Kiss me good-bye, love’s memory Don’t shed a tear, for love’s mortality

di Daistiny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C'era una volta tanto tempo fa... ***
Capitolo 2: *** Ritorno a Rabanastre ***
Capitolo 3: *** Le cose iniziano a muoversi ***



Capitolo 1
*** C'era una volta tanto tempo fa... ***


Della principessa che era stata un tempo ve ne rimaneva ben poco, nient'altro che l'ombra e la polvere. Ondine B'nargin Dalmasca non esisteva più.

Di lei era rimasto solo un vecchio vestito sgualcito e sporco, ridotto a brandelli, buttato in un vecchio baule.


C'era una volta tanto tempo fa.... pensò Amaya guardando il triste paesaggio desertico che la circondava. Di fianco a lei Brace seduto su un masso, i sui occhi verdi e penetranti fissavano la figura della sua compagna intenta a guardare il vuoto.

Brace non era sicuro di cosa Amaya stesse pensando, la sua mente doveva essere da qualche parte in mezzo a tutti i sui pensieri. Si trovavano in suolo dalmasco dopo svariati anni, per l'ennesima caccia ai ricercati.

Sta volta la preda era molto difficile e abbastanza rara.

L'uomo cercava di non fissarla troppo a lungo, consapevole di quanto Amaya odiava essere osservata. Ciò la metteva a disagio suscettibile come era per via dei suoi poteri.


Amaya aveva ormai 28 anni, si era fatta un nome tra i cacciatori ma nonostante tutto certe cose di lei non erano mai cambiate. Il suo pessimo carattere era una di queste cose.


-Amaya non pensi che dovremo staccare? Quella bestia si sarà ormai allontanata facendo perdere le sue traccie...Conviene tornare domani.-

Propose Barce ormai stanco di aspettare un cenno da parte della sua compagna, ma Amaya non lo aveva degnato di uno sguardo concentrata sul pensiero della preda.


Contro voglia aveva accettato quell'incarico che Blance le aveva passato all'ultimo momento, se non fosse per i problemi finanziari in cui si era trovata ad affrontare nell'ultimo anno lei quell'incarico non lo avrebbe di certo accettato.

La ricompensa 100.000 guil era molto alta, insolita per un ricercato come quello designato, Amaya aveva chiesto informazioni riguardo al mandante di tale incarico.

Blance le aveva risposto che erano informazioni riservate, e che le avrebbe fornito solo a lavoro ultimato. Per Amaya ciò significava solo grandi seccature.

Accettato l'incarico si era vista costretta a tornare a Dalmsca, un rientro non proprio felice dopo sette anni di lontananza.

Amaya non fiatò, il lavoro era lavoro, e lei aveva firmato un contratto e doveva portare a termine il suo incarico e non aveva tempo da perdere lì.

La sua unica consolazione sarebbe stata che con i soldi della taglia avrebbe potuto finalmente pagare i debiti che Balthier gli aveva creato.


-Dannato di un aviopirata...- imprecò la ragazza, doveva esserci lui in quella situazione non lei. Come aveva fatto a fregarla, ancora non lo aveva capito. Era bastata una distrazione ed ecco il risultato.

Ma per Amaya stare ferma li ad imprecare uno stupido uomo, non avrebbe risolto la situazione, erano ore che calpestava il suolo desertico e del Krachot nemmeno l'ombra, nessuna traccia.

Amaya si domandò se quello non fosse un altro inganno di Balthier per metterla nei guai, dopo la distruzione della Straalh ad opera della stessa Amaya, diversi anni prima.


Barce guarda ancora la sua compagna, da lei non riceve alcuna risposta.


-Amya per quanto hai intenzione di stare lì?- gli domandò lui all'improvviso.

-Quel mostro, inizio a dubitare che non possa esistere...-.


-Se tu vuoi andare, va pure... io resto.- commentò lei aspramente, la sua pazienza era quasi al limite.


Brace non rispose, si rese conto che Amaya era in uno di quei rari momenti dove presto o tardi avrebbe perso la pazienza, così decise di incamminarsi da solo verso Rabanastre.

*Rabanastre - 7 anni prima*



La sabbia fine e dorata del deserto giungeva trasportata dal vento fino al palazzo reale, ed inutili erano i tentativi di portarla via. Finalmente la cerimonia di restaurazione del regno e l'incoronazione di Ashe erano terminate.

Erano stati giorni di fuoco quelli.


Sembrava essersi risolto per il meglio quando... nel momento esatto in cui Ashe si era confrontata un'ultima volta con Basch prima della partenza di questi per l'impero, qualcosa era accaduta.

Quel giorno il vento non aveva portato via con se la solita sabbia, ma anche qualcosa il cui carico per quanto fine era stati letale, erano volate parole che non sarebbero dovute uscire.

Una malcelata delusione compariva sul volto della regina. Avrebbe dovuto essere un addio, puro e semplice.. la fine di un sogno ad occhi aperti. Ma la tenacia e la testardaggine di Ashe avevano avuto la meglio su di lei.

I suoi desideri si erano risvegliati al suono della sua voce, non sopportava di dover escludere dal suo cuore, Basch.


Sembrava una bambina tremante e capricciosa, disperatamente aggrappata alle vesti di Basch. Quel giorno si erano svegliati l'uno accanto all'altro in quella che era stata una notte infinita, per entrambi.

Basch non le apparteneva di diritto, a lui spettava Ondine, era lei sua moglie... non Ashe.


Basch toccò Ashe, cercando di fingere che gli occhi lucidi di lei fossero dovuti a quel momento d'addio per entrambi. Basch quella stessa notte aveva decretato la sua prima ed ultima volte con lei, la sua regina.

Nascosto come era nella sua armatura da Gudice Magister era facile per lui gestire quella situazione, mentre Ashe sembrava non volersi rassegnare.

Lui non poteva permettersi altri rimpianti, la osservò senza fiatare, lasciò che a parlare fossero i suoi gesti...mentre quel silenzio diventava così opprimente per entrambi. Cerano cose che in un uomo, qual'era Basch difficilmente sarebbero cambiate, e quella era una delle sue caratteristiche.


Ashe voleva piangere, era ormai giunto il momento di partire, di dirsi addio .L'aereonave con cui sarebbe partito scintillava al sole rovente del deserto. Basch si apprestava nuovamente a lasciare Dalmasca.

La regina cercò un'ultimo abbraccio tra le braccia di lui, ma si vedeva respinta.


*

Era successo tutto il giorno precedente sotto il sole troppo bollente e l'aria secca proveniente dal deserto. Basch si era sempre mostrato distante con lei se pur vicino in certi modi. Ma quella era la prima volta che lo vedeva come qualcosa a cui potersi avvicinare e toccarlo con mano, scoprendo poi che aveva un certo spessore.

Lei cercò le sue mani, la stretta delle sue gita lunghe in confronto alle sue, osserva il colore della sua pelle, la forma del naso, la grandezza delle sue spalle.

Era come un gigante al suo confronto stretta e minuta nella sua forma.


In quel momento potevano essere se stessi, lei lo aveva raggiunto nelle sue stanze cogliendolo di sorpresa. Stavolta si sarebbe imposta, avrebbe preso ciò che desiderava... per una volta soltanto.

Non chiedeva molto... sua sorella aveva avuto tutto a lei era toccata diversamente.

Le mani di Ashe cercarono di arrampicarsi sull'armatura di lui, cercando di toglierla di dosso con forza e prepotenza. Basch le afferrò i polsi invitandola a mantenere un certo contegno.


-Non è da voi... Maestà, dopo tutto questo, sapete che non è bene... nè per voi, nè per riguardo a vostra sorella.- disse lui, ma Ashe non moriva dalla di farsi scrupoli riguardo ad Ondine.

A sua sorella era toccato un fiore d'uomo, secondo Ashe, Basch era sprecato per Ondine. Desiderava ardentemente impossessarsi di quell'uomo, di riavere la sua voce e possedere il suo corpo sotto qualsiasi veste.

Voleva un assaggio e lo avrebbe avuto, fosse stato anche l'unica volta. Le andava bene anche così.

-Basch anche solo per una volta... una soltanto.- Sibilarono le labbra di lei, fissando lo sguardo di lui.


-Potreste un giorno pentirvene- suggerì lui con la sua solita serietà del quale Ashe aveva imparato a leggere le varie sfumature. Ormai non ci pensava nemmeno più alle parole di lui.


Gli rispose con un secco no, con l'aria di chi sapeva, aveva ormai imparato a reggersi in piedi da sola, non aveva paura di un faccia a faccia.

Erano tante le cose che erano accadute nella storia di Ivalice di cui non se ne conoscevano gli inizi e le fini. Ma sapeva che ognuno di quegli eventi a lei sconosciuti erano stati importanti... e lei stava facendo in quel momento la storia.

Era una regina diversa dal suo antenato Raithwall, aveva scelto un destino diverso non più legato agli dei. Aveva lasciato andare sua sorella, ma Basch... Basch era un'altra storia, ma pur sempre triste. Non avrebbe voluto lasciarlo.

Ashelia ripensò a tutto quello che aveva perso, Rasler. Lo aveva lasciato andare convinta che lo avrebbe rivisto... non sapeva quanto si sbagliava.

Adesso anche Basch se ne andava.Pensò a quante cose aveva perso, ai ruderi della sua vita su cui si arrampicavano ricordi, rimorsi avvelenati dallo spettro della guerra che gli aveva strappato ogni cosa.

Penso a se stessa e la sua nuova condizione, tutti i compromessi che la sua nuova vita le stava servendo. Ashelia sapeva che non sarebbe stata in grado di accettare tali compromessi, ma bastò guardare il volto di Basch riuscì a capire quanto potevano essere sbagliati.

Eppure sapeva bene di doverli accettare, era la regina ed era vincolata ad essi. 
Ashe desiderava un nuovo cambiamento, non aveva lottato in vano non solo per riottenere qualcosa che le spettava già di diritto, ma anche per una speranza di un qualcosa di nuovo, che affatica faceva ad intravedere per lei e la persona che disperatamente amava.

Non voleva che ciò che amava le fosse portato via, era qualcosa di fondamentale per lei. 
Ma Ashelia dova accettare che lui non poteva più starle al suo fianco, Basch aveva fatto tutto il possibile per farle capire che quella cosa non aveva alcun futuro, per nessuno dei due.

Basch aveva perduto ogni cosa per restituirle ciò che lei agognava. Si era mostrato dispiaciuto per lei, per aver visto che le portavano via ogni cosa, Rasler, suo padre e il diritto di successione al trono. Nonostante l'odio iniziale di lei lui le era rimasto vicino. L'aveva protetta e l'aveva servita... perchè la voleva aiutare.

Ashe non sapeva come ringraziarlo se non mostrandogli i suoi sentimenti che provava nei suoi riguardi.

La regina sapeva che doveva lasciarlo andare, Basch meritava la libertà, ma sapeva ciò era un addio. Avrebbe poi mantenuto le apparenze... questo era ciò che l'attendeva.

Il sole stava iniziando lentamente a calare ad ovest, la volta celeste si tingeva leggermente di scuro verso est, mentre Basch con un dolce sorriso appena accennato guardo gli occhi tristi della sua regina.


-Maestà la tristezza non è una caratteristica che vi si addice.

-Lo so.- rispose Ashe annuendo col capo, i suoi occhi erano lucidi mentre fissava gli occhi scintillanti di lui.

Appoggiò la sua fronte contro il capo di Basch, mentre gli implorava quasi supplicante di abbracciarlo di stringerla forte. Il giudice trasse un lungo sospiro, stringendola a se, mentre si trovava ad avere il suo naso tra i suoi capelli e lo sguardo basso.


Ashe aveva appoggiato la testa sulla spalla di lui, mente il suo sguardo fissava l'incavo tra il collo e le spalle. Basch alzò gli occhi al cielo, cercando il più possibile di evitare lo sguardo di lei, rimanendo in silenzio.

La regina desiderava disperatamente baciarlo, ma i tentativi si lui evitare irritavano terribilmente Ashe.

-Siete sulla soglia dei quant'anni e dimostrate ancora di avere un cuore di pietra sacrificato al dovere più che per tutto il resto...- commentò infastidita la regina.

Era più facile per Ashe sputare fuori dalle labbra quel commento amaro, ma così vero, che fingere altro.

Tracciare una linea confine su dove cominciassero i suoi doveri e la dove terminavano era un cosa semplice, ma difficile da mettere in atto.

-Perchè siete così testarda? - disse il giudice scuotendo la testa.-Eppure sapete bene che non potete.-


-Tu invece non ti accorgi... anzi non vuoi... Ma io si. Non avremo più un altro momento per noi, dopo questo. Come fai a non capire? Dopo sara troppo tardi.-

-Per cosa?- fece lui.

-Per tutto.-Rispose lei con aria di chi stava per scoppiare in lacrime.

-E già troppo tardi. Maestà.- si limitò a dire lui, con la sua solita calma abbassando lo sguardo.


Basch prese tra le sue mani e le mani di lei, accorgendosi quanto le sue dita fossero piccole e sottili, Ashe poggio la testa sulla fredda corazza da giudice di lui, mentre con una lunga ed intensa occhiata guardò di sfuggita il volto di lui.

Ripensò a che genere di vita ora il destino gli avrebbe riservato.

Basch era silenzioso, il suo sguardo rivolto verso l'orizzonte, quando senti la mano di lei scivolare lungo tutta la sua armatura cercando di infilarsi al disotto di essa.

La sentiva avvicinarsi, cercando di cancellare tutta quella distanza che lui a fatica cercava di tener su.Sapeva che avrebbe dovuto fermarla, dirle di no.

Ma era "troppo tardi anche per quello", sapeva che difficilmente si sarebbe fermata, Basch la lascio fare.

Non le fermo le mani, si limito a distogliere lo sguardo da lei, tenendo gli occhi chiusi e pregando che tutto quell'attimo durasse poco.

Il corpo di Ashe premeva contro il suo, quasi volesse schiacciarlo contro la parete dell'hangar, lo baciò d'improvviso non gli diede il tempo di fiatare. Le sue mani l'avevano inchiodato per bene contro la parete lanciò un'occhiata di desiderio a lui, mentre poi guardò altrove.


Le mani di Ashe scivolarono più giù verso il bacino di lui, mentre cercava di lasciargli la cintura. Da quel momento in poi tornare in dietro sarebbe stato in possibile, Basch capì che non cera modo di uscirne se non andare fino infondo, Ashe non lo avrebbe lasciato andare tanto facilmente.

Ashe finalmente riuscì a slacciare la cintura di lui, quando incrociò il suo sguardo, non l'aveva mai visto con quel espressione così cupa. Non le disse nulla, le disse solo dimettersi di spalle mentre si decise in fine a prendere una posizione in quella situazione.


Basch disse ad Ashe di girarsi di spalle, la regina obbedì mettendo le mani contro il muro metallico dell'hangar, fece poi scivolare le grandi mani lungo tutto il corpo della donna, per poi risalire e alzarne le vesti.

Le dite lunghe di Basch accarezzarono tutta la schiena di Ashe, percorrendola come se fosse attraversata da un filo di perle, con l'altra mano invece ne accarezzava i seni.

Le vesti di Ashe erano scivolati a torno ai fianchi, vari starti di organza e seta dalmasche. Basch si preparò a prenderne possesso, mentre i fianchi suoi si accostavano a quelli della giovane regina, che finalmente stava per ricevere ciò che da lungo tempo desiderava.

Il giudice percepì il fiato di lei mentre gli sussurrava che quella sarebbe stata l'unica volta in cui l'avrebbe vista così. Ashe sapeva bene che non si sarebbe accontentata di una sveltina come quella,ben sapeva che lui gli avrebbe dovuto almeno una notte indimenticabile, e giurò a se stessa che l'avrebbe avuta.


Basch baciò la bianca schiena di lei, taceva perchè sapeva bene che qualsiasi cosa avrebbe detto dopo se ne sarebbe pentito amaramente, era meglio non aggiungere altro a quella situazione.

Si sentiva mancare il fiato e stranamente il caldo del deserto quella volta gli sembrava intollerabile, eppure lui non stava facendo altro che assecondare i desideri della sua regina.

Strusciò i suoi fianchi contro quelli di lei, che ne assecondava i movimenti, mentre Basch dava dei colpi secchi e rapidi, mentre si mordeva il labbro inferiore cercando di smorzare i gemiti. Ansimava mentre si sentiva dentro di lui come un animale, la vergogna non gli dava tregua per ciò che stava commettendo.

Se qualcuno avesse visto tutto sarebbe stata la fine di ogni cosa. L'amplesso duro qualche minuto ancora, tempo che sembrava infinito per entrambi.

Ma non sarebbe finito lì, Ashe lo seppe convincere a trascorrere con lei una notte, una notte soltanto.


L'alba era arrivata e con essa la partenza che Basch aveva rinviato per dedicarsi al suo ultimo incarico come cavaliere di Ashe. La principessa dormiva ancora a canto a lui distesa su un fianco mentre Basch ripensava a quelle ultime ore in compagnia di Ashe.

La realtà era come uno schiaffo amaro che Basch sembrava saper bene incassare senza emettere un singolo lamento, prese le sue cose e si rivestì in poco tempo, mentre con discrezione uscì dalla stanza di Ashe.


Ad Archades, in tanto Ondine preoccupata aspettava l'arrivo di Basch, la notte era stata al quanto agitata ed insonne. Qualcosa non tornava, nemmeno gli incarichi ai laboratori Draklor la distraevano, una strana inquietudine si era impossessata di lei.

Ondine cercò di passare il resto della mattinata insieme a Brace a parlare del più e del meno, con lei c'erano anche Sebastian e Noel. I due gemelli si erano accorti dello stato d'animo della ragazza ma non sapevano bene come poterla aiutare.


-Dovreste cercare di essere un pò più rilassata vostra Maestà...- le disse Sebastin, ma Ondine non sembrava dargli retta.


-Qualcosa non va...doveva essere già qui... non è da lui.-


-Ondine non c'è bisogno che vi preoccupiate così per Basch, avrà avuto qualche contrattempo....-cercò di rassicurarla Noel, ma quell'ultima frase aveva fatto incupire ancor di più Ondine che temeva il peggio.


-Un contrattempo che si chiama Ashe...- si morse le labbra cercando di trattenere la sua gelosia, eppure era già abbastanza evidente, Ondine odiava quando Ashe cercava di avvicinarsi a Basch.

Ma odiava altrettanto provava quei sentimenti, la facevano sentire fragile e vulnerabile cosa che lei invece detestava tanto.


-Ashe centrerebbe comunque... -tagliò a corto Brace, per nulla felice di vedere lo stato in cui versava Ondine.

-Amaya... cioè Ondine, è inutile che tu ora ti metta a pensare a chissà qualche stramberia...lui si trova a Dalmasca e normale che abbia avuto a che fare qualche impegno con Ashe...Non mi sembra uno stupido anzi mi sembra un tipo apposto che non ti darebbe alcun problema.-


-Hai ragione.-Ondine guardò per un secondo Brace, riconosceva che il suo modo di vedere le cose era quanto rassicurante, la ragazza riprese il controllo di se quel quanto che bastava da dare ascolto al suo amico.


-Andiamo Ondine che ne dici di farci un giro? Molla qui quei...e andiamo a dare la caccia a qualche ricercato...- cercò di convincerla l'amico andando contro il parere delle due guardie del corpo della ragazza.


Le parole di Brace avevano catturato l'attenzione di Ondine, erano mesi che non andava più la caccia ai ricercati, come moglie del giudice Gabranth e principessa era inammissibile che una del suo rango si mettesse a fare quelle cose.

Ma quella era un invito da non sprecare, per quanto ne sapeva lei, il giudice Gabranth si trovava ancora a Dalmasca e non sarebbe se non nel giro di alcune ore.

Per tanto Ondine aveva un po'di tempo da trascorrere lontano da Archades e la corte imperiale.


-Mi hai convinto... facciamolo!- disse con tale decisione Ondine guardando nei suoi occhi Brace, felice di veder comparire un sorriso sul volto della sua amica.

Ondine si preparò a partire con Brace per una caccia al ricercato, dopo aver messo a tacere Sebastian e Noel in quali non erano affatto contenti di vedere la loro signora tornare alla sue vecchie abitudini.

Preparata l'Amira Ondine e Brace decisero di partire per i Monti Mosfora, Ondine adorava quel posto era ricco di tanti ruderi e monumenti antichi e la ragazza poteva facilmente distrarsi. Era da diverso tempo che Ondine voleva studiare i santuari posti su quei monti,in particolar modo quelli posti nella "Valle dell'acqua pura"ma non ne aveva mai avuto occasione, ora grazie a Brace poteva.


I due ragazzi partirono senza perdere altro tempo, non appena Ondine si fu cambiata indossando un abito più pratico.

Stano a quello che Ondine sapeva, la "Valle dell'acqua pura" vi era un'antica leggenda legata al esper Exodus L'Arbito, colui che aveva avuto dagli dei il compito di giudicare le azioni morali dei mortali.


Il viaggio verso i monti Morfora duro un paio d'ore, raggiunta la destinazione, Brace e Ondine scesero dall'aeronave. Prima di distinguere qualunque cosa li circondasse, uno strano odore gli accolse era un odore strano permeava quel posto.

Una sensazione fredda attraversava il corpo di Ondine, mentre avanzava a piccoli passi, qualcosa li osserva. Vicino ai vari santuari dell'acqua Ondine intravide degli antichi simboli che catturarono la sua attenzione, non aveva mai visto di simili nelle antichi reperti che aveva studiato.

Concordo con Brace che quei simboli dovevano essere qualche antico sigillo in passato e che si era rotto per qualche misteriosa ragione.


-Cosa sono?- domandò Brace avvicinandosi ad Ondine intenta a studiare gli antichi santuari.

-Sono antichi sigilli, non ne avevo mai visti di così antichi... -

-Possiamo dire dire addio alla caccia...- sospirò Brace, che conoscendo l'intesse di Ondine per le antichità ben sapeva che avrebbe prestato tutta la sua attenzione a quello strano simbolo.

Brace rimase immobile ad osservare Ondine farsi strada tra i vari santuari, e nella direzione in cui essi si erano costruiti. Osservando da vicino i vari santuari Ondine poteva scorgere dei misteriosi quanto antichi macchinari, i quali azionavano i vari pozzi.

Lo strano meccanismo dei mozzi sembrava fatto a posta per far comparire dei nuovi percorsi verso luoghi che normalmente per molti sarebbero stati impossibili.


Con una smorfia di soddisfazione Ondine osservò con molta attenzione lo sbuffo di vapore acqueo provenire dai vari pozzi, aprendo così un nuovo passaggio grazie all'erba fluttuante.

Seguendo il percorso Ondine si ritrovo verso il crinale dei monti chiamato, "Crinale celestiale", man mano che procedeva, Ondine poteva scorgere antichi ruderi, recanti incisioni simili ai sigilli che aveva trovato a fianco ai vari santuari.

Qualche strano mistero doveva essere legato a quelle rovine.

Le rocce che costeggiavano il sentiero erano ricoperte dal dello strano muschio che cresceva sotto l'influsso del Mystes, Ondine ne avvertiva la forte concentrazione e man mano che ne avanzava era sempre più vivido.

Un'antica sensazione di familiarità la pervadeva richiamandola come se sapesse già cosa l'attendesse alla fine della sua ricerca.


Dopo una decina di passi passi si ritrovò lui, Exodus comparire d'avanti, in una apparizione meravigliosa quanto inquietante. Ondine non si scompose, non era un caso che avesse incontrato l'arbitro tra quelle montagne.

L'esper fissava con occhi fiammeggianti la figura della principessa, che non batteva ciglio di fronte a quell'inquietante creatura.


Brace guadava con estrema lucidità la schiena di Ondine, che avanza verso l'esper, la guardò fare uno strano gesto mentre vide comparire sotto ai suoi piedi degli strani simboli mentre, sopra di lei il cielo sembrava oscurarsi.


- ADRAMELECH!- Gridò.


Poi Brace sentì pronunciare un nome e vide comparire la su in cielo un essere alato dal volto caprino che si andò a posizionarsi di fianco ad Ondine. Non era la prima volta che Brace vedeva Ondine evocare quel mostro, sapeva che quella creatura era di una forza spaventosa quanto il suo aspetto.


-Signora di stelle il cui fato è avverso, tradita alle spalle non una, ma ben due... quale destino deciderai per costoro.- disse l'esper osservando Ondine pronta ad attaccarlo affiancata dall'irato.

Non occorse un solo istante che Ondine ordinò all'irato di scagliarsi su Exodus, l'esper obbedì al suo volere scagliandosi su l'Arbitro.


Gli occhi di Adramelech, brillavano come fiamme nell'oscurità mentre scagliava la sua ira infinità su Exodus che cercava di ribattere ai colpi dell'irato.

Fu una lotta lunga ed estenuante, ma alla fine Ondine prevalse con l'aiuto del suo esper, un'altro tatuaggio appartenente ad un nuovo esper comparve sul suo corpo.


Brace osservò Ondine dare un 'altra occhiata a quel posto, a tutto ciò che lo circondava. L'uomo si domandò tra se, da quando quel esper si trovava li, rimase lì a fare da spettatore finchè non vide Ondine puntare gli occhi su di lui e rispondere ai suoi pensieri. Seppe coglierlo di sorpresa.


-Da più di mille anni..- disse lei.

-Cosa.. non ti capisco. -Brace sbatte più volte le palpebre non riuscendo a cogliere la risposta della sua patner.

-Ho detto che Exodus si trovava qui da più di mille anni, con molta probabilità era stato anticamente sigillato qui e quei sigilli che abbiamo trovato vicino ai santuari dovevano bloccarlo qui.... questo era il posto dove i peccatori ricevevano il divino giudizio.- Ondine abbasso gli occhi, scandendo bene le sue parole, ebbe una strana sensazione. Qualcosa le gelò il sangue pensando alla frase dell'esper.


-Pensavo che fosse una leggenda! Sembrava farneticare... quella cosa- esclamò Brace ripensando all'esper e alla misteriosa frase.

-Brace tu non sai nulla,...Lui aveva il compito di giudicare ogni cosa, ma nel cercare di adempiere al suo compito si smarri...perdendo ogni legame verso il concreto e ciò che era reale. Perdendosi così nel caos... ben consapevole della sorte che lo attendeva decise lo stesso di sfidare il volere divino...-


-Morale, mai mettersi contro gli dei.- sentenziò Brace,cupo.

-Non è questo quello che voglio dire Brace, raccontandoti dì Exodus e della sua storia ti voler far capire quanto sia facile perdere d'obbiettività e la giusta vita... Il suo fu atto il cui prezzo fu molto alto.- Ondine fece una smorfia proseguendo.

-Nonostante questo suo atto Exodus si mostrò sempre ben consapevole di quali erano le sue azioni e quali conseguenze avrebbe subito... Gli dei non commiserò i suoi errori e non persero di obbiettività.-


-Ma non capisco cosa vuoi dirmi, dirmi, cosa centra questo con te?- esclamò Brace.


-Centra... mentre stavo combattendo con Exodus sapeva chi ero, mi ha rivolto queste parole "Signora di stelle il cui fato è avverso, tradita alle spalle non una, ma ben due... quale destino deciderai per costoro."- disse preoccupata Ondine.


-Non ci sono dubbi a parlato di un traditore... voi vorrete veramente dare ascolto alle parole di quella creatura che a perso il senno. Come hai detto tu, gli dei non avevano perso di obbiettività... perchè dare retta ora alle sue parole? -


-Le sue parole suonano come un avviso e un richiamo e in quanto tale non posso prenderle sotto gamba.-rispose seria Ondine.

-Che sorte volete riservare a costoro?- completò Brace con voce seria.

-Per costoro è prevista la morte... - rispose Ondine seccamente, mentre sul volto compariva un espressione cupa.

-Volete veramente questo?- indagò Brace rivolgendosi alla sua amica. la quale evitò la domanda.

-Torniamo ad Archades.-Fu l'unica risposta che ricevette da Ondine.

Il viaggio di ritorno fu più lungo del previsto al suo rientro in città, Ondine venne fu subito accolta dalle sue due guardie. Brace era dietro di lei mentre l'accompagnava, anche lui come Ondine era molto silenzioso.

A Sebastian e Noel non sfuggì lo strano umore dei due amici, con un pizzico di velata curiosità Sebastian domandò come era stata la caccia.


-Maestà la caccia non è stata di vostro gradimento?- chiese Sebastian notando lo strano sguardo della principessa, notò che anche Brace la stava silenziosamente guardando tutto preoccupato.


-Bastian forse non è il caso... la caccia è stata estenuante e siamo stanchi.- rispose Brace per Ondine la quale ignorò volutamente i due dirigendosi direttamente verso l'ingresso della sua dimora, ma Noel le disse qualcosa che catturò subito l'attenzione di Ondine che la fece rabbrividire.


-Lady Ondine, sua Eccellenza il giudice Gabranth è rientrato da Rabanastre qualche ora fa, vi andava cercando a chiesto di voi, io e Sebastian gli abbiamo riferito che eravate impegnata. Adesso vi sta aspettando.

-Che aspetti.-rispose Ondine abbastanza infastidita.


-Ma che sta succedendo?- domandò Sebastian facendo una strana espressione.

-Bastian, non è il momento... Ondine ha avuto una brutta giornata.-Sibilò Brace facendosi serio.

La frase non piacque affatto ai due gemelli, specialmente a Noel che subito si allarmò.

-Brace cosa è successo.-fece Noel fissando con estremo nervosismo Brace.

-Abbiamo incontrato Exodus l'arbitro... e mi ha rivolto delle strane parole.- Disse Ondine osservando il tatuaggio dell'esper comparso sul suo polso, insieme a quello dell'irato.

-Ha detto che ci sono dei traditori tra noi... e che spetta a lei decidere la sorte di costoro.- fece serio Brace.


-Stai scherzando vero?-disse Noel scettico, ma Ondine scosse la testa.

-No, Noel è tutto vero... -

-Che prove hai riguardo alla questa cosa...-le chiese Noel, arrabbiato.

-Exodus si è riferito a qualcuno che in passato mi ha tradito... si stava riferendo ad Ashe.-

-Non vorrete ricominciare...- esclamò allarmato Sebastian.

-Non lo so... non ho ancora deciso.-

-Allora cosa volete fare?- le domando Sebastian mettendola alle strette.

Ondine non rispose, era stanca e voleva risposare, quella sera non volle toccare cibo.. non aveva alcuna fame. Decise di dormire da Brace, dando ordine a Sebastian e Noel di non dire a nessuno dove era.

Dopo quella sera passò quasi una settimana in cui Ondine evitò accuratamente Basch.

Basch al suo rientro rimase al quanto sorpreso nel non trovare Ondine ad accoglierlo, come invece immaginava. Ondine non era lì per lui, ci rimase molto male.

Il giudice si rivolse ai due gemelli, nella speranza che questi sapessero qualcosa, l'unica cosa che dissero e che Ondine era occupata con degli impegni.

Una settimana era passata, una settimana in cui il Giudice Magister Gabranth non aveva ricevuto notizie di sua moglie.

Gli risultava che lei fosse solamente "molto impegnata", Basch non aveva vissuto molto la sua vita coniugale con Ondine, insieme avevano appena trascorso quattro mesi dal loro matrimonio avvenuto tre anni prima.

Forse la nuova vita insieme come marito e moglie era qualcosa di nuovo per entrambi, e ciò metteva in difficoltà entrambi?

Una cosa del genere era fuori discussione per entrambi, di disse tra se Basch, forse era molto più probabile che Ondine sapesse.

E se effettivamente così... come l'avrebbe saputo.


In tanto in quella settimana che Ondine stette da Brace, ebbe molto di cui discutere con questi dopo l'incontro con l'esper.

-Sai Brace non ti ho mai raccontato nel dettaglio quando ti parlati di Basch anni fa.. sento che è il momento di raccontarti qualcosa.-

-Perchè adesso?- domandò l'amico.

-Forse perchè è il momento e che tu capisca..- disse lei.- Basch ha sempre fatto parte dell'Ordine. E l'Ordine è sempre esistito per proteggere la dea.-

- Al quanto originali... a me risulta che questa si sappia difendere già da sola e non voglia essere protetta.

-L'Ordine ha un motto. "Si lo scudo che difenda la sua parola. Si la spada che colpisca i suoi nemici là dove la sua voce non arriva. Siate i cavalieri eretti alla sua volontà. Per proteggere e servire. " Ogni cavaliere facente parte dell'Ordine è obbligato a seguirle questo giuramento ed obbedirvi.

-Proprio un bel motto... - Si lasciò sfuggire Brace con un certo sarcasmo.

-Non sai quanto.- Convenne seccamente Ondine prima di riprendere con le spiegazioni sull'antico Ordine.

-L'Ordine dei cavalieri è un ordine sacro è composto dai migliori, non sono solo la guardia personale della famiglia reale essi obbediscono solo al volere della dea. Anche la famiglia reale e soggetta a questa regola, nessuno ne è escluso.

La dea rappresenta la somma giustizia in terra... essa non può venir macchiata da una simile viltà...-continuò Ondine con estrema severità.


Le sue parole facevano raggelare il sangue, Brace non osava proferire parola-

-Oggi il concetto di somma Giustizia mi sembra al quanto soggettivo, gli stessi Occuria la pensano diversamente da voi huma... e non ne hanno tutti i torti.


-Voi non siete loro, Ondine... siete diversa.-

-No... non lo sono poi tanto.-disse Ondine muovendo la testa, prima di riprendere fiato e continuare.

-C'è stato un tempo in cui lo credevo anch'io, Brace. Ma il mio cuore non mente...i sentimenti che dimorano in me, ne sono la prova. Di certo non posso sporcarmi le mani... ma non posso fingere di non sapere. Exodus ha parlato, la sua non era una menzogna poichè ben consapevole del fatto che non avrebbe ricavato nulla dal tali affermazioni.

-Chi c'è lo può assicurare?- fece Brace quasi preoccupato.


-La morte è ciò che attende coloro che tradiscono... ma essa per loro non è che una gentile concessione se paragonate alla condanna di un suplizio eterno e senza fine.-

-Voi che si distruggano da soli... lasciandoli cucinarsi nel loro brodo.- realizzò Brace, con un brivido di paura. Ondine sorrise annuendo.

-Credimi Brace non c'è castigo peggiore di questo... non avranno face, non gli sarà concesso nessun perdono. Saranno loro stessi i loro carnefici, i loro sensi di colpa li divorerà.

-La giustizia e la misericordia in questo dove si trova?- le chiese in fine lui.

-Sai meglio di me che la misericordia per queste persone non esiste... essi ne sono un esempio, si sono dimostrati immeritevoli. Vedi concedere loro la morte sarebbe un atto di misericordia... ma le loro inutili esistenze non valgono la pensa.- Aggiunse Ondine con una freddezza che faceva quasi paura.


Brace non seppe cosa risponderle, entrambi sembravano abbastanza infastiditi da quel argomento.


***

Quella sera Basch se ne stava ad osservare la città imperiale avvolta dalle luci artificiali che brillavano per strada, in un paesaggio suggestivo.

Un soffio freddo e innaturale, gli attraverso il corpo, prendendolo in pieno. Gli comparve d'avanti un essere dalle sembianze femminili e dall'aspetto decisamente soprannaturale.

I lunghi capelli bianchi, la pelle azzurra e quegli occhi color oro. Le fini vesti bianche ricamate con fili d'oro e una corona di stelle le cingeva il capo sul quale era posto un casco d'oro.

Il suo viso splendido e al quanto famigliare... quanto inespressivo.

La donna pronunciò delle parole... che Basch conosceva bene.


-"Si lo scudo che difenda la sua parola. Si la spada che colpisca i suoi nemici là dove la sua voce non arriva. Siate i cavalieri eretti alla sua volontà. Per proteggere e servire. "... non ne siete degno...


La somma giustizia in terra era lei. Elbereth, la Regina di stelle. Signora del fato ed incarnazione stessa dell' eternità. Colei che governava la vita e la morte, lo spazio e il tempo. Manifestazione della giustizia divina in terra.

-Elbereth...-pronunciò allibito Basch, mentre la dea lo scrutava con un espressione tirata sul viso.

-Elbereth.. - Basch pronunciò ancora una volta il nome della dea, sibilandolo tra le sue labbra.

-Fate silenzio.- tuonò lei furibonda, Basch non osava parlare, fissava con i suoi occhi quella figura femminile in tutto il suo splendore. Gli occhi di lei sembravano avere qualcosa di strano, un misto tra il rimpianto e il rammarico, quasi volesse biasimarlo.

Il cavaliere fece qualche passo, ma a quel punto Elbereth scomparve cosi come era apparsa dal nulla. Tutto era stato talmente surreale, che Basch ci mise non poco a capire che quello era accaduto era reale.Basch non poetava dire nulla, l'apparizione della dea lo aveva paralizzato come lo addoloravano lei sue parole.


Ciò poteva significare solamente una cosa, lei sapeva. Basch si fermò a pensare a cosa avrebbe dovuto fare e cosa le sue azioni avevano potato. Quale sarebbe stata la sua punizione?

E per questo motivo per cui non si mostra e non mi vuole vedere?Il dubbio si faceva avanti, e man mano che procedeva diventava certezza.

-Non ti concederò la pace e nemmeno il perdono... per la vostra poca fede e il vostra superbia... - Gli sussurrò la dea. Dopo quelle parole, il silenzio scese nella stanza.


Basch non aveva alcuna voglia di sorridere, le sue azioni si stavano giù sentire il peso delle loro conseguenze. Non ci sarebbero state parole di scuse, ne qualcuno a cui rivolerle.

Era finita, per sempre. Elbereth maledì in eterno il nome di lei e quello di lui.


Fine...?



Non so come abbia fatto a scriverla... una simile cosa non so come spiegarla.

Comunque la parte Ashe e Basch è stata difficile da scrivere, così pure sulla parte di Exodus e l'ordine dei cavalieri di cui faceva parte Basch.

Trovo bellissima l'apparizione di Elbereth... è la dea che protegge Dalmasca e la famiglia reale. Si possono notare le sue statue nel filmato di apertura quando Raminas da la spada degli eroi a Rasler prima della partenza per Nalbina.

Un'altra statua di Elbereth si vede nella scena di Vaan che trova il frammento di crepuscolo.

Ho sempre immaginato che Dalmasca godesse della protezione di qualche dio, così ho voluto ecco immaginare che i cavalieri dell'ordine fossero al servizio della dea ehehehe...

Elbereth incarna il fato e l'eternità principalmente, ed è la manifestazione in terra del volere divino, non che della giustizia.

Exodus lo voluto inserire perchè essendo una creatura divina beh esso aveva il compito di giudicare e riferire agli dei i suoi giudizi. Così ho pensato di usarlo per far sapere del tradimento... di qualcuno.

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Capitolo 2
*** Ritorno a Rabanastre ***


Ritorno a Rabanastre 



Kiss me good-bye, love’s memory
Don’t shed a tear, for love’s mortality


Certe cose non cambiavano nemmeno se lasciavi passare otto anni, ne era fermamente convinta Amaya avvicinandosi verso l'ingresso ovest di Rabanastre, nulla era cambiato. Era meno di un anno da quando era ritornata, decisamente nove mesi, pochi per definire un anno.

E tolto la situazione finanziaria con Balthier e debiti, Amaya aveva perso ogni contato con le persone che anni prima aveva conosciuto, ad eccezione di Brace.

Rientrare a Rabanastre non le creava grande entusiasmo e sicuramente era certa di trovare la sua città di origine identica a come l'aveva lasciata. Indossava sempre fogge rozariane, ormai era un'abitudine che non riusciva a togliersi.

Negli ultimi 6 anni era stata qualche tempo a Rozaria da Al-Cid dopo diche era partita oltre le cascate del faro di Ridorana, oltre quel limite nessun altro era andato oltre, invece lei si.
Quello che aveva potuto trovare era qualcosa di estremamente diverso da Ivalice, tutto un'altra cosa. Tutto ciò andava oltre ogni immaginazione, presto tardi ci sarebbe ritornata, era nei suoi piani ma ora doveva sistemare la faccenda dei debiti con Balthier.

Amaya stava per mettere di nuovo piede a Rabanastre, dopo aver oltrepassato l'aerodromo ed aver riportato alla chocobiera il chocobo preso in affitto.
Diverse ore prima aveva ordinato a Brace di portare l'Amira all'aerodromo di Rabanastre e di affittare un hangar per il tempo necessario al loro soggiorno.

La giovane donna era abbastanza stanca e nevosa, la caccia non aveva dato risultati e prima di ritornare al suo vecchio appartamento di cui solo lei e Brace ne sapevano l'ubicazione, avrebbe dovuto scambiare due chiacchiere con Blance, riguardo il ricercato.
Si diresse così con passo svelto e deciso verso la sede del Clan Centurio, Amaya non era per nulla felice di rimettere piede in quel posto, significava solamente far sapere a tutti del suo ritorno in circolazione.

Lungo tutto il tragitto dall'aerodromo alla sede dei cacciatori, Amaya osservò con occhio attento la sua vecchia città, nulla era cambiato. Quando finalmente giunse a destinazione, e mise piede all'interno del clan, la sua figura non passò inosservata.
Bastarono pochi secondi che Amaya si ritrovò con gli occhi di tutti i presenti adosso, che silenziosi la fissavano. Una persona avanzò tra loro, un piccolo moguri... Montbalc.

-Sei veramente tu? Ku-pò?- chiese il piccolino, mentre Amaya non rispose, lo fisso qualche secondo per poi domandargli di dove poteva trovare Blance.


-Sto cercando una persona, riguarda una caccia... si chiama Blance, mi è stato detto che potevo trovarla qui a Rabanaste... se vessi avuto qualche reclamo. Ne sai qualcosa Montblanc?

-No... mai sentita ku-pò.- le rispose il moguri.

-E di un ricercato.. Krachot?- Il moguri scosse la testa, non sapeva nulla.


Amaya non fiatò, sapeva bene da contratto che del mandante non poteva sapere nulla se non a cose fatte. Ma alla ragazza serviva avere informazioni in più sul Krachot, se voleva trovarlo e chiudere in fretta la faccenda.
Lei guardò ancora il moguri, poi con fermezza gli disse, scandendo bene le parole che se mai avesse avuto informazioni su una persona di nome Blance avrebbe dovuto avvisarla, detto ciò saluto il moguri e se ne andò così come se ne era venuta.

La cacciatrice camminò ancora per le strade di Rabanastre fino a giungere quello che una volta era un'appartamento di sua proprietà, preso quando Dalmasca era sotto occupazione da parte di Archadia.
Per posto aveva molto da raccontare, Brace la stava già aspettando dentro e in sua assenza aveva provveduto a dare una sistemata generale al appartamento.

-Allora che te ne pare?- le domandò Brace entusiasta vedendo Amaya rientrare, ma la sua patner non era dell'umore adatto a gioire.

-Non è il caso Barce!- le rispose con voce aspra mentre con una mano si massaggiava la tempia.

-Sei stata da Montblanc? - fece lui.

-Si, non sa nulla di qualcuno che si chiami Blance, anche gli altri al clan non ne potevano sapere qualcosa. Nemmeno del Krachot... !

-Non pensi che possa esserci qualcosa sotto, è tutto troppo strano.-Notò Brace, Amaya non poteva essere d'accordo.

La persona che Amaya aveva incontrato e con cui aveva firmato il contratto per Krachot, non era Blance ma una persona che lavorava per lui.
Amaya non aveva fatto domande perchè si trattava  di un ricercato e di una caccia, quindi non vedendo nulla di male non aveva indagato a fondo come invece faceva di solito per altre questioni.
Non ne aveva mai avuto necessitò quando cacciava i ricercati, era un lavoro che la permetteva già di per se di avere molte informazioni, senza stare li a cerare il pelo nell'uovo.

-Concordo con te, è quello che penso.- disse lei sedendosi sul divano in soggiorno, quel posto le evocava tanti ricordi che le erano cari.

-Cosa intendi fare?- Brace osservandola distendersi sul divano ed incrociare le bracia, aspettando qualche sua decisione che tardò nell'arrivare.

-Decisamente nulla. Al momento abbiamo bisogno di soldi... e impuntarci su questa storia di Blace, senza nessuna cosa concreta mi sembra un'effettiva perdita di tempo.

-Se Vuoi vedere in giro se trovi qualcosa?-

-No. Non farò assolutamente nulla.... il nostro obbiettivo è cambiato.-

-Il "tuo" vorrai dire...- sottolineò Brace.-Perchè non chiami i gemelli... sono sicuro che loro possono subito estinguere quel debito causato da Balthier.- continuò il patner di Amaya.

-Piuttosto preferisco morire!-Commentò Amaya assottigliando gli occhi e innervosendosi, Brace alzò gli occhi al cielo, quando Amaya faceva così farle cambiare idea era controproducente.

-Come sua Maestà comanda!- commento sarcastico l'imperiale, solo per poi riceve un insulto piuttosto volgare dalla ragazza, che fece scoppiare a rodere l'huma.

-Ma come hanno fatto ha sopportarti quei due io non lo so.-

-Esattamente come hai fatto tu!- le rispose di rimando Amaya.

-Potevi almeno avvisarli... loro ti avrebbero appoggiata. Chissà cosa staranno facendo?-le ricordò lui.

-Saranno ancora alle dipendenze di lui...- aggiunse la cacciatrice senza farsi tanti problemi.- Oppure saranno tornati a Landis dal Console, forse è più probabile... potrebbero anche essersi divisi.

-Veramente erano le tue guardie... non le sue.-le ricordò l'huma.

-Lasciali stare dove stanno. Sono certa che stanno bene.- aggiunse lei.

-Non so se lo hai notato, ma qui a Rabanstre ci sono grandi preparativi. Penso che possa interessanti.

-No! Se non riguarda le cacce!

-Peccato... pensavo che ti poteva interessare che la giovane regina si sposa e non indovineresti mai nemmeno con chi.

-Non ti facevo così pettegolo, sai bene che la cosa non ci riguarda. Noi dobbiamo stare al nostro posto. -Commentò aspra Amaya.

-Il nostro posto qual'è?- Le domandò ancora lui.

-Siamo cacciatori ecco quale è il nostro posto. Queste sono cose che non ci riguardano. E comunque io non ho visto questi preparativi che affermi di aver visto... te lo sarai sognato.- disse Amaya alzandosi dal divano e andandosene in camera sua.

Amaya non aveva voglia di fare nulla, ne di pensare. Quella sera la testa le stava scoppiando e per tanto non era dell'umore adatto per essere allegra, ma da quando mai lo era stata.
L'unico sentimento con il quale conviveva era l'odio e una grande rabbia repressa. Solo al di là delle cascate di Ridorana Amaya aveva potuto distrarsi e prendere le distanze da Ivalice, ma era solo una cosa temporanea a un qualcosa che non aveva mai voluto affrontare.

Si sentiva delusa e tradita da tutto e quella vecchia ferita ancora le bruciava, cercava di non pensarci ma con il pensiero si ritrovava sempre li. Cacciare la distraeva da questo suo pensiero distruttivo, ma si chiedeva quanto ancora avrebbe retto.
Non voleva soccombere alla sua rabbia come aveva fatto Noah, voleva prendere quell'energia distruttiva che risiedeva dentro di lei e incanalarla per qualcosa che potesse darle soddisfazione.
L'unico modo che aveva per non soccombere era riempirsi di cacce ai ricercati fino a non avere più tempo nemmeno per altre cose, si sfiniva e solo allora riusciva a prendere un breve distacco da ciò che le dava il tormento.

Di lei le avevano sempre detto che era fredda, stoica e imperturbabile... tutto ciò era solamente una cortina fumogena, dentro di lei Amaya era come un vulcano, viveva forti e contrastanti emozioni. Violente e incontrollabili alle quali non si ribellava.

Il mal di testa non accennava a diminuire, la testa le stava quasi per esplodere e soprattutto voleva riuscire a prendere le distanze da tutti quei pensieri che intercettavano.

Rabanastre era in festa, di li a pochi giorni la sua regina si sarebbe sposata in un matrimonio sacro, Dalmasca si sarebbe unita all'impero in unico grande atto. Per quel giorno erano previsti grandi festeggiamenti, l'intera Ivalice avrebbe preso parte a ciò.

Amaya trovava la cosa alquanto stupida, quello era senza ombra di dubbio una manovra politica per consolidare le già tremolanti basi di entrambi i regni. Sua sorella aveva vinto, stava avendo tutto ciò che voleva.
Ma alla ragazza non sembrava importarle, aveva deciso di starsene fuori e cascasse il mondo non si sarebbe fatta di nuovo trascinare nel grande gioco.
Per lei ogni cosa aveva solo perso di significato e mostrare anche solo il minimo interesse per ciò che stava accadendo significava fare il loro gioco, dar loro importanza e Amaya non lo avrebbe mai permesso.

Non si uccide un dolore anestetizzando il cuore- una volta tanti anni prima Amaya aveva sentito questa frase, la conosceva bene e le era sempre piaciuta, tanto da farla diventare una sua regola di vita.

Ma per sopravvivere ad un forte dolore Amaya aveva dovuto per forza di cose anestetizzare il cuore, solo così era riuscita ad uccidere ogni piccola emozione che provava.
Odiava con tutta se stessa le persone emotive, quelle con il sorriso perenne stampato sulle labbra, gli sembravano degli idioti. E poi alte emozioni la disgustavano come la compassione.
No, Amaya non era di sicuro una persona che provava compassione, aveva fatto in modo che non potesse provarla. Aveva distrutto con le sue mani ogni cosa che potesse anche solo minimamente farle scaturire qualcosa. Ora c'era solo lei.
Il rapporto con Brace era anche cambiato, diventato più freddo e distaccato.

Amaya non gli voleva più parlare dei suoi sentimenti, delle sue paure e dei suoi tormenti. Lasciava che a parlare fossero le sue pistole, le Tiny Bee.
Due pistole gemelle, che potevano usare sia proiettili normali che colpi mistici, su di essere c'erano incise i nomi di due uomini. Le Tiny Bee rappresentavano per Amaya i due suoi due grandi amori... finiti in tragedia.

Era tarda sera, Amaya stanca si era addormentata sul suo letto, con indosso ancora le sue vesti, ormai stremata da quella giornata.
Brace era rimasto alzato ad osservare la capitale dalmasca, dalla terrazza dell'appartamento della sua partner, sospirava ormai non era più tanto giovane come prima... si stava avvicinando alla quarantina e si chiedeva spesso cosa avrebbe fatto della sua vita.

La vita con Amaya era stata qualcosa di sconvolgente per lui, si era ritrovato in qualcosa di più grande delle sue aspettative, e volendo o no la sua vita era stata pesantemente condizionata dal destino di quella ragazza.
Già che vita avrebbe potuto avere se non avesse deciso di seguire Amaya? Probabilmente sene sarebbe stato tranquillo ad Archades a far carriera nell'esercito, avrebbe avuto una moglie e dei figli oppure sarebbe morto sul campo di battaglia.

Tutti questi pensieri, sembravano non avere più peso. Non rimpiangeva nulla delle sue scelte, era solo preoccupato per le scelte drastiche che la sua patner aveva fatto in quegli anni.



**Palazzo reale di Rabanastre**


Quel giorno il consiglio dei ministri era durato più del previsto, dopo ciò si erano susseguite alcune udienze da parte di alcuni nobili al quale la presenza della regina non poteva sottrarsi.

In quegli anni Ashe aveva lavorato duramente per rimettere in piedi il suo regno e farlo tornare al fasto di un tempo e in soli sei anni poteva dire di essersi riuscita.
Non era stato facile, i primi tempi aveva dovuto sedare alcune questioni interne soprattutto riguardo ai finanziamenti che l'impero le aveva donato come risarcimento dei danni che aveva provocato. Oltre alla restituzione delle terre appartenute al regno di Nabradia, Archadia si era anche presa l'incarico di bonificare quelle terre.
Dalmasca non aveva potuto sperare in proposta migliore.

Finiti tutti i suoi impegni da regina, Ashe pote finalmente trarre un respiro di sollievo e ricevere una persona che stava aspettando da diverso tempo. La regina era nelle sue stanze quando si presentò la persona che aspettava.

-Quanto tempo principessa!- esclamò l'individuo misterioso.

-Adesso sono una regina!- lo corresse Ashe, togliendosi la corona poggiandola sul tavolo. -Come procedono i preparativi?- chiese lei.

-Procedono bene se è questo che mi chiedi. Riguardo a quella faccenda, posso dirti che sta andando veramente bene, pensavo che sarebbe andata peggio ed invece...-

-Capisco. Sai darmi altre informazioni al riguardo se ci riesci?- chiese la regina con tono preoccupato.

-Non posso assicuratelo Ashe- fece il misterioso individuo, notando l'espressione triste della regina.-Principessa quell'espressione così triste non vi dona, state per sposarvi dovete essere felice.-

-Lo so anch'io... eppure vorrei chiarire quella faccenda.- 

-Con lui? Ma non eravate rimasti solo buoni amici?

-Ed è quello che siamo...- sottolineò Ashe soffermandosi per un secondo per poi riprendere a parlare.
-Ognuno di noi due ha scelto la propria strada... non potevamo fare essere altrimenti. Rispetto alla me di otto anni fa, sono cambiate un sacco di cose.

-Immagino. Comunque per qualunque cosa Ashe... o Blance come ti vuoi far chiamare, mi devi un'aereonave lo sai?- le ricordò il misterioso uomo abbozzando ad un ghigno.

-Lo so Balthier.-lo chiamò per nome la regina.

-Non è stato facile incastrarla lo sai, non so come faccia Al-Cid a rintracciarla.

-Nemmeno io.

-Lo sai che potrebbe ammazzati se ti scopre. Non poi correre questi rischi, a volte e meglio non stuzzicare un cane che dorme.

-... però io diversamente da te non trovo pace. Fui debole...-aggiunse Ashelia stringendo i pugni.


-No Ashe... siamo umani.- Fece Balthier prima di andarsene, usando un passaggio segreto, lasciando dietro di se la figura della regina.

Anche se Balthier cercò di tranquillizzare la regina, questa comunque non si dava pace. Quando aveva saputo della sparizione di Ondine al rientro di Basch ad Archades, fu come se fosse stata colpita da un fulmine.
Non le diede nemmeno pace sapere poi dell'apparizione delle dea.
Nonostante  questo, non le impedì di vivere la sua relazione con Basch, ne aveva bisogno e si sentiva in diritto.
Ma non fu tutto rose e fiori, Basch era sempre preso dai suoi doveri e lei non poteva trascurare i suoi, alla fine i due passavano poco tempo insieme e quel poco di cui parlavano non erano certamente argomenti interessanti.

Così senza aspettarselo, Ashe iniziò a prestare sempre più attenzioni a Larsa, che se all'inizio vedeva come un fratellino adesso lo stava vedendo sotto un'altra luce.
Iniziando a scoprire così quando entrambi condividevano, Ashe col tempo comprese che forse ciò che l'aveva sempre attirata di Basch era il fatto che le ricordasse suo padre.
Basch era un uomo maturo sotto ogni punto di vista, psicologico, sentimentale ed anche sessuale, non a caso era più grande di lei di diciassette anni.
Prima quegli anni di differenza non le erano sembrati troppo, ma poi si... non solo dal punto di vista fisico ma anche delle esperienze.
Basch non aveva vent'anni come invece li aveva lei, con tutta una vita d'avanti e un mare di esperienze da fare, stare con una persona che aveva il doppio dei suoi anni la limitava molto, come se fare la regina non avesse già dei suoi limiti.

L'amore per Basch era un'amore immaturo, forse anche un po' idealizzato grazie all'illusione che dava la posizione di Basch.
Ashe aveva capito che per quando Basch potesse darle tutte le sicurezze che lei cercava, queste non le sarebbero mai appartenute veramente, non solo come dire non le avrebbe mai realmente consentito di avere una sua sicurezza e indipendenza.
Sarebbe sempre dipesa emotivamente da qualcuno e Ashe come regina non poteva permetterselo. Già in passato qualcuno si era permesso di sbeffeggiarla per la sua mancanza di carattere e di posizione, ora Ashelia non lo avrebbe consentito.

Diversamente da Basch, Larsa era con l'età molto più vicino alla giovane regina, anche se questa era più grande di sette anni, un età che comunque era molto più tollerabile a confronto ai quarantacinque anni di Basch.

Larsa era cresciuto bene sotto la costante guida di Basch, e inaspettatamente si era fatto un giovane molto avvenente dai lunghi capelli neri che portava lunghi fino alle spalle.
A guardarlo bene qualcosa in lui ricordava molto suo fratello Vayne, forse erano i lunghi capelli o lo sguardo. Ma c'era qualcosa che comunque li accumunava.
Il giovane Solidor col tempo aveva dimostrato di essere una persona di carattere e più passava il tempo, più dimostrava di possedere un certo carisma come suo fratello, ma sta volta voltato alla pace e non alla guerra.

Larsa era una persona molto attiva, coinvolgente ed entusiasta riguardo tutto ciò che poteva riguardare Ivalice e la sua situazione geopolitica.
Grazie alla sue guida e alle sue riforme, l'impero archadiano aveva iniziato ad assumere un'immagine e una considerazione decisamente più positiva rispetto a otto anni prima.

L'alleanza stretta tra Ashe e Larsa non poteva far altro che dare buoni frutti, con Al-Cid era stato lo stesso da quando era diventato pure lui Imperatore.



** Locanda Mare di sabbia**



Balthier furtivamente era uscito da palazzo attraverso un cunicolo che conduceva alle fogne e di li alla città bassa. Ormai conosceva qui cunicoli come il palmo della sua mano. 
Alla taverna Mare di sabbia lo stava aspettando Fran con Nono, non ci volle molto a finche il pirata li raggiungesse. 

-Allora come andata la visita a sua Maestà?- chiese scanzonata Fran mentre osservava Balthier togliersi la mantella.

-Bene.- aggiunse lui. 

-E niente più?- indagò la viera alzando un sopracciglia sarcastico, non era da Balthier uscirsene così, tranquillamente.

-Mi aspettavo altro da te.-continuò lei poggiando il viso su una mano e quadrando bene il suo patner.
-Magari una corte spietata.

-Sua Maestà tra pochi giorni si sposa, è una donna impegnata.- Ribatte Balthier pensando alle nozze tra Larsa e Ashe, la cosa l'aveva non poco sorpreso.

-Di la verità avresti voluto farla tua?- domandò ancora la viera.

-Certo, per poi perdere la mia libertà.

-Pensavo che il cuore di una certa regina fosse molto più prezioso della libertà.

-Un cuore che è stato ceduto ad un cavaliere di nostra conoscenza, vorrai dire.-Balthier la corresse.

-Si è trattato di uno sbaglio. Una fatalità... voi huma siete complicati.- osservò Fran, squadrando il suo patner.

-Fran non possiamo essere giudicati per la base di solo errore, sarebbe stupido.

-Certe cose Balthier sarebbe meglio lasciarle stare.State giocando col fuoco. -lo ammonì la sua patner visibilmente arrabbiata.

-Cosa potrebbe succedere?- Balthier alzò un sopracciglio, mentre sorrideva ironico, battuta che non piacque per nulla a Fran. 
Nono rimase silenzioso, quella sera nessuno aveva voglia di scherzare.



**Archades - Palazzo Imperiale**

La terrazza acquatica era il posto preferito di Larsa, rispetto all'immenso studio di suo padre, da li si poteva vedere una spettacolare vista di Archades mentre poteva godersi i bellissimi raggi del sole.
Peccato che fosse sera, quasi ora di cena. A pochi giorni dal matrimonio, Larsa non se ne rendeva conto che stava per sposarsi eppure era tutto stato deciso mesi prima, di comune accordo tra lui e Ashe.

Il loro amore era nato per caso, senza che nessuno dei due se ne stesse accorgendo, eppure Larsa in precedenza aveva saputo di una breve parentesi tra Ashe e Basch, naufragata col tempo a causa dei doveri di entrambi.

A pensarci bene, una possibile storia tra quei due era impensabile. Una era una regina -oltre tutto anche piuttosto giovane- mentre lui era un giudice che di umili origini che non vantava nessun titolo se non quello di Giudice Magister, una posizione di gran lunga inferiore a quella di Ashe.

Non solo che poteva saperne un giudice come quello di politica o governare uno stato. Era solo un semplice soldato, poco avvezzo a queste cose.
Sapeva l'arte della guerra, non della politica.

Larsa e Ashe si erano trovati ad avere molte cose in comune, non solo la tragica fine dei loro padri, ma anche tutto il bagaglio di esperienze che la loro giovane età gli aveva potuto offrire.
Qualcosa che Basch non poteva offrire. Molto spesso durante le loro visite ufficiali, l'uno nei paesi dell'altro i due giovani avevano avuto modo di scambiare i propri punti di vista, non solo riguardo ai rispettivi stati ma anche sulle proprie scelte personali.
Idee per il futuro, le loro speranze per i rispetti regni, e i ricordi che il passato aveva lasciato loro. Ad Ivalice sembrava essere tornata tranquilla come un tempo, ma c'era qualcosa che anche a distanza di tanti anni mancava sempre.

Il giovane Ferraris osservava ancora lo spettacolo che la terrazza acquatica gli offriva, non si stancava mai di osservare quel panorama dall'alto del palazzo, con i restanti edifici immersi nelle nuvole avvolti dalle piante.
Nel più totale silenzio osservava, fin quando non fu interrotto dal rumore di alcuni passi che si avvicinavano verso di lui e un constante tintinnare di un'armatura, quella di Gabranth.

Ormai Larsa aveva preso l'abitudine a chiamarlo Gabranth e non più Basch, quel nome non si udiva ormai da anni. Dopo l'ennesima sparizione di Ondine, Gabranth aveva intrattenuto una disastrosa storia con Ashe esauritasi nel giro di alcuni anni, tolto quello non gli era rimasto più nulla.
Aveva avuto non pochi screzi con le ex guardie di Odine che appena resesi conto della situazione avevano provveduto a suonargliele di santa ragione.
L'unico a restare dei due gemelli ad Archades era Sebastian, mentre Noel sconvolto com'era e pieno di risentimento verso il giudice aveva deciso di far ritorno a Landis.

Gabranth dopo un simile macello si era dedicato all'unica cosa in cui riusciva, fare il suo dovere. Fare il giudice non era stato mai così difficile, e non c'era nemmeno più Ondine a dargli una mano, suggerendogli chi erano gli amici o i nemici di suo fratello.

-Non trovate che sia una notte fantastica?- fece il giovane imperatore rivolgendosi al giudice che in quel momento si tolse l'elmo.

-Si.- Emise senza fiato Gabranth, osservando pensieroso il giovane.

-Ci credete che finalmente dopo tanti anni Dalmasca e Archadia si uniranno sotto un unico impero?

-Questo è un momento storico, Lord Larsa. -aggiunse il giudice.

-Vorrei che a vederlo ci fossero anche gli altri.- disse il giovane imperatore sorridendo alla sua guardia del corpo.

-Sono sicuro che li rivedrete alla cerimonia.

-Certamente, non mancherebbero mai. Vorrei che anche mio padre e mio fratello potessero vedere, così come anche Noah.- ma quello era qualcosa di impossibile e lo sapevano entrambi.

-Maestà sono sicuro che sarebbero stati orgogliosi dell'imperatore e dell'uomo che siete diventato. -cercò di rassicurarlo il giudice, ma nelle sue parole e in quello del suo protetto non vi era altro che rammarico e amarezza per l'assenza di quelle persone che il giovane Larsa erano state dei punti di riferimento.

Ecco cosa era Basch un punto di riferimento, per Ashe e Larsa che rappresentavano il futuro di Ivalice. Del passato non era rimasta più traccia, solamente lui e Zargabaath, del resto tutti gli altri giudici che erano subentrati a Drace, Bergan, Ghis erano di tutt'altra pasta rispetto ai loro predecessori, lo stesso Larsa su consiglio di Basch aveva eletto dei nuovi giudici e di certo alcuni non avevano nobili origini come quelli del passato..

Archades stava cambiando e non si sapeva che direzione avrebbe preso, ma tutti si auguravano che sarebbe cambiata in meglio.

-Vostra Grazia dove entrare, si sta facendo freddo e la cena è quasi pronta.-gli ricordò Gabranth, avvolte sembrava un padre fin troppo premuroso.
Chissà come sarebbe stato essere padre, Basch se lo chiedeva spesso, se le cose con Ondine sarebbe andate diversamente a quell'ora la sua vita come sarebbe stata?

-Certo Gabranth.-

Ondine... non c'era giorno in cui Basch non la pensasse, in tutto quel tempo non l'aveva mai nemmeno una volta cercata. L'apparizione di Elbereth lo aveva inquietato non poco, la dea era furente, non poteva far altro che lasciar stare.
Ma cosa avrebbe fatto al suo posto Noah, di sicuro una cazzata come la sua non l'avrebbe fatta, e non avrebbe permesso ad Ondine di scappare come invece aveva fatto lui.

Aveva commesso lo stesso errore di vent'anni prima, quando un lui più giovane e immaturo aveva abbandonato patria e famiglia per servire Dalmasca. 


**Archades -Ex appartamento di Ondine e Brace**


Quella sera Sebastian cercava di rilassarsi, la giornata era stata veramente dura e stare alle dipendenze del Giudice Gabranth non gli rendeva le cose semplici.
Dopo l'ultima discussione avuta con lui e con suo fratello dopo la sparizione improvvisa di Ondine, i rapporti con questo erano sempre più tesi.

Senza manco volerlo Sebastian era finito per diventare un giudice, la sua posizione non gli dispiaceva era anche un incarico tutto sommato importante e prestigioso.
Ma certe volte era quanto di più fastidioso potesse esistere, specialmente quando doveva trascorrere l'intera giornata al fianco di Gabranth. 
Se fosse stata un'altra persona di sicuro non avrebbe avuto nulla da ridire sul suo operato, ma sapere che sotto quell'armatura si nascondeva Basch, gli dava ai nervi. 

Noel non l'aveva presa bene quando aveva saputo da parte del suo gemello la decisione che aveva voluto prendere quest'ultimo, soprattutto dopo la questione di Basch.
I due fratelli non si erano parlati per diversi anni, Noel non accettava di servire l'impero e soprattutto sottostare all'autorità di Basch, preferiva tornarsene a Landis e prestare servizio sotto il Console.
Sebastian capiva bene le ragioni per cui Noel se l'era presa e le condivideva appieno, ma capiva anche quale poteva essere l'opportunità di essere un giudice, in fondo non era poi così terribile.
Non era un tradimento a suo fratello e alla sua patria, quanto semplicemente l'opportunità di ricoprire una carica prestigiosa con tutti i vantaggi che essa comportava.

Su questo lato Sebastian era molto diverso da sua fratello.

La giornata era trascorsa in fretta per la felicita di Sebastian, il quale riteneva che molti suoi colleghi giudici archadiani a suo parere erano veramente degli inetti quando si trattava di sbrigare alcune pratica.
A suo dire se ne salvavano solamente pochi e tra questi, Solona, Armell e Olean, gli unici con cui era riuscito a stringere un buon rapporto, con gli altri era solamente tempo perso.

Sebastian aveva finito con l'abitare nel vecchio appartamento di Ondine, quando fingeva di essere l'assistente di Gabranth durante la guerra. Quel posto era ancora pieno delle cose della ragazza e il tempo sembrava essersi cristallizzato.
L'huma aveva finito con l'occupare quella che una volta era la camera di Brace, di sicuro non se ne sarebbe preso a male.
In tutti quegli anni, Sebastian non aveva mai smesso di cercare Ondine o di capire dove si fosse nascosta, anche suo fratello Noel la stava cercando.
I due pur non parlandosi da tempo per le scelte che avevano fatto riguardo la loro vita, su una cosa ancora continuavano ad andare d'accordo, ovvero cercare Ondine.

Forse tutto sommato la scelta di diventare Giudice e quindi di lavorare a fianco di Gabranth non era stata del tutto sbagliata, Noel lo aveva capito solo qualche anno dopo la scelta del fratello.
Sebastian averebbe potuto più controllare facilmente le mosse di Gabranth se solo questo si fosse avvicinato nuovamente ad Ondine.

L'uomo stava sorseggiando una birra, osservando la capitale imperiale, i suoi pensieri vagavano come vagavano le varie aeronavi nella città. Quel posto non era male, anzi era molto interessante per non essere Landis.
A Lansid, a Sebastian mancava terribilmente la sua patria, spesso Basch gli chiedeva di Landis, ma le risposte che otteneva da Sebastian erano sempre le stesse.

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Capitolo 3
*** Le cose iniziano a muoversi ***


Follow your heart and find your destiny

As time goes by I know you’ll see


I loved you enough to let you go free




**Rabanaste -Appartamento di Amaya**

Lentamente Amaya si stava svegliando dal suo torpore, una volta sveglia ne approfitto per fare colazione, per poi vestirsi e recarsi al Clan Centurio per vedere se c'erano novità sui ricercati. Ce ne erano sempre di nuovi, soprattutto ricercati riguardanti la zona di Rabanastre e dintorni.
Una volta fuori casa la cacciatrice si recò al clan, fece la solita strada una volta li Amaya chiese quello per cui era lì.
Monblance vedendola tornare di nuovo le corse in contro salutandola.

-Come mai di nuovo qui? Ancora alla ricerca del Krachot?- domandò il capo clan.
-No!- esclamò seccata Amaya. -Sono qui per vedere se ci sono per caso nuovi ricercati che danno problemi, possibilmente in torno a Rabanastre e dintorni. Io e il mio patner abbiamo deciso momentaneamente di fermaci qui per un po' e ci servono liquidi.

-Ok, allora abbiamo qualcosa che fa al caso tuo, cinque nuove ricercati e tutti di classi differenti. Ti va bene kupò?- propose il moguri.

Amaya guardo la piccola bestiola e disse che per lei non c'erano problemi, che quei ricercati era ciò che stava esattamente cercando.

Montblance spiegò ad Amaya dove poteva trovare i cinque committenti riguardo i cinque ricercati. Il primo committente si trovava alla taverna Mare di Sabbia ed era il locandiere, il secondo si trovava vicino alla fontana delle porte mentre il terzo, un bangaa si trovava all' aerodromo.
Il quarto era una guarda imperiale e in fine il quinto era un soldato della guardia reale.

Amaya ascoltò con grande attenzione ciò che le disse il leader del clan, raccolse i volantini e le informazioni che aveva appena avuto, e senza perdere tempo decise di mettersi alla ricerca dei cinque committenti.

Il primo luogo che la donna decise di raggiungere fu il locandiere della taverna Mare di Sabbia, per tutto il cammino Amaya rilesse più volte i volanti.
Filò dritta fino alla taverna, la raggiunse in circa mezzora di camminata a passo svelto.

Varcata la soglia della locanda, Amaya buttò un'occhiata al locandiere, si spostò verso di lui, spiegandogli perchè era li e cosa cercava. 
Il pover uomo spiegò alla cacciatrice che aveva registrato un mostro come ricercato, perchè questi aveva attaccato più volte alcune carovane che portavano con se alcune cose che gli servivano per la taverna e che stava disperatamente aspettando.

Accetto questo richiesta Amaya si dedicò al secondo committente, che le racconto che doveva occuparsi di un mostro che aveva rubato un prezioso anello, con il quale lui voleva chiedere alla fidanzata di sposarlo.

Il terzo committente, il bangaa invece chiese ad Amaya di occuparsi di un mostro nelle fogne che stava disturbando alcuni lavori di restaurazione, i quali non stavano avanzando.

Il soldato imperiale, che era il quarto committente, pregò Amaya di abbattere un mostro che stava causando non pochi problemi nella zona della pianura di Giza, più precisamente al villaggio dei nomadi.

E quando fu il momento di fare visita al quinto ed ultimo committente, Amaya non brillava affatto dalla voglia di dirigersi a Palazzo. Ma considerato il tempo passato lontano e quanto fosse cambiata, forse non l'avrebbero riconosciuta.
Amaya si diresse nella zona non principale del palazzo reale, ma nella zona che ospitava le caserme dell'Ordine dei Cavalieri di Dalmasca.

Conosceva la strada, filò diritta mentre sguardi curiosi si venivano a creare a torno alla sua figura, che veniva scambiata per una rozariana visto il colore scuro dei suoi capelli e dalla foggia dei suoi vestiti.

Amaya si meravigliò quando scoprì chi era il quinto committente, un cavaliere dell'Ordine, e non uno qualsiasi.Un Azelas, più accuratamente il figlio di Vossler.
Altan Dunya Azelas.

La ragazza non ci voleva credere che un membro di casa Azelas stesse chiedendo l'aiuto di alcuni cacciatori, considerato il loro sconfinato orgoglio. Quella doveva un'emergenza.

Amaya osserva un gruppo di giovani cavalieri esercitarsi nella spada e con altri armi, per tanto la ragazza decise si richiamare la loro attenzione interrompendo la loro esercitazione.
Emise un forte e lungo fischio che echeggiò per tutto il cortile e nelle varie sale adiacente. Chiunque lo sentì, e per qualche secondo tutti lasciarono perdere quello che stavano e si girarono nella direzione di dove avevano sentito partire il fischiò.

Tutti fissarono silenziosi la figura di Amaya, tutti si guardarono tra loro come per chiedere se qualcuno la conoscesse, a quel punto l'ex principessa fece un passo avanti una volta ottenuto l'attenzione di tutti, domandò dove potesse trovare il Capitano Azelas.

Alcuni giovani cavalieri facendosi avanti verso la figura della donna, le chiesero chi fosse e cosa cercasse dal capitano.

-Sono una cacciatrice del Clan Centurio e sono qui perchè il vostro Capitano a richiesto l'aiuto del clan per un ricercato di cui evidentemente non è riuscito ad occuparsi. -Puntualizzò seccata Amaya.

-Deve essere per quella banda di banditi vicino alle caverne del Zertinan.-si pronunciò un giovane soldato del gruppo.

-Infatti ho richiesto l'aiuto del Clan Centurio, proprio per questo motivo!- esclamò una voce possente da dietro a tutti i presenti. Il gruppo di cavalieri si voltarono di spalle, mentre man mano alcuni iniziarono a dividersi e a farsi da parte lasciando passare colui che aveva parlato.

Il misterioso individuo camminò fino a trovarsi faccia a faccia con Amaya. La guardava con aria interrogativa, quel volto gli era molto famigliare ma non aveva tempo da perdere in vecchi ricordi, doveva capire cosa voleva quella cacciatrice e subito.

-Quindi siete voi che avete interrotto e disturbato l'allenamento dei miei uomini.- Buttò uno sguardo ai suoi soldati, per poi posare l'occhio su Amaya.

-Si!- fu la risposta secca e decisa di Amaya che stava iniziando ad assumere un espressione abbastanza seccata.

-Avete fegato.-riconobbe l'huma che le stava d'avanti doveva avere qualche anno in più rispetto a lei, massimo quattro. 
-Voi siete?- chiese in fine il cavaliere rivolgendosi alla donna con un aria di sufficienza.

-Amaya...- La cacciatrice si limitò solo a pronunciare il suo nome, che un brusio in torno a loro si sollevò. "Amaya" non era di certo un nome comune...

-Singolare... vi si addice. Io sono il Capitano Azelas, colui che state cercando.- si presento lui, facendo una riverenza alla giovane cacciatrice.

-Noto che siete un tipo diretto, quindi non le dispiace se non perdiamo tempo e ci mettiamo subito d'accordo?- domandò con una certa ansia Amaya al capitano, il quale rispose no, che al momento poteva, stava allenando alcune reclute.

La risposta non piacque affatto ad Amaya, per tanto dovette sopportare dopo qualche ora, quando il Capitano Azelas fu finalmente libero dai suoi impegni si affrettò a raggiungere la sua ospite.

Il Capitano Azelas era l'esatta copia di Vossler, salvo qualche differenza. Aveva i capelli appena più lunghi ed invece della barba potava un pizzetto.
Amaya lo conosceva bene, o almeno conosceva di lui, il "Dunya" di vent'anni che soleva scherzare con lei quando aveva sedici anni.
Ma di quel ragazzo ora sembrava non rimanere più alcuna traccia, di fronte si trovava un nuovo di trentadue anni uguale in tutto a Vossler.
Col tempo poi loro due si erano persi.

A ben guardarlo Amaya pensava che il figlio di Vossler, non doveva avere la stessa forza del padre, se questi si era rivolto al Clan Centurio per sistemare una banda di banditi.
Il suo pensieri al riguardo trovarono subito forma, e dalle sue labbra l'ex principessa espresse un pensiero tanto sprezzante quanto provocatorio.

-L'Ordine dei Cavalieri di Dalmasca deve essere caduto in basso, per non riuscire più a sistemare una semplice banda di ladri

Tali parole non piacquero affatto a tutti i presenti. Ma chi si crede di essere quella... per venire qui e giudicarci.- Un soldato pensò con ferocia, mentre stava schiumando di rabbia.

Altri pensieri simili si fecero largo nella mente dei presenti, anche lo stesso Capitano non ne era immune. Si sentiva ferito e punto nel vivo.
Non potendo tollerare una tale affermazione meschina, il Capitano rispose solo come un vero Azelas sapeva fare.

-Noi non siamo codardi! Se abbiamo richiesto l'aiuto del clan e perchè abbiamo molte cose di cui occuparci. Non riusciamo a gestire il tutto. Noi non siamo come te, non combattiamo per denaro!- la sua voce ruggì echeggiando per l'intero cortile.

-Già... voi servite una volontà più grande!- il tono nella sua voce fu quasi ironico, Amaya non nascondeva tutto il suo disprezzo per loro. Il suo tono di voce quasi acuto era fortemente irritante così pure quella specie di sorrisetto compiaciuto sulle sue labbra.

-Esatto! -Esclamò Atlan.
-Certo anche se che le parole di un Azelas vango quanto quelle del regicida.... Tutte e due hanno lo stesso identico valore.- il gelo scese nell'intero cortile.
Nessuno stava capendo a cosa Amaya si stesse riferendo con quel commento, ma paragonare un membro della famiglia Azelas a colui che invece si era rivelato essere un infame traditore risultava presso che un insulto, ma di quelli gravi.

Comunque...- Amaya continuo a parlare con assoluta tranquillità.- Vorrei poter riprendere il discorso inerente ai ricercati.

Atlan Azelas era quasi furente per quelle parole, mantenne il sangue freddo e cercò di dare alla cacciatrice tutte le informazioni, su cui era impossesso riguardo ai banditi.

-La banda è composta da sette elementi, huma, bangaa. Da diverso tempo stanno facendo razzie in varie zone, tutte situate in torno alle caverne di Zertinan. Usano le caverne come nascondiglio oltre come mezzo per spostarsi.
In precedenza ho mandato anche alcuni uomini, ma questi hanno avuti molti problemi a causa dei mostri che infestano quelle zone, ci sono stati anche dei problemi quando hanno cercato di avanzare nelle caverne.
Fosse solo questo il problema, con la date delle nozze reali che si stanno avvicinando sempre più, a palazzo c'è più richiesta della presenza di soldati per rafforzare i ranghi. Oltre ciò, ai soldati è continuamente richiesto anche di occuparsi di altre mansioni, e per queste cose alla fine abbiamo al riguardo poco personale.
Comprendi ora perchè mi sono rivolto a voi cacciatori?. 


È il vostro futuro re al riguardo non fa nulla per il suo futuro popolo e la sua "amata" regina? -chiese Amaya sollevando un sopracciglio, curiosa di sapere cosa il capitano potesse risponderle.
Infondo tra un po, Dalmasca e Archadia avrebbero fatto parte di un unico impero.

-Beh... ancora no, lui non è ancora il nostro re! A causa di questa situazione non tutti sono felici di queste nozze e sono scoppiati dei disordini. Nessuno vuole come re, un imperiale. Molti di noi ancora non hanno dimenticato l'affronto subito e non sono disposti a perdonare.

Amaya fece finta di ascoltare le parole del Capitano Atlan, in realtà non voleva saperne nulla di quello che stava succedendo a Dalmasca. Meno sapeva, meglio era.
La cacciatrice si limitò semplicemente a dire che accettava il mandato, e che sarebbe stato facile sconfiggere quei ricercati. Atlan si mostrò abbastanza scettico difronte alla sicurezza ostentata, il Capitano dubitava fortemente che quella ragazza potesse riuscire nell'impresa.

-Siete sicura di riuscirci? Non sembrate molto adatta a tale professione.-chiese l'huma sollevando un sopracciglio dubbioso, Amaya si mostrò leggermente infastidita da tale insinuazione, ma preferì ribattere a parole a tale insinuazione.

-Ti consiglio di non sottovalutarmi, sarebbe un grave errore.- Sibillo la cacciatrice mentre sulle sue labbra comparve un ghigno.

La sfacciataggine e la determinazione mostrate da Amaya, colpirono non poco Atlan, detto ciò la cacciatrice salutò il capitano e così come era arrivata se ne andò.




**Archades- Ufficio del giudice Gabranth**


Gabranth nel suo ampio ufficio della nona divisione stava dando le ultime direttive prima della partenza per Rabanastre. Aveva ricevuto l'incarico dal giovane Imperatore di occuparsi della sicurezza e per tanto stava valutando diverse opzioni per quanto riguardava le misure da adottare per il matrimonio con la Regina dalmasca.

Quell'evento sarebbe stata di grande importanza per l'intera Ivalice. Il giudice Magister aveva fatto anche valutare e ricontrollare tutte le informazioni in suo possesso, che i suoi informatori gli avevano fatto pervenire.
Per tanto era informato non solo dell'attuale situazione che vigeva nella capitale imperiale ma anche in quella dalmasca.

Le cose di cui occuparsi erano talmente tante che il Gabranth da solo non riusciva ad occupasi di tutti, decise di far convocare Sebastian che in quegli anni si era dimostrato un valido assistente e braccio destro. 

Anche se tra i due giudici c'era dell'inimicizia dovuta alla scomparsa di Ondine, Sebastian aveva deciso di rimanere al fianco di Gabranth per ragioni sue personali.
Nonostante tutto il landisiano svolgeva senza problemi il suo lavoro come giudice.

-Per quale ragione mi avete fatto convocare?- Rispose abbastanza seccata il giovane Sebastian, mentre guardava con disprezzo il suo capo.

-Desidero che ti occupi di alcuni incarichi. Dovrai recarti a Rabanastre e recare le mie ultime disposizioni per quanto riguarda la sicurezza e lo schieramento delle nostre forze. Infine dovrai portare un messaggio da parte mia a sua altezza. Tutto chiaro? -Domandò il giudice da dietro il suo elmo oscuro, mentre i suoi occhi erano fissi su Sebastian.

Il tono in cui Sebastian rispose al Magister mostrò quanto rancore il giovane landisiano provava nei riguardi di Gabranth. 

-Non sarebbe il caso che tu faccia da reggicandele? Da quello che mi risulta io non ho mai giurato fedeltà a tale cagna, che non so con quale coraggio di faccia chiamare Regina, ne tanto meno che io non la ritengo tale.

Da quando Sebastian aveva preso servizio come giudice e vice di Basch, non c'era stato momento in cui lui non avesse ricoperto di insulti apertamente Basch e la regina Ashe.
Basch aveva silenziosamente sopportato le ingiurie sul suo conto, e mal sopportava quelle sue Ashe. Ma la verità non era dalla sua parte, era dalla parte di Sebastian. 
Se avesse reso pubblica la storia di Ashe e del giudice beh... ci sarebbero stati solamente problemi. Di Ondine si era detto che era scomparsa senza una vera e propria ragione.
Era noto però che qualcosa tra lei e il giudice Gabranth non era andato come doveva. Un giudice Magister lasciato dalla donna che aveva dichiarato di amare... non si era mai visto.
Ondine era diventato un fatto molto conosciuto alla corte imperiale. Prima era stata nota come la sposa di un traditore, poi ancora quella di un Giudice Magister... ma che aveva piantato in asso. 

Gabranth mal volentieri decise di passare sopra la frecciata di Sebastian, quello non era il momento per fare storie. Aveva molto di cui occuparsi.

Nonostante l'insulto, visto la sua posizione Sebastian fu comunque costretto anche se con aperta riluttanza ad obbedire agli ordini di Basch. Non volendo essere il solo ad occuparsi di questa faccenda Sebastian ordinò ad altri suoi sottoposti di aiutarlo nel suo incarico.

Il giudice contatto Armel, Solona e Olean anche loro giudici come lui, ma di rango più basso.
Armell era un nobile di Archades come pure il resto dei tre, aveva 28 anni, così pure gli altri forse anche qualche anno di più, ma la media degli anni era quello.
Armell aveva capelli castanni corti, ed occhi nocciola, e lineamenti decisi.
Era una persona molto gioviale cosi come pure gli altri due.

Solona era un giudice esperto di magia, e dei tre era il membro più giovane oltre a mostrare una personalità decisamente fin troppo maliziosa. Solona aveva lunghi capelli rossi, occhi verdi e lineamenti molto delicati.

Olean dei tre giudici era quello più grande e con una personalità decisamente più calma e meno casinista. Aveva i capelli scuri e mossi, gli occhi neri e la pelle molto olivastra.
Questo giudice parlava con uno spiccato accento rozariano, in effetti poteva vantare radici appartenenti all'impero di Rozaria. Sua madre era una nobile rozariana che quasi trentanni prima era fuggita con un nobile di Archadia col quale aveva finito con lo sposarsi.

I tre erano molto amici di Sebastian, e quando si videro convocati da lui, gli chiesero il motivo di tale convocazione se riguardava un'altra questione con Gabranth.
-Come mai questa convocazione?- domandò Armel molto incuriosito dalla richiesta del suo amico.

-Beh preparate i bagagli partiamo per Rabanastre tra qualche ora, e voi verrete con me. Siete gli unici di cui mi fidi.- Esclamò Sebastian abbastanza annoiato da tale situazione, sventolando alcuni fogli che riportavano gli ordini del capo della nona divisione.

-Ordini di Gabranth?-chiese Solona notando la mancanza di entusiasmo del suo amico.

-Già. Vuole che riportiamo le sue ultime disposizione per quanto riguarda lo schieramento delle otre unità, non finisce qui... desideri che io conferisca con la regina dalmasca riguardo le misure di sicurezza per il giorno delle sue nozze.

-In pratica ti ha mandato a fare da babysitter, visto che lui non può. Bella rogna amico.- Commentò molto ironicamente  Olean, conoscendo la profonda avversione che il suo amico Sebastian aveva per la regina Ashelia.

-Olean, preferisco morire che avere a che fare con quella cagna dalmasca.- Sebastian non riuscì a tenere e freno nuovamente la lingua, l'odio per la regina dalmasca era ben evidente.

-È per via di quella vecchia storia SebastianMa in tutto questo cosa centra la regina?- Un sorriso malizioso comparve sulle labbra di Solona, curiosa come era di conoscere la verità al riguardo.

-Si riguarda quella storia.- Si limitò a rispondere Sebastian.

-Però non mi hai risposto se è vero ciò che si disse sulla regina e Gabranth, quella volta.- Solona continuò a tempestare il landisiano di domande, finchè questi non decise di risponderle.

-È tutto vero, a dispetto a chi dice che siano solo voci infondate. Per dirtelo io che ero vicino a sua altezza, Lady Ondine. Non puoi dubitare della mia parole.

-Quindi non è di certo una buona idea, quella di Gabranth di mandarti a Rabanastre da Lady Ashe.- Armell aveva fatto notare la decisione al quanto discutibile di Gabranth, ma forse c'era un perchè a questa decisione apparentemente illogica.

-Mi pare ovvio, Armell.- Sebastian rispose in maniera abbastanza annoiata, allora il suo amico Armell gli chiese come mai non abbia rifiutato l'incarico visto i pessimi rapporti.

Sebastian rispose che stava facendo il suo lavoro e secondo perchè aveva le sue ragioni. Infine pesantemente stanco di tutti quei discorsi Sebastian, esorto i suoi tre amici a chiudere li il discorso e a dedicarsi ai nuovi ordini di Gabranth.





**Rabanastre - In giro per le vie della capitale dalmasca** 

Brace si era da poche ore svegliato, dopo Amaya, con grande stupore l'huma si era sorpreso nel apprendere che la sua socia si fosse alzata prima di lui.

Il cacciatore imperiale si chiese dove Amaya si poteva trovare, ipotizzò abbastanza sicuro che la ragazza si trovasse al Clan Centurio a controllare le cacce.

Brace era abbastanza preoccupato e in ansia per ciò che riguardava l'umore della sua socia. Tanto da cercarla al clan, ma una volta lì, il giovane imperiale apprese che la sua socia se ne era già andata da un pezzo.

Prima di lasciare il clan, l'imperiale si fa dare i volantini delle cacce a cui Amaya si era mostrata interessata, Brace vuole provare a chiedere ai committenti di quelle cacce se per caso hanno visto la sua patner.

Quella è la prima volta per Brace che si ritrovava a vagare da solo per Rabanastre, per lui era una città molto diversa rispetto ad Archades. C'era solo da perdersi, ma conoscendo una particolare invenzione che si trova solo in quella città Brace decise di usare il Moguxi, per spostarsi rapidamente.

Il Moguxi portò Brace esattamente dove voleva, alla Taverna Mare di sabbia, rivolgendosi direttamente al locandiere, chiedendogli se avesse parlato con la sua amica. 
L'uomo gli chiese come mai stesse cercando la donna, Brace gli risponde che quella donna è la sua patner. 
Mentre Brace stava discutendo con il locandiere, avvertì una voce familiare provenire alle sue spalle.

-Non sapevo fosse ritornati e per di più tra tutti i posti proprio qui.

Brace sapeva bene a chi apparteneva quella voce bassa e rugosa, erano tanti anni che non la sentiva, ma non si era mai dimenticato del suo proprietario, quella faccia da schiaffi di Baltheir.
Nemmeno a distanza di otto anni, l'avio pirata sembrava essere chissà quanto cambiato. Le uniche differenze erano un orrendo pizzetto, che secondo il pirata faceva più uomo vissuto e alcune piccole rughe.

Per gli dei, Brace notava quanto il pirata fosse simile a suo padre, sempre con quel suo sorrisetto compiaciuto. Per Brace non era una bella visita, se lo avesse visto Amaya come minimo un pugno gli avrebbe dato, e uno di quelli belli forti.

Il pirata portava sempre una camicia di seta bianca, pantaloni in pelle, e una fusciacca stretta a torno alla vita. Brace non fu affatto felice di rivedere quella vecchia conoscenza.

-A causa tu, io e Amaya ci troviamo in questa situazione. Di la verità lo hai fatto di proposito.Solo perchè non vuole avere nulla a che fare con voi. -La voce del cacciatore ruggì per tutta la locanda, mentre Balthier sornione faceva finta di cadere dalle nuvole. Lui si dipingeva come estraneo ai fatti.

-Balthier puoi fare l'ironico quanto vuoi. Ma dovete lasciarla una buona volta in pace. -Gli urlò contro l'arcadiano, afferrando Balthier per la camicia in un moto di rabbia.

-Io ti inviterei a calmarti amico. Certo ce siete invecchiati male tu e Amaya. - La voce del pirata si era fatta seria, e per nulla amichevole. Balthier non voleva avere noie specialmente di prima mattina.

-Parli proprio tu, che nella tua vita non hai fatto altro che scappare. Non sei proprio nella posizione di giudicarci.

Mentre sia Brace che Balthier discutevano animatamente, Fran osservava da debita distanza la discussione dei due huma, era seccata da tutta quella situazione tanto da alzare gli occhi al cielo.
Nono era della stessa opinione della viera, entrambi sapevano che Balthier una volta che si trovava in situazioni simili non avrebbe smesso di provocare l'altra parte.

Fran si chiese se anche al matrimonio di Ashe, Balthier avrebbe potuto mettersi in una simile circostanza, Nono ipotizzò che era possibile sia che Balthier fosse sobrio che da ubriaco.

Come se non bastasse a tutto ciò, alla taverna Mare di sabbia, giunse anche Vaan che saputo che il suo Balthier si trovava in città, era deciso a salutarlo. 
Vaan trovò il suo caro amico aviopirata, intento a litigare vistosamente con un individuo.
Incuriosito il giovane dalmasco, si avvicino a Fran e Nono per capire bene cosa stava capitando.

-Perche Balthier sta litigando con quel tipo?- domando il ladruncolo a Fran.

-Non ti preoccupare Vaan, Balthier sta solo discutendo con un caro amico.

-Quello?! A me non sem...-La voce di Vaan si bloccò, quando vide in volto l'huma con il quale Balthier stava litigando.

-BRACE!? -Esclò con tono acuto Vaan, prima di proseguire con le domande. -Loro sono qui?! -disse rivolgendosi con incredulità verso la viera. Fran senza scomporsi annui al giovane dalmasco.



**Rabanastre -Palazzo reale**

Ashe si era alzata di buon ora, si era appena finita di vestire per poi recarsi a fare colazione, come sempre la giovane reale era sempre circondata dalle sue cameriere che la stavano aiutando a scegliere il vestito che Ashe avrebbe dovuto indossare più avanti per alcuni eventi.

Quella mattina la sua dama di compagnia e sua confidente Lady Arla, una donna di di dieci anni più grande di Ashe, dai lunghi capelli neri e gli occhi azzurri. 
Elencò ad Ashe quali erano i suoi impegni per la giornata, i quali comprendevano parlare con alcuni ministri.

Arla ricordò ad Ashe che quel giorno sarebbero arrivati alcuni giudici inviati da Gabranth, con gli ordini del giudice riguardo le disposizioni di sicurezza e lo schieramento delle forze imperiali il giorno delle sue nozze.
E in ultimo Arla accenno ad Lady Ashe le prove del suo abito nuziale.
  
Ashe annuì alle parole di Lady Arla, ma era visibilmente stanca di sentire la lunga lista dei suoi impegni che ormai da diverso tempo conosceva a memoria.
I preparativi del suo secondo matrimonio, la stava prendendo molto, stava organizzando  ormai da quasi un anno, da quando Larsa gli aveva fatto la proposta. 
Una sera che lei si trovava in visita diplomatica ad Archades.

Lady Ashe stava parlando con Arla degli ultimi dettagli, quando si presentò d'avanti alla regina, un messaggero reale che avvisò la sua signora che l'ambasciatore proveniente da Rozaria era giunto a palazzo per rendere omaggio e far visita a sua Altezza.

Al avviso del messaggero, Ashe non si scompose minimamente mentre Lady Arla e varie domestiche non smisero un attimo di commentare quell'arrivo così inaspettato del diplomatico rozariano.
Al-Cid era giunto a far visita a sua Altezza Lady Ashe, ed ogni volta che il principe rozariano veniva in visita, molte dame dalmasche non potevano se non ammirare il nobile rozariano in tutto il suo fascino latino.

Le maniere di Al-Cid gli avevano valso una certa fama, e nonostante i suoi trentasei anni rimaneva sempre un uomo affascinante e focoso come ben pochi.Molti si rammaricarono del fatto che Ashe non si fosse risposata con lui invece che con Larsa.
Rozaria era sicuramente ben vista rispetto ad Arcahadia la quale ancora godeva di una pessima reputazione, in territorio dalmasco.

Per incontrare il principe Al-Cid, Ashe decise di indossare un abito color crema e una volta pronta si preparò ad incontrare il nobile rozariano.
Al-Cid entrò negli appartamenti della regina, portandole un omaggio un grosso mazzo di rose gialle, difronte alla regina il principe rozariano fece un teatrale inchino.

-Maestà siete splendida, spero che il mio piccolo omaggio possa allietarvi per il vostro splendido avvenire. 

Tutte le ancelle di Ashe, compresa anche Lady Arla erano visivamente compiaciute dal gesto del rozariano e da quel enorme mazzo di rose, ritenendo la loro signora molto fortunata nel ricevere attenzioni di questo tipo. Ashe invece non sembrava mostrare lo stesso entusiasmo delle altre dame, più tosto era interessata ad altro.

-Lord Al-Cid è un piacere rivedervi dopo la nostra ultima visita a Rozaria.

-È un vero peccato che voi, non abbiate accettato la mia proposta. Ritengo però che il giovane Larsa sia anche un'ottima scelta nonostante la differenza di età.- Gli rispose il nobile rozariano.

-Sapete che per me la differenza di età non è un problema.- Fece Ashe non scomponendosi minimamente, ma quella frase che aveva appena detto non era sfuggita ad Al-Cid che invece l'aveva interpretata in altro modo.

-Già, una particolarità che avete in comune con vostra sorella.-Il riferimento ad Ondine non era casuale, anzi era fortemente voluto.

Ashe si senti invadere da una forte sensazione di fastidio, non poteva ignorare quell'allusione, ma non poteva permettere a se stessa ne tanto meno al rozariano di farsi trovare in difficoltà.

-Non è assolutamente vero!

Al-Cid non sembrava convinto, Ashelia stava invece diventando rossa per l'imbarazzo, mentre quella situazione non faceva che aumentare il suo crescente disagio.
Lady Ashe ipotizzò che Al-Cid per tanto sapesse della storia che aveva avuto con Basch. La regina notò anche l'espressione che fecero Lady Arla e le altre dame quando sentirono uscire il nome di Ondine dalle labbra del rozariano. Le diedero di pensare molto.

In quell'esatto momento la regina dalmasca chiese a tutti i presenti di lasciarla sola, eccetto Al-Cid, col quale voleva conferire in privato.
Rimasti solo la regina e il rozariano, Ashe poté togliersi la maschera da regina che da più di otto anni si era abituata a portare e si preparò ad affrontare Al-Cid a viso aperto. In pochi secondi il suo atteggiamento cambiò, facendosi più severo ed autoritario.

-Il matrimonio con Larsa non è una farsa, è vero Al-Cid. Non c'è nessun secondo fine. Io amo Larsa e non v'è alcun sotterfugio a volto scoperto al quale sembrate alludere.

Il principe rozariano fece spallucce, fingendo di non sapere a cosa Lady Ashe si stesse riferendo. In quest'arte Al-Cid era un maestro.
  
-Non ho insinuato nulla, vostra Maestà!- continuò sornione lui. -Ho semplicemente notato che forse la vostra decisione è sembrata quasi irrazionale. Si, Larsa è giovane, ed entrambi avete condiviso delle esperienze simili... ma siete certa che il vostro popolo approverà tale unione?- Riferendosi agli eventi di otto anni prima.

Ashe prontamente ribatte alle parole del diplomatico rozariano, difendendo a spada tratta il suo futuro sposo.-Larsa non è da ritenersi responsabile dell'operato di suo padre o di suo fratello Vayne. Per tanto trovo inutile fargli pesare qualcosa che lui non merita.

-Calma mia Regina. Non sono qui per fomentare, ma sono qui solamente per parlarvi. So cosa avete fatto!-Le disse Al-Cid, prima di dire ad Ashe il vero motivo per cui si trovava lì. Lui sapeva tutto, Ashe non poteva mentirgli era così evidente.




*Mia bella gente eccoci dopo mesi al terzo capitolo di Kiss me Good Bye ecc, capitolo abbastanza lungo (in verità volevo puntare a scrivere 9000 parole ma non ce l'ho fatta, rischiavo l'esaurimento).
Questo capitolo è più tosto lineare, vedrò migliorare le descrizioni le trovo un po' scialbe, ma si sa avvolte mi vengono dei bei capitoli, altre volte sono così così.
Vi aspetto al prossimo capitolo e buona fortuna.

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