Call me Mandy

di Yutsu Tsuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno sguardo di sfida ***
Capitolo 2: *** Piano d’attacco ***
Capitolo 3: *** Piacere, Mandy ***
Capitolo 4: *** So il tuo segreto ***
Capitolo 5: *** Addio Mandy ***



Capitolo 1
*** Uno sguardo di sfida ***




Call me Mandy








I - Uno sguardo di sfida



La gelida brezza mattutina ti sferza con violenza le guance arrossate, mentre pedali rapidamente lungo la strada semideserta. Come se non bastasse, ti senti pungere in faccia da alcune gocce di pioggia che non ti permettono di tenere del tutto aperti gli occhi.
Percorri la stessa via da ormai tre anni, ma grazie alla tua spiccata curiosità e alla capacità di osservare il mondo con occhi sempre diversi, hai imparato a cogliere ogni giorno nuovi dettagli, come ad esempio il breve murales dai toni celesti e rosa pastello, che, come era prevedibile, non è riuscito a sopravvivere al vandalismo dei writers.

Non appena giungi a scuola ti avvicini al solito paletto, attorno al quale leghi con cura la bicicletta piccola e viola, come il tuo nome.
Il liceo è ancora silenzioso, sebbene sei certa che qualcuno abbia già varcato la soglia prima di te. Mentre stai attraversando il corridoio, infatti, odi degli schiamazzi provenire dalla Sala Delegati. Ti affacci appena per vedere cosa sta succedendo, e scopri Nathaniel e Melody che ridacchiano in mezzo a schedari e fogli d’assenza. Aspetti che uno dei due abbia alzato lo sguardo e si sia accorto di te di te, prima di salutarli con un semplice “ciao”; né l’uno né l’altra, però, sembra aver udito la tua voce, e infatti tornano subito a parlottare fra di loro.
Sorridi e inspiri con calma, prima di recarti con tranquillità verso la tua classe ancora vuota.

Non hai neanche il tempo di sederti comodamente sulla sedia, che vieni invasa da un abbiocco - forse un po’ prematuro - che ti costringe ad appoggiare testa e braccia sul banco.
Sai bene da dove deriva quella sonnolenza improvvisa. Sono tre notti di fila che non vai più a dormire ad un orario decente, come ti raccomanda tuo padre, ma che tiri avanti fino alle due a disegnare.
Sei conscia che non faccia bene alla tua salute, ma non puoi proprio farne a meno. Qualunque sia il soggetto del tuo tratteggio, per te disegnare è come viaggiare verso un universo tutto tuo, in cui le sofferenze e i dolori della realtà sono messi temporaneamente da parte. In cui, per una volta, non sei la ragazza timida e debole che tutti conoscono, ma la protagonista di un sogno infinito, piacevole e solamente tuo.
Questo momento di magia non ti fa rendere conto delle ore che passano e allo stesso tempo elimina tutta la stanchezza che avevi accumulato durante la giornata. Andresti avanti così per tutta la notte, ma per fortuna ti rimane ancora un barlume di buon senso che ti consente di porti un freno ed andare a dormire.

Il trillo improvviso della campanella ti ridesta dal torpore e dalle fantasticherie a cui ti eri abbandonata. Con uno sforzo sovrumano ti tiri su dal banco e ti prepari ad affrontare l’arrivo dei tuoi compagni, nonché un’altra lunga giornata di scuola.




Scopri che qualcosa non va quando noti gli altri, da poco entrati in classe, discutere in modo serio fra di loro e allo stesso tempo dirigersi verso i rispettivi banchi per scarabocchiarci sopra strane scritte di cui ignori l’identità.
Rimani immobile sulla tua sedia, mentre cerchi di capire che cosa mai si stiano dicendo, ma il tono delle loro voci è così assordante ed il rumore che si viene a creare talmente confuso, che non riesci a cogliere una sillaba delle loro conversazioni.
Vorresti andare da qualcuno a chiedergli quale sia il problema, ad esempio da Melody, ma è come se fossi bloccata da una forza invisibile che ti sovrasta e ti impedisce di uscire dalla bolla che si crea attorno a te ogni volta che sei in compagnia di molta gente. Non provi panico o agitazione. Tutt’altro, sei tranquilla. Però non sei in grado di muoverti: i muscoli delle gambe sono fissati sul pavimento con qualcosa di simile al Super Attak. Se provassi ad interrompere qualcuno per domandargli informazioni, risulteresti sicuramente noiosa. Recheresti disturbo.
Così te ne stai al tuo posto, in dignitoso silenzio. Tanto sai che nessuno si accorgerà di te.

Proprio quando stai per riappoggiare la testa sul banco, avverti quest’ultimo muoversi per un attimo e, girandoti, ci ritrovi sopra, davanti a te, il sedere e le cosce di Alexy.
«Allora, sei pronta per la verifica di algebra?» ti domanda in tono distratto, mentre è intento a scriversi qualcosa sul palmo della mano con la penna.
Il tuo cuore perde un battito e un rivolo di sudore freddo ti inumidisce il retro del collo. Smetti per qualche secondo di respirare, per consentire al tuo cervello di capire come diavolo hai fatto a dimenticarti della verifica di matematica.

Terminata l’operazione in cui era impegnato, Alexy si volta verso di te, nell’attesa di un tuo segno di vita. Tu annuisci velocemente accennando un sorriso, anche se dentro di te l’ansia e il terrore stanno prendendo piede.
«Sicura di star bene, Violet?» ti domanda, inclinando la testa di lato.
«S-sì. Sono solo… Mi ero dim… Mi ero dimenticata della verifica.» Sono le prime parole che pronunci oggi. Potevi fare di meglio, certo. Però con te è come se il tempo per pensare a cosa rispondere sia sempre di meno.
Oltretutto, non era la risposta che avresti voluto dare. Avresti preferito mentire, per non dover fare una brutta figura. Ma sai bene di essere negata con le bugie, e sai anche che con Alexy non hai bisogno di apparire chi non sei.

«Dai, sono certo che ti andrà bene», esclama il gemello, appoggiandoti una mano sulla spalla. «Puoi sempre scriverti le formule sul banco come stanno facendo tutti gli altri.»
Rivolgi uno sguardo alla classe e finalmente comprendi il motivo del loro scribacchiare concitato.
In realtà non tutti sono ricorsi a questo metodo ben poco ortodosso. Melody e Nathaniel, ad esempio, sono tranquillamente seduti ai loro posti e osservano gli altri con un misto di sufficienza e compassione. Poco distante da loro c’è Lysandro, che, tutt’altro che preoccupato per la verifica, picchietta con le dita su una tastiera immaginaria appiccicata sul suo banco.
Ti stupisci, però, di scorgere in fondo alla classe anche un Castiel bello spaparanzato e rilassato sulla sua sedia. Non che fosse più credibile vederlo in ansia per l’imminente test, però nelle materie in cui è possibile usufruire di un aiuto in più - in questo caso delle difficili formule matematiche spiattellate nero su bianco sul banco - avrebbe di certo approfittato dell’occasione.
Invece è lì che osserva con un enorme sorriso stampato sulle labbra il resto dei compagni darsi da fare per riportare espressioni e codici numerici.
Che l’abbia finalmente piantata di bighellonare e che si sia messo di buzzo buono a studiare?

«E tu, Castiel?» domanda ad un certo punto Iris, che siede accanto a lui. «Non ti scrivi niente?»
Il ragazzo le lancia un sorriso beffardo, dopodiché le fa un cenno con la testa. «Guarda bene.»
La vedi piegarsi leggermente sul banco del compagno di classe, come ad esaminarlo meglio. «Come hai fatto, scusa?!» esclama poco dopo con stupore.
«Fatte ieri dopo la scuola», risponde brevemente Castiel, portandosi le braccia dietro alla testa e lasciandosi ondeggiare sulle due gambe posteriori della sedia.
Molti degli altri ragazzi gli si avvicinano curiosi, poi alcuni di loro si complimentano con lui per l’ottimo operato. Non hai bisogno di andare a vedere anche tu, per capire che si era scritto tutte le formule il giorno prima, in vista della verifica di algebra. È veramente incorreggibile.

Torni a concentrarti su te stessa. Per fortuna sei piuttosto brava in matematica, il che ti rassicura un po’ nonostante non ti sia esercitata in vista del test. Magari non andrà bene come le altre volte, ma almeno conosci a memoria tutte le formule da studiare, al contrario dei tuoi compagni.
Pochi minuti dopo entra in classe la professoressa che, senza perdere tempo, ordina a tutti di sedersi per cominciare la verifica. Prima, però, controlla la disposizione dei posti, perché - come sempre - qualcosa non la convince.
«Charlotte, Li, siete troppo vicine. Allontanatevi. Armin, vai più in fondo. E, Castiel…» aggiunge, alzando un po’ la testa per vedere l’ultima fila di banchi. «Fai cambio di posto con Melody.»
«Cosa? Perché?» esclama lui, allarmato.
«Ti voglio qui davanti, dove posso tenerti d’occhio», spiega al ragazzo, scrutandolo con severità.
In un primo momento Castiel non sembra intenzionato a muoversi. Ma poi, intuendo che la professoressa sta per dirigersi verso di lui, si alza di scatto dalla sedia e, facendo finta di niente, cammina verso il banco di Melody, la quale si era già alzata subito dopo il comando dell’insegnante.
È strano che l’abbia data vinta ad un docente, ma forse questa volta ha capito che è meglio non rischiare di far scoprire alla prof. il banco pieno zeppo di formule. Le conseguenze potrebbero essere più dolorose del solito.

A Melody, invece, il cambio di posti sembra non tangere affatto. O almeno finché non raggiunge quello di Castiel. Non appena scorge sul tavolo le numerose scritte, in fila precise ed ordinate, fa per aprire la bocca e rivolgersi alla professoressa, ma il suo sguardo viene prima intercettato da quello fulminante del ragazzo, che si era girato verso di lei e l’aveva tenuta d’occhio fin dall’inizio. Capisce che è meglio tenersi per sé l’informazione, perciò si tappa la bocca roteando gli occhi al cielo.

Tu però constati con una nota di rammarico che ora Castiel si trova proprio di fianco a te, alla tua destra, e speri mentalmente che la sua presenza non ti causi problemi.
Una volta ricevuto il foglio con gli esercizi della verifica, tuttavia, prendi atto che si trattava di una mera illusione. Non hai neanche terminato di leggere tutte le consegne, che già lo scorgi che cerca di attirare la tua attenzione per farsi suggerire, dato che, essendo finito nel banco intonso di Melody, non dispone più di alcun aiuto.

Cerchi di ignorarlo e cominci a risolvere il primo quesito, che fortunatamente si rivela per te facile. Dopo averlo finito, però, avverti il collo di Castiel allungarsi sempre di più verso il tuo banco.
Non vuoi che la professoressa lo scopra, perciò decidi di far finta di non essertene accorta, e sposti il foglio su cui hai scritto la risposta nella parte del banco più lontana dagli occhi indiscreti del rosso.

Questo metodo sembra funzionare, perché per un buon quarto d’ora lui non ti dà alcun fastidio.
Sei pronta ad affrontare l’equazione numero quattro, quando ti vedi piombare sotto il naso come un proiettile una piccola pallina di carta tutta accartocciata. Per poco non salti dalla sedia, e, un pochino alterata, sbuffi per quel gesto avventato e pericoloso.
Osservi per un attimo la sfera irregolare, da cui si intravedono alcune lettere, dopodiché ruoti gli occhi verso Castiel quel tanto che basta per rivolgergli un’espressione vacua. Lui ti invita ad aprirla supplicandoti con le dita incrociate, come se ne andasse della propria vita.
Dopo aver inspirato un grande quantitativo d’aria, scegli, tuo malgrado, di assecondarlo.

Tenendo gli occhi fissi sulla professoressa per assicurarti che non ti veda, afferri la pallina di carta e la porti sul tuo ventre. Una volta aperta, leggi un messaggio scritto con una grafia a dir poco pessima.


Sbuffi di nuovo, questa volta più rumorosamente. Non sopporti quelli che copiano. E a maggior ragione se non provano nemmeno ad impegnarsi, ma confidano unicamente nella misericordia dei più bravi. L’unica cosa che puoi fare, in questi casi, è sperare che prima o poi il karma si ritorca contro di loro.

Ragioni per un attimo sul da farsi. Da un lato saresti contenta di non muovere un solo muscolo e lasciare che Castiel prenda un brutto voto, ma dall’altro, se decidessi di non aiutarlo, potrebbe prenderti in antipatia e sai bene che non conviene affatto diventare un suo nemico.
Presa dunque la tua decisone, ti giri verso di lui e gli fai segno di aspettare. Dopodiché leggi la consegna dell’esercizio otto e cerchi di risolverlo. Chissà per quale motivo, tra l’altro, lui è già a quel numero, mentre tu sei solo al quarto.

Una volta terminato e ricontrollato, stendi sul banco il foglietto che ti aveva lanciato il tuo compagno e, rapidamente, riporti sul retro vuoto l’intera sequenza di espressioni, dalla prima all’ultima cifra.
Stando attenta a non farti beccare dalla professoressa, pieghi con cura il pezzo di carta fino a farlo diventare un bigliettino rettangolare, e con un gesto netto e preciso lo lanci con forza sul banco di Castiel alla tua destra.
Accade, però, che quello scivola e va a finire ben oltre il tavolo del destinatario, più precisamente sulle gambe di Nathaniel.

Il delegato si volta verso di voi stringendo le labbra con sguardo severo in segno di ammonizione. Ma la sua espressione cambia radicalmente non appena vede Castiel sporgersi verso di lui e afferrargli rapido il fogliettino dal proprio grembo.
Con gli occhi sgranati e la bocca aperta Nathaniel si gira subito verso la professoressa nella speranza che lo sgridi. Lei però è concentrata su alcuni compiti di classe e sembra non essersi accorta di un bel niente.

Tiri un sospiro di sollievo e torni a concentrarti sulla tua verifica.
Il tempo di riportare la soluzione sul proprio foglio protocollo, però, che già Castiel riprende ad inviarti segnali per richiamare la tua attenzione.
Ma questa volta la prof. avverte i suoi movimenti, e si alza subito per trascinare il tuo banco più in avanti, fin sotto la cattedra. Allarmata, giuri che se sarai tu a rimetterci a causa di lui, gliela farai pagare. Non sai ancora come, ma sei certa che lo farai.

Fortunatamente, però, la distanza maggiore che adesso vi separa fa in modo che il tuo compagno non ti dia più fastidio per il resto dell’ora, permettendoti così di terminare la verifica in tutta calma.
Una volta conclusa, vai a consegnarla all’insegnante ed esci dalla classe.

Il corridoio è vuoto. Tutti i tuoi compagni che hanno già finito sono scesi in cortile, chi a chiacchierare, chi a fumare. Ma non hai voglia di stare con loro, perciò ti appoggi alla finestra e attendi la fine dell’ora osservandoli dall’alto mentre sembrano parlare di tutto fuorché della verifica appena conclusa.
Certe volte ti domandi come facciano ad essere così allegri, così spensierati. A non avere nessuna preoccupazione, a dimenticarsi in fretta dei problemi.
Ti chiedi come mai i ragazzi preferiscano persone come Rosalya o Kim a te. Eppure, non per essere presuntuosa, ma ti trovi ben più interessante di loro. Quello che intendi dire è che in tutti questi anni le hai sentite discutere sempre e solo di questioni serie e profonde come il loro nuovo taglio di capelli, o le scarpe all’ultima moda che hanno comprato, o la cover per iPhone super trendy per cui hanno speso solo cinquanta euro. Ogni volta che hai provato ad introdurre argomenti più riflessivi, che non fossero legati a vestiti o cosmetici, ti hanno sempre rivolto occhiate annoiate e hanno cercato di chiudere velocemente il discorso.
Lo sai che non lo fanno con cattiveria, perché dopotutto ti vogliono bene, e tu a loro. Però in queste occasioni non puoi fare a meno di sentirti fuori luogo e di chiederti se il problema non sia tu.
Vorresti che almeno una di loro sia come te e ti capisca. Ma l’unico che sembra disposto ad ascoltarti è Alexy. Chissà come faresti senza di lui.

Sei ancora immersa nei tuoi pensieri, quando la porta della classe si apre e ne escono Lysandro e Castiel.
Mentre il primo continua a camminare verso le scale, il secondo si accorge di te e si ferma per un attimo.
«Ah, grazie per prima, Violet. Sei la migliore!» esclama con uno sguardo ammiccante e sorridente. Dopodiché si infila una sigaretta in bocca e scende fuori in cortile insieme all’amico.

Le tue labbra si curvano in una smorfia un po’ schifata per il modo insolito con cui si è rivolto a te. Se pensa di poterti abbindolare con i suoi complimenti, si sbaglia di grosso. Forse non se ne rende conto, ma non è una cosa di cui andare fieri, l’essersi fatti suggerire in un compito in classe.
E poi tu non vuoi avere niente a che fare con ragazzi del genere. Non sei come le tue compagne. Loro si sarebbero di certo montate la testa per quelle parole; tu invece le ignorerai senza alcuna difficoltà, e senza neanche accorgertene le avrai già dimenticate.

Ti giri di nuovo verso la finestra e la apri per far entrare un po’ d’aria. Dal cortile giunge il vociare dei tuoi compagni di classe, tra cui riesci a distinguere il timbro sempre sensuale di Rosalya, che si è messa a chiacchierare con Lysandro.
Nonostante i rumori della città e delle altre persone, sei in grado di cogliere un frammento della loro conversazione.
«…allora illuminami, Lys. Avete assunto una cuoca?»
«Non che io sappia. Perché?»
«Perché ho l’impressione che Leigh sia ingrassato. Non ha più la tartaruga. È un evento tragico, capisci?»
«Ma di che ti preoccupi?» All’improvviso di fianco a loro compare Castiel. «Puoi rifarti gli occhi con questa.» E, con un gesto teatrale, si tira vistosamente su la maglietta per mostrare a Rosa quello di cui sembrava aver bisogno.

Non capisci perché, ma senti le guance accaldarsi di colpo. Forse è meglio andarsene in bagno.




Ancor prima di entrare vieni travolta da un profumo di vaniglia soffocante e molto familiare. Ti arresti subito: non hai voglia di incontrare Ambra e le sue amichette oche. Fra tutti gli studenti, lei è senza dubbio la peggiore. Probabilmente non hai mai conosciuto nessuno di tanto egocentrico, viziato e prepotente.

Stai per fare retromarcia in direzione del bagno del secondo piano, quando la porta viene aperta dall’interno e vieni vista in pieno da Charlotte.
Ambra, che si stava sistemando i capelli davanti allo specchio, si accorge subito di te e ti viene velocemente incontro con un falsissimo sorriso stampato sulle labbra.
«Guardate chi c’è, ragazze. La nostra piccola Violet», proclama con una voce palesemente impostata, prima di prenderti a braccetto e trascinarti dentro al bagno. «Allora, come va la vita?» continua, sempre educatamente, parlandoti attraverso lo specchio, ma continuando a sistemarsi i capelli con la mano libera.

Ad ogni suo movimento senti venirti addosso una zaffata del suo profumo, che ora, grazie alla vicinanza, capisci trattarsi in realtà di un balsamo o di uno shampoo.
Non sai bene cosa rispondere o se rispondere. A sinistra sei come attanagliata dalla sua supremazia, mentre a destra incombe la presenza di Charlotte e Li, quasi volessero metterti fretta. Cerchi di nascondere il tuo nervosismo tenendo gli occhi bassi.

«Tutto a posto», riesci a sussurrare appena.
«Come? Non abbiamo sentito», ribatte la biondina, lanciando un’occhiata alle altre due, che, trattenendo una risata, confermano ciò che ha riferito per loro l’amica.

«Sto bene», menti di nuovo, questa volta con un tono un po’ più forte.
Anche se non osi voltarti a guardarla, avverti che ora gli occhi di Ambra si stanno spostando velocemente dal tuo viso ai tuoi vestiti, senza tralasciare il minimo dettaglio della tua persona.

«La verifica?» domanda con evidente disinteresse, tornando ad agghindarsi e dimostrando che in realtà le interessa ben poco di ciò che provi.
«Fattibile», rispondi secca.
«Ho visto che Castiel ti continuava a rompere le scatole…» Ah, ecco dove voleva arrivare, con quel suo teatrino! «Che cosa voleva?»
«Niente, solo le risposte dei problemi.»
Alzi appena lo sguardo per notare che sul volto di Ambra è comparso dapprima un grande sorriso; poi, di colpo, la ragazza scoppia fragorosamente a ridere. Allo stesso tempo emette uno strano suono, una specie di sospiro, come a dire “e io che mi ero preoccupata”.

«Posso darti un consiglio spassionato, da amica?» ti domanda dopo essersi ripresa, ancora con le lacrime agli occhi.
Se non fosse per lo stato d’ansia in cui ti trovi, scoppieresti anche tu a ridere: è chiaro che né tu né lei vi consideriate amiche. Fa ribrezzo il livello di falsità che certa gente sia disposta a raggiungere pur di arruffianarsi gli altri.
«Ti consiglio di ignorarlo. È meglio che non frequenti tipi del genere!» dichiara subito con premura Ambra, senza nemmeno aspettare una tua risposta.

Vorresti dirle che tanto non c’è pericolo e che mai ti salterà in mente di frequentarlo, ma senti la presa sul tuo braccio venir meno e te la vedi comparire di fronte. Fai per aprir bocca, ma noti che il sorrisetto sulla sua faccia è scomparso. Ora ti sta scrutando con uno sguardo severo e glaciale.
«Brava Violet», afferma con un timbro non più finto ma molto più roco, mentre alza una mano per darti un pizzicotto piuttosto forte sulla guancia.

Trattieni il fiato senza riuscire a dir nulla, nell’attesa che lei e le altre due siano uscite dal bagno.
Rimasta finalmente sola, puoi tirare un sospiro di sollievo. Al tempo stesso, però, sei arrabbiata con te stessa per non aver avuto il coraggio di ribattere alle provocazioni e alle finte attenzioni di Ambra. Detesti il modo in cui ti ha trattata, ma ancor di più l’averla lasciata dire e fare di te ciò che voleva. Se solo non fossi così insicura, la situazione si sarebbe potuta capovolgere a tuo favore.

Stringi con forza un lato del lavandino davanti a te, ma la pietra bianca non ne vuole sapere di piegarsi.
Che poi, chi si crede di essere? Non hai certo bisogno dei suoi consigli su come comportarti con Castiel: puoi provvedere benissimo a te stessa. E questa sua aria di sufficienza è veramente fastidiosa. Come se pensasse che tu non sia all’altezza di lui.
Per quale motivo ti ha chiesto di lasciarlo perdere? Che lei sia invaghita del rosso, questo è chiaro e lo sa tutta la scuola, ma si sa anche che tu sei l’ultima persona alla quale interesserebbe un tipo come lui. O viceversa.

Deve averlo controllato per tutto il tempo durante la verifica; per questo motivo avrà notato il vostro scambio di biglietti e si sarà fatta strane idee. Come se a te potesse importare di Castiel! O come se a Castiel potessi importare tu! È incredibile come ti abbia detto di stargli alla larga. Che, ha paura che glielo rubi? Possibile che ti abbia vista come una minaccia?
Sarebbe davvero divertente vedere Castiel preferire una come te ad Ambra.

Le tue labbra si inarcano in un sorrisetto. Per come stanno messe ora le cose, di certo tu hai un vantaggio su di lei. A te Castiel ha già dichiarato la sua stima pochi minuti fa, mentre verso Ambra non ha un rapporto molto roseo. Non la odia, ma non la considera nemmeno. Prova una stabile indifferenza, diciamo.
Alzando gli occhi verso lo specchio ti sorprendi nel ritrovarti addosso uno sguardo diverso dal solito. Uno sguardo di sfida.

Perché dargliela vinta? pensi, è ora che qualcuno gliela faccia pagare.
Perciò, senza perdere ulteriore tempo, ti dai una sistemata ai capelli e torni di corsa in classe.







Salve a tutti!
È passato un bel po’ di tempo dall’ultima storia che ho scritto su questo fandom (se non contiamo l’ultimo capitolo di NaC). Questa fanfic cominciai ad abbozzarla nel lontano luglio 2016, quindi ben due anni fa. Ma, memore degli imperdonabili tempi di attesa che avevate dovuto sorbirvi con, appunto, NaC, questa volta mi ero ripromessa di pubblicare una long non prima di averla finita di scrivere completamente.
Perciò non temete: questa volta non c’è il rischio di non leggere il finale :°D
E vi dico subito che i capitoli saranno in tutto cinque.

Che altro dire? Beh, come avrete capito, l’idea nasce dalla domanda Come potrebbe essere la coppia VioletxCastiel? O meglio, Potrebbe esistere?
Ma non voglio spoilerarvi nulla :)

Diciamo solo che ho voluto essere il più realistica possibile, facendo accadere cose plausibili nella quotidianità di una scuola. Su questo ci tornerò nei capitoli successivi, soprattutto nel penultimo. Vedrete ù_u

Vi ringrazio di aver letto fin qui, e vi aspetto al prossimo capitolo, che pubblicherò presto :)
Hasta luego!

Yutsu Tsuki


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Capitolo 2
*** Piano d’attacco ***


II - Piano d’attacco




Attirare l’attenzione di Castiel non è facile come credevi.
Ci hai provato per giorni, qualche volta in modo piuttosto patetico, ma da quell’ultimo episodio durante la verifica di algebra, il tuo compagno di classe si è mostrato ben poco interessato a te. È chiaro che fosse stato solo un colpo di fortuna - se si può definire tale. Eppure pensavi di avere la situazione sotto controllo!

In ogni caso, se anche riuscissi a farti notare, non sapresti nemmeno dove andare a parare con questa storia. Per ora, ti basta limitarti a fare l’esatto contrario di quello che Ambra ti aveva consigliato. Non hai ancora un obiettivo preciso; l’importante è che lei capisca di non essere superiore agli altri. Quando avrai dimostrato che anche una come te può piacere a Castiel, la biondina potrà dirsi sconfitta, e tu avrai ottenuto ciò che volevi.

Per adesso, però, sei ancora in alto mare. Ogni tanto, durante gli intervalli, ti capita di osservare come si comportano con lui le altre ragazze, e ti chiedi come facciano ad approcciarsi a Castiel con tanta naturalezza; al posto loro, non sapresti da dove cominciare.
Quelle poche volte che sei riuscita ad interagire con lui non sono servite a un bel niente. O forse tu non hai saputo sfruttarle a dovere.

La cosa che ti dà veramente fastidio, tuttavia, è che con le altre parli di argomenti normali - qualche rara volta pure personali - mentre quando rivolge la parola a te, è solo per chiederti di copiare i compiti.
Così, ti domandi se non dovresti cercare di assomigliare di più a loro - più trucco, vestiti più scollati, cervello più da gallina.
Ma poi allontani subito il pensiero, perché mai tradiresti te stessa pur di piacere a qualcun altro.

L’unico aspetto positivo in tutto ciò, è che nemmeno Ambra sembra interessare minimamente a Castiel. E ti fa un po’ sorridere come lei fallisca sempre nei suoi tentativi di conquistarlo.

Devi ammettere che fino a poco prima non eri così. Non ti importava niente degli altri e non passavi un solo minuto ad osservarli. Ma da qualche giorno, ormai, hai cominciato a cogliere anche i dettagli legati ai tuoi compagni, oltre che quelli della strada che fai per venire a scuola.
Ti sei accorta di come Ambra sembri dedicare la sua intera esistenza a farsi notare dal rosso. E di come lui si ostini ad ignorarla. Forse non è il tipo superficiale che credevi che fosse. Già il fatto di non apprezzare quell’oca gli fa onore. Che ci sia qualcosa in lui di nascosto, che non vuole mostrare? Magari scopri che non è poi così male… Non neghi che ti incuriosirebbe sapere cosa vuol dire stare con uno così.
No.
Violet, concentrati.
Il tuo scopo è quello di punire Ambra. Stop. Castiel non ti piace neanche lontanamente.
Ragazzi di quel genere li eviti come la peste praticamente dal giorno in cui sei nata. Beh, c’è da dire che anche loro non si sono mai interessati a te, ma questo è un altro discorso.
Castiel non è il tuo tipo. Punto.

Quello che devi fare adesso è escogitare un piano d’attacco. Analizzare ogni singolo dettaglio e particolare, per arrivare ad una soluzione.
Ad esempio, qual è stata la prima volta che si è interessato a te? In occasione della verifica di matematica. Dunque perché non sfruttare il momento in cui verrà riconsegnata corretta?!

Ti congratuli con te stessa per l’ottima idea. Probabilmente non accadrà nulla di speciale, ma sarà un inizio.
Decidi quindi di aspettare il giorno in cui la professoressa avrebbe finito di correggere le prove, per entrare in azione. È l’occasione d’oro che hai, e non devi permetterti di sprecarla.




Hai dovuto aspettare ben tre settimane perché arrivasse il giorno fatidico, ma finalmente l’attesa è finita.
In classe l’atmosfera è tesa e pervasa da un costante chiacchiericcio che la professoressa di matematica sta cercando inutilmente di placare. Lanci un’occhiata verso gli ultimi banchi. Castiel, Iris e Rosalya sono concentrati a discutere di chissà cosa.

Quando l’ordine viene finalmente ristabilito, ogni compagno si dirige a turno verso la cattedra, per ritirare la propria verifica corretta.
Quasi non fai caso al voto che hai ricevuto tu, tanto sei concentrata sul momento in cui Castiel verrà chiamato.

Non appena arriva il suo turno, preghi che i tuoi aiuti gli siano valsi un voto almeno sufficiente. L’espressione della professoressa, però, è più seria del solito e non lascia presagire nulla di buono. Piazza la verifica fra le mani del ragazzo, senza staccare gli occhi dai suoi, i quali, dopo essersi spostati sulla parte superiore del foglio, s’illuminano lentamente.
Un sorrisone quasi ebete si forma sul suo viso e, per la prima volta, Castiel è contento di consegnare il suo libretto dei voti all’insegnante.
La professoressa, però, è ancora dubbiosa. «Come hai fatto?»
«Che le devo dire, prof., sono un uomo dalle mille sorprese», risponde con ammiccante sarcasmo, prima di ritirare le proprie cose e ripercorrere baldanzoso la strada verso il proprio banco, accompagnato dai fischi di gaudio degli altri alunni.

Devi ammettere che sei stupita. Non ti aspettavi che il tuo aiuto sarebbe bastato, eppure è davvero grazie a te se Castiel non ha incassato un’ennesima insufficienza. Ora non potrà non esserti riconoscente.
Aspetti che l’ora di matematica sia finita, per rivolgergli la parola. Ti volti verso gli ultimi banchi e lo vedi che sta parlando con Lysandro. Non appena smettono, devi assolutamente farti avanti. O adesso o mai più.

Ti alzi dalla sedia sbattendo contro il banco. In quel momento Lysandro saluta Castiel e si dirige verso l’uscita. Ti guardi attorno e noti che la classe è praticamente vuota. Stranamente, ti senti più tranquilla vedendo che siete rimasti quasi da soli.
Dopo aver fatto un respiro lunghissimo, ti dirigi verso il tuo compagno dai capelli rossi, che sta ancora contemplando la verifica come un bambino con un nuovo giocattolo.

«Spero che il mio aiuto sia servito», gli sussurri dopo esserti schiarita la voce.
Castiel alza gli occhi e, accorgendosi di te, sembra assumere uno sguardo diverso, come se si ricordasse solo ora che il merito del suo successo non debba andare unicamente a lui.
«Guarda un po’, ho preso 6+», annuncia soddisfatto, mostrandoti il foglio con impressa in rosso la cifra.

La tua prima reazione è quella di dispiacerti per il voto così basso, tuttavia l’espressione di gioia del tuo compagno ti fa capire che per lui è al contrario un risultato di cui andare fieri. «Sono felice per te», gli rispondi sorridendo.
«Le altre equazioni le avevo sbagliate, però solo verso il finale; l’inizio era tutto giusto. Forse è per questo che la prof. mi ha dato la sufficienza.»
E infatti, ti stupisci di notare come, ad esclusione dell’equazione che gli avevi suggerito, il resto della verifica abbia molti meno segni rossi del solito. Fai fatica a crederci, ma dopotutto aveva tentato davvero di impegnarsi, nonostante potesse contare su un esercizio sicuramente giusto.
Non te lo saresti mai aspettato da lui.

«Devo ringraziarti, Violet.» Sentirlo pronunciare il tuo nome ti ridesta improvvisamente dai tuoi pensieri. «Senza di te non ce l’avrei mai fatta. Sei stata gentile a rischiare per me, sebbene io non abbia mai fatto nulla per meritarlo.»
Senti il naso prudere appena, ma fai di tutto per non scomporti. «Di niente, s-se hai bisogno di altro chiedi pure a me!»
«Grazie», sorride Castiel alzandosi dalla sedia. È un sorriso genuino, vero. «Ci vediamo in giro!»

I tuoi occhi lo seguono mentre cammina verso l’uscita. E dopo che ha attraversato la porta ed è scomparso dalla tua vista, vanno a finire su quelli di Ambra, poco più distante, che ti sta letteralmente fulminando con lo sguardo.




Quel pomeriggio lo trascorri a casa di Alexy. Vi conoscete da appena tre anni, ma ormai ogni volta che vai da lui ti sembra di essere a casa tua.
La sua camera, separata da quella del gemello, è molto accogliente e vivace. Non c’è un solo dettaglio bianco o nero: tutti i mobili e le decorazioni sono coloratissimi, così come le pareti, la porta e le finestre. Ma l’elemento che adori di più è il muro davanti al letto, costellato di fotografie di Alexy e dei suoi amici. Ci sei anche tu in mezzo a loro, nonostante detesti comparire nelle foto.

«Ehi, tutto bene?» ti domanda ad un certo punto, mentre siete seduti sul suo letto. «Sei pensierosa. O almeno, più del solito.»
Scrolli le spalle e assumi un’aria indifferente.
«Violet, che stai combinando con Castiel?» riprende Alexy dopo averti esaminata per qualche secondo. Il suo tono è mezzo preoccupato e mezzo divertito.
Senti le tue guance imporporarsi di colpo, ma cerchi di mostrarti più stupita possibile. «Nulla.»
«Credi che non abbia capito che c’è sotto qualcosa?» incalza il tuo compagno di classe con fare malizioso.
Sospiri, nel notare come in quella scuola nessuno possa fare a meno di farsi gli affari degli altri.

«Non è come pensi», rispondi infine, e decidi di spiegargli per filo e per segno il piano che avevi in mente contro Ambra.
Alla fine del tuo discorso, però, Alexy non sembra affatto convinto.
«E vorresti farmi credere che hai intenzione di provarci con lui solo a causa di Ambra?»
«Come puoi pensare che mi piaccia uno come Castiel?» esclami disgustata.
«Non lo so, tutto è possibile.»
«Ma ci hai visti? Noi due siamo come… come la senape e il miele. Come una tigre e un uccellino. Provare ad accostarci è come… come mangiare gelato e patatine fritte insieme!»
«Sì, sì, hai reso l’idea…» risponde lui con un’espressione leggermente nauseata.

«Però vorrei che ricordassi una cosa», continua, questa volta serio. «Pensa a quali conseguenze avranno le tue azioni. Se riuscirai davvero a sedurre Castiel, poi dovrai anche dirgli che l’hai fatto solo per fare un dispetto ad Ambra. E non credo che la prenderà molto bene.»
«Quello non è un mio problema», sbotti senza pensarci troppo. Ti stupisci da sola. Non è da te rispondere in quel modo.
Ammetti però che Alexy ha ragione. Non avevi minimamente considerato quell’aspetto del piano. Che succederà, una volta ottenuta la tua vendetta su Ambra? Una volta che Castiel sarà caduto ai tuoi piedi? Sarai costretta a dirgli la verità, ovvero che tu non eri realmente interessata a lui, ma che avevi agito unicamente per scopo personale. Che, in altre parole, per te era solo un burattino.
Non osi immaginare la sua possibile reazione. Eppure, è improbabile che sia capace di farti del male. Al limite ti manderà a quel paese e non ti rivolgerà più la parola. Per te non sarebbe una grande perdita - anzi, non cambierebbe praticamente nulla - per lui… beh, lui non è certo il tipo da disperarsi per un rifiuto. Figuriamoci poi se è da parte tua.

«Ne sei certa?» riprende Alexy, guardandoti dritta negli occhi. Tu annuisci.
«D’accordo, allora la missione è quella di far cadere Mr. Testa di Peperone ai tuoi piedi», annuncia lui solenne, con lo stesso tono di un manager verso il proprio cliente.
Dopodiché si alza dal letto e comincia a camminare per la stanza, guardandosi intorno come per farsi venire l’ispirazione.

Ad un certo punto il suo sguardo cade sul calendario appeso alla parete, che in quel mese ritrae un modello molto palestrato in una posa alquanto provocante, la cui quantità di indumenti addosso lascia ben poco all’immaginazione.
Alexy, però, si sofferma su alcune scritte in matita aggiunte sotto le caselle dei giorni. Dopo qualche secondo lo vedi illuminarsi e girarsi di scatto verso di te.
«So cosa fare», proclama.

Tornato sul letto, ti espone il piano che gli è venuto in mente.
Ti spiega che di lì a poco si sarebbe tenuta una specie di festa, organizzata dal negozio di vestiti di Leigh, per inaugurare la nuova collezione autunno-inverno. Siccome Leigh è il fratello di Lysandro, avrebbero partecipato sia quest’ultimo, sia Castiel, che è il suo migliore amico.
«Potrebbe essere un’occasione per vedersi in un contesto diverso dalla solita scuola», suggerisce Alexy, «Ed è perfetto, perché io ho due inviti, uno per me e uno per mio fratello, ma lui naturalmente mi ha già detto che non vuole venirci. Di conseguenza potrai avere il suo.»
«Non lo so, Alexy. Credo che mi sentirei fuori luogo ad una festa.»
«Ma non è proprio una festa, è la presentazione della nuova collezione di abiti. È elegante, ci sarà un rinfresco, una sfilata e poi la musica. Sarà pieno di gente stilosa!» Nonostante quest’idea ti faccia sentire a disagio, non puoi fare a meno di sorridere nell’osservare gli occhioni luccicanti e l’aria sognante di Alexy mentre descrive una cosa che adora.

«Appunto, sarei ridicola accanto a modelle e persone di quel genere.»
«Ma non dire fesserie, Violet. Sei così carina!»
«Ma che dici…»
«Violet. Anche se non mi piacciono le ragazze, non vuol dire che non riconosco quando sono belle.» A quelle parole distogli velocemente lo sguardo dagli occhi dell’amico. Hai imparato a reprimere la tua infatuazione per Alexy ormai da tempo, ma ciò non toglie che frasi come queste ti facciano arrossire ancora.

«Tu sei mia amica», continua lui, prendendoti per le spalle, «e farò di tutto per far sì che tu sia felice.»
Dopo averti guardato con sincera dolcezza, ti stringe in un abbraccio caloroso, a cui non opponi resistenza.
Per un istante tutto il piano di conquista di Castiel, così come la festa e la vendetta su Ambra, scompaiono dalla tua mente: pensi solo a quanto tu sia fortunata ad avere un amico come Alexy. Uno che ti incoraggia e ti sostiene in ogni circostanza, che, sai per certo, non ti tradirà mai.

«Ammesso che riuscissi a non sentirmi fuori luogo… Castiel non mi considererebbe molto; anzi, è facile che si domandi che ci faccia una come me in un posto del genere. E riderebbe di me, ne sono certa.» Ammetti che ti senti un po’ codarda a parlare in quel modo, ma sei convinta di quello che dici. Puoi già immaginare i risolini del rosso quando, di tutte le persone che si aspetterebbe di incontrare a una festa, si ritroverebbe davanti proprio te.
Alexy sospira.

Passano diversi minuti di silenzio. All’improvviso lo vedi scattare su dal letto come una molla, lo sguardo di nuovo illuminato.
«Ho un’idea», esclama emozionato.
Senza aggiungere altro, si dirige verso un armadio di colore arancione e, dopo aver rovistato per qualche secondo, tira fuori una grande scatola a righe bianche e azzurre. La deposita sul letto e ne rimuove il coperchio.

Curiosa, ti alzi per dare un’occhiata al suo interno. È piena di parrucche.
«Cos’hai in mente?» domandi senza nascondere la preoccupazione.
«Indosserai una di queste. E anche degli occhiali speciali che adesso vado a prendere. Così nessuno ti riconoscerà», dice velocemente, dirigendosi verso un altro punto della camera.

«D’accordo, ma», rifletti, «Castiel come farà a sapere che sono io?»
Alexy si volta verso di te, con in mano uno strano oggetto. «Tu vedi come va alla festa. Se tutto fila liscio, glielo dirai a scuola.»
Ragioni in silenzio, mentre il tuo amico ti ritorna accanto e ti fa alzare dal letto, in modo da scegliere la parrucca più adatta al tuo fisico.

Rimani per diversi minuti ad esaminare parrucche su parrucche, ma ben presto ti rendi conto che i gusti del tuo compagno di classe sono di gran lunga lontani dai tuoi. Quasi sempre quelle che ti consiglia lui non piacciono a te, oppure quelle che proponi tu vengono “educatamente” scartate e riposte da lui nello scatolone.
Ad un certo punto, mentre ne stai analizzando una dai capelli rosa a caschetto, ti sorge spontanea una domanda. Come mai Alexy possiede delle parrucche da donna?
Ma poi ti rispondi che certe cose è meglio non saperle.

Dopo una buona mezzora riuscite finalmente ad arrivare ad un accordo.
«Sei sicuro che non sia ridicola?» gli chiedi con timore, reggendo in una mano la parrucca che avete scelto e nell’altra lo strano accessorio che era andato a cercare prima.
«Ti ho detto di non preoccuparti. E poi non sarai da sola, mi travestirò anch’io», risponde. «Sarà bellissimo, Violet. Faremo finta di essere due VIP in incognito. Non è geniale?!» Ancora una volta sorridi per l’entusiasmo contagioso di Alexy. Ma, come sempre, rimani coi piedi per terra.
«E se qualcosa dovesse andare storto?»

Al che, ti appoggia una mano sulla spalla. «Violet, stai tranquilla. Tu immagina di essere un’altra persona. Per una sera divertiti, fai la pazza, parla con chiunque, fai quello che Violet non farebbe mai. Una volta finita, quella persona scomparirà e tu tornerai la stessa di sempre. Nessuno ti avrà riconosciuto, ma tu avrai vissuto un’esperienza nuova.»
Questa volta le parole di Alexy sembrano convincerti di più, perciò, dopo aver fatto un lungo respiro, annunci con sicurezza: «D’accordo, facciamolo. In fondo non ho nulla da perdere se nessuno saprà che sono io, no?»
«Hai visto? Così ti voglio! E ora vieni, che proviamo questa parrucca.»

Il ragazzo ti fa accomodare su una sedia verde girevole e comincia l’operazione. Per prima cosa cerca di legare i tuoi capelli corti in modo da appiattirli il più possibile, fissandoli poi con una retina. In seguito appoggia ed allaccia la parrucca prescelta sulla tua testa. Il processo si rivela molto più complicato del previsto, tanto che quando Alexy ha finalmente terminato, per te è già ora di tornare a casa. Se avessi saputo prima che si trattava di un procedimento così lungo e impegnativo, probabilmente non avresti mai accettato.

«Ah, già, dobbiamo trovarti un nome», borbotta Alexy, sistemandoti gli ultimi ciuffi sparsi qua e là. «Quale preferisci?»
Resti un attimo a pensare. «Mi piace molto “Amanda”.»
«Allora sarai Mandy», conclude dopo aver afferrato l’oggetto misterioso di prima.
«Mandy? Mi piace!»
«Ottimo. E adesso chiudi gli occhi.»
Fai come ti dice e senti qualcosa di simile a degli occhiali scorrere sopra le tue orecchie e andare ad appoggiarsi sul naso. Quando li riapri, ogni cosa attorno a te ha assunto un colore più scuro e violaceo, ma riesci comunque a distinguerla bene. Ti avvicini allo specchio.

Non puoi trattenere un sobbalzo nello scorgere la tua immagine riflessa.
Una strana ragazza ti fissa a bocca aperta, lo sguardo nascosto da due grandi lenti viola, più simili ad una maschera che a degli occhiali. Poco più in alto una folta frangetta bionda le copre l’ampia fronte e termina, alle estremità, in due ciocche ricciolute che vanno ad incorniciarle il volto candido e appuntito. Più in fondo, invece, un’elaborata treccia le attraversa da un lato all’altro la cima della testa, quasi come una corona. Tutti i capelli sono raccolti in una lunga e vaporosa coda color platino, che sembra quasi brillare di luce propria.
La trasformazione era compiuta.

Ti ritrovi senza fiato. E talmente stupita, da non riuscire a staccare gli occhi dalla nuova te. Alla tua destra, poco dopo, compare il viso di Alexy.
«Sai cosa?» ti domanda serio, guardandoti attraverso lo specchio. «Ho l’impressione che Castiel cadrà letteralmente ai tuoi piedi.»







Ed eccoci alla fine del secondo capitolo :)
Ora che la storia è già avviata, volevo dire qualche parola su Violet.
Devo ammettere che come personaggio mi ha sempre fatto una certa tenerezza. Tuttavia non è stato affatto facile gestirla, all’inizio. Avevo paura fosse OoC, probabilmente perché al suo posto io agirei in modo diverso o perché sono proprio diversa da lei. Il punto è che farla IC sarebbe significato renderla troppo noiosa e pedante per i miei gusti. Così l’ho resa un pochettino più sveglia e “grintosa”. Ma solo un pochettino.
Mi piace pensare che Violet non sia come l’angioletto che è nel gioco, ma che sotto sotto sia un pochino cinica (almeno per darle un minimo di spessore, dato che nel gioco è piuttosto piatta, o comunque non valorizzata abbastanza).
Voi che ne pensate?

Vi lascio con una piccola curiosità, che forse non tutti capiranno. Il tono di Alexy quando dice «Violet, che stai combinando con Castiel?» me lo immagino identico a quello di Michael Corleone quando dice a Vincent ne Il Padrino parte III: «Vincent, che cosa stai combinando con mia figlia?»
Scusate, ma è la mia saga di film preferita e quando lo leggo non ce la faccio a non pensare a quello e scoppio sempre a ridere XD

Perdonate le mie pazzie :* Non vedo l'ora di pubblicare il prossimo capitolo muahah!
A presto,

Yutsu Tsuki


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Capitolo 3
*** Piacere, Mandy ***


III - Piacere, Mandy




Le settimane che ti separano dalla festa scorrono molto più velocemente del previsto, tanto che, a poche ore dall’inizio dell’evento, sei ancora psicologicamente impreparata per ciò che dovrai affrontare.
Scegliere quali vestiti avresti indossato fra quelli che possedevi era stato a dir poco traumatico. Se mai Alexy avesse aperto il tuo guardaroba e avesse visto il genere di indumenti che sei solita portare, eri certa che avrebbe preso e dato tutto in pasto alle fiamme.

Tuttavia - non prima di due buone ore di ricerca - avevi riscoperto nei meandri del tuo armadio un abitino viola in stoffa plissettata che avevi ricevuto da tua zia per il tuo ultimo compleanno e che non avevi mai avuto l’occasione - o meglio, il coraggio - di mettere.
La parte superiore, senza maniche ed un tantino attillata, era pure un po’ troppo scollata per i tuoi gusti, mentre quella inferiore arrivava di molto sopra le ginocchia. Sebbene su di te non stesse bene quanto su una modella, eri sicura che a livello di stile fosse più che accettabile, e che quindi Alexy non avrebbe avuto troppo da ridire.

Per completare il look, avevi scelto delle calze molto alte e coprenti, in modo da non rimanere quasi mezza nuda. Quanto alle scarpe, nonostante un’iniziale riluttanza, avevi deciso di cercare fra quelle che un tempo erano appartenute a tua madre. Ti sentivi quasi in colpa a doverlo fare, ma sicuramente, se lei fosse stata lì con te, ti avrebbe offerto con gioia di sceglierne un paio delle sue.
La scelta finale era ricaduta su degli stivaletti a tacco medio, molto comodi e non eccessivamente bassi.

Prima di recarti alla festa passi a casa di Alexy per farti sistemare parrucca e look.
Dopo aver suonato il campanello, ti accoglie sua madre, la quale sembra piuttosto irritata.
«È di là che si sta cambiando. Digli che non esce di casa se prima non ha rimesso a posto la sua stanza», ti annuncia in tono severo, lanciando un’occhiataccia alla camera di suo figlio.

Dopo averla timidamente salutata, ti dirigi verso di lui, fermandoti dietro alla porta chiusa.
«A-Alexy, sono io».
«Entra», lo senti gridare da dentro.

Nel momento in cui varchi la soglia, ti ritrovi in quello che sembra essere un campo di battaglia. Non hai mai visto un posto più incasinato di quello: vestiti ovunque, lenzuola e cuscini sottosopra, scatoloni e cassetti rovesciati. Se dovessi fare un disegno di quel luogo, ne verrebbe fuori un quadro di Picasso.
«Pronta, Violet? Svelta, fatti mettere la parrucca, che abbiamo poco tempo» esordisce Alexy, facendosi largo tra le montagne di tessuti.
Quasi non ti accorgi che il tuo compagno di classe è bellamente in mutande, tanto eri occupata ad osservare le colline di magliette e i fiumi di calzini sparpagliati per tutto il pavimento.

Distogli rapidamente lo sguardo dal suo fondoschiena e, con molta fatica, riesci a raggiungere la sedia.
Senza perdere ulteriore tempo il tuo amico comincia a ripetere la stessa lunga e tediosa operazione di qualche settimana prima. Dopo meno di mezz’ora, la parrucca biondo platino è diventata parte di te.
«Ottimo. Fatti vedere» esclama Alexy, girandoti verso di lui. Avverti il suo sguardo su di te, mentre decide se il tuo vestito è approvato o meno. Preghi con tutta te stessa che la tua decisione lo soddisfi, anche se, in caso contrario, non ci sarebbero molte alternative.

«Mmm, ti avrei vista con qualcosa di diverso, ma…» esordisce.
«Ma…?»
«Diciamo che anche così può andare», dice infine. Non puoi che tirare un sospiro di sollievo.
«Anche se quelle scarpe non vanno assolutamente bene!» aggiunge poco dopo, con disgusto. «Come puoi abbinare quel vestito con quegli stivali?!»
«Che c’è di male? Sono neri e il nero sta bene con tutto, no?»
«Non è questione di colori, Violet. È il tacco, la forma… sono orribili. Ah, lascia perdere.»

Il tono di Alexy comincia a spazientirti. Sei tentata di rispondergli per le rime, di sbattergli in faccia che sono le scarpe di tua madre, per farlo sentire in colpa, ma l’ultima cosa che vorresti è litigare con lui e mandare all’aria la serata.
«Quindi come faccio? Non c’è tempo per tornare a casa a sceglierne delle altre.»
«Ovvio, fra meno di venti minuti dobbiamo uscire», risponde in tono sbrigativo.
«Stai qui, ci penso io», riprende dopo aver riflettuto per qualche secondo. In quattro e quattr’otto si veste con i primi abiti che gli capitano a tiro, estraendoli dalle pile di capi ammucchiati per terra. Dopodiché, cellulare alla mano, si dirige verso la porta scavalcando i cumuli di stoffa ed esce dalla camera.

Odi uno scambio di frasi confuso e acceso fra il ragazzo e sua madre, e quello che sembra essere il rumore di un portone che si chiude.
Rimasta da sola, ti domandi cos’abbia in mente quel pazzoide. Dopotutto si tratta solo di un paio di scarpe. Dubiti che quando sarai alla sfilata, in mezzo a tutta quella gente stilosa, qualcuno noterà e giudicherà ciò che tu porti ai piedi.

Pochi minuti più tardi la porta si riapre, ma non è Alexy a fare la sua comparsa, bensì suo fratello Armin.
Quando ti vede sgrana di colpo gli occhi. «V-Violet? Ma come ti ha conciata?!» esclama con grande stupore.
«Sono ridicola?» arrossisci preoccupata.
«Ma no, anzi! È che non sembri tu», spiega. «Però stai bene. Sembrano tuoi quei capelli.»
Sei sollevata nel sentirtelo dire. È positivo che qualcun altro confermi che il look scelto da Alexy sia efficace, nonostante i suoi gusti alquanto strambi.

«Sai dov’è andato tuo fratello?» chiedi poi ad Armin.
«Non ne ho idea. È uscito di casa dicendo che sarebbe tornato subito.»
«Capisco…»
Sei intenta a trovare un buon argomento di conversazione, quando noti che lo sguardo di Armin è fisso su di te.
Non sai se sentirti a disagio oppure soddisfatta per l’improvviso interesse. In ogni caso puoi solo sperare che anche Castiel reagisca come lui nel momento in cui ti avrà vista.

Dopo pochi minuti torna Alexy. Sta reggendo fra le mani un paio di stivali bianchi altissimi, così eccentrici che sembrano usciti da un manga. «Ho chiesto ad una mia vicina di prestarmeli. Dimmi se non sono meravigliosi.»
«Quale vicina, Suzanne?» interviene Armin.
«No, Margot.»
«Quella che fa i cosplay?!»
«Sì, lei.»
«Ti prego, fammeli toccare!»
«Armin, non è il momento di fare i pervertiti. Sono per Violet!» E, attraversando velocemente la stanza, Alexy giunge di fronte a te e ti consegna gli stivali. «Stai attenta a non rovinarli, mi raccomando.»

«E se non mi vanno?» domandi mentre ti sfili dai piedi le scarpe di tua madre.
«Te li devi far andare», liquida lui rapidamente.
«D’accordo, vi lascio alle vostre robe di moda», borbotta Armin, prima di uscire dalla camera.

Mentre stai provando gli enormi stivali da cosplayer che Alexy ti ha gentilmente procurato, lo vedi dirigersi verso l’armadio e tornare indietro poco dopo con due giacche di paillettes dai riflessi argentei, molto in stile anni ’80.
«Tieni», dice porgendotene una. «Indosseremo la stessa giacca. Forte, eh?»
Annuisci sorridendo per l’idea carina, ma ancor di più nel constatare che le scarpe che hai indossato ti calzano piuttosto bene.

Dopo esserti messa la nuova giacca e la maschera-occhiale viola, il tuo look può dirsi completato. Il tuo compagno di classe si allontana da te per vederti meglio. «Bene. Levati le calze e sei a posto», dichiara, dopo qualche secondo.
«Come? Non posso stare senza niente sotto», ribatti subito.
«Stai scherzando, vero?»
«No.»
«Violet, sei finalmente pronta e vuoi rovinare tutto per due stupide calze?»
«Non voglio rovinare tutto, è solo che…»
«Capisco», sospira Alexy. «La Foresta Amazzonica non è stata disboscata.»
«Macché, non c’è nessuna Foresta Amazzonica», esclami arrossendo dalla testa ai piedi, «Semplicemente non me la sento di stare con una gonna così corta.»

Alexy sembra sul punto di perdere la pazienza. «Ascoltami. Vuoi fare colpo su Castiel o no?»
«Sì, ma…»
«Allora fidati dell’esperto», conclude senza darti altra possibilità di rispondere.
Mentre lui si sta cambiando con i vestiti definitivi che ha scelto per la festa, tu ti ritrovi a sbuffare ripetutamente, indecisa se dargli retta a costo di un probabile disagio personale, o se rimanere ferma sulla tua idea col rischio di fare un’impressione meno efficace nei confronti del rosso.
Ti sfili la grande maschera e la osservi per un attimo. Ora che ci pensi nessuno saprà chi sei una volta lì. Tanto vale mettere da parte il pudore, per una volta.
«Brava, sapevo che ce l’avresti fatta», afferma Alexy mentre ti togli le scarpe e poi le calze.

Quando entrambi siete finalmente pronti, salutate genitori e fratello e vi recate al luogo dell’evento, che dista una decina di minuti a piedi.
Durante il tragitto esamini l’abbigliamento del tuo amico.
Sotto la giacca identica alla tua indossa un gilet dello stesso colore dei suoi capelli e ancora sotto una maglia bianca. I pantaloni, a zampa di elefante, sono anch’essi in paillettes argento, mentre in viso porta degli occhiali pieni di brillantini, appariscenti tanto quanto i tuoi.

Tutto sommato, nonostante i problemi della preparazione, sei soddisfatta del tuo aspetto finale. Devi ammettere che Alexy ha fatto un ottimo lavoro e non puoi che essergli grata per l’interesse che ha dimostrato verso di te. Tuttavia, prima di ringraziarlo, è bene accertarsi che il suo aiuto sia effettivamente valso a qualcosa.

Respiri a lungo, in modo da concentrarti e cacciare il nervosismo. Sarà un’ottima serata, tutto andrà bene e Castiel si accorgerà di te.




Abbandoni buona parte del tuo ottimismo non appena avvisti una folla numerosa e molto chiassosa davanti all’ingresso del locale in cui si tiene la sfilata. Il tuo primo impulso è quello di fuggire lontano, ma vieni fermata dalla presa di Alexy, il quale ti dice di stare tranquilla e di non preoccuparti di nulla dato che con te c’è lui.

Cerchi di dargli retta. Dopo tutta la fatica che ha fatto per trovarti un look adatto, sarebbe ingiusto da parte tua buttare ogni cosa all’aria. Attraversi quindi la strada cercando di ignorare gli sguardi curiosi dei presenti che si posano di tanto in tanto su di voi, finché non arrivate all’entrata. Dopo aver mostrato gli inviti a due ragazze dello staff, varcate finalmente la soglia d’ingresso.

«Alexy, sei tu?»
Non avete neanche finito di percorrere il corridoio che porta alla sala dell’evento, che già odi una voce squillante e familiare pronunciare il nome del tuo accompagnatore.
Mentre lui si dirige verso la persona che lo ha chiamato, tu scivoli in silenzio dietro a una pianta di filodendro poco distante e abbastanza alta da nasconderti completamente. Non te la senti di incontrare Rosalya. In quanto regina del pettegolezzo, comincerebbe a farti mille domande e, in meno di mezzora, tutti gli invitati verrebbero a conoscenza della tua identità, Castiel incluso. Meglio che sia Alexy a parlarle. Da lì, però, dovresti essere in grado di ascoltare la loro conversazione senza essere vista.

Cerchi uno spiraglio tra le foglie per vedere meglio la sagoma della tua compagna di classe. Rosalya, com’è prevedibile, irradia splendore da ogni singolo poro. Le sue curve da modella sono valorizzate da un tubino molto attillato, di un giallo limone parecchio audace, ma che ben si sposa col colore dei suoi occhi. La lunghissima chioma bianca termina proprio dove inizia il fondoschiena, quasi come ad attirare ogni sguardo su di esso. Più in basso, oltre le gambe snelle e affusolate - più simili a quelle di una donna che di una sedicenne - vi sono due décolleté nere con plateau e tacco alto e largo. Non c’è dubbio, potrebbe fare concorrenza pure a Mandy!

«Alla fine avete invitato qualcun altro?» le domanda ad un tratto Alexy.
«No, della classe ci sono solo Lysandro e Castiel», risponde lei. A quelle parole un brutto presentimento comincia ad insinuarsi nella tua mente. Puoi già immaginare come andrà a finire: lei e Castiel staranno insieme per tutta la serata, rendendoti impossibile passare del tempo da sola con lui.
E tu che ti eri illusa di avere qualche possibilità.

«A proposito, come ha fatto Lysandro a convincere Castiel a venire? Non ce lo vedo proprio ad una sfilata di moda», continua il tuo accompagnatore.
«Sai com’è», sospira Rosalya. «“Sfilata di moda uguale modelle e tipe fighe”», aggiunge imitando la voce roca di Castiel.
Avresti preferito evitare di ascoltare questa parte.
«Sempre il solito. Ehm, sai se sono già arrivati?» le domanda strategicamente Alexy.
«No, non ancora. Anzi, se li vedi potresti salutarli da parte mia? Resterò per tutto il tempo dietro le quinte a dirigere la sfilata, quindi mi sa che non avrò tempo per incontrarli.»
Come non detto, tiri un sospiro di sollievo e dentro di te gioisci per ciò che ha appena detto Rosalya.

Aspetti che i due abbiano finito di parlare e che la ragazza si sia allontanata, per avvicinarti finalmente ad Alexy. «Ah, eccoti. Su, andiamo a bere qualcosa, prima che cominci la sfilata», esclama lui lanciando un’occhiata alla postazione bar che si intravede in fondo al corridoio.
«B-bere? Devo per forza?» mormori con una certa apprensione.
Alexy non sembra sentirti. Lo vedi fermare un cameriere munito di vassoio e tanti calici pieni di champagne che stava passando accanto a voi, e sollevarne due. «Non fare la schizzinosa e butta giù», ti comanda porgendotene uno.

Provi a dare un’annusata veloce al liquido giallognolo, ma l’odore pungente ti pizzica le narici in modo sgradevole. «Bleah! Mi fa schifo», protesti tappandoti in fretta il naso.
Alexy sospira. «Vieni», e, dopo aver consumato la sua bevanda, ti prende per mano e insieme percorrete tutto il corridoio.
Arrivate alla stanza in cui si sarebbe tenuta la sfilata. L’ambiente è molto ampio ed elegante, ma con un tocco di eccentricità qua e là. Alte piante ornamentali dai rami contorti coprono le pareti luminose, mentre a contatto con il soffitto, sopra le teste degli invitati, sono disseminati centinaia di palloncini di colore azzurro ed argento, a cui sono collegati altrettanti lunghi fili svolazzanti.
Al centro della sala c’è un palchetto rialzato attorniato da numerose sedie, che occupano la quasi totalità dello spazio complessivo. Sulla sinistra si trova la postazione bar, nonché diverse tavolate piene di viveri e bevande.
«Prova questo.» Alexy ti piazza in mano un bicchiere contenente un liquido bluastro dall’odore meno fastidioso del precedente. Ne assaggi un sorso. Non è cattivo. Certo, avresti preferito un analcolico, ma tutto sommato poteva essere peggiore.

La serata, che si era prospettata un disastro, comincia a prendere una piega migliore col passare del tempo. Nell’attesa dell’arrivo di Lysandro e Castiel, scopri che quel cocktail bluastro non è affatto male, anzi, ti piace sempre di più; tanto che, una volta finito, decidi di fare il bis. Inoltre, anche la compagnia si rivela migliore del previsto. Più volte, mentre stai sfilando tra la gente a braccetto con Alexy, noti sguardi pieni di curiosità e di rispetto posarsi su di voi. È un ambiente a cui non sei abituata, molto diverso da quello del tuo liceo. L’età media è più alta e di conseguenza pure il livello di maturità. Qui non ti guardano storto se indossi una maschera, ma, anzi, con interesse e perfino ammirazione. Anche se, devi riconoscerlo, gente dall’aspetto stravagante come il tuo non manca, e questo è forse il motivo per cui non ti senti affatto a disagio.

Ogni tanto, tra un sorso e l’altro, qualcuno si avvicina a voi per scambiare quattro chiacchiere. A volte vi domanda quale sia lo stilista dei vostri abiti, e Alexy risponde con prontezza; altre volte chi siate voi stessi, e a quel punto lui dà libero sfogo alla fantasia. Per alcuni siete, semplicemente, Alexy e Mandy, due amici di Leigh; ma per molti altri Margot e Mathieu Gautier, gli ultimi discendenti della più antica famiglia di stilisti di Francia; mentre per altri ancora Vivien e Jèrèmy Lacroix, fratello e sorella fashion blogger con più di seicentomila seguaci su Instagram.
Per te è davvero difficile trattenerti dal ridere nel sentire Alexy raccontare le storie più strampalate e immaginarie possibili. Ma dopotutto l’aveva detto: “Per una sera divertiti, fai la pazza, fai quello che Violet non farebbe mai”, e ora come non mai ti rendi conto che hai fatto bene a fidarti di lui.

Piano piano scopri com’è non essere più la ragazza timida di sempre. Sempre col tuo drink preferito in mano cominci ad esplorare il locale e a conoscere ragazze e ragazzi della tua età, che, noti, sembrano affascinati dal tuo aspetto. Ai loro complimenti rispondi con fierezza piuttosto che con vergogna, e ogni tanto sei tu stessa a farli a loro. La trasformazione in Mandy stava diventando non più solo fisica, ma anche psicologica.

Non sai quanto tempo sia passato da quando siete arrivati; ti stai divertendo così tanto che hai finito pure per dimenticarti il vero motivo per cui tu ed Alexy siete lì. Tanto che ad un certo punto quasi ti stupisci nel ritrovarti Castiel e Lysandro a pochi metri da voi.
Senti l’eccitazione crescere dentro di te. «Andiamo», ordini ad Alexy, facendo per dirigerti verso di loro, ma il tuo amico ti prende un braccio, bloccandoti.
«No», dice. «Lascia che sia lui a notarti.»
Sbuffi. «Non accadrà mai.» Sperare che Castiel veda te fra centinaia di persone? Ricordi come hai tentato per settimane di attirare la sua attenzione, ma i risultati si sono rivelati alquanto deludenti.

«Forse con Violet no, ma in questo momento tu sei Mandy, ricordi? Vieni.» Sprezzante delle tue proteste, Alexy ti prende per mano e ti guida lontano dai tuoi due compagni di scuola. Giunti vicino all’ingresso, fate dietrofront per tornare sui vostri passi.
«Non può funzionare», borbotti fra te e te mentre vi avvicinate sempre di più a Castiel e Lysandro. Il tuo commento non sfugge alle orecchie di Alexy.
«Fidati di me, Mandy». Sentirti chiamare così ti dà una strana carica che ti convince ad abbandonare il pessimismo e a camminare a testa alta.

Ormai siete a pochi metri dal rosso. Fai appena in tempo a sistemarti la maschera, che scorgi con la coda dell’occhio che Castiel si è girato verso di te al tuo passaggio.
Curiosa e preoccupata allo stesso tempo, ti fermi assieme ad Alexy al tavolo del buffet. «E ora?» gli domandi.
«E ora fingi di mangiare», risponde ficcandoti in bocca una pizzetta, che sputi quasi subito. Sei così nervosa, che non ce la fai a pensare al cibo. Poi Alexy si gira, con molta nonchalance, verso il vostro obiettivo. Facendo finta di niente, cerca di osservare i suoi movimenti, finché, con fare risoluto, annuncia: «Sì, credo proprio che voglia venire da te.» E, dopo aver ingerito un salatino, aggiunge con voce più alta: «Sorellina, io vado a parlare con Leigh. Perché non provi uno di questi stuzzichini? È al peperone, dovrebbe piacerti.»
«Ah ah. Molto divertente», ribatti ironica. Poi però vedi che Alexy se ne sta andando e che allo stesso tempo Castiel si sta davvero allontanando da Lysandro per venire verso di te. «Alexy, torna qui!»
Troppo tardi.
In una manciata di secondi lui è scomparso tra la folla, mentre Castiel è a pochi centimetri di distanza.

Ti irrigidisci come un manico di scopa. In un istante tutta la carica di prima svanisce nel nulla, risucchiata in un buco nero. Addio Mandy, bentornata Violet.
Hai l’impulso di scappare via, ma stranamente Castiel non ti rivolge la parola, accrescendo il tuo panico, bensì cerca qualcosa da mangiare sulla tavolata, ma, noti, con lo stesso interesse che avevi tu fino a poco prima.

Passa un minuto abbondante in cui lui non ti rivolge la parola, nonostante siate l’uno accanto all’altra. Cominci a credere che in realtà non ti abbia calcolato minimamente, perciò fai per spostarti, quando odi una voce alle tue spalle.
«Ti va un bicchiere di champagne?»

Ti blocchi, incredula, e lentamente ti giri verso di lui.
Siccome ora sei Violet, vorresti rispondergli di no, perché lo champagne ti fa a dir poco schifo, ma un inaspettato barlume di buon senso fa riaffiorare in te un po’ di Mandy, così accetti l’offerta, non senza una certa sofferenza.

Castiel prende due calici vuoti dal tavolo e ci versa una generosa dose di liquido giallognolo. Noti come nel farlo cerchi in tutti i modi di essere delicato, come un vero gentiluomo, e tu tenti disperatamente di non scoppiargli a ridere in faccia.
Noti anche che è diverso dal solito Castiel della scuola. Gli abiti che indossa sono decisamente più eleganti e anche i capelli sono più curati, pettinati all’indietro, con un piccolo ciuffo che ricade sulla fronte. Non ti dispiace questa versione del rosso.
…Nel senso che è meno peggio del solito, s’intende.

Dopo averti porto uno dei due calici, tu lo prendi in mano e lo fissi con apprensione. Devi sforzarti di bere, cacciare via per un attimo Violet. Per lo meno in segno di educazione.
Finalmente lo avvicini alla bocca. Anche se non hai uno specchio a portata di mano, sai per certo che ti si è formata un’espressione di disgusto in faccia; ma ringrazi che almeno hai una maschera che ti copre metà volto. Senza pensarci troppo, trangugi lo champagne in un solo sorso e per poco non ti viene un conato di vomito. Poggi velocemente sul tavolo il bicchierino vuoto.

Tuttavia Castiel, che ha assistito a tutta quanta la scena, non ti guarda male, ma anzi sorride e ridacchia. «Potevi dirlo, che non ti piaceva», commenta assaggiando il suo.
«Preferisco quello», rispondi subito indicando un gruppetto di bicchieri poco distante contenenti il tuo amato cocktail blu.
«Immagino», continua lui voltandosi a guardarli e curvando le labbra in un sorrisetto malefico. Notando il tuo silenzio pieno di interrogativi, ti spiega: «Non lo sapevi? Dicono che abbiano modificato i Bleu Collins aggiungendoci una qualche sostanza stupefacente. Ecco perché ti piace.»

A quelle parole impallidisci sul colpo. Leigh non farebbe mai una cosa del genere… O forse sì?!
Sei tentata di correre in bagno per rigurgitare tutto lo schifo che ti sei messa in corpo, ma Castiel ti frena appena in tempo. «Scherzavo», ridacchia col suo solito modo di fare burlone.
«Cretino!» Come hai potuto farti prendere in giro da lui? Eppure sai come è fatto.
«Ehi, ehi, cos’è tutta questa confidenza?» risponde quasi seccato. Ahi! Piano con le parole, devi stare attenta: non deve sospettare che tu lo conosci bene. È buffo: mentre parli con lui ti sembra come di essere in un videogioco in cui devi cercare di scegliere le risposte giuste per far colpo. Ma tu ora hai dato quella sbagliata, e hai perso punti preziosi.

Nel tentativo di rimediare, decidi di buttarti. «Non so, ho come l’impressione di averti già visto da qualche parte…» pronunci con la voce più sensuale che riesci a trovare.
«Mmm, dici?» risponde Castiel, con un tono che non riesci a decifrare. «Perché non ti togli la maschera, così lo scopriamo?»
Senti un piccolo brivido salirti lungo la schiena, come se ti avesse chiesto di denudarti lì davanti a lui. Devi cambiare argomento. E in fretta.
«Mio fratello ci tiene che manteniamo l’anonimato», sputi fuori senza starci a pensare.
«Ah, è quello con cui eri prima?» domanda gettando uno sguardo alla folla di fronte al palchetto.
Annuisci e ringrazi che Castiel non abbia riconosciuto Alexy, altrimenti come avresti giustificato la bugia appena detta?

Vedi il tuo compagno di classe che manda giù l’ultimo sorso di champagne. «E tu, invece?» domandi con finta ingenuità. «Non mi dirai che sei qui da solo.»
Castiel accenna un sorriso. «Che ci sarebbe di strano?»
«Beh, non mi sembri il tipo interessato alla moda», rispondi sondandolo dalla testa ai piedi, dimenticando che lui non può vedere i tuoi occhi.
«Potresti rimanere stupita», pronuncia avvicinandosi pericolosamente te. Non capisci perché, ma il tuo cuore comincia a pompare più veloce.

In ogni caso non hai il tempo di pensarci, perché le luci della sala si abbassano di colpo e una figura slanciata compare sul palco. «Benvenuti e grazie per essere qui oggi.» È Rosalya. «Spero che il rinfresco sia stato di vostro gradimento. Tra pochissimo avrà inizio la sfilata, quindi vi invito a prendere posto sulle sedie.»
Uno dopo l’altro, tutti i presenti si riversano al centro della sala. È meglio scegliere in fretta dove sedersi.

Nel cercare di farti largo tra la folla lanci un’occhiata alle tue spalle e vedi Castiel a qualche metro di distanza. Alexy si è già seduto insieme a due signori incontrati prima, mentre Lysandro ha preso posto in ultima fila e si guarda attorno con sguardo perso. Avvisti una decina di sedie ancora libere nella quarta fila e decidi di infilarti lì. È probabile che Castiel vada a sedersi accanto al suo amico, ma alla fine non puoi avere tutto dalla vita.

Ti guardi con la coda dell’occhio a destra e a sinistra e scopri con tua grande sorpresa che il tuo obiettivo è rimasto dietro di te e ti sta seguendo. Sorpassate alcune sedie, finalmente vi potete sedere.
Senti crescere un piacevole disagio vista la vicinanza col tuo compagno di classe, ma non è il momento di cedere. Per ora sta filando tutto liscio; continua così e la serata si rivelerà un successo.

Pochi minuti più tardi ha inizio la sfilata.
Uno dopo l’altro fanno il loro ingresso i modelli e le modelle. Attendono per qualche istante alla fine del palco, dopodiché, tra i flash delle fotocamere e il ritmo della musica, tornano dietro le quinte, da dove son venuti. Alcuni abiti sono molto carini, certo non adatti alla scuola, ma di buon gusto. Altri sono decisamente più stravaganti e ti domandi chi mai potrebbe essere così malato da metterli in un contesto normale - a parte Alexy, naturalmente.

Raccogli tutto il coraggio che hai e decidi di parlare con Castiel. «Che ne pensi?»
Lui non risponde subito, né si volta verso di te. Poi, poco convinto, borbotta: «Non male come stile.»
Ci metteresti una mano sul fuoco che l’abbia detto solo per condiscendenza. Non è mai stato interessato a queste cose e tu lo sai. «Uhm, io non sopporto la moda», dichiari sicura di te.
«Pure io», ribatte lui. Per poco non scoppi a ridere. «Eppure da come sei vestita non l’avrei mai detto», aggiunge lanciandoti un’occhiata vaga.

Replichi con la prima cosa che ti viene in mente. «Oh, è mio fratello che mi veste. Quanto ad abiti, ci pensa lui.» Sorridi rendendoti conto di aver preso spunto da Armin.
«Sai, tu e tuo fratello mi ricordate due miei compagni di classe», rivela infatti Castiel. «Ora che ci penso, anche a me sembra di averti già vista da qualche parte…»

Deglutisci piano. Se dovesse scoprire chi sei, l’umiliazione che subiresti impiegherebbe anni, se non secoli, a svanire. Tenti di nuovo di cambiare argomento.
«Hai detto che la moda non ti piace. Come mai sei qui, allora?» Avevi già udito la risposta da Rosalya, aveva detto che gli interessavano solo “le modelle e le tipe fighe”, ma dopotutto questo lui non lo sa.
Per la prima volta Castiel sembra in difficoltà. In un primo momento apre la bocca, ma poi ci ripensa. Alla fine, con una calma apparente, mormora: «Accompagno un amico.»
A quelle parole non puoi che domandarti come mai a Rosa abbia dato una risposta diversa. Che ci sia una speranza?

Passate il resto della sfilata a commentare e prendere un po’ in giro gli abiti di dubbio gusto che appaiono. Scopri che conversare col rosso è molto più facile di quanto sembrasse all’inizio. Un po’ per l’alcol, un po’ per l’identità celata, ti senti aperta con lui e trovi incredibile non provare più timidezza. Devi ammetterlo, l’idea di Alexy ha funzionato alla perfezione: la maschera ti consente di essere te stessa, perché grazie ad essa Castiel non può sapere nulla di te, dove stai guardando, che espressione stai facendo, quale reazione hai alle sue parole.

Un’ora più tardi Rosalya ricompare sul palco e comunica al pubblico che, il tempo di spostare le sedie, e la pista sarebbe stata libera per ballare.
A quella parola ti si forma un nodo alla gola. E adesso? Finché si tratta di conversare, ancora ancora, ma di ballare non se ne parla. Castiel vorrà farlo di sicuro e di certo non ci farai una bella figura a rifiutarti per startene seduta da sola tutto il tempo.

«Torno dal mio amico. Ci vediamo dopo.» La sua voce ti riporta alla realtà. Dopo averlo salutato decidi di cercare Alexy per chiedere aiuto a lui.
Lo vedi nell’altro lato della sala che sta parlando con Rosalya, Leigh e un mucchio di altre persone. Ti avvicini a lui facendoti piccola piccola in modo da non dare nell’occhio e, non appena sei alle sue spalle, gli tiri un paio di volte la giacca per attirare la sua attenzione. Non appena si volta, però, anziché scomparire in silenzio dal crocchio per dare retta a te, come avevi sperato, lui ti tira verso di lui esclamando a gran voce: «Oh, guardate chi c’è, la mia socia, Mandy.»

Con gli sguardi di tutti puntati addosso diventi all’istante rossa come i capelli di Castiel, ma non perdi l’occasione per infliggere un calcio sulla caviglia del tuo accompagnatore. Non appena ti vede, Rosalya si fa avanti per presentarsi, tutta eccitata. «Tu sei Mandy, piacere! ADORO come sei vestita. E i tuoi capelli? Favolosi.»
Cerchi di resistere ancora per qualche minuto conversando con i presenti, poi finalmente il crocchio si disperde e tu ed Alexy vi appartate in un angolo della sala.

«Dimmi tutto. Com’è andata con Castiel? Vi ho visti seduti vicino durante la sfilata!» pronuncia tutto d’un fiato.
«Credo bene, per ora», gli confidi. «Ti racconterò meglio più tardi. Adesso sono nel panico: io non so ballare.»
«Non sai o non vuoi?»
«Entrambi», ammetti. «Come faccio, Alexy?»
«Quello che hai sempre fatto. Sii te stessa. Sii Mandy», risponde lui con tono onirico.
Rimani per un attimo interdetta dall’incoerenza del concetto, poi però il tuo amico ti trascina verso il centro della sala, dove tutta la gente si sta già scatenando.

La musica a palla e le luci stroboscopiche ti accolgono tanto dolcemente quanto una grandinata in pieno agosto. Alexy ti prende le mani per invogliarti a muoverti, ma l’unica cosa che riesci a fare è alzare e riabbassare i piedi uno dopo l’altro come un soldato-robot.
Lanci qualche occhiata attorno alla ricerca di Castiel - o meglio, per assicurarti che non sia nei paraggi e ti stia guardando - ma la folla è talmente vasta e opprimente, che non riesci neanche a vedere a oltre un metro da te.

Proprio quando lo stress sembra giunto al culmine, ti viene in mente un’idea. Dopo esserti liberata dalla presa di Alexy, cominci a saltare ripetutamente: in tal modo hai una visuale migliore, e al tempo stesso hai introdotto una nuova mossa di ballo al tuo già vasto repertorio.
Noti ad un tratto un tremolio rosso scarlatto fuori dalla ressa. Bingo.
«Alexy, io mi sposto un attimo», gridi senza riuscire ad udire quello che hai appena detto. Il tuo compagno non sembra averti sentito, vuoi per la musica troppo alta, vuoi perché la sua attenzione è stata catturata da un biondino poco distante da voi.

Ti fai largo tra la calca pestando i piedi di qualcuno e vendendo a tua volta colpita da gomitate involontarie, finché finalmente non esci da quella trappola umana.
Prima di andare da Castiel controlli che la parrucca sia ancora ben fissata sulla testa. Non sia mai che decidesse di scappare proprio mentre stai parlando con lui.
Il rosso è appoggiato al muro, accanto ad una pianta dai rami aggrovigliati, in mano una sigaretta che continua a rigirarsi tra le dita.

«Non balli?» domandi cercando di non apparire troppo interessata. Non riesci a decifrare il suo sguardo, ma la pieghetta che gli si è formata a lato della bocca sembra tradire una certa contentezza nel vederti.
«Stare lì in mezzo a quel mucchio di cretini? No, grazie», risponde fissando un punto indefinito oltre la folla di scalmanati.
Sei sollevata nel sentire quelle parole. Non solo perché ora non dovrai più sforzarti di ballare, ma anche perché significa che tu e lui avete un punto in comune. Entrambi non amate la compagnia della gente.

«Stavo per andare al bar. Vuoi qualcosa da bere?» gli chiedi con disinvoltura.
Lui ti osserva con intensità. «Un Bleu Collins, grazie.»
Dopo esserti girata per andare, odi di nuovo la sua voce. «Aspetta,» esclama, «non ti ho più chiesto come ti chiami.»
Lo guardi e accenni un sorriso. «Tu chiamami Mandy.»




Sono passate ormai due ore dal termine della sfilata e la stanchezza si sta facendo sentire. Seduta ad un tavolino fuori dal locale, stai facendo il bilancio della serata.
Dopo aver portato da bere a Castiel, vi eravate messi a chiacchierare animatamente. Ti eri presa un altro Bleu Collins pure tu e in un attimo ti eri sentita molto più sicura di te, più di quanto non lo fossi mentre ballavi con Alexy. Era come se l’effetto si fosse esaurito e poi finalmente ti fossi ricaricata, un po’ come gli spinaci per Braccio di Ferro.

Anche il tuo compagno di classe ti era parso più aperto con te, più interessato e curioso, tanto che aveva cominciato a farti più domande personali - che tu cercavi di evadere con nonchalance.
Ad un certo punto era arrivata Rosalya, che, senza nemmeno chiedervelo, vi aveva preso per le braccia e trascinato in mezzo alla mischia. Con uno sguardo veloce d’intesa avevate deciso di non opporre resistenza e di provare buttarvi anche voi.

C’erano tutti: Rosa, Leigh, Lysandro, Alexy e il suo biondino e naturalmente Castiel. Vedendo come quest’ultimo si fosse lasciato andare con facilità iniziando a ballare, con prontezza avevi fatto lo stesso, e, complice la canzone più gradevole e ballabile, eri riuscita ad abbandonare ogni inibizione.
Questa volta il turbine di musica e luci laser era stato meno fastidioso di prima, inoltre ti sembrava che ogni tanto tutti si girassero per guardare solo te.

Ma la cosa veramente incredibile era come Castiel non ti staccasse mai gli occhi di dosso; sembrava quasi ipnotizzato. Eppure non c’era nulla di compromettente in quello sguardo, piuttosto pareva pieno di rispetto.
E il fatto che fosse così attratto da Mandy dimostrava che anche Violet piacesse a lui. In altre parole ce l’avevi fatta. Sì, era assurdo, ma c’eri riuscita.

Dopo aver mandato giù un sorso d’acqua, ti soffermi con distrazione sulle pieghette del bicchiere di plastica.
«Io devo andare.» Castiel è comparso di fianco a te. Ha un’aria un po’ dispiaciuta.
Alzandoti ti accorgi di avere molto sonno. Sei abituata ad andare a dormire tardissimo, ma ballare ti ha davvero sfinita.
«Sono stato benissimo con te, Mandy», aggiunge, i sottili occhi grigi che brillano sotto la luce dei lampioni. «Posso… darti il mio numero?»
No, non puoi dirgli il tuo: scoprirebbe che in realtà sei Violet. «Non ce n’è bisogno,» gli rispondi con fare misterioso, «avrai presto mie notizie.»
«Guarda che ci conto», ribatte lui, sognante. Non c’è dubbio, è proprio stecchito!

Lo vedi esitare, poi odi la voce di Lysandro che lo chiama, ma giuri che per una frazione di secondo il volto di Castiel si fosse avvicinato in modo quasi impercettibile al tuo.
Continui ad osservarlo mentre torna dal suo amico ed anche quando se ne sono andati resti ferma in piedi ad osservare un punto indefinito davanti a te.

Qualche minuto più tardi arriva Alexy, che al contrario di te sembra ancora carico e pimpante. «Allora, adesso puoi raccontarmi o no com’è andata fra te e Testa di Peperone?»
Sospiri. «Sto morendo di sonno.»
«Non dirmi che vuoi già andare a dormire, Mandy. La notte è giovane!»
«Ora puoi smetterla di chiamarmi così», sorridi. «Va bene se te ne parlo lunedì a scuola?»
«Vuoi che resti per un intero week end a rodermi per la curiosità? Sei crudele.»
«Scusami, ma devo rifletterci su. Sai, metabolizzare il tutto…» borbotti vaga.
«Sì, sì…» brontola. «Ho già capito tutto, io.»
Arrossisci, ma senza insistere.

Fate ritorno a casa. Prima però passi da lui a recuperare le scarpe di tua madre e al tempo stesso restituirgli quelle della sua vicina cosplayer, nonché gli occhiali e la parrucca di Mandy.
Quando finalmente arrivi a casa tua, ti infili il pigiama e ti butti a letto. Chiudi gli occhi. La serata appena trascorsa è stata ricca di avvenimenti inaspettati; per cominciare, non ti saresti mai aspettata di piacere così tanto a Castiel.
Castiel.
Ti giri da un lato e provi a prendere sonno.
Passano diversi minuti, ma tutta la stanchezza accumulata durante la serata sembra essersi volatilizzata nel nulla.
È inutile, non riesci ad addormentarti.

Con movimenti lenti ti alzi e ti dirigi verso la finestra. Sulla scrivania c’è il tuo album da disegno. Ti siedi sulla sedia e lo apri.
Servendoti della luce offerta dalla luna, tracci con la matita nera curve decise e tratteggi più corti, che formano i dettagli di un volto. Due occhialoni che coprono gli occhi e una lunga coda dalle sfumature precise. Questa è Mandy.
Sotto di lei tracci le fattezze di un’altra ragazza, ma con i capelli più corti e scuri e gli occhi coperti da un velo di malinconia. Violet.
Il terzo volto ha lineamenti più marcati e maschili, occhi sottili e severi, capelli lisci appena più lunghi dei tuoi. Resti a fissarlo per un po’.

Giri la pagina. Disegni una figura intera che è metà Mandy e metà Violet. Quando sei soddisfatta, cambi foglio e disegni di nuovo Mandy, ma questa volta di profilo. Accanto a lei i lineamenti di Castiel, gli occhi chiusi, mentre la bacia.
E infine, il sesto e ultimo disegno. Provi in principio una punta di imbarazzo, ma poi con decisione tracci i contorni di Castiel, nella stessa posa di prima, ma questa volta con Violet.

Resti per un po’ a guardarlo, confusa. Con quell’immagine impressa nella tua mente torni a letto e finalmente prendi sonno.







Siamo al terzo capitolo. Che dire? Mi son resa conto che ADORO gestire Alexy. Scrivere i suoi dialoghi mi riesce con una facilità incredibile, e in più mi diverte un sacco. Tuttora continuo a ridere come una scema quando rileggo lo scambio di battute fra lui e Armin riguardo gli stivali della vicina cosplayer.
Piccola e insignificante curiosità: l’espressione che usa verso la fine “La notte è giovane” è una frase che dico sempre io, a chiunque, a caso. :°D

Per il resto, devo averci messo mesi e mesi a scrivere questo capitolo… Ricordo che era stato un parto!
Spero che a voi sia piaciuto ;)

Al prossimo capitolo,
Yutsu Tsuki


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Capitolo 4
*** So il tuo segreto ***


IV - So il tuo segreto




Il week end dopo la sfilata di Leigh lo trascorri in uno stato di perenne agitazione. Sei turbata, senza spiegarti il perché, ma allo stesso tempo felice. Ma, soprattutto, ansiosa di tornare a scuola. Sei più carica del solito, come se la trasformazione in Mandy avesse lasciato dentro di te un pizzico del suo carattere estroverso.

Quando il lunedì successivo arrivi al liceo, senti il bisogno di parlare subito con Alexy. Lo trovi in classe che sta chiacchierando con Rosalya e Kim. Non hai bisogno di interrompere la loro conversazione, perché non appena ti vede è lui ad alzarsi e a venire da te.
«Ora non hai più scuse. RACCONTA.»
Fai un respiro profondo. «Ho riflettuto su quello che è successo venerdì sera», sussurri guardandoti attorno, per assicurarti che non ci sia nessuno in corridoio. Alexy sta letteralmente pendendo dalle tue labbra.
«Non mi aspettavo un comportamento del genere da parte di… Da parte sua.» Non riesci ancora a pronunciare il nome di Castiel a voce alta. «È stato l’opposto di quello che avrei immaginato. Si vedeva che cercava di nasconderlo, ma in realtà mi guardava con interesse, con rispetto insomma. E sembrava davvero infatuato. È stato dolcissimo e gentile per tutto il tempo.»

Ti ritrovi a fissare il vuoto con aria sognante, finché non ti accorgi che Alexy ti sta osservando con un sorriso sornione stampato in faccia.
«Ti sei innamorata del rosso.»
Le sue parole ti indispettiscono, ma non riesci a controbattere né a spiccicare una singola sillaba.

Perciò lui scoppia a ridere.
«Tu e Castiel! Non eravate come la senape e il miele?» esclama malizioso.
«Per tua informazione, la senape al miele esiste!» ribatti con prontezza, e finisci per metterti a ridere pure tu.

«Ah, Violet… Mi deludi», sospira Alexy dopo un po’. «Un finale così prevedibile? Davvero?»
«È stato banale? Sì. Me ne pento? Niente affatto.»
«Beh, allora diglielo!»
«Cosa, che lui mi piace? Neanche per sogno!»
«Ma no, che tu sei Mandy!»

Ragioni in silenzio. Non avevi ancora pensato al fatto che in ogni caso avresti dovuto rivelargli la tua vera identità. «Devo trovare l’occasione giusta, però. E devo essere certa al cento percento che lui sia davvero invaghito di Mandy.»
«Ascolta, perché non vai da lui e gli dici che c’eri anche tu alla festa. E gli chiedi come è andata. Lui ti potrebbe raccontare che ha conosciuto questa Mandy (ci sarebbe veramente da ridere), e poi gli sveli che in realtà eri tu.»
«Devo pensarci. Forse dopo la scuola è meglio.» In quel momento suona la campanella.
«Dai, tu elabora un piano. Sono certo che andrà tutto bene», ti rassicura il tuo compagno, mentre insieme tornate in classe. «E tienimi aggiornato», aggiunge, con lo stesso tono di una minaccia.

Fai molta fatica a concentrarti sulla lezione. Non riesci a smettere di pensare alla possibile reazione di Castiel quando gli rivelerai chi sei davvero. Temi, in effetti, che possa rimanere deluso nello scoprire che la favolosa Mandy altri non è che la noiosa Violet. Ma dopotutto hai saputo dimostrare che, se lo vuoi, sai essere simpatica e divertente, proprio come piace a lui. E finirà per accertarti per come sei, non c’è dubbio.

Approfitti delle domande del prof e delle relative risposte dei tuoi compagni di classe per voltarti a guardarli e insieme gettare occhiate furtive a Castiel. Come al solito è ben poco interessato alla lezione - ma non quanto te - e sta scribacchiando qualcosa su un foglio, forse i versi di una nuova canzone.

Ti tornano in mente le parole di Alexy. Non sai se puoi davvero definirti “innamorata” di Castiel, ma di certo nutri un interesse, o meglio, una curiosità di conoscerlo e di farti conoscere di più. Siete così diversi, eppure qualche lato in comune lo hai già trovato.
Chissà come sarebbe entrare a far parte della sua vita, scoprire che tipo di persone frequenta, diventare via via più simile a lui e farlo diventare a tua volta più simile a te.
Pensi a quel momento, dopo la sfilata, in cui i vostri sguardi si erano incrociati per molto, troppo tempo, e il suo viso si era fatto più vicino, anche se solo per un istante.

Accorgendoti di essere stata a guardarlo troppo, ti affretti a tornare alla tua posizione originaria e ti sforzi di concedere un po’ della tua attenzione a quella lezione che sembra non terminare mai.




Quando finalmente arriva l’intervallo, ti alzi in fretta per uscire dalla classe. Ti sembra di essere stata rinchiusa in quell’aula per mesi.
Mentre stai per varcare la soglia, perdi un battito nel sentir pronunciare la parola “Mandy” da dietro le tue spalle. Ti paralizzi all’istante, un po’ per la sorpresa, un po’ perché non intendi perderti neanche una sillaba di ciò che sta uscendo dalla bocca di Castiel.
Odi Lysandro rispondere qualcosa, ma il vociare degli altri studenti è talmente forte che non riesci ad udire nulla. Decidi di lasciarli uscire tutti e due prima di te, in modo da poterli stalkerar… ehm, controllare meglio.

Loro, come tutti gli altri tuoi compagni di classe, si dirigono verso le scale. Non sai cosa farai una volta giù, ma li segui lo stesso.
Una volta usciti nel cortile, aspetti per qualche minuto sull’uscio in attesa della loro prossima mossa. Castiel tira fuori un pacchetto di sigarette e ne accende una, poi si mette a parlare in modo serio con Lysandro. Ad un certo punto Rosalya, Iris e Kim si aggiungono al gruppo. È il caso di avvicinarsi di più. Con estrema nonchalance ti dirigi verso una panchina vuota lì accanto, passando dietro di loro. Nel farlo, giuri che per un attimo Castiel si fosse girato a guardarti, proprio come era accaduto alla sfilata di Leigh, quando tu ed Alexy eravate andati al tavolo del buffet e con la coda dell’occhio avevi visto il rosso voltarsi nella tua direzione.

Trattieni il respiro fino ad arrivare alla panchina. Possibile che, con tutta quella confusione, si sia davvero accorto di te?
Tiri fuori il cellulare per far finta di usarlo, in modo da non destare sospetti, ma intanto continui a tenerli d’occhio. Tutt’attorno è pieno di persone rumorose, ma riesci comunque a cogliere alcuni frammenti della loro conversazione.

Dopo uno scambio di battute su questioni superficiali tipiche di Rosalya, finalmente la ragazza tira fuori l’argomento sfilata. Castiel sembra ascoltarla con interesse, tanto che ad un certo punto le domanda se quella fosse l’unica o ne avrebbero organizzate altre. Lei risponde che, nel caso quella appena passata si fosse rivelata fruttuosa, ne avrebbero di certo fatta un’altra per la successiva stagione.
«Per la prossima stagione? Non potete farne una prima?» insiste Castiel.
«Come mai questo interesse?» interviene Kim, ma senza ottenere risposta.

All’improvviso si sente Lysandro schiarirsi la voce e pronunciare in tono severo: «È per via di una ragazza che ha conosciuto alla sfilata di venerdì scorso.»
Deglutisci. Non ti aspettavi di sentirlo dire così apertamente, tantomeno da uno così attento alla privacy come Lysandro.
A poco a poco tutti i tuoi compagni di classe si avvicinano curiosi al gruppetto che stai sorvegliando, un po’ come un branco di gatti randagi in cerchio attorno ad un oggetto nuovo e sconosciuto. Fra di loro c’è anche Ambra, che ha uno sguardo a dir poco glaciale. Gli occhi di Alexy s’illuminano, Iris domanda a Castiel di rivelare di più, mentre Peggy lo supplica quasi in ginocchio.

Capendo di essere ormai al centro dell’attenzione e notando come tutti siano terribilmente interessati a lui, il rosso decide di lasciarsi andare e spiega di aver conosciuto questa bella ragazza, di aver passato tutta la serata con lei, e ammette, fiero e senza mezzi termini, di “sbavarle dietro”.
Di fronte a quella pubblica dichiarazione il vociare si fa ancora più confuso. Tu cerchi di calmarti, ma non puoi evitare di arrossire.

Poi odi Rosalya domandare quello che un po’ tutti si stanno chiedendo: «Ma chi è?»
Castiel sorride. «È proprio questo il bello. Non si sa.»
«Non le hai chiesto come si chiama?!»
«Il fatto è che indossava una maschera, quindi non so precisamente chi sia. So solo che si fa chiamare Mandy. Però non credo sia di questa scuola», puntualizza lui.

A questo punto il baccano diviene fortissimo, mentre tutti discutono fra di loro di questa misteriosa ragazza in grado persino di conquistare il cuore impossibile di Castiel.
Ti senti come esaltata. Loro non lo sanno, ma stanno parlando di te! Saresti in grado di alzarti, correre da lui e dirgli che Mandy sei tu. Sì, ma non con tutta quella folla attorno.

Noti che Rosalya è corsa subito da Alexy. È chiaro, lei sa che lui la conosce. Vorrà farsi dire ogni cosa su di lei. Chi è, dove vive, che scuola frequenta. Il tuo fedele amico, però, è ben poco loquace e scuote la testa più volte. Alexy, sei un grande!

Tenti poi di capire che cosa si stiano dicendo Castiel e Lysandro.
«Che ne pensi, Lys?»
«Mmm. Fossi in te cercherei di scoprire di chi si tratta realmente. L’idea di essere attratti da una sconosciuta non mi piace.»
«Nah», risponde lui, «Io trovo che sia eccitante. È il fascino del mistero!»
A quelle parole cerchi disperatamente di non ridere, ma è più forte di te. È una scena comica, di quelle che accadono solo nei film.
Ma come in tutti i film, prima o poi arriva il colpo di scena.

Di punto in bianco si leva la voce di Ambra, che con spavalderia rivela: «Sono io, Mandy.»

Da un secondo con l’altro tutto il frastuono scompare e l’intero cortile piomba nel silenzio.
In modo maldestramente timido la ragazza si fa avanti e spiega a Castiel che voleva dimostrargli di poter essere davvero la sua ragazza ideale, e che per farlo si è dovuta fingere qualcun altro.
Il tuo stesso identico obiettivo.

Lui sembra incredulo, ma poi comincia a sorridere, emozionato.
Un misto di sofferenza e di rabbia cresce dentro di te; vorresti intrometterti e rivelare a tutti che è solo una bugiarda, che la vera Mandy sei tu, ma non riesci a muovere un singolo muscolo. Andiamo, chi ci crederebbe? Sembreresti ridicola e faresti solo una pessima figura.
Poco dopo odi Ambra ordinare alle sue amiche oche di andare insieme in bagno, perciò fai un lungo respiro e corri per arrivarci prima di loro.




Determinata a scoprire la prossima mossa di Ambra, entri nel primo cubicolo che capita, lasciando la porta socchiusa e salendo sul gabinetto, in modo da non farti vedere da sotto e far credere che sia vuoto. Qualche secondo più tardi lei arriva insieme a Li e Charlotte. Le ascolti mentre controllano che non ci sia nessuno e chiudono a chiave la porta principale. Il tuo piano funziona, perché non si accorgono di te!

«Ascoltatemi, voi due», comanda. «Farò credere a tutti che la ragazza della festa fossi io. Ho bisogno che voi scopriate tutto su lei: da dove viene, che cosa ha detto o fatto a Castiel e soprattutto che aspetto ha.»
«E come le troviamo queste informazioni?» chiede Charlotte.
«Poco fa ho sentito il nerd dire che suo fratello è andato a quella sfilata con Violet», risponde Ambra con tono sprezzante.
«Ottimo, spolpiamo lei allora», interviene Li.
«Sarà facile: quella cretina è l’essere più debole e insulso che abbia mai messo piede in questa scuola.»
«Sì, esatto, mi chiedo come abbiano potuto ammetterla. È una vergogna per la reputazione del Dolce Amoris!»

Stringi i pugni e ti mordi le labbra, ma la collera è talmente forte che non ce la fai a non produrre alcun rumore. Purtroppo le tre vipere lo sentono e si zittiscono all’istante. Ti tappi la bocca e cerchi, per quanto possibile, di trattenere il fiato.
Passano interminabili minuti di silenzio…
Ad un tratto avverti dei passi avvicinarsi e la porta del tuo cubicolo viene sbattuta con una forza disumana. Riesci a mancarla per poco, quella rimbalza contro il muro e si richiude. Ma per un attimo è comparsa l’immagine del volto furente di Ambra, a un metro da te.

Sei terrorizzata. Mediti di scappare non appena avrebbe riaperto la porta, perciò aspetti.
Poco dopo Ambra la riapre, questa volta con gentilezza. In quell’istante fai per schizzare fuori, ma, dannazione, Li e Charlotte sono attaccate a lei e ti bloccano ogni possibile via di fuga! Rassegnata, torni a guardare la biondina e noti che ti sta osservando con uno sguardo assassino. La bocca è curva in un sorriso quasi diabolico, lo stesso di un maniaco che ha appena scovato un gattino da torturare.

«Indovinate cos’ho trovato, ragazze», esclama teatralmente voltandosi di lato, ma tenendo i folli occhi fissi su di te. Per un attimo giuri che Li si sia leccata i baffi, pronta a sbranarti. «Una piccola Violet curiosona», riprende con un’orribile vocetta. «Lo sai che solo i bambini cattivi origliano? E tu non sei una bimba cattiva, vero?»
Di colpo lo sguardo di Ambra si fa glaciale. Non hai nemmeno il tempo di capire cosa sta succedendo, che ti senti afferrare e tirare per i capelli, come se ti stessero strappando via la pelle. Vieni strattonata e trascinata fuori dal gabinetto, gettata a terra.

Le tre pazze ti accerchiano. Ti volti con ansia verso la porta alla tua destra, ma sei così paralizzata che non riesci neanche ad alzarti in piedi.
«Allora, vediamo se un essere tanto inutile come te può servire a qualcosa per una volta», senti dire da Ambra. Ti sforzi di non ascoltarla e continui a guardare la porta, nella speranza che arrivi qualcuno a salvarti. «Parlami di Mandy. Tutto quello che sai», continua in tono sbrigativo.
Non apri bocca.

«Ti ho detto», Ambra è rossa d’ira, «di dirmi tutto quello che sai su questa zoccola di Mandy.»
Taci.

Neanche due secondi e ti arriva un fortissimo calcio alla tua coscia destra, che ti fa ribaltare sul pavimento. «Ti ha fatto una domanda, idiota!»
«Li, calmati!» strilla Ambra. Le latra qualcos’altro, ma non le dai retta. La tua attenzione è ora convogliata sugli occhiacci sottili di Li e dentro di te sta crescendo un sentimento mai provato prima. Per la prima volta desideri porre fine alla vita di qualcuno con le tue mani.
Giuri che per un impercettibile attimo Li sia rimasta intimorita dallo sguardo omicida che le stai rivolgendo.

«Non vi dirò nulla», pronunci poco dopo, fredda.
Ad Ambra sembra uscire il fumo dalle orecchie. Si inumidisce le labbra con la lingua. «Era un ordine, stronzetta. Parlamene.»
«No», ripeti, calma.

A quel punto la bionda serra i pugni e fa per aprir bocca, ma all’improvviso interviene Charlotte. «Ambra, è inutile perdere tempo con questo microbo, è chiaro che non sa nulla di Mandy. Guardala, come potrebbe mai interessarsi a…»
«So chi è Mandy,» sbotti infine, gli occhi fissi su Ambra, «ma non ti rivelerò nulla di lei.» A questo punto che ti picchi pure. È fuori discussione che, dopo tutta la fatica che hai fatto, venga a sapere qualcosa da te.

La tua rivale pare pietrificarsi. Dopo una pausa che sembra non finire mai si scrocchia le dita e ordina alle altre due: «Alzatela.»
Subito Li e Charlotte ti strattonano bruscamente le braccia, spingendoti contro il muro e tenendoti ferma. Non tenti neanche di liberarti, non faresti che peggiorare la situazione. Vedendo Ambra pronta a colpire, capisci che stai per metterti a piangere.

Ed è in quel momento che lei, anziché picchiarti, scoppia a ridere, indiavolata. «Tremi proprio come un verme, che è quello che sei», sbraita, prima di sputarti in faccia.
Stai per crollare a terra, distrutta, ma riesci ad udire le ultime parole che ti rivolge. «Ragazze, andiamocene. Non perdiamo il nostro tempo con feccia del genere. Ah, inutile dire che se oserai riferire a qualcuno che io non sono Mandy, sarà la fine per te. Te lo posso assicurare.»

Poi, la stretta sulle tue braccia si allenta e le due vipere ti lasciano andare. Stai per rialzare gli occhi quando un ultimo fortissimo colpo ti sferza la faccia e ti fa sbattere la testa contro il muro. Pochi istanti dopo le tre sono sparite ridendo sboccatamente e tu ti ritrovi a terra con un rivolo di sangue che ti cola dal naso.




Quando riapri gli occhi, la prima sensazione che provi è quella delle piastrelle umidicce del bagno sotto ai polpastrelli. La testa sembra essersi gonfiata come punta dal pungiglione di un calabrone, ma riesci comunque, pur barcollante, a rimetterti in piedi.
Devi essere rimasta svenuta per pochi minuti, perché dall’esterno della stanza si sentono ancora le urla degli studenti usciti per l’intervallo.

Reggendoti con un braccio contro al muro, ti avvicini ai lavandini e ti guardi allo specchio. Tutta la parte del volto e i capelli che erano stati appoggiati a terra sono pieni di polvere mischiata a qualche macchiolina scarlatta. Lavi via tutto e ti asciughi con la poca carta rimasta nel dispenser appeso alla parete.

Non hai il coraggio di tornare in classe. Vorresti scappare da quella scuola maledetta e non tornarci mai più. Niente di tutto ciò sarebbe successo se non avessi cominciato quella folle sfida con Ambra. Mandy, la sfilata… è stato tutto un errore.

Come hai fatto a ridurti così? Tradire te stessa pur di piacere agli altri?
Pensare che solo perché Castiel fosse interessato a te per i compiti, potesse esserlo anche a te come persona. Se Mandy non fosse mai esistita, ora non saresti in quella condizione. Ambra non ti avrebbe mai preso di mira.

No.
In verità tu non sei mai stata Mandy. Se alla festa Castiel si è interessato tanto a te, non è stato per merito tuo, bensì della maschera che ti copriva il volto e di un po’ d’alcool. Ti sei illusa che bastasse quello per cambiare, per piacere. Ma una che si lascia trattare come spazzatura, che non ha il coraggio di difendersi, non potrà mai piacere a un tipo forte come lui.

Non riesci più a trattenere i singhiozzi.
Qualcuno dall’esterno potrebbe sentirti, ma nulla ormai ha più importanza.
Ora, una persona forte, una come Mandy, si tirerebbe su e mediterebbe di farla pagare a chi ti ha ridotto così. Ma tu non ne sei capace. Vorresti, vorresti tremendamente esserne capace, ma è inutile. Vendicarsi non fa parte della tua natura.

Di punto in bianco la serratura della porta emette dei suoni. Tremi all’idea che sia Ambra, tornata per finirti, ma poi vedi sbucare la testa bianca di Lysandro, e ti senti sollevata. Nonostante il tuo stato pietoso, sei contenta che sia lui.
Non appena ti vede, si avvicina con cautela, guardandosi attorno. «Tu-tutto bene, Violet?»
Sbuffi. Che domanda, ti sembra che vada bene?

Fai finta di stropicciarti gli occhi con le mani, ma quello che stai cercando di fare è di eliminare le lacrime.
«Ero nel bagno dei maschi,» esordisce una volta accanto a te, «quando ho sentito qualcuno che piangeva.» Sì, non c’è bisogno di rigirare il coltello nella piaga. «Prima ho udito Ambra parlare di te; c’entra qualcosa?»
Non osi rispondere, terrorizzata all’idea che scopra che ne hai parlato con qualcuno.

«Scusa, non volevo essere invadente», aggiunge Lysandro dopo un po’, accorgendosi del tuo silenzio.
Ti sforzi di dire qualcosa, anche se la tua voce sarà di sicuro rotta. «Tranquillo, ti ringrazio per esserti preoccupato per me.»
«Ma…» esclama poi, accorgendosi dei graffi che ti sono rimasti sulla faccia. «Sei ferita.»
Senza chiederti il permesso, pone una mano sulla tua guancia, le dita che tremano appena. Nonostante la sua leggera goffaggine nel consolare le persone, è comunque un gesto dolce.

«Ti accompagno in infermeria?» domanda premuroso.
«No, non… non ce n’è bisogno», balbetti arrossendo appena.
«Se è stata Ambra a farti questo, devi riferirlo a un professore», riprende, questa volta serio.
Non rispondi. Avverti di nuovo le lacrime combattere per uscire ma decidi di lasciarle andare. Lysandro non ti prenderà in giro; senti che puoi fidarti di lui. Si vede che sta cercando in qualche modo di esserti d’aiuto. «Se non vuoi parlarmene, ti capisco», dice infine, accarezzandoti con timidezza il braccio.

In quel momento capisci che non puoi darla vinta ad Ambra. Tutti devono sapere che non è Mandy. Soprattutto Castiel. Ma come fai a rivolgergli la parola, dopo quello che è successo? Magari potresti rivelare la verità a Lysandro, e lui, essendo molto amico del rosso, potrebbe riferirglielo a sua volta.
Ti accorgi che, in tutti quegli anni di scuola, non gli avevi mai prestato troppa attenzione, tanto che vi eravate rivolti la parola pochissime volte. Però hai sempre saputo che fosse una persona gentile ed educata, l’esatto opposto di Ambra. Perché non poteva essere lui al posto di Castiel?

Sì, devi dirglielo. È l’unico modo.
Stai per aprir bocca, quando odi da fuori una voce familiare chiamare Lysandro per nome. Le tue gambe si muovono da sole. In meno di un secondo sei già all’interno di un cubicolo, nascosta e rossa dalla testa ai piedi. Se Castiel ti vedesse così, sarebbe la fine.
Chiudi a chiave la porta e, come ulteriore inutile precauzione, spingi con tutto il tuo corpo la maniglia, come se una forza invisibile stesse tentando di aprirla da fuori.

I passi di Castiel sono sempre più vicini.
«Lys…? Che ci fai nel bagno delle ragazze?!» La sua voce rimbomba per tutta la stanza. Sudi freddo, nel terrore che Lysandro riveli al suo amico che ti ha vista piangere qui.
C’è un attimo di pausa, poi arriva la sua risposta: «Mi… mi sono sbagliato.»

Castiel non dice nulla. Magari non ci crede, magari insisterà per sapere la verità. E a quel punto tutto il tuo piano andrà a rotoli.
Stai già cominciando a rassegnarti, quando la risata del rosso si leva fragorosa. «C’era da aspettarselo da te! Dai, andiamo in classe, che fra poco suona…»
In pochi secondi ogni voce e rumore scompare, segno che i due ragazzi sono usciti dal bagno. Tiri un sospiro di sollievo e dentro di te ringrazi Lysandro per non aver rivelato nulla a Castiel.

Con l’umore sotto zero ti trascini in classe, dove tutti i tuoi compagni sono già in attesa della lezione seguente. Non osi guardare in direzione di Ambra, né di chiunque altro. Ti siedi al tuo posto e tiri fuori dallo zaino il libro di geometria.
C’è qualcosa che non va. L’ordine dei libri è cambiato, come se qualcuno avesse rovistato fra le tue cose!

Perdi un battito quando i tuoi occhi cadono sull’album da disegno. Diversi fogli sono fuori posto e sbucano dalla copertina, tutti stropicciati. Lo estrai dalla cartella come fosse un antico vaso sul punto di sgretolarsi e cerchi di aprirlo senza farlo troppo vedere agli altri.
Le ultime pagine sono tutte staccate, alcune strappate in più pezzi, altre vandalizzate da scarabocchi di pennarello nero.
Sotto al disegno della ragazza metà te e metà Mandy campeggia, minacciosa e terribile, la scritta:

“SO IL TUO SEGRETO.”







Eccoci al terribbbile quarto capitolo.
Vi confesso che quella scena in bagno con Ambra e le altre due non era prevista all’inizio. Mentre scrivevo mi son lasciata andare e ho pensato fosse il caso di incalzare un po’ il ritmo della narrazione, così ecco che mi sono incanalata in una rischiosissima tematica che forse era meglio evitare x°D La mia speranza è di non averla presa troppo alla leggera. Ma dato che non volevo assolutamente incentrare la storia su questo fatto, ho cercato comunque di mantenere le distanze e di concentrarmi su altro. O meglio, mi incuriosirebbe provare a scrivere qualcosa sul bullismo, ma non ora e non in questa occasione.
Il mio intento più che altro era quello di essere realistica, mostrare semplicemente che queste cose accadono, e, soprattutto, dire che troppo spesso le femmine sanno essere molto più cattive dei maschi. O almeno è quello che posso dire per esperienza personale.
Spero di non aver urtato nessuno >.< ma d’altronde il rating giallo era per via di questa scena.

Salutii e al prossimo capitolo :)
Yutsu


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Capitolo 5
*** Addio Mandy ***


V - Addio Mandy




Dicono che gli opposti si attraggono. Ma non dicono mai per quanto tempo.
- Sex and the city



È ormai passata una settimana da quello spiacevole evento con Ambra e tu ti sei ripromessa di lasciarti alle spalle ogni singola cosa riguardante Mandy.
Non hai raccontato a nessuno del passaggio delle tre oche alla “modalità bullo”: né ad un professore - come aveva suggerito Lysandro - né a tuo padre, e neppure ad Alexy. E da quel giorno non hai mai più rimesso piede in quel bagno maledetto.

Volevi tornare alla vita di sempre. Dimenticare quella stupida sfida, quella stupida sfilata e quello stupido Castiel.
Ma non era facile.

Alexy ha passato l’intera settimana a cercare di tirarti su di morale, a convincerti che devi combattere, rifiutare di darla vinta ad Ambra. Ma tu, ogni volta che sentivi quel discorso, gli ordinavi, senza mezzi termini, di smettere. E lui ad ogni tua reazione rimaneva per un po’ in silenzio ad osservarti. Era chiaro che sospettasse che la bionda ti avesse minacciato o qualcosa di simile. Ma non ce la facevi in alcun modo a riferirgli tutto. Perché sarebbe significato rivivere quei dannati momenti.

Per lui era terribile tanto quanto per te doversi sorbire i teatrini di Ambra, mentre si vantava con tutta la scuola di essere la ragazza amata da Castiel. Era arrivata persino a platinarsi i capelli pur di far passare la famosa parrucca di Mandy per la sua naturale chioma. Era incredibile come avesse scoperto ogni cosa di lei in così poco tempo. Li e Charlotte dovevano aver assunto la nuova “modalità Peggy” per investigare e conoscere tutti i dettagli della serata di Leigh.
Inoltre, si era formata una sorta di fan club della coppia CastielxMandy, una schiera di sostenitori, probabilmente tutta gente pagata da Ambra per ronzarle attorno cosicché potesse sentirsi ulteriormente apprezzata.

Era chiaro, però, che l’arpia si fingesse Mandy per fare un dispetto a te, oltre che per lavorarsi Castiel. Non neghi, a proposito, di aver voluto sapere come lui avesse reagito a quella rivelazione. E da come era diventato d’un tratto più silenzioso e riflessivo, sembrava quasi ne fosse rimasto turbato. Che sospettasse qualcosa? Dopotutto il carattere della Mandy che aveva conosciuto era di gran lunga diverso da quello arrogante di Ambra.

Tuttavia i primi segni di avvicinamento fra lui e l’arpia c’erano stati. Ogni tanto ti capitava di scorgerli insieme durante l’intervallo o persino all’uscita della scuola, dopo le lezioni. E tu ti sforzavi sempre di ignorarli e distogliere lo sguardo da loro. Ma chissà cosa si dicevano. Chissà se parlavano della sfilata. In quel caso la verità sarebbe potuta facilmente venire a galla…

A questo punto le cose certe erano due.
La prima, che l’unica ad avere il potere di cambiare tutto eri tu.
La seconda, che non avresti mosso un dito per farlo.




Manca solo una manciata di minuti al termine dell’ultima ora di quel venerdì. Pure il professor Faraize sembra attendere con ansia la fine della lezione, così da dare il benvenuto ad un nuovo agognato week end.
Ad un tratto senti qualcosa di piccolo colpirti la nuca. Ti volti e cerchi di capire cosa sia stato, tanto il prof. sta pensando a tutto meno che a te.
Dietro di te Peggy ti fa segno con l’indice di guardare in basso. C’è un bigliettino appallottolato.

Lo afferri rapidamente e lo srotoli. È un messaggio di Alexy: “Questo pomeriggio. A casa mia. Non si discute.”
Speri che non sia l’ennesimo tentativo del tuo compagno di convincerti a protrarre la tua lotta contro Ambra, perché davvero non ne puoi più.

Lo raggiungi nel tardo pomeriggio. Ad aprirti la porta è Armin.
«Ehi, Violet, ti trovo in gran forma», esordisce, sondandoti da capo a piedi.
«G-grazie. Tuo fratello…?» mormori confusa.
«Sì, è…» Non ha il tempo di rispondere, che ecco Alexy sbucare da dietro di lui, afferrarti per il polso e sequestrarti dentro casa.

Ti trascina fino alla sua camera da letto. «Senti, se è ancora uno dei tuoi piani, sai qual è la mia risposta», dichiari con aria alterata, dopo esserti liberata.
«Tranquilla, questa volta non ce ne sarà bisogno» borbotta velocemente, rivolgendoti un grande sorriso.
Sospiri di fronte a quella risposta criptica, ma che tu sai decifrare bene. Ormai lo sai: Alexy non rinuncerà mai ad aiutarti.

«Giuro che non farò il nome di Mandy», pronuncia solennemente.
«Beh, l’hai fatto», puntualizzi simulando un’aria imbronciata.
«Mandy? L’avete incontrata?!» dalle tue spalle si leva la voce di Armin, che, sgattaiolando nella camera, si frappone tra voi due speranzoso di una risposta, come un cagnolino in attesa di un biscotto.

«Non gli hai detto nulla?» domandi stupita ad Alexy. Eppure sai che i due gemelli sono molto legati.
«Volevo prima avere il tuo permesso, siccome è una cosa seria», dice osservando con diffidenza il fratello, il quale per poco non si mette a fare le capriole, dilaniato com’è dalla curiosità.
Il tuo sorriso però si affievolisce. Se Armin dovesse scoprire la verità, in un attimo tutta la scuola lo verrebbe a sapere. E tu ti sei ripromessa di lasciarti alle spalle quella storia. «Mi spiace, ma hai appena detto che non ne avremmo più parlato», è la tua decisione.

Nella faccia di Armin si forma un velo, anzi un tendone, di delusione. Non lo facevi così interessato ai pettegolezzi!
«Ditemi almeno se vi siete conosciuti. Se è davvero così perfetta come sembra. Voglio dire, una che piace a Castiel dopo un solo incontro dev’essere la dea della Perfezione. È vero che ha vissuto per quindici anni in Giappone!?»
«Ma cosa…!» Possibile che in quella scuola dovessero sempre venire inventate bufale sul conto degli altri?

«Aspetta un attimo, ma…» è in quel momento che ti viene in mente un piccolo dettaglio. «Ma come, tu non credi che sia Ambra?»
«Nah, troppe cose non tornano. Ad esempio: com’è possibile che per ben due giorni i suoi capelli non fossero platinati? Sembra li abbia tinti apposta dopo aver scoperto che Mandy ce li aveva così!»

Rimani per un attimo a bocca aperta. E domandi ad Armin se solo lui la pensasse in quel modo o anche altra gente.
«Diciamo che un po’ tutti in classe sospettiamo che Ambra stia mentendo», risponde lui, col tono di uno che la sa lunga. «Castiel non potrebbe non averla riconosciuta, dai. Eppure lui sembra come inebetito da lei.» Poi, guardandosi freneticamente a destra e a sinistra, sussurra: «Io ed Iris crediamo che lo abbia drogato.»

Non sai come reagire a quelli che paiono i deliri di un Armin un po’ troppo preso dal gossip, ma decidi di assecondarlo con un: «Beh, penso proprio che abbiate ragione.»

«Comunque,» riprende poco dopo, «sarei dovuto venire anch’io a quella sfilata… La prossima volta fatti dare tre biglietti. Okay, Alexy?»
«Non preoccuparti, ne basteranno due», pronunci seria. «Non ho intenzione di ripetere l’esperienza.»
«Perché? È andata male? Ricordo che mio fratello», esclama poggiando una mano sulla spalla di Alexy, che per tutto quel tempo era stato zitto, «ti aveva vestita molto bene. Eri proprio carina con quella parru…»

La bocca di Armin rimane semi-aperta, nello sforzo di completare la frase, che però gli si strozza nella gola. È fermo, lo sguardo vitreo, puntato verso il vuoto.
Dal momento che non sembra più essere in grado di emettere altre sillabe, suo fratello Alexy gli ripone con delicatezza la mano che gli aveva messo sulla spalla, sussurrandogli qualcosa all’orecchio, e lo accompagna fuori dalla camera nello stesso modo in cui si sposta una statua di marmo.

«Mi auguro che ora non riveli a tutti la verità», sospiri dopo che Alexy ha richiuso la porta.
«Non preoccuparti, l’ho minacciato a dovere», sogghigna lui. «Comunque, c’è un motivo preciso per cui ti ho chiesto di venire.»
L’osservi con aria interrogativa. Ad un tratto lui apre il suo armadio per recuperare la giacca. «Vieni, ti porto in un posto.»
«Ma non è tardi?»
«Fidati di me», dichiara col suo solito tono fiero e irremovibile.

Usciti di casa, vi recate alla fermata dell’autobus più vicina. Per tutto il tragitto Alexy non rivela nulla di ciò che ha in mente e questo non fa che aumentare la tua curiosità. Dove ti starà portando?

Dopo più di un quarto d’ora di viaggio è finalmente arrivato il momento di scendere. Quando metti piede fuori dal mezzo ti ritrovi in un quartiere della città mai visto prima: le case sono molto più basse di quelle del centro e nell’aria si respira un profumo di salsedine.
Alexy ti fa strada lungo una via stretta, al termine della quale vi ritrovate su quello che sembra un lungomare. Sulla vostra destra numerosi grattacieli sono schierati in fila come soldati ed il loro riflesso brilla fra le onde del mare.

«Che vista pazzesca», commenti, catturata da quel panorama, e appoggiandoti sul muretto che ti divide dalla spiaggia.
«Il bello deve ancora venire», precisa il tuo compagno di classe avvicinandosi a te. «Vieni, sediamoci qui.»
Vi mettete comodi su una panchina poco distante e per un’altra manciata di minuti continuate ad ammirare il paesaggio.

Ed ecco che, come per magia, l’area attorno al sole comincia ad assumere un tono sempre più caldo, infuocato; più in alto mille nuvolette rosa esplodono ricoprendo l’intera volta celeste e moltiplicandosi in infinite sfaccettature sui vetri tremanti dei grattacieli. Sotto, l’increspatura del mare assume lo stesso colore del cielo, cosicché le onde sembrano sottili nuvole che si posano delicate sulla sabbia.

Nessuno può rimanere impassibile di fronte alla meraviglia di quel tramonto. Nemmeno tu.
«Come hai scoperto questo posto?» sussurri senza staccare gli occhi di dosso ai palazzi in fiamme.
«È una lunga storia», farfuglia vago Alexy. «Ma sei la prima a vederlo. Ci tenevo a condividerlo con qualcuno di speciale.»
Ti volti a guardarlo. Il tuo cuore non può che scaldarsi nell’udire quelle parole. Di tutti i suoi amici, lui ha scelto te. Non Rosalya, non suo fratello Armin. Te.
«Oh, Alexy…» dici arrossendo. Vi sorridete l’un l’altra e non aggiungete altro.

Restate ad assistere a quello spettacolo finché il sole non tocca l’orizzonte. Nella sua discesa sembra inghiottire a poco a poco ogni nuvola.
«Violet», pronuncia ad un certo punto il tuo compagno con voce inespressiva. «Se Ambra ti avesse infastidito, me lo diresti?»

In un attimo il cielo si spegne e i grattacieli tornano ad essere freddi pilastri di pietra.
Ecco qual era lo scopo di Alexy.
Rimani seria. «Non c’è nulla che puoi fare.»

«Quindi è successo. Violet, non puoi arrenderti! Devi fargliela pagare.»
«Ti ho chiesto di smetterla con questa storia di Mandy. Non ne posso più!»
«Lascia perdere Mandy. Se Ambra ti ha minacciata non puoi permettere che la passi liscia!»
«Ma non lo capisci che è inutile?» scoppi, stravolta, lasciando andare le lacrime. «Anche se ne avessi le prove, la scuola non alzerebbe un dito contro di lei.»
«Le prove di cosa? Cosa ti ha fatto?» insiste lui gettando occhiate su ogni parte del tuo corpo.

Ti mordi un labbro. Hai detto fin troppo. Guardi dritto davanti a te in silenzio.
Alexy ti prende per le braccia, costringendoti a girarti e ti fissa con intensità. Ma tu non ce la fai a sostenere il suo sguardo: ti liberi dalla sua presa e ti volti di nuovo verso la spiaggia grigia.

Passano diversi minuti, poi ad un tratto ti senti cingere da dietro da due braccia forti ma gentili e senti il contatto fra la tua schiena e il suo petto. Tenti con tutta te stessa di calmare il battito che in un istante è accelerato, ma è tutto inutile. L’abbraccio di Alexy non fa che procurarti altra sofferenza, perché è solo un abbraccio da amici. Lui non lo sa, non hai mai osato dirgli che ti piaceva, prima di scoprire che il tuo sentimento non sarebbe mai stato corrisposto. Altrimenti non sarebbe stato così crudele.

Avvampi di vergogna e dolore, e piangi, ancora di più. Subito senti il bisogno di liberarti da quella stretta.
Cerchi di fare respiri profondi e speri che Alexy non insista più. Lui fortunatamente accetta il tuo volere, così restate in silenzio per un po’.

Quando il sole è quasi scomparso e il cielo è ormai scuro, il tuo battito è tornato alla normalità e le lacrime che ti rigavano il volto si sono seccate.
Fissi con sguardo freddo il muretto del lungomare. Poi, dopo un lungo respiro, gli riveli tutto.

Nell’ascoltare i dettagli del tuo scontro con Ambra, Alexy rimane attonito, a bocca aperta.
Seguono lunghi minuti di silenzio.

«Violet, ti prego», pronuncia ad un certo punto, calmo. «Devono essere punite per quello che hanno fatto. Ti starò accanto per tutto il tempo, ma tu fai qualcosa.»
«Che dovrei fare?»
«Comincia col dire la verità. Hai sentito Armin: nessuno crede che Ambra sia davvero Mandy, neanche Castiel. Immagina la reazione che potrebbe avere contro di lei nello scoprire che gli stava mentendo. È il modo migliore per farla soffrire, non credi?»

Alzi gli occhi al cielo. Possibile che per Alexy sia tutto un gioco? Perché vuole per forza vendicarsi contro quel mostro di Ambra? Quel che è successo fa parte del passato. Tu ora vuoi solo lasciarla in pace ed e dimenticare ogni cosa.

«Peggiorerebbe solo la situazione. La farebbe accanire ulteriormente su di me», emetti con voce spezzata.
«Questa volta ci sarò io a proteggerti. Dai, non puoi avere paura di lei!» esclama lui con decisione.
E invece è proprio così. Non glielo confesserai mai, ma la verità è che tu hai paura di Ambra.

Senza rispondere, ti alzi dalla panchina. «È tardi. Torniamo a casa, adesso.»
«Va bene. Ma tu stai tranquilla; ti prometto che risolveremo tutto.»
Annuisci poco convinta e in silenzio vi avviate verso la fermata dell’autobus.

«Forse è quello che tu credi, ma ti assicuro che Mandy non è stata un errore», dice Alexy di punto in bianco.
Sbuffi, ormai stufa di quella storia, ma decidi di lasciarlo continuare.
«Mandy è la vera Violet», pronuncia in un sorriso. «Ti ho osservata bene, quella sera. Non hai bisogno di una maschera per essere te stessa.»

Lo guardi senza dire nulla. A poco a poco ti tornano in mente brevi flash della sfilata. Le persone affascinate dai racconti di Alexy, lo schifosissimo champagne offerto da Castiel, il modo da improbabile gentiluomo con cui l’aveva versato, il momento in cui aveva preso posto affianco a te per assistere alla sfilata, il suo sguardo ipnotico che non si staccava dal tuo viso mentre ballavi, e infine quel piccolo impercettibile attimo in cui il suo volto si era fatto più vicino al tuo di quanto non lo fosse mai stato.

Era stata la serata più felice della tua vita. La tua vita.
Forse Alexy aveva ragione.
Forse Mandy non era altro che la tua vera indole, liberata dalla gabbia opprimente della timidezza.
Che bastasse credere quello per lasciarsi andare?

Ti ritrovi a fissare il suolo. Qualche granello di sabbia è arrivato fino a lì dalla spiaggia, portato dal vento.
Alzi gli occhi e incontri quelli del tuo compagno di classe che ti sorridono.

E infine gli sorridi anche tu.
«Grazie, Alexy.»




Il lunedì mattina arrivi a scuola in ritardo. A dieci minuti dall’inizio delle lezioni percorri di corsa il corridoio del piano terra e spalanchi in modo brusco la porta della classe, trafelata.
Tutti gli sguardi dei presenti si posano su di te, ma riesci a sostenerli. Anzi, cerchi quello di Ambra e resti per pochi secondi ad osservarla, inespressiva. Poi alzi gli occhi su Castiel e fai lo stesso.

«Scusi, prof.», sospiri, sedendoti in fretta al tuo banco.
«Violet che arriva in ritardo?» esclama con stupore la professoressa di matematica. «Non mi vorrai diventare discola come Castiel, spero.»
Stringi le labbra nell’udire quel nome. Ma non ti scomponi. «Chi lo sa?» domandi dopo aver gettato un’altra occhiata verso di lui.
La professoressa scoppia a ridere, mentre qualche bisbiglio si leva nella classe.
Sorridi.

La lezione riprende da dove si era interrotta. Per tutto il tempo ascolti con grande interesse ed attenzione le parole dell’insegnante, prendendo più appunti del solito e ponendole anche qualche domanda, di tanto in tanto.
La stessa cosa si ripete per tutte le successive ore di scuola, finché non è il momento di tornare a casa.

Mentre ti stai avviando verso il cortile, ti affianca Alexy.
«Ehi, oggi non ci siamo visti. Ti trovo bene!» proclama adocchiandoti con curiosità.
«Sì, direi di sì. Ho riflettuto su quello che hai detto venerdì. Capelli platinati o meno, sono io la vera Mandy.»
Lui sembra quasi incredulo, ma ti sorride con energia. «Sono fiero di te, socia.»
E ridacchi anche tu.

Una volta fuori, vi imbattete nel solito crocchio di persone che bloccano l’uscita. Gli ammiratori della coppia CastielxMandy. In mezzo a loro, Castiel e Ambra si stanno passando di bocca in bocca un’unica sigaretta e parlano con gli altri come due VIP con i loro fan.
Stai per tirare dritto, ma senti la mano di Alexy afferrarti il polso.

«Facciamola finita, una volta per tutte», pronuncia guardando fisso davanti a sé e trascinandoti con lui.
Un tuo piccolo, insignificante muscolo della gamba destra cerca di opporre resistenza, ma tutti gli altri lo ignorano, finendo per portarlo via con loro.

Mentre vi fate largo tra la folla, venite scorti da Armin, il quale corre subito verso di voi con un sorriso di ammirazione stampato in faccia.
Finalmente giungete di fronte alle due celebrities.

Castiel ha un’espressione abbastanza seria, a tratti sconsolata. La finta Mandy lancia occhiate di superiorità a tutti, appoggiata con un braccio sulla spalla del rosso.
Quando ti vede, getta a terra la sigaretta e la pesta più volte col piede, lo sguardo glaciale.

Non ce la fai a trattenerti. «Non ti vergogni, Ambra?»
«Prego?» insorge lei, staccandosi da Castiel.
«Dì la verità: tu non sei Mandy», la provoca Alexy, incrociando le braccia al petto, sicuro di sé.
«Questo qui è fuori di testa», sbotta lei sorridendo nervosamente e gettando occhiate ai presenti.
«È Violet, Mandy!»

Alla dichiarazione euforica di Armin segue un silenzio tombale.
Per un istante ti senti sprofondare, ma non appena vedi la faccia incredula e stupita di Castiel, ti fai forza e tenti di allontanare il disagio.
Ambra e qualche altro studente scoppiano a ridere. «Non dare retta a questa matta», comunica al suo amato, prendendolo per il braccio con l’intenzione di portarlo via.

Ma, inaspettatamente, lui interviene, liberandosi della sua presa. «Aspetta. Dalle la possibilità di provarlo.»
A quelle parole tutti gli sguardi si posano su di te.
«Ecco, vi farò una domanda», continua Castiel severo. «Chi risponde in modo giusto è sicuramente Mandy.»

Ambra, in preda all’agitazione, sta per aprir bocca ed esprimere tutta la sua contrarietà, ma tu la precedi svelta. «Ci sto. Tu ci stai, Ambra?» In questo modo, se rifiutasse, ammetterebbe in automatico la sconfitta.
Sentendosi osservata, la tua rivale stringe le labbra e annuisce in un sorriso forzato.

«Dunque, vediamo…» comincia Castiel. Qualche momento dopo l’angolo sinistro della sua bocca si inarca e lui, sghignazzando, domanda: «Che avevo detto a Mandy a proposito dei Bleu Collins, la sera della sfilata?»

Il volto di Ambra diviene terreo e subito il suo sguardo corre verso quelli di Charlotte e Li, che però scuotono la testa, mortificate.
Ti concedi qualche secondo per goderti quella sua impagabile espressione sconcertata. Poi finalmente rispondi: «Avevi detto che ci avevano aggiunto una sostanza stupefacente.» E scoppi a ridere da sola, al ricordo di quella scena.

I presenti si guardano l’un l’altro confusi, ma tu incroci con prontezza gli occhi di Castiel, che ti sta fissando attonito.
Accanto a te Alexy ti dà una pacca sulla schiena, sussurrandoti nell’orecchio: «Non è stato difficile, visto?»

Mentre un brusio generale si leva per tutto il cortile, Ambra interviene ancora con fare stizzito. «Vabbè, chissene frega. In ogni caso io sono migliore sia di Mandy che di questa sfigata.»
«Sei una merda, Ambra», prorompe Castiel. «Chiedi scusa a Mand… cioè, a Violet, e poi vattene.»

Gli occhi di Ambra divengono rossi all’istante. Sta per scoppiare a piangere. «Tu sei ancora più cretino di lei!» esclama prendendolo a pugni sul petto.
Il tuo compagno di classe l’afferra per un polso e, allontanandola da sé, la abbassa a terra. Tutti, attorno a loro, ridono.

«Chi è il verme, adesso?» non puoi fare a meno di domandarle, contemplandola dall’alto.
Liberatasi dalla presa, l’arpia indietreggia di qualche passo, confusa, il labbro inferiore stretto fra i denti.
Proprio quando la situazione sembra essersi placata e Castiel sta per venirti vicino, ecco che dalla tua destra scorgi con la coda dell’occhio il corpo di Ambra slanciarsi contro di te. D’istinto porti le braccia davanti al volto per proteggerti dall’impatto, ma non ce n’è bisogno. Castiel si è frapposto in tempo fra voi due e ha bloccato gli arti di Ambra di nuovo.

Ulteriori risate si levano fra tutti gli studenti e questa volta la tua rivale scappa via in lacrime, seguita da Charlotte e Li.
Castiel si volta verso di te. «Stai bene?» domanda osservandoti con apprensione.
«Sì, grazie», rispondi arrossendo leggermente.
«Senti, possiamo parlare… in privato?» chiede lanciando qualche occhiata alla folla attorno a voi, che non sembra proprio volersi disperdere.
Annuisci felice.

Mentre uscite dal cancello principale, noti che i tuoi compagni di classe ti stanno guardando con stupore e ammirazione. Riesci a fare un cenno ad Alexy e a scorgere per terra la mandibola di Rosalya, prima di giungere sulla strada.

Finalmente soli, Castiel poggia i suoi occhi su di te, scrutandoti con intensità.
«Violet…» pronuncia scandendo bene le sillabe. È bellissimo, ha lo stesso sguardo che aveva quando guardava Mandy.

L’osservi dolcemente. «Davvero non ce l’hai con me?»
«Perché mai dovrei?»
«Ti ho mentito. Mi son finta qualcun altro.» Lo sai che non è così, ma vuoi sentirtelo dire.
«Non ha importanza. Quello che conta è averti trovata.»
Il tuo cuore sta scoppiando dalla gioia. Hai ottenuto quello che volevi. I tuoi sogni si sono realizzati. Che cosa succederà, adesso?

Dopo averlo contemplato ancora per un po’, ti viene da ridere pensando alle sue confessioni riguardo a Mandy.
«Quindi è vero che mi “sbavi dietro”?» sogghigni nel tentativo di provocarlo.
Lui, incredibilmente, arrossisce. «Beh, Mandy non era affatto male. Vorrei rivederla ogni tanto.»
Ridi.

«Senti, ti va di uscire?» esclama subito dopo, solenne.
«D’accordo, ma senza nessun travestimento», puntualizzi. «Sarò solo Violet.»
«Violet?» domanda. «Ma a me piace Mandy», dichiara deluso.

Poi, con aria supplichevole, continua: «Non ti dispiace… diventare lei, quando sei con me?»
Ridi ancora, ma nervosamente. «No.»
«Eddai, Viò. Potrai tornare te stessa per tutto il resto del tempo.»

Quest’ultima frase ti lascia turbata. L’ha pronunciata con un tono seccato.
Come se Violet e Mandy fossero due persone distinte. Come se Violet non andasse bene lo stesso.

Ma Castiel è serio e non sembra intenzionato a cambiare idea.
«Quindi, se restassi Violet, non ti piacerei?» domandi con la paura di sentire la risposta.
Sbuffa. «Non è quello, è che… Avanti, cosa ti costa?!» Ora è decisamente arrabbiato.

E in un attimo capisci.
È chiaro, a lui non piace la tua vera essenza, ma un’altra persona.
Lui ha chiesto di uscire a Mandy, non a te. Non a come sei realmente.

Sei stata per tutto il tempo a convincerti che Castiel fosse interessato al carattere socievole e spontaneo di Mandy, mentre invece quello che contava per lui era soltanto il suo aspetto fisico!
Sorridi.

«Allora mi vedo costretta a rifiutare l’offerta.»
E, così dicendo, ti volti e t’incammini verso casa tua, la testa alta e il viso riscaldato dal sole, lasciandolo da solo e confuso in mezzo alla strada.
















Muahahhahahahah!
Ma quanto sono diabolica?!
Lo so, lo so, mi vorrete uccidere dopo quello che avete letto. Ma io onestamente ho adorato questo finale non appena l’ho immaginato. Sia per la morale in sé, sia perché finalmente posso essere io a scrivere finali del genere e, in un certo senso, vendicarmi di tutte le volte che me li son dovuta beccare nelle fanfiction che leggevo xD Cioè, non ce l’ho con voi, poveri. Ma magari qualcuno l’ha apprezzato, chi lo sa?
Son curiosissima di sapere che ne pensate!

Ammetto che è stato cattivo dare a Castiel il ruolo del superficiale, ma non potevo concepire altro finale per questa storia, sorry <3
Ultimo momento-curiosità: ho inserito un easter egg. Il posto in cui vanno Alexy e Violet è lo stesso del finale di Stop Joking e la panchina su cui si siedono è la stessa di quella di Castiel e la dolcetta :3 L’universo però non è il medesimo, perché qui la dolcetta non esiste. Ma mi è piaciuto lasciare un indizio quando Alexy risponde “È una lunga storia” riferendosi a come ha scoperto quel posto.
(non so neanche io quale sia questa storia, se ve lo state chiedendo x°D)

Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa breve fic fino alla fine (principalmente Claire DeLune, che ha trovato il tempo per recensire e darmi il suo parere, che è preziosissimo :))
Per ora non ne ho altre in programma di questo fandom (se escludiamo le millemila idee mai concluse *coff coff*)
Beh, non ho altro da aggiungere. Ciao a tutti :*

Yutsu Tsuki


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