Kuroyasha

di Elgul1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


   Un corvo volava silenzioso quella notte sopra la grande metropoli di Edo. Le poche luci ancora accese segnalavano qua e la i pochi abitanti ancora svegli a quell'ora tarda della sera.

A un certo punto deviò la sua rotta verso una piccola abitazione a due piani con sopra un'insegna squalcita di un vecchio locale. Con attenzione atterrò all'interno della grande finestra su cui il proprietario della casa controllava e dominava l'intera zona circostante. Inizio a gracidare sempre più forte finché, una lattina di birra non gli volo addosso mandandolo a terra e una voce stizzita disse:" Ho capito ho capito sto arrivando cazzo." Dalla camera patronale si paleso un uomo di una ventina d'anni alto e dagli ispidi capelli bianchi e da una lunga cicatrice sotto l'occhio destro.
Con fare esperto prese il piccolo foglietto che l'animale portava alla zampa destra. Lo lessè velocemente per poi sbuffare e gettarlo nel cestino già stracolmo di roba aveva del lavoro da fare quella notte. 
Si avvicino al grande armadio che, rispetto al resto della casa, era in perfetto ordine. Prese il lungo kimono nero e la maschera di corvo dono del suo mentore e genitore adottivo. Una volta vestito prese la lunga e affusolata spada dal manico nero e sparì nella notte.  

Camminava a passo spedito quella sera, se l'avessero sorpreso i poliziotti oppure la shinsengumi non avrebbero certo potuto fermarlo dopotutto era un uomo di prestigio lui. Erano altri gli uomini che lui temeva. Strinse contro il petto grassoccio la pergamena che custodiva gelosamente e che aveva rubato dagli archivi doveva consegnarla e al più presto possibile ai suoi contatti.
A un certo punto sentì dei passi dietro di sè si giro di scatto ma non vide nessuno " Sarà stata solo una mia impressione." Pensò fra sè e sè continuando a camminare sempre con la strana idea che qualcuno lo stesse osservando.
Prese una via secondaria più lunga della solita strada che faceva ma al tempo stesso più sicura visto che a quell'ora non avrebbe di certo trovato nessuno. 
" Dove se nè sta andando con così tanta fretta signor Kaizu Shinpachi?" Domando una voce fredda alle sue spalle.
Lui si voltò lentamente sudando freddo si trovo davanti un uomo alto poco più di lui dal fisico snello e completamente addobbato di nero e con il volto nascosto dalla penombra di una casa vicino. " Io ehm sto tornando a casa ecco..." Rispose lui timidamente. 
L uomo gli si avvicino lentamente giocherellando con l'impugnatura della katana che portava sul fianco destro e mormoro:" E torna a quest'ora tarda della notte a casa?" 
" Ho fatto gli straordinari in ufficio sà di questi tempi sempre meglio cercare di avere un gruzzolo cospicuo visto come sta andando l'economia." Rispose lui sempre più nervoso e cercando di allontanarsi a piccoli passi dallo sconosciuto. 
" Certo capisco bene sopratutto un padre di famiglia come lei ha due figli giusto?" Chiese ancora lo sconosciuto con uno strano ghigno sul volto. 
" E lei come fa a saperlo?" Domando lui fermandosi a metà della piccola stradina.
Il giovane ormai era di fronte a lui poteva notare i suoi freddi occhi neri studiarlo da cima a fondo poi gli appoggio la mano sinistra sulla spalla e, avvicinandosi al suo orecchio sussurro:" Se lei dovesse morire proprio in questo istante non dovrebbe forse pensare a loro due un ultima volta?" Prima che potesse reagire il giovane lo infilzò con la spada all'altezza del cuore " Quando vedi il diavolo digli che ti manda Gintoki sporco traditore..." Gli mormorò ancora all'orecchio estraendo la spada e recuperando la piccola pergamena che il cadavere teneva ancora tra le mani.
Con un balzo atterrò sopra il tetto della casa vicina nessuno avrebbe fatto la spia sapevano cosa sarebbe successo altrimenti. Per un istante si limito ad osservare la luna lui era il Kuroyasha  lo sterminatore dei Joi.







ANGOLO AUTORE: Salve a tutti eccomi con una long su uno dei miei manga preferiti Gintama spero di riuscire, almeno stavolta, di completare quest'opera. Fatemi sapere cosa ne pensate con qualche recensione che cerchero di ricambiare appena avrò tempo alla prossima.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


La volante parcheggiò proprio vicino all angolo del vicolo. I due Shinsengumi scesero dall'auto e, a passo sicuro, superarono il cordone bianco dietro al quale decine di curiosi stavano venendo allontanati dai loro colleghi.
 
 
" Allora, che cosa abbiamo qui?" Domandò l'agente vestito di nero mentre, si accendeva una sigaretta con uno strano accendino giallo a forma di tubetto di maionese. 
" A quanto abbiamo scoperto la vittima è stata trovata stamattina all'alba da un gruppo di ubriachi che passavano dal vicolo; le urla hanno richiamato la gente e ci hanno segnalato la cosa." Rispose un ragazzo poco più che diciotenne e dai corti capelli castani.                    
 " Almeno sappiamo chi è la vittima, Okita?" Domandò di nuovo lui camminando vicino alla scena del crimine che era stata circondata con un lungo perimetro giallo. 
" Hijikata forse ti dice qualcosa il nome Kaizu Shimura?" Disse Okita all'improvviso.
Per poco al moro non gli cadde  dalla bocca la sigaretta a causa dello stupore ed esclamò:" Vuoi dire quel Shimura? Che abbiamo messo sotto sorveglianza due mesi fa?!" 
" Esatto." Rispose l altro con rammarico, avviandosi verso l auto di servizio e facendo cenno agli altri membri della squadra di prendere tutto ciò che poteva essere utile e portarlo ai laboratori.
" Merda!" Sbattè il pugno contro il muro e infuriato aggiunse                         
 " Ogni volta che abbiamo una pista per avvicinarci a quei dannati Joi il tizio in questione viene ucciso. Vorrei proprio avere davanti chi è quel fottuto bastardo che li accoppa uno dopo l altro..." 
" Sai benissimo quanto me che non possiamo. Non ti ricordi cosa è successo agli ultimi che ci hanno messo il naso dentro questa storia?" Domandò Sougo. Certo che se lo ricordava: il precedente vice capitano e altri tre membri avevano cercato di far luce sul mistero dietro queste morti iniziate circa due anni fa; dopo soli quattro giorni di indagine erano stati ritrovati di fronte alla caserma con le teste mozzate sopra a delle picche come se fosse un avvertimento. Buttò la sigaretta dal finestrino e borbottò:" D'accordo, andiamo dalla famiglia e diamo questa notizia. Oggi è proprio un gran bel giorno di merda..." 
 
 
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" Coraggio Shinpachi, ancora una volta su!" Ordinò una giovane donna dai lunghi capelli castani raccolti in una coda di cavallo e brandendo un bo. 
" Ma sono stanco sorella!" Replicò il fratello più piccolo sistemandosi gli occhiali sul volto e annaspando a causa della fatica.  
Era dalla mattina presto che lo stava facendo allenare quel giorno e non ne poteva proprio più e soltanto perché negli scorsi giorni aveva preferito fare altro che allenarsi.            
  " Non fare il bambino e attaccami!" Sbraitò lei perentoria, mettendosi in posizione di difesa col bastone. 
Shinpachi sbuffò e si gettò verso la sorella, cerco di colpirla al fianco con una stoccata ma lei, con maestria, parò l'attacco e lo prese in pieno sul fianco sinistro, per poi rimettersi in posizione. 
Shinpachi si toccò il punto colpito e tentò un nuovo assalto che venne nuovamente respinto dalla sorella con facilità e che, con un altro colpo, lo scagliò a terra.
" Ok basta basta, sei proprio una frana oggi." Borbottò stizzita e annoiata lei avviandosi in casa per cambiarsi. 
" Otae non è colpa mia!" Esclamò lui giustificandosi e rimettendosi in piedi,  aggiungendo " Potresti farlo tu il prossimo erede della famiglia, già sei più forte di molti uomini e anche come fisic..." Prima che potesse finire di parlare la sorella tirò  un pugno spedendolo in mezzo al laghetto della loro casa. 
Mentre cercava di uscire dal laghetto sentì il rumore di una macchina accostare di fronte al piccolo cancelleto. Due uomini in nero uscirono dal veicolo e fecero cenno di aprire la porta.
" Siete i figli di Kaizu Shimura?" Domando Hijikata affiancato da Okita, mentre entravano nella proprieta.
" Si siamo noi, perché?" Domandò la giovane, preoccupata, con accanto il fratello zuppo d'acqua.                                                     
" Vi dobbiamo parlare..." Disse l agente con rammarico.
 
Mentre beveva il tè, gentilmente offerto da Otae, Hijikata spiegò della morte del padre avvenuta il giorno prima, in tarda notte. Entrambi erano sconvolti. Otae, senza mostrarsi debole di fronte al fratello più giovane, mormorò:" Avete idea di chi possa essere stato?"                 
" Purtroppo no, mi spiace, non abbiamo nessuna pista..." Rispose rapido Okita. 
" Ma voi siete della Shinsengumi! siete la più alta forza di polizia della nostra nazione, dovreste avere qualche indizio!" Esclamò d'impetò Shinpachi, con le mani posate sopra le gambe, tremanti di rabbia e tristezza. 
" Purtroppo, come ha già detto il mio collega non abbiamo trovato niente di nie..." 
" Solo solo cazzate!" Urlò con rabbia il ragazzo, con le lacrime agli occhi, soprendendo sia gli agenti che la stessa sorella maggiore. " Mio padre era una brava persona, perché lo hanno ucciso così a sangue freddo?! Non aveva mai fatto niente di male..." Otae strinse forte il fratello a sè, cercando di darsi conforto reciproco. 
" Mi dispiace molto per la vostra perdita." Mormorò Hijikata che, guardando Shinpachi dritto negli occhi, aggiunse " Capisco bene come vi sentite. Non appena saprò qualcosa vi verrò a informare immediatamente, è una promessa." Si alzò in piedi e, seguito da Okita, uscirono. 
 
 
" Intendi davvero andare via così senza avvertirli dei rischi che possono correre?" Sussurrò il ragazzo biondo sorpreso dall'atteggiamento dell altro.
" Sta tranquillo, non appena saremo rientrati richiederò che un'auto si appostì in zona e in caso di bisogno interverrà." Mormoro Hijikata, entrando in auto e accedendosi una sigaretta. 
" Temi che i Joi oppure quello che ha ucciso Kaizu possa eliminare anche loro?" Domandò Sougo confuso.
 " Ho solo un presentimento e spero che non si avveri niente di quello che credo. Dai rientriamo altrimenti Kondo dirà che abbiamo battuto la fiacca." Mentre Okita faceva partire l'auto Hijikata pregò che quello che temeva non fosse realtà.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


            
Quando Gintoki si svegliò ormai era mezzogiorno. Con fatica si alzò dal suo materasso e si stiracchiò. Essere un corvo aveva davvero dei pessimi orari di lavoro, pensò fra sé e sé. Con passo lento si diresse verso il frigo semivuoto, da cui prese il cartone del latte alla fragola ormai aperto da due giorni e quasi finito. Lo bevve avidamente, assaporandolo con gusto; un gracchiare insistente lo richiamò da quel momento facendolo borbottare " E tu che diavolo vuoi ancora?" 
" Cra!" Rispose il corvo, ancora più forte di prima.
 " Senti ho ucciso il tizio e spedito la pergamena perciò non mi rompere e vattene!" Esclamò con rabbia sempre più  crescente. Il volatile lo osservò per qualche istante coi suoi profondi occhi rossi, emise un ultimo verso e poi si levò in aria, dritto chissà dove.
 
Gintoki emise un sospiro di sollievo, finalmente quello scocciatore se n'era andato. Dopo essersi vestito uscì di casa, infondo il frigo non si sarebbe di certo riempito da solo. Salutò la vecchia Otose, padrona del bar sotto casa sua, che stava spazzando all'ingresso. Mentre si avviava al negozio sentì qua e la pettegolezzi secondo cui un uomo era stato ucciso ieri notte e trovato in un vicolo. Sorrise, soddisfatto del suo operato: non era il primo uomo che uccideva e non sarebbe stato di certo l'ultimo. Faceva  quel lavoro da quando era stato trovato da Utsuro, il suo maestro, colui che lo aveva preso con sé come un figlio all'interno dei Naraku e che lo aveva trasformato in una perfetta macchina di morte.
 
" Come stai, testa a riccio?" Domandò il cassiere, un uomo di mezz'età dai folti capelli neri, dagli spessi occhiali da sole e un grande sorriso sul volto, distogliendolo dai suoi pensieri mentre entrava nel mini market.
 " Ma tu ancora qua lavori, sottospecie di madao?" Rispose Gintoki, ridendo e mettendo nel cestello alcuni pacchetti di patatine.               
" Ehi a chi hai dato del madao?!" Domandò quello seccato, dal termine.
" A te ovvio, no? Alla tua età lavori ancora come cassiere e solo part-time." Rispose Gintoki, che sottolineò la parola part-time.
" Va be ho avuto qualche imprevisto nella vita, può capitare no." Borbottò lui. 
" Si, però se ti sperperi tutta la paga al pachinko, non è che vinci sempre." Lo riprese Gintoki prendendo tre confenzioni di latte alla fragola.               
" Ehi la vita è la più grande delle scommesse e io sono il suo più grande scommettitore!" Esclamò lui, battendosi un pugno al petto.
" Oh certo, quello sicuramente. Per mia fortuna non ho di questi problemi, io." Ammise il giovane, presentandosi, davanti a lui col cesto stracolmo di roba. 
" Io e te ci conosciamo da circa due anni e mezzo ma mi vuoi spiegare che diamine di lavoro fai?! Sei sempre pieno di liquidi tu." Domandò curioso, iniziando a battere i vari articoli che il ragazzo poi metteva nei sacchetti di plastica. Gintoki sorrise compiaciuto; per il suo lavoro veniva pagato oltre misura, i soldi non erano mai un problema. " Sai bene che non posso dirtelo, è un segreto. Al massimo puoi provare a indovinare, però se non indovini paghi come al solito." Disse Gintoki, sorridendo e pagando.                                          
  " Si un segreto... secondo me fai il travestito e non vuoi ammetterlo." Borbottò il Madao, mettendo i soldi in cassa mentre Gin gli fece un cenno di saluto. 
Mentre si avviava verso casa notò un uomo sul ciglio della strada seduto a terra. Indossava una lunga veste grigia e stava raccattando le monete che i passanti gli lanciavano nel piccolo ciotolino di ferro che aveva di fronte. Gintoki si fermò e lasciò una moneta da duecento yen.
 " Sei stato spilorcio come al solito..." Borbottò l'altro, alzando lo sguardo e mostrando due profondi occhi scuri. 
" A quanto so pure tu non hai problemi di soldi, Oboro." Gli rispose il samurai dai capelli bianchi.
" Hai concluso la missione?" Domandò Oboro, sistemandosi sulla testa un  grande cappello di paglia e cambiando discorso. 
" Si che l'ho finita,  per chi mi hai preso?" Rispose Gintoki a tono. Odiava quando venivano spediti quei dannati leccapiedi! Che c'era? Il suo maestro non si fidava di lui adesso? 
" Bhe a quanto ci risulta il manoscritto che hai spedito era un falso..." Replicò l altro, con tono più pacato e calmo del collega. 
Gintoki imprecò sottovoce e rispose:" Sapete bene che non colpisco mai e dico mai due volte nello stesso posto a un  giorno di distacco..." 
" E quindi come intendi agire?" Domandò il bonzo curioso. 
" Andrò in cerca di informazioni e poi nel caso passerò alla casa del tizio. Non intendo agire immediatemente suscitando ancora scalpore." Spiegò il giovane, in modo pacato e schietto.
" Riferirò al maestro ma sappi che te ne stai approffitando troppo del tuo status. Solo perchè sei il suo prediletto non vuol dire che non sei rimpiazzabile." Lo ribeccò Oboro alzandosi in piedi e andandosene come nulla fosse. 
 
Gintoki strinse forte la mano sinistra fin quasi a farsi venire le nocche bianche. Odiava quel suo modo di fare. Come si permetteva lui di dubitare non solo della sua lealtà ma anche del suo modo di fare le cose? Con rabbia sbattè la porta di casa e lanciò la spesa sulla scrivania in legno. Iniziò a respirare piano e lentamente, cercando di calmarsi. Era sempre stato soggetto all'ira: Utsuro diceva che era sia il suo punto debole che il suo punto di forza. Mentre stava per sedersi e accendere la tv sentì un forte bussare alla porta.
 
 
Circospetto si alzò dal divano; non aspettava visite a quell'ora e in più non riceveva mai nessuno a casa dato che, a parte le solite tre o quattro persone, non parlava mai con nessuno. Prese da dietro la scrivania un piccolo kodachi che nascose nella manica destra del kimono bianco che indossava e, avvicinandosi alla porta, chiese:" Chi è?" 
" Sono io, dai apri..." Rispose una voce di donna che ormai conosceva più che bene. Gintoki sospirò, già aveva incontrato Oboro, adesso ci mancava pure quella pazza. Quando aprì l'ingresso si trovò davanti una giovane donna, alta e  dai lunghi capelli biondi. Una cicatrice gli percorreva il bel viso, fin quasi sotto l'occhio sinistro. " Che sei venuta a fare, qui Tsukuyo?" Domandò Gintoki, squadrandola e notando alla sua destra una ragazzina dal fisico minuto, dai capelli arancioni e che tra le mani teneva un gigantesco ombrellone.
" Mi faresti entrare almeno?" Replicò lei, seccata di doversene stare in piedi dopo tutta la strada fatta. 
" Uff d'accordo ma per favore non fumare che l'ultima volta mi hai appestato l'intera casa." L'ammonì il giovane facendola passare. 
" Kagura resta qua per favore." Ordinò la donna alla ragazza che sbuffando annuì mettendosi seduta sugli scalini.
Mentre Gintoki chiudeva la porta chiese:" E quella chi è?"                              
"  Una ragazzina Yato che ho trovato per strada, era inseguita da alcuni yakuza. Da quando me ne sono sbarazzata mi pedina di continuo; stavo pensando di portarla con me a Yoshiwara per introdurla nelle guardie." Spiegò lei sedendosi  comodamente sul divano.             
 " Che diamine se ne fanno di uno yato laggiù se hanno già te?" Replico il samurai sedendosi davanti a lei e mettendogli davanti una tazza di tè scadente.           
" Sono molto più potenti di noi umani hanno una forza fisica impressionante perfino tu non saresti capace di batterla..." Disse lei seria.
Gintoki sorrise maligno e mormorò:" Questo è tutto da vedere... Comunque che cosa vuoi da me?" 
" Ho bisogno che tu uccida un uomo per me..." Rispose lei con calma, mettendo dello zucchero nella tazza.
 " Strana richiesta da parte tua, sopratutto perché so bene che non ti fai scrupoli a farti giustizia da sola." Rispose Gin confuso dalla richiesta. A Yoshiwara, la città sotterranea, erano le guardie cittadine, donne assassine e dotate di grandi doti combattive, a fare giustizia e lei ne era in assoluto il membro più forte oltre che il capo.
" Diciamo che il tipo in questione è molto al di fuori della mia giurisdizione..." Disse lei vaga sorseggiando il thè con una faccia disguastata.
" Intendi dire che è un diplomatico da quattro soldi?" Chiese schiettamente Gintoki, annoiato, aspettandosi chissà che figura pericolosa. " Esattamente. Starà ad Edo per qualche giorno ancora; è scortato ventiquattro ore su ventiquattro. Quel dannato ha maltrattato alcune delle nostre lavoratrici senza alcun ritegno! Io non posso torcergli un capello quindi per favore pensaci tu." Spiegò lei chinando la testa. 
Gintoki la osservò per qualche secondo, poi disse:" D'accordo ma ha una condizione..." 
" Cioè quale? Se è per i soldi pagaremo, lo sai." Rispose subito lei.          
 " No, non voglio soldi ma voglio informazioni riguardo a un certo gruppo di Joi. Come avrai sentito ieri è morto un loro informatore e io sto cercando una cosa che lui teneva con sè quando è morto. Scoprì chi sono e io ucciderò quell'uomo domani stesso..." Annunciò lui.
 Tsuky ci penso per qualche istante, poi rispose:" D'accordo, chiederò in giro per Yoshiwara. Di sicuro qualcuna di loro saprà qualcosa, affare fatto." 
" Molto bene. Dai, sarà il caso che tu vada adesso, quella tipetta è qua fuori e mi sa tanto di combinaguai." Disse lui sorridendo e alzandosi dal divano.
 " Prima che io vada c'è una cosa che vorrei chiederti Gin." Disse a un tratto la donna  prima che lui aprisse la porta. 
" Cioè che cosa?" Domandò lui senza voltarsi.
" Per quanto tempo ancora intendi continuare questa vita?" Prima che lui potesse replicare lei aggiunse " Hai ucciso uomini, donne, bambini sin da quando fai parte dei Naraku hai reso il tuo debito a quell uomo. Per quanto ancora ti starà bene macchiare di sangue innocente quelle tue mani?" 
" Dai sarà il caso che tu vada adesso..." Rispose lui freddamente, aprendo la porta senza rispondergli alla domanda. Tsuky non disse altro: ormai erano mesi che faceva quella domanda e lui ogni volta la ignorava bellamente senza riserve. Agguantò Kagura che continuava a salutare e se ne andò, lasciando Gintoki sulla porta di casa.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell autore: Eccomi tornato con questo terzo capitolo :) dove vi introduco alcuni personaggi storici della serie anime/manga. Spero vi sia piaciuto lasciate un commento se vi va alla prossima.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Shinpachi camminava lento per la grande casa quando all’improvviso avvertì un forte brontolio allo stomaco. Da quando l'altro giorno avevano eseguito la veglia funebre per suo padre non era più riuscito a mangiare niente. Otae aveva cercato in tutti i modi di convincerlo sopratutto facendogli presente la sua salute ma lui non ne voleva sapere, sopratutto della sua cucina orribile. Per la testa aveva solo una cosa: quel discorso fatto dallo Shinsengumi in merito all'indagine. Perché proprio suo padre? Era questo che non riusciva a capire... mentre camminava per tornarsene in camera, si bloccò di fronte allo studio del padre.
 La porta era sempre chiusa a nessuno era permesso entrare; nel corso degli anni c'aveva provato varie volte insieme a sua sorella Otae ma suo padre gli aveva sempre scoperti e messi in punizione, si ricordò anche che qualche anno fa, quando morì sua madre, si era talmente chiuso in quello studio che si faceva portare pure i pasti li dentro. Appoggiò la mano sul pomello di legno e lo girò lentamente. La porta si dischiuse lentamente di fronte a lui che, a passi lenti, entrò nella stanza.
Lo studio era in perfetto stato. Sui lati della stanza stavano due librerie in legno di quercia con decine e decine di tomi dai mille colori. Con la mano toccò il loro tessuto rilegato e gli venne un sorriso triste a pensare che se mai suo padre lo avesse sorpreso a toccare quei tomi lo avrebbe davvero linciato. Si avvicino alla grande scrivania che trovò in perfetto ordine e senza nemmeno un briciolo di polvere o sporco suo padre era davvero un maniaco delle pulizie molto più di sua sorella. Un qualcosa però attirò la sua attenzione lì, accanto alla macchina da scrivere. Era un piccolo post-it di quelli che spesso suo padre usava per dir loro a che ora sarebbe tornato oppure per ricordare appuntamenti importanti. Lo prese tra le mani e lesse " Appuntamento a Shinjuku ore dieci del mattino davanti al tempio tra due giorni." Quel messaggio lo lasciò abbastanza confuso: la data dell'incontro corrispondeva a domani. Shinpachi accartocciò il foglio e lo mise in tasca; sarebbe andato lui all'incontro e avrebbe scoperto cosa stesse facendo realmente suo padre.
 
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Gintoki stava a testa in giù, era completamente concentrato: ispirava e espirava lentamente. La meditazione era una pratica che ormai aveva fatto sua; Utsuro gli aveva ripetuto decine di volte che tenere a bada le emozioni era un suo sacrosanto dovere mai farsi prendere dall'ira oppure da altre emozioni lo avrebbero solo reso debole. Da quando era a Edo lo faceva quasi sempre, a meno che non fosse troppo stanco a causa dei suoi lavori notturni. Un bussare incessante lo riscosse dai suoi esercizi. Rimessosi in piedi aprì la porta trovandosi davanti la ragazzina che pedinava Tsuky. 
" Ehm scusami tu che ci fai qua?" Domandò, sorpreso e confuso allo stesso tempo di trovarsi quella tipetta lì davanti a casa.
" Mi manda proprio lei dicendomi di consegnarti questo." Rispose la ragazzina con uno strano accento e porgendogli un plico di fogli con su scritto dei nomi. 
" Grazie mille e perché lei non è venuta?" Chiese lui prendendo i fogli e iniziando a svogliarli pigramente." Dice che è ancora molto arrabbiata con te perché non gli hai risposto e se fosse venuta qua ti avrebbe preso a pugni, perciò sono venuta io." Gintoki rimase piuttosto perplesso... lei non era persona a cui importasse tanto avere risposte. 
" Ehm sei sicura che in realtà non voleva che t-e dicessi altro anzichè questo?" Mormorò Gintoki.
" Già giusto!" Battè il pugno sul palmo della mano destra " Dovevo dirti che stava male! Va be pazienza, ormai frittata è fatta." Aggiunse sorridendo. 
" Bhe grazie della visita ora puoi andare." Disse il giovane facendo per chiudere la porta ma la ragazzina mise la mano bloccandolo e con una voce che non ammetteva repliche mormorò: " Tsuky mi ha detto che mi avresti offerto il pranzo come ricompensa per averti portato i fogli..." 
" Ehm al momento ho il frigo vuoto. Spiacente." Mentì Gintoki; se c'era una cosa che aveva imparato dagli amanto in tutti quegli anni era che avevano uno stomaco infinito quella piccoletta gli avrebbe di sicuro finito la dispensa. 
" Non c'e problema, ho visto che qua vicino c'e una tavola calda. Possiamo andare lì!" Esclamò subito lei decisa agguantandolo per la manica bianca del kimono e trascinandolo fuori di casa con la forza.
" Stramaledetta Tsuky! questa me la paghi..." Borbottò Gin seguendo di malavoglia una Kagura saltellante verso il ristorante.
Una volta entrati dentro al samurai saltò subito agli occhi il fatto che, all'interno, c'erano decine di famiglie allegre e spensierate. La ragazzina lo prese sotto braccio indicandogli un tavolo che era proprio accanto a una strana statua raffigurante un tizio obeso che reggeva una torta.
" Allora cosa vi porto?" Domandò una cameriera con una parrucca bionda e completamente vestita alla marinaretta con un taccuino rosa tra le mani        " Per me un parfuit al cioccolato e per la ragazzina..." Mormorò Gintoki sorridendo.
" Tutto il menù per favore!" Esclamò Kagura eccitata e ancora in crisi mistica di fronte al menù colorato che aveva di fronte. Gintoki la guardò stralunato -ma quanto cavolo mangia questa?-           
 " Ehm d'accordo come dice la ragazzina." Mormoro Gin ancora impressionato dall'appetito disumano di Kagura.
Mentre la cameriera andava via con le ordinazioni disse:" Dimmi un'po Kagura, cosa ci fa una Yato come te qua, sulla Terra?" 
" Mia madre è morta poco tempo fa così sono partita essendo rimasta sola..." Rispose lei afflitta.
" Mi dispiace per la tua perdita ma non hai fratelli o sorelle?" Domando ancora Gintoki curioso. 
" Ho un fratello che non è proprio molto raccomandabile e anche su mio padre posso fare poco affidamento..." Borbottò lei perdendo la sua allegria. Gintoki stava per scusarsi ma quando arrivarono le portate la ragazzina si gettò sul cibo con una voracità che spaventò sinceramente Gintoki. - Per mia fortuna ho il portafoglio pieno.- Pensò lui mentre iniziava a mangiare con calma la coppa che aveva ordinato. 
" Senti Gin ti volevo chiedere una cosa." Disse all'improvviso la ragazzina alzando la testa dal primo piatto ormai ripulito.
 " Dimmi pure." Rispose lui tranquillo mangiando un'altro boccone del dolce.
" Tsuky mi ha detto che lei è un vero combattente e che ha imparato la via della spada e del controllo." Spiegò lei. 
" Si, ho seguito molto questa disciplina sin da quando sono piccolo; era necessario per poter mangiare e per poter soppravvivere." Rispose Gintoki ricordando i terribili allenamenti a cui erano stati sottoposti lui e molti altri. 
" Mi chiedevo se potevi aiutarmi a migliorare il mio controllo..." Disse lei che, riprendendo il discorso: " Essendo uno yato la mia forza è molto superiore a quella umana; non riesco a dosarla più del dovuto e con Tsuky e le altre a volte mentre mi fanno male ho il timore di fargli male... potrebbe aiutarmi?" 
 Gintoki ascoltò, comprendeva quello che voleva dire: in precedenza aveva affrontato molti yato e la loro forza era disumana, sopratutto ricordo l'ultimo che aveva affrontato e ancora avvertiva i dolori a causa dei suoi colpi.            
" D'accordo va bene, vedrò di passare qualche volta per poterti dare una mano e adesso coraggio mangia..." Rispose Gintoki sorridendo alla ragazzina, che subito ricominciò a mangiare felice una parte di lui sotto sotto non voleva che quella ragazzina si macchiasse le mani come lui. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 6 ***



Hijikata si risvegliò a fatica, si sentiva ancora molto debole. Guardò sopra di sè e riconobbe indistintivamente il soffitto dell'ospedale.  Accanto al letto aveva un piccolo comodino su cui vide appoggiato una piantina; le tende della finestra sulla destra venivano continuamente mosse da una leggera brezza estiva
" Ah ti sei svegliato?" Domandò la voce afflitta di Okita che stava per mettergli un cuscino sul volto. 
" Che cazzo stai facendo?!?" Sbraitò l'altro preoccupato cercando di distanziarlo nonostante le fasciature e la stanchezza.
" Ponevo fine alle tue sofferenze e prendo il tuo posto mi sembra logico." Rispose l' altro sicuro mentre veniva allontanato da un uomo dal fisico imponente e dai capelli a punta. 
" Okita ti avevo detto di aspettare fuori!" Ruggì lui sgridandolo e colpendolo in testa con un pugno. 
" Ma Kondo ero solo preoccupato, per lui." Mormorò Okita,, cercando di fare uno sguardo angelico. 
" Va fuori ad avvisare gli altri che è sveglio muoviti." Replicò il comandante della Shinsengumi sedendosi sulla sedia accanto al letto del compagno. 
" Kondo per quanto ho dormito?" Domandò Hijikata ancora piuttosto confuso. 
" Circa mezza giornata il medico, ha detto che hai due costole incrinate e il naso rotto. Per circa qualche settimana non sarai capace di usare la spada." Rispose lui serio e dispiaciuto della situazione.
Il moro cercò di mettersi in posizione seduta sul letto ma dopo alcuni dolorosi tentativi ci rinunciò e borbottò:" Quel tipo mi ha ridotto davvero male, cazzo..." 
" Intendi quello che ha ucciso il diplomatico ieri sera?" Chiese Kondo.                
" Come sarebbe a dire?! Ho visto benissimo la macchina partire a razzo! Vuoi dire che quel tipo è riuscito a raggiungere l'auto?!" Esclamò sorpreso e inorridito; lui che aveva creduto di essere almeno riuscito a salvare gli ultimi compagni e l'obiettivo da proteggere.
 Kondo annui e spiegò:" Non solo ha raggiunto l'auto ma l'ha completamente distrutta e con essa anche chi c'era dentro... A parte te non ci sono stati superstiti. Mi sapresti dire cosa diamine è successo?"
Hijikata racconto tutto sia dello scontro coi compagni sia di quando era stato sconfitto dal suo avversario che delle strane parole che gli aveva detto. Kondo ne era rimasto molto sorpreso e mormorò:" Non posso credere che uno Joi da solo abbia potuto fare tutto c'ho..." 
" Io non credo fosse uno Joi. Sono solo due coloro che potrebbero fare un lavoro simile in solitaria ma il suo stile di spada  era completamente diverso." Rispose Hijikata. 
" Lo sapresti riconoscere?" Domandò Kondo speranzoso.
 " No, era vestito completamente di nero, sul volto portava una maschera da oni rosso prendibile in qualunque bancarella e i capelli erano coperti da un cappuccio, pure la voce sembrava fosse impostata è un vero mistero... Potrei trovarmelo davanti a un locale e non riconoscerlo." Kondo annui sempre più desolato, si sentiva impotente. Avevano perso ben dieci membri del loro gruppo e in più uno dei suoi più cari amici era stato ferito senza contare l'altra notizia che doveva dargli." Devo dirti una cosa Hijikata..." Mormorò lui afflitto con le mani che gli tremavano per il nervoso.
" Cioè cosa?" Domandò l'altro sperando che non potesse essere peggio di così. 
" Dato che quello era un diplomatico importante e che tu sei l'unico superstite dell'intera squadra è sorta un'indagine contro di te..." Annuncio con rammarico Kondo.
" Ma questa è una calunnia!" Esclamò lui fumante di rabbia e indignato. 
" Lo so che cosa credi? Insinuano che tu possa aver aiutato i Joi ad ucciderlo visto che mentre era qua s'e l'e spassata in malomodo con alcune donne piuttosto promiscue..."  Spiegò Kondo bisbigliando. 
" Ma è stat..."
" So bene che cosa dici e ti credo!" Ruggì Kondo alzandosi in piedi con le mani strette a pugno e aggiungendo " Però ammetterai che per molti che non ti conoscono come storia è un po strampalata tu ci crederesti che un solo uomo ha fatto tutto questo da solo?" Hijikata stette in silenzio. In effetti come storia, pareva quasi assurdo eppure era la verità. Kondo lo guardò per un istante e, prima d'uscire, disse:" Ascolta, proverò a chiedere a papi di fare qualcosa ma non ti assicuro nulla ti saprò dire nei prossimi giorni. Tu riposati mi raccomando. Lascerò due uomini qua di guardia per sicurezza ci vediamo domani." Con queste parole uscì dalla stanza lasciando Hijikata completamente solo e fumante di rabbia.

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Shinpachi camminava per le strade di Shinjuko guardandosi attorno circospetto. Non aveva detto niente a sua sorella non voleva farla preoccupare e in più, sicuramente, gli avrebbe vietato di recarsi a un appuntamento che non era per loro e con gente così pericolosa. - Scusa Otae ma questa è una cosa che voglio fare da solo.- Pensò fra se e se mettendosi seduto sulla panchina di fronte al tempio sacro.
 Passarono le ore ma niente nessuno si era presentato a quell' appuntamento. Che avessero saputo della morte di suo padre e per questo non si fossero fatti vivi? Oppure aveva capito male lui il messaggio? La testa gli girava troppe cose non tornavano stava per alzarsi e andarsene quando uno strano monaco si sedette accanto a lui e bisbiglio:" Tutto bene ragazzo?"
 Shinpachi  osservò lo sconosciuto: aveva dei lunghi capelli neri, il fisico anche troppo magro stava nascosto da un kimono che sembrava stargli leggermente grande nonostante fosse molto più alto di lui ma la cosa più strana, era che, al fianco, non portava nessuna arma e tra le mani aveva solo un lungo bastone nero.
 
" Si perché me lo chiede?" Domandò lui incuriosito dal tizio.                      
" Mi sembri molto confuso come se avessi perso qualcosa d'importante." Rispose quello enigmatico e fissando un punto non precisato del parco.
 Il ragazzo sentì una fitta al cuore e mormorò:" Bhe sembra che si notì e anche tanto..." 
" Perché sei qui ragazzino?" Domandò l'uomo curioso voltandosi verso di lui. 
" Sono alla ricerca di risposte." Replicò lui senza aggiungere altro.              
 Sotto il cappello il monaco sorrise e disse:" Non siamo sempre forse alla ricerca di risposte alle domande che ci impregnano l'anima?"
 Shinpachi sbuffò e spazientito da quei giochetti mentali disse:" Mi vuole dire chi è lei?" 
Quello si alzò e mostrando uno dei suoi occhi marroni disse:" Se vuoi avere risposte su tuo padre Shinpachi Shimura seguimi e io ti darò quello che stai cercando." Mentre lo sconosciuto si allontava Shinpachi non sapeva che fare. Era davvero convinto di andare fino in fondo? Pensò a sua sorella lei meritava delle risposte e così anche lui. Si alzò dalla panchina e si affianco a quello strano monaco.
Seguì lo sconosciuto lungo molte vie secondarie, più si allontanavano dal centro più notò i luoghi farsi sinistri. Una puzza di fogna e di immondizia gli arrivava fin alle narici ma dove diavolo lo stava portando? La sua guida si bloccò di fronte a una vecchia porta scassata su cui bussò tre volte. Dopo alcuni istanti la porta si aprì lentamente facendo entrare i due dentro l'abitazione.
Il posto era piuttosto vuoto a parte un tavolo e quattro sedie non c'era altra mobilia se non tre materassi distesi a terra, Shinpachi notò sulla sinistra anche un minifrigo che ronzava vistosamente a causa forse della corrente elettrica. 

" Era l'ora che tornassi..." Disse a mo di rimprovero un uomo dalla grande capigliatura castana e dal fisico slanciato quasi quanto quello del compagno e che indossava uno yukata azzurro.         
 " Sono stato attento che non lo avessero seguito ho dovuto aspettare un'po prima di recuperarlo Zura." Replicò lui mettendosi a sedere e togliendosi il cappello con annessa parruca rivelando una capigliatura corvina che gli copriva l'occhio destro su cui Shinpachi noto una grande cicatrice che gli arrivava quasi fino ai capelli.  
" Si ho capito Takasugi  la prudenza non è mai troppa..." Borbottò lui cercando di non beccarsi un'altra lezione sui sotterfugi e inganni e mettendosi a sedere.
" Coraggio siedi giovane Shimura." Gli fece cenno Takasugi prendendo dal frigo una bottiglia d'acqua e bevendola.
Shinpachi ubbidì abbastanza nervoso li, di fronte  a lui, si trovavano due dei tre leader più importanti dell'intero gruppo dei Joi che, durante la guerra, si erano distinti sia per la loro grande forza che per la loro destrezza nel guidare i samurai ribelli in una guerra che sapevano bene essere persa in partenza. 
" Come sapevi dell'appuntamento ragazzo?" Chiese Zura osservando attentamente Shinpachi con occhio indagatore.
" Bhe ecco sono entrato nello studio di mio padre e ho visto un post-it con su scritto ora e dove trovarvi..." Rispose lui.                       
" Qualcun altro lo sa?"  Domandò Takasugi preoccupato di quella svista.
" Nono, ho buttato via il post-it strappandolo e ho chiuso a chiave la porta dello studio mia sorella non c'entrerà mai." Rispose rapido il giovane sistemandosi gli occhiali.
 " Dimmi perché ci hai cercato?" Domandò all'improvviso Zura serio.  Shinpachi stette in silenzio per qualche istante poi, a voce bassa, mormoro:" Io volevo delle risposte... Perché hanno ucciso mio padre e sopratutto chi è stato?" I due veterani si guardarono come se fossero in disaccordo su cosa dire poi, Zura disse:" Non possiamo dirti il motivo per cui è morto è un informazione riservata se te la dicessi e poi tu fossi una spia o venissi catturato sarebbero guai seri per noi..." Shinpachi abbasso la testa rassegnato " Però, sul suo assassino posso dirti che sappiamo chi è..." Mormoro Takusugi interrompendo il compagno e fissando il giovane.
Katsura lo guardò male e esclamò:" Sei forse impazzito?!" 
" Ha diritto di saperlo era suo padre tu non vorresti almeno sapere il nome di colui che ha ucciso la tua famiglia se potessi?" Chiese l'altro veterano schietto e rispondendo con un tono che non ammetteva repliche. 
Katsura sbuffo e replico:" Fai come credi..." 
" L uomo che ha ucciso tuo padre è Kuroyasha.... il demone corvo." Annuncio Takasugi con fare serio. 
Shinpachi rimase interdetto e confuso e domando:" Chi sarebbe?" 
" Quest'assassino è presente sin dall'inizio della guerra contro gli amanto, percorreva i campi di battaglia uccidendo indistintamente amanto e samurai senza alcun problema, era un samurai temibile io e Katsura durante quel periodo lo abbiamo affrontato diverse volte uscendone anche sconfitti e altre volte invece siamo riusciti a farlo fuggire." Spiegò lui tutto d'un fiato. 
" Ma se è attivo da così tanto tempo perché la Shinsengumi non fa niente?" Chiese il giovane. 
" Per un motivo molto semplice loro non sanno che esiste e inoltre nessuno sa la sua vera identita. Tutti coloro che lo incrociano sono destinati a morire, da quando l'affronto non sono mai e dico mai riuscito a toglierli quella dannata maschera che porta sul volto..." Rispose lui con rammarico. Shinpachi rimase sbigottito due veterani come loro non erano mai riusciti a sconfiggere un simile mostro? " Ma voi come avete fatto a soppravvivere allora?" Chiese lui. 
Takasugi sorrise tristemente e rispose:" Quel sadico ha una regola molto strana... Chiunque riesca a ferirlo diciamo che viene lasciato in vita."
 " Voi siete riusciti a ferirlo?!" Esclamò stupito il giovane. 
Takasugi annui. " Io l'ho ferito due volte una volta sulla spalla destra e un'altra volta sulla gamba e questo accanto a me invece solo una volta ma piuttosto gravemente allo stomaco ci siamo presi il diritto di vivere anche se io a un grave prezzo..." Rispose mostrando la lunga cicatrice che gli percorreva tutta la parte destra del volto fino ad intaccare l'occhio.                     " Se hai finito col raccontargli tutti questi anedotti divertenti direi che è ora di andare..." Borbottò all'improvviso Katsura alzandosi dalla sedia piuttosto seccato.
 " Aspettate!" Esclamò Shinpachi alzandosi a sua volta nel tentativo di fermarli.
" Che diavolo vuoi ancora ragazzo?" Sbraito esasperato Katsura.                        
Shinpachi ci aveva pensato a lungo sia quando aveva letto il post-it sia quando aveva sentito la storia di Takasugi loro erano riusciti a ferirlo loro sapevano chi era l'assassino pensò a Otae per un'istante ma lui aveva deciso. Si inginocchio di fronte ai due veterani e grido: " IO SHINPACHI SHIMURA VOGLIO DIVENTARE UN JOI! VI PREGO PRENDETEMI CON VOI!" I due samurai lo guardarono sbigottiti per qualche secondo poi Takasugi si chino verso di lui e mormoro:" Perché vuoi diventare un joi cosa ti spinge a volerlo essere?" 
" Vendetta..." Rispose lui sicuro di sè stavolta come mai lo era stato fino a quel momento.
 Katsura sghignazzo e borbotto:" Uno che pensa solo alla vendetta a cosa può servirci?" 
" Non importa come mi userete potete anche usarmi come scudo umano durante una battaglia non mi interessa io voglio uccidere quel demonio!" esclamò sempre più convinto lui col corpo che gli tremava sia dalla paura che dal nervoso.                          
 " Coraggio alzati ragazzo..." Disse Takasugi facendogli cenno.              
   Una volta in piedi il quercio gli mise una mano sulla spalla destra e disse:" Sei sicuro di questa tua scelta? Una volta che avrai deciso non si torna indietro pena il seppuku ne sei conscio vero?"                                                        
 Shinpachi annui e rispose:" Sono pronto a tutto ormai..."                    
Takasugi sorrise e disse:" Shinpachi Shimura io Takasugi leader del gruppo Joi del Kihetai accetto te come mio kohai da oggi sei sotto la mia tutela benvenuto nei Joi."  















Angolo dell'autore: Eccomi tornato col sesto capitolo. Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo questa mia fanfiction ^^ spero che per ora il prodotto vi soddisfi se avete idee o suggerimenti da darmi mandatemi una recensione alla prossima. 


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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


 

Ormai la notte era scesa sulla citta di Edo. Le stelle e così la luna però erano ricoperte da nubi nere che non preannunciavano nulla di buono per quella notte, le strade erano vuote e si sentiva solo in lontananza le grida degli ubriachi che, negli anfranti più bui cantavano a squarciagola canzoni. Una serata perfetta per entrare in azione

Gintoki osservò dal vicolo la piccola tenuta del diplomatico, dietro una spessa recinzione metallica si trovava un lussureggiante prato con alcuni alberi da frutto che stavano proprio ai lati della piccola stradina in pietra, illuminata da alcuni lampioni, che portava fino al portone principale. 
Al di fuori del cancello in ferro battuto notò la presenza di ben due auto della sicurezza e, proprio di fronte ben due agenti della Shinsengumi che stavano parlottando animamente fra loro.

- Sarà proprio un lavoro ingrato questo...- Pensò fra se e se la tenuta non aveva ingressi secondari inoltre la recinzione era troppo alta per essere superata con un salto nonostante le sue grandi doti atletiche era pur sempre un umano. 
Indossò la piccola maschera che aveva comprato quel pomeriggio con Kagura raffigurante un Oni rosso, per quella sera il corvo sarebbe rimasto a casa questo era un lavoro di Gintoki Sakata.

Hijikata stava comodamento seduto su un divano in pelle di leopardo, il comodo soggiorno e la frutta fresca sul tavolo però non riuscivano a migliorare il suo umore nero visto quanto era stressato in quel preciso momento. Cercò di accendersi la sigaretta che teneva saldamente tra i denti ma niente quel dannato accendino proprio adesso doveva smettere di funzionare. Sbuffò adirato attirando così l'attenzione di un suo subalterno che, sedendosi anche lui su un divanetto in pelle, disse:" Tutto bene signore?" 
" Si solo un'po annoiato in queste missioni del cavolo non succede mai nulla." Borbottò lui stizzito provando ancora ad accendersi la sigaretta. 
" E allora perché è stato assegnato qui oggi?" Domandò lui confuso.                    
  " Perché quei due simpaticoni di Kondo e Sougo hanno deciso di giocarsela a morra cinese e io ho perso." Replicò con un tono gelido nella voce le missioni di quel giorno erano troppe da supervisionare per loro perciò avevano dovuto dividersi Okita si era preso una caccia a un gruppo di Joi e Kondo invece una sorveglianza speciale e a lui era toccato quel lavoro ingrato fare da balia a una lucertola obesa.  
L'uomo avrebbe voluto ridere ma conoscendo il vice comandante demoniaco era meglio non farlo incazzare più del dovuto soprattuto per il fatto che invece di andare a stanare raduni di Joi era stato spedito lì a fare da baby sitter a uno stupido ambasciatore.
 " Comandante venga a vedere!" Esclamò uno degli uomini che aveva posizionato davanti alla finestra del piano di sopra come vedetta.
    " Che cazzo succede adesso..." Disse lui sempre più nervoso.
" Qualcuno sta cercando di entrare nella tenuta!" Esclamò ancora quello gridando. 
" Di a Kabuto e Ikigi di fermarlo." Sbraito il vice comandante mentre quello tramite la radio comunicava l'ordine ai due compagni. 
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https://www.youtube.com/watch?v=Hj2vU2nr5Jw
" Ehi e tu chi diavolo sei?" Domando la guardia di sinistra un uomo alto e dai corti capelli neri. Gintoki avanzava stando in silenzio non rispondeva alla feccia. 
" Ehi ti ha fatto una domanda!" Esclamò quello di destra un uomo dai capelli biondi  avvicinandosi per allontanarlo ma non appena fu nel suo raggio d'azione il bianco estrasse la katana dal fodero sulla destra e tranciò di netto la gola dell'agente. L'altra guardia non capì nemmeno cosa stesse accadendo perchè, con un semplice movimento, lo trafisse da parte a parte. Mentre i due corpi cadevano a terra aprì il cancello e con la spada in pugno entrò nella tenuta.

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" Signore ha ucciso sia Kabuto che Ikigi!" Urlò allarmato l'uomo.
" Chi lì ha uccisi?!" Esclamò Hijikata preoccupato e salendo le scale mettendosi accanto all uomo alla finestra.
Le luci del giardino mostrarono un uomo solitario  vestito completamente di nero  con una maschera sul viso e con i capelli  nascosti da un cappuccio. Lentamente, si stava facendo sempre più vicino all'ingresso della casa. - Un attacco dei Joi proprio nel suo turno magnifico...- Pensò piuttosto innervosito e in parte felice di muovere le mani. 
 " Voi due andate a svegliare quel lucertolone e portatelo via!" Ordinò Hijikata a due uomini che subito corserò verso la camera da letto patronale.
 " Voi andate là fuori e accoppate quel bastardo, sicuramente non sarà solo avrà altri compagni perciò state attenti." Ordinò al resto della squadra che si precipito fuori nel cortile.

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Quando la porta della casa si aprì e gli mostro ben cinque nuovi avversari Gintoki sorrise entusiasta - Finalmente si comincia a ballare.- Pensò. Il primo tentò un affondo che Gintoki deviò con facilita col piatto della spada verso destra per poi trafiggerlo al petto ormai scoperto mentre il corpo dell'uomo cadeva altri due si fecero sotto dai lati il primo attacco con un fendente dall'alto e l'altro cerco di colpirlo al fianco sinistro con una stoccata. Gintoki saltò all'indietro evitando entrambi gli attacchi senza alcun problema e contrattacando il primo con una stoccata a cui tranciò di netto la mano che teneva la spada mentre quello urlava dal dolore distraendo il compagno il demone colpì con un fendente l'altro aprendogli uno squarcio all'altezza dello stomaco e spedendolo a terra. Gli ultimi due lo fissarono stupiti l'assassino vedeva la paura nei loro occhi non dovevano essere agenti veterani le loro spade, anche se alzate di fronte a lui, stavano tremando vistosamente. Sbuffo piuttosto irritato e, con voce gelida, disse:" Se non venite voi verrò io e sarà peggio credetemi..."
Quello a sinistra grido qualcosa di incomprensibile cercando di darsi coraggio e attacco. Con varie combinazioni guidate per lo più dal terrore provò a colpirlo ma lui, annoiato, dopo alcuni istanti, gli tagliò  la gola aprendola da parte a parte e facendo fioccare sangue. L'ultimo rimasto, di fronte a quella visione, mollò la spada tentando la fuga ma prima che potesse entrare in casa il demone gli fù addosso e grido:" Sei solo un fottuto codardo!"  Con un pugno colpì la schiena del malcapitato, sotto le sue nocche sentì indistintamente il rumore delle ossa che si rompevano sotto la sua pressione e poi, con un calcio, lo spedì dritto verso il soggiorno.

Hijikata era senza parole l'intera squadra spedita a uccidere un solo uomo massacrata così? L'uomo davanti all'uscio della casa sembrava un comune umano sotto ogni aspetto come poteva essere capace di tanto? Come poteva affrontare cinque agenti della Shinsengumi abituati a combattere come loro?
 " Chi cazzo sei tu?" Domandò il vice comandante cercando di non far trasparire il suo nervosismo.
 " Non vedo cosa ti serva sapere il mio nome visto che a breve morirai raggiungendo così i tuoi compagni..." Rispose quello freddamente e pulendo con tutta calma la sua spada dal sangue fresco degli uomini appena uccisi.
 " Tutta questa sicurezza ti porterà alla tomba bastardo." Replicò l'altro stringendo più forte l'elsa della spada tra le mani. 
Gintoki sorrise e in modo provocatorio mormorò:" Lo stai dicendo perché forse sei tu una schiappa oppure per far finta che io sia debole e sia stato solo fortunato?" Hijikata urlo dalla rabbia sia per i compagni che erano caduti sia per l'atteggiamento strafottente di quel bastardo e si scaglio su di lui.
Lo Shinsengumi tento una serie di affondi che costrinsero Gintoki a mettersi sulla difensiva retrocedendo di qualche passo a un terzo affondo si sposto sulla sinistra e contrattaco cercando di prendere il volto del moro che però, deviò il colpo sollevando la spada e cercando con una finta di prendere il fianco destro del bianco che, senza alcun problema, esegui una giravolta distanziandosi dall'avversario e mettendosi di nuovo in posizione. 
" Complimenti non sei affatto male..." Ammise Gintoki in parte colpito da quel primo scambio di colpi e dalla velocità di reazione che aveva avuto il suo avversario.
Hijikata ansimava vistosamente quel tipo era veloce e anche abile nonostante lui si allenasse tutti i giorni non aveva una velocità simile e mormoro:" Non hai ancora visto niente..."
Con un balzo superò la distanza che gli separava cercando con un affondo di trapassare lo stomaco dell'uomo mascherato che, senza problemi, bloccò con la sua spada ma, Hijikata, cambiò traettoria all'ultimo secondo puntando al braccio scoperto. Gintoki accortosene troppo tardi sposto indietro il braccio sinistro su cui però si aprì una piccola ferita. 
Hijikata si bloccò pronto a ricevere un possibile nuovo attacco dal suo avversario che notò essersi fermato a fissare il punto colpito e, ridacchiando, dissee:" Che c'e ti sei fatto la bua assassino da quattro soldi?" Ma la risata gli morì in gola perché Gintoki, con un sorriso ancora più sinistro e molto più sadico di quelli che di solito aveva Okita rinfoderò la lama e sussurro:" Allora anche tu sei degno..." Prima che Hijikata potesse chiedere cosa intendesse dire il bianco gli fu addosso e con una velocità superiore a prima gli arrivò di fronte al viso il moro cercò di evitarlo ma quello lo colpì in pieno petto con un pugno. Sentì i polmoni svuotarsi di ogni grammo di aria ma quanto era forte quel tipo? Cercò ancora di allontanarsi ma Gintoki lo prese nuovamente con un sinistro sempre nello stesso punto costringendolo a mettersi in ginocchio a causa della mancanza di fiato.     
" Dato che mi hai procurato questo piccolo scherzetto." Disse mostrando il piccolo taglio." Ti lascerò vivere, ma ricorda che un giorno tornerò a cercarti e per allora vedi di farmi divertire un altro po altrimenti te ne pentirai." Con queste parole lo colpì di nuovo con un pugno in mezzo agli occhi stordendolo l'ultima cosa che Hijikata vide prima di svenire fu lo sconosciuto mascherato uscire di scena inseguendo la macchina di scorta.
 



ANGOLO DELL'AUTORE: mi scuso per l'immenso ritardo è che ho deciso di portarmi molto avanti con la storia così almeno, una volta completata, potrò postare con più calma i capitoli. Mi scuso anche per eventuali errori e vi ringrazio per aver letto fino a qua questa long creata da me :) sperò che il combattimento e le scene di lotta vi siano piaciute e alla prossima.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Gintoki era nervoso aveva letto e riletto l'intera lista che Tsuky gli aveva mandato ma non aveva scoperto niente di niente. Buttò i fogli a terra esasperato i gruppi joi che potevano avere la pergamena erano davvero troppi per setacciarli tutti ci avrebbe messo mesi. Mesi che non poteva permettersi di usare visto che Oboro gli aveva dato scadenza due giorni che sarebbero finiti oltretutto domani. Non sapeva cosa fare se fosse andato dai suoi contatti forse avrebbe risolto l'arcano ma ci sarebbero comunque voluti giorni prima che loro gli dessero i loro responsi. Si alzò dalla scrivania ormai erano le otto passate doveva mangiare qualcosa andò al frigo e prese alcuni avanzi del pranzo mentre masticava con calma la soba avanzata del pranzo pensava a un possibile modo di sistemare tutto avrebbe potuto mandare un messaggio ad Oboro dicendo che ci avrebbe messo un po più di tempo ma così, sia il maestro che quell'approffitatore, lo avrebbero di sicuro denigrato oppure privato della poca libertà che si era guadagnato dicendo tutto al suo superiore. - Ah basta ho bisogno d'uscire un'po.- Pensò fra se e se mentre buttava i resti della sua cena nell'immondizia. Fissò l'ora erano quasi le nove dove poteva andare al pachinko? Oppure in qualche locale a bere? A un certo punto gli torno in mente quello che aveva detto Kagura sul fatto di aver fatto infuriare Tsuky si sentiva in colpa per qualche motivo cosa che a lui non capitava mai dove aveva sbagliato in questo non si racappezzava per niente. Confuso ancora di più sia per la pergamena che per la questione uscì diretto proprio verso Yoshiwara.
 
-
 
Le strade, come al solito, erano stracolme di avventori ubriachi fradici che ridevano oppure cantavano, altri sgomitavano per entrare nei vari locali lungo la via principale. Gintoki si faceva largo con calma non aveva fretta l'ambiente di Yoshiwara non era molto adatto a lui preferiva di gran lunga bere da solo magari sotto la luna, alzò gli occhi al cielo e, a causa delle forti luci dei locali e dell'intera città le stelle e così la luna erano completamente oscurate. 
A passo deciso si diresse verso il grande palazzo centrale che sovrastava la maggior parte delle strutture cittadine lungo la strada noto come molte delle guardiane lo osservassero stupite di rivederlo lì dopo così tanto tempo.            
  " Gin-San!" Esclamarono all'unisono due voci Gintoki si voltò di scatto trovandosi addosso due mini proiettili umani che lo gettarono a terra. " Seita e Kagura lo volete ammazzare per caso!" Gli sgridò una esile donna su una sedia a rotelle dai profondi occhi azzurri e i lunghi capelli corvini.                    " Stai tranquilla Hinowa sono piuttosto resistente lo sai." Disse Gintoki rassicurandola e ridendo mentre si rialzava  dopo che i due ragazzi si erano tolti da sopra di lui.  
" Sei venuto a trovarci?" Domandò Seita contento.
 Gintoki, scompigliando i capelli del ragazzino rispose:" Si ma sono qua anche per vedere Tsuky..." 
Hinako sorrise maliziosa seguita a ruota da Kagura e domando:" E come mai la cerchi?"
 " Mi volevo scusare per l'ultima volta che ci siamo visti, sai dove posso trovarla?" Domando lui cercando di ignorare le occhiate divertite delle due. 
" La trovi laggiù in cima alla torre più alta si apposta sempre lì ultimamente." Rispose Hinowa. 
" D'accordo grazie a più tardi magari." Disse Gintoki con un sorriso e accelerando il passo.
 
-
 
Quando raggiunse la cima della torre fu un sollievo per lui si appoggio al parapetto - Ma perché fare una torre così dannatamente alta dannazione!"- Pensò lui riprendendo fiato.
 " Tu che diamine ci fai qua?" Domando seccata la voce della bionda che gli dava le spalle. 
Riprese fiato e rispose:" Hinawa mi ha detto che eri qua e così sono venuto." 
" Bhe ora che sei qua puoi anche andartene non vedi che ho da fare..." Replicò lei gelida e stizzita fumando la sua pipa senza nemmeno voltarsi verso di lui.
" Sono qui per scusarmi va bene!" Rispose lui senza giri di parole o altro.              
  " Scusarti e per cosa?!" Esclamò lei girandosi con sguardo furente.              
" Diciamo che una tua piccola Kohai mi ha detto che ti eri arrabbiata per una certa cosa..." Rispose lui pensando che Kagura per questa affermazione avrebbe pagato ma poi l'avrebbe fatta pagare a lui - Tanto vada come vada sono già morto.- Pensò lui. Lei avvampo borbottando qualcosa di indecifrabile su come punire quella ragazzina.
" Comprendo che te la sia presa mi spiace di non aver risposto a quella domanda è solo che... Io non so fare altro, sono nato e cresciuto per combattere sono stato addestrato per questo sin da quando sono stato trovato. Quindi mi è difficile pensare a qualcosa di diverso." Rispose lui tutto d'un fiato chinando la testa. Per qualche istante ci fu silenzio sul tetto solo il frastuono della città faceva da sottofondo. Sentì i passi dei tacchi di lei farsi vicino poi, avviandosi alle scale, disse:" Dai vieni con me." 
" Per andare dove?"  Chiese confuso lui accodandosi. 
Lei si fermò sul gradino e borbotto:" Pensi di cavartela solo con delle scuse? Ci sono rimasta male perciò tu adesso vieni con me a bere e paghi tu." Gintoki sospiro e, mentre scendeva le scale, penso a quanto fossero davvero complicate queste stramaledette donne.
 
 
Nella taverna che aveva scelto la bionda faceva un caldo infernale ed era sempre più affollato Gintoki si sentiva soffocare li dentro. La ragazza continuava a ridere in maniera incontrollata ed aveva bevuto solo un drink! - Se fa così con un solo drink non oso immaginare cosa fa se ne piglia altri.- Pensò Gintoki allibito e scioccato.
" Mi devi togliere una curiosita ma questa è una parrucca vero?" Domandò Tsuky con le gote rosse a causa dei fumi dell'alcool e cercando di staccare i capelli argentati dalla sua testa. 
" Mi fai male è il mio colore naturale!" Rispose lui allarmato e cercando di allontanarsi dalla morsa della bionda che però insisteva ed, all'improvviso si girò verso il bancone ed esclamò:" Barista un altro giro! Per me e il ragazzo in bianco!" 
" D'accordo arriva subito!" Rispose con entusiasmo e ridendo il vecchio passandogli due bicchieri colmi di sakè. 
" Veramente io non è che abbia tanta voglia di bere..." Mormoro Gintoki. 
Lei lo guardò male e con un tono che non ammetteva repliche disse:" Tu adesso bevi con me è chiaro?"
 " Si signora!" Rispose rapido Gin ingurgidando il liquore caldo e forte tutto d'un fiato. Sentiva la gola andare a fuoco e vide che letteralmente il volto di Tsuky, prima bianco, era diventato di un rosso intenso. 
" Ti ricordi del nostro primo incontro Gin?" Domando lei tutt'a un tratto con fare nostalgico e quasi seria. 
Lui annui e rispose:" Si me lo ricordo bene e anche che volevi accopparmi quel giorno..." 
" Non ti conoscevo ancora! E tu hai provocato un tale casino in città che sono dovuta intervenire!" Esclamò lei inviperita accendendo la pipa.
 Gintoki rise quello a Yoshiwara era stato uno dei suoi primi incarichi in assoluto avrebbe dovuto uccidere Housen il signore della città per conto dei naraku e lì si era scontrato violentemente con Tsuky e le altre che alla fine si erano unite a lui ed erano riusciti a sconfiggere lo yato che però non era riuscito a uccidere a causa della sua fuga. " A mia discolpa posso dire che i maggiori danni li ha fatti lui." Borbottò lui. 
" Si certo come no..." Disse lei sorridendo e dandogli una spallata amichevole per poi appoggiare la sua testa sulla spalla di lui, erano vicini anche troppo per i gusti di Gintoki provo ad allontanarsi ma lei sussurro: " Sono contenta comunque di averti conosciuto Gintoki..." E Detto questo crollo come addormentata sopra la sua spalla destra. 
 
-
 
" Dopo stasera scordati che ti riporti fuori a bere..." Sussurro Gintoki che stava portando la ragazza sulle spalle fino a casa di Hinawa. 
Facendo piano aprì la porta della casa si guardò attorno era stato solo due volte in quella casa alla periferia della cittadina e ormai la conosceva prese il corridoio di sinistra per poi aprire la porta scorrevole delicatamente appoggio Tsuky sul futon e, mentre chiudeva la porta, pensò - Certo che quando dorme è davvero un angelo fosse sempre così sarebbe meglio.- 
Mentre si avviava verso la porta d'ingresso sentì una voce dire:" Grazie di averla riportata a casa." Si volto trovandosi davanti il volto luminoso di Hinawa. 
" Non c'e di che lo sai." Rispose lui sorridendo rimanendo sulla porta.              
" Devo dirti una cosa Gintoki ma che rimanga fra noi intesi?"                                
 Lui annui confuso da quella strana affermazione.
" Tu sai cosa prova lei per te non è vero?" Domando lei seria. Lui stettè in silenzio.
 " Gin tu sei l unico che io conosca che ha fatto breccia nella sua corazza. Nell'armatura dietro cui lei stessa ha nascosto se stessa. Tu riesci a capirla meglio di chiunque altro, lei mi ha raccontato che anche tu, come lei, hai sofferto l'abbandono quindi dimmi cosa farai quando lei ti dirà quello che ti sto dicendo io?" Lui non rispose subito tutta quella cosa di sentimenti amore e cose simili non erano per lui. Era cresciuto in un mondo diverso da chiunque altro e serio mormorò:" Io non lo so cosa gli dirò... Anche se la capisco così bene anche se so che lei prova qualcosa per me sono certo che si merita di meglio..." Gli fece vedere la mano sinistra. " Queste mani sono macchiate dal sangue di decine di innocenti come possono queste mani prendersi cura di una donna anche se essa ha un cuore dietro una corazza?" 
Hinawa ascolto le sue parole e rispose:" Sei davvero sicuro di essere solo questo?" 
Gintoki stava per chiedere cosa intendesse dire ma lei disse:" Comunque ormai è tardi ne riparleremo un altro giorno con calma ah Kagura voleva chiederti se potevi aiutarla con l'addestramento Tsuky e le altre non riescono bene a tenere il suo ritmo puoi fare qualcosa?" 
" Si certo passerò in settimana allora grazie di tutto Hinawa." Rispose lui con un sorriso tirato e uscendo dalla casa.
 
 
Mentre Gintoki si avviava verso casa due occhi viola lo stavano osservando dall'alto di un palazzo vicino. La giovane donna strinse con forza il parapetto di ferro della struttura su cui era stata appollaiata fin da quando lui era entrato lì dentro. Una rabbia immensa albergava in lei - Quella sporca bastarda bionda...- Questo pensava avrebbe voluto ucciderla sin da subito e liberarsene ma non erano questi gli ordini. Con un salto si precipito sull'edificio successivo e su quello dopo ancora doveva riferire tutto a lui.
 
 
Quando torno a casa ormai era quasi sorte il sole era davvero sfinito. Con calma prese le chiavi della porta di casa e aprì. Uno strano odore di caffè gli arrivo dritto alle narici, un brivido gli corse lungo la schiena agguanto la spada dall'armadio e come una furia entro in cucina dove, in sala da pranzo vide seduto Oboro.
" Tu che diamine ci fai in casa mia?!" Esclamò sorpreso Gintoki abbassando la spada. Oboro indico la tazza rossa colma di caffè che aveva iniziato a girare col cucchiaio e mormoro:" Passavo di qua e ho pensato perché non fermarsi dal compagno Gintoki per fare quattro chiacchiere ma tu non c'eri così ho detto ma si dai aspettiamolo..." 
Il bianco sudo freddo e annuncio:" Bhe mi spiace ma ero uscito in perlustrazione..." 
Oboro sorride malignamente e mormoro:" Davvero? Da quanto so te ne sei andato a Yoshiwara da una certa tipetta bionda..." 
" E anche se fosse?" Domandò lui seccato e decidendo di giocare a carte scoperte.
Il grigio prese un sorso di caffè poi disse:" Avevi una missione che hai fallito, avevi detto che avresti ottenuto risultati a breve ma tutto quello che ho visto è stato l'omicidio di un politico a cui noi non abbiamo dato alcuna autorizzazione come lo spieghi?" Stette zitto tutte le ingiurie gli morirono in gola e spiegò:" L'ho ucciso per ottenere informazioni..." 
Oboro annui e, mostrando i fogli sbraito:" Intendi queste informazioni? Carta straccia!" Si alzò in piedi Gintoki avrebbe potuto colpirlo ne aveva tutta la voglia ma sapeva, che se l'avesse fatto, avrebbe creato più danni che mai. " Il maestro è molto insodisfatto in questo momento di te sei distratto da qualcosa o qualcuno..." 
" E quindi cosa vuol fare uccidermi?" Domandò Gintoki con occhi di ghiaccio e stringendo i pugni. 
Oboro lo osservo poi sorridendo malignamente rispose: " No. Sarebbe un impresa per chiunque, sappiamo entrambi che con le tue doti solo io forse sarei capace di eseguire tale compito e non nè ho ne tempo ne voglia... Sempre che tu non voglia provare eh." Gintoki non potè che dargli ragione se anche avesse affrontato Oboro avrebbe avuto il 50% di possibilita di vittoria erano allo stesso livello e una volta sconfitto avrebbe avuto la forza per battere gli altri che sarebbero arrivati? " No non intendo affrontarti siamo compagni noi. Quindi cosa ha deciso di fare il maestro?" Domandò Gintoki a denti stretti.
 " Il caso della pergamena ti verrà tolto sedustante." Rispose secco Oboro finendo il caffè e lasciando la tazza sul tavolo. Gintoki ammuttoli era la prima volta che Utsuro lo privava di una missione sin da quando ne aveva memoria si sentiva ferito.
" Fammi parlare con lui per favore..." Bisbiglio Gintoki con voce supplichevole. Oboro lo guardò e si mise a ridere lo odiava lo sapeva sin da quando Utsuro si era preso cura di lui Oboro lo odiava faceva da sempre di tutto pur di mettergli i bastoni fra le ruote.
" Mi spiace demone corvo ma per il momento questo caso passa sotto la mia supervisione, Utsuro è magnanimo e ti permetterà ancora di uccidere per lui coloro che si avvicinano troppo alla sua luce ringrazia se fosse per me sarebbe andata peggio..." Annunciò malignamente l uomo avviandosi alla porta. 
" Oboro aspetta!" Disse con un filo di voce Gintoki.
 " Cosa vuoi ancora..." replicò stanco ormai della situazione il grigio.
 " A chi... A chi avete dato l'incarico?" Domando Gintoki con la voce che gli tremava e le mani strette a pugno per il nervoso.
Oboro sorrise nel vedere il suo collega e rivale in quello stato e disse:" Alle dodici spade..."
 Per poco a Gin non gli venne un colpo aveva richiesto sul serio i servigi di quei maniaci? " Ma sei forse impazzito?!" Esclamò Gintoki. 
" E perché mai? Sanno fare il loro lavoro e anche molto bene." Rispose Oboro sicuro della sua scelta. 
" Oboro ti prego ragiona se squinzagli quei dodici per la città ucciderai più gente che mai sai bene quanto me che non sono fatti per le grandi città..." Cerco di dirgli Gintoki sempre più agitato. In passato aveva collaborato con alcuni di loro sopratutto per missioni di grande importanza e non era mai uscito niente di buono erano sadici, spietati e per loro andava bene ogni mezzo, in confronto a loro perfino lui era un santo. 
 " E di che ti preoccupi? Se morirà della gente sarà solo e soltanto colpa tua che non hai trovato quello che il nostro maestro ti ha chiesto di trovare e ricorda..." Lo indico col dito ammonendolo. " Se scopro che hai messo piede nelle indagini dei dodici qualcuno pagherà. Alla prossima e vedi di comprare un caffè migliore..." Con queste parole chiuse la porta sbattendola lasciando Gintoki completamente al buio e impotente. 




L'ANGOLO DELL'AUTORE: Scusate l'immenso ritardo spero che il capitolo vi piaccia lasciate pure una recensione se volete :D alla prossima 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


                      
Hijikata respirava a fatica provo ancora a fare qualche esercizio ma niente il suo fisico ancora non riusciva ad eseguire i kata. Si mise a sedere sotto il porticato in pietra esausto. Era uscito dall'ospedale ormai da cinque giorni. Cinque giorni di vera e propria rottura di scatole quel giorno, inoltre, aspettava ancora il risultato della commissione d'inchiesta che, poco lontano, si era riunita. Si sentiva teso come mai era stato in vita sua. Cercò il pacchetto di sigarette nel taschino del kimono come faceva sempre ma poi, si ricordo, troppo tardi dell' ordine tassativo del medico di non fumare. - Sporco bastardo...- Pensò frà sè e sè mentre il nervoso continuava a tormentarlo. 
" Hijikata-san!" Si giro trovandosi davanti il volto di un ragazzo abbastanza basso e dalla corportura media.
 " Che succede Yamazaki?" Domandò Hijikata alzandosi in piedi preoccupato.
" Kondo la vuole vedere è urgente." Rispose lui indicandogli l'ufficio in cui si era riunita la commissione. 
Hijikata deglutì non era mai stato così in ansia nemmeno quando doveva assaltare una base nemica sentiva un tale peso sulle sue spalle, a passi lenti entro dentro l'ufficio.
Di fronte a lui, disposti su una lunga scrivania, si palesarono le figure dei suoi tre forse carnefici: Sulla destra vide Matsudaira Katakuriko, capo della polizia generale un uomo dal fisico massiccio e dai capelli grigi raccolti all'indietro lasciando libera l'ampia fronte, gli occhi nascosti dietro gli occhiali da sole sembravano impenetrabili come sempre, al centro  Sasaki Isaburo lo osservava attento e, nel contempo, spediva messaggi e, sulla sinistra, vide un distrutto Kondo che cercava di non guardarlo in faccia. 
 
" Toshiro Hijikata la commissione qui presente, dopo attente riflessioni e un voto di due a tre emetterà ora il suo verdetto..." Annunciò Matsudaira serio e triste al tempo stesso.               " Toshiro Hijikata vice comandante in capo della Shinsengumi grazie ai tuoi passati meriti nella lotta contro i Joi e altre minacce non sarai espulso dalla forza della Shinsengumi. Ma, per le prossime quattro settimane, sarai sospeso. Potrai soggiornare qui ma non potrai in alcun modo intervenire in indagini di nessun tipo." Annunciò Matsudaira serio.      
  Hijikata tirò un sospiro di sollievo quattro mesi sarebbero passati veloci poteva anche accettare una punizione simile.
" Festeggia quanto vuoi traditore...." Mormorò Sasaki freddamente alzandosi dalla sedia e facendo cenno alla sua scorta di seguirlo.
" Sasaki la questione è chiusa perciò sta zitto!" Urlo Kondo arrabbiato sbattendo le grosse mani sul tavolo.
 Il vecchio lo guardò per qualche istante freddamente e disse:" Bada a come parli sottospecie di scimmione hai salvato il tuo amico per il rotto della cuffia perciò goditi questa misera vittoria sai già che non finirà qui..." Con queste parole colpì Hijikata con una spallata e uscì dalla sala. 
E' un peccato però speravo che proprio ti radiassero almeno potevo prendermi io il tuo posto." Borbottò sbuffando Sougo entrato nella stanza in quel momento.
 " Neanche fra un milione di anni razza di bastardo!" Esclamò Hijikata.
" Su su non litigate ragazzi!" Esclamò Kondo calmatosi e che mise le braccia intorno alle spalle dei suoi due compagni e ridendo aggiunse " Stasera si festeggia e nessuno escluso!"
 
-
 
 " Matsudaira sei sicuro che fosse la scelta migliore?" Domandò Isaburo mentre entravano nell auto di servizio.
" Non ti fidi del mio giudizio dopo tutti questi anni che ci conosciamo? Mi devo sentire offeso." Borbottò lui ridacchiando e accendendosi un grosso sigaro che poi si porto alla bocca.
 L altro sposto lo sguardo su di lui e mormoro:" Sai cosa intendo, tra loro c'era malcontento, l'hai visto anche tu soprattutto dai voti che sono emersi..."  
" Sai perché, alla votazione, ho votato a tuo sfavore?" Domandò lui facendo un tiro col sigaro e facendo uscire una marea di fumo dalla bocca. 
" Forse perché quella sottospecie di scimmione è una sorta di figlio per te? Oppure perché sei sentimentalmente legato a quegli incompetenti?" Replicò lui. 
" Kondo sarà come un figlio, ma un figlio può sbagliare e per questo a volte lo punisco anche facendo finta di sparargli o minacciandolo. Ma quando lo vedo, così determinato, capisco che dice il vero. Era pronto lui stesso a morire per il suo compagno sono come fratelli. Di di loro quello che vuoi potranno essere incompetenti da oggi potrà esserci sfiducia nei loro ranghi ma, se conosco quei ragazzi campagnoli, so per certo che prima o poi troveranno l'equilibrio che hanno perso." Spiego lui con tutta calma.             
 Isaburo sospiro e sorridendo tristemente disse:" Sei sempre il solito sentimentalista tutto questo un giorno ti porterà alla tomba..." 
" Bhe se sono destinato alla tomba tanto vale divertirsi no? Ehi autista portaci al locale stasera voglio festeggiare un po!"



-


" Concentrati coraggio!" Le ordino il bianco con tono severo. Si trovavano sul tetto della casa di Hinawa un luogo perfetto secondo l'assassino dove poter usare al massimo la forza della giovane senza far troppi danni.
" Ma sono stanca!" Esclamò esausta Kagura che si era spaparanzata a terra come una balena sulla spiaggia. Gintoki si fece largo in mezzo ai ciotoli che aveva usato per farla allenare e rispose:" Lo so ma se vuoi imparare a dosare la tua forza è l'unica strada... Coraggio un'altra volta e basta prometto che ti compro del sukkombo va bene?" Alla ragazzina si illuminarono gli occhi a quella parola e si rimise subito in piedi. 
" Chissà perché lo faccio gratis mi costi più di cibo che di tempo tu." Disse Gintoki ridendo. La ragazza sollevo una delle pesanti lastre di ferro che gli aveva fatto portare sul tetto la posiziono sopra i due mattoni esattamente come le altre. " Ricorda colpisci in modo tale che il colpo non la spezzi in due, devi riuscire solo a intaccare la superficie..." Spiegò il bianco per la decima volta mentre Kagura si metteva in posizione. " Respira piano lentamente solleva piano il pugno e poi colpisci." Disse infine lui.
La ragazzina fece dei corti sospiri poi sferrò il pugno. La lastra non si ruppe come le altre ma si incrino soltanto.
Gintoki sorrise e le scompiglio i capelli e disse:" Con una forza così, se colpissi un uomo gli faresti solo e soltanto danni superficiali senza ucciderlo, piano piano ti farò dosare la forza in altri modi. Adesso andiamo forza." Gli fece cenno mentre scendevano dal tetto.        
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 " Shinpachi tieni più alta la tua guardia!" Ruggi Takasugi mentre lo colpiva di nuovo al fianco destro spedendolo a terra. Shinpachi si rialzò ogni giorno, ormai, oltre a prenderle da sua sorella, le prendeva pure in segreto dal quercio che doveva ammettere era davvero molto ma molto più forte di quanto credesse. Attacco di nuovo con una stoccata dritta al petto del veterano che però, senza spostarsi di un centimetro, devio il fendente di lato e disse:" Continua..." Shinpachi provo ad attaccare di lato ma, all ultimo istante, cambio direzione mirando alla testa. Takasugi fece un passo all'indietro ed evito l'attacco. " Ottima mossa vedo che stai imparando ma, purtroppo per te..." Carico il colpo col booken e lo prese in pieno sullo sterno. " Ho anni d'esperienza che a te mancano."  Mentre il booken gli cadeva dalle mani tremanti il ragazzo inizio a vomitare sia il pranzo che la colazione della mattina.
 " Dai coraggio il dolore fortifica, stai migliorando anche se hai ancora molta ma molta strada da fare." Disse Takasugi porgendogli un asciugamano.
 " Sei davvero micidiale Takasugi-san ma tra i tre lei è il più forte presumo." Mormorò Shinpachi che si stava asciugando la faccia. 
Il quercio fece no con la testa e rispose:" Non sono il più forte Zura con la spada è letale quanto me anche se lo sconfiggevo sempre quando eravamo piccoli e riguardo al terzo bhe sinceramente non saprei dirlo con sicurezza." Shinpachi sorrise ma l'occhio cadde sull'orologio e allarmato disse:" Ehm sarà il caso che vada oppure farò tardi al mio lavoro part-time grazie di tutto Takasugi-san." Dopo aver fatto l'inchino inizio a correre verso il negozio.

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" Non devi più arrivare in ritardo mi hai capito ragazzo!" Sbraito Hasegawa al giovane che, come un fulmine metteva apposto la roba sugli scaffali. 
" Ma adesso che siete in due a lavorare qua?!" Esclamò Gintoki entrando nel negozio e notando la presenza di un giovane ragazzo dai corti capelli scuri e un paio di spessi occhiali che stava mettendo apposto sugli scaffali delle confezioni di biscotti sotto l'occhio vigile del madao furioso. " Bhe l altro ragazzo, che mi aiutava, se fatto male perciò avevo messo un avviso e questo giovane mi sta dando una mano." Rispose Hasegawa sorridendo che aggiunse indicando Kagura.
" Ma quella li chi è? Per caso ti sei messo a fare il rapitore?"
 " Ma che vai a pensare è una ragazzina per cui mi è stato chiesto di prendermi cura oggi." Rispose lui seccato. 
" Ammettilo che vuoi far colpo sulla madre di quella portando la figlia fuori!" Esclamò ridacchiando Hasegawa.
 " In effetti potrebbe anche che sia per questo vero Gintoki?" Disse all'improvviso Kagura pensandoci un attimo.  
" Tu sta zitto! E non mettergli strane idee in testa!"  Esclamò rivolto a Hasegawa. " E  quanto a te non dire nulla a quell'altra che senno il brutto quarto d'ora me lo becco io." Replico Gintoki col volto completamente rosso mentre i due continuavano a guardarlo divertiti. 
"  Come ti chiami ragazzo?" Chiese Gintoki cercando di distogliere l'attenzione su di lui.            
 " Mi chiamo Shinpachi signore Shinpachi Shimura." Esclamò lui mentre sistemava l'ultima scatola.
Gintoki rimase allibito non poteva essere vero quante diamine di possibilita c'erano di trovare lì il figlio della sua ultima vittima? 
" E' un piacere conoscerti." Rispose Gintoki con un sorriso di circostanza sentiva qualcosa muoversi dentro di sè senso di colpa forse? Mai aveva incontrato i familiari delle sue vittime perché il caso aveva voluto questo?           
" Gin io ho preso possiamo andare." Disse Kagura tornando dalla cassa con oltre dieci sacchetti di sukkombo.
 " Oh si va bene. Ciao Hasegawa alla prossima!" Disse Gintoki con Kagura al suo fianco uscendo dal negozio con mille dubbi che gli ronzavano in testa.
 
Non appena furono lontani tirò un sospiro di sollievo e accelerò il passo.
" Senti Gin è vero che tu hai affrontato uno yato molto potente quando sei arrivato a Yoshiwara?" Domandò la ragazzina mettendosi accanto a lui aumentando l'andatura e interrompendo così i suoi pensieri. " Si è vero, si chiamava Hosen se non ricordo male..." Rispose lui vago cercando di dimenticare quel combattimento.
" E tu sei riuscito a batterlo?" Domandò sorpresa Kagura.                            
  Gintoki fece no con la testa e replicò:" In città tutti dicono che sia stato solo per merito mio la sua sconfitta ma non è così..." Si alzò la manica del kimono e mostrò una lunga cicatrice. " Quel mostro era più forte, più veloce e resistente di me anche se l'avevo colto di sorpresa riuscì comunque a spezzarmi quasi il braccio destro. Combattemò per quasi l'intera città fu in quella fragiante che incontrai Tsuky e le altre e insieme riuscimo a sconfiggerlo." Concluse lui serio.
 " Quel Hosen era molto conosciuto. Sul nostro pianeta era in assoluto tra gli yato più forti una volta ha affrontato anche mio padre anche se è finito in pareggio..." Disse Kagura.
 " Bhe dovresti esserne fiera credo che pochi sarebbero capaci di tanto." Disse Gintoki piuttosto colpito pensare che un altro lo aveva affrontato alla pari mentre lui era stato aiutato lo metteva a disagio, si riteneva forte molto al di sopra della norma tutto questo lo faceva sentire miserabile debole rispetto a quei mostri. 
" Però Gin ti devo avvisare di una cosa..." Disse lei interrompendo i suoi pensieri.
" Cioè di cosa?" Domandò lui curioso. 
" Se mai dovessi incontrare uno yato il cui nome corrisponde a Kamui non affrontarlo mai... Te ne prego Gin." Bisbiglio Kagura a bassa voce con un tono triste. 
" Per caso è tuo fratello?" Intui lui. 
Lei annui e rispose:" Quando ero piccola lui tentò di uccidere nostro padre, gli stacco un braccio per capire chi tra loro era più forte io fermai mio padre prima che lo uccidesse e da quel giorno non l'ho più visto..." Vide delle lacrime solcare il suo viso e aggiunse " Gin lui è ossessionato dalla forza dal diventare il numero uno ti prego se mai dovessi incontrarlo non affrontarlo te ne prego." Gintoki rimase sorpreso dalla reazione della ragazzina sembrava sempre così energica e piena di vita eppure portava un tale peso sulle sue spalle. " D'accordo va bene ti prometto che se mai lo avrò di fronte a me io non lo combatterò hai la mia parola Kagura." Disse lui cercando di confortarla. Un gracidare di un corvo lo fece voltare e lo vide. Poco lontano appollaito su un lampione e lo guardava. A un certo punto prese il volo diretto verso casa sua. " Perdonami Kagura ma ora devo proprio andare ci vediamo casomai domani salutami le altre!" Esclamò Gintoki correndo verso casa lasciando confusa la giovane.

- Quando arrivò  il corvo ormai se ne stava appollaito fuori dalla finestra e continuava a bussare per entrare in modo incessante, non appena aprì l'enorme finestra il corvo volo sul suo trespolo. Con delicatezza prese la piccola zampa del animale su cui si trovava il solito foglietto. Quando nè lesse il contenuto strabuzzo gli occhi. " Starà scherzando spero..." Disse ad alta voce.                
" No invece il messaggio non scherza affatto!" Esclamò allegra una voce femminile che conosceva bene, fece per voltarsi ma la donna all'ingresso gli corse incontro e lo scaravento a terra.
" Ureka quante volte t'ho detto che non puoi saltare addosso così alle persone..." Borbotto seccato un uomo molto alto, dal fisico grassoccio  che sbuco dal soggiorno come se nulla fosse.
" Dai Shin è da oltre cinque anni che non vediamo Gintoki potrò salutarlo come voglio no!" Disse la giovane donna dai capelli verdi alzandosi in piedi e sistemandosi la lunga veste che ne risaltava il fisico prorompente.
" Mi spiegate cosa ci fate qua voi due?" Chiese Gintoki che si rialzò in piedi pulendosi i vestiti. 
" Hai appena letto il messaggio sai perché siamo qua..." Rispose con tranquillita l uomo che si tolse il cappello e mostrò una lunga chioma castana che gli arrivava al collo e una folta barba scura.
 " Si ma perché dovete venire ad abitare a casa mia!" Esclamò Gintoki piuttosto contrariato della faccenda.
 " Oboro ha pensato che fosse utile per due motivi in primis ti avremmo tenuto d'occhio e secondo non conosciamo la città perciò ci serve un punto base stabile..." Spiegò con calma Ureka mettendosi a sedere sul divano.          
   " Quel dannato bastardo..." Sussurro con un filo di voce Gintoki che aggiunse a tono più alto " E dove sono gli altri? Avevo capito che avrebbe dato la missione a tutti e dodici." Shin, che stava mettendo in ordine le sue cose, rispose:" No la missione è stata affibiata al numero undici e il numero otto..."
 Gintoki rimase piuttosto confuso e disse: " Shin ma tu eri il numero tre lo ricordo molto bene."
 " Storia vecchia il nonnetto è stato rimpiazzato da uno più giovane e anche molto più carino devo dire." Disse Ureka beccandosi uno scapelloto dal vecchio. 
" Accompagnami a fare la spesa Gintoki ti spiego strada facendo e tu vedi di non fare casini stai qua e restaci!" Ordino il vecchio alla giovane che si strinse le braccia al petto sbuffando mentre i due uscivano. 
" Allora mi vuoi spiegare cosa cavolo è successo alla gerarchia?" Domando Gintoki scendendo le scale.
 " Ci sono stati grossi cambiamenti al vertice dei dodici..." Mormorò il vecchio rabbuiandosi. " Come di certo ricordi c'e solo un modo per entrare nei dodici ovvero quello di dimostrarsi degni compiendo missioni oppure uccidendo coloro che possiedono il corrispettivo numero." Gintoki annui anche lui aveva dovuto fare una cosa simile per diventare il corvo aveva dovuto compiere decine di missioni e poi aveva affrontato il precedente proprietario che aveva sconfitto. 
" E quindi hai perso? Mi stupisco della cosa tu che eri in cima alla graduatoria." Disse lui piuttosto sorpreso. 
" Al momento dal primo al quinto posto  sono tutti nuovi, gli ex proprietari sono stati eliminati oppure sostituiti. Per mia fortuna il nuovo proprietario è stato così gentile da non accopparmi e io così ho ucciso il numero otto." Concluse lui in breve mettendo in un secchio un soldo per un mendicante.  
" Che diamine sta succedendo all'organizzazione me lo puoi spiegare?" Domandò Gintoki.
 Lui fece spallucce e rispose:" Sono tutti in agitazione da quando non sei riuscito a ottenere quel documento, stanno setacciando l'intero Giappone per trovarlo. Alcuni si sono recati pure in Cina pensa te. A Oboro è proprio partito il cervello..." Disse lui dicendo però l'ultima cosa sottovoce. Gintoki si rabbuio quella dannata pergamena che aveva di così tanto speciale? Questo si domandava quando aveva aperto il falso non aveva controllato cosa ci fosse dentro. 
" Non ti angustiare Gin. Pure ai migliori capita di sbagliare lo sai bene." Mormorò Shin mettendogli un braccio sulla spalla destra.
 " Lo so però questo errore mi pesa quel pezzente mi ha trattato a pesci in faccia e adesso devo essere il suo cagnolino del cazzo..."  Disse Gin piuttosto seccato della faccenda.
 " Dai retta a un uomo che ha vissuto molto lascia perdere Oboro quello è matto da legare molto più di quanto si creda. Mi spiace per il disagio che ti stiamo dando a casa però vedrai non ci farai nemmeno casa alla nostra presenza forse a quella di Ureka si però cercherò di controllarla come meglio posso." Spiegò il vecchio con un gran sorriso sulle labbra. Gintoki apprezzava Shin tra tutti i dodici era in assoluto il più umano e il più sensato anche se era spietato come pochi con lui ci poteva ragionare. " Grazie del consiglio adesso andiamo a fare la spesa ho paura a lasciare quella pazza dinamitarda sola a casa mia." Shin si mise a ridere ed entrarono nel supermercato. 
 
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Quella sera l'intera truppa della Shinsengumi era radunata nella sala grande qua e la agenti bevevano e si divertivano solo una persona aveva seri dubbi.        
" Kondo cosa intendeva dire che ancora non è finita..." Mormoro Hijikata serio mentre porgeva il bicchiere per bere ancora.
" Lascia stare non è importante." Lo rassicurò lui sorridendo e dandogli un amichevole pacca sulla schiena mentre lo serviva. Mentre sorseggiava il sakè noto una cosa a parte Sougo e Kondo la maggior parte degli altri stavano a debita distanza da lui e nessuno, a parte un sorriso di circostanza di Yamazaki, si era congratulato con lui per la riuscita del processo. 
" Dimmi una cosa Kondo... Della Shinsengumi in quanti erano favorevoli all'espulsione?"  Sussurro lui a bassa voce si ricordo che, quando un membro della squadra veniva posto sotto processo, gli stessi membri avevano facoltà di voto e quello, in certi casi, era determinante. Kondo non rispose stette in silenzio e lo stesso fece Sougo che, fino a quell'istante, stava parlando con Yamazaki. " Kondo dimmelo..." Ripete lui a tono ancora più alto.                
 Alcuni iniziarono a voltarsi verso di lui seri, altri fecero finta di nulla e altri ancora uscirono dalla stanza zitti zitti. " Kondo rispondi cazzo!" Grido Hijikata alzandosi in piedi furente.
 Sougo gli mise la mano destra sulla spalla e serio mormoro:" Hijikata per favore lascia perdere..." Se lo scrollo di dosso e li guardo uno a uno li aveva protetti innumerevoli volti in decine di scontri all'ultimo sangue, con alcuni aveva condiviso momenti belli e momenti brutti e adesso lo pugnalavano così alle spalle.
" Che c'e mi ritenete colpevole di quel crimine?" Nessuno rispose. " Bhe mi spiace, di essere sopravvissuto, non è stata colpa mia non sono stato io a decidere di vivere ancora!" Urlò con rabbia sempre crescente sbattendo il pugno contro la porta. Kondo cerco di fermarlo ma se lo scrollo di dosso, come una furia spalanco i grandi cancelli e sparì nella notte.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL AUTORE:  Mi scuso per l enorme ritardo vedrò di mettere altri capitoli nei prossimi giorni avendone scritti ormai ben oltre trenta. Mi scuso anche per gli errori purtroppo non sempre riesco a scrivere perfettamente più avanti vedrò di sistemarli del tutto. Vi ringrazio per aver letto il mio testo ci vediamo più avanti.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


                     
Kondo non si raccapezzava per la situazione attuale, sbattè con forza il pugno sulla scrivania. Ormai era passato quasi un giorno da quando Hijikata era sparito e di lui non si sapeva nulla di nulla. Quella notte non era riuscito nemmeno a dormire a causa dell'ansia aveva mandato in giro anche alcuni uomini ma niente Toshi sembrava svanito nel nulla.  - Dove diavolo te ne sei andato?- Pensò fra se e se sempre più dubbioso.
" Ohi Kondo." Disse Okita bussando alla porta. 
" Si dimmi. Hai novita tu?" Domandò lui speranzoso e mettendo apposto la scrivania in completo disordine.
" Purtroppo no. Ma vorrei parlarti di un'altra questione..." Mormorò a bassa voce il giovane. 
" Riguardo a cosa?" Chiese Kondo col suo stesso tono di voce basso.               
 Okita chiuse la porta e bisbiglio:" Riguarda il caso del padre di Shimura ricordi? Quello che abbiamo accantonato." 
Kondo annui. " Si ho capito quale intendi e allora?"
" Bhe ecco il corpo e, così i suoi indumenti, sono stati controllati più volte dalla scientifica ma non hanno trovato nulla. Però io mi sono intrufolato e guarda cosa ho trovato..." Nella mano destra d'Okita stava un piccolo foglio scarlatto dalla forma di un biglietto da visita. 
" Che posto sarebbe quello?" Domandò il comandante rigirandosi il foglietto macchiato di sangue tra le mani studiandolo con attenzione. 
" Da quanto sembra è un locale notturno però,  a causa del sangue, non sono riuscito a risalire a quale delle decine di locali della città..." Borbotto afflitto lui.
" Potremo mandare vari gruppi e scoprire quale sia sarebbe un gioco da ragazzi." Disse Kondo buttando giù un 'idea. 
" Non so quanto ci possiamo fidare degli altri..." Mormoro Okita serio.       
" Che cosa intendi dire? " Chiese confuso Kondo.
" La scientifica non c'ha dato il foglietto prima come mai? Forse hanno spie qua tra di noi? Se dobbiamo fare questa cosa dobbiamo farla noi due è l'unica soluzione o nel caso affidarla a gente di cui tu ti fidi ciecamente Kondo."        
" Dopo il trattamento che hanno riservato a Hijikata mi fido poco di molto di loro solo una decina si salvano..." Rispose lui.
" Non puoi giudicarli per quello e lo sai bene..." Lo ribecco il giovane era stanco di quella questione tutti ne facevano una questione di stato non ne poteva più e aggiunse " Stai facendo questa storia più grande di quanto non lo sia, non tutti si fidano di Hijikata come facciamo io e te, mettiamocelo in testa quando vorrà tornare sarà il benvenuto adesso però muoviamoci la città non si protegge da sola capo." Disse Okita seccato della cosa. Prima che Kondo potesse replicare il giovane spalancò la porta uscendo lasciando il comandante interdetto. 
 
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Shinpachi aprì il portone di casa con le ultime forze che aveva si sentiva davvero esausto. Tra il lavoro, gli allenamenti di mattina, quelli di pomeriggio e gli altri compiti che Takasugi gli affidava si sentiva uno straccio. 
Facendo piano entrò in casa erano le una passate. Aveva trascorso le ultime ore ad aiutare i suoi compagni in una fuga preventiva in uno dei tanti nascondigli sparsi per la città sentiva i muscoli delle braccia a pezzi. L'unica cosa che spero era che sua sorella dormisse. Stava per entrare in camera quando una voce, dietro di lui, bisbiglio:" Ti sembra questa l'ora di tornare?"
 " Ootae credevo che fossi a letto ormai..." Rispose lui con la voce tremante di fronte allo sguardo accusatorio di lei. 
" E secondo te io posso stare tranquilla sapendo che tu te ne vai in giro fino a notte fonda a chissà far che cosa!?!" Domandò lei alterata. Lui chino la testa non poteva dirgli cosa stesse facendo davvero altrimenti sicuramente si sarebbe beccato altro anziche una semplice sgridata.                          
" Ecco alcuni colleghi sono andati a bere e così mi sono unito a loro..." Mentì lui imbarazzato. Il suo sguardo severo non cambiò e anzi inizio ad avvicinarsi a lui. " Scusami non si ripeterà più dico davvero..." Mormorò lui cercando di scusarsi chinando la testa.
Ma lei, inaspettatamene, lo strinse a se con forza e con la voce rotta sussurro:" Mi sei rimasto solo tu per favore... Non andartene anche te."
Shinpachi ricambio l'abbraccio nonostante la sorpresa sua sorella non era mai stata una persona debole l'aveva vista sempre forte e sicura di se come poche persone e rispose:" Non lo farò mai te lo prometto sorella." Sperando che quelle parole fossero la verita.
 
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Gintoki non ne poteva già più dopo solo due giorni di convivenza forzata con quella pazza e quel vecchio stava diventando scemo. Shin era passabile cercava di rendersi più invisibile possibile nonostante la mole ma quella ragazza no, prima aveva quasi dato fuoco alla cucina e poi aveva tentato di distruggere la tv ma da dove diavolo era uscita fuori? - Ho bisogno di una pausa..- Pensò fra se e se mentre entrava in un locale del centro ormai semi vuoto vista l'ora tarda. Si mise al bancone accanto ai  clienti che ormai stavano consumando la loro ultima bevuta.                                               
 " Una birra per favore." Disse con voce stanca mentre si metteva sullo sgabello.                                                                                                "Giornata dura anche per te eh?" Domandò un avventore accanto a lui con la voce impastata a causa dei fumi dell alcool. Stava per rispondere ma, quando vide l'avventore sbianco lì, accanto a lui, c'era quel tipo della Shinsengumi. 
" Già ha proprio ragione." Disse alla fine tornando a fissare il vuoto.                                         
  " Per me invece è tutto questo fottuto periodo duro..." Replicò l altro senza essere stato interpellato.                                                               " Bhe mi spiace molto, mi chiamo Gintoki Sakata comunque." Rispose lui prendendo la birra che il barista gli poso davanti.              " Hijikata Toshiro e per il momento in periodo di ferie forzato..." Borbottò lui buttando giù il bicchiere stracolmo come fosse acqua.
 " Ma certo lei è quello che è soppravvisuto all'attentato di una settimana fa!" Esclamò Gintoki con finto stupore.
" Non fosse mai successo sarebbe stato meglio..." Replicò lui piuttosto seccato.
 " Ma è vivo cosa c'e di male in questo?" Domando Gintoki sorseggiando la birra.
" Cosa c'e di male? C'e che, per colpa di quello sporco bastardo, sono stato sospeso. Ho rischiato di essere cacciato e infine la maggior parte dei miei colleghi non si fida di me dovrei continuare?" Ruggi lui sbattendo i pugni sul balcone allarmando i rimanenti occupanti del bar.
 " Anche se hai perso tutto questo hai sempre la tua vita puoi andare avanti." Replico Gintoki sicuro.
 Hijikata lo guardò e chiese:" Dimmi hai mai usato una spada?" 
" No mai, non sono tagliato per certe cose." Mentì lui. 
" Il motivo per cui lotto è per difendere coloro a cui voglio bene, non è per me stesso ma per gli altri e se loro non si fidano di me che senso ha lottare? Lottare per se stessi oppure per il proprio tornaconto è qualcosa di sbagliato. Occorre sempre qualcosa che ci spinga a combattere anche solo una persona da proteggere fa la differenza a volte..." Disse lui tutto d'un fiato e alzandosi aggiunse " Adesso meglio che vada ti ringrazio per la chiacchierata mister permanente ci vediamo in giro..." Lo salutò con la mano uscendo dal locale. Gintoki era in silenzio lottare per qualcuno? E che senso aveva? Lui aveva sempre lottato per portare a casa la pelle in tutti quegli anni aveva ucciso le persone che gli si erano parate davanti solo per proteggere la sua di vita. " Io non ho bisogno di nessuno..." Mormorò fra se e se come a volersi dare una sicurezza che sentiva vacillare sempre di più. 
 
 
 
Katsura camminava tranquillo per le strade della zona industriale. Il fumo nero come la pece usciva dai grandi inceneritori lì vicino oscurando le stelle e la luna. Si guardò attorno circospetto le spie della Shinsengumi o di Naraku potevano essere ovunque e lui doveva essere pronto. Prese il primo vicolo a destra per poi bussare alla prima porta che vide. " Chi è?" Mormorò la voce di un vecchio.     
" Sono Katsura aprì." Rispose lui subito.

 
La serranda cominciò ad alzarsi lentamente, il joi si abbasso e passo sotto di essa che fu subito richiusa e sbarrata. Il magazzino dove si trovava era stracolmo di cianfrusaglie pezzi di robot e altre macchine stavano addossate qua e la in completo disordine. L'unica postazione pulita era il tavolo da lavoro messo sulla parte sinistra dalla stanza.
 
 " L'hai portato con te?" Domandò il vecchio, un uomo basso dalla folta barba grigia e i grandi occhiali bianchi. Katsura estrasse un lungo foglio di pergamena dalla tunica e lo passò nelle mani del vecchio che, con cautela lo aprì.
"Gengai molti sono morti per proteggere questa cosa, abbiamo creato ben cinque falsi e di quei falsi nessuno è arrivato dove doveva per fortuna la reale copia l avevo con me." 
" Avete fatto bene mi dispiace per quelle povere vite..." Disse il vecchio seriamente rattristato continuando a leggere la pergamena. 
" Lo sai bene quanto me quando si combatte una guerra le perdite sono necessarie." Replicò il giovane serio.
 " Lo so meglio di quanto tu possa immaginare Zura. Ho perso mio figlio per colpa di quei bastardi..." Sbotto schietto lui chiudendo la pergamena e mettendola via. 
" Cosa ne pensi? E' fattibile?" Chiese Katsura cambiando argomento. 
 
Gengai tamburello sul tavolo come se stesse facendo dei conti poi rispose:" In teoria si ma in pratica... No. Avrei bisogno di molto materiale non reperibile subito." 
" Per quello non è un problema tu dammi una lista e ti troverò tutto quello che serve." Replico l altro porgendogli carta e penna.
" E in più i tempi di rifinitura sarebbero di qualche mese sempre che non venga scoperto prima..." Ammise il vecchio. 
" Gengai quando abbiamo iniziato questa collaborazione ti abbiamo assicurato che ti avremmo protetto e manterrò la parola data. Tu forniscici quello che c'e scritto lì e ti prometto che poi sarai libero, dirò a Takasugi di mandare qualcuno del Kihetai qua da te per sicurezza. " Annunciò lui dirigendosi verso la saracinesca. 
" D'accordo ma ti avviso Zura quello che state facendo è una follia..." Lo ribecco il vecchio seriamente preoccupato.
 Zura sorrise e replicò:" Se non fosse folle allora non sarebbe un'azione da noi." E con queste parole chiuse la serranda lasciando Gengai solo a rimuginare. 
 
 
 







ANGOLO DELL AUTORE: Rieccomi sto cercando di mettere almeno un capitolo a settimana avendone già diversi pronti. Grazie a tutti quelli che continuano a leggere ^^ mi piacerebbe sentire una vostra opinione sulla storia non importa se positiva o negativa battete un colpo se ci siete alla prossima.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Gintoki se ne stava lì nel letto a contemplare il soffitto sopra di se. 
 
Shin era uscito per fare delle commissioni da circa una mezz'ora e non sarebbe tornato prima di qualche ora e l'altra dormiva ancora rumorosamente.
 
 - Finalmente posso stare in pace.- Pensò fra se e se stava per chiudere gli occhi quando  sentì un forte sbattere d'ali.
 - Dimmi che non è vero ti prego fa che sia un piccione.- Pensò temendo di sapere chi fosse arrivato. Un forte gracidare lo fece sobbalzare sul materasso e, con riluttanza, si alzò dal letto dall'altra parte della finestra il corvo aspettava di entrare continuando a far baccano sul vetro.
Con fatica aprì la finestra e lui si ando a posare sul trespolo. Provo a prendere il bigliettino come faceva sempre ma, il corvo, lo becco con ferocia sulla mano destra.
" Ahio ma che diavolo ti prende?!" Esclamò sorpreso Gintoki che riprovo a prendere il foglio e si ribecco di nuovo un colpo dal pennuto. " Mi vuoi spiegare come faccio a prendere l'incarico se mi becchi?" Domandò Gintoki che stava letteralmente perdendo la pazienza. 
" Ti sta beccando perché forse non è il tuo incarico." Lo sgridò una voce femminile alle sue spalle. Gintoki sbuffo facendo passare la donna dai capelli verdi che prese il foglietto dalla zampetta senza alcun problema e si mise a leggerlo sul divano. 
" Che dice?"  Chiese Gintoki curioso e cercando di scorgere qualcosa sfruttando la poca statura della collega.
Lei si giro e, guardandolo con un sorriso di scherno, rispose:" Sai bene che non posso dirtelo..." 
" Già hai ragione scusa è solo che, mi sento così inutile a essere stato messo da parte così." Rispose Gintoki afflitto. 
" Al massimo posso dirti che stasera io e Shin siamo fuori perciò potrai stare in pace. Anche se devo dirtelo avrei preferito di gran lunga stare a casa..." Disse lei sorridendo e abbracciandolo senza il suo permesso. Gintoki tento di scostarsi ma, quando ci si metteva, quella ragazza sapeva essere insopportabile. Ormai si conoscevano sin da quando avevano fatto l'addestramento da bambini era sempre stata appicciosa ed irritante per non parlare del fatto che era una vera furia quando lottava. " Ma ti vuoi staccare." Borbotto Gintoki spostandosi.       
" Uff sei sempre così impossibile Gin è mai possibile che ti dia sempre noia tutto?" Disse lei offesa incrociando le braccia al petto. Stava per ribattere quando sentì qualcuno bussare.
" Arrivo!" Esclamò con foga Ureka saltando Gintoki e gettandosi ad aprire la porta.
 " Quante volte t'ho detto di non fare cos..." Le parole gli morirono in bocca li, davanti alla porta, vide l'inconfondibile capigliatura di Tsuky con una faccia che non prometteva nulla di buono. 
 
 
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L'auto era parcheggiata nel vicolo più nascosto della via, per l'occorenza la volante era stata sostituita da una semplice utilitaria. " Il posto sarà questo?" Domandò Kondo con addosso degli occhiali da sole e un berretto di una squadra di baseball locale.             
  " Spero di si abbiamo setacciato oltre dieci locali speriamo che questa sia la volta buona..." Mormorò Okita addentando un panino che si era portato da casa. 
" Quindi che facciamo andiamo adesso?" Chiese Kondo pronto a scendere dall'auto in qualunque momento.
" Siamo solo in due non sappiamo quanti Joi ci sono là dentro... Sempre che sia questo il posto." Lo ribecco il giovane.
 " E' inutile proseguire con appostamenti l'abbiamo fatto di continuo in altri posti e niente di niente stasera preparerò una task force improvvisata non dirò la metà così non potranno avvisare nessuno e attaccheremo in forze." Annuncio Kondo. Okita annui " Per una volta hai ragione tu Kondo dovrò segnare sul calendario questo giorno." Disse ridendo il giovane accendendo la macchina e ripartendo a razzo verso la base.
 
 
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Gintoki era davvero nervoso vista la situazione aveva detto che si sarebbe occupato lui del tè per tutti e di la, in salotto, lo strano silenzio che si era creato lo metteva in agitazione peggio che durante uno scontro. 
Quando rientrò la situazione era la stessa di prima Tsuky era sulla parte opposta del divano e fissava Ureka in malo modo mentre l'altra la guardava con uno strano sorriso sul volto. " Ehm ecco il tè." Annuncio Gintoki posandolo sul tavolino tremando con le mani si sentiva come un facile bersaglio in mezzo a quelle due. 
" Che carino che sei Gin! Vieni accanto a me!" Esclamà Ureka felice prendendolo per un braccio e trascinandolo accanto a sè con la forza. 
" Vi conoscete da molto voi due?" Domandò all'improvviso la bionda con uno strano tono di voce.
 " Oh si direi più che abbastanza visto che siamo stati compagni d'addestramento." Rispose rapida Ureka prima che il bianco potesse rispondere. 
" Strano Gintoki non mi ha mai parlato nè di te ne di altri..." Replico lei sicura. 
" Bhe forse non si fida a tal punto di te di dirti tutto sul suo passato tu infondo da quanto lo conosci?" Domando Ureka curiosa prendendo un biscotto.  
" Un anno e qualcosa..." Mormorò la giovane che stringeva con forza la tazza a causa del nervoso. 
" Bhe devo dire che però in fatto di donne Gintoki non ci capirà mai nulla chissà cosa ci trova in una come te una sfregiata poi..." Disse con un sorriso cattivo Ureka. La tazza si spezzò di botto tra le mani della ragazza che si alzò d'impeto dal divano e sussurro:" Sarà il caso che vada scusa per il disturbo Gintoki..."
 " Ehi aspetta fatti medicare prima." Replicò lui staccandosi da Ureka e cercando di prendere le mani di lei che si allontano da lui e, prima d'uscire, disse: " Meglio di no infondo sono solo una sfregiata no?" E con queste parole chiuse la porta.
 
Per un'istante la casa fu completamente silenziosa finchè la risata di Ureka non inizio a invaderla del tutto.
 " Cosa c'e di così tanto divertente Ureka?" Domandò Gintoki cercando di mantenere la calma. 
" Dai ma l'hai vista? Mi devi solo ringraziare per averla allontanata da te..." Replicò lei smettendo di ridere e bevendo un sorso del tè ormai freddo.
" Cosa ne sai tu di lei? Me lo vuoi spiegare eh?!" Grido lui inviperito.                   
  " Gintoki se ben ricordo nella nostra setta è vietato relazioni c'e solo e soltanto la missione. Potrei capire se ti fossi sbattuto qualche donna così ma innamorarti? Sai bene che non si può." Si alzò in piedi e si avvicino a lui aggiungendo " Circolano molte voci dentro Naraku su di te ormai. Che gironzoli di notte per locali, che fraternizzi con persone comuni e, adesso, vengo a scoprire che ti sei preso una cotta per una tipa del genere sei proprio senz..." Prima che potesse finire la frase Gintoki l'agguanto per il collo e la sollevo da terra. 
" Non osare parlarmi in questo modo Ureka!" Grido lui infuriato cominciando a stringere la presa sempre di più sull esile collo della giovane. " Come osi offendere le persone che mi danno una mano? Come osi tu un infima categoria giudicare la mia vita!" Continuò a dire lui mentre stringeva sempre di più facendo diventare il volto della ragazza paonazzo. 
" Gintoki smettila subito!" Sentì la voce di Shin dalla porta piuttosto allarmato. Il bianco mollò la presa come in trance e Ureka atterrò a terra riprendendo il suo solito colorito.
 " Mi spieghi che diavolo ti prende ragazzo?!" Esclamò Shin soccorendo la sua protetta e aiutandola a mettersi sul divano.
 " Io non so cosa mi sta succedendo scusa Shin." Rispose Gintoki mortificato e ancora stupito dalla sua reazione riusciva sempre a mantenere il sangue freddo cosa diavolo gli stava succedendo? " Gintoki sarà il fatto che ti hanno tolto l'incarico oppure altro ma devi riprendere il controllo ok?" Disse Shin calmo. " E quanto riguarda tu smettila di dargli fastidio è da quando siamo qua che lo tormenti hai visto anche tu cosa succede stupida!" La sgrido lui furente. " Comunque non dovrai averci tra i piedi ancora per molto. Stasera completeremo la missione e c'e nè andremo so dove andare a colpire la sola cosa che ti chiedo è che se mi succedesse qualcosa recuperà almeno questa matta intesi?" Bisbiglio Shin cambiando argomento.
 Gintoki annui e mormorò:" D'accordo va bene..." Mentre rispondeva si ando a sedere sulla sedia completamente assorto tra i suoi pensieri non noto la figura dai capelli viola che, con aria soddisfatta, aveva assistito a tutta la scena. 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Nei due piccoli furgoncini neri, posti nei due vicoli adiacenti l'ingresso al locale, tutti erano in trepida attesa. Okita e Kondo avevano deciso di portare solo una ventina dei loro più fidati membri all'interno di quella possibile tana del lupo. Nel caso poi, si fosse rivelata esatta avrebbero chiamato il resto delle squadre. " Ascoltatemi bene il posto che stiamo per colpire sembra un locale come un altro ma crediamo che sia una base dei joi. Perciò mantenete i nervi saldi chiunque estragga una spada è un possibile bersaglio state attenti a non colpire i civili." Annunciò Kondo che, indicando Okita, aggiunse " Okita tu sarai a capo della prima squadra e io della seconda mi raccomando se potete catturateli vivi e adesso andiamo ad affettare qualche rinnegato!" I due uomini accanto alla portiera spalacarono l'ingresso e, come uno sciame di vespe, entrarono nella struttura col disappunto della gente. 
 
 
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Da una palazzina vicina le due spade osservavano il punto da colpire. Il posto era un continuo via vai di gente allegri e spensierati avventori entravano per bersi una birra con amici oppure per passare una serata in allegria senza sapere cosa li stava per attendere. A un certo punto due furgoni neri arrivati da due stradine laterali spalancarono le porte e, due dozzine di uomini vestiti di nero e con delle spade iniziarono ad assaltare il posto gridando. 
 " Sarà un problema tutta quella folla?" Domandò Ureka seria. 
Shin sorrise divertito, sollevando la pesante spada che aveva tra le mani, mormoro:" Solo più teste da tagliare." 
Ureka rise divertita ed, estraendo delle piccole bombe dalle tasche, replico:" Andiamo a fare due salti vecchio mio?" 
" Ma certo che si mia giovane protetta." Rispose lui. I due, con un balzo, si precipitarono dentro l'edificio pronti a fare una vera carneficina.
 
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Quando Takasugi sentì le prime urla di lotta al piano del locale si era già alzato dal suo giaciglio con la spada in mano. 
" Che sta succedendo?" Domandò a un suo sottoposto che stava correndo da lui con una lunga ferita sulla spalla destra. " Loro sono qua comandante..." Mormoro lui preoccupato.
" Loro chi?" Chiese Takasugi mentre si avviava all'ingresso nascosto che dava alla parte superiore.
" Gli shinsengumi... Ci hanno trovato." Rispose lui senza più fiato. 
" Da l'ordine di evacuazione io e un gruppo copriremo la ritirata portate via quello che potete e distruggete quello che non possiamo portare via." Ordino lui e aggiungendo " Matako, Bansai andiamo..." Un uomo alto dal fisico massiccio e con un gilet blu uscì fuori dall'ombra sulla schiena portava una grossa chitarra alla cui cima però c'era una strana estremita.                              " D'accordo ma vediamo di muoverci!" Esclamò una ragazza con un top rosa e una minigonna che tolse la sicura alle due pistole che aveva tra le mani.
Una volta fuori dal nascondiglio segreto si ritrovarono immersi in un vero caos. Il locale era costellato da corpi fatti a pezzi dell'una e dell'altra parte i membri dei joi cercavano di opporre resistenza ma inutilmente vista la ferocia e l'ambiente ristretto che non favorivano il loro numero maggiore. " Basai tu va a sinistra e dai supporto ai nostri, falli retrocedere. Matako tu stai nelle retrovie dai fuoco di copertura se serve muoviamoci." Disse Takasugi gettandosi nella mischia. 
 
 
Bansai spicco un balzo mettendosi in mezzo alla lotta tra un compagno e due agenti a quello di destra sferro un potente calcio all'addome spedendolo a terra l'altro, accortosi di lui, cerco di colpirlo con un fendente dall alto ma, Bansai, giro a novanta gradi bloccando il colpo. stava per contrattacare  quando, una terza spada, fermo il suo attacco a pochi centimetri dal bersaglio.
" Ehi ehi... un pezzo importante come te mica può permettersi di uccidere misere pedine..." Bisbiglio Okita mantenendo la pressione per permettere al compagno di distanziarsi. " Giochiamo un'po insieme!" Esclamò ancora  cambiando traettoria alla spada e provando a colpire il joi che si allontano di qualche passo per evitare il colpo. Bansai cerco di colpire il fianco sinistro di Okita che, di rimando, devio l'attacco per poi cercare subito lo scontro frontale a cui Bansai contrappose la sua lama.

" Non te la cavi affatto male..." Bisbiglio stringendo i denti Bansai mentre continuava a spingere cercando di sfondare la difesa dell'avversario.
" Nemmeno tu sei affatto mal..." Prima che finisse di parlare un oggetto rotondo atterro in mezzo a loro quando capirono cosa fosse i due vennero sbalzati via dal onda d'urto dell' esplosione che annuncio l'arrivo di due nuovi contendendi.
 
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I due sconosciuti atterrarono proprio in mezzo alla sala, i joi e gli shinsengumi li intorno a loro li guardarono stupiti e intontiti a causa del trambusto. I più lontani dal punto d'impatto, invece, aspettavano ordini che non arrivavano. Ai piedi dei due Bansai e Okita erano ancora vivi ma completamente andati a causa dell esplosione che,  poco prima, li aveva quasi travolti.
" Che facciamo Shin?" Domandò Ureka estraendo due corte lame dai foderi posti sulla schiena. 
" Spazziamoli via poi ci occuperemo del resto." Replicò il vecchio con tranquillita. La ragazzan sorrise e, come un treno in corsa, si getto sui joi mentre, il vecchio,  rapido si infiltrò tra i ranghi degli agenti seminando strage Kondo tentò di contrastrarlo con un affondo ma, venne spazzato via come nulla fosse da una spallata di Shin finendo oltre il bancone. Un uomo però attirò l'attenzione di Shin era fermo immobile e lo stava osservando sin da quando era arrivato lì e, sul occhio destro, portava una vistosa benda bianca.
" Tu devi essere Takasugi Shinsuke sbaglio?" Domandò Shin che aveva appena ucciso un joi con un solo colpo di spada tagliandolo a metà.
 " Bhe direi che mi hai trovato..." Replicò estraendo la katana dal fodero di legno che getto poi a terra. " Ho alcune cose da chiederti e vedi di rispondermi subito e forse ti lascerò vivere." Mormorò il vecchio puntando la spada verso di lui che sorrise divertito Takasugi avverti un brivido lungo la schiena che non sentiva più da tanto tempo.  Intorno a loro i suoni della battaglia sembravano ovattati completamente. Takasugi aveva scelto il suo bersaglio aveva riconosciuto la divisa a differenza di altri, sapeva con chi aveva a che fare e Shin, di rimandò, conosceva bene le abilita di spadaccino del quercio. Un sorriso si formò sul  volto di entrambi e, all unisono, dissero:" Finalmente ci divertiamo." E partirono all'attacco. 
 
Le due spade cozzarono l'una contro l'altra in una marea di scintille il quercio si allontano di qualche passo per prendere la mira e tentare un affondo verso il ventre scoperto di Shin che, con un agilita spaventosa per la sua mole, evitò la lama  e cerco di far calare lo spadone sul suo avversario che, con un salto, si distanzio. Senza dargli tregua Shin si getto di nuovo su di lui provando con un fendente di colpirgli la testa nonostante avesse parato col piatto della spada il contraccolpo, dovuto alla forza di Shin, lo fece andare all'indietro colpendo il muro dietro di sè. La spada sorrise e carico un nuovo colpo ma, prima che potesse affettarlo, il joi estrasse una seconda lama dalla manica del kimono con cui tento di colpire la spalla sinistra dell assassino che fu costretto a retrocedere di qualche passo per evitare il danno.      
 
 - Se la cava molto bene...- Riflette Shin riprendendo fiato e notando che,,, pure il suo avversario, faceva altrettanto. Takasugi fece un lungo respiro e poi riparti all'attacco con entrambe le lame tra le mani. Con la spada di destra tento un affondo al fianco dell'avversario che, ruotando su se stesso, bloccò il colpo all'ultimo.
" Ci sei cascato vecchio!" Esclamò Takasugi mentre l'altra lama perforava la corazza leggera del vecchio. Shin sentì una fitta all'altezza dello stomaco e notò successivamente la spada conficcata lì. Con un calcio colpì l'addome di Takasugi distanziadolo di qualche metro. Si tocco la parte colpita da cui iniziava a sanguinare vistosamente.
" Era meglio se te ne fossi stato in una casa di riposo vecchio..." Mormorò ridacchiando Takasugi che si toccava la parte colpita dal calcio. 
" Sta zitto." Ringhio lui che con forza si estrasse la spada dalla parte colpita per poi tornare all'attacco con foga.
 " Non l'hai ancora capito? Sei già morto ormai." Lo ribecco il joi andando verso di lui. Shin tento un affondo al petto del suo avversario. Takasugi però scarto a sinistra e, con un solo fendente, trancio di netto la testa a Shin che volo sul pavimento. 
 
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" Sarà il caso che ti tolga di mezzo..." Mormoro con voce dura Ureka alla ragazza in rosa che si trovava davanti e che bloccava la sua visuale dello scontro del suo maestro. 
" Spiacente ma se vuoi un appuntamento col boss prima devi parlare con me..." Rispose Matako puntandogli le pistole contro.                            Ureka sorrise mostrando le lame e mormoro: " Si parliamo un 'po." Con un salto cercò subito di ferire la ragazza al volto Matako si sposto all'indietro sparando una raffica di proiettili che furono evitati della giovane e finirono per colpire alcuni uomini alle spalle. Ureka tentò un altro affondo Matako si abbasso per scansarlo perdendo alcune ciocche di capelli portate via dalla lama. Cerco di sparare di nuovo ma, prima che potesse farlo, Ureka la colpì con un calcio alla gamba destra facendola andare in ginocchio e, prima che potesse contrattacare, la disarmò. " E' stato divertente ma credo che ora possa parlare con lui." Disse con un sorriso maligno e pronta a infliggere il colpo di grazia ma una lama si frappose e la voce di un uomo disse:" Ohi una ragazza come te non dovrebbe certo usare armi simili." L'assassina si allontano mettendosi in posizione di guardia di fronte a Bansai che, ancora scosso dall'esplosione, tentennava visostamente. 
Ureka sorrise leccandosi le labbra quando mai le era successo di recente di trovare tipi così divertenti? " Sto arrivando bello..." Mormorò. Partì subito all'azione con un attacco combinato a cui il Joi si oppose deviando entrambi i colpi dei due pugnali gemelli e contrattacco con una stoccata che però, la ragazza evito scartando sulla sinistra e cercando di colpire il fianco di lui che, con un salto, si sposto per evitare l'attacco. - Fossi stato nel pieno delle forze l'avrei già accoppata...- Pensò Bansai mentre cercava di bloccare una nuova offensiva della ragazza che si faceva via via più veloce ogni istante che passava. Un tonfo gli fece voltare entrambi Ureka sbianco lì, al suolo, vide la gigantesca sagoma ormai senza vita di Shin la cui testa stava rotolando per il pavimento. Un grido disumano gli uscì dalla bocca fermando così la maggior parte degli scontri. Fisso con occhi pieni di rabbia Takasugi e si getto su di lui ma, prima che potesse vibrare il colpo, una figura vestita di nera discese dal buco che avevano provocato prima loro. Lei si  bloccò di botto con gli occhi che gli si riempivano di lacrime e Gintoki con una voce fredda come il marmo, ponendosi tra lei e il suo bersaglio mormoro:" Da qua in poi ci penso io Ureka..." 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi tornato col capitolo 11 grazie a tutti coloro che stanno continuando a leggere la mia fanfiction. Mi scuso per i grandi errori di questa parte non è facile scrivere tanti combattimenti in contemporaena vedrò di sistermalo appena possibile.
Ci vediamo più avanti :D 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Per tutta la sera era stato in dubbio se intervenire o no, se seguire i due assassini oppure starsene a casa come Oboro gli aveva detto, ma non c'e l'aveva fatta. Con foga aveva indossato la lunga tunica e la maschera e si era messo in marcia seguendo gli schiamazzi e le grida di terrore, aveva trovato il posto dove i due avevano colpito ma era arrivato troppo tardi. L'intero locale era ricoperto da corpi mutilati e sangue. Qua e là sentiva le grida indistinte di combattenti chiedere aiuto. Alcuni membri della Shinsengumi stavano in disparte, e alcuni ancora stavano lottando con i Joi, ma la maggior parte degli uomini stava fissando l uomo con la maschera di corvo e dagli occhi neri come la pece.
 
 Takasugi era bianco come un cencio: non si aspettava la venuta di quel uomo non in quelle circostanze. Strinse con forza l'elsa della spada, e nel caso, pronto a difendersi. Sapeva che da solo, e stanco dopo la lotta con quel tizio, non sarebbe mai riuscito da solo a farcela. " Bansai, prendi Matoko e andiamocene subito..." Disse con voce dura cercando di trattenere il nervosismo. Bansai annui, prese sotto braccio la ragazza e si avviarono circospetti verso l'uscita. 
Gintoki osservò il trio andarsene senza fare nulla. Gli altri uomini della stanza si stavano avvicinando a lui guardinghi " Perché lo stai lasciando scappare?" Esclamò lei inviperita cercando di passare, ma venendo fermata dal bianco.
" Shin mi ha chiesto di proteggerti e adesso hai bisogno di essere protetta..." Replicò lui duramente. Alcuni joi si fecero avanti.

Gintoki urlò e si lancio sul trio. Il primo lo abbattè con un fendente allo stomaco, il secondo cercò di colpirlo al fianco ma lui, con una giravolta, evito l'attacco e gli tranciò di netto la mano destra il terzo provò dall'alto ma Gintoki parò col piatto della spada e con un calcio lo mandò contro il bancone, urlando:" Se qualcun'altro vuole morire si faccia sotto!" Il silenzio percorse l'intero locale. I joi iniziarono lentamente a uscire dal retro inseguiti dai pochi agenti rimasti.


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Okita si risvegliò completamente confuso. L'urlo di prima lo aveva fatto rinvenire. Al centro della sala c'era un uomo alto dal fisico snello e vestito di nero, con una grande maschera a forma di corvo e accanto a lui una ragazza poco più piccola e un cadavere. 
 
Il giovane Shinsengumi ebbe un brivido lungo la schiena. Barcollante si alzò da terra e si porto di fronte allo sconosciuto e disse:" Per caso sei tu colui che ha ucciso il diplomatico due settimane fa?" 
L uomo mascherato lo fissò per qualche istante, come se lo stesse studiando poi semplicemente rispose:" Si, sono stato io..."  
" Allora non ti scoccerà se ti porto con me alla centrale eh?!" Detto questo Okita gli si lanciò addosso. Provò con una stoccata a colpirlo allo stomaco ma Gintoki scarto a sinistra evitando il colpo. 
 
" Non ho voglia di giocare con te ragazzino..." Rispose annoiato lui suscitando l'ira del giovane che tentava in ogni modo di attaccare o scalfire la difesa di Gintoki, che parava ogni suo colpo con una facilità disarmante.       
 " Sogo finiscila!" gridò Kondo, sorretto da Yamazaki. 
" Avremmo tempo per lui, concentrati sui joi adesso!" Ordinò nuovamente lui. Okita abbassò la spada senza perdere di vista l uomo e disse:" La prossima volta che ti troverò sappi che ti ucciderò, sporco bastardo..." Gintoki rise di gusto a quell'affermazione e disse:" Hai solo da provarci piccolo rospo.
 Dopo queste parole sollevò il corpo di Shin come fosse una piuma,  prese la sua testa e, seguito da Ureka, uscirono dal locale.
 
 
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Mentre uscivano dal territorio cittadino ci fù silenzio tra i due nessuno voleva parlare o dire qualcosa. Gintoki si fermò su una collinetta su cui depose il corpo ormai senza più vita di Shin.
" Resta qua Ureka." Mormorò addetrandosi nel piccolo boschetto. Dopo qualche minuto si sentì un enorme tonfo. 
 
Ureka si voltò nella direzione da cui Gintoki era sparito e lo rivide apparire, e trascinare con sè un albero. Con calma iniziò a tranciare l'albero e, all improvviso, la ragazza sussurrò:" Gintoki, perché non hai vendicato Shin?" Tagliò un pezzo d'albero e tranquillo rispose:" Shin mi aveva chiesto di proteggerti..."  Tagliò un altro ceppo.   
" Uccidere il suo assassino non era contemplato nella richiesta che mi aveva fatto." Concluse. 
" Allora avresti dovuto lasciare fare a me..." Sbottò lei alzandosi in piedi.                 
" In quel momento saresti stata uccisa, non stavi più pensando a concludere la missione ti sei fatta prendere dal sentimento e non sarebbe servito a nulla." Disse Gintoki pacato mettendo da parte alcuni dei ceppi di legno. Ureka iniziò ad allontanarsi.
 " Dove diavolo stai andando adesso?!" Esclamò Gintoki cercando di raggiungerla.
" Torno in città, devo uccidere quel bastardo..." Mormorò lei sicura. 
Gintoki l'agguantò per il braccio destro e disse:" Smettila di fare così... Anche se lo uccidi non lo riporterà in vita."
 " Lasciami ti ho detto!" Gridò lei cercando di liberarsi dalla morsa dell uomo, che non accennava a mollarla. 
" No, non permetterò che l'ultima richiesta di Shin vada sprecata." Rispose lui duro.
" E allora cosa dovrei fare dimmelo tu, che sei così saggio!?!" Domandò lei gridando. Gintoki stava per replicare quando sentì dei passi provenire dalla boscaglia.
 Mise la ragazza dietro di sè ed estrasse la spada di fronte alla fonte del rumore.
 " Ehi ehi stai calmo Gin..." Mormorò una voce che conosceva fin troppo bene. 
" Cosa diavolo sei venuto a fare qua Oboro?!" Domandò Gintoki. 
Il grigio apparve al chiaro della luna scortato da quattro uomini e un quinto in penombra nascosto da un cappuccio. 
" Bhe è difficile non notare in giro il caos che è stato provocato a quel locale..." Rispose Oboro tranquillo. " La vera domanda è cosa ci facevi tu lì quando ti avevo espressamente chiesto di non seguire le mie spade..." Aggiunse lui con una vena d'irritazione nella voce. 
" Shin mi aveva chiesto di badare a lei nel caso gli fosse successo qualcosa. Ho avuto un brutto presentimento e sono andato di corsa lì. Se non fossi arrivato un'altra delle tue preziose spade sarebbe morta..." Spiegò lui tutto d'un fiato. 
Oboro lo osservò per qualche istante e rispose:" E allora? Cosa vuoi che mi importi di loro? I loro obblighi sono finire le missioni o morire nel tentativo. Sono solo questo per me loro." Gintoki  rimase basito da quell'affermazione, si aspettò che Ureka dicesse qualcosa ma al contrario era rimasta in completo silenzio, con la testa china come un cane bastonato. " E Gintoki questa è la seconda volta che disobbedisci agli ordini di Utsuro. Ti aveva ordinato di non fare niente e tu cosa fai? Osi intrometterti in una missione non più tua? Ricordati bene cosa accadrà al terzo sgarro che farai..." Lo ribeccò ancora Oboro con voce dura e glaciale. Gintoki chinò la testa in segno di resa e sussurrò: Si signore..." 
" Molto bene Ureka ti do il permesso di restare per seppellire il tuo compagno ma tra due giorni voglio rivederti alla base." Disse Oboro allontandosi con la sua scorta.
 
Dopo alcune ore la pira ormai era pronta. Gintoki esausto si asciugò la fronte colma di sudore e e si mise a sedere accanto a Ureka che, da quando Oboro era andato via, era sprofondata in un religioso silenzio.
 " A cosa pensi?" Domandò Gintoki. 
" Penso che mi mancherà molto..." Rispose lei afflitta. Gintoki capii: Shin era uno dei membri più anziani. Li aveva visti crescere e aiutati nel loro apprendistato. " Ureka, mancherà anche a me e a tutti coloro che ha addestrato. Proprio per questo gli sto dando l'onore più grande che si possa dare a uno della nostra organizzazione." Rispose lui alzandosi in piedi e accendendo una fiaccola.
Fece un lungo respiro e disse:" Shin Fukuwa, ottava spada, siamo qui di fronte alla fiamma per darti l'onore che spetta a un uomo del tuo rango. Sempre inflessibile con la missione che c'e stata data. Che tu possa riposare in pace in nome del corvo." Chinò la testa in segno di rispetto e poi gettò la fiaccola dentro la piccola pira. Il fuoco inizio a crepitare fino poi a inglobare l'intera piattaforma di legno. Ureka che fino ad quel momento non aveva versato una lacrima iniziò a piangere in modo incontrollato. Gintoki si avvicino a lei e la strinse a sè. Mentre la ragazza continuava a piangere il sole si stava alzando illuminando la pira che lentamente continuava a bruciare.
 
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Takasugi camminava veloce per i vicoli bui della città insieme agli altri due membri della sua squadra speciale. In lontananza sentì le volanti di rinforzo della shinsengumi farsi sempre più vicine. Non potevano farsi catturare, non in quel momento. " Dove stiamo andando?" Domandò Bansai che ancora teneva in spalla la ragazza svenuta. " Alla nave, mi sembra ovvio. Sarà il caso di sparire per un po. Quei dannati cani per il momento ci staranno alle costole." Rispose Takasugi mentre si mischiavano alla folla spaventata per allontanarsi.                                                              
 " Volevo chiederti una cosa capo, sempre se vuoi rispondere..." Disse Bansai. 
" Cosa vuoi sapere? Domandò lui.
" Come mai hai avuto quella reazione di fronte a quel membro dei Naraku? Sembravi molto preoccupato..." Disse Bansai. 
Takasugi continuando a camminare rispose:" Perché lo ero... Ero già stanco dopo aver lottato contro quel ciccione, trovarmi di fronte lui più quei dannati shinsengumi non era il momento adatto per affrontarlo, ma prima o poi ci sarà la resa dei conti e quando avverrà bhe... gli farò pagare quello che mi ha fatto..." Mentre diceva questo si toccò il volto e sopratutto il punto dove aveva perso l'occhio.          
" Speriamo che quel giorno arrivi presto..." Mormorò speranzoso il sottoposto. 
" Ho bisogno che tu mi faccia un favore Bansai..."
 " Cosa vuoi capo?" Chiese mentre appoggiava sopra il vascello la ragazza. " Di a Zura che ci rivedremo tra cinque giorni al solito posto e in più continua tu l'addestramento del giovane Shimura." 
" Consideralo fatto. Ancora mi domando cosa ci hai visto in lui così tanto da volerlo con noi." Disse lui scendendo dalla nave. " Bhe quando mi ha chiesto di diventare un joi ho visto che aveva i miei stessi occhi. Lui vuole vendetta ma ha bisogno di qualcuno che lo guidi in quei luoghi oscuri e solo uno come me lo può guidare. Ci rivediamo Bansai e stai attento, mi raccomando." Dopo queste parole il portellone iniziò a chiudersi lasciando Bansai solo sul molo.
 
 
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Okita se ne stava solo in disparte accanto a un muricciolo mentre i compagni caricavano sui furgoni i pochi samurai catturati. " Tutto bene amico?" Domandò Kondo col braccio sinistro ingessato. 
 " No, per niente..." Mormorò lui nervoso.
 " Non è andata così male, abbiamo catturato una decina di loro, senza contare tutti i documenti. Ci sarà un gran bel pò da fare in queste settimane." Annunciò Kondo abbozzando un sorriso.
Okita sbuffò e replicò:" Si ma, ti ricordo che sei dei nostri sono morti e altri due sono all'ospedale." 
" Mi spieghi che ti prende?" Domandò, confuso lui.     
   " Cosa mi prende? Avevamo lì il colpevole dell omicidio, l'unico che potrebbe scagionare Hijikata e fare in modo che tutti abbiano fiducia in lui, e tu ti bei di aver catturato una decina di pesci piccoli?" Ribeccò l'altro, ancora più irritato e alzando la voce.
 Kondo si massaggiò le tempie con la mano libera e disse." Cosa volevi che facessi? Che ordinassi a tutti i membri rimasti completamente esausti e feriti di attaccare un uomo appena arrivato capace di sconfiggere pure Hijikata?" 
" Si, e poi sai benissimo che sono molto più forte di lui! Avrei potuto batterlo..." Sbottò il giovane. 
" In quel caso non c'e l'avresti fatta..." Rispose Kondo sicuro. 
Okita lo guardò sorpreso e andandogli a muso duro di fronto agli occhi domandò:" Perché non c'e l'avrei fatta sentiamo un po..."       
" Motivo numero uno: hai dovuto combattere contro un membro elite dei joi e,  secondo motivo. Eri colmo di rabbia e anche se ti stavi muovendo bene lui stava giocando con te eri pieno di aperture, ti avrebbe finito come e quando voleva." Spiegò lui tutto d'un fiato per niente spaventato dal giovane. Okita stette in silenzio, avrebbe voluto dire altro a Kondo, come dove infilarsi i suoi pareri, ma era troppo nervoso così, in silenzio, prese e se ne ando sulla camionetta. - Prima o poi te la farò pagare, sporco bastardo in maschera.- Pensò mentre saliva sul furgone.
 
 
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Takasugi si sedette sulla sedia della sua cabina. Era veramente sfinito inoltre, rivedere quell'uomo, aveva riportato in mente tanti ricordi della guerra, momenti brutali. Un brivido gli percorse tutta la schiena: ogni volta che ripensava a quella maschera nera e quegli occhi neri e freddi come i suoi. In tutti quegli anni contro cui ci aveva combattuto aveva tentato decine di volte di scoprire chi si celasse dietro quel volto, ma ogni volta i suoi sospetti erano andati a puttane- Chi diavolo sei davvero tu?- pensò fra sè e sè mentre cominciò a versarsi del tè in una tazza. 
" Ehi per caso, ne hai un'po di più per un ospite?" Domandò una voce nascosta dietro di lui. Con uno scatto si alzò dalla sedia che cadde a terra. Ed estrasse la spada e disse:" Chi diamine sei?" 
" Mi pare assurdo che non mi conosci visto quante volte ti ho dato la caccia..." Rispose quello mentre aspirava una sigaretta. 
" Ti ho detto di farti vedere..." Insistette lui serio. 
Un uomo alto e dai corti capelli mori uscì dall'oscurita e, con la sigaretta ancora in bocca, continuo: " Sei contento adesso? Ho bisogno di parlarti per un nostro nemico comune..." Hijikata fissando uno dei Joi più pericolosi della nazione.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL' AUTORE: Rieccomi qua col nuovo capitolo in anticipo rispetto al solito. Ringrazio per chi sta continuando a leggere la mia storia dico davvero. ^^ Magari vi aspettavate che Gin facesse una nuova mattanza però stavolta no :D secondo voi cosa vorrà Hijikata da Takasugi? Non vi resta che scoprirlo nel prossimo capitolo. 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


 
 
" Cosa ci fa sulla mia nave, Toshiro Hijikata, membro per ora fuorigioco della gloriosa Shinsengumi? E soprattutto perché non dovrei farti sbattere fuori dalla mia nave?" Domandò Takasugi senza mollare la presa dalla spada e senza distoglierli l'occhio sano di dosso. 
" Bhe, potresti volendo anche sbattermi fuori, ma ne saresti capace? Ti vedo piuttosto provato e inoltre vi sto seguendo da quando siete usciti dal locale in cui occasionalmente mi stavo dirigendo per bere un goccio..." Spiegò lui tranquillo.  " Se poi vuoi combattermi anziché parlare per cinque minuti ti accontento e alla fine moriremo entrambi: tu per colpa mia e io per colpa dei tuoi sottoposti come, preferisci..." Aggiunse pronto anche lui a estrarre la katana dal fodero.
Takasugi sorrise e rinfoderò la lama. " A quanto pare sei disposto a perdere pure tu la tua vita..." Mormorò visibilmente colpito. 
" Ormai cosa mi resta se non la rivalsa verso colui che mi ha ridotto così?" Replico l altro rilassandosi.  
" Coraggio, che cosa vuoi da me?" Domandò Takasugi mettendosi comodo a sedere. 
" Voglio tutte le informazioni che hai su quel bastardo mascherato. Da quanto ho potuto vedere sembri conoscerlo molto bene e saprai di sicuro cose che a me mancano..." Spiegò lui andando dritto al sodo. 
" E io cosa ci guadagno? Ogni singola cosa ha un prezzo e lo sai bene..." Ribattè l altro accendendosi la pipa.
 " Se mi darai tutte le informazioni che ti chiedo farò silenzio su tutto ciò che ho visto su questa nave e in più sul vostro portino segreto... Mi pare un buon affare, non credi? E in più ti aiuterò a liberartene... immagino che pure per te sia una spina nel fianco." Propose l'ex poliziotto.
Takasugi stette in silenzio per qualche istante, poi disse:" Mettiti a sedere perché sarà molto lunga come storia..."

 
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 " Dai coraggio, devi mangiare qualcosa..." Mormorò Gintoki mettendogli davanti una tazza di latte e dei biscotti. 
" Non ho fame Gin ma grazie comunque..." Replicò lei sempre con la voce impastata a causa del pianto del giorno prima.
 " Non so proprio cosa fare con te." Disse Gintoki scuotendo la testa e iniziando lui stesso a mangiare.
Lei lo guardò piuttosto stupita del suo comportamento e disse:" A volte non riesco proprio a capirti, sai?" 
" Che intendi?" Domandò lui confuso masticando con la bocca piena.
 " Hai assistito alla morte di un tuo commilitone, un tuo senpai, come puoi mangiare così tranquillamente dopo tutto quello che è successo?" Chiese lei imbarazzata e sorpresa. 
" Ureka, nel nostro lavoro non c'è mai tempo per essere tristi, non si può piangere per sempre. Lui era un mio senpai è vero ma so che non vorrebbe di certo che ti piangessi addosso, anzi, vorrebbe che migliorassi per essere capace di arrivare intero alla prossima missione. Questo era Shin." Spiegò lui con un sorriso triste. Lei lo osservava ancora poco convinta e disse: " E se a morire fosse stata quella ragazza bionda?" 
Gintoki si fermò poco prima di mettere il boccone. A sentire parlare di Tsuky si sentì improvvisamente colpito in un punto debole. " Mi dici perché ti ostini a parlare di lei?" Domandò lui. 
Lei sorrise in modo strano, si alzò dalla sedia e rispose:" Forse perché si vede lontano un miglio che stai cambiando e non te ne stai nemmeno rendendo conto?" 
" Di cosa stai parlando io non sono cambiato per niente..." Replico lui cercando di essere freddo.
 
 Lei gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro le spalle avvertì il petto di lei contro la sua schiena e avvampò e lei disse:" Gintoki ti conosco sin da quando ci addestravamo e vedo che non sei più il guerriero sanguinario che dici di essere. Qualcosa, non so cosa, ti sta facendo diventare altro non so dirti cosa me lo dice ma.. il Gin che conosco non avrebbe mai commesso due errori del genere sapendo le conseguenze il Gintoki che conosco avrebbe spazzato via quegli uomini di ieri sera e il Gintoki che conosco non mi avrebbe mai protetta ma lasciata al mio destino..." Lui non disse niente ma ascoltò in silenzio tutto quello che aveva detto la ragazza che, dopo averlo baciato sulla guancia, si allontanò verso la porta. 
" Stai tornando alla base?" Domandò lui mentre si puliva il punto dove l'aveva baciato. 
" Lo sai Oboro odia chi ritarda e quisquillie varie. Mi porto avanti. Credo che per un bel po non ci vedremo." Disse lei con un sorriso triste sul volto.             
" Stammi bene Ureka, spero di rivederti..." Mormorò Gintoki imbarazzato.           
" Prima di andarmene voglio dirti un'ultima cosa Gintoki quella ragazza mi spiace per come l'ho trattata. Capisco che forse sono stata cattiva ma ricordati che se ci affezioniamo a qualcuno essa diventa la nostra debolezza. Decidi bene cosa vuoi essere prima che altri si accorgano di quello in cui ti stai trasformando. " E dopo queste parole uscì dalla porta lasciando Gintoki fra mille dubbi. 

 
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 Era in ritardo, lo sapeva, e di sicuro Takasugi lo avrebbe rimproverato. Shinpachi accelerò il passo prendendo una delle vie laterali. Ormai quelle strade erano il suo pane quotidiano da quante volte le percorreva. 
Frenò di fronte alla vecchia porta di ferro battuto. Stava per bussare quando la porta si aprì mostrando la figura di Bansai che ammonendolo, mentre entrava, disse:" Sei in ritardo per la quinta volta..."
 " Si scusami ma mia sorella non la finiva più di rompere... Dov'è Takasugi?" Domandò accomondandosi al tavolo. 
" Per un'po non sarà più dei nostri, sarò io ad allenarti." Gli spiegò lui in breve. 
" Gli è successo qualcosa a quel locale?" Domandò subito lui preoccupato. Aveva sentito alla televisione notizie in riferimento a un'attacco delle forze della shinsengumi a una delle tante basi nascoste dei joi.
 " No, sta benissimo è solo che, dopo aver visto il dannato corvo, ha preferito prendersi un periodo per ritembrare la mente e prepararsi... diciamo." Replicò lui facendo il vago. 
" Voi avete incontrato quel mostro? Colui che ha ucciso mio padre?" Sussurrò il ragazzo molto interessato.
" Si ma non abbiamo potuto affrontarlo. Takasugi era già esausto e nemmeno io me la passavo troppo bene..." Disse lui maledicendosi per averlo detto.       
 " Capisco tranquillo, non è certo un avversario facile quello..." Mormorò lui afflitto ormai era quasi più di un mese che si allenava più intensamente che mai ma ancora, il suo livello, non si avvicinava minimamente a quello di Bansai figurarsi a quello di Takasugi si sentiva sempre più impotente. " Non ti buttare giù ragazzo comunque dopo l'allenamento ho bisogno che tu venga con me..." Disse Bansai rincuorandolo e facendogli cenno di mettersi in posizione. 
" E dove andiamo?" Domandò curioso il ragazzo sistemandosi gli occhiali.       
 " In missione, ovvio!" Esclamò Bansai contento e gettandosi all'attacco del ragazzo.

 
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" Coraggio, Kagura muoviti!" La brontolò la sua maestra accelerando il passo. 
" Tsuky sto andando meglio che posso..." Disse la ragazzina stufa di essere sgridata ancora. Da quando aveva trovato quella ragazza dai capelli verdi a casa di Gintoki e lui non era più andato a Yoshiwara Tsuky era di così cattivo umore da essere irritabile per qualunque cosa, anche la più insignificante. " Quel dannato me la paga per quello che sto subendo..." Sussurò a voce così bassa  sperando di  non farsi sentire dalla sua aguzzina.                 
" Hai detto qualcosa Kagura?!" Esclamò ringhiando Tsuky estraendo i kunai dalle maniche del kimono. 
" No niente niente! Solo... ecco, mi chiedevo... ma Gin quando torna qua?" Domandò la ragazzina cercando un possibile riparo con lo sguardo.
 " Per me può anche non tornare più, non mi interessa affatto!" Sbottò lei cambiando tono di voce e voltandosi verso il parapetto dell'edificio.
 " Ma a me manca Gin..." Disse la ragazzina buttandosi a terra triste.             
La bionda la guardò con due occhi assassini. Stava per sgridarla quando sentì il cigolare di alcune rotelle e la voce di Hinowa dire: " Ecco dove eravate!"
 " Che sei venuta a fare quassu tu?" Domandò sorpresa Tsuky.
 " Sono venuta a chiedere a Kagura se può aiutare Seita a portare in casa alcune cose sono troppo pesanti per lui."Mentì la donna ammiccando alla ragazzina che, pur di fuggire dalla bionda, scese di sotto come un razzo.         
 " Cosa vuoi veramente?" Chiese la ragazza sbuffando delle nuvole di fumo dalla bocca.
 Hinawa si avvicino a lei e disse:" Parlare un po con te di quello che sta succedendo." 
" Cioè del fatto che quella mi ha dato della sfregiata e quel pesce lesso nè mi ha difeso e nè altro?" Chiese lei piuttosto contrariata.
 " Anche di quello, ma sopratutto dici sempre che hai nascosto il tuo cuore dietro una corazza e come mai allora sei così tanto gelosa e irritata?" Domandò di rimando la donna andando dritta al nocciolo della questione. Tsuky non rispose la ignorò da quando aveva conosciuto quello scemo si sentiva sempre più strana. Vicino a lui sentiva di potersi aprire e parlare a ruota libera cosa che non gli succedeva con tutti. " Allora mi vuoi rispondere?" Domandò ancora la donna. 
" Uff..." Sbuffò Tsuky senza dire altro. 
Hinawa scosse il capo, sapeva come fosse testarda quella ragazza infondo l'aveva vista crescere. " Puoi fare la dura quanto vuoi ma so benissimo cosa stai provando in questo momento... Ti senti confusa non sai se tornare da lui oppure restare qua. Hai paura che lui possa darti un bel due di picche e che quella non fosse solo una collega..." Disse tutto d'un fiato lei.                                " Nnon è assolutamente così..." Sussurrò la bionda diventando rossa come un peperone. 
" Ci passiamo tutte in queste fasi quando si scopre l'amore." Disse l'altra di rimando. 
" Ma io non sono innamorata!" Esclamò l'altra rossa fino alla punta dei capelli. Hinawa si mise a ridere alla vista della famosa guardiana di Yoshiwara in quelle condizioni. 
" D'accordo, d'accordo non sei innamorata se lo dici tu ma accetti un consiglio da una persona "saggia" come me?" Domandò lei sottolineando il saggia. 
Tsuky incrociò le braccia al petto e mormorò: " Bhe se proprio devi..." 
" Va da lui e parlagli non lasciare le cose così ti fai solo del male a te stessa." Spiegò lei sorridendo dolcemente. 
" Va bene più tardi andrò a parlare a quello scemo contenta?" La ribecco la ragazza. 
" Siamo molto contenti!" Esclamarono due voci provenienti dalle scale ridacchiando. 
" Per esattezza da quanto siete li?" Domandò Tsuky con una vena che gli pulsava sulle tempie. 
" Dall'inizio!" Disse ridendo Kagura.
 Tsuky stava per sgridarla quando sentì uno strano rumore, si voltò di scatto ed evitò per un soffio un kunai che per poco non le prese l'occhio sinistro ma che invece le staccò solo alcune ciocche di capelli.
Su un palazzo di fronte vide una figura longinea dai lunghi capelli violacei. Indossava una  tunica da ninja con una protezione su una parte del seno sinistro e al collo portava una lunga sciarpa viola.
" Kagura porta subito giù tutti, e due muoviti!" Ordinò Tsuky estraendo i kunai e preparandosi allo scontro mentre la ragazza rapidamente scendeva.
 
La donna dall'altra parte della strada fece un balzo atterro su un palazzo vicino per poi saltare di nuovo. Prima di atterrare lanciò di nuovo dei kunai che Tsuky deviò rapidamente e senza problemi lanciandosi poi contro di lei.
 
Tsuky provo a colpirla con la lama di sinistra ma quella, rapidamente, gli girò attorno colpendola con un calcio alle spalle e mandandola a terra Tsuky rotolò per evitare un nuovo attacco da parte dell'aggressore e scagliò una piccola lama che quella parò senza problemi. Sfruttando il precedente attacco si lanciò contro la ragazza prendendola in pieno allo stomaco con un calcio ma lei non caddè, anzi rimase in piedi e in posizione.
Tsuky riprese fiato: Si muove bene ed è molto agile. Il suo stile ricorda molto il mio ma è più veloce...- Pensò cercando un modo per sorprenderla. La donna mascherata però si lancio di nuovo all'attacco scagliando i kunai. Stessa cosa fece Tsuky le lame si incrociarono e si deviarono a vicenda stava per lanciare un'altra lama quando la donna in maschera cambiò l'arma prendendo dei lunghi artigli di metallo. Tsuky parò il colpo a stento visto il forte urto che era scaturito da quello scontro.

" Non ti saresti dovuta avvicinare a lui...." Sussurrò la donna in maschera con una voce gelida e brutale. La allontano con un calcio per riprendere fiato ma quella non demorse e l'attaccò ancora, evitando gli attacchi furiosi della donna con estrema difficoltà. L'avversaria stava per attaccare ancora ma delle voci concitate la fermarono.
" Chi diamine sei tu?" Domandò Tsuky ringhiando.
 La donna si mise sul parapetto dell'edificio e rispose:" Io sono e sarò il vostro incubo se solo tu osi avvicinarti a lui..." E con queste parole si lanciò di sotto scomparendo nel nulla.

 
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I corridoi della base gli mettevano un senso di agonia, i suoi passi erano l'unico rumore li dentro dato che, la maggior parte delle persone non era ammessa in quel luogo. Grandi focalai si trovavano ai lati di quel lungo corridoio. Qua e la notò il continuo gocciolare dell'acqua che cadeva in maniera ritmica. Fece un lungo respiro e poi aprì i pesanti battenti della porta.
La stanza era buia come sempre. Lui odiava la luce e sopratutto voleva che chi entrasse avesse il terrore che una lama potesse arrivare da qualunque luogo. I battenti si richiusero di botto e Oboro si ritrovò inghiottito dall'oscurita.
" Benvenuto Oboro..." Mormorò una voce suadente e al tempo stesso terrificante. 
Lui si inchinò in modo referenziale e disse:" Mi ha fatto chiamare ed eccomi qui." 
" Ho saputo che la ricerca della pergamena non è andata a buon fine... Sai dirmi perchè?" Domandò lui. 
Oboro deglutì e rispose: " Ci sono stati degli imprevisti: la spada numero otto è stata uccisa in battaglia e la numero undici è stata portata via da un elemento a cui lei stesso aveva fatto richiesta di restarsene a casa." Spiegò tutto d'un fiato l'albino sperando vivamente che bastasse. Sentì dei passi che si avvicinarono. Per istinto Oboro afferrò la daga che aveva al fianco sinistro ma una mano gli si pose sopra e disse:" Non temere, capisco che posso sembrare spaventoso a volte, lo comprendo, ma non ti farò del male. So bene che non hai colpe mio fedele araldo..." 
" Cosa vuole che faccia, maestro?" Domandò lui. 
La figura spettrale si allontanò e rispose:" Per la pergamena ormai c'e poco da fare, è persa. Però possiamo ancora fare qualcosa per impedire che ciò accada..."
 " Che cosa mio signore?" Chiese nuovamente lui nervoso. 
" Bloccheremo i materiali che potrebbero usare e in più..." Un foglio atterrò ai piedi di Oboro che lo raccolse. " Questa è una lista di bersagli che potrebbero esserne collegati da ordini al corvo di eseguire ogni uccisione ogni nome sulla lista lo voglio spuntato entro e non oltre le prossime due settimane." Ordinò lui schietto.
" Mio signore ma sono circa venti nomi, è impossibile che in sole due settimane il corvo riesca in tale impresa." Mormorò Oboro nascondendo il suo compiacimento.
 " Lo so bene e so anche che Gin è al suo secondo errore. Un'altro gli costerà molto più che perdita di prestigio..." Annunciò lui con un tono di voce neutro e pacato. 
" Farò recapitare subito un corvo con le istruzioni grazie di avermi ricevuto sommo Utsuro." Disse chinando di nuovo la testa in segno di rispetto, Oboro per poi uscire lasciando il signore dell'oscurità solo con sè stesso.
 
 
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Gintoki non ne poteva più. Ormai erano tre giorni che stava recluso in casa senza fare niente. Di corvi all'orizzonte non se ne vedevano e da quando era andata via pure Ureka si sentiva più solo che mai. Si rotolò sul divano mentre sfogliava pigramente una rivista vecchia di settimane - Che noia.- Pensò fra sè e sè. Uno sbattere forte di ali lo fece alzare subito dal divano. Come un lampo spalancò la finestra da cui entrò il corvo che si posò sul trespolo. Gintoki, agguantò subito il piccolo foglietto ringraziando il cielo per avere qualcosa da fare. Non appena iniziò a leggere si rabbuiò. La lista era lunghissima venti nomi non due o tre come al solito ma ben venti nomi di uomini da uccidere e il tempo era di due settimane. Angosciato si buttò sul divano. Era bravo nel suo lavoro, infondo era capitato di avere anche bersagli più difficili da uccidere, ma con un così poco preavviso c'e l'avrebbe fatta? Guardò l'orologio: ormai erano le sette di sera passate. Avrebbe dovuto cominciare già a quell'ora. Si avvicinò al grande armadio da cui cominciò a prendere l'armamentario. Il corvo sarebbe disceso in città e questa volta non avrebbe fallito.
 
 
 

 
 
 
ANGOLO DELL AUTORE:  Che dire vi ringrazio di cuore tutti coloro che stanno continuando a leggere questa storia e dico davvero :) i capitoli cercherò di metterli più regolari possibili ve lo prometto. Ecco adesso anche Sacchan è giunta e fa parte dei Naraku :D lo so sembra strano non mi uccidete ma diciamo che molti personaggi in sta What If sono diversi dal solito alla prossimaaa.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


 
Il laboratorio di Gengai era in uno strano silenzio quel giorno interrotto di quando in quando dal brontolare del vecchio inventore oppure dal gocciolio di olio da qualche robot scassato.

Shinpachi stava seduto in un angolo a mangiare il suo bento. Ormai erano quattro giorni che andava e veniva da quel luogo e non ne poteva davvero più.
 " Tutto bene ragazzino?" Domandò Bansai lanciandogli una bibita comprata al supermercato vicino.
Shinpachi la prese al volo e, mentre l'apriva, rispose:" Si si solo è che mi sto annoiando a morte." 
" Bhe è normale infondo non è una missione molto dinamica, ma credimi è di vitale importanza che noi stiamo qua..." Disse l altro enigmatico prendendo un sorso dalla sua Cola. 
" Sapessi almeno per cosa..." Borbottò afflitto Shinpachi. Odiava il fatto che gli tenessero tutti quei segreti. Si era unito da poco, è vero, ma si aspettava una fiducia maggiore. Aveva fatto tutto quello che volevano, che altro poteva fare?
 
" Non ti crucciare ragazzo, è così per tutti all'inizio, che credi? Comunque se vuoi andare a sgranchirti un pò le gambe fai pure ci sto io di guardia." Disse Bansai facendogli cenno di uscire. 
" Ne sei sicuro? E se venisse qualcuno?" Domandò Shinpachi alzandosi a fatica visto che era stato seduto per quasi quattro ore di seguito.
" Bhe, se arriva qualcuno, lo affetterò ben bene che credi? Sono più che qualificato per difendermi, stai tranquillo. Ed escì un'po, ragazzino." Replicò Bansai sorridendo. 
" D'accordo, grazie mille. Vedrò di tornare tra un'oretta al massimo, promesso!" Esclamò Shinpachi uscendo dall'officina e venendo investito dalla forte luce del sole ormai molto alto nel cielo. 
 
Mentre camminava per il mercato fu attratto dalle molte bancarelle della via. Li venivano di solito venduti pezzi di antiquariato oppure cianfrusaglie di chissà quale secolo, infatti erano molti i fabbri oppure i samurai senza più un lavoro che vendevano i loro cimeli per prendere qualche spicciolo. Si era messo a guardare una piccola vetrina quando una capigliatura inconfondibile di colore bianco attirò la sua attenzione. " Gin-san!" esclamò.
L uomo si voltò piuttosto sorpreso di essere chiamato e, quando vide Shinpachi, fece un sorriso forzato come se la giornata fosse stata appena rovinata.
 
 
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Il corpo martoriato si trovava completamente immeso in una pozza di sangue, ormai era già il decimo caso in soli sette giorni. La foto fu appesa al muro su cui la Shinsengumi ormai metteva e posizionava ogni assassinio che stava avvenendo da una settimana a quella parte.
 
 " Che abbiamo qua?" Domandò Kondo avvicinandosi a Okita che stava segnando sul quadernetto i dettagli.
 " Un altro omicidio ancora una volta un'artigiano di spade..." Mormorò Okita per niente sorpreso.  
" Sempre lo stesso metodo di attacco..." Borbottò Kondo. 
" Già, l'ha colpito a orario di chiusura. Tornava a casa ed è stato accoppato."
 " E ovviamente non c'erano testimoni." Aggiunse Kondo finendo il discorso dell amico, che annui di rimando. Si avvicino alla parete della stanza che stavano usando per segnare i vari delitti con tanto di una mappa ma era servita a ben poco visto che, ogni omicidio, era lontano chilometri dell'altro. 
" Anzitutto perché uccide dei fabbri?" Domandò Kondo.
 "  Qualcuno glielo avrà ordinato sicuramente se lavora su commissione si spiegherebbe tutto questo ma ci sarà un qualcosa che li unisce..." Replicò Okita rileggendo i vari fogli che parlavano della storia della vittima e poi trovò un nesso.      " Kondo leggi qui." Disse porgendogli un foglio. Il comandante lesse il primo, il secondo e il terzo e poi capì. 
" Da ordine di rintracciare negli archivi tutti coloro a cui è stato dato il perdono dopo la guerra ogni singolo fabbro. Abbiamo un modo di trovarlo, solo ci vorranno giorni per scovarli tutti."
 " Bhe dobbiamo essere più veloci di lui a questo ritmo chissà quanti ne farà fuori quel bastardo." Lo ribeccò irritato il giovane. 
" Faremo tutto il possibile. Non appena avremo i primi nomi li farò subito mettere sotto osservazione. Lo prenderemo." Spiegò Kondo duramente. Si stava stancando del comportamento di Okita: era da quella lotta al locale che lo stava trattando come se fosse un incompetente totale. " Si ne sono convinto anche io ma ti chiedo un favore..." Mormorò Okita secco.               
 " Cioè che cosa vuoi?" Domandò l altro curioso. 
" Se stavolta lo troverò non interferirai e me lo farai affrontare, mi hai capito?!" Kondo ammuttolì: se fosse stato per lui avrebbe ordinato a Okita di restarsene alla base, non voleva rischiare anche la vita del suo amico più stretto dopo Hijikata. Se glielo avesse impedito però che sarebbe successo? Avrebbe lottato lo stesso morendo senza nemmeno poterlo aiutare? No, non poteva. " D'accordo hai la mia parola..." Mormorò Kondo a malincuore sperando che Okita non lo trovasse sulla sua strada.
 
 
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" Che ci fa qua Gin-san?" Domandò curioso il giovane sorridendo. 
" Niente, facevo un giro. Ogni tanto mi piace venire a vedere un'po la merce qua esposta." Mentì lui dirigendosi verso l'uscita del mercatino tallonato dal giovane. 
" Non credevo fosse interessato alle spade e armi simili. Infondo al suo fianco non vedo nessuna lama." Disse Shinpachi piuttosto sorpreso.
 " Bhe diciamo che mi piace solo osservare. Non sono mai stato avvezzo a usare tali armi." Disse lui con finto imbarazzo. 
" Pure mio padre era così: anche se avevamo un dojo nessun allievo più praticava l'arte della spada ed era diventato uno statale..." Mormorò, il ragazzo con un groppo alla gola. Perché diceva queste cose  a uno sconosciuto? 
" Bhe cosa c'e di male in questo? Forse la via della spada, non faceva più per lui." Disse Gintoki con un sorriso triste. 
" Se l'avesse ancora praticata forse non sarebbe morto e io non proverei tutto questo odio... Come può una persona porre fine così alla vita di un'altra con una tale leggerezza?" Gli domandò il giovane. 
" Forse nemmeno per lui è stato facile forse credeva di essere nel giusto." Disse lui senza pensare. Shinpachi si fermò e, mormorò: " Mio padre mi ha sempre detto che la morte di una persona è un peso immenso, un peso che non andrà mai via. Come fa un uomo così a vivere?" 
 " Forse è un peso ma qualcuno dovrà addossarsi quel fardello..." Bisbigliò serio Gintoki. Prima che il giovane potesse ribattere il bianco aumentò l'andatura. " Bhe sarà il caso che vada adesso. Salutami quel Madao quando lo vedi a lavoro. Ciao!" Esclamò Gintoki aumentando il passo e dileguandosi ancor prima di sentire la risposta del ragazzo, che rimase piuttosto sorpreso e stupito della sua fuga.
 
Una volta girato l'angolo Gintoki si appoggio alla parete di una casa.
Respirava in maniera affannata: che  gli stava accadendo? Quando quel ragazzo aveva iniziato a parlare di suo padre un senso di inadeguatezza lo aveva colpito all'improvviso? - Non puoi permetterti sensi di colpa. Non adesso, non dopo tutti questi anni...- Pensò. Aveva ucciso decine e decine di persone perché proprio, adesso cominciava a sentire quel peso sulla sua anima? A un certo punto le parole di quello Shinsengumi tornarono alla mente " se non hai niente da proteggere a cosa serve lottare?" Quelle parole. Ormai gli vorticavano in testa da più di un mese. Fece un lungo sospiro cercando di calmarsi i nervi. Ormai era giunto a metà della sua opera, mancava poco a completare la missione. Si sentiva esausto per via del poco riposo, ma non importava, doveva completare la missione a ogni costo.  

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Okita era in attesa. C'erano voluti altri due giorni con conseguente morte di altre quattro persone ma alla fine avevano trovato una pista. Ormai era da circa tre ore che sorvegliava l'officina del vecchio fabbro. Aveva visto decine e decine di persone entrare e uscire ma nessuno di veramente sospetto. - Andiamo,  palesati sporco bastardo....- Pensò lui sempre più nervoso. Quel giorno aveva litigato con Kondo: lui non voleva che andasse da solo, ma che avesse vicino altri agenti, ma lui no però. Avrebbe chiuso la questione aperta tre settimane fa in quel breve scambio di colpi da solo. Avrebbe avuto la sua lotta e l'avrebbe vinta come solo lui sapeva fare. Si era sentito offeso da quel tipo che, contro di lui, non aveva nemmeno sferrato un singolo fendente. Lo aveva sbeffeggiato come se fosse una nullità. Strinse con forza l'impugnatura della spada. Quella notte gliela avrebbe fatta pagare cara.
 
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  Se ne stava appollaito lassù ormai da un'po. Il bersaglio stava chiudendo la serranda. Sorrise sotto la maschera e lentamente estrasse la spada nera dal fodero. Il fabbro cominciò ad avviarsi verso casa e lui lo seguì dall'alto usando l'oscurita dei tetti. Non voleva che avvenisse in un luogo troppo illuminato. Non appena svoltò a un vicolo Gintoki si lanciò di sotto atterrando dietro la vittima che, non appena si voltò sorpresa, gli fù tranciata di netto la gola e il corpo cadde a terra con un tonfo. " E così siamo a diciannove..." Mormorò con tono soddisfatto mentre ripuliva la spada con la tunica. 
" Mi sa tanto che al ventesimo non arriverai, bastardo..." Replicò una voce dietro di lui che già aveva sentito.
" E così ci ritroviamo ragazzino..." Mormorò Gintoki visibilmente sorpreso di vederlo lì dietro di lui.
" Bhe sai di certo i tuoi omicidi non sono passati inosservati e avevo una strana voglia di giocare con te..." Replicò l altro in tono gelido e con due occhi di fuoco. 
 
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Il bianco sorrise divertito sotto la maschera. Si sentiva eccitato. Uccidere solo miseri fabbri, senza spina dorsale, non faceva per lui, voleva di più! Pulendo la spada dal sangue della vittima disse:" Ho giusto un'po di tempo per giocare con una piccola rana perciò avanti, fatti sotto, vedrò di non farti troppo male..." 
 
Okita si gettò di slancio verso Gintoki puntando allo scontro fisico. Le due lame cozzarono l'una contro l'altra. Il ragazzo cercò di far scivolare la lama dentro la guardia dell uomo mascherato ma lui indietreggiò per evitare il colpo al volto ma, al tempo stesso, Okita gli andò addosso di nuovo con un'altro colpo che l altro evito scartando a sinistra. Provo un contrattacco per prendere il fianco destro del giovane ma lui, con un balzo, riuscì ad evitare l affondo e mirò alla testa di Gintoki che si parò col piatto della spada. Cercò più volte un modo per rompere quella difesa ma il giovane non gli dava il tempo di reagire o elaborare, attaccandolo da ogni lato e ogni apertura che riusciva a scorgere.     
" Ti stai impegnando molto, vedo!" Esclamò Gintoki piuttosto colpito mentre tentava con un affondo di prendere la spalla destra del suo avversario.   
 " Meno chiacchiere e lotta di più, bastardo!" Ribeccò Okita che deviò l'attacco e contrattaccò provando a colpire il petto del suo avversario con un affondo che Gintoki evitò con facilita disarmante.
" Credo che non saresti ancora pronto per farmi impegnare di più." Lo canzonò l altro evitandolo e incrociando di nuovo la spada con l'agente. 
" Sei solo uno sbruffone!" Gridò Okita attaccando con ancora maggiore forza e rabbia. " Sai solo uccidere innocenti a sangue freddo!" Urlò ancora mentre con una stoccata deviava un ennesimo attacco di Gintoki. " Meriti solo di morire!" Ruggì ancora affondando la lama nella spalla destra dell'assassino ormai senza difese. 
Gintoki sentiva la lama affondare nella carne fin quasi a toccare l'osso. Il sangue iniziò a uscire dalla ferita, qualcosa scattò in lui qualcosa che non avvertiva da tanto tempo. Ira! Con la mano sinistra bloccò la lama che aveva nella spalla. Vide che il suo avversario cercava di toglierla per caricare un nuovo colpo ma niente la spada non si muoveva di un millimetro.
 " Tu osi dire a me che sono uno sbruffone, ragazzino..." Mormorò con una voce fredda come il ghiaccio mentre con forza stringeva la lama fin quasi a romperla.
" Sappi che il vero sbruffone qui sei solo tu..."  Con queste parole col destro ferito colpì in pieno volto Okita spedendolo a terra. Con tranquillità tolse la spada dalla ferita e la scagliò lontano. Lentamente si avvicino al giovane che, intontito, cercava di alzarsi prendendolo per la giacca, lo colpì con una serie di pugni al viso sentendo indistintamente il rumore del pugno che andava a colpire il setto nasale. " Pensi di essere migliore di me?!" Ruggì lui continuando a colpirlo e facendogli diventare la faccia una maschera di sangue. " Quello che merita di morire sei solo tu!" Gridò ancora, pronto a farla finita, ma alcune sirene lo fecero desistere dal continuare. Lo ributtò a terra e, mentre quello stava  a terra ancora agonizzante, disse:" Per questa volta ti sei salvato ragazzino ma sappì che la prossima volta ti ucciderò sedutastante..." E con queste parole fuggì via con la ferita sulla spalla colma di sangue.
 
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Non appena la macchina inchiodo, Kondo scese come un razzo dall'abitacolo senza nemmeno chiudere lo sportello. Alcuni agenti si misero subito alla rincorsa del fuggitivo mentre lui andò subito da Okita che era ancora a terra. " Yamazaki chiama subito un'ambulanza svelto!" Gridò lui inginocchiandosi accanto al ragazzo che sembrava respirare a fatica a causa del sangue e delle ferite sul volto " Ohi non ti addormentare mi hai capito?! Resta sveglio!" Gli gridava scuotendolo mentre i colleghi prendevano l'equipaggiamento d'emergenza dal mezzo. Kondo era stato uno sciocco: aveva dato istruzioni a tutti i suoi membri e permesso che Okita andasse da solo. Aveva sottovalutato il pericolo? Questo si domandava mentre vedeva i compagni cercare di tenere cosciente l amico. Da un lato si sentiva responsabile di quello che era accaduto ma dall altro lato voleva farla pagare a quell uomo che, per la seconda volta, aveva quasi ucciso un'altro dei suoi più preziosi compagni.
 
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Si appoggiò alla parete della porta si sentiva davvero esausto. La ferita sulla spalla destra sanguinava copiosamente. Quel ragazzino gli aveva dato proprio un gran bel grattacapo. - La prossima volta lo accoppo, giuro.- Penso fra sè e sè mentre tenteva di aprire la porta stava cercando di restare sveglio. Correre per mezza città col braccio che perdeva sangue non era stata un'ottima idea. Era riuscito ad aprire la porta con la mano sana finalmente stava per entrare, ma all'improvisso, cadde a terra ormai privo di sensi.
 
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Quando si svegliò Gintoki si ritrovo nel suo tatami. Si ricordava benissimo che era svenuto, come aveva fatto a trovarsi lì? Tentò di mettersi in piedi ma una fitta alla spalla glielo impediva. Uno strano odore gli arrivo alle naricì qualcuno stava cucinando in casa sua? Stando in silenzio si guardò attorno alla ricerca della spada e la vide accanto alla porta. Voleva avvicinarsi quando la porta si aprì di botto e vide la figura snella di Tsuky entrare nella stanza.
 
" Ti sei svegliato finalmente." Disse lei contenta con un sorriso sulle labbra.
" Tsuky? E tu che ci fai qua?" Domandò lui visibilmente confuso rimettendosi giù più tranquillo di sapere chi fosse l'intruso. 
" Giravano voci che un assassino circolava per le strade di Edo ed immaginavo che fossi tu così ecco, ti ho seguito ieri sera, ho visto quel combattimento e tutto il resto. Quando sono arrivata qua ti ho trovato a terra e così ti ho portato qua e fasciato la ferita." Spiegò la ragazza tutto d'un fiato. Gintoki si guardò la spalla destra e noto una fasciatura proprio vicino a dove si trovava il suo tatuaggio.
" Grazie mille Tsuky..." Mormorò lui visibilmente imbarazzato. Tra i due ci fu qualche attimo di silenzio scandito di quando in quando dal ticchettare dell'orologio sulla parete. " Pensavo avessi fame e così ti ho preparato qualcosa da mangiare anche se hai quasi il frigo vuoto." Disse all'improvviso la bionda mettendogli davanti un piatto.
 " Sì è un po' che non faccio spesa. Sono stato molto preso dal lavoro, ecco..." Sussurrò lui iniziando a mangiare voracemente. 
" Gin è successo qualcosa per caso?" Chiese lei triste e preoccupata. Il suo aspetto con le grandi occhiaie e il fisico meno robusto l'avevano fatta allarmare e non poco quando l'aveva trovato per le scale.
 " No niente di niente, solo qualche incarico in più del solito." Mentì lui. Se avesse saputo la realta di sicuro lei avrebbe fatto di tutto per aiutarlo e lui non voleva metterla in pericolo.
 " E' che non ti sei più fatto vivo e manchi molto a Kagura e agli altri..." Rispose la donna omettendo il suo nome e quello che era successo tempo addietro, non voleva farlo preoccupare.
" Ti prometto che non appena avrò terminato il compito verrò a trovarvi." Disse lui sorridendo convinto. Ormai mancava solo un bersaglio, poteva farcela. Un nuovo silenzio scese sui due interroto solo dal cucchiaio di Gintoki che stava spazzolando la zuppa. 
Entrambi aprirono la bocca ma si fermarono imbarazzati. Tsuky disse:" Nono parla prima tu!" 
" Mi volevo scusare per quello che è accaduto poco tempo fa..." Mormorò Gintoki. " Ureka non è cattiva, a volte non si rende conto  di quello che dice..." Aggiunse Gintoki vedendo che Tsuky aveva nascosto la faccia tra i capelli. " E poi non ti ho mai considerato una sfregiata, sei bellissima anche così." Replicò ancora lui deciso.
 Vide un sorriso incresparsi sulle labbra di Tsuky che, con un sussurro, disse:" Grazie Gin... Sarà il caso che ti cambì la fasciatura ormai è un pezzo che c'e l'hai." Aggiunse a un tono di voce più alto uscendo dalla stanza e chiudendo la porta dietro di sè. Ma che gli stava prendendo? Si colpì in testa con un pugno - Calmati tsuky calmati!.- Pensò fra sè e sè. Le tornaronp alla mente le parole che gli aveva detto Hinawa e avvampò. Quella dannata l'avrebbe sgridata appena sarebbe tornata a casa. Fece un lungo sospiro, prese l'occorrente e poi entrò di nuovo nella stanza.
 
 
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Mentre Tsuky gli stava sistemando le garze si sentiva nervoso, il petto di Tsuky gli spingeva la schiena ; non erano mai stati così vicini o almeno era successo solo quando quella s'era addormentata e lui era stato costretto a portarla a casa in spalle. " Tutto bene Gin?" Domandò lei all'improvviso.
 " Si sto bene grazie." Rispose rapido lui nascondendo l'imbarazzo. 
" Ti ha colpito proprio in profondita. Comunque credo che per un'po tu non potrai combattere." Disse lei convinta. 
Gintoki si rabbuiò. Mancava poco alla scadenza della missione, al massimo un giorno o due: come poteva riposarsi?  " Non credo di potermi permettere di riposare così tanto..." Sussurrò Gintoki sperando che lei non sentisse. 
Lei si fermò un'istante e non disse niente per una manciata di secondi poi gli mormorò:" Forse ho sentito male. Che cosa hai appena detto?" 
" Ho detto che non penso che potr..." Prima che finisse di parlare lei gli aveva girato la testa per guardarlo in faccia e gli gridò:" Ascoltami bene: se ti dico che devi riposare tu riposi, è chiaro?!" Gintoki notò che ormai erano vicinissimi e che lei era diventata stranamente rossa " Non mi importa niente delle tue missioni del cavolo! che pensi di fare con una spalla danneggiata così?" Aggiunse lei senza mollare la presa dal suo volto ma anzi stringendolo.
" Senti io devo completare questo lavoro ne va, della mi..." Cercò di dire lui ma si fermò vedendo il volto deciso di lei che, abbassando la testa, mormorò:" Anche a costo di sorvegliarti stanotte non ti permetterò di uscire di casa. Domani fai quello che vuoi ma tu stasera resti qua, ti prego Gin..."
Sentendo la voce di lei rotta in quel modo e quelle parole non ci riuscì, strinse la mano con forza e sospirando disse:" D'accordo come vuoi, tu..."
Vide un piccolo sorriso formarsi sulle labbra della ragazza che, d'impeto, si alzò in piedi e ancora un'po rossa annunciò:" Vado a comprare qualcosa. Ovviamente userò i tuoi soldi e se mentre non ci sono te prendi e te ne esci sappì che più che il braccio preoccupati della tua vita. A dopo." Prima che lui potesse replicare lei era già uscita lasciandolo completamente solo. Si buttò di nuovo a letto pensando a quello che era appena successo: per un solo istante nella sua mente avrebbe voluto afferrarla e stringerla a sé, avrebbe voluto, ma qualcosa, come  sempre glielo aveva impedito. Con questi pensieri chiuse gli occhi sperando di riuscire a riposare.
 
 
 
 
ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi tornato col capitolo 15 grazie a tutti coloro che stanno continuando a leggere la mia storia :) mi spiace se posto con così tanto ritardo vedrò di pubblicare più spesso. Spero che il combattimento vi sia piaciuto così come la song alla prossima.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


  
La bettola era affollata quella sera e il maltempo non aiutava. Katsura se ne stava in un angolo con la sua soba scadente a controllare l'ingresso; era arrivato circa tre ore prima dell'appuntamento con Takasugi per non doversi aspettare possibili agenti. Posizionò il cappello di paglia maggiormente sul volto cercando di nasconderlo. "Allora è così che fai quando vuoi passare inosservato eh..." Disse la voce di  un uomo accomodandosi davanti a lui. Quando alzò lo sguardo e si ritrovò il ghigno malefico di Hijikata stava per estrarre la spada di netto.
 " Aspetta Zura, che modi sono questi." Replicò la voce di Takasugi sedendosi accanto all'agente della Shinsengumi con nochalance
 " Non ti bastava portare ragazzini per la nostra crociata... adesso ti metti pure ad arruolare tizi che hanno ucciso i nostri stessi compagni?" Borbottò stizzito lui rinfoderando la parte della lama che stava per sguainare.
" Di che ragazzini parla?" Domandò curioso Hijikata. 
" Lascia perdere non ti deve interessare." Lo ribeccò Takasugi. " Diciamo che io e questo reietto abbiamo un'accordo che ci avvantaggia entrambi." Aggiunse lui cambiando argomento. 
" Ovvero?" Chiese Katsura piuttosto seccato al riguardo.
 " Ci aiuterà col problema del corvo e in cambio di averlo per sè starà zitto sulle cose che vedrà..." Spiegò brevemente lui. 
Il compagno lo guardò stranito mai, da quanto ricordava, Takasugi si era fidato così di persone al di fuori dei Joi. Ma cosa gli prendeva? 
" Come credi sia meglio tu, ma sappi che se succederà qualcosa dispiacevole ti riterrò responsabile..." Mormorò lui con un tono piuttosto scocciato e nervoso.
" Hijikata per favore potresti allontanarti un'po? Mi pare che il mio collega non ti gradisca." Disse in tono quasi dispiaciuto il joi. Hijikata si alzò dalla panca e borbottando si allontano di qualche metro fumacchiando.
" Di cosa volevi parlarmi?" Domandò Takasugi non appena furono soli. 
" Hai letto cosa sta succedendo? Stanno uccidendo ognuno dei candidati che avevamo selezionato per la pergamena...." Sussurrò Katsura a bassa voce.
 " Lo so e sai benissimo che era uno dei rischi che avrebbero potuto correre. Tutti quegli uomini sapevano a cosa andavano incontro." Affermò Takasugi senza una minima esitazione.
 " Si stanno avvicinando a lui e con i piani che abbiamo in mente non mi posso permettere di mandare uomini a controllarlo." Lo ribeccò. 
" Su questo non c'e problema: Bansai e il giovane Shimura si stanno occupando di difenderlo." Annunciò Takasugi calmo. 
Zura lo guardò confuso e poi, cercando di trattenere la rabbia che stava per esplodere, mormorò:" Hai affidato la sicurezza del nostro uomo più importante a un ragazzino e a un tuo lacchè?" 
" Sono due persone forti e capaci. Il giovane Shimura è ancora inesperto ed è questo genere di missioni che lo aiuteranno a trovare la sua vera forza." Replicò lui in modo saggio.
" Qua non stiamo giocando Taka lo vuoi capire?!" Esclamò Zura alzando la voce. " Non possiamo fare esperimenti o mettere alla prova. Dobbiamo fare in modo che soppravviva fino alla fine del processo! Non possiamo permetterci che muoia adesso." Aggiunse esplodendo. 
Takasugi sospirò. Il carattere del suo amico andava di giorno in giorno peggiorando, e rispose:" Se ti fa stare più tranquillo io e Hijikata ci apposteremo li domani e la notte seguente, ok?"
Zura si rimise a sedere e borbottò:" Sarà meglio e adesso richiama quella sottospecie di cane da guardia, ho fame." Takasugi sorrise e fece cenno all'ex agente che si mise a sedere e doveva ammettere che erano davvero uno strano terzetto. 
 
 
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Continuava a osservare la casa con occhi attenti dalla sua postazione quella stronza: era uscita da un'po ormai. Sentiva la rabbia montargli dentro e crescere dentro il suo cuore. L'avvertimento di qualche settimana fa non era bastato? Voleva piombarle addosso e ucciderla; lo avrebbe fatto se una mano bianca come la neve non si fosse posata sulla sua spalla.
Dei brividi gli corsero lungo tutta la schiena.      
 " Per caso volevi fare qualcosa Sacchan?" Domandò Oboro freddo dietro le sue spalle. 
" Niente mio signore." Mormorò lei tremando. Temeva quell uomo sin da quando lo aveva incontrato. Nonostante fosse una ninja addestrata capace di dissimulare la sua presenza, lui la trovava sempre. 
" Da quanto mi risulta ti sei mostrata a chi ti avevo detto di lasciar perdere..." Disse lui duro togliendo la mano dalla spalla e risalendo lungo la schiena della ragazza. 
" Maestro Oboro non so di cosa tu sti...." Prima che finisse di parlare lui l'aveva agguantata per il collo e sollevata da terra.
 " Ti ho dato precise istruzioni: tu devi solo osservare lui, controllare i suoi spostamenti e dirmi cosa fa. Non devi seguire altre persone è chiaro?!" Disse lui furioso stringendo la presa. 
" Ma quella donna si sta avvicinando troppo al mio Gin, io non posso lasciarglielo fare!" Replicò lei cercando di giustificarsi con la poca voce che riusciva a far passare dalla stretta ferrea del suo superiore. 
" Se fosse per me potrebbe sbattersela anche davanti ai tuoi occhi, non me ne frega niente!" Ruggì lui stringendo la presa. " Se lui scopre che tu lo tieni d'occhio sarebbe finita sia per te che per me, perciò se ti azzardi di nuovo a disubbidirmi ti ucciderò io stesso e potrai guardare il tuo innamorato dall'alto dei cieli." Annunciò lui mollando la presa e facendola cadere a terra. " Sono stato io a chiedere i tuoi servigi, io ti ho fatta diventare parte dei nostri ranghi perché volevi entrare in contatto con lui. Fai quello che ti dirò e ti prometto che Gintoki sarà tutto per te. Adesso tornatene a casa, per ora sei sospesa dal tuo incarico." Aggiunse lui iniziando ad allontanarsi lentamente dal tetto.
Mentre riprendeva fiato Sacchan ripensò a quel giorno di tre anni fa in cui conobbe Gintoki. Lei e altri due suoi colleghi dovevano uccidere uno sporco amanto disonesto su commissione di alcuni joi e a intralciarli era stato lui: Gintoki, l'uomo dei suoi sogni, che senza alcun problema aveva ucciso i suoi compagni ma aveva risparmiato lei. Lo vedeva come un segno del destino. Per giorni si era chiesta perché l'avesse lasciata vivere. Forse si era innamorato di lei e per tale motivo non si era dichiarato?  Da quel giorno aveva iniziato a seguire il corvo in ogni sua missione, sempre stando attenta a non farsi vedere. Lo osservava mentre trucidava le sue vittime, lo vedeva mentre compiva il suo lavoro e ogni giorno era sempre più cotta di lui. Non appena si rimise in piede guardò per un'ultima volta la casa del suo amato: un giorno sarebbe stato tutto per lei e non ci sarebbe stata alcuna biondina a impedirlo.
 
 
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" Coraggio fammi un'po di spazio." Disse Tsuky mettendosi nel tatami accanto a Gintoki. 
" Non c'e bisogno che dormi qua con me..." Borbottò lui facendole posto di malavoglia. Aveva già promesso che non sarebbe uscito in missione e in più che avrebbe potuto dormire lui sul divano e invece no! Quella bionda cocciuta si era trasformata in una vera furia che in confronto Oboro sembrava un cucciolo di panda. 
" Ti ho già detto che non mi fido... Saresti capace benissimo di sguasciare via di casa senza che me ne accorga." Replicò lei coprendosi con la coperta anche se rossa in volta. - Ma che idee del cazzo mi vengono!- Pensò allarmata.
Aveva avuto quell'idea presa dal nervoso e dalla rabbia che lui le mentisse, sapendo come fosse testardo, forse era stato quel goccio di sake a darle quel coraggio? E poi perché era così nervosa?.
 " Bhe buonanotte allora." Annunciò lui girandosi di lato nascondendo il disagio e l'imbarazzo. 
" Notte." Mormorò lei girandosi dall'altra parte imbarazzata e chiudendo gli occhi.
 
Gintoki non riusciva a prendere sonno: sentiva la schiena calda di Tsuky contro la sua. Il respiro della ragazza era piacevole e avvertiva indistintivamente la schiena alzarsi e abbassarsi in base al respiro. Era quasi piacevole. Un pensiero gli arrivò in mente: da quando aveva bisogno di qualcuno per stare bene? Da quando l'essere solo era diventato un problema? Ultimamente sentiva un peso opprimergli l'anima e la rabbia negli ultimi tempii aveva sempre preso più piede, soprattuto quando pensava di rimetterci le penne. Ma era una rabbia diversa come se, fosse qualcos'altro a spingerlo a vivere. Forse Ureka aveva ragione? Era davvero cambiato? Sospirò piano e si rigirò stando attento a non svegliare la ragazza.
" Sarà che forse sono stanco oppure che davvero sto cambiando ma ti ringrazio per quello che hai fatto per me... Chissà forse quella matta di Hinowa ha ragione e sono cotto anche io di te. Buonanotte piccola rompiscatole." Sussurrò piano mentre prendeva sonno alla fine.
 
 
 



 
ANGOLO DELL AUTORE: Eccoci col capitolo 16 mi scuso per l enorme ritardo con cui posto i capitoli. Ringrazio tutti coloro che ancora mi seguono e leggono. 
Vi auguro inoltre auguri di buone feste per questi giorni e che possiate divertirvi tutti.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Un fulmine squarciò il cielo sopra la città di Edo illuminando la notte buia. La pioggia scendeva lenta e inesorabile e un forte vento scuoteva le cime degli alberi. Gintoki scrutava la strada di fronte a sè completamente deserta sia per l'ora che per il tempo - Non sono superstizioso ma tutto questo è abbastanza ambiguo.- Pensò fra sè e sè mentre si avvicinava al punto del suo ultimo bersaglio: quella sera l'avrebbe fatta finita in un modo o nell'altro.
 
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Un tuono lo svegliò dal suo incubo facendolo sobbalzare. " Tutto bene Shinpachi?" Domandò Bansai che era rimasto sveglio per il turno di guardia.     
 " Si è che con questo tempo non riesco a dormire. Troppo rumore." Replicò il giovane mettendosi meglio a sedere con la voce impastata ancora per il sonno. Bansai annuì sorridendo pronto a dire qualcosa quando si sentì un tonfo.
" Finitooooooo ho finito finalmente!" Urlò Gengai uscendo euforico dal suo laboratorio.
" Sul serio?!" Esclamarono contenti i due di potersene finalmente andare. 
" Ehi ehi calma ho finito la maggior parte del lavoro, manca ancora una parte e non sarà affatt..." Prima che finisse di parlare un tonfo riscosse la saracinesca di ferro. 
I tre si voltarono di scatto piuttosto allarmati. " Gengai di che è fatta quella saracinesca?" Domandò Bansai estraendo la spada seguito da Shinpachi. 
" L'ho progettata io: è ferro rinforzato. Resisterebbe a una cannonata." Rispose lui fiero del suo lavoro. 
Un altro colpo e quella inizio a incrinarsi.
 " Shinpachi porta via Gengai dall'uscita nascosta del suo laboratorio, io li trattengo..." Ordinò Bansai. 
" No, non ti lasciò da solo." Replicò il giovane indispettito mentre un'altro colpo fece deflettere ancora di più la porta.
 " Shinpachi se muoriamo entrambi e poi crepa questo vecchio è tutto finito! Ti prego dammi ascolto!" Esclamò Bansai mentre la porta volò a terra mostrando il loro aggressore. 
 
 
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Non appena valicò la porta Gintoki si ritrovò in una sorta di vecchia officina ammuffita. Ci aveva messo un'bel po a localizzarla.
 Infondo alla stanza vide tre uomini: uno era il vecchio che teneva in mano una sorta di fagotto, un altro era un uomo alto all'incirca quanto lui e vestito con un gilet blu e il terzo sbarrò gli occhi, era Shinpachi. 
 
L uomo in blu lo attaccò subito distogliendolo dai suoi pensieri. Evito la spada spostandosi sulla sinistra e bloccò un secondo attacco estraendo la lama giusto prima che quello lo colpisse alla gola. - Non distrarti Gin.- Pensò fra sè e sè mettendosi in posizione. Bansai provò un'attacco dall'alto che Gintoki parò senza alcun problema e, sfruttando la vicinanza lo prese in pieno con un calcio allo stomaco distanziandolo e contrattaccando con una stoccata al costato del Joi che fu costretto così a mettersi sulla difensiva. 
" Ultimo desiderio?" Sussurrò Gintoki al suo orecchio destro pronto a trafiggerlo.
 " Lascialo stare!" Il bianco si voltò di scatto e parò la stoccata dall'alto di Shinpachi e si allontanò con una piroetta. 
" Ragazzino non ti hanno insegnato a non disturbare i grandi quando discutono?" Domandò Gintoki con voce fredda e distaccata.
 " Sta zitto!" Gridò ancora lui gettandosi addosso all'assassino del padre. Gintoki parava ed evitava ogni affondo del ragazzo senza apparente difficoltà. Notò solo in quel momento la scomparsa del vecchio. Un moto d'ira lo percorse per tutto il corpo, evitò un ennesimo fendente di Shinpachi e con facilità lo sbattè con forza contro il muro facendogli cadere la spada a terra.
 " Dove è andato?" Domandò Gintoki stringendo la presa al collo. 
" Non te lo dirò mai sporco assassino!" Ruggì il ragazzo con un coraggio che non credeva di avere. Dentro di se stava trattenendo le lacrime: tutte le cose che aveva fatto e si stava per fare uccidere.                                        
  " Rispondimi bene e forse potrò risparmiare sia te che il tuo compagno: dove è andato?!" Gridò Gintoki trattenendo la rabbia se qualcuno non lo stesse bloccando avrebbe già tranciato una mano al ragazzo, ma qualcosa glielo impediva.          
" Uccidimi coraggio come hai ucciso mio padre!" Gridò con quanto fiato aveva in gola piangendo infine tutto il suo rammarico. 
A quella vista l assassino iniziò a mollare la presa: cosa gli stava succedendo? " Dimmi dov'è, ultimo avviso..." Mormorò ancora lui con la voce meno sicura. Shinpachi non rispose ma stette in silenzio. Non glielo avrebbe mai detto preferiva, morire piuttosto. Gintoki alzò la spada anche se a malincuore e mormorò:" Come preferisci..." Stava per calare il colpo, quando, due voci, all'unisono dissero:" Lascia andare il ragazzo..." Lasciò cadere il corpo di Shinpachi a terra e si voltò di scatto.
 
 
https://www.youtube.com/watch?v=MYGUvJc2JTA 
 
All'ingresso che lui aveva spalancato riconobbe due figure ben distinte entrambe zuppe di pioggia: Takasugi e Hijikata erano li.
 
Gintoki stava fremendo: lì, davanti a se, aveva due avversari più che degni di combatterlo. Un eccitazione che non sentiva dal suo combattimento con quel pischello della Shinsengumi stava prendendo il soppravento su di lui ma, aveva una missione da compiere sapeva; che non aveva tempo: se non avesse ucciso il bersaglio, quella sera tutto sarebbe andato a puttane. Cosa doveva fare? 
" Sarei molto felice di giocare con voi... Ma ho una missione da compiere perciò levatevi di torno..." Mormorò Gintoki con un tono di voce glaciale. 
I due di tutta risposta si misero in posizione di difesa e Takasugi replicò:" Se vuoi passare dovrai per forza vedertela con noi." 
Gintoki rispose:" Siete proprio testardi..."
 
 Si lanciò all'attacco Hijikata: gli andò incontro per primo con un fendente che Gintoki deviò col piatto della spada. Provò a infiltrarsi nella guardia del moro con la lama ma Takasugi intervenne bloccando il colpo con la sua spada. Sfruttando l'occasione Toshi provo ad attaccare con un attacco dall'alto ma Gintoki retrocedette mettendosi in difesa. Il duo provò varie combinazioni dai fianchi ma il corvo, anche se un po a fatica, riusciva a destreggiarsi tra gli assalti dei due e provava a rispondere anche se loro coprivano gli angoli ciechi dell'altro vanificando i suoi colpi.
"  I miei complimenti, in due riuscite davvero a mettermi alle strette..." Disse Gintoki piuttosto sorpreso della cosa e riprendendo fiato: ancora non si era ripreso dalla ferita di due giorni fa e inoltre l'ansia e il nervoso non aiutavano affatto. Hijikata non rispose e attaccò provando con un fendente a entrare nella guardia di Gin che parò il colpo; in quel preciso istante arrivò anche Takasugi che, con la spada, colpì in pieno il fianco sinistro aprendo uno sguarcio lungo il petto dell assassino. Gintoki provò ad allontanarsi sputando sangue ma i due non gli davano il tempo di retrocedere e continuavano ad incalzarlo senza alcuna sosta. Questa volta era davvero in trappola. - Devo andarmene da qui, al diavolo tutto.- Pensò fra se e se sempre più frustrato. Non ne poteva più. Evitò l'ennesimo affondo di Hijikata a cui rispose con una stoccata dritta al suo polso destro che prese in pieno aprendo una ferita e facendogli perdere la spada. Prima che potesse reagire lo colpì con un pugno all'altezza della vecchia ferita che gli aveva procurato spedendolo al suolo. Takasugi sfrutto l'occasione per attaccarlo alle spalle. Gintoki, con una giravolta, evitò l'attacco si preparò a colpire pure il quercio ma prima che potesse attaccarlo vide una terza spada, quella di Shinpachi, farsi largo nel punto scoperto e  puntare al suo collo. Fece un passo all'indietro ma la maschera, a causa del colpo, cadde sonoramente a terra. 
 
Shinpachi impallidi: i capelli bianchi e quella pettinatura erano inconfodibili anche; gli occhi così spenti ma al tempo stesso così vivi e mormoro:" Gin-san..." Prima che il ragazzo potesse muoversi il bianco fuggì nella notte. Takasugi cercò di andargli dietro ma ormai Gintoki era sparito nel nulla. " Ehi ragazzino..." Shinpachi si voltò verso Hijikata ancora dolorante che, aiutato da Bansai, si stava rialzando. 
" Quel nome che hai detto... Tu sai chi è quel bastardo?" 
 
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" Merda Merda Merda!" Gridò con quanto fiato aveva in gola mentre la pioggia e il vento gli andavano addosso stava correndo a perdifiato, aveva fallito la missione e aveva permesso che il suo volto fosse mostrato: non aveva più niente ormai. Si appoggiò alla parete di una casa con ancora la ferita sul fianco dolorante e che perdeva ancora sangue. Doveva medicarsi e in fretta. - Sono abbastanza lontano ormai ma devo muovermi.- Riflettè mentre, con mille pensieri in testa, si avviava verso casa.
 
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-" Non ci posso credere..." Sussurrò Hijikata visibilmente sconvolto. 
" A cosa non puoi credere?" Domandò Takasugi tornato dal suo infruttuoso inseguimento ansimante.
" Quel figlio di puttana mi si era seduto accanto al pub e dava consigli a me dannato bastardo..." Disse furioso colpendo una parte del muro da cui si staccò dell'intonaco. 
" Arrabbiarsi è inutile, adesso che sappiamo chi è possiamo informare tutte le cellule joi lo troveremo." Disse Takasugi cercando di calmare l'agente che iniziò ad avviarsi verso la porta distrutta. 
" Dove cavolo te ne vai adesso?" Domandò il joi ancora. 
Hijikata si fermò sulla soglia della porta distrutta mentre la pioggia gli cadeva addosso  rispose:" Il nostro accordo finisce qui... Mi hai aiutato adesso che so la sua identita lo posso cercare anche da solo ma tranquillo non farò la spia e rispetterò la mia parte dell'accordo ma ti avverto, quando tornerai a Edo ti darò di nuovo la caccia sappilo Takasugi." E Con queste parole se ne ando. 
" Noi invece che facciamo?" Chiese Shinpachi che sperava con tutto il cuore di inseguire quell uomo. 
" Bansai prendi il tunnel di Gengai e intercettalo portalo al punto stabilito la nave sarà in arrivo tra qualche giorno." Ordinò Takasugi mentre Bansai annuì e corse dentro il buco. 
" Tu Shinpachi vai a casa ora come ora non sei di alcuna utilità ti chiamerò se avrò notizie o altro." Disse semplicemente Takasugi avviandosi fuori sotto la pioggia. 
" Come sarebbe a dire!?!" Esclamò il ragazzo stupito della cosa.
" Non ti sei reso conto di quello che è successo stasera?" Chiese il suo maestro serio. 
" Di cosa sta parlando?" Domandò di rimando il giovane. " Se non fossi intervenuto lei sarebbe morto." Aggiunse visibilmente arrabbiato. 
" Si mi hai salvato in quella frangente lo ammetto. Ma se non fossimo arrivati io e Hijikata tu saresti morto.... Non sei al suo livello perfino io ho dovuto chiedere aiuto a uno abile quasi quanto me per metterlo in difficoltà ti serve tempo non puoi affrontarlo ora, perciò tornatene a casa non appena avrò notizie te le darò..." Spiegò lui serio. Il giovane avrebbe voluto rispondere, urlare e gridare ma l'unica cosa che potè fare era ammettere la sua impotenza. Se non fossero intervenuti loro lui sarebbe morto senza alcun dubbio. Odiava questa sua debolezza la detestava ma per il momento doveva solo aspettare.
 
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Salì le scale a fatica, alcune gocce di sangue cadevano ancora dalla tunica ormai zuppa ma, grazie all'acqua caduta, era riuscito a nascondere le sue tracce dai possibili inseguitori. Rapidamente aprì la porta di casa e la richiuse di botto a doppia mandata si voltò di scatto e rimase allibito. Nel suo soggiorno notò la presenza di due membri di Naraku e una terza figura era seduta sulla sua poltrona dietro la scrivania. 
" Bentornato Corvo com'è andata?" Domandò Oboro con un largo sorriso sinistro sulle labbra.
 " Che ci fai qua? E comunque non dovrebbe interessarti come è andata..." Replicò schiettamente lui mettendosi dietro il piano cucina per nascondere la verità se si fosse dimostrato debole sarebbe stata la sua fine.
 " Sono qua per controllare dato che oggi era l'ultimo giorno di tempo che avevi per finire la missione... Mi sembri piuttosto pallido va tutto bene?" Domandò con finta apprensione il grigio. 
" Si va tutto benissimo grazie." Rispose lui cercando di arrestare l'emoraggia come poteva usando con forza le mani sul punto colpito. Sentiva il corpo che tremava a causa della perdita eccessiva di sangue. 
" Hai ucciso la vittima?" Insistette Oboro piuttosto stizzito stavolta. 
" Si l'ho ucciso..." Mentì lui doveva prendere tempo, doveva riposarsi.               
 " Davvero? Bhe da quanto mi risulta... c'e stato qualche piccolo intoppo." Mormorò Oboro serio. I due uomini ai suoi lati iniziarono ad avvicinarsi circospetti a lui. 
" E tu come fai a saperlo? Nemmeno eri li!" Esclamò Gintoki convinto della cosa.
 " Io forse no ma altri si." Lo ribeccò lui con un ghigno sul volto. Gintoki si incupì la pergamena, il fatto che avessero scoperto di Tsuky, il suo intervento al locale tutto.
 " Da quanto tempo mi tieni sotto sorveglienza?" Chiese Gintoki con un filo di voce mentre i due uomini si fermavano di fronte all'ingresso del cucinino.
" Finalmente ci sei arrivato... Se ti può interessare da circa un'annetto."
 " Perché lo hai fatto? Siamo compagni no? Ci siamo addestrati insieme, abbiamo vissuto sotto la guida di Utsuro perché?" Domandò ancora, non aveva mai reputato Oboro un uomo onesto e mai lo avrebbe fatto, ma aveva fiducia in lui come compagno della stessa organizzazione. 
Oboro si mise a ridere e replicò:" Compagni hai detto? Si forse un tempo lo eravamo ma ora non più... Gintoki voglio essere sincero con te non ti ho mai sopportato e tu non hai mai sopportato me, il nostro odio era reciproco. Tu però brillavi di fronte al maestro ti ha reputato così tanto importante da renderti il corvo e a me cosa è toccato? Le briciole e basta!" Si alzò dalla sedia. " E' giunto il momento che il corvo venga rimpiazzato... Hai fallito per la terza volta e per come la vedo hai perso pure la tua maschera sai benissimo cosa comporti aver fatto entrambe le cose..." Aggiunse mentre i due armigeri estraevano le loro lame corte al suo segnale. 
" Voi due non voglio farvi del male non dategli ascolto..." Mormorò Gintoki serio non voleva uno scontro non in quel momento non lì.
 " Attaccate..." Ordinò invece Oboro a debita distanza.
 
 I due si scagliarono su Gintoki urlando. Il primo cercò con un'affondo di colpirlo al petto lui lo evitò e estraendo un  un coltello da cucina dal ripiano gli tagliò la gola il secondo sfruttò l'attimo di distrazione e lo prese in pieno con una spallata spedendolo contro il frigo. Gintoki si trovava sotto la figura del Naraku che tentava di pugnalarlo contrastò l'avversario con quanta forza aveva ma si sentiva debole come non mai urlo, un urlo animalesco quasi bestiale dato dalla disperazione agguanto per la collottola il guerriero e lo sbattè con forza contro il tavolo che si rovesciò portandosi dietro il Naraku. 
 
Non appena fu in piedi Oboro si gettò su di lui con la spada sguainata. Gin parò il fendente col coltello anche se a fatica e lui, di rimando, lo prese in pieno al fianco con un pugno facendogli sputare sangue. " Arrenditi!" Mormorò Oboro con un sorriso maligno in volto. 
" Mai!" Ruggì l'altro con la poca forza che aveva tento con una stoccata di distanziare Oboro ma lui bloccò l'attacco con la spada e disarmo Gin con facilità data la stanchezza sempre più crescente. Il grigio tento un fendente dall'alto il bianco rotolo a destra evitando per un soffio l'attacco e scagliando una sedia verso l'avversario che la tagliò di netto. Sfruttando l'effetto sorpresa Gin placcò Oboro trascinandolo in soggiorno e iniziando a colpirlo al volto doveva finirla e alla svelta questo pensava mentre continava a colpirlo al volto con quanti pugni e quanta forza gli era rimasta in corpo.        " E' tutto inutile." Disse all'improvviso Oboro reagendo e colpendolo con un pugno al fianco sinistro ferito. Gintoki urlò di dolore e fu costretto a rotolare a terra. Oboro si alzò in piedi con aria di superiorita dal fodero dietro la schiena estrasse un lungo pugnale che si rigiro fra le mani finalmente lo avrebbe ucciso finalmente avrebbe posto fine alla vita del suo rivale. " Ultime parole prima di morire Gin?" Domandò chinandosi su di lui. Gin lo guardò con due occhi bestiali era furioso con se stesso, furioso con quello che era avvenuto quella notte e inoltre si sentiva tradito da coloro che reputava come compagni. " Solo una cosa..." Si rimise in piedi era disarmato e non aveva vie di fuga. " Ci vediamo all'inferno Oboro!" Con uno scatto placcò nuovamente il grigio che perforò comunque la sua spalla con la lama nonostante il dolore e la stanchezza si gettarono dalla grande vetrata che ando completamente in frantumi sentiva il corpo di Oboro attutire la caduta del suo corpo era vivo ma per quanto ancora? 
 
Rotolò su se stesso cercando di rimettersi in piedi ma non ci riusciva si sentiva distrutto l'ultima cosa che vide fu la luce accessa nel bar sotto casa sua e poi svenne. 
 



 
ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi di ritorno con uno dei capitoli più lunghi e movimentati che ho fatto :) spero vi piaccia mi scuso per il ritardo ma sto pensando di completare anche le altre storie rimaste in solute sul sito quindi ci metterò un'po. Grazie a chi continua a leggere alla prossimaa.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Sasaki se ne stava nel suo ufficio, anche se era mattina presto non gli dispiaceva compilare quelle scartoffie per potersene filare via prima soprattutto in quei giorni in cui il tempo era orribile. 
Sentì un rumore alla finestra e sicuro su chi fosse arrivato mormorò:" Allora che hai per me oggi?" La figura di una giovane donna emerse dall'oscurita. 
Aveva gli occhi rossi i  lunghi capelli neri gli scendevano fino alle spalle lasciando però una piccola frangetta cadere sul viso. 
 
" Ho ottenuto alcune informazioni..." Rispose lei avvicinandosi alla scrivania con calma.
 " Parla ti ascolto." Replicò secco lui senza distogliere gli occhi dai suoi fogli.
" Il corvo è stato sospeso dal suo incarico, la pergamena è andata persa e i Naraku sono nel caos." Spiegò lei brevemente. 
Un sorriso malefico si formò sulle labbra del capo della Mimawarigumi che disse:" Molto bene, quindi adesso che succederà? 
Lei sospirò e disse:" Sai bene che non posso dirti di più... Già sto rischiando essendo venuta qua a darti queste informazioni se lui dovesse venirne a conoscenza per me sarebbe la fine..."
 Sasaki fermò la penna che teneva tra le mani e alzò i suoi occhi neri sulla figura della ragazza che era di fronte a lui e mormorò:" D'accordo. Come credi sia meglio non so come la prenderanno quando saprano che tu sei pappa e ciccia con un capo della polizia e che mi passi informazioni da oltre dieci anni..." Lei sbiancò non poteva dire sul serio e sussurrò:" Stai mentendo se dicessi questo moriresti anche tu..." 
" Imai, sono pronto a morire sin da quel giorno che ti conobbi e che ti risparmiai... Perciò dimmi altro e poi vattene sei ancora in debito con me e lo sai..." Replicò lui freddo.
 
 L'assassina  stette in silenzio quando usava quel nome che gli aveva dato non era mai buon segno perciò rispose:" Da quanto ho capito i joi hanno forse portato a termine il lavoro con la pergamena il mio superiore inizierà una feroce caccia per tutta la città è tutto quello che so..." Sasaki non rispose inizialmente sembrava pensieroso poi disse:" Molto bene, adesso puoi anche andartene e vedi di chiudere la finestra. Quando escì ogni volta fai entrare certi spifferi che rischio di  ammalarmi seriamente."
 Lei non replicò e si avvio verso la finestra da cui era entrata.  Ormai aveva imparato a conoscere quell'uomo l'aveva risparmiata e lei, per sdebitarsi, aveva iniziato a creare quel gioco di inganni e sotterfugi che ormai faceva parte della sua vita. Uscì fuori che il sole ormai era alto un nuovo giorno era arrivato e per lei voleva dire un'altro giorno di menzogne.
 
 
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 Quando si svegliò si ritrovo in un letto, il soffito però non era quello di casa sua, era ammuffito e vedeva goccie d'acqua cadere da lì in una tazza messa in maniera strategica. 
 
Provo a fare mente locale ieri aveva lottato con Oboro si erano schiantati di sotto aveva rotolato per qualche metro e qualcuno lo aveva tratto in salvo? Questa sembrava la storia fino a quel momento. Si guardò attorno la stanza era completamente vuota a parte un comodino polveroso su cui stava una foto di una coppia sposata e un attacappani con sopra una divisa da lavoro sgualcita. 
Dietro la porta scorrevole vide la figura di un uomo alto e dal fisico snello. " Dove mi trovo?" Chiese Gintoki alla figura dietro la porta.
" Sei a casa mia eri messo piuttosto male." Disse una voce che riconobbe subito.
 " Madao?" Mormorò lui ancora più confuso. 
" Ho un nome!" Esclamò Hasegawa aprendo la porta d'impeto. 
" Che ci faccio qua?" Chiese Gintoki.
 Mentre trafficava in cucina il vecchio rispose: " Ero a farmi un goccio al locale sotto casa tua dopo aver lavorato al solito alimentari. Era ormai passato l'orario di chiusara e abbiamo sentito un tonfo sono corso fuori e ti ho visto ricoperto di sangue io e la vecchia Otose ci siamo subito preoccupati."
 Gintoki annui e allarmato disse:" Quando ero lì per caso hai visto un'altro corpo? Di un uomo dai capelli grigi..."
 Hasegawa, che aveva preso alcune scatolette di tonno dalla dispensa semi vuota, rispose:" No c'eri solo tu..." 
Un brivido corse lungo la sua schiena se Oboro era vivo sarebbe tornato a cercarlo? ma soprattutto come aveva fatto a soppravvivere a una tale caduta? 
" Devo andarmene subito..." Mormorò cercando di alzarsi per poi crollare di nuovo disteso a terra.
 " Ehi sta fermo cazzo! Sai quanto c'ha messo quella donna a medicarti?!" Esclamò il vecchio aiutandolo a rimettersi per bene giù.
 " Di chi stai parlando?" Domandò Gintoki piuttosto confuso. 
" Dannazione sono in ritardo!" Esclamò Hasegawa alzandosi e prendendo la divisa.
 " Ehi rispondimi!" Replicò il bianco piuttosto seccato.
" Senti adesso devo andare. Tu non ti muovere da qui tra un'po dovrebbe arrivare qualcuno ci vediamo stasera amico!" E detto questo uscì sbattendo la porta dietro di sè. 
 
 
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Oboro si sentiva a pezzi nel vero senso della parola. Risorgere non gli era mai piaciuto nonostante fosse un dono che il suo maestro gli aveva elargito si sentiva sempre come se avesse tutte le ossa rotte. " Come si sente maestro?" Domandò una delle sue guardie personali che gli versò altro tè verdevnella tazza.
 " Direi che male è un eufemismo..." Replicò lui stizzito prendendo un sorso del suo tè caldo.
 " Il potere che le ha concesso il maestro comunque è molto comodo." Disse la voce di un' uomo mascherato che era entrato nella stanza. 
" Era l'ora che arrivassi." Replicò Oboro sgridandolo. 
" Mi scusi sa bene che non è rapido lo spostamento da Kyoto a qui." Rispose quello chinando la testa in segno di scuse. 
" Va be fa niente... Dove sono le altre spade che ho richiesto?" Domandò poi prendendo un'altro sorso di tè bollente. 
" Da quanto so la ottava e la nona arriveranno domani insieme a due dozzine di Naraku, la seconda e terza spada arriveranno con tre giorni di ritardo con altre due dozzine di uomini più una nave. " Annunciò l'uomo mostrando un sorriso compiaciuto nella fessura della maschera rossa. Oboro sorrise di rimando e rispose:" Molto bene va pure a riposarti i prossimi giorni saranno molto frenetici per tutti perciò di agli uomini che si preparino perchè a breve faremo sul serio fuoco e fiamme." L uomo chinò la testa e, esattamente com'era arrivato sparì nel nulla lasciando il suo signore solo con se stesso.
 
 
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Si sentiva in trappola li dentro nel vero senso della parola. Ormai erano quattro ore che quel vecchiaccio era uscito e non si era presentato nessuno aveva mangiato di malavoglia quel tonno che riteneva fosse scaduto e si era ributtato a dormire. 
Stava per richiudere gli occhi quando sentì aprire la porta di casa. Sulla porta della camera si affaccio una vecchia dal kimono marrone scuro, i capelli castani erano raccolti in una lunga coda e in bocca aveva una sigaretta.
 
 " Ma tu sei Otose giusto?" Chiese Gintoki mettendosi seduto anche se con fatica. 
" Vedo che almeno il nome della padrona di casa lo sai ancora." Disse la donna accomodandosi al lato destro del letto. 
" Bhe come immagino avrà notato pago sempre in orario l'affitto..." Replicò Gintoki, non aveva mai familiarizzato molto con quella donna, qualche volta era andato al bar di sotto che lei gestiva e allora perchè? " Ti stai domandando perché ti abbiamo aiutato non è vero?" Proruppe la vecchia interrompendo i suoi pensieri.
 " Si esattamente. Ormai penso che sia nota la mia identita e già mi staranno cercando..." Mormorò lui afflitto. " Una persona normale mi avrebbe consegnato agli sbirri oppure ai ribelli per avere denaro... perché tu no?" Domandò lui visibilmente curioso. 
" Se ti dicessi perché ho un buon cuore mi crederesti?" Chiese Otose spegnendo la sigaretta in un posacenere già pieno di mozziconi.
Lui fece una smorfia e, con tono serio, borbottò:" Non credo... Sono un'assassino ho ucciso decine e decine di persone sin da quando ne ho memoria... Io so benissimo che non merito niente." 
" Cosa te lo fa pensare?" Chiese la vecchia. 
" Nessuno può perdonare i crimini di uno come me... Mi sono macchiato di decine di omicidi chiunque vorrebbe consegnarmi alla giustizia oppure ai Joi per farmi eliminare io non sono nient'altro che un mostro..." Ammise lui sempre più convinto della cosa.
" Io non lo credo invece..." Replicò la donna sicura. " Sai non è da ieri sera che ho scoperto che fossi un assassino ma era da molto prima..."
Gin sudò freddo e con un filo di voce, sussurrò: " Come lo sa?" 
" Pensi che non notassi che uscissi nel cuore della notte? Qualche volta ti ho visto per commettere i tuoi crimini ma ho lasciato correre. Fermarti sarebbe stato inutile avresti potuto ricominciare da un'altra parte sicuramente. I primi tempi, che ti ho visto, eri sempre distaccato lontano da quello che ti circondava se dovessi usare una parola per descriverti eri un guscio vuoto..." Spiegò lei riprendendo fiato. " Poi però, un anno e mezzo fa, ti ho visto diverso venivi spesso al mio locale a parlare con Hasegawa o me e poi ti vedevo spesso in compagnia di una bella ragazza bionda. Da tutte queste cose notato che non eri più solo fatto per tagliare ma qualcosa in te stava cambiando. E mi sono tornati in mente vecchi ricordi di un'uomo che abitava proprio in questo luogo. Se lui era riuscito a cambiare da assassino a diventare un grand'uomo perché non potevi farlo anche tu stesso?" Concluse lei.                               
 Il bianco era sorpreso da quel discorso e disse:" Perciò lei non mi ha denunciato solo basandosi su questo? Per lei è stata tutta una scommessa?" 
" Si, esattamente." Ammise la donna con un sorriso materno sul volto. 
" E se si fosse sbagliata? E se invece non avessi riempito quel vuoto che lei dice che ho? Cosa avrebbe fatto?" Domandò ancora Gintoki convinto. 
" In questo genere di scommesse io non sbaglio mai ragazzo, soprattutto se la persona che ho davanti è un giovane che ormai da un'po di tempo non sa più chi è..." Disse lei enigmatica. 
" Cosa vorrebbe dire con questo?" Chiese Gin ormai era già la seconda persona che glielo faceva presente ma cosa volevano da lui? Lui non si sentiva diverso lui sapeva chi era. Era un Naraku il corvo un assassino era e restava quello. Senza rispondere alla domanda lei si alzò da terra e, avviandosi alla porta, rispose:" Credimi, nella mia lunga vita ho visto tante persone arrivare a questo bivio anche se non te ne rendi conto non sei più quello che eri un tempo. Scegli chi vuoi essere solo a te sta questa decisione qualunque cosa sceglierai io non riferirò a nessuno che sei qua curerò le tue ferite e poi ti lascerò andare dove vorrai a presto Gintoki Sakata..." Una volta che la vecchia se ne fu andata Gintoki si ributtò sul suo giaciglio sognando cose che mai avrebbe pensato.
 
 
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Shinpachi sospirò annoiato pulire l'ingresso della loro casa non era proprio uno spasso. Sua sorella, a causa della sua menzogna sull'essere stato a bighellonare in quelle nottate lo aveva messo in punizione e, dati gli ultimi avvenimenti, non si era opposto e aveva dovuto fare come voleva - Che nervoso.- Pensò fra se e se continuando a spazzare di malavoglia. 
" Ehi ma tu sei Shinpachi." Mormorò la voce di una persona dietro di sè. Lui si volto trovandosi davanti una figura minuta, poco più bassa di lui, indossava un cappotto bianco con hai lati delle rifiniture rosse e grige e con un kimono blu sotto di esso. 
" Si sono io e tu chi sei?" Chiese lui piuttosto curioso anche del fatto che l'occhio sinistro fosse nascosto da una benda. 
" Sono passati così tanti anni che non ti ricordi di me eh..." Replicò quello stizzito.
 " Dimmi chi sei e facciamo la finita." Replicò acido lui e piuttosto innervosito. 
Lo sconosciuto sospiro annoiato e disse:" Sono Kyuubei Yagyuu erede del clan Yagyuu e adesso portami da tua sorella.
 





 

ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo 18 e l'introduzione di altri personaggi del mondo di Gintama :D le loro versioni sono un'po diverse dalla classica piano piano le scoprirete.
Ci vediamo più avanti grazie a tutti colore che continuano a seguirmi.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


" Non mi aspettavo una tua visita!" Esclamò sorridendo Otae di fronte alla sua vecchia amica abbracciandola non appena varcò l'enorme portone della villa.
 
 Kyuubei ricambiò l'abbraccio anche se completamente rossa in volto e sussurrò:" Si forse, sarebbe stato meglio avvisare..."
 Otae la guardò un'istante e borbottò:" Comunque dovresti cambiare questo look..." Riferendosi ai pantaloni e alla giacca. " Col fisico che ti ritrovi dovresti andare fiera di come sei." Concluse ridendo Otae mentre la ragazza non rispose per l imbarazzo. " Comunque dai entra ne, abbiamo di cose da dirci." Aggiunse sorridendo Otae prendendola sottobraccio e scortandola fino al soggiorno.
 
Dopo alcuni minuti di silenzio Otae domandò: Come mai sei venuta fin qua?"
" Sono qua per un motivo molto preciso..." Disse in tono stranamente serio la ragazza bendata. 
" Cioè quale?" Chiese Otae sorpresa.
 " Ho saputo della tua perdita e mi spiace moltissimo, immagino che sarai distrutta..." Mormorò in risposta Kyuubei  chinando la testa. 
" Non ti preoccupare lo sai, sono molto forte io non mi farò buttare giù da fatti simili." Rispose Otae con un sorriso triste sul volto. 
" Ma non sono venuta qua solo per questo..." Rispose lei enigmatica rimanendo un secondo in silenzio e aggiungendo. " Otae, vieni a stare nella mia residenza, ti prego..."
Sul viso di Otae la sorpresa era assoluta. " Qua non sei al sicuro e lo sai bene. Hai visto cosa è successo a tuo padre? E se quell' uomo tornasse chi, potrebbe difenderti?  Vieni a vivere da me sarò io a proteggerti, in memoria di quella promessa che ci siamo scambiate quando eravamo piccole, ricordi?" Continuò Kyuubei come un fiume in piena prima di perdere il coraggio. Aveva percorso tutta quella strada per dirle quello. Ci aveva pensato a lungo e alla fine eccola li. 
Otae era stata in religioso silenzio tutto il tempo  senza dirle una parola. Si ricordava di quella promessa, come non poteva farlo? Era stata colpa sua se aveva perso l'occhio, colpa sua di tante cose. Su di lei gravava quella responsabilità.         
 Prese le mani dell'amica che arrossì violentemente con dolcezza e mormorò: " Io ti ringrazio della tua offerta ma devo rifiutare... Io non voglio lasciare questa casa e non voglio darti un'altro peso da sopportare, Kyuubei ..." 
" Ma non puoi stare qua! Chi ti difenderà da quell'uomo? Tuo fratello?! Sai benissimo quanto sia debole e incapace." Sbraito Kyuubei  allontanando le mani e alzandosi in piedi infuriata sotto gli occhi stupiti di Otae.
" Cosa intenderesti dire, eh?!" Gridò furioso Shinpachi che apparve dalla porta 
" Queste non sono cose che ti riguardano, sparisci inutile essere..." Mormorò in tono minaccioso Kyuubei.
 " Invece sono proprio cose che mi riguardano, visto che lei è mia sorella. Chi ti da l'autorita di venire qua e decidere che lei ha bisogno di te!" Esclamò il giovane con lo stesso tono.
 Era stanco di essere sottovalutato da tutti: prima quel dannato di Gintoki, poi Taka e adesso quella pazza osava dire quelle cose? Era stanco di tutto questo. 
" Adesso basta tutti e due..." Mormorò Otae cercando di mantenere la calma e abbassando lo sguardo a terra. " Kyuubei  ti ringrazio per la tua offerta ma la reclino il mio posto è qui nella mia casa..." Sussurrò ancora. 
L'amica stava per dire altro ma, sapendo quanto fosse cocciuta, si voltò di spalle verso l'uscita e disse:" Come preferisci... Resterò a Edo ancora per qualche giorno. Se cambi idea ti aspetterò in quel parchetto di quando eravamo piccole; andrò li ogni giorno e sperò che prima o poi tu capisca che è la scelta migliore." Con queste parole diede una spallata a Shinpachi fissandolo con occhi colmi d'odio e se ne ando per la sua strada.
 
 
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Hijikata si sentiva piuttosto nervoso. 
Era li davanti all'ingresso della stazione della Shinsengumi ormai da circa tre ore.

 Qualche volta aveva visto passare dei colleghi ma non li aveva fermati e loro non si erano fermati a parlare con lui - Il rispetto dovuto sembra essere sparito.- Pensò fra se e se accendendosi l'ennesima sigaretta. 
Quando sentì dei passi pesanti si voltò riconoscendo da subito la figura di Kondo che gli si fermò davanti a lui con sguardo duro e disse:" Dove diavolo sei stato?"
 " In giro..." Rispose lui vago fumando la sigaretta. 
" Non sono in vena di scherzi o di interrogatori, soprattutto visto l'ultimo periodo..." Replicò visibilmente nervoso.
 " So chi è l'uomo mascherato..." Disse lui sganciando da subito la bomba. 
Voleva aspettare per avere maggiori conferme su possibili altri luoghi oltre alla casa del tipo ma non sapeva dove recarsi per chiedere quelle informazioni.
 Kondo lo fissò piuttosto confuso e sorpreso poi, facendogli cenno, mormorò:" Vieni dentro e spiegami per bene..."
 
Una volta nel suo ufficio Hijikata spiegò in breve quello che aveva fatto, omettendo però il coinvolgimento dei joi e sopratutto tutto quello che gli aveva visto fare. Avrebbe onorato la promessa come sempre. Kondo annuiva di tanto in tanto e al massimo richiedeva qualcosa. 
Dopo una decina di minuti il capo della Shinsengumi disse:" Le tue analisi sono perfette, direi solo che...." 
" Solo che cosa? Ti ho portato un nome no?" Replicò l'altro piuttosto nervoso.
 " Esatto... mi hai portato solo un misero nome. Possiamo consultare gli archivi, quello sicuro, ma ci vuole tempo..." Spiegò Kondo serio. 
" Senti se vuoi altre informazioni posso già dirti che so dove abita, ok? Ci ho messo un'po a scoprirlo. Possiamo andare lì a fare un soppraluogo anche subito, se vuoi." Disse Hijikata cercando di dare una mossa a Kondo. Dovevano muoversi. Quel bastardo poteva già essersi defilato. 
" Finiscila Hijikata..." Mormorò Kondo freddo.       " Sei sparito per due mesi interi e torni adesso con una pista? Dimmi perché? Solo per il tuo ego, sai almeno cosa è successo a Okita eh?!" Aggiunse con voce ancora più dura di prima. Hijikata stette in silenzio: sapeva cosa era successo a Okita tramite i giornali ma non aveva voluto fare domande. Si vergognava, se lui ci fosse stato, di sicuro avrebbe potuto fermare il ragazzo da fare quella sciocchezza. Con voce abbattuta borbottò:" Hai ragione... Mi dispiace è solo che ne ero ossessionato da questa storia, capisci?" 
Kondo si alzò dalla sedia e osservo il compagno: aveva notato sin da subito che non era lo stesso di prima. Quel mostro, da quando l'avevano incrociato, ne aveva combinate di ogni. Perfino lui non ne poteva più aveva perso colleghi e i suoi migliori amici erano stati battuti e pestati. " Va a prenderti la tua uniforme, coraggio..." Disse con un piccolo sorriso aggiungendo " I due mesi di fermo sono finiti, no? Puoi tornare in azione. Mi hai detto che sai dove sta, giusto? Andiamo a vedere un'po cosa nasconde quel bastardo." D'impeto il moro si alzò dalla sedia e abbracciò Kondo. Quell'uomo, nonostante gliene avesse fatte passare decine e decine, rimaneva sempre il migliore di loro tre. 
 
 
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Quando arrivarono di fronte all'appartamento entrambi rimasero di sasso. L'intera zona era circondata dal nastro giallo e agenti in divisa bianca stavano catalogando e parlando coi vicini per sapere cosa fosse successo. 
" Che diamine ci fa qua la Miwarigumi?" Domandò confuso e sorpreso Kondo scendendo dall'auto seguito a ruota da Hijikata. 
" Ehi voi che ci fate qua?" Domandò Hijikata a un tizio che stava prendendo appunti su un taccuino.
 " Stiamo indagando, non è ovvio?" Rispose quello ironico sistemandosi gli occhiali e fissandolo. 
 " Non avete casi più importanti come non so? Pulire il cesso dello Shogun?" Domandò Hijikata in tono sarcastico all'uomo che lo stava guardando male.  
" Ehi calma calma." Disse Kondo mettendosi fra i due. " Siamo qua per indagare sull'inquilino di quella casa. Se potete farci entrare sarebbe un grande favore." Spiegò Kondo cercando di essere cordiale.
" Vado a informarmi, aspettate qua." Rispose lui prendendo il cellulare e allontanandosi di qualche metro. 
 " Che diamine ci fanno qui?" Sussurrò Hijikata. 
" Non ne ho idea da quello che vedo ieri notte il tuo amico ha subito delle visite e ha lottato. Avrebbero dovuto chiamare la polizia locale, non certo un gruppo d'elite come loro..." Rispose Kondo anche lui piuttosto confuso: la Miwarigumi era al di sopra di loro sia come grado che come prestigio. Cosa importava a loro di un semplice assassino? 
Dopo alcuni minuti il quattrocchi ritorno con una faccia scura in volto e borbottò:" Potete entrare... siete pregati di non inquinare le prove. Se volete vi invieremo i dati presi dai corpi non appena saranno analizzati, ovviamente."
 " D'accordo, grazie mille. Si, sarebbe magnifico! Ringrazi Sakata da parte mia." Disse con un sorriso Kondo facendo cenno a Hijikata di seguirlo, che continuava a guardare con un ghigno l'uomo in bianco. 
 
Dentro l''appartamento viderò il caos più totale. L'intera casa era piena di segnalini bianchi per far notare le tracce di sangue e l'impronta di due cadaveri. La finestra era stata sfondata e una linea gialla ne bloccava l'apertura e, l'intero salotto, così come la cucina, erano un vero macello, con pezzi d'arredamento sparsi ovunque. 
 
" Direi che il nostro amichetto si è divertito ieri sera eh..." Commentò Kondo guardando con attenzione i punti dove erano stati trovati i corpi.
 " Direi di si... Ha affrontato tre persone a quanto pare. Ma direi di andare in camera da letto, forse li ancora questi ometti bianchi non hanno messo le loro sporche manace." 
La camera da letto era in perfetto ordine, solo il tatami era disfatto. 
" Tu guarda nell'armadio Kondo, io controllò se magari c'e qualcosa qua. Disse Hijikata aprendo i cassettini del comodino ma senza trovare niente, a parte qualche libro o fumetto. 
" Ehi vieni a vedere!" Esclamò Kondo. Quando Hijikata gli si avvicinò sbarrò gli occhi: all'interno dell'armadio c'erano due divise da combattimento nere come la pece e una piccola maschera come quella di un corvo. 
" Queste direi che bastano come prove?" Chiese Hijikata con un groppo in gola alla vista di quella tunica. Anche se vuota gli era venuto un colpo al cuore. Kondo annui e rispose:" Faremo subito rapporto e daremo il via alla caccia, non potrà essere andato molto lontano..." 
" Esatto..." Mormorò Hijikata la cui attenzione fu attratta da un lungo capello biondo che spuntava dal tatami. Lentamente lo prese tra le mani e sorridendo disse:" Ehi mi sa che oggi è il nostro giorno fortunato Kondo." 
" Dovremmo consegnare la prova ai Miwarigumi?" Chiese Kondo fissando rapito il capello e maledicendo quel bastardo che aveva pure una donna nel letto la sera, mentre lui no. 
" Non ci penso neanche per idea. Questo sarà il nostro piccolo segreto andiamo ad analizzarlo. Se questa è la sua donna, sarà lei a portarci da lui." Replicò Hijikata nascondendo il capello biondo nella tasca della giacca che chiuse ermeticamente per non farlo volare via e, come se nulla fosse, uscirono. La caccia era appena iniziata.
 
 
 
 




ANGOLO DELL AUTORE: Ecco il capitolo 19 tra qualche capitolo ci sarà il caos più totale. Grazie per chi continua a leggere questa storia. Ci vediamo più avanti.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Gintoki si trovava in un luogo strano.
L'intero ambiente sembrava fluttuare in aria e pure lui si sentiva leggero come una piuma. A un certo punto, una parte del luogo si fece scura come la notte e apparve un'altro se stesso anche lui completamente nero. 
 
" Tu chi sei?" Chiese Gintoki.
 Quello rise schernendolo e replicò:" Io sono te e tu sei me, credo sia abbastanza chiara come cosa no?" 
" Si ok ma dove siamo?" Domandò ancora cercando di connettere quello che il se stesso aveva appena detto. 
" In questo preciso istante ci troviamo in un sogno, ma diciamo piuttosto particolare..." Disse l'altro in maniera enigmatica. 
" Come può un sogno essere particolare? I sogni sono solo sogni e basta." Replicò lui piuttosto confuso.
" Tu cosa vuoi essere Gin?" Domandò lui cambiando discorso.
 " Io so già chi sono..." Replicò lui con una voce meno sicura.
 L altro sorrise. Nella sua mano destra apparve la sua maschera nera come la pece e nell'altra invece apparve una spada.
 " Tu dici che sai chi sei eppure non mi sembri più convinto di questo..." Annunciò lui saccente. 
" Cosa vi fa credere questo? Tu, Oboro, Ureka e quella vecchia, tutti a dirmi che sono cambiato ma questo non è vero niente!" Esclamò lui con rabbia crescente. " Prima non avresti mai lasciato in vita nessuno in una missione, non avresti esitato di fronte a Shinpachi e inoltre non avresti mai fatto un favore simile a una semi sconosciuta..." Lo rimproverò quello con tono duro. " Il vecchio te stesso non lo avrebbe mai fatto." Aggiunse mostrandogli la maschera nera che sembrava fissarlo intensamente. 
" Hai ragione, il vecchio me non lo avrebbe mai fatto..." Ammise lui chinando la testa in segno di vergogna e rammarico. Un tempo era infallibile. Micidiale non si sarebbe mai bloccato di fronte a niente. 
" Non è un male ma nemmeno un bene. Però i cambiamenti possono avvenire. Un motivo per cui lottare: questo ti è sempre mancato e adesso dimmi, per cosa lotti tu Gintoki?" Lui non rispose ma pensò a tutto quello che era avvenuto in quei mesi. 
 
" Se non ho niente per cui proteggere per cosa dovrei lottare?" Le parole di Hijikata risuonarono forti in quel momento.       
 " Come si può togliere la vita di una persona in questo modo? Mio padre mi ha sempre detto che la morte di una persona è un peso immenso, un macigno che non andrà mai via. Come fa un uomo così a vivere?" Le parole di Shinpachi sembravano spade e  che lo trafiggevano nel profondo 
" Se quell'uomo da assassino è diventato un grand'uomo perché non potresti esserlo anche tu?" Le parole di Otose erano calde come quelle di una madre al figlio. 
" Gin tu manchi moltissimo sia a Kagura che agli altri..." Quelle di Tsuky erano dolci. E aveva capito. Tutte quelle persone, tutti coloro che aveva affrontato e sentito lo avevano scombussolato più di quanto era mai successo.
 
" Allora, mi sai dare la tua risposta?" Insisti quello a testa in giù come un vampiro. 
" Non voglio più essere il corvo... Non voglio, più essere un dispensatore di morte..." Si guardò le mani rosse e sporche di sangue come non le aveva mai viste. " Voglio essere quel Gintoki che tutti vedono, non voglio essere altro." Concluse serio. L'altro lo guardò con un sorriso di scherno e mormorò:" Sei proprio un debole... Hai deciso per una strada tutta in salita. Chi credi che ti accetterà? Chi credi che vorrà la protezione di un pluriomicida? Sei marcio e marcio resterai." 
Gintoki sorrise e disse:" Da sempre scegliamo la strada più difficile, no? Si, sarò marcio, ma anche dal marcio nasce qualcosa di buono e io sarò quello che nascerà." 
Gin oscuro sbuffò e, rassegnato, disse:" Inutile ragionare con te, addio... Ma ricorda un giorno, rimpiangerai questa scelta, sappilo." 
" Non mi pentirò mai della mia scelta, sappilo." Replicò Gintoki mentre il buio spariva.
Si risvegliò dallo strano sogno. Era ancora solo, in quella casa. Anche se ancora gli doleva il corpo e le ferite non si erano rimarginate, si sentiva meglio; non sapeva se quello che aveva visto era reale o no, ma lui avvertiva un lieve cambiamento.
 
 
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Oboro guardò soddisfatto il suo pubblico. Davanti a lui oltre cento Naraku e cinque spade erano allineate in perfetto ordine come se fossero delle statue.
Sorrise e disse:" Benvenuti miei fedeli uomini. Se siete stati convocati qua è per due motivi..." Iniziò a camminare tra le prime file di soldati che rimasero fermi al suo passaggio. " Numero uno:  è trovare il Corvo, o meglio, farlo uscire allo scoperto. Abbiamo un'idea di dove possa essere pertanto incarico la seconda e terza spada di occuparsene insieme a tre dozzine di uomini." Dalla fila delle cinque spade due uomini alti e nascosti dal cappuccio si spostarono in avanti " Sarà un'onore per noi punire il traditore maestro..." Mormorò il più basso dei due con un inchino.
 " Lo so bene per questo ho dato a voi due l'incarico." Rispose lui sicuro. 
" Mi dica possiamo uccidere chiunque ci intralci nella missione?" Domandò il più grosso con un sorriso sotto il cappuccio. 
Oboro si mise a ridere facendo rimbombare la sua voce per l'intero stanzone e disse:" Avete campo libero. Uccidete, chi volete e come volete basta, solo che lui venga ucciso. Andate adesso..." Annunciò lui congendandoli.         
" Voi altri invece avete un compito molto più grande davanti!" Esclamò rivolto a tutto il resto dei suoi fedeli " In città, un gruppo di Joi sta nascondendo una cosa molto importante voi dovete trovarla e portarla a me. Avete carta bianca, uccidete chi ritenete colpevole, sterminate chi ritenete sia coinvolto, distruggete qualunque cosa vi intralci, andate e seminate il panico!" Annunciò. La folla iniziò a battere a terra le loro armi e a ineggiare a lui sempre di più. Oboro li guardò soddisfatto: la città avrebbe pagato per colpa loro e li avrebbe odiati e lui si sarebbe beato di quella distruzione. -
 
 
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" A che punto siamo Gengai?" Domandò Katsura mentre addentava un pezzo di pane che aveva preso dalla dispensa. Si trovavano in uno dei loro tanti nascondigli sparsi per Edo controllato ventiquattro ore su ventiquattro da uomini fidati. " Direi ottimale, ho quasi finito anche se..." 
" Anche se cosa?" Chiese il joi piuttosto seccato ogni volta c'era qualcosa che non andava a quel vecchio. 
L'inventore sbuffo irritato. " Mi manca un pezzo. Di quel materiale raro che ti avevo chiesto... Non ne avevo a sufficienza e così è incompleta."
 Katsura per poco non si strozzo col pane e replicò:" Mi vuoi dire che hai esaurito tutto quel metallo prezioso? Sai quanto c'e costato rubarlo!?!"
 " Me ne rendo conto ma se vuoi che l'arma funzioni... Ne ho bisogno!"  Esclamò con lo stesso tono il vecchio. Era stanco e stufo di dover continuare a sottostare a tutta quella pressione l'avevano privato di suo figlio e adesso anche della sua casa che volevano di più? Katsura sospiro cercando di calmarsi ultimamente gli riusciva sempre più difficile rimanere col sangue freddo prima l'attacco al locale, poi quello all'officina i naraku gli stavano sul fiato sul collo - Non possiamo più continuare così...- Riflettè fra se e se ignorando i continui bisbigli e discorsi del vecchio.
" Mi metterò in contatto con Sakamoto e vedrò cosa potrà fare però t'avverto forse sarai costretto ad andare con lui non ci possiamo più permettere ritardi di nessun genere più aspettiamo più quei bastardi si rafforzano." Disse lui con tono duro interrompendo il vecchio che rimase sbigottito da tale affermazione voleva ribattere dire la sua ma vedendo gli occhi decisi dell'uomo capì che era una partita persa in partenza. " D'accordo come vuoi tu ma ti prego dopo questa lasciatemi tornare alla mia vita... Ve ne prego Katsura..." Bisbigliò chinando la testa.
Il giovane lo osservò. Sapeva cosa c'era in ballo se quell'arma avesse funzionato avrebbero potuto davvero porre fine a tutto e vincere finalmente. Odiava sfruttare quel vecchio nei suoi giochetti e strategie ma era l'unico, nell'intero paese, a poterlo supportare. " Come desideri ti chiedo solo un'ultimo sforzo è questione di poco ormai." Disse rassicurandolo il giovane avviandosi fuori per parlare col compagno. 
 
 
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Gintoki sentì un forte brontolio allo stomaco e gridò:" Ohi vecchio sto morendo di fame!" Nessuno gli rispose - Ma quando cavolo torna quello? E' da stamattina che non si fa vivo. E io sto morendo di fame, cazzo...- Pensò fra se e se. Provò ad alzarsi anche se a fatica. I muscoli erano completamente intorpiditi a causa del riposo eccessivo. Si stava sgranchiendo un'po, i muscoli quando sentì la porta aprirsi. " Era l'ora che tornassi avevo giust..." Quando si voltò e vide di fronte a se dei lunghi capelli scuri e dei profondi occhi neri  gli si raggelò il sangue. " Come ti senti, Corvo?" Domandò Nobume addentando una ciambella.
 
 
 



ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo numero 20 grazie a chi continua a leggere la mia storia ^^ ci vediamo nel prossimo capitolo preludio di un grande caos :D ve lo assicuroo.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Gintoki strabuzzò gli occhi. Cosa ci faceva li lei? Come lo aveva trovato? Troppe erano le domande che gli ronzavano in testa in quel momento. Che doveva fare? Affrontarla? Era sicuro di batterla in uno scontro normale ma ancora non si era ripreso del tutto. Che doveva fare? 
 
" Ti vedo molto pensieroso, va tutto bene?" Chiese la ragazzina incuriosita prendendo un'altra ciambella dalla scatola che aveva con se e porgendola a Gintoki. 
" Cosa ci fai qui? E soprattuto come mi hai trovato?" Domandò lui sempre rimanendo sbigottito ma prendendo una ciambella al cioccolato vista la fame crescente.
" Ti tengo d'occhio sin dal combattimento con Oboro-san, anche se ovviamente lui non ne sapeva nulla..." Gintoki la guardò ancora più confuso di prima.
 " Ma se ben ricordo tu lavori per lui, sei la quarta spada o sbaglio?" Replicò il giovane. 
" Si è vero sono la quarta spada ma diciamo che attualmente non lavoro solo per i Naraku..." Replicò lei enigmatica prendendo una terza ciambella stavolta, rosa. 
" Per chi stai lavorando?" Chiese lui curioso.
 " Non posso dirtelo, se tu fossi ancora d'accordo con Oboro potresti svelarglielo e non mi va proprio di rimetterci la pelle, lo sai." Disse quella schiettamente. 
 
Gintoki sbuffò. Tra tutte le persone che aveva conosciuto Nobume rimaneva la più complicata. Fedele fino al midollo a Utsuro ma al tempo stesso completamente impossibile da capire. 
 
" Bhe per quale motivo sei qui?" Chiese lui sperando che andando dritti al punto la ragazza davanti a lui si aprisse. La ragazza poso sul tavolo la scatola ormai vuota e iniziò a rovistare tra le varie tasche della giacca finchè non lo trovò.  Mostro il telefono a Gintoki e annunciò:" E' per te..."                           
 Il bianco fissò prima la ragazza e poi il cellulare e disse:" Che me ne faccio di un telefono?" A quelle parole l'apparecchio inizio a trillare. Confuso lo guardò per qualche istante e poi, cliccando sul verde, disse:" Pronto? Con chi parlo?"
 " E' un piacere sentire la tua voce Kuroyasha, anche se questo era il tuo vecchio nome, giusto?" Disse il suo interlocutore.
 " Chi sei?"
 " Non posso dirti il mio nome, ho chiesto a Nobume un favore, avevo bisogno di scambiare due chiacchiere con te..."
 " In riferimento a che cosa? non mi sono mai piaciuti i giochetti e ora proprio non sono in vena, perciò venga dritto al sodo..." Replicò Gintoki sempre più irritato. 
Sasaki rise e disse:" Nobume mi aveva detto che sei un tipo che va dritto al sodo perciò ecco quello che volevo dirti: il tuo ex amichetto del cuore sta per dare un certo ordine..."
 " Quale ordine?" Chiese lui preoccupato. 
" Non so se ti ricordi l'ordine che diede a Kyoto qualche anno fa, oppure ancora prima in alcuni villaggi del Kanto..." Mormorò Sasaki con un tono quasi nostalgico. 
" No, non può davvero dare quell'ordine..." Bisbigliò il giovane impallidendo. " Invece si ha dato inizio al fumie, sai cosa vuol dire, no?" Chiese quello. 
" Certo che lo so:. distruzione totale, annientamento fino al raggiungimento dell'obiettivo." Spiegò Gintoki amareggiato e spaventato. Quell'ordine era stato dato solo tre volte da quando Oboro era al potere e ogni volta intere città erano state distrutte, nessuno era stato risparmiato dalla ferocia dei suoi agenti che, fino a quando non avevano trovato chi cercavano, avevano dato tutto alle fiamme. " Bravo vedo che ci capiamo. Ho voluto informarti per due motivi numero: uno da quanto ho capito sei uscito dal giro dei Naraku e uno come te mi farebbe comodo e numero due: intendono attaccare un secondo posto che ti sta tanto a cuore chiamato.... ah si Yoshiwara." Spiegò in breve Sasaki.

Gintoki sussultò e per poco non gli cadde il telefono tra le mani. Voleva fargliela pagare nel modo peggiore attaccarlo dove era più vulnerabile? Che doveva fare? " Ti ringrazio per le informazioni che mi hai dato chiunque tu sia..." Mormorò Gintoki. 
" Ehi ehi non credere che siano informazioni gratuite..." Replicò l'altro secco.
 " Immaginavo l'avessi detto ogni cosa ha un prezzo..." Disse Gintoki. " Il tuo qual è? Chiese. 
Dall'altra parte Sasaki rise e mormorò:" Al momento non intendo dirti il prezzo, te lo dirò a tempo debito. Il telefono tienitelo pure mi piacerebbe parlare con te in futuro. Addio Corvo, ci rivedremo, sempre se riusciremo a superare la prossima notte." E con queste parole attaccò il telefono.       
 Gintoki stava per richiamarlo ma Nobume, che era stata in silenzio tutto il tempo, disse:" E' inutile, non ti risponderà... è lui che decide quando chiamarci." 
" Da quanto lavori per un tizio simile? Domandò Gintoki. 
" Non ci lavoro per mia volonta, ne sono costretta se non voglio morire... E inoltre è un'po che penso che la nostra organizzazione stia perdendo principi..." Spiegò la ragazza con un tono turbato.                                                            " Quando mai abbiamo avuto principi? Uccidiamo, derubiamo e sterminiamo! Noi abbiamo sempre e solo fatto questo Nobume... Tu che sei una spada dovresti saperlo meglio di me." La ribeccò Gintoki.
 La conosceva da anni e non l'aveva mai vista così confusa come in quel momento, che anche lei stesse cambiando come lui? " Adesso è meglio che vada, scegli cosa vuoi fare Gin, sappi che anch'io sarò in mezzo alla mischia e se ci dicessimo incontrare sappi che anche io sarò in mezzo alla mischia se ci troveremo sappi che sarò pronta a darti battaglia." Annunciò lei sulla porta. 
" Perché? Perché vuoi combattermi? Ci conosciamo da una vita e mi hai appena detto che non credi più in questi principi. Per cosa lotti?" Chiese Gintoki.
" Lotto per ricambiare un debito verso un'uomo a cui anche tu devi tutto.... Addio Gin-san." E con queste parole uscì dalla porta lasciando Gintoki confuso sulla scelta da fare.
 
 
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Shinpachi si buttò sul materasso con un sonoro tonfo - E' stata una giornata davvero pesante.- Pensò fra se e se ricordando come il suo principale lo aveva fatto sgobbare quel giorno tra lo scaricare il camion e il mettere apposto gli scaffali, senza contare che aveva molta furia di tornare a casa. 
 
Che fosse riuscito a tornare con la moglie? Stava per addormentarsi quando la porta di camera si aprì. " Otae, non intendo fare assolutamente nessuna faccenda di casa, sono esaust..." Quando si voltò vedendo il volto serio e di marmo della sorella si bloccò di scatto. 
" Shin ,non hai qualcosa da dirmi per caso..." Mormorò lei con un tono di voce glaciale. Lui stette in silenzio non capendo dove andasse a parare e rispose:" Non so di cosa tu stia parlando, Otae..." 
" Di questo..." Disse mostrando un piccolo foglietto rilegato. " Ecco dove andavi tutte le sere, ecco come mai eri così sfuggevole anche durante il giorno! Tu lavori con loro?!?" Esclamò lei colma di rabbia stracciando il foglietto.
 Shinpachi raggelò e trattenendo la rabbia mormorò:" Hai rovistato in camera mia?" 
" Ho dovuto farlo... Tu sei sempre così distante da me ultimamente e io non capivo cosa avessi in testa, avevo bisogno di risposte Shin..." Spiegò lei cercando di controllare il tono di voce. 
Lui si alzò d'impeto dal letto e gridò:" Dovresti fidarti di me se l'ho fatto ci sarà stato un motivo valido." 
" E quale sarebbe questo motivo, sentiamo..." Proruppe lei andandogli di fronte al volto. 
" Io volevo vendetta!" Esclamò lui urlando. Otae non rispose. " Vendetta per nostro padre, per la nostra perdita volevo uccidere quel bastardo! Sapevo che la polizia non avrebbe fatto niente e volevo essere io a...." Prima che potesse finire la frase Otae lo colpì con uno schiaffo che lo rimise a sedere sul letto. Lui alzò lo sguardo e la vide. Otae era arrabbiata ma il suo sguardo, così come i suoi occhi, davano l'idea di delusione e rammarico. " Nostro padre non vorrebbe questo... Non vorrebbe che il suo unico figlio si macchiasse di un tale crimine, non vorrebbe mai che tu seguissi una tale via solo per tali scopi e lo sai bene anche tu che è così Shin." Mormorò lei seria ma al tempo stesso ferita. Il ragazzo non rispose ma chinò la testa, lei aveva ragione, se ne era reso conto.
Strinse i pugni sul kimono, voleva dire qualcosa ma non ci riusciva. Quel peso quella voglia di eliminare Gintoki non era scemata in lui voleva ancora farlo con ancor più desiderio. " Mi spiace Otae io non posso non farlo..." Sussurrò lui a bassa voce. Prima che la ragazza replicasse afferrò rapido la katana da sotto il letto e, sempre d'impeto la scostò di lato uscendo dalla porta. Sentì la voce trafelata e sorpresa di Otae venirgli dietro ma non gli importava, corse finché non uscì dalla dalla casa scomparendo con le urla che sembravano perseguitarlo.
 
 
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" Ehi sono tornato scusa, il ritardo amico." Disse Hasegawa entrando nella casa con tra le mani alcune buste della spesa come segno di pace. " Ehi ma che stai facendo?!?" Esclamò vedendolo in piedi e intento a vestirsi con la tuta che gli aveva trovato addosso.
" Ti ringrazio per l'ospitalita ma io devo andarmene adesso." Rispose Gintoki mettendo la spada nel fodero. Hasegawa lo guardò confuso. " No ehi non sei in condizioni di andare via, sei ferito e anche gravemente dovrest..."
 " Non c'e tempo!" Ruggì Gintoki irritato. 
" Per cosa non c'e tempo? Per favore spiegami." Disse l altro con calma.           
" Loro attacheranno la città..." Mormorò serio. " Non faranno distinzione fra donne, bambini o vecchi, uccideranno chiunque troveranno sul loro cammino finché non avranno me oppure quei joi che non ho catturato..." Spiegò avviandosi verso la porta ma venendo bloccato dal vecchio. " Aspetta calmati, e cosa intendi fare uscendo da solo in mezzo alla città? Combattere contro tutti quei tizi da solo?" Chiese lui. " Non sei in condizioni e lo sai bene anche, tu ti farai ammazzare se vai." Concluse. 
" Io devo salvarla..." Bisbigliò lui afflitto. 
Hasegawa lo guardò confuso e disse:" Chi devi salvare?" Gintoki non rispose. Manco si rendeva conto di averlo detto ma, da quando aveva saputo, un solo pensiero gli era venuto alla mente e quel pensiero era Tsuky. " Si tratta della ragazza di cui sei cotto eh..." Mormorò il vecchio accendendo una sigaretta e portandola alla bocca. Gintoki non rispose. " Lo sai, pure io sono innamorato di una donna... Lei bhe da quando sono stato licenziato mi ha piantato e io sono caduto davvero in depressione..." Espirò il fumo e si mise a cercare qualcosa nella tasca della giacca marrone. 
 " Io purtroppo non sono forte come te, ne veloce come te o nemmeno in grado di salvare una vita..." Prese il piccolo mazzo di chiavi dalla tasca e lo mise sul tavolo. " Se il tuo obiettivo è salvarla, se tu davvero vuoi andare da lei perché sei ancora qui? Saresti potuto andartene anche senza aspettarmi... Dimmi hai paura Gin?" Chiese infine prendendo un'altra boccata di fumo. Il bianco non rispose. Ai vecchi tempi sarebbe corso fuori a spada sguainata, perché adesso non lo faceva? Cosa gli stava prendendo? " Io non so cosa scegliere..." Mormorò " Da un lato mi sento responsabile per lei e dall' altro mi rendo conto che la città ha bisogno di me, che devo fare?" Chiese alzando la testa all' amico.  " Fa la tua scelta: salvare la sua vita o salvare un'intera città? Non puoi portare un  peso simile sulle tue spalle e lo sai bene. Ci sono fardelli che si devono dividere e questo è uno di quei momenti in cui lasci un'po di responsabilita ad altri." Gli mise il mazzo di chiavi nella mano destra " Va dalla tua bella ma vedi di non spaccarmi il motorino. Lascia che siano altri a occuparsi della città." Disse con un sorriso triste. Gintoki strinse con forza la presa su quelle chiavi e si alzò dalla sedia " Ehi Madao..." Disse aprendo la porta. 
" Che c'e?" Domandò lui mettendosi a sedere.
 " Grazie, non sei del tutto inutile allora." Disse ridendo. Il vecchio si mise a ridere insieme a lui e disse:" Coraggio va, hai una missione da compiere no?"
 " Già hai ragione..." Mormorò Gintoki. Con queste parole mise in moto la piccola vespa bianca e partì alla volta della sua missione.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL'AUTORE: Grazie a chiunque stia leggendo questa storia. Nel prossimo capitolo ne vedrete delle belle spero che vi sia piaciuto ^^ alla prossima.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


La città era in pericolo e lei lo sapeva. 
Con un  balzo si portò in mezzo a una strada e, con facilità, falciò altri due Naraku permettendo così ad altri civili di correre verso i rifugi. "Coraggio muovetevi!" Urlò mentre le esplosioni le facevano da contorno. Mentre proseguiva la sua strada una figura la incuriosì. 
 
Aveva una maschera di volpe simile a quella di Gintoki ed era in cima ad una palazzina. 
 
Tsuky scaglio i kunai verso il suo avversario senza dargli il tempo di reagire. Ma, senza alcuna fatica, questi li evitò con un salto rispondendo anche lui con la stessa arma della bionda, che scansò per un soffio. Mentre stava per lanciare una seconda raffica lo sconosciuto cercò il corpo a corpo provando a colpirla con un calcio allo stomaco che lei bloccò incrociando le braccia ma venendo sbalzata all'indietro. L'uomo non le diede tregua e lanciò altri due pugnali che presero in pieno la spalla destra della ragazza aprendo una ferita. Senza pensarci minimamente Tsuky gettò un altro pugnale che l'uomo stavolta bloccò con la punta delle dita e spedendoglielo contro con una facilità disarmante, prendendola alla gamba sinistra. Tsuky trattenne l'urlo che le era rimasto in gola, non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione.
 Si buttò su di lui come una furia provando a ferirlo o impensierirlo ma quello scansava ogni suo attacco con semplicità, come se conoscesse il suo stile di lotta. A un certo punto Tsuky spiccò un balzo e lanciò un kunai, l'uomo lo evitò trovandosi davanti però la giovane che provò l'attacco frontale ma che, col pugnale, colpì il nulla. " I miei complimenti, sei migliorata moltissimo, mia allieva..." Mormorò il suo avversario che si trovava alle sue spalle.
Tsuky sbiancò: quella voce, il suo stile di lotta... c'era solo un uomo capace di essere così veloce da sparire alla vista e bloccare al volo dei kunai.
" Jiraya..." Sussurrò lei visibilmente sconvolta mentre l'uomo, con una manata là colpì alle spalle facendola cadere a terra priva di sensi.
 
 
-
 
 
Gintoki aveva fatto più in fretta che poteva ma era stato vano. Quando arrivò a Yoshiwara vide che l'attacco era ormai cominciato: ovunque sentiva le grida della gente in fuga, il frastuono dei combattimenti e il fuoco diramarsi per le strade.
 
 - Maledizione.- Pensò fra se e se continuando a correre per la strada principale, " Gin-san!" Sentì gridare. Si girò trovandosi davanti il volto esausto di Kagura che, con le mani sporche di sangue, sembrava avesse combattuto contro qualcuno. " Kagura dove sono Hinawa e gli altri?" Domandò lui preoccupato vedendo solo lei li. 
" Sono al palazzo principale. Stiamo scortando tutti quelli non in grado di lottare lì ma è difficile, Tsuky è introvabile." Rispose la ragazza in ansia. Gintoki sbiancò.
" Dove è stata vista l'ultima volta?" Chiese.
" Vicino al suo solito rifugio, era stato avvistato qualcuno di sospetto ed è corsa da sola." Spiegò lei. Gintoki annuì e, voltandosi verso la strada maestra, mormorò:" Kagura, va ad aiutare gli altri per l'evacuazione. Andrò a cercare io Tsuky." 
" Ma Gin..." 
" Fa come ti ho detto!" Ruggì lui con un tono che non ammetteva repliche. " La tua forza serve più a loro che a me in questo momento. Va, ci penserò io al resto." Concluse. Lei annuì e tornò da dov'era venuta. 
Gintoki invece procedette sulla sua strada. Sentì dei passi davanti a se: due naraku gli si pararono davanti ma, prima che potessero fare qualsiasi cosa, gli tranciò di netto la testa. Era furioso e chiunque si fosse messo sulla sua strada l'avrebbe pagata cara.
 
 
-
 
 
Quando riaprì gli occhi Tsuky si trovò completamente legata a una sorta di ragnatela. Attorno a se vide una terrazza affacciata sulla città in fiamme. Si trovava nel suo punto d'osservazione, dove era solita andare durante i turni di guardia. Provò a smuoversi ma sentiva le braccia troppo pesanti e la ragnatela era troppo dura per liberarsi. 
" Ben svegliata mia bellissima allieva..." Disse con una voce suadente il suo ex maestro uscendo dalla penombra e mettendosi davanti a lei. 
" Cosa ci fai tu qui? Credevo che fossi morto..." Sussurrò lei. Lui fece un ghigno divertito e mostrò la gigantesca bruciatura che gli aveva devastato metà faccia. Tsuky trattenne un conato di vomito di fronte a quella vista. 
" La morte è un concetto così misero e soppravalutato... Sono rinato." Annunciò lui allargando le braccia e spostandosi indietro per farsi vedere con la toga nera come la notte dei Naraku.
" Ti sei unito a dei pazzi..." Mormorò lei con un tono freddo e beccandosi un violento schiaffo sulla guancia destra.
" Non osare parlarmi in questo modo! Sono e sarò per sempre il tuo maestro..." L'ammonì lui colpendola di nuovo e aprendo un piccolo taglio sulla sua guancia. 
" Perché sei tornato qui?" Chiese allora Tsuky sputando un grumo di sangue ai piedi dell'uomo. 
" Per due motivi ovviamente..." Disse lui iniziando a dirigersi verso la porta che dava sull'intera città " Il primo motivo era per una missione per conto del mio capo Oboro, colui che mi accolse tra i suoi ranghi qualche anno fa, dovevo punire il Corvo e mi ha spedito qua..."  Un ghigno malvagio apparì sul suo volto mostruoso. " Il secondo motivo è perché volevo vedere l'ultima delle mie prede..." Concluse lui avvicinandosi al bordo della terrazza.
" Che cosa intendi dire?" Domandò lei visibilmente turbata dalla frase. 
" Sai perché ti ho cresciuta? Perché ti ho addestrata?" Lei non rispose ma stette in silenzio." Un ragno di solito la sua preda la uccide subito per mangiare, ma io no. La nutro e la curo e poi, quando raggiunge la maturita, la uccido e godo di un piacere immenso e questo ho fatto con te..." Spiegò sorridendo.
 Tsuky era senza fiato, tutto quell'addestramento, tutte quelle cure solo per quello? Una lacrima scese lungo le sue guance, lei credeva in lui. Quando credeva fosse morto, quattro anni fa, aveva pianto per giorni interi la sua scomparsa. Si sentiva svuotata e adesso lo stesso uomo che l'aveva accudita la voleva uccidere. 
" Dimmi solo perchè..." Sussurro lei con un filo di voce.
" Ho sempre cercato una preda che superasse ogni altra per gusto e di piacere e alla fine sono arrivato a concludere di voler uccidere qualcuno che si avvicinasse a me come carattere, per questo ti ho addestrata, ma purtroppo ho notato che sei cambiata, e fin troppo..." Rispose lui con un tono duro e freddo. " Ti sei innamorata di uno stupido uomo. Del corvo per giunta, ti sei fatta degli amici e questo non lo posso tollerare..." Continuò facendo apparire una fiamma nella sua mano. " Adesso brucerò questo posto fin dalle fondamenta, distruggerò tutto privandoti così di ogni legame e poi prenderò ciò che mi spetta." 
" Ti prego no!" Urlò lei. " Uccidi me, poniamo fine a questa storia ma non fare del male a loro, ti prego Jiraya!" Continuò lei implorandolo. 
Il guercio stette in silenzio fissandola male: due occhi colmi di rabbia e delusione erano di fronte a Tsuky. Spense la fiamma e si avvicinò a lei e poi la colpì con un pugno rigirandogli il volto. " Tu devi solo tacere, è chiaro? Guarda come ti sei ridotta, sei una vergogna!" Provò a colpirla con un'altro pugno ma una mano lo bloccò in una stretta dura come l'acciaio." Levagli le mani di dosso..." Mormorò una voce. 
Jiraya si voltò prendendo in pieno un pugno di Gintoki che lo scaraventò dall'altra parte della stanza.       
 
" Gin... Che ci fai qui?" Domandò lei con un filo di voce mentre lui tranciava i fili della tela con colpi secchi della spada. 
" Sono venuto a prenderti, mi pare logico..." Replicò lui con voce seria prendendola in braccio e avviandosi alla porta. 
" Ma sei ancora ferito, non saresti dovuto venire..." Mormorò ancora lei. 
" Non mi interessa un corno della mia situazione. Coraggio, ti porto via da qui..." Rispose lui con un tono che non ammetteva repliche e piuttosto teso
" Dove credi di andare con la mia preda!" Urlò Jiraya furioso lanciando un kunai. Gintoki si voltò di scatto e lo deviò a terra con la katana appena estratta soprendendo visibilmente il ninja. 
" Lei è qui per una ragione vedere: distruggere la sua città e te soccombere!" Esclamò. " Deve capire che solo essendo come me lei potrà raggiungere la vera forza! Cosa ne puoi sapere tu della forza, sei solo un misero perdente!" Aggiunse lui inveendo contro il bianco. Gintoki non rispose ma stette zitto  proseguendo verso l'uscita. Con calma appoggiò Tsuky accanto alla porta e sussurrò:" Aspettami qui, tornerò subito ok?" 
" Non puoi batterlo, lui è il ragno, il mio maestro..." Disse lei con un filo di voce. Non voleva perderlo, non ora, non in quel momento. Lui la guardò e, per un istante, Tsuky ebbe paura: lo sguardo che aveva non era quello del solito Gintoki pelandrone, non era quello che lui teneva sempre con lei e Kagura, erano gli occhi spiritati di un demone.
 " Credimi, per come sono adesso colui che deve temere davvero è l'uomo che si trova in quella stanza." Sussurrò lui entrando nella stanza a spada sguainata. Era furioso con se stesso per essere fuggito li, per come era stata trattata Tsuky e per come Oboro aveva deciso di punirlo colpendolo dove era più fragile. Non lo avrebbe più permesso.
 
https://www.youtube.com/watch?v=A-ZQBgjP4UI
 
" Ti sei definito un ragno prima, non è vero..." Mormorò Gintoki con la testa bassa e che tenendo l'elsa della spada tra le mani. Jiraya lo guardava dall'alto incuriosito: le sue tele di ragno stavano vibrando in modo incontrollato, cosa che iniziò a suscitare un vivo interesse in lui, che sorrise.           " Sappì che il ragno stavolta ha cacciato qualcosa di molto più pericoloso... di un semplice insetto..." Alzò gli occhi che erano due fessure e aggiunse " Sei entrato nel territorio di un corvo e adesso sarò costretto a mangiarti..." Con un balzò si ritrovò di fronte al ninja che, con un salto all'indietro, evitò l'attacco. 
Gintoki tentò di inseguirlo ma Jiraya sfruttava il buio con maestria confondendosi con l'oscurità e attaccando da più lati, ma il bianco, rispondeva a ogni assalto con forza respingendolo sempre indietro nonostante il ninja riuscisse ogni tanto a ferirlo.
 " Te la cavi bene ragazzo, ma con me non hai speranze..." Disse la voce di Jiraya che sembrava essere ovunque nella stanza. Gintoki si mise al centro di essa: i raggi della luna illuminavano in parte la stanza ma non trovava e nè sentiva i passi del suo avversario. " Hai commesso un'errore imperdonabile Jiraya..." Mormorò Gintoki che venne colpito alla spalla sinistra da un kunai perdendo sangue.
 " Ovvero quale?" Chiese  scagliando un altro pugnale che stavolta Gintoki bloccò con la spada. 
" Colpire quello che sto proteggendo..." Annunciò Gintoki chiudendo gli occhi di nuovo e cercando di acuire gli altri sensi.
Si senti una risata che invase l'intera stanza. " Mi stai prendendo in giro? Proteggere ti indebolisce, solo essere vuoti ti rende forte, tu dovresti saperlo. Sei stato il corvo, dovresti essere privo d'emozioni..." Disse lui prendendolo in giro e deridendolo. 
" Un tempo la pensavo come te e avrei sbeffeggiato chiunque avesse detto una tale nefandezza..." Avvertì dei passi alla sua sinistra e deviò un pugnale con una stoccata. " Ma da quando ho conosciuto Tsuky ed altre persone ho capito quello che voglio davvero..." Jiraya gli apparve davanti cercando di colpirlo al fianco. Gintoki parò il primo attacco ma venne preso di striscio al braccio sinistro da un'altro pugnale. Provò a contrattacare ma quello scomparve nel buio. 
" E cosa è che tu vorresti?" Domandò Jiraya visibilmente incuriosito spostandosi per la stanza. " Avere uno scopo: sono stanco di vivere nell'ombra, stanco di commettere omicidi. Portiamo un peso immenso. Le vite che rubiamo, quello che facciamo è sbagliato, io... Non voglio uccidere innocenti. La mia spada è destinata ad aiutare. Io non sono più il Kuroyasha, io sono Gintoki Sakata. È questo quello che sono ora..." Annunciò lui serio aprendo finalmente gli occhi con una nuova luce. 
" E Allora muori!" Gridò Jiraya gettandosi su di lui. Gintoki mise la mano sinistra in avanti venendo preso in pieno dal pugnale che lo trapassò da parte a parte. Chiuse la mano a cui erano legati dei nodi avvolgendo così il braccio di entrambi. 
 
" Ti ho preso..." Mormorò Gintoki con una voce fredda e metallica caricando un colpo e dicendo " Adesso mangia questo!" La spada penetrò nello stomaco dell'assassino che urlo dal dolore ma che contrattaccò pugnalando Gintoki alla spalla sinistra che, senza fermarsi e accusando il colpo, continuava ad affondare la sua lama all'interno delle viscere dell'uomo il sangue ormai stava impregnando l'intero pavimento. Jiraya tossì del sangue dalla bocca e mormorò:" I miei complimenti Corvo... ma hai commesso un errore anche tu..." Gintoki lasciò che il filo che gli legava  cadesse a terra e il corpo dell'avversario crollò a terra con un tonfo. 
" Che intendi dire?" Domandò riprendendo fiato e togliendosi il coltello dalla spalla. 
" Pensi veramente che abbiano mandato solo e soltanto me con qualche uomo a ucciderti qua?" Disse lui iniziando a ridere in maniera incontrollata. Gintoki stava per replicare quando sentì una scossa: l'intera torre stava tremando 
" Ahahaha è arrivato anche lui. Adesso si che si mette male per te..." Esordì Jiraya tossendo sangue ma continuando a ridere. Gintoki sentì un botto: qualcuno stava abbattendo l'edificio. Si precipitò fuori e agguantò Tsuky. Sentì un dolore lancinante al braccio sinistro, ma non aveva tempo. 
 
Iniziò a scendere per il tetto con la risata continua di Jiraya in testa e il rumore assordante di colpi che prendevano in pieno la struttura che cominciò a crollare vistosamente.
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL AUTORE: Scusate l'immenso ritardo ma tra altre opere, corso e robe varie non ho mai avuto tempo per sistemare.
Questo combattimento, in parte, l'ho ripreso dal manga l'ho solo modificato :) spero vi sia piaciuto :D alla prossima.

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Capitolo 23
*** capitolo 23 ***


     
https://www.youtube.com/watch?v=njJ7NZMH70M 
 
Gintoki era senza parole: lì, di fronte a lui, si trovava Hosen. Il lungo abito nero con tanto di cappello di paglia simboleggiava l'appartenenza al suo stesso ex ordine. 
 
Lo osservò mentre, come una furia, si avventava contro le ignare guardiane che venivano sballotate qua e la come se fossero pupazzi. 
A fatica si rimise in piedi: osservò il suo braccio sinistro da cui il sangue continuava a uscire, il combattimento contro Jiraya  lo aveva reso uno straccio. Il suo sguardo cadde sulla figura di Tsuky li addormentata a causa della fatica e del sangue perso, la prese in braccio e la mise in un punto riparato. 
                   
" Verrò a prenderti più tardi..." le sussurrò in un orecchio per poi allontanarsi verso la sua prossima sfida.
 
Mentre camminava per la strada intrapresa da Hosen avvertì un brivido lungo la schiena. - Non ce la facevo in termini normali, figurarsi adesso con un braccio solo.- Pensò lui con rammarico, ma doveva fare qualcosa, non voleva morti innocenti sulla coscienza. Non più. " Hosen!" Gridò con quanto fiato aveva in gola sperando di riuscire ad attirare la sua attenzione. L'ex sovrano degli Yato si voltò verso di lui mentre schiacciava l'ennesimo cranio di un avversario. Con un balzo superò la distanza che li divideva e si mise di fronte al demone bianco. 
 
Gintoki lo fissò: il fisico massiccio del re della notte, rispetto a un anno e mezzo fa, sembrava molto più allenato e prestante; le cicatrici che lui stesso gli aveva inflitto ormai erano completamente rimarginate. 
 
" Cosa vuoi?" Domandò lui con voce cavernosa.
" Cosa diamine stai facendo...? " chiese Gintoki freddamente e con uno sguardo duro. 
Il colosso si mise a ridere divertito. Lo guardò con occhi di sfida e replicò:" Mi scusi signore se non obbedisco ai suoi ordini. Ma  ho ricevuto un chiaro comando da Oboro..." 
" Ovvero quale?" Domandò Gintoki stringendo con forza l'elsa della katana.
Quello sorrise e rispose:" Di distruggere quello che è più caro al demone corvo..." Prima che Gintoki potesse colpirlo Hosen aveva già fatto la sua mossa sferrando un pugno. Gintoki sentì il suo corpo volare per una decina di metri prima di fermarsi e schiantarsi contro un muro. Tentò di rialzarsi ma, non appena lo fece, Hosen gli fu di nuovo addosso investendolo come un treno merci e buttandolo dentro l'edificio. " Stavolta bello mio sarà sul serio a senso unico. Sei solo contro di me e io mi sono molto rafforzato da quel nostro incontro." Annunciò lui entrando dentro il negozio ormai distrutto.               
" Non mi sottovalutare!" Esclamò Gintoki attaccando Hosen alle spalle e perforando la sua spalla destra. Lo yato gridò di dolore ma, prima che Gintoki potesse estrarre la spada e colpirlo nuovamente,  lo afferrò per il collo e lo buttò contro un altro muro. Il bianco battè la testa, provò a restare in piedi ma il colosso lo prese in pieno con un calcio dritto alla bocca dello stomaco. Sputò sangue. Quanto diavolo era diventato forte quel mostro?
" Bel colpo. Mi hai fatto molto male sai?" Disse Hosen prendendolo per i capelli e sollevandolo da terra come un fuscello. " Ma direi che il tempo dei giochi è finito. Tranquillo, una volta che avrò finito con te toccherà anche a quella traditrice di Tsuky..." 
" Non te lo permetterò!" Prima che Hosen potesse vedere chi fosse stato a parlare un pugno lo colpì dritto sul volto spedendolo al suolo.
Gintoki cercò di aprire gli occhi ma la figura che si era messo a sua difesa era inconfondibile.
" Kagura... Vattene subito..." Mormorò lui a fatica. 
" No, non permetterò che ti uccida!" Esclamò lei sicura di sè mettendosi in una posizione di guardia. Hosen si rialzò senza alcun problema toccandosi la mascella " Ragazzina, gran bel pugno! Chi sei?" Domandò lui interessato e studiando la piccoletta. 
" Io sono Kagura. Figlia di Umibozu, non so se ricordi." Rispose lei convinta trattenendo il nervosismo sempre più crescente.              
Un ghigno si aprì sul volto del colosso che disse:" Sei sua figlia... Avevo giusto voglia di rincontrarlo. Dopo tutto questo tempo... ma si, ucciderò anche te così sarà lui a venire da me!" 
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Si lanciò verso la ragazza che si spostò sulla sinistra evitando il pugno destro dell'avversario. Tentò con un calcio di colpire il fianco sinistro ma lui parò senza problemi il colpo e, senza mollare la presa, la scaraventò a terra con forza. Un grido di dolore uscì dalla bocca di Kagura che, una volta a terra, sferrò un calcio basso che prese in pieno il ventre di Hosen allontanandolo. La giovane si buttò come una furia sul vecchio che gli andò incontro a testa bassa. I pugni di entrambi andarono a segno ma, se Kagura traballò a causa dell'impatto, Hosen ne restò illeso. Con forza l'agguantò per la testa e la scagliò al di la della parete come se fosse una bambola di pezza. " Mi sto davvero divertendo con te. Coraggio piccolo coniglio, balliamo tutta la notte!" Esclamò ridendo il vecchio e gettandosi di nuovo su Kagura che, rialzatasi, gli andò addosso. 
 
Gintoki provò a rimettersi in piedi. Sentì i rumori dello scontro continuare a imperversare. - Non può farcela anche se è uno yato come lui...- Pensò cercando di restare lucido nonostante tutto il sangue perso a tentoni fece dei passi non riusciva a correre ogni muscolo del suo corpo stava implorando pieta ma doveva assolutamente fare qualcosa.
 
 Mentre la piccola si rimetteva in piedi avvertì una voce dentro di se.- Usami...- Gli sussurrò la voce mentre riceveva l'ennesimo pugno di Hosen nel petto che la mandava a terra. Stoicamente si rialzò e gridando si ributto sul colosso ghignante. - Coraggio... so che lo vuoi usami! Adesso!- Disse ancora la voce interiore mentre l uomo la respinse mandandola a terra. " E' tutto qui la tua forza ragazzina? Sul serio?" Chiese il vecchio sputando a terra del sangue e avvicinandosi a lei rantolante a terra. " Sei debole e inerme un piccolo e misero coniglietto che ancora non sa niente del mondo..." Aggiunse colpendola con un calcio e mandandola contro un altro muro. " Non sei per niente come tuo fratello o tuo padre ma sei solo una delusione!" Ruggì ancora gettandosi sulla figura della giovane e cercando di colpirla con un pugno che stavolta, la ragazza, bloccò con una forza che non si aspettava. Il vecchio la osservo. 
Kagura aveva lo sguardo completamente assente e stava ridendo Hosen la fissò confuso poi capì " Sei entrata in quella modalita eh..." Mormorò compiaciuto.  La ragazzina non rispose e attacco ancora. Hosen stavolta bloccò a stento il suo pugno provò a contrattaccare ma Kagura lo prese in pieno allo stomaco con il sinistro smorzandogli il fiato. Prima che potesse difendersi la ragazza lo colpì di nuovo con un calcio spedendolo a terra. 
" Kagura fermati!" Gridò Gintoki sollevandola la ragazzina inizio a divincolarsi voleva ucciderlo lo aveva intuito aveva completamente perso la testa. " Non ti ricordi cosa mi hai detto quando ci siamo conosciuti?!" Strinse la presa sulle sue spalle anche se avvertiva i muscoli supplicare di fermarsi " Tu volevi che ti insegnassi a controllarti riprendi il controllo. Ricorda quello che abbiamo fatto ricorda Kagura!" Gridò ancora Gintoki mentre lei urlava come un ossesso. " Non diventare come lui non diventare come me tu devi... Restare te stessa!" Urlò ancora lui. Non avrebbe permesso che quella dolce ragazzina mutasse in un demone. Lei doveva salvarsi. A un certo punto smise di divincolarsi calde lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi, prima di svenire a causa della fatica e lo stress, mormorò:" Gin-san..." Lui non disse niente ma la pose delicatamente a terra.
 
 
" Perché l'hai fermata?" Domandò Hosen riprendendo fiato e rimettendosi in piedi a fatica.
" Lei non deve seguire la nostra strada... Non gli permetterò di macchiare la sua anima con un'omicidio. Non posso permettermi che lei patisca quello che ho sofferto io per tutta la vita..." Mise la spada di fronte a sè e aggiunse " Sta a me porre fine alla tua vita Hosen non a lei..."
 Lo Yato si mise a ridere divertito. Nonostante il sangue che gli stava colando dalla bocca a causa dei colpi della giovane. " Credi davvero di riuscire a battermi? Anche se sono conciato così resto comunque più forte di te..." Lo ribeccò lui iniziando ad avvicinarsi minaccioso. Gintoki non rispose ma rimase immobile. Non aveva più forza si sentiva uno straccio ma non poteva arrendersi, doveva ferirlo in modo grave e gli restava solo un colpo a disposizione. Doveva usarlo bene. 
Hosen si gettò su di lui anche se con una velocità minore vista la stanchezza. Gin evitò il colpo per un soffio. Stava per far partire il fendente ma, lo Yato, eseguì un calcio contro cui dovette retrocedere per non essere preso. Un solo attacco andato a segno e non si sarebbe rialzato, lo sapeva.  
" Smettila di fuggire!" Ruggì Hosen attaccando di nuovo con foga. 
" Tranquillo, stavolta non fuggirò!" Gridò lui di rimando evitando il colpo scartando a destra. Stava per trafiggerlo al braccio quando una lama argentata si frappose tra lui e il bersaglio.
 " Direi che possiamo finirla qua..." Mormorò il possessore della spada: Un'uomo alto e nascosto sotto uno spesso mantello nero. Prima che Gintoki potesse capire chi fosse, quello lo colpì in pieno petto con un calcio spedendolo a terra poco lontano da Kagura. 
 
" Ottimo attacco ragazzo. Se la mia spada non fosse così resistente forse l'avresti anche potuta rompere e farmi molto male..." Disse lui riponendo la spada nel fodero. 
" Cosa ci fai tu qua?! Non erano questi i tuoi ordini." Esclamò Hosen con un tono piuttosto nervoso e impaurito. 
" Infatti non sono qua su ordine di Oboro ma di uno ancora al di sopra di lui." Replicò lui avvicinandosi alla spada di Gintoki e prendendola tra le mani. 
" Cosa vuoi farmi..." Sussurrò Gintoki ormai rassegnato all'inevitabile. Non poteva affrontare entrambi, lo sapeva. Era esausto in tutti i sensi.       Quello lo fissò per un istante che parve durare all'infinito e rispose:" Niente di niente." Rispose. " Sono venuto fin qua solo per riprendere quello che il padrone rivoleva indietro ovvero questa." Indicò la spada che teneva tra le mani. Gintoki sussultò: quella era il legame che lo univa al suo maestro e all'ordine. Senza gli veniva tolta l'appartenenza, gli veniva tolta una parte di lui. " Aspetta i miei ordini erano altri..." Borbottò stupito Hosen.                         
  " Vorresti davvero discutere gli ordini di Utsuro con me? Hosen?" Domandò quello con uno strano luccichio negli occhi. Il colosso si zittì e, chinando la testa, mormorò:" No mio signore..." 
" Molto bene, richiama i Naraku rimasti, c'e ne andiamo..." Ordinò lui mettendo la spada di Gintoki in un secondo fodero. " Prima che me ne vada, Gintoki..." Disse girandosi verso di lui. " Il nostro signore voleva ringraziarti per tutti i servigi resi. Per questo ha deciso di risparmiarti la vita, stessa sorte toccherà anche a coloro che ti stanno vicino. Ma se solo oserai di nuovo metterti sulla nostra strada..." Estrasse la spada rapidamente e la puntò verso Kagura. " Non c'è bisogno che ti dica cosa accadrà vero?" Domandò infine. Gintoki stette in silenzio. Non aveva il coraggio di rispondere. Sentiva una pressione tremenda esercitata da quell'uomo e se perfino Hosen lo temeva, che razza di mostro era? Lo vide deporre la spada nel fodero e, insieme a Hosen, lo lasciarono solo. Solo con la sua sconfitta che ormai sembrava seguirlo ovunque.
 
 
 



ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo 23 mi scuso per il ritardo. Con questo ci avviciniamo alla fine del primo arco della mia storia :) spero che i combattimenti vi siano piaciuti. Non mi uccidete per come ho ridotto Gin e Kagura XD alla prossima

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Capitolo 24
*** capitolo 24 ***


 
Sotto di loro l'intera città di Edo brillava colma di centinaia di luci. 
Dalle case vicine si avvertiva  rumore di risate oppure il rumore della televisione che trasmetteva programmi - Riceverete una bella notizia adesso.- Pensò l uomo affacciandosi dal parapetto del palazzo.
 
" Direi che possiamo anche cominciare..." Annunciò voltandosi verso i suoi emissari tutti pronti in assetto da battaglia.
" Ordini precisi?" Chiese un Naraku avvicinandosi a lui. Quello sorrise in maniera malvagia e si tolse il cappuccio rivelando dei corti capelli neri come la notte e disse:" Nessuno. Massacrate chi vi intralcia, massacrate chiunque vi sembra sospetto. Stanotte sarà una vera epurazione..." A quelle parole gli uomini sul palazzo iniziarono a gridare e, come uno sciame di locuste, si avventarono sull'ignara città pronti per un vero bagno di sangue. 
 
 
-
 
 
" Shinpachi!" Gridò Otae per le vie deserte della città. Cercò di riprendere fiato ma si sentiva svuotata da quanto aveva urlato.
 Fece un altro passo avanti quando sentì un fischio, alzò gli occhi al cielo e rimase sgomenta: delle enormi navi nere come la notte avevano iniziato ad aprire il fuoco nella sua zona. 
 
La ragazza iniziò a correre mentre il fuoco cominciava a divampare. Grida e sirene gli risuonavano nelle orecchie facendola continuare a correre sempre più veloce fino a che non andò a sbattere contro due uomini vestiti di nero. 
Otae cadde a terra a causa dello scontro, fece per rialzarsi ma quello di destra le puntò la lama alla gola e mormorò:" Epurazione..." Alla ragazza si raggelò il sangue, provò a strisciare via ma l'altro teneva fermo il kimono col piede e bisbigliò:" Nessuno resta impunito..." Quello di destra alzò la lama al di sopra del capo pronto a infliggere il colpo ma, prima che calasse si sentì un sibilo e la testa dell'uomo roteò a terra con un tonfo. " Non vi vergognate? Prendervela con una donna indifesa?" Ringhio il suo salvatore con la spada sguainata. 
 
L'uomo in nero sbattè il bastone che teneva nella mano sinistra e dalle stradine laterali uscirono altri cinque uomini in nero. 
 
Lo sconosciuto sorrise divertito e rispose:" Chiama quanti amici vuoi, il risultato non cambia..." Si lanciò all'attacco: il primo provò un affondo che schivò abilmente scartando a destra e affondando la spada nella gola, il secondo attaccò al fianco ma bloccò la stoccata con la propria lama, il terzo gli si gettò addosso, agguantò il fodero e lo buttò all'indietro colpendo il busto dell'aggressore che crollò a terra. 
Gli ultimi due si distanziarono e iniziarono a camminargli attorno. Il giovane li seguiva con l'occhio attento sia a se stesso che alla ragazza ai suoi piedi svenuta a causa dello spavento e del sangue che le era caduto sui lunghi capelli castani. I due attaccarono in contemporanea. Il ragazzo roteò su stesso. I due iniziarono a barcollare e il sangue cominciò a cadere dalle loro gole sguarciate. Lui rimase il solo in piedi. 
Si avvicinò alla figura a terra - Per fortuna che sta bene.- Pensò fra se e se. Per qualche istante rimase li immobile a guardarla, non poteva permetterle di restare li.
-Ti porterò in un posto sicuro, te lo prometto.- Disse a se stesso mentre, caricandola sulle spalle, la portò via scomparendo nel nulla mentre la città cadeva nel caos.
 
 
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" Dobbiamo muoverci, coraggio!" Ordinò Takasugi ai joi che stavano seguendo lui e Katsura al luogo dell'appuntamento. I bombardamenti e gli assalti alla città erano un modo per scovarli, dovevano muoversi, e in fretta. 
" Dove andate così di corsa?" Chiese la voce di un uomo vestito completamente di nero e con una lunga catena atterrando di fronte a loro. Takasugi si fermò seguito a ruota dagli altri. 
" Io credo che questa sia una splendida notte, soprattutto per un bellissimo combattimento all'ultimo sangue!" Esclamò la voce di Ureka che si ciondolava su un container rosso. 
" Se credete di fermarci solo in due vi sbagliate di grosso." Mormorò Katsura estraendo la spada insieme agli altri compagni. 
" Tranquillo, per voi ci siamo mobilitati in parecchi." Rispose la voce di un uomo imponente con alle mani dei grandi artigli e seguito da una sessantina di uomini. " A quanto pare non ci lasciate altra scelta." Disse Takasugi tirando fuori anche lui la spada e aggiungendo. " Bansai, Matako, portate Gengai al luogo dell'appuntamento. Qua ce la vediamo noi..." 
" Ricevuto!" Risposero i due prendendo l'unica via libera rimasta. 
" Ureka e Mitsashi, seguiteli!" Ordinò la voce di Nobume apparsa in mezzo allo schieramento dei Joi sorprendendoli tutti. Si mise davanti a Takasugi e disse. " Qua ci pensiamo noi." 
 
 
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" Coraggio muoviti vecchio!" Sbraitò Matako dando una spinta all'inventore che ansimava davanti a lei a causa della corsa. 
" Sto andando più veloce che posso!" La ribeccò quello cercando di aumentare il passo.
" Bhe sarà il caso che ti muova perché qua..." Prima che finisse di parlare un oggetto volante attirò la sua attenzione. 
Rapida, estrasse le pistole e sparò all'oggetto che esplose a mezz'aria.
 
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La battaglia infuriava per il porto: i Naraku e i Joi lottavano per non perdere terreno. 
Katsura si faceva largo in mezzo a quella bolgia portando morte e soccorrendo chi aveva bisogno, ma la situazione era tragica e lui lo sapeva. Sentì un grido e, poco lontano, vide un altro compagno cadere a causa di quel dannato Naraku con la catena. Strinse con forza l'elsa della spada, non ne poteva, più l'avrebbe pagata cara!
" Che c'è, vuoi qualcosa amico?" Chiese quello ridacchiando e facendo volteggiare la sua arma con tranquillità, pulendola così del sangue. 
" Sì, la tua testa!" Esclamò lui colmo di rabbia. Con uno scatto superò la distanza che gli separava: l'avversario spostò la testa a destra evitando l'affondo che per poco non gli tolse la maschera. Manovrò la catena mirando alla gamba del Joi che con la spada deviò il contrattacco nemico e si rigettò su di lui con una serie di affondi. Non gli avrebbe permesso di vivere, l'avrebbe ucciso seduta stante. Quello però, con maestria, riavvolse la catena iniziando a usarla come scudo ai fendenti del Joi, che continuava a creare combinazioni. “ È tutto inutile…” Mormorò il Naraku liberando l’arma e cercando di colpirlo al costato, costrigendo Katsura a spostarsi a sinistra con una capriola. 
 
 
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Takasugi era rimasto immobile: per tutto il tempo i Naraku non gli si erano avvicinati e i Joi lottavano intorno a lui. I suoi occhi erano posati sulla donna che aveva di fronte. Da lei avvertiva forte l'intento omicida, lei era la più pericolosa li. Si mise in posizione e lei fece altrettanto, come  pensasse la stessa cosa. Entrambi si lanciarono l'uno contro l'altro. Si mise in posizione e lei fece altrettanto come  pensasse la stessa cosa. 
 
Entrambi si lanciarono l'uno contro l'altro. Taka mirò al collo della ragazza che si sposto sulla sinistra e cerco di trafiggere al petto ma l uomo con un passo all'indietro evito il contrattaco e spinse via la lama da davanti  con ferocia per poi tentare un fendente alla testa della ragazza che usò il piatto della lama per bloccare il colpo i due si guardarono occhi: colmi di sangue e determinazione con un solo obiettivo: eliminare la minaccia ai loro valori.
 
 
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Bansai si fermò all'improvviso facendo quasi cadere a terra il vecchio che lo stava seguendo: aveva avvertito qualcosa. 
" Gengai, prendi la strada a sinistra prosegui per altri cento metri  poi aspetta gli altri." Bisbigliò Bansai estraendo la spada dalla cintura. Il vecchio annuì e, senza fare domande si dileguò nel nulla. " I miei complimenti, sono pochi quelli che riescono a percepire la mia presenza." Mormorò con tono ammirato la voce di Mitsashi guardandolo dall'alto con un senso di superiorità.
 Bansai sorrise e replicò:" Col mio orecchio posso sentire molto più che un semplice assassino di mezza tacca come te. Coraggio vieni, e fai suonare le tue lame." Con un salto scese dal container e si gettò su Bansai che notò solo dopo che, sulle mani, aveva quattro paia di lunghe lame. 
Evitò l'attacco del braccio destro e contrattaccò con una stoccata al volto dell'uomo che usò il braccio sinistro corazzato per bloccare l'attacco e contrattaco con un calcio allontando il joi per poi scagliarsi su di lui con entrambe le armi. Bansai respinse l'assalto con un veloce scambio di colpi e si rimise in posizione distanziandosi. Un rivolo di sangue gli bagnava la fronte, non sarebbe stato affatto facile.
 
 
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https://www.youtube.com/watch?v=v2AC41dglnM
 Una musica assordante stava rimbombando ovunque per il porto iniziando a far voltare i combattenti impegnati nei loro scontri.
 
" Siete caldi città di Edooooooo?!?" Gridò una voce con un megafono proveniente da una gigantesca nave che stava illuminando il porto e soprattutto la zona di lotta.
" No, dimmi che è uno scherzo ti prego..." Bisbigliò Katsura fermando il combattimento e rimanendo allibito di fronte a quella scena. 
" Chi cazzo ha chiamato sto scemo?" Domandò la spada, anch' essa piuttosto stupita dalla cosa come tutti del resto.
" Bhe direii che possiamo inziareee! Pronti coi fuochiiiiii!!" Gridò ancora quello e tutti notarono i cannoni abbassarsi verso il porto proprio nel punto in cui gli scontri erano più numerosi.
" No non lo farà davvero... sa che ci siamo noi qua..." Mormorò Takasugi fiducioso anche se di poco. I cannoni iniziarono a ronzare vistosamente.         
 " No. Lo fa lo fa cazzoooo via tuttii!" Grido Katsura iniziando a correre prendendo per il colletto Takasugi e trascinandolo via seguito a ruota da altri joi e lasciando i Naraku ancora li imbambolati. 
" Coraggio fuocoooooooooo!!" Esclamò ridendo e i cannoni iniziarono a sparare sull'intero porto.
" Sakamoto giuro su dio che appena arrivo sulla nave ti uccido!" Gridò Katsura visibilmente arrabbiato e con le bombe che continuavano a cadere intorno a loro. " Dai, pensa al lato positivo, ci ha tolto di torno i nemici!" Gli urlò di rimando Takasugi correndo al suo fianco mentre le esplosioni fioccavano attorno a loro seminando fuoco e fumo ovunque. " Tu lo difendi sempre! E' proprio per questi motivi che quello fa sempre quel che cazzo gli pare!" Lo rimproverò Katsura evitando di poco la caduta di una trave. " Tu dovresti apprezzarlo di più, sa rendersi utile... quando vuole." Ammise il guercio sottovoce senza farsi sentire e continuando la sua corsa.
 
"  Che facciamo, Nobume?" Domandò la decima spada mentre si riparavano su una struttura sopra elevata. La mora guardò la zona: tutto era circondato da fiamme che si alzavano sempre di più. Entrare in quel marasma sarebbe stato un suicidio e avrebbe portato ulteriori perdite che non potevano di certo permettersi. 
" Da l'ordine di ritirata, li inseguiremo via cielo." Spiegò lei dirigendosi rapida verso la nave.      
" Sarà fatto mia signora." Annunciò lui iniziando un fischio con la bocca richiamando così l'armata nera.
 
 
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Ureka si bloccò dal lanciare l'ennesima bomba e mormorò:" Ti sei salvata di nuovo, ragazzina..." 
" Fottiti..." Replicò la bionda con una lunga ferita sulla fronte. Mentre la verde iniziò a ripiegare verso la zona della nave Matako sbuffo e corse nella direzione opposta doveva raggiungere gli altri.
 
 
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Bansai era sfinito. Con calma prese un nuovo respiro e si ributtò sul suo avversario che, senza alcun problema, continuava a lottare. Eseguì una stoccata dritta al petto della spada che, con rapidità, lo evitò per poi sferrare una sferzata che prese in pieno la spalla del chitarrista che iniziò a sanguinare vistosamente. " Hai combattuto bene, ma per te è finita..." Annunciò la spada mentre un' esplosione scuoteva la zona circostante e faceva danzare le loro ombre. " Questo è tutto da vedere..." Rispose ringhiando lui col sangue che colava dalla spalla. Con uno scatto si riportò davanti al suo avversariob cercò di colpirlo al volto ma quello si inclinò e affondò la mano artigliata nel fianco destro aprendo un nuovo squarcio. Bansai sussultò e sputò sangue. " Non c'è niente da vedere, ma solo da perdere per te."
Disse l'uomo pronto ad affondare anche l'altra mano ma uno sparo lo fece desistere da quella mossa. " Allontanati dal mio compagno..." Ringhiò Matako puntando entrambe le pistole verso la spada. " I tuoi compagni se ne sono andati, sei solo, vattene!" Continuò la donna facendo seguire due click a quella affermazione. La spada la fissò per qualche istante poi, senza dire niente, tolse la mano destra dal fianco di Bansai e, sempre in silenzio se ne andò ma, prima di scomparire in mezzo al buio, disse:" Per questa volta ti è andata bene ma il mio giudizio è solo rimandato."
Prima che il corpo di Bansai cadesse al suolo Matako lo sorresse prendendolo per la spalla buona. " Non dovevi intervenire..." Sussurrò lui con un filo di voce. " Sta zitto!" Esclamò lei nervosa mentre a rilento si dirigevano verso la nave. " Sei un mio compagno, era mio dovere aiutarti e poi... ti dovevo un favore." Ammise la donna ricordando come lui solo qualche mese prima aveva affrontato quella pazza bombarola prima che lei la uccidesse. " Bhe, direi che siamo pari." Disse infine lui con un sorriso prima di svenire e facendo sbuffare la donna che continuò verso la nave in silenzio.
 
 





 
ANGOLO DELL'AUTORE: Eccoci col capitolo 24 scusate la lunga attesa grazie a chi continua a seguire questa storia :) ci vediamo col capitolo 25 sempre meno alla fine della prima parte ciaooo

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Guardava il cielo dalla finestra della camera che gli avevano dato.
Si sentiva davvero sfinito. Si guardò il braccio sinistro, sul cui gesso Kagura aveva fatto degli strani scarabocchi. Sospirò piano, si sentiva un vero perdente: aveva perso contro Hosen, aveva perso la sua spada e non era stato capace nemmeno di aiutare gli altri.
" Mi sento così misero..." Mormorò fra sé e sé. 
 
" Ti sei ripreso finalmente." Disse una voce dietro di lui dal tono sollevato.           
Si voltò trovandosi il viso radioso di Tsuki. Indossava ancora la veste da notte, segno che anche lei si era svegliata da poco, e aveva alcuni cerotti sul viso e una fascia alla spalla, ma stava meglio di lui. 
" Già, diciamo..." Rispose lui facendo notare il gesso al braccio. 
" Ti conosco, ormai so che tra qualche giorno sarai tornato il solito." Rispose lei mettendosi a sedere sul lato destro del letto.
" Mi sento un fallito..." Bisbigliò lui sospirando. 
" E perché? Mi hai salvata, hai impedito a Kagura di essere preda della follia." Disse lei avvicinandosi con un tono dolce, cosa che sorprese Gintoki.
" Sì, avrò anche compiuto queste due cose, però..." Strinse forte con la mano destra la coperta. " Non sono riuscito a battere Housen, mi ha tolto la spada... io..." Sospirò afflitto.
 " Non so più chi sono..." Concluse. Gli mise la mano sopra la sua. Era calda, o almeno gli pareva.
" Dovresti smetterla di dire queste cose, io so benissimo chi sei, tutti qua lo sanno." Disse lei mettendogli la mano sinistra sulla guancia.
" E chi sarei allora?" Domandò lui confuso e avvampando per la vicinanza sempre più pressante di Tsuky che, sorridendo, rispose:" Tu sei Gintoki Sakata, colui che ha salvato Yoshiwara per la seconda volta, che ha salvato me..." Gli si avvicinò all'orecchio e sussurrò:" E colui che quattro sere fa si è dichiarato pensando che io dormissi." 
Gintoki rimase a bocca aperta, stava per rispondere ma non ebbe il tempo perché lei lo baciò prima che potesse parlare. Rispose al bacio anche in maniera impacciata. Di certo non si aspettava un tale sviluppo. 
A un certo punto si sentì tossire ed entrambi si voltarono trovandosi davanti un uomo che purtroppo Gintoki ormai conosceva bene. Tsuky si staccò da lui ancora rossa in volto e fissò male gli uomini in nero.
 
" Scusate, abbiamo per caso rovinato un bel momento?" Domandò Hijikata con un ghigno malefico sul volto e con una sigaretta in bocca. 
" Direi proprio di sì..." Sbottò Tsuky con due occhi glaciali e pronta a combattere.
" Wow wow calmati bella, non ce l'ho con te, è lui che vogliamo..." Disse Hijikata riferendosi a Gintoki ancora fermo a letto.                                  " Come mi hai trovato? Non c'erano tracce nel mio appartamento, ne sono sicuro..." Mormorò Gintoki visibilmente sorpreso. 
Il moro indicò Tsuky e replicò:" Abbiamo trovato un suo capello, è stato difficile risalire a lei, però poi appena trovata abbiamo saputo dove trovarti..." Gintoki sorrise e mormorò:" Ottima mossa, davvero." 
" Intendi seguirci con le buone o con le cattive?" Chiese Hijikata. A quelle parole i cinque agenti attorno a lui estrassero le armi pronti a combattere. Tsuky stava per scattare. "No!" Esclamò il bianco alzandosi dal letto, anche se a fatica. " Ma Gin..." Rispose lei con un filo di voce.
Lui le mise una mano sulla spalla e disse:" Devo andare con loro, non voglio che ti succeda niente, sei troppo debole per combatterli e lo sai bene come lo so io... lasciami fare, ok?" Lei lo guardò e dopo alcuni istanti gli occhi le si riempirono di lacrime. Perché tutto questo, perché sempre a lui? Pensò ciò mentre abbracciava Gintoki.
" Ti seguirò con le buone, ma sappi una cosa..." Disse questi mentre i suoi occhi diventavano due fessure, e per qualche istante le lame degli uomini tremarono. " Se oserai tornare qua per rivalse o simili su di lei o altri sappi che tornerò dalla tomba per cercarti, mi hai sentito?" 
" Non ho alcun intenzione di fare niente a questa cittadina, per me puoi stare tranquillo. Muoviti!" Replicò Hijikata per niente preoccupato della sua reazione e mettendogli delle manette ai polsi. 
 
Mentre scendeva verso l'auto fece un cenno di saluto a Hinowa e Seita, anche loro come Tsuky in lacrime. Quando arrivò di fronte alla volante stava per entrare quando una voce gridò " Gin-saannn!" Si girò di scatto trovandosi di fronte Kagura che lo abbracciò forte. Gli Shinsengumi stavano per allontanarla ma lui li fermò. 
 
" Ehi vedo che stai bene." Disse lui sorpreso del fatto che non aveva riportato grosse lesioni. 
" Non farlo Gin, non seguirli, fuggi se devi..." Sussurrò lei. 
Lui le sorrise in modo triste e, staccandosi da lei, disse:" Non posso fuggire, ho intrapreso un cammino di morte... E come tutti coloro che lo attraversano è giusto che io paghi per i miei peccati, ma voglio chiederti una cosa. Mi faresti un favore?" Lei annuì e lui continuò:" Proteggi Tsuky, proteggi Seita e Hinowa e soprattutto difendi questo posto come se fosse casa tua...a Non uccidere mai nessuno e proteggi la tua anima, non come ho fatto io..." Dette queste parole Gintoki montò in auto che partì rapida verso l'oblio.
 
 
-
 
 
Takasugi sorseggiava il tè nella sua cabina. La nave ormai si era allontanata molto dal territorio di Edo e potevano viaggiare finalmente tranquilli. Sentì bussare alla porta. " Avanti." Disse con calma posando la tazzina sul tavolo. 
La porta si aprì mostrando Katsura piuttosto agitato sul volto e con un foglio stracciato nella mano destra. " Lo hanno preso..." Disse lanciando il foglio sul tavolo in malomodo. 
Takasugi si incupì e mormorò:" Sapevamo sarebbe potuto accadere, non vedo perché ti stupisci così tanto. E inoltre dovresti esserne contento." 
" Ne sarò anche contento, ma sai benissimo che avevamo bisogno di informazioni da lui... Se muore perderemo l'unico modo che abbiamo di scoprire dov'è la vera base dei Naraku." Replicò lui stizzito.
Takasugi sospiro. " Cosa vuoi che faccia, Katsura?" Chiese sapendo benissimo la risposta del compagno.                                                          " Che tu rimedi al tuo errore e salvi quella bestia..." Sbraitò lui convinto.
" Sei stato tu a portare quello Shinsengumi quel giorno e sempre tu l'hai coinvolto, quindi è una tua responsabilità salvare quel demonio! " Aggiunse furioso vista la situazione che si era venuta a creare.  
" Sì ho capito ho capito, vedrò di pensare a qualcosa e di tirarlo fuori da li. Anche se non sarà facile." Rispose lui cercando di calmare il compagno. A causa degli scontri avvenuti la notte scorsa i loro contatti erano sparsi e la sicurezza non era mai stata così alta per tutta la città di Edo.
" Ti converrà darti una mossa, sicuramente la sua esecuzione sarà a breve perciò non perdere tempo!" Sbraitò di nuovo lui prima di uscire dalla stanza sbattendo la porta.
 
 
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Una volta arrivati alla centrale e uscito dall'auto, ad aspettarlo trovò più di una ventina di uomini disposti ai lati della strada verso la prigione. 
 
Gintoki sentiva tutti i loro sguardi colmi di rabbia e risentimento su di lui, e come biasimarli? Aveva ucciso i loro compagni, aveva ucciso degli innocenti e commesso crimini indicibili. 
" Muoviti, coraggio." Borbottò Hijikata spingendolo in avanti con forza.       
" Mi aspettavo molta più gentilezza da te." Disse Gintoki aumentando il passo.       
" Dopo tutto quello che hai fatto è già tanto se non ti uccido qua sedutastante." Replicò lui serio scortandolo dentro la prigione del distretto.            " Quando sarà la mia esecuzione?" Chiese Gintoki entrando nella cella e mettendosi a sedere sulla panca.
" Tra due giorni. Fosse per me l'avremmo fatta subito, ma Kondo non ha voluto. La tua sarà un' esecuzione pubblica come monito per tutti coloro che intendono seguire il tuo cammino, pazzo criminale." Spiegò Hijikata gettando il mozzicone di sigaretta a terra e spegnendolo col piede. " Gentile da parte sua, avrò più tempo per pensare. Adesso, se mi vuoi scusare, vorrei riposare un pò, sai avrò, dei giorni molto intensi tra poco." Rispose di rimando Gintoki buttandosi sul giaciglio di paglia e chiudendo gli occhi. 
Hijikata lo fissò per qualche istante e scosse la testa. Quel tipo proprio non riusciva a capirlo.
 
 
-
 
 
Okita si stava davvero annoiando. Era rimasto in quella dannata camera d'ospedale per tutto quel periodo si era perso i combattimenti per la città con quegli strani tizi vestiti di nero, e in più adesso veniva anche a conoscenza che avevano catturato quel famigerato assassino.
Si sentiva davvero frustrato. 
 
" Ehi Okita!" Esclamò Kondo entrando nella stanza e ricevendo solo un grugnito dal giovane, che rimase zitto e alzò solo la mano destra come saluto.
" Ho saputo che dopodomani sarai dimesso. Spero che ne sarai contento." Disse Kondo mettendosi a sedere accanto a lui. 
" Si, sono proprio felice..." Brontolò Okita rigirandosi nel letto. Kondo lo guardò confuso. Da quando aveva avuto quello scontro con l assassino l'atteggiamento di Okita sembrava diverso come, se si fosse spento oppure che avesse una mancanza di stimoli. 
" Va tutto bene, Okita?" Chiese lui preoccupato.     
“ Non va bene per niente, Kondo…” Rispose lui. “ Durante un’attacco alla nostra città sono stato in un cazzo di letto a dormire e non sono riuscito nemmeno a catturare un dannato assassino che sarà giustiziato dopodomani. Mi sento realmente inutile.” Spiegò con tono afflitto.                             
 “ Non ci pensare, può capitare a tutti un periodo del genere, coraggio!” Lo rassicurò Kondo con un sorriso.  
“ Kondo per favore vattene…” Mormorò il ragazzo sempre senza guardarlo. “ Ma Oki…” 
“ Te lo chiedo per favore, lasciami da solo. Non appena uscirò da qui tornerò subito alla base con le mie gambe. Adesso, se non ti dispiace, ho sonno. Lasciami dormire…” Sbottò seccato e irritato. Kondo sospirò. Quando Okita ci si mettava sapeva di essere davvero testardo. Uscì dalla stanza senza emettere un fiato diretto verso la sua casa.
 
 
 



 
ANGOLO DELL AUTORE: Bentornati dopotutto questo tempo manca poco alla fine del nostro primo arco :) spero che vi sia piaciuto il capitolo. Alla prossima.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Gintoki se ne stava stravaccato sopra il suo giaciglio. Ormai era passato quasi un giorno da quando era stato trascinato li. Guardò con disprezzo la sbobba che gli avevano portato: del pane ammuffito e della brodaglia che... doveva essera soba? - Il cuoco avrebbe bisogno di qualche lezione di cucina.- Pensò fra sé e sé. Stava per rimettersi a dormire quando la porta della cella si aprì.
" Ehi assassino, hai visite..." Borbottò la guardia.    " Chi vuole vedermi?" Chiese curioso mentre questi apriva una delle due file di sbarre che lo separavano dalla libertà.                                          " Un monaco ha detto che è giusto che anche un'anima marcia come la tua possa salvarsi. Bah, tutte baggianate." Disse quello facendo entrare una figura alta che Gintoki parve riconoscere. Lo sconosciuto si mise a sedere di fronte a lui mentre la guardia uscì.
 
" E' molto che non ci vediamo, mio allievo." Bisbigliò il monaco non appena lo Shinsengumi uscì. Gintoki rimase paralizzato dalla sorpresa mentre Utsuro si toglieva il copricapo rivelando la sua vera identità. 
" Maestro..." Mormorò lui quasi in adorazione. 
" Cosa ci fa qua?" Chiese visibilmente curioso. 
" Sono qua per porti l'ultimo saluto. Credo che sia doveroso essendo io il tuo maestro." Rispose lui sinceramente." Credevi che ti avrei liberato?" Domandò ancora con un sorriso. 
Gintoki scosse la testa. " No, sarebbe stato impossibile che lei stesso venisse a liberarmi, ormai non faccio più parte dei Naraku, sono un ronin un senza padrone." Rispose il giovane. 
" Hai pensato proprio bene Gintoki. Mi è dispiaciuto che hai deciso di seguire una nuova strada ma, come ti ho sempre detto, prima o poi te ne saresti potuto andare combattendo oppure... beh, facendo come hai fatto." 
" Mi ha sempre considerato uno spirito più libero di Oboro e altri che ha allevato, non è vero sensei?" Chiese Gintoki. 
" Ti ho sempre visto in modo diverso da ogni Naraku che ha fatto parte della mia organizzazione. Hai uno spirito libero, sai adattarti in ogni situazione e inoltre mi sarebbe piaciuto combattere con te un'ultima volta per saggiare quanto tu fossi diventato formidabile." Ammise Utsuro alzandosi in piedi e posando una mano sulle sbarre. 
" Bhe... se spezza le sbarre possiamo lottare anche subito." Disse con un sorriso Gintoki suscitando la risata dell'uomo dai capelli grigi che, tornando serio, gli appoggiò la mano sulla spalla destra e disse:" Kuroyasha della ventesima generazione, io Utsuro ti libero da ogni impegno che hai nei miei confronti. Adesso va e vola dove vuoi, io e te non abbiamo più niente da dirci." Dagli occhi del bianco iniziarono a cadere lacrime, non per la fine - sapeva che sarebbe morto un giorno e non temeva la morte, che ormai considerava quasi come un'amica - piangeva per aver capito di essersi liberato ormai troppo tardi da quelle catene. 
 
La porta si riaprì " Monaco, è meglio che lei vada." Borbottò la guardia scortando Utsuro fuori dalla prigione che voltandosi, regalo un ultimo sorriso al suo allievo prima di affrontare il patibolo.
 
 
-
 
 
“ Controllate tutto il perimetro, voi laggiù! Non voglio vedere angoli ciechi, muovetevi!” Sbraitò Hijikata furioso verso i suoi sottoposti che continuavano a correre da una parte all’altra del campo lungo la costa del fiume su cui avevano deciso di eseguire la sentenza verso Gintoki.
 
“ Non ti sembra di aver esagerato con le misure di sicurezza?” Gli chiese imbarazzato Kondo mentre alcuni della Shinsengumi avevano predisposto un reticolo di ferro attorno alla postazione dell’esecuzione. “ Non mi pare proprio, era ricercato anche dai Joi. Magari potrebbero pensare di volerlo eliminare loro oppure sarà la folla a volerlo accoppare per godersi meglio lo spettacolo. Non voglio commettere errori.” Spiegò Hijikata continuando a dare istruzioni. Ormai mancavano solo due ore all’esecuzione e tutto doveva essere perfetto. 
 
“ Ah se lo dici tu. Vado intanto a prendere il prigioniero con l’auto di scorta, ci vediamo tra poco.” Annunciò Kondo facendo cenno a sei agenti che lo iniziarono a seguire diretti alle auto. “ Si d’accordo ma state attenti, se tenta la fuga ti autorizzo a eliminarlo sedutastante.” Gli gridò Hijikata intento a strangolare Yamazaki che si era fermato a giocare a tennis. 
 
 
-
 
 
“ Il grande capo che mi scorta fino al luogo della mia morte… Mi sento quasi onorato.” Disse sorridendo Gintoki mentre si accomodava sul sedile dietro seguito a ruota da altri due agenti che erano ai lati. “ Sta zitto. Voglio passare questo viaggio comodo senza sentir volare una mosca, perciò taci!” Lo rimproverò Kondo sedendosi al fianco del guidatore. Gintoki sbuffò “ Sei proprio noioso, almeno il tuo compagno qualche chiacchierata la faceva.” Borbottò ricevendo un silenzio come risposta. “ Ehi ma che cazzo sta facendo quello!” Esclamò l’autista spaventato. Un camion gli stava venendo addosso a tutta velocità. Lui cambiò rapidamente corsia ma, proprio quando stava per svoltare, un’auto lo tamponò in in pieno facendolo cozzare con un’altra macchina a destra. L’auto della Shinsengumi sbarellò per un po' finché non si capottò andando sotto sopra. 
 
Gintoki rinvenne: per sua fortuna le sbarre che lo separavano dal davanti avevano in parte attutito il colpo. Notò che le due guardie laterali erano svenute in una pozza di sangue, invece il guidatore e Kondo non avevano quasi un graffio. - Che cavolo sta succedendo? - Pensò lui seriamente confuso. Un tonfo lo riportò alla realtà: una delle portiere fu spalancata e un volto che ormai conosceva bene gli fece cenno di seguirlo fuori dall'abitacolo. Esitante decise di ubbidire e seguì Takasugi per qualche metro, poi si bloccò. “ Perché diamine mi stai salvando?” Domandò Gintoki fermandosi nel vicolo che stavano attraversando. Il guercio lo fissò confuso. “ Perché la tua morte ora come ora sarebbe inutile e anche totalmente vana...” Gli rispose cercando di smuoverlo a continuare a correre.
“ Io devo pagare per i miei crimini e questa…” Disse indicando le manette. “ È l’unica strada che possa fare…” Concluse rammaricato.
Takasugi lo osservò per qualche istante poi rispose: ”Puoi anche farlo, tornare indietro e riconsegnarti a loro ma, se lo farai… Tutto tornerà come prima. Se vuoi fare ammenda per i tuoi crimini, se davvero vuoi cambiare, allora seguimi Kuroyasha e ti prometto che dopo questa missione sarai redento…” Annunciò iniziando a correre senza nemmeno aspettarlo.
 
 Gintoki non sapeva che fare, le parole di Takasugi lo avevano colpito, e nel profondo. Poi fece la sua scelta e iniziò a correre dietro al guercio: se avesse avuto modo di rimediare in un altro modo l’avrebbe fatto, costi quel che costi 
 
https://www.youtube.com/watch?v=wA0UX2NDDwA
 
 Utsuro restava nella sua oscurita come sempre, odiava mostrarsi agli suoi sottoposti era li, che si sentiva davvero a casa. Il portone si spalanco piano e si sentì un rumore di passi. " Mio Signore, ho fatto come mi avete richiesto." Annunciò la prima spada mettendosi in ginocchio di fronte a Utsuro. 
" Molto bene. Credo che ci tornerà utile e sarà anche divertente aver tenuto in vita Gin..." Rispose lui mangiando un chicco d'uva.
" Lei dice? Non sarà rischioso?" Chiese l'altro piuttosto stupito.
" No niente affatto, lui resta il mio allievo prediletto, l'unico che reputo degno della mia posizione e non vedo l'ora di incrociare la spada con lui." Spiegò fiducioso nella scelta che Gintoki avrebbe fatto. 
" Ho richiamato colui che voleva vedere..." Disse all'improvviso la spada.            
" Oh davvero? Hai fatto presto a trovarlo." Disse visibilmente stupito Utsuro. " Bhe diciamo che non si è lasciato scappare l'occasione di affrontarla, maestro." Disse lui con un sorriso divertito.                                               
   Utsuro si mise a ridere e mormorò:" Se vuole lottare lo aspetto a braccia aperte, anche adesso se vuole." 
L'altro scosse la testa e rispose:" Attualmente è da qualche parte, credo a vedere la struttura. Più tardi gli si mostrerà." 
 
 
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Shinpachi non trovava pace: aveva setacciato l'intera tenuta ma niente, Otae era completamente sparita. Si mise a sedere di fronte al tavolino dove erano soliti mangiare insieme; dopo quella litigata lui se n'era andato via e lei forse lo aveva inseguito.
 
 " Dannazione!" Urlò colpendo con forza il tavolo e facendosi male. " Perché sono così testardo? Perché mi ostino a cercare un qualcosa come la vendetta?!" Urlò ancora iniziando a piangere; aveva perso suo padre, sua sorella era sparita chissà dove e adesso cosa gli restava? Taka e Zura se ne erano andati lasciandolo come se fosse un peso. Ormai era solo.
 
 
" C'è qualcuno che qua sta cercando di dormire." Disse una voce sulla veranda. Shinpachi si voltò trovandosi davanti il volto assonnato di Okita con una maschera da notte.
" Tu che ci fai qua?" Domandò visibilmente sorpreso il giovane di trovare in casa sua quel tipo.                                         
 " Facevo un giro da queste parti. Sai, sono stato in malattia fino all'altro giorno, mi sono perso diverse cose e ora ho voglia di ballare un po'..." Rispose quello piuttosto enigmatico.
" Che intendi dire?" Chiese Shinpachi avvicinandosi al fodero della spada e preparandosi mentalmente a lottare. Okita sbuffo. " Vedi ragazzo, sono stato sconfitto da quel tipo in un modo quasi vergognoso..." Si mise seduto. " E adesso ho voglia di fare qualcosa che mi tiri su di morale prima di andare a ricercarlo..." Concluse lasciando interdetto Shinpachi. " Hai detto che tua sorella è sparita, giusto?" Domandò di nuovo Okita " Sì, e allora?" Chiese esasperato il ragazzo.
Okita lo fissò con uno sguardo malato, quasi folle, e annunciò:" Ti aiuterò a cercarla! Affettare un po' di gente sarà un toccasana per me, e poi vuoi vendicarti di quel bianco, non è vero? Anche io, e con tutto il cuore! Conta pure su di me, ragazzino. Gli faremo rimpiangere il giorno in cui ci ha fatto incazzare entrambi..." 
Shinpachi rimase allibito e spaventato da quella dichiarazione: sapeva la fama di Okita, capitano della prima squadra della Shinsengumi, uno spadaccino d'elite, ma un sadico di proporzioni colossali. - Voglio davvero fidarmi di un elemento così malato?- Pensò fra se e se. 
 
Strinse forte la mano destra: aveva fatto un patto coi Joi e aveva fallito, aveva perso sua sorella e per questo ormai era arrivato al bilico. Basta mezze misure, basta tutto. Avrebbe avuto giustizia col sangue. Un sorriso strano apparve sul suo volto, simile a un ghigno, e rispose:" Per me va benissimo. Da dove possiamo cominciare?" 
 
 
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" Non mi interessa! Voglio subito una nave pronta al decollo, è chiaro?!" Ruggì Hijikata al telefono al povero diavolo che aveva risposto.
" Come le ho già detto se non ho un ordine diretto dal comandante in capo non poss..." 
" Ah al diavolo!" Ruggì ancora sbattendo il telefono al suolo.
" Niente da fare?" Chiese Kondo tornato dal medico con alcuni cerotti sul viso.
" Già, niente di niente! Quel bastardo si defilerà a breve. Dobbiamo inseguirlo, e subito!" Replicò il vice dando un calcio a una lattina e facendola volare via. 
 " Forse posso darvi una mano." Disse una voce che fece sobbalzare entrambi gli uomini in nero che si voltarono trovandosi davanti la faccia sorridente di Sasaki.
" Credevo che i cani non potessero entrare qua dentro." Sbottò il moro irritato dalla sua presenza. 
Sasaki sospirò e con tono diplomatico rispose:" Possiamo litigare fino a domani se ci tieni, ma lui a quell'ora sarà già andato lontano, molto lontano, oppure puoi fidarti di me, portare qualche tuo uomo di fiducia e andare insieme a prenderlo..." 
" Che interessi avete nel catturare quell'assassino?" Domandò Kondo all'improvviso.
" Più che lui mi interessa l'uomo per cui lavora, pertanto vi aiuterò a prenderlo e nel contempo voglio farci una piccola chiacchierata, che ne dite?"
" Non sappiamo dove sono diretti..." Mormorò Hijikata seccato.
Sasaki sorrise e rispose:" Di questo non devi preoccuparti, Io so benissimo dove intendono andare. Sarà un viaggio piuttosto lungo, vi avviso."                                           
 " Non mi spaventano i viaggi lunghi... andiamo a riprenderci quel bastardo." Replicò stizzito Hijikata affiancando il vecchio alla volta dell'auto. Anche se fosse andato sulla luna o su un altro pianeta lo avrebbe preso, a qualunque costo.
 
 
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" Perché sei voluto venire qua? Ti stanno cercando, lo sai bene!" Sbottò Takasugi piuttosto nervoso.                                                                     " Tranquillo, vengo solo per prendere un cambio d'abito. Non mi va certo di farmi vedere dai tuoi uomini conciato così." Rispose lui logico riferendosi alla divisa da prigioniero.                        Takasugi sbuffò  incamminandosi verso un vicolo per non farsi vedere e replicò:" D'accordo, ma hai dieci minuti, non di più." 
 
Gintoki salì lentamente le scale verso il suo appartamento e aprì la porta, quando una voce, proveniente da dentro la sua casa, disse: " Allora, hai capito cosa essere?" Sorrise alla figura della vecchia in salotto intenta a fumare una sigaretta.     " Sì, ormai l'ho capito. Sono pronto a tutto quello che avverrà..." Rispose lui calmo. 
Otose sorrise e, avviandosi alla porta, disse:" In camera ti ho lasciato un cambio d'abiti e un altro piccolo regalo... abbine cura." 
" Lo farò, e un giorno ricambierò il mio debito." Mormorò lui mentre la vecchia chiudeva la porta. Non appena entrò in camera vide gli abiti che gli aveva procurato e ne rimase folgorato. 
 
Sopra il materasso notò uno yukata completamente bianco se non per alcune estremità azzurrine a forma di nuvolette, una cintura nera era appoggiato su di esso insieme ad alcuni pantaloni e un paio di scarponi.
Indossò lo yukata ripensando a come per tutti quegli anni si era sempre e solo vestito di nero, senza mai cambiare il suo look. Una volta vestitosi vide l'altro regalo: una spada di legno con sopra una scritta che recitava "lago Toya".
 La maneggiò con cautela provando qualche affondo; la sentiva forte e al tempo stesso leggera. La mise alla cintura e poi richiuse la porta dietro di se.
" Ci hai messo un'eternità! Vuoi muoverti?!" Sbraitò Takasugi sempre più nervoso. 
" Arrivo arrivo... piuttosto, ancora non mi hai spiegato cosa volete fare." Rispose Gintoki scendendo le scale.
" Ti sarà tutto chiaro una volta che saremo a bordo della nave, e adesso andiamo!" Disse sbrigativo Takasugi accelerando il passo.               
 " Ma avrete il parfait al cioccolato sulla nave, spero!" Esclamò Gintoki correndo al fianco del Joi. 
" I samurai non mangiano così tanti dolci!" Sbraitò l'altro aumentando il ritmo. Gintoki si mise a ridere e, mentre guardava avanti a se, poté finalmente capirlo: il cambiamento era arrivato, e questa volta lo avrebbe seguito fino alla fine.
 
sigla finale https://www.youtube.com/watch?v=REHaJZgWwxY
 








ANGOLO DELL AUTORE: Grazie a tutti coloro che mi hanno accompagnato fino a questo finale della prima parte della mia storia su Gintama ^_^ spero vi stia piacendo. 
Alla prossima.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Se ne stava immobile, seduto a terra nella sua cabina. Dall'oblò le stelle lontane gli passavano davanti ma a lui non importava del meraviglioso spettacolo che stava ammirando; non era mai stato nello spazio anche se, dalla Terra, aveva sempre voluto vedere più da vicino quelle stelle che da sempre gli tenevano compagnia. 
 
Gintoki chiuse gli occhi e ispirò: di fronte a se adesso aveva il buio che, dopo qualche istante, si animò dando forma alle ultime cose che aveva vissuto: riaffrontò la lotta con Jiraya, quella con Hosen e infine quello strano figuro. Quando lo aveva visto la prima volta gli era quasi sembrata familiare l'aura che emanava, però era terrificante. " Chi sei davvero?" Chiese mentre l'uomo della visione bloccava con una facilità disarmante il suo colpo. 
 
Stava per risentire la sua voce quando la porta della cabina si aprì e la voce di Zura disse:" Ehi muoviti stiamo aspettando tutti te." 
Gintoki riaprì gli occhi e, sospirando, rispose:" Si arrivo arrivo." 
" Ti ho già detto che quando ci sono le riunioni devi essere puntuale!" Lo rimproverò Katsura mentre percorrevano i corridoi della nave.
 " Si lo so, stavo semplicemente meditando..." Borbottò stizzito Gintoki " Qualcosa che forse servirebbe anche a te, credo." Aggiunse facendo sussultare una vena sulla testa nera del joi che lo guardò male. " Si, sei molto spiritoso...." Rispose quello entrando nella sala principale. Non appena il bianco mise piede, tutti gli occhi gli furono addosso. Sguardi d'odio, sguardi colmi di risentimento lo squadravano dalla testa ai piedi. Ormai ci aveva fatto l'abitudine: aveva ucciso membri delle loro famiglie e magari anche amici, era logico lo fissasero così male.  
" Era l'ora che arrivassi, coraggio siediti qua!" Esclamò contento Sakamoto facendogli con la mano; era l'unico, di tutto quanto l'equipaggio, che non aveva paura di lui ma anzi continuava a fargli domande e non se ne stava mai zitto, nemmeno quando cercava di ignorarlo. Al suo lato sinistro invece c'era Takasugi che, come al solito, se ne stava in silenzio fumando dalla sua pipa. 
 
 
" Dunque, come mai mi avete fatto venire qua stavolta? Spero sia per spiegarmi il motivo per cui mi avete fatto evadere e non un'altra seduta psicologica sui traumi infantili." Disse sedendosi accanto al capitano.
" Erano incontri per cercare di capire un po' come ragioni. Qua noi tre siamo amici da una vita e di te, a parte le volte che hai cercato di ucciderci, non sappiamo un bel niente." Replicò Katsura con lo stesso tono. 
“ Calmati Katsura, non c’e bisogno di mettersi a tu per tu così.” Disse Takasugi spegnendo la pipa e cercando di rabbonire il compagno.
“ Vuoi sapere il motivo per cui ti abbiamo liberato, giusto?” Chiese stavolta a Gintoki. 
“ Si esatto. E’ da quattro giorni che siamo nello spazio siderale e vorrei sapere dove siamo diretti e soprattutto perché mi avete liberato.” Rispose di rimando. 
“ Il luogo dove siamo diretti è il pianeta originale degli Yato…” Annunciò lasciando di sasso il bianco. “ Da quanto so è disabitato da anni, è diventato un luogo inospitale e invivibile attorniato da creature mostruose…” Mormorò Gintoki “ Si esattamente. Ma li c'è una cosa di cui abbiamo un bisogno disperato per costruire quello che indicava la pergamena.” Rispose Takasugi che fece cenno a Gengai sulla porta ormai dall’inizio di entrare. Il vecchio portava tra le mani un involucro lungo e spesso che posò sul tavolo.
“ Che cos’è questo?” Chiese Gintoki incuriosito.
“ Aprilo e lo scoprirai.” Rispose Takasugi.
Gin scoprì il velo e vide di fronte a se una lunga e affusolata lama. 
 
L’impugnatura nera era decorata con un drago dorato che si mordeva la coda. Stava per toccare la lama ma si bloccò: quella spada dava l’impressione di tranciare qualunque cosa la sfiorasse.
 
 Un particolare lo lasciò stupito: alla spada mancava la punta. “ So che ti stai domando perché manca la punta e la risposta è che ci serviva il materiale adatto.” Rispose Gengai anticipandolo dal fare la domanda.
 “ Che razza di materiale vi serve per poter completare un’arma simile? “ Chiese confuso: dal colore e dalla compostezza gli sembrava semplice acciaio, non credeva fosse fatta di un altro materiale.
“ L’altana.” Mormorò Gengai. “ Uno dei materiali più rari e duri dell'universo, non è facile da trovare e ci sono pochissimi posti dove poterlo raccogliere, ma è indispensabile per completare la spada Kusanagi.” Concluse Gengai riavvolgendo la spada nel suo involucro. 
“ Spada Kusanagi? Ma siete ribelli oppure solo fanatici? Quella spada, se ben ricordo, fa parte solo del folklore e si dice serviva per uccidere gli immortali.” Rispose Gintoki iniziando a ridere per quella cavolata. 
“ Servirà appunto per uccidere un’immortale…” Replicò di rimando Takasugi serio. Gintoki smise di ridere e ammutolì. “ L’immortale di cui Taka sta parlando tu lo conosci bene, ci hai lavorato per tutti questi anni…” Aggiunse Katsura passandogli una cartellina. Gintoki la aprì con cautela e sbiancò. “ L’immagine è di circa cento anni fa, ed è l’unico riferimento visivo che abbiamo, ma credo che lo riconosceresti benissimo, visto che è e resta colui che ti ha cresciuto, giusto?” aggiunse Katsura mentre Gintoki ancora sorpreso fissava in maniera spaventata il volto di Utsuro sorridente, come lo era da quando lo aveva conosciuto.
“ No, tutto questo è assurdo, è impossibile…” Rispose lui incredulo allontanando l’immagina da davanti gli occhi.
“ Ti sei allenato con lui per anni, lo hai mai visto con una sola ruga sul viso? L’hai mai visto ammalarsi o subire ferite delibitanti?” Gli chiese Takasugi. Gintoki cercò di ricordare un solo istante dove il suo maestro si fosse dimostrato debole e… non gliene venne nemmeno uno. Il suo volto così come il suo aspetto in quei vent’anni non erano mai cambiati. “ E con quella spada pensate di poterlo uccidere?” Chiese di rimando.   “ Non saremo noi a ucciderlo… Ma tu.” Annunciò in tono grave il guercio.
“ E perché mai dovrei essere io a farlo?!” Esclamò lui d’impeto.                   
“ Ci abbiamo pensato molto io e Katsura e siamo giunti a una conclusione…” Rispose in tono amareggiato il joi. “ Ne io e nemmeno Zura siamo in grado di poter reggere il confronto con lui. Già con te nel corso degli anni abbiamo perso svariate volte oppure vinto per il rotto della cuffia e tu sei solo un allievo, quindi il nostro margine è troppo distante.”
“ Quindi è questo che intendevi per redenzione… Tagliare la testa direttamente al serpente. “ Lo interruppe Gintoki alterandosi.                 
“ Esattamente. Tu sei l’unico che può eliminarlo.” Ammise Takasugi.             
Gintoki scosse la testa più volte e bisbigliò:” Io non posso batterlo… Sin da quando mi addestra non gli ho mai inflitto nemmeno una ferita superficiale, figurarsi lottare contro di lui e poi al momento sono i suoi sottoposti che mi preoccupano.” 
“ Intendi le spade? LI abbiamo già affrontati altre volte e messi in fuga.” Replicò Katsura di rimando. 
“ Voi avete affrontato dalla quarta spada in su… Dalla terza alla prima le cose si complicano: ho sconfitto a stento la terza spada e la seconda è Hosen il re degli Yato e la prima invece…” Si fermò come preso dal panico. “ E’ un avversario che non augurerei a nessuno. Finché quei due e Oboro saranno vivi non ci sarà modo né per voi né per me di avvicinarsi a lui.” Spiegò tetro alzandosi dalla sedia.                                              “ Dove te ne stai andando adesso?” Domandò piccato Katsura.                       
“ Ho bisogno di meditare un po'. Tutte queste cose, tutto quanto… Mi stanno facendo venire mal di testa, ci vediamo più tardi.” Rispose uscendo dalla porta prima che qualcuno potesse dire altro.
“ Che uomo viziato e complicato.” Sbottò Katsura scuotendo la testa. 
“ Io non la vedo così…” Disse all’improvviso Sakamoto che era stato in silenzio per tutta la conversazione.
“ Che intendi dire?” Chiese il guercio. 
“ Per tutto il tempo che avete parlato e dicevate di uccidere il suo maestro la mano destra tremava e le gambe si muovevano impazienti ... io credo… Che lui abbia voglia di lottare e di riscattarsi, ma…” 
“ Ma cosa? Arriva al punto!” Esclamò Katsura. 
“ Ma ha paura… E’ un uomo che ha affrontato assassini e simili fino ad oggi. Dobbiamo dargli tempo, è l’unico modo che abbiamo.” Concluse lui serio. Takasugi annuì “ Per una volta ti dimostri il più sveglio della situazione, non lo credevo possibile. Ma purtroppo come ben sai il tempo, scarseggia sicuramente ci staranno ancora cercando. Tra quanto approderemo sul pianeta?” Chiese rivolto a Sakamoto che si stava dirigendo al timone.  “ Saremo la tra circa quattro giorni e la guida ci sta già aspettando.” Disse. 
“ Siamo sicuri che questa guida sia sufficiente per farci da scorta?” Domandò Katsura.
 “ Credetemi, l’uomo che ho assoldato è il migliore in questo lavoro. Non per niente è un cacciatore d’alieni, il migliore della galassia.” Aggiunse Sakamoto lasciando i due interdetti.
 
 
-
 
 
Hijikata non ne poteva più tirò un calcio a uno scatolone della nave adirato. " Che succede ragazzino?" Domandò sospirando Sasaki alzando la testa dal libro che stava leggendo. " Cosa ho vuoi saperlo davvero?!?" Replicò quello adirato. 
" Si vorrei saperlo visto che è da quando abbiamo lasciato il navettiporto che sei così stressato." Rispose quello calmo. 
" Tra quanto potrò fumare? E' da tre giorni che siamo su questa nave e qua non è permesso, cazzo!" Esclamò lui ributtandosi sulla poltrona in pelle. Sasaki lo guardò con un sorriso e rispose:" Mancano ancora quattro giorni di navigazione e poi potrai fumare quanto vuoi, non ti preoccupare..." Hijikata lo fissò stravolto: ancora quattro giorni? Chiuso in una scatoletta gigante che poteva esplodere o chissà che e in compagnia di uno degli esseri più antipatici dell'universo? Fece un lungo sospiro e tornando serio disse:" Piuttosto dove siamo diretti?"
 " Secondo le nostre informazioni i nostri fuggitivi sono diretti al pianeta originario degli Yato." rispose quello girando un'altra pagina del libro.                                                            " Ancora mi devi spiegare com'è possibile che tu abbia ottenuto queste informazioni..." Rispose Hijikata curioso e perplesso. Sasaki sorrise sornione. Non poteva dirgli che nel cellulare che aveva dato al demone corvo ci fosse un chip che rivelava la sua posizione in qualunque posto quel; segreto doveva tenerselo per se. Se mai lo avessero scoperto avrebbe perso la sua posizione, la sua vita e soprattutto la sua vendetta. " Diciamo che le mie spie sanno fare molto bene il loro lavoro a differenza delle vostre." Rispose con una frecciatina che Hijikata lasciò passare. Non poteva, litigare non in quel momento. " I miei però compensano in talento con la spada sicuramente... Ma non sarà pericoloso arrivare laggiù? So che è un pianeta molto inospitale dalle condizioni terribili." Replicò piuttosto serio e cambiando discorso. Sasaki annui " Si a causa delle loro guerre e l'uso di armi di distruzione di massa l'intero pianeta è cambiato tantissimo. Mostri giganteschi si segnalano addirittura serpenti che escano dal terreno e divorano tutto quello che trovano ma, c'e una persona che al contrario si reca spesso su quel pianeta..." Spiegò Sasaki.                                                                        Hijikata lo fissò sorpreso e chiese:" Chi sarebbe questa persona?"
Sasaki alzò gli occhi dal libro e mormorò:” E’ conosciuto con molti nomi ed è rinomato in tutta la galassia il suo, nome è… ” 
 
 
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Umibozou camminava lungo il gigantesco deserto del suo ex pianeta natale. 
I suoi ospiti sarebbero arrivati tra poco e non aveva fretta di incontrarli. Attorno a lui il nulla, come sempre d'altronde. 
Si sistemò il grande cappello grigio sulla testa per proteggersi dalla luce di quel sole infernale.
 A un certo punto, dietro di se, sentì un potente ruggito: si voltò lentamente trovandosi davanti una creatura grossa due volte lui e dalla folta pelliccia nera, due occhi neri come la notte lo fissavano estasiati. 
 
Sorrise divertito mentre la creatura si lanciava su di lui famelica. Caricò il pugno destro mandandolo all'indietro e disse:" Sparisci dalla mia vista..." Il colpo prese in pieno petto la creatura aprendola da parte a parte e facendola volare via. Si girò tornando al suo orizzonte: il viaggio si preannunciava davvero noioso.
 
 
 
 
 
 


ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi tornato dopotutto sto tempo alla mia storia di Gintama grazie a chi continua a seguire :) adesso siamo al secondo arco quello che si svolgerà nello spazio.
Ciao a tutti alla prossimaa.

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Capitolo 28
*** capitolo 28 ***


" Mi spieghi cosa diamine ci facciamo qui?" Chiese per la decima volta Shinpachi mentre Okita continuava a ignorarlo e a mettere cassette di sorveglianza nel videoregistratore.
" Per la decima volta, stiamo vedendo cosa ci dicono le registrazioni video. Per nostra fortuna Edo è una città all'avanguardia..." Replicò l altro rimanendo calmo e senza togliere gli occhi dalle registrazioni da cui si vedevano scene di fuga e distruzione.
" Ok... E come mai questo energumeno è qua con noi?!?" Esclamò riferito a Kondo che, dietro di lui, osservava attento ogni loro mossa.
" Io sono il capo della Shinsengumi, è mio dovere stare qua a controllare cosa fa un civile e un membro semi instabile della mia squadra." Spiegò quello serio.
Shinpachi sospirò: ma in che razza di mani era finito? - Rimpiango quasi le critiche di Katsura- Pensò fra se e se.

" Ho trovato qualcosa!" Annuncio Okita facendo cenno a Shinpachi e a Kondo, che mise la sua testa sopra quella del ragazzo.

Il video mostrava Otae che, presa dal panico, correva per i vicoli della città e incappava negli uomini vestiti in nero. Un tremendo presentimento colpì in pieno Shinpachi: il mondo stava per crollargli addosso e iniziò a pregare. A un certo punto uno strano figuro uscì dall'ombra e, con una forza impressionante, sconfiggeva ognuno degli aggressori. Shinpachi tirò un sospiro di sollievo ma si rabbuiò perché lo sconosciuto l'aveva presa in braccio ed era scomparso nella notte. Okita fermò il video che inquadrava lo sconosciuto.

" Ok, da come possiamo vedere tua sorella è stata salvata da questo tizio. Per adesso possiamo essere certi che sia ancora viva, magari anche in mani sicure..." Dedusse lui. 
" In mani sicure? Cosa ne sai? Magari l'ha rapita per chissà quale motivo oscuro!" Esclamò in ansia sempre più crescente Shinpachi. 
" Se fosse questo il caso, conta pure su di me per pestarlo ben bene! Una tale bellezza non sarà presa da un tizio del genere." Mormorò Kondo convinto, rimasto incantato dalla sorella del giovane. Ignorandolo bellamente mentre continuava con le sue dichiarazioni i due rividero il video un paio di volte.
" Cerca di calmarti, Shinpachi... Se avesse voluto abusare di lei non l'avrebbe di certo portata via così, anzi..." Mosse il mouse avvicinandosi allo sconosciuto chino sul corpo della ragazza. " Sembrava quasi che la conoscesse da come appare qua nell'immagine. " Concluse. 
" Puoi zoomare sul viso?" Chiese Shinpachi incuriosito dalla capigliatura dello sconosciuto. Okita annuì e, sempre col mouse, si avvicino al giovane ragazzo.
" Ruota la telecamera sul viso per favore..." Bisbigliò allarmato Shinpachi i cui sospetti si stavano acuendo. " Okita ruotò la telecamera e a Shinpachi si gelò il sangue. 
" Lo conosci?" Domandò Kondo tornato serio e maledicendo l'aspetto affascinante del tipo.
" Come potrei non riconoscere quel viso e quei dannati capelli..." Ringhiò Shinpachi stringendo i denti e concluse: "Quella è Kyubei, una stramaledettisima stronza!" Ruggì ancora alzandosi di scatto diretto verso la porta. " Aspetta un attimo!" Dissero all'unisono i due agenti prendendolo per le spalle. " Cosa c'è?!?" Sbottò lui innervosito all'inverosimile. 
" Non puoi piombare li da solo in questo stato..." Spiegò Kondo preoccupato di quello che il giovane avrebbe potuto fare colmo di rabbia. 
" Esatto! Verremo noi con te e ci assicureremo che le cose vadano per il verso giusto." Aggiunse Okita togliendo la mano dalla sua spalla destra e mettendo la spada nel fodero.
" Perché mai dovreste venire con me? Nemmeno ci conosciamo..." Replicò lui confuso.
" Anche se non ci conosciamo noi siamo la Shinsengumi e, quando una persona ha bisogno di noi, non importa chi sia, noi la aiuteremo costi quel che costi." Disse con un sorriso Kondo aprendo la porta. Shinpachi sbuffò mentalmente. Ringraziava quei due uomini che, nonostante tutto, volevano aiutarlo ma, dall'altro lato, si sentì in colpa per l'oscura verità che loro non conoscevano. " D'accordo... Ma andiamo, non c'è tempo da perdere." Mormorò avviandosi a passo spedito. " Ah, e mentre andiamo, potresti dirmi se tua sorella è occupata? Sembra una ragazza dolce come il miele!" Esclamò Kondo suscitando un sospiro rassegnato nel giovane.


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Otae aprì gli occhi trovandosi davanti un alto soffitto formato da lunghe travi di legno. Si mise a sedere osservando l'ambiente circostante. L'intera stanza da letto era corredata da molti mobili all'apparenza antichi. Alle pareti, volti austeri e cupi la osservavano attenti senza toglierle gli occhi di dosso. Cercò di ricordare cosa fosse successo ma la memoria non aiutava; l'unica cosa che però la colpì fu il ricordo di quei due tizi in nero che l'assalivano e da lì tutto diventava buio. La porta scorrevole si aprì facendo sussultare la ragazza.            " Ehi, tranquilla, sono io Otae." Mormorò dolcemente Kyubei con tra le mani un vassoio con una tazza di tè e alcuni biscotti. 
" Kyubei? Ma dove mi trovo?" Chiese la ragazza ancora confusa e rasserenandosi. 
" Sei a casa mia. Sei stata attaccata mentre eri fuori casa, io passavo da quelle parti e ti ho soccorso. Hai dormito per quasi Hai dormito per quasi due giorni." Spiegò brevemente lei sedendosi accanto all'amica. " Grazie di avermi soccorso... allora avrei affrontato io quei tizi ma ero piuttosto sconvolta in quel momento." Rispose Otae avvicinando la tazza alla bocca.
" Che ci facevi fuori casa? E soprattutto per cosa eri sconvolta?" Chiese preoccupata l'altra prendendola per il braccio destro. Otae rimase in silenzio a pensare. Non poteva dire a Kyubeei la verita su suo fratello, non poteva dirglielo...
" Diciamo che ho avuto un diverbio molto grande con Shinpachi e sono uscita." Disse lei facendo la vaga con un sorriso. 
" Quell'idiota..." Ringhio l'altra iniziando a stringere la presa sul suo braccio. " Non fa che farti arrabbiare o soffrire, è una vera spina nel fianco..." Continuo con una voce dura e fredda come il marmo. 
" Ma vedrai che adesso tutto si sistemerà, non ti devi preoccupare per me." Mormorò Otae trattenendo dal gemere dal dolore a causa della stretta dell'amica. " Invece sì che mi preoccupo!" Esclamò seria la ragazza avvicinando il suo viso a quello dell'amica. " Hai rischiato di morire! Se non ci fossi stata io in quel momento saresti morta di sicuro." Continuò con una vena di voce preoccupata. " Ma adesso sono al sicuro Kyubei, puoi stare tranquilla..." Mormorò la ragazza con un sorriso cercando di placarla: non se la ricordava così, almeno da piccola era sempre stata pronta a difenderla, ma quel suo atteggiamento la spaventava: che diamine le era successo in tutti quegli anni separate? " Sì, adesso che sei qua sei al sicuro..." Bisbigliò sottovoce la giovane convinta e, alzandosi in piedi, annunciò:" Vado a dare disposizioni per la cena, ci vediamo più tardi, Otae. Per ora è il caso che resti qua, non si sa mai."
 " Ma io vorrei..." 
" No!" Fu perentoria la mora avvicinandosi pericolosamente al viso dell'altra ragazza e avvampando. " Ti prego, sei ancora stanca resta qui. Domani ti farò fare un giro per la tenuta ma per oggi, resta qua. Ti prego." Disse ancora l'amica staccandosi subito di getto per l'imbarazzo. Otae guardò stranita il comportamento di Kyubbei mai l'aveva vista eseguire simili comportamenti. - Sarà il caso che per ora accosenta.- Pensò fra sè e sè. " D'accordo come vuoi tu." Disse sorridendo Otae. Il cuore della mora sembrò calmarsi e rassenarsi poi, sorridendo, la saluto con un cenno della mano e richiuse la porta di getto.


-


Gintoki eseguì rapidamente il kata, visualizzò il suo avversario, scartò a destra e lo colpì dritto al petto. Quello scomparve nel nulla; un altro si palesò alla sua sinistra, fece una piroetta evitando l'affondo e prendendo in pieno la testa dell'avversario che sparì in una nuvola di fumo. Un terzo avversario si mostro a lui ma, prima che potesse scansarlo, una fitta lancinante proveniente dallo sterno lo bloccò facendolo finire in ginocchio. " Merda..." Borbottò colpendo il pavimento della sua stanza. " Tutto bene?" Chiese Sakamoto entrando con un sorriso stampato in faccia.
" Sì, sto benissimo, grazie..." Rispose con l'affanno Gintoki seccato dalla presenza dell'occhialuto nella sua stanza. 
" Bhe, non si direbbe visto il tuo stato." Rispose quello schietto e iniziando a ridere.
" Ma tu non dovresti stare in sala comandi?" Chiese Gintoki rassegnatosi dalla presenza di quello strano tizio e mettendosi a sedere a terra.
" Nhaaa se la cavano benissimo senza di me, anzi la mia vice capitana è ancora più tranquilla quando sono al di là della sala comandi, dice che ogni tanto sono un po' fuori controllo." Spiegò quello in breve mettendosi anche lui a terra. 
" Chissà come mai... la cosa non mi stupisce." Rispose ironico Gintoki avendo notato come quel tipo fosse il più squinternato che avesse mai conosciuto.
" Prima cosa stavi facendo di preciso?" Domandò curioso Sakamoto.
" E' una tecnica che mi hanno insegnato nei Naraku: l'uso della meditazione per affrontare avversari. Serve sia per migliorare le proprie capacita sia per tenersi in esercizio." Disse in breve lui. 
Sakamoto lo fissò piuttosto stupito e mormorò:" Perché fare una cosa del genere? Non è meglio allenarsi coi propri amici o compagni?" Gintoki trattenne una risata: sul serio quel tipo strambo si riteneva suo amico? Sul serio credeva che, su quella nave, ci fosse qualcuno in grado di tenergli testa? " Io non ho bisogno di alcun avversario reale, tutti coloro che voglio affrontare..." Indicò la sua testa con la mano sinistra." Sono qua dentro." L'occhialuto lo osservò per qualche istante, poi si mise a ridere divertito scuotendo la testa. " Che hai adesso da ridere così tanto?!" Disse il bianco visibilmente seccato. " Niente, niente tranquillo, è solo che... Lo ritengo un metodo sbagliato tutto, qui." Disse semplicemente lui. " Combattere con delle ombre anzichè con persone reali non ti servirà a niente. Prima parlavi di come fosse forte Utsuro ma non credo che nella tua mente affronti lui ma anzi con persone molto più deboli come può aiutarti questo?" Chiese, ma stavolta serio. " Credi che qua qualcuno sia al suo livello? Pensi davvero che i tuoi compagni di lotta possano reggere il mio confronto oppure quello del mio maestro?" Replicò Gintoki con lo stesso tono e mantenendo la calma.          " Come pensi che siano migliorati così tanto Zura e Takasugi? Si sono allenati insieme studiandosi a vicenda, imparando l'uno dall altro. Pensi che se avessero avuto il tuo metodo sarebbero stati capaci di batterti? Non ti sei reso conto che nonostante la tua immensa forza in tutti questi sei anni di lotta non sei mai riuscito a ucciderli?" Gintoki non rispose ma stette in silenzio. " Anche un lupo ferito a volte ha bisogno dell'aiuto di un branco per farcela, non puoi fare sempre tutto da solo." Concluse Sakamoto pacato.
 " Tu parli tanto... eppure non vedo una spada al tuo fianco, non vedo alcun'arma cosa, ti da il diritto di parlarmi così?" Sibilò Gintoki duro e freddo come il marmo. Sakamoto sorrise in modo triste e iniziò a sollevare la manica del braccio destro, lasciando sbigottito Gintoki: il suo intero braccio era completamente ricoperto da ferite. " Me le sono fatte in guerra... per salvare un compagno: Gli ho fatto da scudo e ho perso la mano con cui ero solito lottare... In quei giorni mi sono sentito perso, non potevo più usare una spada, non potevo più dare un vero contributo sul campo... Volevo davvero farla finita. Furono quei due che tu consideri inetti e deboli a darmi una mano." Si alzò in piedi diretto verso la porta dandogli le spalle. " So che vorresti scusarti, lo immagino ma non importa. Ti do solo un consiglio: se vuoi vincere questa guerra, non fare tutto da solo, per adesso sei un mio compagno per questo ti voglio aiutare nonostante tu sia responsabile della morte di decine di miei compagni. Buona serata Corvo." Annunciò lasciandolo solo nel suo silenzio.


-


Sasaki si trovava nelle sue stanze. Si era separato da Hijikata da un paio d'ore dopo che il giovane aveva deciso di andare a dormire un pò a causa del viaggio. Con cura chiuse la porta a chiave: non voleva che lo disturbassero, non in quel momento così importante.

Si avvicinò al cassetto destro della sua scrivania e con calma lo aprì tirando fuori una foto. Nonostante fosse ingiallita a causa del tempo, si notava la presenza di una giovane donna dai lunghi capelli corvini e dal kimono rosso e che, tra le braccia, teneva una bambina. Sasaki sorrise triste a quella visione: ormai erano passati anni e anni da quel giorno in cui i Naraku, per la sua disobbedienza, gli avevano portato via quello che aveva di più caro.

Ripensò anche a quando aveva incontro quella spada: era solo una bambina di tredici anni e già aveva ucciso. Quel giorno avrebbe voluto porre fine alla vita di quella miserabile ma, qualcosa era scattato dentro di lui: se lei aveva avuto una tale colpa magari si sarebbe rivelata utile la sua vendetta. Ripose la foto nel cassetto e la sua mano si posò sopra la pistola che teneva nella fondina vicino al petto.
Ne estrasse il caricatore e si rigiro tra le mani il proiettile di colore verde: era costato un occhio della testa crearlo e con quello ne aveva altri quindici. - Coraggio, so che vuoi fermarli, non vedo l'ora di piantartelo in corpo.- Pensò fra se e se pronto, dopo anni, alla sua vendetta. 


-

Oboro se ne stava nella sua stanza. Una gigantesca pila di scartoffie restava sopra la sua scrivania: decine di assassini, decine di uomini da corrompere: questo era il suo lavoro. Con la caduta di Gin e il nuovo corvo che faceva quel che voleva toccava a lui tutto quel dannato lavoro.

Un bussare incessante lo interruppe dall'ennesimo rapporto e disse:" Avanti." La porta di legno di frassino cigolò spalancandosi e mostrando una maschera da arlecchino e, dietro quella figura alta che era la prima spada, si mostrò in tutta la sua imponenza Utsuro stesso.
Oboro si alzò di scatto facendo cadere la sedie e facendo tremare la tavola, calamaio e carte comprese. 

" Siedi pure Oboro, non ti preoccupare. Non importa essere così formale." Disse con un sorriso Utsuro mettendosi sulla sedia di fronte all' allievo.
" Cosa è venuto a fare qua, maestro?" Chiese lui timidamente sedendosi di nuovo.
" Bhe dato, il tuo recente fallimento... Ho deciso di prendere in mano io stesso la situazione della pergamena." Spiegò in breve. Oboro impallidì.
" Tranquillo, non intendo toglierti di mezzo, sei il membro più efficente dell'intera congrega e tutti ti rispettano e ti temono, ho bisogno di te e molto anche. Per tanto, finchè non tornerò, avrai pieni poteri." Aggiunse con un dolce sorriso tra le labbra. Oboro rimase a bocca aperta: era la prima volta che Utsuro stesso dava a qualcuno il suo seggio, la prima volta che usciva fuori dalla sua residenza.
 " Ma maestro dove intende andare?" Domandò timidamente lui.  
" Nell' unico posto dove quei disperati possono andare a reperire il materiale che gli serve. Ma tranquillo, non andrò da solo, prenderò in prestito le tue spade dalla sesta alla dodicesima più una divisione di naraku, saranno più che sufficienti." Rispose lui alzandosi in piedi mentre l uomo in maschera apriva la porta per farlo passare. " Ah, un'ultima cosa." Disse voltandosi verso il suo sostituto. " Affido alle tue cure il giovane che si è unito di recente tra le nostre file. È un po' fissato con certe pratiche perciò vedi di educarlo a modo. A presto, Oboro-san." Concluse chiudendo la porta.
Oboro si accasciò sulla sua sedia: da un lato era lieto della fiducia che gli stava dando ma, dall altro lato, si sentì all'improvviso in trappola: se avesse fallito di nuovo, che ne sarebbe stato di lui? Decise di accantonare quel pensiero in un angolino e poi un sorriso maligno si formo sul suo volto: per quei joi per lo stesso, Gin ormai, era la fine.



Angolo dell'autore: Eccomi tornato con questo nuovo capitolo :) una nuova avventura aspetta il nostro giovane in cerca di vendetta supportato stavolta dalla Shinsengumi. :D ci vediamo al prossimo capitolo ciaoo


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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


     Hasegawa sfogliava pigramente le pagine del giornale. Ultimamente la cronaca dava poco spazio ai Joi e a quello che era successo solo qualche giorno fa e, dell'accaduto, erano stati accusati questi come responsabili principali.         
 
 " Questa nazione è sempre più marcia..." Borbottò chiudendolo e rimettendolo sul tavolo. 
" Nha, è sempre stata così, solo te ne accorgi adesso." Rispose Otose fumando una sigaretta e servendo una birra al Madao.
 " Secondo te lui adesso cosa starà facendo?" Chiese a bassa voce per non farsi sentire dagli altri occupanti del locale che continuavano a cantare al karaoke. 
Lei smosse le spalle e disse:" Non lo so... starà sicuramente cercando di rimediare ai suoi errori. Solo spero che torni presto visto che quella tipetta la è da tre giorni che fa la spola qua." 
Hasegawa si girò vedendo, in fondo alla stanza del locale, una ragazza con un vestito cinese intenta a fissare il vuoto. 
 
" Che ci fa qua?" Domandò confuso il vecchio. 
La vecchia sospirò e rispose:" Aspetta che lui torni. Le ho già detto che non so quando tornerà e che l'avrei mandata subito a chiamare ma niente, vuole restare qua e non si sposta di un centimetro.                  
" E scusa nessuno ha cercato di portarla via?" Domandò di nuovo lui bevendo un sorso dal boccale.
Otose guardò stranamente l'orologio e, buttando la sigaretta, rispose:" Tra cinque secondi vedrai..." Prima che il vecchio potesse chiedere cosa volesse dire la porta del locale si spalancò, la musica e gli stessi avventori si voltarono verso l'uscio spalancato. 
 
Una ragazza bionda e con una lunga cicatrice entrò nel locale e, con sguardo severo e con un sospiro rassegnato, seguita dallo sguardo di tutti, si diresse a passo deciso verso la ragazzina rossa prendendo posto proprio di fronte a lei che, di rimando, non spostò minimamente lo sguardo dal punto che fissava. 
" Allora, ti vuoi muovere a tornare, Kagura?" Chiese con una voce stranamente dolce. Lei non rispose.
  " Capisco che sia dura per te, cosa credi? Anche per me lo è e lo sai benissimo." Anche stavolta non ricevette risposta.
 Tsuky appoggiò la mano sul tavolo d'impeto e, con voce più alterata, disse:" Ascolta, non puoi stare qua senza fare niente, mi hai capito si o no? Lui sbaglio oppure ti aveva chiesto una cosa da fare?" Questa volta lo sguardo di Kagura si spostò verso la bionda, ma senza rispondere.
" Ti ha detto di proteggere Yoshiwara e quello che ha fatto. Secondo te stai rispettando la sua volontà così?" Chiese di nuovo lei sempre con tono duro. 
" Sta zitta!" Urlo Kagura alzandosi in piedi e spezzando in due il tavolo con un pugno. 
" Dovrei stare zitta? Solo perché dico la verità..." Replicò la bionda con voce dura.
" Io non sono come te Tsuky, io non riesco ad andare avanti come stai facendo tu. Ogni giorno ti vedo che esci di casa, pattugli le strade, catturi i malfattori del quartiere e torni a casa... ogni singolo giorno sembra quasi che per te lui non sia nient'altro che un semplice gioco, sei solo un..." Prima che finisse di parlare una manata della bionda la prese in pieno sulla guancia destra facendole girare la faccia.
Kagura, sbalordita, si toccò il punto colpito. " Come ti permetti di dirmi certe cose, Kagura? Come puoi pensare che per me sia facile questa lontananza e il non sapere cosa gli sta succedendo?!?" Gridò lei a sua volta quasi con le lacrime agli occhi. " Anche io ci penso a lui e cerco ogni dannato giorno di andare avanti facendo la mia routine proprio per non pensare a cosa potrebbe succederli, credi sia facile? Ti sbagli di grosso e non immagini nemmeno quanto..." Il volto della ragazzina si riempì di lacrime che iniziarono a cadere a terra e, tenendosi ancora la guancia, uscì dal locale di corsa. 
 
Tsuky stava per andarle dietro ma Otose disse:" Sta ferma qua..." La bionda si girò in direzione della vecchia. 
" Starle addosso come stai facendo è sbagliato, e lo sai bene anche tu." Mormorò con fare severo la vecchia. 
" E allora cosa dovrei fare? Lasciare che si tormenti così? Io non sono sua madre né un parente, mi considera a malapena sua maestra." Rispose lei di rimando afflitta. 
" Dalle un altro po' di tempo, dai retta a me, può stare quanto vuole, non ho alcun problema e sai anche che per te quell'invito è valido se vuoi." Rispose la vecchia dandole un fazzoletto per asciugarsi le lacrime che, silenziose, scendevano dal suo volto.
 
 
Kagura si fermo dalla sua folle corsa in un vicolo lontano dal locale. Odiava farsi vedere in lacrime, odiava sentirsi così triste. Era dai tempi della morte di sua madre che non si sentiva così male. 
" Riprendi il controllo." Ripeté a sé stessa ad alta voce cercando di calmarsi: doveva tornare lucida. Quei giorni per lei erano stati un abbandono come a suo tempo fu la partenza di suo fratello e poi di suo padre. 
Si sentiva sempre più abbandonata. 
" Qualcosa non va signorina?" Chiese la voce di un uomo sotto un grande cappello di paglia e un grande mantello nero come la pece. 
La ragazza alzò la testa e, voltandosi verso lo sconosciuto, con un sorriso disse:" Sto benissimo, si figuri! Grazie di averlo chiesto."  
Lo sconosciuto cominciò ad avvicinarsi a lei. " Mi sembra il minimo per te, Kagura..." Bisbigliò quello con uno strano tono di voce. 
Kagura, a sentire quelle parole, le si accapponò la pelle: quella voce sembrava quasi familiare.           " Ci conosciamo per caso?" Chiese timidamente lei arretrando di qualche passo.                        
 " Certo che ci conosciamo... Da tutta la tua misera vita, frignona che non sei altro." Continuò lui con un tono più duro e freddo di prima. Kagura si arrestò, ferma all'ingresso del vicolo. 
" Kamui..." Sussurrò prima che un pesantissimo destro la colpisse e la facesse volare in mezzo alla strada trafficata.                                                                                                           

“ Sei sempre la solita sorellina, non cambi proprio mai.” Disse lui togliendosi il cappello e mostrando una lunga chioma rossa intrecciata che svolazzava di qua e di la. Kagura, rimesassi in piedi, portò il braccio destro avanti cercando di mettersi in posizione. Intorno a loro alcuni civili si erano arrestati curiosi altri invece se ne andavano veloci. 
“ Che ci fai qua sulla Terra tu?” Chiese lei senza perderlo di vista un’istante.                   
“ Semplice turismo.” Rispose lui vago fermandosi a debita distanza. Lei fece una smorfia. 
” Non sei mai stato tipo da cose simili. Cosa sei venuto a fare qui?” Domandò lei ancora più irritata di prima. 
“ Hai ragione, da una parte sono qua come turista ma, dall'altra, sono qui per vedere come stava la mia sorellina!” Esclamò lui gettandosi su di lei con un sinistro che lei evitò per un soffio; provò a contraccare ma il fratello, più veloce, la colpì con un destro al fianco facendola piegare dal dolore.
 “ Sei riuscita a scansare il primo, non male. Qualcosa hai imparato.” Annunciò lui mentre evitava un calcio basso di Kagura che, stringendo i denti, cercava di prendere in pieno il fratello. “Però sei ancora troppo lenta…” Rispose seccato lui evitando il suo attacco spostandosi sulla sinistra, fermandole il braccio in una morsa e poi gettandola a terra con una facilità disarmante.
“ Sta zitto!” Grido lei cercando di divincolarsi e beccandosi di rimando un pugno in pieno volto. 
“ Sei veramente patetica…” Borbottò lui distanziandosi da lei di qualche passo. “ Forse dovrei ucciderti vista la tua totale inutilità.” Mormorò tra sé e sé mentre la giovane si metteva di nuovo in piedi.
“ Ma no, sei ancora in possibile miglioramento.” Disse evitando con semplicità una serie di pugni della sorella e rispondendo all'attacco con un calcio dritto al fegato della ragazza che andò a sbattere contro il muro di una casa.
" Si ho deciso, ti spezzerò le braccia così che tu possa imparare bene la lezione." Annunciò con un ghigno sul volto e dirigendosi verso di lei con calma. Stava per afferarla quando un kunai cadde proprio vicino alla sua gamba destra.
 Alzò lo sguardo trovando, sopra un edificio, una giovane donna dai lunghi capelli biondi e armata di kunai. 
" Tu chi saresti, se posso chiedere?" Chiese lui confuso. 
" Sono la sua insegnante sostitutiva e ti consiglio di allontanarti subito da lei..." Disse con tono freddo e carica di istinto omicida. Aveva sentito quei boati e era corsa più in fretta che poteva. Sapeva che, contro uno yato del genere, non aveva speranze ma non gli avrebbe permesso di far del male a quella ragazza. Un sorriso maligno si formò sul volto del ragazzo. 
" Sarebbe divertente giocare con te, ma..." Un rumore di sirene in avvicinamento lo riscosse dai suoi pensieri. " Sarà per la prossima volta. Credo che ci rivedremo molto presto, biondina." Annunciò facendo un inchino e poi sparendo in un vicolo buio mentre Tsuky scendeva ad aiutare la sua protetta.
 

 
Quando si risvegliò, riconobbe il soffitto della casa di Hinawa: era di nuovo a Yoshiwara. Un'po barcollante e con mille dolori si alzò dal giaciglio. 
" Ti sei alzata finalmente." Mormorò la voce di Tsuky accanto a lei. " Come ti senti?" Chiese toccandole la guancia destra dove prima Kamui l'aveva colpita. " Mi sento piuttosto frastornata..." Borbottò lei. Non si aspettava il suo attacco e nemmeno che lui fosse li.
Un moto di tristezza la riscosse di nuovo dai suoi pensieri: nella mente rivide il suo combattimento, ogni fotogramma. Era stata completamente abbattuta come fosse una nullita. Ripensò alle parole di Gin, alla promessa che le aveva chiesto di fare e si sentì ancora più colpevole.
" Non fare così." Sussurrò con una voce dolce Tsuky abbracciandola e stringendola a se. 
" Hai tempo per migliorare, non ti buttare giù. Le sconfitte e le lotte improvvise servono a questo. Diventerai più forte, ne sono sicura." Mormorò ancora mentre la giovane piangeva sulla sua spalla. 
 
 
 
 
Kamui si fermò sulla cima dell'edificio che aveva scelto come base operativa. Avrebbe preferito anche una stamberga ma, da lassu, poteva controllare l'intero territorio di Edo; la sua terra di caccia.
" Allora, che ne pensi di quelle due?" Chiese una voca di donna dietro di lui. 
" Ti ho già detto che ti devi presentare quando vieni da me... Mi metti i brividi." Mormorò seccato voltandosi d'impeto.
 " Hai ragione, scusami. Comunque allora che ne pensi? Sono prede adatte a te?" Chiese nuovamente e con un sorriso speranzoso sul viso. Kamui sogghignò: da un lato aveva come preda sua sorella e, dall altro lato, anche quella specie di ninja non era affatto male come antipasto. Potevano andare più che bene.
" Si, direi che ci siamo come prede iniziali di caccia, ma non subito, ci vuole tempo..." Annunciò lui sicuro.
 La donna annui e rispose:" Capisco, per ora mi ritirerò, altri affari mi chiamano. Mandami un corvo quando sei pronto." 
" Toglimi una curiosità:  perché vuoi darmi come preda mia sorella? è una Yato, e tu non saresti capace di ucciderla, ma perché quella ninja?" Domandò lui prima che lei si buttasse nel vuoto.
 " Diciamo che io e lei abbiamo un conto in sospeso... Mi ha tolto qualcosa che sarebbe dovuto essere mio e adesso io voglio fargliela pagare ad ogni costo." Spiegò lei con uno strano tono di voce che suscitò goduria in Kamui: vendetta rivalsa quelle erano le cose che cercava oltre a lotte colme di sangue " Si questo posto mi piacerà da matti!" Gridò mentre la donna, con un balzo, si allontano.
 
 
-
 
 
" Direi che per oggi ci possiamo fermare qua." Annunciò Takasugi buttandosi a terra esausto. " Stai invecchiando, un tempo un allenamento del genere non ti avrebbe fatto nemmeno il solletico." Rispose seccato Katsura continuando a mulinare la spada in aria e continuando coi kata come niente fosse. " Sono ore che ci alleniamo direi che una pausa me la posso permettere." Replicò l altro.
 " Umf sei sempre il solito scansafatiche..." Lo ribeccò il moro dai capelli lunghi riponendo il bokken nella postazione. Takasugi stava per replicare quando la porta si aprì con un sibilo mostrando un uomo con un inconfondibile capigliatura argentata.
" Cosa ci fai tu qui?" Domandò stupito Katsura pulendosi dal sudore sulla fronte e fissando il bianco all'ingresso. 
Gintoki stette in silenzio per alcuni attimi che sembravano infiniti poi disse:" Un tizio prima mi ha detto che un lupo solitario a volte ha bisogno di unirsi a un branco per riuscire a cacciare meglio una preda, soprattutto se questa è pericolosa..." Takasugi fermò Katsura che stava per parlare e lo fece stare in silenzio. " Pertanto, aiutatemi. Ho bisogno del vostro aiuto per rafforzarmi. Per come sono adesso non riuscirei mai a sconfiggere ne Utsuro ne la prima spada, perciò..." Mostrò a loro il bokken che aveva nella mano destra e concluse. " Aiutatemi ad aumentare la mia forza."

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


 
 
Il comandante camminava di fronte ai suoi uomini disposti in file ordinate e rigidi come fusti. anche se erano pirati doveva ogni tanto far rispettare l’ordine specie se riceveva visite di quel livello. 
 
 
“ Gli uomini sono tutti qui?” Chiese al suo sottoufficiale un uomo lucertola con una bandana in testa. 
“ Si capitano come da sua disposizioni siamo pronti a ricevere i suoi ospiti sul ponte di comando.” Annunciò lui sicuro.
 “ Molto bene non appena saranno qui e chiuderemo la porta di a tutti di tornare ai loro posti e di non infastidire in alcun modo questi tizi…” Si premurò di dirgli l’ultima cosa che voleva era ritrovarsi con l'equipaggio dimezzato a causa di un'offesa arrecata a quel tizio.
 “ Sarà fatto signore.” Disse lui mentre, i pesanti portelloni, si aprirono mostrando a tutti sei figure e, una poco più avanti dai lunghi capelli grigi che, con passo deciso e fiero si dirigeva proprio davanti a lui. 
I suoi Harusame erano nervosi e lo vedeva bene anche lui. Suoi volti di tutti quei pirati alieni l’ansia era palpabile. Quando aveva ricevuto il compito di incontrarsi con quel uomo un moto di paura si era impossessato di lui ma come poteva rifiutare? Non era contemplato un rifiuto di fronte a quel uomo dal volto sorridente e dai lunghi capelli grigi davanti a lui con, alle sue spalle, sei uomini mascherati e nascosti sotto pesanti mantelli. 
 
 
“ Vi ringrazio per averci ricevuto. Comandante della prima flotta…” Rispose lui di rimando chinando la testa. 
“ E’ un dovere il concilio sa quanto lei sia importante per noi ed era nostro dovere presentarci alla sua richiesta. Cosa possiamo fare per lei?” Domandò di rimando.
 “ In seguito ad alcune diatribe nel mio organico e a causa dei Joi. Mi trovo in una spiacevole situazione e vorrei che le vostre divisioni convergessero a queste coordinate.” Spiegò mettendo sul lungo tavolo un foglio con su scritto delle coordinate.
 Il felino le ricontrollo sul computer e impallidi. “ Non per essere contrario ma queste coordinate portano a…” 
“ Si so benissimo dove conducono proprio per questo voglio che portiate là i vostri uomini mi servite per una cosa molto importante.” Rispose anticipando il suo discorso. 
“ In questo caso mi perdoni ma dovrò chiedere il permesso del concilio…” Ammise lui chinando il capo e temendo un qualche colpo da quell uomo. 
Utsuro si alzò in piedi seguito a ruota dalle spade in perfetta sincronia e annunciò:” Mentre lei informerà il concilio noi ci dirigeremo là… Se nei prossimi giorni non riceverò risposta vorrà dire che vi siete rifiutati e, in quel caso…” Si volto con una strana luce negli occhi che fece accapponare la pelle al comandante. “ Saprò come comportarmi.” Concluse mentre, scortato, usciva dalla sala diretto alla sua navicella.
 
 
-
 
 
Hijikata fissava il panorama dal suo oblo e sospirò. Ormai erano sei giorni che stavano viaggiando ormai mancava poco ad arrivare a quel tanto agognato pianeta. In quei giorni era stato schivo col resto di quelle tutine bianche solo Sasaki gli si avvicinava di tanto in tanto per parlare e dargli le ultime notizie sull'attracco ma una cosa gli ritornava alla mente come faceva quel tipo a essere così sicuro che sarebbero andati li? 
 
Il suo arrivo al luogo dell’esecuzione tutto sembrava quasi che l'avesse studiato e premeditato avevano bisogno di una nave e lui l’aveva già pronta? Tutto questo, all’inizio, non ci aveva fatto molto caso ma, adesso, sembrava tutto come se fosse stato organizzato già da tempo. Scosse la testa cercando di non pensarci stava diventando paranoico con tutte quelle storie di spade, ninja assassini e tant altro. Stava per versarsi un altro bicchiere di sake quando la porta si aprì di colpo. 
 
 
" Ero sicuro di trovarti qua intento a bere un goccetto." Mormorò con un sorriso tra le labbra Sasaki e con gli occhi incollati al cellulare.
 " Cosa vuoi specie di fissato dell'elettronica?" Domandò preparando in anticipo un bicchiere sapendo già che glielo avrebbe chiesto. 
" Informarti che domani, a quest' ora, saremmo in vista del pianeta." Rispose lui prendendo il bicchiere e bevendo tutto in un fiato. 
" Magnifico! Quindi atterriamo?" Chiese speranzoso di poter nuovamente fumare e di uscire da quella scatoletta volante. 
" No assolutamente no." Rispose lui alzando la testa dallo schermo. 
" Come diavolo intendi inseguirli se c'e ne stiamo in orbita? Dovremmo scendere e stanarli lungo la strada." Annunciò Hijikata convinto. 
" Se quello fosse un pianeta normale ti darei ragione ma, purtroppo non lo è..." Spiegò in breve Sasaki con fare esperto. " Il clima, gli animali, il terreno perfino le piante sono un qualcosa di inumano su quel pianeta fare una ricerca a terra seguendo le tracce metterebbe a rischio la vita nostra e dei miei uomini non sono disposto a tanto." Concluse in breve riempiendosi di nuovo il bicchiere.
 " E allora quale sarebbe il tuo piano?" Domandò di nuovo il moro piuttosto irritato e maledicendo quei dannati per essere andati su un altro pianeta.               
" Li seguiremo da distanza tranquillo..." Cominciò a dirgli. " Faremo una sosta a o due lungo il pianeta ovviamente stando sempre qua sopra ne potremmo risentire per tanto, nei prossimi giorni, scenderemo a terra in punti sicuri e poi ripartiremo." Disse ancora bevendo un sorso dal suo bicchiere. " Una volta che loro si saranno fermati a prendere quello che cercano noi li coglieremo sul fatto." Concluse sicuro.
" E perché non possiamo seguirli con la nave?" Chiese Hijikata.
" Se li seguissimo dall'alto se ne accorgerebbero senza contare che avranno una nave con cui rispondere al fuoco se ci scoprono." Replicò il bianco. 
E come faremo a non farci scoprire allora?!" Sbottò il moro sempre più irritato con quel tizio.  
 " Abbiamo appunto per questo una delle navi col più alto livello di occultamento l'ho scelta appositamente per questo." Lo anticipò il vecchio con tono da maestro.                                                                                                                               " "Stai dando per scontate troppe cose... Almeno secondo i miei gusti." Commentò Hijikata a denti stretti. Trovava da sempre Sasaki un individuo molto meschino e un vero complottista nato.                                                   
 Sasaki sorrise maligno e replicò:" Tu non ti preoccupare se seguirai alla lettera le mie istruzioni andrà tutto liscio come l olio non dubitare di me."      
 " Sarò sincero...Non dubito di te, solo non mi fido affatto di te..." Rispose sinceramemte il moro. " Dai per scontato cose la tua nave era pronta quando quell assassino è fuggito è tutto troppo strano cosa nascondi Sasaki?" Chiese infine voleva giocare a carte scoperte si era tenuto quei dubbi da giorni ormai.
 L uomo dai capelli bianchi lo osservò per qualche istante in completo silenzio poi mormoro:" A volte, per poter vincere una guerra, si deve arrivare a compromessi. A volte se si vuole davveri ottenere qualcosa è necessario sapere solo una parte delle cose e fidarsi di quello che ci circonda se ti fidi di me riuscirai a ottenere più di quanto tu possa solo immaginare ma, se non ti fidi, non prenderai un bel niente vuoi davvero sapere tutto adesso? Vuoi davvero che ti sveli tutto prima del tempo?"
Hijikata rimase interdetto non si aspettava che, alla sua domanda, quell uomo rispondesse con un altra domanda ancora e che lo rendesse ancora più confuso.
" Pensaci infondo abbiamo ancora un'po di tempo prima di incrociarli. Adesso, se mi vuoi scusare, vado a dare disposizioni ai miei uomini ci vediamo più tardi." Annuncio alzandosi in piedi e uscendo dalla stanza.
 
 
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" Quindi è questo l'ex pianeta madre degli yato?" Domandò Gintoki a Sakamoto nella sala comandi. Si trovavano di fronte alla grande vetrata e, da lì, si notava un pianeta grande quasi due volte la terra la cui superficie, da lassu, sembrava quasi totalmente priva di acqua ma solo colmo di sterminati deserti.
 
" Si esattamente ormai è disabitato da più di due secoli quello che ne resta sono solo rovine di città, deserti e foreste sparse qua e là." Annunciò Sakamoto facendogli cenno di seguirlo.
 " Ma si sa cosa abbia causato un simile cataclisima?" Chiese Gintoki curioso seguendolo nell'hangar.
 " Nessuno lo sa per certo..." Gli confessò l'occhialuto. " Forse a causa delle guerre ma, comunque sia, questo non è importante adesso. La cosa più giusta da fare è che voi scendiate laggiù e prendiate quello che ci serve." Spiegò lui brevemente mentre le porte si aprivano facendo vedere a Gin alcuni moduli e un gruppo di ingegneri a lavoro per farli ripartire.
" Vi avverto il pianeta è per la maggior parte inospitale per noi umani. La quantita d'ossigeno è minima per tanto dovremmo portarci queste..." Stava spiegando Katsura indicando una dozzina di maschere d'ossigeno con altrettante bombole di scorta.                                                                       " Non scenderemo tutti?" Chiese Gintoki confuso mentre indossava la tuta spaziale. 
" No, non c'e punti d'attracco stabili e in più sia nelle foreste che nel deserto sono presenti creature mostruose non possiamo permetterci che la nave venga attaccata." Spiegò a lui Sakamoto mentre Takasugi e Katsura, seguiti da altri cinquanta uomini, indossavano il suo stesso equipaggiamento. 
" Ci troveremo con la nostra guida in una delle tanti metropoli sommerse dalla sabbia useremo i moduli di trasporto. Purtroppo c'e ne sono solo quattro da dieci per tanto solo quaranta di noi potranno scendere e gli altri dieci arriveranno dopo con un'altro modulo." Disse Takasugi mettendo un'altra scatola di provviste dentro la navicella nera.
 " Gin prendi questo." Disse Sakamoto porgendogli una sorta di ciondolo bianco. 
" Che cosa sarebbe?" Domandò lui curioso rigirandoloselo con le mani.
 " E' un portafortuna e in più funge da localizzatore nel caso succedesse qualcosa clicca sullo spuntone in alto e sapremo dove vi trovate usatelo solo in caso di vero pericolo intesi?" Disse lui con un sorriso sul volto. 
" D'accordo staremo attenti e vedremo di non doverlo usare." Rispose Gintoki stringendo la mano dell uomo per poi avviarsi sul mezzo di trasporto.
 
 
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 E' questa dunque la richiesta di Utsuro?" Domandò il membro del concilio di Harusame al primo comandante di fronte a loro tramite un ologramma.                                                
" Si miei signori data la pericolosita della richiesta vi ho contattati immediatamente che dobbiamo fare?" Chiese chinando la testa il più possibile di fronte ai suoi capi supremi. 
" Forse dovremmo accettare la richiesta se quel mostro ci si ribellasse sarebbe un problema molto serio da gestire..." Mormorò pensieroso l uomo all'estrema destra lisciandosi la lunga barba scura. 
" Tsk siamo da sempre suoi succubi di che cosa avete paura vorrei proprio capirlo..." Sbottò stizzito l uomo al centro con le mani congiunte sul petto.                    
" E' un immortale te ne sei dimenticato? E' quasi impossibile da uccidere come vorresti opporti a un uomo così?!?" Esclamò quello di sinistra alzando la voce. 
" Potremmo sempre cercare di confinarlo da qualche parte..." Ribattè sempre lui come se quello di sinistra non avesse detto niente. 
“ Tsk e dove? Potrebbe andarsene da qualunque posto in cui noi lo spediremo.” Lo ribeccò quello di destra sicuro della cosa. 
“ Comandante quanti navi aveva a disposizione Utsuro?” Chiese al uomo leone. 
“ A giudicare dal numero di uomini non più di quattro avrà ai suoi ordini più di cinque plotoni di Naraku. Più sei uomini vestiti di nero con delle strane maschere.” Spiegò in breve lui, ricordando quello che aveva visto. 
“ Avete sentito? Ha poco meno di 5000 uomini e noi dovremmo ubbidirgli?!?” Esclamò lui sempre più convinto della sua scelta. 
“ Se tu vuoi sfidare la sorte lo farai da solo io non intendo averci nulla a che fare non voglio che si vendichi con me.” Commentò quello all’estrema destra chiudendo il collegamento seguito a ruota da quello di sinistra. 
“ Codardi…” Sbottò lui inviperito. “ Comandante. Raduna la tua flotta insieme alla seconda e alla terza raggiungerete il pianeta Yato, farete finta di giungere li come alleati e poi distruggerete la loro nave e ucciderete i suoi uomini non dovrà andarsene da quel pianeta ci siamo capiti?” Concluse lui con fare autoritario.
 “ Sarà fatto mio signore.” Annunciò lui chiudendo la chiamata.

 Una volta che lo schermo fu spento un moto di panico invase il petto del comandante mai avrebbe creduto possibile dover ubbidire a un simile ordine e soprattutto il terrore di quello che sarebbe potuto succedere lo spaventava sempre di più. Accese l’interfono pronto a comunicare ai suoi compagni la decisione del grande consiglio.
 
 
-
 
 
Quando la navicella atterro sopra uno dei tanti palazzi seppeliti dalla sabbia. Gintoki fu il primo a scendere e, nel mezzo di quella sorta di scenario post apocalittico, si sentì da un lato felice di rivedere la luce del sole ma, dall altro lato, avvertiva una gigantesca pressione venire da quel terreno così arido e inospitale.
 " Un panorama quasi infernale dovresti sentirti a casa..." Borbottò dietro di lui Katsura ironico. 
" Nha almeno li c'e la tv via cavo qua direi che manca proprio tutto..." Replicò lui aveva già capito da tempo di non star simpatico a Katsura, a differenza di Takasugi e Sakamoto era l unico che, a parte qualche insulto random non gli rivolgeva la parola.
 " Voi due venite qua invece che gironzolare!" Urlo Takasugi facendogli cenno con la mano destra. 
" Uff hai sentito? Il capo ci reclama per scaricare la roba." Disse Katsura andando di malavoglia alla navicella dove gli uomini avevano iniziano a scaricare vettovaglie varie. 
" La guida a giudicare dall'ora dovrebbe arrivare tra una decina di minuti al più per tanto l'aspetteremo qua che nessuno si allontani." Ordino Takasugi serio. 
" Ehm mi sa tanto che dovrai sgridare qualcuno..." Annunciò Katsura. Il moro si guardò attorno notando che, l assassino, effettivamente era sparito.
 
 
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Gintoki aveva deciso di scendere da quel grattacielo per capire cosa fosse quella pressione che aveva avvertito. Non appena mise i piedi su quella sabbia rovente ebbe una sgradevole sensazione come se stesse calpestando qualcosa di vivo e non di sterile come poteva sembrare. Lentamente iniziò a camminare lungo la via principale dove, qua e là, si potevano notare i rimasugli dell asfalto oppure degli edifici che prima adornavano le vie della città. 
" Chissà cosa avrà scatenato un tale disastro." Mormorò lui ad alta voce continuando a girare per i meandri di quella metropoli di acciaio e sabbia. Stava per girare a destra quando, un forte rumore, alle sue spalle, lo fece voltare d'istinto. Si paleso davanti a lui una creatura gigantesca alta poco più di due metri. Una folta pelliccia nera ne ricopriva il corpo mastodontico e, una fila di denti usciva dalla bocca che grondava saliva.
 
 
 " Ciao cuccioletto e tu chi sei?" Domandò con un filo di voce Gintoki la cui mano destra corse immediamente alla spada. La creatura ruggì il suono rimbombo per tutta la zona circostante il bianco avvertì d'istinto un brivido attraversargli il corpo da cima a fondo. Era un predatore e lui era la sua preda.
 
La creatura si gettò d'impeto su di lui Gintoki si sposto a destra evitando l attacco e sferrando di rimando un colpo di spada che prese in pieno muso la creatura che non si sposto di un millimetro allarmato il samurai si distanziò evitando un secondo artiglio.
- E' forte un colpo a piena forza gli ha fatto a malapena il solletico devo pensare a qualcosa...- Riflette lui fra se e se continuando a scansare gli assalti sempre più feroci della creatura. A un certo punto il mostro emise uno scatto e si buttò sottoterra scomparendo alla vista Gintoki si bloccò chiudendo gli occhi avverti un fruscio alla sua destra rapido si sposto a sinistra e colpì il bersaglio al fianco sinistro udendo un lamento indistinto e uno smottamento di terra. Un pesante silenzio scese sull'intera zona Gintoki cercò di avvertire qualcosa qualunque movimento ma niente calma piatta. Stava per fare un passo quando, il terreno sotto i suoi piedi, comincio a sgretolarsi cercò di spostarsi ma prima di riuscirci la creature lo agguanto per i piedi e lo scaravento a terra pronto a colpirlo con gli artigli ma, una mano lo bloccò.
 
" Saresti uno di  coloro che dovrei scortare?" Domandò il losco figuro trattenendo con solo un braccio l arto gigantesco della creatura che, alla vista dell uomo, sembrò iniziare a tremolare come scossa da qualcosa.
 " Mi sembri piuttosto deboluccio..." Continuò lui volgendo lo sguardo verso la creatura che digrigno i denti come a volerlo spaventare senza alcun successo. " Lascia che ti mostri come si trattano queste cose su questo pianeta." Annunciò lui caricando il sinistro e colpendo in pieno petto la creatura disintegrandola all'istante.
 Il samurai, rimase sgomento poi lui disse:" Il mio nome è Umibozou cacciatore spaziale e da adesso fino alla fine della missione sarò la tua guida è un piacere conoscerti."
 
-
 
 
Ci avevano messo tre giorni per arrivare al tempio. Shinpachi guardò dalla cima della collina la vista splendida che si poteva trarre da lassù. Sotto di lui foresta e civiltà si intrinsicavano in un groviglio unico.
 " Siamo arrivati?" Domandò Kondo visibilmente stanco e sulle spalle Okita che dormiva beato.
" Si Kondo-san." Si girò trovandosi davanti un enorme portone in legno sulle cui estremita si trovavano due leoni in pietra.
 " Sei sicuro di voler andare fino in fondo ragazzo?" Chiese Kondo. In quei tre giorni avevano parlato a lungo di quello che sarebbe potuto succedere sicuramente non avrebbero restituito sua sorella non in quel caso.
 " Si ne sono sicuro..." Mormorò lui sapeva come fosse fatta Kyubeei non avrebbe mai fatto mancare niente a sua sorella ma non poteva sopportare che venisse tenuta li dentro per tutta la sua vita.
 " E allora tanto vale entrare no?" Annuncio Okita svegliatosi dal sonno e estraendo un baazoka da chissà dove.
" Aspetta Sogo che stai..." Prima che finisse di parlare un missile prese in pieno la porta in legno sradicandola dal terreno e facendola volare per una dozzina di metri.
" Ops dite che mi hanno sentito?" Chiese ingenuamente mentre una ventina di uomini iniziarono a correre verso di loro con le spade in pugno.





ANGOLO DELL AUTORE: Lo so sono imperdonabile.... ho messo da parte questa storia che, sinceramente, è una di quelle a cui tengo di più. Mi scuso davvero per questo ritardo spero che, ancora, qualcuno la legga e gli piaccia fatemi sapere cosa ne pensate  a presto.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Okita digrigno i denti piuttosto contrariato dalla situazione che quel ragazzino gli aveva costretti a intraprendere.
" Mi vuoi spiegare perché ci hai detto di non tirar fuori le spade?" Borbottò stizzito il biondo che già pregustava di ammazzare qualcuno di quegli snob con la puzza sotto al naso.
 " Se avessimo opposto resistenza oltre a questi venti ci saremmo ritrovati contro l'intero clan sarebbe un immenso spreco d'energia visto quello che voglio fare..." Spiegò enigmatico il giovane fissando avanti senza guardare lo shinsengumi dietro di se. Mentre camminavano diretti all edificio principale il trio si guardò attorno circospetto notando le numerose abitazioni e i numerosi edifici lungo la via. La maggior parte sembrava starsi allenando e dargli occhiate di sottecchi.
" Però c'e ne di genta qua." Ammise Kondo piuttosto sorpreso.
" La famiglia di Kyubbei è vicina allo shogun da sempre sono famosi per la loro tecnica di spada per tanto hanno decine e decine di allievi." Disse Shinpachi. Ricordandosi le volte che lui, la sorella e suo padre, si erano recati fin lassu per allenarsi insieme a quella pazza di Kyubeei e altri.
" Sarei proprio curioso di saggiare le loro abilità." Disse Okita con un tono di voce particolarmente alto e uno strano luccichio negli occhi che attirò lo sguardo di molti degli uomini che li stavano scortando che, alla vista di quegli occhi colmi di foga rabbrividdirono accelerando il passo senza osare dire nulkla.
Una volta giuntì, di fronte al portone della dimora la trovò li di fronte a lui Kyubbei.
" A quanto pare ci rincontriamo..." Mormorò invenelito Shinpachi alla giovane che, colma d'ira non gli togliava l'occhio di dosso.
" Che cazzo sei venuto a fare qua?" Chiese rapida lei togliendo la distanza che li separava e agguantandolo per il kimono.
" Sono venuto a riprendermi mia sorella com'è giusto che sia..." Replicò lui per niente intimorito dalla ragazza.
" Se non fosse per me Otae sarebbe morta come osi venire qua a reclamarla? Come ti permetti solo di rivolerla con te quando per colpa della tua fuga lei stava per morire?" Gridò lei colpendolo con un pugno sul volto e mandandolo al suolo. Okita stava per farsi avanti ma due uomini lo placcarono.
" Voi chi sareste?" Chiese la giovane incuriosita dai due vestiti di nero.
 " Noi siamo membri della Shinsengumi e accompagniamo questo ragazzo da sua sorella." Spiegò Kondo calmo. La giovane passo il suo sguardo prima su di loro poi su Shinpachi che, si stava rimettendo in piedi e cominciò a ridere.
" Ti sei fatto accompagnare dalla polizia per venire a riprenderti tua sorella?" Rise e poi sussurrò: " Sei solo un miserabile Shinpachi Shimura..."
 " Loro non sono qui per questo Kyubbei..." Borbottò lui serio senza scomporsi di fronte alle dichiarazioni della ragazza.
" E allora perché sono qui?" Domandò lei incuriosita.
Shinpachi senza distogliere lo sguardò dalla giovane urlò:" Io Shinpachi Shimura della scuola di scherma Shimura sfido la tua casata in una serie combattimenti!" Nessuno fiatò. " Se vincerai avrai mia sorella e io non avrò alcun reclamo in questo ma se sarò io a vincere tu dovrai sparire dalla sua vita una volta per tutte!" Continuò con lo stesso tono di prima.
" Cosa fai accetti oppure no?" Concluse lui con uno strano ghigno sul volto sapeva già cosa avrebbe risposto quella ragazza era sempre stata orgogliosa come poche persone al mondo e, avere la possibilita di avere Otae tutta per se, era un occasione troppo ghiotta per rifiutare.

La castana, che era rimasta zitta fino a quel momento, sorrise compiaciuta e replicò:" Molto bene la mia casata accetta la sfida Shinpachi. Gli incontri saranno tre e si terrano qui nella mia magione tra due giorni esatti. Fino a quella data non ti sarà permesso di vedere tua sorella... Guardie portateli nella parte riservata agli ospiti e trattateli con tutti gli onori." Ordinò la ragazza voltandosi e dirigendosi verso il palazzo.
" Era questo il tuo piano quindi?" Sussurro Kondo piuttosto sorpreso.
Shinpachi annui e rispose:" Inizialmente volevo venire da solo ma quando vi siete uniti a me ho capito che forse, con un gruppo di persone, sarebbe stato più facile vincere." Una mano si poso sulla spalla di Shinpachi e su quella di Kondo.
" Tranquillo ragazzino che venghino anche in cento non mi interessa..." Mormorò con uno strano tono di voce Okita. " Dopo quello che ha detto quella sbarbatella sarà un vero piacere fargli assaggiare un'po d'asfalto..." Concluse con gli occhi che scintillavano bramosi di lottare dopo tanto tempo.


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Mentre si dirigevano verso il punto di incontro coi joi Gin non riuscì a spiccicare una parola con quel uomo. Voleva ringraziarlo ma, al tempo stesso, si sentiva davvero ferito nell orgoglio lui che aveva mietuto decine di vittime era stato messo sotto dalla prima bestia che si era trovato davanti.      
   " Non ti angustiare ragazzino..." Borbottò lo yato al suo fianco coprendosi con l ombrello la testa dai forti raggi del sole. " Sei stato colto di sorpresa è normale essere stati messi sotto da quella creatura." Disse ancora come per rincuorarlo.
 " La ringrazio dell incoraggiamento signor...?" Rispose Gintoki girandosi verso di lui.                      
  " Mi chiamo Umibozou e tu?" Gintoki si bloccò in mezzo alla strada ripensando a dove aveva sentito quel nome e mormorò:" Tu sei il padre di Kagura?" A sentire il nome della figlia il vecchio prese Gin per il collo e lo sbattè contro il muro di un edificio incrinandolo.                                                                
" Chi sei? Come fai a conoscere mia figlia?!?" Ruggì l uomo stringendo la presa.                                                                                                       
   " L'ho incontrata sul mio pianeta qualche mese fa." Bofonchiò lui con la poca aria che riusciva a passare vista la stretta dura come l'acciaio dell uomo. " Sta bene, sta tranquillo..." Aggiunse sperando che mollasse la presa.                     
" Che succede qui?!?" Esclamò una voce inconfondibile per Gintoki provenire dal vicolo di destra. Il bianco iniziò a gesticolare mentre, il vecchio mollò la presa.
" Tu chi saresti?" Domandò Katsura pronto a estrarre la spada.                            
" Sono Umibozou sono stato assoldato per scortarvi sul pianeta siete voi quel gruppo di samurai?" Domandò con tranquillita lui mentre Gintoki, aiutato da Takasugi riprendeva fiato.
" Si, siamo noi stavamo cercando quel tipo dai capelli bianchi ti ringraziamo se l'hai tolto dai guai..." Rispose Katsura fissando male Gintoki.
" Diciamo una cosa del genere. Tornando all argomento principale chi è il capo della spedizione?" Chiese sbrigativo lo Yato guardandosi attorno.
 " Sono io..." Rispose Takasugi facendosi avanti e mettendosi di fronte a lui.
" Dovrei parlarti in privato se non ti dispiace." Spiegò lo yato facendogli cenno di seguirlo.
 " D'accordo fammi strada." Rispose mentre lo yato iniziò a camminare per una dozzina di metri per poi fermarsi.
" Di che staranno parlando?" Mormorò Gintoki a Katsura dandogli una gomitata per attirare la sua attenzione.
 " Non ne ho idea..." Ammise il moro continuando a guardare lo yato gesticolare e il suo amico annuire con la testa per poi rispondere ogni tanto a monosillabi quasi.
Dopo una decina di minuti, che al resto del gruppo sembro un eternita, i due tornarono e Takasugi,schiarendosi la gola disse:" Allora io e la mia guida ne abbiamo parlato e, mi ha consigliato di dividere il nostro gruppo in due squadre..."
 " In che senso in due squadre? Eppure non siamo tanti..." Replicò Katsura piuttosto diffidente. " Non possiamo lasciare qua i veicoli di ritorno incustoditi e inoltre qualcuno deve tenere d'occhio la zona è uno dei pochi punti dove possiamo inviare e ricevere messaggi. Per tanto un gruppo di dieci elementi stara qua di guardia e altri dieci invece seguiranno Umibozou fino al giacimento che si trova a circa tre giorni di marcia serrata da qui." Spiegò brevemente all amico.
Katsura si grattò la testa piuttosto indispettito e borbotto:" D'accordo qua ci penserò io tu però vedi di muoverti e di non farmi aspettare troppo intesi?"          
  " Sta tranquillo torneremo in un baleno comunicaci se succede qualcosa in zona e torneremo subito indietro."  Lo rassicurò l orbo facendo cenno a Gin di seguirlo.


-


Ureka guardava rapita quel gigantesco pianeta che era apparso di fronte a loro. In quel momento si sentì vulnerabile come mai era stata in vita sua di fronte all immensita di quel cosmo di cui tanto aveva sentito parlare. Sperava di andarci un giorno e di vivere qualche missione lassu nello spazio profondo magari con Shin o Gintoki e, adesso, quest ultimo era proprio il loro obiettivo.
" Mia signora." Mormorò un naraku alle sue spalle distogliendola dai suoi dubbi.
" Si dimmi." Rispose lei seria e fredda cercando di apparire come sempre.
" Il signor Utsuro voleva informarla che dopodomani, a quest'ora attraccheremo sul pianeta per tanto voleva informarla che ci sarà una riunione insieme al resto delle spade." Spiegò l uomo chinato a terra in faro onorevole.
 " Molto bene dite al sommo che ci sarò non appena mi vorrà." Replicò lei schiettamente mentre quello usciva rapido dalla stanza. - Tra poco quindi ci rivedremo Gin...- Pensò fra se e se afflitta.
Quando aveva saputo quello che l ex assassino aveva fatto non ci poteva credere proprio lui? Il più fedele tra tutti gli adepti? Lui che aveva ucciso decine e decine di loro che avevano tradito adesso si era messo contro di loro? Si sentiva tradita come se tutto quello in cui credeva fosse ormai perso per sempre. Gli occhi gli si chiusero per un istante ma poi li riaprì subito ormai non riusciva più a dormire come voleva e la stanchezza si faceva sentire. Si era resa conto, in quel breve periodo, che Gin era cambiato non era più freddo e calcolatore come una volta non gli appariva più con quell'aura minacciosa che tante volte aveva spaventato lei e altri membri di Naraku lui era cambiato. - Tutta colpa di quella missione solitaria tutta colpa dei suoi dannati contatti.- Riflettè tra se e se stringendo i denti e i pugni. Era colpa di quella ragazzina, colpa di quella stupida donna con la cicatrice tutta causa loro se il suo più caro amico adesso si trovava in quella situazione. Si accascio a terra in preda a un attacco d'ansia. Voleva salvare Gin non voleva che morisse, lui che era l'ultimo rimasuglio che la legava all'ordine lui che per lei, si era messo contro Oboro e l'aveva salvata... gli doveva tutto. Ripresasi si rimise in piedi poi mormorò: " Gin... non importa quello che accadrà. Non importa se loro vogliono ucciderti io ti farò redimere in un modo o nell altro ti farò tornare quello di un tempo." Con questa promessa uscì dalla stanza pronta ad affrontare il suo destino.


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" Ehi ragazzo..." Sussurrò all'improvviso Umibozou mentre si riposavano all'ombra di alcuni colossali alberi. Avevano viaggiato tutto il giorno prima per poi fermarsi per la notte. A quanto gli aveva detto lo yato era impossibile viaggiare con l'oscurita viste le creature che sembravano imperversare.
 " Si." Rispose Gintoki visibilmente sorpreso visto che il vecchio, a parte per le indicazioni, non diceva una parola e guardava sempre avanti a se.
 " Ti volevo chiedere scusa per ieri." Ammise lui sedendosi sulla roccia accanto a quella del bianco.
 " Ehm nessun problema. Lo capisco quasi infondo bhe sentir dire il nome di tua figlia da uno sconosciuto non è di certo il massimo." Rispose Gintoki capendo la preoccupazione dell uomo.
" Mi sai dire come sta in questo momento? E' da circa dieci anni che non la vedo..." Mormorò lo Yato con una strana nota nella voce.
" Al momento si trova a Yoshiwara e lavora per Tsukuyu il leader di un gruppo di donne guerriere. Negli ultimi mesi l'ho aiutata a controllare e gestire la sua forza e l ultima volta che l'ho vista ha lottato contro Hosen..." Spiegò in breve Gintoki cercando di non omettere nulla.
" Ha lottato contro Hosen?!?" Esclamò allarmato lui fissando Gintoki stupito.                           
" Si... per colpa mia..." Spiegò. " Stava attaccando Yoshiwara io ho tentato di fermarlo ma..." Si guardò le mani sentendosi quasi impotente.
" La mia forza non è bastata e allora lei ha lottato contro di lui." Disse.
 " Mi stupisco che sei ancora vivo... quell uomo era un mostro anni or sono non oso immaginare che razza di creatura avete affrontato sono contento che stia bene comunque nonostante tutte le cose che ha passato." Mormorò facendo un sospiro di sollievo.
" Si mi ha detto qualcosa su suo fratello...Non ho voluto indagare ma, da come ho capito tu e lui..."
 "Si ci siamo affrontati." Rispose rapidamente lo Yato senza peli sulla lingua.
 " Ma perché? Cosa può portare un figlio ad affrontare il proprio padre?" Domandò Gintoki allibito che già si era posto quella domanda. Il vecchio yato fisso Gintoki per qualche secondo come se, in quel momento, non sapesse se dire la realtà dei fatti oppure no. " Devi sapere che nel nostro clan esisteva una regola secoli fa ovvero esprimere la propria superiorità alla generazione precedente... Mio figlio decise di iniziare quella questione dopo tutto questo tempo..." Cominciò a dire mostrando il braccio sinistro meccanico.
" Mi portò via un arto io stavo per ucciderlo. In quell'istante il mio sangue Yato stava prendendo il soppravento. Però, in quel momento, lei mi teneva il braccio sano e mi implorava di lasciar in vita suo fratello..." Spiegò Umibozou. " Lei lo vuole redimere vorrebbe che tornasse in se ma..." Scosse la testa afflitto. " Io so benissimo che non potrà mai accadere ormai di mio figlio non resta che l'ombra di ciò che era..."
" Può succedere di perdersi nell'oscurita." Replicò Gintoki convinto. " Anche io, fino a qualche tempo fa, ero perso in un vortice di violenza e sangue ma... Ne sono uscito." Aggiunse.
Il vecchio cacciatore lo guardò per qualche istante serio senza cambiare espressione e replicò:" Non a tutti è permesso questo... Ci sono persone che non vogliono rivedere la luce, alcune vogliono restare nel buio e credo che sia questo che vuole mio figlio..."
 " Come puoi pensare questo?" Domandò Gintoki stupito da quell'affermazione. Lo Yato non rispose e si alzò dalla roccia. " Mi vuoi spiegare?" Insisti il bianco.
 " Lui mi accusa di una cosa che purtroppo mi reputo realmente il responsabile anche se in modo indiretto..." Mormorò lui con una voce cupa. Umibozou aprì la bocca per parlare ma si bloccò e disse:" Te lo dirò quando sarà il momento coraggio andiamo il momento della pausa è finito." Di malavoglia Gintoki lo seguì dal resto del gruppo con più domande che risposte.


-


Con un balzo Kagura si portò sull'altro palazzo iniziò a correre lungo il tetto per poi eseguire un nuovo salto atterando di nuovo in piedi e fermandosia riprendere fiato. Lentamente cominciò a respirare ormai era qualche giorno che, seguendo il consiglio di Tsuky faceva quegli esercizi per ampliare il controllo della sua parte Yato non voleva che riaccadese come con Hosen. Un brivido gli percorse la schiena fino alla testa ripensando a quando aveva perso completamente il controllo si era sentita esattamente come suo padre oppure Kamui quel giorno di dieci anni fa. Per non pensarci più eseguì un nuovo salto portandosi sempre più vicina al centro del quartiere in cui sorgeva alto e splendente il palazzo di Yoshiwara ormai ricostruito dopo tutte quelle settimane. Lentamente cominciò ad accelerare sempre più i salti gli sembravano sempre più ampi e potenti tanto da incrinare in parte il terreno sotto i suoi piedi con la mente rivide i momenti contro Hosen la sua rabbia, la sua frustrazione e il respiro si affannò mentre correva sempre più veloce finché non si schianto contro il muro del palazzo con violenza. Scossa cercò rapidamente un appiglio per non volare di sotto e lo trovo su una ringhiera a cui si aggrappo con qualche difficoltà rimase li, sospesa nel vuoto qualche istante conscia del rischio che aveva appena corso.

" Dovresti stare più attenta." Disse con rimprovero una voce affacciata alla finestra sopra di lei.
La ragazzina alzò la testa trovandosi davanti gli occhi severi di Tsuky e imbarazzata rispose: " Si scusami è che..."
" Si hai perso il controllo lo immaginavo." Concluse lei la frase della giovane, ormai capitava sempre più spesso che lo perdesse da quando aveva incontrato suo fratello e lottato con Hosen notava comportamenti strani in Kagura.
" Stavo andando bene ma poi... " Si tocco la testa con la mano sinistra. " Ho rivissuto le immagini di Hosen e allora mi è tornato in mente Kamui e il passato." Spiegò in breve. " Ancora non mi hai detto cosa sia successo tra tuo padre e tuo fratello vorresti parlarmene?" Chiese dolcemente la donna. Kagura non rispose ma rimase in sospeso sulla finestra su cui si era arrampicata e continuava a fissare davanti a se. Tsuky sospiro e disse:" Fa come credi meglio sia per te io ci sarò sempre per te se mai volessi parlemene ok?"
" Si d'accordo..." Sussurò la ragazza sempre senza guardare la bionda che si allontava verso l'interno dell'edificio.
Mentre saliva le scale immersa nei suoi pensieri sentì una presenza avvicinarsi. " Ti ha detto nulla?" Domandò Hinowa condotta li da una guardia.
La bionda scosse la testa. " Non so cosa fare con lei..." Mormorò Tsuky afflitta. " Forse lui saprebbe cosa fare..." Aggiunse, si sentiva inutile in quella situazione ormai disperata aveva consigliato a Kagura quella specie di allenamento solo per non vederla sempre ansiosa oppure nervosa ma stava servendo a poco e, in più, per paura dell'arrivo di Kamui o altri ospiti, aveva ingigantito la guardia di tutta quanta la città.
" Credo che neanche lui saprebbe come prenderla in questo momento servirebbe una figura più vicina di quanto possano essere una guerriera, una storpia e un ex assassino." Disse Hinowa.
" Bhe purtroppo io sono questo ok?!?" Esclamò inviperita Tsuky.
" Non ti sto criticando..." Ammise Hinowa cercando di calmarla.
" Lo so ma..." Sbuffò esasperata. " Non so cosa fare e tutto questo mi manda nei pazzi veramente." Disse. Prima che Hinowa potesse replicare si sentì un rumore di vetri infranti, ai piedi di Tsuky era atterrato una sorta di piccolo pacchetto rosso contornato da un fiocco. Le due donne si fissarono confuse dell'inatteso pacco.
Lentamente la bionda sollevo la scatola che notò essere piuttosto leggera vista il volume di essa. Con cautela la aprì trovandola vuota fatta eccezione per un piccolo bigliettino chiuso. Diede la scatola a Hinowa ormai accortasi priva di pericoli e aprì il biglietto il cui contenuto la fece rabbrividere.
" Che cos'è?" Chiese Hinowa curiosa.
" Una lettera di sfida..." Spiegò brevemente lei mostrando i caratteri dentro la lettera.
" Da parte di chi?" Domandò la donna preoccupata. Tsuky, stando in silenzio, accartoccio il foglio di carta e, avviandosi verso l'uscita, disse:" Di una pazza maniaca a cui tra due giorni farò una bella visita."






ANGOLO DELL AUTORE: Rieccomi dopo tanto ad aggiornare questa long che non potrò mai scordare. Mi spiace di metterci così tanto ma, avendo tante storie in corso, devo cercare di postare un'po di tutto.
Grazie a chi legge e recensisce se ci sarà modo la prossima volta posterò un piccolo riassunto all'inizio.


 

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