tu stesso senza bisogno di chiedere, per via del colore dei suoi occhi, tipicamente Hyuuga. Ako è quella in fondo al gruppo che cammina con l'aria da pelandrona, capelli lunghi castani, occhi azzurri, bandana e stelo d'erba in bocca. Gli abbiamo vietato di portare i in accademia i senbon, alla maniera di suo cugino Genma, anche se a volte lei lo fa lo stesso. Come puoi notare, non è che sia esattamente il ritratto dell'entusiasmo e dell'abnegazione... Anche se personalmente sospetto che sia molto più seria di quanto voglia lasciar credere e di quanto lei stessa non si ritenga.”

E immagino che quella che sta prosciugando tutte le sue forze pur di star dietro al terzetto di testa sia Haruna, giusto, Konohamaru?”

Hai indovinato. Sotto questo aspetto è molto simile a te. Credo che sia per quello che l'hai riconosciuta... Anche se lei è un bel po' più furbetta rispetto a te alla sua età, suppongo. Fisicamente somiglia tantissimo ad Anko da bambina, a quanto mi hanno detto: i capelli neri con il ciuffo e gli occhi altrettanto scuri sono gli stessi, per esempio. Per quanto, se dovessi fare previsioni ora, penserei che il suo fisico adulto sarà decisamente più minuto di quello di sua zia, perlomeno in quanto ad arsenale lì davanti... Stagli vicino più che puoi, senpai. Fa tanto la cafona ribelle, ma in realtà ha un terribile bisogno di qualcuno che creda in lei... E di amici veri.”

Naruto annuì con aria grave, riflettendo su quanto ciò che gli aveva appena spiegato Konohamaru rispecchiasse sin troppo da vicino i sentimenti di uno stupido biondino di sua conoscenza...

Bene! Tra un'oretta faranno ufficialmente i gruppi, esatto? Credo che aspetterò qui con te, prima di entrare in classe. Preferisco non imitare Kakashi facendole aspettare troppo. Ah, giusto, qual è il numero del team?”

Sorridendo, il giovane insegnante si voltò verso di lui e disse: “il sette. E' un caso, lo giuro... Ma quantomeno è di buon auspicio.”

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Capitolo 5
*** Here's the new sensei! ***


5)Here's the new sensei (A.K.A: Harem no jutsu is back!)

Trascorsa un'ora, e non prima di essersi fatto augurare buona fortuna da parte di Konohamaru, Naruto prese un sospiro e si avviò verso la classe per 'recuperare' le tre ragazze. Prima di entrare udì un brusio e un ridacchiare sommesso. “Se almeno una di loro ragiona come me, mi staranno preparando uno scherzo di benvenuto... Magari do' loro un voto sull'originalità...”

In realtà, non sapeva proprio come comportarsi: in modo duro, in modo da far loro capire chi era il capo? O in modo leggero e gioviale? Certo, sarebbe stato più nella sua natura, ma se...

C'erano troppi 'ma' e 'forse' nella sua mente che giravano senza sosta, senza volersi minimamente fermare. Col passo irrigidito tipico di chi non sa bene come comportarsi, aprì la porta e, invece di trovarsi tre ragazze alla prima adolescenza, si vide davanti niente meno che Hinata.

Piuttosto sorpreso, dopo un secondo di stupore, il ragazzo le disse: “Buongiorno Hinata-chan! Non sapevo che anche tu fossi qui per allenare una squadra di genin.”

“Buongiorno a te Naruto-kun! Anche tu qui eh?” Vi era qualcosa, però, che non quadrava. La Hyūga si avvicinò a Naruto con fare più che provocante. Tra l'altro, giocava con la zip della felpa... In modo decisamente pericoloso. Quando il suo viso giunse a meno di due centimetri dalle labbra di Naruto, che nel frattempo aveva la faccia colorata di un rosso acceso, lei disse: “Che ne dici Naruto-kun, i nostri allievi non sono ancora arrivati. Per un bacio non ci vuole molto tempo. E se gli dei ci assistono, anche per qualcosina di più...” Nel frattempo la zip era scesa al livello dell'ombelico.

“Hi-Hi-Hinata c-che s-stai f-facendo?” Imbarazzatissimo, raccolse tutte le sue forze, più che altro mentali, chiuse gli occhi e spinse gentilmente indietro la ragazza.

Che sfigato di un verginello mi tocca avere per Jinchuuriki... Fu il commento, a metà tra il disappunto ed il divertimento, che si lasciò scappare Kurama. Il giovane ninja, tuttavia, non fu in grado di registrarlo nella sua mente e replicare a dovere: le sue facoltà mentali erano state dirottate completamente verso il 'problema' che aveva di fronte.

Intanto, per tutta risposta Hinata, senza, scomporsi minimamente, reagì, con fare se possibile ancor più malizioso: “Kya! Naruto-kun, ma dove mi stai toccando? Però se si tratta di te, puoi toccarmi dove vuoi...”

A quelle parole Naruto sbirciò dinnanzi a sé e si accorse, suo malgrado, che le stava toccando inavvertitamente il seno. Subito le staccò le mani dal corpo. La temperatura della sua faccia era decisamente da ebollizione e i suoi balbettii di giustificazione avevano smesso di aver alcun senso compiuto. Anche il sangue da naso non tardò ad arrivare... Dannazione, Kurama aveva ragione, con le donne era un vero imbranato, nonostante l'età!

A quel punto Hinata non ne poté più: scoppiò in una fragorosa risata, tanto da lasciare il biondo sbigottito e confuso. Nel frattempo, una nuvola di fumo circondò la ragazza. Al suo posto vi era la sorella Hanabi letteralmente piegata in due dalle risate. Chi meglio di lei poteva imitarne le fattezze? Anche Haruna, spuntata da chissà dove, stava ridendo a crepapelle. Ako, invece, appoggiata allo stipite della finestra, sogghignava sommessamente con il suo ago da lancio in bocca.

Naruto era imbarazzatissimo, ma doveva ammetterlo: la tradizione dello 'scherzo al nuovo sensei', invalsa anche negli anni del suo primo addestramento, era stata pienamente rispettata e, almeno per quanto riguardava l'originalità, le tre artefici di cotanta perfidia meritavano un dieci e lode.

Fare l'indignato e punirle non gli riusciva proprio, anche perché, dopo tutto, per come era fatto presentiva che sarebbe risultato solo più goffo e grottesco ai loro occhi.

No, in quel momento era lontana mille miglia dai suoi pensieri la paura di non essere una figura adulta modello. Era solo e soltanto lui, un ragazzino immaturo e un po' canaglia che, dopo averne fatta una si fingeva contrito e intanto ne pensava unicamente una più grossa.

La vecchia anima da burlone di Naruto, richiamata alla luce, si ridestò prepotentemente.

Per questa ragione, pur avendo fatto una figuraccia, non era assolutamente in grado di sentirsi arrabbiato, anzi. Dopo un cavalleresco quanto teatrale inchino ad Hanabi, condito da una grassa risata, disse: “Me l'hai fatta ragazzina, lo ammetto. Ma, come dire... Non sei nient'altro che una dilettante al mio confronto...”

Lasciò che la frase lasciata in sospeso producesse il suo prevedibile effetto, spingendole alla curiosità: Haruna, sentitasi stuzzicata (originariamente l'idea era stata proprio sua, mentre Hanabi aveva pensato che prendendo a modello sua sorella Hinata, il tutto sarebbe venuto meglio. Ed in effetti...), replicò sospettosa: “cosa intende dire?”

Ah, quindi anche dopo una piazzata del genere usano comunque il 'lei'? Gioisci biondino, hai ancora un minimo margine per recuperare punti autorevolezza... Commentò sarcastico Kurama, forse sperando che Naruto non stesse per dire o fare qualcosa di potenzialmente irreparabile per la dignità del suo ruolo, per quanto fosse perfettamente cosciente che con ogni probabilità sarebbe stata una speranza vana. O forse, sotto sotto, aspettandosi esattamente quello, per farsi una grassa risata a sue spese.

Il biondo fece un occhiolino alle tre e, battendosi il petto con orgoglio, soggiunse: “Alla vostra età avevo già steso il terzo Hokage con una tecnica simile, la terribile Harem no Jutsu.

“Cioè?” fecero in coro le tre quattordicenni. Perfino Ako si era fatta attenta, quando aveva sentito dell'Hokage steso in qualche strano modo.

A Naruto brillarono gli occhi e si aprì in un sorriso malizioso: “volete vederla su una malcapitata vittima maschile? Chessò... Su Konohamaru sensei, per esempio?”

Ed ecco che l'eroe del mondo ninja si mette a fare lo splendido con tre ragazzine, per di più con una trovata assolutamente idiota. Complimenti, insegnante dell'anno...

Al commento fintamente acido della volpe, Naruto si limitò a replicare interiormente:

Eddai, che cosa vuoi che sia...

Nel frattempo, la sua idea pareva avesse fatto centro, destando l'attenzione del suo trio di allieve: Ako sogghignò, mentre le altre due avevano gli occhi che brillavano ed un perverso sorriso di gioia solo all'idea.

“Prendo le vostre espressioni per un sì. Tu – disse indicando Haruna – vallo a a chiamare qua, ma non fare il mio nome. Voi, due, nascondetevi come avete fatto prima quando sono entrato. E, mi raccomando, ripeto: non fare ASSOLUTAMENTE il mio nome. Sospetterebbe qualcosa, altrimenti.”

Come una perfetta squadra ninja, ognuno si mise ai propri posti per l'agguato. L'assistente-insegnante dell'accademia corse trafelato dietro alla ragazzina, che, guadagnato un certo margine, sparì dietro la porta dell'aula. Naruto si fece attento al rumore dei passi, poi, quando percepì la mano dell'amico sulla maniglia della porta... Harem no Jutsu!

Konohamaru si trovò attorniato da una cinquantina di donne nude e formose. Il risultato? Epistassi copiosissima e istantanea perdita di sensi della povera cavia del perverso esperimento.

Le tre ragazze, loro malgrado, risero anche più di prima, soprattutto quando il loro nuovo sensei disse con aria di solennità: “un valente chuunin della foglia atterrato prima ancora di poter estrarre il proprio kunai. Vedete? Questa tecnica è veramente una delle più distruttive che conosca.”

Verginello, non fare il vecchio saggio che non sei.. Meriteresti di subire lo stesso trattamento. Chessò, cinquanta Hinata mezze nude possono bastare per una tua figura di merda? Ah, che sbadato, quella l'hai già fatta... Dannata Kushina, non poteva generare un figlio con più neuroni? Dentro alla sua mente si crepa di solitudine, da quanto pochi sono.

Lasciatelo dire, Kurama, come voce della coscienza neanche tu sei esattamente il meglio su piazza. E ora zittisciti e lasciami fare il mio lavoro! - Pensò di rimando Naruto, piccato. Il suo ospite tuttavia non si diede per vinto e ribatté:

Lavoro? Bwahahahahah! Questa me la segno. Sai, nella mia classifica personale, 'le cento cazzate più memorabili del biondino'.

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Capitolo 6
*** Sakura and the magic three ***


6)Sakura and the magic three

“Ora, però, le presentazioni. Anzi, no... Forse prima è meglio che portiamo il vostro povero maestro all'ospedale per una visita di controllo...”

Così, il nuovo team 7 si recò al pronto soccorso di Konoha.

Di turno, in quel momento, c'era Sakura. Naruto tra sé e sé pensò:

Dannazione, ho sbagliato giorno per fare attentare alla sanità mentale di Konohamaru...Se mi trovassi costretto a dare delle spiegazioni proprio a lei, un megapugno dei suoi in testa non me lo leva nessuno. E davanti alle nuove allieve, poi! Waaaaaah... Facciamoci coraggio.

Coraggio sì, coraggio no, è inutile, biondino. Ci sono più probabilità che un meteorite cada su Konoha in questo istante che la tua amica rosa non si accorga della tue stronzate da improvvisa ricaduta alla pre-adolescenza, fece eco Kurama al suo pensiero depresso, sghignazzando.

Dopo un bel respiro attaccò: “Buongiorno Sakura-chan, come va? Ecco... Ti avrei portato un paziente... Aehm, non è grave, però...”

Sakura era raggiante: vedere il codazzo di ragazze dietro all'amico le portava alla memoria vecchi e splendidi ricordi. Dimenticandosi per un attimo dei suoi doveri, e persino delle parole che le aveva appena detto Naruto, con un enorme sorriso gli fece, ironicamente: “Naruto-sensei, non mi presenti le tue allieve?”

“Veramente, dovrebbero presentarsi ancora loro a me, comunque... – poi, rivolto alle ragazze – prego, team 7: nome, cognome, cosa vi piace, cosa non vi piace, i vostri hobby, aspirazioni, quel che volete, insomma...”

All'udire le parole “team sette”, Sakura si girò verso Naruto con la bocca spalancata. Un vero e proprio tuffo nella memoria! Prima che potesse dire qualcosa, il biondo, però, le si avvicinò sussurrandole all'orecchio: “Noi siamo noi, e loro sono loro. Devono ancora cominciare a vivere la loro storia, tutta diversa.” La ragazza annuì, non senza provare una certa ammirazione per Naruto, che la fece quasi arrossire.

Intanto le ragazze si stavano presentando:

Senza smettere di tenere in bocca lo spillone, iniziò Ako: “Ako Shiranui. Veramente non è che ci siano troppe cose che mi piacciano... Probabilmente dormire si definirebbe una di queste. Ah, il gioco d'azzardo, giusto. Mi diverte un sacco vedere quelli che giocano contro di me senza nessuno schema credere di star vincendo per poi perdere miseramente. Giusto, sensei, se è al verde, me lo dica che ci penso io a rimpinguarle il portafoglio. Riesco a fregare a mio cugino Genma almeno metà del suo stipendio ogni volta... Sono brava davvero, giuro. Cose che odio... Mmmh... La gente iperattiva e lo shogi, non lo sopporto quel gioco da vecchi. Sogni? Boh, più che altro so quello che non voglio, come diventare un'agopuntrice ed ereditare le tradizioni di famiglia. Non che ci sia nulla di male nell'esserlo, ma vorrei... vorrei essere... Nah, cosa sto dicendo, lasciamo stare... Non riesco a impegnarmi seriamente in qualcosa di davvero interessante da... Già, da quando? Figurarsi se posso avere delle ambizioni concrete verso qualcosa... Qualsiasi cosa... Va beh, se divento sufficientemente brava con un po' di trucchi da ninja, nei giochi d'azzardo e d'abilità non mi batte più nessuno. Mi faccio un sacco di soldi, mi compro delle terme e non mi si vede più... Può bastare?”

“Direi di sì...” fece un costernato Naruto. Sakura sempre sottovoce fece per iniziare un discorso: Mi ricorda...”, ma il biondo, anticipandola, gli sussurrò: “Tsunade me l'aveva descritta come uno Shikamaru con le mestruazioni”. “In effetti la descrizione calza, a parte la questione dello shogi”, fece di rimando la rosa.

La mocciosetta gioca a fare l'adulta sostenuta e pacata... Arida e senza aspirazioni... Bah. Biondino, prima inizi a levarle quel fare da 'troppo vecchia per avere anche solo un briciolo di immaginazione', meglio è per lei, dai retta a me.

Finita la presentazione della prima, toccò ad Hanabi: “Hanabi Hyuuga, anche se penso che mi conosca già, sensei. Cosa mi piace? Vincere direi. Odio perdere. Mi piacerebbe... - E qui la maschera di arroganza della ragazzina si incrinò leggermente e si fece impercettibilmente rossa - Essere libera... Sì, libera di andare dove voglio e non dover sottostare a... No, niente – scosse la testa. Si era accorta di star dicendo troppo. Ed ecco che tornava la maschera – Beh, dicevo? Ah sì, cose che odio. Odio soprattutto...- E qui si riempì bene i polmoni, poi partì - Le BAKA, quando si innamorano perdutamente per motivi assurdi di certi altri BAKA, che siccome sono dei BAKA, non si accorgono delle sopraddette BAKA, e fanno i BAKA dietro ad altre BAKA! Chiaro, sensei!?

Naruto, già confuso prima, alla parola “sopraddette” non aveva capito più nulla. Con un'aria persa fece: “Eh?”

Hanabi lo fissò torva per un attimo, poi sospirò scuotendo la testa e accennando persino un amaro sorriso, per poi commentare: “Lasci perdere, sensei, non fa nulla...

Idiota.

Pe-Perché mi hai dato dell'idiota, Kurama?

Perché lo sei. E se speri che ti spieghi a chi si riferiva la mini-hyūga, scordatelo. Sappi solo che al momento lei concorda con me, sei un idiota.

Ma-

Taci e ascoltala, meglio.

Comunque... I miei sogni? Beh, uno lo posso dire: vorrei diventare più forte di mio cugino Neji. Lui era... Leggendario! Essere la Hyūga più forte della storia del clan, non sarebbe tanto male.”

Sakura, nel frattempo, non sapeva se divertirsi o dolersi, anche perché si era convinta che l'occhiata omicida della ragazzina non fosse diretta tanto a Naruto, quanto, piuttosto, a lei. Aveva capito benissimo il discorso della tredicenne. In effetti, non si poteva affermare che, intorno al biondo eroe di Konoha, la situazione sentimentale fosse semplice: Hinata (la baka numero uno, a sentire Hanabi) si era dichiarata, ma Naruto non era mai tornato sull'argomento, per quanto i due si frequentassero più spesso, in missioni o nel tempo libero, per cui non si capiva se i suoi sentimenti fossero ricambiati o no. Stesso discorso valeva nei suoi confronti. Non era stupida e sapeva perfettamente che Naruto provava, o, quantomeno, aveva provato qualcosa verso di lei. Sul viceversa, sotto sotto, riconosceva che forse anche lei provava un sentimento associabile di profondo affetto nei confronti dell'idiota (numero due), il quale probabilmente era convinto che lei fosse ancora persa dietro a Sasuke. Il che la rendeva automaticamente l'idiota numero tre. Alla fine, ciascuno dei tre idioti – amara constatazione – per evitare di ferire uno degli altri due, o, semplicemente, per paura, avevano deciso di fare finta di niente e andare avanti in questo modo. E, finché durava, andava bene così. Davvero andava bene, davvero era meglio per tutti? Oppure... No, fermati, prima che la tua mente viaggi troppo su pensieri pericolosi. Questo si sorprese a pensare, con una punta di rassegnazione.

Ed ecco un'altra con il fare da dura donna vissuta. Dannazione, ma cosa date da mangiare ai ragazzini a Konoha? Certo che è proprio vero che anche ad avere una vita facile e senza guerre, la gente si intestardisce a crearseli da sé nella propria testa, i casini... Ragazzo, se anche la terza è come le prime due, cercati un altro bijuu, perché prendo e me ne vado. Tre mini Uchiha a cui spezzare la maschera di stoico autolesionismo alla 'il mondo non mi capisce, ma io devo fare di tutto per sopportarlo' sono troppi anche per me.

Perché dici che hanno una maschera? Chiese dubbioso Naruto, mentalmente. Ma Kurama insistette:

Perché sì, testa dura. Preferivo te. Almeno con il mondo ti ci incazzavi e ci andavi contro a muso duro. Quelli che fanno i sostenuti ma dentro soffrono come cani hanno bisogno di una terapia d'urto correttiva, dammi retta.

“A sentire l'hokage, questa è la più devastante delle tre”. La battuta di Naruto riscosse Sakura dai suoi pensieri, mentre Haruna si presentava, con aria decisamente da spaccona:

“Sono Haruna Mitarashi. E mi piace... Aehm, cioè... Veramente non lo so, ah, sì ecco, essere temuta e rispettata da tutti, tipo come un re, o anche come Tsunade-sama. Però è bello ogni tanto perdersi... Perdersi tra la folla di Konoha e girare tra i tetti, e respirare a pieni polmoni. Si, beh... Però lo so, lo so che è un po' da sfigati... Hobby? Non posso dirli perché sarebbero un po' da sfigati anche quelli, quindi forse è meglio lasciar perdere...Diciamo che il mio sogno è non essere una sfigata, una tipo che tutti temono quando passo, un po' tipo lei, sensei, anche se, se posso permettermi, cioè secondo me lei ogni tanto fa un po' la figura del baka, a fermarsi con tutti, a parlare con tutti, a riempirsi di ramen ridendo e scherzando. Cioè, dovrebbe mettersi a fare un po' più il cattivo e meno il buffone, insomma. Cioè tipo che se io fossi in lei, vorrei che la gente, COME MINIMO, baciasse la terra dove cammino. Cioè tipo anche adesso adesso, con il povero Kono-sensei, è stato divertentissimo e tutto, ma...”

Questa la adoro, ha capito tutto. Non per niente deve essere una idiota almeno quanto te, anche se là sotto siete un tantino differenti. Ma ora, se i miei calcoli sono esatti... 3...2...

Naruto non fece in tempo a chiedere alla volpe che cosa si stesse esattamente aspettando tanto da fare un conto alla rovescia, che Sakura (realizzando finalmente il fatto che se erano all'ospedale, non era per una visita di cortesia) interruppe il flusso dei suoi pensieri:

“Aspetta un attimo... Cosa avete fatto a Konohamaru?”

Hanabi lanciò un'occhiata più che torva ad Haruna, dicendole sottovoce :“Bakabakabaka che non sei altro!”

Ako si mise a sogghignare: si preannunciava un siparietto divertente.

A questo punto era arrivato il momento di prendersi la responsabilità. Come loro nuovo sensei, Naruto non poteva fare altro.

“Ahem... Sakura, ho mostrato alle ragazze... L'esemplificazione di una tecnica paralizzante istantanea usando come cavia l'ignaro Konohamaru...”

CHE TIPO, di tecnica?” Sakura aveva il sospetto di saperlo. E, giusto per essere pronta, stava concentrando il chakra del sigillo sulla fronte nel suo pugno destro, mentre degli inquietanti scricchiolii provenivano dalle sue nocche.

“Ahem la... Harem no jutsu...” sussurrò Naruto, facendosi piccolo piccolo.

RIPETI, CHE NON HO SENTITO BENE.” Ecco, il demone dentro a Sakura si era attivato.

Vedi, che t'avevo detto?

Kurama... Vai a farti fottere.

Mwahahahahah, mi mancavano i tuoi insulti, biondino.

Naruto si girò verso le sue tre allieve e disse loro: “A proposito di tecniche mortali: quella che adesso vi mostrerà Sakura chan farà MOLTO male.”

“Sospettavamo.” Fecero in coro le tre, con le braccia incrociate, pronte a pregustarsi la scena del loro nuovo sensei che veniva picchiato a sangue. Ako aggiunse: “peccato che non ci siano né pop-corn, né patatine, sarebbero state l'ideale in questa situazione.” “Già.”, annuirono convinte le altre due.

“Nemmeno un minimo di sostegno, anche solo morale, al vostro nuovo maestro, eh?”

“Naaaah.” Replicò ancora Ako.

“Dovremmo?” Chiesero, con un'espressione fintamente innocente, le altre due.

Intanto Sakura aveva cominciato a battere Naruto come un tamburo, mentre urlava:

“Tu, TU! Ma che razza di maestro sei, brutto pervertito! E pensare che sono pure ragazzine! Giovani e innocenti! Dannato idiota!”

Veramente, sul giovani e innocenti, le tre si scambiarono un'occhiata piuttosto divertita, ma non avrebbero mai e poi mai aperto bocca a discolpa del loro maestro.

Dopo che, non prima di aver gonfiato il biondo come una zampogna, Sakura si fu calmata, si girò verso le ragazze e disse loro, con un largo, ma sadico, sorriso: “Ricordatevi, quando il vostro sensei ha bisogno di una lezione, chiamatemi pure. A presto!”

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Capitolo 7
*** Foxes and kids ***


7)Foxes and kids

Trovatisi finalmente fuori dall'ospedale, Haruna disse: “Adesso capisco il motivo per cui è tanto forte, sensei. Con un'amica così...”

“Non hai tutti i torti, Haruna-chan...”, constatò il biondo mentre si massaggiava la mascella. Mentre era ancora intento a meditare sulla necessità di stare alla larga da Sakura almeno per i successivi tre giorni, gli tornò in mente il secondo grande 'problema' di giornata. A dire il vero, fosse stato per lui, l'avrebbe volentieri evitato, ma la godaime non aveva sentito ragioni: la prova di attitudine psicologica era ancora necessaria per diventare genin, a prescindere dalla necessità o meno di provvedere velocemente a rimpolpare le fila.

E Naruto, a dirla tutta non poté nemmeno darle torto, almeno in questo caso. Se il prezzo per l'arruolamento di un gran numero di forze fresche avesse avuto come risultato l'inserimento di individui inadatti, a medio e lungo termine i danni avrebbero superato i benefici.

Emise un leggero sospiro e iniziò a recitare la sua parte... Era finalmente arrivato il momento di mettere loro un po' di paura:

“Comunque, non sono ancora esattamente il vostro nuovo sensei. Prima, dovete superare una piccola e semplicissima prova.”

Il trio cominciò ad insospettirsi. “Nessuno ci aveva mai parlato di prove ulteriori.”, disse poco convinta Haruna.

“Nessuno lo fa mai. L'idea di fondo è di tenere segreta la cosa... Se si dicesse in giro quanti passano questa prova sul totale dei promossi, chi la farebbe più, l'accademia?”

Naruto l'aveva detto con tutta la calma del mondo, come se stesse parlando del tempo atmosferico.

Ora vediamo quanto ci mettono a spaventarsi davvero.

Dopo un breve parlottio, Hanabi si fece avanti: “Naruto sensei, sinceramente...quanti?”

Al che il biondo, giusto per essere sicuro di infondere vero terrore, scandì bene le parole: “Tre. Team. Su. Nove. Gli altri vengono rispediti all'accademia. O, nella peggiore delle ipotesi, devono abbandonare l'idea di diventare ninja.”

“Ma anche no! Amazzarmi di noia un altr'anno all'accademia? Non se ne parla!”, insorse Ako.

Hanabi, invece, era scettica: “Un momento...la mia nee san avrebbe passato un test del genere?? No, dài, non scherziamo... Se non lo passo non mi ripresento più a casa.”

Ma la più disperata era era Haruna, che addirittura sbraitava: “E' tutto un complotto, un imbroglio! Ladri!”

Senza dar peso alle loro lamentele, Naruto le provocò: “Allora? Ci state o no?”

“Cioè, sicuro che ci stiamo, per chi ci ha preso Sensei?”, Ribatté per tutte Haruna.

“Molto bene. Appuntamento al parco per domattina alle sei, ragazze. Ah, - e Naruto non poté fare a meno di tornare al ricordo del suo esame, per cui sfoggiò un sorrisetto malizioso – mi raccomando. Niente colazione. La vomitereste.”

Si guardarono tra il perplesso ed il terrorizzato, mentre vedevano, la schiena del loro biondo sensei allontanarsi sempre più, lasciandole alle loro paure.

Quello che però loro non sapevano era che il loro maestro avrebbe fatto molta fatica a fare il duro, l'indomani. Al contrario di Kakashi, aveva il cuore tenero e sperava ardentemente di non doverle davvero rispedirle a casa. L'emozione di essere un sensei avrebbe prevalso sulla sua obiettività? Non ne aveva sinceramente la minima idea.

Tornato a casa, Naruto si stese a peso morto sul letto. La giornata era stata più stancante di quelle passate ad allenarsi. Per non parlare della razione di botte prese da Sakura-chan.

Chiuse gli occhi per concentrarsi, poi formulò col pensiero una domanda alla sua 'metà': “Ehi, Kurama, che ne pensi?

Accovacciata in un angolo profondo della sua mente, la volpe si stiracchiò un attimo e, con la sua solita finezza, rispose apparentemente di malavoglia:

Adesso che finalmente ero riuscito ad addormentarmi... Che diavolo vuoi, mi hai svegliato!”

A Naruto scappò una risata:

Devo crederci? Secondo me, invece, un paio di cosette che hanno colpito la tua attenzione ci sono state. Ho sentito il tuo divertimento, mentre le mie nuove allieve si presentavano... Allora, come le trovi?”

Con fare fintamente rassegnato, il demone rispose: “Non mi vuoi far dormire, idiota che non sei altro...Comunque, non hai bisogno di me, le comprenderai tu stesso domani. Non eri tu a dire che è combattendo che due ninja si capiscono meglio? Certo è che ti sei beccato una combinazione interessante. Come ti ho già fatto notare, hai tre fragili spaccone. Voi umani a una certa età diventate strani: volete essere liberi e indipendenti... Ma alla fine avete un disperato bisogno di qualcuno che vi spieghi come si fa. Altrimenti finite per incazzarvi col mondo... Oppure pensate di conoscerlo già abbastanza e decidete che tutto il resto della recita sarà una noia mortale.”

Se c'è una cosa che non puoi fare, è la predica agli umani su questo. Incazzata con il mondo e con il disperato bisogno di qualcuno che l'accettasse? Mi ricorda una vecchia volpe brontolona...”

Kushina doveva generare un figlio meno rompipalle. E va bene, ragazzino dai capelli ossigenati, ho avuto anche io la mia fase, diciamo... Complicata. Però ammetterai che Madara non aveva tutti i torti, gli umani hanno il dono di mandare sempre tutto a puttane appena muovono un passo. Ma non stavamo parlando delle tre casiniste che la megera delle lumache di ha accozzato?”

Sì, bravo, cambia argomento... Allora? Il tuo 'illuminato' parere?”

Che seccatura... Ad ogni modo, mi ricordano molto Son Goku, Shukaku e Matatabi. La ragazza col Byakugan, è uguale allo scimmione: si da' un sacco di arie, malfidente come non mai, ma tenace nei suoi propositi quanto e peggio di un'idiota biondo che ben conosco. Quella con la bandana rossa è identica a quello stupido del due code, invece. Si fa sempre gli affari suoi, come se non gliene fregasse mai una mazza di niente... Un dannatissimo gatto. Ma come un dannatissimo gatto, quello è capace di tutto se vuole qualcosa. La piccola cafona iperattiva, invece, è come il vecchio tasso ubriacone. Permaloso, nevrotico, lamentoso... E imprevedibile.”

Ah, se me li paragoni ai tuoi fratelli io posso capire secondo te? Comunque una cosa mi è chiara: che ti interessano, brutta volpe ipocrita. Da quando hai sviluppato questa malsana curiosità verso il mondo che ti circonda?”

Ehi, biondino, levati dalla testa strane idee: non pensare che tutti gli esseri umani che conosco adesso mi stiano simpatici di punto in bianco! Penso solo che potrebbe essere divertente vedere cosa diventano, con un gigantesco idiota come maestro! E comunque, se le rovini, posso sempre rimediare io ai tuoi casini. Scommetto dieci scodelle di ramen (anche se io non le mangio) con te che, come sensei, sono mille volte meglio. Potrei far arrivare la sorellina della tua spasimante a stenderti, quantomeno qualora tu non usassi trucchi meschini come quello di sfruttare il MIO potere per i TUOI porci comodi.”

Allora ti piacciono proprio! Lo avrei scommesso.”

Basta Uzumaki, sei un baka noioso! E Comunque... Non contare su di me per combattere con le tre ragazzine domattina. Potremmo ucciderle in un niente. E, per la cronaca, fai come vuoi, ma non dovresti nemmeno usare le tecniche sennin. E adesso fammi tornare a dormire...”

Sia come vuoi, Kurama, userò solo tecniche normali. Dopotutto, hai ragione, non sarebbe molto giusto. 'Notte dannata volpe.”



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Capitolo 8
*** An Halloween's nightmare before battle ***


8)An Halloween's nightmare before battle


Nel frattempo, anche le tre adolescenti tornarono a casa propria e, come era prevedibile, sfogarono, ognuna a modo loro, le impressioni su quella intensa giornata.

“Ciao Hanabi! Come è andato il primo giorno con il tuo nuovo sensei?” fece allegra Hinata, appena vide la sorella rientrare.

“Buongiorno Hinata-nee. Nulla di particolare... Sono stata abbinata a due nullità. Ma, se devo essere onesta, credo che la cosa peggiore sia che Naruto-sensei è un autentico baka. Veramente, sorella, cosa ti ha fatto innamorare di lui? E poi, non credo sia tanto forte come dicono. Sarà merito della volpe, credo.”

Hinata sorrise dolcemente alla sorella: “Certo l'astuzia o l'intelligenza non si possono annoverare tra i suoi punti forti... Sì, è proprio un baka, dillo pure. Ma forse è proprio per questo che lo amo. Da' tutto sé stesso per le persone e le cose in cui crede senza mai tirarsi indietro. Ed è per questo che è diventato così forte, non certo per il biju che ha dentro di sé. Ma su questo, credo che potrai averne prova tu stessa molto presto.”

“Non è detto, Hinata-nee. Se falliamo la prova di domani, quello è capace di rispedirci davvero all'accademia. Anche se ovviamente non ho paura. Ce l'hai fatta tu, come è possibile che io non riesca? O sbaglio?”

Quell' “o sbaglio?” finale tradiva più agitazione di quanta ne volesse far trapelare. Soprattutto non davanti alla sua neesan! Suo malgrado, Hinata se ne accorse e si affrettò a rincuorarla: “Non ti preoccupare Hanacchan. Quello che ci fece Kurenai sensei fu più che altro un piccolo test. Shino, perspicace ed intelligente com'era, capì subito cosa voleva sentirsi dire la nostra maestra e passammo. Ovviamente, ogni sensei ha il suo modo per cercare di far arrivare gli allievi alla risposta, per cui non so cos'abbia in mente Naruto-kun, ehm... Sensei.”

“Mah. A noi ha detto di trovarci domattina alle sei e di non fare colazione. In più, mentre se ne andava, l'ho sentito mugugnare tra sé su un paio di campanelli che doveva procurarsi. Hai idea di cosa possa voler dire?”

Hinata rimase confusa per un attimo, poi realizzò: “Possibile che voglia... O dèi, la prova di Kakashi!” concluse la frase mettendosi una mano davanti alla bocca per la sorpresa.

Hanabi si accorse che qualcosa non quadrava con la reazione della sorella maggiore, per cui insistette per capire cosa l'aveva provocata: “Neesan, hai da dirmi qualcosa, per caso?”

“N-no sorellina, mi spiace, proprio non posso. L'unica cosa che ti chiedo è di stare attenta. Potrebbe rivelarsi leggermente più ardua di quanto non pensassi. Comunque sono sicura che tu non abbia nulla da temere.” Per rassicurarla le mise la mano sulla testa, nonostante le, non del tutto sincere, lamentele di Hanabi, che affermava di non sopportare le smancerie.

Hanabi non riusciva a comprenderlo. Lei era nata per essere una ninja del clan più rispettato di Konoha. Tante famiglie erano sorte e si erano rese protagoniste della vita del villaggio. Sorte e poi sprofondate nell'oblio, se non quasi del tutto estinte: gli Uchiha, i Senju, i Sarutobi, gli Shimura, i Katou, l'ordine del Giglio bianco... Non gli Hyuuga. Persino i Daruma, la casata dei loro più stretti alleati, era scomparsa. Loro no. Avevano imposto regole ferree e disciplina, con il risultato di essere, dopo molte generazioni, ancora tra le pietre angolari della Foglia.

Lei era una Hyuuga. Era una macchina per uccidere agli ordini dell'Hokage. Così doveva essere e così doveva bastare. E allora perché non poteva vivere senza Hinata e il suo affetto? Sua sorella maggiore, che da piccolina amava umiliare sul tatami di fronte a suo padre... E che ora era diventata un obiettivo lontano, forte com'era diventata in quegli anni. Da dove aveva tratto quell'energia per cambiare? Quell'energia di cui lei, ora come ora aveva bisogno come l'aria che respirava?

Non dagli Hyuuga. Hinata non era una di loro. Non lo era mai stata. Eppure, adesso, era divenuta più grande di tutti loro. Naruto era la chiave. Sarebbe cambiata anche lei, stando in sua presenza? Il pensiero la terrorizzava... E la affascinava al tempo stesso.


***

“Anko - Bachan! Sono tornata!”

“Ehi Harucchi, non mi dici niente? La tua zietta è curiosissimissima di sapere chi è il tuo nuovo senseiii!”

Haruna sbuffò. Quella mezza nuda, stravaccata sul divano, con una bottiglia di birra in mano e che parlava con la bocca piena di zuppa di fagioli rossi preriscaldata, e per giunta in quel modo così assurdo, sarebbe stata la letale “vipera mortale” Anko Mitarashi? Se l'avesse detto in giro non le avrebbero nemmeno creduto..

La guardò di traverso e le disse: “Primo: “Harucchi”?? da quando hai deciso di chiamarmi in questo modo imbarazzante? E, secondo: prima di far domande, ti prego, TI PREGO, finisci di mangiare. Hai sputato metà della tua zuppa sul tappeto! E alla fine, indovina un po' a chi tocca pulire? A ME!”

Anko sollevò verso di lei uno sguardo supplichevole che voleva dire “Scusa Harucchi, non lo faro più!” Ma l'effetto finale, con le guance piene della cena, e le macchie di sugo sul mento, la facevano assomigliare più che altro a Tonton, il maialino portafortuna dell'Hokage.

Il risultato è che Haruna, dopo averla fissata per un millisecondo scoppiò a ridere fino a piegarsi in due dal divertimento e cominciare a lacrimare. Ci vollero almeno cinque minuti per riprendere un contegno decente.

“Ok. Adesso che hai finito di ingozzarti, possiamo anche parlare. Cioè, mi hai detto che volevi sapere chi era il mio nuovo sensei? E' un certo Naruto Uzumaki, il nome ti dice niente?” fece, ammiccante, Haruna.

“Dannazione! Allieva di una celebrità! E dimmi, che impressione ti ha fatto?”

“Beh, Naruto sensei è...è...cioè è... Un po' un baka di proporzioni cosmiche. Ma siamo sicuri che quello lì abbia spaccato tutti nell'ultima guerra?”

La zia non poté evitare di ridere alle affermazioni della nipote e commentò:”Beh, sì, è proprio un baka, quel biondino. Ma è anche per quello che tutti gli vogliono bene. Alla fine, senza capire bene come e perché, inizi a fidarti ciecamente di lui. E poi ti accorgi che sarebbe pronto a buttarsi nel fuoco per te, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, anche se magari non ti conosce nemmeno così bene. E' un tipo fatto così.”

“Zia, ma sei innamorata di lui?”

“Cosa? No! Beh, adesso che non è più un ragazzino, e per giunta è un eroe, più o meno tutte le ragazze di Konoha, uno o due pensierini su di lui ce li hanno fatti. Però sarebbe un po' imbarazzante per una vecchiona come me provarci con lui, non ti pare? No, le mie erano solo parole di stima. Tanta tanta stima.”

“Stima? No, cioè, tu che l'hai visto combattere, è così forte? Ti ripeto che a me non sembra. Si è fatto riempire di botte dall'allieva dell'Hokage senza neanche alzare un dito per difendersi.”

“Bwahahah! Harucchi sei proprio un fenomeno! Quella scena... Credo che avrai la fortuna di vederla piuttosto spesso. Vedi, quei due sono stati compagni di team si da quando avevano la tua età. In una squadra si creano dei legami molto forti, che superano la tua immaginazione. E quello che hai visto, beh, è il modo solito in cui quella ragazza dai capelli rosa dimostra il suo affetto verso Naruto. E' un po' strano da capire, però è così! Comunque, tornando alla tua domanda di prima, il tuo bel sensei biondo è una vera forza della natura. Sappi che se lo volesse potrebbe distruggere Konoha in un secondo. E ce ne sarebbero ben pochi in grado di fermarlo, fidati. Risposta esauriente? Senti, mi è venuta un'idea: immagino che tu domani debba fare la prova sul campo, giusto? Svegliami, anche a calci se vuoi, così facciamo la colazione insieme, ti va?”

“Mmmh... Naruto sensei ci ha detto di saltarla, la colazione, che la vomiteremmo.”

Al che, ad Anko si accese un “campanello”, era proprio il caso di dirlo, di allarme: “Un momento... Questa frase l'ho già sentita... - improvvisamente, si batté la mano sulla fronte – LA PROVA DI KAKASHI!”

“Ehm, zia? Ci sei? Mi puoi spiegare che significa?”

Ma Anko era entrata in modalità furia: “Cosa pensa di fare quel baka! BAKA! Se boccia la mia nipotina giuro che lo distruggo! LO DISTRUGGOO!”

Ci volle del bello e del buono ad Haruna per calmarla, anche se poi sua zia non le volle rivelare cosa l'avesse fatta uscire tanto dai gangheri.

Quando finalmente giunse il momento di andare a letto, Haruna ripensò alle parole di sua zia. 'Fidarsi ciecamente'? 'In squadra si creano dei legami molto forti'? Scosse la testa. No, quelle parole non sarebbero valse per lei. Lei era una debole. No, anzi, una 'sfigata'. Aveva il terrore di apparire così perché sotto sotto sapeva di esserlo. Chissà quanto il supergenio della casata più figa di Konoha stava sbuffando, in quel preciso momento, per il fatto di avere Haruna Mitarashi in squadra. Una zavorra, ecco cosa stava pensando. Doveva dimostrare a tutti di non esserlo, altro che squadra. In accademia si sentiva soffocare... Chissà se con quello strano tipo che tutti dicevano essere un eroe, sarebbe stato diverso. Chissà se avrebbe cominciato ad essere un po' meno zavorra e sentirsi finalmente guardata con occhi diversi. Chissà se anche Hanabi Hyuuga si sarebbe ricordata, magari con timore, che anche lei esisteva, al mondo.

***

Ako tornò a casa con una certa calma. Non aveva voglia di affrontare il clima di esaltazione ingiustificato per il “suo-primo-giorno-da-genin-com'è-e-chi-è-il-tuo-sensei?” che sicuramente l'avrebbe attesa una volta varcata la soglia.

Dopo un po' di giri a zonzo per Konoha, pensò bene di fermarsi a casa di suo cugino per farsi una partita a biliardo. Non c'era niente di più rilassante. E poi, almeno, Genma non la trattava come una bambina.

Bussò alla porta.

“Parola d'ordine!”

Ako alzò gli occhi al cielo. “Baka di un cugino, fammi entrare, dannazione alla tua parola d'ordine!”

Genma aprì di un centimetro la porta per scrutare la nuova arrivata. Ako piegò la testa in direzione della fessura e disse: “Visto? Sono io. Adesso ti dispiace aprire quella porta?”

Appena dall'altra parte venne accennato un “Parola d'ord...”, Ako decise di piantare una pedata sulla faccia del cugino ed entrare a modo suo.

Vedendo Genma steso a terra contorcersi, un po' troppo teatralmente, dal dolore, con le mani in tasca, aggiunse, impassibile: “Muoviti baka. Ho voglia di giocare. A soldi naturalmente.”

“Certo che sei proprio crudele con il tuo cuginetto...” fece l'altro, mentre si rialzava.

“Vuoi un'altra pedata? Ah, ho intenzione di stare qui fino a tardi, così quando tornerò a casa i miei saranno già a letto. E non è una domanda, è un'affermazione.”

“Capito, capito... Piuttosto, come è andato il tuo primo giorno da genin? Vi hanno già affibiato un maestro? Chi è, eh, eh, chi è?”

“Guarda, oggi sono buona e ho deciso di ti farti un regalo, Genma. Un'altra pedata” E puntò il suo calcio dritto allo stomaco del ragazzo.

Il quale, però, questa volta non aveva voglia di subire il caratteraccio dell'altra. Velocissimo, afferrò il piede di Ako e la buttò a terra, poi disse: “Non sei per niente carina con il povero Genma, no, no. Sforzati di più la prossima volta...”

Impassibile, l'adolescente si rialzò in un attimo, poi sospirando fece, seria: “E' esattamente per sfuggire da questo tipo di terzo grado condito da risolini ebeti che non ho voglia di tornare a casa, dannazione. Dài baka, andiamo giù in taverna che ti spenno un altro po'...”

“Metà, no dico, metà dei soldi che guadagno dalle mie missioni vanno in mano tua. E ultimamente ti sei messa pure a fregare i miei amici. Ma cosa te ne fai? Vestiti? Scarpe?”

“Fuori strada, cugino. Un quarto, terme. Tre quarti, risparmi per i giorni di pioggia.”

“Ako, sei una spilorcia.”

“L'idiota sei tu, che insisti a farti fregare. Per l'ennesima volta, andiamo. Ho avuto una giornata pesante e domani lo sarà ancora di più. Mi hanno messo con le due peggio idiote uscite dall'accademia e il più idiota dei sensei possibili..Così ho risposto anche alla tua domanda di prima. Contento, adesso?”

Mentre scendevano le scale per quella che era una sorta di “bisca clandestina” installata nello scantinato della casa di Genma, quest'ultimo, era tutto pensieroso, cercando di immaginare a chi si potesse riferire la sua cuginetta. “Il più idiota dei sensei possibili, eh?” Ad un tratto, una folgorazione che lo fece esplodere in una risata: “Non dirmelo. Se identifichiamo il tipo che ti da' più fastidio...o Kiba Inuzuka o...Naruto Uzumaki. E' uno di questi due, Ako? “ Senza neanche voltarsi, l'altra rispose: “L'eroe di Konoha, maledetta me.”

Mentre giocavano e, puntualmente, Genma iniziava a perdere miseramente, salì tuttavia ad Ako un senso di inquietudine per il giorno successivo. Anche le sue due compagne di team si erano fatte l'idea di avere un maestro stupido. Ma stupide erano anche loro a pensare, come le aveva sentite dire, che Naruto sensei non fosse poi così temibile e che, tutto sommato, l'esame del giorno dopo sarebbe stato semplice. Aveva troppa esperienza di uno come Genma, che sotto quella maschera da baka celava una forza, un'astuzia ed un'abilità incredibili.

Improvvisamente fece al cugino: “Senti... Non è che mi alleni un po'? Mi sta salendo l'ansia per domani.” Lo disse così, semplicemente. Se non l'avesse detto, nessuno avrebbe potuto immaginare alcuna inquietudine in lei. Ma aveva una mostruosa capacità di celare le proprie emozioni, tanto che suo cugino la soprannominava “la faccia da poker definitiva”. Allo stesso tempo, però le sue capacità analitiche le dicevano che era stupido ignorare le sue sensazioni. Ignorarle significava che più passava il tempo, più sarebbero cresciute. Era più pratico eliminare il problema direttamente.

Genma rimase incredulo e a bocca aperta per alcuni secondi. Era talmente stupito da un'affermazione del genere che non ebbe neanche lo spunto per ribattere con una battuta, come era suo solito. Invece disse: “O-ok. Come vuoi. Ma come mai, all'improvviso...”

Come se stesse parlando della cosa più innocua del mondo, disse: “Supposizioni. Domani ho la prova pratica, come avrai capito. Noi siamo i primi allievi, o, per meglio dire “le cavie”, dannazione, di Naruto sensei. Il quale come maestro aveva Kakashi Hatake. All'accademia ho sentito diverse volte bisbigliare di una “prova di Kakashi” e di come fosse tristemente famosa in quanto praticamente impossibile da superare. Non avevo mai realizzato di cosa si trattasse fino ad oggi. E' presumibile pensare che quell'idiota abbia in mente di usare su di noi lo stesso tipo di prova. Da qui la mia inquietudine. Ti chiederei di parlarmene, ma sono sicuro che mi diresti che non puoi. Per cui ripeto la domanda, ad uso e consumo del baka che mi sta davanti che ha la bocca aperta da tempo sufficiente perché ci vadano a fare il nido le mosche: Mi alleni per un'oretta o due?”

“Ehi, ehi, troppe informazioni in un colpo solo, bella! Mi ci vuole un po' prima di metabolizzarle. Mmmh. Comunque sì, ho sentito di quel tipo di prova e no, non te ne parlerò. E sì, con la penuria di ninja che c'è dopo la guerra, Naruto è un dannato idiota a tentarla con voi. Ok. Ti allenerò per un po'... per quanto dubito che possa servire.”

Ako andò a dormire stanca, ma insoddisfatta. Nella sua vita non c'era bisogno di eroi. La sua vita in accademia girava splendidamente! Perché bisognava cambiare? Che bisogno c'era di diventare una ninja? Non sapeva neanche lei perché i suoi genitori, di solito così anticonformisti quando si trattava di sottostare alle regole dell'antico clan Shiranui, agopuntori da generazioni, l'avevano instradata verso un destino di guerriera. Cosa voleva dire combattere per il proprio villaggio? O per qualcun altro in generale? Nel mondo si combatte pur sempre per sé. Non c'era bisogno di condire un egoistico desiderio di prevalere sugli altri con inutili manfrine quali onore, servizio o peggio di tutte, fedeltà. Più di tutto non sopportava l'idea di avere Naruto come maestro. Non per quel che era, ma per quel che rappresentava: un'incarnazione di altruismo e abnegazione. Come diavolo facevano gli altri a fidarsi di lui? E, soprattutto, come si poteva desiderare di essere un eroe stimato da tutti? Ognuno basta a se stesso, questo era il suo motto. Si ripromise che niente di quel che sarebbe successo l'indomani le avrebbe fatto cambiare idea.

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Capitolo 9
*** For whom the bell tolls? ***


9)For whom the bell tolls?


Di buon mattino, tre ragazzine si trascinarono stancamente verso il parco. Era evidente dai volti che nessuna delle tre avesse dormito esattamente bene. Dopotutto era logico: al di là della normale agitazione, si era aggiunta anche quella dettata dal sospetto, alimentato da chi conoscevano, che si trattasse di qualcosa di estremamente difficile e complesso.

Naruto non si fece vivo prima delle sei e mezza, cosa che fece salire ulteriormente nel trio il malumore.

“Buoongiorno ragazze, dormito bene? Pronte per la prova? Su, andiamo al campo di allenamento!” Disse il loro maestro con un largo sorriso.

A cui Ako replicò, acidissima: “Sensei, dire cazzate già dalla prima mattina fa male al cervello. Degli altri.”

“Mmmh... Farò finta di non aver sentito per il tuo bene. Ad ogni buon conto, ecco in cosa consiste la prova. Per scrupolo, sono andato a chiedere all'Hokage se anche in queste condizioni di penuria di buoni ninja si poteva svolgere comunque questo tipo di prova e lei si è detta d'accordo. Per cui, cominciamo. In vita ho due campanelli. Chi vince pranza. Chi perde no. Chi vince diventa ninja. Chi perde va a casa. Tutto chiaro?”

“COOSA!?” fecero all'unisono le tre ragazze. Hanabi aggiunse: “in sostanza, ci sta dicendo che una di noi verrebbe eliminata comunque?”

“Esatto, Hanabi-chan.”

Un certo sconforto si dipinse per un istante sul volto di Hanabi (meno) e Haruna (molto di più). Ako rimase come suo solito impassibile, ma il fatto che li si fosse ingrossata una vena del collo e le pulsasse la diceva comunque lunga sul suo stato d'animo. Poi però si riscossero tutte e tre, chi scrocchiandosi collo e nocche, chi mettendosi in posizione d'attacco, chi inspirando e concentrandosi.

“Ricordate che dovete attaccarmi con l'intento di uccidermi, altrimenti non riuscirete mai a prendere i campanelli (come era bello copiare le frasi di Kakashi! Per quanto dette da lui non sembrava facessero lo stesso effetto.). Allora, pronte?”

“SI' SENSEI!” risposero convinte tutte e tre.

“Bene. VIA!”

Prevedibilmente, Hanabi e Ako si nascosero nei cespugli, mentre Haruna partì a tutta birra contro di lui. Dopo aver lanciato contro il suo maestro una discreta quantità di shuriken, partì con un kunai tra i denti ed un altro in mano. Ma nel tempo che ci mise ad attaccare Naruto, quest'ultimo aveva già fatto partire la sua mossa preferita, la kage bunshin no jutsu e, soprattutto, un rasengan, che dopo due anni di intenso allenamento, ora riusciva a completare senza cloni e con una mano sola. Senza nemmeno rendersi conto di come fosse successo, Haruna si trovò con le braccia bloccate, ciascuna da un clone, le caviglie fermate da un altro clone spuntato da sottoterra e il maestro davanti a lui con un rasengan nella mano destra. Sfoggiando il sorriso più sadico del suo repertorio, Naruto disse alla ragazza: “Ti conviene fare un po' meglio di così, non trovi?”

Naruto non aveva ancora mollato la presa su Haruna di sua spontanea volontà, che i cloni furono costretti a farlo per deviare due senbon intrisi di chakra provenienti dall'alto: con un salto, infatti, Ako si era lanciata sopra la scena e aveva lanciato gli aghi sui due cloni. Haruna, con le braccia libere, cercò di allungarle verso la vita del suo maestro per prendere uno dei campanelli. A questo punto, mentre il biondo stava preparando delle contromisure, accadde una cosa che proprio non si aspettava: Ako si era lanciata contro Haruna. Con una smorfia di dolore per la pedata alla schiena, quest'ultima era crollata in ginocchio mentre ora era la Shiranui a stare davanti a Naruto. Il biondo dissipò il rasengan, fece una capriola all'indietro e richiamò a sé i suoi cloni. Poté vedere Ako, in piedi, voltarsi e rivolgere ad Haruna, ancora inginocchiata, un 'niente di personale' seguito da una scrollata di spalle, mentre questa guardava l'altra in cagnesco.

Scusa Harunacchi, ma, per una volta nella vita mi tocca impegnarmi in qualcosa sul serio. Un momento... Perché mi tocca? Devo proprio diventare una ninja. Non posso semplicemente lasciarmi... No, non stavolta. A parte che Genma mi prenderebbe per il culo per il resto della vita, ma... No.

Il secondo di esitazione fu di troppo. I campanelli erano già lontani dalla sua presa e doveva ricominciare tutto da capo.

Dannazione! Non voglio essere rimandata a casa! Non voglio finire come una sfigata a piangere da zia Anko. Voglio prendere quegli stramaledetti campanelli! WAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!

Haruna si rialzò, con un fuoco che le ardeva dentro, stringendo i denti e i pugni per motivarsi a lottare fino all'ultimo.

Va bene non capire subito il concetto di lavoro di squadra, ma lui, Sasuke, e Sakura, perlomeno, non erano arrivati al punto da scontrarsi tra di loro! Mentre pensava a questo, Kurama sussurrò:

Occhio alla numero tre, che non si è fatta vedere in giro. Per un attimo ho pensato che le venisse la sindrome da 'onnipotenza dell'occhietto magico' e ci si buttasse contro sperando nel byakugan... Buon per lei, a quanto pare non ha ancora ereditato le tare di famiglia.

Come non detto. La ragazza aveva, per l'appunto, attivato la sua arte oculare e si era scagliata con il suo juken contro il suo punto cieco. Buona mossa, ma era stata troppo frettolosa nell'analisi del campo di battaglia. Non aveva valutato il clone che si era lanciato precedentemente sotto terra, che gli si parò davanti con un altro rasengan nella mano, mentre era lanciata a tutta velocità contro la nuca del suo maestro originale. Hanabi era stata tanto potente da distruggere il clone con l'onda d'urto del suo palmo d'aria, non prima però, di essere spinta dalla forza della tecnica di Naruto nel ruscello dietro di loro. Nel frattempo Haruna e Ako ci stavano riprovando, non senza, però, cercare di ostacolarsi a vicenda nel frattempo.

Ad un certo punto, con un urlo disperato, la prima cominciò a tracciare dei simboli con le mani che gli sembrava di aver già visto: topo, pecora, ancora topo... Dannazione! L'ombra della serpe! Ed era in ritardo per fermarla, stupido idiota che era! E meno male che l'aveva vista fare da Ororchimaru, altrimenti non l'avrebbe nemmeno riconosciuta. Un Kunai o un salto verso di lei ci avrebbero messo troppo tempo. Necessitava una soluzione drastica e molto rapida!

Devo vincere, devo vincere, DEVO VINCERE!

Haruna stava tentando una cosa che non era sicura di saper fare, che aveva solo visto fare qualche volta da Anko... Tanto valeva provare.

L'ossessione per la vittoria, il terrore di dover rimanere perdente per il resto della vita le aveva fatto perdere il lume della ragione.

Biondino, ferma la ragazzina prima che si faccia male sul serio... Aoda-kun si incazza se qualche suo suddito viene evocato a caso da qualcuno che non è in grado di controllarlo.

Non c'era bisogno che Kurama glielo precisasse: prima che potesse finire la posizione della tigre, Naruto partì con una sua tecnica recente: Futon: Kaze no yaiba. Lanciò delle lame di vento dalle dita, che fermò a meno di un millimetro dallo sterno della ragazza. Lo spostamento d'aria fu sufficiente a farla crollare dal dolore senza che riuscisse a finire la mossa che aveva iniziato.

Era difficile farlo arrabbiare, ma Haruna c'era riuscita. Era giunto il momento di impartire al trio una piccola lezione, soprattutto alla Mitarashi. Come se non bastasse, mentre era preoccupato che quella stupida non si suicidasse, Ako aveva caricato uno Shuriken ombra, che avrebbe rischiato di andargli molto vicino, non fosse che, rispuntata fuori Hanabi, con il suo juken aveva neutralizzato l'attacco. Evidentemente aveva temuto che il colpo potesse andare davvero a segno, per cui aveva deciso di impedire di lasciare la vittoria alla sua compagna.

Tu non hai un padre come me, Ako. Tu non sei Hyuuga. Tu ti puoi permettere di perdere... Io no. Altrimenti, se fallissi, io...

Hanabi non riuscì a concretizzare la parte finale del suo pensiero, che già delle lacrime si stavano gonfiando agli angoli dei suoi occhi.

Merda! Non fare la debole!

Questa era la goccia che fece traboccare il vaso. Creò una cospicua quantità di cloni, poi utilizzò, cercando di utilizzare meno chakra possibile, la tecnica che aveva appreso con l'aiuto di Shikamaru, Ino, Choji, Kurenai e Kakashi e che era stata di Asuma sensei, la Fujin no Jutsu. Una raffica di polvere si abbatté su tutte e tre, che vennero puntualmente bloccate da tre cloni a testa, e, appena prima di morire soffocate, portate fuori dal raggio d'azione della micro-tempesta.

Le fece inginocchiare davanti a sé e disse, con tono severo, “Tempo scaduto.”

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Capitolo 10
*** No man is an island ***


10)No man is an island

Senza dare loro modo di aprire bocca, il biondo maestro iniziò con la sua ramanzina.

“Partiamo da te, Haruna: vorrei che spiegassi ad Ako, che sicuramente non la conosce, la “splendida” tecnica che stavi per usare contro di lei. Forza, siamo tutt'orecchi.”

L'adolescente sapeva di averla fatta grossa. Era frustrata, arrabbiata, e non riusciva a concepire di trovarsi come nemici, non solo il maestro, ma addirittura una sua stessa compagna! Questo però, e lo sapeva, non giustificava “l'esperimento” che voleva fare, di cui, sperava, Naruto non si sarebbe accorto. Invece se n'era accorto eccome... E temeva seriamente di aver compromesso definitivamente le sue possibilità di diventare una kunoichi. A capo chino, tirando su con il naso per reprimere delle lacrime che sapevano di fine imminente, disse con voce flebile: “Cioè, doveva tipo essere l'ombra della serpe... Che sarebbe una tecnica, cioè, non proprio legale...”

“Diciamo pure proibita. Te l'ha insegnata Anko san?”

“N-no sensei... Gliel'ho solo vista fare. Cioè, in realtà non è che fa molto, dovrebbe spararti qualche serpente contro dal braccio...” Patetico tentativo di scuse, se ne rendeva conto anche lei.

“Pessima descrizione. Io non saprò dare bene le definizioni delle tecniche, ma tu mi batti alla grande! E' come un'evocazione. Anzi E' un'evocazione. E sai cosa succede quando un evocatore non ha sufficiente esperienza per controllare quello che evoca?”

“C-cioè, boh...” Finiva male. Non aveva molto idea di come, ma finiva male. E non aveva il coraggio di dirlo.

“Ti faccio un riassunto per quanto ne so io: nel caso delle rane, ridono di te, o ti fanno capire che le hai disturbate. Magari ti gonfiano anche un po' di botte, così, per riconoscenza. Nel caso delle lumache, ti guardano, scuotono le loro antenne e se ne vanno e basta. Nel caso dei sudditi del principe Aoda, che governa i serpenti dalla morte di Manda, prova a indovinare se li trovi in giornata no? Hai tre probabilità su quattro che provino a mangiarti viva... DANNAZIONE! BAKA! MI HAI SPAVENTATO A MORTE! AVEVO PAURA CHE TI FACESSERO DEL MALE! LO CAPISCI?!?”

Aveva fatto quel discorso tutto d'un fiato e non si era accorto che la ragazzina stava tirando su con il naso sempre più insistentemente, per trattenere qualche lacrima ribelle. Non era il caso di insistere ulteriormente. Ma non aveva finito. Era ora di togliere il sorrisetto da saputelle della serie “io non c'entro niente con le porcate di quella lì”, che avevano le altre due.

“Non pensate che non ne abbia anche per voi due! Siete arrivate ad ostacolarvi a vicenda; a momenti cercavate di ammazzarvi a vicenda, diamine! Cosa avevate in testa? MI FATE SCHIFO!”

Finalmente, con quell'urlata era riuscito ad incrinare le certezze delle altre due, che non sapevano più cosa pensare.

Continuò: “Avete per caso sentito parlare, vagamente, di lavoro di squadra? Il primo requisito, in battaglia, è avere la cieca convinzione che, qualunque sia l'obiettivo, i tuoi compagni non ti tradiranno mai. Hanabi! Se nella battaglia con il dieci code tua sorella, poniamo, si fosse trovata in difficoltà e io avessi dovuto scegliere tra salvare lei e caricare contro il nemico? Tu, al posto mio, cosa avresti fatto? Ako! Poniamo che invece di Hinata ci fosse stato tuo cugino Genma. Come la vedi, piccola calcolatrice? Sapete cosa mi disse Kakashi, esattamente alla vostra età, esattamente in questo posto? Nel mondo dei ninja chi non rispetta le regole e le leggi viene considerato feccia. Però chi non tiene conto dei propri compagni è feccia della peggior specie... Assorbito il concetto?”

“Sì sensei.”: risposta mogia.

“Speriamo.”

Un brontolio della pancia di tutte e tre, avvisava che, mentre le urlava addosso, le ragazze stavano morendo dalla fame. Si rilassò un attimo, poi disse, indicando le tre scatole bento: “Bene. Vi do una seconda possibilità, ma prima mangiate. Avete un'ora di pausa. Ah, tu no Haruna. Tu salti.”

Nel concludere la frase, prese con sé, con un gesto molto eloquente, uno dei tre contenitori.

La ragazza provò a ribattere senza convinzione “S-sensei, veramente già adesso non riesco a muovere nemmeno un muscolo...”

“Dovevi pensarci prima di tentare l'ombra della serpe, bella mia. Ora vado, ho delle faccende da sbrigare. A tra poco.”

***

Non pensavo ti piacesse così tanto imitare Kakashi, biondino. Disse sarcastica la volpe nella sua mente.

Che dici, faranno le brave scolarette o si comporteranno come spero?

Anche se non sono ancora adolescenti, sono comunque donne, Naruto... E la facciata da stronzette prime della classe a due di loro riesce già alla perfezione. Bisognerà capire QUANTO vorranno mantenerla a tutti i costi o se si ricorderanno di ciò che le rende umane. Al novantanove per cento faranno morire di fame Mitarashi. Già, in quel caso cosa farai?

“Non lo so...”

Una promessa è una promessa, biondino. Va' fino in fondo e da' loro davvero un'altra chance per prendere gli stramaledetti campanelli. Ma occhio che se glieli lasci prendere apposta per non dover fare i conti con dei rimorsi di coscienza, te ne potresti pentire, dopo...

“Ahem... Mi hai beccato...”

Perché? Che pensavi? Una vita che sto dentro di te e credi ancora che non possa prevedere cosa hai in quel nido di ragnatele e polvere che tu osi chiamare testa? Comunque vedi che non è così facile mantenere la promessa che hai fatto al tuo amico Konohamaru? Quando le cose si fanno difficili gli hai detto che non avresti mollato. Ecco, bocciarle rientra tra le 'cose difficili'. Devi scegliere, biondino: se fare lo stronzo per il loro bene, o l'amicone mollaccione per il loro male. Paradossalmente è più probabile che tu ti possa guadagnare il loro rispetto con la prima opzione...

“Hai ragione in tutto tranne che in una cosa, Kurama.”

Tranne che cosa? Io ho sempre ragione.

“No, io non credo che al novantanove per cento falliranno.”

Questione di punti di vista. Forse ho visto troppi umani egoisti e meschini per credere di vedere troppe volte il contrario nella mia pur lunghissima vita.

“E' per questo che sei qui con me, in fondo... Ti ho dimostrato che le eccezioni possono esserci...”

Ok, ok, ma non montarti troppo la testa. 'Eccezione' vuol dire sempre e comunque che la regola sta da un'altra parte, in fondo...

***

Hanabi e Ako iniziarono a mangiare, lentamente. Tutte e due, pur non volendolo dare a vedere, si sentivano decisamente scosse, soprattutto dopo il “mi fate schifo!” del loro maestro. Maestro ancora per poco, a dire il vero. Dopo aver visto quello che Naruto era in grado di fare, e senza neanche chiedere una mano alla volpe, erano piuttosto demoralizzate.

Furono distratte al muggito poderoso dello stomaco di Haruna, che avrebbe rischiato di mangiare se stessa, pur di avere qualcosa da mettere sotto i denti. Cercando, senza grande successo, di fare la dura, si giustificò : “Anko aveva finito la zuppa di fagioli rossi ieri sera, così, cioè, ho saltato pure la cena.”

Ako alzò gli occhi al cielo e, come aveva fatto Sasuke molto tempo fa, disse la fatidica frase: “Tieni quel che avanza del mio, baka che non sei altro...”, offrendole la sua scatola.

Hanabi fece per dire qualcosa, ma la Shiranui l'anticipò: “Come facciamo a fare il famoso 'lavoro di squadra' a cui Naruto-sensei tiene tanto, se questa non si regge neanche in piedi, Hanabi? Almeno così avremo una possibilità in più, per quanto misera.”

“Vero”, dovette ammettere la Hyuga. “Ma fammi prima attivare il byakugan, non vorrei che ci stesse spiando.”

In quel momento Haruna tossì pesantemente. Hanabi, suo malgrado, si girò verso di lei con il byakugan attivato. E vide una cose che non le piacque per niente.

“Haruna...Tu non sei debole solo perché hai fame, vero?”

Ako, a sentire quella frase sgranò gli occhi. Possibile che... Bruscamente le disse: “Fammi vedere il tuo dannatissimo braccio!” Senza nemmeno darle il tempo per replicare, le tirò su la manica della felpa.

Il segno di un morso.

“Ma Naruto sensei non aveva fatto in tempo a fermarla, quella tecnica?”

Haruna balbettò: “Non so come spiegarlo... Cioè, ho “sentito” qualcosa che mi mordeva e che poi veniva ricacciato indietro da una strana forza.”

Ako, senza scomporsi, frugò nelle sue tasche, ed estrasse una boccetta. Acidamente, commentò: “Ritieniti fortunata che oggi mi sono preparata al peggio... Blando antidoto generico. Specialità di famiglia.”

Poi, prese uno dei suoi fidati senbon, lo intinse nel liquido contenuto, e senza un attimo di esitazione, lo infilò con violenza nel braccio di Haruna.

“AHI! Mi hai fatto un male cane!”

“BAKA! Preferisci un male cane adesso o morire dopo?” Ribatté secca Ako.

“Ok, ok, scusa.” Disse Haruna, mettendo una specie di broncio.

Ako, poi, vagamente preoccupata, si rivolse ad Hanabi: “Hyuuga, dimmi che non hai smesso di dare una guardata in giro con i tuoi magici occhietti per vedere se Naruto-sensei è nei paraggi!”

Hanabi, senza scomporsi, ribatté: “Tranquilla... Non ci sta spian...”

Non fece in tempo a finire la frase che Naruto rispuntò all'improvviso, con un sorriso ed un segno di vittoria: “Già... Come Kakashi sensei fece con il vecchio team sette, vi stavo spiando, invece! Nella speranza che faceste ESATTAMENTE quello che avete fatto. Complimenti. Siete promosse. Tutte e tre. Avete messo la situazione della vostra compagna davanti agli ordini. Proprio come vi avevo “consigliato” di fare.”

Vedi, che ti avevo detto? Fece mentalmente lui a Kurama. Il quale, aspettandosi quel genere di colpo, ribatté prontamente:

Ciò non vuol dire che avevo torto, moccioso impertinente. Vuol dire solo che anche le tue tre belle damigelle fanno parte dell'insieme 'eccezioni'.

Ma darmela vinta qualche volta e dire 'ok, hai ragione', no, eh?

Con te? Ma proprio mai nella vita.

Le adolescenti guardarono il loro maestro incredule, poi, una dopo l'altra, tirarono un sospiro di sollievo. Haruna fu quella che lo tirò più forte di tutte.

Da un'altra parte del mondo, anzi, non esattamente nel “mondo”, un orribile e gigantesco mostro peloso, pieno di cicatrici, accovacciato su un cuscino di seta sorrise, mentre osservava la scena da una sfera di cristallo. Rivolgendosi ad un suo simile (per quanto molto più piccolo) rimasto nell'ombra disse, con voce rauca: “Prrr... Ottimo lavoro, Maneki. Con quel tuo morso Aoda e la sua stirpe la terranno lontana. Quella ragazza è veramente promettente. Se l'amichetto di Kurama la addestra a dovere, entro un anno, o anche meno, troverò il tempo ed il modo per passare a farle una visitina. La prossima guerra degli umani si preannuncia interessante... Meow!

“Siete sicura che dovremmo intervenire, mia signora? In fondo è da molte ere che non ci schieriamo in un loro conflitto.”

“Questa volta è diverso, Maneki. Questa sarà la guerra. E tutte le stirpi degli youkai saranno coinvolte, volenti o nolenti. Non ho il dono della preveggenza al livello di quel maledetto corvaccio a tre zampe di Yatagarasu, ma confida nelle mie parole. Si muoveranno anche altri che fino ad ora sono rimasti in disparte sin dai tempi del grande risveglio, come ragni, scorpioni, volpi, tigri... Chissà, forse rivedremo persino i conigli, che se stanno ancora rintanati chissà dove, aspettando il ritorno di Kagura e del principe Usagin.”

Decisamente più vicino, ma comunque fuori dalla portata di sguardi indiscreti, una seconda coppia aveva dato un'occhiata distratta al combattimento. Uno aveva una maschera da Anbu, l'altro era un ragazzo dai denti stranamente aguzzi.

Quest'ultimo, sarcastico, fece al primo: “Konoha... Proprio un villaggio di gente dal cuore troppo tenero. Fossi in loro come minimo ti avrei messo agli arresti domiciliari e ti avrei impedito di essere nuovamente un ninja! Anche se più probabilmente ti avrei condannato a morte per tradimento. Ed invece, eccoti qua, senza processo, senza niente di niente, addirittura promosso a capitano di una squadra di Anbu. La cosa è talmente assurda che mi fa quasi ridere...”

“Il cuore tenero non c'entra, Suigetsu. Ho usato lo sharingan ipnotico su alcuni ninja del villaggio per mesi. Anzi, anni, ormai. E ho anche dovuto essere discreto, dato che il byakugan svela l'illusione. I cambiamenti dovevano essere continui ed impercettibili. L'unico di quelli che mi servivano su cui non ho dovuto utilizzare nulla è proprio quel cretino biondo laggiù.”

“Non l'hai fatto perché non lo ritenevi necessario o perché non hai voluto farlo? Bah, comunque io mi sarei stufato prima. Perché, poi, fare tanta fatica?”

“Lo sai.”

“Già, già... Tu e i tuoi piani complessi della durata di anni. Però, se non mi fai menare un po' le mani in fretta, ti pianto in asso per davvero, stavolta! Comunque, spero che l'aria sdolcinata di Konoha non ti stia cominciando ad entrare nel cervello. Non più del tuo solito, perlomeno...”

“Niente di complesso, in verità. Il mondo ninja si è messo in moto da solo, senza alcuna spinta da parte mia. Il che non fa che provare ulteriormente il mio punto di vista. Quella dei ninja è una razza bastarda, nata da una cagna avida di potere.”

Sarà... Secondo me sono gli umani in generale, i bastardi, a prescindere dai loro poteri. Chissà se la nostra intera specie non derivi da un'altra cagna bastarda nata mille migliaia di anni prima persino di Kagura... Va beh, ora io ti lascio solo che le tue 'profonde' (e noiosissime) meditazioni filosofiche... Ci vediamo alla prossima Sas'ke. Ah, no, adesso il tuo nome da Anbu è Garuda, giusto... Allora a presto, Garuda.”

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Capitolo 11
*** Omake chapter: Academy life ***


Omake: Academy Life


“Iruka-san! Vengo adesso dal palazzo dell'Hokage... Ho i risultati della prova di valutazione dei candidati genin!”

“Prima di tutto calmati e prendi fiato, Konohamaru-kun.”

Ormai giunto ad un'età matura, Iruka non poteva non guardare con un misto di ammirazione e divertimento la solerzia del suo allievo e aspirante istruttore. C'era da augurarsi che rimanesse così, l'entusiasmo era fondamentale per quel lavoro.

Il suo modo di fare è un monito anche per me. Non posso lasciarmi andare e fare quello che ormai è diventato vecchio, saggio e posato, dannazione.

Impedendo alla sua mente di vagheggiare oltre su quei pensieri, pose la fatidica e prevedibile domanda: “Allora, quanti? Chi? Ah, la cosa più importante... – Aggiunse con fare ironico – Quel cosmico baka di Naruto sarà seppellito vivo nel giardino della villa degli Hyuuga da Hiashi-sama o la sua dolorosa esecuzione verrà rimandata ancora per qualche tempo?”

Konohamaru sorrise divertito, comprendendo al volo a cosa Iruka volesse alludere e prontamente rispose: “Il Kyuubi non dovrà trovare un nuovo jinchuuriki, almeno per ora. Non so come, ma Naruto ha promosso il team sette. Non credo che Haruna, Ako e Hanabi siano riuscite a fregargli i campanelli... Tant'è, meglio così. Le altre squadre promosse sono la due e la quattro.”

Shino e Shikamaru, eh? Dal primo dei due onestamente non me lo sarei mai aspettato... Spero non li abbia sottoposti a qualche assurda prova di coraggio con qualche insetto particolarmente disgustoso. Per quanto sia altamente probabile.”

Non lo so... Piuttosto, da quanto ho capito, Shikamaru li ha piantati in asso in un locale senza soldi per pagare.”

Per certi aspetti è quasi più sadico questo tipo di scherzetto, che la prova dei tre campanelli... Chi mi stupisce sono piuttosto Tetsuo, Akane e Ai... Tsunade-sama ti ha per caso detto come mai Aoba li ha bocciati?”

No... anche se so che ha cercato di aizzarli l'uno contro l'altro e loro ci sono cascati in pieno. E' un vero peccato, il loro era il trio più forte!”

La forza non basta, Konohamaru, e lo sai. Guarda tu stesso i risultati: i gruppi peggio assortiti sono sopravvissuti, mentre quelli più omogenei non hanno passato l'esame dei loro maestri.”

Beh, però sia il team due, sia il sette avevano soggetti dal potenziale nascosto in squadra. Najiko e Ako...”

Aspetta, aspetta... Il potenziale non è nulla se non si impara a sfruttarlo nel momento più opportuno. Credi che Naruto sia diventato così come è ora solo perché 'aveva del potenziale'? Se è per quello allora sarebbe potuto finire consumato dal Kyuubi e la sua storia finire molto prima. Non molti in questo mondo hanno la grazia degli dei di non avere rimpianti, o anche solo riuscire a fare sempre del proprio meglio, in fondo. Per certi aspetti, per quanto non fossi inizialmente d'accordo, ben venga persino la prova dei campanelli, se oltre allo spirito di squadra, insegna loro il valore del sacrificio e a trarre il massimo dalle opportunità che si presentano loro, contro ogni previsione. In pratica il team tre aveva degli ottimi esecutori, ma con un pessimo spirito di adattamento.”

Ma, Iruka-san, fondamentalmente noi insegniamo agli allievi dell'accademia ad obbedire agli ordini. Non è un po' il contrario di quello che ha appena detto?”

Sì e no. Da una parte saper eseguire celermente delle istruzioni è quanto di meglio si possa desiderare da un ninja. Ricordarsi di stare al posto giusto al momento giusto è fondamentale e se tutti cominciassero a fare di testa propria sarebbe il caos... Ma se un buon shinobi sa sopprimere la propria volontà per portare a termine la missione, un ottimo shinobi deve anche saper decidere da solo, considerando con chi, per chi e per che cosa sta combattendo. E, è inutile girarci intorno, questa abilità si impara – se mai si impara davvero nella vita – solo con il tempo. E con gli errori commessi. Tanti, tanti errori.”

Ma allora torniamo punto e capo! Compiere uno sbaglio sul campo di battaglia costa la vita! Non sono mai stato quello ciecamente ligio agli ordini, ma il codice ninja, per quanto sembri inumano e crudele è... Rassicurante. Viaggiare avendo come punto fisso solo e soltanto la propria morale è come navigare a vista in un mare ricoperto di nebbia.”

Infatti non sto dicendo che sia sbagliato seguire una autorità più grande di sé. Quello che sto dicendo è che il massimo che possiamo fare qui è far loro imparare a 'osservare'. Guardarsi intorno e cercare di capire il senso di quello che stanno facendo. Ammetto che potersi permettere di ragionare è un privilegio che un normale soldato difficilmente può avere. Ma che ben triste vita avrebbero i nostri allievi se pensassero anche solo un istante che tutto quello che gli stiamo dicendo è utile solo allo scopo di farli diventare delle mere pedine in un gioco più grande di loro, non credi?”

Non lo so, Iruka-san, è un discorso su cui faccio fatica a mettermi il cuore in pace. A volte mi sembra che l'intero sistema ninja abbia un che di fallato. E' davvero possibile la pace in un mondo, come il nostro, si basa sulla guerra, sull'apprendere sempre nuove tecniche per uccidere un ipotetico nemico? Adesso abbiamo ancora negli occhi gli orrori e le catastrofi cui siamo andati incontro. Ma una volta allontanatosi il pensiero del pericolo scampato, chi può mai dire quando i governanti delle terre del continente, o gli stessi kage, si stuferanno di avere un esercito armato e pronto e di lasciarlo inutilizzato? So che forse è un pensiero pessimista, ma credo che la gente si stanchi piuttosto rapidamente della tranquillità.”

Beh, allora, se non vuoi litigarci, non farti sentire da Naruto, sai che non la pensa così... Anche se non mi sento di darti torto su tutta la linea. L'unica cosa che posso rispondere è che a maggior ragione dobbiamo insegnare la disciplina ai nostri ragazzi... Per far capire loro quando è davvero il caso di sfidarla.”

A quella replica, Konohamaru rimase in silenzio, non sapendo come controbattere. Quindi, con un tono più leggero, come preso dall'ansia di cambiare discorso, aggiunse:

Piuttosto, come va la nostra bambina prodigio?”

Ah, intendi Kiriko Mitokado? Avrebbe potuto benissimo sostenere l'esame per diventare genin, anche se ha solo dieci anni. Sa completare le tre tecniche base del ninjutsu e con le arti illusorie non se la cava affatto male. Ovviamente è uno scricciolo che non è ancora entrato davvero nella fase fisiologica della crescita, per cui è inferiore per quanto riguarda la resistenza fisica alla fatica. C'è però da dire che è molto agile. Non volevo mandarla allo sbando, forzando la mano per una prova di ammissione prima del tempo, però se il suo trend di crescita si mantenesse stabile potrebbe avvicinarsi al record di punti complessivo di Hanabi... Anche se non credo che nessuno batterà mai quello di Najiko nelle prove teoriche...”

Non so se gioire o dispiacermi a pensare quanto la piccola Nacchan sia cambiata, da quando è entrata qua dentro...”

Ahahah! In effetti... Gli dei benedicano gli Hichiraku che le hanno fatto da genitori adottivi. Essere orfani e odiare il mondo per questo è qualcosa che ancora adesso ricordo bene. Se adesso si comporta in tutto e per tutto come una adolescente pigra, svogliata e supponente, allora significa che è riuscita a buttarsi alle spalle il buio che aveva dentro. A dirla tutta avevo pensato con Tsunade-sama di inserirla nel team sette al posto di Ako, ma credo sarebbe stato davvero troppo per il povero Naruto. Poi, a Genji-kun serve averla a fianco. E non perché stia facendo il tifo per la sua cotta preadolescenziale per lui, ma perché può imparare molto sulla gestione del dolore.”

Sia come sia, noi abbiamo fatto quello che potevamo... Adesso tocca a loro.” Concluse con un sospiro Konohamaru.

Iruka abbozzò un sorriso e si limitò a dire, ricordando il tempo in cui aveva fatto quasi da padre a un certo scavezzacollo biondo: “Già. Che i kami li proteggano.”

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Capitolo 12
*** Guess who's coming to dinner - part one ***


11) Guess who's coming to dinner - part one

Sulla via del ritorno a casa, Haruna non riusciva a calmarsi. C'erano troppe emozioni che si accavallavano tra la testa e lo stomaco. Si sentiva angosciata per aver fatto una porcata grande come una casa, ed allo stesso tempo era contenta per aver passato l'esame. Inoltre era la prima volta che doveva tenere nascosto qualcosa alla zia Anko. Certo non poteva dirgli che aveva tentato di fare l'ombra della serpe! Ma c'era un ricordo particolare della giornata su cui, senza nemmeno farlo apposta, tornava ogni cinque minuti: quel “dannazione! Baka! Mi hai spaventato a morte!”, detto dal suo (e stavolta era ufficiale) maestro. Riconosceva di essere abbastanza lenta a capire le cose, ma quello che aveva in mente Naruto sensei l'aveva afferrato bene.

Era preoccupato! Per me! Aveva paura che mi capitasse qualcosa... A me!, pensò tra sé.

Quella affezione era vera? Quel ragazzo biondo che ora era suo maestro aveva davvero in mente quel che aveva detto? Dopotutto non aveva bisogno di altri nella sua vita, a parte sua zia Anko. Né di Konohamaru e Iruka sensei... Men che meno dei suoi compagni d'accademia, come quella spocchiosa di Ai, quel ghiacciolo insipido di Ran, quei bulletti montati di Tetsuo e Genji... E quanto avrebbe voluto far ingoiare ad Hanabi la sua perenne aria di superiorità! Ako e Sei non erano meglio: dietro la loro svogliatezza nascondevano solo chili e chili di boria. Che ne sapevano loro di quanto duramente doveva lottare lei per stare al passo? Quanto si ammazzava per dimostrare a tutti di non essere una 'sfigata', fallendo sempre miseramente nel suo intento?

Che ne poteva sapere Naruto sensei? La conosceva da un giorno! Eppure aveva mostrato più cuore nei suoi confronti di tanti, tantissimi altri. Cosa avrebbe dovuto fare? Doveva concedere a quella persona il beneficio del dubbio? Oppure sarebbe finita delusa, come con Akari, che si era finta sua amica solo per umiliarla pubblicamente? Voleva credere, voleva disperatamente credere che quel suo mondo fatto solo da due persone si potesse allargare, ma... Era davvero possibile farlo?

Fino ad ora, nei suoi tredici anni di vita, solo grazie ad Anko ba-chan e al suo unico amico, Hachi, aveva provato la gioia di potersi abbandonare completamente, di potersi fidare. Improvvisamente sentì un forte desiderio:

Ok, Io farò la mia parte, mi impegnerò al massimo. E se proprio vogliono, imparerò anche ad andare d'accordo con quelle due saputelle spocchiose. Vedremo se con il nuovo sensei cambierà qualcosa o se tutto resterà come prima...

Si avvicinò a grandi passi verso quella porcilaia che Anko aveva l'ardire di definire “casa”. Aprì la porta, ansiosa di dare la lieta notizia: “Anko ba chaan! Indovina un po' chi è ufficialmente una nin-”

Si bloccò prima di finire perché vide niente meno che il suo maestro che parlava con sua zia.

Si fece immediatamente rossa paonazza. Un po' per i pensieri di prima, un po' perché affiorò subito il sospetto: Dannazione! Naruto sensei è venuto a dirle che ho provato quella tecnica... Adesso vedrai che si mette a urlare, poi mi gonfia come una zampogna!

Strano a dirsi, non accadde nulla del genere. Anzi, la zia la accolse con il più caldo dei suoi sorrisi.

“Harucchi! (No! Non quel maledetto nome davanti al maestro!, pensò sconsolata ed imbarazzatissima Haruna) Naruto-kun, ahem, sensei, è venuto a darmi personalmente la notiziona! Adesso vedrai che nel giro di qualche anno, con l'aiuto di questo baka biondo, riuscirai a sconfiggere persino me!”

“Sicuro! Non te ne accorgerai nemmeno, per quanto arriverà rapidamente l'ora della disfatta per mano di tua nipote”, disse Naruto, con fare maldestramente arrogante. Nel frattempo si accorse che quest'ultimo gli aveva fatto un occhiolino ed un segno di intesa. Che voleva dire? Ah, forse stava per un tranquilla, non ho fatto la spia?

“Va beh, belle signorine, ora tolgo il disturbo e mi fiondo alla residenza degli Hyuuga. Haruna, mi raccomando, domani alle sette puntuale!” Senza dar loro modo di replicare, il biondo era già scomparso dalla vista.

Appena se ne fu andato, il sorriso di Anko si trasformò in un'espressione seria, quasi minacciosa.

“Ecco che ci siamo... Aspettava che Naruto sensei se ne andasse per darmi la mazzata.” Pensò Haruna.

Anko esordì, in tono stranamente pacato: “Il tuo maestro mi ha detto una cosa. Mi ha confessato che desideri ardentemente padroneggiare la mia tecnica di evocazione proibita... E ha insistito perché ti insegnassi a controllarla. Gli ho risposto di no. Ma a quel punto mi ha supplicato. Te lo chiederò una volta soltanto: ne sei assolutamente convinta?”

Haruna rimase a bocca spalancata. Questo non se lo aspettava. La stima per il suo maestro si alzò di parecchi punti. “Sì, zia.” rispose risolutamente.

Allora era vero.

Allora quel biondino poteva far accadere sul serio delle cose imprevedibili.

Allora poteva fidarsi. Poteva allargare il cerchio del suo piccolo universo a quella persona.

Allora lei avrebbe potuto... Essere lei, essere Haruna, non 'la sfigata'.

Allora quel ragazzo un po' idiota e dall'apparenza inaffidabile poteva essere... Sì, poteva essere un maestro. Il suo maestro.

Però devo proprio far finta di sopportare Hana-chan e Ako-chan?

Quella sera, prima di andare a dormire, Haruna fissò a lungo la foto di suo padre e sua madre insieme. Aveva pochi e vaghi ricordi della madre e praticamente nessuno del padre...Colta da una strana pensata, andò a recuperare una matita, sfilò l'immagine dal vetro e tracciò tre piccoli segni, come fossero dei baffetti, su ogni guancia del papà. Poi, dopo aver contemplato per un attimo l'effetto del suo operato, soddisfatta, rimise la foto nel vetro e si infilò sotto le coperte con un sorriso sulle labbra.

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Capitolo 13
*** Guess who's coming to dinner - part two ***


Guess who's coming to dinner - part two

“Ciao nee-san. Sono una genin a tutti gli effetti ora.” Non c'era bisogno di fare lunghi giri di parole. Era una bella notizia, è vero e dopo un potente “Mi fate schifo!” urlato a pieni polmoni da parte di Naruto sensei, non era esattamente definibile con la parola “scontato”.

Per quanto, a casa sua, non si aspettassero niente di meno.

Sotto sotto era felice, e molto, per quello che era successo. Ma, al solito, non poteva mostrarlo troppo apertamente. Passare era naturale, non passare un'onta incancellabile. Come invidiava Haruna sotto questo aspetto! Anche lei avrebbe voluto permettersi di essere al di sopra della 'famiglia' e non pensare a niente, essere libera! Purtroppo, sapeva benissimo di non poterselo permettere.

Doveva comportarsi come una esponente esemplare del 'clan più potente di Konoha', senza eccezioni.

“Oh, che bellezza! vieni Hana-chan, fatti abbracciare!” Rispose con un sorriso smagliante la sorella maggiore.

“Ti prego no, Hinata! Aspetta, così mi soffochi!”. Niente da fare. Sua sorella era sempre così. Non le interessava minimamente di comportarsi da perfetta principessa del clan Hyuga... Come a lei, invece...

“Baka di una sorella!” Cercò di lamentarsi debolmente Hanabi, pur senza ottenere grandi risultati. Da quando Hinata era così? Ma certo, da quando Naruto sensei aveva fatto il tifo per lei al suo primo esame per divenire chuunin. Era stato lui a “liberarla”. Avrebbe potuto diventare così anche lei? No, inutile farsi venire strani pensieri, non sarebbe stato possibile. Ormai era incatenata al suo ruolo di “ninja su cui si posavano grandi aspettative”; “modello di maturità e compostezza” E tutta una serie di di idiozie simili. Se poi pensava che tra non molto le avrebbero probabilmente impresso il segno maledetto...

No, sua sorella non era una baka. Al contrario, era molto più forte di lei, nonostante le apparenze.

“Chissà se Naruto sensei riuscirà a liberare anche me dalla gabbia... Anche se sarà molto più difficile.”

“Scusa Hana-chan, hai detto qualcosa?”

“No, Hinata-nee, non preoccuparti. Piuttosto, andiamo in palestra e aiutami ad allenarmi.”

“Certo!”, le rispose allegra la sorella maggiore. Che aggiunse tra sé: “E spero che il tuo desiderio si esaudisca, Hana-chan.”

Quando fecero scorrere la porta del dojo, rimasero interdette. C'erano Hiashi Hyuga e Naruto Uzumaki che prendevano il the, inginocchiati in posizione seiza l'uno di fronte all'altro. Istintivamente, ad Hanabi venne da controllare quanto sarebbe diventata rossa sua sorella. Va bene che con quello lì ora riusciva a parlarci più o meno serenamente, in giro per Konoha, ma vederselo in casa all'improvviso era tutta un'altra storia. “Se Ako fosse qui, cercherebbe di scommettere con me sullo svenimento di mia sorella”, pensò.

Strano a dirsi, dopo aver preso un bel respiro, Hinata si rilassò (non del tutto, ma almeno era un inizio) e il suo viso si fece leggermente meno paonazzo. Ma Hanabi, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla sua nee san, si rese conto che sia le mani di suo padre, che quelle del suo sensei tremavano leggermente. Cosa diavolo era successo?

“Buongiorno padre! Buongiorno Naruto-kun, qual buon vento ti porta a casa nostra?” L'inchino era un po' forzato, ma nel complesso Hinata si era comportata da perfetta figlia del padrone di casa. Sulla scala delle buone maniere, questa volta meritava almeno un otto, dovette constatare Hanabi, dopo aver udito le parole della sorella.

A quelle parole, Naruto si riscosse un attimo, si alzò, si inchinò a Hiashi, che si limitò a rispondergli con un cenno del capo. Poi si girò verso Hinata e, leggermente titubante, le rispose: “Buongiorno a te, Hinata. Sono passato per comunicare personalmente a vostro padre il brillante risultato di Hanabi nella prova (Maddai! ma se ho fatto schifo e me l'hai pure detto in faccia, baka di un sensei!, pensò in quel momento l'adolescente) e congratularmi con lui. Purtroppo starei ancora volentieri, ma ho diverse commissioni da sbrigare, per cui, se non ti dispiace. A-A presto Hinata!”. Poi il biondo fece un piccolissimo inchino e, a grandi passi, si allontanò dalla villa.

Naruto sensei merita un undici su dieci per l'interpretazione, ma le balle proprio non le sa dire! Non ho mai sentito tante cazzate insieme. Ma cosa sarà venuto a fare, VERAMENTE? pensò in quel momento Hanabi. E in effetti, finalmente anche la sorellona si era accorta che qualcosa non quadrava.

“Padre, vi sentite bene?”, chiese preoccupata Hinata (Eddài, Hinata nee, non capisci quando non è il caso di insistere?).

“Tutto bene, figlia. Ora, se non ti dispiace, permettimi di tornare nei miei alloggi.” Le due figlie fecero largo a Hiashi Hyuga mentre si apprestava ad uscire dalla palestra. Poi, improvvisamente, questo si fermò davanti ad Hanabi. La fissò a lungo, poi le mise una mano sulla testa e le disse, con un timidissimo sorriso “Hai un sensei coraggioso. Ha avuto l'ardire di affrontare per te un vecchio lupo nella sua stessa tana.” Lasciandola nella confusione più totale, si rivolse poi ad Hinata aggiungendo, questa volta con un sorriso più aperto: “comprendo la ragione per cui quel ragazzo ti ha rubato il cuore, figlia. Spero di averlo presto come genero. E fai in fretta, o potresti perdere il vantaggio.”

Detto questo, si lasciò il portone alle spalle, mentre al suono dei suoi passi si aggiungeva il tonfo di sua figlia maggiore che perdeva i sensi sul pavimento.

***

Naruto aveva passato una delle ore peggiori della sua vita. Poteva essere anche il ninja più forte di Konoha, ma Hiashi Hyuga gli metteva una paura del diavolo. Fosse lui stato anche più potente del primo, di Madara o dell'eremita delle sei vie, lo avrebbe temuto lo stesso!

Ma c'era un sospetto che doveva verificare di persona, per cui non aveva molta scelta, se non parlargli, in qualità di nuovo maestro della sua allieva.

Fosse stato per lui, non gli sarebbe nemmeno venuto in mente, ma Kurama, più attento agli affari degli umani di quanto non volesse dare a vedere, gli aveva detto, dopo il combattimento: Non male la ragazza con il byakugan. Peccato che sia una cadetta.

“Eh?”, replicò perplesso il biondo.

Certo che solo io potevo avere la fortuna di finire in un jinchuuriki così stupido... Sveglia, ragazzo! Cosa aveva Neji sulla fronte?

“Ah, stai dicendo il segno maledetto? Beh, ma Hanabi che c'entra?”

Se potessi, ti darei un pugno. Biondino, è secondogenita della tua spasimante! Significa che è destinata ad averlo. Anzi, mi chiedo perché non ce l'abbia già. Probabilmente, da quando ha l'età della ragione, tutte le mattine la tua allieva si alza con la paura che le venga comunicata la data della cerimonia di impressione. In particolare in questi ultimi due anni, da quando sua sorella è diventata maggiorenne.

A Naruto cadde un velo dagli occhi. Non poteva essere! La sofferenza di Neji non poteva ripetersi. O meglio, non doveva ripetersi!

“Kurama, secondo te perché non gliel'hanno ancora imposto?”

E io come faccio a saperlo? Secondo me, dopo tutta la faccenda di Neji, al vecchio è venuto il cuore tenero, e aspetta perché sotto sotto non vuole farlo.

“E tu che mi hai fatto spaventare per niente! Se non l'ha avuto fino ad adesso vuol dire che Hiashi Hyuga avrà deciso di lasciar perdere con questa stupida tradizione! Dopotutto è il capo clan, può decidere quel che vuole.”

Mmmh. Non ne sarei così sicuro. Te lo spiego con un esempio, così anche una testa quadra come te ci può arrivare... L'hokage è il capo dell'intero villaggio, giusto? Ma quella tua megera delle lumache prende sempre le decisioni che gli vanno?

“Beh, no, gli anziani le mettono parecchi bastoni tra le ruote, a dire il vero...”

Vedo che ci sei arrivato. Hiashi sarà anche il capo del suo clan, ma verosimilmente anche lui ha a che fare con un branco di vecchi bavosi che cercano di imporgli cosa deve o non deve fare, in nome di leggi e tradizioni. La mia opinione è che da quando Hinata è diventata maggiorenne, stia rimandando di mese in mese per evitare di affrontare la questione, magari accampando diverse scuse... E in un modo o nell'altro ci sei dentro anche tu, bel biondino.

“E io che c'entro, scusa!?”

Non ci vuole un genio per capire che il capo avrà detto loro che è consuetudine aspettare fino a che la primogenita non si sposi ed abbia un figlio, per evitare che la linea maggiore si estingua. Ma si da' il caso che la primogenita in questione sia una certa persona che ha avuto la pessima idea di perdersi dietro ai tuoi occhioni azzurri, brutto idiota.

A quel discorso della volpe, il volto di Naruto prese tutte le sfumature possibili di rosso. Si rifiutava di credere ad una faccenda tanto complicata! Dopo aver deglutito, e non prima di aver fatto un visibile sforzo per superare la barriera dell'imbarazzo a parlare di una faccenda del genere, farfugliò una risposta:

“A-allora...Hi-Hinata mi ama...P-per c-cui, f-finché i-io n-non f-faccio n-niente, Ha-Hanabi-chan è a-al s-ssicuro...

Per niente, baka. E' da due anni e mezzo che già non fai niente. Dentro a quella casa, l'unica che non si è stancata di aspettarti è proprio quella ragazza. Gli anziani ormai vorranno fatti. O un segno maledetto o un matrimonio, con erede annesso. Anzi, a dirla tutta, si aspetteranno un segno maledetto E un matrimonio con erede annesso. Potrebbero persino indurre Hiashi ad approvare un'unione combinata per la tua morettina...

A mo' di chiusura del suo discorso, Kurama aggiunse, con ben più di una punta di malizia:

Sei un adulto, ormai. Niente di quello che fai...o NON fai... E' privo di conseguenze sul mondo che ti circonda.

Naruto dovette arrendersi all'evidenza che quella maledetta aveva ragione. Era il caso, e subito, di verificare se si trattasse solo di supposizioni di una creatura malfidente o le parole di kjuubi avessero un fondo di verità.

Quando erano entrate nella palestra Hanabi ed Hinata aveva appena finito di “discutere” con loro padre. Dannazione a Kurama, aveva fatto centro in pieno! La sua mente semplice e lineare si rifiutava di comprendere la complessità della situazione politica all'interno del clan Hyuuga. Per lui la soluzione era una ed una sola, che Hiashi tirasse fuori i cosiddetti e mandasse al diavolo il consiglio degli anziani del clan, che pretendevano il rispetto delle tradizioni. Di fronte alla maschera di altezzosa superiorità del suo interlocutore, che ribatteva in modo crudelmente lucido e logico ad ogni sua affermazione, gli aveva urlato in faccia che per lui amare qualcuno e proteggerlo non doveva necessariamente obbedire ad alcunché di “logico”, maledetta quella parola. Che non gli parlasse, poi, di “sacrifici necessari”! Gli sembrava di sentir parlare Danzo. Esasperato, l'aveva persino minacciato di rapire le sue due figlie e portarle lontano da Konoha. Sarebbe stato veramente in grado di farlo? Non lo sapeva, ma gli sembrava l'unico modo per dare una svegliata a quello che secondo lui era un vecchio rincitrullito.

Hiashi non perse neanche allora la sua calma, però la sua risposta fu alquanto strana: “Uzumaki Naruto, non sei padrone in questa casa. Il padrone sono io. E farò di tutto per fare in modo che le volontà del padrone vengano rispettate, per quanto possano sembrare sgradite a qualcuno. Non volevo che questa onta fosse subita da mio fratello, credi che la desideri per mia figlia? Il tempo però non è clemente e scorre inesorabile. Non posso rimandare ancora all'infinito. Se dovesse succedere qualcosa di 'sgradevole', mi auspico che tu porti a termine le minacce che hai avuto la faccia tosta di propinarmi oggi... Sarebbero un male per Konoha... Ma non necessariamente un male per Hanabi. Farò credere agli anziani che tu mi abbia forzato ad un accordo svantaggioso: la tua rinuncia a Hinata in cambio della mia rinuncia ad apporre il sigillo su Hanabi. Va da sé che mia figlia minore rischierà seriamente di essere ostracizzata dal resto del clan, persino esiliata alla prima occasione... Ma confido che se ciò dovesse accadere, lei sia nel frattempo diventata una kunoichi sufficientemente abile per essere autosufficiente.

A dire il vero non amo che gli affari sporchi della mia famiglia si intreccino così spesso con la tua vita, Naruto Uzumaki... Ma se i kami così hanno deciso, non posso farci niente per oppormi al destino da loro tracciato...

Ti prego di portare avanti questa farsa ancora per qualche tempo ed essere pronto al peggio.

E ora, se non ti dispiace, ho ordinato di portare il the del commiato. Perché la nostra discussione termina qui. Spero di avere il piacere di discorrere nuovamente con te per circostanze più felici.”

Naruto uscì dalla villa più confuso di prima. Senza volerlo si era cacciato, per l'ennesima volta, in un enorme guaio.

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Capitolo 14
*** Guess who's coming to dinner - part three ***


Ako non si sentiva per niente bene. “E così a quel baka faccio schifo eh?”, pensava. E' vero che non fosse stato per il suo gesto sarebbero state verosimilmente bocciate per davvero, però non bastava a lenire la bruciante sensazione di aver frainteso cosa volesse dire essere un ninja fino a quel momento.

Sentirsi una stupida era una sensazione decisamente nuova per lei, ma forse per questo la infastidiva ancora di più. No, peggio. Peggio che feccia, aveva detto Naruto sensei. E' vero che non era rivolto a nessuno di loro in particolare, in quel caso, ma in quanto a empatia per il prossimo, si trattava della descrizione perfetta per lei. Non gliene era mai fregato molto degli altri fino a quel momento. Più o meno strumenti per raggiungere il suo obiettivo, o poco più, a parte forse un amico o due, come la povera Nagiko, per esempio. Persino quando il maestro aveva tirato in ballo suo cugino Genma come esempio, cosa aveva provato? Sentiva che sarebbe stata capace sul serio di sacrificarlo per ottenere il successo della missione.

Merda, adesso non mi faccio schifo solo come ninja, ma perfino come essere umano, andiamo bene!”

Nonostante avesse progettato, almeno per quella sera, di degnarsi di farsi viva a casa ad un orario ragionevole, con l'umore nero che si ritrovava ci aveva ripensato, e si era ritrovata quasi senza volerlo, di nuovo alla porta di casa di suo cugino.

“Genma! Apri, tanto so che sei in casa! Sono Ako!”

“Parola d'ordine!”

“Ci risiamo... Mi spiace cugino, ma ricordo più se era: 'Muoviti ad aprire o ti spacco la porta a calci' oppure: 'Muoviti ad aprire o ti spacco la porta a calci poi entro e ti spacco anche la faccia'. Aiutami un po' a ricordare!”

Al che, Genma le aprì. “Wow, cugina, mi sembri anche peggio del solito! Che c'è, ti ha bocciata? Devo per caso andare a dirne quattro a Naruto?”

“Mmmh, no, mi ha promossa... Comunque vedi di farti gli affari tuoi. Andiamo giù a farci una partita, che è meglio.”

“Complimenti, che notizia! Solo due team c'erano riusciti prima di voi, a superare quella prova assurda!”

“Mmmh... Sicuro che sia una prova idiota, cugino? Il fatto che sia troppo difficile per dei normali quattordicenni non la rende automaticamente stupida.”

“Manco un giorno che lo conosci e già difendi il tuo Sensei? Giuro che non ho ancora capito come quel biondino sputasentenze faccia a rendersi tutti amici... Ad ogni modo, Ako-chan, mia cara... Dici così solo perché, siccome sei lo spietato genietto di casa, avrai capito subito dove voleva andare a parare.”

“Guarda, ti darei un calcio in faccia, ma non sono dell'umore neanche per quello... Ti informo che lo “spietato genietto di casa”, stava per mandare alla malora l'intero esame anche alle altre due idiote che erano con me.”

“In che senso?” Genma, per una volta, gli aveva rivolto la domanda seriamente.

“Pedante, pedante pedante! Beh, colpa mia che ho parlato troppo... Lanciare il sasso poi nascondere la mano sta male, no? Ok, la faccio breve: in parole povere, ho cercato di eliminare le mie due compagne di team pur di raggiungere l'obiettivo. Il che, a quanto pare, non è esattamente la cosa più carina da fare.”

“Ok, Ako-chan, da adesso mi fai ufficialmente paura...” Le parole del cugino volevano essere una battuta, ma ebbero l'effetto di deprimere ancor di più la ragazza.

“Se la cosa ti può consolare, anch'io mi faccio paura da sola. Anzi, più che farmi paura, mi faccio un bel po' schifo. Mi sembra abbastanza chiaro che non ho capito nulla dell'essere un ninja. Bah! Sto parlando veramente troppo, non è da me. Dai, mettiamoci a giocare, così non ci penso più.”

Genma sospirò. A volte sua cugina sapeva mostrare una immaturità degna della quattordicenne che in effetti era, anche se tutti tendevano a scordarsene. Andò ad accendersi una sigaretta, poi le disse: “A me pare che tu l'abbia capito, invece, se no non ti sentiresti così male.”

“Guarda che è inutile che cerchi di tirarmi su il morale; hai una capacità empatica prossima allo zero – superiore alla mia, chiaro, ma comunque bassina - per cui non ne saresti in grado. Comincia a tirare che è meglio.”

Poi però, dopo essere rimasta un attimo soprappensiero, aggiunse: “Ma tu davvero ti fidi in maniera assoluta dei tuoi compagni e del tuo leader?”

Dopo aver esalato una voluta di fumo, Genma ribatté calmo: “Non è da te fare domande di cui sai già la risposta. Diciamo che non possiamo fare altrimenti. Un po' ingiusto pretendere da dei pre-adolescenti una cosa che la maggior parte delle persone su questo pianeta non sono in grado di fare, ma siamo ninja. Siamo costretti a ragionare così. Tutti noi, quando siamo in missione, dobbiamo avere l'assoluta certezza che i membri del nostro team non ci tradiranno mai. Se cominciassimo a dubitarne, pagheremmo i nostri dubbi perdendo la vita in qualche modo stupido. E di solito 'morire' e 'portare a termine la missione' sono due concetti mutualmente esclusivi.”

“Che l'intero mondo ninja mi perdoni allora! Che ci posso fare, se sono una cinica bastarda con un forte senso di autoconservazione?”

“L'autoconservazione in sé non è sbagliata. Solo che, ragionando nei tuoi soliti termini, è più efficiente autoconservarsi in quattro che- Ehi... Ako-chan... Non starai mica piangendo?” Era vero. Miracolo dei miracoli! Le guance di sua cugina erano rigate dalle lacrime!

“Senti Genma, cerchiamo di essere oggettivi. Non è che per il solo fatto di abitare in un villaggio ninja devo per forza esserlo. Che ne so, potrei metter su una bisca, fare la truffatrice, lo strozzino, la ricettatrice, far parte di una banda di ladri.”

“Com'è che ti vengono in mente tutti impieghi molto rispettabili? Oppure potresti fare, mah... La ninja, forse. O magari, perché non... La ninja? Altrimenti c'è sempre, per esempio... La ninja? Hai ragione sul fatto che nessuno in teoria dovrebbe sentirsi obbligato a svolgere questo lavoro, per quanto la stessa esistenza di Konoha si basi sui ninja... Però... Checcazzo, cugina, hai talento, anche un cieco lo vedrebbe!”

“Cugino, sto parlando sul serio. E le tue battute hanno smesso di far ridere la gente quando non avevi ancora la mia età. Dai, dammi qualche spunto!”

“Ako. Siamo seri. Tu sei una kunoichi. Ribadisco, hai un'abilità incredibile. Per quanto possa sembrarti un'inutile vanteria, non sono esattamente l'ultimo dei Jonin di Konoha. Sarò pur in grado di riconoscere il talento quando lo vedo, ti pare? E tra l'altro, riuscire a fidarsi dei tuoi compagni di squadra non è una cosa che si impara dalla sera alla mattina. Assurdo che debba essere proprio io a spiegartelo...Ti sei mai chiesta perché un Jonin, nel corso della sua vita, si prende carico dell'addestramento di così pochi allievi? Perché dopo il primo team, spesso non si sente più capace di ricreare lo stesso tipo di legame che aveva con altri. Alla faccia del 'siamo armi e non dobbiamo avere sentimenti', che tanto non ci crede più nessuno.”

Ako doveva recuperare la sua maschera di imperturbabilità. Al più presto. Trovava irritante sentirsi debole e ancor di più la commiserazione del cugino. Tentò di sviare l'argomento con una battuta, per quanto il pizzicore agli occhi ci fosse ancora: “Pensare che potremmo essere le uniche e sole allieve di quel baka biondo mi da' un po' i brividi.”

Genma riconobbe di avere una cugina maledettamente ostinata. Nello stato in cui era, qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stata rispedita acidamente al mittente. Strano ma vero, non era né lucida, né logica, per cui la cosa migliore era che si calmasse, a suo parere. Per questo le disse: “Ako-chan. Vuoi un consiglio? Vattene a casa. Un po' di riposo ti farà bene senz'altro. Per i Kami, ha dell'assurdo che tu stia qui a perdere tempo con me mentre qualsiasi persona al posto tuo starebbe già festeggiando a casa! Se poi domani ti sveglierai con ancora la voglia di diventare un genio del crimine, non starò a fermarti. Accordato?”

Ako sbuffò, ma alla fine cedette: “Come vuoi, ma pensavo di non aver mai dato l'impressione di essere una ragazzina volubile che cambia idea dal giorno alla notte. Ah, per domani farai meglio ad avere pronti i soldi che mi devi da un mese, altrimenti sai dove te lo metto il senbon che hai in bocca?”

“Certo che, come strozzino, potrebbe avere seriamente un futuro.”, si disse Genma dopo averla accompagnata fuori.

Entrata in casa fece il suo solito saluto distratto, pronta per salire le scale e fiondarsi direttamente a letto: “'Sera gente.”

A metà gradinata fu costretta, però ad interrompersi. Si girò verso i genitori e vide sia sua madre, che suo padre che la contemplavano, in adorazione, con occhi brillanti.

Perplessa dal loro anomalo (forse) comportamento, chiese loro: “Aehm... Pa'? Ma'? Che c'è?”

Evidentemente la madre non aspettava altro per attaccare il suo discorso: “Ako-chan! Siamo così fieri di te! E tu che ci nascondi sempre le cose!”

La perplessità non svanì dal volto di Ako. Non capiva proprio cosa poteva essere successo, così ripeté la domanda: “Ma che ho fatto?”

Stavolta fu il padre a parlare, e poco mancò che non si mettesse a piangere dalla gioia: “Il tuo maestro è venuto a casa nostra a darci la notizia che sei a tutti gli effetti un genin. Ci ha anche detto che sei un fenomeno, una super super kunoichi!!”

Naruto sensei, sei proprio un deficiente, pensò. Poi, a voce alta, replicò, acida: “Palle. A me ha detto che ho fatto schifo. E a dirla tutta non è che mi venga proprio da dargli torto.” Eppure, nonostante il tono della risposta, l'adorazione dipinta sul volto dei genitori non sembrava diminuire.

“Oh, sì, ce l'ha riportato, che ti ha detto questo.”, fece la madre. “Ma poi ci ha anche detto che hai salvato una tua compagna nel momento del bisogno. Ha detto anche di avere un'immensa fiducia in... In... Come ha detto caro?”

“una fiducia non solo nelle sue capacità, ma soprattutto in lei” , concluse il padre.

Ako, inizialmente, ebbe un moto di sorpresa. Poi le scappò un sorrisetto beffardo: “fiducia in me, eh? Baka di un sensei, te la faccio vedere io, la fiducia... Tsk. Ruffiano” scosse la testa e poi disse ai genitori: “Beh. Scusate ma vado a letto. Sono stanchissima e.... E domani devo alzarmi presto. Cominciamo gli allenamenti. Credo.”

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Capitolo 15
*** Grind and Level Up ***


 

14)Grind and Level Up


 

Naruto era stanchissimo. Era stata una giornata intensa. Una mattinata con le ragazze ed il pomeriggio con i loro genitori/tutori. Ma, visto che se le voleva proprio andare a cercare, aveva finito per discutere anche con Tsunade.

La fretta è cattiva consigliera, biondino. Le tre ragazzine hanno capito letteralmente solo ieri cosa vuol dire lavoro di squadra, buttarle nel calderone subito non solo è la cosa più idiota che tu possa pensare, ma è anche pericoloso...

“Senti, Kurama, mi ricordo bene di quanto fossero state tediose le missioni di livello D. Oggettivamente, preferirei evitare alle mie allieve il supplizio di rincorrere fottuti gatti impazziti su e giù per gli alberi di Konoha.”

Bei tempi. Era divertentissimo vederti sclerare dietro a quelle palle di pelo... E non negare, una piccola parte di te glielo vorrebbe lasciar fare, se non altro per divertirsi alle loro spalle.

“Beh... il nuovo gatto della signora Fumine si preannuncia del peso e del carattere giusto per luuunghe ore piacevoli in sua dolce compagnia... MA! Non mi farai cambiare idea. Il livello D ha come unico scopo la mortificazione e la perdita della pazienza, siamo onesti.”

E questa è la dimostrazione che sei un deficiente. La trentaduesima della giornata (sì, oggi ho tenuto il conto, ha un che di istruttivo e aiuta a far passare il tempo). Davvero, genio, un preadolescente su di giri che si sente pronto a spaccare a calci in culo il mondo DEVE farsi un bagno di umiltà. O due. O cento, se serve. Specialmente quelle tre.

“Ehi, lo hai detto anche tu che sono delle bambine complessate. Mi spiace, ma dubito fortemente che l'approccio morbido con loro possa avere una qualche minima utilità. Vanno sfidate con qualcosa di complesso (o che per loro lo sia, perlomeno), in modo da essere costrette a lavorare sulla loro capacità di collaborare.

Inseguire il fottuto gatto mi pareva fosse MOLTO complesso, per voi. Sbaglio?

“Ahem... Non commento.”

Ahahahahah, sei unico. Comunque va bene, mi hai convinto. Buttiamole nella mischia e vediamo che succede. Al massimo, se annegano, tienti pronto con la canna per ripescarle.

Ora non mi resta che sperare di convincere anche Tsunade.

Se vuoi la mia, con lei giocatela sulla penuria di forze e che servono genin pronti al combattimento in breve tempo. LO SO che non è questo il fine con cui lo fai, stai buono e non agitarti. Però potrebbe funzionare.

“Mmm... Kurama?”

E ora che vuoi?

“E' così strano che io voglia farle diventare le migliori kunoichi del mondo e allo stesso tempo voglia che non usino mai le abilità che apprenderanno in una qualche guerra?”

AAAAAH... Sì, per un umano è decisamente strano. Però non è un brutto pensiero. Spero solo che i tuoi desideri si avverino e questa volta non scherzo.

Il tanto temuto appuntamento con Tsunade per dirle, velatamente, che non aveva la benché minima intenzione di far inseguire alle sue allieve vari animali domestici in fuga al solo scopo di indurle alla diserzione, ebbe – faticosamente – successo.

Ore di opera di convincimento avevano condotto ad un compromesso: come previsto da Kurama, data la pesante carenza di ninja a seguito delle morti in guerra l'hokage riconobbe che, in effetti, era meglio ridurre al minimo le missioni di livello D. Però qualcuna dovevano pur farla, se non altro per innestare una minima capacità di base di lavorare in squadra nelle ragazze.

“Due settimane, Naruto. Se non combinerete guai per le prossime due settimane, vi affiderò un missione di livello C.”

“Evvai!”

“Congiuntamente al team 4.”

“Ma no! Ma perché? Per quanto possa capire che una missione assieme ad un'altra squadra non sia una brutta trovata, due settimane bastano e avanzano per renderle in condizione di affrontare una C da sole!”

“Mi spiace. E' la mia ultima parola. Non abbiamo un gran numero di genin e non voglio correre rischi inutili in una situazione così instabile.”

“Instabile? Ma se siamo in pace con tutte le grandi terre!”

“Esatto, con le grandi terre. Ma le piccole potrebbero approfittarsene. Anzi, stanno GIA' pensando di approfittarne. I cinque villaggi hanno pagato un prezzo incomparabilmente più alto degli altri in guerra e ora gli equilibri di potere sono leggermente cambiati. Nuova Pioggia, Nuova Erba, Cascata e Suono, alleati, sarebbero più forti di noi, giusto per fare un esempio. Ti ricordo che è stata la terra del fuoco, il campo di battaglia. E' inutile nascondertelo: se non dovessimo contare te e killer bee, in quanto a potenziale bellico, dal primo saremmo passati all'ultimo posto, tra le grandi terre. La classifica si sarebbe esattamente rovesciata: Nebbia, Sabbia, Roccia, Nuvola e Foglia.

Perciò è imperativo minimizzare il più possibile eventuali perdite. E non aggiungerò altro.”

Prima di dare il tempo di rispondere a Naruto, aggiunse, con voce più materna:

“Non piace molto nemmeno a me parlare di persone usando numeri e percentuali. Ogni ninja è insostituibile. Ogni ninja, no, ogni persona di Konoha è... una famiglia, per me, per quanto non sempre in una famiglia si vada perfettamente d'accordo. Per cui odio con tutto il mio essere l'idea di mettere in pericolo delle ragazzine senza alcun apparente motivo. Perciò io ti verrò incontro, ma tu cerca di comprendere il mio punto di vista... Tutto chiaro?”

“Sì Tsunade, perfettamente. Per curiosità, da chi è capitanato il team 4?”

“Da Shikamaru. I membri sono Asami Yamashiro, Shin Gekko e Ran Katou. Poi li conoscerai. Non so perché Shika abbia insistito per tenertelo nascosto (ahem, forse), ma ha deciso di diventare sensei anche lui. E' l'abbinamento ideale, per una testa calda come te.”

“Difficile da ammettere ma è vero. Mi dispiace solo che, con lui nei paraggi, farei di sicuro la figura dell'idiota con le mie allieve!” Replicò sconsolato Naruto.

“Ahem... Sicuro di non averla già fatta? Ma, no, non preoccuparti. Solo una testa calda può tenere a bada altre teste calde!” Tsunade non poteva che provare una certa tenerezza per quel biondino che si preoccupava tanto per quello sgangherato trio di adolescenti. Forse ci sarebbe stato tanto da penare, ma era convinta che ne sarebbe venuta fuori una gran bella squadra.

Le due settimane a suon di missioni di livello D trascorsero più velocemente del previsto e senza grandi intoppi... O quasi.

Il recupero di un ennesimo animale da compagnia si era rivelato decisamente particolare. Quella volta, il cane (almeno non è il solito felino, consolati, ragazzo gli sussurrò ghignando Kurama) non si era solo perso, ma era stato catturato da un gruppo di perdigiorno, che riconosciuta l'appartenenza dell'animale al facoltoso proprietario che aveva chiesto aiuto ai ninja (ma loro non lo sapevano), avevano pensato bene di portarselo appresso, per poi, magari, chiedere un riscatto. Il team sette aveva seguito le tracce fino ad una malfamata osteria. Entrarono e videro, tra il fumo di oppio ed il forte odore di alcolici, un gruppo di energumeni che stava giocando d'azzardo al tavolo in fondo al locale. Legato con una catena alla gamba del tavolo c'era l'ennesimo barboncino del nobile feudatario. Compiere una manovra del genere in un luogo stracolmo di ninja non era stata la mossa più intelligente della loro vita, ma a giudicare dalle loro facce non si poteva certo definirli dei tipi svegli.

Appena entrarono, tutti gli avventori si voltarono con grugni decisamente aggressivi verso i nuovi arrivati. Hanabi sfoggiò una faccia decisamente disgustata per la rozzezza del luogo; Haruna si mise subito in posizione d'attacco, ricambiando volentieri lo sguardo. Naruto non sapeva bene che fare. Avrebbe potuto ribaltare quel posto con un mignolo, ma poi immaginò l'Hokage che diceva: “I soliti casinisti! Ve la scordate la missione di livello C!”, per cui era indeciso sul da farsi. Ako fissò la faccia del suo maestro, interpretando più o meno correttamente i pensieri che gli viaggiavano per la testa. Impassibile, fece un passo avanti e disse al biondo: “Tranquillo Naruto sensei, a questi ci penso io.”

“Ma no, Ako, che dici? Se...”

La ragazza non lo lasciò finire: “Non sarebbe molto carino distruggere il locale, che ne dice? Si fidi di me, so il fatto mio. Poi dopotutto è una locanda di civili. ” Gli lanciò un sorriso convincente. Naruto annuì suo malgrado, curioso di capire cosa avrebbe fatto la sua allieva.

Senza un attimo di esitazione, si avvicinò a grandi passi ai “rapitori”. Prese con naturalezza una sedia, si accostò al loro tavolo e disse loro: “Cosa dite, bei ragazzoni, vi va una partita ad Hanafuda?”

Naruto meditò sul fatto che la sua allieva fosse impazzita. Una quattordicenne che sfida dei trentenni a carte con fare ammiccante? NESSUNO avrebbe giudicato la cosa normale, altro che. Anche i malcapitati, a patto che non si facessero prendere da pensieri venali o, peggio, piuttosto disgustosi, avrebbero capito che era molto probabilmente una trappola.

Il gruppo sghignazzò con voce roca. “Bella bambina, tornatene a nanna e lascia stare i grandi! Bwahahahahah!”

Come non detto, biondo, la loro testa è piena di merda. Beh, se le cose stanno così, non meritano neanche la pietà che stavo per provare per loro.

'Non avresti provato pietà per loro nemmeno tra un milione di anni', pensò Naruto, rivolto alla volpe.

Touché.

Nel frattempo, senza scomporsi, Ako replicò: “Possibile che abbiate paura di farvi battere da una ragazzina?” Per rendere più convincente il suo discorso fece cadere di proposito una moneta d'oro luccicante sul tavolo e aggiunse:

“Oh. Che sbadata! Ne ho talmente tante di queste che non so mai dove finiscono! ”

“Ma se vuoi, signorina, te ne liberiamo noi! Gioca pure, vedrai che ti divertirai!” Questa fu la frase di quello che doveva essere il capo, seguito dal coro di sghignazzi dei suoi allegri compari.

Sforzandosi di fare la miglior faccia da ebete possibile (il che, per lei, richiedeva una buona dose di sforzo), Ako soggiunse: “E se vinco io, mi date quel bel barboncino. Vi pregoo!”. La ragazza si convinse che se si fosse vista allo specchio si sarebbe messa a vomitare, ma cercò di non pensarci troppo, mentre sospettava di aver udito, alle sue spalle, Hanabi e Haruna sbellicarsi dalle risa.

Il capo banda, sicuro che sarebbe stato facile svuotare la borsa a quella sciocca bambina con solo aria nel cervello, largheggiò in promesse: “Ma sì, bimba, certo, tutto quello che vuoi. Ora siediti che cominciamo.”

Dopo un po', Naruto si fece teso come una corda di violino: cosa diamine stava facendo Ako? Stava perdendo una quantità sempre maggiore di soldi, mano dopo mano! Solo Tsunade ubriaca era capace di fare peggio! Haruna e Hanabi, invece, erano tranquillissime, anzi sembrava che si stessero divertendo un mondo a vedere la loro compagna interpretare una perfetta svampita.

Ad un certo punto, la Hyuuga, colta da un moto di pietà, si rivolse al proprio maestro sollevandolo dalle sue paure: “Naruto sensei, guardi che Ako sta perdendo di proposito.”

“Ah, sì, certo me n'ero accorto, ahahah!” Intimamente, però tirò un lungo respiro di sollievo.

“Sì, come no...”, fece dubbiosa Haruna.

Hanabi, attirando l'attenzione del maestro e della compagna, disse: “Credo sia arrivato il momento: suppongo che che abbia deciso di aver perso abbastanza.”

E così fu. Cominciò a vincere. Prima lentamente, come se fossero dei casuali colpi di fortuna, poi, sempre più spesso e cifre sempre più grosse. Recuperò tutto il suo capitale iniziale, per poi cominciare a spennare inesorabilmente le sue vittime, fino a quando rimase loro da giocare solo il cane.

“E...Ino-shika-cho! Kyaa! Ho vinto, bei ragazzoni. Adesso me lo date quel bel cagnolino? Me l'avete promessoo!”

“Oggi è il tuo giorno fortunato, bella bambina. Ma questo cane è nostro. E già che ci sei, se ci tieni alla pelle, dacci tutto il denaro. Bwahahahah!”

“E' il momento di intervenire.” fece Naruto alle altre due.

“Fermo sensei. Ha tutto sotto controllo”, ribatté Hanabi. Poi aggiunse, indicando il tavolo:

“Vede lì sotto? Mentre lei era con la testa china per non vederla perdere, Ako ha piantato alcuni dei suoi senbon imbevuti di chakra nelle scarpe di quegli scimmioni, senza che se ne accorgessero. Un vero trucco da prestigiatore. Anche se provassero a far qualcosa, rimarrebbero inchiodati al pavimento.”

Ako, dando mostra della massima indifferenza di fronte alle minacce, si alzò, prese uno dei suoi spilloni (ma quanti diavolo ne aveva? Pensò Naruto) e in mezzo secondo scassinò il lucchetto della catena che teneva legato il cane alla gamba del tavolo. Gli energumeni fecero per alzarsi e saltarle addosso, ma rimasero molto sorpresi quando scoprirono di non riuscire a muoversi.

Si erano accorti troppo tardi di avere degli aghi conficcati nelle scarpe. Tra le altre cose, non sembravano nemmeno degli aghi normali, visto che non riuscivano a staccarli.

Mentre lottavano disperatamente contro la forza di gravità, la ragazza che li aveva giocati disse loro, con la sua voce (finalmente!) normale ed un ghigno sadico: “Buona fortuna! Ne avrete bisogno, per muovervi da lì”, poi, senza neanche attendere i loro improperi, si voltò verso Naruto e le altre due, che erano al bancone, dicendo: “A posto, possiamo andare.”

Usciti da lì. Il biondo non poté esimersi dal dire ad Ako:

“Sorprendente, davvero. Mi hai lasciato senza parole.”

“Per l'ammirazione o per la paura che io potessi passarmela brutta?” fece di rimando lei.

“EHI, ragazzina, che c'è di male se mi preoccupo per te? Sarai anche brava, ma loro erano in quattro ed avevano il doppio dei tuoi anni e il triplo dei tuoi muscoli, dannazione!”

“Ok, ok, tranquillo sensei. Fa... Un effetto strano sentirsi dire una cosa del genere, ecco, ma non è che non apprezzi... Poi sapevo che nel caso si fosse messa male, sarebbe stato pronto a intervenire, non sono così idiota. Un pelo sadica sì, ma non idiota. Se proprio non basta, la veda come tentativo di riporre un minimo di fiducia verso il prossimo. Non tanta, sia mai. Il giusto. ”

“E va bene. Come ti pare...” Per un istante la discussione terminò. Poi però, come illuminato da un pensiero improvviso, Naruto le chiese, perplesso: “Ma se avevi piantato gli spilloni dopo neanche dieci minuti, perché sei andata avanti a giocare?”

“Si potrebbe definire deformazione professionale... Se mi metto a giocare con qualcuno, non mi fermo fino a che non gli ho portato via tutto. Chieda a mio cugino e ai suoi amici: Raido, Aoba, Kotetsu... Ad ogni modo meglio andare, dopo aver detto tutta quella marea di porcherie, preferirei lavarmi la lingua col sapone.”

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Capitolo 16
*** Team 4 ***


15)Team 4

Finalmente, dopo tanta attesa, ecco che era giunto il fatidico momento: la prima missione fuori dalle mura del villaggio. Niente di che, a dire il vero, si trattava delle scorta armata ad un gruppo mercanti verso una fiera nel paese dell'erba, ma era pur sempre un inizio. Tuttavia, Naruto non vedeva l'ombra né delle sue allieve, né di Shikamaru.

Evidentemente, a livello di pigrizia c'è parecchia affinità tra il team 7 ed il maestro del team 4...

'Eppure mi aspettavo che almeno Hana-chan fosse presente'.

Ahahahah! La stai traviando, biondino. Un altro paio di mesi e la bambolina perfettina del clan Hyuuga finirà a mangiare ramen da Hichiraku e concludere i suoi pasti con un megarutto.

'E'... Inquietante da immaginare, Kurama, lasciamelo dire'.

Senza altro da fare nell'attesa, si avvicinò con fare esitante agli allievi di Shika, giusto per un breve giro di presentazioni.

E ora cerchiamo di capire quanto Tsunade sia stata sadica con l'intelligentone...

'Pronto a scommettere che a lui ha dato un team normale. O perlomeno, più equilibrato del mio'.

Come per convalidare il suo presentimento, si avvicinò con passo esitante al trio.

La prima a farsi avanti fu una ragazza dai lunghissimi capelli rossi, piuttosto alta per la sua età.

'Ma questa come va in giro vestita?' Si chiese tra sé Naruto. La giovane, infatti, fareva si fosse abbigliata con il preciso scopo di mettersi in mostra. O meglio, con il preciso scopo di mettere in mostra ciò che ancora la natura non le aveva fornito.

Non stupirti, caro il mio biondo verginello casto e puro. La zoccolite è una malattia più diffusa di quanto tu non creda, specialmente a quell'età...

'Mah, più che zoccolite, mi sembra disperato bisogno di attenzione...'

Mpf. Parole diverse, identico concetto.

Ignorando il muto dialogo tra i due, la giovane si riavviò con la mano destra delle ciocche ribelli, con fare da attrice consumata, poi eseguì un breve inchino e disse, con un sorriso di circostanza: “Asami Yamashiro. Piacere di fare la sua conoscenza, Naruto sensei.”

Non meno cordiale fu il secondo ragazzo. Era più basso di Asami; capelli castano chiaro un po' in disordine, con una maglietta di colore giallo chiaro ed una tuta completamente nera, slacciata. Sguardo tranquillo e gentile, anche lui chinò la testa e, sorridendo amichevolmente, si presentò “Shin Gekko. E' un piacere anche per me, Naruto sensei.”

Bimba moinosa, ma è ancora rimediabile. Certo, il tuo amico coi capelli a frutto tropicale dovrà avere moooolta pazienza. Piuttosto, il pischellino mi sembra più normale. Timidino, ma normale.

L'altra ragazza, invece, poco distante, non si degnò nemmeno di avvicinarsi. Vista di spalle, non sembrava una brutta ragazza. Capelli piuttosto corti, di un colore molto simile a quelli di Kakashi, portava il coprifronte a mo' di collare. Portava a tracolla un involucro molto lungo e stretto. Sembrava la custodia di un'arma, anche se non si riusciva a capire di che tipo fosse. La voce, come il comportamento e la postura con le braccia incrociate, tradivano una certa gelidità. Senza neanche voltarsi, disse, con una voce del tutto priva di inflessioni emotive: “Ran Katou. La nipote di Shizune, Naruto sensei”.

Tattadà. E ora abbiamo anche una mini Sasuke Uchiha, con la sindrome del 'sono incazzosa perché il mondo è pieno di coglioni e io sono superiore' (e in più con le sue cose). Poteva mai mancare al campionario? Ma certo che no.

'Disfattista di una volpe. Certo che però così mi fai rivalutare il team sette. Facciamo schifo, ma con stile'.

Nel frattempo, ecco che erano arrivato anche il team 7: Sembrava quasi che si fossero aspettate, ma poi, per non darlo troppo a vedere, avessero modificato il passo per giungere al punto di ritrovo leggermente distanziate.

Fanno progressi, tutto sommato.

'Sicuro, Kurama? A me sembra che abbiano ancora molta, molta, MOLTA strada davanti a loro'.

Ehi, biondo, vuoi veramente fare la parte del bue che dice cornuto all'asino? Devo ricordarti il fantastico e adorabile livello di collaborazione raggiunto da te, mister tenebroso e lady chewing gum alla vostra prima uscita seria? Non saranno grandi amiche, ma su, si sopportano. Ed esame a parte, non hanno ancora cercato di scannarsi tra loro, dopo quasi un mese di convivenza forzata. Viste le premesse non è male come risultato.

La prima, ad arrivare, come sempre, era Hanabi, che appena vide Ran si fece sfuggire un'occhiata tra il torvo ed il divertito, prima di rivolgersi a Naruto, dicendo: “Sensei, io e lei poi dovremmo discutere”. Il suo sguardo tradiva una certa emozione, per quanto non fosse proprio da lei.

'Cosa diavolo sarà successo?' Si disse il giovane.

Un paio di idee le avrei, ma aspetta che sia lei a parlartene, che altrimenti i tuoi pochi neuroni potrebbero morire inutilmente per lo sforzo di arrivarci.

Seconda, arrivò correndo Haruna, urlando “Scusi il ritardo, Naruto senseeeiii! Anko ba-chan avrebbe dovuto svegliarmi prima di andare in missione stamattina presto, ma a quanto pare non se ne è ricordata...”

A mo' di spiegazione, Hanabi si sentì in dovere di dire: “Per la precisione: L'idiota era addormentata fino a cinque minuti fa. Non riuscivamo a svegliarla nemmeno prendendola a mazzate.”

“Eddai, Hana-chan, ora sono sveglia, no?”

“Mio padre ti avrebbe già spellato viva. Ed esposto la pelle come bandiera e monito, giusto per gradire.”, replicò la Hyuuga, più ironica che veramente seccata.

“Uff. Che pignoli, voi Hyuuga..”

“Non sai quanto...” fece di rimando nuovamente Hanabi, con uno sbuffo depresso, probabilmente mentre visualizzava nella sua mente qualche stucchevole cerimonia del clan.

Ultima, ma anche quello era piuttosto prevedibile, veniva Ako. Andatura compassata, senbon in bocca, sguardo annoiato e braccia dietro la nuca. Ultima? No, non proprio, si corresse Naruto. Ancora più indietro si poteva vedere la sagoma di Shikamaru trascinarsi lentamente verso di loro con le mani in tasca.

Ed ecco il capo della spedizione che arriva, siano ringraziati gli dei. Ora FINALMENTE possiamo partire.

'Hai ragio- Ehi. Il capo della spedizione?'

Vorrai mica farmi credere che credevi fossi tu, vero?

'Quanto sei odioso.'

QUANTO sei montato.

Appena il leader del team 4 si fece vivo, i mercanti, seduti sul loro carro poco distante, esalarono un sospiro di sollievo, seguito da commenti infastiditi. A quanto pare anche loro, come Kurama, erano ansiosi di partire e quel ritardo non aveva certo fatto loro piacere.

In confronto al comportamento quasi esemplare delle allieve di Shika, la presentazione delle sue all'altro maestro fu un modello di scortesia, per quanto fosse più ironia non voluta, che vera malacreanza.

Alzando la mano a mo' di saluto, Ako fece un passo avanti e disse:

“Ako Shiranui. Sto con il biondo .”

Non molto meglio, Hanabi.

“Idem, Shikamaru sensei. Hanabi Hyuuga, comunque. Sono la sorella di Hinata.”

'E questo sarebbe un saluto cortese e gentile del clan più cortese e attento ai manierismi del nostro villaggio?'

Io te l'ho detto che la stai traviando! I fatti mi danno ragione o sbaglio?

E la terza, ahimè, non fu da meno. Con aria strafottente e braccia conserte dichiarò: “Haruna Mitarashi. La nipote di Anko”.

“Haruna...”

“Sì, sensei?”

“Almeno un tentativo di fingere di non essere qui per sbaglio e di essere vagamente educata no eh?”

“Ma io SONO stata educata! Credo. Forse. Sì, insomma, più o meno.” Replicò piccata Haruna. Come per giungere in suo soccorso, Ako intervenne:

“Tranquillo, sensei, non è che ci sia bisogno di fare gli splendidi, oggi. Da parte vostra lei e Shikamaru-sensei siete amici, suppongo; da parte nostra, ci conosciamo già tutti qua dentro dall'accademia. Con quale sanità mentale abbiano abbinato insieme la ragazza di ghiaccio, mister depresso e la rossa scema non lo so, però.”

Shikamaru guardò stranito il trio, poi vide che Naruto, alla vista di quella pantomima, si era letteralmente spalmato la mano destra sulla faccia dalla disperazione, e gli scappò un sorriso.

“Le allieve perfette per te, Naruto-kun, non c'è che dire”, aggiunse Shikamaru.

 

“Già”, commentò sconsolato Naruto. Anche se doveva ammettere che il discorso di Ako-chan aveva senso.

E se lo dice persino messer scazzo...

I due maestri, poi, avvicinatisi al carro, si spesero in umili scuse ai loro clienti. Dopodiché, finalmente, poterono iniziare la marcia.

“Shika, perché non mi hai detto che anche tu avevi deciso di allenare dei genin? Cavolo, siamo amici, magari ci potevamo confrontare su questo, no?”

“E' per questo che ho evitato volentieri la cosa... Mah, scherzi a parte, veramente lo volevo fare da un po'. Solo che Tsunade ha insistito diverse volte, dicendo le ero necessario per la pianificazione dei meeting con gli altri Kage e capi-villaggio e per interpretare eventuali piani ostili o, quantomeno, poco amichevoli nei confronti della foglia. Dopo aver visto che non cedevo, alla fine si è arresa lei.”

“Capisco. Non prenderlo come un'offesa, ma... Sai, non ti facevo granché insegnante, Shika-kun. Non nego che con gli shogi tu sia un tipo paziente, eh... Ma di solito con gli esseri umani ho sempre avuto la lieve impressione che tu non lo sia altrettanto, a dire la verità.”

“Nah. Nessuna offesa. Del resto non è che tu sia il primo a dirmi una cosa del genere. Anche Temari e mia madre la pensavano così. Non per fare il moralista a tutti i costi o buttarmi in ragionamenti particolarmente profondi, però... Asuma-sensei mi ha sempre detto quanto il bene principale da salvaguardare in un villaggio fossero le nuove generazioni. E così, eccomi qui.”

“Credo che mio padre pensasse esattamente la stessa cosa. Altrimenti non si sarebbe fidato di suo figlio appena nato tanto da impiantargli la volpe dalle nove code...”

Oppure era semplicemente un idiota avventato peggiore del figlio. Sai, la genetica è importante, per certe cose.

Shika non rispose, ma accennò un sorriso. A dire il vero non aveva mai capito molto Naruto, gli era sempre sembrato... beh, Naruto. Anche quando era diventato una specie di semidio, continuava a pensare che i suoi ragionamenti di pace, fratellanza, amicizia fossero troppo ingenui e semplicistici. Riconosceva, però, per quanto folle o illogico potesse essere, il fatto che tentasse davvero di cambiare il mondo, invece di lamentarsi del fatto che dovesse essere cambiato. E onestamente, prima o poi, la gente veniva ammaliata da quel suo modo di fare, da quel cercare sempre e comunque di tirare fuori il meglio dalle persone. Capiva intuitivamente e istantaneamente molte cose che a lui erano parse illogiche per molto tempo. E dal saluto ricevuto dal team 7, aveva compreso quanto quelle tre avessero già iniziato, in una certa qual strana maniera a legare con lui, come prima o poi succedeva a tutti quelli che lo conoscevano.

'Il cane prima o poi assomiglia al padrone, dopo tutto', si sorprese a pensare.

Se pensava ai suoi, invece... Ran si esprimeva ancora difficilmente con parole di più di due sillabe, e non aveva ancora capito molto di lei. Shin era un ragazzo straordinario, ma la sua totale assenza di qualsivoglia moto di ribellione, unita alla sua gentilezza ed al suo disfattismo, a volte rendevano la discussione con lui veramente esasperante. Che si incazzasse e mandasse al diavolo qualcuno ogni tanto, per tutti i kami!

Ma la peggiore di tutte era di gran lunga Asami. Amava fare la femme fatale, la donna cresciuta e vissuta, come se avesse fatto solo lei chissà che grandi esperienze di natura romantico-sentimentale. A volte pareva persino ci provasse con lui, giusto per dimostrare al mondo il suo... 'fascino magnetico'? Non potevano essere tutti dei teneri batuffoli asessuati senza risveglio ormonale fino ai... PER SEMPRE? No, eh? Che seccatura le donne, ed ancor peggio le adolescenti insicure bisognose di approvazione! Sì. Ci sarebbe voluta molta pazienza, con quei tre. Decisamente.

***

Due settimane prima

“Ok, ragazzi, sono il vostro nuovo sensei, Shikamaru Nara. A questo punto dovrei dirvi che prima di essere ufficialmente il vostro maestro, dovrete affrontare una prova particolare, per capire se siete veramente adatti ad essere dei ninja e blah, blah, blah... Ma siccome mi sembra una cosa piuttosto stupida e trovo che ci sia di meglio da fare per passare il tempo, facciamo pure che vi dichiaro tutti idonei. Direi poi che conoscersi stando impalati come degli idioti sia una gran perdita di tempo. Facciamo che ci troviamo stasera alle otto davanti al ristorante di okonomiyaki. Per stavolta, dato che è la prima, pagherò io per tutti, quindi non portatevi soldi, tranquilli... Ok, ci si vede.”

Detto questo, Shika fece un cenno di saluto e si allontanò con le mani in tasca, lasciando il suo nuovo trio di genin nel più completo stupore.

Il giudizio di Ran fu, al solito, sprezzante e lapidario. Con una smorfia di disgusto, disse: “Patetico.”

Asami, invece, con un mezzo sorriso replicò: “E perché? Per me è figo! Chissà se ha la fidanzata.”

Shin a quel punto sospirò. Non era la prima volta che sentiva una frase del genere, ma non riusciva mai ad abituarcisi...”Scusa Asa-chan, ma non andavi dietro a quello str... Ahem, a Genji, fino ad un minuto fa?”

Al che, la rossa, fece una risatina e con fare da donna vissuta gli fece: “Non essere stupido Shin kun! Gli uomini maturi sono molto meglio dei ragazzini. Loro sì che sanno come si tratta una donna!”

Il suo pensiero immediato, che non tramutò, per uno strano senso di pietà fu: Certo, baka, perché tu ormai 'sei una donna' eh? Ah, ma che stupido, sai sempre tutto di queste cose, vero?

E in effetti, se Shin avesse saputo che tipo era Shikamaru sensei, la sua perplessità alle parole dell'amica non solo non sarebbe diminuita, ma sarebbe aumentata a dismisura. Ad Asami si limitò a rispondere con un semplice: “Mah... Staremo a vedere stasera.”

Quando Shin si avvicinò al locale represse a malapena un gemito di frustrazione. Lui, infatti, non aveva nemmeno minimamente pensato a cambiarsi. Era arrivato con la solita felpa, i soliti pantaloni, le solite scarpe. E invece, le sue due compagne avevano avuto un'idea diversa.

Meh... Asami è in kimono. E io sono vestito come il re degli sfigati...

La rossa gli venne incontro ed esclamò, sorridente: “Buonasera, Shin kun! Allora, che ne dici?”

In modo molto piatto, Shin le rispose: “Pronta per fare colpo, suppongo.”

Asami, mentre Ran guardava il siparietto con un certo disgusto, finse di mettersi il broncio di fronte alla reazione non eccessivamente calda dell'amico e gli chiese: “Non sembri molto entusiasta! Che c'è? Ho forse qualcosa che non va?”

“Niente, niente, sta pure tranquilla...” Come farò a essere così coglione da essere perso dietro a questa lo sanno solo i kami. Aaargh. Asami, ti odio. Sei un dannatissimo schianto.

Nel frattempo, arrivò finalmente Shikamaru sensei. A Shin parve che quando il loro maestro si accorse di come erano abbigliate le sue due allieve avesse tirato fuori un ghigno sadico. Ma durò solo un istante. Forse era solo la sua immaginazione a giocare brutti scherzi.

In realtà Shika aveva davvero represso un sorriso pieno di malignità. Causato da un semplice e fugace pensiero: Voglio proprio vedere come ve la caverete DOPO, conciate in quel modo.

Davanti al piatto di okonomiyaki, il loro maestro, in realtà, non sembrava avesse particolare interesse a conversare. Più che altro, sembrava concentrato a gustarsi la cena.

Prima che potesse farlo Asami con esiti disastrosi, fu Shin a rompere il ghiaccio.

“Sensei?”

“Sì?”

“Possibile che non sia minimamente interessato a conoscerci e tutto il resto?”

“Certo.”

“E com'è che non ci chiede niente di noi, come i nostri nomi, da dove veniamo, e tutto questo genere di cose?”

“Beh, sono interessato a conoscervi, ma non è detto che sia parlando che si può conoscere una persona. Trovo molto più interessante scoprire quello che le vostre parole non mi diranno mai. Il vostro modo di agire, di ragionare, di affrontare novità ed imprevisti... Se poi ti preoccupi che non sappia i vostri nomi, stai pur tranquillo che li so già, Shin Gekko.”

Il discorso attirò l'attenzione di Ran.

La nipote di Shizune si era fatta l'idea che avessero un maestro patetico ed indolente. Certo, per fama lo conoscevano tutti come “il grande stratega della foglia”, ma, a prima vista non pareva ci fosse molto che potesse insegnare a loro, un individuo del genere. Quelle parole, però, sebbene non lo volesse ammettere nemmeno a se stessa, avevano destato la sua curiosità. Non sarà mica stato che per tutto quel tempo... Non avesse fatto altro che studiarli?!?

Non era andata molto lontana dal vero. Shikamaru, da buon giocatore di Shogi, stava osservando i pezzi sulla scacchiera e come si sarebbero mossi.

Shin era come il generale d'argento. Era un pezzo forte, ma che si muoveva solo di una casella per volta. Era calmo, posato, intelligente. Poteva muoversi in diversi modi. Ma era anche il pezzo che si disponeva più di ogni altro a difesa del re, non allontanandosi mai molto da lui. Un pezzo fin troppo disposto al sacrificio. A trent'anni avrebbe potuto forse essere una virtù, ma a quattordici era solo un limite, anzi... Uno spreco.

Asami era la lancia. Sempre avanti per raggiungere l'obiettivo. Retrocedere, mai. E forse era proprio questo sia il suo pregio, sia il suo problema. La lancia può muoversi un una sola direzione, di fronte a sé. Non si guarda intorno. Coraggio e determinazione, ma, forse, poca attenzione a chi sta sempre al suo fianco. Impara a vedere ragazzina, non aver fretta di diventare un ingranaggio di un sistema che nemmeno capisci!

Ran, infine. La più difficile da definire. Lei, probabilmente, avrebbe detto di sé che era una lancia, o, peggio, un pedone: un movimento sicuro e ben definito davanti a sé, a portata del so sguardo. Ma Shika sentiva che c'era qualcosa in lei... Qualcosa che forse neanche lei sapeva di possedere. Sì, era un cavallo. Movimento strano, che può sorprendere tutti e raggiungere, quando usa bene la testa, traguardi che non sono alla portata di nessun altro pezzo. Già, la testa... Doveva solo, col tempo, decidere di smettere di considerarsi una lancia. Osa, non lasciarti incatenare. Per strano che potesse parergli, visto un carattere apparentemente agli antipodi, Ran gli faceva pensare a Naruto.

Tra altri disperati tentativi di Shin di fare un minimo di conversazione e, allo stesso tempo, di impedire che Asami si rendesse ridicola, Ran che guardava sospettosa Shikamaru e la stessa Asami che non perdeva occasione per dare mostra di sé nell'improbabile tentativo di adescare il proprio maestro, la cena, (finalmente?) terminò. E Shika li lasciò di sasso con questa frase: “Che dire ragazzi, mi ha fatto piacere cenare con voi. Ah, già... Ho dimenticato di portare con me i soldi. Ci pensate voi, vero? Ok, a domattina alle sei puntuali, altrimenti vi squalifico come miei allievi.”

Non fecero nemmeno in tempo a replicare che era già sparito.

Si guardarono con fare tra l'interrogativo ed il disperato. Come avrebbero pagato tutto quel ben di Dio ?!?

Risultato: nemmeno una decina di minuti dopo si trovarono nelle cucine a lavare i piatti.

Dopo altri venti minuti avevano battuto il record del ristorante di piatti rotti e rovesciati. Il fatto che Asami e Ran continuassero a litigare tra di loro e che Shin masticasse amaro, infastidito dall'attitudine della sua amica dai capelli rossi di comandare senza fare nulla, certo non aiutava.

A quel punto, un individuo particolarmente grasso che pareva, evidentemente, il padrone del locale, li minacciò di morte. Poi si addolcì e li minacciò “solo” di stare lì anche tutto il giorno successivo per rimediare ai casini che stavano combinando. Cosa, che peraltro, per loro era anche peggio della morte, se dovevano prendere alla lettera le parole di Shikamaru: altrimenti vi squalifico come allievi.

Finalmente, ed era ormai mezzanotte passata, cominciarono a collaborare. Asami, come al solito, si morse le unghie dopo aver finalmente realizzato (con l'aiuto di un paio di frecciatine da parte di Ran che avrebbero sciolto il diamante, dalla loro acidità) il modo in cui stava trattando il suo migliore amico. Finalmente si decise a togliersi la maschera da ragazza cresciuta e viziata e si mise al servizio degli altri due. Anche Ran imparò la triste verità di non essere per nulla portata per i lavori manuali e, digerendo un rospo grande come una casa, si piegò a chiedere una mano agli altri due.

Epilogo? Per le quattro e mezza la cucina era tirata a lucido come uno specchio. Il grassone gli fece un sorriso largo come una casa e li lasciò andare.

Alle sei si trovarono al campo di allenamento con occhi cerchiati di nero pece e istinti omicidi nei confronti di Shikamaru. Che stranamente, sembrava molto più assonnato del solito.

Che quando li vide arrivare disse, con un sorrisetto perfido: “Vi ricordate quando vi ho detto che non vi avrei fatto alcun test? Mentivo. Quello che avete affrontato ieri notte era il MIO test. Già, vi ho spiato. Ci avete messo un po' ma alla fine l'avete capita. Quel che conta per un ninja è il lavoro di squadra, mettersi al servizio dei propri compagni. Con maniere un po' 'insolite', diciamo, ma ci siete arrivati. Complimenti team 4, avete superato la prova. Siete a tutti gli effetti dei genin... E ora andate, dannazione, che ho sonno e voglio dormire.”


 

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Capitolo 17
*** Your lips are venomous poison - part one ***


 

16) Your lips are venomous poison – part one


 

Per quanto fosse la prima vera missione fuori dai confini del villaggio, per definirla di livello C ci voleva senza dubbio un certo qual livello di ginnastica mentale. Forse inseguire cani e gatti scappati di casa o recuperare gente caduta dalle scale e portarla in ospedale era più complesso. In un modo o nell'altro a nessuno dei sei genin sarebbe spiaciuto un imprevisto tale da movimentare un po' la giornata. Per sopperire alla mancanza di azione l'unica alternativa era chiacchierare per passare il tempo, ma... Non era così facile.

Per strano che potesse sembrare, del team sette la persona con le maggiori doti relazionali era Hanabi. Per quanto naturalmente incline allo sprezzo nei confronti di buona parte del genere umano, l'educazione aristocratica le dava, solitamente, una certa abilità nelle relazioni sociali. Ma quel giorno la minore delle figlie di Hiashi non pareva proprio in vena di sforzarsi nemmeno quel minimo. Haruna, subodorando che qualcosa non andava, provò a chiamarla.

'Ehi, Hana-chan?'

'mmmm...'

'Hana-chaaaaan?'

Niente. Hana-chan sta nel mondo dei sogni. Ma che diavolo ha oggi?

'Ohi, Ako-chan, tu che sai sempre tutto... - iniziò Haruna, rivolta questa volta ad Ako – Che diavolo ha la nostra principessina, che tu sappia?'

'Sia dannata se lo so. – rispose l'altra – Sicuro c'entra il baka-sensei, visto che Hanabicchi continua a osservarlo con uno sguardo che oscilla dal adesso lo ammazzo al gli devo assolutamente dire una cosa ma non ne ho il coraggio. Quindi, delle due l'una: o Naruto sensei ha combinato un qualche casino con gli Hyuuga, o Hanabi in uno dei suoi deliri da 'risolvo tutto io da sola' ha fatto qualche idiozia a cui mister biondo ha dovuto mettere una pezza. Tu su quale delle due alternative scommetteresti, Haru-chan?'

'Ahem... difficile a dirlo... Potrebbero benissimo essere entrambe le cose, dopotutto.'

A quella risposta dubbiosa, Ako si mise a ridacchiare, colta da una improvvisa illuminazione. 'Ahahahah, Harucchi, lasciatelo dire, a volte sei davvero un genio! In effetti le due opzioni non si escludono a vicenda. Anche se non ho comunque la più pallida idea di quel che potrebbe essere accaduto. Una cosa è certa: è uno spasso vedere delle emozioni, una volta tanto, sul suo bel visino.'

'Ako-chan? Non vorrei distruggere la tua bolla di malignità eh, ma... Io farò schifo a capire la gente, però quella che nasconde di più le sue emozioni sei tu, mica Hana-chan... Certo anche Ran-ghiacciolo non scherza, ma tu... Tu li batti tutti: il più delle volte faccio fatica a capire cosa hai davvero nella testa...'

'No comment.' Rispose Ako, colta per un istante di sorpresa. La replica di Haruna fu un lungo sospiro di rassegnazione condito da un 'Ecco, appunto.'


 

La situazione della squadra di Shikamaru, se possibile, era anche peggiore.

'Ran, capisco che siamo in missione e rimanere in guardia e all'erta sia importante, ma non ti sembra di essere un po... ahem, eccessiva?'

O meglio, sembra che ti abbiano infilato una scopa dove non voglio pensare.

Le parole di Shin caddero nel vuoto. La ragazza si limitò inizialmente ad una smorfia di disapprovazione e all'inarcamento del sopracciglio sinistro. Dopo un attimo, tuttavia, aggiunse una staffilata: 'Non sarei così tesa se non fossi costretta a mantenere l'attenzione anche per chi non lo fa. Siamo in missione, ma sembra una gita scolastica, Gekko-Kun.'

Sbuffando internamente, il ragazzo cercò delle parole per replicare a tono, ma venne interrotto prontamente da Asami.

'Oh dei, Ran-chan, smettila di comportarti come se ti abbiano messo un kunai su per il fondoschiena! Avremo 14 anni una volta sola, dobbiamo goderci il momento!'

Wow, muta comunicazione telepatica tra me e Asa-chan... Anche se 'godersi la vita' e 'fare le cose a caso' non mi paiono esattamente la stessa cosa...

La muta riflessione di Shin trovò ancora una volta una misteriosa e magica eco, per quanto con parole decisamente più acide, nella risposta di Ran:

'Premesso che sul 'godersi la vita' non sono d'accordo, visto che usciamo da un'accademia che letteralmente ci istruisce su come uccidere in maniera efficiente delle persone su commissione... Ma se spassarsela vuol dire agire senza mettere in moto neanche un neurone per una giornata intera, passare dal riso al pianto in 10 secondi e dover essere salvata dai propri compagni di squadra perché agendo di istinto ti sei infilata nei guai, no grazie.'

Shin, prima che la rossa potesse tentare di strozzarla dalla rabbia, cercò di calmare le acque, cambiando discorso:

'A proposito di istinto contro ragione... Non credete che Naruto-San e Shikamaru-sensei rappresentino i due lati opposti dello spettro?'

'Difatti ancora non mi capacito della ragione per cui gli dei abbiano concesso così tanti favori a un idiota che agisce senza pensare, rendendolo così ridicolmente forte', commentò secca Ran.

'EHI!' Interloquì a quel punto Haruna, che si era stancata di analizzare il comportamento anomalo di Hanabi e suo malgrado si era interessata della conversazione – o meglio, discussione accesa – del team 4. 'E' pur sempre il nostro sensei!'

'Quindi?' fecero allora i tre pressoché all'unisono, senza capire.

'Quindi solo noi abbiamo il diritto di chiamare 'baka-sensei' il baka-sens- cioè, volevo dire Naruto-sensei!' rispose lei, convinta.

'E' perché sei una bambina, Haru-chan. Non credi sia molto più affascinante un uomo maturo, silenzioso e sicuro di sé, che ha sempre la risposta pronta a ogni tua domanda, rispetto a un eterno ragazzino che saltella qua e là sorridendo a tutti?' fece allora Asami.

Ah, giusto, la tua odiosa sindrome della damigella in pericolo che vuole farsi salvare dal bel principe tenebroso. Cheppalle.

Shin preferì non dare suono al proprio gemito interiore, intento a capire che tipo di replica Haruna avrebbe fornito all'ineccepibile ragionamento della sua compagna di squadra.

'Mah, non che me ne faccia gran che del fascino... Comunque avete ragione, prendere sul serio Naruto-sensei è un'impresa improba. E' un casinista con la finezza del proverbiale elefante in una cristalleria, non sa leggere tra le righe ed è tremendamente impulsivo.' Intervenne a quel punto Ako, con aria di finto disinteresse. Che tuttavia aggiunse:

'Però i baka siete voi, se pensate che Naruto-sensei sia solo quello.'

'Mpf. Non credere che sia tanto stupida da dimenticare che ha un demone dentro di sé.' fece allora Ran.

'Credi di sapere sempre tutto, eh, Ranecchi? No, non mi riferivo a quello e nemmeno, in generale, alla sua forza in combattimento. C'è qualcosa in lui che... Non lo so, cambia la gente che ha intorno, per un motivo o per l'altro. Non so ancora dargli una motivazione razionale e, francamente odio non sapermelo spiegare, però è così.'

'Quanto la fai difficile Ako-chan! Insomma, è che finisci che ti ci affezioni, Ran-chan.' Concluse lapidaria una Haruna che non ammetteva repliche, tra gli sguardi interrogativi di Shin e Asami, l'ennesimo sbuffo di Ran e Ako che, seppur controvoglia, finì per annuire all'affermazione.

Fnisci che ti ci affezioni eh? Quanto odio dover dare ragione ad Haruna. No, aspetta, calma. Distacco, devo mantenere distacco. Il pensiero era di Hanabi, che, seppur presa da mille pensieri aveva finito per seguire, seppur in silenzio, il discorso.

'E voialtri che dite rispetto a mister stratega? Com'è come maestro?' Chiese Ako a Shin.

'Domanda dalla risposta molto complicata... In due parole è...'

'ODIOSO.' Lo interruppe Ran, con una smorfia di disgusto.

'Brucia ammettere che davanti a lui non hai mai la risposta pronta come tuo solito, eh, Ran-chan?' disse con un ghigno Asami. La rossa poi continuò: 'Non ascoltatela. Shikamaru sensi è sempre così calmo e misterioso... Ok, magari ci scherzo su un po' e calco la mano, ma è davvero un bravo sensei. Non ci dice mai cosa fare, ma cerca di farci arrivare alla soluzione più efficace di un problema. E, solitamente, non è la prima che ci verrebbe in mente. Ci guida a trovare delle risposte e a ordinare i nostri pensieri caotici. Anche se a dire il vero, con me non ci è ancora molto riuscito...' Concluse con un velo di mestizia.

AAAARGH. Baka Asami-chan. Sempre a pensare che per raggiungere la felicità tu debba fare chissà che o guardare a qualcosa di 'grande e lontano'. E sì che era quella che parlava di 'godersi il momento'... Che ipocrita.

'A proposito dei nostri sensei, non è un po' ingiusto che loro stiano sul carro e noi dietro a piedi?' Disse Haruna, con una smorfia di fastidio.

'Beh, Harucchi, credo di siano un paio di motivi per cui non sono così inclini a lasciare il posto in cui si trovano... O meglio, due paia.' rispose ridacchiando Ako.

'EH?' Disse solo Hanabi, quasi inciampando per la subitanea realizzazione di qualcosa di spiacevole nella sua mente. Che venne ulteriormente stimolata dal commento sconsolato di Haruna:

'Meh. Ho visto anche io quelle... Quelle... Quelle gemelle tette grosse, ecco. E non mi piacciono. PER NIENTE. Se quelle due là non ci stanno provando con Naruto e Shikamaru sensei allora io sono la reincarnazione del primo Hokage!'

'Sicura che il fatto che non ti piacciono sia per quello e non per la frustrazione di essere piatta come una tavola da falegname?' fece di rimando Ako, sempre con un sorriso malizioso in volto.

'NO!!! Ti ammazzo!' Fu la reazione spropositata di Haruna, che fece dedurre alla sua compagna di squadra che un fondo di verità nella sua affermazione precedente ci doveva pur essere. E che non valeva solo per la Mitarashi, constatò Ako, visto che ad Hanabi, poco dietro, per poco non andò di traverso l'acqua della borraccia a cui si stava dissetando.

'Comunque – tentò di riprendersi Haruna – E NON è gelosia per i loro davanzali, giuro... Ma quanto vorrei strozzarle, con quella loro vocina da ochette...E poi, possibile che i maestri non si accorgano?!?'

'Forse se ne sono accorti e stanno semplicemente mantenendo autocontrollo?' Propose, non senza un certo grado di dubbio, Shin.

'O forse, semplicemente, sono ancora dei verginelli imbarazzati.', constatò piatta (ma divertendosi interiormente) Ako.

'O forse è il caso di smetterla di fare illazioni grossolane e lasciare perdere questa discussione!' Protestò debolmente Hanabi.

'Gelosa per la tua neechan?' Per una volta, la battuta maliziosa venne da Ran, anche se la freddezza con cui la disse non lasciava trapelare alcuna ironia apparente.

'Chi, IO?, Ahahahahah, Ran-chan ma che vai dicendo?' La negazione esagerata di Hanabi, unita alla colorazione che presero le sue guance e il fatto che inciampò (di nuovo) su una radice fece capire a tutti che Ran aveva sorprendentemente colto nel segno.

“Signori ninja, signori ninja!” Urlarono improvvisamente le due donne in questione, che rispondevano rispettivamente ai nomi di Ami e Yumi, rivolte a Shikamaru e a Naruto. In men che non si dica, i due maestri furono subito al loro fianco, chiedendo se avessero problemi. Al che le due cominciarono a lamentarsi di quanto fosse lungo il tragitto; di quanto avessero caldo, freddo, fame, sete, sonno eccetera; di quanto non avessero niente da fare e si annoiassero; di quanto si sentissero un po' sole.

“Potreste alleviare un po' la nostra solitudine tenendoci un po' di compagnia qui sul carro? Almeno per un pochino? Sono sicuro che le vostre eccellenti allieve terranno buona guardia.” Fece Ami, in modo leggermente svenevole.

“Mia signora, gli shinobi non sono famosi per essere una buona compagnia da salotto. Ignoriamo quasi tutto quello che concerne passatempi e divertimenti dell'alta società.” Rispose educatamente Shikamaru.

“Questo è tutto da dimostrare...”

I quattro si misero a parlottare a voce più bassa e i genin non udirono distintamente altro, ma ciò che avevano udito bastò loro per alzare sei paia di occhi al cielo.

Come irretire una coppia di idioti monomaniaci? Stiamo a vedere come evolve la situazione... pensò sospirando Shin. Reazione indotta anche dall'amara consapevolezza di dover fermare Asami prima che potesse combinare qualche casino.

“COSA?!? CIOE', IO QUELLE LE DISINTEGRO! LE POLVERIZZO! GEMELLINE TETTE GROSSE DEL C...” Haruna si sorprese che Asami, non molto distante da lei, avesse usato parole quasi identiche. Si guardarono in faccia, si fecero un cenno d'intesa e poi partirono alla carica. Per essere fermate dopo due passi. Shin e Ako presero per la collottola le rispettive (e scalcianti) compagne di squadra, che nel frattempo chiedevano di essere liberate per poter ridurre in atomi le due ragazze sul carro.

Shin, cercando di interpretare il ruolo di persona seria e posata del gruppo, disse: 'Ehi ragazze, calma. Non facciamo stupidate, ok?'

Ako guardò il ragazzo con tanto d'occhi e disse, sorridendo: 'Eh? No, non fraintendere! Io mica le volevo fermare, Gekko-kun. Solo, Haru-chan, se vuoi piantare un casino come si deve, prima pensa ad un piano decente, altrimenti dimezzi il mio divertimento.'

Nel frattempo, Hanabi aveva forse evitato la penosa piazzata di Haruna, ma aveva comunque la testa in fumo. Io gli ho detto prima che gli dovevo parlare di una cosa importante e quel baka fa il cretino con la prima sciacquetta che gli capita a tiro?!? Sorellona, ma come fai ad amare un tizio del genere?

La Hyuuga, a dire il vero, era sulle spine già dalla sera prima. Ad Hinata continuava a non quadrare molto l'improvvisata di Naruto nella loro villa due settimane prima, in particolare per via delle enigmatiche parole di suo padre, per cui aveva insistito a lungo per capire che cosa si fossero detti quel giorno. Alla fine Hiashi aveva ceduto e le aveva raccontato tutto, per filo e per segno. Inutile dire che alla menzione della minaccia di Naruto di rapirle pur di salvarle da un destino poco felice, la giovane si era fatta di un rosso acceso. Comunque, almeno questa volta, non era stata la sola, visto che Hanabi, dietro la porta, era riuscita a trovare un modo per origliare senza essere notata, ed aveva avuto la stessa reazione della sorella maggiore.

Comunque, il discorso non si concluse lì, perché il padre aveva aggiunto che, ispirato in qualche modo dalla foga di Naruto, aveva fatto la voce grossa con il consiglio e, pur non avendo ottenuto comunque nulla di definitivo, almeno le pressioni per un rapido evolversi della situazione si erano calmate, almeno per il momento, e per un po' Hanabi non avrebbe avuto nulla da temere.

Quando Hinata fu uscita dalla stanza, trovò “per caso” sua sorella nei paraggi. Hanabi raramente l'aveva vista così raggiante in vita sua. Senza dire niente, la maggiore la strinse in un calorosissimo abbraccio, cui lei, per una volta, decise di non opporre resistenza. Poi le raccontò quella piccola parte di dialogo che era stata “autorizzata” a divulgare (in cui la parte interpretata da Naruto non figurava), ignara del fatto che Hanabi sapesse già ogni cosa.

Era per questo che voleva parlare con il suo sensei: voleva comunicargli la grandissima notizia, e... Sì, ringraziarlo di cuore. Però, con sommo disappunto per quanto quella sensazione non fosse da lei, si vergognava troppo, e sperava in un'occasione per poterlo fare in privato.

E quelle due sceme “con le tette grosse”, come le ha chiamate Haruna (e, prima di realizzare cosa stesse facendo per distoglierlo di colpo, il suo sguardo andò istintivamente verso le proprie, visto che non era molto più sviluppata della sua compagna), mi stanno portando via la possibilità di stare da sola con sensei!

Aspetta: ma che diavolo sto dicendo?!? Scosse violentemente la testa, come per far uscire dalla propria mente quegli strani pensieri.


 

Disclaimer

A distanza di molti anni dalla prima stesura, mi rendo conto della necessità di una piccola precisazione sul rating di questa storia, peraltro a maggior ragione ora che sto mettendo mano alla pubblicazione definitiva: l'intento iniziale era di mantenere uno spirito da Shōnen nipponico. Ciò significa che il rapporto con la sessualità è tipico di questo contesto, quindi qualcosa di molto leggero e ingenuo.

So che i pochissimi che ancora leggono questa storia sono

A)Italiani (quindi sessualmente infinitamente meno inibito di un giapponese) B)probabilmente non aventi 13 o 14 anni ma un po' di più. Tutti noi – credo - abbiamo letto manga per ragazzi, per cui credo capiate ciò di cui sto parlando (il protagonista maschio nelle novel giapponesi è sempre un po' beta).

Con il prosieguo della storia i toni si sono fatti più seri e oscuri, a tal punto da farmi a suo tempo presagire, per l'ipotetico ANG 2 (di cui già avevo elaborato la trama e scritto il primo capitolo, ma che temo non scriverò mai), un rating decisamente rosso.

In questa mia ultima pubblicazione revisionata, che ho deciso, dopo un'eternità, di finire una volta per tutte (per puro moto di orgoglio personale e nonostante gli impegni lavorativi, anche se so che ormai praticamente nessuno dei lettori iniziali la vedrà e che chissà, magari vorrò mettere su altre piattaforme oltre a EFP), però, dopo molti tentennamenti, ho deciso di rimanere fedele all'intento iniziale, per cui vi chiedo di avere un po' di pazienza e calarvi nella parte.

P.s: A chi volesse farne delle traduzioni in lingua inglese, giapponese, illustrazioni o addirittura un Doujinshi sono più che pronto a offrire tutta la mia collaborazione.

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Capitolo 18
*** Your lips are venomous poison - part two ***


17) Your lips are venomous poison - part two

Dopo qualche concitato minuto, la situazione nelle retrovie era ritornata nei canoni della (apparente) calma. Motivo di conforto era che Shikamaru e Naruto non erano tipi esattamente decisi quando si trattava di donne. In più, nonostante la loro età, non avevano molta esperienza in relazioni con il sesso opposto, per cui non erano molto portati a recepire i segnali che le due cacciatrici lanciavano loro.

Presto però l'atmosfera di sarebbe movimentata di nuovo. A quell'andatura, pur non essendo il paese dell'erba così lontano, si era già fatta sera e sarebbero stati costretti ad accamparsi. Cosa sarebbe accaduto durante la notte?

Senza particolare fretta, prepararono le tende, avviarono un fuoco e si misero a cenare.

Ad un certo punto, Haruna esclamò: “Ahem, sensei, guardi che io vado un attimo... Cioè, in bagno.”

“Ok, ma vedi di non allontanarti troppo!”

La ragazza fece per alzarsi, ma prima di avviarsi fece un cenno piuttosto eloquente ad Asami, per invitarla ad accompagnarla. La quale, colto il segnale, si schiarì la voce e disse: “Shikamaru sensei, la accompagno, devo andarci anche io.”

Shika assentì, con un cenno del capo.

Giunte poco lontano, la rossa, con fare piuttosto irritato le disse: “Si può sapere perché mi hai voluto con te? Hai per caso paura di perderti nel bosco?”

“Baka! - le rispose Haruna – ho bisogno del tuo aiuto per mettere a punto un'idea che mi è venuta strada facendo.” Dopo aver rovistato un po' nelle capaci tasche della sua felpa, tirò fuori una piccola boccetta. “Vedi... Questo è estratto di pelle di rospo. Ti fa addormentare di botto.”

“Vai avanti.”, la incoraggiò Asami. Immaginava che le sarebbe piaciuto dove andava a parare il discorso.

“Cioè, se noi riuscissimo a metterne un bel po' nel the delle due “gemelle tette grosse”, cioè... BAM! Niente divertimento per loro stanotte! Capisci che intendo?”

“Scusa un secondo Haruna-chan... Tu davvero sei convinta che quelle potrebbero passare all'azione?”

“Non lo so. Visto come i nostri maestri hanno reagito ai loro tentativi di flirt ti direi di no, ma... Chi lo sa che magari facendoli ubriacare o cose così...”

“Dai Haruna-chan, per me stai esagerando...”

“Sicura che vuoi rischiare che Shikamaru-sensei finisca a letto con una di quelle lì, Asami-chan?”

“Ahem...” Il lato razionale della rossa stava rapidamente perdendo a fronte dell'obiezione di Haruna, che, chissà come, le sembrava improvvisamente molto persuasiva.

“Ehi, ehi... Che si dice?”

A quella frase le due si girarono di scatto, sentitesi sorprese e in qualche modo colpevoli. Fortunatamente, era 'solo' Ako, che le fissava con sguardo divertito.

“Ako-chan, a te che piacciono le statistiche e le scommesse... Quanto ci fai che le signorine proveranno a farsi sco- cioè, a sedurre Naruto-sensei o Shikamaru-sensei?”

Ah, allora è questo che stavano confabulando. Beh, prevedibile. Prevedibile e assurdamente spassoso.

Trattenendo a stento una risata, rispose: “Sinceramente? Non saprei quantificare, ma oggettivamente poche. Non perché non vogliano, ovvio, ma perché uno – a quanto ne posso sapere da mio cugino – verrebbe frustato tutta notte con un enorme ventaglio da una certa jounin di Suna per ripicca, l'altro perché farebbe fatica a cogliere i segni anche se gli facessero un disegnino.”

E, per quanto faccia un po' strano pensarlo, meglio così. Odio ammetterlo, ma pensare a un Naruto-sensei che fa cascare le donne ai suoi piedi mette un po' a disagio non solo Harucchi, ma anche me...

“Però – continuò, ridestando l'attenzione di una Haruna evidentemente delusa dalla sua risposta – 'poche' non sono 'zero'. E, da quanto ho capito, vuoi assicurarti in modo creativo, diciamo così, di raggiungere quel risultato, giusto?”

“Ahem, sì, Ako-chan. Non so perché mi fanno imbestialire, ma pensare che ci provino con Naruto-sensei... brrrr.”

“Gelosa, per caso?” Replicò, nuovamente di rimando, Ako ad Haruna.

Haruna inclinò la testa di lato, come per pensarci su, poi, fece. “Forse sì. Non perché vorrei provarci io a mia volta con il sensei come questa qua, eh – disse indicando Asami, che per reazione si fece paonazza – però... boh. Resta che quelle là sono troppo zoccole per starmi simpatiche.”

A proposito di gelosia... Dai, occhietti pallidi, spunta fuori, che so benissimo che hai sentito tutto...”

Ako finì appena di parlare che le ragazze sentirono un lieve fruscio. Hanabi, imbronciata e sbuffante uscì con aria rassegnata dai cespugli e cercò, in verità piuttosto malamente, di sgridarle, cercando di mostrarsi compassata e responsabile: “Per favore niente casini, che almeno stanotte voglio dormire!”

“Sé, chi ti crede Hana-chan... Come ha detto Ako-chan, hai sentito tutto. Non mi dirai che non hai un minimo di paura che la tua nee-chan si faccia fregare da queste puttanel- tizie, su.”

Senza cambiare espressione, la Hyuuga incrociò le braccia e si limitò a un 'mpf!'

Paura? PAURA??? CERTO che ho paura, maledette Haru e Ako-chan! No, aspetta. Caaaalma. Dai, oltre a contare sull'idiozia di Naruto-sensei, c'è da contare anche che è... è... sì, insomma... un galantuomo, no?

“Per quanto non sappia di preciso cosa sta frullando nel tuo cervellino da nobile Hyuuga, lo ripeto anche a te, Hanacchi: 'poche', non è 'zero'. Naruto-sensei sarà anche un timido verginello che non ha mai sfiorato una ragazza nemmeno con un dito – forse – però è sempre e comunque un maschio, per tutti i kami. Messo alle strette, il sangue smetterà di fluire al cervello e invece andrà tutto verso le parti basse.”

“AHAHAHAH!”

A quella risata, le tre ragazze del team sette di voltarono stupite. Asami, come per giustificarsi di quella risata improvvisa, disse loro: “Certo che siete forti, voialtre. Parlate come se voi aveste tutta questa gran esperienza con l'altro sesso... Poi vi lamentate quando ci provo un pochino con Genji, tsk! Allora, ci decidiamo a passare all'azione o preferite chiacchierare fino allo sfinimento se sia il caso o no di farlo? Sottone...”

“Ehi, sottona a ch-” Haruna venne fermata da una provvidenziale mano davanti alla bocca da Ako, che, con un sospiro, disse “In effetti la rossa ha ragione, parliamo parliamo, ma siamo delle sprovvedute anche noi.”

Come è giusto che sia. Troia di una rossa... Questo Ako lo pensò ma non lo disse. C'era qualcosa di quella ragazza che la irritava a pelle, anche se non sapeva ancora definirne bene la ragione.

“Su, Haruna-chan... Cosa diavolo avresti intenzione di fare, di preciso? Spiegati.” Interloquì allora Hanabi, con fare fintamente sprezzante, ma sotto sotto estremamente interrassato.

“Oh, Hanabi-chaaan... Speravo me lo chiedessi... Tu che sei così intelligente, sai cosa fa l'estratto di pelle di rospo cambiacolore?”

“Mmmh... Non so a quale specie tu ti riferisca di preciso, ma il principio attivo più comune e presente in dosi estremamente concentrate è la melatoni- Ah. Chiaro.”

“PRECISAMENTE.”

“Fate. Come. Volete. Chi vuol capire, capisca, io non voglio entrarci.” Esclamò, fingendo di scandalizzarsi.

Oh, Hanacchi, sei uno spasso. Qui dentro sei quella più smaniosa di farlo e fingi ancora di essere una brava bambina? Daaaai, non fare la Hyuga, ricorda che ormai fai parte della squadra 7.” le parole di Ako si rifletterono in un “Uff... E va bene, avete ragione voi”, mugolato a mezza voce da parte di Hanabi. La quale però aggiunse, schiarendosi la voce:

“Però la melatonina non è un po' blanda? Ok, dovrebbe spingerle ad addormentarsi, però, insomma...”

“Non proprio, Hanacchi. Se parli della melatonina presente nella comune valeriana ti potrei dare parzialmente ragione. Ma nella pelle di rospo cambiacolore la concentrazione di melatonina presente è abbastanza forte. Oltre al fatto che esistono una marea di principi attivi ancora da studiare, presenti in quell'orribile e schifosissimo muco. Harucchi, come ti sei procurata quella roba?” Chiese Ako.

“Fregata dal laboratorio di zia Anko. Pensavo che prima o poi mi sarebbe potuta tornare utile... Mmm... Prevalentemente contro di voi...”

La bocca della ragazza con la bandana si storse in un impercettibile sorriso. “Comunque non male come idea, anche se, già che c'ero, io avrei usato direttamente la cicuta. Però a mio parere non sarebbe male servirla diluita anche a voi. Mi sembrate un po' troppo su di giri. Magari vi lancio un senbon intriso di quella merda tra le chiappe, dopo.”

“Scherza, scherza, Ako-chan, vedremo domani chi riderà di più!”

***

Dopo un po' di tramestio sul fuocherello, Yumi si vide porgere, da quella simpatica brunetta, una bella tazza fumante di the. Aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro, il che, per esperienza, non significava nulla di buono. Non poté fare a meno di sorridere, almeno per una volta in quella strana giornata, sinceramente. Avrebbe voluto ridere fino alle lacrime delle malcelate scenate di gelosia che scorgeva dietro al carro. Tutto quel sestetto, in realtà, persino il ragazzino gentile e la scontrosa, si vedeva che si sarebbero buttati nel fuoco senza attendere un secondo, per i loro sensei. Probabilmente rimaneva a livello inconscio, ancora non se ne rendevano conto loro stessi. Ma certo quello che si leggeva nei loro occhi era rispetto e forse anche affetto. E questo le metteva addosso una tenerezza infinita. Infilò sospettosa il dito nella bevanda e se lo infilò in bocca.

“Buona scelta, la melatonina. Al posto loro e alla loro età avrei messo un qualche lassativo micidiale.” Le disse Ami.

“Hai ragione – replicò ridacchiando Yumi, mentre faceva finta di bere per non destare sospetti – Però... Che fenomeni, quelle ragazze. Specialmente la tsundere con il byakugan!”

Poi aggiunse, guardandole:

“Tranquille ragazze. Non ve li toccheremo, i vostri sensei. Perlomeno, non nel modo che credete voi. E per stanotte... Avete vinto, ci comporteremo da brave bambine. Domani... Domani sarà un'altra storia. Purtroppo.”

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Capitolo 19
*** Omake chapter: Snakes and foxes ***


 

Omake chapter: snakes and foxes

14 anni prima...

Una ragazza dagli arruffati capelli neri era seduta sulla panchina del giardino interno dell'ospedale. Con aria malinconica, lasciava che la brezza del crepuscolo le carezzasse gentilmente la faccia.

Era una ninja e, anche se appena maggiorenne, era addestrata a non tradire le proprie emozioni, ma dal suo volto era comunque chiaro che la sua mente era in subbuglio. Mille pensieri la agitavano, mille domande. Non ultime quella su chi, o, meglio, cos'era veramente e cosa ne sarebbe stato di lei da quel momento in avanti.

“Posso sedermi, a fianco a te Anko?”, le disse un corpulento uomo dai folti capelli bianchi, avanti con l'età, eppure ancora forte e vigoroso, si sarebbe detto.

“Oh, sì, sì, certo sommo Jiraiya. Ero assorta e non mi ero accorta della sua presenza. Ma niente mosse avventate, o le stacco un braccio!”

Jiraiya si mise a ridere, poi replicò: “Ok, ok! Sarò un perfetto gentiluomo! Ero semplicemente preoccupato per te, volevo sapere come stavi. Solo tre settimane fa ti abbiamo riportata indietro più morta che viva, per cui...”

Anko si aprì in un timido sorriso: “Sto molto meglio ora. Almeno, fisicamente. Tre settimane eh? A me sembra passato un secolo! Nel giro di un anno la mia vita si è completamente ribaltata e...”

“E ora non sai più guardarti allo specchio senza chiederti chi sei veramente, giusto? Ehi, ricordati che tu non hai nessuna colpa di quello che è stato. Se qui è da biasimare qualcuno, quelli siamo io e Tsunade sama, che abbiamo fatto troppo poco e troppo tardi.”

“Mi ha cresciuta ed addestrata, Jiraiya sama. Io lo stimavo e lo rispettavo. E per tutto quel tempo, non ero che un giocattolo per lui! Uno dei suoi esperimenti! E riuscito bene, a quanto pare. Tutti mi considerano un mostro, glielo leggo negli occhi.”

Dal viso di Anko scese, nonostante i suoi sforzi, una lacrima ribelle.

Con un sospiro, Jiraiya le disse, semplicemente: “Vieni con me. Ti mostrerò una cosa.”

Anko annuì con la testa e si alzò, senza chiedergli dove volesse portarla. In quel momento si sentiva come una bambina, piccola e spaventata. Una bambina che si rifugia nelle parole del padre, qualsiasi esse siano, per trovare anche solo una briciola di conforto e riparo dal mondo esterno.

“Questo è l'asilo di Konoha, come puoi vedere.” Le fece l'eremita dei rospi. Poi continuò: “Riesci a vedere quel bambino biondo laggiù, che corre come un pazzo? Ah, adesso ha il tipico sorriso di chi sta per combinare una birichinata. Beh, sai chi è, vero?”

“E' il Jinchuuriki del Kyuubi.”

“Sbagliato, Anko. E' Naruto Uzumaki, vivacissimo bambino biondo di cinque anni. Punto e basta. La volpe non c'entra. E se potessi, lo porterei a vivere con me, tra le altre cose. Capisci perché te l'ho mostrato?”

“Veramente no, sommo Jiraiya.”

“Anko, se tu sei considerata un mostro perché praticamente fino all'altro ieri eri allieva di Orochimaru, se sei considerata un mostro perché hai il sigillo maledetto impresso sul collo... Beh, anche quel discolo è visto a quel modo, quanto e peggio di te. E non pensare che non si accorga che tutti lo guardano male. E' piccolo, ma non è scemo. Certe cose anche un bambino di cinque anni le nota. Eppure si ostina a sorridere al mondo e alla vita. Fallo anche tu, te ne prego. Perché sei semplicemente Anko Mitarashi, jounin della foglia. E, aggiungerei, seducente Kunoichi diciannovenne con due...”

Prima che Jiraiya potesse finire la frase, Anko gli mollò una potente cinquina sulla guancia. Subito dopo, fissando per un secondo la ridicola espressione del sennin, si mise a ridere, fino alle lacrime. A pensarci bene, era da molto che non rideva. No, forse non l'aveva proprio mai fatto.

Appena si riprese, la ragazza disse: “Grazie, Jiraiya sensei, grazie davvero per avermi tirato su il morale. Ma niente battute sconce!”

“Ahi... sembra che tu sia stata allieva di Tsunade, più che di Orochimaru. Comunque, devo confessarti una cosa. Non ero passato all'ospedale solo per capire come te la passavi. Ma anche per ritirare gli esami del sangue della neonata, per contro di Hiruzen, ahem, volevo dire l'Hokage.”

“E?”

“Per quanto già ora assomigli moltissimo a tuo fratello, ha lo stesso gruppo sanguigno di Nabiki.”

“C'è altro, vero?”, chiese apprensiva Anko.

“Purtroppo la possiede, Anko. Ciò vuol dire che il tuo ex maestro non deve sapere in alcun modo che quella bambina esiste.”

Per un attimo la ragazza rimase in silenzio. La brezza autunnale sollevò una spirale di foglie secche e le scompigliò i capelli. Gli occhi persi nella contemplazione dell'orizzonte, un cielo che, dopo aver sfoggiato mille tonalità di rosso, ora si faceva violaceo, lasciando spazio alle prime stelle.

“La terrò io, Jiraiya sama. La voglio difendere, a qualsiasi costo.”

“Non devi convincere me, ma Hiruzen. Credo che a questo punto l'Hokage la vorrà affidare a Tsunade.”

“Con tutto il rispetto, ma Tsunade sama non ha mai conosciuto il capitano “Neko” delle Anbu, e tanto meno il suo vero cognome. Io sì.”

Jiraiya sospirò. Lo attendeva il ruolo di mediatore tra due persone estremamente risolute, Anko Mitarashi e L'Hokage. Si preannunciava una serata faticosa.

***

“Ragiona, Anko: i tuoi legami con Orochimaru ti rendono un obiettivo sensibile. In questa stanza ci sono le uniche tre persone che sono a conoscenza del fatto che il capitano “Neko” si chiamava Nabiki Senju e che ha avuto una figlia prima di morire. Preferirei che la combriccola non si allargasse comprendendo anche il tuo ex-sensei. Non ho certo bisogno di illustrarti che cosa potrebbe farne della piccola Haruna se venisse a conoscenza del fatto che ha il mokuton.”

“Non accadrà! Primo, credo di aver già dimostrato che non gli sono più fedele. Sono un ninja di Konoha, non un nukenin. O devo farmi uccidere perché lo possiate credere? Secondo, mi ha scaricata. So come ragiona. Per lui, ora, sono un giocattolo rotto, di nessun valore. Proprio per questo, tra tutti gli abitanti del villaggio, sono forse l'unica su cui non poserà nemmeno uno sguardo distratto. Non c'è persona migliore per celarla alla sua vista.”

“No, Anko, discussione conclusa.”

A quel punto, anche Haruna volle dire la sua. Era piccola, ma gli indizi su un suo futuro da casinista cronica c'erano già tutti. Partì con un vagito a piena potenza. Anko, istintivamente, si chinò sulla cesta che conteneva la piccola, e la prese in braccio, mettendosi a cullarla. La piccola piantò i grandi occhioni neri in quelli della ragazza, passando, in meno di un secondo, dal pianto dirotto allo sbadiglio, ed infine, dopo un po' di sbatacchi delle palpebre, al sonno. Anko brillava di gioia.

Hiruzen la fissò, poi guardò, tra il divertito e lo sconosolato Jiraiya che, dal canto suo, gli rispose con un lieve sorriso.

“Che alternativa hai, maestro? Affidarla a Tsunade?”

“Non ci penso proprio! Tra tutte le persone che potrei scegliere, lei sarebbe in fondo alla lista. In più, se succedesse qualcosa di grave alla piccola, non se lo perdonerebbe mai. Questa volta non sarebbe in grado di riprendersi.”

“Allora lasciala ad Anko!”

Sarutobi sospirò. Per un intervallo che parve infinito, lasciò andare il suo sguardo sulla sfera di cristallo che aveva davanti a sé, mentre i due che aveva davanti lo fissavano carichi di aspettativa (ed Haruna ciucciava beatamente l'indice della mano sinistra di Anko).

Alla fine cedette: “Dannazione, va bene, avete vinto! Anko, mi raccomando, difendila a costo della vita. E amala come se fosse figlia tua!”

La ragazza sorrise entusiasta: “Ci conti Hokage sama! Vedrà che non se ne pentirà!”

A quel punto Jiraiya, interloquì, maliziosamente: “Già che si sei potresti trovarti anche un uomo che faccia da padre. Mi è parso di capire che hai una certa confidenza con quel ragazzo alto, espressione sempre annoiata, bandana e sembon in bocca. Non so bene perché, ma mi ricorda me da giovane.”

Anko si fece torva, poi urlò: “JIRAIYA SAMA! NON SONO AFFARI SUOI!”

L'Hokage, leggermente divertito, a quel punto disse: “Se poteste continuare fuori dal mio ufficio ve ne sarei grato.”

L'eremita si limitò ad un ghigno e ad un cenno di assenso, mentre la ragazza, sempre con Haruna in braccio, si inchinò come meglio poteva, in segno di scuse e di ringraziamenti, per poi fiondarsi fuori dal palazzo.

Rimasti soli, l'allievo disse al maestro: “Quelle due staranno bene insieme, me lo sento. Piuttosto... Non è per caso anche in vena di rivedere la sua posizione riguardo ad un altro bambino biondo di nostra conoscenza, vero maestro?”

“No, Jiraiya. Una concessione per oggi può bastare.”

“Immaginavo. E' stato un piacere rivederla, Sarutobi sensei.”

“Anche per me Ji-kun, anche per me.” Rispose, con una punta di malinconia, l'Hokage, mentre l'eremita dei rospi lasciava l'ennesima volta Konoha, diretto chissà dove.

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Capitolo 20
*** Your lips are venomous poison - part three ***


18) Your lips are venomous poison – part three
 

Occhi arrossati, sguardo inebetito, occhiaie che arrivavano alle orecchie. Che bella immagine, che vedeva nel ruscello! Forse avrebbe dovuto prenderne un po' anche lei, di quel the con la melatonina. Hanabi non aveva chiuso occhio. E non per i rumori del bosco. Com'è che era diventato improvvisamente così difficile dire un semplice: Papà ha fatto in modo di rinviare, almeno temporaneamente, la mia cerimonia del segno maledetto. Penso che sia anche merito suo. Grazie di cuore per quello che ha fatto, sensei ? E com'è che si era immaginata mille volte la scena, curiosa fino alla morte di capire cosa le avrebbe detto il maestro?

“Bah! Ma perché poi mi cruccio tanto per una cosa del genere!? Dopotutto non è che sia una cosa così importante. Glielo dirò quando ne avrò tempo e voglia!”

Naturalmente, al contrario, chi proprio non riusciva a svegliarsi erano Haruna e Asami. Ci aveva pensato Ako, ovviamente, a drogarle un po' senza che se ne accorgessero, giusto per evitare troppi guai durante la notte. Che sicuramente sarebbero stati molto divertenti, ma come si suole dire : 'meglio non mettersi a sporcare troppo, se poi probabilmente toccherà a te pulire tutto'.

Strano ma vero, invece, le due vittime del tentato avvelenamento sembravano non avere problemi di sorta. Anzi, se possibile, erano ancora più vispe e gioiose di prima. Cosa veramente assurda, perché da quel che aveva visto, le due baka avevano messo, in quello stramaledetto the, una quantità sufficiente di estratto da far addormentare anche un cavallo per almeno dodici ore. Costituzione forte? Hanabi ne dubitava. Più ci pensava, più trovava sospetto il comportamento di quelle donne.

E no, Ako ha torto, non è paranoia da gelosia indiretta, dannazione! Sono sicuro che DAVVERO nascondono qualche cosa...

Ad ogni modo, né Naruto, né Shikamaru, quel giorno, avevano più voglia di stare sul carro. Tra un paio d'ore di cammino sarebbero entrati nel paese dell'erba, e preferivano stare in guardia contro eventuali pericoli. Improvvisamente, il carro si fermò. I cavalli, agitati, iniziarono a fremere, come fossero in accordo con i presentimenti di pericolo dei due maestri.

Le due ragazze iniziarono a quel punto a tenere un atteggiamento piuttosto agitato e impaurito, tempestando di domande i ninja per essere rassicurate.

Shin le guardò perplesso.

Va bene avere paura ma così, all'improvviso? Fino a un secondo fa sembravano gioiose e svampite solo loro e adesso sudano freddo? Mah...

Mentre il tentativo di tranquillizzare i cavalli sembrava riuscito, parve però a tutti maggiormente sensato proseguire a piedi. Eppure, la convinzione che un nemico fosse in agguato non era accompagnata da nessuna reale certezza. Shikamaru fermò due volte un Naruto desideroso di andare in avanscoperta, ma ogni rumore insolito era accompagnato da un momento di isteria a stento calmato delle giovani sul carro.

Anche ad Ako, tuttavia, l'atteggiamento oltremodo spaventato di quelle pareva assurdo.

“Ehi, Gekkun, la tua faccia mi dice che anche tu pensi sia una recita bella e buona...” Mormorò la genin del team sette al ragazzino del team 4.

“Già... Eppure non ha senso, perché dovrebbero fare le angosciate a caso?”

“Tattica di rimorchio?” Propose l'altra. “Quando tutto il resto fallisce, non è come la sindrome del cavaliere difensore della damigella a sciogliere i cuori, no?”

“Idiota...” Interloquì allora Hanabi, che stava ascoltando attentamente il dialogo tra i due.

“Ehi, cercavo di sdrammatizzare... La verità è che non ne ho la più pallida idea.” Aggiunse in risposta Ako, facendo spallucce.

“Scherzi a parte, Ako-chan – riprese la Hyuuga – indipendentemente dal motivo, quelle due mentono. E mentire a un ninja non mi pare una mossa intelligente.”

Ran, incuriosita dal terzetto che parlottava con fare cospiratorio, si avvicinò e con fare lapidario lanciò la sua conclusione: “Sono ninja anche loro. Questo spiega tutto. Invece di giocare alle bambine offese dal loro comportamento da finte oche, dovevate guardare a come si muovevano, idiote.”

Hanabi, leggermente piccata per essersi presa dell'idiota dalla Katou e per non essersi accorta di nulla, sibilò un 'Idiota a chi, Katou-chan?', ma la realtà è che la ragazza dai capelli azzurri aveva ragione.

Haruna, accompagnata da Asami, ultima ad aggregarsi alla discussione, soggiunse: “Quindi dovremo menare la mani, tra poco?” Le altre sospirarono, ma la semplice osservazione della Mitarashi non era del tutto campata in aria. SE quelle erano veramente delle kunoichi e SE stavano recitando, allora le stavano conducendo in una trappola, per un motivo o per l'altro. Conseguenza, volenti o nolenti, avrebbero dovuto passare all'azione. Forse avrebbero dovuto, eppure nessuna di loro aveva veramente paura. Sarà stata l'incoscienza dell'età, la sopravvalutazione della propria forza o il fatto di avere al proprio fianco ninja del calibro di Shikamaru Nara e Naruto Uzumaki, ma il sentimento predominante, persino in Hanabi o in Ran, era l'eccitazione. Tutta la gravità e le implicazioni di essere delle macchine per uccidere a tutti gli effetti non avevano ancora fatto breccia nel loro animo.

C'era però qualcosa che non quadrava ad Ako, più un presentimento che altro: se la recitazione di quelle due era talmente scadente da essere riconosciuta da delle ragazzine come loro, non voleva forse dire che in qualche maniera volevano essere smascherate? Dubbiosa, si tenne per sé i propri pensieri, commettendo l'errore, forse fondamentale, di non divulgarli al proprio maestro.

Bastarono pochi istanti di distrazione e, in maniera del tutto prevedibile, la trappola scattò. Fu tuttavia il modo a essere insolito.

Come impazzite, Ami e Yumi saltarono giù dal carro e urlarono come ossessi “Kyaaa! Banditi, aiuto!” fiondandosi proprio nella direzione in cui comparvero alcuni loschi figuri, che, puntualmente le catturarono e le issarono sulle proprio spalle, fuggendo via.

Possibile che dei ladri qualunque avessero potuto eludere così la loro sorveglianza, tanto più che erano in guardia già da diverso tempo? Eppure così fu. Il più sorpreso e paralizzato fu proprio Shikamaru: per una persona come lui era piuttosto sgradevole essere colti alla sprovvista in quel modo. Già stava meditando su chi fossero esattamente i nemici e cosa precisamente volessero, ma a scombinare ulteriormente il suo flusso di pensieri fu Naruto: apparentemente, tutto concentrato all'idea di salvare una donna in pericolo, il biondo disse infatti alle sue allieve: “Voi restate a sorvegliare il carro con Shikamaru sensei, io corro a vedere che succede!”

Ako cercò inutilmente di fermarlo: “Sensei! Aspetti, è tutto sbagliato, c'è qualcosa che non-”

Quello, però, testardo come un mulo, non voleva sentire ragioni. Non bastò nemmeno una serie di insulti di Kurama a farlo recedere dalla sua volontà di correre verso il pericolo; disse soltanto: “Dopo, Ako-chan, prima bisogna vederci chiaro con quelle due.”

Prima che tentasse di ribattere, il suo maestro era già volato via.

Arrabbiatissima, si mise ad urlare: “AAAAHHH. BAKA SENSEI!”, poi, rivolta a Shikamaru, che, dal canto suo, aveva capito al volo la ragazza, “Shikamaru sensei, la prego! Corra da quell'idiota che si è convinto di essere invincibile! Si sta ficcando dritto in una trappola!”

A Shika era chiaro che lo fosse, ma, da una parte era convinto che lo stesso Naruto se ne fosse accorto; in più, non se la sentiva di lasciare lì sei allievi senza maestro. Di fronte allo sguardo insolitamente esasperato di Ako, alla fine cedette.

“Sarò di ritorno il più presto possibile. Giuro che lo riporto per le orecchie da Sakura-chan e lo faccio gonfiare di botte. Mi raccomando, non mettetevi nei guai!”

Il resto della combriccola aveva fissato interdetta tutta la scena. Prevenendo le loro prevedibili domande, quest'ultima disse loro, cercando a fatica di tornare alla sua solita calma: “Come hanno fatto a vedere per prime i banditi, nonostante ci fossero 8 ninja, 8! a tenere gli occhi aperti? E perché quando i rapitori sono arrivati sono saltate giù dal carro e si sono dirette verso il bosco come per farsi rapire meglio? Ve lo dico io, la loro intenzione era di cogliere Naruto sensei di sorpresa per ucciderlo a tradimento. Baka sensei! BAKAAA!” Evidentemente, non ce la faceva a tornare così facilmente al suo contegno abituale, vista la situazione. In un altro momento avrebbero probabilmente riso di aver anche solo pensato che il loro maestro avrebbe potuto perdere contro qualcuno che non fosse Sas'ke Uchiha o l'Eremita delle Sei Vie redivivo. O del fatto che si preoccupavano per lui. Ma prima che potessero recuperare la capacità di reagire e ragionare, una voce fredda, dal carro, disse:

Brava. Ma certi ninja non preparano trappole così stupide. E' vero, l'obiettivo finale è l'eliminazione del jinchuuriki della foglia. Ma l'obiettivo del finto rapimento siete voi, genin.”

***

Mentre correva veloce come il vento, Naruto sentiva, dentro di sé, che avrebbe dovuto ascoltare prima cosa aveva da dire la sua allieva. Non quadrava niente nemmeno a lui, ma prima doveva trovare Ami e Yumi e capire da loro cosa c'era veramente in ballo.

Non era scattato da molto che Shikamaru lo affiancò. “Idiota! - Gli urlò dietro – non hai capito che era chiaramente una trappola?”

“Sarò anche un baka, ma non fino a questo punto! Ma che alternative abbiamo per capire di cosa si tratta davvero se non farla scattare?”

“Tsk... Le tue allieve sono preoccupate a morte per te, arrogante presuntuoso! Se ci fossero cento jonin ad aspettarci, tu che faresti?”

“Beh, adesso siamo in due. Se ce ne sono solo cento, io e te bastiamo ed avanziamo.” Concluse Naruto. Quella che Shikamaru vedeva negli occhi dell'amico era la luce di uno che pregustava un'ardua battaglia. Così è scattato solo perché non vedeva l'ora di menare un po' le mani...!

Contrariamente alle loro aspettative dovettero correre per diverso tempo prima di raggiungerle, e ad attenderli alla fine della radura c'erano soltanto Ami, Yumi e una decina di ninja vestiti completamente di nero, con una maschera a coprire l'intero volto, lasciando scoperti solo gli occhi. A giudicare dal loro abbigliamento, dovevano essere l'equivalente dell'ANBU di un qualche villaggio.

Il sole era alto nel cielo, a picco su di loro; la radura era ben illuminata. “Perfetto - pensò Naruto – le ombre saranno nitide.”, poi rivolto a Shikamaru, disse: “hai voglia di testare la tua nuova tecnica, di cui mi hai parlato settimana scorsa?”

“Cos'hai in mente?”

“Lo capirai da solo. Però devi agire in fretta.” Detto questo, Naruto partì: Kagebunshin no jutsu.

La cinquantina di cloni più lui, saltarono contemporaneamente molto in alto, fino ad oscurare il sole e gettare una grande ombra sul campo. “Shika, ORA!”

Shikamaru non se lo fece ripetere due volte. E così Naruto voleva vedere la sua nuova tecnica? Bene, lo avrebbe accontentato... Hebi no kage no jutsu! Tecnica dei serpenti d'ombra!

Usufruiva dell'ombra di ogni clone di Naruto. Ogni “serpente” di ombra avvolgeva rapidamente il corpo dei cloni per poi lanciarsi contro il nemico. Nel frattempo, Shikamaru, dopo una bunshin no jutsu, approfittando dell'ombra generata per terra dalla massa di cloni, attaccava “normalmente” dal basso. Le ombre generate, insomma, cercavano strangolare dall'alto e bloccavano dal basso. E, per giunta, non si aveva un'idea precisa della direzione dell'attacco fino a quando non era troppo tardi. Era scontato dire che tale tecnica era utilizzabile solo in collaborazione con il kage bunshin di Naruto. Inoltre doveva essere certa di andare a segno, perché, visto l'enorme dispendio di chakra, durava solo pochi secondi. Ma contro bersagli multipli, come in questo caso, valeva davvero la pena sperimentarla.

Nel frattempo, Naruto, a mezz'aria, non era rimasto fermo: a metà dei cloni aveva fatto lanciare la Kaze no yaiba; all'altra metà i kunai di vento (Hien). In pratica, i dieci Jounin speciali dell'erba vennero sconfitti con una facilità disarmante. Le uniche sopravvissute all'attacco furono le due kunoichi, che, avendo in anticipo il sospetto di ciò che sarebbe accaduto, saltarono appena in tempo fuori dal raggio delle tecniche combinate dei due. Ma con una così grande disparità di forze, la sconfitta era solo una questione di tempo.

A Shikamaru, però, la situazione non quadrava ancora. Anche senza il suo aiuto, Naruto avrebbe potuto cavarsela egregiamente. Sarebbe forse bastato un Odama Rasengan, per metterli fuori combattimento, per quanto avrebbe potuto metterci più tempo per prepararlo a dovere. Perché sprecare dodici buoni jounin in un tentativo così ridicolo?

“Ancora non ci arrivate, sensei della foglia, vero?”, disse ridendo Ami. Le due caricarono di nuovo, ma vennero respinte malamente. Adesso Ami e Yumi erano controllate dall'ombra di Shikamaru e davanti a loro c'era il biondo con un Rasengan per mano.

“E' finita. Avete perso. Chi siete, e chi vi ha mandato!” Urlò loro Naruto.

Shikamaru rilasciò cautamente il controllo dell'ombra perché potessero vuotare il sacco. Si accorse con un decimo di secondo di troppo che la sua azione era stata un gravissimo sbaglio. Dimenticava che di fianco a lui c'era Naruto e non Ino, che poteva prendere il controllo della loro mente e frugarci dentro.

“Abbiamo... Perso? No, direi, al contrario, che abbiamo portato a termine con successo il nostro obiettivo. Addio, ninja della foglia.” Prima che Shikamaru potesse riprendere il controllo dei loro movimenti, le due, leste, trangugiarono un fiala. Si trattava di un veleno potentissimo. Nel giro di 90 secondi sarebbero morte. Tempo prezioso, che fu sufficiente, però, a Yumi per farsi venire dei rimorsi. Ripensò al sorriso di Haruna mentre gli offriva il the, e fu stretta da una morsa. “Shikamaru – disse – me ne hai parlato sul carro: chi è il Re degli Shogi?”

Ma il tempo per aggiungere altro era finito. Le due caddero a terra morte.

Shikamaru sgranò gli occhi. “Che ti prende Shikamaru, cosa ti succede?” Gli chiese preoccupato Naruto.

“Che Stupido! - poi, rivolto a Naruto aggiunse – I genin! Il vero obiettivo erano loro!”

Incredulo, il biondo replicò “COSA?!? Ne sei sicuro, Shika?”

“Sì. Anche se non so cosa possano volere da loro.”, rispose l'altro senza un attimo di esitazione. Avevano appena tradito il loro Re. Se gli fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato... E Naruto, al suo fianco, stava pensando esattamente la stessa cosa.

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Capitolo 21
*** Who's your king? - part one ***


19) Who's your king? – part one

“Ahi. Mi sa che questa volta siamo morti”. Il commento era di Ako. Paradosso dei paradossi, non c'era niente come l'imminenza di una battaglia mortale per far riprendere calma e concentrazione. Sei genin alle prime armi si trovavano improvvisamente ad affrontare una decina di nemici molto più esperti e forti di loro, probabilmente Jounin. Dire che sarebbero morti era ribadire l'ovvio.

Però il suo cervello era in corto circuito su un particolare. Infatti non capiva proprio cosa quegli uomini potessero volere da loro. Quella di uccidere sistematicamente tutti i nuovi genin di un villaggio nemico come idea poteva aanche vere senso, per mettere in ginocchio a lungo termine un villaggio. Sentiva che però c'era dell'altro. Ma, probabilmente, non l'avrebbero mai scoperto.

Si misero in posizione d'attacco, spalla contro spalla, fino a formare un cerchio. L'unica formazione che potevano verosimilmente sperare di tenere per più di mezzo secondo.

Confortante, non sono paralizzato dalla paura... Si sorprese a constatare Shin, osservando che, contro ogni prevedibile prospettiva, nessuno di loro aveva perso la testa. Non che la cosa avrebbe fatto gran che differenza, certo...

Il loro carnefice, di fronte a quello sfoggio di inutile spavalderia adolescenziale, scoppio a ridere: “Bwahahahah! Volete anche provare a combattere? Ma fatemi il piacere!” Prigione di terra: Doton Kekkai doro domu!

“Ragazzi, provo io a fermarla con la rotazione suprema. Per quanto dovrete pregare tutti i kami che conoscete che io riesca effettivamente a completarla. ”, disse Hanabi. Byakugan! Hakkesho Kaiten!

La Hyuga riuscì, per uno strano miracolo, a creare uno scudo protettivo che includesse tutti e sei appena un istante prima che la prigione di roccia si richiudesse su di loro. Ora erano bloccati, all'interno di un geode artificiale, ma quantomeno non erano stati stritolati dalle pietre ed il loro chakra non era stato completamente prosciugato.

“Ok... Come la rompiamo prima di morire soffocati?” La domanda era di Asami.

Ako prontamente rispose: “Tenterò io. Ma prima pensate a cosa fare fuori, perché io molto probabilmente avrò finito il chakra e sarò svenuta.”

A replicare fu Asami: “La palla di fuoco suprema. Potrei saperla fare.”

“Cosa significa di preciso quel potrei?” Le domandò apprensivo Shin.

“Ahem... Aoba ha provato ad insegnarmela, ma prima d'ora non ci sono mai riuscita. E, come Ako, anch'io di sicuro non riuscirò più a muovermi, dopo.”

Ako riprese la parola. “Ran, Shin, Hana-chan... Riuscireste a darle tempo sufficiente perché si concentri e ci riesca?”

Per la prima volta fu Ran a parlare: “Eseguirò la tecnica dello shuriken ombra. Shin si nasconderà sotto, li attaccherà alle spalle con una pioggia di kunai. Comunque avrò un solo colpo a disposizione, dato che probabilmente poi mi abbatteranno.”

“...E mentre saranno impegnati a parare, proverò a chiudere con lo Juken.” Concluse Hanabi.

“E io?” Chiese Haruna.

“Haru-chan, tu devi cercare di portare via me, Asami, e forse anche Ran, quando saremo fuori combattimento. Sei di gran lunga la più veloce di noi. Almeno, credo.” Ako si fermò un attimo e sospirò, poi disse, risoluta: “Ok, ragazzi... Pronti per un po' di magia?”

“MA! Non esiste Ako-chan! Io combatto con voi!” Si lamentò lei.

Al che, Asami sospirò e disse: “Aaaah... Haruna-chan, io mi sto chiedendo se valga la pena provare a battersi invece di fuggire a gambe levate e tu vuoi rimanere a prenderle? Certo che sei strana forte, sappilo.”

“Diciamo che strategicamente parlando, combattere anche sapendo di perdere sarebbe l'unica maniera per far guadagnare ad Haruna metri di vantaggio sufficienti per fuggire davvero.” Interloquì Hanabi.

“NO che non ha senso! Perché dovreste sacrificarvi per far scappare me?” Il tono della risposta di Haruna celava una punta di disperazione.

Non voglio abbandonarvi, non adesso che trovato finalmente qualcuno che...

“Sia come sia, è un discorso inutile. Una volta usciti dalla prigione di terra non credo ci darebbero tempo di correre via, quindi, tanto vale” Concluse pragmaticamente Ako. “E ora – aggiunse poi con un mezzo sorriso – pronti per il mio spettacolino di magia?”

“Idiota.” Risposero in coro gli altri, cercando di sdrammatizzare la tensione del momento.

Estrasse otto senbon, tre tra le dita di ciascuna mano e due in bocca. Si concentrò nella posizione del cinghiale, a capo chino e con gli occhi chiusi per un po', per infondere tutto il suo chakra negli spilloni. Infine, sollevò la testa, aprì gli occhi e lanciò. I suoi movimenti erano talmente fluidi che sembrava una danza, osservò ammirato Shin. Ognuno degli aghi si conficcò in otto punti precisi della sfera. Come aveva previsto, svenne. Ma appena prima di perdere i sensi constatò che ne era valsa davvero la pena, di uscire di scena con stile.

Per un attimo che al quintetto sembrò un'eternità non accadde nulla. Poi cominciarono a sentirsi dei craac. La barriera di roccia esplose con un gran polverone, nella sorpresa dei Jounin nemici, che pensavano di non dover far altro che raccogliere sei corpi privi di sensi.

Asami si mise in posizione per la palla di fuoco. Davanti a lei, a mo' di scudo, Ran e Hanabi.

I nemici colpirono rapidamente Ran con dei proiettili d'acqua. Lei però fu più rapida, riuscendo a lanciare lo Shuriken ombra, prima di cadere. Dietro ai Jounin si materializzò Shin, che lanciò loro una quantità infinita di Kunai. Alcuni colpirono persino il bersaglio. Quei ninja, che portavano il coprifronte della nebbia (per quanto a occhio non sembrassero affatto appartenenti al paese dell'acqua) non si aspettavano una tale rapidità di esecuzione, e si videro venire addosso un ragazzino che sguainava dal nulla una ninjato e iniziava a colpirli furiosamente. Nel frattempo, si videro piombare dall'altro lato anche Hanabi, che sfruttando l'effetto sorpresa generato da Shin, si era fatta avanti cercando di colpire i punti vitali del nemico con la sua arte marziale. Il sue errore fu pretendere troppo da se stessa, quando anche lei era stata ferita dai proiettili d'acqua: tentò di utilizzare nientemeno la tecnica degli otto tetragrammi di Neji, quando non era mai riuscita a completare nemmeno le lontanamente le sessantaquattro chiusure! Sul più bello finì le energie e cadde per terra incapace di muovere un muscolo, per quanto con una tecnica nemmeno a metà riuscì a ferire ben due avversari.

Fu allora il momento per Asami di lanciare la Gokakyu no jutsu. Uno di coloro che si stava rialzando dopo aver perso l'equilibrio in seguito all'attacco di Hanabi venne preso in pieno. Malauguratamente, venne preso di striscio anche Shin, che si accasciò a terra con un urlo di dolore.

Haruna, a questo punto, già prima titubante sul suo ruolo nel piano, decise che scappare sarebbe stato completamente inutile. Raccogliendo tutte le sue forze, ritentò l'ombra della serpe. Gli animali apparirono per davvero avvolti in spire attorno al suo braccio. Uno di essi si lanciò alla gola del nemico. Gli altri, però, iniziarono a stritolare il suo braccio. L'avrebbero staccato, se non fosse stato per uno dei jounin, che liberò il suo arto.

I ragazzi avevano combattuto bene, ma avevano perso. Tempo: 2 minuti e 37 secondi. Troppo poco perché i due maestri potessero fare in tempo a tornare per loro.

Quello che non sapevano era che i ninja nemici avevano bisogno di loro vivi.

***

“Dannazione, non pensavo che ci avessero portato così lontano. Ovviamente anche questo doveva far parte del loro piano.”

“Ok, Shikamaru, di solito mi fa piacere fare conversazione, ma sai com'è... Ho già Kurama che mi sta dando dell'idiota in questo momento, non ti ci mettere anche tu a rincarare la dose.”

“Te lo meriti, baka! Giuro che se gli hanno fatto qualcosa, dopo aver ucciso loro, uccido anche te.”

Non che Shikamaru volesse infierire con cattiveria, ma, nonostante l'usale apparenza calma e controllata, era preoccupato a morte per i propri allievi. E per sbollire il nervosismo, insultare la demenza di Naruto sembrava un ottimo metodo. Dal canto suo, non che il biondo si sentisse meno agitato. E, certo, non era granché in vena di ribattere a Shika, visto che aveva ragione su tutta la linea. In più, ci si era messa pure Kurama a sgridarlo.

Ti prego, scova Orochimaru e fatti insegnare l'Edo Tensei. Voglio tornare da Kushina. No, guarda, mi va bene persino Madara. CRETINO! Possibile che appena mi faccio una dormita, tu combini tutto 'sto casino? Ammetto che sia noioso non menare le mani per troppo tempo, ma possibile che tutti i tuoi neuroni abbiano preso le ferie simultaneamente? Mancava solo che mettessero i cartelli con scritto: “attenzione, trappola.”

Naruto si limitò a sbuffare, replicando con un debole sapevo anche io che era una trappola, ma certo non potevo pensare che il vero obiettivo sarebbero stati i nostri allievi, per tutti gli dei! mentre Kurama andava avanti con la sua sequenza di insulti. Del resto, come biasimarlo? Ci stava già pensando per conto suo, a darsi dell'idiota... Poi, però, chiese a Shikamaru:

“Shika, ammettiamo pure che fosse una trappola ridicola...”

“Ci puoi scommettere che lo era.”

“Ok, ok, ma ascoltami... Possibile che contassero così tanto sulla mia, ahem “sventatezza” e sul fatto che tu mi seguissi per fermarmi?”

“Mmm... Stai insinuando che... Certo, hai ragione (per una volta), non era affatto una casualità. Hanno studiato i nostri comportamenti abituali e hanno ideato una trappola che solleticasse le tue reazioni. E le mie, per quanto mi secchi ammetterlo. Allora tanto più dobbiamo muoverci, questa è gente intelligente. E intelligente, di solito, si associa a “pericolosa”, nel mio vocabolario.”

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Capitolo 22
*** Who's your king? - part two ***


 

20) Who's your king? Part Two

Il sestetto si risvegliò, pesto e dolorante, all'interno di una gabbia, in una grotta illuminata da una luce fioca.

Il primo pensiero di ognuno, appena aperti gli occhi fu il medesimo: stupore per essere ancora vivi.

Ako fu la prima a realizzare che, se li avevano tenuti vivi, era per uno scopo particolare. Notò anche che avevano legato un nastrino arancio al piede di lei, Haruna ed Hanabi, mentre i membri del team 4 avevano al polso un nastrino nero.

Erano tutti conciati piuttosto male. In particolare Shin, che sembrava soffrire tantissimo. Aveva evidenti segni di bruciatura sulla spalla sinistra, dove la manica della tuta era ridotta a brandelli.

Asami era distrutta dal senso di colpa per questo. Era stata lei a ridurlo così e ora non sapeva né cosa fare né cosa dire.

Haruna decise di rompere il muro di silenzio: “Verranno a salvarci. Naruto sensei e Shikamaru sensei sono vivi e torneranno da noi.”

Ran rispose, nonostante la bocca pesta e sanguinante. “Quegli stupidi sono morti. Non arriverà nessuno.”

Hanabi ridacchiò: “Quei due? Morti? Sii seria, Katou-chan... Insieme potrebbero radere al suolo mezzo continente in un'ora se lo volessero; dubito fortemente che un gruppo di sbandati che fatica a far fuori dei genin possa far loro anche soltanto un graffio...”

Ma Ran, in evidente vena pessimistica, scosse la testa: “Fosse anche vero, chi ti dice che verranno a cercarci? O, anche se lo facessero, che ci troveranno? Mi date il voltastomaco con le vostre stupide speranze insensate.”

Asami fece per dirle qualcosa, ma Ako la interruppe, fissandola intensamente: “No. Haruna ha ragione.”

La gelida nipote di Shizune replicò beffarda: “Perché? Ti stai aggrappando a qualche indizio che te lo faccia credere?”

“No. Non mi sto aggrappando a nessun indizio, non ce ne sono. Lo so e basta.”

“Lo speriamo tutti, Ran. Aggrapparsi a una speranza è... Umano.”fece Asami, rivolta alla sua compagna di squadra.

Al che fu Hanabi a prendere la parola, anticipando Haruna: “Ti sbagli anche tu Yamashiro-chan. Non si tratta di sperare. Non si tratta di credere. Si tratta di sapere. Io di dubbi non ne ho. Nessuna di noi tre ne ha.”

“Tre contro uno, ragazza di ghiaccio. E se Shin non stesse delirando dal dolore, saremmo quattro contro uno. Maggioranza vince, Katou.”, sentenziò la ragazza con la bandana.

“Facciamo pure cinque contro uno, Ako. Hai ragione.”, disse di nuovo, più rinfrancata, Asami.

Stettero in silenzio per un po'. Poi Ran, nonostante il tono di voce sempre gelido, fece: “Sei contro zero. Sono umana anche io, dopotutto.”

Mentre stavano per cadere addormentate, arrivarono tre Jounin. Uno di loro doveva essere un ninja medico, ed evidentemente era anche il loro capo. Ordinò: “Ok, come da piano d'azione, abbiamo fatto appena in tempo a innalzare la barriera illusoria di grado S. Anche in modalità eremitica, il nostro obiettivo ci metterà un po' prima di capire dove sono. Il che ci da' un'ora, massimo un'ora e mezza, per fare quello che dobbiamo, con questi ragazzini e poi sloggiare... Ricordate! In questa operazione il tempismo è tutto! Conducete quelle con il nastro arancione al rifugio sotto la cascata. Devono essere preparate al più presto per quella tecnica.”

“Intende la tecnica dell'incubo e del sigillo sulla lingua?”, Fece un altro.

Taci, sciocco! Ritieniti fortunato del fatto che sono dei mocciosi e non ne sanno nulla, altrimenti avrei dovuto ucciderti subito assieme a loro! Ok, ok, riprendiamo la calma. Lasciate pure qua gli altri. Darò solo un antinfiammatorio al ragazzo. Li porteremo più tardi al villaggio.”

Al che i due presero Ako, Haruna e Hanabi e se le caricarono sulle spalle, per portarle chissà dove.

Dopo una decina di minuti da che se ne furono andati, Shin, che nel frattempo si era ripreso, disse: “Merda.”

Sul momento, Asami pianse di gioia e urlò: “Grazie al cielo stai meglio Shin! Perdonami per... Quello.”

“Non fa niente, Asami. Anche se mi avessi centrato non avresti colpe. Del resto anche io mi trovavo nel posto sbagliato al momento sbagliato.” Patetico tentativo di fare il cavaliere, ma meglio che niente, pensò Shin. Poi continuò:

“Innanzitutto, è evidente che non sono ninja della nebbia. Hanno solo cercato di confonderci. Piuttosto, dovremmo preoccuparci per il team 7. Hanno parlato della tecnica dell'incubo. Su una cosa si sono sbagliati: saremo anche dei mocciosi, come ha detto quello, ma... Sai anche tu cos'è, vero Ran?”

“No, Gekko. So solo che il nome evoca brividi e lacrime negli anziani di Konoha. Se sai qualcosa, dicci cosa stanno per fare a quel trio di baka.”

“Mio fratello mi raccontò la storia, una volta da piccolo. Lo credevo uno di quei racconti spaventosi creati allo scopo di non farti dormire la notte. Più avanti scoprii che mi aveva raccontato una storia vera. Per farla breve, la tecnica dell'incubo è una sorta di genjutsu molto potente, che di solito, come del resto avrete sentito, si abbina alla tecnica del sigillo sulla lingua. In pratica, si inculca una parola d'ordine nel cervello. Una volta che tale parola, o frase, viene pronunciata, chi ha subito la tecnica deve portare a termine un obiettivo ad essa associato. Sostanzialmente, è uno dei sistemi più efficienti per assassinare qualcuno. Quello che la rese così rara è che, per inculcare frase ed obiettivo nel cervello della vittima l'utilizzatore perde parte della propria anima. In pratica, dopo più di una decina di volte, l'utilizzatore diventava pazzo. Hayate mi aveva detto che tale tecnica scomparse dal mondo addirittura all'epoca della prima grande guerra ninja. Decisamente molto tempo fa. A quanto pare, qualcuno l'ha riportata alla luce. I maestri di questa tecnica, inoltre, svilupparono un modo per renderla ancor più letale. Abbinarono la frase ad un setting. In pratica, non è solo la frase a fungere da catalizzatore, ma anche una sensazione, abbinata a uno o più dei cinque sensi. Anche per questo era chiamata “il bacio della morte”.

“Credo di non aver capito l'ultimo pezzo, Shin-kun”. La interruppe, decisamente spaventata, Asami.

“Oh, credo che tu abbia capito molto bene, invece, ma che ti rifiuti di pensarci. Asami, il setting preferito è rappresentato dallo sfruttamento del tatto. Un bacio, un abbraccio, una stretta di mano... Ovviamente, più è potente l'evocatore, più è ampio lo spettro, sia del setting, sia delle combinazioni di parole necessarie. Non c'è niente di meglio, per uccidere qualcuno, di usare una persona di cui si fida.

Ed è per questo, che per ottenere il massimo risultato, la tecnica venne ulteriormente migliorata: venne inventato il cosiddetto “sigillo sulla lingua”. In realtà è un nome fuorviante, perché se l'utilizzatore è potente, inibisce non solo la comunicazione verbale, ma anche quella scritta e gestuale.

E' simile a quello che avevano i membri di Radice. Ti farò un semplice esempio per farti capire come funziona il sigillo: se l'amato o l'amata scoprissero di aver subito quella tecnica e avvisassero prima di non dire o di non fare certe cose tali da attivare l'incubo, la sua pericolosità si ridimensionerebbe di molto, giusto?

Ma se utilizzare diverse serie di combinazioni di parole o gesti fosse vietato a chi l'ha subita... Insomma, l'amato non potrebbe avvertire l'amata; il figlio non potrebbe avvertire il padre...”

“L'allievo non potrebbe avvertire il sensei.” Completò lapidaria Ran.

“In pratica mi state dicendo che...” Asami era una maschera di terrore. Non ci voleva credere.

“Che, visto che sembra impossibile altrimenti, vogliono usare questo metodo per eliminare Naruto Uzumaki”, concluse amaramente Shin.

“Tuo fratello ti ha mai detto se esisteva un modo per contrastare questa tecnica?”

“Hayate mi disse che, sulla base di alcuni, rari, casi di persone che avevano resistito all'incubo, i primi membri del clan Yamanaka lo cercarono per molto tempo, senza successo. Provarono poi a isolare almeno il sigillo sulla lingua, così che almeno si potesse prevenire l'incubo, ma niente da fare. Facendo tutte le indagini del caso, arrivarono a stabilire che i sette casi sui 103 esaminati che avevano resistito, l'avessero fatto per una questione di forza di volontà, ma non riuscirono a dedurre altro.

Il ragazzo fece una pausa. Non sapeva se voleva continuare a raccontare la storia che gli aveva tramandato Hayate... Si fece forza, poi aggiunse:

“Alla fine, però un sistema per batterla c'è. Molto semplice e crudele, a dire il vero, ma preferirei che non me lo faceste dire... Pensare ad Hanabi, Ako e Haruna che lo mettono in pratica mi è troppo doloroso.”

“Ti prego, Shin, sforzati e non parlare per enigmi! Per quanto doloroso è sempre un sistema!”, fece, leggermente speranzosa, la rossa.

Ran, a questo punto, sbottò. Possibile che fosse così stupida? “Baka che non sei altro, Asami! Shin ti sta dicendo che l'unico modo che esiste per chi ha subito l'incubo di non uccidere una persona cara è, se capisce di aver subito la tecnica, quello di togliersi la vita prima di attivarsi!”

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Capitolo 23
*** Let's make some bad decisions ***


21) Let's make some bad decisions

In modo molto più sintetico, ma altrettanto chiaro, il Jounin medico spiegò cosa le avevano fatto in quella specie di sotterraneo dietro la cascata, dopo averle addormentate per una decina di minuti con un blando anestetico.

Non avrebbe dovuto dir loro niente, per essere sicuro che funzionasse tutto a dovere. Ma non aveva resistito e si era concesso quella piccola debolezza: voleva insegnare a quelle bambine sciocche cos'era la vera paura.

Il terrore e le lacrime non erano durate molto, sui visi di quelle ragazze incatenate mani e piedi alla nuda roccia. Veramente ammirevole, ma non avrebbero vinto nulla per questo. Però doveva ammettere che quegli sguardi iniettati di sangue, che trasudavano puro odio contro di lui, su volti così giovani poi, gli davano un brivido quasi di piacere.

Era questo che doveva essere un ninja, una efficiente macchina per uccidere! Anche per questo aveva insistito con i membri della sua setta per trovare un modo di riesumare quella tecnica così letale. Ora il povero utilizzatore stava morendo solo come un cane tra gli spasmi della follia, non molto lontano, ma non importava poi molto.

C'era un ultimo tocco, però, che mancava. Doveva assicurarsi che quelle tre non mandassero tutto all'aria. Era infatti evidente. Avevano tutte capito subito, persino quella che gli sembrava la meno sveglia, il modo per sconfiggere l'incubo. E l'avrebbero fatto! Oh, sì, sicuro... Si capiva che, appena liberate, quelle si sarebbero anche uccise, pur di non attentare alla vita del loro sensei! Strano, le sue spie gli avevano assicurato che Naruto non era maestro da molto tempo. Oh, beh.

Non poteva permetterlo. Per questo diede loro un “incentivo” per rimanere vive: “Sapete perché abbiamo catturato sei di voi e non solo tre? Perché i vostri amici là nella grotta, sono la nostra piccola 'assicurazione contro morte accidentale'. In altre parole, se vi dovesse venire la voglia, che ne so, dico per dire, di eliminarvi volontariamente prima di aver portato a termine la missione, noi toglieremmo di mezzo anche loro.

Morire in sei per salvarne uno, per quanto importante possa essere, lo ritengo un tantino troppo... Eccessivo, non trovate? Poi gli eroi al giorno d'oggi sono così sopravvalutati!”

Stava inventando, ovviamente: gli altri tre erano stati catturati semplicemente come cavie da laboratorio. Ma far credere loro di non avere via di scampo era piuttosto divertente, doveva ammetterlo.

“No. Non accadrà. Fidati, non ne moriranno sette. Solo tre. E poi voi. Tutti voi.” La voce di Ako era sicura e calma.

Con un tono fintamente allegro, allora, Haruna disse alle sue due compagne: “Allora, che ne dite, quanto siamo baka a morire alla nostra prima missione di livello C?”

“Già. Ma almeno avremo la consolazione di avere i nostri nomi incisi sulla stele.” replicò divertita Hanabi.

“Giuro che se Naruto sensei non ci porta i fiori sulla tomba, sarò il fantasma più irritante della storia dell'aldilà. Gli pianterò in casa tanti di quei casini che dovrà scappare a gambe levate da Konoha! Allora ragazze... Pronte per uscire di scena con stile?” ribatté ancora Ako.

Le altre due risposero convinte: “Lo puoi dire forte, socia.”

“Inutile che fate le spavalde, bambine... Ho mandato a chiamare due miei uomini per portarvi in superficie. Addio!” Il ninja medico se ne andò senza voltarsi. Non lo rividero mai più. Vivo, s'intende.

Poi, all'improvviso, lo scenario si capovolse completamente.

Cazzo, non ditemi che - Come diavolo è stato possibile!? La volpe ci ha trovato prima!

Ci fu una tremenda esplosione del muro adiacente alla loro cella. Rumore che fu seguito da grida concitate. Dalla nuvola di fumo apparve un demone fiammeggiante di colore giallo, con delle pupille che formavano una croce, come quelle di un rettile, o di un rospo. Teneva ancora per la collottola due jounin, quasi fossero degli stracci per il pavimento. Appena li sbatté per terra, questi, con un rantolo, persero i sensi. Poi si accanì sul ninja medico. In un istante gli fu addosso. Un lampo di luce accecante e venne letteralmente trasformato in polvere, senza che potesse fare nulla per sfuggire a quella rabbia feroce che si era abbattuta su di lui all'improvviso, come uno tsunami.

Naruto era tornato per le sue allieve, ed era l'immagine stessa della furia. Razionalmente parlando, avrebbe dovuto lasciarlo vivo, perché potesse essere interrogato e torturato. Ma questa volta non si trattava di mera leggerezza o stupidita; semplicemente, non ce la fece proprio a trattenere il proprio furore distruttivo. No, non dopo quello che aveva appena sentito. Aveva tradito con quel gesto i suoi ideali? Forse. Ma con la sua coscienza avrebbe avuto tutto il tempo di fare i conti dopo. Ora aveva qualcosa di ben più importante da fare.

Dimentiche, per un attimo, della realtà che incombeva, di quello che sarebbe certamente accaduto di lì a poco, il trio non poté far altro che rimanere a bocca aperta. Loro non erano presenti nella quarta guerra ninja, per cui non avevano mai visto quel... come definirlo? Non esistevano parole. Certo, c'erano stati i racconti, di Anko, Hinata, Genma e tanti altri. Ma vederlo dal vivo, da vicino, non era affatto la medesima cosa.

Così è questo Naruto Uzumaki, ninja supremo della foglia, secondo eremita dei rospi di Myobokuzan, jinchuriki della volpe a nove code. Così è questo il nostro maestro...

Fu un attimo, però, dal momento che, tolti di mezzo i nemici, tornò normale e corse a liberare le sue allieve. Ako non poté risparmiarsi una battuta: “E' un po' in ritardo, sensei. Aveva detto che ci avrebbe messo un minuto.”

“Hai ragione. Anche se dico spesso che gli eroi arrivano sempre all'ultimo minuto, questa volta mi sono fatto desiderare veramente troppo.” Aveva i pugni chiusi e stava piangendo. Per loro.

Che strana sensazione. Un momento prima un demone, quello dopo un baka dal cuore tenero... Beh, strana non vuol dire necessariamente brutta, tutto sommato.

Hanabi avrebbe voluto che quel momento durasse per il resto dell'eternità, ma sapeva che non avevano tempo da perdere. “Sensei... Il team 4?”

“Sono salvi. Li abbiamo appena liberati; Shikamaru si sta prendendo cura di loro.”

Si guardarono e annuirono.

E' ora, ragazze.

Ok... Strano, pensavo avrei avuto più paura.

Ako fu la prima a tirare fuori il proprio kunai. Se lo rigirò per un istante tra le dita. Chiuse gli occhi e prese un bel respiro, poi li riaprì, e mirò al proprio cuore.

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Capitolo 24
*** Huggin' on my mama from a jail cell ***


22) Huggin' on my mama from a jail cell
 

…Ma Naruto fu più lesto di loro. In un lampo riuscì a fermare il braccio a tutte e tre e le strinse in un abbraccio. Stava piangendo come un moccioso, il loro maestro. Ma, per una volta, delle mute lacrime facevano capolino dagli angoli dei loro occhi, nonostante i loro testardi sforzi per ricacciarle indietro. Sottovoce, il ragazzo biondo disse loro:

“So cosa vi hanno fatto, questi bastardi; Shin ci ha spiegato tutto. Non fatelo... Vi prego. Troveremo un modo. Vi giuro che non mi importa. Doveste tentare di uccidermi mille volte, vi fermerò per mille e una volta… E poi riprenderete a prendermi in giro come al solito. E… E io per vendetta vi farò sputare di nuovo sangue con gli allenamenti. Come sempre. Come dovrebbe essere. E vi prometto che farò di tutto per non abbandonarvi mai più, come invece ha fatto un baka biondo che pensa solo a menare le mani. Forza, ragazze, non pensate nemmeno per scherzo a certe cose… Su, tranquille. Non buttate via la vostra vita in modo stupido… Ho fiducia in voi.”

A quelle parole il loro corpo si irrigidì; i loro occhi si fecero vitrei. Le loro mani si strinsero sul kunai che avevano estratto poco prima per togliersi la vita.

Solo, in fondo ad una grotta buia, rannicchiato in un angolo, quello che una volta era un uomo, con capelli lunghi, sporchi e disordinati, vestiti a brandelli, pelle lacerata da graffi, ondeggiava su sé stesso in posizione fetale, urlava, farfugliava cose senza significato.

Improvvisamente, tuttavia, si fermò e tacque. Poi, senza che lo volesse, dalla sua bocca fluirono di nuovo frasi di senso compiuto, anche se con una voce fredda e metallica, che nulla sembrava avere di umano.

Distanza tra i soggetti e l'obiettivo entro il range stabilito....

probabilità di colpo diretto...95%

ricalcolo... Confronto con i dati sulle capacità rigenerative dell'obiettivo...

probabilità di colpo diretto...82%...

probabilità entro il range stabilito...

Attesa…

Rilevate numero due frasi chiave con

corrispondenza lessicale entro il 75%: “Ho fiducia in voi”...

incrocio di setting e frase chiave... ESITO POSITIVO.

JUTSU ATTIVATO.

“Baka sensei... - Hanabi aveva voglia di piangere ancora, ma di lacrime non ne uscivano più. Il motivo era che non aveva più il controllo del suo corpo. – Continui a stare qui ad abbracciarci... Non ti sei nemmeno accorto che stringo ancora il kunai in mano e che tra poco te lo pianterò nel cuore! BAKA SENSEI, MALEDIZIONE A TE!... Hinata-nee, stavolta probabilmente non mi perdonerai come hai sempre fatto, stavolta… Mi odierai per il resto della tua vita, giusto? Tranquilla, tanto mi odierò anche io. MA COSA DIAVOLO CI FAI ANCORA QUA, BAKA DI UN SENSEI! SCAPPI O NO? E TU... TU VA ALLA MALORA, KUNAI DI MERDA! PIANTATI DA UN'ALTRA PARTE!

Certo che 'sta tecnica è proprio bastarda... - Sulla guancia di Ako stava scendendo un'ultima goccia ribelle, quando i suoi muscoli si contrassero, chiamati in causa da una volontà non sua - Devo pure essere costretta a vedere quello che il mio corpo fa senza che lo controlli... Vedere che uccido un idiota. Dài, Naruto-sensei, non darmela a bere, lo sai che sono più furba di te. Lo so che hai capito che la tecnica si è attivata. Perché te ne stai qua a crepare? Sono sicura che se in questo momento potessi rispondermi diresti: “Non si abbandona mai nessuno, sul campo di battaglia”. Ma perché? Ma chi l'ha detto? Siamo armi, no? E pure difettose, in questo caso. E le armi rotte si mollano, per tutti i kami! PERCHE' NON FAI COME FANNO TUTTI, UNA BUONA VOLTA E MI LASCI PERDERE, FOTTUTO IDIOTA ROMPIPALLE CON LA SINDROME DEL FRATELLO MAGGIORE! PERCHE' IO? NON TE LO MERITI NEANCHE, IL MIO KUNAI IN GOLA!

Haruna, invece, avrebbe voluto sorridere a quello scemo biondo che se ne stava lì a volergli bene, e non si capiva bene perché. Di sicuro lei non lo capiva. Ma il sorriso gli era morto prima di arrivare alla bocca, quando l'incubo aveva cominciato a fare il suo effetto.

Cioè... Alla fine ti facciamo sempre preoccupare. Che baka che siamo. Anzi, che baka che sono. Sto qui a farmi abbracciare da te e per qualche oscura ragione non riesco a mollarti. E tu non mi molli. E io ti sto ammazzando. E Non è giusto, non voglio. E… Niente, no. 

Tu sei un grande, cioè eri fighissimo con le fiamme e tutto... E io voglio imparare un sacco di cose da te, perché voglio essere un po' figa anch'io. Dai, non ha senso. Come non ha senso che ti ostini a perdere tempo con una sfigata come me. 

Non voglio andare di là, nell’altro mondo, a fare la parte della sfigata anche da spirito, con Ako e Hanabi che fanno tutte le saputelle perché loro sanno fare un sacco di cose e io no. No, che non ti uccido, hai capito? Non me ne frega niente di sto jutsu che è potentissimo e che “ormai siete destinate ad uccidere il vostro maestro” e blah blah blah, come diceva quello lì. IO HO DECISO CHE NON TI UCCIDO, HAI CAPITO, E QUANDO DICO CHE NON VOGLIO, NON VOGLIO! DECIDO IO COS'E' IL MIO DESTINO, NON QUESTO CAZZO DI JUTSU!

Anomalia... 

Controllo del chakra dei soggetti instabile...

Recupero in corso...controllo ristabilito...

Anomalia...

Controllo del chakra dei soggetti instabile...

Recupero in corso...

Naruto stava stringendo le tre piccole Kunoichi tra le braccia. Non le avrebbe lasciate andare. Tre vite per una? Non aveva alcun senso. Per un attimo si fermò a riflettere sul fatto che, come al solito, mostrava un pessimo istinto di conservazione. Ne avrebbe riso, non fosse stato per la tragicità della situazione in cui si trovava. 

Quando le sentì irrigidirsi, quando il loro sguardo si fece vitreo, capì che era giunto il momento. E le strinse a sé ancora più forte. Konohamaru aveva ragione: facile fare il maestro che da’ lezioni di vita vissuta quando le cose sono facili. Quando arrivano i casini, però… Tant’è. Non aveva detto che non le avrebbe lasciate andare? Beh, non l'avrebbe fatto. Una volta uscita dalla bocca, una promessa si doveva mantenere, senza se o ma.

Sentiva il battito dei loro cuori che accelerava. I loro corpi tremavano, come se fossero stati colpiti da un freddo improvviso. Chiuse gli occhi e continuò a stringerle. Poi, come per magia, percepì un clàng! 

Era il rumore di tre kunai che cadevano simultaneamente per terra.

Recupero del controllo del chakra incompleto...

Tentativo dei soggetti di recuperare le funzioni motorie...

Aumento del flusso indipendente di chakra nei soggetti...

Chiusura di emergenza dei sessantaquattro punti di fuoriuscita...

4...7....15...21...29...35...41...53…61...

Tentativo di chiusura fallito. Riapertura incontrollata dei punti...

I soggetti hanno recuperato le funzioni motorie...

JUTSU DISATTIVATO. OBIETTIVO ABORTITO.

La prima a riscuotersi fu Ako. Dato che le altre due stavano lì, una che stava impalata con uno sguardo da ‘eh?’ e l'altra rossa come un pomodoro, sentiva che toccava a lei la responsabilità di rompere l'atmosfera del momento, perciò disse, esorcizzando lo spavento:

“Ahem... Sensei? Ci sta un po' soffocando. Che ne dice di lasciarci andare?”

Poi fu il turno di Hanabi riprendere il proprio contegno, urlando in modo teatrale:

“GIU' LE MANI, BAKA PERVERTITO DI UN SENSEI! Guardi che lo dico ad Hinata nee!”

Haruna, al contrario, aveva la testa che girava ed un sorriso raggiante sulla bocca, per cui non riusciva a dire niente, se non esalare un sospiro di sollievo, seguito da sommesso riso di gioia.

Naruto staccò subito le braccia, facendo quasi un salto all'indietro per la confusione, poi disse:

“Oh-ok. Scusate, forse ho esagerato. Ma il jutsu?”

“Svanito. A quanto pare non era niente di che.” mentì Ako.

“Già. Cioè, fallimento completo”, fece di rimando Haruna, appena le orecchie smisero di ronzargli.

“De-devo dire che è decisamente sopravvalutato. Un genjutsu di basso livello.” concluse Hanabi, riscuotendo l'approvazione delle altre due.

Naruto intravide le mani della Hyuuga: aveva stretto il suo kunai a tal punto che le unghie le si erano conficcate ben dentro nella carne e le ferite ancora sanguinavano. E anche i palmi delle altre erano in condizioni simili.

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Capitolo 25
*** Same Name, Different Game ***


23) Same Name, different Game

Appena tornato da quella faticosissima missione, Shikamaru era già stato convocato dall'Hokage. Non aveva molta voglia di sentire Tsunade, a dire il vero, anche perché era di umore pessimo. Si era distratto ed aveva compiuto diversi errori di valutazione, che sarebbero potuti essere fatali ai genin, sia suoi, che di Naruto. Era stato un fastidiosissimo bagno di umiltà ed un invito a non abbassare la guardia, questo è vero. Ma ora aveva voglia di farsi una bella dormita, tanto più che aveva dato un paio di giorni liberi anche ai ragazzi.

“Scusi se non ho ancora fatto rapporto.”

“Il rapporto può aspettare, per una volta. Naruto mi ha raccontato a grandi linee come è andata. Gli ho già fatto una bella lavata di capo per le sue imprudenze, tranquillo. Nel frattempo, già che c'ero, ho riclassificato la missione come un livello B. Comunque, venendo al punto... Ancora prima che arrivaste mi è arrivata una nota dal villaggio dell'erba, che mi avvisava di attività sospette di una setta di ninja deviati provenienti dal loro paese.”

“Che gentili, ad informarci in maniera indiretta che sono effettivamente stati loro… ancor più simpatici nel tentare da scaricare le loro colpe su altri villaggi.”

“Lo credo anch'io. Ma la cosa più interessante è un'altra. Poche ore fa, mi è arrivata una nota congiunta dei capi delle piccole terre di Cascata, Nuova Pioggia e Nuova Erba. Si dicono lieti di comunicare la loro felice unione allo scopo di creare un nuovo villaggio ninja comune, nel paese dell'erba. Sai come hanno deciso di chiamarlo? Akatsukigakure no Sato, “Villaggio nascosto dell'Alba”.

“O sono idioti o è una dichiarazione di guerra... Però per ora non mi preoccuperei. Pur uniti, rimangono troppo piccoli e deboli per pretendere di essere qualcosa di più di uno stato cuscinetto tra fuoco, vento e terra. E lo sanno. Per adesso terranno una condotta amichevole. Apparentemente perlomeno.”

“Cosa intendi?”

“Il loro fine, per ora, è di affermarsi come nuova potenza nel mondo ninja. Innanzitutto devono guadagnare l'attenzione dei propri vicini. Bastone e Carota, Tsunade Sama. Ci hanno colpito con il bastone per farci capire che erano in grado di farlo. Molto probabilmente useranno lo stesso sistema anche con gli altri: Suna, Kiri, Iwa, Kumo... Come hanno fatto con noi, cercheranno di colpire i genin, che sono, allo stesso tempo, l'anello debole e la base indispensabile di ogni villaggio ninja.”

“Credo che così, più che guadagnarsi rispetto, si faranno solo odiare, Shikamaru.”

“Forse. Ma intanto avremo puntato gli occhi su di loro. Dopo il bastone, come ho detto, viene la carota. Dimostrando la loro pericolosità stanno pubblicizzando in maniera subdola anche la loro utilità. E nel frattempo ci faranno dubitare delle alleanze reciproche. Fossi in loro, per prima cosa cercherei di allentare il nodo più forte, ossia quello tra Suna e Konoha. Insinueranno il sospetto tra i due villaggi. Ma potrebbero pensare anche il contrario e partire dai rapporti più deboli, nati all'ombra della guerra, come quello tra noi e Kiri.”

“Gaara non si farebbe mai giocare a questo modo. Poi, se li avvisiamo in anticipo, staranno sul chi vive anche loro.”

“Verissimo, ma il tarlo del dubbio non partirà dall'alto. Se, giusto per fare un esempio, tra i genin e i chunin della foglia e della sabbia nascerà sfiducia reciproca, piano piano, anno dopo anno, alla fine, per quanto possano essere saldi i legami al vertice, la gente chiederà a gran voce di sciogliere l'alleanza. E il Kazekage e l'Hokage, giusto per fare un esempio, non potranno far altro che assecondare questa volontà. Alla fine, il sospetto porterà alla guerra con noi che, imploranti, chiederemo aiuto ai nostri “nuovi amici di Alba”. Che, puntualmente, si faranno desiderare, per poi salire sul carro del vincitore al momento opportuno. Le grandi terre, divise e indebolite da ben tre guerre in nemmeno due generazioni, guarderanno al villaggio dell'Alba come nuovo punto di equilibrio per tutto il continente. E alla fine, saranno loro a dettare la musica. Ma è un piano a lungo termine, tutto questo avverrà tra molto, molto tempo. Va detto che sono parecchio motivati, per pensare così in là e così in grande. Io mi stancherei prima.”

“La loro prima mossa?”

“C'è da chiederlo? L'esame di selezione dei chuunin che ci sarà tra sette mesi.”

“Quest'anno sarebbe toccato a nebbia ospitarlo, ma con quello che è appena successo, terremoto e tutto quanto, penso che saremo costretti ad ospitarlo o noi o nuvola.”

“Tra un mese o due diranno che possono ospitarlo loro. Anzi, sosterranno che sarebbe meglio che lo ospitassero loro, dato che hanno appena finito di costruire un nuovo e splendido villaggio in cui c'è spazio per tutti i concorrenti. Ci stupiranno con la forza dei loro bravi e coraggiosi genin, che saranno quasi sicuramente chuunin o jounin mascherati. Non che ce ne sia bisogno, forse, visto che tutti i villaggi nascosti, compreso il nostro, sono in profonda difficoltà in quanto a numeri. In più, comunque, ci sarà qualcuno che, usando i nostri coprifronte o quelli degli altri, cercherà di combinare qualche casino per alimentare sfiducia reciproca. Insomma, una grande recita per abbagliarci gli occhi.”

“Soluzioni?”

“Innanzitutto, stiamo a vedere. D'altronde potrebbe benissimo essere che io mi sbagli e che non siano veramente animati da tante subdole intenzioni. Ma se veramente vorranno ospitare gli esami, meglio concederglielo. Potrebbe essere un'opportunità per osservare i loro comportamenti più da vicino. Però, per metterli in difficoltà avrei una piccola e semplice idea.”

“Sono tutta orecchi.”

“Il coprifronte. Oltre ad essere sacro per tutti i ninja che si definiscono tali, persino per i nukenin, è anche il mezzo identificativo più lampante. Se insistessimo che tutti i genin devono usare il coprifronte shinobi e che sarebbe preferibile non rivelare mai il villaggio di appartenenza, il loro bel teatrino perderebbe parte della sua efficacia. Ovvio, sia quelli che interpreteranno i “cattivi” , sia quelli che interpreteranno i “buoni” ci terranno a identificarsi lo stesso. Ma così scopriremmo più facilmente chi è un vero genin e chi fa solo finta.”

Dopo tutta quella discussione di politica, Shikamaru era esausto. Aveva un dannato bisogno di riposare, e Tsunade sembrava non capire i messaggi subliminali che gli stava lanciando per convincerla a rinviare la discussione ad un altro giorno. Ma a quanto pare la megera non aveva intenzione di lasciarlo andare. 

“Preciso e lungimirante come sempre. Un'ultima domanda: come ti sembrano i tuoi genin?”

“Vivi e scalcianti. Ma la vera domanda è: “Correresti il rischio di mandare i tuoi genin all'esame, come scusa per dare un'occhiata e fare il punto della situazione?” E' esatto?”

“Non ti si può nascondere niente. E la risposta?”

“Certo che ce li manderei. Ma non “come scusa”. Ce li manderei perché credo che, da qui a sette mesi, possano affrontarlo egregiamente. Ho fiducia “non solo nelle loro capacità, ma proprio in loro”, come mi ha detto una volta Naruto, parlando delle sue ragazze.”

“Non mi aspettavo una risposta diversa. Adesso puoi andare.”

“Finalmente... Cioè, volevo dire... Grazie.”

Stranamente, non aveva più voglia dormire. Non riusciva a far altro che immaginare come i suoi allievi se la sarebbero cavata. E non aveva dubbi che anche Shino e Naruto avrebbero buttato le loro squadre di matricole nella mischia.

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Capitolo 26
*** Rotten Roots - part one ***


24) Rotten Roots - part one

“Ragazzi, non è per offendere le vostre capacità, ma l'avrete compreso anche voi che non eravate proprio in cima alla lista dei candidati per questa missione. Purtroppo non posso fare diversamente. Ho già le ANBU in giro per mezzo continente per capire meglio l'identità di chi ha cercato di uccidere Naruto usando le sue genin, Kakashi è in missione con Raido, Sakura e Anko, e Gai con Aoba, Ten Ten e Genma. E Nonostante Kurenai scalpiti per tornare in servizio, ancora non mi fido a dargli una A. E poi... Beh, e poi ci siete voi.”

Tsunade era stata schietta con loro. Forse troppo?

Dopotutto, non era il caso di fare gli schizzinosi. Senza contare il fatto che, ad essere del tutto obiettivi, quei quattro insieme erano una squadra che avrebbe fatto paura a chiunque. E' vero, non erano la prima scelta... Ma non erano neanche l'ultima. Non erano più dei pivellini freschi d'accademia. Nonostante fossero giovanissimi, rientravano a buon diritto nella schiera dei jounin più forti del villaggio, anche se all'apparenza non sembrava.

“Confortante... Siamo i rincalzi dei rincalzi dei rincalzi.” fece sarcastico Kiba. Scherza vecchia Tsunade, scherza pure... Se non ci fossero quelle sottospecie di mostri di Naruto e Sasuke, il più forte da queste parti sarei proprio io.

Naturalmente, nemmeno lui era credeva fino in fondo a quello che stava pensando, ma se c'era una cosa che di cui Kiba non difettava, beh, era l'autostima.

Sai, invece, si limitò al suo solito, inquietante, sorriso, sotto il quale pochi sapevano cosa si celasse.

Hinata sul momento sospirò, ma poi, non poté fare a meno di lasciarsi scappare un timido sorriso a vedere quel siparietto tra Tsunade e Kiba. Sai, per certi aspetti, le ricordava Shino. Se non fosse stato per l'assenza di Kurenai, sarebbe stato un tuffo nel passato... A quel punto, però, prima ancora di chiedere di che natura fosse la missione che gli era affidata, le sorse un dubbio: Ma... Siamo in tre. E il nostro capitano? Per non parlare del fatto che non abbiamo il supporto medico.

Prima che potesse esternare le sue perplessità all'Hokage, tutta trafelata, arrivò, o, meglio, si catapultò nell'ufficio una ragazza. Lunghi, svolazzanti e scompigliatissimi capelli mossi color rame , incorniciavano un viso adornato da due veri e propri smeraldi luminosissimi, quali erano i suoi occhi. Se fosse stata dotata di un'aria più compassata e calma... Più femminile, insomma, tutti ne avrebbero notato la straordinaria bellezza. Ma, di solito, la prima cosa che si notava di lei erano il carattere vulcanico ed esuberante e il fatto che avesse movenze che decisamente NON ricordavano per grazia e leggiadria, quelle di una ballerina. Con ancora il fiatone per quella che doveva essere stata una corsa folle, la nuova arrivata si affrettò a scusarsi:

“Scusi...*anf...il ritardo...*anf...Tsunade Sama...*anf...All'ultimo minuto, mia sorella Ayame... *anf...Ha voluto che le dessi...*anf... Una mano nel giro di consegne...* anf...Ci ho messo un po' più del necessario...”

L'Hokage non si scompose più di tanto, e, rivolta soprattutto ad Hinata, disse: “ragazzi, ecco il vostro supporto medico. Conoscete già Yue, vero?”

Kiba si produsse in un annoiato sì, mentre Sai annuì con la testa. Hinata, invece, con un certo imbarazzo, disse: “Evidentemente sono l'unica a non aver mai avuto il piacere.”

Nel frattempo Yue si era ripresa quel tanto che bastava, dato che aveva smesso di ansimare come un mantice. Fissò con ammirazione la Hyuuga e con un caldo sorriso le disse, tenendole la mano: “Sono onorata di conoscerti, finalmente, Hinata chan! Ho sentito molto parlare di te! Ah, già, che stupida... non ti ho ancora detto il mio nome! Mi chiamo Yue Ichiraku!”

“Ichiraku... Questo nome non mi è nuovo.” fece perplessa Hinata. E tra sé, pensò: onorata di conoscerti? Ho sentito molto parlare di te? Ma... Sono così famosa?

Poi, un'illuminazione improvvisa le svelò la soluzione del dilemma: “Ma certo! Come il chiosco di Ramen preferito da Naruto kun!”

“Già! Sono la figlia minore di Teuchi!” replicò soddisfatta Yue.

Tsunade, a quel punto, si schiarì rumorosamente la voce per attirare nuovamente su di sé l'attenzione generale, poi disse: “Potrete conoscervi meglio più tardi. Ora, se non vi dispiace, si dà il caso che vi debba descrivere cosa dovreste fare.”

Dopo essersi assicurata che i quattro tornassero seri e concentrati (o, nel caso di Yue e Kiba, facessero solo finta di farlo), l'hokage riprese: “Lo saprete anche voi, che una delle prime cose che ho fatto dopo la guerra è stata quella di smantellare Radice. Una buona parte dei membri ha accettato senza fare molte storie, ma su qualcuno abbiamo dovuto utilizzare le maniere forti. Ho fatto tenere d'occhio alcuni degli ex-membri più vicini a Danzo, ed ho ricevuto dei rapporti che non mi sono per niente piaciuti. Si stanno riorganizzando in un piccolo villaggio della terra del fuoco. Probabilmente complottano per sostituirmi. Il che era piuttosto prevedibile, a dire il vero. Quello che non riusciamo a capire è come e in così poco tempo. Purtroppo, in quest'ultimo mese, abbiamo dovuto interrompere la sorveglianza, per una serie di misteriosi e preoccupanti incidenti. Sia io, sia l'intero consiglio, sospettiamo che ci sia una mano esterna che li aiuta. Il nuovo villaggio di Alba e qualche nobile della corte del Daimyo sono le due ipotesi più probabili, al momento. Tra le altre cose, non sappiamo nemmeno il nome del loro “candidato aspirante Hokage”. Quello che voi dovrete fare è raggiungere le coordinate e stare lì per sette giorni. Durante quel lasso di tempo dovrete cercare di raccogliere più informazioni possibili in merito. Poi tornate più veloci della luce. Non, e sottolineo NON infiltratevi. E' una missione di spionaggio, senza contatto col nemico, o almeno così si spera. Niente imprudenze. Hinata, tu hai il tuo Byakugan, Kiba l'olfatto e tu, Sai, facevi parte dell'organizzazione, per cui sei esperto dei loro codici di comportamento. Yue, non montarti la testa e lascia fare i tuoi compagni senza iniziative personali. Spero e prego che le tue abilità non si rendano necessarie. Tutto chiaro?”

“SI'!”, risposero i quattro all'unisono.

Prima che Tsunade li congedasse, tuttavia, ad Hinata venne spontaneo chiedere: “Sommo Hokage... Ma... Solo noi quattro? Non abbiamo un capitano?”

La donna sorrise e replicò: “Hinata, sei tu il capitano della squadra. Mi fido pienamente della tua capacità di giudizio. Non permettere che facciano cose stupide.”

Coosa!? Io il capitano? Oh dèi... Va bene, Hinata, stai calma e prendi un bel respiro... Sì, ce la posso fare!

“Agli ordini, Tsunade sama.” concluse la Hyuuga, appena la danza vorticosa dei suoi pensieri si placò.

***

“Toglimi una curiosità, Yue chan...”

“Dimmi, Hinata senpai!”

“Perdona la mia impudenza, ma tu sai molte cose sul mio conto e io quasi nessuna su di te. Voglio recuperare un po'. Vediamo... Cosa ti ha spinto ad essere ninja?”

“Ahem... Non so se la risposta ti piacerà, senpai.” fece Yue, mentre le sue guance avvamparono all'improvviso di un rosso acceso. Poi inspirò profondamente e tirò fuori d'un fiato: “La verità è... La verità è che io, a differenza di mia sorella Ayame, non sono molto brava in cucina. Ogni volta che ho provato ad aiutare... Non mi è mai riuscito qualcosa di... Sì, cioè... Commestibile. Diciamo che il mestiere di famiglia non mi si addice molto. Ho sempre aiutato lavando piatti e scodelle. E... Ecco, mentre ero intenta a lavare, sentivo sempre i racconti delle avventure incredibili di voi ninja. In particolare ce n'era uno... Un ragazzo sempre altruista, generoso, divertente, che non si abbatteva mai, nonostante le difficoltà... E così, spinta dal suo carisma, nonostante in teoria fossi già troppo vecchia, a dodici anni entrai all'accademia. Per un puro caso, mi sono indirizzata subito verso le arti curative. Diciamo che almeno ho scoperto qualcosa in cui non sono un completo disastro. Ho preso anche qualche lezione da Ino senpai e da Shizune. E così, eccomi qua. Genin a tredici anni, Chuunin a quindici, Jounin quest'anno. Mettiamola così... Ci ho dato decisamente dentro.”

“Darci dentro? Dì piuttosto che sei un talento! Se consideri che io sono diventata jounin solo l'anno scorso.”

Kami vi prego, fate che non mi faccia ulteriori domande sulla storia che gli ho raccontato.

Ma, evidentemente, i kami non erano particolarmente in vena di ascoltare le preghiere di Yue, perché Hinata continuò, chiedendogli, con un dolce sorriso quasi materno: “E, piuttosto, quel ninja che mi dicevi. Ne eri innamorata, suppongo...”

Perfetto. Sono morta. Perché gli dèi dei ninja mi hanno creato incapace di mentire, dannazione?

“Diciamo di sì...”

“Ancora adesso, vero?” Va detto che se anche Yue fosse stata un'ingannatrice nata – e non lo era - lo sguardo della Hyuuga era talmente pieno di calore e comprensione che avrebbe sciolto anche il diamante, figurarsi le lingue reticenti.

“Già... Ma non è molto importante, visto che nemmeno sa chi sono. Però va bene così! Mi basta guardarlo da lontano! Poi, vista la concorrenza, non avrei comunque nessuna speranza, per cui...”

“Non suona molto convincente come frase, se la dici con il viso terreo e gli occhi bassi. Ma perdonami, sono stata troppo insistente... Solo che che non ho resistito alla tentazione, visto che la tua storia assomiglia in modo incredibile alla mia! E' per questo che voglio dirti di essere forte e non arrenderti!”

Meh... La mia storia assomiglia in modo incredibile alla tua, Hinata senpai? Non hai idea di quanto.

***

Dopo diverse ore arrivarono al cosiddetto “perimetro”, ossia l'area entro cui prestare massima cautela e attenzione, visto l'avvicinamento all'obiettivo. Ma non passò mezz'ora che già Hinata e Kiba si accorsero di qualcosa che non quadrava.

“Ehi, Hinacchan? Io e Aka sentiamo un odore... Che non ci piace. Paura. Gli animali di questo posto ne trasudano. E non è merito della nostra presenza.”

Il byakugan non rivelava nulla di umano nelle vicinanze, ma era fin troppo chiaro che erano entrati in un posto decisamente pericoloso. C'era silenzio, troppo silenzio, in quella foresta.

Improvvisamente la Hyuuga alzò la voce e disse agli altri: “Sta arrivando qualcuno a gran velocità... E'... E'... Oh dei, è Danzo?!? Ma è assurdo!”

 

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Capitolo 27
*** Rotten Roots - Part two: from hell with love ***


25)Rotten Roots - Part two: From hell with love

“Trovo divertente il fatto che Tsunade continui a mandarmi allegre comitive di topolini pronti a farsi mangiare. A ennesima riprova della sua stupidità.”

Il morto vivente era lì, davanti a loro, sicuro di sé e completamente padrone della situazione. Al contrario, loro erano completamente spiazzati. Di tutto ciò che li poteva attendere, un Danzo redivivo era decisamente fuori dalle loro aspettative. Persino Sai, abitualmente imperturbabile, lasciava trapelare dalla sua espressione una tensione particolare.

Ad Hinata, per un attimo che sembrò infinito, si piegarono le gambe, diventate improvvisamente molli dal terrore. Se la cura del sonno non aveva influito negativamente sulle sue abilità, quello che si trovava di fronte era un avversario di gran lunga fuori dalla sua portata. Ed anche in cinque (comprendendo Akamaru), l'esito difficilmente sarebbe mutato. Ma... No, non poteva tirarsi indietro. Non ora. Per i suoi compagni avrebbe combattuto fino alla fine. Non che desiderasse la morte, ma da qualche parte sentiva di doverlo fare.

Come se la scarica di adrenalina le avesse dato una concentrazione nuova e un'accresciuta percezione della realtà, disse: “Yue, corri a Konoha. Tsunade deve sapere!”

“Ma...”

“Yue, ti prego, fa come ti dico.”

“No! Hinata, sarei pazza a lasciarvi qui da sola senza supporto medico!”

A quel punto, fu Sai ad intervenire: “Ichiraku sama, a cosa ci servirebbe un medico se morissimo tutti qui? Conosco meglio di te la forza del nostro nemico. Obbedisci al tuo capitano. O stai per caso dando ad Hinata-sama della stupida?”

A quel punto, Yue, finalmente, si decise e scattò via. Danzo aveva ascoltato quasi divertito la discussione. Ma, alla vista della ragazza che correva verso il bosco, esplose in una fragorosa risata.

“Saggia, la primogenita di Hiashi e il piccolo traditore che ho allevato con tanto zelo. Ma vi prometto che i vostri patetici tentativi di guadagnare tempo per permetterle di scappare dureranno poco. Fidatevi, non vi farò sentire molto dolore.”

Per tutta risposta, Hinata strinse i denti ed urlò, mentre con i suoi compagni di squadra si lanciava contro al nemico: “ Kiba! E' il momento di testarla!”

Kiba fece un'espressione costernata e scosse la testa: “Hinata... L'ultima volta che l'abbiamo provata sul serio ti ho quasi ammazzata!”

“Tra morire di certo e morire probabilmente cosa pensi sia meglio, Kiba-kun?” fece Hinata, con una per lei insolita punta di sarcasmo.

“Se la situazione non fosse pessima, riderei per quello che hai appena detto. Ok, forza, facciamolo.”, replicò con un mezzo sorriso l’Inuzuka.

Hinata lo sapeva perfettamente, La Raionzu futago no kosho, Le Zanne dei leoni gemelli”, era una tecnica combinata che aveva ideato lei stessa, per poter sfruttare il suo palmo dei leoni gemelli assieme all'esplosività delle mosse di Kiba e Akamaru. L'attacco, se forsse andato a segno, avrebbe avuto una forza distruttrice paragonabile al rasenshuriken di Naruto. Il piccolo dettaglio è che, finita la sua parte, la stessa Hinata sarebbe stata travolta dalla Gatsuuga, senza poter fare molto per evitarla, Byakugan o meno.

Colta da un'improvvisa folgorazione, Hinata si rivolse a Sai, che dal canto proprio, ne aveva sentito parlare da Naruto e Sakura (erano stati loro assieme ad uno sconvolto Kiba, a portare all'ospedale Hinata e a curarla), ma non l'aveva mai vista.

“Sai-kun... Appena vedrai le teste dei leoni congiungersi fino a formarne una sola... Beh, entra nelle sue fauci con una delle tue aquile e recuperami, prima che il morso si chiuda. So che ti chiedo molto, ma... Credi di poterci riuscire?”

“Se è una questione di sincronia, hai domandato alla persona giusta, Hinata sama.”

Danzo, in quel momento, non stava badando molto alle parole senza senso dei suoi inseguitori. Si può dire che più che altro fosse perfidamente divertito. Era da un po' che non faceva “esercizio”. E giocare al gatto col topo con quei ragazzini prima di ucciderli era un passatempo decisamente interessante.

Era contro il villaggio che aveva sempre e strenuamente difeso, spesso con metodi brutali, ma la cosa non gli interessava poi molto. Solo dopo essere stato evocato dall’Edo-Tensei si era sentito veramente “libero”. Libero di sottostare solo a sé stesso, libero di essere un ninja come meglio credeva, come gli aveva detto il suo evocatore.

Cos'era per lui un ninja? Un soldato e un assassino. Niente di più, niente di meno. Che quei moralisti bacchettoni del villaggio, dal defunto Sarutobi a quella megera di Tsunade credessero pure a tutte le ingenuità che volevano, ma questa era la realtà. Non c'era il lieto fine, nel mondo degli shinobi. Non c'era una famigliola felice da accudire, una bella scuola con cui giocare con i kunai per difendere un ammasso rivoltante di buoni sentimenti. E le cose erano solo peggiorate da quando il figlio di Minato-san si era imposto come salvatore della patria. Tutti a blaterare di ideali di pace e fratellanza.

Giocavano a fare i bravi bambini, mentre sapevano benissimo di essere null'altro che mercenari. Tutte le volte che ci pensava gli sembrava di avere il diabete, per la sdolcinatezza insensata che aleggiava nell'aria a Konoha, appena prima che morisse. Eppure l'aveva sempre difesa, perché quello era il suo dovere. Ma ora…

Ora non aveva più doveri né catene. E, grazie ad una certa persona, proprio l'ultima che avrebbe pensato di ringraziare fin tanto che era ancora in vita, era anche, potenzialmente, immortale.

Forse, però, avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione a quanto i “marmocchi” stavano facendo. Perché una enorme testa di leone fiammeggiante di colore bluastro, straordinariamente simile al bicoda Matatabi, chiuse il morso letale sul suo braccio destro.

Quello su cui aveva impiantati dieci sharingan.

Quello su cui aveva impiantate le cellule di Hashirama.

Fu un attimo. Si vide costretto a fare una cosa che non avrebbe mai voluto, e che era l'unica condizione che il suo “padrone” gli aveva imposto di non violare: non sprecare nemmeno uno degli sharingan per utilizzare Izanagi, la riscrittura della realtà.

“Un solo Sharingan. Uno soltanto. Un minuto basterà e avanzerà per rivolgere contro questi ragazzini il loro attacco.”

***

“Sas'ke-kun... Toglimi una curiosità...”

“Suigetsu, sei troppo curioso ultimamente. Mi fai venire voglia di toglierti di mezzo.”

“Spiritoso come sempre, piccolo Uchiha, eh? No a questa mi devi proprio rispondere, perché non la capisco. Perché proprio Danzo Shimura? Non l'avevi ammazzato tu stesso?”

“La mia voglia di eliminarti non fa che accrescersi. Ad ogni modo, era un semplice test. Del resto, ho scoperto che i Kage non si possono più evocare, dopo l'ultima battaglia contro l’eremita. Per cui non mi rimaneva che lui, per cominciare. Ovviamente, i suoi dieci Sharingan mi serviranno in futuro anche per mettere in pratica in forma completa il Kotoamatsukami. Io non ho sangue Senju nelle vene, lui sì. Certo, se trovassi per conto mio il modo di impiantarmi le cellule del mokuton, sarebbe molto meglio, ma per ora basta così. Non ultimo, Danzo provvede graziosamente a tenere impegnati i ninja di Konoha, così come quegli idioti del villaggio ricostruito dell'Erba che si sono fatti chiamare Akatsuki. Più distrazioni ci sono per la foglia, meglio è per me.”

“Ahahah! Non ti facevo così codardo. Fai uccidere i tuoi nemici a dei morti che camminano... E poi, scusa, l'Edo-tensei di Hashirama non ti aveva dato il suo chakra, prima di svanire?”

“Non è codardia, Suigetsu. E' studio delle variabili. E poi Danzo non può uccidere proprio nessuno. Gli ho sigillato parzialmente gli Sharingan, per cui non può utilizzare Izanagi. Non voglio che sprechi in modo idiota il suo braccio. Anche se lui naturalmente non lo sa ancora. Per quanto riguarda il chakra di Hashirama... Beh, svanito. Evidentemente, per stabilizzarlo servono proprio delle cellule funzionali. E con il corpo del dio degli Shinobi ridotto in polvere, sono decisamente a corto di alternative: o Yamato o l'Edo tensei di Danzo.”

“Capisco... Ma rimani pessimo. Non avevi già deciso di doverlo eliminare, quel dannato clan dagli occhi palliducci? Che aspetti?”

Con una calma glaciale, Sasuke non notò il tono sarcastico del nukenin della nebbia e replicò:

“Te l'ho già detto milioni di volte, Suigetsu. Al contrario di te, per me la violenza è solo un mezzo, e nemmeno il più importante, non un fine. E poi, ho pazienza. Ci sono molte cose che devo valutare. Ho dato a Karin il compito di studiare un modo per ovviare all'incompatibilità genetica tra Hyuuga ed Uchiha. Fino a che non mi darà una risposta definitiva, eviterei di sterminarli solo perché loro potrebbero vedere che sto usando lo sharingan ipnotico su mezzo villaggio. Al limite, se Danzo non fa casini e la cattura, provvederò a che tolga un occhio ad Hinata per impiantarmelo sulla mano, giusto per la curiosità di vedere che succede.”

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Capitolo 28
*** Omake chapter: all hands on deck ***


Omake chapter: All hands on deck

Un ragazzo appena maggiorenne aveva appena preso una decisione. Una decisione che, sapeva, gli sarebbe costata molto cara. Ma si trattava della sua vita e si sentiva grande abbastanza per poter prendere da solo le decisioni riguardanti sul proprio futuro.

“Padre?”

“Sì, Genma?”

“Mi ha detto che avevo ventiquattro ore di tempo per rifletterci. Ci ho riflettuto. E non ho cambiato la mia opinione a riguardo. Non farò mai e poi mai il ninja medico e non porterò avanti la tradizione di famiglia. Non sono tagliato per fare l'agopuntore.”

“Di' piuttosto che non vuoi. Hai pronto il tuo bagaglio?”

“Sì, padre. L'ho preparato un attimo fa.”

“Bene. Perché da questo momento non sei più mio figlio. Fuori da questa casa e non farti più vedere!”

“E sia. Addio, padre.”

Cazzo, quanto lo odiava. Eppure... Eppure quella volta non ce la fece. Una lacrima, una sola, scese sull'ultima piastrella di marmo del curato vialetto della casa in cui aveva trascorso la sua intera vita. Se solo mamma fosse stata ancora viva.

In seguito, non dovette affatto pentirsi della sua scelta. Era uno della cosiddetta “generazione dei prodigi”, assieme a Kakashi, quel rimbecillito di Gai, Raido, Hayate, Aoba e tanti altri.

Generazione di prodigi? Certo, come no. La terza guerra ninja era arrivata come una fottuta maledizione, rendendoli vecchi prima del tempo. E' vero, erano in primo luogo dei soldati, ma alla loro età avrebbero dovuto spassarsela, godersi un po' la vita. E invece, niente. E lui meno di niente, dato che non aveva una famiglia cui tornare, e di farsene una per conto suo... Beh, gli venivano i brividi solo a pensarci. Un conto era fare il cretino, cosa che gli riusciva benissimo. Un conto era impegnarsi per davvero.

Eppure, dopo un po', arrivò una piccola personcina che gli sconvolse la vita.

Pochi anni dopo l'attacco della volpe a Konoha e la morte del quarto, il fratello minore di suo padre si sposò, ed ebbe una figlia. Ovviamente “il grande agopuntore della foglia”, Tooru Shiranui, gli aveva impedito di avere contatti con tutta la famiglia. Ma quella sbadata di sua zia, in occasione della festa per il primo anno di vita della piccola Ako, aveva sbagliato a fare le partecipazioni e... Beh, era stato invitato anche lui.

Cazzo, zia, non sai che se mi faccio vivo, mio padre pianta un casino tale da chiedere al vecchio Sarutobi di bandirmi da Konoha? 

Inizialmente la sua idea fu questa. Poi, però, il pensiero perverso di godere della faccia di tutti i presenti di fronte ad una sua improvvisa apparizione ebbe il sopravvento. Mentre era già sulla via per la casa di zio Gintoki si dimenticò di una cosa importante.

Cazzo! Il regalo d'esortazione! Sono un coglione...

Già. Il “regalo d'esortazione”. A casa della rinomata famiglia Shiranui, agopuntori da innumerevoli generazioni, il primo compleanno era un evento particolare. Si regalava al piccolo o alla piccola un pensiero per “incoraggiarla” verso la strada di un radioso futuro.

Ma il regalo era sempre lo stesso. Sembon. Tradizione voleva che prima si regalassero quegli spilloni al pargolo, prima potesse diventare un eccellente ninja medico. Sempre agopuntore, ovviamente.

Se devo irritare tutti devo farlo come si deve, no?

Tornando sui suoi passi, si diresse verso una casa che conosceva bene, da cui provenivano da qualche mese ormai, urla e strepiti di ogni sorta ad ogni ora del giorno (e forse anche della notte).

Bussò. Nessuna risposta. Se non il vagito di una bambina che più che altro sembrava lo strepito di un'aquila.

Bussò di nuovo. Questa volta, Genma poté udire dei passi strascicati accompagnati da maledizioni che si avvicinavano alla porta. La padrona di casa, finalmente, gli aprì.

“Ehi, splendore, come va?”

Lo “splendore”, aveva i capelli spettinati, occhiaie e pupille arrossate. Segno dell'ennesima notte senza sonno. Ma nonostante tutto, si sforzò a tirare fuori un sorriso di circostanza.

“Splendore... Genma, ho sonno, ho i vestiti sgualciti, non riesco a togliermi di dosso l'odore di vomito al gusto di latte rancido e tu, TU osi venire qui a prendermi per il culo?”

“Ehi, ehi... Buona viperella, buona...Vedo che non sei dell'umore per una sveltina. Peccato, ripasserò più - ”

ciaf!

“Cazzo, Genma, invece delle tue solite coglionate, perché non mi dai una mano con Haruna? Io non ce la faccio più... Un'ora. UN'ORA! Non chiedo tanto, no, se prego i Kami perché la piccola mi lasci tranquilla per un'ora?”

“Anko-san, le tue sberle sono qualcosa di micidiale, lasciatelo dire. Va bene, va bene, ti do' una mano.”

Anko era troppo stanca per dubitare delle reali capacità di Genma nel trattare con dei piccoli mostri di un anno, con una fame insaziabile e la capacità di fratturare il timpano a miglia e miglia di distanza. Sia che il ragazzo possedesse realmente feeling con i bambini, sia che i Kami avessero deciso di avere pietà delle sue richieste imploranti, Haruna, dopo essere stata cullata un po' da Genma, si addormentò davvero.

“Brutta vipera ruffiana, com'è che se lo faccio io non funziona?”

“Semplice, Mitarashi: tale madre, tale figlia...”

“Deficiente... Piuttosto... Anche se mi piacerebbe, non credo tu sia venuto qui solo perché hai avuto pietà di una ragazza che ha avuto la masochistica idea di fare la mamma a tempo pieno.”

“Eh, già, beccato come sempre. Non ti posso nascondere proprio nulla, eh, viperella? Beh, sì insomma... Oggi la figlia di Gintoki compie un anno.”

“Ah, siamo già all'esortazione, quindi.”

“...E sono stato invitato. Yukino e Gintoki sono due pazzi scatenati. Meriterebbero che onorassi il loro coraggio facendo una scappata alla festa per davvero.”

“Il pazzo sei tu. Ti caccerebbero fuori a pedate alla velocità della luce!”

“Lo so! E qui sta il bello! Voglio vedere la loro mandibola schiantarsi al suolo appena intravedono la mia sagoma alla porta. E poi, voglio fare davvero un regalo alla piccola Ako-chan. Solo che non so cosa prenderle."

“Niente sembon?”

“Anche no, viperella! Le donerò qualcosa per esortarla sulla mia, di strada.”

“Mmmh... Dei giornaletti porno ad una ragazza? Non mi sembra una grande scelta.”

“Touché... No, sul serio Mitarashi, voglio esortarla a scegliersi da sola il suo destino, quando sarà l'ora. Per quanto, lo ammetto, non mi spiacerebbe che diventasse una ninja come me.”

“Non so, Genma, però... Senti, hai ancora quel tuo vizio di merda?”

“Quale, provarci spudoratamente con te ogni volta che ti vedo?”

“Cretino. No, il gioco d'azzardo! Tutti coloro che hanno la forza di scegliersi da soli il proprio destino contro tutte le avversità sono un po' dei giocatori d'azzardo... Regalale un mazzo di carte.”

“Mitarashi, sei un genio! Vedi perché sei la mia viperella preferita?”

“Chiamami un'altra volta “viperella” e giuro che quel tuo cazzo di sembon che tieni sempre in bocca te lo faccio mangiare… Se sei fortunato. oppure potrei cambiare idea e piantartelo in un altro orifizio, se capisci ciò che intendo… Piuttosto, e l'altro regalo?”

“Quale altro regalo?”

“Beh, uno per esortarla a scegliergli da sola il proprio destino, un altro perché speri comunque che segua i tuoi passi come ninja.”

“Giusto, giusto... Secondo te la mia maschera di volpe quando facevo parte della guardia di Minato, può andare? Non che me ne voglia liberare così facilmente, però.”

“Beh, è una gran bella ‘esortazione’, direi.”

“Ok, viperella, ti ringrazio. Adesso volo da zio Gintoki. A dopo!”

Prima che Anko potesse alzare la mano per mollargli uno schiaffone all'ennesimo “viperella”, Genma le schioccò un bacio in fronte e infilò a razzo la porta, facendogli un occhiolino dispettoso. Suo malgrado, la ragazza sorrise. Prima che Haruna interrompesse di nuovo il filo dei suoi pensieri con il suo implacabile piagnisteo.

***

“Tooru! Questa è casa MIA, non tua. E se Genma non è più tuo figlio, io continuo a considerarlo mio nipote. Entra pure, figliolo.”

Di tutto quello che poteva accadere, Genma una cosa proprio non si aspettava: che suo zio prendesse le sue difese. Si era sempre fatto l'idea che Gintoki fosse un debole. Simpatico, certo, ma debole. E ora, teneva testa niente meno che a suo padre, cosa che nemmeno lui riusciva ancora a fare senza che il suo corpo tremasse. E' vero, era lì principalmente per dispetto, ma dopo quella scena, si sentì improvvisamente stupido, prima di ricordarsi, che, in fondo, il motivo ufficiale per cui era lì, poteva anche diventare sincero: augurare la libertà alla figlia di suo zio. Quella piccola adorabile bambina che faceva andare le manine e gli occhietti di qua e di là, quasi fosse intenta ad osservare ed analizzare il mondo circostante. Posò platealmente la maschera di kitsune sul tavolo del rinfresco, poi disse: “Tranquillo zio, do' i miei regali alla piccola, poi tolgo il disturbo. Mise nelle mani della piccola un pacchettino sigillato. Carte per giocare ad hanafuda. Ako, ovviamente, cominciò a masticare gli angoli del pacchettino, e si lasciò andare in un estatico gridolino di soddisfazione.

Appena Genma uscì dalla porta, la bimba, improvvisamente, scoppiò a piangere.

Il ragazzo la sentì, e non poté trattenere, mentre prendeva la via di casa, un sorriso, seguito da un pensiero:

Cresci in fretta, cuginetta, che non vedo già l'ora di insegnarti ad usarle, quelle carte.

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Capitolo 29
*** Rotten Roots – Part three: Dance, Little sister ***


26)Rotten Roots – Part three: Dance, Little sister
 
“Yue, capisco quello che hai passato, ma ora, ti prego, fammi il piacere di calmarti! Ora fai un bel respiro e spiegami lentamente cosa diavolo è successo.”
Tsunade si era vista letteralmente piombare nel suo ufficio Yue, decisamente più trafelata del solito. L'occhio clinico dell'hokage si soffermò su gambe e braccia della ragazza. Graffi e contusioni, certo, ma niente di più serio. 
Eppure, di sicuro qualcosa che non era andato per il verso giusto c'era, eccome. Tanto più che, ora che ci faceva caso, la ragazza aveva gli occhi gonfi ed arrossati. Doveva aver pianto a dirotto, mentre correva a perdifiato per raggiungere il villaggio. A spizzichi e a bocconi aveva srotolato fuori parole piuttosto sconclusionate, tra le quali sembrava avessero particolare rilevanza “Danzo”, “gravemente feriti” e “catturati”.
Facile capire che Hinata, Sai e Kiba fossero nei guai, e grossi anche; meno facile, interpretare di che tipo potessero essere, questi guai.
Questa volta, Yue, cercò di ricominciare da capo. Si sentiva una codarda e una vigliacca, ad aver abbandonato nelle grinfie del nemico la propria squadra, sebbene quelli fossero gli ordini del suo capitano. No, non si abbandonavano gli amici sul campo di battaglia.
Se avesse ragionato a mente lucida, forse avrebbe realizzato di aver compiuto una grande impresa, riuscendo a seminare in velocità un inseguitore del calibro di Danzo. E avrebbe capito che i suoi compagni avevano affrontato fino alla sua inesorabile conclusione una lotta così impari solo perché lei riferisse a Konoha la notizia che Danzo era resuscitato attraverso una resurrezione impura e che aveva propositi poco amichevoli nei confronti del suo ex-villaggio. O forse, avrebbe amaramente realizzato che Danzo si era preso il gusto di non impegnarsi veramente nella caccia e di averla lasciata andare. Così, giusto per il gusto di capire cosa sarebbe accaduto.
O, più verosimilmente, anche a mente lucida, tutto questo non avrebbe fornito una giustificazione sufficiente a lenire il proprio bruciante senso di colpa e di impotenza.
Si fece forza e raccontò, cercando disperatamente di non abbandonarsi ad incontrollabili singhiozzi, tutto ciò che era accaduto. Non più di pochi minuti di lotta furibonda, ma che nelle parole della ragazza si dilatarono, anche per via delle domande di una sempre più allibita Tsunade.
Due punti, in particolare, Yue non era in grado di spiegare. Il primo, e più angosciante, era cercare di capire in che condizioni fossero Hinata, Sai, Kiba ed Akamaru.
Secondo Yue erano ancora vivi. Gravemente feriti, ma vivi. L'hokage, tuttavia, temeva che la verità fosse un'altra, e che la ragazza si aggrappasse all'idea che fossero ancora vivi solo per sentirsi meno responsabile.
Il secondo, era l'identità del vero nemico. Perché se Danzo pareva aver aggredito i ninja di Konoha di sua spontanea volontà, pur tuttavia era chiaro che chi aveva praticato l'Edo Tensei sul suo corpo l'aveva fatto per creare caos e scompiglio. Che fosse stato Orochimaru? Possibile, ma veramente improbabile. Le aveva salvato la vita durante l'ultima guerra. Per giunta, prima di sparire per sempre, le aveva dichiarato di aver perso completamente interesse nel mondo ninja. Se ne sarebbe andato lontano, per terre sconosciute. Forse a perpetrare in nome della sua morbosa curiosità scientifica esperimenti crudeli, ma sicuramente a miglia e miglia di distanza da Konoha. E Tsunade ne era certa, quando l'aveva detto era stato assolutamente sincero.
Ma chi dunque poteva conoscere quella disgraziata tecnica che Tobirama aveva avuto la pessima idea di inventare? E perché tirarla fuori proprio ora?
Il filo dei suoi ragionamenti fu interrotto dal rumore di uno strozzato mugolio. Lo sforzo e la disperazione avevano avuto infine la meglio su Yue, che era caduta svenuta. Ma prima che crollasse sul pavimento, rapide come un fulmine, due braccia la presero da dietro, per poi adagiare delicatamente il corpo sulla poltrona dell'hokage, che dal canto suo si era subito alzata per farle spazio.
Quella volta, però, Tsunade non aveva né la voglia, né il tempo per giocare a fare la seccata. Dopo aver dato un'occhiata alla ragazza per accertarsi che non fosse nulla di grave, sì limitò a mugolare sottovoce un “Tu e il tuo vizio di entrare dalla finestra...”, poi, schiaritasi la voce, chiese con semplicità al nuovo ospite: “Quanto hai sentito, Naruto?”
“Abbastanza. Direi che non c'è tempo da perdere. Tempo di raccogliere le mie cose e parto.”
“Naruto, no. E non frignare, tanto non mi convincerai mai.”
Il biondo, visibilmente preoccupato per la sorte degli amici, non si lamentò come un bambino capriccioso, come era solito fare, ma, con sguardo insolitamente duro chiese, tagliente: “Perché?”
“Primo: hai appena subito un tentativo di assassinio piuttosto serio. Non ho alcuna prova per affermare che i due fatti siano correlati, ma non voglio correre rischi. E comunque, anche se indipendenti, chi abbiamo di fronte potrebbe volere la stessa cosa: attirarti allo scoperto ed ucciderti. Secondo: come dire... Quando si tratta di Hinata, tendi a perdere la testa. Nessuna allusione maliziosa, è una semplice constatazione. Anzi, aggiungerei che è una reazione stupida, visto che non è affatto una bambina indifesa da proteggere. E’ una ninja. E i ninja hanno come compagna di giochi preferita la morte. Lei l’ha imparato. E tu Naruto? 
Sorpreso dall’ultima affermazione, il ragazzo fece per replicare qualcosa d’istinto, ma Tsunade alzò la mano, scuotendo la testa. ‘Lascia stare, prediche al vento di una vecchia sciocca… Comunque, dicevo? Ah, sì, sul perdere la testa. Al di là di qualsiasi considerazione morale, se vuoi metterla su un piano più pratico, quando dai di matto, di solito devono ristampare in fretta un nuovo atlante geografico del continente, non so se mi sono spiegata. Terzo, hai delle genin da addestrare, fino a prova contraria.”
“Capisco. Chi manderà?”
“Pensavo due team coordinati: il primo sarà composto da Genma, Shizune e Anko, con Kakashi caposquadra; il secondo sarà l'Ino-Shika-Cho, assieme a Yamato. Fortuna che alcuni di loro sono appena tornati. Possono bastare?”
Il biondo finse un sorriso e rispose: “Sì, forse bastano.”. Ma non aggiunse, com'era suo solito, alcuna battuta. Senza dire nulla, fece per andarsene, questa volta passando dalle scale.
Prima di uscire, Tsunade, gli scoccò a bruciapelo un'ultima domanda: “Ho la tua parola, Naruto? Che non ficcherai il naso in questa storia, intendo.”
Naruto nemmeno si voltò, mentre rispondeva con un secco, quanto deciso “No, non prometto niente”, per poi sbattere la porta alle sue spalle, senza udire il sospiro rassegnato del capovillaggio.
***
Anche quando non si tratta di Anbu, la notizia della perdita di un'intera squadra sembra non faccia mai troppo clamore. Tutti, a Konoha, imparano presto che su certe cose è tassativo tenere le bocche cucite. Ma, spesso, le voci sono come le acque di fiume carsico: nonostante non emergano alla luce del giorno, ciò non vuol dire non stiano correndo lungo il loro tortuoso cammino.
Per Hanabi non era certo un segreto che sua sorella fosse stata rapita, forse persino uccisa. Suo padre aveva chiesto il consenso all'hokage per organizzare una squadra di recupero personalmente. Naturalmente Tsunade si era rifiutata. Non doveva essere considerato un “affare di famiglia”. Dopo tale affermazione, tra la Senju e lo Hyuuga erano probabilmente volati fulmini e saette, ma Hanabi non l'avrebbe mai saputo. Non si poteva affermare che quello fosse il genere di cose di cui suo padre si sentisse libero di discorrere amabilmente a cena.
Hanabi provò a comportarsi da ninja, cercando di rimanere, almeno in superficie, fredda ed impassibile. Ma proprio non ci riusciva. Era la sua nee-san quella di cui stavano parlando, maledizione! Il suo punto di riferimento, la sua colonna. L'unica persona in quella stramaledetta casa con cui poteva essere libera. No, non solo in quella casa. L'unica persona in assoluto. L'unica persona che conosceva tutto di lei, anche le sue infinite debolezze.
Per questo, quando Naruto le convocò un mattino sul campo di allenamento, aveva gli occhi rossi, gonfi e cerchiati di nero. Non ci voleva un genio per capire che doveva aver pianto, certamente da sola ed in silenzio, per una notte intera.
Il suo biondo sensei la fissò a lungo e intensamente, quasi come se la stesse osservando sul serio per la prima volta.
Talmente intensamente che anche Hanabi se ne accorse. Per un attimo le sembrò quasi che quegli occhi blu profondo le leggessero dentro perfettamente, scavassero nel suo cuore, come ad indurla a buttare fuori tutto. Volse lo sguardo, celando malamente il suo senso di disagio.
A quel punto anche Naruto si riscosse, e con il suo abituale fare allegro disse al trio: “Ragazze, mi dispiace davvero tantissimo, ma il vostro sensei ha un piccolissimo problemino. Deve andare a incontrare una persona in un posto, per cui, beh... Starò via una settimana, ecco.”
“Che problema c'è? Cioè, possiamo venire anche noi! Sarà un'occasione per spaccare un po' giusto? GIUSTO?!?”
All'esternazione di Haruna, il biondo scosse la testa e sorrise. Poi, mettendosi la mano dietro alla nuca, replicò, con fare esitante: “Ecco... Ahem... Haru-chan, mi spiace, ma devo andarci da solo... Su, dai, non fare quegli occhioni da cucciolo di foca bastonato, ti prego. E' una settimana. Poi anche voi dovreste riposare un po', ve la siete passata davvero brutta nel covo di quei bastardi.”
“Ma-ma-ma...”
Mentre Naruto cercava di scusarsi con Haruna, che nel frattempo aveva deciso di passare all'azione, saltandogli addosso e cercando di prenderlo a pugni mentre si lamentava, Ako fissò il suo maestro. Ballista di un baka-sensei... Forse dovrei dirlo a Genma... No, meglio di no. Ma se si ficca in qualche casino, giuro che la prossima volta non gliela faccio passare così liscia!
Si riscosse dal flusso dei propri pensieri e fece, rivolta ad Haruna: “Haru-chan, adesso basta, smettila di fare la bambina di cinque anni. Penso che Naruto sensei desideri partire al più presto senza perdere altro tempo. Vero?”
L'occhiata scoccata da Ako fece quasi sobbalzare Naruto. Kurama, dentro di lui, represse a stento un ghigno. Cos'era quello sguardo? Possibile che avesse capito tutto al volo?
Pensi davvero di fregarle, baka? Passi per Haruna, ma ti ricordo che le altre due hanno un cervello funzionante, al contrario tuo.
“Vero, verissimo Ako chan! Ora se non vi dispiace...”
“Faccia pure, Naruto sensei. Mi raccomando, buona fortuna. Credo che ne avrà bisogno.”
“In che, senso, Ako-chan?” Chiese perplessa Haruna.
“Niente, niente, baka, che non sei altro. Forza, vieni con me. Prova ad allenarti a schivare i miei senbon"
“Davvero? Wow! Ok, Ako, ci sto!”
Mentre Ako se ne andava, trascinando a forza Haruna, lanciò un breve sguardo ad Hanabi, che era rimasta tutto il tempo in silenzio e con il capo chino, e che era ancora lì ferma, come paralizzata. La Hyuga stringeva i pugni, tanto da avere le nocche bianche dallo sforzo. Hanacchi... Sai che gli saresti solo d'intralcio, non fare cazzate.
Appena le due furono lontane dalla sua vista, Naruto fece per andare. Qualcosa però lo bloccò tenendolo per la manica.
“Hanabi? Forza, lasciami andare il braccio, che così me lo stacchi.”
Per tutta risposta, la ragazza glielo strinse ancor più forte, rivolgendo al suo maestro due occhi pieni di lacrime. Dopo aver trattenuto un singhiozzo, cominciò a implorare:
“Maestro... La prego... Mi permetta di venire con lei.”
Alla preghiera quasi sussurrata di Hanabi, rispose cercando ancora di fingere: “Hana-chan, su, non sto via per un'eternità. E'... E’ solo una piccola commissione.”
A questo tentativo pietoso di scrollarsela di dosso, Kurama non ce la fece più e sbottò:
E digli la verità, idiota! Tanto l'ha già capito, come quell'altra, del resto....Te l'ho sempre detto che le tue genin sono più furbe di te, no? Pensavi davvero di riuscire a fregarle con quella patetica storiella? Poi, dopotutto, questa qui ha tutto il diritto di sapere, visto che è la sorella della tua spasimante.
Naruto sbuffò, ma non ebbe il coraggio di obiettare all'osservazione della volpe. Non poteva negare che se fosse stato al posto di Hanabi, non si sarebbe comportato molto diversamente. Facendosi serio, le disse: “Anche io lo faccio di nascosto e senza il consenso di Tsunade-san, per cui dovrei essere proprio l'ultimo a dirti certe cose, in questo particolare caso. Ma non ti permetterò di seguirmi, Hana-chan. Con un nemico tanto forte da riuscire a catturare tua sorella, Kiba, Akamaru e Sai, mi saresti solo d'intralcio.”
“Maestro... E' mia sorella...” Avrebbe voluto dire altro, ma i singhiozzi presero a farsi incontrollati e le lacrime, fino a quel momento trattenute a stento, presero liberamente la loro strada, rigandole le gote. Era ironico pensare che fino a non molto tempo prima, sarebbe inorridita all’idea di mostrare emozioni in maniera così plateale in pubblico. E ancor di più se le avessero detto che la causa di tale sfogo sarebbe stata sua sorella maggiore.
Naruto, del resto, sapeva fin troppo bene cosa si agitava nel petto della sua allieva. Delicatamente, pose la sua mano sulla guancia di Hanabi, e tirò via col suo pollice l'ennesima goccia salata.
“Ti giuro su tutto quello che vuoi che farò l'impossibile per riportare indietro tua sorella, ok? Per una volta, abbia fiducia nel suo sensei, principessa Hanabi.”
Incapace di aggiungere anche solo una parola, l'adolescente scoppiò di nuovo. A quel punto, Naruto, non sapendo bene che fare per cercare di darle conforto, l'abbracciò, lasciando che sfogasse il pianto sulla sua tuta.
Dopo qualche minuto, finalmente la Hyuuga sembrò calmarsi e sussurrò, con voce da bambina spaurita: “Sensei, lei mantiene le promesse, vero?”
“Sempre, Hana chan.”
Lentamente, la ragazza si staccò da lui e fece un vigoroso cenno di assenso con la testa. Dopo aver tirato su col naso cercò di accennare un sorriso e disse: “Allora vada, sensei, senza perdere altro tempo.”
Naruto non se lo fece ripetere due volte e, in un minuto, sparì dalla sua vista.
 

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Capitolo 30
*** Rotten Roots – Part four: Moth into flame ***


27)Rotten roots - Part four: Moth Into Flame
 
Naruto sensei gliel'aveva promesso.
L'unica cosa che avrebbe dovuto fare, sarebbe stata quella di starsene a casa e attendere.
In trepidazione e angoscia, certo.
Ma non aveva alternative.
Forse.
Testa e cuore raramente vanno d'accordo, però. E non solo da adolescenti, a dire il vero, ma a qualunque età. E nel caso di Hanabi, sia l'una che l'altro erano in totale confusione. Alla fine, tuttavia, i due eterni rivali giunsero ad una tregua e si vennero incontro su un punto. Cioè, che lei non sarebbe stata assolutamente in grado di restare a villa Hyuuga. Non importava quando potesse essere un peso per il suo maestro. Non importava quanto potessero essere ardue le difficoltà ed i pericoli che avrebbe potuto incontrare. Niente importava, se non seguire Naruto alla ricerca di sua sorella Hinata. Doveva essere lì, quando l'avrebbero ritrovata, ne aveva il diritto! E poi, ne avrebbe approfittato per dimostrare davanti all'eroe di Konoha il proprio valore. Se non per altro, quanto meno come esca viva.
Aveva approfittato di un momento in cui nella villa e nel quartiere del clan, la probabilità che qualcuno la notasse andare via fosse minima. In particolare, perché fosse Hiashi, suo padre, a non vederla.
Perfetto... Ancora meglio di quanto sperassi, in giro non c'è anima viva.
“Ehi, ragazzina, dove te ne vai così di corsa?”
Cazzo. Come non detto, ho parlato troppo presto.
Hanabi si bloccò di colpo. Al suono di quella voce di donna, la tentazione sarebbe stata quella di aumentare il passo, se non schizzare alla velocità massima consentitale dalle sue gambe, ma non era il caso di insospettire per nulla un membro del clan. Non ancora, perlomeno.
Si voltò verso la propria interlocutrice. Era una ragazza sulla trentina, alta, slanciata, molto bella, capelli nero pece... Capelli nero pece?
Merda! Non LEI... Non la mezzosangue, non la “donna drago”!
“Ahem... Buongiorno... Ryuko-sama.”
“Buon giorno a voi, Hanabi hime. Qual buon vento vi conduce fuori dalla vostra dimora a quest'ora?” La domanda era gentile ed educata, nonché piena dell'usuale rispetto tributato alla figlia di Hiashi da parte di tutti. Ma esigeva comunque una risposta.
Nel modo più evasivo possibile, l'adolescente replicò: “ Pensavo di andare ad allenarmi un po'.”
Ryuko la guardò incuriosita. No, non era solo curiosità. Quello sguardo- constatò Hanabi – era... Obliquo, come se stesse meditando qualcosa.
La donna rise piano e poi disse, con un tono di voce più fermo e minaccioso: “Non so se l'hai notato, ma adesso siamo usciti dalla strada principale e siamo in un vicolo laterale scarsamente frequentato. Sai cosa vuol dire questo?”
“Ahem. A dire il vero non capisco dove vuole andare a parare, Ryuko-sama.”
“Significa che possiamo abbandonare i soliti formalismi del clan. E significa anche che il tuo sguardo non fregherebbe proprio nessuno. Figurarsi una ex-Anbu. Stai tramando qualcosa, piccola figlia di Hiashi, e che io sia maledetta se non mi sento in dovere di farmi gli affari tuoi, per una volta.”
Cazzo cazzo cazzo! E adesso!? Questa mi fa a fette per davvero.
Dopo un paio di minuti di silenzio, Hanabi, alla fine, sospirò. Era quello che temeva, di incontrare qualcuno sospettoso che la costringesse a vuotare il sacco. Ma di alternative non ne aveva molte. Scappare dalle grinfie della “donna drago” era impossibile. Probabilmente, da quando suo cugino Neji era morto, una delle Hyuuga più abili in circolazione, eccettuato ovviamente suo padre e forse Hinata. In più, se le storie che aveva sentito sul suo conto erano vere, la sua forza era accompagnata da  altrettanta volontà e carattere, nonostante l’età avesse apparentemente limato alcune spigolosità. In molti la temevano e, chissà perché, quando ne sentiva parlare, a suo padre veniva sempre un gran mal di testa.
“Allora? Sto aspettando. Per quanto una vaga idea di cosa tu voglia fare e dove tu voglia andare già ce l'abbia, a dire il vero.”
“Ryuko-sama... Cosa sarebbe disposta a fare per una persona a cui tiene veramente tanto?”
“Molto, piccola mia. Se fosse necessario, non esiterei a rischiare la vita, per coloro che amo.
Ma andare alla ventura, senza la preparazione necessaria, senza alcun piano non è coraggio, è follia. Non ti permetterò di andare a cercare tua sorella, se è questo quello che desideri ardentemente. Sarebbe un mero suicidio. Credimi, se ti dico che anche a me prudono le mani. Se è per quello, ho anche proposto a tuo padre di organizzare una squadra del clan, di nascosto dall'hokage, ma lui ha rifiutato. E sai perché? Perché, pur con qualche titubanza, alla fine ha riconosciuto che Tsunade sta facendo il possibile per risolvere la situazione. Hinata non è solo tua, Hanabi. E non è nemmeno solo una Hyuuga. E' tutta Konoha la sua famiglia, adesso. Essere ninja della foglia vuol dire anche questo, mettitelo bene in mente, ragazzina.”
Hanabi, con la morte nel cuore, dovette pur riconoscere che c'era del vero nelle parole della donna. Aveva torto a fare quello che stava facendo? Era un pensiero egoistico il suo? Probabile.
Ma anche ammettere tutto questo non cambiava le cose. E, soprattutto, non cambiava quello che sentiva.
“Ryuko-sama, anche il mio sensei ha deciso di andare a cercare Hinata e i suoi compagni catturati per conto proprio e... Ecco, io vorrei essere al suo fianco in questo momento, diamine!”
“Ah-ah! Ora capisco molte cose. Il tuo maestro è senza dubbio un impulsivo. L'ho sempre detto a Kakashi-san di insegnargli meglio la disciplina. Ma quel ragazzo, almeno a parer mio, è sempre stato troppo morbido con i suoi allievi...
Comunque, dicevo? Ah, sì... Vedi, Naruto, a differenza di te, conosce molto bene ciò che può e non può fare. Senza dubbio, avrà ritenuto - a torto, ci terrei a sottolinearlo - di essere l'unico in tutta Konoha in grado di battere chi ha catturato tua sorella. Ma a questo punto mi viene da pensare che quindi non è solo l'affetto per lei che ti muove, ma anche quello per il tuo sensei.”
“No! Ecco, cioè... Sì... Insomma...Voglio dimostrarmi degna di combattere al suo fianco, è questo il punto!”
“Quanta ostinazione! Peggio di me quando avevo la tua età. Facciamo così: dimostramelo.”
“Cosa intende dire, Ryuko-sama?”
“Dimostrami quello che sai fare. Forza, seguimi al campo privato! Da quel che vedrò, giudicherò se lasciarti andare oppure no.”
Il campo d'allenamento privato degli Hyuuga era poco lontano. Dopo pochi minuti arrivarono. In quel momento il grande spiazzo era completamente deserto.
Senza troppi giri di parole, la donna le disse:
“Hanabi, mostrami la Jukenho Hakke Rokujūyon Shō e non ti impedirò di fare ciò che vorrai.
“Ma... Le sessantaquattro chiusure?!?”
“Niente “ma”. E' il minimo. Alla tua età l'avevo già imparata.”
Il minimo? Hinata ha preso farla bene non più tardi di un paio di anni fa! Il massimo cui sono arrivata è trentadue, una volta, per pura fortuna...
Ma questa volta doveva riuscirci ad ogni costo. Chissà perché, la mente tornò a due giorni prima, quando Naruto sensei aveva deciso di tenerla per ben due ore sotto il tiro incessante dei senbon di Ako. All'inizio era stato facile, ma la mira della sua compagna migliorava, mentre la sua stanchezza cresceva. Come aveva fatto a evitare gli ultimi lanci?
Attivò il byakugan e si concentrò. Poi diede il via alla tecnica, mirando ai punti di fuoriuscita di Ryuko:
2…
4…
8 chiusure. Iniziava a sentire il peso dello sforzo, fisico e mentale. 
16...
32 chiusure, un record! Ma ancora non bastava. Le energie stavano venendo meno e era convinta che da lì a qualche istante avrebbe perso l'equilibrio... Come diavolo aveva fatto a schivare gli ultimi senbon di Ako quel giorno, quando non ne aveva più? Certo, d'istinto.
Beh, e allora andiamo d'istinto anche stavolta.
A quel punto, fece una cosa che nessuno avrebbe fatto di propria spontanea volontà, durante un combattimento, ed uno Hyuuga men che meno. Chiuse gli occhi. Si privava volontariamente della sua arma di combattimento più potente, per affidarsi alla “imperfezione” degli altri sensi e alle sue capacità mnemoniche.
...64 chiusure.
Quando riaprì gli occhi vide la sua “avversaria” per terra piegata dal dolore. Ryuko si sforzò di sorriderle: “Giurerei che è un colpo di fortuna, ma ti ho dato la mia parola, bambina... Mi raccomando, però: la prossima volta che ti toccherà fare questa tecnica, dovrai imparare ad acuire gli altri sensi senza privarti di quello della vista, perché non avrai un bersaglio immobile. E ora vai! Credo di averti fatto perdere tempo a sufficienza, principessa. Lo ammetto, sono stata stupida e impulsiva quanto e peggio di te a proporti una sfida del genere, ma è troppo tardi per piangere sul latte versato, la parola data è sacra. Io me ne starò qui per un po' a riprendermi se non ti dispiace... E non preoccuparti di avermi fatto male, ho la pellaccia dura.”
Hanabi non se lo fece ripetere. Le fece un profondo inchino e scappò via, mentre il sole cedeva il passo alle prime ombre della notte. Mentre, a sua insaputa, Ryuko contattava discretamente alcune sue vecchie conoscenze. Ogni promessa era debito, certo, ma non poteva lasciare che una prova di coraggio (con annesso, lei sperava, un bel bagno di umiltà) si trasformasse davvero in tragedia. Il tempo era crudele nel mondo dei ninja. Presto quei ragazzini avrebbero dovuto ricordarsi che erano dei soldati in un mondo in guerra, ma... No. No, la minore delle Hyuuga non era ancora pronta per un certo genere di ferite. Anche se, forse, nessuno lo era mai, quando giungeva il momento.
 

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