Rewrite the stars.

di dreamlikeview
(/viewuser.php?uid=172703)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I: You know I want you, it's not a secret I try to hide. ***
Capitolo 2: *** II: Fate is pulling you miles away and out of reach from me. ***
Capitolo 3: *** III: What if we rewrite the stars? ***
Capitolo 4: *** IV: No one can say what we get to be. ***
Capitolo 5: *** V: There are mountains and there are doors that we can't walk through. ***
Capitolo 6: *** VI: It was hopeless, after all. ***
Capitolo 7: *** VII: No one can rewrite the stars. ***
Capitolo 8: *** VIII: Say that the world can be ours, tonight. ***
Capitolo 9: *** IX: Just give me all of you. ***
Capitolo 10: *** X: Say that it's possible. ***
Capitolo 11: *** XI: 'Cause you are the one I was meant to find. ***
Capitolo 12: *** XII: Why don't we rewrite the stars? Changing the world to be ours. ***
Capitolo 13: *** XIII: You know I want you... but I can't have you. ***



Capitolo 1
*** I: You know I want you, it's not a secret I try to hide. ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!


__________


 

You know I want you
It's not a secret I try to hide
I know you want me
So don't keep saying our hands are tied

 
La leggera e classica musica del pianoforte si espandeva per tutta la sala, un uomo era lì seduto, e con gli occhi chiusi, lasciava che, sotto le sue dita, le note prendessero vita e si librassero nell’aria, addolcendo anche l’animo degli uomini più scettici; quella doveva essere una serata importante, a detta di tutti, doveva essere una serata volta all’allegria e alla celebrazione, poiché in quel luogo, due persone stavano per unirsi in matrimonio. Tuttavia, la musica e l’allegria non erano sufficienti per l’animo di un solo uomo che si trovava lì, in quella sala, solo perché costretto dai legami di parentela.
Le feste di gala non erano affatto per lui, pensava Dean Winchester, mentre, seduto in disparte nell’enorme sala della sua tenuta, guardava gli invitati al matrimonio di suo fratello minore, Sam. Si annoiava a morte, ma non poteva affatto mancare, in quanto fratello maggiore dello sposo. A lui non piacevano le feste, non piaceva l’aria che si respirava lì, tra quelle persone ricche, ma immensamente false, e nemmeno quella soave musica poteva fargli cambiare idea. Odiava soprattutto i matrimoni e quella stupida usanza di farli durare una settimana, insomma, era assurdo: durante i primi due giorni, gli sposi, durante banchetti e ricevimenti vari, si presentavano alla nobiltà giunta alla tenuta dove si celebrava il matrimonio, il terzo giorno c’era un grande ricevimento anticipatorio, il quarto giorno si celebrava il rito, seguito da un altro noioso ricevimento, e infine nei giorni rimanenti si festeggiava con balli e altre feste. Tutte cose futili per Dean, che era un aristocratico con l’animo ribelle, contrario a quello di tutti gli altri, lui era lì solo perché era suo fratello a sposarsi, altre volte non si era nemmeno degnato di presentarsi a quel tipo di feste, infatti molto spesso suo padre, John Winchester, aveva dovuto trascinarlo a quel tipo di evento, perché, come gli ripeteva sempre, era ora che trovasse anche lui un buon partito con cui unirsi in matrimonio. Non era per niente nei suoi piani, lui non era lì per trovare nessuno, perché mai avrebbe voluto legarsi a qualcuno di cui non era innamorato? Perché sposarsi per convenienza? D’altra parte, lui non avrebbe mai potuto sposare la persona di cui si sarebbe innamorato, perché lui era diverso, e nessuno doveva saperlo, doveva restare un segreto, altrimenti avrebbe rischiato la galera, perché quelli come lui erano trattati come feccia, considerati abomini, incarcerati e condannati, perché era fuori legge che un uomo potesse amare un altro uomo, perché sì, lui, Dean Winchester, ereditario di bell’aspetto, occhi verdi come gli smeraldi più preziosi, capelli di un colore indecifrabile a metà tra il dorato del grano e il castano, dalle fattezze di un vero principe, ambito dalla maggior parte delle cortigiane, preferiva la compagnia degli uomini piuttosto che quella delle donne. Dean era omosessuale, ed era inconcepibile per tutte le persone della sua società accettare una persona così. Si nascondeva nell’ombra, era un animo solitario e non desiderava unirsi in matrimonio, non senza amore; suo padre, però, il ricco e importante John Winchester non era dello stesso parere, voleva che anche Dean si sposasse con un buon partito, che trovasse una moglie che gli favorisse una buona alleanza; e nemmeno in vista del matrimonio del figlio prediletto, Sam, che si era imparentato con i Moore, una delle famiglie più ricche della Nazione, aveva allentato la presa, no, quell’uomo aveva avuto il barbaro coraggio di proporgli la figlia dei Novak come moglie, e lui aveva cordialmente rifiutato, perché non voleva una donna, non voleva sposarsi. Lui era uno spirito libero, desiderava essere felice, e non ricco. Avrebbe preferito una vita umile, ma vera e felice, piuttosto che una sfarzosa, ma falsa e triste.
Stava sorseggiando del vino con fare annoiato, quando il suo sguardo fu catturato da un gentiluomo che si avvicinava al tavolo dei vini per prenderne un calice. Non lo aveva mai notato prima di quel momento, forse era uno dei primi ricevimenti a cui partecipava o forse non aveva mai osservato bene. Senza ben gestire le sue azioni, si alzò dal suo posto e si avvicinò al giovane nobile, curioso di scoprire chi era. Lo studiò mentre si avvicinava, era magro, ma aveva i muscoli nei punti giusti, era alto forse di poco più basso di lui, capelli scuri e dall’aspetto elegante. Non riusciva a vedere i suoi occhi, ma li avrebbe osservati presto, si disse.
«Salve» lo salutò, affiancandolo «Vi divertite?» domandò cordialmente.
«Non proprio» rispose l’altro nobile, Dean fu colpito dalla sua voce, era roca e profonda, gli fece provare un brivido lungo la schiena che lo lasciò piacevolmente sorpreso «Voi?»
«Io odio i ricevimenti» sospirò affranto «Ma temo di essere stato costretto dai legami di parentela» borbottò indicando Sam che faceva l’ennesimo inchino della serata, e l’ennesimo ringraziamento. Come poteva suo fratello prestarsi a quelle stupide usanze? Era qualcosa che non riusciva a capire, ma forse era l’unico ad essere contro corrente.
«Siete parente dello sposo» osservò l’altro, senza alzare lo sguardo dall’elegante buffet.
«Fratello maggiore» rispose «Dean Winchester, per servirvi» disse garbatamente, facendo un mezzo inchino, avrebbe voluto prendergli la mano e baciargliela, come con le nobildonne, ma era sconveniente che un uomo lo facesse con un altro uomo, soprattutto davanti a tutte quelle persone e per questo si trattenne. Suo padre non gli avrebbe mai perdonato un oltraggio simile. Dopotutto lui era la pecora nera della famiglia, il figlio maggiore, ereditiere di una delle famiglie più ricche della Nazione, buon partito per la maggior parte delle nobildonne, si comportava come un ribelle – Dean spesso da giovane aveva evitato i suoi doveri da ereditiere preferendo altre piacevoli attività, come leggere e scrivere poesie – e non aveva alcuna intenzione di convolare a nozze, non in questa vita almeno. Quando Dean lo aveva rivelato al genitore, egli aveva reagito male, lo aveva fatto punire per quell’affermazione, e nemmeno aveva preso in considerazione le parole del figlio o i suoi desideri; solo quando alla fine, il figlio perfetto, Sam, aveva deciso di sposarsi e di imparentarsi con un’altra delle famiglie più ricche della Nazione, l’animo di John Winchester si era calmato, ma non arreso; presto, Dean sapeva, gli avrebbe imposto qualcosa che lui avrebbe avuto voglia di rifiutare. Tuttavia ora si ritrovava davanti a un bellissimo uomo, e non voleva tediare se stesso con quei pensieri, anzi aveva intenzione di corteggiare quell’uomo, voleva correre il rischio, per lui una vita senza rischi e pericoli non era una vita degna di essere vissuta, perché sosteneva che in quel modo non fosse vissuta davvero.
«Dean Winchester» ripeté l’altro, come assaporando sulle labbra il suono di quel nome, detto da lui, sembrava ancora più bello «Castiel Novak, lieto di conoscervi» si presentò, porgendogli la mano. Il biondo la strinse forte e sorrise leggermente, alzando lo sguardo sull’altro, il quale gli strinse la mano, e Dean sorrise notando che sebbene sembrasse poco forzuto, aveva  una presa forte e sicura. Poi, senza che fosse preparato ad un evento del genere, fu investito da un paio di occhi del blu più limpido e profondo che avesse mai visto, un colore tanto bello in tutta la sua vita mai lo aveva visto, quando l’altro alzò lo sguardo ed incrociò il suo, Dean non ebbe dubbi, quell’uomo era l’incarnazione di un angelo sulla terra, non c’erano altre parole da aggiungere. Ma forse, il suo animo da poeta le avrebbe trovate.
«Avete degli occhi meravigliosi, lo sapete?» domandò incantato.
«Vi ringrazio…?» disse esitante, sbattendo le palpebre in un modo che a Dean fece girare la testa «Credo che il vostro commento sia sconveniente» osservò, a disagio.
«Non accettate i complimenti?» domandò. L’altro svincolò la sua domanda e prese un calice di vino allontanandosi dal buffet, senza rispondere al nobile. Dean lo seguì con lo sguardo, e un sorrisetto furbo nacque sulle sue labbra. Quella settimana non sarebbe stata poi tanto male, dopotutto, adesso aveva un bel diversivo con cui placare la sua noia, quel Castiel Novak sembrava un tipo davvero interessante, e affascinante.
«Castiel Novak» borbottò tra sé e sé, sorseggiando un po’ di vino, sorridendo «Siete davvero incantevole» mormorò, riprendendo a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa di interessante da fare; fece un cenno a suo fratello intento a parlare con alcuni nobili e a stringere i fianchi stretti della sua quasi moglie, sorridendo come un ebete. Beh, almeno lui era felice ed era soddisfatto, poteva andare bene, come primo giorno, no? Poi vide John parlare con Chuck Novak, e avvertì una brutta sensazione, ma decise di scacciarla. Non doveva annoiarsi con quei pensieri negativi.
Il primo giorno di quel matrimonio, per sua fortuna, terminò nel modo meno doloroso possibile, solo un paio di donne si erano avvicinate a lui, convinte di potergli fare la corte, ma lui, garbatamente, le aveva respinte, perché non realmente interessato. Era da poco sorta la luna quando si era ritirato nelle sue stanze e si era reso conto di non aver smesso nemmeno un attimo di pensare a due stelle azzurre che avevano illuminato il suo cammino quella sera.

**

L’atmosfera era piacevole quella sera, certo non una delle sue preferite, ma la musica era gradevole e anche il vino. Non che ne fosse un amante, ma lo apprezzava abbastanza, soprattutto durante i ricevimenti a cui non preferiva partecipare.
Suo padre amava trascinarlo alle feste, ma Castiel si era sempre rifiutato, almeno le volte in cui aveva potuto, perché le reputava solo uno spreco di tempo, non amava molto mischiarsi alla società, preferiva restare da solo, magari nelle sue stanze, circondato dalle pochissime persone di cui si fidava – e tra di esse i suoi fratelli non rientravano – con un buon libro da leggere, e aveva sperato di farla franca anche quella volta, ma suo padre era stato irremovibile. Al matrimonio del Winchester minore dovevano andare tutti insieme, perché era un evento importante, e si sarebbe anche accordato con John Winchester per un eventuale matrimonio di Anna con l’altro figlio; inoltre gli aveva detto che sarebbe stata una buona occasione per lui, per trovare un buon partito con cui sposarsi, ma ciò  non era parte degli interessi del giovane aristocratico, che pensava il matrimonio come unicamente un pezzo di carta scarabocchiato, il quale serviva solo a costruire alleanze e trarre profitti. Lui non voleva essere una pedina in mano ai potenti, e non avrebbe mai accontentato suo padre, non avrebbe mai trovato una donna da sposare, e non avrebbe potuto costringerlo in nessun modo, non come aveva fatto con Gabriel qualche anno prima. Era riuscito però a trascinarlo a quello stupido matrimonio tra Sam Winchester e Jessica Moore, elogiando l’unione come una convenienza di prim’ordine; Castiel era disgustato, si augurava che i due giovani non avessero deciso di unirsi davvero in matrimonio per una mera convenienza, che almeno un po’ si volessero bene, perché altrimenti avrebbero fatto la stessa fine dei suoi genitori: infelici, con una separazione tra le stesse mura della loro tenuta, lei viveva nell’ala ovest, lui nell’ala est, e si incontravano solo per i pranzi importanti o ai ricevimenti, come quello a cui stavano partecipando, per fingere di essere ancora una coppia davanti agli altri nobili. Falsità e infelicità non erano contemplati nel suo futuro, avrebbe di gran lunga preferito la solitudine a una vita così triste e misera. Ed era con quelle convinzioni che si era recato alla cerimonia dei Winchester. Sarebbe stata una settimana lunga, quell’assurda tradizione delle cerimonie matrimoniali che duravano sette giorni non l’avrebbe mai capita. Era lì solo da poche ore e già era annoiato a morte, era rimasto in disparte, fino a che una dama non si era avvicinata a lui, spinta dal padre, probabilmente quell'uomo voleva che lei parlasse  con lui per corteggiarlo, ma a lui non interessava, non avrebbe mai corteggiato qualcuno che non gli piaceva, probabilmente sarebbe rimasto l’unico scapolo della Nazione, ma non voleva maritarsi senza amore. E lui era certo che non avrebbe mai trovato l’amore, per lui era impossibile.
Il fato volle però che quella sera, mentre era assorto nella noia, nel tentativo di distrarsi dall’ennesima dama che gli si era avvicinata, si dirigesse verso il buffet di vini, e che, mentre si versava un calice di uno dei tanti vini lì presenti, l’aristocratico più affascinante e più impertinente della nazione si avvicinasse a lui: Dean Winchester. Fratello dello sposo, scapolo ambito dalla maggior parte delle nobili donne presenti a quel ricevimento, come dar loro torto, era un giovane molto galante, di bell’aspetto con gli occhi di un verde brillante, come quello del più prezioso degli smeraldi, essi brillavano di luce propria, forse più dello stesso sole. Se solo avesse potuto, avrebbe scritto delle liriche su quegli occhi, tant’erano affascinanti, ma si costrinse a cancellare quel pensiero dalla sua mente, non poteva cedere, non doveva cedere. Il ricordo di ciò che era successo a un ragazzo della sua servitù, quando era stato scoperto con un altro uomo, lo faceva rabbrividire. Da un giorno all’altro era stato sostituito, e di quel giovane non si era saputo più nulla, voci di corridoio dicevano che lui e il suo amante erano stati rinchiusi in galera; e si era ripromesso che non si sarebbe mai trovato in quella situazione, non voleva ritrovarsi in situazioni tanto scabrose e non avrebbe mai gettato un’onta simile sulla sua famiglia. Per questo, non appena Winchester aveva mostrato un interesse nei suoi confronti, aveva tagliato corto, dicendogli che era sconveniente, e, dopo aver preso il suo vino, era letteralmente fuggito dal momento imbarazzante, perché non voleva rischiare, non voleva dare nell’occhio, non voleva che suo padre se ne accorgesse, non voleva che nessuno si accorgesse che lui era scapolo, non interessato ai legami di coppia, perché in realtà lui preferiva gli uomini alle donne. Ed era un pensiero che lo distruggeva da dentro fin da quando si era accorto di questa sua stranezza, perché era tremendamente preoccupato di ciò che sarebbe potuto accadere se qualcuno avesse mai potuto avere un sospetto su di lui, anche per questo evitava di andare con suo padre ai ricevimenti, e di avere a che fare in generale con altre persone estranee alla sua famiglia, ma quella volta non c’era stato verso di far cambiare idea a suo padre, aveva voluto tutti i suoi figli al seguito, e lui, sfortunatamente rientrava nella categoria. Per sua fortuna, nei giorni seguenti, avrebbe potuto evitare di presenziare a tutte le varie feste di quella settimana assurda – perché poi i matrimoni dovevano durare una settimana? Una sola giornata di festeggiamenti era troppo monotona o cosa? – anche se ad alcune, soprattutto a quelle più importanti, doveva assolutamente esserci.
Mentre sorseggiava il suo calice di vino, ritornato in un angolo tranquillo della sala, non poté evitarsi di guardare di tanto in tanto Dean Winchester che, elegante e galante, evitava cortesemente le attenzioni di alcune dame che gli facevano la corte, lo vide mentre si avvicinava al fratello, l’altissimo e altrettanto attraente Sam Winchester, suo fratello minore, da quello che aveva capito. Sorrise leggermente, non lo avrebbe mai ammesso, ma era stato piacevole ricevere quei complimenti, anche se doveva evitare Dean Winchester per tutta la settimana, fino a quando non sarebbe tornato a casa, nelle sue comode stanze, lontano da simili problemi.
Seppe che la festa stava per finire quando tutti iniziarono a salutarsi gli uni con gli altri, e a lasciare la tenuta dei Winchester. Suo padre, sfortunatamente, visto che era grande alleato di John Winchester, gli aveva comunicato che sarebbero stati proprio suoi ospiti e lo aveva avvertito Comportati bene, che potremmo anche concordare un unione tra tua sorella e l’altro figlio di John. Ovviamente, c’era sempre un doppio fine, un doppio gioco più sottile, tutte cose che lui detestava a morte. Annuì senza mostrare troppe emozioni negative sul volto, e chiese quale fosse la sua camera, poiché era molto stanco. Non appena suo padre gliela indicò, lui finalmente poté ritirarsi e chiudersi dentro una stanza, dopo aver salutato velocemente tutti i Winchester, sentendosi lo sguardo smeraldo di Dean su di sé per tutto il tempo, e ciò lo fece sentire a disagio. Quella sarebbe stata la settimana più lunga e difficile di tutta la sua vita. Tuttavia, mentre cercava di prendere sonno, fissando il soffitto, non riuscì a dimenticare quegli occhi smeraldini che lo avevano, irrimediabilmente, stregato.

**

Dean si stupì molto quando durante la seconda serata di festeggiamenti non vide Castiel. Lo cercò tra la folla per tutto il tempo, ma forse aveva deciso di non partecipare a quella serata, come dargli torto, d’altra parte, se non fosse stato obbligato a presenziare, perché era il matrimonio di suo fratello, anche lui avrebbe preferito restare in camera, magari a riposare o a leggere delle poesie; era sempre stato appassionato di lettura e scrittura, soprattutto di poesie, fin da quando si era ritrovato con un canzoniere tra le mani, e nel leggerlo, ne era rimasto affascinato, a tal punto che in segreto – se suo padre lo avesse scoperto lo avrebbe probabilmente diseredato e fatto rinchiudere da qualche parte, per lui la lettura poteva essere solo un passatempo, nient’altro – aveva iniziato a studiare l’arte poetica e a scrivere poesie. Mai aveva trovato qualcuno con cui condividere tale passione, e non importava a quel punto, gli bastava solo che quella noia mortale finisse al più presto. Non sopportava gli sguardi delle altre persone dell’alta nobiltà, non sopportava le dame che si avvicinavano a lui e gli facevano la corte, non sopportava ascoltare i bisbigli fastidiosi di persone che commentavano abiti e ornamenti. L’unica nota positiva era il solito pianista che suonava in modo strabiliante, e rendeva l’atmosfera tutt’intorno più piacevole da vivere. Si guardò ancora attorno e vide Sam, che stringeva i fianchi stretti della sua quasi moglie con un braccio, parlare con John e, strano ma vero, quest’ultimo sorrideva. Come dargli torto, suo fratello era il figlio perfetto, aveva studiato e poi si era subito gettato a capofitto negli affari familiari, era il braccio destro di John, era un grand’uomo, anche se era più piccolo di lui di quattro anni; quando Sam aveva comunicato a suo padre che aveva intenzioni serie con quella ragazza, che aveva conosciuto durante una festa come quella, aveva visto John Winchester per la prima volta davvero fiero di uno dei suoi due figli, ed era contento che a renderlo tanto felice fosse proprio Sammy. Lui non era il figlio giusto per rendere orgoglioso un genitore.
Erano appena passate le prime ore di ricevimento, alcune dame si erano avvicinate a lui, avevano fatto alcune battutine, e apprezzato il suo aspetto, gli avevano detto che stava davvero bene con quel completo, e gli avevano fatto tante altre avances fastidiose, e una gli aveva chiesto addirittura un ballo, ma lui garbatamente aveva rifiutato e si era allontanato da loro, congedandosi con educazione. Ad un certo punto, si guardò intorno, sentendosi bloccato in quella situazione, senza alcuna via di fuga, tutto era diventato troppo opprimente, e voleva solo andare via. Perché c’erano quei nobili che lo guardavano con aria carica di giudizi, suo padre che lo guardava deluso dal suo atteggiamento e Sam che alzava le spalle impotente? Quella volta era certo di non aver fatto nulla, ed essersi comportato bene. Sam era fortunato, lui almeno, pensò Dean, aveva trovato l’amore prima di maritarsi, a lui tale privilegio non sarebbe mai capitato, aveva sentito dai vari chiacchiericci che suo padre avesse intenzione di prometterlo in marito alla figlia minore dei Novak, Anna, o qualcosa del genere, ma se proprio doveva scegliere un Novak, avrebbe preferito il figlio dagli occhi blu. Aveva solo due scelte, scappare o assecondare i voleri di suo padre, e lui era tentato per seguire la prima. All’improvviso sentì la necessità di uscire in giardino, per prendere un po’ d’aria, per sfuggire almeno cinque minuti a tutto quello, e riuscire così a sopravvivere a quella seconda giornata di festeggiamenti, ne mancavano ancora cinque e non era sicuro di riuscire ad arrivare alla fine di essi. Aveva bisogno di schiarirsi le idee, di riflettere a mente fredda e trovare il modo meno doloroso per sopravvivere a quella festa. E come se Dio in persona avesse sentito le sue preghiere, nel giardino, che passeggiava sotto la luce della luna, c’era quel giovane che aveva tanto attirato la sua attenzione il giorno prima. Cautamente gli si avvicinò, aveva voglia di sentire di nuovo la sua voce roca e profonda, quella nota bassa che aveva fatto vibrare le corde del suo cuore.
«Serata perfetta per una passeggiata, vero?» domandò garbatamente, avvicinandosi al coetaneo. L’altro sobbalzò, forse preso alla sprovvista, ma si voltò verso di lui rivolgendogli un sorriso cortese.
«Mi avete spaventato» affermò, tenendosi una mano all’altezza del cuore «Sì, reputo che questa serata sia troppo bella per sprecarla all’interno di una sala da festa, piena di gente che parla solo di reciproci interessi».
«Non era mia intenzione spaventarvi» si scusò con un sorriso «La penso esattamente nello stesso modo» affermò Dean, annuendo «Guardate che bella luna, brilla di una luce così bianca e pura, chi non resterebbe ammaliato da essa?» chiese, alzando lo sguardo verso la luna.
«Solo uno stolto» rispose l’altro «Trovo più piacevole passeggiare sotto la luna, che celebrare feste che non mi appartengono» continuò l’altro, guardando anche lui verso il cielo «E da qui si possono vedere anche tutti gli altri astri, che insieme a lei brillano».
Dean si morse le labbra, e portò lo sguardo sul moro, avevano molto più in comune di quanto immaginasse: «Un po’ di polvere di stelle deve essere caduta nei vostri occhi».
«Questo è sconveniente».
«È la verità» ribatté alzando le spalle «L’ho già detto ieri, avete degli occhi stupendi» disse «Non mi sembra sconveniente apprezzare degli occhi, quando questi sono effettivamente molto belli».
«Mi lusingate, Dean, ma tali complimenti dovreste farli a mia sorella, è lei che hanno intenzione di farvi sposare, non me» disse, e nella sua voce Dean trovò amarezza, disgusto, disprezzo «Sarebbe impossibile».
«Non ho intenzione di prendere nessuna dama in moglie per il momento, né tantomeno vostra sorella, senza offesa» disse, sorridendo verso l’altro nobile «Vi va se mi unisco alla vostra passeggiata?» chiese garbatamente.
«Siete voi il padrone di casa, fate strada» concesse l’altro. Lentamente i due giovani nobili presero a camminare l’uno accanto all’altro, nell’oscurità del giardino, illuminati solo dalla luce lunare e, dopo un po’ di silenzio, superata la fase d’imbarazzo, iniziarono a parlare, senza pretese di intavolare discorsi pieni di frasi fatte, parlarono di loro, dei loro reciproci interessi ed entrambi avevano una passione smodata per la poesia. Erano ancora l’uno accanto all’altro, quando una lieve melodia – quel pianista era davvero bravo, osservò di nuovo Dean – arrivò alle loro orecchie, dall’interno della sala. Dean non si chiese se avessero capito che fosse scappato, non si chiese se potessero vederlo in quel momento, l’unica cosa che si chiese, fu perché no? Così, dopo un momento di esitazione, quando furono abbastanza vicini da sentire la musica, ma abbastanza lontani da non essere visti, porse la mano a Castiel, con l’eleganza che contraddistingueva la sua famiglia.
«Mi concedete l’onore di questo ballo, Castiel?»
«Siete sconveniente» commentò con il sorriso sulle labbra «Ma sì» rispose subito. Entrambi, improvvisamente, si ritrovarono a danzare nell’ombra della notte, illuminati solo dal chiarore lunare, stretti l’uno all’altro, sulle note di una melodia lontana, proveniente da una delle sale della tenuta in cui si stava tenendo la festa. Tra loro era scattato qualcosa, come una piccola scintilla, capace di attizzare un piccolo fuoco o addirittura un incendio, solo che ancora non potevano saperlo. Volteggiarono sulle note di quella melodia lontana fino a che non terminò, e si ritrovarono entrambi l’uno nello sguardo dell’altro, persi uno in un mare azzurro cielo e l’altro in un bosco verde smeraldo dai quali non volevano tornare indietro.
«Siete incantevole, ve lo hanno mai detto?» disse a bassa voce, ammirando da vicino quegli occhi meravigliosi, accarezzandogli una guancia gentilmente, con una tenerezza disarmante.
«Siete… impertinente» commentò Castiel, arrossendo, senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi, anche lui in trance.
«Lo sarei ancor di più, se vi dicessi di volervi baciare?» sussurrò Dean, avvicinando i loro volti, sentendo finalmente il respiro dell’altro contro il suo, sperando che l’altro provasse le sue stesse sensazioni.

**

Fu in quel momento, che Castiel si rese conto di quale errore madornale stessero per compiere. Con un gesto secco allontanò il nobile da sé, scuotendo la testa. Non doveva sentirsi così, doveva andare via, prima che fosse troppo tardi.
«Per favore, smettetela» disse con il fiatone e il cuore che batteva troppo forte.
«Perché?» domandò Dean suadente, avvicinandolo a sé ancor di più, Castiel scosse la testa e appoggiò le mani sul torace ampio dell’altro nobile, cercando di allontanarlo «Non la sentite anche voi?» domandò ancora «Siamo legati, noi due, da qualcosa che ancora non capiamo» affermò con sicurezza «Ma io la sento». Castiel scosse ancora la testa.
«Non possiamo assecondarla. Mi dispiace, non possiamo». E dette quelle parole, senza attendere oltre la risposta del biondo, scappò via, senza guardarsi indietro. No, non poteva permettere che una cosa del genere accadesse, non ad un ricevimento tanto importante, non quando suo padre avrebbe potuto scoprirlo. Non poteva permettere che Dean Winchester si comportasse in quel modo sconveniente con lui, non poteva permettere che la reputazione della sua famiglia fosse messa in discussione dal comportamento sfrontato e per niente accettabile di quel nobile. Quando si chiuse la porta della sua camera, il cuore batteva con forza nel suo petto, le mani gli tremavano, e il suo fiato era accelerato, aveva il fiatone per la corsa forsennata, però era certo che il suo cuore non battesse così forte solo per la corsa, qualcosa era accaduto in quel giardino, qualcosa che al solo pensiero gli faceva venire la pelle d’oca, perché non aveva mai creduto che cose del genere potessero accadere, non a lui almeno. Non aveva mai provato sensazioni così ed era assurdo che le avesse provate con un ragazzo che conosceva da due giorni appena. Cosa era successo in quel giardino? Perché si era sentito così a suo agio con Dean Winchester? Non poteva, non doveva accadere, se suo padre avesse anche solo sospettato che era stato a contatto con un uomo in quel modo, senza parlare di interessi finanziari, gli avrebbe fatto fare la fine di quel ragazzo, e non ci teneva a finire i suoi giorni in carcere, non ancora almeno. Cercò di regolare il proprio respiro, bevve un lungo bicchiere d’acqua, cercò anche di prepararsi un bagno, ma con scarsi risultati, il suo cuore non voleva saperne di fermarsi, e i suoi pensieri non volevano smetterla di ritornare sullo stesso argomento, non volevano saperne di smetterla di tornare a Dean, e alla domanda che gli aveva posto. Voleva baciarlo. Mai nessun uomo aveva mai domandato qualcosa del genere, mai nessun uomo aveva mai mostrato interesse, forse frenati dalla paura, ma Dean Winchester no, Dean Winchester era il giovane aristocratico più impertinente che avesse mai incontrato, ed anche quello più sconsiderato. Come poteva avanzare proposte del genere, ad un altro uomo, quando erano a rischio? Quando quelli come loro non potevano fidarsi nemmeno del loro riflesso? Come faceva ad essere tanto stupido e avventato? Ma soprattutto, perché lui non smetteva di pensare a come sarebbe stato baciarlo? E poi non aveva avuto paura che lui potesse denunciarlo o simili? Perché si era spinto così oltre, senza nemmeno conoscerlo bene? Era davvero così sfrontato?
No, doveva resistere. Mancavano solo cinque giorni alla fine di quella tortura, e l’unica festa importante sarebbe stata solo a distanza di un giorno da quella serata, si disse che il giorno successivo avrebbe finto un malore per evitare il ricevimento, oppure sarebbe stato tutto il tempo con Gabriel e Michael, che avrebbero fatto di tutto per spingere Anna a parlare con Dean Winchester. Forse lo avrebbe fatto anche lui, così da non far sospettare nulla ai suoi fratelli, perché lui adesso doveva fingere di non aver avuto a che fare con lui, forse solo per presentarsi la prima sera, ma quella serata – quel ballo, quella proposta, quelle emozioni – non era mai esistita. Sperava che anche l’altro fosse d’accordo, perché per loro sarebbe stato troppo rischioso, troppo azzardato.
Dovette stendersi sul letto, per sentire i battiti del suo cuore tornare ad un ritmo normale, e riuscire a tranquillizzarsi, era successo troppo in fretta, lui non si era accorto che stesse accadendo. Per loro era davvero impossibile poter anche solo pensare di fare quello che avevano fatto in quel giardino – sì, anche ballare insieme era rischioso per due uomini. Eppure, non sapeva perché si era sentito travolto dalle emozioni che Dean aveva suscitato in lui, si era sentito lusingato dalle sua avances – sì, anche quelle del primo incontro non erano state dimenticate – e mai si era sentito così coinvolto, nemmeno con le donne. Dean Winchester, più di qualunque altro essere umano, lo aveva colpito immediatamente con le sue movenze, con la sua sfrontatezza, il suo fascino nobiliare, la sua galanteria e la sua mancanza di giudizio, e proprio perché era stato colpito da lui con così tanta facilità, era un rischio per entrambi lasciarsi travolgere. Era un rischio, per loro era impossibile anche solo pensare di provare sentimenti per persone non accettate dalle proprie famiglie, era impossibile per loro pensare di poter danzare insieme, eppure sentiva ancora il fantasma delle mani di Dean sui suoi fianchi, la sua presa gentile, e la sua voce sussurrata che gli chiedeva se poteva baciarlo. Per un attimo, un solo piccolissimo istante la parte irrazionale del suo cervello aveva pensato di accettare, di assaggiare quelle labbra, di baciarlo e lasciarsi travolgere dalla passione bruciante che entrambi avevano sentito immediatamente, ma poi la parte razionale del suo cervello aveva ripreso a funzionare, e lo aveva respinto, perché non potevano. Loro erano due uomini ed era sbagliato, secondo la società barbara in cui vivevano. Gli uomini nobili non potevano frequentare chi volevano, le donne nobili nemmeno, e se tra i nobili si veniva beccati con servitori o persone più povere, queste ultime rischiavano di essere imprigionate e i nobili sbattuti fuori e dimenticati da tutti. Un brivido percorse la sua schiena ricordando uno dei suoi fratelli, Lucifer e ciò che gli era successo anni addietro, quando aveva deciso di andare contro le decisioni della sua famiglia. In quella società non c’era spazio per la libertà, nemmeno i nobili erano liberi di amare chi desideravano; inoltre se un uomo si innamorava di un altro uomo era un abominio e veniva rinchiuso, la chiave gettata nell’oceano. Per quanto volesse, per quanto Dean avesse cercato di insistere nei suoi confronti, si sarebbe sempre rifiutato, non avrebbe mai messo se stesso e un’altra persona in pericolo, solo per assecondare una stupida voglia. Sì, si disse guardando il soffitto, quando fu un po’ più calmo, doveva solo evitare Dean Winchester per i prossimi cinque giorni e tutto sarebbe stato perfetto.
Quando quella sera aveva deciso di passeggiare un po’ nel giardino, solo per poter guardare la luna e immaginare il suo prossimo componimento poetico, mai avrebbe immaginato di dover scappare da quel posto con il cuore in gola e le mani tremanti. Dannazione. Mai avrebbe immaginato di essere coinvolto in uno dei momenti più romantici e passionali della sua intera vita da un altro uomo, che in quel poco tempo che avevano trascorso insieme, era stato in grado di fargli battere il cuore in maniera assurda. Mai avrebbe immaginato di essere stato quasi coinvolto in un bacio appassionato.
Mai avrebbe immaginato di addormentarsi, quella sera, con il sorriso sulle labbra e due occhi verdi che lo fissavano in sogno, un sorriso su quelle labbra perfette da baciare, e loro due che sotto la luna, si scambiavano quel desiderato bacio. Quello doveva restare solo un meraviglioso sogno. Non poteva divenire realtà, altrimenti entrambi sarebbero stati in pericolo, per loro era impossibile e proibito vedersi, non potevano fare altrimenti.
Avevano le mani legate.




___________

Hola people!
I'm back! E finalmente con la tanto attesa e sudata long! Ci ho messo una vita a finire di scriverla, ma ne è valsa la pena, io adoro come è venuta! Spero possa valere anche per voi questa mia osservazione. E' liberamente ispirata a Rewrite the Stars (Zac Efron e Zendaya da The Greatest Showman), per chi non lo sapesse io sono ossessionata da questo film e questa è la mia canzone preferita, non potevo non scriverci una storia su! Ovviamente ANGST, perché l'angst ci piace (a me tanto). Non nascondo che non sarà l'unica storia che si ispira alle canzoni di quel film (leggasi: in futuro ne vedrete delle belle!) e per ora non aggiungo altro.
Qui Dean e Cas sono due nobili, hanno obblighi e doveri, e il loro è un amore impossibile, perché nella loro epoca, anche se è indefinita, l'omosessualità è un reato. Dean è fin da subito attratto da Cas, (chi resiste ai suoi occhi? Ma soprattutto, chi resiste a Cas/Misha? Bah) e Cas è attratto da Dean, ma a differenza dell'altro ha paura che possano scoprire tutto. Riuscirà Dean a sconfiggere la sua paura? Ovviamente lo scoprirete nelle prossime puntate! 
Io vi do appuntamento alla prossima settimana (conto di riuscire ad aggiornare ogni venerdì, altrimenti il sabato) e spero che la storia possa piacere a voi, quanto a me è piaciuto scriverla.
A presto people!

P.s Se non avete mai ascoltato la canzone, o se non avete mai visto il film.... fatelo subito!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II: Fate is pulling you miles away and out of reach from me. ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!

_____________________________

 

You claim it's not in the cards
Fate is pulling you miles away
And out of reach from me
But you're here in my heart
So who can stop me if I decide
That you're my destiny?

 
Suo padre aveva indetto un ulteriore banchetto, prima della cerimonia ufficiale del matrimonio di suo fratello, prima del ricevimento anticipatorio, aveva intenzione di fare un annuncio, o qualcosa del genere, e aveva voluto che tutti i partecipanti all’evento prendessero parte anche a quello. E ovviamente anche lui doveva essere presente, perché era il maledettissimo figlio maggiore e, volente o nolente, doveva presenziare a quelle stupide cerimonie. Quel banchetto, poi, per quale motivo era stato organizzato? Non bastavano i sette giorni di ricevimenti e banchetti per quel matrimonio? Era davvero necessario allungare quella noia di evento con un ennesimo banchetto? Non bastavano quelli infiniti della settimana del matrimonio? L’annuncio non poteva farlo durante il matrimonio di Sam o durante le altre giornate di festa? Evidentemente no. E la cosa lo irritava da morire. Tutto il mondo doveva sapere che il figlio di John Winchester, quello giusto, quello perfetto, quello che non lo deludeva mai, convolava a nozze con la figlia di una delle famiglie più importanti della Nazione, dopo la loro. Dean non sopportava tutte quelle finzioni forzate.
Quando arrivò nella sala dei ricevimenti, con sua grande sorpresa, vide che era presente anche Castiel Novak. Allora quel banchetto non sarebbe stato tanto noioso quanto aveva immaginato. Il ragazzo era circondato dai suoi fratelli, dei quali non ricordava i nomi, e accanto a lui svettava una bellissima ragazza dai capelli rossi, probabilmente la sorella minore, tutti e quattro i maschi di casa parlavano con la donna, la quale di tanto in tanto si voltava verso di lui. Dean scosse la testa, e decise che avrebbe aspettato un momento tranquillo per poter parlare con Castiel di ciò che era quasi accaduto tra di loro; il ragazzo si era spaventato, era ovvio, ma non poteva negare che quello che aveva sentito in quel giardino non fosse magia. Tra di loro era scattato qualcosa, qualcosa che lo spingeva a volerlo conoscere meglio, a volerlo frequentare di più, e santo cielo, quanto desiderava quelle labbra. Le avrebbe fatte sue, baciate con lentezza e passione, e non sapeva cosa gli stesse accadendo, perché di solito tentava di nascondere la sua natura, cercava di essere impassibile e di non mostrare quello che realmente provava, perché non era consono che un uomo provasse sentimenti per un altro uomo, non era consono che un uomo si sentisse attratto da un altro uomo, se suo padre lo avesse scoperto lo avrebbe disconosciuto come figlio e lo avrebbe fatto arrestare, e questo per lui non era un problema, la cosa che lo spaventava era deludere suo fratello; poteva deludere John ogni giorno, ma non voleva deludere Sam. Non sapeva cosa fosse scattato in lui da quando aveva conosciuto Castiel Novak, quell’uomo lo aveva stregato con quegli occhi blu come l’oceano, e con quel fascino che lo caratterizzava, ed era certo che anche l’altro avesse provato la stessa attrazione nei suoi confronti, altrimenti adesso lui sarebbe già morto o in prigione. Ogni tanto Castiel lo guardava, e Dean non sapeva come sentirsi a riguardo, era tentato di andare da lui, trascinarlo fuori e parlare con lui, ma avrebbe dovuto dare troppe spiegazioni e non era ancora pronto a farlo. Era una situazione scomoda, e non sapeva come affrontarla. Forse doveva solo essere naturale, semplicemente se stesso e forse tutto sarebbe andato per il verso giusto. Il banchetto proseguì con noia e chiacchiericci inutili, Dean ogni tanto guardava suo fratello Sam in cerca di soccorso, ma il minore era troppo impegnato a dialogare con il padre, seduto alla sua destra, il quale lo considerava il figlio giusto (sì, perché a differenza di Dean, Sam era il figlio perfetto, era quello che aveva sempre ascoltato il padre e quando aveva avuto l’età giusta, aveva deciso di sposarsi) per accorgersi che il maggiore lo cercasse. Beh, per Dean, Sam poteva tenere per sé quel posto accanto a suo padre, lui non l’avrebbe mai reclamato. Non aveva intenzione di sposarsi. Ogni tanto, nella noia generale, guardava anche verso Castiel, che senza troppe cerimonie, aveva iniziato ad ignorarlo. Forse Dean aveva capito male? Forse non aveva sentito la stessa magia che aveva sentito lui in quel giardino? No, non poteva essersi sbagliato tanto. Quello che c’era stato lì, era stato vero, e sentito da entrambi, non poteva averlo immaginato lui. Era impossibile.
«Signori, posso avere la vostra attenzione?» domandò John, facendo tintinnare un coltello contro un bicchiere, richiamando l’attenzione di tutti i commensali. Il signor Novak alzò lo sguardo verso di lui e sorrise compiaciuto, come se loro due avessero appena preso un accordo importante e volessero rivelarne gli esiti in quel momento, si erano alleati in qualche modo, e volevano renderlo pubblico, okay. Che bisogno c’era di intavolare un banchetto di quella portata? Fu in quel momento, che i suoi occhi incrociarono quelli di Castiel, e da quello sguardo capì che qualcosa non andava, perché erano tristi e dispiaciuti senza un vero motivo? Perché Castiel era triste? E perché lo stava guardando in quel modo? Era dispiaciuto per qualcosa? Lo riguardava? E se avessero scoperto di noi due?
«La casata dei Winchester si alleerà con quella dei Novak, formando una straordinaria alleanza» annunciò solennemente John, quando ebbe l’attenzione di tutti «E per sancire questa alleanza, abbiamo deciso che mio figlio maggiore, Dean, sposerà la bellissima Anna Novak, la figlia minore di Chuck». Un applauso partì dai presenti, sembrava essere la notizia migliore del secolo, ma Dean stentò a credere alle sue orecchie. Cosa? No, non era assolutamente possibile. Che diamine stava dicendo quell’uomo?
«Cosa?!» domandò, la sua voce trasudava ira «Io che cosa?»
«Dean, taci» lo rimproverò John con la voce che trasudava ira malcelata «Vogliate scusarlo, lui…» cercò di dire, ma il giovane non glielo permise; Dean non sarebbe stato zitto, non aveva mai taciuto quando si verificavano ingiustizie, e non sarebbe stato uno spettatore inerme nel vedere la sua vita che veniva usata da suo padre a suo piacimento.
«Io non ho intenzione di sposare nessuno!» esclamò alzandosi in piedi «Non prendi decisioni riguardanti la mia vita!» Sam scivolò al suo fianco e cercò di farlo sedere di nuovo per evitare che il maggiore peggiorasse la situazione, facendo arrabbiare ancor di più John «Senza offesa, milady, ma io non vi sposerò» disse «E smettila Sam! Se tu vuoi essere un burattino tra le sue mani sei libero di farlo, io non lo farò!»
«Dean, siediti subito e smettila di parlare» disse a denti stretti John. Dean sapeva a cosa stava andando incontro, e forse non avrebbe cambiato il suo destino, ma doveva dimostrare il suo dissenso in quel momento, voleva che John capisse che non ci sarebbe mai stato un momento in cui non avrebbe tentato di ribellarsi alle sue decisioni.
«Io non mi sposerò, hai capito?» domandò retoricamente a John «Con permesso» disse poi, allontanandosi dalla tavola.
«Dean Winchester, torna subito al tuo posto!» ululò il padre, e il ragazzo sentì un brivido di paura scivolare lungo la sua schiena, quando usava quel tono era davvero terrificante, ed era certo che ci sarebbero state conseguenze, ma Dean non tornò sui suoi passi. Il giovane Winchester uscì dalla sala del ricevimento, lasciandosi dietro un terribile silenzio imbarazzante e l’ira di John Winchester. Probabilmente quella sua sparata a zero avrebbe avuto conseguenze terribili su di lui – non era la prima volta che per insegnargli le buone maniere suo padre usasse le maniere forti – ma almeno provava la soddisfazione di aver detto una volta per tutte a John che lui non accettava i compromessi che lui gli imponeva. Arrivò in giardino e decise che forse non era una buona soluzione restare lì, se voleva evitare la furia di John, ma aveva sicuramente tempo fino alla fine del banchetto, John non avrebbe mai lasciato il banchetto prima del tempo, perché non era conforme alle regole.
Quando fu all’aria aperta, poté respirare di nuovo, la sala era diventata troppo opprimente e quella sentenza che gli aveva dato suo padre, quella del matrimonio, era peggiore di una condanna a morte.

**

Quando suo padre lo aveva obbligato ad andare al banchetto straordinario indetto da John Winchester, Castiel aveva subito temuto che avessero scoperto cosa era quasi accaduto tra lui e Dean la notte precedente. Invece, parlando con Michael e Gabriel, due dei suoi fratelli, aveva scoperto che Anna era stata promessa in sposa al maggiore dei Winchester per sancire un’alleanza conveniente per le due casate. E di questo non sapeva se esserne felice o meno. No, non ne era felice, ma si sentiva sollevato perché non avevano scoperto nulla di quella parte della serata che aveva coinvolto lui e Dean; tuttavia lo atterriva vedere che lui aveva ragione, tra di loro niente era possibile, perché il destino lo impediva, li teneva lontani. Solo che non si sarebbe mai aspettato la reazione dell’altro nobile che, davanti a tutti quanti, aveva obiettato, aveva detto al padre che lui non si sarebbe mai piegato a una cosa del genere, non avrebbe mai accettato il compromesso, e lasciando tutta la sala sbigottita e senza parole era andato via. Castiel restò affascinato davanti a tanta forza e tanto coraggio, lui non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere; lui non sarebbe mai stato in grado di rispondere in quel modo, non avrebbe mai avuto tanto coraggio, se solo lo avesse fatto, suo padre lo avrebbe punito nel peggiore dei modi, come era successo a Gabriel, quando aveva annunciato di non voler sposare la donna che suo padre aveva scelto per lui. Inutile dire che, adesso, era sposato con la donna, e presenziavano insieme a tutti gli eventi importanti e fingevano di amarsi. L’unico dei figli che aveva sempre ascoltato il padre ed aveva sempre obbedito, era Michael. Michael era il primogenito, colui che fin da quando aveva avuto l’età della ragione, aveva seguito il padre, lo aveva sempre accompagnato agli eventi, si era sposato con la donna che il genitore aveva scelto, e aveva fatto tutto senza obiettare. Aveva avuto anche un bambino, Samandriel, che avrebbe avuto il suo stesso destino. E adesso anche Anna era promessa in sposa. Ciò significava che gli unici senza una moglie erano lui e Raphael. Ma per il momento, Chuck non era intenzionato a trovare loro qualcuno, per fortuna di Castiel.
«L’atteggiamento di vostro figlio non sarebbe stato tollerato nella mia casata» commentò Chuck, rivolto a John, quando Dean uscì dalla porta «Mi auguro che per lui ci siano delle conseguenze per il suo gesto».
«Ci saranno» rispose John Winchester, e il suo tono fece tremare Castiel «Signori, vogliate perdonare la maleducazione di mio figlio, me ne occuperò io stesso» disse a denti stretti, e davvero, era terrificante, perché Dean gli aveva risposto in quel modo se lo conosceva? Sapeva a cosa stava andando incontro? «Torniamo al nostro banchetto e ignoriamo l’accaduto» disse, ritornando a sedere. Poi abbassò il tono e borbottò qualcosa con Chuck, e Castiel capì che si stava scusando, e sentì chiaramente dirgli che il loro accordo era ancora in piedi. Anna avrebbe ugualmente sposato Dean, anche se lui non era d’accordo. Quando il banchetto finì, Castiel si avvicinò ai suo fratelli che commentavano le cose accadute durante quel ricevimento. Certo, l’atteggiamento di Dean aveva fatto scalpore, nessuno lo aveva più rivisto e tutti si chiedevano in che modo John l’avrebbe punito per il suo atteggiamento.
«Nostro padre non avrebbe lasciato impunito un atteggiamento del genere» stava dicendo Michael, quando lui si avvicinò «Avrebbe interrotto il banchetto e avrebbe trovato chi di noi gli aveva disobbedito e parlato in quel modo, e l’avrebbe punito davanti a tutti» disse annuendo. Castiel trasalì, sì, suo padre era capace di una cosa del genere, e non ne aveva mai fatto un segreto «John è stato fin troppo indulgente con il figlio».
«Suppongo non volesse creare troppo scalpore, più di quello che si era creato» aggiunse Gabriel «Mi dispiace che stiamo per imparentarci con un elemento simile».
«Anna come l’ha presa?» intervenne Castiel, la sorella dopo l’annuncio del matrimonio era rimasta muta, fino a che alla fine del banchetto non era scappata via. Nessuno l’aveva vista, e sperava che i suoi fratelli avessero notizie di lei.
«È una donna, fratello. Non importa come la prende. Deve obbedire agli ordini di nostro padre» gli disse Michael. Castiel alzò gli occhi al cielo.
«Michael, è comunque nostra sorella!» esclamò «Se non vuole sposare questo Winchester, dovremmo supportarla!»
«Sai che non funziona così, Castiel. Non essere disobbediente anche tu, l’ultima volta che uno di noi ha disobbedito, sai come è finita».
«Lucifer si è ribellato per la sua libertà» obiettò, ricordando il secondogenito della famiglia Novak. Lucifer, minore di Michael di poco meno di un anno, era stato il primo a ribellarsi alle volontà paterne. Aveva intorno ai vent’anni, quando aveva conosciuto una bellissima donna della quale si era innamorato, l’unica sfortuna era che lei non era di sangue nobile. Aveva contrastato il padre in tutti i modi, aveva cercato di far valere le sue ragioni in ogni modo conoscibile, ma a niente era servito, poiché lei era stata arrestata e condannata a morte per stregoneria, così avevano detto, e Lucifer, accecato dal dolore, dopo averla persa, aveva tentato di uccidere Chuck. E nel farlo, aveva perso lui stesso la vita.
«Ed è morto. E adesso è seppellito in una fossa comune, perché è stato anche diseredato».
«Ciò non toglie che dovremmo controllare Anna come sta» affermò Castiel «Andrò io» disse, congedandosi dai maggiori, e incamminandosi verso le stanze riservate alla sorella. Lui aveva solo dieci anni, quando Lucifer morì, ma suo fratello gliel’aveva sempre detto di pensare sempre con la sua testa, ed evitare che Chuck gli facesse il lavaggio del cervello, come lo aveva fatto con gli altri. Poi Lucifer era morto, e Michael aveva iniziato a riempirgli la testa con tutte le idee assurde di loro padre, però lui era sempre stato più simile a Lucifer piuttosto che al maggiore, solo che non lo aveva mai dato a vedere. Era sbagliato che un solo uomo potesse decidere il destino di altre persone, solo perché era il capofamiglia. Non era giusto che decidesse chi dovessero amare, chi dovessero sposare, con chi dovessero passare il resto della loro vita. e voleva che sua sorella sapesse che lui le era vicino. Anche se non avrebbe potuto fare molto per aiutarla, poteva sostenerla indirettamente. Mentre raggiungeva le stanze della sorella, si ritrovò a chiedersi che fine avesse fatto Dean, e se stesse bene. Non sapeva perché gli importasse tanto, ma sentì il suo cuore stringersi, quando pensò al fatto che John aveva detto che avrebbe dato una lezione esemplare al figlio, e la cosa lo aveva fatto rabbrividire, il tono della voce che aveva trasudava ira, e sperava che non la riversasse tutta sul figlio.
Quando raggiunse la sorella, come si aspettava, la trovò in lacrime sul suo letto, che mormorava non voglio sposarmi, Castiel sospirò e la raggiunse, abbracciandola con forza, promettendole che l’avrebbe aiutata in qualunque modo. Non era giusto che Chuck decidesse delle loro vite.

**

«Sei un idiota» gli disse suo fratello, mentre gli spalmava dell’unguento sulle spalle ferite «Dean, davvero, perché dovevi rispondergli in quel modo davanti a tutti quegli ospiti? Lo sai com’è lui». Dean grugnì e strinse i denti per il dolore, non aveva urlato nemmeno una volta, fin da quando John aveva iniziato a frustarlo. Non era la prima volta, John gli insegnava spesso le buone maniere in quel modo barbarico, ma Dean non voleva essere il figlio perfetto, e non lo sarebbe mai diventato nemmeno con mille di quelle. Lui voleva essere libero di amare, e non essere costretto a sposare una persona che non conosceva e con la quale non aveva mai avuto a che fare. Non si sarebbe mai piegato al volere di John, e avrebbe sempre continuato a lottare per la sua libertà.
«Tu perché sei qui?» grugnì «Non sei accanto a John?» chiese.
«Dean, ho provato a parlargli quando sei andato via in quel modo» disse il minore, continuando a medicare il maggiore «Ma lo sai, quando decide qualcosa ne resta convinto» sbuffò «So che non ti piace l’idea che mi stia sposando» disse, cogliendo il filo dei pensieri del fratello «Ho solo avuto fortuna che la donna di cui mi sono innamorato, facesse parte delle donne che John aveva deciso da proporre a me o a te» sospirò «Mi dispiace per come sono andate le cose per te».
«Non sposerò la figlia di Novak» grugnì «Non mi piacciono nemmeno le rosse» preferisco i mori con gli occhi azzurri di nome Castiel – aggiunse mentalmente senza dare voce ai suoi pensieri.
Sam rise, scuotendo la testa «Sei incorreggibile, Dean».
«Hai visto la faccia di John quando gli ho risposto davanti a tutti?»
«Impagabile. È diventato viola» ridacchiò «Ma non dovevi fare l’idiota, santo cielo, guarda qua che ti ha fatto».
«Non è la prima volta che capita, lo sai» disse Dean, girandosi verso il fratello «Adesso smettila. E rispondimi, tu sei felice?» Sam annuì «Non hai mai pensato di… non so, andare via da qui, girare il mondo?» chiese «Hai mai pensato che tu fossi destinato a qualcos’altro? E non solo a questa tenuta?» domandò ancora, guardando il fratello negli occhi, che non capiva a cosa si riferisse il maggiore «Io non voglio restare qui. Ho sempre desiderato andare via, scrivere poesie, amare chi mi accetta per chi sono davvero e non solo un nobile, capisci?»
«Dean, io sono felice così, ho accettato la mia vita così come nostro padre l’aveva pensata per noi, e sinceramente non mi dispiace» disse con serietà guardando il fratello «All’inizio pensavo come te che si trattasse di una costrizione, che lui mi forzasse a fare cose del genere; ma io non mi sento costretto, soprattutto perché amo Jessica, e in questo sono stato fortunato» disse «Lo capisci?»
«Lo capisco» sbuffò, guardando il più piccolo, no, Sam non avrebbe mai potuto capire come si sentiva lui in quel momento, non poteva capirlo e un po’ gli dispiaceva «Vorrei solo che la nostra vita fosse diversa, Sammy».
Sam gli mise delle bende candide sulle spalle ferite e «Cerca di riposare, okay? Non vorrai mancare proprio tu domani» gli suggerì con premura.
«Sei proprio una palla al piede, Sam» disse il maggiore scuotendo la testa «Ci sarò domani, anche se sarò dolorante».
«D’accordo» disse, prima di salutare il fratello, lasciandolo da solo per farlo riposare. Dean rimase da solo con i suoi pensieri, che non erano molto positivi, riguardo suo padre. Non aveva ragione, non poteva costringerlo a sposare una donna che non conosceva, che non amava. Non poteva costringerlo a scegliere una vita che lui non voleva, poteva farlo frustare quante volte voleva, poteva anche ordinare di togliergli la vita, lui non avrebbe mai accettato un simile compromesso, la sua vita non era qualcosa da usare come merce di scambio con altri nobili. E poi come pretendeva che gli desse degli eredi con una persona che non gli piaceva nemmeno fisicamente? Non era neanche colpa della ragazza, era obiettivamente una bellissima ragazza, era lui che aveva gusti diversi. E di certo, se doveva sposare un Novak, ne avrebbe preferito un altro, magari, uno con i capelli neri e gli occhi blu come il cielo. Sospirò, non aveva neanche avuto modo di parlare con Castiel, che non lo aveva degnato di uno sguardo durante tutto il banchetto, se non quando i loro genitori avevano annunciato il fidanzamento forzato. Aveva visto il suo sguardo sgranarsi e i suoi occhi diventare ancora più blu, sconvolto da quelle parole, era evidente che non si aspettava una piega del genere, e nemmeno quel particolare risvolto. Dean provò a stendersi sul suo letto, ma provò un’enorme fitta alla schiena e optò per stendersi sulla pancia, con le spalle rivolte al soffitto, per evitare di soffrire troppo. Quel bastardo di suo padre ci era andato giù pesante quella volta. subito dopo il banchetto, lo aveva raggiunto in giardino e con la sua voce rude, gli aveva ordinato di seguirlo. Dean lo aveva fatto non per paura, ma per continuare a dirgli che non lo avrebbe assecondato, non avrebbe sposato la giovane Novak e che lui non poteva costringerlo, perché lui sapeva ciò che voleva, e quella vita non era quella che desiderava. John lo aveva spinto malamente, gli aveva intimato di smetterla, ma Dean aveva sorriso beffardamente e aveva continuato, fino a che il padre non aveva preso una lunga frusta, e aveva iniziato a colpirlo sulla schiena. Dean non aveva emesso un solo suono, aveva imparato a stare zitto, perché quella era la punizione preferita di John, credeva che in quel modo potesse piegarlo, ma Dean no, non si lasciava piegare da quello. Subiva sempre in silenzio, subiva sempre, ma restava della sua opinione di non voler ascoltare il padre. Aveva fatto male, quella volta, più delle altre, perché stavolta lo aveva offeso davanti ai suoi importantissimi ospiti, e Dean sapeva, lo sapeva che quella volta non l’avrebbe passata liscia. Sapeva che John gliel’avrebbe fatta pagare cara, ma non poteva trattenersi dal dire cose come non mi spezzi, sei solo un illuso se credi che possa funzionare ancora, non sono debole come credi, e non sposerò mai la Novak, scordatelo. Ad ogni frase era stato più violento, ad ogni provocazione più forte, Dean aveva quasi perso i sensi; e lo avrebbe fatto se non fosse stato per Sam, che era entrato urlando Padre, adesso basta! Ha imparato la lezione! – solo quando aveva sentito la voce del figliol prodigo, John si era fermato. Aveva detto qualche cattiveria a cui Dean non aveva dato molto peso e lo aveva lasciato andare, Sam lo aveva sollevato da terra e lo aveva trascinato nelle sue stanze, dove si era preso cura di lui. Ma Dean non aveva mai emesso un singolo singulto, fino a che non era rimasto solo. Solo in quel momento, lasciò andare un gemito di dolore, e appena qualche lacrima, perché dannazione, faceva male, un male atroce. Ma non avrebbe mai dato la soddisfazione a quel bastardo di John di vederlo sofferente. Avrebbe preso qualche intruglio e il giorno dopo sarebbe stato dritto, fiero di se stesso e della sua azione, e avrebbe continuato a dire di non voler sposare la Novak, né ora, né mai.

**

«Non è giusto, Castiel» diceva Anna con il volto appoggiato alla sua spalla «Perché nostro padre mi fa questo?»
«Perché non capisce, non ha mai capito nulla» sospirò, accarezzando la schiena della sorella «Io ti sarò accanto, Anna, ma non posso fare molto, se lui ha già deciso».
«Lo so» annuì lei, tra un singhiozzo e l’altro «Almeno tu mi capisci…»
«I nostri fratelli non sono cattivi, però loro obbediscono a nostro padre. Lo sai anche tu, chi va contro di lui…»
«Può fare la fine di Lucifer, lo so» concluse lei, mordendosi le labbra per trattenere le lacrime «Ma non è giusto, io non voglio sposare Dean Winchester» disse in un singulto «Cioè, è bello ed è attraente, ma… non lo conosco nemmeno. E… non mi piace».
«Già, lo capisco, Anna» la consolò il fratello «Posso, uhm, provare a conoscerlo un po’, prima che te lo presentino per bene, che ne dici? Magari non è male come pensi». In realtà, Castiel moriva alla voglia di sapere come stesse Dean, e se avesse già subito l’atroce punizione di cui aveva parlato John. Non sapeva perché, ma gli importava sapere come stesse.
«La tua opinione mi aiuterebbe molto» ammise lei «Tu sei obiettivo. I nostri fratelli direbbero che è un buon partito perché è di questa casata. Ma io non voglio che sia solo… per questo».
«Lo capisco. E sì, lo farò. Proverò a conoscerlo, se non sarà degno di te, sarò il primo ad andare contro questo matrimonio» disse con sicurezza, avrebbe protetto la sorella da una vita infelice, lo doveva a Lucifer, che gli aveva sempre insegnato a non accettare compromessi nella sua vita. Lo doveva a se stesso, perché se poteva fare qualcosa per rendere felice sua sorella, allora poteva fare qualcosa anche per rendere felice se stesso.
«Non ti permetterò di andare contro il volere di nostro padre, non ti permetterò di rischiare la vita per me» disse lei appoggiando una mano sul suo braccio, per fermarlo «Non ribellarti per me, Castiel, se non è Winchester , sarà un altro, io non posso scegliere, ma tu sei ancora in tempo per fuggire via da tutto» gli disse la più piccola «Ricordi quando eravamo piccoli e guardavamo il mappamondo della biblioteca e immaginavamo dove andare?» Castiel annuì malinconicamente, ricordava bene quei pomeriggi, quando lui e sua sorella si chiudevano nell’enorme biblioteca della tenuta e immaginavano posti esotici e paesaggi incontaminati, dove lui avrebbe potuto scrivere le sue poesie e lei avrebbe potuto fare qualunque cosa volesse, quando erano ancora piccoli e il loro mondo non era ancora piombato su di loro con violenza «Fallo, fallo per entrambi, appena puoi scappa da tutto questo, vai via e sii libero di essere te stesso, fallo per entrambi» gli disse la sorella, guardandolo negli occhi «Prima che nostro padre incastri anche te in un matrimonio combinato, fallo, vai via e vivi la tua vita».
«Sei così dolce, Anna» mormorò il maggiore sorridendole teneramente «Lo farò, ma non ora. Prima aiuto te, e poi penserò a me stesso. Devo proteggerti io, i nostri fratelli maggiori sono troppo simili a nostro padre» le disse «Poi ti prometto che andrò via».
La ragazza gli sorrise e abbracciò il fratello, in segno di un muto ringraziamento. Castiel le voleva bene, era la più piccola della famiglia ed era sempre stato lui a prendersi cura di lei, quando i suoi fratelli e suo padre erano troppo impegnati in altre faccende, Anna aveva solo due anni in meno di lui, ma per lui sembravano molti di più, si era sempre sentito responsabile della sua sicurezza, senza che altri membri della sua famiglia gliel’avessero fatto presente. Insieme avevano imparato a cavalcare, quando erano più piccoli, e spesso lui l’aveva sostenuta nei momenti difficili. Non si vedevano molto, quando erano alla tenuta, perché lei viveva nell’ala ovest con la madre, essendo entrambe donne, ma non mancavano mai occasioni in cui il fratello sgattaiolava di soppiatto lì e passava delle ore a parlare con lei, una volta le aveva fatto leggere anche alcune delle sue poesie e le aveva regalato il suo taccuino su cui ce ne erano scritte la maggior parte. E desiderava davvero che lei fosse felice, che realizzasse i suoi sogni, e che non si sposasse con chi non la voleva, perché lui era certo che Dean non provasse attrazione per Anna, o per le donne in generale, dato ciò che era quasi successo tra di loro, e ciò che era sicuro, entrambi avevano sentito. Lui aveva avuto paura, ed era fuggito, ma se non ne avesse avuta? Se fosse rimasto? Come sarebbe andata a finire? Non lo sapeva, e non voleva nemmeno saperlo, ciò che avrebbero rischiato se qualcuno avesse scoperto ciò che sarebbe potuto accadere, era peggiore del dubbio. Ma niente gli impediva di conoscerlo, giusto? Soprattutto se in un futuro prossimo, sarebbero stati imparentati. Sperava di riuscire a parlare civilmente con suo padre – magari in privato – e convincerlo che Dean Winchester non era un buon partito per Anna, ma come poteva fare, se lui aveva già preso accordi con John Winchester? E come poteva farlo, sapendo che a suo padre non importava come fosse in realtà una persona, ma solo quanti soldi possedeva? Sapeva già che la sua sarebbe stata una battaglia persa in partenza, ma nulla gli impediva di tentare, soprattutto mentre erano in territorio neutrale. A casa, nella sua terra, non si sarebbe mai sognato di farlo, non dopo ciò che era successo a suo fratello, non per paura per se stesso, ma per paura di lasciare sua sorella da sola. Era un’eventualità inaccettabile per lui.
«Non so come farei, se non ci fossi tu» disse Anna, appoggiando la testa contro la sua spalla «Cerca solo di non fare la fine di Lucifer, okay? Non vale la pena perdere tutto per aiutare me…» mormorò.
«Hai solo diciotto anni, Anna, non può costringerti già a sposarti, soprattutto con un uomo che nemmeno conosci».
«Dicono tutti che Dean Winchester sia un signore, e che sia gentile. Io spero che non si sbaglino». Beh, non si sbagliavano, da quello che aveva visto di Dean Winchester era davvero un gentiluomo, garbato, educato, e aveva davvero un bel sorriso, ma era anche impertinente e scioccamente ribelle; era anche incredibilmente romantico ed era maledettamente affascinante. Al solo pensiero di Dean, un sorriso tenero gli increspò le labbra, non doveva pensare a lui in quel modo, non doveva pensare a lui, al modo in cui lo aveva guardato, al modo in cui avevano danzato, l’uno tra le braccia dell’altro, al modo in cui i loro respiri si erano fusi, a distanza di un solo respiro, al modo in cui le loro labbra sarebbero state perfette le une sulle altre. Non poteva pensare a lui in quel modo, e basta. Doveva smetterla, doveva fare forza su se stesso e smetterla, ne andava della reputazione della sua famiglia, ne andava della sicurezza di sua sorella.
«Perché sorridi in quel modo?» domandò lei. Castiel andò in panico, che avesse capito qualcosa? Non poteva permetterlo, anche se si fidava di Anna, al punto che le avrebbe affidato la sua intera vita, non poteva essere tanto stupido e tanto avventato da farsi scoprire. Nessuno doveva scoprire che a lui piacevano gli uomini, nessuno doveva sapere che tra lui e Dean Winchester era scattato qualcosa; doveva restare un suo segreto, e suo soltanto. Sarebbe dovuto morire con quel segreto sulla coscienza.
«Niente. Non sto sorridendo» disse, ma la sua voce trasudava terrore «Uhm, dovresti riposare. Domani c’è il grande evento per il quale siamo venuti. E forse dovrai conoscere Dean Winchester, quindi…»
«Certo, va bene» disse lei, guardandolo in modo sospetto «Buonanotte, Castiel».
«Buonanotte, Anna» disse dandole un delicato bacio sulla tempia, prima di lasciare la stanza della minore chiudendosi in fretta la porta alle spalle. Maledizione, cos’era stato quel momento di debolezza davanti ad un’altra persona?
Tornò in fretta nella sua camera, e quando si chiuse quella porta alle spalle, tirò un sospiro di sollievo. Lì, chiuso nella stanza che gli era stata assegnata dai padroni di casa, poteva fantasticare su ciò che sarebbe o non sarebbe potuto accadere tra lui e Dean, che, a se stesso lo poteva ammettere, lo aveva stregato. Ma Castiel, sapeva, quello era un sentimento proibito.



_______________

Hola people! 
Buona sera/notte! Eccomi qui con il secondo capitolo della long. 
Questo capitolo è un po' meno Destiel, ma più incentrato a conoscere i due baldi giovani. E viene annunciato il tanto temuto matrimonio. Eh sì, Dean dovrà sposare la sorella di Cas ma... non avverrà presto, giuro! 
Intanto qui si scopre un po' che Dean è il fratello ribelle mentre Sam è quello diligente (OOC proprio, lo so!) Cas invece ha preso come modello Lucifer invece di Michael, ed è molto più simile a Lucy di quanto non faccia credere con la sua "paura". (Micky è più tenero di quel che sembra!)
Spero che il capitolo, anche se privo di Destiel, vi sia piaciuto! E vi do appuntamento alla prossima settimana con il terzo!
Grazie a tutti coloro che sono di nuovo qui a seguire quest'avventura, e chi ha aggiunto la storia tra le preferite, seguite e ricordate! Thank you!
A presto people! 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III: What if we rewrite the stars? ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!

____________________________

 

What if we rewrite the stars?
Say you were made to be mine

Nothing could keep us apart
You'd be the one I was meant to find

 
John, senza specificare i reali motivi, aveva posticipato il grande evento di Sam di alcuni giorni, perché, come aveva detto a tutti, uno dei suoi figli era indisposto. Tutti avevano capito che quello indisposto era Dean, e che non era un semplice raffreddore quello che aveva. Così il matrimonio era slittato di due giorni, e Dean giurò a se stesso di non aver mai visto John così arrabbiato, lo capiva dal modo in cui lo guardava, o da come si rivolgeva a lui, quella volta lo aveva davvero fatto arrabbiare, più delle altre volte, ma a Dean non importava nulla, non era un suo problema, se l’uomo voleva tentare di salvare le apparenze, poteva farlo, ma ciò non cambiava la sua idea, lui non avrebbe mai sposato una donna che non conosceva, e che soprattutto non gli piaceva per niente. Quindi aveva deciso che avrebbe fatto le cose che era solito fare, anche se una miriade di ospiti ancora girava per la sua tenuta. La mattina seguente alla punizione non si mosse dalle sue camere, fingendosi davvero malato. Aveva sul serio dolori un po’ ovunque, ma non fu quello a bloccarlo, no, perché, quando si alzò dal letto quella mattina con la sola intenzione di far capire a John che non lo aveva spezzato, dalla finestra della sua camera vide Castiel Novak girovagare nel suo giardino, e non riuscì a trattenersi dal sorridere, e ogni suo buon proposito di irritare il padre era svanito. Castiel era incredibilmente bello, i capelli neri splendevano alla luce del sole, il vento soffiava delicato tra di essi, spettinandoli un po’, e Dean poteva immaginare di sentirne la morbidezza sotto le dita. Quella visione paradisiaca gli diede l’ispirazione per scrivere un piccolo componimento poetico, per osannare e celebrare quella visione celestiale che si era parata davanti ai suoi occhi. E poi, senza alcun preavviso, il ragazzo in giardino aveva alzato lo sguardo al cielo, e il sole, riflesso in quegli occhi blu, profondi come l’oceano, risplendette in tutta la sua bellezza, accentuando quel colore innaturale che il ragazzo possedeva; era una delle cose più belle che Dean avesse mai visto in tutta la sua misera vita, e sapeva che non avrebbe mai rivisto qualcosa di altrettanto meraviglioso in altre occasioni. Forse era il suo animo da poeta, ma non riusciva ad evitarsi di catturare la bellezza di quel momento, il solo vedere il sole riflesso in quegli occhi lo aveva fatto sentire ispirato, lui di solito apprezzava anche le piccole cose, quelle più insignificanti, come una piccola farfalla posata su un fiore, o un’ape nel suo alveare, un cavallo trottante, e altri piccoli dettagli del quotidiano, che lui metteva nelle sue poesie per creare atmosfere e cercare di esprimere ciò che i suoi occhi vedevano. Aveva bisogno di scrivere qualcosa in quel momento, aveva bisogno di farlo, perché era stato ispirato. Castiel sarebbe potuto essere la sua musa ispiratrice, perché quella bellezza, non poteva essere osannata con una sola poesia. Ci sarebbe voluto un intero canzoniere per esprimere al meglio tutta quella meraviglia. Dean si avvicinò al suo scrittoio e chiuse per un secondo gli occhi, focalizzò di nuovo la visione celestiale che aveva visto e intinse la sua piuma d’oca nell’inchiostro e iniziò a scrivere, le parole gli uscivano spontanee, una dietro l’altra, senza esitazione alcuna. Solo pensando a quei capelli, a quegli occhi, a quelle labbra – sì, perché le aveva avute a meno di un soffio da sé e le aveva viste per bene – le parole uscivano da sole, si scrivevano da sole. Sarebbe rimasto lì ore a continuare a scrivere. Si fermò solo quando uno dei camerieri della servitù gli portò il pranzo in camera – dopotutto non si sentiva bene – e pranzò rapidamente, continuando a scrivere, sporcandosi anche un po’ le mani, fino a che non fu soddisfatto del suo lavoro, lo rilesse più volte, apportando piccole modifiche e si fermò solo quando tutto fu perfetto. Forse l’avrebbe consegnata al giovane Novak, prima o poi.
Il giorno seguente, invece, uscì dalle sue stanze recandosi nel giardino sottostante la sua camera, sperando di rivedere quell’angelo dagli occhi blu, ma non si presentò, facendo sentire Dean un pochino deluso. Non si diede per vinto però, quel pomeriggio, prima della cena, mise a punto la sua poesia, deciso a consegnarla al giovane di suo interesse. Magari in quel modo avrebbe avuto modo di parlare di nuovo con lui, magari di trascorrere un po’ di salutare tempo insieme, senza troppi pensieri. Sistemò alcuni versi, sostituì alcune parole con altre che gli suonavano meglio e poi sorrise soddisfatto, quando si rese conto di aver scritto, forse, la poesia più bella di sempre, tra le sue ovviamente. Forse, in qualche modo, potevano provare a cambiare ciò che il destino aveva riservato per loro, perché se con un solo sguardo, era in grado di scrivere in modo così perfetto, allora Castiel era la sua musa, e ciò significava che erano sempre stati destinati ad incontrarsi; forse non in quelle circostanze, ma chi poteva dirlo? Chi poteva dire cosa fosse scritto e cosa no? E soprattutto, perché dovevano forzarsi a non vedersi nemmeno per sbaglio, se sembrava essere il destino a spingerli l’uno verso l’altro?
Quella sera, a cena, suo padre lo provocò per tutto il tempo, anche se c’erano ospiti – ma Castiel non era tra loro, Chuck aveva detto che era rimasto nelle sue stanze perché troppo stanco a causa della cavalcata di quel giorno – senza riservarsi battutine fin troppo acide. Dean gli rispose a tono, ma contenendosi. Quella sera non poteva permettersi punizioni, aveva una missione da compiere, infatti rivolse persino dei sorrisi più o meno tirati alla minore dei Novak, solo per non far arrabbiare il suo vecchio e cercò di comportarsi bene e non essere irriverente come suo solito.
Nella tasca del suo completo elegante aveva la lettera contenente la sua poesia per Castiel, e voleva a tutti i costi recapitargliela di persona e tutto intero. Quando quella cena tremendamente noiosa, per sua fortuna, terminò, Dean si congedò da tutti ed uscì dalla sala, di soppiatto entrò nell’area della tenuta riservata ai Novak, in fondo, conosceva così bene quel posto, che per lui era uno scherzo entrare di nascosto nelle varie aree senza essere beccato e raggiunse quindi la stanza di Castiel, titubò qualche minuto su quel che doveva fare, poi finalmente si convinse, e senza altra esitazione, infilò sotto alla porta la busta contenente la poesia; attese sperando che l’altro aprisse, ma quando sentì che gli altri Novak stavano arrivando – avevano dei passi dannatamente pesanti – sgusciò di nuovo via e tornò nelle sue stanze, con un sorriso smagliante sul volto. Sperava solo che il moro apprezzasse il suo gesto, e quanto meno decidesse di parlargli. Aveva sentito che scrivere poesie per qualcuno, poteva essere un bel gesto, e poteva anche essere molto apprezzato, e sperava che accadesse nella sua situazione. E il suo stile di scrittore non era malvagio, quindi magari in quel modo, si era guadagnato una chiacchierata con Castiel, gli sarebbe bastato anche solo risentire la sua voce. Si accontentava di poco.

**

I giorni di permanenza nella tenuta dei Winchester erano aumentati, ma a Castiel non sembrava dispiacere la situazione, sì, non sopportava le feste di gala, e le persone che vi partecipavano, ma se doveva essere onesto, erano stati ospitati in una delle tenute più belle che conosceva. Prima del grande ingresso, c’era un immenso giardino, che si estendeva per diversi ettari di terreno, c’erano alberi altissimi – sotto uno dei quali era accaduto quell’episodio tra lui e Dean – alcuni erano pieni di fiori, altri di frutti, ed era piacevole restare un po’ lì all’aria aperta a riflettere. Sì, ne aveva bisogno, doveva aiutare sua sorella e doveva pensare al modo migliore per convincere suo padre a non farle sposare Dean. L’aria era piacevolmente frizzante quella mattina, e passeggiare, anche solo nel giardino, era piacevole, suo padre era stato stranamente di buon umore quella mattina, e avrebbe davvero voluto approfittare di tale momento per discutere con l’uomo, ma in quel momento desiderava solamente rilassarsi in quel meraviglioso giardino verde, anche quello della sua tenuta era stato così una volta, fino a che suo padre non aveva ordinato di eliminare tutto ciò che c’era di verde lì, non aveva mai capito il motivo, ma Michael aveva sempre detto che loro padre avesse fatto benissimo. Castiel sospirò, scuotendo la testa e passeggiò lì, fino a che non ebbe voglia di andare a cavalcare. Aveva sentito per tutto il tempo trascorso nel giardino una strana sensazione, come se fosse stato osservato, ma di fatto nessuno stava guardando nella sua direzione. Si diresse alle scuderie, dove un simpatico scudiero gli sellò il cavallo e gli augurò una buona cavalcata, gli consigliò di andare a visitare un piccolo paese a poche ore di cavalcata da lì, perché molti ospiti lo apprezzavano. Castiel lo ringraziò garbatamente e decise di seguire il suo consiglio. Non era poi così male, quell’idea. Così salì sul suo cavallo e si mise in viaggio. Uscì dal cancello della tenuta e cavalcò per qualche ora, fino a giungere nel paese indicatogli. Era davvero delizioso. Era un piccolo borgo, per lo più costituito da bancarelle, le case erano basse e popolari, ma si respirava un’aria buona e tranquilla, era un posto perfetto dove trascorrere il tempo e rilassarsi. Pensò in cuor suo di ringraziare lo scudiero per l’ottimo consiglio e, sceso da cavallo, prese le redini, iniziando a camminare tra le strade strette del borgo. Ad ogni angolo, c’era una bancarella, chi vendeva frutta e verdura, chi stoffe preziose e rare, chi oggetti ornamentali, alcuni vendevano anche dei gioielli di legno, altri oggetti artigianali. Castiel era estasiato da ciò che vedeva, era davvero tanto lontano a ciò che era solito vedere. Camminò a lungo, alcuni mercanti gli offrirono i loro prodotti da assaggiare, e si ritrovò ad acquistare alcuni di essi, perché gli sembrava scortese rifiutare. Quel posto sarebbe sicuramente piaciuto tanto a sua sorella Anna, lei avrebbe adorato girare tra le bancarelle, avrebbe adorato osservare e provare i gioielli di legno, avrebbe sicuramente assaggiato ogni prodotto culinario le venisse offerto, e sicuramente avrebbe costretto Castiel a comprarle ogni cosa lei desiderasse. In fondo, sapeva che per lui dirle di no era impossibile. Si ritrovò a sorridere, pensando a sua sorella, e decise di acquistare per lei una stola di seta, delicatissima e colorata e una collana di legno, il cui ciondolo era un piccolo angelo. Lei era il suo angelo.
Il tramonto si avvicinava, quando Castiel decise di rimettersi in viaggio verso la tenuta dei Winchester, gli aveva fatto bene passare la giornata fuori da lì e lontano da tutto ciò che detestava. Gli aveva fatto bene respirare l’aria di quel borgo, aveva sorriso come mai aveva fatto in vita sua, si era sentito davvero bene, e desiderava solo poter tornare lì, il più presto possibile con sua sorella, sicuramente prima della fine del loro soggiorno dai Winchester, l’avrebbe portata con sé, perché lui aveva intenzione di tornarci il giorno seguente stesso. Era da poco sorta la luna quando arrivò alla tenuta, lasciò il suo cavallo e si ritirò nelle stanze a lui riservate, annunciando di essere molto stanco a causa della lunga cavalcata appena conclusa, scusandosi al contempo per la sua assenza a quella cena. Era davvero molto stanco, alla fine le ore di cavalcata erano state tante, e lui non era poi così allenato, suo padre non gli permetteva di uscire spesso, perché doveva impegnare il suo tempo libero in importanti pratiche burocratiche riguardanti la tenuta, che lui non aveva mai voluto seguire con interesse. Stanco morto, si distese sul letto e sorrise, ripensando al bel tempo appena trascorso. Stava sonnecchiando, quando sentì uno strano fruscio dietro la porta della camera, si alzò per controllare, ma era solo nella stanza, nessuno era entrato. Ed eccola di nuovo, quella strana sensazione che aveva provato nel giardino quella mattina, non sapeva spiegarsi cos’era, ma era molto strana. Poi improvvisamente, sentì un altro fruscio e un foglio piegato con cura sbucò da sotto alla sua porta. Gli venne da ridere, chi diavolo gli faceva arrivare un biglietto in camera in quel modo? Lo osservò qualche istante, poi la curiosità prese il sopravvento e lo afferrò, aprendolo con una mal celata calma. Nessuno era lì a guardarlo, eppure lui sentiva le sue mani tremare per l’impazienza di leggerlo. Sperava in cuor suo si trattasse di lui, di Dean. Non sapeva perché, ma desiderava che l’altro provasse a cercare un contatto con lui in qualche modo, si disse che fosse solo per il desiderio di conoscerlo meglio, per aiutare sua sorella, ma mentiva ancora a se stesso, lui ne conosceva il reale motivo, ma era troppo spaventato per ammetterlo. Quando aprì il biglietto, sgranò gli occhi. Con una grafia ordinata, su quel foglio di pergamena, c’erano scritti dei versi. Castiel li lesse e rilesse più di una volta, restando stupito da quelle parole. Davvero un uomo era d’animo così puro da scrivere versi tanto belli e dedicarli a uno come lui? Maledizione, Dean lo aveva osservato, a giudicare dai suoi versi, lo aveva osservato quando era stato in giardino, e gli aveva scritto una delle poesie più belle che lui avesse mai letto. Adesso riusciva a spiegarsi il perché di quella sensazione tanto strana, un sorriso nacque sulle sue labbra, era il gesto più bello che gli avessero mai dedicato.
Ma no, non poteva cedere. Non poteva lasciarsi andare.

**

Quando quel giorno Dean uscì in giardino, sperò di incontrare Castiel, lì dove lo aveva visto qualche giorno prima, perché diamine, lui non voleva arrendersi. Forse potevano avere una speranza, forse potevano cambiare il fato. Quando lo trovò, sorrise istintivamente, quell’angelo dagli occhi blu, era seduto sotto uno degli alberi del suo giardino, di fronte alla sua finestra, e stava leggendo qualcosa; sembrava addirittura che lo stesse aspettando. Sorrise tra sé e sé, sperando che fosse la poesia che gli aveva fatto avere la sera precedente. Quello poteva essere un inizio, potevano approcciarsi e parlare di quello, giusto? Si avvicinò cautamente a lui, ma non riuscì a non fissarlo. Era incantevole, anche seduto sul prato del giardino, con la schiena appoggiata al tronco dell’albero e l’espressione assorta nel leggere. Dannazione.
«Buongiorno» lo salutò, annunciando anche la sua presenza; Castiel alzò lo sguardo dal foglio, e Dean si ritrovò catapultato in quel blu profondo, e si ritrovò a pensare che sì, voleva annegare in quel blu, voleva sprofondare in quell’oceano azzurro e non risalire più a galla. Voleva Castiel, e non era più un segreto per lui.
«Buongiorno a voi» gli rispose con il sorriso sulle labbra e la sua maledetta voce roca e profonda.
«Posso sedermi accanto a voi?» chiese.
«Ci mancherebbe, è il vostro giardino» disse, scostandosi leggermente, permettendogli di sedersi e ritornando alla sua precedente attività. Dean non disse niente, ma si sedette accanto a lui, senza appoggiare la schiena al tronco, gli faceva ancora male, anche se non lo dava a vedere. Guardò di soppiatto il giovane accanto a sé, ancora intento nella lettura, voleva parlare con lui, ma qualsiasi argomento gli sembrava inadatto e futile per il momento. Eppure c’erano solo loro, così com’era stato quella sera magica, in cui si erano ritrovati in quello stesso giardino a danzare su quella musica, persi l’uno nello sguardo dell’altro, ad un soffio di distanza. Dean era certo che non avrebbe mai dimenticato nessun istante di quella notte, della notte in cui aveva perso mente e cuore, rubati dalle mani di un angelo dagli occhi blu.
«Avete talento» disse poi Castiel, spezzando il silenzio.
«Vi ringrazio» disse Dean, sorridendo «Sono lieto che abbiate apprezzato la piccola lirica che ho composto per voi».
«Dean, siete davvero impertinente e sconsiderato. Mi avete scritto una poesia e l’avete portata sotto la mia porta» disse il ragazzo «Se qualcuno vi avesse scoperto?» domandò.
«Sono bravo a nascondermi» disse scrollando le spalle «Non lo hanno fatto. E non lo faranno, a nessuno importa leggere le poesie qui».
«Ipotizzate che qualcuno di cui non vi potete fidare la trovi» ipotizzò «Come reagirebbero se capissero che scrivete poesie per un uomo?» chiese ancora, Dean alzò gli occhi al cielo. A lui non importava, non gli importava il giudizio di quella gente, anche se lo avessero considerato criminale, lui era fermamente convinto che non ci fosse niente di male nei suoi sentimenti o in quello che scriveva. Per lui, l’arte poetica era la massina espressione d’amore «Se io l’avessi mostrata a mio padre? O ai miei fratelli? Se loro l’avessero trovata?» domandò.
«L’avete consegnata?» chiese.
«No, ma…»
«Allora non ho di che preoccuparmi» disse sorridendo «Siete un uomo affidabile, si vede».
«Ma se vi avessero scoperto qui…» provò ad obiettare, guadagnandosi uno sbuffo divertito dal biondo.
«Beh, in quel caso credo che farei arrabbiare molto il mio vecchio» disse ironicamente, cercando di evitare di rispondere a quella domanda «Sono comunque la pecora nera della famiglia».
«Non faccio fatica a crederlo, visto il vostro atteggiamento della scorsa giornata» disse con condizione di causa «A proposito, ho sentito vostro padre dire al mio che la vostra punizione sarebbe stata eclatante. State bene?»
«Non c’è niente che John possa farmi che non abbia già fatto» disse il nobile, scuotendo la testa «Ma non voglio tediarvi con i miei problemi. Piuttosto voi, dove siete stato ieri?» domandò «Non vi ho visto a cena».
«Ero molto stanco. Sono stato fuori a cavalcare, ho visitato un borgo a pochi chilometri da qui. È davvero molto carino».
«Mi fa piacere per voi» disse sorridendo.
Restarono lì a chiacchierare per un po’, Dean si ritrovò a ridere ad alcune frasi del moro, che riuscivano, nonostante l’ostentata serietà di Castiel, a strappargli un sorriso o una risata, e sì, Dean sapeva che lui era quello giusto, perché semplicemente lo stava facendo sentire bene, lo stava facendo sentire apprezzato, come lui aveva sempre desiderato sentirsi in compagnia d’un'altra persona.
«Quindi… avete chiarito con vostro padre?» domandò «Sposerete mia sorella?» chiese, Dean percepì un po’ d’esitazione nella sua voce, e non riuscì ad evitare di domandarsi da cosa dipendesse quell’esitazione.
«Senza offesa, ma non mi sposerò» disse, sicuro di sé, guardando il moro «Perché se dovessi scegliere io chi sposare, sceglierei, sì, un Novak, ma uno dagli occhi azzurri come il cielo e i capelli neri come l’ebano» disse, avvicinandosi a lui «La pelle chiara, e le labbra perfette da baciare» mormorò ad un soffio da lui «Potrei avere davanti il Novak che vorrei sposare».
«Siate serio» borbottò Castiel, allontanando Dean da sé «Cosa penserebbero se vi vedessero così vicino a me?»
«Che stiamo parlando da uomo a uomo di quando sposerò vostra sorella» disse con una scrollata di spalle «Suvvia, volete farmi credere che non avete capito che voglio voi?»
«Le vostre parole sono oltremodo sconvenienti» disse, a disagio, mordendosi le labbra «L’ho capito, ma…»
«Ma cosa? Vi infastidisce tanto farvi vedere in mia compagnia?» chiese guardandolo dritto negli occhi.
«Non  mi infastidisce, ma siete davvero troppo impertinente, se qualcuno dovesse sentirvi…»
«Siamo solo noi due qui» disse mantenendo comunque il tono di voce calmo, anche se avrebbe solo voluto zittirlo in quel momento, magari con le sue labbra «E ai nobili non piace passeggiare in giardino, ciò fa di voi, l’unico nobile più simile a me. In grado, come me di capire e apprezzare le cose veramente belle della vita».
«Dean…» mormorò il moro, e il biondo sentì il suo cuore perdere un battito, voleva sentire ancora il suo nome detto da quella voce così roca e profonda, da quel ragazzo così attraente, ma anche spaventato dalle conseguenze, e voleva fargli capire che se entrambi provavano le stesse cose, allora potevano provarci.
Conscio che con il suo atteggiamento, lo stesse mettendo in difficoltà, con fare sensuale si avvicinò maggiormente a lui, raggiungendo il suo volto, osservandolo da vicino. Castiel deglutì a causa della vicinanza.
«Dean, dovreste davvero smetterla ora…» tentò di dire, in difficoltà, boccheggiava e cercava aria, e Dean sorrideva tra sé e sé, conscio che con il suo atteggiamento avesse finalmente avuto un po’ di vantaggio sulla sua reticenza.
«Perché? Non lo sentite anche voi? Tra di noi c’è qualcosa, qualcosa che sta cercando di venire fuori» disse, guardandolo negli occhi «Qualcosa di bello e di unico che può rendere felici entrambi».
«No, voi…» tentò di obiettare.
«Voi siete quello che ero destinato ad incontrare, Castiel, voi e nessun altro».

**

Castiel deglutì ancora. Dean aveva pronunciato quelle parole con una tale semplicità da farlo rabbrividire, le aveva dette così tranquillamente, così sinceramente che gli aveva fatto venire la pelle d’oca. Voi siete quello che ero destinato ad incontrare, per qualche minuto, esse rimbombarono nella sua mente, come se il nobile le avesse urlate – e sì, temette che qualcuno avesse potuto sentirlo – erano eccessivamente vicini, se qualcuno li avesse visti, avrebbe sicuramente frainteso tutto e non sarebbe andata a finire bene. Dean era a poca distanza da lui, poteva sentire il suo profumo e il suo respiro contro la propria pelle, ma non poteva cedere, non doveva. Suo padre non l’avrebbe presa bene, nessuno l’avrebbe presa bene, e Dean doveva sposare Anna. Per quanto si sforzassero di volerla pensare diversamente, loro erano destinati a questo, ad avere vite infelici scelte dai loro genitori – Castiel sapeva che per quanto si opponesse, prima o poi, suo padre avrebbe trovato qualcuno anche per lui, così come aveva fatto con Anna, Michael e Gabriel – erano destinati a vivere relazioni di cui non avevano alcun interesse e, soprattutto, a vivere l’uno senza l’altro. Non c’era soluzione a quello. Non potevano cambiare il loro destino, in nessun modo.
«No, Dean, voi dovete smetterla…» disse piano, guardandolo in quegli occhi verde foglia, che lo avevano attratto fin da subito «Tutto questo è sbagliato, non ci renderà felici, ci farà solo del male» disse, tentando di farlo ragionare. In qualche modo, doveva far capire a Dean che tutto quello non era assolutamente possibile. Non potevano avvicinarsi in alcun modo, perché la loro società lo riteneva sbagliato, e loro a quella società dovevano dar ascolto.
«Non è sbagliato. Sono gli altri che lo pensano. Ma non è sbagliato. È lo stesso tipo d’amore di cui Saffo parla nelle sue liriche» disse, avvalorando le sue tesi, e Castiel non poteva dargli torto «Per favore, Castiel, ditemi che per voi non è lo stesso e vi lascerò in pace».
«Voi mi confondete» ammise «E ammetto che possa esserci un qualche legame tra di noi» disse ancora, senza guardare l’altro negli occhi «Ma è per il bene di entrambi se vi dico che non possiamo farlo, non possiamo dare ascolto ai nostri sentimenti» continuò «Vorrei davvero dirvi che per me non è lo stesso, così da proteggere anche voi da questa follia, ma mentirei» vide l’altro sorridere «Ma non possiamo. Noi non possiamo» disse con fermezza.
«Questo è assurdo e lo sapete anche voi. Perché privarci di qualcosa che vogliamo entrambi?» domandò.
«Lo sapete anche voi, la nostra società non prevede unioni tra uomini, sono considerate errori» disse «Le persone come noi, che provano queste cose, sono considerate abomini, e se le nostre famiglie dovessero scoprirlo…» deglutì, il ricordo di quello che era successo a quel giovane servitore si palesò di nuovo nella sua mente e tremò leggermente. Aveva avuto gli incubi per una settimana, prima di scoprire che era stato incarcerato per il reato di aver amato un altro uomo, uomo che aveva subito il suo stesso destino.
Dean sospirò: «Voi avete paura, non è vero?» chiese «Anche per questo siete scappato la notte scorsa».
«Certo che ho paura, voi no? Non ditemi che siete così incosciente da provare attrazione per un altro uomo e non averne paura» disse Castiel, quasi scioccato. Come poteva mostrare tanta sicurezza, quando ciò che sentivano era ritenuto sbagliato da tutti coloro che conoscevano? Come poteva non avere paura delle conseguenze?
«Non ho paura, perché non c’è niente di sbagliato, in tutto ciò» disse, guardandolo negli occhi, e maledizione, Castiel credette di venire meno nelle gambe, fortunatamente erano seduti, e non poteva cadere per terra. Il suo sguardo era così carico di determinazione da fargli provare brividi lungo le braccia e lungo la schiena. Tra di loro stava succedendo decisamente qualcosa e dovevano fermarlo prima che fosse troppo tardi.
«Voi la pensate così» disse mestamente Castiel «Ma nessun altro».
«Castiel, per favore…» disse Dean guardandolo negli occhi «Solo noi possiamo cambiare il nostro destino, noi e nessun altro, non possiamo soccombere all’incertezza, non possiamo lasciare che decidano loro per noi».
Lui scosse la testa, no, era troppo pericoloso, non poteva assecondare quell’idea assurda, non potevano illudersi «Posso solo… offrirvi la mia amicizia. È tutto ciò che posso darvi».
«Amicizia?» domandò confuso, inclinando il capo «Sono attratto da voi, voi siete attratto da me e mi offrite amicizia?»
Castiel sorrise malinconicamente, e annuì deciso: «Per voi è difficile starmi lontano, per me lo è altrettanto, le vostre poesie sono arte pura e mi piacerebbe approfondirne la conoscenza» disse sorridendo «Potremmo essere amici e scrivere poesie insieme o leggerle, quando capiterà l’occasione». Castiel lo guardò negli occhi, cercando di fargli capire con lo sguardo, che quella era l’unica soluzione da accettare, era l’unica fattibile per loro, era l’unico modo che avevano per avvicinarsi senza correre rischi, sebbene entrambi fossero attratti l’uno dall’altro, sebbene entrambi avessero sentito della magia scorrere tra di loro, non potevano lasciarsi travolgere. Le parole di Dean erano di quanto più bello avesse mai sentito in vita sua, di quanto qualcuno gli avesse mai detto, ma non poteva lasciarsi andare, non poteva cedere a quei sentimenti. Dean restò in silenzio, un silenzio che quasi uccise Castiel – che restò con il fiato sospeso fino alla sua risposta – probabilmente stava ponderando se fosse una buona soluzione o una soluzione inaccettabile. E sì, aveva ragione, perché in fondo lui era stato chiaro, voleva altro, ma altro era ciò che Castiel non poteva proprio dargli e sperava che lo capisse.
«Mi sta bene. Preferisco essere un vostro amico piuttosto che un completo estraneo» cedette l’altro. Castiel tirò un sospiro di sollievo e sperò davvero con tutto il cuore che avesse ceduto, e non sarebbe più tornato sull’argomento voi siete quello che ero destinato ad incontrare. Perché era stato lusingato dalla sua frase, non avrebbe sentito mai più qualcuno dirgli una frase tanto bella, ma non poteva assecondarlo, avrebbe fatto male ad entrambi e non avrebbe giovato a nessuno; inoltre essendo amici, potevano godere l’uno della compagnia dell’altro senza destare troppi sospetti, e finalmente avrebbe avuto qualcuno con cui parlare di poesia e con cui scrivere poesie, di solito permetteva solo a sua sorella di leggerle.
«Ne sono felice, non avrei sopportato non poter più apprezzare le vostre liriche».
«Se mi fate questi complimenti, però, dovrete stare attento, potrei anche pensare che mi stiate corteggiando».
Castiel scosse la testa, e una risata cristallina fuoriuscì dalla sua bocca, forse era una soluzione che li avrebbe fatti soffrire un po’ inizialmente, perché entrambi volevano altro l’uno dall’altro, ma con il tempo, avrebbero capito che era l’unica soluzione che non li avrebbe allontanati del tutto.
Forse un giorno avrebbero potuto riscrivere il loro fato, ma non quel giorno.


_____________

Hola people!
Buona sera/notte di venerdì/sabato!
Eccoci di nuovo qui con questa struggente storia, con il terzo capitolo!
E sì, finalmente i due baldi giovani si sono incontrati e parlati! Dean proprio non sa stare senza provarci con lui e allora gli scrive una poesia! 
Ma Cas è ancora spaventato da tutto, quindi si gioca la carta della friendzone, ma tranquille, Dean ne uscirà, ci sarà tempo per l'ammmore.
Riuscirà Dean a far sciogliere un po' Cas? Lo scopriremo nella prossima puntata, il prossimo venerdì/sabato! 
Grazie a tutti coloro che seguono la storia e a chi recensisce senza sosta <3
A presto, people!
Stay tuned!

P.s per chi non lo sapesse, Saffo è stata una poetessa dell'antica Grecia, le cui liriche (bellissime e struggenti) erano dedicate a delle donne.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV: No one can say what we get to be. ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!

_________________________

It's up to you, and it's up to me
No one can say what we get to be
So why don't we rewrite the stars?
Maybe the world could be ours
Tonight

 
Da quella mattina in giardino, Dean aveva mantenuto la sua parola e si era comportato unicamente come un amico con Castiel, e spesso si erano ritrovati insieme, lì, nel giardino – diventato un po’ il loro posto, dove nessuno andava a disturbarli – a parlare, a leggere, o semplicemente ad ascoltare insieme il silenzio. Dean adorava passare il suo tempo con Castiel, e probabilmente questo non aiutava la sua attrazione nei suoi confronti, ma stargli totalmente lontano lo avrebbe fatto stare solamente peggio. Erano seduti sotto quello stesso albero, il sole stava iniziando a tramontare e rendeva l’atmosfera, in qualche modo, magica. Dean si sentiva molto meglio, le ferite erano quasi guarite del tutto, e sapeva che con il ricevimento finale del matrimonio, si avvicinava anche il momento in cui avrebbe detto addio al moro. E decisamente non voleva che tale momento arrivasse. Lui e Castiel erano sulla stessa lunghezza d’onda, avevano la stessa passione per la poesia, avevano lo stesso modo di pensare e stavano instaurando davvero un bel rapporto d’amicizia, sarebbe stato anche sincero se Dean non si fosse sentito irrimediabilmente attratto dal giovane dagli occhi azzurri, ma cercava di sopprimere questo suo sentimento, per mantenere la promessa fatta al moro ed evitare che si allontanasse da lui.
Castiel, in quel momento, era assorto nella lettura di una poesia che Dean aveva scritto qualche tempo prima,  Dean non sapeva nemmeno quando avesse iniziato a portargli le sue poesie, ma era successo e l’altro adorava leggerle; e durante quell’attesa terribile del suo giudizio, il biondo non sapeva spiegarsi come mai si sentisse tanto agitato. Si perse qualche istante ad osservarlo, il giovane accanto a lui era completamente concentrato, il sole al tramonto illuminava parzialmente il suo volto, e i suoi occhi splendevano di quella luce. Era uno spettacolo per gli occhi, il cuore, la mente e l'anima, era bellissimo ed era un peccato non poterglielo dire, perché avevano deciso tra di loro di evitare qualsiasi tipo di avances o di complimenti, ma Dean, da artista, davanti alla bellezza non sapeva resistere, non sapeva trattenersi, voleva terribilmente dirgli che lo trovava bellissimo, lo trovava attraente e meraviglioso, ma doveva tacere ed accontentarsi della sua amicizia. Preferiva essere suo amico, piuttosto che completi estranei, ma era dura quando lui non voleva solo un rapporto del genere, quando lui voleva di più, quando voleva lui, in tutti i sensi. Tuttavia, capiva la sua posizione, capiva perché avesse deciso così, e rispettava la sua decisione. Anche se, in momenti come quello, era impossibile trattenere la voglia di baciarlo.
«Dean, potreste smetterla di fissarmi così?» chiese Castiel con il sorriso sulle labbra, scostandosi un ciuffo di capelli ribelle dal volto. Dean arretrò leggermente, e guardò un punto davanti a sé, sentendo le gote andare a fuoco. Come aveva fatto ad accorgersene? E perché il suo tono di voce risultava così tranquillo? Come mai, adesso, era così a suo agio con lui? Maledizione, se non fosse stato per la riunione che aveva con suo padre, sarebbe rimasto lì con lui per ore, anche ad ascoltare il silenzio, perché con Castiel era bello anche questo: stare lì seduti nell’erba, le gambe distese davanti a loro che ogni tanto si sfioravano, e il solo canto degli uccellini che si posavano sui rami degli alberi a far loro da colonna sonora. Ecco, quello era qualcosa per cui Dean avrebbe dato la sua vita, perché era una delle cose più belle e rilassanti che avesse mai fatto; parlare con lui era interessante, discutere con lui lo era ancora di più, e riusciva sempre a sorprenderlo in modo piacevole.
«Le mie scuse» mormorò in imbarazzo, sentendo le gote andare a fuoco.
«Non importa» rispose sorridendo «Comunque, il vostro stile è qualcosa di sublime» disse, mentre continuava a leggere la poesia «Siete un bravissimo poeta. Perché non lo fate seriamente?» chiese.
«State scherzando? Mio padre mi ucciderebbe se scoprisse che mi piace scrivere. Siete l’unico ad aver letto le mie composizioni» disse Dean, giocando con un ciuffo d’erba «Nemmeno mio fratello le conosce» spiegò con un sorriso malinconico sul volto «Sa che scrivo, ma non ha mai letto nulla. Nemmeno gli interessa, credo» concluse con tono sconfitto.
«Mi conoscete appena, e vi fidate fino a questo punto di me?» chiese scettico «Dovete essere piuttosto coraggioso, o piuttosto incosciente per fare una cosa del genere».
«Non lo so, è che voi ispirate fiducia» ammise il biondo «Con voi sento di poter essere me stesso, senza temere alcun giudizio, perché voi mi capite. Voi siete come me» disse, stavolta, guardandolo negli occhi «Mi sbaglio?»
«No, non vi sbagliate. Anche io sento di essere in sintonia con voi. È una cosa che non mi è mai successa con nessuno».
Un sorriso affiorò sulle labbra di Dean: «Ne sono contento».
«Avete altro da mostrarmi?» chiese.
«Al momento no» disse rammaricato «Avete letto tutte le mie poesie più recenti».
«E le più vecchie?» chiese l’altro in trepidazione «Le avete ancora?» Dean annuì guardandolo «Mostratemi anche quelle, vi prego».
«Ve le porterò al nostro prossimo incontro, va bene?»
«Va benissimo, Dean». Il biondo si morse le labbra sentendo il suo nome pronunciato da Castiel, davvero, era difficile restare solo amico della persona per la quale provava un’attrazione tanto forte, ma doveva stare attento, doveva far di tutto per non perdere anche quella, perché per lui era importante non perdere Castiel, non perdere la sua amicizia; era la prima volta che si sentiva in sintonia con qualcuno, era la prima volta che trovava qualcuno che capisse esattamente tutte le sue sensazioni e perderlo avrebbe solo fatto male. La loro amicizia, d’altra parte, non sarebbe nemmeno stata malvista, John avrebbe pensato che lo facesse per gli interessi della famiglia verso i Novak, per farsi perdonare del suo atteggiamento, ma non avrebbe mai saputo che a Dean non importava che si trattasse di un Novak, a lui importava solo che era in grado di scuotere la sua anima, solo pronunciando il suo nome. Voleva sentire quelle labbra sulle sue, quella voce dritta nel suo orecchio, ma non poteva, sapeva di doversi trattenere. Eppure, Castiel era bellissimo, ed era anche consapevole di esserlo, aveva delle movenze sensuali e aggraziate, così diverse da quelle femminili, ma ugualmente apprezzabili, il suo modo di parlare incantava chiunque, ed aveva lo sguardo più bello che avesse mai visto in tutta la Nazione. E non era un eufemismo, il suo, era la pura e semplice verità.
«Purtroppo, adesso devo lasciarvi» disse, alzandosi dall’erba, ripulendosi i pantaloni di tessuto scuro «Avete finito di leggere?» domandò indicando le pergamene ancora tra le sue mani.
«Dovete già andare via?» chiese «No, non ancora…»
«D’accordo, allora le lascerò a voi, state attento, mi raccomando» disse il giovane, scrutando per un attimo il viso di Castiel, che si illuminò per un momento, prima di scurirsi di nuovo.
«Sicuro che dovete andare?»
«Purtroppo sì. Mio padre deve parlarmi e non sopporta ritardi» disse sospirando «Ho promesso a mio fratello che non avrei fatto arrabbiare il vecchio, almeno fino al suo grande giorno e non voglio deludere Sam» disse mestamente «Spero di trovarvi qui, domani al solito orario» disse con tono speranzoso «Vi porterò le poesie più vecchie che ho scritto».
«Sarò qui ad aspettarvi dopo la colazione» disse il moro, rivolgendogli un sorriso «Vi auguro buona fortuna con vostro padre» gli disse «Ne approfitterò per parlare anche io con il mio di una questione importante» asserì.
«Ne avrò bisogno» sospirò scuotendo la testa «Buona fortuna anche a voi».
Solo dopo un ulteriore sguardo al moro, si diresse verso l’ingresso della tenuta con il cuore in gola. Sperava solo che suo padre avesse buone notizie riguardo il suo matrimonio combinato con la Novak. Era una questione ancora aperta e irrisolta, e sperava che potesse concludersi nel migliore dei modi per lui, cioè senza un matrimonio.
La sua, tuttavia, era solo una speranza destinata a morire.

**

Castiel era sorpreso in modo positivo, non credeva possibile che lui e Dean potessero riuscire ad essere solo amici, nonostante la forte attrazione che entrambi provavano l’uno per l’altro, e invece ci stavano riuscendo bene. Suo padre era anche felice, perché frequentava il Winchester, ed era una cosa ottima per i suoi interessi economici con quella famiglia, Chuck sperava che lui potesse influire positivamente su Dean e convincerlo a sposare Anna, ma Castiel non aveva intenzione di farlo, anzi visto che aveva iniziato a conoscere il ragazzo, non voleva che lui sposasse Anna, la quale, dal suo punto di vista, aveva iniziato ad apprezzare il fatto di dover sposare Dean, anche in base alle parole che Castiel diceva su di lui. «Beh, è pur sempre un uomo affascinante» diceva la minore dei Novak «E poi tu vai d’accordo con lui, tanto male non deve essere». Eppure, lui voleva farlo un piccolo tentativo per evitare alla sorella minore una vita infelice, sì, perché era quello che l’attendeva accanto a Dean, se si fossero sposati, perché a Dean non sarebbe mai piaciuta Anna, non avrebbe mai potuto amarla e poi per lui sarebbe stato davvero difficile vederlo troppo spesso. Non avrebbe fatto altro che alimentare l’attrazione segreta che provava per lui. A differenza di ciò che pensava Chuck, a lui importava poco degli interessi economici, era felice che lui potesse incontrare Dean, senza essere intralciato da suo padre, ma non voleva che Anna sposasse un uomo che provava attrazione per suo fratello, piuttosto che per lei.
Terminò di leggere le poesie che gli aveva portato Dean e sorrise, restando stupito. Sarebbe stato un poeta bravissimo, se solo avesse potuto intraprendere quella carriera, peccato che la sua situazione familiare lo impediva.
La storia dell’essere amici stava funzionando, anche se sentiva, percepiva, e a volte riusciva anche a vedere il modo in cui Dean lo guardava, in cui lo desiderava, il modo in cui cercava anche lui di trattenersi da quegli impulsi sbagliati che provavano l’uno verso l’altro. Non importava quanto si impegnassero ad essere amici, il problema era di fondo, Dean lo desiderava, e non si sarebbe arreso facilmente, ed anche lui era attratto dal biondo, in un modo in cui non gli era mai capitato con nessuno, stava a lui l’obbligo di resistere, doveva resistere all'attrazione, doveva resistere all’impulso di volerlo baciare quando lo sentiva vicino, doveva resistere all’impulso di voler ricambiare il suo sguardo e perdersi in quegli occhi verdi come gli smeraldi più preziosi della Nazione, doveva resistere all’impulso di voler cedere al desiderio che anche lui aveva scoperto di provare verso il biondo. No, doveva distrarsi, doveva evitare di pensare a questo, doveva fare qualsiasi altra cosa ed evitare di ritornare su quel tipo di pensieri, e per farlo doveva allontanarsi da quel giardino, almeno fino al prossimo incontro con Dean. Così ripose con cura le pergamene su cui erano scritte le sue poesie in una scatola, e si ripromise di rileggerle quando sarebbe tornato in camera sua, per assaporare di più quelle parole meravigliose, scritte su quei fogli, ai quali doveva prestare particolare attenzione, nessuno doveva scoprirli, Dean aveva riposto totale fiducia in lui, lasciandoglieli, e lui non voleva deludere la sua fiducia. Si alzò dal prato e si mise la scatola sotto il braccio, dirigendosi verso la tenuta. Incrociò Garth, lo scudiero che gli aveva consigliato di andare in quel bellissimo villaggio, che aveva scoperto chiamarsi Little Heaven, e un nome più indicato per quel piccolo paradiso non poteva esistere, lo salutò con un cenno di mano e un sorriso, e poi incrociò anche John Winchester, al quale riservò un saluto più formale. Forse si stava dirigendo anche lui alla tenuta per incontrare Dean, l’uomo ricambiò il suo saluto e Castiel lo superò per raggiungere le sue stanze, dove depositò la scatola con le poesie. Non voleva che le trovassero, Dean gli aveva confidato di non averle fatte leggere a nessun altro a parte lui, e non voleva tradire la sua fiducia. Si sentiva lusingato di tutta la fiducia che l’altro gli aveva concesso e non capiva come mai non si fidasse fino a quel punto anche del suo stesso fratello. Certo, nemmeno lui si fidava dei suoi, a parte Anna, e forse Dean, come lui, era mosso dalle sue stesse convinzioni, che in quella società non ci si potesse fidare nemmeno dei propri parenti, e si convinceva sempre di più del fatto che lui e quel ragazzo fossero sulla stessa lunghezza d’onda e forse era per questo che si erano piaciuti fin da subito.
Doveva parlare con suo padre della situazione di Anna, e doveva farlo prima di lasciare la tenuta dei Winchester, non poteva rischiare di andare via da lì e non avergli parlato. Quando sarebbero stati alla loro tenuta, sarebbe stato troppo tardi, perché lì non avrebbe mai trovato il coraggio di affrontarlo. Lì, dai Winchester, era come se fossero in campo neutrale, dove suo padre non aveva su di lui tutto il controllo che esercitava alla tenuta. Raccolse un po’ di coraggio, e lasciò la scatola sul suo letto, poi uscì dalla camera e si diresse da suo padre, che era in compagnia di Michael e stavano parlando di qualcosa di importante. Doveva intervenire lì, doveva parlargli, doveva dirgli di lasciare in pace sua sorella, ma così facendo si sarebbe esposto troppo. Si sarebbe messo in una posizione difficile, deglutì forte, e si fece coraggio, doveva farlo in quel momento. Si avvicinò ai due uomini esitante, sperando di trovare le parole giuste da dire, per Anna. Doveva farlo per Anna, per darle un briciolo di speranza.
«Padre» lo salutò avvicinandosi «Michael» disse ancora, rivolto al fratello maggiore.
«Castiel» lo accolse l’uomo più anziano «Cosa ci fai qui?»
«Volevo parlarti» disse, deglutendo ancora «Di, uhm, Anna».
«Tua sorella? Hai parlato con lei, vero?» domandò l’uomo, Castiel si ritrovò costretto ad annuire «Non ne avevo alcun dubbio. Devi capire, figliolo, che lei ha un destino scritto, così come lo hai tu, e come lo hanno i tuoi fratelli» spiegò l’uomo con apparente calma «Non è in vostro potere decidere nulla».
«Sì, ma…» cercò di obiettare.
«Castiel, non provarci nemmeno. Non cambierò idea sul matrimonio, e nemmeno John lo farà. Tu non puoi fare nulla per impedirlo. Resta al tuo posto e non provocarmi, il prossimo potresti essere tu» disse con velato tono di minaccia, allontanandosi dai figli, e raggiungendo John Winchester che era appena apparso vicino a loro e aveva l’aria soddisfatta. Qualcosa gli diceva che i due capifamiglia avevano preso una decisione importante e definitiva per i loro figli, e qualcos’altro gli diceva che Dean non ne fosse per niente felice; e adesso si spiegava anche il motivo di tanta allegria da parte di suo padre in quei giorni. Michael gli mise una mano sulla spalla con fare confortante.
«Lascia perdere, Castiel, non metterti contro nostro padre» gli suggerì «Nessuno di noi può andare contro il suo volere. Non possiamo farci nulla».
«Non è giusto» si lasciò scappare, mordendosi subito le labbra. Michael avrebbe riferito il suo commento a suo padre, il quale avrebbe preso dei provvedimenti contro di lui. Quel breve scambio di battute con l’uomo, gli aveva fatto capire la realtà dei fatti, quella che lui aveva sempre cercato di evitare. Erano solo burattini nelle mani dei capifamiglia. Nessuno era libero di scegliere, nessuno era libero di desiderare una vita diversa, una vita felice; lo sapevano, lo avevano sempre saputo fin da quando Lucifer era morto a causa della sua ribellione, ma lui non aveva mai voluto aprire gli occhi.
«Lo so. Niente è giusto in questo mondo» disse Michael, sorprendendolo «Solo, Castiel, non farmi perdere un altro fratello. Perdere Lucifer è stato abbastanza doloroso, non voglio perdere altri fratelli» il minore spalancò gli occhi, sorpreso dalle parole del maggiore, era convinto che Michael non fosse in grado di provare alcun sentimento e invece… «So che ti sembro insensibile, ma tutto quello che faccio, lo faccio anche per proteggere voi» disse, prima di strizzargli la spalla e raggiungere suo padre e John Winchester e iniziare a parlare con loro. C’era qualcosa di fondamentalmente sbagliato in tutto quello che era appena accaduto, ma non riusciva a smettere di pensare che suo fratello, in realtà, fosse così interessato alla sorte dei suoi fratelli. Non aveva mai visto Michael sotto quel punto di vista, e adesso, capiva realmente i suoi modi bruschi e il suo continuo assecondare loro padre. Voleva solo proteggere i suoi fratelli, per rimediare, probabilmente, all’errore di non aver protetto Lucifer; questo gli fece vedere suo fratello sotto un altro punto di vista, che però non mitigava quell’orribile sensazione di aver sbattuto la faccia contro la realtà e di esserne stato colpito in pieno.

**

Dean non si era mai sentito tanto nervoso, tanto fuori di testa e arrabbiato con l’intero mondo. Aveva appena finito di parlare con John, e l’uomo non gli aveva dato scelta: o accettava di sposare la Novak, o diseredava sia lui che Sam – non aveva capito perché avesse tirato in mezzo il fratello, ma probabilmente quell’infame di John sapeva che il fratello minore era il suo punto debole – aveva dovuto cedere per forza, accettare di sposare la donna, non poteva permettere che suo fratello perdesse tutto a causa sua, non avrebbe mai voluto cedere a quel ricatto, ma sapeva anche che Sam non lo avrebbe mai perdonato se avesse perso ogni cosa in cui credeva perché lui doveva essere ribelle, perdere l’affetto del fratello era l’unica cosa che lo terrorizzava. E il giorno successivo al matrimonio di Sam, avrebbe fatto il suo annuncio, perché presto sarebbero iniziati i preparativi per quest’altro matrimonio – per fortuna, i preparativi duravano sempre tra gli otto e i dodici mesi – l’unica cosa positiva in tutta quella faccenda, era che a causa del matrimonio sarebbe andato spesso dai Novak, e avrebbe incontrato spesso Castiel. Nient’altro gli importava, almeno poteva intrattenere un’amicizia vera con una persona che capiva il suo punto di vista e poteva capire come si sentisse in quel momento. Quella era l’unica nota positiva di tutta quella storia, non era giusto che John si comportasse in quel modo, non era giusto che imponesse in quel modo il suo status di capofamiglia, perché doveva sposare una donna per la quale non provava alcun sentimento?
E mentre Dean assisteva al matrimonio di suo fratello, che per lui era solo una tortura, cercava con lo sguardo Castiel senza un reale motivo, non era potuto andare da lui e consegnargli le sue poesie vecchie, non erano riusciti ad incontrarsi perché era rimasto nelle sue stanze a digerire il colpo appena subito. La funzione del matrimonio fu una vera noia, Dean doveva presenziare in prima fila, in quanto fratello maggiore dello sposo, e non vide Castiel per tutto il tempo della cerimonia. Però doveva ammetterlo, Sam era davvero felice, sorrideva in modo tenero, quasi imbarazzato, mentre pronunciava i voti nuziali e sposava la donna che amava. Sam era stato fortunato, era da sempre stato il preferito tra i due fratelli, perché aveva sempre seguito gli ordini, e alla fine aveva conosciuto la persona giusta, della giusta famiglia ed era convolato a nozze con l’amore di cui necessitava per essere felice. Mentre lui, da sempre la pecora nera della famiglia, il figlio ribelle che non voleva mai stare agli ordini, era stato condannato all’infelicità, obbligato ad un matrimonio che non voleva, e costretto a rinunciare per sempre all’amore. Si voltò solo un momento, e intravide quegli occhi blu guardare nella sua esatta direzione. Sapeva a cosa pensasse Castiel, perché loro erano sulla stessa lunghezza d’onda. Non era giusto che loro due non potessero essere destinati a quello, che loro non potessero essere felici come meritavano, che loro dovessero solo desiderarsi, senza aversi realmente. Ed era triste, ingiusto e senza senso, ma era la verità, era il loro destino. Distolse lo sguardo, riportandolo sui novelli sposi, mentre la donna stava pronunciando i suoi voti. Anche lei era felice, e sperava che, dopo quel matrimonio, potessero esserlo entrambi. Perché se lui non meritava la felicità, forse suo fratello la meritava, e allora andava bene così. Andava bene accettare a malincuore di sposare la Novak, affinché Sam fosse felice e avesse ciò che meritava. Se suo padre avesse minacciato di diseredare solo lui, lo avrebbe accettato, senza obiezioni. Ma quando aveva tirato in ballo suo fratello, allora lì aveva dovuto fare un passo indietro e aveva dovuto accettare e sottostare a quella minaccia. Perché non voleva che suo fratello perdesse tutto a causa sua. Lo avrebbe odiato e se era pronto ad essere detestato dal padre, non era pronto ad essere odiato dal fratello minore. In fondo al suo cuore, sperava che Sam nella sua situazione avesse fatto lo stesso.
Quando il sacerdote terminò la funzione, tutti i presenti si alzarono in piedi regalando ai due sposi un applauso fragoroso, mentre i protagonisti della giornata si scambiavano il primo bacio della loro vita matrimoniale. Sam era felicissimo, era raggiante e Dean non poteva che pensare di aver preso la decisione migliore il giorno precedente. Fu il primo, dopo suo padre, a raggiungere Sam e a fargli le congratulazioni. Dopo giorni di stupidi festeggiamenti, ricevimenti senza senso, e altro, finalmente il suo grande giorno era arrivato e lui non poteva che essere orgoglioso del suo piccolo Sammy. Appena tutti i capifamiglia ebbero dato i loro auguri agli sposi, si spostarono tutti nella sala dei banchetti e ricevimenti, dove era stato allestito un intero banchetto in onore degli sposi, che per l’occasione, avevano un tavolo al centro della stanza, la tradizione voleva che loro fossero al centro di tutto, perché era il loro giorno speciale. E John Winchester era un uomo che teneva alle tradizioni. Dean rabbrividì al solo pensiero che un giorno sarebbe stato obbligato anche lui a fare una cosa del genere. Cercò Castiel tra gli invitati, ma non lo trovò, non subito, era intento a conversare con suo fratello Michael, in un angolo della stanza, e sembrava sereno. Castiel era un essere umano dall’aspetto di un angelo, e quando sorrideva, lo sembrava davvero, e quel sorriso, Dean ne era certo, avrebbe illuminato anche la notte più buia e cupa. Dean non poteva pensare di non essere destinato a lui, che lo avesse incontrato per perderlo, senza aver nemmeno provato ad averlo andando contro tutto e tutti, di mezzo c’era la felicità di suo fratello, e quella per lui veniva prima di ogni altra cosa, era sempre stato così.
Il ricevimento era stato una noia pazzesca, ma per fortuna si era concluso in modo pacifico, suo padre aveva parlato tutto il tempo con Chuck Novak, che insieme a tutti i figli era seduto allo stesso tavolo della sua famiglia, Dean sapeva il motivo, e sapeva anche che Castiel lo avesse capito, perché sentiva il suo sguardo bruciare sulla propria pelle.
Quando il giorno dopo, l’ultimo giorno di festeggiamenti ufficiali, si ritrovarono di nuovo tutti in quella sala, si poteva percepire nell’aria che ci fosse qualcosa che non andava. Dean, al suo ingresso, non degnò uno sguardo nessuno degli invitati, anche se ogni tanto cercava con lo sguardo Castiel – non lo aveva visto tutto il giorno, perché era stato impegnato a discutere con John e gli era mancato da morire – e quando incrociò il suo sguardo blu, rassegnato quanto il suo, capì che sì, anche Castiel sapeva, o aveva inteso ciò che stava per accadere, Dean ignorava cosa fosse. Sentiva una stretta allo stomaco che gli impediva quasi di respirare, era qualcosa che faceva troppo male, perché non era quello che desiderava, non era quello che voleva. Era ciò da cui era sempre scappato, e odiò con tutto il suo cuore, quando suo padre gli chiese, anzi gli ordinò di fare l’annuncio. Dovette dirlo davanti a tutti gli invitati, a Castiel, a chiunque fosse presente. Lui avrebbe sposato Anna Novak, nella primavera dell’anno che sarebbe venuto, per favorire gli affari di suo padre, ed allearsi con una forte casata. Sentì il terreno mancare sotto i suoi piedi, soprattutto quando incrociò lo sguardo di Castiel, distrutto quanto il suo. Avrebbe voluto cambiare il mondo, solo per stare un minuto insieme a lui, ma non poteva, non ne aveva il potere, e la cosa lo faceva stare male, più di quanto osasse immaginare. Gli lanciò uno sguardo, sperando che capisse che necessitava di incontrarlo, quando tutti sarebbero andati via, quando tutto sarebbe finito. Sperava di incontrarlo per parlargli.

**

Quando Dean fece quell’annuncio, in quel modo, davanti a tutti quanti, e poi ne incrociò lo sguardo, Castiel capì che era stato costretto, che non avrebbe mai accettato quell’obbligo se non gli fosse stato imposto con la forza. Tremò al solo pensiero di ciò che aveva potuto fargli John per convincerlo ad accettare, il biondo gli era sembrato abbastanza intenzionato a non accettare un tale compromesso, si era fatto frustare per evitarlo, e invece eccolo lì a fare l’annuncio che gli avrebbe cambiato la vita per sempre. Perché il fato con loro era stato tanto ingiusto? Perché vivevano in un mondo dove le persone non potevano essere libere di scegliere chi amare? Perché dovevano vivere in un posto dove i capifamiglia decidevano la vita di tutti? Aveva bisogno di parlargli, e aveva capito che anche il biondo ne avesse bisogno, perché lo aveva letto nel suo sguardo, quando aveva incrociato i suoi occhi verdi, così spenti e privi di vita, così diversi da com’erano di solito, aveva capito che aveva bisogno di incontrarlo, e anche lui voleva parlargli. Dopo la conversazione con Michael del giorno prima, aveva capito che suo fratello avesse fatto di tutto per impedire quell’unione, ma il padre era stato categoricamente irremovibile. Anna volente o nolente avrebbe sposato Dean Winchester, lo stesso avrebbe fatto Dean. Castiel era amareggiato, perché non era giusto che, per il solo motivo di avere potere, due uomini decidessero il destino di tutti i loro figli. Non era giusto, e anche Michael lo sapeva, Michael che non aveva potuto fare niente per proteggere la sorella, Michael che era stato il primo a dover cedere alle decisioni del padre, il primo a sapere della sorte di Lucifer, l’unico che aveva provato a far ragionare il fratello, il quale aveva scelto ugualmente di ribellarsi, l’unico che adesso cercava di proteggere i fratelli minori che gli erano rimasti, dopo il fallimento compiuto con il primo. Ma Castiel non era Michael, e non riusciva ad accettare ciò che Chuck imponeva loro, e se mai avesse cercato di forzare lui ad una cosa del genere, era certo, avrebbe fatto la fine di Lucifer, perché lui non voleva in nessun modo accettare quella sorte, avrebbe lottato per la sua libertà, perché, anche se aveva paura di amare chi amava davvero, nessuno poteva costringerlo a sposare qualcuno che non amava. Aveva bisogno di vedere Dean, anche se sapeva che sarebbe stata l’ultima volta, poiché il giorno seguente sarebbero dovuti tornare alla tenuta, Chuck aveva degli impegni improrogabili. Quando tutto il ricevimento terminò, quando tutti si furono ritirati nelle loro stanze, quando ebbe finto di tornare nelle sue, salutando padre e fratelli, sgattaiolò via dall’area della tenuta a loro riservata, per il passaggio che Dean gli aveva mostrato una volta, e raggiunse il giardino. Nella tenuta c’era ancora qualche servitore che metteva in ordine, ma nessun altro nobile tra i piedi, nessuno tranne uno che stava in piedi vicino all’albero più nascosto del giardino, che aveva l’espressione di un condannato a morte, e che, anche in quella circostanza, illuminato dalla luna, era meraviglioso.
«Siete venuto» disse Dean, quando lui si avvicinò «Non ci speravo più».
«Mio fratello Michael mi ha trattenuto» disse a mo’ di giustificazione.
«Ho saputo che domani partirete» affermò con tono triste, e lo sguardo basso.
«E io che voi sposerete mia sorella» aggiunse il moro, con drammatica realtà.
Dean sospirò annuendo: «Ad alcune cose non c’è rimedio» affermò «E mio padre sa bene quali tasti del mio cuore toccare, per convincermi sempre a fare ciò che vuole» disse amareggiato «Ho comunque la vostra amicizia o vi ho deluso?» chiese. Castiel si chiese il motivo di tale domanda, e non riuscì a darsi una risposta.
«Voi non potreste mai deludermi, Dean. Avrete sempre la mia più sincera e fidata amicizia» disse «Non è me che dovete compiacere. Io posso solo essere vostro amico».
«Vi ringrazio» disse Dean con rassegnazione. Le ultime luci della tenuta si spensero, lasciandoli in una penombra fatta solo di luce lunare, che rendeva le circostanze quasi magiche, come la prima volta che si erano trovati sotto quello stesso albero ed era successo, ciò che li aveva spinti ad essere di nuovo lì. E forse, solo per una notte, solo per un attimo, Castiel poteva cedere a quell’impulso, solo per una notte poteva affrontare il fato e prendere ciò che entrambi volevano. Forse per una notte poteva riscrivere le stelle e concedere ad entrambi uno sprazzo di felicità, lì nascosti da tutti, lì dove nessuno poteva vederli, lì alla luce della luna, lì potevano, solo per una notte, riscrivere il loro destino.
«Forse non possiamo cambiare la nostra vita o il nostro destino» disse, muovendo un passo verso di lui, vide Dean arretrare verso l’albero istintivamente e appoggiarsi sopra, forse sopraffatto dalle emozioni «Forse non possiamo andare contro il volere dei nostri genitori senza ripercussioni su chi amiamo» disse ancora, arrivando più vicino a Dean, fronteggiandolo, gli appoggiò una mano sulla guancia, e lui istintivamente piegò la testa verso la sua mano, per godere della carezza, facendo sorridere il moro «Forse non saremo mai felici come desideriamo» disse ancora, ormai era ad un palmo da lui, e Dean alzò lo sguardo, incrociando quello determinato e bruciante di desiderio di Castiel «Ma forse, solo per stanotte, solo per un momento, solo per un attimo possiamo godere di uno sprazzo di paradiso» affermò, prima di posare delicatamente le sue labbra su quelle del biondo, congiungendole in un dolce e amaro bacio pieno di tristezza e futura nostalgia, baciandolo come avrebbe dovuto fare quando si erano trovati sotto quello stesso albero giorni prima, senza alcuna paura, soli al buio del giardino e illuminati solo dalla fioca luce della luna, diedero sfogo al desiderio che provavano l’uno verso l’altro, solo per quel momento, solo per quella notte, almeno le loro labbra potevano appartenersi.
«Questo resterà il nostro piccolo segreto» disse Castiel appoggiando la fronte contro quella del biondo, sorridendo, quando si staccarono l’uno dall’altro in cerca d’aria.
«Lo porterò con me nella tomba, lo giuro» affermò Dean, leggermente affannato «Solo se mi concedete un altro bacio».
Castiel sorrise: «Siete sempre impertinente» mormorò quasi sulle sue labbra «Ma penso di potervi accontentare» disse, baciandolo ancora, premendo il suo corpo su quello dell’altro, ancora appoggiato all’albero. Era la sensazione più bella che avesse mai provato, sentiva il cuore battere in maniera forsennata, e sentiva quello dell’altro battere nel medesimo modo contro il proprio petto. Ciò che quella sera era successo tra di loro, doveva essere scritta da qualche parte, perché le loro labbra erano perfette le une sulle altre, e i loro corpi si incastravano tra di loro alla perfezione. Restarono lì, in giardino, a baciarsi e a stringersi vicendevolmente per tutta la notte, fino alle prime luci dell’alba.
«Non lo dimenticherò mai, lo giuro» promise Dean, mentre lo guardava allontanarsi per raggiungere le sue stanze.
«Neanche io» promise Castiel a sua volta «Arrivederci, Dean».
«A presto, Castiel».
Solo dopo avergli rubato un altro fuggevole bacio, Castiel riuscì a tornare nelle sue stanze, senza pentirsi di ciò che era accaduto con Dean; era solo questione di tempo, prima che quella bruciante passione che provavano si concretizzasse, per sua fortuna, era accaduto la notte prima della sua partenza, ed era certo che non sarebbe mai accaduto di nuovo. Non sapeva però, che da quel momento in poi i loro destini sarebbero stati intrecciati, fino a che non sarebbero arrivati al punto di non ritorno; ma per il momento, continuava a sentire il sapore di Dean sulle sue labbra, e non trovava niente di male in quello, per una sola notte, per un singolo momento, aveva sentito il mondo appartenergli, e poteva giurare di essere riuscito a toccare il paradiso toccando quella labbra. Non avrebbe mai dimenticato quella notte.



_________________________

Hola people! 
Buon venerdì! Oggi riesco ad aggiornare ad un orario decente (ma solo perché dopo correrò a guardare la nuova stagione di SPN, finalmente!) Ed eccoci ritrovati con un nuovo capitolo. 
Ovviamente, Dean è stato costretto ad accettare il matrimonio con Anna, ma c'è un anno davanti a lui, e in un anno possono succedere un sacco di cose... E alla fine, Cas lo bacia! Sono totalmente innamorati, anche se non lo ammettono ancora. 
Nel prossimo capitolo, i due piccioncini non avranno contatti fisici perché (spoiler) si scambieranno delle lettere. Anyway, spero che la storia vi stia piacendo quanto a me è piaciuta scriverla. Lo so che l'inizio è un po' lento tra questi due, ma è perché vivono in una società in cui i rapporti uomo/uomo sono banditi e ritenuti illegali. Ma le cose tra di loro miglioreranno, quando si decideranno ad accettare i loro sentimenti, e accadrà presto, credetemi! 
Io vi do come al solito appuntamento a venerdì prossimo e vi ringrazio come sempre per il supporto incondizionato che i miei fidati seguaci mi danno sempre, grazie mille!

A presto, people! Stay tuned!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** V: There are mountains and there are doors that we can't walk through. ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!

_______________

 

You think it's easy
You think I don't want to run to you
But there are mountains
And there are doors that we can't walk through

 
Mio caro ospite, 
spero che il vostro rientro sia stato confortevole e non abbiate avuto alcun problema durante il viaggio. È stato un onore per me conoscervi ed avere voi e la vostra famiglia come ospiti presso la mia tenuta; vi ringrazio per essere venuto al ricevimento del matrimonio di mio fratello; ho molto gradito la vostra compagnia. Purtroppo per quanto ci abbia provato, non riesco a dimenticare i vostri occhi meravigliosi, la vostra risata angelica, le vostre soffici labbra, ma soprattutto il tempo trascorso insieme. So che mi avete concesso una sola notte di baci e la vostra amicizia, e vi sono grato di questo; nonostante ciò sarà davvero difficile per me riuscire a dimenticare i vostri baci delicati e i vostri sensuali gesti, mi avete stregato, completamente, e ora sono vostro. Non si torna indietro da sentimenti come questi.
So che i nostri genitori hanno in serbo per me un destino diverso dai miei desideri, ma non voglio accettarlo, non dopo aver assaggiato i vostri baci. Come vi ho detto, prima della nostra unica notte di baci rubati, scambiati alla luce della luna, i sentimenti delle persone non si possono comandare, chi sono loro per dire a noi chi dobbiamo amare? Forse amare è una parola forte, viste le circostanze, ma sento di essere legato a voi da sentimenti ben più profondi, che vanno oltre la sola attrazione fisica e l’amicizia, ma so che forse è troppo presto e con queste mie parole potrei sconvolgervi o farvi fuggire da me, ancora una volta.
Sento che in qualche modo possiamo andare contro il nostro destino, possiamo sfidarlo, perché da quella notte sento che possa nascere qualcosa di bello, di positivo, qualcosa che possa far felici entrambi, spero siate della stessa opinione. Se così non fosse, potete anche bruciare questa lettera, e dimenticare di avermi conosciuto, ma come ho già detto, dimenticare voi per me sarà impossibile. Siete una delle persone più belle che abbia mai avuto il piacere e l’onore di incontrare, e il solo avere la vostra amicizia mi lusinga molto; voi avete letto le mie poesie, le avete apprezzate e ora un pezzo del mio cuore vi appartiene, mi avete stregato con i vostri modi garbati e gentili, con la vostra bellezza senza precedenti, con i vostri occhi limpidi e azzurri come il cielo e il mare fusi insieme. Forse siete uno stregone, o lo siete stato in una vita passata, oppure ne conoscete uno, perché non so come sia possibile quello che mi è successo con voi in una sola ed unica settimana.
Forse eravamo destinati ad incontrarci e a provare cose del genere? Forse era destino che voi foste sulla mia strada, quella sera, quando prendevo un calice di vino? Forse era scritto nelle stelle?
Non conosco la risposta a queste domande, in questo momento so solo che vorrei solo potervi stringere di nuovo contro il mio corpo, sentire ancora il vostro delicato profumo, e potermi specchiare nuovamente nei vostri occhi più azzurri del limpido cielo che è sopra di noi. 
Spero di non importunarvi con questa lettera, e di non disgustarvi con la mia sincerità. Tuttavia,  mi piacerebbe poter approfondire con voi questa nostra amicizia, se di più non mi vorrete concedere, ma permettetemi di dirvi che non mi arrenderò, e che un giorno riuscirò a conquistare il vostro cuore, come voi avete conquistato il mio con un solo, singolo sorriso. Non dimenticherò mai la notte che mi avete concesso, la notte in cui, seppur per poco tempo, sono stato vostro. Concedetemi, almeno, la possibilità di coltivare la nostra amicizia, perché sono consapevole di non poter più fare a meno di voi nella mia vita.
Sperando in una vostra risposta, vi auguro ogni bene.
Vostro fedele, 
Dean Winchester
”.
 
Castiel spalancò gli occhi, era tornato a casa da poco più di una settimana, quando gli era arrivata la lettera. Santo cielo, aveva fatto un errore madornale a concedere a Dean quel bacio, che anche lui non riusciva a dimenticare. Aveva ancora il sapore delle sue labbra sulle proprie, baciare Dean era stata la sensazione migliore del mondo, quella notte non l’avrebbe mai dimenticata, ma l’altro non poteva fare in quel modo, non poteva scrivergli quelle lettere, quando sapeva che avrebbe dovuto sposare sua sorella, non poteva essere così sconsiderato. Ma non era forse per questa sua sconsideratezza che il biondo aveva fatto breccia nel suo cuore? Il tempo trascorso con lui in quei giorni era stato il miglior tempo speso della sua intera vita, perché Dean Winchester aveva saputo come renderlo tale, perché Dean Winchester aveva il potere unico di farlo ridere, di farlo sentire vivo mentre lo guardava con quello sguardo sognante e impavido che aveva, Dean Winchester era una dolce tentazione a cui lui stava pian piano cedendo. Aveva portato con sé solo la poesia che il nobile gli aveva dedicato, e la rileggeva ogni sera prima di coricarsi, conscio che, sebbene i loro sentimenti non potessero essere esternati in alcun modo, un pezzo del suo cuore era rimasto nella casata dei Winchester, sotto quell’albero dove il crimine era avvenuto, dove aveva trascorso la nottata migliore della sua vita, insieme a Dean Winchester. Erano stati lì, tutta la notte a baciarsi, e stringersi l’un l’altro, respirando ognuno il respiro dell’altro, appartenendosi sentimentalmente, ma non fisicamente, anche se entrambi avrebbero voluto. L’esperienza migliore della sua vita era stata proprio quella, e Castiel era certo che mai avrebbe provato di nuovo sentimenti tanto coinvolgenti e sbagliati al tempo stesso. Doveva assolutamente far capire a Dean che nonostante tutto il loro coinvolgimento, non potevano portare avanti quello, entrambi dovevano tentare di non dar adito a quei sentimenti, perché non era consentito, per loro non esisteva la felicità, le persone come loro non potevano esistere in quella società, erano considerate abomini e non avevano un futuro felice… Lui e Dean dovevano prenderne coscienza prima che fosse troppo tardi. Era stato bello lasciarsi andare per una notte, ma non poteva continuare. Non potevano essere incoscienti in quel modo.  Non potevano mettersi in pericolo a vicenda, doveva far in modo che l’altro si arrendesse, e si accontentasse del ricordo di quella magnifica notte di baci che avevano trascorso insieme, prima della sua partenza. Dean doveva accettare la realtà dei fatti, che loro non erano destinati a stare insieme, che tra di loro non avrebbe funzionato, perché c’era un matrimonio di mezzo che pendeva sulle loro teste come una spada di Damocle; anche se in cuor suo avrebbe voluto solo correre di nuovo tra le sue braccia, gettarsi nella profondità del suo sguardo e non tornare mai più indietro, ma non poteva, non poteva rischiare tanto. Per questo, quella sera stessa si ritrovò nella sua stanza, a scrivere una lettera di risposta, indirizzata a lui. Sperava che accettasse l’amicizia e smettesse di fargli avances, che contrariamente ad ogni logica, lui apprezzava e ne era lusingato. E rendeva il respingerlo ancora più complicato.
 
**
 
Dean Winchester,
Vi ringrazio per l’interessamento, il viaggio è stato tranquillo e senza intoppi, ma voi siete sempre l’uomo più impertinente con cui abbia mai parlato, le vostre parole sono a dir poco sconvenienti. Sapete che non è buona norma per un uomo provare dei sentimenti verso un altro uomo, dovreste saperlo, voi non dovreste provare nulla per un altro uomo, per me; né tantomeno io dovrei provarne per voi. Tra un anno voi sposerete mia sorella, e non potete corteggiare me, è sconveniente. Dovete cercare di accettare la cosa, e dimenticarmi. Se qualcuno avesse intercettato la vostra lettera, avreste rischiato grosso.
Vi ringrazio, tuttavia, per le meravigliose parole che mi avete rivolto, non si incontrano più gentiluomini come voi, che corteggiano in modo smisurato, e continuano anche attraverso delle lettere. 
Voi pensate sia facile gestire tutto questo? Tutti questi nuovi sentimenti che entrambi stiamo iniziando a coltivare? Non lo è affatto, è rischioso, ammetto che sia anche allettante, intrigante, ma continuare così, essendo costretti a tenere tutto nascosto, potrà solo aumentare la voglia che abbiamo l’uno dell’altro e non farà bene né a me né a voi. È stato un onore conoscervi e poter soggiornare presso la vostra tenuta, passare del tempo in vostra compagnia è stato illuminante, non mi pento di un singolo istante passato con voi, nemmeno dei baci bollenti che ci siamo scambiati al chiaro di luna. Tuttavia, vi invito a ragionare, come vi ho già detto, avete la mia amicizia, e sono d’accordo nel poterla coltivare ancora, sarebbe un peccato rinunciare a voi, dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Non possiamo, però, continuare a coltivare questi nuovi sentimenti che sentiamo l’uno verso l’altro, non ci porteranno a nulla di buono. Per favore, mi impegnerò anche io, ma cercate di rendere quello che è successo tra di noi un ricordo, un bellissimo ricordo; non lo rinnego, se è quello che vi chiedete, perché anche per me è stata una notte meravigliosa, ma è troppo pericoloso per entrambi portare avanti una relazione del genere, se dovessero anche solo sospettarlo, per noi non potrebbe esserci un futuro e non voglio che abbiate dei problemi a causa mia.
Non brucerò la vostra lettera, la custodirò dove solo io ho accesso, perché le vostre parole, nonostante siano sconvenienti, mi lusingano molto, nessuna donna prima d’ora era mai riuscita a farmi sentire così accettato e corteggiato. Ma vi prego, ancora una volta, di fare attenzione. Se qualcuno scoprisse ciò che è accaduto tra di noi, ci arresterebbero e dio solo sa cosa potrebbero farci; non mi importa dell’opinione delle nostre famiglie, ma temo per la vostra e la mia incolumità. 
Mi dispiace deludervi, non sono uno stregone, né ne conosco uno; forse dovrei dire lo stesso di voi, visto che anche per me sarà difficile dimenticarvi, il vostro fascino non passa di certo inosservato e nemmeno la vostra sconsideratezza, dubito che non abbiate successo con le cortigiane, durante i ricevimenti a cui abbiamo partecipato entrambi, ho notato che molte vi guardano con sguardi adoranti e ammiccano nella vostra direzione. Se posso chiederlo, non avete mai incontrato una donna che valesse la pena frequentare e, in futuro, sposare? Prima che vostro padre e il mio decidessero di farvi sposare mia sorella? Vorrei conoscervi meglio, so che scrivete delle meravigliose poesie, ma non so altro di voi, di cosa vi occupate alla tenuta? Qual è il vostro compito? Sono curioso di sapere in che modo un uomo come voi, interessato all’arte poetica, possa rendersi utile in un contesto tanto diverso da quello di suo interesse.
Se avete quesiti per me, non esitate a porli. Sono davvero interessato a coltivare la nostra amicizia.
Vi auguro ogni bene, 
Castiel Novak

 
Dean sorrise leggendo la lettera di Castiel. Non era passato troppo tempo da quella notte, eppure le sensazioni che aveva provato, lo avevano scosso nel profondo, erano impresse, come marcate a fuoco, nel suo cuore. Quando le sue labbra avevano toccato quelle del moro, aveva capito che non gli importava nulla del resto. Suo padre poteva costringerlo a fare qualunque cosa volesse, ma lui non avrebbe mai smesso di desiderare quelle labbra, anzi. Adesso, era conscio che avrebbe potuto vedere più spesso quel nobile che gli aveva rubato il cuore, nelle occasioni in cui avrebbe dovuto incontrare ufficialmente la sua promessa sposa.
Quando si erano salutati, dopo quella notte fatta di baci e carezze, sospiri e parole sussurrate, aveva capito che lui non poteva più tornare indietro, ormai il suo cuore e la sua anima appartenevano totalmente all’altro nobile, quella notte Castiel Novak gli aveva rubato il cuore, e lo aveva portato via con sé. Dean aveva capito che non poteva cancellare o dimenticare o fingere di non provare ciò che sentiva per l’altro, anche se era difficile, anche se doveva trattenersi dal montare sul primo cavallo e correre da lui, gettarsi tra le sue braccia e assaporare di nuovo quelle labbra perfette. Non poteva dimenticare nemmeno un attimo di ciò che era accaduto, non poteva evitare di sorridere pensando al fatto che per una notte, anche solo per una notte, Castiel avesse ceduto alle sue avances e quelle labbra erano state sue, le aveva assaggiate, le aveva morse, le aveva baciate con dedizione, lentezza e dolcezza, ma anche con passione e desiderio. Sapeva che quei sentimenti che sentiva crescere dentro di sé erano pericolosi, sapeva di doversi trattenere, ma non poteva mentire a se stesso, non poteva negare che ciò che aveva provato, era stato esplosivo, era stato trascendente. Sì, di ostacoli davanti ne avevano tanti, ma non dovevano badare a quello. Fin quando entrambi erano spinti da quel tipo di sentimenti, fin quando tutto quello restava unicamente tra di loro, fin quando solo loro erano a conoscenza di quel piccolo segreto, la speranza nel suo cuore poteva restare viva. Desiderava unicamente vederlo ancora, ma voleva anche intrattenere uno scambio epistolare con lui, per conoscerlo meglio. Voleva tutto, e subito, non gli importava di suo padre e le sue pressioni per fargli sposare la Novak, ormai aveva ceduto per il bene di Sam, quindi doveva accettarlo. Ma adesso, sapeva che poteva usare la situazione a suo vantaggio, per rivedere Castiel, per assaggiare le sue labbra ancora una volta, per poterlo stringere ancora, e farsi stringere da lui. Per potersi appartenere finalmente, realmente, fisicamente con amore e passione miste insieme. Voleva tutto, ma sapeva di dover avere pazienza, sapeva di non dover affrettare i tempi, e di dover godere di ogni singola lettera. Forse gli avrebbe scritto altre poesie, non lo sapeva. Per il momento, si limitò, alla luce di una candela nella sua stanza, a scrivergli una risposta, per soddisfare la sua sete di conoscenza nei suoi confronti, sicuramente gli avrebbe fatto delle domande anche lui.
Agli occhi di tutti sarebbero stati apparentemente solo amici, che si scambiavano lettere per discutere della loro futura alleanza, nessuno avrebbe mai saputo quale segreto nascondevano quelle lettere, e quali sentimenti esse celassero in realtà.
 
**
 
Castiel, 
Sono lieto che abbiate accettato di poter essere in qualche modo amici, desidero rispondere ai vostri quesiti in tutta sincerità con questa lettera.
Non ho una vera e propria mansione, è mio fratello che aiuta nostro padre con le faccende burocratiche, di fatto mio padre mi considera un reietto, il figlio ribelle e nullafacente, quello che della vita non vuole far nulla, e forse questo è il  motivo fondamentale per il quale ha deciso di farmi sposare qualcuno che non volevo sposare. Voi di cosa vi occupate, invece? 
Quello che dite è vero, molte cortigiane sono attratte da me, ma io non sono attratto da loro, per i motivi, che forse potete comprendere. Ho provato a conoscere qualche nobildonna per accontentare mio padre, ma per loro non ho mai provato interesse, inoltre sono uno spirito libero, e odio le formalità, non avrei mai voluto sposarmi per convenienza, credevo di poter restare scapolo a vita, ma mio padre non è stato della stessa opinione. E voi invece? Non avete mai incontrato una dama con la quale avreste voluto approfondire la conoscenza? Non avete mai provato interesse verso una persona “giusta” per voi? A volte mi sembra di essere l’unico a non aver mai provato interesse per certe situazioni.
Non sono un buon esempio di nobile, non come voi, e mi lusinga che una persona come voi, Castiel, abbia deciso di concedere a me il privilegio della sua amicizia. Vi prometto che sarò attento a ciò che scriverò nelle lettere indirizzate a voi, ma come vi ho già detto, siete impossibile da dimenticare, e mi sarà difficile non fare apprezzamenti sul vostro aspetto incantevole, o suoi vostri meravigliosi occhi. Sapete, la vostra reticenza iniziale è stata la cosa che mi ha colpito, voi mi volevate, bramavate le mie labbra, eppure avete cercato di resistere, posso capirne i motivi, la nostra società non ci lascia molta libertà, ma io sono ottimista, non che le cose cambino, ma che tra di noi, se stiamo attenti, e se lo vogliamo realmente, le cose possano funzionare.
Sono certo che eravamo destinati ad incontrarci, eravamo destinati a provare sentimenti tanto forti l’uno per l’altro, voi non lo credete? Se non il fato, chi ci ha messi l’uno sulla strada dell’altro? Come è possibile che fra tante persone, io abbia incontrato proprio voi, che mi avete colpito al primo sguardo? Come è possibile che voi, dopo tanta reticenza, alla fine abbiate accettato di concedermi una notte di baci? Non riesco a smettere di pensare a voi, e a quello che è successo tra di noi, ci provo, credetemi, ci provo con tutte le mie forze, ma voi siete entrato nel mio cuore, e non riesco a fargli cambiare idea. Fin da quando vi ho incontrato, la mia vita ha assunto un senso tutto nuovo, e lo devo solo a voi; se dentro di me è nata la speranza, lo devo a voi, perché vi confesso, che prima di incontrare voi, il mio unico desiderio era quello di fuggire alla ricerca di una nuova avventura, alla ricerca di nuove emozioni. Voi mi avete letteralmente sconvolto l’esistenza. 
Spero di essere stato meno sconveniente questa volta, e di non avervi turbato troppo e con questa speranza, vi porgo i miei più sinceri saluti,
Sempre vostro,
Dean Winchester
”.
 
**
 
Castiel sospirò; Dean era davvero impertinente, riusciva anche a corteggiarlo attraverso una lettera, era incorreggibile, eppure non riusciva a smettere di sentirsi incredibilmente lusingato, doveva smetterla, doveva evitare di pensarlo, forse doveva smettere di scrivergli, ma non poteva, non riusciva a rinunciare a quello, non riusciva ad essere razionale e a decidere di dimenticare tutto, era semplicemente impossibile. Le sue parole sembravano sincere, e non gettate lì solo per far colpo, ed era davvero incredibile che un uomo potesse farlo sentire in quel modo, così lusingato, corteggiato, apprezzato per quello che era, non per la fortuna economica della sua famiglia. Dean era meraviglioso, era quel tipo di persona che Castiel riusciva davvero ad apprezzare, sprezzante del pericolo, sfacciatamente sincero, senza peli sulla lingua, incredibilmente impertinente, ma con un cuore buono, pieno di buoni sentimenti. E poi aveva un modo di scrivere davvero coinvolgente. Le sue lettere, i suoi versi, le sue parole avevano una melodia particolare, che lo affascinava ogni volta che le leggeva. Quale divinità doveva ringraziare per aver messo Dean Winchester sulla sua via? E quale divinità doveva pregare, affinché lui smettesse di comportarsi come un incosciente e cercasse di ascoltarlo quando gli diceva di stare attento alle sue parole? Sperava che Michael non decidesse mai di leggere le lettere a lui indirizzate, a volte lo faceva solo per controllare che non si trattasse di persone moleste. Ma forse, visto che veniva dai Winchester, credeva fosse un suo modo per dialogare con i loro futuri alleati e tanto gli bastava per fidarsi e non controllare.
Cosa doveva rispondergli ora? Dean Winchester doveva essere un diavolo tentatore, giunto sulla terra, solo per portarlo sulla via sbagliata, eppure Castiel, non voleva qualcosa di contrario. Ma, santo cielo, come potevano ignorare il fatto che lui avrebbe sposato Anna, da lì a un anno? Come potevano ignorare il fatto che fosse vietato dalla legge una relazione del genere? Come potevano ignorare il fatto che avrebbero gettato fango sul loro nome, se si fosse scoperto? Quello che non poteva davvero ignorare, era il sentimento che lo spinse a scrivere una risposta a quelle parole tanto belle e sincere, quello che non poteva ignorare, era che, volente o nolente, anche il suo cuore era stato rubato da Dean Winchester.
Forse stava sbagliando a dar ascolto a quei sentimenti, forse stava sbagliando ad assecondarlo, ma non poteva negare a se stesso che qualcosa dentro di lui, fin dalla notte in cui si erano baciati alla luce della luna, era cambiata. Non poteva ignorare il senso di felicità assoluta quando pensava a Dean; forse per un po’ potevano illudersi, fino a che niente sarebbe stato scoperto, fino a che loro sarebbero stati cauti, nessuno avrebbe fatto loro del male. Ecco, dovevano solo essere cauti, e tutto sarebbe andato bene. Tutto ciò, non gli impedì di mettere ancora Dean in allerta, con la sua lettera.
 
**

Winchester, 
la vostra impertinenza ha dell’incredibile. Vi chiedo di fare attenzione alle vostre parole, e voi mi corteggiate anche attraverso una lettera, non so se essere lusingato o terrorizzato a quest’idea. Avete ragione quando dite che forse i nostri destini sono incrociati, ma spero conveniate con me, che ogni cosa ci è contraria, le leggi, le nostre famiglie, l’intera società, siete sicuro di voler rischiare tanto? Rischiare per un desiderio che probabilmente si esaurirà più in fretta rispetto a come si è diffuso in noi? Spero abbiate calcolato bene i rischi di questi vostri desideri, perché la vostra retorica mi conquista. Siete un abile paroliere, devo ammetterlo, e mi affascinate in un modo davvero profondo. Avete ragione quando dite che inizialmente vi ho rifiutato per mera paura, ma vi ringrazio per la comprensione, non tutti riescono ad essere così aperti mentalmente come voi, io per primo ho dovuto subire un po’ di insistenza per farlo. Ho sempre nascosto che mi piacessero gli uomini, da essermi alienato all’idea di dovermi far piacere le sole donne, ma il mio cuore non ha mai accettato tale imposizione. Ma voi, ancora una volta, avete ragione, una società non può imporre alle persone chi amare.
Le nostre vite potrebbero essere state legate ancor prima della nostra nascita, chi può saperlo, ma sono lieto di avervi incontrato, senza di voi, temo che sarei rimasto chiuso nel mio limbo personale. Ma una cosa devo chiedervela, non avete mai avuto paura che io vi denunciassi per le vostre avances nei miei confronti? Non avete temuto che, se non avessi ricambiato le vostre lettere, avrei potuto mostrarle ai soldati? Non avete temuto nemmeno per un attimo che io potessi esporvi alle alte cariche? 
Non fraintendetemi, non è per mancanza di fiducia che ve lo chiedo, ma per pura curiosità, io non avrei avuto tanto coraggio, non sarei stato tanto determinato, voi siete una scoperta piacevole. 
Non so cosa mi avete fatto, Dean Winchester, con la vostra impertinenza, ma vi sono grato per avermi fatto uscire dal limbo in cui ero caduto prima di incontrarvi. Vorrei davvero che i nostri sentimenti non fossero contrastati da tutto ciò che è intorno a noi, vorrei poter essere libero di essere me stesso e innamorarmi di chi voglio. Sento di essere legato a voi, in un modo che va oltre la comprensione umana, e spero che per voi sia lo stesso.
Non riesco a smettere di pensare a voi, e condivido il vostro pensiero: anche voi siete impossibile da dimenticare.
Infine, per rispondere alle vostre gentili domande, anche se le mie risposte saranno deludenti, vi dico che come voi sono considerato un nullafacente, un perditempo, perché i miei fratelli maggiori si occupano di tutto insieme a nostro padre, mentre io partecipo passivamente alle loro riunioni e a volte espongo idee che mai sono prese in considerazione. Inoltre no, non ho mai provato interesse per le nobildonne, perché anche se lo negavo a me stesso, preferivo i gentiluomini come voi. Spero di non avervi deluso.
Vi porgo i miei più sinceri saluti,
Castiel Novak
 
P.S. Sì, siete stato sconveniente anche stavolta, ma ne sono lusingato

 
Lesse quella lettera con il cuore che esplodeva di gioia, sentiva che lettera dopo lettera, quel nobile tanto reticente stava pian piano cedendo al fascino della sua arte scrittoria e se ne compiaceva, in quella immediatamente seguente, confessò di aver temuto solo per un momento che l’altro potesse denunciarlo, ma non aveva mai creduto a quel suo dubbio, perché fin dal primo momento aveva capito che di Castiel si fidava, non sapeva come fosse possibile, ma si fidava di lui, gli aveva dato fiducia fin da subito, perché sentiva che lui era la persona giusta, quella che era destinato ad incontrare; non poteva sapere che non lo avrebbe denunciato, era molto speranzoso e la sua speranza era stata assecondata, lui era un uomo che preferiva il rischio al rimpianto, e per una volta la sua natura non si era sbagliata. In cuor suo sapeva che se non si fosse avvicinato a lui quella sera e non avesse tentato di corteggiarlo, se ne sarebbe pentito per tutta la sua vita, domandandosi se per caso avesse avuto qualche possibilità. Certo, l’altro sarebbe potuto essere una persona diversa e non ricambiare i suoi sentimenti e denunciarlo, ma non era successo, aveva colto il rischio e non se ne sarebbe mai pentito, né in quel momento né in futuro. Aveva perso le speranze di incontrare qualcuno di interessante e poi era arrivato Castiel, lo stesso Castiel che non si sbilanciava mai nelle sue lettere, eppure sembrava che avesse iniziato a cedere, che avesse iniziato ad apprezzare i suoi sentimenti messi su foglio, e sembrava essere man mano sempre meno spaventato dalle conseguenze – o fingeva oppure non ne parlava per niente. E da quella ne conseguirono altre, una decina forse, tutte cariche d’amore represso e non detto, cariche di un sentimento che andava man mano crescendo tra di loro, un sentimento che sì, un giorno avrebbe fatto soffrire entrambi, ma che al momento, era di quanto più vero e desiderato avessero. E più scriveva lettere a Castiel, più sentiva il desiderio di incontrarlo ancora, più scriveva più desiderava vederlo, stringerlo, baciarlo, perdersi ancora nei suoi occhi azzurri come l’oceano. Più leggeva le sue lettere, più desiderava sentire la sua voce roca e melodiosa. E presto lo fece presente al nobile in una lettera, com’era giusto che fosse, perché Dean non poteva più negare a se stesso l’amore profondo che provava verso il nobile.
Erano passati quasi quattro mesi da quando si erano conosciuti, e si scrivevano lettere da altrettanti, quattro lunghi mesi in cui Dean aveva bramato, desiderato solo rivedere l’uomo che gli aveva rapito il cuore, e lo aveva portato con sé nella sua terra. Bramava sentire di nuovo quelle labbra sulle sue, bramava sentire quelle braccia attorno al suo corpo, desiderava stringersi forte contro il suo corpo e smettere di pensare per tutto il tempo che avrebbero condiviso insieme. Quei mesi erano stati prolifici per lui, aveva scritto quattro componimenti poetici dedicati al suo angelo dagli occhi azzurri. E non vedeva l’ora di farglieli leggere personalmente, non voleva perdersi nemmeno un attimo del suo sguardo sorpreso e deliziato dalle sue parole, non voleva perdersi quella rughetta d’espressione che si formava attorno ai suoi occhi mentre sorrideva, e non voleva perdersi il suo sguardo concentrato nel leggere le sue poesie.
Aveva semplicemente troppa voglia di vederlo di nuovo, e non riusciva più a resistere. Così raccolse tutto il coraggio che possedeva, la sua sfacciatezza e la sua impertinenza – che a Castiel piacevano tanto – e scrisse una lettera in cui esternava tutti i suoi pensieri più profondi e nascosti sul giovane nobile, senza pentirsi di essere sfacciatamente sincero come suo solito, esternando tutti i suoi desideri, con la fiammella della speranza nel cuore che fossero condivisi dal suo amico di penna, che era un po’ di più per lui. Ardeva di desiderio mentre scriveva quella lettera, e sperava che l’altro se ne accorgesse.
 
**

Castiel, 
Nell’ultimo periodo le vostre lettere sono state la mia compagnia più gradita, fin da quando vi ho incontrato, ho sentito dentro di me che sarebbe stato difficile dimenticarvi, e dopo i nostri baci al chiaro di luna e queste lettere, sono consapevole che per me non sarà mai più possibile lasciarvi andare. So che adesso vi chiederò molto, ma desidererei davvero avere la possibilità di incontrarvi. Avrei voluto essere forte e paziente tanto da aspettare fino al mio incontro con vostra sorella, programmato tra poche settimane, ma non resisto più, ho bisogno di vedervi di persona.
Vorrei farvi leggere alcune delle ultime liriche che ho composto pensando a voi. Avrei voluto spedirle con le nostre ultime lettere, ma preferirei consegnarvele personalmente, vorrei poter godere del vostro sguardo pieno di meraviglia e di sorpresa che mi lusinga molto, mi piacerebbe potervi dire di persona che le vostre lettere mi hanno fatto capire quanto per me siate importante, quanto siate d’ispirazione per me. Non vorrei imbarazzarvi, ma sono piuttosto sicuro che voi siate la mia musa ispiratrice, non ho altre parole con cui definirvi. Voi avete dato una spinta alla mia poetica, che prima non possedevo. Vorrei davvero potervi incontrare ancora, anche solo per vedervi e perdermi nei vostri occhi, magari solo dopo, baciarvi ancora anche se di nascosto, anche nell’oscurità, vorrei potervi stringere ancora e sentire il vostro dolce profumo. È chiedere troppo? Secondo voi, è possibile? Potremmo trovare un posto neutrale in cui incontrarci? Magari un villaggio tra le nostre terre? 
Non credo di esagerare quando dico di essere sinceramente e profondamente innamorato di voi, ho avuto modo di conoscervi, attraverso queste nostre corrispondenze e non trovo altra parola se non “amore” ai sentimenti che provo per voi. Mi sbaglio, o sembra che anche voi proviate qualcosa di simile? 
Se mi sbaglio e vi sono sembrato ancora una volta impertinente e sconsiderato, vi prego di perdonarmi, non avrei mai voluto insinuare qualcosa di non vero per voi, ma se avessi ragione, se i sentimenti che provo per voi e che voi provate per me, rassomigliano in qualche modo all’amore, vi prego, non respingetemi, concedetemi la possibilità di vedervi almeno per una volta, e in questo modo il mio animo tormentato, che si strugge d’amore per voi, troverà un po’ di pace da un sentimento tanto travolgente quanto spaventoso. Spaventoso non per le conseguenze, non per ciò che potrebbe accadermi, ma per il dolore che potrà seguire ad un vostro rifiuto. Un rifiuto che potrebbe fare più male di quanto immagino. In tal caso sarò abbastanza forte da superarlo; ma ho bisogno di vedervi almeno una volta, anche solo per dirvi addio e guardarvi negli occhi mentre lo faccio, senza scriverlo su un misero pezzo di carta, che un giorno potrà distruggersi.
Spero davvero che i miei desideri e i vostri possano coincidere in qualche modo, e di trovare un accordo affinché questo bruciante desiderio possa essere soddisfatto. 
Con la speranza di vedervi di nuovo,
Vi porgo i miei più sinceri saluti,
Vostro, Dean
”.
 
Castiel lesse quella lettera con il cuore che batteva a mille, era assurdo, era qualcosa di incredibilmente assurdo ciò che c’era scritto, eppure non andava lontano dai suoi desideri, non si discostava da ciò che provava. E, per la prima volta in tutta la sua vita, sentiva che compiere quel gesto, anche se sconsiderato, non poteva essere che l’inizio di qualcosa di incredibilmente travagliato e a suo modo romantico. Stava cedendo all’irrazionalità, Dean Winchester in quei mesi fatti di lettere, missive e parole piene di sentimenti, aveva sconvolto ogni sua più piccola convinzione, aveva abbattuto un muro che Castiel aveva costruito intorno a se stesso per proteggersi, e aveva fatto breccia nel suo cuore, senza che lui se ne rendesse conto. Quella lettera, scritta in quel modo, con quella trascendentale verità, con quei sentimenti messi in mostra così semplicemente, senza paura, senza timore, senza la minima vergogna, erano ciò che aveva da sempre desiderato e mai trovato, era più di quanto volesse sentirsi dire da qualcuno, e Dean Winchester, un'altra volta, si era dimostrato essere un uomo in grado di trasmettere, anche solo attraverso una lettera, una miriade di sentimenti che lui non sarebbe stato in grado di esprimere a parole. Dean Winchester lo aveva sorpreso ancora una volta, e sentiva dentro di sé una bruciante voglia di vederlo, una bruciante voglia di stringerlo e baciarlo, ma c’era qualcosa a fermarlo, qualcosa che, sebbene sembrasse la giusta motivazione, era sbagliata. Dean aveva dato per scontato il matrimonio, e tutto il resto, Dean non pensava a ciò che c’era intorno a loro, lui ragionava solo con la forza dei suoi sentimenti, ragionava solo con la sua passione e il suo essere così irriverente e pieno di amore. Dean era una persona straordinaria e lui era stato totalmente risucchiato nel vortice d’amore che aveva scatenato intorno a lui. Dean era un uomo passionale e pieno di ottimi sentimenti, e lui era una sua vittima, ma di questo non si compativa.
Dean desiderava incontrarlo ancora, a distanza di mesi da quando si erano conosciuti e avevano iniziato a scriversi e lui non poteva dire di essere contrario, anche lui non la smetteva di pensare a quei baci, a quella notte, a quando finalmente avevano ceduto ai loro sentimenti e le loro labbra si erano incontrate, a quando aveva toccato il paradiso con un dito. Non riusciva a smettere di pensare a quel nobile tanto sconsiderato che aveva fatto breccia nel suo cuore. Dean voleva incontrarlo, e anche lui voleva incontrare Dean. I loro desideri coincidevano in un modo davvero bizzarro, tuttavia c’era qualcosa di assurdo e di sottile che sembrava essere errato, che lo lasciava in una leggera confusione e agonia. C’era qualcosa che lo tormentava, perché lui, a differenza di Dean, non si lasciava andare ai sentimenti, alla passione, lui era razionale e anche se l’altro stava risvegliando in lui l’irrazionalità, non poteva ignorare la voce della sua coscienza, che gli suggeriva che nessuno dei due avrebbe tratto niente di positivo dal lasciarsi andare in quel modo. E non esitò a farglielo presente con la sua risposta, che contrariamente ad ogni logica, era positiva.
 
**
 
Dean,
In questi mesi di corrispondenza, ho imparato a conoscervi in maniera profonda, e sapete che la vostra sfacciata sincerità, anche se impertinente, per me è pura poesia. Nessuno ha mai osato tanto nei miei confronti e la cosa mi lusinga molto, non credevo che un giorno qualcuno mi avrebbe dedicato parole tanto belle. 
Confesso che muoio dalla voglia di leggere di nuovo le vostre liriche e di dirvi personalmente quanto siano affascinanti ai miei occhi, anche se non avete bisogno che io vi faccia dei complimenti, sapete di essere bravo, sapete di avere una retorica perfetta, eppure cercate la mia approvazione, ne sono felicemente lusingato. 
Non dovreste struggervi d’amore per me, non in questo modo, dovreste dedicare le vostre liriche alla vostra futura moglie, e io dovrei essere riluttante all’idea che un uomo mi dedichi delle liriche, ma in realtà quello che fate non fa che alimentare i sentimenti che provo per voi, e che voi vi ostinate a portare avanti con ardore. Non vi sbagliate, Dean, non so se questo sia amore, ma se non lo fosse, è qualcosa che sicuramente gli si avvicina molto, e se siamo giunti a questo punto, la logica suggerirebbe che dovremmo solo smetterla di scriverci, e di farci del male a vicenda, dovremmo solo smetterla, perché è una situazione nociva per entrambi, ma io non sono così forte, e non voglio rinunciare alla nostra amicizia, e a voi, a come mi fate sentire con una sola lettera; rinunciare a voi, sarebbe l’errore peggiore che potrei commettere nella mia vita. Rinunciare a voi sarebbe come rinunciare a un pezzo della mia anima, sarebbe come rinunciare a una parte del mio cuore, che adesso batte per voi.
Sono affascinato dal vostro coraggio, nonostante la mia reticenza, siete riuscito a superare le mie incertezze e a far breccia nel mio cuore spaventato. Sebbene sia ancora terrorizzato all’idea di essere scoperti, non nego che il desiderio, che provate voi, sia altamente condiviso. Devo darvi atto che la vostra insistenza ha dato i risultati che speravate, dato che ho deciso di accettare il vostro invito. Sono fortemente combattuto, perché se da una parte tremo dalla paura di essere scoperto, dall’altra tremo d’aspettativa di incontrarvi. Mi piacerebbe molto avere l’occasione di leggere ancora alcune delle vostre liriche. Mi chiedete un luogo neutrale dove incontrarsi, sconsiglierei di incontrarci nelle mie terre, perché da queste parti non sono molto discreti e probabilmente rischieremo molto, tuttavia c’è un villaggio, al confine tra le nostre terre, il suo nome è  Little Heaven, è un villaggio di confine, poco frequentato da aristocratici e gente che potrebbe riconoscerci, ci sono stato quando sono stato vostro ospite, ed è davvero l’ideale. Lì saremo al sicuro, e lì potremo parlare da vicino e godere della reciproca compagnia senza occhi indiscreti. Se siete d’accordo, concorderemo il momento più conveniente per incontrarsi; o, se volete, proponete voi un luogo che vi è più familiare, non mi opporrò. L’unica cosa che posso dirvi è che fremo d’aspettativa e fino al nostro incontro, non riuscirò a smettere di pensare a voi, e alle vostre labbra. Mi avete incantato, Dean, e non so come tornare indietro da tutti questi sentimenti.
Con la speranza di vedervi presto,
Vi porgo i miei più sinceri saluti, 
Vostro, Castiel

 
Fantastico! – pensò Dean quando lesse la risposta di Castiel. Era tutto perfetto, Castiel aveva accettato di incontrarlo, aveva accettato di trascorrere del tempo insieme a lui, e questo riempiva il suo cuore di gioia. Non riusciva a smettere di sorridere, dovevano organizzare bene il loro incontro, sì, dovevano stare attenti, dovevano essere cauti, come diceva Castiel, ma potevano farlo, potevano vedersi, ancora. Conosceva il posto che l’altro aveva suggerito, anche se non era solito recarsi lì spesso, bene o male conosceva la strada per arrivare, era a poche ore di cavalcata dalla sua tenuta, sperava solo che per l’altro non fosse difficile raggiungerlo. Castiel nella sua lettera gliel’aveva ripetuto più volte, che dovevano essere attenti, dovevano essere cauti; sì, avrebbe fatto tutto, pur di rivederlo ancora, pur di baciarlo ancora una volta, pur di assecondare quei sentimenti che dentro di lui crescevano forti, giorno dopo giorno e lo investivano come fiumi in piena. Ogni volta che in quei mesi appena passati aveva ricevuto una sua lettera, aveva sentito il suo cuore esplodere di gioia, aveva sentito dentro di sé di essere la persona più felice del mondo, ormai da quando c’erano quelle lettere – che lui si faceva recapitare solo da Garth, lo scudiero tuttofare di sua fiducia – ignorava persino i commenti acidi di suo padre, quando gli diceva che avrebbe dovuto imparare da Sam, perché Sam era quel figlio che era in grado di renderlo orgoglioso, mentre lui era solo un ozioso buono a nulla. Ignorava persino quando John parlava del suo matrimonio. Non importava, perché sapeva che nel momento in cui sarebbe tornato nelle sue stanze, avrebbe riletto una lettera vecchia, o se era già arrivata, ne leggeva una nuova, come quella sera. Dopo cena, era tornato e aveva trovato la lettera sul suo scrittoio, perfettamente sigillata, con lo stemma dei Novak. Aveva sorriso come un bambino davanti ad una torta, e l’aveva presa delicatamente tra le mani. Quando l’aveva letta, il suo cuore aveva fatto una capriola, perché Castiel aveva accettato l’incontro, lo avrebbe rivisto, finalmente. Doveva rispondergli immediatamente con una nuova lettera, in cui gli diceva che per lui era perfetto, che avrebbe potuto chiedergli anche di raggiungerlo nelle terre ghiacciate o direttamente nel bollente inferno. Lui lo avrebbe fatto, tant’era il desiderio di incontrarlo, di parlargli ancora di persona, e magari, se poteva, di baciarlo ancora una volta per assaporare di nuovo quelle meravigliose, invitanti labbra. Un po’ gli tremava la mano per l’emozione mentre scriveva la sua risposta piena di gioia e sentimento. Castiel era il motivo fondamentale per cui non stava litigando con suo padre, perché grazie alle sue lettere, riusciva a dimenticare ogni cosa, a dimenticare l’ingiustizia che si era abbattuta su di lui. E sì, sapeva che sarebbe stato difficile, che c’erano ostacoli, ma lui li avrebbe superati tutti per Castiel.

________________________

Hola people!
Buona sera e buon venerdì (anche se la giornata è quasi finita), ben tornati con il nuovo capitolo di questa long! 
Mi è sfuggito un po' di mano, a forza di lettere. Credevo fosse breve e invece... come al solito ho scritto ho un poema ahahah L'ho corretto, cambiato e riscritto un milione di volte e adesso è venuto come volevo.
Anyway, quante cose accadono qui! Si scrivono, si amano e sono ancora distanti. Confesso che la storia è partita da qua, da Dean che flirta con Cas attraverso lettere e Cas che ovviamente cede. Poi ci ho costruito tutto il contorno, la storia e il resto. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi do appuntamento alla prossima settimana con il capitolo dove le cose iniziano ad evolvere un bel po'. 
Ci si becca la prossima settimana, mie prodi seguaci!
Io corro a guardare SPN e a capire cosa succede ( se si sono decisi a caricare l'episodio), che è tutto il giorno che sfuggo agli spoiler e non resisterò ancora a lungo ahah (no, davvero, ho aperto un attimo instagram ed era una pioggia di spoiler nemmeno se si fossero messi tutti d'accordo nel pubblicare qualcosa su SPN).
A presto, people, buonanotte! (O giorno, dipende da quando leggete LOL)
Stay tuned! 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** VI: It was hopeless, after all. ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!

____________________________

 

I know you're wondering why
Because we're able to be just you and me within these walls
But when we go outside you're going to wake up
And  see that it was hopeless after all
 

Castiel,
Le vostre parole mi riempiono il cuore di gioia, sono immensamente felice che abbiate accettato di vedermi. Il luogo è davvero perfetto, spero solo che non vi perdiate lungo la strada. Avete pienamente ragione quando dite che ogni cosa che ci circonda ci è contraria, ma io rischierei per voi, perché sono certo che ne vale la pena. Preferisco una vita breve, ma soddisfacente, pur dovendo correre dei rischi, piuttosto che una lunga, ma triste e senza emozioni, voi no?
Il fato, le stelle, le persone, le leggi, a chi importa davvero? I sentimenti non dovrebbero essere ostacolati, i sentimenti andrebbero solamente vissuti intensamente e senza paura. Condivido i vostri desideri, soprattutto quelli legati alla libertà, non desidero altro che essere libero di esprimere chi sono davvero, chi voglio davvero essere ed essere libero di amare chiunque voglia. I sentimenti che provo per voi, vanno ben oltre il comprensibile, e anche se la mia retorica vi affascina, quando scrivo a voi, quasi mi tremano le mani, perché il solo pensiero che voi leggiate le mie parole, mi fa tremare il cuore.
Siete una benedizione nella mia vita, e ringrazio chiunque vi abbia messo sulla mia strada, fato, destino, stelle o chiunque lo abbia fatto, non importa davvero, io vi ho incontrato ed è stato il giorno più bello della mia misera vita. Non mi importa quanti ostacoli dovremmo superare, voglio stare con voi, qualsiasi siano le conseguenze. Non so cosa riserva per noi il futuro, ma so solo che eravamo destinati ad incontrarci e a provare sentimenti l’uno per l’altro. E la vostra risposta affermativa è la prova che possiamo farlo, possiamo andare contro le regole, contro le leggi, contro la società, se siamo cauti. Dovremmo solo essere molto attenti, e vi giuro che potremmo riuscire ad essere felici. Se solo me ne darete la possibilità, vi dimostrerò che non mento.
Io mi fido di voi, voi vi fidate di me? Dei sentimenti profondi e trascendenti che provo per voi? Se la risposta è affermativa, allora, lasciatevi andare, lasciatevi travolgere da quest’ondata d’amore da cui siamo stati colpiti e non preoccupatevi d’altro. Ci sarò io al vostro fianco.
Incontriamoci a Little Heaven, al prossimo novilunio, se vedendoci non sentiremo le stesse cose, le medesime sensazioni, allora mi arrenderò, non cercherò più di sedurvi, né di conquistarvi, e sarò solo un buon amico di penna. Ma se ciò che proviamo si dimostrasse vero, guardandoci negli occhi, vi invito a rischiare con me, anche se sembra impossibile, anche se sembra una follia, anche se sembra che non abbiamo speranze, proviamo a riscrivere le stelle, proviamo ad essere noi stessi e ad amare chi vogliamo, vi prego, Castiel, lasciatevi andare, e provate ad essere felice, con me. Non vi chiedo molto, se non una misera possibilità, non come aristocratico, non come Dean Winchester, il mio titolo non conta niente, i titoli davanti ai sentimenti non contano nulla, ma come un uomo perdutamente innamorato di voi, della persona meravigliosa che siete. I miei sentimenti per voi crescono ogni giorno, e diventano sempre più forti, so che in qualche modo le nostre strade erano destinate ad incrociarsi, e vi prego di pensare bene a questo.
Aspettando con impazienza, trepidazione e un’anima in tumulto di incontrarvi, vi porgo i miei più sinceri saluti,
Vostro, Dean”.
 
Dean,
Siete incredibile, riuscite con poche parole ad accendere un cuore che, fino a poco tempo fa, credevo non avrebbe mai battuto per qualcuno. Mi piace immaginare che forse, in un modo tutto nostro, possiamo appartenerci, ma dobbiamo ammettere che è quasi impossibile nella nostra società, soprattutto perché voi dovete sposare mia sorella. Tuttavia, le vostre parole hanno il dono di colpirmi e di farmi accettare l’inevitabile. Sarò a Little Heaven il prossimo novilunio, sperando che l’assenza della luna, nasconda le nostre tracce e nessuno ci riconosca, lo ammetto, un po’ sono spaventato, ma la voglia di incontrarvi riesce a superare la paura; che cosa mi avete fatto? So che è un azzardo, sono il primo ad ammetterlo, ma è intrigante questo nostro segreto, e fremo già d’emozione nel pensare che vi rivedrò. Il fatto stesso che per voi i titoli non contino, quando si parla di sentimenti dimostra quanto voi siate una persona diversa da quelle a cui noi siamo abituati. Siete una persona rara da trovare nella nostra società e io non ho idea di chi ringraziare per avervi messo sulla mia strada.
Come dite voi, fato, stelle, destino, non importa, anche se ci sono contrari, meritiamo una possibilità, perché qualcuno ha fatto in modo che noi due ci incontrassimo, e non credo sia stato un semplice caso. Fra tanti invitati, fra tante persone, avete notato proprio me, non capirò mai il perché, ma non credo che mi importi davvero.

Ebbene, sì, vi darò una possibilità, se i nostri sentimenti dovessero rivelarsi veri; tuttavia lo farò solo se voi ne darete una a me, e mi accettiate per quello che sono: un uomo spaventato che teme d’amare un altro uomo.
Sappiate, però, che se le stelle saranno contrarie, se dovessi rendermi conto che siete in pericolo, non esiterò a proteggervi, perché voi siete troppo avventato, troppo dedito al sacrificio e al rischio per accorgervi di essere in pericolo, dunque toccherà a me, prendere le vostre difese, nel momento del bisogno.
Con assoluta certezza, posso affermare che anche per me, incontrarvi è stata una benedizione, voi, con il vostro carisma, fascino e sconsideratezza, mi avete dato una ragione per tornare a vivere, e ve ne sarò grato per sempre, qualunque possa essere il nostro futuro, qualunque cosa negativa o positiva accada tra di noi, ricordatevi queste mie parole, perché sono la verità. Non sono ottimista come voi, non riesco a figurare un futuro prospero per noi due, ma le vostre parole mi riempiono il cuore di speranza, spero potrete averne un po’ anche per me.
Il rischio non è mai stato tra le mie ambizioni, preferisco situazioni più statiche e sicure, piuttosto che lasciarmi coinvolgere in situazioni che vanno contro la legge e la società, ma voi, Dean, avete il potere di convincermi anche in queste circostanze, non so come sia possibile tutto ciò, forse siete davvero uno stregone, in grado di ammaliare le persone e renderle schiave delle vostre meravigliose parole. Le vostre parole sono come un balsamo per i miei occhi, ogni volta che leggo una vostra lettera, scopro nuovi modi per affascinare le persone, voi avete un dono davvero molto particolare, e spero ve ne siate accorto. Indipendentemente da come andranno le cose, vi assicuro che non perderete mai la mia amicizia, io stesso non potrei più fare a meno delle vostre lettere e delle vostre parole.
Con impazienza e un cuore che batte troppo forte, vi porgo i miei più sentiti saluti,
Vostro, Castiel.”
 
**
 
Castiel era su di giri, si era messo in viaggio presto quella mattina, per andare a Little Heaven da Dean, senza essere ostacolato da nessuno, e la cosa lo lasciava molto sorpreso. Non sapeva nemmeno come fosse riuscito ad ottenere il permesso, di solito suo padre era molto restio a far uscire i figli dalla tenuta senza un reale motivo; era stato molto fortunato che, nel momento in cui si trovava da Chuck, Michael fosse intervenuto improvvisamente con un questione urgente e il padre avesse liquidato Castiel con un frettoloso “Fai quello che vuoi, basta che non combini casini” ed era stato abbastanza furbo da farselo bastare e correre alle scuderie per prendere il suo cavallo e mettersi in viaggio. Non importava nulla in quel momento, quando si era lasciato alle spalle il cancello principale della tenuta, si era sentito libero ed aveva cavalcato per chilometri per raggiungere quel borgo che aveva tanto adorato, e sembrava un sogno che si stesse recando lì per incontrare Dean. dovevano essere cauti, certo, ma sentiva dentro di sé una scarica di adrenalina mai provata prima. Gli sembrava di essersi addormentato ed essere finito un sogno in cui tutte le cose belle potevano accadere, in cui poteva essere felice senza che nessuno gli dicesse costantemente cosa fare della sua vita e come viverla, libero da suo padre, e da tutte le sue convinzioni, libero da quella società che non gli permetteva di essere se stesso. Arrivò al tramonto a Little Heaven, a quell’ora aveva tutt’un'altra atmosfera, ed era davvero delizioso. 
Arrivato alle porte del paese, si guardò intorno alla ricerca del nobile per il quale il suo cuore batteva tanto. Scese da cavallo e lo prese per le redini, iniziando a camminare lentamente, mantenendosi nei pressi dell’ingresso della città, osservando tutte le persone che incontrava, scrutandole una ad una alla ricerca di Dean Winchester. Poi come per magia, un nitrito attirò la sua attenzione e vide Dean in sella al suo cavallo varcare le porte del paese. Nessuno badò a lui, le strade erano pressoché deserte, e lì, come aveva scoperto quando ci era stato la prima volta, non si curavano dei nobili o degli aristocratici. E quella era una nota positiva per loro, potevano passare inosservati. Castiel strinse le redini del suo cavallo, e si incamminò verso di lui.
«Siete venuto» disse Dean, quando lo vide, smontò da cavallo e regalò al moro un sorriso bellissimo, che lo fece sciogliere come neve al sole. Il suo cuore non sarebbe sopravvissuto a quella giornata, ne era certo.
«Ve l’avevo promesso» disse, sorridendogli a sua volta.
«Siete ancora più bello di quando ci siamo salutati» affermò l’altro con un sorriso furbo ad increspargli le labbra.
Castiel sentì il suo intero viso andare a fuoco a quelle parole. «E voi siete sempre più impertinente» affermò, mentre un dolce sorriso affiorava sulle sue labbra. Avrebbe trascorso la serata più bella della sua vita con un uomo, con il quale non sarebbe mai potuto essere felice, anche se in quel momento non desiderava altri che lui. Per una volta, entrambi potevano comportarsi come due giovani che visitavano un borgo nuovo. Anche se era il tramonto c’erano ancora dei mercanti in giro con le loro bancarelle e i loro prodotti, sebbene le strade non fossero molto popolate.
«Perché non… uhm, passeggiamo?» propose «Potremmo poi cercare una locanda in cui passare la notte e…»
«Mi sembra ottimo. Purché sia con voi, verrei ovunque» rispose Dean. Castiel tremò d’emozione, quel ragazzo era in grado di scuotere il suo animo con delle semplici parole, dette con trasporto e sincerità, che penetravano dentro di lui, e lo facevano sentire in modi che non riusciva ancora ad esprimere a voce. Sbagliato o no che fosse, lui non avrebbe voluto essere in nessun altro luogo, se non quello in cui si trovava, in compagnia della persona in cui era. Dean gli fu accanto in un momento, e insieme presero a camminare tra le bancarelle del bazar, osservando i prodotti e valutando quali fossero migliori di altri. Il sole alle loro spalle iniziava a svanire, lasciando posto alla notte, e un po’ Castiel si preoccupava di ciò che avrebbe potuto dire suo padre della sua assenza, anche se gli aveva dato il permesso, quell’uomo era in grado di criticare tutto. Tuttavia, era del parere che ne valesse la pena, perché si sentiva finalmente felice.
«Siete piuttosto silenzioso» disse Dean, mentre si allontanavano dal bazar alla ricerca di una locanda «Qualcosa turba i vostri pensieri?» chiese curioso «Posso rallegrarvi in qualche modo?» domandò, cercando il suo sguardo.
«No, non sono affatto pensieroso» rispose con un sorriso «Sono impaziente di leggere le vostre poesie, le avete portate, vero?» chiese, forse, con troppa enfasi e aspettativa.
«Certo» rispose l’altro nobile con un sorriso accattivante «Siete sicuro di non essere triste?»
«Non sono triste, anzi, sono molto felice» disse il moro, incrociando il suo sguardo «Essere qui con voi, mi fa sentire… libero» affermò senza insicurezza nella voce, anche se un sussurro nella sua testa, gli diceva che era sbagliato, che dovesse smetterla, perché era rischioso, quando si sarebbero risvegliati da quell’idillio avrebbero scoperto che niente era possibile per loro. Era facile sentirsi liberi, mentre erano lì in quel borgo, lontani dagli obblighi e dalle famiglie, ma non potevano fuggire in quel modo, non lo avrebbero potuto fare per sempre «Ma sono anche combattuto, perché so che noi non potremmo, so che voi dovete sposare mia sorella, e so che abbiamo degli obblighi» disse, poi notò lo sguardo di Dean su di lui e trasalì, lo faceva sentire così… desiderato «Tuttavia… desidero così tanto tutto questo, che non riesco a farmene una colpa se ho mentito per essere qui con voi, anzi ne è valsa la pena» si affrettò ad aggiungere.
«Vale lo stesso per me» affermò il biondo «Sono felice di essere qui, come vi ho scritto, mi ha riempito di gioia potervi vedere di nuovo, ma sono ottimista, penso che da quest’incontro possa nascere qualcosa di bello».
«Lo spero» soffiò, anche se sapeva che era solo una mera illusione, per una sera poteva illudersi.
Senza essere in grado di dire altro, Castiel seguì Dean lungo le stradine del borgo, fino a che giunsero in una piccola locanda con una targa in legno leggermente sbiadita, sembrava accogliente e lì, erano certi, sarebbero stati al sicuro per quella notte. Vi entrarono con calma, l’atmosfera era la solita delle locande, c’erano persone che bevevano, altre che giocavano a dadi, e altre che, troppo ubriache per fare qualsiasi cosa, erano riversi sugli sgabelli. Castiel ebbe un leggero sussulto, perché non era abituato a quel genere di persone, e non sapeva come comportarsi, ma Dean lo tirò fuori dai problemi, dirigendosi direttamente dal locandiere, un uomo basso dal portamento importante e gli diede un sacchetto con dell’oro, chiedendogli una stanza con due letti e la cena direttamente lì, disse all’uomo che erano due viaggiatori di passaggio, che si stavano dirigendo oltre il confine alla ricerca di una vita migliore. Era sorprendente quanto fosse abile nel mentire, qualcosa gli diceva che non era la prima volta che si dirigeva in qualche borgo e trascorreva la notte fuori dalla tenuta. Poi il biondo si voltò verso Castiel con un sorriso e gli fece segno di seguirlo.
Il moro senza fargli aggiungere altro lo seguì, rivolgendo un saluto cortese al locandiere, e poi sparì insieme a Dean, salendo le scale che portavano alla stanza assegnata loro.
«Wow, io non avrei saputo come comportarmi» disse con sincerità «Voi siete solito trascorrere nottate in locande come questa?» chiese con curiosità.
«Qualche volta lo faccio, non molto lontano da qui c’è un altro borgo, e spesso mi reco lì, cerco di fuggire dalla vita di corte che odio» spiegò con sincerità «Non vi ho mentito, odio davvero tutto ciò che mi circonda, per questo mio padre mi detesta e cerca di tapparmi le ali, obbligandomi a sposare vostra sorella» spiegò, lasciando lui sorpreso.
«Non avrei mai avuto il coraggio di sfidare tanto mio padre» ammise guardandolo con ammirazione «Ora penserete che io sia un codardo…»
«Non lo penso affatto» sorrise guardandolo «Ascoltatemi, Castiel, voi siete una persona speciale, una di quelle persone che è raro incontrare nel corso della propria vita, e sento dentro di me che il nostro incontro era predestinato» gli disse guardandolo negli occhi «Vi ammiro perché pur ubbidendo a vostro padre, siete una persona diversa, siete un nobile diverso, e avete tutta la mia stima» affermò con decisione, prendendo una mano di Castiel tra le sue, il quale tremò al contatto «Voi avete un sorriso che illumina il cammino di chi è fortunato ad incontrarvi, siete l’emblema del fascino maschile e so per certo che avete un cuore puro e nobile» gli disse, senza smettere di guardarlo negli occhi «Godiamoci questo tempo insieme, per favore» continuò rivolgendogli una piccola preghiera «Volete?»
Sì, Castiel voleva passare il tempo insieme a lui, voleva disperatamente tutto quello, per quanto proibito fosse.
«Sì… se mi farete leggere le vostre poesie, cui avete accennato nella vostra ultima lettera». Dean portò una mano alla sacca che aveva con sé, e Castiel sorrise, sentendosi immediatamente felice e in paradiso, finalmente dopo tanto tempo, dopo tanto patimento, stava per leggere di nuovo le poesie di quel giovane nobile che gli aveva fatto perdere la ragione e la razionalità. Non appena fu tra le sue mani, si abbandonò su una seggiola e srotolò la prima pergamena.
 
“Oh angelo,
Limpidi e chiari i tuoi occhi appaiono,
Come due stelle nel cielo,
Luminosi e splendenti nell’oscurità brillano,
E le notti più buie illuminano.
Dell’azzurro più puro e limpido splendono,
Gemme preziose essi sono,
Incastonate nel tuo viso d’angelo
E al primo sguardo
Il respiro di chi t’osserva s’arresta.
 
Angelo,
il mio cuore s’arresta ogni volta
che nella mia mente appari,
con il tuo dolce sorriso,
che rivolgi solo a pochi eletti.
E quando sorridi
Il mondo tutt’intorno a te s’arresta.
È un incanto questo?
 
Ah, che dolce dolore pensare a te,
al tempo che avremmo potuto passare insieme.
Il mio cuore sanguina pensando al giorno
In cui potremmo ritornare ad amarci.
La mia anima brama essere di nuovo al tuo cospetto.
 
Oh mio angelo,
il mio cuore d’amore sanguina per te,
la notte nei miei sogni appari,
e la mia anima si strugge per te.
Il mio cuore batte per te,
vive per te, dell’amore che prova per te.
La mia anima t’appartiene ormai da sempre.
M’hai stregato con la tua voce, e la tua risata
con la tua essenza d’angelo.
 
Angelo mio,
quando il momento arriverà,
custodisci il mio cuore tra le tue mani,
stringilo forte e prenditene cura,
t’appartiene, perché, ormai, senza te
sono solo un’anima spezzata
in attesa della sua dolce metà.”
 
Vide il nobile in attesa di un suo giudizio e non riuscì a trattenere un gemito di sorpresa, era… meraviglioso ciò che aveva scritto, era la seconda volta che Dean scriveva qualcosa sul suo aspetto, ma stavolta era stato… magico. E quel modo di rivolgersi dolce, così pieno di dolore e anche meraviglia… era qualcosa che gli fece battere il cuore in una maniera potente, mai nessuno aveva smosso il suo animo in quel modo. Era qualcosa che non avrebbe mai potuto spiegare a parole, sentiva il cuore battere con forza e una lacrima rigò il suo viso.
«Dean, questa è pura arte, io… sono scioccato dalla vostra bravura. Io… è così che mi vedete?»
«Ancora meglio di così, in realtà… non vi vedevo da così tanto e volevo immaginare i vostri occhi, il vostro sorriso… e allora l’ho scritta» disse, Castiel lo vide mordersi le labbra «Ma ora che vi vedo di nuovo, mi rendo conto che ciò che ho scritto non rende giustizia a quanto siete bello e affascinante» soffiò avvicinandosi a lui, Castiel intuì il suo desiderio e si ritrasse, sebbene bramasse anche lui quelle labbra, voleva continuare a leggere le sue composizioni. Dean sbuffò e lui sorrise furbamente, prendendo l’altra poesia dalla sacca, cosa era stato in grado di scrivere ancora?
«Adesso leggerò anche la seconda poesia…» mormorò «Se mi piacerà, vi bacerò fino a togliervi il respiro».
«Attendo con impazienza allora» rispose. Castiel sapeva che tutto quello era terribilmente sbagliato, sapeva presto si sarebbero svegliati da quell’idillio, ma voleva crogiolarsi ancora un po’ in quelle sensazioni.
 
“Stanotte t’ho visto per la millesima volta
t’ho visto ancora nei miei sogni, amore mio.
Eri lì, di fronte a me bello come un angelo.
Così bello che nessun uomo come me,
penserebbe di essere notato da te.
 
Stanotte t’ho incontrato eri lì di fronte a me,
una carrozza a dividerci, stavi partendo,
mi hai sorriso, come nel giorno in cui ci salutammo.
Ho alzato la mano per ricambiare il saluto
Ma d’un tratto eri già svanito.
 
Una leggera malinconia m’ha assalito,
e poi, mentre salivo sulla carrozza, sei riapparso accanto a me.
T’ho sorriso, sembravi reale.
Ti sei avvicinato, mi hai sfiorato, e il mio cuore hai rubato.
Cosa significa tutto ciò, amor mio?
 
Il tuo viso brillava e come una stella luceva,
m’hai sorriso ed esso avrebbe illuminato la notte più buia.
La notte che regnava nel mio cuore hai spazzato via.
T’ho visto ancora, e stavolta mi hai stregato,
e mi sono chiesto ancora, se tu fossi reale.
 
I tuoi occhi indefiniti si sono posati su di me,
essi nei miei splendevano, come gemme colpite da un raggio di luna
in quella notte senza stelle.
Hai iniziato a parlare, la tua voce bassa era balsamo per me.
I tuoi sogni, i tuoi desideri coincidevano con i miei.
 
Abbiamo corso insieme verso il nulla, verso l’oscurità,
verso una libertà che entrambi bramavamo ma non potevamo avere
abbiamo corso liberi verso l’ignoto fianco a fianco.
Ci siamo guardati per pochi istanti e già sapevamo tutto,
sembrava una favola. Solo che entrambi eravamo principi.
 
Un attimo dopo è successo, il mondo si è fermato.
Il mio cuore batteva impazzito nel mio petto, e lo stesso faceva il tuo,
nel momento in cui hai posato le tue labbra sulle mie.
Mai magia fu più bella.
Un contatto gentile, amorevole, puro e senza pretese.
 
Due giovani amanti in una corsa contro il tempo,
una corsa di cuori e labbra impazziti, due anime a contatto,
una corsa senza vincitori, una corsa di conquista senza conquistatori
 la felicità regnava sovrana in quell’attimo d’amore e di pace.
Tra le tue braccia ho trovato la felicità.
 
Stanotte t’ho incontrato, amore mio,
ma poi la realtà è tornata a bussare alla mia mente.
E sei svanito nel nulla, e con te la mia felicità.
Eri un bellissimo sogno, il mio sogno impossibile.”
 
Castiel si ritrovò in lacrime dopo aver letto quelle parole, quella sincerità. Il dolore espresso dal poeta tormentato al suo fianco era così forte da travolgerlo come un torrente in piena, era così forte da essere trasmesso anche a lui e avrebbe solamente voluto non far soffrire così tanto l’altro, avrebbe voluto solo che l’altro smettesse di essere così dannatamente innamorato da evitargli tutto quel dolore gratuito, non poteva però, e faceva male. Sapeva che aveva anche ragione, perché quello che stavano vivendo era solo un bellissimo sogno impossibile, dal quale dovevano risvegliarsi al più presto, per non ritrovarsi poi con il cuore in frantumi.
«Le vostre lacrime sono un segno negativo o positivo?» chiese impaziente Dean.
«Mi prendete in giro?» domandò l’altro alzando il volto verso il suo «L’avete scritta quando sono partito? Quando ci siamo separati?» domandò, Dean scosse la testa «E allora quando?»
«Qualche settimana dopo il nostro addio» confessò «Vi ho sognato davvero, vi sogno ogni notte in realtà. Ma quella volta… è stato così bello che dovevo ricordarlo in ogni modo».
«Oh Dean…» sussurrò commosso «Questa è la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai detto o scritto, voi mi desiderate così tanto e non potete avermi e io…» mormorò, un singhiozzo sfuggì dalle sue labbra e portò una mano davanti al viso per nascondere le lacrime «Dovrei solo andare via e smetterla di illudervi in questo modo».
«Non dite sciocchezze» disse Dean, avvicinandosi a lui e fronteggiandolo, cercando il suo sguardo, dopo aver preso le mani del moro tra le proprie «Ho voluto tutto questo fin da quando vi ho incontrato» affermò seriamente guardandolo negli occhi «E fin da quando vi ho rivisto quest’oggi» disse abbassando di un tono la voce «Io…» mormorò avvicinando il viso al suo «…muoio dalla voglia di baciarvi ancora, come quella notte sotto le stelle, illuminati solo dalla luce della luna, nascosti alla vista da quel maestoso albero» pronunciò quelle parole con tale solennità che il cuore di Castiel fece una capriola «Credete che sia possibile…?» domandò. Castiel, sopraffatto da quelle parole così dolci, così sentite, si limitò ad annuire, era troppo provato da ciò che aveva letto, da ciò che Dean aveva detto, e lasciò semplicemente che le cose accadessero nel modo giusto per loro. Al resto pensò Dean, che appoggiò una mano sulla sua guancia e lo baciò con trasporto.
Com’erano passati dal parlare e leggere poesie al baciarsi in quel modo? Con trasporto, passione e un pizzico di lussuria? Com’era possibile essere travolti in quel modo dal desiderio? Era qualcosa che non potevano controllare, e anche se in quel momento erano avvolti in una bolla dov’erano solo loro, i loro sentimenti e la loro passione, Castiel sapeva che prima o poi ne sarebbero usciti, quella bolla sarebbe scoppiata, e allora si sarebbero resi conto che erano senza alcuna speranza, che il loro era un amore destinato a fallire. Ma in quel momento, con le labbra di Dean sulle sue, le sue mani su tutto il corpo, gli era difficile parlare, gli era difficile pensare. Avrebbe rimandato ad un altro momento qualunque discorso volesse intavolare con lui, magari dopo quel bacio, o lo avrebbe rimandato alla mattina seguente, o a qualsiasi momento, qualsiasi momento sarebbe stato perfetto, ma non quello. Era un momento troppo perfetto per essere rovinato da dubbi e perplessità. Le labbra di Dean sapevano di cannella e vaniglia, erano soffici e piene, e lui era estasiato da quel bacio così carico, così pieno. Voleva solo perdersi in quelle sensazioni, almeno fino a che il momento di svegliarsi non avrebbe bussato alla porta della sua mente, riportandolo alla realtà. Fino a quel momento, voleva godere dei baci bollenti, che esplodevano tra di loro, nient’altro.
 
**
 
Dean non poteva credere che stesse avvenendo finalmente, dopo mesi di lettere, di velato corteggiamento, di attenzione alle parole che rivolgeva all’altro nobile, era riuscito nel suo intento, finalmente poteva avere Castiel tra le sue braccia, poteva sentire le sue labbra sulle proprie, in un’esplosione di emozioni e sentimenti che mai aveva provato in vita sua. Sentiva dentro di sé nascere un fuoco, che divampava con forza e maestosità man mano che lo baciava, e più lo baciava, più si sentiva catturato in quell’attimo. E adesso che finalmente aveva ceduto, che finalmente aveva accettato il nascente amore che provavano l’uno per l’altro, poteva sentirsi felice di aver scelto lui quella sera, di aver voluto nient’altri che lui, fin da quando i loro occhi si erano incrociati durante il primo giorno di ricevimento del matrimonio di Sam. Avrebbe voluto di più, molto di più, ma sapeva di non potere ancora, sapeva fosse troppo presto, perché Castiel non era pronto, ma voleva solo che si sentisse a suo agio in sua compagnia, così da poter trascorrere più tempo del genere in compagnia reciproca. Lì erano liberi da tutto, erano liberi di essere loro stessi, nessuno sarebbe andato a disturbarli in quella camera, perché lì, in quel borgo dimenticato da dio e dagli uomini, ogni persona era interessata unicamente agli affari propri e non si guardavano le vite altrui, a differenza delle realtà da cui provenivano, dove le vite altrui erano il miglior pettegolezzo di cui discutere. Si separarono solo quando entrambi furono a corto d’aria, e si ritrovarono ad un palmo l’uno dall’altro a respirare i reciproci respiri, sorridendo negli affanni del bacio. Dean sorrise e portò le mani a coppa sul volto dell’altro, circondandolo e con i polpastrelli dei pollici, iniziò lentamente ad eliminare le lacrime dal suo volto; il fatto che si fosse commosso leggendo le sue poesie era la prova lampante che lui era un nobile diverso dagli altri. Non c’era bisogno di parole in quel momento, non c’era bisogno di altro, erano i loro cuori e le loro anime a parlare per loro. Ogni cosa cambiò di lì a pochi secondi, quando si guardarono negli occhi, alzarono semplicemente l’uno lo sguardo verso l’altro e, quando i loro occhi si incrociarono, non furono necessarie altre parole, furono i loro sguardi a parlare al loro posto. Si guardarono negli occhi per minuti interi, senza staccare lo sguardo, comprendendosi solo attraverso quello, dichiarandosi in maniera silenziosa che sì, entrambi avevano sentito qualcosa sbocciare dentro di loro e no, non potevano più ignorarlo, non dopo quel bacio così appassionato. Gli occhi blu di Castiel erano una delle meraviglie del mondo, a parere di Dean, erano più blu dell’oceano, erano splendenti e lucenti come il cielo di primavera, più preziosi delle gemme di una corona imperiale, erano di quanto più bello esistesse al mondo intero, e in quel momento, quelle schegge di cielo erano sue.
La loro muta conversazione fu interrotta dall’oste che bussò alla porta, annunciando che la loro cena fosse arrivata. Dean vide Castiel spostarsi da vicino a lui, come scottato, e raggiungere la porta, ringraziare cordialmente l’uomo e tornare a sedersi su uno sgabello. Dean non capiva il suo atteggiamento, non capiva perché fosse così restio, così spaventato da ciò che sarebbe conseguito da quello. In silenzio lo raggiunse e si sedette accanto a lui su un altro sgabello, prendendo uno dei piatti.
«So cosa state pensando» disse Dean, dopo un po', senza alzare lo sguardo dal piatto di minestra «Rimandate a domattina i pensieri negativi e cerchiamo di sentirci liberi e felici almeno stanotte».
«Quando ci risveglieremo da questo idillio, farà male».
«L’amore, per essere vero, deve far male». Castiel non gli rispose, stupito dalle sue parole, e Dean lo vide concentrarsi sulla sua zuppa. Cenarono nel più completo silenzio, guardandosi di tanto in tanto, sperando che prima o poi l’uno o l’altro decidesse di mettere fine a quel silenzio. Il silenzio, però, fu interrotto solo dallo schiocco delle loro labbra, che dopo la cena, si erano unite come per pura magia. Con sua gioia, Dean constatò che Castiel avesse accettato la sua richiesta di rimandare qualunque discorso negativo al giorno seguente, magari lontano da qualsiasi tipo di orecchio indiscreto. Si baciarono a lungo, assaporandosi l’un l’altro, lasciando fluire i sentimenti tra di loro, sentendo sotto mano l’amore nascente tra di loro, sentendosi stranamente appagati, senza andare oltre. Avevano semplicemente bisogno l’uno dell’altro e Dean poteva accettarlo, poteva accettare di aver bisogno di Castiel per essere felice, se solo Castiel non fosse stato tanto restio, tanto spaventato dal futuro, e avesse accettato di aver bisogno anche lui di Dean.
«Ditemi, Dean» sussurrò il moro nel silenzio della stanza, erano distesi su quella branda poco comoda, stretti l’uno all’altro, il fatto che ce ne fossero due, non importava, loro volevano godere della reciproca vicinanza «Le vostre poesie sono così… sincere, e piene di sentimento…» parlò piano e Dean si beò di quella voce sussurrata, era come balsamo per le sue orecchie «Come fate ad esternare tutto su foglio?» domandò curioso, alzando lo sguardo assurdamente blu negli occhi dell’amante.
«Suppongo di aver sempre usato la scrittura per esternare ciò che provavo realmente» spiegò «Non ho mai voluto essere un uomo insensibile, un uomo senza sentimenti, un uomo come mio padre» raccontò «Quando ero più piccolo non mi era permesso in nessun modo esternare le mie emozioni e sono sempre stato molto incline ad esse» Dean si stava mettendo a nudo così davanti a lui, in un modo assolutamente naturale e non sapeva perché si sentisse tanto a suo agio con l’altro, forse era la forza dei sentimenti che provava per l’altro a spingerlo a tanta confidenza «Quando mia madre morì, e piansi, come ogni bambino di dieci anni, mio padre mi punì perché avevo esternato le mie emozioni» disse e strinse in un pugno un lembo del lenzuolo per calmarsi, il ricordo di quella volta faceva ancora male «Capii già a dieci anni di non essere il tipo di figlio che mio padre voleva. Quando fui abbastanza grande da capire, iniziai a scrivere per non alienarmi alle sue assurde imposizioni» disse ancora «Suppongo di aver imparato a gestire con la mia arte poetica le mie emozioni, è il mio modo di essere diverso da lui e di provare emozioni».
«Siete così affascinante» sussurrò Castiel, guardandolo negli occhi «Avete sofferto così tanto, Dean…»
«Quando vi ho visto, ho capito che voi eravate la persona giusta per me» disse piano «Perché fin da quando vi ho visto, ho sentito mille poesie prendere forma nella mia mente» disse dandogli un leggero bacio a stampo sulle labbra «Siete la mia musa ispiratrice, da quando siete arrivato nella mia vita, avete scatenato una serie di reazioni dentro di me… che mi hanno stravolto e hanno fatto crescere la mia arte poetica e quando penso a voi, o vi guardo come adesso, sento centinaia di versi nella mia mente e…» Castiel lo interruppe appoggiandogli un dito sulle labbra.
«Fatelo per me» sussurrò «Componete qualche poesia, adesso, a voce, per me…» gli disse. Dean trasalì, e annuì. Lo avrebbe fatto, avrebbe reso felice il suo amante componendo e recitando per lui una lirica. Poteva farcela, doveva solo concentrarsi e le parole sarebbero arrivate da sole. Chiuse per un momento gli occhi e li riaprì, proiettandoli in quelli dell’altro che adesso lo guardava carico d’aspettativa, e se avesse sbagliato qualcosa?
«Oh angelo,
è la tua soave voce che il mio cuore ascolta?
O è l’eco che hai lasciato nel mio cuore,
il giorno che ci separammo?
Oh angelo,
mi specchio nei tuoi occhi e ritrovo me stesso,
mi specchio nel tuo sguardo e trovo la mia anima.
» fece una pausa, per prendere fiato e rimettere insieme le idee, stava andando bene, giusto? Castiel non fiatava, e continuava a guardarlo con quello sguardo blu che penetrava nella sua anima e lo rendeva leggermente nervoso.
«Oh angelo,
cos’è questo sentimento che sento crescere dentro di me?
È forse l’inizio d’un amore che entrambi proviamo?
Tu dirai che amore non può essere,
che per noi è impossibile,
ma cos’altro può essere se non amore?
Non è forse amore, il tormento che senti dentro,
quando alla stessa persona pensi?
» fece un'altra pausa per respirare, si sentiva travolto, si sentiva strano, mai in vita sua si era sentito così e soprattutto pervaso da un sentimento così forte da fargli girare la testa. Se non si trattava di amore, allora quello cos'era?
«Oh angelo,
aiutami tu, dimmi cos’è amore,
dammi solo una ragione,
dammi solo un'occasione
dammi solo una speranza
e sarò eternamente tuo» concluse prendendo un profondo respiro, non sapeva se avesse articolato bene i versi, ma quello era un lavoro che faceva con calma, che gli prendeva tempo, in pochi minuti quello era tutto ciò che era riuscito a comporre nella sua mente e non sapeva se era abbastanza. Chiuse di nuovo gli occhi e represse un sospiro, sperava di non averlo deluso in qualche modo con quella lirica improvvisata. Respirò un paio di volte prima di riaprire gli occhi, e poi si specchiò in quelli colmi di meraviglia del nobile accanto a lui, il quale non disse nulla, si sporse verso di lui e premette le proprie labbra contro quelle di Dean e lo baciò con trasporto di nuovo.
«Voi siete un uomo perfetto, Dean» sussurrò sulle sue labbra «Vi prego». Dean non sapeva per cosa lo pregasse, di baciarlo ancora? Di proferire ancora poesie per lui? Di smettere di corteggiarlo in quel modo? Cosa? Non lo sapeva, si limitò a baciarlo ancora in modo passionale e lussurioso, sentendo però stavolta qualcosa di diverso in quel bacio, qualcosa che sapeva non gli sarebbe piaciuto, c’era una punta di malinconia e di tristezza, ma finse di non notarlo rispondendo con la sua passione e la sua dolcezza, stringendolo delicatamente contro il suo corpo, mentre si lasciavano andare per quella notte. «Porterò le vostre parole nel mio cuore» sussurrò tra un bacio e l’altro «Le custodirò con me e me ne prenderò cura, ve lo prometto, Dean» disse ancora, baciandolo e ribaciandolo come se da quei baci dipendesse la sua vita; come se dopo quei baci, non avessero più avuto l’occasione di baciarsi.
Si lasciarono scivolare nel sonno, dopo essersi baciati a lungo, fermandosi solo quando l’aria nei loro polmoni diveniva troppo poca e necessitavano di respirare. Cosa c’era di sbagliato in tutto quello? Cosa c’era di sbagliato in due uomini che si amavano? L’amore non era sempre amore, indipendentemente da tutto?
Dean sapeva bene che il giorno dopo il confronto sarebbe giunto e lo temeva. Perché sapeva che in qualche modo l’idillio si sarebbe spezzato e loro sarebbero dovuti tornare brutalmente ad una realtà che nessuno dei due, soprattutto lui, voleva accettare. Quale doveva essere, a questo punto, la scelta giusta? Continuare ad assecondare i reciproci sentimenti nascosti da tutti, o fingere di non essersi mai conosciuti? Fingersi solo amici? E, come se avesse avuto una percezione a riguardo, quando il giorno dopo si destarono, Dean vide che in Castiel era cambiato qualcosa, lo percepiva nel suo sguardo sfuggente, nella sua apparente freddezza. Qualcosa era cambiato rispetto alla sera precedente, perché quando Dean fece per baciarlo di nuovo, lui si tirò indietro.
«Che succede?» chiese allora cercando la risposta nel suo sguardo blu, che si gelò alle sue parole.
«Dean, noi non possiamo» disse guardandolo «Tutto questo, le poesie, i baci, le lettere, tutto… non possiamo, non più, dobbiamo accettare…» disse affaticato «Dobbiamo arrenderci alla realtà dei fatti, voi sposerete mia sorella e…»
«Perché vi ostinate ad essere così pessimista? Maledizione, non siete stato bene con me, stanotte?» chiese, cercando il suo sguardo che tuttavia sfuggiva al suo. Com’erano arrivati a discutere, se la notte prima si erano scambiati baci e lui si era aperto con l’altro? Gli aveva anche composto una lirica solo per lui, così, su due piedi... Si era già spezzato tutto? Era già tutto svanito? Così come nel suo sogno impossibile?
«Sono stato magnificamente, davvero, stanotte credo d’aver toccato il paradiso, ma deve finire qua… dobbiamo essere razionali, Dean» disse, stavolta alzando lo sguardo verso il suo. Dean vide in quello sguardo la rassegnazione. Non voleva che Castiel si rassegnasse, perché in qualche modo, potevano aggirare i loro genitori, se volevano potevano riuscire a godere di quegli attimi rubati, insieme. Si sarebbe accontentato anche quello, gli bastava poco per essere felice, era sempre stato bravo a fingere, quindi poteva fingersi felice con la sorella di Castiel, se in verità era felice con lui in segreto «Non possiamo portare avanti questa cosa. È troppo pericoloso, per me e per voi. Se dovessero scoprirci…» disse senza finire la frase e deglutì con forza, scuotendo la testa. Il biondo cercò ancora il suo sguardo, per capire come mai tanta rassegnazione e pessimismo, perché quella mattina avesse iniziato a parlare in quel modo, perché avesse voluto interrompere l’idillio che era sbocciato con così tanta fretta.
«Castiel, dovete avere fiducia nel nostro amore» disse Dean, sorprendendo persino se stesso «So che è ancora presto per parlare d’amore, ma se non è di questo che parliamo, che cos’è? Se fosse stata una cosa passeggera, credete che avrei rischiato tutto, pur di essere qui con voi?» domandò guardandolo negli occhi «Vi prego, so che noi possiamo farcela. Dovremmo fingere di essere amici con gli altri, ma di nascosto, possiamo essere chi vogliamo. In questo villaggio, o in un altro possiamo scappare e stare insieme. Vi prego, abbiate fiducia in me».
«Dean, voi siete un uomo meraviglioso e sono onorato che proviate dei sentimenti così forti per me» disse guardandolo «Ma non posso assecondarli. Sarebbe un errore».
«Non è un errore!» esclamò alzando la voce «Lo sapete qual è un errore? Costringere un uomo che non ama una donna a sposarla, questo è un errore, quello che provo per voi, non è un errore!» disse ancora con tono alto, scuotendo la testa «Maledizione, so che è rischioso, ma io rischierei per voi, rischierei la mia stessa vita, pur di assaporare di nuovo il brivido della vostra compagnia!»
«Dean…»
«Sarei pronto a tutto per voi, maledizione! Perché non riuscite a capirlo?»
«Io lo capisco, ed è per questo che vi dico che non può funzionare, perché è troppo pericoloso e il solo pensiero di perdervi…» disse e poi sospirò «Mi fa stare male. Preferisco essere vostro amico anche nel privato, piuttosto che sapervi morto o in galera».
«O forse i sentimenti che provate non sono poi così tanto sinceri come lo sono i miei».
«Sapete anche voi che non è così. Per favore, cercate di ascoltarmi, e comprendete ciò che dico» mormorò, l'altro tacque e scosse la testa «Dean, per favore, lo dico anche per voi, soprattutto per voi, per proteggere voi, voi non avete idea, non sapete… per favore, non rendete le cose ancora più difficili» affermò con decisione, ma Dean non voleva ascoltare, non voleva capire, perché non voleva perderlo, non voleva essere solo un amico per lui, voleva lui, voleva tutto di lui. Non voleva solo parlare, scrivere e recitare poesie con lui, voleva baciarlo, voleva vivere nottate infuocate, voleva la passione e i suoi baci incandescenti. Voleva tutto ciò che non poteva avere e questa consapevolezza, mista al rifiuto di Castiel, lo faceva sentire impotente «Dean» lo chiamò ancora, accarezzandogli la guancia «Non dimenticherò mai la nottata che abbiamo trascorso qui, farà sempre parte del mio cuore, come il nostro primo bacio e le vostre poesie e la lirica che avete improvvisato per me, è la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai dedicato, ma è per il bene di entrambi che vi dico che non possiamo farla funzionare».
«Io vi dico che possiamo, perché dovete essere così pessimista? Perché dovete essere così crudele? Vi sto donando tutto il mio cuore e tutto il mio essere, perché lo respingete in questo modo? Vi costa tanto darmi un po’ di fiducia?»
«No, ma non voglio che vi illudiate, e non voglio illudermi nemmeno io. Tutto ciò che è accaduto stanotte, resterà nei nostri cuori, ma non possiamo portarlo avanti, lo sapete anche voi. Voglio che guardiate in faccia alla realtà» disse «Voi sposerete mia sorella, e io sarò vostro cognato; saremo amici, e già sarà difficile con questi trascorsi, sarà ancora più difficile se saremo amanti di nascosto. Non riusciremo a fingere, e distruggerà entrambi» continuò con tono rassegnato e serio «Mi dispiace, Dean, non lo dico con semplicità, ma solo con drammatica realtà» disse, alzandosi e raggiungendolo. Si abbassò verso di lui e premette un delicato bacio sulle sue labbra che sapeva d’addio e nostalgia «Cercate di perdonarmi, per favore». Poi si incamminò verso l’uscita senza guardarsi indietro, mentre Dean, ancora seduto e stordito dalle parole dell’altro, osservava la sua figura allontanarsi.
Era così carico di rabbia, così addolorato che non misurò le sue parole e: «Siete solo un codardo!» esclamò ad alta voce. Vide le spalle dell’altro incurvarsi, lo sentì mormorare un bassissimo: «Lo so» e poi lo vide sparire oltre la porta. Si pentì subito delle sue parole, ma ormai il danno lo aveva fatto, e si sentiva solo un verme, perché la sera precedente gli aveva detto l’esatto opposto. Sono un idiota – si disse mentre anche lui usciva e raggiungeva il cavallo.
Era consapevole solo di una cosa, ormai, che il suo cuore, il suo essere, tutto se stesso appartenevano a Castiel Novak, perché di lui si era irrimediabilmente innamorato e da questo non sarebbe mai tornato indietro. E per questo doveva rimediare all’errore madornale che aveva appena fatto, avrebbe solo dovuto assecondarlo, pazientare e tornare a corteggiarlo con le sue lettere e le sue poesie, perché diamine si era sentito pervaso dalla collera, in quel momento? Non aveva ragionato, e ora rischiava di perderlo per sempre.
 
_____________________________

Hola people!
Buon venerdì, e ben ritrovati con il nostro consueto appuntamento con queste due patate innamorate. 
Mi sono lasciata di nuovo prendere la mano e un capitolo di appena 5mila parole è diventato di 7mila ops, non chiedetemi come abbia fatto, perché non ne ho idea. Non so cosa combinerò con i prossimi lol questa storia diventa sempre più luuunga. Anyway era iniziato bene, vero? Sembravano tutti felicini e innamorati.
E invece ecco che BAM Castiel torna ad essere un essere razionale e si rende conto che non possono, che è troppo pericoloso. Quindi litigano e Dean ovviamente che è quello più passionale e in questo caso coinvolto, si lascia andare alle emozioni e alla rabbia e lo ferisce involontariamente. 
Ci tengo a dire una cosa, le poesie che ha dedicato Dean a Cas le ho scritte io, ma sono una narratrice non una poetessa, quindi non hanno un vero e proprio stile, diciamo che a volte mi diletto nello scrivere piccole poesie; ma non intendo affatto insultare il lavoro di chi lo fa per lavoro! Non oserei mai! Sono particolarmente legata alla seconda, perché diciamo che l'ho riutilizzata, l'avevo scritta un paio d'anni fa per una persona a cui tenevo molto (molto) ovviamente il sentimento era unilaterale. BUT, l'ho modificata per la storia, ma il succo era quello. Spero che vi siano piaciute comunque! 
Colgo l'occasione di questo momento di confessioni per ringraziare le meravigliose persone che recensiscono sempre ogni capitolo senza stancarsi, ringrazio chiunque legga la mia storia anche silenziosamente e anche chi ha speso un click per iniziare a leggerla. Vi ringrazio dal profondo del mio cuore. Ci si becca la prossima settimana con un nuovo capitolo! In cui ci saranno dei chiarimenti e altra roba bella Destiel <3
Stay tuned, people! A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** VII: No one can rewrite the stars. ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!

_____________

No one can rewrite the stars
How can you say you'll be mine?
Everything keeps us apart
And I'm not the one you were meant to find

 
Mio caro Castiel,
Mi dispiace per le parole ingiuste che vi ho detto, la mattina successiva al nostro incontro clandestino, mi dispiace avervi detto che siete un codardo, quando poche ore prima avevo detto il contrario. Non vi considero tale, la mia è stata solo una reazione negativa al vostro continuo rifiutare l’amore che sono disposto a donarvi. Dentro di me so che avete ragione, so che tutto è contro di noi, ma non riesco a pensare ad altro se non al fatto che la nostra relazione clandestina sia la cosa migliore che mi sia mai capitata nella vita. Con voi mi sento vivo, non so come spiegarlo, il nostro recente incontro è stato come una rilevazione per me, se prima mi era difficile dimenticarvi, adesso mi è davvero impossibile. Sono consapevole che i nostri sentimenti sono sbagliati per la maggior parte delle persone, ma non per me. Da quando vi ho incontrato, mi sono chiare molte cose, e spero che lo siano anche per voi, perché adesso, sono certo dell’amore che provo per voi. Sono desolato per quanto accaduto qualche mattina fa, mi rendo conto di essere stato scortese e non mi sarei mai comportato così normalmente, ma ero addolorato per la vostra mancanza di fiducia nei nostri reciproci sentimenti, so che voi avete ragione, che le cose tra di noi sono complicate, perché siamo due uomini, che ogni circostanza ci è sfavorevole, ma a quanto pare cerco di essere ottimista per entrambi. La notte che abbiamo trascorso insieme, mi ha scaldato il cuore, mi ha mandato in un idillio che non credevo possibile e quando il giorno seguente, mi avete detto che dovevamo fermarci, perché in futuro sarebbe stato troppo doloroso, non ho ragionato. Mi sono lasciato trascinare ed accecare dalla collera e dal dolore e ho detto cose che non avrei mai detto lucidamente. 
Voi non siete un codardo, siete l’esatto opposto, siete forse troppo realista, come io non riesco ad essere quando si tratta di voi. Comprendo i vostri dubbi e le vostre preoccupazioni, non siamo stati fortunati a quanto sembra, il fato ha scelto per noi due una vita che noi non vogliamo e non accettiamo. Tuttavia il mio pensiero non cambia, credo che se non lottiamo, se non lo facciamo adesso, l’infelicità sarà inevitabile, come il mare che si infrange sulle scogliere e sulle rive; come la pioggia autunnale. E sarà doloroso non sapervi al mio fianco per il resto della vita. Sarà doloroso come ricevere un dardo in pieno cuore, come una stilettata al petto. So che dovrò essere vostro cognato in futuro, ma vorrei che quel futuro non arrivasse mai, adesso che sono consapevole di ciò che provo per voi. Mi dispiace ancora, per le parole ingiuste che vi ho rivolto e spero di poter ricevere il vostro perdono per il mio atteggiamento, non potrei vivere sapendo che siete in collera con me. Non posso credere che voi preferiate sottostare alle regole assurde del destino, il nostro doveva essere differente. Se potessimo essere liberi, non vi lascerei mai andare, e cercherei di far tutto quanto in mio potere, per potervi tenere nella mia vita, per rendervi felice. Se solo potessimo cambiare il fato, il destino e la nostra situazione, farei di tutto per farvi essere parte della mia vita. Ormai non posso più tornare indietro da ciò che provo, ma se per voi non è lo stesso, cercherò di farmene una ragione, anche se sarà difficile e doloroso.
Con la speranza di ricevere il vostro perdono, e di potervi scrivere ancora, vi porgo i miei più sinceri saluti,
Sempre vostro, Dean
 
Fu con le lacrime agli occhi, che, quel pomeriggio, Castiel lesse quella lettera. Dean Winchester era un uomo sorprendente, lo aveva fatto sentire un verme quando gli aveva dato del codardo, lo aveva fatto sentire a pezzi, eppure con un’altra lettera era riuscito a commuoverlo. Non era realmente arrabbiato, capiva il suo punto di vista, era lui che era troppo spaventato dall’idea di essere scoperto da non riuscire a vivere con serenità il bellissimo sentimento che stava sbocciando tra di loro. Ma non potevano, semplicemente non potevano perché tutto era contro di loro, chiunque era contro di loro, perché loro non potevano cambiare le cose, non potevano essere quelli che avrebbero cambiato tutto, ma in qualche modo avrebbe voluto poterlo fare, perché Dean sembrava davvero sincero, i suoi sentimenti anche attraverso una semplice lettera riuscivano ad arrivare forti e chiari al cuore del moro. Sì, anche per lui la notte che avevano passato insieme, in quella locanda, lì dove nessuno li conosceva e avevano potuto trascorrere il tempo l’uno tra le braccia dell’altro, era stata indimenticabile. E anche lui, quella notte, aveva sentito qualcosa dentro di sé cambiare, ma non potevano andare avanti così, per quanto tempo avrebbero potuto continuare? Per quanto tempo sarebbero riusciti a tenere tutto nascosto, prima che qualcuno si accorgesse di loro? Dovevano smetterla. Non potevano dare ascolto a quei sentimenti, non potevano lasciarsi coinvolgere in quel modo, non potevano farlo, perché sarebbe stato troppo pericoloso, sarebbe stato un errore; non potevano continuare a farsi del male in quel modo  continuando a vedersi di nascosto, prendendosi e lasciandosi; neanche se si fossero impegnati con tutte le loro forze, tentando di scalare montagne impossibili e sconfiggere mari in tempesta, il loro destino sarebbe cambiato, nessuno poteva cambiare il destino, non potevano comportarsi diversamente, perché le loro vite non glielo consentivano, le loro famiglie non avrebbero acconsentito e non potevano portare avanti una cosa destinata a morire, avrebbe fatto male ad entrambi. Sebbene facesse male anche a lui accettare quella situazione, era consapevole che nessuno potesse riscrivere il destino, nessuno poteva essere così forte da eludere anni di tradizioni. Nessuno poteva, né tanto meno loro due. Eppure, per lui Dean era difficile da ignorare, difficile da dimenticare, era arduo per lui essere quello pessimista, ma non voleva che entrambi si riempissero di false speranze, e con il cuore a pezzi, grondante di sangue, si ritrovò nelle sue stanze, a scrivere una risposta a Dean. Loro due, sebbene avessero provato fin da subito travolgenti sentimenti l’uno per l’altro, non erano destinati ad incontrarsi, non erano destinati a vivere una storia, non erano l’uno l’anima gemella dell’altro, perché se così fosse stato, si sarebbero trovati in altre circostanze, in altri corpi, magari. Era triste pensare che se uno dei due fosse stato una donna, avrebbero potuto sposarsi e vivere nella più completa e spensierata felicità. No, loro erano due uomini, e non potevano stare insieme, non potevano essere felici insieme. Il loro era un amore destinato a non nascere mai. Dovevano fermarsi prima che fosse troppo tardi, altrimenti sarebbe stato peggio.
Eppure non riusciva a dimenticare la sensazione delle labbra di Dean sulle sue, la sensazione delle sue braccia attorno al proprio corpo, la sensazione di loro due stretti in un abbraccio doloroso e nostalgico, loro due che si scambiavano roventi baci alla luce della luna, non riusciva a dimenticare quella notte in compagnia di Dean, e dubitava l’avrebbe fatto mai. Era doloroso da ammettere, ma per quanto fossero profondi e sentiti i sentimenti che entrambi provavano l’uno per l’altro non dovevano cedere ad essi. Non potevano farsi coinvolgere da essi, e lui doveva essere quello razionale e stroncare tutto sul nascere, prima che li scoprissero e la notizia arrivasse a chi non avrebbe mai dovuto sapere nulla, prima che entrambi corressero un rischio troppo grande inutilmente.
 
**
 
Mio adorato Dean,
Voi non avete niente da farvi perdonare, le vostre parole erano più che veritiere, ma non posso ritrattare le mie, in alcun modo. Per noi sarebbe troppo pericoloso comportarci come stiamo facendo, sarebbe sconsiderato e rischioso, il nostro comportamento non ci porterà a nulla di buono. Non voglio sembrarvi un codardo, anche se sono consapevole di esserlo; sto solo cercando di essere realista. Pur volendo tenere nascosta questa nostra relazione clandestina, non credete che in futuro possa distruggere entrambi? Credete che in futuro possa farmi piacere vedere il mio amante, sposato con mia sorella? Credete che per me sia facile rinunciare a voi? Una notte in vostra compagnia è bastata a farmi vibrare il cuore, come nient’altro aveva fatto prima di voi. Una sola notte in vostra compagnia sarà il ricordo più caro che avrò per tutta la vita. Ma come vi ho già detto, dobbiamo conservare questo ricordo nel nostro cuore, con dedizione e attenzione, ma non possiamo dare adito ai nostri sentimenti. Non farà bene a nessuno dei due, sarà sempre doloroso sia per me che per voi, non posso mentire né e a me né a voi, tutto quello che mi avete detto, tutto quello che mi avete scritto, sappiate che è pienamente ricambiato, ma non possiamo permetterci di provarlo, mi capite? È con il cuore a pezzi che vi scrivo queste parole, perché se le circostanze fossero state diverse, se uno di noi fosse stato una donna, avremmo potuto essere felici, insieme, per sempre. Ma tutto ci è contrario, perché siamo entrambi due uomini, e in questa maledetta società, due uomini che si amano sono considerati esseri immondi, noi saremo considerati esseri immondi, se si venisse a sapere del nostro amore. Quando, durante il nostro ultimo incontro, ho capito di provare questi travolgenti sentimenti per voi, ne ho avuto paura, e ne ho tutt’ora. In cuor mio so, che non c’è nulla di sbagliato in ciò che proviamo, ma per tutto il resto del mondo siamo un errore, e non posso permettere a voi di fare una simile sciocchezza. Vi prego di accettare la realtà, noi non eravamo destinati ad incontrarci, non eravamo destinati ad essere l’uno l’amante dell’altro, anche se il nostro cuore lo desidera ardentemente. Mi dispiace dover sempre essere io quello realista e pessimista tra di noi, ma non posso fare altrimenti. Io so cosa ho visto con i miei occhi, quando nella mia tenuta uno dei servitori è stato scoperto, lui era esattamente come noi, amava un altro uomo e lo hanno scoperto. È stato allontanato dalla tenuta, e nessuno ha mai più avuto sue notizie, c’è chi dice che sia stato ucciso, chi dice che sia ancora incarcerato. Non voglio un destino del genere né per me, né per voi. E mio fratello maggiore, Lucifer, quando si è ribellato perché voleva sposare una donna non appartenente al suo stesso ceto sociale, della quale era innamorato e ha tentato di ribellarsi, ha visto il suo amore morire per mano di persone senza cuore, accusata ingiustamente di stregoneria, e lui è stato ucciso dal nostro stesso padre, quando ha cercato vendetta per la donna amata. Quindi perdonatemi se vi sembrerò codardo o altro, non voglio in alcun modo mettere voi in pericolo. Lo faccio solo per proteggervi, perché forse voi ancora non vi rendete conto del pericolo.
Vi prego, Dean, fa male anche a me prendere questa decisione, ma non possiamo fare altrimenti, non possiamo essere ottimisti ed egoisti, non possiamo illuderci che le cose non siano sbagliate come in realtà lo sono, non per noi, ma per tutto il mondo. Per favore, cercate di dimenticare i sentimenti che provate per me, io proverò a fare lo stesso, con grande dolore.
Spero che questo non spezzi il bel rapporto d’amicizia che avevamo stretto,
Vostro sempre, Castiel
 
Dopo quella lettera, Dean si sentì vuoto, svuotato di ogni sentimento possibile. Quando aveva letto nella sua lettera, ciò che il suo amato aveva visto con i suoi occhi, ciò che aveva dovuto vivere, aveva capito il motivo di tanta reticenza con lui, il motivo per il quale stava andando contro i suoi stessi sentimenti, il motivo per cui non voleva portare avanti la loro relazione. E no, non era un codardo, non lo pensava davvero, non lo avrebbe mai pensato. Ma faceva male leggere tutta quella rassegnazione. Castiel aveva ragione, in fondo, nessuno poteva andare contro il volere dei propri genitori, nessuno poteva andare contro ad una società che impediva loro di stare insieme, doveva rassegnarsi all’idea, come aveva fatto Castiel? Accettare solo la sua amicizia e basta? Ma come poteva, adesso che aveva avuto un assaggio di paradiso? Come poteva essere solo suo amico? Avrebbe dovuto esserlo per forza, visto che era costretto a sposare sua sorella, ma… maledizione, avrebbe voluto poter fare qualcosa, avrebbe voluto che il suo ottimismo coinvolgesse anche l’altro, e invece… lo stava perdendo. Avrebbe dovuto ricordare per sempre quella notte, farsela bastare per tutta la vita, perché era l’unica cosa che gli aveva concesso l’altro, eppure non riusciva a non pensare a quanto fosse ingiusta tutta quella situazione. Forse aveva ragione, se le circostanze fossero state diverse, e uno dei due fosse stato donna, nessuno avrebbe mai avuto nulla da ridire, anzi, tutti avrebbero acconsentito all’unione delle loro casate, ma loro erano due uomini e questo non si poteva cambiare. Eppure, Dean sentiva dentro di sé che non c’era niente di sbagliato nei loro sentimenti, non c’era niente di sbagliato in ciò che provavano, non c’era niente di sbagliato nel desiderarsi a vicenda. Eppure, doveva accettare che non fosse sbagliato solo per lui, chiunque avesse saputo una cosa del genere, lo avrebbe ritenuto un errore, un abominio, e non sapeva davvero come avrebbe potuto reagire se fosse successo qualcosa a Castiel, a causa di quello che erano e provavano. Castiel era spaventato ed aveva tutti i motivi validi per esserlo, ma Dean, dentro di sé, cercava di nutrire una piccola speranza, affinché entrambi potessero trovare la felicità che meritavano, affinché potessero appartenersi veramente. O forse doveva accettare la cruda realtà e arrendersi, prendere Castiel come suo amico e accontentarsi? Non lo sapeva neanche lui, ma dopo quella lettera aveva capito che non c’era niente da fare, i loro sentimenti erano destinati a non dover essere provati, Castiel aveva provato in ogni modo di negare a se stesso di essere innamorato di Dean, ma Dean non riusciva a negare a se stesso di essere innamorato di Castiel. Lo era davvero, realmente e profondamente, aveva assaggiato un pezzo di paradiso con le sue labbra e l’aveva ritrovato nei suoi occhi, e non poteva fingere di non aver provato quei sentimenti e non poteva dimenticarli. Come poteva Castiel dirgli che lui non era chi era destinato ad incontrare, quando il suo cuore l’aveva capito dal primo sguardo che era lui, e nessun altro?
Come poteva chiedergli di dimenticare ciò che avevano vissuto insieme, quando quello era il motivo per cui si alzava con il sorriso sulle labbra?
Come poteva chiedergli di ignorare i sentimenti che provava per lui, quando erano l’unica cosa vera che sentiva?
Come poteva arrendersi senza nemmeno provarci? Dean sapeva che la sua era mera paura, ma in qualche modo avrebbe dovuto sconfiggerla, e lui avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per aiutarlo a sconfiggerla.
 
**
 
Castiel,
come potete parlare ancora di amicizia dopo quello che abbiamo condiviso? Come potete pensare che io possa accettare amicizia quando tutto quello che voglio fare è baciarvi e appartenervi? Come potete parlare di amicizia quando abbiamo condiviso una nottata di baci infuocati e mi sono messo a nudo davanti a voi raccontandovi parti della mia vita che non condivido con nessuno? Dopo che vi ho detto che siete la mia musa ispiratrice, il mio angelo? Come potete pensare che io mi arrenda? Come potete pensare che io resti solo vostro amico? Mi dispiace deludervi, per quanto le cose sembrino difficili, io con voi non mi arrenderò mai, dovesse costarmi la reputazione.
Siete la cosa migliore che mi sia mai capitata e non vi permetterò di distruggere tutto perché avete degli stupidi dubbi e avete paura. Capisco cosa abbiate subito, capisco perché abbiate paura, e mi dispiace che abbiate perso vostro fratello e mi dispiace anche per quel ragazzo, ma loro non sono noi. Quindi vi chiedo di fidarvi di me. Non ci scopriranno se saremo cauti, pensate che mio padre è felice che io vi scriva, perché dice che in questo modo mi state facendo sentire parte della mia futura famiglia, vi rendente conto? Per quanto la nostra situazione sia sfavorevole, siamo fortunati, perché le nostre famiglie sono alleate e non sospetteranno mai di noi due. Mi dispiace, ma non mi arrenderò. Mi rendo conto di essere stato troppo passionale anche nell’arrabbiarmi con voi e mi sono già scusato per avervi dato del codardo, adesso per favore, fidatevi di me. Andrà tutto bene, saremo al sicuro, lo prometto. 
Siete troppo importante, non mi arrenderò mai. Fino a che le stelle brilleranno, fino a che il sole continuerà a sorgere, tenterò in ogni modo possibile di farvi capire che i miei sentimenti per voi sono così profondi da non poter essere dimenticati, cercherò in ogni modo di farvi vedere la verità delle mie parole, e di mostrarvi l’esatta forma del vero amore: il nostro.
Vi terrò al sicuro, lo prometto. Non permetterò mai a nessuno di farvi del male. E se malauguratamente non dovesse andare bene, se dovessero scoprirci farò tutto quanto in mio potere per salvare voi e prendere io tutta la colpa. 
Non posso promettervi che le cose saranno facili, soprattutto quando il matrimonio arriverà, anzi sono consapevole che sarà molto più difficile per noi, ma posso giurarvi che il mio cuore, la mia anima e il mio tutto appartengono a voi, e  uno stupido pezzo di carta non lo cambierà mai. Sarebbe un onore, per me, avere voi come amante. 
Vi prego, Castiel, non rinunciate a noi senza lottare, se non per amore, per cosa dobbiamo lottare, allora? Se non per ciò che teniamo di più caro al mondo, per cosa vale la pena lottare? Se c’è qualcosa per cui valga la pena lottare, questa è l’amore. Insieme, io e voi, possiamo riscrivere le stelle e il fato, vi prego, fidatevi.
Sinceramente vostro, Dean”.
 
Dean,
so che è difficile parlare d’amicizia visti i nostri trascorsi, ma non possiamo fare altrimenti. Le nostre vite sono già abbastanza complicate con i trascorsi che abbiamo avuto, figuratevi quando sarete sposato. Già adesso avremo seri problemi, soprattutto quando verrete qui per incontrare mia sorella. Come ci comporteremo? Come faremo a mascherare ciò che abbiamo condiviso durante questi intensi mesi di corrispondenza? Come potrò fingere di non aver condiviso con voi quella magnifica notte? Come potremo fingere di non aver vissuto la notte migliore della nostra vita? Mi avete aperto il vostro cuore, mi avete dedicato una lirica bellissima, e me ne avete mostrate altre altrettanto belle. Come potrò fingere che tutto ciò non sia mai avvenuto? E sarà difficile fingere, lo sapete voi e lo so io, e cosa potrà succedere se ci spingessimo oltre? Se varcassimo una soglia di non ritorno? Quando sarete sposato sarà tutto difficile, ancora più difficile di prima. Vi prego, date ascolto alle mie parole.
Forse voi avete ragione, forse dovremmo davvero non pensare più a niente, e vivere ciò che sentiamo nascere con semplicità, ma non ci riesco. Non chiedetemi di lasciarmi andare. Lotto contro me stesso ogni giorno per non far vedere ai miei parenti quanto sia felice delle vostre lettere. Se sospettassero che la nostra è una corrispondenza amorosa, non oso immaginare le conseguenze; ho paura anche per voi, perché ho visto di cosa sono capaci quando considerano un abominio qualcosa, e ne sono spaventato. Pensate che io non voglia abbandonare tutto e correre tra le vostre braccia? Baciarvi fino a perdere il fiato? Stringervi forte al mio corpo e poter sentire il vostro delizioso profumo? Pensate che io non voglia tutte queste cose? Credete male, Dean. 
I sentimenti che voi provate sono condivisi, ricambiati, non mettete mai in dubbio questo, reputo solo che non sia saggio assecondarli, non sia saggio lasciarsi andare e rischiare. Voi dite che ne vale la pena, io penso che sia una follia. Mi dispiace che le nostre idee siano tanto differenti, forse questo vi farà cambiare ancora idea su di me, ciò non toglie che ancora oggi non so che fine abbia fatto quel ragazzo che portarono via, non so che fine abbia fatto il ragazzo con cui aveva una relazione e se penso che potremmo essere noi, mi viene da piangere, e ne ho profondamente paura. Sono certo che potrete capire, forse in un altro universo avremmo potuto essere felici, forse in un’altra epoca o in un altro luogo, avremmo potuto esserlo. In questo mondo, nel nostro mondo, non ci è possibile. Se dovessero scoprirci potremmo essere uccisi entrambi e non voglio che vi venga fatto alcun male, tengo troppo a voi per permetterlo. 
Fa male, lo so, fa male anche a me dirvi queste cose. Forse è bene che per un po’ di tempo smettiamo di scriverci. Sono addolorato, ma lo dico solo per evitarvi una sofferenza futura. Spero possiate perdonarmi e che non soffriate troppo per le mie parole.
A noi non è possibile riscrivere le stelle o il fato, essi ci sono nemici così come la società.
Addio, Castiel.
 
**
 
Quando Michael aveva annunciato che il promesso sposo di Anna sarebbe andato alla tenuta entro la fine di quella settimana, Castiel aveva sentito un profondo mancamento al cuore. Era consapevole che prima o poi sarebbe successo, era consapevole che Dean sarebbe andato alla tenuta, perché doveva incontrare Anna e con lei celebrare la cerimonia del fidanzamento – usanza che Castiel avrebbe davvero volentieri evitato e a cui non aveva assolutamente voglia di partecipare – tuttavia non era pronto a rivederlo, non dopo le ultime lettere amare, e il suo rifiuto. In quelle ultime settimane aveva ripensato a tutto, aveva ripensato a cosa sarebbe successo se non fosse stato tanto stupido, se avesse accettato di cedere ai suoi sentimenti. E si era reso conto che sarebbe stato felice, sì, lo sarebbe stato, e non avrebbe avuto quel vuoto dentro che sentiva fin da quando Dean aveva smesso di scrivergli. Avrebbe solo voluto bruciare le ultime lettere che gli aveva scritto, tornare indietro ed eliminare le sue azioni, perché ormai era caduto. Ormai niente aveva senso e Dean aveva ragione, loro due erano nati per stare insieme, per amarsi. Era un po’ come in quella leggenda dell’uomo diviso a metà in continua ricerca del suo amore perduto, quando una divinità invidiosa aveva deciso di dividere l’uomo perfetto e unito in amore, fin dal momento della separazione, le due metà avevano iniziato a cercarsi, infelici fino al momento della ricongiunzione con l’amato. Ed era questo che Dean rappresentava per Castiel, la metà che lo rendeva felice e completo. Si era reso conto – tardi – di non volere l’infelicità dell’assenza di Dean, forse era una follia, forse non era ciò che era coscienzioso e rispettabile, ma era ciò che desiderava. Aveva a lungo soppresso dentro di sé il desiderio, i sentimenti che provava, e a cosa aveva portato questo suo atteggiamento? A nulla, se non all’infelicità e lui non voleva più sopportarla. Non era disposto a vivere nell’infelicità, quando poteva essere felice, quando c’era qualcuno che gli offriva la felicità su un piatto d’argento, Dean gli aveva offerto il suo cuore e lui lo aveva rifiutato per codardia, e non sarebbe mai più accaduto. Nessuno avrebbe mai dovuto avere il potere di separare due innamorati e anche se adesso temeva il rivederlo,  perché, senza alcun dubbio, questo avrebbe solo acceso la miccia dell’amore che provava dentro di sé, che aveva cercato di nascondere e di schiacciare, ma che non era mai riuscito a domare realmente. In ogni lettera scambiata con lui, in ogni parola scritta a lui, si poteva percepire l’amore che entrambi provavano l’uno per l’altro, sebbene non fosse mai dichiarato esplicitamente, e se ne potevano percepire il dolore e la profondità. Castiel non voleva soffrire, e non voleva che Dean soffrisse, eppure era riuscito perfettamente a farlo accadere, quando lo aveva rifiutato, quando gli aveva detto che loro non avrebbero dovuto più scriversi, spezzandogli così il cuore.
Aveva chiesto a sua sorella per quanto tempo sarebbe stato lì il giovane Winchester, e quando lei gli aveva detto che sarebbe stato lì solo tre giorni, aveva deciso che per il bene di entrambi avrebbe dovuto evitare di farsi vedere da lui per i tre giorni, forse fingendosi malato, e non lo avrebbe incontrato. Poi gli avrebbe scritto una lunga lettera di scuse, e sarebbero tornati alla loro perfetta relazione clandestina e alla loro corrispondenza amorosa. Non sapeva spiegare quanto gli mancassero quelle lettere, quanto ne avesse bisogno. La realtà aveva bussato presto alla sua porta, quando suo fratello gli aveva comunicato il grande incontro. Lo aveva sempre saputo, ma adesso era reale e lo faceva sentire svuotato dei suoi sentimenti. Mai in vita sua si era sentito così, mai in vita sua aveva sentito le sensazioni che solo Dean Winchester, con una lettera, era in grado di fargli provare.
Il grande evento era giunto di lì a pochi giorni, e Castiel davvero non si sentiva bene, più sentiva suo padre vantarsi del grande accordo con John Winchester, e di quanto la loro casata si sarebbe ingrandita con quell’unione, più avvertiva una fastidiosa nausea nascergli dalle viscere; vedeva quell’uomo stranamente contento, e persino sua madre era uscita della sua area della tenuta per assistere all’evento, lui era del parere che nessun uomo dovesse avere il potere di obbligare qualcuno ad amare chi non voleva. Ma le sue opinioni non erano importanti in quella famiglia, ovviamente.
Tutti i Novak erano in giardino, in attesa che Dean Winchester, in sella al suo cavallo, facesse la sua venuta,  compreso Castiel che, a differenza degli altri ansiosi di vederlo, non voleva vederlo e non era riuscito a svincolarsi da quella pagliacciata con nessuna scusa. Temeva il momento in cui i suoi occhi avrebbero incrociato quelli di Dean, temeva il momento in cui lo avrebbe rivisto e tutti avrebbero potuto capire dai loro sguardi che c’era qualcosa che non andava, che nascondevano qualcosa; non doveva permetterlo, non doveva permettere che una cosa del genere accadesse, doveva sparire prima dell’arrivo di quel cavallo. Eppure i suoi piedi sembravano di cemento, non volevano saperne di spostarsi da lì. Il suo cuore fremeva dalla voglia di vederlo, di incrociare di nuovo quegli occhi e perdersi nel prato verde che erano essi. Non lo aveva detto a Dean, ma aveva composto una poesia per lui, durante quei mesi e non gliel’avrebbe mai fatta leggere, sentiva il suo cuore palpitare in trepidazione, voleva solo che quegli interminabili istanti passassero, dopo l’accoglienza sarebbe scappato via, si sarebbe chiuso nelle sue stanze e non ne sarebbe uscito per tre giorni fingendosi malato. Tremava, era pallido e sudava freddo, forse era davvero malato, ma nessuno sembrava prestare attenzione a lui.
«Che ti succede, Castiel?» gli chiese la sorella, appoggiandogli una mano sulla spalla «Stai tremando come una foglia».
«Niente» rispose, portandosi una mano alla fronte «Appena avremo salutato l’ospite andrò a riposare» disse, la voce gli tremava e aveva un’improvvisa sete «Credo di star covando qualcosa».
«Michael» disse la minore, tirando un braccio del fratello più grande, lui si voltò verso di lei «Temo che Castiel non sia nelle condizioni di incontrare nessuno» disse indicandolo.
Lui scosse la testa: «Va tutto bene, Michael, nostra sorella si preoccupa troppo. Andrò a riposare dopo».
«Hai un pessimo aspetto» disse lui, il tono freddo «Forse sarebbe meglio che tu ti faccia accompagnare da qualcuno nelle tue camere, non puoi accogliere un ospite in queste condizioni» disse perentorio.
«Ma nostro padre…»
«Gli parlerò io» disse «Adesso va’». Castiel non sapeva quale santo del paradiso ringraziare in quel momento, forse la sua eccessiva preoccupazione, lo aveva fatto sembrare davvero malato, e decise che se suo fratello gli aveva ordinato di tornare nelle sue stanze, lui non era nessuno per disobbedirgli, non in quel momento almeno. Vide Michael avvicinarsi a loro padre, dirgli qualcosa all’orecchio; poi l’uomo si voltò verso di lui e annuì, facendogli segno con la mano di andare via. Evidentemente il suo stato pietoso non era una vera e propria recita, e forse per loro non era dignitoso che uno dei membri della famiglia si facesse vedere malaticcio davanti ad un ospite. Senza aggiungere altro, ringraziò sua sorella con lo sguardo e sgattaiolò via, rientrando nella tenuta e raggiungendo le sue stanze, poco prima che l’avvicinarsi degli zoccoli di un cavallo, giungesse alle sue orecchie. Dean era arrivato alla tenuta, e si apprestava ad incontrare ufficialmente sua sorella. Sorrise tristemente, e andò nelle sue camere, lì dove nessuno poteva disturbarlo e dove poteva sfogare i suoi sentimenti repressi e poteva ignorare quell’enorme magone che sentiva dentro di sé, realizzando che davvero lui non sarebbe mai stato felice con la persona che amava. Non era destino che loro si appartenessero, non era destino che loro fossero destinati l’uno all’altro, anche se il suo cuore aveva deciso a chi appartenere, tutto il resto era contro di loro.
Si affacciò alla finestra, e vide Dean salutare galantemente sua madre e sua sorella, baciando loro il dorso della mano; lo vide stringere forte le mani dei suoi fratelli e di suo padre, vide suo padre dirgli qualcosa; e poi lo vide alzare lo sguardo direttamente verso la sua finestra – no, Dean non poteva sapere quale fosse, non era mai stato lì – e sentì il suo sguardo dentro il suo, senza che si vedessero per davvero.
Sarebbero stati tre lunghi giorni, e restare nella sua camera da solo, gli sembrò la miglior idea che avesse mai avuto, per evitare che tutti si rendessero conto dei sentimenti che provava per Dean. Per proteggere entrambi, in quel momento non avrebbe dovuto essere egoista.
 
**
 
Quando suo padre lo aveva obbligato ad andare dai Novak per presentarsi alla sua futura sposa, dentro di sé aveva esultato, perché quella sarebbe stata l’occasione perfetta per rivedere Castiel, e parlare faccia a faccia con lui. Dopo il loro ultimo incontro e le ultime lettere, non avevano più avuto contatti per volontà dell’altro nobile e fremeva per parlare con lui e scusarsi una volta per tutte per il suo stupido comportamento. Ogni volta che arrivava una lettera, Dean attendeva in trepidazione, sperando che si trattasse di una lettera del suo adorato Castiel, ma rimaneva deluso quando gli dicevano che per lui non c’era nulla di nuovo. Quando si era messo in viaggio, lo aveva fatto con in mente unicamente il momento in cui il suo sguardo avrebbe incrociato quell’oceano profondo che l’altro aveva al posto degli occhi, e tramite lo sguardo, gli avrebbe trasmesso tutto l’amore che provava per lui e tutte le scuse che meritava. Era inutile fingere, mentire a se stesso, lui era innamorato di Castiel, quell’amore lo si poteva percepire nelle lettere che gli scriveva, lo si poteva percepire nelle parole piene di dolore che gli rivolgeva. Dean non sapeva più come impedirsi di provare sentimenti così trascinanti e trascendenti, aveva provato a fare come gli aveva detto Castiel, aveva provato a dimenticare, ad accantonare, e fare di quei momenti insieme, di quelle lettere e di quel sentimento solo un bel sogno, un bel ricordo giovanile, ma non aveva potuto, perché ogni volta che chiudeva gli occhi, sentiva le sensazioni che aveva provato sul suo corpo, ed erano troppo vivide e reali per essere un semplice sogno. La cavalcata fino alla tenuta dei Novak gli sembrò una piacevole passeggiata, perché in mente aveva solo quello sguardo azzurro e quel sorriso ammaliante del moro, sotto le dita poteva ancora percepire la morbidezza di quei capelli scuri, e se chiudeva gli occhi, sentiva il sapore delle labbra dell’altro. Non era colpa sua, era il suo corpo che decideva per lui, che ricordava le sensazioni per lui, lui aveva provato a cancellare tutto dalla mente, ma essa non aveva voluto rimuovere nulla. Era il tramonto quando arrivò alla tenuta dei Novak, e trovò il comitato d’accoglienza al completo, o quasi, Chuck Novak in prima fila con la moglie e il figlio maggiore, dietro di loro gli altri figli, tra cui la sua promessa sposa. Non vide, tra essi, Castiel. E si chiese subito il motivo di tale assenza, avrebbe voluto trovarlo lì in prima fila, con le braccia protese verso di lui, ad accoglierlo per poterlo baciare come solo lui sapeva fare. Ma, okay, quello era stato solo il bellissimo sogno ad occhi aperti che aveva fatto in viaggio, sapeva che fosse una realtà impossibile, perché loro due non potevano avere certi atteggiamenti in pubblico.
Quando giunse nel cortile dei Novak, salutò galantemente, facendo il baciamano, le due donne presenti – quel gesto lo riportò con la mente alla sera durante la quale aveva conosciuto Castiel, e aveva desiderato potergli baciare la mano – strinse le mani agli uomini e sorrise nel modo più ammaliante e accattivante possibile.
«Chiedo scusa per l’assenza di mio figlio Castiel» disse Chuck «Ha una leggera indisposizione e non era in forze».
«Non è un problema, spero si rimetta presto» disse Dean, senza smettere di sorridere, senza sapere perché, alzò lo sguardo verso una delle finestre e giurò a se stesso di aver intravisto lo sguardo blu di Castiel da una di esse, ma forse la sua era solo la troppa voglia di rivederlo. Stava male, o non aveva voluto incontrarlo? – si chiese con giusta ragione, dopo le ultime lettere e il silenzio che era seguito, forse era vero che Castiel non volesse più avere a che fare con lui.
L’uomo, insieme ai figli e ad alcuni servitori, lo condusse nella tenuta, entro sera John e Sam sarebbero arrivati e sarebbe iniziata la rituale presentazione della futura coppia di sposi e il giorno successivo ci sarebbe stata la cerimonia del fidanzamento. Santo cielo, odiava quelle cose, voleva solo andare a cercare Castiel e chiedergli se stesse bene. Voleva solo rivederlo, maledizione, invece doveva sorbirsi tutta l’ufficializzazione e tutta quella noia mortale. Voleva anche scoprire dove fosse la sua stanza, e forse avrebbe corrotto qualche servitore per avere l’informazione.
Suo padre arrivò verso sera, insieme a suo fratello e alla moglie, e stranamente quando incontrò Chuck, sorrise, mai in tanti anni suo padre aveva sorriso in quel modo ad un’altra persona, l’unione con quella famiglia doveva essere davvero importante. Sperò che Castiel si presentasse almeno per la cena, ma non lo fece, secondo Chuck non stava bene, ma Dean sapeva che era per lui che non si presentava, conoscendolo aveva temuto che vedendosi avrebbero potuto destare sospetti, e probabilmente non voleva farlo, perché temeva le conseguenze.
Durante la cena fu costretto ad ascoltare i discorsi senza senso di quei nobili per i quali non provava alcuna stima, e fu costretto a sentire le risate irritanti di Gabriel che diceva qualcosa su una servitrice parecchio attraente, secondo lui. Era davvero meno sconveniente un atteggiamento tanto irrispettoso verso una donna piuttosto che l’amore di un uomo verso un altro? Dean non capiva, davvero, quella società non era fatta per i tipi come lui, quella società era sbagliata per lui.
«…Dean, voi cosa ne pensate?» gli chiese Gabriel. Dean sembrò tornare alla realtà in quel momento. Eh?
«Perdonatemi, di cosa stavate parlando?» domandò a sua volta, si era distratto, perso nei suoi pensieri e non aveva prestato attenzione al cambio di argomento.
«Ieri in un paese qui vicino hanno arrestato due abomini» disse Raphael Novak – Dean non ricordava di averlo visto al matrimonio di Sam «Dicevo a Gabriel che hanno avuto quello che si meritavano, certi atteggiamenti sono maledetti».
Oh sì, il demonio in persona -  pensò con leggero sarcasmo il giovane nobile «E Gabriel ha chiesto a voi cosa ne pensate. Siete distratto» osservò.
«Perdonatemi, ero distratto dalla bellezza di vostra sorella» mentì spudoratamente, ammiccando verso la giovane che stava esattamente di fronte a lui, vide la Novak arrossire leggermente, e le rivolse un sorriso gentile, peccato che non era lei la Novak a cui stava pensando «Comunque, concordo con voi» affermò senza convinzione, e dire quelle parole gli fece male al cuore come niente, ora capiva perché Castiel avesse così tanta paura di essere scoperto dalla sua famiglia, erano… terribili.
«Ecco! Gli esseri immondi come quelli, meritano solo la galera e la morte» esclamò con veemenza Raphael. Dean trasalì alle parole crudeli del fratello di Castiel «Brindiamo che nelle nostre famiglie non succeda mai una cosa del genere».
«Non sia mai…» commentò lui alzando il calice di vino, inorridito e terrorizzato da ciò che aveva ascoltato. E lui che aveva dato del codardo a Castiel, come aveva potuto? Era ovvio che fosse terrorizzato all’idea di essere scoperto in una relazione clandestina con un uomo. I suoi fratelli erano terribili. Gabriel gli lanciò uno sguardo compassionevole, che lui non colse, e trangugiò l’intero contenuto del suo calice, cercando di ragionare su cosa fare.
Dopo quel discorso orribile, aveva capito anche perché Castiel non si fosse presentato alla cena. Se avessero notato un singolo atteggiamento sospetto, sarebbero stati guai. Eppure… eppure non voleva stargli lontano, voleva cercarlo, vederlo almeno una volta e dirgli che capiva e che lo avrebbe lasciato in pace, se quella fosse stata la sua volontà.
«Brindiamo» esclamò Michael alzando il calice di vino, interrompendo – per la fortuna di Dean – quel terribile discorso contro gli omosessuali «Alla felicità della nuova coppia» disse. Tutti alzarono i calici, e brindarono; Chuck e John si sorrisero a vicenda, complici e sereni. Dean ebbe i brividi a guardare suo padre così rilassato.
Per il resto della serata, si comportò egregiamente: fece un sacco di sorrisi di circostanza, strinse qualche mano, accettò ufficialmente il matrimonio, e dovette anche passare un po’ di tempo con Anna, non era male, era una bella ragazza dai capelli rossi e gli occhi chiari – come tutti i Novak, d’altra parte – ma non poteva farci nulla, non era colpa sua, non era il suo tipo. Era delicata e raffinata, sembrava davvero un angelo, ma lui aveva occhi e cuore solo per uno dei Novak, e purtroppo non era la sua promessa sposa. Non era colpa della ragazza, sapeva di essere lui il problema, perché era attratto da un’altra persona, che era un uomo e per giunta il fratello della ragazza che avrebbe dovuto sposare. Era una situazione surreale, eppure molto vera. Il fato non era stato corretto con loro, ma loro si appartenevano, i loro cuori lo sapevano, e niente poteva tenerli lontani, neanche Castiel che decideva di chiudersi nelle sue stanze e di ignorarlo.
Alla fine della cena, uno dei servitori lo accompagnò nelle stanze a lui riservate e fu in quel momento che notò un altro servitore dirigersi dalla parte opposta con un vassoio con del cibo. Quello doveva essere il servitore di Castiel che gli portava la cena in camera perché non stava bene. E doveva seguirlo se voleva capire dove dover andare per trovare Castiel. Ma come si liberava del servitore che aveva dietro? E come evitava che i Novak, suo padre e tutto il resto della tenuta scoprissero che aveva cercato disperatamente Castiel per tutto il tempo?
«Ehi, scusa» disse al servitore che lo aveva accompagnato nella stanza «Avrei bisogno di un bagno».
«Sì, lo preparo subito, signore» disse.
«Nel frattempo, posso fare un giro per la tenuta?» chiese «Giusto per conoscerla meglio, visto che dovrò venirci spesso». Il servitore non trovò niente da obiettare ed entrò nelle stanze di Dean per preparargli il bagno richiesto. Così il biondo ne approfittò per seguire l’altro servitore, che non si era allontanato molto. Lo seguì per i corridoi, stando attento a non farsi notare da nessuno, e dopo aver percorso due corridoi lunghissimi giunse davanti ad una porta e Dean si nascose dietro ad una colonna per capire se le sue deduzioni fossero giuste.
«Signorino Castiel, vi ho portato la cena» disse il giovane bussando alla porta. Dean vide la porta aprirsi e notò la figura del suo angelo che prendeva il vassoio. Sorrise soddisfatto, aveva trovato la sua stanza, e adesso doveva solo trovare il modo di passare inosservato e andare da lui per parlargli. Senza farsi notare, percorse la strada al contrario e ritornò nelle stanze a lui riservate, dove il servitore lo accolse con un sorriso, annunciandogli che il bagno era pronto.
Beh, sarebbero stati tre giorni davvero interessanti quelli che avrebbe passato alla tenuta, soprattutto perché li avrebbe passati cercando un modo per entrare nelle stanze di Castiel e finalmente perdersi di nuovo in quegli occhi magnifici e impossibili.


_______________________

Hola people!
Il venerdì è di nuovo giunto (wow le settimane passano davvero troppo in fretta) ed io sono di nuovo qui con il settimo capitolo! (Di già? Mi sembra ieri che ho postato il primo!) 
Comunque, ben ritrovati. Ecco che ovviamente le conseguenze di quel mezzo litigio si fanno sentire. E ovviamente Castiel vuole tornare all'amicizia, ma Dean è stanco di questo tira e molla, e gli dice che lui non vuole amicizia. La reazione di Cas è chiudersi in sé e non scrivergli più. E poi si rende conto che gli manca Dean (sì, Cas è la coerenza fatta persona, ma capitelo! Ha una famiglia orribile). Nel frattempo Dean si confronta con i terribili fratelli di Cas. (Chiedo scusa a Gabe per averlo reso stronzo, non era mia intenzione io lo amo, è solo ai fini della trama, giuro. Perdonami, Gabe, mi farò perdonare nella prossima storia e ti restituirò il tuo Sammy çç)
Il piano di Cas di sparire e poi scrivergli una lunga lettera di scuse ha solo una falla: Dean, che (SPOILER) nel prossimo capitolo si intrufola nelle sue stanze. Vi lascio immaginare cosa può succedere.
E niente, spero che il capitolo vi sia piaciuto (ormai la lunghezza l'ho persa di vista. Quando ho finito la prima stesura della storia, aveva 4.000 parole per capitolo. Poi... è successo il solito). E mi dilungo sempre con citazioni filosofiche e roba varia. In particolare, il mito dell'uomo unito e perfetto, che viene separato e ricerca la sua anima gemella. Un piccolo omaggio ad uno dei miei filosofi preferiti, Platone (nel Simposio, Platone spiega così l'amore e il concetto di anima gemella). Ed è anche uno dei miei miti preferiti per spiegare l'amore <3
Siamo a metà storia! Sono 13/14 capitoli, con tutti questi cambi, tagli e prolungamenti mi sono persa il conto dei capitoli LOL. 
Anyway, vi lascio people! Vi ringrazio come sempre per il tempo speso a leggere/preferire/ricordare/seguire e soprattutto grazie mille a chi commenta senza sosta. E un ringraziamento speciale a lilyy che con pazienza ogni settimana mi segnala tutti gli errori/orrori di battitura, grazie darling <3
Alla prossima settimana, people!
Stay tuned!

PS Io ormai non so più cosa significa aggiornare in orari decenti, ma l'università e il trinity mi tolgono la vita in questo periodo! (e in particolare stasera la mia connessione ha rotto le balls... maledetto tempaccio). 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VIII: Say that the world can be ours, tonight. ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!

________________________________

It's not up to you. It's not up to me
When everyone tells us what we can be
How can we rewrite the stars?
Say that the world can be ours
Tonight

 
Quando il sole tramontò il secondo giorno di permanenza di Dean alla tenuta dei Novak, il giovane già sapeva cosa fare e dove andare, aveva esplorato tutta la tenuta, quando era stato sicuro di non essere visto, aveva compreso più o meno gli orari di tutti i membri della famiglia e aveva capito quando sarebbe stato il momento giusto per sgattaiolare via dalle sue stanze e raggiungere quelle di Castiel. Non resisteva più, voleva vederlo, voleva poter passare anche solo cinque minuti del suo tempo con lui, voleva poter accarezzare il suo viso, affondare le mani nei suoi capelli e magari anche assaggiare di nuovo le sue labbra. Non resisteva più. Quei due giorni lì erano stati un’agonia per lui, aveva sperato che si facesse vedere ogni tanto, ma Chuck Novak si era scusato sempre per la sua assenza, perché non stava bene. E Dean lo sapeva, sapeva che si trattasse di una bugia, che in qualche modo l’altro non volesse vederlo, perché spaventato dai sentimenti che provavano l’uno verso l’altro e dal fatto che potessero essere scoperti. Non lo giudicava, anzi lo capiva, ma non riusciva ad evitarsi di provare il desiderio di vederlo e di fare qualunque cosa affinché questo suo desiderio si realizzasse. E aveva deciso che quella sera dovesse vederlo, finalmente, perché non vederlo sarebbe stato peggio, sarebbe stato come arrendersi senza neanche averci provato, e lui non voleva arrendersi, lui voleva semplicemente rivederlo per una volta. Non si accorse nemmeno di essere uscito dalle sue stanze, ed aver percorso in modo circospetto la serie di corridoi che portava alle stanze di Castiel, e quando si trovò lì fuori, un sorriso soddisfatto comparve sulle sue labbra. Finalmente, adesso avrebbe potuto abbracciarlo di nuovo, avrebbe potuto baciarlo, e anche se fosse durato il tempo di una notte, sapeva che gli sarebbe bastato per tutta la vita. Si avvicinò cauto alla porta, e quando stava per bussare, sentì delle voci provenire da dentro, Castiel non era solo, maledizione, questa cosa non l’aveva prevista. Con chi parlava? Si avvicinò quatto alla porta, e appoggiò l’orecchio, era una voce femminile quella che sentiva, chi diavolo era? Non era un buon segno che ci fosse qualcuno con Castiel, non poteva entrare fino a che quella persona non fosse andata via. Si nascose dietro ad una colonna e attese, fino a che l’intruso del momento se ne andò. Non passò molto tempo, quando vide la porta della stanza di Castiel aprirsi e sua sorella, Anna, quella che lui avrebbe dovuto sposare – gli venivano i brividi al solo pensiero di quella cosa – uscì dalla sua stanza in lacrime. Alzò lo sguardo verso Castiel e vide che anche lui avesse lo sguardo sconfitto, rassegnato. Cosa era andato storto? Era successo qualcosa di irreparabile? Santo cielo, gli avevano detto che avesse una malattia incurabile? Non voleva vedere quell’espressione sul suo viso, voleva vederlo sorridere, come quel giorno a Little Heaven, quando erano stati liberi e si erano divertiti tra le stradine e i mercatini del borgo, come quando si erano ritrovati in quella locanda, e avevano diviso la cena e il letto. Voleva vederlo sorridere gioioso, non triste. Quando Anna si allontanò da lì, senza accorgersi di lui, Dean si avvicinò e picchiettò sulla porta di Castiel. Lui aprì immediatamente, forse credendo si trattasse ancora della sorella, ma spalancò gli occhi quando si ritrovò Dean davanti.
«Salve» lo salutò lui giocando con le proprie dita nervosamente «Posso entrare?»
«Dean, cosa ci fate qui? È…» iniziò, ma Dean notò che la sua voce tremasse d’emozione.
«Rischioso» concluse lui «Sì, lo so. Ma non riuscivo più a starvi lontano, avevo bisogno di vedervi. Siete malato? Cosa avete? Perché vostra sorella piangeva quando è uscita da qui? Avete qualcosa di grave?» domandò.
«No, certo che no» rispose lui, la voce calma e un accenno di sorriso «Entrate, se vi vedessero qui fuori sospetterebbero qualcosa» suggerì, spostandosi da davanti alla porta, permettendo all’altro di entrare. Dean non se lo fece ripetere due volte, lo superò e lo osservò mentre guardava circospetto fuori, e poi richiudeva la porta, girando la chiave nella serratura, per precauzione probabilmente. Sorrise notando che non lo avesse scacciato via, o altro, forse, in fondo, ciò che provavano era davvero importante per entrambi. Dean sentiva le mani tremare, la vicinanza al moro non aiutava il desiderio che aveva alimentato i suoi primi giorni di permanenza lì, anzi essa era come la polvere da sparo su un fuoco, l’alimentava, facendolo crescere e aumentare senza che lui potesse impedirlo.
«Allora cosa avete? Perché vostra sorella piangeva?» domandò ancora.
«Non ho nessuna malattia, mia sorella semplicemente si sfogava con me, perché non vuole sposarvi, anche se dice che siete un gentiluomo come pochi» disse, il tono di voce triste «Senza offesa».
«La capisco, nemmeno io voglio sposarla» disse con sincerità l’altro, facendo spalancare gli occhi del moro «Cosa? Lo sapete a chi appartiene il mio cuore» disse sinceramente. Castiel alle sue parole si sciolse un po’, ma continuò a guardarlo con sfida e a cercare un dialogo con lui.
«Cosa ci fate qui, Dean?» domandò di nuovo.
«Volevo vedervi, chiedervi come state, e perché non vi siate fatto vedere» disse, avvicinandosi a lui «Ma penso di averlo capito, godete di ottima salute a quanto vedono i miei occhi…» disse trovandosi a poca distanza da lui, appoggiandogli le mani sui fianchi «Mi state evitando, Castiel?»
Lui scosse la testa, stordito dalla vicinanza del biondo «No, non vi evito… evito che la voglia che ho di voi, sia vista da tutti quanti» mormorò, appoggiandogli le mani sulle spalle «Sapevo che se mi fossi fatto vivo, voi avreste guardato me, invece di mia sorella e…» disse, proiettando i suoi occhi in quelli di Dean, al quale girò la testa ad osservare quegli occhi così vicini ai suoi «Sarebbe stato sconveniente, non trovate?»
«Non lo nego…» mormorò «Ma è stato difficile starvi lontano comunque».
«Lo è stato anche per me, fidatevi» soffiò il moro «Fremevo dalla voglia di vedervi, ma…»
«Lo so, ho avuto modo di parlare con i vostri orribili fratelli» disse sentendo ancora le parole di Raphael risuonare nella sua mente come una minaccia, un monito per stare attento «E capisco perché siate tanto reticente, non sono qui per importunarvi» aggiunse con un sospiro «Volevo solo chiedervi scusa per avervi dato del codardo e non aver capito i veri motivi per cui mi respingevate» disse ancora Dean «Castiel, riuscirete a perdonarmi?»
«Non ho bisogno di perdonarvi, Dean, voi potrete perdonare me per essere stato cieco e codardo?» disse a bassa voce avvicinandosi ulteriormente a lui «Non mi importa dei miei fratelli» sussurrò sempre più vicino «Loro credono che io stia aspettando il momento che mio padre mi presenti un buon partito» disse piano sorridendo «O almeno è quello che ho detto a Michael e lui sembra credermi» aggiunse «Se non mi sono presentato oggi e ieri, è stato solo perché temevo di non riuscire a fingere indifferenza o amicizia nei vostri confronti. E so che sarebbe stato molto sconveniente».
«Se vi foste presentato, probabilmente avrei avuto occhi solo per voi, ed avrei ignorato vostra sorella…»
Castiel sorrise, un sorriso che scaldò il cuore di Dean, che ebbe l’impulso di baciare quelle labbra per sempre, voleva restare lì per sempre e baciarlo, non voleva nient’altro, non importava cosa dicessero gli altri, cosa fosse giusto o non giusto, lui voleva Castiel, voleva poter stare con lui liberamente, voleva poterlo baciare quando voleva, voleva stringergli la mano e stringerlo a sé per sempre.
«Sempre così impertinente…» mormorò a pochi centimetri da lui.
«Non mi importa quali siano le regole, non mi importa cosa o chi ci chiedono di essere, io voglio voi, di nascosto o alla luce del sole. Mi accontento di tutto, mi basta sapervi nella mia vita» sussurrò guardandolo negli occhi.
«Ve lo concedo, siete un abile paroliere, ma ora… perché non impegnate le labbra in attività più piacevoli?» domandò con il tono leggermente malizioso, guardando il nobile dritto negli occhi.
«Quindi mi evitate e mi impedite di scrivervi… e poi vorreste che vi baciassi?» domandò a sua volta avvicinandosi «Adoro la vostra coerenza, Castiel» affermò con tono ironico che fece scappare una risatina al moro.
«Oh state zitto, Dean» sussurrò Castiel avvicinandosi a lui e afferrandolo per la casacca scura «Prima che cambi idea e chiami le guardie, dicendo che mi state importunando…»
«Voi dite? In quel caso dovrei proprio fuggire a gambe levate da questa stanza» una mano raggiunse il fianco di Castiel, e lo accarezzò con lentezza e sensualità, facendolo fremere sotto le sue mani, il ragazzo sorrise compiaciuto davanti a quei brividi causati da lui.
«Avete intenzione di baciarmi o no?» domandò ad un soffio da lui, impaziente di baciarlo, di assaporare le sue labbra. Dean sorrise con dolcezza e annuì, senza rispondere; annullò la poca distanza tra i loro corpi e lo baciò come aveva desiderato fare fin da quando era arrivato lì, fin da quando aveva saputo che sarebbero stati ospiti dei Novak per alcuni giorni, non aveva passato un singolo giorno, senza immaginare il momento in cui lo avrebbe baciato. Affondò le dita nei capelli morbidi dell’altro giovane, e l’altro gli strinse le braccia attorno al collo, mentre si baciavano con rinnovata passione, ciò che avevano provato quella notte, quando erano stati soli in quella locanda, era scoppiato dirompente tra di loro, e adesso era troppo tardi per tirarsi indietro e smettere, perché i loro corpi si cercavano con insistenza, così come le loro labbra. Le mani di Dean scesero lungo la schiena di Castiel, accarezzandola da sopra al tessuto morbido della camicia di seta, le sue labbra si spostarono sul suo collo, e in quei gesti, nessuno dei due trovò nulla di sbagliato, nulla di abominevole, niente di contro natura, era come una danza tra i loro corpi e i loro sentimenti, era come trovare finalmente la propria metà speculare ed impedirle di allontanarsi, come volare insieme senza precipitare; era amare allo stato più puro e vero del termine.
«Castiel…» mormorò, separandosi da lui in cerca d’aria «Se andiamo avanti, non riuscirò a fermarmi» confessò, guardando l’altro, fissandogli le labbra con bramosia e desiderio.
«Non voglio che lo facciate» disse con sincerità «Non voglio che vi fermiate e non voglio fermarmi nemmeno io» sussurrò, avvicinando il volto del biondo al proprio, tenendogli il mento con due dita, Dean sentì dentro di sé una scarica di piacere che mai aveva provato prima e si disse che qualsiasi cosa gli avesse chiesto Castiel, l’avrebbe fatta, perché era in sua completa balia e gli piaceva fin troppo «Ho smesso di andare contro ciò che provo e a ciò che voglio» sussurrò, accarezzandogli un labbro con un dito, facendolo tremare di desiderio.
«E cosa volete?» domandò Dean con un fil di voce.
«Voglio voi, Dean» sussurrò ancora, eliminando lui l’irrisoria distanza tra le loro labbra, baciandolo con desiderio e passione, coinvolgendolo in un bacio infuocato. Il biondo restò stordito dal bacio e si lasciò trasportare verso il letto dell’amante senza ribellarsi, senza muovere un muscolo, era vittima degli eventi e vittima del suo fascino, della sua bellezza, della sua passione. Il suo corpo era solo un ammasso di desiderio represso e amore da donare.
«Voglio essere tuo» riuscì a sussurrare Dean contro le sue labbra, sentendo contro le proprie un sorriso furbo del moro, che senza alcuna fatica lo fece distendere sul letto a baldacchino «Sono tuo» il tu scivolò fuori dalla sua bocca senza che se ne accorgesse, e gli sembrò la cosa più giusta e naturale che esistesse; perché tante formalità tra loro? Dean lo guardò, e si disse che se quello era un altro dei sogni che faceva su di lui, avrebbe voluto viverci per sempre, perché le cose che Castiel gli stava facendo provare, andavano oltre il concepibile della conoscenza umana. Non sapeva come fosse avvenuto il cambiamento in lui, e avrebbe approfondito, ma adesso voleva solo che ciò che provavano l’uno per l’altro, che il desiderio reciproco che provavano fosse soddisfatto, perché aveva passato così tanto tempo ad immaginare come sarebbe stato, che adesso faticava a credere che stesse accadendo davvero.
 
**
 
Castiel aveva sperato con tutto il suo cuore che Dean capisse il motivo per cui si era rintanato in camera sua, e capisse anche che, nonostante tutto, desiderava vederlo più di ogni altra cosa. Non sapeva quanto Dean osasse rischiare in casa sua, ma quando se lo ritrovò nelle sue stanze, sentì mille emozioni esplodere violente dentro di lui, e tutti i buoni propositi sull’essere accorto e cauto, svanirono in un battito di ciglia. Sua sorella era passata da lui, dopo la cena, e lì era scoppiata in lacrime, perché il suo promesso sposo non la degnava nemmeno di uno sguardo, se non quando obbligato, e lei non voleva sposarlo. Come darle torto, chi avrebbe voluto sposare un uomo che non provava il minimo interesse nei suoi confronti? Se non fosse stato innamorato di Dean, se a legarli non ci fosse stato quel logorante sentimento proibito, si sarebbe comportato da bravo fratello maggiore e avrebbe fatto di tutto per proteggere l’onore della sorella. Ma lui che sapeva tutto riguardo Dean, beh, non poteva che sentirsi lusingato di tanta attenzione nei suoi riguardi, anche se era maledettamente rischioso per tutti e due. E quando l’aveva visto sulla soglia della sua camera, così preoccupato che lui fosse davvero malato, il suo autocontrollo era salpato verso nuovi orizzonti, e tutto ciò che aveva represso in quei mesi, era venuto fuori, allo scoperto, e poi quando finalmente si erano baciati, la bruciante passione che provava per lui si era manifestata e adesso era troppo tardi per tornare indietro, per essere razionali. Alla luce del giorno, potevano essere due conoscenti, due cognati legati da un rapporto d’amicizia, ma quando calava la notte, e solo la luna illuminava i loro passi, allora potevano essere amanti, potevano baciarsi e stringersi, soprattutto se si trovavano in una stanza buia con la porta chiusa a chiave.
Quando le sue labbra avevano toccato quelle di Dean, aveva capito che ormai avesse preso il suo posto all’inferno, ma non gli importava, perché se andare all’inferno dopo la vita, significava vivere il paradiso di quelle labbra in vita, ne valeva decisamente la pena. Scacciò dalla sua mente qualunque pensiero razionale, e dopo avergli confessato i suoi desideri più profondi, e dopo avergli sentito pronunciare quelle parole, allora non ebbe più alcun dubbio, contrariamente a ciò che dicevano tutti, contrariamente alla società, loro due erano destinati ad incontrarsi; forse non avrebbero potuto riscrivere il loro fato, ma in quel momento, per quella notte, potevano appartenersi, essere l’uno parte dell’altro e condividere una passione bruciante che li aveva avvicinati fin dal loro primo incontro. E non c’era niente di più bello, di più romantico, e di più travolgente di tutto quello.
«Castiel…» sussurrò ancora Dean, spedendo brividi d’eccitazione lungo la sua schiena, mentre con delicatezza gli passava le mani lungo il torace, facendogli cadere la camicia di seta bianca dalle spalle «Sei meraviglioso…» sussurrò, catturando le sue labbra in un nuovo bacio infuocato.
«Tu lo sei di più, Dean» sussurrò sulle sue labbra, accarezzandogli con dolcezza una guancia, prima di riappropriarsi delle sue labbra, e baciarlo con intensità, mentre anche il primo indumento del biondo volava sul pavimento. Castiel passò le mani sul suo torace nudo, ne saggiò la muscolatura con le dita, e venerò quel corpo degno di un adone greco con il solo sguardo, prima di farlo anche con le labbra. Sentiva dei brividi percorrergli la schiena, sentiva il suo respiro accelerato e non riusciva a pensare razionalmente, era la cosa più bella ed eccitante che avesse mai fatto, e in tutto quello non trovò niente di sbagliato, niente di abominevole o contro natura, erano solo due giovani uomini che esprimevano il loro amore, in modo diverso rispetto a quello della società. Non c’era nulla di sbagliato in ciò che li stava unendo in quel momento, perché l’amore, quello vero, doveva essere considerato un errore, solo perché a provarlo erano due uomini? Quei pensieri negativi svanirono nel nulla, non appena Dean gemette il suo nome, spedendo altre scariche di adrenalina sul suo corpo; Castiel però deglutì, leggermente a disagio. Né lui né l’altro avevano mai giaciuto con nessuno, e in quel momento non era certo del da farsi, tuttavia bastò uno sguardo pieno di desiderio del biondo, per scacciare quei dubbi e quelle incertezze dalla sua mente. Con estrema delicatezza, sfilò i calzoni del suo amante, ammirandone anche le gambe lunghe e le cosce muscolose e non riuscì a trattenersi dal lasciare anche lì dei baci leggeri e pieni di devozione. Dean era un’opera d’arte da venerare e contemplare con calma, e voleva che entrambi godessero di quelle sensazioni giuste per tutti e due.
«Cas…» sussurrò ancora, il moro si morse le labbra stranito, la passione, che li stava avvolgendo, aveva fatto sì che entrambi abbandonassero la formalità e le riverenze, e non poteva esserci cosa più bella e vera di quella «Ti voglio, Cas…» era la prima volta che qualcuno fuori dalla sua famiglia gli parlava con quel livello di confidenza e intimità, ma non gli sembrava sbagliato, non gli sembrava un errore, era la cosa più naturale del mondo. Voleva avere quel livello di intimità con lui, voleva che si dessero soprannomi e si dessero del tu, senza tutte le formalità che la classe sociale richiedeva, e in quella stanza, lì da soli, potevano fare anche quello.
«Anche io, Dean, ti voglio anche io» disse piano, accarezzandogli ancora le gambe nude. Dean aprì gli occhi, con un luccichio bramoso negli occhi, e con una semplice mossa, sfilò i calzoni al moro, poi lo tirò sul proprio corpo, baciandolo con rinnovata passione e desiderio, mentre Castiel capiva i suoi desideri e cercava di capire il modo migliore di appartenersi senza farsi del male.
Tutto fu lento, dolce, calcolato, Castiel portò le sue mani in quelle di Dean, gli rivolse uno sguardo dolce e poi con delicatezza si spinse in lui, strappandogli un forte gemito di dolore più che di piacere, che fu zittito da un suo bacio; non potevano comunque permettere che li sentissero, o tutta la magia sarebbe svanita. Mani nelle mani, corpo contro corpo, labbra contro labbra, entrambi quella notte fecero l’amore, si appartennero come era giusto per loro che fosse, e quando entrambi giunsero all’apice del piacere, e Castiel si lasciò cadere sul corpo di Dean, ormai senza più forze, erano entrambi stanchi ed affannati, ma anche felici ed appagati. Il moro sorrise, e si appoggiò su un fianco, per osservare il suo amante in tutto il suo splendore, e l’altro si voltò verso di lui, rivolgendogli il sorriso più bello che gli avesse mai visto, entrambi affannavano e ansimavano, ma sui loro volti c’erano dei sorrisi che difficilmente sarebbero scomparsi.
«Ti amo, Castiel» sussurrò avvicinando le labbra alle sue «Ti amo, e non voglio più tenerlo nascosto a te».
«Non devi farlo, Dean» rispose in un sussurro «Te l’ho detto, ho smesso di andare contro i miei sentimenti. Ho smesso di impedirmi di amarti» disse, accarezzandogli una guancia «Dovremmo stare attenti, ma non mi importa» disse dandogli un bacio delicato sulle labbra «Ti amo anch’io».
«Mi piace questa cosa che non ci diamo più del voi» mormorò, avvicinando la bocca al suo orecchio, lasciandogli un bacio sotto il lobo, Castiel sorrise e avvolse le braccia attorno al suo torace «Mi piace stare qui tra le tue braccia» disse ancora.
«A me piace stringerti» sussurrò l'altro, stringendolo «Resta qui, vai via all’alba» mormorò «Dormi con me».
Dean annuì, sorridendo e gli diede un altro bacio sulle labbra: «Non credo di riuscire ad arrivare da nessuna parte» scherzò, l’altro lo guardò mortificato per scusarsi, non avrebbe mai voluto fargli del male «No, ehi, mi piace, è solo un po’ fastidioso, ma è una bella sensazione, perché sei tu, ti sento ancora su di me, dentro di me… non avevo mai provato nulla del genere» disse, una leggera risata partì dalle sue labbra. Castiel restò sopraffatto dalla sua sincerità, e rapito dal sorriso e dalla risata del suo amante, Dean quando sorrideva era bellissimo, e lo vedeva che fosse sopraffatto quanto lui, ma non voleva dare segni di cedimento, nessuno dei due voleva che quella notte finisse mai. Castiel sentì il suo cuore fermarsi quando Dean scivolò più vicino a lui e appoggiò l’orecchio sul suo petto, all’altezza del suo cuore e sorrise in modo dolce; lui gli portò una mano nei capelli e li accarezzò con delicatezza. Dopo la passione che aveva bruciato entrambi, avevano bisogno di alcuni momenti di dolcezza e tenerezza, soprattutto perché tra i due, Dean era stato quello leggermente svantaggiato. Così Castiel decise che si sarebbe preso cura di lui, accarezzò il suo corpo con devozione, con attenzione spalmò un unguento sul suo fondoschiena, per alleviargli il dolore, anche se l’altro era stato parecchio contrario, perché non voleva separarsi da lui, gli massaggiò i muscoli tesi e si prese cura di lui per quelle ore; così trascorsero la maggior parte della nottata, non mancarono baci leggeri o più appassionati, e quando scorsero un barlume di luce solare dalla finestra, capirono che la loro nottata insieme era giunta al termine; niente impedì loro di osservare il sole che sorgeva con i suoi mille colori caldi e stringersi la mano, sperando entrambi che un giorno le leggi assurde che impedivano l’amore potessero cambiare e che magari, un giorno, sarebbero potuti essere liberi di amarsi alla luce di quel sole, che adesso li teneva separati. Si erano amati per una notte, e adesso dovevano tornare alla realtà, ma «Non temere» disse Dean, dandogli un bacio prima di lasciare le sue stanze «Presto tornerò, tornerò sempre qui da te» promise «Sono tuo, sempre e per sempre, ricordalo» disse, sorridendo, prima di andare via, lasciando Castiel lì, con il sorriso sulle labbra e una sensazione di calore che si irradiava dal profondo del suo cuore. Sbaglio o no, quella era pura felicità.
 
**
 
Dean sorrideva in modo teso, mentre un valletto gli sistemava il completo elegante, vane erano state le sue proteste nel dirgli che non c’era bisogno di tutto quello, che sapeva vestirsi da solo, che era un ragazzo indipendente e sapeva come allacciarsi una dannata camicia, ma quello non aveva voluto sentire storie “Vostro padre vuole che siate impeccabile, mio signore, è compito mio occuparmi che sia così” – gli aveva risposto lui e Dean non aveva osato ribattere. Perché temeva che il giovane potesse riferire a suo padre che aveva disubbidito ai suoi ordini. Sapeva che quella sera avrebbe dovuto comportarsi in modo impeccabile, avrebbe dovuto fingere davanti a tutti quanti, e anche davanti a Castiel, di essere felice ed entusiasta della nuova piega della sua nuova vita. Doveva prendere parte alla cerimonia del fidanzamento ufficiale organizzato dai Novak, e non poteva astenersi essendo parte della coppia. La cosa che più gli faceva rabbia – a parte l’odioso valletto il quale credeva che lui non sapesse allacciarsi una camicia – era il fatto che, essendo lui parte della coppia celebrata, non avrebbe potuto sgattaiolare via e raggiungere Castiel, avrebbe dovuto aspettare che finisse, avrebbe dovuto ballare, avrebbe dovuto fare una serie di cose che proprio non aveva intenzione di fare, solo per rendere felice suo padre, il quale – ne era certo – già gongolava in modo raccapricciante insieme a Chuck Novak davanti ad un calice di vino, brindando alla loro nuova alleanza. Perché le alleanze andavano sancite con un matrimonio? Perché non potevano stringersi la mano in amicizia e allearsi? Dovevano per forza coinvolgere due innocenti ragazzi? Sapeva benissimo che nemmeno Anna Novak avesse intenzione di sposarlo, magari lei era innamorata di qualche altro nobiluomo – come lui – e stava soffrendo per la situazione. In fondo, l’aveva vista andare via dalle stanze del suo amante in lacrime, come poteva essere felice della situazione lei?
Se solo ripensava a quello che avevano condiviso lui e Cas la notte precedente, sentiva un brivido percorrergli la schiena e infrangersi fino al suo basso ventre, e un sorriso idiota apparve sulle sue labbra. Quella notte, sicuramente sarebbe tornato dal suo amato Cas e avrebbe condiviso con lui un’altra magica nottata. Certo, prima di quello, avrebbe dovuto celebrare la noiosa cerimonia, avrebbe dovuto sorridere alla sua futura consorte e avrebbe dovuto anche ballare con lei. E subito dopo, sarebbe dovuto partire per tornare a casa, all’alba del quarto giorno di permanenza.
«Non siete molto entusiasta di festeggiare, vero?» domandò il valletto ultimando la preparazione «Non state per sposarvi?» domandò ancora «Non dovreste essere felice?»
«Beh, è solo la cerimonia di fidanzamento» disse subito «Manca ancora molto al matrimonio» e lui sperava non arrivasse mai, sperava che fosse abbastanza lontano da non doverci pensare, ma sapeva anche che sarebbe arrivato inesorabilmente, presto o tardi. Dean emise un sospiro e il valletto lo guardò alzando un sopracciglio.
«Voi non siete per niente felice di questa cosa» disse ancora «Perché vi sposate?»
«Perché è così che mio padre ha deciso» disse con un sospiro e l’espressione di un condannato a morte, nemmeno il dolce pensiero del suo Cas riusciva a sollevargli il morale; avrebbe voluto essere libero di sposarlo, avrebbe voluto essere libero di amarlo, avrebbe voluto essere un’altra persona e vivere in un altro mondo, per poter essere felice accanto al suo Cas, perché doveva sposare una persona che non amava? Perché a lui un destino così crudele?
«Penso che sia uno sbaglio» disse schiettamente il valletto, sistemandogli i capelli «Penso che le persone debbano sposarsi per amore, non per convenienza» affermò «Ehm, scusatemi, non volevo essere inopportuno» si scusò subito, mordendosi le labbra in modo nervoso. Il nobile si intenerì davanti a quel ragazzo, e sì, quel giovane aveva pienamente ragione, lui la pensava nel medesimo modo, ma non suo padre, e lui non poteva andare contro il volere di John, nemmeno volendolo con tutto il suo cuore, non poteva rischiare che suo fratello lo odiasse. Poteva sopportare tutto, ma non l’odio di Sam, l’unica persona della sua famiglia a cui era affezionato.
Dean tese le labbra in un sorriso triste e appoggiò una mano sulla spalla del giovane, annuendo alle sue parole «Hai ragione, ragazzo» disse «Sai, paradossalmente ti invidio, tu sei libero di scegliere la persona con la quale passare la tua vita. Vedi, i soldi non fanno la felicità di una persona».
Il ragazzo annuì e decise di non rispondere al nobile, quando finì di prepararlo per la festa si congedò da lui, mentre Dean restava da solo in quella stanza sterile, e cercava di trovare conforto pensando a quello che era successo con Castiel, l’amore che avevano provato, condiviso, vissuto. Era stata la nottata migliore della sua intera vita, era stato bello lasciarsi andare ai sentimenti, all’amore travolgente, appartenersi in quel modo, sentirsi totalmente fuso, in un solo corpo, con il suo amante… voleva rivivere tutto quello, voleva rivivere quell’amore travolgente, ma prima di poterlo fare, doveva prendere parte a quella pagliacciata organizzata dalla sua famiglia e da quella della sua futura consorte – e anche del suo attuale amante – sperando con tutto il cuore di potersi riunire alla sua anima gemella il prima possibile. Uscì dalla stanza con un sorriso sul volto – tutti pensavano che pregustava la sua festa, ma lui pregustava il momento in cui avrebbe potuto baciare di nuovo il suo Cas – e raggiunse il salone centrale elegantemente; suo fratello lo affiancò subito e gli risolse un sorriso tirato, come se avesse intuito che avrebbe voluto essere in un altro posto, piuttosto che lì. Il salone era gremito di gente, nobildonne e gentiluomini erano riuniti, c’era la musica di un piano che suonava in sottofondo, e lunghi tavoli imbanditi con cibi e vini provenienti da tutta la Nazione. I Novak organizzavano le cose in grande stile, osservò il ragazzo, attraversando il salone e raggiungendo la famiglia alla quale si sarebbe legato. Salutò Chuck, poi Michael, Raphael e Gabriel, baciò la mano della giovane Anna, comportandosi in modo davvero inequivocabile, e poi il suo sguardo si posò sulla creatura più bella che avesse mai visto: un po’ trafelato, i capelli leggermente in disordine, occhi azzurri come lapislazzuli, Castiel giunse da loro.
«Castiel» lo rimproverò il padre, Dean boccheggiò davanti a lui, e dovette sbattere le palpebre per riprendersi dallo shock «Non è buona norma arrivare in ritardo e far attendere l’ospite d’onore» disse tagliente verso il figlio.
«Scusate, padre» disse il giovane sorridendo, il sorriso di un angelo «Sono stato trattenuto da alcune nobildonne che si congratulavano con la nostra famiglia per il lieto evento» disse, poi si rivolse a Dean «Dean Winchester, è un onore rivedervi» disse porgendogli la mano e Dean si stupì di quanto fosse bravo a fingere, quando nei suoi occhi vedeva bruciare il desiderio, sospettava che anche i suoi esprimessero lo stesso desiderio.
«Castiel, ho saputo da vostro padre che siete stato poco bene» disse allora stringendogli la mano con delicatezza «Anche per me è un onore rivedervi» affermò senza menzogna nella voce «Spero stiate meglio».
«Sì, vi ringrazio, vi chiedo perdono per essere stato assente durante la vostra permanenza» la loro era una conversazione puramente formale, lo sembrava a tutti, ma in ognuna di quelle parole era celato un segreto che solo loro sapevano, che solo loro dovevano sapere. E dentro di sé, Dean si sentì leggermente sollevato, nel sapere che il suo amante, il suo amore, il suo tutto, era lì accanto a lui a sostenerlo in un momento di difficoltà. Quella cerimonia era la cosa più difficile e ardua che avesse mai dovuto affrontare, perché contraria alla sua volontà, e Castiel, anche se sofferente anche lui, aveva deciso di stargli accanto.
 
**
 
Dean lo guardò in modo eloquente a metà serata, come per dirgli Hai visto che riusciamo a fingere di essere conoscenti, anche se in realtà siamo amanti? – Castiel non avrebbe potuto essere più d’accordo, e inoltre non lo avrebbe mai lasciato solo in una situazione tanto scabrosa per lui, anche se il suo cuore sanguinava addolorato vedendo l’uomo che amava, fingere di corteggiare sua sorella. Non dipendeva da loro, tutta quella situazione non dipendeva da loro, ma dalle persone, come i loro genitori, che decidevano cosa avrebbero dovuto fare della loro vita al loro posto. Quando annunciarono il fidanzamento, tra le acclamazioni di tutti, Castiel condivise con Dean un unico sguardo carico di dolore e di tristezza. Non era giusto che tutti quello fosse capitato a loro, non era giusto che avessero avuto la sfortuna di essere, sì, anime gemelle, ma di non poter vivere quell’amore e quella storia travolgente in modo libero. La parte più dura, però, fu guardarlo danzare con Anna, immaginando di essere lui al posto della sorella. Avrebbe voluto scappare da quella stanza, avrebbe voluto tornare nelle sue stanze e piangere, perché era troppo doloroso vedere il suo amato, obbligato a fare qualcosa contro la sua personale volontà. Era troppo doloroso pensare che non sarebbe mai stato completamente suo. Eppure, sentiva che ne valeva la pena, sentiva che l’errore peggiore sarebbe stato rinunciare a loro due, sarebbe stato rinnegare il loro amore. Sentire quella musica, osservarlo danzare, lo riportò con la mente a quella prima sera, quando si erano conosciuti da poco, al matrimonio di Sam Winchester, e Dean lo aveva invitato a danzare con lui sotto le stelle, e in quell’occasione aveva tentato di baciarlo. Era successo appena pochi mesi prima, eppure sentiva il cuore fremere delle stesse emozioni – forse giusto un po’ più forti e consapevoli – che lo avevano spinto tra le braccia di Dean e del suo amore. Era strano come Dean si fosse fatto strada nel suo cuore e nella sua vita, e di come lentamente, con lettere, poesie e il suo dannatissimo fascino, lo avesse conquistato con dolcezza, senza imporsi, facendolo solo ragionare su ciò che entrambi provavano – e anche un po’ arrabbiandosi con la sua solita passione che metteva in ogni sua piccola azione – per poi sciogliergli il cuore e renderlo suo con pochi singoli gesti. Quando il suo sguardo incrociò quello dell’altro nobile, vi lesse il suo stesso desiderio, Dean avrebbe voluto lui tra le sue braccia, a danzare su quelle romantiche note, esattamente come avevano fatto al matrimonio di Sam, nascosti dal buio e illuminati solo dalla luce lunare, sulle note andanti di quella melodia.
La festa si protrasse per ore, ma in quelle ore, se da una parte Castiel si sentì triste e abbattuto per quanto stava accadendo nella sua vita e quella di Dean in quel momento, dall’altra parte si era sentito eccitato nel fare qualcosa di tanto proibito: ogni tanto, quando tutti erano distratti, Dean gli passava vicino, gli sfiorava la mano o un fianco, gli mandava sguardi e segnali per dirgli che stava pensando solo a lui e poi scambiavano due parole ogni tanto per non destare alcun sospetto. Poi tornava a fingere di divertirsi, ma con lo sguardo tornava su di lui. La festa, comunque, volgeva al suo termine, i nobili iniziavano a scemare, e a ritirarsi nelle rispettive tenute, mentre i Novak e i Winchester restavano lì. Castiel fu il primo a comunicare che sarebbe tornato nelle sue stanze, dicendo di essere stanco e ancora provato dal malore che aveva avuto, strinse le mani a tutti compreso Dean, ma a lui mimò con le labbra Raggiungimi presto e si congedò. Lasciò la sala quasi con calma, anche se il suo cuore già batteva con forza nel suo petto, in attesa della nottata che l’attendeva. In trepidazione arrivò nelle sue stanze, dove lontano da occhi indiscreti aspettò Dean, il quale faticò un po’ a liberarsi di tutti, ma riuscì ugualmente a raggiungerlo; entrò nella stanza in punta di piedi e richiuse la porta. Quando lo vide entrare, Castiel sorrise, e lo guardò con occhi sognanti mentre si avvicinava a lui e gli sorrideva a sua volta in quel suo modo provocatorio e ammaliante. Quel sentimento era bello, impossibile e proibito, forse per questo era anche così eccitante e desiderato.
«Ti aspettavo» mormorò Castiel guardandolo, santo cielo, Dean era divino, anche se stanco e provato dalla serata «Vederti stasera ballare con mia sorella è stato…» iniziò a dire mestamente.
«…doloroso, terribile» l’altro completò la frase per lui «Mi ha riportato alla mente quando ci siamo conosciuti e ti ho invitato a ballare con me, nel giardino…» sussurrò a mezza voce «Maledizione, eri così restio a farti avvicinare da me…» un leggero sorriso tese le sue labbra «E già mi affascinavi da morire…»
«E guardami ora, impazzito d’amore per te» sussurrò Castiel avvicinandosi a lui e premendo le proprie labbra su quelle del biondo, rubandogli un bacio e un battito di cuore.
«Come io lo sono per te» disse piano, socchiudendo gli occhi e cercando di nuovo le sue labbra.
Castiel scosse la testa, fece un passo indietro e gli porse la mano: «Mi concedete questo ballo, my lord?» mormorò. Dean sorrise lievemente e accettò la mano che il moro gli porgeva: «Con immenso piacere» soffiò stringendogli forte la mano e il moro lo attirò al suo petto, stringendolo forte. Avere Dean così tra le sue braccia, tremante d’emozione e anche un po' d'eccitazione, fu una delle cose più belle e dannatamente dolorose che Castiel fece nella sua vita. Lo strinse forte contro il proprio corpo e lasciò che entrambi venissero cullati solo dall’ondeggiare dei loro corpi, persi in un abbraccio carico di dolore e di amore proibito. Stretti così l’uno all’altro, si persero in un mondo che solo a loro apparteneva, lì in quella stanza chiusa a chiave, nascosti da occhi indiscreti, si lasciarono cullare dai battiti del loro cuore, che facevano da melodia al loro lento danzare. Non dissero nulla, non parlarono, non fiatarono, lasciarono che le uniche a parlare fossero le loro emozioni, e i loro corpi stretti in un abbraccio carico di nostalgia. Non dipendeva da loro, non era colpa loro, non potevano farci nulla, altri avevano deciso il loro futuro al loro posto, avrebbero dovuto continuare a vivere una vita divisa a metà tra obblighi, doveri e un amore impossibile. Entrambi sapevano che il loro era un amore impossibile, ma ormai rinunciare ad esso era impensabile, avrebbe fatto troppo male al cuore.
«Vorrei poter restare qui per sempre» sussurrò Dean, stretto contro il suo petto, facendogli perdere un battito di cuore.
«Lo vorrei anch’io» soffiò lui, stringendo le braccia attorno alle sue spalle, alzò il volto verso il suo e premette un leggero bacio sulle sue labbra, promettendogli con quello, che avrebbe atteso in trepidazione il loro prossimo incontro, il loro prossimo peccato.
Ritrovarsi, amarsi e appartenersi era stato come toccare il paradiso con un dito, forse era per questo che separarsi, faceva tanto male e sembrava di sprofondare all’inferno. Forse era per questo che i loro cuori sanguinavano tanto, a causa dell’ennesimo addio imminente. E fu chiaro ad entrambi quanto lo fosse, quando alle prime luci dell’alba, Dean premette un bacio dolce sulle labbra del suo amante, sussurrando su di esse un dolcissimo «A presto, amore mio, conterò i minuti che mancano al nostro incontro».
«Scrivimi» lo pregò il moro, mentre una lacrima traditrice sfuggiva al suo controllo.
«Sempre» un bacio leggero «Sono tuo» un altro bacio, più intenso «Ti amo».
Castiel sorrise a quella confessione e solo dopo un altro bacio un po' più profondo e un ti amo anch’io, si decise a lasciarlo andare; con il cuore sanguinante d'amore, dopo un ulteriore sguardo e una muta promessa Dean lasciò quella stanza, e Castiel si lasciò cadere di nuovo sul letto, sconfitto e anche lui provato dal dolore.
Separarsi era davvero doloroso, ma stavolta entrambi erano consapevoli dei reciproci sentimenti e di appartenersi, di essere l’uno l’anima gemella dell’altro.


___________________

Hola people!
Eh, credevate che non avrei aggiornato in tempo... e avevate ragione! Sono quasi le 3 di notte. E vabeh, le mie giornate impossibili divise tra studio impossibile, ripetizioni a un bambino di sette anni, e madri che hanno bisogno di aiuto e cani da portare a spasso e ROBA assurda - leggasi scrivere, abbozzare nuove idee, e roba simile - volano senza che io me ne accorga. In tutto ciò vorrei aggiungere guardare serie tv e sta settimana non mi è riuscito, shame. Anyway la mia RWTS non mancherà mai all'appuntamento settimanale del venerdì/sabato notte. 
Eeeeh come vi avevo promesso, tanta ROBA Destiel a palate. Sono molto embarassed per la parte un po' hot, non mi vengono bene ma penso che prima o poi ci prenderò la mano, e davvero non volevo fare tanti riferimenti fisici al corpo di Dean (ma ehi, l'avete visto Jensen? EH, non è colpa mia) e niente. Spero comunque di non essere stata volgare o altro. Anyway, tra fluff e dolore (FLUST) questo capitolo arriva ad una svolta decisiva per loro. Si amano, se lo dicono e si separano ancora (non li faccio stare tranquilli, no. L'avevo detto che questa storia è molto dolorosa) ma stavolta sono consapevoli dei loro sentimenti.
E niente, con un po' di amarezza da parte dei protagonisti, vi do appuntamento alla prossima settimana con un altro capitolo! 
Spero che anche questo vi sia piaciuto come gli altri!
Stay tuned per sapere cosa succederà! 

Note inutili: nessuno si è ancora accorto di niente, troppo vino e baldoria nelle teste dei nobili; e il valletto che aiuta Dean è vagamente ispirato a Merlin.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** IX: Just give me all of you. ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!

PS. Perdono per il ritardo, le congiunzioni astrali erano contro di me.
_____


 

All I want is to fly with you
All I want is to fall with you
So just give me all of you

 
 “Angelo mio,
So perfettamente che il nostro amore è un amore impossibile, ma non è sbagliato come vogliono farci credere. Dimmi ti è sembrato sbagliato trovarci l’uno tra le braccia dell’altro? Ti è sembrato sbagliato danzare insieme con i nostri cuori a farci da melodia? Ti è sembrato sbagliato baciarsi trovando noi stessi, la prima volta alla luce della luna, la seconda in quella piccola camera e, infine, la terza nelle tue stanze? Ti è sembrato sbagliato appartenersi l’un l’altro, provando finalmente ciò che vuol dire amore? Tutto ciò che mi è sembrato sbagliato, è stato il doverci nascondere e il doverci separare subito dopo. Quello che è sbagliato è costringere due persone che non si amano a sposarsi.
Quello che provo per te è qualcosa che ho sempre cercato, desiderato, ma mai trovato. Poi ho incontrato te, e tutto è cambiato. Credi alle mie parole, quando ti dico che sei il sole delle mie giornate, e il motivo per il quale la mattina mi alzo sorridendo. Fin da quando ci siamo incontrati, e poi amati, non c’è giorno in cui non pensi a te, alle tue labbra soffici, ai tuoi occhi azzurri, al tuo dolce sorriso e a tutto il tuo essere. Sei tutto ciò che ho sempre desiderato. Amo te, come mai ho amato qualcuno, anzi prima di te, l’amore per me non esisteva, l’ho cercato a lungo in ogni volto, in ogni persona, in ogni gentiluomo o nobildonna, ma mai l’ho trovato. Solo quando ti ho incontrato, il mio cuore ti ha riconosciuto come suo pari, come sua metà, ero destinato ad incontrare te. Credimi, amore mio, l’incontro con te mi ha aperto gli occhi su un mondo che prima di te mi era ignoto. Subito mille poesie hanno preso forma nella mia mente, sei la mia musa, il mio angelo.
Quando ti ho visto per la prima volta, ho capito che le cose per me, da quel momento, non sarebbero più state le stesse, sapevo che sarebbero cambiate e così è stato. Mi hai stregato e irrimediabilmente mi sono innamorato di te, del tuo sorriso che illumina le mie giornate come il sole scalda la pelle durante le fredde giornate invernali, dei tuoi occhi incantevoli più limpidi dell’enorme oceano, in cui riesco a specchiarmi ogni volta che li guardo, della tua risata che come un balsamo dolce accarezza le mie orecchie, del tuo animo gentile che difficilmente si trova nel nostro mondo. Non poterti vedere, stringere a me, è così doloroso da essere opprimente. Sapere di non poterti avere al mio fianco, perché delle persone ignoranti lo impediscono, mi spezza il cuore, lo riduce in brandelli, e ho bisogno di sapere che anche tu credi in noi quanto me, per poter continuare, anche nell’oscurità, ad amarti, per noi, amore mio. Perché desidero più di ogni altra cosa averti nella mia vita, e passare accanto a te ogni singolo giorno della mia vita, e ripeterti giorno dopo giorno, fino a che saremo vecchi quanto ti amo e quanto mi rendi felice, quanto mi fai stare bene e quanto sei importante per me, quanto l’incontro con te, mi abbia cambiato totalmente la vita; so che è solo un sogno questo, ma è ciò che mi dà speranza. Vorrei specchiarmi nei tuoi occhi, in questo momento, e dirti personalmente queste parole, che sento provenire direttamente dal mio cuore, e dai profondi sentimenti che provo per te, vorrei provare a farti leggere ciò che provo per te nei miei occhi, perché in queste poche parole non riesco ad esprimere al meglio tutto, amore mio. Il solo pensare al tuo sorriso e al tuo viso fa sorridere me e rende le mie giornate migliori, rende le mie giornate degne di essere vissute. La tua risata scalda il mio cuore e vorrei poterla udire in ogni singolo istante della giornata, ogni singolo istante della mia vita. Vorrei poter essere lì, accanto a te, e confortarti, stringerti a me, facendoti sentire tutto l’amore immenso che provo per te. Vorrei poterti vedere ancora, vorrei poter baciare le tue labbra vellutate, vorrei appartenerti ancora, ma ora non posso, e ciò mi distrugge.
Sono solo nello studio con una candela accesa che sta per spegnersi, e ripenso alla notte d’amore che abbiamo trascorso, ripenso ai tuoi baci e al tuo corpo sul mio, ripenso a quanto sia stato bello appartenersi l’un l’altro, e sai una cosa? Penso che il nostro amore non si spegnerà mai, quello durerà per mille anni, sempre e per sempre. Non permetterò che esso si spenga, lo terrò sempre vivo, qualsiasi cosa accada. Non permetterò a nessuno di spegnere la fiamma incandescente del nostro amore, sarai sempre nel mio cuore, e ti custodirò per la vita futura come un prezioso tesoro, lo giuro sul mio onore. Porterò ogni giorno un seme sotto l’albero del mio giardino, in quel punto magico in cui ci siamo scambiati il nostro primo bacio, e lì li pianterò, attendendo pazientemente che un fiore da essi nasca. Poi me ne prenderò cura, e attraverso essi mi prenderò cura del nostro amore, sarà un modo per tenerlo in vita sempre, anche se non potremo stare insieme. Ho bisogno di te, ogni istante, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno della mia vita, non posso farne a meno. Forse è egoistico da parte mia, ma spero ancora che tu decida di lottare per il nostro amore, perché io lo sento crescere in me, delicato come un fiore, sempre più forte come una quercia, indistruttibile come una roccia, ed è questo a darmi la forza per continuare a lottare per noi, mio carissimo amato. Il mio cuore, tutto il mio essere ti appartengono.
Ti amo, Castiel Novak,                                          
Con tutto il mio immenso amore,
Tuo, sempre e per sempre
Dean”
 
“Mio dolcissimo Dean,
La tua ultima lettera mi ha colpito nel profondo, e mi ha scaldato cuore e anima. Sono profondamente combattuto tra ciò che provo e la paura che gli altri possano scoprirlo. Le cose che abbiamo provato, i sentimenti che sentivamo fluire tra di noi, essi non hanno nulla di sbagliato, ma nostro malgrado, è così solo per noi. Tutte le persone che ci circondano, reputano sconveniente che due uomini possano amarsi, sappiamo entrambi che per noi non è possibile, tuttavia non posso andare contro il mio cuore ed impedirmi di provare questi brucianti sentimenti per te, non posso impedirmi di amarti. Come per te, anche a me non sembra sbagliato, non mi sembra sbagliato trovarsi l’uno tra le braccia dell’altro, non mi sembra sbagliato danzare insieme, anche se nascosti, non mi sembra sbagliato baciarsi e appartenersi, ma in questo mondo, amore mio, quello che a noi sembra giusto per gli altri non lo è, ci considerano sbagliati, abomini, deviati e solo noi sappiamo che così non è. Io credo alle tue parole, e credo anche che dobbiamo essere cauti. Conoscere te è stata la cosa più bella che mi sia mai capitata nella mia triste vita, tu hai stregato me, con il tuo corteggiamento insistente, con le tue avances continue, con i tuoi modi gentili, con il tuo incantevole aspetto, con la tua impertinenza hai fatto breccia nel mio cuore e hai scavato un tuo personale angolo dentro di me, dentro al mio cuore, facendomi scoprire cosa significa amare. È stato inevitabile per me innamorarmi di te, è stato facile come respirare; ed è doloroso non poterti sapere al mio fianco, a causa di una società che ce lo impedisce, a causa dei nostri genitori che ti vogliono al fianco di mia sorella. Purtroppo, noi non possiamo riscrivere il fato che ci tiene separati, nessuno può farlo; ma posso giurarti che io sarò sempre tuo. Ti ho donato tutto il mio cuore quella notte nelle mie stanze, e nessun altro potrà mai prenderlo ancora, perché è tuo e ti appartiene fin dal primo momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati. Si ama una sola persona per tutta la vita, e io sono certo che questa persona sia tu, mio amato, perché se ho delle certezze in questa dolorosa vita, è solo grazie a te, a te che mi hai illuminato il cammino quando per me era buio. Esiste una sola anima gemella, la nostra metà speculare e sono certo che la mia metà sia tu. Ogni volta che penso a te, il mio cuore batte così forte che sembra uscire fuori dal mio petto, ogni volta che penso al tuo sorriso, sorrido anch’io.
Ti prometto una cosa, mio amato, coltiveremo insieme il seme del nostro amore, lo coltiveremo come se esso fosse un bambino, anche se saremo nell’ombra, anche se non possiamo cambiare la società che ci tiene lontani, noi cercheremo di coltivare il nostro amore insieme, senza sosta. Ho smesso di lottare contro ciò che provo, ho smesso di lottare contro me stesso per forzarmi a non volerti. Ti voglio, come mai ho voluto qualcosa nella mia vita e non rinuncerò a te, mi accontenterò di averti di nascosto, quando saremo soli e nascosti da tutti, mi accontenterò di essere il tuo amante, perché so che il tuo amore è solo per me, ma non rinuncerò a te, mai più. Mi hai dato la forza di affrontare tutto, preferirei rinunciare al mio titolo, che non conta niente, piuttosto che rinunciare a te. Anch’io sono egoista, e voglio avere te nella mia vita, tanto quanto lo vuoi tu, non mi importa di altro; politica e ricchezza vanno ben oltre i sentimenti che noi proviamo uno per l’altro, e se c’è una cosa che ho imparato dalla nostra prima notte d’amore, è che non posso essere codardo, devo affrontare le mie paure e i miei tormenti. Sarò sincero, vorrei che adesso tu fossi qui con me, poiché solo le tue braccia hanno il dono di confortarmi in momenti così difficili, solo tu hai il potere di rendermi l’uomo più felice e forte del globo, ma, ahimè, adesso non sei qui.
Ti prego, amore mio, perdona me per essere stato un codardo, per aver atteso troppo per rivendicare il nostro amore, per aver deciso di lottare solo all’ultimo momento. Spero che non sia troppo tardi, e anche lo fosse lotterò fino all’ultimo respiro per te. Niente mi impedirà di cavalcare verso di te, e di amarti come meriti; niente mi terrà lontano da te, non ti abbandonerò. Il nostro amore supererà ogni barriera, il nostro amore vivrà in eterno, perché noi lo custodiremo dentro di noi, e lo vivremo intensamente ogni volta che ne avremo l’occasione.
Ti amo, Dean Winchester, e non permetterò a nessuno di tenerci lontani, lo giuro. Ti ho donato tutto il mio cuore, e da quella notte, appartiene solo a te, e a te soltanto, lo giuro.
Con immenso amore,
Tuo, sempre e per sempre,
Castiel”
 
**
 
Le feste di gala non facevano affatto per lui, Dean lo aveva sempre pensato, e le detestava ancor di più da quando era stato obbligato ad accettare quell’insulso matrimonio con Anna Novak, tuttavia il sapore del proibito della sua relazione con Castiel, le rendeva meno noiose, meno prevedibili, c’erano momenti in cui si scambiavano un solo sguardo significativo e si appartavano in angoli bui, in corridoi sconosciuti e si stringevano l’un l’altro baciandosi e appartenendosi. Nient’altro aveva senso, se non loro. Ed era ancora più bello il fatto che loro fossero così bravi da non farlo notare, nessuno si accorgeva di loro e loro facevano in modo che nessuno s’accorgesse di nulla. Dean faceva buon viso a cattivo gioco e nei momenti in cui gli sguardi di tutti erano su di lui e sulla sua futura sposa, indossava una maschera e si pavoneggiava con lei, ci ballava insieme, e fingeva di aver accettato quel matrimonio, di esserne felice, cercava al suo meglio di corteggiarla e di farsi vedere interessato, ma poi inevitabilmente finiva tra le braccia di Castiel dietro a qualche colonna, o dietro a qualche porta o nel giardino. A chi importava? Nessuno notava che due nobili troppo ubriachi mancassero all’appello, nemmeno i loro fin troppo attenti parenti.
Quella festa era un’altra di quelle occasioni, erano ad un banchetto nella sua tenuta per celebrare la dolce attesa della moglie di Sam – sarebbe diventato zio, era una notizia bella in fondo – e John, ovviamente, aveva, nella sua sobrietà, invitato tutte le famiglie più importanti della Nazione per festeggiare la lieta novella, e alla fine, Dean si era ritrovato seduto ad un enorme tavolata, mentre dei nobili intorno a lui, sconosciuti e altri conosciuti, bevevano, mangiavano e parlavano a vanvera su questa o l’altra alleanza, su questa o l'altra tassa e via di seguito. Lui non parlava molto, aveva occhi solo per una persona, un ragazzo dagli occhi blu che sedeva esattamente di fronte a lui, dal quale non riusciva a staccare lo sguardo. Castiel aveva le guance leggermente arrossate per il troppo vino – anche lui non era messo meglio – gli occhi leggermente lucidi ed era la cosa più desiderabile che avesse mai visto in vita sua. Lo voleva, in quel momento, e forse era il vino a non farlo ragionare lucidamente, avrebbe solamente voluto scavalcare il tavolo e gettarsi tra le braccia del suo amante e baciarlo senza un domani. Prese un altro calice di vino e lo bevve tutto d’un fiato, Castiel non lo guardava nemmeno a pagarlo, non alzava lo sguardo su di lui e Dean non capiva perché, lui non riusciva a staccare gli occhi dal suo volto, l’altro no, lui parlava amabilmente con uno dei suoi fratelli, con quelle labbra troppo invitanti e quegli occhi dannatamente liquidi. Avevano brindato all’amore di Sam e Jessica, al loro futuro bambino, e anche al matrimonio futuro di Dean, il quale non riusciva a spiegarsi il motivo di tanta sottolineatura di quella disgrazia che si era abbattuta su di lui.
«Scusatemi» disse interrompendo le loro chiacchiere, attirando l’attenzione del moro su di sé «Proporrei un brindisi!» esclamò, la voce strascicata e l’aria brilla, alzando il calice di nuovo pieno «Alle alleanze!» esclamò. Gli altri nobili gli diedero corda e poi bevvero tutti, Castiel lo guardò, adesso, intensamente e sembrò dirgli stai esagerando, basta con il vino, ma Dean non prestò attenzione. No, lui continuò a bere, e a brindare ogni volta che se ne presentava l’occasione. Ad un certo punto, si rese conto di aver bevuto davvero troppo e comunicò di doversi allontanare un istante perché non si sentiva molto bene, ma non voleva davvero andare via per questo motivo, sperava che il suo amante capisse l’antifona e lo raggiungesse, sperava che provasse lo stesso desiderio. Così uscì dalla porta della sala da pranzo e non dovette attendere molto per essere raggiunto. Appena ne percepì la presenza, afferrò una mano del suo Castiel e lo trascinò con sé verso un punto più riparato, e lo spinse poco gentilmente contro il muro, assaltando le sue labbra con un bacio infuocato.
«Dean…» mormorò Castiel, sopraffatto dai suoi baci «Dean, sei ubriaco» sussurrò, prendendogli il viso tra le mani «Ci vedranno, è pericoloso, non possiamo farlo qui» disse ancora, cercando di farlo ragionare, ma il biondo non gli diede ascolto e continuò a cercare le sue labbra con disperazione.
«Lasciati andare, amore mio» biascicò ubriaco, scendendo a baciargli il collo «Sono tutti ubriachi, chi vuoi che si accorga di noi?» domandò, infilando le mani sotto la casacca bianca del suo amante «Oh dei, tu non ti rendi conto dell’effetto che mi stai facendo…»
«Dean, smettila» disse cercando di respingerlo debolmente, ma le labbra di Dean erano di nuovo sulle sue a tappare ogni sua protesta, ogni sua negazione di qualcosa che entrambi volevano. Dean aveva bevuto davvero troppo, e aveva partecipato a fin troppi brindisi quella sera, la sua mente non era sufficientemente lucida per accorgersi del pericolo che avrebbero potuto correre restando lì insieme, avvinghiati, e nello stesso frangente non riusciva a staccarsi dal corpo di Castiel, non riusciva a smettere di cercare le sue labbra che sapevano di vino e cibo delizioso, non riusciva a smettere di inebriarsi del suo profumo e non voleva separarsi da lui. Tutto ciò che voleva era amare e lasciarsi amare da lui.
«Sei… inebriante» mormorò con la bocca ancora attaccata al collo di Castiel «Ti voglio…»
«Okay» sussurrò il moro, accarezzandogli la schiena «Ma non qui, non dove tutti possono vederci» sussurrò, stampandogli un bacio sulle labbra, Dean trasalì sentendo le labbra del suo amante posarsi sulle sue, non prendeva mai l’iniziativa, a volte pensava che l’altro non lo amasse abbastanza da rischiare per loro «Ti raggiungo dopo, okay? Va’ nelle tue stanze e aspettami lì» sussurrò Castiel, facendo tremare Dean come una foglia a causa dell’emozione. Il biondo si ritrovò ad annuire e a sorridere, immaginando già il momento in cui avrebbe potuto avere il suo Cas tutto per sé e senza aggiungere altro lo lasciò libero di andare. Non voleva davvero separarsi da lui, non voleva davvero lasciarlo andare, ma in un momento di lucidità aveva inteso che il suo amante avesse ragione, che era troppo pericoloso cercare di fare qualunque cosa lì, dov’erano fermi. Peccato, avrebbe voluto baciarlo un’ultima volta prima di osservarlo andare via, prima di doversi separare da lui per quei minuti che gli sembrarono un’eternità. Raggiunse stancamente le sue stanze, e chiese velocemente ad uno dei servi di portargli del vino, dell’acqua e alcune candele. Se doveva aspettare Cas, gli avrebbe preparato una sorpresa tale che l'altro avrebbe desiderato di restare lì al suo fianco per sempre. Nonostante avesse la mente annebbiata dall’alcool, il suo primo pensiero fu preparare l’atmosfera giusta per incontrare Castiel.
 
**
 
Non era stato facile per Castiel resistere a Dean. Quando il biondo lo aveva trascinato in quel corridoio buio, Castiel aveva davvero temuto che qualcuno avesse potuto vederli, fortunatamente non era accaduto, ma non poteva lasciare che il suo amante continuasse a tentarlo in quel modo, ed aveva cercato di essere razionale e di farlo ragionare, tuttavia l’impeto di Dean, il suo essere così passionale, lo avevano quasi fatto cedere, perché a tutto poteva resistere, meno che a Dean e il suo dannatissimo essere un vero diavolo tentatore. Dean era così, era un uomo estremamente passionale in ogni cosa che faceva, anche quando si trattava di partecipare a dei brindisi come aveva fatto quella sera, ed ogni cosa era fatta da lui con trasporto, ed era per questo che adesso era offuscato dall’ubriachezza e non ragionava. Lo aveva osservato per tutta la sera con estrema discrezione, e si era accorto che durante il banchetto avesse alzato troppo il gomito, così preoccupato, quando aveva lasciato la sala, Castiel lo aveva raggiunto dopo pochi minuti, giusto per non far insospettire nessuno – e sì, sembrava davvero che nessuno sospettasse delle loro fughe, forse il vino dava davvero così tanto alla testa – e il suo amante senza una parola lo aveva trascinato in un corridoio, poi lo aveva schiacciato contro il muro e aveva assaltato le sue labbra con passione, baciandolo come se da quel bacio dipendesse la sua intera vita, e lui non aveva rifiutato, anzi, ma aveva cercato anche di farlo ragionare, perché Dean era ubriaco e non si rendeva conto del pericolo a cui li stava esponendo. Non poteva fare cose del genere, non quando le cose tra di loro erano così perfette, non quando il loro amore era al sicuro da occhi crudeli, non quando erano felici del modo in cui stavano riuscendo a gestire ogni cosa. Così gli aveva promesso che l’avrebbe raggiunto in camera sua, non appena il banchetto si fosse concluso e promise che non l’avrebbe fatto attendere a lungo, solo il tempo di congedarsi come si doveva da tutti quanti e non destare sospetti. Con la testa ancora tra le nuvole, piena del profumo di Dean e del suo sapore misto a quello del vino che aveva bevuto, ritornò nella sala del banchetto e si sedette di nuovo al suo posto. Dopo un po’, Sam Winchester si scusava per l’assenza improvvisa del fratello, che aveva avuto un malore a causa del troppo vino, e Castiel sospirò sollevato. Aveva fatto come gli aveva detto di fare, e non poteva che esserne felice. Almeno non avrebbe rischiato nulla, temeva sempre per l’incolumità dell’altro, soprattutto quando si appartavano nei corridoi, nelle stanze o nei giardini delle tenute in cui erano ospiti, e stavolta le sue paure erano centuplicate, perché erano nella tenuta di Dean, e temeva di trovarsi alle spalle John Winchester in ogni occasione. Fece un sacco di falsi sorrisi, strinse molte mani, si congratulò con Sam e Jessica per la dolce attesa, prima di fingersi stanco a causa del troppo vino e congedarsi con educazione per ritirarsi nelle stanze a lui riservate nella tenuta dei Winchester. Non appena fu abbastanza lontano da occhi indiscreti, imboccò il corridoio che conduceva alle stanze del suo amante, e quasi corse per non farsi notare. Si guardò intorno con circospezione prima di picchiettare sulla porta. Non passarono che pochi istanti, e la porta si aprì e si sentì trascinato dentro la stanza, spinto contro la porta chiusa – quanto l’aveva chiusa? – e la sua bocca immediatamente fu piena di quella del suo amante, del suo sapore e del vino, e il suo cuore prese a battere con forza nel petto e mille emozioni si infransero contro di lui, facendolo tremare d’attesa e di aspettativa. Dean sapeva essere travolgente in ogni momento, soprattutto in uno come quello che stavano vivendo, così proibito, ma anche così eccitante.
«Ti aspettavo…» mormorò tra un bacio e l’altro il suo amante «Mi sei mancato così tanto…» sussurrò con le labbra che iniziavano a lambire il collo del moro e mille gemiti si infrangevano contro la sua pelle, facendolo tremare d’eccitazione «Che scusa hai usato…?» domandò mentre gli sfilava via la casacca e scendendo con le labbra sulle scapole adesso nude e sul suo torace, facendolo tremare come una foglia in autunno.
«Ho detto…» cercò di rispondere tra un gemito e l’altro «Che avevo bevuto troppo e…» disse con un ansito intrappolato in gola mentre il biondo gli mordeva un lembo di pelle «…e avevo bisogno di riposare» mormorò mordendosi le labbra, e Dean sorrise furbamente e gli morse un capezzolo «Ah… Dean» gemette, e il suo amante soffiò entusiasta a causa delle sue reazioni, Castiel sentì le sue labbra tendersi in un sorriso contro la sua pelle.
«Dovresti essere più silenzioso» mormorò lascivamente Dean, percorrendo il suo petto a ritroso, ritrovandosi di nuovo sulle sue labbra «Potrebbero sentirti» disse ancora baciandogli di nuovo le labbra. Castiel respirò contro la sua bocca e ricambiò il bacio affondando le mani nei capelli dell’altro, tirandolo verso di sé, schiacciandolo maggiormente contro il proprio corpo e approfondendo quel bacio che sapeva un po’ di vino e un po’ d’amore.
«Potrebbero, sì» confermò sorridendo, ebbro dei sentimenti travolgenti che provava per Dean, che ormai sgorgavano fuori come un fiume in piena – non aveva paura lì tra le mura delle stanze di Dean, perché lì dentro erano al sicuro, lì nessuno li avrebbe mai sentiti – non aveva più ragione di celarli dentro di sé «E tu hai bevuto troppo, sei ubriaco» mormorò contro la sua pelle, mentre gli lasciava cadere la camicia di lino per terra e gli baciava le scapole e il collo.
«Sono ubriaco di te» mormorò, gettando la testa all’indietro, beandosi delle attenzioni che il suo amante gli concedeva, santo cielo, quando Dean diceva cose del genere il suo cuore non rispondeva più, batteva all’impazzata e la sua testa girava vorticosamente. Poi un delizioso profumo colpì le sue narici e si scostò dal suo amante, fermando per un momento quell’atto di passione, coinvolgendolo in un bacio più lento, più dolce, un dolce sfioramento di labbra e di bocche, che donava solo pace e serenità. Appoggiò la fronte contro quella dell’amante, entrambi erano ansimanti, ma non voleva concludere contro la porta, voleva prendersi cura di Dean, voleva amarlo come meritava.
«Cos’è questo profumo?» domandò, ad occhi chiusi, mentre le sue labbra sfioravano appena quelle del biondo.
«Candele profumate…» sussurrò l’altro, prendendogli la mano e intrecciando le loro dita «Volevo fare le cose per bene, ma quando ti ho visto fuori… non ho saputo resisterti…»
«Sei sempre il solito» borbottò sorridendo; Dean si lasciò scappare un’adorabile risata e trascinò il moro con sé verso il suo letto, attorno al quale aveva sistemato delle candele. Su uno scranno troneggiava una caraffa di vino con due calici e si ritrovò a sorridere per la premura di Dean, nonostante fosse ubriaco, nonostante avessero entrambi un desiderio carnale l’uno dell’altro, aveva preparato una cosa romantica, solo per loro due, nelle sue stanze, con candele profumate e vino. Dean era fatto così, passionale e premuroso in ogni cosa che faceva.
«Penso che abbiamo entrambi esagerato con il vino» mormorò prendendogli il volto tra le mani, sorridendo contro la sua bocca, felice «Ma apprezzo il gesto e adoro le candele» disse a bassa voce, spingendolo verso il baldacchino che era poco distante da loro «Adesso, mi piacerebbe tanto fare l’amore con te» concluse baciandogli il collo e togliendogli gli ultimi indumenti che gli rimanevano addosso, sfilandosi anche i propri.
Dean sorrise, e lo guardò con serietà negli occhi «Sono tuo». Lui sorrise e si chinò sulle sue labbra, lasciandogli un delicato bacio su di esse e annuì mormorandogli anche io, e gli prese le mani tra le proprie riprendendo a baciarlo, muovendo pigramente il bacino contro il suo. Fecero l’amore con passione e amore, Castiel si premurò di preparare bene Dean con dell’olio profumato e poi finalmente si appartennero di nuovo, così come la prima volta, così come si sarebbero appartenuti per sempre. Fecero l’amore alla luce soffusa delle candele e illuminati dal chiarore di luna che filtrava attraverso le tende chiuse delle finestre, stretti l’uno all’altro in un’unione di corpi e spiriti che toccò le loro anime nel profondo. Quando entrambi raggiunsero l’apice del piacere, Castiel si lasciò cadere sul corpo del suo amante, lasciandogli dei leggeri baci sulle guance, sul collo, sul petto, venerandolo con le labbra, dimostrandogli tutti i sentimenti che provava per lui; si addormentarono abbracciati, con le gambe incrociate, entrambi sfatti, ancora un po’ ebbri sia di vino che d’amore, cullati l’uno dal respiro dell’altro; sembrava che tutto il mondo intorno a loro avesse smesso di girare.
 
**


All’alba, Dean si svegliò, e notò che al suo fianco, il suo amante dormiva ancora profondamente. Sorrise scostandogli un ciuffo di capelli dal viso, accarezzandogli la guancia con un dito. Castiel era bellissimo, una bellezza ultraterrena, era davvero un angelo per lui. Lo osservò dormire così lì, accanto a sé, il volto rilassato e un sorriso tenero a tendergli le labbra, se fosse stato un pittore, l’avrebbe dipinto in quel momento, con quell’espressione beata sul volto e quella serenità che poteva spiegare solo l’atto d’amore che avevano appena condiviso, ma lui era solo un poeta e sapeva rappresentare la bellezza solo attraverso le parole. Sorrise con dolcezza, lasciò un bacio sulla fronte del giovane che dormiva accanto a lui, e poi si alzò e raggiunse il suo scrittoio, vi si accomodò e prese la piuma tra le mani, il taccuino già pronto per essere scritto. Aveva raccolto lì tutte le liriche che aveva composto per lui, e contava di regalarglielo una volta finito. Lo guardò ancora una volta e sorrise iniziando a scrivere, scrivere di lui, d’amore e di bellezza, ormai era tutto ciò di cui la sua vita era piena, Castiel riempiva la sua vita e la rendeva degna di essere vissuta; avrebbe voluto che i momenti insieme a lui fossero di più, più aperti, meno nascosti, ma aveva già lui, non poteva pretendere di più; tuttavia aveva già un’idea per prolungare la sua presenza lì nella tenuta e anche per poter stare da solo con lui per più tempo, doveva solo giocare bene le sue carte.
Stava scrivendo quando sentì il suo amante alle sue spalle, circondargli le spalle con le sue forti braccia e posargli un pigro bacio sul collo, e lo sentì sorridere contro la sua pelle.
«Buongiorno» soffiò contro il suo orecchio «È ancora l’alba…»
«L’arte non aspetta me» mormorò voltandosi verso di lui e dandogli un leggero bacio sulle labbra «Devi andare, vero?»
«Se voglio che nessuno mi veda sì» disse a malincuore, posandogli un altro bacio sulle labbra «Ma chissà, forse stanotte tornerò qui… mi piacciono di più queste stanze, rispetto a quelle che sono state assegnate a me…»
«Torna tutte le volte che vuoi…» mormorò sorridendo. Castiel annuì e dopo un altro fugace bacio, raccolse le sue cose, si rivestì e come un fulmine, lasciò la stanza, lasciandosi alle spalle un Dean intento a scrivere una nuova lirica; il biondo sorrise osservando il punto dal quale era sparito il suo amante, conscio che presto avrebbero passato dell’altro salutare tempo insieme, non aveva mai abbastanza di tutto quello, e di tutte le emozioni che provava con lui. Restò a scrivere ancora un po’ prima di concedersi una sciacquata – la sua pelle sapeva ancora della notte che aveva trascorso con il suo amante e non poteva chiedere di meglio – e indossò degli abiti puliti; poi si diresse verso la sala centrale per la colazione, salutò cordialmente tutti i nobili, sorrise amabile alla sua futura moglie e poi si diresse con passo sicuro verso suo padre, determinato ad ingraziarselo e ottenere il permesso di andare a cercare un regalo per la sua futura moglie, magari insieme a Castiel.
«Buongiorno padre» lo salutò cordialmente sedendosi al solito posto poco lontano da lui
«Dean» lo accolse l’uomo «Ti vedo di buon umore questa mattina» affermò soddisfatto «Ho visto che stai conoscendo meglio la tua futura moglie, ne sono contento» gli disse con un sorriso genuino sulle labbra. Dean era sempre stato convinto di non averlo mai visto sorridere se non per soldi, alleanze o ricchezze d’altro genere.
«Sì, avevi ragione tu. È una buona alleanza, lei è una bella donna, e sto cercando di… sai, corteggiarla come si deve» l’uomo annuì «Mi chiedevo se potessi concedermi il permesso di andare a comprare dei regali per lei» chiese subito, mentre un servitore portava davanti a loro delle tazze di tea ancora calde «Sai, potrei… ingraziarmela con dei regali e non sarebbe tanto… contraria» spiegò «Se le dimostrassi che posso donarle qualunque cosa, potrebbe iniziare ad essere meno fredda».
«Mi sembra una buona idea» disse l’uomo «Potresti chiedere ad uno dei suoi fratelli di accompagnarti, così potrebbe suggerirti con cosa conquistare il suo cuore» affermò serio il padre. Dean esultò dentro di sé, gongolò internamente, senza far notare al padre quanto quella fosse una buona idea per lui, senza volerlo, John aveva anticipato la proposta di Dean.
«Se non vado errato… dovrebbe essere Castiel, quello più legato a lei» parve ragionare, John annuì «Potrei chiedere a lui, immagino che gli altri siano impegnati con questioni impellenti» disse. Sperava di non essersi esposto troppo, sperava che suo padre non avesse capito qualcosa, qualunque cosa riguardante la tresca tra lui e Castiel, non aveva dato alcun segno di coinvolgimento in quel senso. John rifletté qualche istante e poi guardò il figlio con serietà.
«Certo, mi sembra una buona idea, figliolo» disse iniziando a sorseggiare la sua tazza di tea «Hai finalmente compreso il tuo ruolo nella famiglia e cerchi di portarlo a termine, mi fai sentire orgoglioso così».
Dean gli rivolse un sorriso tirato, e poi vide Castiel entrare nella sala con un sorrisetto furbo sul volto e andò a sedersi a pochi posti distanti da lui. Dean avrebbe voluto dirgli subito del suo piano, ma non poteva davanti a suo padre; furono raggiunti anche da Chuck e dagli altri fratelli di Castiel, e Dean si sentì subito sotto pressione, non aveva dimenticato i raccapriccianti discorsi sostenuti da loro durante il banchetto a casa loro. John scambiò due parole con Chuck, forse per comunicargli le sue intenzioni riguardo il corteggiamento della figlia, e vide l’altro uomo sorridere compiaciuto e annuire, forse era stato positivo innamorarsi del fratello della sua futura consorte, avrebbe sempre avuto un buon motivo per passare del tempo insieme a lui.
«Castiel» lo salutò cortesemente, stringendogli la mano «Mi chiedevo se aveste da fare oggi».
«No, perché me lo chiedete, Dean?» domandò il ragazzo, con un leggero sorriso ad increspargli le labbra.
«Vi andrebbe di accompagnarmi in paese per comprare un regalo a vostra sorella?» domandò, Castiel lo guardò stralunato, ma Dean gli fece un piccolo occhiolino che fu visto solo da loro due e annuì deciso, aveva capito.
«Ma certo, sarebbe un onore, chiederò a mio padre se posso unirmi a voi».
«Vi aspetto alle stalle, allora» disse, prima di lasciare la sala e dirigersi nelle sue stanze per prepararsi all’uscita a cavallo. Adorava andare a cavallo, soprattutto se significava passare del tempo con il suo amato. E quella era davvero una bella giornata, il sole splendeva alto nel cielo, le nuvole non oscuravano la sua limpidezza e tutto sembrava tranquillo e placido. E le cose non fecero altro che migliorare quando Castiel, già pronto per la cavalcata, lo raggiunse alle stalle. Era di una bellezza ancestrale, una bellezza fuori dal comune, ed era fortunato come pochi, perché quell’angelo disceso in terra era suo, era il suo amante.
«Mio padre era felice della tua idea di comprare qualcosa ad Anna» esordì il moro «Che diavolo hai in mente?»
«Di passare una piacevole mattinata con te, lontano da tutti, amore mio» disse le ultime due parole in sussurro, anche se non c’era nessuno, non voleva rischiare di essere sentito.
«Adoro queste tue idee…» mormorò «Ti bacerei se non fossimo all’aria aperta» Dean ridacchiò e salì in sella al suo cavallo spronando l’altro ad imitarlo per poter partire alla volta della loro missione.
«Ci fermeremo lungo la strada e potrai baciarmi» affermò con serietà. Quando entrambi furono pronti in sella ai rispettivi destrieri si misero al galoppo verso il paese che distava solo poche leghe; sebbene il tempo da impiegare per arrivare lì fosse pressoché poco, impiegarono un po’ di tempo per giungervi, giusto il tempo di qualche bacio rubato lungo la strada, nascosti dietro a mastodontici alberi, ridendo come due ragazzini e sentendosi liberi di vivere la loro storia fuori dalle mura di una tenuta, lontano da tutti gli intrighi e le macchinazioni di corte.
Giunti in paese, smontarono dai cavalli e raggiunsero un uomo, uno stalliere, il quale, non appena Dean si presentò come Dean Winchester, si mise a loro completa disposizione, promettendogli che si sarebbe preso cura dei loro stalloni. Così i due giovani si misero in marcia verso il mercato, dove vendevano anche le gemme preziose e tutto ciò che avrebbero potuto desiderare. Camminarono fianco a fianco, scambiandosi parole formali, e le loro mani di tanto in tanto si sfioravano, facendoli rabbrividire; mentre erano alla ricerca del gioiello perfetto per Anna, una piccola bancarella attirò l’attenzione di Dean, senza fermare il suo amato, osservò ciò che vendeva; erano tutti piccoli ciondoli di legno.
«Cercate qualcosa, mio signore?» chiese la donna.
«Qualcosa per una persona speciale» disse lui, guardandoli uno ad uno, senza perdere di vista Cas che ora stava guardando dei pugnali con finto interesse, poi la sua attenzione fu catturata da un piccolo ciondolo con due tortore vicine. Sorrise intenerito, perché esse erano la rappresentazione più alta di rispetto, fedeltà e eterno amore «Questo qui» disse indicando il pezzo, sorridendo, perché sì quello era il regalo perfetto per Cas, aveva desiderio di comprargli qualcosa e di renderlo felice anche con un gesto del genere, in modo da avere sempre qualcosa di sé con lui.
«Molto bello, anche il significato» disse la giovane incartandoglielo «Posso chiedervi se è per la vostra metà?»
«Sì, lo è» disse sorridendo «Lo è, è per il mio angelo» disse lui. La giovane gli fece un enorme sorriso e si congratulò con lui, prima di consegnargli il ciondolo in un piccolo sacchetto di iuta e prendere le sue monete.
«Tieni il resto» le disse, raggiungendo Castiel immediatamente dicendogli che stavano perdendo tempo. L’altro rise leggermente, scuotendo la testa e seguendolo alla prossima bancarella, nascondendo anche lui un sacchetto in una tasca delle sue braghe, Dean non se ne accorse, troppo preso dalla piccola fuga che lui e Cas avevano compiuto.
 
**
 
Doveva ammettere, che di tutte le idee folli di Dean, quella era stata la migliore. Non sapeva come, aveva convinto i loro genitori a lasciarli uscire per andare in paese a comprare un gioiello per Anna, e loro avevano acconsentito, permettendo loro di passare la giornata insieme, favorendo le loro effusioni. Ed era stato liberatorio cavalcare al fianco di Dean, passare il tempo con lui senza finzione, senza dover fingere di non apprezzare la sua compagnia, senza dover fingere che per lui Dean fosse un amico e basta.
Trovarono il regalo per Anna solo dopo un ulteriore giro per il mercato del paese, trovarono una collana di perle e a Castiel sembrò che Dean trovasse quel regalo davvero insignificante. Beh, lo era. Sapeva che per lui non contava nulla quell’oggetto sapeva che nemmeno per sua sorella avrebbe significato qualcosa, ma non dava peso a quello, non quando nella sua tasca nascondeva qualcosa di grande valore. Stava fintamente interessandosi a dei pugnali, giusto per fingere di essere interessato a qualcosa e non a seguire Dean in lungo e in largo, quando la sua attenzione era stata catturata da un ciondolo davvero molto carino, il pendente era il cosiddetto nodo dell’amore, la raffigurazione di un amore lungo e duraturo, e che gli antichi celti usavano per simboleggiare fedeltà, unità ed eternità, era formato da un’unica linea intrecciata che non si interrompeva, come rappresentazione del vero amore, e non aveva resistito, lo aveva comprato a Dean, perché avesse qualcosa che ricordasse loro ogni volta che erano lontani. A volte passavano anche troppe lune prima di un loro incontro, e non voleva che questo potesse in qualche modo intaccare il loro rapporto, il loro amore. Lo aveva acquistato senza nemmeno pensarci e sperava che a Dean piacesse, sperava che lo apprezzasse. Il venditore gliel’aveva messo in un piccolo sacchetto di iuta e glielo aveva consegnato augurandogli buona fortuna con la sua amata, e poi Dean era giunto alle sue spalle, dicendogli che fossero già in ritardo e non avessero ancora trovato il regalo per Anna. Si erano allontanati ridendo e lui aveva nascosto in tempo il sacchetto, senza che Dean se ne accorgesse. Il viaggio di ritorno fu tranquillo, quasi come quello d’andata, si fermarono ugualmente ogni volta che potevano, si nascondevano dietro agli alberi e ai cespugli e si baciavano, amandosi solo con quei piccoli gesti e sorridendosi a vicenda come se da quello dipendesse la loro vita. Riuscirono miracolosamente ad arrivare alla tenuta in tempo per il pranzo e Castiel dovette osservare Dean fare il galante e l’uomo di classe con sua sorella, ma sapeva che lui fosse obbligato a farlo anche per loro, anche per tenere la loro relazione più al sicuro possibile, ma faceva male ugualmente; lo vide mentre le consegnava la collana di perle, vide sua sorella arrossire e accettarla, vide Dean aiutarla ad indossarla, ben attento a non sfiorare la sua pelle, e poi le fece una riverenza per pura formalità. Sapeva bene che la fedeltà di Dean era solo rivola a lui e a nessun altro, era per lui che si alzava all’alba per scrivere poesie, non per altri, ma nonostante ciò sentiva dolore ogni volta che il suo amato faceva il cascamorto con sua sorella, e non avrebbe dovuto esserlo perché sapeva che, fuori dal loro letto, lontano dalle loro lettere e dal loro piccolo mondo che si erano creati, le loro vite erano completamente diverse; non poteva farci niente, però, il morso della gelosia lo prendeva sempre quando si trattava di lui. Ripensò alla notte precedente, a quando si erano appartenuti di nuovo dopo tanto tempo che gli era stato impedito, e pensò che quella notte sarebbe tornato di nuovo da lui, lì in quella stanza e lontani da tutto il mondo, avrebbero potuto amarsi e appartenersi un’altra volta, mentre il mondo intorno a loro smetteva di girare ed esistevano solo loro due. Pensò anche a quando gli avrebbe ceduto il regalo e alla probabile espressione allegra che avrebbe fatto. Sarebbe stato un altro dei loro momenti, appartenenti unicamente a loro stessi, un altro segreto che sarebbe rimasto tra le mura di pietra della stanza e i loro cuori.
Il resto della giornata trascorse con estrema lentezza, non ricordava un giorno tanto lento e noioso in vita sua. Il giorno dopo sarebbero ripartiti per la loro tenuta – ancora non capiva perché, ogni volta che le loro famiglie si incontravano, in una o l’altra tenuta, restavano insieme per due o al massimo tre giorni, e poi ripartivano – e avrebbero dovuto svegliarsi tutti presto, così sia suo padre che i suoi fratelli si ritirarono nelle loro stanze relativamente presto e quando vide Dean salutare Anna con quelle sue riverenze e baciamano che gli facevano rivoltare lo stomaco, si alzò indignato ed uscì dalla sala, ne aveva abbastanza, ma forse era solo frustrazione la sua, perché avrebbe voluto trovarsi al posto di sua sorella… sospirò quando si rese conto dell’assurdità dei suoi pensieri, ma non riuscì a non pensarci. Aveva percorso metà corridoio, quando si sentì afferrare per un polso e trascinare dietro ad una colonna.
«Sei geloso» sussurrò Dean, baciandogli le labbra, non era una domanda la sua «Ti adoro geloso» continuò premendo un altro bacio su di esse «Tra mezz’ora, nelle mie stanze, ho un regalo per te» dichiarò, sorridendo. Castiel non ebbe il tempo di rispondere, né di rendersi conto di cosa fosse accaduto, perché dopo un altro leggero bacio, la pressione sul suo corpo svanì e Dean raggiunse sua cognata per aiutarla a raggiungere le stanze sue e di Sam. Ancora stordito, Castiel sorrise perché il Winchester, ancora una volta, lo aveva sorpreso.
Il tempo sembrava non passare mai, ma quando si accorse che la fatidica mezz’ora era passata, non impiegò molto a raggiungere le stanze di Dean, assicurandosi di avere con sé il regalo che gli aveva preso, e bussare alla porta in trepidazione. Si sentiva emozionato come mai lo era stato in vita sua, e solo Dean era in grado di fargli provare così tante emozioni tutte insieme, così tanti sentimenti contrastanti e farlo sentire ugualmente fortunato.
«Ciao» lo salutò il biondo, accogliendolo con un dolce bacio sulle labbra, permettendogli di entrare nella stanza, chiudendo la porta a chiave, per sicurezza «Ti ho visto oggi, eri verde della gelosia».
«Tu potresti evitare tanti… atteggiamenti inappropriati» borbottò seguendolo, ma sforzandosi di sorridere «So che non vuoi, so che sei costretto… è che a volte sono egoista, e ti vorrei tutto per me» disse piano, avvolgendo le braccia attorno al suo collo, avvicinandolo maggiormente a sé «Sono infantile?»
«No, sei perfetto» sussurrò «Se potessi, farei tutto con te, le riverenze, il baciamano, i regali…» disse a bassa voce, posandogli un leggero bacio sulle labbra, un bacio carico di tristezza e di rassegnazione.
«Lo so» disse a sua volta, accarezzandogli la schiena. Restarono in quella posizione, stretti l’uno all’altro, in un abbraccio che per loro voleva dire tutto, che si appartenevano, che era difficile per tutti e due, ma che insieme avrebbero superato tutto, entrambi si chiedevano quanto le cose dopo il matrimonio potessero cambiare, ma nessuno proferiva la domanda a voce. Una risposta avrebbe potuto far male e far scoppiare la loro bolla di felicità.
«Cas» disse Dean, prendendo il sacchetto di iuta da un mobile «L’ho preso per te, per ricordarti ogni volta che saremo lontani che sono tuo, che ti appartengo, che ti amo, e che sono tuo sempre e sempre lo sarò» disse porgendoglielo.
Castiel sorrise dolcemente notando il sacchetto, e anche lui tirò fuori il proprio, facendo spalancare gli occhi al biondo: «Anche io ne ho preso uno per te, perché voglio che tu sappia che ti amo, che ti sono fedele, e che ti amerò da adesso fino all’eternità» disse porgendoglielo. Entrambi accettarono i doni che inconsciamente si erano scambiati. Castiel restò spiazzato davanti al dono e lo stesso fece Dean, si sorrisero a vicenda, guardandosi negli occhi. Entrambi erano consapevoli del significato dei rispettivi doni, ed era bello vedere come i significati fossero quasi gli stessi, nonostante non avessero premeditato insieme di prenderli, ancora una volta avevano letto l’uno l’anima dell’altro senza parole.
«Ti amo» sussurrò Dean avvicinando il volto al suo.
«Ti amo anch’io» mormorò Castiel, baciandolo suggellando la promessa implicita che si erano fatti a vicenda. Era difficile convivere con quel destino, era difficile non poter condividere insieme il futuro. Tuttavia avevano appena spiccato un volo insieme, un volo verso l’ignoto, che forse li avrebbe fatti cadere se non si fossero sostenuti l’un l’altro, ma sapevano che in ogni caso, l’avrebbero fatto insieme.



_____________

Hola people!
Buon lunedì, e scusate per il ritardo dell'aggiornamento, Venerdì il mio PC è defunto, per fortuna l'assistenza tecnica dove l'ho portato è stata celere, e sabato il mio prezioso bambino è tornato a me. Tuttavia, dato che venerdì stavo lavorando al capitolo quando il pc è morto, l'ho perso, volatilizzato nel nulla. Ho dovuto riscriverlo e ci ho messo solo due giorni perché non volevo ritardare. E ammetto che quello che ho scritto mi piace di più di quello che avevo scritto.. ma dettagli. Le congiunzioni astrali sono contro di me, ma io mi oppongo a loro! Per fortuna il resto della storia è salva, e io con lei. Non so come avrei fatto a riscriverla tutta.
But, anyway, eccomi qui tutta per voi! Quanto sono belli Dean e Castiel che si imboscano nei corridoi, dietro le colonne per pomiciare come ragazzini del liceo? LOL anyway, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che sia di vostro gradimento (mi sono divertita troppo a scriverlo, forse ci sto prendendo la mano con le scene hot). 
Ovviamente, il decimo capitolo arriverà venerdì comunque (congiunzioni astrali permettendo) e non dovrete aspettare così tanto per averlo!
Questo è tutto, vi saluto people e vi do appuntamento a questo fine settimana!
Grazie sempre per il supporto, e scusate ancora per il ritardo.
Stay tuned! 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** X: Say that it's possible. ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!

__________
 
It feels impossible.
It's not impossible
Is it impossible?
Say that it's possible
 
Mio amore,
Quanto accaduto nelle ultime giornate con te, ha dell’incredibile. Non credevo fosse possibile amare con tanto trasporto qualcuno, che in realtà mi è impossibile amare. Sembra impossibile ciò che stiamo facendo, sembra assurdo che il nostro amore sia ostacolato, reso impossibile dalle nostre stesse famiglie. A volte mi chiedo se abbia mai fatto qualcosa che mi abbia fatto star bene, prima di incontrare te, perché non mi sembrava di vivere prima di incontrarti, vivevo solo una vita a metà. Fin da quando i miei occhi si sono posati su di te, il mio cuore ha saputo che per me sarebbe stato impossibile non amarti, ma per la mia mente, la mia razionalità era impossibile farlo, perché tu sei un uomo, la nostra società non lo accetta, la nostra società è così chiusa che impedisce a due giovani uomini di amarsi solo perché sono dello stesso sesso. Mi sembra assurdo impedire a delle persone l’amore solo per questo. Hai idea di quanto io sia cambiato, da quando ti conosco? Hai sconvolto tutta la mia esistenza e ora vivo aspettando il giorno in cui ti rivedrò. Conto ogni istante che manca al nostro incontro, contemplo le stelle pensando a te, sperando di scorgere il tuo volto tra di esse; quando siamo insieme, poi, vorrei bloccare lo scorrere incessante del tempo, vorrei poterti immortalare, imprimere meglio addosso, così da sentirti anche quando sei lontano. I lunghi giorni che passiamo lontani, sono come una tortura per me. Passo le mie giornate a guardare fuori, sperando di vedere il tuo viso; odo gli uccelli cinguettare e spero di sentire la tua soave voce tra di loro, e spero che tu possa sentire tutte le volte che sussurro al vuoto della mia stanza il mio amore per te. Non so cosa tu mi abbia fatto, Dean Winchester, ma so che è l’incantesimo più bello che qualcuno abbia mai provato a fare a me. Mi hai incantato con i tuoi modi gentili, impertinenti e sconsiderati, il tuo corteggiamento sfrenato ha fatto breccia nel mio cuore e ti ho baciato. E poi ti ho amato, con ogni fibra del mio cuore, la notte che ti sei presentato nelle mie stanze. Mi sembra trascorso solo un giorno da quella meravigliosa notte. Stringo il ciondolo che mi hai regalato ogni notte, sentendoti vicino, sentendo che quel piccolo oggetto ci mette in contatto e a volte lo sento, impresso su di me, sul mio cuore, il tuo amore per me, so che sembra assurdo, ma apparentemente il tuo regalo ha il potere di farmi sentire più vicino a te. Il giorno che ho deciso di concedermi a te, è stato il giorno migliore della mia vita, il tuo sguardo si è posato nel mio, e ogni cosa ha avuto senso finalmente. Sei un sogno dal quale non vorrei mai risvegliarmi. Sei la persona che ero destinato ad incontrare, sei la mia metà speculare. Potranno dirci cosa fare, obbligarci a fare cose che non vorremmo, ma noi ci apparterremmo sempre, anche se sembrerà impossibile scavalcare le montagne che ci vengono piazzate davanti, noi saremo più forti e le supereremo. Tutto ciò che desidero dalla mia vita è avere te al mio fianco, e anche se sarà di nascosto, sarò lieto di stringerti a me nei momenti bui. Sarò la tua forza.
Nemmeno quando la realtà prende il sopravvento, quando mio padre parla del tuo matrimonio con mia sorella, riesco a smettere di sognare di incontrarti e stringerti a me. Ora lo so che anche se le cose saranno avverse, anche se le nostre famiglie saranno contro di noi, io e te ci apparterremo per tutta la vita, perché siamo nati per farlo. Hai sempre sostenuto che io fossi il tuo destino, e non potevo credere alle tue parole, perché ero terrorizzato. Temevo che se qualcuno avesse scoperto un sentimento tanto bello, lo avrebbe reso un crimine, un abominio, avevo paura delle ripercussioni che esso potesse avere su di noi, ma tu mi hai insegnato a non aver paura; so per certo, adesso, che tu sei il mio destino, Dean. Era scritto nelle stelle che ti avrei incontrato, e anche se il fato ha cercato in ogni modo di allontanarci, così come ci aveva avvicinati, noi siamo più forti. Noi riusciremo a riscrivere le stelle, con la forza del nostro amore. E sono certo che un giorno, riusciremo ad essere liberi di essere solo tu ed io, ed amarci nel modo migliore che conosciamo. Un giorno, sono certo, riusciremo ad essere felici come meritiamo e ad amarci come vogliamo, senza doverci nascondere.
Era impossibile, il nostro amore è ancora impossibile per ogni persona che incontriamo, ma non è impossibile per noi non lo è mai stato, e mi sembra assurdo averlo pensato. Credevo di essere abbastanza forte da riuscire a resistere al tuo corteggiamento. Invece è bastato un gesto, uno sguardo, un sorriso per farmi capitolare; e ora so che non mi importa d’altro se non di te, amore mio, non mi importa se sposerai mia sorella, perché so che non sarò mai un amante per te, sarò sempre e solo il tuo amore. Il nostro amore è così puro e semplice, naturale che non esistono modi per tenerci distanti. Perdonami se ho ostacolato tutto questo, prima di renderlo reale per entrambi. Ti ho donato tutto me stesso, quando quella notte ci siamo scambiati i cuori, sotto la forma di doni, e so che il mio è riposto nelle mani giuste. E io mi prenderò per sempre cura del tuo, lo tratterò come la cosa più preziosa in mio possesso, com’è in realtà, e avrò cura di te, anche nei giorni più cupi, anche quando sentiremo che tutto sia troppo da sopraffarci, farò di tutto per renderti felice come meriti, mio amato. Un giorno riusciremo a cambiare il mondo, e lo plasmeremo come a noi più aggrada, perché non ci sono ostacoli che l’amore non possa superare. Dipende solo da noi, nessuno può dirci cosa fare quando siamo solo tu ed io, e sono felice di averlo capito, finalmente. Tu mi hai insegnato tutto questo, e te ne sarò per sempre grato.
Ti amo,
Con amore, sempre e per sempre tuo
Castiel”
 
Angelo mio,
Le tue parole sono come balsamo per la mia anima tanto tormentata, quando sono lontano da te; quando sono con te, invece, vorrei che quel tempo passato insieme non finisse mai, perché ogni ora passata con te sembra un solo singolo istante che si infrange nel vuoto, vorrei incrementare il tempo che passiamo insieme, ma so che non è possibile, vorrei fermare il tempo, se solo fosse possibile. Sapevo che tu eri quello giusto, ancor prima di conoscerti. Prima che i miei occhi si posassero su di te, ero solo un uomo a metà, alla ricerca della sua metà d’anima che potesse renderla completa. Quando sei entrato nella mia vita, ogni cosa ha assunto il senso che meritava, ho capito che ogni azione compiuta fino a quel momento, era un’azione che mi spingeva verso di te, verso il destino che avevo in comune con te. Ogni parola che hai scritto, è vera anche per me. Il nostro non è un amore impossibile, amore mio, è solo la gente che vive nella nostra società che non lo capisce. Il nostro amore è puro e non c’è niente di sbagliato in esso, solo… le persone non possono capirlo, le persone non possono capire l’amore, perché loro sono interessate solo alle casse d’oro e a quanto potrebbero guadagnare da un’unione o da un’altra. Gli esempi li abbiamo nelle nostre famiglie, tuo padre e mio padre vogliono che io e tua sorella ci sposiamo, cosa possono capire dell’amore, due uomini come loro? O tutte le persone della nostra società che la pensano come loro? Io e te siamo diversi, io e te siamo due eccezioni, ecco perché ci siamo trovati ed eravamo destinati l’uno all’altro, perché siamo sulla stessa lunghezza d’onda, noi siamo ciò che è diverso da tutto il mondo, e nessuno se ne accorge.
Posso giurarti, adesso e per sempre, amore mio, che mai nessun altro è riuscito ad impossessarsi del mio cuore come hai fatto tu, con il tuo meraviglioso sorriso e il tuo limpido sguardo, in cui sono annegato. Ogni volta che ti guardo, sento nuove liriche nella mia mente e vorrei solo aver più tempo per scriverle e dedicartele, sei la mia musa ispiratrice, il mio angelo e sei l’uomo con cui vorrei passare il resto della mia vita. So che le circostanze possono sembrare sbagliate, sotto un certo punto di vista, ma sei l’unica persona con cui vorrei passare il resto della mia vita, come ti ho già detto una volta, vorrei sposare sì, un Novak, ma non tua sorella, bensì il Novak dagli occhi azzurri come l’oceano, i capelli neri come l’ebano, con il sorriso più luminoso dello stesso sole e di tutte le stelle del firmamento. Mentirei se ti dicessi che io non guardo fuori alla finestra sperando di trovare il tuo volto nelle costellazioni, mentirei se dicessi che non cerco il tuo sguardo in chiunque, senza riuscire a trovarlo.
Se fossimo in una favola, direbbero che il nostro amore è quello che viene chiamato, “il vero amore”, e non lo dico in termini fiabeschi, perché la realtà è una ed unica, tu sei la mia metà speculare, e prima di te non ero che un uomo incompleto, un uomo spezzato, alla ricerca costante di un qualcosa che ancora non aveva. E non è questo, il vero significato d’amore? Due metà che si trovano, che si completano e che si amano, fino all’ultimo respiro, senza pentirsene?
Ogni momento passato insieme a te, diviene l’istante migliore che abbia mai vissuto, ogni singolo istante del nostro tempo insieme è impresso come un’orma nel mio cuore, indelebile che mai andrà via. Quando la notte stringo forte al mio corpo il ciondolo che mi hai regalato, sento che in qualche modo siamo vicini, che ci stringiamo a vicenda, e vorrei solo che tu fossi lì accanto a me; in quegli istanti vorrei baciarti, stringerti, appartenerti. Potrà essere impossibile per gli altri, ma per noi è la cosa più reale e vera che abbiamo. Io e te siamo legati, siamo sempre stati legati, è stato il destino a metterci sulla stessa strada, quella lontana sera in cui ti vidi al tavolo dei vini. Ricordo ancora che fui attratto dalla tua fisionomia, ma poi vidi i tuoi occhi e lì fui perso, mi innamorai di te ancor prima di conoscerti, perché nel tuo sguardo lessi tutto ciò che c’era da sapere. Ti ho donato tutto me stesso, amore mio, ancor prima di appartenerti fisicamente. Sapevo fin da subito che nessuno avrebbe potuto tenerci lontani, perché tu sei sempre stato quello che ero destinato ad incontrare, quello che mi ha rapito il cuore e la mente con un sorriso. Ogni volta che penso a te, il mio cuore batte così forte che potrebbe esplodere, ogni volta che ti sono vicino mi sento come l’essere più forte del mondo. Ti volevo fin dal nostro primo incontro e non l’ho mai nascosto o tenuto segreto con te. Tu sei il mio destino, Castiel, sei l’uomo che ero destinato ad incontrare, colui che mi ha cambiato la vita, colui che con un sorriso ha catturato il mio cuore e con lo sguardo l’ha intrappolato tra le sue mani. So che tu te ne prenderai cura, perché tu sei dolce, caritatevole e meraviglioso. So che insieme supereremo tutte le montagne che ci si pareranno davanti, so che con te non devo temere nulla, perché con te nulla è impossibile. Noi non siamo mai stati senza speranza, e sono lieto che te ne sia accorto anche tu finalmente. Dipende solo da noi due, anche quando tutti ci faranno capire che non siamo fatti l’uno per l’altro, tu ignorali. Noi voleremo insieme, oltre le mura di questa vita infelice e daremo un nuovo senso all’amore, riscrivendo le stelle a modo nostro, cambiando finalmente il nostro destino, amandoci come meritiamo. Nessuno può impedirci di amarci, amore mio. Cambieremo il mondo, insieme, un giorno, ne sono certo. Sono tuo, e lo sono sempre stato fin da quando il mio sguardo si è posato su di te, fin da quando mi hai concesso la tua preziosa amicizia, fin da quando mi hai concesso un bacio, il tuo amore e tutto ciò che è conseguito.
Ti amo,
Con amore, sempre e per sempre,
tuo Dean”.
 
**
 
Stretto tra le braccia del suo amante, Dean fissava il soffitto della locanda in cui avevano trovato rifugio con aria preoccupata, accarezzò lentamente i capelli del moro accanto a lui e sospirò; non riusciva a dormire, troppi pensieri affollavano la sua mente. Fuori imperversava un terribile nubifragio, i tuoni erano forti, e la pioggia gli portava alla mente spiacevoli pensieri, era tutto il giorno che pensava a ciò che stavano vivendo, a quanto fosse travolgente l’amore che li univa. E se qualcuno lo avesse notato? Se qualcuno avesse notato il luccichio particolare che avevano entrambi quando l’altro era nelle vicinanze? Se qualcuno avesse sospettato? Era da quando si era beccato un’occhiataccia strana da parte di Michael Novak che ci pensava, e aveva iniziato a temere per lui e Cas. Aveva iniziato a temere che qualcuno potesse scoprirli e poi cosa ne sarebbe stato di loro? Cosa ne sarebbe stato di Castiel? E se nelle sue lettere, esprimeva tutto il suo amore per il moro, quando si ritrovava da solo con i suoi pensieri, non riusciva a smettere di pensare al fatto che qualcuno avrebbe potuto tentare di privare loro di tutto quello. Come avrebbe fatto? Come sarebbe sopravvissuto, se a causa sua e del suo stupido egoismo Cas avesse rischiato? Non ne aveva parlato con lui, ovviamente, non voleva allarmarlo per i suoi stupidi dubbi, eppure mentre lo teneva stretto al suo fianco, non riusciva a non pensare a tutto quello. Per quanto fosse sprezzante del pericolo, aveva timore della situazione, non gli importava di sé, ma delle sorti del suo compagno. Aveva cercato di allontanare quei pensieri negativi, aveva cercato di non pensare e quando lo aveva incontrato, si era sentito l’uomo più felice del pianeta, i pensieri erano per un po’ svaniti passando il tempo insieme a lui, tuttavia adesso che lo guardava dormire, essi erano tornati a bussare alla sua mente, avevano fatto breccia dentro di lui e non riusciva a scacciarli via. Erano impressi a fuoco nella sua mente ed era preoccupato; ma Cas era così sereno, così bello, che era difficile fare pensieri tristi quando lui era nei paraggi. Quel giorno si erano incontrati di nuovo a Little Heaven, quel paesino che ormai era diventato il loro nido d’amore, e saggiamente, quella volta avevano cambiato locanda, giusto per non destare troppi sospetti in chi li vedeva entrare – certo, nessuno badava a due viaggiatori sconosciuti, che di quando in quando passavano in quella zona per i loro affari, quella era la storia che Dean diceva ogni volta, ma a lungo andare sarebbe potuta risultare finta – quindi avevano deciso di andare in un’altra locanda e comportarsi esattamente come le ultime volte, e per fortuna anche lì avevano trovato ospitalità.
Dean allungò pigramente il collo verso Castiel e gli lasciò un leggero bacio sulle labbra, vide l’altro sorridere ad occhi chiusi, Castiel era bellissimo, soprattutto quando era rilassato in quel modo, non voleva turbare il suo sonno e la sua serenità con i suoi assurdi pensieri tristi, il tempo che trascorrevano insieme era davvero troppo poco per essere sprecato in quel modo; tuttavia lui non riusciva a prendere sonno, tant’era preoccupato. Nessuno aveva scoperto nulla della loro relazione, anche se un paio di volte erano andati davvero vicini al farsi scoprire – maledette colonne che non nascondevano bene i corpi – ma erano riusciti a cavarsela senza che la verità venisse fuori, senza essere visti. Dopo gli ultimi incontri, le ultime feste, il loro ultimo scambio di lettere, le cose tra di loro erano in qualche modo cambiate, avevano preso una nota più romantica, più dolce, più sentita, più profonda. Entrambi erano consapevoli dei rispettivi sentimenti, ed erano anche più coinvolti, avevano consolidato un rapporto che andava oltre il conosciuto, oltre ciò che poteva essere pensato, oltre la fisicità in sé del rapporto; Dean non si sarebbe mai aspettato di amare così tanto, in modo così travolgente qualcuno, come si era scoperto ad amare Castiel. E adesso stava iniziando ad avere paura, paura che dopo il matrimonio le cose tra lui e Cas potessero cambiare, paura che il matrimonio li allontanasse ancor di più, paura di perderlo, paura di essere scoperti. Non voleva proprio pensare a questo, quando era con lui, non voleva pensare a cose negative, voleva godere dei momenti che passavano insieme, eppure non riusciva a smettere di farsi domande. Voleva solo essere felice accanto a Castiel, era chiedere troppo? Evidentemente sì, perché il fato sembrava loro contrario anche stavolta. Non aveva mai digerito bene la faccenda del matrimonio, anche se fingeva – oh, se fingeva bene! – di essere totalmente coinvolto in esso. Non voleva che quell’assurdità li separasse, non era giusto, non voleva che cambiasse le cose tra di loro.
«Dean?» mormorò lui, gli occhi ancora chiusi, forse svegliato dal suo continuo agitarsi su quella branda troppo piccola per due. Eppure, per quanto fosse piccola la branda, lui non voleva trovarsi in nessun altro luogo, che non fosse quello, perché lui voleva solo essere lì, perché lì aveva tutto ciò di cui aveva bisogno. Aveva il suo Cas. Era a casa.
«Ehi, non volevo svegliarti» sussurrò l’altro «Dormi ancora un po’, è notte fonda».
«Tu? Non riesci a dormire?» domandò aprendo gli occhi di poco, notando l’espressione angosciata di Dean «Qualcosa ti turba?» domandò dolcemente, aprendo gli occhi e appoggiandogli una mano sulla guancia. La sua preoccupazione era così palpabile che Cas se ne era accorto? Maledizione, non avrebbe mai voluto che si preoccupasse per lui.
«Tranquillo, tu dormi» sussurrò «Ho solo qualche pensiero» ammise, mentire sarebbe stato meschino e crudele da parte sua, aveva giurato a Castiel che sarebbe stato sempre sincero con lui e di certo mentirgli su ciò che provava, non era nelle sue intenzioni.
«Cos'hai che non va, Dean?» sussurrò avvicinando il viso al suo «Avanti, con me puoi parlare…»
«Lo so, Cas…» rispose a bassa voce «Non voglio angosciarti» sussurrò, appoggiando le labbra su quelle di Castiel, gli portò i palmi sulle guance e lo baciò con trasporto, cercando di donargli con quel bacio tutti i sentimenti che provava verso di lui, al di là di ogni dubbio e di ogni preoccupazione, stringendosi contro il suo corpo e sentendolo contro il proprio. Avrebbe donato qualunque cosa pur di sentirsi sempre in quel modo, sempre così vicino a lui e completo. Ogni cosa intorno a loro spariva quando erano insieme, tutto il mondo svaniva, e tutto assumeva toni ovattati, e lontani, intangibili, persino i tuoni del temporale sembravano lontani, nel momento in cui le sue labbra incontravano quelle di Dean. Senza pensarci due volte su, lo tirò completamente sopra al suo corpo e vide l’altro sorridere, anche se in maniera triste.
«Non è distraendomi con i tuoi baci che mi farai demordere dal porti le mie domande» asserì, infatti, con serietà il moro «Perché non mi parli e così torniamo alle nostre piacevoli attività?» domandò l’altro appoggiando la fronte contro la sua, accarezzandogli le gote con i polpastrelli. Dean si rilassò sotto a quel tocco dolce, ma non voleva angustiare Castiel con le sue paure e i suoi dubbi, doveva distoglierlo da sé e portare la sua attenzione su altro.
«Saltiamo la parte del parlare e passiamo direttamente alle piacevoli attività» mormorò. Castiel alzò lo sguardo al cielo e decise di accontentarlo, ma solo perché, Dean lo sapeva benissimo, sarebbe tornato, dopo averlo stordito con i baci, a tempestarlo di domande, così si abbassò di nuovo a baciarlo, mentre il biondo sentiva la testa volare in un altro universo, sentiva solo un milione di farfalle che svolazzavano allegramente nel suo stomaco e nella sua mente, mentre i pensieri negativi e le paure venivano accantonate in un angolo remoto della sua mente. Sorrise contro la bocca del suo amante e si lasciò andare in un sospiro di piacere. Non importava quanto al di fuori di quella stanza, in cui il loro amore si stava consumando, le cose fossero complicate e impossibili, loro avrebbero sempre trovato il modo di appartenersi. La verità che non volevano accettare, quella che si trovava al di fuori di quella stanza, una verità che vedeva Dean sposato con la sorella di Castiel e quest’ultimo, presto o tardi, con una qualsiasi dama del regno, sembrava lontana quando se ne stavano l’uno tra le braccia dell’altro, lì dentro nascosti da tutto il mondo.
«Dean» sussurrò il moro, accarezzandogli le gote con i polpastrelli, con una delicatezza e una dolcezza che lasciavano sempre il biondo sorpreso e in adorazione «Lascia andare i pensieri, siamo solo io e te» sussurrò piano «Lo so che fuori di qui è complicato, e che dio mi perdoni, ero il primo a dire che tutto questo avrebbe fatto male ad entrambi» disse con drammatica realtà «Ma non mi pento di aver scelto di cedere ai miei sentimenti, perché con te, ogni singolo istante, vale la pena di essere vissuto, d’accordo?»
Dean annuì «Perdonami» sussurrò allora lui, congiungendo le loro labbra «Ti prego» mormorò «Dimmelo».
«Cosa?»
«Dimmi che è possibile amarsi in questo modo, dimmi che un giorno riusciremo ad essere felici».
«Dean…»
«Mentimi, ti prego» lo supplicò, si avvicinò ancor di più a lui e lasciò andare un singhiozzo a lungo trattenuto sul fondo della gola «Ti prego, Cas, mentimi», il suo tono era disperato.
Castiel lasciò andare un sospiro rassegnato: «Non posso mentirti, amore mio» sussurrò, si portò su di lui e gli pose le mani sulle guance «Guardami, Dean» sussurrò ancora dolcemente, puntando gli occhi verso quelli dell’altro che fece la medesima cosa e il biondo annegò di nuovo negli occhi azzurro mare del suo amato «Non posso giurarti che andrà tutto bene, non lo so nemmeno io» disse accarezzandogli le gote «Ma posso giurarti una cosa» un tuono squarciò il cielo, e Castiel si abbassò ancor di più sul suo corpo che tremò appena, se per la vicinanza dell’altro o per il tuono non lo sapeva «Posso giurarti che ti amerò sempre come ti amo oggi, ti amerò così anche tra mille anni e altri mille ancora. Ti giuro che non sarà il matrimonio a tenermi lontano da te, che farò di tutto per renderti felice anche se da lontano» continuò, Dean sentiva i dubbi e le incertezze abbandonare il suo cuore mentre Cas pronunciava quelle parole «Ti giuro che anche se sarò lontano fisicamente, sarò vicino a te con la mente, il cuore e lo spirito, ti giuro che sentirai il mio amore costantemente, e ti giuro che prima o poi, in questa o in un’altra vita, saremo felici come meritiamo» disse ancora, calandosi sulla sua bocca, lasciandovi un leggero bacio «Ti amerò sempre, e il mio amore supererà il tempo e lo spazio per raggiungerti, te lo giuro, amore mio» sussurrò piano accarezzandogli le gote «Sempre e per sempre» promise.
«Sempre e per sempre» confermò Dean, che sentiva le guance bagnate, il momento era troppo travolgente, era stato sopraffatto dalle emozioni, dalla dolcezza delle sue parole, dal suo amore smisurato e le sue emozioni si erano tramutate in lacrime amare. Castiel era stato così reticente all’inizio, ma adesso dimostrava un coraggio e una forza che non gli avrebbe mai attribuito, e questo lo spingeva solo ad amarlo di più.
«Cas…»
«Lascia andare i pensieri, amore mio» sussurrò ancora, tracciando con le labbra le scie delle sue lacrime per eliminarle «E lascia che mi prenda cura di te» disse piano «Siamo solo io e te».
Dean annuì, sopraffatto, e cercò le sue labbra ancora, trovandole dopo un solo istante, lasciandosi andare tra le braccia del suo amato, donandosi a lui. Avrebbe trovato le parole per rispondergli in un altro momento, adesso aveva solo bisogno di sentirlo, di sentire che lui c’era e che non lo avrebbe abbandonato quando era così vulnerabile. E Castiel lo fece, lo baciò con passione, tenendolo stretto a sé per i fianchi, stringendolo contro il proprio corpo, facendolo sentire amato, come mai Dean si era sentito in vita sua. E più Castiel lo baciava, più si sentiva stupido per aver avuto tutti quei pensieri negativi, più lo baciava più sentiva che tutto quello era il suo destino e non un altro. Più lo baciava, più desiderava che la sua vita fosse diversa. Si amarono piano, dolcemente, i loro sospiri vennero coperti dai forti tuoni del temporale che imperversava fuori da quella piccola stanza, spettatrice di un amore che non avrebbe avuto futuro fuori di lì, ma che lì dentro aveva la forza di un uragano. Si abbandonò totalmente nelle mani del suo amante, mentre lui con dolcezza e amore scacciava via ogni più piccolo sentore di dubbio o tristezza, rendendolo di nuovo spensierato e felice come quando era arrivato; prendendosi cura di lui così come aveva promesso. Dean, poco prima di sprofondare nel sonno, promise a se stesso che non avrebbe mai più permesso al seme del dubbio e della paura di sconvolgerlo tanto.
 
**
 
Quando Castiel si destò quella mattina, accarezzò gentilmente i capelli del suo amante, non aveva mai visto Dean tanto devastato quanto la notte precedente, fin dal loro primo incontro, era stato sprezzante del pericolo, aveva affrontato ogni cosa senza pensare alle conseguenze, e quello che temeva più di tutto si stava avverando. Il loro destino, quello che con tanta forza avevano cercato di scacciare, si stava abbattendo su di loro con una forza disumana, e li stava schiacciando. Il primo a crollare era stato l’incrollabile Dean, e non sapeva come fare per aiutarlo a risollevarsi da quello stato in cui era precipitato. Poteva capirlo, certo, erano anche le sue paure e i suoi dubbi, gli stessi che all'inizio lo avevano fatto apparire un codardo, con i quali lui era giunto a patti; ma, a differenza sua, il suo compagno non li aveva mai affrontati, non davvero. Aveva sempre detto che a lui non importava di niente, che quello che provava per lui andava oltre qualunque cosa, e non gliene faceva una colpa se era stato colto dai dubbi, era umano, era umanamente normale essere dubbioso, soprattutto in una condizione delicata come la loro. Lo sapeva, Castiel aveva sempre saputo che un giorno sarebbe accaduto, aveva sempre saputo che uno di loro sarebbe crollato, ed era per questo che si era battuto contro Dean per farglielo capire; poi si era arreso, si era arreso alle parole dell’altro, si era arreso al sentimento che provavano, perché consapevole di non poterlo contrastare e aveva abbandonato la sua razionalità, per favorire l’irrazionalità trascendente del rapporto con Dean, e siccome lui aveva già affrontato tutto quel momento, era compito suo rassicurare l’amato e promettergli che tutto sarebbe andato per il meglio, promettergli che il loro amore sarebbe sopravvissuto, perché lo sapeva, sarebbe stato difficile, avrebbero sofferto perché costantemente lontani, ma poi ci sarebbero stati i meravigliosi momenti in cui sarebbero stati di nuovo insieme, come quello, e tutto il dolore sarebbe svanito, scacciato e dimenticato per una notte. Non importava se dopo una notte in paradiso, il giorno dopo sarebbero stati gettati all’inferno della vita quotidiana. Il loro amore avrebbe superato anche quell’ostacolo.
Dean si destò dopo poco rispetto a lui, e lo guardò negli occhi con una tale intensità, con un tale desiderio da far tremare il corpo e il cuore di Castiel.
«Ben svegliato…» lo accolse il moro sorridendo «Ricordi che dobbiamo parlare?» domandò con un sorrisetto.
«Ricordo che stanotte sono riuscito a distrarti, sicuro che non posso farlo ancora?» domandò a sua volta inclinando la testa «Non costringermi a parlare dei miei pensieri, ti prego…hai chiarito il tuo punto di vista…»
«So quello che stai passando» disse, guardandolo con dolcezza «Ci sono passato prima di te, quando avevo paura di lasciarmi andare. Con te stesso potrai anche fingere, ma non con me. Forza, parlami».
«Sei incredibile» borbottò Dean, cedendo al suo sguardo, pronto a parlare «Come riesci a convincermi sempre a fare quello che vuoi?»
«Forse sono bravo nell’arte della persuasione» sussurrò dandogli un bacio a stampo. Castiel sapeva che non era facile per loro, sapeva che sarebbe stato difficile, e aveva sempre saputo che quel momento, quello di fare i conti con la realtà, sarebbe arrivato presto «Cosa ti turba così tanto, Dean?» gli chiese con dolcezza, accarezzandogli i capelli con amorevolezza e tenerezza.
«Non lo so, Cas… non sono turbato, sono solo… preoccupato» sospirò leggermente «Questi assurdi pensieri sono comparsi ad una delle tante feste a cui siamo andati. Ci siamo appartati come al solito e andava tutto bene…poi quando siamo tornati in sala, ho iniziato a fare la corte a tua sorella come al solito, per non insospettire e per non far arrabbiare mio padre, ed è stato in quel momento che Michael mi ha lanciato uno sguardo che mi ha fatto tremare» raccontò, Castiel spalancò la bocca, sconvolto, suo fratello non aveva fatto parola di niente, non aveva detto niente che avesse fatto capire che sapesse qualcosa «Non credo sappia qualcosa, credo sia più qualcosa legato al mio atteggiamento nei confronti di Anna» aggiunse subito «Ma mi ha fatto pensare e non riesco a smettere di farlo» confessò «La nostra non è una situazione semplice, lo so io e lo sai anche tu… e il fatto che siamo così felici, così spensierati insieme… mi fa avere paura, non pensare che non mi fidi di te o di noi… è solo che…»
«… è una cosa così bella che a volte pensi non sia reale» concluse al suo posto, guardandolo negli occhi «È così, vero?»
Dean annuì, e Castiel lo guardò con lo sguardo dolce e un sorriso leggermente più accentuato, poi gli appoggiò una mano all’altezza del cuore, e gli diede un bacio sul petto, alzando poi lo sguardo verso di lui, guardandolo dritto negli occhi «Sai, è buffo, fino a qualche mese fa, ero io quello che rifletteva troppo, che pensava che non potesse essere reale, e invece… adesso sono io a dover rassicurare te» disse piano, accarezzandolo piano, mentre lo sentiva affannare un po’ forse a causa delle troppe emozioni che stava provando «Ascolta, Dean. La nostra situazione fa paura, lo so, e spesso fa così male che non riesco a respirare; sai cosa mi fa sorridere e andare avanti?» chiese rivolgendogli uno sguardo carico d’amore, l’altro non rispose e scosse la testa «Questo» disse indicando se stesso e Dean «I momenti che trascorriamo insieme, questi piccoli attimi che riusciamo a ritagliarci per noi, nonostante tutto, nonostante tutti» affermò con sicurezza «Questi momenti in cui siamo solo io e te, in cui siamo sereni e rilassati, in cui siamo solo io e te, il nostro amore e i nostri sentimenti… questo mi dà speranza, mi dà gioia» disse ancora dandogli un bacio sul mento «E sai chi mi ha fatto capire questo? A chi devo questa mia sicurezza?» Dean lo guardò interrogativo «A te. A te che mi hai stregato, a te che mi hai insegnato che l’amore è amore, in ogni sua forma e aspetto. Tu mi hai dato la forza per affrontare tutto questo» concluse alzandosi sulle braccia, sovrastandolo appena, poi raggiunse il suo volto «Tu mi hai insegnato ad amare» sussurrò prima di abbassarsi sul suo volto e baciarlo con dolcezza, e tenerezza, lambendo le sue labbra, cercando di risucchiare tutti i suoi dubbi e le sue preoccupazioni; solo loro due contro il mondo intero.
«Oh dei… quanto ti amo» sussurrò Dean contro le sue labbra «Tu sei davvero una benedizione nella mia vita… »
Castiel sorrise leggermente e gli accarezzò con i polpastrelli una guancia «Non quanto tu lo sei per me» gli disse con una sincerità disarmante. «Se noi due crediamo a tutto questo, crediamo alla forza del nostro amore, allora tutto è possibile» sussurrò, sentendo finalmente il biondo rilassarsi sotto le sue abili mani e Castiel sorrise appena «E non preoccuparti per mio fratello, non credo sospetti nulla, altrimenti mio padre mi avrebbe già chiesto delucidazioni» lo rassicurò. Dopo un momento di shock, aveva riflettuto, se Michael avesse anche solo avuto il minimo sospetto, era certo che ne avrebbe parlato con Chuck, il quale avrebbe costretto Castiel a confessare in ogni modo immaginabile. Avrebbero solo dovuto stare più attenti, avrebbero solo dovuto evitare di insospettirli, e continuare nell’esatto modo in cui avevano fatto fino ad quel momento, con una punta di accortezza in più.
«Scusa, ho rovinato il nostro incontro» mormorò Dean «E tra poco dovremmo ripartire» sospirò, Castiel lo guardò negli occhi e gli posò un bacio leggero sulle labbra.
«In realtà, credo che la tempesta di stanotte abbia fatto danni ingenti…» mormorò «Io sarei disposto a restare qua, credo che l’oste non avrà nulla da ridire quando gli daremo un altro sacchetto di monete d’oro» disse piano, accarezzandolo lentamente, sorridendogli in modo dolce «E suppongo che anche i nostri genitori e i nostri fratelli siano rimasti bloccati, dovunque siano andati a firmare quelle trattative burocratiche» disse con un sorriso furbo sul volto «Godiamoci questa giornata di pace e di coccole, e non pensiamo a nulla, ci stai?»
Castiel sentì lo sguardo di Dean su di sé, e un brivido gli attraversò il corpo, quando il biondo premette con eccessivo entusiasmo le labbra contro le sue, baciandolo come se da quello fosse dipesa la sua vita. Lo sentì annuire e mormorare sì, mio dio, quanto ti amo, contro la sua bocca. Le cose erano difficili, lo sapevano entrambi, ma finché potevano godere della reciproca presenza, del reciproco sostegno avrebbero potuto superare qualsiasi difficoltà il destino avesse messo contro di loro. Bastava solo credere che tutto fosse possibile, loro ormai lo avevano fatto e continuavano a farlo, in nome del loro amore, in nome di quanto più caro avessero, in nome di quell’amore che pian piano li avrebbe consumati. Si godette, per la prima volta, quel prezioso momento del risveglio – non avevano mai vissuto insieme un vero e proprio risveglio, la prima volta che avevano dormito insieme, la mattina seguente avevano litigato, quando avevano fatto l’amore per la prima volta, all’alba Dean era dovuto scappare, e ugualmente era successo le altre volte che si erano incontrati – poi si alzò, dopo aver lasciato un leggero bacio a stampo sulle labbra dell’amato, abbandonando quel giaciglio leggermente scomodo, ma perfetto per loro e raccolse i suoi abiti del giorno prima, si pulì il corpo con un panno di stoffa e l’acqua di un catino, messo lì a loro disposizione dai locandieri e poi si rivestì lentamente, sotto lo sguardo di Dean, che non smetteva di osservarlo. Sperava che stesse componendo altre poesie, sebbene Dean avesse continuato a scrivere poesie e a mostrargliele, non ne aveva mai abbastanza.
«Sei sconveniente ed impertinente» si lamentò appena, dopo aver chiuso i lacci della propria casacca «Non è buona norma fissare un uomo nudo, sai?»
Lo vide alzare gli occhi al cielo e lo sentì lasciarsi scappare una risata «Scusatemi, mio signore, se con il mio sconveniente osservare, ho turbato la vostra vestizione e vi ho fatto arrossire».
«Stolto» borbottò, poi immerse il panno nel catino e glielo lanciò pregno d’acqua «Rivestiti e usciamo, è spuntato un bellissimo sole, dopo la tempesta, e se siamo fortunati potremmo guardare quel meraviglioso fenomeno colorato nel cielo» disse entusiasta, guardando gli occhi dell’altro riempirsi d’amore davanti alla sua allegria. Era un bel giorno per essere felici, perché, sebbene difficile, sebbene complicato e a tratti doloroso, il suo rapporto con Dean era una delle cose – se non l’unica cosa – che lo rendevano felice, esso rendeva la sua vita degna di essere vissuta in ogni momento, per poter godere di quei momenti intimi e personali che condividevano. Senza farselo ripetere due volte, Dean si alzò dal giaciglio e, come il suo amato gli aveva suggerito, si ripulì dalla nottata che avevano trascorso e indossò di nuovo gli abiti del giorno precedente. Poi si scambiarono un veloce bacio, prima di lasciare la stanza e andare a parlare con l’oste del loro desiderio di trascorrere di nuovo la notte lì. Dopo un’abbondante colazione, comunque, egli non ebbe niente da ridire, poiché le monete d’oro che offrivano i due viaggiatori erano molte, per lui che non ne vedeva più di una manciata alla volta. Uscirono dalla locanda e presero i cavalli, notando che le supposizioni di Castiel fossero esatte, le strade erano per lo più inagibili per i danni causati dalla tempesta e non avrebbero potuto affrontare il viaggio di ritorno, senza rischiare di farsi davvero molto male. La scelta di restare era comunque stata la migliore, anche per poter godere ancora un po’ della reciproca presenza, del loro reciproco amore.
Camminarono per le strade del borgo non troppo affollate a causa della tempesta, fino a spingersi oltre dei campi di grano e ritrovarsi, dopo aver camminato ancora per un po’, in uno dei paradisi più belli che avessero mai visto. Mentre camminavano, parlarono di ogni cosa li tormentasse, scacciarono via i rispettivi dubbi e convennero che preoccuparsi non li avrebbe portati da nessuna parte. Così in pace procedettero per il loro piccolo viaggio. Oltre quei campi, infatti, c’era una radura, una piccola radura, con un laghetto, delle insenature e grotte, alberi alti e rigogliosi; un piccolo paradiso in terra, nessuno di loro era mai stato in un posto del genere.
Le nubi erano ancora in cielo, minacciose e scure e forse sarebbe stato meglio per loro rientrare, ma non ne avevano ancora voglia, volevano godere ancora di quel piccolo pezzo di paradiso che avevano trovato; un tuono forte, tuttavia, li mise all’erta e si rifugiarono in una delle grotte della radura. Lo scrosciare dell’acqua, li mise in uno strano stato di preoccupazione e aspettarono con pazienza che smettesse di piovere, si scambiarono dolci baci e si strinsero a vicenda per vincere il freddo pungente e umido di quella grotta, per combattere il freddo della pioggia e trovarono conforto l’uno tra le braccia dell’altro.
Poi d’un tratto, come era iniziata, così la pioggia finì. I due amanti, stretti ancora l’uno tra le braccia dell’altro, misero la testa fuori dalla grotta e un raggio di sole ferì i loro occhi, sembrava un messaggio. Un messaggio per dire loro che, nonostante le avversità, nonostante i problemi, il sole sarebbe tornato a splendere sempre, anche dopo la più pericolosa delle tempeste, anche dopo la più feroce delle piogge.
«Dean, guarda» mormorò Castiel indicando davanti a loro, uno spettacolo di colori, si estendeva ad arco davanti a loro, era la cosa più bella che avessero mai visto «Hai mai visto qualcosa di tanto bello?» domandò.
«A parte te?» domandò in un mormorio contro il suo orecchio, guadagnandosi una leggera gomitata nello stomaco, era lusingato dai suoi complimenti – e arrossì anche alle sue parole.
«Questa è una speranza» mormorò Castiel contro il suo orecchio «Come dopo la tempesta, il sole e i colori prendono forma giocando nel cielo, così l’amore vincerà su ogni cosa prima o poi». Non credeva alle sue stesse parole, ma era così, quello era un segno per loro, un segno di buon auspicio per il loro futuro. Dean non rispose con le parole alla sua frase, semplicemente gli circondò il volto con le mani e lo baciò con trasporto, assaporando quel momento di libertà, assaporando la dolcezza delle sue labbra, assaporando l’amore che entrambi provavano l’un per l’altro. 
È tutto possibile, basta solamente crederci.

 

_________________

Hola people!
Finalmente ci siamo, decimo capitolo. Ci avviciniamo alla fine della storia (non temete, ne sono 14, ne mancano ancora 4!).
Ovviamente non mi smentisco mai e prima di un tardo orario non riesco a pubblicare, but ieri avevo un esame e quindi non ho potuto nemmeno guardare il PC da lontano, e oggi ho lavorato al capitolo (causa esame. non ho potuto rispondere alle recensioni, ma lo farò appena finito di pubblicare qua, scusatemi!) e niente, eccolo qua. Un po' di dolore qua e là perché comunque è difficile e poi un arcobaleno a dare un po' di speranza ai due amanti sfortunati, adoro scrivere scene di vita quotidiana, soprattutto quando i protagonisti non possono averla per ovvi motivi.
Anyway, io vi lascio qui e vi ringrazio per aver letto anche questo capitolo! Se siete arrivati fino a qua, anche solo spendendo un click, avete fatto felice una scrittrice disagiata come me. Spero che vi sia piaciuto!
Vi do appuntamento alla prossima settimana con un nuovo mirabolante capitolo!
Buonanotte, people! 
Stay tuned! 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** XI: 'Cause you are the one I was meant to find. ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!

_____________
 
 

How do we rewrite the stars?
Say you were made to be mine?
Nothing can keep us apart
'Cause you are the one I was meant to find
 
 
La casata dei Winchester era in fermento, si avvicinavano le nozze di Dean Winchester e Anna Novak, e John aveva ordinato feste di paese per celebrare l’unione del primogenito con una donna che, secondo l’uomo, era perfetta per lui; tutti erano entusiasti di ciò, persino Chuck Novak aveva dato il via ad una serie di feste di gala a cui erano stati invitati tutti. Il fermento e la gioia erano una comune novità per tutti quei cittadini e mercanti che non erano abituati a quella gioia, a quell'idillio. Le strade del paese erano invase da piante e fiori, un buon auspicio per gli sposi, non c’era persona nel paese e al di fuori di esso che non gioisse per quell’unione, avrebbe significato ricchezza e prosperità per le terre sia dei Winchester che dei Novak, ed esse avrebbero goduto di un periodo di prosperità senza precedenti.
Tutti erano felici ed entusiasti, era il matrimonio del secolo, quello che avrebbe unito due delle famiglie più ricche e forti della Nazione, tutti erano gioiosi, lieti ed estasiati, tutti tranne Dean e Castiel. Per loro quelle celebrazioni erano simili ad un lutto, quel matrimonio rappresentava una condanna a morte per loro due, nessuno dei due desiderava quel destino, nessuno dei due accettava ancora quel matrimonio imposto al Winchester. In quell’ultimo anno, le cose tra di loro si erano evolute, avevano raggiunto un livello superiore di intimità, d’amore, e adesso per entrambi, quel matrimonio imminente era solo una fonte di dolore. In quell’ultimo anno, i due giovani amanti avevano vissuto un idillio nascosto, che si era consumato alla luce della luna, quando nessuno li vedeva, in stanze nascoste, o in passaggi segreti, dove nessuno poteva scoprirli, sempre attenti a non farsi cogliere sul fatto, sempre attenti a non dare nell’occhio. Ogni volta che le loro famiglie partecipavano a qualche festa mondana, era una buona occasione per vedersi, per ritrovarsi e amarsi. Erano cauti, circospetti, e mai erano stati scoperti, forse qualche volta avevano rischiato, soprattutto quando indugiavano troppo l’uno tra le braccia dell’altro, quando erano insieme, ma non erano mai stati scoperti da nessuno, perché meticolosi e accorti, si forzavano di non guardarsi troppo in pubblico, e prestavano molta attenzione allo sguardo che Michael Novak poneva su di loro, si sentivano sempre troppo esposti, da quando c’era stato quel dubbio di Dean, ma niente era venuto allo scoperto, niente era accaduto, e loro erano sempre più uniti e per questo più addolorati per quell’imminente matrimonio. Mentre Dean sorrideva forzatamente accanto alla sua futura moglie, fingendo di essere entusiasta delle imminenti nozze, Castiel cercava, con scarsi risultati, di corteggiare alcune nobildonne per compiacere suo padre e suo fratello, per allontanare qualunque sospetto da loro, per fugare qualunque dubbio. Di quei momenti, però, i due giovani amanti ridevano ogni volta che erano soli, e quelli che vivevano insieme, unicamente quelli erano i momenti che per loro erano degni di essere vissuti; quei momenti di intimità erano la loro ricompensa a lunghe giornate, durante le quali fingevano di essere chi non erano realmente, per proteggersi l’un l’altro.
Negli ultimi mesi, durante una delle loro piccole fughe, avevano trovato per caso, un piccolo paradiso a metà strada tra le loro tenute, era una piccola radura, con un laghetto e circondata dagli alberi, perfetta per nascondersi, l’avevano scoperta durante una tempesta e ne avevano fatto il loro nido d’amore. Era lì che si incontravano clandestinamente ogni volta che potevano fuggire dalle loro vite complicate, ed era lì che i due amanti si incontravano per non destare alcun sospetto sulla loro relazione, col passare del tempo incontrarsi in piccoli paesi era diventato troppo rischioso, i locandieri avevano iniziato a guardarli con sospetto – non sembravano più due forestieri in cerca di riparo – e avevano deciso di non recarsi più in nessun borgo. Era troppo pericoloso, erano troppo esposti e non volevano rischiare che il loro amore segreto venisse scoperto a causa delle maldicenze popolari.
Dean era già arrivato da un po’, era appoggiato al tronco di un albero e aveva tra le mani un taccuino, dove stava scrivendo l’ennesima poesia da dedicare al suo amato. Negli ultimi mesi, la sua poetica era diventata più proficua, perché aveva la sua musa ispiratrice, il suo angelo, ogni volta che guardava Castiel negli occhi, mille nuovi versi si palesavano nella sua mente, e lui li scriveva d’impeto, senza pensarci due volte; e ora aspettava solamente il momento in cui lui sarebbe arrivato, per potergliele far leggere. Perché la loro relazione era anche questo, momenti che si prendevano tra di loro, per parlare di tutto, per scrivere poesie e scambiare idee riguardo ad esse, per consigliarsi cosa fosse meglio o no. Non era mera attrazione fisica, era tutto ciò che una relazione avrebbe dovuto essere, era il calore del sole sulla pelle durante l’inverno, e la brezza fresca durante l’afosa estate.
Era tutto ciò di cui aveva bisogno per essere felice, che dovesse scendere a compromessi per averlo, non era giusto; ma lo accettava, per amore di Castiel lo accettava, purché lui fosse tranquillo e sereno, lo avrebbe accettato, purché lui fosse stato al suo fianco e al sicuro, lo avrebbe accettato in ogni caso perché una vita senza Castiel, sarebbe stata una vita vuota e triste. Alzò il volto al cielo e sorrise, erano rare le volte in cui riuscivano ad incontrarsi di giorno, e non riusciva ad evitare di pensare a quanto quel cielo azzurro e limpido fosse inferiore alla bellezza degli occhi del suo amato.
Un trottare incessante lo mise sull’attenti, anche se nessuno conosceva quel paradiso perduto, dovevano stare attenti: chiunque, viaggiando, avrebbe potuto scoprirla, soprattutto di giorno, nello stesso modo casuale in cui l’avevano scoperta loro. Ma poi riconobbe il cavallo bianco di Castiel e si rilassò riappoggiando la schiena al tronco dell’albero e aspettando il suo amante. Pochi istanti dopo lo vide correre nella sua direzione con un enorme sorriso sulle labbra.
«Buongiorno, Dean» lo salutò, raggiungendolo, era raggiante, bellissimo «Come stai?»
«Buongiorno, Cas, sto benissimo, ora che ti vedo» l’altro sorrise divertito e, abbassandosi verso di lui, avvicinò il suo volto a quello dell’altro «A cosa devo tutta questa allegria?» domandò inclinando il capo.
«Sono semplicemente felice di vederti» disse sinceramente dandogli un leggero bacio sulle labbra, indugiò qualche minuto su di esse per assaporare meglio il sapore del suo amato, e Dean pensò che davvero se fosse morto e quello fosse stato il paradiso, avrebbe voluto restare lì per sempre, sarebbe stato felice di essere morto e di dividere il proprio paradiso con Castiel «Lo so che è un periodo complicato, che il matrimonio si avvicina e tutto il resto» disse, prendendogli il volto tra le mani e guardandolo dritto negli occhi «Ma, come mi hai insegnato tu, dobbiamo vedere il positivo in ogni cosa, e noi due siamo insieme, nonostante tutto» affermò, sorridendo «E questo mi rende felice».
«Rende felice anche me» disse Dean, specchiandosi in quegli occhi azzurri come il mare «Sono realmente innamorato di te» confessò, accarezzandogli una guancia. Lo sentiva davvero, quel sentimento così forte che sembrava travolgere entrambi, e sì, Castiel aveva ragione, anche se il periodo non era il più fortunato, non era il più felice, dovevano godere dei momenti che riuscivano a trascorrere insieme, come preziosi doni concessi a loro da quel destino, che sembrava prendersi gioco di loro, ingannarli a suo piacimento, per farli crogiolare prima nella felicità e poi nel dolore.
«Scrivevi?» domandò Castiel, indicando il taccuino che l’altro aveva appoggiato sul prato.
«Sì» sorrise accarezzandogli la guancia «Scrivevo per te».
«Posso leggere?» domandò, Dean annuì e lasciò che l’altro si accomodasse vicino a lui, e gli porse il taccuino. Castiel si sedette anche lui con le spalle all’albero, un braccio a sfiorare quello di Dean, e il sorriso stampato sul volto, mentre con una mano reggeva il taccuino e iniziava a leggere le sue ultime composizioni, con l’altra cercava e afferrava la mano del compagno, stringendola dolcemente nella sua. Il biondo ricambiò la stretta, ponendogli un delicato bacio sulle nocche, e poi lo guardò in attesa, in trepidazione, il suo giudizio era l’unico di cui gli importava, perché ormai era per lui che scriveva poesie. Quella situazione gli ricordò le prime volte in cui si incontravano, quando più di un anno prima si erano conosciuti al matrimonio di Sam e Castiel gli aveva concesso la sua preziosa amicizia, prima del suo cuore, quando era stato attirato nella sua trappola d’amore senza nemmeno accorgersene, quando il suo cuore aveva capito che non avrebbe amato nessun altro in quella vita, se non lui. Il tempo era passato, e anche loro erano cambiati. Adesso erano più uniti di prima, più consapevoli dei loro sentimenti, meno avventati.
«Sei sempre incredibile, Dean» gli disse Castiel, appoggiando la testa sulla sua spalla, senza lasciare la sua mano «Vorrei poter restare così per sempre» confessò con un velo di malinconia nella voce.
«Già, anche io».
 
**
 
Quando si era messo in viaggio per raggiungere Dean, Castiel si era sentito triste come mai. Il matrimonio con Anna si avvicinava inesorabile, suo padre era fuori di sé dalla gioia per questa nuova alleanza, e come sempre non riusciva a interpretare Michael, perché non capiva mai se avesse dei sospetti o meno ed era frustrato da tutto, odiava con tutto se stesso la situazione in cui si trovava, odiava dover fingere di essere chi non era. Tuttavia, mentre cavalcava, si era domandato se valesse la pena, macchiare con il dolore e con i tormenti, i pochi istanti che spettavano a lui e a Dean. E si disse che, no, non dovevano rovinarsi i pochi momenti che riuscivano ad avere insieme, che quel giorno avevano la fortuna di godere della luce del sole, che avrebbero potuto assaggiare un po’ di libertà in quel modo. Era solo una piccola illusione, ma abbastanza da fargli comparire il sorriso sulle labbra e convincerlo che non doveva lasciarsi logorare da tutto il resto, che doveva vivere alla giornata, perché lui e Dean potevano avere solo quello; piccoli ritagli di giornate, piccoli istanti di tempo, durante i quali potevano stare insieme e godere della felicità che l’uno riusciva a dare all’altro. Così, convinto dei suoi pensieri meno negativi, raggiunse la radura in cui, era certo, Dean lo stava aspettando. Quando finalmente arrivò e lo vide, lì seduto sotto all’albero, con il suo taccuino e la sua penna d’oca tra le mani, un sorriso spontaneo nacque sulle sue labbra. Era la visione più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita, e tutti i residui di negatività svanirono nel nulla di fronte ad essa. E senza pensarci due volte, si avvicinò a lui, esprimendogli tutta la gioia che provava nel vederlo. Sì, forse Dean si sarebbe chiesto il motivo di quel suo improvviso buon umore, ma stava cercando di essere meno pessimista – in fondo, era stato lui quello che aveva messo più barriere al loro rapporto prima ancora che iniziasse – e stava cercando di essere forte per entrambi, perché sapeva che in quel particolare momento, lui doveva essere la spalla di Dean. Lo aveva baciato, gli aveva espresso il suo punto di vista e aveva visto il sorriso di cui si era innamorato spuntare sulle labbra dell’amato. Poi si era accomodato accanto a lui, e dopo un po’ aveva preso il taccuino del biondo tra le mani, e aveva iniziato a leggere le sue composizioni, restando stupito, ancora una volta, della sua bravura. Dean aveva il dono di usare le parole in modi così armoniosi e così sublimi da essere quasi magico, e lui era incantato da quel suo modo di usare l’arte poetica, era una delle prime cose che lo avevano colpito del suo amante, forse una delle cose che lo aveva fatto innamorare di lui. In quel frangente aveva intrecciato la sua mano libera a quella di Dean, il quale gliel’aveva stretta forte e poi gli aveva posto un bacio sul dorso della mano con una tale dolcezza che gli aveva sciolto il cuore.
Aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, e, qualche istante dopo, aveva sentito il braccio di Dean circondargli i fianchi, e si era ritrovato stretto al fianco del suo unico amore, il suo cuore aveva fatto un salto nel petto e in quel momento aveva solo sentito la più completa pace intorno a sé, anche se un velo di malinconia era sceso inevitabilmente su di loro, nessuno dei due si era lasciato scoraggiare da essa, bensì avevano ascoltato il suono del silenzio e dei battiti dei loro cuori all’unisono ed erano stati stretti l’un l’altro in un abbraccio che da solo diceva tante cose. Era ingiusto non poter pensare di condividere un futuro insieme, era ingiusto dover pensare che prima o poi il loro idillio finisse, era ingiusto dover essere solo amanti e non qualcosa di più, anche se l’amore che li univa era forte e puro, non potevano nulla contro quell’ingiustizia che era nell’aria; inevitabilmente da lì a due settimane, Dean avrebbe sposato Anna, e tutto sarebbe diventato ancor più complicato per loro, tutto sarebbe stato più difficile, più doloroso. Ed era ingiusto.
«Cas» lo chiamò piano Dean, e lui si sentì scaldare dal modo dolce che aveva di pronunciare quel soprannome che solo lui gli dava. Il livello di intimità che avevano era insolito, per qualsiasi coppia del loro tempo; ma loro due erano completamente insoliti dalla maggior parte delle persone, quindi gli andava più che bene così.
«Dimmi Dean».
«Se ci fosse un modo per cambiare le cose, tu le cambieresti?» domandò.
«Certo che lo farei» rispose con sicurezza «Se solo ci fosse un modo per poterci evitare tutto questo dolore, lo accetterei, se solo ci fosse un modo per essere felici insieme, lo farei».
«Davvero?»
«Sì, Dean» rispose guardandolo negli occhi, prendendogli il volto tra le mani «Sono così innamorato di te, che lo farei, se solo esistesse» disse e la malinconia prese di nuovo il sopravvento «In qualche modo eravamo destinati ad incontrarci, ad innamorarci, a volerci a vicenda, l’ho capito da tanto tempo, eppure il fato tenta di separarci» sospirò «Ma io non mi arrenderò, io cercherò sempre la tua compagnia, cercherò sempre la tua presenza, e non rinuncerò mai a te» giurò quasi solennemente, guardandolo negli occhi. Il volto del suo amato si distese in un bellissimo sorriso.
«Questo mi rallegra» disse Dean avvicinando il volto al suo, e come al solito il suo cuore prese a battere in modo impazzito «Mi dà speranza. Anche se non ci sono modi per cambiare il nostro destino, anche se non sappiamo come faremo in futuro, il solo fatto che entrambi saremmo disposti al cambiamento, mi dà speranza» disse.
«Non sprechiamo il poco tempo che ci resta, in discorsi tristi» propose fissando le sue labbra, desiderava solo baciarlo e stringerlo contro il proprio corpo, e realizzò il suo desiderio, premendo le proprie labbra contro quelle dell’altro, coinvolgendolo in un dolce bacio pieno di malinconia e una punta di speranza per un futuro più roseo. Il loro tempo insieme per quella giornata stava volgendo al termine e non sapevano quando sarebbero riusciti a rivedersi, perché a Dean attendevano i preparativi per il matrimonio, Castiel lo sapeva, aveva sentito Chuck parlarne con John, l’ultima volta che quest’ultimo era stato alla tenuta un paio di giorni prima – e lui e Dean non si erano fatti sfuggire l’occasione di incontrarsi nelle stanze di Castiel per passare del sano tempo insieme, tra quelle lenzuola di seta candide; poiché per loro ogni occasione di quel tipo, era una buona occasione per sgattaiolare via e ritagliarsi i loro piccoli istanti di paradiso. Sarebbe stato bello cambiare le cose, cambiare il loro destino e cercare di essere felici insieme, ma come potevano? Come potevano due ragazzi cambiarlo? Come potevano essere felici insieme, quando nessuno voleva che loro si amassero? Come potevano cambiare le cose, quando vivevano in un mondo mentalmente chiuso?
«Quando riusciremo a vederci?» domandò Dean, mentre saliva in groppa al suo cavallo.
«Spero presto» confessò con un sospiro «I tuoi preparativi quanto durano?»
«Non penso più di un paio di giorni» disse «Vediamoci qui tra quattro giorni al calar del sole, okay?»
«Ci sarò» promise Castiel. Dean si abbassò verso di lui e premette le proprie labbra contro quelle del moro, strappandogli un battito accelerato del cuore e un respiro strozzato «A presto, Dean».
«A presto, Cas».
E mentre lo osservava cavalcare di nuovo alla volta della sua tenuta, Castiel ripensò alla domanda del biondo, ripensò alla possibilità di cambiare le cose, alla possibilità di essere felici. Ma sapeva che fosse impossibile.
Eppure, sarebbe stato bellissimo, Castiel per un attimo lo immaginò, lui e Dean, seduti in riva a quel laghetto, alle loro spalle una piccola capanna colma d’amore e loro due, felici come mai in vita loro, intenti a leggersi poesie e a scriverne di nuove. Sarebbe stato bello, se solo fosse stato possibile.
 
**
 
Esattamente quattro giorni dopo, Dean era di nuovo lì, si erano incontrati come al solito al calar del sole, quando il cielo cominciava a tingersi di colori rossicci e aranciati e un’atmosfera calda li avvolgeva completamente. Aveva passato i giorni peggiori della sua vita, non solo perché era stato lontano da Cas, ma anche per quei preparativi insulsi, aveva dovuto provare il vestito che suo padre aveva fatto cucire appositamente per lui, aveva dovuto presenziare ad alcuni incontri con il sacerdote che avrebbe celebrato il rito, aveva dovuto ripetere le formule per impararle a memoria, aveva dovuto fare una serie di azioni e cose che lo avevano logorato; durante quei giorni appena trascorsi, per poter accennare un minimo di sorriso, aveva solo pensato al momento in cui avrebbe rivisto Castiel, al momento in cui lo avrebbe baciato ancora. Eppure, adesso che era lì, non poteva evitarsi di pensare che era ingiusto non poter essere felici insieme, era un pensiero che lo logorava piano. Il giovane sbuffò stendendosi sul prato della loro radura, Castiel era in ritardo, e una parte di sé era terrorizzata che gli fosse successo qualcosa, il tormento non lo lasciava mai solo.
Il cielo si era scurito e piccole stelle stavano apparendo sul suo manto scuro, quando sentì il familiare trotto del cavallo di Castiel e i suoi passi rapidi avvicinarsi a lui, e infine la sua voce che borbottava le sue scuse per il ritardo, ma non importava, perché il cuore era sereno, perché lui era lì, non aspettò nemmeno che si sedesse accanto a lui, per dar voce ai pensieri che lo stavano travolgendo.
«Cas, non voglio sposarmi» disse con sincerità, mentre l’amante si accomodava accanto a lui «Lo so che abbiamo detto che dobbiamo mantenere le apparenze e tutto, che sono costretto, che è ciò che mio padre ha scelto, ma non voglio sposarmi» sbuffò «E anche se comunque quando sarò sposato, per i primi tempi, potremmo anche vederci più volte perché i nostri genitori hanno deciso che io e lei resteremo nella vostra tenuta per un po’, non voglio essere legato a qualcuno che non sia tu» confessò finalmente quello che provava fin dal momento in cui la loro relazione era diventata così seria, intima e passionale «L’ho realizzato in questi giorni, più delle altre volte, volevo solo te al mio fianco, come posso sposare qualcuno che non desidero? Come posso sposare qualcuno che non amo?» domandò avvilito guardando l’amato «Cas, come posso sposare qualcuno che mi renderà infelice?» domandò, gli occhi pieni di lacrime, il volto devastato dal dolore. Lui non voleva sposarsi, non voleva condividere un’esistenza accanto ad una persona che non voleva, che non avrebbe mai amato; desiderava un amore travolgente come quello che viveva continuamente con Cas, piuttosto che una relazione piatta, fatta solo di vantaggi economici e di potere. Non voleva che la sua vita fosse legata a quel genere di cose, lui voleva amore, passione, tormento. Lui voleva vivere, non voleva chiudersi in una stanza a firmare scartoffie e a organizzare incontri con famiglie importanti. Lui voleva vivere davvero, voleva amare, voleva scrivere ed elogiare. Lui voleva Castiel, e nessun altro nella sua vita.
«Lo sai, non possiamo fare niente per fermare il matrimonio» disse «Ricordi quello che mi dicesti di tuo padre? Che sapeva toccare i tasti dolenti del tuo cuore?» Dean annuì «Vuoi che ci siano ripercussioni su tuo fratello?» Dean scosse la testa «Calmati, lo sai… lo sai che sarò sempre tuo, anche se sposerai Anna, tra di noi non cambierà nulla» affermò, sdraiandosi vicino a lui e appoggiando la testa sul suo petto e abbracciandolo per confortarlo, immediatamente il braccio dell’altro andò a circondargli le spalle in un dolce abbraccio pieno d’amore e malinconia «Lo abbiamo sempre saputo che sarebbe arrivato questo momento».
«Sì, sì, lo so» sospirò, portando la mano tra i suoi capelli «Vorrei poter fare qualcosa per evitarlo».
«Lo so, amore mio».
«Non desideri mai che le cose siano diverse?» si ritrovò a domandare il biondo, guardandolo negli occhi
«Continuamente» rispose afflitto «Vorrei poter impedire il tuo matrimonio» mormorò dandogli un leggero bacio sul collo «Vorrei poterti avere tutto per me, sempre. Vorrei poter smettere di dover corteggiare le nobildonne per evitare di essere scoperti» disse ancora «Vorrei poter ignorare questa sensazione di impotenza che mi prende ogni volta che si parla del tuo matrimonio» confessò ancora «Vorrei poter essere libero di amarti».
«Vorrei poter essere libero di baciarti ogni volta che voglio» sussurrò ancora Dean, avvicinando il volto a quello dell’amante «Vorrei poter fare l’amore con te ogni volta che lo desidero» disse ancora a bassa voce, accarezzandogli una guancia «Vorrei amarti come meriti di essere amato, ed elogiare la tua bellezza sia fisica che d’animo con infiniti canzonieri» continuò, facendo scivolare una mano sul suo petto. Castiel fermò le sue troppe parole, come al solito parlava troppo, e lo baciò con dolcezza, prendendogli il viso tra le mani, appoggiando la fronte contro la sua.
«Lo vorrei anch’io, Dean» confessò malinconicamente l’altro «Vorrei poter dire a tutti che ti amo, vorrei poter dire a tutti che sei mio, vorrei cambiare il nostro destino, le nostre vite» concluse dandogli un leggero bacio sullo sterno, poi tornò a sdraiarsi con la testa sul suo petto e lo sguardo rivolto alle stelle, Dean si chiedeva se anche il moro stesse interrogando le stelle su come potessero cambiare i loro destini ed essere felici.
E d’un tratto, mentre guardava le stelle, ebbe l’illuminazione.
«Ehi» soffiò Dean al suo orecchio, appoggiando il mento sulla sua spalla, Castiel non lo guardò, non subito, e in quel gesto, lui vi lesse tanto dolore, non voleva che il suo Cas soffrisse tanto, non voleva che stesse male, avrebbe voluto evitargli tutto quel dolore, ma come poteva? Come poteva evitare che stesse male? Come poteva evitare che entrambi soffrissero tanto? Ci aveva pensato a lungo in quei giorni, durante i quali non si erano visti, ma non esistevano modi possibili, non esistevamo modi in cui evitare tanta sofferenza ad entrambi. Avrebbe voluto dire a suo padre che no, non voleva sposare Anna Novak, avrebbe voluto farlo arrabbiare di nuovo, farlo arrivare al punto di diseredarlo e così non avere più obblighi; ma non poteva rischiare ripercussioni su suo fratello. Eppure, mentre era lì, su quel prato, intento a fissare un cielo pieno di stelle, con Castiel tra le sue braccia, non riusciva a pensare a nient’altro che fosse fare quello per tutta la vita. Il suo desiderio era quello, magari poteva sembrare egoistico da parte sua, ma la sua felicità stava lì, in quei momenti semplici che condivideva con Castiel, e voleva vivere di quelli, voleva vivere esclusivamente accanto a Castiel, senza altri obblighi. Una vita semplice accanto all’amore della sua vita, cos’era migliore di tutto quello?
«Dimmi Dean» sussurrò l’altro voltando lo sguardo verso il suo. Quando Dean incrociò quegli occhi azzurri, che splendevano appena del bagliore lunare, si specchiò in essi, leggendo il medesimo dolore e lo stesso tormento che aveva lui dentro di sé, seppe esattamente cosa dire in quel momento, cosa fare per evitare tutta la sofferenza, per smettere di soffrire ed essere finalmente felici insieme, come meritavano.
«Scappiamo insieme» disse, senza riflettere oltre «Scegliamo un posto, salpiamo verso una nuova vita, senza dire nulla, senza dichiarare nulla, solo io e te, il mare e una nuova vita che ci aspetta» disse. E quando disse ad alta voce quelle parole, si rese conto che la sua fosse una proposta assurda, che l’altro quasi sicuramente non l’avrebbe mai accettata, perché avrebbe significato non poter mai più tornare a casa, mai più dalle loro famiglie. Avrebbe significato perdere ogni cosa, perdere le persone a loro care, ma sarebbero stati insieme, sarebbero stati felici e avrebbero costruito una nuova vita lontana da quella che li rendeva infelici, lontano da quella vita che per loro non aveva null’altro da offrire se non infelicità e menzogna. Trattenne il fiato, in attesa di una risposta, che probabilmente gli avrebbe spezzato il cuore, sapeva che Cas non avrebbe accettato, che sarebbe stato contrario, perché quello era un azzardo, era l’esatto opposto di una vita stabile e…
«Sì» rispose, lasciando Dean sbigottito e piacevolmente sorpreso.
 
**
 
Non si aspettava tanta frustrazione dal suo amante, quando era arrivato nella loro radura, eppure, avrebbe dovuto prevederlo, quando si erano salutati. Aveva l’espressione triste, avvilita, afflitta, e anche lui un po’ era giù di morale; erano stati giorni lunghi e stressanti quelli. Non dissero molto, ma Dean fu abbastanza eloquente sui suoi desideri, e lui non poteva che concordare con l’amante, non voleva che si sposasse, non voleva condividerlo, non voleva niente di tutto quello per il loro futuro, maledizione, non voleva nemmeno sentirsi costretto a dover fingere ad ogni ricevimento di voler conoscere altre persone; voleva solo lui, voleva la sua presenza nella sua vita. E quando, inaspettatamente, il biondo gli aveva fatto quella proposta, lui inizialmente aveva faticato a credere alle sue orecchie, ma poi senza ripensamento alcuno aveva risposto di sì, e la sua risposta sarebbe stata sempre quella, mille volte sì, perché desiderava qualcosa di diverso da ciò che aveva, desiderava solamente andare via da quella vita di obblighi e costrizioni, e se a quella ne doveva scegliere una felice e povera, lo avrebbe fatto, purché al suo fianco avesse avuto Dean.
«Lo faresti davvero, Cas?» chiese l’altro esterrefatto dalla sua risposta risoluta e diretta, mettendosi immediatamente seduto, e guardando l’altro con l’espressione stupita sul volto.
«Ti ho già risposto ad una domanda simile, Dean; sì» rispose con decisione Castiel, imitando il suo amante «Se questo è il solo modo che abbiamo per cambiare le cose, per cambiare il nostro futuro, sì, Dean» disse ancora, vedendo il viso dell’altro tendersi in un sorriso stupito, ma sincero; voleva fare una pazzia del genere, sì, voleva scappare con Dean, sì, voleva lasciarsi alle spalle un mondo che non lo aveva mai reso felice, , voleva rischiare tutto per essere felice con la persona che amava. Tutti i problemi, tutte le conseguenze della loro scelta li avrebbero affrontati dopo, quando sarebbero stati lontani, ma felici e insieme. Il pensiero di una fuga d’amore aveva sfiorato anche la sua mente, ma non aveva osato darvi voce, perché non poteva immaginare la reazione che avrebbe avuto Dean. In quei giorni aveva pensato più volte a un modo per evitare il matrimonio, aveva pensato anche di chiedere a sua sorella di far intercedere Michael per lei, convincendolo che quel matrimonio era una pessima idea, ma una mossa del genere da parte sua, avrebbe solo messo in pericolo lui e Dean, sul quale vertevano tutti i sospetti del fratello maggiore. Il solo pensiero che, di lì a poco più di una settimana, il suo amato avrebbe sposato sua sorella, lo logorava dentro, e aveva riflettuto spesso riguardo a un possibile modo per evitare ciò. La fuga gli era sembrata l’unico modo per evitare ad entrambi quel futuro, l’unico modo che avevano per riscrivere le stelle e quel triste destino che sembrava averli fatti incontrare per poi separarli. Fin da quando Dean gli aveva chiesto, se avesse cambiato le cose, nel caso in cui fosse esistito un modo per farlo, non aveva fatto altro che pensare a quell’eventualità. Cambiare le cose per lui e Dean, cambiare le cose per la loro felicità, erano i pensieri che lo avevano accompagnato negli ultimi giorni, durante i quali viveva l’agonia di pensare al suo amante impegnato in preparativi per un matrimonio che nessuno dei due voleva. E adesso mentre si specchiava in quegli occhi verdi, che lo guardavano stupiti di tale decisione, non poteva pensare che esistesse qualcosa di migliore per la quale lottare, e poi quegli stessi occhi si accesero di una nuova speranza, di una nuova prospettiva, semplicemente perché lui non aveva esitato nemmeno un secondo ad accettare quella probabile visione futura.
Dean portò una sua mano sulla guancia di Castiel, e l’accarezzò con delicatezza: «Dovresti lasciarti alle spalle tutto, potresti pentirti di avermi seguito» disse, l’espressione corrucciata. Un tenero sorriso increspò le labbra del moro, che avvicinò il suo volto a quello dell’amante dandogli un leggero bacio sulle labbra.
«Non mi pentirei mai di una scelta del genere» disse appoggiando la fronte contro la sua «Poter venire via con te, rappresenterebbe una libertà per la quale non ho mai avuto il coraggio di lottare».
«Sei pazzesco, Cas» mormorò, con una nuova luce negli occhi, che forse li rendeva ancora più belli.
«No, sono solo pazzamente innamorato di te» rispose, eliminando la distanza tra di loro e baciando il biondo come meritava di essere baciato, gli strinse le braccia attorno al collo e lasciò che i loro corpi collidessero, e senza che se ne rendesse conto la forza dello slancio, li fece finire stesi sul prato sotto di loro, si ritrovò sdraiato su di lui, mentre lo baciava con tutta la passione che per lui provava, e si chiedeva, perché per le persone della loro società, un sentimento tanto bello, profondo e sentito potesse essere considerato sbagliato, abominevole, non aveva alcuna di queste caratteristiche, anzi era l’esatto contrario.
«Sono pazzamente innamorato di te anche io» disse Dean, accarezzandogli la schiena con lentezza e delicatezza «Sei come una luce che ha illuminato il mio oscuro cammino. Prima di te ero solo un uomo che vagava alla ricerca della sua metà speculare» affermò senza smettere di sorridere «Sei colui che ero destinato ad incontrare, te l’ho detto una volta, te lo dico ora, te lo dirò per tutta la vita». Una strana gioia si stava distendendo nel suo corpo, nel suo cuore, una gioia dettata dal fatto che loro, nonostante tutto, nonostante le avversità, avrebbero riscritto le stelle, o almeno ci avrebbero provato davvero stavolta, avrebbero provato ad essere felici… in fondo a chi importava di avere una vita agiata, ma infelice? A loro di certo no, loro si sarebbero accontentati di una vita umile, ma felice, l’importante era essere insieme.
«Adulatore» mormorò il moro sulle sue labbra, il cuore che gli batteva impazzito nel petto ogni volta che Dean si rivolgeva a lui in quel modo «Adoro il tuo modo di giocare con le parole».
«Lo so, per questo lo faccio spesso» confessò «Altrimenti come potrei conquistare il tuo cuore?» domandò.
«Hai già conquistato il mio cuore e la mia anima, Dean» disse, accarezzando le sue labbra con un dito «Non hai bisogno di farlo ancora, sono completamente e sinceramente tuo».
«Sempre e per sempre» disse Dean, sorridendo.
«Sempre e per sempre» promise Castiel, baciandolo ancora una volta, suggellando la promessa con quel bacio, e Dean strinse le sue braccia attorno al suo corpo, trascinandolo a sua volta in un bacio ben più appassionato, mentre il moro adesso gli passava le mani tra i capelli e sorrideva contro le sue labbra, sentendo che quello era l’unico posto in cui valeva la pena di stare, e quello sarebbe stato il motivo per cui avrebbe lottato per la sua libertà, e sì, sarebbe anche fuggito lontano da quella vita, adesso ne era certo, dopo quella promessa fatta a fior di labbra, entrambi meritavano la felicità, e lì non l’avrebbero mai avuta, dovevano scappare, e dovevano farlo presto, prima dell’imminente matrimonio di Dean.
Tuttavia, mentre erano persi nei fumi del loro amore, intenti a baciarsi, appartenersi ed esprimere l’amore che li univa con parole sussurrate, con piccoli gesti e con tutto il loro corpo, con il loro cuore, nessuno dei due amanti si accorse che qualcuno, nascosto nell’ombra dietro le siepi, con l’espressione disgustata, li stava osservando.




_____________________

Hola people!
Dai, non sono in ritardissimo oggi! (più o meno, il primo dicembre è scattato lo stesso çç) but sono qui di nuovo con il nuovo capitolo! E devo fare una confessione, i capitoli sono 13, quindi il prossimo che leggerete è il penutilmo. Avevo fatto un errore di conteggi, il nuovo programma per scrivere (in attesa che mi arrivi la nuova licenza per word) mi aveva conteggiato un capitolo doppio. E niente, anche questa storia sta finendo, e io mi deprimo tanto. 
Il cliffhanger finale vi è piaciuto? Vi ho messo ansia? Chi sarà mai imboscato dietro alle siepi a spiare i due amanti? (Uno che ha bisogno di una sana scopata, a quanto pare). I due amanti hanno deciso di scappare per vivere felici, insieme e lontani da una vita di infelicità, ci riusciranno? Eh, eh. Lo scopriremo nel prossimo episodio, ehm, volevo dire capitolo.
Ringrazio, come sempre, tutte le persone che mi seguono, le vecchie conoscenze e le nuove, sempre troppo gentili con il vostro supporto (immotivato) 
Vi do appuntamento alla prossima settimana con il penutilmo capitolo!
Stay tuned!


 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** XII: Why don't we rewrite the stars? Changing the world to be ours. ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!


_______________________


 

It's up to you. And it's up to me
No one can say what we get to be
And why don't we rewrite the stars?
Changing the world to be ours



Dean era chiuso nella biblioteca della tenuta da diversi giorni, usciva solo quando necessitava di farsi vedere da suo padre, per discutere circa il suo imminente matrimonio o quando la sua presenza era strettamente fondamentale e necessaria per qualche decisione politica, non che la sua opinione importasse a John, ma le apparenze erano importanti, così gli diceva sempre l’uomo; a volte non usciva nemmeno per pranzare o cenare, tant’era immerso nelle ricerche, sapeva che il tempo era poco, le nozze erano ormai troppo vicine e per questo motivo non usciva da lì. Era intento a fare ricerche su una meta che lui e Cas avrebbero potuto raggiungere, per poter vivere la vita che entrambi desideravano, insieme, per allontanarsi definitivamente da un luogo che li rendeva solamente infelici; avrebbero dovuto imbarcarsi, navigare verso luoghi lontani, e magari trovare un posto abbastanza lontano dove John, Chuck o altri non avrebbero potuto mai trovarli. Se solo immaginava l’ira che il suo gesto avrebbe causato a suo padre, quando lui e Cas sarebbero fuggiti, poteva già percepire quanto sarebbe stato furioso l’uomo e non riusciva nemmeno ad immaginare cosa avrebbe fatto a lui e Cas, se l’avesse scoperto prima del tempo, ma in realtà non gli importava, perché quando li avrebbero scoperti, loro sarebbero già stati lontani, su una nave che li avrebbe portati verso la loro felicità, e soprattutto sarebbero stati insieme, come desideravano fin dal primo momento in cui si erano incontrati. Avevano concordato entrambi di trovare sui libri qualche mappa, qualsiasi cosa che avesse potuto aiutarli a capire dove andare e come arrivarci. Si sentiva elettrizzato ed emozionato, la loro relazione clandestina aveva raggiunto un picco altissimo di clandestinità, tanto da farli sembrare dei fuorilegge che progettavano una fuga. Nonostante ciò, non trovava nulla di sbagliato in ciò che avevano intenzione di fare, in cuor suo sapeva che quel desiderio di libertà non fosse sbagliato. Come poteva essere sbagliato il desiderio di essere liberi? Di essere felici? Di scegliere chi amare e di non sposare chi veniva loro imposto?
Quando sarebbero stati abbastanza informati, si sarebbero incontrati e avrebbero progettato la fuga, dovevano essere rapidi, dovevano essere veloci, perché il tempo scorreva inesorabilmente veloce e mancava ormai poco tempo al matrimonio. Dean, se ci pensava, rabbrividiva, se non avesse chiesto a Castiel di scappare, avrebbe dovuto passare tutta la vita accanto ad una persona che non voleva, e la cosa lo faceva rabbrividire. Non che Anna Novak non fosse una donna affascinante, ma non era innamorato di lei, per ovvi motivi. Castiel gli aveva parlato tanto di lei, e si vedeva quanto le fosse affezionato, forse era legato a lei dallo stesso sentimento forte che univa lui a Sam; sapeva che suo fratello gli sarebbe mancato più di chiunque altro, ma doveva farlo, doveva andare via da lì, doveva fuggire da una vita che non faceva per lui, da una vita che non lo avrebbe mai reso felice. Lo doveva a se stesso e a Castiel, che era pronto a fare una pazzia del genere insieme a lui, era pura follia, ne era certo, ma era l’unica speranza che avevano per un futuro migliore per entrambi. Lì non sarebbero mai stati felici, non avrebbero trovato ciò che volevano. Se desideravano cambiare qualcosa, dovevano farlo loro; il mondo intero non poteva cambiare per loro, ne erano consapevoli, ma loro due potevano cambiare il loro piccolo mondo, e scegliere un altro tipo di vita, una vita che li avrebbe resi felici; era ciò che desideravano, era ciò che meritavano. Già immaginava di passare le nottate seduto a guardare le stelle con lui, o le giornate che avrebbero trascorso a scrivere poesie insieme, a correggersi a vicenda, finendo quelle giornate a baciarsi su un letto tutto loro, che avrebbero condiviso ogni notte, senza il timore di essere scoperti dai propri parenti. Quella piccola fantasia nella sua mente, gli fece spuntare un dolce sorriso sul volto, che non riuscì a svanire nemmeno quando uno dei domestici andò a chiamarlo perché apparentemente John aveva bisogno di parlare con lui. Ovviamente, con l’avvicinarsi del matrimonio, gli incontri tra lui e suo padre erano diventati più abituali, e anche meno duri; Dean era bravo a fingere, recitava perfettamente la sua parte di figlio maggiore che stava ubbidendo agli ordini del padre, anche se in realtà progettava una fuga con l’amore della sua vita. Tuttavia, ciò non gli impedì di sentire un brivido di paura, scuotere la sua schiena. Se solo quell’uomo avesse avuto un minimo sospetto, avrebbe reso la sua vita impossibile, peggiore di com’era già; cercò di non pensare al peggio, e dopo aver nascosto le mappe che aveva trovato, e chiuso i libri che aveva consultato, uscì dalla biblioteca e si recò da John, che lo aspettava nel suo studio.
«Dean» lo accolse l’uomo quando il giovane entrò nella camera «Sono giorni che stai in biblioteca» disse seriamente «Devo preoccuparmi di qualcosa?» domandò guardandolo dritto in faccia, cercando sul suo viso prove della sua colpevolezza. Il ragazzo deglutì, allora non era passato inosservato a John il tempo che aveva trascorso lì, come poteva uscire illeso da quella discussione?
«Ci sono problemi, padre?» domandò nella voce un leggero tremito «Sono forse mancato a qualche incontro con te o con gli altri?» chiese, cercando di non far tremare la voce, imponendosi sicurezza e fermezza.
«No, anzi, ti stai comportando davvero bene» disse «Tuttavia non mi è sfuggito il tempo che trascorri in biblioteca» spiegò l’uomo «Consultando dei libri che parlano di viaggi. Mi stai nascondendo qualcosa, Dean?» chiese.
E fu in quel momento che Dean ebbe un piccolo momento di panico, possibile che John avesse capito? Possibile che avesse scoperto la sua storia con Castiel? Possibile che sapesse e non lo avesse ancora ucciso in modo doloroso?
«Non ti nascondo niente, padre» disse cercando di mantenere la voce ferma e di non tremare «Non potrei mai disobbedirti, so qual è il mio compito, devo sposare Anna Novak, così che tu… cioè la nostra amata famiglia abbia un potente alleato» deglutì «E io sono felice di poterti aiutare a realizzare questo futuro roseo per noi» non si riconosceva nemmeno lui, ma forse dallo sguardo che aveva, John sembrava credergli «Mi dispiace aver ostacolato le tue idee in passato».
John annuì, fiero «Sembra che tu finalmente abbia trovato la retta via».
«Beh, cosa posso dire? Hai fatto un ottimo lavoro» disse, alludendo a tutte le punizioni fisiche che gli aveva inflitto nel corso degli anni, ferendolo fisicamente e nell’orgoglio, senza riuscire però a minare la sua integrità. Dean solo apparentemente si comportava come ci si aspettava che facesse, in realtà era rimasto lo stesso ribelle di un anno prima.
«Non posso che concordare con te» disse l’uomo annuendo «Tuttavia, come spieghi i libri di viaggio?» Dean si fece forza su se stesso, e continuò a mentire, perché sembrava che lo avesse distolto dall’idea di una potenziale fuga, non poteva farsi scoprire proprio in quel momento.
«In biblioteca leggo qualche libro, solo per alleggerire la tensione, anche i libri di viaggio, sono solo un piacevole passatempo» disse poi, mantenendo una faccia impassibile «Il matrimonio si avvicina, e presto avrò una famiglia di cui occuparmi» affermò, dicendo tutte le cose che John si aspettava che dicesse «Non potrò più concedermi tali piaceri, quando sarò sposato» continuò senza perdere il contatto visivo con lui «Se vuoi che smetta, non devi far altro che chiedere».
«Hai ragione» concordò l’uomo annuendo pensieroso «Va bene, allora, concediti pure i tuoi momenti di tranquillità prima del matrimonio» affermò «Ma non mancare agli incontri».
«Ti ringrazio, padre» lo ringraziò lui con un sorriso sul volto «Non mancherò».
«Puoi andare ora» lo congedò. Dean fece un breve inchino ed uscì dallo studio; solo quando si chiuse la porta alle spalle, si concesse il lusso di tirare un sospiro di sollievo, perché fortunatamente non era stato scoperto, il suo segreto era ancora al sicuro e poteva, adesso, continuare le sue ricerche in tranquillità, conscio che John avesse creduto alla sua recita. Si diresse di nuovo in biblioteca, dove riprese a leggere il volume sulle rotte marine, e sui porti più lontani da quelli della Nazione. Non sarebbe stato facile raggiungere uno di questi, ma dovevano progettare tutto nel minimo dettaglio, per far sì che tutto andasse per il verso giusto, e per farlo avevano bisogno di avere quante più notizie possibili. Passò tutta la nottata in biblioteca, poi trovò alcune mappe che forse potevano fare al caso loro, alcune portavano in luoghi inesplorati dall’uomo, altre in zone dove vivevano solo pescatori e contadini. Lui e Cas avrebbero dovuto prendere una nave per uno di quei luoghi, ed essere abbastanza furbi da non tradirsi in nessun modo con nessuno. Sperava solo che Castiel, alla sua tenuta, impegnato nelle stesse attività, avesse un po’ di fortuna e trovasse qualche informazione in più.
 
**
 
Castiel, da bravo topo da biblioteca quale era sempre stato, era da giorni che se ne stava nella biblioteca della sua tenuta, alla disperata ricerca di un posto perfetto per lui e il suo amato Dean, dove avrebbero potuto trascorrere una piacevole esistenza, lontani dalla sofferenza e dal dolore che erano costretti a sopportare lì, in quella terra dove tutti volevano da loro tutto ciò che loro non potevano dare a nessuno. Aveva trovato numerose mappe che raffiguravano le possibili rotte, quali erano le imbarcazioni giuste per raggiungere porti lontani. Era sempre rintanato lì, ma a nessuno sembrava importare, solo Anna era stata da lui un paio di volte per chiedergli perché sparisse di continuo, ma lui non l’aveva detto nemmeno a lei, troppo rischioso condividere il segreto. Lui e Dean non avrebbero corso rischi inutili, solo perché lui era stato debole e aveva confessato tutto a sua sorella, ed aveva mentito anche a lei, per tutti lui era in biblioteca per leggere e per oziare com’era solito fare. A nessuno importava se lui non partecipava alle riunioni e altro, c’erano altri tre figli maschi più grandi di lui a farlo, a loro padre non importava molto di lui – infatti era l’unico che non ancora aveva subito la pressione di dover prendere una moglie, e ormai quell’ipotesi era lontana da lui – e a lui non importava di tutte quelle faccende. Non voleva che nessuno si insospettisse dei suoi movimenti, che nessuno capisse le sue vere intenzioni poiché non voleva che tutti i piani, suoi e di Dean, crollassero davanti a loro. Quando trovava una mappa che gli sembrava interessante, la piegava con cura e la riponeva in una sacca che teneva nascosta sotto alla casacca, poi la portava nelle sue stanze e chiuso lì, lontano da occhi indiscreti tracciava le possibili rotte che lui e Dean avrebbero potuto prendere. Immaginava una vita felice insieme a lui, magari su un’isola perduta in mezzo al mare, sdraiati sulla calda sabbia di giorno, ad osservare il cielo e di notte a guardare le stelle, stretti l’uno nell’abbraccio dell’altro; oppure una vita campagnola, rustica, in qualche piccolo villaggio su una delle terre lontane dalle loro, avrebbero potuto persino costruire una fattoria se avessero portato abbastanza denaro con loro, e poi lì, avrebbero vissuto una vita dignitosa, povera, ma vissuta a pieno e completamente felice. A volte si ritrovava a sognare ad occhi aperti quel finale allegro che lui e Dean stavano tessendo per loro, ed era così immerso nelle sue fantasie da non accorgersi delle persone che erano intorno a lui. Più volte, Michael durante le cene aveva avuto l’accortezza di fargli notare che non stesse prestando ascolto ai discorsi di loro padre. Quando ritornava con i piedi sulla terra, si guardava intorno leggermente spaesato e restava deluso, era ancora lì, e la morsa dolorosa allo stomaco ancora presente, segno che lui e Dean non erano ancora liberi. Ringraziava il fratello con rapidità e prestava ascolto a Chuck, ogni tanto intervenendo in modo annoiato nelle discussioni, dicendo la sua inutile opinione, alla quale nessuno prestava ascolto. Desiderava unicamente che quei lunghi giorni di ricerca passassero, così che potesse rivedere Dean e organizzare al meglio la loro fuga d’amore. Non vedeva l’ora di salire sulla nave che li avrebbe portati lontano da quella vita. Andare via in nave era l’alternativa migliore per fuggire via ed andare più lontano, più velocemente possibile. Andare via a cavallo o via terra, era lento e li avrebbero raggiunti in fretta. In quel modo, avevano più possibilità di andare via, ed essere liberi senza essere trovati.
Era ancora immerso nella lettura di un enorme tomo sulle tradizioni di alcuni popoli che vivevano a pochi mesi di navigazione da lì, quando uno dei suoi fratelli entrò nella biblioteca, sbattendo la porta con forza. Castiel sbiancò, come se fosse stato colto sul fatto, e poi si rilassò, non potevano sapere nulla, stava solo leggendo uno dei libri della biblioteca.
«Castiel» lo chiamò con la sua voce dura Michael «Dobbiamo parlare».
«Di cosa, Michael?» domandò chiudendo con cura il tomo che stava leggendo, rivolgendo lo sguardo al fratello.
«Di quello che stai combinando» disse duramente. Castiel impallidì, non osava immaginare quali punizioni sarebbero giunte su di lui, per tutto quello che aveva fatto con Dean, anche se pensava fermamente che ne fosse valsa la pena, si sentiva male pensando che tutto finisse così, con Michael che irrompeva nella biblioteca perché era stato troppo incauto, e senza poter dire addio a Dean. Si preparò a ricevere un fendente, sperava in una morte rapida e indolore, ma poi la voce di Michael lo raggiunse di nuovo «So che stai combinando qualcosa con Anna, so che lei non vuole sposare Dean Winchester» disse il maggiore freddamente guardando il fratello con sguardo omicida «E se scopro che stai organizzando qualcosa per farla fuggire prima del matrimonio, Castiel, giuro che non la passi liscia» disse con tono minaccioso, guardando i libri che aveva tra le mani «So del vostro rapporto di confidenza. Spero per voi che non stiate tramando qualcosa per sfuggire ai vostri obblighi» disse con serietà. Castiel trasalì, ma tirò un sospiro di sollievo interiore, finché suo fratello non voleva parlare di lui e della sua voglia di fuggire con Dean, o della sua relazione con quest’ultimo, andava bene, se sospettava di Anna andava bene, perché così allontanava qualunque sospetto da sé, e lui poteva continuare ad organizzare la sua fuga senza alcun problema; ma comunque era nei guai, perché a suo fratello non sfuggiva mai nulla, dannazione, doveva stare dieci volte più attento, adesso, a suo vantaggio andava il fatto che lui pensava che stesse facendo le cose per Anna, e non per se stesso, doveva solo essere bravo a tranquillizzarlo, che le cose andavano bene e che nessuno sarebbe scappato. Poi avrebbe scritto urgentemente a Dean, per avvertirlo e dirgli che dovevano incontrarsi al più presto per organizzare la fuga.
«Anna non verrà meno ai suoi obblighi» disse imponendosi di mantenere un tono fermo «Non glielo permetterò» disse, guardando il maggiore dritto negli occhi «E non lo farò nemmeno io. Non sono così sciocco anche se tutti pensate il contrario». Dopo quelle parole deglutì, sperando che la sua recita convincesse suo fratello, o quanto meno lo tranquillizzasse in quel momento.
«Bene» concesse il maggiore «Non voglio trovarmi con un’altra situazione Lucifer da gestire».
Al solo sentire quel nome, Castiel trasalì di nuovo, un brivido di terrore attraversò la sua schiena e sperò che suo fratello non se ne fosse accorto. Lucifer era morto perché si era ribellato a Chuck, e ora lui stava per fare la stessa cosa, ma lui sarebbe stato più furbo del suo predecessore, e sarebbe stato lontano quando si sarebbero accorti della sua fuga.
«Non succederà» promise. Solo dopo aver sentito quelle parole, Michael gli rivolse un sorriso storto e si alzò, congedandosi da lui. E così com’era arrivato, se ne andò, lasciando Castiel in un mare di dubbi e terrore.
Adesso era più esposto, adesso Michael aveva dei seri sospetti, e se avesse iniziato a guardare più a fondo tutta la faccenda, avrebbe sicuramente capito cosa stava accadendo, avrebbe capito che lui aveva intenzione di fuggire con Dean, avrebbe capito che loro due avevano una relazione clandestina, ne avrebbe parlato con Chuck, sicuramente – perché Michael diceva tutto al padre, soprattutto se riguardava la famiglia – e lui avrebbe detto addio a tutti i suoi sogni e ai suoi progetti con Dean, senza nemmeno dire addio a quest’ultimo. Deglutì nuovamente, e cercò di essere ottimista, come gli diceva sempre il suo compagno, ma non riusciva nemmeno a focalizzare cosa fosse corretto fare, se Michael l’avesse visto agitato o altro, dopo il loro discorso, sicuramente avrebbe iniziato a mettere i puntini sulle I («Ho notato che sei uscito dalla sala… sei rimasto fuori per molto tempo» gli aveva detto «Stavo solo prendendo una boccata d’aria, lì dentro c’era troppa folla e avevo caldo» aveva risposto al maggiore, che sembrava avergli creduto «Oh, è appena rientrato Winchester, spero che non stesse cercando l’ennesimo modo di sabotare questa felice alleanza» «Non credo sia così stupido») il ricordo di quella conversazione, avvenuta non meno di due settimane prima, durante un banchetto in onore di una dama, ritornò nella mente di Castiel e gli diede solo la conferma che Michael era ad un passo dallo scoprire tutto, e che doveva stare attento, lui e Dean, se volevano fuggire, dovevano farlo al più presto. Senza aspettare troppo, senza ragionare, dovevano andare via, prima che Michael capisse ogni cosa e ostacolasse il loro nuovo destino. Doveva scrivere immediatamente al compagno e allertarlo. Fu con le mani tremanti che, mentre era ancora in biblioteca, prese una piuma d’oca e una pergamena e scrisse quella rapida missiva a Dean.
 
**
 
Quando aveva ricevuto la lettera di Castiel, in cui lo implorava di vedersi al più presto, perché il tempo che avevano per organizzare la fuga stava finendo, Dean non ci aveva pensato due volte a rispondergli e a dargli appuntamento alla loro radura per pochi giorni dopo. Aveva preso tutte le mappe, le pagine di libri e le pergamene che era riuscito a trovare, le aveva messe in una bisaccia ed era partito alla volta della radura. Qualcosa doveva essere successo alla tenuta, se preoccupava tanto Castiel. E dovevano risolvere le cose insieme, dovevano sostenersi a vicenda in quei momenti di terrore e panico, e non riusciva ad evitare di pensare al peggio: se qualcuno aveva scoperto Castiel? Se qualcuno aveva scoperto che loro volessero fuggire insieme? Se qualcuno avesse scoperto del loro amore? Come avrebbero fatto? Come avrebbero spiegato le cose? Come avrebbero potuto salvarsi in quel caso? Dean non lo sapeva, e più non sapeva cosa fosse accaduto, più era corroso dai dubbi. Solo quando arrivò alla radura, smontò da cavallo, e raggiunse il suo amante, arrivato probabilmente da pochi minuti, riuscì a trovare un barlume di ragione in quel mare di irrazionalità che era stato la sua mente durante quei giorni d’attesa e durante quel viaggio.
«Cas!» lo chiamò raggiungendolo e prendendolo subito tra le sue braccia «La tua ultima lettera mi ha preoccupato a morte, stai bene? Cosa è successo?» domandò apprensivo.
«Dean, meno male che sei qui» disse piano, guardando l’altro negli occhi «Dobbiamo andare via appena possibile, mio fratello, Michael, sospetta qualcosa, crede che io voglia far fuggire Anna o qualcosa del genere, ma gliel’ho letto in faccia, lui sa di noi, in qualche modo, non so come, ma so che lui sa, Dean» spiegò agitato, scuotendo la testa «Oh mio dio, scoprirà tutto e io sarò il secondo Lucifer della famiglia e tu mi odierai e…» se il suo tono iniziale era calmo, poi divenne man mano sempre più nervoso, confuso, spaventato. Dean doveva fare qualcosa per calmarlo, per tranquillizzarlo, perché in quel momento non avrebbe potuto nemmeno aiutarlo a stare meglio.
«Calmati, Cas, calmati» disse Dean, era in preda al panico, lo sapeva che presto o tardi qualcosa del genere sarebbe accaduto; il ragazzo prese il volto del suo amante tra le mani e lo guardò negli occhi «Non succederà niente di tutto ciò, okay? Siamo qui, siamo insieme e non c’è nessuno a parte noi» lo tranquillizzò, gli prese il mento con due dita e gli fece alzare il volto verso il proprio, guardandolo negli occhi «Ehi, io non potrei mai odiarti» disse in un sussurro, con tutta la sincerità di cui era capace «Andrà tutto bene, te lo prometto» Castiel annuì, ma Dean sapeva che non fosse ancora del tutto calmo, così gli diede un leggero bacio a stampo e lo strinse a sé più forte «Ho portato tutto, organizzeremo la nostra fuga oggi stesso» aggiunse poi accarezzandogli la schiena «Anche mio padre sospetta qualcosa, perché l’ultima volta che gli ho parlato era troppo accomodante nei miei confronti».
«Oh mio dio, siamo nei guai…» soffiò Castiel sentendo le ultime parole dell’amante.
«Andremo via prima che se ne accorgano» disse con sicurezza, dandogli un bacio sulla tempia «Io ti amo, supereremo tutto e tra qualche giorno saremo felici e liberi da tutto, solo io e te verso una nuova vita, okay?»
Solo dopo quelle parole, vide Castiel tirare un sospiro pesante e poi lo sentì appoggiare la fronte contro la sua spalla: «Mi dispiace essere così agitato» sussurrò piano contro di lui, Dean lo sentiva tremare tra le sue braccia e lo strinse più forte a sé, lasciandogli dei delicati e leggeri baci tra i capelli per tranquillizzarlo, e sembrava funzionare.
«Andrà tutto bene, Cas, te lo prometto» ripeté in un sussurro tra i suoi capelli «Andrà bene».
«Grazie, Dean» mormorò, staccandosi appena dal suo petto, guardandolo negli occhi «Mi ero ripromesso di non farmi prendere dal panico e invece ho fallito» disse rammaricato e evidentemente arrabbiato con se stesso.
«Va bene, è normale. Può succedere, soprattutto in una situazione particolare come la nostra» disse comprensivo, accarezzandogli dolcemente una guancia, il moro man mano si rilassava sotto il suo tocco e lui sentiva un peso in meno sul cuore, non sopportava vedere Castiel soffrire in nessun modo, e sì, sapeva che quella situazione era particolare e stressante, ma avrebbe voluto poter fare qualcosa per evitargli tutta quell’ansia e quella sofferenza, avrebbe voluto proteggerlo da ogni più piccolo dolore che provava, ma sapeva di non averne il potere.
«Organizzeremo la fuga oggi?» domandò.
«Sì, andremo via quanto prima da questo posto infelice» promise, stringendolo forte contro di sé. Solo quando sentì Castiel completamente calmo contro di sé, si decise a lasciarlo andare, e insieme andarono a sedersi sotto al solito albero, dov’erano soliti sostare in quel piccolo paradiso che da qualche mese era diventato il loro nido d’amore.
«Ho portato alcune mappe, su alcune sono segnate anche delle rotte; e il porto più vicino dista da qui mezza giornata di cavalcata. Se partiamo di notte, possiamo arrivare all’alba con una cavalcata veloce e senza soste» spiegò, mentre l’altro si accoccolava al suo fianco per guardare e studiare insieme le mappe.
«Sì, mi sembra un buon piano» concordò il moro, un leggero sorriso rilassato sulle labbra «Dove andremo?»
Dean aprì la propria mappa e la mostrò all’amante «Ho letto che qui ci sono alcuni villaggi di pescatori» disse indicando un punto a nord della mappa «Mentre qui ci sono villaggi di contadini» disse indicando un altro punto.
«E qui?» domandò Castiel, puntando il dito su un punto che Dean non aveva mai osservato bene. Aggrottò la fronte, e osservò bene il punto sulla mappa indicato da Cas, non aveva letto niente a riguardo, ma dalla mappa non sembrava distare molto dagli altri due villaggi che aveva trovato.
«Non saprei, Cas, credo sia una foresta o comunque un posto inabitato, non c’era scritto nulla da nessuna parte».
«Sarebbe bello» disse il moro, guardando sognante quel punto «Solo io e te, uno spazio inabitato e una nostra fattoria».
Dean sorrise appena, anche lui aveva immaginato di costruire insieme a Castiel una fattoria, di costruire pezzo dopo pezzo una vita insieme, lontana da tutta quell’infelicità, per vivere nella semplicità e felicità.
«Sarebbe davvero bello» confermò dandogli un bacio sulla guancia, mentre l’altro appoggiava la testa nell’incavo del suo collo, sospirando appena. Poteva percepire ancora un po’ di paura nei suoi movimenti, nelle sue parole. Doveva trovare il modo per tranquillizzarlo, perché non sopportava che Cas stesse male, il suo cuore si stringeva al solo pensiero che l’altro soffrisse, e non riusciva ad essere tranquillo nemmeno lui. Voleva solo che fosse felice, che non avesse nessun tipo di pressione e sapere che anche un po’ per colpa sua, Michael aveva sospettato qualcosa, lo faceva sentire in colpa; avrebbe dovuto occuparsi da solo delle ricerche e non coinvolgerlo in nessun modo. Strinse un braccio attorno ai suoi fianchi per fargli capire che fosse lì, a sostenerlo in qualsiasi momento, anche in uno difficile, anzi soprattutto in uno difficile, come quello. Il bacio leggero che l’altro gli diede sulla guancia, dopo diversi minuti passati a contemplare le mappe davanti a loro, placò leggermente il suo animo tormentato, ma non del tutto.
 
**
 
Solo quando si era trovato tra le braccia sicure di Dean, il suo animo tormentato aveva trovato un barlume di pace. Dopo la conversazione poco pacifica con Michael, aveva immediatamente scritto a Dean, chiedendogli di incontrarsi, perché stavano iniziando a sorgere dubbi e problemi. Il suo amante aveva risposto dopo i due consueti giorni, accordandosi per incontrarsi dopo pochissimo tempo, a partire dal giorno in cui aveva ricevuto la lettera; era difficile comunicare così, ma era il solo modo che avevano; il tempo che passava da una lettera all’altra era troppo e lasciava entrambi in uno stato di preoccupazione e ansia inspiegabili. Per fortuna, Dean aveva risposto tempestivamente (soli due giorni da una lettera all’altra) e Castiel aveva ringraziato mentalmente l’essere così protettivo e presente di Dean, e quando aveva letto la sua risposta, si era messo in viaggio durante la notte, per non destare alcun sospetto nei suoi familiari; non voleva insospettire ancor di più il maggiore ed era arrivato davvero troppo presto, perché Dean non era lì. Nei momenti in cui non l’aveva visto arrivare, aveva pensato al peggio, che lo avessero scoperto, che avessero scoperto le loro lettere e altri pensieri negativi che non avevano fatto che aumentare la sua paura e la sua ansia. Poi era arrivato, lo aveva preso tra le braccia e tutto si era placato, il suo mondo era tornato al proprio posto per un istante. O almeno lo aveva creduto, si era agitato ancora di più quando gli aveva raccontato tutto, ma il suo amato aveva saputo gestire la situazione e lo aveva tranquillizzato con calma. Quando si erano seduti sul prato, a guardare la mappa di Dean, aveva sorriso e sì, lì si era calmato anche se non del tutto, poteva sentirsi più sollevato. Adesso che Dean era lì con lui, non doveva temere più niente, presto sarebbero partiti e salpati verso una nuova vita insieme e sarebbero stati felici.
«Cosa ti succede?» domandò Castiel, lo sentiva strano, teso contro di sé, come se qualcosa non andasse, ed era strano, non era da Dean essere così, di solito tra di loro, era quello che prendeva in mano la situazione e non si faceva prendere dal panico, mai; eccetto quella volta alla locanda, ma era accaduto mesi prima che entrambi l’avevano quasi del tutto dimenticato. Dean era la roccia forte della coppia, Castiel lo sapeva, anche se l’altro si ostinava a dire il contrario. O forse erano l’uno la roccia dell’altro, questo non lo sapeva.
«Odio vederti soffrire» confessò l’altro, senza lasciarlo andare «Sapere che sei stato male in questi giorni, corroso dall’ansia e dalla paura, mi uccide. Avrei voluto essere con te e tranquillizzarti subito, non farti aspettare quattro giorni» disse tutto d’un fiato, facendo sorridere con dolcezza Castiel. Dean era una perla rara, in quel mare di persone finte e senza sentimenti, lui si distingueva per il suo animo puro e il suo essere così protettivo nei confronti delle persone a cui teneva.
«Adesso sto bene» lo tranquillizzò a sua volta, accarezzandogli un braccio con gentilezza «E presto partiremo per la nostra nuova vita insieme, non potevo chiedere di meglio dalla mia vita» confessò.
Vide le labbra di Dean tendersi in un sorriso: «Sai sempre cosa dire per placare i miei sentimenti negativi, vero?»
«Come tu sai placare la mia paura e la mia ansia» disse guardandolo negli occhi «Per questo, noi ci apparteniamo e ci completiamo, Dean» sussurrò vicino alle sue labbra, prima di congiungere le loro labbra con dolcezza. Perché erano nati in quel mondo? Perché erano due uomini e non potevano amarsi liberamente? Se le persone avessero visto quanto puro e meraviglioso fosse il loro rapporto, non li avrebbero di certo considerati abomini.
«Sì, hai ragione» concordò l’altro accarezzandogli una guancia, facendolo tremare d’emozione pura «Organizziamo la nostra fuga d’amore, che ne dici?» domandò.
«Non vedo l’ora di partire con te, Dean Winchester» disse sorridendo, appoggiando la testa sulla sua spalla, e riprendendo a guardare le mappe e le pergamene che entrambi avevano trovato. C’erano molti posti in cui potevano andare, c’erano molti luoghi che potevano visitare, c’erano molte cose che avrebbero potuto fare, una volta fuori da quella vita triste e infelice. Qualcuno avrebbe potuto dire che non avevano motivi per essere infelici, visto che avevano un mucchio di denaro, ma per loro non era importante, affatto. In fondo, erano due poeti, e tutti sapevano che i poeti vivevano d’amore, di poesia e di sentimenti da esprimere in versi, nient’altro.
«Potremmo dire di essere fratelli» disse il moro guardando Dean «Due fratelli che vivono insieme, non destano sospetti quanto due uomini amici che vivono insieme» spiegò «Acquisteremo un terreno lontano da qualsiasi villaggio, saremo due fratelli per tutti, ma in realtà vivremo la nostra favola da amanti».
«Potrebbe essere un’idea, nessuno sospetterebbe che due fratelli possano essere amanti» concordò l’altro, Castiel sorrise, mentre Dean lo guardava con gli occhi illuminati di nuova speranza, ogni paura e negatività sfumata in un battito di ciglia «Sei un genio, te l’hanno mai detto?» Castiel ridacchiò, coprendosi il volto con una mano e negò con la testa, sarebbe stato bello vivere di quegli attimi con Dean, di quei momenti apparentemente insignificanti che gli accendevano una fiamma nel cuore «Beh, te lo dico io» asserì serio l’altro «Sei un genio e io amo la tua meravigliosa mente» disse dandogli un bacio sulla fronte, facendolo ridacchiare ancora una volta.
«Ti ringrazio, Dean» sorrise guardandolo negli occhi. Stavano davvero organizzando la loro fuga, stavano davvero pensando ad una vita insieme, a costruire una casa su un terreno acquistato da loro, in una terra nuova, in cui sì, avrebbero dovuto fingere di essere fratelli, ma in cui avrebbero potuto amarsi tra le mura di una casa che sarebbe stata solo loro, in cui nessuno avrebbe mai potuto intromettersi.
«Partiremo tra due giorni da qui» disse serio Dean «Andremo al porto più vicino e salperemo all’alba» spiegò mentre Castiel lo ascoltava attentamente e seriamente.
«Dovremmo portare con noi viveri, acqua, indumenti e denaro» disse Castiel con serietà «Altrimenti non potremmo fare nulla di ciò che abbiamo immaginato».
«Hai ragione» annuì seriamente «Acqua, viveri, indumenti e denaro, ma viaggiamo leggeri, arriveremo prima».
«Solo il necessario per vivere?» domandò l’altro sorridendo.
«Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno per vivere» disse Dean stampandogli un bacio sulle labbra, mentre Castiel sentiva il proprio cuore battere all’impazzata per la frase appena detta dal suo amante «Ma sì, solo il necessario per vivere» confermò poi, sorridendo.
«Qui tra due giorni, dopo il tramonto del sole».
«Sarò qui ad attenderti» promise il moro, dandogli un bacio a fior di labbra, il sole iniziava a sorgere ed entrambi dovevano ritornare alle rispettive tenute, prima dell’inizio delle vite delle loro famiglie, affinché non sospettassero nulla, ma quella sarebbe stata l’ultima separazione, entrambi ne erano consapevoli; presto sarebbero partiti, salpati verso una nuova vita, e tutto quello sarebbe rimasto unicamente alle loro spalle. Insieme potevano realizzare tutto, potevano anche cambiare il loro destino e le stelle che avevano imposto loro quel destino, bastava solo volerlo con tutto il cuore.


_____________

Hola people!
Buon venerdì notte/sabato mattina, dipende da quando leggerete, a tutte.
Il capitolo è leggermente più breve degli altri, ma è intenso, no? Nella prima parte, sia Dean che Cas vengono sottoposti a interrogatori duri (scommetto che non indovinierete mai chi li ha beccati, LOL) e presi dall'ansia, nella seconda parte, si incontrano e decidono di anticipare la fuga, incontrandosi in fretta. Ormai non hanno più tempo, il matrimonio è vicino e molti sono sospettosi. Come si comporteranno i nostri eroi? 
Cosa posso dirvi ora? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che la storia fino a questo momento non vi abbia annoiato. e spero che sarete tutti presenti la prossima settimana con l'ultimo appuntamento di questa storia. (ma io non vi abbandonerò ho un paio di storielle brevi complete che arriveranno presto, ma PRIMA la storia di Natale, pensavate di scansarvela? EH NO)
Grazie a tutte le persone che supportano e leggono questa storia, chi la aggiunge tra preferite/seguite/ricordate e chi instancabilmente commenta sempre, grazie a tutti.
Ci si becca la prossima settimana, con l'ultimo capitolo!

Stay tuned!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** XIII: You know I want you... but I can't have you. ***


Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!

______________________

 

You know I want you
It's not a secret I try to hide
But I can't have you
We're bound to break and my hands are tied

 
Avevano organizzato tutto nei minimi dettagli, tutto era pronto, e presto sarebbero partiti e giunti al porto più vicino, da lì sarebbero saliti insieme su una nave che li avrebbe condotti verso una nuova avventura e finalmente sarebbero stati liberi. Dean stentava a credere che finalmente fossero riusciti a realizzare tutto ciò, dopo tanto patimento, avrebbero smesso di soffrire, e lui si sarebbe tirato indietro dai suoi obblighi nei confronti del padre, non avrebbe sposato Anna Novak, non avrebbe vissuto una vita infelice al fianco di una persona che non voleva e che non amava, e non avrebbe causato alcun male a suo fratello. Avrebbe vissuto una lunga e felice esistenza al fianco di Castiel, in una casa che avrebbero costruito loro, in una terra lontana da quella che conoscevano, magari l’avrebbero costruita lontano da villaggi abitati così che la loro vita quotidiana non fosse in pericolo, a causa di persone che non si facevano gli affari propri. E desiderava così tanto quella vita che avevano progettato in quelle settimane, desiderava che essa si realizzasse il più presto possibile, da non badare a nient’altro. Sarebbero partiti durante la notte, nascosti dal buio, favoriti anche dall’assenza di luna. Era periodo di novilunio, e quale era migliore per fuggire senza essere visti, senza essere scoperti, se non quello?
Dean aveva avuto la premura di scrivere un biglietto a suo fratello – che non era alla tenuta perché era con la moglie e il bambino, nato da poco, dai genitori di lei per una breve vacanza – nel quale gli diceva che sarebbe stato bene, ma che per lui quella vita non era adatta, che voleva altro dalla sua vita, e che augurava tanta felicità a lui, a Jessica e al piccolo Jack, nato da appena due mesi, e soprattutto di non cercarlo per nessun motivo. Non aveva specificato dove sarebbe andato né con chi sarebbe partito, ma era certo che dopo la loro improvvisa scomparsa, tutti avrebbero capito, ma non importava perché loro due sarebbero stati già abbastanza lontani da non essere trovati, magari sulla nave che li avrebbe condotti verso il loro futuro felice. Dean non stava nella pelle, mentre riempiva una sacca con il minimo necessario, mentre trafugava dalle cucine qualche provvista per il viaggio, mentre riempiva delle borracce con dell’acqua e indossava con orgoglio il ciondolo che aveva sempre dovuto nascondere, quello che gli aveva regalato Castiel. Sentiva le mani tremare d’emozione, perché finalmente i suoi desideri più reconditi stavano per avverarsi, finalmente stava per dire addio ad un mondo in cui non era felice, e stava per iniziare una nuova vita al fianco di Castiel. Quella notte, quando si recò alle stalle per prendere il suo cavallo, fu accorto a non farsi notare da nessuno, caricò le provviste, le borracce e la sua sacca, e, con un movimento fluido, fu in groppa al cavallo, lo spronò a partire, nel più completo silenzio. Quando finalmente si lasciò alle spalle la tenuta in cui aveva vissuto tutta la vita, dove era stato costretto a vivere una vita che non voleva, si lasciò andare in una leggera risata liberatoria; era libero, finalmente. Libero di correre verso la persona che amava, di amarla per tutta la vita come meritava, senza doversi preoccupare dei loro genitori, delle loro famiglie e del resto. Presto sarebbero stati liberi, e soprattutto sarebbero stati insieme, e felici. Quasi non credeva fosse vero, aveva paura di svegliarsi da un momento all’altro e rendersi conto che tutto era stato solo un sogno, solo un meraviglioso, travagliato e fin troppo reale sogno.
Raggiunse in poco meno di un’ora di cavalcata la radura in cui lui e Castiel, nell’ultimo periodo, erano soliti incontrarsi, scese da cavallo e lo portò al piccolo laghetto per abbeverarlo, mentre si guardava intorno, scrutando le fronde. Castiel sarebbe arrivato da lì a pochi istanti, e Dean era impaziente di rivederlo; si erano visti l’ultima volta due giorni prima, quando avevano concordato la loro fuga, quando entrambi erano fin troppo stanchi di quelle vite, in cui non erano felici. Si erano salutati con un lungo bacio, che aveva fatto tremare i loro cuori per tutto il tempo, e si erano dati appuntamento lì, nel loro posto, dove avevano potuto vivere indisturbati la loro clandestina storia d’amore. E in un certo senso, mentre organizzavano la fuga e si apprestavano a sparire, un po’ fuorilegge si erano sentiti e, in fondo, lo erano davvero, per questo motivo avevano deciso di approfittare del buio totale per partire; tuttavia entrambi sapevano di meritare quell’occasione, quella fuga, quella nuova vita.
Nessuno dei due si era mai sentito realmente felice all’interno delle loro tenute troppo lussuose, bloccati in una vita fatta di apparenze e priva d’amore che li faceva sentire in gabbia, come bestie selvatiche intrappolate. E da quando si erano incontrati, innamorati e amati si erano sentiti ancora più stretti, ancora più in gabbia; un po’ perché dovevano nascondersi perché la loro relazione era considerata un crimine, un po’ perché il matrimonio si avvicinava e nessuno dei due voleva quell’epilogo.
Quando lo vide arrivare, un sorriso increspò le sue labbra, finalmente era lì, finalmente potevano partire insieme alla volta di una nuova vita insieme, una vita, erano certi entrambi, che li avrebbe resi felici fino alla fine delle loro esistenze. Il moro fu da lui in un istante, il suo viso luminoso come sempre, quegli occhi blu incantevoli che si specchiavano nei suoi verdi, quel sorriso a contornare quelle labbra morbide, che avrebbe voluto baciare fino a perdere fiato; e lo fece, perché in quel momento, era l’unica cosa che desiderava, gli prese il volto tra le mani e lo baciò, sorridendo contro la sua bocca, perché sapeva, che stavano per abbandonare tutto e ricominciare.
«Sono nervoso» disse Castiel, quando si separarono per necessità d’ossigeno, giocando con il ciondolo che anche lui aveva indossato, quello che gli aveva regalato Dean «Sta accadendo davvero?»
«Sì, amore mio, sta accadendo davvero» rispose guardandolo negli occhi «Lasciamo che i cavalli bevano, e poi partiamo. Dovremmo arrivare all’alba al porto più vicino. Le navi salpano sempre all’alba» disse, accarezzandogli le guance «Andrà tutto bene».
Castiel annuì a sua volta, felice anche lui: «Lo so. Siamo insieme, è questo che conta» disse lentamente, avvolgendo le sue braccia attorno alle spalle di Dean, che lo strinse contro di sé a sua volta, in un abbraccio che entrambi desideravano; essere l’uno tra le braccia dell’altro, sentire il battito del cuore dell’altro contro il proprio petto, erano tutte le sensazioni di cui avevano bisogno per rendersi conto che quello non fosse uno sbaglio. Loro meritavano di essere felici, lontano dalle vite che non li rendevano tali. Dean avrebbe voluto solamente perdersi nel profumo di Castiel, e nel suo abbraccio forte, perché quelle braccia, per lui, significavano casa.
«Esattamente» sussurrò con il naso tra i suoi capelli, sorridendo anche lui. Niente poteva andare storto, non quella notte, non quando loro due erano soli, immersi nella natura, circondati solo dal fischio dei grilli e delle cicale che vivevano nella radura. Si sedettero sull’erba fresca, aspettando che i cavalli riposassero un po’, prima che potessero mettersi davvero in viaggio verso la loro felicità; Dean voleva vivere di quegli istanti, degli occhi di Castiel nei suoi, delle loro labbra a contatto, e del suo cuore che batteva impazzito nel suo petto; e presto, quando sarebbero stati abbastanza lontani da tutto quello, abbastanza lontani dalle loro famiglie dalla mentalità chiusa, avrebbero potuto farlo. Sarebbero stati felici, in una vita che avrebbe riservato loro solo tanta felicità.
Ma purtroppo, quel sogno era destinato a restare, per sempre, una meravigliosa utopia.
 
**
 
Castiel aveva preparato tutto, le sue sacche con gli indumenti e i viveri che aveva preso dalle cucine, quando nessuno lo guardava, giacevano sul pavimento della sua camera, in attesa che la notte calasse e lui potesse abbandonare quella casa, in cui non era mai stato felice; prima di andare via, aveva indossato con molto orgoglio quel ciondolo che Dean gli aveva donato, quello che aveva sempre tenuto nascosto sotto al cuscino, non aveva mai potuto indossarlo nemmeno quando lui e Dean si incontravano clandestinamente, come avrebbe spiegato il dono del biondo? Come avrebbe spiegato che era un dono che gli era stato fatto da Dean? Sicuramente avrebbero fatto domande, alle quali lui non avrebbe saputo come rispondere, e questo avrebbe suscitato sospetti, per questo l’aveva sempre tenuto nascosto, almeno fino a quel momento, adesso che stava per lasciarsi tutto alle spalle, che stava abbandonando quella vita, poteva indossarlo con orgoglio.
Fin da quando lui e Dean, con l’avvicinarsi del matrimonio, avevano deciso di scappare insieme, dentro di lui era nata una fiammella di speranza vera, grazie alla quale era riuscito ad organizzare, insieme al suo amante, la perfetta fuga d’amore. Sarebbero partiti con il buio dalla loro parte, celati dall’oscurità e dall’assenza della luna, sarebbero partiti verso una nuova vita, che li avrebbe resi felici più di quanto immaginassero. Castiel aveva sempre sognato di salpare verso terre sconosciute e sperava che con Dean potesse raggiungere una di queste, per poter vivere con lui una vita serena e piena di gioia. Entrò in punta di piedi nella stanza della sorella, era l’unica persona di quella famiglia che gli sarebbe mancata, era l’unica a cui volesse bene e l’unica che avrebbe voluto portare con sé, se solo non fosse stato troppo rischioso. Sospirò, ma poi si riscosse, e le accarezzò dolcemente i capelli, lasciandole un bacio delicato sulla fronte e un bigliettino d’addio sul cuscino; poi si allontanò da lei, lasciandosi, con lei, alle spalle tutta la famiglia e una vita che mai lo avrebbe reso felice. Quando raggiunse le stalle, sentì un fruscio alle sue spalle, si voltò immediatamente pronto a mentire spudoratamente sul motivo per cui si trovasse lì; ma non trovò nessuno e tirò un sospiro di sollievo, era solo paranoia, la sua. Sellò il cavallo, e caricò sul suo dorso le sacche che aveva preparato, infine vi salì lui e accarezzò la sua criniera, sorridendo. Sì, stava davvero per lasciarsi quella vita infelice alle spalle, per correre verso una nuova insieme a Dean. Spronò il cavallo a partire, e galoppò velocemente verso l’uscita della tenuta, e quando finalmente si rese conto di essersi allontanato abbastanza, si liberò in un urlo vittorioso; non si sarebbe mai aspettato che proprio lui potesse farlo, ribellarsi in quel modo, scappare di casa, come prima di lui aveva tentato di fare Lucifer, forse suo fratello, dovunque si trovasse la sua anima, sarebbe stato fiero di lui in quel momento, perché era riuscito dove lui aveva fallito, era riuscito a rinunciare a tutto per amore, lasciandosi andare ad una relazione ritenuta da tutti sbagliata e proibita e permettendo al suo amante di abbattere tutte le sbagliate convinzioni di cui era stata costellata tutta la sua vita, fino a decidere, con disperazione, di abbandonare tutto, altrimenti sarebbero stati condannati all’infelicità; un’infelicità in cui lui e Dean non avrebbero potuto avere alcun futuro insieme. La prospettiva che gli si stava aprendo davanti era esattamente l’opposto, davanti a lui c’era un futuro radioso, che sarebbe stato pieno di felicità e amore, dovevano solo salpare all’alba verso una terra nuova, e quando l’avrebbero fatto, e sarebbero giunti in un nuovo porto, avrebbero potuto cercare il terreno giusto, abbastanza isolato, dove poter costruire la loro nuova casa e ricominciare tutto da capo. Forse avrebbero potuto coltivare la terra, acquistare qualche animale da pascolo e fare la vita semplice dei contadini, avrebbero potuto passare le nottate a scrivere poesie, a leggersele a vicenda; avrebbero passato le notti a fare l’amore, stretti l’uno al corpo dell’altro, vivendo di nuove emozioni, dei loro respiri. Sarebbero stati felici e liberi da un mondo che non li accettava per ciò che erano. La tenuta, la ricchezza, i titoli rappresentavano il suo passato infelice; una vita con Dean, anche se non sfarzosa, rappresentava il suo futuro felice. Non riusciva a smettere di sorridere mentre cavalcava verso la radura che fino a poco tempo prima era stata il ritrovo di due amanti, e che adesso rappresentava il punto di partenza per un nuovo inizio. Non riusciva ad essere preoccupato, mentre cavalcava verso la sua felicità, perché ora che era lontano dalla sua tenuta, ora che si stava avvicinando a Dean, sapeva che niente poteva andare male quella notte, perché avevano architettato tutto fino al minimo dettaglio, quando qualcuno avrebbe capito che erano scappati; loro sarebbero già stati lontani da lì, sarebbero già stati imbarcati e nessuno avrebbe potuto più ritrovarli; probabilmente i loro genitori li avrebbero dati per morti o disconosciuti in qualche modo, ma a loro non importava affatto, perché sarebbero stati liberi e felici. A volte gli sembrava di vivere in un sogno, dal quale non avrebbe mai più voluto svegliarsi – temeva che prima o poi la realtà andasse a bussare alla porta della sua mente, e gli portasse via tutto, gli portasse via Dean e la loro bolla di felicità; ma non era accaduto ancora, fino a quel momento.
In poco tempo raggiunse la radura e quando vide Dean, lì davanti a lui in tutto il suo splendore, allora si rese conto che non volesse trovarsi in nessun altro luogo che non fosse quello. Dopo un bacio mozzafiato, si sedettero sull’erba fresca, vicini l’uno all’altro; Castiel non poteva credere che lui e Dean stessero scappando davvero, che stessero per andare incontro ad una vita felice e piena di gioie, abbandonando quella di infelicità che erano soliti vivere.
«Stento quasi a crederlo, sai?» mormorò, la guancia appoggiata sulla sua spalla, lo sguardo rivolto al cielo, dove poche stelle facevano timidamente la loro comparsa, forse per non far scendere del tutto l’oscurità che avrebbe dovuto accompagnarli per il loro viaggio, per illuminare appena il loro cammino verso il porto da dove sarebbero partiti per cominciare una nuova e felice vita.
«Credici, tra poco cavalcheremo verso luoghi nuovi, troveremo un terreno e costruiremo la nostra casa» gli rispose il biondo, accarezzandogli un ginocchio «Ti renderò felice, Cas, te lo prometto».
«Ma tu mi rendi già felice, Dean» sussurrò, dandogli un bacio sulla guancia. La tenerezza di quei momenti, di quegli attimi era ciò che più scaldava il cuore di Castiel, oltre all’amore bruciante che provava per Dean. L’altro giovane scostò leggermente il viso, facendo scontrare le sue labbra con quelle dell’amante, catturandole in un nuovo bacio, carico di amore, passione e un pizzico di incertezza. Il moro appoggiò una mano con gentilezza sulla sua guancia e ricambiò il bacio, lasciandosi travolgere anche lui dall’emozione del momento, forse c’era anche in lui una punta d’incertezza, ma svanì da parte di entrambi, quando chiusero gli occhi e lasciarono che le emozioni, che i loro sentimenti parlassero al loro posto. La paura era normale, in quelle circostanze, ma non c’era niente che insieme non potessero superare, che non potessero affrontare; presto, non ci sarebbero stati più ostacoli al loro amore.
«Sei pronto a partire?» domandò Dean, staccandosi da lui.
Castiel annuì, la mente altrove, persa in una bolla in cui esistevano solo lui, Dean e la loro futura vita insieme, una bolla in cui nessun altro era ammesso, una bolla, che purtroppo, sarebbe scoppiata presto.
 
**
 
Dean si rese conto che qualcosa non andava, appena si alzarono dal terreno per prendere i cavalli. Aveva una strana sensazione, ed era come se qualcuno li stesse osservando, non sapeva come spiegare ciò che sentiva in quel momento, ma non era qualcosa di buono. Non era paranoico, no, era solo una sensazione strana che stava vivendo in quel momento, forse era solo preoccupazione, e non voleva allarmare Cas che finalmente era sereno e felice come mai lo aveva visto. Dovevano solo raggiungere il porto e poi tutto sarebbe andato bene, tutto sarebbe filato liscio e loro due sarebbero stati liberi da tutto il resto del mondo. Quando sarebbero stati lontani da quelle terre, su una nave pronta a partire, il suo animo tormentato si sarebbe dato pace, lo sapeva.
«Forza, mettiamoci in viaggio finché la notte è ancora a nostro favore» suggerì Dean, l’altro annuì senza dire nulla, e salirono sui rispettivi cavalli, ma appena prima che potessero spronarli a partire, un “ALT” risuonò nell’aria, raggelando i cuori dei due amanti in fuga. Dean sobbalzò, e lo stesso fece Castiel, dannazione, che diavolo succedeva ora?
Illuminati da alcune torce infuocate, a sbarrare loro la strada c’erano almeno una decina di soldati a cavallo, a guidarli, due figure incappucciate, che non riconobbero subito. Quando erano arrivati? Come avevano fatto a non accorgersi di essere seguiti? – si domandò immediatamente il giovane, guardando davanti a sé tutte le loro speranze sgretolarsi come creta fragile. I due cavalieri scesero dai rispettivi cavalli posizionandosi davanti a loro e quando tirarono giù i mantelli dai volti, i due giovani sbiancarono: davanti a loro c’erano Sam Winchester e Raphael Novak.
«R-Raphael» balbettò, infatti, il moro deglutendo. Dean non si aspettava un risvolto così, cosa era successo? Li avevano seguiti? Come avevano fatto a non accorgersi di essere seguiti? Immediatamente entrambi scesero da cavallo per fronteggiare i rispettivi fratelli e cercare una via di fuga, dovevano riuscire ad andare via, dovevano farlo, ma, indipendentemente da tutto, era più importante proteggere Cas. Come diavolo avevano fatto Sam e Raphael a scoprirli?
«Sam…» riuscì a dire Dean, sconvolto. Non era stato seguito, Sam non era nemmeno alla tenuta quella notte, doveva essere alla tenuta dei Moore con la moglie e il bambino, cosa stava succedendo? Perché adesso stava succedendo quello?
«Castiel, nostro padre sarà molto deluso da te quando scoprirà della tua tresca con il suo futuro genero» disse Raphael scuotendo la testa «Lo sai che per la nostra famiglia il nome è tutto. Adesso dovremmo riparare ad un altro errore, come già abbiamo dovuto fare con tuo fratello» sputò acidamente «E tu, Winchester» disse sprezzante e disgustato scuotendo la testa «Quando John lo saprà, avrà un infarto, non ti vergogni per aver gettato quest’onta sulla tua famiglia?» domandò «Mi dispiace per tuo fratello, aver scoperto in questo modo che suo fratello è uno schifoso abominio…» si voltò verso Sam «Ora sapete che non vi mentivo, Sam». L’altro Winchester restò in silenzio, facendo solo un rapido segno di assenso con la testa, poi si voltò a guardare con disgusto il fratello maggiore.
«Sam, ascolta, posso spiegare» disse Dean, rivolto al fratello, disperato, suo fratello non aveva detto nulla, neppure una parola da quando lo aveva visto, ma il suo sguardo aveva parlato più di mille parole: disgusto, delusione, orrore.
«Mi hai mentito» disse Sam, il tono duro, senza degnare di uno sguardo il maggiore.
«Ah, le delusioni familiari…» commentò sarcasticamente Raphael, provocando la rabbia di Dean.  
«Sta’ zitto, figlio di…» poi si voltò verso Sam, ignorandolo «Davvero io… lasciami spiegare».
«Che cosa? Che sei un abominio schifoso? Un sodomita?» domandò disgustato il minore dei Winchester «Mi sarei preso un fendete per te, e tu mi ripaghi così?» domandò «E tutta la fedeltà che ci eravamo ripromessi?» chiese «Tutte le volte che hai detto che non mi avresti abbandonato? Erano solo bugie!»
«Sam, sono sempre io! Sono sempre tuo fratello!» esclamò «Ti prego! Sono solo innamorato di Castiel!» disse a voce alta, cercando lo sguardo del fratello «Non è colpa mia… è successo, e basta, ti prego… sono sempre tuo fratello» ripeté con disperazione. Non avrebbe mai immaginato una cosa del genere, non avrebbe mai immaginato di poter essere odiato da suo fratello, era l’unica persona della famiglia alla quale teneva e non voleva che lo odiasse, anche se era troppo tardi.
L’espressione di Sam divenne ancor di più disgustata e inorridita, il ragazzo distolse lo sguardo dal maggiore e: «Io non ho un fratello» disse amareggiato «Arrestateli» disse solamente, indietreggiando. I soldati li accerchiarono subito e Dean cercò comunque di raggiungere il fratello, che non lo degnava più di uno sguardo, deluso, ferito, disgustato da lui.
«No, Sam! Aspetta, Sam!» esclamò, ma Castiel lo fermò appoggiandogli una mano sulla spalla, comprendendo il suo dolore, non c’era più speranza per loro, sembrava dirgli con lo sguardo. I soldati erano sul punto di prenderli, quando Raphael si fece avanti, facendoli indietreggiare, Castiel colse la palla al balzo e si rivolse al fratello con sguardo carico di suppliche. Voleva tentare la tattica della pietà? Su quei tizi senza cuore? Oh, il suo piccolo e ingenuo Cas…
«Come ci hai scoperto?» domandò il moro, cercando di mostrare sicurezza, quando tutte le loro certezze di sgretolavano davanti a loro, e loro non potevano far nulla per fermare quel doloroso momento. Dean si guardò intorno alla ricerca di una via di fuga, ma non la trovò.
«Semplice. Il tuo atteggiamento strano degli ultimi tempi» disse il Novak più grande «Tu non esci mai, te ne stai sempre chiuso nelle tue stanze ed eviti contatti con chiunque. Poi improvvisamente inizi ad intrattenere scambi di lettere e a sparire di tanto in tanto, mi ero già insospettito, ma non ci avevo fatto caso, secondo nostro padre era positivo che tu intrattenessi un’amicizia con il nostro nuovo alleato, secondo lui avresti aiutato la casata in un modo grandioso, mi rassegnai e lo ascoltai» spiegò disgustato, ricordando le parole del padre, Dean vide Castiel impallidire «Ma nell’ultimo periodo, che dio mi perdoni, eri così diverso da sempre, sorridevi in modo fastidioso, corteggiavi le nobildonne, ed eri il cagnolino di Michael, e così ho deciso di indagare, non era da te, Castiel, e poi durante le feste, fattelo dire, sparivi davvero troppo spesso» disse sprezzante, Dean desiderava solo tirargli un pugno in piena faccia e farlo tacere «Ne ho parlato spesso con Michael, ma lui non era d’accordo con me, sosteneva che era ora che ti decidessi a fare qualcosa per passare le tue giornate, che se ti appartavi con qualche fanciulla non era un affare nostro» sputò acidamente «Quando non ti presentavi alle riunioni ti ha sempre coperto con nostro padre, dio, quanto ho odiato questo suo atteggiamento nei tuoi confronti» disse disgustato, poi ghignò crudelmente «Sarà felice di sapere che il suo adorato fratellino è una feccia dell’umanità, un abominio che non dovrebbe camminare sulla terra» disse con freddezza «Dato che ero sicuro della vostra tresca, davvero due nobili non sono così a loro agio tra di loro come voi due, ho tentato di coinvolgere Sam, perché dovevate essere colti sul fatto, ma nemmeno lui mi credeva, maledizione, perché stravedeva per suo fratello maggiore» disse con disprezzo e a Dean fece male il cuore, perché sapeva di aver deluso Sam, e ancora non si spiegava come avesse fatto Raphael a scoprirli, se gli altri non avevano creduto alle sue parole; Castiel stentava a credere a ciò che sentiva, Dean fece per rispondere, ma fu bloccato di nuovo dal braccio dal braccio dell’amante, voleva sapere il resto della storia, evidentemente.
«Quando lo hai scoperto?» domandò ancora «Se nessuno ti ha ascoltato… come hai fatto a scoprire tutto?» chiese.
«Ammetto che non è stato facile scoprire la tua tresca, ma una delle ultime volte hai abbassato la guardia» disse continuando il suo racconto ignorando la domanda del fratello, Dean sgranò gli occhi, ascoltando quella spiegazione, com’era possibile che non se ne fosse accorto? E nemmeno lui si era accorto che qualcuno li osservasse? Come avevano fatto ad essere tanto disattenti? «Ho cercato nelle tue stanze, ho trovato quelle disgustose poesie e tutte quelle lettere, e avrei solo voluto bruciarle nel camino, ma erano la prova schiacciante contro di te. Quella sera eri uscito e ti ho seguito fin qui, e vi ho visti. Non avrei mai voluto vedere un tale scempio, e vi ho anche sentiti, avevate intenzione di sparire insieme» disse disgustato, scuotendo la testa «Così ho iniziato a seguirvi e quando sono stato sicuro, ho allertato nostro padre, gli ho mostrato le lettere e le poesie, e mi ha ordinato di venirvi a prelevare per spiegazioni, ma dopo quello che abbiamo visto tutti, non ce ne sarà bisogno» disse «Poi è stato facile convincere Sam, con le poesie alla mano, sai, Dean, quasi ha vomitato quando gliele ho mostrate». Dean si trattenne, di nuovo, dal colpirlo, ma un moto d’ira si diffuse dentro di lui. Avrebbe lottato con i denti per se stesso e per Castiel, per non permettere a quell’infame di vincere. Sam continuava a tacere, senza smentire o confermare le parole di Raphael ed era devastante.
«Lasciaci andare» disse Castiel, una supplica nella voce «Per favore, non abbiamo fatto del male a nessuno» continuò, il fratello lo guardò con il puro disgusto negli occhi «Spariremo dalla circolazione, andremo lontano, per favore, lasciaci andare» supplicò.
«Lasciarvi andare? Mai. Siete feccia, siete due abomini, voi non dovreste nemmeno esistere».
«Per favore, Raphael, sei mio fratello» disse con tono supplichevole. Dean voleva dire qualcosa, difenderlo in qualche modo, ma non sapeva neanche lui cosa dire, sentiva ancora le parole del fratello nelle orecchie, che se ne stava in disparte mentre Raphael li umiliava in quel modo. Aveva milioni di domande, a cui non riusciva a trovare una risposta. Voleva solo proteggere Castiel da tutto quello, voleva scappare via con lui ed evitargli una cosa del genere, non avrebbero dovuto fermarsi, sarebbero dovuti scappare appena si erano visti, e invece avevano indugiato lì, certi che nessuno li stesse seguendo, maledizione, quanto si erano sbagliati, quanto erano stati ingenui e stupidi. E adesso si pentiva anche di non aver portato con sé alcuna arma. Non aveva davvero calcolato che qualcuno potesse aggredirli.
«Io non ho più un fratello» disse lui acidamente «Arrendetevi subito, e saremo clementi con voi» disse, poi sguainò la sua spada e la puntò proprio verso Castiel. Dean sbiancò, no, non avrebbe permesso che qualcuno facesse del male al suo Cas. Immediatamente si mise davanti a Castiel, sarebbero dovuti passare sul suo cadavere prima di fargli del male.
«Dean, no» disse Castiel, appoggiandogli una mano sulla spalla, cercando di farlo ragionare «Non affrontarli, loro sono armati e noi…»
«Cas, non posso permettere che ti facciano del male. Tu scappa, li trattengo io» disse con serietà Dean, guardando l’amante negli occhi «Vai via da qua, salvati almeno tu».
Il ragazzo deglutì voltandosi verso Raphael e i soldati, sarebbe stato difficile, ma avrebbe dato a Castiel il tempo di scappare via, non era armato era vero, ma sapeva lottare bene, e non avrebbe permesso a nessuno di toccare il moro; ma il moro non lo fece, non scappò, anzi lo affiancò e gli prese la mano con forza, scosse la testa con decisione.
«Non scappo senza di te» disse piano «Non mi salvo senza di te».
«Arrendetevi» ripeté Raphael, avvicinandosi a loro, la spada sguainata ancora puntata contro di loro «Altrimenti il primo che ucciderò sarà proprio il tuo prezioso Dean, Castiel» minacciò.
«Non mi fai paura» disse il biondo, parandosi nuovamente davanti al corpo di Castiel «Non ti permetterò di fargli del male».
Raphael alzò gli occhi al cielo «Vuoi fare l’eroe? Guarda che questo allungherà solo la tua agonia, feccia».
«Almeno avrò avuto la soddisfazione di aver dato un pugno a quella da figlio di buona donna che ti ritrovi» lo provocò, non avrebbe rinunciato al suo futuro senza lottare, non avrebbe permesso a quel damerino di risucchiare tutta la sua felicità in quel modo. Castiel dietro di lui tremava, aveva paura di come sarebbe evoluta la situazione e nemmeno lui sapeva esattamente cosa fare, era disarmato, e quelli che aveva contro erano soldati pronti a qualsiasi tipo di battaglia. Ma Raphael era vicino, poteva disarmarlo in qualche modo, prendere la sua spada e cercare di scappare via, almeno in parte illesi. Era un azzardo, ma poteva provarci. Non si sarebbe arreso senza lottare, non avrebbe rinunciato a tutto, e soprattutto non avrebbe permesso a nessuno di quei soldati, né a Raphael né a Sam di fare del male a Castiel. E il fratello di Cas sembrava avere tutte le intenzioni di farlo. Senza pensarci due volte si lanciò contro l’altro, e con un pizzico di fortuna e una mossa ben assestata lo disarmò, cogliendolo di sorpresa, e vittorioso prese tra le sue mani la spada e la puntò verso Raphael. Ma vide il fallimento della sua stupida mossa palesarsi davanti ai suoi occhi, quando vide che il fratello di Castiel avesse un pugnale nascosto nella manica e, in un momento, vide tutta la sua inutile vita passargli davanti agli occhi.
«Raphael, no!» urlò Castiel, ma fu troppo tardi. Dean sentì chiaramente la lama entrare nel suo petto e un urlo di dolore restò intrappolato nella sua gola, mentre Raphael Novak rideva con sprezzante cattiveria e lo faceva cadere per terra come un mero oggetto rotto. Dean era vicino all’oblio, lo sentiva. Non si pentiva di nulla della sua vita, l’unica cosa di cui si pentiva e questo pensiero l’avrebbe tormentato anche nell’aldilà, se mai fosse esistito, era il fatto di non aver saputo rendere felice Castiel come gli aveva promesso, condannandolo ad un’esistenza di sofferenza. Il suo unico rimorso era non essere riuscito a rendere felice l’amore della sua vita, ma non aveva alcun rimpianto, perché aveva amato, con tutto il suo cuore, l’unica persona che meritava questo privilegio. E non importava se suo fratello continuasse ad odiarlo, lui, anche se in punto di morte, l’avrebbe sempre perdonato.
 
**
 
Tutto accadde in pochissimi secondi. Castiel non riuscì a spiegarsi cosa fosse accaduto in quel momento, suo fratello li aveva scoperti, aveva raccontato loro come avesse scoperto tutto – e si riconobbe di essere stato davvero troppo imprudente – e poi aveva ignorato le sue suppliche di farli andare via, li aveva minacciati con la spada, e Dean si era messo davanti a lui per proteggerlo, stupidamente avrebbe detto, perché era ovvio che non avessero via di scampo. Come aveva potuto Raphael fargli una cosa del genere? Come aveva potuto tradirlo in quel modo? Non poteva lasciare le cose così come stavano, fingere di non aver notato nulla, e lasciarli scappare? E poi perché aveva aspettato che fossero insieme? Non poteva denunciare solo lui? Perché doveva andarci di mezzo Dean? E perché coinvolgere Sam Winchester? Dio, lo sguardo distrutto di Dean, quando si era accorto che il fratello fosse disgustato da lui, non l’avrebbe mai dimenticato.
E poi c’era stato un momento, Dean, dopo le provocazioni di Raphael era scattato verso di lui, ignorando le sue suppliche di lasciar perdere, che era inutile comportarsi così, avevano perso; ma poi Dean era riuscito a coglierlo di sorpresa e a disarmarlo, ma proprio nel momento in cui aveva impugnato l’arma, Raphael aveva estratto un pugnale e, ignorando le sue urla, aveva pugnalato Dean all'altezza del cuore, lo aveva gettato per terra come un oggetto e lo guardava trionfante. Castiel inorridì davanti a tanta cattiveria. Come poteva suo fratello essere così spietato? Loro non avevano fatto del male a nessuno, erano solo due uomini innamorati… come si poteva essere così crudeli davanti all’amore?
«Dean!» urlò, ignorando i soldati, suo fratello, Sam e tutto il resto, corse accanto al corpo del suo amante, spintonò via Raphael, fregandosene delle conseguenze e guardò la sua ferita, con orrore vide che il pugnale era stato conficcato proprio nel suo petto, vicinissimo al cuore, lo prese tra le sue braccia e lo guardò accarezzandogli il volto «Dean, Dean rispondimi!» lo chiamò a gran voce. Cercò di scacciare dalla mente il pensiero di ciò che era successo, il suo amante non era stato appena pugnalato, non era appena crollato su se stesso, tenendosi le mani al petto, non c’era sangue ovunque. Doveva essere un terribile incubo quello.
«Cas… Cas…» mormorò l’altro. Castiel sentiva già gli occhi pieni di lacrime, conscio che quelli fossero gli ultimi istanti con lui. Quella era la fine di tutto, di ogni piano o progetto, Castiel ne era consapevole, tutto era finito nel momento in cui i soldati capitanati da suo fratello e dal fratello di Dean avevano sbarrato loro la strada e avevano intimato loro di fermarsi; tuttavia Dean non si era arreso senza lottare, e adesso era tra le sue braccia in quello stato. Inerme, sanguinante, quasi senza più vita. I soldati si avvicinarono subito e fecero per prenderlo e portarlo via, ma Sam, che aveva assistito a tutta la scena senza battere ciglio (come fai a guardare qualcuno che uccide il tuo stesso fratello e a non fare nulla? – pensò con odio e rabbia il moro) forse rinsavito, forse trovando un briciolo di umanità nel suo cuore di pietra, li fermò, dandogli la possibilità di dire addio al suo amante. Non era molto, non era niente in confronto a tutto ciò che avrebbero potuto avere, ma era qualcosa. Tutto quello che avevano sperato di realizzare, che avevano progettato era appena svanito in un lampo, lì davanti ai suoi occhi, nel momento in cui Raphael lo aveva pugnalato e lui aveva capito che quelli fossero gli ultimi istanti che passavano insieme. Voleva solo che quello fosse solo un brutto incubo dal quale svegliarsi subito.
«Sono qui, Dean» disse, voleva disperatamente piangere «Sono qui».
«Mi dispiace» smozzicò l’altro, affaticato dal dolore che provava al petto «Avrei dovuto salvarti».
«Lo hai fatto» singhiozzò Castiel, senza riuscire a trattenere le lacrime «Lo hai fatto, capito? Mi hai salvato quando mi hai convinto che non dovevo avere paura di amarti, che non dovevo temere i miei sentimenti» si morse le labbra per evitare di farsi sentire singhiozzare dai presenti, ma era tardi, le lacrime scivolavano veloci sul suo volto, senza pietà. Così come suo fratello non aveva avuto pietà di due amanti in fuga. Avrebbe potuto farli scappare, avrebbe potuto evitare di seguirli, ma non lo aveva fatto.
«Amare te è stata la cosa più bella della mia vita» affannò Dean, tenendogli, con le poche forze che aveva, la mano sulla guancia. Castiel cercava di tenerlo a sé, di premere sulla ferita per evitare che il sangue fuoriuscisse dal suo corpo, ma più lo faceva più le sue mani e i suoi vestiti si impregnavano del sangue che usciva a fiotti dal corpo di Dean, spandendosi sul terreno tutt’intorno in una macchia cremisi, che macchiava qualsiasi cosa trovasse sul suo cammino. Più lo guardava più si sentiva in colpa, più il suo respiro diveniva pesante, e più il suo cuore sembrava fermarsi.
«Non mi lasciare, Dean» supplicò Castiel appoggiando la fronte contro quella dell’amante «Non lasciarmi solo».
«Non sarai mai solo, te lo prometto» sussurrò Dean, allo stremo delle forze «P-prendilo tu» mormorò riferendosi al ciondolo che aveva al collo «Prendilo» disse ancora. Castiel annuì, realizzando il desiderio dell’amante e prese lui il ciondolo che gli aveva regalato qualche tempo prima e lo mise in fretta nella tasca; Dean gli sorrise in risposta, ma Castiel continuò a piangere «S-Stringimi, ti prego» lo supplicò.
«Ti prego, amore mio…» sussurrò Castiel, stringendolo contro il suo corpo, comprendendo che fossero gli ultimi istanti, comprendendo che non c’era più nulla da fare, ma era una realtà che non voleva accettare «Ti amo, non mi lasciare» disse appoggiando di nuovo la mano sulla ferita di Dean, per fermare il sangue, la fronte appoggiata contro la sua e le lacrime che dai suoi occhi cadevano direttamente sul volto di Dean «Resta con me…» sussurrò disperato «Sempre e per sempre, lo avevi promesso…»
«Ti a-amo» gemette Dean con le sue ultime forze «B-Baciami, ti prego» lo supplicò il biondo; Castiel non poté far altro che accontentarlo e sfiorare piano le sue labbra con le proprie, in un leggero, ultimo bacio, un bacio d’addio. L’altro sorrise al contatto e lo ringraziò con uno sguardo eloquente, poi le cose precipitarono in pochi istanti; Castiel sgranò gli occhi quando sentì tutto il peso del corpo di Dean tra le sue braccia e lo sentì esalare l’ultimo respiro, con un ultimo sempre, sulle labbra. E in quel momento, niente fu più lo stesso, urlò il suo nome, straziato dal dolore, mentre con brutalità e forza i soldati, stanchi della scena che avevano davanti agli occhi, gli strappavano il corpo di Dean dalle braccia probabilmente per darlo in pasto ai cani o per gettarlo in una fossa comune, e trascinavano via lui, per portarlo in qualche cella, dove avrebbe scontato la pena per il solo crimine di aver amato tanto un altro uomo. Un uomo che era appena morto tra le sue braccia, il cui sangue era ancora sulle sue mani e sui suoi vestiti, a macchiarli e a ricordargli che era tutta colpa sua, perché lui non si era accorto di essere seguito, perché non si era accorto che suo fratello li avesse scoperti, troppo impegnato a non far insospettire Michael, per accorgersi che Raphael tramasse alle sue spalle. Il suo cuore era dilaniato dal dolore e dal senso di colpa, il solo pensiero di aver perso Dean, era doloroso e quella stessa notte, quando lo rinchiusero in una fredda e umida cella, si fissò le mani ancora sporche del sangue del suo amante, e pianse rannicchiato su se stesso, perché, perdendo Dean, aveva perso tutto, aveva perso se stesso.
Tutto ciò che avevano vissuto, tutto ciò che avevano provato, tutto ciò che avevano progettato per il loro futuro era destinato a restare un sogno, un bellissimo sogno in cui avrebbe potuto crogiolarsi durante il sonno; ma nella realtà, da sveglio, avrebbe sempre saputo di essere distrutto, dilaniato nell’anima da un dolore troppo grande da sopportare. Dean era morto tra le sue braccia durante la notte in cui sarebbero dovuti fuggire, e forse quella era una visione che non avrebbe mai superato, il suo cuore non avrebbe mai superato quel dolore. Ogni volta che avrebbe ripensato a quella notte, avrebbe sentito il fiato mancare nei suoi polmoni, era un dolore peggiore di quello di essere colpiti da un fendente o da un dardo, era un dolore asfissiante, straziante.
Niente fu più lo stesso dopo quella notte, lui non fu più lo stesso.
 
Lontano da quella prigione, in una radura a metà strada tra le terre dei Winchester e quelle dei Novak, Sam Winchester, chino sulle proprie ginocchia, piangeva in silenzio la morte di suo fratello, avrebbe portato la colpa di non aver mosso un dito per salvarlo, per tutta la vita; era certo che suo fratello quella pugnalata l’avrebbe presa volentieri al posto suo, se le parti fossero state invertite. Aveva chiuso gli occhi, non gli aveva permesso di parlargli, non gli aveva permesso di spiegarsi, accecato dalla delusione e dal disgusto, che non provava realmente, non avrebbe mai potuto dirgli che gli dispiaceva, che avesse parlato in quel modo solo perché deluso dal fatto che non avesse parlato con lui, perché non si era fidato abbastanza. Solo quando lo aveva visto cadere, in fin di vita, per terra, si era reso conto che quello era suo fratello, nonostante tutto, nonostante ogni incomprensione, quello restava suo fratello, il suo unico fratello. Quindi aveva fatto l’unica cosa giusta in quel momento. Aveva permesso a Castiel di dirgli addio, ma ciò non aveva espiato la sua colpa.
«Mi dispiace, Dean» sussurrò al vuoto, mentre si rendeva conto che suo fratello era morto, credendo che lui lo odiasse.
Non sapeva come avrebbe reagito, se Dean gli avesse detto prima della relazione con Castiel, col senno di poi, forse prima avrebbe reagito male, ma non lo avrebbe mai tradito, non come aveva fatto Raphael Novak. Forse, se suo fratello si fosse fidato di lui, l’avrebbe aiutato a scappare, a realizzare la sua vita con la persona che amava. Ma adesso non c’era più niente da fare, perché Dean era morto e di lui non era rimasto nulla, se non una macchia di sangue sul terreno.
 
**
 
“Mio amore,
Sono seduto sul freddo e umido pavimento della cella, mi hanno concesso una candela, della carta e un calamaio, tanto mi basta, poterti scrivere, anche se sono consapevole di non poter ricevere risposta, tuttavia, scrivere lettere rivolte a te, mi fa pensare che in qualche modo tu possa sentirmi, ed è l’unico modo che ho per poterti sentire un po’ più vicino a me. Scriverti mi fa sentire più vicino a te. Amore mio, non passa alcun giorno dal giorno in cui te ne sei andato – anche se non so quanto tempo sia passato, forse sono giorni o lune, non so – che io non ripensi a te, al nostro amore, e a ciò che avremmo potuto vivere insieme, se solo quella notte le cose non fossero andate in quel modo.
Non credo ti abbiano dato una degna sepoltura, perché secondo loro, noi non meritiamo nulla, siamo feccia. Allora sai che ho fatto? Ho fatto una piccola buca nella mia cella, sotto alla scarna branda e ho seppellito lì il mio e il tuo ciondolo, perché il mio cuore ha smesso di battere con te, nel momento in cui te ne sei andato tra le mie braccia. Mi illudo che in questo modo noi possiamo stare insieme…
Avevo così paura di fare la fine di Lucifer, che alla fine ne ho fatta una peggiore, sarebbe stato meglio morire come lui, piuttosto che vivere quest’agonia terrificante, un’agonia che mi ricorda ogni giorno che non sei più con me, che mi ricorda che non ti ho salvato, che mi ricorda che è tutta colpa mia, la situazione attuale.
Dean, mi manchi. Mi manca il tuo dolce viso, mi manca il tuo sorriso luminoso che illuminava le mie giornate, mi manca la tua risata che mi scaldava l’anima, mi mancano le tue poesie che mi facevano battere il cuore, mi manca il tuo profumo dolce che mi inebriava ogni volta, mi manca perdermi nel tuo sguardo verde prato, mi mancano i tuoi baci che mi scuotevano nel profondo, mi mancano le tue soffici labbra che mi facevano sentire vivo, mi mancano i nostri momenti insieme, i cui ricordi custodisco gelosamente nel mio cuore. Mi manchi tu, amore mio.
Abbiamo vissuto una delle storie d’amore più travolgenti, meravigliose e tristi che siano mai state narrate, ma dubito che la nostra verrà narrata. Il nostro è stato un amore tormentato, a tratti irreale, perché io sapevo di essere tuo e tu sapevi di essere mio, ma questo non era accettato da nessun altro, se non da noi stessi. Il fato non è stato gentile con noi, prima ci ha fatti incontrare, ci ha fatto desiderare l’un l’altro, ci ha illuso che potessimo superare tutto, se fossimo rimasti insieme, e poi ti ha strappato brutalmente via da me, te ne sei andato tra le mie braccia e non c’è giorno in cui non mi penta di quello che la mia stupidità ti ha fatto; se solo fossi stato più attento… so che è stata tutta colpa mia, perché avrei dovuto stare attento.
Il nostro era un amore impossibile, un amore proibito, ne eravamo consapevoli, ma siamo stati testardi, egoisti e abbiamo voluto tentare di viverlo, seppur tutto, intorno a noi, fosse contrario. Non mi pento di nulla, amarti è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata nella vita, amarti è stato scoprire tutta la verità su un mondo che mi era sconosciuto, l’amore, con te mi sentivo vivo, mi sentivo felice, e tu mi completavi veramente, eri la parte di me che mancava; ma ti hanno portato via da me troppo presto. Avrei voluto che fossimo stati più cauti, meno avventati; avrei voluto che mio fratello non ci avesse seguiti, avrei voluto essere più attento e accorgermene prima di raggiungerti, sarei voluto fuggire via con te, cercare un luogo in cui riuscire ad essere felici insieme, avrei voluto un singolo altro istante al tuo fianco, ma te ne sei andato, perché mio fratello ci ha visti e ci ha traditi, te ne sei andato senza portarmi con te, e lo hai fatto tra le mie braccia, niente è stato più lo stesso dopo.
Una parte di me è morta insieme a te, quando hai esalato l’ultimo respiro, un pezzo della mia anima è volata in paradiso insieme alla tua, perché lo sai, noi siamo legati da qualcosa di più profondo dell’amore fisico.
Vorrei essere morto quella notte con te, piuttosto che vivere quest’agonia di una vita senza di te. Sono un uomo spezzato a metà, ormai. Mi hanno preso, portato via con forza, e rinchiuso in una cella, senza concedermi un processo. Il mio crimine è stato l’aver amato un altro uomo. E lo rifarei altre mille volte, se solo tu fossi ancora al mio fianco, lo rifarei perché il nostro amore è stato così bello, così travolgente, che se solo ci ripenso riesco a trovare un barlume di luce, nell’oscurità in cui è precipitata la mia vita.
Perché non ti sei arreso? Perché hai tentato di lottare? Perché non hai lasciato che ci portassero via? Se lo avessi fatto, forse saremmo qui insieme… Lo so, se adesso tu fossi qui, mi diresti che valeva la pena di lottare per il nostro amore. E sì, lo so, ne valeva la pena, ma a quale costo? Niente valeva quanto la tua vita. Sarei voluto morire con te, quella notte, perché niente ha senso in questa triste vita senza di te. Se tu non fossi stato avventato, forse avremmo potuto essere vivi insieme, anche se in questa fredda e umida cella. Perché ti sei battuto e non ti sei arreso? Perché hai voluto lasciarmi da solo a soffrire qui? Perché mi hai lasciato questo vuoto enorme dentro che non se ne va più? Perché mi hai condannato a quest’esistenza fatta di dolore e sofferenza? Vorrei dirti che ti odio, ma mentirei a me stesso, perché nonostante tutto, io continuo ad amarti adesso come il primo giorno in cui ci incontrammo.
Ti ricordi?
Al matrimonio di tuo fratello, ti avvicinasti a me, e mi dicesti che avevo degli occhi meravigliosi… vorrei che tu fossi qui per dirmelo ancora, perché quello è stato il momento in cui ho iniziato ad amarti, anche se non volevo ammetterlo. E poi c’è stato il nostro primo ballo alla luce della luna, e ti respinsi, tu volevi baciarmi dopo così poco tempo... sei sempre stato intraprendente e sfacciatamente sconveniente. Se tu non ti fossi arreso, saresti ancora vivo, lo sai? Certo che lo sai, ma conoscendoti, so che diresti che rifaresti tutto da capo perché ne è valsa la pena. Ne è valsa la pena, vero? Perché anche io penso che farei di nuovo tutto da capo, ma se potessi rifare tutto da capo, stavolta impedirei a mio fratello di scoprirci, stavolta farei in modo che la nostra fuga abbia successo, eviterei la tua morte, farei in modo di essere felice insieme a te; ma non posso, vero? Vorrei tanto che tu fossi qui, amore mio…
Il nostro amore è iniziato con un incontro casuale, è continuato con delle lettere, e poi si è concretizzato in quello che ci ha legato per un anno; ma io credo, amore, che esso sia iniziato ancor prima, prima che nascessimo. Come hai sempre detto tu, fin dal nostro primo incontro, noi due eravamo destinati ad incontrarci, ad amarci così dolorosamente ed era scritto nelle stelle che saremmo finiti così, ma non è giusto, non è giusto che ci abbiano divisi in questo modo, non è giusto che abbiamo meritato questo finale, non è giusto che tu sia morto e io sia vivo, ma corroso dal desiderio di riaverti con me e riabbracciarti. Adesso più che mai sono certo che si ama una sola persona nella vita, quella che rappresenta la nostra metà speculare, la propria anima gemella e quella sei tu, sei sempre stato tu, mio amato, perché l’unica certezza che ho, in questo mare di incertezze ed ingiustizie di questa dolorosa vita, è che il mio amore per te non morirà mai. Se solo le stelle non fossero state tanto contrarie, avremmo potuto essere felici. Le nostre anime erano destinate ad incontrarsi ancor prima che venissimo al mondo, e per questo motivo, avrei voluto che il fato fosse stato più gentile con noi, perché se solo quella notte ci fossimo allontanati in tempo, allora ci saremmo imbarcati e saremmo partiti verso un mondo nuovo, una terra nuova, in cui ricominciare una nuova vita, ma questo è destinato a rimanere solo un sogno, un meraviglio sogno, che popola tutte le mie solitarie nottate in questa fredda e umida cella. Tuttavia sono stanco di soffrire, amore mio, sono stanco di tutto. Non riesco più a lottare, non riesco più a sopportare questo dolore, e l’odio che sento nei miei confronti da parte di carcerieri e altri prigionieri.
Per essere felice ho bisogno di te, amore mio, ma non posso averti, non più. Senza di te, la mia vita è buia come una notte senza stelle, perché tu riuscivi ad illuminare il mio cammino. Purtroppo non siamo riusciti a riscrivere il nostro destino, esso ci ha divisi nel momento in cui eravamo più felici e nulla potrà tornare com’era prima. Abbiamo sempre avuto le mani legate da questa società che non accetta l’amore, ma siamo stati troppo sciocchi, troppo stupidi, troppo innamorati per accorgercene, ma non mi pentirò mai di averti amato con ogni frammento della mia anima.
Ti prego, amore mio, perdona la mia debolezza, ma non posso continuare a vivere in questo modo, in un mondo dove tu non ci sei, e io sono solo. Spero di potermi ricongiungere a te, in qualche modo e magari riabbracciarti in un ipotetico paradiso. Solo tu sai, se esista davvero, e forse lo scoprirò anch’io. Sto per raggiungerti, Dean.
Forse così, potremmo stare insieme. Sempre e per sempre, come ci siamo promessi. In vita e in morte, amore mio.
Con tutto il mio immenso amore,
Addio.
Tuo Castiel”.
 
**
 
Si dice che non appena il cadavere dell’amante disperato e addolorato fu gettato in una fossa comune – per puro caso la stessa dell’amante defunto – non lontano da essa due tortore spiccarono il volo, segno che quell’amore non era destinato a finire in quel modo, non era destinato ad un tragico finale, forse i due amanti si incontrarono dopo la morte. O forse erano destinati ad incontrarsi in una vita futura, magari i loro spiriti, un giorno, in un futuro più prospero, sarebbero stati liberi di ritrovarsi e vivere la loro storia come avrebbero meritato a quel tempo.
Voci narrano che le due tortore volano sempre vicine, come se gli spiriti dei due amanti non si siano mai lasciati, come se l’amore di quei giovani non sia morto, ma viva in loro costante e forte, come è sempre stato; grazie a loro, quell’amore tanto tormentato, tanto sofferto e agognato, vivrà in eterno, mai nulla potrà spegnerlo, perché esse sono legate dall’indissolubile nodo dell’amore, che le rende forti; attraverso esse, il loro amore potrà sopravvivere al tempo, oltre la vita, oltre la morte: Sempre e per sempre.
 

___________


Hola people! 
E cos'è successo oggi? Un capitolo in pieno giorno e addirittura un giorno prima? I'm a good person. 
Certo, non lo crederete dopo questo capitolo, ma io ho iniziato a scrivere la storia con quest'ultima lettera di Castiel (nel corso delle riletture ha subito qualche modifica, ma era il punto di partenza). Eccoci giunti al tanto atteso ultimo capitolo. Che è lunghissimo, come mio solito. 
Non so da dove partire per salutarvi, people. Dopo mesi di stesura e di preparazione, 80.000 e più parole, quasi 90 pagine di word, non ho parole.
Ho iniziato a scrivere questa storia... diverso tempo fa, era ancora primavera se non sbaglio, btw, è stato difficile scriverla tutta, a volte ho avuto crisi mistiche su "no, fa troppo schifo" ma ci tenevo a portarla a termine e dopo aver corretto e ricorretto ogni singolo passaggio, mi decisi a finirla e poi a pubblicarla. Sono maledettamente soddisfatta di me stessa per come l'ho scritta, e per essere riuscita a scrivere tutto quello che mi ero prefissata di scrivere in questa storia. E sono dannatamente felice di vedere che ha avuto il suo piccolo seguito, perché io tengo a questa storia. Non solo perché la canzone che le dà il titolo e che l'ha ispirata è una delle mie preferite, ma perché qui dentro ci ho buttato un sacco di cose che amo (metafore, leggende, miti, poesie, lettere e quant'altro). Questi Dean e Castiel sono stati ostici da caratterizzare (sono così lontani da quelli televisivi che è stato come partorire dei nuovissimi personaggi, ma con gli stessi nomi dei personaggi della tv, paradossalmente è così) ma sono maledettamente soddisfatta di com'è venuta.
Se avete avuto la reazione di Sam, dovete ringraziare lilyy che mi ha spesso chiesto se mai l'avessimo vista, in origine non c'era. Ma così è ancora più bello, quindi grazie darling! Mi è dispiaciuto farlo essere così infame con Dean. E Raphael morirà e finirà all'inferno, brucerà e marcirà all'inferno, altroché, è il personaggio che io personalmente ho più odiato, ma era necessario, purtroppo çç
So che per la mitologia cristiana, i suicidi e i sodomiti (Dante addirittura li piazza proprio nelle bolge infernali più inferiori, proprio i peccati peggiori ew) vanno all'inferno, ma siccome per me non hanno fatto nessun peccato (non che io giustifichi il suicidio, ma con Castiel possiamo fare un'eccezione, no?) si sono ritrovati in paradiso e lì possono vivere felici il loro amore. O immaginate che si siano reincarnati nelle tortore e sono liberi di volare insieme e amarsi come vogliono.
Anyway, dopo questo papiro vi lascio. E' stato magnifico potervi donare questa storia, ed è stato bellissimo leggere i vostri commenti, il vostro entusiasmo capitolo per capitolo e tutto il resto. Grazie alle persone che l'hanno seguita fin da subito, grazie a tutte le meravigliose persone che l'hanno messa tra i preferiti, ricordate e seguite, un grazie speciale a chi ha recensito ogni capitolo e anche a chi a speso un click per leggerla. Come sempre, spero di avervi lasciato qualcosa come autrice e spero che questa storia vi abbia dato qualcosa, anche una sola piccola emozione per me vale tanto.
Io vi lascio, till the next time.
See you soon, people! 
La vostra autrice che vi vuole bene virtualmente, Chiara.

PS Vi do appuntamento - un doppio appuntamento - a venerdì 21 dicembre e domenica 23 dicembre, per la short-fic di 2 capitoli di Natale. Non ve la scansate, bellezze!
Bye!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3794950