Io e te (Laylor)

di giusyna92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La parte ***
Capitolo 2: *** E doccia sia ***
Capitolo 3: *** Scegli ***
Capitolo 4: *** Consigli ***
Capitolo 5: *** Si fa sul serio ***
Capitolo 6: *** Cosa senti? ***
Capitolo 7: *** Cosa ti prende? ***
Capitolo 8: *** La festa ***
Capitolo 9: *** La prima volta ***
Capitolo 10: *** L'inizio del caos ***
Capitolo 11: *** Non posso fare a meno di te ***
Capitolo 12: *** Aspetta ***
Capitolo 13: *** Come fuochi d'artificio ***
Capitolo 14: *** A cosa stai pensando? ***
Capitolo 15: *** L'inizio del gioco ***
Capitolo 16: *** Sentimenti senza identità ***
Capitolo 17: *** Scrivere di te ***
Capitolo 18: *** il 31 maggio ***
Capitolo 19: *** Quello che so su di te ***
Capitolo 20: *** L'importante è essere sotto lo stesso cielo ***
Capitolo 21: *** Quello che vorrei dirti e che il silenzio tace ***
Capitolo 22: *** Tempus fugit ***
Capitolo 23: *** Amanti notturni ***
Capitolo 24: *** Sta zitta e baciami ***
Capitolo 25: *** Liscio come l'olio ***
Capitolo 26: *** Non so più chi sei ***
Capitolo 27: *** L'epilogo ***



Capitolo 1
*** La parte ***


"Ti hanno presa, ti hanno presa ", urló la mia manager  al telefono. 
Mi ero svegliata da poco e non riuscii inizialmente a comprendere a cosa si stesse riferendo. 
"Laura, sei ancora in linea? Ti hanno presa per il ruolo di Alex in orange is  the new black". 
Mi schiarii  la voce "Ma io non mi ero candidata per quel ruolo", riuscii a dire.
"Che importanza ha? Torni in pista bella, ti aspetto tra tre ore per firmare il contratto con i produttori", disse chiudendo il telefono.
perfetto, tre ore erano poche per prepararmi e riprendermi  mentalmente da ciò  che avevo appena appreso, ma ce l'avrei fatta. 
Andai in camera da letto, misi i vestiti sulla sedia e andai a fare una doccia veloce. 
Era  passato ormai un pó di tempo dal mio ultimo ciak, è riprendere a girare mi emozionava  e terrorizzava  nel contempo. 
Capita a volte che quando smetti di fare una cosa per un determinato periodo di tempo alla fine hai paura di non saperla più  fare... ti destabilizza un pó. 
Mi vestii  velocemente e decisi di non fare colazione: avevo lo stomaco sottosopra. 
Uscii di casa e presi la metro. I Kaufman studios erano abbastanza lontano, non ci sarei mai arrivata a piedi.
Camminando cercai di evitare i numerosi fan  che mi fermavano chiedendomi una foto o un autografo. Ero ancora assonnata, e  il mio aspetto di certo non era dei migliori. 
Il cielo di New York era abbastanza grigio  quella mattina, come sempre del resto. 
Arrivai dopo quaranta interminabili minuti proprio davanti al cancello principale degli studios. Osservai quella struttura imponente che di lì  a breve sarebbe diventata la mia seconda casa. 
Improvvisamente la mia manager, Jenny, mi diede una pacca sulla spalla e mi salutó elettrizzata,  come solo lei sapeva fare. 
"Allora? Ti senti pronta?", mi  chiese.
"In realtà sono un po' spaventata, ma ci farò  l'abitudine."
"Vieni, entriamo.", mi ordinò. 
Si annunciò  alla guardia giurata all'ingresso e ci incamminammo.
Osservai attentamente i lunghi corridoi, le numerose stanze presenti in ogni dove e il soffitto alto con qualche crepa.  
C'erano operai che lavoravano per montare le impalcature, scenografie, qualcuno  che bestemmiava  e poi c'era lei, Jenji, che ci stava aspettando. 
"Avete fatto presto", disse salutandoci con una calorosa stretta di mano.
"Si, proprio come mi hai chiesto di fare", rispose la mia manager. 
"Bene, direi che possiamo entrare in questa stanza per il momento", continuò  lei.
Assentimmo ed entrammo in una stanza abbastanza priva di ogni eleganza, con solo tre sedie e  un tavolo ad adornarla. 
"Scusate se vi ho fatte venire qui, vi avrei volentieri accolte nel mio ufficio dall'altra parte della città  ma non c'è  tempo",cercò  di spiegare.
"Perché?" Chiesi io che sino a quel momento non avevo proferito parola. 
"Perché domani iniziamo le riprese.", chiamò  un operaio e gli  chiese di portarci tre caffè. 
E se non lo avessi bevuto il caffè?
Cercai di studiare attentamente Jenji nell'attesa:mi sembrava il classico tipo di donna di cui avere pienamente fiducia. Lo sentivo a pelle. Aveva sicuramente un carattere tutto suo, ma mi piaceva.
Dopo cinque interminabili minuti di silenzio l'operaio rientrò  con i tre caffè  e li poggió sul tavolo.
"Finalmente! Scusate ma stamattina non ho avuto modo di berlo.", cercò di giustificarsi. "E non vi ho nemmeno chiesto se vi piace il caffè ", continuò. 
"Lo beviamo volentieri,", esclamai.
Che tipo.. pensai tra me e me. 
"Bene, come dicevo prima, le riprese iniziano domani. Laura, oggi doveva esserci la tua partner, spero che tu abbia la possibilità di studiare il copione almeno per le scene di domani, non ti  chiedo di più.  È  stato deciso tutto così  un fretta. Abbiamo trovato tutti gli attori per i vari ruoli, ma mancavi tu. So che ti eri candidata per il ruolo di Piper,ma  credimi, questo ti piacerà  molto di più. "
Cercai di metabolizzare quello che mi aveva appena detto sorseggiando lentamente il mio  caffè. 
""Ci sto!", esclamai  stupendomi di quello che avevo appena detto.
"Perfetto. Allora, sappi che accettando e firmando questo contratto non avrai più  una vita sociale per tutta la durata delle riprese. Nessuna distrazione, nessun  contrattempo. Ti voglio puntuale e decisa.", disse facendomi l'occhiolino.
"Lo so, lo so.", le dissi, " avessi avuto un marito sarebbero stati problemi!", esclamai ironicamente.
"Mi solleva il fatto che tu non ce l'abbia",  continuò avvicinandosi al mio orecchio "onestamente ti dico che per portare avanti una relazione la tua dolce metà dovrebbe lavorare qui.", bisbiglió.
"Non è  una cosa che mi interessa al momento", le sorrisi.
"Oh, ne sono certa.", rispose non essendone però  alquanto convinta.

Chiacchierammo  sul da farsi per altri dieci minuti e poi ci congedó dicendomi ciò  che avrei dovuto fare l'indomani e che mi avrebbe chiamata nel pomeriggio per assicurarsi  che procedesse tutto nella norma. 
Jenny  mi accompagnò  a casa e fui  davvero sollevata per le sue parole di incoraggiamento.  
Avevo un copione da imparare, e  una nuova avventura da incominciare.

______________________________________

Entrai in casa e cucinai  qualcosa di veloce. Mi stesi sul divano per pochi minuti e iniziai a leggere il copione. 
Bene,  pensai, domani ci sono solo poche battute da imparare. 
In compenso avrei esordito denudandomi.
Aspetta... cosa?

Non che mi mettesse in imbarazzo, lo avevo già fatto, ma mi domandai  perché  nessuno me ne aveva parlato.
Chiamai Jenny: volevo capire.
Non le diedi  nemmeno il tempo di rispondere, "Perché  non mi hai detto che la prima scena prevedeva me totalmente nuda sotto la doccia?"
"Dai!Laura, non dirmi che te la sei presa. È  lavoro. Ti spogli, fai la scena e ti rivesti.  È  solo l'inizio."
"Cosa vorresti dire?"
"Senti, leggi il copione è capirai. Pensavo che "that's 70" ti avesse aiutata ad ampliare i tuoi orizzonti", disse.
"Ma non mi sto  arrabbiando perché devo girare nuda, ma perché  non me lo hai detto", esclamai.
"Senti, devi farlo, okay? Hai firmato. Fingi, devi fingere."
" Beh, di certo non posso fingere di essere nuda se lo sono davvero.",  continuai. 
"Vedrai che ti piacerà da matti.", esclamò  chiudendo la comunicazione.
Quand'è  che avevo scelto lei come mia manager? Non lo ricordavo nemmeno più.

Ripresi a leggere il copione, è più  andavo avanti nella lettura e più le cose non mi erano  chiare.
Decisi che avrei fatto quello che mi dicevano, senza domande né  esitazioni. 
Verso sera uscii per comprare qualcosa al negozio sotto casa e passeggiai  per le assolate strade della città,  senza una meta.
Volevo riflettere, prepararmi al peggio, o al meglio. E  poi quell'esperienza mi avrebbe fatta crescere ancora di più.  La certezza che avevo è  che dopo non sarei stata più la stessa.

Tornai a casa due ore dopo e improvvisamente un pensiero si fece largo tra molti altri. 
Chi era questa partner misteriosa che non avevo avuto ancora modo di conoscere?
Avrei lavorato bene con lei?
E se non sarebbe stato così,  cosa avrei dovuto fare?
Con questi dubbi spensi  la luce e mi addormentai,  non prima di aver ricevuto un messaggio da Jenji che si scusava  di non avermi potuta chiamare e che  mi aspettava l'indomani alle 9. Puntuale.

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Capitolo 2
*** E doccia sia ***


Mi svegliai verso le sei del mattino. Entrai in doccia, mi vestii, feci colazione questa volta e uscii di casa frettolosamente. 

Mi incamminai verso la metro, ma questa volta nessuno mi fermò. 

"Che fortuna", pensai tra me e me .

Mi piaceva avere fan intorno, ma quella mattina avrei preferito di no. 

Ero abbastanza agitata e su di giri: non sapevo cosa aspettarmi, e soprattutto non potevo tirarmi indietro. 

Scesi dalla metro e camminai cercando l'indirizzo che mi aveva fornito Jenji. La mia prima scena non sarebbe stata agli studios, ma bensì in una casa, arredata e preparata appositamente. 

Dopo cinque minuti arrivai di fronte ad un portone, e vidi che c'era parecchia gente, operai con le telecamere, cuffie, microfoni, ogni aggeggio tecnologico possibile e immaginabile. 

"Deve essere proprio qui", pensai.

Mi avvicinai a loro, mi sorrisero e mi dissero di salire al secondo piano. 

Salii le scale sentendomi il cuore in gola, ma cercai di reprimere quella sensazione. 

Avevo indossato una semplice maglietta con delle farfalle disegnate sopra e un pantalone grigio. 

Jenjii mi accolse sulla porta.

"Ecco qui, sei la prima", mi disse dandomi un bacio sulla guancia. 

Le sorrisi e attesi. 

Dopo pochi minuti salirono le persone che avevo già incontrato davanti al portone, eppure Jenji era nervosa. 

"Dove cavolo è?", ripeteva continuamente. 

Non passò molto. Una ragazza magra e dai capelli biondi fece il suo ingresso chiedendo umilmente perdono per il suo ritardo. 

"Va bene, va bene. Adesso possiamo iniziare", disse. 

Cercai di non guardarla, ma la curiosità era così tanta...sarebbe stata lei la mia partner, e l'idea non mi dispiaceva affatto. 

"Tu devi essere Laura", mi disse avvicinandosi. 

"Si, e tu devi essere...", cercai di ricordare il suo nome. 

"Taylor, sono Taylor."

"Bene, adesso che vi siete presentate possiamo iniziare", esordì Jenji iniziando ad istruire i cameraman. 

Un ragazzo mi si avvicinò,mi prese il braccio e iniziò a disegnare delle rose con inchiostro lavabile mentre un altro pensava alla mia spalla. 

"Come ti senti?", bisbigliò Taylor. 

"Agitata", le risposi. 

"Oh, non devi esserlo.", mi sorrise "andrà tutto bene". 

Mi rassicurò molto, così ci lasciammo guidare da Jenji nel bagno principale di quella casa. 

Era tutto perfetto, l'ambiente era caldo e accogliente. 

Taylor si spogliò per prima e rimasi ad osservarla per un bel pò. Era perfetta. Non avevo mai visto una donna così bella. 

"Tocca a te", bisbigliò. 

E come se fosse la cosa più naturale del mondo, mi dimenticai dei cameraman e persino di Jenji. Mi tolsi velocemente la maglietta, il reggiseno, scarpe e pantaloni. 

Entrammo nella doccia e lei iniziò a fissarmi negli occhi. 

"Azione!", gridò Jenji da un mondo parallelo. 

"Fai quello che faccio io", mi sussurrò Taylor. 

Iniziò a muoversi sinuosamente facendo combaciare perfettamente il suo corpo con il mio, io la presi per la vita e la baciai appassionatamente sorridendo.

"E stop!", gridò Jenji nuovamente. 

"Siete state perfette". Continuò. "Non mi è mai successo di avere una scena perfetta al primo ciak. Possiamo andare agli studios.", disse lasciandoci da sole. 

"Scusami, io...", cercai di scusarmi. 

"Era proprio quello che dovevi fare.", disse sorridendomi.

"Ma nel copione non c'era..." 

"Nel copione non ci sono scritte un sacco di cose", replicò interrompendomi. 

"Siamo attrici, lascia vagare la tua fantasia. Mettila così, io e te siamo partner ora, perciò tutto quello che vorresti fare ad un partner lo devi fare a me". 

"Ma non saprei cosa fare."

 "Devi solo lasciarti andare. Questa scena è stata perfetta", esclamò raccattando i suoi vestiti e lasciandomi da sola. 

Mi presi due minuti di tempo per pensare. 

Non era andata mica male per essere la prima scena, avevano proprio ragione, e poi sentivo di potermi fidare di Taylor, c'era un feeling tra noi: avremmo lavorato davvero bene insieme. 

 

__________________________________________________

Dopo esserci vestite Jenji ci condusse agli Studios con l'auto della produzione. Lungo il tragitto nessuno parlò, lasciammo spazio ai pensieri e alle sensazioni. 

Poco dopo tutti gli operatori si piazzarono in un piccolo cortile esterno e Jenji ci istruì sul da farsi. 

"Questa scena dura pochissimo, dopo questa potete andarvene a casa", esclamò entusiasta. 

La rifacemmo due o tre volte, e finalmente terminammo per quel giorno. 

Eppure non avevo nessuna voglia di tornare a casa. 

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Taylor Pov 

Non mi sarei mai aspettata di trovare una partner così in linea con i miei ideali. 

Appena entrai nella stanza e la guardai ebbi la certezza di essere stata fortunata. 

Laura era così bella, e così timida. 

Presi l'iniziativa di spogliarmi per prima, e cercai di tranquillizzarla. Poco dopo lei fece lo stesso.

Dio, era bellissima davvero. 

Scelsi di non mettere da parte quello che provavo in quegli istanti, e fu per questo che la scena riuscii bene. Credo che lei abbia fatto lo stesso. 

Dopo le riprese agli studios feci una mossa azzardata. 

"Ehi, ti va di andare a bere qualcosa? Hai da fare?", le dissi avvicinandomi. 

"No, non ho da fare nulla", mi sorrise, "e si, ci vengo volentieri".

Superammo il cancello e ci fermammo in un bar nelle vicinanze, "Sam and Tammy", si chiamava. 

"Cosa prendi?", mi chiese sedendosi. 

"Un tè bollente credo possa andare bene", esclamò. 

"Già, credo che lo prenderò anch'io. Si inizia a congelare qui".

In effetti iniziava a fare parecchio freddo. 

Il barista prese le nostre ordinazioni e tornò poco dopo con i nostri due tè bollenti.

"Allora, chi sei tu?", le chiesi. 

"Mi chiamo Laura Prepon, sono un attrice, ho recitato per 8 anni". 

"Davvero? E perché io non ti ho mai vista?", le chiesi rammaricata. 

"Oh, non preoccuparti.", rispose sorridendo. 

"E tu invece chi sei, Taylor?", mi chiese. 

"Io sono un attrice alle prime armi. Cioè...ho recitato anche io, ma non di certo ai tuoi livelli".

"Non esagerare, sei bravissima, e sembra che tu abbia più esperienza di me.", esordì. 

Non so perché ma iniziai ad arrossire. Sorseggiai il tè cercando di non farlo notare. 

"Cosa ne pensi di oggi?", le chiesi azzardando. 

"Benissimo per essere la mia prima scena nuda", esclamò. 

"Guarda che è stato così anche per me.", replicai.

"Non sembrava però.", mi disse.

"Impara a lasciarti andare, Laura. Fingi di essere quella che non sei, è questo che è un attore, giusto?".

"Si, ma a volte è difficile iniziare a fare cose che non hai mai fatto."

" Hai letto il copione?", mi chiese.

"Si, sto cercando di memorizzare", le risposi. 

"Impara poco per volta. Anch'io faccio così."

Ci furono interminabili minuti di silenzio tra noi. Lei non smise di fissarmi, e nemmeno io. 

"Lavoreremo bene insieme Laura. Lavoreremo molto bene insieme", esclamai sorridendole.

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Capitolo 3
*** Scegli ***


Laura

L'indomani mi recai agli studios abbastanza in anticipo, giusto in tempo per sentire Taylor e l'autrice del libro, Piper Kerman, discutere animatamente. 

"Andiamo, non potevate scegliere qualcun altra per il ruolo di Alex? Lei è così... così timida, e sinceramente non riesco a capire come abbia fatto a recitare per otto anni in una serie tv."

Le sue parole mi colpirono come una pugnalata nel petto. Chi era e come si permetteva di dire una cosa del genere? 

Cercai di non avvicinarmi troppo, ma lei usò un tono di voce molto forte, per cui riuscii a capire tutto. 

"Taylor, se l'abbiamo scelta è perché sappiamo che ce la può fare; altrimenti avremmo preso qualcun'altra."

"Ma io ho bisogno di lavorare con una partner che sia caratterialmente forte. Alex è un personaggio molto forte, lei non lo è per niente.", continuò lei. 

"Taylor, fidati per una buona volta. Andrà tutto bene, non devi preoccuparti". 

Ero così furiosa. Come si era permessa di dire una cosa del genere? Il giorno prima non aveva fatto altro che incoraggiarmi dicendomi che avremmo lavorato bene insieme... e adesso? 

Decisi di avvicinarmi e di interrompere la conversazione.

"Sei proprio una stronza!", esclamai urtandole la spalla. 

Corsi verso l'entrata senza voltarmi indietro. 

"Che stupida che sono", pensai. 

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Taylor Pov

Sapevo di essermi comportata da stronza. 

Eppure era una cosa che andava fatta. Non potevo permettere che Jenji mi cambiasse di partner. Il giorno prima mi ero trovata così bene a recitare con lei, si era creato un non so che di sensuale tra noi: avrei fatto di tutto per farla restare. 

Jenji mi aveva chiamata quella sera stessa e mi aveva detto che era insicura di Laura. Le prime scene erano andate benissimo, certo, però quelle a venire sarebbero state più difficili, e temeva per l'andamento della stagione.

"Andrà tutto bene, Jenji.", cercai di rassicurarla, "Alex e Laura domani saranno più cariche che mai." 

"Sapevo di potermi fidare di te", rispose lei chiudendo la conversazione. 

Così decisi che l'indomani avrei agito a modo mio. 

Arrivai agli studios e chiesi a Piper di farmi da complice. Non appena Laura sarebbe arrivata avrei iniziato a parlare male di lei: era l'unico modo. 

E così fu. Si arrabbiò così tanto che entrò negli studios a passo svelto, non prima di avermi urtato la spalla e non prima di avermi urlato in faccia di quanto fossi stronza.

"Eureka!", esclamai guardando Piper che rideva soddisfatta. 

"Penso proprio che anche oggi le scene riusciranno benissimo", affermò lei con un ghigno. 

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Laura 

Entrai nel grande atrio e notai di quanto quel posto fosse cambiato. 

Se non avessi saputo che era tutto finto avrei davvero pensato di essere finita in prigione. 

Mi si avvicinarono gli altri attori della serie, Danielle, Uzo, Natasha,  Laverne, Taryn, Kate e Yael. 

"Tu devi essere Laura", esclamò Natasha. 

"Si, sono io.", risposi ancora inviperita per ciò che avevo sentito prima. 

"Piacere di averti a bordo.", oggi ci saremo noi a farti compagnia", esordì Kate. 

Entrarono anche le guardie in uniforme, e poco dopo spuntò Jenji. 

"Bene, possiamo aprire le danze", esclamò improvvisamente. 

Conoscevo a memoria le mie battute, ma non avevo nessuna intenzione di vedere la faccia di Taylor. 

"E' solo lavoro, non te ne frega proprio niente di lei e dei suoi giudizi del cazzo", pensai tra me e me. 

Restai a guardare quello che accadeva. Avevo letto anche le battute degli altri, ma le ricordavo vagamente. 

Arrivò il mio turno, Jenji chiamò Taylor che nel frattempo stava chiacchierando con un produttore. 

"Arrivo, arrivo", disse avvicinandosi velocemente. 

"Allora, adesso dovete girare questa scena. Sapete le battute, vero?" 

"Si!", esclamammo all'unisono. 

"Laura, in questa scena Alex è davvero arrabbiata, per cui pensa a qualcosa di estremamente irritante e fai del tuo meglio", alzò il pollice in su. 

"Oh, credo che non avrò problemi.", replicai. 

Non ci volle molto per concludere la scena. Avevo tanta di quella rabbia e determinazione addosso che non mi fu difficile farla venire bene. 

Taylor era dannatamente perfetta quando recitava. 

Era il classico tipo di persona difficile da interpretare: non sapevi mai quando fingeva e quando invece era davvero lei. 

"Bene, anche per oggi abbiamo finito. Taylor, Laura, voi potete andare. Gli altri devono restare ancora per un pò.", continuò Jenji gesticolando. 

Non me lo feci ripetere due volte. Avevo solo voglia di andare a casa e stare quanto più tempo possibile sotto la doccia. 

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Taylor Pov

Avevo fatto davvero un ottimo lavoro. 

Laura era stata eccezionale. Quando era incazzata era ancora più bella. 

Ora però dovevo trovare il modo di sistemare le cose e spiegarle la situazione. 

Mi cambiai in fretta e furia e uscii fuori dagli Studios. Mi fermai all'ingresso e accesi una sigaretta: adoravo le Philip Morris. 

La aspettai, e poco dopo arrivò. 

"Ehi.", esclamai. 

Non mi rispose. 

"Ti va di andare a bere qualcosa?", le chiesi in tono supplichevole. 

"Stai scherzando?", continuò sorridendo divertita "Pensi di poterti prendere gioco di me? Ti ho sentita stamattina. A che gioco vuoi giocare?", mi domandò guardandomi negli occhi. 

"Non sto giocando... per niente. Vieni con me e ti spiego."

"Cosa dovresti spiegarmi? Che ti sembro timida? Che non sono adatta per lavorare con te? Ah già, perchè tu sei la regina della recitazione, e io non ti vado bene, giusto?", disse tutto d'un fiato. 

"Ti prego, vieni con me. Dammi cinque minuti e poi sarai libera di andare", risposi gettando il mozzicone della sigaretta per terra. 

Fece cenno di sì con la testa e ci incamminammo verso il bar dove eravamo state il giorno prima, senza proferire parola. 

Ci sedemmo e ordinammo due mojito. 

"Allora?", mi chiese poco dopo impaziente. 

"L'ho fatto apposta.", esclamò. 

"Hai fatto apposta cosa?"

"Farti arrabbiare. Ascolta... ieri ho parlato con Jenji e ha condiviso con me i suoi dubbi circa il tuo ruolo. Sei timida, un pò impacciata. Sarà che ancora ci devi fare l'abitudine, ma Alex ha bisogno di un interprete con carattere, determinazione. Così le ho detto che ci avrei pensato io. Volevo vedere sino a che punto ti saresti arrabbiata." 

"Cioè... hai organizzato tutto perchè mi arrabbiassi?", mi chiese. 

"Beh, le scene di oggi prevedevano che tu fossi arrabbiata", esclamai. 

"Ah, capisco. E quando ci saranno scene in cui dovrò far finta di slogarmi una gamba ci penserai tu?", chiese sarcastica. 

"Andiamo, non te la prendere. So che sei brava, hai bisogno solo di un aiutino... tutto qui."

"Io non ho bisogno proprio di nulla. Credi che non sappia recitare? Non ho alcun bisogno del tuo aiuto per immedesimarmi nella parte.", esclamò. 

"Però è servito. E' andato tutto benissimo".

"Non lo fare più.", replicò. 

Restammo in silenzio per alcuni istanti e poi lei prese la parola.

"Mi piaci!", esordì guardandomi negli occhi. 

"Cosa?", ribattei. 

"Mi piaci. Mi piace lavorare con te. Non voglio un altra partner. Voglio te.". 

"Sono onorata.", rispose ironicamente. 

"Lasci tu, lascio io. Va bene?"

 "Cosa significa?", mi chiese. 

"Che non voglio lavorare a questa serie se non ci sei tu. Perciò accetta il mio aiuto, così come io accetterò il tuo."

Ci rifletté per alcuni istanti e poi esclamò: "va bene. Ci aiuteremo a vicenda." 

Le strinsi la mano, e sentii un calore dentro che mi scombussolò tutto il corpo. 

Una scossa elettrica. 

Un fulmine a ciel sereno. 

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Capitolo 4
*** Consigli ***


Laura

Tornai a casa un ora dopo. Ero scossa e molto confusa. 

Entrai in casa e mi spogliai. Gettai i vestiti sulla sedia e optai per una doccia fredda. 

Avevo bisogno di calmarmi, era successo tutto così in fretta. 

Ero sempre stata incline alle forti emozioni, ma in quei due giorni sentivo un forte conflitto dentro di me. 

Che effetto mi faceva quella Taylor? Così stronza e così sicura di sé.  

In compenso però era bellissima.

"Ma cosa stavo pensando?", mi chiesi tra me e me. 

Avevo bisogno di calmare i miei bollenti spiriti. La mia ultima relazione sentimentale risaliva a tre anni prima, da allora non avevo trovato più nessuno di mio interesse. 

Riflettei sulla possibilità che mi piacesse Taylor, ma scacciai immediatamente quel pensiero.

"A me piacciono gli uomini", ribadii ad alta voce per convincermene. 

Mi recai in soggiorno ancora in accappatoio e chiamai Jenny.

"Ciao bellezza. Come sta andando?", mi domandò subito.

"Bene, a parte qualche problema con la mia partner.", replicai.

"In che senso? Non ti piace Taylor?"

"Si, ma lei ha paura che io non sia capace di recitare come si deve."

 "Capita, tu dimostrale che non è così."

"Oh, Jenny, è così imbarazzante. Cioè, lei fa di tutto per mettermi a mio agio, ma non la capisco."

"Imparerai a farlo. Sei nervosa?" 

"Si, un pò. Ma mi passerà.", risposi.
"Sai di cosa avresti bisogno?"

"Di cosa?", domandai incuriosita.

"Di scopare.", disse lei a bruciapelo schiarendosi la voce.

"Ma come cazzo ti viene in mente? No che non ne ho bisogno."

"Quanto sei permalosa... credimi, scaricheresti tutto questo nervosismo". 

"Hai qualcuno da presentarmi?", le chiesi ironicamente.

"Purtroppo no. Cerca in giro.", continuò, "magari proprio a lavoro."

"Capirai...", risposi, "non che ci sia molta scelta."

"Mi fido delle tue abilità selettive", mi comunicò prima di chiudere la chiamata. 

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Taylor Pov

"Mi piaci"., le avevo detto. Come mi era saltato in mente! Certo, ero sempre stata un tipo di persona sincera, sfrontata e fottutamente onesta, ma non era proprio il caso. 

Eppure non ero riuscita a tacere. Laura mi confondeva: era una sensazione meravigliosa e terrorizzante nel contempo. Dovevo capire se ciò che provavo per lei era attrazione fisica oppure solo semplice voglia di conoscerla meglio. 

"Forse avrei dovuto chiamarla", pensai tra me e me. 

"Cazzo.", imprecai inciampando sul tavolino del salone. Estrassi il telefono dalla borsa e solo allora ricordai di non averle chiesto il numero.

"Ho il numero di tutti ma non il suo", mi ricordai, "perchè non gliel'ho ancora chiesto?"

Sapevo di dover ponderare bene le mie decisioni e le mie azioni. Negli anni precedenti avevo avuto relazioni sia con uomini che con donne, ma nessuna mi aveva mai interessata nel modo in cui adesso mi interessava lei. 

Decisi di chiamare Jenji.

"Jenji, hai per caso il numero di Laura?", le chiesi a bruciapelo senza darle nemmeno il tempo di dire "pronto". 

"Ciao Taylor, certo che ce l'ho", esclamò. 

"Potresti darmelo per favore? Voglio approfondire di più la sua conoscenza.", le dissi. 

"Hai intenzione di combinare casini? Le spese della produzione poi le paghi tu.", replicò ironicamente.

"Ma è solo per andare a bere qualcosa. Non farò nulla.", la rassicurai. 

"Certo, certo.", sospirò e mi diede finalmente il numero. 

Riattaccai e la chiamai immediatamente.

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Laura

Il telefono squillò improvvisamente.

Corsi verso la borsa e risposi con il fiatone, "pronto?", dissi. 

"... ciao, sono Taylor.", replicò dall'altra parte. 

"Ciao... come hai avuto il mio numero?", le chiesi. 

"Ho chiamato Jenji. Ascolta, volevo chiederti se ti andasse di uscire un pò per fare due chiacchiere.", disse tutto d'un fiato. 

"Certo che mi va. In che parte di New York sei?", le chiesi. 

"A pochi chilometri da Time Square. Ti va di vederci lì?"

"Perfetto, nemmeno io sono tanto lontana da lì.", la rassicurai.

 

"Benissimo. Ci vediamo tra mezz'ora." , comunicò prima di riagganciare. 

Mezz'ora? Ma era troppo poco per prepararmi. 

Optai per un look abbastanza casual. Infilai dei pantaloni tipo hip-hop e una maglia con collo a v. Sottolineai le mie ciglia con un po di mascara e uscii di casa. 

Camminai per le gelide strade di New York e arrivai a Time Square una ventina di minuti dopo. 

Era tutto così bello. I maxi tabelloni, la vita che mi scorreva davanti. 

Mi soffermai per un attimo a fissare due giovani che si tenevano mano nella mano. Se Parigi era la città dell'amore New York era di certo quella della passione. 

Cercai di riscaldarmi le mani nell'attesa, e poco dopo qualcuno mi accarezzò la spalla: era lei. 

"Scusa se ti ho fatta aspettare", mi disse. 

"Non preoccuparti. Non sono qui da molto.", le risposi.

"Ti va di fare un giro per mercatini? Sono così carini!", mi chiese entusiasta. 

"Va bene, va bene.", le risposi sorridendo. 

Camminammo per le vie affollate lasciandoci entusiasmare dai mercatini con ogni tipo di leccornia, souvenir di ogni formato, cartoline e addobbi natalizi.

"E' così bello qui!, esclamai. "Natale è ancora lontano, eppure si respira già nell'aria."

"Già.", assentì lei. 

Ci fermammo davanti ad un signore che aveva appena finito di completare un ritratto.

"Ce ne facciamo uno?", chiese Taylor elettrizzata.

"Di me e te?", le chiesi sorpresa. 

"Vedi qualcun altro? Certo, di me e te."

"Oh... va bene", assentii titubante. 

Parlammo con il signore e ci sedemmo insieme su un piccolo pouf. 

"Ecco, così, sorridete. Non vi muovete", ci istruì il signore in tono serio. 

"Ecco qui a voi.", ci disse molti minuti dopo. Lo ringraziammo e ci mettemmo di lato per poterlo osservare. 

Guardai il ritratto, anche lei lo guardò. 

Poi ci fissammo negli occhi. 

I suoi erano di un azzurro limpido, cristallino, come il mare calmo. 

"Sei bellissima", mi disse d'un tratto. 

E mi sentii un fuoco dentro. 

______________________________________________________________________________

Taylor

Come cavolo mi era venuto in mente? 

E ora? Cosa avrei fatto?

Continuammo a guardarci e sentii tanta paura dentro me. Paura di poter perdere quel meraviglioso rapporto che tra noi si stava instaurando. 

"Anche tu sei bellissima", replicò sorridendomi.

Mi sentii sollevata. 

"Forse è il momento di tornare a casa.", consigliai io. 

"Già", rispose, "domani sarà dura."

"E' tutta coreografia. Stai tranquilla.", la rassicurai. 

"Mi prometti una cosa?", mi chiese a bruciapelo.

"Dipende.", risposi senza esitare ammiccando lo sguardo.

"Imparerai a fidarti di me?" 

Rimasi in silenzio per un po. 

"Laura... io già mi fido ciecamente di te.", esclamai. 

 

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Capitolo 5
*** Si fa sul serio ***


Laura

Tornai a casa più felice che mai. Avevo trascorso una bella serata, e alla fine Taylor aveva lasciato che io portassi a casa il ritratto, "per ricordo", aveva detto. 

Quello che non sapeva che il ricordo del suo sorriso era conservato gelosamente nel mio cuore, e che non l'avrei mai cancellato. 

Mi addormentai  con il telefono sul petto dopo aver letto un suo messaggio: 

"Domani ci sarà da divertirsi, vedrai. 

Buonanotte, timida Prep."

Sorrisi, come mai avevo fatto prima di allora. 

__________________________________________________________________________

Taylor Pov

Mi recai agli studios abbastanza in anticipo. 

Trovai Jenji e Piper ad aspettarmi. 

Mi accesi una sigaretta e le salutai.

"Buongiorno, allora? Che si fa oggi?", chiesi entusiasta. 

"Frena, frena. Prima dimmi cosa è successo ieri sera."

"Mah, niente.", continuai inalando il fumo bianco, "siamo andate in giro per mercatini". 

"Eh?", chiesero all'unisono.

 

"Eh niente. Poi siamo tornate a casa."

"Oh, capisco.", replicò Jenji delusa. 

"Bene. Parlando di cose serie. Oggi girerai alcune scene con Jason Biggs, lo hai già conosciuto, vero? Dopo di che tu e Laura girerete qualche ciak insieme sempre nella casa dove siete state la prima volta."

"Va bene. Ai suoi ordini, boss", esclamai ironicamente. 

Girare scene erotiche con uomini non era una novità per me. Lo avevo già fatto con alcuni amici, e la cosa non mi metteva in imbarazzo. 

Certo, se mi avessero chiesto come mi sentissi avrei sicuramente risposto che non provavo assolutamente niente. 

Cioè, forse parto prevenuta perché gli uomini non mi comunicano granché: sarebbe solo lavoro e basta. 

Invece con Laura era totalmente diverso. 

Durante le prime scene mi ero fatta trasportare come mai prima di allora. 

Lei era sensuale, infondeva sicurezza, e questo mi piaceva.... molto. 

______________________________________________________________________________

Laura

Mi recai agli studios di buon umore. 

C'erano tutti. 

"Ciao Laura.", esclamò Danielle appena mi vide. 

"Ciao Danielle. Carica per oggi?", le chiesi. 

"Oh, tantissimo. Vivo solo per il mio personaggio, pensa un po." 

"E' bellissimo questo", le sorrisi. 

Mi avvicinai velocemente a Jenji. 

"Buongiorno bellezza", esordì felice. 

"Buongiorno capo.", esclamai. 

"Bene, bando alla ciance. Oggi si fa sul serio.", urlò. 

"Perchè, cosa abbiamo fatto sino ad ora?", esclamò Natasha. 

"Non essere ironica, Natasha". 

"Laura, vieni con me. Taylor, segui Jason e Jack, il co-producer. Si occuperà lui di voi."

Intravidi Taylor per pochi secondi. In uniforme da carcerata era ancora più sexy. Quell'arancione le risaltava le curve e... 

"Ma a che cazzo penso?", mi riproverai mentalmente. 

Segui Jenji. Mi portò in una stanza dove c'erano delle lavatrici, un tavolo con della biancheria e una specie di recinzione in ferro da un lato. 

"Ciao Laura", esclamò Taryn. 

"Ciao Taryn. Gireremo insieme oggi.", esordì.

"Già. Carica?"

"Carichissima!,esclamai. 

Fatta eccezione per la prima scena Jenji mi aveva dato un paio di occhiali con lenti non graduate, mi facevano sembrare una professoressa seria e sexy nel contempo. 

"Mi donano", esclamai la prima volta che li misi. 

"Ti donano sì", replicò Danielle che aveva assistito all'intera scena. 

"E... azione", sbraitò Jenji qualche metro più in là. 

Girammo con molta calma e senza troppi errori. 

Terminammo un ora dopo. Ed io cercavo lei. 

Anche Taylor aveva finito.

Ci incontrammo nel corridoio e ci sorridemmo a vicenda. 

"Com'è stato girare senza me?", chiese.

"Ah, ah. Malinconico?", risposi ironicamente. 

"E' bene che tu avverta la sensazione della mia mancanza", bisbigliò ammiccando lo sguardo. 

"Sei tremenda!", esclamai. 

________________________________________________________________________

Taylor Pov

Era stato bello girare con Jason, ma adesso fremevo dalla voglia di mettermi alla prova con le scene successive. 

"di metterci alla prova...", mi corressi. 

Sapevo che ciò che stavamo per fare avrebbe condizionato sia me che lei, eppure ero così elettrizzata. 

Uscii fuori e mi accesi una sigaretta. Poco dopo sentii la porta socchiudersi. Laura mi guardò e me ne chiese una.

"Non pensavo fumassi", le dissi. 

"E perché non dovrei?", rispose. 

"Boh, non mi sembri il tipo da sigarette", esclamai.  

"E che tipo ti sembro?", mi chiese. 

"Una persona che ci tiene alla salute, e cazzate simili". 

"Beh, il fatto che fumi una sigaretta non vuol dire che non ci tenga alla mia salute.", replicò. 

"Ti contraddici da sola", dissi, "ma va bene. Ecco.", le allungai il pacchetto di Philip Morris. 

Fumammo senza dire niente. 

"Sai cosa ci aspetta adesso?", bisbigliai. 

"Si...", rispose, "sono pronta."

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Laura

Mi presi del tempo prima di rientrare. 

Gli operai uscirono e caricarono le attrezzature nelle varie vetture. Stava iniziando a piovere e dovevano fare in fretta. 

"Taylor, Laura, basta chiacchiere. Andiamo", disse Jenji. 

Salimmo in macchina mentre  il co-producer ci dava istruzioni e consigli. 

"Dovete cercare di essere quanto più naturali possibili", continuò, "deve sembrare realtà". 

"Agli ordini", assentii sorridendo.

Arrivammo poco dopo. Salimmo le scale e una sensazione ormai famigliare si fece largo dentro me. 

Ormai quella casa  mi ricordava  la nostra prima scena. 

Tutti gli operatori e i produttori si sistemarono. Uno di loro mi fece sedere sul letto, mentre istruì Taylor su cosa fare. 

"Allora, tu devi stare qui, poi devi fare così. Alla fine devi avvicinarti di più e terminare così."

Sembravano più i passi di una coreografia di danza che una scena sensuale per una serie tv. 

"Avete capito tutto?," ci chiese Jenji. 

Assentimmo.

"E... azione", gridò. 

Taylor iniziò a muoversi sinuosamente a ritmo di musica, lentamente si avvicinò al letto dove io ero seduta, intenta a leggere un libro. Cercai di concentrarmi. 

Come si fa a fingere di leggere un libro quando hai tutta questo ben di dio davanti? Pensai tra me e me. 

Taylor continuò improvvisando una specie di lap dance con la colonna che serviva da sostentamento per il letto. Avevo gli ormoni a mille, e la cosa più assurda era che non ne conoscevo il motivo... o forse si. 

La guardai e iniziai a dire le battute, come da copione. 

Spensi la musica,  le dissi di venire con me, che avrei comprato un biglietto per due per Bali. 

E poi bum... mi fermai. 

"Cosa succede?", chiese Jenji improvvisamente. 

"Nulla, nulla. Ho dimenticato la battuta successiva.", cercai di scusarmi. 

Un produttore si avvicinò a me e mi mostrò il copione.

"Ecco, adesso ricordo.", dissi poco dopo dando segno di riprendere. 

"Va bene, riprendiamo. Tre, due, uno."

"Guardami.", mi ordinò Taylor. 

"Come la prima volta?", le sussurrai. 

"Come la prima volta", replicò. 

La guardai e trovai finalmente quella sicurezza, quell'appiglio che mi serviva per proseguire. 

La accarezzai dappertutto, la baciai con passione, le toccai il seno e facemmo in modo che i nostri corpi si elettrizzassero a vicenda.

"E stop...", urlò Jenji.

"Siete state grandi.", esordì il co-producer. 

"Quasi dimenticavo che stavamo girando.", disse Taylor sorridendo. 

"Già... inizio a dimenticarlo anche io.", replicai sistemandomi i capelli. 

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Capitolo 6
*** Cosa senti? ***


Laura

Tornammo entrambe stordite agli studios. 

Nessuna parlò lungo tutto il tragitto. Eravamo confuse, ed era giustificabile. 

"Cosa senti?", mi chiese appena scese dall'auto. 

"Cosa sento in che senso?", risposi incuriosita.

"Quando mi baci. Cosa senti?"

Cosa avrei dovuto rispondere? 

"Nulla. E' recitazione.", dissi. 

"Anche per me", assentii lei poco dopo. 

Rientrammo all'interno dove nel frattempo ci aspettavamo gli altri. 

"Tutto bene qui?", chiese il co-producer. 

"Si, abbiamo terminato.", rispose una comparsa.

"Bene, passiamo alla scena successiva". 

"Taylor sparì dalla mia vista ed io aspettai pazientemente istruzioni."

Terminammo che era pomeriggio inoltrato. Ero molto stanca  e non vedevo l'ora di tornare a casa. 

"Ehi, Prep.", sentii qualcuno chiamarmi in lontananza mentre mi avviavo verso l'uscita. 

Mi voltai, era Taylor.

"Ehi.", risposi.

"Andiamo al solito posto?", mi chiese riferendosi al bar dove andavamo abitualmente.

"Mi sento uno straccio, ma va bene.", replicai sorridendole. 

Ci sedemmo e Taylor si accese una sigaretta. 

" Ne vuoi una?", mi chiese. 

"No, per ora non mi va.", le risposi. 

Restammo in silenzio in attesa dei nostri drink. 

"Roba forte", esclamò appena vide il mio. 

Vodka e un goccio di Martini.

"In tempi gelidi, servirà pur qualcosa per riscaldarsi.", risposi in tono sarcastico. 

Lessi una leggera nota di malizia nel suo sguardo. 

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Taylor Pov

"Io ti riscalderei in un altro modo", pensai tra me e me. 

E l'avrei fatto. Se solo avessi avuto il coraggio di rischiare tutto l'avrei presa per la vita, sbattuta su quel tavolo stesso e avrei iniziato a baciarla dappertutto. 

"Che pensieri perversi," mi rimproverai. 

"C'è qualcuno nella tua vita?", le chiesi d'impeto. 

"No." mi rispose, " non ne avrei il tempo". 

"Capisco...", assentii. 

"C'è mai stato qualcuno di importante per te?", continuai. 

"Si... c'è stato, ma adesso non c'è più, e sinceramente non mi va di ripensarci proprio ora.", si giustificò.

"Scusami. E' che vorrei conoscerti meglio, ma ogni giorno che passa sento di indietreggiare in questo invece di avanzare. Sei così misteriosa, e io invece vorrei metterti a nudo."

 Ci fu silenzio. 

"E' difficile mettermi a nudo. Dico davvero."

"Cos'è che ti incupisce così tanto?", le chiesi gettando il mozzicone nel posacenere.

"La paura di sbagliare", mi rispose. 

"Siamo nati per sbagliare, lo sai?", le dissi accennando un leggero sorriso. 

"Non riesco a farmene una ragione. E' questione di momenti, poi mi passa."

 "Ti riprendi e sei più forte di prima.", esclamai. 

"Esatto, ma in quei momenti mi sento uno schifo." 

"Capita a tutti," continuai, "è la vita."

 Bevemmo in silenzio e ci alzammo controvoglia. 

"Ti va se ti accompagno a casa?", le chiesi. 

"Guidi?" 

"Si.", le risposi. 

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Laura

Attesi Taylor con la sua macchina, e rimuginai a quello che avevo detto. 

"Perché mi ero aperta così con lei? Avevo molte amiche, questo era vero, ma con nessuna mi ero sentita sicura di esprimere ciò che ero come con lei.", mi ricordai. 

Arrivò dopo pochi minuti e salii. 

Era una ford mustang grigia: proprio il tipo di macchina che piaceva a me. 

Azionò i tergicristalli, la pioggia iniziava a farsi fitta, e le strade erano completamente bagnate. 

"Ci metteremo un po di più," mi comunicò. 

"Non ho da fare niente", le risposi. 

Chiesi il permesso di accendere lo stereo, e nell'abitacolo echeggiarono le note di "My Way", di Frank Sinatra. 

"Che classe", le dissi. 

"Adoro Frank Sinatra", rispose. 

"Anche io." 

  I traveled each and every highway 
And more, much more than this, I did it my way   

" E tu? Fai a modo tuo o lasci che gli altri decidano per te?", mi chiese d'improvviso. 

"Di solito prendo io le decisioni, tranne quando non riguardano anche qualcun altro. E tu?", dissi tutto d'un fiato. 

"Anche io, lo stesso. E' difficile prendere decisioni da soli se si è in due.", replicò. 

"Hai proprio ragione."

 Yes, there were times, I'm sure you knew 

When I bit off more than I could chew 
But through it all, when there was doubt 
I ate it up and spit it out 
I faced it all and I stood tall and did it my way   

Arrivammo poco dopo sotto casa mia, le chiesi di accostare all'angolo della strada. 

Restammo a guardarci per un po, nessuna sapeva cosa dire. 

Decisi di parlarle chiaramente, se il nostro rapporto lavorativo doveva andare avanti avrei dovuto mettere tutte le carte sul tavolo. 

"Ascolta, Taylor.", le dissi. 

"Si?", rispose guardandomi negli occhi. 

"Se fai così non mi rendi le cose molto semplici."

"Scusa.", cercò di giustificarsi. 

Spense lo stereo. 

"Ho bisogno di dirti una cosa."

"Sono qui", rispose.

" Io non ci sto capendo più niente, e vorrei che tu mi aiutassi. Sin dalla prima volta che ti ho vista, sin dalla prima volta che abbiamo iniziato a girare ho sentito di potermi fidare di te. Mi sono sentita al sicuro, e sei tu che mi hai dato questa sicurezza. Il problema è che non so dove finisce la finzione e dove comincia la realtà. Sono confusa. Non sono mai stata attratta da una donna prima d'ora, e non so nemmeno se lo sono adesso, ma vorrei capire se magari per te è lo stesso, se provi un quarto delle emozioni contrastanti che si fanno spazio dentro me in questo momento."

 Tacque per un bel pezzo. 

"Voglio dire... come faccio a distinguere le due cose? Forse mi sto facendo prendere troppo dalla storia tra Alex e Piper.", dissi schiarendomi la voce. 

"Attendevo questo momento con estrema ansia. Anche io sento la confusione che provi tu, con l'unica differenza che a me le donne piacciono davvero.", sorrise. 

"Ah...", cercai di metabolizzare quello che mi aveva appena detto. 

"Anche io sono confusa, perché non riesco a capire quando fingi e quando invece no. So solo che non ho mai avvertito sensazioni così contrastanti, insolite, strane dentro me prima d'ora."

"Mi fai uno strano effetto", esclamai. 

"Anche tu... davvero strano", replicò. 

" E quindi come lo capiamo?", le chiesi. 

"Non si può capire, bisogna viverlo. Tu sei molto razionale; nel gioco dei sentimenti non esiste razionalità.", disse tutto d'un fiato. 

"Lo so, lo so. E' un mio difetto.", cercai di giustificarmi. 

"Devi solo lasciarti andare", mi suggerì avvicinandosi a me sempre di più. 

"E poi...", mi prese la mano stringendola, "se capiremo sarà solo con il tempo", continuò. 

Improvvisamente mi prese il viso tra le mani con una tale dolcezza e delicatezza. 

"Chiudi gli occhi", mi ordinò. 

Li chiusi e lo stesso fece anche lei. 

Le nostre labbra si avvicinarono pericolosamente, lasciai che le sensazioni si facessero largo in me. 

Era così surreale. 

Ero così impaziente...

Fu lei a prendere l'iniziativa, fece coincidere le sue labbra con le mie, e non ricordo nemmeno per quanto tempo restammo così, ferme, immobili, lasciandoci cullare dalla danza delle nostre bocche unite. 

"Cosa senti ora?", mi avrebbe chiesto poi. 

"L'inferno dentro. Sento l'inferno", le avrei riposto. 

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Capitolo 7
*** Cosa ti prende? ***


Laura

Non mi ero mai sentita così confusa ed eccitata allo stesso tempo. 

Mi allontanai da lei, imbarazzata. 

"Devo andare", riuscii a dire. 

"Scusa", replicò lei ricomponendosi. 

"A domani Taylor.", la salutai uscendo dalla macchina.

"A domani Laura", rispose lei sorridendo. 

Trovai molto difficile prendere le chiavi di casa dalla borsa. Le mani mi tremavano, e forse anche un po il cuore.

"Cosa era appena successo?", chiesi tra me e me. 

Finalmente aprii la porta d'ingresso e gettai letteralmente la borsa per terra. 

Avevo bisogno di dormire, stendere le gambe. Tutto quello stare in piedi mi aveva davvero stancata. 

Misi il telefono a caricare e mi trascinai nella doccia, con tutti i vestiti addosso. Volevo mandare via quella stanchezza, togliermi di dosso tutte quelle emozioni e sensazioni, resettare tutto per un attimo, ricominciare daccapo. 

Poco dopo squillò il telefono, mi tolsi i vestiti bagnati e mi infilai una camicia da notte. 

Corsi in soggiorno e afferrai il telefono rischiando di scivolare per terra.

Lessi attentamente: 

Non era scena. 

Buonanotte, Tay.

Sorrisi e andai a preparare la cena.

_____________________________________________________________________________

Taylor Pov

"Cosa cazzo ti prende?", chiesi alla me riflessa nello specchio. 

Ripensai a quel bacio infinite volte. Com'era potuto succedere? 

Adesso sarebbe stato tutto confuso, sia per me che per lei. Lavorare sarebbe stata più dura, a meno che... 

Restai ancora un po con il suo profumo addosso, dopo di che entrai in doccia. 

"Cosa mi stai facendo, Laura?", gridai ad alta voce.

Nelle relazioni precedenti avevo sempre cercato di non far trasparire il mio bisogno di dominare, di guidare il gioco dell'amore, ma questa volta era diverso. Non sarei riuscita a contenermi ancora per molto, lo sapevo. 

La volevo tutta per me, ma dovevo aspettare, come un lupo aspetta la sua preda. 

Ed io ero molto paziente: sarebbe tornata lei da me. 

_______________________________________________________________________________

Laura

 L'indomani mattina la sveglia non suonò. 

Mi svegliai di soprassalto: avevo dormito pochissimo. Avevo delle occhiaie gigantesche, corsi in bagno cercando di coprirle con del fard e del fondotinta. Controllai le chiamate: 10 chiamate perse da Jenji. 

Mi vestii come un fulmine mentre composi il numero di Jenji e misi in vivavoce.

"Si può sapere dove cavolo sei?", esclamò lei dall'altra parte del telefono.

"Sto arrivando, perdonami. La sveglia non ha suonato." 

"Resta lì, ti passa a prendere Taylor. Sembra come se stamattina siete sincronizzate", comunicò prima di riagganciare. 

Perfetto. Io avevo bisogno di tempo per pensare e  chi doveva venirmi a prendere? Taylor. 

D'altronde non avrei potuto evitarla dato che lavoravamo insieme. 

Scesi sotto casa e lei arrivo due minuti dopo. 

"Ciao Laura", salutò amichevolmente. 

"Ciao Taylor. Anche tu in ritardo?", le chiesi.

"A quanto pare si, e Jenji è calma come un cane a cui hanno appena tolto l'osso dalla bocca".

"Bella analogia, mi piace", entrai in macchina sorridendo. 

Non parlammo per buona parte del tragitto. Lasciammo che la musica riempisse l'abitacolo della macchina. 

  Oh confession it sets me free 
I feel the friction of you and me 
Fight back but it wins, it wins 

Set it loose but but it starts again 

"Wow, come si chiama questa canzone?", le chiesi. 

"Walking Backwards, dei Leagues", è la colonna sonora della scena che gireremo oggi.

"Fantastico", risposi ripensando alla scena.

"Sei agitata?", mi chiese poco dopo. 

"Non particolarmente. Mi sento carica."

"Anche io", rispose spostandosi una ciocca di capelli di lato. 

Arrivammo venti minuti dopo. Stranamente non c'era molto traffico, per cui la guida fu rilassante al punto giusto. 

Scesi dalla macchina sistemandomi la gonna. 

Qualche istante dopo entrammo negli studios: Jenji era sempre lì. 

"Potevate fare più ritardo, siamo qui apposta per voi", esclamò sarcastica. 

"Scusaci", cercò di giustificarsi Taylor. 

"Va bene, va bene. Andate a cambiarvi.", ci ordinò. 

Andammo verso gli spogliatoi e indossammo l'uniforme kaki; controllai lo stato dei miei finti tatuaggi e fui sorpresa nel notare che non erano sbiaditi nemmeno un po. 

"Ciao, Prepon", esclamò Natasha.

"Ciao Natasha", le risposi sorridendo. 

"Sei pronta? Oggi scene scoppiettanti.", ammiccò lo sguardo. 

"Nulla di particolare", finsi con disinteresse.

Era chiaro che ero leggermente spaventata, ma con Taylor non c'era da avere paura. 

Uscimmo dagli spogliatoi e uno dei produttori mi prese per un braccio accompagnandomi verso la postazione prestabilita. 

"Ricordate tutti cosa fare, giusto?", disse Jenji, "Taylor, tu entri da quella porta, dapprima a passo lento, poi a passo spedito, vai da Alex, la prendi per un braccio ed entrate nella chiesa.", continuò. 

"Ricevuto", replicò lei. 

"Laura, tu devi dire la battuta, devi sembrare sorpresa, poi Taylor ti bacia, un bacio passionale... mi raccomando, tu ti lasci andare e inizi a toccarla dappertutto. E' chiaro?", disse tutto d'un fiato. 

Immaginai la scena. "Tutto chiaro.", risposi. 

"Bene, in posizione", prese fiato, "e azione."

Fu tutto così veloce. 

Taylor camminò come previsto, prima a passo lento e poi veloce, entrò, Natasha esclamò "Piper, sei tornata", ma lei non ci fece caso, avanzò verso di me con passo deciso, mi prese per il braccio e mi trascinò nella cappella. 

"Cosa ci facciamo qui?", recitai. 

La guardai negli occhi, lei fece lo stesso, improvvisamente mi baciò. Non fu come il bacio che ci eravamo date la sera prima... no, era qualcosa di diverso, di più passionale. 

Feci come mi aveva detto Jenji: mi lasciai andare. 

Iniziai a contraccambiare quel bacio, lasciai che le mie mani tastassero il suo corpo. Le toccai il viso e poi scesi giù sui seni mentre presi a baciarle il collo. 

"E.. stop", esclamò Jenji. 

"Perfette, siete state perfette", esclamò il co-producer. 

Taylor mi sorrise. Era davvero soddisfatta. 

Girammo ancora qualche scena per gli episodi successivi e ci andammo a cambiare. 

"Sono così orgogliosa di voi, ragazze", esclamò Jenji prendendoci in disparte. 

"Grazie", risposi. 

Andai negli spogliatoi, mi cambiai e sentii la porta socchiudersi. 

"Siamo proprio un team io e te", esordì Taylor. 

"Già.", le risposi. 

"E la scena di domani? Credi di essere pronta?", mi chiese a bruciapelo. 

"Credo proprio di no, ma ci proverò"., le risposi imbarazzata. 

"Oh, andrà benissimo.", mi incoraggiò. 

Sarà per l'adrenalina che mi scorreva nelle vene per via della scena girata, sarà perché non ne stavo capendo più niente ma mi avvicinai sensualmente verso di lei. 

"Dove eravamo rimaste?", le dissi con voce sensuale. 

"Dipende da dove vuoi ripartire", replicò guardandomi. 

Iniziai ad accarezzarle il viso e iniziai a baciarle la fronte, il naso, il collo, per poi risalire sulle labbra. Succhiai il labbro inferiore, e sentii un desiderio di passione farsi spazio dentro di me. 

"E' bellissimo", sussurrò biascicando. 

Le mordicchiai l'orecchio e finalmente esplosi. La feci distendere sulla panca, le tolsi la maglietta e incominciai a baciarla dappertutto. Le spostai di lato il reggiseno, e lei mi lasciò fare. 

Succhiai prima un capezzolo, poi l'altro, risalii sulla sua bocca e ci infilai dentro la lingua. 

Lei lasciò che la mia lingua si facesse spazio in lei, e poco dopo la fece scontrare con la sua. 

Gemette, e lo feci anche io. 

Ero un carbone ardente, e non volevo spegnermi. Avevo bisogno di bruciare per lei. 

All'improvviso bussarono alla porta e mi rimisi in piedi rischiando di scivolare.

"Chi è?", chiesi schiarendomi la voce.

"Sono Natasha. Stasera danno una festa, vi va per caso di venire?", ci chiese. 

"Si.", rispose Taylor che nel frattempo si era sistemata i capelli e la maglietta. "Ci siamo anche noi."

 La guardai e non seppi cosa dire. 

"E' stato...", esordì lei, "senza fiato", rispose. 

"Non so cosa mi sia preso.", cercai di giustificarmi. 

"Spero che ti succedano più spesso questi momenti.", ammiccò lo sguardo uscendo e lasciandomi nello spogliatoio, sola. 

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Capitolo 8
*** La festa ***


Taylor

Avevo ottenuto quello che volevo.

Uscii dallo spogliatoio soddisfatta: uno a zero per me.

Estrassi una sigaretta dalla borsa e iniziai a fumare; il cielo era grigio e mi misi a contemplarlo.

"Ehi, Taylor. Noi stiamo andando, che fai?", chiese Natasha apparendo chissà da dove.

"Arrivo anch'io, aspetto Laura", le comunicai.

"A dopo allora, la festa e a cinque isolati da qui", mi informò.

Feci cenno di sì con la testa e ripresi a fissare il cielo.

Laura uscii poco dopo, mi sorrise e ci incamminammo.

"Scusa per prima.", mi disse una volta fuori dagli studios.

"Scusa per cosa?", le chiesi incuriosita.

"Per averti... beh, baciata", replicò balbettando.

"Oh, non devi scusarti. Può capitare, sai? Specialmente dopo una scena intensa come quella che abbiamo girato.", la rassicurai.

"Quindi a te andrebbe bene?", mi chiese abbassando il tono di voce.
"Non ho detto questo, però di certo non mi tiro indietro se capita ancora.", esclamai.

Cercò di individuare i miei occhi per capire se stavo mentendo oppure no, ma non le diedi modo di farlo.

"Quindi..", cercò di continuare.

"Quanti quindi stasera... basta, succeda quel che succeda.", disse fermandomi con un braccio.

Si limitò ad annuire.

"Ascolta", continuai, "mettila su questo piano. Siamo due brave attrici che lavorano giorno e notte per una serie tv e che ogni tanto hanno bisogno di svagarsi. Niente amore, niente drammi osceni, niente di niente. Solo tu ed io, quando ne avremo voglia.", dissi tutto d'un fiato.

Era abbastanza imbarazzata, glielo si leggeva a caratteri cubitali.

"Va bene", ribatté per nulla convinta.

Riprendemmo a camminare e poco dopo entrammo nel locale che ci aveva indicato Natasha.

Lasciammo i cappotti all'entrata e ci gettammo nella mischia.

C'erano tutti. Cast, produttori, sponsor e Jenji.

"Avrei potuto mettere qualcosa di più elegante se solo fossi passata da casa", disse Laura d'un tratto.

"Che t'importa? Siamo qui per divertirci, non di certo per fare una sfilata di moda."

Le sorrisi e ci separammo. Io andai a salutare Natasha, Taryn e gli altri attori del cast mentre Laura andò a salutare i produttori.

"Sa, piacerebbe anche a me dirigere un episodio un giorno", la sentii dire.

"Quando vuole, signora Prepon", le rispose uno.

"Ehi, Taylor, vieni a ballare", mi richiamò alla realtà Natasha.

Non me lo feci ripetere due volte. Mi feci spazio tra la gente e iniziai a ballare guidata dai remix di David Guetta.

"Ti stai divertendo?", mi chiese Kate urlando a squarciagola evitando di rompermi per poco un timpano.

"Si.", le risposi.

"Bene, bene", esordì dandomi una pacca sulla spalla e allontanandosi frettolosamente.

Vidi Laura in lontananza che parlava con Yael e mi tranquillizzai.

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Laura

"Allora, come ti stai trovando con la tua co-star?", mi chiese Yael.

"Devo dire molto bene," le risposi sorridendo.

"Mi fa piacere. Io mi trovo bene un po con tutte, però questi ritmi non li reggo. Avrei bisogno di rallentare leggermente."

"Non puoi rallentare proprio ora, manca poco e finiamo di girare. Resisti un altro pò", la incoraggiai.

"Grazie, sei un amica", mi sorrise e si allontanò.

Taylor venne verso di me e ordinò un mojito corretto con vodka Gleenvich.

"Roba pesante", le dissi ammiccando lo sguardo.

" Non è festa senza vodka", rispose lei.

"Dovrei dirlo io questo", esordì Kate ridendo a crepapelle.

Ci voltammo verso di lei e scoppiammo a ridere anche noi.

"Un attimo di attenzione, prego.", annunciò Natasha al microfono. "Voglio tutto il cast e i produttori qui sopra per una foto di gruppo", incitò.

Non ce lo facemmo ripetere due volte, salimmo sul piano rialzato e ci mettemmo in posizione per fare la foto.

Yael si posizionò vicino a me mettendomi una mano sulla spalla, mentre Taylor poggiò la mano sulla mia vita.

Ogni suo tocco era una scarica elettrica a pulsazioni elevatissime. E in quel momento seppi di averne bisogno.

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Taylor

Dopo la foto di gruppo riprendemmo a parlare un po. Poco dopo Laura mi si avvicinò chiedendomi se avessi potuto accompagnarla a casa perché era davvero stanca.

Acconsentì e ci incamminammo verso la macchina non prima di aver salutato tutti.

Il viaggio fu tranquillo, lei si addormentò, e io non feci altro che pensare a quanto fosse bella anche mentre dormiva.

Sapevo di essere stata abbastanza rude nel dirle esplicitamente che mi sarebbe piaciuto se ci fossimo usate a vicenda, ma era davvero quello che mi interessava al momento. Volevo averla vicina il più possibile, e nel contempo non avevo alcuna intenzione di impegnarmi, nè di impegnarla in alcun modo.

Parcheggiai sotto casa sua e la svegliai delicatamente.

"Siamo arrivate", le sussurrai scuotendola un po.

Si svegliò mezza addormentata e si ricompose.

"Grazie", disse uscendo dalla macchina e sorridendomi.

Restai ferma ad aspettare che aprisse il portone.

"Non riesco a trovare le chiavi", disse imprecando.

"Aspetta, ti aiuto io.", le risposi scendendo dalla macchina e raggiungendola.

Frugai anch'io nella sua borsa e finalmente le trovai.

"Ah, erano lì.", affermò.

Aprii la porta per lei e la feci entrare.

Ci guardammo per lunghi istanti.

"Vuoi salire?", mi chiese.

"Non c'è bisogno che lo ripeta ancora", risposi.

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Laura

Salimmo le scale e aprii anche la porta d'ingresso della sua abitazione.

Mi tolsi il cappotto e lei fece lo stesso.

"Benvenuta nella mia umile dimora", esclamai ridendo.

"E' proprio bella casa tua", affermò. "Proprio come te", continuò avvicinandosi pericolosamente. 

"Stavo pensando...", continuò, "visto che domani dobbiamo girare altre scene piene di passione, magari...", mi si fermò il fiato in gola.

Non ebbe modo di finire la frase. Mi tolsi i vestiti restando solo in reggiseno e mutande davanti a lei.

"E' questo che vuoi, vero?", le chiesi in tono sensuale.

"Avrei voluto spogliarti io, ma è perfetto.", mi sorrise maliziosamente.

Si avvicinò pericolosamente verso di me e iniziò a giocare con i miei capelli.

"Adesso ho voglia di continuare da dove abbiamo interrotto stamattina", mi sussurrò all'orecchio.

Ero terrorizzata e eccitata nel contempo. Voleva usarmi? L'avrei usata anch'io.

Dopotutto, come aveva detto lei, eravamo solo due brave attrici che lavoravano dalla mattina alla sera e che si usavano a vicenda, giusto?

Mi lasciai travolgere dalla passione e seppi che da quel momento in poi nulla sarebbe stato come prima.

Non puoi toccare il cielo e poi pretendere di ignorarlo. 

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Capitolo 9
*** La prima volta ***


Laura

"Il letto è da quella p...", non riuscii a terminare la frase.

"Shh.", mi zittì spingendomi contro il muro. Lasciai che il fuoco  appiccato dentro me continuasse ad ardere. 

Mi bloccò le mani e incominciò a baciarmi premendo violentemente le sue labbra contro le mie. 

Mi divincolai e le tolsi la maglietta, allontanandola di poco da me. Giocai con il suo reggiseno e glielo sfilai. 

Presi qualche istante per osservarla: era uno spettacolo. 

Fece combaciare il suo corpo con il mio e iniziò a strusciarsi contro. 

Gemetti. Stavo provando un qualcosa di nuovo, e quel nuovo mi piaceva. 

Accarezzai i suoi seni e ne presi uno tra le mani. Annusai la sua pelle, e mi inebriai del suo odore. 

Mi baciò il collo mentre con la mano solleticava il lobo del mio orecchio. 

Se ero in paradiso non volevo svegliarmi. 

La presi per un braccio trascinandola nella camera da letto. 

Fu tutto così meraviglioso. 

Taylor mi spinse sul letto e si mise sopra di me. Continuò a strusciarsi contro il mio corpo, proprio come aveva fatto prima. 

Non smise di baciarmi sino a quel momento. 
Ero assonnata, frastornata, confusa,ma sentivo il forte bisogno di lasciarmi andare, di rilassarmi. 

Tornò a baciare il mio collo e poi scese giù, fece un movimento circolare con le mani sui miei seni e poi lasciò che l'indice scorresse giù sulla pancia e poi sempre più giù, accarezzando la stoffa che la divideva dalla mia intimità e poi più giù sino ai piedi. 

Si protese giù iniziando a baciare l'interno coscia. 

Mi guardò solo per un istante, per chiedermi il permesso, e poi con delicatezza spostò la stoffa delle mie mutande quel tanto che bastava per farmi impazzire. 

Chiusi gli occhi. Ero davvero in paradiso. 

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Taylor Pov

Decisi di proseguire lentamente. Era la sua prima volta, e se la sarebbe ricordata. Oh si, se la sarebbe proprio ricordata. 

"Più o meno domani succederà questo", le sussurrai. 

Lasciai che le mie dita esplorassero la sua intimità, iniziai ad accarezzarla e una scossa di adrenalina mi attraversò quando iniziò a gemere. 

Mi abbassai di poco e fiondai la mia lingua nel suo clitoride, dapprima lentamente, e poi iniziai a farmi guidare dal ritmo dei suoi gemiti e del suo respiro affannato. 

Continuai sempre più velocemente, alzai gli occhi e la vidi contorcersi afferrando le lenzuola con tutta la forza che aveva. 

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Laura

Raggiunsi l'apice urlando letteralmente il suo nome. 

Mi asciugai il sudore e lasciai penzolare le braccia, ormai sfinita. 

Lei si stese accanto a me e mi sorrise. 

"Questa sarà la scena che gireremo domani", esordì. 

"Davanti a tutti?", chiesi in modo sarcastico.

"Ovviamente nessuno ti vedrà nuda. Anzi.. durerà molto poco, quindi dovrai solo far finta di leccarmi qui sotto.", esclamò indicando cosa intendeva per sotto. 

"Sei molto delicata, devo ammetterlo", replicai ridendo. 

Non smisi per un istante di guardarla, e ci addormentammo così, sfinite, confuse e felici.

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Capitolo 10
*** L'inizio del caos ***


Laura

Mi svegliai presto. Taylor ancora dormiva. Mi imbambolai nell'osservare la sua incommensurabile bellezza. Mi alzai cercando di non far rumore ed entrai in cucina, pronta per fare colazione. 

Era stato incredibile. Mi sentivo molto più rilassata e di buon umore.

"Aveva proprio ragione Jenny. Una scopata risolve tutto."

 Preparai un caffè caldo per me e per Taylor, lo misi nel thermos e infilai il bagno per farmi una doccia. 

Ripercorsi con la mente tutto quello che era successo la notte prima, e un sorriso spuntò sul mio viso. 

Indossai l'accappatoio e raggiunsi il salone, accesi il telefono e fortunatamente non trovai messaggi in segreteria o  chiamate perse. 

Trascorsi il tempo leggendo le notizie sul tablet quando Taylor si svegliò. 

"Buongiorno", le dissi. 

"Buongiorno a te," mi rispose ancora assonnata. 

"Ti ho preparato il caffè", le comunicai prendendo una tazza dalla lavastoviglie e versandoci il contenuto del thermos. 

"Grazie", disse prendendo la tazza. 

Restammo in silenzio per un pò: i nostri sguardi parlarono per noi. 

"Sono stata bene stanotte", esordii improvvisamente.

"Anche io sono stata bene.", rispose  sorridendo. 

"Mi sento più rilassata", continuai.

"Lo so.", rispose ammiccando lo sguardo. 

Taylor finì di bere il suo caffè, fece la doccia e, una volta pronta, uscimmo di casa per recarci agli studios. 

Cercò di andare il più velocemente possibile, ma quella mattina c'era molto traffico, per cui, pur essendo partiti con molto anticipo, riuscimmo a malapena ad arrivare puntuali. 

Il co- producer ci accolse dicendoci che sarebbe stata una giornata molto impegnativa. La serie volgeva quasi al termine, c'erano sponsor in trepida attesa e cartelloni pubblicitari della serie in ogni angolo della città. 

Jenji arrivò poco dopo. Ci squadrò dalla testa ai piedi e dopo di che esclamò: "Laura, ti vedo proprio in forma oggi." 

"Grazie, ho dormito abbastanza bene", replicai sorridendo e guardando Taylor.

"Bene, oggi, come vi è stato già annunciato, sarà una giornata abbastanza impegnativa. Ci sono molte scene da girare, e gli sponsor premono affinché tutto sia terminato nel più breve tempo possibile.", si schiarì la voce e continuò, "Taryn, ti voglio da questa parte, Yael, Natasha, voi andate in quella stanza, Jack vi dirà cosa fare."

Improvvisamente ci guardò. 

"Taylor, Laura, voi due nei bagni tra cinque minuti". 

Sorrisi, e lo fece anche lei. 

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Taylor Pov

La notte precedente era stata un qualcosa di indescrivibile. Avevo sognato così tanto quel momento e finalmente era arrivato. Sentirla godere era la cosa che mi dava più soddisfazione. 

Avevo avvertito un senso di superiorità quando si era lasciata andare. L'avevo conosciuta un po di più, avevo esplorato una parte di lei poco accessibile, e questo mi faceva sentire da dio. 

Ero sicura che la scena del bagno sarebbe venuta bene. Laura si fidava di me, e io mi fidavo ciecamente di lei: nulla sarebbe potuto andare storto. 

Jenji ci chiamò cinque minuti dopo e seppi che era ora di andare. 

Mi recai negli spogliatoi e mi cambiai, lo stesso fece Laura, lei prima, io dopo. 

Decidemmo di evitare possibili altri "incidenti" in quel luogo. 

Entrammo in azione, e fu tutto perfetto. 

Laura mi abbassò i pantaloni e per pochi istanti avvertì il brivido di avere la sua bocca a contatto con la stoffa delle mie mutande. Simulai molto bene la sensazione di piacere, anche se avrei voluto fosse stata vera. 

"E... stop", ci interruppe il co- producer. 

" Anche questa è andata", disse lei soddisfatta. 

Jenji mi prese per mano e mi condusse in una stanza senza che potessi obiettare. 

"Taylor, non m'interessa di quello che fai nel tuo tempo libero, ma prova solamente a rovinare le cose e non ci sarà un altra possibilità per te", mi intimò.

"Come sarebbe? Io non ho fatto niente", cercai di giustificarmi. 

"Lo sappiamo io e te, e altre quattro o cinque persone qua dentro, ma pensa se lo sapessero anche gli altri." 

"Guarda che non facciamo niente di male.", continuai.

"Per me no, nemmeno per quelle quattro o cinque persone, ma ricorda che se lo vengono a sapere fuori potrebbe essere un problema serio.", disse. 

"Non lo verranno mai a sapere, sarò discreta", la rassicurai. 

"Non m'importa tanto della tua discrezione quanto del fatto che Laura non deve stare male, perchè questo potrebbe comportare danni all'immagine e per tutta la serie.", continuò.

"Non permetterei mai che stesse male.", replicai. 

"Me lo auguro. Capiscimi, bimba. Temo per la tua incolumità, e anche per la sua. Non fate cazzate", disse. 

"Ti assicuro che non c'è nulla che possa far presagire ad una catastrofe.", la rassicurai. 

"Me lo auguro, Taylor. Me lo auguro."

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Laura

Taylor era ormai via da un pò di tempo.

Cosa avrà voluto dirle  Jenji di così urgente? 

La vidi ritornare qualche istante dopo. Era rossa in viso e manteneva lo sguardo basso. 

Mi si avvicinò.

"Ti devo parlare", bisbigliò. 

"Ora?Qui? Dobbiamo continuare a girare.", le comunicai. 

"Adesso, vieni fuori con me", mi ordinò. 

Non mi cambiai nemmeno e mi lasciai trascinare fuori. 

"Jenji sa cosa facciamo", esordì improvvisamente.

"Cosa? Come?", chiesi iniziandomi ad agitare. 

"Probabilmente qualcuno ci avrà viste sotto casa tua. Qui anche i muri hanno orecchie."

"Cosa dovremmo fare adesso?", le chiesi. 

"Dobbiamo essere caute e discrete. Nessuno deve sapere di cosa facciamo quando usciamo fuori di qui", continuò, "ne va della nostra carriera." 

"Guarda che hai proposto tu di passare il tempo dandoci piacere, non certo io", esclamai alquanto irritata.

"Beh, non mi sembra che tu ti sia tirata indietro", ribattei. 

"Basta, non voglio litigare. Piantiamola qui con queste idiozie e concentriamoci solo sul nostro lavoro.", continuai, " non posso rischiare l'unica cosa sicura che ho per stupidi giochetti."

Restò in silenzio per interminabili minuti. 

Tornò a fissarmi, come solo lei sapeva fare.

"Non ci riesco.", disse a bassa voce. 

"Non riesci a fare cosa?", domandai. 

"A fare a meno di te.", disse mentre si asciugava una lacrima con la manica dell'uniforme kaki. 

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Capitolo 11
*** Non posso fare a meno di te ***


Laura

Restai a bocca aperta. Cercai di metabolizzare quello che mi aveva appena detto.
Non riusciva a stare senza di me.
Ci stavamo ficcando davvero in un bel casino, e mi presi del tempo per riflettere.
La lasciai lì, fuori nel cortile e rientrai.
"Laura, ci si rivede.", esclamò Danielle appena mi vide entrare.
"Ciao Danielle. Eh già, sfortunatamente ci siamo incrociate poco in questi giorni", constatai.
"Oh, non ti preoccupare. Avremo tanto di quel tempo da passare insieme", continuò.
Avevo voglia di restare un po' sola a pensare. La congedai dicendole che avrei dovuto cambiarmi e mi incamminai verso gli spogliatoi.
In realtà ero già vestita, ma necessitavo un mio spazio.
Restai lì a pensare sul da farsi per qualche minuto. 
Improvvisamente Jenji socchiuse la porta e chiese di poter entrare.
"Prego.", le dissi cercando di mascherare la mia preoccupazione.
"Taylor ti ha già parlato, vero?",esordì.
"Si, e mi dispiace se abbiamo fatto in modo che ti preoccupassi.", cercai di giustificarmi.
"Non lo dico per me, Laura", continuò tamburellando le dita sulla panca, " non voglio casini di nessun tipo,e sappiamo io e te cosa significa avere dei casini."
"Avrei dovuto pensarci prima", replicai.
"Non é troppo tardi. Tronca questa cosa sul nascere e non fare in modo di essere sola con Taylor, almeno sino a quando non terminiamo le riprese", mi redarguì soddisfatta.
"Sarà difficile, ma ci proverò. Sento di essere legata a lei in qualche modo", le confessai.
"Ti fa stare bene,e lo capisco. Ma non é il momento, dovrete lasciare tutto questo per dopo,ti prego.", disse in tono supplichevole.
"Va bene.", esclamai. 
Andrà tutto bene. 
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Taylor

Da regina della seduzione incontrastata a cane bastonato é davvero un attimo. 
I castelli pieni di soddisfazione e orgoglio erano crollati giù, tutti in un istante.
Come avevo potuto dire quelle cose,e soprattutto da dove mi erano uscite?
Forse aveva ragione Laura, questa cosa ci stava sfuggendo di mano e avremmo dovuto interromperla.
Eppure io ci tenevo davvero a lei, amavo la sua compagnia, il suo odore addosso, ma avrei dovuto rinunciarvi, almeno per il momento. 
Sapevo bene che dopo il lancio della prima stagione le cose sarebbero cambiate.
Se fosse andato tutto liscio come l'olio i paparazzi sarebbero stati interessati più dai nostri personaggi che dagli attori in generale.
Sorrisi a quell'idea e rientrai. 
"Bene. Poche scene ancora e poi possiamo andare via", urlò il co-producer.
Mi avvicinai a Natasha e cercai di ignorare Laura per quanto possibile.
Non avrei più girato scene con lei per quella stagione, per cui il nostro rapporto lavorativo era momentaneamente sospeso.
Jenji istruì gli altri attori sul da farsi e io aspettai impaziente il mio turno.
Osservai Laura di sottecchi e notai che stava facendo lo stesso. 
Sarebbe stato difficile separarci, ma era una cosa necessaria.

Terminammo verso le cinque del pomeriggio e fui molto felice di uscire all'aria aperta a fumare una sigaretta.
Laura arrivò e ma sfiló dalla bocca.
"Fumare fa male", disse ironicamente dopo aver fatto un lungo tiro.
"Tutto fa male.",esclamai sorridendole.
"Il fatto di dover stare lontane non ci impedisce di essere amiche.", le dissi.
" Certo,  amiche.", sospirai. 
Guardai nuovamente il cielo, carico di nuvoloni. Volevo solo andarmene a casa e pensare, e poi mandare via i pensieri per cercare di dormire.
Mandare via lei dalla mia mente, l'inizio del caos, il mio angolo di cielo.

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Capitolo 12
*** Aspetta ***


Laura

Tornai a casa abbastanza frastornata. Taylor era entrata nella mia testa, come un pensiero fisso, e non voleva più uscire. 

Sapevo di dover aspettare. Adesso non era tempo di capire. 

Mangiai qualcosa al volo e mi misi a leggere una rivista; più sfogliavo le pagine e più la mia attenzione era rivolta altrove. 

Pensavo al suo dannato sorriso, a quelle mani che la notte prima mi avevano fatto toccare il cielo, a quello che mi aveva fatto. Ero elettrizzata solo immaginandolo. 

Mentre io non lo avevo detto esplicitamente lei aveva ammesso di non riuscire a stare senza di me.

Avrei resistito? E lei ci sarebbe riuscita? 

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Taylor Pov

Era stata la cosa più giusta da fare. 

Avrei resistito. Non mi sarei fatta tentare. Avrei cercato di stare il minor tempo possibile con lei, anche se sapevo che da adesso in poi sarebbe stato più complicato. Le presentazioni, i video promozionali, gli eventi, erano alle porte, e avremmo trascorso davvero tanto tempo insieme, io, Laura e tutto il cast. 

Cercai di non pensarci e usai tutta la volontà possibile per mantenere il controllo della mia mente e del mio cuore. 

Laura era una dipendenza, ma adesso non era tempo per noi. 

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Laura 

Uscii di casa verso le sette e camminai per le caotiche strade di New York. Oggi non ci sarebbe stato nulla da girare, perciò ero libera di passeggiare in cerca di vestiti decenti e libri da divorare. Mi fermai davanti la vetrina di Luis Vitton e m'imbambolai. Decisi di entrarvi e poco dopo mi ritrovai per strada con una caterva di vestiti che avrebbero risaltato ciò che ero esteriormente; adesso dovevo comprare qualche libro che mi facesse svagare un po. 

Camminai ancora per un po e feci il mio ingresso in una libreria del centro. Era grandissima, e misi duramente alla prova il mio spirito di orientamento. Avvicinai una commessa, e le chiesi se avesse a disposizione un libro che mi tirasse un po su di morale. Lei tornò poco dopo con un libro di Murakami sorridendomi, e porgendomelo  mi chiese una foto insieme. 

Fissai per secondi interminabili la copertina e decisi che l'avrei acquistato. 

Proprio mentre ero alla cassa per pagare notai una figura conosciuta intenta a pagare il suo, di libro. 

"Taylor", esclamai. 

Si girò immediatamente.

"Laura", esclamò lei. 

"Anche tu in cerca di libri?", le chiesi sorridendo. 

"Si, ho proprio bisogno di leggere un pò. Oggi poi non ho da fare niente, quindi è un giorno perfetto.", ammiccò lo sguardo. 

"Signorina, è il suo turno", le disse un signore dietro di lei.

"Oh, mi scusi. Ho dimenticato una coda.", disse Taylor abbandonando la cosa e avvicinandosi a me. 

"Credo che andrò a prendere un altro libro. Vieni con me?", mi domandò. 

Abbandonai anch'io la coda e la seguii. 

Salimmo al piano superiore, c'erano scaffali pieni zeppi di libri. C'era il settore "autori stranieri", "filosofi", "poeti", e poi le biografie. 

Si avvicinò furtivamente verso il settore "poeti" e prese in mano un libro di poesie di Pablo Neruda. 

"Ti piace Neruda?", le chiesi. 

"Da matti.", mi rispose.

"Anche a me piace molto.", affermai entusiasta. 

"Siamo più simili di quanto pensi",  constatò guardandomi negli occhi. 
 

Mi sentii avvampare. Credo sapesse che il suo guardarmi mi disorientava, tuttavia continuava a farlo senza nessuna pietà.

"Può essere.", replicai. 

Ci sedemmo per terra e continuammo a guardarci. 

Io non volevo smettere, lei nemmeno. 

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Taylor Pov

"Hai idea di cosa significhi per me adesso restare a guardarti e non poterti fare niente?", dissi dopo un po.

"Posso capirti perchè per me è lo stesso", replicò lei sorridendomi. 

Dio, mi sarei voluta perdere in quel sorriso. 

"Resisteremo?", le sussurrai poco dopo.

"Solo se lo vuoi tu.", esclamò. 

"Sai che non vorrei". 

"Nemmeno io."

"Però dobbiamo."

"Però mi piaci tanto.", dissi tutto d'un fiato.

"Anche tu mi piaci, Taylor", replicò a bassa voce. 

"Le cose che mi fai provare tu non le ho mai provate con nessun altro.", continuai.

"E' come se ci fosse un forte legame tra di noi, anche se ci conosciamo da poco.", assentii. 

"Sarà perché lavoriamo insieme, perché giriamo scene un po spinte, ma credo che questo legame vada oltre.", sorrisi. 

"Dovremo attendere per capirlo.", disse appoggiando la testa sulla mia spalla.

Restammo così per interminabili minuti. 

Poi ci ricomponemmo e ci rimettemmo in coda per pagare i nostri libri. 

Uscimmo e ci fermammo da un lato del marciapiede. 

"Io devo andare", comunicai a malincuore.

"Anche io devo andare", rispose lei. 

Ci sorridemmo, e poi senza dire niente io m'incamminai da un lato e lei dall'altro. 

La vidi svoltare l'angolo e avvertii una sensazione di vuoto: la sua mancanza.

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Laura

Tornai a casa qualche minuto dopo. Lasciai la busta con il libro sul tavolo e controllai i messaggi in segreteria. 

C'era un messaggio di Jenji. 

"Laura, appena puoi chiamami, ho bisogno di parlarti." gracchiò con voce agitata. 

Non esitai un secondo, la chiamai immediatamente.

"Jenji, mi cercavi?", dissi poco dopo.

"Si, Laura. Domattina dovrai girare una scena con Jason.", mi comunicò.

"E che problema c'è?", ribattei. 

"E' che Jason non si trova", disse allarmata.

"Come non si trova?", cercai di capire. 

"Non risponde al telefono, nemmeno la sua fidanzata ha notizie", continuò sospirando. 

"E cosa dovremmo fare adesso?"

"La sua ragazza dice che spesso quando vuole stare per i fatti suoi va in un bar vicino casa tua. Potresti andare a controllare se è lì?", mi chiese in tono supplichevole.

"Va bene, va bene. Ci vado.", replicai ormai rassegnata. 

Chiusi la comunicazione e scesi nuovamente per strada. 

Avrei dovuto girarmi tutti i bar della zona. 

Entrai a passo svelto nel primo bar, "Hot zone", mi guardai intorno, di lui nessuna traccia. 

Uscii dal locale, camminai ancora e provai con un altro bar. Guardai da fuori, giusto il tempo di vedere Jason che rideva a crepapelle in compagnia di una ragazza bionda: era Taylor.

Rimasi pietrificata
 

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Capitolo 13
*** Come fuochi d'artificio ***


Laura

Rimasi pietrificata. 

Restai a guardarli per lunghi interminabili istanti, prima che Jason mi notasse. 

Feci per allontanarmi a passo spedito, ma entrambi mi raggiunsero immediatamente.

"Ehi, Laura", esclamò Jason sorpreso, "stavo giusto parlando con Taylor di te."

"Ah, si?", risposi sorpresa e alquanto irritata. 

"Cosa mi prende?", pensai tra me e me. 

"Jason, Jenji ti cerca disperatamente", lo guardai negli occhi, "e anche la tua fidanzata", continuai. 

"Ah, beh... ho spento il telefono perché era molto scarico. Credo sia meglio che torni a casa adesso.", esclamò. 

Improvvisamente mi lasciai prendere da un impeto di rabbia.

"Scusa Jason, puoi avvicinarti un attimo? Devo dirti una cosa", dissi tutto d'un fiato. 

"Si, certo", replicò avvicinandosi. 

"Avvicinai le labbra al suo orecchio", "Ascolta, forse non ti è chiara una cosa. Devi lasciar perdere Taylor: è roba mia."

Si sorprese e riuscii a leggere una nota di imbarazzo sul suo volto.

"Ma stavamo solo facendo due chiacchiere.", cercò di giustificarsi. 

"Non mi interessa", continuai, "stalle lontano, okay?". 

Annuii con la testa e fece per andare via.

"Ah, Jason.", lo chiamai, "domani giri con me.", gli comunicai soddisfatta. 

Assentii nuovamente e si allontanò.

Mi concentrai su Taylor, che nel frattempo era rimasta in disparte fumando una sigaretta e gustandosi la scena. 

Gettò il mozzicone a terra calpestandolo con le suola delle Vans e si avvicinò. 

"Che caratterino.", esclamò ammiccando lo sguardo. 

"Non farlo più.", replicai arrabbiata.

"Non fare più cosa?", chiese fingendo di non capire.

"Uscire con lui.", sottolineai. 

"Guarda che stavamo solo bevendo qualcosa insieme, non me lo sono mica scopato"., disse tutto d'un fiato.

"Avresti potuto farlo dopo.", affermai. 

"Non sarai mica gelosa di qualcuno che non ami.", replicò toccandomi la spalla.

Dio... quel suo modo di toccarmi: non mi faceva capire più nulla.

"Si, sono gelosa di qualcuno che non amo. E sai cosa? Non me ne frega niente di quello che potranno pensare gli altri, dei rumors, di tutto il resto. Se servirà smentiremo. Ma io ti voglio, adesso. Ho bisogno di stare con te, sei una calamita, lo capisci? Sono così fottutamente attratta da te". , dissi tutto d'un fiato. 

Rimase esterrefatta da quelle parole: non se lo aspettava. Lo sapevo. 

La guardai negli occhi e la presi per un braccio e la trascinai dietro l'angolo del bar, dove nessuno avrebbe potuto notarci. 

__________________________________________________________________________

Taylor Pov

Non mi sarei mai aspettata un comportamento del genere da lei.

"Ho creato un mostro", pensai tra me e me. 

Avevo bisogno di Laura come l'aria che respiravo, perciò non mi ritrassi quando mi afferrò per un braccio e mi condusse dietro l'angolo di quel bar. 

Ero uscita con Jason solo per fare due chiacchiere, conoscerci meglio e trascorrere una serata tranquilla, ma questo era di gran lunga meglio. 

Laura iniziò a baciarmi con passione, e ad ogni bacio smettevamo di respirare.

Sentii il cuore battere all'impazzata e non desiderai altro se non stare con lei, lì, in quel momento. 

Volevamo appartenerci, possederci, e nessuno ce lo avrebbe impedito. 

Lasciò scivolare le mani sul mio seno e poi giocò con la cintura dei pantaloni. L'allargò quel tanto che bastava per infilarci una mano e accarezzò con estrema bravura la mia intimità. 

Ero in estasi. Tuttavia volevo avere io il controllo. La respinsi e la sbattei contro l'altro lato del muro. Iniziai imprimere le labbra sul suo collo e la sentii gemere. 

Riprese ad accarezzare la mia intimità, e si fermò proprio quando stavo per esplodere.

"Ma che cazzo...", inveì contro di lei mentre mi richiudeva la cintura. 

"Mi vuoi?", disse poco dopo riprendendo a baciarmi il collo.

"Ti voglio", dissi ormai totalmente eccitata. 

"Ora?", continuò.

"Ora!", esclami supplicandola. 

Mi prese per mano e ci incamminammo velocemente verso casa sua.

Arrivammo poco dopo, aprii velocemente il portone d'ingresso e salimmo le scale in modo molto goffo e inciampando un paio di volte. 

Spalancò la porta di casa e la richiuse con violenza. Si tolse il cappotto e lo feci anche io. 

Ci trascinammo nella stanza da letto denudandoci completamente durante il tragitto, lasciando vestiti sparsi per tutto il corridoio.

"Adesso è il mio turno", sussurrò poi mordicchiandomi il lobo dell'orecchio. 

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Laura

La feci sdraiare sul letto e le tolsi le mutande, non prima di averle lasciato baci per tutto il corpo. La sentii gemere, mi avvicinai pericolosamente verso la sua intimità e ripresi a muovere la mano su e giù, proprio come avevo fatto poco tempo prima. Era completamente bagnata. Lo ero anch'io. Non riuscii a procedere lentamente, il desiderio di possederla, di sentirla in pugno era così forte. 

"Posso?", le chiesi fremendo.

"Non lo devi chiedere", ribatté sorridendo. 

Non me lo feci ripetere due volte. Mi fiondai sulla sua intimità e sperimentai il potere della mia lingua, la feci muovere dapprima lentamente, e poi aumentai violentemente il ritmo. 

Mi strinse i capelli, ma non sentii dolore. Fui pervasa da una scossa di elettricità. Non volevo fermarmi. 

Continuai ancora e ancora, mentre lei iniziava a muoversi seguendo il mio ritmo. 

Raggiunse l'apice e leccai i suoi umori. 

Ero soddisfatta. Lo era anche lei. 

Mi lasciai cadere a peso morto sul letto e la guardai, madida di sudore. 

"L'allieva che supera la maestra", esclamò ridendo. 

Risi anch'io e ci addormentammo. 

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Capitolo 14
*** A cosa stai pensando? ***


Laura

Mi svegliai di soprassalto temendo di essere in ritardo e misi seduta sul letto, a pensare. 

"A cosa stai pensando?",mi chiese Taylor poco dopo osservandomi. 

"Che non mi riconosco più.", replicai. 

Si sedette anche lei stropicciandosi gli occhi. 

"Capita, a volte nemmeno io riconosco chi sono.", sorrise.
"Si, ma qui é diverso. Ho sempre lottato con le unghia e con i denti per ottenere ciò che credevo di meritare; ho sempre avuto quella sicurezza di chi sa cosa aspettarsi e come comportarsi. Eppure il modo di comportarmi ieri sera nei confronti di Jason, l'averti letteralmente sbattuta al muro e scopata... è impensabile che abbia fatto una cosa del genere.", dissi tutto d'un fiato.
"Si cambia, Laura. Questo dovresti saperlo meglio di me. Il fatto che tu abbia cambiato atteggiamento nei confronti della vita e verso le persone non significa necessariamente che tu sia cambiata. A volte é solo una fase.", disse.
"Non ne sarei così sicura.", replicai.
Restammo in silenzio per alcuni minuti.
"Sei molto razionale, Laura. Te l'ho già detto, vero?"
"Si, me l'avrai ripetuto almeno un milione di volte da quando ci conosciamo", le rammentai.
"Beh, non è mai abbastanza. Non occorre razionalità per scopare o per stare insieme ad esempio. Ci sono cose per cui non serve ragionare.", continuò.
"Spero di essere stata almeno all'altezza.", affermai.
"Oh, lo sei stata.. e anche tanto", esclamò.
"Il mio ego é improvvisamente salito alle stelle", risposi.

"Vado a farmi una doccia.", affermai poco dopo.
"Resto qui ancora un po'. Vengo dopo.", rispose.

Taylor Pov

La osservai mentre usciva dalla stanza.
Dio.. mi faceva impazzire così tanto. 
La notte precedente avevo finto di dormire, e mentre lei si era addormentata subito ero restata lì, ferma, ad osservare ogni sua curva e ad ascoltare il suo respiro: era perfetta.
Era presto per dirlo, lo sapevo. Ma se avessi dovuto pensare alla mia dolce metà la scelta sarebbe sicuramente ricaduta su di lei.

Attesi ancora pochi minuti, dopo di che andai in bagno, ancora completamente nuda dalla notte prima.
Sentii lo scrosciare dell'acqua e socchiusi la porta. 
Mi presi del tempo per osservarla mentre gocce d'acqua le imperlavano il petto e lentamente scendevano giù. 
Era così dannatamente sexy.
"Uhm, stavo pensando...", dissi improvvisamente facendo il mio ingresso nell'abitacolo.
"Si?", rispose lei interrompendo il gettito dell'acqua.
"Potrei fare la doccia con te, per non fare tardi", azzardai.
"Sapevo che saresti venuta qui.", esclamò ammiccando lo sguardo.
"Beh,non sono ancora venuta, ma possiamo lavorarci", risposi in modo dannatamente provocatorio.

Entrai nella doccia e mi posizionai di fronte a lei.
"Ricordi la nostra prima scena?", chiese.
"Come se fosse ieri", esclamai.
Mi avvicinai a lei scostandole di poco il braccio per azionare il rubinetto.
Ci lasciammo bagnare dall'acqua e presi ad accarezzarle i seni.
"In realtà credo di non aver capito bene una cosa ieri notte", dissi in tono provocante.
"Che cosa?", chiese avvicinando provocatoriamente le sue labbra alle mie senza sfiorarle.
"Te lo faccio vedere."
Le presi la mano e la posizionai nel mio interno coscia. Lei si lasció guidare.
Continuai spostandola sulla mia intimità e le permisi di continuare.
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Laura

Presi a baciarle il collo e, usando la mano libera, a stuzzicare i suoi seni.
Con l'altra mano continuai ad accarezzarle l'intimità.
Ritornai su e la baciai, permettendole di contenere i gemiti.
Una volta soddisfatta restammo sotto la doccia ancora un po' sotto la doccia, lasciando che l'acqua si prendesse cura di noi.
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Taylor Pov

Dovevo contenermi, lo sapevo, ma stare con lei nella stessa stanza iniziava ad essere davvero pericoloso.
Uscii dalla doccia, infilai l'accappatoio e ritornai in camera da letto. 
"Non smetterei mai se potessi", bisbigliai appena entrò anche lei.
"Anche io.", sorrise.
"Già ti vesti?", le domandai osservandola mentre si preparava in fretta.
"Si, ma tu resta pure qui quanto vuoi. Stamattina devo girare con Jason.", disse tutto d'un fiato.
Restai in silenzio per un istante. Non avevo idea di che scena avrebbero dovuto girare, e questo mi preoccupò leggermente.
"Nulla di cui preoccuparsi.", disse poco dopo leggendomi in viso.
"Oh, ne sono sicura.", esclamai esclamai ammiccando lo sguardo.
"Fossi in te non lo sarei", ribattei evitando di guardarla e chiudendomi la porta di casa alle spalle prima che potesse rispondermi.

"Io avrei dovuto essere gelosa di lei mentre lei invece no?", riflettei.
"Che il gioco abbia inizio.", esclamai tra me e me con un sorriso malizioso sulla faccia.

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Capitolo 15
*** L'inizio del gioco ***


Laura

M'incamminai verso la metro, come mio solito. Lungo tutto il percorso pensai sul da farsi. 

Avrei trovato un modo per farla ingelosire, così finalmente da poterle far capire con chi aveva a che fare.

Arrivai agli studios parecchi minuti dopo. 

Mi annunciai, entrai e salutai i pochi che erano già arrivati per le riprese. 

"Buongiorno", mi salutò il co-producer, Jack.

"Buongiorno Jack", ricambiai il saluto. 

"Sei arrivata molto presto stamattina. Le riprese erano alle undici.", disse. 

"Si", continuai scusandomi, "ho deciso di esserci prima. Avrei bisogno di parlare un attimo con Jason prima di iniziare."

"Oh, in questo caso capisco. Lui è da quella parte", me lo indicò con l'indice.

"Grazie", dissi allontanandomi. 

"Ciao Biggs", lo raggiunsi sorridendo. 

"Uhm, ciao Laura", rispose visibilmente sorpreso di vedermi lì così presto. 

"Avrei bisogno di parlarti in privato". , gli dissi.

"Si, certo.", rispose indicandomi un posto un po più appartato. 

Ci fermammo e iniziai a parlare.

"Ascolta, ti chiedo umilmente scusa per ciò che è successo ieri sera.", cercai di giustificarmi.

"No, ma non preoccuparti", disse non molto convinto. 

"Invece si. Devi perdonarmi. E' che ... ", iniziai a balbettare.

"Che lei ti piace, vero?", continuò lui la frase. 

"Mi piace tanto, e quando vi ho visti insieme ieri sera non ho capito più niente."

"Ascolta, Laura. Io sono felicemente fidanzato, non c'è alcun motivo per cui dovrei cercare di corteggiare Taylor. Solo amicizia, tutto qui.", disse tutto d'un fiato. 

"L'ho capito dopo. Perdonami se puoi, non capiterà più.", gli promisi. 

"Non c'è bisogno di alcun perdono. Capita. E adesso andiamo a prepararci, abbiamo una scena da girare."

 Gli strinsi la mano e mi avviai verso gli spogliatoi. 

Improvvisamente sbucò dal nulla Jenji, aveva una felpa grigia e una gonna abbastanza larga. 

"Buongiorno Laura, hai due minuti?", mi chiese sedendosi sulla panca dello spogliatoio.

"Certo", le risposi mentre ero concentrata sull'eyeliner.

"Come saprai, questa è una delle scene finali per te.", mi guardò, "è necessario che tu non faccia cazzate con Taylor.", mi disse.

"Io non faccio cazzate proprio con nessuno", la rassicurai. 

"Jason mi ha raccontato quello che è successo ieri. Non lo fare mai più. Ciò che fai nella tua vita privata resta nella tua vita privata, meno persone lo sanno, meglio è per tutti.", continuò. 

Mi sentii davvero irritata da quelle parole. 

"Ascolta, solo perchè sono un attrice questo non significa che non possa mettere in pubblica piazza i miei sentimenti o cercare di nascondere ciò che provo verso un qualsiasi attore del cast."

"Vedo che hai colto nel segno", replicò mantenendo la calma. "Non dirmi che non lo sapevi. Nel momento stesso in cui hai firmato quel contratto hai scelto di non essere più padrona di quello che fai. Ogni azione apporta delle conseguenze per la serie. La prima stagione ancora deve uscire, prova solamente ad immaginare se già sapessero da ora che tu e Taylor vi frequentate, scoppierebbe un vero e proprio putiferio, e non riusciremmo a fare nulla in acque così agitate."

La guardai negli occhi per un istante. 

"Pensi davvero che questa serie darà risalto solo a me e a Taylor? E gli altri del cast? Di loro non s'interesserà nessuno?", sottolineai. 

"Non pretendo che tu mi capisca adesso. Cerco solo di proteggere l'immagine, Laura. Non puoi  nemmeno lontanamente figurare quante notti insonni, quante lacrime, suppliche per cercare sponsor, fondi, aiuti esterni. Tu non lo sai, io si.", continuò, "perciò ti prego, qualunque cosa tu debba fare, falla con discrezione.", concluse  uscendo dalla stanza senza darmi il tempo di ribattere. 

"Bene, ci voleva solo la predica mattutina", pensai tra me e me. Però non avrei cambiato i miei piani. 

Uscii dagli spogliatoi e presi a chiacchierare con uno dei cameraman, quando Jenji ci interruppe e ci disse che dovevamo cominciare. 

Come da copione, mi sedetti in quella che doveva essere la sala visite e aspettai Jason. 

"E... azione", sbraitò il co-producer. 

Jason fece il suo ingresso e iniziammo a girare. 

Rifacemmo la scena solo due volte. Avendo chiarito il malinteso della sera prima fui molto più serena. 

"E... stop", esclamò il co-producer applaudendo. 

Sorrisi e tornai negli spogliatoi per cambiarmi.

"La mia prima ultima scena", pensai tra me e me. 

Cosa avrei fatto da quel momento in poi? 

Ci sarebbe voluto un bel po di tempo per montare e sistemare tutto, perciò la Premiere sarebbe stata a giugno. Decisi di non chiedermelo. 

Salutai tutti e uscii dagli studios, mi sedetti verso la parte laterale della rampa d'ingresso e mi accesi una sigaretta.

"Fumi?", disse poco dopo qualcuno alle mie spalle. 

Era Jason. Scese i primi gradini e si sedette accanto a me. 

"Ogni tanto, quando ne ho voglia", gli risposi. 

"E' andata alla grande oggi", esclamò sospirando. 

"Non avevo dubbi", replicai sorridendogli. 

"Sai... ho pensato molto a quello che mi hai detto ieri sera, sul fatto che Taylor è roba tua."

 "Eh?", gli chiesi incuriosita. 

"Beh, ho letto un pò di te prima che arrivassi, e diceva che eri fidanzata con Tom Cruise, cioè...", si interruppe. 

"Cioè vuoi conoscere il perchè di questo cambiamento repentino?", gli domandai senza molti giri di parole. 

"S...si, era questo che volevo chiederti, tra le righe."

 "E' una domanda più che plausibile, e ti risponderei se solo lo sapessi. Non sono mai stata particolarmente attratta dalle donne, credimi, ma da quando l'ho conosciuta non ho capito più niente.", dissi tutto d'un fiato.

"Sarà anche per via delle scene che girate.", cercò di intervenire lui.

"Ma non credo, sai? Anche tu hai girato qualche scena spinta con lei, eppure mica ne sei stato attratto.", sottolineai l'ultima parte. 

"Beh, no. Dipende tutto da come ti poni. Mettiamola così, io so di avere una ragazza che amo al mio fianco, per cui prendo tutto ciò che viene come lavoro.", continuò, "ma per voi è diverso.".

"Diverso in che senso?", gli domandai lanciando il mozzicone metri più in là. 

"Beh, voglio dire... voi siete donne, evidentemente vi siete lasciate trasportare dalla voglia di conoscervi e...", continuò, "è inutile che dico cazzate, non lo so. Voi come genere siete un libro chiuso.", sorrise. 

"Grazie per averci provato.", gli dissi dandogli una pacca sulla spalla. 

"Quello che mi sento di dirti è che se provate qualcosa reciprocamente andate avanti, ma con estrema discrezione. Sai quanto ci tiene Jenji affinché tutto questo funzioni."

 "Si, lo so. Ho già sentito la ramanzina poco fa." 

"Sei brava, Laura.Lo penso davvero.", disse. 

D'un tratto intravidi Taylor a pochi metri di distanza. 

"Anche tu lo sei, Biggs.", ribattei avvicinandomi verso di lui e abbracciandolo. 

Alzai la testa quel poco che bastava per osservare la sua reazione. 

Restò ferma a pochi passi da noi. La guardai negli occhi con aria di sfida, e lei fece lo stesso. 

Era l'inizio del gioco. 

"Dentro o fuori dalla mia vita, Taylor. Da che parte vuoi stare?", mi dissi mentalmente. 

 

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Capitolo 16
*** Sentimenti senza identità ***


Taylor Pov

Non mi scomposi minimamente, ma dentro di me iniziarono a farsi spazio strane sensazioni. 

Fui sorpresa e colpita nel contempo. Non mi sarei mai aspettata che Laura avrebbe potuto comportarsi in quel modo. Mi stava sfidando, e non c'era cosa più eccitante. 

"Ehi", dissi interrompendo quell'abbraccio. 

"Ehi", rispose Jason.

Mantenni lo sguardo basso. 

"Beh, io entro.", comunicai poco dopo. 

Mi stavo avviando a passo svelto verso l'ingresso quando mi sentii chiamare. 

"Taylor, aspetta.", disse correndo verso di me. 

"Hai già finito con Jason e vuoi iniziare con me?", le chiesi in tono sarcastico. 

"Oh, andiamo. Era solo un abbraccio", continuò. 

"Sai una cosa?", esordì aprendo la porta, "se avevi intenzione di farmi sentire come ti sei sentita tu ieri sera quando ci hai visti insieme, beh... non ci sei riuscita". 

"Davvero?", replicò. 

"Davvero.", affermai tenendo la porta aperta. 

"Quindi ti andrebbe bene anche se vedessi qualcun altro?", domandò a bruciapelo. 

Mi sentii avvampare, ma non doveva vincere lei.

"Certo, siamo amiche di letto, mica siamo fidanzate.", dissi tutto d'un fiato. 

Non so se fu più una pugnalata per me o per lei. 

L'espressione sul suo volto cambiò improvvisamente. 

"Cosa cazzo ho detto?", imprecai mentalmente. 

"Bene, allora visto che è così non abbiamo più nulla da dirci.", esclamò. 

Fece per andarsene, ma la trattenni per un braccio. 

Mi guardò con occhi di ghiaccio. 

"Sino a ieri ti andava bene. Non riesco a capirti. Cosa vuoi da me?", le gridai letteralmente addosso. 

"Niente, io non voglio proprio un bel niente", sbraitò. 

"E allora? Qual è il nostro problema?", continuai stringendole ancora di più il braccio. 

"Sento che non mi basta più scoparti e basta", disse tutto d'un fiato divincolandosi e scappando via. 

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Laura

"Cosa cazzo ho fatto?", pensai tra me e me. 

Doveva essere un gioco ed era finita in tragedia.

Dopo quello che avevo detto dubitavo seriamente di poterle parlare ancora, anzi, di potermi avvicinare a lei. 

Avevo bisogno di tempo per capire cosa mi stava succedendo. 

I miei sentimenti per Taylor iniziavano ad essere qualcosa di non riconoscibile: sentimenti senza identità. 

Uscii fuori dagli studios con la consapevolezza che avrei dovuto prendere una decisione drastica: sarei tornare a Los Angeles e avrei trascorso quei mesi prima della Premiere a casa dei miei genitori. 

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Taylor Pov  - tre ore dopo 

Uscii dagli studios distrutta, sia dentro che fuori. 
Non vedevo l'ora di andare a casa e gettarmi sul letto. 

Accesi una sigaretta ed estrassi il telefono dalla tasca. 

Non riuscivo ancora a credere a ciò che mi aveva detto: "scoparti non mi basta più". 

Digitai il suo numero e le mandai un messaggio. 

"E' tutto ciò che posso offrirti al momento."

 Rimisi il telefono in tasca e mi avviai verso casa. 

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Laura

Aprii la porta di casa e mi andai a cambiare. 

Poco dopo sentii il cellulare squillare e mi avvicinai per leggere il messaggio che Taylor mi aveva mandato. 

"E' tutto ciò che posso offrirti al momento", lessi ad alta voce.

Digitai con forza le lettere sulla tastiera. 

"Non è quello che voglio da te". 

Inviai il messaggio e gettai il telefono sul divano. 

Presi a piangere a dirotto. 

"Che confusione. Devo andare via da qui.", pensai tra me e me. 

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Taylor Pov

Lessi ad alta voce il messaggio: "non è quello che voglio da te".

"Cosa vuoi da me, Laura?", le chiesi mentalmente. 

Eppure avevamo messo tutto sul tavolo sin dal primo momento. Nessuna si sarebbe innamorata dell'altra, saremmo state due amiche con benefit, ma evidentemente qualcosa  non aveva funzionato. 

Sapevo cosa stava passando Laura, della sua confusione perchè era la stessa cosa che provavo io. 

Vederla con Jason quella mattina mi aveva fatta ingelosire molto, e dovetti pensare a qualcosa per correre ai ripari. 

Non avremmo mai potuto stare insieme. Sarebbe stato impossibile, davvero un casino. 

E poi Jenji ci avrebbe uccise. 

Ci eravamo esposte molto, e sapevo di dover ponderare con estrema cautela ogni singola decisione. 

Laura era quel tipo di persona che quando arriva ti sconvolge totalmente la vita, ti manda gli ormoni in subbuglio e non sei più padrona delle tue azioni. 

Lei così razionale, io così estremamente impulsiva. 

Saremmo state bene insieme... magari, chissà. 

Ripresi il telefono tra le mani e chiamai Jenji. 

"Pronto?", rispose lei dopo pochi minuti. 

"Ciao Jenji. Volevo chiederti se posso assentarmi per qualche mese. Vorrei tornare in Ohio dai miei."

"In qualunque parte del mondo tu voglia andare, ricordati che il 31 Maggio dovrai essere qui", mi intimò. 

"Certo, certo. Me lo ricordo.", la rassicurai, "grazie, Jenji", le dissi chiudendo poco dopo la comunicazione. 

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Laura

L'indomani mattina mi alzai abbastanza tardi. 

Avevo dormito male e mi sentivo frastornata. Infilai il bagno e poco  dopo iniziai a preparare i bagagli. 

La sera prima avevo chiamato mia madre chiedendole se avessi potuto trascorrere qualche mese da lei.

"Ma certo che puoi stare qui," aveva risposto entusiasta. 

La mia famiglia mi aveva sempre appoggiata, in qualunque situazione in cui mi fossi trovata. 

Con mia madre avevo un rapporto meraviglioso, per me era sempre stato un libro aperto: sicuramente mi avrebbe fatto bene stare con lei per un po. 

Misi in valigia solo lo stretto indispensabile, qualche vestito, magliette, intimo e pantaloni. Avrei comprato altro abbigliamento una volta lì. 

Mi guardai attorno cercando di capire se avessi scordato qualcosa e uscii da quella casa che in quell'ultimo periodo così tanto avevo amato. 

Poco dopo chiamai un taxi. 

Si gelava, e mi maledissi per non aver messo i guanti. 

Il taxi arrivò cinque minuti dopo.

"All'aeroporto, per favore.", comunicai con urgenza. 

Non avevo avuto modo di comprare i biglietti: avrei provveduto una volta lì. 

La strada era trafficata, e ci vollero più di venti minuti per arrivare. 

Una volta giunti pagai la corsa ed entrai in aeroporto. C'era una tale confusione. 

Mi avvicinai al gate per i biglietti e con estrema soddisfazione sorrisi quando il ragazzo mi comunicò che se fossi arrivata due minuti più tardi non avrei trovato più nessun posto. 

Con i biglietti in mano mi misi in coda per il check-in, dieci minuti e sarei salita sull'aereo. 

C'era davvero molta gente, ma la confusione mi piaceva, mi sentivo parte di tutto quello. 

Arrivò finalmente il mio turno, una giovane ragazza mi controllò i biglietti e mi lasciò andare, sorridendomi. 

Mi affrettai per raggiungere il gate d'imbarco, quando intravidi una figura famigliare seduta, con un biglietto in mano. Sembrava avere la testa fra le nuvole. 

"Non è possibile!", esclamai a bassa voce. 

Cercai un altra strada, ma purtroppo per il gate dovevo passarle necessariamente davanti. 

Camminai velocemente e pregai che non mi notasse, ma ovviamente non fu così. 

Ci guardammo per un breve istante.

"Quindi anche tu vai via.", mi rivolse la parola indicando la valigia. 

"Si, vado a trascorrere un po di mesi con i miei", le dissi forzando un sorriso. 

"Capisco.", disse fissando un punto indefinito. 

"Tu dove vai?," le chiesi. 

"In Ohio, da mia madre. Ha una boutique lì, quindi vado a darle una mano.", replicò. 

"Fantastico.", risposi. 

Restammo in silenzio per alcuni istanti. 

"Beh, io devo raggiungere il g...", fui interrotta. 

Si alzò e si avvicinò pericolosamente alle mie labbra, restando però a debita distanza. 

"Non pretendo che tu capisca, ma questo tempo lontane l'una dall'altra ci farà stare da cani"., sussurrò.

"Lo so, ma ho bisogno di capire.", ribattei. 

"Credi che ci riusciremo?", mi chiese con tono serio. 

"Oh, lo spero proprio.", risposi. 

"Ci si vede a Maggio allora. Buon viaggio, Laura", mi disse dandomi un bacio lungo sulla guancia.

"Buon viaggio, Taylor", le risposi prima di andar via. 

Qualche istante dopo ero sull'aereo. Mentre l'hostess parlava la mia attenzione fu catturata dal ricordo di lei.

"Stavo davvero facendo la cosa giusta?", pensai tra me e me. 

Estrassi il cellulare dalla tasca per spegnerlo e mi accorsi di un messaggio. 

"Sarà un inferno starci lontane. Spero di rivederti con la consapevolezza di aver finalmente capito cosa provo per te.", aveva scritto Taylor.

"Lo desidero così tanto anch'io", dissi a bassa voce, ma avrei voluto urlare. 

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Capitolo 17
*** Scrivere di te ***


3 mesi dopo 

Laura

Trascorsi tre mesi a casa dei miei. Come previsto, ebbi svariate occasioni per sfogarmi con mia madre di tutto quello che mi stava succedendo. 

"Cos'hai?", mi aveva chiesto appena ero arrivata. 

"Nulla, mamma. Sono solo leggermente stressata.", le avevo risposto sorridendo forzatamente. 

 

"Puoi darla a bere a chi vuoi, ma non a me che sono tua madre.", aveva replicato. 

"Davvero, non è nulla." 

"C'è qualcuno nella tua vita? Dimmi chi è. Lo vado a prendere a legnate per te se mi autorizzi.", aveva detto ridendo. 

"No, mamma, è complicato. Non si tratta di un uomo questa volta.", le avevo comunicato aspettando una sua possibile reazione. 

"E che fa!", aveva esclamato lei, "ha un anima questa persona almeno?".

"Si mamma. Ce l'ha, ed è pure bella.", avevo detto sottolineando il "bella."

Eravamo restate in silenzio per alcuni istanti. Necessitai di tempo per poter ordinare il caos che avevo nella mente e sistemare le parole nei giusti tasselli affinchè dessero vita a frasi di senso compiuto. 

Una volta terminato di raccontarle la storia mia madre era restata a bocca aperta. 

"Sai che con tuo padre mi è successa più o meno la stessa cosa?", aveva sorriso ricordando quei tempi. 

"Ah,si? Non me ne avevi mai parlato", avevo esclamato esterrefatta. 

"Erano altri tempi. Passavamo molti mesi lontani l'uno dall'altra, e sai cosa facevamo per colmare quella mancanza?". 

"No.", le avevo riposto. 

"Ci scrivevamo delle lettere senza mandarcele.", aveva esordito. 

"E che senso ha scrivere delle lettere a qualcuno se poi quel qualcuno non può leggerle?", le avevo chiesto incuriosita. 

"Beh, l'intento non è quello di farle leggere alla persona verso cui provi qualcosa, ma di leggerle per te stessa."

"Credo di non capire.", avevo risposto.

"Figlia mia, mi pare di capire che non sappia quali sentimenti nutri verso questa Taylor, perciò quella che devi capire qui sei tu.", aveva improvvisamente.

Riflettei molto su quelle parole. 

Aveva perfettamente ragione. Quella che aveva bisogno di capire ero io, così come ne aveva bisogno lei. 

Era un percorso che andava intrapreso. Ne sarei uscita vincitrice, e decisi di fare come mi aveva consigliato mia madre: iniziai a scrivere di lei, per lei, per me. 

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Pochi giorni dopo la conversazione con mia madre comprai un piccolo quaderno con una penna e scelsi un piccolo parco vicino casa mia come luogo per iniziare a scrivere le mie lettere. 

Era così tranquilla la vita lì, mi mancava lo sfrecciare delle macchine, il caos di New York. Il paese in cui vivevano i miei era a pochi chilometri dal centro di Los Angeles, eppure sembrava così distante. 

Estrassi il quaderno dalla borsa e iniziai a scrivere, non prima di aver infilato le cuffie nelle orecchie con Haddaway che chiedeva cosa fosse l'amore. 

  I want no other
No other lover
This is our life
Our time
When we are together
I need you forever
Is it love?

 

"Cara Taylor.", iniziai a scrivere.

"Che deficiente.", dissi mentre cancellavo ciò che avevo scritto. 

"Taylor.", ecco, così va meglio. 

"Inizio a scriverti queste lettere, già con la consapevolezza che rimarranno solo per me, e che tu non le leggerai mai. 

Sono venuta qui a Los Angeles per cercare di capire cosa significasse stare senza di te. Appena  sono arrivata mi sono sentita il mondo crollare addosso. Mi mancava tutto di te, il sorriso, quel tuo modo di fare, di provocarmi. Poi ho pensato, e mi son detta che non ha senso stare male per te se posso stare bene con te. 

Ora sono qui e ti scrivo. 

"What is love?", si chiede ripetutamente Haddaway mentre canta, e me lo chiedo anch'io. 

Non so cosa sia l'amore. Non conosco le regole. 

Vorrei che fossi qui con me, in questo parco, a guardare insieme la primavera, a contemplare gli alberi che mettono le loro prime foglie, e i fiori tutti colorati. 

"Che colore ti piace?", avevi detto una volta. 

"Mi piacciono tutti i colori", avevi risposto tu. 

E quando guardo l'arcobaleno ripenso al fatto che sei così imprevedibile. Non prendi decisioni tu, agisci. 

Mentre io penso, penso troppo. 

Ti ricordi quel giorno all'aeroporto? Avrei voluto portarti con me, andare insieme chissà dove. 

Mi sento a casa quando ci sei tu. 

E questo posto che è davvero casa mia adesso lo vivo come territorio straniero.

Non so cosa accadrà, non vedo il futuro, così come non lo vedi tu. 

So solo che non posso e non voglio accontentarmi di averti con me quando ne hai voglia, perché io ne ho voglia sempre. 

Non mi basta sentire il tuo profumo addosso, il calore del tuo corpo sul mio, delle tue labbra. 

Non mi basta sapere che non mi appartieni. 

Non mi basta sapere che non ti appartengo. 

Chissà cosa starai facendo.

Provi almeno metà di quello che provo io adesso? 

Quella sera, quando ti ho vista con Jason ho provato un sentimento che non sapevo di poter provare: gelosia. 

"Come puoi essere gelosa di qualcuno che non ami?", mi avevi detto. 

L'ho capito adesso. 

Credo di essere gelosa di te perché ti amo. 

 Don't hurt me
Don't hurt me , continua la canzone. 

Sai che non m'importa se ci faremo male? 

Sai che non m'importa se dovremo rischiare? 

Voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi. , scrisse Pablo Neruda, e te lo scrivo anch'io. 

Tua Laura"

 

Chiusi il quaderno e presi a guardare il cielo. 

Mi lasciai pervadere dalla certezza di aver capito finalmente  cosa volevo. 

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Capitolo 18
*** il 31 maggio ***


Laura  - 31 maggio 

Di rientro a New York. 

Finalmente. Trascorrere del tempo con i miei genitori mi aveva fatto bene, ma non vedevo l'ora di tornare, e finalmente il grande giorno era arrivato. 

Mia madre mi accompagnò all'aereoporto. 

"In bocca al lupo per la Premiere, piccola mia"., mi disse abbracciandomi calorosamente. 

"Crepi, mamma. Crepi". , le risposi con un sorriso. 

Giusto in tempo per il gate. Stavano chiamando il mio volo e iniziai a correre. 

Arrivai all'imbarco con il fiatone. 

"Eccomi, eccomi"., urlai alla ragazza che nel frattempo mi rivolse un occhiataccia. 

Il volo fu abbastanza tranquillo. Cercai di immaginare cosa sarebbe successo una volta atterrata a New York. 

Avrei dovuto chiamarla?

"No, non è il caso adesso.", mi dissi. 

L'avrei rivista quella sera, perciò decisi che avrei pazientemente aspettato. 

Una volta a New York trasparì un sorriso sul mio volto. 

Guardai oltre il filo che divideva il canale per l'imbarco dalla sala di attesa dove avevo visto Taylor l'ultima volta, prima di salutarci. 

Dio... mi era mancata così tanto questa realtà. 

Chiamai un taxi e in breve tempo fui finalmente a casa.
Accesi il telefono e controllai i messaggi. 

"Spero che tu sia tornata, perchè ho bisogno di vederti.", diceva il messaggio. 

Sperai fosse Taylor, invece era Jenji. 

La chiamai immediatamente. 

"Pronto? Sono a casa.", dissi.

"Ciao Laura. Puoi venire subito agli studios? Ho bisogno di parlarti.", disse lei. 

"Non potresti parlarmene stasera?", le chiesi.

"E' proprio di stasera che voglio parlarti", replicò. 

"In tal caso, tra mezz'ora sono lì.", la rassicurai chiudendo la comunicazione. 

Cinque minuti dopo ero nuovamente per strada. 

Camminai pensando a ciò che avrebbe dovuto dirmi Jenji. 

Presi la metro e mezz'ora dopo entrai negli studios. 

"Ciao Jenji.", la salutai avvicinandomi. 

"Ciao Laura. Scusa se ti ho fatta venire, ma dobbiamo parlare di stasera.", disse prendendomi per un braccio e invitandomi a sedere. 

"Sono tutta orecchie.", esclamai sorridendole. 

"Sai che stasera c'è la Premiere. Tra pochi giorni finalmente uscirà la prima serie, e stasera la presenteremo agli sponsor, e voglio che ci siate tutte." 

Cercai di pensare alla parola "tutte". Quindi ci sarebbe stata anche lei. 

"Laura, mi ascolti?", doamndò Jenji riportandomi alla realtà.

"Si, sto ascoltando.", replicai. 

"Ci sarà una breve intervista. Da oggi in poi dovrai dire sempre le stesse cose, qualunque cosa ti passi per la mente, ma deve essere sempre la stessa. Se ti contraddici è un casino."

 "In che senso le stesse cose?", chiesi incuriosita. 

"Beh, ti chiederanno cosa ha significato per te girare determinate scene, in che rapporto sei con Taylor. Dì quello che ti pare, ma ricorda il discorso che ti ho fatto.", mi intimò. 

"Se hai paura che mi possa far sfuggire qualcosa sbagli di grosso. Sono molto riservata.", la rassicurai. 

"Lo spero, Laura. Sarà un grande successo.", mi disse. 

"Ne sono sicura.", replicai. 

Ci congedammo qualche minuto dopo. 

Ritornai a casa completamente elettrizzata. 

Entrai nella doccia e iniziai a prepararmi. 

Aprii il mio armadio e cercai il vestito giusto. Ne provai alcuni, e alla fine optai per un vestito lungo e nero di pizzo. Infilai i tacchi e poi pensai al make up. 

Volevo essere elegante. Non per gli altri ma per lei. 

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Taylor Pov

"Finalmente a casa.", esclamai aprendo la porta d'ingresso. 

Mi presi del tempo per ambientarmi nuovamente al mio cubicolo. Ero felice di essere tornata a New York. 

Per tutto il tempo trascorso in Ohio non avevo fatto altro che pensare a Laura. 

Avevo avvertito così tanto la sua mancanza,  e adesso non vedevo l'ora di trascorrere del tempo con lei, parlarle, spiegarle, scusarmi. 

Mi cambiai e indossai una camicia e un pantalone bianco. Infilai le mie Vans, chiamai un taxi e attesi pazientemente. 

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Laura

Il taxi arrivò poco dopo. 

Scesi frettolosamente, inciampando diverse volte per le scale. 

Iniziava a fare caldo e mi maledissi per aver indossato la giacca. Arrivammo poco dopo in un hotel a 5 Stelle: la Premiere si sarebbe tenuta lì. 

Feci il mio ingresso e salutai con grande piacere Uzo, Daniele, Taryn e Yael. 

Passò un po di tempo e arrivò anche Natasha, seguita da produttori, sceneggiatori, make-up artist e Regina Spektor, l'autrice della canzone dell'intera serie. 

"Sei bellissima, Laura", esclamò Jason apparendo chissà da dove. 

"Grazie Jason. Anche tu stai bene", gli risposi sorridendo. 

"Lei dov'è?", mi chiesi guardando intorno. 

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Taylor Pov

"Finalmente arrivata!, esclamai dopo essere rimasta imbottigliata per più di un'ora nel traffico. 

Ringraziai il tassista e feci il mio ingresso. 

Man mano che salivo gli scalini sentivo lo stomaco completamente sottosopra. 

"Ehi  Taylor. Sei uno schianto", si avvicinò Jenji dandomi un bacio sulla guancia. 

"Grazie Jenji.", le risposi. 

Entrammo insieme.  Mi sentii totalmente in imbarazzo. Tutti stavano guardando me e lei. 

Iniziai a fare il giro per salutare i presenti, mentre gli sponsor attendevano impazientemente l'inizio della cerimonia. 

Non ebbi modo di vedere dove fosse Laura. 

Anche Piper fece il suo ingresso nel frattempo. 

"dio... da quanto non la vedevo.", pensai. 

Un fotografo ci chiese una foto insieme, così la abbracciai mentre quello scattava. 

"Dove sei, Laura?", dissi cercandola con lo sguardo. 

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Laura

La vidi entrare. Era bellissima. Sentii il cuore battermi in gola, e non riuscii a capire più niente.

"Forse è questo che fa l'amore", pensai, "ti destabilizza, ti rende instabile.". 

La cerimonia iniziò e fui costretta a sedermi. 

Regina Spektor aprii le danze riarrangiando la canzone che ormai conoscevamo tutti a memoria. 

Noi attori eravamo tutti tra le prime file, ma non riuscii a vedere Taylor. Mi guardai indietro con discrezione, ma non ebbi una visuale completa. 

Applaudimmo tutti, il presentatore esordì con parole di estrema ammirazione e gioia, dopo di che iniziarono a proiettare il primo episodio sullo schermo. 

Ero così elettrizzata dall'idea di rivedermi, anche se lo trovavo strano. 

"Permesso, permesso.", sentii improvvisamente. 

Avvertii un rumore di sedie proprio nella fila dietro la mia. Non mi girai nemmeno, era come se già sapessi. 

 Mi toccò le spalle.

Si avvicinò con la bocca al mio orecchio, mentre io continuai a fingere di guardare lo schermo. 

"Mi sei mancata.", sussurrò con voce diversa. 

Di nuovo una scossa elettrica. 

Sorrisi, consapevole che nulla sarebbe più stato come prima. 

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Capitolo 19
*** Quello che so su di te ***


Taylor Pov

Finalmente l'avevo vista. Era seduta tra le prime file. Non potevo aspettare.
Mi avvicinai a passo svelto e raggiunsi la fila 4, proprio dietro di lei.
Mi guardai intorno sperando non mi stesse guardando nessuno.
Le toccai le spalle e tornai ad assaporare quella sensazione di calma. Mi protesi in avanti con discrezione.
"Mi sei mancata.", sussurrai, ed ebbi la certezza di pensarlo davvero.
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Laura

Un ora dopo eravamo ancora lì, tutti concentrati sul grande schermo.
Di tanto in tanto qualcuno improvvisava un applauso interrotto quasi subito, qualcuno fischiava provocatoriamente.
A me non importava.
Cioè.. importava, ma desideravo che finisse al più presto possibile per stare con lei.
Avevamo così tante cose da dirci.
Guardai l'orologio e mi alzai, abbasando leggermente la testa e facendomi largo tra la gente.
La guardai negli occhi e sperai avesse capito.
Avevo bisogno di lei.
Chiesi ad un signore all'entrata dove fosse la toilette, e lui mi indicò una porta poco più in là.
Percorsi il corridoio rettilineo quando sentii dei passi dietro me.
Non mi voltai e sorrisi compiaciuta.
Spalancai la porta del bagno e non ebbi modo di richiuderla: ci pensò lei.

"Ho così tante cose da dir...", venni interrotta subito.
"Shh!", continuò, " non c'è bisogno di dire niente adesso."
Avvicinò le sue labbra vogliose alle mie. Si cercarono, si sfiorarono, e finalmente si congiunsero.
Non fu un bacio come gli altri, fu come quello dato in macchina una delle prime volte.
Nuove sensazioni si fecero spazio in me.
"Taylor, io ti amo.", riuscii a dirle tra un bacio e l'altro.
Ci fu un attimo di silenzio.
"Ti amo anch'io, Laura", affermò non smettendo di guardarmi negli occhi.
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Taylor Pov

Entrammo nella toilette e chiudemmo la porta.
Non desideravo di più. Essere lì con lei, in quel momento, era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Presi a baciarle il collo.
Dio ... quanto mi era mancato saperla mia.
Lasciai che le mani si muovessero d'istinto. La baciai con più passione, presi ad accarezzarle i capelli.
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Laura
Era tutto così reale. 
L'allontanai di poco e le presi il viso tra le mani guardandola negli occhi.
Aveva ragione lei: non c'era bisogno di dire niente.
La lontananza non aveva fatto altro se non fortificare ancora di più ciò che provavamo l'una per l'altra.
Eravamo lì, io e lei. Il resto non importava.
Le accarezzai il petto, tracciai una linea perpendicolare sopra il suo vestito.
L'avrei strappato,se solo avessi potuto.
Ci limitammo ai baci, in quel piccolo bagno.
Alex e Piper, Laura e Taylor.
Invalicabile filo della finzione finalmente si era rotto.
Non c'era più distinzione.
Lei mi amava, io l'amavo.
Eravamo il mix perfetto.
Il connubio tra giorno e notte.
La linea di confine tra cielo e mare.

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Capitolo 20
*** L'importante è essere sotto lo stesso cielo ***


Laura

"Forse dovremmo ritornare in sala.", le dissi allontanandomi dalle sue labbra. 

"Si. Sarà meglio.", rispose sorridendomi. 

La guardai un ultima volta e uscii. Ritornai a sedermi dov'ero prima e fui sollevata nel constatare che nessuno si era accorto della mia assenza. 

Poco dopo intravidi anche Taylor, che tornò a sedersi dietro di me. 

La proiezione terminò qualche ora dopo. Ci fu uno scroscio di applausi, sponsor e produttori che urlavano entusiasti da ogni dove. 

Mi piaceva poter essere parte di tutto quello. Era ciò che avevo sempre desiderato. 

"Natasha, Kate, Yael e tutti gli altri del cast, mettetevi in posizione. Vogliono fare delle foto", disse uno dei co-producer avvicinandosi. 

Facemmo come ci era stato ordinato. 

Avere tutti quei flash addosso fu abbastanza strano per me, e sicuramente anche per Taylor. La vidi abbastanza a disagio. 

Dopo le foto ci fu un piccolo rinfresco, al quale però parteciparono in pochi.  

Mi avvicinai ad uno dei produttori e parlammo per un po. 

"E' una bella serie. Vale di sicuro tutti i sacrifici che abbiamo fatto", disse lui sorridendo. 

"Sicuramente si. Siamo stati tutti bravissimi"., affermai con estrema convinzione.

"Da ora in poi dovremo solo aspettare.", continuò. 

"Aspettare cosa?", chiesi incuriosita mentre sorseggiavo un gin tonic.
 

"Beh, l'esito della serie. Se avrà successo tempo un mesetto e riprenderemo a girare.", esclamò elettrizzato. 

"Wow. E in tal caso sarebbe già pronto il copione?", gli chiesi. 

"Oh, tu non conosci Jenji", mi rispose. 

"Già. Non mi conosce", gli rispose Jenji avvicinandosi al nostro tavolo. 

"E' stato tutto perfetto.", rispose quello coinvolgendo anche me nel discorso. 

"Ognuno ha fatto la sua parte, e ne è uscito fuori un lavoro più che eccellente.", esclamò lei ammiccando lo sguardo. 

"Laura, ti vogliono per un intervista.", mi disse d'un tratto uno degli operai. 

Ero entusiasta e imbarazzata nel contempo.

" Di quello che vuoi, ma ricorda... non devi mai cambiare versione", ricordai le parole di Jenji. 

Di lì a poco raggiunsi l'intervistatrice.

"Che onore averla qui, Laura. Cosa prova in questo momento?", mi domandò tutto d'un fiato. 

"Beh, onestamente devo dire che immaginavo questo successo.", continuai, "voglio dire... abbiamo lavorato così duramente affinché ogni cosa riuscisse, e alla fine credo ne sia uscito fuori qualcosa di fantastico, dico bene?",

"Può dirlo forte.", rispose. 

"Com'è stato girare con Taylor?", chiese improvvisamente.

Ecco. Jenji mi aveva già messa in guardia. Sapevo che mi avrebbero fatto quella domanda. 

"Beh, a dire la verità è stato abbastanza semplice. La maggior parte delle scene prevedevano più coreografia che azione. E poi Taylor è fantastica.", dissi tutto d'un fiato. 

"E non c'è stato imbarazzo tra di voi?", continuò.

"Beh, inzialmente si, ma poi lavorando insieme ci si abitua.", replicai. 

"Pensa che ci sarà una seconda stagione?", mi chiese. 

"Non so cosa deciderà Jenji, ma credo che al momento sia importante vedere come va questa".

Mi ringraziò e si allontanò, in cerca di nuove interviste. 

Cercai Taylor con lo sguardo, e notai che stavano intervistando anche lei.

Uscii fuori per prendere una boccata d'aria. 
Poco dopo mi raggiunsero Natasha e Yael. 

"Wow. E' stato... fantastico!", esclamò Natasha.

"Puoi dirlo forte", dicemmo all'unisono io e Yael. 

"Cioè... intendo, tutta questa gente qui per vedere noi.", 

"Già.", risposi. 

"Mancano solo dieci giorni all'uscita sul grande schermo", ricordò Yael. 

"Mi sembrano un eternità.", replicò Natasha. 

Restammo in silenzio per un po. 

"Sapete a cosa sto pensando?", disse Yael d'improvviso.

"A cosa?", chiedemmo entrambe.
 

"Che ci vorrebbe proprio una bella bevuta adesso.", esclamò ridendo.

"Buona idea, Yael.", esclamò Natasha. 

"Laura, sei dei nostri!", disse. 

"Veramente sarei un po stanca.", cercai di giustificarmi.

"Non si è mai stanchi per bere, Prep. Vieni con noi, non te ne pentirai.", continuò. 

"E... si, viene anche Taylor.", constatò Yael sorridendomi maliziosamente. 

_______________________________________________________________________________

Taylor Pov

Per essere la mia prima intervista andò abbastanza bene. Fui tranquilla e decisa, cercando di non far trasparire l'ansia che avevo dentro. 

Poco dopo uscii fuori e mi accesi una sigaretta. 

Notai Laura, Natasha e Yael e mi avvicinai.

"Wow. Questo è stato... indescrivibile.", esclamai.
 

"Benvenuta nel club", replicò Natasha.

"Taylor. Stiamo andando a bere qualcosa, tu sei con noi, vero?", chiese Yael facendo gli occhi dolci.

"Certo che ci sono. Potrei mai rifiutare una proposta simile?", dissi guardando Laura negli occhi. 

Aspettarono che terminassi la sigaretta ed entrammo nella limousine preparata apposta per noi. 

"Che spasso"., esclamò Yael ridendo a crepapelle.

Ci facemmo lasciare in uno dei quartieri più "in" di New York. 

Entrammo in un pub, "Tom's build", si chiamava. 

Ci guardammo attorno. C'era davvero molta gente. 

"Qui non ci darà fastidio nessuno", esclamò Natasha evidentemente esperta di pub.

"Già.", disse Yael. 

Ci sedemmo e ordinammo i nostri drink. Roba leggera, inizialmente. 

Poi dopo il primo giro ce ne fu un altro, e un altro ancora. 

L'alcool proprio non lo reggevo, e iniziai ad avvertire un senso di pesantezza alla testa. 

"Laura, stai bene? Dai, non è nemmeno il terzo giro.", disse ironica Natasha.

"No, è che l'alcool non lo reggo molto.", cercai di giustificarmi. 

"Bene, basta bere.", esordì Yael alzandosi di scatto.

"Buttiamoci nella mischia!", disse Natasha. 

Si alzarono tutte, Taylor compresa, e poco dopo anch'io, anche se con molta fatica. 

"Te la senti di ballare?", urlò Taylor una volta in pista. 

"Oh, credo di si.", replicai frastornata. 

Ci facemmo travolgere dal ritmo di canzoni anni 90' e musica dance. 

Ballai per un pò e poi mi soffermai a guardare lei, che si muoveva sinuosamente come se non ci fosse nessun altro al mondo. 

Dominava la scena. Ovunque la si mettesse tutti gli occhi erano per lei. 

E non ci fece caso. Che lì, su quella pista, con quelle canzoni tutti la stavano guardando. 

Aveva occhi solo per me. 

Così come io avevo occhi solo per lei. 

"L'importante è essere sotto lo stesso cielo", mi avrebbe detto poco dopo uscendo dal locale per respirare aria che non fosse l'odore stantio di chiuso. 

"Che cosa significa?", le avrei chiesto. 

"Che non m'importerà se ti avrò lontana, sarò sempre felice perché saprò di essere con te, sotto lo stesso cielo."

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Capitolo 21
*** Quello che vorrei dirti e che il silenzio tace ***


Laura
La serata terminò nel più buffo  dei modi. Almeno per me,credo.
Ad un certo punto iniziai a vedere tutto sfocato, inciampai su un ragazzo, finendoci letteralmente  sopra. Presi a ridere come una scema e biascicai parole di scuse. Natasha e Taylor mi aiutarono ad alzarmi, e fu alquanto difficile visto  che le loro poche forze per tirarmi su erano concentrate nel ridere  a crepapelle.
Uscimmo poco dopo dal locale e mi sentii un po meglio.
"Fa davvero schifo questo posto", esclamai visibilmente ubriaca rivolgendomi a loro.
"Beh,altrimenti mica ti ci avrei portato.", replicò  Natasha ridendo.
"Beh, penso che sia meglio andare adesso.", esordì  Yael sbagliando. 
"Già, tra un po sorgerà il sole e noi saremo ancora qui. ", disse Taylor.
Salutai Natasha e Yael e restammo io e lei.
"Ti va se ti accompagno a casa?", mi chiesi.
"Ma non  hai la macchina.", le ricordai .
"Andiamo a piedi. Ci farà bene camminare un po'.", replicò sorridendo.
Assentii e permisi che sostenesse il mio peso afferandomi per un braccio.
Iniziammo a camminare. 
New York era una cartolina con i suoi colori notturni. Le luci  dei lampioni si confondevano con il circostante, rendendo quel posto ancora più  romantico di quanto già non lo fosse.
Camminammo lentamente, lasciandoci accarezzare dal vento che soffiava con impensabile dolcezza.
Attraversammo il centro, in silenzio, e raggiungemmo Kensigton Road, una delle tante vie rinomate della grande  mela.
Avvertivo la necessità di parlarle,di spiegarle con chiarezza quali fossero i miei sentimenti, ma preferii aspettare.
"Credo che dovrò sedermi un attimo.", affermai indicando una panchina poco più in là. 
Ci sedemmo e passammo alcuni minuti a valicare la linea di confine che ci divideva dalle vite degli altri.
"Sono stata bene  stasera", esordii guardandomi. 
"Anche io.", le risposi cercando di tenere gli occhi aperti. 
Mi girava la testa e non vedevo l'ora di buttarmi sul letto.
"Vorrei dirti così tante cose. ', biascicai.
"Cosa vorresti dirmi che io non sappia già?", mi chiese  incuriosita.
"Beh,ad esempio dirti che starti lontana non fa  per me.", risposi spostandomi una ciocca di capelli da un lato.
"Sono d'accordo. Però  ho capito molto.".
"Cos'hai capito?", chiesi visibilmente sorpresa.
"Ho capito che non m'importa quanto lontane possiamo essere l'una dall'altra, non importa quante volte potremmo farci male.", mi prese la mano.
"E...?", la supplicai di continuare.
"Non sono brava con le parole, ma ci provo. Sin dalla prima volta, quando ti ho baciata, sono entrata in confusione. Tu mi hai confusa. Non sapevo cosa pensare, cosa provare, né volevo in alcun modo renderti partecipe della mia confusione. È stato difficile per me capire cosa provassi per te, così ho scelto la via più semplice: il sesso. Volevo conoscerti di più, ci siamo usate a vicenda, ma tutto ciò  mi ha fatta entrare ancora di più in confusione.", prese fiato mentre io continuavo a guardarla.
"Quello che ho capito di provare per te non ha nulla a che fare con quello che é passato. Non voglio scoparti  e basta, ora lo so. Voglio amarti.", abbassò lo sguardo.
Mi presi del tempo, con il cuore che mi esplodeva.
"Anch'io voglio amarti, Taylor.", continuai, "e mi va bene tutto di te. Quando non potremo ci aspetteremo con pazienza, e quando saremo insieme desidereremo non sia mai abbastanza."
"É una promessa?", mi fissò nuovamente. 
"È una promessa. ", le sorrisi.
Mi strinse la mano e restammo così per un po'. 
"Dannazione, avrei voluto dirti così tante cose.", esclamai improvvisamente.

"Quello che vorrei dirti e che il silenzio tace.", esordì. 
"Cosa sarebbe questa?", chiesi.
"Il titolo di una poesia.", replicò avvicinando le sue labbra alle mie.
E lasciammo che il silenzio delle parole non dette si trasformasse in un bacio dato alle cinque del mattino, in una spensierata piazza di New York, con il solo calore dell'amore a riscaldarci l'anima.

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Capitolo 22
*** Tempus fugit ***


Taylor Pov - 10 giorni dopo

Furono giorni abbastanza tranquilli. Trascorsi molto tempo con Laura, andammo in giro per negozi, ammirammo le vetrine desiderando di poter indossare gli abiti più impensabili. Tra pranzi, cene e passeggiate mi resi conto di quanto la mia vita fosse adesso completa. 

Lei era di sicuro quel tassello mancante per poter rendere tutto perfetto. 

Lei era dannatamente perfetta. 

Quei dieci giorni che ci separavano dall'uscita della prima stagione di Orange is the new black erano trascorsi così velocemente. 

Da quel momento in poi eravamo consapevoli che nulla sarebbe stato più come prima. 

"Tempus fugit", pensai tra me e me. 

Trascorremmo la maggior parte del tempo insieme. Sapevamo che di lì a poco saremmo state letteralmente divise dagli impegni lavorativi, ma non ce ne curammo. 

Il destino mescola le carte, le sparpaglia a caso sul tavolo della vita, e tu sei il giocatore che deve scegliere con cautela di puntare sulla carta vincente. Può andarti bene, e quindi vinci, ma se ti va male perdi tutto ciò con cui avevi puntato. Puoi riprovarci, oh si, puoi ricominciare daccapo, ma la volta successiva non è mai come la prima. 

_______________________________________________________________________________

Laura

Il grande giorno era arrivato. Di lì a poco sarebbe uscita la prima stagione su Netflix e io non vedevo l'ora di saperne di più. 

Mi svegliai di soprassalto e mi sedetti sul letto. 

"Che brutto svegliarsi così", pensai tra me e me. 

Mi ci volle un po per riprendermi, entrai in cucina, mi preparai un toast e una tazza di american coffee. Mi spogliai e infilai il bagno: sarebbe stata una giornata meravigliosa. 

Poco dopo sentii il telefono squillare. Ero seduta intenta a leggere un giornale. 

Risposi non distogliendo lo sguardo da un articolo molto interessante su cui avevo messo gli occhi. 

"Pronto?", esordì disinteressata. 

"Ciao Laura, sono Jason.", rispose lui dall'altra parte. 

"Oh, ciao Jason.  A cosa devo questa chiamata?", gli chiesi. 

"Beh, volevo sapere come stessi vivendo questa giornata. Cioè, voglio dire, io sono molto agitato." 

"Andrà tutto bene. Vedrai, non essere ansioso", replicai calma.
 

"Si, ma tu hai esperienza in questo, io no.", continuò. 

"Stasera ci vedremo tutti a casa di Natasha. Sei dei nostri?", gli chiesi tutto d'un fiato.

"S.. si, mi farebbe piacere.", rispose. 

Gli comunicai l'indirizzo e interruppi riagganciai il telefono. 

Avrebbe fatto bene a tutti stare insieme.

____________________________________________________________________________

Taylor Pov

Mi vestii velocemente e fui pronta per uscire. La mattinata era stata apparentemente calma, a parte due telefonate di mia madre, che ansiosa mi aveva chiesto come mi sentissi. 

Era un esperienza nuova per me. A parte qualche recita con qualche amico o a livello amatoriale non avevo minimamente idea di cosa aspettarmi. 

Già il semplice fatto di passeggiare  per le strade della città ed essere fermata da  gente per un autografo o una foto insieme perché magari mi aveva riconosciuta sui cartelloni era un qualcosa di decisamente nuovo. 

Non ero mai stata una persona timida o chiusa, ma ansiosa si. Ero abbastanza ansiosa quando non riuscivo ad identificare qualcosa, a prevederlo. 

Questa volta sarei restata calma.

"Devo lasciarmi andare.", pensai. 

Ricordai di non aver ancora mandato un messaggio a Laura e così provvedetti subito.

"Cara Alex, sei pronta ad incontrare la tua Piper tra poco?", scrissi con tono sarcastico. 

Ricevetti risposta poco dopo. 

"Assolutamente si, anche se preferisco la mia Taylor". 

Sorrisi e uscii di casa. 

_______________________________________________________________________________Laura

Poco dopo raggiunsi la villa di Natasha. Era abbastanza grande, non molto distante dal centro città. 

Erano tutti fuori per un rinfresco. Jenji, produttori, scenografi, co-producer e cameraman. Mi avvicinai entusiasta. 

"Ciao Laura, finalmente sei arrivata"., mi accolse Natasha. 

"Ciao Natasha. Si, c'era un po di traffico.", dissi sorridendo. 

"Bene, bene. Serviti pure, c'è roba forte qui."

 Iniziai a ridere. "Dopo quello che è successo dieci giorni fa sento di poterne fare a meno."

"Come la fai tragica.", continuò, "un goccetto di sicuro non potrà farti male.", ammiccò lo sguardo. 

Decisi di fare come mi aveva detto, mi avvicinai al tavolo imbandito di ogni leccornia e bevanda e  mi versai un dito di Martini bianco nel bicchiere. 

Intrattenni conversazioni con un paio di amiche e alcuni produttori della serie. 

Improvvisamente apparì Taylor. Indossava un vestito lungo, rosso, e sentii gli ormoni impazzire letteralmente. 

Feci finta di ignorarla per mantenere quel briciolo di orgoglio che mi rimaneva, ma fu del tutto inutile.

Continuavo a parlare e cercavo lei con lo sguardo. 

Mezz'ora dopo entrammo tutti e facemmo il count-down per l'inizio del primo episodio.

"5,4,3,2,1.", esclamammo tutti. 

Eravamo seduti su dei divanetti molto comodi. Jason seduto alla mia destra, e Taylor (casualmente) seduta alla mia sinistra. 

La sigla iniziò ed iniziammo ad urlare elettrizzati e al settimo cielo. 

______________________________________________________________________________

Taylor Pov

Avere Laura al mio fianco era una sensazione unica. Durante la visione strofinai più volte la mia gamba contro la sua. Divenne tutta rossa, e mi guardò con disappunto.

Le presi la mano e restammo così per un pò.

Nessuno ci guardava. 

Lasciai scivolare la mano dietro la sua spalla e appoggiai la testa sul suo braccio. 

Mi inebriai del suo odore: era così bello stare con lei. 

_______________________________________________________________________________

Laura

Taylor stava mettendo a dura prova la mia capacità di resistenza. Con lo sguardo fisso sul teleschermo urtai il suo piede e intrecciammo le nostre gambe. Dentro me affiorò quel desiderio che solo lei sapeva di potermi scaturire. 

Poco dopo mi alzai per andare in bagno: ero completamente su di giri. 

Camminai in silenzio per non disturbare gli altri, aprii diverse stanze, ma nessuna aveva l'aspetto di un bagno. 

Finalmente lo trovai. Aprii la porta e la richiusi, o almeno ci provai. 

Il piede di Taylor fece da contrasto. Entrò con violenza e richiuse la porta, proprio come già aveva fatto durante la Premiere. 

Mi sbattè al muro e si avvicinò pericolosamente alle mie labbra.

Era tornata la Taylor aggressiva, provocante e sensuale dei primi tempi. 

Mi lasciai trasportare dalle sue parole. 

Era tutto così eccitante.

"Ho voglia di scoparti con la consapevolezza di amarti"., sussurrò. 

"Ti contraddici.", replicai. In realtà non me ne fregava niente, la volevo tutta per me. 

"Vorrei farlo qui, lo sai?", continuò provocandomi facendo attenzione a non toccare le mie labbra. 

Non ne potevo più. Volevo le mie labbra sulle sue. 

Con un impeto presi il controllo e la sbattei dall'altra parte del muro. 

Presi a baciarla con passione e desiderio, lentamente, assaporando ogni singolo istante. 

D'un tratto qualcuno bussò alla porta. 

"Tempus fugit!", esclamò Natasha dall'altra parte. 

"Vi state perdendo le scene più belle, o forse no!", continuò. 

Ci guardammo e iniziammo a ridere. 

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Capitolo 23
*** Amanti notturni ***


Laura

Ci salutammo parecchio tempo dopo.

Taylor prese la macchina e mi accompagnò a casa; l'aria era calda, e abbassai il finestrino. Mi lasciai travolgere dall'aria sferzante causata dall'alta velocità del veicolo. Immaginai di essere in un posto lontano, seduta sulla sabbia a guardare le stelle, e mi sentii davvero bene. 

"Domani sapremo", esordì Taylor riportandomi alla realtà.

"Già.", risposi. 

"Sei nervosa?", mi chiese ancora spostando la mano dal cambio alla mia gamba. 

dio... quel contatto. 

"Un po.", replicai, "ma so perfettamente che non dovrei averne.", continuai.

"Laura, sai una cosa?", disse improvvisamente.

"Cosa?", le sorrisi incuriosita. 

"Ti amo.", disse tutto d'un fiato. 

Sentii il cuore battermi forte in gola e restai a bocca aperta. 

"Ti amo.", mi aveva detto. 

"Ti amo anch'io.", le risposi con le lacrime agli occhi.

Se fosse stato un sogno, un fottuto sogno, avrei voluto che nessuno ci svegliasse. 

Meglio sognare con lei che viverci senza. 

_______________________________________________________________________________

Taylor Pov

Avrei dovuto dirglielo dopo, ma quelle due sillabe mi scoppiavano dentro e si facevano spazio per uscire.

"Ti amo.", ecco, finalmente gliel'avevo detto. 

Avvertii un senso di leggerezza, come se quella dichiarazione fosse pesata quanto un macigno posto sul mio cuore. 

Sapevo dei rischi che stavamo correndo, ero al corrente che non sarebbe stato per nulla facile. Avremmo dovuto superare ostacoli, periodi di lontananza. 

Avremmo dovuto fingere di non provare niente l'una per l'altra in pubblico, ma a me importava sapere che io l'amavo, e che lei ricambiava. 

Parcheggiai sotto casa sua poco dopo. Estrassi le chiavi dal motore e istintivamente l'avvicinai a me baciandole le labbra, proprio come la prima volta in macchina. 

Cercai di essere quanto più dolce possibile. 
Volevo che capisse che il sentimento che provavo per lei era vero. 

"Ti va di salire da me?", mi chiese d'un tratto. 

"Sicura di non essere stanca?", ribattei. 

"Non sarò mai stanca per te.", mi rispose. 

Uscimmo dall'abitacolo della macchina e raggiungemmo la porta d'ingresso. Le sfilai le chiavi dalle mani e aprii la porta. La richiusi alle mie spalle e iniziammo a spogliarci. 

"Voglio fare l'amore con te.", esordì iniziando a baciarmi il collo.

In men che non si dica ci spostammo nella camera da letto, restando solo in intimo.

Presi a baciarla con calma e dolcezza, lasciai scivolare le mani lungo i suoi seni, mi insinuai in ogni incavo della sua pelle. 

Mi godetti a pieno il suo profumo e con le dita presi a fare dei cerchi concentrici sul suo ventre. 

Scesi sempre più giù e le sfilai le mutande. Mi concentrai sulla sua bocca e ci infilai la lingua dentro, fu un incontro- scontro. Ci assaporammo a vicenda, e, presa da un desiderio di forte passione,  cominciai a muovere la mano sulla sua intimità molto velocemente. 

La sentii gemere e questo mi diede ancora più grinta per andare avanti. 

"Sai cosa voglio fare adesso?", le dissi con tono sensuale.

"Che.. che cosa?", chiese chiudendo gli occhi. 

"Ora vedrai.", esclamai. 

___________________________________________________________________________

Laura

Continuò a muovere la mano sulla mia intimità, quando improvvisamente avvertii una nuova sensazione. 

Mi penetrò prima con un dito, e poi con due. 

Ero completamente sua. Raggiunsi l'apice poco dopo e non persi tempo, le feci esattamente ciò che lei aveva fatto a me. 

"Sei felice con me?", le chiesi poco dopo. 

"Sono felice con te.", rispose. 

Abbracciai il suo corpo nudo e restammo così per chissà quanto tempo.

Ci rivestimmo e la portai sulla terrazza. Ci sdraiammo e guardammo le stelle, lì, mano nella mano, come amanti notturni. 

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Capitolo 24
*** Sta zitta e baciami ***


Laura

L'indomani fummo svegliate dal suono del telefono che squillava ripetutamente.

Mi catapultai fuori dal letto e andai a rispondere.

"E' andata alla grande.", esclamò una Jenji su di giri dall'altra parte del telefono. 

Iniziai a saltare su e giù per la stanza.

"E' stato un successo! Tra un mese iniziamo a girare la seconda.", mi comunicò. 

"E' magnifico!.", esclamai guardando Taylor che nel frattempo era corsa vicino a me per sentire la notizia. 

"Ci vediamo stasera per la presentazione, non mancate.", disse chiudendo la conversazione.

"Ma questo è grandioso!", esclamò Taylor abbracciandomi.

"Si. Abbiamo fatto il boom di ascolti. Me lo immaginavo, ma saperlo reale è tutta un altra cosa.", dissi. 

"Vado a preparare la colazione"., disse spostandosi verso la cucina. 

"Wow, che compagna perfetta!", esclamai con tono ironico. 

Trascorse buona parte del tempo a cercare padelle, tazze e posate, ma alla fine riuscii a preparare una colazione buonissima. 

Guardammo fuori dalla finestra. Diluviava. 

Mangiammo contemplando la pioggia che cadeva e bagnava ogni cosa.

"Sai che quando ero piccola adoravo uscire con la pioggia?", le dissi.

"Davvero? Anche a me piaceva, ma il giorno dopo non potevo muovermi da casa.", rise. 

"Già. Però era una sensazione meravigliosa."

"E' proprio vero.".

Restammo in silenzio per alcuni minuti, sorseggiando il caffè caldo e non desiderando altro se non essere lì, insieme. 

"Non so cosa indossare stasera.", esordì improvvisamente. 

"Non è una sfilata di moda, saranno solo un paio di scatti.", esclamai in tono sarcastico. 

"Che fai adesso, copi le mie battute?", rispose ammiccando lo sguardo. 

"Come se tu non facessi lo stesso", replicai dandole un leggero schiaffo sulla mano. 

Lo fece anche lei, iniziò così una lotta di mani e d'un tratto la strinsi. Era così calda, la portai sul mio viso e la lasciai lì. 

Ci fissammo negli occhi, consapevoli che di poterci bastare, che il nostro amore poteva essere il timone della nostra barca. 

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Taylor Pov

Lasciai casa di Laura poco dopo. Dovevo tornare a casa per prepararmi in vista della serata.

Entrai nell'abitacolo e misi in moto. Accesi lo stereo, e le note di "Spotlight", dei Leagues, mi tennero compagnia durante tutta la durata del viaggio. 

Quando ero con lei mi sentivo come in paradiso, e avevo paura che tutto quell'amore potesse essere in pericolo.

Sapevamo di dover essere discrete. Ero bravissima a fingere, e sicuramente lo era anche con lei. 

"E' difficile saper distinguere la finzione dalla realtà quando vedi con gli occhi dell'amore.", pensai. 

Eppure ero consapevole che il sentimento di Laura nei miei confronti era autentico: non potevo metterlo in dubbio. 

Ma c'era qualcosa che mi turbava, una specie di barriera tra me e lei, soprattutto quando provavo a chiederle del suo passato, sembrava turbata e cambiava immediatamente argomento. 

Provai a convincermi che non m'interessava, io volevo vivere il presente con lei, non il passato. 

Quello che aveva fatto, con chi era stata, non mi sarebbe importato più di tanto, ma d'altro canto un altra parte di me aveva voglia di sapere, investigare. Volevo conoscerla a fondo, e per fare ciò dovevo mettere insieme anche i pezzi del passato. 

Arrivai a casa alcuni minuti dopo. Era un tale caos. In quei giorni non avevo capito nulla, così decisi che ne avrei approfittato per pulire e riordinare quel disordine. 

Spolverai, lavai il pavimento e misi in ordine vecchie fotografie, testimonianza di quella che ero stata. 

Una volta finito infilai il bagno, mi concessi una bella doccia calda, mi truccai e indossai uno dei pochi vestiti eleganti che avevo nell'armadio. 

Presi del tempo per guardami allo specchio: mi stava benissimo. 

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Laura

Mi vestii con calma e uscii di casa poco dopo. 

Il tempo era instabile, ma non me ne preoccupai, una macchina sarebbe venuta a prendermi, e infatti arrivò poco dopo. 

Arrivai alla location per la presentazione con largo anticipo. Non c'era ancora nessuno così pensai bene di farmi un giro. Entrai in qualche negozio, presi un paio di scarpe con il tacco e poi mi concessi una lunga passeggiata. Per strada fui fermata parecchie volte per autografi o foto, tant'è che decisi di ritornare o sarei stata completamente accerchiata. 

Nel frattempo erano arrivati i produttori, Jenji e buona parte del cast. Chiacchierammo un po prima di entrare, e finalmente poco dopo fummo pronti per iniziare. 

Piper fece il suo ingresso, e  rilasciò una breve intervista. Dopo di che ci sedemmo e lasciammo che fosse il presentatore ad annunciarci, a presentarci e a lasciare la parola a Jenji. 

"Come si sente sapendo che ad un giorno dal rilascio della serie di Orange is the new black è già un gran successo?", chiese il presentatore. 

"Sono così felice. E' grazie all'aiuto di tutti se questo progetto è riuscito, e sono sicura che questo successo sia meritato, perchè ci abbiamo lavorato tutti con impegno e dedizione.", disse Jenji schiarendosi la voce. 

Poi la parola passò a Piper, che spiegò come il suo libro di memorie fosse stato d'ispirazione innanzitutto per Jenji e poi per i produttori, di come da delle semplici parole ne fosse nata una serie tv che denunciava i crimini dello Stato e tutto ciò che le donne carcerate dovevano sopportare a causa dell'abuso di potere. 

Successivamente il presentatore diede la parola  a Jason, poi a Yael, Danielle, Uzo e a tutti gli altri del cast. Poi fu il mio turno e dopo di me quello di Taylor. 

Discutemmo del più e del meno e tutto filò liscio come l'olio. 

A fine serata  ci fu un rinfresco. Mi concessi un cocktail a me sconosciuto, però abbastanza buono, e presi a chiacchierare con Anthony, uno degli sceneggiatori. 

"Laura, che piacere vederti," disse.

"Ciao Anthony. Hai sentito la novità? Pare che tra un mese torneremo a girare.", esclamai entusiasta.

"Certo che lo so, è una cosa grandiosa.", rispose. 

"Sai cosa penso? Che mi piacerebbe tanto dirigere almeno un episodio.", esordì sorseggiando il cocktail.

"Oh, ci sarà tempo perché tu possa farlo. Vedrai, la seconda stagione sarà ancora più incredibile della prima, piena di colpi di scena." 

"Non vedo l'ora di iniziare.", esclamai ridendo e toccandogli il braccio. 

Improvvisamente vidi Taylor a pochi metri da me. Si avvicinò velocemente e mi abbraccio per la vita, mi trascinò in un punto nascosto della sala, dietro una colonna in cartongesso. 

"Non ho fatto niente", esordì cercando di giustificarmi, anche se non ce n'era affatto motivo. 

"Shh. Sta zitta e baciami.", esclamò, e non me lo feci ripete due volte. 

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Capitolo 25
*** Liscio come l'olio ***


Laura

Ci sarebbe stato un tempo in cui per amore avrei potuto fare qualsiasi cosa, persino gettarmici a capofitto.
Però le delusioni, i ricordi, ciò che ero stata mi avevano aperto gli occhi, e proprio per quel motivo agivo con molta razionalità. 
Taylor era una di quelle persone per le quali ne sarebbe valsa la pena rischiare tutto, mandare a puttane regole e principi e amarla ogni giorno di più. 
Eppure sapevo di avere dei limiti, ero consapevole del fatto che ciò che avevo deciso in passato presto o tardi avrebbe condizionato il mio futuro. 
M'incamminai verso gli studios con quella convinzione. Le serate di presentazione, interviste e apparizioni tv erano giunte al termine.
Si tornava a lavoro.
Non che mi dispiacesse, ma in quei giorni avvertii una sensazione strana dentro me, una di quelle che ti prende solo quando hai davvero paura di qualcosa.
E io avevo paura di perdere lei, l'unica persona capace di mandare allo scatafascio quel briciolo di razionalità che mi restava.
Decisi di camminare un po, avevo bisogno di tempo per capire cosa provassi ed essere parte di quella spasmodica corsa verso la routine quotidiana.
Io e Taylor avevamo trascorso molto tempo insieme, continuavamo ad amarci, ma non era lei il problema, bensì io.
Lei era semplicemente perfetta, in ogni cosa che faceva ci metteva il cuore, e notai di quanto fosse cambiata per me. Aveva preso l'impegno di amarmi, lei che più volte disse di non volerci pensare nemmeno.
Ed ora era qui, con me, a reclamare un suo spazio nella mia vita, a prendermi per mano e condurmi verso la strada della felicità. 
Continuai a camminare nel tepore autunnale e mi lasciai coprire dalla stoffa calda della mia sciarpa.
Arrivai agli studios due ore dopo. Era tutto così diverso e di Jenji nemmeno l'ombra.
Constatai di essere arrivata troppo presto, così mi sedetti sui gradini, proprio a pochi passi dall'entrata.
Continuai a rimuginare su cosa avrei potuto fare, come avrei potuto risolvere il problema qualora si fosse presentato.
I mesi precedenti erano stati molto calmi. Dall'uscita della serie mi sarei aspettata una chiamata da un momento all'altro,e invece nulla.
"Filerá tutto liscio come l'olio", mi rassicurai.
Però non ne fui molto convinta.
Passarono i minuti e finalmente arrivò il co-producer.
"Laura,sei arrivata presto oggi.", esclamò sorpreso.
"Si,ho camminato un po e non ho fatto caso a che ora fosse.", risposi .
"Sei pronta per ricominciare?, mi chiese.
"Sono assolutamente pronta.", risposi sorridendogli.
Mi diede una pacca sulla spalla ed entrò.
Rimasi nuovamente sola, seppur per poco. 
Poco dopo arrivarono tutti gli altri del cast, Jenji, gli sceneggiatori, Anthony e gli operai.

Jenji iniziò congratulandosi con ognuno di noi per l'egregio lavoro svolto, e noi facemmo lo stesso con lei.
"Dov'è Taylor?", mi chiesi.
Come se mi avesse letta nel pensiero Jenji disse: "oggi Taylor non verrà. Aveva un altro impegno, lavoriamo con chi c'è. "

Cercai di metabolizzare quell' informazione,e la sensazione  affiorata dentro me sin dalle prime luci dell'alba mi aveva annebbiato la mente ora si faceva spazio per ottenere la sua predominanza.

Il telefono che squillava mi riportò immediatamente alla realtà. 
Afferrai il telefono e lessi quel numero che sin troppo bene avevo imparato  a riconoscere. 
"Pronto?", esordì con voce flebile.
"Laura, ti aspetto oggi pomeriggio alle 6, é urgente."

Avevo temuto quel giorno,e adesso che era arrivato?
Chiusi la conversazione e mi guardai le mani: tremavo.

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Capitolo 26
*** Non so più chi sei ***


Taylor Pov 

Ero abbastanza inorridita e amareggiata. 

Trascorsi la mattinata a pensare a ciò che quella strana signora mi aveva comunicato, accesi il pc e cercai informazioni su questa "Scientology."

 Lessi attentamente e appresi molto, anche se c'erano opinioni molto discordanti. 

Restai sconcertata e senza parole. Presi il cappotto e uscii velocemente di casa.

Avevo bisogno di parlare con Laura.

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Laura 

Arrivai a casa qualche ora dopo. Avevo solo voglia di mettermi sotto le coperte e svegliarmi quanto più tardi possibile. 

Stavo per aprire il portone d'ingresso quando qualcuno si avvicinò alle mie spalle. 

"Taylor.", esclamai. 

"Credo che tu mi debba qualche spiegazione.", esordì arrabbiata. 

Sospirai e salimmo insieme verso casa. 

"Siediti.", le dissi. 

Lei lo fece e iniziai a parlare.

"Sono entrata a far parte della chiesa parecchio tempo fa. Avevo da poco subito un lutto e non mi andava di fare niente che non fosse danneggiare la mia immagine. Piangevo continuamente, e poi un giorno un mio collega mi disse che la chiesa mi avrebbe aiutata a superare il lutto, a realizzarmi. Avrebbero pensato a tutto loro e mi sarebbero stati sempre vicini. Accettai, noncurante del rischio che stavo correndo e cosa avrei dovuto sacrificare. Quando mi dissero che il fatto di appartenere alla chiesa avrebbe limitato molto le mie decisioni lì per lì non ci pensai molto, però adesso me ne pento, davvero tanto.", dissi tutto d'un fiato.

"E non ne potresti uscire?", esclamò.

"Purtroppo no. Hanno delle mie registrazioni in cui dicevo delle cose... e se uscissi potrebbero usarle contro di me e rovinare la mia immagine per sempre."

"Ti rendi conto che stamattina è venuta una donna da me, mi ha graffiato la macchina, rotto un faro e intimato di starti quanto più lontana possibile?", disse arrabbiata.

"Cosa?", ero sconvolta. 

"Esattamente quello che ho detto. Non m'interessa in cosa tu creda, ma non mettermi in mezzo nella tua merda.", esclamò alzandosi dal divano. 

"Beh, non è che lo avessi previsto.", cercai di giustificarmi alzandomi anch'io. 

"Potevi almeno parlarmene. Avremmo trovato una soluzione.", esclamò. 

"Soluzione per cosa? Per qualcosa che non ha soluzione?", sbraitai. 

Restammo in silenzio per parecchi minuti. 

Sospirai. 

"Ascolta. Sono stata da loro poco fa, e il guru mi ha detto che devo lasciare il lavoro.".

Iniziò a piangere.

"E tu lo farai?", mi chiese singhiozzando.

"No che non lo farò. Però dovrò prepararmi: mi getteranno parecchia merda addosso.", dissi amareggiata. 

"E cosa ne sarà di noi?", disse poco dopo. 

"Niente, non cambierà niente. Non posso rinunciare a te, lo capisci questo?", le presi la mano. 

"Ma loro...", cercò di obiettare.

"Ma loro niente.", continuai, "io ti amo, e non posso fare a meno di te. Sono disposta a pagare qualunque prezzo pur di stare con te, non m'interessa cosa diranno, cosa faranno, quanto dovrò star male, se ci sarai tu al mio fianco non avrò da temere." 

"Io sarò sempre con te.", mi prese per mano. 

"Ti amo Taylor.", esclamai con voce mozzata. 

"Ti amo anch'io Laura.",  rispose. 

La abbracciai, uno di quelli abbracci lunghi che vorresti non finissero mai. 

Lei mi aveva cambiata. Sarei stata disposta a lottare con le unghia e con i denti per averla al mio fianco, e nessuna organizzazione, nessun ostacolo avrebbe potuto interferire con il nostro amore. 

"Non so più chi sei.", mi disse poco dopo. 

" A volte nemmeno io so chi sono.", risposi guardandola negli occhi. 

"Mi ami?" 

"Ti amo"

"E allora questo ci basta." 

La baciai intensamente, chiusi gli occhi e desiderai di poter essere con lei, per sempre.

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Capitolo 27
*** L'epilogo ***


Laura 

Mi svegliai di soprassalto, guardai di fianco a me e fui sollevata nel vedere che lei era lì. 

Dormiva profondamente. 

Andai in cucina e preparai la colazione, poi mi dedicai alla lettura delle notizie. Poco dopo accesi il telefono e lo lasciai sulla mensola. 

Avrei escogitato un modo per fargli stare zitti. Taylor era importante per me, e anche il mio lavoro lo era. Se avessero fatto trapelare qualcosa per me sarebbe stata la fine della mia carriera. 

Improvvisamente il telefono squillò. 

"Pronto?", dissi. 

"Spero tu abbia avuto modo di riflettere su quello che ci siamo detti ieri.", esordì la voce del guru dall'altro capo del telefono. 

Restai in silenzio per alcuni secondi.

"Si,ho avuto modo di riflettere su quello che ci siamo detti ieri.", risposi. 

"E...?", continuò. 

"E non ho alcuna intenzione di lasciare ciò per cui ho lottato così duramente. Non intendo lasciare il mio lavoro, nè tanto meno la mia compagnia.", dissi decisa.

Ci fu un lungo sospiro. 

"Laura, Laura, lo sai che questo avrà delle conseguenze, vero?", disse con voce irriatata. 

Non m'interessa delle conseguenze. Pensate di poter interferire con i sentimenti e la vita della gente solo perché siete influenti in qualche modo? Beh, a me non interessa. Per quanto mi riguarda per me finisce qui.". 

"Sai di non potertene andare.", rispose.

"Purtroppo lo so, se solo ci avessi pensato prima non avrei mai iniziato."

"Quindi dobbiamo trovare un accordo per il tuo bene e per il nostro"., continuò sottolineando "nostro". 

Mi presi del tempo per pensare.

"Posso pagare.", esclamai improvvisamente.

"Vedo che inizi a ragionare finalmente. Tu paghi e noi ti lasciamo in pace.", replicò. 

Chiusi la conversazione e risi soddisfatta. 

"Che bastardo!", esclamò improvvisamente Taylor prendendomi di spalle. 

"Già. Ma non m'interessa. Sono disposta a pagare.", risposi girandomi verso di lei. 

"Valgo così tanto per te?", mi chiese. 

La guardai negli occhi "per me vali più del mondo intero." 

Mi baciò e mi prese per mano, conducendomi nella stanza da letto. 

Mi gettò sul letto e si mise a cavalcioni sopra di me. Fece combaciare la mia intimità con la sua e si mosse su e giù lentamente. 

"Dimmi ancora che mi ami", disse ansimando.

"Ti amo.", risposi a tratti. 

"E che ti piace stare con me.", continuò.

"Mi piace stare con te.", replicai. 

Ci lasciammo trasportare dalla passione, e fu la cosa più naturale del mondo. 

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Taylor - notte di capodanno 

Se dovessi tirare le somme di ciò che è stato in quest'anno potrei scrivere un libro. 

Senza Orange non avrei conosciuto Laura, e senza Laura non so dove sarei adesso. 

Però voglio credere che nulla sia per caso. 

L'amore nasce, cresce e resta zavorrato nel cuore, proprio come un albero che mette radici, e quelle radici gli danno il sostegno per poter crescere. 

Ho seminato, coltivato con amore e dedizione quel sentimento. 

Ho costruito qualcosa: lo abbiamo fatto insieme. 

Sento come se la parte mancante che non riuscivo a trovare finalmente si sia ricongiunta con la mia un po sgangherata, ed è bello sentirsi completi. 

Ho sognato a lungo di poter avere una persona al mio fianco da amare, che condividesse questo meraviglioso percorso verso la felicità e verso la libertà. Sembrava un utopia, e invece ora è così reale. 

E' la stessa sensazione che si prova quando sali su una montagna alta, quando finalmente raggiungi la cima e devi ringraziare solo la tua forza di volontà se ci sei arrivata. 

L'amore è così, è raggiungere la cima di un alta montagna, non guardare giù e non ringraziare nessuno se non la tua metà se ce l'avete fatta. 

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Laura Pov

 Molto probabilmente  se non avessi rischiato avrei perso ogni cosa. 

Invece ho scelto lei: ho scelto noi. 

E sono qui, questa sera, sul terrazzo di casa, con lei, avvolti da una coperta leggera, pronte per goderci i fuochi d'artificio, segno di un anno che se ne va, ed un altro che ne arriva. 

Taylor è parte di me. La sua immagine è scalfita nel mio cuore. 

E se potessi ritornare indietro non cambierei nulla, perchè l'amore fortifica, ed io, adesso, in questo momento, mi sento più forte che mai. 

10, 9, 8. 

La guardo, e penso che non ci sia essere più perfetto di quello guardato con gli occhi dell'amore. 

7, 6, 5, 4 

Le prendo la mano e gliela stringo più forte che posso. 

3, 2 ,1

La bacio, con la consapevolezza che l'inizio dell'anno è qui, accanto a lei. 

"Buon anno, Laura", mi dice.

"Buon anno, Taylor", le dico. 

Restiamo a guardare i fuochi d'artificio, mano nella mano. Sorridiamo senza pensare a nulla.

Non so cosa ne sarà del futuro, di quello che verrà. 

Vivo il presente  con la consapevolezza di amare e di essere amata, e non c'è verità più forte e radicata di questa. 

_______________________________________________________________________________

Salve a tutti, 

siamo alla fine della storia. 

Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno letto. 

Non l'ho fatto prima perché mi sono lasciata travolgere dalle parole che avrei lasciato qui. 

E' la mia prima storia qui, e la termino perché non sono sicura di riuscire a continuarla. 

Vi ringrazio ancora  :) 

Ciaoo

 

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