Il Bazar secolare

di DNora
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo passo ***
Capitolo 2: *** Iniziare da capo ***
Capitolo 3: *** Una mela al giorno... ***
Capitolo 4: *** Geni senza lampada ***



Capitolo 1
*** Il primo passo ***


Ancora non sai perché sei ceduto alle insistenze di Laura di andarle a ritirare il pacco dal nuovo sito di shopping online che ha trovato.
Forse è per amore fraterno, forse è perché tu hai quasi finito i soldi e l’unica disponibile a farti un prestito in casa è lei.
Chissà.
Guardi la porta che hai di fronte: non c’è nessuno oltre a te nella piccola via e, attraverso il vetro opaco, non riesci a distinguere assolutamente nulla. La leggera umidità che c’è nell’aria sembra arrivare proprio dall’uscio, rendendolo ancora meno invitante.
Non ti sembra il posto ideale per un negozio d’abiti.
Ma forse, rifletti, è solo il magazzino, o il punto di ritiro.
Almeno lo speri per loro. Neanche il nome sembra allettante: “Bazar secolare: di ogni tipo, per ogni tipo”.
Quando apri la porta cigolante, puoi sentire il vago rumore di onde di sottofondo, probabilmente l’ennesima stazione radio dedicata alla meditazione.
Dentro, sembra che qualcuno abbia preso una casa, l’abbia ribaltata e abbia buttato l’intero suo contenuto dentro questo negozio, senza curarsi minimamente del risultato: un armadio con dentro pile di tappeti, un tavolo apparecchiato di gioielli, un letto cosparso di abiti da sposa fatti di velo quasi trasparente.
Lentamente, ti fai strada verso il bancone, stando attendo a non urtare nulla di tutte le cianfrusaglie che trovi sulla tua strada.
Quasi fai cadere a terra un vaso ricoperto di fregi dorati.
Tua sorella trova sempre i siti più oscuri di tutti.
-Salve,- saluti il commesso, e lui ti guarda con aria leggermente stupita, -sono qui per ritirare l’ordine a nome Filiberti.
Ti studia per un momento, poi annuisce tra sé.
-Sì, mi sembra giusto. Prego, mi segua. È sul retro.
Devono pagarlo veramente poco se nemmeno ha voglia di portarti un pacchetto. Forse non si fida a lasciarti solo nel negozio?
Lo segui per qualche metro, finché non raggiungete una porta che sembra identica a quella dell’ingresso.
-Hai ordinato il medaglione in pietra di Lassa, giusto?
Pensavi fosse un vestito.
-Sì?
Ribatti incerto. Magari hai capito male: di sicuro non ci sono due Filiberti ad aver acquistato da questo posto.
Ti sorride, aprendo la porta: dà al magazzino più scuro che tu abbia mai visto.
-Per di qua.
Fai un passo incerto oltre l’uscio e senti la serratura scattare dietro di te.
-Ehi!
Urli, senza ottenere risposta.
Stai per dare un pugno alla porta quando senti un leggero clic e dell’acqua inzupparti le scarpe. La luce improvvisa ti acceca per un istante.
-Ma che diavolo?
Ti volti.
Un lago. Non c’è altro modo per descriverlo: di forma irregolare, pieno di acqua torbida dall’odore nauseante e da una montagna d’alghe, ma pur sempre un lago.
Ti sporgi leggermente, catturato dall’immagine così sbagliata, così estranea al luogo, e osservi le acque verdastre muoversi al ritmo delle onde, un grande tamburo che batte al ritmo del tuo cuore.
All’improvviso, ti sembra di scorgere qualcosa muoversi sotto la superficie dell’acqua ed è come risvegliarsi da un sogno: sei ancora chiuso in un magazzino di una rivendita di oggetti per la casa.
-Benvenuto.
Ignorando la voce roca, ti volti nuovamente verso la porta, spingendo e tirando con tutta la forza a tua disposizione.
-Ehi! Fammi uscire! Ora!
-Perché ti agiti tanto?
Ti volti improvvisamente, quasi scivolando sul terreno fangoso. Una figura è emersa al centro del lago: lunghi capelli neri con qualche alga impigliata che incorniciano un viso cinereo. Le orbite, nonostante siano vuote, danno l’impressione che ti sta osservando con divertimento.
-Filiberti,- scandisce lentamente, -giusto?
Annuisci. Davvero pochi euro valgono un colpo al cuore come questo? Ne dubiti.
-Ti stavo aspettando.
-Ok?- chiedi indietreggiando, osservandola mentre ti si avvicina. Provi ancora la maniglia, ma la porta rimane serrata, -Ce l’ha lei il pacco per mia sorella?
Magari guadagnando tempo riuscirai a trovare un modo per uscire.
Si ferma a pochi passi da te, l’acqua che le sfiora con delicatezza la cintola.
La pelle, ora che la osservi più da vicino, si sta squamando in più punti e solo piccoli lembi sono attaccati ancora per poco alle sue braccia nude.
-Per tua sorella?
Chiede.
-Sì, l’ha ordinato tipo venerdì scorso?
Si ferma ad osservarti per qualche istante. Il rumore delle onde sulla battigia è l’unico rumore che riesci a sentire.
-Senti, io me ne vado.
-No.
-Scusa?
Cerchi di nuovo la maniglia dietro di te, alla cieca, ma non riesci a trovarla.
-Vai benissimo anche te.
Ti volti.
La porta.
La porta non c’è più.
-Ho detto,- senti la sua voce più vicina, il muro davanti a te liscio come ogni parete di questa stanza, il colore perlaceo che distorce la tua immagine riflessa, -che vai bene anche te.
Ti volti, ritrovandoti il suo volto a pochi centimetri dal tuo.
-Non sei interessato?
-Sinceramente? No. Lasciami andare!
La spintoni lontano da te e lei, impassibile, non sembra nemmeno perdere un poco d’equilibrio sul terreno fangoso.
-Sei cocciuto.
Sibila.
Non c’è via d’uscita, realizzi all’improvviso.
Puoi vedere un ghigno nascere sul suo viso.
-Non ho mai incontrato qualcuno più resistente di te. Devo farti i complimenti.
Prendi il cellulare e lo sblocchi con mani tremanti.
-Oh, andiamo, guardami almeno in faccia quando ti parlo. Non è educato fare altrimenti.
Digiti il numero di tua sorella mentre con la coda dell’occhio controlli che la donna non si avvicini.
-Gio?- chiede lei appena risponde, -Non osare dirmi che non sei riuscito a passare.
-Riesci a venire qui?
Chiedi frenetico.
-Non le conosci proprio le buone maniere, eh?
Commenta la donna aspramente. Sembra infuriata.
-C’è qualcosa che non va. Mi hanno rinchiuso in una stanza con una donna che…
Ha chiuso la chiamata. Tua sorella ha chiuso la chiamata.
Guardi sbalordito il cellulare e, solo dopo un interminabile momento, noti che non c’è campo e che il 3g non è più attivo.
-Così va meglio.
Sorpreso, alzi lo sguardo verso la donna.
-Ho detto: benvenuto.
I suoi occhi luminosi ti osservano con curiosità mentre tu ti perdi nel loro colore ambrato.
-Filiberti. Era ora.
La sua voce scivola melodiosa su ogni parola, le sue labbra formano curve eleganti ad ogni sillaba.
-Il tuo nome?
Ti si avvicina e puoi sentire il suo profumo: sembra menta, e ne vieni avvolto in pochi secondi. Inspiri, socchiudendo gli occhi.
-Gioele?
Non ne sei tanto sicuro, ma dal suo sorriso dolce dovresti aver dato la risposta corretta.
La vedi scostarsi dal viso una ciocca dei lucenti capelli.
-Gioele,- sospira e tu, incantato, ti avvicini, -piacere di conoscerti. Ti andrebbe di venire con me?
Annuisci, senza distogliere lo sguardo dal suo e, con la coda dell’occhio vedi una sua mano delicata posarsi sulla tua guancia.
-Ci vorranno solo pochi secondi.
Sussurra, poggiando anche l’altra mano ad accarezzarti il viso.
Poi, in un lampo di lucidità, senti le sue unghie affondare nei tuoi occhi.
Dolorante, urli.
Senti il suo sguardo inesistente su di te mentre cadi in ginocchio, le mani squamose che, luride, ti trattengono per il mento.
-Testardo fino all’ultimo.
La voce roca commenta irritata. Riesci ad intravedere, attraverso le tue stesse lacrime insanguinate, il suo volto contratto in una smorfia orrenda, sprezzante, disgustata.
Cadi di lato sul fango fetido, sprofondandoci mentre perdi conoscenza.

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Capitolo 2
*** Iniziare da capo ***


-Kataghelo?
-Sì, altre domande?
-Te ne ho fatta solo una! Ed era semplicemente per capire cosa fossi diventato!
Esclami, già perdendo le speranze.
Elena ti osserva superba dalla sua postazione dietro il bancone.
-È scortese domandare.
-E come pensi che io possa imparare senza chiederti nulla? Non è che mi hai dato un manuale per imparare cosa sono!
-Potremmo rimediare.
Seriamente?
Si alza con grazia dalla sedia, che somiglia più ad uno scranno, e si avvicina ad un forziere traboccante di libri. Devi ancora capire la logica dietro questo posto.
-Ecco, questo potrebbe andare.
Ti porge un tomo abbastanza voluminoso.
-È in greco.
Osserva la copertina.
-Sì, vero.
-Io non so il greco.
A questa notizia sembra scandalizzata.
-Uno dei tanti motivi per cui aspettavo tua sorella. Ebbene, impara la lingua e poi potrai sapere tutto quello che desideri.
Torna dietro il bancone. A volte ti chiedi cosa sia successo prima della tua trasformazione, ma a quanto pare i ricordi ti torneranno molto lentamente, senza un ordine preciso.
-E come faccio senza un computer?
-Libri.
Risponde secca, e per un secondo ti senti perso in questo negozio immenso.
-Libri.
Mormori tra te e te mentre inizi a cercare ogni dannato volume del negozio.
Da qualche parte ci sarà un libro sul greco, giusto? Non ti farebbe girare mezzo negozio a vuoto, no?
Lanci uno sguardo nella sua direzione dopo aver svuotato un’intera cesta senza risultato.
Forse sì, non ti sorprenderebbe.
 
Hai appena trovato un libro scritto sia in greco che in italiano, l’unico da cui pensi di poter imparare qualcosa, quando senti lo scricchiolio della porta.
-Elena?
Spii il nuovo arrivato da dietro una lampada ornamentale: sembra umano in tutto e per tutto, ma se conosce Elena dubiti fortemente che lo sia.
Due spanne buone più basso di te, la voce profonda sembra riempire l’intero negozio senza problemi.
-Al! A cosa devo questa visita?
Chiede lei sorpresa.
Lui sorride: un ampio sorriso dai denti splendenti.
-Anniversario. Non indovinerai mai quanti anni.
-Fin troppi.
Commenta lei acida, ma lui ride semplicemente con fare leggero.
-Per fortuna non mi sono innamorato di qualcuno come te. Ho bisogno di un libro.
-Andiamo sul classico?
Chiede lei, leggermente sorpresa.
-Non esattamente: ho intenzione di incantarlo. Cos’hai di bello?
-Gio!
La sua voce tuona nel negozio, e sei abbastanza certo di aver visto un lampadario oscillare
-Sì?
Chiedi curioso.
-Vammi a prendere la gerla con dentro i libri sullo studio degli umani. Sono quelli che ama, giusto?
Lui annuisce.
-Scusa?- chiedi, perplesso, -Sono qui da tre ore! Non so nemmeno dove sia il libro che mi hai detto di cercare, sono abbastanza sicuro non sia quello che ho in mano, non so nemmeno dove sia l’uscita e mi chiedi di andare a trovare una cosa che nemmeno tu sai dove si trovi?
-Oh, perdonami,- ti volti incuriosito verso il cliente –non mi sono ancora presentato. Puoi chiamarmi Al. Sei nuovo, deduco?
Annuisci: sia che intenda al negozio che come creatura magica avrebbe comunque perfettamente ragione.
-Si nota così tanto?
Chiede invece Elena, facendo ridacchiare il cliente.
-Abbastanza. Direi, visto che nessuno conosce l’ubicazione di questa cesta, che potremmo cercare insieme: mi sembri un ragazzo sveglio.
-Grazie?
Ti sorride per poi iniziare ad addentrarsi nel negozio.
-Onestamente, non ho mai compreso questa sua passione per gli umani,- inizia, apparentemente sicuro che tu lo segua attraverso il corridoio creato da due file parallele di statue bronzee raffiguranti alcune ninfe: non ha torto, -ho provato a scambiare opinioni con delle creature che un tempo erano umane, ma non sono mai giunto a capire cosa le rendesse più interessanti di noi altri. Tu ricordi già qualcosa?
Si volta curioso verso di te.
-No, penso sia passato troppo poco tempo.
Annuisce mentre con passo sicuro si avvicina ad una gerla.
È piena di gioielli: tutti sembrano d’oro puro.
Sorride, divertito.
-Gerla errata.
Chiude con cura il coperchio e ricomincia il suo vagabondare.
Ogni volta che svolta in un corridoio che non avevi notato prima, ringrazi i suoi lunghi capelli che ti indicano la strada per qualche istante: sei totalmente perso.
-Ah!- esclama dopo una curva improvvisa, -Forse è quella che cerchiamo.
Ti avvicini e noti una gerla piena di libri.
Ne prendi in mano uno: “L’effetto della tecnologia sulla mente umana”. Non pensi che gli uomini abbiano libri del genere, e non capisci come possano interessare ad una creatura sovrannaturale.
Alla fine, Al decide di prendere “Il galateo nel mondo e nel tempo”: un quartetto dei libri più voluminosi che tu abbia mai visto.
-A Ne piacerà tantissimo. Sai quanti anni festeggiamo?
Cerchi di non perderlo di vista mentre torna al bancone: non vuoi morire sepolto qui dentro.
-No.
Ride.
-Sei proprio particolare. Duemilasettecentosettanta, comunque. Cifra tonda.
Ti sorride da sopra una spalla mentre ancora cerchi di capre che cosa hai esattamente davanti: non che tu sappia la vita media nemmeno dei Kataghelo, ma come numero ti sembra fin troppo impressionante. Vampiri forse?
Quando finalmente raggiungete il bancone, hai scoperto che questo fantomatico Ne insegna ad una scuola per creature magiche “non è né come le superiori umane o università: è un concetto completamente diverso”, che è il migliore nel suo lavoro, anche se presumi questo commento sia leggermente di parte, e che è una delle figure più prominenti della sua specie “un tempo utilizzavamo il denominativo razza, ma a causa di tutto quello successo con gli umani ci siamo dovuti adattare”.
Sei quasi felice di vedere Elena: troppe informazioni di seconda mano su una persona sconosciuta.
-Come pensi di incantarli?
Chiedi però curioso mentre sta avvenendo il pagamento.
-Oh! Casa nostra è piena di libri: farò in modo che occupino lo spazio di un solo testo e che sia possibile portare così l’intera collezione in giro senza problemi.
Utile.
-Mai pensato ad un kindle?
Chiedi, incuriosito.
Lui ti guarda confuso.
-È un raccoglitore per libri?
-No,- replichi esterrefatto, -è una specie di tablet.
-Una… tavoletta?
-Gioele,- sibila Elena, -perché non torni a cercare il tuo, di libro?
-Perché ho la vaga sensazione che non esista.
Replichi, senza farti troppi problemi.
-Quindi, cosa sarebbe un tablet?
Chiede Al, ormai palesemente incuriosito.
-Nulla che ti convenga comprare: è una cosa che solo gli umani usano.
-Non avete nulla di tecnologico a vostra disposizione?
Chiedi scandalizzato.
-No. E ora vai a fare qualcosa che non sia importunare i clienti.
 
Sei seduto su di un vaso capovolto, in grembo il libro mezzo greco e mezzo italiano che ti sei trovato nuovamente tra le mani, quando Al, di ritorno dal bancone, ti si ferma accanto.
-Non farti abbattere da Elena,- sussurra, -odia gli umani ancora più di me, ma ti posso assicurare che darò un’occhiata a questa tavoletta. E sappi che la tua attitudine, in un mondo come il nostro, potrà sia ucciderti che farti salire in alto. Dipende molto da te, anche se un poco di fortuna è sempre necessaria.
Lo guardi scomparire dietro un armadio e per un secondo ti chiedi quanto tu ti possa fidare di uno sconosciuto, quando, in realtà, non conosci nemmeno te stesso.

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Capitolo 3
*** Una mela al giorno... ***


-Quindi, esattamente, noi cosa siamo?
-Pensavo di averti dato un libro.
-Sì, beh, grazie molte. Ci ho messo più di otto anni ad imparare l’inglese e secondo te in un giorno imparo il greco? Mi è comparsa una mela in mano giusto tre secondi fa: mi farebbe piacere capire se posso mangiarla o se rischio la morte.
-Non hai necessariamente bisogno di mangiare, ne sei cosciente?
-Sì,- rispondi esasperato: non sei stupido, -ma mi farebbe comunque piacere capire.
-Potresti mangiarla,- ammette, alla fine, -ma non servirebbe poi a molto.
Guardi per un momento la mela incriminata.
-Scusa?
-È solo un’illusione, e nel tuo caso solo visiva e tattile: non avrebbe nemmeno un gusto proprio se l’addentassi.
Curioso, fai proprio quello.
-Hai ragione…
-Non sembrare così stupito da questo fatto, ragazzino.
-Quindi posso creare delle illusioni?
-Sei proprio stupido.
-Grazie, mi stai davvero aiutando.
Rispondi con fare ironico, addentando un altro pezzo.
-Orsù, non litighiamo così di prima mattina!
Quasi ti strozzi per la sorpresa e ti volti verso la voce improvvisa mentre il pezzo di cibo ti scompare dalla bocca.
-Salve.
Il saluto che ti esce in automatico è così stupito che quasi sembra una domanda. È un cliente? Se sì deve essere davvero in confidenza con Elena.
-Non essere così formale, giovine. Non ti sei ancora ricordato di me?- scuoti la testa in cenno di diniego, –Ohimè, il fatto purtroppo non mi sorprende.
Alza con eleganza la tuba per poi fare un breve inchino.
-Solleone, al servizio vostro. Tengo in cura il negozio quando la signora Elena è altresì occupata.
-Infatti mi chiedo cosa tu ci stia facendo qui ora,- si intromette lei,- pensavo di averti dato appuntamento per domani pomeriggio.
Lui sorride, rilassato, senza essere il benché minimo intimorito dallo sguardo gelido di Elena.
-Avendo del tempo libero tra le mani, ho ben pensato di venire a prendere conoscenza con il mio nuovo collega e futuro signore. Filiberti, se non vado errato?
Guardi confuso Elena.
-Sì,- ammette lei secca –Gioele Filiberti.
-Grazie per avermi comunicato prima l‘esistenza di una seconda parte del mio nome.
-Tecnicamente, dovresti ben sapere dell’esistenza dei cognomi: non ti è stata alterata la conoscenza.
-Non serve sapere dell’esistenza di qualcosa se non ci si pensa.
-Oh, che giovine intelligente: hai fatto davvero un’ottima scelta, signora.
Elena non è ovviamente d’accordo e, sprezzante, si avvia verso il retro.
-Già che sei qui puoi benissimo iniziare prima!
-Ne sono onorato!
Annuncia lui, e ti chiedi come tu sia finito in questa gabbia di pazzi.
Dopo che la porta si chiude alle spalle della donna, Solleone ti lancia un sorriso smagliante, posizionandosi dietro al bancone.
-Qualche domanda giovine?
-“Molte” vale come risposta?
Lui ride, portandosi una mano al petto e l’altra di fronte al viso tirato all’indietro, per poi chinarsi in avanti quando ha perso un po’ dello slancio iniziale.
-La cosa tristemente non mi sorprende: la signora non è mai stata brava nelle comunicazioni. Cosa sai fare oltre a creare dei bei pomi come quello che hai in mano?
Osservi la mela mezza mangiata.
-Non saprei? La sua creazione non è stata esattamente voluta.
Sembra pensieroso.
-Cosa sai giovine?
Ti chiedi perché non usi il tuo nome, ma se è veramente disposto a spiegarti qualcosa ci puoi benissimo passare sopra.
-Sono un Kataghelo e posso creare in qualche modo a me sconosciuto delle illusioni. Al momento ancora non mi è tornato nemmeno un ricordo e sto allenando il mio greco, visto che qui la metà delle cose è in questa lingua.
-Ben poco, devo dire.
Grazie, come se tu già non lo sapessi.
-Lei, invece, cos’è?
Chiedi, curioso di scoprire almeno un’altra creatura oltre a voi e rammaricato di non averlo chiesto ad Al l’altro giorno.
-Oh, sono un semplice Golem, nulla di spettacolare. La cosa più importante ora è cercare di insegnarti qualche cosa. Purtroppo non posso certo dirti come comandare i tuoi poteri, vista la diversa natura dai miei, ma posso certamente aiutarti con la spiegazione di cosa tu sia, giovincello. E permettimi con l’iniziarti a dire che è abbastanza scortese chiedere la specie di qualcuno.
Questo “giovincello” sta davvero iniziando ad irritarti.
-Se le può interessare, Gio va benissimo lo stesso.
Cerchi di portarlo sulla retta via.
-Orsù, non posso abbreviare una così bella parola in un semplice “gio”, giovincello, ma ti dirò che sei ora una delle creature più forti su questa Terra: solo i cosiddetti Draghi ti possono tenere testa.
- Buono a sapersi?
Commenti, sconfitto.
-Ebbene, puoi illudere tutti i cinque sensi di ogni creatura e vivere fino a che qualcuno non attenta alla tua vita.
-Quindi finché qualcuno non mi ammazza? O finché non, che so, cado dalle scale e prendo una botta in testa?
-Sei un Kataghelo,- commenta lui freddo, -non cadi dalle scale.
Su questo hai dei forti dubbi.
-Quindi,  qualcuno mi ammazza o vivrò in eterno. Meraviglioso. Elena quanti anni ha?
-Alla signora piace tenere privata questa informazione.
-Qual è l’età oltre cui si viene considerati vecchi?
Perché a questo punto l’ha sicuramente superata.
-Giovine!- urla all’improvviso e, per la seconda volta, trasali, preso alla sprovvista, -La devi finire di pensare in termini umani: non vi è vecchiaia, ma solo sapienza.
Grandioso.
-Allora perché qualcuno non dovrebbe dire i suoi anni?
-Ebbene, non sempre è favorevole che qualcuno conosca l’età altrui. Io non chiederei mai la tua.
Come se non la potesse benissimo intuire: ti ha visto l’altro ieri, se hai ben capito la dinamica dei fatti.
-Qualche altra informazione?
Chiedi, speranzoso.
-Sui Kataghelo non so altro.
Ammette lui, mostrando i palmi delle mani in segno di resa.
-Non so, su altre creature in generale? Come faccio a capire chi è cosa, ad esempio.
-Giovine!- urla nuovamente, la voce ancora più alta di prima: non ti sorprenderebbe se ti venisse un mal di testa ora di fine giornata, -Non siamo cose, ma creature.
Oh, giusto.
-Mi scusi.
-Scuse accettate, giovine. Ebbene, riuscirai a capire solo dopo che riuscirai a padroneggiare i tuoi poteri.
-Ma Elena non ha intenzione di aiutarmi.
-Ebbene, dovrai essere autodidatta. Se ben ricordo, ci dovrebbe essere qui un libro…
Lo interrompi, piazzandogli davanti il libro che stai cercando di tradurre.
-Eccolo! Ebbene, qui c’è la soluzione ai tuoi problemi.
-È in greco.
Potrebbe diventare il tuo nuovo motto.
-Non vedo il problema, giovine.
-Non so il greco.
Ribadisci.
-Questo è un grande problema.
Già.
-Me lo può insegnare?
Chiedi speranzoso.
-Giovincello, sono il guardiano del negozio: se mi dilungassi nell’insegnamento  perderei di vista il mio obiettivo.
-Grazie.
Replichi sarcastico.
-Sono grato che capisca la mia impossibilità nell’aiutarla, giovine.
Sospiri e, arreso, cerchi un posto dove sederti e cercare di andare avanti con i tuoi studi: d'altronde non è che tu abbia di meglio da fare.

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Capitolo 4
*** Geni senza lampada ***


Tu e Solleone siete soli nel negozio, tu ancora intento a decifrare il tuo libro mezzo greco e lui a sfogliare un catalogo al bancone.
Non sai chi dei due sia il più annoiato al momento.
-Buongiorno!
Il libro ti cade di mano atterrando con un tonfo sul pavimento mentre osservi stupito una donna sporgersi dall’anfora di fronte a te, un sorriso smagliante sul suo volto mentre sventola una mano in segno di saluto.
-Oh, ma salve! Se stava cercando qualcosa da queste parti, signore, mi scuso per il disturbo: devo solo fare un acquisto veloce, non si preoccupi!
La guardi stralunato uscire dal vaso con grazia e iniziare a girovagare per il negozio.
-Oh! Per caso lei ha già visitato parte di questo posto? Non riesco mai a ricordare dove tengano nulla!
Ti chini a raccogliere il libro.
-Quella zona,- indichi in modo vago alla tua sinistra, -la conosco abbastanza, se vuole?
-Oh, potrebbe salvarmi un’ora di ricerca inutile: ho bisogno di una cravatta per un amico.
-Non sarebbe più facile cercarla in un vero negozio d’abiti?
O almeno: qui ci sono degli abiti, anche se ancora non ne hai ben capito il motivo, ma non pensi che valgano la fatica che ci vuole a trovarli.
-Oh, no, è anche lui un genio: deve poter smaterializzarsi con lui, non possiamo certo lasciare delle cravatte volanti in giro, le pare?
-Oh, sì, certo…? Comunque non è da quelle parti.
La segui per qualche istante nel silenzio del negozio.
-Non la starò disturbando dai suoi acquisti?
Chiede all’improvviso, allarmata, tanto che fai quasi cadere nuovamente il libro.
-Oh, no, affatto. Sono solo qui per leggere.
Rispondi, facendo cenno all’oggetto incriminato; in fondo, non è che ti abbiano assunto, no?
-Vero, mi ero scordata che a volte Elena lascia che questo posto diventi una biblioteca. Ci viene spesso?
-Diciamo di sì.
Diciamo che se te ne dessero l’occasione, probabilmente spenderesti il tuo tempo da qualche altra parte.
-Forse ci siamo quasi…
Afferma pensierosa la donna mentre osserva una sciarpa. Tu ne dubiti altamente, conoscendo l’assenza totale di logica del posto.
-Vuole che vada a chiedere una mano a Solleone?
Chiedi: almeno in tre farete più in fretta.
-Oh, non vorrei farlo scomodare per un nonnulla! E anche lei, per l’amor vostro, non vi crucciate a darmi una mano e tornate pure alle vostre letture!
A quanto pare l’unica creatura scortese esistente sulla faccia della terra è Elena.
-No, penso vi darò una mano,- posi il libro sulla prima superficie piana che trovi: ha sempre la strana abilità di spostarsi in ogni posto in cui decidi di riposare, per qualche strano motivo, quindi non te ne curi poi molto, -giusto una curiosità, se non le dispiace: non me ne intendo molto della vostra specie, saprebbe raccontarmi di più?
-Oh, se davvero mi vuole accompagnare dovremo darci del tu,- si volta raggiante verso di te, -Moni!
-Gioele.
Rispondi, felice di avere qualcuno disponibile a condividere informazioni.
-Cosa vuoi sapere di preciso? Molti ci chiedono dei nostri contratti con gli uomini, ma ti devo avvertire che se è questo che vuoi sapere, sono una cosa molto privata, e non posso discuterne con chi è fuori dal giro.
-Non ti preoccupare, mi basta sapere una qualsiasi nozione: sono davvero ignorante in merito.
Sorride mentre apre curiosa un armadio solo per ritrovarsi davanti un’impressionante collezione di rubini. Richiude lentamente le ante.
-Non c’è molto da dire, in realtà. Solitamente scegliamo di prendere la forma che il nostro padrone ritiene sia quella più adatta ad un genio, sia essa un vecchio o un serpente, ma tra di noi preferiamo la forma umana per una più comoda comunicabilità.
Annuisci e con la coda dell’occhio puoi vedere il libro in cima ad un barile. È quasi inquietante, se non fosse che probabilmente è stato incantato in qualche modo a tua insaputa.
-I tre desideri hanno delle restrizioni in realtà, non puoi davvero desiderare tutto quello che vuoi, ma ci si va abbastanza vicino. Una bella indagine psicologica che stiamo svolgendo di questi tempi è chiedere a persone casuali cosa chiederebbero ad un genio così, su due piedi. I risultati che stanno uscendo fuori sono a dir poco raccapriccianti.
Annuisci, come se sapessi benissimo di cosa sta parlando.
-Ah! Poi, probabilmente già lo sai, ma il nostro mondo parallelo è il migliore: anche quello di Elena impallidisce a confronto! Ti ha mai invitato?
Fai un cenno di diniego.
-La cosa non mi stupisce: mi ci sono voluti tre lustri, se non di più, per vederne uno scorcio! E sai che scuse che mi son dovuta inventare!
Stai spostando una tenda appesa nel bel mezzo del corridoio che state percorrendo quando, per un momento, ti sembra di poter vedere della pelle staccarsi dalle tue dita e uno strano odore invadere le tue narici, ma basta oltrepassare il tendaggio che tutto scompare. Strano.
-Ah, ecco! Di questi ultimi anni ci siamo portati a pari passo con le innovazioni tecnologiche degli umani! Pochi lo sanno perché per la maggior parte di noi un secolo è una bazzecola, ma tutte le tecnologie che sono state scoperte solo negli ultimi decenni! Ormai non viviamo più nelle lampadine, nossignore, siamo anche noi figli della tecnologia: telefoni, tablet e computer!
Sembra gioiosa di questo nuovo passo avanti.
-E le lampade?
Chiedi curioso.
-Oh, è davvero da molto tempo che non incontri uno di noi! Le lampade le abbiamo abbandonate secoli fa.
È quasi un peccato: “genio del computer” ti sembra l’appellativo da dare ad un nerd, più che ad una creatura semi-onnipotente.
-Giovincello!
La voce di Solleone tuona alla vostra destra, e vi voltate all’unisono verso di lui.
-Sol, da quanto tempo!
Esclama il genio.
-Moni, è un piacere rivederti, e tu!- ti punta contro un dito, -Spero non abbia importunato la nostra ospite!
Non dovrebbe essere una cliente?
-Oh, Sol, al contrario: mi ha tenuto compagnia e dato una mano! Ma questo posto è immenso, anche per due persone: sai per caso dove posso trovare una cravatta?
Annuisce, felice di poter aiutare.
-Da questa parte, prego.
Fa un cenno galante con il braccio, mentre con la mano libera alza la tuba.
Moni ridacchia.
Ecco perché si ricorda il suo nome e non il tuo.
-Dongiovanni.
Sussurri mentre gli passi accanto. Lui sorride compiaciuto.
 
Quando il genio ha finalmente trovato una cravatta di suo gradimento, il sole è già basso e il negozio ha chiuso i battenti, o, almeno, la porta principale.
-Sai quando tornerà Elena?
Chiedi, incuriosito ormai dalla prolungata assenza.
-Tra qualche giorno, probabilmente.
Annuisci, sistemandoti più comodamente su una sedia a dondolo nelle vicinanze e prendendo il tuo libro da una mensola.
Aprendolo, per un momento ti sembra di veder nuovamente la tua mano squamarsi, ma forse è la stanchezza.
Sospiri, mentre cerchi il punto a cui eri arrivato. Forse ti servirebbe una matita, ma sinceramente non hai voglia di alzarti.
Non ci vuole molto perché tu cada in un sonno profondo, il libro abbandonato in grembo e una matita posata in bilico sulle sue pagine aperte.

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