The Viper and the Dragon

di Believer98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Il piano di Fuoco e Sangue ***
Capitolo 2: *** 2. Tentazioni ***
Capitolo 3: *** 3. Meereen finalmente ***
Capitolo 4: *** 4. Casa ***



Capitolo 1
*** 1. Il piano di Fuoco e Sangue ***


1. Il piano di Fuoco e Sangue


Il sole abbagliante di Dorne batteva sulle mura del castello a Lancia del Sole. Il pomeriggio aveva portato un vento afoso e il profumo di limoni inondava e inebriava i corridoi.
Intanto il principe Oberyn Martell vagava indisturbato senza alcuna meta, in compagnia di Areo Hotah il capitano delle guardie, e intanto semplicemente rimuginava.
Suo fratello Doran non gli aveva permesso di andare alla Fortezza Rossa, dove un rappresentate di Dorne si sarebbe dovuto recare in vista delle nozze di Joffrey Baratheon con Margaery Tyrell. Il rappresentante avrebbe avuto il piacere – a detta di Oberyn, il dispiacere - di unirsi al Concilio Ristretto.
Ovviamente Oberyn non era interessato a nessuna di quelle cose, né al Concilio né tanto meno a quello pseudo Re seduto su un trono che non gli spettava.
Tuttavia aveva un conto in sospeso con i Lannister: la morte di sua sorella Elia Martell e dei figli di lei. Sapeva che erano stati i leoni, in particolare Tywin Lannister, a organizzare quel massacro e avrebbe tanto voluto ottenere una confessione.
Il principe Doran, però, era saggio e conosceva benissimo il modo di pensare di suo fratello minore. Oberyn gli era molto fedele ma, allo stesso tempo, era dotato di un carattere spietato e determinato e aveva una grande abilità per mettersi nei guai. Questo fu il motivo per cui non venne mandato nelle Terre della Corona. Doran gli aveva preferito suo figlio Quentyn, di appena vent’anni, dicendo che il ragazzo avesse bisogno di fare esperienza. 

Areo sentì il principe sbuffare e si voltò verso di lui, costringendolo a fermarsi. « Siete ancora arrabbiato con vostro fratello? »

« Non sono arrabbiato » replicò Oberyn con tono saccente, « penso semplicemente che Doran abbia preferito un ragazzino a me, ovvero un uomo adulto e pieno di esperienza. »

Il comandante sorrise bonariamente: « Onestamente se ha mandato un ragazzino e non voi è perché fa più comodo un burattino che un ribelle. » Il principe ascoltò quelle parole in silenzio. « Il giovane Quentyn ci tiene parecchio a non deludere suo padre quindi non farà nulla, a parte tentare di renderlo orgoglioso. Inoltre gli servirà davvero come esperienza. Il principe Doran vuole farlo maturare in vista di un'importante unione matrimoniale. »

Oberyn ridacchiò al sol pensiero: Quentyn sposato, una visione da non perdere. O meglio, si trattava di una visione allucinogena e utopica che non avrebbe mai visto. Il secondogenito di Doran era ancora troppo immaturo per sposarsi e preferiva pensare alle fantasticherie piuttosto che alla conquista del cuore di una donna.
Quentyn Martell non si sarebbe mai sposato in effetti, ma per ben altri motivi. Ser Areo vide un alfiere dei Martell correre verso di loro.

Il soldato, madido di sudore, si inchinò a Oberyn e disse: « Mio principe il giovane Quentyn tuo nipote è morto, ucciso dalla Montagna alla Fortezza Rossa. »

 
 

Più tardi i membri della famiglia Martell si radunarono nella Sala Centrale insieme alle persone di Corte. Doran stava seduto sulla sua sedia a rotelle con grande dignità e decoro, i figli Arianne e Trystane accanto a lui e la piccola Myrcella Lannister, dietro di loro, fissava il pavimento con timore. Sapeva di non essere vista di buon occhio a causa della morte di Quentyn. Tutti sapevano che la Montagna obbediva alla sua famiglia.
Oberyn si appoggiava a una colonna dalla parte opposta della stanza a braccia incrociate e circondato dalle sue figlie Tyene, Elia, Obara e Nymeria. Tutte è quattro bastarde Sand, avute da tre donne diverse e chiamate ‘Serpi delle Sabbie’ avevano gli occhi del padre e vantavano differenti abilità. Come Arianne, loro cugina, pensavano malinconicamente a Quentyn.
Non ci volle molto prima che qualcuno rompesse il silenzio che si era creato e fu proprio Doran, rivolgendosi a suo fratello minore.

« Se hai intenzione di dirmi “te l’avevo detto” fallo ora e togliamoci il pensiero. »

Oberyn scosse il capo. « Non ne avevo alcuna intenzione fratello, non mentre piangi tuo figlio. »

« Cosa avresti fatto al posto di Quentyn? » domandò Doran con gli occhi lucidi, domandandosi se fosse stato tutto un suo errore di giudizio. « Saresti diventato il Campione di Tyrion Lannister per affrontare Gregor Clegane? Magari avresti persino vinto, Quentyn non è paragonabile a te con le armi. In effetti pochi sono paragonabili a te. »

Il più giovane sospirò e replicò: « Non so cosa avrei fatto onestamente. »

« Mio figlio è nato alla morte di Elia, non ha mai conosciuto nostra sorella. Ha scelto di combattere solo perché voleva rendermi orgoglioso, ha semplicemente colto un’occasione. »

« Dove vuoi arrivare? »

« Voglio che i Lannister capiscano che sono pacifico e cauto ma non stupido » mormorò il capo famiglia a denti stretti. I presenti trattennero il fiato, consapevoli della quantità di rabbia che potesse provare un padre che perde un figlio. « Neanche io dispongo di pazienza infinita. Sono stanco dei loro uomini, della Montagna, stanco delle lotte di potere, degli intrighi e degli interessi personali dei Lannister. Il popolo dei Sette Regni non può prosperare sotto questi despoti ricchi e immeritevoli. »

Tutti i presenti si scambiarono sguardi di stupore e di perplessità: nonostante condividessero i pensieri di Doran non avevano mai sentito il principe di Dorne parlare in quella maniera. Sembrava aver abbandonato i soliti modi garbati e pacati, non era arrabbiato ma risentito e addolorato.

« Trystane caro, accompagna Myrcella fuori a fare una passeggiata » disse. Il figlio più piccolo annuì e tese un braccio alla ragazza per uscire dalla stanza insieme a quest’ultima. « Chiunque non sia Ser Areo Hotah, mio fratello, mia figlia Arianne o le mie nipoti lasci anche esso questa stanza. »

Quando i membri della Corte furono usciti Oberyn sorrise. Suo fratello era un uomo astuto e riservato, se aveva cacciato quelle persone doveva avere in mente qualcosa. « So che hai un piano, di solito non minacci a vuoto. C’entra qualcosa il matrimonio segreto che progettavi per Quentyn? »

« Il matrimonio che avevo pianificato non è più possibile, come avrai notato. Adesso tocca a te. »

« Dovrei sposarmi? Io? » chiese Oberyn interdetto. Nymeria rise a quel pensiero e Obara le assestò una gomitata per farla tacere.

« Per adesso no » rassicurò Doran, « ma dovrai partire il prima possibile. Puoi portare Obara, Nymeria e Tyene con te oltre a Lord Archibald Yronwood, che ha già accettato, e un altro Lord di tua scelta. »

« Per andare dove? Non fare il misterioso. »

Doran intrecciò le mani sul grembo e guardò con garbo suo fratello: sapeva che Oberyn gli voleva bene, lo rispettava come nessun altro e, nonostante avesse un testa propria, avrebbe accettato qualasiasi sua decisione. « Uno dei Lord che hanno soggiornato alla Fortezza Rosa è riuscito a raccogliere delle informazioni. Daenerys Targaryen, dopo aver conquistato Yunkai e Astaport, si dirige verso Meereen. »

« Quella ragazzina si sta dimostrando più capace di suo fratello. »

« Quella ragazzina, come dici tu, è una ragazza ora, una giovane donna. Ha un esercito di Immacolati, oltre a due grandi combattenti come consiglieri, Ser Jorah Mormont e Ser Barristan Selmy » continuò. « Per non parlare dei suoi tre draghi, ma di quello ormai sanno anche i muri. »

« Gli Immacolati? Quelli sì che sanno combattere, li ho visti durante il mio viaggio a Essos. Ser Barristan Selmy è stato l’unico in grado di disarcionarmi durante un torneo. Oltre a Rhaegar Targaryen ovviamente » commentò Oberyn avvicinandosi a suo fratello. « Mi mandi da lei quindi? »

Doran annuì. « Con lei volevo maritare Quentyn perché credo sia ora che Martell e Targaryen tornino a collaborare. Vai a Meereen e proponi un’alleanza. »

« E poi? »

« Stalle vicino, sii una spalla su cui fare affidamento e aiutala a compiere i suoi piani. Quando sarà pronta tornerà e noi ci uniremo a lei per battere una volta per tutte i Lannister e i Baratheon. I bastardi di Cersei verranno spodestati e Daenerys siederà sul trono che è sempre appartenuto a suo fratello Rhaegar. »

Oberyn sogghignò e disse: « Eri diventato troppo silenzioso e inerte fratello. Sono felice che tu sia finalmente rinsavito. »

« Anche io fratello, anche io, e adesso sarà fuoco e sangue per i Lannister di Castel Granito. »

 
 

Il mattino seguente una nave venne attrezzata e fornita di scorte in vista della partenza. I Martell si erano radunati al porto e ora scambiavano gli ultimi saluti. La primogenita di Doran, Arianne, abbracciò suo zio e salutò le cugine con un augurio di buona fortuna. Myrcella Lannister, invece, era stata lasciata ai Giardini dell'Acqua con Septa Eglantine: i Martell non volevano scoprisse in alcun modo il loro piano o anche solo della partenza di Oberyn per via marina. La prudenza non era mia troppa.
Doran si preoccupò di lasciare a suo fratello degli ultimi avvertimenti nonostante Oberyn potesse già vantare una buona conoscenza di Essos.

« Non ti chiedo di diventare una candida septa, però per quanto riguarda i bordelli … da oggi in poi comincia un poco a limitarti » fu il suo ultimo suggerimento. « Fallo per lei, e per me. »

« Ci proverò. Per te soprattutto. »

« Noi ci vendicheremo Oberyn. »

« Con Fuoco e Sangue, proprio come hai detto. »

Finiti i saluti, parte della famiglia salì sulla nave insieme ai Lord Archibald Yronwood e a Ryon Allyrion, scelto personalmente dalla Vipera Rossa. Oberyn rimase fermo a poppa mentre il vascello si allontanava dalla riva e guardò suo fratello mentre quest’ultimo diventava sempre più piccolo e lontano, fino a quando non si dissolse insieme alla terra di Dorne e non rimase altro che una mera visione dell’orizzonte.
Oberyn conosceva bene Essos, vi era già stato e in particolare si era fermato Lys dove aveva imparato l’arte dei veleni e altri segreti occulti. Tuttavia Lys era molto vicina a Dorne, subito oltre il mare si trattava della prima città in cui si poteva fare tappa. Meereen invece …

« Padre » chiamò dolcemente Tyene. Ognuna delle Serpi aveva ereditato, oltre agli occhi neri, il carattere pungente e focoso del padre. Quando si rivolgevano a Oberyn però trasudavano grande affetto e rispetto, un lato della loro personalità concesso solo a lui. « Tutto bene? »

« Il fatto che a volte mi fermi a riflettere non implica che sia diventato improvvisamente depresso, sono in grado di pensare anche io ogni tanto sai » affermò lui con un sorrisino ironico. Tyene ricambiò il sorriso e si avvicinò appoggiando i gomiti sul capodibanda.

« Cosa pensi del viaggio? »

« Che sarà lungo e che faremo un bel numero di nuove esperienze. »

« No intendevo dire, ci sei mai stato in quei posti? Ci hai raccontato di aver esplorato in lungo e in largo Essos. »

Oberyn sospirò: « Ho viaggiato molto, è vero. Ho visto Astaport e gli Immacolati, ho visto anche Meereen ma sono passati tanti anni e qualcosa sarà cambiato. »

« Ho sentito dire che lei ha abolito ogni forma di schiavitù. Durerà questa pace? »

« Non credo che durerà, e tu sei molto sveglia per pormi questa domanda » osservò il principe. « Penso che faremo meglio a non fidarci di nessuno, a parlare il meno possibile. Se ci sarà da combattere siamo tutti bravi, combatteremo. »

« Io, Obara e Nymeria combatteremo per te. Sempre. »

« Certo, per questo siete con me » disse Oberyn accarezzando i capelli della sua terza figlia. In realtà ne aveva cinque di Sand ma Sarella era lontana da Dorne, nessuno sapeva bene dove, mentre Elia aveva solo quattordici anni e Doran non l'aveva ritenuta pronta per quel viaggio.
Quindi con Oberyn viaggiavano Obara, maschile nel fisico e negli atteggiamenti e abile con la lancia come suo padre; Nymeria bella, elegante e raffinata combatteva utilizzando una frusta e nascondeva nei propri vestiti delle daghe affilate; infine Tyene era abile con i veleni come il principe dorniano e combatteva utilizzando pugnali lunghi e seghettati. L’ultima delle tre sembrava tranquilla ma, in realtà, quella maschera nascondeva il suo carattere vivace e spietato. Delle tre era quella più legata a Oberyn.

« Caro Oberyn » disse Ryon Allyrion, spuntando alle sue spalle. « Io e Archibald ti aspettiamo nelle tue stanze per discutere del viaggio. »

« Certo caro il mio buon vecchio Ryon, è il motivo per cui ti ho scelto. Cosa avrei fatto in questo viaggio senza la tua mania per il controllo? »
I due compagni di viaggio si sorrisero furbamente e Lord Ryon scese sotto coperta.

« Tyene chiama subito Obara e Nymeria e poi raggiungeteci nelle mie stanze. Dobbiamo pianificare con largo anticipo, i giorni passeranno in fretta e una volta a terra ci sarà poco da parlare vedrai. »

 
 

« Prima di tutto, è di obbligo precisare che una volta attraccati indosseremo tutti dei cappucci. Non possiamo permettere che qualche spia dei Lannister ci riconosca, metterebbe in pericolo mio fratello. »
Oberyn aveva raggiunto i due Lord amici sotto coperta, precisamente nelle proprie stanze dove vi era un grande tavolo rotondo ricoperto da cartine, bussole e svariati oggetti. Subito dopo era stato seguito dalle tre Serpi e ora i sei viaggiatori studiavano la carta generale di Essos.
Ser Archibald Yronwood, di famiglia nobile e fedele ai Martell, era un omone grande e grosso dai modi rozzi che sedeva accanto a Oberyn ascoltandone attentamente ogni parola. Si fidava del suo principe.

« Il punto è questo Oberyn, dove attraccheremo? » chiese Lord Ryon. « Ci conviene navigare fino alla Baia degli Schiavisti o sarebbe meglio fare tappa a Volantis e poi procedere per via terrena? » e, mentre parlava, indicava i luoghi di interesse sulla mappa.

Oberyn osservò il disegno e ragionò. « Non è saggio fare tappa a Volantis. Per arrivare a Meereen via terra da lì ci occorrerebbe attraversare una delle Strade Valyriane, ovvero la Strada del Demone. Troppo pericolosa. Dunque meglio attraversare la Baia degli Schiavisti in nave e attraccare poco prima di Astapor, poiché non è astuto navigare troppo in profondità verso il cuore della Baia. »
Obara, Nymeria e Tyene ascoltarono attentamente il padre, ammirate dalla sua conoscenza del continente, e intanto annuivano per evidenziare il loro sostegno.

« Da Astapor in poi cosa faremo? »

« Compreremo dei cavalli e spereremo di non incappare in spiacevoli inconvenienti lungo il tragitto » asserì il principe. « Lord Archibald cosa dice il capitano della nave sui venti? »

« I venti sono a nostro favore » affermò il Lord della famiglia Yronwood, « quindi forse riusciremo ad arrivare prima di quanto abbiamo previsto. »

« Nessun forse, arriveremo di certo prima. Anche perché non intendo circumnavigare inutilmente Valyria, ci passeremo attraverso. »
I presenti si guardarono stupiti, Lord Ryon preoccupato. Nessuno di loro era mai stato a Essos, a parte il principe di Dorne, ma tutti conoscevano i racconti riguardanti le coste di Valyria. Molti navigatori che avevano attraversato quello stretto con le proprie imbarcazioni non avevano fatto una bella fine. Secondo queste storie i malati di Morbo Grigio vennero spediti in quel luogo ormai inospitale per evitare il contagio ma, soprattutto, poiché erano diventati uomini con dei comportamenti quasi animaleschi, quindi pericolosi.
Uomini di pietra, venivano definiti. Il Morbo Grigio era una delle peggiori sciagure che potessero cogliere una persona, per questo persino i più coraggiosi avrebbero preferito evitare quelle zone.

« Sono risaputi i racconti che parlano degli uomini di pietra fuori controllo a Valyria » osservò Lord Ryon, « non sarebbe meglio impiegare qualche giorno in più e fare il giro largo? »

Oberyn, però, fu irremovibile. « Siamo tutti bravi a combattere, amico mio. Se si avvicineranno li respingeremo. Il nostro obbiettivo è arrivare a Meereen il prima possibile ed è ciò che voglio fare. »
Tyene sorrise tristemente e abbassò il capo: Oberyn non aveva mai davvero superato ciò che era successo a Elia e ai suoi figli, nonostante fossero passati tanti anni il suo desiderio di vendetta non si era assopito e la sua fretta di arrivare a Meereen ne era la prova. Dentro di sé aveva bisogno di trovare un porto sicuro, un luogo in cui placare questa rabbia per fare della vendetta non un’esigenza impetuosa, ma un puro atto di giustizia.







 

Ciao, per quanto mi piacciano le coppie delle serie o dei libri, mi ritengo soddisfatta semplicemente da quello che vedo e leggo.
Preferisco scrivere di coppie non realizzate, o persino difficili da pensare e forse neanche collegabili per creare qualcosa di punto in bianco.
Detto questo, spero che la mia storia possa piacervi e in tal caso fatemelo sapere con un recensione, se vi interessa o vi incuriosisce, se avete intenzione di continuare a leggere.
Intanto vi dico "a presto"
Believer

 

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Capitolo 2
*** 2. Tentazioni ***


2. Tentazioni



Come preannunciato dal capitano della nave, i venti si dimostrarono a loro favore. L’imbarcazione a vele spiegate  scorse veloce e fluida sulle onde e i viaggiatori si godettero il tragitto, tutti eccetto Ser Archibald che, nonostante fosse un omone grande e grosso, soffriva sempre di più il mal di mare. Il clima sulle coste non era poi così diverso da Dorne, di certo si sentiva meno il caldo afoso ma non fu come viaggiare verso il gelido Nord. Oberyn sapeva che su quelle coste potevano scatenarsi delle tempeste improvvise e per questo i passeggeri della nave stavano molto attenti alle sorprese che celava il cielo di Essos.
Dopo svariati giorni attraccarono a Lys per fare rifornimenti e per concedersi qualche minuto di svago. Obara e Archibald visitarono varie armerie dove poter ammirare diverse fatture di spade, lance e di altre armi tipiche di Essos; Nymeria, in compagnia del capitano, esplorò i luoghi di cui aveva raccontato Oberyn e assaggiò i famosi vini di Lys; Tyene si chiuse in una bottega di veleni, curiosa di scoprire cosa avesse imparato suo padre in quella terra, e studiò il veleno più letale di tutti, le Lacrime di Lys.
Invece Oberyn e il suo amico Ryon, senza stupire nessuno, ne approfittarono per visitare un bordello.

« Una volta arrivati da lei non potremmo permetterci certe trasgressioni » ammise Oberyn con un sorriso malizioso,  « o almeno non così spesso. Doran pensa che potrebbe scandalizzarsi. »

Ryon rise di gusto e seguì il principe in uno degli edifici più vicini. Il proprietario del bordello si chiamava Thoros, li accolse con una grande riverenza e li indirizzò verso una grandissima stanza.
Le pareti della camera erano fatte di mattoni grigi, ricoperte da stoffe rosse e nere e ornate di fiori violacei che emanavano un profumo penetrante. Il pavimento era ricoperto da tappeti neri; sui mobili brillavano tante piccole candele da cui scaturiva un leggero fumo scuro che si diradava fino al soffitto; sul tavolo, al centro della stanza, apparivano appoggiati abbondanti vassoi pieni di dolci.
Oberyn non aveva mai visto o sentito parlare di un posto simile e, una volta che il proprietario ebbe chiuso il portone da cui erano entrati, lui e Ryon avvertirono una strana sensazione da capogiro. Davanti a loro si presentarono una quindicina di ragazze, alcune giovanissime, altre più mature.

Oberyn si passò una mano sulla faccia per riscuotersi da una prematura sensazione di ebbrezza e ordinò: « Comincia a scartare quelle ragazzine, sono praticamente delle bambine. »
La metà delle fanciulle venne scartata e qualcuna, impaurita e probabilmente ancora inesperta, guardò Oberyn con gratitudine. Alla fine erano rimaste solo ragazze dai venti anni in su.
Il principe di Dorne scosse ripetutamente il capo con vigore: per qualche motivo si sentiva già esaltato. In quella stanza c’era qualcosa di talmente potente da mandare in tilt persino lui, e non erano di certo quelle comunissime donne.

« Posso farvi uno sconto allettante » annunciò Thoros con un sorriso fuggevole. « Quattro ragazze a metà prezzo. »

« Direi che va benissimo » gridò Ryon, ridendo in maniera sempre più sguaiata e senza alcun motivo apparente. Entrambi i viaggiatori sembravano ormai euforici. Il proprietario prese due dolci e li offrì ai dorniani. Oberyn provò a rifiutare.

« Mio signore assaggiate queste prelibatezze, un omaggio per i miei nobili ospiti » insistette Thoros e riempì Oberyn e Ryon di lusinghe. Alla fine una forza misteriosa spinse i due a cedere. Gli venne offerto del vino e di nuovo cedettero a un assaggio. Intanto il clima di confusione aumentava, il principe perdeva ogni briciolo di lucidità mentre il suo corpo si accendeva.
Due ragazze si avvicinarono a Ryon, mentre altre due, una mora e una rossa, cominciarono a baciare lui. La donna rossa gli diede una spinta facendolo sedere su un divanetto e riprese a baciarlo. Il dorniano non riuscì a rilassarsi completamente, cosa strana per lui, ma allo stesso tempo percepì come una dipendenza irrefrenabile che gli impediva di fermarsi. Accarezzò il corpo di entrambe, baciò entrambe. La mora iniziò a spogliarlo e mise completamente in mostra il suo torso muscoloso e ancora tonico, nonostante avanzasse sempre di più con gli anni.
Oberyn sembrava ormai perso in mezzo ai fumi delle candele e dentro il profumo dei fiori che adornavano le pareti della stanza. Il fuoco nel camino scoppiettava, faceva sempre più caldo. Le mente del principe perse lucidità e, per qualche istante, dimenticò ogni cosa. Chi li attendeva alla nave, Doran, Westeros, il motivo del viaggio. Non esistevano più tempo o spazio, o semplicemente ne aveva perso ogni cognizione. Sarebbe potuto rimanere lì per giorni.
Thoros sorrise sornione e osservò come un serpente i suoi ospiti. Oberyn gli sembrò ancora un poco frenato quindi rincarò la dose.

« Mio signore non siete completamente rilassato » osservò il proprietario con aria ingannevole. « Lasciate che aggiunga una ciliegina sulla torta. »
Improvvisamente entrò un’altra ragazza e Oberyn allontanò le altre per osservare lei. Ciò che vide lo lasciò senza parole. Aveva meno di vent’anni, pelle bianca come il latte e occhi viola; i vestiti che indossava sembravano di buona fattura rispetto a quelli della altre e i suoi capelli,  di colore biondo platino, erano intrecciati in una complessa acconciatura. Daenerys Targaryen. O almeno, a lei cercava di assomigliare con quella parrucca.

« Questo cosa significa? »

« Una notte da sogno con la Madre dei Draghi, come piace immaginare ai miei clienti » ridacchiò Thoros in maniera così serpentina che irritò Oberyn.

L’imitazione di Daenerys si avvicinò a lui e gli sedette in grembo. Oberyn si sentì come pizzicare dentro. D’un tratto fu vigile, prese la fanciulla per i fianchi e l’allontanò. « No » disse a voce alta, così alta che pure Ryon si riscosse. « Mi rifiuto di sottostare a questa irrispettosa perversione. »

Il proprietario del bordello, che non si aspettava una simile reazione, si affrettò a scusarsi: « Perdonatemi mio signore, non immaginavo di recarvi offesa. »

« Non importa » sbottò Oberyn, poi si avvicinò a Lord Allyrion e con la forza di un solo braccio lo rimise in piedi. « Ce ne andiamo. » Ryon provò a ribattere ma il principe gli strinse un braccio con l’aria di chi non ammette repliche.
Thoros era a bocca aperta, con un occhio che sbatteva ripetutamente come fosse  un tic nervoso. Nessuno si era mai ribellato all’incantesimo dei suoi bordelli ma, soprattutto, nessuno aveva rifiutato una sorpresa. Di solito era il proprietario a scegliere quando ‘risvegliare’ e poi allontanare i clienti. Più erano ricchi e più cercava di trattenerli a lungo, e lo faceva per giorni o settimane.

« Mi avete fatto perdere tempo, ora pretendo il mio denaro » disse quando furono sul punto di lasciare la stanza.

« Non abbiamo usufruito dei tuoi servizi » gli fece notare Oberyn con un cipiglio torvo, « ma possiamo trovare un accordo. » Thoros rimase in ascolto. « Smettila con questa ridicola imitazione. In cambio ti pagherò e un giorno tornerò per controllare se mi hai dato retta. »

L’uomo di Lys ci ragionò sopra e, alla fine, acconsentì con un cenno della testa. Oberyn annuì a sua volta e lasciò il denaro a terra prima di uscire per ricominciare a respirare aria fresca. Sia lui che Lord Ryon videro dissolversi il velo di confusione che li aveva inghiottiti e che lasciò spazio alla consapevolezza.
« C-cosa ci è successo? » domandò l’altro.

« Persino io ci ho messo un poco a capirlo. Quelli erano fiori di Lys, ti stordiscono e ti eccitano dandoti una sensazione di dipendenza, come se non volessi più andartene » spiegò Oberyn. « Sotto il loro effetto dimentichi i tuoi cari, da dove vieni e dove vai … Insomma abbiamo rischiato. »

« Per tutti gli dei, abbiamo davvero rischiato grosso. Menomale che c’eri anche tu. Come hai fatto a riprenderti? Ti ha dato fastidio per via di quella Targaryen? »

Inizialmente Oberyn rimase in silenzio, come per mettere in ordine i pensieri. « Quella Targaryen, come me, è zia dei figli di Elia e Rhaegar. Ricordo ancora quando venni a sapere della sua nascita. Raggiunsi Viserys Targaryen a Essos per stringere un accordo e la vidi, una bellissima bambina dagli enormi occhi viola e dai capelli argento. L’ho tenuta in braccio. »

« Quindi è una questione di … rispetto? » indagò Ryon.

 « La mia filosofia è quella di godersi la vita a pieno ma approfittarne di una tale mancanza di rispetto nei confronti della ragazza che ho scelto come mia Regina sarebbe stato troppo. »

« Nobile da parte tua. »

« Rhaegar Targaryen era un uomo nobile. Certo ha lasciato mia sorella per Lyanna Stark ma non gliene faccio una colpa, sai? » domandò con un sorriso affabile. « Elia ha sempre creduto in lui, fino alla fine, e anche io penso che sarebbe stato un grande Re. Ora tocca a sua sorella. »

 

Quando Oberyn e il suo amico tornarono al porto trovarono tutti preoccupati. Le figlie di Oberyn, il capitano e Lord Archibald, dopo averli cercati in lungo e in largo, decisero di aspettarli alla nave.
Obara cercava di nascondere il proprio stato d’animo ma si sentì palesemente sollevata alla vista di suo padre. Nymeria e Tyene invece non si trattennero, dimostrando sollievo e felicità. Entrambe corsero incontro a Oberyn; Obara seguì poi il loro esempio con un passo più controllato.

« Padre non ti trovavamo. Cosa ti è successo? »

Oberyn rimase compiaciuto e divertito dalla loro preoccupazione. Era risaputo che alle Serpi delle Sabbie non piacesse dimostrare attenzione e affetto, ma a lui tenevano davvero. « Dubitate delle mie abilità, figlie? » Le tre giovani si guardarono dubbiose. « Perché altrimenti sarei costretto a lanciarvi una sfida. »

Le Serpi sogghignarono e ricambiarono lo sguardo di sfida del padre. « Ci sta. Noi tre contro te, uno dei prossimi pomeriggi » suggerì Obara prima di voltarsi per tornare sulla nave. Nymeria baciò suo padre sulla guancia e si allontanò a sua volta. Tyene, invece, rimase accucciata accanto a Oberyn.

« Che ti prende Tyene? »

« Sei molto puntuale di solito. Perché hai fatto tardi? »

« Certo che sto bene, quando saremo da soli ti racconterò cosa è successo » disse e mise un braccio attorno alle spalle della figlia. Insieme salirono sul vascello, Oberyn venne salutato dai marinai e disse al capitano di riprendere a veleggiare.
Seguirono giorni di viaggio tranquilli, proprio come i precedenti. Il mare sembrava accompagnare i viaggiatori verso la loro meta e il cielo continuava a non mostrare segni preoccupanti, anzi brillava di un azzurro che a Westeros non era possibile scorgere.
Le Serpi delle Sabbie passarono quei giorni ad allenarsi con le proprie armi preferite, anzi più che un allenamento sembrava ai loro occhi quasi un divertimento. Si dilettavano a disarmare una delle sorelle o a far cadere il primo malcapitato che osava sfidarle.
Poi arrivò il pomeriggio tanto atteso da tutti i marinai, compreso il capitano: il momento del duello tra Oberyn e Obara a suon di lance. I presenti interessati si radunarono a cerchio attorno ai due combattenti.

« Preparati padre, oggi l’allieva supererà il maestro » dichiarò Obara. Le altre sorelle dissentirono. Nell’atmosfera si percepì un sentimento di svago e di leggerezza. Lord Archibald propose una scommessa al capitano e ovviamente puntò sul principe.

« Vedremo Obara, vedremo » ridacchiò Oberyn. « È ciò che pensiamo di sapere che ci impedisce di apprendere cose nuove. »

Obara ignorò i proverbi di suo padre e ghignò divertita. « Come vuoi tu. »

Il combattimento iniziò. In un primo momento Obara sembrò leggermente più veloce rispetto al principe, per via della giovane età e dei movimenti stretti e ondeggianti. Oberyn invece si mosse con gesti ampi e scattanti, apparentemente più lenti ma di certo abili. Volteggiando in circolo e fendendo dei colpi di lancia, la più giovane sembrò in vantaggio ma fu chiaro, dopo un poco, che era stato Oberyn a farglielo credere. Con una svelta ripresa cominciò a combattere sul serio e presto Obara si trovò disarmata.

Nymeria scoppiò a ridere di gran gusto, seguita dalla maggior parte della ciurma: « L’allieva ha superato il maestro, andando a sbattere contro un muro. »

« Aiutami a batterlo … se ne sei capace » sfidò la sorella maggiore. Nymeria annuì e prese due delle proprie lame.

« Tyene aiuta le tue sorelle » suggerì Oberyn all’ultima delle proprie figlie, « in due non hanno speranze contro di me. »

« Perché in tre ne abbiamo? »

« No, neanche in tre. Ma almeno faremo divertire i nostri spettatori. » Anche la più piccola accettò quella sfida, prese un lungo pugnale e fronteggiò suo padre insieme alle altre due Sand. Tutte e tre, insieme, provarono a sfidare il principe ma questo si dimostrò ancora una volta più abile e più forte e disarmò le Serpi delle Sabbie. Applausi ammirati e scroscianti partirono dai presenti, il capitano pagò la somma della scommessa a un soddisfatto Lord Archibald e, nel visibilio generale, Oberyn sorrise vittorioso alla vista delle figlie che si arrendevano all’evidenza: avevano imparato dal migliore ma di certo non potevano batterlo.
Fu allora che Lord Ryon gridò, fissando l’orizzonte: « Gente, c’è un temporale in arrivo. »

In un primo momento il principe di Dorne pensò che fosse uno scherzo: poco prima di cominciare il combattimento aveva volto lo sguardo al cielo e questo gli era sembrato tranquillo e soleggiato come sempre. Purtroppo, volgendosi verso il punto indicato da Ryon, scoprì che non era assolutamente una burla e che c’era davvero un temporale in arrivo. All’orizzonte vari nuvoloni correvano a ostacolare il sole e si facevano sempre più scuri e densi, comprendo una vastissima fetta di blu. Da quella direzione tirò una follata di vento che scosse bruscamente le vele e una luce squarciò il cielo, poco prima del suono rombante di un tuono.

« Capitano » chiamò Oberyn, « questa sorpresa improvvisa non è un buon segno vero? »

« Ho vagato per anni e posso dire con certezza che non si tratta di un fenomeno naturale. »

« Da cosa è causato allora? » chiese Tyene, più incuriosita che preoccupata.

« Sirene. »

« Sirene? » domandò Nymeria affascinata. « Che bello, avevo letto delle storie di loro. Ho sempre sognato di incontrarne una. »

« Sciocca » la richiamò Obara, « guarda il cielo e domandati se è una cosa positiva. »

« Non lo è » ribatté il capitano. « Dimenticate le belle storielle sulle sirene, sono territoriali e dispettose. »

« Quanto possono essere pericolose delle donne con una coda di pesce? » chiese Lord Ryon, abbastanza scettico. Lord Archibald, che invece di indole era più prudente, invitò il principe Oberyn ad allontanarsi dal bordo della nave.

« Ascoltate il buon Archibald » suggerì il capitano. « Ora cercherò di portarci fuori da qui ma dovete sapere che le sirene sanno essere incantatrici e persuasive nei confronti degli uomini. »

« Per fortuna io, Nymeria e Obara non siamo uomini » commentò Tyene e si posizionò davanti a suo padre, come per proteggerlo da un nemico invisibile. Invisibile momentaneamente, ma già ben udibile. Un canto cominciò a diffondersi nell’aria, un coro di voci dolci e melodiose pervase i presenti. Gli uomini cominciarono a sentirsi leggeri e distanti ma si sforzarono di seguire gli ordini del capitano che, copertosi le orecchie, cercava ugualmente di condurre il vascello fuori dalla tempesta. Per un lungo lasso di tempo tutto sembrò sotto controllo, il limite della tempesta, dove si poteva vedere ancora il sole,  apparve sempre più vicino. Poi tutto precipitò: il canto delle sirene si fece sempre più forte e la ciurma sembrò totalmente persa in quella melodia. Nymeria scosse una mano davanti agli occhi del padre ma lui era ipnotizzato come tutti gli altri. Persino il capitano aveva smesso di dare ordini e guardava un punto preciso dentro il mare: le sirene erano venute a galla e sorridevano incantatrici a chi incrociava il loro sguardo. Obara sbuffò e sbottò: « Qualcosa non vuole farci arrivare a destinazione a quanto pare. »

Il mare era agitato e faceva oscillare a destra e a sinistra il vascello. In cielo tuoni e lampi. Sulla nave gli uomini camminavano verso il bordo per avvicinarsi al mare mentre il coro delle sirene diventava sempre più intenso e insistente. Tyene trattenne suo padre; Obara corse al timone e stese il capitano con un semplice pugno pur di impedirgli di lanciarsi in braccio alle sirene. Dopodiché prese il comando e ordinò a Nymeria: « Nym prendi quella corda e lega gli uomini all’albero maestro. »
Nymeria, che delle sorelle era la più veloce, obbedì a Obara e, in un lampo, circondò i marinai con una corda e li legò tutti insieme. Varie sirene, aiutate dalle onde, si issarono sulla nave e si misero a sedere sul corrimano. Bellissime, dai capelli lunghi e variopinti, agli occhi delle Serpi delle Sabbie apparvero come delle terribili creature e tutte e tre provarono il desiderio di non averle mai incontrate. Tuttavia i maschi cominciarono a fare forza per ribellarsi alla corda e Nymeria non ne aveva molta di forza nelle braccia per opporre resistenza.
Obara urlò da sopra i tuoni: « Tyene sei tu quella intelligente, in quei tuoi maledetti libri avrai pur letto qualcosa di utile. »

Tyene, continuando a trattenere Oberyn per un braccio, scosse la testa. « Non c’è modo per liberarsi delle sirene se non quello di resistere e uscire dalla tempesta quindi continua a guidare il timone verso l’orizzonte e tu Nym, tieni duro. »

« Non ce la faccio » gridò disperata Nymeria stringendo la corda tagliente fra le mani, ormai rosse e quasi sanguinanti.

« Per liberare gli uomini come facciamo? » continuò Obara. Intanto i tuoni si fecero più rombanti e il vento più terrificante. Il sole sembrava più lontano che mai.

« Per sottrarli a un incantesimo simile dobbiamo fargli provare una grande paura, ma adesso mi sembrano aver perso qualsiasi briciolo di amor proprio » spiegò Tyene. Poi guardò suo padre e il cuore, più forte di qualsiasi ragionamento, le suggerì cosa fare. « L’amore salva le persone perché l’amore genera paura. »
Con coraggio lasciò Oberyn e si avvicinò da sola a una sirena. Le sorelle cominciarono a gridare disperate, chiedendosi cosa avesse in mente. La sirena verso cui si dirigeva Tyene vedendola così vicina si indispettì e cambiò totalmente aspetto: la sua faccia si corrugò per la rabbia e dalla sua bocca spuntarono dei denti aguzzi come lame affilate. Sarebbe saltata addosso a Tyene, l’avrebbe strangolata e divorata con piacere togliendole tutta la bellezza e la vitalità di cui potersi nutrire. Fu allora che Oberyn si risvegliò, di nuovo per sentimento, per paura di perdere sua figlia e afferrò Tyene tirandola indietro. Quest’ultima fu felice di scoprire che il suo piano aveva funzionato: i sentimenti forti liberano dagli incantesimi perché sono l’unica cosa più potente della magia. Oberyn prese una spada, colpì una corda e uno dei pennoni della nave si schiantò addosso alle sirene, interrompendone il canto e scaraventandole brutalmente in acqua. Il loro grido mentre cadevano fu acuto e fastidioso, quasi stordente.
Il capitano si riprese dallo svenimento e aiutò Obara a dirigere il vascello fuori dalla tempesta mentre Oberyn e Tyene corsero in aiuto di Nym che non riusciva più trattenere gli uomini.
Usciti dalla tempesta anche il resto della ciurma si riprese; alcuni vomitarono, altri si guardarono attorno confusi e attoniti.

« Non voglio mai più rivedere una sirena » borbottò Nymeria, dopo aver finalmente lasciato la corda.

« Cavolo potevo pensarci io al pennone » commentò Obara.

Il capitano sorrise consolato e appagato. « Siamo stati salvati da un pennone.  Menomale che la mia bellissima nave ne ha altri due. »

« Sono felice che tu ti sai ripreso per aiutarci » disse Tyene e abbracciò Oberyn.

« Arriveremo a Meereen senza danni o ci fermerà qualche serpente a tre teste? » sbottò Ryon aggiustandosi i vestiti, infuriato per essersi fatto abbindolare dalle donne un'altra volta.

« Ohi la mia schiena » grugnì Lord Archibald.

Nella confusione generale il principe dorniano realizzò quanto tutti loro dovessero essere grati alle giovani. « Ottimo lavoro di squadra ragazze, senza di voi non so che fine avremmo fatto. Sono fiero e orgoglioso di voi. »

« Uomini » mormorò Obara con un sorrisino divertito e in gran parte compiaciuto.

« Per questo ci ha mandate zio Doran. »

« I miei arti ringraziano » obbiettò invece Nymeria mostrando il palmo delle proprie mani ormai sanguinanti. Oberyn scosse il capo desolato, prese le mani di sua figlia e ne baciò delicatamente il dorso.

« Hai fatto un gran lavoro, brava Nym. Senza te sarebbero tutti in acqua. »
Alla fine anche Nymeria sorrise e annuì soddisfatta. Le donne avevano dimostrato di poter sopperire alle debolezze degli uomini e intanto il vascello procedette sano e, momentaneamente, intatto verso lo stretto di Valyria.






Ho cominciato l'università e per me è stato difficile terminare questo capitolo ma alla fine, trasportata dalla voglia di continuare, è fatta. Il prossimo arriverà più in fretta.
In questo capitolo le donne (o il pensiero delle donne) ha salvato gli uomini. Nel prossimo vedremo i nostri eroi affrontare delle ultime difficoltà prima di giungere a Meereen. Come se la caveranno? Ma soprattutto verranno trattenuti a lungo prima di approdare?
Grazie a chi segue e preferisce o ricorda la storia, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.

 

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Capitolo 3
*** 3. Meereen finalmente ***


3. Meereen finalmente


La navigazione procedette senza intoppi. Persino nelle antiche rovine di Valyria non trovarono problemi. Nymeria disse di aver visto qualcosa che si muoveva in acqua ma nulla che potesse intoppare il loro viaggio. Ancora scossi dalle sirene, si erano comportati tutti in maniera guardinga e il capitano aveva persino adottato nuove misure di sicurezza. Non voleva un altro danno sulla sua bellissima nave.
Oltrepassata Valyria iniziarono finalmente a rilassarsi e a godersi il viaggio. Alcuni giorni navigarono grazie ai venti a favore, altri si lasciavano scorrere più lentamente. Non erano lontani dalla loro destinazione e, con questo, era arrivato anche il momento di discute alcuni dettagli.
« Qual è il contratto che proporremo alla Regina? » domandò Obara, raggiungendo suo padre a poppa. Oberyn la guardò confuso. « Anche Tyene e Nym sono curiose a riguardo. »
« Non è un vero e proprio contratto, come ha fatto Ser Barristan offriremo il supporto di Dorne e soprattutto il nostro. »
« Tutto qui? E se non volesse più tornare a Westeros? »
La domanda fece deglutire Oberyn. Non gli piaceva fare supposizioni prima del tempo quindi semplicemente non ci aveva pensato. Daenerys non aveva motivo di restare a Essos e prima o poi se ne sarebbe accorta; in caso contrario … « Allora accetteremo la sconfitta e torneremo a casa » decretò.
« Non ti ci vedo a tornare a Dorne sotto il regno dei Lannister » constatò sua figlia. « Sarebbe un ritorno deludente , insomma vogliamo tutti vendicare Quentyn, Elia e i suoi figli. »
« Già, il povero giovane Quentyn voleva solo dimostrare il proprio valore a suo padre » ragionò il principe di Dorne.
Padre e figlia rimasero in silenzio, fino a quando Obara non sembrò avere un’intuizione. « Oppure ci sarebbe un’altra possibilità » sussurrò titubante.
Prima che Oberyn potesse domandare cosa avesse in mente, il capitano lo chiamò e gli indicò un punto preciso all’orizzonte. La Vipera Rossa si portò una mano sugli occhi per salvaguardarli dalla luce del sole e guardò nella direzione indicata. Un sorriso apparve sul suo viso. In lontananza, finalmente, riusciva a vedere la terraferma.
« Siamo a Mereen, il viaggio è finito » gridò Nym raggiungendoli a poppa con una serie di saltelli.
« Smettila di gridare come una gallina, ci vuole un poco di contegno » protestò Obara.
Le due sorelle continuarono a battibeccare ma Oberyn non le ascoltava più.
In realtà temeva che suo fratello si sbagliasse, neanche Doran era infallibile. Magari non sarebbero riusciti a conquistare i Sette Regni. C’era persino la seria possibilità che Daenerys Targaryen non se ne sarebbe mai interessata. Non avrebbero certo potuto costringerla a prendere delle navi e a varcare il Mare Stretto.
Lei non rappresentava solo una possibilità di vendetta, ma anche un modo per evadere dall’umiliante e ingiusto dominio dei Lannister. Sì perché i “figli” di Robert Baratheon erano tutti bastardi Lannister, senza dubbio, e osavano sedere sul Trono di Spade senza alcuna legittimità.
Che Daenerys volesse andarsi a prendere King’s Landing o no, tanto valeva provarci. C’era troppo in gioco e i dorniani non erano tipi da tirarsi fuori da una scommessa.
« Lord Archibald » chiamò Oberyn, « preparate tutto il necessario. »
« Certo, mio principe » rispose il nobile, prima di sparire sottocoperta.
« Noi cosa facciamo? » chiese Tyene raggiungendo padre e sorelle.
« Armatevi fino alla punta dei capelli, Essos è pericolosa. » Dopodiché il principe di Dorne raggiunse il capitano vicino al timone. « Grazie per il passaggio capitano, è stato un piacere fare la vostra conoscenza. »
« Il piacere è tutto mio e buona fortuna per la vostra missione, qualsiasi essa sia. »

La nave attraccò sulle coste di Meereen e Ryon scese per primo, seguito immediatamente da Oberyn e dalle sue figlie. Lord Archibald a chiudere la fila.
Le coste della famosa città schiavista erano prive di alberi, aride e di roccia rossa. Tuttavia lì non c’erano pericoli. I viaggiatori potevano camminare tranquillamente alla luce del sole, senza paura di imbattersi in qualche schiavista. Sotto il governo di Daenerys sembrava esserci davvero una pace idilliaca, o almeno era un’immagine apparente.
« Quindi questa è Meereen » osservò Tyene, affascinata, prima di precedere verso l’intero della città. Oberyn si guardò attorno guardingo ma continuò a camminare insieme agli altri.
Alle porta della città comprarono dei cavalli e si diressero in corsa alla piramide che portava lo stemma dei Targaryen. Era lì che risiedeva la Regina.
Davanti alla piramide c’erano un paio di Immacolati, dritti e attenti agli stranieri che passavano. Uno di loro li fermo e, in perfetta lingua comune, chiese se fossero abitanti di Meereen. Chiaramente sospettava che non fossero di Essos.
« Non siamo di queste parti ma veniamo da Westeros, il continente della vostra sovrana » disse Oberyn a voce chiara, in modo che l’eunuco capisse tutto. « Siamo qui per offrirci come suoi alleati, quindi vogliamo essere ricevuti. »
Il principe di Dorne rimase in attesa mentre l’Immacolato si rivolgeva al suo compagno. I due si scambiarono un paio di frasi e infine sembrarono decidersi.
« La Regina sta ricevendo i suoi sudditi, mettetevi in fila e parlerete con lei. »
Le Serpi delle Sabbie si guardarono sconcertate. Mettersi in fila, loro.
« Mettetevi in fila? Non oso immaginare quanta gente sia già in fila » sbottò Obara. Bastava guardarsi attorno per capire che molti erano i diretti alla piramide e probabilmente ancor di più erano quelli al suo interno. « Raggiungeremo Daenerys Targaryen stanotte, anzi rischiamo persino di essere rimandati a domani. »
« Noi siamo figlie di un principe di Dorne, meritiamo di passare prima di questi poveracci » continuò Nym avanzando verso gli Immacolati. Le due guardie si misero in posizione di attacco mentre Ryon e Archibald estrassero le proprie spade. Oberyn, invece, non fece una piega e tirò sua figlia indietro.
« Smettila di essere sempre così avventata », Tyene ammonì sua sorella, « fai parlare nostro padre. »
Il principe si affacciò per osservare il viottolo verso l’ingresso della piramide. Non riusciva a vedere la fine della fila. C’erano tante persone, tra cui bambini, uomini anziani e donne incinte che sparivano negli oscuri meandri della costruzione.
« Non importa » sussurrò, umilmente, « come aspettano tutti aspetteremo anche noi. »
Nym guardò suo padre, incredula. La fila. Loro. Sotto il sole. Non poteva crederci.
« Siamo di Dorne, siamo abituati al sole e alla sabbia bollente » intervenne Lord Archibald preparandosi pazientemente a una lunga sosta.
Le sue aspettative furono tradite da un uomo che si avvicinava alla loro postazione. Oberyn lo squadrò da capo a piedi. Non lo conosceva e neanche aveva dei tratti fisionomici familiari. Dal suo vestiario e portamento gli sembrò un comune abitante di Essos. Il ragazzo era più giovane di lui con capelli castani e barba prominente. I suoi occhi castani scrutavano gli stranieri con circostanza.
« Cosa succede qui? »
L’Immacolato che aveva parlato prima si rivolse a lui. « Daario, questi qui sostengono di venire dal continente della Regina e di meritare una precedenza sulle altre persone. »
« Questi qui » borbottò Nym, scimmiottando l’eunuco.
Il principe di Dorne roteò gli occhi al cielo. Quanti melodrammi. « In realtà io ho appena detto di essere disposto ad attendere. »
Daario si voltò verso Oberyn, che era chiaramente il capo del gruppetto. « Cosa ci fanno tre uomini e tre donzelle a Meereen da Westeros? »
« Forse il vostro amico parlava una lingua a voi sconosciuta mio signore » commentò il principe con sarcasmo, « siamo arrivati per incontrare Daenerys. »
Daario guardò lo straniero con un sopracciglio inarcato, improvvisamente irritato dalla saccenteria di Oberyn. « Daenerys? Per te lei è la Regina e, se ti senti particolarmente bisognoso di una figura materna, Mhysa è come viene chiamata qui. »
« Ascoltami, Daario … posso chiamarti Daario? O hai un nomignolo anche tu? » Oberyn quasi ci provava gusto a provocare quel soggetto che, già a pelle, gli stava poco simpatico. « Discutere con te sotto il sole non è ciò a cui aspiravamo nella vita, abbiamo viaggiato sin qui per incontrare la nostra bellissima Regina. »
« Come tutti gli altri » ribadì Daario. « Ci sono centoventi persone in fila e voi sarete i centoventunesimi. »
La faccia pacata di Oberyn si trasformò in un ghigno sarcastico: avrebbe volentieri dato la precedenza agli abitanti di Meereen ma quella si era appena trasformata in una questione personale. Non poteva lasciar correre. « Le mie figlie non vogliono attendere. Facciamo che sceglierà lei se accoglierci per primi o se farci attendere. »
« Non accetto contrattazioni. »
« Le dovrai accettare » replicò il principe, sempre più sicuro di sé. Daario fece finta di non sentirlo e si voltò per tornare dentro alla piramide. Tuttavia non conosceva l’ottusità di Oberyn, o meglio non ancora. « Il mio nome è Oberyn Martell, principe di Dorne e fratello di Elia Martell, a sua volta moglie di Rhaegar Targaryen e madre dei suoi figli. »
Daario, che era ancora di spalle, si bloccò e ascoltò in silenzio quella presentazione. Rhaegar Targaryen, pensò, un Targaryen. Dopodiché riprese a camminare e sparì oltre l’ingresso della piramide. Oberyn sorrise: avrebbe detto alla Regina che erano lì.

Daenerys era nella sala del Trono dentro alla piramide di Meereen. Seduta, ascoltava e giudicava complimenti e richieste da parte dei suoi nuovi sudditi.
L’ultimo era stato un pastore con delle lamentele su Drogon: il drago si era mangiato una sua mucca. Il punto è che Daenerys non riusciva a trovarlo né tanto meno a controllarlo.
Non erano più i piccoli draghi nati tempo prima, ora erano più grandi e indipendenti. A volte temeva anche pericolosi, altre volte cercava di pensare il contrario, ricordando che erano pur sempre i suoi bambini.
« Avanti il prossimo » disse a Verme Grigio.
Prima che qualcuno potesse muovere un dito, però, entrò Daario con aria pensierosa. Daenerys lo notò subito e ordinò ai suoi Immacolati di non far entrare nessuno.
« Daario hai qualcosa da dirmi? »
L’uomo sembrò esitare e anche parecchio, prima di decidersi finalmente a parlare. « Ci sono delle persone di Westeros che chiedono di vederti, precisamente tre uomini e tre ragazze. »
Daenerys sollevò un sopracciglio e si voltò verso Ser Barristan. Il cavaliere rispose con una scrollata di spalle. « Non ne so niente, mia Regina. »
« Chi sono? » chiese la Targaryen, rivolgendosi al mercenario.
« Solo uno di loro si è presentato » replicò Daario, con un sospiro. Non gli piaceva, non gli piaceva proprio quell’uomo. Il suo tono, la sua sicurezza e il fatto che si prendesse libertà come quella di chiamare Daenerys per nome, senza neanche conoscerla. « Ha detto di chiamarsi Oberyn Martell, fratello di Elia Martell. Ha anche detto che sua sorella era sposata con Rhaegar Targaryen. »
Daenerys trattenne il fiato.
« Mio fratello Rhaegar. »
« Oberyn Martell? » domandò Barristan, come per ottenere una conferma.
Daario annuì e la Regina si voltò verso il proprio consigliere. « Ci possiamo fidare di lui Ser? »
« I tuoi nemici sono i Lannister, Vostra Grazia, e nessuno odia i Lannister quanto Oberyn. » Il cavaliere divenne pensieroso, sembrava revocare un vecchio ricordo nella propria mente. « Tywin fece uccidere Elia e i bambini. »
« Conosco questa storia » sospirò Daenerys, « erano i miei nipoti »
« Tanto quanto quelli di Oberyn. »
La giovane si voltò di nuovo verso Daario. Lui sperò che lei non stesse per dire quella cosa che lui credeva avrebbe detto, « Daario portali immediatamente qui. »



 


Dopo un periodo difficile sono riuscita a pubblicare un nuovo capitolo, capitolo che era già stato scritto ma andava rivisto.
Non so se sarete ancora interessati a questa storia, come sempre ringrazio chi l'ha aggiunta alle seguite.
Nel prossimo capitolo Oberyn e Daenerys si incontreranno finalmente.

Spero che questo aggiornamento vi sia piaciuto! Alla prossima.


 


 

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Capitolo 4
*** 4. Casa ***


4. Casa



Daario era seccato, era irritato, era decisamente stufo della presenza di Oberyn Martell.
Dopo che Daenerys aveva scelto di accogliere i dorniani, lui era andato direttamente a recuperare gli ospiti. Il sorriso di Oberyn alla notizia, come se sapesse già che Daenerys li avrebbe ricevuti per primi, non aveva paragoni.
Inoltre continuava a sorridere lungo il tragitto e Daario fingeva – male – di non averlo notato.
Non aveva mai visto un uomo tanto sicuro di sé, così convinto da non avere timori. Un nobile sfrontato.
Questa cosa incuteva una sorta di timore e di muta rivalità in Daario. Era una guerra silenziosa fra due maschi alfa, abituati ad avere tutto con uno schiocco di dita e a prendersi il resto conquistandolo. Entrambi quando volevano una cosa non si arrendevano, lottavano pur di averla.
La competizione era aperta, in tutto e per tutto.
Certo nessuno dei due era una brutta persona e, sebbene avessero entrambi abitudini discutibili – in particolare Oberyn – c’erano cose che moralmente non avrebbero mai fatto.
Attualmente, però, le differenze fra di loro sembravano più delle similitudini. Insomma dentro alla piramide non si respirava un’aria tranquilla e Tyene se ne accorse subito.
« Mio padre non apprezza molto questo Daario » commentò con un sussurro nelle orecchie di Ryon.
L’uomo, che conosceva bene Oberyn, guardò sia il principe che Daario. « Non è facile da spiegare a una donna, tuttavia va sottolineato che fra noi maschi una controversia si risolve in maniera semplice, mentre voi sapete essere davvero perfide con i vostri nemici. »
Tyene sorrise e replicò immediatamente: « Sappiamo far pentire una persona di essersi messa contro di noi, questo è vero. Voi maschi invece risolvete tutto a pugni e non credo che sia saggio in questo caso. »
Ryon ridacchiò. « Fidati di tuo padre, è molto istintivo ma, in questo caso, sono convinto che non farà una simile sciocchezza. »
La conversazione si chiuse lì e Daario disse che erano molto vicini alla sala del Trono, dove Daenerys li aspettava.

Salite un paio di scale e attraversato un ultimo corridoio finalmente giunsero nella stanza.
Tutti i sei visitatori notarono immediatamente la bellissima ragazza seduta in cima a una scalinata. La tipica bellezza eterea Targaryen, dai tratti delicati, gli occhi viola e i lunghi capelli color biondo platino. Quelli di Daenerys erano intrecciati e cadevano alle sue spalle in dei flessuosi boccoli.
Indossava un vestito blu e sedeva dritta e rigida sulla sua sedia, gli occhi incuriositi fissi sui visitatori. Improvvisamente si soffermarono sulla figura flessuosa di Oberyn.
Il principe rimase a fissarla qualche secondo, dopodiché si inchinò e fu seguito dai suoi compagni.
« Oberyn Martell? » domandò Daenerys, senza nessuna espressione in particolare. La sua voce era dolce e vellutata.
Il dorniano sorrise e si rimise in piedi. « Sono io » confermò con alzata di spalle, « spero di non avervi delusa mia Regina, magari aspettavate un giovanotto tutto misterioso come il vostro burbero condottiero. » Le sue parole furono accompagnate da un dito che puntava a Daario.
Il mercenario sobbalzò e fissò il principe con irritazione. Daenerys si lasciò sfuggire una risata. « Non mi aspettavo nient’altro che un uomo come voi principe Oberyn » commentò, il tono divertito. « Ovviamente do il benvenuto a voi e ai vostri compagni di viaggio. »
« Grazie mille, mia gentilissima Regina » replicò lui, prima di indicare gli altri. « Permettetemi di presentarvi il mio amico Ryon, Lord Archibald della Casata Yronwood e infine Tyene, Nym e Obara Sand. Le mie figlie. »
Daenerys li squadrò uno a uno, prima di lasciarsi prendere dalla curiosità. « Perdonatemi se sembro invadente ma Sand è un cognome … »
« Avrete sentito parlare dei bastardi di Dorne Altezza » intervenne Obara con sguardo fiero, « in particolare noi ci facciamo chiamare Serpi delle Sabbie. »
 Daenerys annuì comprensiva. « Da questo nomignolo deduco che sarebbe meglio non ostacolarvi in battaglia. » Lei e Obara si scambiarono un sorriso loquace. Alla Serpe piaceva quella regina, per quanto delicata e bianca, sembrava … diversa da qualsiasi altra ragazza della sua età, ma in maniera giusta. Si vedeva nei suoi occhi viola, occhi che brillavano davanti a degli sconosciuti: sicuramente era emozionata perché provenivano dalla sua terra.
Eppure qualcosa nella testa di Oberyn gli suggeriva che non era un trattamento speciale, che Daenerys accoglieva un poco tutti i suoi sudditi con quello sguardo. Vuole essere amata … e amare, si ritrovò a pensare.
La voce della regina era sicuramente diversa, notò Ser Barristan. Quella non era la voce della Regina di Mereen con i suoi mille nomignoli, ma di Daenerys nata a Roccia del Drago, non lontana dalle coste di Westeros.
In effetti aveva chiesto a Missandei di non essere presentata nella solita maniera. Non aveva bisogno di farsi valere o di vantarsi con quei dorniani.

In realtà non parlava in maniera diversa solo perché i visitatori venivano da Westeros ma anche perché, in qualche maniera, quelle persone erano state parte della sua famiglia. Lo erano tutt’ora, se il matrimonio fra suo fratello Rhaegar e la buona Elia Martell contava ancora qualcosa.
« Sinceramente non molti giorni fa ho sconfitto tutte e tre, contemporaneamente » si intromise Oberyn, sulla sua faccia un sorriso compiaciuto che fece sorridere irrimediabilmente anche Dany. Iniziava già a capire che tipo fosse Oberyn. Questo perché lui era un libro aperto, non era come gli uomini che Dany aveva incontrato sin allora; Oberyn non aveva bisogno di nascondersi, non voleva assolutamente nascondersi, anzi voleva mostrarsi. Come prima impressione non aveva fatto male. Le piaceva.
« Ci presenti male alla Regina » protestò Tyene, a braccia incrociate. Il suo tono era divertito. « Sei tu a essere troppo bravo, non noi a mancare di talento. »
Obara assestò una gomitata ammonitrice alla sorella minore. « Non vantarlo, il suo ego è già abbastanza nutrito » mormorò. Anche stavolta, Dany non riuscì a reprimere una risatina. Nessuno dei dorniani aveva bisogno di nascondersi, si comportavano in maniera così naturale anche in sua presenza.
« Avete dei capelli bellissimi Altezza » dichiarò Nym, rimasta in silenzio fra Lord Archibald e Ryon fino a quel momento. Obara sollevò gli occhi: tipico di sua sorella Nym parlare subito di vestiti e di capelli.
« Grazie mille » rispose Dany, lusingata, « anche i tuoi sono molto belli. »
« Come mai tutti quegli intrecci? »
« Nym, non essere impicciona » protestò Obara.
« No, va bene » obbiettò Daenerys, sollevando una mano in segno di approvazione. « Si tratta della … » cominciò a spiegare.
Fu prontamente interrotta da Oberyn, che si espresse con sicurezza e padronanza. « Si tratta della cultura Dothraki. Più vittorie ottieni e più trecce crei, a dimostrazione del tuo valore. Un uomo con una treccia corta è come un uomo che cammina a piedi, senza cavallo. È una nullità. »
Dany rimase a bocca aperta. Oberyn voleva stupirla? Ebbene, ci era riuscito alla grande. « Come sapete tutte queste cose Principe Oberyn? » domandò, il tono di voce meravigliato. Voleva assolutamente sapere di più su quell’uomo.
« Ho viaggiato parecchio e sono stato anche in esilio a Essos, Altezza. »
« Come mai in esilio? » intervenne prontamente Daario, invasivo e scortese.
Daenerys gli lanciò uno sguardo severo e si schiarì la voce. « Daario ti prego » ammonì, il tono perentorio.
Il suo mercenario non sembrava apprezzare gli ospiti ma quello non era il comportamento adatto. La severità di Dany fu subito messa da parte quando tornò a fissare il dorniano. « Abbiamo una cosa in comune Principe » ammise, con occhi carici di comprensione. Non era facile stare lontani dalla propria terra.
« Direi il buon inizio per una lunga e appassionata conoscenza » osservò Oberyn, gli occhi malandrini e arguti, un sorriso malizioso sulle labbra che fece stizzire Daario. Daenerys, invece, ancora una volta sentì i muscoli del proprio viso sollevarsi in un sorriso molto divertito … e soprattutto spontaneo.
Oberyn continuò a guardare Dany, finché il suo sguardo non fu richiamato da un cavaliere. Barristan, in piedi accanto alla regina, sollevava gli occhi al soffitto, con il fare fintamente esasperato di chi sa molte cose. « Ser Barristan, si sentiva la vostra mancanza dall’altra parte del mare. »
« Vedo che non siete cambiato di una virgola Oberyn », Barristan espresse i propri pensieri, leggermente ironico. « Come stanno i Lannister? »
« Fin troppo vivi per i miei gusti, ma un giorno rimedierò a questo scandalo. »
La voce di Oberyn era velata, contenuta, ma dietro a quel finto contegno si nascondeva un mare di odio. E Dany non poteva dargli torto.
Tuttavia il nome dei Lannister le aveva riportato alla mente una questione importante: doveva chiarirsi immediatamente con i suoi ospiti su un punto importante.
« Ho molte cose da chiedervi Principe Oberyn, cose personali e intime. Di quelle possiamo discutere in privato però. Prima di tutto devo domandarvi perché siete venuti sin qui? Sono giovane, non stupida e so che volete la fine dei Lannister. Siete qui per riportarmi a Westeros quindi? » domandò senza mezzi termini, osservando uno a uno i visitatori.
Le Serpi si scambiarono degli sguardi preoccupati: dovevano temere un rifiuto? Avevano affrontato un lungo viaggio e sarebbe stato desolante essere rimandati a casa senza risultati.
« Anche » ammise Oberyn, senza negare alcuna evidenza, « certo comprendiamo che possiate non essere pronta, ma ciò non ci impedisce di pensare che un giorno vi convincerete. »
« Sarà dura Principe Oberyn. »
Oberyn sorrise, sempre convinto e sicuro di sé. « Sono molto testardo, io. » Dany ricambiò mansuetamente il sorriso. Ora capiva cosa avesse Oberyn di tanto attraente. Era la persona più simile ai Dothraki che Dany aveva incontrato ultimamente; era libero come loro, senza freni e senza convenzioni sociali. Tuttavia non era rozzo e primitivo, anzi si muoveva con estrema grazia e sapeva tante cose.
« Non avrei mai detto. » Sarcastica, sveglia. « Intanto siete chiaramente miei ospiti e provvederò a farvi avere le migliori sistemazioni. Immagino che sarete stanchi per il viaggio. Missandei scortali nelle stanze dell’Ala destra. »
Daario si rilassò confortato e quasi si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Finalmente poteva togliersi Principe Serpe dai piedi, restare solo con Dany, parlarle di quegli ospiti presuntuosi.
Oberyn, però, non sembrava intenzionato a concludere quella lunga giornata, dando prova di quanto potesse essere testardo. « In effetti io non sono molto stanco, cosa ne dite se vi offro un braccio per una passeggiata? Intanto potreste farmi quelle domande personali che vi stanno tanto a cuore. »
Le spalle di Daario tornarono rigide, i suoi occhi divennero di fuoco.
« La Regina ha delle persone da ricevere » mormorò, espressione tombale e tono ancora di più.
Nuovamente il tentativo di allontanare il suo avversario fu respinto, ancora una volta. « Non fa niente, sono troppo stanca per quello. Scusatevi e rimandate tutti a domani. » Le parole di Dany erano rigide, tassative. « Missandei conduci gli altri ospiti nelle loro stanze. »
La Regina di Mereen scese i numerosi gradini e gli ospiti si inchinarono dinanzi a lei, dopodiché Oberyn offrì il proprio braccio come aveva promesso. Daenerys si sentì improvvisamente molto piccola, ma si fece comunque coraggio e afferrò il braccio del dorniano. Oberyn aveva un profumo molto forte, aspro e maschile, il che era inebriante ma intimoriva anche. Profumava di sole, di oli e di limoni. Daenerys aveva annusato qualcosa di identico molto tempo fa, quando era ancora una bambina.
Subito ricordò parte della propria infanzia: casa, una porta rossa, un albero di limoni e quegli odori di oli profumati che provenivano dalla finestra.
Casa. Oberyn profumava di casa, l’unica che Daenerys aveva avuto modo di conoscere.
E, mentre si allontanavano da soli e senza nessuno alle calcagna, Oberyn dimostrò di essere un uomo attento, oltre che libero.
« I vostri occhi sono lucidi, Altezza » sussurrò, accarezzando il palmo morbido della sua piccola mano con il proprio, decisamente più grande e calloso.
« Tu profumi di casa » replicò lei, commossa, senza vergogna. E persino la spavalda Vipera Rossa fu colta di sorpresa. « Comunque puoi chiamarmi Daenerys. »


 

Note finali:
Ciao, felicissima di essere tornata con questa storia che mi emoziona mente la scrivo.
Spero di trasmettere un minimo di questa emozione anche a voi che leggete.
Avevo scritto molto di più nei miei documenti, ma ciò che avevo scritto allungava il viaggio di Oberyn inutilmente.
Quindi ho dovuto cancellare due capitoli di viaggio e li ho sostituiti con il terzo e il quarto.
Ovviamente scrivere, cancellare e riscrivere mi ha portato via del tempo.
Fatemi sapere cosa ne pensate!

 

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