All my life, I've been waiting for you

di Flos Ignis
(/viewuser.php?uid=122026)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dawn's wake up ***
Capitolo 2: *** Now you are here ***



Capitolo 1
*** Dawn's wake up ***



Dawn's wake up




Svegliarsi é la prima azione che viene compiuta nel corso della giornata: affinché essa inizi, le dolci maglie del sonno devono essere abbandonate, volenti o nolenti.

A volte, per riuscire a rendere meno difficoltoso il distacco da quello stato di quiete assoluta, Midoriya Izuku, aspirante eroe residente ai dormitori della prestigiosa scuola Yuuei, espletava una serie di rituali mattutini appena il sole iniziava a spuntare all'orizzonte.

Da quando aveva ereditato il prezioso potere di All Might aveva cominciato ad allenare costantemente il suo corpo, nella speranza di arrivare il prima possibile a padroneggiare il cento per cento di quella forza che gli era stata trasmessa per uno scopo più grande di lui: essere l'erede del Simbolo della Pace.

Diventare degno di tale onore era diventata quasi un'ossessione per il ragazzo da folti ricci verdi, tanto che senza accorgersene aveva iniziato a indossare un velo di serietà oscura sui grandi occhi fanciulleschi che lo avevano sempre caratterizzato. La genuina dolcezza e l'acuta intelligenza si potevano ancora scorgere in quelle iridi dalle tinte boschive, ma la determinazione adamantina che aveva sempre cercato di nascondere, più o meno bene nel corso degli anni, adesso si mostrava in tutta la sua forza.

Non aveva smesso di ridere e scherzare, né di passare del tempo di qualità con i suoi amici, ma l'urgenza di migliorare sempre di più era diventata quasi insopportabile, al punto che faticava a prendere sonno la sera se prima non si dedicava seriamente ad allenamenti extra che aveva programmato personalmente.

E all'alba del giorno successivo era già pronto a ricominciare il suo intenso training psico-fisico per poter reggere il peso del titolo che il suo mentore si aspettava da lui.

Le poche ore di sonno che aveva accumulato in quelle settimane dal ritiro ufficiale di All Might iniziavano a pesargli, quindi ogni mattina, prima di dedicare un paio d'ore all'allenamento del suo potere, si concedeva una serie di piccoli rituali che potessero riattivargli correttamente mente e corpo.



Come tutte le mattine da un po' di tempo a quella parte, Izuku si alzò dal letto al buio per evitare di infastidire i suoi occhi ancora sensibili alla luce, per poi mettersi a fare un po' di stretching leggero. 

Appena si ritenne soddisfatto della risposta muscolare, si avviò verso il bagno, dimenticandosi però come ogni volta che quella non era la stanza di casa sua, ma quella del nuovo dormitorio della Yuuei, per cui prese male le misure e sbatté il mignolo del piede contro l'angolo del letto. Ormai aveva un livido perenne in quel punto del piede sinistro, perciò gli venne istintivo soffocare delle imprecazioni poco eleganti per evitare di svegliare il suo vicino di stanza Aoyama, aspettò che le stelline smettessero di girargli davanti agli occhi e, quando fu relativamente sicuro di potersi muovere senza ritrovarsele nuovamente a danzare vicino alla nuvola di ricci annodati che erano i suoi capelli, riprese il suo persorso a ostacoli per andare a rinfrescarsi.

Dopo una rigenerante doccia fredda, indossò una tuta larga e aprì il terzo cassetto della sua scrivania, in cui aveva riposto tutti gli appunti sugli eroi che aveva raccolto nel corso degli anni.

Ormai aveva creato un compendio ben strutturato di tutte le unicità di cui era venuto a conoscenza, riunendole per tipologia e applicazioni pratiche, ma era rimasto affezionato ai primi scarabocchi del bambino che era stato e a quei quaderni dai bordi ormai consunti. Ne aveva scritti più di una quindicina, ma quello che gli interessava era quello posto proprio in cima, il numero "uno".

Sorrise automaticamente non appena lo aprì, trovando la dedica incoraggiante di sua madre alla sua passione per gli eroi, scritta poco prima che gli fosse diagnosticata la mancanza di Unicità.

Scorrendo le prime pagine, in cui aveva raccolto le impressioni sui poteri dei suoi genitori, con gli occhi grandi di meraviglia di un bambino che pensa sempre e comunque che la sua mamma e il suo papà siano i migliori al mondo, arrivò al punto che davvero gli interessava.

Kacchan.

Quel nome, anzi... quel nomignolo con cui solo lui aveva il permesso di chiamare il suo amico d'infanzia era stato scritto con i tratti tremolanti di un bambino che aveva imparato a scrivere molto presto, ma di seguito poteva trovare le annotazioni che aveva raccolto nel corso degli anni. Il resto del quaderno era dedicato unicamente al suo amico, ricordava come fosse il giorno prima di aver pensato: "staremo insieme per sempre e imparerò tante cose su di lui, voglio scrivermele tutte per non dimenticarle mai".

Quanto era stato ingenuo, quanto aveva avuto torto...

Kacchan... 

Eppure, aveva anche avuto maledettamente ragione fino a quel momento: perché per quanto le loro esistenze potessero essersi scontrate in termini tutt'altro che amichevoli, i fili dei loro destini non si erano mai allontanati.

Anzi, essi si erano intrecciati sempre di più formando un'intricata serie di nodi ingarbugliati in cui erano rimasti avvinghiati insieme, lontani appena il necessario perché non si sfiorassero, ma abbastanza vicini perché fosse loro impossibile non percepire la presenza dell'altro. Sempre ai margini del loro campo visivo, ma mai uno di fronte all'altro.

E più loro due tiravano per liberarsene più quei nodi si stringevano e la fitta trama del filo lasciava tracce ustionanti sulle loro pelli. 

A volte Izuku si sorprendeva a cercare quei segni, scoprendo con uno stupore immotivato di non trovare traccia di irritazione sulle sue braccia e di avere ancora il collo integro, senza il principio di soffocamento che i suoi incubi su Kacchan gli lasciavano come sensazione fin dentro le ossa.

Forse, a ben pensarci, erano anche quegli incubi il motivo per cui la sera si sfiniva tanto prima di andare a letto. Esauriva tutte le sue energie di proposito, sperando di cadere in un sonno profondo e senza incubi fatti di esplosioni, occhi rossi perennemente arrabbiati e il profumo di zucchero bruciato che emanava il ragazzo biondo che affollava la maggior parte dei suoi pensieri fin da quando aveva memoria.

Deku accarezzò alcune delle sue note, emettendo un sospiro tremolante e insicuro, come sempre più spesso gli capitava di fare quando si ritrovava a pensare al suo rapporto con il suo vecchio amico, o ai suoi sentimenti per lui, o anche solo a Kacchan in sé.

Come per farsi maggiormente del male, ogni mattina rileggeva ognuna delle parole che aveva scritto su di lui, fino a quando il peso sul cuore si faceva talmente opprimente che il bisogno di uscire dalla sua stanza per far tacere la sua mente con del sano esercizio fisico diventava una necessità improrogabile.

Nel freddo dell'alba iniziava così la giornata dell'aspirante eroe Deku, che mentre concentrava la sua considerevole intelligenza nella gestione di una Unicità tanto pericolosa per il suo stesso corpo riusciva a scordarsi, almeno per un po', di quanto fosse sbagliato tutto ciò che era e provava.




Se Katsuki Bakugou o chi per lui avesse deciso di fare una lista di tutto ciò che lo faceva infuriare, probabilmente ci avrebbe impiegato un mese solo per iniziare a stilarla.

A posteriori, non avrebbe saputo di preciso a quale postazione classificare quella particolare giornata, ma sicuramente rientrava nella sua personalissima top ten di mattinate più fastidiose di sempre.

Già la sveglia all'alba non fu un buon principio, proprio per niente.

Perché nonostante le apparenze, il ragazzo con la voglia perenne di far esplodere qualunque cosa gli intralciasse la strada amava poltrire a letto il più a lungo possibile. Durante il giorno non stava mai fermo, infilava un'imprecazione dietro un'esplosione dietro un'altra sequenza di frasi irripetibili, ma nella solitudine della sua stanza e soprattutto nel silenzio che avvolge un luogo quando la giornata non é ancora iniziata... beh, poteva anche permettersi di rilassarsi nel suo ambiente personale, in cui nessuno sano di mente avrebbe mai messo piede senza il suo consenso - che, per amor di sincerità, lui di certo non si sarebbe sognato mai di dare a nessuno.

Era quindi sveglio da almeno un'ora, Katsuki, ma non aveva la minima intenzione di abbandonare le coltri morbide e calde per via della sua elevata temperatura corporea. Nonostante ciò, non riusciva a godersi la pace del momento come avrebbe desiderato.

Se il buongiorno di vede dal mattino, pensò lui, oggi sarà una fottuta giornata di merda.

In primo luogo, era stato svegliato da un raggio di sole dritto in faccia. Le tende non erano ben tirate, la sera prima le aveva accostate di fretta per cui non ci aveva fatto caso, ma il risultato era stato che quell'improvvisa fonte di luce lo aveva destato in un lampo, facendogli saltare i nervi già appena sveglio. Odiava la luce diretta del sole negli occhi di prima mattina. Già solo quello bastava a classificare quel dì come una giornata da far esplodere sul calendario.

Ad aggiungere la beffa al danno non era nemmeno riuscito a riaddormentarsi dopo aver chiuso per bene i tendaggi bordeaux, perché sapeva che se lo avesse fatto avrebbe ricominciato con gli incubi. 

Katsuki sbuffò, fortemente irritato con se stesso, cercando invano una posizione più comoda sul suo letto per sfuggire a certi pensieri, ma proprio non gli riuscì di sottrarsi all'ennesima analisi di coscienza che svolgeva nel giro di poche settimane.

Da quando la forma reale di All Might era stata resa pubblica sentiva addosso una colpa incredibile, una frustrazione annicchilente che fiaccava persino le sue esplosioni, aumentando di conseguenza la sua rabbia e azzerando la sua già scarsa pazienza.

Era caduto in un vortice di silenzio scorbutico e profonda sofferenza che lo avvolgevano nelle loro oscure spire e per quanto lui avesse urlato dentro di sé, da quello nessuno poteva salvarlo. 

Non stavolta, non dal senso di colpa, non dalle torture che la sua mente stronza si divertiva a propinargli tramite i ricordi dell'incidente di Kamino.
Però poi il suo continuo rimuginare aveva trovato uno sfogo.

Nulla di nuovo, in verità: cercare la rissa con Deku era quasi un'abitudine, un rituale che lo aiutava a superare i momenti di noia. Non solo però, stavolta non si era trattata di mediocre routine.

Bakugou si alzò di scatto a quel pensiero, gettando le coperte in fondo al letto, ma non poté sfuggire alla sua mente semplicemente iniziando a correre all'impazzata verso il bosco che circondava l'Accademia.

Era l'istinto a portarlo da Deku, ogni singola volta. Era stato l'istinto a fargli trovare nel ragazzo dai capelli verdi una valvola di sfogo per la colpa che aveva provato nel cuore fin dalla notte in cui era stato salvato ad un prezzo tutt'altro che equo, perché il mondo aveva perso il suo Eroe della Pace.

Katsuki corse a lungo, quella mattina, ma il suono del suo respiro accelerato non coprì il rumore assordante dei ricordi della notte in cui tutto era stato finalmente chiaro davanti ai suoi occhi. Aveva pensato e ripensato alle parole che Deku gli aveva detto all'inizio dell'anno scolastico sul fatto di aver ricevuto la sua Unicità da qualcuno, lo aveva osservato e studiato di nascosto. Gli era mancato gran parte del quadro generale e questo lo aveva fatto incazzare, tanto e a lungo, ma dopo il suo rapimento tutto aveva assunto improvvisamente senso: i poteri dell'uomo che All Might aveva battuto mettendoci tutto se stesso, la vera forma di quest'ultimo, le parole che aveva prununciato alla fine di tutto e le lacrime amare di Deku, che non aveva iniziato ad esultare come il resto della folla attorno a loro.

Perché il ragazzo dai capelli verdi aveva compreso che quelle parole avevano ben altro significato rispetto a quello che tutti gli altri vi avevano attribuito.

Il prossimo sei tu.

E se solo lui le aveva diversamente interpretate, se aveva capito il loro reale valore come gli era sembrato stesse facendo, se quella frase era stata l'origine di un pianto tanto straziante... allora tutto acquisiva improvvisamente senso.

Il silenzio di Deku di fronte a tutte le sue spiegazioni, quando il suo istinto - traditore - lo aveva portato a cercarlo, anche se non solo per sfidarlo come aveva dato a intendere, era stato solo la conferma di tutto.

A quel punto, l'unica cosa che gli era rimasta da fare era stata la stessa di sempre: sfogare la sua rabbia su Deku, ma molte cose erano cambiate nel corso degli ultimi mesi e solo in quel momento se ne era reso conto.

Non voleva solo sfogare la sua rabbia sul suo amico d'infanzia, i suoi pugni non dicevano "ti odio" come un tempo, le sue esplosioni avevano una voce incredibilmente sottile che chiedeva "aiuto" per non lasciarlo solo ad affogare nelle sue stesse emozioni.

La sua corsa si interruppe all'improvviso, perché in mezzo al verde del bosco i suoi occhi rossi ne avevano incontrato un altro paio che, pur potendo mimetizzarsi in quell'ambiente, spiccavano per la loro brillantezza.

-Kacchan?-

Gli si mozzò il respiro in gola, il panico prese a salire alla velocità della luce dentro di lui mentre capiva cosa era successo di diverso in quello scontro.
Lo comprese grazie allo sguardo limpido che il ragazzo gli lanciò, lo stesso che aveva avuto in volto quel giorno della loro infanzia in cui tutto era cambiato, quando si era avvicinato per aiutarlo a rialzarsi dopo che era caduto nel fiume. 

Non si era più trattato di sfogare la sua rabbia su di lui, ma di affidargliela, pur inconsapevolmente, sapendo che l'altro era l'unica persona al mondo in grado di gestirla e sopportarla. Sembrava nato apposta per questo, per fargli da ancora e trampolino, per smaltire gli eccessi del suo carattere con la sua pacatezza e al tempo stesso spingerlo a migliorarsi con la sua fottuta determinazione incrollabile e i suoi spaventosi progressi.

Sembrava nato per lui, per completarlo in una maniera così perfetta da dare i brividi. Prima di quel momento era stato solo troppo presto perché questo fatto fosse evidente, ma a conti fatti sembrava proprio un destino tanto ineluttabile che Katsuki non si sarebbe sorpreso se lo avesse trovato tatuato all'interno della propria pelle, tra le fibre dei muscoli e giù, ancora più a fondo, nel midollo delle sue ossa, fino a raggiungere il suo stesso DNA.

-Kacchan? Va... t-tutto bene?-

Al diavolo, no che non andava tutto bene, nulla andava bene!

Si era innamorato di quel dannato nerd e questo poteva solo significare che Bakugou Katsuki era maledettamente fottuto.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Now you are here ***



Now you are here



Deku era sempre stato il suo punto cieco, il suo punto debole e per questo aveva sempre fatto di tutto per scacciarlo.

Quando si era reso conto, alla tenera età di quattro anni, che Deku era e sarebbe sempre rimasto il bambino indifeso e innocente che conosceva dalla nascita, senza neppure un'Unicità a proteggerlo, ma che nonostante tutto si metteva in prima linea per difendere i deboli... 

Quando aveva compreso tutti questi fatti e a cosa avrebbero inevitabilmente portato, aveva visto rosso per la rabbia e di conseguenza aveva scacciato con irritazione la mano che il suo amico gli aveva allungato per aiutarlo a rialzarsi dal rivolo d'acqua in cui era caduto. 

E quello era stato sia l'inizio che la fine di tutto.

Più aveva cercato di allontanare Deku dal suo fianco più quello aveva corso per stargli dietro e tornargli accanto, più lo aveva ferito più egli l'aveva guardato come aveva sempre fatto, con un'ammirazione sconfinata e una dedizione quasi inumana per la sua intensità.

Non lo capiva, come poteva sognare di diventare un eroe senza alcun potere? Era solo un debole e chi cerca di fare qualcosa oltre le sue capacità fa una brutta fine: questo, a Katsuki Bakugou, era stato chiaro fin da bambino. Aveva cercato di insegnarlo a quella nullità per anni, ma nonostante i dispetti, le bruciature e gli insulti che gli aveva dedicato Deku non aveva mollato. Aveva iniziato ad abbassare lo sguardo mentre camminava, a piangere negli angoli nascosti della scuola credendo che lui non lo vedesse, a balbettare persino.

Ma aveva continuato a sognare di diventare un eroe con una determinazione e una sicurezza in fondo all'anima che, anche se non lo avrebbe ammesso mai, Katsuki gli invidiava. Perché mentre a lui era stato dato tutto, dal potere alla fiducia di tutti coloro che lo circondavano, a Deku era stata sottratta persino la possibilità di sognare.

E questo lo faceva incazzare almeno quanto il fatto che invidiava il suo vecchio amico, perché lui che non aveva l'obbligo di soddisfare le aspettative di nessuno voleva comunque assumersi un simile peso su quelle fragili spalle.

Aveva scelto di andare contro corrente nonostante tutti, nonostante lui, e Katsuki gli aveva invidiato più di quanto avrebbe mai ammesso quell'intima forza di volontà che aveva portato il fragile Deku, lo stesso che piangeva per ogni sciocchezza, a subire in silenzio i colpi della vita e rimandarli indietro con uno sguardo deciso e pieno di speranze che diceva chiaramente "non mi arrenderò mai".

Katsuki invece, per rivendicare quella stessa libertà aveva rivolto un gigantesco dito medio al mondo e alle aspettative di tutti, decidendo di proseguire per la sua strada e diventare l'eroe numero uno al mondo, ma solo perché quello era un suo preciso desiderio e l'avrebbe realizzato a modo suo, a suon di urla ed esplosioni.

Era stato inevitabile che due caratteri tanto diversi come i loro avessero prodotto una situazione tanto ingarbugliata, pensò Katsuki. 

O forse no, non era complessa per niente: lui era il bullo egocentrico che non si sarebbe fatto scrupoli nel far esplodere la testa di chiunque lo avesse ostacolato, mentre Deku era l'altruista dal cuore troppo grande e tenero per sopportare le brutture del mondo senza tentare di porvi rimedio con un'ingenuità che solo i bambini di solito potevano vantare.

L'ossessione per la vittoria e il desiderio di salvare.

All Might aveva parlato in quei termini per descriverli, affermando la necessità di entrambe quelle emozioni per diventare i migliori tra gli eroi, aveva detto loro che avevano la possibilità di divenire i numeri uno imparando l'uno dall'altro, assimilando la forza del compagno per farla propria.

Se riuscirete a capirvi e sostenervi, potrete vincere salvando e salvare vincendo, arrivando in cima alla vetta.

Erano state quelle parole... la prospettiva che gli era apparsa in mente, una visione di un futuro in cui il Simbolo della Pace non fosse costretto a salvare il mondo intero da solo. Katsuki non aveva rinunciato al suo desiderio di sorpassare il suo idolo e diventare l'eroe più forte, assolutamente no.

Ma l'ipotesi di dividere quel podio con Deku, per quanto gli apparisse strana, non era poi così male.



-Kacchan!-

Quasi non si era reso conto di aver iniziato a correre dopo quella scioccante verità che cuore e cervello gli avevano comunicato con una delicatezza tale da fare invidia ai suoi modi di fare esplosivi.

Aumentò di riflesso il suo passo, inoltrandosi sempre più a fondo nel verde del bosco, ignorando il pericolo di essere beccato dal professore di turno per fare la ronda quella mattina. Ebbe solo un nanosecondo per sperare non si trattasse proprio di Aizawa-sensei - la sua ultima punizione per lo scontro al Ground Beta contro Deku era appena terminata, che diamine!- prima di percepire un pericolo grazie ai suoi sensi ormai allenati, anche se i suoi occhi non avevano colto nulla di insolito.

Un non molto dolce peso gli era piombato addosso dall'alto, schiacciandogli la cassa toracica a terra con abbastanza violenza da lasciarlo senza respiro per più di qualche secondo.

Non ci mise nemmeno un istante prima di riconoscere il suo assalitore.

-Cazzo Deku, ma sei impazzito? Levati di dosso o ti farò saltare in aria la faccia!-

-Kacchan, mentre correvi stavi piangendo! E io... io non potevo sopportarlo, ma non avrei dovuto placcarti in questo modo... ti chiedo scusa. Però non potevo neanche lasciarti andare via così!-

Piangendo? Ma cosa sta dicendo questo dannato nerd?

Fu una brezza leggera a svelare l'arcano: l'aria fredda dell'aurora lo sfiorò appena, ma gli fece percepire le sue guance bagnate da lacrime che non pensava di riuscire ancora a versare alla veneranda età di quindici anni.

Troppo. Tutto questo é semplicemente troppo.

Pieno di vergogna per il suo orgoglio ferito, si coprì gli occhi con le braccia, cercando di non mostrarsi nuovamente così debole davanti a colui che aveva designato come suo rivale, almeno nel silenzio protetto della sua mente.

Deku non si sorprese troppo per quella reazione, si limitò a sistemare se stesso e l'altro ragazzo, che si fece manovrare come una bambola, in modo che non rimanessero con gli arti così scomposti. 

Il risultato alla fine fu molto peggio di quanto non potessero immaginare, perché la pioggia della notte prima aveva reso il terreno scivoloso e il polso di Midoriya cedette senza preavviso, facendo scontrare i loro corpi per intero, facendoli finire con le teste attaccate per le tempie, i petti e gli addomi completamente adesi e le cosce che si premevano le une con le altre.

Il verdino cercò di scusarsi balbettando frasi incoerenti, ma cercando di alzarsi finì solo per peggiorare la situazione.

-Piantala di dimenarti come un'anguilla, non servirà a un cazzo.-

-P-perché dici così?-

-Perché ci siamo allontanati dal terreno sicuro, siamo finiti in una delle trappole di terra del professor Cementos. Sarà già scattato l'allarme, non ci vorrà molto prima che un insegnante arrivi a controllare. Perciò ora stai buono e non azzardarti a commentare quello che é appena successo, o ti faccio esplodere la testa.-

-Se avessi davvero voluto farlo, non staremmo ancora qui a parlarne.-

-Stupido Deku, da quando in qua rispondi così?-

-Non credo sia questo l'importante ora. Perché piangevi, Kacchan?-

-Ti aspetti davvero che te ne parli?-

-Lo spero, sinceramente. Se stai ancora male per la faccenda di All Might...-

-Taci. Per una volta in vita tua, dammi retta e stai zitto.-

Izuku lo accontentò appena per pochi secondi, ma la sua espressione genuinamente preoccupata era persino più insopportabile delle sue parole ansiose per Bakugou.

-Mi sono svegliato male, contento? Tutto qui.-

Se l'altro ragazzo si era sorpreso di una qualunque risposta non lo diede a vedere, ma in compenso gli piantò addosso quegli occhi che brillavano in modo incredibile alla luce del primo mattino, scombussolando ancora di più l'animo già tormentato del povero Katsuki.

Gli sembravano secoli che non si guardavano negli occhi in una situazione diversa da una battaglia. Deku aveva iniziato a fissarlo di sottecchi nel corso degli anni, arrivando ad alzare la testa solo recentemente, ma ciò era avvenuto solamente in quelle rare occasioni in cui la sua insospettabile voglia di vincere contro di lui l'aveva portato a vestirsi di un orgoglio che tanto gli aveva ricordato il proprio.

Katsuki invece aveva sempre guardato l'altro dall'alto in basso, il suo atteggiamento era iniziato a cambiare quando erano entrati alla Yuuei: stando estremamente attento a non farsi notare, l'aveva fissato spesso mentre l'altro non poteva vederlo, studiando i suoi atteggiamenti per carpire il segreto del potere che era apparso all'improvviso in lui.

-Fai incubi anche tu, vero?-

Rimase in silenzio un attimo di troppo a causa dello stupore, lasciando trasparire per un decimo di secondo la sua risposta attraverso i suoi occhi, ma fu sufficiente perché l'altro la capisse.

-Ti va di aiutarmi nel mio allenamento?-

Come fa a saltare da un argomento all'altro in questo modo? Come lui, solo i mocciosi dell'asilo. E meno male che dovrebbe avere un buon cervello...

-Eh? Perché dovrei, stupido nerd?- 

-Scontrarmi con te mi aiuta a migliorare.-

-E io che ci guadagno? Sei ancora una mezza sega, nonostante il potere che ti é stato dato.-

L'altro sembrò tornare il ragazzino delle medie che aveva tanto tormentato, perché prese ad agitarsi e distolse lo sguardo dal suo per la prima volta da quelle che sembravano ore.

Il ragazzo dagli occhi rossi si sorprese a sentire la mancanza di quegli occhi su di sé.

-Beh... sai, l'altra sera mi é sembrato che... c-che tu ti fossi sentito m-meglio, dopo esserti battuto con me. Perciò ho pensato, sì, insomma... che potessi esserti di aiuto anche io, in qualche modo.-

Poi un pensiero attraversò in un lampo quegli occhi verdi, che si rialzarono di scatto inchiodando i suoi con un sentimento muto e incomprensibile per il biondo.

-Siccome tu sei la ragione per cui sono diventato più forte, anche io voglio significare qualcosa di importante per te. Sei l'eroe che voglio diventare, così pieno di grinta, forza di volontà e determinazione, non ti fai piegare mai da nulla e per questo io ti ammiro tantissimo, Kacchan. Lascia che anche io faccia qualcosa per te, voglio raggiungere la vetta al tuo fianco!-

Katsuki sapeva benissimo che l'altro ragazzo pensava quelle cose di lui, gliele aveva sentite dire anche pochi giorni prima, durante lo scontro in cui tutto era cambiato.

Ma sentirsele dire mentre Deku lo guardava tanto intensamente da così vicino, con i corpi incollati e dopo tutte le rivelazioni che aveva avuto in così poco tempo...

Bakugou si arrese, lasciandosi andare a tutto quello che stava provando, mandando al diavolo la reticenza che non aveva mai fatto parte del suo carattere.

Alzò di scatto la testa, facendo scontrare le loro teste con un impatto mediamente doloroso, ma il fatto fu totalmente ignorato da entrambi in favore del piacere provocato dallo sfregamento tra le loro labbra.

Il biondo aveva stretto gli occhi in due fessure, in modo da vedere comunque il volto dell'altro e diavolo, se ne valeva la pena.

Un delizioso rossore fece risaltare le lentiggini sulle guance appena paffute del verdino, mentre i suoi occhi si erano sgranati diventando enormi e luminosi, in preda ad uno stupore sconfinato.

Stava facendo la cazzata della sua vita?

Katsuki non lo sapeva, ma se era così allora tanto valeva godersi il momento, serrando finalmente gli occhi per concentrarsi sul movimento della sua bocca.

L'altro non stava rispondendo, ma non si era neppure scostato, non aveva fatto il minimo accenno in tal senso, perciò il biondo lo prese come un assenso silenzioso a continuare.

Fu un bacio a labbra chiuse, un tocco un po' rude e impacciato, ma che metteva a nudo sentimenti tanto nuovi da far sentire Bakugou completamente indifeso per la prima volta in vita sua. Si staccò dopo un paio di minuti, bisognoso di respirare di nuovo lontano da quel dannato nerd che gli incasinava la vita pure con la sua sola presenza.

-E ora fai di questo quello che ti pare, Deku.-

Katsuki non aveva mai lasciato tanto controllo a qualcun altro, aveva appena consegnato al ragazzo sopra di lui l'arma per spezzarlo definitivamente, mostrandogli al contempo il punto dove colpire.

In mezzo al petto, dritto al cuore.

Bakugou avrebbe volentieri dato una testata al muro per quanto si era mostrato vulnerabile, se non avesse avuto le mani immerse nel terreno fangoso e impossibilitate a muoversi era sicuro che avrebbe emesso delle esplosioni spontanee come accadeva ogni volta che diventava nervoso in modo incontrollato.

Deku non fece comunque in tempo a dire nulla, era ancora completamente immobile e muto quando arrivarono gli insegnanti per liberarli dalla trappola.

Katsuki percepiva ancora la fastidiosa sensazione di essere vulnerabile, cosa che lo fece incazzare in un lampo non appena fu libero di scollarsi dal corpo caldo e compatto di Deku. 

Nessuno dei due percepì una sola delle parole di rimprovero che gli vennero rivolte, ma quando gli adulti se ne andarono, dopo averli accompagnati personalmente all'ingresso dei dormitori, entrambi si girarono per tornare finalmente a guardarsi negli occhi. Si girò subito, stizzito, diretto alla propria camera con l'intenzione di ignorare il gesto folle che aveva compiuto qualche minuto prima.

Che cazzo di giornata di merda!

Non fece neppure in tempo a salire il primo scalino, che una mano ruvida ma delicata trattenne la sua, tirandolo leggermente.

Lui si voltò di riflesso, vedendo di sfuggita una nuvola di capelli verdi appoggiarsi di schianto contro suo petto facendolo traballare leggermente, forse per nascondere il rossore che era rimasto sulle sue gote da ormai diversi minuti.

Come se Katsuki non l'avesse già notato e impresso a fuoco nella sua memoria.

Deku poi fece qualcosa che lo sorprese così tanto che non reagì come suo solito, imprecando o lanciando scintille, ma rimase semplicemente a bocca aperta e con gli occhi cremisi spalancati.




Izuku non era certo di stare agendo nel migliore dei modi, ma quando aveva visto Kacchan allontanarsi il suo primo impulso era stato scattare come una molla per afferrarlo.

Il suo corpo aveva agito prima ancora del cervello, ma non era una cosa tanto sorprendente: aveva inseguito Kacchan per tutta la vita, era una reazione naturale per lui seguirlo quanto respirare.

Quel bacio era arrivato così inaspettato, in un momento tanto diverso da come se lo era immaginato milioni di volte, che non era riuscito a reagire con prontezza. Ma se era sicuro di una cosa in quella vita, oltre al suo desiderio di diventare un eroe, era l'intensità dei suoi sentimenti per il biondino scorbutico che stava di fronte a lui, finalmente vicino e a portata di mano.

Quel pensiero gli sciolse il cuore, facendogli finalmente compiere gesti che aveva sognato per infinite notti.

Si portò la mano pallida dell'amico d'infanzia al cuore, perché sentisse la sua corsa forsennata, poi, quando fu certo di poterlo fare, senza ancora alzare il viso gli baciò le nocche, inspirando a fondo quel profumo di zucchero bruciato che Katsuki emanava per via delle sue esplosioni.

Sentì Kacchan inspirare bruscamente e poggiandogli il palmo libero sul suo petto poté sentire lo stesso battito impazzito che percepiva dentro di sé, avrebbe potuto giurare che in Kacchan stavano avvenendo esplosioni nucleari ravvicinate per quanto il cuore tuonava furiosamente.

-Non posso fare come mi pare con te, Kacchan. Tu mi stupisci continuamente, tanto che fatico a starti dietro il più delle volte.-

Prevedendo il rigetto fisico che le sue parole gli avrebbero provocato, Izuku alzò finalmente lo sguardo per inchiodare gli occhi rossi del suo Kacchan ai propri, perché vedesse quanto fossero pieni di gioia.

-Ma fattelo dire... certe volte sei proprio lento. Aspettavo da tutta la vita che tu accettassi... questo. Ho aspettato te per tutto questo tempo, ti ho inseguito e finalmente ora... sei qui.-

Izuku lo abbaggliò con uno dei suoi sorrisi più belli, luminosi come il sole, inumiditi appena dalle lacrime di commozione che erano rimaste tenacemente ancorate ai suoi occhi verdi, ora incredibilmente lucidi e ancora più espressivi del solito.




Invece che rispondere a parole a quella palese provocazione, Katsuki ghignò, percependo la morsa fastidiosa al suo stomaco fare un deciso passo indietro. Gli ci sarebbe voluto tempo per abituarsi a tutto quello, ad accettare di poter essere vulnerabile davanti a Deku, ma se in cambio di tutte quelle fastidiose emozioni poteva vantare il possesso delle labbra meravigliosamente morbide dell'altro.... beh, ne valeva decisamente la pena.

Lo baciò di nuovo, ricevendo in cambio questa volta una risposta immediata ed entusiasta.

Nella pace calda e confortevole che era scesa a placare la sua mente perennemente in fibrillazione, Katsuki pensò incoerentemente che, in fondo, quella giornata poteva anche essere degna di essere ricordata, nonostante il pessimo modo in cui era iniziata.

Poi non fu più necessario pensare, perché le voci nella sua testa che lo avevano tormentato per tutto quel tempo si zittirono contemporaneamente, sovrastate dal fievole rumore che produsse il loro abbraccio, unico suono degno di essere udito.



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3794375