Tartarughe ninja 2003- Terza serie

di Meramadia94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gli invasori spaziali prima parte ***
Capitolo 2: *** Gli invasori spaziali seconda parte ***
Capitolo 3: *** Gli invasori spaziali terza parte ***
Capitolo 4: *** Una guerra inutile prima parte ***
Capitolo 5: *** Una guerra inutile seconda parte ***
Capitolo 6: *** Una guerra inutile terza parte ***
Capitolo 7: *** Dolore e paura ***
Capitolo 8: *** Fiducia ***
Capitolo 9: *** Un'altra persona ***
Capitolo 10: *** Il segreto di Sarah prima parte ***
Capitolo 11: *** Il segreto di Sarah seconda parte ***
Capitolo 12: *** Il segreto di Sarah terza parte ***
Capitolo 13: *** Il buio dentro ***
Capitolo 14: *** Missione di gravità ***
Capitolo 15: *** Il sole di cristallo - L'allineamento planetario ***
Capitolo 16: *** Il sole di cristallo - Ainwen ***
Capitolo 17: *** Il sole di cristallo - Atlantide ***
Capitolo 18: *** Il sole di cristallo-Il matrimonio del mio ragazzo ***
Capitolo 19: *** La missione di Hun ***
Capitolo 20: *** Colpo di scena ***
Capitolo 21: *** Verso la verità ***
Capitolo 22: *** Le origini ***
Capitolo 23: *** Battaglia per la vita ***
Capitolo 24: *** Una nuova vita ***
Capitolo 25: *** Io ti salverò ***
Capitolo 26: *** La cosa più importante ***
Capitolo 27: *** Il grande viaggio prima parte ***
Capitolo 28: *** Il grande viaggio seconda parte ***



Capitolo 1
*** Gli invasori spaziali prima parte ***


Dalla loro ultima avventura, la famiglia Hamato potè godere di almeno sei mesi di pace e tranquillità.
La vita scorreva normalmente. Allenamenti, uscite con gli amici ed ogni tanto qualche delinquente di basso profilo. Persino Shredder ultimamente non dava fastidio a nessuno.
Sarah poi era al settimo cielo.
Stava per compiare diciassette anni, andava a scuola, aveva ottimi voti, nuovi amici, aveva una famiglia che la amava... e cosa più importante era fidanzata con il ragazzo dei suoi sogni.
- Per rovinare questa meraviglia, ci vorrebbe il diavolo in persona.- diceva ogni tanto quando era particolarmente felice.
E poi sentiva una vocina dentro di lei consigliarle di non sfidare troppo la sorte.
Ma a ben vedere... aveva già affrontato di tutto.
Di cosa avrebbero mai dovuto o potuto aver paura?
...
...
...
- Ehm... sorella?- fece Mik una mattina vedendo che la sorella pareva quasi dormire mentre continuava a girare i cereali nel latte - quei cereali hai intezione di mangiarli o di fargli fare AcquaGym ancora per molto?-
Sarah parò uno sbadiglio - Si, ora li mangio...-
- Accidenti sorella, che faccia.... che fai la notte invece di dormire?- fece Raffaello.
- Dormirei pure... se gli incubi mi lasciassero dormire...- fece Sarah.
- Problemi a scuola, cattivi pensieri...?- s'informò Splinter con il tono di padre premuroso.
Sarah dissentì.
- No... sogno una guerra. Un'invasione aliena. E strumenti chirurgici che incombono su di me... brividi veri.- fece Sarah.
- Tu leggi troppi gialli ed horror e vedi troppi TG.- fece Mik - stanne lontana per un po' e vedrai che andrà meglio.-
Purtroppo nessuno avrebbe potuto immaginare che al tramonto dello stesso giorno, avrebbero avuto ospiti assolutamente indesiderati.
...
...
...
I Triceraton erano sbarcati in massa sul pianeta Terra. Avevano già invaso tutte le capitali europee, i capi di governo erano in preda la panico, la gente era terrorizzata e cercava rifugio dove poteva, pregando in aramaico di non essere trovata.
Splinter tentò di raccomandare ai figli di non uscire almeno finchè non si fosse stabilizzata la situazione ma...
Troppo tardi! Erano già scomparsi.
...
...
...
- Sorella, solo una domanda...- fece Mik nel vicolo in cui si erano appostati per discutere della situazione e decidere il da farsi - non potevi sognare qualcosa di più carino?-
Sarah lo guardò male - Se potessi sognare a comando e prevedere, sognerei sempre di mangiare una muosse al cioccolato gigante, ti pare?!?-
Ancora non ci credevano che fosse successo.
Un'invasione.
- Ma con tutti i pianeti del cosmo, perchè proprio qui?- fece Don.
- Forse quel gonzo di Zanramon è ancora arrabbiato con noi per avergli soffiato l'incrociatore spaziale... sì, in effetti come scherzo non deve essergli piaciuto molto.- fece Raffaello.
- E avrebbe organizzato un'invasio su larga scala per una ripicca contro di noi?- fece Leo - no, non mi torna.-
- Ehy, andiamo gente, è ovvio...- fece Michelangelo - Quelli sono venuti qui per conoscere il nuovo campione del Battle Nexus, ovvero il sottoscritto.-
- No...- fece Sarah - non per sgonfiarti l'autostima Mik, ma mi sa che non è il tuo fan club in gita di piacere... ho una mezza idea su cosa vogliano e perchè siano qui... ma vi avverto che non vi piacerà.-
- Spara pure.- fece Raph.
- Ricordate quando siamo scappati dall'arena e abbiamo preso in ostaggio Zanramon per avere via libera?- fece Sarah - Lui era con noi quando abbiamo consigliato al professore di teletrasportare baracca e burattini in un posto in cui triceraton e federati non avevano giurisdizione... come la Terra.-
Don si diede uno schiaffo in fronte - Accidenti, hai ragione! Ora è tutto chiaro... i triceraton devono essersene ricordati, e hanno seguito la scia di sub particelle del raggio transmat che ci ha ricondotto a casa per averne la prova.-
- In tal caso mi dispiace per loro, ma hanno fatto un viaggio inutile.- fece Leo - il professor Honneycutt e Alisa non sono più qui da mesi ormai... gli Utrom hanno offerto loro asilo e li hanno seguiti.-
- No, aspettate...- fece Mik - Qui c'è qualcosa che non quadra... ricordate, quell'affare non funzionava. Se non era per gli Utrom a quest'ora eravamo salsicce affumicate. Che senso ha fare una cosa simile per unì'invenzione ciofeca?-
- Dimentichi un dettaglio Mik...- fece Donatello - che era una ciofeca lo sappiamo solo noi, il professore e Alisa... per loro è perfettamente funzionante...-
I loro ragionamenti vennero interrotti dalle urla isteriche di qualcuno che veniva rapito.
Si affacciarono sul vicolo per vedere e videro qualcuno che si dimenva e scalciava mentre un triceraton lo portava su una piattaforma volante.
- Ashton?!?- fece Sarah che non sapeva se ridere o piangere.
- LASCIATEMI ANDARE SUBITO!!!- urlava il ragazzo dimenandosi come un pesce - NON POTETE RAPIRMI COSI' HO DEI DIRITTI, HO DELLE RESPONSABILITA' VERSO LE RAGAZZE! CHE FARANNO SENZA DI ME, PENSATE ALLE VOSTRE MADRI, MOGLI E SORELLE SE FOSSERO COSTRETTE A PATIRE QUESTA TORTURA!!!
VI PREGO LASCIATEMI ANDARE, NON MI AMMAZZATE, SONO TROPPO PREZIOSO PER MORIRE!-
- Oh. Mio. Dio.- borbottò Sarah ridendo nervosamente - E dire che mi starebbero quasi simpatici quei dinosauri... certo, se non mi invadevano la casa anche meglio...-
- Andiamo...- fece Leo. Non sapeva se imputare tale decisione alla pietà per un civile o per terminare più in fretta l'agonia che quel tipo gli stava facendo sperimentare con quello spettacolo - è pur sempre un civile in pericolo, non possiamo permettere che gli facciano del male.-
- Perchè ho l'impressione che me ne pentirò in futuro?- fece Sarah.
Donatello creò un diversivo  con un attacco in finta, permettendo così a Leo di saltare sulla piattaforma e prendere tra le braccia il '' rivale'' svenuto per poi saltare giù. Mik e Raph si occuparono di far cadere i due piloti triceraton e far schiantare il loro veicolo contro un palazzo.
Poco più tardi, Ashton riprese i sensi...
- Mio tesoro, mia colombella!- fece Ashton con occhi adoranti sotto lo sguardo di una Sarah mezza schifata e mezza confusa - Hai sfidato un drappello di alieni per salvare me! Dunque fino a questo punto mi ami?-
- Ehm...- fece Sarah - Ragazzi? Un aiutino?- supplicò.
I quattro si fecero vedere e...
- AHHHHHHHHHHH!- Ashton prima strillò e po si buttò in ginocchio - Pietà, siamo due giovani innamorati, non fateci del male!-
- A far del male a questo tizio ci penseranno i miei avvocati!- fece Mik mettendosi una mano sul cuore cercando di riprendersi dallo spavento  - mamma mia, le mie povere coronarie...-
- Indietro marrani... Ah!- nella foga del movimento di alzarsi e prendere il coperchio di un bidone dell'immondizia Ashton se lo diede in testa a cadde di nuovo a terra svenuto.
- Che cosa imbarazzate...- fece Raffaello.
- Fammi capire Sarah...- fece Don - questo sarebbe il miglior partito della scuola?-
- Il sedicente miglior partito della scuola.- lo corresse Sarah - e consiglio di allontanarci prima che si riprenda...-
- Concordo!- fece Leo.
- Bel tipo... bastava un '' Grazie per avermi salvato''.- fece Mik allontandosi assieme agli altri.
- Mi chiedo perchè i triceraton volessero rapirlo...- fece Leo.
- Beh, di solito gli alieni rapiscono i terrestri per studiare la loro intelligenza.... - fece Raph - ma visto com'è messo quel tizio hanno fatto un'altro buco nell'acqua.-
- No, non credo che fosse quello il loro obiettivo...- fece Don - Se stanno cercando il professore e sua figlia, sicuramente pensano che sulla terra qualcuno li stia coprendo... ricordate il raggio transmat? Chiunque ci entri in contatto si porta appresso, permenentemente, delle particelle di energia, che si attaccano a tutte le persone con cui il soggetto entra in contatto... tipo Ashton. E' in classe con te, dividete lo stesso spazio e lo stesso ossigeno per sei ore al giorno...-
- Vuoi dire che tutti i miei compagni di classe, il corpo docente della scuola, April e Casey potrebbero essere rapiti per essere interrogati a riguardo?- fece Sarah che non ci voleva credere.
- Sì... oltre a tutti gli altri con cui i '' contagiati'' sono entrati in contatto, questo spiegherebbe perchè rapiscono anche persone che non abbiamo mai visto...- fece Don.
Quella storia gli piaceva sempre meno.
...
...
...
Donatello e Sarah avevano ragione.
I Triceraton, rilevata una grossa quantità di particelle di raggio transmat, all'interno del '' 2nd Time Around'' vi si fiondarono subito per rapire chi c'era dentro, ossia April.
La ragazza, era intanto stata raggiunta da Casey, che insisteva per portarla via dalla città almeno sino a quando quei mostri non avessero alzato i tacchi per tornare a casa loro.
April sulle prime declinò l'offerta, per poi cambiare idea quando i Triceraton sfondarono porta e vetrina per entrare.
Fu allora che i due scapparono sulla moto di Casey, per poi sfrecciare via a tutta velocità. I Triceraton li inseguirono, bersagliandoli di esplosioni che Casey riuscì ad evitare... salvo rischiare di scontrarsi con un camion cisterna rivoltato.
Usarono un'insegna come rampa per scavalcare e sembrava che il pericolo fosse passato... ma un altro drappello di Triceraton colpì la motocicletta di Casey, facendoli sbalzare giù e cadere a terra svenuti. Inermi. Senza che potessero impedire la loro cattura.
Le richieste di Zanramon diedero ragione all'ipotesi di Sarah oltre che a convalidare la tesi che Donatello aveva costruito per spiegare il perchè gli invasori rapissero solo determinate persone.
Il primo ministro interruppe una riunione al palazzo delle Nazioni Unite per mandare loro un video-messaggio: avrebbero cessato l'attacco e non ci sarebbero state vittime, a patto però che i terrestri consegnassero al suo esercito, e quindi a lui, il professor Honneycutt e sua figlia.
Richiesta che però, per ovvi motivi, non poteva essere soddisfatta.
- Quindi, fatemi capire...- fece Raph - I Triceragonzi hanno invaso il pianeta per cercare due tizi che non sono più qui per impossersi di una sua invenzione ciofeca?-
- Riassunto efficace ed esaustivo.- confermò Leo. Poco dopo, il suo cellulare squillò. Era April. Chiedeva aiuto. Lei e Casey erano stati catturati dagli alieni e radunati assieme a decine di persone a Central Park.
Prima che potesse dire altro, un triceraton distrusse il suo cellulare.
- Hanno catturato Casey ed April.- fece Leo - sono prigionieri a Central Park.-
- E allora che ci facciamo ancora qua?- fece Raph inducendo gli altri a seguirlo.
...
...
...
Intanto, Zanramon iniziava a spazientirsi. L'invasione procedeva bene, ma per ora non aveva visto i risultati che gli interessavano.
I terrestri ancora non avevano dato segno di voler collaborare, e cosa peggiore fingevano ( secondo lui) di non sapere di cosa fosse stato chiesto loro.
Il comandante Mozar lo rassicurò però, asserendo di avere in mente una strategia: aveva radunato a Central Park tutte le persone che erano risultate positive all'energia transionica, e che quindi erano entrate in contatto con Fugitoid. Perciò o quelle persone avrebbero ceduto loro le informazioni in loro possesso di loro iniziativa o se le sarebbero procurati da soli, mettendo loro in testa uno speciale casco neurale che avrebbe potuto estrapolare dai loro cervelli le informazioni di cui avevano bisogno.
Che però avrebbe fritto i cervelli di quei malcapitati.
Ma si trattava di un banale e trascurabile effetto collaterale.
Un ottimo piano... peccato che per un piccolo dettaglio era destinato a fallire.
Secondo uno studio, sulla Terra vi erano almeno sedici tipi di personalità. E non c'era persona peggiore di quella che pretendeva che la sua opinione fosse una verità assoluta, rifiutandosi di tenere in conto altre possibilità.
Se Mozar e Zanramon avessero valutato tutte le possibilità, allora avrebbero capito che i terrestri dicevano il vero quando asserivano di non sapere di cosa stessero parlando gli invasori... così come avrebbero potuto pensare che le persone da loro radunate non avevano avuto contatto con Fugitoid, ma con Sarah e le tartarughe, che stando a contatto con delle persone avevano attaccato loro quelle particelle, che a loro volta avevano attaccato ad altri, dando il via ad una vera e propria epidemia.
...
...
...
I cinque ninja, intanto, appostati nel buio cercavano di decidere il da farsi. Andare lì ed affrontare un esercito alieno che poteva vantare un discreto numero di ostaggi all'interno di una gabbia elettromagnetica  e l'uso di armi letali... non era esattamente quel che si poteva definire una genialata.
- Qui bisogna usare la testa.- fece Don.
- E Mik allora come fa?- fece Raffaello.
- Sapete cosa penso?- fece Mik - che se tutta quella gente venisse liberata all'improvviso ci sarebbe un bel caos.-
I suoi fratelli lo guardarono di sottecchi: come idea non era niente male.
- E forse io so come fare...- fece Don - Dunque. La gabbia è generata da tre piattaforme sospese nell'aria.
Bastarebbe abbatterne una per far crollare l'intera struttura.-
- Ok.- fece Leo - Mik, Raph, voi occupatevi del diversivo. Noi pensiamo a liberare quella gente.- fece Leo.
In un attimo, furono tutti ai loro posti di combattimento.
Intanto, i Triceraton avevano iniziato a far uscire i prigionieri, a piccoli gruppi solo per imbarcarli a forza sull'astronave per portarli dal loro capo e far scansionare i loro cervelli e farli friggere.
Tra di loro, vi era anche April, che si dimenava lottando con tutte le sue forze per costringere l'aggressore a liberarla, ma inutilmente.
Casey tentando di soccorrerla venne messo al tappeto da un triceraton.
- E' la fine...- fece April abbassando il capo, sconsolata.
Mik e Raph si erano infiltrati in un campo triceraton, dove il primo riuscì a prendere un fucile laser a configurarlo per auto-distruggersi. Questi saltò per aria, gettando nel panico gli alieni che non riuscivano a capire cosa fosse accaduto.
Don, Leo e Sarah lo presero come il segnale e fecero crollare una delle piattaforme, dando modo ai prigionieri di scappare, ma April e pochi altri erano quasi chiusi in un'astronave.
Don fu subito in suo soccorso.
Con un'abile mossa disarò due triceraton, tenendoli sotto il tiro delle loro stesse armi.
- Alla larga, accozzaglia di viscidi rettili nauseabondi.- fece Don - non tentatemi scherzi e mettete le mani bene in vista.-
April lo abbracciò felice - Oh Don, ho tanta voglia di darti un bacio!-
Don arrossì - Da-davvero? Si insomma... è meglio se adesso ve ne andate...-
Gli ostaggi non se lo fecero certo ripetere.
- State calmi...- fece Don - Non vorrete farmi arrabbiare... AH!- era talmente scombussolato che non si era accorto di avere due triceraton alle spalle che gli avevano sparato a tradimento.
Il tutto sotto gli occhi disperati di April - NO!-
- Bene...- fece uno dei triceraton - che fortuna. Lui era con Fugitoid. Portiamolo con noi.- e nel dir così, lo caricarono a forza, cosa non difficile, visto che era privo di sensi, e decollarono.
Malgrado April urlasse come una pazza di alsciarlo stare.

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Capitolo 2
*** Gli invasori spaziali seconda parte ***


La battaglia impazzava al parco. I prigionieri fuggivanon alla rinfusa, mentre Sarah e le tartarughe lottavano contro i soldati sauriani.
Casey trovò una cassa piena di armi e le distibuì agli ostaggi in modo che potessero fare altro, oltre a scappare disperati.
Riuscirono a metterli in fuga, ma non ebbero il tempo di festeggiare che April consegnò loro un terribile messaggio.
- Ragazzi aiuto!- urlò la rossa.
- Cosa è successo April?- fece Sarah impensierita dall'espressione dell'amica che non prometteva niente di buono.
- Una cosa terribile... Donatello... l'hanno preso... ho cercato di aiutarlo ma...- fece la rossa.
- April, non è stata colpa tua.- fece Sarah - Non li conosci ancora, ma quando quelli vogliono qualcosa nessuno li può fermare. Almeno all'inizio.-
- Andiamo subito a recuperarlo.- fece Raph.
- Fate attenzione, mi raccomando.- fece Casey.
- A proposito...- fece Leo prima di seguire i fratelli - i Triceraton tenteranno di recuperare gli ostaggi. Potete organizzare l'evacuazione?-
- Non c'è problema...- fece Casey - ho visto un sacco di film in merito, lascia tutto a me amico.-
- Oho...- fecero le due ragazze in coro.
Non sapevano ancora perchè ma avevano un brutto presentimento.
E infatti...
- Andiamo gente... non fate come quegli ostaggi cretini dei film... a meno che non vogliate farvi disintegrare, ovvio.- fece Casey ottenendo solo di spaventarli ancora di più.
- Come... disintegrare?- chiese uno di loro.
- Certo, qualcuno finisce sempre disintegrato... tipo te amico, pare che ce l'abbia scritto in faccia.- la folla si allontanò dal tipo che aveva proferito parola.
April si diede uno schiaffo in fronte pensando -'' Ma tu.... amo un cretino!''- ma poi prese una pistola laser e iniziò a dirigere - Ok, signori. Dobbiamo dirigerci con calma verso le uscite del parco. Restate uniti e solidali e NESSUNO diventerà una macedonia di molecole. Potrebbe essere pericoloso, è vero. Ma la vostra unica altra alternativa è farvi uccidere.-
Mai parole furono più convicenti. In breve l'evacuazione venne organizzata.
...
...
...
- Qualche idea su dove potrebbero aver portato Donatello?- fece Raph, una volta che furono al sicuro tra gli alberi.
- Sull'astronave madre, senza dubbio.- rispose Leo - ma arrivarci sarà difficile...-
- Maledizione... non potevano prendersi... che so, Raph come ostaggio invece dell'unico che avrebbe potuto costruire un razzo in quattro e quattr'otto?- fece Mik solo per beccarsi uno scapellotto da Raph - Ahio!-
- Beh... c'è sempre la sua prima assistente no?- fece Raph.
Gli occhi mirarono a Sarah.
- Io?- fece la ragazza - Gente, so che la cosa vi scioccherà, ma non saprei nemmeno da dove iniziare per costruire un veicolo simile...-
- E infatti non devi.- fece Leo - Hai lavorato con Donatello per anni, sai come pensa e come ragiona quindi... che farebbe lui?-
- Uhm... quello che farebbe qualunque scienziato o matematico alla ricerca di una soluzione.- fece Sarah - Userebbe quello che sa.-
- Peccato che non sappiamo niente!- fece Raph.
- Questo non è esattamente vero...- fece Sarah - Sappiamo che i Triceraton pensano che i loro ostaggi siano entrati in contatto con Fugitoid e non con persone che a loro volta erano entrate in contatto con chi lo aveva effettivamente visto... le sub particelle transmatiche sono un po' il virus di una malattia infettiva.-
- Quindi?- la incoraggiò Mik.
- Semplice.- fece Sarah - Noi siamo stati colpiti dal raggio per tre volte nel giro di otto ore terrestri, ergo su di noi c'è più energia transmatica che su chiunque altro. Siamo il cosiddetto '' Paziente 0''.-
- Perciò...- fece Leo - Basterebbe farci individuare da una loro pattuglia e farci catturare.-
- Esatto.- fece Sarah - Solo che non sanno che siamo noi a manovrarli. Perciò prenderli di sorpresa, catturare un triceraton e impossessarci di una navicella per raggiungere l'astronave madre non dovrebbe essere tanto difficile.-
- E' un'idea geniale.- fece Leo - Però servirà qualcuno che faccia da esca...-
- Ci penso io.- fece Raph.
...
...
....
Mentre le tartarughe mettevano a punto il loro piano, Zanramon era passato dalle minacce ai fatti.
Stufo di aspettare '' la merce richiesta'', aveva dato ai capi governo la prova che faceva sul serio: fece cadere un dispositivo meccanico proprio al centro della città di Pechino. L'apparecchio attivò dei raggi di luce che incapsularono la città in un campo di forza e azionando il dispositivo antigravitaziola dalla nave madre, la città venne letteralmente strappata dal territorio cinese e iniziò a fluttuare.
- O vi arrendete o troverò Fugitoid da solo, a costo di smontare questo ridicolo pianeta pezzo per pezzo!- minacciò il leader.
....
...
...
Il piano di Sarah funzionò. Raph si fece trovare e quando delle bombe lo attaccarono finse di cadere a terra adottando la strategia difensiva degli opossum, solo per attirare i due triceraton.
Con l'aiuto dei fratelli riuscì a metterne uno al tappeto e a catturare l'altro.
- Prendete i respiratori ragazzi.- fece Leo porgendone tre ai fratelli e tenendone uno per se- ce ne sarà bisogno.-
- Ok.- fece Raph puntando una pistola al loro ostaggio - metti in moto questa carcassa. Dobbiamo liberare nostro fratello.-
- Mi rifiuto di tradire i miei simili.- fece il triceraton a braccia conserte.
- Ok, nessun problema.- fece Leo - Mik, prendi tu i comandi. Non può essere più difficile che giocare a Space Destructors.-
Mik prese posto alla guida, entusiasta - Sul serio? Grande, ho sempre sognato di pilotare una navicella spaziale!-
- Ehm... Leo...- fece Raph - tu... sei sicuro che sia una buona idea?-
- Beh... Buona Idea forse no...- fece Leo.
Sarah prese il tarta-cellulare.
- Che stai facendo?- chiese Raph.
- Voglio dire addio a papà. Non si sa mai.- fece Sarah.
- Su, non essere così apocalittica...- fece Mik cercando di orientarsi con i comandi - non sarà così difficile... vediamo... iniziamo con il pulsante rosso...-
- FERMO NO!- urlò il Triceraton.
L'astronave partì e la prima cosa che fece fu minacciarli di fare scontro frontale con gli alberi del parco.
- Alzati alzati!- fece Raph.
L'astronave si alzò, ma Michelangelo che non sapeva assolutamente cosa stava facendo, iniziò a sbattere contro i palazzi e i tetti nelle vicinanze, fino a rischiare di andare a sbattere contro il Palazzo delle Nazioni Unite.
Il Triceraton, esasperato, afferrò i comandi ed evitò l'impatto per un pelo.
- Oh mammina mia...- fece Sarah indecisa se vomitare o pestare Leonardo per l'idea suicida che gli era venuta.
- E ora vedi di pilotare questa barcarola volante o lo rifaccio fare a Mik.- fece Leo.
- No!- fece il Triceraton - Tienilo lontano dai comandi e faccio tutto quello che vuoi.-
...
...
...
Nel frattempo, Donatello si trovava in una situazione non troppo gradevole. Subito dopo essersi ripreso dal colpo che l'aveva fatto svenire, era stato prelevato da due Triceraton che lo tenevano ognuna per un braccio, per impedirgli qualunque mossa, e trascinato nella '' Sala del Trono'' al cospetto del Primo Ministro Zanramon.
- Tu!- lo aggredì subito il capo governo - Finalmente potrò farti pagare i tuoi crimini... tu fai parte della banda che ha aiutato il professore e sua figlia a scappare, che si è permessa di prendermi in ostaggio, avete disonorato i miei valorosi guerrieri nell'Arena e che... e.... e che hanno rubato il mio splendido incrociatore!-
Don cercò di nascondere un sorrisetto - Io ho fatto tutto questo? E pensa che c'è chi mi da del pigrone!-
- Non avrai più voglia di scherzare, tra poco. Rivelami dov'è il professore e farò in modo che la tua fine non sia eccessivamente dolorosa. Dov'è quel robot?-
- Non lo so!- fece Donatello. Ok, il suo maestro gli aveva insegnato a non aver paura della verità, ma dire che il professore e Alisa avevano ricevuto asilo da parte degli Utrom significava tradire sia il professore e la figlia che i loro amici Utrom. Forse era vero quel detto '' Non dire la verità, se da quella verità esce solo male''.
- Stai mentendo! Sappiamo che il professore è qui!-
- No... non è così... il professore e sua figlia non sono più su questo pianeta da tempo....- ma Zanramon non era convinto ed inizò a strattonarlo con forza, per costringerlo a confessare, senza pensare nemmeno per un attimo che forse stava dicendo il vero.
...
...
...
Nel frattempo, i familiari di Donatello erano talmente preoccupati per la sorte del loro fratello, che avevano incautamente abbassato la guardia.
Tanto da non rendersi minimamente conto del fatto che il loro ostaggio, mentre nessuno di loro guardava, aveva premuto il pulsate che lo metteva in contatto con la  pattuglia di emergenza, per comunicare loro che la sua navicella, la B-29, era stata dirottata.
Michelangelo, alla domanda riguardo all'emergenza a bordo, tentò di bluffare ma con scarsi risultati... il Triceraton lo spinse via e rivelò loro la verità - Sono stato preso in ostaggio dai nemici della Repubblica. Disintegrate l'astronave, adesso!-
Raph lo aggredì quasi - Ma sei impazzito?!? Adesso morirai anche tu!-
- E con ciò? Meglio cadere per mano dei propri compagni che abbassarsi a collaborare con il nemico!-
Cosa che sarebbe accaduta prima di quanto potessero immaginare.
Le navicelle iniziarono a sparare loro contro.
- E' giunta la mia ora...- fece il Triceraton - raccomando il mio spirito al Glorioso Guerriero Cornuto perchè ne abbia cura...-
- Scusa amico...- fece Mik - ma ora ci gioco io!- fece Mik riprendendosi il posto di guida.
- Oh no...- fece Sarah  - non mi ero ancora ripresa del tutto...-
- A chi lo dici...- fece Raph - non so se sia peggio essere bombardati dagli alieni cornuti o avere Mik alla guida.- intanto però, Mik imparava velocemente a pilotare l'astronave, mentre Raph bersagliava i loro inseguitori.
...
...
...
Alle Nazioni Unite le cose degeneravano in fretta. Zanramon sbattè sui loro schermi l'immagine di Donatello, definendolo una sorta di agente segreto terrestre incaricato di tenere nascosto Fugitoid. Per il capo sauriano, il fatto che la tartaruga fosse sulla Terra era la prova che pure Fugitoid fosse lì.
I capi governo, che ancora non capivano chi o cosa volessero per lasciare stare il loro pianeta, erano ancora più confusi nel vedere quella strana creatura.
Talmente confusi ed agitati, da non aver notato, neanche per sbaglio, che tra loro vi era il rappresentante di un'agenzia governativa, che non aveva ancora preso la parola e che stava nascosto nell'ombra, mimetizzato grazie al suo completo nero, intento ad aggiornare via cellulare quello che sembrava il suo capo, sugli spostamenti delle Tartarughe.
Il presidente, intanto, aveva mandato la Justice Force, formata da alcuni supererori che intervenivano per combattere battaglie impossibili per l'esercito e le forze dell'ordine terrestri, a sferrare un attacco contro la Tribase Triceraton.
All'inizio sembrò che la battaglia volgesse al meglio per i supereroi, ma alla fine vennero abbattuti dai cannoni triceraton e sbattuti da qualche parte sulla Terra.
L'ultima speranza era ormai di scatenare un attacco nucleare contro la Tribase.
Sfortuna voleva, che Sarah e i suoi fratelli, seminati gli inseguitori si trovassero proprio da quelle parti.
- E ora che succede?- fece Raph.
- Quegli stupidi umani pensano di poterci neutralizzare con un attacco nucleare, ma non hanno speranza contro il nostro scudo elettromagnetico...- spiegò il triceraton per poi essere ripreso da Sarah.
- Li avete presi per disperazione, ecco perchè!- fece Sarah - La paura fa fare le cose più assurde!-
- Paura?- fece il Triceraton - se ne avessero così tanta come dici tu, a quest'ora ci avrebbero già consegnato Fugitoid.-
- E non vi sfiora l'idea che non ve lo abbiano consegnato perchè non hanno la più pallida idea di cosa chiedete?- fece Sarah - Il professore è arrivato ed è subito ripartito. Nessuno di loro ha fatto in tempo a vederlo, figurarsi ad affezionarcisi tanto da farsi disintegrare pur di...-
- Gente, a proposito di questo...- fece Mik mettendo i motori al massimo piombandosi contro lo scudo magnetico - REGGETEVI!-
La navicella spaziale, a differenza dei missili nucleari che implosero su loro stessi, riuscì a passare lo scudo.
I capi governo terrestri erano ormai sconsolati. L'attacco nucleare era l'ultima arma a loro disposizione. E non aveva funzionato.
- Questa è la fine della Terra.- aveva commentato sconsolato il generale incaricato delle operazioni.
...
...
...
- Ragazzi...- s'informò Leo poco dopo l'esplosione - come va, tutti bene?-
- Sì...- borbottò Sarah - almeno siamo ancora vivi...-
- Oggi ho capito che non voglio più stare vicino ad un'esplosione nucleare... non mi piace nemmeno un po'.- fece Mik.
- Il lato positivo è che siamo dentro... ma grazie al cornuto qui presente...- fece Raph indicando il pilota - appena ci avviciniamo quelli ci silurano.-
- E se approfittassimo di quell'incrociatore?- fece Leo indicando l'incrociatore che stava entrando nella  tribase in quel momento - dobbiamo solo starle dietro con molta circospezione.-
- Lasciate fare a me gente.- fece Mik -metterò in pratica il mio atterraggio furtivo.-
- Considerato che è un'idea tua, è inopportuno iniziare a pensare di prepararci la bara?- fece Raph, beccandosi una gomitata da Sarah.
- Abbi fede. E' una procedura standard di infiltrazione fantascientifica.- nel dir così, Michelangelo si mise a seguire l'incrociatore, in modo da stargli quasi sotto per poi risalire ed adagiarsi con precisione e lentezza quasi chirurgica sul tettuccio dell'astronave.
Sotto gli occhi increduli dei fratelli.
- Beh, faccio fatica a crederci Leonardo, ma si direbbe che Mik sappia esattamente cosa stia facendo.- fece il rosso sottovoce.
- Visto?- fece l'interpellato a voce bassa - Non è un inetto totale, dopotutto.-
- Ragazzi, non siete carini.- fece Sarah guardandoli male.
- Se dite un'altra parola vi faccio scendere qui.- fece Mik.
...
...
...
Alla fin fine entrare nell'astronave madre era stato relativamente semplice. Erano riusciti ad infilatrarsi nel sistema fognario.
- Ok, grande stratega...- fece Raph rivolto a Leo - ora dove cerchiamo Donatello?-
- Datemi solo un attimo per riflettere...- fece Leo. Più facile a dirsi che a farsi. Senza nemmeno un prototipo di mappa li avrebbero trovati ed accerchiati in pochissimo tempo.
Cosa che in effetti era appena accaduta.
Dai cunicoli erano spuntati Triceraton armati.
- Leo non per metterti fretta... MA QUANTO TEMPO TI VUOLE?!?- sbottò Mik.

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Capitolo 3
*** Gli invasori spaziali terza parte ***



- Bella squadra di salvataggio...- borbottava Raffaello fissando le manette fosforescenti che gli cingevano i polsi. I Triceraton li avevano accerchiati e costretti alla resa in qualcosa che somigliava a dodici secondi d'orologio, per poi farli loro prigionieri. Ed ora costringevano loro tre a camminare avanti ed un altro triceraton teneva Sarah sulle spalle con la stessa grazia e delicatezza che si riserva ad un sacco di patare - nemmeno il tempo di arrivare e ci hanno già scoperto.-
- Quando pensavo di raggiungere Donatello, non era proprio questo che avevo in mente...- fece Leo - ma forse possiamo arrangiarci... -
- Che razza di modi.- sbottò Michelangelo - Ehy, brutti bestioni, dite un po' lo sapete chi avete appena preso in ostaggio? Il campione del torneo dell'interduello. Se volevate un autografo bastava dirlo.-
Raph sbottò esasperato - Sai Mik? Se non fosse per le mani legate verrei li e ti...-
- Che c'è? Essere il fratello del guerriero più forte dell'universo è un onore raro.-
- Che vorrei poter scambiare!- fece Raffaello.
'' Quando si dice questione di priorità...''- pensò Sarah scuotendo la testa.
Tra una litigata e l'altra, furono scortati in quello che sembrava una sorta di accampamento.
- Capo.- fece il triceraton che portava Sarah - abbiamo trovato questi intrusi. Credo che siano spie di Zanramon.-
I quattro sgranarono gli occhi nel vedere chi era '' il capo''.
- Traximus?- fece Raph con gioiosa incredulità.
- Ma che mi combinate?- fece Traximus sgranando gli occhi per la sorpresa - Non sono spie di Zanramon, sono nostri amici. Lasciateli andare.- ordinò l'ex gladiatore.
I suoi uomini obbedirono.
- Anche tu, Monzaran...- fece ancora il triceraton - ti pare questo il modo di trattare una signora?-
- Giusto... chiedo scusa.- fece Monzaran poggiando Sarah a terra per poi sfilarle le manette - spero che non ve la siate presa, signorina... di solito ho un modo più gentile per avvicinare le signore...-
- Davvero?- fece la giovane fingendosi risentita - Me ne rallegro.-
- Non so davvero come scusarmi per l'increscioso incidente...- fece Traximus - I Ribelli forse sembrano minacciosi e hanno metodi un po' rudi con gli sconosciuti, ma sono tutte brave persone.-
- Pensa se erano tipacci...- fece Mik.
- Bel lavoro comunque...- fece Raffaello guardando l'accampamento - Hai organizzato la base dei ribelli proprio sotto il naso del primo ministro.-
- Zanramon è troppo occupato a dare la caccia a quelle povere anime del professor Honneycutt e a sua figlia, e nella sua folle guerra contro i federati per rendersi conto di quello che succede.- fece Traximus - per colpa sua, la nostra Repubblica è sull'orlo di un precipizio... ecco perchè dobbiamo fermarlo, e subito anche. Ma dite, voi cosa fate qui?-
Fu Sarah a prendere la parola - Zanramon ha portato la sua guerra sulla porta di casa nostra. Durante la battaglia ha rapito Donatello.-
- Puoi aiutarci a salvarlo?- chiese Leo.
- Ma certo.- fece Traximus - Monzaran, prendi i tuoi uomini migliori. C'è del lavoro per loro.-
- Agli ordini Traximus.- fece Monza Ran esibendo un perfetto saluto militare.
- State attenti però.- fece Traximus rivolgendosi alle tartarughe - il Primo Ministro ha giurato eterna vendetta verso di voi. Ma si può sapere che gli avete fatto?-
- Intendi oltre ad averlo preso in ostaggio, fatto colpire dalle sue guardie, rubargli l'incrociatore, e aver aiutato il professore e sua figlia a scappare?- fece Leo - Direi... niente.-
- Aggiungici pure che gli abbiamo fatto rompere la statua a craniate da un cefalopode bavoso e con un alito che sapeva di cadavere putrefatto...- fece Sarah - che tra l'altro lo faceva pure sembrare più alto.-
- Ma guarda...- fece Traximus - Hai ragione.-
La battuta di Sarah causò l'ilarità generale, un raro momento di serena rilassatezza in quell'ambiente popolato di soldati e ribelli in cui ogni momento era buono per essere scoperti e condannati da un capo governo per cui non c'era peggior crimine della libertà.
Anche Leo rise.
Non voleva farlo capire agli altri, ma era turbato. Se era vero che il Primo Ministro provava tanto astio e desiderio di vendetta... non voleva nemmeno immaginare cosa stesse facendo passare a Donatello... o ai mezzi vigliacchi che poteva usare per provare a scucirgli la verità.
Ma forse su questo si preoccupava senza ragione... Donatello poteva sembrare il classico nerd, tutto cervello e niente muscoli, il classico secchione vittima di scherzi e dispetti in qualunque scuola superiore... ma era anche coraggioso, incredibilmente leale e sapeva tenere testa a chiunque nelle discussioni come nessun'altro.
'' Attento però Zanramon...''- pensò il leader stringendo i pugni -'' se mi accorgo che l'hai toccato, anche solo per sbaglio... te la farò pagare molto cara.''
...
...
...
Donatello non se la passava troppo bene nella sala del trono. Zanramon e Mozar lo avevano vessato con ogni sorta di domanda su dove fossero il professore e la figlia, e lui aveva propinato loro la stessa risposta: che nessuno dei due si trovava più sulla Terra, che non c'erano stati più contatti tra loro, e che non si sapeva dove avessero trovato rifugio.
Dopo qualcosa tipo, un'ora e mezza di interrogatorio, avevano deciso di lasciargli del tempo per riflettere e fargli decidere di ammettere finalmente la verità e di scegliere tra una fine lenta e dolorosa come pena per le sue presunte menzogne o una morte rapida ed indolore come premio per la collaborazione.
Poi, quando ritennero di avergli dato tempo a sufficienza, Mozar lo strattonò per un braccio riportandolo al cospetto di Zanramon.
- Razza di lucertola over-size senza cervello, quante volte dovrò ripetervelo ancora?- sbottò l'ingegnere esasperato - Il professore e sua figlia non sono più sulla Terra!-
- Adesso smettila di mentire.- fece Mozar.
- Forse ti sfugge, ma per mentire occorre una buona memoria.- fece Don - e ti assicuro, mi perdo le cose di continuo!-
'' Soprattutto quando una certa sorella, il giovedì e il venerdì decide di pulire casa da cima a fondo e mi mette a posto il laboratorio.... con tutto quell'ordine come diavolo fa a trovare quello che le serve?''- pensò il viola.
- Donatello... posso chiamarti Donatello, vero?- fece Zanramon - Le nostre apparecchiature non possono mentire. E secondo loro, le tracce del raggio transmat del teleportale del professore finiscono sul vostro pianeta.-
- Ve lo sto dicendo da un'ora!- fece Donatello esasperato - Il professore e sua figlia ERANO sulla Terra, ma se ne sono andati quasi subito.-
- E dove sono andati, sentiamo.- fece Zanramon.
- Ecco... io... mi spiace, ma non posso dirvelo.- fece Don.
- Non puoi... o non vuoi?- fece Zanramon.
Donatello abbassò lo sguardo, per evitare di tradirsi.
Intanto Zanramon aveva esaurito la pazienza.
- Va bene. Sei tu che l'hai voluto.- fece Zanramon - Visto che ti rifiuti di parlare con le buone, la stupida lucertola over-size senza cervello estrapolerà le informazioni che ci occorrono dal tuo raffinato cervello terrestre.- nel dir così diede l'ok a Mozar... e questi mise in testa a Donatello un casco che gli si attaccò subito al cranio.
- ODDIO CHE STAI FACENDO??!? TOGLIEMELO!- urlò Donatello quando le scariche elettriche iniziarono ad attraversagli il cervello - AIUTO!-
- Rilassati... più ti agiti e più ti fai del male.- fece Zanramon - nessuno è mai riuscito a resistere a questo trattamento.-
Intanto, sullo schermo, apparivano i ricordi della tartaruga: la sua mutazione, l'arrivo di Sarah in famiglia, quando Leo gli salvò la vita quando erano bambini, la prima battaglia con Shredder, il ferimento ed il coma di Leo, la loro rivincita...
Dal canto suo, Donatello riusciva a sentire solo dolore. Si sarebbe tolto volentieri quella diavoleria dalla testa se non avesse avuto le mani legate.
- MAESTRO SPLINTER, AIUTO!- urlò disperato.
Intanto, sulla Terra, al sicuro nel sottosuolo, il maestro ninja aveva avvertito l'urlo disperato del figlio. Non poteva vederlo, ma sapeva che era in pericolo.
Bastò quell'urlo disperato per riscuoterlo dalla sua meditazione e concentrò tutte le sue energie per aiutare Donatello.
'' Figliolo, sta calmo... io sono con te. Io sono con te. Io sono con te.''
La voce di Splinter raggiunse la tartaruga, la quale riuscì a bloccare il casco fino al punto di mandarlo in tilt, sotto gli occhi scioccati dei suoi torturatori.
- Impossibile.- fece Mozar - Nessuno è mai riuscito a sopravvivere al trattamento.-
Donatello ansimò - Beh, c'è sempre una prima volta...-
- Ciò non toglie che tu sai molto più di quello che dici, e noi abbiamo molti altri metodi per farti parlare.-
- Puoi anche uccidermi qui e adesso... non m'importa.- fece Don con fierezza - tanto da me non saprai mai nulla. Non c'è niente che possa costringermi a parlare con te.-
- Niente? Tu dici?- fece Zanramon - e che mi dici dei tuoi fratelli e di tua sorella? Dimentichi che noi sappiamo bene dove trovarli. Nello stesso posto in cui abbiamo prelevato te.-
Don iniziò a sentire le sue certezze vacillare.
Zanramon si mise nuovamente in contatto con le Nazioni Unite: ci avevano messo troppo per soddisfare le loro richieste e ora era troppo tardi. New York avrebbe fatto la stessa fine di Pechino e iniziò a sparare raggi laser per sradicarla dalla terra e dal mare.
- Appena sarà abbastanza in alto, farò cadere il blocco di roccia su cui giace la vostra metropoli.- fece Zanramon - sai cosa succederà vero?-
Donatello era troppo scosso per parlare ma... altrochè se lo sapeva. Una strage di innocenti. Tra cui la sua famiglia.
..
..
..
Intanto, le tartarughe e Sarah, ignare del tormento che il loro fratello era costretto a sopportare, che la loro città stava per fare una gita fuori programma nello spazio e che un misterioso agente dei servizi segreti li stava cercando, procedevano con il loro piano per salvare il fratello dalle grinfie di Zanramon.
- Per sapere dove tengono vostro fratello, prima dobbiamo raggiungere la sala macchine.- spiegò Monzaran - e per arrivarci, la via più sicura sono...-
- Le fogne.- fecero in coro i terrestri.
- Certo, come da copione.- fece Raph.
- A proposito Monzaran...- fece Leo - che ne è stato di te e delle tue stelle guerriere dopo l'arena?-
- Zanramon ci ha fatto chiudere tutti nelle segrete per punirci dell'umiliazione ricevuta a causa nostra... poi Traximus ci ha fatti evadere ed io gli ho  giurato eterna fedeltà.- spiegò Monzaran.
- A proposito di arena...- fece Mik - ti ho mai raccontato dei miei successi nel Battle Nexus?-
Raph fece per mollargli uno scapellotto, ma Leo lo fermò con uno sguardo -'' Scusa... se permetti...''- e mollò uno scapellotto a Mik.
- Ahiu! Leo, ora ti ci metti pure tu?-
Arrivare alla sala comandi non fu difficile. Così come non fu difficile mettere fuori combattimento i Triceraton all'interno della sala.
Ora non restava che localizzare Donatello.
- Buone notizie.- fece Monzaran - Notizie buone e cattive. La buona è che vostro fratello è in questa base. La cattiva è che si trova in compagnia di Zanramon.-
- Pensi che....- fece Sarah.
- Sta tranquilla.- la rassicurò Monzaran - Tuo fratello al momento è l'unico che può dirgli qualcosa su Fugitoid e sua figlia. Non farebbe mai del male in maniera grave a qualcuno prima che possa dargli ciò che vuole... a meno che vostro fratello non abbia già...-
- No, questo è impossibile.- fece Mik con aria decisa - Tu non lo conosci. Non è una spia e comunque non parlerebbe mai con la possibilità di mettere nei guai qualcuno. Don non ha spiccicato parola.-
- In tal caso non preoccupatevi.- fece Monzaran - Per ora è vivo e sta bene.-
- In tutto questo...- fece Raph - possiamo arrivare da lui o no?-
- Sì...- fece Monzaran - Ma non sarà facile. Ci sono diversi ostacoli da superare.-
- Tipo la pattuglia armata in arrivo per esempio?- fece Mik.
...
...
...
Nel frattempo, Donatello non ne poteva più. Ignaro che i fratelli fossero a pochi passi da lui, venuti a salvarlo, temeva che si trovassero sul blocco della città di Manatthan che si stava sollevando verso il cielo per poi sfracellarsi. Non se la sentiva di vederli morire sotto i suoi occhi, così come non voleva avere sulla coscienza un'intera metropoli.
- Fermi, basta!- fece Donatello. Aveva un'ultima carta da giocare per convincerli ad abbandonare l'invasione e lasciare in pace chi abitava la Terra, senza sapere che presto se ne sarebbe pentito - Fugitoid non è sulla Terra e ve lo posso provare! Cercate tracce della sua energia postronica.-
I due triceraton risero.
- Quanto sei sciocco...- fece Zanramon - L'energia positronica è molto comune si trova ovunque nell'universo.-
- Non sulla Terra.- fece Donatello - La tecnologia terrestre è troppo primitiva per averne.-
Zanramon parve cadere dalle nuvole. Nessuno di loro si era preoccupato di controllare il grado di evoluzione della tecnologia terrestre quindi avevano solo dato per scontato che l'energia positronica fosse sulla Terra.... e non avevano controllato.
- Mozar, fai analizzare il pianeta alla ricerca dell'energia positronica.- fece Zanramon. Mentre il suo secondo in comando si affrettava ad obbedire, si rivolse a Donatello - Prega di aver detto la verità. Non sarà un trucco per permettere ai tuoi fratelli di fare i sabotatori come loro solito, vero?-
- Chi? I miei fratelli?- fece Don sforzandosi di fare l'innocentino - Ma no, figuriamoci se hanno l'ardire di avvenuturarsi qui...-
Le ultime parole famose.
Una guardia triceraton spinse proprio i suoi fratelli e la sorella nella sala del trono, ammanettati.
- Li ho sorpresi qui fuori.- fece la guardia.
- Non oserebbero venire qui eh?- fece Zanramon riferendosi a Don - Lo vedi che non posso fidarmi di te?- anche se doveva dirsi felice di vedere i suoi nemici davanti a lui ed impossibilitati a difendersi. Tirò fuori una pistola laser e la puntò contro di loro - Preparatevi a morire. Siete accusati di gravi crimini contro il nostro governo... e non pensiate che mi sia scordato del furto dell'incrociatore.-
Sarah pensò -'' Io continuo a dire che gli rode la statua rotta che lo faceva sembrare più slanciato.... brutto nanerottolo.''- ma si guardò bene dal dirlo, perchè sarebbe stato un suicidio.
La guardia intervenne - Mio signore... non pensa che sarebbe più divertente uccidere queste spie nella camera delle torture?-
- Eccellente idea soldato.- approvò Zanramon - Procedi pure.-
...
...
...
- Ragazzi...- fece Donatello - Apprezzo che siate venuti qui a salvarmi.... ma mi aspettavo un piano più ponderato.-
La guardia tolse loro le manette all'improvviso.
- Dicevi?- fece Leo rivolto ad un Donatello confuso.
La guardia si tolse il casco.
- Monzaran!- esultò Don - ok... vi ho sottovalutato.-
Il triceraton tolse la grata del sistema d'areazione - Svelti, ora dovete andare via. Non passerà molto tempo prima che ci scoprano.-
E non si sbagliava. Mentre Zanramon osservava con i suoi occhi la veridicità delle parole di Donatello, ricevette un comunicato dalla guardia che aveva '' gentilmente prestato'' l'uniforme a Monzaran che lo avvertiva che un ribelle era in combutta con le tartarughe.
Diramò subito un bollettino e diede ordine di sigillare entrate e uscite.
Intanto, i fuggiaschi erano arrivati all'hangar privato di Zanramon.
- Saltate su una navicella e allontanatevi da qui.- fece Monzaran.
- E che ne sarà di te?- fece Sarah.
- Ho un piano. Voi andate.- fece il triceraton.
- L'incrociatore spaziale di Zanramon.- fece Raph - che dite, glielo rubiamo di nuovo?-
- Accordato.- fece Leo.
Mentre i cinque ninja correvano verso la navicella, Monzaran incendiava gli ordigni presenti per distrarre le guardie.
'' Buona fortuna, amici miei''- pensò il triceraton.
E ce ne sarebbe voluta tanta, visto che stavolta non c'era il professore a pilotare e dovevano improvvisare.
Zanramon intanto aveva avuto la prova definitiva che chi stava cercando non era più sulla Terra e che dunque l'invasione era stata inutile.
- L'alto consiglio non la prenderà bene.- fece Mozar.
- Al diavolo l'alto consiglio!. fece il despota - Posso ancora salvare la faccia distruggendo quegli sgorbi verdognoli e la loro amica.-
E nel dir così diede ordine di sparare contro il suo incrociatore ( ordinando che gliene fosse costruito uno nuovo in tempi brevi) delle bombe molto particolari.
Degli acchiappa e distruggi. Non si fermavano sino a quando non avevano raggiunto la preda.
Ma nemmeno Donatello era tipo da arrendersi così. S'infilò con l'incrociatore in uno dei tunnel d'attacco della tribase, facendosi inseguire, per poi farle esplodere nella tribase. L'esplosione causò un tremendo danno che distrusse completamente il campo di forza che stava sollevando Manatthan. Fortunatamente la città non era così in alto, così cadendo, non causò vittime o danni irreparabili.
- Don sei una leggenda!- fece Sarah abbracciando euforica il fratello.
Zanramon non condivideva il suo entusiasmo.
Non aveva trovato ciò che voleva, aveva perso il suo incrociatore, era stato beffato e le tartatarughe erano ancora vive.
A risollevargli il morale ci pensò Mozar, che gli riferì che aveva trovato delle tracce di energia trasmanica che partiva dalla Terra.
- Organizziamoci per trovare il pianeta.- fece Zanramon - e ordina alle truppe di ritirarsi. Voglio abbandonare subito questo miserabile pianeta.-
- Sissignore.-
...
...
...
- Le teste cornute se ne vanno.- fece Raph.
- Beh, pare che abbiamo appena salvato la Terra da un'invasione gente.- fece Leo.
- Già... e senza vittime.- fece Sarah - questa è la cosa migliore di tutte.-
- E se il cielo vuole... non rivedremo più quel despota e i suoi amichetti.- fece Don.
Purtroppo si sbagliava.
Quello era solo il principio. Di una storia che presto li avrebbe trascinati con sè.
Infatti, nel punto in cui sorgeva il TCRI, in quel preciso istante ricomparivano il professore e sua figlia.
I guai erano appena iniziati.

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Capitolo 4
*** Una guerra inutile prima parte ***


Allora. Una piccola notifica ed una confidenza.
La terza serie, in questa rivisitazione, si differenzia da tutte le altre. Da questo arco narrativo ci sarà qualche capitolo inedito per spiegare... niente spoiler. Chi vivrà vedrà.
Passiamo alla confidenza. '' Una guerra inutile'' è il mio arco narrativo preferito. Tant'è che da quando alle elementari lo vidi per la prima volta, mi rimase impresso, e immaginare finali diversi, svolgimenti di trama diversi, spesso usando anche personaggi che non c'entravano nulla con l'universo TMNT, ma è questo il bello della fantasia: nessun limite, nessuna regola... assurdo e infantile, ma lo faccio ancora oggi, quando mi sento oberata di problemi. Mi aiuta moltissimo pensare di essere lì a combattere e di prendere a pugni le mie piccole guerre personali.
Dopo mi sento più carica. E più felice.
Detto questo... a voi il capitolo.

Dopo un'infinità di ore di paura, il sole sorgeva di nuovo su New York, confortando gli abitanti con i tiepidi raggi del sole.
La città era in festa.
Gli alieni avevano battuto la ritirata.
Nessuno capiva veramente chi o cosa cercassero sulla Terra, e propabilmente, nessuno di loro l'avrebbe saputo mai, ma francamente... nessuno di loro era sinceramente interessato a saperlo.
Gli alieni erano venuti, avevano fatto minacce a vuoto e se n'erano andati senza ammazzare nessuno. Questa era l'unica cosa che interessava loro... oltre a dimenticare e fingere di aver avuto un brutto incubo.
...
...
...
Nessuno avrebbe saputo la verità.. tranne un gruppo di giovani ninja che erano riusciti a scongiurare la minaccia più temuta di tutti i governanti, e che in quel momento stavano sorvolando la quinta strada con un incrociatore del peso di circa ottanta tonnellate.
- Questo momento va proprio festeggiato....- fece Mik - Sarah, non è che avresti voglia di preparare la tua famosa torta della vittoria al rifugio?-
Sarah tese una mano, come per chiedergli di fare silenzio - Un attimo... Sì, Alisa, dimmi pure...-
- Alisa?- fece Mik - che combinazione, stavamo proprio parlando di lei e di suo padre... forse le saranno fischiate le orecchie...-
- Sh!- gli intimò Raffaello.
- Alisa... sta calma, prendi un bel respiro e dimmi che succede....- da lì le espressioni della giovane kunoichi variarono dalla sorpresa fino allo sconcerto più totale - Che cosa? Ma è diventato pazzo per caso?
Ok, non muovetevi da lì e cerca di prendere tempo.... non lo so, raccontagli una barzelletta, discutete di qualcosa, legalo, qualunque cosa, in cinque minuti siamo da te... a dopo.- nel dir così chiuse la comunicazione con il comunicatore che l'amica le aveva regalato ai tempi del loro ultimo incontro - Don, abbiamo un problema.-
- Che genere di problema?- fece l'ingegnere.
- Pare che il professor Honneycutt abbia deciso di fare una gita proprio qui. Sulla Terra.- fece Sarah.
I presenti furono come attraversati da una scarica elettrica.
- Vuoi dire che sono entrambi sulla Terra?- fece Leo basito - a nemmeno quaranta minuti dal ritiro delle teste cornute?-
- Si, esatto.- fece Sarah.
- Dove si trovano con esattezza?- chiese Donatello.
- Alla vecchia ubicazione della TCRI.- fu la risposta - Non risparmiare i cavalli, dobbiamo essere lì prima di subito.-
- Addirittura...- fece Raph - Ho capito che è molto tempo che non vedi Alisa e che sicuramente avrete un sacco di cose da raccontarvi, ma rilassati un po'...- fece il rosso - che vuoi che succeda?-
- No, non capisci...- fece Sarah - Mi sa che al professore è partito il macchinario del cervello... è venuto qui per consegnarsi ai Triceraton.-
- CHE COSA?!?- fecero le tartarughe in coro.
- E' impazzito per caso?- sbottò Raffaello.
- Don, metti a tavoletta.- ordinò Leo.
- Raccomandazione inutile.- fece l'ingegnere accellerando.
...
...
...
Dove un tempo sorgeva il prestigioso edificio del TCRI ora vi era solo un enorme buca, circondato da una palafitta in legno.
Le tartarughe e la loro giovane sorella la scavalcarono e videro i loro amici.
- Alisa!- fece Sarah riconoscendo la sua amica.
La ragazza aliena, nel sentire la voce dell'amica, si voltò sorridente per poi impietrirsi di colpo.
- Sarah....- fece l'aliena pensando -'' oddio... accadrà prima di quanto pensassi...''
- Alisa? Tutto a posto?- fece Sarah.
- Ehm.... si. Tutto bene... più o meno.- fece l'aliena.
- E' sempre un piacere rivedervi amici.- li accolse il professore.
- Vorrei poter dire la stessa cosa.- fece Leo - Professore, sarebbe così gentile da spiegarci... COSA DIAVOLO LE E' SALTATO IN TESTA?!?-
- Calmati...- fece il robot - Ora vi spiego.... stavo lavorando ad un progetto, quando un dispositivo di rifornimento sub spaziale situato sulla Terra mi ha avvertito della situazione in cui si trovava questo pianeta. Ho riconosciuto le astronavi e ho capito cosa stavano cercando.
E' ormai da troppo tempo, che i Triceraton e la Federazione mi danno la caccia per avere il teleportale in modo da poterlo usare gli uni contro gli altri... non posso permettere che altri innocenti paghino per questa guerra inutile.
Ho deciso di arrendermi.-
- Professore.... cerchi di ragionare, la prego.- fece Donatello - non c'è più solo il progetto del teleportale in ballo... ha una vaga idea di cosa le faranno una volta appreso che nella sua memoria robotica vi sono annoverate conoscenze sulla tecnologia  utrom?-
- Donatello ha ragione...- fece Leo - che senso ha sacrificarsi per fermare un conflitto solo per farne nascere uno ancora più grande?-
- Io gliel'ho detto che non è affatto una buona idea!- fece Alisa allargando le braccia.
- Di questo non dovete preoccuparvi...- fece il professore - Ho già cancellato tutte le informazioni compromettenti, dal teleportale all'intero periodo passato ocn gli Utrom.-
- Zanramon non ci crederà mai.- fece Sarah - E' capace di smontarla bullone per bullone per avere quello che vuole.-
- Sapete? E' quello che spero. Ho una sorpresina per Zanramon.-
- Prima di metterle le mani addosso professore, devono prima vedersela con me!- fece Raffaello.
- Ehm... ragazzi? fece Mik - Mi sa che pure ai triceraton fischiano le orecchie perchè... abbiamo compagnia!- fece l'arancione indicando ai fratelli una pattuglia volante di triceraton che puntava proprio su di loro.
I cinque ninja estrassero subito le armi, pronti a combattere, chiudendo in un cerchio i due amici alieni.
- Alisa, tu e tuo padre restate giù.- si raccomandò Sarah.
Il professore però non era di quell'avviso - Yuhhuuu.... Triceraton, sono qui, venite pure a prendermi.-
- ATTENTO!- fece Raph buttandosi su di lui per proteggerlo da un proiettile laser - Ma che le salta in mente?-
- Ve l'ho già spiegato no?- fece Fugitoid - Mi arrendo.-
Quando fu chiaro che non potevano vincere quello scontro, decisero di scappare, giusto il tempo di mettere a punto una nuova tattica.
Raph prese il professore sulle spalle, iniziando a scappare via con gli altri.
- No! Io arrendermi! Voi scappare!- fece il professore.
- Mi spiace, ma non sappiamo il significato della parola arrendersi.- fece Raph continuando a correre, schivando le pallottole per poi inflarsi nel primo tombino.
- Che cos'è questo posto maleodorante?- fece Alisa tappandosi il naso. Certe volte invidiava la metamorfosi del padre proprio per questi motivi.
- Eh lo so, le fogne terrestri non sono il massimo...- fece Sarah.
- Vi servirebbe una produzione in massa di robot-mangia rifiuti...- fece l'aliena-veggente.
Saraha la guardò con occhi sgranati.
- Scherzi vero? Preferisco essere stordita dalla puzza un giorno sì e l'altro pure che rischiare di essere smangiucchiata da un robot killer appena mi muovo per andare a scuola...- fece Sarah.
Intanto, il professore, ancora non voleva saperne di ragionare ed insisteva nel consegnarsi ai suoi aguzzini.
- Ho calcolato le probabilità ed il mio piano funzionerà.- assicurò il professore - Garantito al 99, 993%.-
- Quindi.... abbiamo qualcosa intorno alle sette probabilità che Alisa perda anche l'unico genitore che le è rimasto?- fece Sarah - Ora si che ci ha convinto.-
- Professore, le giuro che troveremo un'altro piano. Meno suicida, magari. Nel frattempo...- supplicò Leo - la smetta di notificare ai rinoceronti giganti la nostra posizione.-
- Guarda che io non c'entro.- fece il professore - Non so come, ma riescono a rintracciare il segnale di energia positronica lasciata dal mio corpo robotico.-
- E.... come è possibile che dei tizi che hanno invaso un pianeta cercando due persone che non erano qui fino a venti minuti va per impossessarsi di una loro creazione ciofeca, siano diventati così geniali da capire come rintracciale il segnale?- fece Sarah.
- Ehm ecco...- fece Don - La colpa è mia...-
- Che intendi dire?- fece Raph.
- Zanramon ha minacciato di distruggere la città, io non sapevo più cosa dire per convincerli di aver preso un granchio...-
- E così hai dato loro le istruzioni per far funzionare il navigatore satellitare.- concluse Mik.
- Sono mortificato...- fece Don abbassando la testa.
Sarah lo tranquillizzò - Hai fatto tutto quello che potevi, e l'ultima cosa a cui potevamo pensare era che sarebbero tornati qui a invasione finita... ora cerchiamo di non farci trovare.-
- Giusto.- fece Leo - qual'è la distanza sulla quale possono tracciare le coordinate? Un miglio, un quartiere...-
- Pochi centimetri.- fece Don a voce bassa.
Fugitoid subì un altro tentato rapimento, subito sventato da Raph e Mik, per poi essere portato al sicuro... ma continuava ad agitarsi e lanciare urla di avvertimento ai triceraton.
- Se non facciamo qualcosa quel pazzo si fa ammazzare!- fece Leo.
- Donatello, ti prego...- supplicò Alisa.
Donatello fece l'unica cosa che gli venne in mente.
Staccò la testa al professore.
- Ehm... forse è un po' troppo violento....- fece Mik.
- Ho esagerato, lo so.- fece l'ingegnere.
- Don...- fece Leo speranzoso - Dimmi che c'è un modo per mascherare il segnale del professore.-
- Si, ma ci vorrà tempo...- fece Don - a meno che il professore non ci dia una mano.-
- Donatello...- fece la testa del professore - perchè mi guardi così?-
...
...
...
- Mentre li aspettiamo...- fece Sarah tornando con alcuni panini e delle lattine. Una volta che Donatello ebbe spiegato loro il piano che aveva in mente e tutti ebbero preso il loro posto di combattimento, Leo disse alle due ragazze di andare a Central Park, proprio all'ingresso del parco e di aspettarli lì - che ne diresti di mangiare qualcosa? Avrai fame suppongo.-
- Supponi giusto.- fece Alisa prendendo il panino ed iniziando ad addentarlo - Buono.... che c'è dentro?-
- A volte... è meglio non sapere proprio tutto.- fece Sarah iniziando ad addentare l'hamburger.
Alisa sospirò lanciando all'amica un'occhiata preoccupata.
'' Un maglione a righe rosse e bianche orizzontali... jeans chiari... ballerine nere...''
- Alisa?- fece Sarah notando la preoccupazione dell'amica. Era da quando si erano riviste che la ragazza sembrava angosciata da qualcosa - c'è forse qualcosa di cui mi vorresti parlare?-
- No... ecco si... insomma... non so se faccio bene a dirtelo, non vorrei allarmarti per nulla...- fece Alisa - ma... c'è un altro motivo se ho seguito papà fin qui...-
- Adesso mi spaventi...- fece Sarah mettendo via il panino - dimmi che succede. E non aver paura di parlare.-
- Va bene.- fece Alisa - Ho avuto una visione.... devi stare attenta. C'è qualcuno qui, a cui non stai particolarmente simpatica, e che vuole farti del male.-
Sarah la guardò stranita, per poi scuotere le spalle.
- Beh... non è una novità.- fece Sarah - Shredder, Stockman, Dragoni Purpurei, lo psicopatico di turno... c'è la fila.-
- Sì lo so...- fece Alisa - ma nella visione che ho avuto eri riversa a terra, e indossavi proprio questi vestiti...-
- Come molti altri giorni.- fece Sarah - Non credo dipenda dal mio abbigliamento... almeno spero.- nel dir così abbracciò l'amica - sei stata molto dolce ad avvertirmi, ma non c'è ragione di preoccuparsi. Il futuro non è inciso sulla pietra, siamo noi a determinarlo con le nostre scelte... e poi adesso abbiamo altro di cui doverci occupare.-
- Hai ragione...- fece Alisa - Pensi che ci sia davvero una speranza per impedire ai Triceraton di catturare papà?-
- Sì, se lui collabora. Non sarà facile, ma lo sai, siamo usciti da situazioni più precarie ed incerta di questa.... e poi anche se venisse catturato, sarebbe inutile. Ci sono almeno quarantasette codici da inserire in un determinato ordine per accedere a quel progetto.-
- Già...- fece Alisa - Non ti ho ancora ringraziato abbastanza per aver salvato mio padre...- Sarah aveva impedito a suo padre di farsi suicidare. Era per quello che la giovane veggente era spaventata a morte dal fatto che la sua amica, la sua miglione ( nonchè unica) amica, potesse restare vittima di qualcosa che l'avrebbe compromessa per sempre.
Nel dir così tirò fuori qualcosa che somigliava ad una piccola USB nera - Li cambio ogni giorno, per sicurezza. E visto che la mia memoria non è così formidabile li tengo tutti qui.- nel dir così le prese una mano e gliela mise sul palmo aperto - So che hai già fatto molto per me, ed io non ho ancora contraccambiato a dovere ma... se viene catturato so per certo che gliela consegnerei per impedir loro di fargli del male.
- Tranquilla.- fece Sarah mettendosela in tasca - te la tengo io. E non preoccuparti per tuo padre.- fece la bruna stringendole il polso - Lo salveremo. Chiuderemo questa storia e senza che sia costretto a sacrificarsi.-
- E tu?- fece Alisa.
- Io?-
- Tu non hai visto.. non ti sei vista in quello che ho visto io...- fece Alisa - Stai attenta, per favore.-
Sarah le strizzò l'occhio facendo il segno della vittoria - Tranquilla, non succederà nulla.... e poi so badare a me.-
...
...
...
- E questo è l'ultimo pezzo.- fece Don rimettendo a posto la testa del professore. Il loro piano aveva funzionato. Avevano smontato il corpo robotico del professore in quattro pezzi, in modo che i triceraton seguissero quattro diversi segnali per mandare i loro ricognitori in confusione.
Giusto il tempo per permettere a Donatello di portare con sè la testa del robot per collegarla ad un computer che controllava un discreto numero di antenne satellitari. Il professore approfittò di questo per creare un'onda sinusoidale che interrompeva il suo segnale positronico. In tal modo, rintracciarli diventava impossibile.
Piano che però non era stato privo di incovenienti, come scontrarsi di persona con i ricognitori in questione... ed uno strano incidente che aveva visto Raffaello protagonista.
Mentre era in moto con la parte inferiore del corpo robotico, qualcuno gli aveva sparato. Ma il cecchino non doveva essere un granchè perchè lo mancò, anche se per un soffio.
Lì per lì non diede peso alla cosa, pensando che fosse opera di un  triceraton con una pessima mira.
Invece era tutto calcolato.
- Preferisco vederti tutto intero, sai papà?- fece Alisa.
- Anch'io tesoro, anch'io.- fece il robot - ma temo che se non troviamo un piano alternativo, dovrò procedere con il mio.-
- Ci dia tempo, professore e vedrà che...- Leo non finì mai la frase. Perchè in quel momento furono accerchiati da veicoli e elicotteri dell'esercito che imponevano loro la resa e la minaccia di aprire il fuoco.

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Capitolo 5
*** Una guerra inutile seconda parte ***


- Ma che succede?- chiese Alisa vedendo quei militari. Non erano federati, poco ma sicuro, e visto che gli unici a sapere del teleportale e quindi ad avere un valido motivo per volere la testa di suo padre erano Triceraton e federati... dubitava che fossero altri concorrenti in gioco.
Ad intuito quindi, dovevano essere i militari dell'esercito di quel pianeta.
- Ehy...- fece il professore - Ma l'esercito terrestre non lo sa che voi siete dalla loro parte?-
- Cosa vuole professore...- fece Mik - gli umani non capiscono quasi nulla di quello che per loro non è normale.-
- Ehy!- si risentì Sarah.
- Beh, tu non fai testo!- si difese l'arancione.
Di lì a poco scoppiò una violenta battaglia.
Però c'era qualcosa che non tornava. Alisa aveva immaginato che quelle persone vestite in nero, in assetto da guerra, fossero l'esercito  terrestre... ma le loro armi erano troppo sofisticate.
Donatello fu il primo a rendersene conto e tentò di prendere una di quelle pistole per cercare di capirci di più... ma non fece in tempo.
- Portate il cannone.- fece quello che sembrava il capo. Un militare dai capelli bianchi e gli occhiali scuri - E ricordate che Bishop li vuole vivi.-
Pochi attimi più tardi, un cannone sparò su di loro un raggio stordente che li fece cadere a terra privi di sensi.
- Bene.- fece il militare - Da adesso sono inoffensivi.-
Subito dopo, dei soldati caricarono le quattro tartarughe ed il professore su dei tavoli da laboratorio, provvisti di cinghie e li caricarono su un camion.
Le due ragazze vennero solo sbattute nel secondo camion.
- Ma...- fece un soldato - Non dovremmo legare anche loro?-
- Figuriamoci.- fece il militare - Sono due ragazzine svenute... che vuoi che facciano?-
E dopo aver caricato tutti i prigionieri ripartirono.
Erano le tre del mattino.
...
...
...
- Alisa...- fece Sarah quando finalmente riprese i sensi - Alisa, svegliati.- la incoraggiò scuotendo l'amica.
L'aliena mugolò qualcosa, si massaggiò la nuca e poi cercò di parlare - Oddio... ma che è successo? Accidenti che botta tremenda... dove siamo?-
- Beh, visto che ci stiamo muovendo... in un camion.- fece Sarah - Dove sono i ragazzi?-
Alisa chiuse gli occhi per concentrarsi.
- Li sento poco... ma sono vivi. Probabilmente non si sono ancora ripresi.- fece Alisa -e sono su un altro camion... che facciamo?-
- Non abbiamo scelta.- fece Sarah. Odiava l'idea ma al momento era l'unica cosa sensata che le veniva in mente di fare - Dobbiamo scappare. Adesso, subito.-
- E gli altri?!?- fece Alisa - Mio padre, i tuoi fratelli... non possiamo abbandonarli così...-
- E infatti non lo facciamo.- fece Sarah prendendole le mani - ma pensaci. Non sappiamo con chi abbiamo a che fare, non sappiamo se potremo avvisare qualcuno, e al momento nessuno sa dove siamo... se ci prendono tutti, che succederà a Leonardo, tuo padre e agli altri?-
Alisa ci pensò un attimo prima di annuire - Hai ragione... scappiamo.-
Sarah sorrise andando verso il portellone del camion, che aveva un'apertura molto facile. Evidentemente se ne andavano in giro a stordire la gente con quel cannone, le vittime rimanevano incoscenti fino al luogo X e quindi non avevano previsto grandi problemi e tattiche difensive... peccato che si fossero imbattuti in una che di recente aveva gli incubi appena chiudeva gli occhi.
Spalancò le porte e vide che il veicolo andava più forte di quanto non sembrava.
- Oddio...- fece Alisa - Mica vorrai saltare da qui...-
- Purtroppo non abbiamo altre possibilità...-
- Aspetta.- fece Alisa - Ho una visione... succederà qualcosa di brutto!-
- Ehy, voi due!- fece il soldato dai capelli bianchi e gli occhiali scuri - Fermatevi!-
- Non potrà essere più brutto di questo!- fece Sarah - Salta!- la kunoichi saltò, seguita a ruota dall'aliena. Appena si furono rimesse in piedi, quasi zoppicando, cercarono rifugio in quello che sembrava un parco giochi, circondato da alberi e cespugli.
- Corri, presto!- fece Sarah. Li avevano già alle calcagna, quello che sembrava il capo e un paio di soldati al seguito.
Alisa riuscì a raggiungere un cespuglio e ad arrampicarsi su un albero... Sarah non ebbe la stessa fortuna.
Durante la caduta si era slogata una caviglia e aveva pure una spalla slogata, e tanto era bastato per metterla in una posizione di  vulnerabilità. Il militare la afferrò per un braccio, le tirò uno schiaffo ed iniziò a picchiarla, senza darle modo di reagire, prima di stordirla nuovamente.
Sarah cadde a terra, senza un grido, con il braccio sinistro steso sull'erba e quello destro leggermente piegato verso l'interno.
'' Oh no...''- pensò Alisa coprendosi il viso con entrambe le mani -'' è successo... no...''
- L'altra è scappata.- fece uno di loro.
- Poco male.- fece il capo caricandosi Sarah sulle spalle - Bishop ha già quello che vuole.-
E nel dir così tornarono verso il camion e sbatterono la giovane all'interno con malagrazia.
'' Oddio che faccio adesso?!?''- pensò Alisa disperatamente... i suoi amici, suo padre, la sua migliore amica rapiti, nelle mani di chissà chi... ok non erano i Triceraton e nemmeno i federati ma comunque i fatti erano chiari.
E lei era sola.
O forse no.
...
...
...
Nel frattempo, al rifugio, Splinter non ne poteva più. Erano ore ormai che non aveva notizie dei suoi figli. Troppe per un genitore.
E quando April e Casey vennero al rifugio per chiedere dei loro amici, decise che aveva aspettato abbastanza.
- Signor Hamato...- fece Alisa apparendo sulla porta della loro casa con gli occhi rossi e gonfi, avanzando verso di lui riluttante - Signor Hamato, la prego mi aiuti...-
Splinter la prese delicatamente per le spalle, cercando di mantenere la calma nel vedere la migliore amica di sua figlia in quello stato - Figliola, calmati, dimmi cos'è successo.-
- Dobbiamo andare a prendere mio padre e gli altri, sono in pericolo...- fece Alisa - Al parco... ci hanno sparato contro... io e Sarah ci siamo riprese, abbiamo tentato di scappare per organizzare i soccorsi... ma loro...-
- Va bene, ho capito.- fece Splinter - Prendo quello che mi occorre e vado subito a cercarli.-
- Veniamo anche noi.- fece Casey,
- Non se ne parla.- fece Splinter - E' troppo rischioso.-
- Non puoi andare da solo. I lucertoloni cornuti sono ovunque.- ribattè l'umano.
- Casey ha ragione.- lo appoggiò la rossa - Nessuno può camminare liberamente per le strade dopo il tramonto. Noi siamo fortunati ad arrivare qui vivi.-
- Appunto per questo voi restate qui.- fece Splinter - Non voglio farvi correre rischi inutili.-
- Ma non sai nemmeno da dove iniziare le richerche.- fece April - io posso rintracciare i loro cellulari. E poi ho imparato bene le mosse che mi hai insegnato.-
Splinter ci pensò su un attimo e poi si rivolse ad Alisa - Non riuscirò a convincere nemmeno te, vero?-
- Assolutamente no.- fece l'aliena - Mio padre e i miei amici sono in pericolo. Come potrei restarmene qui tranquilla?-
E fu così che la decisione fu presa.
...
...
...
...
...
...
Nel frattempo, anche Leonardo e gli altri avevno ripreso i sensi. E a poco a poco, si resero conto di essere finiti nel loro peggiore incubo.
Ritrovarsi legati su un tavolino operatorio, con la luce della lampada scialitica puntata in faccia, circondati da strumenti chirurgici.... ognuno di loro aveva fatto quell'incubo, almeno una volta nella vita, ma non ne aveva mai parlato agli altri, forse per non passare per un pauroso paranoico o forse per proteggere gli altri dalle proprie paure... e poi quell'incubo sembrava sempre meno spaventoso quando riaprivano gli occhi e rivedevano il loro piccolo mondo fatto di sicurezze, ombre e affetto.
Ma stavolta era tutto vero.
L'incubo era vero.
- Sono io quello che volete!- tentò il professore - Perciò lasciate liberi i miei amici!-
- A dire il vero professore...- fece la voce di un uomo misterioso - E' proprio lei che non voglio.-
- Si può sapere chi diavolo sei?-  fece Donatello.
- Vedi Donatello...- fece l'uomo giocando con una siringa, giusto per spaventarli un po' - sono l'uomo su cui il Governo fa affidamento per certi... progetti. Quel genere di progetti con cui non vogliono sporcarsi le mani.-
- Ehy!- lo riprese Raffaello - Come fai a sapere il nome di Donatello e che lui è un professore?-
- Io so tutti i vostri nomi Raffaello... e non solo.-
- Noi invece non sappiamo nulla di te.- lo rimbeccò Leonardo - non ti sei nemmeno presentato.-
- Non conosci le buone maniere?!?- si associò Mik.
- D'accordo Michelangelo...- fece l'uomo mettendo in moto una sega circolare - Quando dovrai gridare il mio nome, pregandomi di non farti più del male, implorandomi di risparmiarti... potrai chiamarmi Bishop.-  e nel dir così uscì dall'ombra.
Il loro incubo era un uomo interamente vestito di nero, come un agente dei film di Matrix.
Pallido come un cadavere.
Avrebbe fatto rabbrividire chiunque.
- Sono confuso, non capisco.... tutti hanno sempre dato la caccia a me in passato.- fece il professore.
- Infatti.- fece Bishop - Lei è un articolo considerato prezioso da una persona che nutre molto interesse nei suoi riguardi.-
Le porta della sala operatoria si spalancarono ed assieme ad un drappello di federati c'era proprio il generale Blanque.
- Salve professore.- fece il militare con un ghigno.
Ed allora per loro fu tutto chiaro. Era uno scambio. Blanque, anche lui doveva aver rintracciato le tracce di energia trasmanica, ma invece di ricorrere ad un invasione su vasta scala e alle minacce, era riuscito a trovare qualcuno disposto a contrattare con lui.
E purtroppo l'aveva trovato.
Una parola tira l'altra, e il generale aveva rivelato all'agente Bishop che il suo prezioso professore era stato aiutato da alcuni mutanti che risiedevano sulla Terra. Un'occasione troppo ghiotta per farsela scappare. Il patto era presto fatto: Bishop gli avrebbe prestato forse e risorse per catturare tutto il gruppo, Blanque avrebbe tenuto il robot... e lui le tartarughe.
Un patto odioso, disumano, indegno di chi si auto-riteneva un rappresentate della giustizia... ma  così era stato fatto.
- Il nostro patto è concluso.- fece Bishop.
- Certo.- fece il generale - Non so come ringraziare lei ed il suo governo per la collaborazione. Grazie a lei potremo sbarazzarci una volta per tutte di quei maledetti lucertoloni.- fece Blanque - Le lascio le tartarughe, ne faccia quel che le pare.-
A nulla valsero le urla di protesta del professore.
Non aveva più armi. Nemmeno la sua vita.
- Dove sono Sarah e Alisa?- fece Leo.
- Non era il caso di tenerle qui. Le donne non amano il sangue.- fu la lapidaria risposta.
- Se hai osato torcere loro anche solo un capello...- lo minacciò il leader.
- Rilassati, sono un gentiluomo, non è nella mia natura fare del male ad una donna...- fece Bishop - a patto che lei, ovviamente, non faccia nulla per nuocere a me. A ben vedere, dovresti sperare che la tua innamorata e la sua amica non facciano nulla per farmi arrabbiare.-
Leo distolse lo sguardo. Sarah che se ne stava buona e tranquilla ad aspettare chissà cosa?
Con loro in pericolo?
Più probabile che Michelangelo diventasse vegetariano.
...
...
...
Nel frattempo, sopra le loro teste, nel cielo di New York sembrava essere scoppiata la guerra dei mondi. Blanque aveva subito attaccato il suo rivale per sbattergli in faccia la prova che il professore ormai era un suo ostaggio del suo governo, e tanto era bastato per dare il via ad un terribile scontro.
Ma questo, almeno per ora, non interesseva alle quattro figure che seguendo il segnale dei tarta-cellulari erano giunte sino al porto.
- Secondo il tarta-cellulare, i ragazzi dovrebbero essere ad un miglio da qui. Ma purtroppo viene dall'altra parte del fiume.- fece April.
- E come ci arriviamo?- fece Casey - Il ponte non c'è più.-
- Perchè non usiamo quella?- fece Alisa indicando una piccola scialuppa ormeggiata al molo su cui si trovavano - E' piccolina, ma dovrebbe funzionare...-
- Ottima idea, mia cara.- fece Splinter.
...
...
...
Intanto, nel laboratorio, le cose si mettevano di male in peggio. Bishop aveva fatto una scansione completa dei loro corpi mutati ed aveva constatato, oltre che la mutazione era qualcosa di assolutamente nuovo nei suoi anni di studio, che le tartarughe  erano un caso più unico che raro... ma non erano gli unici mutanti ad aver subito una mutazione così singolare su quel pianeta.
- La vostra mutazione genetica è tale e quale a quella dell'unico altro soggetto che ho trovato.- fece Bishop.
- Scusa, quale altro soggetto?- fece Don.
- Ma di cosa stai parlando?- fece eco Leo.
Bishop non gli negò la risposta. Tirò uno di quegli sportelli che somigliavano molto alle celle frigorifere degli obitori...
- LEATHERED!- urlò Mik. Non poteva crederci... il suo amico, quello con cui condividevano il loro passato e i segreti degli Utrom, che aveva preferito sacrificare sè stesso per permettere loro di scappare da un crollo ed evitare di sopportare di vivere una vita in solitudine, privato dell'amore e del calore di coloro che aveva sempre considerato la sua famiglia, quello che credeva morto.... era lì. Vivo. Ma da mesi doveva vivere lì sotto, con un pazzo megalomane indifferente verso la vita...
Leathered cercò di dire qualcosa, ma si accasciò, esausto per le sevizie che era costretto a sopportare.
- Mostro...- borbottò Mik.
- Si, glielo ripeto sempre...- fece Bishop.
- No... tu sei un mostro. Un mostro disumano senz'anima che blatera di giustizia, di proteggere questo mondo...- fece Mik fuori di sè dalla rabbia - ma il marcio, il rifiuto umano sei tu!-
I fratelli provarono a supplicarlo con lo sguardo di tacere, malgrado lo appoggiassero in pieno... al momento erano legati e non c'era niente che potessero fare per proteggersi l'uno con l'altro.
- Senti senti... hai fegato. Mi piacciono le persone coraggiose.- fece Bishop avvicinandosi ad un tavolino su cui c'era una specie di cusodia per computer portatile... ma quando la aprì... bisturi, forbici, un arsenale in miniatura - ti concedo il privilegio di essere il primo, contento?-
Gli occhi di Mik si fecero piccoli piccoli per il terrore.
- Lascialo stare!- gridò Leo.
- Calmati... tanto ce n'è per tutti. Chi inizia e chi finisce non fa differenza.- fece Bishop.
Mik iniziò ad alternare il respiro e il deglutimento.
Respirava a fondo per cercare di calmarsi.
Deglutiva perchè aveva l'impressione di stare per vomitare tutto quello che aveva mangiato in vita.
'' Siamo nelle mani di un pazzo.... aiuto''- pensava cercando di non pensare a cosa lo aspettava.
...
...
...
Nel frattempo, dopo essere scampati ad un annegamento ( causa onda anomala dell'East River a causa dell'affondamento di una base triceraton durante uno scontro),  April, Casey, Splinter e Alisa erano giunti sull'altra riva del fiume.
C'erano due magazzini.
- Siamo al capolinea pare.- fece April.
- Ma come è possibile?- fece Casey - Insomma... qui attorno non c'è nulla... forse quel coso si è rotto.- fece l'umano riferendosi al localizzatore di April.
- No...- fece Alisa iniziando a camminare in giro per la zona - Li sento molto vicini...- nel dir così si avvicinò al magazzino rosso, alla finestra. I vetri erano sporchi ed impolverati, un ulteriore segno che lì non c'era nessuno da molto tempo...
Ma qualcosa si vedeva. Una silhouette adagiata per terra. Un maglione a righe rosse e bianche orizzontali.
- SIGNOR HAMATO!- urlò la giovane precipitandosi alla porta che però era chiusa a chiave - E' qui! Sarah è qui!- tentò di aprirla ancora, ma non riuscendovi iniziò a prenderla a pugni con tutta la disperazione che aveva in corpo - Sarah! Rispondi ti prego!-
- Spostati...- fece gentilmente Casey sfondando la porta.
Guardò quella ragazza, sperando che non fosse lei, ma non c'erano dubbi... i vestiti erano gli stessi di quando li avevano lasciati al parco dopo aver liberato gli ostaggi.
Sarah era a terra, rannicchiata su sè stessa. Nella mano sinistra aveva il cellulare.
- Sarah!- urlò Alisa correndo accanto all'amica, facendola stendere sulla schiena. Aveva un occhio nero, il labbro inferiore spaccato e gli occhi chiusi... e diversi lividi e ferite da difesa su mani e braccia.
L'aliena le sfiorò i capelli e subito si ritrovò la mano sporca di una sostanza vischiosa e rossa.
Sangue.
- Figlia mia!- fece Splinter.
- Oh Gesù...- gemette Casey - April ti prego dimmi che...-
La rossa, tremante, le poggiò due dita sul collo, spaventata a morte dall'ipotesi di non sentire niente - E' viva...- fece riprendendo a respirare - è ridotta male, ma è viva...-
- Grazie al cielo...- fece Alisa iniziando a scuotere la ragazza ancora priva di sensi - Oddio... è... è... proprio come la visione che ho avuto...-
- Quale visione?- fece Casey.
- Io... ho visto Sarah, a terra, ferita... ero venuta per avvertirla...- fece Alisa - Oddio... Io non ho fermato niente... l'ho solo reso possibile!- solo adesso capiva le parole che Sarah le aveva rivolto -'' Il futuro non è inciso sulla pietra, siamo noi a determinarlo''- non c'entravano i vestiti, ma solo le decisioni... bastava svoltare un angolo, prendere una strada anzichè un'altra, destra invece che a sinistra e tutto cambiava... e così era stato. Doveva opporsi, insistere per rimanere... ma in quel momento aveva pensato solo a come aiutare suo padre.
Forse, se non avesse ascoltato Sarah, la sua amica non sarebbe stata picchiata in quel modo brutale.
- Adesso non pensarci...- fece Splinter.
Sarah mugolò qualcosa prima di riaprire gli occhi - Oddio...-
- Sarah....- fece Alisa con due lucciconi, sorridendo, agli occhi - Grazie a Dio sei viva...-
- Che cosa ti hanno fatto, tesoro mio?- fece Splinter.
- Non lo so, non mi ricordo...- fece Sarah con una voce fioca. A dire il vero qualcosa ricordava... un uomo, le pareva, che correva... no, scappava.Sì, scappava ed aveva qualcuno in braccio, un bambino...
Poi c'era lei... trascinata lì a forza. Un pugno in faccia. Poi un uomo che la teneva ferma, mentre lei lottava con veemenza contro un altro che cercava di versarle qualcosa in bocca... era riuscita a difendersi... poi un colpo violento alla testa, e la caduta.
- Leo... i ragazzi...- fece Sarah cercando di tirarsi su, ma non ci riusciva - Devo...-
- No, tu non devi fare nulla.- fece April obbligandola a stare sdraiata - non hai ossa rotte o riversamenti interni per fortuna, ma devi stare tranquilla, almeno per un po'.-
- April ha ragione.- fece Casey - ce ne occupiamo noi.-
- Alisa, rimani con lei.- ordinò Splinter - noi continuiamo a cercare.-
- La botola...- fece Sarah indicando un punto del pavimento poco lontano da lei. Ed in effetti c'era una botola.
I due umani e il topo vi si infilarono subito.
'' Buona fortuna''- pensò Alisa.
...
...
...
Ce ne sarebbe stato molto bisogno.
Il percorso era disseminato di ostacoli. Guardie ad ogni angolo, corridoi disseminati di trappole, sensori ultra-sensibili collegati all'allarme, ergo significava procedere con massima lentezza e precisione.
Cosa non facile visto che Casey non possedeva esattamente una portentosa destrezza ninja, avendo in compenso la grazia di un elefante zoppo in una cristalleria.
Avevano superato un corriodio particolarmente insidioso quando l'umano aveva accidentalmente fatto cadere il bastone di Donatello sui sensori.
Le guardie vennero allertate immediatamente. ma quando giunsero sul posto non c'era più nessuno.
- Non possono essersi volatilizzati, cercate ovunque.- fece il capo del drappello - Occhi aperti.-
'' Ecco bravo, tieni gli occhi aperti...''- pensò Casey nel condotto di areazione proprio sotto i piedi dei soldati -'' basta che non li abbassi.''
Il trio procedeva lungo il condotto.
Splinter aveva l'impressione di essere proprio sotto le teste dei suoi figlioli.
...
...
...
...
Bishop intanto aveva messo a nanna con un sedativo Leonardo, Raffaello e Donatello. Poi aveva inclinato il tavolo su cui era costretto Michelangelo per farlo stare in posizione perfettamente orizzontale ed aveva avvicinato il carrello con gli strumenti chirurgici.
'' Ok...''- pensò il giovane ninja respirando a fondo per calmarsi -'' E' un'anestesia... chiudi gli occhi... dormi... pensa ad altro... Dio dammi la forza...''
- Ti ho già detto che non sentirai niente?- fece Bishop prendendo il sega-ossa circolare.
- No...- fece Mik con sussurro che nemmeno lui udì.
Bishop ghignò - Infatti. Farà un male cane.-
- Almeno questo risparmiamelo!- sbottò l'arancione trattenendo il conato di vomito.
- Ti chiedo scusa. So che per una cosa del genere dovrei somministrarti un anestetico, ma altererebbe i risultati della ricerca, tu mi capisci vero?- fece Bishop.
- Io non voglio guardare...ok?- non si era reso conto di averlo detto a voce alta mentre stringeva le palpebre pensando disperatamente di pensare ad altro, supplicando di svenire pur di non sopportare tutto quello che si stava prospettando.
- Come preferisci...- fece Bishop avvicinando pericolosamente il sega-ossa al braccio del mutante - per il sacrificio che stai per compiere, il tuo paese ti ringrazierà molto, Michelangelo.-
Il mutante ormai sentiva la lama incidere...
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- NO!- fece la voce di Splinter. Lui, April e Casey erano saltati fuori dal condotto dell'areazione all'ultimo secondo.
- Cosa?- fece Bishop distraendosi dall'operazione - Un altro mutante? Fermateli!- fece mandandogli contro alcune guardie.
Splinter le schivò con abilità prima di mollare un calcio all'agente mandandolo fino al limitare di quel mattatoio - Leva le mani dal mio ragazzo!-
April e Casey liquidarono le ultime guardie, così Splinter potè liberare Michelangelo.
- Oddio...- fece Michelangelo - Maestro... non mi sento troppo bene.-
Il topo lo aiutò a mettersi seduto sul tavolo - Calma... respira piano. E' tutto finito adesso. E' stato orribile, lo so, ma adesso è finita... sei salvo. Quell'essere non ti toccherà più.-
April prese il polso dell'amico - Ha il battito accellerato, ma appena si calmerà un po' si stabilizzerà.-
- Oddio....- fece  Mik recuperando a poco a poco la calma - Cavolo... questo si che si chiama avere il dono della tempestività.-
- Liberiamo gli altri...- propose Casey.
Splinter andò a liberare Raffaello, mentre Mik si occupò di Donatello ed April usò il sega-ossa per liberare Leo.
- Non possiamo andarcene senza Fugitoid.- fece Don.
- Lo troveremo...- fece Leo - Maestro Splinter, non hai trovato anche Sarah ed Alisa?-
Splinter tentennò prima di dire - Sì... sono qui anche loro.... ma stanno bene non preoccuparti.-
- C'è altro vero?- fece il leader impensierito dall'espressione del padre - c'è qualcosa che non vuoi dirmi...-
Non ebbero tempo di discutere oltre però, che altri soldati arrivarono.
April e Casey li tennero a bada per un po', per poi lanciare contro di loro un fumogeno. Giusto il tempo di permettere a Michelangelo di liberare Leathered e a Casey di consegnare ai loro amici le armi.
- Prendi Raffaello!- fece Casey - Natale è arrivato in anticipo quest'anno.-
- Grazie del regalo, babbo natale!- fece Raph.
Poco dopo, si svolse una piccola battaglia, vinta dai mutanti.
Bishop si riprese appena in tempo per vedere le sue guardie fuggire spaventate.
- Codardi.- disse l'agente. Ironico, per una '' persona'' che fino a dieci secondi prima stava minacciando qualcuno che non era in grado di difendersi da solo.
Davanti a lui c'erano sia i mutanti che i due umani che li avevano aiutati.
- Sistemiamolo alla svelta e andiamo via.- propose Raph - Dobbiamo trovare il professore.-
- Bishop!- fece Mik smanioso di fargliela pagare per quello che aveva fatto a Leathered - Volevi prenderti qualcosa di me giusto? E allora prendi questo!-  il ninja si avventò sull'uomo, ma costui  schivò l'attacco e afferrandolo per un braccio lo riportò sul tavolo da laboratorio, legandolo quel tanto che bastava per impedirgli di fare qualche scherzo.
Poi recuperò il sega-ossa.
'' Oddio no... un'altra volta...''
- Se qualcuno di voi osa fare un passo... potete pure dire addio al vostro caro Michelangelo.-
Raph e Leo tentarono di avvicinarsi, ma Splinter li fermò, malgrado si sentisse divorare dalla collera di non poter fare nulla.
Purtroppo, il coltello dalla parte del manico lo teneva quel mostro. E c'era uno dei suoi figli sotto la lama.
- Oh Signore...- fece Mik tremando da capo a piedi, sudando freddo - Ve l'ho già detto che odio gli addii?-
...
...
...
...
- Oddio... i ragazzi...- fece Sarah cercando di tirarsi su facendo leva con le braccia.
- Sarah...- fece Alisa.
- Sta succedendo qualcosa di brutto... me lo sento.- fece Sarah provando a mettersi in piedi, ma con una spalla ed una caviglia slogata e le  botte prese non era così facile - devo andare da loro...-
- Non sei in condizioni di combattere....- fece Alisa - Non ce la farai mai...-
- Non occorre che tu venga con me... conosco la strada...- fece la giovane riuscendo a mettersi in piedi, zoppicando, appoggiandosi come poteva alla parete... appoggiandovi la testa, mano a mano che avanzava, sporcava il muro di sangue.
Poi capitombolò per terra.
Alisa la aiutò a rimettersi in piedi.
- Vengo con te...- fece l'aliena aprendo la botola per poi entrarvi sostenendo l'amica. In fondo... la sua visione si era già avverata, Sarah era stata assalita, era ferita, anche se per fortuna non in maniera grave... almeno sperava.
Che altro poteva succedere?

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Capitolo 6
*** Una guerra inutile terza parte ***


- Sta attento...- supplicò Mik sempre più spaventato da quel sega-ossa che girava attorno alla sua faccia - Ragazzi, fate qualcosa per favore!-
- State indietro. Tutti quanti. O per Michelangelo sarà la fine.- li minacciò Bishop - La sua vita è in grave pericolo... e ormai dovreste aver capito che non scherzo mai.-
...
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Intanto, senza che nessuno le avesse notate, le due ragazze erano a pochi metri dal sequestratore e dall'ostaggio. Dietro di lui. Nel condotto di areazione e guardavano la scena atterrite.
- Oh no!- sussurrò Alisa. Quella situazione non le piaceva nemmeno un po'. Lui non le piaceva. E il fatto che l'amica fosse ferita ma allo stesso tempo determinata a combattere le piaceva ancora meno.
Forse non era stata un grande idea, nè tentare la fuga nè farla muovere in quello stato - E ora...?-
Sarah respirò a fondo - Ho un'idea... lo posso fermare... devo...- bloccò Alisa quando lei tentò di andar con lei - No... resta qui... se le cose si mettono male avrò bisogno di te.-
Uscì dal condotto e scivolò vicino a Bishop, con la rapidità e la destrezza che dodici anni di duro addestramento ninja le avevano donato... si alzò e gli strinse un braccio attorno al collo e l'altro attorno al busto.
- Che diavolo combini?!?- sbraitò Bishop mollando il sega-ossa.
- Sarah attenta!- fece Leo sorpreso, ma anche rincuorato dal vederla. Era lì, davanti a lui, viva, in salute... e stava tenendo fermo uno psicopatico che fino a dieci secondi prima minacciava di trasformarli in uno spezzatino misto.
- Mik, corri, scappa, scappa!!!- urlò Sarah. Mik non se lo fece ripetere: Afferrò il bisturi vicino a lui e si liberò.
Il malvagio scienziato tirò una gomitata alla bruna, per togliersela di dosso, così forte che la giovane si sentì mancare il fiato e mentre era mezza tramortita le arrivò un calcio allo sterno.
- Avresti dovuto saperlo che chi osa mettersi contro di me è destinato a soccombere.-
Una volta che Michelangelo fu in salvo, tutti gli si buttarono addosso, mentre Alisa trascinava Sarah lontana da quello scontro.
Aveva riportato troppe ferite, ed iniziava sinceramente a preoccuparsi che il peggio non fosse ancora arrivato.
Lo scontro tra l'agente ed i mutanti proseguì, fino a quando Leathered non lo bloccò in una presa ferrea... con un abile mossa l'uomo riuscì a liberarsi, ma doveva convenire con Splinter: era in inferiorità numerica.
Non ce l'avrebbe mai fatta contro tutti loro.
Quindi si diede alla fuga.
- Tanto so che ci rivedremo. Ed accadrà molto presto. Garantito.- e nel dir così lasciò la stanza, ma non prima di aver recuperato quattro provette contenente i campioni di sangue che aveva prelevato loro.
Raph tentò di inseguirlo, ma Leo lo fermò.
- Lascialo andare. Pensiamo a Fugitoid.- fece Leo.
April corse da Sarah e Alisa - Ma sei matta?!?-
- Ho provato a fermarla...- fece Alisa.
- Lo so.- fece April - Ti avevo detto di restartene tranquilla... perchè non mi hai ascoltato?-
Sarah si tirò su a fatica. La testa, il braccio, la gamba e ora anche il petto... forse non c'era una sola parte del corpo a non farle un male tremendo... ma non aveva tempo per lamentarsi o per il dolore - Sto bene... sono solo indolenzita, ma sto bene.-
- Sei sicura?- fece Raffaello - Non hai una bella cera...-
- Ma si, non è nulla...- fece Sarah cercando di sembrare convincente.
No che non andava bene.
Il suo corpo non sarebbe riuscito a reggere a lungo, per lo meno, non in quelle condizioni. Un altro scontro poteva esserle fatale, e questo lo sapeva... ma non voleva nemmeno starsene in disparte mentre altri rischiavano la vita.
Dopo tutto, quella era anche una sua battaglia e doveva prendervi parte.
E c'era un modo, solo un modo, per tenere il punto senza che altri dovessero preoccuparsi di badare a lei in battaglia.
Doveva auto-ipnotizzarsi, per non sentire dolore. Era stato proprio Splinter ad insegnarle quella tecnica ma l'aveva sempre diffidata dall'usarla, perchè sapeva che era uno stato di benessere temporaneo che alla fine esigeva un tributo.
'' Non dovrai mai usare questa tecnica. Pochi riescono ad usarla e poi a sopravvivere per raccontarla... non sfidare la sorte''
'' Perdonatemi''- pensò Sarah iniziando il processo di auto-ipnosi.
Appena qualcuno avesse detto '' Tregua'', si sarebbe svegliata e affrontato lo scotto da pagare.
...
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Le cose intanto stavano per cambiare.
Zanramon, stanco di non avere ancora quello che voleva nelle sue mani, aveva minacciato il suo secondo in comando.
- Se perderemo questa guerra contro la Federazione, giuro che finirai la tua carriera con infamia e disonore davanti alla corte marziale del nostro popolo.-
Mozar ringhiò furioso.
Aveva giurato di servire con umiltà il suo popolo, ma non accettava di essere minacciato da un despota in grado solo di comandare e minacciare.
Forse Traximus aveva ragione quando denunciava giornalmente il malgoverno dei Triceraton.
E anche Alisa, quando li aveva accusati di non sapere assolutamente cosa fosse l'onore, forse non aveva tutti i torti.
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Intanto, mentre il gruppo di terrestri vagava in quella sorta di labirinto per topi alla ricerca del professore, questi era nelle mani dei federati e della squadra tecnica che lo aveva letteralmente aperto per avere il progetto del teleportale.
Per riuscire a violare i codici di sicurezza per l'accesso ai file, era necessario abbassare  il firewall... all'inizio andava tutto bene, ma appena ebbero accesso all'archivio dati...
- Il progetto del teleportale...- fece il robot di Blanque - Non c'è più!-
- Cosa?- sbottò Blanque - e dov'è finito?-
- L'ho cancellato.- fece Fugitoid - Prima di tornare sulla Terra... ma sapevo che non mi avreste mai dato retta, perciò ho dovuto permettervi di frugare dentro di me perchè ve ne accertaste... e adesso, la fase finale.- nel dir così si slegò dalle cinghie che lo fissavano al tavolo da laboratorio e iniziò a trasmettere qualcosa su tutte le apparecchiature.
E non solo alle fazioni in guerra, ma anche su ogni schermo e satellite terrestre.
'' Mi presento. Io sono il professor Honneycutt, e tempo fa ho avuto la malsana idea di inventare un congegno per il teletrasporto istantaneo chiamato Teleportale Dimesionale. Il mio progetto doveva essere un'arma per la pace, per rendere i popoli più uniti... ma è diventato il trofeo di guerra inutile, che ha già causato troppo dolore, troppa sofferenza e morte.
E' colpa mia se questa folle guerra ha avvelenato questo bellssimo pianeta.... quindi tocca a me rimediare.
Federati. Triceraton. Mi rivolgo a voi: il progetto del teleportale non esiste più, l'ho distrutto. Non c'è più ragione quindi che vi azzuffiate travolgendo senza pietà tutto quello che trovate sul vostro cammino.
Chiedo un immediato cessate il fuoco.''
La sua speranza era che gli credessero. Ma aveva un'altra arma da usare.
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Nel frattempo, Bishop era arrivato alla sua base ed aveva dato al suo assistente dei campioni di cellule da analizzare. Il suo piano era quello di usare quel DNA mutato per realizzare una nuova razza umana perfetta, di super-soldati, che avrebbe ereditato il mondo.
- E' andato...- fece il militare che aveva condotto l'operazione di catturare Fugitoid e le tartarughe - tutto bene, signore?-
- Non quanto avrei voluto, maggiore...- fece Bishop - ma le tartarughe daranno un contributo alle mie ricerche, volenti o nolenti.-
Il militare riprese a respirare.
Non se ne era ancora accorto, ancora.
Lui invece non aveva mai dimenticato quel volto implorante... e se Bishop se ne fosse accorto... allora sarebbe stata la fine.
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- Il mio compito è quasi finito...- fece il professore. Lo aspettava un ultimo sforzo. Gli sarebbe costato molto... ma non aveva altra scelta.
L'unica cosa che gli dispiaceva... era Alisa, sua figlia. Non ci sarebbe più stato il tempo per dirle quanto le voleva bene, quanto era orgoglioso di lei, e che era la cosa più bella che aveva... '' Addio, bimba mia... ti voglio tanto tanto bene''
- Non voglio che ve ne andiate a mani vuote... ho un ultimo regalo da farvi... che possiate comprendere la strada per la pace e per l'armonia''
Nel dir così caricò un virus potentissimo che infettò tutti i computer della federazione, facendoli esplodere.
L'esplosione raggiunse anche i suoi amici che lo stavano ancora cercando.
- Gente...- fece Mik riprendendosi dall'impatto - Ho visto abbastanza film di spionaggio per dire... è il momento di tagliare la corda.-
- E lo faremo.- fece Donatello - Ma non senza il professore.-
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- Signore - fece il robot della Federazione - sono riuscito a disattivare la corrente. Questo neutralizzarà l'attacco di Fugitoid.-
Il professore si lasciò andare, quasi sconfitto - Allora... è stato tutto inutile?-
Nel frattempo, le tartarughe, Sarah, Splinter, Alisa, Leathered, April e Casey erano riusciti a trovare il secondo laboratorio, in cui il professore era prigioniero.
Leathered buttò giù la porta.
- Papà!- fece Alisa.
- Prendeteli!- ordinò Blanque ai suoi uomini.
La battaglia infuriò, mentre Donatello corse al capezzale del professore per tentare di liberarlo.
Questi però lo fermò.
- Non preoccuparti per me.... riattiva la corrente, così posso finire di trasmettere il virus.-
Donatello obiettò - Ma è troppo pericoloso!-
- So qual'è il rischio...- fece il professore - Ma è anche l'unico modo per far terminare questa stupida guerra.-
- Sì lo so... ma Alisa?- fece Donatello - Se le succede qualcosa, rimarrà sola, non ha pensato a questo?-
- Sì... l'idea di separarmi da lei è il mio unico grande rimpianto.- fece il professore - Ma so anche che nella peggiore delle ipotesi, ci saranno amici veri che l'aiuteranno e che non sarà mai veramente sola... ti prego. Non c'è più molto tempo.-
Don ingoiò un singulto e poi fece - Va bene... so già che me ne pentirò amaramente.- nel dir così riavviò l'elettricità per permettere al professore di continuare la sua opera.
Il virus attaccò anche la flotta della Federazione che stava combattendo contro i Triceraton.
E in quel frangente, Zanramon non ebbe che un pensiero.
Indegno di qualcuno che aveva blaterato di onore e nobiltà d'animo con il nemico che lo aveva accusato di essere fuggito a gambe levate.
- Attaccate!- fece Zanramon - La flotta nemica non può difendersi in questo momento... la vittoria è nostra!-
- No.- fece Mozar - Non c'è onore nell'attaccare un nemico indifeso.-
- Ma qui non si parla di onore.- fece Zanramon - L'unica cosa che conta è vincere! Aprite il fuoco.-
Mozar non diede quell'ordine, ma un suo sottoposto ( eseguendo l'ordine di Zanramon) sì. E fu la loro condanna. Bastò il semplice impatto con la flotta della federazione, infettata dall'attacco di Fugitoid, ad infettare anche la loro pattuglia.
- Tagliate i contatti con quella squadra, subito.- fece Zanramon.
Mozar ancora una volta dissentì con il suo capo - Ma Signore... non possiamo abbandonare quei ragazzi!-
- Obbedisci! Subito!-
Mozar però fece un'altra cosa.
- Siamo salvi... non so cosa abbia infettato la federazione, ma non ha raggiunto i nostri sistemi di controllo.-
- Bene...- fece il capo governo sfregandosi le mani - Ora armiamo i cannoni a lunga gittata... finalmente li spediremo dirtti all'inferno.-
- Non eseguiremo i tuoi ordini, Zanramon.- fece Traximus. Mozar, infatti, aveva solo disattivato gli allarmi e le protezioni della sala comandi per permettere al ribelle e ai suoi accoliti di accedervi.
Mozar era un soldato spietato, questo sì... ma era anche un essere senziente e come tale non era immune dai ripensamenti e soprattutto possedeva dei valori morali che per lui erano più vincolanti di qualunque giuramento di fedeltà. Finchè si trattava di ottenere informazioni e di condurre una guerra contro avversari che li ostacolavano, poteva anche seguire Zanramon....poteva sopportare gli attacchi di rabbia di questi, tanto c'era abituato... ma attaccare un nemico indifeso, abbandonare al proprio destino i suoi compagni, quelli che si fidavano di lui... questo proprio no.
Motivo per cui aveva deciso di aiutare i ribelli.
- E nessun altro comando disonorevole che cercherai di impartire.- fece l'ex gladiatore.
- Come sono arrivati qui questi traditori?!?- chiese il primo ministro.
- Camminando.- fece Traximus - Gettate le armi.-
- No! No!- fece Zanramon - e voi che aspettate? Aprite il fuoco! Mozar, insomma?!? Non controlli più le tue truppe?-
Mozar ringhiò prima di ordinare - Gettate le armi. E' finita.-
- Cosa?- fece Zanramon che non riusciva a credere a quello che vedeva e sentiva - Ma che ti prende Mozar, che combini... ma questa è una rivolta?-
- No.- fece Traximus - E' una rivoluzione. E di solito, quando c'è n'è una... è perchè al mondo serve qualche cambiamento.-
...
...
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Nel frattempo, anche l'era del comando di Blanque finiva.
- State indietro...- fece Blanque cercando di apparire minaccioso - Le mie truppe... saranno qui tra poco, verrete tutti polverizzati...-
- Finiscila con questa commedia.- fece Sarah - Un vero guerriero sa quando è il momento di accettare la sconfitta. E se proprio non riesci a fare il soldato... almeno cerca di essere uomo!-
- Professore, sarà contento.- si congratulò Donatello - il suo piano ha funzionato.... professore?-
- Papà...? fece Alisa avvicinandosi al genitore - Papà alzati.... l'universo è salvo, è tutto finito.-
- Salve.- fece il professore - Il mio nome è Sal 1000, robot domestico tuttofare a sua disposizione. In che posso servirla, in che posso servirla....- e nel dir così la luce negli occhi del professore si spense. Per sempre.
Il suo corpo robotico purtroppo non era mai stato progettato per sopportare uno sforzo del genere e alla fine, il suo cervello robotico si era svoraccaricato ed era bruciato.
- Papà, nooooooooooo!!!!- urlò Alisa cadendo in ginocchio di fronte a quello che ormai era divenuto il letto di morte del suo povero e amato padre, scossa dalle lacrime - Non è giusto!!! Non dovevi lasciarmi da sola!!!! Papà!!!!-
Alisa urlò e pianse per... ore. A dire il vero erano solo dieci minuti, ma a lei pareva tanto di più. Le sue urla rimbombarono per tutto il complesso sotterraneo.
Michelangelo le si avvicinò, per calmarla, senza sapere cosa dire... Alisa si alzò e si rifugiò sul petto dell'amico, sfogando il suo dolore.
Vide Blanque... e il dolore si trasformò in rabbia, furia ceca.
- Tu...- fece Alisa ocn gli occhi bassi prendendo un grosso pezzo di vetro - E' successo tutto per colpa tua... l'hai ucciso tu... tu e la tua ambizione smisurata... me l'avete portato via!!!!-
Blanque si accoccolò contro un muro, cercando riparo e iniziò a piagnucolare usando le braccia come scudo.
- Ferma... no, ti sbagli, ha fatto tutto da solo... abbi pietà...-
- Ne hai avuta tu?- fece Alisa - Per i miei amici, per mio padre... ci hai venduti! A causa della tua ambizione mio padre è morto!
E ora tocca a te!!!- chiuse gli occhi per colpirlo.
Ma la stretta di Michelangelo la fermò.
- Alisa no! Tuo padre si è sacrificato per te, per noi, per questo universo, in nome della pace e dell'armonia!
Credi che sarebbe felice di vedere l'unica persona che ha amato con tutto il cuore trasformarsi in un'assassina? Fai la cosa giusta. Lascia che sia la giustizia. Non vendetta.-
Alisa mollò il pezzo di vetro e poi ritornò a piangere sul petto dell'arancione.
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Poco più tardi, erano tutti sull'Astronave Madre, dove Mozar consegnò la propria arma a Traximus.
- Oggi comincia una nuova era.- fece Traximus - Mai nessuno siederà di nuovo sul trono dei Triceraton. Il senato verrà ricostiuito.- nel dir così distrusse il trono di Zanramon a colpi di pistola laser - Da oggi, la Repubblica verrà ricostituita. Per troppo tempo questa guerra ha gettato fango sulla nostra dignità e sul nostro onore e messo in pericolo la vita dei nostri migliori uomini.-
- Traximus.- fece Mozar - i nostri reparti hanno terminato le operazioni di soccorso e i soldati della federazione sono stati trasportati a bordo, come hai ordinato. Ho anche messo in cella Blanque e Zanramon.-
- Bene.- fece Traximus - Tratteremo i federati come alleati ed ospiti. Controllate se qualcuno è ferito. Signorina Huntington... volete farmi l'onore di organizzare voi l'ospedale?-
- Certo.- fece Sarah. Ospedale.... forse anche lei ne avrebbe avuto bisogno, ma ora non era il momento. Doveva occuparsi di una faccenda più importante - ma prima dobbiamo fare una cosa più importante. Dobbiamo rendere l'ultimo saluto ad un grand'uomo prigioniero nel corpo di un robot.-
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Zanramon e Blanque avrebbero passato il tempo che rimaneva loro in prigione, per ordine del nuovo Primo Ministro Traximus. Probabilmente ad insultarsi a vicenda.
Sarah era riuscita a recuperare della carta, ed aveva fatto cinque rose bianche. Che Alisa depose all'interno della bara dove riposava quello che restava di suo padre.
La ragazza tremava da capo a piedi, a causa della disperazione.
- Io...- fece Leo - Credo sia opportuno dire qualcosa...-
Fu Don a prendere la parola, comprendendo che Alisa era troppo scossa per dire qualunque cosa.
- Io non so cosa dire... professore, l'unica cosa che posso dire, a nome di tutti noi... è... Grazie. Per tutto. E' stato un vero amico per noi. Non solo continuerà a vivere nei nostri cuori... ma il suo nobile sacrificio verrà ricordato per sempre, perchè ha resituito all'universo la pace.-
Mozar premette un pulsante, e la bara venne lanciata nello spazio, con Alisa che salutava.
'' Papà... veglia sempre su di noi, insieme alla mamma''
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Non avevano ancora smesso di piangere la perdita del loro amico e padre, quando vennero raggiunti da un' altra terribile notizia.
Che si traduceva così...
- Donna, terrestre, diciassette anni, ferite multiple.- fece Mozar chiamando quello che lì dentro somigliava di più ad un medico.
Era successo questo. Mentre Traximus esprimeva il proprio cordoglio ad Alisa, adesso orfana, proponendole di restare al suo fianco nella ricostituzione del governo e per aiutare i Triceraton in un nuovo programma di educazione alla pace... Sarah si era era sentita male.
L'auto ipnosi era cessata. Nell'infermieria, dove si stava occupando dei feriti era stata pronunciata la parola '' tregua''.
Accusava dolori fortissimi al petto, e quando April la scoprì... notò un livido enorme. Evidentemente, Bishop doveva averla colpita abbastanza forte da romperle una costola e ora alcuni frammenti avevano perforato il tessuto polmonare.
Inoltre c'erano un trauma cranico e altre due fratture.
- Sarah...- fece Leo stringendole una mano quasi piangendo.
La ragazza tentò di borbottare qualcosa ma non ci riusciva. La costola rotta crepitava al minimo movimento.
Parlava con gli occhi.
'' Ti prego resta... non voglio morire lontana da te...''
- Non morirai, te lo prometto... non oggi, non qui... che fai, muori adesso che è finita...? Ti prego non lasciarmi da solo... ti amo. Capito? Ti amo. Ti amo.-
Poco dopo la giovane chiuse gli occhi, ma non prima di avergli sorriso.
Donatello riuscì, seppure con mezzi di fortuna, ad intervenire sulla sorella... ma a causa delle ferite molto gravi e della carenza di ossigeno che era stata costretta a soportare, la giovane entrò in coma.
- Non posso andarmene.- fece Alisa - Non ora.
Ho già perso mio padre, non gli sono stata vicino a dovere... finchè Sarah non si  riprende io resto.-
La guerra era finita.
Ma iniziava una battaglia per la vita.

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Capitolo 7
*** Dolore e paura ***


La città di New York, risorgeva, come l'araba fenice.  Dopo l'uragano che l'aveva colpita, la città si risollevava rapidamente. E non solo grazie alla Justice Force e ai volontari che si erano fatti avanti per riportare la città al suo antico splendore.
Per fare tutto questo, serviva anche un considerevole patrimonio. Ed Oroku Saki, alias Shredder, non si era certo fatto pregare nel mettere a disposizione della comunità  le sue risorse.
La popolazione acclamava il criminale più feroce e spietato che l'universo avesse mai conosciuto come un eroe, ignara della verità, e che quell'atto di filantropia senza eguali era solo una mossa preventiva di Shredder per mettersi al riparo da accuse che se approfondite avrebbero potuto causargli discreti problemi.
Qualche giornalista aveva iniziato ad insinuare che avesse guadagnato una fortuna con operazioni illegali, e che fosse collegato a diverse gang malavitose della città, tra cui i Dragoni Purpurei.
E dato che sarebbe stato come costituirsi, far sparire per sempre coloro che l'avevano accusato, quale mossa migliore per svilire quei sospetti di mettere a disposizione mezzi e risorse per rimettere in piedi un'intera città... senza chiedere nulla in cambio?
Ma almeno per il momento, non era lui il problema principale della famiglia Hamato.
Il loro problema rispondeva al nome di Sarah Huntington. Una ragazza di quasi diciassette anni, che dopo uno scontro con un certo agente scappato dal manicomio e con i suoi amichetti, era in coma.
Ricoperta di fili, legata ad un computer, con quel bip insopportabile che chiunque avrebbe soppresso con grande gioia se questi non fosse stato la prova che la piccola di casa Hamato era ancora in quel mondo.
Sembrava impossibile, ma la stessa intrepida kunoichi che fino a qualche giorno prima combatteva come dieci eserciti, ora era quella che sembrava una creaturina inerme su un lettino e che al momento assorbiva tutti i loro pensieri.
Splinter non riusciva a darsi pace per l'accaduto. Quello che aveva fatto Sarah, continuare a combattere malgrado il suo corpo fosse al limite del cedimento, solo per dare una possibilità in più a quella battaglia senza speranza... era stato un gesto coraggioso, per certi versi folle... ma sapeva che non sarebbe mai stato possibile se lui non le avesse dato le istruzioni... e soprattutto le motivazioni.
'' I ninja lavorano per il bene comune. Quando c'è in ballo una posta così alta come la salvezza di un mondo non importa cosa dovrai sacrificare... o chi.''
'' Sarah...''- le aveva detto agli albori della loro convivenza e del suo addestramento ninja -'' il mondo in cui viviamo è bellissimo, ma è anche strano. In una situazione normale, i tuoi fratelli non avrebbero difficoltà a farsi accettare per realizzare qualunque cosa vogliano... basterebbe per loro dare il minimo.
Ma tu sei una bambina... e un giorno sarai donna. Non so se potrai uscire un giorno, ma una cosa la so: ti verrà rischiero di essere straordinaria, sempre e comunque.
Un giorno potrebbe capitarti di dover attaccare qualcuno. Un qualcuno in grado di captare la tua aura omicida... ti insegnerò una tecnica che ti permetterà di avvicinarti al bersaglio senza che questi possa captare la minima premeditazione. Potrai usarla anche per ignorare le tue reali condizioni fisiche e continuare la battaglia... ma non dovrai mai usarla. Mai. E' potenzialmente mortale.''
Ma Sarah non aveva ascoltato. Si era servita di quell'arma. Malgrado avesse già delle ferite che le impedivano di muoversi come voleva e avesse ricevuto un colpo fortissimo allo sterno.
Ed era scesa in battaglia.
E alla fine era caduta.
Era quasi una settimana che andava avanti quella storia... Donatello aveva adibito il suo laboratorio a stanza di '' Terapia Intensiva''... aveva curato le ferite di Sarah, risistemato le slogature, era intervenuto sulla lacerazione interna... ma nulla poteva fare, almeno per ora per riscuoterla dal sonno in cui era stata inghiottita... almeno per ora.
'' E magari quando mi accorgerò che potevo fare di più, sarà già tardi...''- pensava scervellandosi per trovare un rimedio -'' Maledizione...''-
E  non era la sola cosa su cui il genio si arrovellava giorno e notte per trovare una soluzione.
Cercava anche un'ipotesi che spiegasse un fatto che per ora pareva non avere alcun senso: perchè proprio lei fosse stata trascinata in quel magazzino per essere aggredita. Alisa aveva raccontato loro che dopo essersi riprese avevano tentato di scappare per organizzare una squadra di soccorso per aiutarli... ma avevano fallito, anche se in parte. Alisa non era stata cercata più di tanto, cosa abbastanza insolita visto che il loro nuovo nemico era un pazzo che rapiva e torturava tutti i '' non umani'' per degli esperimenti che parevano aver come finalità quello di divertirlo mentre le sue vittime urlavano dal dolore e dalla paura....loro aveva rischiato quel destino, mentre Sarah era stata martoriata e lasciata lì aspettando che morte sopraggiungesse... era come se lei fosse stata l'unica a dover morire in tempi rapidi.
Sulle prime pensò che fosse stata torturata dagli uomini di Blanque perchè consegnasse i codici di sblocco per il progetto del teleportale... ma la chiavetta era nella tasca dei jeans, il rigonfiamento era visibile ad occhio nudo, assurdo che non ci avessero pensato... e lì l'avevano ritrovata.
- Ma che ti è successo, piccola?- pensò il viola dandole una nuova soluzione fisiologica per tenerla in vita. 
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Alisa intanto, viveva con le tartarughe, ed anche Leathered dopo la fuga da quell'inferno di laboratorio, aveva accettato il loro invito a restare. Al momento, entrambi avevano bisogno della vicinanza delle persone che volevano loro bene per superare i rispettivi lutti e le sofferenze in cui erano incorsi a causa di Bishop, Zanramon e Blanque.
La giovane aliena cercava di rendersi utile come meglio poteva, nell'aiutare Donatello a prendersi cura della ragazza in fin di vita e nel sostituire il '' malcapitato'' di turno per la veglia, affinchè potesse recuperare un paio d'ore di sonno.
Una sera, nel portare a Splinter una tazza di thè verde...
- Michelangelo...- fece l'aliena notando l'amico in mezzo a degli scaffali.
- Oh, sei tu... pensavo... sai... Sarah è l'unica che mette piede qui...- fece Mik rimettendo a posto il libro '' La freccia nera''.
- Che cosa sono questi... cosi?- chiese Alisa.
- Sono libri... sai, ammassi di carta pieni di figure e informazioni...- fece Mik. Stava per chiederle '' possibile che tu non sappia cosa sia un libro, strano per la figlia di un professore''- ma non lo fece.
In primis, per non ricordarle nuovamente che il padre non c'era più... e poi per il fatto che in un'altra galassia, con un grado di tecnologia così superiore, forse nessuno sapeva cosa fossero i libri.
- E' così che gli scienziati terrestri divulgano le loro scoperte a tutto il mondo...- fece Sarah - e gli scrittori li usano per diffondere le loro storie... Sarah le adora.-
- Capito...- fece Alisa - Storie... credo sia passata una vita da quando qualcuno me ne ha raccontata una...-
- Sarah invece ne racconta tante... come quando eravamo piccoli...- fece Mik - sai, quando è arrivata nella nostra vita, sembrava un cucciolo spaventato, un esserino verso cui tutti noi avevamo obbligo di occuparcene... invece spesso, molto, spesso... era lei ad occuparsi di noi.-
- Davvero?- fece Alisa - E come?-
- Se mi prometti di mantenere il segreto te lo racconto...- fece Mik - avevamo circa sei anni... era un periodo in cui su New York infuriava il temporale, ogni notte. Ed io... beh, ne ero terrorizzato. Ma non lo dicevo a nessuno... Leo, Don e Raph... erano tutti così in gamba, mi vergognavo a dire che avevo paura...
Una sera, mentre pioveva e tuonava, Sarah mi trovò sveglio e mi chiese come mai non dormivo... a lei ho dovuto dirlo.-
- E poi?- fece Alisa incuriosita - che è successo?-
- Mi ha raccontato una storia.- fece Mik - Una storia buffa... che erano gli angeli che litigavano e si urlavano addosso... un po' come facevano Leo e Raph... anzi, lo fanno ancora... e giocavano a chi urlava più forte. E che poi avrebbero fatto pace. Da allora, era tutto meno spaventoso.-
- Mik...- fece Alisa - Dimmi la verità... a te... Sarah... piace?-
Michelangelo arrossì - No... cioè si... le voglio molto bene, ma per me è come una sorella... quando vedi una persona come un'amica o una parente... è difficile che tu riesca ad immaginarla in un altro senso... e poi parliamo della ragazza di mio fratello maggiore... non mi permetterei mai.- per poi sospirare - Ciò non toglie che mi manchi da morire... mi sento in colpa.-
- Ma tu non hai fatto nulla di male...- tentò Alisa.
- No? Le ho dato ragione di mettersi in pericolo.-
- Stava male già da prima che tu venissi preso di nuovo in ostaggio. E poi, secondo me aveva già preso la decisione di fare quel che ha fatto.-
- Si... ma se non avessi fatto la sciocchezza di corrergli incontro per fare chissà cosa non ce ne sarebbe stato bisogno... ero arrabbiato per Leathered, non ci ho visto più...-
- Ascolta, non è stata colpa tua.- fece Alisa - C'è un unico responsabile, e vedrai che presto arriverà anche l'occasione di fargliela pagare.-
- Speriamo.- fece Mik - e spero che Leo la pensi come te.-
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Leonardo... nessuno sapeva come aveva preso la notizia.
'' Sarah è in coma. Sarah potrebbe non svegliarsi più.''- Donatello aveva dato quell'atroce annuncio, ma il leader era rimasto quasi impassibile... non aveva urlato, non aveva pianto, non aveva minacciato atroci vendette contro colui che l'aveva quasi uccisa, non aveva sbraitato contro quel destino infame che gli stava portando via l'amore della sua vita... nessuno sapeva cosa pensava o cosa sentiva...
Chiunque, non conoscendolo avrebbe commentato '' Pare che di questa ragazza non te ne importi niente''- ma i suoi fratelli sapevano che era un modo di reagire che adottava per dare loro una speranza, per proteggerli contro l'angoscia, e intanto moriva dentro.
La verità? Voleva spaccare tutto. Inclusa la sua testa.
Giusto per smettere di essere così preciso... non era solo sempre super responsabile fino a risultare un insopportabile perfettino cocco di papà, come lo definiva Raffaello quando era particolarmente irritato con il fratello.
Difficile che si dimenticasse un'orario, una data, o qualunque altra cosa.... e ricordava infatti, che tra meno di una settimana, cadeva l'anniversario del loro fidanzamento.
Tra una cosa e l'altra, era passato già un anno dal giorno in cui, rischiando la vita per mano di un pazzo assetato di fama e gloria, si erano fidanzati... un anno. Battaglie, piccoli momenti preziosi, prove d'amore... ci aveva pensato a come sarebbe potuto essere il loro primo anniversario... lui sicuramente avrebbe fatto finta di dimenticarsene, giusto per vedere quell'adorabile broncio, per poi sorprenderla organizzando un appuntamento perfetto sul ponte di Brooklyn... oppure avrebbe lasciato una scia di cosucce insignificanti per poi darle il regalo vero...
Ma questo davvero non se l'era immaginato... non avrebbe mai immaginato che con tutta probabilità avrebbe passato quel giorno a stringere la mano di Sarah, mentre lei moriva... uccisa da un assassino spietato, come punzione per aver salvato qualcuno che amava.
- Su, beviti un tè...- fece Raph dandogli una tazza -e cerca di stare tranquillo... vedrai che si sistemerà tutto.-
- Non riesco a non pensarci.- fece Leo.
- Nessuno di noi ci riesce...- fece Raph. Era difficile per tutti loro... ma per Leo era sicuramente più difficile... loro in quel lettino vedevano un'amica, una sorella, una figlia... ma lui vedeva l'amore della sua vita. E stare a guardare mentre l'amore della propria vita moriva era la condanna peggiore che potesse toccare qualcuno - sai, quando c'eri tu al posto suo... ci è sembrato di diventare pazzi... a me, sembrava di diventare pazzo... e lei era lì.-
- Davvero?-
- Sì... non ti ha lasciato solo per un minuto, per tutto il tempo, da quando ti ha soccorso a quando ti sei ripreso... e ha dovuto prendersi cura anche di me. Non riuscivo a non pensare che era stata colpa mia... che se fossi uscito a cercarti non ti sarebbe successo niente...-
- Tu non c'entri.- fece Leo - non c'entravi niente. La colpa era di Shredder. Di nessun altro.-
- Appunto.- fece Raph - So cosa stai pensando al momento...  che è colpa tua, che non sei stato in grado di salvarla... ma non è così. Tu non hai fatto niente di male.-
- Sì lo so... ciò non toglie che mi sento responsabile lo stesso.- fece Leo bevendo il tè a sorsi - vorrei poterla aiutare... darei qualunque cosa per essere al suo posto, per farle vedere un altro giorno...-
- Sì, e lei farebbe la stessa cosa... così non si risolve nulla, finisce solo che vi mettete in un cricolo vizioso senza fine... tu falle sentire che le sei vicino, che le vuoi bene... è la cosa migliore che puoi fare per lei, al momento.-
- Trovi?- fece Leo allontanando la tazza da lui.
- Sì... ma prima devi fare qualcosa anche per te.- fece Raph - se vai avanti così crollerai, e non le sarai di alcun aiuto comunque.... va a fare una passeggiata, prendi un po' d'aria, e soprattutto... scaricati un po'.-
...
...
...
Leo diede ascolto al fratello, e decise di uscire anche solo per poco, per fare una corsa di allenamento e tenere la mente impegnata almeno per un po'... si fermò su un tetto, per riprendere fiato e controllare il cronometro del cellulare.
Non vide nemmeno quanto aveva corso prima che i suoi polmoni implorassero una sosta.
C'era il promemoria della segreteria telefonica che lo avvertiva di avere un messaggio da ascoltare.
Premette il tasto per ascoltare, certo che si trattasse di uno spam, di un messaggio pubblicitario... invece era un messaggio d'addio. Per lui.
Ricordò le parole di Alisa. Gli aveva detto che quando avevano trovato Sarah, pestata a sangue e lasciata in quel magazzino sul fiume, aveva il cellulare in mano.
'' Forse ha cercato di chiamare qualcuno, ma senza riuscirvi''
Invece...
'' Leo... sento che non c'è più tempo... ti amo...  ti amo da morire...voglio che tu lo sappia...''- e poi più nulla. L'avevano picchiata, anzi massacrata, e invece di chiamare qualcuno per farsi soccorrere aveva chiamato lui... per dirgli che lo amava.
E lui non aveva ascoltato quell'appello disperato... quella voce rotta e carica di sofferenza...
- Maledetto...- fece mollando un pugno sul muro - Se solo ne avessi avuto la possibilità giuro che...- ma gliel'avrebbe fatta pagare. L'avrebbe cercato. Trovato e gliel'avrebbe fatta pagare con tanto di interessi per tutto quello che aveva fatto passare e stava facendo passare tutt'ora a lui e alla sua famiglia.
- Cosa?- fece una voce alle sue spalle. Si voltò e vide Karai.
- Ah, sei tu...- fece Leo.
- Lo so che mio padre non ti piace e nemmeno ti piace la facciata da filantropo che sta esibendo di recente...- fece la kunoichi - ma immagino che anche qui conosciate il detto, '' Stuzzica il cane e ti ritrovi con le pulci''.... per ora non vi ha dato alcun fastidio no? Quindi...-
- Non è con tuo padre che ce l'ho. Per ora.- fece Leo - E' un altro che passerei volentieri nello schiaccia-patate... ripetutamente.-
- Davvero? Come mai?- chiese la ninja.
- Sarah è in coma.- borbottò Leo.
Karai impallidì per la sorpresa.
- Mi... mi dispiace.- fece sincera. Un pensiero quanto mai assurdo... e perchè avrebbe dovuto esserne dispiaciuta? Sarah era una nemica giurata di suo padre. Più volte aveva cospirato per ucciderlo e mandato in fumo i suoi progetti assieme alla sua '' famiglia''... e stando a Shredder, chi era suo nemico doveva esserlo anche per la figliastra.
Solo che lei non ci riusciva... a provare gioia nel sapere che una  persona che le aveva dimostrato un notevole fegato e forza di volontà, anche nel salvarla da sè stessa ( o almeno ci aveva provato).... era arrivata al capolinea malgrado fosse ancora così giovane.
- Dico davvero... saremo anche su fronti opposti, ma non ho mai desiderato che morisse.-
- Lo so.- fece Leo - Lo so. Tu sei diversa da tuo padre. Per fortuna. Perchè non scappi finchè sei ancora in tempo?-
Karai sorrise - Cavolo... si vede che sei il fidanzato di Sarah. Sulla nave... mi ha fatto lo stesso discorso... più o meno.- fece la kunoichi... togliendo la pistola  e le minacce di morte nel caso qualcuno dei suoi fosse morto o si fosse fatto male a meno di cinquanta metri da lei, il sugo del discorso era uguale - come hai fatto a capire che lei era la persona giusta?-
- Facile. Prova ad immaginare la tua vita tra quarant'anni.- fece Leo - La prima cosa che mi viene in mente... è lei che mi sorride... che mi dice '' Io vado dove vai tu'', anche se sa che con tutta probabilità la sua tenacia potrebbe distruggerla solo per seguire me, e soprattutto che non mi chiederebbe mai di cambiare o di essere diverso da come sono...-
L'unica cosa che avrebbe voluto in quel momento era riaverla lì, anche solo per un istante, per rispecchiarsi nei suoi occhi color cioccolato, stringerla a sè per riscaldarla in un abbraccio... invece passava il tempo a ricercarla nei suoi ricordi, per avere l'illusione di averla di nuovo lì accanto a lui.
Non sapeva cosa riservava loro il futuro, ma una cosa la sapeva. Non sarebbe riuscito a vivere senza di lei. E questa consapevolezza era peggio di una lama conficcata nel cuore. Smuoverla senza provare dolore era impossibile.
- Però...- fece Karai - Parole così belle non me le ha mai dette nessuno.-
- Ti auguro di provarlo un amore del genere. Potrebbe essere la tua salvezza.- fece Leo.

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Capitolo 8
*** Fiducia ***


Le cose andavano peggiorando in casa Hamato.
L'ombra tetra della morte, con la sua mano oscura e spaventosa, straziava ogni speranza e gioia di vivere in quella casa che era sempre piena di allegria e gioia di vivere.
La piccola di casa, soprannominata così perchè era stata l'ultima ad arrivare nella loro famiglia, era ancora inchiodata a letto, coperta di fili e con una mascherina dell'ossigeno sulla faccia.
Passavano i giorni, ma le condizioni della giovane sembravano peggiorare sempre di più mano a mano che passavano le ore.
E nessuno dei suoi amici e familiari pareva voler accettare quel fatto.
La morte altro non era che la tappa finale di quel fenomeno chiamato '' Vita'', e che come tale doveva avere anche una fine oltre che un inizio ed uno svolgimento... ma non si poteva morire a soli diciassette anni, massacrata da degli esaltati che non aveva mai visto nè conosciuto e per aver cercato di fare la cosa giusta.
Questo no. O Per lo meno non in quel momento.
Era appena tornata alla vita, dopo unidici anni che viveva sotto terra. Frequentava il terzo anno di liceo, aveva ottimi voti, tante speranze e sogni... aveva tutta una vita davanti a sè.
Ed un sadico che provava piacere solo nell'infliggere sofferenza e dolore agli altri si era arrogato il diritto di impedirglielo.
Tra la paura, l'angoscia e la disperazione, riuscivano a provare anche rabbia. E un irrefrenabile desiderio di vendicare colei che ormai era diventata non solo parte integrante di quel team, ma anche della loro vita.
Ormai erano giorni che mentre parlavano, a volte del più e del meno per stemperare un po' la tensione, aspettavano di sentire la sua voce... ma non accadeva mai.
Sarah non poteva parlare.
- Vi rendete conto...- fece Donatello - che senza Sarah questo gruppo, non è più lo stesso?-
- Che proponi dunque?- fece Raffaello - Di fare come in quel film, '' So cos'hai fatto'', sciogliere il gruppo, ognuno per sè e di non rivederci più?-
- Purtroppo non è possibile.- fece Leo. Erano una famiglia. Non ce l'avrebbero mai fatta a dire addio per sempre gli uni agli altri promettendo e giurando di non rivedersi più. Al primo sospetto che uno di loro fosse stato in pericolo o che avesse comunque bisogno di aiuto sarebbero accorsi immediatamente promettendo di non lasciarsi più.
E poi Sarah non avrebbe mai voluto vederli divisi. Sarebbe stato un dolore troppo grande per lei.
- Se anche fosse...- fece Leo - prima c'è una cosa che dobbiamo fare tutti assieme.-
- Vendicarci di Bishop.- fece Mik stringendo il pugno.
- Certo.- si associò Alisa - fargliela pagare una volta per tutte.-
In fin dei conti, anche lei aveva un conto in sospeso con quel tizio. E non solo perchè erano stati i suoi uomini prima e lui poi, a massacrare come un animale selvatico la sua migliore amica.
Quell'essere indegno di qualunque appellativo che appartenesse all'ordine degli esseri viventi aveva venduto suo padre ai suoi assassini.
Doveva pagargliela molto cara.
- Figlioli miei...- fece Splinter allarmato da quei discorsi - Quel Bishop è pericoloso e deve essere fermato quanto prima e punito, ma non dovete reagire con rabbia.-
- Ma come, maestro?!?- fece Donatello -Sarah era... è una di noi.
 Noi stiamo perdendo una sorella, ma tu stai perdendo una figlia... come potremmo non essere furiosi e arrabbiati?-
- E' appunto per questo.- fece Splinter - Se sto perdendo una figlia, è perchè ho avuto la malsana idea di insegnarle una tecnica di auto-ipnosi che le avrebbe permesso di restare in piedi malgrado il suo corpo non  le consentisse di farlo.
Non voglio passare il resto dei giorni che mi rimangono a rimpiangere anche il giorno in cui ho deciso di insegnarvi l'arte del ninjitsu. Non voglio che vi mettiate in pericolo.- fece il topo, augurando la buonanotte ai suoi figli per poi dirigersi nella stanza in cui sua figlia stava lottando disperatamente per la vita.
Il suo volto era sempre più pallido e smunto, i segni della sofferenza in viso...
'' Questa famiglia si sta svuotando, senza di te''- pensò carezzandole la fronte.
Dodici anni fa non l'avrebbe pensato mai... era felice con i suoi quattro figli, e pensava che la vita fosse stata più generosa di quanto avesse mai sperato con lui. Non avrebbe osato chieder di più.
Poi era arrivata quella bimba dai tremolanti occhi castani, vividi e belli, che sprizzavano gioia di vivere malgrado sembrava avessero visto cose che un esserino così piccolo non avrebbe mai dovuto vedere.
Con lei, la sua vita, la loro vita era diventata completa.
E quando si era accorto che tra lei ed il maggiore dei suoi figli stava nascendo un sentimento che andava oltre una bella amicizia ed un rapporto fraterno, destinato ad intesificarsi sempre di più mano a mano del passare del tempo... all'inizio gli era sembrato strano immaginare quei due, che erano cresciuti assieme come fratello e sorella, come una coppia... ma in fondo, un padre cosa voleva se non la felicità dei propri figli?
- Figliola...- fece Splinter - Devi assolutamente ritrovare il tuo coraggio, affrontare questa battaglia, e vincerla. L'hai già fatto, tanto tanto tempo fa, ricordi?-
Lui lo ricordava molto bene.
I suoi figli avevano all'incirca otto, nove anni, quando decise di far loro uno stupendo regalo. Una tv funzionante, con tanto di video-registratore, per poter vedere la tv e sognare con le storie che facevano sognare i bambini normali. Perchè anche se stava tirando su cinque piccoli ninja... non dimenticava che si trattava ancora di bambini, e che quindi, come tali dovevano svagarsi.
A patto però che guardassero la tv in orari prestabiliti, con pochissimi strappi alla regola, e in sua presenza.
Un giorno scovò la cassetta di un film d'animazione, '' Pinocchio'', e pensò che fosse una buona idea mostrarla ai suoi figli.. e dopo quel giorno, iniziò a notare dei piccoli cambiamenti nella sua unica figlia femmina.
Sarah era diventata strana: cercava sempre di non restare da sola, sia di giorno che di notte, e per la maggior parte del tempo se ne stava in silenzio, a testa bassa, pronta a scattare come una molla e trovava sempre una scusa per non uscire dalla tana anche solo per fare un giretto.
Ma nulla poteva sfuggire all'occhio attento di un padre premuroso e così aveva chiesto alla bimba di disegnare qualcosa, la prima cosa che le veniva in mente.
E quel qualcosa, era un Babbo Natale, che però era spaventoso. Successivamente cercò di ricordare come mai quel disegno gli fosse così familiare... e capì. Non era un disegno di Babbo Natale. Era il ritratto, visto con gli occhi di una bambina, del postiglione che corrompeva con promesse e moine i bambini svogliati per poi trasformarli in bestie da soma.
In quel momento, tra le altre cose, ricordò anche la scena in cui i bambini piangevano in modo da straziare il cuore, supplicando perdono e pietà, di essere riportati a casa... ma la risposta fu un'ombra minacciosa ed urlante.
Tanto era fatta bene che sì, doveva ammetterlo... pure lui ne era rimasto turbato.
E allora capì che Sarah aveva paura di qualcosa che ( almeno per il momento) non poteva nuocerle veramente. Come Raffaello aveva il terrore per gli insetti, o Leonardo per l'altezza.
Pareva impossibile che la piccola guardasse cartoni animati pieni di streghe spaventose, demoni con gli occhi infuocati, foreste buie, tetre e spettrali, e si spaventasse per... degli asini.
Ma la risposta era semplice. Streghe, fantasmi, orchi cattivi... sì, potevano far paura sul momento, ma non esistevano, e quindi che motivo c'era di aver paura di qualcosa che non esisteva?
- Tu avevi paura di quella scena perchè era vera.- fece Splinter alla figlia in coma - Tu ancora non lo sapevi, ma esistono davvero delle persone che sembrano le più gentili ed innocue del mondo ed invece sono proprio quelle da cui devi guardarti maggiormente.- infatti, quel conducente di carro che trasformava i bambini in asini, non era tanto diverso da coloro che rapivano bambini o persone innocenti per venderle e fare soldi con le sofferenze altrui, senza provare un minimo di rimorso.
Certo, era imprigionato nello scherzo, anzi nel nastro di una video-cassetta, e non poteva farle veramente del male... ma era vero. Reale. Potenzialmente possibile.
Per questo la spaventava tanto.
- E ti ricordi cosa ti dissi in quell'occasione? Che non esisteva niente di abbastanza spaventoso che tu non fossi in grado di contrastare... anzi, che eri tu la peggior paura dei tuoi demoni.
Se avessi incontrato una persona del genere, non eri tu a dover aver paura di lui. Era lui a doversi preoccupare di aver incontrato una persona dalla parte del bene, coraggiosa, innamorata della giustizia, che non si sarebbe mai lasciata corrompere... ti suggerì di affrontarlo nella tua mente. Di fargli quello che volevi, senza alcuna riserva di fantasia... da allora, sei diventata più serena. Più coraggiosa.
Tesoro, non è molto diverso stavolta... l'oblio che vuole inghiottire è convinto di essere più forte di te. Ma tu hai la forza necessaria per contrastarlo. E per vincere di nuovo. Se ti concentri, puoi sentire la tua forza dentro di te... combatti. Torna da noi.-
...
...
...
Michelangelo, nel tentativo di recuperare qualche ora di sonno perduto, quella notte venne svegliato da qualcuno che piangeva sommessamente. Come se non volesse farsi sentire.
I singhiozzi provenivano dalla camera di Sarah.
La stanza in cui Alisa dormiva da quando la ospitavano in casa loro.
Uscì dalla sua camera, ed entrò in quella della sorella.
Alisa era seduta sul pavimento, accoccolata su sè stessa, tenendo la testa tra le braccia, tremando da capo a piedi.
- Alisa...- fece Michelangelo avvicinandosi cautamente a lei, inginocchiandosi - Che hai, ti senti male? Vuoi che chiami Donatello...?-
Alisa alzò la testa e mostrò a Michelangelo i suoi occhi azzurri annegati dalle lacrime.
- Scusa... ti ho svegliato...-
- No, tranquilla.- fece Mik - Tanto non stavo dormendo.- fece il ninja sedendosi vicino a lei.
- E' che... non riesco a non pensarci.- fece Alisa - Mik, io non ho mai avuto un'amica. Gli unici amici che avevo erano mio padre e mia madre. Ma ora... è morta mia madre... e adesso ho perso anche mio padre per colpa di una maledetta guerra in cui lo scopo era solo sete di potere...
E ora sto perdendo anche la mia migliore amica. E' l'unica persona con la quale ho sentito un legame dopo tanti anni... e adesso sono di nuovo sola.-
- No, questo non dirlo mai.- fece Mik - Nessuno nasce per rimanere da solo. E tu non lo sarai mai. Ci sono io, ci sono i ragazzi, April, Casey, Leathered... e c'è anche Sarah.-
- Tu... credi che si risveglierà?-
- Andiamo... è sopravvissuta dodici anni sotto lo stesso tetto di Raffaello... che vuoi che sia?- fece Mik.
Alisa, per la prima volta, dopo giorni dalla morte del padre, sorrise.
...
...
...
Leo non riusciva a darsi pace nel vedere Sarah in quelle condizioni. Aveva promesso a Splinter di non fare pazzie, di non cedere alla rabbia e al desiderio di vendetta... ma Dio, se era difficile.
- Sarah....?- fece il leader prendendo la mano della ragazza ancora prigioniera di quell'oblio senza fine - Mi senti...?
Volevo dirti... che mi dispiace. Non ci riesco. Ricordi quando...quando Shredder ha tentato di finirmi, nel negozio di April, e tu ti sei offerta di farmi da scudo umano? Di quando mi hai riportato indietro dall'oblio, e di quando ti sei fatta avvelenare per salvare me?
Ti ricordi, quel giorno nel granaio, quando mi hai chiesto cosa volevo dirti prima di finire in coma ed io ti ho risposto a male parole? Quel giorno avrei voluto confessarti i miei sentimenti... e ho giurato a me stesso che un giorno, anch'io ti avrei salvato... ma non ci riesco. Non riesco a riportarti indietro... avrei voluto passare più tempo con te... avrei voluto amarti di più... perchè sei la persona a cui tengo di più in questa vita. Devi credermi amore mio.
Ti supplico, ti imploro... reagisci. Se non vuoi farlo per me, almeno fallo per te stessa. Alzati... e fai vedere a tutti noi che ragazza speciale sei.- nel dir così le diede un bacio sulle labbra.
Lo stesso bacio che molto tempo prima lo aveva riportato alla vita, quando si stava arrendendo all'oblio che voleva inghiottirlo per sempre... in fondo non era quello che succedeva in tutte le grandi storie d'amore? Il bacio del vero amore che spezzava l'incantesimo della strega cattiva... ma quella era la vita reale. E purtroppo, non sempre il principe dalla scintillante armatura riusciva a salvare la sua principessa da draghi, streghe e orchi cattivi.
La tartaruga prese un foglietto che teneva con sè.
Era una... canzone, una poesia, che aveva scritto per lei, intenzionato a dargliela il giorno del loro anniversario... ma iniziava ad aver paura che non sarebbe riuscito a darle quella lettera.
Con le lacrime agli occhi iniziò a leggere pensando che almeno, se era destino che dovesse andarsene, assieme a lei avrebbe portato la consapevolezza che c'era qualcuno che l'amava e l'avrebbe amata per sempre.
- Io veglierò e ti proteggerò, vedrai.
Nulla al mondo mai, dividerci potrà, lo sai.
Io sarò con te quando avrai paura.
Non ti lascerò, non ti perderò mai.
Sarò il tuo eroe.
Il tuo Robin Hood.
O Lancillotto. Come vorrai tu.
Sarò il tuo eroe.
Sarò il tuo Ivanohe.
Sarò con te. Non temere.
Io sarò il tuo eroe.
Ti farò giocare, ti farò sorridere.
Se un nemico giungerà io ti difenderò. Anche contro un drago sarò pronto a vincere.
Sarò il tuo eroe.
Sarò il tuo Robin Hood.
O Lancillotto.
Come vorrai tu.
Sarò il tuo eroe.
Sarò il tuo Ivanohe.
Sarò con te. Non temere.
Io sarò il tuo eroe.-
Erano poche righe, forse banali, frasi da cioccolatino forse... ma aveva messo nero su bianco quello che sentiva per lei.
Solo che sperava di poterle dare quella busta in un'occasione migliore.  E di vedere il suo sorriso.
Invece non c'erano sorrisi... solo la paura e l'incertezza.
Si voltò, quasi per non farle vedere le sue lacrime...
- L...e...o...-
Il leader si asciugò gli occhi in fretta e furia, con gli occhi sgranati per la sorpresa.
- Scusa, hai detto qualcosa? Per caso hai parlato?- fece il leader correndo di nuovo da lei.
Le labbra di Sarah si muovevano appena, ed anche le palpebre parevano muoversi... aveva sentito un sacco di volte che quei segnali non volevano dire nulla, che era più comune di quanto si pensasse che un paziente in quelle condizione ne avesse... ma dubitava che riuscissero anche a chiamare la persona che in quel momento si trovava lì per nome.
- Sarah... ti scongiuro. Dimmi che ci sei. Dimmi che sei qui.- fece Leo stringendole la mano sempre più forte - Mi senti? Sono qui. E sto per riportarti a casa. Stringi la mia mano e non lasciarla per nessun motivo.-
In un modo o nell'altro, anche quella battaglia fu vinta.
Sarah aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che disse fu - Leo... tu sei e sarai sempre il mio eroe.-
- Oddio... devo scriverti poesie più spesso allora...-

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Capitolo 9
*** Un'altra persona ***


Era un po' come svegliarsi dopo una notte di tempesta.
Ci si affacciava alla finestra, dopo una notte particolarmente tranquilla, e ci si accorgeva che il giardino o la strada erano ancora umidi d'acqua piovana per poi commentare - '' Ma come, ha piovuto?''
In casa Hamato era successa più o meno la stessa cosa.
Sarah si era svegliata dal coma, vincendo alla stra-grande contro l'oblio che aveva minacciato di ingoiarla, quando ormai tutti la consideravano praticamente già morta, portando una nota di allegria e felicità in casa Hamato e a tutti coloro che la frequentavano abitualmente.
Una felicità così grande da indurre loro a chiedersi se quei giorni di paura, terrore ed incertezza fossero davvero esistiti.
In quel lasso di tempo, Leathered aveva deciso di trovarsi un posto vicino alla tana dei suoi amici, una vecchia stazione della metropolitana abbandonata distante solo tre minuti dal rifugio, ed Alisa aveva deciso di andare a stare con lui per un po' di tempo. Giusto il tempo per decidere se tornare sul pianeta degli Utrom ed occuparsi dei progetti che il padre non aveva fatto in tempo a terminare o rimanere sulla Terra, ancora per un po'.
Restare non le sarebbe dispiaciuto affatto. In fin dei conti, suo padre ormai era morto, la guerra tra federati e triceraton era storia antica... non aveva più motivo di nascondersi, ma nemmeno per tornare a casa.
In compenso iniziava a pensare che ci fosse un ottimo motivo per fermarsi sulla Terra.
...
...
...
I giorni passavano velocemente, ma allo stesso troppo lentamente. Era incredibile quanto riuscissero ad essere lente ed inesorabili le ore quando si era costretti a letto. Malgrado fosse riuscita a svegliarsi, le gambe ancora non la reggevano in piedi a causa delle molteplici ferite che aveva riportato.
Ciò non diminuì la loro gioia.
Sarah era viva. Malconcia ma viva. Presto si sarebbe rimessa, sarebbe stata bene.
E molto presto.
- I tuoi valori sono tornati nella norma.- fece Donatello - Credo che ormai si possa dire che il peggio è passato.-
- Quindi...- fece Sarah - pensi che possa tornare nel mio letto...?-
- A dire il vero, preferirei che tu dorma qui ancora per qualche notte.- fece Donatello.
Sarah perse subito colore - Ah... e come mai...?-
- Ti sei appena svegliata dal coma, potresti avere delle ricadute.- spiegò Donatello - Preferisco tenerti sotto controllo ancora un po'.-
- Capisco...- fece Sarah.
- C'è... c'è forse qualcosa che non va?-  fece Leo. Aveva l'impressione che Sarah non fosse particolarmente felice di dover dormire in laboratorio, sul lettino che avevano messo su dopo averla  trasportata al rifugio, mentre era priva di sensi.
- No... tutto bene...- fece Sarah con occhi bassi.
...
...
...
Donatello si era quasi addormentato nel vegliare la sorella.
Dormiva come una bambina.
Lo spettacolo più dolce del mondo.
Non ci voleva nemmeno pensare a come avrebbe fatto se lei non ci fosse più stata... non avrebbe più avuto nessuno con cui parlare e con cui condividere idee e progetti, oltre che ad una passione smisurata per i misteri della scienza e per tutto quello che di misterioso c'era nel mondo.
- NO!- urlò Sarah nel sonno, riscuotendo Donatello dal torpore a cui stava per lasciarsi andare - NO! LASCIAMI STARE PER FAVORE, LASCIAMI, NO!!!-
Donatello le fu subito intorno, dandole dei buffetti sulle guance per svegliarla - Sarah, sta calma, svegliati.-
Sarah aprì gli occhi, sgranati per il terrore, ma continuava a gridare e cercò di alzarsi - Lasciami andare per favore, voglio andar via da qui, voglio andare a casa!-
- Sarah, sta calma... sei a casa tua. Con la tua famiglia.- fece Don cercando di tenerla ferma, ma la ragazza non accenneva a calmarsi.
Le urla disperate della giovane richiamarono presto tutti gli abitanti della casa.
- Don!- fece Mik.
- Che sta succedendo?!?- fece Leo allarmato.
- Credo che abbia un incubo....- fece Don lottando con la sorella per  tenerla ferma sul lettino - Aiutatemi a tenerla ferma, il tempo di prendere un sedativo....-
Fu Leo ad avvicinarsi a lei nel tentativo di calmarla, facendo cenno agli altri di non avvicinarsi... sembrava di vedere la scena di un film ambientati nei manicomi... una povera creatura che magari stava impazzendo per davvero dopo essere stata scaricata in una di quelle discariche umane, immobilizzata da infermieri che si divertivano a metterla in difficoltà... scacciò quell'immagine dalla sua testa correndo da lei.
- Sarah, sta calma... è tutto a posto, capito? Sei al sicuro.-
Le urla della ragazza si calmarono solo quando l'ago della siringa le forò il braccio. Pochi secondi dopo, dormiva nuovamente tranquilla.
- Ragazzi.... qualcuno mi spiega cos'è successo...?- fece Alisa.
- Temo che Sarah soffra di DPTS.- fece Donatello.
- E' contagioso?- fece Mik leggermente intimorito. Raph gli mollò uno scapellotto in testa - AHIO!-
- Non sei spiritoso, Michelangelo.- fece il rosso.
- Si tratta di Stress Post- Traumatico. E' l'insieme di  tutte le sofferenze psicologiche che colpiscono una persona che ha appena superato un evento traumatico.- fece Donatello.
- Ed è molto grave?- chiese Alisa.
- A livello fisico no, le ferite si stanno rimarginando e presto sarà in grado di fare tutto quello che faceva prima...
Il problema è che se non riesce a superare il trauma, tutta la sua vita ne sarà condizionata.-
- Non è che stai esagerando?- fece Raffaello - In fondo, quante battaglie, quanti feriti, e quante volte siamo scampati alla morte? Tante. Francamente trovo molto strano che Sarah sia rimasta così sconvolta per essere stata picchiata a quel modo.-
- E come ti spieghi...- fece Mik - le urla in stile Esorcista?-
- Figlioli...- fece Splinter - c'è una notevole differenza tra il mettere in conto la possibilità di morire e l'averla sfiorata per davvero.
E' logico che vostra sorella sia sconvolta e che abbia bisogno di tempo per metabolizzare la cosa.-
- E noi che possiamo fare per aiutarla?- fece Alisa.
- Starle vicino.- fece Splinter - ma senza starle troppo addosso.-
...
...
...
Giorni più tardi, Sarah era di nuovo in piedi, pronta per ricominciare la sua normale (?) vita di sempre. E non c'era niente di meglio che ritornare a scuola. Fortunatamente non aveva perso molte lezioni, in quanto il suo liceo, come la maggior parte degli edifici della Grande Mela era rimasto gravemente danneggiato, e c'erano volute settimane prima che tornasse di nuovo agibile.
- Sei sicura di voler tornare a scuola così presto?- fece Leo - puoi prenderti altri due o tre giorni se non te la senti...-
- No.- fece Sarah mettendo nervosamente dei libri nello zaino - voglio tornare alla mia vita, quanto prima...-
- Sarah... odio chiedertelo...- fece Leo - ma c'è qualcosa che non va?-
- No, è tutto a posto.-
- Beh... non direi...- fece Leo - da quando ti sei svegliata.... sembra quasi che tu non sia più la stessa persona.-
Era questo che lo preoccupava. Sarah... la sua Sarah... non era più la persona che aveva conosciuto. La amava ancora, ma le mancava la vecchia Sarah. Quella che prendeva le parti di Mik in un litigio, quella che trattava lui e Raph come dei marmocchi urlanti ogni volta che tra loro due nascevano delle divergenze manageriali, che parlava con Donatello dei più svariati argomenti scientifici con fluidità e tranquillità quasi fossero cose ovvie per chiunque... e poi gli mancava la sua Sarah, quella che lo guardava negli occhi e che gli diceva che anche se si era imbarcato in un'impresa suicida contro il parere di tutti, lei ci sarebbe stata, che l'avrebbe supportato prima, dopo e durante la guerra che aveva scelto di combattere.
Da quando si era ripresa era come se si fosse spenta. Era apatica, quasi disinteressata di tutto,  spesso si arrabbiava per qualcosa per cui nemmeno Raph scambiava sì e no qualche parola con quelli di casa e solo se c'era costretta,  la notte urlava in preda agli incubi, piangeva di continuo e di nascosto spesso senza nessun motivo, non leggeva quasi più... si era rimessa in sesto con il programma di riabilitazione ed aveva ripreso il suo ritmo vitale, ma senza la gioia di vivere e l'allegria che la contraddistingueva.
- Va tutto benissimo...- fece Sarah.
- Sono solo preoccupato per te.- fece Leo - anzi, lo siamo tutti.-
- Ed io vi dico che non c'è bisogno di preoccuparsi.- fece Sarah mettendosi lo zaino sulla schiena - Sono stata quasi ammazzata, sono viva e ho qualche incubo, tutto qui.-
- Sto solo cercando di dirti...- fece Leo - che se hai bisogno di aiuto, di parlare... puoi contare su di me. Lo hai detto tu, è quello che si fa quando si è innamorati di qualcuno...-
- Leo, non c'è nulla che tu possa fare...- fece Sarah - anzi, se io fossi in te mi terrei alla larga il più possibile...-
- Sarah, ma che hai?- ok, ora si che inziava a preoccuparsi. La sua ragazza gli stava quasi facendo il discorsetto '' ci abbiamo provato, non ha funzionato, quindi ciao e amici come prima''- come faceva a bersi la storiella del '' Va tutto bene''? - sembri quasi ubriaca...-
- Ti sto solo dicendo le cose come stanno.- fece Sarah - La gente che cerca di proteggermi finisce sempre male. Se hai un briciolo di istinto di conservazione, mi staresti lontano almeno venti anni luce. Scusa, ma devo andare.- e nel dir così guadagnò l'uscita.
Raph che aveva assistito alla scena ed avvertita la tensione tra i due '' piccioncini'' si avvicinò al fratello, preoccupato.
- Ma che le è preso?- chiese il rosso.
- Non lo so...- fece Leo grattandosi il capo - so solo questo: che le donne un minuto prima ti ammirano. Quello dopo ti butterebbero ai pesci.-
...
...
...
Sarah però non andò a scuola quella mattina.
Si era rifugiata in un parco giochi, dondolandosi distrattamente sull'altalena, con la musica nelle orecchie.
Una canzone che rispecchiava benissimo quello che stava per succedere.
'' I won't ask for more,
just hold me for one more day
Pretend you'll always be by my side
I won't ask for more
I'll give you my love and my care
I'll prove there's no  one else I adore
It's just too hard to bear
Oh no, i'll take no more
I won't take any more
I won't ask for more
I'll keep you next my heart
and never ever  let you go again
I won't ask for more
Just hold me for one last time
I'll make you feel that you're the only one
It's just too hard to bear
Oh no i'll take no more
I won't take any more''
- Io non ce la farò, non ci riuscirò... a vivere senza di te.- canticchiò Sarah piangendo.
'' Scusa amore mio... ma se rimango con te ti condanno a morte...''- e nel pensare questo si alzò e si avviò lontano, sperando un giorno di farcela a non aver rimpianto di lasciare la persona che amava più della sua vita.
- Mi manchi già... con te vivevo in una favola... addio- pensò la ragazza abbassando lo sguardo pieno di lacrime.

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Capitolo 10
*** Il segreto di Sarah prima parte ***


- Cioè... fammi capire...- fece Raph che faticava quasi a crederci - vi siete appena messi assieme, e già vi state lasciando?-
- Non lo so Raph, non lo so...- fece Leo - Prima di essere ridotta in quello stato mi ha mandato una specie di '' Dying Message'' in cui mi diceva di amarmi... quando si è svegliata me lo ha ribadito... e adesso sembra un'altra persona.-
Davvero non sapeva cosa le fosse preso.
Non c'era nemmeno un'ipotesi che riuscisse ad azzardare e che risultasse convincente.
L'unica cosa che sapeva era che ne era innamorato. E che non voleva credere che Dio gliel'avesse lasciata su quella Terra solo per fargliela perdere.
Raph sospirò - Sarah sta attraversando un momento molto difficile lo sai.- fece il rosso - anche tu quando ti sei svegliato dal coma sembravi un altro... tenevi alla larga tutti quelli che provavano ad aiutarti, Sarah in primis.-
- E questo vuol dire...?- fece Leo.
- Che chi si somiglia si piglia.- fece il rosso - avete lo stesso vizio: vi considerate invincibili, pronti a sopportare qualunque cosa e quando è palese che non ce la fate preferite fare finta che il problema non esiste  piuttosto che chiedere aiuto.-
Leo riflettè. Forse era davvero così.
Sarah aveva sopportato in silenzio per quasi dodici anni il fatto di essere scampata ad un massacro del quale ( per fortuna o per sfortuna era questione di punti di vista) non ricordava niente e di rado piangeva per qualunque motivo... come era stato difficile ammettere e dire che aveva avuto paura di un personaggio di un cartone animato che sembrava quasi reale, in quel momento per lei doveva essere  terribilmente difficile ammettere di aver bisogno di supporto per superare il fatto di essere stata messa al palo come una comune dilettante, di non essere riuscita a difendersi e di aver toccato con mano la morte.
- Che devo fare?- fece Leo.
- Stalle accanto. Anche se non vuole, ma senza essere pedante o rischi solo che inizi a tirarti addosso tutto l'arredamento, pezzo dopo pezzo.- rise Raph.
In quel momento, vennero raggiunti da una trafelata April e da un'Angel ancora più preoccupata.
- Ragazzi...- fece April.
...
...
...
'' L'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. Il telefono del cliente da lei chiamato potrebbe essere spento o il cliente non desidera essere contattato. La invitiamo a riprovare più tardi.''
- Niente.- fece Don mettendo giù il cellulare - Non risponde.-
Sarah era sparita.
Da quasi sette ore, come minimo.
 Quel giorno non si era presentata a scuola. Angel allora aveva provato a chiamare l'amica, per sapere cosa era successo senza ottenere risposta... non vedendola in classe però non se ne era preoccupata più di tanto, in fondo era appena uscita dal coma, era ancora frastornata e stando alla sua famiglia era anche psicologicamente instabile, quindi non era assurdo pensare che avesse scelto di prendersi qualche altro giorno all'ultimo minuto... ma quando era andata a chiedere notizie ad April, la rossa le disse che quel giorno Sarah era uscita di casa per andare a scuola, incurante dei familiari che le consigliavano di riposarsi ancora un po'.
E lì erano partite le telefonate sul cellulare di Sarah che però risultava essere staccato.
E il panico iniziò a diffondersi rapidamente.
- Non capisco... ma cosa...- fece April iniziando ad agitarsi.
- Ragazzi non è che... si, insomma... potrebbe essersi sentita male per strada ed ora...- fece Mik.
Raph si tappò le orecchie - Non dirlo, non ti sento!-
- Casey sta facendo il giro degli ospedali.- fece Angel - ma oggi non sono arrivate chiamate che riguardavano il caso di una ragazza svenuta per strada...-
- No, non credo che si sia sentita male...- fece April - Quando ha iniziato a frequentare la scuola le ho fatto fare un braccialetto per le emergenze, con il mio numero di cellulare, se le fosse successo qualcosa di simile mi avrebbero chiamata...-
- E se fosse stata vittima di un agguato dei soldati ninja o dei Dragoni?- fece Angel.
- Peggio mi sento...- fece Raph versandosi un po' d'acqua.
- Andiamo...- fece Mik cercando di calmare un po' la situazione - vi pare che non sappia difendersi da sola?-
- Non al momento.- fece Don - può camminare per lunghe distanze e può fare tutto quello che faceva prima... ma non è ancora in grado di affrontare un vero combattimento. Le sue condizioni al momento sono un invito a nozze per chiunque.-
- Ci sarebbe un'altra spiegazione...- fece Leo.
Gli altri lo guardarono speranzosi.... di non sentire un'ipotesi peggiore di quelle che avevano già formulato.
C'era anche la possibilità che sempliciemente avesse bigiato la scuola, come una normalissima diciassettenne.... ma Sarah pareva essere programmata per seguire un determinato schema giornaliero che non lasciava spazio per sgarri.
No, non era possibile.... non era mica un caso se a scuola l'avevano soprannominata '' Miss Codice Penale''.
- Io temo che sia scappata di casa, in totale autonomia...- fece Leo.
- Ma che dici?- fece Don - Sarah ha sempre detto che era felice qui... dammi un solo motivo per cui sarebbe dovuta fuggire.-
- Non ho una risposta a questa tua domanda, Donatello... ma purtroppo ne sono certo.- fece Leo - stamattina era strana.... diceva che se le fossimo rimasti attorno sarebbero successe cose brutte...-
- Beh, ci succedono sempre cose pericolose, ma non credo sia lei che le attiri...- fece Mik - almeno spero.-
Raph gli tirò uno scapellotto.
- Ma ti pare il momento?-
- Ok, cerchiamo di capire dove potrebbe essere andata...- fece April.
Le opzioni erano ridotte. Se aveva deciso di scappare avrebbe dovuto portarsi dietro dei soldi, ma le mance del negozio in cui l'aiutava non superavano i centocinquanta dollari, troppo pochi per andare chissà dove, ed anche il fatto che non avesse dietro un cambio di alcun tipo era abbastanza indicativo.
- Sicuramente è un posto che conosce... non in città, ma lo conosce bene e sa che non c'è nessuno che la può disturbare... dico a Casey di controllare la casa nel New Hampshire.- fece April.
Leo però non era convinto.
Se voleva nascondersi, non sarebbe certo andata alla residenza di campagna, dove andavano spesso a passare qualche giorno di pace e tranquillità, anche se doveva dire che proprio per quel motivo la casa era abbastanza abitabile e c'erano alimenti a lunga conservazione che le sarebbero bastati per un bel po'. Tra l'altro lei ed April avevano anche lasciato dei vestiti lì, apposta per non portare troppa roba ogni volta.
Però non gli tornava come ragionamento.
...
...
...
'' Leonardo...''- gli aveva detto Splinter prima che si mettesse in viaggio, con uno sguardo preoccupato -'' ti prego, riportala da me.''
'' Non preoccuparti. Non torno senza di lei.''-sperava solo che la sua deduzione fosse giusta.
Aveva preferito andare da solo. Presentarsi tutti assieme l'avrebbe solo messa sotto pressione più di quanto non fosse già.
Le chiavi della casa al mare erano sparite. Leo di questo era certo. April ne aveva fatta una copia appositamente per loro, ed era Sarah ad averle in custodia. Le teneva nel cassettino dello scrittoio assieme a dei pupazzetti e dei libri tascabili. La scatolina in cui le conservava però era vuota.
Ok, forse non era Sherlock Holmes o uno di quei geni dell'investigazione che piacevano tanto a Sarah, ma se lei era sparita, nessuno sapeva dove poteva essersi cacciata, chiavi scomparse... ci arrivava pure lui.
Motivo per cui si fece prestare la moto da Raffaello ed iniziò a guidare in direzione della casa al mare di April.
Il loro posto fuori dal mondo.
Molte volte avevano programmato di ritornarci, ma poi... invasioni aliene, duelli interspaziali, scienziati pazzi, era diventato tutto tremendamente complicato.
Ma ne era certo.
Sarah era lì.
Non sapeva ancora perchè avesse deciso di scappare di casa, casa nella quale aveva sempre ribadito essere molto felice, ma di una cosa era assolutamente conscio.
Che l'amava. E le persone che si amavano, non intendevano l'amore come baci e carezze, uscite assieme e parole sdolcinate. Amare una persona significava anche rompere a suon di pugni il muro che questa aveva deciso di costruire attorno a sè per proteggersi da chissà cosa, starle vicino malgrado non fosse così facile certe volte ed essere disposti a farsi prendere persino a ceffoni pur di aiutarla.
Non sapeva cosa le fosse balenato in testa di fare, ma l'avrebbe scoperto presto, l'avrebbe sostenuta ed assieme ne sarebbero usciti.
Perchè era questo l'amore.
Sarah con lui l'aveva fatto. Gli era stata accanto durante la guerra tra gang rischiando di mettersi contro tutta la famiglia, lo aveva confortato quando dovevano affrontare Shredder dopo una pausa forzata di tre mesi... e gli era stato vicina quando era lui ad essere sprofondato in un baratro.
...
...
...
Quando Leonardo arrivò alla casa al mare, il sole stava già iniziando ad entrare in acqua. Scavalcò il muro di cinta e si diresse verso la scala che portava alla spiaggia.
Lì, vicino al bagnasciuga, c'era lei.
Era vestita come quando era scomparsa.
Camicetta d'organza bianca e jeans strappati.
Era in ginocchio, e sembrava stesse costruendo un castello di sabbia... o forse stava solo giocherellando senza prestare molta attenzione.
'' E' qui per fortuna...''- sospirò di sollievo, avviandosi verso di lei.
- Sarah!- la ragazza alzò lo sguardo.
Frenò l'impulso di correre da lui ed abbracciarlo.
Al contrario si alzò e provò a scappare correndo verso la riva.
Leo però fu più veloce di lei e la bloccò per un polso.
- Si può sapere che ti è venuto in mente?- fece Leo con voce pacata -Perchè sei scappata senza dire niente?-
- E a te, allora?- fece Leo - che t'è venuto in mente? Di venirmi a cercare? Non t'è bastato finire in coma una volta, vuoi che risucceda?-
- Ti prego, dimmi che ti sta succedendo.- fece Leo - Non ce la faccio a vederti così. E non ce la faccio a saperti infelice e lontana da me.-
Sarah per tutta risposta lo abbracciò, scoppiando a piangere sul suo petto.
...
...
...
- Si, Raffaello, l'ho trovata... no, stai tranquillo, sta bene...- fece Leo. Ok, forse, '' Bene'' era un eufemismo, ma per lo meno non era ferita o in fin di vita.
Sarah se ne stava rannicchiata sul divano, con la testa nascosta tra le ginocchia e ogni tanto sembrava piangesse. Non l'aveva mai vista in quelle condizioni... ed era certo che quella visione fosse più dolorosa delle ferite che Hun e tutto l'esercito dei ninja gli avevano inferto la mattina del loro secondo incontro con Shredder.
- Ma per stasera non vuole assolutamente tornare a casa. Dì a Splinter di non preoccuparsi. A presto.- fece Leo mettendo giù il telefono.
Poi raggiunse la fidanzata sul divano.
- Allora... ne vuoi parlare?- fece Leo.
Sarah alzò lo sguardo. Era indecifrabile. Era pieno di tristezza, ma anche di paura, e tanta confusione.
La ragazza non proferì parola.
- Sarah... mi rendo conto che in questo momento tu non stia bene...- fece Leo - ma te lo dico per esperienza. Se non permetti a qualcuno di aiutarti, il tuo problema non se ne andrà da solo.-
- No, nessuno può aiutarmi... non dovete... Leo, tu non capisci... ho fatto... ho fatto una cosa terribile.- fece Sarah sforzandosi di non piangere.
- Che cosa puoi aver fatto di così grave?-
- Li ho uccisi... li ho uccisi io... sono morti per colpa mia.- fece Sarah.
- Calmati...- fece Leo. Quella situazione iniziava a non piacergli per nulla - calma. Chi hai ucciso?-
- I miei genitori... sono morti per colpa mia....-
Leo sbiancò.
Sarah aveva ricordato tutto.
Non sapeva come e quando era successo, ma era accaduto. E doveva essere successo nel modo più traumatico che potesse esserci per ridurla in quello stato pietoso.
- Vi prego, dimenticate di avermi conosciuto... è per il vostro bene... non voglio che vi capiti qualcosa, e meno che mai voglio che succeda qualcosa a te... non me lo perdonerei mai!-
- Shhh...- fece Leo attirandola a sè, cullandola come si faceva con una bambina - calmati. Calmati e raccontami cosa è successo.
Se vuoi.-
Sarah annuì. Forse era meglio. Almeno capiva una volta per tutte cosa rischiava a starle accanto.
Sarebbe stata una notte molto lunga.
...
...
...
...
3 Aprile 1992
La piccola Sarah Huntington, di quattro anni, era una bambina molto felice. Viveva in una bella casa, con un grande giardino provvisto di altalena e di stagno delle carpe a cui si divertiva spesso a dare dei pezzi di pane da mangiare, ed i suoi genitori l'adoravano.
Suo papà era una specie di supereroe. Quando chiedeva alla mamma cosa faceva papà sempre fuori casa, la genitrice rispondeva con un sorriso -'' Punisce i cattivi''
La sua mamma invece... non sapeva ancora che cosa facesse, ma passava molto tempo in casa a giocare con lei, e la cosa non le dispiaceva affatto.
Insomma, la piccola Sarah ancora non sapeva niente della vita che c'era fuori dal muro di cinta che proteggeva casa sua, ma il suo piccolo mondo era perfetto e nella sua innocenza di bimba era convinta che sarebbe stato così per sempre.
Forse non sarebbe stato così per sempre... sarebbe andata a scuola, si sarebbe fatta degli amici, forse si sarebbe anche innamorata di qualcuno, avrebbe iniziato a litigare con i genitori per il coprifuoco, per qualche voto,  basso, per andare a qualche festa, in vacanza da sola o per delle scelte che  le parevano sensate sul momento ma che in un futuro prossimo avrebbe guardato dicendo -'' Ma di che droghe mi facevo?'' - ma sarebbe stata la normale vita di una comunissima ragazzina.
Invece no.
Perchè il destino aveva cambiato rotta, e se l'era trascinata dietro.
Era quasi mezzogiorno, il 3 Aprile del 1992, il giorno in cui la vita di Sarah Huntington cambiò per sempre.
Sarah quel giorno indossava un vestitino azzurro, i capelli raccolti in due treccine e stava giocando vicino allo stagno delle carpe, assieme alla sua bambola preferita, decorandola con margheritine e violette.
Era una giornata come tante, e lei si sentiva particolarmente felice. Quel giorno suo padre sarebbe tornato a casa a mangiare, e lei non vedeva l'ora di fargli vedere il disegno che aveva fatto apposta per lui.
- Sarah!- la chiamò la madre dall'interno della casa - Preparati per venire a tavola. Tuo padre sta arrivando.-
- Vengo subito mammina!- fece Sarah alzandosi iniziando a correre verso l'interno della casa. Era quasi per aprire la porta quando si ricordò di aver lasciato la sua Dudù per terra, vicino allo stagno.
Tornò subito a prenderla.
Fu allora che la sua vita normale si trasformò in qualcosa di surreale.
Mentre recuperava la bambola, le capitò di specchiarsi nell'acqua... e lì vide un uomo dai capelli bianchi, tagliati a caschetto, con occhiali neri e tutto vestito di nero.
Si voltò, anche se era un po' intimorita.
- Ciao, ma chi sei?-
L'uomo non proferì parola, e la sollevò di peso, tappandole la bocca per impedirle di urlare per poi saltare il muro di cinta assieme alla bambina.
La bambola cadde nel laghetto.
- Sarah, sbrigati!- la chiamò ancora sua madre. La donna, nell'udire il tonfo, pensò che la figlia stesse ancora giocando e fu per questo che non uscì di casa per controllare.
Se l'avesse fatto, avrebbe visto l'uomo mettere una benda sugli occhi della piccola per poi caricarla nel bagagliaio di una macchina.
Solo quando ormai era troppo tardi, sarebbe uscita in giardino, spazientita per quel ritardo.... solo allora avrebbe visto la bambola che galleggiava nel laghetto ed impronte di stivali sull'erba umida.
L'incubo per la piccola Sarah era appena iniziato.
Ma era anche iniziato il peggio incubo di ogni genitore.
                                                                            '' Settelune è stata rapita,
                                                                               da un malvagio chiamato Re del Male
                                                                               Settelune è stata stregata
                                                                                ma l'amore la salverà.''

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Capitolo 11
*** Il segreto di Sarah seconda parte ***


3 Aprile 1992, tardo pomeriggio.
La piccola Sarah era spaventata.
L'avevano tirata fuori dalla macchina e l'avevano portata in un posto che non le piaceva affatto.
Quel posto puzzava di pesce e gomma bruciata.
Voleva tornare a casa.
Davanti a lei c'era un uomo tutto vestito di nero.
Aveva uno strano sorriso. Non le piaceva. Sprigionava un'aura cattiva.
Il sabato mattina le piaceva guardare i cartoni dove c'erano anche degli uomini brutti e cattivi, perchè sapeva che alla fine l'eroe buono li sconfiggeva sempre.
Diceva sempre che il suo papà era un super-eroe perchè anche lui sconfiggeva i cattivi.
'' Ma i cattivi veri... non sono cattivi come quelli dei cartoni.''- le diceva il suo papà -'' non si fermano davanti a nulla. E non avranno pietà di te perchè sei una bambina...''
Aveva paura.
Tanta.
- Ma tu tremi piccina...- fece l'uomo - che ne dici di una bella cioccolata calda?-
- Io non voglio la cioccolata, voglio andare a casa!- fece la piccola Sarah.
- Certo... ma prima dobbiamo fare un gioco...- fece l'uomo.
...
...
...
- Dovete trovare mia figlia!- sbottò l'avvocato Huntington sull'orlo di una crisi di nervi.
Era tornato a casa prima, come aveva promesso alla moglie, e si era preso la giornata libera. Aveva in programma di passare il pomeriggio con la sua famiglia... e soprattutto con la sua adorata figlioletta.
La cosa positiva era che la sua carriera stava letteralmente decollando, anzi, stava per diventare Pubblico Ministero, ma la cosa che non gli andava giù era che stava trascurando sua figlia.
Se andava avanti così, sarebbe arrivato a festeggiare il suo diciottesimo compleanno dicendo -'' Ma se abbiamo appena finito di smontare tutto per la sua festa dei quattro anni.''
'' Sì, è successo solo quattordici anni fa, tesoro''- avrebbe riso sua moglie.
Al ritorno a casa, aveva trovato la tavola apparecchiata, ma il pranzo era quasi del tutto carbonizzato, ed aveva trovato la moglie in giardino che urlava e piangeva.
Sarah era sparita.
Rapita.
L'avevano cercata ovunque, nei giardini, per la strada, chiesto ai passanti nella speranza che si fosse solo nascosta per fare uno scherzo.
Ma poi avevano dovuto arrendersi alla cruda realtà.
La loro bambina era scomparsa per davvero.
E la prima cosa che avevano fatto era stato chiamare la polizia.
- Avvocato, cerchi di calmarsi adesso...- fece il poliziotto.
- Calmarmi?!? Mia figlia è stata portata via ed io mi dovrei anche calmare??!? Si rende conto?-
- Sì, immagino che per voi sia difficile ma ora è necessario recuperare la lucidità.- fece l'agente - cerchiamo di fare mente locale... c'è qualcuno che potrebbe aver motivo di volerle fare del male? Se non erro lei è un avvocato di successo, ha fatto condannare molte persone... magari una di loro aveva interesse a vendicarsi.-
-  Le farò avere la lista delle persone che ho fatto condannare.- fece Alfred Huntington - ma ci sono molte persone, tra coloro che ho messo in galera, che si sono trovate meglio in carcere che fuori. Ora mi guardano come se avessi fatto loro un favore.-
- Capisco...faremo mettere sotto controllo i telefoni di casa. C'è anche la possibilità che si tratti di un sequestro a scopo di estorsione, intanto diffonderemo la foto di Sarah a tutti i comandi di polizia del paese, caselli autostradali, areoporti, ospedali, se qualcuno si allontana con la bambina è game over.- fece l'agente di polizia.
- Mi tenga informato.- fece l'avvocato accompagnando il poliziotto alla porta.
Non sapeva perchè ma si sentiva più tranquillo PRIMA di chiamare la polizia.
Ne aveva visti tanti di casi come quello.... avrebbero fatto confusione, ne avrebbero parlato, ma le loro indagini si sarebbero limitate a fare un mucchio di ipotesi, dai trafficanti di organi al maniaco, e il nome di sua figlia sarebbe diventato solo un goccia nell'oceano dei dossier della polizia alla voce '' Bambini rapiti, bambini rubati, bambini assassinati''.
Sua moglie era rannicchiata sul divano.
Sconvolta e in lacrime.
L'uomo si sedette vicino a lei, accogliendola tra le sue braccia.
- Come faremo d'ora in avanti... la mia bambina, dov'è la mia bambina...- fece la signora Jessica tra le lacrime.
Alfred, non meno sconvolto di lei, tentando di mantenersi lucido, cercò di calmarla come poteva - La ritroveremo. Te lo giuro... la riporteremo a casa... in un modo o nell'altro...- nel dir così baciò la tempia della moglie - risolveremo tutto... te lo prometto.-
- No, non c'è nulla che si possa sistemare adesso... niente.-
Alla fine era riuscito a farla addormentare.
Chissà se anche Sarah stava dormendo in quel momento... chissà se si era addormentata senza le favole che le raccontava la mamma prima di dormire...  non aveva preso nemmeno Dudù, la sua bambola, e nemmeno Rabby, il coniglietto di pezza.
Chissà se le avevano dato da mangiare...
Rimase vicino al telefono tutta la notte, pronto a negoziare con i rapitori, era pronto a privarsi di qualunque cifra... tutto pur di riavere a casa la sua dolce bambina.
Ma quel telefono quella notte, così come quelle successive non squillò mai.
Dopo sei mesi, il caso Huntington, fu archiviato come irrisolto.
- Allora la cercherò io.- fece Alfred.
- Credi... credi che sia ancora viva....?- fece Jessica.
- Lei è viva.- fece Alfred - Lo sai. Lei è di più.-
...
...
...
Sarah infatti era viva.
Erano mesi che viveva rinchiusa in uno stanzino. Le avevano tolto il suo vestito per metterle addosso una camicetta bianca, pantaloni bianchi, quasi come se fosse una malata in ospedale.
Ogni tanto la venivano a prendere. Le prelevavano il sangue, le facevano iniezioni, ogni giorno volevano farle risolvere quiz ed indovinelli difficilissimi... quando non ci riusciva, l'Uomo Nero, come lo chiamava lei, le dava la scossa.
Scosse elettriche che avrebbero, in seguito, danneggiato la sua memoria.
'' Più tempo ci metterai per imparare tutto, e più tempo ci impiegherai per tornare a casa''
Doveva finire il gioco, poi sarebbe tornata... non lo sapeva più però da quanto tempo era lì...
- Mamma... papà...- piangeva quando nessuno poteva vederla.
Non le piaceva quel posto, non le piaceva quel gioco... voleva tornare a casa, dalla mamma e dal papà.
Voleva sentire di nuovo il profumo delle frittelle che preparava la mamma a colazione, voleva sentire i racconti della mamma che parlavano di suo papà che faceva il super-eroe che prendeva tutti gli uomini cattivi, voleva il suo papà che le faceva fare il vola vola e che la portava in bicicletta al parco, a giocare con i cagnolini...
'' Anche loro sono uomini cattivi papà...''- piangeva la piccola -'' vieni a prendermi, per favore''
...
...
...
Alfred non aveva mai lasciato le ricerche della figlia, malgrado fosse passato un anno intero da quando era scomparsa.
Chiunque al suo posto si sarebbe arreso, tutti nel quartiere, e persino i poliziotti che supplicavano di riaprire l'indagine, lo dicevano '' E' dura, ma dovete accettare la verità... non potete andare avanti così'', certo molto facile parlare così e distribuire frasi preconfezionate a destra e a sinistra, quando non si avevano figli ... ma lui e sua moglie no. Loro erano i genitori di Sarah. Ed un genitore avvertiva sulla sua pelle ogni dolore ed ogni gioia della sua creatura.
E loro la sentivano.
Se Sarah fosse stata uccisa e scaricata da qualche parte, attorno a loro vi sarebbe stato solo il vuoto, invece sentivano una specie di vibrazione... ed anche tanta paura e tanta angoscia.
La loro bambina era ancora viva. Dispersa, spaventata, ma viva.
E loro l'avrebbero ritrovata. Ad ogni costo.
La mattina del 6 Aprile 1993, Alfred Huntington uscì di casa, con l'intenzione di partire per Washington.
Lì viveva da anni un suo ex compagno di Università, che dopo aver preso la laurea in legge, era entrato prima in polizia, ma che poi era stato silurato per eccesso di zelo in un caso di omicidio che molti avrebbero voluto irrisolvibile.
Adesso era un '' semplice'' detective privato.
Un detective privato che però aveva un grande amore per la verità e per la giustizia. Non avrebbe negato un favore ad un vecchio amico, soprattutto se c'era in mezzo una bambina di cinque anni.
- Cinque anni, tesoro...- sospirò Alfred dirigendosi verso l'areoporto - Un mese fa hai compiuto cinque anni....-
Un anno fa, pensava a come rendere speciale quel compleanno... pensava di organizzare una gita al mare, oppure di regalarle un cagnolino, e magari sua moglie avrebbe preparato una torta enorme, magari alla panna e cioccolato... invece, avevano passato quel giorno a guardare i filmini che vedevano protagonista la loro bimba,  piangendo e pregando.
- Tesoro... non so cosa ti abbiano fatto... ma giuro che ti troverò presto.- fece Alfred.
Prima di partire, gli venne voglia di un caffè macchiato freddo in tazza calda, e si fermò ad un bar lungo la strada.
E lì accadde qualcosa.
- Sì, ho preso tutto...- fece uno strano uomo in impermeabile e occhiali da sole - ma perchè devo essere sempre io a fare la spesa per quella mocciosa piagnucolona?-
Alfred aguzzò le orecchie.
Poi gli venne in mente un famoso detto '' Se vuoi confidarti con qualcuno, nessuno è meglio del barista.''
- Scusi...- chiese al barista.
- Prego, dica.-
- Quell'uomo... vieni qui spesso?-
- Sì. Almeno una volta al giorno. Prende sempre una busta di tramezzini al prosciutto e formaggio.-
- Mi sembrano un po' troppi per lui però...- fece Alfred - e francamente... non mi pare un operaio o un manovale che compra il pranzo per tutti...-
- A dire il vero, non so che lavoro faccia... una volta gliel'ho chiesto, e mi ha intimato di farmi gli affari miei.... però una volta ha preso anche della cioccolata.- fece il barista - una marca che di solito mangiano solo i bambini, sa quelle barrette con in omaggio un giocattolo....-
- Quindi...- fece Alfred - quelle vettovaglie, potrebbero essere destinate ad un bambino...-
- Si, magari ha dei figli che vanno matti per questi panini... però la cosa strana è che qui non l'ho mai visto in compagnia di una moglie o di qualche ragazzino...-
'' E se invece fosse destinato ad un ostaggio?''- pagò in fretta, senza rendersi conto di aver lasciato una banconota da cento dollari per un caffè.
Ignorò i richiami del barista, e si mise a seguire l'auto di quell'uomo.
Non sapeva perchè, andava contro tutte le leggi della razionalità, ma il suo cuore diceva che quel giorno avrebbe ritrovato sua figlia.
...
...
...
Alfred Huntington arrivò ad un magazzino abbandonato sulla sponda dell'East River, seguendo quell'uomo.
Un tempo apparteneva ad una società di import ed export di pesce pregiato, che poi aveva dichiarato bancarotta, e da allora quel posto era abbandonato.
Quindi, perchè qualcuno avrebbe dovuto portare dei panini e della cioccolata per bambini in un simile posto?
Lì c'era un bambino. Ne era certo.
Lo seguì all'interno del magazzino.
Vide la botola interrata. La sollevò ed iniziò a scendere.
- Ma dove sono finito...?- pensò Alfred.
Al centro esatto dell'inferno.
Si muoveva nell'ombra, per evitare di essere visto da qualcuno. Per quanto ne sapeva, poteva far scattare degli allarmi all'improvviso, ma non gli importava. Voleva vedere sua figlia.
Non aveva alcuna prova che lei fosse lì.... ma se lo sentiva. Sarah era lì.
- Basta!- si sentì quasi mancare.
Era lei. Era la voce della sua bimba... ed era terrorizzata a morte.
Si diresse subito verso la stanza.
Sarah era vestita di bianco, era pallida, denutrita, con le occhiaie, il visetto roseo rovinato dal troppo pianto, le braccine livide... si sentì divorare da un mostro silenzioso chiamato collera.
Quale demonio poteva aver avuto il coraggio di ridurre così una povera creatura indifesa?-
- Non ce la faccio più a stare qui... voglio andare a casa... voglio la mia mamma e il mio papà!-
'' Sono qui amore mio... sono qui...''
L'uomo vestito di nero rise.
- E' passato un anno, piccola. Nessuno ti ha cercato. Evidentemente di te... non gliene fregava nulla.-
'' Brutto bastardo...''
- Non è vero! La mia mamma mi vuole bene, ed anche mio padre!-
Alfred afferrò un tubo di metallo lì vicino.
Si avvicinò con cautela.
Finse di schiarirsi la voce... e quando l'uomo si voltò lo colpì in pieno volto.
- Papà!!!- squittì la bimba felice.
Alfred Huntington non poteva vedersi, ma sembrava una furia. Aveva davanti a sè l'uomo che aveva rapito e fatto del male a sua figlia. Voleva ucciderlo. E l'avrebbe fatto se non fosse stato per Sarah che si era coperta gli occhietti con le manine.
- Oddio mio...- fece Alfred correndo sul lettino su cui era legata la figlia. L'uomo era a terra svenuto.
Doveva fare in fretta. Afferrò un bisturi e tranciò le cinghie.
Poi si tolse la giacca, la mise attorno alla bambina e corse via, tenendola in braccio.
- Papà...-
- Sarah.... temevo di averti perduto per sempre...- fece Alfred continuando a correre.
L'allarme era suonato, e sentiva i passi di più persone correre verso di loro.
- Papà, ho paura...-
- Lo so amore, anch'io... ma ora andiamo via, ti porto dalla mamma.-
Senza nemmeno guardare dove stavano andando, arrivò fino allo sbocco del fiume. A giudicare dalla quantità di sottomarini che c'erano lì sotto, doveva esserci anche un'entrata sott'acqua.
- Ok amore mio...- fece Alfred - trattieni il fiato. Ti ricordi al mare, quando giochiamo a chi trattiene il fiato più a lungo? Stessa cosa.-
Prese un respiro e si tuffò.
- SPARATE!- ordinò il loro capo - NON DEVE FUGGIRE, FATE FUOCO!-
I soldati obbedirono, ma ormai potevano solo sparare all'acqua.
- Ci rivedremo... puoi contarci, avvocato...-
...
...
...
Fu così, che Alfred Huntington riuscì a salvare la figlia, portandola via da quel posto infernale...
Senza sapere che molti anni dopo, sua figlia sarebbe tornata lì. Sarebbe rientrata nel posto che le aveva fatto tanta paura e in cui aveva sofferto orribili torture, per salvare qualcuno a lei molto caro, dalla stessa mano che le aveva inflitto  tante sofferenze.

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Capitolo 12
*** Il segreto di Sarah terza parte ***


 Aprile 1993
Purtroppo non era ancora finita. L'incubo più atroce che poteva colpire i coniugi Huntington era finito.
Purtroppo però era solo la punta dell'iceberg. Alfred Huntington aveva deciso di fare l'avvocato penalista perchè voleva giustizia. Non era rimasto vittima di un errore giudiziario, o di qualunque tipo di ingiustizia, e nemmeno qualcuno a lui caro aveva sofferto inutilmente... sempliciemente odiava l'ingiustizia.
Riportò Sarah a casa, e la gioia che invase la loro casa fu qualcosa che ormai avevano dimenticato... era un anno che non vedevano la loro bambina, e quasi disperavano di ritrovarla...
Sarah stava bene. Era livida, denutrita, spaventata, e sempre pronta a scoppiare in lacrime, ma tutto sommato era in buone condizioni di salute.
Ma questo ad Alfred Huntington e sua moglie Jessica non bastava.
Volevano che colui che si era accanito con quella povera ed innocente creatura, tutti quelli che lo avevano coperto, o che sapevano ma che avevano taciuto, marcissero il resto dei loro giorni in una cella larga tre metri per due ( che poi erano le stesse misure dello stanzino in cui Sarah aveva vissuto per un anno), con la muffa alle pareti, perdendo la cognizione del tempo, senza sapere se fosse giorno o notte...
Traslocarono.
Andarono a vivere in una villetta alla perferia  di New York, temendo che qualcuno venisse a cercarli  per tentare di rapire di nuovo la loro stella, ed iniziarono ad indagare.
Il loro uomo si chiamava John Bishop, era uno dei fondatori di un'agenzia federale, la  E.P.F, un'agenzia che mirava a proteggere la Terra da eventuali invasioni aliene... ma che non era benvisto dai suoi capi e nemmeno da quelli che provenivano dai Piani Alti, anche a causa di alcune voci inquietanti sul suo conto.
Si sussurrava infatti che per raggiungere i suoi obiettivi avesse rapito, seviziato, talvolta ucciso chiunque pur di perseguire i suoi obiettivi.
Purtroppo però, non era in grado di provarlo.
E ormai era inutile tornare alla base sott'acqua, di certo avevano già smantellato tutto.
Così contattò il suo ex compagno di scuola, chiedendogli di svolgere delle indagini, avvertendolo però del pericolo.
'' Andiamo... quanto potrà essere pericoloso?''- aveva commentato.
Le notizie non tardarono ad arrivare, con in omaggio un voluminoso fascicolo di prove, registrazioni, intercettazioni... Bishop rapiva da anni persone comuni per sottoporle ad esperimenti terrificanti, e ai quali molti poveri malcapitati purtroppo non erano riusciti a sopravvivere.
Sarah era stata '' scelta'' come cavia per un nuovo progetto: creare un esercito di soldati killer bambini.
Era per questo che era stata rapita.
Per Alfred Huntington e signora non c'erano altre soluzioni che tenevano.
Un essere tanto abietto, che non aveva esitato a seviziare una bimba per un anno intero, doveva essere punito.
Peccato però che il loro desiderio di giustizia li avrebbe condotti ad una prematura scomparsa.
8 Maggio 1993
Alfred Huntington era nel suo studio a lavorare, quella che sarebbe stata l'ultima notte della sua vita e di quella di sua moglie.
Jessica aveva appena finito di fare il bagno a Sarah e di asciugarle i capelli e ora stava cercando di metterla a letto.
La bimba reggeva bene il colpo che aveva subito, ma i problemi veri iniziavano quando era l'ora di dormire...si svegliava spesso nel cuore della notte, urlando e piangendo. Il giorno dopo avevano deciso di chiamare uno psicologo per aiutarla a metabolizzare il tutto...
Erano quasi le dieci ormai.
Un rumore allertò i sensi dell'avvocato.
- Jessica? Sarah?- fece uscendo dal suo studio.
- Bene... allora sono qui anche loro.- fece una voce a lui disgustosamente familiare.
Era lui. L'uomo che aveva rapito Sarah. Non sapeva come ma li aveva trovati.
- Che cosa vuoi?- fece affrontandolo a muso duro.
- Un uccellino mi ha detto che tu e la tua incantevole moglie avete deciso di andare a raccontare i fatti miei in giro... e converrai con me, a nessuno farebbe piacere una cosa simile... sono qui per impedirtelo.-
Alfredo rise - Tu non sei mai riuscito ad impedire niente a nessuno. Non a me, per lo meno. Volevi impedirmi di riprendermi mia figlia e hai fallito. La cosa non ti suggerisce niente?-
- Vero, ma stavolta sono venuto preparato.- nel dir così, Bishop schioccò le dita.
In casa era entrato un plotone d'esecuzione.
- Te lo chiedo una volta sola, con gentilezza... dove sono le prove?-
- Da me non le avrai mai!-
- Gli eroi... si è vista una razza più inutile? Ammazzatelo.-
Alfred iniziò a temere davvero per la sua vita, ma non cedette. Che poteva fare? Loro aveva dei fucili, e lui, preso alla sporvvista, non aveva avuto nemmeno il tempo di chiamare il 911. Aveva commesso un errore colossale.
Aveva pensato che prima di mettere in mezzo la polizia fosse meglio raccogliere prove tangibili, prima che Bishop le facesse sparire e le sue parole fossero solo calunnie per il codice penale, ed era per questo che aveva indagato da solo con l'aiuto del suo amico... Dio, non voleva nemmeno immaginare cosa potessero avergli fatto...
Se l'avesse fatto, magari sarebbe riuscito a prevenire quell'attacco alla sua casa.
Tuttavia non fece una piega, ne alzò lo sguardo. Non voleva dar loro indizi riguardo all'attuale posizione di sua moglie e di sua figlia, pregando in aramaico che almeno loro riuscissero ad uscire vive da quella terribile situazione.
I colpi partirono.
Spalla destra, ginocchio sinistro e torace.
Alfred cadde a terra, in un oceano di dolore, ma ancora vigile e cosciente.
Le ferite non erano così gravi, sarebbe bastato avere assistenza medica immediata per riuscire a scamparla... ma dubitava fortemente di uscire vivo da lì.
- Allora?- fece Bishop mollandogli un calcio.
Alfred, respirando a fatica, fece - Puoi anche uccidermi... non importa. Ho salvato mia figlia... e finchè cisarà in giro un solo Huntington... tu non potrai fare tutto quello che ti pare.-
Bishop sbuffò annoiato e lo finì con un colpo all'intestino.
Alfred spirò pochi secondi dopo.
- Trovatemi quel maledetto fascicolo e quelle due. Le voglio morte.-
...
...
...
La signora Jessica, aveva assistito a tutta la scena, impotente.
Non poteva esserci dolore peggiore che sopravvivere, anche se solo per poco date le circostanze, all'amore della propria vita.
Trattenne a stento le lacrime mentre usciva con la figlia dalla porta di servizio.
Aveva perso l'amore della sua vita, ma non avrebbe perso la sua adorata bambina... sì, lei l'avrebbe salvata... anche come ultimo omaggio a suo marito che aveva deciso di immolare la sua vita per salvare quella di Sarah.
- Mamma che succede?- fece Sarah.
La donna le fece cenno di stare zitta.
- Tesoro, ascoltami... adesso tu devi essere coraggiosa. Anzi, coraggiosissima.-
Li sentiva... stavano arrivando.
Mise la bambina per terra, ancora abbracciata a Rabby, e sollevò il tombino più vicino... sì,  a nessuno sarebbe mai venuto in mente di andare a cercarla nelle fogne...
- Ascolta... adesso io devo andare in un posto dove tu non puoi venire... ma ti verrò a prendere presto. Rimani nascosta e non parlare. Andrà tutto bene.-
- Mamma, portami con te... dov'è papà?-
Jessica, in lacrime abbracciò la figlia, dandole un bacio sulla testa.
- Noi saremo sempre con te. Ovunque tu sia, qualunque cosa tu faccia.- nel dir così si tolse la sua collana e la mise al collo della figlia - e quando ti senti sola.... guarda la pietra, e mi rivedrai.-
Nel dir così la fece scendere nel tombino, con la terribile consapevolezza che quella era l'ultima volta che vedeva la sua creatura... non ci sarebbe stata quando avrebbe avuto i primi amori, i primi problemi, non avrebbe asciugato le sue lacrime, non le avrebbe riso il cuore nel vedere la felicità sul volto della figlia... l'unica cosa che poteva fare era pregare che il destino le facesse incontrare presto una famiglia speciale che avrebbe saputo darle tutto l'amore di cui necessitava e starle vicino...
'' Addio, amore mio...''
Poco dopo, Jessica Harpie venne raggiunta da un colpo alla nuca che la uccise sul colpo...
Gli Huntington nel tentativo di fermare un pericoloso criminale, pagarono con la vita, il loro coraggio. Ma prima di cadere, riuscirono a mettere in salvo la loro unica ragione di vita.
...
...
...
Il resto era storia conosciuta. Sarah aveva passato non sapeva bene quanto tempo, ferma ad aspettare che tornassero a prenderla, sino a quando non decise di camminare un po' per evitare di intorpidirsi, finendo poi per cadere svenuta su un cumolo di spazzatura, provata dalla stanchezza e dalla fame.
Splinter la trovò, ed una volta accertatosi che la piccola non aveva più nessuno al mondo e che poteva trovarsi in grave pericolo... decise di adottarla, di crescerla come figlia, e di insegnarle l'arte del ninjitsu oltre a tutto quello che riteneva potesse servirle in quel mondo.
Leo aveva ascoltato tutto il racconto in religioso silenzio, ogni tanto dirigrignando i denti e serrando i pugni per la rabbia, desideroso di fare del male al rifiuto umano che aveva fatto tanto soffrire la sua Sarah, prima da piccola ed anche in quel momento.
Ora capiva tante cose... il perchè fosse riuscita ad arrivare al laboratorio di Bishop per aiutare Michelangelo, malgrado fosse la prima volta ufficiale che lo incontravano... lei era già stata in quel posto, era già fuggita...
Ed anche il perchè non ricordasse nulla del suo passato... almeno fino a quel momento.
Sicuramente il trauma aveva fatto il suo lavoro, ma anche gli esperimenti e le torture che aveva patito per un anno intero avevano esercitato un ruolo fondamentale.
Sarah, accoccolata contro un bracciolo del divano, piangeva senza sosta.
- Ora hai capito perchè devi starmi alla larga?- fece Sarah con le lacrime che scendevano copiose - Ho scoperto cosa hanno fatto mio padre e mia madre... il loro sacrificio per la mia salvezza... sono morti per colpa mia.-
- No, questo non devi pensarlo nemmeno per sbaglio, capito?- fece Leo - Tu non hai fatto niente di male. Bishop ti ha fatto delle cose orribili... tu non sei un' assassina... tu sei un miracolo dell'amore.
Il loro amore ti ha tenuto in vita per un anno intero, il loro amore ti ha riportato a casa ed è il loro amore ad averti salvato la vita quella notte... ed il fatto che dopo tanto dolore, tanta sofferenza tu sia riuscita a diventare la più incredibile, fantastica persona che io conosca e che tu sia riuscita ad innamorarti ed essere felice... anche questo è un miracolo.-
- Non è servito a nulla... Leo, a che è servito che mi sia salvata?- fece la ragazza - Non posso rendere loro giustizia, e alla sola idea che possa capire chi sono io...
Dio, Leo per la prima volta in vita mia vorrei essere già morta!-
Leo sbiancò quasi, ma riusciva a capirla: aveva scoperto la verità sul suo passato nel modo più traumatico possibile.
Le guardie di Bishop, l'avevano trascinata fuori dal camion in cui era stata rinchiusa, urlandole contro.
'' Voi Huntington non vi smentite mai... avete la mania di salvare sempre tutti, poi venite ammazzati come animali!''
Sarah all'inizio non aveva capito, ma poi... era scattato qualcosa. Forse erano state quelle parole, forse era stato vedere il posto in cui era stata imprigionata da bambina... ma il suo interruttore nascosto si era attivato, rivelandole la più terribile delle verità.
E comprendeva anche il suo terrore nel pensare a Bishop. Le possibilità che Bishop avesse capito e che avesse riconosciuto in lei quella bambina che magari reputava morta, almeno per ora, era quasi vicine allo zero...  ma aveva subito uno shock non da poco, persino lui quando si era ritrovato in quel laboratorio aveva desiderato che il suo cuore si fermasse prima che potesse succedergli qualcosa...
- Io... io non lo so se riuscirò a tornare a scuola come prima...- fece Sarah - Leo, ho paura, aiutami!- fece la giovane rifugiandosi sul suo petto.
Leo la abbracciò, cullandola.
Strinse il kunai che portava con sè - Pagherà... giuro che gliela farò pagare. Dovesse essere l'ultima cosa che faccio... quant'è vero Iddio, lo punirò.-
Sarah si addormentò, con il viso bagnato dalle lacrime, quando iniziò ad albeggiare.
...
...
...
Il giorno dopo, Leo riuscì a convincere Sarah a tornare a casa.
- Papà... è arrabbiato?- fece Sarah entrando nell'ascensore del loro magazzino, scendendo verso la tana.
Leo la prese sotto la spalla, per confortarla - No. Era solo preoccupato... e poi sarà troppo contento di riaverti a casa per dire qualcunque cosa.-
Infatti, quando le porte si spalancarono, Sarah fu accolta festosamente dai fratelli, dal padre ed anche da April, Casey, Alisa e Leathered, tutti sollevati dal rivederla sana e salva.
Alisa fu la prima ad abbracciarla - Ma che hai fatto?!? Mi hai fatto morire di paura... guai a te se lo rifai.-
- Ma dove ti eri cacciata, si può sapere?- fece Raph - se volevi saltare un'interrogazione bastava dirlo.-
- Mi dispiace... vi chiedo scusa.- fece Sarah ad occhi bassi.
Leo le fu subito vicino.
- Leo... per favore, parlaci tu... io non ci riesco.- fece Sarah abbassando il capo.
Il leader annuì - Certo... vai a riposarti un po' adesso. Io me la cavo da solo.-
Quando Sarah si fu ritirata in camera sua ed ebbe preso uno dei sonniferi che Donatello le aveva perscritto per farla riposare meglio e si fu addormentata, Leo richiamò tutti i presenti nel salotto dove raccontò loro ciò che Sarah aveva scoperto sul suo passato e come.
Non fu facile ( e non tanto per Raffaello, Casey e Leathered che minacciavano di distruggere qualcosa in preda ad un attacco di rabbia mano a mano che il racconto procedeva) ripetere loro tutto quello che Sarah gli aveva confidato.
Era come se tutta la scena, dal rapimento di Sarah bambina all'ultimo, struggente saluto con sua madre, fosse lì davanti a lui... e non c'era nulla che potesse fare per salvarla o risparmiarle quel dolore.
Niente.
Il passato era l'unica cosa che non si poteva cambiare.
-... e poi è venuta a vivere con noi. Quindi il resto è superfluo che ve lo racconti.- fece Leo.
April si passò una mano sul volto, sconvolta - Santo cielo... povera bimba... ma come si fa ad essere così crudeli....-
- Adesso capisco perchè sembrava fuori di zucca... e non la biasimo.- si associò Mik.
- E ora che si fa?- chiese Alisa.
- E lo chiedi pure?- fece Raph rosso di rabbia - Andiamo a prenderlo e lo massacriamo di botte finchè non implora pietà, e subito dopo si ricomincia da capo!!!-
- Lasciamo perdere per il momento...- fece Leo, sebbene bruciasse dalla voglia di andare a prendere Bishop e di infliggergli personalmente lo stesso bel trattamento che era solito riservare ai suoi '' ospiti''- abbiamo un problema più serio.-
- Sarebbe?- fece Raph.
- E' sconvolta. Ha paura, non vuole più uscire.... teme che Bishop si ricordi di lei e che vada a prenderla, magari a scuola... le ha già rovinato la vita, e adesso minaccia di rovinarle anche il futuro.-
- Nossignore.- fece April - Faremo in modo che non succeda.-
- Maestro Splinter?- fece Raph.
- Ragazzi... in questi giorni, per quel che mi riguarda, gli allenamenti sono sospesi. Lascio che vi rimettiate alla vostra coscienza... io devo occuparmi della figlia che ha bisogno di me, al momento.-
...
...
...
Sarah si svegliò solo la mattina dopo. Erano ormai le dieci, troppo tardi anche solo per pensare di poter andare a scuola... ma forse era meglio così.
Tecnicamente, lei non avrebbe dovuto nemmeno essere in quel mondo, figurarsi a scuola, a pensare al futuro...
Per la prima volta nella vita si chiedeva se esisteva un posto per lei in quel mondo, che cosa ci faceva ancora lì... sì, aveva lottato e lottava contro Utrom malvagi, psicopatici e mostri di ogni tipo... però le sembrava  tutto così ovattato, privo di significato... avrebbe anche potuto salvare il mondo cento volte nel giro di due settimane, ma non sarebbe mai riuscita a ripagare i suoi genitori del sacrificio estremo che avevano compiuto per lei.
Mai. Non poteva andare al primo comando di polizia e raccontare tutto quello che sapeva... erano passati dodici anni, avrebbero detto che erano ricordi confusi di una bambina traumatizzata, che non si poteva costruire un indagine per omicidio sulla base di elementi inesistenti...
Ed anche se avesse trovato qualcuno tanto folle da crederle... avrebbe messo inevitabilmente in mezzo le persone che l'avevano accolta ed aiutata... non poteva fare una cosa simile... l'uomo che amava, il suo padre adottivo, i suoi fratelli, persino i suoi amici... avevano già sofferto abbastanza.
E c'era un'altra cosa a farle male... aveva sempre detto di essere felice con loro, ed ora rimpiangeva i suoi genitori.... le sembrava di tradire quel padre che le aveva insegnato tutto.
'' Sei una fallita Sarah... un mostro pericoloso ed una fallita. Hai deluso tutti... non puoi rendere loro giustizia e hai tradito Splinter... sei un fallimento totale. Sai inventare storielle, sai qualche cosa e sai combattere... per il resto sei inutile.''- pensò mettendo i piedi sul pavimento.
Era ancora in pigiama, quando Raffaello, con uno sguardo affranto le comunicò che Splinter la stava aspettando.
Sarah sospirò, preparandosi alla ramanzina e allo sguardo deluso del suo maestro.
...
...
...
- Entra pure cara...- fece Splinter.
Sarah entrò nella stanza di Splinter, cono lo sguardo basso, inginocchiandosi davanti a lui.
- Padre... io...  mi dispiace tanto.-
- Perchè ti scusi?- fece Splinter con tono dolce - Tu non hai fatto nulla di male.-
- Sono fuggita di casa. Ti ho deluso....- fece Sarah.
- No, tesoro, tu non hai deluso nessuno...- fece Splinter - Hai una ferita molto profonda.
So che in questo momento stai soffrendo, e che ti sembra impossibile... ma tu hai la forza necessaria per contrastarla.-
- Che cosa devo fare...?- fece Sarah.
- Niente di diverso da quello che facevi prima... sogna. Progetta. Sorridi. Vivi.- fece Splinter - Io... i tuoi genitori non li conoscevo. Ma una cosa la so. Erano persone straordinarie, che volevano il meglio per te. Il loro sacrificio per te ne è la prova.
Figliola, per dieci anni ti ho relegato qui sotto, credendo di farti del bene... ora hai la possibilità di diventare qualunque cosa tu voglia diventare. Non permettere ad uno spettro del passato di rovinare anche il tuo futuro.-
- Come faccio... se ora tutte le ombre che mi passano davanti.... mi sembrano Bishop o uno dei suoi scagnozzi, pronti a riprendermi...?-
- La tua paura è irrazionale, e questo lo sai... al momento non c'è modo che Bishop scopra chi tu sia davvero...- fece Splinter - ma ti aiuterò a tenerla sotto controllo, in modo che non interferisca.
E' un mantra poco conosciuto, ma sempre efficace: Ishatare Kashatare Uh Sa' Waka.-
- Sembra una danza della pioggia...- fece Sarah.
- Tu non preoccuparti di cosa sembra o cosa ti ricorda...- fece Splinter - Concentrati su questa formula quando ti sembra di essere perduta, e vedrai che tutto avrà un colore diverso.-
Sì, l'avrebbe aiutata... a patto che lei ne fosse convinta.
Non era una formula magica per far sparire ogni problema e quel problema purtroppo non sarebbe sparito da solo dall'oggi al domani.
Ma non poteva permettere che quello che aveva subito influenzasse la sua vita più di quanto non aveva già fatto.
- Ti prometto che non sarai sola.- fece Splinter - Io, Leonardo, i tuoi fratelli... tutti noi saremo con te, pronti a sostenerti in questa prova.-
Sarah sorrise debolmente, e fece per congedarsi quando...
- Papà...?-
- Sì?-
- Secondo te...- fece Sarah - perchè ha scelto proprio me?- sia ben chiaro, quello che aveva passato lei non lo avrebbe augurato nemmeno al suo peggior nemico ( e sì che aveva solo l'imbarazzo della scelta...) ma era curiosa di sapere per quale motivo proprio lei aveva dovuto patire quel destino atroce.
Si rendeva conto che forse però a quella domanda non c'era una risposta.... in fondo, non era forse la storia ad insegnare che molti innocenti si erano ritrovati coinvolti in faccende troppo grandi per loro, mai chieste, mai desiderate, ma per le quali avevano pagato il prezzo più alto?
Forse non c'era una spiegazione nemmeno per lei. Era una come tanti.
- Non lo so, cara. Ma di una cosa puoi essere certa. Se esiste una spiegazione, noi la troveremo.-

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Capitolo 13
*** Il buio dentro ***


E dopo qualche originale per spiegare il mistero di Sarah, si torna temporeanamente agli episodi e si riparte con un crossover tra It Pagliaccio Assassino e Freddy Krueger...
Piccola premessa... ho cambiato l'episodio in modo che a questo giro, siano le donne a gestire il tutto, spero di aver fatto un lavoro decente.

Era da poco passata la mezzanotte quando Sarah venne svegliata dalla suoneria del suo cellulare.
Svegliata.
Si faceva per dire.
Ormai erano giorni che trascorreva la notte ad occhi chiusi, senza che il sonno la cogliesse. La mattina dopo, avrebbe dovuto essere esausta, invece non mostrava alcun segno di stanchezza.
Dopo la fuga disperata che aveva messo in atto dopo aver scoperto la verità sul suo passato, non aveva più dato alcun segno di disagio nè di altri disturbi psicologici... ma tutti sapevano che era un'imbiancatura esteriore, destinata a crollare appena fosse stata minacciata da qualcosa.
- Pronto?-
- Sarah, ti ho svegliato?!?- fece la voce agitata di Angel dall'altra parte del telefono.
'' Certo che mi ha svegliato, è mezzanotte''- sarebbe stata la risposta più logica, ma in fin dei conti potevano anche essere le due di notte e lei non avrebbe dormito in ogni caso, quindi..
- No... ma che succede?-
- Ti prego, raggiungimi subito... sono davanti al portone del magazzino, ma pare che non ci sia nessuno... è successa una cosa terribile... non so a chi rivolgermi, ti prego!-
- Non dire altro. Arrivo subito.- attaccò il telefono. S'infilò la prima cosa che  c'era sulla sedia, una camicetta arancione e una minigonna di jeans ed uscì, senza dire niente a nessuno.
Non sapeva quale fosse l'emergenza, e se si fosse trattato di qualcosa che potevano risolvere in quattro balletti.... i ragazzi sarebbero stati molto seccati di essere stati svegliati per così poco.
...
..
...
- Eccoci.- fece Angel fermandosi vicino a ciò che rimaneva del palazzo Volpeart, nel cuore di Wall Street.
Il fratello maggiore di Angel, si chiamava Ryan ed era studente all'ultimo anno della facoltà di Architettura a Stamford.
Era tornato a casa per preparare il suo progetto di laurea, che consisteva nel curare il restauro del palazzo più antico del cuore finanziario della nazione. Tre giorni prima, mentre lavorava, aveva trovato una moneta d'oro datata 1611, e certo che vi fosse un ricco tesoro nascosto aveva deciso di tornarvi, malgrado la sorella lo avesse supplicato di non farlo.... non sapeva nemmeno lei perchè, ma sentiva che qualcosa di tragico sarebbe avvenuto se il fratello avesse rimesso piede là dentro.
I fatti, in apparenza, le avevano dato ragione.
Il fratello non aveva fatto più ritorno.
Erano ormai tre giorni che il giovane non dava notizie di sè.
Angel e sua nonna avevano avvertito la polizia e fatto una denuncia, ma i poliziotti avevano liquidato la questione dicendo che avevano casi molto più importanti da seguire che cercare un tizio che giocava ad Indiana Jones.
Così si era rivolta all'unica persona che non le avrebbe mai negato il suo aiuto.
Anzi, due.
Sarah, contastato che si trattava di una vera emergenza, aveva contattato anche Alisa.
Tutte e tre, si erano dunque dirette al palazzo per cercare di sbrogliare la matassa.
A prima vista sembrava il tipico palazzo da film dell'orrore che pareva urlare a pieni polmoni, '' Non entrate, se ci tenete alla pelle. Disgrazie ed anatemi pioveranno su di voi''- ma che allo stesso tempo aveva una sorta di richiamo irresistibili... ed il solito gruppetto ci entrava, finendo molto male, come da copione.
Peccato che loro tre non potessero farne a meno.
- Carino... inquietante, ma di certo non è peggio dell'Arena dei Triceraton.- commentò l'aliena.
- E' il cuore finanziario della nazione.- fece Sarah spingendo il portone. Non solo si era aperto, ma non era scattato alcun allarme. Piuttosto strano dato il posto - dai, entriamo...-
Alisa ed Angel annuirono.
L'odore di chiuso che le investì provò loro che in quel posto non veniva nessuno da molto tempo... sembrava una specie di casa stregata.
Quel posto non piaceva per nulla a nessuna delle tre.
'' Vieni da me... trova la strada. Ti stavo aspettando''
Angel, quasi ipnotizzata, si diresse verso un arazzo. Lo scostò, ed azionò un passaggio segreto che rivelò una scala nascosta.
- Come lo sapevi?- chiese Sarah.
- Ti giuro, non ne ho idea... lo sapevo, e basta.-
- Beh, vediamo di vederci chiaro.- propose Alisa iniziando a scendere.
La scala condusse le tre in un cunicolo pieno di scheletri, alla cui fine c'era un enorme porta con sopra incisa una piramide egizia ed un occhio.
E c'era anche una scritta.
- E' italiano... '' Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate''....- fece Sarah.
- Mi ricorda qualcosa...- commentò Angel.
- Ah, lo credo bene.- fece Sarah - E' l'iscrizione sulla porta dell'inferno, canto terzo... lo abbiamo appena studiato a scuola.-
- Non promette niente di buono.- fece Alisa.
- Hai ragione, solo il pensiero di andare dall'altra parte mi fa sentire a disagio...- commentò Sarah.
- Ma dobbiamo, sono sicura che mio fratello è dall'altra parte...- fece Angel spingendo la porta. A nulla valsero le proteste delle sue compagne d'avventura... subito, l'occhio inciso sulla porta s'illuminò di luce rossa... e gli scheletri adagiati lungo il percorso iniziarono a prendere vita e procedere verso di loro... e non avevano belle intenzioni.
- Fantastico...- fece Sarah mettendo mano al tessen.
Alisa afferrò un legno e si preparò a combattere.
- E tu da quando sai...?- fece Sarah incuriosita.
- Diciamo che i tuoi non mi hanno insegnato a giocare a scacchi, nell'ultimo periodo.- fece l'aliena.
Le due iniziarono a combattere contro l'orda di scheletri, ma era uno scontro destinato ad essere perso, inevitabilmente.
Anche se venivano colpiti e distrutti, rimanevano in piedi.
Le avrebbero fatte a fettine, se non fosse intervenuto un vecchio misterioso che fece loro cenno di seguirlo lungo la scala a chiocciola e chiudendo l'ingresso appena in tempo.
- Mamma mia...- fece Angel - ma voi andate a finire sempre in questi bei posti?-
- Si... più o meno.-
- Non sareste mai dovute venire qui.- le redarguì il vecchio - ma ormai è tardi per lasciare il palazzo. Vi siete spinte troppo oltre. Non ci sono più vie d'uscita... seguitemi, se davvero bramate una risposta.-
...
..
...
Il vecchio, condusse le tre ragazze in quello che sembrava uno studio, pieno di scaffali colmi di libri, varie mappe e carte di viaggio, un mappamondo, un caminetto sopra al quale vi era un quadro ad olio. Il ritratto di un giovane uomo dai capelli biondi, sui trent'anni, e con uno sguardo ambizioso.
In quella stanza sembra essere tutto fermo al 1600.
- Ragazze, devo avvertirvi.- fece il vecchio - il denaro che cercate non sarà mai vostro. E' solo un esca per attirare qui gli avidi e gli stolti. Un atroce destino vi attende se varcate quella porta.-
- Ma noi non siamo qui per i soldi.- fece Angel - Siamo qui per cercare mio fratello. Si chiama Ryan, è alto, magro, capelli castani...-
- Dovrebbe essere venuto qui circa tre giorni fa.- fece Sarah.
- Ha trovato una moneta d'oro mentre faceva dei lavori al palazzo, e voleva...- concluse Alisa.
- Si. L'ho visto. E gli ho detto le stesse cose... ma non mi ha ascoltato, povero sciocco. E così hanno fatto tutti i suoi predecessori.- fece il vecchio - ma vedo che qui ci sono tre cuori che per quanto possano essere spaventati, sfideranno il mostro pur di aiutare un povero pazzo quindi... vi racconto tutto.-
Il vecchio iniziò a raccontare alle tre una storia che risaliva ai tempi in cui l'America era un luogo abitato da tribù che riuscivano a vivere in pace ed armonia, senza nemmeno sapere cosa fosse il denaro, aiutandosi a vicenda.
Un giorno, in quella meravigliosa terra, cadde un meteorite con all'interno una creatura di ineguagliabile malvagità, che raccoglieva schiavi attorno a sè con promesse e moine di ricchezza e potere incommensurabile.
Gli indigeni intuirono il pericolo, e si organizzarono per combatterla. La loro forza di volontà li aiuto, ma non poteva durare in eterno.
Usando il meteorite stesso, crearono una lancia magica per uccidere la bestia.
Ma quell'infida creatura, con il suo richiamo, riuscì a richiamare uomini avidi di fortuna persino dall'altra parte dell'oceano... tra cui l'uomo del ritratto.
C.F Volpearth.
Costui conquistò la regione con la forza, si appropriò dell'oro degli indigeni, e a poco a poco la sua fortuna crebbe, assieme al potere della creatura, che ormai comandava la sua vita in tutto e per tutto.
Non era un caso infatti, se il cuore finanziario del paese, si era formato attorno al palazzo di Volpehart.
- Peccato non poter raccontare questa storia alla professoressa, quando interroga sull'argomento.- commentò Angel, strappando un sorriso alle due amiche.
- Scusi...- fece Sarah - ma lei come fa a sapere tutte queste cose?-
- E' molto semplice, mia cara ragazza.- fece il vecchio - Io sono l'ultimo discendente di Volpearth. Sono anni che cerco di liberare la mia famiglia dalla sua maledizione... ma ogni volta che ho tentato ho fallito: sono generazioni ormai, che io e i miei familiari siamo vittime della sua influenza.-
- E non è carino cercare di far fuori i parenti anche se sono dei gran rompiscatole, capisco...- fece Alisa - ma noi non siamo sotto il suo influsso malefico, ergo non ha potere su di noi. Ed in ogni caso dobbiamo andarci per salvare il fratello di Angel.-
Le tre ragazze fecero per uscire quando...
- Aspetta.- fece rivolto a Sarah - Sì, parlo a te... la creatura forse non avrà potere su di te, ma anche tu sei prigioniera di un demonio nero come la notte...-
- Con tutto il rispetto, ma non credo che questi siano fatti suoi.-
-... ma per aiutare un'amica sei disposta ad ignorare il tuo dramma personale...ammirevole.- fece l'uomo dando alla ragazza una lancia con in cima una pietra rossa fiammeggiante - questa è l'arma degli indigeni. E' l'unica cosa che può uccidere la bestia.
Usala nel momento del bisogno.-
...
...
...
- Angel...- fece Sarah raggiungendo le amiche davanti alla scala - tu rimani qui con l'ultimo sopravvissuto. Mi sento molto più tranquilla.-
- Ma...- fece Angel.
- Sarah ha ragione. Io avverto i pericoli in anticipo e so combattere, lei è un ottimo ninja... ce la caveremo.- si associò Alisa.
- Tornerete vero? Con Ryan?-
- Certo. Te lo prometto.- fece Sarah iniziando a scendere.
'' Ovvio. Tu sai combatteresolo  nelle crociate per salvare gli altri... per i tuoi genitori che ti hanno amato fino alla morte invece non puoi fare un bel nulla''
...
...
...
- Sarah... come ti senti?- fece Alisa dopo aver oltrepassato la barriera di scheletri.
- Bene. Sto bene. I miei genitori non ci sono più, so chi è stato e perchè l'ha fatto... sto cercando di metabolizzare la cosa... non è semplice, ma ce la sto mettendo tutta.-
- Sono solo preoccupata per te...- fece Alisa - Sei la mia migliore amica, non voglio che tu...-
- Non preoccupatevi per me. Io in qualche modo me la caverò.
C'è un'altra cosa che mi preme discutere con te.-
Alisa era stranita, ma annuì - Ok...-
- Mentre ero in coma... ho sentito tante persone, e visto tante cose... e ho avvertito il vostro legame. Devo informarti Alisa, quando Mik si innamora... ama sino in fondo.  Perciò... non prenderlo in giro. Sarebbe l'unica cosa che non riuscirei a perdonarti, mai.-
- Quindi...- fece Alisa arrossendo - te ne sei accorta... Michelangelo è un caro ragazzo, a prima vista non si direbbe ma è dotato di una grande sensibilità... e di un'intelligenza particolare... sa sempre cosa dire... potrei stare a parlarci per ore senza annoiarmi.-
'' Una non può andare in coma che subito gli procurano la cognata...''- pensò Sarah con un sorriso.
Erano arrivate alla caverna in cui era custodito il meteorite.
Era pieno di celle.
Sarah usò il suo tessen per aprirne una e ne uscì uno scheletro con abiti di inizio secolo.
- Ook.... due notizie. Una buona e una cattiva. La prima, è che forse ho capito dov'è Ryan e probabilmente è ancora vivo...- o almeno ci sperava - la cattiva è che per aprire tutte queste celle ci metteremo fino a Natale... dell'anno in cui mi laureo.
Forse avremmo dovuto avvertire i ragazzi...-
- Ma no, figurati.- fece Alisa - Per carità, li adoro eh, ma per una volta non è così male gestire la situazione solo da noi... com'è che dite su questo pianeta? Girl Power?-
Le loro chiacchiere vennero interrotte. Dei tentacoli giganti e rossi si avventarono sulle due ragazze, e a nulla valsero i loro tentativi di difendersi. Vennero catturate in un attimo e Sarah lasciò cadere la lancia.
Chiunque avrebbe detto che era impossibile trovare una qualunque forma di fauna e flora là sotto... nè l'una nè l'altra avrebbero mai avuto nulla con cui cibarsi...
Ma quel qualcuno non conosceva la vita di chiunque fosse in contatto con le tartarughe ninja.
...
...
...
Quando Sarah si riprese tentò di mettere a fuoco quello che era accaduto. Ricordava di essere stata coinvolta in un abbraccio un po' troppo vigoroso da parte di un Kraken gigante... poi solo il buio.
- Alisa?- chiamò Sarah - Alisa, mi senti?-
Non ottenendo risposta, decise di iniziare a camminare lungo il cunicolo in cui si era venuta a trovare, senza sapere dove stava andando...
- AH!- non aveva fatto in tempo a svoltare l'angolo che si ritrovò davanti ad una visione agghiacciante - Leonardo!-
Era proprio il leader delle tartarughe ninja, incatenato per polsi e caviglie in stile uomo virtruviano ed era molto pallido.
Sarah gli si avvicinò con cautela e gli poggiò due dita sul collo. Il battito era quasi inesistente.
'' No.. non è vero... non può essere vero...''- con quattro colpi di tessen ruppe le catene e lo posò delicatamente per terra.
- Leo? Amore? Ti prego rispondimi...-
Leo aprì gli occhi a fatica - Sarah... stai bene allora...-
- Sì... ma tu come hai fatto a...-
- Ho sentito che eri in pericolo... volevo proteggerti... addio...- nel dir così chiuse gli occhi, abbandonando pesantemente il capo.
- Oh no... NO!- urlò la kunoichi piangendo, abbracciata a quel corpo morto.
Un'altra persona, nel tentativo estremo di proteggerla e salvarla, aveva trovato la morte. Per colpa sua.
Per colpa sua anche l'uomo che amava era morto.
...
...
...
- Sarah! Angel!- urlava Alisa correndo al buio - Dove siete?-
Vide un'ombra incappucciata... molto familiare.
- Papà... papà!- non riusciva a crederci - Aspettami!- ma più si avvicinava, e più il genitore si allontanava.
E mano a mano, anche i volti dei suoi amici, di Michelangelo, di Sarah... allungava una mano quasi per avvicinarsi a loro, ma sembravano allontanarsi sempre di più.
'' E' finita Alisa.
Non c'è più nessuno che ti ama, nessuno che ti vuole bene... sei sola... e nella solitudine finirai i tuoi giorni''
- No!- urlò l'aliena.
...
...
...
Sarah si svegliò di nuovo.
Iniziò nuovamente a camminare e svoltato l'angolo ritrovò Leo, incatenato.
- Leo!- urlò Sarah avvicinandosi al fidanzato. Fece per sfiorargli il volto pallido...
'' No, aspetta... hai già vissuto questa scena...ragiona.''- con i suoi fratelli vantava di essere lucida in sonno. Certe volte,  quando aveva un brutto sogno, specie nel momento in cui c'era da iniziare davvero a preoccuparsi iniziava a fare un recap per capire come aveva fatto ad arrivare fino a quel punto...
E lì c'era veramente da chiederselo... come aveva fatto Leo ad arrivare fin lì? A passare dalla porta d'oro senza l'ausilio della lancia? Ma soprattutto... come avrebbe fatto a sapere cosa era successo e dove si trovata?
- Non sei reale... tu non sei Leo. Tutto questo non è reale!-
...
...
...
Sarah si risvegliò in quella che sembrava un baccello, coperta di una strana sostanza oleosa.
Riuscì ad uscire. Era di nuovo nella caverna del meteorite, con tutti i baccelli.
Tra di loro c'è n'era uno che si notava subito. Era rosso come il sangue.
Lo aprì a colpi di tessen e vide Alisa, immersa in un sonno agitato.
- NO, NON VOGLIO RIMANERE SOLA NON VOGLIO, NO!-
Sarah iniziò a scuoterla per svegliarla - Ali, sveglia... tu non sei sola. E' solo un incubo. Apri gli occhi!-
L'aliena obbedì - Sarah.... ma cosa... cosa ci è successo?- fece appoggiandosi alla bruna per uscire di lì.
- E' successo che abbiamo incontrato la versione aliena di Freddy Krueger... come se quella terrestre non facesse già abbastanza paura per conto suo...- commentò Sarah - Si nutre delle paure delle sue vittime. E' così che si mantiene in forze.- un mix di Freddy Krueker e Pennywise... un fan dell'horror sarebbe andato in ecstasy.
- Non so tu, ma io ne ho abbastanza di questo postaccio. Troviamo il fratello di Angel e schizziamo via.- fece Alisa chiudendo gli occhi per concentrarsi - se riesco a captare la frequenza delle sue onde cerebrali... ecco, ci sono. Seguimi.- fece l'aliena iniziando a correre, seguita a ruota dall'amica.
La cella che le interessava era rossa fiammante. La aprirono e trovarono Ryan, preda di chissà quale terribile incubo.
- No, ti prego... è solo una bambina!-
Tra tutte e due riuscirono a tirarlo fuori.
- Ryan? Ryan, riesci a sentirmi?- fece Sarah dandogli dei colpetti sul viso una volta trascinato via dalla grotta del meteorite.
Il ragazzo aprì lentamente gli occhi - Ma cosa... cosa è successo? Sarah...? E tu che ci fai qui...?-
- Indovina un po', siamo venute a cercare te... andiamo via, tua sorella è molto preoccupata.-
In quel momento, la terra venne scossa.
La creatura non era particolarmente contenta di lasciar andare qualcuno, e sulle sue gambe il suo pranzo.
Le due misero al sicuro Ryan, e mentre cercavano di evitare di farsi catturare di nuovo, arrivarono al punto in cui Sarah aveva perso la lancia meteoritica.
- Adesso iniziamo a ragionare!-fece Sarah afferrando l'arma.
La creatura tentò di ipnotizzarle - Venite da me... servitemi, e vi darò potere e ricchezza. Posso darvi il mondo.-
Le due si guardarono e si scambiarono uno sguardo d'intesa - Che dici, facciamo il coro?- fece Sarah.
- E me lo chiedi?- fece Alisa stringendo una mano sulla lancia.
- SPARISCI MOSTRO!-  e nel dir così lanciarono l'arma, mirando all'occhio.
La creatura urlò di dolore, prima di sparire nell'abisso.
- E'... è finita?- fece Ryan facendo capolino dal suo nascondiglio.
...
...
...
Sì, era finita.
Il vecchio iniziò a sentirsi poco bene. Angel subito si premurò di soccorrerlo, ma l'uomo disse - Le tue amiche ce l'hanno fatta... hanno ucciso quella bestia immonda. Finalmente sono libero...-
- Libero? Da cosa...- fece Angel iniziando a capire - oddio, ma allora tu...-
- Si... sono io.- fece il vecchio girandosi verso la ragazzina. Il volto stava andando in decomposizione molto rapidamente - C.F Volpearth...- nel dir così il vecchio divenne polvere, sotto gli occhi della ragazza, sconvolta.
Le porte si spalancarono, mostrando Sarah e Alisa che sostenevano Ryan.
Angel corse ad abbracciare il fratello, euforica.
- Oh Ryan, non sai quanto mi sei mancato... credevo che non ti avrei rivisto mai più!- pianse di gioia la ragazzina.
Il fratello l'abbracciò - Lo so, Angel, anch'io... ma ora è tutto finito. Ti giuro che è tutto finito.-
- A proposito... quel tizio dov'è finito?- fece Alisa camminando per la stanza.
- Sotto le tue scarpe.- fece Angel.
Alisa guardò e vide la cenere, iniziando ad urlare - Ma che schifo! Che schifo! Brucerò queste scarpe il prima possibile.- disse provocando l'ilarità generale.
...
...
...
Sarah ed Alisa accompagnarono i due fratelli a casa, prima di congedarsi. Quando Sarah tornò, la casa era ancora immersa nel silenzio e nel sonno. Per la prima volta, dopo quasi due settimane, avvertiva la stanchezza, e la voglia di dormire per almeno quarantotto ore filate.
Ma avvertiva anche il bisogno di vedere Leo. Arrivò in camera sua, e il leader dormiva pacificamente.
Sapeva che era stato solo un incubo, ma il pensiero che potesse davvero accadergli qualcosa per difendere lei la faceva andare fuori di testa.... gli diede un bacio sulle labbra e poi si addormentò accanto a lui sempre stringendogli la mano, come se avesse paura che qualcuno potesse portarlo via da lei da un momento all'altro.
...
...
...
Intanto, era arrivata la tradizionale serata cinema in casa Hamato.
- Alisa, ti fermi anche tu con noi vero?- propose Mik.
Alisa arrossì lievemente e disse - Beh... se non disturbo...-
- Ma figurati, ormai sei di casa qui...- fece Mik - Anzi, se durante il film ti viene paura, stringi pure la mia mano...-
- Come, paura?- fece Raph - che film hai scelto?-
- La saga di Nightmare... parla di un assassino che tormenta le persone nei sogni e le fa fuori in maniera agghiacciante...-
Sarah e Alisa si guardarono di sottecchi.
- Commedia romantica al nuovo multisala?- propose Alisa.
- Ovvio.- fece Sarah - Chiamo Angel.- e se ne andarono a braccetto, lasciando i familiari della bruna a bocca aperta.
Sarah che guardava una commedia romantica?
Ok, forse quello che stava passando le stava nuocendo non solo alla salute... ma anche alla personalità.
'' E chi riesce a capirle le donne?''- pensò Mik facendo le spallucce.

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Capitolo 14
*** Missione di gravità ***


Non c'era nulla di meglio di un po' di quiete per smaltire il trauma che l'aveva rincorsa.
Passare del tempo con April, che era diventata una sorta di sorella maggiore/ seconda mamma, era tra le cose che la facevano stare meglio al momento.
- Tè verde.- fece April porgendole una tazza - devi assolutamente assaggiarlo.-
Sarah prese la tazzina ed iniziò a sorseggiarlo lentamente, soffiandoci per non bruciarsi la lingua.
April si sedette vicino a lei.
- E' buonissimo, grazie.- fece la bruna.
- Tesoro, vorrei poterti dire che so come ti senti...- fece April - non ci sono parole per quello che ti hanno fatto...-
- Già. E la cosa peggiore... è che non so perchè mi è stato fatto.- fece Sarah - non ho poteri psichici o altro che potesse interessare a Bishop...- a meno che non avesse cambiato gli standard di ricerca negli ultimi anni - e c'è un'altra cosa che non capisco...-
- Quale?- fece la rossa.
- Ho fatto delle ricerche incrociate sui nomi dei miei genitori... su mio padre ho trovato un sacco di cose... ma per quanto riguarda mia madre, non c'è quasi nulla: nessun liceo in cui dovrebbe essersi diplomata, non figura alla motorizzazione, e pare non aver conseguito alcun titolo di studio in nessun college... praticamente l'unica cosa che parla di lei è l'articolo di giornale che ne annuncia la morte.-
- E per il resto non c'è altro?-
Sarah dissentì.
- Sono di nuovo punto e a capo.- fece Sarah - so chi è stato e perchè... ma non so ancora chi diavolo sono.-
- Ma forse...- fece April sfilandole dal collo il ciondolo che portava sempre con sè - Ha l'aria di essere datato... forse è un cimelio di famiglia. Lasciamelo, e cercherò di capire da dove proviene. Se è una specie di eredità di famiglia, forse sapremo anche da chi l'ha avuto tua madre.-
- Va bene...-
- Ad ogni modo, Sarah...- fece April - Anche se non dovessi scoprire proprio tutto, tieni presente che noi tutti sappiamo già chi sei: una persona splendida, con un cuore gentile e dotata di una grande umanità, ed è per questo che noi tutti ti amiamo.-
Sarah sorrise. Era bello avere degli amici.
...
...
...
Quella stessa notte, le tartarughe e la loro giovane sorella, erano di pattuglia. Alcune sere prima, mentre si allenavano avevano scoperto che  Shredder stava raccogliendo ciò che era rimasto dell'invasione dei triceraton.
Non sapevano bene il motivo di tanto zelo, ma doveva esserci sotto qualcosa di grosso.
Ed il fatto che stessero lavorando di notte, per evitare controlli, lo confermava.
Le loro indagini, quella notte, li condussero fino ad una vecchia navicella da rifornimento dei triceraton.
Vuota.
- Non capisco...- fece Donatello - qui non c'è nulla che possa interessare a Shredder.-
La porta si chiuse all'imporvviso, imprigionandoli.
- Ehm... tu ne sei assolutamente certo, fratello?- fece Leo.
- Sì... per quanto inizi a sorgermi, qualche piccolo dubbio.- fece lo scienziato.
Certo, nulla che potesse interessare a Shredder... tranne loro cinque.
Mentre tentavano di uscire, dalle ombre emerse una silohoutte a loro molto familiare... ma non sapevano se esserne felici o meno.
- Karai.- fece Sarah.
- Salve.- fece la donna - Vi domando scusa per l'imboscata... ma non sapevo come fare per contattarvi. Devo parlarvi.-
- Certo, parliamo subito... anzi, ti presento subito due amici che muoiono dalla voglia di conoscerti.- fece Raph quasi ringhiando, estraendo i sai.
Sarah lo bloccò - Calmati... sentiamo cos'ha da dire, prima di condannarla.-
Karai svelò loro il perchè di quella '' trappola''.
Sapendo che le tartarughe li tenevano d'occhio, aveva pensato di sfruttare la situazione per attirarli e parlare.
La città di Pechino, smontata da Zanramon durante l'invasione come atto intimidatorio, era ancora sospesa a mezz'aria grazie ad un dispositivo antigravitazionale.
Dispositivo su cui Shredder moriva dalla moglia di mettere le mani sopra. Portare via quel generatore era un missione quasi suicida, per questo ne erano stati incaricati Hun e Stockman.
Karai però era turbata. Nello stesso momento in cui il generatore sarebbe stato preso a bordo dal dirigibile in grado di attraversare il campo di forza ideato dal nuovo giovane assistente di Stockman, il dottor Chaplin ( che si stava facendo apprezzare particolarmente da Shredder), la città di Pechino si sarebbe schiantata al suolo condannando a morte tutti coloro che vi erano sopra.
La giovane aveva cercato, per la prima volta, di imporsi sul padre e di dissuaderlo dal mettere in pratica quel progetto... ma Shredder non era tipo da ascoltare pareri e consigli che non coincidevano con il suo modo di pensare ed aveva proseguito per la sua strada.
Ma anche Karai aveva deciso di proseguire per la sua.
- Vuole portare via il generatore anti-gravità.- fece Karai - se il suo progetto dovesse andare in porto, causerebbe la morte di milioni di persone innocenti... non voglio vivere con questo peso sulla coscienza. Aiutatemi, vi prego.-
- Vuoi dire che sei rinsavita all'improvviso e hai capito che FINALMENTE è giunto il momento di voltare le spalle a Shredder?- fece Leonardo scettico, malgrado volesse crederci con tutto il cuore.
- Io ho l'obbligo morale di servirlo...- fece Karai.
'' E ti pareva che non tirasse fuori la solita pantomina''- pensò Sarah.
-... tuttavia non posso accettare che muoiano tutte queste persone.- concluse la ninja.
- Ammettiamo per un attimo che possiamo aiutarti...- fece Donatello - poi che ne facciamo del generatore? Non possiamo spegnerlo e basta.-
Una voce ovattata s'intromise nella loro conversazione -'' Forse posso aiutarvi io''
- Donatello... so che la cosa ti sembrerà assurda , ma il tuo cellulare parla...- fece Sarah.
- A me sembrava la voce del padre di Alisa...- fece Raph.
Infatti era così. Sullo schermo del dispositivo vi era la faccia del professor Honneycutt. E non si trattava di un messaggio pre-registrato.
Era proprio lui.
- Ed infatti, eccomi qui. Come va?- fece il professore.
- Professore... ma come... ma com'è possibile che lei sia vivo?- fece Sarah - l'abbiamo vista tutti mentre si sacrificava per il bene della Terra...-
- Davvero? Non lo ricordo.
I miei ricordi si fermano al momento in cui ero sul tetto con Donatello, mentre mascheravamo il mio segnale per nasconderci dai Triceraton... ma avevo dimenticato di dirvi che avevo pensato ad un piano di emergenza: avevo caricato la mia memoria interna sul satellite programmandola in modo che si mettesse in contatto con voi nel caso mi fosse accaduto qualcosa... e credo che i miei timori fossero fondati.-
- Adesso capisco...- fece Donatello ricordando che nei giorni seguenti qualcuno aveva più volte tentato di mandargli un fax sul cellulare - tutte quelle telefonate... quel downlad.. era lei.-
- Sì, ma purtroppo la memoria del tuo hard-drive era limitata, perciò ho dovuto eliminare i dati che ritenevo superflui.-
Tra i quali, purtroppo, era finito anche Michelangelo, con sommo disappunto di questi. Forse non era il momento più adatto per dire al professore che iniziava a sentire qualcosa che andava oltre la semplice amicizia per la sua adorata ed unica figlia.
- Ad ogni modo, ho sentito senza volere ciò di cui stava parlando, signorina...- fece il professore.
- Karai.- si presentò la donna.
- Potrei usare le mie conoscenze sulla tecnologia triceraton per prendere il controllo del generatore e far scendere delicatamente la città di Pechino sul suolo terrestre.- propose il professore.
- Salverebbe 21.516.000 persone in un colpo solo!- fece Sarah.
- Posso considerare quindi che tra noi ci sia un accordo?- fece Karai.
- D'accordo.- fece Leo - Ma come facciamo a raggiungere Pechino?-
- A questo penso io.- fece la donna.
...
...
...
Karai fece imbarcare le tartarughe e Sarah in un hangar, all'interno di scatole di legno, dicendo a tutti che si trattava di apparecchiature speciali e che non dovavano far domande.
- A fine missione, dovresti pensarci davvero a lasciar perdere questa vita.- fece Sarah quando la ninja la fece uscire.
- Sì...- fece Karai -come credi.
A proposito, Sarah...- fece Karai - sono contenta che tu sia di nuovo in piedi.-
Sarah la guardò di sottecchi.
Come diavolo faceva Karai a sapere che era stata in coma?
- Grazie... ma tu come...-
- Me lo ha detto Leonardo.- spiegò Karai - l'ho incrociato una sera, abbiamo parlato un po'...-
- Ah...- fece Sarah. Non sapeva perchè ma sapere quella cosa l'aveva infastidita. E neanche poco.
Certo, non poteva pretendendere che Leonardo si fosse fossilizzato al suo capezzale in attesa di un miracolo che magari nemmeno sarebbe avvenuto... ma sapere quella cosa, la pungolava in modo molto molto fastidioso.
Per tutto il viaggio nessuno spiccicò parola, per evitare di farsi sentire... tranne nell'occasione in cui il dirigibile ballò a causa di una leggera turbolenza.
- Sarah, tutto a posto?- fece Leo.
- Sì, sto bene!- gli sbraitò contro - Guarda che so tranquillamente badare a me stessa, non ho bisogno che qualcuno mi tenga la mano.-
- Lo so, volevo solo...- fece Leo alzando le mani in segno di resa per difendersi da quell'attacco.
- Cosa credevi, che sarei scoppiata a piangere?- continuò lei.
- Va bene, va bene...- fece Leo allontanandosi.
'' Dio, Sarah ma che combini?''- pensò la ragazza.
Leonardo tornò dai suoi fratelli.
Raph gli mise una mano sulla spalla per confortarlo - Non prendertela... Sarah è solo molto stressata in questo periodo, lo sai.-
- Sì, lo so...- fece il leader - ma non riesco a credere che sia stata così brusca.-
- Poteva azzannare alla gola chiunque.- fece Donatello - dalle tempo.-
Leo sospirò. Decisamente quella non era una buona giornata per l'amore.
...
...
...
E nemmeno per arrivare a terra vivi.
Hun, sempre molto attento a spiare le mosse dell'odiata rivale, aveva trovato molto molto sospetto il fatto che la donna avesse scelto di unirsi alla missione dato che aveva esplicitamente espresso il suo disappunto. Non si era accorto della presenza delle tartarughe a bordo, ma di una cosa era certo: quella tramava qualcosa.
E i traditori, dovevano essere puniti... fu per questo che appoggiò '' casualmente'' la mano sul pulsante di espulsione per far precipitare sia la ninja che il piccolo hangar che aveva riempito di '' apparecchiature per la missione''.
- Zài Jiàn, Karai.- fece Hun.
...
...
...
- CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO?!?- urlò Mik.
- LO SAPEVO CHE NON POTEVAMO FIDARCI DI QUELLA LI'!!!- fece Raph.
- A QUESTO PENSIAMO DOPO, ORA CERCHIAMO DI SOPRAVVIVERE!!!- fece Leo. Una volta sbalzati fuori, i cinque ninja azionarono i paracadute... ma Leo no.
Si lasciò cadere in picchiata libera.
- Ma che combini?!?- fece Don - ti sfracellerai!-
Leo non lo ascoltò, continuando a cadere. Afferrò Karai per la vita e solo allora azionò il paracadute, salvandole la vita all'ultimo momento.
Sarah si sentì pungolare di nuovo da un mostriciattolo molto fastidioso.
'' Calma... non fare scenate... ha visto un innocente in pericolo e l'ha soccorsa... è fatto così.''
Allora perchè sembrava che volesse solo convicersi da sola?
...
...
...
- Ook, qualcuno è così gentile da spiegarmi cos'è successo?- fece Mik.
- Si è trattato di un imprevisto.- fece Karai - e vi dirò, so anche chi è stato...-
- Hun?-
- E chi altri?- fece la donna - Dev'essersi insospettito quando mi ha visto partecipare alla missione, dopo aver espresso il mio disaccordo... non si direbbe, ma è più sveglio di quanto sembra.-
- Quello lì sveglio?- fece Raph - si, quanto un cuscino.-
- Ragazzi...- fece Don salendo su un carretto - andiamo. Dobbiamo arrivare in piazza Tienanmen.-
- Ottimo. Andiamo Karai. Karai?- fece Leo. Troppo tardi. Era già sparita - e ora dov'è sparita?-
- Di che ti preoccupi?- fece Sarah acidamente - Non è una bambina piccola.-
...
...
...
In breve, la battaglia infuriò.
Per permettere al professore e a Donatello di passare, Leonardo, Sarah, Raffaello e Michelangelo si misero a combattere contro gli acchiappa-topi rimessi a nuovo dal dottor Chaplin.
Purtroppo, a causa di un corto circuito il generatore iniziò a fare i capricci, e la città iniziò a scendere a tutta velocità, facendo volare a mezz'aria sia i ninja che gli acchiappa-topi e tutti gli abitanti della città.
Chaplin propose di lasciare il generatore a terra... ma Stockman, temendo che quel ragazzino dal viso d'angelo e dalla mente vivace e geniale potesse sostituirlo nel suo lavoro, condannandolo così a morte, decise di lasciare a terra anche il suo fulvo assistente condannando anche lui allo stesso destino.
Poco dopo, Hun e Stockman tolsero il disturbo.
E spariti loro, apparve Karai.
Si era nascosta, in attesa che Hun e compare si togliessero dai piedi. Se l'avessero vista combattere al fianco degli odiati nemici del padre, l'avrebbero di certo denunciata... e non avrebbe potuto far nulla per impedire danni ad innocenti in occasioni future ( compresa quella) da morta.
Donatello si afferrò forte al generatore, e preso il palmare, permise al professore di riconfigurare il generatore, lo scudo di energia s'indebolì e la città iniziò a rallentare la sua caduta.
E la mossa finale fu l'impulso elettromagnetico con cui sia il generatore che gli acchiappatopi furono distrutti.
Pechino era salva.
- Bene.- fece Karai facendo per allontanarsi - adesso è tutto a posto.-
- Tutto a posto un corno.- fece Leo - Quando ti deciderai a lasciare Shredder?-
- Lo sai che è impossibile.-
- Invece no. Credono che tu sia morta.- fece Leo - Approfittane adesso per scappare. Ti aiuteremo noi a ricominciare un'altra vita.-
'' Cavoli, è proprio vero che chi si somiglia si piglia...''- pensò Karai. Sarah aveva usato le stesse parole, tempo prima, sulla nave... peccato che anche lui avrebbe fallito miseramente.
- Tu volteresti le spalle a Splinter?- fece Karai. Il silenzio del leader valse più di mille parole - Appunto. E' difficile voltare le spalle all'uomo che ti ha allevato e cresciuto... anche se sai che non è uno stinco di santo.-
'' Touchè''- pensò Leo.
- In tal caso, fai come vuoi.- fece Sarah - Sai decidere da sola, non sta a noi farti capire certe cose.-
Chiaramente, voleva salvarla da sè stessa tanto quanto Leo ( ironico, considerato che al momento non riusciva a salvarsi da sola dal buio, dalla rabbia, dalla paura e dall'incertezza... e forse anche dalla gelosia che minacciava di distruggere la cosa più bella che aveva)... ma al momento, più Karai stava lontana da Leo e meglio si sentiva.
- Ragazzi...- fece Don - abbiamo un problemino.-
- Che altro c'è adesso?- fece Raph.
- La Città Proibita non dovrebbe essere a nord, rispetto a noi?- fece Don.
-  E il sole sta sorgendo ad ovest...- fece Mik.
- Oh cielo!- fece il professore - Mica mi direte che abbiamo sistemato la città al contrario?!?-
- Mi sa di si...- commentò Sarah.
...
...
...
Shredder non prese bene il fallimento della missione. Hun e Stockman, pensarono bene di dare tutta la colpa a Karai e Chaplin, credendoli morti e quindi incapaci sia di ammettere le loro colpe ipotetiche che difendersi.
Ma come al solito, avevano parlato troppo presto.  Shredder era stato informato dalla figlioccia e dal nuovo capo della sezione scientifica del perchè la missione fosse fallita, e non era molto felice di sapere che un ottima operazione si era rivelata un fallimento totale per colpa di due che avevano anteposto le loro simpatie e fini personali ai suoi ordini.
E  se a questo ci si aggiungeva un inquivocabile tentativo di farlo passare per fesso...
Le urla di Hun e Stockman arrivarono sino al New Jersey.
...
...
...
- Leathered?- fece Alisa osservando alcune provette - Queste analisi non mi piacciono troppo...-
- Fa vedere...- fece il coccodrillo prendendo la provetta osservandola in contro-luce - Sì, credo che sia il caso di controllare di nuovo... provvedo subito.-
- No, perchè?- si offrì la  ragazza - Posso pensarci io.-
- Meglio di no... tu hai visite.- fece Leathered indicandole l'ingresso di casa.
- Michelangelo...- oddio, era sporca di grasso sul mento.. si pulì in fretta e furia e cercò di aggiustarsi i capelli alla meglio, sorridendo - Ehy... qual buon vento? Hai bisogno di qualcosa?-
- Ciao.- sorrise l'arancione - No...
 Ero venuto qui perchè... ho un regalo per te.-
Alisa arrossì - Un.. regalo...? Per me? Ma non dovevi...-
- Ecco... ad essere onesto... non è un regalo mio. Anzi, ad essere onesti non è nemmeno un regalo... è un miracolo.-
- Ehm... Michelangelo, guarda che nella scienza, i miracoli sono empiricamente impossibili.- fece Alisa.
- Per fortuna c'è sempre una prima volta in tutto...- fece Mik - è la vita ad averti fatto un regalo... e sono certo che questo regalo è anche la cosa che desideri di più al mondo e che più di ogni altra cosa ti renderebbe felice...- senza far altri giri di parole le mostrò il palmare di Donatello.
'' Alisa... figlia mia.''- fece il professore ad un' Alisa quasi sconvolta, che quasi non voleva crederci.
- Papà...- fece la giovane prendendo il palmare con le mani tremanti - sei tu... sei davvero tu...-
'' Si tesoro mio... ALISA!''- fece il professore vedendo che la figlia era svenuta.
Mik la prese prima che picchiasse le ginocchia a terra.
- Eh si, prima o poi mi cadono sempre tra le braccia.- commentò l'arancione.
...
...
...
- Il polso è regolare, si riprenderà prestissimo.- fece Lethered adagiandola sul divano con l'aiuto della tartaruga.
'' Santo Cielo, ma che le è preso?''
- Eh, professore... provi lei a vedersi apparire un genitore, un amico, o un parente presunto morto... poi ne riparliamo. Non è mica una cura ricostituente sa?- fece Mik.
Alisa si riprese quasi subito.
- Papà...- fece Alisa - se tu sapessi quanto... mi sei mancato...-
'' Lo so tesoro, lo so... sapessi quante volte ho chiesto di poterti riabbracciare, anche solo per un attimo... e dirti che sei la cosa più bella della mia vita, e non ci sono parole per dirti quanto sono orgoglioso di te.''
- Io...- piangeva di gioia la ragazza - credevo di averti perduto per sempre...-
'' Adesso è tutto finito. Sono qui con te. E non me ne andrò tanto facilmente.''
Il primo impulso di Alisa fu di abbracciare il padre, ma dovette rivedere i suoi piani in quanto si trattava di un cellulare.
- Mi metterò subito all'opera per costruire un corpo robotico per lei, professore.- fece Lethered - così potrà riabbracciare sua figlia quanto prima e nel vero senso della parola.-
- Grazie Leathered.- fece Alisa con gli occhi lucidi.
...
...
...
- Ancora non ci credo che sia vivo...- fece Alisa accompagnando Mik all'uscita - avevi ragione... a volte i miracoli esistono...-
- Già, peccato che per motivi di assenza di spazio mi abbia messo tra i file poco rilevanti e quindi non sappia nemmeno chi sia io..- fece Mik.
- Beh... se la cosa ti consola... io non me lo dimenticherò tanto facilmente.- fece Alisa - e nemmeno quello che hai fatto per me, in questo periodo.-
In quel momento, la distanza tra i due si accorciò, fino a sparire del tutto, e si chiusero in un abbraccio che culminò con un bacio.
Se prima avevano riserve ora non avevano più dubbi.
Non era nè amicizia nè una potenziale cotta ad unirli... era proprio amore.
 
Ok, so che in questo capitolo Sarah è più scontrosa di me in versione esame alle nove di mattina e notte insonne.... ma la verità sul suo passato ( peraltro incompleta) le è stata sbattuta in faccia con una terribile brutalità, se poi ci si mette anche la gelosia, addio proprio...
Ed ora tocca al '' Sole di Cristallo''- la trama di questo rimarrà invariata, ma ci sarà una sottotrama in cui la nostra coppia dovrà fronteggiare un terribile pericolo meglio noto come '' Impedire ad una nostalgica scrittrice di fanfic di rinfrescarsi la memoria o vengono fuori cose strane''
A prestissimo.

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Capitolo 15
*** Il sole di cristallo - L'allineamento planetario ***


Una cosa positiva della scuola era il dono dell'invisibilità.
Un adolescente che girava nei corridoi, nel cortile o nelle classi, soprattutto durante la pausa pranzo, era impossibile da notare. Un po' come una gocciolina nell'oceano.
Alisa, vi si mimetizzava benissimo, specie durante l'ora di pranzo.
Dall'avventura a Wall Street, dove Sarah, Angel ed Alisa si erano trovate a fronteggiare una creatura immonda per salvare il fratello della seconda, le tre erano diventate molto amiche e si vedevano spesso, soprattutto alla caffetteria della scuola, per bere assieme un frullato, unica cosa della mensa a non essere tossica.
E in quei piccoli momenti di gioia adolescienziale, come avevano gioito per Alisa per il ritorno di suo padre e per il suo neo fidanzamento con Michelangelo ( del quale solo le due ragazze erano informate)  avevano anche avuto modo di parlare della crisi di gelosia della loro amica dai capelli bruni.
- Non so nemmeno io cosa mi sia preso...- fece Sarah - Ma so che mi ha dato fastidio sapere da Karai che lei e Leo hanno passato una serata a parlare, mentre io...-
- E cos'è che non capisci?- fece Angel - Il tuo ragazzo, pelle verde a parte, è in gamba, intelligente, paladino di New York, uguale buon partito. E' ovvio che tu ne sia gelosa.-
- Comunque secondo me è una gelosia infondata.- disse l'aliena che già programmava orribili torture nel caso qualcuno dotato di cromosoma XX o armato di cattive intenzioni si fosse avvicinato troppo a Mik - Io ho vissuto da voi fino a quando non ti sei svegliata... e posso assicurarti che era disperato. Ce n'è voluta per convincerlo a riposarsi un po'.-
- Però fai bene, la gelosia mantiene vivo l'interesse.- fece Angel.
Alisa sgranò gli occhi - Ma non è vero, a nessuno piace andare alla ricerca di problemi e litigi.-
'' Già, peccato che i problemi arrivino anche se non li vado a cercare''
- Non sulla Terra...- fece Angel - Noto ai più come il pianeta dove tutti dicono di non volere problemi ma che vanno alla ricerca dei modi più contorti per incasinarsi la vita.-
Tipo mentire anzichè dire la verità, o farsi paranoie assurde per qualcosa di scarsissima importanza.
- Cambiando discorso...- fece Angel - credete che ci sia da preoccuparsi?-
- A che proposito?- chiese Alisa.
- Parla dell'allineamento dei pianeti.- fece Sarah finendo il suo frullato alla vaniglia - Secondo alcuni, quando i pianeti hanno la stessa longitudine o la stessa ascensione retta  succedono cose terribili.... terremoti, tsunami, persino l'avvento dell'Anticristo... ed ogni volta che succede, i catastrofisti scoprono di essersi fatti cattivo sangue per nulla.-
- Si parlava di complicarsi la vita per nulla...- fece Angel.
Ma quello che nessuno di loro sarebbe riuscito ad immaginare era non era tanto l'allineamento in sè a doverli preoccupare, quanto ciò che l'allineamento dei pianeti aveva risvegliato.
...
...
...
Sarah tornò a casa giusto per assistere alla spiegazione di Donatello sull'allineamento dei pianeti servendosi di alcuni biscotti e di un pompelmo... e per vedere Michelangelo che si mangiava la terra.
- Don, per il nostro pianeta non ci dovrebbero essere problemi, vero?- fece Leo.
- No, lo escludo.- li tranquillizzò Donatello - da un punto di vistra astronomico, i pianeti sono troppo distanti per esercitare un'ulteriore forza gravitazionale.-
- Bene, allora avviso tutti i catastrofisti ed allarmisti del pianeta per dir loro di calmarsi...- fece Sarah - la fine del mondo è rimandata a data da definirsi...-
Proprio in quel momento, ci fu una violentissima scossa di terremoto.
- Scusa Don, stavi dicendo?- fece Mik.
- Vediamo cosa dicono al TG.- fece Leo accendendo la tv.
'' Rilevato dal sismografo dell'università con magnituto 7,8 della scala Richter. Secondo i primi dati, l'epicentro si trova a mille miglia sud della Groenlandia. Secondo gli studiosi ritengono che l'attuale spostamento delle zolle tettoniche, potrebbe portare alla nascita di nuova isola o addirittura di un sub-continente.
Lo spostamento improvviso di una massa d'acqua così imponente ha alzato pericolosamente il livello del mare, e le temperature instabili hanno causato violente tempeste che raggiungeranno a breve la costa est... zap.''
La corrente saltò.
- Mi sa che forse quei simpaticoni amanti delle tragedie e degli allarmi non avevano tutti i torti ad urlare '' LA FINE E' VICINA''- fece Mik.
- Andiamo... non è la prima volta nella storia del mondo che c'è un allineamento planetario...- fece Don - forse c''è un'altra spiegazione...-
- E come ti spieghi il fatto che sta accadendo tutto proprio a poco tempo dall'allineamento dei pianeti?- fece Mik.
- Ragazzi...- fece Sarah indicando il laboratorio di Donatello.
Era l'unica stanza della casa illuminata a giorno.
Ma il merito non era certo delle lampade o del generatore di emergenza.
Era il cristallo che avevano tenuto come '' souvenir'' della città perduta.
- Che cosa strana...- fece Donatello - dovrebbe essere completamente esaurito.-
- E adesso invece si è ricaricato...- fece Leo - ok, non sono un esperto in matera, ma scommetto dieci a uno che qualsiasi cosa stia succedendo in superficie è conseguenza di qualcosa che sta accadendo là sotto.-
- Ma ormai quella città dovrebbe essere disabitata.- fece Raph.
- Io non ne sarei tanto sicura.- fece Sarah - Non so perchè, ma quel tizio non mi ha dato l'idea di essere incapace di mentire.-
- In ogni caso sarà meglio controllare...- fece Leo - A proposito di cristalli, dov'è il tuo ciondolo?-
- L'ho lasciato ad April...- fece Sarah - voleva dargli un'occhiata per scoprire da dove mia madre l'abbia preso.-
- Capisco.- fece Leo.
...
...
...
Tornati nella città sotterranea con la tarta-talpa ( e promettendo e giurando a sè stessi, che non avrebbero più permesso a Mik di guidare qualunque cosa fosse dotato di ruote, carrello della spesa incluso) i ninja si trovarono davanti ad uno spettacolo un po' diverso da quello che si aspettavano.
La città sembrava rinata.
Era evoluta, piena di veicoli volanti ed un via vai di gente.
- Altro che città disabitata...- commentò Sarah - sembra il sabato pomeriggio al supermercato.-
- Già...- fece Don - Chissà cosa stanno facendo...-
'' Sorgi, sorgi dai flutti. Sorgi magnifica come un tempo''- c'erano un bel po' di abitanti della città attorno ad un grande cristallo, intenti in una specie di rito.
- Scopriamolo.- fece Leo.
Ma non erano passati inosservati: colui che si era spacciato come l'ultimo superstite di quella civiltà li aveva visti.
Ed aveva lanciato sulla riva del lago di lava quattro cristalli rossi che a contatto con la roccia fusa diventarono quattro mostri enormi.
Che a differenza degli abitanti della città erano molto interessati ai cinque ninja.
Iiniziò una battaglia terribile, in cui i mostri ebbero la meglio.
- Dobbiamo allontanarci in fretta, o diventeremo tartarughe ed un umana sciolti a bagnomaria.-
- Io distraggo questi bestioni, voi andate.- fece Leo iniziando a combattere contro i mostri.
All'improvviso, il terreno sotto i suoi piedi cedette.
- LEONARDO!- urlò Sarah tappandosi la bocca a quella visione.
Prima che chiunque di loro potesse fare qualcosa, il leader cadde di sotto, ingoiato da quella voragine.
-Oh no!- fece Mik.
- Leo!- fece Raph.
In quel momento, Sarah non ebbe che un pensiero.
Prese la rincorsa e si lanciò nell'abisso.
- NO!- urlò Raph - LEO! SARAH! RISPONDETE!!!- fece per gettarsi, ma Don e Mik lo bloccarono.
- Fermo... non c'è nulla che puoi fare!- fece Don.
- Ragazzi...- fece Mik allertando i fratelli - abbiamo problemi...-
Infatti, non solo i mostri di lava incandescente, ma ora anche tutti gli abitanti della città sotterranea si interessavano a loro.
Dire che erano tra due fuochi era un eufemismo.
Prima che potessero dire o fare qualsiasi cosa, il terreno sotto di loro cedette, e le tre tartarughe si ritrovarono in una cella.
- Cerchiamo di uscire da qui... subito. Leo e Sarah hanno bisogno di aiuto...- fece Raffaello usando i suoi sai per tentare di distruggere le sbarre... ma erano elettrificate e bastò il contatto per dare la scossa al rosso.
- Niente da fare, da questa parte non si esce.- fece Raph.
- Ragazzi, finiamo sempre in situazioni da film dell'orrore quando veniamo qui... mi spiegate perchè dobbiamo sempre tornare qua, allora?-
- Bravo, me lo domando pure io.- fece una voce dall'altra estremità della cella.
Davanti a loro c'era colui che quasi due anni prima, si era presentato loro come l'ultimo sopravvissuto della sua gente.
Un emerito bugiardo, da quello che potevano vedere.
- Non sareste mai dovuti tornare qui.- fece l'uomo.
- Figurati se non gliel'ho detto... ma credi che ci sia anche solo una volta in cui mi danno retta? Nemmeno se il cielo diventa verde.-  fece Michelangelo.
- Se siamo qui c'è un motivo.- fece Donatello - ciò che da potere ai cristalli, manda nel caos più totale il nostro mondo.-
- Oh, ma quanto mi dispiace...- fece l'abitante della città con aria fintamente addolorata.
- Avevi detto che eri l'ultimo sopravvissuto della tua gente, che eravate pacifici... perchè tutte queste bugie?- lo aggredì quasi Raffaello.
- A quel tempo i miei poteri erano limitati.- spiegò l'abitante della città - Se non avessi detto quelle cose, non mi avreste aiutato... sapete come si dice no, il fine giustifica i mezzi.-
- Si può sapere cosa vi proponete di fare voi... Y'Lyntias?-  fece Donatello.
- E' semplice. Vogliamo riportare il mondo alla sua forma originaria.- fu la risposta.
- Ma noi non te lo permetteremo!- fece Raph.
Per tutta risposta, l'abitante della città usò i suoi poteri per dargli una scossa potentissima, che lo lasciò quasi tramortito.
- Poveri sciocchi... il processo è già cominciato.- fece l'uomo - Non c'è nulla che possiate fare. Nè per salvare la Terra nè per salvare voi stessi.
E dato che per causa vostra, le persone che ero riuscito a radunare qua sotto sono fuggite, voi prenderete il loro posto come primi schiavi del Nuovo Ordine Mondiale.- e se andò ridendo malvagiamente.
Mik deglutì nervosamente.
- Ragazzi... spero solo che Leonardo e Sarah si stiano divertendo molto più di noi.-
...
...
...
Forse la parola divertimento non era quella più azzeccata.
Dopo essere caduti nella voragine, i due eranon precipitati in un fiume sotterraneo. La corrente era molto forte, ed era pieno di cascate, costeggiato da rocce che però erano abbastanza friabili.
Leonardo, con alcune bracciate, molta forza di volontà e facendo appello al suo istinto di rettile riuscì ad aggrapparsi ad un masso, che per fortuna pareva essere più resistente degli altri.
Sputò l'acqua che aveva bevuto... per lo meno non era l'acqua di fogna e nemmeno quella dell'East River.
Si guardò attorno, alla ricerca di Sarah.
La vide. Per fortuna era riuscita ad aggrapparsi anche lei ad un masso, ma per sua sfortuna era di roccia friabile.
Il suo appiglio infatti si staccò rapidamente.
- Sarah, ascolta!- fece Leo - Ti prenderò quando la corrente ti trascinerà qui.-
- Non fare lo stupido...- fece Sarah - la corrente è troppo forte, non reggerà tutti e due...-
- Tu fidati di me.- fece Leo tenendo una mano, preparandosi ad afferrare quella della ragazza.
La bruna tese la mano quando si ritrovò a passare dalle parti di Leo.
- Presa!- fece Leo afferando la mano della ragazza.
- Perchè la corrente è così forte?- fece Sarah aggrappandosi a Leonardo con tutte le sue forze.
- Dev'esserci un gorgo qui vicino...- ipotizzò Leo. Il che voleva dire che presto ne sarebbero stati inghiottiti. Non era nelle condizioni di prendere il suo rampino, ed anche se tali condizioni fossero state possibili non c'erano agganci per poter risalire.
Altra brutta notizia.
Sentiva di non riuscire a rimanere aggrappato alla roccia ancora a lungo. La sua mano stava scivolando lentamente dall'appiglio.
- Dovunque tu vada, non lasciarmi, d'accordo?- fece Sarah.
- Te lo prometto.- giurò Leo - ora che ti ho ritrovata non ti perderò tanto presto.- 
In quel preciso istante, le ultime resistenze del leader si esaurirono e la roccia di stacco.
Il gorgo in questione li risucchiò entrambi, facendoli sparire tra i flutti.

Piccolo quesito... secondo voi, chi è che sta peggio, in questo momento?

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Capitolo 16
*** Il sole di cristallo - Ainwen ***


Quando Leonardo riuscì a riprendere i sensi, la prima cosa che avvertì fu un vago senso di nausea. Si sentiva come se qualcuno lo avesse infilato a forza in lavatrice e gli avesse fatto fare un lavaggio a 360 gradi.
La testa girava e sentiva pure lo stomaco che urlava.
- Finalmente ti sei ripreso...- fece una creatura che sembrava un uomo in tutto e per tutto. Alto, capelli scuri, sguardo furbettoed abbigliato con una tuta blu e bianca provvista di mantello - Iniziavo a preoccuparmi.-
- E tu chi sei? Dove mi trovo?- fece Leo.
- Sei nel regno delle Terre Inferiori.- fece il suo misterioso salvatore - Tu e la tua fidanzata siete stati molto fortunati. Sono pochi quelli che vengono ingoiati dal gorgo-vortice e vengono depositati sulla riva del nostro lago... ancora in vita.-
- Oddio, allora Sarah è viva... Dio sia ringraziato... aspetta. Come fai a sapere che è la mia ragazza?-
L'essere misterioso sorrise - E' stato molto semplice da capire... malgrado la corrente fosse molto forte e foste entrambi svenuti, continuavate a tenervi stretti per mano.- nel dir così gli porse una ciotola con all'interno un liquido fumante, verde smeraldo - Bevi questo. Ti rimetterà al mondo... a proposito, io mi chiamo Fanon.-
- Piacere di conoscerti, Fanon... e grazie per averci aiutato.- fece Leonardo.
- Che cosa vi è successo? Come mai qui?- chiese Fanon.
- E' una storia un po' bizzarra...- fece Leo bevendo a sorsi quello che gli era stato offerto - Io, la mia ragazza ed i miei fratelli stavamo indagando su un fenomeno che sta scombussolando il nostro mondo... poi il terreno è franato, ed io e la mia fidanzata siamo caduti in un fiume sotterraneo ed eccoci qua.-
- Capisco...- fece Fanon.
- Per questo, non vorrei sembrarti maleducato... ma dobbiamo andarcene da qui, nel minor tempo possibile per aiutare i nostri...-
- Certo, certo.- fece Fanon - Aspetta qui. Vi fisserò subito un'udienza con la principessa Ainwen.-
- Con chi?- fece Leo.
'' Perfetto, ci sono pure delle principesse in questa storia... il sottosuolo sta diventando un po' troppo affollato.''
- La principessa Ainwen. E' la creatura più leggiadra, dolce, incantevole e pura che esista nel creato.- fece Fanon con aria sognante - è lei che governa questo regno da sola...-
- E tu sei completamente cotto di lei, vero?- indagò Leo.
Fanon non rispose. Si limitò ad arrossire e lasciare la sala. Gli lasciò a disposizione dell'acqua, in caso ne avesse avuto bisogno.
Leo ridacchiò tra sè e sè.
Sarah era ancora addormentata sul lettino nell'altra stanza. Sembrava quasi in pace. Gli ultimi tempi erano stati particolarmente difficili per lei... il coma, l'aver scoperto la verità sul suo passato, la paura che Bishop potesse scoprire in un qualunque modo che era lei la bambina che aveva rapito e che potesse venirla a cercare di nuovo, per sottoporla a chissà quali torture... da quello che erano riusciti a capire, non l'aveva sezionata come aveva fatto con altri poveri disgraziati che aveva catturato per quel proposito o sottoposta ai medesimi dolorosi e terribili trattamenti, solo perchè era troppo piccola, e temeva che non fosse in grado di sopportare una simile portata.
Questo l'aveva portata ad isolarsi, non solo a scuola ( Angel aveva riferito loro che era già molto se parlava un po' con lei ed Alisa, entrava e usciva da scuola in fretta e furia... e un giorno, una professoressa l'aveva chiamata per cognome '' Huntington'', mentre erano nel laboratorio di informatica per chiederle aiuto per sbloccare un computer... e Sarah era scattata come un pupazzo a molla, rifugiandosi sotto un banco tremando da capo a piedi), ma anche a casa. Parlava e mangiava poco, per riuscire a cavarle una parola di bocca ci volevano le pinze.
E l'altro giorno, non sapeva ancora il perchè, ma per la prima volta ( non era mai successo in dodici anni) era stata sgarbata con lui.
Ma forse non era un grande mistero, dopotutto, anche lui non si era comportato da gentiluomo quando nel suo stato c'era lui, alla fattoria di Casey, e proprio quando lei stava cercando di essere gentile con lui.
Le scostò i capelli, ancora fradici, dalla fronte.
- Abbiamo superato tante avversità insieme... ce ne tireremo fuori anche a questo giro, sempre assieme, te lo giuro.-
In quel momento, Sarah riprese i sensi.
- Sarah? Come ti senti?- chiese Leo - ti fa male la testa, vuoi che chiami qualcuno...?-
- No... mi sento solo un po' scombussolata...- fece Sarah cercando di tirarsi su a sedere - posso avere un po' d'acqua...?-
- Certo...- fece Leo avvicinandole la brocca alle labbra.
- Dove siamo finiti...?- chiese la ragazza una volta bevuto quattro sorsi d'acqua.
- Non ne sono sicuro, ma stai tranquilla.- fece Leo - da quel che ho visto, è brava gente.-
...
...
...
Poco più tardi, i due giovani, accompagnati da Fanon, paggio di palazzo e amico d'infanzia della principessa, li accompagnò al cospetto della regnante.
Si trattava di una giovane donna, dai lunghi capelli neri, ondulati, ma privi di linfa vitale, e la pelle era quasi diafana. Indossava un lungo abito blu notte ed aveva gli occhi verdi.
Era seduta su un trono decorato da pietre preziose.
- Mia signora...- s'inchinò Fanon.
I due imitarono una cortese riverenza.
- Dunque sono questi, gli stranieri che chiedono di parlare con me?-
- Si, mia signora.- fece il paggio - Vi presento l''umana Sarah...-
Ainwen emise un gridolino d'orrore - Oh Cielo... ma che capelli orribili.-
- Tu prova a cadere in un fiume sotterraneo prima e a farti risucchiare da un gorgo subito dopo, e poi ne riparliamo.- fece Sarah pensando -'' Almeno i miei non sembrano sofferenti e sul punto di spezzarsi da un momento all'altro''
- E lui è Leonardo... il suo ragazzo.- fece Fanon - stavano cercando di scoprire cosa minaccia l'equilibrio del loro mondo, quando sono caduti nel fiume sotterraneo.-
- Oh... se ne presume che...- fece Ainwen - Che lui sia... una specie di eroe... un paladino che salva il mondo...-
- Ehm...- fece Leo arrossendo leggermente - sì, in un certo qualmodo...-
- Perfetto, ho deciso.- fece Ainwen quasi cinguettando - ho scelto il mio sposo.-
Tre cuori si bloccarono quasi in quella sala.
Fanon, l'amico e paggio della principessa, svenne incapace di sopportare il colpo.
Leonardo e Sarah si guardarono sconvolti.
...
...
...
- Sei ancora qui?- fece la principessa delle Terre di Sotto - ti ho spiegato la strada per tornare in superficie, qui non hai più nulla da fare.-
- Io non me ne vado da qui senza Leo!- sbottò Sarah. Il suo fidanzato al momento era tenuto saldamente per le braccia da due soldati, senza capacitarsi dell'assurda situazione in cui si trovava... roba da non credere. Un giorno viveva tranquillo con i suoi fratelli e la sua ragazza, una banalissima missione per scoprire cosa aveva provocato lo scombussolarsi dell'equilibrio terrestre.... ed il giorno dopo ( almeno credeva, ogni volta che scendevano nella città fantasma perdeva il senso del tempo) si ritrovava fidanzato ufficialmente con... Tizia mai vista prima.
- Sarah, tu vai! In qualche modo io me la caverò!- fece Leo.
- Visto?- fece la principessa Ainwen, impettita e sorridente - Io e il mio tesoro ce la intendiamo già. Rassegnati piccola, non puoi competere con una principessa.-
Nel dir così lo fece portare all'interno del palazzo, seguendolo.
I due innamorati riuscirono a scambiarsi un ultimo sguardo prima di essere separati, forse per sempre.
Il portone si chiuse, lasciando Sarah da sola nell'immenso cortile.
- Tornerò Leo... te lo prometto.- fece la ragazza iniziando ad incamminarsi verso l'uscita di quel regno sotterraneo, cercando di non piangere.
...
...
...
- Ok, questo scherzo è durato abbastanza!- fece Leo - e posso pure dire che mi ha fatto ridere se ci tieni davvero, ma adesso è il momento di tornare seri.-
- Ma non è uno scherzo tesoro.- fece Ainwen con gli occhioni da cerbiatta - Io amo solo te.-
- Non scherziamo per favore...- fece il leader - tu non sai niente di me, io non so nulla di te... non è così che funziona sai?-
'' A parte nel Medioevo''- avrebbe voluto aggiungere ma lo tenne per sè.
- E' destino che la principessa delle Terre Inferiori sposi il più grande guerriero che abbia mai messo piede nel suo regno... è stato il fato a condurti qui.- fece la principessa con aria sognante.
- Non avrei mai pensato di dirlo, ma preferirei essere un campione di canasta.- fece Leo dandosi uno schiaffo in fronte -'' Tutto questo non sta succedendo a me, non è possibile, è solo un sogno.... ora suona la sveglia...''
- Vieni qui tesoro... con un bacio saremo fidanzati ufficialmente.- fece la principessa avanzando verso di lui.
- Fossi matto, vedi di starmi alla larga.- fece il ninja evitandola all'ultimo minuto correndo verso l'ampia scalinata che conduceva al trono - Amo già un'altra persona. E' chiaro il concetto?-
- Stai benissimo vicino al trono tesoro.- fece la principessa.
'' Oh, misericordia...''- pensò il leader. Era evidente che il concetto '' Scusa, non posso sposarti, perchè sono già felicemente impegnato''- non le era affatto chiaro.
 Ok, com'è che diceva sempre Raffaello? Una donna, se la vuoi allontanare, la devi deludere.
Non sarebbe stato troppo gentiluomo, ma era sempre meglio che farsi mettere il guinzaglio da una per cui non provava niente.
- Mettiamola in questo modo: preferirei giocare con un coccodrillo e saltare in una fossa piena di vespe assassine piuttosto che sposare te!- fece Leo.
- Oh, melodrammatico e passionale.... i punti due e cinque della mia lista di cose che cerco in un uomo...-
- Allora sei di coccio!- fece Leonardo esasperato - Senti, tu non puoi prendere il fidanzato di un'altra persona nemmeno fosse un oggetto e pretendere che lui voglia sposarti! Personalmente... non ti sposerei nemmeno se fossi l'ultima donna sulla faccia della Terra. Nè oggi, nè mai.-
- E' davvero questa la tua decisione...?- fece la principessa pensando -'' Oh si, che mi sposerai''-
- Io amo Sarah!- fece Leo - Lei è l'unica al mondo per me.-
- Come credi.- fece la principessa - Guardie!-
I due soldati che l'avevano trascinato lì dentro apparirono subito.
- Riportate qui Sarah...- fece  Ainwen.
- Oh. Brava. Vedi che quando vuoi...- fece Leo iniziando a tirare un sospiro di sollievo.
-.... e date ordine perchè venga costruito il patibolo.- concluse la principessa con un sorriso cattivo.
- Cosa?!?- fece Leo divenendo pallido come un lenzuolo - Non puoi farlo!-
- Tecnicamente posso. Io sono la legge qui. La scelta è tua. Se mi sposerai, Sarah potrà tornare a casa e non patirà conseguenze. In caso contrario... la vedrai agonizzare, e sarai stato tu a condannarla a morte.-
Leo abbassò lo sguardo.
Non gli piacevano i ricatti ma non aveva altra scelta.
- D'accordo. Hai vinto tu. Ti sposerò.-
...
...
...
Sarah nel frattempo, camminava a testa bassa, con gli occhi affogati dalle lacrime ed il cuore spezzato.
Non riusciva a capacitarsi della cosa. Sapeva che Leo l'aveva mandata via per tenerla al sicuro da eventuali ritorsioni e magari per permetterle di organizzare un piano... ma bastava solo il pensiero che stesse per sposare un'altra a farla star male come un cane.
Finalmente capiva il perchè si fosse arrabbiata riguardo Karai, malgrado non avesse il minimo motivo logico per sentirsi offesa.
Le sue certezze stavano cadendo, una dopo l'altra. Fino a poco tempo prima, le andava benissimo essere Sarah, la kunoichi, sebbene non fosse ingrado di ricordare alcunchè del suo passato, e che reduce da una vita che forse non l'avrebbe portata a nulla ne aveva trovata una piena.
Poi però era diventato tutto strano... ricordi dolorosi, verità che sembravano la trama di un film complicatissimo, persino una madre che sembrava un fantasma, un killer che l'avrebbe fatta a pezzi per evitare che andasse a dire quel che sapeva...
L'unica certezza che le rimaneva era Leonardo.
Ed ora... non aveva più nemmeno quella.

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Capitolo 17
*** Il sole di cristallo - Atlantide ***


Intanto, Don, Raph e Mik erano stati tratti in salvo da una donna misteriosa.
Aveva sia i capelli che gli occhi di un colore azzurro  e al collo portava uno di quei cristalli che avevano fatto conoscere loro quella strana città.
All'inizio non sapevano se fosse o meno il caso di fidarsi, dopotutto, quella donna faceva parte del popolo che li aveva imprigionati e riempiti di frottole fin dal primo momento, ma era sicuramente meglio che starsene chiusi in una cella a far nulla in attesa di chissà quale orribile destino.
Mentre camminavano per le gallerie, Raph individuò la figura di Sarah.
- Oddio, è salva grazie al cielo...- fece Raph correndole incontro - Sarah! Non sai che paura abbiamo avuto...-
La giovane teneva lo sguardo basso e non proferì parola.
Dai suoi occhi scendevano copiose le lacrime.
Raph iniziò a spaventarsi. Di Leo non c'era alcuna traccia, Sarah piangeva disperata, non poteva significare nulla di buono.
Però era anche vero che la ragazza non presentava segni di ferite, qualunque cosa fosse accaduta loro due, di certo dovevano trovarsi assieme... aveva qualche dubbio che uno dei due fosse morto e l'altra fosse riuscita a salvarsi... ed in quel caso, Sarah non si sarebbe schiodata tanto facilmente dal posto in cui Leo aveva incontrato il suo destino.
- Ti prego, dimmi che è successo... dov'è Leo? E' vivo, non è vero?-
'' Ti prego, dimmi che è ancora vivo...''
- Sì...- fece Sarah - ma è stato catturato da una specie di principessa del sottosuolo che ha deciso di sposarlo.-
Raph sgranò gli occhi.
Che Michelangelo avesse ragione nel dire, ogni santa volta che si avventuravano nel sottosuolo, che andare lì era una pessima idea?
Ok, forse non era improbabile...
'' Questa faccenda sta diventando sempre più inquientante...''- pensò il rosso.
- Sta tranquilla lo libereremo prestissimo...- fece Raph - ora vieni, abbiamo un sacco di lavoro da fare.-
...
...
...
Versalia, così si chiamava la donna Y'lintyas che li aveva soccorsi, raccontò loro la storia del suo popolo, come non l'avevano sentita mai prima di quel momento.
Moltissimi anni prima, sulla Terra non c'era nulla, eccetto un'isola in mezzo all'oceano popolata proprio dagli Y'Lintyas. Il cielo fu generoso con i primi abitanti di quel pianeta, tanto da donare loro dei cristalli, ed il più grande si collocò sul punto più alto dell'isola, ricaricato dall'allineamento dei pianeti, donando loro un' energia smisurata.
Energia che quel popolo riuscì a domare e trasformare per dare vita alla più grande civiltà mai esistita.
Purtroppo però, in quella storia che sembrava tanto perfetta, l'orrore era dietro l'angolo.
Gli Y'Lintyas, a causa dei troppi doni ricevuti, iniziarono a credersi superiori a tutte le altre forme di vita. Così presero molti umani da usare come schiavi per costruire il loro paradiso. C'erano casi in cui però, gli umani non erano capaci di soddisfare i loro desideri. Così il '' Sole di Cristallo'' fu usato per tramutare gli umani in creature più adatte a soddisfare i loro bisogno egoistici.
Non tutti però erano d'accordo con queste ingiustizie. Tra questi, c'era anche l'ultima regina dell'isola, che venne bandita vita natural durante dall'Alto Consiglio, che aveva preso il potere.
Poco dopo, ci fu una rivolta. Gli Y'Lyntias, credendosi tanto superiori a tutti erano convinti che nessuno avrebbe mai avuto l'ardire di attaccarli, e non ebbero scampo.
Gli umani li attaccarono, grazie anche all'aiuto degli schiavi prigionieri, decisi a vendicarsi dei loro aguzzini.
Il potere del solo di cristallo si ritorse contro sè stesso, e la favolosa città fu inghiottita dal mare.
- Una città inghiottita dai flutti marini?- fece Sarah - ma allora... voi siete i sopravvissuti della mitica città di Atlantide.-
- Come fai a conoscere Atlantide?- fece Versalia.
- E' un mito molto diffuso sulla Terra...- spiegò Donatello - La comunità scientifica è da sempre divisa sul fatto che questa città esista o meno.-
- Esiste. E noi ne siamo la prova vivente.- fece Versalia.
Il racconto riprese. Coloro che si erano salvati, erano riusciti a portar via un frammento del sole, che ribattezzarono '' Luna di Cristallo''. Non poteva competere con il cristallo madre, questo no, ma poteva comunque soddisfare le esigenze di quel rifugio sotterraneo.
A poco a poco, però, l'energia della luna si esaurì... e gli Y'lintyas capirono di non riuscire a sopravvivere senza di essa.
Così decisero di mettersi in sospensione, lasciando uno di loro a vegliare sul loro riposo, in attesa che un altro allineamento planetario ricaricasse la luna.
E quel momento era arrivato.
- L'Alto Consiglio vuole usare il potere della Luna di Cristallo per far riaffiorare la città perduta di Atlantide.- concluse la donna.
- E questo spiega le scosse di terremoto, l'innalzamento del livello del mare...- fece Sarah - se ciò si dovesse avverare...-
- I continenti si sposteranno ed affonderanno. Metà razza umana sparirebbe per sempre.-- fece Don.
- Ora capite perchè ho bisogno di voi?- fece Versalia - Se la regina Myra o uno dei suoi diretti discendenti fosse qui, le basterebbe ordinare al cristallo di spegnersi definitivamente.-
- Ma...- fece Sarah - Non hai detto che la regina fu bandita? Che può fare una regina senza corona?-
- Il cristallo obbedisce alla volontà dell'erede al trono. Poco importa che non sia riconosciuta dal suo popolo come sovrana legittima.- e la volontà della regina sarebbe stata comunicata al cristallo solare tramite il cuore di Atlantide, cimelio che solo la regina poteva portare.
Nessuno infatti poteva togliere quell'amuleto a chi ne era in possesso, a meno che non fosse il latore di quel cimelio a toglierselo o fosse d'accordo a farselo togliere.
- Hai detto che gli schiavi hanno sabotato la fonte di energia per far affondare la città...- fece Donatello - ha funzionato una volta, può funzionare ancora.-
- Bravo, abbiamo già un piano.- fece Raph - al lavoro.-
- Vi darò un prisma per riflettere il potere della luna di cristallo contro sè stessa.- fece Versalia - e vi fornirò delle armature protettive contro i mostri di lava.-
- A proposito...- fece Mik - qualcuno ha idea di come fermare quelle candeline giganti?-
- Vi darò delle lance speciali.- fece Versalia - Usatele per trafiggere il cristallo che è in loro... e si disintegreranno.-
...
...
...
- Voi distraete quegli esaltati.- fece Sarah - penso io a distruggere quel coso.-
- D'accordo, ma stai attenta e non fare più del necessario, non ci servono eroi.- si raccomandò Raffaello.
Sarah annuì andando per la sua strada. Altrochè se non avrebbe fatto più di quanto doveva. Non in quell'occasione almeno.
Dovevano sistemare quella faccenda quanto prima e andare a liberare Leonardo.
Possibilmente prima del Sì che lo avrebbe incatenato per tutta la vita.
'' Non ti lascio nelle mani di quella smorfiosa, te lo giuro''- pensò Sarah - '' il tempo di sistemare questa cosa e sono da te''
...
...
...
Il piano funzionò alla grande.
I tre tenenro occupati il mago supremo e i mostri di lava, mentre Sarah era riuscita ad arrivare integra a destinazione.
- Per causa vostra la Terra è nel caos più totale...- fece Sarah saltando sul cristallo alzando verso l'alto il prisma datole da Versalia - Ora vi fermeremo!-
E senza ascoltare le proteste del Gran Sacerdote, colpì il cristallo madre con tutta la forza che aveva in corpo.
Il cristallo si spaccò, ed i fasci di luce che ne uscirono andarono a colpire la luna di cristallo, la quale affondò per la seconda volta nel mare di lava.
- Sarah, attaccati a me!- fece Raffaello, a bordo dello scooter volante di Versalia. La città, iniziò ad affondare rapidamente nel mare di lava, e fu solo per puro miracolo se anche i passeggeri del veicolo di Versalia non li trascinò giù con sè.
Come tutto in quella città, anche quel mezzo di trasporto funzionava a cristalli, e senza la luna di cristallo si spegnevano all'istante.
A fare la loro salvezza fu una piccola altura.
- La Terra è salva.- fece Versalia - Ma la mia città, il mio mondo... è perso per sempre.-
Tutti loro, non potevano che provare uno smisurato senso di ammirazione per quella donna, che per salvare un intero pianeta aveva deciso di rinunciare al suo popolo.
...
...
...
- Scusate, non voglio sembrarvi una che se ne frega della scomparsa di una civiltà, ma vi ricordo che mentre noi siamo qui a parlare amabilmente...- fece Sarah - Il mio Leo sta camminando verso un altare.  Vogliamo muoverci?-
- Sarah ha ragione.- fece Raph - Non c'è un minuto da perdere.-
- Vengo con voi.- fece Versalia - Come sono stata aiutata, ora voglio aiutare voi. Inoltre... ho sentito parlare di alcune città sotterranee, abitate da quelli che come me si sono opposti al regime dittatoriale. Forse riuscirò a farmi ascoltare.-
- Perfetto. Andiamo allora.- fece Donatello.

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Capitolo 18
*** Il sole di cristallo-Il matrimonio del mio ragazzo ***


Il gruppo, con Sarah in testa che camminava quasi al buio,  procedeva verso il regno delle Terre di Sotto.
- Sarah, mi rendo conto che sei agitata e che Leo è in pericolo... ma se rimani nel gruppo abbiamo più possibilità di mettere a punto un buon piano...- tentò Raph - che ne dici?-
- Che ce l'ho già il mio piano!- sbottò Sarah senza fermarsi - Entro, la prendo a ceffoni fino a farle diventare la faccia viola e porto via Leo. Deve ancora nascere quella che mi ruba il fidanzato e la passa liscia.-
- Ehm...- fece Mik all'orecchio di Donatello - è una mia impressione o qui c'è un Raffaello in sottana di troppo?-
Don sgranò gli occhi dal terrore e lo zittì - Zitto, non contraddirla e soprattutto non fare battute... ha una strana luce negli occhi... e mi spaventa.-
- Sarah...- insistè Raph - Sarina bella... se Leo fosse qui ti direbbe che la terza regola del buon stratega dice che le emozioni sono nemiche della vittoria...-
- Se non ci sbrighiamo, Leo al massimo dice di sì sull'altare!- fece Sarah urlandogli quasi addosso per poi riprendere la marcia.
- Scusate... - fece Mik - ma secondo voi come mai Leo avrebbe accettato la mano di questa... Sarah, come si chiama?-
- Ainwen.- ringhiò la bruna.
- Si, insomma.... perchè secondo voi?- fece Mik.
- Beh, se lo conosco bene...- fece Raph - sicuramente ha acconsentito al matrimonio per salvare la persona che ama davvero. Forse l'ha minacciato o qualcosa di simile...-
Ne era certo. Leonardo era innamorato di Sarah, non si sarebbe mai lontanamente sognato di darle il benservito per sposare una che aveva visto per pochissimi attimi, di sua iniziativa.
Non sapeva ancora cosa gli avesse detto e che tipo di arma avesse usato contro di lui, ma di una cosa era certo. Sarah c'era dentro fino al collo.
Sperava solo di arrivare in tempo.
- Per lo meno, potresti rallentare?- fece Mik - non stiamo facendo la maratona di New York.-
- Scusate, se voi non ce la fate, tornate indietro o riposatevi qui... io vado avanti.-
...
...
...
Intanto, Leonardo non se la passava affatto bene.
La principessa Ainwen aveva annunciato a tutto il regno che finalmente aveva scelto colui che avrebbe avuto l'onore di diventare suo sposo, ed aveva ordinato che venisse organizzata subito la cerimonia nuziale per celebrare il matrimonio... in giornata.
Come da regolamento, era stato chiuso in una stanza, dicendogli la solita storiella sul fatto che se lo sposo vedeva la sposa prima della cerimonia la loro unione sarebbe stata tutt'altro che felice.
'' Dite piuttosto che non sono il primo promesso sposo che minaccia di scappare''- perchè ne era certo... un sacco di poveri disgraziati prima di lui erano stati costretti a sposare le precedenti principesse di quel regno ed avevano provato a scappare... magari qualcuno c'era pure riuscito... e quindi avevano preso provvedimenti.
- Devo trovare il modo di scappare da qui, e prima che inizi la cerimonia.-
- Rinunciaci ragazzo...- aveva detto uno dei servitori che lo aveva accompagnato - purtroppo è destino: quando la principessa decide qualcosa allora non c'è storia che tenga. Pensa, che pochi giorni fa ha costretto due giovani innamorati a rompere il fidanzamento perchè secondo lei non erano fatti l'uno per l'altra.-
- E nessuno fa niente per impedirglielo?- fece Leo - Non ha alcun diritto di distruggere la felicità degli altri per i suoi capricci.-
- Lo so, hai ragione, ma che potremmo mai fare?-
- Dalle mie parti si dice che se una situazione ti fa star male, ma non fai nulla per cambiarla, allora perdi il diritto di lamentarti.-
E lui, in un modo o nell'altro sarebbe uscito da quella situazione.
Anche a costo di buttarsi dalla finestra.
...
...
...
- Ecco.- fece Sarah - Siamo arrivati. Questo è il regno delle Terre di Sotto.-
- Terre di Sotto e stanno sotterra... viva l'originalità.- fece Mik - insomma, potevano trovare un nome più altisonante, più indicativo... pure nelle fogne viviamo nelle terra di sotto.-
- Al momento, il fatto che qui manchino di originalità è l'ultimo dei problemi.- fece Raffaello.
Il primo era che tra poco Leonardo sposava un'altra donna, ed erano tutti certi che si trattava di una persona per cui non provava nemmeno un vago sentimento di conoscenza.
Il secondo era che c'erano soldati ad ogni angolo di strada, e negozianti che avevano addobbato case e negozi a festa in occasione del matrimonio.
Ma non tutti festeggiavano il '' lieto evento''.
Uno degli abitanti delle Terre di Sotto era seduto in un angolo, sconvolto e in lacrime.
- E questo chi è?- fece Mik - L'unico fesso che non è stato invitato al matrimonio?-
Raph gli diede una gomitata.
- No, è Fanon.- fece Sarah - è il paggio di corte che ci ha soccorso dopo aver rischiato di affogare.-
Non sapeva però se ringraziarlo o picchiarlo.
- Sei tornata?- fece Fanon smettendo per un attimo di singhiozzare - se sei tornata per farti una risata... complimenti, non hai fatto un viaggio a vuoto.-
- Ma di che parla?- fece Raph.
- La friendzone fa male, sai?- fece Sarah.
- Ho perso l'amore della mia vita!- fece Fanon - ed è tutta colpa vostra.-
- Ma davvero?- fece Sarah sarcastica - beh, scusa tanto se abbiamo rischiato di annegare... e spero che vorrai perdonarmi se la tua amata è un' arrogante viziata maniaca del controllo.-
- Va bene, va bene...- fece Donatello - calmiamoci e pensiamo a cosa fare...-
- Sarah - fece Versalia - se non sbaglio hai detto che la principessa Ainwen ha deciso di sposare Leonardo quando ha saputo che era un ottimo guerriero, giusto?-
- Sì.- confermò la bruna.
Fanon tirò su con il naso e disse - Sì... lei ha sempre amato le storie di eroi che sfidano tutto e tutti per la loro principessa... e diceva sempre che avrebbe sposato solo un valente guerriero, ma io non so nemmeno come si tiene in mano una spada!-
- Quindi, basterebbe presentarle un guerriero molto più bravo di Leonardo, per scioglierlo da questo fidanzamento.- fece Versalia.
- Ok, ragazzi...- fece Raph rivolto ai fratelli - Chi si offre?-
- Alt, non guardate me, io sono già impegnato... ops.- fece Mik rendendosi conto di aver detto troppo.
I due fratelli lo guardarono indecisi se mettersi a ridere, ma si vedeva che erano entrambi tentati di credergli.
- Non ho capito, che ha detto....?- fece Raph.
- Io non ho sentito nulla...- fece Don.
- Non è necessario che ci sia un grande guerriero a portata di mano.- fece Versalia - basterebbe solo che la principessa creda che ci sia un altro pretendente alla sua mano, lui e Leonardo combattono un po', il primo vince... e Ainwen capisce che perdendo Leo non perde nulla.-
- Bel piano.- fece Sarah - ma Leonardo quando combatte ci mette tutto l'impegno possibile, è difficile che qualcuno riesca a fargli le scarpe.-
- E poi, mi spiegate dove lo troviamo uno disposto a farsi comandare a bacchetta tutta la vita, da quella?- fece Raph.
Gli occhi dei presenti si puntarono su Fanon.
Peccato che pure gli occhi delle guardie si erano puntati su di loro.
- Ragazzi, non so voi...- fece Don - ma ho idea che qui non siamo i benvenuti.-
...
...
...
Il tempo era finito. Fuori era tutto pronto per il matrimonio. Mancavano solo gli sposi.
Leo sospirò. Non era riuscito a trovare nemmeno l'accenno di un possibile passaggio segreto, la finestra era sigillata, e c'erano due guardie fuori dalla porta. Aveva anche tentato di parlare con Ainwen, cercato di farla ragionare... in fondo, Sarah doveva già essere lontana da quel posto, anche se si fosse rimangiato il patto, era quasi impossibile che i soldati andassero a cercarla e la ritrovassero.
In assenza di armi di ricatto, aveva tentato di farla ragionare, ma l'unica cosa che aveva ottenuto era sentirsi dire '' Tesoro, per parlare avremo una vita intera''.
Aveva un'unica possibilità. Tentare di scappare una volta fuori dal palazzo... anche se non sarebbe stato affatto semplice con tutte le guardie che c'erano a pattugliare il cortile.
No, non aveva neanche quella. Il cortle era chiuso, e tra invitati e guardie, era impossibile scappare.
'' Ragazzi, sbrigatevi per favore''- pensò Leo.
Nel frattempo, era arrivata anche la principessa Ainwen. Tra la pelle marmorea a causa dell'assoluta privazione del sole e l'abito bianco sembrava quasi uno spettro. I capelli erano intrecciati con nastri bianchi e perline, oltre che di un diadema che sorreggeva un velo ricamato. In mano aveva un bouquet di rose.
Avrebbe anche potuto essere definita una bella sposina... ma c'era un problema.
Lei non era Sarah. E non lo sarebbe mai stata.
Quando gli fu accanto, Ainwen gli mandò un bacio.
Leo impallidì ancor di più pensando -'' Ma che ho fatto per meritarmi questo?''
Il sacerdote prese la parola - Se qualcuno di voi ha da ridire su questo matrimonio, parli ora o taccia per sempre.-
- Obietto io.- fece Leo.
- No, quello che dice lo sposo non conta.- fece il sacerdote.
In quel momento, da fuori delle mura del palazzo, si sentiva una gran confusione.
'' Che siano...?''- pensò Leo speranzoso.
- Leo!- fece Sarah mentre due guardie cercavano di trascinarla via - Riesci a sentirmi?-
'' Sarah...?''- pensò Leo scuotendosi dallo stato in cui sembrava essere caduto - Sarah, sei tu?-
La cercò nella folla di invitati venuti ad assistere al matrimonio, ma non la vedeva... però sapeva che era lì, e questo gli bastava.
- Che sta succedendo?- urlò quasi il Sacerdote.
- L'ex ragazza del mio promesso sposo è tornata per disturbare il giorno più bello della mia vita, assieme ai suoi amici scocciatori.- fece Ainwen - Chiudeteli in prigione e giustiziateli.-
- No, non potete farlo...- fece Leo - quelli sono... sono miei ospiti.-
- Generalmente non è permesso che lo sposo abbia ospiti, ma posso metterli in fila posteriore, a patto che stiano buoni e tranquilli.- fece Ainwen.
Poco dopo, Sarah e i suoi fratelli furono trascinati nel cortile del palazzo, dove le guardie tentarono di metterli a sedere nell'ultima fila. Sarah pestò il piede ad una guardia e morse la mano dell'altra, costringendoli a mollare la presa e iniziò una corsa disperata verso l'altare, bloccata alla fine da due guardie che le ostruirono il passaggio incrociando davanti a lei le lance.
Leo si buttò sulla ragazza, ma riuscirono solo a guardarsi negli occhi per un attimo e stringersi la mano.
Fu in quel momento che i due ragazzi riuscirono a condividere pochi attimi di legame mentale. Pochi, ma abbastanza per dirsi l'un l'altra quello di cui avevano bisogno.
'' Ti amo Leo...''
'' Ti amo anch'io... perdonami''
Forse sperare che arrivassero presto non era stata una grande idea. A che serviva, se non a costringere Sarah a guardare mentre era costretto a sposare un'altra?
Il Sacerdote riprese - Principessa Ainwen, volete prendere quest'uomo come vostro sposo?
La principessa sorrise - Sì, lo voglio.-
Sarah crollò in ginocchio, come se una sanguisuga le avesse succhiato via la forza vitale. Era troppo da sopportare, troppo.
Aveva partecipato a decine di battaglie... era uscita viva da situazioni al limite dell'impossibile... era sopravvissuta ad esplosioni, ad una guerra inter-spaziale, persino dalla morte era riuscita a salvarsi...
Ma la battaglia del cuore, ormai, era perduta.
Curioso come nel mondo tutto facesse rumore.... tranne il rumore di un cuore che si spezzava. Quello non lo sentiva mai nessuno.
Leo però lo sentì.
Perchè era lo stesso rumore che aveva avvertito dentro di lui.
Raffaello non riusciva nemmeno a guardare. Riusciva solo a pregare che Versalia si sbrigasse.
- Leo! Non lo fare!- urlò Raph incapace di assistere a quello scempio senza fare nulla - Non permettergli di farti questo!-
- Credi forse che mi stia divertendo?- fece Leo tenendo gli occhi bassi. Non ce la faceva a vedere Sarah in quello stato.
'' Non ti dimenticherò mai. Questo te lo prometto. Addio, amore mio.''- fu il pensiero di entrambi.
...
...
...
- Un momento!- fece la voce della donna Y'Lintyas facendosi spazio.
- E ora che c'è?!?- fece Ainwen buttando a terra il bouquet per l'ira.
- Vostra Maestà. Mi chiamo Versalia, superstite della grande città di Atlantide. Vengo per ricordare a vostra maestà che chiunque, persino durante le nozze, può sfidare il promesso sposo della principessa per ambire alla sua mano. E il miglior combattente, vincerà il diritto di sposarla.-
'' Fantastico, un'altra società sessista''- pensò Sarah.
Come se non ne avesse già viste abbastanza... ma forse stavolta era disposta a passarci sopra visto che grazie a quell'odiosa credenza che le donne fossero trofei da vincere o perdere forse si sarebbe riportata a casa il fidanzato.
Anche non avrebbe mai creduto di dirlo.
- Poco importa... non c'è guerriero che possa battere il mio tesoro in duello''
- Diglielo pure...- fece Raffaello roteando gli occhi.
- E poi chi sarebbe questo pretendente?- fece la principessa.
Versalia si spostò e Fanon fece la sua apparizione.
La donna gli diede una gomitata come per dire di darsi una mossa nel dire quel che doveva.
- E' così. Sfido il promesso sposo della principessa Ainwen per la sua mano.- fece il paggio di corte.
...
...
...
- Ok, Leo...- fece Raph prima dell'inizio del duello - Adesso vedi di mettercela tutta per far bene... e quando dico bene, intendo dire male.-
- Tranquillo Raph... tecnica ninja della dissimulazione, ricordi?- fece Leo - Stai vicino a Sarah.-
- Tu pensa a tornare da noi. Se ti sposi e rimani qui, io poi con chi litigo?- rise il rosso.
...
...
...
- Che il duello abbia inizio...- fece il sacerdote - e cercate di sbrigarvi, che vorrei celebrare questo matrimonio in giornata.-
I due si misero in posizione per combattere.
- Ok, amico, vediamo un po' che sai fare...- fece Leo preparandosi a parare malamente un colpo.
Che per inciso, sarebbe stato parato persino da una cintura bianca.
Ma in fondo... cos'era una piccola umiliazione se poteva tornare a casa con la persona che amava davvero?
Ormai non attaccava nemmeno. Subiva e basta.
I colpi di Fanon non miravano tanto a fargli male quanto a sbilanciarlo. In fondo, Fanon non aveva motivi veri per volerlo morto.
Allaa fine, finse di scivolare, come un perfetto inetto, mentre Fanon gli puntava la lancia contro il collo.
'' Ottima recita''- si congratulò Fanon.
Leo strizzò l'occhio come per ringraziare.
La loro parte era andata.
Dovevano solo sperare che fosse servito.
...
...
...
- Santo cielo, smettetela!- fece Ainwen per poi correre verso Fanon - Mio eroe!- fece la principessa abbracciando e baciando il paggio.
- Ehm... scusate, posso considerarmi sciolto...?-
Ainwen lo guardò come per dire -'' Ovvio''
- Non riesco a credere di essere stata sul punto di sposare un simile incapace.- fece Ainwen - immagino che la signorina dai capelli orrendi sarà contenta di riprenderti.-
'' Fatemela picchiare, per favore.''- pensò Sarah cercando di avventarsi sulla principessa, trattenuta da Donatello e Michelangelo.
Raph si avvicinò a Leo, dandogli una pacca sulla spalla.
- Peccato, vestito così non stavi mica male.-
Leo lo fulminò - Non dirlo neanche per scherzo, sai?!?-
Raph alzò le mani in segno di resa - Rilassati, stavo scherzando...-
- LEO!- fece Sarah correndo verso l'amato, con le lacrime agli occhi - Leo!-
Il leader splancò le braccia per accoglierla, ma lo slancio della ragazza fu talmente forte che finirono entrambi per terra.
Versalia sorrise, guardandoli, pensando che in quel giorno aveva perso sì il suo mondo... ma che in compenso era riuscita a salvare un grande amore.
'' Eppure quella ragazza mi ricorda qualcuno...''- pensava la donna Y'lintyas.
...
...
...
Versalia decise di restare al fianco della neo regina Ainwen e del suo sposo. In quel regno, le cose funzionavano in modo assai diverso sulla Terra e prevedevano che le decisioni sarebbero state prese dalla regina, ed il suo re sarebbe stato un semplice comprimario.
Decise quindi di restare, in qualità di amica e consigliera, per aiutarla a diventare una regnante più giusta e più saggia.
I cinque tornarono a casa  lieti nel cuore. Versalia non avrebbe passato la vita in solitudine, Ainwen e Fanon sarebbero stati felici, ed anche Leonardo e Sarah si erano ricongiunti, uscendo nel migliore dei modi da una situazione che ormai pareva disperata.
Insomma, tutti avevano avuto ciò che volevano e cosa più importante... non sarebbero mai più dovuti tornare nel sottosuolo, per la gioia di Michelangelo.
Tutti felici... tranne gli Y'Lintyas che avrebbero volentieri affondato metà umanità per ridurre in schiavitù quella rimasta.
...
...
...
'' Io vivo per te.
Io e te, siamo una cosa unica.
Io vivo per te, io e te.
nel centro dell'universo sei tu per me.
Dividerci è impossibile.
Io.
Vivo per te.
Come alba e tramonto... insieme fanno un giorno.
Io e te, insieme siamo due.
Un'alba vista in due che non tramonta mai.
Diversi ma uguali noi.
L'amore di noi due, sogno o realtà.''
Leonardo e Sarah, con la musica nelle orecchi, erano sdraiati sul telo da mare, sulla spiaggia.
Avevano deciso di prendersi un paio di giorni di stacco, solo per loro, in quello che ormai sentivano come una sorta di '' Mondo fuori dal mondo''. Ne avevano bisogno con tutto quello che era successo... le incomprensioni, la paura, il terrore di essersi persi per sempre...
- Secondo te come se la passa Fanon, tra le grinfie di quell'arpia?- fece Leo.
- Oh, non mi è sembrato particolarmente turbato dalla cosa...- fece Sarah accoccolandosi sul petto di Leo - io so solo che un terrore così grande non credevo fosse possibile provarlo... temevo di averti perso per sempre.-
- Anch'io.
Ho dovuto cedere al ricatto di Ainwen, dirle che l'avrei sposata... ma il mio cuore, la mia mente, non seguivano la mia bocca... l'unica cosa che volevo era riaverti accanto a me.
E ti giuro, non l'ho mai baciata. Nè lei nè nessun'altra.-
Sarah sorrise - Beh... questo è un bene.- nel dir così tirò fuori dalla tasca una boccetta blu a forma di cuore.
- Che cos'è?- fece Leo.
- Me l'ha data Ainwen prima di partire.- fece Sarah - Ha detto che secondo lei, eri ancora innamorato di lei.... e mi ha dato una specie di pozione d'amore, per tenerti legato a me per sempre.- Leo sgranò gli occhi quasi sul punto di dirle '' perchè hai accettato, non ti fidi di me'', sguardo che la fece ridere.
Svitò il tappo e fece per rovesciare il il contenuto, ma la boccetta era vuota.
- Me ne sono liberata. Ma la boccetta voglio tenerla... è come un simbolo. Il simbolo che non importa quante difficoltà o quanti momenti bui dovremo affrontare.... in un modo o nell'altro ne usciremo sempre vincitori.-
Leo sorrise attirandola a sè - Sei molto sicura di te, o sbaglio?-
- Forse sì, forse no...
Ma non voglio usare sotterfugi o stratagemmi per tenerti vicino a me. Preferisco conquistarti, giorno dopo giorno.-
- Se ti consola...- fece Leo prendendola in braccio per portarla dentro casa - Non ho intenzione di stancarmi di te tanto presto.-
Nel dir così, la baciò.
Le cose sembravano aggiustarsi.

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Capitolo 19
*** La missione di Hun ***



Il cuore di Shredder era nero, oscuro come una notte senza musica e senza stelle. Gli unici sentimenti che riusciva a provare erano odio, desiderio di vendetta, istinto omicida, sete di potere, e non provava la minima pietà per nessuno.
Ma in mezzo a tanto marcio, c'era un piccolissimo angolo del suo cuore ( molto molto in fondo) che riusciva a provare, se non proprio amore, almeno un minimo di affezione per Karai. La bambina che aveva adottato e cresciuto come figlia, e che ora comandava sia il clan del piede nella succursale giapponese sia i soldati ninja di New York, come suo ufficiale in seconda.
Karai, dal canto suo, era molto legata al padre adottivo, gli era riconoscente per averla tolta dalla miseria, salvandola da uno squallido destino, e come tutti i figli adottati si sentiva in dovere di dimostrare al padre che non lo avrebbe mai deluso, in alcun modo.
Anche se molte azioni non le condivideva.
Per questo, quando il padre le chiese di rubare per lui un microchip che apparteneva al governo statunitense, la giovane aveva obbedito di buon grado, prendendo l'incarico come una missione di routine... ma non avrebbe mai immaginato cosa l'aspettava veramente.
Era quasi riuscita a mettere le mani sul bottino, quando l'allarme era scattato, minacciando di chiuderla nella cassaforte blindata... riuscì ad uscire, ma ad attenderla fuori c'era Bishop.
L'uomo che anni prima aveva rapito Sarah per operare su di lei degli esperimenti per creare un esercito di mini-soldati mutanti.
Colui che aveva fatto affari con Blanque scambiando la vita del professor Honneycutt con quella delle tartarughe, nonchè la stessa persona che aveva trasformato Leathered in una sorta di dottor Jekill e Mister Hyde.
Ed ora si preparava a colpire qualcun'altro. Bishop voleva assolutamente mettere le mani sopra tutta la tecnologia triceraton che gli invasori aveva lasciato sulla Terra, ma non poteva in quanto Saki, vinto l'appalto per la ricostruzione della città, aveva approfittato di sopralluoghi e progetti di ricostruzione per recuperare tutto.
L'agente segreto perciò aveva iniziato a tenerlo d'occhio.
Sapeva che prima o poi, il miliardario avrebbe spedito il suo uomo migliore a rubare quel chip. Doveva usare solo quel fatto a suo vantaggio.
- Interessante come trappola.- fece Karai.
- A dire il vero...- fece Bishop - QUESTA è la trappola.- e nel dir così, chiuse la ninja in un campo di forza.
La donna, tentò subito di aprirsi un varco usando la sua spada... ma la lama, fatta dell'acciaio migliore, si spezzò appena toccato il campo.
- Non ti conviene tentare scherzi...- la avvertì Bishop - è un gentile omaggio dei nostri visitatori alieni. La lama della tua spada sembra burro. Pensa cosa potrebbe fare ad un arto. Se sei fortunata.-
Subito dopo prese contatto con Oroku Saki per discutere ( che nel suo modo di vedere le cose voleva dire imporre) il riscatto per la libertà della bella guerriera.
- In cambio della vita della ragazza voglio tutta la tecnologia aliena di cui è entrato in possesso. Entro quarantacinque minuti.-
- Non so proprio di cosa stia parlando signor Bishop.- tentò Shredder. Non voleva darlo a vedere ma per la prima volta in vita sua aveva provato qualcosa che somigliava alla preoccupazione per qualcuno che non fosse sè stesso.
- La avverto di non sfidarmi e di non farmi passare per stupido signor Saki.- fece Bishop - Io so un sacco di cose su di lei.-
- Temo proprio che abbia sbagliato persona...- fece ancora Shredder - Lei non sa niente di me.-
- So quello che basta.
Per esempio so che è il capo di un'organizzazione criminale con radici nell'antico Giappone, che ha usato la sua enorme fortuna guadagnata illegalmente per finanziare la ricostruzione di New York e che ha usato le operazioni di recupero come copertura per mettere le mani sulla tecnologia aliena, so che ha mandato qui questa splendida principessa ninja per sottrarre un chip al governo statunitense... e per finire so che se entro quarantacinque minuti non avrò ciò che le ho chiesto, questo delizioso ed agguerrito membro della sua famiglia farà la fine più atroce che si possa immaginare per un essere umano.
Decida in fretta. Mancano quarantaquattro minuti allo scadere del tempo.- e nel dir così  chiuse il collegamento.
Shredder aveva già deciso.
In fin dei conti, la sua equipè scientifica aveva già tutti i dati di cui necessitava, ormai quei '' giocattoli alieni'' erano inutili.
Darli via perciò era una sacrificio meno grande di quanto si potesse immaginare... ma Shredder, anche se per un brevissimo attimo aveva avuto un '' cuore di papà'' rimaneva sempre un delinquente ed un assassino. E come tutti i delinquenti che avevano come abitudine non mantenere i patti, aveva seri dubbi a credere che quello che faceva lui non potesse farlo un'altra persona.
Non c'erano garanzie che avuto ciò che voleva, gli avrebbe restituito la figliastra illesa.
Perciò decise di prendere le sue misure.
Dopo il fallimento della missione a Pechino, Hun e Stockman erano stati sollevati dai rispettivi incarichi e messi a spalare carbone nell'altoforno.
Stockman passava il tempo a schernire il compagno di sventure, che anche ridotto in quel modo continuava a dimostrare grande lealtà per Shredder, mentre Hun lavorava tutto il giorno in silenzio.
Shredder decise di dare al suo ex braccio destro un'ultima possibilità.
- Mi hai deluso una volta di troppo. Ma a tuo merito c'è da dire che mi sei sempre stato leale... perciò ti offro un'ultima possibilità per riscattarti.- fece Shredder.
- Mio signore... io non ti deluderò. Comanda, e mi butterò nel fuoco per te.-
- Karai è stata catturata. Il tuo compito è trovarla e riportarla qui da me.-
Per un attimo la sicurezza di Hun traballò. Salvare Karai? Piuttosto mi butto davvero nel fuoco, avrebbe voluto dire, ma poi si ricordò di essere attaccato alla vita e lo tenne per sè.
- C'è qualche problema?- fece Shredder.
- No... nessuno.-
- Bene. Abbiamo l'ultima posizione di Karai. Il dottor Chaplin ti fornirà tutto il necessario per la tua missione... e bada bene... se Karai muore, tu morirai con lei.-
...
...
...
Non molto lontano, le tartarughe erano in giro per la città con il loro tarta-corazzato, a godersi una tranquilla serata.
Quella era la prima sera, dopo molte, che Sarah usciva dal rifugio per passare del tempo fuori da casa che non doveva essere impiegato per andare a scuola o per qualche missione. Da quando aveva scoperto chi era, si muoveva sempre nell'ombra, quasi avesse paura che qualcuno potesse riconoscere in lei qualcuno che doveva essere morto da anni, e per questo motivo cercava di uscire il meno possibile.
Ma quella sera sia il padre che il fidanzato che i fratelli avevano talmente insistito che dire di no le fu impossibile.
'' E' difficile riprendere il ritmo, con quello che ti è successo...''- le diceva spesso il padre -'' ma devi riuscirci. Vivere con la paura addosso non è vivere.''
Sarah era la prima a volerne uscire... passare tutto il santo giorno e la notte con lo stomaco che si contorceva e si aggrovigliava per il nervosismo e la paura di essere scoperta, non era affatto piacevole anzi...si domandava quanto le mancasse per raggiungere il crollo di nervi.
'' Speriamo presto... magari dopo...''
Ma non ci riusciva. Non ancora almeno.
Anche in quel momento, mentre i fratelli ascoltavano la musica... ogni tanto scuoteva la testa, a ritmo, per far credere che sesse con loro, in realtà stava pensando a quanto le rimaneva di vita tranquilla, prima che Bishop si ricordasse di lei e la cercasse.
'' Se dovesse accadervi qualcosa ragazzi... io non potrei mai perdonarmelo''
I suoi pensieri furono interrotti da un'interferenza sul loro canale privato.
'' Qui è Hun. Sono per strada. Sto andando a recuperare il dispositivo. Appena avrò recuperato quel gioiellino tecnologico e l'avrò consegnato al brillante Dottor Stockman, saremo in grado di individuare e neutralizzare le tartarughe, quella mocciosa ed il loro maestro. Non riusciranno a salvarsi stavolta.
Mi sto dirigendo al deposito 51 a Brooklyn, per il recupero. Passo e chiudo.''
- Ragazzi... solo io vedo la scritta '' trappola'' in caratteri cubitali luminosi?- fece Mik.
- Ma dobbiamo rischiare lo stesso.- fece Leo - mettete che sia tutto vero. Saremmo tutti in pericolo. Andiamo.-
Don fece inversione di marcia.
- Eppure questa storia mi puzza...- fece Sarah.
- Non vedo perchè.- fece Raph - Hun è il leccapiedi più devoto a Shredder, e la scatola di sardine ambulante cerca sempre di trasformarci in un bel consommè, e ora sta andando a prendere un dispositivo per rintracciarci... logico no?-
- Sì... però se ben ti ricordi Hun dice anche '' appena lo avrò consegnato al brillante dottor Stockman''- fece Sarah - e francamente, non mi ha mai dato l'impressione di nutrire stima o ammirazione per quello lì.-
- In effetti hai ragione...- fece Leo - questa faccenda è strana..
Ad ogni modo, meglio non correre rischi, prima lo fermiamo meglio è.- e nel dir così, si diressero verso il deposito 51.
...
...
...
Hun, completamente ignaro della trappola che Stockman aveva preparato per lui ( la falsa comunicazione era stata infatti un tiro mancino dello scienziato per impedire all'uomo-montagna di riuscire nella sua missione e farlo quindi giustiziare in un classico capriccio '' Perchè lui si e io no?'') ed era arrivato alla base di Bishop con un veicolo super-corazzato sfondando la parete.
Bishop approfittò di un ascensore nascosto nel pavimento per fuggire e rifugiarsi su un treno super tecnologico. Era lì che teneva in ostaggio Karai.
Sarah e le tartarughe tentarono di affrontare il gigante, ma Hun non aveva tempo da perdere con loro, per quanto distruggerle sarebbe stato gradevole per lui.
Lanciò contro di loro un enorme contenitore per poi lanciarsi su Bishop, che però era già partito.
Il gigante lanciò dunque un dispositivo di rintracciamento sul veicolo.
Ora poteva andare e correre dove voleva... tanto non gli scappava.
O almeno così credeva.
Bishop gli aveva completamente distrutto il mezzo.
A piedi non c'è l'avrebbe mai fatta. Così gli venne l'idea di '' prendere in prestito'' la moto di Raph, approfittando che i ninja erano svenuti.
- Eh no!- fece Raph - Quella è la mia moto!!!- fece il rosso mettendosi alla guida del tarta-corazzato - come s'è permesso di rubarmi la moto?!?-
- E si è pure messo il tuo casco!- fece Mik - Io mi arrabbiererei.-
...
...
...
Lo seguirono fino a quando non videro la moto di Raph a terra, in fiamme.
- CHE COSA HA FATTO ALLA MIA MOTO QUEL....- fece il rosso entrando nell'edificio che portava segni di scasso - HUN, STO VENENDO A PRENDERTI, BRUTTO BESTIONE!-
- Raph,calmati, è meglio se entriamo... insieme.- fece Leo.
- Rinunciaci... vedi che succede quando gli toccano la moto?- fece Sarah.
Appena il rosso l'ebbe a tiro iniziò a colpirlo come se non ci fosse un domani, sfogando tutta la rabbia che aveva per aver perso la sua amata motocicletta.
Hun, non potendone più di averli tra i piedi senza poterli massacrare come diceva lui, gli tirò contro un fumogeno per poter tagliare la corda.
- Ragazzi, non so voi... ma a me non sembra così ansioso di trovarci.- fece Mik.
- Questa cosa mi puzza... seguiamolo.- fece Leo.
- Non serve che tu me lo dica... quel bestione mi deve una nuova moto, e da me i debiti si pagano!- fece Raph.
Hun prese il treno al volo, malgrado '' il controllore'' non fosse tanto d'accordo di avere sul mezzo un '' furbetto del biglietto''.
Leo e i suoi salirono sul tetto, e dalla loro postazione...
- Karai?-  fece Leo.
- Bishop...?- fece Mik - ragazzi... qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?-
- Che Hun non è mai stato interessato a quel dispositivo, anzi, inizio a credere che nemmeno esista.- fece Don - Ad Hun interessava salvare Karai... non so come mai, ma qualcuno ha pensato di tendergli una trappola per impedirgli di portare a termine la missione...-
- E la moto di Raph ci è andata in mezzo.- fece Leo.
- Poco importa, tanto lo distruggo lo stesso!-
Di sotto, le cose si mettevano male per Hun e Karai. La prima era prigioniera in un campo di forza, mentre l'altro ( già frastornato dalle esplosioni della serata e dall'intrusione delle tartarughe) iniziava a dare segni di cedimento, mentre Bishop era fresco come una rosa.
Inoltre Hun era forte ma pesante, quindi per lui fu un giochetto da ragazzi metterlo al palo.
- Sei al capolinea. E la bella Karai, scende con te!-
A quel punto fu troppo.
- Karai è nei guai.- fece Leo - come minino dobbiamo tirarla fuori.-
- Leo!- fece Raph.
- Senti, lei ha fatto la stessa cosa per noi, quindi le dobbiamo qualcosa.- fece il leader - Sarah, tu sei d'accordo, vero...?-
Ma la giovane, da quando aveva visto Bishop era caduta in uno stato d'immobilità totale, sembrava quasi in trance.
L'assassino della sua famiglia era lì. L'uomo che l'aveva uccisa due volte, prima uccidendo la sua vita di bambina spensierata e poi rubandole la memoria era lì.
Quello che l'aveva buttata in un baratro nero.
Quello che l'avrebbe uccisa se la riconosceva.
Voleva reagire, ma non ci riusciva. Il suo corpo si rifiutava di obbedirle.
- Mi dispiace ragazzi...- fece Sarah che si sentiva morire di paura - non ci riesco... non riesco nemmeno a muovermi....-
Leo la tranquillizzò.
Era ancora troppo presto per pensare che potesse affrontare quel tizio.
- Stai tranquillla. Ce la caveremo. Tu resta qui.- fece il leader dando il segnale agli altri di entrare in scena.
I quattro si pararono davanti alla gabbia in cui era Karai ed Hun.
- Sai una cosa, Bishop?- fece Raffello - credo proprio che tu sia la persona che detesto più al mondo, dopo Hun.-
- Preparati a fare una brutta fine, Bishop...- fece Leo - hai finito di rovinare la vita a dei poveri innocenti.-
Subito dopo, mentre Donatello cercava un sistema per liberare Karai, Mik, Raph e Leo si accannivano su Bishop.
Non era solo il desiderio di dargli una lezione per quello che faceva, senza provare il minimo rimorso, magari da anni, per le sofferenze che aveva inflitto loro... l'immagine di Sarah che piangeva, scossa dalla paura e dai singhiozzi era diventato il loro incubo peggiore.
E loro avevano giurato che l'avrebbero vendicata.
Leo sembrava una furia.
Una volta liberata Karai, avevano un'alleata in più per combattere contro Bishop, ma questi era dotato di una straordinaria abilità nel combattimento e non ci mise molto a catturare la ninja ed usarla come arma.
Sarah cercava disperatamente di reagire, avrebbe voluto scendere a combattere, ma c'era una forza misteriosa che glielo impediva.
'' Non ci riesco no...''
'' Vergognati, i tuoi fratelli e l'uomo che ami stanno combattendo contro un pazzo e tu che fai? Stai lì e tremi come una foglia...''
'' Non è che è tutta una scusa perchè non ti va di salvare Karai?''
E forse era quella la verità.
In fondo era vero che Karai aveva più complicità con Leo che con qualunque altro membro del team, e che era piuttosto infastidita dal dover collaborare con lei da quando aveva scoperto che Karai e Leo avevano parlato e passato una serata assieme mentre lei moriva in coma...
Paura, vigliaccheria o semplice convenienza?
La risposta non l'avrebbe mai saputa.
Perchè oltre ogni logica, oltre ogni paura... quando la giovane kunoichi vide la figliastra di uno dei suoi nemici messa all'angolo da Bishop...
-  Ok, al diavolo la risposta che cerco!- fece Sarah gettandosi davanti alla rivale - Non provarci nemmeno amico!- lo affrontò la ragazza parando il colpo con un parata alta.
Era lì davanti al suo nemico... e non provava la minima paura. Voleva solo combattere.
- Sarah!- fece Leo stupito di vedere la ragazza, che fino ad un secondo fa pareva paralizzata dal terrore di dover rivedere e fronteggiare colui che da bambina le aveva inflitto un calvario non indifferente, intervenire per difendere Karai.
La ragazza approfittò della confusione dell'avversario per mollargli un colpo allo sterno.
- Bel colpo sorella!- fece Mik.
- Adesso siamo tutti insieme. Sei fritto.- fece la ragazzina - Ragazzi, mettiamo in pratica lo schema di combattimento tre.-
Leonardo sorrise.
- Agli ordini, comandante.- fece il leader - sentito ragazzi?-
I suoi fratelli annuirono.
- E così vuoi il gioco duro, eh, mocciosa?- fece Bishop iniziando a colpirla. Le diede parecchi calci e pugni, ma ne incassò anche - oh andiamo... riesci solo a farmi indietreggiare... e tu saresti un membro del gruppo di eroi che escono vincitori da ogni sfida? Patetica.-
- A dire il vero...- fece Sarah - il piano era diverso.-
Bishop non fece in tempo ad emettere un suono che si ritrovò sul punto di inciampare in una catena, sorretta da Leonardo e Karai.
Donatello usò il suo bastone per dare la spinta a Raph e Mik, che atterrarono il sadico scienziato con un calcio.
L'uomo cadde a terra. Don e Leo cercarono di sferrargli il colpo di grazia, ma Bishop fu più agile.
- Vedo che vi piace il gioco di squadra.- fece Bishop afferrando una valigetta per poi avvicinarsi all'uscita del treno - mentre io preferisco giocare da solo.
A proposito... voglio ringraziarvi. Il DNA che vi ho prelevato al nostro ultimo incontro, ha dato un contributo enorme alle mie ricerche.-
- Goditi quei risultati finchè puoi, allora.- fece Sarah con lo sguardo deciso che pareva aver perso - Perchè io ti giuro, dovessero volermici anche degli anni... io troverò un modo per far vedere al mondo che razza di essere disumano sei... e quanto è vero il mio nome... pagherai per i tuoi crimini.-
Bishop non lo diede a vedere ma rimase turbato.
'' Quegli occhi... la postura... la sua voce... no... non è possibile...''- e saltò via con la valigetta.
- Bene...- fece Hun - ora che Karai è salva, posso dedicarmi a togliere di mezzo voi mostriciattoli e la vostra cara amica... sarete un regalo speciale per il mio maestro...- ma Karai con un calcio lo fece saltare fuori dal treno.
Sarah cadde a terra, svenuta, circondata dai suoi fratelli, e anche da Karai.
- Sarah.... ehy...- fece Leo prendendola tra le braccia, dandole dei colpetti sulla faccia per aiutarla.
Don le poggiò due dita sul collo - E' solo svenuta. Ritrovarsi faccia a faccia con lui...- fece lo scienziato del gruppo riferendosi a Bishop - dev'essere stato terribile per lei...-
- Quando si sarà ripresa...- fece  Karai - Ditele grazie da parte mia. So quanto le è costato.-
- Ed ora che Hun sa che ci hai aiutato?- fece Michelangelo - Forse è meglio se non ci torni a casa.-
- Mettiamola così: se lui non tradirà me, io non dirò al mio maestro che si è fatto aiutare da voi.- fece Karai - torniamo tutti vivi a casa e saremo tutti felici.- nel dir così balzò fuori dal treno, ormai fermo.
...
...
...
Bishop era tornato alla base che aveva a New York, sotto Lady Liberty e venne accolto dal suo capitano. L'uomo dai capelli bianchi e gli occhiali da sole a cui consegnò la valigetta che aveva ottenuto da Saki.
- Falla analizzare subito.- fece Bishop - Ah... a proposito...-
- Si signore?-
- Ti ricordi... la bambina di dodici anni fa? Quella che avevo fatto prelevare e che suo padre aveva salvato?-
- Si...- fece il soldato iniziando a sudare freddo.
- Beh... so che non ha senso ma... quella ragazza che ha aiutato le tartarughe quando tre mesi fa c'è stata l'invasione aliena, la stessa che stasera mi ha affrontato giurando di smascherarmi.... secondo il programma di invecchiamento.... è solo la bambina di dodici anni fa, da adolescente.-
Ora si che iniziava a preoccuparsi.
- Piuttosto strano, visto che il suo cadavere dovrebbe essere nell'East River...-
- Signore. Ecco...- fece il soldato - la bambina.... era sparita.-
- Sparita? Dove?-
- Non lo sappiamo... sappiamo solo che la signora Huntington aveva nascosto la figlia, la cercammo, ma nessuno l'aveva vista... e non trovandola mai abbiamo dato per scontato che fosse morta...-
- E invece è viva!- sbraitò Bishop - Ed ha cattive intenzioni. Tutto il mio lavoro può crollare per colpa di una che dovrebbe essere morta!-
- Ma non dirà nulla... non ha prove, e dovrebbe tradire...-
Bishop si calmò - Si... questo è vero...
Tuttavia non posso lasciarla in vita. Troppo pericolosa.-
...
...
...
Sarah si svegliò sul divano di casa sua. Con una pezza bagnata sulla fronte ed una coperta addosso.
- Bensvegliata cara.- fece Splinter, che vegliava accanto a lei.
- Papà....- fece Sarah - dove... dove sono gli altri...?-
- Li ho spediti a dormire. E non è stato niente facile sai?-
- Quanto tempo ho dormito stavolta?- chiese Sarah mettendosi a sedere sul divano.
- Un paio d'ore. Sei svenuta.- fece Splinter - ma sono orgoglioso di te. I tuoi fratelli mi hanno raccontato tutto. So che hai vinto la tua battaglia.-
- Io... non so cosa sia successo.- fece Sarah - ero paralizzata, non sapevo nemmeno dove mettere le mani, poi ho visto Bishop minacciare Karai...-
- Ti è successa la stessa cosa che è capitata a Leonardo tanti anni fa.- fece Splinter - Tu hai sempre saputo qual'era la cosa giusta da fare, ma ti mancava la motivazione.
E quando è arrivata, hai capito qual'era la cosa giusta da fare, hai liberato la mente da ogni distrazione e hai potuto portare a termine il tuo compito.-
- Anche se ho salvato il nemico?- fece Sarah.
- Ma Karai non è il nemico.- fece Splinter - Lei sei tu... ma che non è stata salvata dalla persona giusta. Ed anche tu lo sai benissimo.- fece il topo abbracciandola - adesso ti lascio riposare.-
...
...
...
La mattina dopo, a colazione, Sarah chiese di essere ascoltata da tutta la famiglia e convocò anche April, Casey, Alisa ed Angel. Per comunicare loro di aver preso una decisione.
- Non fraintendetemi, io sono felice di essere qui, e non avrei potuto desiderare di meglio dopo l'inferno che mi è caduto in testa...- fece Sarah - quindi non pensiate che quello che voglio fare sia una nostalgia del mio passato.
Quello che so, è che ora che sono al corrente di quello che mi hanno fatto... non riuscirei più a staccarmi da lui se prima non conosco il motivo per cui Bishop mi ha costretto a sopportare tutto questo, il perchè del sacrificio dei miei genitori e punirlo per quello che ha fatto.
Vi chiedo solo di non pensare che sia un modo di staccarmi da qui e da voi.-
- Non dirlo nemmeno per scherzo.- fece Leo andandole vicino- vogliamo fargliela pagare tanto quanto te.-
- Dimmi dove dobbiamo iniziare a cercare, e ti scandaglio tutto a fondo.- si aggregò Donatello - E quando ho finito, ricomincio da capo.-
- Io e Casey lo pestiamo come se non ci fosse un domani.- fece Raffaello.
- Abbiamo debellato un mostro mangia-paure, vuoi che non ce la facciamo contro un essere umano?-
Sarah sorrise.
Non era sola.
Aveva un fidanzato, una famiglia, degli amici pronti a tutto pur di aiutarla.
Rimaneva ancora il dettaglio di come avrebbe potuto far finire quel vigliacco in manette e dimostrare a tutti l'animale che era senza mettere in mezzo i suoi cari... ma avrebbe trovato il sistema, in un modo o nell'altro.

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Capitolo 20
*** Colpo di scena ***


Erano passati due mesi da quando Sarah e Bishop si erano fronteggiati la prima volta. Ed erano due mesi che la ragazza era '' tornata'' alla sua vita normale. Per quanto normale potesse essere la vita di una persona che era stata rapita e seviziata da uno psicopatico, resa orfana da lui stesso ed allevata da cinque mutanti. 
Ma andava a scuola, si barcamenava tra impegni scolastici e la sua vita da ninja, usciva con le amiche, si godeva il suo ragazzo... sì, poteva dire che aveva di nuovo una vita normale. 
A parte il fatto che ora sapeva chi doveva ringraziare per tutto quello che non aveva più e che aveva avuto in cambio, e che passava ogni momento libero a cercare una traccia, un indizio, qualunque cosa potesse servire a mandare Bishop in prigione e sollevare un bel polverone.
Contava di trovare abbastanza materiale compromettente e di farlo avere in blocco alla prima stazione di polizia in forma anonima... lui in prigione, lei e i suoi genitori ottenevano giustizia, e soprattutto Leonardo e gli altri non avrebbero pagato con la loro esistenza un prezzo che non valeva la pena pagare. 
Solo che fino a quel momento non aveva trovato nulla. 
Si era fatto più furbo da quando aveva incontrato gli Hamato. Stava più attento che mai. 
- Trovato niente?- chiese una mattina a colazione mandando giù un lungo sorso di succo d'arancia. 
- Niente. Nessuna morte sospetta o violenta, nessuna sparizione.... solo qualche scippo qua e là.- fece Donatello chiudendo il suo portatile.
- Sarah...? fece Raph - sono due mesi che gli stai dietro... perchè non ti riposi un po'?- 
- Perchè non posso.- fece Sarah - Quel mostro ha ucciso i miei genitori, stava per fare del male a voi, ha quasi ucciso me e chissà quanti altri sono morti per colpa sua. Ora lo so perchè sono sopravvissuta quella notte, per fare giustizia. 
Ho un lavoro da fare e non mi fermerò finchè non lo avrò portato a termine....- nel dir così si alzò e prese lo zaino di scuola - ho le prove dello spettacolo, e devo finire una ricerca per lunedì....  non torno stasera, mi fermo da Angel.- e nel dir così se ne andò. 
I suoi familiari sospirarono.
Per lo meno si teneva occupata con qualcosa almeno per un po'.
Anche loro erano ansiosi di mettere spalle al muro quel bastardo che le aveva fatto del male in tutti i modi possibili... prima rubandole il diritto alla vita ed un'infanzia tranquilla, tredici anni, anzi quasi quattordici buttati via, poi i suoi genitori, e per finire l'aveva gettata in un baratro da cui solo una battaglia ed un disperato bisogno di salvare qualcuno l'aveva riscossa.
Ora sembrava che stesse molto meglio, ma sapevano che non sarebbe finita fino a che il mondo non avesse visto Bishop per ciò che era.
Ma era bello vedere che la loro sorellina riusciva ancora a pensare come una ragazza di quell'età. 
...
...
...
Angel rideva mentre fissava Sarah intenta a mettere a posto gli appunti per la ricerca.
- Cosa. C'è. Da. Ridere?- fece Sarah leggermente infastidita. 
Ovviamente era una domanda retorica. Sapeva benissimo a cosa l'amica stesse pensando.... peccato che non ci fosse niente di così esilarante.
I suoi fratelli e suo padre, con la complicità di April e Casey, l'avevano convinta ad investire le sue energie nel laboratorio teatrale della scuola.
'' Ti farebbe solo bene dimenticarti di chi sei, anche solo per poco, diventare un'altra persona, avere altri problemi...''- e lei aveva accettato. In fin dei conti l'idea non la schifava. Non aveva problemi a scuola per i quali fosse del tutto sconsigliabile prendere impegni extra e fin da quando era piccola adorava mettere in scena con i suoi fratelli le storie che le piacevano di più, si, era un piacevole diversivo, doveva dirlo. 
Il brutto era che nel gruppo c'erano pure Ashton e quell'ape regina della Mills...  ok, forse la seconda la preoccupava più del primo. Il primo con un po' di astuzia ( e non che ce ne volesse tanta) poteva schivarlo abilmente, ma la seconda... era già sicura che si sarebbe comportata come la reginetta dello spettacolo, quella smaniosa di stare sotto i riflettori, pronta a spingere qualcuno dalle scale pur di avere la parte della protagonista.
Invece aveva parlato con la professoressa a capo del progetto teatrale riguardo al cederle la parte della protagonista.
Sarah all'inizio non capì il perchè di tanta dimessa umiltà.... almeno prima di scoprire che il ruolo a cui aveva '' difficoltosamente rinunciato'' era quello  di Biancaneve.... ed Ashton aveva quasi supplicato per avere quella del principe.
- Può scordarselo...- fece Sarah - Io non bacio nessuno.-
'' A parte Leo ovviamente''- pensò Angel - Eh ma come fai a rifiutarti? La fiaba parla chiaro... '' Il bacio del vero amore spezzerà ogni maleficio''.- 
Sarah la guardò scettica - Numero uno, una che vedi una volta sola e per pochi secondi io non lo chiamerei vero amore.
Numero due, nella versione originale Biancaneve si sveglia perchè ai portatori cade la bara e mentre scivola le esce il pezzetto di mela avvelenata dalla bocca... quindi tecnicamente non sono obbligata a baciarlo.- 
Angel rise. 
- Beh... come idea non è male, anzi è quasi più realistica...- 
Le loro chicchiere vennero interrotte dalla responsabile della portineria.
- Huntington?- 
- Si?- 
- Ti cercano al telefono. -
La mora si alzò dal banco chiedendo - Chi è?-
- Eh questo non lo so... ma ha detto che è urgente.- 
Sarah  andò fino alla portineria e prese la cornetta del telefono.
- Pronto?- 
'' Meno male che hai risposto.''- fece una voce molto familiare.
- Karai... sei tu?- fece Sarah.
'' Ascolta, avevi ragione tu.''- fece le kunoichi -'' Shredder è pazzo furioso. Non mi sento più a mio agio nè al sicuro. 
Tu devi aiutarmi.''
Sulle labbra della giovane kunoichi si dipinse un sorriso. Era la notizia migliore che poteva aspettarla in quei giorni. 
- Perfetto, non c'è tempo da perdere, ascolta...- 
'' Voglio che tu mi raggiunga.''
- Dove?-
'' Incontriamoci tra mezz'ora all'angolo tra la nona e la Jane. Ti aspetto, ma non dirlo a nessuno. Mi controllano.''- e la telefonata finì. 
Sarah era confusa.
Avrebbe dovuto chiamare subito Leonardo e dirgli che finalmente Karai era rinsavita, che voleva scappare da quella vita in cui si era ritrovata senza rendersene conto, che in fin dei conti erano loro i suoi unici veri amici, e che dovevano preparare assieme un piano per permetterle di lasciare l'America quanto prima, un posto dove nasconderla in attesa che ciò fosse possibile... ma se si fosse trattato di un tranello per prenderli tutti in trappola? Non poteva rischiare così tanto, quel pentimento puzzava di marcio... e poi sicuramente qualcuno avrebbe iniziato con i se e con i ma, non c'era tempo per discutere...
Tuttavia, se Karai si era esposta così tanto voleva dire che aveva davvero paura di quello che fino a pochi giorni prima amava e serviva come una figlia devota. 
'' Va bene Sarah....''- fece la ragazza prendendo lo zaino. 
- Sarah?- la chiamò Angel.
- Si...?- 
- Non vieni a pranzo?- fece Angel - Oggi servono l'hamburger.- 
- Ehm...- fece Sarah - No... mi sono ricordata che ho una faccenda importante da sistemare e se non colgo l'occasione ora, potrebbe essere troppo tardi.- 
Angel la guardò preoccupata - Stai bene?- 
- Sì... devo solo parlare con una persona che però non può farsi vedere troppo in giro... appena finisco vengo direttamente a casa tua.- fece allontanandosi.
- Sarah?- fece Angel richiamando la sua attenzione - Non è niente di pericoloso.... vero?- 
Sarah sorrise - No.''- ma intanto pensava -'' Almeno lo spero.''- ed uscì da scuola dirigendosi a passo spedito verso il luogo dell'appuntamento.
...
...
...
Mezz'ora dopo, la ragazza era sul posto. Era proprio sul ciglio della strada e fissava l'orologio da polso.
Karai era in ritardo.
Ora che ci pensava non le aveva nemmeno chiesto se e come avrebbe potuto riconoscerla... magari la aspettava in qualche macchina, o si era travestita, oppure era sull'altro lato della strada... però ormai erano già dieci minuti che era ferma vicino al semaforo, anche se Karai avesse potuto vederla senza che lei vedesse lei ormai avrebbe palesato la sua presenza in qualche modo...
- Tutta sola bella signorina?- fece la voce di Ashton.
Sarah sbuffò annoiata.
- Dissolviti. Aspetto qualcuno.- 
- Chi, il tuo fidanzato? Avete un appuntamento?- la punzecchiò il ragazzo.
- No, un'amica in difficoltà. E ora vaporizzati.-
Il ragazzo si guardò attorno per assicurarsi quasi che non ci fosse nessuno a guardare prima di dire - Mi spiace... ma stavolta non mi scappi facilmente...- e nel dir così le mise le mani attorno al collo, e la spinse dentro un furgone che era arrivato proprio in quel momento. 
Sarah, presa di sorpresa, forse più dal fatto che fosse Ashton ad averla aggredita che dall'aggressione in sè iniziò a scalciare e a graffiarlo, affondando le unghie nella faccia del ragazzo. 
Provò ad urlare ma le mancava quasi il fiato... e non era nella posizione per prendere il kunai che teneva accuratamente nascosto sotto i pantaloni.
Un altro le si avvicinò e la obbligò ad aprire la bocca solo per versarle qualcosa in bocca.
Poco dopo iniziò a sentirsi fiacca, debole e stanca. Il suo corpo si intorpidiva lentamente e a poco a poco si addormentò. 
- Però.- fece l'uomo con il sonnifero - Una piccola tigre vero?- 
 - Puoi dirlo forte...- fece Ashton sedendosi accanto a lei - Il mio viso sarà la prima cosa che vedrai al tuo risveglio... mia dolce Biancaneve.- 

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Capitolo 21
*** Verso la verità ***


 
Nel frattempo, in casa Hamato regnava un clima piuttosto tranquillo considerato il modo di vivere altamente sopra le righe della famiglia.
Approfittando dell'assenza di Sarah, Mik aveva chiesto ed ottenuto di avere Alisa come ospite a cena per quella sera.
E la giovane aliena aveva accettato.
- Ma come mai Sarah non c'è?- chiese Alisa sistemando i piatti sulla tavola.
- Aveva le prove dello spettacolo a scuola.- spiegò Raph prendendo le pizze surgelate per metterle nel forno - e poi ha parlato di una ricerca da presentare, quindi si fermerà a dormire da Angel.-
- E' sempre molto indaffarata eh?- fece Alisa.
Parola sua, non riusciva ad immaginare una persona più dinamica della sua migliore amica... non solo era una ninja valente e coraggiosa, ma era anche un' ottima studentessa e riusciva anche a trovare in tempo, tra una missione ed un impegno scolastico, di dedicarsi ad un hobby che le piaceva da matti.
'' Ma non ti stanca fare tutte queste cose?''
'' No.
Vedi, se c'è una cosa che ho imparato è che la vita è incerta, può finire da un momento all'altro e tu nemmeno te ne accorgi... ed io non voglio arrivare a quel momento temendo di essermi persa il meglio o di dire... accidenti, mi sono dimenticata di.''
- Meglio così.- fece Leo - almeno si tiene occupata.-
- Bishop?-
Il leader annuì - Da quando ha scoperto che è stato lui ad uccidere i suoi genitori... da quando ha scoperto quello che le ha fatto... sembra ossessionata dal metterlo presto con le spalle al muro.-
- E non la biasimo.- fece Raph - Quel maledetto l'ha rapita e seviziata per un anno intero. Personalmente... lo vedrei volentieri davanti ai miei sai. Ci penserei io a renderle la giustizia che merita.-
- Già, peccato che Sarah non voglia questo.- fece Donatello.
Nei primi tempi, la loro più grande paura era stata che Sarah in preda alla collera e all'ira, seppure pienamente giustificata, potesse fare una qualche sciocchezza di cui si sarebbe pentita in tempi rapidi. Invece a quanto pare, almeno su quello potevano stare tranquilli.
Sarah aveva una sua concezione molto particolare della legge del taglione '' Occhio per occhio, dente per dente... mondo per mondo''.
Come John Bishop aveva distrutto il suo mondo, fatto di un padre affettuoso, una madre amorevole ed un'infanzia serena e spensierata, lei avrebbe distrutto l'immagine dello stacanovista votato ad una buona causa che propinava a tutti da anni.
Farlo apparire come l'unico vero mostro di cui bisognava avere davvero paura prima, e farlo finire in galera poi.
Il tempo di raccogliere tutte le prove, poi avrebbe consegnato tutto in blocco alla polizia con una telefonata anonima. Difficilmente Bishop sarebbe stato creduto in caso avesse tanto di trascinare lei e la sua famiglia sotto le luci.
Avrebbe ricominciato una vita normale.
- Vuole solo che paghi con la legge il male che le ha fatto. Gli sta concedendo di vivere.- fece Donatello.
- Che è molto più di quanto lui ha concesso alle sue vittime, oltre ad essere più di quanto non si meriti.- fece Raffaello.
- Lo so... ma io sono preoccupato lo stesso.- fece Leo - Non vorrei che il desiderio e la fretta di fare giustizia la porti ad accettare qualche strana proposta...
A proposito, c'è qualche novità sulla mamma di Sarah?-
Don prese la parola - Beh, qualcosa si... ma non so se sia il caso di dirlo o meno a Sarah...-
- Dai, non tenerci sulle spine.- fece Raph - Che hai scoperto?-
- Una cosa piuttosto strana. Mi sono introdotto nel sito privato dell'Istituto di Previdenza Sociale. Su Alfred Huntington, il padre di Sarah è tutto in regola...
Ma stando ai loro archivi, Jessica Harpie è una bambina nata morta l'ottobre precedente al matrimonio dei genitori di Sarah.-
- Quindi...- fece Leo - la madre di Sarah avrebbe mentito sulla sua identità?-
- Sapete, nei film quando una finge per vent'anni o per molto tempo di essere un'altra persona, significa solo una cosa.- fece Mik - Ovvero un torbido passato da ecoterrorista o agente disertore dei servizi segreti.-
Per un attimo tutti furono tentati di dirgli che come suo solito dedicava troppo poco tempo all'allenamento e alla meditazione e troppo ai videogiochi o a leggere fumetti... però in fondo, poteva averci preso.
Forse Bishop conosceva la vera identità della madre di Sarah, e voleva farle pagare un '' tradimento'' sulla pelle della figlia... avrebbe spiegato come mai proprio Sarah, con tutti i bambini di New York.
Però questo sollevava altre domande. Ad esempio, chi era e perchè la mamma di Sarah aveva mentito sulla sua identità?
Se fosse stato vero che era una criminale.... come avrebbe reagito la loro sorellina nel sapere che nel DNA aveva qualcosa di marcio?
Non ebbero modo però di rifletterci troppo a lungo perchè vennero distratti da un grido lancinante che proveniva dalla stanza del Maestro Splinter.
- Maestro!- fece Leo correndo verso la stanza arredata in stile giapponese, seguito a ruota dai fratelli e da Alisa.
Aprì di fretta le porte scorrevoli e vide che il padre era riverso a terra.
Lo prese subito tra le braccia, mentre Donatello gli controllava il polso.
- Maestro.... che succede?- fece il maggiore degli Hamato pallido in viso.
- Sarah.... la mia bambina....- fece Splinter con gli occhi che sembravano due uova sode - l'ho sentita... urlava.... qualcuno l'ha portata via....-
- Co... cosa?- fece Raffaello che non voleva crederci.
Leo non era da meno. Era pallido come un cadavere, ma cercò di mantenere un barlume di lucidità.
- No....- fece il leader con la mano che tremava prendendo il cellulare - è... è da Angel.... ora la chiamo...- compose il numero e borbottò qualcosa quando fu sicuro che dall'altra parte c'era qualcuno in grado di parlare.... e la risposta lo gelò.
- Sarah è andata via da scuola prima che finissero le lezioni.... Angel non sa dove sia.-
La paura iniziò a salire con la stessa velocità di una moneta che cadeva a terra. 0,2 secondi.
...
...
...
Sarah sbattè più volte gli occhi.
'' Oddio... la mia testa.... ma cosa cavolo...ok, stai calma e ragiona.... dunque.... Karai mi ha telefonato a scuola.... mi ha dato un appuntamento e mentre la aspettavi hai incontrato Ashton.... ed a un certo punto mi ha aggredito...''- solo che non capiva il perchè.
Quando i suoi occhi si abituarono all'oscurità, vide che si trovava in quella che somigliava ad una stanza vuota. Non c'era nulla dentro. O almeno credeva.
C'era qualcuno raggomitolato in un angolo. Gli si avvicinò con cautela aiutandosi con la mini-torcia portachiavi che le aveva regalato April per  il suo ultimo compleanno, e questo subito sobbalzò.
- Sta calmo.... non aver paura. Non ti faccio niente.- fece Sarah.
Era un ragazzo di circa diciotto anni, capelli castano chiari, pelle pallida ed occhi verdi come una foresta che però tradivano un'espressione spaventata e davano a quel ragazzo almeno vent'anni più di quelli che aveva.
- Tu chi...?- fece il ragazzo.
- Calma... sono....-
- Sei una di loro? Cioè.... di noi...?-
Sarah lo guardò con la chiara espressione di chi non aveva capito nulla - Ok, riavvolgiamo il nastro e ripartiamo da capo: io mi chiamo Sarah Huntington. Sono stata rapita....- non sapeva nemmeno lei da quanto mancava, ma di certo Angel non vedendola arrivare e non riuscendo nemmeno a parlarle al cellulare di sicuro aveva dato l'allarme e la stavano già cercando - Tu come ti chiami?-
- Jake. Jake Mitchell.- fece il ragazzo.
- Ok... che ne dici di dirmi che ci fai qui e di cosa stavi parlando?-
Il ragazzo iniziò quindi a raccontare alla giovane kunoichi la '' storia della sua vita'' che presentava una serie di agghiaccianti coincidenze con la sua: anche lui era stato rapito a quattro anni, rinchiuso in una specie di buco, dove era stato trattato alla stessa stregua di una cavia da laboratorio, ed anche lui era stato costretto a risolvere diversi quiz, indovinelli e roba simile, dimostrando una straordinaria intelligenza logico-matematica.... solo che non aveva un padre che lo aveva cercato per un anno intero, pronto a tutto per capire cosa fosse successo.
- Jake... è successa la stessa cosa a me.- fece Sarah - Bishop mi ha fatto la stessa cosa, mi ha tenuto prigioniera per un anno intero prima che potessi fuggire. Ha ucciso i miei genitori, che volevano denunciarlo...-
- Sì.... ed è per questo che ha ucciso tutti gli altri.-
- Ma chi sono questi altri?-
- Tanti anni fa, Bishop voleva creare un esercito di super soldati.... ibridi tra esseri umani e cloni da lui costruiti partendo da cellule di DNA geneticamente modificato.... ha creato le madri e le ha mandate in giro per la città, dando loro un  nominativo con cui accoppiarsi e generare una vita....-
Sarah iniziò ad unire i puntini. Questo spiegava perchè non aveva mai trovato alcuna informazione su sua madre.... perchè semplicemente , non esisteva.
Era un clone creato da Bishop che aveva avvicinato l'avvocato Huntington, per farlo innamorare, convincerlo a sposarla e per mettere al mondo un bambino. E lo stesso era accaduto a Jake. E capiva anche il perchè... non voleva un banale esercito capace solo di attaccare e difendere, ma che avesse molte altre abilità.... la parlantina e l'arguzia verbale di un avvocato era sempre utile, così come la straordinaria intelligenza logico-matematica di Jake...
- Quindi... noi... in realtà non saremmo altro che un esperimento di Bishop....?-
- Sì.- fece Jake - O almeno... lo eravamo.-
- Hai parlato di un esercito. Vuoi dire che oltre a me e te... ha rapito anche altri bambini?-
- Si...- fece Jake abbassando lo sguardo - c'erano... ma poi è successo qualcosa che lo ha spaventato... li ha fatti uccidere tutti.-
- Sporco farabutto...- ringhiò Sarah. Ora il cerchio si chiudeva.
Dodici anni prima, suo padre l'aveva salvata dalle grinfie di Bishop e meditava di raccontare tutto, così lo scienziato aveva deciso di uccidere i suoi genitori per impedir loro di parlare ed anche lei per mettersi al sicuro da qualche '' rappresaglia futura''.
Tra la sua liberazione e la morte dei genitori era passato parecchio tempo, e gli Huntington si erano trasferiti dalla parte opposta della città, temendo che Bishop o uno dei suoi tornasse a darle la caccia... e intanto aveva distrutto le prove del '' progetto bambini soldato''.
Tutti tranne lei, che era '' desaparecido'' e Jake, per motivi a lei ignoti.
- Però tu sei sopravvissuto... come mai?-
- Riteneva che avessi un cervello troppo prezioso per togliermi di mezzo.- fece Jake - ma ora ha detto che non c'è nulla che voglia sapere e che non sappia come procurarsi... senza di me. Mi darà in pasto a qualche mostro che creato geneticamente o mi farà a pezzettini.-
- No, non lascerò che accada, credimi.- fece Sarah - dobbiamo andarcene di qui.-
- E come? Tu non hai idea di quante volte ci ho provato ed ogni volta...- fece Jake sollevando leggermente la maglia per mostrarle i segni delle percosse, dei colpi di bisturi e del teaser.
In quel momento le porte si aprirono.
Bishop era in piedi davanti a loro, con due soldati accanto, uno per lato armati di fucile.
- Ci siamo.- fece Bishop.
Anche se cercava di non darlo a vedere.... Sarah iniziava a sudare freddo, ma non aveva la minima intenzione di dare soddisfazione al farabutto che l'aveva già uccisa una volta. Doveva trovare il modo di temporeggiare, giusto per permettere ai suoi fratelli di trovarla.
Subito dopo... Bishop avrebbe passato un quarto d'ora orribile.
Ma sarebbe stata gentile, e non gli avrebbe fatto più male di quello che lui aveva fatto alle sue vittime in quegli anni.
Forse.
...
...
...
- Angel...- fece Alisa cercando di mantenere la calma - Per favore... cerca di ricordare.... cosa è successo?-
Angel bevve un lungo sorso d'acqua - Ha ricevuto una telefonata durante la pausa pranzo.... stavamo mettendo a posto degli appunti che ci servivano per la ricerca.... la bidella le ha detto che qualcuno la cercava al telefono.... e subito dopo è sparita.-
- E non ti ha detto dove andava.... a fare cosa.... per vedere chi...?- fece Raffaello - Insomma, è una delle tue migliori amiche, io trovo molto strano che ad una certa ora se ne sia andata dopo una telefonata e non ti abbia detto nulla.-
- Mi ha solo detto che c'era una persona che doveva vedere. Che non era pericoloso, e che sarebbe venuta direttamente a casa mia...- fece Angel.
- Ok, quindi era una persona che conosceva e di cui aveva fiducia...- fece Donatello smanettando al computer. Si era introdotto nella rete di comunicazione della scuola per cercare di rintracciare la telefonata che aveva ricevuto la sorella.
Chiunque avesse fatto una cosa simile sapeva che qualcuno l'avrebbe cercata. Aveva fatto passare il segnale per Philadelphia.
- Questo restringe il campo.- continuò il genio - Ecco, ci siamo. La telefonata è partita da una cabina telefonica tra la Nona e la Jane.... e pare che abbia anche registrato la conversazione....- e quando la fece partire,  ascoltarono atterriti.
Dall'altra parte del telefono c'era Karai. La figliastra di Shredder. Parlava di aver paura, di volere protezione, di voler cambiare vita... e le dava un appuntamento, chiedendole però di non farne parola con nessuno.
- Maledetta....- ringhiò Raffaello - Lo sapevo che prima o poi quel suo atteggiamento da brava samaritana l'avrebbe fatta finire nei guai. Cioè, credeva davvero che il marcio potesse tornare un bel frutto, ma che cavolo!- fece il rosso con gli occhi lucidi.
Leo, dal canto suo, era sconvolto più che mai. Sì, sapeva che Karai tendeva a fare confusione tra senso dell'onore e senso della lealtà.... ma non poteva credere che avesse inventato la storia che Sarah voleva sentire di più al mondo solo per attirarla in una trappola per poi aggredirla e portarla via.
- Io non ci credo.... ma perchè l'ha fatto?- fece Leo quasi atono.
- Perchè è una guastavita! Lei gode nel rovinare la vita delle persone, apri gli occhi per una volta! E' tale e quale a suo padre!-
- ADESSO BASTA!- urlò Mik fuori di sè - Basta, per favore, basta! Ora non è importante stabilire se Karai è una psicopatica salvabile o meno. Quello che conta è trovare Sarah e riportarla a casa.
La vendetta non è merce deperibile, la vita di Sarah si!!!!-
Il resto del gruppo lo guardò come se gli fosse spuntata un'altra testa. Di solito Michelangelo era così calmo, così pacato, sempre pronto a sdrammatizzare e rendere meno nera una situazione apparentemente senza uscita... sembrava un altro.
- Beh che c'è? E' mia sorella.- fece Mik.
- Michelangelo ha ragione.- fece Splinter - Sarah ha bisogno di noi.-
- Quindi qual'è la prima mossa?- chiese Alisa.
- Te la dico io.- fece Leo - Andiamo da Karai e la costringiamo a liberarla. A meno che non voglia diventare un kebab.-
- Almeno stavolta concordo con te.- fece il rosso.
    Karai fu molto sorpresa di ritrovarsi le tartarughe nel suo dojo privato.
Avrebbe dovuto chiedere '' che fate qui, come avete fatto ad entrare'', ma poi si ricordò chi erano e che se avessero voluto sarebebro entrate senza problemi persino a Fort Knox.
Nei loro occhi c'era rabbia e disperazione.
- Posso aiutarvi?- fece la ninja innocentemente.
Raph a quel punto non ci vide più e la aggredì con furia ceca... e Leo non sentì alcun bisogno di fermare il fratello.
- DOV'E' SARAH?- urlò Raffaello immobilizzando Karai contro il muro puntandole un sai alla gola, in preda alla furia più ceca e ad una rabbia che sapeva di disperazione - LEI SI FIDAVA DI TE, E TU L'HAI DATA IN PASTO AD UNA BELVA.
COME HAI POTUTO, COME?!?!?-
- Non c'è bisogno che tu urli... anzi, ti sarei grata se mi spiegaste cosa diavolo sta succedendo.- fece Karai mantenendo la calma.
- Non fare la furba con noi, carina.- fece Raph - Sarah è sparita. Dopo che le hai telefonato.-
- Karai...- fece Leo mettendosi in mezzo, cercando di mantenere un tono pacato - perchè? Lei non ti ha fatto nulla di male, ti ha salvato la vita... come hai potuto ripagarla così?- fece Leo ricordando quando era stato il turno di Karai di essere rapita.... Sarah si stava ancora riprendendo dall'aver ricordato la vita che le avevano portato via, era terrorizzata dall'idea che Bishop la riconoscesse, ma malgrado tutto era scesa in prima linea, per salvare la figliastra di Shredder.
Non riusciva a capacitarsi che la donna con cui si ritrovavano a combattere fianco a fianco in qualche occasione, avesse potuto consegnare ad un assassino spietato proprio colei che si era battuta per salvarle la vita.
Karai li guardò come se le avessero detto che Hun era candidato per una borsa di studio in termo-fisica nucleare.
- Ma di che parlate?-
-Parliamo della telefonata che hai fatto a Sarah.- fece Alisa che non ne poteva più di quel teatrino - L'hai chiamata per dirle che volevi uscire dal giro, e le hai chiesto di vedervi per discutere su come avreste agito, solo che invece di te c'erano gli scagnozzi di tuo padre.-
- Sentite.- fece Karai liberandosi dalla presa del rosso - Mi pare evidente che abbiate toppato alla grande.-
- Già. Dicono tutti così.- fece Mik - Io non ne so nulla, non sono stato io, avete preso l'uomo sbagliato...-
- Mi dovete credere.- fece Karai - E' vero. Io e Sarah combattiamo su due fronti diversi, ma non le avrei mai fatto del male.
Non sono stata io a chiamare. Ed anche se l'avessi fatto... non c'era bisogno di darle un appuntamento... dov'è che è successo?-
- Tra la nona e la Jane.- fece Donatello.
- Lontano da qui insomma. Non c'era bisogno di vederci così lontano.-
- E perchè sentiamo?- fece Raffaello con tono di sfida.
- Perchè mio padre è partito per Tokyo proprio stamattina per un viaggio d'affari.- fece Karai - e si è portato dietro quel bestione tutto muscoli e niente cervello come guardia del corpo. Se davvero avessi voluto incontrarla le avrei detto di venire direttamente qui, senza timore di essere scoperta.-
I quattro ed Alisa si guardarono.
In effetti il ragionamento filava... e c'era da dire che Sarah era già stata nel palazzo di Shredder senza invito quando avevano organizzato un attacco al suo quartier generale, dopo aver passato tre mesi in campagna dopo l'incendio a casa di April, e sapeva bene come non farsi scoprire.
Inoltre non era una ragazzina allo sbaraglio che aveva visto troppe volte '' Karate Kid, Per vincere domani''. Era una kunoichi che per la sua giovane età aveva già una bella esperienza, ed era uscita indenne da situazioni che avrebbero mandato chiunque fuori di testa...
- L'unico che avrebbe potuto scoprirmi e riferire è Stockman... ma al momento è l'ultima persona a cui mio padre affiderebbe le chiavi di casa quindi...-
- Adesso che ci penso...- fece Don mettendo le cuffie per riascoltare la conversazione che la sorella e '' Karai'' avevano avuto - Ci sono dei punti in cui Sarah viene bruscamente zittita... insomma, Sarah parla, ma prima che possa finire la frase il suo interlocutore inizia a parlare... e Sarah si zittisce.-
- Come se qualcuno avesse inciso una voce su un nastro registrato...- fece Alisa - e avesse contato i secondi per dar modo a chi era in linea di rispondere, per non farle capire che era una registrazione.-
Donatello annuì.
- E quasi sicuramente hanno usato un modulatore vocale.- fece Donatello - per imitare la voce di una persona di cui Sarah si fidava.... Karai non è stata incastrata. E' stata usata come esca.-
E a questo punto, la situazione cambiava. In peggio.
Sarah non era nelle mani del più pericoloso criminale che l'universo avesse mai conosciuto e questa era già una buona notizia...
A questo punto rimaneva solo un sospettato.
L'unico in quel momento ad avere dei motivi per volerle fare del male.
E bastò quel pensiero a gelar loro il sangue nelle vene.

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Capitolo 22
*** Le origini ***


Intanto Sarah e Jake camminavano con le mani dietro la schiena. Non era così difficile girarsi di scatto, afferrare il fucile e puntarlo contro di loro... ma quella mossa poteva funzionare con un solo soldato, al massimo due... i cecchini che li '' scortavano gentilmente'' però erano già cinque. 
Per ora non potevano fare molto. Solo... obbedire ed aspettare. 
Bishop li guardava come si guardava il pranzo della domenica. In particolar modo, come se fossero stati il dolce. 
La ragazza lanciò un'occhiata di commiserazione a Bishop - Accidenti amico... con tutti gli agganci di cui potevi servirti, ti sei ridotto a servirti di un ragazzino pieno di sè che si prende pure a botte da solo per trovarmi... è un po' patetico, non trovi?- 
- Forse.- fece Bishop - Ma bisogna guardare in prospettiva. Questo tizio forse non brilla per acume ed intelligenza... ma non avresti mai pensato di doverti guardare da lui, ed infatti... eccoti qua.- 
- Che cosa vuoi da noi?- fece Jake - Non ci hai già rovinato la vita abbastanza? Perchè ci fai questo?- 
Bishop allora iniziò a spiegare ai suoi '' ospiti'' il motivo per cui aveva fatto tutto quello che aveva fatto sino a quel momento. La storia iniziava nel lontano 1870, quando il presidente Grant decise di mettere insieme la Earth Protection Force. Un'organizzazione governativa segreta che aveva il compito di proteggere il pianeta dalle minacce che venivano dallo spazio. 
- E le chiacchiere stanno a zero.- fece Bishop - Abbiamo visto di recente quanto possono essere pericolosi gli extra-terrestri. Questa è la finalità dell'EPF. Il mio obiettivo.
Creare una nuova umanità. Vent'anni fa, contavo di poter ripopolare il pianeta solo con dei soldati... purtroppo però erano tutti muscoli e zero cervello, nessuna capacità di elaborare una difesa efficace o un attacco... per questo ho creato il progetto dei bambini soldato.
Ho scelto personalmente i padri tra scienziati, linguisti, avvocati... il meglio del meglio insomma, per avere un esercito con i fiocchi.- poi si rabbuiò - ma tu... i tuoi genitori.... hanno rovinato tutto.- 
Jake guardò la nuova amica senza capire. 
- Vedo che sei confuso, mio caro... adesso ti spiego.- fece Bishop - questa ragazza faceva parte del progetto, e devo dirlo... era piuttosto promettente. Ma non avevo capito quanto quell'avvocato si fosse affezionato a quell'aborto di sua madre e a lei....- 
'' Maledetto...''- quasi ringhiò Sarah. 
-... l'ha cercata per un anno. E alla fine l'ha trovata e portata via. Ed io... beh....- 
- Non provare ad usare me. Non usare i miei genitori come una scusa.- fece Sarah - Tu sei l'unico mostro da cui questo mondo avrebbe sempre dovuto guardarsi. Hai fatto mettere al mondo dei bambini solo per torurarli e seviziarli e non c'entra niente il salvare il mondo.... l'unica cosa che ti importa è vedere qualcuno che soffre per tua mano, che supplica una pietà che non arriverà per soddisfare il tuo complesso di onnipotenza.- 
 Bishop sorrise a quelle parole - Sì lo confermo... saresti stata un ottimo capo per il mio esercito di ibridi umani.- 
- Non ti credere...- fece la ragazza con tono di sfottò - Ti saresti allevato una serpe in seno. Non ci sarebbe stato un solo giorno in cui non avrei sobillato una rivolta. E' questo il brutto di essere umani. Hai una coscienza.- 
- Sai una cosa?- fece Bishop - Hai ragione. Tu e tutti gli aborti che ho creato mi avreste creato solo problemi... ma ora si passa alla nuova gestione. Che però voi due non vedrete.- nel dir così fece un cenno ai suoi soldati di portar via Jake. 
- Non provare a toccarlo!!!!- urlò Sarah cercando di liberarsi dalla presa del soldato che fu costretto ad afferrarla per i capelli - JAKE!!!!-
Bishop sogghignò - Sai... la prima volta che ti ho vista, mi sono chiesto perchè mai una ragazza umana avrebeb dovuto rischiare così tanto per salvare quattro errori della natura.... adesso lo so, e anche tu lo sai.... sei una di loro.
Tu non saresti mai venuta al mondo se non fosse stato per un esperimento genetico.
Nessuna meraviglia che ti stiano simpatici... ma non temere. Te li manderò il prima possibile.-
...
...
...
Appurato che Karai non solo non c'entrava con il rapimento di Sarah ma che anzi era stata usata come esca, Leonardo e i suoi familiari avevano realizzato che l'unica persona ad avere interesse nel far sparire la ragazza era Bishop, si erano subito diretti a '' casa'' di Leathered per chiedere il suo aiuto e quello del professor Honneycutt.
L'unica speranza era di perquisire metà del treno iper-tecnologico dell'agente alla ricerca di qualche indizio. E a furia di scandagliare erano riusciti a trovare un segnale di richiamata automatica nel microcircuito del treno. 
- Forse se lo rimettessimo in funzione...- fece il professore. 
- Il segnale di richiamo del treno si attiverebbe, e ci porterebbe dritti dritti al nascondiglio.- fece Leathered.
- Perfetto.- fece una voce femminile alle loro spalle - in tal caso fallo partire.- 
Si voltarono e videro che sul treno c'era anche la figlia di Oroku Saki. 
- Che diavoli ci fai qui?- sbraitò Raffaello - Ci hai seguiti?- 
La donna alzò le mani in segno di resa - Calma. Non voglio combattere. Voglio solo darvi una mano.- 
- Certo. Come no.- fece Raffaello - senza offesa carina, ma tutte le volte che dici di volerci aiutare, finisce sempre allo stesso modo, con te che torni a servire quell'essere indegno di qualunque appellativo. Perchè dovremmo fidarci di te?- 
Karai inspirò cercando di rimanere calma. 
- I principi sono una cosa, ma non lascio che mi impediscano di saldare i debiti.- fece Karai - Lo so che non sono sempre stata in grado di mantenere le promesse.... ma nemmeno a me piace sapere di essere stata usata per fare del male a qualcuno.-
Soprattutto se lo conosceva.
E se gli doveva qualcosa. E a ben pensarci... doveva qualcosa a Sarah. Tipo la vita. Se diverse settimane prima, quando era toccato a lei essere rapita da Bishop quella ragazzina fosse rimasta lontana dalla battaglia, terrorizzata dal farsi riconoscere, anteponendo le sue esigenze personali a tutto quello che le era stato insegnato, lei probabilmente sarebbe morta. 
Era ora di renderle il favore. 
- Leo....?- fece Raffaello rivolto al fratello maggiore. Sì, Karai non le piaceva, la considerava una falsa doppiogiochista e personalmente l'avrebbe passata più che volentieri nello schiacciapatate e da un sacco di tempo.... senza contare che se Sarah era in quella situazione orribile, era perchè pensava di essere corsa in aiuto di una persona che non voleva essere salvata. 
Ma non spettava a lui decidere. 
-Leo, qui parliamo della tua ragazza....- fece il rosso - dimmelo tu se possiamo fidarci o meno...- 
- Se possiamo fidarci non lo so.- fece Leo - ma per ritrovare Sarah e riportarla a casa... sono disposto a fidarmi pure del Diavolo.-
- In tal caso...- fece Donatello accendendo il segnale di richiamata del treno - Tutti in carrozza.- 
- Forza...- fece Raph - andiamo a prendere quel bastardo.- 
...
...
...
Sarah intanto se la passava peggio che mai. 
Non sapeva se fosse peggio ritrovarsi legata ad un tavolo da vivisezione con Bishop che minacciava di farla a pezzettini o passare quelli che erano gli ultimi minuti della sua vita con Ashton. E a pensarci bene, avrebbe preferito la prima opzione.
Invece l'agente aveva dato ad Ashton l'incarico di finirla mentre lui si occupava di un '' progettino''. 
- Di un po'...- fece Sarah con le mani bloccate dalle fascette per elettricista all'impalcatura - come fa uno che scambia una puzzola per un gattino selvaggio...- ricordava ancora le risate che si erano fatte lei ed Angel al fuggi fuggi generale che Ashton aveva scatenato al campeggio due mesi prima - ad essere arruolato da un agente della CIA?- 
- Non te l'aspettavi vero?- fece Ashton - Mi ha avvicinato due settimane fa, e mi ha rivelato chi sei... cosa sei.... e che mi hai scaricato come spazzatura per un.... mostro.- 
- Bada a come parli....- fece Sarah . L'unica fortuna di Ashton era che in quel momento aveva le mani fuori uso.... perchè se avesse avuto un solo dito libero, quello non avrebbe avuto nemmeno un dente in bocca.
- Hai preferito uno scherzo della natura a me... hai idea di come mi sono sentito?- 
- Sì, come un ragazzino viziato a cui hanno negato il giocattolo preferito.- fece Sarah.
- Mi ha raccontato tutto... e così mi sono dato malato durante i giorni dove c'era educazione fisica e le attività extra-scolastiche  a cui mi ero iscritto... solo per vedere te.... e mentre non eri in classe ho raccolto le informazioni che mi servivano, ho ascoltato te, Angel e quell'altra parlare di quello che facevate fuori da scuola...- 
- E hai scoperto che avrei voluto aiutare un'amica a togliersi il giogo di un assassino dal collo...- fece Sarah - hai diciassette anni e sei già un venduto... complimenti. 
Toglimi una curiosità... come pensi di piacermi, dopo questa?- 
- Perchè... ti posso salvare la vita.- fece Ashton - Ora non bada a noi. Possiamo fuggire senza che se ne accorga, possiamo andarcene assieme da qualche parte dove nessuno ci conosce... rifacciamoci una vita assieme.-
Sarah finse di pensarci per poi dire.
- Sì.... forse è meglio.- 
Ashton sorrise soddisfatto. 
- E' meglio se scappi. Perchè le cose stanno così.... una volta che non gli sarai  più utile, Bishop ti ucciderà, ma solo dopo averti costretto a supplicare di ucciderti... se invece arriveranno prima i miei.... non credo cambierebbe molto.
Rassegnati. Non c'è modo in cui tu possa vincere.- 
- Allora addio.- fece Ashton  inserendole nel collo un grosso ago collegato ad un tubicino di plastica.
Poi la lasciò lì, a morire dissanguata. 
Sarah iniziò a respirare lentamente per diminuire l'afflusso di sangue, malgrado sentisse la paura salire ed impossessarsi di lei.... ma doveva rimanere lucida. 
Non poteva dare a Bishop la soddisfazione di mettersi a supplicare per la sua vita, magari piangendo ed urlando... sarebbe stato come dargliela vinta, e non poteva permettersi il lusso di crollare proprio in quel momento.
C'era anche Jake da salvare... l'avrebbe tirato fuori da lì, e l'avrebbe portato a casa, gli avrebbe fatto conoscere il calore di una famiglia, degli amici.... glielo doveva.
Lei si era salvata, lui invece aveva subito tredici anni d'inferno.... lei aveva conosciuto l'amore di un padre e dei fratelli, lui solo violenza, odio, dolore.... non poteva disinteressarsi di quello che avrebbe potuto essere suo fratello. 
Sperava solo di farcela in tempo.
Il mondo iniziava a farsi sempre più lontano.

    
 - Mi spiace aver pensato che...- fece Leo durante il viaggio verso la nuova base di Bishop. Ora che avevano appurato che Karai era stata usata come esca per attirare Sarah all'appuntamento con il suo ipotetico assassino, si sentiva davvero in colpa per aver pensato che la figliastra di Shredder potesse aver deciso di usare il senso di amicizia che Sarah in un modo o nell'altro le dimostrava, malgrado gli alti e bassi che avevano avuto. 
- Tranquillo, tutto a posto.- lo rassicurò la kunoichi senza guardarlo nemmeno negli occhi.
- Dico davvero.- fece Leo - però vedi... il fatto è che io non riesco ad accettare il pensiero di poter perdere Sarah.
Mi sono innamorato di lei nel preciso istante in cui l'ho vista.- più o meno, nel momento in cui aveva visto Splinter tenere in braccio quella bambina che stringeva convulsamente il coniglietto di pezza. All'inizio l'aveva guardata con curiosità, dato che non aveva mai visto un essere umano prima di quel momento... poi, quando dopo diversi giorni che la piccola se ne stava accucciata in un angolo, senza dire una parola, senza smettere di fissare il vuoto le aveva teso una mano chiedendole di giocare con loro... lei gli aveva sorriso. E in quel momento... pensò che quegli occhi ambrati, illuminati dalla luce di quel sorriso, fossero la cosa più bella del mondo.
Ed anche se non sapeva e nemmeno se avrebbe saputo mai cosa la vita avesse osato fare ad una creaturina così dolce ed indifesa.... decise che proteggerla, salvarla, sarebbe stata la sua missione. 
- Dovevi vederla quando è arrivata in casa nostra... sembrava un animaletto impaurito.- fece Leo - poi... ha iniziato a ridere... a vivere... e mano a mano che lei diventava la persona straordinaria che è oggi...io mi rendevo conto che la nostra vita, la mia vita... non poteva essere uguale a quella di prima.- 
- Quindi... se un giorno fosse possibile... la sposeresti?- fece Karai. 
- Non è quello che fanno le persone innamorate?-  fece Leo - Quello che cerco di dire, Karai... è che da quando l'ho avuta al mio fianco... mi sono sentito più leggero, capace di affrontare qualunque cosa, persino di contravvenire un ordine- ed anche di cambiare completamente vita.
Ricordava ancora che prima che si mettessero assieme, Splinter aveva chiesto di parlarle riguardo a quanto fosse sbagliato che lei non potesse usufruire della sua vita a causa loro, e quindi della possibilità di mandarla a scuola... il terrore che Splinter volesse dirle che doveva andarsene lo aveva immobilizzato. Ma in quel caso già sapeva cosa avrebbe fatto.
Non gli sarebbe mai venuto in mente di lasciare la sua famiglia, i suoi fratelli... di certo gli sarebbero mancati... ma non poteva pensare di non rivedere più quegli occhi sorridenti.
- Ed è questo che ti auguro, te l'ho già detto. Di innamorarti di qualcuno e che sia qualcosa di abbastanza forte da convincerti a mollare questo schifo di vita...- 
- Leo.- fece Alisa raggiungendoli - Siamo quasi arrivati.- 
- Ottimo.- fece Leo sguainando le spade pensando -'' Ok, so che riesci a sentirmi tesoro... sono qui. Sono qui per te. Lo so che ti ho fatto aspettare un secolo prima di dirti che ti amavo e che voglio passare tutto quello che mi resta con te... ma ti prego, non andar via.''
...
...
...
Nel frattempo, Bishop si preparava a ricevere gli '' ospiti indesiderati''. Il suo ufficiale in seconda lo aveva avvisato che il loro computer madre aveva ricevuto un segnale di rientro dal treno A-13 e che a minuti sarebbe arrivato.
Treno che però avrebbe dovuto essere distrutto. 
E si era attrezzato di conseguenza.
- Me lo aspettavo. Quei mostri non avrebbero rinunciato facilmente a lei.- commentò Bishop. 
- Dimmi qual'è il suo innamorato.- fece Ashton - voglio essere io ad aprirgli la gola... non posso credere che mi abbia rifiutato per uno scherzo della natura.-
Bishop rise - Tu credi davvero che... che se non ci fosse stato quello sgorbio verde... quella cara ragazza, che io stesso ho fatto mettere al mondo, ti sarebbe caduta ai piedi? Sei talmente patetico da suscitare tenerezza.-
- Co... come?- balbettò Ashton.
- C'è solo una cosa che mi dispiace più di aver dovuto uccidere un elemento così promettente... ed è di non averla addestrata io.- fece Bishop - Però devo ammetterlo. Dodici anni nel sottosuolo, assieme a quattro guerrieri, l'hanno trasformata in un ottimo soldato e con buon livello di strategia tattica... l'unico difetto? 
La coscienza. Quell'agire nel nome del bene, gli ideali, il voler fare la cosa giusta, il non piegarsi mai... credo che sia il suo unico handicap. Per fartela breve.... lei è una da otto, tu al massimo sei un quattro.
Davvero ti meravigli che tra te ed uno stratega fatto e finito, abbia scelto quello sgorbio?-
Ashton fece per ribattere, ma non fece in tempo. Due uomini lo afferrarono per le braccia e lo trascinarono via. 
- Oddio, ma che fai?!? CREDEVO CHE AVESSIMO UN ACCORDO!!!-
- Infatti. Tu mi portavi lei e poi sparivi prima che decidessi di ucciderti... conosci le regole di queste situazioni, no? Niente testimoni. Portatelo via.- fece Bishop mentre il ragazzo urlava, scalciava e frignava come un ragazzino di prima elementare. 
Per le tartarughe, Karai ed Alisa, entrare fu la parte meno complicata. S'imbatterono in alcuni soldati, ma con le loro abilità e l'aiuto di Leathered che era rimasto indietro appositamente per bloccarli, riuscirono ad entrare....Bishop era lì che li aspettava. E non era solo. 
Accanto a lui c'era una specie di mostro che aveva fattezze umane che somigliava a Bishop... ma incredibilmente più forte ed agile di quanto non fosse Bishop stesso.
A Karai allora venne un'idea.
'' Fatelo parlare...''- fece la ninja sottovoce facendo cenno ad Alisa di seguirla -'' tenetelo impegnato il più a lungo possibile, noi cerchiamo Sarah...''- per poi allontanarsi.
- Ma che accidenti è quel coso?- fece Mik. 
- Ti piace?- fece Bishop - E' il primo di una lunga serie. Si chiama Slayer. L'ultima difesa per la Terra.- 
- Difesa da che cosa?- fece Donatello. A ben vedere, l'unica cosa da cui quel mondo avrebbe dovuto guardarsi... era Bishop stesso. 
- Dagli alieni ed altre minaccie contro natura.- fece Bishop - le nostre comunità ne sono piene. Ci sono un sacco di alieni e mostri che potrebbero essere i vicini della porta accanto, ma non hanno scampo.
Il mio Slayer, la nuova umanità li individueranno uno ad uno e li faranno a pezzi.-
-Ma sei pazzo?!!- fece Leonardo - Potresti uccidere un innocente per sbaglio... se per qualche motivo avvenisse un qualche errore?-
- Poco male.- fece Bishop - secondo i miei qualcoli, se il 50% della popolazione mondiale togliesse il disturbo.... sarebbe solo un guadagno.
...
...
...
Nel frattempo, Karai ed Alisa avevano trovato Sarah ammanettata all'impalcatura portante, pallida come un cadavere e con una ferita al collo, sangue ovunque.
- Sarah?- fece Karai dando dei colpetti sulla faccia della giovane kunoichi mentre Alisa le liberava i polsi e le toglieva dal collo l'ago collegato al tubicino di plastica - Dai... su, non ci mollare...- quando l'aliena finì di slegarla, la figliastra di Shredder la fece distendere ed iniziò a tamponarle la ferita con il suo fazzoletto - Forza.... andiamo.... Sarah.... ti ricordi la nave? Quando hai promesso di uccidermi, se per caso avessi fatto quello che mio padre voleva che facessi.... e quando hai perso tempo per convicermi ad approfittare dell'esplosione per cambiare vita? Sai... sai che ho capito lì? Che c'era un'ottima ninja in quel momento sulla nave.... ed eri tu. Per la tua umanità... il tuo non accettare compromessi, il tuo non arrenderti mai...- e lì aveva iniziato a pensare che quella ragazzina senza genitori, senza passato ( e, dato il suo stile di vita, potenzialmente con un futuro che finiva  troppo presto con lei che moriva con un'arma in mano) fosse un ninja migliore di quanto lei, con tutti gli anni di addestramento che aveva addosso in più di lei, e  a quanto avrebbe pagato per avere una sorella che le somigliasse almeno un pochino - Sei il ninja più forte che conosco, non puoi morire così.-
- Sarah... sei la mia migliore amica...- fece Alisa - ti prego, non puoi... non ora che ho ritrovato mio padre!- 
Vedendo che la '' collega più giovane'' non reagiva.... promemoria: dare ragione a quelli che dicevano che parlare ai moribondi per trattenerli o richiamarli in vita era una cosa poetica ma poco pratica.
Karai decise quindi di afferrare il toro per le corna. Le tirò su le gambe per favorire l'afflusso di sangue al cervello ed evitare così al cuore uno sforzo eccessivo. 
- Hai dell'acqua, del tè o del succo di frutta con te?- chiese la ninja dai capelli corvini all'aliena.
La ragazza pur non capendo il senso di quella domanda, annuì.
- Sì... ho una bottiglietta d'acqua minerale...-
- Bene.... con una mano tampona la ferita, con l'altra falla bere. Pochi sorsi alla volta, mi raccomando o rischia di soffocare.- 
- Ma perchè....?- 
- Perchè ha perso molto sangue.- spiegò Karai - e la diminuzione acuta della massa sanguigna circolante rischia di mandarla in shock ipovolemico. Falla bere... dobbiamo impedire che ciò accada.-
Alisa annuì e si apprestò a fare come le era stato detto.
Passarono almeno dieci minuti buoni in quelle condizioni, prima che la giovane riuscisse ad aprire gli occhi. 
- Oddio meno male...- sospirò Alisa riprendendo a respirare con le lacrime che le pizzicavano gli occhi. 
- Sarah, come ti senti?- chiese Karai.
- Se indovini vinci un orsacchiotto....- fece Sarah - aiutatemi ad alzarmi, per favore....- 
- Levatelo dalla testa... non sei in pericolo di vita, ma è meglio se non ti muovi, per un po'...- fece Karai. 
- Tranquilla. Non muoio.... mi sa che mi ha progettata fin troppo bene.... quel bastardo...- fece Sarah facendo leva sulle mani per tirarsi su da sola. La kunoichi e l'aliena parevano non aver troppo chiaro di cosa stesse parlando, lo capiva da come la guardavano - La spiegazione sulle mie origini ve la do dopo... ora se permettete... ho un lavoro da fare.- 
Karai sbuffò esasperata. Confermava. Una zuccona di prima categoria.
- Va bene... ma lasciati sistemare, almeno.-
...
...
...
- Indovino....- fece Bishop - Voi siete qui per.... Lara? Mara? Sasha?- 
Leo strinse la presa sulle sue spade, trattenendo a stento l'impulso di piantare le sue amate katana nel petto di quell'essere indegno che si era arrogato il diritto di rubare tredici anni di vita alla sua amata, le aveva rubato l'amore di un padre coraggioso e di una madre affettuosa, un'infanzia spensierata, l'aveva marchiata in modo indelebile... e non si ricordava nemmeno il suo nome.
- Sarah...- fece Leo ringhiando - Si chiama Sarah.... e credimi quando ti dico che farò di tutto.... per riaverla con me.- 
- Tutti noi.- fece Raph mettendosi al fianco del fratello. E così fecero Michelangelo e Leathered - Dov'è nostra sorella?-
- Mettiamola così. Non vivirà a lungo, ma sai cosa? Dovresti ringraziarmi. Vi tolgo da un bell'impiccio.... un grazioso impiccio devo dire, ma pur sempre un impiccio.- 
- Che stai dicendo....?- fece Leo tremando da capo a piedi. 
- Tu davvero pensavi che fosse solo una tenera e dolce bambina bisognosa di cure e affetto dopo tanto dolore, che avete plasmato come soldatessa? Beh, ti sbagli. Non hai la minima idea di chi vi siate messi in casa.- fece Bishop - è nata per essere un'assassina.-
- SEI UN BUGIARDO, SONO TUTTE MENZOGNE!!!- sbraitò Raffaello - Sarah è una di quei poveri disperati a cui hai rovinato l'esistenza e che non ti avevano fatto nulla!!!- 
- Hai ragione....- fece una voce flebile alle loro spalle. Si voltarono e videro la ragazza, sostenuta da Karai e Alisa.
Era pallida e si reggeva in piedi per puro miracolo ma almeno era viva.
- Sarah...- fece Leo correndo da lei - Grazie a Dio....- 
- Allora ci ho visto giusto...- fece Bishop - Saresti stata il comandante perfetto.- 
- Sarah, si può sapere di che diavolo sta blaterando?- fece Mik - Dice che sei un'assassina, parla di eserciti, che non sei chi dici di essere....-
- Sentite.... vi spiegherò tutto, ve lo prometto.... ora però se permettete ho un lavoro da fare...- fece Sarah separandosi da Karai ed Alisa. 
- Ma se non ti reggi nemmeno in piedi....- fece Donatello. 
- Sarah, lascia fare a noi.- fece Raffaello sguainando i sai - Nessuno ti toccherà più.- 
- No.- fece la ragazza - vi prego. Questo è un lavoro che devo sbrigare io. E' a me che ha distrutto la famiglia e che ha fatto sentire come qualcosa che non sarebbe più dovuto essere su questa Terra... ho giurato che gliel'avrei fatta pagare. Però... c'è qualcosa che potete fare per me.- 
- Cosa?- fece Leo. Non gli piaceva nemmeno un po' l'idea di lasciare la sua Sarah da sola con quell'esaltato... ma il punto era che aveva ragione lei. 
Bishop era la sua battaglia, così come l'Ultimo Ninja e la sera in cui erano convinti di essersi liberati per sempre di Shredder erano state le sue. Lui non avrebbe mai permesso ad uno dei suoi fratelli, al suo maestro o alla ragazza di prendere il suo posto in una di quelle sfide.
Comprendeva quindi il desiderio della ragazza di prendere personalmente a calci sui denti e nel didietro quello che le aveva distrutto l'infanzia.
E con uno sforzo sovrumano, le accordò quel desiderio. 
- Va bene.... come ti aiutiamo?- fece Leo. 
- Grazie.- sorrise Sarah - C'è un ragazzo che è stato fatto prigioniero come me... ma che non ha avuto la mia stesa fortuna. Trovatelo e mettetelo al sicuro.- poi lanciò un'occhiata assassina a Bishop  - a questo scarto dell'umanità ci penso io.- 
- Bene, sei un'avversaria tenace... sarà un piacere mettere la parola fine alla tua vita.- fece Bishop.
...
...
...
- Leo, non possiamo lasciarglielo fare...- fece Raffaello - insomma, l'hai vista?!? Stava in piedi a malapena.
- Lo so.- fece Leo - ma dobbiamo fidarci di lei.-
- Leo, voi fate quello che vi ha detto.- fece Alisa - Cercate quel tizio di cui vi ha parlato. Io e Karai rimaniamo qui, e se Sarah ha bisogno di aiuto, interveniamo subito.- 
- Non abbiamo scelta.- fece Leo che a malincuore aveva già deciso di fare come la sua ragazza gli aveva supplicato - Se quello che dice Sarah è vero... ed io sarei pronto a metterci la mano sul fuoco, Bishop ha rovinato la vita ad un altro innocente.... non è stato salvato sinora, non possiamo lavarci le mani di lui.- 
E soprattutto non potevano ignorare la '' nuova creazione'' di Bishop, che in agguato, era pronta a dar loro del filo da torcere. 
...
...
...
Nel frattempo, Jake Mitchell si trovava in una situazione che nemmeno nei suoi peggiori incubi aveva mai immaginato di trovarsi. Gli scagnozzi di Bishop gli avevano portato Ashton, riferendogli che gli ordini per lui erano molto chiari: se avesse macellato quel ragazzo che in un certo senso si poteva dire aver tradito la fiducia di una persona per consegnarla al macellaio ( e secondo il punto di vista di Bishop chi tradiva anche la minor cosa che si avvicinava ad un amico oggi, il giorno dopo sarebbe stato disposto a tradire tutta l'umanità e quindi doveva essere eliminato...ed usare le parti di ricambio per un ideale superiore) avrebbe avuto salva la vita e avrebbe iniziato a lavorare al suo fianco. Niente più isolamento, niente più test, niente più minacce di morte... oppure sarebbe stato lui stesso ad essere macellato.
Jake aveva rifiutato, malgrado la prospettiva lo facesse morire dalla paura, ed aveva gettato via il bisturi.
Sicuramente quell'Ashton non si era comportato bene, ma non poteva macellare un ragazzo della sua età.
Ed ora doveva pagare il prezzo.
Essere macellato, dissezionato vivo e da sveglio.
E per la prima volta, in quello schifo di vita che era costretto a condurre, desirò con tutte le sue forze essere già morto.
Sì, lui aveva sperato che gli amici di Sarah li trovassero in tempo, che li traessero in salvo... ma evidentemente Dio come al solito, era troppo occupato, per ascoltare le preghiere di un povero disperato.

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Capitolo 23
*** Battaglia per la vita ***


Dire che era un combattimento infame era dire poco. 
Sarah, sotto l'occhio vigile di Alisa e Karai, pronte ad intervenire nel caso la giovanissima kunoichi avesse avuto bisogno di supporto, combatteva contro l'uomo che le aveva rovinato la vita. Forse il verbo rovinare era un po' eccessivo... insomma aveva incontrato l'amore della sua vita, ma al contempo l'aveva strappata a forza dalle braccia amorevoli di una madre e di un padre e l'aveva catapultata a forza in un mondo fatto di sevizie e torture per la bellezza di un anno... aveva fatto del male a lei e molti altri bambini per... cosa? Un progetto per proteggere la terra dalle invasioni aliene.
- Sai... ho come l'impressione che la gente non dormirebbe sonni tanto tranquilli se sapesse che si è affidata ad un mostro come te!- fece Sarah parando un colpo con una parata alta e nello stesso tempo mollando un calcio allo sterno del suo avversario. 
- Possibile che non capisci?- fece Bishop rimettendosi in piedi - E' mio preciso dovere mettere in atto le misure necessarie per salvare il mondo.- 
- Ah davvero?- fece Sarah continuando a combattere - Prova a dirlo a tutti quei disgraziati che hai strappato alla vita per trasformarli in mostri.- 
- Cosa vuoi... non si può fare una frittata decente senza rompere qualche uovo.- fece l'agente. 
Sarah lo guardò con un'espressione truce. 
Una volta sola aveva desiderato il sangue di qualcuno.... una volta sola. Quando Leonardo era stato quasi ucciso barbaramente da Shredder ed i suoi accoliti, per puro divertimento.... ed era per questo motivo che Bishop si era accanito su di lei, su dei bambini e chissà su quanti poveri disgraziati.... solo per divertirsi.
Perchè ormai l'aveva capito. Bishop era un uomo che provava gioia ed appagamento non solo quando riusciva a mettere all'angolo qualcuno che lui riteneva meno dotato in tutti i sensi rispetto a lui... ma soprattutto nel vederlo supplicante e piangente, mentre implorava che non gli venisse fatto del male... e non esaudire quell'unica richiesta.
Shredder e Bishop erano uguali. Non si potevano soffrire l'uno con l'altro, ma erano uguali. Merce avariata, da passare nell'inceneritore... marcio da distruggere, prima che infettasse tutto....
Il sentirlo parlare delle vite che aveva rovinato e distrutto come di qualcosa di necessario, sacrificabile per il bene superiore, con tanta nochalance le fece dimenticare il suo proposito di consegnarlo alla giustizia e lasciare che fosse una giuria a decidere del suo destino. 
Per la prima volta.... sarebbe stata lei. Giuria, giudice e boia. 
L'avrebbe ucciso. 
- In tal caso permettimi una domanda....- fece Sarah - come le vuoi le tue spoglie? Strapazzate o all'occhio di bue?-
...
...
...
Karai inarcò un sorriso.
Fino a pochi secondi fa si era chiesta in base a quale logica stesse aiutando uno dei peggiori nemici di suo padre... e perchè avesse riconosciuto a quella ragazzina di essere un ninja migliore di lei.... insomma, era un'adolescente, e non c'era niente di più instabile, insicuro ed incerto di una creatura che non era più bambina ma non era ancora adulta, quindi dire che lei era un ninja migliore... 
Ora però lo ricordava. 
La sua tenacia. La sua testardaggine, il suo continuo imbarcarsi in lotte e crociate da cui lei stessa sapeva benissimo esserci un'altissima possibilità di non uscirci viva.
Sapeva che Bishop l'avrebbe uccisa... eppure era lì. A rendergli tutto quello che aveva passato per colpa sua con tanto di interessi.
'' Andiamo Sarah.... dagli quello che si merita''
...
...
...
Nel frattempo, le tartarughe dovevano fronteggiare un nemico molto pericoloso. L'ultima creatura di Bishop. Un suo clone ( che se si poteva era anche più inquietante dell'originale e più brutto dei cloni di Shredder) che era più agile di tutti loro messi assieme. Infatti, il suo DNA era stato sviluppato dalla combinazione del loro DNA mutato che Bishop aveva sottratto loro poco tempo prima. 
- Leo, noi lo teniamo occupato.- fece Raffaello - tu pensa a fare quello che ha detto Sarah.-
- Ma...- 
- Ubbidisci e zitto.- fece Raph scagliandosi su quella specie di mostro.
- Fai come dice Raph, Leo.- fece  Don.
- Ce la possiamo fare.- fece Mik - Hai sentito il comandante, no?- fece Mik con un occhiolino.
Leo annuì.
Tempo prima le aveva fatto una promessa: che le sarebbe stato vicino, quando sarebbe arrivato il momento di affrontare Bishop, lei avrebbe assunto il comando. Lui invece sarebbe stato il suo secondo. 
Non perchè Sarah aveva minacciato chissà cosa o perchè le fosse presa la voglia di comandare... perchè era giusto. 
Ricordava ancora la sera in cui Shredder aveva provato a portarlo dalla sua parte con moine e complimenti e la sera in cui dopo aver subito una disfatta terribile, avevano  deciso di dare l'assalto alla roccaforte. Lei era stata al suo fianco, pronta a sostenerlo ed appoggiarlo nelle sue decisioni. 
Ora toccava a lui.
Lasciò che i suoi fratelli combattessero contro la nuova creatura che l'ingegno malato di Bishop aveva concepito, il leader iniziò ad avventurarsi per i meandri di quel laboratorio sotterraneo alla ricerca di Jake.
Lo trovò in quella che pareva una specie di sala operatoria.
Era legato ad un lettino e pareva spaventato a morte.
- Jake....?- fece Leo.
- Si....E tu chi diavolo....- fece Jake respirando affannosamente mentre Leo afferrava un bisturi - No, per favore....- 
- Calmo.- fece Leo iniziando a recidere le cinghie - Sono qui per aiutarti.- 
- Chi sei?- fece il biondo cercando di respirare normalmente. 
- Mettiamola così: la persona a cui tengo di più  al mondo mi ha chiesto di salvarti.... e non c'è niente che non farei per lei.- fece Leo finendo il suo lavoro aiutandolo a mettersi seduto sul lettino - Stai bene?- 
Jake annuì, tremante.
- Ehy.- fece Leo - Guardami. Non so cosa ti abbia fatto Bishop e cosa tu ci faccia qui, ma l'incubo è finito.
- ATTENTO!!!- urlò Jake. 
Leo si voltò e fece appena in tempo per vedere uno degli sgherri di Bishop dargli uno spintono. Cadde all'indietro sul tavolino degli strumenti chirurgici.
L'uomo afferrò un coltello e iniziò a cercare di colpirlo. Leo schivò i colpi abilmente.
- LA SIRINGA!- urlò Jake - E' NOVOCAINA!-
Leo la afferrò e la piantò nel collo del suo assalitore.
L'anestetico fece subito effetto e il suo aggressore crollò, svenuto.
A quel punto il ninja usò il bisturi per slegare il ragazzo.
- Andiamo. Mi sa che hanno bisogno di tutto l'aiuto che possiamo dar loro.- fece abbrancandolo. 
...
...
...
- Ma perchè non ti arrendi?- fece Bishop dopo averla messa all'angolo. Sarah iniziava ad accusare la stanchezza e a sentire il sapore ferroso del suo stesso sangue invaderle la bocca - Sei solo un orfanella. Ok, tu e i tuoi amici siete riusciti in imprese notevoli ma contro di me non puoi nulla. 
Non ti dimenticare: io sono il tuo creatore.- 
Dopo un minuto di silenzio che pareva interminabile, Sara trovò la forza di rispondere  a quella velata insinuazione - No.-
Bishop voleva insinuare che lei era un mostro, che non sarebbe mai venuta al mondo se LUI non avesse creato un ibrido femmina per far si che si accoppiasse con un umano... ed in parte era vero. Ma non era un mostro, nè tantomeno una pedina nelle sue mani... da quando aveva scoperto la verità era andata in crisi, arrivando fino al punto di non riuscire a muovere nemmeno un muscolo in un combattimento.... lo aveva pensato. Di essere un abominio, la causa della morte dei suoi genitori ed il senso di colpa che aveva provato quando aveva realizzato che chi aveva cercato di dissezionare i suoi fratelli e l'amato era lo stesso che aveva letteralmente plasmato la sua vita l'aveva quasi divorata. Ma ora era tutto diverso. Ora sapeva.
- Io non sono una tua creatura. Mi hai fatto esistere forse, la storia finisce lì.- fece Sarah rialzandosi - Sono in grado di combattere, di scegliere, e soprattutto di essere umana. L'unico mostro che conosco è quello che non conosce nessuna pietà.
Sei tu quel mostro. Non io, non Leo e gli altri...sei solo tu. E raramenti i mostri vincono...- nel dir così gli fece cenno di guardare.
I suoi fratelli erano riusciti ad uccidere la creatura, ultima creazione di Bishop, in una bio-sospensione prima di annientarlo completamente dandogli una violenta scossa elettrica.
- NO! IL MIO SLAYER!- gridò Bishop basito e arrabbiato.
- Come dicevo... il male non vince mai.- fece Sarah.
Bishop, completamente fuori di sè la afferrò per il collo, stringendoglielo minacciando di spezzarle l'osso del collo con il solo scopo di buttarla di sotto. Il cortocircuito aveva fatto scoppiare un incendio che cresceva a vista d'occhio. 
Sarah si aggrappò alla ringhiera cercando di non cadere, mentre cercava disperatamente l'aria che le veniva negata.
- SARAH, PRENDI AL VOLO!!!- fece Karai tirandole un pugnale. 
Sarah lo afferrò e con tutta la forza che aveva glielo piantò nello sterno. 
Bishop divenne ancora più terreo in volto di quanto non fosse e mollò la presa sul collo della ragazza, ma cadendo verso il basso la trascinò con sè.
- NO!- fece Alisa. 
- Oddio...- fece Karai sbiancando.
Ormai mancavano pochi secondi all'impatto. Poi della giocane kunoichi non sarebbe rimasto altro che un cadavere spezzato e martoriato.
...
...
...
- NO!- le sembrò di sentire la voce di Leonardo nei suoi ultimi secondi di coscienza. La mora sorrise. Anche se era un urlo disperato, pieno di rabbia e paura... era felice di andarsene con la voce dell'uomo che aveva amato di più nella testa. 
Un po' le dispiaceva.
Lasciare i suoi fratelli, i suoi amici, la sua vita, i sogni che non avrebbe più potuto realizzare, le speranze...
E lasciare lui.
Leonardo Hamato. Una creatura che nemmeno sarebbe dovuta esistere, se non in qualche film di fantascienza, ma che invece per fortuna esisteva ed aveva reso la sua, nel momento più buio, incredibile e fantastica.
Lasciarlo era la cosa più terribile... ma almeno sarebbe rimasto vivo.  In fin dei conti... come avevano già capito da tempo, non c'era un futuro su quella terra, per loro.
'' Magari ci andrà meglio nel prossimo...''
- Su, non essere così melodrammatica.-
La ragazza si riscosse dal torpore in cui era caduta. Pensava di essere atterrata, di avere ogni singolo osso del corpo spezzato per non dire polverizzato, piena di ferite e lesioni interne... invece era tra le braccia dell'unica persona che aveva amato.
Leo era scattato all'ultimo secondo per salvarla da quell'atroce destino malgrado attorno a lui, tutto stesse prendendo fuoco.
 - Stai bene?!- fece il mutante  tenendole il viso con le mani che tremavano di paura.
Sì, paura.
Lui non aveva mai avuto paura di niente in tutta la sua vita... persino la morte o il rischio di non rivedere mai più un'altra alba aveva sempre accettatto e di buon grado anche.
Ma ora che l'aveva trovato...l'amore... quello vero... l'idea di vivere altri mille anni senza Sarah  al suo fianco lo atterriva.
- Sì... sto bene.''- lo rassicurò lei con un sorriso -grazie a te.-
Il mutante la prese tra le sue braccia e per un attimo i due si persero in un bacio appassionato, per festeggiare la loro riunione. Per un attimo entrambi avevano seriamente temuto di non rivedersi mai più.
Ma dato che alla fine si erano ritrovati... forse era un segno che il destino ancora non si era stancato di loro.
- Ehm... - fece la voce scettica di Raph riportandoli alla realtà -no, dico...-
-... se volete torniamo più tardi.- concluse Mik ridacchiando.
Sarah  corse subito ad abbracciare i fratelli e le amiche. 
Poi toccò a Jake.
- Stai bene?- 
Il ragazzo annuì. 
- Ragazzi... qualcuno mi spiega cosa è successo?- chiese Donatello che per la prima volta in vita sua aveva più domande che risposte.
Sarah annuì.
- Vi spiegherò tutto in un posto più sicuro... ora è meglio andarcene da qui.- 
Il laboratorio stava crollando. Le tubature si stavano rompendo e l'acqua stava velocemente riempendo quel buco. 
- VI PENTIRETE AMARAMENTE DI QUELLO CHE AVETE FATTO OGGI!!!- fece la voce di Bishop. Sarah strabuzzò gli occhi. 
- No... è impossibile.... gli ho trafitto il cuore!-  fece la kunoichi, salvo poi ricordarsi che quell'uomo non poteva avere un cuore.
Aveva trafitto un punto in cui non c'era niente. 
- Maledetto...- fece Sarah salendo le scale per risalire il tombino da dove Bishop era scappato seguita a ruota da tutti gli altri.
Quando risalirono in superficie però, l'agente era già sparito.
- Maledetto...- fece Sarah.
Leo le poggiò una mano sulla spalla - E' fuggito, ma gli hai inferto un duro colpo. E cosa più importante, noi ti abbiamo ritrovata.- 
Sarah annuì. 
- Glielo ABBIAMO inferto.- fece Sarah - Non sarei qui se non fosse stato per voi.
Per tutti voi.- fece guardando Karai.
...
...
...
Tornarono a casa la sera stessa. Subito dopo aver affidato Jake alle cure di April e riportato Ashton a casa sua. Ovviamente dopo avergli cancellato la memoria su quella sera e tutto quello che riguardava Sarah.
Splinter abbracciò la figlia che credeva di aver perduto come se non l'avesse vista da oltre venti lunghi anni. 
E la sera stessa, la giovane raccontò agli amici e alla famiglia quello che aveva scoperto su sè stessa, i suoi genitori... e il povero Jake. Di come fossero stati loro malgrado, coinvolti in un progetto che mirava a farli diventare spietati assassini.
E di come i suoi genitori, nel disperato tentativo di salvarla, fossero morti e spinto Bishop a freddare senza pietà venti ragazzini innocenti. 
- Un altro valido motivo per ammazzarlo quando mi capita a tiro.- fece Raph.
- E tu...- fece Don rivolgendosi alla sorella - tu come stai?- 
- Come volete che stia... ho scoperto che sarei dovuta diventare un'assassina... che senza il volere di un mostro non sarei nemmeno venuta al mondo... però so anche che il diritto di scegliere è mio per diritto di nascita.
E non gli permetterò di rubarmi altro tempo.- avrebbe continuato a combattere e fare quello che le veniva meglio, ovvero il ninja. Avrebbe conservato il suo carattere, i suoi ideali e i suoi valori. 
Avrebbe dimostrato a Bishop che niente, nemmeno la consapevolezza della sua esistenza l'avrebbe cambiata.
Sarebbe tornata a scuola, dai suoi amici, dai suoi progetti, dalla sua famiglia e dal suo fidanzato. 
'' Tu forse no... ma io ce l'avrò una vita'' 

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Capitolo 24
*** Una nuova vita ***


Dagli eventi del rapimento, passò circa una settimana. Una lunga ed interminabile settimana. 
Tanto ci volle infatti perchè Sarah si riprendesse dal combattimento che aveva affrontato con Bishop. In quei giorni, i suoi cari temettero che il sapere di essere stata '' creata'' potesse rigettarla nel baratro fatto di paura ed auto-isolamento in cui era caduta dopo aver ricostruito quello che le era successo, poco dopo essere uscita dal coma. 
Invece, per loro grande sollievo, la ragazza sembrava essere uscita più forte e più sicura da quell'esperienza.
-Sono sempre io in fondo. Non è cambiato niente.- e non avrebbe permesso che nulla cambiasse. Non avrebbe permesso a Bishop di rubarle un solo minuto del tempo che le era rimasto, temendo per la sua vita. 
In quella settimana, avevano inoltre passato il loro tempo a prendersi cura di Jake.
Il ragazzo che aveva condiviso con la ragazza lo stesso atroce destino.
Le sue giornate le passava a letto, a mandar giù vitamine ed integratori e a farsi cambiare le medicazioni, cercando di non sobbalzare ad ogni movimento. April e Casey facevano i turni per prendersi cura di lui, e prima di dargli qualunque cosa dovevano spiegargli di cosa si trattasse e cosa gli avrebbe causato ed assicurargli che non gli avrebbero fatto male. April stava svolgendo delle ricerche ed in effetti risultava che nello stesso anno in cui Sarah era scomparsa per un anno, altri bambini, tutti fra i quattro e i cinque anni, erano spariti. Nella lista di nomi c'erano anche quelli di Sarah e Jake.
La polizia non era mai riuscita a risolvere il caso. Si pensò ad un maniaco, ad una tratta di minorenni, a un serial killer... avevano ipotizzato mille piste, ma non avevano trovato nessuna prova, nemmeno indiziaria che ne confermasse almeno una. 
I genitori di Jake non erano più in vita. O per lo meno, il padre non lo era: era morto da poco tempo. Quindici anni prima era rimasto vittima di un grave incidente ferroviario mentre viaggiava su un treno diretto a Miami, forse proprio per cercare il figlio. Era rimasto in coma per quindici anni, fino alla morte, avvenuta poco dopo l'invasione dei triceraton.
Questo gli dissero, quando furono certi che fosse uscito dalla catalessi in cui sembrava essere caduto dopo essere stato liberato.
- Quindi...- fece Jake - Non mi è rimasto nessuno. Aveva ragione lui... ha sempre avuto ragione su tutto.-
- Ehy.- fece Sarah - questo non devi dirlo neanche per scherzo.
Non dirlo mai. Se ammetti che aveva ragione, fai il suo gioco.- 
- Che altro posso fare?- fece Jake - L'unico posto che avevo era quella prigione... fuori di qui non so dove andare, non ho una famiglia da cui tornare e non so nemmeno da dove ripartire.- 
- Si che hai una famiglia.-fece Leo - e hai anche una casa.
Ascolta... qui... nessuno può dire di essere normale. Però siamo molto uniti, e non lasciamo nessuno indietro.
Rimani con noi.- 
Jake si guardò intorno.
- Leo ha ragione.- fece Raph -è vero, non possiamo uscire liberamente... ma qui nessuno è carceriere o prigioniero. Riprenditi la tua vita. Noi ti aiuteremo.- 
...
...
...
...
Una settimana più tardi, Sarah usciva  tranquillamente da scuola seguita da Angel e da Alisa. 
- Ragazze io vado a casa.- fece Angel - Ho promesso a mia nonna che l'avrei aiutata a preparare dei dolci.- 
- Anch'io ho da fare... io e Leathered dobbiamo finire il corpo robotico di papà.- fece Alisa - tu Sarah?- 
- Io e i ragazzi abbiamo promesso ad April di andare alnegozio per aiutarla a rimetterlo in sesto prima dell'apertura... di nuovo.- iniziava a pensare di dover consigliare ad April di iniziare a cercarsi un lavoro adatto alle sue competenze e smettere di fare l'antiquaria...visto che quel negozio aveva la pessima abitudine di farsi esplodere o mettere a soqquadro ogni volta che un pazzo in armatura o con manie di distruzione e grandezza passava dalla Terra.
- Eccola.- fece la bruna avviandosi verso il furgoncino dell'amica per poi salire sul sedile del passeggero.
-Ciao Tesoro.- la salutò la rossa - Jake? Non viene?- 
- No. Ha deciso di restare a farsi un giretto... credo che voglia dare un'occhiata alle attività extra scolastiche.- fece la bruna - e magari abituarsi all'idea che al massimo se a scuola non studi rischi un brutto voto... che è sempre meglio di essere minacciato di morte.-
- A proposito di Jake...come sta?- fece April mettendo in moto uscendo dal parcheggio, ricordando i primi giorni che era arrivato.... sembrava un animaletto spaventato. I suoi occhi verdi come schegge di giada erano segnati dal dolore e dalla sofferenza, e che dicevano di aver già visto troppo e più orrore di quanto avrebbero dovuto vedere a quell'età... supplicavano aiuto, promettevano qualunque cosa in cambio, ma supplicavano anche di non dover più essere torturati.
- E' silenzioso, molto controllato... i professori di biologia, fisica e chimica hanno trovato il loro pupillo.... e guarda con sospetto il polpettone della mensa, ma quello lo facciamo tutti.- fece Sarah con un sorriso.
- A proposito...- fece April - che ne diresti se prima di andare al negozio ci prendessimo qualcosa in cioccolateria e un vassoio di paste per dopo?-
Sarah annuì.... e proprio in quel momento il furgone di April si scontrò con un ragazzo che cadde a terra, quasi privodi sensi.
- Ommioddio...- fece la rossa portandosi le mani al volto.
Sarah scese di volata dal furgoncino e gli mise due dita sul collo, sospirando di sollievo.
Era ancora vivo, e la ferita riportata non sembrava eccessivamente grave.
...
...
...
April era seduta sul divano di casa sua, tremando da capo a piedi e tenendosi la testa tra le mani.
A nulla valevano i tentativi di Casey e dei suoi amici mutanti di calmarla. 
Leo le portò una tisana di melissa per cercare di calmarla.
- Oddio, io.. non so come sia potuto accadere....- fece la rossa tremando come una foglia. 
- Ok, calmati...- fece Donatello - cerchiamo di capire cosa è successo.... va bene? Prendi un bel respiro... rilassati... e racconta.-
April inspirò profondamente e bevve un sorso di tisana prima di parlare.
- Ok... Sarah è salita in macchina... avevo appena messo in moto, stavamo parlando del più e del meno, il tempo di uscire dal parcheggio...- e Brad Thompson, un compagno di scuola della ragazza nonchè neo-capitano della squadra di football della scuola le si era buttato sul cofano del furgoncino prima di cadere a terra. 
Quando lo avevano soccorso sembrava in stato di shock e perdeva sangue dalla tempia destra e tremava. 
- Ok, quindi in poche parole è lui ad essere in torto, non tu.- fece Raph.
- Lo so ma... oddio, non posso credere che sia successo proprio con la mia macchina.... e se i suoi genitori mi dovessero...- 
- Ehy.- fece Donatello - calmati. A quell'ora fuori dalla scuola c'era un sacco di gente e l'area è video-sorvegliata. Se i genitori di questo tale provano ad attribuirti qualunque tipo di responsabilità, basterà parlare con i testimoni e controllare i filmati.-
In quel momento, Sarah entrò nell'appartamento, di ritorno dal pronto soccorso.
April scattò in piedi come un pupazzo a molla.
- Allora? Come sta? Ti prego, dimmi che non rischia di restare invalido per tutta la vita o...-
Sarah alzò le mani per dirle di calmarsi.
- Calma. I dottori dicono che la ferita è superficiale, e fisicamente è sano come un pesce.- la tranquillizzò Sarah.
April quasi svenne per la contentezza e l'incredulità, mentre tutti tiravano un sospiro di sollievo. 
- Oddio.... che Dio sia ringraziato.... era un incubo...- fece la rossa. 
- Fisicamente sta bene. Non ha riportato traumi o ferite gravi... è il suo stato mentale che i medici non si sanno ancora spiegare.- fece Sarah.
- In che senso?- fece Donatello. 
- Quando ha ripreso i sensi si è messo ad urlare e strepitare come un matto. Diceva che la sua faccia si stava sciogliendo e che nessuno lo doveva guardare... urlava così tanto che hanno dovuto metterlo sotto sedativi.- 
- Non è che ha battuto la testa più forte di quanto non sembri...?- fece Casey per beccarsi un'occhiataccia da tutti i presenti nella stanza ed uno scapellotto da Sarah ed April - Ahia, ma che ho detto?- 
April si diresse verso la porta del bagno - Ragazzi, non vorrei sembrarvi scortese... ma io ho bisogno di una doccia fredda e di stendermi un po'... scusate.- fece la rossa chiudendosi in bagno.
...
...
- Quindi...- fece Leo quella sera stessa, nel loro rifugio, mentre la ragazza raccontava nei particolari cosa era accaduto nel parcheggio e all'ospedale a tutta la famiglia - quando vi siete scontrati correva senza maglietta e bagnato fradicio?- 
La ragazza annuì - Sì. Per i medici potrebbe essere un esaurimento nervoso.- 
- A  diciassette anni?- fece Raph - insomma... mi pare un po' prematuro... no?- 
Donatello intervenne - Non è detto. Con la giusta dose di stress e pressione lo puoi avere anche a quindici.-
- Però non torna comunque.- fece Sarah - L'esaurimento nervoso è un disturbo psichico, e come tale si manifesta per gradi... non tutto insieme. Avrebbe dovuto manifestare qualche sintomo prima, e vi assicuro che nemmeno due ore prima dell'incidente era smargiasso e sicuro di sè come al solito.- 
- Sicura?- fece Donatello - Nessun disturbo dell'umore, del sonno, sbalzi di umore, mal di testa....- 
Sarah fece cenno di no con il capo - No. Però è anche vero che lo conosco poco.-
- Allora non possiamo escludere che abbia veramente avuto un crollo di nervi.- fece Splinter.
E tutto faceva pensare che fosse andata così. Da quello che sapevano del ragazzo che aveva avuto un incontro ravvicinato con il furgoncino di April, era una persona che non solo doveva mantenere la borsa di studio per il college, ma anche per restare in squadra. Squadra che tra l'altro lo aveva appena eletto capitano e aveva su di sè gli occhi del coach, dei compagni di squadra e anche dei genitori. 
E non potevano pertanto escludere che l'eccessiva spavalderia e sicurezza arrogante di quel ragazzo non fossero che delle maschere per gestire meglio lo stress, ma indossare una maschera era la stessa cosa che dire una bugia. 
E una bugia, per quanto ben elaborata, non poteva essere portata avanti più di un certo periodo di tempo.
Forse Brad stava solo pagando lo scotto.
E comunque al momento non era il loro problema principale. Shredder era troppo calmo in quel periodo. Eccessivamente tranquillo. E non era un buon segno.
Stava preparando qualcosa. E presto avrebbero dovuto tornare a combattere anche contro di lui.
Per non parlare di Bishop: la bestia che aveva sepolto viva la '' piccola di casa'', che le aveva rubato la spensieratezza dell'infanzia e l'innocenza con il solo ed unico scopo di far di lei un'assassina spietata... che aveva ucciso dei bambini innocenti solo per non avere testimoni, distrutto chissà quante vite per divertimento...
Ultimo, ma non per importanza, Jake. Al momeno, la cosa che in quella famiglia importava più di qualunque altra cosa era aiutare quella povera anima a riprendersi la sua vita.
Quando aveva saputo cosa gli era successo, e a quali terribili torture sia fisiche che psicologiche era stato sottoposto, fin dalla più tenera età, il topo non si era fatto nessun problema ad accoglierlo in casa sua, proprio come se fosse un figlio e ad offrirgli l'appoggio di un padre.
Erano riusciti a convincerlo ad andare a scuola, e con l'aiuto di April e Casey e qualche '' piccolo trucco'' di Donatello, Leathered e il professore Honneycutt erano riusciti ad iscriverlo nello stesso liceo di Sarah senza il minimo problema.
All'inizio era spaventato a morte all'idea di uscire. Quasi peggio di Sarah una volta realizzato cosa aveva subito da bambina, poichè la ragazza pur avendo preso coscienza di ciò che le era successo aveva ricordi sbiaditi della sua prigionia, mentre il ragazzo ne aveva molti, e ancora freschi.
Riuscirono a convincerlo facendogli vedere Bishop come un nemico da abbattere. E per abbattere un nemico bisognava mirare e colpire dove faceva più male.
E Bishop colpiva in modo che le persone non potessero vivere la vita nel modo in cui l'avevano progettata prima di incontrarlo. 
Perciò se contava che Jake si auto imponesse solitudine, isolamento e paura di vivere... era lì che il ragazzo doveva intervenire.
- Ragazzi?- fece Jake entrando nel rifugio uscendo dall'ascensore - Sono.... sono a casa.-gli faceva ancora uno strano effetto dirlo. 
-Ehy.- fece Sarah - dove ti eri cacciato?-
- A fare l'iscrizione per i matleti.- fece Jake - ho visto che le iscrizioni erano aperte e mi sono detto.... perchè no?- 
Don sorrise - Fai bene.-
- Dai, mettiamoci a tavola... così mi spiegate cosa sono questi....maqualchecosa.- fece Mik strappando a tutti i presenti una risata.
Jake salì nella stanza che le tartarughe, Sarah e Splinter gli avevano messo a disposizione per posare lo zaino per poi dirigersi verso il bagno per lavarsi la faccia e le mani.
Quando ebbe finito prese un asciugamano per asciugarsi.... e si spaventò a morte.
La sua immagine nello specchio, rivelava il suo volto... ma deformato, come se si stesse sciogliendo poco a poco...
- Oh mio...- fece Jake terrorizzato - AIUTO!!!-
...
...
...
Le sue grida terrorizzate attirarono l'attenzione di tutti.
- JAKE!- fece Sarah correndo verso il bagno,seguita a ruota da Donatello e Leonardo - Jake, che succede?- 
Lo trovarono con la testa tra le mani, mentre la sbatteva contro lo specchio del bagno sul quale si stava allargando una crepa sporca di sangue. 
- JAKE!- fece Leo avvicinandosi a lui stringendolo forte per calmarlo - che ti succede?!?- 
- LASCIATEMI PER FAVORE! LASCIATEMI, NON GUARDATEMI, PER FAVORE!!!- continuava a gridare come un folle.
Riuscì a fatica a sdraiarlo sul pavimento del bagno mentre Donatello apriva l'armadietto dei medicinali alla ricerca di un ansiolitico. 
Sarah s'inginocchiò vicino all'amico per cercare di calmarlo come poteva - Jake, è tutto a posto. Non corri nessun pericolo, davvero... sei al sicuro...-
- LA MIA FACCIA SI STA SCIOGLIENDO!!!- urlò il ragazzo mentre Donatello gli metteva in bocca due compresse.
Sarah riempì un bicchiere d'acqua e glielo fece bere, perchè mandasse giù meglio le pillole.
Solo allora il ragazzo si calmò.
- RAGAZZI!- fece Raph arrivando sul posto seguito da Splinter e Mik, impallidendo nel vedere quella scena: lo specchio rotto, il sangue, quelle urla agghiaccianti, Jake svenuto per terra...
- Cosa... cosa è successo...?- fece Mik.
- Non lo so ragazzi.... non lo so...- fece Donatello.

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Capitolo 25
*** Io ti salverò ***



   

- Don, come sta?- fece Sarah.
- Allora. La ferita alla testa in sè non è niente di grave, nessuna commozione cerebrale o altri danni permanenti... però è molto agitato, devo tenerlo sotto sedativi per riuscire a tenerlo buono.- fece Donatello - gli sto facendo anche un esame del sangue, ma per ora possiamo solo aspettare.- 
Sarah annuì, passandosi una mano sulla faccia per la preoccupazione. Quella storia non le piaceva nemmeno un po'.
- Non è uscito da una situazione facile...- fece Raph - magari sta ancora smaltendo. E' possibile, no?-
- Sì, in effetti è una possibilità da non sottovalutare....- fece Don - tredici anni in quelle condizioni non sono pochi.-
- Dipende.- fece Sarah - dal fatto che quei tredici anni li passi con persone affabili e rassicuranti o con un sadico che pur di divertirsi un po' non esista a farti vivere nel terrore...-
Leo sospirò.
- Ascolta Sarah... non è colpa tua.- fece il leader - è stata questione di fortuna, tu non potevi...-
- Appunto.- fece Sarah - Perchè io mi sono salvata? Perchè io, e non Jake o qualcun altro? Cos'ho di speciale? Fuori di qui sono una come tanti altri.- 
Leo non sapeva darle una spiegazione vera al momento... in fin dei conti, il suo ragionamento era quanto modo sensato. In quella casa era speciale, per tutti loro... anche se a modo diverso. Era l'unica che sapeva trovare le parole giuste per calmare Raffaello, che sorrideva sempre alle battute di Mik e che spesso faceva fronte comune con lui, che riusciva sempre a tradurre quello che diceva Donatello.... ed era l'unica donna che avesse mai amato. Però fuori da quella casa, era una normalissima ragazzina di diciassette anni, un soggetto che ne per le sue qualità professionali ne personali poteva essere considerata essenziale in quel meccanismo complicato chiamato vita. 
L'unica cosa che il leader riusciva a pensare era che senza di lei, avrebbe continuato a pensare che la sua vita sarebbe stata un susseguirsi infinito di responsabilità, lotte e battaglie. Una vita avuta per uno strano incidente.
Con lei invece sentiva che la sua vita serviva a qualcosa.
'' Tu sei viva perchè grazie a te io sento di far parte di qualcosa di importante''- avrebbe voluto dirle.
Ma ovviamente non era una spiegazione sufficente per toglierle quel peso che si portava addosso.
In quel momento furono pronti gli esami di laboratorio.
- Il livello di serotonina nel sangue è altissimo...- fece Sarah.
- Serocosa?- chiese Mik.
- Lo chiamano l'ormone della felicità- spiegò Donatello - agisce sul sistema nervoso e trasmette alle cellule neurali informazioni circa la stanchezza, la fame, la sete, gestisce i ritmi del sonno e della veglia...- 
- Okokok, abbiamo capito, non fateci la lezione di biologia.- fece Raph - quindi è una cosa buona... giusto?- 
- Lo sarebbe se fosse più bassa.- fece Sarah - Tutto è indispensabile, ma qualunque cosa può essere dannosa per lo sviluppo fisico e psichico se non viene usata con moderazione. Troppo poca può causare mal di testa, disturbi del sonno, calo della memoria... ma troppa può causare tachicardia, tremori, nervosismo e allucinazioni.- 
- Accidenti...- fece Mik - roba con cui è meglio non scherzare insomma.-
- Quindi... Jake ha dato di matto perchè ha mangiato troppo cioccolato?- fece Raph. 
- Dubito che questi valori sballati dipendano da qualcosa che ha mangiato o preso di sua volontà. In genere la serotonina si alza così in fretta per l'interazione di alcuni farmaci.- fece Donatello.
E gli unici farmaci che Jake risultava aver preso da un po' di tempo a quella parte, erano vitamine ed integratori, oltre che qualche compressa di melotonina per riuscire a dormire meglio. Erano riusciti a convincerlo a prendere solo quelli e a fatica, e prima di dargli qualsiasi cosa che somigliasse ad una medicina dovevano spiegargli cosa la sostanza gli avrebbe fatto.
Che avesse preso qualcosa di sua iniziativa, senza consultarsi con qualcuno era fuori discussione.
- Il livello è alto, ma per fortuna non così tanto da indurre una sindrome serotoninergica.- fece Donatello - per ora lo mantengo sedato, poi parlerò con April per ridurre l'apporto di medicinali e cercheremo di abbassargli il livello di serotonina nel sangue.
Appurato che almeno per il momento non c'era niente che si potesse fare per il povero Jake, Splinter ordinò a tutti di andare a riposare, mentre Donatello si prendeva cura del ragazzo.
Sarah però non riusciva in alcun modo a prendere sonno quella notte. Non l'aveva confidato a nessuno, nemmeno a Leonardo, ma il senso di colpa per quello che era capitato a Jake la attanagliava. Non riusciva a fare a meno di pensare che in quei tredici anni in cui entrambi erano stati sepolti vivi, lei aveva sempre avuto il male minore. Sì, aveva passato un anno d'inferno, ma i successivi dodici li aveva passati al sicuro,con una famiglia amorevole seppur al di fuori da ogni canone di normalità, nutrita, ben curata, e seppur dopo molti anni aveva persino avuto la possibilità di andare a scuola, avere qualche amica e godere di tutte le piccole gioie di una ragazza della sua età... le era stato persino concesso il lusso di perdere la memoria in merito all'anno di torture che aveva sopportato.
Jake non era stato così fortunato. Si era fatto tredici anni con un pazzo psicopatico che lo aveva tenuto prigioniero per servirsi della sua intelligenza logico-matematica, minacciando di ucciderlo e di torturarlo in tutti i modi possibili ed immaginabili nel caso si fosse ribellato o avesse considerato la sua esistenza come superflua.
Ed in quel momento, Leo entrò nella sua stanza con una tazza di latte caldo fumante.
- Non riesci a dormire nemmeno tu?- fece Sarah mettendosi a sedere sul letto. 
- Non dormo molto a prescindere.- fece Leo sedendo vicino a lei - ho gli incubi da quando...- 
-... il coma?- fece Sarah - è stata un'esperienza orribile... pensavo di averti perduto per sempre...- 
'' Non il mio...''- pensò Leo. Era da quando erano stati rapiti da Bishop, e lei aveva era stata massacrata di botte prima, e aveva continuato a combattere per la salvezza del pianeta e la loro, malgrado fosse gravemente ferita... poi ricordava solo che la ragazza che amava era tra le sue braccia, con gli occhi socchiusi e un rivolo di sangue che le usciva dalla bocca... quell'immagine lo tormentava. Più di quanto non facesse l'incubo di poter perdere qualcuno a lui caro e di non averlo potuto proteggere.
Più di quanto non lo avesse tormentato il pensiero di aver decapito Shredder.
Al contrario di quello che a volte si vedeva in tv o si leggeva nei romanzi... macchiarsi le mani del sangue di qualcuno o anche solo credere di aver stroncato una vita, aveva degli effetti devastanti su una persona. A meno che non fosse qualcuno che provava gioia nel sapere che qualcuno non era più in vita per ''merito'' suo.
Da quella notte sul palazzo di Shredder, nella quale si era convinto di averlo decapitato, di aver distrutto per sempre l'essere più pericoloso di universo e dintorni, le cose non erano state facili per lui... quando chiudeva gli occhi vedeva la faccia di Shredder ed ogni tanto quando si guardava le mani era convinto di averle sporche di sangue. 
Non ne era uscito indenne per un bel po'. Capitava a volte che la notte si svegliasse gridando, in preda agli incubi.
Anche se si trattava di uno spietato criminale. 
- Volevo... accertarmi che stessi bene... tutto questo... non era quello che avevo pensato per il nostro primo anniversario insieme...- 
- Beh... di certo non lo dimenticheremo mai....- fece Sarah.
- Già, ma nonostante tutto... io non vedo motivo per cui non dovrei darti una cosa...- fece Leo prendendo la mano sinistra della ragazza. Un momento dopo, al dito della giovane kunoichi brillava una fedina in argento e turchese.
- Oddio....- fece la ragazza con gli occhi sgranati di una gioiosa incredulità - è.... è bellissimo... ma come....- 
- Mentre aiutavamo April a ricostruire il negozio prima dell'invasione, stavo pensando a cosa regalarti in occasione del nostro anniversario e mi ha detto che di solito si regala una fedina, e mi ha dato una mano a scegliere un anello tra quelli che ha in negozio... volevo dartelo il giorno del nostro anniversario ma poi...- 
- E' veramente bellissimo...- fece Sarah rimirando quell'oggettino che brillava al suo anulare sinistro.
- E' anche un amuleto. Pare che il turchese abbia molte proprietà benefiche...-
Sarah sorrise abbracciandolo.
- Grazie, è il regalo più bello che abbia mai ricevuto.- 
...
...
...
- Aspetta....- fece Angel la mattina dopo nel magazzino della palestra assieme ad Alisa. Quello era diventato il loro rifugio segreto. Da quando avevano scoperto che il rapimento di Sarah, avvenuto qualche settimana prima da parte dell'agente Bishop era stato possibile grazie alle informazioni che Ashton aveva captato loro alla mensa della scuola e approfittando delle ore in cui non erano in classe, erano diventate più prudenti. 
Pranzavano in un posto isolato, dove a quell'ora non c'era nessuno e non lasciavano zaini o borse incustoditi.
E proprio in quello stanzino, tra galleggianti da piscina, palloni vari, aste e reti da pallavolo, la bruna confidò alle amiche prima le condizioni di Jake e poi quello che aveva scoperto quella notte.
- Ti sei finta un medico per spulciare le cartelle cliniche?- fece Angel.
- Non proprio. Ho finto di essere una tirocinante per non dare nell'occhio.- fece Sarah - mi sono ricordata che Brad ha dato di matto esattamente come Jake e ho creduto che non fosse un caso.
E ho fatto centro: anche lui fisicamente sta bene, e le analisi non hanno riscontrato nulla di insolito.... picco di serotonina a parte.-
- Anche lui?- fece Angel - Non può essere una coincidenza.- 
- Non sono un'esperta di malattie terrestri, ma da quello che mi ha detto Leathered... questi disturbi non sono come l'influenza o il raffreddore che si attaccano con il semplice contatto.- fece Alisa.
Sarah annuì.
- Infatti.- fece la bruna - a questo punto dobbiamo capire se c'è qualcosa che Brad e Jake hanno in comune, oltre a frequentare la stessa scuola.-
- Non mi viene in mente niente al momento...- fece Angel - Aspetta. Ora che ci penso, ieri Jake mi ha detto che ha visto Brad insieme ad Abby....e che sembravano intendersela a meraviglia.-
Abigail Fine, Abby per gli amici, era una loro compagna di scuola. Una ragazza gentile, dolce e molto timida... che però non era mai stata molto popolare a scuola, a causa di una brutta acne di cui soffriva fin dai tempi della pubertà. Ciò unito al suo essere introversa ed insicura l'aveva resa un facile bersaglio dei bulli della scuola e di Christine Mills e delle sue ancelle che l'avevano ribattezzata '' Abby il Mostro''.
Poi però le cose erano cambiate.
Dopo l'invasione aliena, Abby non era tornata a scuola, e molti per prenderla ulteriormente in giro dissero che finalmente si era ricongiunta con i suoi simili.... poi era tornata. 
Con i capelli tinti, l'acne era completamente sparita, e aveva anche rinnovato il guardaroba. All'inizio tutti erano rimasti scioccati da un simile cambiamento, per poi iniziare a trattare la ragazza che fino a poco tempo prima era il bersaglio preferito dei loro scherzi e delle loro battutine cattive con un certo riguardo: inviti alle feste, richieste di uscire, si offrivano di portarle i libri in classe.... persino la Mills era diventata dolce ed affettuosa con lei, al punto di considerarla una sua pari.
- Pensate che c'entri qualcosa?- fece Alisa.
- Non lo so... Abby è una delle persone più gentili e miti che conosca... non credo che...- fece Sarah.
- Però sappiamo che le hanno parlato tutti e due.- fece Angel - e tutti e due poco dopo hanno dato di matto. Non può essere un caso.-
- In tal caso credo che le andrò a parlare.- fece Sarah.
- Buona fortuna.- fece Angel - da quando è tornata dalla '' Plastic Farm'', Christine non la molla un secondo.- 
- C'è solo un posto però in cui Christine non entrerebbe nemmeno sotto la minaccia di un'arma da fuoco.... la mensa scolastica.- 
- Ehm... nessuno ci va se può evitarlo...- rise Angel. Non era infatti un caso se la gente che frequentava quel liceo prendeva di mira la caffetteria situata fuori, all'ora di pranzo... la mensa scolastica, sfornava dei '' manicaretti'' terribili, a cominciare dalla carne che sembrava essere servita cruda al pesce impanato un anno prima.
C'era veramente poco di quel posto che si salvava. 
- Lo so... ma tra il salvabile di quel posto c'è uno sformato di farina di ceci al quale Abby non resiste... però è anche pieno di calorie, e Christine odia persino l'odore di qualunque cosa le regali dei chili di troppo...- anche se non le avrebbe fatto male prendere un po' di peso.
Quindi, se voleva intercettare Abby, era lì che sarebbe andata.
...
...
...
- Abby, che cos'hai fatto?- fece Sarah all'ora di pranzo, senza troppe cerimonie. 
- Non so proprio di cosa tu stia parlando.- fece Abby - scusa, ora devo andare...- 
- Aspetta.- fece Sarah trattenendola per un braccio - ascolta. Non ti voglio rinfacciare niente, ma... credo che tu mi debba una spiegazione.- 
Abby rifiutò di guardarla in faccia.
- Ascolta. 
Jake... ha vissuto l'inferno prima di venire qui. Sta solo iniziando a rimettere la sua vita in carreggiata. Vuole solo un po' di tranquillità. Di stabilità. Penso che sia la stessa cosa desideri anche tu.- 
Abby si fece imbarazzata, si vedeva che non desiderava altro che andarsene e chiudere quella conversazione il prima possibile, ma allo stesso tempo sembrava ansiosa di rivelare a qualcuno quel segreto di cui aveva scoperto solo di recente.
- Tu sai cosa si prova ad essere costretti a vivere in isolamento e nessuno a cui importi. Ti chiedo di fare la cosa giusta.-
A quel punto Abby si convinse, e le raccontò tutta la storia. Le raccontò di come le prese in giro dei compagni di scuola si fossero fatte sempre più pressanti, al punto di prendere la decisione di farsi operare per migliorare il suo aspetto e avere almeno per un anno di scuola, la vita di una ragazza per la quale i ragazzi avrebbero fatto follie pur di avere un suo sguardo. E si era rivolta a sua madre, una nota esperta di chirurgia plastica. Per sottoporsi ai vari interventi era rientrata molto dopo la fine dell'invasione... e il nuovo aspetto aveva subito sortito l'effetto sperato. Era persino riuscita ad avere le attenzioni di Brad, il ragazzo più ammirato della scuola. Si erano appartati negli spogliatoi e scambiati un bacio. E lui subito aveva dato di matto.
- Ti giuro che non ne avevo idea.- fece Abby - subito dopo quello che è successo a Brad, sono corsa a casa per chiederle spiegazioni... e mi ha detto che io sono stata il suo primo collaudo per un metodo sperimentale.- 
- Che genere di metodo? Che cosa ha fatto di preciso?- 
- Mi ha sottoposto a delle iniezioni...- fece Abby - e ha detto che con quelle, prese ad intervalli regolari, gli anni di umiliazioni sarebbero stati sono un brutto ricordo...- 
- Ok, quindi è stata una sorpresa pure per te, ma allora come ti spieghi che Jake abbia avuto gli stessi problemi di Brad?- 
Abby abbassò lo sguardo. 
- No, lì... sapevo che gli avrebbe causato dei guai, ma l'ho fatto lo stesso....- 
- Perchè?- fece Sarah.
- Ci aveva visti insieme. E mia madre mi ha detto che se lo avesse detto in giro, sarebbe stato facile scoprire il mio coinvolgimento e il suo...- 
-... e avete pensato che farlo uscire di testa fosse la mossa migliore. Nessuno gli avrebbe creduto se lui stesso avesse dato sintomi di instabilità mentale.- fece Sarah stringendo i pugni per la collera che faceva davvero fatica a contenere in quel momento. 
Abby abbassò gli occhi, incapace di affrontare la collera della ragazza.
Sarah si alzò mentre Abby le rivolse un - Mi dispiace.- 
Ma Sarah non era adirata con Abby. Non poteva fare a meno di pensare che se in quella scuola tutti si fossero comportati in maniera più decente con Abby, allora tutto quel calvario non sarebbe capitato a Jake. La colpa era di quella società in cui vivevano, che faceva sembrare l'aspetto esteriore come l'unica cosa realmente importante... la stessa società che se avesse visto i suoi fratelli, suo padre ed il suo amato non avrebbe esitato a far rinchiudere loro in qualche istituto scientifico per sottoporli ad ogni genere di esperimenti, senza curarsi minimamente che anche loro avevano emozioni e sentimenti come qualunque altro essere vivente. 
Ma non c'era tempo per un dibattito sul cancro di quella società. Doveva aiutare Jake.
Spettava a lei.
E a nessun altro.

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Capitolo 26
*** La cosa più importante ***


- Quindi...- fece Alisa quando l'amica fu di ritorno dal suo colloqui con Abby - Il caso di Brad è stato un incidente, mentre Jake...-
-... un testimone scomodo di cui sbarazzarsi.- fece Sarah. Sicuramente prima o poi qualcuno avrebbe pensato che fosse strano che un ragazzo di diciotto anni avesse avuto di punto in bianco un esaurimento nervoso, e avrebbe cominciato ad indagare... e di certo, il sapere che Brad aveva avuto un incontro con una ragazza, avrebbe potuto aiutare le indagini... ma nessuno avrebbe dato peso alle parole di un ragazzo che di per sè aveva avuto un esaurimento nervoso per cause sconosciute. 
- Un ottimo piano, non c'è che dire.- fece Sarah. Peccato che quella donna non avesse tenuto conto di un dettaglio. Ovvero lei. 
Angel aveva cercato la madre di Abby su internet, ed aveva stampato tutti i suoi articoli sui rimedi estremi della chirurgia plastica.
Ed era saltato fuori qualcosa di interessante.
- Sentite questa.- fece Angel - La dottoressa Fine dichiara di aver scoperto una tecnica rivoluzionaria. Dice che basta sottoporsi ad un trattamento di sua invenzione ogni sei mesi, e si ottengono in breve tempo dei risultati favolosi. Niente interventi invasivi o che possono causare delle complicazioni post operatorie che mettono in pericolo la vita del paziente.- 
- Infatti.- fece Alisa - Abby sta benissimo, e non mi è sembrato che avesse difficoltà a capire cosa sia reale.- 
- Scusate, ma se questa tecnica è così miracolosa, come mai nessuno ne parla?- fece Sarah. Se era davvero un metodo così efficace e sicuro, la signora avrebbe avuto l'agenda piena di appuntamenti ed interventi chiesti da gente ansiosa di provare tale trattamento.
- Qui dice che la dottoressa Fine ha riscontrato un imprevisto....- e non serviva essere Sherlock Holmes per capire a cosa si riferisse.
Il picco nei livelli di serotonina. 
Era quello l'imprevisto a cui si riferiva. Il paziente, come avevano potuto vedere con i loro occhi, non ne soffriva, ma tutte le persone che entravano in contatto con la sua saliva finivano per '' andare ai matti'', nel senso meno letterale dell'espressione. 
In un certo senso si poteva parlare di una forma di giustizia poetica: anni ed anni impiegati nel prendere in giro qualcuno per il loro aspetto, non potevano ricevere punizione migliore che provare sulla propria pelle la stessa sensazione di inadeguatezza e quasi di doversi vergognare per qualcosa su cui non potevano fare molto che per anni avevano inflitto ad altri. 
Peccato però che quell'effetto collaterale indirizzato su altri, avrebbe comunque condannato Abby alla stessa vita di solitudine da cui quell'intervento miracoloso avrebbe dovuto salvarla. Sì, adesso era sicuramente bella, accettata ed ammirata da tutti... ma avrebbe dovuto pagare un terribile prezzo. Non innamorarsi mai di qualcuno, non baciarlo mai, per non condannarlo a terribili sofferenze.
Era una condanna peggiore della morte. 
- Dice altro?- fece Sarah. 
- Vediamo...- fece Angel facendo scorrere un articolo - ecco. Dovrebbe esserci un farmaco di sua invenzione per tenere sotto controllo i livelli di serotonina nel sangue... forse a Brad e Jake serve solo una dose di quel farmaco per recuperare la ragione.- 
- Bene.- fece Sarah. Adesso avevano tutte le informazioni di cui necessitavano. Sapevano chi, cosa, come e perchè aveva causato le allucinazioni al povero Jake, e sapevano anche dove trovare la soluzione. 
Certo, le sarebbe bastato appropriarsi di un campione di saliva di Abby e Donatello sarebbe sicuramente riuscito a produrre un antidoto in un attimo, ma questo non avrebbe risolto il problema che quella tossina avrebbe continuato a diffondersi come un cancro. 
Doveva trovare la maniera per fermare quella donna. In maniera definitiva. 
- Forse dovremmo avvertire la poliza.- fece Angel.
- Certo. Andremo a raccontare che una rinomata dottoressa, che scrive articoli medici su riviste accademiche, ha inventato una tecnica rivoluzionaria ma che è ancora in fase sperimentale, che ha usato sua figlia come una cavia e che come bacia qualcuno, questo qualcuno esce di testa, il tutto senza avere uno straccio di prova.- fece Alisa sarcastica - ammettiamolo: sicuramente è colpevole, ma queste sono solo speculazioni.- 
- L'unica che potrebbe inchiodarla è proprio Abby...- fece Sarah - ma so per certo che non lo farebbe.- 
- Scusa e perchè?- fece Angel.
- Perchè... ho già visto questa storia.- commentò Sarah. Non c'era niente di peggio che essere aiutati da uno spietato criminale nel momento del bisogno. Abby si trovava nella stessa identica situazione di Karai: entrambe erano consce che l'unico genitore su cui potevano contare, era un poco di buono, e il viverci insieme era un continuo scendere a compromessi con la propria coscenza, ma nessuna delle due avrebbe mai morso la mano che le aveva aiutate a rimettersi in piedi quando nessuno pareva interessarsi a loro. La madre di Abby aveva trasformato la figlia in un'arma carica, e quasi sicuramente la ragazza avrebbe finito per rammaricarsi di non poter conoscere la sensazione che si provava nell'amare e nell'essere riamati, ma per lo meno aveva fatto sparire per sempre le battute cattive, gli scherzi pesanti, le frecciatine avvelenate, l'odio, e il disprezzo...non avrebbe mai pugnalato la madre alle spalle in quel modo. 
- Datemi retta. Su Abby non possiamo contare. Ce la dobbiamo sbrigare per conto nostro.- 
- E come?- fece Angel.
- C'è solo un modo per entrare lì senza dare nell'occhio...- fece Alisa. 
....
....
...
- Se mia nonna e mio fratello scoprono che ho preso un apputamento per vedere un chirurgo plastico...- fece Angel solo un paio d'ore più tardi, mentre si trovavano davanti alla clinica della dottoressa Fine - e poi mi spiegate perchè proprio io?- 
- Numero uno, converrai con noi che sei negata per la morra cinese.- fece Alisa.
- Numero due, devi solo tenerla occupata per una manciata di minuti.- fece Sarah - giusto il tempo di prendere il farmaco che ci serve e assicurarci che non faccia male a nessun altro... atteniamoci al piano e nel giro di due ore siamo di nuovo a casa.- 
- Ok.- fece Angel avviandosi verso l'ingresso della clinica. 
- Bene, avviamoci anche noi...- fece Sarah.
Alisa annuì.
...
...
...
Il piano era relativamente semplice: mentre una di loro avrebbe distratto la dottoressa Fine millantando di volersi sottoporre ad un intervento chirurgico, l'altra sarebbe entrata di soppiatto nell'ufficio per cercare informazioni  sul farmaco per bilanciare i livelli di serotonina nel sangue delle persone infettate, o il farmaco stesso.
E per ultima la terza, sarebbe rimasta fuori, in attesa per mettere a punto l'ultima parte di quel piano che avrebbe impedito alla dottoressa Fine di fare ancora del male a qualcuno. 
Nell'ordine Angel, Sarah e Alisa.
Ma il loro piano, che poteva svolgersi senza troppi intoppi, stava per andare terribilmente storto per colpa di un fermaglio caduto proprio davanti alla porta dell'ufficio della donna. 
La dottoressa colse Sarah proprio mentre la giovane era riuscita ad aprire la cassetta di sicurezza in cui era custodito il prezioso farmaco.
- Dovevo immaginarlo...- fece la donna - posa quella provetta se non vuoi che ti faccia dei ritocchi su quel bel faccino che potrebbe non piacerti troppo. Ne a te, ne al tuo fidanzato.- 
- Mi spieghi che accidenti di problema hai?- fece Sarah. 
La dotteressa Fine la guardò con odio - E me lo domandi pure? Io non riesco proprio a sopportare le ragazze come te. Guardati. Una diciassettenne simpatica e carina con dozzine di ragazzi a farle la corte e senza un solo problema al mondo.- 
- Signora... io credo che la serotonina le abbia scombussolato il cervello, e nemmeno di poco.- 
Una vita senza un solo problema al mondo? Certo, se si toglieva uno scienziato pazzo che l'aveva prima creata e poi cercato di ucciderla, un alieno che vestiva gli abiti di un filantropo rispettabile e che intanto gestiva sotto banco un impero criminale, guerre tra alieni, psicopatici da altre dimensioni, per il resto la sua vita era assolutamente normale.
- Contrariamente alla tua e quella delle tue amichette, la mia adolescenza e quella di mia figlia sono state orribili.- fece la donna.
Lo sguardo di Sarah si addolcì.
- Lo so. Non le dirò che posso capire, ma lei ha ragione. Giudicare una persona solo per come appare, non sapere niente di qualcuno e dire che disprezza la sua esistenza non ha scusanti. Questo mondo non si è comportato bene, ne con lei ne con Abby...- 
-  E allora perchè diavolo ti vuoi mettere in mezzo?- fece la dottoressa - Lascia che mia figlia abbia almeno un'occasione per sentirsi uguale a tutte le altre.- 
- Lo farei.- Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto. E l'avrebbe fatto. Se quella miracolosa tecnica fosse stata sperimentata con la consapevolezza che nessuno si sarebbe fatto male, seppur non condividendo la scelta di Abigail, per non dover essere costretta ad ammettere che in quel mondo ciò che appariva era più importante di quello che si era veramente, sicuramente sarebbe rimasta indignata per il fatto che una ragazza dovesse farsi tagliare e cucire solo per farsi accettare dagli altri... ma non era stato così. E Jake ci era rimasto in mezzo, pur non sapendo nulla di quel mondo.
E questo lei non riusciva a mandarlo giù.
- Se nessuno si fosse fatto male.- fece Sarah - e lei signora, ha messo in pericolo la salute di una persona che conosco, e con la quale ho un debito enorme. Ed io questo non posso in alcun modo ignorarlo.- 
- Non costringermi a fare qualcosa di cui potrei pentirmi...- fece la donna cercando il bisturi che aveva in tasca. 
- Se io fossi in lei non lo farei.- fece cercando di distrarla - Vuole veramente un cadavere e tutto quel sangue tra i piedi?- 
- Siamo a New York, tesoro...- fece la donna puntandole contro il bisturi - non ci metto nulla a portare il tuo cadavere fuori di qui scaricandolo nel condotto dei rifiuti.
Ed una volta tolto quel bell'anello che porti all'anulare sinistro, il ciondolo e il portafoglio sarai solo l'ultima di una lista infinita di persone che vengono uccise per due articoli di bigiotteria e qualche dollaro.- 
- Bel piano, devo dirlo...- fece Sarah - ma non credo che sarà così facile portarlo a termine...- e con un calcio volante le colpì la mano con cui teneva il bisturi che  con tutta probabilità avrebbe voluto piantarle nel collo, per poi armeggiare con il cellulare.
-  Che cosa...- fece la dottoressa tenedosi la mano dolorante. 
- Ti spiego come stanno le cose.- fece Sarah con un'espressione che non tollerava repliche, '' ma'' o '' però'' - Ho fatto apposta a farmi scoprire. Prendere il farmaco e andarmene non avrebbe scongiurato la minaccia che lei ha creato. Avrebbe solo guarito una persona o due. Perciò l'ho attirata qui, e appena è entrata ho attivato il registratore vocale e adesso ho spedito il file audio ad una persona  di cui mi fido.
Capisci cosa significa? Che anche se adesso tu mi uccidessi, e lo facessi passare per una rapina finita male, la polizia riceverebbe quel file dopo nemmeno due ore il ritrovamento del mio cadavere. Insomma... non c'è una versione della storia in cui tu la farai franca.-
La dottoressa Fine abbassò lo sguardo, sconfitta.
Non poteva credere di essere stata messa all'angolo da una ragazzina dell'età di sua figlia.
- Che cosa vuoi?- 
- Sospendi questo trattamento fino a quando non sarai riuscita a risolvere il problema del picco di serotonina. Adesso so cosa potrebbe causare un improvviso esaurimento nervoso in un soggetto in cui non c'era nessuna avvisaglia. E se dovesse accadere, saprò chi incolpare, e non esiterò a denunciarti per aver messo a rischio la salute pubblica.- fece la ragazza prima di uscire dalla clinica.
...
...
...
- Don. Come sta?- fece Leo guardando Jake ancora privo di sensi sulla brandina. Era preoccupato per quella situazione. 
Purtroppo, per tenere buono Jake  l'unica possibilità era tenerlo sotto sedativi, in quanto una volta sveglio cominciava a gridare '' La mia faccia si sta sciogliendo, vi prego, non mi guardate!'', ma purtroppo quello implicava anche il pericolo di danni permanenti. Assumere troppi ansiolitici non era certo un toccasana. 
- Non riesco ancora a capire cosa abbia provocato quello improvviso innalzamento dei livelli di serotonina nel sangue... sono molto preoccupato.- 
- Anch'io.- fece Leo guardando il ragazzo privo di conoscenza sul lettino - Per lui... ma sono anche preoccupato per Sarah. Tutta questa storia, la scoperta delle sue origini...ho paura che possa mettersi nei guai per aiutarlo.- 
Don annuì. Quel periodo era stato veramente terribile per la piccola di casa: il coma, il raffiorare a poco a poco di quei ricordi che le avevano rivelato le torture e le sevizie subite quando era poco più che una bimba, la paura che Bishop potesse ricordarsi di lei e prendere la decisione di ucciderla, l'isolamento che si era imposta per paura di essere scoperta, poi il rapimento e la scoperta che se non fosse stato per il suo aguzzino non sarebbe mai venuta al mondo... e ultimamente, quel destino infame aveva pure pensato di farla sentire in colpa per essere sopravvissuta a quell'inferno e per essere riuscita rifarsi una vita mettendo sulla sua strada una persona con cui aveva condiviso il suo stesso fato, ma che non purtroppo non era riuscito a fuggire.
- Lo so... anche io sono preoccupato per lei... dopo che è scappata di casa e sono cominciati gli attacchi di panico improvvisi, gli incubi, temevo di essere costretto a metterla sotto psico-farmaci... adesso sembra aver trovato un po' di stabilità... ma stiamo all'erta. Non si sa mai.- 
- Ragazzi!- fece Sarah entrando di corsa nel laboratorio. I due si bloccarono subito - Don, hai già trovato una soluzione per Jake?- 
- No... non ancora... ma sono aperto a suggerimenti.- fece Donatello.
- Ho di meglio.- fece la ragazza dandogli la fiala con il soppressore per bilanciare i livelli di serotonina - dagli questo... vedrai che poi starà molto meglio.- 
Don prese la provetta, e subito dopo la ragazza uscì.
'' Grande Donatello... ti sei fatto mangiare in testa da tua sorella....''- pensò l'ingegnere ridendo nervosamente, cercando di nascondere l'orgoglio che provava in quel momento.
...
...
...
- Pazzesco.- fece Leo un paio di giorni più tardi nella casa al mare di April, che ormai lui e Sarah consideravano il loro '' Capanno fuori dal mondo''.
 Avevano bisogno di stare per conto loro, almeno per un paio di giorni, dopo l'uragano di avvenimenti che li aveva colpiti dritti sulla testa. 
Tanto più che il crimine, stranamente, pareva essersi preso una lunga vacanza, e Jake si stava riprendendo rapidamente anche dall'ultima, terribile esperienza che aveva sconvolto la sua vita. Era meglio godersi la pace, fino a quando potevano.
Davanti ad un cartoccio di polpette di granchio, la ragazza stava raccontando al fidanzato, con dovizia di dettagli tutto quello che era saltato fuori dalle indagini che lei, Alisa e Angel avevano condotto.
- Quindi la dottoressa Fine ha usato sua figlia come cavia per quella tecnica che aveva inventato senza sapere cosa le sarebeb accaduto?-  chiese il leader.
- Non è andata esattamente così.- fece Sarah - La dottoressa Fine sapeva che c'era la possibilità che il suo intervento provocasse un picco nei livelli di serotonina, ma pensava che riguardasse il paziente. Infatti aveva istruito Abby riguardo al poter avere delle allucinazioni e a come tenerle sotto controllo.-
Solo quando Abby le ha riferito di aver baciato Brad e che lui si era spaventato a morte, ha capito.- 
- Cioè che le allucinazioni avrebbero colpito chiunque fosse entrato in contatto con i fluidi organici di Abby.- commentò Leo - ecco perchè quel tipo è andato a sbattere contro il furgone di April...- 
- Poi Abby ha baciato anche Jake, perchè non dicesse a nessuno che prima di impazzire Brad era in sua compagnia.- fece la ragazza bevendo un sorso del suo tè al limone - non avrebbe voluto... ma il pensiero che se fosse saltata fuori quella storia, la madre non avrebbe più potuto aiutarla e che sarebbe tornata come prima, e di conseguenza ad essere umiliata e derisa da tutti, la spaventava a morte.- 
- A proposito, di lei che ne sarà?- fece Leo. 
- Leathered e il professor Honneycutt stanno lavorando ad un siero che annulli gli effetti collaterali e che elimini il problema dell'acne.- fece Sarah. Su una cosa la dottoressa Fine aveva ragione: non era giusto che Abby soffrisse l'inferno perchè in quel mondo valeva più l'aspetto fisico che qualunque altra pregevole qualità. Per questo aveva deciso di aiutarla. Non sarebbe stata la ragazza più bella della scuola, ma avrebbe avuto una vita molto più semplice, e sarebbe riuscita ad innamorarsi e ad essere felice.
- Non ti vedo convinta però.- fece Leo. 
- Sto solo pensando...- fece Sarah - sto pensando che se Abby fosse stata circondata da persone decenti, che non le avessero fatto odiare sè stessa arrivando a desiderare di essere diversa... tutto questo non sarebbe mai accaduto....- 
- Già... è orribile vivere in un mondo in cui devi infrangere la legge per ottenere giustizia e desiderare di essere diverso da come sei per farti accettare dagli altri... o da chi ami.-
Sarah lasciò cadere la polpetta di granchio che stava per addentare, quando udì quelle parole. 
E in breve capì cosa Leo stesse cercando di dirle. 
Che la loro storia non sarebbe mai stata facile lo avevano sempre saputo. Che non avrebbero potuto uscire liberamente per una pizza e un cinema, senza che qualcuno si facesse delle domande, e che avrebbero dovuto vivere in segreto per il resto della loro vita, come se dovessero nascondere qualcosa, come se fossero due amanti clandestini o come due criminali. 
E Leo in quel momento desiderava essere diverso, essere umano, perchè in quel modo sapeva che le cose sarebbero state più facili per lei.
- Non pensarlo nemmeno, capito?- fece Sarah intrecciando le sue dita con quelle di Leo - il motivo per cui ti amo è che in qualunque specchio ti guardo è che vedo sempre e comunque una splendida persona con un grande cuore e un'anima meravigliosa, e non cambierei questa situazione, questa vita, e te nemmeno con quella di una principessa europea.-
Leo sorrise.
Poco dopo i due uscirono sulla spiaggia fuori casa, ad ammirare lo spettacolo pirotecnico in programma quella sera, ignorando che presto il loro nemico più antico e conosciuto, avrebbe dato loro filo da torcere.

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Capitolo 27
*** Il grande viaggio prima parte ***


Da quell'avventura, passarono circa due settimane di pace e quiete. Poi, un giorno come tanti, Oroku Saki diede l'annuncio in televisione riguardo alla sua decisione di lasciare New York per tornare in Giappone, per sistemare alcune faccende in sospeso.  La famiglia Hamato non si curò molto di quell'annuncio... poi, alcuni giorni prima della festa d'addio alla città di New York, Splinter chiamò a raccolta i suoi giovani discepoli.
Aveva avuto una visione. 
Il suo adorato maestro, Hamato Yoshi, gli era apparso in una visione che non lasciava spazio ad equivoci: se Shredder fosse partito, allora per gli Utrom sarebbero stati guai molto seri, e stava chiedendo a Splinter di continuare ciò che lui non era riuscito a proseguire, ovvero proteggere quel popolo dalla minaccia di quello spietato assassino. 
In breve, i suoi figli vennero messi a parte di quella visione, e per nessuno di loro ci fu un solo dubbio a riguardo. 
- Credo che non ci siano dubbi in merito.- fece Leo - Se Shredder trama qualcosa, è compito nostro impedirglielo.- 
- Giusto.- fece Raph - e chi lo sa, magari questa è la volta buona che lo mandiamo in pensione anticipata.- 
- Io come vi aiuto?- chiese Jake. 
Sarah aguzzò subito le orecchie - Jake... almeno per questa volta, sarebbe meglio che tu rimanessi al rifugio, al sicuro.- 
Jake sgranò gli occhi per la sorpresa - Ma credevo che in questa famiglia si facesse tutto insieme...- 
- Finchè si tratta di mollare qualche calcio e qualche pugno ai teppisti di strada che non hanno esperienza nel combattimento, hai ragione.- fece Sarah - ma tu non hai idea di quello che potrebbe fare quel delinquente ad una persona che sta ancora imparando a difendersi.-
- Sarah ha ragione, Jake.- fece Raph - In combattimento, è ancora più letale di Bishop. Tu non hai ancora il combattimento nei muscoli, sarebbe troppo pericoloso.- 
- Ormai faccio parte della squadra anch'io, voglio aiutarvi.- rimarcò Jake con sguardo supplichevole. 
Sarah intervenne con il tono di una sorella maggiore - Allora prega che tutto vada liscio. Anche questo è un aiuto.- a ben vedere, avrebbero avuto bisogno di tutto l'aiuto possibile. Incliso quello del cielo. Intuì dallo sguardo deluso del ragazzo che avrebbe voluto partecipare all'azione, che nessuno di loro al posto di Jake sarebbe riuscito a starsene buono e tranquillo al rifugio ad aspettare, mentre gli altri rischiavano la vita... ma non potevano coinvolgere un ragazzo con il vissuto di Jake e che aveva appena imparato le basi delle mosse ninja in un combattimento con un criminale così pericoloso, che poteva contare su un intero esercito ninja.
...
...
...
Due giorni più tardi, alla tenuta di Oroku Saki, erano radunati tutti i cittadini più in vista della città di New York, per salutare '' uno dei più grandi uomini che la città avesse mai conosciuto'' , senza sapere che in realtà avrebbero dovuto gioire al pensiero che presto la città sarebbe stata più sicura senza lui tra i piedi.
In sua assenza, Karai avrebbe retto le sorti dell'impero. E se da una parte, Sarah e la sua famiglia erano contenti perchè questo significava che avrebbero dovuto smettere di preoccuparsi dei soldati ninja... ma dall'altro lato, significava che avrebbero dovuto scoprire PERCHE' non dovevano più preoccuparsi di loro. Se c'era una cosa che avevano imparato, e a loro spese, era che Shredder non rinunciava mai ai suoi progetti, e se vi rinunciava era perchè aveva in mente qualcosa di peggio. 
- Non c'è mai niente di semplice nella nostra vita.- fece Sarah, mentre era appostata assieme a Leo sul cornicione di un palazzo di fronte alla residenza di Shredder, in attesa che April, Leathered e Donatello dessero loro l'ok per entrare. 
Il piano era relativamente semplice. Casey avrebbe fatto entrare Mik e Raph all'interno della fortezza, nascondendoli in un carrello, spacciandosi per un addetto del servio catering, mentre April avrebbe fornito a Donatello, Leathered e il professor Honneycutt la possibilità di mettere fuori uso il sistema d'allarme interno ed esterno. 
Sarah e Leo dovevano aspettare, mentre Splinter era perso nei suoi pensieri cercando di capire cosa effettivamente volesse dirgli suo padre con quella visione... e se non aveva commesso un terribile errore nel coinvolgere i suoi adorati figlioli in quell'operazione così pericolosa. 
- Insomma, potremmo festeggiare la partenza di uno che ci ha fatto sudare quattordici camice...- fece Sarah - e dobbiamo trattenerlo qui.- 
- Ancora non sappiamo cosa ha in mente.- fece Leo - e comunque di una cosa puoi essere certa: se il maestro Splinter dice che c'è qualcosa che non va con Shredder, allora è vero.- 
- Non ho detto che non mi fido.- fece Sarah - ma devi ammettere che è folle... avere la possibilità di liberarsi di un elemento come quello e dover intervenire per impedire che vada a fare danni altrove.-
- Folle... come ogni giorno della nostra vita?- rimarcò Leo.
Sarah annuì.
Leo le sorrise carezzandole il viso - Non ti preoccupare. Vedrai che dopo stasera, potremo tornare ai delinquenti comuni e recupereremo un po' di normalità.- 
Sarah sorrise sfiorandogli la mano con cui le aveva preso il mento - Lo spero... con tutto quello che è successo in quest'ultimo periodo... persino il nostro concetto di normalità è diventato fonte di nostalgia....- 
- Preoccupata per Jake?- fece Leo. Per quanto la sua posizione imponesse a lui più che a chiunque altro di essere concentrato sulla missione, e pensare solo a combattere e a respirare, non poteva fare a meno di preoccuparsi per quel ragazzo che da poco aveva iniziato a far parte della loro famiglia, che quella sera era rimasto da solo nel rifugio, affidato alla sorveglianza di Angel e di Alisa. 
Era rimasto molto, molto, molto deluso di non poter prendere parte a quella missione, e non era difficile immaginare che  per un ragazzo che aveva vissuto tutta la sua vita prigioniero e alla mercè di un pazzo, pareva un'altra prigione. Con dei carcerieri più affabili, che non lo minacciavano di morte, ma pur sempre di una prigione si trattava.
- Pensi che sia stata troppo dura?- fece Sarah.
- Ma va, scherzi?- fece Leo - Hai fatto ciò che qualunque persona assennata avrebbe fatto. Non c'era tempo sufficente per insegnargli tutte le mosse del combattimento ed istruirlo su come evitare di...- fare la parte del primo che in un fim dell'orrore si fa trucidare, avrebbe voluto dire, per citare Michelangelo ma si trattenne - insomma, ci siamo capiti.
Vedrai che capirà.-
Sarah sorrise pensando all'assurdità di quella situazione.
Si erano appena imbarcati nell'ennesima guerra senza garanzie di ritornare, erano in attesa sul cornicione di un palazzo del segnale per poter entrare, ed erano riusciti ad articolare una conversazione che li faceva sembrare due genitori che stavano discutendo se il rimprovero o la punizione imposta ad un figlio fosse stata equa o meno. 
Splinter sorrise vedendoli così in sintonia. 
Come padre e come maestro era stato fiero soprattutto di aver assistito alla nascita dell'amore tra il migliore dei suoi allievi, colui che aveva designato come erede, e la kunoichi più in gamba di New York.
'' Ehm.''- fece la voce di Donatello dalla ricetrasmittente -'' Scusate piccioncini, non voglio certo interrompere le vostre discussioni su come educare la prole... ma nel caso vi interessi il sistema d'allarme è saltato... e questa è la buona notizia.''
- Ho un po' di paura a chiederlo... la cattiva notizia qual'è?- fece Leo.
'' Beh... avete presente quel qualcosa di grosso a cui Shredder stava lavorando? Beh... credo di aver capito di che si tratta.'' 
'' Un gruppo di soldati ninja della divione Hi-Tech sta finendo di caricare un'enorme astronave intergalattica.''
Splinter fece cenno ai due figli di seguirlo sul tetto della residenza del loro nemico. 
-  Alla fine ha trovato il modo per lasciare questo mondo.- fece Splinter. Il che sarebbe stato un fatto molto positivo se non fosse stato che sarebbe andato a causare dolore, morte e paura in ogni angolo dell'universo. Avrebbero potuto girare i tacchi ed andarsene, pensando che se era vero il detto '' Chi pretende di portare il mondo intero sulle proprie spalle otterrà solo di farsi schiacciare da un peso così grande'', a chi pretendeva di salvare l'universo non era riservata una sorte migliore.
Ma l'indifferenza era una micidiale arma di distruzione di massa, che solo nel loro mondo costruiva barriere e muri che non faceva altro che dividere persone in tutto il mondo.  E loro erano ninja. Addestrati a combattere per amor di gustizia.
Non potevano lavarsene le mani, anche se questo sarebbe stato incredibilmente vantaggioso per loro.
- Quanto ci  scommettete che il suo primo scalo sarà sul pianeta natale degli Utrom?- fece Leo. 
- Non c'è bisogno di scommettere, è evidente che sarà quello il primo posto in cui andrà.- fece Splinter - la vendetta non ha fatto che consumarlo in questi ultimi mille anni... sarà il primo posto in cui andrà, per vendicarsi di coloro che lo hanno imprigionato e che volevano condannarlo.- 
Sarah prese il cellulare - Jake? Vuoi ancora aiutare giusto? Bene, tu ed Alisa dovete mandare un messaggio che ti invierò al pianeta degli Utrom. Ogni dieci minuti a partire dal momento in cui lo riceverai. Non smettete finchè non avrete ottenuto una risposta.-
...
...
...
Nessuno avrebbe saputo dire se le persone che Shredder aveva invitato a quella festa  fossero realmente dispiaciute di quella partenza o se fossero tutte frasi di cirocostanza... ma vi era una persona che al solo pensiero che quella sarebbe stata l'ultima sera per chissà quanto, forse per sempre, che avrebbe passato con l'unico ''uomo'' che le aveva fatto da padre, aveva il cuore talmente gonfio di dolore che temeva che potesse scoppiarle da un momento all'altro. Nonostante tutto il male che suo padre aveva inflitto a decine di innocenti, e le innumerevoli volte in cui aveva trucidato degli innocenti, e le volte in cui aveva dovuto affrontare dei conflitti di coscienza per mantenere integra la propria umanità e non deludere il suo maestro, Shredder era pur sempre l'unica famiglia che avesse mai conosciuto, e soffriva all'idea che questi la stesse abbandonando senza troppi problemi per andare a massacrare i suoi nemici.
Shredder, dal canto suo, pareva non capire che la figliastra soffrisse profondamente per quell'abbandono, oppure lo capiva ma semplicemente non se ne curava, e dopo uno sbrigativo e per niente amorevole addio alla persona che più di ogni altra aveva sacrificato tutto per stargli vicino, la spedì ad occuparsi della festa.
Ma Shredder era del tutto ignaro che quel viaggio non sarebbe andato come se lo immaginava. 
Non immaginava certo che i suoi nemici fossero disposti a tutto pur di impedirgli di scatenare la sua furia omicida nel resto dell'universo... così come non poteva immaginare che il suo ex direttore della divisione hi-tech non avesse preso troppo bene l'essere messo da parte ed avesse preso accorti con un uomo pericoloso in egual misura: Bishop.
Ignaro di questo, continuò a lavorare al suo progetto...
- Sei in partenza buffone?- fece la voce di Raph.
- Raccontaci un po'.... vai a fare visita alla nonna malata di cuore nello spazio?- fece Mik. 
- Desolata di informarla signore...- fece Sarah uscendo dalle ombre ed estraendo il tessen - ma il suo volo è appena stato cancellato.- 
- Hai finito di seminare morte e distruzione in ogni angolo del creato, spregevole assassino!- fece Splinter scagliandogli contro una freccia che Saki bloccò prima che potesse centrare il bersaglio. 
- Sarà un vero piacere togliervi di mezzo, pagliacci.- 
- ALL'ATTACCO!- fece Leo.
Quella che seguì fu una lotta senza esclusione di colpi, e almeno all'inizio il clan Hamato sembrò avere la meglio, almeno fino a quando Hun, la squadra d'Elite e alcuni soldati ninja non andarono in soccorso dell'utrom. 
Il loro arrivo permise a Saki di fuggire attraverso l'ascensore nascosto da una statua che lo raffigurava.
Raph riuscì poi a forzare le porte di quell'ascensore per lanciarsi all'inseguimento, seguito dal padre e dai due fratelli.
Anche Hun vi entrò con i suoi sgherri per aiutare Shredder.
Sarah si tolse di torno un ninja particolarmente ottuso e fece per seguire l'amato e i familiari...
- Sarah, aspetta! - fece Karai afferrando il braccio della giovane  kunoichi. Sarah si voltò: era la prima volta da che conosceva Karai che la vedeva con quello sguardo supplichevole in volto. 
- Ti prego. A te danno ascolto... finalmente ha trovato il modo di lasciare questo mondo... ti prego, convincili a lasciarlo partire in pace. A voi che cambia? Non sentirete più parlare di lui.-
- Che cambia? Te lo dico io cosa mi cambia.- fece Sarah liberandosi dalla presa della donna. Per un attimo. Uno stupido, brevissimo attimo aveva creduto, aveva sperato che la ragazza le dicesse che voleva scappare da quella realtà in cui era prigioniera da troppo tempo, che voleva andarsene... invece no. Come al solito, parlare con lei era uno spreco di energie e parole - Lui vuole andare a distruggere gli Utrom. E nessuno di noi vuole portare sulla coscienza questo peso.-
- Gli Utrom hanno perseguitato mio padre per tutta la vita. Sono dei mostri senza cuore!- fece Karai. 
- Ma quando ti decidi ad aprire gli occhi?- la rimproverò la ragazza - E' tuo padre il mostro senza cuore. Guardami negli occhi e dimmi che non è la verità.
E fidati se ti dico che ti ha raccontato un mucchio di fesserie sugli Utrom... non possiamo in alcun modo lasciarlo andare.- e nel dir così saltò dentro il buco seguita a ruota da Karai. Quando le due donne arrivarono, si trovarono davanti un tutti contro tutti. 
Hun, i soldati ninja, le Guardie D'elite,  la famiglia di Sarah... sembrava uno scontro in cui l'unico scopo era uccidere prima di essere uccisi. 
Vi era anche un'altra fazione. Una fazione che lei conosceva bene, che da mesi ormai le dava incubi terrificanti.
- Bene bene...- fece quella che per lei era la voce del Diavolo, alle sue spalle. Si voltò e vide il viso cinereo di Bishop - Sono proprio fortunato. Non solo riuscirò a mettere le mani su quell'astronave, ma riuscirò anche a togliermi dalle scatole una pulce che da tempo immemore non ha fatto altro che causarmi problemi.- 
- TI consiglio di stare attento amico... sai, le pulci saltano parecchio, e sanno essere molto fastidiose.- fece la ragazza mettendosi in posizione d'attacco. 
Bishop sogghignò - Lo stesso spirito combattivo di  tua madre... peccato che non farai una fine migliore della sua!- e nel dir così la attaccò.
Si era scatenata una gigantesca battaglia: Hun combatteva contro Leathered, mentre le tartarughe e Splinter avevano ingaggiato battaglia contro Shredder. I soldati e Karai combattevano contro gli sgherri di Bishop, mentre il loro capo combatteva contro la giovane kunoichi e nessuno dei due sembrava essere disposto a darla vinta all'altro. 
Entrambi avevano forti motivazioni per desiderare la reciproca morte: per Bishop era intollerabile che qualcuno conoscesse la verità sui suoi affari e che avrebbe potuto denunciarlo in qualunque momento alle autorità. E se per un attimo poteva convincersi che la ragazza non l'avrebbe mai fatto per non causare guai a quelli che considerava la sua unica famiglia, dall'altra parte era conscio che se avesse presentato le prove con una chiamata anonima, le autorità avrebbero rispettato la sua volontà di rimanere nell'anonimato. 
Lei invece al momento non desiderava tanto ucciderlo, quanto fargli pagare tutto il male che aveva inferto a lei, Jake, alla sua famiglia, e per averla strappata all'amore dei suoi genitori. 
Avrebbe voluto buttarlo di sotto, nel silo, ma non lo fece. 
Bishop la bloccò contro una colonna... e lei per difendersi, e per lasciargli in faccia la prova indelebile che adesso toccava a lui morire di paura.
Con la mano destra lo graffiò, fino a sentire il sangue che le scorreva sotto le unghie. Il sangue si era confuso con lo smalto rosso con cui le aveva decorate.
Bishop urlò di dolore e fu costretto a mollare la presa.
- Ti resterà una brutta cicatrice.- fece Sarah - ed ogni volta che la vedrai, penserai a me e che posso distruggerti in ogni momento.- 
Nel frattempo, la battaglia aveva preso una piega inaspettata. A causa della battaglia con le tartarughe, l'exo-tuta di Shredder aveva preso numerosi colpi, rivelando a poco a poco l'esoscheletro.
Hun si avvicinò al suo signore, e gli staccò quello che rimaneva della giacca per accertarsi delle sue condizioni e quasi ebbe un infarto nel constatare che il suo padrone era un esemplare stesso della specie che stava andando a distruggere... ma non ebbe tempo di chiedere spiegazioni o riprendersi dallo shock che Leathered lo aggredì nuovamente ed insieme caddero nel silo verso una sorte ignota.
Intanto, per evitare che Shredder riuscisse a trasportate l'astronave sino al fiume, gli uomini di Bishop avevano distrutto la galleria di collegamento. L'unico modo per riuscire ad andarsene era quindi procedere con un lancio di emergenza.
'' Ma signore...''- fece Chaplin tentennando -'' tutta quella gente è sui portelloni del silos''
'' NON MI INTERESSA! FAI COME TI HO ORDINATO!''- urlò il delinquente. 
A quel punto Chaplin, seppur a malincuore, dovette obbedire. 
Dove si svolgeva la festa si scatenò il panico totale: gli invitati al ricevimento si videro sparire il pavimento sotto i piedi, e in quel buco nero finirono tavoli, sedie, decorazioni, molte persone rischiarono di cadervi dentro, mentre April e Casey tentavano di salvare più persone che potevano. Nessuno però potè allontanarsi molto da quell'inferno, in quanto Bishop predispose dei posti di blocco sia a terra che in cielo per impedire il decollo. 
Approfittando del momento di panico, e del fatto che i suoi nemici ed alleati erano impegnati a distruggersi l'uno con l'altro, Saki iniziò ad avviarsi all'astronave tramite la passerella. 
- Eh no caro mio!- fece Donatello prendendo una bomba di azoto liquido - tu non vai da nessuna parte!-  e nel dir così gliela spruzzò contro, congelandolo sul posto, nel senso meno letterale del termine.
Splinter agganciò l'esoscheletro con una catena e distrusse ciò che rimaneva del supporto di Shredder. 
A quel punto, il malvagio Utrom si ritrovò alla mercè delle tartarughe, di Splinter e di Sarah. 
- E ora che ne facciamo di lui?- fece Mik.
- Io suggerisco di fare a lui quello che ha fatto a decine di innocenti.- fece Raph.
- No. Quella è vendetta.- fece Splinter - il maestro Yoshi e tutte le vittime di questo mostro meritano giustizia. Lo consegneremo agli Utrom, ci penseranno le loro autorità a decidere del suo destino.- 
Ma prima che potessero pensare a come tenerlo rinchiuso in attesa che i loro amici Utrom venissero a riprenderselo, Karai saltò davanti a loro con un balzo e prese l'utrom malvagio tra le braccia, ed iniziò a correre lungo la passerella per rifugiarsi all'interno dell'astronave. 
- Chaplin, portaci via da qui!- ordinò la ragazza una volta che fu al sicuro e fu iniziato il conto alla rovescia.
- Dannazione è chiusa.- fece Sarah senza poter fare a meno di pensare a quanto potesse essere triste il fatto che Karai avesse investito tempo ed energie, ma soprattutto lealtà, per una persona così spregevole. 
Donatello tirò fuori il palmare e lo collegò alla porta dell'astronave - Professore, deve aprire questa porta.- 
- Ricevuto Donatello.- fece lo scienzato robot aprendo la porta in pochi secondi.
- NO!- urlò Bishop - SQUADRA INTERVENTO BRAVO, FATE IN MODO CHE NON DECOLLI!-
- Ricevuto comandante.- fece il responsabile della squadra aerea.
- Presto via tutti!- urlò Mik vedendo i razzi che dal cielo minacciavano di colpirli. Il ponte venne distrutto, lasciando Sarah, Leo, Mik, Raph e Splinter dalla parte opposta, mentre Donatello era rimasto aggrappato all'apertura del veicolo spaziale. Il tutto mentre l'astronave iniziava a salire verso il cielo.
- Ragazzi, non abbiamo scelta. Dobbiamo saltare.- fece Leo.
Gli bastò guardare gli altri per capire che erano tutti d'accordo. E saltarono a bordo del veicolo spaziale, senza sapere cosa li aspettava.
...
...
...
...
Intanto, il finale della festa a casa di Saki non era passato inosservato. 
'' La polizia è sconcertata da quello che è successo nella residenza del cittadino più in vista della nostra città''- fece la giornalista in tv -'' Non sono ancora chiari i motivi del perchè è stato organizzato questo attacco alla residenza del filantropo Oroku Saki, chiunque abbia informazioni non esisti a contattare il numero in sovraimpressione...zap''
Jake e le due ragazze erano rimaste al rifugio, e avevano deciso di accendere la tv per sapere come stessero andando le cose nella ' Tana del Lupo' ed avevano assistito a delle immagini scioccanti: persone che urlavano e scappavano, il cortile che si annullava sotto i loro piedi, gli uomini di Bishop che arrivavano da ogni dove e che sparavano ai vetri della dimora di Saki... un inferno insomma.
- Dio Onnipotente...- commentò Angel. 
- Ora hai capito perchè Sarah ha insistito perchè rimanessi a casa?- fece Alisa. Ovviamente la sua amica non poteva prevedere che Bishop si sarebbe imbucato alla festa... nemmeno lei a dire il vero, ma era successo per il semplice fatto che Bishop era stato spinto ad andarvi quasi all'ultimo momento. Il futuro e quindi le visioni non erano incise sulla pietra, a seconda della decisione che si prendeva, la visione ed il futuro cambiavano. 
Jake annuì. 
- Secondo voi... torneranno tutti interi?- fece Jake. 
Angel guardò l'amica - Alisa, potresti farcelo sapere tramite una delle tue visioni? Come andrà questa missione.- 
- Vorrei potervelo dire... ma non sono io che decido quando averle.- magari avesse potuto decidere cosa vedere e quando. Avrebbe semplificato la vita a molte persone - dobbiamo solo fidarci...ed aspettare.- fece Alisa allontandosi per inviare per l'ennesima volta il messaggio che informava gli Utrom che quella sera Shredder sarebbe partito per andare a dar loro la caccia. Poi guardò le mail sul suo cellulare.
'' From Me to Sarah: Ho trovato un ottimo ristorante giapponese, è da molto che non facciamo che parlare di missioni e affini... serata tra ragazze normali?''
'' From Sarah to me: Certo. Ho proprio voglia di una serata tra amiche.''
'' From Me to Sarah: Promesso quindi?''
'' From Sarah to me: Parola di Ninja.''
'' Quanto meno... hai promesso di tornare.''- pensò Alisa pregando in silenzio per il padre e l'amica.

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Capitolo 28
*** Il grande viaggio seconda parte ***


Riuscirono a saltare dentro all'ultimo minuto, quasi usando Donatello come scala, e dopo pochi secondi uscirono dall'atmosfera terrestre. 
- Ragazzi, tutto a posto?- fece Splinter.
- Beh appena sarà tutto finito staremo ancora meglio.- commentò Mik.
- Coraggio gente.- fece Raph - troviamo Shredder e consegnamogli la sua dose di calci nel lato b, come omaggio.- 
- Aspettate.- fece Splinter - è quest'astronave la vera minaccia. Se quel mostro può muoversi liberamente nello spazio milioni di vite saranno in pericolo.- 
- Ho incaricato Jake ed Alisa di avvertire gli Utrom, ma non hanno ancora ottenuto risposta.- fece Sarah. 
- Dobbiamo impadronirci di questo posto.- fece Splinter.
Mentre il gruppetto si aggirava per l'astronave, Chaplin avvisò Shredder dell'arrivo degli intrusi, mentre Karai metteva l'utrom in una nuova armatura, molto più potente. 
- Ottimo. Andiamo a riceverli.- ghignò Shredder, mentre Karai scuoteva la testa affranta.
'' Perchè siete venuti?''
...
...
...
Nel frattempo, a terra, la gente continuava a correre e scappare, cercando salvezza, ed in mezzo a quel caos Leathered, April e Casey riuscirono a fuggire, e così anche Bishop che trovò rifugio sul suo elicottero.
- Agente Bishop.- fece Stockman notando i cinque graffi equidistanti sulla guancia cinerea dell'uomo che entrava in contrasto con i segni di sangue vivo - cosa le è...?- 
- Non sono fatti suoi. Dottore.- fece Bishop - Cambio di programma. Colpite quell'astronave con tutto quello che abbiamo. Voglio che non rimanga che polvere.- 
- Ma signore...- fece il suo comandante in seconda - gli ordini erano...- 
- LO SO QUALI ERANO GLI ORDINI!!! LI HO DATI IO!!- strepitò l'uomo mandando a farsi benedire il suo consueto autocontrollo - Ma al momento, togliere di mezzo quella spina nel fianco mi interessa di più. Voglio che sia polverizzata!- 
- Non le pare di esagerare? E' solo una ragazzina...- fece il secondo ufficiale. 
- No. E' uno scarto di produzione che non vale niente, un errore, merce avariata che va distrutta quanto prima, prima che mi causi altri problemi.
La voglio morta.- 
...
...
...
Nel frattempo, sull'astronave, la situazione si stava scaldando non poco. Mentre Shredder ( con una nuova armatura più grande, e con molte più lame) e Karai si stavano dirigendo verso la sala del nucleo di energia alal ricerca dei loro nemici, Chaplin si occupava di difendere l'astronave dall'attacco di Bishop. All'inizio fu molto facile poichè l'astronave distruggeva i missili appena si avvicinavano troppo con i laser. I problemi iniziarono subito dopo. Stockman infatti, avendo creato il sistema di sicurezza, aveva inserito di proposito un bug per poterlo disattivare a distanza. E la nave iniziò ad essere colpita da una raffica di missili.
Intanto, il clan Hamato era riuscito a raggiungere il nucleo di energia della nave.
- Inseritemi in una qualunque presa di corrente e datemi quattro minuti di tempo. Poi questo giocattolo gigante è tutto vostro.- fece il professore. 
In quel momento entrarono Shredder e Karai. 
- Peccato che non li abbiamo quattro minuti!- fece Leo sguainando le spade.
- Professore, noi li teniamo impegnati.- fece Sarah - lei faccia quello che deve.- 
Il combattimento iniziò. Shredder sembrava inarrestabile con la sua nuova tuta. Don e Mik in un tentativo disperato afferrarono due enormi cavi scoperti per cercare di fulminarlo, ma Shredder fu più veloce e Splinter, per salvare Michelangelo da un terribile destino, cadde a  terra fulminato. 
- PADRE!-- urlò Leo correndo verso il suo maestro, venendo stoppato da Karai. 
- Il mio signore stava partendo. Che bisogno c'era che finisse così?- fece Karai. Non ottenne risposta perchè in quel momento un missile colpì l'astronave, e la giovane ninja perdendo l'equilibrio cadde dalla ringhiera.
Leo l'afferrò prontamente per il braccio. 
- Tu sei troppo buono Leonardo...- fece la donna sfilandogli una katana per poi mollargli un calcio sullo sterno.
Accadde tutto in pochi istanti. Un minuto prima Leo e Karai stano lottando... il minuto dopo Shredder spinse Leo contro la figliastra, la quale senza nemmeno rendersene conto aveva infilato la spalla destra del ninja.
Il giovane ninja per il dolore e lo shock lasciò cadere le sue spade a  terra con un tintinnio prima di perdere i sensi sotto gli occhi di una scioccata Karai.
E non era l'unica.
Sarah aveva assistito a tutta la scena, senza riuscire a reagire in tempo.
- Leo...LEO!!!- urlò la ragazza prendendo tra le braccia l'amato, privo di sensi - LEO TI PREGO RISPONDIMI!!!!- urlò nel tentativo di farlo rinvenire. Lo prese addirittura a ceffoni, ma non ci fu verso di farlo rinvenire.
- N-no... ti prego....- fece Sarah con la voce rotta dal pianto mentre le spuntavano due grossi lucciconi.
Si guardò le mani e il maglione... era piena di sangue. Il sangue di Leo. Il sangue dell'uomo che aveva amato da sempre. 
Alzò lo sguardo e vide Karai, ancora sotto shock. 
Ma personalmente, di come stesse Karai in quel momento, non le importava affatto. Se Karai avesse avuto la decenza di non attaccarlo a tradimento dopo che lui le aveva eroicamente salvato la vita, le possibilità che Shredder lo aggredisse e lo mandasse contro una spada sarebbero state molte meno. Tutto quello che la sua testa riusciva a concepire in quel momento era che Leo era a terra, con una ferita che buttava sangue, e che ad infliggergliela era stata la donna per cui aveva litigato con mezza famiglia convinto di poterla salvare dalla sua stessa oscurità...
- SEI UNA DONNA MORTA, KARAI!- urlò scagliandosi contro di lei con furia ceca. Piangeva mentre combatteva.
Karai quasi non riusciva a fronteggiare i colpi di quella ragazza... c'erano dieci anni di differenza tra lei e Sarah, ergo voleva dire che Karai aveva più anni di addestramento sulle spalle e con un maestro  tutt'altro che tenero e comprensivo, eppure stava facendo davvero fatica a parare quegli attacchi. 
Ed il perchè era semplice... davanti a lei non vi era più la ragazza che aveva conosciuto un paio di anni prima, convinta di poter salvare il mondo come solo un'adolescente poteva essere, e nemmeno una ragazzina che per la giovane età aveva già vissuto tanto dal poter essere considerata una donna... davanti a lei vi era una donna che aveva appena visto ferire mortalmente l'uomo che amava. Non c'era nulla che poteva essere detto o fatto per convincerla a desistere dai propositi di vendetta.
E se ne accorse quando la ragazza la disarmò e la costrinse ad indietreggiare tenendola sotto la minaccia della sua stessa spada, in un angolo. 
Karai, per la prima volta in vita sua, ebbe paura. Sentiva la punta della spada premere contro la gola.
'' Questa poi,  trucidata da una ragazzina innamorata...''
Le lacrime sul viso di Sarah scorrevano senza freno mentre la fissava con odio... non provava più il sentimento di amicizia quasi fraterna, e il desiderio di volerla aiutare a vedere la verità. Provava solo odio e desiderio di morte nei confronti di colei che aveva colpito il suo amato dopo che lui le aveva salvato la vita. 
'' E cosa pensi di risolvere? Diventeresti come lei e suo padre, e il tuo Leonardo non tornerebbe in vita.''- fece una voce nella sua testa.
In quel momento cadde in ginocchio, piangendo come se non ci fosse un domani. Quel cedimento le fu fatale. Shredder la afferrò alle spalle ed iniziò a sbatterle la testa contro il muro. 
Lo sentiva, il sangue caldo che le scorreva lungo la faccia, ma non le importava.  Era stata forte per tutta la vita... un'infanzia rubata, un destino deciso nel momento del suo concepimento, lotte, battaglie, era sopravvissuta a tutti... ma perdere l'amore era troppo. Shredder, vedendo che la ragazza non pareva essere interessata a combattere per la propria vita le mirò il guanto a tre lame per finirla....
- LASCIALA IN PACE!!!- urlò Raph scagliandosi su di lui cercando di colpirlo. Ma l'utrom fu più veloce e lo colpì così forte da farlo svenire. 
Poi fu il torno di Mik e Donatello, gli unici ad essere rimasti in piedi. Al primo ruppe le gambe, al secondo il braccio.
Poi rise vedendo i suoi nemici svenuti ai suoi piedi.
In quel preciso istante, Chaplin si trovava a dover fronteggiare una situazione mica da ridere: Bishop non aveva ancora smesso di bersagliare l'astronave con i missili, il giovane scienziato non riusciva a controllare i comandi di difesa e lo scafo aveva iniziato a prendere fuoco. Due siluri che avrebbero dovuto colpire l'astronave esaurirono il carburante e il giovane servo di Shredder ne approfittò per fuggire.
Shredder afferrò Leo, deciso a sferrargli il colpo di grazia.
'' Peccato. Eri un elemento così promettente....''- fece Shredder -'' Non puoi che ringraziare te stesso. Se solo mi avessi dato retta...''- e nel dir così calò l'arma.
Ma il fendente mortale non arrivò.
Karai bloccò il colpo con la sua katana.
- Come osi....?- fece Shredder con rabbiosa incredulità.
- Ormai li hai sconfitti.- fece Karai - Lascia che vivano nel loro disonore.- e nel dir così guardò Sarah poco distante, con gli occhi socchiusi.
'' Non so se sei coscente.... ma mi dispiace per prima. Giuro che è stato un incidente.''
Shredder, furioso per quel tradimento, colpì la figliastra con tanta forza che aveva in corpo. 
- Karai...- fece mentre la donna era rannicchiata in un angolo, ancora stordita dal colpo ricevuto - Hai superato ogni limite. Ora pagherai con la vita il tuo tradimento.- ma prima che potesse farle qualunque cosa, un missile lanciato da un satellite di Bishop urtò l'astronave, sbalzando fuori padre e figlia dalla sala in cui si era svolto il massacro.
- CHAPLIN!!!- fece Shredder - Apri subito questa porta!- 
- Si... ma ci vorrà un minutino...- 
...
...
...
In quello stesso istante, Sarah e i suoi fratelli, nessuno escluso ripresero i sensi. Ed appena svegli realizzarono che questa volta, non sarebbero riusciti a salvarsi. 
- Appena Shredder tornerà ci toglierà di mezzo.- fece Leo mestamente.
- Figlioli...- fece Splinter con un filo di voce - Mi dispiace... non avrei dovuto coinvolgervi in questa storia...- 
- No padre.- fece Leo tenendosi il punto in cui Karai lo aveva colpito - Siamo noi a doverti chiedere perdono. Non siamo stati in grado di contrastarlo... abbiamo tradito il maestro Yoshi, gli Utrom e te. Io ti ho tradito.- 
- Insomma...- fece Raph che non riusciva a credere che finisse davvero in quel modo - Vince Shredder?- 
- Vorrei che così non fosse...- fece Sarah - ma in sei non riusciamo a fare un ninja sano, e la sua nuova armatura è molto più potente.-
- A dire il vero...- fece Leo guardando il nucleo di potenza della nave - qui c'è un sacco di energia.... se sovraccarichiamo il carico...- 
- Farebbe un bel botto.- concluse Mik.
- Noi non sopravviveremo.- fece Don leggermente intimorito da quell'ipotesi. 
- Se è per questo nemmeno Shredder.- fece Sarah - se calcoliamo il momento giusto per iniziare il sovraccarico di energia, lo prendiamo di sorpresa e non avrà ne tempo ne modo di pensare ad un piano in extremis per salvarsi.-
Purtroppo non vi era altra soluzione se non quella di fare i kamikaze. 
- No!- si oppose Splinter. Lui ormai era vecchio, non gli importava nulla di vivere o morire, ma non poteva accettare che anche i suoi adorati figli perissero per colpa di quel mostro, in una guerra in cui lui stesso li aveva trascinati - Non posso permettervi di...- 
- Non preoccuparti sensei.- fece Mik - è l'unica possibilità.- 
- Se non lo fermiamo oggi, milioni di innocenti in ogni angolo della galassia soffriranno le pene dell'inferno per colpa sua.- fece Raph. 
- Facendola finita oggi invece, saremo sicuri che non possa più fare del male a nessuno.- fece Donatello. 
- Sentito padre? Siamo tutti d'accordo.- fece Leo.
- Va bene allora... affronteremo il nostro destino, tutti insieme.- fece Splinter.
Donatello collegò il palmare al nucleo di energia, e il professor Honneycutt dopo un primo attimo di sconvolgimento, si dichiarò pronto ad assisterli anche in quel frangente. 
Sarah strinse la mano a Leo, mentre i loro momenti felici le scorrevano davanti agli occhi... il suo ricordo migliore sarebbe stato quello della prima volta che erano stati insieme al mare, e lui l'aveva presa in braccio dicendo '' Faccio le prove per quando dovrò portarti a casa il giorno che ti sposerò''. In quel momento, tutto quello che riusciva a pensare era quella formula del matrimonio che recitava '' fedele finchè morte non vi separi'', che pareva quasi dire '' ti amerò finchè sarai in vita'', come se la morte avesse il potere di cancellare gli anni felici assieme e azzerasse i sentimenti in barba alla massima '' L'amore vince su tutto''.
Ed era stato così. Il loro amore aveva vinto persino la morte. Nemmeno lei, con le sue grandi ali nere, sarebbe riuscita a tenerli lontani. 
Il conto alla rovescia del professore e le urla sorprese e sconvolte di Shredder furono l'ultima cosa che udì. Poi tutto tacque.
...
...
...
Quando la ragazza aprì gli occhi la prima cosa che vide furono i volti di Jake e di Alisa, che la guardavano preoccupati e sollevati. 
- Che bello, ti sei svegliata!- esultò Jake. 
- Ci avete fatto prendere un colpo...- fece Alisa. 
Sarah non disse niente, si limitò a guardarsi attorno. Sembrava un'infermieria. 
- Ma cosa... che è successo....?- fece Sarah tenedosi la testa. Le faceva ancora malissimo e si sentiva stordita.
- Gli Utrom hanno ricevuto il vostro messaggio ed hanno intercettato l'astronave.- fece Alisa - Ho avuto una visione in cui ho visto che le cose non si erano messe bene per voi, e li ho incitati ad intervenire.
Hanno creato un campo di stasi per bloccare il tempo prima che saltaste per aria, hanno spedito la memoria di mio padre al laboratorio e hanno portato voi in infermieria e Shredder e complici in cella di detenzione.- 
- E Leo... Raph... Mik...Don... Splinter....-
- Tutti salvi.- fece Jake - Tutti un po' malconci, ma per fortuna le ferite non sono mortali.-
- Sia ringraziato il cielo...- fece Sarah per alzarsi, trattenuta dai suoi amici. 
- Ferma. Tu devi rimanere tranquilla. Hai avuto una commozione cerebrale, ed è meglio se non ti sforzi.- 
- Forse non avete capito...- fece Sarah tirandosi su - Gli Utrom che fanno il fondoschiena a strisce a Shredder non me lo perdo per nulla al mondo, a costo di andarci in carrozzella.- e nel dir così si alzò, afferrò una stampella ed iniziò a camminare. 
Jake guardò Alisa - Ma è sempre così testarda?- 
Alisa sorrise - No. Peggio. Molto peggio.-
...
...
...
Poco dopo, nelle camere dell'Alto Consiglio degli Utrom, erano riuniti rispettivamente il loro tribunale, la famiglia Hamato al gran completo ( tutti provvisti di ferite, compreso Splinter, che era pieno di bruciature) e il professor Honneycutt, sua figlia e Jake. 
Sulle due piattaforme davanti a loro vi erano Shredder, Karai e Chaplin, tutti in stato di arresto.
Fu il capo del consiglio degli Utrom a prendere la parola - Prosperità e pace a tutti gli esseri senzienti. In nome del grande legislatore, Matthes Arles, questo tribunale è chiamato a deliberare. Ci è stato incaricato di giudicare Ch'rell per i crimini commessi in tutta la galassia.
Ch'rell, noto anche come Torrinon, Kako Naso, Duca di Acureds, Oroku Saki e Shredder. Preparati ad affrontare le seguenti accuse....- da lì, tramite i sensori olografici, venne mostrato ai presenti le cose terribili di cui l'alieno si era macchiato - Stando alla testimonianza rilasciata da Dolphette, sappiano che hai attaccato il pianeta Enthone, causando la morte di un milione di persone.
E in base alle prove forniteci da Wan-run, hai fomentato e dato vita ad una guerra civile su Eno II al fine di estrarne i minerali grezzi senza la minima restrinzione. In conseguenza di questo, tre milioni e duecentomila persone hanno tragicamente perso la vita.
Infine. Sul pianeta natale degli Utrom hai organizzato una serie di attentati per conquistare il potere in maniera violenta ed illegale.- 
Karai abbassò lo sguardo nell'udire quelle parole, nel capire che qualunque cosa potesse aver fatto il suo amato padre sulla Terra, era niente in confronto a quello che aveva fatto ad altri mondi.
Sarah la guardò come per  dire -'' Adesso hai capito?''
- Questo tribunale ha raggiunto un verdetto unanime: colpevole.- 
Il malvagio Utrom si agitò e sbraitò nel sentire quel verdetto. 
- Cavolo...- commentò Chaplin scioccato. 
- Non mi pare che l'abbia presa tanto bene.- commentò Jake.
- Quello che sta bene a lui, almeno qui e in questo momento, conta poco.- fece Sarah. 
- Per i reati a te ascritti, questo tribunale ti condanna al perpetuo esilio sull'asteroide di ghiaccio chiamato Mor Gal Tal.-
- COSA? VOI NON SIETE NESSUNO PER GIUDICARMI! IO SONO SHREDDER! IO SONO L'INDISTRUTTIBILE! IO SONO...- continuò ad urlare e sbraitare finchè il raggio teletrasportatore non lo trasferì dalla sala fino al posto in cui avrebbe finito i suoi giorni.
- Possa il ricordo delle tue azioni perseguitarti in eterno.- concluse il tribunale.
- I complici di Shredder verranno rispediti sulla Terra. A loro ci penseranno le autorità competenti.- fece Mortu.
Mentre Karai e Chaplin venivano portati via, la prima urlò - Non è questo che volevo Leonardo. Credimi, non era quello che volevo...- 
'' Ti auguro... di trovare qualcosa per cui valga la pena lottare...''- pensò Sarah, sperando che finalmente il sentire le atrocità di cui si era macchiato quell'essere le avesse aperto gli occhi una volta per tutte. Solo il tempo le avrebbe dato risposta. La prossima volta che le loro strade si sarebbero incrociate, avrebbero saputo, se la pupilla di Shredder era riuscita ad allontanarsi per sempre da lui o meno. 
- Abbiamo un debito di riconoscenza verso tutti voi.- fece il capitano Mortu - Shredder è stato finalmente assicurato alla giustizia.- 
- E' davvero tutto finito?- fece Leo che ancora faticava a crederci - ma è sicuro stavolta?- 
Splinter annuì - Si. Finalmente, dopo diciotto lunghi anni, il mio amato maestro può riposare in pace. Shredder non è più un problema.- 
- Quindi che ne dite?- fece Jake - si festeggia?- 
- Certo.- fece Raph - appena torniamo sulla Terra.- 
'' Appena torniamo sulla terra devo mettermi al lavoro... battere il ferro finchè è caldo''- pensò Sarah. Quasi certamente Bishop aveva avuto la notizia che sull'astronave, dopo l'esplosione, non vi erano tracce di superstiti. La credeva morta. Li credeva tutti morti. 
Era il momento buono per iniziare ad indagare sul serio e preparare un'imboscata. 
Prima però voleva godersi un po' di tranquillità, ora che non dovevano più preoccuparsi di Shredder.


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