The mystery of the treasure hunt

di Blue Flash
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La lettera ***
Capitolo 2: *** Incontri ***
Capitolo 3: *** Il momento giusto ***
Capitolo 4: *** I rivoluzionari ***
Capitolo 5: *** Prova di fiducia ***
Capitolo 6: *** Un marines in fuga ***
Capitolo 7: *** Lord Cassiel ***
Capitolo 8: *** L'enigma della biblioteca ***
Capitolo 9: *** Coordinate ***
Capitolo 10: *** Capelli blu ***
Capitolo 11: *** Ti prego ***
Capitolo 12: *** Chiave di volta ***
Capitolo 13: *** Verso i sotterranei ***
Capitolo 14: *** Il tunnel ***
Capitolo 15: *** L'uscita ***
Capitolo 16: *** Preparazione ***
Capitolo 17: *** La festa ***



Capitolo 1
*** La lettera ***


 

Capitolo 1. La Lettera


La brezza termica che si sollevava al tramonto era quanto di più bello potesse accarezzare la nivea pelle della pirata dai capelli rosati. Le lunghe ciocche, lasciate libere di svolazzare qui e li, di tanto in tanto le coprivano il viso, ricadendole dinnanzi alle violacee iridi. Una folata più forte delle altre le fece quasi volar via il cappello scuro che celeva in parte il volto, ed allora sollevò una mano, a bloccare l’evento.
Sul ponte della propria nave, grande e dallo sgargiante Jolly Roger color rosa e che la rappresentava alla perfezione, il resto dei suoi uomini era in totale agitazione. Ma lei, invece, ostentava una calma assoluta ed imperturbabile osservava l’isola che era appena spuntata all’orizzonte. Un’isola misteriosa, non segnata dalle mappe e che solo i più abili ed esperti navigatori avrebbero trovato, o almeno queste erano le parole della lettera che le era stata recapitata all’improvviso, scombussolando tutti i suoi piani. C’era altro per la mente di Bonney, ma queste cose vennero letteralmente spazzate via il giorno in cui quell’uomo si presentò durante un colpo.

 

Il pianto di una serie di bambini rimbombava nella grande sala di quella lussuosa banca che vi era sull’isola. Non aveva messo in conto di rapinarli, anzi, era una cosa decisamente noiosa, ma Bonney aveva bisogno di soldi e per tale motivo non aveva esitato neanche un attimo a fare irruzione, puntando contro alla guardia più stupida una pistola, per poi trasformarlo in moccioso. Da li infiltrarsi era stato facile, anche perché da sola faceva molto prima e poi non poteva rischiare di mettere nei guai i propri compagni. Il Governo la cercava, quindi questo voleva dire che aveva alle costole l’intero mondo e per tale motivo doveva spostarsi fin troppo velocemente, deviando i pericoli e vivendo, in un modo o nell’altro.
Era brutta quella vita da fuggiasca, se ne rendeva perfettamente conto, ma sulla testa della rosata gravava una notevole taglia, che ad i tempi, due anni prima, l’aveva fatta rientrare nel gruppo dei Supernovellini della Peggiore Generazione. Questo piccolo problema, unito ad i suoi “rapporti” con il resto del Governo non facevano altro che peggiorare la situazione di Bonney, ormai una vera e propria fuggitiva. Lei era un’ombra che si muoveva nella notte, silenziosa come il docile vento, ma determinata più del peggiore dei cocciuti. Ma soprattutto quello che davvero l’aveva resa famosa era la sua immensa fame. Aveva sentito dire che perfino quell’imbecille di Mugiwara avesse uno stomaco immenso, merito del suo essere di gomma, ma nessuno poteva battere la ragazza. Era tutta una questione fisiologica, lei aveva bisogno di mangiare tanto per far durare maggiormente i propri poteri, ma questo era un vero segreto.  E quindi, oltre ad aver problemi di soldi Bonney necessitava di mangiare più spesso del previsto, e questo andava bene.
La pizza che aveva rubato ad un bambino, seduto insieme alla madre che adesso aveva la sua stessa età, era freddo e faceva davvero schifo, quindi un’espressione decisamente scettica si era dipinta sul bel viso della pirata, che arricciò le labbra in una smorfia. Lo zaino, ormai pieno di soldi, era quanto le sarebbe servito per i prossimi viaggi. Magari avrebbe trovato un passaggio, ma nel peggiore dei casi si sarebbe ritrovata a dover pagare qualcuno per farsi scarrozzare in giro senza fare eccessive domande. Non le sopportava e soprattutto non avrebbe mai risposto se non con menzogne. La sua vita era una bugia continua, costruita con cumuli di sabbia che rischiava di rompersi alla prima tempesta. Ma Bonney era forte, era una vera donna che sapeva giocare a quel terribile gioco che prevedeva l’intervento di Quattro Imperatori in equilibrio con il Governo ed i suoi affiliati. Doveva stare lontana dall’una e dall’altra parte, anche se prima o poi il sogno di diventare anche lei una vera imperatrice non le dispiaceva più di tanto. O forse addirittura la regina dei pirati, facendola in barba a tutti quei montati della sua stessa generazione. Monkey D. Luffy, Trafalgar Law, Eustass Kidd, X Drake, Basil Hawkins. Insomma erano uno peggio dell’altro, questo era vero, ma lei era la peggiore di tutti e ne andava fiera.
Così, convinta che la fuga sarebbe stata facile, ancora una volta, le sue convinzioni vennero meno quando all’uscita della banca era fermo un uomo anziano, con degli occhiali leggermente calati sul naso ed indosso un completo elegante. In quell’attimo il suo cuore smise di battere, preoccupata che qualcuno, qualche spia o qualche servo del Governo potesse averla trovata, ed infatti indietreggiò lentamente stringendo lo zaino che si portava dietro.
«Jewlery Bonney, che piacere incontrarti di persona.»
Il tono di voce dell’uomo era calmo e pacato, forse addirittura mellifluo ed infatti un sorrisetto apparve sul mento, laddove vi cresceva un poi di barba pepata.
«Lo so, sarebbe così bello incontrarla, però credo proprio che tu abbia sbagliato persona. Io me ne stavo semplicemente andando senza—…»
Ovviamente Bonney ci provò a raccontare l’ennesima bugia, ma una risata divertita abbandonò le labbra di colui che aveva davanti.
«Smettiamola, Miss Jewlery Bonney, lo so benissimo che sei davvero tu. Mentire è inutile, anche perché ti osservavo da parecchio e so bene che cosa sei in grado di fare.»
Le iridi violacee della rosata s’assottigliarono nella direzione di colui che le stava davanti ed allora decise che mentire era inutile, anche perché, almeno per il momento, non sembrava avere intenzioni ostili, anzi, era divertito dal loro incontro.
«Quindi, vecchio mio, ti lascio libertà di scelta: vecchio bavoso o poppante che frigna?» domandò con un ghigno la pirata allungando una mano verso di lui,  quasi a volergli mettere paura.
Probabilmente le conveniva aumentare la sua età solo per impedirgli di camminare, ed i decrepiti non potevano camminare, così se ne sarebbe andata liberamente.
«Nessuna delle due, mi dispiace, ragazza mia, ma non sono qui per giocare e per perdere tempo.» asserì lui mettendo una mano in tasca, mentre la sua espressione divenne immediatamente seria. «Sono qui per consegnarti queste da parte di Lord Cassiel, dopo di che la scelta spetterà solamente a te.»
Ed a seguito di tali parole, mentre Bonney non stentò nel mostrare un’espressione decisamente confusa per via di quel discorso, mentre l’uomo tirò fuori dalla tasca una lettera  ed una scatola, che le porse con fare galante. La pirata alternò lo sguardo, esitante, ed alla fine a sua volta allungò una mano per afferrarle ed avvicinarle al petto, come se quelle fossero un bene più unico che raro.
«Dunque, Miss Jewlery Bonney, è stato un vero piacere e spero di rivederla presto.»
«Immagino.»
Tagliò corto lei, lasciandolo andare via, mentre si perdeva fra le strade da cui era arrivato, senza fare alcun rumore. Probabilmente aveva qualche dote speciale o particolari abilità nel nascondersi, perché nessuno sembrava aver fatto caso a loro, e solamente qualche secondo dopo Bonney si rese conto che l’allarme ed i pianti dei neonati dal suo interno, continuavano ad allarmare altra gente.
Era giunto il momento, anche per lei di andarsene ed allontanarsi il prima possibile, portando con sé il malloppo ed ovviamente anche quella lettera e quella scatola che doveva contenere qualcosa.
Solamente quando giunse nella vecchia e polverosa loncanda, laddove avevano avuto l’ardire di affittarle una stanza per un paio di berry, decise che era giunto il momento di aprirla. La carta, leggermente ruvida, lasciava intendere che si trattasse di un materiale pregiato, proprio come lo era il sigillo in ceralacca, dai colori rosso ed oro. Quel Lord Cassiel, che l’uomo aveva blandamente nominato, doveva essere parecchio ricco per potersi permettere di far recapitare di persona una lettera, ed infatti, aprendo e leggendo con attenzione, le ipotesi di Bonney vennero confermate.

 

“Gentile Miss Jewelry Bonney, mi presento sono Lord Petyr Cassiel e finalmente ho la possibilità di comunicare con voi.
Se state leggendo questa lettera, dunque, vuol dire che il mio fidato Gaspard ha portato brillantemente a termine la missione da me affidatagli, ovvero trovarvi. Dunque adesso vi spiegherò il motivo di tutta questa storia, che immagino vi desterà parecchi dubbi.
Ho deciso di organizzare sulla mia isola, nascosta dalle normali mappe e Log Pose, una sorta di Caccia al Tesoro che vede come protagonisti tutti voi pirati della Peggiore Generzione. Avete da sempre la mia più totale ammirazione, sia in quanto pirati che in quanto persone, e per tale motivo avete suscitato così tanto il mio interesse da spingermi a voler mettere in palio uno dei più grandi tesori nascosti dell’intera Grand Line.
Lo so, sembra assurdo, ma è proprio questo il mio intento e voi, Miss, siete formalmente invitata alla Caccia al Tesoro.
Non dovrete decidere immediatamente, ma avrete un mese di tempo per pensarci e scegliere di raggiungere la mia isola. Non sarà facile trovarla, siete avvisata, solo i più impavidi e coraggiosi ci riusciranno e poi una montagna di oro vi attende.
Nella scatola che vi è stata consegnata insieme alla busta troverete un particolare Log Pose che indicherà la rotta per la mia Isola Misteriosa, ed una volta qui scoprirete come poter ottenere quel tesoro.
Spero che tutto ciò abbia stuzzicato la vostra curiosità tanto quanto voi avete fatto con la mia. In ogni caso, se rifiuterete, mi dispiacerà solo non avervi mai incontrato di persona una delle più belle donne dell’intero mare.
Ci vediamo fra un mese.
O forse no.

Lord Petyr Cassiel”


Le ci vollero più e più secondi prima di riprendersi dopo aver letto quella lettera, ed infatti lentamente le dita della ragazza scivolarono verso la scatola in legno, che aprì con cautela per non danneggiare il Log Pose. Era uguale a quello di sempre, solo che in questo caso due delle lancette erano ferme verso una direzione ben precisa ed inciso sul bordo del quadrante vi erano delle coordinate. Si trattava della rotta, sicuramente, e lei non aveva idea di che cosa fare.
Una caccia al tesoro sembrava divertente, anche se l’idea di rivedere quegli imbecilli degli altri l’attirava davvero poco, ma in fondo forse, in quel modo, avrebbe ottenuto abbastanza da poter vivere senza rubare. Era allettante l’idea, ma prima c’era un mese di tempo e soprattutto, da sola, non aveva dove andare.
Se Bonney voleva partecipare a quello stravagante gioco doveva ritrovare la propria ciurma, e per farlo avrebbe perso tempo e si sarebbe messa in mostra.
Accettare o meno l’idea di Cassiel? O forse era meglio continuare sulla sua linea sicura, lontana dal mondo?
Decisioni su decisioni, che l’avrebbero tormentata in eterno. E se poi qualcuno di quegli stronzi sarebbe davvero diventato molto più famoso di lei? Non se ne parlava. La sfida era appena iniziata e già la mente di Bonney macchinava come poter raggiungere l’isola.

 

«Capitano, ci stiamo avvicinando all’isola, volete che ammainiamo le vele?» domandò con curiosità uno dei suoi uomini più fedeli, beccandosi solo un’occhiata scettica che valeva ad un semplice “E me lo chiedi anche?!”.
Ormai dovevano sapere come agiva Bonney e nessuno se ne stupiva più di tanto, ma quel che davvero aveva catturato l’attenzione della ragazza, al momento, erano alcune delle navi già attraccate al porto dell’isola. Doveva esserci movimento e non avrebbe tollerato scenate, di questo ne era certa. Ma non c’erano ancora tutti, per fortuna, questo voleva dire che aveva ancora tempo, infatti era arrivata tre giorni prima della scadenza del mese. Avrebbe potuto fare di meglio, se non fosse stato per la tempesta od il recupero della sua ciurma. C’erano tante cose che l’avevano ostacolata per arrivare fin li, ma adesso che c’era riuscita difficilmente sarebbe tornata indietro.

 

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Capitolo 2
*** Incontri ***


Capitolo 2. Incontri

Il grande salone centrale, elegante ma ingombro di inutili fronzoli che servivano esclusivamente per “abbellire” il posto, era troppo pieno di gente per i gusti di Trafalgar Law. Lui preferiva starsene per i fatti suoi, limitandosi semplicemente a pochi cenni di riguardo nei confronti di quei pochi con cui parlava, ma purtroppo la sua pace non era possibile da quando era giunto sull’Isola del Mistero. Quelle lettere erano state consegnate sia a lui che al proprio compagno ed alleato, Monkey D. Luffy, che ovviamente aveva accettato con entusiasmo quella sorta di caccia al tesoro. 
Law, invece, aveva esitato fino all’ultimo. Alla fine, però, sotto ragionamento di Penguin e Bepo, si era deciso a partire alla volta dell’isola semplicemente per evitare che il proprio alleato combinasse eccessivi guai. Ormai lo conosceva, sapeva come ragionava, purtroppo, quelle poche volte che ci riusciva, ed infatti, proprio per colpa di Mugiwara, adesso si ritrovava incastrato in una situazione alquanto oscura e che non prometteva nulla di buono. Lo aveva capito nel momento stesso in cui erano giunti a destinazione, ed altre navi, fra le quali la Moby dei Figli di Barbabianca, erano ormeggiate al porto centrale. La sua lettera, ed anche quella dell’alleato, dicevano che l’invito era rivolto solo ed esclusivamente ad i pirati della Peggior Generazione, quindi i prodi figli dell’ex Imperatore non dovevano essere da quelle parti.
Ed infatti i timori di Law si erano rivelati veritieri non appena misero piede sull’isola, perché nessuno poteva più lasciarla.

Le navi non erano in grado di muoversi, come se ci fosse una sorta di campo invisibile a fermarle, e quelle che andavano a motore, come ad esempio la sua Polar, era come se avessero messo loro fuori gioco l’intero quadro di comandi, in maniera irreversibile. 
Eccolo, dunque, bloccato su quell’isola, ormai già da quattro giorni, insieme ad i Mugiwara, i propri uomini, ed altra gente piuttosto bizzarra. Aveva avuto modo di conoscere il Fiero Primo Comandante della flotta di Barbabianca, la Fenice Marco, le cui gesta erano giunte alle sue orecchie. Insieme a lui anche il resto dei suoi uomini, quelli che avevano valorosamente combattuto a Marineford, fra essi non tardò a farsi riconoscere l’accentrico Izou, che aveva letteralmente provato a far vestire Penguin con un kimono, proprio come lui.
In aggiunta a queste vere e proprie leggende dei mari erano giunti fino a destinazione anche altri compagni della Peggiore Generazione, fra i quali Basil Hawkins, con le sue bambole voodoo aveva cercato di incutergli timore, e forse con Mugiwara c’era anche riuscito, in sua compagnia era giunto anche X Drake, che a differenza di tutti quanti in quel castello immenso sembrava essere a proprio agio, e purtroppo era giunto a destinazione anche Eustass Kidd, che probabilmente si stava impegnando ampiamente per fargli saltare i nervi dopo i primi cinque minuti dal suo arrivo.
In ultima analisi Law constatò anche l’arrivo della famigerata Germa 66, che aveva fatto il suo ingresso nel salone centrale due giorni dopo di loro, e convinti di dover ricevere qualche incarico avevano mostrato le loro Raid Suite. Esempio di tecnologia piuttosto itneressante, anche perché pur essendo un medico Law ha sempre provato una forte passione per la scienza e loro ne erano il perfetto esempio. Ancora stentava a credere che Sanji Gambanera, in realtà fosse loro fratello, ma la somiglianza era palese e loro non sembravano neanche andare parecchio d’accordo. Questo almeno era quanto accadeva fra i quattro fratelli maschi, l’unica eccezione era costituita dalla Principessa Vinsmoke, Reiju, che a differenza loro sembrava aver preso quella situazione con calma e filosofia, decisa a godersi quel soggiorno li dentro. Poteva anche sembrare un agglomerato di beltà e vanità, ma Reiju era più intelligente di quel che mostrava e quelle poche battute avute con lei ne erano la prova più lampante. Un po’ come Nico Robin o anche Nami. Quelle erano donne di cui preoccuparsi e di questo Law ne era certo. 
Il libro che stava sfogliando da più di un’ora Law lo aveva letto così tante volte che ormai conosceva a memoria ogni singola pagina. Trattava di medicina, ovviamente, i principi basilari per la buona riuscita di un intervento al torace. Cose che ormai Trafalgar sapeva fin troppo bene, purtroppo però quella era l’unica cosa interessante da fare, considerato che aveva visitato il castello già tre volte e non aveva scoperto niente di niente. La sua vita, all’interno di quella gabbia, perché era certo che si trattasse di questo, era pressoché uguale ogni giorno. Potevano scegliere se alloggiare nelle immense camere del castello oppure sulle proprie navi; ad ora di pranzo ed a cena dei servitori, dei robot, preparavano la grande tavola; era possibile girare per il castello e che solo a tempo debito Lord Cassiel sarebbe giunto per spiegargli come funzionavano le cose. Questa era solo una misura di sicurezza per non perdere i partecipanti, o così aveva spiegato quell’uomo, Gaspard, una volta giunti sull’isola. 
Non volevano farli andare via, questo era chiaro, e forse perché cose non molto belle sarebbero accadute mentre cercavano di prendere quel tesoro. Qualcuno aveva provato a scappare usando i propri poteri, Marco, ma a quanto pareva perfino la sua Fenice aveva subito dei danni mentre aveva tentato di allontanarsi, cosa che alla fine non era riuscito a fare. 
In quell’istante, però, la sua lettura venne bruscamente interrotta da una pallina di carta che lo colpì in testa, distraendolo. I gelidi occhi del chirurgo si sollevarono con una calma inaudita, puntandosi sul salone pieno di finestre e divani. Lui aveva scelto appositamente una poltrona più in disparte, ma non era servito a nulla, perché a più di tre metri di distanza, nascosto dietro la testata di un divano, si vedeva il cappello di paglia di Luffy. Uno sbuffo, neanche troppo nascosto, abbandonò le sue labbra, costringendolo a stringere con insistenza la copertina del libro: chi diamine glielo aveva fatto fare? Chi gli aveva suggerito di allearsi con lui? Doveva essere diventato pazzo, su questo c’erano pochi dubbi.
Penguin, con il cappello calato sugli occhi, sogghignò dinnanzi a tale scena, e per questo Law si decise a parlare.

«Se Mugiwara-ya ti fa tanto ridere, perché non ti unisci a lui, Penguin?» 
Avrebbe tanto voluto aggiungere “considerato che da quando siamo qua sei diventato più stupido del previsto a causa delle donne?”, ma evito di farlo per dar inizio ad una conversazione che sicuramente sarebbe divenuta imbarazzante, ormai lo conosceva. 
«Perché è più divertente guardare mentre tu ti spazientisci, capo.» lo rimbeccò il moro, continuando a sghignazzare. 
«Considerato che sta per succedere, ti consiglio di allontanarti o giuro che ti ritroverai con la testa al posto del—…»
Ma questa volta le minacce di Trafalgar Law vennero interrotte da un cuscino che lo colpì in pieno facendogli cadere addirittura il cappello, il tutto unito da delle risate quasi disperate alle sue spalle. La massa di capelli corvini, perennemente scombinati, gli ricadde dinnanzi la fronte, costringendo il chirurgo a far uso di tutta la propria pazienza per non esplodere. 
«Bel colpo, Rufy, anche se non credo che Trafalino abbia gradito.» 
La vocina di Chopper, il medico della Sunny, giunse alle proprie orecchie, ed era portatrice di una grande verità.
«Ma mi sto annoiando a morte, Zoro dorme e Sanji ha detto di fare qualcosa.» aggiunse il moro assumendo un’espressione triste, come se quella potesse davvero essere una cosa terribile. 
«Mugiwara-ya!» lo rimproverò Law, alzandosi in piedi e stringendo il cuscino, che un attimo prima lo aveva preso in pieno, fra le mani per poi rilanciarglielo indietro, come se nulla fosse accaduto. 
Un urlo riempì la sala, con quei pochi che erano la dentro, ovvero Drake e Kidd, seduti lontani da dove si trovavano loro, ed ovviamente anche parte dei Mugiwara. Era piuttosto sicuro che Nico Robin fosse nella grande biblioteca, Nami doveva, invece, essere a dormire nel grande letto a baldacchino od a provare i vestiti che erano stati lasciati negli armadi, mentre Frankie, il loro cyborg, era rimasto sulla nave a sistemare i motori, nella speranza di far ripartire la Sunny. Invece il resto di loro era la dentro a dargli fastidio. 
«Trafalino! Vuoi iniziare una battaglia di cuscini?» urlò il moro, che era stato colpito in pieno dal cuscino, che nel mentre aveva afferrato tutti quelli che aveva sotto tiro. 
«Rufy, non credo che Law voglia una battaglia.» lo rimproverò con calma il cuoco biondo, che era seduto a sfogliare a sua volta un libro, ma che con lo sguardo li soppesava, cercando di capire se intervenire o meno. 
«Sanji! Invece secondo me sì! Possiamo anche fare delle squadre, sveglia Zoro e vai a chiamare i tuoi fratelli così ci divertiamo.»
«Ma Rufy—… non è saggio—…» aggiunse il Dio Usopp, che in verità si stringeva ad un cuscino, come se volesse anticipare le mosse di Rufy, anche se aveva ragione: non era saggio.
«Perché no? Deve essere divertente e poi mi sto annoiando a morte! Non c’è niente da fare qua dentro.» 
«Esci a giocare in giardino, Mugiwara.»
Lo rimproverò, improvvisamente, Kidd, che stava fissando annoiato fuori dalla finestra. Le sue labbra scarlatte s’inarcarono in un ghigno divertito, mentre l’espressione sembrava piuttosto spaventosa. Quel pallone gonfiato, che adesso aveva addirittura un braccio in metallo, credeva di essere il più forte di tutti quanti, con la sua aria di superiorità, ma invece non era così e Law lo sapeva bene. Ricordava la sua sconfitta insieme a Basil ed Apoo, e l’avrebbe tirata fuori al momento opportuno. 
«Kidd!!! Vuoi unirti anche tu?» domandò Rufy senza comprendere davvero l’ironia del rosso. 
«Sono piuttosto impegnato, ma credo che Law ed anche Drake vogliano giocare. Anzi, Drake si trasformerà anche in T-Rex!»
A quelle parole provocatorie i due interpellati lanciarono uno sguardo fulminante in direzione di Kidd, che stava facendo di tutto per farsi prendere a calci nel culo. 
«DRAKE!!! Ti puoi trasformare in dinosauro? E’ meraviglioso!» 
Ovviamente Mugiwara venne colpito da quelle parole e rotolando si diresse dal rosso, mentre abbracciava ancora tutti i cuscini che era riuscito a prendere, ed il composto Drake si limitò a roteare gli occhi con esasperazione quasi pari a quella di Law. 
«Non credo sia il caso, Monkey D. Luffy—…»
«Andiamo, ti prego sarebbe bellissimo!» aggiunse il piccolo Chopper che si era illuminato alla sola idea.
«Un dinosauro? Anche se spaventoso deve essere fantastico.» si unì Usopp nell’implorare Drake, che al momento si ritrovò circondato. 
«Capo, almeno facciamo qualcosa.» 
Penguin, ancora una volta, trovò l’occasione per metterlo in imbarazzo, anche se con tutta la calma di quel mondo si fermò al suo fianco intrecciando le braccia all’altezza del petto. 
«Piantala. »
Kidd, che aveva messo in moto quelle lamentele da parte dei Mugiwara, se la rideva in un angolo della sala, con la pesante pelliccia rossa poggiata sulle spalle, e quell’espressione infastidita nei confronti del mondo. 
«Trafalgar, perché quel muso lungo? Non vuoi giocare anche tu?»
«Piantala anche tu, Eustass, non ho alcuna voglia di giocare, anzi, penso che me ne andrò a leggere da qualche altra parte.»
«Sei sempre così sfigato, non ti smentisci mai. » Ecco, quella era decisamente una provocazione da parte di Kidd, ed ormai Law doveva essersi abituato, ma non era vero. Lo avrebbe volentieri fatto a pezzi, e probabilmente quello era il giorno giusto. 
«Davvero, Eustass?» ghignò il chirurgo, che con semplicità sollevò una mano, sulle cui dita era chiaramente leggibile la scritta “Death” e fu come se le iridi di ghiaccio s’accendessero di complicità. 
«Oh ma che paura, mostrami quello che sai fare, imbecille.» rispose a tono Kidd, che a sua volta ghignava e sollevava il pesante braccio metallico, frutto del suo potere. 
Improvvisamente nella stanza gli oggetti metallici, come candelabri e lampade, iniziarono a muoversi. Le spade di Zoro, che ancora beatamente dormiva sul proprio divano, si sollevarono di qualche metro da terra, senza che lo spadaccino se ne accorgesse. Killer, il suo vice che indossava sempre la maschera, si fece avanti senza dire una parola. Forse stava controllando che Kidd non facesse casini, ma ormai era troppo tardi. 
«Room!» sibilò Law in risposta ed allora dalle sue mani si venne a creare la sua famosa camera virtuale, con cui era solito combattere, ma che al momento rimaneva di piccole dimensioni non sapendo bene cosa aspettarsi da quel combattimento. 
«FORZA! Combattete!» urlò Rufy brandendo tutti i casini che aveva, come se quella fosse la cosa più divertente del mondo, mentre Chopper ed Usopp si nascondevano dietro la sua schiena. Drake, come sempre, li guardò con aria di superficialità e noia, che poteva anche capire, mentre Sanji si preoccupò principalmente di spostarsi dalla loro traiettoria, lasciando invece lo spadaccino in mezzo. 
«Adesso, finalmente, le cose diventano interessanti.» mormorò Kidd, che accumulava sempre più metalli dietro di sé. 
«Ovviamente.» sibilò Law, che ingrandì la propria Room, riuscendo ad inglobare buona parte della camera. 
Penguin, al suo fianco, gli stava passando la spada, la sua Noiroachi, pronto per uno scontro in piena regola, ma in quel preciso istante le grandi porte del salone s’aprirono di scatto, richiamando l’attenzione di tutti all’entrata. 
Sulla soglia della porta, infatti, s’era appena fermata la figura di una Jewelry Bonney, con tanto di cappello calato sugli occhi e l’espressione confusa più che mai. I lunghi capelli rosati della pirata le ricadevano sulle spalle, mentre una giacca marrone le copriva il busto. Era sempre uguale, non era cambiata di una virgola, anche perché per lei invecchiare era impossibile. Quelle labbra leggermente colorate di rosa s’incurvarono in un sorrisetto palesemente divertito. Ma lui non era stato il solo a focalizzare la propria attenzione su Bonney, anche tutti gli altri la stavano fissando. Chi ovviamente sbavava, come il Vinsmoke biondo e Penguin, chi invece sembrava la confusione fatta persona, ovvero Mugiwara e company e chi come Drake e Kidda la stavano studiando come si studiava una preda. probabilmente anche lui rientrava nella categoria, perché quella rosata era pericolosa e lui lo sapeva bene. Era riuscita a scappare dalle grinfie della marina e dello stesso Grande Ammiraglio, come ci fosse riuscita rimaneva un mistero, ma adesso eccola li, con quella sua aria da sbruffona. 
«ASPETTA IO TI CONOSCO!»
A rompere l’improvviso silenzio era stato proprio Luffy, che era saltato dinnanzi alla ragazza, brandendo ancora tutti i cuscini, e la stava osservando con interesse. 
«Spostati, idiota, sei rimasto lo stesso di due anni fa.» lo rimproverò con severità Bonney, che gli diede un colpo sulla mano che Luffy stava allungando verso di lei. 
Era strano che non lo avesse già trasformato in un marmocchio, ma gli occhi violacei della ragazza erano fissi sull’intera sala. 
«Ma si può sapere che cosa cazzo stavate combinando voi due? Sono qui da meno di dieci minuti e mi sono ritrovata a dover scappare da un maniaco dai capelli verdi, che non è il tuo spadaccino imbecille, ed adesso invece mi ritrovo in mezzo ad un combattimento clandestino. Perché non mi avete invitata? E soprattutto: perché non c'è del cibo?!»
Era prroprio come Law la ricordava, irriverente, sarcastica e soprattutto incapace a tenere per sé quei pensieri del tutto imbarazzanti. Una vera donna da cui stare attento, ma che stranamente gli fece piacere rivedere li in mezzo, anche se sperava che almeno qualcuno di intelligente a non ascoltare le lettere vi fosse stato. 
«Sempre affamata, come vedo, Bonney.» replicò Kidd che dal canto suo aveva appena fatto cadere tutti gli oggetti alle proprie spalle.
Lui, invece, aveva fatto sparire la Room, concentrato com’era sull’ingresso della ragazza. 
«Eustass Kidd, se non hai della pizza a portata di mano non rivolgermi la parola, sono piuttosto nervosa perché quest’isola non mi piace.»
Kidd, divertito dall’atteggiamento di Bonney, schioccò le dita in direzione di Killer, che sembrò capire al volo ciò che il suo capitano volesse dirgli ed allora il biondo corse via. Probabilmente era davvero andato a procurarle della pizza nelle cucine, ma a spiazzare ancora una volta la ragazza fu il cuoco. 
«Bellissima visione in questo oscuro mondo. Permettimi di cucinarti tutto ciò che vorrai.» e le fece un baciamano che la lasciò interdetta. 
«Eh?! Mi ricordi il maniaco con i capelli verdi che ho trasformato in un marmocchio—…»
«Per me—… aspetta un attimo, hai trasformato Yonji in un bambino?» domandò confuso Sanji, che ancora stringeva la mano di Bonney, intenta a liberarsi. 
«Sì, Sanji-ya, è il suo potere, ti consiglio di starle lontano.»
«Il chirurgo ha perfettamente ragione ed anzi, tu mi ricordi quel tipo—… siete imparentati?» domandò la rosata muovendo un paio di passi all’interno della sala mentre si guardava intorno con aria annoiata. 
«Ovviamente, sono fratelli gemelli.» urlò Chopper per confermare l’idea della pirata, che in risposta fece una smorfia prettamente sconvolta. 
«Capisco—… oh, ma ci sei anche tu Drake, perché non mi saluti? Per caso ti faccio tanta antipatia?»
Effettivamente l’unico a rimanere in silenzio nonostante l’arrivo di Bonney era stato proprio il più silenzioso di tutti quanti, che anzi aveva ripreso a leggere il suo libro, e solamente dopo un attimo in cui sbuffò, sollevò gli occhi e s’alzò in piedi per farsi vedere e lanciare una lunga occhiata alla pirata. 
«Per niente, Jewelry Bonney, ma considerato che eri impegnata in altre discussioni non ho ritenuto necessario interromperti.»
Noioso, decisamente noioso quell’atteggiamento per i gusti del chirurgo, che nonostante quella conversazione s’andò a riprendere il proprio cappello, sistemandolo sul capo, deciso a riprendere posto nella sua poltrona lontana da tutti. 
«Bene, adesso che sono qui volete spiegarmi che sta succedendo? Perché improvvisamente il motore della mia nave è fuso? » domandò lei, ovviamente cosa più che lecita, ma prima che qualcuno di sensato potesse rispondere a prendere la parola fu Luffy. 
«Semplice perché non possiamo andarcene da qui e dobbiamo aspettare l’inizio dei giochi per parlare con Cassiel.»
Bonney, improvvisamente sbiancò, perdendo l’uso della parola, infatti fissò il moro col cappello di paglia e la giacca rossa, come se la causa dei suoi mali fosse unicamente lui.
«Che vuol dire che non possiamo andarcene?» sibilò Bonney, pronta a scattare. 
«Esattamente quello che ha detto Mugiwara, bellezza, nessuno può andarsene da quest’isola. A quanto pare anche La Fenice ci ha provato ma ha fattlito miseramente.»
«La—… fenice? Quella fenice? »  balbettò ancora una volta lei, sempre più sorpresa. 
«Proprio lui, Marco. Lo conosci? »
«Ne ho sentito parlare. Portatemi da lui.»
«Cosa?» questa volta fu Law a sembrare confuso. Che diamine poteva volere una come lei da uno dei figli di Barbabianca? Insomma era assurdo e soprattutto non capiva il motivo, per questo era scattato prima degli altri. 
«Avete capito bene, portatemi dalla Fenice.» continuò Bonney iniziando a giocare con tutto ciò che aveva a tiro, compresi vasi, fiori e soprammobili. Rischiò di farne cadere la metà, ma nessuno la fermò. 
«Se vuoi, mia bellissima Bonney, posso portarti io da Marco la Fenice, credo che gli farebbe bene un po’ di compagnia considerato che è da giorni sul tetto e non ha intenzione di scendere.»  ammise Sanji con tranquillità, porgendo il proprio braccio nei confronti della ragazza, che  in risposta esitò ad avvicinarsi a lui.
«Bene, ma niente gesti azzardati o finisci come tuo fratello.»
«Quelli non sono miei fratelli. Io non c’entro nulla con loro.»
«Perché ce ne sono altri?»
«Purtroppo sì, altri due, meglio che tu non li conosca mai.» 
«Forse hai ragione.»
Ed improvvisamente, l’accoppiata più bizzarra di sempre, si diresse verso l’ingresso dal quale partivano le due enormi scalinate per andare ad i piani superiori. Vederla allontanarsi in compagnia di Sanji da un lato diede sicurezza a Law, dall’altro, invece, lo intimorì. Più che altro quello in pericolo era lui, conoscendo l’irruenza della fanciulla, ma decise di lasciarlo sperimentare sulla sua pelle.
«Ah, Jewelry-ya, non so se te lo hanno detto ma—…»
Bonney si fermò, puntando le iridi violacee verso di lui ed in tutta risposta gli rivolse un occhiolino. 
«So già tutto, Trafalgar. Gaspard, all’entrata, mi ha detto che nell’ala ovest ci sono le camere per le donne a sinistra quelle degli uomini. Adesso capisco il perché di tutto questo, anche se io volevo sapere dove si trovavano le cucine.»
«Io lo so, ed anche Sanji lo sa, possiamo portarti dopo che avrai conosciuto Marco, è un tipo simpatico.»
La rosata non rispose alle parole di Luffy, ma si limitò ad uscire seguita a ruota da Sanji che non faceva altro che sbavarle dietro. Quel ragazzo aveva decisamente un problema da risolvere, ma di certo non sarebbe stato Law ad aiutarlo, non ne aveva minimamente voglia. Solamente quando passarono un paio di secondi e furono certi che la nuova arrivata si fosse allontanata più del previsto, Law guardò di sbieco a Kidd, che ghignò divertito. 
«Qualcuno di divertente, per fortuna, anche se ha l’aria di essere una vera rompi coglioni.»
Purtroppo non poteva dargli troppo torto, Bonney sapeva essere fastidiosa quando s’impegnava, ma nessuno poteva battere i livelli del proprio alleato, infatti con un sospiro evitò anche solo di rispondergli e si andò a sedere sulla propria poltrona.
Ciò che davvero voleva sapere era il perché di quell’incontro con la Fenice, era strana e lo sapevano tutti quanti, ma avrebbe indagato in un altro momento, adesso ne aveva abbastanza della gente in generale, ed infatti decise che avrebbe ignorato Mugiwara e company almeno fino ad ora di cena. 
Doveva riprendersi da quel pomeriggio di pura follia. 

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Capitolo 3
*** Il momento giusto ***


Capitolo 3. Il momento giusto

L’ennesima sferzante folata di vento fece smuovere i ciuffi biondi del fiero Primo Comandante, che seduto con i piedi penzolanti oltre il bordo del tetto, fissava apatico quella distesa verde che era quell’isola. L’aveva sorvolata in lungo ed in largo nella sua forma da Fenice, ma alla fine non aveva scoperto nulla di anomalo, eccezione fatta per quel campo di forza che la circondava interamente. Erano giunti per primi e per primi erano divenuti prigionieri di quel certo Cassiel.
Si sentiva responsabile per tutto quello che era accaduto ad i suoi uomini, considerato che adesso il comando spettava a lui. Almeno non erano andati tutti quanti, ma solo i suoi più fidati compagni, che adesso se ne stavano bellamente distesi sul ponte della loro nave a bere ed a prendersi il sole, su invito di Izou. Scelta decisamente personale e cauta, considerato che tutti quanti loro avevano declinato l’offerta di dormire nel castello, cosa che invece parecchi altri avevano fatto. Quel posto sembrava perfetto, ma in verità Marco era consapevole che quelle mura sarebbero divenute la loro stessa rovina nel momento dei giochi. Li avevano attirati su tale isola sostenendo che Lord Cassiel era in possesso di informazioni delicate su Kaido, scelta alquanto strana che però aveva stuzzicato la curiosità di tutti quanti. 
Si rendeva perfettamente conto che adesso tutti contavano su di lui e che doveva trovare un modo per andarse da li, ed anche alla svelta.
Solo che quel modo non esisteva e la prova era che anche altre persone interessanti erano giunte su quell’isola. Aveva capito perfettamente che tutti erano stati ingannati e che probabilmente non esisteva neanche alcun tesoro, quindi era una vera perdita di tempo e di risorse, perché lui avrebbe di gran lunga preferito esser in prima linea a Wano, con il resto dei propri uomini.
Lo doveva a suo padre. Lo doveva a tutti e quindi non poteva rimanere ancora a lungo come un uccello in gabbia.
Per la frustrazione fece rotolare giù un sassolino, che colpì con il dorso della mano, e solamente allora il rumore della porta che si apriva lo fece immobilizzare. Probabilmente era qualcuno, come Cappello di Paglia, salito fin lassù per farlo mangiare. Era molto simile a suo fratello maggiore, il caro Ace, ed in quei momenti, quando si ritrovava faccia a faccia con Luffy sentiva davvero la mancanza del proprio compagno. 
Con lentezza inaudita si voltò per ringraziarlo e dirgli che non voleva niente, ma sorprendentemente sulla porta si ritrovò una figura femminile, dalle graziose fattezze, che portava un cappello scuro calato sul viso a celare il piercing sotto la guancia. I capelli rosa svolazzarono nell’uscire all’esterno, donandole quasi un’aria eterea. Probabilmente Marco era rimasto al sole fin troppo tempo ed adesso iniziava a risentire degli effetti collaterali. Si passò una mano sul viso, quasi a riprendere il controllo della sua stessa mente ed allora la mise effettivamente a fuoco. Ormai ricordava piuttosto bene le taglie di coloro che dovevano essere possibili alleati o meno, ma la sua la ricordava piuttosto vividamente considerato che lei era la ragazza riuscita a sfuggire dal Cane Rosso. Cosa impressionante, che l’aveva colpito tanto da lasciarlo senza parole, ed adesso Jewelry Bonney era li in piedi e si stava dirigendo da lui ad ampie falcate.
Sembrava avesse qualcosa d’importante da dirgli vista la serietà del suo viso.
Qualsiasi cosa stesse per accadere Marco si preoccupò visibilmente, tanto da rientrare le gambe da oltre il bordo del cornicione, schiuse le labbra per dirle qualcosa, nella speranza di fermare la sua avanzata, ma improvvisamente ella cadde a terra sulle ginocchia ed iniziò a piangere. 
Di certo non era quello che Marco si era aspettato e la cosa lo mise addirittura in discreto imbarazzo, però essendo lui un uomo che dinnanzi ad una donna non si tirava mai indietro in quanto galanteria, le si avvicinò, inginocchiandosi al suo fianco, e solamente allora capì che forse poteva parlare. 
«Non c’è bisogno di piangere, qualsiasi cosa sia successa.» 
In verità non era un grande consolatore, ma quelle gli parvero le giuste parole da rivolgergli per provare a calmarla almeno un poco. 
«Invece sì—…» replicò la rosata che con il dorso della mano cercò disperatamente di asciugare le lacrime che le rigavano le gote. 
«Se sei preoccupata per quest’isola allora ti prometto che—…»
Gli era parsa la cosa più sensata da dire, considerato che quella situazione non piangeva neanche a lui e vista l’emotività delle donne era plausibile che Bonney fosse sconvolta per tale motivo, ma le successive parole della ragazza, accompagnate da un’amara risata, lo fecero dubitare. 
«Non m’importa nulla dell’isola, lo so che siamo bloccati qui per qualche stupida ragione—… le mie lacrime sono dovute ad altro, Marco La Fenice.»
Marco, interdetto dalle parole di Bonney annuì lentamente e le scostò piano il cappello, in modo tale da poterla guardare in viso, per capire a che cosa si riferisse.
«Mi dispiace non essere riuscita a fare qualcosa a Marineford, davvero. Mi dispiace anche per la morte di Ace, non meritava tutto ciò che gli è accaduto.»
Ecco perché si stava disperando tanto, andando a colpire un punto caldo nelle memorie di Marco. Eppure, il comandante, non ebbe la forza di negarle quelle lacrime, perché lui stesso si sentiva così ogni singolo giorno dopo Marineford, ma adesso quella ragazza, che in tutta la sua fragilità stava abbassando le sue difese, gli fece comprendere quanto quella guerra avesse devastato il cuore di tutti quanti, non solamente il suo. 
«Hai evitato la tua possibile morte, Jewelry Bonney, qualsiasi fosse il tuo rapporto con Ace.»
La ragazza continuò a singhiozzare, provando però a trattenersi, e con un rapido movimento della mano asciugò la sua ennesima lacrima. 
«In realtà lo conoscevo poco, ma il gesto di per sé era sbagliato e poi—…» ma la rosata s’interruppe mordendosi il labbro inferiore, come se stesse per esitare nel dire qualcosa. 
«E poi?» Marco, incuriosito da quella sua frase, inarcò un sopracciglio ed infine le fece cenno di continuare. 
«Non ero dispiaciuta solamente per Ace, c’è altro, ma non posso parlare. E’ tutto troppo complicato
La capiva. Insomma comprendeva anche piuttosto bene perché fosse decisa a non parlare, i segreti andavano mantenuti come tali e lei era una brava ragazza che poteva permettersi di non tradire il suo passato.  Il capitano annuì lentamente e poi si passò una mano fra i capelli biondi, scombinandoseli appena, prima di rimettersi in piedi e porgerle un aiuto per rialzarsi, nella speranza che lei facesse lo stesso. 
«Scommetto che tutto questo c’entra con il perché Akainu ti dia la caccia ogni singolo giorno della tua vita. Ma sono affari tuoi ed in quanto tali non voglio intromettermi.»
Bonney, che accettò la sua mano per rimettersi in piedi, inarcò un sopracciglio e gli rivolse un sorrisetto sghembo. 
«Non te ne avrei parlato neanche sotto tortura, Primo Comandante Marco La Fenice. Sei un portento ma i miei segreti rimangono tali.»
Aveva ragione e per tale motivo Marco ricambiò quel sorrisetto accennato, prima di farle cenno di seguirlo fino al bordo del tetto di quel castello immenso. 
«Effettivamente non ci siamo neanche presentati eppure entrambi sappiamo bene con chi stiamo avendo a che fare adesso. E’ incredibile come la nostra reputazione ci preceda sempre e comunque.» continuò il biondo con assoluta pacatezza prima di tenderle una mano, questa volta nel gesto formale di una presentazione. 
La rosata non esitò nello stringerla ed allora annuì, asciugandosi le restanti lacrime che annacquavano i suoi occhi viola. 
«Hai ragione. Avrei tanto voluto conoscerti in altre situazioni, ma il destino non ce lo ha mai permesso. Piacere di conoscerti.»
«Il piacere è mio, Jewelry Bonney.»
Entrambi strinsero le mani per poi lasciarle andare, mentre Marco la lasciò ricadere lungo i propri fianchi le braccia, limitandosi a fissare il panorama dinnanzi a loro. Il sole era ancora alto nel cielo e presto sarebbe stata ora di cena, il che equivaleva a dire che sarebbe volato fino alla propria nave semplicemente per cercare di mangiare qualcosa di sano. Non si fidava di quel castello, nonostante Izou sostenesse che era tutto bellissimo e che non vedeva l’ora di poter conoscere quel Cassiel. Lui e le sue priorità erano decisamente fuori luogo. 
Un fervido rumore di stomaco che si agitava, proveniente dalla figura al proprio fianco, lo spinse a volgerle uno sguardo di sbieco, accompagnato da un ghigno divertito. 
«Io ho sempre fame, non c’è bisogno che tu faccia qualche battutina, chiaro? Sei anche una leggenda vivente, ma non ti azzardare o anche tu ritroverai ad una differente età.»
«Interessante, ho sempre sentito parlare dei tuoi poteri, magari li vedrò all’opera, prima o poi.» azzardò il biondo, intrecciando le braccia all’altezza del petto, lasciato in parte scoperto dalla violacea camicia, con il suo solito fare pacato, prima di guardarla. «Se vuoi vado a prenderti qualcosa da mangiare in cucina, Izou mi ha chiesto di portargli delle cose, quindi posso approfittarne.»
«Non so chi sia questo Izou ma lo benedico e ti ringrazio. Se c’è preferirei della pizza, in ogni caso va bene qualsiasi cosa.»
«Meno male che non lo conosci, fidati. Allora attendimi qui, andrò a vedere cosa trovo e poi tornerò indietro.»
«Va bene, mi siedo qui ad aspettarti.»
Replicò la rosata sollevando una mano quasi come se lo stesse liquidando per evitare ulteriori domande. Era una ragazza peculiare ed allo stesso tempo forse anche divertente. Per lo meno avrebbe anche potuto fargli piacere qualcuno con cui chiacchierare indistintamente, senza farsi troppi problemi, perché quella Bonney era esattamente quel tipo di persona, o almeno così gli era parso nel momento stesso in cui l’aveva incontrata.
Ad ampie falcate si diresse verso la porta che dava all’interno del castello, ed infatti una volta al suo interno si guardò a destra ed a sinistra nella speranza di non incontrare nessuno. Non perché fosse asociale, ma perché l’idea di dover ancora discutere dei problemi di quell’isola non gli andava. E poi, Marco, meno parlava meglio stava. Assolutamente il suo stile di vita. 
I lunghi corridoi quasi labirintici, pieni di quadri e vasi antichi, erano un luogo di perdizione, ma per lo meno aveva imparato a capire come giungere alle cucine che si trovavano al piano terra. Izou glielo aveva condotto le prime volte, replicando che tutto quello era incredibilmente bello, ma Marco lo trovava solamente noioso e pieno di cianfrusaglie di un qualche nobile con loschi piani che lui avrebbe davvero tanto voluto sventare. 
Con le mani in tasca e l’aria pensierosa si mise a scendere le scale, evitando abilmente le aperture che davano sugli spazi comuni come il salone o la grande bibilioteca. Forse quello era un posto interessante, ma per lo più Marco preferiva leggere a letto prima di addormentarsi, quando riusciva a farlo. Aveva trovato dei libri conosciuti, che si era portato dietro, ma niente di indimenticabile. Superando le porte del salone sentì le chiare urla dello spadaccino di Mugiwara, unite ad altre voci, che sembravano intenti a litigare per qualcosa di molto noioso. Era un vero miracolo che Marco poteva usare le sue ali per spiccare ampi balzi evitando così le porte. 
Solamente dinnanzi la cucina si fermo, notando la porta socchiusa. Forse c’era qualcuno che stava già preparando, anche se quando dettogli dai compagni i domestici apparivano solamente poco prima della cena. Quindi doveva trattarsi di qualcuno del gruppo di detenuti, perché erano questi. S’avvicinò alla porta, deciso a sbirciare prima di entrare, anche solo per evitare altre discussioni, e sorprendentemente, da quel piccolo spiraglio, vide che dentro la cucina, in piedi su uno sgabello in legno, vi era la figura della principessa della Germa 66. L’aveva vista giungere  nella sua super tuta, cosa che stranamente aveva destato parecchio interesse in Marco, ma adesso, in abiti normali, gli era parsa anche più bella del previsto. Il suo vestito bianco, che le fasciava perfettamente il corpo, le stava d’incanto, ed in quella posizione, in piedi sullo sgabello, intenta a prendere qualcosa di più alto di lei, era possibile ammirare le lunghe gambe sulle quali i tatuaggi erano presenti. 
Si sentì davvero pessimo nell’averla osservata tanto a lungo da non riuscire a muoversi, cosa che raramente gli accadeva, ma in quell’istante, improvvisamente, la figura di Reiju sembrava essere in equilibrio precario sulle punte dei piedi, ed infatti al minimo movimento l’equilibrio venne meno e lei rischiò di cadere a terra. 
Fu una vera fortuna che Marco aveva intuito tutto, grazie anche al suo Haki della percezione, ed era intervenuto qualche secondo prima, afferrandola al volo ed evitandole una rovinosa caduta. Certo, adesso sarebbe passato per invadente, considerato che era li ditro la porta a guardarla, ma non avrebbe mai lasciato che la principessa toccasse terra. Con un braccio la sorreggeva per le gambe, mentre con l’altro le stringeva la schiena, ritrovandosi faccia a faccia con il bel viso di Reiju, che lo fissava incredula. Le labbra socchiuse in una sorta di “Oh”, ed i grandi occhi azzurri erano intenti a studiarlo, così Marco si sentì decisamente sotto osservazione. 
«Perdonatemi principessa ma se non fossi intervenuto—…»
Reiju, che continuava a fissarlo con aria ammirata, scosse leggermente il viso, facendo smuovere i capelli rosa che le coprivano il collo, e poi incredibilmente sorrise. 
«Che gentiluomo. Non hai lasciato che una ragazza finisse a terra, questo è davvero un bel gesto.» commentò lei, limitandosi a poggiare una mano sulla sua spalla, come a volersi sorreggere meglio nonostante già Marco la stesse tenendo fra le braccia. 
«Io non—…»
«Non sei un gentiluomo? Eppure le tue azioni dimostrano il contrario.» 
Quel modo di fare di Reiju, tanto spontaneo quanto altezzoso, lo spinsero a distogliere lo sguardo dal viso della principessa, per poi poggiarla con delicatezza a terra, usando la massima delicatezza di cui era disposto. 
«Grazie, principessa Reiju, non avrei mai permesso che foste caduta da quello sgabello, anche se ho trovato tutto abbastanza bizzarro.»
Probabilmente, adesso, aveva addirittura ammesso che la stava guardando da prima, ma tanto era comunque spacciato, quindi era inutile provare anche solo a mentire a riguardo. Con un movimento fluido Reiju, nel mentre, si rimise in piedi, sistemandosi il vestito candido e poi i capelli, che scombinò con una mano, prima di riportare i grandi occhi turchesi in direzione del primo comandante. 
«Purtroppo le tazze che stavo cercando si trovano in alto e da sola non riuscivo a prenderle, quindi mi sono aiutata con lo sgabello, ma non credo sia stata una delle mie idee migliori.» ammise lei rivolgendogli un sorriso prima di indicare l’alta credenza aperta dal quale era possibile intravedere delle tazze. 
«Un attimo.» mormorò Marco prima di imitarla nel salire su quello sgabello e con assoluta agilità reggendosi su entrambi i piedi, allungò banalmente una mano per afferrare una delle tazze da lei richiesta. Con un saltello scese nuovamente giù, porgendo allora alla principessa ciò che aveva chiesto e per il quale aveva quasi rischiato la vita, anche se non era certo che la Germa 66 potesse farsi male tanto facilmente.
Ma lei era una ragazza e lui non avrebbe permesso nulla di simile, anche se era indistruttibile. 
Con aria ammirata Reiju sollevò lo sguardo verso di lui, nonostante i considerevoli centimetri di differenza d’altezza che li separavano e quando Marco le porse la tazza, quella l’afferrò con tranquillità.
«Nessuno mi aveva mai detto che il Primo Comandante fosse tanto gentile.»
«E’ stato solamente un piacere, Principessa Reiju—…»
Forse si stava lasciando andare un po’ troppo per colpa di quegli occhi, ed allora distolse lo sguardo deciso a cercare qualcosa per Bonney nella credenza. 
«Allora—… vi stavate forse facendo del tè?» domandò come se nulla fosse, anche perché l’aveva vista parecchie volte sorseggiare del tè in biblioteca, ma anche in quel caso non avrebbe, forse, dovuto dirlo. 
Reiju, che si era mossa dirigendosi verso l’ampio frigorifero, gli rivolse uno sguardo di sbieco e poi sorrise soddisfatta.
«In realtà no. Mi serviva del latte per mio fratello Yonji che adesso è un bambino e pur di farlo smettere di piangere sono disposta ad accontentarlo su tutto.»
Bambino? Ma loro non erano tutti adulti?
E poi la spiegazione a tali parole fu chiara nella mente di Marco. Solamente Bonney poteva averci a che fare con quella storia, infatti si limitò a ridere divertito dalla scena di uno di quei quattro diventati bambini.
«Opera di Bonney. Passerà fra qualche ora, non preoccupatevi per vostro fratello.»
«In realtà mi stavo solo preoccupando per la mia emicrania. Non posso reggerlo a lungo, è più fastidioso di quel che ricordavo.» continuò lei con assoluta calma prima di sorridergli e nel mentre versare il latte nella tazza, fino a quando non fu soddisfatta.
Era come se si muovesse con un’estrema grazia anche nel fare banali cose, come versare del latte, e per tale motivo Marco rimase a guardarla, sorpreso da quel suo modo di fare. 
«E’ molto fastidioso?»
«E’ un bambino viziato che abbatte muri, meglio evitare la distruzione del castello—… per adesso.»
Aveva ragione, doveva essere difficile avere a che fare con la Germa, soprattutto perché perfino lui ne aveva sentito parlare e li aveva visti recentemente in azione, intenti a litigare con il cuoco di Luffy, nonché loro fratello. Ma Reiju era diversa in qualsiasi cosa facesse, ed infatti per tale motivo aveva suscitato un discreto intresse nella mente della Fenice, che la guardò mentre s’allontana verso la porta, perché in fondo non aveva altro da fare in cucina. 
«Quindi è meglio che gli porti questo latte, almeno si calmerà.» ammise Reiju, prima fermarsi un attimo sulla soglia della porta. «In ogni caso ti ringrazio ancora per poco fa e poi un’altra cosa, chiamami solamente Reiju.
»
Marco schiuse le labbra per dire qualcosa, per risponderle che era un vero piacere, ma tutto ciò divenne futile dopo le ultime parole della principessa rosa, che con un movimento di bacino aprì la porta e lo salutò con un sorriso, lasciandolo li da solo.
Probabilmente aveva anche un’espressione da pesce lesso, ma decise che doveva nascondersi per sembrare meno strano del previsto. 
Si passò una mano a scombinare i biondi capelli, e solamente dopo qualche secondo, rimasto da solo li dentro, si ricordò ciò per cui era sceso fin la sotto. Doveva prendere qualcosa per Bonney e qualcosa per Izou. Si, loro erano la priorità, anche se al momento Reiju era davvero riuscito a lasciarlo imbambolato per fin troppo tempo. Era stata solamente una casualità, si ripeté mentre apriva tutti gli sportelli della cucina.
Una casualità che non si doveva ripetere altre volte. Ed allora, armato di tutte le buone intenzioni di quel mondo iniziò a cercare quel che gli serviva, anche se nella sua mente il rosa continuava ad agitarlo in continuazione. 
La prossima volta Izou si sarebbe andato a prendere le cose da solo. 

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Capitolo 4
*** I rivoluzionari ***


Capitolo 4. I rivoluzionari

«Lindbergh, si può sapere perché diamine stai perdendo tempo inutilmente?» 
La voce chiara di Sabo giunse alle orecchie di Koala, che era troppo impegnata ad oltrepassare l’ennesimo masso  posto in quella galleria che il loro comandante Morley stava scavando da quando erano giunti su quell’isola.
Ricordava ancora bene quel messaggio consegnato dall'uomo sconvolto, che era svenuto ad i loro piedi, dove li implorava di recarsi su tale isola per salvare questo Lord Cassiel. Era stata Betty a ritrovarlo ed a portarlo da tutti quanti affinché potesse narrar loro le vicende che si svolgevano in quel regno. Dragon, in un primo momento, esitante, aveva deciso che forse potevano evitare, ma l’insistenza di Sabo lo aveva spinto a desistere. Era stato anche Iva-sama, che ricordava bene chi fosse questo Cassiel, probabilmente conosciuto in un qualche casinò, che aveva convinto il potente uomo a mandare i suoi comandanti, e Koala, alla ricerca disperata di quell’isola con lo scopo di scoprire quel che stava accadendo per salvare la situazione. 
Ma adesso eccoli a dover camminare fra gli stretti cunicoli sotto terra, arrancando di tanto in tanto per la stanchezza. Era un’isola piuttosto estesa, infatti anche se avevano lasciato la baia dove avevano attraccato già da un po’, adesso si ritrovavano ancora a dover camminare. Dalla nave avevano visto con certezza la presenza di un castello, forse li si trovava Cassiel in pericolo. Era una risorsa fondamentale, a detta di Iva, perché con i suoi soldi molti erano i popoli circostanti alla sua dimora che ne usifruivano. Perdere Cassiel era come perdere un tassello importante per l’economia di svariati regni, per tale motivo alla fine avevano deciso d’intervenire senza porsi problemi eccessivi. 
«Credo che ci sia qualcosa che non va, Sabo!»
Annunziò Lindbergh, che dal canto suo aveva ripreso a camminare, trascinandosi dietro il proprio zaino ed il resto dei suoi marchingegni che era solito provare e riprovare, rischiando di ucciderli tutti almeno tre volte al giorno. Koala, prima o poi, gli avrebbe sequestrato tutto, solo che le sue invenzioni erano davvero utili, per questo aveva ancora desistito da quell’idea. Lo affiancò, volgendo uno sguardo di sbieco in direzione del comandante ed allora assottigliò gli occhi nocciola. 
«Che succede, micino?» chiese Koala usando quel soprannome che sapeva di poter utilizzare. Era stato lui stesso ad acconsentire, ma solo quando non si trovavano in pubblico, cosa che la rivoluzionaria adorava fare. 
«Vuol dire, mia bella Koala, che è come se vi fosse qualcosa che interferisce sulle mie macchie e questo non va bene.» 
E per conferma di quanto appena detto gli mostrò un apparecchio che sembrava rilevare delle particolari onde, e la cui lancetta, adesso, era ad i massi livelli. Lei non ne capiva molto, ma il comandante invece sì, ed adesso sembrava preoccupato al punto giusto da incutere timore a tutti quanti. 
«Che cosa stai rilevando, al momento, Lindbergh?»
Questa volta a parlare fu Sabo, che con la faccia sporca di terra e la fronte ricoperta di sudore, osservò i due per poi fermarsi al loro fianco. La camicia aveva le maniche arrotolate fino ad i gomiti, mentre il cappello, che di solito indossava, adesso era conservato nello zaino perché faceva troppo caldo li sotto. 
Chissà come Morley riusciva a scavare senza sentire caldo e sciogliersi. 
«Sono come delle frequenze che disturbano tutto ciò che hanno intorno. Sono anche belle potenti e poi, fra l’altro, credo che ci sia qualcosa attivo che emette un forte segnale, ma non riesco a capire da che cosa proviene e soprattutto cosa alimenta. »
«Capisco, dobbiamo preoccuparci?» chiese Sabo mentre osservava con intesse i marchingegni di Lindbergh, prima di limitarsi a sbuffare anche prettamente annoiato dalla cosa.
«Al novanta percento è solo un problema del sottosuolo, per il dieci percento forse sì.»
Come sempre i calcoli di Lindbergh erano parecchio sconfortanti, ma Koala sorrise ad entrambi i compagni e poi scosse il capo. 
«Allora sarà sicuramente un problema del sottosuolo. Perché non continuiamo a camminare e vediamo dove sbuchiamo?» propose la rivoluzionaria prima di farsi aria con una mano a causa del calore. 
Si era già sbottonata fin troppo la camicetta rosa ridotta uno straccio, e poi voleva necessariamente riprendere il contatto con il mondo esterno. Non le piaceva molto stare la sotto, doveva ammetterlo, ma era il modo più sicuro per muoversi su quell’isola passando totalmente inosservati. Riprese a camminare, ancora una volta arrancando sul terreno, mentre dinnanzi a lei vi era Morley intento a scavare, concentrato come non mai. Era facile per lui, questo ormai lo sapeva, ma sfruttare il proprio potere era chiaramente una lama a doppio taglio, almeno per come Sabo le aveva spiegato il funzionamento dei frutti. Lui stesso aveva problemi con il Mera Mera, cosa che la faceva ridere perché più spesso del previsto, anche mentre dormiva, si ritrovava a dover spegnere blandi fuocherelli che spuntavano da diverse parti del suo corpo. Una volta, vista la gravità della situazione, fu addirittura costretta a lanciargli addosso un secchio d’acqua, cosa della quale si scusava ancora adesso. Ma Sabo, nonostante tenga parecchio il muso, le sorride ancora e la perdona con una facilità incredibile. Sono amici da quando ne ha memoria, sono cresciuti insieme ed insieme hanno affrontato dolori e grandi avventure. Non può fare a meno di Sabo, proprio come Sabo non può fare a meno di Koala. 
«Allora quanto manca per arrivare?» domandò con assoluta gentilezza la biondina, tastandosi la fronte per allontanare anche il proprio di sudore.
Il grosso comandante si voltò in direzione di Koala e poi si fermò qualche attimo, anche lui per riprendere fiato. 
«Secondo me siamo quasi arrivati. Se non ho fatto male i calcoli dovremmo essere all’incirca davanti l’ingresso secondario, quello di cui aveva parlato Gaspard, quindi potremmo iniziare anche la risalita, se per voi va bene.»
Koala si voltò per assicurarsi che Sabo e Lindbergh, ancora intenti a discutere ed a camminare, avessero sentito, ed il biondo con un cenno d’assenso, accompagnato dal pollice sollevato in aria, fece capire che andava bene e che si poteva iniziare la salita. Lei stessa, entusiasta, diede un colpetto sulla spalla del comandante che scavava il terreno, anche perché non vedeva l’ora di poter iniziare la risalita verso l’aria aperta e fresca, ne aveva davvero bisogno e se ne rendeva conto, altrimenti da un momento all’altro sarebbe addirittura potuta svenire. 
Morley non perse tempo, infatti dopo aver ricevuto la conferma riprese a scavare, questa volta, però, verso l’alto, dando una curvatura alla loro galleria. Certo, avrebbero camminato ancora un poco, però per lo meno stavano arrivando. Il loro piano era semplice, per tale motivo non erano andati tutti quanti: avrebbero salvato Lord Cassiel a qualsiasi costo. Una risorsa come lui non poteva andare persa e proprio per tale motivo ne valeva la pena impegnarsi tanto. 
Furono costretti a strisciare sul terreno scivoloso per parecchi metri verso l’altro, ma improvvisamente Morley riuscì a ritrovare il punto più alto, e dopo un paio di manate la luce scaturì all’interno del tunnel. Alle proprie spalle, Sabo e Lindbergh non avevano fatto altro che parlottare a bassa voce, cosa che facevano spesso, ma in quel caso parevano vagamente agitati. Non ne era sicura, purtroppo, ma anche a lei quell’isola non piaceva più di tanto, ma doveva tenere per sé i presentimenti, almeno fino a quando non sbucarono all’esterno e l’aria pulita non fluì nei polmoni della rivoluzionaria. L’esaltazione per essere riuscita ad uscire da li durò pochissimo, infatti qualche attimo dopo aver riaperto gli occhi e messo a fuoco quel che la circondava, si rese conto che c’era qualcosa di estremamente sbagliato in tutto ciò.
O era meglio dire che c’era qualcuno di assolutamente sbagliato in quel posto, perché sedutasi sul bordo del tunnel sotterraneo Koala notò con estremo terrore che un ragazzo dai capelli verdi con tre spade sguainate era proprio accanto a Morley, pronto a minacciarlo. Al suo fianco, cone le lunghe braccia intrecciate all’altezza del seno, in una posa che ben conosceva, vi era Nico Robin, la sua Nico Robin, sorpresa tanto quanto Koala. 
«Perché quel silenzio voi due?»
Da sotto terra le giunse la voce di Sabo, che qualche secondo dopo riemerse anche lui da la sotto, e poi fissò Koala con i grandi occhi scuri, confuso tanto quanto lei. 
«Robin—… Robin? Sei davvero tu?» domandò con un filo di voce, la ragazzina, indicando la corvina che improvvisamente abbassò le braccia e le corse incontro per abbracciarla. 
«Ma che sta—… succedendo?!» chiese invece Sabo, rimasto a fissare con aria confusa sia Zoro Roronoa che Nico Robin, mentre al loro fianco erano appena spuntati, da dietro alcuni alberi, anche il Dio Usopp, colui che a Dressrosa era stato valutato con una taglia da cinquecento milioni di Berry, questo Koala lo ricordava bene, Traflgar Law, che stringeva la sua spada pronto per colpire, ed ovviamente anche Monkey D. Luffy, il fratello di Sabo, accompagnato da una ragazza dai capelli rossi che se ne stava in costume e stringeva un bastone. 
Lei, dal canto suo aveva stretto Robin come non mai, perché in fondo era sua sorella maggiore, nonché  una splendida rivoluzionaria ed avrebbe tanto voluto che fosse rimasta con loro anche dopo gli eventi di Dressrosa. 
«Luffy?» mormorò Sabo indicando il fratello, che senza dargli tempo di dire o fare nulla allungò le braccia di gomma, afferrò il secondo in comando dei rivoluzionari, e lo attirò a sé con la forza per stritolarlo in un abbraccio. 
«SABO! Pensavo che non ci saremmo più visti. Ed invece eccoti qui. Quanto sono contento di rivederti.»
Koala sorrise nel vedere quella scena fraterna, nonostante la confusione stampata sulla faccia del biondo, ed allora lei stessa si voltò in direzione di Robin cercando di rimettersi in piedi. 
«Non posso crederci, che cosa sta succedendo? Perché improvvisamente mi sento molto confusa a riguardo.»
«Lo capisco benissimo, voi piuttosto cosa ci fate qui?»
Dalla voragine sul terreno, che solamente allora Koala capì essere un giardino pieno di alberi e fiori, e forse anche di una piscina non molto lontano da li, visto l’abbigliamento della rossa,  saltò fuori Lindbergh, brandendo la propria arma congelante ed un sorriso sghembo stampato sul muso felino. Era pronto ad attaccare, ma nel vedere quella scena si fermò e sogghignò.
«Ad occhio e croce direi che quel dieci percento di possibilità che qualcosa sarebbe andato storto è appena diventata la nostra vera opzione. Insomma stavate facendo una festa in giardino e nessuno ci ha invitati?»
«Ehi, ma questo gatto parla. » lo additò lo spadaccino con aria annoiata, usando uno dei foderi delle proprie spade. 
«E so anche congelarti, bel faccino, vuoi vedere?»
«Bel faccino? Adesso ti faccio a fette, vuoi vedere, gattino?» lo provocò Zoro, che aveva appena trovato pane per i suoi denti, ma sia Koala che Sabo decisero d’intervenire per fermare quella possibile catastrofe. 
«Lindbergh! Fermati! Lui fa parte della ciurma di mio fratello—…» urlò Sabo, ancora stretto fra le braccia gommose di Luffy, che invece non aveva fatto nulla per provare a fermare Zoro.
«Woowww! Avete un gatto parlante, ma è fantastico!»
«Si chiama Lindbergh ed è uno dei nostri comandanti, fratellino e per piacere puoi mettermi giù? Non riesco a respirare.»
«Ops, scusa!»
E finalmente Luffy lasciò andare il biondo, che si fermò accanto a lui mentre gli scombinava i capelli in un classico gesto fraterno. 
«D’accordo, iniziamo dalle domande semplici, siamo sull’isola di un certo Lord Cassiel?» chiese Sabo, dando voce alle domande dei rivoluzionarsi. 
«Sì!» risposero in coro tutti quanti. 
Maledizione, la cosa non andava per niente bene. 
«Ottimo—…» mormorò con aria pensosa il focoso, prima che ad interromperlo non intervenne Law. 
«No, non c’è nulla di ottimo se anche voi siete stati attirati qui.»
I quattro si scambiarono delle occhiate vagamente preoccupate e solamente allora Koala decise a parlare. 
«In che senso? Chi dovrebbe averci attirati in trappola?»
«Cassiel, chi sennò?» rispose con ovvietà la ragazza dai capelli rossi, che inoltre si diresse verso di lei e sorridendole le tese una mano, per aiutarla a rimettersi in piedi insieme a Robin. «Tu devi essere Koala, giusto? Robin mi ha tanto parlato di te.» 
E Koala, sorpesa come non mai, sfarfallò le lunghe ciglia prima di scostarsi un ciuffo di capelli chiari dalla fronte e poi ricambiò il sorriso, intuendo benissimo chi essa potesse essere. Aveva passato più di due anni sentendo i racconti di Robin su quella ciurma magnifica e se a Dressrosa aveva avuto modo di incontrare alcuni membri adesso ne stava conoscendo di nuovo. 
«Tu invece sei Nami, giusto? Robin mi ha detto che sei la miglior navigatrice che ci possa essere!»
Le gote della ragazza divennero rosse e gli occhi s’illuminarono prima di annuire con forte enfasi, scuotendo la lunga chioma ramata. 
«In persona e vedo che la nostra archeologa parla bene di noi ad i suoi amici rivoluzionari.»
«Non potrei fare altrimenti.»  commentò Nico Robin rivolgendo uno smagliante sorriso ad entrambe prima di sistemarsi gli occhiali da sole sul capo. 
Era come se tutte e tre quelle donne si fossero ritrovate, per questo motivo, tutto ciò che Koala fece fu sorridere e voltarsi nuovamente verso Sabo, che invece era pensieroso come non mai. 
«Quindi voi siete qui, questo vuol dire che Cassiel ha letteralmente deciso di attirarci tutti sulla sua isola.» commentò il biondo a bassa voce. 
«Lo dicevo che questo qui non mi piaceva.» aggiunse Lindbergh togliendosi lo zaino dalle spalle, lasciandolo cadere a terra con fare tranquillo. 
«Ma non siamo solamente noi.»
Come sempre Law era portatore di belle notizie, infatti il chirurgo della notte, con il suo solito cappello calato sugli occhi, sospirò profondamente. 
«No—…?»
«No. Sono giunti anche altri membri della Peggiore Generazione, i figli di Barbanianca ed a quanto pare anche la Germa 66. Non ho idea di quel che stia succedendo qui, quindi non iniziare con le domande moleste, rivoluzionario, non sono in vena di trovare risposte per adesso.»
«Ma stai scherzando, non è vero?» domandò Sabo, ancora palesemente sconvolto da tutta quella storia che doveva ancora assimilare e proprio per tale motivo Koala mosse un paio di passi verso di lui, poggiando con delicatezza la mano guastata sulla sua spalla. 
«Sabo, non credo che stiano scherzando, altrimenti perché sarebbero tutti qua?»
Il biondo la guardò negli occhi, nonostante quella sostanziale differenza d’altezza che vi era fra i due, e poi scrollò le spalle. Era chiaramente confuso, questo Koala lo capiva benissimo con un solo sguardo e quel viso che conosceva fin troppo bene ormai non aveva più segreti per lei. 
«Non lo so. Magari hanno organizzato una festa in grande—…»
«O magari hanno ragione, ed io sono un fan delle feste. Guarda qui, Sabo, il mio dispositivo è muto e non va bene. Te l’ho detto, c’è chiaramente qualcosa che non quadra qua sopra.» spiegò Lindbergh avvicinandosi ad entrambi per mostrare quella sorta di piccolo telecomando con il quale era solito captare campi e recessioni varie. 
«D’accordo. Lo sapevo che non ci dovevamo fidare di Cassiel, è sicuramente un piano per farci cadere nelle mani del Governo Mondiale e noi ci siamo cascati senza neanche fiutare una possibile trappola. Maledizione.»
Se fino ad un attimo prima Sabo e Koala stavano mantenendo un contatto visivo adesso il biondo, furioso ed allo stesso tempo preoccupato, si era voltato ed aveva iniziato a camminare in tondo, come faceva ogni qual volta che qualcosa lo preoccupava altamente.
«In realtà non credo che il Governo Mondiale c’entri qualcosa, se proprio vuoi saperlo, Sabo-ya.»
Le parole del Chirurgo della morte fecero fermare tutti quanti, ed infatti perfino Luffy, che sembrava più occupato a seguire suo fratello, in quell’istante si era ritrovato ad immobilizzarsi al suo fianco, confuso più di tutti quanti. A distruggere quella sorta di silenzio platonico che aveva fatto calare Law fu la stessa Nami, che con le braccia elegantemente intrecciate sotto al seno, stava studiando con attenzione il loro alleato. 
«Che intendi dire, Law? Sai qualcosa che a noi manca?»
«Parla, chirurgo, non sono in vena di scherzi.»  si unì alla rossa anche Sabo, che in tutta risposta puntò un dito contro il petto di Law, senza alcuna intenzione di muoversi. 
«Innanzitutto toglimi quel dito di dosso, poi mi permetto di farvi ragionare per un attimo solo. Questo Cassiel si è presentato come Lord, quindi possiede una discreta fama ed anche una fortuna non indifferente. Prima di venire qui mi sono documentato su chi fosse e cosa facesse, ed immagino abbiate fatto anche voi Rivoluzionarsi considerato che adesso siete qui. Ed indovinate quel che abbiamo scoperto? Lord Cassiel usa i propri soldi per finanziare regni vicini, che lo vedono come un salvatore. Venderci al Governo Mondiale non rientra esattamente nel quadro psicologico che ho tracciato di lui. Cassiel è un pensatore, intelligente e soprattutto un mecenate, adora circondarsi di gente che lui ritiene interessante. Ecco perché ha chiamato qui noi, voi, i figli di Barbabianca, la peggiore generazione, la Germa. Non mi sorprenderei se a sorpresa in questi ultimi due giorni arrivasse anche altre persone che possono aver suscitato l’interesse di Cassiel e tutto perché lui vuole testarci. Vendere i suoi miti non è quello che farà.»
Koala stessa, stupita dalla spiegazione che Tafalgar Law aveva tracciato dinnanzi a tutti quanti, rimase a bocca aperta, con le labbra leggermente schiuse e gli occhi scuri puntati su di lui. Come aveva fatto ad arrivare ad una simile conclusione nel giro di così poco tempo? E soprattutto, quella sua teoria era davvero così veritiera? Perfino Sabo, che era pronto a far fuoco e fiamme per andarsene di la, era rimasto in silenzio con quella sua solita aria meditabonda che lo contraddistingueva. C’erano volte in cui Sabo spariva nella propria mente e Koala avrebbe tanto voluto seguirlo per capire che cosa stesse pensando e per aiutarlo a risolvere qualsiasi problema lo affliggesse. 
«Quindi tu dici che non ci venderanno al Governo?»
«Sì.»
«E ne sei sicuro?» aggiunse Zoro che aveva sulle spalle le proprie spade e fissava tutti con altrettanta serietà.
«In realtà lui ha ragione. O almeno il profilo psicologico di questo Cassiel coincide con quello che ha appena delineato. Ha una buona fama e pensa solo a sé stesso. Non è poi così sbagliato credere che voglia semplicemente usarci per qualche tipo di gioco.» aggiunse Lindbergh, che sapeva ragionare anche piuttosto bene.
«A noi ha detto che si trattava di una caccia al tesoro.»
Nami che aveva sfoggiato il suo miglior sorriso fece un occhiolino in direzione di Robin e Koala, forse perché lei sperava davvero di trovare un tesoro.
«Caccia al tesoro o meno se vuole giocare con noi che lo faccia. Siamo pronti ad affrontarlo—…»
Ed allora Sabo irruppe sbattendo un pugno sul palmo della propria mano, come se quella fosse appena diventata una sfida per lui, cosa che preoccupò parecchio Koala. 
«Quindi rimarremo qui e giocheremo?» chiese lei, ancora non molto convinta della cosa. 
«Abbiamo altre idee, Koala?» le chiese con aria retorica lo stesso biondo, con il quale si scambiò un rapido sguardo d’intesa. 
«No, hai ragione, non abbiamo molte idee—…» mormorò lei, abbassando gli occhi scuri a fissare i propri vestiti sporchi e malridotti. 
«Allora è deciso, rimarrete qui e scopriremo insieme quel che ci aspetta.» urlò Nami alzando entrambe le braccia al cielo prima di afferrare Koala per un braccio e far cenno a Robin di seguirla.
«Tu prima hai bisogno di una doccia, andiamo ti mostriamo le stanze.»
«Cosa? Le stanze?»
«Sì, esattamente—… ora ti spieghiamo tutto, non preoccuparti.» aggiunse Nico Robin, che le sorrise con entusiasmo prendendola dall’altro braccio. 
E mentre Koala veniva portata via dalle ragazze, vide Sabo, Lindbergh e Morley circondarsi dagli altri ed iniziare a discutere di qualcosa. probabilmente avrebbero provato qualche strategia per sfuggire da quell’isola, e solamente allora Koala alzò gli occhi sull’immenso castello che si erigeva a pochi metri da dove si trovavano loro. Possibile che dovevano rimanere li dentro? Era strano, tutto troppo strano, ma allo stesso tempo interessante. Perché quel Cassiel voleva metterli alla prova? Perché se le parole di Law erano veritiere, cosa di cui Koala aveva paura, probabilmente si trattava di cose pericolose e questo non le piaceva neanche un poco. 

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Capitolo 5
*** Prova di fiducia ***


Capitolo 5. Prova di fiducia

Il grande castello non era poi così tanto grande, almeno secondo l’idea che si era fatta Bonney in quei giorni di permanenza forzata la dentro. Era tornata verso il porto ad avvertire i propri uomini della sua intenzione di rimanere e nessuno, ovviamente, aveva osato dire di no, anche perché volente o nolente sarebbe rimasta la dentro, rinchiusa in quella sorta di gabbia dorata qual’era il posto. 
Era tutto bellissimo, ovvio, ma come poteva fidarsi di chi le offriva il paradiso?
Secondo Law, che con le sue solite teorie aveva deciso di diventare il vero filosofo del momento, si trattava unicamente di una sorta di divertente test messo su da Cassiel in persona per puro diletto personale. Non c’entrava la marina od il governo, e questa era una cosa anche abbastanza importante considerato quanto poco Bonney apprezzasse quelle organizzazioni. Per lei erano il male supremo, coloro dai quali doveva stare alla larga e che allo stesso tempo avrebbe tanto voluto abbattere. Reputò inoltre strano che non avesse richiesto l’arrivo di uno dei quattro imperatori, anche perché così le cose sarebbe divenute anche più divertente. Ma loro dovevano sicuramente avere altro e poi se si fosse trovata faccia a faccia con Teach probabilmente lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani. Difficilmente gliel’avrebbe fatta pagare per ciò che le aveva fatto, le schifose avances che le erano state fatte mentre era brutalmente legata con l’algamatolite ad un palo prima di esser lasciata in pasto al proprio nemico principale. 
Probabilmente era meglio così, e poi questa faccenda per Bonney non era un male assoluto sotto svariati motivi: primo fra tutti, così facendo, era lontana dal Governo Mondiale e non doveva nascondersi; secondo, forse anche più importante del primo, aveva tutto ciò che desiderava da mangiare, insomma si era svegliata di notte per svuotare parte delle dispense e poi la mattina avevano rifornito tutto; terzo, la compagnia era meno peggio del previsto ed aveva modo di studiarli più da vicino in questa maniera.
Erano le uniche cose che la spingevano a rimanere di buon umore e non insultare chiunque provasse a rivolgerle la parola, anche perché li dentro la vita era decisamente monotona. 
Dopo il suo arrivo aveva iniziato ad avanzare nel castello, cercando passaggi segreti e sale nascoste, poi si era addentrata con quel famoso Izou per la foresta che circondava interamente il castello, spingendosi verso la montagna che sorgeva sulla costa nord del luogo. Poi aveva mangiato a pranzo ed a cena, si era insultata con Kidd, o forse era meglio dire che lei aveva insultato Eustass Kidd, provocando una sorta di rissa come lui aveva precedentemente fatto con Law. Ma ad intervenire era stato Drake, che con il suo buonsenso si era ritrovato a non volere spargimenti di sangue inutili, anche perché il giorno successivo ci sarebbe stato l’incontro con Cassiel. 
Ed infatti quella mattina Gaspard, il maggiordomo, perché era chiaro che aiutasse il Lord in qualsiasi cosa avesse in mente, si era presentato sulla soglia della cucina ed aveva detto poche e semplici parole. 

«Questa sera alle nove in punto avverrà l’incontro con Lord Petyr Cassiel. Siete tutti invitati a cena nella sala ricevimenti, non mancate, ne va della vostra permanenza sull’isola.»
Chiaramente lei era stata una dei pochi a sentire tale messaggio, insieme ad uno dei colorati fratelli Vinsmoke, forse quello che aveva trasformato in moccioso, lo stesso Law ed ovviamente anche il biondo dei rivoluzionari. 
Quella, il giorno prima, era stata una vera scoperta interessante e questo perché Bonney avrebbe tanto voluto far loro delle domande su Kuma, ma non era né il posto né tantomeno il giusto argomento da tirare fuori davanti a tutti, così si era limitata a presentarsi a lui, la ragazzina di nome Koala ed al gatto, per poi liquidarli con un cenno del capo. Magari, se solo avessero avuto ulteriore tempo a disposizione, avrebbe chiesto qualcosa, ma lontana da occhi indiscreti e soprattutto da sguardi minacciosi, tipo quello di Eustass Kidd. 
Era stato quasi un azzardo scegliere di andare in piscina durante il pomeriggio, perché quel castello poteva vantare di qualsiasi confort si potesse anche solo immaginare, e poi a lei le piscine le piacevano, anche se non poteva formalmente farsi il bagno per colpa dei suoi poteri. Ma l’idea di utilizzare uno dei tantissimi costumi che aveva trovato nell’armadio della propria camera l’aveva spinta ad andare fin li. 
A piedi scalzi, con solamente una camicia bianca a coprire il corpo semi nudo, se ne stava la pirata dai capelli rosa, tenuti in parte legati in una lunga e scombinata coda, mentre le iridi violacee studiavano con attenzione quel che stava accadendo e soprattutto i presenti. 
Su ben tre sdraio erano sedute Nami, Nico Robin e Koala intente a bere dei cocktail, che Sanji Vinsmoke stava loro porgendo come se fosse un maggiordomo. Per un attimo la rosata credette che quel quadretto fosse abbastanza strano, ma non si stupì più di tanto, anzi, non le importava neanche. Seduta a bordo piscina, con le gambe parzialmente immerse in acqua, invece, vi era la principessa del regno della Germa. Stranamente Bonney adorava la sua sfumatura dei capelli e per tale motivo la trovava di gran lunga più simpatica degli altri fratelli, due dei quali erano intenti ad annegarsi nell’acqua. Il biondo, che invece sembrava avere la faccia di qualcuno che sarebbe svenuto di li a poco, forse per l’alta concentrazione di donne in costume, si diresse dalla sorella e con fare galante le porse un cocktail in mano, che lei sembrò accettare felicemente. 
«Non ti fa male stare a contatto con l’acqua, Reiju?» lo sentì domandare piuttosto preoccupato in direzione della ragazza, che in risposta scrollò le spalle e sospirò profondamente. 
Forse possedeva anche lei i poteri di un frutto, per questo l’acqua doveva esserle letale, ma ormai era certa che i Vinsmoke non rientravano nei canonici standard umani, e prima o poi le avrebbe posto tale domanda. 
«Oh mia bellissima Bonney!» urlò allora Sanji nel vederla esitare sull’erba di quell’immenso giardino che circondava la piscina. 
La pirata cercò di dissimulare, ma quando se lo ritrovò dinnanzi, non poté fare a meno che rivolgergli un’occhiata di sbieco accompagnata da un ghigno. 
«Ne hai uno anche per me, Gambanera?» domandò lei alludendo ad i cocktail che portava in giro, ed ovviamente con galanteria assoluta Sanji le porse l’ultimo bicchiere  rimasto. Ella stessa non fece alcuna storia nell’assaggiare il cocktail che si rivelò essere più buono del previsto.
«Allora, che ne pensi?»
E proprio davanti a lei, poggiando il vassoio sul primo tavolino utile, Sanji si accese una sigaretta, inspirando e poi lasciando uscire il fumo. Non era una cosa che Bonney apprezzava, ma lui doveva avere i suoi motivi per fumare. 
«Non male e dicono anche che tu sia un ottimo cuoco.»  azzardò mordicchiando la cannuccia del proprio cocktail, sperando di riuscire a scroccare una o due cene, perché era chiaro perfino per lei che Sanji aveva un debole per le donne. 
«Sono il migliore, bellezza, ed io so che invece a te piace molto mangiare. Se mi concederai tale onore cucinerò per te.»
Centro. 
Bonney sogghignò ed annuì piuttosto rapidamente, come se quella proposta fantastica non potesse essere fatta più di una volta. 
«Quando vuoi, Gambanera, non vedo l’ora di provare la tua cucina solo che—…» adesso che aveva ottenuto quel che le interessava Sanji era improvvisamente divenuto noioso per i gusti di Bonney, che si guardò alla svelta in torno sperando di trovare qualcuno da poter usare come scusa, ed infatti in quel secondo la sua scusa le si palesò dinnanzi agli occhi, mentre s’addentrava in mezzo agli alberi di quel giardino. «Devo andare a parlare con X Drake di una cosa davvero importante. Però per la cena ci conto, siamo intesi?!
»
Il cuoco biondo, vagamente confuso dalla reazione della rosata, si ritrovò ad annuire senza aver altro da aggiungere perché prima ancora che lui potesse risponderle Jewelry Bonney era corsa via, superando le altre ragazze a bordo piscina, e diretta a rintracciare Drake, che alle sue spalle stava andando da tutt’altra parte. Ma non poteva accettare altre conversazioni con cascamorti come lui, per quanto bravi fossero nella cucina odiava chi la guardava in tale maniera. Non voleva essere considerata semplicemente per il proprio aspetto giovane e perfetto, ma voleva che gli altri si ricordassero di lei per le sue doti da pirata.
E fra tutti quanti, di certo uno dei pochi della sua stessa generazione di Supernovellini che aveva attirato la sua attenzione, era Drake. 
Un dinosauro, perché possedeva uno Zoo piuttosto interessante. Ma forse ciò che stuzzicava maggiormente l’interesse della rosata era il suo passato. Si diceva avesse fatto parte della marina, il che lo rendeva un soggetto pieno di informazioni interessanti, ed adesso le voci di corridoio dicevano che lui era un affiliato di Kaido, nonostante avesse sempre smentito. Peccato, secondo Bonney, l’essere un sottoposto di tale imperatore aveva un certo fascino e poi poteva essere davvero una delle sue cento bestie. 
Con un paio di ampi passi lo raggiunse, afferrandolo per un braccio e facendolo voltare di forza verso di sé, come se fossero amici di lunga data, il tutto per allontanarsi incolume dalla piscina. Nessuno si sarebbe avvicina a lei in compagnia di uno come Drake, che in risposta a quel gesto si ritrovò spiazzato mentre la fissava in viso. 
«Che stai facendo?» le domandò con tutta la placidità di quel mondo, nonostante la ferrea presa di Bonney. 
«Sorridi e fammi allontanare subito da qui. Non ho intenzione di perdere tempo con questi idioti.» s’affettò a spiegare lei, sorridendo e sussurrando quelle parole, così che solamente lui potesse sentirle, mentre fingeva un abbraccio, cosa impossibile fra di loro. 
Drake rimase in silenzio qualche attimo prima di piegare leggermente il capo per avvicinarsi al suo orecchio. 
«E se non volessi?» 
Quel tono di voce basso e mansueto ebbe un effetto quasi destabilizzante ed improvviso sulla ragazza, che si ritrovò a dover trattenere un brivido lungo il collo, tanto da allentare immediatamente il viso dalla sua portata. 
Maledetto. 
«Ti trasformo in un baby dinosauro, che ne pensi?»
Ancora una volta Bonney rispose col sorriso e si ritrovò a guardarlo negli occhi coperti da quella maschera che portava sul viso. 
«Non ho voglia di giocare, quindi andiamo.» 
Ed infatti senza darle il tempo di rispondere si liberò da quella presa della ragazza che aveva sulle proprie braccia e questa volta l’afferrò lui per un polso, ma senza farle male, in modo da farla scomparire dalla vista dei presenti li in piscina, che ovviamente si erano voltati verso di loro. Percorsero un paio di metri sul prato di quel giardino rigoglioso, allontanandosi da occhi indiscreti, e solamente quando furono dietro ad un grosso albero di ciliegio si limitò a lasciarla andare, senza però riuscire a guardarla. Bonney, invece, dal canto suo si mise a ridere divertita appoggiando la schiena contro la superficie legnosa di tale albero che ricordava tanto il suo colore dei capelli. 
«Grazie, Drake, mi hai salvata da quei tipi. Speravo che in piscina non ci fosse nessuno ed invece eccoli tutti li.» spiegò lei con chiarezza prima di riprendere il suo discorso.
«Insomma mancavano solo Kidd e Law a dare spettacolo e poi avevo fatto jackpot.»
«In realtà credo che Law sia con i rivoluzionari. Stavano discutendo della tecnologia insieme ad uno dei Vinsmoke, forse quello dai capelli rossi, mentre Kidd sarà a dare fastidio a Basil e Mugiwara.»
Ah, giusto. Law era sempre un maledetto secchione e Kidd un rompicoglioni non indifferente. Era chiaro che dovevano fare qualcosa che faceva per loro e non semplicemente starsene in piscina come le persone normali. 
«Meglio così, meno casino in giro per il castello.» rispose lei scrollando le sottili spalle e sbuffando via una ciocca di capelli che era ricaduta sul proprio ovale viso. 
«Decisamente—… adesso se vuoi scusarmi io—…»
«Hai da fare?» chiese a bruciapelo la rosata. 
Il rosso la guardò da sotto il cappello e poi accennò un sorriso mentre scuoteva la testa in un arrendevole gesto. 
«In realtà volevo solo girare un po’ da queste parti—… di la si dovrebbe trovare il sentiero che conduce verso il nord dell’isola.» e con un cenno della mano indicò degli alberi più in fondo rispetto a quell’angolo di giardino dove si erano fermati loro due. 
«E non mi inviti? Sai che potrei ritenermi offesa da questo tuo comportamento nei miei confronti?» Chiaramente le parole di Bonney erano tutta una farsa, che però ebbe l’effetto sperato su Drake, infatti l’uomo si grattò il mento e roteò gli occhi fino a quando non le porse un braccio, quasi con fare galante.
«Vuoi venire anche tu, Jewelry Bonney?»
«Ma che gesto assolutamente spontaneo e gentile, Drake, purtroppo però dovrò rifiutare considerato che tu non giochi mai a carte scoperte ed io ci tengo alla mia vita.»
L’uomo, sorpreso da tale risposta da parte della collega, inarcò un sopracciglio e stranamente mosse un passo nella sua direzione, diminuendo le distanze che li separavano, cosa che invece stupì parecchio Bonney.
«Fra noi due, mia cara, credo che il vero mistero sei tu e non io, intendiamoci.» rispose alle parole della rosata muovendo un altro passo verso di lei e con una mano andò a scostarle delicatamente quella ciocca di capelli che fino ad un attimo prima ella aveva cercato di mandar via. «Le mie strategie rimangono tali anche in un contesto simile. Non le sbandiero al mondo intero come possono fare i nostri colleghi, quali Trafalgar o lo stesso Mugiwara, e questo perché ho grandi piani e non voglio che nessuno interferisca.» 
Improvvisamente la ragazza, da sempre sprezzante di tutto e di tutti, si ritrovò in silenzio a riflettere sulle parole di Drake, ma quella vicinanza alla quale era sottoposta non le fece per nulla bene. Infatti è con un repentino gesto che lei gli afferrò il polso con il quale stava per sfiorarle il viso, e poi sogghignò.
«Anche io ho i miei motivi per essere un vero mistero, Drake, ma devi dimostrarmi che di te posso fidarmi, altrimenti sei proprio come tutti gli altri. Ed io invece speravo che tu fossi un po’ meglio.» 
Drake s’irrigidì a causa della stretta sul proprio polso, senza darlo troppo a vedere, ed allora mosse un ulteriore passo, andando a sovrastare la figura della rosata, cosa che non la fece sentire a disagio. Anzi, era quasi piacevole tutta quella vicinanza, che di solito non avrebbe mai e poi mai accettato, ed invece con Drake andava così.
«Sei proprio sicura di volerti fidare di me?»
«Probabilmente non dovrei, ma  hai stuzzicato la mia curiosità al punto da volerlo fare davvero. Quindi, Drake—…» sussurò la ragazza sollevandosi sulle punte dei piedi, per diminuire la distanza fra i loro visi. «Dammi una prova e poi ne riparliamo.»
Sapeva di aver osato troppo in quella maniera, ma Drake stava letteralmente facendo di tutto per provocarla al punto tale da essere a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Bastava un ultimo sforzo ed allora le labbra di Bonney avrebbero sfiorato quelle del rosso. Era anche abbastanza certa di percepire della tensione in lui, il genere di tensione provocata dalla vicinanza di una ragazza, e poi, incredibilmente, Drake accennò un sorriso.
«Non vuoi davvero questo, Bonney, risparmiati la seduzione per qualcun altro.» rispose anche lui in un sussurro senza però allontanarsi. «Se vuoi una prova allora l’avrai, ma non sarà di certo una cosa simile
Probabilmente tale risposta spiazzò decisamente la ragazza, che sfarfallò le ciglia lunghe e perfette, rendendosi conto di essere appena stata rifiutata.
Lei che poteva davvero ottenere chi voleva adesso si era ritrovata dinnanzi all’unico che aveva deciso di rinunciare alle sue labbra, e questa era la prima volta che accadeva. Insomma non che usasse sempre quelle tecniche, ma di solito funzionava. 
«Quindi è così che stanno le cose, Drake? Mi darai la mia prova?» domandò ancora un’ultima volta la rosata fissandolo negli occhi chiari che la stavano osservando.
Quello annuì lentamente, prima di sfiorarle la guancia con il piercigin facendo passare un dito su di essa, ma contro ogni logica Bonney sogghignò, trovando tutto quello come una sorta di sfida di cui si sarebbe dovuta vendicare. Infatti dopo aver avuto la sua parola di una possibile fedeltà, Bonney poggiò la mano sul suo petto, tanto da farlo irrigidire al  solo tocco. Ma in quel tocco non vi era nulla di buono se non la sua voltontà di trasformarlo in un bambino, infatti in quei pochi secondi che ne seguirono, Drake non ebbe neanche il tempo di rendersene conto, ed allora si ritrovò di tre taglie più piccolo e con i vestiti che gli stavano fin troppo larghi.
Ecco perché Bonney portava sempre con sé le sue amate bretelle, se ne aveva bisogno poteva facilmente cambiare aspetto, senza perdersi i vestiti. 
Un incredulo piccolo Drake, il cui cappello adesso gli stava enorme, sollevò una mano per poterlo scostare dagli occhi e poi scosse il capo. 
«Come sempre sei molto matura, da quel che vedo.»
Bonney sogghignò e s’inginocchiò al suo fianco aiutandolo a rimettersi addosso la sua giacca  troppo grande e soprattutto i pantaloni.
«Scusa ma tu hai rifiutato un mio bacio, quindi non vedo perché non vendicarmi.»
«Non hai capito nulla, ovviamente.» sbuffò il ragazzino, prima di sistemarsi i vestiti addosso alla meno peggio. «Magari un giorno te lo spiegherò meglio.» 
«Non preoccuparti, per questa sera a cena sarai perfettamente in forma come sempre, in ogni caso ci vediamo piccolo Drake, mi sto annoiando.» 
E la ragazza s’abbassò verso di lui, soffiandogli un bacio sul cappello, e poi si rimise in piedi sistemando la camicia, divenuta copri costume, prima di iniziare ad allontanarsi da quella zona del giardino. Era rimasta confusa dal comportamento di Drake e forse anche lui lo sarebbe stato dal suo, ma una cosa era vera: quella discussione strana e criptica l’aveva annoiata tanto da spingerla ad allontanarsi. Probabilmente l’avrebbe presa sul ridere il discorso del bacio mancato, ma adesso riflettendoci non era ammissibile che qualcuno la rifiutasse, anzi, era praticamente impossibile.
Ma lei era orogliosa, non ne avrebbe fatto parola con nessuno, anche perché Drake neanche le piaceva, era stato tutto un gioco per capire quanto si potesse fidare di lui.
La risposta a tale domanda adesso era difficile da comprendere, anche se lui le aveva fatto quella promessa, ma focalizzarsi su Drake doveva essere l’ultimo dei pensieri di Bonney, prima doveva necessariamente capire che cosa volesse quel lord Cassiel da tutti quanti, per poi andarsene anche alla svelta.

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Capitolo 6
*** Un marines in fuga ***


Capitolo 6. Un marines in fuga

Il sole, un’immensa palla di fuoco che ardeva nel cielo, stava lentamente tramontando  ad occidente, mettendo la parola “fine” a quella lunga giornata che era trascorsa. L’isola misteriosa di Cassiel era praticamente deserta, segno che tutti dovevano essere all’interno del castello pronti per l’incontro con il Lord, ma ad essere fuori posto era la zona del porto, la cui quiete era bruscamente stata interrotta dall’arrivo di una piccola imbarcazione a motore pilotata da un’unica persona.
Il rumore dei passi sul pontile in legno, anche abbastanza accelerati, come se stesse scappando da qualcuno, spinsero quella persona ad aumentare la propria andatura, mentre il cappotto della divisa candida che ricadeva sulle spalle ondeggiava ad ogni passo. Sulle spalle era possibile leggere la chiara scritta “Comandante”, grado di chi apparteneva unicamente alla marina. Un cappello bianco sembrava coprire i capelli ed il viso della figura appena giunta sulla terra, che rapidamente si guardò da entrambi i lati scorgendo il nulla assoluto.
Svariate navi erano attraccate da quelle parti e fra tutte riconobbe immediatamente la Sunny, che aveva visto sulle taglie più e più volte. Sapeva bene che quella nave apparteneva ad i Mugiwara e quello spronò la figra ad accelerare. Accanto ad essa vi era un sottomarino giallo, ed una grande nave a forma di balena, che collegò a Barbabianca, ma la cosa era assolutamente impossibile. Che cosa diamine ci facevano anche loro da quelle parti? 
Assurdo.
Nonostante quel che aveva appena visto al porto quella figura ammantata cominciò a correre,  dopo essersi voltata a fissare l’orizzonte ed aver notato un puntino, proprio in mezzo al sole, che si stava avvicinando. Il log pose al suo posto, quello che avrebbe indicato la giusta rotta verso l’isola, adesso era divenuto inutile, ma era stato una fonte particolarmente utile per riuscire a raggiungere quel posto, proprio come Lord Cassiel aveva chiesto. Quel che davvero non riusciva a capire era come avessero fatto ad essere sulle sue tracce in così poco tempo, perché a quanto pareva il puntino che si avvinceva sempre più velocemente era chiaramente qualcuno giunto solamente per far finire tutta quella storia. Lo sapeva bene considerato quello che aveva fatto per giungere fin li.
L’uniforme bianca della marina rubata, la piccola imbarcazione che serviva come tender per la sua nave adesso era divenuta il suo unico mezzo di locomozione.
Ma quello sprazzo di libertà sarebbe durato poco, anche se doveva sbrigarsi ad addentrarsi nella foresta. Da lontano aveva visto un castello e probabilmente il sentiero che aveva appena imboccato portava fin li, quindi quella era la strada giusta da seguire. 
Ancora una volta si guardò indietro e notò che quel puntino, dapprima indistinto, adesso era divenuto una figura chiara di un volatile, che sbatteva le ali anche piuttosto velocemente per diminuire la distanza che li separava. Fu allora che prese a correre fra le rocce e la sabbia, seguendo il sentiero in mezzo a quella sorta di foresta tropicale, nella speranza di giungere a destinazione prima del previsto e tutto per aiutare alcune delle persone alle quali teneva maggiormente. Doveva sbrigarsi e se ne rendeva perfettamente conto, infatti la sua corsa divenne quasi frenetica, anche se da un momento all’altro sarebbe giunta alla fine, perché conosceva il proprio inseguitore e sapeva che contro di lui poteva ben poco, specialmente in quelle condizioni.
Quanto sarebbe stato bello avere un frutto, magari qualcosa riguardante la velocità, ma purtroppo la sua situazione era quella ed al momento non c’erano frutti della velocità disponibili, quindi dovette fare affidamento sulle proprie gambe. La figura rischiò d’inciampare su un masso, facendo volare il cappello che le copriva il capo, ed allora si voltò per vedere che ormai mancavano davvero pochissimi metri dalla sua cattura. Ma decise di correre ancora ed ancora, almeno fino a quando un falcò non le planò addosso, atterrandola nella maniera più brusca possibile. 
Il cappello, volò via liberando una fluida cascata di morbidi boccoli azzurri, mentre un turbine di piume e di turchese avvolse le due figure che rotolarono a terra per un paio di metri.
Bibi si era aspettata che qualcuno sarebbe giunto fin la per riprenderla ed ovviamente quel qualcuno era arrivato proprio ad un passo dal compimento della sua missione, e senza il solito riguardo l’aveva fatta cadere a terra. Lei e Pell rotolarono per svariati metri fino a quando non si fermarono e ella si ritrovò letteralmente distesa sopra di lui e con un incredibile mal di testa a renderla instabile. 
«Mi hai fatto male.» mormorò cercando di far forza con le braccia per sollevarsi leggermente da sopra di lui, ma quello prima ancora di darle la possibilità di fare un qualsiasi movimento, con estrema agilità invertì le posizioni e questa volta la bloccò letteralmente a terra, mostrando la peggiore aria che potesse avere: quella arrabbiata come non mai. 
«Principessa Bibi non vi chiederò scusa per questo, anzi, sono stato fin troppo gentile.
»
Bibi, che aveva risentito anche dell’ulteriore botta ed adesso si ritrovava stesa a terra, dolorante e bloccata nella stretta di Pell, riaprì lentamente gli occhi e lo guardò in viso, provando ad accennare un sorriso. 
«Ma tutto questo era necessario?» domandò lei provando a muovere le braccia, ma senza riuscirci.
«Sì!»
«Sei arrabbiato con me?»
«Assolutamente sì.»
«Mi lascerai andare?»
«Non se ne parla neanche.»
«Pell!»
Dopo quel battibecco fra i due la principessa di Alabasta riuscì a fulminarlo con lo sguardo assumendo a sua volta un’espressione del tutto indispettita, come se la colpa fosse unicamente del guerriero e non sua. Effettivamente Pell non aveva nessuna colpa se non quella di essere giunto fin li per trovarla e portarla indietro, ma quella non era un’alternativa che Bibi avrebbe ammesso. 
«Qualsiasi cosa stiate per chiedermi la risposta sarà “no”!»
Ed ancora una volta la ragazza dai capelli turchesi si ritrovò a sbuffare tirando la testa indietro, perché tanto ormai era spacciata. 
«Mi stai facendo male e questa non è una posizione comoda.» continuò a ripetere la fanciulla, provando a liberarsi del peso del guerriero che invece non sembrava intenzionato ad acconsentire. 
«Voi proprio non lo capite, non è vero?» mormorò Pell come se non l’avesse minimamente sentita.
«Siete scappata improvvisamente dalla Nave di Alabasta lasciando unicamente una lettera a vostro padre, avete rubato i vestiti di uno dei marines che ci scortavano, siete venuta fin qui rischiando la vita ed adesso mi chiedete di essere lasciata libera? Ma è ovvio che la risposta è no.»
«Ma se vi ho spiegato tutto nella lettera. Insomma i miei amici sono in pericolo ed hanno bisogno di me e Lord Cassiel è intenzionato ad aiutarmi. Che c’è di così complicato?»
«Non sapete neanche chi sia Lord Cassiel.» la rimproverò il Falco di alabasta volgendo verso di lei gli scuri occhi, come se non ammettesse replica. 
«Leggo i giornali, so benissimo di chi si tratta, per questo sono venuta il prima possibile. Aveva detto che poteva aiutarmi entro questa notte, poi sarebbe partito e non lo avrei più trovato—…» si giustificò Bibi alzando il tono della voce. 
«Voi non ragionate mai. Non pensate neanche minimamente che situazioni come questa possano mettervi in pericolo ed io che devo proteggervi—… »
Bibi sollevò una mano per provare ad accarezzargli il viso, ma il guerriero la bloccò immediatamente. 
«Pell sono arrivata fin qui sana e salva, non è necessario che tu mi protegga sempre e comunque.»
«Io ci rinuncio a ragionare con voi. Ho avuto un compito da vostro padre e lo porterò a termine, anche a costo di dovervi portare  indietro di peso.»
Indispettita la principessa provò a dimenarsi, perché sapeva bene che il compito che Cobra Nefertari gli aveva affidato doveva consisetere nel riportarla a casa sana e salva. Ma lei stava bene, l’unico problema era che doveva sbrigarsi a trovare Cassiel su quell’isola. Nonostante le sue continue smorfie ed i tentativi di liberarsi Bibi rimase ancora una volta stretta nella morsa del proprio guerriero. Sapeva bene che lo faceva perché quello era il suo compito, ma in un caso simile doveva lasciarla agire. 
«Beh è quello che dovrai fare, Pell, perché io da qui non mi muovo.»
«Principessa Bibi, io—…»
Probabilmente quel loro battibeccare sarebbe potuto durare per sempre, perché non era la prima volta e non sarebbe stata l’ultima che si ritrovavano faccia a faccia a discutere, anche se in quel caso Bibi l’aveva fatta davvero grossa. Era scappata, aveva rubato una divisa della marina per passare inosservata di notte, si era messa alla guida di quella barca e poi era giunta fin li affrontando da sola il mare. Gesto coraggioso ma stupido e se ne rendeva conto da sola, anche perché adesso si sentiva in colpa per aver fatto preoccupare suo padre e per aver fatto andare Pell fin li. Però, un chiaro tossicchiare a pochi metri di distanza, fece immobilizzare i due litiganti, con Bibi che cercava ancora di scalciare e Pell che a forza le bloccava le braccia e le mani. Probabilmente da lontano quella scena sarebbe sembrata surreale, e forse anche vagamente compromettente, ma quello era l’ultimo dei pensieri di entrambi, decisi a non darsi per vinti e convinti delle loro azioni. 
«Signori, avete finito di litigare?»
Una voce conosciuta per la principessa la fece immobilizzare, mentre Gaspard, l’uomo elegante che era apparso mentre vagava per delle bancarelle, si era appena materializzato a pochi metri di distanza da dove si trovavano lei e Pell. 
«E lui chi è?» domandò il guerriero pronto a sguainare la spada, anche se titubante all’idea di lasciare la principessa. 
«Lui mi ha dato la lettera da parte di Cassiel.»
«Ha ragione, principessa Bibi Nefertari intanto mi permetta di darle il benvenuto e soprattutto mi aspetti che l’aiuto a rialzarsi.»
Una luce di speranza per Bibi, che sorridendo in direzione dell’uomo provò a scrollarsi di dosso Pell, che invece desistette dal muoversi. Era decisamente troppo forte per lei. 
«No. Ci penso io ad aiutare la principessa.» precisò alla fine il Falco prima di scostarsi dal suo corpo, e sistemarsi gli abiti bianchi. Solamente allora tese riluttante una mano in direzione di Bibi e con un semplice movimento la tirò su, senza però lasciarle andare il polso, quasi per paura che potesse riprendere a scappare.
Scelta saggia, ormai lei e Pell sapevano bene che cosa passasse per la mente dell’altro. Era come se riuscissero ad interpretare i propri stessi pensieri con uno sguardo. 
«State bene, altezza?» domandò ancora una volta Gaspard, rimanendo nella sua posa immobile.
«La principessa sta bene e stavamo per andarcene.»
Quell’intervento di Pell fece storcere il naso della ragazza, che in risposta gli diede una gomitata. 
«Sto bene, grazie, ma non sto per andarmene, devo incontrare assolutamente Lord Cassiel perché deve aiutarmi a salvare i Mugiwara. Ho visto la loro nave al porto e se sono in pericolo su quest’isola io li salverò.»
Ecco perché la coraggiosa principessa aveva mollato tutto sulla nave per Alabasta e si era diretta di corsa a salvare i propri amici, non poteva di certo rinunciare ad un evento simile, anche perché l’idea di andare al Reveire non l’allettava più di tanto. L’avventura la chiamava a gran voce, e nonostante lei avesse deciso di dedicare l’intera vita per il proprio popolo aveva un debito immane nei confronti di Luffy e degli altri. Non si sarebbe mai tirata indietro per salvarli e quel suo comportamento ne era la prova.
«Lord Cassiel vi attende nel salone del nostro castello. Sta giusto per iniziare la cena con gli altri.»
«Altri—…?» mormorò Bibi perplessa più che mai, senza però scomporsi dinnanzi a Pell, che in quell’istante aveva l’aria di chi avrebbe potuto uccidere. 
«Sì, non siete i soli invitati su quest’isola e siete riusciti a raggiungerci giusto in tempo.»
«In tempo per che cosa?» 
Questa volta la domanda la pose il guerriero che improvvisamente era divenuto più guardingo nei confronti di Gaspard, e per farlo smettere la ragazza gli diede una gomitata che non ebbe alcun effetto. 
«Lo scoprirete una volta raggiunto il mio signore. Se volete seguirmi faremo molto prima.»
E senza dar loro la possibilità di replicare Gaspard, con quel suo portamento rigido, si voltò ed iniziò a camminare lungo il sentiero che inizialmente Bibi stava seguendo. C’era decisamente qualcosa di strano, perché non solo aveva parlato di altri ospiti ma aveva anche usato quell’ultima frase enigmatica che voleva dire tutto e nulla allo stesso tempo. I due rimasero fermi per qualche secondo, mentre l’uomo avanzava lungo quella foresta tropicale, ed allora Bibi si voltò verso il proprio guerriero, assumendo una finta aria dispiaciuta. 
«Dobbiamo andare per forza.»
Pell, dal canto suo, intrecciò le braccia all’altezza del petto e poi non si risparmiò di lanciarle un’occhiataccia. 
«Non dobbiamo andare per forza. Anzi, non lo faremo.»
«Ed invece faremo come dico io, Pell, sono la tua principessa e non puoi contraddirmi.»
Si ritrovò ad usare tutta la propria autorità rendendosi conto forse di esser stata vagamente scortese nei confronti di colui che l’aveva sempre protetta, ed infatti riuscì chiaramente a leggergli in faccia la preoccupazione provocata da tutta quella storia e forse anche la delusione dalle parole dure appena usate contro di lui. Ma non poteva farci niente, se non l’avrebbe seguita allora lo avrebbe obbligato. 
«E’ un ordine, principessa?»
«Sì, se non vorrai accompagnarmi di tua spontanea volontà.» 
«Capisco—…» mormorò il guerriero prima di lanciarle un’ultima occhiata di sbieco, ed allora incredibilmente anche lui iniziò a camminare seguendo la strada che Gaspard aveva appena fatto.
Bibi rimase da sola, sentendosi in colpa per la durezza con la quale lo aveva trattato, ma prima di mettersi a camminare si sistemò la bianca divisa che aveva preso in prestito. Arrivò addirittura a raccogliere da terra il cappellino che le era caduto a terra, sistemandolo, questa volta, sul manto di capelli turchesi sciolti sulle spalle, ed allora partì anche lei alla volta di Pell e Gaspard, mentre il cappotto da comandante della marina le sventolava sulle spalle. 

Il castello sembrava essere immenso, decisamente adatto ad ospitare tantissima gente e troppo grande per un solo uomo. Aveva scorto il meraviglioso giardino che si estendeva sicuramente su tutto il perimetro del castello, a sua volta immerso in quella grande macchia verde che ricopriva l’intera isola. Era un bel posto, non c’era nulla di sbagliato, ma l’interno lasciò Bibi ancor di più stupita. Molto diverso, sicuramente, dal palazzo di Alabasta e pieno di antichi oggetti ed immense sale con divani e camini. Le piaceva quel posto, non c’era che dire, ma ogni passo che faceva era certa che si avvicinava di più alla chiave per salvare i suoi amici. Non aveva idea che Cassiel potesse avere altri ospiti, ma le aveva chiaramente detto di sbrigarsi e che la sua offerta scadeva quel giorno a mezzanotte, quindi eccola li giusto in tempo.
Tenne le braccia intrecciate poco sotto al seno mentre si guardava intorno, sollevando di poco il viso per osservare meglio da sotto il cappellino della Marina. Pell, al suo fianco, non aveva detto  niente dopo quella loro ultima discussione, si era limitato a camminare lentamente, con una mano posta sull’elsa della spada e soprattutto senza guardarla, segno che doveva essere infuriato con lei, ma a ciò Bibi avrebbe pensato successivamente, perché al momento tutto ciò che voleva era parlare con Cassiel.
Seguirono entrambi Gaspard che si fermò dinnanzi ad una grande porta socchiusa, dalla quale provenivano un vocio non indifferente ed il rumore di bicchieri che tintinnavano. Il cuore di Bibi prese a battere piuttosto rapidamente ed infatti si fermò proprio davanti la porta cercando di sbirciare da oltre quel piccolo spiraglio.
«Oltre questa porta, vostra altezza Nefertari, troverete Lord Cassiel che non vedeva l’ora di incontrarvi. In ogni caso vi farò alcune raccomandazioni per dopo, considerato che da adesso in avanti sarete nostri graditi ospiti—…»
«Di chi si tratta?» domandò Pell confuso, che non aveva perso il cipiglio infastidito.
Ma Bibi si sporse leggermente in avanti, nella speranza di intravedere Cassiel, il padrone di casa, oltre quello spiraglio, ma ciò che vide la lasciò completamente confusa e soprattutto senza parole. Deglutì e senza neanche attendere che Gaspard finisse di parlare fu lei stessa ad aprire la porta di scatto, catapultandosi di corsa in quella sala e con una sola parola sulle labbra.
«Ragazzi?!» 

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Capitolo 7
*** Lord Cassiel ***


Capitolo 7. Lord Cassiel

I lunghi capelli ramati di Nami erano stati raccolti in un elegante chignon, che Robin, con cura e dedizione, le aveva fatto per quella cena. Non che si aspettasse qualcosa di estremamente fantastico, chiaro, ma in cuor suo la navigatrice sperava che le parole di Cassiel non fossero tutte una mera bugia e che in realtà vi fosse davvero un tesoro da trovare. L’idea della futura ricchezza non faceva altro che solleticare la mente di Nami, esaltata, e che forse si stava godendo un po’ troppo i beni di cui potevano usufruire. Non era da tutti possedere un castello immenso, con giardini esterni ma anche interni, piscina, terme ed un centro massaggi che aveva trovato fin troppo rilassante. Ogni tanto aveva bisogno di una pausa dalla propria stressante vita da pirata e quella era l’occasione giusta. Ben poco le importava del muso che aveva messo su Zoro una volta che avevano capito la condizione. Nessuno sarebbe potuto andar via a meno che le cose non fossero finite, quindi anche quel caparbio di uno spadaccino si doveva rilassare. Luffy, invece, dal canto suo, aveva trovato divertente quella situazione e non faceva altro che muoversi per l’intera isola e mangiare. Il giorno precedente con Law, a quanto pareva, erano arrivati fino ad i piedi della montagna e non avevano visto nulla di strano. Poco importava, quel che Nami voleva era prendere il sole in piscina in compagnia di Robin, che stranamente si era staccata dai libri della biblioteca.
Quella sera si erano preparate insieme, ed anche Koala si era unita a loro due, perché quella rivoluzionaria tanto carina e gentile non poteva di certo chiedere consigli estetici ad i suoi compagni. Forse Nami avrebbe anche voluto chiedere qualcosa a Reiju Vinsmoke, la sorella di Sanji, l’unica sana di mente in quella famiglia di squilibrati, ma vedendola, come sempre, circondata dai suoi fratelli intenti a litigare, aveva desistito all’idea. Poverina, anche lei aveva un bisogno urgente di allontanarsi da quel concilio di soli uomini e presto o tardi Nami avrebbe provato ad aiutarla. Inoltre era certa che proprio Reiju fosse l’unica che ancora si curava di Sanji, il suo Sanji. Insomma non era davvero “suo”, ma ultimamente aveva iniziato a guardarlo sotto una luce diversa, forse perché la sua lontananza aveva aperto in Nami qualcosa di strano, e l’idea di vederlo allontanarsi da loro, e soprattutto da lei, le creavano nel petto una voragine che faceva fin troppo male. Ma adesso lui era li, insieme a loro, ed andava tutto bene, anche se forse quella situazione non era esattamente la definizione di “bene”. 
Per l’occasione, il grande salone dei ricevimenti, uno dei tanti di quel castello, era stato adibito con una lunga tavolata forse per la cena. Decisamente molto suggestivo e di grandissimo valore, con bicchieri in cristallo e posate d’argento. Lord Cassiel non era il tipo di persona che badava a spese e questo voleva dire che si sarebbero potuti portar via tutto a termine di quella sua idea. Ovviamente una volta scesi nel salone, Nami vide con sua immensa sorpresa che erano quasi tutti la sotto e che forse lei, Robin e Koala, erano le uniche in ritardo e che avevano osato un po’ di più con i vestiti. Insomma perché non approfittare delle montagne di stoffe che avevano messo loro a disposizione? E poi Nami adorava i bei vestiti, avrebbe saccheggiato anche il guardaroba nella propria stanza, di questo ne era più che certa. Le altre donne, ovvero Reiju e Bonney, avevano messo vestiti normali: la prima un abito bianco e rosa, la seconda invece dei pantaloncini di jeans ed una camicia.
Perché la cosa non la sorprese neanche un poco?
Prima ancora che Nami potesse studiare il resto dei presenti, una figura imponente si fermò proprio davanti a lei e le altre ragazze, una figura che ormai aveva imparato ad evitare anche piuttosto facilmente. 
«Finalmente le vere bellezze della situazione hanno fatto il loro ingresso.»
E Yonji Vinsmoke, praticamente in estasi, rivolse alle tre un sorriso sgargiante, forse nella speranza di conquistarle. Robin non riuscì a trattenere una risata divertita, mentre Koala espresse tutto il proprio sdegno con un’espressione confusa. Nami notò dall’altro lato della sala Sabo, intento a parlare con Luffy ed il suo compagno rivoluzionario, voltarsi verso di loro. Ma non stava fissando davvero il gruppo, perché Nami riconobbe immediatamente l’occhiata rivolta unicamente per Koala, che quella sera aveva indossato un vestito decisamente più carino e differente dal solito abbigliamento usato durante le missioni. 
«Veramente qui c’è così tanta bella gente.» precisò Nami rivolgendogli il proprio sorriso migliore. 
«Ma voi siete decisamente meglio. Posso accompagnarvi da qualche parte?» domandò con premura il gemello dai capelli verdi, che però venne immediatamente raggiunto da Sanji ed allontanato con una gomitata. 
«Lasciatelo perdere, è un vero imbecille, in ogni caso siete davvero splendide e—…»
«A chi hai dato dell’imbecille, Sanji?
» lo rimproverò Yonji che era tornato per avere il suo momento di gloria ed aveva afferrato il biondo per il colletto della camicia. 
«Esattamente a te, Yonji.» ribatté secco il cuoco prima di liberarsi dalla presa e lanciare uno sguardo di fuoco al fratello. 
«Sei finito.»
E dopo quella parola mormorata da Yonji, prima che il suo pugno potesse colpire il viso del biondo, una mano ferma si serrò sul polso del verdino e con una semplice mossa gli torse il braccio, costringendolo in ginocchio. Reiju, che aveva osservato fino a quel momento la situazione, era intervenuta giusto in tempo, mostrando la più seria delle facce ed allora alternò lo sguardo cristallino fra i due fratelli.
«Smettetela, sono stata chiara?» sibilò lei prima di lasciare andare uno Yonji dolorante ed allontanare Sanji che era pronto chiaramente a rispondere al pugno del fratello. 
«Ragazzi.» mormorò Robin con una scrollata di spalle, tanto che i fluenti capelli corvini, perfettamente lisci, le ricaddero sulla schiena scoperta dal vestito viola che aveva indossato per l’occasione. 
«Già—… abbiamo notizie di Cassiel?» domandò invece Koala, che non aveva fatto altro che guardarsi intorno da quando erano giunti li. Probabilmente era preoccupata molto più di loro, quindi Nami poggiò delicatamente una mano sulla spalla, cercando di richiamare la sua attenzione. 
«Non credo sia ancora arrivato.» le rispose con dolcezza, prima di muoversi lentamente e raggiungere un posto sul grande tavolo, come se lo volesse studiare con attenzione. Qualcuno era già seduto, come i figli di Barbabianca. Ormai aveva imparato a riconoscere Marco la Fenice ed aveva visto un paio di volte il suo compagno, quello che andava in giro con le pistole ed il kimono, Izou. Erano intenti a mormorare qualcosa, forse una conversazione privata ed improvvisamente il biondo sferrò una gomitata in pieno petto al moro, che aveva preso a ridere in maniera incontrollata. Nami si domandò il perché di tale reazione, ma conoscendoli erano sicuramente affari loro che non avrebbero voluto condividere. Bonney, invece, aveva preso posto fra Kidd e Drake, due rossi, ed aveva addentato una mela, forse in un momento di pura disperazione, vista la faccia che aveva appena fatto. Invece dal lato opposto, forse per voler stare lontani da tutti, vi era il resto dei fratelli della  Germa 66, che non sembravano intenzionati a discutere con altri. Li aveva visti davvero poco nel castello, e questo era un bene, eccezione fatta per Yonji che invece si era messo a scorrazzare liberamente. Ichiji e Niji non erano di certo il massimo della simpatia, almeno da quel poco che poteva ricordare, e loro stessi di tanto in tanto, quando li incontrava per i corridoi, non si risparmiavano dall’elargire complimenti, cosa piuttosto imbarazzante. Forse era solamente Niji, anche perché Nami non era certa di aver mai sentito parlare Ichiji, lui era molto più per le sue rispetto a tutti gli altri. 
In un angolo, lontani, invece c’erano il resto della propria ciurma, anche se Chopper l’aveva appena raggiunta, ed anche Frankie aveva deciso di scendere dalla Sunny per presentarsi alla serata con una giacca ed il suo miglior costume sgambato e rosso. Una visione che la scombussolò più del dovuto, ed a giudicare dalla faccia di Law e Lindbergh forse aveva sconvolto anche loro. Ma il caro ed amato cyborg era fatto così, niente da fare, ormai era solo questione di abitudine. 
Robin e Koala avevano raggiunto Sabo e gli altri, forse per assicurarsi che effettivamente andasse tutto bene, e prima ancora che Nami potesse fare qualcosa, una mano le si poggiò delicatamente sulla spalla, e solo dopo semplici parole furono sussurrate al suo orecchio. 
«Va tutto bene, mia bellissima Nami?»
Questa volta il tono di Sanji, decisamente più intimo rispetto a prima, la fece quasi rabbrividire, ed un sorriso mellifluo s’allargò sulle labbra della navigatrice, che si voltò a guardarlo.
«Va tutto benissimo, Sanji, piuttosto tu stai bene?»
Il biondo, che ancora non si era acceso nessuna sigaretta, si mise a sedere accanto a lei e poggiò un gomito sul tavolo. 
«Se ti riferisci a prima sì, sto benissimo. Non devi preoccuparti di quegli idioti, ed anzi, se osano avvicinarsi di nuovo a te dimmelo ed interverrò subito.»
Era gentile da parte sua preoccuparsi tanto, ed infatti la rossa annuì lentamente, lasciando che un paio di ciocche che sfuggivano all’acconciatura le ricadessero dinnanzi al viso. 
«D’accordo, ti avvertirò se solo avrò bisogno di aiuto.»
«Ci conto ed anzi—…»
Ma quello che Sanji stava per dirle venne bruscamente interrotto dal rumore della porta secondaria che s’aprì lentamente, quasi cigolando, tanto da far cadere il silenzio nell’intera sala.
Zoro, che era appena giunto, accompagnato da Usopp e Brook, si era fermato accanto a loro e pose immediatamente una mano sulla propria spada, percependo che c’era qualcosa di strano. Lo spadaccino aveva un sentore per queste cose, ma come lui tutti quanti erano pronti ad agire se solo vi fosse stato bisogno. Lei, dal canto suo, doveva solo scoprire maggiormente lo spacco del proprio vestito per tirare fuori il proprio Climattack e poi il gioco era fatto. Fece scivolare una mano sulla propria coscia, pronta anche lei, ma i secondi passarono ed il silenzio rimase intatto.
Se Cassiel voleva tenerli sulle spine ci stava riuscendo perfettamente, anche perché era come se ogni battito del proprio cuore stesse scandendo il tempo che passava dall’apertura della porta. 
E poi, all’improvviso, una figura venne fuori, suscitando lo scalpore generale ed ovviamente lasciandoli senza parole, perché finalmente colui che doveva essere Lord Cassiel, si era fatto avanti mostrandosi in tutta la propria bellezza, perché Nami, lo trovò incredibilmente bello ed affascinante. Era un uomo alto, con un viso coperto da un velo di barba scura, mentre i capelli, tirati indietro e più corti sui lati, gli donavano un’aria seria. Gli occhi, incredibilmente chiari e segnati da un paio di rughe per via del tempo, invece nascondevano segreti, mentre un sorriso divertito era stampato sulle labbra. Cassiel, ovviamente, si mostrò in tutta la sua eleganza, perché non solo indossava un completo viola damascato, ma addirittura un mantello rosso era poggiato sulle proprie spalle, ed il bastone che teneva al proprio fianco era un tocco di classe. Elegante, di bell’aspetto e soprattutto misterioso. Quello era Petyr Cassiel, colui che aveva deciso di farli andare su quell’isola per qualche strano motivo.
Tutti rimasero in silenzio a fissarlo, mentre avanzava verso il posto a capotavola, ma prima che potesse sedersi Eustass Kidd, con furore, s’alzò in piedi e sbatté il proprio pugno metallico sul tavolo in legno, facendo cadere parte delle posate e dei bicchieri di cristallo che erano vicino a lui. 
«Sempre delicato, Eustass—…» mormorò Bonney, che con tranquillità aveva lasciato cadere a terra le proprie cose e poi aveva sollevato le gambe sul tavolo, tenendole intrecciate in una posa non molto femminile.
«Zitta, devo parlare con lui.» ringhiò il rosso con la pelliccia sulle spalle ed allora Drake pose una mano sulla spalla della rosata, forse per farla stare zitta. 
In quell’istante anche Sabo, con furore, s’avvicinò a Cassiel, spostando un paio di sedie per farsi spazio a quel tavolo immenso. 
«Anche io devo parlare con Lord Cassiel. Pretendo delle risposte.»
Cassiel, che era rimasto in piedi accanto alla propria sedia, e con una mano puntata sul bastone, si limitò a sorridere, lasciandosi andare ad una risata divertita. 
«Siete proprio come ho sempre immaginato. Splendido, non potete neanche immaginare quanto mi faccia piacere vedervi tutti qui.»
Perfino il tono di Cassiel era ammaliante ed insolitamente basso, cosa che però s’addiceva alla sua figura. 
«A me invece non fa per nulla piacere essere qui, quindi, stronzo, o parli oppure tutta l’argenteria qui dentro di si conficcherà addosso come se fossi un bersaglio.» continuò Eustass che per rendere ancora più veritiera la propria minaccia alzò una mano ed allora fece fluttuare in aria tutte le posate più vicine. 
«Bella mossa.» ghignò Niji Vinsmoke, che era rimasto a braccia conserte ad attendere l’arrivo di Cassiel, proprio come i suoi fratelli. 
«Oppure diventerai un bel falò.» aggiunse Sabo dei rivoluzionari mentre delle fiammelle iniziarono a danzare fra le sue dita ed un guizzo di follia fu percepibile nel tono della sua voce.
Koala, nel vedere Sabo arrivare a tanto, strinse immediatamente l’orlo del vestito, preoccupata, e si morse il labbro inferiore, allungando una mano verso di lui, come a volerlo calmare per riportarlo alla normalità.
«O ti ritroverai a fette.» aggiunse Zoro ghignando, perché se c’era la possibilità di fare a botte lui non la perdeva e soprattutto non si sarebbe tirato indietro dinnanzi ad uno scontro. 
«Aspettate tutti—…» urlò Bonney Jewlery, attirando tutta l’attenzione su di sé, mentre s’alzava in piedi e brandiva la mela che non aveva ancora terminato di mangiare. «Primo, com’è che non si è unito anche Trafalgar al gruppo delle minacce? Secondo, quando fai arrivare questa maledettissima cena? E’ più di un’ora che sto aspettando, Cassiel, ed anche la mia pazienza ha un limite. Terzo, le tue mele fanno schifo. » 
Drake, che era il più vicino a Bonney, scosse la testa per via delle risate generali, e poi afferrò la rosata per la manica della camicia e la costrinse nuovamente a sedersi, come se fosse una bambina. 
«Jewelry-ya—…» ringhiò Law, che aveva sentito le parole della rosata, accompagnato da un Penguin ghignante per la battuta. «Ci stanno già pensando loro anche se non credo che le minacce serviranno a qualcosa, giusto Lord Cassiel?» e puntò gli occhi di ghiaccio in direzione del Lord che chinò lentamente il capo come per dar ragione al chirurgo. 
«Ovviamente. Le vostre minacce, per quanto pericolose possano essere, rischiano di uccidermi, come sottolineato da Sabo e da Eustass, ma io da morto vi servo ben poco, altrimenti non potrete mai andarvene via da qui.» ammise Cassiel con tono melodrammatico prima di sorridere in direzione di tutti quanti, guardandoli uno ad uno. 
«Non è che la vita qui sia poi così male—…» mormorò Yonji Vinsmoke, che aveva preso posto accanto ad i fratelli. 
«D’accordo, allora niente minacce, Lord Cassiel.» questa volta a parlare con assoluta determinazione era stato Marco la Fenice, che si era alzato in piedi e si stava muovendo in direzione dell’uomo. La camicia aperta sul petto lasciava intravedere il fisico asciutto ed i muscoli ben delineati, mentre le braccia erano intrecciate dietro la schiena in una posa rigida. 
«La Fenice, quale onore.» mormorò ammirato il Lord, che sembrava in estasi dinnanzi la figura di Marco. 
«Ma non ho finito, Lord, dovete spiegarci tutto quello che sta succedendo altrimenti non avrete la nostra collaborazione.»
Luffy, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltare ed a volersi rapidamente ogni qual volta qualcuno parlava, s’avvicinò a sua volta a Cassiel ed allungando una mano gli afferrò il bastone.
«Ma è bellissimo! E’ anche pesante.» aggiunse il moro studiando con attenzione quell’oggetto.
Come sempre il loro capitano non si focalizzava mai sulle giuste cose, tanto da suscitare qualche risata qua e la, cosa che spinse Nami a sbattere un pugno sul tavolo. 
«Luffy! Piantala e dai indietro il bastone al Lord.»
Cassiel, invece, lo aveva lasciato fare, ravvivandosi i capelli passandosi la mano fra di essi e solamente allora sospirò profondamente annuendo appena. 
«Miss Nami, non si preoccupi, il suo capitano può giocare con quel vecchio cimelio quanto vuole.»
Nel sentire pronunziare il suo stesso nome Nami rimase stupita, ed anzi, si sentì addirittura in imbarazzo, vista la gentilezza usata da Cassiel. Così si limitò ad annuire fulminando, però, Luffy con lo sguardo.
«Ci conoscete tutti quanti?» questa volta invece a parlare era stata Robin, che aveva iniziato a studiare con discreto interesse l’uomo al centro dell’attenzione. 
«Ovvio che sì, Nico Robin, ho così tanto sentito parlare delle vostre conoscenze archeologiche.» ed allora Cassiel si mosse per la sala raggiungendola e chinando il capo verso Robin. «Sarà un vero piacere avere a che fare con lei.»
«Lord Cassiel—…» questa volta a richiamare l’attenzione dell’uomo era stata Reiju Vinsmoke, che seduta su una sedia a pochi metri dai fratelli, se ne stava con le gambe accavallate e le braccia conserte, mentre l’espressione incuriosita non abbandonava il suo viso. «Ancora non ci avete detto perché siamo tutti qui.» 
Cassiel, sorpreso da tali parole d’impazienza, rivolse a Reiju un sorriso ed infatti la raggiunse, proprio come aveva fatto con Robin e questa volta le porse una mano.
«La bellezza della principessa Vinsmoke non è minimamente paragonabile alle immagini che ho visto di voi.» e le posò un bacio sul dorso della mano, cosa che fece scattare immediatamente Yonji e Sanji. 
«E’ mia sorella, lasciala stare immediatamente.» urlò Sanji con prepotenza. 
«E’ anche nostra sorella, quindi lasciala.» aggiunse il ragazzo dai capelli verdi che aveva appena fatto cadere a terra tutti i piatti sulla tavola. 
«Hanno ragione entrambi, lasci stare nostra sorella.» sentenziò Niji, che invece non si era mosso neanche di un millimetro per provare a salvare Reiju, che invece era del tutto tranquilla e forse anche divertita dalle reazioni dei presenti, infatti sfilò via la propria mano, liberandosi dalle dita di Cassiel e poi sorrise. 
«In ogni caso, vorremmo una spiegazione.»
Cassiel sorpreso da quella reazione della ragazza ricambiò il sorriso e poi  annuì tornando a concentrarsi sull’intera sala gremita di gente. Si morse il labbro inferiore, sorridendo divertito, e poi allargò le braccia quasi come se stesse per mostrare qualcosa d’incredibile. 
«E’ vero, vi ho ingannati tutti quanti per farvi arrivare fin qui
«Allora era tutta una grossa cazzata il fatto che voi foste in pericolo.» urlò Sabo infuriato tanto quanto gli altri. «State sequestrando quattro membri dell’Armata Rivoluzionaria, noi dovremmo essere in giro a salvare i regni e—…»
«Avete altri membri, no? Scommetto che il vecchio Iva, senza quattro dei suoi pupilli potrà anche sopravvivere per un po’. In ogni caso, se volete lasciarmi parlare, vi spiegherò tutto.»
Sabo era già pronto ad intervenire ed a colpirlo in pieno viso, ma prima che potesse fare qualcosa sia Law che Luffy si fermarono accanto a lui e lo bloccarono. Aveva decisamente bisogno di sbollire. 
«Prosegua.» ringhiò Kidd che stava iniziando a perdere la pazienza più di tutti quanti.
«D’accordo. Vi chiedo scusa per avervi fatti venire fin qui ma volevo davvero testare la vostra fama. Siete tutti incredibilmente famosi, conosciuti per il mare, e difficilmente ci si può avvicinarsi per vedervi in azione, così ho pensato di organizzare queste prove per vedere se effettivamente la vostra fama era meritata. Lo so, sono puramente egoista, ma chi non lo è qua dentro? Abbiamo tutti quanti qualcosa da mettere in gioco ed io, per voi, sono disposto a giocarmi il mio intero patrimonio, perché se riuscirete a portare a termine tutte queste prove il premio sarà questo.»
Nami, sentendo quelle parole s’illuminò e sorrise ampiamente. Dunque la storia del tesoro era vera e non c’era nulla di finto. Questo era incredibile, infatti si voltò verso Sanji, sperando di veder un sorriso anche sulle sue labbra, ma nulla, lui era serio.
«Quindi vuole metterci alla prova e se le superiamo potremmo tenere il bottino?» chiese incuriosito Law, che aveva assunto un’aria decisamente meditabonda. 
«Non sarà di certo il One Piece, ma credetemi, la mia fortuna è davvero immensa, non ci credo che tutto ciò non vi stuzzichi neanche un poco.»
E quando Cassiel smise di parlare fra i presenti iniziò a sollevarsi un lieve mormorio, segno che effettivamente il Lord aveva colpito nel segno. Parlare di tesori e fortune era interessante, ma metterli in palio stuzzicava ancora di più tutti. 
«E poi, se affronterete le prove sarete liberi di andare, alla fine. Come avete potuto vedere quest’isola è totalmente circondata da un invisibile campo di forza che impedisce a tutto ciò che vi è al suo interno di uscire, ed inoltre c’è un disturbatore ad alta frequenza che non permette alle vostre navi di rimettersi in funzione. Insomma credo che la vostra unica scelta, a questo punto, sia giocare con me.»
Lindbergh dei rivoluzionari mostrò il proprio sorriso felino e si sedette sul tavolo, prima di puntare un dito contro Cassiel.
«Per mantenere un campo di forza di tale intensità deve esserci un sistema elettrico di portata superiore. I miei complimenti, amico, è un lavoro da dieci e lode.» 
Nami non aveva idea di che cosa stesse parlando, ma era certa che da un momento all’altro qualcuno avrebbe iniziato a fare altre domande, ed infatti questa volta fu il turno di Ichiji Vinsmoke. 
«Noi siamo già estremamente ricchi, chi ti dice che saremo le tue cavie per questi giochi stupidi?»
Cassiel puntò gli occhi azzurri in direzione del rosso, che era rimasto in silenzio fino ad allora e poi scrollò le spalle. 
«In realtà la ricchezza vi attrae molto più di quel che sembra e se volete il mio tesoro allora dovrete guadagnarvelo.»
«Come?» sibilò Niji, al suo fianco, che si era stranamente interessato alla discussione. 
«Le prove saranno tre e dovrete collaborare. Non sono prove individuali, a meno che non lo specifichi, in ogni caso a tempo debito capirete ogni cosa che vi è stata detta—…» Cassiel abbassò gli occhi verso il proprio orologio ed allora l’ennesimo sorriso fece capolino sulle labbra circondata dalla barba.
«Ed a proposito, credo che gli ultimi ospiti siano appena giunti e non vedevo l’ora di fare anche la loro conoscenza.»
Nel sentire tali parole i presenti si scambiarono occhiate prettamente confuse. 
«Doveva arrivare ancora qualcuno?» domandò Zoro appoggiandosi ad una delle sedie prima di riporre la propria spada nel fodero. 
«Chi sarà mai?!» aggiunse Luffy che invece aveva abbandonato il bastone di Cassiel raggiungendo Law, come suo solito. Doveva proprio ammettere che il capitano stava facendo di tutto per tormentare il chirurgo della morte. 
«Spero che sia qualcuno d’interessante.» ad affermare tali parole, invece, era stato il fidato compagno di Marco, il famoso Izou, che era rimasto in silenzio fino ad allora, giocherellando con una delle sue pistole. 
Perfino Nami, che non era solita vivere di curiosità, aveva avuto un momento in cui si era domandata chi altri sarebbe potuto giungere fin li, quando improvvisamente la porta dalla quale tutti erano entrati, s’aprì di botto rivelando una figuara vestita di bianco che aveva fatto il suo ingresso urlando un sonoro “ragazzi”, motivo per cui tutti quanti si voltarono nella sua direzione, compresa Nami e solamente una volta aver messo a fuoco chi fosse che si alzò in piedi facendo cadere la sedia. Si era ritrovata ad annaspare e soprattutto a non respirare, perché l’ultima volta che si erano viste il loro era stato un muto saluto accompagnato da un gesto che li avrebbe legati per sempre, ed adesso, incomprensibilmente, dinnanzi a tutti loro Bibi Nefertari, con addosso una divisa da Marines, era appena entrata urlando, segno che anche lei doveva essere stata invitata da Cassiel in persona. 
«Bibi—… » mormorò Nami indicandola, mentre il proprio corpo cercava di capire che cosa fare. 
«Non ci posso credere—…» aveva aggiunto Sabo, che piuttosto che gioire si era appena sbattuto una mano contro la fronte, come se la situazione avesse raggiunto livelli critici.
«Ed invece—…» sussurrò Lindbergh che invece pareva divertito da tutta quella situazione. 
«Adesso hai invitato anche una fottuta marines?» urlò Kidd che questa volta non si trattenne dal far sollevare un coltello che sfrecciò a velocità contro il viso della giovane ragazza dai capelli turchesi.
Prima che però quel coltello potesse giungere a destinazione, una figura che si muoveva alla velocità della luce aveva afferrato la posata, impedendogli di conficcarsi laddove non poteva. Bibi, che non aveva avuto modo o coraggio di parlare, era rimasta inerme mentre un sorprendente Niji Vinsmoke era corso in suo soccorso salvandola dalla furia di Kidd.
«Sei sempre un idiota, Eustass-ya, perché quella non è un marines.» lo rimproverò il chirurgo, come se la storia lo avesse già annoiato più del dovuto. 
Kidd, ancora furente di rabbia, sbatté ancora una volta il pugno sul tavolo ed in quel momento Luffy corse in direzione della ragazza, stringendola in un’abbraccio che era più una morsa dalla quale era impossibile liberarsi. 
«Quella li, genio, è la principessa di Alabasta Bibi Nefertari e tu hai appena provato ad ucciderla.» urlò Sabo puntando un dito in fiamme contro la figura del rosso, che in risposta si mise a ridere sprezzante. 
«Come se dovesse fregarmene qualcosa.»
«Invece deve fregartene, Eustass—… quella ragazzina è una figura decisamente importante per il Governo Mondiale.» Drake aveva parlato con tranquillità, come sempre, limitandosi a tenere le braccia intrecciate all’altezza del petto, prima di sospirare per esasperazione. 
«OH BIBI!»
Fu allora che Nami le corse incontro, fregandosene degli sguardi di tutti, ed il resto della ciurma, compresi Brook e Frankie che non aveva avuto modo di conoscerla, si fece largo per cercare di abbracciarla. probabilmente la turchina era ancora talmente sotto shock che non riuscì a parlare ma si limitò ad abbracciare chiunque.
«Lasciate respirare la principessa—…» 
La voce di Pell, che era appena spuntato alle sue spalle, aveva lasciato Nami perplessa, perché non solo Bibi si era cacciata in questo guaio ma aveva addirittura trascinato con sé il suo fedele guerriero, cosa che alla fin fine non sorprese Nami più di tanto. 
Niji, che era rimasto fermo a giocare con il coltello che Kidd aveva lanciato, lo lasciò infine cadere a terra e poi si allontanò lentamente dal gruppo dei Mugiwara, sotto lo sguardo attento di Bibi, che però tornò a concentrarsi sui propri amici. 
«Ragazzi, credevo che foste in pericolo così ho lasciato la mia nave e mi sono precipitata a salvarvi e—…»
La principessa dai capelli azzurri, insolitamente vestita come una marines con tanto di cappotto, era decisamente cresciuta ma nonostante ciò si stava asciugando gli occhi per via delle lacrime di felicità, stessa cosa che stava facendo Nami, ancora abbracciata a lei. 
«E così facendo sei caduta anche tu nei giochi di Cassiel, Bibi, però sono così felice di vederti.» urlò Usopp stringendole una manica del cappotto e strattonandola. 
«I giochi di Cassiel?» chiese lei confusa, prima di guardarsi intorno per la sala, fino a quando i suoi occhi non incontrarono il sorriso divertito di quell’uomo che aveva visto solamente in foto. 
«Principessa Nefertari, non pensavo che sareste davvero riuscita a raggiungermi, eppure eccovi qui. La vostra caparbietà, come il vostro coraggio sono sorprendenti, una ragazza come voi che affronta il mare per degli amici. Siete una splendida futura regina, credetemi.» 
Bibi, che fino a quell’istante era rimasta silente, si liberò dalla presa degli altri e poi puntò con aria avversa un dito in direzione dell’uomo che li aveva attirati tutti li.
«Tu! Mi avevi detto che i miei amici erano in pericolo, si può sapere che intenzioni hai?!» e si voltò a guardare gli altri, incontrando per un singolo istante il viso di Pell che aveva stampato sulla fronte un classico “Te l’avevo detto”. 
«Principessa Bibi, mi dispiace vedervi tanto infuriata ma sono sicuro che gli altri saranno in grado di spiegarvi tutto quello che sta succedendo, perché adesso finalmente possiamo iniziare.»
Marco, che aveva osservato tutta quella scena da lontano, sciolse l’intreccio delle braccia ed aggrottò la fronte, rivolgendo gli occhi in direzione di Cassiel. 
«Iniziare a giocare?»
Cassiel sorrise in direzione della Fenice, con quel suo solito modo di fare e poi controllò ancora una volta il suo prezioso orologio da polso, come se stesse aspettando qualcosa. 
«Ovviamente, miei cari. La prima prova che dovrete superare inizierà dalla biblioteca e traccerà un percorso che vi condurrà alla fine di questi giochi. Non avrete aiuti di alcun tipo, anche se potrete usare qualsiasi cosa per portare a termine queste prove. In ogni caso avrete dieci giorni di tempo per portare a termine questa prima prova, miei cari.»
Quelle parole, decisamente inaspettate, fecero allarmare Nami, proprio come il resto della sala. Che voleva dire che avevano dieci giorni di tempo per riuscire a risolvere le prove? Era davvero qualcosa di tanto complicato? Questo la spaventò parecchio, proprio come il sorriso ragguardevole che Cassiel aveva assunto. Qualcuno si alzò in piedi, altri iniziarono a lamentarsi, lei, invece, strinse le mani di Bibi e Robin, ed anche Usopp che aveva iniziato a tremare alle sue spalle. 
«Che intendi dire?»
«Spiegati immediatamente.»
Furono le urla che si alzarono dalla sala. Kidd, che dal canto suo non sembrava intento a starsene inerme ad attendere Cassiel, mosse un paio di passi verso di lui.
«Andate in biblioteca e capirete ogni cosa, miei cari. Ci vediamo fra dieci giorni e buona fortuna con queste prove e soprattutto, fate del vostro meglio per farmi divertire.»
Concluse l’uomo rivolgendo alla sala un occhiolino prima che una luce accecante non iniziasse ad invadere la stanza impedendo a tutti quanti la corretta visione. Ci fu un vero e proprio lampo e poi dove fino ad un attimo prima vi era Cassiel adesso non c’era più nessuno, ed anche Gaspard sembrava essere scomparso, lasciando tutti quanti senza parole. Nami, che durante quel momento di panico, si era ritrovata improvvisamente stretta a Sanji piuttosto che ad una delle due ragazze, si scostò immediatamente cercando di sistemare le pieghe del proprio vestito. 
«CHE CAZZO STA SUCCEDENDO? DOVE SI TROVA? COSI’ LO AMMAZZO!» urlò il rosso, il più vicino al prendere Cassiel per fargli male, che adesso invece si ritrovava senza nessuna preda dinnanzi a sé, e questo fece abbastanza scalpore fra tutti quanti. 
«Credo sia sparito.» mormorò, invece, Reiju, che si stava allontanando dai fratelli per rimettersi a sedere dopo il momento di puro terrore avuto qualche attimo prima. 
«Non ne ho idea, ma credo che i giochi siano appena iniziati.
» come sempre Law ed il suo tono sprezzante non tardarono ad analizzare con attenzione la situazione, prima di guardare uno ad uno i presenti. «Probabilmente dovremo andare in biblioteca a vedere di che cosa stava parlando Cassiel.» 
E senza attendere un cenno d’assenso o di diniego, seguito dal suo fedele Penguin, iniziò a dirigersi verso l’uscita del grande salone, limitandosi a camminare a testa alta. Luffy, che era rimasto stranamente in silenzio fino ad allora, sogghignò e lanciò uno sguardo a Zoro, Sanji e Sabo.
«Allora, andiamo a giocare?» chiese con aria di chi non vedeva l’ora di mettersi nei guai, perché effettivamente quella era la specialità di Luffy. Nami, invece, avrebbe tanto voluto fermarlo dal commettere sciocchezze, ma non era quello il momento: adesso i giochi erano iniziati ed il tesoro andava vinto ad ogni costo, quindi lei stessa s’incamminò verso la biblioteca insieme agli altri, lasciando indietro Chopper ed Usopp, che con lei avevano sempre costituito il trio dei codardi.
Ma quella volta Nami non poteva permettersi di essere una codarda.

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Capitolo 8
*** L'enigma della biblioteca ***


Capitolo 8. L'enigma della biblioteca

Reiju Vinsmoke non aveva perso di vista i propri fratelli neanche per un istante ed il motivo era duplice: primo non voleva che iniziassero a litigare fra di loro, cosa che accadeva praticamente sempre considerato che i quattro erano una bomba pronta ad esplodere in qualsiasi momento; secondo non voleva che iniziassero a litigare anche con il resto dei presenti. Ormai conosceva fin troppo bene il loro temperamento e viste alcune personalità fra gli altri ospiti, era fin troppo facile che una parola di troppo o uno sguardo  di sbieco, avrebbero causato possibili scontri pericolosi fra tutti quanti. E lei non voleva che ancora una volta venissero riconosciuti solamente per questo motivo. Desiderava da sempre una vita lontana dalla Germa 66 e libera di fare ciò che voleva, e che quell’occasione, lontana dal proprio castello, le stava sembrando un vero paradiso. I suoi fratelli non erano esattamente interessati a lei, eccezione fatta per Sanji e talvolta anche Yonji, il più delle volte la lasciavano per i fatti suoi e solamente nelle occasioni come quelle si facevano vedere tutti insieme, perché così era stato loro insegnato. Ma adesso non c’era più Judge a dirle cosa fare e soprattutto a controllarla e se Reiju voleva camminare a piedi scalzi poteva farlo, se voleva indossare un vestito più bello del previsto era libera di scegliere, se voleva prendere il sole in piscina nessuno le avrebbe negato questo diritto e se voleva parlare con qualcuno allora avrebbe speso tutto il tempo che desiderava in tali conversazioni. C’erano poche cose che Judge non le aveva tolto, e purtroppo i sentimenti rientravano fra essi, fortunatamente. Era l’unica dei quattro a riuscire a provare qualcosa, a sentire ciò che gli altri provavano e l’aria di terrore e sdegno che spesso la gente sentiva nei loro confronti era più che giusta, ma faceva vergognare immensamente Reiju di appartenere ad una stirpe sanguinaria. Non voleva che il suo nome venisse associato ad i propri fratelli, eppure questo era il suo destino e difficilmente si sarebbe liberata dalle catene che la costringevano all’ombra della Germa 66. 
Uno sguardo rapido, dopo la sparizione di Lord Cassiel, che aveva avuto l’ardire di farle un baciamano davanti a tutti quanti quella sera, volse in direzione dei fratelli, ancora seduti ad i propri posti e con dei sorrisi inquietanti stampati sul viso.
«Quindi adesso che facciamo?» domandò, giustamente, Yonji intento a mangiare la frutta che era stata servita a tavola prima dell’inizio della cena. Lui aveva un debole per il cibo, infatti era strano che non avesse iniziato a disturbare lamentandosi della fame provata. 
«E’ semplice.» sancì Ichiji, che con un movimento deciso si rimise in piedi, sistemandosi le maniche della camicia scura indossata. «Andiamo a vedere che cosa c’è in biblioteca.»
Il rosso, fra tutti quanti, sembrava essere quello che maggiormente era portato per il comando, infatti ogni qual volta che Ichiji parlava gli altri due lo stavano a sentire, mentre Reiju, dal canto suo, fingeva di esser d’accordo per non incorrere nell’ira di loro tre. Fin da quando era piccola le cose andavano in questo modo, con lei che annuiva e gli altri che ridevano, il tutto a discapito del povero Sanji.
Lo faceva per proteggersi, perché erano dei mostri incapaci di provare sentimenti, e lei non voleva morire. 
«Bene, spero che con queste prove avremo modo di fare a botte.» aggiunse Niji, con un ghigno divertito prima di seguire Ichiji, già diretto verso l’esterno. 
«Credi davvero che facendo a botte la principessa di Alabasta ti guarderà?» gli fece eco Yonji, continuando a mangiare. 
«Eh?! No, non m’importa di lei.»
«Ed allora perché l’hai salvata?»
«Mi annoiavo e dovevo muovermi.»
«Secondo me ti piace, è così bella, magari potrei chiederle di sposarmi, in fondo sono un ottimo partito.»
Probabilmente Yonji era incredibilmente serio nel dire tali parle, come se lui od uno dei suoi fratelli, potesse davvero avere speranze con la principessa del deserto, che da quel che aveva sentito dire non sembrava intenzionata ad accettare gli ammiratori. 
«Tu e lei?! Questa è davvero bella, Yonji.» e Niji, ridendo divertito, e forse anche un po’ infastidito dalle parole del verdino, iniziò a muoversi verso l’uscita della sala insieme al fratello più alto. 
Anche se negava, quasi sicuramente, pure Niji doveva aver perso la testa per quella ragazza, era una cosa ovvia perché ogni qual volta che loro tre, ed anche Sanji, vedevano una bella fanciulla smettevano di ragionare. Era il gene della perversione, così Reiju lo aveva definito, e per fortuna questa non era una cosa che accadeva anche a lei. Si ritrovava ad essere molto più composta ed elegante, ma soprattutto inflessibile, perché difficilmente il cuore di Reiju si sarebbe aperto a qualcuno, anche se pure la principessa, in silenzio era in grado di apprezzare quel che aveva sotto agli occhi. 
Poche erano le persone rimaste nella sala, compresi X Drake e Jewelry Bonney, che durante la discussione avevano simpaticamente attirato l’attenzione della principessa Reiju, proprio come l’inaspettato arrivo di Bibi Nefertari, ma prima di abbandonare la propria postazione per raggiungere gli altri, che sicuramente dovevano aver iniziato a lamentarsi per la prova,  si ritrovò una mano tesa verso di lei, appartenente al Primo Comandante di Barbabianca, che era rimasto in disparte proprio come lei. 
«Posso?» le domandò con assoluta pacatezza, e quel gesto scuscitò in Reiju, ancora una volta, un moto di sorpresa.
Già una volta era rimasta positivamente impressionata da lui, dopo quell’incontro nelle cucine, e di come le aveva impedito una rovinosa caduta a terra. Probabilmente nessun’altra l’avrebbe fatto, ma lui, invece, era intervenuto ed aveva impedito tale disgrazia. Se c’era una cosa che Reiju Vinsmoke apprezzava più della bellezza questa era la cavalleria ed il vero essere gentiluomini, proprio come lo era il suo Sanji. 
«Grazie.» rispose piegando le labbra rosee in un sorriso divertito, per poi rimettersi in piedi esattamente accanto alla figura della Fenice.
«Ho notato che i tuoi fratelli sono andati avanti senza di te così ho pensato—…» ma improvvisamente Marco distolse lo sguardo, come se parlare con lei lo mettesse a disagio, eppure Reiju era riuscita a comprendere quel che voleva dirle.
Non voleva che restasse da sola, e questo lo apprezzò per davvero.
A differenza delle altre ragazze non era proprio ben vista, sempre a causa del nome, e laddove le altre riuscivano a socializzare ed a far gruppo lei si ritrovava sempre lontana da tutte loro. Ma a Reiju andava bene così, preferiva starsene per i fatti suoi, anche perché non aveva mai avuto delle amiche, non sapeva neanche come rapportarsi con esse, se non provando a sorridere. 
«Sei molto gentile. Loro—… erano davvero curiosi di andare a scoprire che cosa ci fosse in biblioteca.»
«E ti hanno lasciata indietro, molto maturo da parte loro.»
«Che ci vuoi fare, sono dei bambini, purtroppo.»
E dopo tale affermazione Reiju sorrise divertita, anche perché se l’avessero sentita per davvero i suoi fratelli l’avrebbero iniziata ad insultare o peggio se la sarebbero presa con lei anche fisicamente. Marco, che sembrò altrettanto sorpreso dalle parole della rosata, con una mano le fece cenno di seguirlo verso i corridoi del castello che li avrebbero condotti in biblioteca. 
«A me non importa di quello che c’è la dentro, Drake. Io ho solamente fame e sai che ti dico?! Andrò in cucina a prendere da mangiare da sola.»
«Andiamo, Jewelry, non puoi fare così.»
«Io faccio quello che mi pare.»
Quello scambio di battute, o meglio di insulti, accompagnò l’uscita del comandante e della principessa, che sapendo dove andare entrambi non esitarono nel prendere la giusta strada per giungere fino alla biblioteca. Reiju, inoltre, si voltò a guardare i due che litigavano quasi come fossero moglie e marito, prima di riportare l’attenzione in direzione della Fenice. 
«Quella ragazza sembra simpatica.»
«Ed è anche parecchio pericolosa. Sai qualcosa in merito a Bonney?» domandò con acuto interesse il biondo, che a sua volta aveva gettato un’occhiata alle proprie spalle. 
«Dicono che sia scappata dalle prigioni del Governo Mondiale. Ma nessuno sa come ci sia riuscita.»
Marco, ovviamente, annuì  all’affermazione di Reiju, perché quella storia era giunta perfino alle orecchie della Germa. Suo padre teneva d’occhio personaggi interessanti tanto da potergli garantire un posto di prestigio, aveva addirittura proposto a loro quattro di cercarla, se solo fosse stato necessario per imbonirsi ancora di più il Governo Mondiale, ma i successivi piani con Big Mom avevano mandato all’aria quelle missioni, fortunatamente. 
«Avrà sicuramente qualche asso nella manica e fa bene a non mostrarlo.»
«Questo la rende di gran lunga una dei soggetti più interessanti su quest’isola, non trovi?»
Probabilmente quella domanda, forse voluta anche per provare a scoprire qualcosa in più sui gusti del comandante, sembrò spiazzarlo, tanto da costringerlo a deglutire vistosamente.
Possibile che una sola domanda di Reiju lo aveva mandato tanto in crisi?
«In realtà trovo che tutti quanti coloro che sono giunti sull’isola abbiano un qualcosa d’interessante. Ognuno in maniera diversa, ovviamente, non siamo uguali.» spiegò pacatamente Marco prima di svoltare a destra, ritrovandosi a pochi metri dall’ingresso della biblioteca. Le luci soffuse provenivano dalla grande quantità di lampade appese al muro, tali da illuminare il corridoio pieno di quadri ed armature antiche. 
«Quindi ritieni interessante anche me
Questa volta la provocazione di Reiju, che si stava divertendo fin troppo a vedere la Fenice in difficoltà dinnanzi le sue domande, la fece sorride. Ed infatti la reazione di Marco non la deluse, perché non solo si bloccò di colpo, arrestando la sua andatura, ma forse arrivò addirittura ad imbarazzarsi al punto che le sue guance si tinsero di un lieve rossore. Probabilmente era merito delle luci soffuse che non fu sicura di quell’intimo dettaglio, ma il resto era piuttosto chiaro. 
«Chi non ti riterrebbe interessante, Reiju?!»
«Beh, in realtà credo che con questa tua affermazione alcuni potrebbero anche dissentire e—…»
Ma le parole di Reiju, ancora una volta, vennero bruscamente interrotte da una voce che sembrava disperata mente chiamava il suo stesso nome. Avrebbe riconosciuto ovunque il tono di Yonji, anche perché essendo compagni di squadra era praticamente la regola sentirlo urlare in quella maniera, ma quella fu la prima volta che Reiju desiderò ardentemente di spedirlo all’inferno, magari anche avvelenato per mano sua. Con imbarazzo stampato sul viso, adesso fu lei quella costretta a nascondere il rossore sulle guance, mentre Yonji la raggiungeva correndo e sbracciando come non mai.
«Devi assolutamente venire a vedere di che cosa si tratta, Reiju—…» e Yonji si accorse di Marco solamente qualche istante dopo. «Ti ho disturbata per caso?!»
Entrambi si guardarono, studiandosi attentamente, ed essendo quasi alla stessa altezza non vi fu alcun bisogno che uno dei due s’abbassasse.
«Stavo solamente parlando con Marco la Fenice il Primo—…»
«So benissimo chi è questo qui, Reiju, non devi spiegarmelo.» rispose il verdino in maniera brusca prima di guardare la sorella con uno sguardo confuso. 
«Allora Marco ti presento mio fratello Yonji—…»
Marco, che da quando era intervenuto suo fratello era rimasto in silenzio, annuì e porse la propria mano in direzione del ragazzo, ed allora la principessa pregò con tutta sé stessa che Yonji non facesse qualcosa di estremamente stupido ed imbecille. Conoscendolo tutto era possibile, ma voleva evitare certe scene destabilizzanti in pubblico. Eppure, sorprendentemente, Yonji strinse la mano di Marco ed annuì lentamente, sempre con aria guardinga. 
«Piacere—… allora volete venire a vedere oppure rimarrete qui tutta la serata a parlare?»
In fondo a Reiju ben poco importava dei tesori e delle prove, era qualcosa che avrebbe fatto solo perché necessario alla sua libertà, oltre che godersi quegli sprazzi di vita in assenza di suo padre. 
Però capiva bene che l’esaltazione generale doveva anche lei fare uno sforzo per unirsi al gruppo e provare a partecipare a quelle stupide sfide che Cassiel aveva deciso d’imporgli. Sicuramente i suoi fratelli si sarebbero impegnati molto di più di lei, ma in quel caso annuì e sorridendo incoraggiante seguo suo fratello Yonji all’interno dell’immensa biblioteca del castello.
Gli immensi scaffali, che si estendevano su più piani, era meravigliosa per chi come lei coltivava il piacere della lettura. C’era addirittura un piano superiore con altrettante mensole e scaffali, tutti rigorosamente  in legno. Al centro della sala, che aveva visitato in precedenza e dalla quale era rimasta ammaliata, vi era una sorta di salotto con divani, poltrone e tavoli, dove era possibile rimanere a leggere, ed in quel caso una grande massa di gente era affollata intorno a quell’esatto punto. Yonji, ghignando, fece loro segno di seguirli e Reiju, dopo essersi scambiata un’occhiata con Marco, annuì e si diresse dove c’era la gente. Riuscirono a superare qualcuno dei Mugiwara, che non la smetteva di piangere e disperarsi, ed allora, insinuandosi fra gli altri, videro Law in prima linea fermo dinnanzi ad una grande lavagna che doveva essere spuntata per quell’occasione. Su di essa erano scritte cinque righe di numeri, per la precisione i numeri erano:
17 32 4
25 12 9
44 1 14
57 20 11
60 15 5

Law che non faceva altro che studiare con attenzione quel che vi era scritto sulla lavagna, neanche rispondeva a tutte le domande che gli venivano poste in quegli istanti. 
«Ma quindi secondo te che vogliono dire i numeri?!» aveva urlato Luffy strattonandolo per un braccio del chirurgo scuscitando, per l’ennesima volta le sue furie.
«Dici sempre di essere un cazzo di medico geniale, Trafalgar, allora perché non lo risolvi?!» ovviamente anche Kidd ci stava mettendo tutta la propria buona volontà per fargli perdere la pazienza. «Non ci posso credere, la prima prova è uno stupido quiz d’intelligenza ed a capo dei geni abbiamo quel bastardo di un chirurgo, siamo fottuti.»
«Quindi ti auto escludi dai giochi, Kidd?!» lo rimbeccò Bonney, che era spuntata sedendosi sul tavolo della biblioteca, mentre stringeva fra le dita un cosciotto che doveva essere riuscita a rubare dalla cucina.
«Non ti offendo solo perché lo sto già facendo con Trafalgar, Jwelery. Non intrometterti anche tu.»
La risposta del rosso non tardò ad arrivare tanto da suscitare una risata nella pirata dai capelli rosa. 
«Buono!!! Dove lo hai preso?!» Mugiwara era tornato all’attacco, tanto da provare ad afferrare il cosciotto di Bonney, che però lei nascose dalla sua traiettoria, in modo tale da poterlo mangiare in santa pace.
Bibi Nefertari, che  stranamente sembrava quella maggiormente calma ed allo stesso tempo interessata dalla situazione, tanto quanto lo era Nico Robin, non mancò di avvicinarsi al chirurgo accompagnata dalla corvina. 
«Law, potresti farci vedere ancora una volta quello che c’era scritto nella busta?!» domandò gentilmente Robin, mostrandogli un sorriso sincero. 
Il chirurgo, quasi annoiato, si limitò a tirare fuori dalla tasca dei pantaloni una busta di carta ed a porgerla alle due ragazze, ed allora, Reiju, parve quasi interessata. Così s’avvicinò a loro e nonostante tutte e tre non avessero mai parlato rivolse loro un sorriso accennato. 
«Posso sapere di che cosa si tratta?»
Bibi sorpresa nel sentirla parlare, sfarfallò le lunghe ciglia e poi improvvisamente la sua espressione divenne rilassata ed annuì pacificamente. Marco aveva raggiunto le ragazze, per sapere anche lui con cosa avrebbero dovuto avere a che fare ed a quel punto Robin, che stringeva in mano il foglio che aveva tirato fuori dalla busta, iniziò a leggere. 
«“ Siete arrivati alla prima prova e questo vi rende onore, coraggiosi cavalieri del mare che solcano le onde con vero fervore. Rivoluzionari e principi sono tenuti in alta considerazione, perché nel mondo conosciuti sono per la loro reputazione, Ognuno di voi è giunto qui alla ricerca di qualcosa, ed ad attenderlo invece vi è il velo ti tale isola misteriosa. Per andare avanti dovrete cercare una chiave che aprirà una serratura, affrontando posti che mettono in gioco la vostra stessa paura. Dovrete guardare laddove è più facile andar persi, per risolvere l’enigma che costringerà ad immergersi, passando per le rotte di colui che il mare ed il cielo solcò, alla ricerca di qualcosa che mai più ritrovò. Nessuno ha detto che questo gioco sarebbe stato facile, ma se vorrete vincere allora lasciate alle spalle ciò che vi è di fragile, mostrate se davvero della nomea siete all’altezza ed allora potrete finalmente impadronirvi della mia ricchezza.”—… tutto qui, non c’è altro.»
E Nico Robin cocnluse quel discorso sollevando gli occhi chiari ad osservare i tre che le stavano intorno. Reiju, ovviamente, non aveva idea di che cosa volessero dire tali parole, e come lei anche il resto dei presenti in sala. Ovviamente si trattava di qualcosa che avrebbero dovuto decifrare col tempo ed ecco spiegati anche i dieci giorni di tempo che erano stati dati loro per provare a portare a termine quella prima prova orchestrata da Cassiel in persona.
«Non riesco a capire quel che vuole dirci Cassiel e perché questo messaggio. Sarà forse collegato ad i numeri scritti su quella lavagna?» domandò Bibi volgendo lo sguardo in direzione  di tutti coloro che si erano radunati intorno alla lavagna. 
«Non ne ho idea, purtroppo.» ammise il gatto dei rivoluzionari che non smetteva neanche per un istante di torturarsi i baffi, come se stesse cercando di pensare a qualcosa. 
Koala, l’altra ragazza appartenente a quel gruppo, era rimasta in disparte ad osservare il biondino disperarsi ed allargare le braccia al cielo, come se quella fosse la fine del mondo. Effettivamente tutti quanti si aspettavano qualcosa di diverso da una prova che consisteva nel risolvere enigmi, ed infatti perfino i suoi fratelli erano rimasti delusi. Probabilmente loro si aspettavano qualcosa di fisico, qualcosa che avrebbe messo in luce le loro abilità, e non di certo una prova simile. 
«Bah, è una grandissima stronzata, io per questa sera me ne vado.» sentenziò infatti suo fratello Niji, che era rimasto con Ichiji ad osservare la lavagna e poi con una smorfia di puro disgusto il ragazzo dai capelli blu s’allontanò con le mani in tasca. 
«Ma è una cosa difficile e secondo me adesso è inutile crucciarci. Tanto abbiamo dieci giorni di tempo, giusto?!» questa volta a parlare era stata Bonney Jewlery che con abile balzo scese giù dalla scrivania e senza degnare nessuno di uno sguardo s’allontanò facendo fluttuare i suoi capelli rosati, che danzarono accompagnando i suoi movimenti. 
Qualcuno si girò a guardarla mentre si allontanava e questo Reiju lo notò con una punta di divertimento, fra essi vi era addirittura Eustass Kidd che non smetteva di lamentarsi. Lo spadaccino dei Mugiwara, invece, aveva appena preso posto sul divano più vicino e si era disteso intrecciando le braccia dietro la testa. 
«Hanno ragione, lo sapete, vero?! Secondo me conviene riflettere su quei numeri a mente fresca e con la pancia piena.»
«Testa d’alga ma ti rendi conto della situazione in cui ci troviamo?! Non possiamo perdere tempo.» a rimproverarlo era stato Sanji che non solo lo strattonò con forza, ma sembrava anche abbastanza preoccupato per tutta la situazione e faceva bene. Ma Reiju di certo non poteva dar torto agli altri, anzi, era normale che a quell’ora di sera, dopo tutto ciò che avevano scoperto, non si sarebbero concentrati neanche un poco, quindi il risolvere l’enigma era ben lontano dalla realtà. 
A sua volta si passò una mano fra le ciocche rosate, scoprendo il viso e guardò quei pochi che erano accanto a lei, compreso il primo comandante, che sorprendentemente ricambiò il suo sguardo. 
«Io ammetto che sono stanca, quindi penso che andrò a prendermi una tazza di tè e poi andrò a letto, dunque—… se riuscirete a risolvere l’enigma non esitate nel farmelo sapere. Ho davvero bisogno di dormire.»
E ciò corrispondeva a verità. Reiju aveva bisogno di stendersi a letto e sciogliere la tensione che si era ricreata con tutta quella storia e fra l’altro non c’era alcuna fretta nel risolvere quello strano assortimento di numeri, anche perché questo equivaleva a dire che Reiju avrebbe avuto maggiore libertà in quei giorni lontana da suo padre. Non era una visione poi tanto terribile, anzi, era addirittura ottimistica, quindi se sarebbe dovuta rimaner in quel castello tanto valeva approfittarne. Sorrise verso quei pochi che l’ascoltarono ed infatti a rispondere fu una delle poche persone che le rispose. 
«Buonanotte—…» le mormorò a bassa voce, tanto che perfino lei ebbe qualche difficoltà nel sentirlo, e poi riprese anche lui ad analizzare la situazione. 
Probabilmente la libertà non era l’unica cosa piacevole che Reiju stava sperimentando in quei giorni, anche il conoscere persone nuove e differenti dai suoi fratelli aveva dei lati assolutamente positivi ed il comandante ne era una prova vivente.

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Capitolo 9
*** Coordinate ***


Capitolo 9. Coordinate 

Law non aveva neanche preso in considerazione l’idea di andare a dormire, e come lui anche quel piccolo gruppo che aveva definito l’intelligence della situazione. Infatti, a fargli compagnia, nonostante la stanchezza generale e le tarde ore, erano rimasti alcuni per cercar di far luce su quei numeri scritti sulla lavagna. Il chirurgo, sprofondato sul morbido divano, che un tempo aveva fatto da letto a Zoro Roronoa, adesso stringeva in mano l’ennesima tazza di caffè fumante. Quello, probabilmente, era il sesto della nottata e questo era un colpo al suo temperamento perennemente calmo. A fargli compagnia per aiutarlo a risolvere l’enigma erano rimasti: Lindbergh dei rivoluzionari, che stava scarabocchiando delle cose su un foglio; Nico Robin, una dei pochi Mugiwara che sapeva davvero usare la testa in maniera appropriata; Marco la Fenice, in compagnia del suo secondo in comando, forse, Izou, che si erano dimostrati essere risorse pensanti anche piuttosto valide; e poi con grande sorpresa erano rimaste anche Bibi Nefertari e Nami, anche se al momento le due ragazze si erano addormentate sul divano nella parte opposta della sala.
Come poteva biasimarle? E poi la principessa di Alabasta era giunta soltanto quella sera, doveva essere stanca. 
Il resto di tutti i presenti a cena si era disperso col tempo. Ichiji Vinsmoke era rimasto fino a circa un’ora prima, ma per colpa dei risultati inconcludenti si era ritirato a riposare. Almeno anche la Germa 66 si stava dando da fare per risolvere la situazione. Era chiaro, agli occhi del chirurgo, che la collaborazione doveva servire come motore per spingerli alla soluzione di quel primo mistero. 
Era altrettanto vero, però, che Cassiel si era dimostrato essere esattamente chi Law pensava che fosse: un uomo scaltro ed astuto, capace di metter su un teatro simile, causando loro serie difficoltà. Ecco spiegati perché i dieci giorni di tempo, di certo la risoluzione di quegli enigmi non doveva essere facile, anzi, tutto il contrario, ed i loro sforzi inutili lo dimostravano. 
«E se fossero delle coordinate? Latitudine e longitudine? In fondo sono a gruppi di tre cifre, quindi potrebbero corrispondere.» 
A catturare ancora una volta l’attenzione di un Law parecchio provato, e che probabilmente aveva addirittura le occhiaie, era stato il rivoluzionario felino, che agitava una matita in aria nonostante la sua aria altrettanto stanca. 
Effettivamente non era un’idea del tutto sbagliata, anzi, non era neanche tanto impossibile, però non capiva cosa sarebbe potuto servire loro. Law, allora, si limitò a scrollare le spalle, prima di rimettersi in piedi con uno sforzo non indifferente. Anche Nico Robin, che era seduta su una delle poltrone, si era alzata e li aveva raggiunti ad ampie falcate, e come lei pure i due uomini di Barbabianca ancora prettamente svegli. Possibile che Marco la Fenice non sentisse neanche il sonno? Quel potere, stranamente, aveva sempre interessato Law, un po’ come tutti gli Zoo mitologici, ma parlarne in quel momento non era necessario. 
«Effettivamente per come sono disposti i numeri potrebbero anche essere delle vere e proprie coordinate.» asserì Marco poggiando entrambi i gomiti sul tavolo centrale, mentre Izou sospirava profondamente. 
«D’accordo, ammesso che siano delle coordinate geografiche a noi che interessa? Mica possiamo muoverci da qui, o sbaglio?» gli fece eco Izou, mentre si sistemava una ciocca corvina sfuggita ad i propri capelli ordinati. 
«Non ne ho idea, ma potrebbe darci qualche indizio.» ammise il rivoluzionario per poi lasciarsi andare ad uno sbadiglio terribilmente stanco. «Abbiamo passato qui tutta la notte senza avere idee decenti, ormai è l’alba già da un pezzo e questa è l’unica cosa sensata che mi viene in mente da ieri sera.»
Aveva ragione, tutte le idee che avevano avuto non avevano portato a nulla. C’era qualcosa di strano in quell’indovinello che non faceva altro che confonderli e farli ritornare al punto di partenza. Se Cassiel voleva misurare il loro grado di furbizia ci stava riuscendo divinamente, e questo faceva infuriare Law. 
«Gatto-ya ha ragione. Questa è la prima idea decente che abbiamo da ieri sera, ci serve una mappa per controllare.»
E prontamente Nico Robin, che annuì dopo solamente un’occhiata che si era scambiata con Law, andò a prendere la prima mappa che trovò nella grande biblioteca, perché li dentro c’era davvero di tutto.
Era il paradiso per un lettore, era il paradiso perfino per Law, ma in quel momento la biblioteca stava diventando il suo incubo peggiore.
La corvina perse un paio di minuti, perdendosi in uno dei corridoi costruiti con tutte quelle mensole per sorreggere i libri, ed alla fine, quando la videro tornare con una cartina della Grand Line, Law sentì un brivido percorrere la sua schiena. Magari l’intuizione di Lindbergh era giusta e loro sarebbero riusciti a trovare qualcosa d’interessante. 
Con minuzia aiutarono Nico Robin a stendere quella grande mappa sul tavolo, spostando ed ammucchiando le cose da un lato. 
«Dunque, sappiamo che le coordinate sono latitudine e longitudine—…» asserì il visone prima di lanciare uno sguardo a tutti. 
«Non dovremmo chiamare Nami-ya? Lei è una navigatrice e magari saprebbe—…» provò ad aggiungere Law, ma Izou poggiò una mano sulla sua spalla, cosa che gli costò un immensa fatica nel non scrollarselo di dosso. 
«Se ti riferisci a quella bellissima ragazza con i capelli rossi che dorme con la principessa del deserto, è meglio lasciarla riposare. Possiamo farlo anche noi, io stesso sono un ottimo navigatore.» 
E Marco la fenice annuì per concordare con le parole del compagno. 
«Izou ha ragione, lasciamo dormire le ragazze. Svegliamole solo se scopriamo qualcosa d’importante—… e lui sa davvero navigare, anche se non si direbbe.» 
Probabilmente Izou avrebbe tanto voluto lanciare qualcosa addosso al proprio comandante, vista l’occhiata che gli lanciò, ma la stanchezza apparteneva a tutti quanti e nessuno era necessariamente in forze per litigare. 
«Bene, allora iniziamo—… i numeri nella prima linea sono 17 32 4, se fossero delle coordinate dovremmo considerarli 17° 32’ e 4”.» spiegò il chirurgo, anche se era certo che tutti quanti lo avessero intuito da soli. 
«Li consideriamo come latitudine o longitudine?» domandò giustamente Nico Robin, che teneva in mano una matita, pronta per segnare il giusto punto sulla mappa.
L’idea che potessero davvero indicare una zona precisa lo spaventava e non poco, forse perché alcuni posti, per lui, erano decisamente un tabù. Però si fece coraggio e guardò gli altri presenti intorno al tavolo. 
«Indifferente, iniziamo con latitudine e proviamo fino a quando non scopriamo qualcosa di preciso.»
«Quindi dobbiamo provare anche diverse combinazioni, purtroppo.»
E quelle parole di Lindbergh erano assolutamente veritiere perché non avendo idea di come erano disposti quei numeri dovevano andare alla cieca fino a quando una combinazione utile non avrebbe dato loro delle risorse interessanti. 
«Ottimo, come sempre un riposante lavoro per iniziare la mattinata.» mormorò disperato Izou beccandosi una gomitata da Marco, che si stava massaggiando le tempie per la disperazione neanche troppo nascosta. 
Così iniziarono con i numeri, alla disperata ricerca di un punto interessante da segnare sulla propria mappa. Nessuno osò obiettare, perché le prove erano necessarie, però, nonostante i loro sforzi quella sembrava essere davvero una caccia al tesoro che non avrebbe condotto da nessuna parte. 
Provarono, per disperazione, ogni possibile combinazione, invertendo latitudine e longitudine. I posti più “interessanti” che si avvicinavano alle coordinate trovate erano l’isola delle Kuja, dispera in una delle fasce di bonaccia ad i lati della Grand Line, e poi un’isola totalmente dispersa, ma che Lindbergh riconobbe forse come Zou. Ma quello non era indicativo considerato che quell’isola difficilmente era reperibile e che si muoveva in continuazione, rimanendo però in una zona bene definita del mare. Provarono a cambiare i numeri e le combinazioni, provarono qualsiasi cosa, ma nulla: solo buchi nell’acqua che crearono un certo senso di frustrazione in tutti quanti, perché nonostante l’idea fosse buona non era quella la soluzione che Cassiel aveva in mente per loro. 
Dopo l’ennesimo punto in acqua, ovvero l’ultima possibile combinazione che Law aveva trovato, lanciò per disperazione la propria tazza di caffè, ormai vuota, a terra e questa si ruppe in mille pezzi, il tutto sotto lo sguardo stanco degli altri. Aveva esagerato e questo succedeva spesso quando la frustrazione s’impadroniva del chirurgo, che si passò entrambe le mani sul viso per riprendere il controllo, ma una voce conosciuta, non molto lontana da loro, catturò tutta l’attenzione. 
«Come sei negativo, Trafalgar—… da questo tuo ultimo gesto deduco che non abbiate risolto il mistero.»
Bonney, come suo solito, era fresca e riposata, anche perché era stata una delle prime ad andarsene via la sera precedente, con la scusa di avere fame e che la cena era tutta nelle cucine. Non la biasimava di certo, anche se la volpe rosa alcune volte sapeva essere decisamente fastidiosa, ma in quel caso aveva sperato in un ulteriore aiuto, che però non era arrivato. 
«Bonney Jewelry—…» mormorò Marco sollevando una mano in cenno di saluto, ma Izou lo superò e puntò un dito contro la rosata, con fare accusatorio. 
«Signorina Jewlery, dove hai preso quella ciambella?»
Perché effettivamente Bonney fra le mani stringeva una ciambella addentata da un lato, il suo bottino della seconda colazione, molto probabilmente.
«In cucina, Izou—… non sono solita dividere il cibo con nessuno, chiedete pure a Trafalgar, ma questa volta posso fare un’eccezione viste le facce distrutte che avete tutti quanti.» ammise la ragazza e poi, con grande meraviglia del chirurgo, passò la propria ciambella al corvino dei figli di Barbabianca, che accettò volentieri.
«Benedetta ragazza
«Lo so, sono perfetta—… in ogni caso, perché c’è quella mappa sulla scrivania?» domandò lei, che con tranquillità, forse fin troppa, si andò a sedere sul tavolo accanto a Lindbergh per poi studiare la situazione con interesse estremo. 
Di certo non si era aspettato che Bonney potesse dar loro una mano, ma lei aveva dormito e fra tutti era quella con la mente più fresca per poter ragionare, quindi Law decise di lasciarla guardare il frutto di quell’inutile lavoro fatto fino ad ora. 
«Quindi avete provato ad usarle come coordinate—… ma mi sembra abbastanza improbabile, anche perché sono cinque file di numeri, ne rimane una libera.»
E su questo anche lei aveva ragione, ma loro, dopo esser stati una notte a riflettere, ben poco si erano posti questo problema che Bonney aveva sollevato in meno di quattro secondi. Purtroppo per Law, la ragazza dai capelli rosa, irriverente ed incapace a rimanere sotto il controllo di qualcuno, possedeva una mente sveglia, capace di ragionare, il suo problema era che si focalizzava su cose sbagliate: tipo il cibo. Eppure la trovava stranamente interessante, quella mattina in maniera particolare, forse perché era stanco e perché aveva bevuto troppo caffè, o forse perché li aveva smontati in pochissimo tempo. 
Il corvino si passò una mano fra i capelli e sbuffò ampiamente, cercando di volgere l’attenzione verso qualcun altro che non fosse Bonney, perché si stava focalizzando troppo su di lei, ed allora andò a buttarsi, ancora una volta, nel divano comodo, abbandonandosi alla propria stanchezza. 
«Hai ragione, ma dovevamo tentarle tutte, anche perché proprio non riesco a capire a che cosa possano servirci.» aggiunse Marco, frustrato, prima di lasciarsi andare, a sua volta, su una delle poltrone. 
«In realtà non ne ho idea, e guardando tutte cose dopo una bella dormita continuo a non capirci niente—… però una cosa ve la voglio dire, ragazzi.» asserì la rosata scendendo con un saltello dal tavolo su cui era seduta, come a voler richiamare tutta l’attenzione su di sé, cosa prettamente da Bonney. «Non ha senso che rimaniate qui a distruggervi per questo indovinello che non riusciamo a capire. Abbiamo dieci giorni di tempo, giusto? Perché non ragionare con calma? Magari la soluzione arriverà quanto meno ce lo aspettiamo.»
Law, sorpreso come non mai dall’affermazione della ragazza, inarcò un sopracciglio e si lasciò andare ad un profondo sospiro, perché aveva maledettamente ragione. Focalizzarsi in quel momento sull’indovinello non avrebbe portato a niente di niente e la prova nel fatto che durante quella notte nessuno era riuscito a trovare una soluzione. Bisognava raffreddare i motori e lei aveva ragione, purtroppo. Non era quello il giusto metodo d’approccio per questo genere di difficoltà ed infatti avevano anche del tempo a disposizione per riuscire nell’impresa. 
«Ha ragione.»
Le parole uscirono dalle labbra del chirurgo in un mormorio disperato, mentre con una mano andò a coprirsi gli occhi cristallini. 
«Concordo con Law. Bonney ha ragione, ci siamo focalizzati tutta la notte sperando di risolverlo immediatamente e non abbiamo avuto nessun risultato—… » gli fece eco Marco, che indicò la ragazza con un cenno della mano. 
«Lo so che ho ragione, ragazzi. Guardiamolo con calma, in momenti diversi della giornata, cerchiamo di vederlo sotto altre angolazioni e magari troveremo seriamente la nostra soluzione.»
Nico Robin, che aveva ascoltato fino a quel momento, annuì distrattamente e trattenne uno sbadiglio. 
«Ha ragione, personalmente necessito di dormire, quindi andiamo, ci rimettiamo in forze e poi torniamo qui, magari dopo ci verrà qualche idea nuova, quindi se volete scusarmi adesso vado anche io.»
In risposta alle parole dell’archeologa gli uomini le rivolsero un cenno del capo, Law neanche si voltò a guardarla mentre si allontanava, preso com’era a fissare per l’ennesima volta dei numeri privi di significato alcuno. Lo avrebbero fatto impazzire ne era più che certo, ma ormai ne andava della sua reputazione. Quell’enigma andava risolto anche perché se non ci fossero riusciti non avevano idea di quale sarebbe stata la loro funzione e viste le cose accadute fino a quel momento non si trattava sicuramente di nulla di buono. 
Bonney, che invece fra tutti quanti continuava ad essere quella più riposata e piena di forze, iniziò a cambiare aspetto sotto i loro occhi, perché se fino ad un attimo prima c’era una ragazza, pressoché della sua stessa età o forse di poco più giovane, in quell’attimo le sue forme femminili scomparvero, la sua altezza diminuì drasticamente e si ritrovarono a fissare quella che doveva essere la sua forma più giovane, ovvero quella di una ragazzina. Perfino i pantaloncini le stavano più grandi e forse ecco a che cosa le servivano le bretelle. Maledetti i suoi poteri che le permettevano di imbrogliare il tempo. 
Law non fece neanche in tempo a chiederle il perché di quel gesto, che Izou, il vice di Marco, si era diretto la lei, incredulo, deciso a studiarla. 
«Marco mi aveva parlato del tuo potere, ma non credevo che potessi fare questo—…»
«Ebbene sì—… vuoi per caso un assaggio anche tu?» domandò quella mocciosa rivolgendo al figlio di Babrabianca un sorriso malandrino, il più preoccupante di sempre.
Izou, ancora prettamente incredulo da tutto ciò, ricambiò quel sorriso e si passò una mano fra i capelli, prima di scuotere il capo facendo cenno di no.
«Sto bene così, grazie, anche se sarebbe divertente tornare bambino giusto per un po’ di tempo.»
«Ma allora se dici che è divertente perché non provi?» e prima ancora che il corvino potesse risponderle, Bonney aveva allungato una mano verso di lui, afferrandolo per un polso, mentre si lasciava andare ad una risata divertita.
Law,  che stava assistendo a quella scena surreale a pochi metri di distanza, provò l’incredibile voglia di allontanarsi il più possibile da quella donna, perché di diventare un bambino non ne aveva voglia neanche lui. Infatti, nel giro di qualche secondo, laddove un tempo vi era l’uomo col kimono, adesso c’era invece un moccioso, che si stringeva nei propri abiti e che non smetteva di ridere davanti a tutti quanti. 
«MARCO!!!!» urlò Izou cercando di richiamare l’attenzione del propio compagno di ciurma, che accanto al felino dei rivoluzionari era rimasto in silenzio a fissare la scena con una punta d’apprensione. 
«Non dovevi avvicinarti, te l’avevo detto.»
«Ma io l’adoro—…» urlò il ragazzino Izou alzando entrambe le braccia e lasciando cadere i propri vestiti, che però riprese al volo. 
«Stai lontana da me, ti prego.» mormorò invece Lindbergh che non riusciva a trattenere le risate per quella scena anche piuttosto esilarante. 
Probabilmente se Mugiwara fosse stato con loro avrebbe fatto altrettanto, lasciandosi trasformare in bambino. Ed ecco che a quel punto Law capì di essere davvero giunto al limite della propria stanchezza sia fisica che psicologica.
Fece forza sul bracciolo del divano per rialzarsi, e poi si passò una mano fra i capelli scuri e perennemente scombinati. Aveva abbandonato il proprio cappello nelle mani di Penguin, ma non era sicuro che lo avrebbe ritrovato. 
«Bene, vado anche io. Devo dormire—… però propongo una cosa: non abbandoniamo totalmente l’enigma. Cerchiamo sempre di trovare una soluzione, senza però focalizzarci su tutto questo.»
Marco e Lindbergh, gli unici due rimasti svegli e seri, annuirono all’unisono, concordando con quanto detto dal pirata. 
«D’accordo, spargiamo la voce agli altri, così magari ci saranno altre menti pensanti ad aiutarci.» aggiunse Marco, che effettivamente aveva ragione.
In quella maniera non sarebbero stati i soli a pensare all’indovinello e poi anche se alcuni erano andati a riposare, Law era certo che fra di essi vi fossero persone capaci di risolvere enigmi. Era tutta una questione di furbizia e soprattutto di elasticità mentale che ormai a lui mancava da parecchie ore. 
Rivolse ad i presenti un cenno del capo, beccandosi un’occhiata malvagia da parte di Bonney, ovviamente fece finta di non vederla e poi si allontanò da quell’incubo di biblioteca.
Eppure, Law, era convinto che avrebbe passato ancora parecchie ore in quel luogo sperando di riuscire a riflettere per capirci qualcosa, ma almeno, per quella notte aveva messo tutto sé stesso provando a risolvere l’enigma. Doveva imparare a ragionare come Cassiel, probabilmente, per riuscire a liberare tutti dall’inganno di quell’isola, quindi Law doveva diventare più furbo e questo sarebbe riuscito a farlo solamente con il tempo. 

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Capitolo 10
*** Capelli blu ***


Capitolo 10. Capelli blu

Avrebbe decisamente potuto scegliere un altro modo, meno vistoso, di giungere sull’isola, ma ormai Bibi era li e non aveva come andarsene. Le costava parecchio ammettere che Pell, il suo caro Pell, avesse ragione da vendere e che lei si era lasciata ingannare da quel Petyr Cassiel, che con furbizia li aveva attirati tutti sulla sua isola, usando differenti scuse. Era come se fosse a conoscenza dei loro punti deboli, dei desideri ed ovviamente di tutto quello che avrebbe potuto attirare l’attenzione di persone come loro. Bibi, però, sentiva di non appartenere troppo a quel gruppo, perché nonostante la sua precedente vita da pirata adesso il suo compito era ben diverso. Le preoccupazioni per Alabasta erano molteplici e da li, lontana dal suo popolo, non avrebbe potuto far molto per aiutarli. Inoltre era certa che suo padre si sarebbe allarmato per la scomparsa sua e di Pell. Insomma, a conti fatti quella era stata una decisione non molto ponderata e presa dal puro istinto della principessa che adesso si trovava in ballo e non poteva rinunciare.
Dopo il suo arrivo Cassiel aveva fornito loro quell’indizio nella biblioteca e lei stessa aveva passato l’intera notte, sotto l’occhio vigile di Pell, nella speranza di risolverlo al più presto. Ma il tutto si era concluso con lei e Nami che si addormentavano sul divano e si risvegliavano la mattina dopo per le risate eccessive di Bonney ed Izou.
Insomma non il migliore dei risvegli.
Dopo che Marco spiegò loro l’idea di non focalizzarsi troppo sull’indovinello, decise di andare a riposare in una delle stanze, accanto a quella che aveva Nami, in modo tale da poter essere sempre in comunicazione con l’amica. Era strano e piacevole, però, ritrovarsi ancora una volta circondata dai suoi amici che l’avevano aiutata in uno dei momenti più difficili della sua vita. Ovviamente tutti non avevano fatto altro che farle domande durante il corso del giorno, ritrovandosi circondata a bordo piscina dal resto dei Mugiwara, e fu con sorpresa che scoprì tutto quello che avevano fatto da quando si erano allontanati. E pensare che quella sarebbe benissimo potuta essere la sua vita, ma Bibi aveva compiuto una scelta e sebbene ogni tanto di pentiva di essa, il proprio cuore sarebbe sempre rimasto legato ad Alabasta. La pirata e la principessa convivevano in lei, infatti avrebbe preso spunto da quei giorni per trovare una libertà tanto desiderata dopo la noia provocata dal viaggio verso il Reveire. 
Però, se da un lato lei stava provando a vivere quell’esperienza con tranquillità, certa che ne sarebbero usciti vincitori, dall’altro lato vi era Pell, che di certo non l’aveva presa bene e che non le aveva rivolto la parola neanche per un istante, anzi, era andato a sorvolare l’isola seguendo le indicazioni di Luffy e Sabo nella speranza di trovare una via d’uscita. Ma a detta di tutti già Marco ci aveva provato, inutilmente. Eppure Pell non si era arreso ed aveva deciso di provarci ugualmente.
Ma prima di andare, dopo averlo semplicemente cominciato a Bibi, non la guardò neanche in viso, trasformandosi in falco ed allontanandosi da lei, rimasta sola sul tetto a fissarlo mentre il vento le scuoteva i capelli. In quell’istante, mentre il falco si allontanava, una stretta al cuore colse la principessa, che si sentì infinitamente colpevole di aver condannato anche l’unico che avrebbe sempre e solo voluto proteggerla. Doveva stare attenta, lo sapeva, ma non voleva perdere anche un amico fedele che da una vita la proteggeva e si curava di lei. Era come se qualcosa fra lei e Pell si fosse incrinato dal momento in cui avevano messo piede sull’isola e Bibi, in un modo o nell’altro, avrebbe provato a riprendere in mano quel rapporto che pareva sull’orlo di una crisi dopo solamente una giornata di permanenza. 
Dopo aver osservato il suo fedele protettore allontanarsi, nonostante il tramonto acceso che illuminava le nuvole di un rosa splendido, la principessa si voltò e tornò verso l’interno del castello, decisa a riflettere un poco su quell’enigma. In fondo non doveva essere una cosa impossibile, anzi, doveva essere così facile che alla fine si sarebbero messi a ridere per non esserci arrivati prima. Ma nonostante tutti gli sforzi fatti quella notte nessuna delle loro idee era stata vincente. Inoltre le avevano detto che si erano anche sforzati di improvvisare delle coordinate con quei numeri, che però non avevano portato a niente di niente. Quindi anche quell’idea era da scartare e da reputare inutile. 
Una volta all’interno, lungo uno dei corridoi, si fermò un attimo a sistemare le pieghe di quel vestito che aveva trovato nell’armadio. Anche questa era stata una curiosa scelta, perché Cassiel aveva proprio deciso di non far mancare niente a tutti quanti. La stessa Nami era entusiasta della cosa e dell’ampia scelta che aveva fornito loro, perché Bibi, essendo una principessa, di vestiti eleganti ne vedeva ogni singolo giorno e quelli di Cassiel era decisamente raffinati e pregiati. Non stava badando a spese e lo dimostrava ogni singolo momento, e lei, almeno per il momento, avrebbe dovuto approfittare di quell’espediente perché non aveva una nave con sé ed i suoi vestiti da marines erano tutti rovinati. Così aveva preso il primo abito che aveva trovato, rosa e lungo, che le arrivava fino ad i piedi, cercando di non ricadere su gusti assimilabili a quelli di una principessa.
Voleva ancora essere una pirata. 
Eppure, in quell’istante, mentre camminava in uno dei tanti corridoi, alla fine di esso, oltre una dei busti di statue, vide passare una figura dai capelli blu e delle cuffie alle orecchie, e questo le fece ricordare quanto era accaduto la sera prima. Una volta giunta nella sala Eustass Kidd, definito un emerito “stronzo” da Trafalgar Law e da Sabo, le aveva lanciato addosso un coltello, pensando che si trattasse effettivamente di una marines. Possedeva un peculiare potere e probabilmente l’avrebbe addirittura uccisa se non fosse intervenuto quella saetta blu che aveva fermato il coltello, evitandole una brutta fine. Solamente dopo Bibi lo aveva riconosciuto come uno dei fratelli Vinsmoke di cui aveva tanto sentito parlare, perché la Germa 66 era uno de regni partecipanti al Reveire. Le avevano dato lezioni su chi fosse chi, semplicemente per non essere impreparata una volta giunta alla grande riunione, e quelle informazioni le erano servite. Sapeva anche che erano dei mercenari, fratelli di Sanji, ma questo lo aveva scoperto in seguito grazie alle notizie sui giornali riguardanti i propri amici. E poi, Igaram, le aveva raccontato quel che si diceva in giro, ovvero che quei principi fossero frutto di esperimenti e che fossero totalmente differenti dai normali esseri umani come lei. 
Eppure, Bibi, in mezzo a tutta quella gente durante la sera prima, non aveva neanche avuto modo di ringraziarlo per averle evitato una ferita o nel peggiore dei casi la morte. Era una cosa stupida, lo sapeva, ma l’animo della ragazza la spingeva ad essere cordiale anche per quelle semplici piccole cose. 
Così, negli attimi che seguirono, decise che almeno per quella volta lo avrebbe ringraziato, ed allora corse verso di lui, cercando di riprenderlo in tempo. 
«Ehi—… » alzò addirittura la voce per richiamare la sua attenzione, ma il  ragazzo dai capelli blu era già sparito dietro l’angolo, così la principessa di Alabasta fu costretta a correre per raggiungerlo. 
Sollevò con una mano la gonna del vestito e nonostante l’impedimento, in poco, riuscì a raggiungere il punto in cui l’aveva visto girare. Probabilmente neanche l’aveva sentita, quindi svoltando a destra, laddove il ragazzo era andato, Bibi si ritrovò spiazzata perché di lui non vi era alcuna traccia. 
Con le labbra schiuse per la sorpresa ed il cuore che martellava nel petto per via di quella corsa, i grandi occhi scuri della ragazza osservarono con attenzione il corridoio, privo di porte, lungo il quale quel principe era sparito. Forse un po’ delusa, anche se in verità non era una priorità, si voltò per andarsene e riprendere a scendere verso la biblioteca, ma nel voltarsi andò a sbattere contro una figura che era improvvisamente apparsa alle proprie spalle. 
Quando sollevò gli occhi, Bibi notò la discreta differenza d’altezza che vi era con quel ragazzo, dal ciuffo azzurro e lo sguardo coperto da degli occhiali da sole. 
«Buh!» le sussurrò quello, come se volesse farle paura, e probabilmente se si fosse trattata di qualche altra ragazza ci sarebbe anche riuscito, ma Bibi si limitò ad indietreggiare lentamente, perché nella fretta di voltarsi gli era letteralmente finita addosso. 
«Scusami non—…»
«Non volevi seguirmi?» la incalzò Niji Vinsmoke rivolgendole un ghigno divertito. Ed in quel momento le gote di Bibi divennero rosse, forse per il fastidio di quel sorrisetto, e soprattutto perché lei non stava seguendo nessuno, non era una spiona. 
«In verità ti ho anche chiamato, ma tu non mi hai sentita—… o forse hai fatto finta di non sentirmi.» ecco che la principessa di Alabasta rispose a tono del principe della Germa, cosa che fece aumentare il ghigno del ragazzo. 
«In realtà non ti ho sentita, principessa Bibi, non prendertela ma preferisco ascoltare la musica quando cammino.» 
«Ed allora dovresti iniziare ad abbassare il volume perché magari qualcuno ti parla e tu non lo ascolti.» lo rimproverò la ragazza assumendo un’aria incredibilmente seria ed allo stesso tempo altezzosa. 
«Come se m’importasse—… però adesso sono qui, dunque, che cosa volevi dirmi?» 
Le domandò Niji andando ad incrociare le braccia all’altezza del petto, mettendo in evidenza i muscoli tesi sotto la camicia bianca. 
Stranamente Bibi si ritrovò ad osservarlo, perché la sera, quando era giunta, non aveva avuto modo di guardare i fratelli e la sorella di Sanji. L’unico dettagli che l’aveva colpita erano state quelle sopracciglia caratteristiche ed i loro capelli tutti differenti. Igaram, inoltre, le aveva associato i nomi dei principi al colore dei capelli, ma se su Reiju non aveva alcun dubbio, perché quella non era di certo il tipo di ragazza che passava inosservata, su di loro era davvero confusa. Forse Yonji era il ragazzo con i capelli rossi, mentre lui era Ichiji? O forse era Niji? Quindi Bibi si ritrovò in difficoltà senza neanche rendersene conto. 
«Tu sei—…»
Niji inarcò un sopracciò ed allargò le braccia confuso. 
«Niji Vinsmoke, ma questo lo sai perfino tu.»
«Ecco, esatto, allora ricordavo bene, sei Niji—… perdonami ma tu ed i tuoi fratelli vi assomigliate tanto e quindi—…»
Ma prima che Bibi potesse continuare Niji sollevò un dito e lo poggiò sulle sue labbra, facendola stare zitta, in un gesto che imbarazzò la ragazza ma che soprattutto la fece infastidire. 
«Ti fermo subito, dolcezza, noi Vinsmoke non ci somigliamo neanche un poco, siamo diversi ed anche i capelli lo dimostrano, quindi non confondermi più con uno di loro altrimenti non possiamo andare d’accordo.»
Dopo tali parole, che la principessa ascoltò con interesse, afferrò il polso del ragazzo e lo allontanò dalle proprie labbra.
«Nessuno mi zittisce in questo modo. Nessuno. E poi invece, secondo me, vi assomigliate tanto anche con Sanji.»
Niji, che fino ad un attimo prima stava ridendo divertito, dopo aver sentito quel nome divenne improvvisamente serio, ed infatti si abbassò verso Bibi con fare minaccioso. 
«Non osare paragonarmi a quella nullità, capito? E poi, io non sono Nessuno, sono un principe della Germa.»
Bibi, sorpresa da quella reazione decise di lasciar perdere il discorso “Sanji”, perché anche lui, da quel che aveva capito, non voleva avere nulla a che fare con i suoi fratelli, quindi dovevano esserci delle motivazioni piuttosto valide. 
«Anche se sei un principe della Germa, Niji Vinsmoke, non hai nessun diritto di zittirmi in questa maniera.»
Era incredibile quanto facilmente il ragazzo riuscisse a cambiare espressione, perché tornò a ghignare subito dopo quelle parole di Bibi. 
«No? Ed allora come vuoi che ti zittisca, la prossima volta, principessa?» 
Aveva capito bene? Perché quella, alle orecchie di Bibi, sembrò decisamente una provocazione che le costò un improvviso imbarazzo tale da tingerle le gote di un rosso acceso. 
«Non ci sarà nessuna prossima volta, principe e comunque—… tornando al discorso di prima, ero venuta qui semplicemente per ringraziarti per quello che hai fatto ieri sera. Sai, il coltello.»
Niji, che da dietro le sue lenti scure, la stava chiaramente studiando con attenzione, storse le labbra e poi scrollò le spalle in un semplice gesto menefreghista. 
«Quindi tu adesso sei in debito con me.»
«Aspetta—… non ho detto questo.»
«Ma è decisamente così. Ho evitato che Eustass Kidd ti uccidesse, visto il tuo brillante travestimento, quindi adesso tu, Bibi Nefertari, sei in debito con me.» e per sottolineare il concetto Niji puntò un dito contro il suo stesso petto, non risparmiandosi un sorriso divertito. 
Bibi, invece, sorpresa come non mai da quelle parole, perché non si era di certo aspettata un risvolto simile, schiuse le labbra per dire qualcosa, per protestare, ma tutto ciò che riuscì a fare fu dargli uno spintone con la mano per allontanarlo da sé stessa, vista l’eccessiva vicinanza che il ragazzo aveva deciso di mettere fra loro due.
«Di solito è la persona che viene salvata a dire questa cosa e non il salvatore, altrimenti si perde il senso di tutto ciò, non trovi?»
«Per niente, io non gioco pulito, principessa Bibi, altrimenti non sarei un membro della Germa 66. Sono un mercenario e noi mercenari ragioniamo così, quindi, tu, adesso, sei in debito con me e stai pur certa che lo riscuoterò prima che tutto questo finisca.
» e Niji si mise a ridere, allontanandosi ulteriormente da lei, mentre quella risata non sembrava promettere nulla di buono ed era stata lei stessa, da sola, a cacciarsi in quel problema.
La prossima volta non avrebbe più ringraziato nessuno, di questo ne era certa. 
«Hai ragione tu e Sanji non vi somigliate neanche un poco—…»
«Lo so, l’ho detto prima ed in ogni caso so che tu sei una ragazza onorevole, quindi sono sicuro che manterrai questo debito nei miei confronti.»
«Lo vedremo, Niji Vinsmoke.»
Ma Niji non si mosse e continuò a ghignare, mettendosi però una mano in tasca.
«Anzi, ti dico un’altra cosa, sono sicuro che sarai tu a voler riscattare questo debito quando arriverà il momento.»
E probabilmente fu allora che Bibi non riuscì a contenere il proprio essere furente e gli mollò un pugno, che però venne fermato con grandissima agilità e velocità da parte del ragazzo.
«Mi stai simpatica, principessa Bibi, non perdere questo tuo caratterino, dico sul serio, perché credimi fra tutte queste nullità sono pienamente convinto che tu sia una delle poche persone davvero interessanti.» e Niji, che però non aveva stretto troppo il polso di Bibi, la lasciò immediatamente andare, voltandosi e dandole le spalle, incamminandosi nella direzione opposta.
Bibi, che ormai aveva perso tutte le proprie parole per rispondere a tono a quel montato principe della Germa, una volta libera portò il proprio polso al petto, stringendoselo nonostante non si fosse fatta male. Non era stata in grado di dir qualcosa di altrettanto sensato, ed era rimasta a fissarlo mentre si allontanava, domandandosi se nella Germa fossero tutti fatti alla stessa maniera. Però, Niji, nonostante pretendesse autonomamente qualcosa di simile, aveva ragione, perché lei era davvero in debito con lui, considerato che l’aveva salvata, eppure temeva di scoprire quale cosa strana si sarebbe inventata per ripagare quello stupido debito nei suoi confronti.
E questa cosa, ovviamente, sarebbe dovuta rimanere fra di loro, perché non aveva motivo di dirlo ad altri, facendoli preoccupare, men che mai l’avrebbe dovuto dire a Pell, perché lui si sarebbe preoccupato molto di più. Neanche Nami, la sua amica, poteva esser messa a conoscenza della cosa, altrimenti sarebbe diventata di dominio pubblico. Quello che era accaduto fra Bibi e Niji sarebbe rimasto fra di loro, e di questo Bibi ne era più che certa, anche perché sarebbe riuscita a tenerlo a bada se solo avesse voluto farlo sul serio e la prossima volta non si sarebbe lasciata cogliere impreparata.
Non si voltò neanche per guardarlo allontanarsi, anzi, continuò per la propria strada, cercando di accantonare quella discussione fin troppo strana ed allo stesso tempo fastidiosa, ed alla fine riuscì a raggiungere, anche se con qualche difficoltà, l’ingresso della biblioteca nella quale trovò Nami e Sanji intenti a studiare a loro volta quei numeri. Effettivamente non era poi così sbagliata l’idea di andare in biblioteca senza però impegnarsi troppo, anche perché focalizzandosi non avrebbero concluso  niente di niente.
Nel vederla arrivare, la rossa si voltò verso di lei e le fece cenno di raggiungerla per sedersi a sua volta sul divano, nel quale Bibi sprofondò con un sonoro sbuffo. 
«Tutto bene?» 
Ovviamente non tardò ad arrivare la domanda di Nami, che la stava studiando attentamente. 
«Diciamo di sì.» si limitò a rispondere la principessa ricambiando il sorriso dell’amica, per poi lanciare uno sguardo alla lavagna. 
« Si tratta di Pell?»
Questa volta a domandarle era stato Sanji, che invece faceva avanti ed indietro stringendo l’ennesima sigaretta, mentre probabilmente stava anche lui provando ad analizzare quella situazione. 
Bibi, sorpresa da quell’indiscrezione, si limitò ad annuire, anche perché metterlo al corrente della sua discussione con il fratello non era una cosa saggia da fare. 
«Sì, continua a non volermi parlare.»
«Non preoccuparti—… deve solamente far sbollire la rabbia, gli passerà sicuramente.» le diede conforto Nami, che annuiva come a voler confermare le proprie parole. 
«In realtà credo che questa volta sia davvero tanto arrabbiato—… lo lascerò in pace, però se dovesse dirvi qualcosa promettete che mi avvertirete.» 
E gli occhi nocciola della principessa di Alabasta si posarono dapprima sul biondo, che aveva fermato il suo deambulare per rivolgerle uno smagliante sorriso, e poi sull’amica seduta al proprio fianco, che annuì, ancora una volta, con estremo entusiasmo prima di tirarle la guancia, come faceva sempre. 
«Smettila di preoccuparti, si sistemerà tutto. Adesso che ne dici di metterti anche tu a lavoro? Ancora non abbiamo trovato un bel niente.»
«Giusto, infatti sono qui per provare a ragionare un poco—…»
«Ecco, bravissima, Bibi.»
Entrambe, lei e Nami, si misero a ridere dopo essersi strette la mano, in un gesto puramente amichevole, e finalmente, sotto lo sguardo attento di Sanji, i tre iniziarono il loro momento di riflessione nella speranza di riuscire a trovare qualcosa per far proseguire quelle stupide prove che ormai stavano diventando un vero e proprio incubo.

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Capitolo 11
*** Ti prego ***


Capitolo 11. Ti prego

Erano passati esattamente tre giorni dall’incontro con Cassiel e nessuno, ancora, era riuscito a trovare una soluzione all’enigma che era stato posto dall’uomo e questo stava facendo abbassare il buon umore generale, specialmente quello di Koala. Eppure, la rivoluzionaria, era sempre stata positiva e decisa a sperare per il meglio, ma vedere Sabo totalmente disperato, non la faceva stare bene. Era come se l’umore di Koala fosse collegato alla figura del Secondo dei Rivoluzionari e questo, forse, perché il loro era un legame che portavano avanti fin da quando erano piccoli. Avevano imparato a conoscersi ed ad affrontare pericoli e situazioni difficili, quindi era più che ovvio che i due avessero stretto in tale maniera, anche se ogni tanto Koala rischiava di guardare Sabo qualche secondo di troppo, cosa di cui si pentiva subito dopo.
Magari era solamene perché si preoccupava per lui, oppure perché adorava guardare quei boccoli biondi perennemente scombinati. Non importava quante volte Sabo provasse a pettinarli, alla fine il ragazzo aveva sempre quell’aria vagamente scompigliata che a Koala piaceva tanto. Però, da quando erano giunti sull’isola, era altrettanto certa che le cose non andassero davvero bene, almeno per lui. Poteva anche aver abbracciato di nuovo il suo caro fratello, che lo trascinava sempre in folli idee, ma c’era qualcosa che lo tormentava, e forse Koala era l’unica capace di notare quel turbamento nell’animo di Sabo, per. non aveva detto nulla e si era limitata a guardarlo da lontano pensando, ovviamente, a fare la sua parte in quella situazione.
Dopo cena aveva raggiunto Morley e Lindbergh, che in giardino stavano continuando i loro lavori di scavo verso la montagna nella speranza di scoprire qualcosa. L’esterno era un posto così bello, pieno di alberi e fiori rari, esportati da isole lontane. Quel luogo, nonostante al momento fosse una sorta di gabbia dorata, era davvero bellissimo, doveva proprio ammetterlo Koala, ed infatti, di nascosto dagli altri, passava quel poco tempo libero che aveva a cercar di scoprire qualcosa in più. Ovviamente, se avesse davvero trovato qualcosa, avrebbe avvisato immediatamente gli altri, ma purtroppo quelle sue uscite serali non avevano portato a nulla. 
«Koala? Sembri più pensierosa del solito questa sera, stai bene?» le domandò Lindbergh che nel mentre stava armeggiando all’ingresso del cunicolo scavato da Morley, giocando al contempo con uno dei suoi macchinati. 
«Sì, scusami, sono solamente un po’ stanca.» liquidò quella domanda con una semplice scrollata di mano, cosa che fece sorridere il felino. 
«Ed infatti si vede. Anche se non sembra siamo tutti stanchi e sono piuttosto convinto che Law, presto o tardi, avrà una crisi di nervi notevole.»
Quelle parole la fecero sorridere divertita, ed infatti la ragazza annuì in maniera impercettibile, scombinandosi, fra l’altro i capelli biondi. 
«Potrebbe essere, ma in fondo lui si sta impegnando parecchio—…»
«E’ più stressato di Sabo, il che è una vera e propria novità.»
«Giusto, perché Sabo è sull’orlo di una crisi di nervi un giorno sì e l’altro pure, specialmente da quando siamo qui dentro.»
Li gatto, che col proprio cacciavite tirò fuori un pezzo di quell’oggetto misterioso che stringeva fra le mani, annuì e poi lo puntò in direzione della ragazza. 
«Hai ragione. Dovremmo proporgli la stessa tisana calmante che diamo al nostro biondo, non credi? E poi, fra le altre cose, oggi pomeriggio credo che sia stato in biblioteca. Ad un certo punto ho visto volare qualcosa  dalla finestra che andava a fuoco
Koala, sorpresa dalle parole di Lindbergh, sgranò gli occhi ed in maniera automatica sollevò appena il viso, quasi alla ricerca della finestra da cui Sabo doveva davvero aver lanciato qualcosa. Era sempre stato così: lui si focalizzava troppo su quello che succedeva e si dimenticava perfino di mangiare o di vivere. Rischiava di nuocere perfino a sé stesso, questo Koala lo sapeva bene ed in cuor suo si ritrovava, ancora una volta, a preoccuparsi per lui. Perché in fondo il biondo si metteva in pericolo sia quando era fuori dalla base sia quando si ritrovava sommerso di lavoro. Lo faceva per il bene altrui, questo lei lo capiva benissimo, ma non c’era mai una via di mezzo che lo portasse ad avere una vita tranquilla. 
«E’ sempre il solito zuccone.» lo rimproverò lei a mezza voce, quasi come se stesse parlando con sé stessa, anche se in verità Lindbergh, li accanto, l’aveva pienamente sentita.
«A cosa lavori, micino?»
«Mia dolce Koala sto provando a far ripartire il mio rilevatore di disturbi di frequenza, così potremmo anche capire da dove Cassiel fa partire quel campo di forza impossibile da abbattere. Ma ogni volta che lo resetto, alla fine, mi esplode in mano oppure smette di funzionare.»
E come a voler sottolineare quel concetto, il gatto sollevò il piccolo aggeggio per mostrarlo a Koala, che non sapendo assolutamente cosa fare, annuì disperata. Se neanche il loro miglior scienziato e costruttore riusciva a sistemare qualcosa di simile allora la tecnologia di Cassiel era decisamente ad altissimi livelli. Le dava fastidio tale idea, perché Koala considerava Lindbergh come il più bravo del mondo, perfino più bravo di Vegapunk, e sapere che anche lui era in difficoltà non la tranquillizzava neanche un poco. 
Sospirò profondamente e poi si passò una mano a sfiorarsi la guancia, gesto che Koala faceva quando era parecchio stanca.
«Quindi nessuna novità neanche su questo versante.» ribadì lei e poi, improvvisamente, si lasciò sfuggire uno sbadiglio, segno che anche lei aveva bisogno di riposo. 
«Perché non vai a dormire? E’ tardi, Koala, vai a riposarti anche tu.» 
«Sì, penso che lo farò, ma appena torna Morley, non voglio lasciarti da solo, micino.»
«Finiscila, so badare a me stesso. Sfodererei i miei preziosi artigli—… quindi, Koala, non si discute e fila a letto.»
Quell’ultima frase di Lindbergh la fece sorridere divertita, ed infatti, dopo essersi rimessa in piedi, sistemandosi la gonna, la giovane rivoluzionaria si mosse in direzione del compagno e con immensa tranquillità s’inginocchiò al suo fianco per soffiargli un leggero bacio sulla fronte. Era una cosa che faceva spesso, in segno di rispetto e soprattutto di gentilezza nei confronti di colui che si prendeva sempre cura di lei, specialmente in assenza di Dragon. Voleva davvero bene al rivoluzionario, e per questo, dopo quel bacio, gli carezzò le orecchie, per poi rimettersi in piedi. Lei era fatta così, faceva ogni cosa spontaneamente, senza preoccuparsi se i propri gesti potessero mettere a repentaglio gli altri, forse per via della propria tragica infanzia, quando tutto le era stato negato, ed adesso sentiva di dover  essere sempre libera di fare quello che voleva. 
Si limitò a quel gesto, perché non erano necessarie ulteriori parole, ed allora dopo quel bacio soffiato, Koala s’allontanò dal giardino in modo tale da poter ritornare nella sua grande stanza e dormire beatamente. La camera che le era stata data, o meglio che lei aveva scelto, aveva di tutto e questo l’aveva resa entusiasta. Bastava solamente aprire il proprio armadio per ritrovare così tanti vestiti che Koala mai avrebbe immaginato di poter indossare. Almeno questo era un punto positivo. Le piaceva anche l’ampio balcone della camera e la specchiera. Insomma era decisamente meglio del palazzo di Iva, nonostante anche quello fosse parecchio grazioso, senza ricordare tutte quelle cose Okama, che tanto la inquietavano.
Impiegò qualche minuto nel ricordare la giusta strada da intraprendere, perché la grandezza era sinonimo di perdersi, ma non ad i livelli dello spadaccino dai capelli verdi. Eppure insieme avevano avuto problemi anche nell’uscire dal giardino del castello, ma questo Koala aveva evitato di raccontarlo, altrimenti avrebbe perso la faccia dinnanzi a tutti quanti, e poi era stato divertente parlare con Zoro Roronoa, anzi, era meno stupido di quanto Sanji Vinsmoke le avesse detto. 
Persa nel suo deambulare per il corridoio, solamente dopo si rese conto di aver raggiunto la propria camera da letto ed infatti allora arrestò la sua camminata, fermandosi davanti alla porta chiusa. Si guardò intorno, assicurandosi di essere da sola, e finalmente l’aprì per potersi ritirare fra le ombre della propria stanza. Richiuse la porta alle proprie spalle e si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, ma quella sua calma guadagnata, andò in frantumi nel momento stesso in cui vide una figura muoversi sul proprio letto. Essendoci ogni luce spenta i peggiori pensieri si fecero strada in lei, che senza esitazione si mi in posizione d’attacco, facendo scivolare un piede indietro e sollevando entrambe le mani. Era una vera fortuna che Hack le avesse insegnato il Karate degli uomini pesce, e chiunque fosse l’intruso era pronta a colpirlo. 
Solo che la figura distesa sul letto, rialzandosi e mostrando la propria faccia assonnata come non mai, si rivelò essere niente poco di meno che Sabo, ed infatti il biondo, allertato dalla posa della rivoluzionaria, si mise in piedi e balzò giù dal letto, facendole segno con le braccia per farsi riconoscere. 
«Koala fermati, sono io, Sabo!»
Fortuna che l’aveva visto e visto in tempo, perché una volta sferrato quell’attacco difficilmente l’avrebbe mancato, anche se era certa che con il potere del suo frutto Rogia non avrebbe sentito quel colpo. 
«Mi hai fatta spaventare. Da quando ti nascondi in  camera mia?» domandò la rivoluzionaria andando ad accendere la luce della stanza ampia, in modo tale da poter guardare meglio il proprio compagno.
Certo, quella era una vera sorpresa, anche perché in quei giorni loro due avevano avuto poche occasioni di parlare da soli, quindi vederlo imbucarsi di nascosto nelle proprie stanze faceva un certo effetto sulla giovane Koala. 

«Scusami, davvero, non volevo farti spaventare. Solo che ero passato prima a vedere se c’eri e mi sono addormentato qui mentre ti aspettavo.» ammise con semplicità il biondo lasciandosi cadere, ancora una volta sul letto. Aveva la camicia sbottonata in un paio di bottoni, le maniche arrotolate ed i capelli scombinati come non mai: si era chiaramente appena svegliato solo per colpa sua. Ed infatti, Koala, si sentì leggermente in colpa per essere lei il motivo del risveglio del ragazzo, anche se effettivamente lui non doveva dormire li. Doveva essere da tutt’altra parte, eppure, eccolo dinnanzi a lei, che la studiava con quei grandi occhi scuri che si ritrovava, mentre un sorrisetto sghembo gli smorzava la dura linea delle labbra. 
«Non preoccuparti, mi sono calmata.» mormorò lei, cercando anche di dissimulare l’imbarazzo dovuto al fatto che lui la stesse aspettando. « Dunque adesso sono qui, va tutto bene?»
Non poté mancare tale domanda, considerato che lei era solita prendersi cura di tutto ciò che Sabo faceva. Era così da quando erano piccoli e le cose sarebbero andate avanti anche nel futuro. Si tolse con un movimento fluido le scarpe e poi, a piccoli passi, Koala si diresse verso il proprio letto, puntando, però, ad una zona lontana da quella scelta da Sabo per riposare. 
«In realtà no. Cioè sì, ma anche no. Sono confuso.»
Quelle parole da parte del ragazzo non la sorpresero neanche un poco, ed infatti Koala sospirò profondamente e si sedette, afferrando un cuscino per abbracciarselo. 
«Scommetto che è questa prova a confonderti tanto.»
Ed ovviamente Sabo annuì, lasciando che delle ciocche ricadessero dinnanzi la sua fronte. 
«Ed anche il fatto che non possiamo andarcene. Ho accettato queste sfide perché non potevo fare altro. Insomma, sono stato avventato nello scegliere di intervenire su quest’isola ed adesso ne sto pagando le conseguenze. Il mondo, la fuori, va avanti ed il Governo continua ad agire indisturbato. Siamo noi gli unici a poter riuscire a sistemare le cose ed invece siamo bloccati qui a—… a giocare. Capisci perché sono frustrato?»
Purtroppo, nonostante il discorso fosse decisamente pesante, Sabo aveva pienamente ragione e lei poteva solo immaginare quanto fosse preoccupato per quel che accadeva fuori. Loro passavano intere giornate a preoccuparsi per la gente che da sola non poteva ambire alla libertà, ed adesso eccoli in una gabbia dorata che nessuno poteva buttare giù. Neanche il più forte degli uomini od il più intelligente. Erano prigionieri ed incapaci di liberarsi. Anche lei si sentiva in quel modo, ma di certo provava quella frustrazione molto meno rispetto a Sabo, forse perché lei sapeva godersi maggiormente quello che aveva a disposizione, anche se era una cosa altamente egoistica. 
«Primo, siamo solamente in quattro ad essere bloccati qua dentro, fuori ci sono Dragon-san, Iva-san, ed anche Betty-san che si staranno occupando più che bene di tutto quello che sta accadendo fuori. Sono tutti in ottime mani e poi—…» ma nel dire quelle parole gli occhi diKoala si sollevarono ad incrociare lo sguardo stanco di Sabo. «Noi riusciremo a liberarci, non devi perdere la fiducia. Quell’indovinello verrà risolto abbiamo menti brillanti all’opera,  non essere così negativo, ti prego.»
Sussurrò quell’ultima parola, nella speranza che Sabo riuscisse a recepire il suo concetto, ed improvvisamente lui allungò la mano, andando ad intrecciare le dita con quelle di lei, in un gesto altamente inaspettato che la fece arrossire. C’erano delle volte in cui Sabo dimenticava totalmente che cosa volesse dire avere uno spazio personale, e di certo a Koala non dispiaceva, ma se si trovavano da soli, seduti su un letto, il tutto poteva di certo far imbarazzare perfino lei. Non aveva mai avuto l’ardire di pensare una cosa simile riguardo lei e Sabo, era decisamente troppo, ma doveva ammettere che le sarebbe piaciuto poter sfiorare quella sua cicatrice, che spesso teneva nascosta dai capelli, per poi scendere a sfiorare le sue labbra. Era una cosa che avrebbe tanto voluto fare da tempo, ma era anche una cosa abbastanza imbarazzante ed intima. 
«Lo so, e ti ringrazio per avermi rassicurata, ma sai bene come sono fatto. Non posso smettere di preoccuparmi per tutti quanti.» ammise il biondo mentre con il pollice le carezzava il dorso della mano, con un movimento fluido e morbido.
«Pensa che al momento non devi preoccuparti per tuo fratello, lo puoi benissimo tenere sotto controllo da qui.» aggiunse lei con un sorriso divertito, sentendo improvvisamente le proprie gote tingersi di rosa. 
«Già, usiamo questo come lato positivo—…» e Sabo improvvisamente si fermò, guardando attentamente la figura di Koala seduta a non molta distanza da lui. Rimase alcuni secondi in silenzio, con aria meditabonda, ed alla fine distolse lo sguardo, scuotendo anche il capo. «Scusa, non sarei dovuto introdurmi di nascosto in camera tua. Questo è il tuo spazio e—…»
«Sabo! In realtà sono contenta che tu sia passato a trovarmi, in questi giorni non—… abbiamo avuto molto tempo per parlare e consultarci e tu sei sempre così impegnato. Lo sai che non voglio disturbarti.»
«In realtà tu puoi disturbarmi tutto il tempo che vuoi, Koala, questo ormai dovresti saperlo.
» 
E Koala, sorpresa da tali parole, sfarfallò le lunghe ciglia con aria confusa e poi le sue labbra s’incurvarono in un sorriso sincero e soprattutto spensierato, mentre andò a stringere la sua mano con la propria, incrementando quella presa che Sabo aveva su di lei. 
«Probabilmente volevo solo sentirmelo dire per averne la certezza assoluta.»
«Davvero? Volevi una—… simile certezza?» le chiese lui, questa volta era decisamente confuso. 
«Sì, sai, noi donne siamo così. Abbiamo bisogno di cose concrete.
» rispose la rivoluzionaria aggiungendo una smorfia vagamente divertita, come se volesse prenderlo in giro.
«Quindi, in quanto donna, hai bisogno di un qualcosa che ti dia certezza. Capisco bene.» mormorò ancora meditabondo il biondo, come se stesse riflettendo attentamente sulle parole di Koala. 
Ma quello stato di assoluta calma durò poco e niente, perché avendo ancora le mani strette l’un con quella dell’altra, venne piuttosto facile a Sabo, che in forza superava nettamente Koala, l’attirarla verso di sé, per poi spingerla sul letto, facendo aderire la schiena della ragazza sul morbido materasso. Per fermarla in quella presa, che Koala non riuscì a contrastare, sia perché era stato tutto troppo inaspettato, sia perché adesso erano decisamente troppo vicini, Sabo le bloccò le spalle, stringendogliele con delicatezza, e spinse il proprio busto in avanti tanto che i loro visi si ritrovarono a pochi centimetri di distanza. Probabilmente, se fosse successo in un altro contesto, non si sarebbe sentita tanto in imbarazzo come in quel momento, perché fra le altre cose Koala non riuscì a trovare la forza od il desiderio di allontanarlo. 
«Per caso sei impazzito?» domandò lei divertita, come a voler sdrammatizzare quella situazione. 
Sabo, che adesso era in parte steso sopra di lei, scosse il viso facendo un chiaro segno di diniego e poi si abbassò maggiormente verso l’orecchio di lei, sfiorandolo appena con le labbra. 
«Non ho idea di che genere di certezza tu abbia bisogno, ma io sono certo che quando sono vicino a te—… non vorrei mai allontanarmi, Koala.»
Quelle parole, sussurrate sulla propria pelle, la fecero rabbrividire fin troppo, tanto che fu costretta a socchiudere gli occhi. 
«Sabo—… » sussurrò il suo nome come se fosse una supplica, ma soprattutto senza sapere che cosa fare. Erano così vicini che potevano sentire il cuore di entrambi martellare nei propri petti. Erano tanto vicini da poter lasciare che le loro labbra si toccassero. Erano così vicini che Koala poteva finalmente guardare da vicino la sua cicatrice, quella bellissima cicatrice che lo rendeva chi era davvero. 
Sabo, dal canto suo, s’allontanò di poco dal suo orecchio, fermandosi adesso proprio davanti al viso della rivoluzionaria tanto che i loro nasi si sfiorarono in un gesto di pura dolcezza, ma quel contatto durò pochissimo perché improvvisamente fu Koala a lasciarsi andare ed ad azzerare le distanze che separavano le proprie labbra dalle sue, baciandolo. Non vi fu alcuna esitazione in quel gesto, perché probabilmente se non lo avesse fatto quel giorno non sarebbe successo mai più, e con sua immensa sorpresa trovò le labbra del ragazzo, vagamente screpolate, decise più che mai a ricambiare quel bacio.
Le bocche si mossero all’unisono, così come le loro mani, che disperatamente andarono a cercare i capelli, e la pelle, per accarezzarla in un primo momento con delicatezza e soprattutto imbarazzo, ma quando quel bacio divenne più profondo ed infuocato, le carezze divennero quasi possessive. Le mani di Sabo scorrevano lungo la camicia di Koala, accarezzandole disperatamente il ventre e poi già verso i fianchi, ed anche la ragazza, che in un primo momento stava carezzando i suoi capelli, scese a tormentare la schiena di lui, che sfiorò in tutta la sua lunghezza.
Probabilmente passarono svariati minuti prima che il fiato mancasse ad entrambi, così da costringerli ad allontanarsi di poco, ansimando e riprendendo aria. La fronte di Sabo era poggiata contro quella di Koala e senza rendersene conto il rivoluzionario era disteso totalmente su di lei, azzerando qualsiasi possibile distanza esistita fra di loro. 
«Scusami.» le mormorò tenendo gli occhi socchiusi, quasi come se stesse cercando di riprendersi da quel gesto inconsueto. 
«Ma se sono stata io a baciarti?» rispose, invece, lei che si era lasciata andare ad una risata divertita, mentre con le mani carezzava ancora la schiena del ragazzo. 
«Però poi io ad un certo punto ho anche esagerato—…» 
«Sabo, smettila di scusarti, non hai fatto nulla di male.»
«Dici? Se qualcuno ci vedesse in questo momento penserebbe male—…»
Koala, nel sentire quella risposta, arricciò il naso leggermente divertita dalla situazione e poi si sporse in avanti per stampargli un bacio sulla guancia. 
«Non m’importa, che pensino quel che vogliono.»
«D’accordo—… ma questa ti è bastata come certezza? O vuoi che te lo rispieghi ancora?» 
Entrambi si guardarono negli occhi, divertiti ed allo stesso tempo imbarazzati prima che Koala annuisse e tirasse leggermente indietro il viso. 
«Magari se me lo rispiegassi ancora non mi dispiacerebbe più di tant—…»
Ma le sue parole vennero nuovamente interrotte dalle labbra del Secondo dei rivoluzionari che affondarono su quelle della compagna, impedendole ancora una volta di parlare. E se proprio doveva essere sincera Koala non avrebbe mai potuto trovare miglior modo per essere zittita, anche perché era parecchio tempo che desiderava una cosa simile e non credeva che il loro primo bacio sarebbe avvenuto proprio su quell’isola che li teneva prigionieri.

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Capitolo 12
*** Chiave di volta ***


Capitolo 12. Chiave di volta

Dopo ancora sette giorni nessuno era riuscito a scoprire niente riguardo l’indovinello e questo aveva vagamente messo in allarme Bonney. Insomma aveva sperato che il genio di Trafalgar sarebbe tornato a risplendere in momenti inaspettati, tirandoli fuori dai guai, o che anche la Fenice avrebbe avuto qualche buona idea, considerato che loro costituivano l’intelligence della situazione.
Ma niente di niente.
Poco male per lei, che nel frattempo aveva deciso di far altro, ovvero limitarsi a godersi quel castello in attesa del momento critico, ovvero il decimo giorno, perché nessuno aveva idea di quel che Cassiel avrebbe potuto fare se non fossero riusciti a risolvere l’enigma. Altri, come lei, avevano affrontato la vita nel grande castello in totale tranquillità, come i fratelli Vinsmoke. Di tanto in tanto il tipo dai capelli rossi andava in biblioteca, come sua sorella, a cercare una soluzione, ma neanche loro avevano colpito nel segno. Insomma erano già potenziati fisicamente, sarebbe stato ingiusto sapere che erano anche dei super geni, anche se il tipo con i capelli verdi, Yonji, che ogni volta che la vedeva le sbavava dietro, non sembrava rientrare in tale classificazione. Da quel poco che aveva capito, perché Bonney aveva deciso di studiarli attentamente, erano tutti e quattro, compreso Gamba Nera, ossessionati dalle donne, o comunque le ragazze erano il proprio punto debole. Cosa buona, considerato che in quel caso Bonney avrebbe benissimo potuto approfittarsi di loro, aveva già guadagnato una cena con il biondo, perché non farlo anche con gli altri? Di altro aveva notato che spesso e volentieri loro sorella Reiju parlava con Marco la Fenice, anzi, era addirittura sicura di averli visti andare in giardino insieme, ma questi non erano affari suoi. Eppure c’erano dettagli ed occhiate chiare che lasciavano ben presagire quello che qualcuno poteva o meno desiderare. Ad esempio Monkey D. Luffy desiderava ardentemente la carne, ed era l’unico che poteva competere con lei stessa a livello di cibo. Avrebbero mangiato tantissimo insieme, anche se lui parlava troppo. Aveva anche notato la disperazione e la stanchezza negli occhi di Law, che dopo l’ennesimo buco nell’acqua aveva mandato tutto al diavolo ed era andato a rinchiudersi in una delle terme per far sbollire la rabbia provata. Aveva anche notato il modo in cui uno dei fratelli Vinsmoke osservava la principessa di Alabasta o gli sguardi segreti che quei due rivoluzionari si lanciavano spesso e volentieri. Anche la Gatta Ladra ogni tanto lanciava qualche sguardo di troppo in direzione di Sanji, cosa inaspettata. Ma alla fine quelli erano tutti affari altrui e per quanto Bonney potesse essere una brava osservatrice era altrettanto discreta, a meno che tali informazioni non fossero state assolutamente necessarie al proprio tornaconto personale. 
Le sue occhiate, invece, erano rivolte al T-Rex, che aveva in ogni modo cercato di evitarla e questo non le era andato giù neanche un poco. Forse era ancora infastidito per quando lo aveva trasformato in un moccioso, ma la cosa era più che ovvia considerato che lui le aveva negato un possibile bacio.
Che oltraggio.
Si era ripromessa di non pensarci, ma ogni volta che incrociava gli occhi cristallini di Drake, ed il rosso si allontanava, sentiva una sorta di fastidio nascerle nello stomaco, tanto da impedirle di mangiare qualcosa. Stupido Drake che ogni tanto le faceva tale effetto. 
E quel pomeriggio, dopo averlo incontrato nel grande salone centrale, Bonney si decise a seguirlo, sia per capire se effettivamente si stesse nascondendo da lei, sia per parlargli e dargli fastidio se la prima opzione si fosse rivelata corretta. Lei era fatta così, se sapeva che qualcosa infastidiva qualcuno allora l’avrebbe fatta davvero. Ed infatti, anche quella volta, dopo che i loro occhi s’incontrarono, Drake deviò e si diresse verso la biblioteca, e quello voleva dire che era in trappola.
Bonney, che dal canto suo poche volte aveva provato a decifrare il codice, non era per nulla interessata ad i numeri scritti sulla lavagna, ed infatti tutta la propria attenzione ricadde sulla figura del pirata seduto su una poltrona, intento a leggere. Neanche lui doveva essere li per l’enigma e questo la fece ben sperare. 
Con fare baldanzoso si diresse da lui e si fermò a pochi metri dalla poltrona sulla quale era seduto Drake ed allora puntò le proprie mani all’altezza dei fianchi ed assunse un’aria decisamente infastidita. 
«Si può sapere perché mi eviti?» domandò ad alta voce, richiamando su di sè le occhiate dei pochi presenti li dentro, come Zoro Roronoa, che doveva essere giunto per caso in biblioteca, ed anche Nico Robin, seduta accanto allo spadaccino. 
«Abbassa la voce, Jewlery, siamo in una biblioteca.» la riproverò anche Drake, senza sollevare gli occhi dal libro che teneva in mano e che stava leggendo. 
«Non abbasso un bel niente fin quando non mi dai qualche risposta—… perché mi stai evitando?»
«In realtà adesso non ti sto evitando, o sbaglio?» le domandò di rimando il pirata sfogliando l’ennesima pagina del libro.
Bonney gonfiò le guance e sbuffò pesantemente. 
«Perché pensavi che la biblioteca ti avrebbe protetto, non è così?!»
«E da chi mi avrebbe protetto? Da te?
» e Drake ghigno divertito. «Nessuno può proteggermi da te, Bonney.»
«Ed allora rispondimi, diamine—… è per la storia dell’altro giorno?»
Con ostinazione la rosata iniziò a camminare avanti ed indietro, sfogando tutto il proprio nervosismo del momento e con una mano si ravvivò i lunghi capelli rosa, che fluentemente le ricaddero lisci sulle spalle. 
«Forse—… volevo solamente pensare.»
Pensare, che brutta parola, ed infatti, in un impeto di rabbia e di fastidio la rosata afferrò uno dei cuscini poggiati sui divani di quello spazio nella biblioteca, e poi lo lanciò addosso a Drake, che non si mosse di una virgola. 
«Bonney!»
«Finalmente così posso avere la tua attenzione, anche perché te ne stai qui a leggere senza fare niente e—… mi da fastidio.»
«Sai, anche tu dovresti provare a leggere ogni tanto, non ti farebbe male.»
«Non m’interessa leggere e poi non ho trovato nessun libro che m’intrigasse al punto da—… non distrarmi, Drake!» ancora una volta la ragazza alzò il tono della voce ed imbronciata andò a sedersi sulla scrivania, accavallando le lunghe gambe in parte coperte dalle calze colorate, ed in parte scoperte dagli shorts che indossava. Forse, solamente allora, Drake la degnò di un vero sguardo, come se fosse interessato alle proprie gambe, in fondo sapeva che su quelle avrebbe potuto contare sempre e comunque essendo un suo punto di forza. 
«Non ti sto distraendo, ti ho risposto, Bonney. Sei tu quella che distrae chi è venuto qua dentro per cercare di risolvere quell’enigma.»
La pirata dai capelli rosa, allora, non mancò d’inarcare leggermente un sopracciglio e poi scrollò le spalle. 
«Ma se ci siamo solamente noi e quei due, di cui uno sono certa che si sia perso, senza offesa, Roronoa.»
E da lontano, dopo quelle parole di Bonney, si udirono una risata ed un sonoro “EHI!”, probabilmente doveva essere stato lo spadaccino con i capelli verdi a rimproverarla. 
«D’accordo—… vuoi sapere che cosa sto leggendo?»
Ed ecco che ancora una volta Drake se ne usciva con qualcosa di assolutamente differente che di certo ben poco le interessava. Infatti roteò gli occhi, la rosata, ed intrecciò le braccia all’altezza del seno. 
«Andiamo, che cosa stai leggendo?»
«Un libro che si chiama “L’arte della guerra”. » rispose con assoluta tranquillità il fruttato, per poi mostrarle la copertina di quel libro decisamente molto poco interessante. «E’ un libro di strategia militare—…»
«Ovviamente non potevi che leggere queste cose noiose, perché ancora mi stupisco?»
«Non mi hai lasciato finire, Bonney—… dunque, dicevo, è un libro di strategia militare, ma in realtà mette in luce l’arte del vincere i conflitti, di qualsiasi natura essi siano. Qualcuno sostiene che tale libro sia stato scritto da una donna, perché ci sono certe frasi, e certe parole, che hanno una sottigliezza tale da non poter essere stati pensati anche solo da un uomo. Perché voi donne siete decisamente più furbe ed anche sottili quando fate le cose, e vedete significati nascosti anche in semplici gesti, ma allo stesso tempo siete in grado di ottenere sempre quel che desiderate.»
La pirata rimase in silenzio ad ascoltare quanto Drake aveva da dirle, ma tutto ciò risuonò parecchio noioso nella sua testa. Se c’era qualcosa da spiegare allora lo avrebbe dovuto fare senza usare uno stupido libro.
«Ah—…» si lasciò sfuggire lei, decisamene annoiata. 
«Ascolta questa frase, Bonney—…»
Ma ovviamente la ragazza non ascoltò nulla, eppure nella sua mente una molla impercettibile scattò dopo che Drake le chiese di ascoltare una frase. Una frase appartenente ad un libro, e loro, in quel momento, si trovavano dentro ad una biblioteca piena di libri e quel particolare la fece voltare immediatamente in direzione della lavagna con quei numeri che non significavano niente. Eppure, in quel secondo, fu come se Bonney avesse chiaramente visto qualcosa che stava sfuggendo a tutti, perché ognuno di loro si era concentrato su dettagli troppi complesso per essere davvero plausibile, dimenticandosi di qualcosa di così semplice e banale che nessuno aveva preso in considerazione. 
Quei numeri, tutto ad un tratto, iniziarono ad avere senso per la teoria che si era fatta strada nella mente di Bonney, infatti la pirata aveva smesso di ascoltare le parole di Drake, che continuava a chiamarla.
«Bon? Stai bene?» le domandò ancora una volta, e non ricevendo risposta, visto che era rimasta seduta su quel tavolo a fissare la lavagna con aria persa, l’uomo si avvicinò a lei e con delicatezza le pose una mano sulla porzione di spalla lasciata scoperta dalla bianca canottiera. 
«Ho capito tutto!» mormorò lei in un sussurro voltandosi verso il pirata per guardarlo negli occhi. 
Era senza parole, anche perché non poteva credere di aver pensato ad una cosa tanto semplice ma allo stesso tempo ingegnosa, ed allora, preoccupata come non mai, balzò giù dal tavolo rischiando di cadere a terra, e probabilmente sarebbe andata a finire così se Drake non l’avesse afferrata al volo. 
«L’indovinello—… i numeri—… Drake ho capito tutto anche per merito tuo!» urlò ella prima di gettare le braccia al collo dell’uomo, stringendolo in un abbraccio. «Alla faccia di Trafalgar o del gatto geniale—… anche se forse devono aiutarmi ancora.»
«Ma di cosa stai parlando, Bonney? Come fai ad aver risolto tutto?» le domandò lui, effettivamente confuso, ma allo stesso tempo speranzoso.
«Giusto, devo fare vedere quella cosa a Trafalgar perché lui avrebbe dovuto capirlo immediatamente.»
«Cosa devi fargli vedere?»
«Il foglio che avevano lasciato sul tavolo, quello con la filastrocca. La chiave per risolvere tutto è la dentro.»
Ancora una volta Bonney urlò tanto da destare l’attenzione di Nico Robin e di Zoro, che li raggiunsero lentamente. 
«Se intendi dire il foglio che abbiamo letto quella sera è li sopra da qualche parte—…» ammise la corvina, decisa ovviamente ad aiutarla nel risolvere l’indovinello. 
Bonney si staccò da Drake e poi corse verso di lei a gran velocità.
«Ottimo, tu cercalo io vado a chiamare Trafalgar e gli altri, così ci mettiamo subito al lavoro ed a proposito—…» tornò rapidamente indietro e si fermò esattamente dinnanzi a Drake e prima che lui potesse evitarla, gli stampò un rapido bacio sulle labbra, accompagnato da un sorrisetto. «Grazie Drake, devi fare il finto intellettuale più spesso
E con tali parole abbandonò i presenti, mettendosi a correre fuori dalla biblioteca alla ricerca di Law, che se non aveva capito male era fuori nelle vasche termali. Di solito avrebbe atteso, ma quella era una cosa fin troppo importante per poter aspettare sul serio, quindi la corsa di Bonney non s’interruppe neanche lungo i corridoi, come se tutto ciò fosse questione di vita o di morte. Lungo la strada incontrò altre persone, alle quali urlò di dirigersi immediatamente in biblioteca perché avevano scoperto qualcosa di importantissimo da dire. Rischiò di andare a sbattere contro il Dio Usopp, che urlò terrorizzato dalla paura, abbracciandosi a quell’inquietante scheletro maniaco che aveva nella ciurma Mugiwara. Non aveva ben chiaro dove si trovassero le terme, anche perché poteva girare cento volte quel castello ma rischiava sempre di dimenticare la giusta strada perché era come se le cose cambiassero volutamente o si aggiungessero o modificassero a loro piacimento. Era un bel posto, ma avrebbe dovuto impiegare tempo per imparare ogni singolo passaggio. 
Correndo e saltando giù dall’ennesima rampa di scale, la rosata balzò dinnanzi la navigatrice dei Mugiwara, che in costume reggeva un cocktail fra le mani ed un vestito nell’altra. 
«Credo proprio che la piscina sia dall’altra parte—…» l’apostrofò Bonney, forse perché quella ragazza aveva il vizio di stare un po’ troppo spesso in costume, anche in momenti poco necessari, ma si ricordò della cosa davvero importante ed allora lasciò perdere. «A proposito avverti gli altri di andare in biblioteca, forse stiamo per risolvere l’enigma.»
Nami sgranò i grandi occhi nocciola e rischiò di fare cadere a terra il proprio cocktail. 
«Cosa? Dici sul serio? Ma che meraviglia. D’accordo faccio tutto e tu—… dove vai così di fretta, Volpe Rosa
Quel soprannome decisamente inaspettato fece inarcare le labbra colorate di rossetto della pirata in un sorriso divertito. 
«Gatta Ladra, sto cercando Law, sai per caso dove posso trovarlo? Così mi risparmieresti un bel po’ di strada.»
«Oh, Law—… fammi pensare, credo che fino a non molto tempo fa fosse a litigare con Kidd  e Sabo sul retro, tanto per cambiare. Poi ha raggiunto le terme che sono dritte da quella parte. Probabilmente li troverai immersi nell’acqua calda, quindi attenta a quel che vedrai.»
Ovviamente tale avvertimento da parte di Nami fu più che gradito, ed allora Bonney riprese la sua improvvisa e rapida corsa alla ricerca disperata delle fonti termali. Lei stessa, prima di andarsene da li, avrebbe dovuto farci un salto, ma quello non era esattamente il momento giusto.
Col fiatone si fermò davanti all’ingresso sul retro, che a quanto pareva dava sulle fonti termali, ed allora, dopo un profondo sospiro di puro coraggio, perché non aveva idea di quel che avrebbe potuto trovare in piscina. A differenza del giardino sul lato ovest, quella zona sembrava più protetta, nonostante ancora a quell’ora del giorno il sole arrivasse, ed a pochi metri dal porticato vi era una fonte termale, più piccola della normale piscina, dalla quale fuoriusciva del fumo caldo. Ecco, era decisamente quello che avrebbe tanto desiderato fare, però al momento la mente di Bonney era focalizzata su altro. Insomma stare in una piscina dove si toccava era fattibile anche per chi possedeva un frutto.
Si trattenne dal chiudere immediatamente gli occhi, perché riuscì ad individuare immediatamente Law, che aveva lasciato in bella mostra il proprio fisico pieno di tatuaggi, anche abbastanza notevoli e strani, ma che Bonney osservò un secondo di troppo. Il ragazzo, che se ne stava disteso a bordo piscina, con degli occhiali da sole chinati sul viso, non si voltò neanche a guardarla dopo il suo arrivo. 
«Che vuoi, Jwealry-ya?» le domandò con il suo solito tono apatico, aggiungendo anche uno sbadiglio. «Sono in pausa, se non te lo avessero detto.»
Bonney si avvicinò a lui e lo squadrò dall’alto, oscurandogli volutamente il sole in modo da avere la sua totale attenzione. 
«Tafalgar, fai meno l’imbecille perché forse ho capito come risolvere l’indovinello dei numeri.»
Law, che non aveva accennato a muoversi fino a quel momento, con estrema lentezza abbassò le lenti scure che oscuravano i suoi occhi di ghiaccio. 
«Tu hai risolto l’indovinello?»
«Sì, idiota, o almeno ho capito come possiamo risolverlo—… voi cercavate codici e cose nascoste, ma abbiamo tralasciato un dettaglio fondamentale: siamo in una biblioteca. Non è un caso che Cassiel abbia lasciato quell’indizio la dentro.»
Law, ancora non molto convinto della cosa, le rivolse un cenno della mano e poi scosse il viso. 
«Continua.»
«Ecco, lui ha lasciato cinque file orizzontali di numeri, per tre colonne. Non c’è nessun rebus da capire, nessun diagramma da decifrare ma solo—… pensare ad i libri.» ed allora Bonney allargò le braccia come se quella fosse la cosa più ovvia di sempre, e si inginocchiò accanto al chirurgo ancora immerso nell’acqua calda. «E se quei numeri corrispondessero a pagina, riga e parola di un determinato libro?»
Ecco quello che Bonney aveva pensato, l’insana idea che le aveva messo in mente Drake con quella sua noiosa voglia di leggerle qualcosa. Un indovinello tanto banale quanto complicato da mettere in ginocchio alcune fra le più grandi menti li dentro, ed alla fine l’idea più semplice e banale l’aveva avuta proprio lei. Trafalgar, sorpreso come non mai, rimase in silenzio ancora qualche secondo mentre la sua mente analitica stava analizzando le parole della rosata, trovando scandalosamente semplice tutta quella storia. Infatti, se in un primo momento era rimasto sorpreso, qualche attimo dopo si fece largo in lui la consapevolezza di aver tralasciato quel fondamentale dettaglio che era l’idea di Bonney. 
«Cazzo.»
«Già—… non ci avevate pensato. Però ho bisogno del tuo aiuto per capire quale sarà la nostra chiave di volta. Deve essere un libro la dentro, così ho pensato che Cassiel ci aveva lasciato quella—…»
«Filastrocca. Cazzo, potresti avere ragione, quel biglietto era più importante di quanto avremmo mai ammesso, mentre noi ci siamo focalizzati solo sui numeri dimenticandoci una parte dell’enigma.»
Ed improvvisamente, facendo forza sulle braccia, Law riemerse in costume da bagno dalla piscina incredibilmente calda, senza neanche curarsi di asciugarsi tanto era preso dalla nuova idea che Bonney aveva suggerito con tutto quell’entusiasmo. 
«Esatto, esatto! Dimmi se non sono un genio.»
«In questo istante, Jewlery-ya, potrei anche sposarti
Le labbra di Bonney, ancora una volta, si lasciarono andare ad un ghigno diverito, perché mai prima di allora aveva sentito Trafalgar Law arrivare ad una simile affermazione, questo voleva dire che finalmente era riuscita a colpirlo in positivo.
«Potrei prenderti in parola, Trafalgar, stai attento ed allora saresti rovinato
Gli rispose a tono prima di prendere per mano il chirurgo, o meglio dal polso, e trascinarlo via da quel posto all’esterno, diretta in tutta fretta verso la biblioteca dove aveva detto agli altri di organizzarsi ed attenderli.
«Magari per te mi rovinerei con piacere, specialmente dopo che scopri certe cose. »
Ancora stentava a credere che Law, il quale al momento correva insieme a lei in costume da bagno e pettorali in bella vista, non avesse pensato a qualcosa di tanto semplice ed ovvio, perché era vero che quegli indovinelli li dovevano confondere, ma perdersi fino a quel punto era davvero impensabile. Ma in fondo Bonney non era sorpresa più di tanto, forse perché certe volte erano proprio le cose più ovvie a saper nascondere al meglio la verità. 
Riprese, ancora una volta, la propria corsa disperata lungo i corridoi del castello, dirigendosi in compagnia di Law, verso la biblioteca laddove aveva detto agli altri di riunirsi. Bonney,in cuor suo, già ghignava al solo pensiero di quel che sarebbe successo una volta scoperto che era stata lei a risolvere l’indovinello, sfatando così ogni possibile idea malsana che si erano fatti su di lei. Perché la ragazza sapeva pensare, nonostante spesso e volentieri cercasse di passare inosservata, era più che logico il suo confonderli, anche perché non voleva che nessuno sapesse davvero qualcosa riguardo lei.
Era una regola ben precisa che non avrebbe mai infranto. 
Strinse maggiormente il polso del chirurgo che non esitava nel correre accanto a lei, ed improvvisamente, però, fu lo stesso Law a liberarsi dalla presa di Bonney, sotto lo sguardo violaceo della ragazza, ed ad afferrarla con forza per il polso prendendo lui le redini della corsa. 
Ovviamente, essendo molto più alto di lei, il chirurgo della morte non esitò nell’aumentare l’ampiezza delle falcate rischiando di lasciare indietro la fanciulla dai capelli rosati, ma essendo lei la fonte dell’illuminazione della giornata non l’avrebbe lasciata andare, e questo lasciò piacevolmente sorpresa Bonney che si mise a correre più veloce che poteva. Non incontrarono nessuno lungo la strada, forse perché gli altri erano già dentro la biblioteca, ed infatti oltrepassando le grandi porte che davano in quella sala piena di libri ad attenderli c’era già una folla numerosa di gente riunita la dentro, intenta a parlottare ed a mormorare. 
Quando li videro arrivare il primo a parlare fu Sabo dei rivoluzionari che puntò una mano in direzione di Law. 
«E’ così che risolvevi l’enigma? Stando a mollo alle terme?» 
«Sabo!» lo rimproverò immediatamente Koala al suo fianco, lanciando al biondo un’occhiata furente. 
«Avevo bisogno di una pausa, Sbo-ya, non commentare ulteriormente, grazie.» ci tenne a precisare il chirurgo abbassando gli occhi di ghiaccio verso il proprio costume. 
«Non rompete altrimenti non vi svelo quello che ho capito.» aggiunse Bonney che era scattata in difesa del corvino, mentre si liberava dalla sua presa sotto lo sguardo attento di un Drake seduto in poltrona. 
«Eh? Vorresti dire che sei stata tu a risolvere l’enigma?» 
Questa volta a parlare fu Kidd, che accompagnato dal suo fedele compagno Killer, fermo a pochi metri di distanza dal proprio capitano, ghignò avvicinandosi in direzione della rosata. 
«Sorpresa, Eustass!»
«Che cazzo! Allora siamo fottuti.»  le rispose il rosso mentre si guardava intorno, come se volesse studiare gli altri li in mezzo. 
«Se non mi credi allora vattene, Kidd, altrimenti stai zitto e non rompere le palle perché siamo in una situazione anche abbastanza critica.» non tardò ad arrivare la risposta della pirata dai capelli rosa che mosse un paio di passi in direzione della scrivania, ma che venne improvvisamente bloccata dal braccio di Kidd, come a volerle impedire di avvicinarsi oltre. 
«Abbassa la cresta, Jewelry altrimenti ti strappo quel piercing e te lo faccio ingoiare, ci siamo capiti?»
Molto lentamente le iridi violacee di Bonney si sollevarono ad incontrare gli occhi ambrati della bestia dai capelli rossi. Era decisamente molto più alto e muscoloso, e quel suo braccio metallico era inquietante perfino per lei. Di fare a botte non ne aveva voglia, quindi le labbra s’allargarono in un ghigno prettamente divertito rivolto verso di lui. Le sarebbe bastato semplicemente allungare una mano per fargli perdere quel sorriso da schiaffi, in modo tale da poter andare a spiegare ciò che aveva capito, però prima ancora che le sue dita potessero avvicinarsi a lui una figura s’interpose fra di loro, impedendo l’inizio di una catastrofe di dimensioni immani. 
Reiju, la principessa della Germa, colei che possedeva i capelli rosa simili ad i suoi, si era fermata proprio davanti ad entrambi, poggiando rispettivamente le mani sulla spalla di Bonney e sul petto nudo di Kidd.
«Vi prego. Se è vero che abbiamo una possibile soluzione non ne vale la pena fare a botte adesso, non trovate?»
Era vero che quelle maledette principesse sapevano essere così tanto diplomatiche, infatti probabilmente anche Bibi Nefertari era stata sul punto d’intervenire, anche se Nami ed Usopp la stavano tenendo ferma, per evitare che si facesse male, ma lei, Reiju Vinsmoke, era effettivamente l’unica che non si poteva preoccupare essendo indistruttibile, o almeno così si diceva. Gli occhi cristallini della ragazza studiarono sia Bonney che Kidd, rimanendo in silenzio, ed alla fine il primo a ritirarsi, incredibilmente, fu proprio lui.
«Sei salva solo per questa volta, Jewelry. Ringrazia Miss Vinsmoke.» e con tali parole Kidd afferrò la mano di Reiju e molto lentamente l’allontanò dal proprio petto, prima di lanciare un ultimo sguardo alle due ragazze dai capelli rosa ed andarsene. 
«Stronzo.» bofonchiò la pirata beccandosi una gomitata da parte di Drake, che l’aveva raggiunta forse per aiutare Reiju con il mettere fine all’ipotetica rissa che stava per scatenarsi. 
«Andiamo, ragazzi, vediamo di risolvere questo indovinello perché non vedo l’ora di fare altre prove.» con ritrovato entusiasmo Luffy s’avvicinò a loro, stringendo Bonney per l’altro braccio mentre la trascinava verso la scrivania. 
«Ha ragione, anche perché io mi sto annoiando tremendamente.» aggiunse lo spadaccino dai capelli verdi che si era alzato dal divano sul quale poco prima era seduto con Nico Robin. Zoro trattenne uno sbadiglio, accompagnato da un’occhiata particolarmente scettica della rosata, ed allora si lasciò portare verso la scrivania. Fu in quel momento che gli altri la raggiunsero, creando una sorta di cerchio intorno a lei. C’erano tutti, ovviamente l’intera famiglia Vinsmoke, con la sorella ritornata dal resto degli uomini, i pirati di Barbabianca e Marco era rimasto in silenzio fino a quel momento, ascoltandoli con interesse, i rivoluzionari non potevano mancare, e poi anche il resto dei Mugiwara e Law.
«Bonney, ho ritrovato il foglio che mi avevi chiesto, eccotelo.» e Nico Robin le porse con eleganza quella sorta di filastrocca che inizialmente non aveva molto senso per lei. Insomma, anche adesso non aveva senso, però era certa che qualcuno, li in mezzo, sapendo adesso su cosa focalizzarsi ci sarebbe riuscito a scoprire la chiave di volta della situazione. Bonney, afferrò il pezzo di carta e lo sventolò in aria con aria di vittoria e poi lo usò per indicare la lavagna con i numeri. 
«Adesso che ci siamo tutti vi dirò quello che ho pensato e credo che anche Law concordi con la mia idea—…»
Il chirurgo al proprio fianco annuì impercettibilmente e le fece segno di continuare a parlare. 
«Dunque dopo averi pensato a lungo e dopo l’illuminazione divina avuta dalle parole di Drake, ho pensato che quei numeri possano corrispondere rispettivamente a pagina, riga e parola di un determinato libro. Insomma perché lasciarci gli indizi in una biblioteca se non per sfruttarla?»
Ecco svelata la spiegazione semplice che nessuno aveva compreso fino a quel momento. Vide nei loro occhi la speranza, il divertimento e la determinazione perché finalmente quello era un vero indizio.
«Interessante. Peccato che qui siamo in una biblioteca e ci sono migliaia di libri, ma scommetto che hai pensato anche a questo, o sbaglio?» le domandò Ichiji Vinsmoke che sembrava parecchio interessato, nonostante il viso non trasparisse nessuna emozione apparente. 
Le labbra della pirata s’incurvarono in un ghigno divertito ed allora riprese a sventolare il bigliettino che aveva in mano. 
«Ovvio, perché Cassiel ci ha lasciato anche un secondo indizio, ovvero questo. Può sembrare semplicemente una canzone di benvenuto, ma in verità noi scopriremo di che libro si tratta usando questa.»
Ancora una volta il mormorio generale s’alzò da tutti quanti lasciandoli confusi ed allo stesso tempo eccitati dalla grandissima scoperta. 
«Effettivamente sembrava solo un discorso di benvenuto, ma c’erano delle parti poco chiare.»
Nico Robin picchiettò un dito contro le labbra e poi sospirò profondamente, annuendo e scambiandosi uno sguardo d’intesa con Sabo dei rivoluzionari che parlò. 
«D’accordo, ammesso che è come dici tu facci leggere questa cosa e cerchiamo di capire il libro di cui stiamo parlando.»
Con un semplice gesto Bonney poggiò il foglio di carta in filigrana, una carta elegante tipica di Cassiel, in modo tale che tutti quanti potessero leggerlo ed analizzarlo. Ecco perché adesso le servivano Law, Lindbergh e Nico Robin. Loro erano quelli più intelligenti e sarebbero stati facilmente in grado di decrifrarlo, sapendo bene che cosa cercare. 
Il chirurgo puntò un dito su alcune frasi e le lesse ad alta voce.
«“Per andare avanti dovrete cercare una chiave che aprirà una serratura, affrontando posti che mettono in gioco la vostra stessa paura. Dovrete guardare laddove è più facile andar persi, per risolvere l’enigma che costringerà ad immergersi, passando per le rotte di colui che il mare ed il cielo solcò, alla ricerca di qualcosa che mai più ritrovò.”—… scommetto che è qui che Cassiel ha nascosto il libro.»
Marco annuì lentamente e poi si passò una mano a scombinarsi i capelli biondi.
«Ci sta chiaramente dicendo che dobbiamo cercare una chiave affrontando posti pericolosi, questo è abbastanza chiaro—… poi però parla di questo enigma che costringe ad immergersi.»
«Immergersi—… quindi in teoria buona parte di noi è esclusa dalla prova perché non possiamo nuotare?» domandò giustamente Sabo che cercò con lo sguardo gli altri fruttati presenti nella sala. 
Effettivamente, a conti fatti, erano più di quanto ci si aspettasse, e questo sembrò preoccupare Law che scosse il viso, mentre rimaneva pensieroso. 
«Non credo che Cassiel possa fare una cosa simile—… più che altro credo che intenda immergersi nella storia di cui parla, quella del libro. Mi sembra molto più probabile.» 
«Meno male, io volevo partecipare!» urlò Luffy rompendo quell’aria di tensione che si era creata intorno alla scrivania.
«Sei sempre il solito.» e Nami, ancora una volta, rimproverò il proprio capitano tirandogli con forza un’orecchio, senza però scomporre più di tanto il gommoso. 
Certo che il suo potere poteva risultare parecchio interessante, ma non era quello il momento di focalizzarsi sui poterli altrui, doveva concentrarsi sull’indovinello. 
«Le rotte di colui che il mare ed il cielo solcò—… di chi si tratta? Avete qualche idea?» 
Yonji Vinsmoke, che insieme ad i suoi fratelli era fermo intorno alla tavola, fermo in mezzo fra Niji ed Ichiji, poggiò i gomiti sul tavolo e sbuffò ampiamente, come se tutta quella cosa lo annoiasse particolarmente. 
«Sicuramente deve essere stato qualcuno che ha solcato sia il cielo che il mare—… ma non ho idea di chi possa essere.» concluse Sabo senza degnare nessuno di uno sguardo, mentre i suoi grandi occhi scuri studiavano attentamente quel pezzo di carta, con Koala al suo fianco e Lindbergh dall’altro lato.
«Per aver solcato il cielo doveva avere una tecnologia niente male—…» commentò il felino a bassa voce.
«Gatto-ya, ti prego concentriamoci sulle cose davvero importanti.» aggiunse Law continuando a massaggiarsi le tempie.
«Cielo e terra—… e se intendesse—…»
Le parole appena sussurrate di Nico Robin, che sgranò gli occhi azzurri e li puntò in direzione di Sanji e Nami, furono come una sorta di scarica elettrica che animò l’intera sala. 
«Non ci posso credere.» il commento di Sanji non tardò ad arrivare, infatti il biondo, con le maniche della camicia sollevate fino ad i gomiti, scosse il viso e si accese una sigaretta. «E’ sicuramente quello che pensiamo noi.»
«E cosa pensate voi? Illuminaci, Sanji.» lo provocò Niji, che dal lato opposto del tavolo stava trattenendo uno sbadiglio.
«E’ sicuramente come diciamo noi! Ragazzi si tratta dell’Isola nel Cielo, Skypiea!»
Ecco, quello era decisamente l’indizio che non si sarebbe mai aspettata di trovare e di sentire da parte dei Mugiwara. Insomma, se tutti quanti erano come il loro capitano, cosa che Roronoa spesso dimostrava, non brillavano per intelligenza, almeno per gli standard di Bonney, ma quella volta erano riusciti a sorprenderla in positivo. Le labbra colorate di rosso sìinarcarono in un ghigno e puntò una mano in direzione di Nami.
«Isola nel cielo? Probabilmente ne ho sentito parlare ma non mi sono mai interessata alle leggende, ora però cerchiamo di capire come quest’indizio possa aiutarci a scoprire il—…»
«Noland!»
Ad interromperla era stata Nico Robin che sorridendo prese in mano il foglio di carta e poi lo rilesse attentamente, passandosi un dito sulle proprie labbra sottili. 
«Ha ragione anche Robin-ya.» annuì anche Law, che sicuramente doveva aver capito qualcosa in più rispetto a tutti gli altri. 
«Spiegati meglio, insomma ecco perché ho chiesto il tuo aiuto, io gli indovinelli letterari non li so risolvere.»
Infatti la pirata dai capelli rosa puntò una mano in direzione dei due che sembravano aver risolto tale storia, ma Marco intervenne prima del chirurgo. 
«Penso di aver capito anche io che cosa vogliono dire. Esiste un libro, quello su cui è trascritta la legenda di Noland, colui che giunse nella città del cielo e poi non riuscì a ritrovarla.»
«Ma noi siamo riusciti ad andarci!» urlò Luffy sbattendo entrambi i pugni sul tavolo, richiamando su di sè l’attenzione. «Siamo andati nel cielo con la Merry e li abbiamo combattuto anche contro Eneru, era fortissimo con quel suo frutto elettrico.»
Quelle parole, decisamente inaspettate e sconvolgenti, costrinsero tutti quanti a sgranare gli occhi, urlando una serie di imprecazioni del tipo “cosa? stai scherzando? Ehhhh?”, e fra questi anche Bonney adesso osservava Mugiwara con aria ben più scettica. Se era davvero riuscito ad andare fin li perché non si era applicato meglio per risolvere l’indovinello? Sicuramente doveva essere una balla colossale, perché nessuna nave è fatta per volare. Eppure, conoscendo la reputazione di quella ciurma, il dubbio che tutta quella storia fosse vera s’insidiò nella mente di Bonney e magari, presto o tardi, glielo avrebbe chiesto per schiarirsi le idee. 
«D’accordo, quindi esiste un libro che narra della vita e delle avventure di Noland? Scommetto che è questa la nostra chiave di volta, quindi, signori, è giunto il momento di cercare quello che ci serve!» proprio con tale esclamazione Bonney fu la prima ad allontanarsi dalla scrivania intorno la quale tutti erano riuniti e si diresse, anche parecchio rapidamente, alla ricerca di quel libro. A differenza di altri non aveva passato molto tempo in biblioteca, quindi non era sicura di come le cose fossero sistemate nei vari scaffali, se vi era un ordine logico oppure avrebbero dovuto smontare la biblioteca alla ricerca del libro di cui Marco e Law avevano appena parlato. Però lei era decisa come non mai a liberarsi da tale faccenda, anche perché di stare ferma non ne aveva voglia, specialmente adesso che le cose sembravano essersi sbloccate. Era come se l’adrenalina scorresse nel proprio corpo, donandole una scossa non indifferente. 
Voltò l’angolo, decisa ad iniziare a controllare proprio quegli scaffali, ma una voce, non molto lontana da lei la fece bloccare.
«Dove stai andando, Bon? Il settore narrativa è da tutt’altra parte.»
Drake, che sicuramente doveva essersi divertito nel vederla fare un buco immenso nell’acqua, l’attese all’inizio del corridoio, fra due immense librerie, mentre le braccia erano strette all’altezza del petto e l’angolo delle sue labbra leggermente spinto verso l’alto. Sì, Drake si stava indubbiamente divertendo per quella sua gaffe, e Bonney, decisa a non dargli corda, si voltò verso di lui e lo superò come se nulla fosse appena successo. 
«Solo perché tu conosci a memoria questo posto non sei autorizzato a prendermi in giro.»
«In realtà non ti stavo prendendo in giro—…» replicò raggiungendola, mentre entrambi tornavano dagli altri. «Però apprezzo tutta questa tua determinazione nel volerci liberare, anche se hai appena sbagliato strada.»
Che stronzo che sapeva essere anche Drake quando s’impegnava, o forse era solamente la soglia di sopportazione di Bonney troppo bassa, considerato il terribile ed il momento terribilmente ricco d’ansia, perché non vedeva l’ora di scoprire qualcosa in più. Magari, dopo, avrebbe rimproverato anche lui, ma al momento aveva ben altro per la testa, infatti si limitò ad aumentare la propria andatura tornando al proprio posto iniziale. Con un movimento svogliato poggiò entrambi i gomiti sulla scrivania.
Qualcuno doveva decisamente essere andato a cercare quel libro, considerato che lei aveva appena sbagliato settore, quindi si guardò intorno notando l’assenza di Law ed ovviamente anche quella di altri, fra cui parte dei Mugiwara.
Passarono un paio di minuti, durante i quali la mente della rosata, che sembrava essere totalmente sgombra dai pensieri, non fece altro che focalizzarsi sui numeri scritti sulla lavagna. Era decisamente troppo semplice, eppure non c’erano arrivati, almeno fino a quel momento cruciale. 
Correndo ed inciampando, forse per la troppa emozione, il Dio Usopp, seguito a ruota da Bibi Nefertari, Nami e Chopper, agitava la mano in segno di vittoria, e solamente allora la pirata si rese conto che stava stringendo anche un libro. Law, alle loro spalle, sempre in costume da bagno, cosa che rasentava l’assurdo oltre che l’incredibilmente ridicolo, strappò dalle mani di Usopp quel libro e poi li superò tutti quanti avvicinandosi incredibilmente alla lavagna. Bonney, dal canto suo, poggiò entrambi i palmi delle mani sulla scrivania e fece forza per sollevarsi e mettersi in piedi su tale superficie, senza curarsi troppo delle occhiate scettiche che le stavano lanciando. 
Non poteva essere Law a fare tutto il lavoro ed a prendersi il merito, ed infatti balzò dal lato opposto avvicinandosi al chirurgo. 
«Che pensi di fare senza di me, Trafalgar? L’idea è stata mia, quindi a me l’onore di leggere.»
Gli occhi di ghiaccio di Law s’assottigliarono nella direzione di Bonney e se solo ne avesse avuto il potere l’avrebbe incenerita, ne era certa, ed infatti dopo uno sbuffo le passò il libro. 
«Dunque, eccoci qui, iniziamo dalla prima riga di numeri, ovvero—… 17 32 4.»
«Secondo il tuo ragionamento dovrebbero essere Pagina, riga e parola, o sbaglio?» Sabo s’era accostato a loro, facendosi largo fra la gente, perché anche lui sembrava parecchio impaziente di scoprire qualcosa. 
«Ovvio.» replicò lei con impertinenza andando ad aprire il libro. 
«Allora non rompere e leggi, Jewelry!» le urlò invece Kidd, che dal lato opposto della scrivania, esattamente accanto a Mugiwara ed a Drake, la stava osservando. 
Probabilmente se Bonney avesse replicato questa volta la rissa non l’avrebbe scongiurata nessuno, quindi richiamò a sé tutta la pazienza e la buona volontà di cui era dotata e si concentrò su quel libro. Il suo ragionamento, se era corretto, avrebbe rivelato una parola, almeno così credeva e quella parola, forse, li avrebbe aiutati, insieme alle restanti righe di numeri. 
Prese la pagina 17, successivamente contò la trentaduesima riga ed infine la parola numero 4, che si rivelò essere “Le”. Non c’era nulla di strano, insomma era l’inizio di qualcosa, quindi, dopo averla letta ad alta voce, fece segno a qualcuno di trascriverla. Quel qualcuno, puntiglioso come sempre, fu Nico Robin, che aveva una matita a portata di mano. 
«Che vuol dire?»
Domanda più che giusta, quella di Yonji Vinsmoke, decisamente confuso quanto tre quarti dei presenti. 
«Che ne so, la teoria è sua!» rispose suo fratello Niji, indicandola e rivolgendole un ghigno divertito. 
Altro stronzo da evitare o da prendere a calci e trasformare in marmocchio. Bonney non riusciva a credere che quei tre potessero davvero essere imparentati con loro sorella, ma l’aspetto era indubbiamente uguale. Sospirò per non rispondere male anche a lui, ma Law le diede un colpo al braccio per spingerla a leggere le altre righe. 
Sollevò gli occhi sulla lavagna e questa volta andò a pagina 25, utilizzando sempre la stessa tecnica, ed anche in quel caso appuntò una parola che l’archeologa trascrisse.
Ci volle davvero poco per finire di provare a decriptare il resto delle righe piene di numeri, ed alla fine, tutti quanti si fermarono a guardare Nico Robin, che in mano stringeva il foglio sul quale aveva appuntato ogni parola trovata da Bonney, sotto l’attenta supervisione di Law e Sabo. 
Lei non le ricordava, presa com’era a cercare, ma forse, se non aveva letto male, avevano davvero trovato un nuovo indizio che li avrebbe condotti a qualcosa di nuovo. 
«Nico-ya, potresti leggere quello che hai scritto? Spero di aver capito male
Ma Law non capiva mai male, quindi questo voleva dire che avevano fatto bingo. Il cuore di Bonney, che martellava sempre più veloce all’altezza del proprio petto, era come se stesse per esplodere, anche perché l’ansia e l’adrenalina che si accumulavano in lei non facevano altro che renderla nervosa. Voleva sapere e soprattutto adesso anche lei era decisa a giocare seriamente quella partita, forse perché non si divertiva tanto, e s’impegnava a tal punto da parecchi anni. Adorava quella sensazione, era un brivido di pura energia che s’insinuava in lei. 
Robin tossicchiò per schiarirsi la voce ed alla fine si decise a leggere. 
«Le vie sono nei sotterranei.»
Bonney sgranò gli occhi, perché effettivamente quella tecnica da lei adottata aveva portato a qualcosa di nuovo, un indizio totalmente differente dagli altri, qualcosa che adesso li costringeva a spostarsi. La gara continuava, perché questo doveva essere solamente il primo passo della prima prova di Cassiel e loro avevano impiegato fin troppo tempo per risolvere quella parte. 
Un ghigno divertito andò ad abbellire le labbra colorate della pirata, che passò in rassegna tutti i presenti. Se solo qualcuno avesse avuto qualcosa da obiettare, riguardo la sua teoria, li avrebbe benissimo potuti prendere a calci, ma a quanto pareva era riuscita a convincere tutti, anche perché Cassiel aveva appena fornito un nuovo indizio. 
«Quindi avevo ragione.» ammise la pirata poggiando, con molta poca delicatezza il libro sulla scrivania. «Allora, signori, vogliamo spostarci nei sotterranei?» 
E quella domanda, che non aveva bisogno di alcuna risposta, fece sollevare un brusio d’assenso. 
Il prossimo passo era scendere nei meandri oscuri di quel castello che Cassiel aveva lasciato loro ed il gioco sembrava diventare sempre più interessante. 

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Capitolo 13
*** Verso i sotterranei ***


Capitolo 13. Verso i sotterranei
 
Una ciocca di capelli rosa venne tirata automaticamente indietro con un movimento fluido della mano, così da poter guardare meglio quelle parole appuntate di fretta sul foglio di carta che adesso Reiju stava osservando con interesse. Quello, effettivamente, era il primo e vero indizio che riuscivano a ricavare da soli da quando era iniziata quella prova. Poco male che a risolverlo, trovando la giusta soluzione, era stata proprio la più inaspettata delle persone. E questo non perché Reiju credesse che Bonney Jewelry fosse poco intelligente, ma semplicemente perché l’aveva vista riposata e fresca come pochi la dentro. Forse sarebbe stato egoistico dire che Reiju stessa si stava godendo la vita tranquilla all’interno delle mura, provando ad aiutare quando era necessario, ma in fondo a lei stare in pace le piaceva, soprattutto perché quegli sprazzi di vita le avevano dato la possibilità di starsene davvero tranquilla e lontana dai pensieri. Aveva visto poco i propri fratelli, punto a favore di quella situazione, eccezione fatta per Sanji che si preoccupava per ella, anzi, ogni tanto si era preoccupato addirittura troppo. Ma in fondo le faceva piacere sapere che c’era ancora qualcuno, in quella famiglia, capace di gestire il buon cuore ereditato da Sora, e veder Sanji sorridere la riportava indietro nel tempo. Poteva anche apparire agli occhi altrui come una fredda ed eterea bellezza, irraggiungibile, ma Reiju era così abituata ad indossare quella maschera dinnanzi a suo padre ed agli altri fratelli che si ritrovava a dimenticarsi di toglierla anche in occasioni come quella.
Probabilmente, se proprio doveva essere sincera con sé stessa, aveva trovato fin troppo piacevole la passeggiata che il Primo Comandante di Barbabianca le era riuscita a strappare sotto gli occhi vigili di uno Yonji che aveva inizialmente protestato. Aveva dovuto convincerlo a non seguirla semplicemente con le minacce e finalmente libera dal fratello minore, Reiju aveva avuto modo di poter interloquire con Marco, parlando del più e del meno, ma soprattutto perdendo la cognizione del tempo passato in sua compagnia. Il fiero comandante, oltre che ad essere un ottimo parlatore dall’acuta intelligenza, si era dimostrato anche piuttosto gentile e ben disposto, cosa che aveva indotto Reiju a lasciarsi andare, abbassando decisamente le proprie difese. Magari le sarebbe anche piaciuto ripetere ancora una volta l’esperienza, anche perché si erano lasciati con la promessa di raccontarle ulteriori avventure avvenute con i Figli di Barbabianca. Quello aveva giovato all’animo della giovane ragazza, che si era sentita libera grazie ad i racconti di Marco, però quel pomeriggio nella grande biblioteca, in mezzo alla generale esaltazione, non aveva avuto modo di parlargli, se non quando si erano scambiati un’occhiata indefinita dopo la scoperta dei sotterranei. Perfino lei, che da li non voleva andarsene per ovvie ragioni, aveva trovato interessante quella scoperta da parte di Bonney, ed insieme a tutti quanti aveva iniziato a dirigersi verso il punto appena scoperto. Sapeva bene che c’era una scala che conduceva ad i sotterranei, ma lei personalmente non aveva avuto modo di andare fin li sotto. Erano stati Ichiji, Niji e Yonji ad andare, e molto volentieri Reiju aveva lasciato loro l’onore di esplorare quei posti angusti e decisamente poco belli. 
Nel silenzio che si era ritagliata, nonostante le parole ed i borbottii di tutti quelli che le stavano intorno a raggiungerla, senza sorpresa alcuna, fu proprio Yonji, il più alto di tutti i fratelli Vinsmoke, che con le mani in tasca e lo sbadiglio pronto ad abbandonare le sue labbra. 
«Finalmente qualcosa d’interessante, non trovi Reiju?» le domandò con tranquillità, in fondo loro due parlavano spesso, per quelli che erano i loro standard. 
«Decisamente. L’intuizione di Bonney era chiaramente corretta se adesso ci stiamo dirigendo tutti quanti verso i sotterranei.»
«Sicura di volerci venire? Con quei tacchi?» e Yonji abbassò lo sguardo sulle scarpette rosa di Reiju, che la stessa aveva scelto per l’occasione. «Oppure potresti romperti un’unghia, sorellina.»
Sapeva che la stava prendendo in giro, ed infatti Reiju sorrise quasi divertita da quella provocazione del verdino. 
«Non preoccuparti, al massimo mi faccio portare in braccio.» 
Cosa che probabilmente non avrebbe esitato a fare, perché lei era una principessa ed in quanto tale si comportava sempre in questa maniera. 
«Dalla Fenice?» la rimbeccò il fratello, sperando di ottenere una qualsiasi reazione.
Lo faceva spesso, forse perché voleva assicurarsi che anche lei, a modo suo, riuscisse in qualche modo ad esternare qualcosa nei confronti del genere maschile, come loro lo facevano con il genere femminile, infatti proprio in quel momento passò al loro fianco Koala seguita da Bibi e Nami, distraendo il ragazzo.
Possibile che Yonji pensasse solamente al cibo od alle ragazze?
Se solo ne avesse avuto la possibila, e soprattuto se si fossero trovati da soli, Reiju gli avrebbe mollato uno schiaffo per farlo riprendere, ma in pubblico era sempre decisa ad andare con le buone maniere. 
«Hai finito di sbavare su quelle ragazze?»
«Eh? Ci hanno superati e non potevo non guardarle—…» si giustifò Yonji ghignando diverto prima di voltarsi a guardare la sorella assumendo un’aria incredibilmente seria. «E poi una di loro in teoria non potrei neanche guardarla altrimenti Niji s’incazza.»
«Come, scusa?» quell’affermazione fece inarcare le sopracciglia di Reiju, che camminando insieme al fratello si costrinse a non alzare troppo il tono della voce. «Spiegami.»
«Non posso, sono cose da maschi.» 
«Sono tua sorella.»
«Ma tu non mi hai raccontato niente della tua “passeggiata” in compagnia della Fenice.» 
«Ti ho detto che abbiamo solamente passeggiato e parlato. Da quando t’interessi delle mie faccende personali, Yonji?»
«Sono tuo fratello ed il tuo compagno di squadra, e poi con Niji quel pomeriggio non avevamo nulla da fare e vi abbiamo seguiti, ecco perché so queste cose.»
Ed ovviamente Reiju dovette richiamare a sé tutto il proprio gelido autocontrollo per non prenderlo a calci, dopo tale ammissione, fatta forse con fin troppa semplicità. L’avevano seguita? Questo era tipicamente loro e semmai ci fosse stata una volta successiva avrebbe proposto al Primo comandante qualcosa di decisamente differente, lontana da occhi indiscreti. Quello, però, la stava portando decisamente lontana dalla prima affermazione di Yonji, ancora perso a guardare le tre che correndo stavano raggiungendo il resto del gruppo, diretti verso i sotterranei. 
«Chi di loro non “potresti guardare”?»
«Ma io la guardo lo stesso, tanto Niji al momento non lo saprà mai—…»
«Yonji!»
«D’accordo, sei assolutamente fastidiosa Reiju quando t’impunti. Comunque, decisamente la principessa di Alabasta, con quei suoi capelli blu e quei fianchi e quel—…»
Ma Reiju non era disposta a tollerare certi commenti decisamente maschilisti, quindi sollevò una mano andando a stringere la mascella di suo fratello. 
«Piantala ho capito. E tu credi che interessi a nostro fratello?» 
«In realtà non ne sono sicuro, ma quando la vede ascolta meno del solito, quindi ho formulato quest’ipotesi.»
Non che la cosa interessasse davvero Reiju, che lasciò andare la mascella di Yonji, portando le lunghe dita a sistemarsi il vestito candido. 
«Yonji, se per fare qualsiasi cosa t’impegnassi la metà di quanto t’impegni per studiare le ragazze a quest’ora saresti un vero genio.»
Fu proprio con soddisfazione che Yonji le ghignò fermandosi dinnanzi la porta che dava sulle scale per i sotterranei, dinnanzi la quale la stessa Reiju si fermò ad osservare verso il basso. Non le piacevano molto i luoghi chiusi, men che mai quelli che andavano sotto terra, anche perché quel posto era fin troppo misterioso perfino per lei, quindi dovette trattenere un flebile sospiro prima di muovere un passo verso il primo scalino, cosa che venne interrotta da una figura alle proprie spalle che poggiò una mano sul suo fianco, facendola immobilizzare. 
«Non hai paura a metterti fra me e quella pazza di Jewelry però ti spaventi a scendere delle scale? Così potresti anche deludermi, Miss Vinsmoke.» 
La voce di Eustass Kidd, che era apparso improvvisamente alle sue spalle, era quanto di più inaspettato Reiju immaginasse, tanto che rischiò di poggiar male il proprio tacco, ed in quel caso una caduta era praticamente d’obbligo. Il voler intervenire poco prima era stato dettato unicamente dal buon senso, perché conoscendo quegli individui era più che ovvio che una rissa sarebbe potuta degenerare. Lo faceva costantemente con i propri fratelli e lo avrebbe fatto anche con chiunque altro, ma Kidd, che sicuramente doveva ghignare alle sue spalle, aveva chiaramente osato troppo con quella mano. 
«In realtà avrei preferito un po’ più di luce per scendere queste scale, ma se vuoi posso spostarmi per farti passare.» e Reiju, con tali parole, voltò appena il viso per guardarlo di sbieco, accennando un sorriso con le labbra perfette che si ritrovava. 
«Prima le signore. Che non si dica in giro che non sono un gentiluomo.» 
«Reiju!» s’intromise chiaramente Yonji, che doveva aver assistito a tutta quella scena imbarazzante. «Hai trovato chi potrebbe portarti in braccio, che ne pensi?!»
Peccato che certe volte Yonji parlava decisamente troppo e quella era una delle frasi che non avrebbe dovuto pronunziare proprio dinnanzi Kidd, che si mise a ridere divertito. Lei, dal canto suo, prese a scendere scuotendo il capo, così da liquidare entrambi con un sospiro profondo. 
«Andiamo, tuo fratello è divertente, rosellina, non scappare e poi se volevi davvero un passaggio bastava semplicemente chiederlo.»
Era una vera fortuna che li sotto non vi fosse quasi totalmente luce, eccezione fatta per delle torce sicuramente accese da Sabo e seminate lungo il cammino verso i sotterranei, anche perché in quella maniera non era possibile vedere le sue guance tingersi di un lieve rossore.
E dire che Reiju non arrossiva mai, perché nessuno era davvero in grado di farla sentire in imbarazzo. Nessuno eccezione fatta per Eustass Kidd, che unito a suo fratello Yonji si stava impegnando per volerla fare sprofondare nel terreno
«So camminare da sola, Esustass Kidd, ma grazie, lo terrò a mente per eventuali situazioni future.»
Ovviamente non era per nulla vero, ma voleva trovare un modo per rifiutare quella sorta di invito senza sembrare eccessivamente scortese e con un pizzico di sarcasmo, quale era solita adoperare in situazioni tali. Perché purtroppo, per quanto impensabile fosse, c’erano fin troppi a domandare la mano di Reiju, pretendenti che per fortuna non erano mai stati accettati da Judge. Unica nota positiva di suo padre, non voleva cederla tanto facilmente, forse perché questo equivaleva a dire cedere una preziosa risorsa in quanto arma, ma per lei era una fortuna perché non aveva intenzione di accettare un matrimonio combinato come aveva pensato, un tempo, per Sanji. 
Sentì il pirata dai capelli rossi, che teneva sulle spalle la sua consueta pelliccia, ridere divertito, ma Reiju decise di lasciarlo cuocere nel suo stesso brodo, decisa invece a focalizzare tutte le proprie attenzioni sull’ampia sala che si apriva alla fine del corridoio. Era una strada lunga, doveva ammetterlo, anche perché il solo pensiero di risalire le scale le faceva già girare la testa, ma tutti quanti oltrepassavano una porta in fondo al corridoio, e si fermavano li dentro. Doveva essere sicuramente li il secondo indizio, e dire che nessuno aveva pensato di scendere fin laggiù a controllare, ma appunto gli indovinelli avevano sviato, proprio come la biblioteca in un primo momento.
Le iridi cristalline di Reiju, una volta oltrepassata la pesante porta in legno, si soffermarono a studiare la sala spoglia e fatta totalmente da blocchi di pietra, nella quale si stavano riversando tutti quanti, e quel che immediatamente la colpì furono le tre aperture, dei veri e propri tunnel, che spuntavano sulla parete dinnanzi a loro. Era come se Cassiel li stesse mettendo dinnanzi a tre scelte possibili, tre vie da seguire ed improvvisamente la frese decifrata dal libro aveva senso.
Le vie sono nei sotterranei. 
Quindi tutto combaciava e questa era chiaramente la continuazione della prova. Si fermò accanto ad Ichiji, che la guardò di sbieco tenendo le braccia serrate all’altezza del petto. 
«Sei in ritardo.» 
Come sempre il fratello rosso non si scompose neanche un poco, risultando addirittura annoiato da quella situazione. 
«Ero con Yonji.»
«Immaginavo—… in ogni caso, Reiju, tieni gli occhi aperti.»
Ovviamente la ragazza dai capelli rosa annuì impercettibilmente, sorpresa da quel guizzo di fraternità nelle parole di Ichiji, che di solito, insieme a Niji, erano quelli che meno si curavano di lei. Ma forse voleva che stesse attenta per non perdere potenziali indizi. In fondo le avevano detto chiaramente che quel tesoro doveva finire nelle mani della Germa, proprio come la tecnologia di Cassiel, superiore perfino alla loro. Su quest’ultimo punto Reiju concordava, ma il portare via quella tecnologia era decisamente più complesso. 
«Ed adesso?»
A porre quella domanda, dall’altro lato della sala, era stata Nami, la Gatta Ladra, che si stringeva conclusivamente a suo fratello Sanji, perché era palese per chiunque che quel posto la spaventasse. 
«Ed adesso è chiaro che dobbiamo entrare, anche perché leggete quello che c’è scritto sulla parete sopra le entrate.» asserì con serietà Trafalgar Law che con la punta della sua spada, proprio sotto una di quei tre tunnel, indicò qualcosa che era sfuggito agli occhi attenti di Reiju. Effettivamente era stato scritto scavato nella roccia e questo rendeva il tutto molto più interessante. 
Solo una delle tre vie conduce alla chiave”.
Quelle frasi incise nella roccia della grande camera sotterranea erano il chiaro segno che dovevano trovare questa chiave, forse nominata anche nel primo indovinello, quindi da li seguire il percorso era piuttosto logico. Solo che la vera domanda era: quale scegliere?
«Ho già un piano, quindi non fate quelle facce e statemi ad ascoltare tutti quanti.» continuò il chirurgo assumendo un’espressione serissima. «Ci divideremo in tre squadre ed ogni squadra s’avventurerà in uno dei tre tunnel, anche se sembra più che altro un labirinto.» 
«Law ha ragione, dobbiamo dividerci per fare prima, non possiamo rischiare di perderci. Useremo delle funi per segnare la via, man mano che proseguiamo.» aggiunse il biondo rivoluzionario, decisamente un tipo capace di ragionare e che si scambiò uno sguardo d’intesa con il felino. 
«Quanti componenti per ogni squadra, Law?» domandò Drake, che dal canto suo era rimasto in silenzio fino ad allora, ma che finalmente aveva fatto un passo in avanti. 
Il chirurgo inarcò un sopracciglio scuro e poi si voltò a studiare l’ingresso di quel tunnel, prima di tornare a puntare gli occhi su colui che diventava un dinosauro. 
«Tre persone per squadra. Di più sarebbero un ingombro e di meno potrebbero andare incontro a pericoli. Tre mi sembra il numero perfetto per entrare li dentro.»
Tutti quanti, dopo le parole del chirurgo, annuirono ma prima che qualcuno potesse dire qualcosa di utile Luffy si gettò in avanti ed afferrò Trafalgar per un braccio e lo strattonò.
«Io voglio andare, ti prego.»
Reiju sorrise divertita da quella scena, beccandosi un’occhiataccia da Niji, ed ovviamente anche il chirurgo della morte sembrava essere scocciato da tutto quello, quindi si ritrovò ad annuire per esasperazione. 
«D’accordo, andremo sicuramente io e Luffy, poi chi altro vuole andare? Cerchiamo volontari.»
«Noi andiamo sicuro, giusto ragazzi?» a parlare fu Sabo, che si scambiò un’occhiata d’intesa con Lindbergh, che lo affiancò immediatamente, e Koala, imbarazzata raggiunse gli altri due, andando così a costituire la prima squadra. 
«Ottimo, voi sarete un gruppo, poi chi altro vuole entrare?»
Quella domanda di Law risuonò per tutta la sala, sentì qualcuno, probabilmente Usopp, rintanarsi insieme a Nami ed a Chopper lontano dall’entrata, chiaramente loro non sembravano decisi ad oltrepassare quei tunnel. Perfino i suoi fratelli, che di solito non facevano altro che mostrarsi spavaldi, rimasero in silenzio, forse perché volevano semplicemente godersi lo spettacolo. Non c’era sicurezza che avrebbero combattuto, e questo probabilmente li faceva esitare, ma Reiju, dal canto suo, non aveva voglia di starsene con le mani in tasca, anche se quello equivaleva a salire un ulteriore gradino verso la libertà dall’isola dove voleva rimanere. Eppure la principessa della Germa, dall’alto del suo rango, voleva essere collaborativa, quindi mosse un passo in avanti e senza guardare nessuno parlò.
«Vorrei andare anche io.»
Sicuramente quella fu una vera e propria sorpresa, anche perché lei non sembrava prettamente una donna d’azione, anche se grazie al suo potere aveva dei trucchetti nella manica decisamente interessanti. Si voltò a guardare i fratelli, che annuirono soddisfatti, come se quel gesto altamente macho fosse quello che Reiju doveva fare da tempo, e poi fissò Law, che annuì. 
«D’accordo, principessa Reiju—…»
«Se volete con lei posso andare io
Improvvisamente una voce s’alzò dal fondo della sala, costringendo anche Reiju a volgere lo sguardo in direzione di chi aveva parlato, e tutti quanti si spostarono per far passare incredibilmente Marco la Fenice, che accompagnato da Izou, al suo fianco, s’incamminò in direzione della ragazza. Probabilmente questo fu uno dei pochi momenti della sua vita in cui Reiju era piacevolmente rimasta senza parole, stupita dalla volontà e dalla perizia del comandante. Insomma non si era di certo immaginata che qualcuno, o forse proprio lui, volesse accompagnarla in una missione abbastanza pericolosa, ma Marco si era rivelato per quello che era: un vero gentiluomo. Ed infatti, guardandolo fisso negli occhi, come se in quella sala esistesse solamente lui, gli sorrise sinceramente. 
«Marco, va bene andrai con Reiju.»
Sentì solamente di sottofondo la voce di Law, che aveva aggiunto qualcos’altro riguardo lo stare attenti, ma in quell’istante per la principessa Vinsmoke vi era solamente il comandante dei figli di Barbabianca. Eppure, una parte non indistinta di sé stessa, le urlava di smettere di sorridere, o di provare a flirtare con lui, perché era una cosa sbagliata. Anche perché, riflettendoci, quanto poteva lei, una nobile principessa, interessare un pirata come lui? Venivano da mondi totalmente differenti, avevano saggiato e sperimentato vite opposte, poiché Marco era libero come il vento mentre Reiju era sempre stata chiusa in una bolla di cristallo. Non vi era futuro per loro, e questo, a malincuore, lei stessa dovette ricordarselo prima di lasciare che la propria mente vagasse e rischiasse di perdersi per qualcuno come lui. 
Quindi, ferma al suo fianco, con le sottili braccia intrecciate all’altezza del seno, volse nuovamente uno sguardo al capo della spedizione, sperando di poter entrare li dentro il prima possibile.
«Ottimo quindi mancano solamente due persone, altri volontari?»
«Vorrei andare anche io!»
E fra uno sbadiglio e l’altro, lo spadaccino dai capelli verdi si fece avanti, poggiando una mano su una delle sue tre spade, ma ad interromperlo vi fu un urlo generale, anche da parte dello stesso chirurgo. 
«NO!»
«Eh? Perché no?» domandò infastidito Roronoa mentre cercava di liberarsi dalla presa dei compagni che volevano impedirgli di andare. 
«Perché tu ti perdi in condizioni normali, Testa d’alga, figurarti in un possibile labirinto. Sei la persona peggiore che possa andare li dentro.» gli rispose, sorprendentemente, suo fratello Sanji, che lo aveva afferrato per la maglietta, impedendogli di andare oltre. 
Lo spadaccino si voltò verso di lui infuriato e gli puntò il fodero della spada contro, cosa che non sorprese neanche un poco Reiju. 
«E sentiamo, perché tu non ti sei proposto per andare, Cuoco?»
«Semplice, idiota, io devo proteggere la bellissima Nami ed ovviamente qualsiasi altra donzella che non vuole entrare la dentro—…  Reiju, a proposito, sei ancora in tempo per cambiare idea.»
«Sempre il solito pervertito.»
«Come mi hai chiamato, imbecille?»
Non poté che sorridere nel sentire le parole di suo fratello Sanji, sempre così al confine fra l’amorevole e l’inquietante passione per le ragazze, quindi si limitò a scuotere il capo facendo un chiaro cenno di “no” con il viso. In quegli istanti, in cui si stavano ancora cercando altri due membri disposti ad aggiungersi al gruppo, fu abbastanza certa di aver visto uno scambio di sguardi fra la principessa Nefertarti e la sua guardia reale, che probabilmente avrebbe tanto voluto uccidere la sua stessa protetta. Eppure Reiju, mettendosi nei panni del Falco di Alabasta, in parte lo poteva comprendere, perché quella situazione apparentemente placida nascondeva qualcosa di decisamente più pericoloso ed incomprensibile, quindi era giusto tenere sotto osservazione una nobile quale Bibi. Sapeva bene quanto la sua famiglia fosse differente dalle altre e lei stessa, quella ragazza dai capelli turchesi, lo dimostrava ogni giorno di più. Nonostante la loro discendenza più che nobile, forse addirittura sarebbero dovuti essere dei Draghi celesti, Reiju si era ritrovata ad avere a che fare con una ragazza decisa e simpatica e forse anche un po’ attaccabrighe, nulla che avesse a che fare con gli stereotipi delle comuni ragazze nobili. Magari lei stessa un po’ rientrava in quel circolo, ma sempre per pura facciata. 

«D’accordo io ci sto. »
Non tarda a giungere il penultimo ingresso nel gruppo dei nove, ed a parlare era stato propio Drake, il T-Rex, che sotto lo sguardo curioso e divertito di Bonney li raggiunse ed andò a fermarsi non molto lontana da lei e Marco. Ecco, il suo intervento era piuttosto interessante, aggiungendo anche le voci misteriose che giravano sul suo conto. 
«Non me ne rimarrò qui ad annoiarmi mentre voi fate tutto il lavoro divertente—…»
Quell’ultima voce, di colui che aveva appena deciso di unirsi, fece scattare Reiju, perché l’aveva sentita poco prima di scendere le scale, e questo ebbe su di lei un effetto destabilizzante. No, Eustass Kidd era certamente l’ultimo che avrebbe voluto avere a fianco in quell’impresa, forse perché quel rosso era un provocatore nato. 
«TRAFALINO!!! Kidd verrai con noi, non è vero? Così possiamo ripetere quello che abbiamo fatto a Sabody.» urlò Luffy afferrando ed allungandosi verso Kidd, che lo guardò con la peggiore delle espressioni. 
«Quindi combinerete un casino? Perché io, di Sabody, ricordo soprattutto questo e di come quel fottuto ammiraglio ci abbia quasi presi tutti.»
Bonney Jewelry non si risparmiò di commentare, cosa che ben poco sorprese tutti quanti. Non aveva idea di quello che fosse successo su tale arcipelago, ma dagli sguardi che loro tre si lanciarono sicuramente qualcosa di pericoloso.
«Bene, Kidd andrà con loro, mentre io verrò con voi due.» asserì con sicurezza Drake, che forse era il più sollevato nel non avere in squadra qualcuno come uno dei tre che stavano per fare a botte a pochi metri di distanza.
Reiju si sporse leggermente in avanti per assicurarsi di aver compreso bene i vari partecipanti a quella continuazione, ed alla fine si ritenne soddisfatta anche della propria stessa scelta. In tal modo i suoi fratelli non avrebbero potuto dirle nulla, perché lei era stata un membro attivo della spedizione, e poi aveva anche modo di poter interagire, di nuovo, con la Fenice, cosa che non le dispiaceva neanche un poco.
Qualsiasi cosa li attendesse in quel tunnel buio, decisamente troppo buio, lei era pronta ad affrontarlo e per farlo avrebbe usato anche il suo amato veleno, perché Reiju, in fondo, era una guerriera e sapeva difendersi da sola.

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Capitolo 14
*** Il tunnel ***


Capitolo 14. Il tunnel

La Fenice ancora era incredula dalle scelte e dal susseguirsi di eventi in quel pomeriggio, perché da quando Bonney era apparsa in corridoio, urlando a tutti di riunirsi, nessuno riusciva più a stare fermo, men che mai lui. Sentiva l’adrenalina scorrere nel proprio corpo per via del loro avvicinarsi alla soluzione.
Marco, per quanto poco volesse ammetterlo, era un abile giocatore a livello psicologico, quindi tutta quella faccenda era un vero e proprio toccasana per la sua mente. Era come una partita a scacchi, cosa in cui di tanto in tanto si dilettava in compagnia del suddetto Chirurgo della Morte. Sulla propria nave, infatti, possedeva una scacchiera che aveva preso durante uno dei primi bottini come Figlio di Barbabianca. Quella, per il medico, era un vero tesoro ed era raro che trovasse qualcuno con cui fare qualche partita. Un tempo aveva provato a spiegare ad Ace come giocare, ma quella testa calda aveva fatto cadere tutto a terra e poi si era addormentato durante una loro partita. Da allora era raro vedere Marco impegnarsi in un gioco simile, almeno fino a quando non erano giunti su quell’isola, poiché Cassiel aveva disposto loro come pedine e di certo il resto delle sue prove erano studiate fin nei minimi dettagli: era una vera e propria partita a scacchi ed ogni loro mossa doveva essere cauta. 
Ma effettivamente, se proprio doveva essere sincero al cento per cento con sé stesso, Marco era stato molto avventato nel proporsi subito per assistere Reiju in quell’impresa. Insomma era rimasto sorpreso come non mai da quella sfrontatezza dimostrata dalla Farfalla della Germa 66, e forse si era anche un po’ infastidito che nessuno dei suoi fratelli avesse alzato un dito per fermarla. Ormai aveva imparato a capirli, il tutto osservandoli da lontano. Reiju, nonostante fosse l’unica donna di quella sanguinaria famiglia possedeva molto più coraggio di quello che voleva dimostrare, e quel suo gesto, nei sotterranei, ne era la prova più lampante. E poi, secondo Marco, ci voleva davvero un bel coraggio a vivere con quei mercenari che era costretta a chiamare “fratelli”. Forse era per tale motivo che il biondo si era allontanato da loro e non poteva neanche biasimarlo più di tanto. 
Adesso, però, tutta l’attenzione di Marco era rivolta verso i propri compagni di percorso, perché insieme a lui ed a Reju si era unito anche l’altro possessore di uno zoo mitologico, ovvero X Drake. Figura che da sempre aveva solleticato l’interesse di Marco, partendo proprio dal suo frutto. Magari avrebbe preferito approfondire la sua conoscenza in un posto diverso e soprattutto non quando si trovava ad avere la possibilità di affiancarsi a Reiju Vinsmoke, ma ovviamente Marco si sarebbe dovuto accontentare. 
Dopo una lunga discussione su cosa fare per evitare di perdersi, accompagnata da una serie di proposte imbarazzanti, quali usare delle briciole di cibo, suggerita in combo da Sanji e da Bonney, oppure andare alla cieca, e suddetta ipotesi era stata vagliata da Mugiwara in persona, alla fine, a risolvere quel problema, furono proprio i membri della Germa, che improvvisamente si diedero da fare, sotto le indicazioni della sorella. Sulle loro immense navi, piene di tecnologie innovative, avevano dei cavi d’acciaio lunghi e che potevano essere srotolati lungo la strada, in modo tale da avere un sicuro metodo per ritornare indietro ed inoltre, non sapendo chi avrebbe trovato la chiave, decisero di rimanere in comunicazione. 
Reiju, al polso, si era legata il piccolo DenDen Mushi portatile che aveva un ampio raggio d’azione a detta di Lindbergh, e che poteva sicuramente coprire la distanza dentro quei tunnel. In tale maniera avrebbero comunicato la posizione e se vi fossero pericoli o nuovi indizi. Era facile e stranamente erano riusciti ad organizzarsi in meno tempo del previsto, forse perché stava entrando nella testa di tutti quanti che la collaborazione, in quel caso, era fondamentale per cercare di superare le prove. Probabilmente, al proprio ritorno, ci sarebbe stato Izou ad attenderlo con un ghigno stampato sul viso e mille domande da fare alla ragazza. Ormai lo conosceva fin troppo bene, sapeva quanto potesse essere invadente e quindi, in un modo o nell’altro avrebbe cercato di evitarlo, almeno fino a quando non sarebbero ritornati alla propria nave, perché loro la Moby non l’avrebbero mai e poi mai lasciata per un castello, nonostante esso fosse parecchio comodo. 
Il solo pensare alle possibili domande che Izou, al ritorno, gli avrebbe fatto, fece perdere la concentrazione quel poco che bastava per far diminuire le fiamme azzurre intorno alla sua stessa mano. Il potere della Fenice gli consentiva di usare quel fuoco non solo per curare altre persone ma anche in tale maniera. Ovvio, non era come il frutto Mera Mera, ma bastava a far luce in quei cunicoli bui. Avevano girato un tre volte a destra e due a sinistra, almeno così si ricordava, ed alle proprie spalle Drake, non molto lontano da lui, stava continuando a sciogliere la spoletta attorno alla quale era avvolto il cavo resistente della Germa. L’unica donna nella loro squadra, invece, camminava accanto a lui alternando lo sguardo fra quel tunnel buio ed il proprio DenDen da polso. 
«Credo che fra un paio di metri dovremmo girare nuovamente.» avvertì proprio lei, con quella voce pacata ed allo stesso tempo melodica, che fece voltare Marco nella sua direzione. 
Le fiamme azzurre, unica fonte di luce la dentro, illuminavano in parte il viso ed i capelli di Reiju, creando un particolare gioco d’ombre che nascondeva ed allo stesso tempo mostrava quei lineamenti tanto delicati. Probabilmente era una delle visioni più affascinanti che Marco avrebbe mai potuto vedere e se ne rendeva tristemente conto.
Ma c’era qualcosa di più importante e loro dovevano rimanere concentrati fino alla fine.
«D’accordo, Drake li dietro va tutto bene?» domandò il comandante prima di lanciare uno sguardo alle proprie spalle, scorgendo al figura del rosso che camminava a pochi metri da loro lasciando scorrere quel filo. 
«Nessun intoppo, almeno per adesso. Mi domando quanto siano lunghi questi tunnel, anche perché saranno venti minuti, più o meno, che camminiamo qua dentro.»
«Ha ragione. Pensavo che sarebbe stato più semplice—… ma consideriamo che ci siamo mossi lentamente per la mancanza di luce, quindi il tempo è più che giustificato.» 
La spiegazione di Marco, che aveva ben calcolato ogni singola mossa in quel frangente di eventi, convinse Drake e Reiju, tanto da farli annuire all’unisono. 
«I raggi d’azione dei nostri strumenti di comunicazione sono piuttosto ampi, quindi pur dovendoci allontanare parecchio dall’iniziale sala dove ci aspettano tutti quanti, possiamo rimanere in contatto con loro e—…»
REIJU!! Mi senti??” 
Un urlo non indifferenze si espanse per i corridoi bui, proveniente però dalla piccola lumaca che con minuzia riproduceva la voce di chi si trovava sul lato opposto. Nessuno di loro si fermò un solo secondo nonostante il disturbo. Dall’altro lato del DenDen doveva esserci Yonji Vinsmoke, uno dei fratelli della ragazza, quello che le aveva presentato la sera dell’enigma in biblioteca, anche perché era quello che faceva più domande. 
«Ti sentiamo tutti, Yonji, non hai bisogno di urlare.» lo rimproverò, giustamente, la ragazza, anche perché non avevano idea di quel che avrebbero potuto trovare li sotto. Anche il solo piccolo turbamento avrebbe potuto causare qualcosa di pericoloso e Marco voleva far marciare il proprio gruppo il più lontano possibile dai pericoli. 
VA BENE! COME VANN—…
Ma sei scemo? Ti ha detto di non urlare.
MI HAI COLPITO, SANJI? ORA TI FACCIO VEDERE IO.
Sì, adesso dammi quel ricevitor—…
Quel rapido dialogo che avvenne negli istanti successivi lasciò leggermente perplessa perfino la ragazza, anche perché a seguito di tali parole una serie di urla giunsero dalla piccola lumaca legata al polso della principessa, certa che si trattasse di Yonji e Sanji.
Piantatela voi due imbecilli. Reiju, perdonami, ma i tuoi fratelli stavano litigando.” la voce pacata di Nami fece tranquillizzare tutti quanti e probabilmente, se Marco non vide male, Drake aggiunse anche un sorrisetto divertito da quella faccenda. 
«Sei libera di colpirli per farli smettere, non farti nessun problema.»
Ottimo, adesso che ho il tuo permesso mi sentirò meno in colpa a sbattergli il Climattack in testa. In ogni caso vi sto chiamando per informarvi di una cosa—…
E Marco entrò in tensione, avvicinandosi improvvisamente a Reiju nella speranza di sentire meglio quanto aveva da dire la Gatta Ladra. 
Forse il gruppo di Sabo ha appena trovato qualcosa. Attendiamo loro notizie, voi nel mentre continuate ad avanzare, non sappiamo che cosa sta succedendo li dentro.
Annuì, sorpreso che finalmente qualcosa, negli altri tunnel, fosse andata per il verso giusto, ma anche loro non possedevano nessuna certezza. Potevano aver trovato la chiave come potevano essersi imbattuti in dei nemici o delle trappole o qualsiasi cosa Cassiel avesse deciso di usare contro di loro. 
«Ricevuto, Nami, ti aggiorniamo anche noi.
» rispose con tranquillità Reiju, accennando un sorrisetto in direzione del proprio DenDen da polso, prima di voltarsi verso il comandante. Effettivamente Marco si stava rendendo conto solamente allora che il proprio braccio stava sfiorando appena quello della ragazza. Il sottile strato della camicia violacea lo sperava dal contatto diretto con la sua pelle, cosa che lo avrebbe decisamente distratto dal compito che aveva. Non poteva lasciare che la sua mente si andasse a focalizzare su cose del tipo “le ragazze”, doveva rimanere concentrato ed infatti si ritrasse immediatamente, come se fosse stato un ragazzino, beccandosi, in maniera anche giusta, un’occhiata di sbieco da parte della principessa. 
«Ti senti bene, Marco?» domandò piuttosto preoccupata più che infastidita e forse, quella parte del suo carattere, era una delle cose piacevoli cose che apprezzava silenziosamente di lei. 
«Certo, credo che dovremmo continuare a camminare—… se il gruppo dei rivoluzionari avesse davvero trovato la chiave allora noi stiamo andando in un qualche vicolo cieco o in una trappola.»
«Propendo più per la trappola, ma non scoraggiamoci, magari il loro era era solo uno sbaglio.» e Reiju, nel pronunziare tali parole, si voltò verso di loro con un sorrisetto soddisfatto che lasciò Marco trepidante sul posto, perché non se lo era aspettato.
Cercò di ricambiare, ma qualsiasi espressione sarebbe risultata da stupido, per citare Izou, e lui non voleva fare di certo quella figura, quindi distolse, anche piuttosto rapidamente, lo sguardo, limitandosi a guardare le proprie fiamme azzurre che danzavano ancora sulla sua mano. 
Forse era stato un poco brusco, ma non voleva che si facesse strane idee e poi, nonostante il silenzio alle proprie spalle, non erano soli tanto da poter azzardare qualche parola in più, perché Drake, che li stava osservando incuriosito, stava ascoltando ogni singola parola. Lui aveva ben poco di cui parlare considerato come guardava la giovane Bonney. Da quel che aveva notato Marco, Drake non era esattamente un grande parlatore, ma sapeva ragionare e non poteva aspettarsi di meno da un ex membro della marina, ma certe volte guardava Bonney proprio come s’osservava una preda e quella non sembrava neanche accorgersene. Ma Marco non avrebbe parlato o commentato se il Dinosauro avesse fatto lo stesso, in fondo fra Zoo Mitologici dovevano anche darsi una mano. Quindi riprese a camminare tenendo gli occhi bene aperti, anche perché furono costretti a girare l’angolo, per l’ennesima volta, cosa decisamente pericolosa considerato che non avevano idea di quel che avrebbe potuto attenderli oltre. 
Fu infatti con calma che svoltarono, con Marco in prima fila, ed allora lasciò che le sue fiamme illuminassero il loro corridoio. Non sembrava esserci nulla di nuovo, almeno per gli occhi del Primo Comandante, e dopo essersi lanciato uno sguardo d’intesa con i propri compagni, Marco riprese il suo cammino, però nel momento stesso in cui poggiò il piede a terra, fu certo di aver premuto qualcosa. 
Il terreno, fatto ovviamente di mattoni, a differenza delle pareti d’acciaio, era uguale al pavimento nel resto dei sotterranei e non aveva di certo pensato che poggiando un piede avrebbe fatto scattare qualcosa, infatti si fermò di scatto e Reiju e Drake andarono a sbattere contro di lui. 
«Credo di aver appena fatto scattare qualche trappola.» sussurrò il biondo abbassando lo sguardo verso i propri piedi, senza però muoversi di un centimetro.
«Come hai fatto a non accorgertene, Fenice?» gli sibilò a pochi centimetri dall’orecchio Drake, che invece si stava sporgendo in avanti per cercare di capire che cosa, tale trappola avesse attivato. 
«Non ne ho idea. Il meccanismo è collegato ad una delle mattonelle.»
Reiju, che era rimasta indietro, annuì e cercò di farsi spazio per studiare a sua volta la situazione. Gli occhi cristallini della principessa s’abbassarono dapprima sul piede che Marco teneva poggiato sul meccanismo della trappola, e poi sul tunnel che si estendeva davanti a loro. 
«Qualsiasi cosa sia non puoi rimanere con il piede qua sopra—… toglilo
«Cosa?!» domandarono all’unirono Drake e Marco, fissando Reiju con aria confusa e forse anche preoccupata. 
«Non abbiamo altre alternative, quindi è più facile lasciare andare questo meccanismo piuttosto che rimanere così in eterno, o forse sto sbagliando?»
La serietà con cui Reiju presentò quella situazione sembrava inoppugnabile, anche se in verità sia lui che Drake, a giudicare dalla sua espressione, non avevano mica voglia di lasciare che la trappola partisse e probabilmente li ferisse, ma su una cosa la rosata aveva ragione: non potevano rimanere in quella situazione per il resto dell’eternità
Fu costretto a massaggiarsi le tempie, come se volesse ragionare con più attenzione, e poi si voltò in direzione del pirata dai capelli rossi. 
«Ha ragione, in ogni caso qualsiasi cosa succeda proteggi lei e non me, capito?» 
Drake, che alle sue spalle continuava ad analizzare la situazione annuì in maniera impercettibile, prima che Reiju li interrompesse di nuovo. 
«Grazie, Marco e grazie anche a te, Drake, per la disponibilità ma non ho bisogno di essere protetta—… anzi, quando scatterà la trappola state indietro.»
«Ma—…» ovviamente Marco cercò ancora una volta di replicare, ma l’occhiata che gli donò Reiju, ancora una volta, non ammetteva repliche. E quegli occhi azzurri colmi di decisione, gli fecero capire che lei non era la classica principessa che andava tratta in salvo nel momento del bisogno.
No, Reiju Vinsmoke era la principessa che indossava un’armatura e si salvava da sola e questo non fece altro che convincere sempre di più Marco che quella ragazza era incredibile.
Probabilmente sarebbe rimasto a fissarla per il resto della giornata, ma dopo un paio di secondi di silenzio, forse anche imbarazzanti, annuirono entrambi all’unisono, dandosi la carica necessaria per il passo successivo, ed infatti, Marco contò mentalmente fino a tre, cosa che fecero anche i suoi compagni, ed allora, nel silenzio assoluto del tunnel, sollevò il piede, facendo scattare quella maledetta trappola. 
Passarono pochissimi secondi perché la reazione a catena avvenisse, infatti negli attimi successivi, le pareti in metalli del tunnel si modificarono e da una serie di aperture uscirono più di una trentina di macchinari che fece fuoco su di loro.
Fu come guardare quella scena al rallentatore, perché frecce, coltelli, lame di qualsiasi tipo, volarono nella loro direzione e lui, in quel frangente di eventi, sarebbe stato ferito. Non avevano dove andare e non si potevano allontanare e quindi era matematico, che in un tunnel stretto come quello, il bersaglio non avrebbe fatto altro che pararsi ricevendo tutti i colpi. Per ogni ferita che Marco si ritrovava, alla fine, guariva nel giro di qualche secondo grazie ad i suoi poteri della Fenice, quindi lui non aveva problemi ad incassare tutti quei colpi, ciò che davvero lo preoccupava erano Reiju e Drake, forse più Reiju che Drake, perché per quanto quella ragazza potesse essere resistente tutte quelle armi, forse addirittura dei proiettili, non dovevano far bene a nessuno. 
Drake si parò con la propria coda, che apparve all’improvviso, mentre il proprio corpo andò in fiamme e le ali blu della fenice vennero fuori. Almeno con quelle sarebbe riuscito a proteggere i propri compagni. 
Però, negli attimi che seguirono, non vi fu nessun colpo. Non sentì alcun dolore provocato dalla trappola. Non ci fu niente di niente se non il rumore di tutte quelle armi che cadevano a terra, e che spinsero il Comandante ad aprire immediatamente gli occhi per vedere quello che stava accadendo. Infatti, proprio accanto a loro Reiju Vinsmoke aveva una mano tesa in avanti ed avvolta da una fluttuante nube di fumo rosa che si estendeva a creare una sorta di barriera intrinsa di qualcosa tale che le armi si sgretolassero al solo contatto con quella barriera. Aveva sentito dire che i poteri della Germa 66 fossero incredibili, ma Reiju aveva ingerito un frutto, proprio come loro, e mai gli era passato per la mente di chiederle che tipo di frutto fosse, forse anche per essere discreto.
Un sorrisetto soddisfatto era dipinto sulle perfette labbra della ragazza, che continuava a giocare con quella nube che passava dal rosa al viola, bloccando ogni possibile colpo che veniva sparato anche successivamente. 
«Come ci riesci?» non poté che domandare Drake, che aveva rimesso a suo posto la propria coda, che fra le altre cose occupava anche parecchio spazio. 
«E’ merito del mio veleno.»
«Quello è il potere del tuo frutto?» ovviamente Marco, che aveva appena ritirato le proprie fiamme blu, non riuscì a non osservare ammirato il potere della ragazza. 
Aveva sentito dire che lei fosse davvero capace di controllare il veleno, ma vederlo utilizzato in tale maniera era piuttosto peculiare e decisamente sorprendente. 
«Esatto, ve l’avevo detto di non preoccuparvi—… » rispose Reiju sempre con il suo solito sorrisetto, mentre anche l’ultima arma, che era stata scagliata a velocità contro di loro, cadde sul suolo emettendo un tonfo sordo. L’eco di tale caduta riecheggiò nell’intero tunnel, ed ovviamente anche quella barriera di veleno venne meno, perché ormai non serviva più, però nel momento stesso in cui le loro protezioni svanirono Reiju si andò ad appoggiare contro la superficie del muro per sorreggersi. Quella mossa, per quanto banale fosse, doveva aver sprecato parecchie energie della ragazza, che nonostante ciò non voleva darlo a vedere e per questo, quando sia lui che Drake s’avvicinarono per assicurarsi che stesse bene, ella sollevò una mano, come a volerli bloccare. 
«Fermi, sto bene, dico sul serio, non ho bisogno di aiuto.»
«D’accordo, come vuoi principessa.» l’apostrofò Drake che dopo averle lanciato un rapido sguardo si era diretto, nuovamente, a recuperare la spoletta con cui sciogliere il filo metallico, così da lasciare da soli Marco e Reiju, che si sorreggeva ancora alla parete. 
«Bene, Reiju, però lascia quanto meno che ti dia una mano a rimetterti in piedi, sembri stanca, quella mossa deve esserti costata parecchie energie.»
Le labbra rosate, che s’intravedevano grazie alle fiamme azzurre che avvolgevano il braccio di Marco, si piegarono ancora una volta in un sorriso sincero. 
«Effettivamente ho sprecato più energie di quello che avrei immaginato. Non mi aspettavo tutte queste armi, e poi con un po’ di riposo tornerò in splendida forma.»
«Ne sono sicuro, in ogni caso afferra la mia mano—…» e con delicatezza gliela porse per aiutarla a rimettersi in piedi, sulle proprie stesse gambe, e Reiju, nonostante quel suo voler ostentare la propria forza, si lasciò dare una mano, ritrovandosi così ad essersi quasi appoggiata a lui. 
Marco, ancora una volta, si ritrovò estremamente vicino alla principessa dai capelli rosa, che in quel momento aveva i suoi occhi azzurri puntati nella propria direzione, ma prima ancora che potesse di nuovo dirle qualcosa, la lumaca fissata al polso della ragazza iniziò a squillare, per poi dar voce ad i propri interlocutori. 
Qui parla Nami—… ragazzi ci siete?
Maledizione a quelle interruzioni che però lo fecero tornare sé stesso, ed infatti Reiju si sistemò il vestito e poi avvicinò il Deneen alle proprie labbra per parlare. 
«Nami, abbiamo appena superato una trappola, siamo tutti vivi. Qualche novità?»
Sicuro. Sabo ed il gruppo dei rivoluzionari hanno trovato una chiave ed un nuovo indizio. Tornate indietro seguendo il filo, vi aspettiamo qui.
Quella notizia decisamente inaspettata ed allo stesso tempo favorevole, fece risollevare immediatamente il morale del Capitano, che lanciò uno sguardo di vittoria in direzione di Drake, perché questo voleva dire che avevano finito il loro compito e che un altro tassello del puzzle era stato recuperato. 
«Fantastico, allora iniziamo a tornare.»
E con tali parole Reiju concluse quella rapida comunicazione per poi sorrise divertita verso i propri compagni di disavventure pomeridiane. 
«Forse sarebbe stato meglio ricevere questa notizia cinque minuti prima—… così avremmo evitato la trappola.» ribadì la rosata facendo sorridere entrambi i suoi compagni. 
«Effettivamente, adesso che dobbiamo tornare, però, ti puoi fare dare una mano? Vorrei evitare un incidente diplomatico per non aver soccorso una principessa della Germa, i tuoi fratelli scommetto che romperebbero.»
«Concordo sull’evitare un incidente diplomatico con la Germa.» aggiunse dinnanzi a loro Drake che aveva iniziato a riavvolgere il filo per seguire la giusta strada in modo tale da tornare indietro. 
Reiju, forse anche leggermente in imbarazzo, sorrise e poi porse il proprio braccio in direzione di Marco, che ovviamente non esitò ad afferrarle per sorreggerla. Le proprie fiamme Blu non facevano alcun male ed ovviamente Reiju non si ritrasse quando le vide sorgere per illuminare il resto del tunnel, e probabilmente Marco apprezzò decisamente tanto il ritorno lungo il percorso fatto, perché in questa maniera avrebbe potuto passare altro tempo in compagnia di quella donna, cosa che ormai era anche piuttosto evidente nonostante cercasse di nasconderlo, ma Izou, al ritorno, lo avrebbe riempito di domande, di questo ne era sicuro. 

Nel mentre in un altro tunnel oscuro… 
«Come diamine è possibile che queste pareti non si fermano? KIDD. BLOCCALE
L’urlo del chirurgo, che stava incredibilmente con la schiena appoggiata contro le pareti cercando di far leva per fermarle, raggiunse le orecchie dei due che a pochi metri di distanza continuavano a fare lo stesso. 
«SECONDO TE COSA CAZZO STO FACENDO, TRAFALGAR?» urlò di rimando Kidd, che sembrava sul punto di una crisi di nervi, tanto che da quella distanza Law poteva notare una vena pulsargli in fronte. 
Quei maledettissimi tunnel e quel maledettissimo Mugiwara, il suo alleato, avevano fatto scattare una maledettissima trappola, e nonostante Nami avesse già comunicato loro che Sabo era riuscito a trovare la chiave, prima di andarsene da li dovevano scappare da quelle pareti. Avevano iniziato a restringersi sempre di più ed allora, nonostante la forza bruta usata per bloccare quella sorta di comparatore, nessuno riusciva a fermare la loro avanzata. Neanche Kidd con l’uso dei suoi poteri. Era metallo e lui controllava il magnetismo, doveva essere un gioco da ragazzi per Eustass che tanto si vantava della sua forza, ma ovviamente neanche lui riusciva a bloccarle. 
«Ragazzi e se usassi il Gearth Four?!» si aggiunse anche il ragazzo di gomma, che in qualche maniera stava cercando di bloccare le pareti, senza però riuscirci. 
«No, è una pessima idea faresti crollare tutto e moriremmo sepolti qui. Dobbiamo riuscire ad arrivare alla fine del tunnel—…» e Law si ritrovò a digrignare i denti mentre cercava qualcosa che potesse aiutarli. Aveva bisogno di un bersaglio alla fine di quel corridoio così da poterli trasportare grazie alla propria room, ma non vedendo niente le cose si complicavano più del previsto.
«Se non trovi una cazzo di soluzione entro un minuto, Trafalgar, il campo  magnetico inverso che sto creando per bloccare l’avanzare delle pareti cederà e finiremo schiacciati. PERCHE’ SONO VENUTO CON VOI IMBECILLI. PERCHE’.»
E quella di Eustass non sembrava una vera domanda rivolta a loro quanto più una sorta di disperata esclamazione nei confronti della crudeltà nella vita. Effettivamente anche lui avrebbe voluto una squadra differente, perché ricordava ancora gli eventi di Sabody e di come loro tre avessero letteralmente giocato a chi ce l’avesse più lungo, cosa che anche in quel caso stavano facendo. Solo che poi Mugiwara aveva iniziato a parlare tanto, si erano distratti mentre litigavano ed avevano fatto scattare quella trappola, che all’andata avevano addirittura schivato, mentre adesso erano bloccati in quella situazione.
Maledetto Cassiel, si stava impegnando davvero tanto per diventare fastidioso, ed infatti Law, per via degli ennesimi centimetri che perse contro le pareti, si ritrovò a dover digrignare i denti. 
«Bene, ho un piano, ma dovrete muovervi piuttosto rapidamente—… Mugiwara-ya, quando ti darò il segnale tu dovrai gonfiarti come una palla e—…»
«Ma lui possiamo anche lasciarlo qui, tanto è di gomma.»
«EHI!»
«La piantate voi due? Sono serio, Mugiwara-ya, gonfiati come una palla quando te lo dico io e tu Eustass-ya, lancia quella cazzo di pelliccia all’inizio del tunnel, è l’unica speranza che abbiamo.»
Kidd, dopo aver sentito le parole di Law, lo fulminò con uno sguardo e se fosse volesse ammazzarlo, cosa che probabilmente avrebbe fatto successivamente, e Kidd soppresse un feroce ringhio infastidito per poi togliersi dalle spalle la propria pelliccia. La guardò per mezzo secondo ed alla fine, con tutta la forza di cui era disposto la lanciò alla fine del tunnel. Ecco, questo era perfetto e così poteva andare, almeno si era convinto a collaborare quell’incredibile testa dura e lui, da tale distanza, poteva raggiungerla con l’uso di una semplice room, senza andare a destabilizzare il palazzo e l’intero castello. 
«Ottimo, Mugiwara-ya, quando vuoi gonfiati ed una volta che noi saremo fuori dal corridoio afferra la mia mano ed esci anche tu.»
E quello era il miglior piano che Law potesse avere, almeno per il momento, infatti Luffy, sicuro dei propri poteri, si gonfiò all’inverosimile diventando una palla di gomma che stava per essere schiacciata da quelle pareti. Occupava l’intero corridoio ed i due pirati insieme a lui furono costretti ad allontanarsi un poco, ed in quell’arco di secondi Law riuscì a creare la propria camera virtuale, che inglobava la pelliccia di Kidd ed incredibilmente, anche se con qualche difficoltà perché il rosso era non troppo vicino a lui, trasportò entrambi alla fine del tunnel, al sicuro.
Luffy, che invece era rimasto li dentro, in forma di palla, sembrava fare del suo meglio per riuscire a sorreggere quelle pareti, ma alla fine, nel momento stesso in cui i suoi occhi incontrarono quelli di Law, il moro allungò un braccio, e poi si strinse intorno a Law ed a Kidd, usando il potere del suo frutto, inglobandoli in una morsa dalla quale loro volevano uscire. 
«Stupido imbecille, non dovevi—…»
Ma le imprecazioni di Kidd vennero improvvisamente interrotte dal ghignante Mugiwara che ritornò alla sua normale grandezza e volò, alla velocità di un missile, nella loro direzione, uscendo anche lui indenne da quelle pareti che continuavano a chiudersi. Ovviamente per Monkey D. Luffy quella doveva essere stata una cosa divertente, ma Law la trovò la peggiore delle avventure, infatti non solo aveva colpito in pieno sia lui che Kidd, ma tutti e tre erano rotolati a terra, andando a sbattere contro altre pareti, che fortunatamente non si muovevano, almeno per il momento.
Gli faceva male la testa, cosa che sarebbe passata con delle semplici medicine e riposo, lontano da tutti loro. Però, almeno adesso, anche loro erano fuori da quella trappola infernale di Cassiel e probabilmente, secondo Law, dovevano anche sbrigarsi perché voleva evitare che i due imbecilli in sua compagnia ne facessero scattare altre. 
«Io vi odio. Così, per aggiornarvi—… ho anche perso la pelliccia.»
«Ringrazia che hai perso solamente quella, Eustass-ya.»
«No, non ringrazio nessuno, una volta fuori di qui vi ammazzo entrambi.»
«Bene, come vuoi.»
La risposta di Law, che stancamente si andò ad appoggiare contro una delle pareti del tunnel, non tardò ad arrivare perché in fondo non aveva neanche la forza di ribattere. Una volta usciti da quei tunnel poi avrebbe discusso con Kidd, oppure lo avrebbe ignorato, idea che andava decisamente bene. Prima di vedersela con il rosso, però, aveva intenzione di scoprire quale fosse il nuovo indizio e per questo motivo, dopo aver lanciato uno sguardo fulminante in direzione dei propri compagni, riprese a percorrere la strada verso l’uscita, anche con una certa enfasi.


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Nota dell'Autrice: Ciao a chiunque legga. Intanto vorrei scusarmi per il ritardo con cui sto postando, ma sapete, d'estate mi viene leggermente difficile sia scrivere che pubblicare. In ogni caso vorrei ringraziare tutti coloro che seguono la storia, che sclerano con me e che vogliono altri aggiornamenti e vorrei rassicurarvi che sono tornata, bellezze. 
E poirterò ancora pià trash e ship di prima.
Blue 

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Capitolo 15
*** L'uscita ***


Capitolo 15. L'uscita 
 
La chioma rossa di Nami era tenuta legata in una coda alta e comoda, che le permetteva di avere un’aria ordinata ma allo stesso tempo pronta per agire. In realtà il suo “agire” era inteso come “scappare” se solo qualche mostro fosse venuto fuori da quei tunnel, dopo aver divorato chiunque vi era li dentro. Quell’idea, purtroppo, gliel’aveva messa in testa quello stupido di Usopp, che standosene con lei e Chopper in un angolo della stanza a controllare il Lumacofono centrale, aveva iniziato ad azzardare tali teorie, rendendola decisamente inquieta. Non importava che li dentro, insieme a lei, vi fossero così tanti pirati e personalità pericolose, tutte capaci di difendersi, perché Nami aveva ugualmente paura che qualcosa di brutto sarebbe potuto succedere. E dire che quel pomeriggio lei voleva semplicemente rimanere distesa in piscina a prendere il sole ed a bere i cocktail di Sanji in compagnia di Robin, Bibi e Koala, ma decisamente quella era l’opzione più sbagliata che le era venuta in mente, perché l’idea di Bonney, contro ogni aspettativa, si era rivelata vincente e per questo motivo tutti quanti adesso erano fermi nei sotterranei. 
Da un lato vi erano Sanji e Zoro sul piede di guerra, perché purtroppo nessuno aveva acconsentito a dare il via libera allo spadaccino. Insomma era matematico che Zoro, li dentro, si sarebbe perso senza far più ritorno, quindi aveva iniziato a discutere con Sanji, ed anche in quel momento avevano fatto partire quella che sembrava una delle loro consuete risse che però si era estesa anche ad i fratelli di Sanji. In quel momento i due compagni di ciurma erano pronti a darsele di santa ragione con Yonji e Niji, Ichiji non li aveva degnati più di tanto, e quella volta nessuno sembrava intenzionato a fermarli.
Magari, così facendo, avrebbero semplicemente sfogato i loro istinti animaleschi.
Però quello era decisamente un brutto, anzi, bruttissimo modo per sfogarsi e di questo Nami ne era certa. 
Lo sguardo nocciola volò in direzione di Nico Robin, che per ammazzare il tempo si era presa un libro da leggere su in biblioteca, e subito dopo portò gli occhi verso Bibi, che seduta in un angolo della sala, se ne stava in silenzio. Probabilmente stava ancora riflettendo su come scusarsi con Pell, questa sarebbe stata una cosa ovvia da fare, ma la sua guardia reale, che nonostante tutto continuava a camminare al suo fianco, non sembrava intenzionata a parlarle. Insomma se c’era qualcuno che aveva bisogno di conforto quella era proprio la sua turchina preferita, per questo motivo Nami s’alzò dallo sgabello che si era fatta portare fin li da Yonji, lei ed Izou avevano intenzione di stare comodi anche se erano nei sotterranei, e raggiunse la ragazza fermandosi proprio dinnanzi ad ella, con le mani puntate sui fianchi ed un sorriso malandrino dipinto sulle labbra. 
«Allora, perché quella faccia sconvolta? Gli altri stanno già per tornare e noi finalmente possiamo rilassarci un poco, sperando che quella chiave non sia qualcosa di strano come Cassiel farebbe. »
Bibi, improvvisamente, sollevò gli occhi in direzione di Nami ed accennò un sorriso anche se non sembrava estremamente convinta. 
«Ovvio, anche perché è passato un pezzo dall’avvertimento dei Rivoluzionari quindi immagino che saranno qui a momenti.» mormorò la principessa di Alabasta, prima di mordersi il labbro inferiore. «E grazie, Nami.»
«Grazie? Ma se non ho ancora fatto niente ed anzi, suggerisco una cosa—…» ed allora la rossa si schiarì la voce in modo tale che tutti quanti potessero sentirla. «Direi che se le cose sono andate bene possiamo anche rilassarci con una festa o qualcosa di simile.»
E subito un brusio si levò dai presenti in sala, ed i primi a reagire furono ovviamente Sanji ed Izou.
«Idea meravigliosa, Gatta Ladra, ho sempre avuto un debole per le feste.» asserì il corvino con tono mellifluo mentre s’avvicinava alla rossa, in modo da prenderla sotto braccio. 
«Non lo avrei mai detto.» replicò Bonney, appoggiata al muro, con un ghigno sulle labbra tinte di rosa. 
«La bellissima Nami ha ragione, possiamo preparare la cena e poi rilassarci con una festa, scommetto che gli altri saranno d’accordo.» aggiunse Sanji che cercava di trattenere la propria gioia attuale. 
«Se c’è il saké per me va bene.»
Zoro, che era il primo ad approvare quelle feste scanzonate, si fece sentire appoggiando l’idea di tutti quanti e stranamente anche il Vinsmoke dai capelli verdi sembrò entusiasmarsi, fermandosi proprio accanto allo spadaccino. 
«UNA FESTA? Amo le feste con cibo e ragazze e—…» ma Yonji, perso nei propri pensieri rischiò addirittura di sbavare a terra. 
«Idiota, siete maniaci allo stesso modo a quanto pare.» lo apostrofò Zoro, che dal canto suo aveva messo su un’espressione del tutto disgustata all’ennesimo Vinsmoke. 
«Stai zitto, tu non capisci niente di donne.» rispose Yonji. 
«Su questo non mi sento di dargli torto—… però adesso finitela voi due teste d’alga! Dobbiamo organizzare questa festa da fare nel corso dei giorni, sperando che non succeda nulla di terribile nel mentre.»
Sanji, ovviamente, si mise in mezzo annuendo con convinzione e prima ancora che qualcuno potesse dire qualcosa da uno dei tre tunnel, ovvero quello a destra, improvvisamente una vampata di fuoco annunziò l’arrivo dei tre rivoluzionari, infatti qualche attimo dopo, un Sabo, con le fiammelle che danzavano fra le due mani coperte dai guanti, si fece avanti seguito a ruota da Koala e da Lindbergh. I tre sembravano illesi e perfettamente sani, eccezione fatta per i vestiti di Koala, sporchi più di prima, proprio come quelli del felino. Sembrava quasi che avessero lottato contro qualcosa, o forse contro qualcuno, quindi Nami, insieme a tutti gli altri, gli corse incontro per accerchiarli e capire che cosa fosse successo e che novità portassero. 
«State tutti bene, ragazzi?» non poté che domandare la rossa, facendosi largo fra la folla generale che si era riunita intorno a loro, e Sabo, soddisfatto come non mai, annuì facendo cadere il proprio cappello. 
«Benissimo, è stato facile prendere quella chiave—…»
«Certo, come se quelle trappole da superare fossero semplici.» s’intromise Koala sistemandosi gli occhiali che teneva insieme al resto degli abiti.
«In realtà erano trappole altamente intelligenti e sofisticate. Prendono spunto da macchine antiche però rivisitate in chiave moderna e particolarmente avanzata. Insomma Cassiel, signori, è sempre un passo avanti tutti in quanto a tecnologia.
» aggiunse Lindbergh, che fra tutti quanti era colui che maggiormente ne capiva insieme a Franky. 
Questa cosa intrigava ed allo stesso tempo spaventava Nami perché sicuramente per costruire qualcosa di simile Cassiel doveva aver speso tantissimo denaro, segno che il suo tesoro era davvero immenso, non paragonabile al One Piece, ovvio, però prenderlo sarebbe stato una bella mossa. La preoccupava, invece, poiché una tale forza equivaleva a più problemi e questo non andava bene per loro. 
Si passò una mano fra i capelli e poi sospirò profondamente. 
«Dunque, cosa avete trovato, ragazzi? Noi siamo curiosi di saperl—…» ma le parole di Nami vennero interrotte quando il biondo, da una delle proprie tasche, tirò fuori una collana dorata con appesa quella che doveva essere la chiave di cui parlava la scritta. Ed ovviamente Nami la trovò bellissima ed elegantissima, poiché quella chiave in argento, o forse era addirittura platino, aveva una forma particolare ed affilata, con i margini lisci e regolari. Era chiaro perfino per una come lei che avrebbe aperto qualcosa d’importante, ma vedendola non poté che desiderare di averla. La gatta Ladra era da sempre una grande appassionata di gioielli e quella chiave rientrava esattamente in questa classe, per questo allungò immediatamente una mano per prenderla.
«E’ stupenda!» sussurrò mentre le proprie lunghe dita ne studiavano la forma particolare, poiché angoli e spigoli erano parte di quel gioiello. 
«Deve valere tantissimo, è un pezzo realizzato sicuramente per questo strano gioco. Cassiel, a quanto pare, ha davvero tantissimi soldi.» aggiunse Lindbergh che sicuramente doveva averla studiata con attenzione, ed allora s’intromise Niji Vinsmoke, che studiò con attenzione quella collana con appesa la chiave, usando un occhio critico non indifferente. 
«E’ chiaramente platino.»
Allora Nami aveva ragione, tanto da non riuscire a trattenere un sorriso entusiasta. 
«Come fai a dirlo con sicurezza?» domandò Sabo inarcando un sopracciglio, non molto convinto della cosa. 
«Siamo ricchi anche noi, ormai riconoscere l’argento dal platino è un gioco da ragazzi.» ed il ragazzo dai capelli blu ghignò soddisfatto di tale risposta, perché se proprio doveva essere sincera Nami invidiava loro le immense ricchezze, ma per il resto avrebbe volentieri evitato i Vismoke, eccezione fatta per Sanji e Reiju. 
«Bene, ricconi, adesso fate spazio—… gli altri sono arrivati?» domandò Sabo puntando gli occhi neri  in direzione delle altre due entrate verso i tunnel sotterranei, ma Bonney fece un chiaro cenno di no col viso, smuovendo i lunghi capelli rosati. 
«Sono ancora dentro, siete stati i primi a tornare—…»
Di solito Jewelry Bonney era decisamente più entusiasta ed anche più esaltata quando c’erano questi discorsi, ma in quegli attimi sembrava quasi preoccupata, anche perché ogni due per tre lanciava uno sguardo in direzione dei tunnel. Insomma era chiaro che qualcosa la tenesse sulle spine e Nami, forse, sapeva anche chi o cosa fosse. Era un’attenta osservatrice, perché questa era la sua specialità da ladra, ma quando si trattava di osservare le ragazze il discorso si faceva piuttosto  interessante. Il suo sesto senso femminile l’aveva spinta a capire, ad esempio, che Sabo e Koala stessero segretamente insieme, anche se prima o poi avrebbe spiattellato tutto alla ragazza, e questo era anche stato confermato da poche parole di Robin, la stessa corvina, invece, sembrava avere una palese ed alquanto evidente predilezione per quella testa bacata di Zoro. Inspiegabile, anche se la stessa Nami in un primo momento aveva pensato che lui fosse effettivamente sexy, ma erano pensieri che si era ripromessa di scacciare via immediatamente, anche perché a rendere le cose ancora più difficili alla rossa vi era Sanji. Ecco, lui era—… non sapeva neanche come definirlo, perché più cercava di allontanarlo più qualcosa in lei le suggeriva di avvicinarsi. Ma era sbagliato, tremendamente sbagliato, eppure quando aveva rischiato di perderlo quel pensiero l’aveva davvero distrutta. Ma adesso Sanji era li e continuava a litigare con i suoi fratelli come se nulla fosse successo. 
A destarla da tutti quei pensieri prettamente femminili ed inopportuni, furono le urla  provenienti da uno degli altri tunnel, infatti qualche attimo dopo una saetta di gomma, che doveva essersi lanciato dal fondo, sbucò fuori portando con sé un Law, ormai bistrattato ed un Kidd che non la smetteva d’inveire e di dimenarsi, rendendo la scena comica ed allo stesso tempo esilarante. Ricordava bene, anche la stessa Nami, quanto molesto potesse essere Luffy usando quelle sue tecniche per lanciarsi da una parte all’altra. Era un vero incubo ed a giudicare dalla faccia di Zoro anche lui sembrava concordare. I tre, infatti, andarono a sbattere contro il muro del sotterraneo, scivolando infine a terra e nessuno osò avvicinarsi, forse perché temevano l’ira di Kidd. 
«MA CHE CAZZO TI SALTA IN TESTA, MUGIWARA?» urlò il rosso cercando di rimettersi in piedi, e solamente allora Nami si rese conto che Kidd aveva perso la sua pelliccia e che era rimasto a torso nudo. 
Improvvisamente il mondo le sembrò decisamente più bello ed interessante, perché per quanto antipatico potesse essere Eustass Kidd nessuno, neanche lei, poteva negare che possedesse un corpo marmoreo e perfetto, anche senza un braccio. 
«Benvenuto nel club, Eustass-ya!-»ghignò Law, che forse ormai doveva averci fatto il callo con quel modo di fare, anche se pure lui aveva subito una botta non indifferente, ma vedendolo in costume da bagno ed una maglietta, rendeva il tutto più comico per la rossa. 
«E’ stato fantastico, ragazzi, dobbiamo rifarlo.» invece Luffy, che dal canto suo era solito prendere le cose alla leggera, si era rimesso in piedi, scollandosi di dosso la polvere, ed allora, vedendo suo fratello, gli corse incontro agitando le braccia. «Saboooo! Che cosa avete trovato? Fammi vedere!!! UHOO!!!!»
Anche lui era stato attratto dalla collana che c’era li davanti, riuscendo addirittura a sottrargliela dalle mani, mossa pessima, perché si beccò un colpo dal biondo. 
«Lasciala, rischi di perderla. Questa è una delle chiavi che dobbiamo trovare—… all’appello, dunque, manca solo l’ultimo gruppo.
»
«Sicuramente se la saranno cavata alla grande e soprattutto con calma, cosa che a noi mancava.» Trafalgar, infatti, che da giorni sembrava sull’orlo di una crisi di nervi, si rimise in piedi e poi s’avvicinò a Sabo per studiare quella chiave. «Interessante, per caso è platino?»
«Che ti avevo detto?!» ghignò Niji, dando una gomitata ad un trionfante Yonji. «A proposito, manca solo nostra sorella. Sicuramente starà bene.»
«E’ vero, Reiju se la cava sempre.» aggiunse il verdino prima di sbadigliare.
Law inarcò un sopacciglio, proprio come Nami, che non poté fare a meno di voltarsi verso i due ragazzi.
«Avete parecchia fiducia in vostra sorella, mi sorprendete.»
«In realtà—…» s’intromise Ichiji, con la sua solita aria fiera e distaccata, mentre le braccia erano intrecciate all’altezza del petto.
«Lei è un membro della Germa. Se non ce la fa allora vuol dire che non è degna di essere considerata tale.»
Ed ecco che tutta la crudeltà di quella stupida organizzazione venne fuori ancora una volta, rivelandosi per quello che erano davvero: delle macchine da guerra. Il pensiero che anche Reiju fosse come loro la preoccupava, ma da quel che Sanji le aveva detto la rosata aveva ancora intatti i propri sentimenti, quindi era differente da tutti loro. Per questo Sanji continuava a dire che prima o poi l’avrebbe salvata, portandola via dalla Germa. 
Un grave silenzio calò sul gruppo ed infatti, qualche minuto dopo, una lampada indicò l’arrivo dell’ultimo gruppo che avanzando lentamente, con Drake dinnanzi a tutti, era giunto fino a destinazione. Gli ultimi tre sembravano perfettamente interi, eccezione fatta per la principessa Vinsmoke, che appoggiata a Marco la Fenice sembrava più stanca degli altri, ma il sorriso che mostrava sul viso diceva tutto il contrario.
Era brava a mascherare le proprie emozioni, questo glielo concedeva.
Izou non esitò neanche per un istante a raggiungere il proprio capitano, fermandosi esattamente davanti a loro due.
«Marco, scommetto che è stato un giro piuttosto interessante, o sbaglio?» il tono canzonatorio fu chiaro perfino a Nami, che invece coprì le labbra distese in un sorrisetto.
«E’ semplicemente stanca, tutto qui.» replicò il biondo con aria improvvisamente seria lasciando andare il braccio di Reiju, che con calma si ricompose, sistemandosi le pieghe del vestito  candido. 

«Sto benissimo e grazie per l’aiuto, Marco.»
Mormorò in risposta la ragazza abbassando i grandi occhi azzurri che però subito dopo ricercarono i gemelli, intenti a studiarla attentamente.
Drake, dal canto suo, perfettamente tranquillo, avanzò fino a raggiungere Bonney, che in risposta gli diede una forte gomitata tanto da costringerlo a trattenere una smorfia di dolore. 
«Siete arrivati per ultimi.»
«Non era una gara, Bon
«Lo so, ma volevo ricordartelo.» ed ella ghignò divertita mentre finalmente Sabo cercò di richiamare su di sé l’attenzione, sventolando con una mano la collana bellissima e con l’altra una sorta di disco di metallo con un pulsante centrale. Il disco era sottile e leggero, tanto da essere portato in tasca, per questo non l’aveva ancora mostrato a tutti quanti. 
«Dunque, adesso che ci siamo tutti—… questa è la chiave che abbiamo trovato.» e mostrò la chiave argentea in modo tale che tutti potessero ammirarla. «Aprirà sicuramente qualcosa, in ogni caso dobbiamo trovare le altre due con le successive prove. Inoltre Cassiel ha lasciato questo e dovete proprio vedere di che cosa si tratta.»
«E’ una figata.» sussurrò Lindbergh accanto a Sabo, che nel mentre aveva poggiato su una mano il disco e con quella libera andò a premere il pulsante centrale. Dal dischetto si levò una piccola antenna che puntando in direzione del muro fece partire un vero video, con la faccia dello stesso Cassiel. 
Elegante ed eclettico come sempre il ricco uomo sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi ed iniziò a parlare nel video. 
«A quanto pare siete riusciti a ritrovare la prima delle tre chiavi, uno dei miei tre gioielli più preziosi e tutto ciò in meno tempo del previsto. Siete stati fantastici ed assolutamente all’altezza delle mie aspettative. Insomma all’inizio vi ho visti un po’ sotto tono ma adesso siete tornati in forze.» e Cassiel si lasciò andare ad una risata divertita. 
«Ma questo stronzo possiamo insultarlo? Ci sente?» domandò Kidd alzando la voce per farsi sentire da tutti. 
«E’ un video, non ci sente.» lo rimproverò Sabo senza prestargli troppa attenzione. 
«In ogni caso ottimo lavoro, avete superato la prima prova e per questo motivo meritate del tempo per rilassarvi e riposarvi in vista della prova numero due.
Vi concedo ulteriori giorni per essere in assoluta libertà sull’isola, anzi, vi consiglio di visitare la baia a nord, è un posto assolutamente romantico, credetemi sulla parola.
Mi farò sentire io quando sarà il momento, fino ad allora, ragazzi, riposatevi e tenetevi in forze.»
Con quelle ultime parole, decisamente enigmatiche come non mai, si ritrovarono in silenzio assoluto, mentre il video si spegneva in automatico, lasciandoli tutti confusi e sospettosi. 
«Interessante, quindi vuole che ci riposiamo?» domandò Nami, confusa come non mai, anche se l’idea di riposarsi era giusto quello che le serviva. 
«Forse sì, ha detto le stesse identiche cose nel sotterraneo, quindi immagino che dobbiamo prenderle come veritiere. Vuole un po’ di pausa per preparare il suo prossimo gioco, almeno »
Sabo doveva averi pensato a lungo, infatti rimise il disco in tasca e si passò una mano sul mento, continuando ad avere quell’aria decisamente sospettosa ed anche intrigata. 
«Teniamo gli occhi aperti fino all’inizio della seconda prova, non avrebbe motivo di mentirci—…» aggiunse Law prima di passarsi una mano fra i capelli corvini ed annuire leggermente alle parole di Sabo. 
«Ottimo, quindi possiamo andare?» domandò Zoro che non vedeva l’ora di andarsene.
«Domani possiamo fare quella festa?» chiesero in coro Nami ed Izou. 
«Ragazzi—…»borbottò Bibi cercando di riflettere. 
«Festaaaa? Domani facciamo una festa? E’ bellissimo!» urlò Luffy che come sempre non poté fare a meno di esternare il proprio entusiasmo. 
«Eh? Perché una festa?» Questa volta quello confuso era Sabo, che però scrollò le spalle con rassegnazione. «Non è una brutta idea, però prima volevo dirvi un’ultima cosa riguardo la chiave, quindi attendete un attimo.» 
Tutti quanti, anche chi si stava già dirigendo verso l’uscita, si fermarono immediatamente, rivolgendo la loro attenzione verso il rivoluzionario che sembrava sul punto di dire qualcosa. 
«Dobbiamo decidere chi terrà questa collana.» e la sventolò in modo tale che si potesse ammirare.
Quanto sarebbe stato bello, secondo Nami, poter indossare quel gioiello fantastico, ed infatti non riuscì a non sollevare la mano per proporsi. 
«Posso indossarla io? E’ bellissima!» 
Ma Law scosse il capo facendo un chiaro cenno di no, cosa che la ferì profondamente, ed allora prese dalla mano di Sabo la collana e poi sogghignò. 
«Personalmente credo che questa collana vada a chi se l’è davvero meritata—… quindi propongo che sia Jewelry-ya a tenerla, che cosa ne dite? Senza la sua intuizione non avremmo mai e poi mai capito come arrivare fin qui
ovviamente gli occhi scuri della navigatrice si puntarono immediatamente sulla figura di una Bonney intenta a filarsela dal sotterraneo, ma che per via delle parole di Law si fermò di botto, sorpresa come non mai. Perfino lei, che di solito ostentava sicurezza, si sentì quasi in imbarazzo per le parole gentili espresse dal chiururgo. 
«Beh—… Trafalino ha ragione, è merito di Bonney se abbiamo capito dove cercare.»  aggiunse Luffy soddisfatto ed annuendo. 
«E’ giusto, lei potrà proteggerla perfettamente.» disse anche Bibi scuotendo il capo turchese, trovando parecchi consensi fra gli altri. Infatti, nel giro di qualche istante tutti espressero la propria convinzione che la persona giusta alla quale la chiave spettava era proprio Bonney, ed infatti nessuno sembrò dire di no. 
«Se la merita.» mormorò a denti stretti Drake, che forse per la prima volta arrivò addirittura a nascondere un sorriso, ed allora Law, facendosi largo fra tutti quanti, si fermò proprio davanti alla rosata, che senza parole non riuscì neanche a rispondere. 
«E’ tua, Jewelry-ya, tienitela stretta e non perderla—…»
In quell’istante Bonney allungo una mano e Law, con delicatezza, le poggiò quella collana sul suo palmo, mentre gli occhi di ghiaccio del chirurgo incontrarono quelli violacei della pirata. Quell’incontro durò qualche secondo di troppo, come se in quell’istante nella stanza vi fossero soltanto loro due, ma di tale dettaglio nessuno sembrò curarsi più di tanto, eccezione fatta per la stessa Nami che si limitò a sorridere ed ad annuire, sancendo quel patto, perché in fondo nessuno meritava la collana più della rosata, per quanto le costasse ammettere una simile cosa.
Almeno la prima prova era ufficialmente andata, anche se con qualche difficoltà, ed in quel momento, mentre uscivano dalla sala, ci fu l’ennesimo urlo di qualcuno che incitava alla festa.
Adesso si sarebbero occupati di tali preparati e finalmente questa cosa avrebbe preso addirittura la rossa, insomma niente più sotterranei schifosi. 

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Capitolo 16
*** Preparazione ***


Capitolo 16. Preparazione 

Quando Sabo le aveva domandato che cosa avesse da fare in programma quel pomeriggio, Koala non poté che mentirgli con tutta la bravura di cui era minuziosamente fornita, poiché ammettere che stava per recarsi dalle altre ragazze semplicemente per sistemarsi prima della festa era quanto di più impossibile vi fosse. 
Dopo la prima prova, per loro fortuna, era andato tutto bene e non solo avevano trovato quella bellissima chiave, che Koala aveva studiato attentamente mentre tornavano lungo il tunnel, ma alla fine era stato giusto assegnarla alla pirata dai capelli rosa, poiché senza di lei non sarebbero stati in grado di andare avanti. Ed infatti non esitò nell’alzare la mano quando venne decretato che la collana da quel momento in avanti apparteneva alla pirata. Successivamente si erano ritrovati a radunarsi dopo l’ora di cena nel salone ed allora avevano tirato fuori un discorso su un’ipotetica cena.
Idea del tutto buona, se non fosse che mentre ne parlavano la discussione era degenerata e qualcuno aveva addirittura suggerito di fare una vera e propria festa
Alla fine, quella mattina, tutti avevano deciso che dovevano festeggiare nel migliore dei modi e Sanji, accompagnato da quei pochi che avevano deciso di seguirlo, iniziando così i preparativi.
In fondo non era difficile organizzare qualcosa, nulla di eccessivo, ovviamente, perché come potevano far davvero festa in un momento del genere?
Ma l’allegria dei Mugiwara era stata così coinvolgente che erano riusciti a far dire di sì a tutti quanti, compresi i più musoni. Quindi se di mattina si era ritrovata ad aiutare come meglio poteva, la giovane rivoluzionaria, assecondando quando vi era da fare qualcosa, nel pomeriggio era stata presa di forza da Nico Robin e portata nella camera di Nami. Ovviamente non avrebbe mai detto di no alla sua Robin, certa che in compagnia della mora sarebbe andato tutto bene, anche se l’idea di prepararsi per la festa non era esattamente il genere di cose a cui Koala era abituata. 
Da quando era diventata una rivoluzionaria ben poco si era concessa tali piaceri della vita, anche se la sua amata Betty non esitava mai nel portarle nuovi capi alla moda da indossare anche solo per prendere un tè con Iva-sama. Quello era il massimo che Koala si sarebbe mai concessa, oppure, talvolta, le missioni sotto copertura richiedevano un travestimento differente dai normali abiti, ma questa volta era diverso.
Non c’era nessuna missione, nessun combattimento era previsto per quella sera e tutto ciò la esaltava ed allo stesso tempo la metteva vivamente in ansia. Per questo non aveva esitato nel seguire le ragazze, sicuramente lo charme di Robin e Nami era superiore rispetto al suo e l’avrebbero aiutata anche nello scegliere qualcosa di più appropriato con cui, magari, riuscire a sorprendere addirittura Sabo. Probabilmente il biondo non avrebbe fatto una piega, ma provarci non era la peggiore delle idee. 
La camera di Nami, speculare alla propria, era ampia ed ancora luminosa, mentre il sole, che si poteva ammirare dall’ampio balcone, iniziava lentamente a calare verso il mare. C’erano vestiti sparsi un po’ ovunque e questo perché Nami aveva sentenziato che in quell’armadio immenso c’erano abiti per chiunque, dunque si era presa la libertà di iniziare a selezionare qualcosa, e  ciò aveva contribuito a rendere l’aria in quella stanza particolarmente frizzante. In loro compagnia vi erano, ovviamente, Bibi Nefertari, che sembrava persa nei propri pensieri e poi anche Reiju Vinsmoke, assolutamente a proprio agio in un ambiente prettamente femminile. 
Ben due principesse, impressionante. 
Mancava solamente Jewelry Bonney, che Nami aveva deciso di invitare a qualsiasi costo e proprio il suo arrivo nella stanza sancì l’inizio del momento clou dei preparativi, almeno per le ragazze. Bonney, che come sempre si presentò con un pezzo di pizza fra le mani, aveva al collo la collana e chiave, ovviamente non l’avrebbe mai e poi mai persa di vista, quindi tenerla sempre messa al collo era un’ottima idea. 
«Dunque—… cosa avevate detto che avremmo dovuto fare?» domandò la pirata dai capelli rosa inarcando un sopracciglio, mentre fra le mani stringeva anche un dolcetto che doveva aver rubato al piano di sotto. 
«Vestirci e prepararci.» le rispose Nami rivolgendole un vero occhiolino divertito, mentre la testa della rossa sbucava fuori dalla grande cabina armadio. Koala non aveva guardato più di tanto quella parte della stanza, almeno fino a tale momento. 
«Prepararci per la festa di questa sera? Ma sembra una cosa ridicola, io sarei andata vestita così!» e con la mano libera la pirata indicò la canottiera ed i pantaloncini rossi che indossava regolarmente, prima di mostrare un sorrisetto soddisfatto. 
«E’ un look decisamente comodo.» commentò Reiju divertita mentre lanciava uno sguardo a Nami, invece per nulla contenta. 
«Comodo o meno che sia non è adatto per una festa, Volpe Rosa.» le intimò la navigatrice dei Mugiwara andandole vicino e prendendola sotto braccio, cosa che Bonney non sembrò apprezzare molto. «E poi con quella splendida collana devi mettere qualcosa di indicato per farla risaltare sul tuo collo.»
«Pensi davvero che m’importi di queste cose, Gatta Ladra? Ho ben altro a cui pensare e poi voi siete il circolo delle ragazze alla moda, non di certo io.» sbottò quest’ultima prima di divincolarsi dalla presa della rossa, ed allora mostrò un finto sorriso. 
«In realtà non siamo quel circolo.» precisò Bibi, voltandosi finalmente verso tutte loro, mentre si scostava una ciocca di capelli turchesi, tirandola dietro l’orecchio. «Volevamo solamente passare un po’ di tempo insieme, tutto qui, e così abbiamo deciso di sfruttare quest’occasione. Siamo ragazze, dovremmo fare squadra più spesso.»
E quelle parole, assolutamente veritiere e soprattutto sentite da parte della principessa di Alabasta, fecero assottigliare lo sguardo violaceo della pirata dai capelli rosa, che si limitò a sbuffare prontamente ed allora si buttò, molto poco elegantemente sul letto.
«D’accordo, facciamo questa cosa—… dunque, che dovrei mettere per l’occasione? Illuminatemi!»
 Ovviamente, quello fu il via libera anche di Bonney a procedere con quel genere di cose e per tale motivo Koala s’alzò in piedi, abbandonando la poltrona sulla quale era comodamente seduta, e si diresse ad aiutare Nami. 
«Abbiamo visto così tanti vestiti che non sappiamo quale scegliere, quindi Nami ha già preparato qualcosa per ognuna di noi—…» spiegò con tranquillità la rivoluzionaria prima di guardarsi allo specchio e sorridere imbarazzata. 
Non erano queste le cose in cui era brava, ma sembrava divertente. 
«Interessante, posso vedere che cosa hai scelto? Adesso mi hai incuriosita, Nami.» aggiunse Reiju, che a sua volta s’alzò ed andò verso la cabina armadio, con quel suo passo felpato ed elegante che la distingueva da tutte loro. 
«Ottimo—… dunque, Robin vuoi essere la prima? Il tuo te l’avevo già mostrato attendendo che le altre arrivassero e mi sembravi d’accordo.»
La sua Robin, che era rimasta in silenzio fino ad allora, con un sorriso divertito stampato sulle labbra, annuì con enfasi e si diresse a prendere un vestito viola per poi dirigersi verso il bagno in modo tale da poterlo indossare tranquillamente.
Rimasero tutte qualche secondo in silenzio, ognuna persa nei propri pensieri, ma quando la serratura del bagno scattò e Robin venne fuori, tutte rimasero a bocca aperta. L’abito che Nami aveva minuziosamente scelto per la corvina era di colore viola scuro, con delle bretelle sottili e stretto in vita, mentre la gonna arrivava fino al ginocchio e continuava con un trasparente velo che metteva in mostra le lunghe gambe della ragazza. Stava benissimo e quel colore donava particolarmente alle tonalità di Robin, che sorridente fece una mezza giravolta su sé stessa. 
«Allora che ve ne pare? Ho occhio per queste cose.» mormorò Nami dando una gomitata a Koala, ancora a bocca aperta. 
Perfino Bonney, che aveva sollevato il busto per osservare il risultato, parve annuire soddisfatta. 
«Secondo me devi aggiungere anche una collana, per il resto vai bene—… insomma sei tanto elegante. Per caso voi dovete far colpo su qualcuno in generale li sotto? Perché ci tengo a saperle prima queste cose.»
Quelle parole, sfrontate e senza alcun filtro, fecero sorridere le altre ragazze, ma l’unica davvero imbarazzata fu proprio Koala. 
«Allora, da dove possiamo cominciare?» e Nami si picchiettò un dito contro le labbra, assumendo un’aria particolarmente malandrina. «Koala deve assolutamente far colpo su Sabo
Perché aveva lasciato a Nami il vantaggio di parlare? Incredibile, quella ragazza l’avrebbe fatta morire, infatti non solo divenne estremamente rossa in viso, ma cercò addirittura di coprirsi con le mani dissimulando. 
«Non—… non è così.» balbettò, allora, provando ad essere convincente, anche perché quella era l’ultima delle discussioni che avrebbe voluto prendere.
Fortuna voleva che ancora non aveva confessato del bacio ardente che vi era stato nella propria stanza, perché se solo una di loro lo avesse scoperto sarebbe stata la fine. 
«Non c’è da imbarazzarti, Koala e poi lo sappiamo che tu piaci a Sabo.» s’intromise Bibi mostrando un sorrisetto maligno tanto quello di Nami. 
«Noiosi, lo avevo capito pure io che voi due avevate una storia o qualcosa di simile.» commentò, invece, Bonney, che si era distesa sul letto accavallando le gambe. «Voi principesse, invece? Almeno con qualche vostro gossip posso davvero gridare allo scandalo
Questa volta, la domanda inopportuna di Bonney, che effettivamente parlava senza filtro alcuno, era rivolta alle due ragazze dal sangue reale presenti in quella stanza. Sia Bibi che Reiju, sorprese come non mai, si scambiarono un lungo sguardo confuso, quasi alla ricerca disperata di che cosa dire o cosa fare in una situazione simile. 
«Bonney ha ragione—… parliamo un po’ di voi, la storia di Koala è risaputa.» Nami non perse l’occasione per interferire, avvicinandosi alla fanciulla dai capelli turchesi che invece non aveva neanche la forza di alzare lo sguardo. 
«Lascia stare, è complicato—… troppo complicato.»
«Nulla è mai troppo complicato, Nefertari, ti credevo più tosta.» la rimproverò Bonney lanciandole addosso un cuscino. «Se però mi dici che ti porti a letto la tua guardia reale allora potrei rivalutarti ampiamente, quello sì che è un bel tipo
Perfino Koala, nel sentire le parole della rosata, non poté che scoppiare a ridere sia per l’imbarazzo che fino a quel momento stava provando Bibi sia perché quell’idea era così assurda che sarebbe stato fantastico un simile risvolto. 
«Non—… Lui non tiriamolo in ballo, è per questo che la situazione è complicata. E no, non siamo mai stati a letto insieme. Insomma, è complicato proprio per questo.» provò a spiegare lei, senza guardarle in faccia, mentre le sue guance erano diventate rossissime. 
«Un attimo—… c’è stato qualcosa? Magari un bacio? Un bacio serio? Oh mio dio, Bibi, perché non me l’avevi mai detto?» urlò Nami scuotendo l’amica, che invece sarebbe voluta morire. 
«Forse perché sono affari privati—… è successo tempo fa ad Alabasta e—… e basta. C’è stato solamente questo bacio, ma non vuol dire niente, adesso è decisamente tutto complicato.» replicò allontanandosi da tutte loro mentre si diresse ad ampi passi verso la cabina armadio e strattonò un vestito, forse per distrarsi da quell’imbarazzante ammissione, che però Koala trovò estremamente carina. 
«Ottimo—… quindi lei ha una storia complicata con la sua guardia reale, mentre tu, Miss Vinsmoke? Chi hai puntato? O forse sarebbe più corretto dire—… chi non ti ha puntata?» la domanda di Bonney, rivolta a Reiju, non scompose la principessa neanche un poco, che in tutta sincerità si limitò a scrollare le spalle esili ed a socchiudere gli occhi, mentre un sorrisetto increspava le sue labbra. 
«Effettivamente sei così bella e perfetta, hai sicuramente degli spasimanti—…» le fece eco Koala mentre si andava a risedere sulla propria poltrona, appollaiandosi in maniera più comoda. 
«Avere degli spasimanti non vuol necessariamente dire essere interessata a loro—… sebbene forse qualcuno di interessante vi è davvero. Ma non farò nomi, quindi non chiedetemi niente.»
Un “Uhhhh” generale si levò dalle altre ragazze, sorprese ed ovviamente divertite dall’ammissione di Reiju, che però volle tenere per sé quel dettaglio piccante che non pensavano sarebbe mai stato rivelato. Ma in fondo anche lei, per quanto potesse essere superiore a tutti loro, era pur sempre una ragazza, totalmente differente da quello che si era immaginata. E poi, diamine, era parte della Germa 66, non sembrava proprio una mercenaria. 
«Quindi vuoi fare la misteriosa, mi piace questo risvolto—…» sogghignò Bonney prima di studiare il resto delle ragazze presenti, puntando un dito in direzione di colei che al momento stava indossando quello schianto di vestito viola. «Tu, Nico Robin? Che cosa mi puoi dire? Ormai siamo in vena di confessioni.» 
Robin che come sempre non stentava a mostrare un sorriso sincero ed allo stesso tempo divertito, sollevò leggermente l’orlo della gonna, alla quale avrebbe dovuto abbinare dei tacchi, ovviamente, e poi si diresse verso lo specchio più vicino, in modo tale da osservarsi attentamente. 
«Non ho nulla da confessare, ma magari anche io provo simpatia per qualcuno—…»
Ecco, quella fu una vera rivelazione per Koala, che non riuscì a nascondere un’espressione del tutto sorpresa. 
«Simpatia per qualcuno, Robin? E non mi hai mai detto nulla? Ora voglio sapere anche io. Di chi si tratta?» domandò con enfasi la rivoluzionaria, che raggiunse la corvina vicino allo specchio, sistemandole con attenzione la gonna del vestito. 
«E’ solamente una simpatia, niente di più Koala, non esaltarti troppo.
» la rimbeccò Robin, lasciandola fare e sorridendole. «Comunque si tratta di—…»
«Zoro?» domandò Nami a bruciapelo, anticipando l’affermaizone di Robin, mentre un ghigno divertito si era fatto largo sulle labbra della navigatrice. 
Improvvisamente anche Robin fu immediatamente in imbarazzo, poiché le sue guance s’arrossarono e questo voleva dire che forse qualcosa di corretto c’era nell’ipotesi di Nami. 
«Eh? Ti piace quell’imbecille di Roronoa?»
Forse, fra tutte quante la più sconvolta fu solamente Bonney, che non aveva esitato nel mettersi in piedi sul letto mostrando la miglior faccia sconvolta. 
«Non è così tanto stupido—…» mormorò Bibi, anche se non sembrava eccessivamente convinta della cosa. «Forse ha qualche problema d’orientamento ma—…»
«Qualche problema?» domandarono retoriche ed in coro Robin e Nami, che sicuramente lo conoscevano meglio di tutte loro. Perfino Koala, sia per i racconti di Robin, che per la descrizione che Sabo aveva fatto dello spadaccino, sapeva che il ragazzo si riusciva a perdere anche per fare un paio di metri a bordo della propria stessa nave. 
«Va bene, magari è proprio negato con l’orientamento, però è un bravo ragazzo, non vedo perché non possa piacere a Robin.» continuò la principessa di Alabasta, ma Bonney non sembrava convinta della cosa, infatti s’avvicinò a Bibi e le cinse le spalle con un braccio. 
«E’ un imbecille, ricordo ancora che a Sabody ha quasi colpito un Drago Celeste. A Sabody. in pieno centro città—… poi è successo effettivamente un casino, ma questo è un dettaglio tecnico.»
Koala aveva sentito qualcosa riguardo Sabody, o meglio, Sabo le aveva spiegato che in tale arcipelago ogni anno giungevano tutti i super novellini, e l’anno di suo fratello Luffy era stato effettivamente parecchio agitato e movimentato. E poi, Bonney stessa apparteneva al gruppo che tutt’ora veniva denominato “la peggiore generazione”, forse proprio perché avevano combinato un casino in quell’arcipelago, prima che la tragedia di Marineford si consumasse.
Ovviamente Bonney, che era una dei principali responsabili di tali eventi, si limitò a roteare gli occhi e poi scrollò una mano, come se la questione fosse acqua passata. 
«Diciamo pure che ti piace quel tipo—… sul fattore estetico non ho nulla da obiettare, su quello caratteriale diciamo che ho parecchi dubbi.» e picchiettò un dito contro le labbra prima di rivolgere, adesso, la propria attenzione in direzione della Navigatrice dei Mugiwara, come se ora fosse il suo turno. «Gatta Ladra? Qualcosa da confessare? Ormai stiamo scoprendo gli altarini, quindi credo che una possibile confessione sia più che appropriata. Ti sei portata qualcuno a letto? Hai una cotta per una persona in particolare? Ti serve il nostro aiuto per conquistarla? Avanti, spara.» 
Quelle parole, dette tutte d’un fiato, ebbero un duplice effetto: Nami arrossì, diventando paonazza, mentre cercava di non sbottare contro la pirata, il resto delle ragazze, compresa Koala, cercava, invece, di trattenere le risate divertite per via di quelle domande imbarazzanti.
Era più che giusto che adesso fosse anche il suo turno ed in fondo, la rivoluzionaria avrebbe volentieri voluto sapere qualche dettaglio piccante sulla navigatrice, anche perché pur essendo passati soli pochi giorni, già si sentiva parte integrale di quel gruppo di amiche.  Così, dopo un momento di puro silenzio, Nami, che al momento pareva essere al centro della discussione, con aria di superiorità andò a prendere il proprio vestito, un abito dallo sgargiante colore arancione, e lo avvicinò al proprio corpo, ed alla fine si diresse verso lo specchio più vicino, come se volesse osservarsi attentamente. 
«Quante domande, effettivamente—… visto che, come avete detto, siamo in tema di confessioni posso solamente ammettere che ero gelosa di qualcuno, ma è stata una cosa che ho scoperto di recente, quindi datemi tregua e non fate troppe domande.» 
Essere golosa? Nami? Insomma, lei era perfetta, avrebbe potuto avere chiunque, ma visto il tono che non pareva ammettere repliche, forse era il caso di non torchiare ulteriormente la rossa. 
«Capisco, quindi sei gelosa di qualcuno—… ti tengo d’occhio, Gatta Ladra.» le mormorò Bonney facendole un chiaro segno delle due dita che partivano dai proprio occhi violacei per poi fermarsi sulla figura della navigatrice. 
«Ed io tengo d’occhio te, cara la mia Volpe Rosa, dunque—… che cosa c’è fra te e Drake?»
Domandò di rimando Nami, che adesso pareva quella che stava cantando vittoria. 
Per la prima volta nella storia di sempre Koala poté dire di aver visto Jewelry Bonney in seria difficoltà, perché non solo si trasformò gradualmente in una ragazzina sempre più piccola, ma cercò addirittura di nascondere un’espressione forse di palese imbarazzo. 
«Drake è solamente Drake, non c’è niente.»
«In realtà lui ti guarda in una maniera particolare.» ammise Reiju, che aveva preso posto in una delle poltrone, mentre teneva le lunghe e tatuate gambe accavallate elegantemente. «Te lo posso confermare anche io.»
«Poi voi state spesso insieme.» aggiunse perfino Bibi che era rimasta ancora a rimuginare sulla propria situazione. 
«Lasciate stare, Drake è solamente uno stupido—… ha avuto la sua opportunità ma l’ha sprecata.» sbottò la rosata con uno sbuffo sonoro.
«Cosa????»
Quella domanda, posta in coro da tutte quante le presenti, non fece che acuire il momento estremamente dolente e soprattutto strano, che solo tutte quelle ragazze insieme potevano creare. 
«Intendi dire che—… ci hai provato con lui?» timidamente, a domandare Koala, cercando di rompere quell’aura di silenzio che si era creata. 
E Bonney, in maniera estremamente riluttante, in versione bambina, andò ad abbracciarsi un cuscino prima di lanciarlo addosso alla giovane rivoluzionaria, che ovviamente scoppiò a ridere. 
«Fatti gli affari tuoi! Questa discussione non è più divertente, anzi, me ne vado a mangiare, anche perché avevate promesso della pizza ma qui non c’è nulla!» urlò la rosata in versione giovanile, scalciando come erano soliti fare i bambini di quell’età. 
Le altre scoppiarono a ridere ed ovviamente anche Koala ebbe un attimo di compassione per lei, visto che tutte erano passate sotto i riflettori per tale discorso, ed improvvisamente Bibi, che si mosse dal suo posto, andò a prendere una torta che era stata poggiata, per tutto quel tempo, su una delle scrivanie della stanza di Nami, e stranamente le labbra della turchina erano distese in un sorriso. 
«Dunque, ragazze, visto che adesso abbiamo confessato tutte qualcosa e considerato che Bonney ha fame, vogliamo iniziare a prepararci sul serio?»
Domanda più che legittima, considerato che effettivamente ancora non avevano iniziato a fare ciò che avevano messo in programma quel pomeriggio, ovvero preparasi. Ed allora, dopo l’affermazione della principessa di Alabasta, le altre si scambiarono un lungo e poi con un reciproco cenno d’assenso ebbe inizio il momento che tutte quante stavano aspettando. 
O forse quasi tutte. 

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Capitolo 17
*** La festa ***


Capitolo 17. La festa 

Organizzare una festa, per quanto improbabile e soprattutto assurdo potesse sembrare, era stato forse il migliore degli espedienti per fare un po’ di confusione in quel castello perfetto ed immacolato.
E così era stato. 
Sanji, con la sua squadra di lavoro in cucina, composta principalmente da lui, Chopper, Izou, Marco e Pell avevano aiutato il biondo con le preparazioni da fare, anche se tutto il lavoro lo aveva fatto principalmente lui. I fratelli Vinsmoke, invece, avevano fatto scendere dalle loro navi, aiutati dal potere miracoloso di Kidd, il più grande impianto stereo che potesse esserci sulla loro nave, perché avrebbero dovuto ballare, o almeno questo era ciò che avevano stabilito Yonji,  Brook, Luffy e Franky. Il resto delle persone, compreso un annoiassimo Trafalgar Law, si era impegnata per cercare di creare un vero e proprio ambiente festoso. Qualcosa di diverso dal solito salone e dal giardino con la grandissima piscina al quale erano abituati. Ovviamente Lindbergh aveva apportato modifiche alle luci, creando addirittura un’atmosfera quasi da discoteca. Il tutto per rendere quella serata memorabile, considerato che avevano diritto ad un periodo di riposo.
Il resto delle ragazze, invece, aveva semplicemente deciso che si sarebbero dovute far belle per presenziare alla serata, e tutto ciò andava parecchio bene per Bibi, che non aveva testa e concentrazione per limitarsi a fare qualcosa, anche solo per aiutare a spostare dei piatti. E di questo se ne erano accorte tutte quante, ma per fortuna, durante il momento gossip, era riuscita a deviare il discorso quando toccò a lei tale tortura.
Parlare di quello che vi era fra lei e Pell era da sempre fin troppo complicato. Non sapeva come spiegare quello che provava ma soprattutto non riusciva a capire come potersi fare perdonare dopo ciò che aveva fatto. Era conscia di aver tradito inesorabilmente la fiducia di colui che l’avrebbe sempre protetta, ma si sarebbe fatta perdonare, o almeno così sperava di fare quella sera.
La mente di Bibi aveva elaborato un piano, forse un po’ eccessivo, con cui avrebbe provato a riconquistare Pell, anche perché, senza che lui le parlasse, quei giorni al castello erano decisamente noiosi. E poi, come se non bastasse, a preoccupare marginalmente i pensieri della principessa vi era l’altro principe dai capelli blu.
Ma lui era solamente un dettaglio che avrebbe eliminato col tempo, o almeno così sperava.
E così giunse il momento tanto atteso, ovvero quello della festa ad i piani bassi. La musica era così forte che probabilmente si sarebbe sentita in qualsiasi angolo dell’intera isola. Kidd aveva decisamente esagerato, ma almeno l’effetto era quello desiderato. Inoltre tutto era stato sistemato per il meglio, con luci colorate in piscina, le cose da mangiare preparate con cura sui tavoli ed ovviamente c’era già chi stava ampiamente danzando ulla pista da ballo. Franky, che era solito non indossare pantaloni, quella sera decise di sfoggiare il suo miglior costume sgambato che metteva in evidenza qualsiasi cosa e se da un lato la visione di Chopper danzerino la faceva sorridere, dall’altro Franky la inquietava. Ma quello era niente se non paragonato ad i balli di gruppo che Usopp e Luffy stavano improvvisando cercando di coinvolgere pure Sabo. Ma il biondo rivoluzionario sembrava decisamente più propenso all’idea di andare a ballare con Koala, che timidamente e con un bicchiere di vino in mano cercava di non ridere troppo per via di quella scena. Alla fine era ovvio che Koala e Sabo si sarebbero dovuti concedere un momento tutto per loro e la stessa Bibi, aveva decretato insieme a Nami, che se non avessero messo un lento allora lo avrebbero fatto loro.
Era d’obbligo a fine serata, come nelle vere storie d’amore romantiche. 
Nami, invece, era ferma a bordo piscina, intenta a discutere con Robin e Zoro, mentre Sanji non sembrava volerla lasciare andare, anche se il biondo pareva intento a sbavare dietro a qualsiasi ragazza. Infatti, quando Bonney fece il suo ingresso sfoggiando l’abito rosso che le avevano consigliato loro, così da mettere in mostra la chiave, probabilmente era riuscita a beccarsi più occhiate di quante la ragazza ne volesse realmente, infastidita da tutte quelle attenzioni. Reiju, dal canto suo, era risultata splendida nello scendere le scale con quel vestito nero e lungo, tanto che perfino Marco la Fenice non riuscì a non complimentarsi con lei per la scelta, cosa che Bibi sentì solamente di sfuggita. 
Ma nonostante tutto la principessa di Alabasta pensava a fin troppe cose e si sarebbe fatta raccontare gli avvenimenti davvero importanti solamente dopo, perché in quel momento aveva altro per la testa ed il suo altro se ne stava a parlare con Izou di Barbabianca e stranamente aveva indossato una camicia. Quello sì che era un evento del tutto fuori da ogni aspettativa e che per un attimo aveva spiazzato anche lei. Così, dopo aver poggiato il bicchiere con del vino, o forse era altro, sul tavolo si limitò a lanciare uno sguardo di sbieco alla propria guardia reale che, nonostante la discussione, parve cogliere il messaggio. Ma Bibi non era certa che l’avrebbe voluta ascoltare, anzi, magari l’avrebbe addirittura ignorata e di ciò si sarebbe stupita ben poco. 
Dunque, dopo aver lanciato quel rapido messaggio, Bibi si voltò ed iniziò ad addentrarsi nella zona più marginale del giardino che circondava il castello, come se volesse fare un giro lontana dagli altri, cosa che effettivamente desiderava. Ma allo stesso tempo sperò che Pell la seguisse in quella sorta di boschetto. Lui le aveva detto che andando avanti si poteva arrivare al sentiero che conduceva al vero e proprio bosco che circondava il castello, non la parte curata, ma quella spaventosa che apparteneva all’isola, ma Bibi non era certa che ci sarebbe riuscita ad arrivare. 
Mentre passeggiava sull’erba fu costretta a sollevare l’orlo del vestito bianco che le altre avevano scelto per lei. Le fasciava perfettamente la vita un nastro dorato, mentre alle braccia avevano aggiunto parecchi bracciali del medesimo colore. Sembrava l’abito di una qualche Dea, o almeno così Robin aveva esordito nel vederla, e tutto ciò magari sarebbe servito a qualcosa. Una ciocca di capelli turchesi le ricadde dinnanzi agli occhi, mentre con la mano fu costretta a tirarla via, ma prima ancora che potesse fare un altro passo sentì una presa sul braccio che la trascinò via da dove stava andando. Gli occhi nocciola della principessa si sollevano in direzione di colui che l’aveva letteralmente allontanata da possibili occhi indiscreti, ma tutto ciò che trovano è il viso di Pell che cerca di fuggire dal proprio sguardo. 
Almeno l’aveva seguita e raggiunta, cosa di cui non era estreamente certa, ma vederlo li, accanto a lei, in parte contribuiva a renderla più serena. Pell era sempre stato una costante nella propria vita, fin da quando era bambina, passando per tutte le tappe più importanti. Era con Bibi quando lui ancora studiava mentre lei giocava con i bambini di Alubarna, erano insieme quando hanno volato per la prima volta, ed erano insieme anche quando hanno combattuto per Alabasta. E poi, incredibilmente si erano ritrovati insieme, sull’ampio balcone della propria dimora reale, mentre si baciavano senza lasciarsi andare. Avevano promesso di non farne mai parola con nessuno, poiché era decisamente pericoloso, ma dopo quell’avvenimento si guardavano sempre più spesso e nessuno si era mai accorto di nulla. Era durato fino a quando Bibi non aveva deciso di tradire la fiducia di tutti partendo per quell’isola, senza avvertire nessuno. Poteva benissimo capire quanto si sentisse tradito, ma questo era solamente un inconvenevole, qualcosa che sarebbe passata.
Pell la trascinò con sé in quel giardino pieno di alberi e cespugli profumati, con differenti florescenze, prima di fermarsi accanto ad un angolo del castello così da avere, forse un momento di tranquillità.
«Che c’è?» domandò con schiettezza la reale guardia, senza neanche sollevare gli occhi sulla principessa.
«Quello sguardo voleva dire che avevi bisogno di parlarmi?»
Bibi, sorpresa come non mai da quel tono, parve particolarmente allibita, tanto da sfarfallare le ciglia e schiudere le labbra senza sapere effettivamente cosa dire. 
«In—… in realtà volevo semplicemente chiederti—…» e le parole a Bibi vennero bene. «Volevo chiederti come te la passavi e se ti stavi divertendo
Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio che calò fra loro due, reso pesante per via della musica di sottofondo che si sentiva in lontananza, Pell sollevò lo sguardo scuro in direzione della ragazza e la fissò attentamente.
«Uno spasso. Non lo vedi? Izou mi stava raccontando di alcune loro avventure per i mari.» 
Probabilmente poteva essere vero e di ciò non si sarebbe stupita la ragazza, ma al contempo sperava che andasse tutto bene, anche se dal tono di Pell così non pareva. 
«Le avventure per mare sono le migliori—…» mormorò la principessa guardandolo di sfuggita prima d’abbassare l’intenso sguardo che non riusciva a reggere su di sé. «Ma a me interessava sapere di te, non delle avventure di Izou.»
«E come mai? Di solito, principessa, agisci senza curarti degli altri, quindi perché, adesso, dovresti interessarti a me?» 
Quelle parole, se da un lato la ferirono, dall’altro la fecero impazzire di rabbia tanto da afferrare di scatto il ragazzo, più alto di lei di parecchi centimetri, e stringere la presa sulla bianca camicia, con fare minaccioso.
«Lo sai benissimo che a me importa di te, Pell, l’ho sempre dimostrato, ma quella volta era necessario partire perché come m’interesso di te sono anche interessata ad i miei amici. Loro hanno salvato Alabasta, gli devo tutto.»
Pell, che non si mosse né tantomeno si scompose per via della presa ferrea della principessa, la guardò inespressivo e poi inarcò un sopracciglio. 
«Avresti semplicemente potuto avvertirmi.»
«Mi avresti fermata.»
«Ne sei davvero così sicura?»
Ed allora la presa di Bibi divenne meno forte, forse perché esitò dopo le parole che le vennero rivolte dalla guardia reale. Davvero l’avrebbe aiutata se solo fosse stato a conoscenza della situazione? Oppure era tutto un trucco per farla sentire in colpa?
Difficile a dirsi, anche perché al momento non riusciva proprio a capire che cosa gli stesse passando per la testa. 
«Perché rendi tutto così complicato, Pell? Perché?» gli domandò con un filo di voce lei, traendo un flebile sospiro dalle labbra semi schiuse. 
«Sei tu che hai reso tutto più difficile, Bibi.»
«Ti ho chiesto scusa—… che altro dovrei fare? Mettermi in ginocchio e supplicarti di perdonarmi? Perché sai, in questi giorni sono stata malissimo per te.»
Forse fu quella frase pronunciata a bassa voce, o lo sguardo assente della principessa, che riuscirono a smuovere l’animo della reale guardia, tanto da fargli allungare una mano in direzione del viso di Bibi, carezzandoglielo con delicatezza. 
E quelle mani, segnate dagli infiniti allenamenti, e rese ruvide dai calli per via della spada, le sfiorarono la guancia con una delicatezza che difficilmente si sarebbe potuta ritrovare in un guerriero. Le sue dita scivolarono sulla pelle lentamente, prima di arrivare a sfiorarle il labbro inferiore in un gesto assolutamente inaspettato e disinvolto, che però sorprese la principessa. 
«Non ti permetterei mai di inginocchiarti davanti a me, di solito quello è il mio compito. E soprattutto non è corretto usare quella faccia da cucciolo o provare a mettere un vestito simile solo per—… che intenzioni avevi?»
Domanda più che legittima considerato che è stata lei a curare tali dettagli senza però sapere come le cose sarebbero andate avanti, ed allora Bibi puntò i grandi occhi nocciola in direzione del visto di Pell, provando a trattenere un sorrisetto soddisfatto. 
«Scusarmi, per quanto fosse possibile, o al massimo ti avrei convinto in qualsiasi maniera esistente. Sapevo che il vestito ti sarebbe piaciuto, lo ha scelto Nami.»
«A chiunque piace quel vestito, credimi—… e non credere di essere ancora scusata.»
«Andiamo, sul serio?» domandò retorica Bibi, cercando di sfuggire dal suo contatto. «Prima mi sfiori le labbra e poi dici che non sono scusata?»
Pell, finalmente, dinnanzi alla reazione della propria principessa, non poté che accennare un sorriso divertito, così da scrollare le spalle con indifferenza. 
«Da quando accarezzare vuol dire scusare? Mi sono perso questo passaggio.»
«Non mi stavi solo accarezzando, non essere bugiardo, mi stavi sfiorando le labbra. Se volevi un bacio non avevi che da chiedere.»
Sfacciata come poche volte in vita sua la principessa Bibi, che di solito riusciva a mostrare tutta la calma di cui era disposta, in quel caso si lasciò andare e prima ancora che Pell potesse replicare o dire qualcosa che avrebbe rovinato il momento, fu lei ad azzerare la distanza che li separava, impossessandosi delle sue labbra. Scelta del tutto azzardata, considerato che effettivamente lui non l’aveva ancora perdonata e che soprattutto aveva fatto ancora una volta di testa sua, baciandolo con enfasi e soprattutto con passione, ma fu con altrettanta sorpresa che la guardia reale ricambiò quel singolo gesto tanto da afferrarla per la vita e stringerla a sé, come se non fosse più possibile lasciarla andare via. 
Le loro labbra si mossero all’unisono, mentre le une cercavano le altre, ed improvvisamente l’aria intorno ad i due si fece più intensa del solito. Avvinghiati e stretti l’uno all’altra,  scambiandosi una serie di proibiti baci, la principessa cedette ufficialmente a ciò che desiderava fare da fin troppo tempo, poiché la prima volta non le era mai bastata e probabilmente neanche quella volta le labbra di Pell sarebbero stata abbastanza per Bibi. Le mani della guardia reale scivolarono sulla schiena, in parte scoperta da quel candido vestito e poi si persero fra gli azzurri capelli morbidi della principessa, tanto da stringerla a sé qualche istante in più.
Fu esclusivamente per la mancanza di fiato che entrambi furono costretti a separarsi, annaspando ed ansimando per quel lungo bacio che li aveva tenuti incatenati fino ad allora. Bibi, che si sorreggeva sulle punte dei piedi in modo da annullare parte della distanza che l idivideva, sentiva le proprie labbra arrossate e pulsanti, ma soprattutto desiderose di avvicinarsi di nuovo a quelle di Pell. 
«Lo sai che baciarmi in questo modo è decisamente sleale?»  sussurrò il ragazzo tenendo il viso a pochi centimetri da quello di Bibi, che si limitò a sorridere ed a sfiorare il naso con il proprio. 
«Forse un poco, ma non credo che la cosa ti sia dispiaciuta, o sbaglio?»
«Decisamente no—… quindi devo arrabbiarmi con te per ricevere un bacio simile? Pensavo che dopo quella volta non sarebbe più successo.» 
Fu un vero miracolo che nell’oscurità di quel giardino, lontano dalla festa, Pell non riuscì a notare il rossore sulle gote della ragazza, che in tutta risposta s’avvicinò maggiormente a lui, premendo il proprio corpo contro il suo. 
«Puoi anche essere il guerriero più forte dell’intera Alabasta ma non capisci nulla di quello che voglio le donne.»
«Può darsi—… ora, principessa Bibi, ti consiglio vivamente di allontanarti da me altrimenti potrei non rispondere più delle mie azioni future.» 
Era in lieve imbarazzo anche Pell, che cercò di nasconderlo guardando altrove e soprattutto cercando di non concentrarsi troppo su Bibi e sulle sue labbra ancora considerevolmente vicine.
Ma l’idea di allontanarsi da lui era esattamente l’ultima cosa che la principessa desiderava, così, fingendo di lasciarlo andare, gli morse piano il labbro inferiore, in una vera e propria dichiarazione di guerra.
E mai uno scontro poté essere più dolce, perché lontani dagli altri, i due si ritrovarono ancora una volta a baciarsi. 

Nel mentre nel castello…

Quella maledetta musica assordante, che Kidd non aveva intenzione di abbassare, le stava letteralmente fracassando i timpani, e dire che Bonney era già di per sé abituata al frastuono, ma in quel caso non ne poteva davvero più. Le feste, o almeno, quel genere di feste, non facevano per lei, anzi, erano troppo per la pirata. Lei si sarebbe benissimo accontentata di una lunga tavolata con una miriade di cose da mangiare, ma no, avevano dovuto ficcarla in quello strettissimo vestito rosso, con le bretelle sottili, la schiena scoperta ed una lunghissima gonna che le arrivava ad i piedi, per poi mandarla a ballare. Purtroppo non aveva mai ballato in vita sua e quella era l’ultima cosa che avrebbe desiderato fare perché non sapeva come muoversi ed a dirla tutta perfino le scarpe ad i piedi le facevano male. Quei maledetti tacchi che la Gatta Ladra aveva scelto, per abbinarli al vestito, li avrebbe gettati dalla prima finestra utile, anche perché aveva fatto fatica perfino a salire delle stupide scale per tornarsene nella propria camera.
Nonostante tutta la fatica di prepararsi e farsi bella, cosa che di solito non rientrava nelle regole di Jewlery Bonney, alla fine non aveva combinato un bel nulla. 
O meglio, qualcosa aveva combinato, ma si trattava di una quasi rissa con Kidd, tanto per cambiare. 
Era stato quasi un miracolo che ad allontanarla dalla traiettoria delle cose che il rosso stava facendo volare fosse intervenuto uno dei Vinsmoke, il verdino, trascinandola via a forza verso il cibo. Magari, se preso singolarmente e lontano dagli altri due coglioni, Yonji non era tanto male, era ingordo forse quanto lei, ed a Bonney quelle persone stavano simpatice, tranne Mugiwara. Lui era un caso limite da non tirare mai in ballo. Causava solamente problemi e lei lo sapeva bene, quindi meglio stargli lontano. E poi c’era Drake che forse l’aveva ignorata di proposito oppure era stata lei a deviarlo ogni qual volta si ritrovavano faccia a faccia, e con quelle poche parole che si erano scambiati, alla fine, si era limitato a dirle di fare attenzione alla chiave che aveva al collo come unico gioiello. 
Stupido T-Rex.
Stupido lui e qualsiasi cosa gli stesse passando per la testa.

Quindi si era buttata sull’alcol, scelta non esattamente saggia, ma un paio di bicchieri di vino rosso se li era bevuti piuttosto tranquillamente, senza batter ciglio. 
Ed allora si era allontanata, decisa ad andarsene lontana da tutti quelli o dalle ipotetiche coppiette che verso fine serata si erano create.
Solamente quando fu al piano delle camere si appoggiò contro la liscia superficie del muro e finalmente si liberò di quelle fastidiose scarpe col tacco. Certo, perse qualcosa come dieci centimetri d’altezza, ma non le importava più di tanto, infatti un sospiro di sollievo abbandonò le sue labbra, quando i piedi toccarono il freddo pavimento. Con una mano reggeva le scarpe e con l’altra tirò indietro i lunghi e fluenti capelli rosati, lasciati indomiti sulla schiena, e che alla fine andavano dove preferivano. E fu allora che le iridi violacee si posarono su una finestra, che forse dava sul cortile interno, mentre la sua vivace mente malvagia la spinse a ghignare. Nessuno avrebbe tolto a quelle stupide scarpe un volto dal terzo piano, magari sperando di beccare in testa uno a caso fra Kidd, Drake e Mugiwara. Ed infatti la pirata non perse tempo, perché con un paio di passi raggiunse il punto designato ma prima ancora che potesse fare una sola mossa, qualcuno l’afferrò per il polso con cui si stava preparando a lanciare le scarpe. Il viso si voltò rapidamente per cercare di capire chi avesse osato tanto, pronta addirittura a trasformare in un marmocchio, ma quando si ritrovò Trafalgar Law che la fissava con un’aria a metà fra il minaccioso e l’annoiato, desistette dall’idea iniziale. 
«Che stavi facendo, Jewelry-ya?» domandò, infatti, il corvino chirurgo mentre aggrottava la fronte, studiandola con le iridi di ghiaccio. 
«Tiro al bersaglio da quassù! Vuoi unirti a me? Se prendi Kidd in testa vinci cento punti ed anche il One Piece.» rispose con sincerità e vivacità estrema la ragazza dai capelli rosa, prima di spostare le iridi verso il proprio polso, ancora stretto fra le dita tatuate del ragazzo.
«Perché vuoi proprio far scatenare una guerra? E’ una serata tranquilla, non rovinarla.» 
«Da quando ti piacciono le cose tranquille, Trafalgar? Insomma non mi sembri il tipo.»
«Da quando ho degli alleati. Sì, probabilmente è da allora che desidero un po’ di tranquillità.» spiegò con estrema tranquillità e quella risposta fu abbastanza per far desistere la rosata dal suo intento belligerante.
Certo che ne doveva avere di rotelle fuori posto per volere fare un’alleanza con i Mugiwara, altro che genio. 
«Come vuoi, in realtà mi era anche passata la voglia di prendere per il culo Kidd—…»
Solamente allora, dopo che Law ebbe effettiva certezza di aver convinto Bonney, la lasciò andare, liberandola da quella presa sicuramente molto più dura da rompere di quanto sembrasse. 
La ragazza, così, buttò a terra i propri tacchi e poi sollevò leggermente l’orlo della lunga gonna rossa, come se stesse per andarsene, perché forse per lei la questione era giunta al termine, ma ancora una volta a sorprenderla fu lo stesso corvino, che parlò mettendo le mani in tasca. 
«Dove stai andando?»
Con calma, allora, Bonney si fermo e lentamente volse il capo nuovamente nella sua direzione, inarcando appena un sopracciglio mentre gli dava le spalle. 
«Non lo so ancora, mi ero stancata di stare a quella festa e devo distrarmi oppure riprenderò a giocare al tiro a bersaglio con tutti quelli che stanno di sotto. Tu, invece, che stavi facendo da queste parti?»
Domanda più che lecita, quella di Bonney, interessata discretamente a ciò che effettivamente stesse facendo Law. 
«Ho accompagnato Bepo a dormire, non è abituato alle feste e per i suoi standard era già parecchio tardi.»
«Bepo è bellissimo, davvero. Fai bene a prenderti cura di lui, anche perché si fida ciecamente di te—… sei un bravo capitano, i miei complimenti.» e Bonney non riuscì proprio a trattenere quelle piacevoli parole per Law, cosa strana perché era raro che lei elargisse complimenti, infatti perfino lui risultò parecchio confuso e scombussolato. 
«C’è sotto qualche trucco o qualche inganno, Jewelry-ya?» e Trafalgar, che era rimasto fermo fino ad allora, si mosse verso di lei, tenendo le mani in tasca. 
«No, per niente, sono sincera—… lo so che non sembro il tipo di persona che dice queste cose, ma lo penso davvero e non mi sembra il caso di mentirti.» 
Con quell’affermazione della ragazza, ovviamente calò per qualche secondo un imbarazzante silenzio, tanto che Bonney si pentì addirittura di aver detto quelle parole. Probabilmente era stata addirittura melensa a dire una simile cosa, di solito lei insultava o diceva cose più sarcastica, non di certo parlava di complimenti o doti simili, ma in quell’istante sentì quasi il bisogno di congratularsi con Law per quello che aveva visto. 
«E tu sei stata davvero brava nel risolvere quel maledetto indovinello—…» mormorò il ragazzo, ritrovandosi però a guardare altrove. 
Probabilmente anche Law aveva cercato di non indossare sempre i soliti vestiti perché al posto della sua felpa quella sera, come quasi tutti i ragazzi, si era costretto ad indossare una camicia bianca, tenuta in parte sbottonata all’altezza del petto tanto da lasciare intravedere i suoi tatuaggi. Erano belli, ovviamente, ma Bonney non si era mai focalizzata su di essi più di qualche secondo. 
«Lo so, in realtà cerco sempre di tenere il mio genio nascosto da tutto e da tutti—…» provò a  sdrammatizzare lei, scrollando le spalle e smuovendo i capelli lisci. 
«Infatti io credo che sia proprio così. Puoi anche fingerti stupida o strafottente quanto vuoi, ma sei più furba di tutti quanti.»
Trafalgar Law, un ragazzo di così poche parole che quella sera si stava concedendo così tante parole per una come lei. Decisamente strano. 
«Hai ragione, ma almeno ci provo a recitare la mia parte—… e poi già ieri eri rimasto particolarmente sorpreso da tutto questo. Se non ricordo mai hai addirittura detto che mi avresti potuta sposare.»
Effettivamente, quel dettaglio a cui in realtà non avrebbe dovuto dar eccessivamente peso, era rimasto impresso nella mente della giovane pirata, che al sol pensiero rivolse un ghigno in direzione del chirurgo. Il ragazzo, dal canto suo, invece, rimase in silenzio e si limitò a scrollare le spalle prima di passarsi una mano fra i capelli in modo tale da scombinarseli un po’. 
«Ricordi bene—… e tu avresti anche accettato, se non erro.» 
«Però, come ho già detto, potrei essere la tua rovina.» ammise Bonney cercando di nascondere parte dell’imbarazzo nel rimembrare tale risposta, infatti per la prima volta si limitò a distogliere i violacei occhi, limitandosi a fissare i piedi nudi parzialmente scoperti dalla gonna che ancora stringeva fra le dita. 
Probabilmente, per Bonney, la conversazione poteva anche dirsi chiusa in quell’istante, forse perché aveva parlato troppo e perché lei stessa era riuscita a mettersi in imbarazzo da sola, ma soprattutto perché Law non sembrava intenzionato a risponderle, limitandosi a fissarla. Quindi dopo una smorfia rivolta al suo stesso abito rosso, che avrebbe rubato dagli abiti di Cassiel, fece per voltarsi, alzando una mano in segno di saluto, ma ancora una volta a rovesciare ogni aspettativa fu lo stesso Trafalgar Law, che in un paio di passi la raggiunse. Ed allora, con una delicatezza che non credeva potesse mai appartenere al chirurgo, lui stesso l’afferrò per un polso e poi s’abbassò per sollevarla, prendendola fra le braccia mentre Bonney, a metà fra il confuso e lo scioccato, iniziò a dimenarsi per paura di quello che avrebbe potuto fare da quel momento in avanti. Non aveva idea che quel mingherlino, perché tale sembrava Law, avesse dei muscoli tanto definiti e soprattutto non stava facendo alcuno sforzo nel tenerla con un braccio dietro le proprie gambe ed uno intorno alla schiena. 
«Ti suggerisco di reggerti meglio, Jewelry-ya altrimenti cadrai.» furono le uniche parole che giunsero rivolte unicamente a lei. 
Così, Bonney, che all’idea di poter cadere non ci teneva neanche un po’, si limitò a gettargli entrambe le braccia al collo, stringendosi e sorreggendosi a lui, incapace ancora di credere a quel che stava succedendo. 
«Ora mi dici che diamine ti sei messo in testa, Trafalgar? Perché non esiterò nel trasformarti in un moccioso oppure in un vecchio bavoso se farai qualcosa di strano.» gli sibilò contro il collo, continuando a reggersi a lui. 
Ma nonostante quella posizione, Bonney fu certa di aver intravisto sulle labbra del chirurgo un ghigno prettamente divertito. 
«Niente di strano, te lo prometto—… ti portavo in un posto tranquillo, visto che tu non ti muovi velocemente per via del tuo abito e dei tacchi che hai buttato via.» 
Risposta intelligente, anche perché i piedi le dolevano ancora parecchio a causa di quelle stupide scarpe, ma quello che maggiormente colpì la ragazza fu la prima parte della risposta. 
«In un posto tranquillo? Per provarci con me?» domandò a bruciapelo lei, cercando di risultare e di sdrammatizzare. 
«Vorresti che io ci provassi con te?» rispose Law con una domanda, capovolgendo le situazioni, ed infatti Bonney allontanò appena il viso dall’incavo del suo collo in modo tale da poterlo guardare in faccia, ed allora trovò gli occhi gelidi rivolti verso di sé.
«Trafalgar Law, ma tu sai almeno come ci si prova con le ragazze?»
«Piantala con le domande e stai un po’ zitta, grazie.» la rimproverò il chirurgo riprendendo a camminare lungo i corridoi con Bonney in braccio. 
Ma quella,forse anche un po’ per dispetto, iniziò a cercare di divincolarsi, perché nessuno poteva davvero dirle di stare zitta, neanche lui, anzi, Lui era l’ultimo della lista. 
«Non ti azzardare a dirmi di stare zitta, perché non ne hai alcun diritto. Io parlo quanto mi pare e piace, anzi, adoro parlare e tu non mi hai neanche detto dove vorresti portarmi. Chi me lo assicura che non mi porterai in camera tua solo per del sesso occasionale, perché magari questo vestito così succinto ti eccita? O che—… che magari mi butterai in acqua per farmi annegare? O che—…»
Purtroppo, però, le idee stupide di Bonney, che aveva iniziato a parlare senza filtro, vennero a mancare, perché non sapendo più cosa aggiungere guardò timorosa Law. Insomma lui non scherzava quasi mai e sicuramente l’avrebbe presa sul serio, anche se lei aveva sostanzialmente esagerato. 
«Davvero passano tutte queste idee contemporaneamente per la testa di voi donne?» domandò di rimando lui, accennando un ghigno divertito prima di fermarsi davanti alle scale ed allora abbassò lo sguardo verso la pirata.
«Ed io che volevo solamente portarti sul tetto, lontana dalla musica. Ma devo dire che l’idea di annegarti, in questo momento, non sarebbe poi tanto male. Un contendente in meno per il One piece.»
Aveva detto sul serio che la voleva portare sul tetto lontana dalla musica?
E lei che aveva pensato alle peggiori cose che sarebbero potute accadere voleva solo sotterrarsi, ed infatti si zittì ufficialmente distogliendo lo sguardo per l’imbarazzo.
Aveva addirittura accusato il chirurgo di volerla portare a letto, ecco, quello per quanto potesse sembrare divertente, alla luce delle sue rivelazioni era parecchio stupido. 
«Ah—…» si limitò a mormorare lei nascondendosi dietro i capelli rosa.
«Non fare quell’espressione, Jewelry-ya, e poi, se ci tieni a saperlo, non mi sarei mai permesso di sfiorarti neanche con un dito per costringerti a fare qualcosa che non volevi—… almeno in quel campo.» 
Bonney inarcò leggermente un sopracciglio e cercò, allora, di guardarlo in viso per assicurarsi che stesse effettivamente dicendo la verità. 
«Anche perché è una cosa decisamente ipotetica, insomma tu non—… tu sei sempre così concentrato su altro.»
E la pirata dai rosati capelli lo guardò negli occhi, incontrando quelli cristallini di Law, che in tutta risposta avvicinò pericolosamente il viso al proprio tanto da lasciare che le punte dei loro nasi si sfiorassero. 
«Poche cose destano la mia reale attenzione e tu, purtroppo, sei una di quelle—… quindi, Jewlery-ya, o stai zitta e vieni con me oppure ti metterò giù ed ognuno andrà per la propria strada.» le sussurrò a bassa voce tanto ché Bonney poté percepire il calore del suo viso poco distante dal proprio. 
Ma Trafalgar Law aveva parlato chiaro, mettendola dinnanzi al più inaspettato risvolto di sempre.
Lei che interessava a Law? Ecco, questo era assurdo, anche perché non era certa che quel medico sapesse davvero che cosa fossero le donne, o almeno questa era la sua idea fino a pochi minuti prima. Per Bonney, il chirurgo della morte, era sempre stato inavvicinabile da ogni punto di vista se non per prenderlo in giro o per lodarlo di possibili imprese che aveva letto sui giornali. Ma adesso che lui si stava mettendo in gioco, scoprendo le proprie carte, perché non mettersi in gioco a sua volta? Lei che aveva da perdere? Nulla, anche perché sul fronte Drake non aveva intenzione di tornare indietro. L'aveva rifiutata? Ottimo, a perderci era solamente lui. 
Quindi, socchiuse gli occhi e si sporse leggermente in avanti, lasciando che le proprie labbra sfiorassero appena quelle del ragazzo, ed allora parlò.
«Andiamo, spero che tu sia un esperto di costellazioni perché sappi che ti riempirò di domande.»
E con tali parole sussurrate non gli donò alcun bacio, non voleva rischiare troppo, ma vide con certezza che le labbra del chirurgo s’incurvarono appena in un sorrisetto accennato, decisamente fuori dai suoi standard, ma abbastanza soddisfatto. 
Per questo motivo, quando Law riprese a camminare stringendola ancora fra le braccia, Bonney s’allontanò appena e socchiudendo gli occhi s’appoggiò a lui, lasciandosi portare sul tetto e decisa, stranamente a non fare più domande, almeno per il momento.
Possibile che il destino di quella serata era cambiato drasticamente solo per via di un fortuito incontro?
Assolutamente sì e Bonney, a metà fra il rilassato e lo stupito, decise che una volta tanto andava bene così. 

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